Human Demon

di Nil_Yeol
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** Incidenti di percorso e nuovi incontri ***
Capitolo 3: *** Revenge&Changes ***
Capitolo 4: *** For Love ***
Capitolo 5: *** Dangerous trip ***
Capitolo 6: *** Contrappasso ***
Capitolo 7: *** Scambio ***
Capitolo 8: *** Toward the Apocalypse ***
Capitolo 9: *** New Life ***



Capitolo 1
*** L'inizio della fine ***


HUMAN DEMON




Dedicata ad una persona speciale, che condivide con me il concetto dell’insanabile insoddisfazione umana e che qualche giorno fà
mi ha commosso con i suoi discorsi pessimisti ( che io adoro…lo sai vero?)
sulla nostra amicizia destinata a finire…la mia sfida sarà dimostrarti che sbagli… ma questo lo abbiamo già stabilito…
vero Honda?



Una folata di vento gelido scuote le fronde delle imponenti querce, uniche spettatrici del lento ed inesorabile declino della tua misera vita, e il tuo esile e gracile corpo viene scosso da un ennesimo doloroso fremito;
ti accasci a terra ormai stremato e la tua fronte madida di sudore tocca il terreno umido e fangoso,
respiri a fatica e vedo le tue candide mani dalle dita lunghe e affusolate graffiare il terriccio, lasciando dei piccoli solchi allineati, e chiudersi a pugno stringendo, con la poca energia rimastagli, un mucchietto di terra.
Le mie morbide labbra si schiudono inevitabilmente in un sorriso diabolico, un sorriso che sà di piacere e di vittoria: in fin dei conti vi riducete sempre così voi esseri umani…avete continuo bisogno di aiuto e questo perché siete perennemente insoddisfatti di voi stessi e di ciò che vi circonda, quello che avete non vi basta mai, siete delle creature desideranti e masochiste,
che si distruggono per raggiungere la meta tanto agognata, soffrono in modo indicibile, ma quando raggiungono l’obbiettivo prefissato si sentono terribilmente vuote e tristemente sole.
Faccio qualche passo nella tua direzione piccola creatura indifesa e vedo i tuoi occhioni sollevarsi imploranti sulla mia figura, mentre dal palmo della tua mano sinistra continua a sgorgare il caldo nettare scarlatto con cui mi hai invocato a te;
porto il tuo palmo a contatto con la mia bocca e inizio a leccare avidamente i rivoli di sangue succhiando anche la punta fredda delle tue dita e chiudendo gli occhi per godere appieno di quel sapore inebriante.
Sento un gemito strozzato provenire dalle tue labbra livide, così cesso la mia dolce tortura e poggio delicatamente il viso sulla tua spalla per sussurrarti parole di miele all’orecchio.
<< Non tremare piccolo angelo, sono qui per aiutarti… >> e con una mano sfioro la tua guancia pallida e fredda << …ma in cambio del mio aiuto…dovrai darmi
le tue ali .>>
Lecco languidamente la tua tempia per poi scendere sul collo sottile e tu rimani rigido e immobile come una statua, probabilmente troppo spaventato per dire qualcosa di sensato;
un risolino divertito e canzonatorio prende vita dalla mia gola e mi alzo con un movimento lento e fluido allontanandomi di qualche metro per sedermi su una roccia davanti a te.
I miei occhi cerulei si assottigliano ammirando la tua immagine debole e tremante e con voce profonda e sensuale cerco nuovamente di rassicurare il tuo animo sconvolto.
<< Perché tremi?? Sei stato tu a chiamarmi o sbaglio? >>
Aspetto paziente una risposta che però non arriva così continuo tranquillo il mio monologo.
<< Suvvia scricciolo!!! Non devi avere paura di me! Io sono qui per aiutarti! >>
Scosto una dispettosa ciocca ramata che solleticava il mio naso e accavallo le gambe in modo provocante. << Sei un po’ giu di morale per via della tua vita poco emozionante…diciamo pure pietosa…e hai pensato bene di rivolgerti alla…
com’è che la chiamate voi?? Magia nera? >> Appena senti questa parola il tuo viso diviene bianco come il gesso e una lacrima solitaria scende giu lungo la tua gota.
Mi rialzo sbuffando per mettermi in ginocchio di fronte a te e con un dito porto via quella fastidiosa goccia salata.
<< Non piangere, non ce n’è motivo. Hai fatto bene a rivolgerti a me, io sono l’unico in grado di aiutarti.>>
Sollevi di poco lo sguardo e finalmente mi permetti di ascoltare la tua voce flebile e delicata.
<< No…io.. n-non dovevo…tu sei…sei…un demone! >>
Sorrido per l’ennesima volta, intenerito dalla tua innocenza.
<< Usi la parola demone come fosse un dispregiativo ma forse non sai che questo termine in greco antico ha anche il significato di divino…puoi considerarmi un inviato del tuo Dio se preferisci…e poi ormai sono qui,
perché non approfittarne? Ho visto quanto sia triste e noiosa la tua esistenza…io posso cambiarla, posso renderti più felice… >>
Il tuo viso si illumina improvvisamente e il vento scuote ancora le foglie degli alti alberi e le fiamme delle candele che hai posto intorno a te per preparare un altare degno alla mia invocazione.
Pongo due dita sotto il tuo mento per osservare meglio il tuo volto provato dalla stanchezza e la perdita di sangue.
<< Se sono qui è perché mi hai voluto e forse questa è l’unica scelta giusta che tu abbia preso fino ad ora…con me otterrai tutto ciò che vuoi…chi vuoi… in cambio chiedo una piccolissima cosa…una cosa davvero insignificante
e naturalmente il pagamento avverrà a lavoro compiuto, quando sarai del tutto soddisfatto del mio operato.>>
Mi guardi un po’ confuso, poi sbatti le palpebre come per riprendere contatto con la realtà e ti rivolgi a me con tono incantato, artificiale.
<< Cos’è che vuoi in cambio?>>
La mia faccia quasi si deforma in un’espressione mefistofelica mentre pronuncio queste parole: << la tua anima >>
Sbarri gli occhi scioccato ma lo stupore dura poco, un attimo dopo sei stretto a me in un gesto disperato, con le mani tremanti che afferrano la manica del mio cappotto, nel tuo sguardo non c’è più esitazione.
<<Accetto! >>

*****



I raggi del tiepido sole mattutino filtrano dalle fessure della tua persiana e si depongono delicati ma invadenti sui tuoi occhi ancora chiusi.
Ti sento mugolare infastidito da quegli ospiti inattesi e ti volti dall’altra parte nascondendo il volto tra le morbide coltri del tuo letto.
Nessuno oserebbe anche solo immaginare che una creatura angelica come te si sia avvicinata tanto agli inferi ospitando sotto il suo stesso tetto l’essere più diabolico dei gironi infernali.
Faccio qualche passo verso di te e scosto un poco le coperte che celano il tuo viso ancora placidamente addormentato:
tutto in te ispira dolcezza, il tuo naso piccolo e delicato, le tue labbra rosee e soffici e la tua perenne espressione innocente e fanciullesca nonostante tu sia un ragazzo di ormai diciannove anni.
Sfioro con la punta delle dita la tua morbida chioma castana e piegandomi leggermente mi accosto con la bocca al tuo orecchio.
<< SVEGLIA BELLADDORMENTATO, CI ASPETTA UNA FANTASTICA GIORNATA DI SCUOLA!!!>> Le mie urla avranno come minimo svegliato anche gli inquilini del piano di sotto
ma in compenso tu ti tiri su scattante come una molla.
Ti volti lentamente nella mia direzione e i tuoi caldi occhi color cioccolato incontrano i miei, glaciali come sempre.
<< Allora sei qui? >> lo sussurri appena e io stento a sentirti nonostante sia a pochi centimetri da te.
<< Certo che sono qui, e dove altrimenti? >>
Sembri ancora un po’ confuso, e do la colpa di questa tua poca perspicacia al sonno che ancora annebbia la tua testolina, ma non posso fare a meno di lanciarti un’occhiata infastidita e risponderti alterato:
<< Fino a prova contraria io e te abbiamo stretto un patto, mi pare quindi ovvio che come minimo ti stia incollato come la tua ombra.>>
Scuoti la testa per svegliarti un po’e spingendo le coperte ai piedi del letto ti metti a sedere con le gambe al lato del materasso mentre io mi faccio indietro per lasciarti spazio.
Mi guardi ancora una volta sconvolto poi finalmente apri la bocca nel tentativo di dire qualcosa di sensato.
<< Si, lo ricordo…solo non pensavo ti saresti presentato a casa mia. Come faccio a spiegare la tua presenza a mia madre? >>
Metto le mani sui miei fianchi stretti e inarco un sopracciglio ben curato mostrando la migliore faccia da schiaffi del mio repertorio.
<< E tu credi che uno come me non abbia pensato a una cosa del genere? Ma non farmi ridere, ho previsto tutto scricciolo:
tua madre ora è convinta senza ombra di dubbio che io sia il tuo piccolo cugino venuto da Osaka, il quale, dopo aver perso i genitori in un grave incidente, –povero cucciolo- è stato accolto a braccia aperte dall’amorevole famiglia Uke. Che te ne pare? >>
Pronuncio le ultime parole con un sorrisetto strafottente dipinto sul volto piccolo e dai lineamenti infantili e tu continui a fissarmi immobile, nel tuo sguardo ora però leggo consapevolezza.
Ti tendo una mano e tu l’afferri prontamente per farti leva e alzarti in piedi, poi faccio qualche passo verso la porta trascinandoti con me.
<< Avanti Yutaka, ora che ci sono io le tue monotone giornate scolastiche acquisteranno finalmente un po’ di colore! >> ti traino ancora per un po’ finché non ti inchiodi bloccando anche me;
sei magro da far invidia a tutte le modelle che solcano la passerella ma in quanto a forza non sei messo niente male e la cosa mi stupisce piacevolmente
– non dovrò faticare troppo per renderti un po’ meno inetto e infondere nella tua mente deboluccia un po’ di fiducia in te stesso.-
Mi volto e sollevo lo sguardo all’altezza del tuo che è stranamente fermo e impassibile e quando parli anche la tua voce è insolitamente sicura, priva di incertezze.
<< Come devo chiamarti? >>
Sussulto leggermente per la sorpresa –e io che mi immaginavo chissà quale dura sentenza…- sorrido dolcemente lasciando la tua mano adagiando il mio corpo minuto sullo stipite della porta.
<< Chiamami Takanori.>>

La colazione per fortuna trascorre velocemente e senza particolari intoppi, anche se la costante presenza della mano rattrappita di tua madre sulla mia testa
–da quanto ho capito è un gesto che usate spesso per dimostrare affetto…che idiozia-
mi irrita parecchio;
mi scompiglia i capelli per la tredicesima volta nell’arco di un quarto d’ora e io, nonostante dentro di me stia imprecando anche in aramaico, le rispondo con un sorriso timido e innocente, calandomi perfettamente nei panni dell’orfanello dolce come un agnellino.
Tu mi osservi attentamente mentre sollevi la tazza di latte bollente e la porti alle labbra, quasi ti aspettassi di vedermi saltare al collo di quella donna irritante e farle saltare la testa come un tappo di champagne;
senza volerlo finisco per ridere immaginandomi la scena e sputacchio qua e là qualche briciola di biscotto.
<< Tutto bene Takanori? >> ancora quella donna con la sua voce smielata, devo ammettere che però un po’ ti somiglia, lo stesso fisico asciutto e l’espressione perennemente gentile stampata su una faccia pulita e apparentemente serena.
<< Si zia, tutto bene. >> le rispondo con una vocina da bimbo grattandomi la nuca imbarazzato, dentro però mi sento morire…è una fatica fare il moccioso patetico e imbranato…un vero schifo…
Ancora una volta incontro il tuo sguardo inquisitore ma stavolta in tutta risposta socchiudo gli occhi fino a renderli due fessure e tiro fuori la lingua in una smorfia provocatoria.
<< Smettila di fissarmi bel brunetto.>> lo sussurro appena, affinché solo tu possa sentirmi, poi mi alzo da tavola per prepararmi al mio primo giorno da liceale: so già che mi divertirò tantissimo.


Ti lascio qualche istante per indossare a tua volta l’uniforme scolastica e nel frattempo osservo la mia immagine allo specchio:
non sono niente male con i pantaloni neri, leggermente troppo lunghi ma abbastanza stretti per essere quelli di una divisa, l’elegante camicia bianca, che con disinvoltura lascio aperta per i primi due bottoni,
e una leggera giacca, anche questa nera come i pantaloni.
Faccio un giro su me stesso, pienamente soddisfatto di ciò che mostra la lastra riflettente, poi mi volto per ammirare l’effetto che quell’abbigliamento ha su di te.
Certo non potevo pretendere di trovare di fronte ai miei occhi il dio della sensualità e dell’erotismo –per quello ci sono già io- ma decisamente il ragazzino impacciato e precisino, con giacca e camicia completamente abbottonate, che in questo momento mi fissa allibito, non può essere considerato nemmeno un uomo…
forse un’ameba…
<< Ma Cristo Yutaka!!! Vuoi spiegarmi come diamine ti sei conciato?? Che cazzo è quella roba che hai spalmato sulla testa? Sembra che una vacca ti abbia appena leccato i capelli!! >>
Passi una mano tra la tua chioma gelatinata e abbassi la testa senza sapere cosa rispondere.
Quando hai implorato il mio aiuto avevo dato per scontato il fatto che fossi un adolescente sfigato e bisognoso di attenzioni ma non mi aspettavo di certo un tale imbranato!!!
<< Yuta-chan io so che sotto quella tonnellata di gelatina, dietro quell’atteggiamento goffo, da perfetto imbecille, e…oh misericordia!!! Dove hai tirato fuori quegli occhiali da secchione?? >>
quella era davvero l’ultima goccia, non avrei mai potuto sopportare un tale oscenità su quel volto tanto carino: quei fondi di bottiglia dovevano sparire.
Così mi avvicino a te a grandi passi e dopo aver afferrato –diciamo pure strappato- quell’orrenda montatura, la spezzo con due dita.
<< Ecco, così abbiamo eliminato il problema alla radice.>> mi accarezzo il mento con due dita, compiaciuto del lavoro svolto e senza nemmeno ascoltare le tue proteste ti spingo con forza fino al bagno,
ti faccio entrare senza troppi complimenti, e chiudo la porta alle mie spalle.
Quando usciamo, dopo poco più di quindici minuti, sei decisamente un’altra persona:
i tuoi capelli, prima imprigionati in quella trappola gelatinosa, ora ti incorniciano morbidamente il viso sottile, rimanendo leggermente umidi dopo il lavaggio;
gli occhi che di solito nascondevi dietro quei fanali, possono finalmente aprirsi al mondo e incantarlo con il loro taglio allungato, tipico di ogni ragazzo orientale,
ma che a te conferisce una dolcezza particolare, accentuata dalla sottile linea di matita nera che ti ho costretto a mettere.
Ti guardo dall’alto in basso, analizzando ogni centimetro del tuo corpo fin troppo perfetto –come può un ragazzo tanto bello essere infelice e insoddisfatto di se stesso?-
poi sbottono completamente la giacca e mi accingo a fare altrettanto con la camicia, quando la tua mano intercetta la mia bloccandola sulla tua gola.
<< Basta, mi sento già abbastanza in imbarazzo.>>
Ti guardo poco convinto ma decido di lasciar correre –ci vuole pazienza…un po’ per volta…-
<< Va bene, allora andiamo, sono curioso di conoscere i tuoi amici.>>


Appena varcato il grande cancello d’entrata, con l’enorme edificio scolastico che mi si staglia davanti in tutta la sua cupa maestosità, sento l’inconfondibile odore di adolescenti in subbuglio,
quel misto di euforia ed eccitazione, di frenesia e terrore puro.
Mi guardo intorno incuriosito dalla miriade di esemplari di ragazzini che mi si presentano:
vi sono quelli pienamente convinti che la loro carriera scolastica sarà costellata da continui successi e momenti di gloria e che quindi se ne vanno in giro con lo sguardo fiero e l’andatura cadenzata,
come seguissero il ritmo di una musica udibile solo alle loro orecchie;
quelli completamente disinteressati, che se ne stanno appoggiati a qualche albero a fumare sin dal primo giorno di scuola, canne dall’odore intenso e dolciastro
e infine dei ragazzini molto simili al mio Yutaka, isolati, con le spalle curve e lo sguardo inevitabilmente rivolto verso il basso…degli sconfitti in partenza per intenderci.
Mentre attraverso il vialetto al fianco del mio bel brunetto, vedo diversi studenti voltarsi nella nostra direzione.
Alcuni guardano incuriositi te Yutaka, probabilmente sorpresi dal tuo cambio di look, molti altri invece tengono il loro occhietti insignificanti incollati alla mia figura:
dei caproni simili probabilmente non sono abituati a scorgere tanta bellezza tutta in una volta quindi è logico vederli scaldarsi tanto al mio passaggio.
Quello che proprio non sopporto però è un gruppetto di imbecilli che ci fissa dal portone di ingresso e ridacchia senza un motivo apparente;
assottiglio gli occhi rendendo il mio sguardo improvvisamente truce e allungo il collo verso di te chiedendoti chi siano quei quattro dementi.
<< Sono Seguchi Soma, Hideki Kaiba e rispettive ragazze; sono in classe con me dal secondo anno e godono di una certa fama qui a scuola.
Il padre di Hideki è il proprietario di un’importante industria di giocattoli mentre i genitori di Seguchi lavorano nel mondo dello spettacolo come manager e produttori. >>
Roteo gli occhi esasperato: degli spacconi che imitano gli studenti cretini dei college americani erano proprio ciò di cui avevo bisogno.
Saliti i pochi gradini prima dell’ingresso, mi dirigo spedito verso la porta ma uno dei due blues brothers mi si para davanti in tutta la sua schiacciante altezza;
alzo gli occhi sulla sua faccia tonda e rosea come quella di un suino e gli lancio un timido sorriso.
<< Buongiorno…>> comincio con voce molto calma <<…scusami dovrei passare >>
Come da copione il bestione interpreta divinamente la parte del mentecatto di turno, e con una spinta mi fa sbattere contro il tuo petto.
<< Ma guarda un po’ chi abbiamo qui, il fidanzatino di Uke!!! Ti sei fatto così carino per il tuo ragazzo vero Yuta-chan? >> la sua voce suona alle mie orecchie come un grugnito e a peggiorare la situazione arrivano le risatine squittenti
delle due sgualdrine alle sue spalle.
Mi faccio di nuovo avanti riacquistando la posizione eretta e fronteggio quell’animale senza esitazione.
<< Che c’è grassone? Non sarai mica geloso? >> un ghigno taglia perfettamente a metà il mio viso che ora perde la sua apparenza infantile e delicata.
<< Cosa hai detto nano da giardino?>> pronuncia queste parole quasi ringhiando –il mio commento deve averlo decisamente offeso-
poi si avvicina a me fino a quando la punta del mio naso non sfiora il suo enorme stomaco.
Improvvisamente una mano stringe il mio braccio e mi tira indietro; sono stato colto di sorpresa tanto che mentre vengo trascinato sento la testa gettarsi all’indietro per lo scossone.
Mi volto verso di te Yutaka e quello che vedo mi lascia ancora più basito:
la tua mano è ancora serrata intorno al mio avambraccio e le tue labbra sono strette, quasi tirate, in un’espressione nervosa e tesa.
Temevi per la loro vita…o per la mia?
<< Lui è mio cugino Takanori, per favore lasciatelo stare.>>
Quel bifolco sposta lo sguardo su di te, poi scoppia in una risata sguaiata e volgare, seguito a ruota da quella specie di sorcio della sua fidanzata.
<< Ma che bella notizia!!! Un altro componente della tua bella famiglia Yutaka!! E dimmi un po’ anche a questo piccoletto piace essere strapazzato dai ragazzoni? >>
Digrigno i denti disgustato e profondamente infastidito da quel pallone gonfiato, mi scrollo di dosso la tua mano e vado contro di lui spingendolo e facendo cadere il suo flaccido sedere in terra.
<< Senti idiota, capisco che il grasso accumulato anche nel cervello non aiuti un povero menomato mentale come te,
ma vedi di chiudere il becco se non vuoi rendere ancora più evidente quanto la natura sia stata crudele con te. >>
Il ciccione si alza da terra inferocito, con il viso paonazzo e la fronte solcata da profonde rughe.
<< Che cazzo hai detto frocetto!!? >>
Faccio un sorriso sghembo e con un mano –anche se un po’ nauseato all’idea, lo ammetto- sfioro la guancia del ragazzo-maiale.
<< Sto cercando di dirti che non eri presente quando hanno distribuito l’intelligenza…
che sei un mentecatto in poche parole.>> e con due schiaffetti su quella gota rossa concludo il mio discorso.
Spero che questo sia stato di insegnamento anche a te Yuta-chan: non devi permettere a nessuno di metterti i piedi in testa, tanto meno a degli inetti simili.
Mi giro nella tua direzione e ti sorrido facendo con la mano il segno della vittoria ma in un attimo la tua faccia,
prima solo leggermente stupita, si trasforma in una maschera di terrore.
Con la coda dell’ occhio vedo il bestione, ormai in piedi, che solleva su di me il pugno dove stringe un enorme sasso;
in una situazione normale lo avrei già fatto in mille pezzi solo per aver osato sfiorarmi ma con lo sguardo di centinaia di ragazzini che nel frattempo si sono radunati intorno a noi,
non posso certo mostrare le mie capacità, così decido di incassare il colpo nel miglior modo possibile.
L’impatto è doloroso anche per uno come me –in fondo sono pur sempre costretto all’interno di spoglie umane- e sento distintamente un copioso rivolo di sangue scendere lungo la mia tempia destra;
barcollo facendo qualche passo indietro, con la testa che gira vorticosamente e la vista annebbiata.
Purtroppo metto un piede in fallo essendomi dimenticato dei gradini alle mie spalle e sento il mio corpo cadere nel vuoto.
Chiudo gli occhi di riflesso e sento la tua voce Yutaka mentre urli il mio nome e proprio quando quasi percepisco l’inevitabile e rovinosa caduta,
questa viene attutita da un paio di braccia muscolose che mi afferrano per la vita e un ampio petto che accoglie la mia testa dolorante.
Schiudo gli occhi e quello che vedo è solo una cresta di capelli biondissimi e un viso piccolo e tondo con una bizzarra benda sul naso.
<< Attenta testolina buffa, potresti farti male.>>





Allora, allora,allora…primo capitolo della prima long-fic della mia vita…se devo essere sincera, non so proprio cosa dire…
in realtà potrei anche evitare di scrivere questa noticina perché in fondo non c’è molto da spiegare;
come avete letto ho pensato ad una storia decisamente al di fuori della realtà, quindi in un certo senso sono tornata alle origini dato che la mia prima fic parlava di shinigami
e questa di demoni e più avanti anche di qualcos’altro^^ (vedrete…)
Comunque scrivo queste poche righe solo per ringraziare chi ha letto e chi recensirà, perché qualunque sia il commento lo leggerò con enorme piacere,
anche se dovesse essere una lista infinita di critiche…speriamo di no però ^^”
Bene quello che dovevo dire, l’ho detto, grazie anticipatamente a tutti. Un bacio


Misa

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Capitolo 2
*** Incidenti di percorso e nuovi incontri ***


HUMAN DEMON




<< Attenta testolina buffa, potresti farti male.>>
In questo momento sono così confuso da rendermi a malapena conto che quel nomignolo imbarazzante è rivolto a me, la cosa però mi irrita parecchio, tanto che,
nonostante ai miei occhi persino lo splendido faccino di Yutaka sembri un Picasso,
afferro una ciocca bionda del mio salvatore e la tiro con forza fino a quando qualche piccolo ciuffo si separa dagli altri, rimanendo intrecciato alle mie dita sottili.
Sento l’uomo bendato imprecare tra i denti e con una mano accarezzarsi la parte lesa mentre con l’altra sorregge ancora il mio corpo tremante: almeno non è stato tanto imbecille da lasciare la presa.
<< Ma che ti prende? Ti sembra il caso di appenderti ai miei capelli brutta scimmia?>>
Vedo il suo sguardo soffermarsi sul mio viso, probabilmente pallido da far paura, infatti l’espressione infastidita che sfoggiava poco prima svanisce, per lasciar spazio ad una decisamente inorridita.
<< Certo che tu piccoletto sei proprio matto, prima ti fai aprire la testa come un cocco maturo e poi, dopo aver rischiato di rimanere paraplegico a vita, ti avventi sul malcapitato che ti ha fatto da airbag,>>
Mi abbandono di nuovo sul suo petto, troppo stanco per rispondere ma mentalmente mi sto appuntando di far patire le più atroci sofferenze a questo biondino da strapazzo per avermi dato della scimmia –brutta per giunta-
e avermi chiamato piccoletto;
lo odio, lo odio sul serio.
Lo sento piegarsi leggermente, poi, mettendo un braccio dietro le mie ginocchia e sorreggendomi per la schiena con l’altro, mi solleva da terra come farebbe un principe con la sua bella: ecco un’altra cosa per cui farlo sparire dalla faccia del pianeta.
L’ultima cosa che vedo è Yutaka mentre si avvicina a me tutto trafelato e la faccia paonazza del mio aggressore mentre ride di gusto –questa gliela faccio pagare con gli interessi-
poi il buio.



Apro lentamente gli occhi, ancora un po’ frastornato, e la prima cosa che riesco a focalizzare è un anonimo soffitto bianco mentre con la mano stringo il lenzuolo che mi copre fino ai fianchi:
cavolo è il primo giorno di scuola e non faccio nemmeno in tempo a vedere la classe che sono finito in infermeria.
Mi sollevo a fatica sui gomiti e subito avverto una mano delicata dietro le mie spalle pronta a sorreggermi, mi volto leggermente e vedo i profondi occhi di Yutaka, dolci e malinconici come sempre.
<< Stai bene? >> me lo domanda con un filo di voce e io senza un motivo accosto la fronte alla sua e chiudo gli occhi inspirando il suo inebriante profumo.
<< Tranquillo, è stato solo un errore di calcolo, ti prometto che non ti farò più preoccupare tanto.>>
Mi allontano leggermente per poi deporre un tenero bacio al lato della sua bocca, naturalmente lui arrossisce immediatamente e si allontana abbassando lo sguardo;
questa sua timidezza lo rende ancora più desiderabile ai miei occhi e la sua anima candida scatena in me la fame più vorace.
Mi sollevo dal letto un po’ a fatica ma finalmente in grado di reggermi in piedi, poi faccio qualche passo verso il mio protetto e afferro una delle sue mani liscissime,
la porto alla bocca e abbasso leggermente il capo sfiorandola con le labbra.
<< Presto apparirai agli occhi di tutti come appari ai miei…>>
Vedo il suo sguardo farsi lucido e tremante mentre il suo cuore inizia a scalpitare nel petto.
<< Takanori…>> mi guarda ormai completamente soggiogato dal mio potere così non mi resta altro che compiacermi del mio operato –sto con lui da così poco e ne ho già il pieno controllo-
Proprio quando il viso di Yutaka è a pochi centimetri dal mio la porta si spalanca improvvisamente producendo uno schianto assordante.
<< Allora stai meglio testolina buffa? >>
Yutaka sobbalza e fa almeno quattro passi indietro mentre io, udita quella voce seccante, arriccio la bocca inviperito riducendo i miei occhi a due fessure.
Quel biondo decerebrato se ne sta comodamente appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto e un sorriso strafottente che fa capolino da quel viso minuscolo e volgare.
Lo fulmino letteralmente con lo sguardo quasi volessi bruciarlo all’istante e lo avrei fatto se la voce di Yutaka non avesse interrotto il flusso dei miei pensieri.
<< Ciao Ryo, grazie per prima, se non ci fossi stato tu Takanori a quest’ora non si muoverebbe da quel letto.>>
<< Di niente Yuta-chan, ricordati che i tuoi amici sono miei amici…anche se questo è particolarmente dispettoso ed ingrato>>
mi guarda beffardo, poi si avvicina per scompigliarmi i capelli con la sua mano pesante ed indelicata, tutta un’altra cosa rispetto a quella di Yutaka.
<< Dai non ti preoccupare piccolino, probabilmente sei stato così maleducato per via della botta in testa vero?>>
Ora ne ho abbastanza: non solo continua a fare allusioni alla mia statura, mi accarezza come un animale e si rivolge a me quasi fossi un cretino alla sua stregua.
Mi avvicino a lui con i pugni stretti e senza pensarci schiaccio con forza uno dei suoi piedi.
<< Ma che cazz- AHIO!!! Ma sei scemo? >>
Stavolta sono io a lanciargli un sorriso soddisfatto e non contento tiro fuori la lingua per innervosirlo ancora un po’.
<< Tu non sai con chi hai a che fare ragazzino, non osare mai più chiamarmi piccolino, piccoletto o simili, altrimenti ti darò un buon motivo per portare quella benda.>>
Sbatte gli occhi un paio di volte ancora sbalordito dalla mia reazione e in un nano secondo si allontana da me spostandosi alle spalle di Yutaka;
come una piovra avvolge le sue braccia intorno alla vita sottile del brunetto e lo stringe a sé.
<< Sai Yutaka, dovresti sceglierteli un po’ meglio gli amici; questo qui è proprio un animaletto selvatico.>>
Yutaka sorride imbarazzato e guarda nella mia direzione leggermente allarmato: di certo la mia faccia non deve rassicurarlo poi molto dato che avverto chiaramente una vena pulsarmi pericolosamente sulla fronte.
Per questa volta però decido di chiudere un occhio sulla faccenda, anche perché il maleducato con la benda sembra essere in buoni rapporti con il mio padrone
dunque devo evitare di eliminare quelle poche amicizie che è riuscito ad instaurare nell’arco degli anni.
Mi volto verso la porta dando loro le spalle e mi dirigo a passo sicuro lungo il corridoio, poi improvvisamente inchiodo e fatto qualche passo indietro mi riaffaccio all’entrata dell’infermeria.
<< Dov’è la nostra classe?>>


Guardo svogliatamente fuori dalla finestra mentre la professoressa di religione continua imperterrita la sua arringa sull’importanza del perdono e dell’amore verso il prossimo.
Se potessi morire in questo preciso istante, morirei certamente felice, qualunque cosa sarebbe meglio di questo strazio:
come pretende questa donna stucchevole e dolce a tal punto da nauseare, professare l’amore incondizionato?
Chi crederebbe ancora ad una cosa tanto idiota? Non di certo i miei allegri compagni di classe, che chiacchierano animatamente senza nemmeno far finta di ascoltare le parole di quella suora laica,
o si abbandonano sul banco placidamente addormentati.
L’unico che presta attenzione a quella fanatica della fede è Yutaka e rimango a dir poco esterrefatto quando lo sento discutere con lei riguardo ciò che si è disposti a sacrificare per chi si ama.
All’inizio pensavo che il ragazzo fosse semplicemente gay, ora però comincio seriamente a temere che voglia prendere i voti: per carità, sarebbe una disgrazia!
Scuoto la testa per allontanare quei pensieri fastidiosi e apro la bocca per chiedere di andare in bagno, le parole però mi muoiono in gola quando sento parlare di nuovo Yutaka.
<< Penso che per quella persona sarei disposto a vendere l’anima.>>
Improvvisamente sento il sangue che mi si gela nelle vene: è per questo che sono qui…per amore…?
Mi alzo in piedi di scatto e inizio a sogghignare divertito, per fortuna però arriva il suono della campanella e anche l’insegnante è costretta ad ignorare il mio strano comportamento.
Finalmente posso avvicinarmi a Yutaka e appena gli arrivo di fronte mi piego poggiando le braccia sul suo banco e guardandolo dritto negli occhi.
<< E così è per una persona in particolare che fai tutto questo eh? >>
Caso strano non arrossisce minimamente e anzi continua a sostenere il mio sguardo senza battere ciglio. La sua faccia così seria mi diverte terribilmente, così scoppio in una risata cristallina inarcando la schiena all’indietro.
<< Bene mio padrone >> sussurro affinché sia l’unico a sentirmi << dimmi chi è quest’umano fortunato e io ti porterò il suo cuore.>>
Si alza in piedi anche lui e afferrando il colletto della mia camicia, mi attira a sé. << Non voglio il suo cuore…solo la sua felicità.>>
Lo guardo un po’ sbigottito credendo di non aver ben capito: proprio lui pensa alla felicità di qualcuno quando in realtà è il primo ad avere una vita a dir poco disastrosa?
<< Cioè fammi capire Yutaka: tu avresti stipulato un contratto con me, donandomi la tua anima su un piatto d’argento, non per…che ne so…ritrovare tuo padre che se l’è data a gambe anni fà o farti degli amici,
e magari essere finalmente soddisfatto, ma…per rendere felice qualcun altro? >>
Senza la minima incertezza fa cenno di si con il capo e io pongo di nuovo le mani sul banco per incassare il colpo.
<< Non ci posso credere…sei davvero un caso senza speranze.>>
Finalmente abbassa lo sguardo e torna lo Yutaka di sempre, insicuro ed impacciato. Sbuffo sonoramente mentre chiudo gli occhi esasperato, poi gli lancio un’occhiata bieca dondolandomi sul posto.
<< E va bene…portami da questa persona e vediamo che si può fare…>>


Se mi avesse detto dal principio dove stavamo andando, di sicuro non avrei mai accettato.
Certo avevo acconsentito ad incontrare la persona che stava tanto a cuore a Yutaka ma mai avrei pensato di cacciarmi in una situazione simile.
<< Ma tu sei proprio certo che si trovi qui? >> glielo domando appena l’enorme edificio dalle pareti bianche occupa il mio campo visivo e avverto con chiarezza una nota di ansia nella mia voce:
deve essersene accorto anche lui dato che rallenta leggermente il passo per tornarmi accanto ed afferrare con una mano il braccio che tenevo abbandonato lungo il fianco.
<< Si, non può muoversi da qui quindi se vuoi fare la sua conoscenza sei costretto ad entrare, mi dispiace.>>
Chiudo gli occhi passandomi una mano sul viso in segno di disperazione ma senza lamentarmi ulteriormente, attraverso l’ingresso dell’ospedale con Yutaka.
Appena entrati un odore pungente di disinfettante ci investe in pieno e non posso trattenermi dall’arricciare il naso disgustato: mi era già capitato altre volte di entrare in quel posto fetido e nauseabondo e ogni volta mi ero ripromesso di non metterci mai più piede,
ora però il dovere chiamava quindi, se l’anima di Yutaka mi fa davvero così gola, non posso tirarmi indietro.
Nonostante i buoni propositi, mentre attraversiamo i lunghi corridoi sfilando davanti alle camere dei pazienti, un’atroce emicrania inizia a farsi sentire.
Mi fermo un momento poggiando la schiena al muro e Yutaka, fermo di fronte a me, si abbassa per guardarmi negli occhi.
<< Cos’hai? Qualcosa non va? >>
Con un po’ di sforzo riesco a rispondergli.
<< Mi capita sempre quando vengo in posti simili; poi per mantenere un aspetto umano faccio uno sforzo incredibile, se avessi la mia forma originale probabilmente andrebbe meglio ma non vorrei essere la causa di qualche morte prematura.>>
Sorrido per rassicurarlo ma a quanto pare non è molto convinto; solleva una mano e accarezza la cicatrice sulla mia tempia
– già…il sasso di quell’idiota non è stato certo d’aiuto, sarà anche per quello che mi sento così debole.-
<< Cos’è che ti fa stare così male? >> il volto di Yutaka ora è preoccupato ed incuriosito allo stesso tempo.
<< Le loro voci.>>
Il brunetto si guarda intorno in cerca di qualche suono nel corridoio che però alle sue orecchie rimane silenzioso.
<< Quali voci? >> torna a guardarmi un po’ confuso ed io increspo le labbra in una smorfia di superiorità.
<< Tu non puoi sentirle, nessun umano può, a meno che non sia destinato a diventare uno come me.>>
<< Un demone intendi? >> i suoi occhi si spalancano sorpresi
<< Esatto, quando un uomo è particolarmente votato al male è facile che dopo la morte, invece di finire semplicemente all’inferno, si renda utile in qualche altro modo.
Come vedi però essere un demone ha anche i suoi lati negativi, infatti grazie alle mie capacità ora posso sentire tutti i pensieri angosciosi delle persone qui dentro.>>
Yutaka sobbalza leggermente per poi assumere un’espressione mortificata. << Mi dispiace, non lo sapevo…quindi in questo momento senti…il dolore degli altri? Ma perché? >>
Mi allontano dalla parete e riprendo a camminare.
<< Non dovrei nemmeno dirtelo ma…hai avuto la fortuna di avere un demone a cui piace chiacchierare:
comunque riesco a sentire le sofferenze di chiunque perché di solito le utilizzo come punto debole per le mie vittime.
Faccio leva su ciò che le rattrista di più per convincerle che facendo un patto con me riusciranno ad evitare altro dolore…miro dritto al punto insomma…>>
Sento i passi di Yutaka farsi più lenti: probabilmente starà pensando a come ho usato i miei poteri su di lui…
Mi volto per cambiare discorso ma è lui a precedermi
<< E solo voi demoni siete in grado di sentire queste sofferenze? >>
Alzo il sopracciglio leggermente stupito dalla domanda ma decido comunque di rispondere.
<< No, effettivamente anche qualcun altro ne è capace.>>
<< Gli angeli?? >> me lo chiede tutto d’un fiato, con lo sguardo vispo e speranzoso. Roteo gli occhi al cielo e riprendo a camminare.
<< Si…diciamo angeli…se proprio vuoi chiamarli così.>>
<< Perché tu come li chiami? >>
<< Rompi coglioni, ecco come li chiamo.>>
Lo sapevo, ogni volta che si fa riferimento a quei cosi piumati finisco con l’arrabbiarmi.
<< Scusami, non volevo farti arrabbiare.>> la voce di Yutaka è così dolce e pacata che mi sento subito in colpa per essermela presa così tanto.
<< Lascia stare, è che proprio non li digerisco: voi uomini li dipingete come delle creature perfette e magnanime, pronte ad aiutare chiunque, ma non è così.
Sono solo dei gran narcisisti, vanitosi, spocchiosi ed effeminati;
non intervengono alla prima chiamata, quello lo facciamo solo noi, se ti dice bene arrivano quando sei in punto di morte per dirti qualche stronzata strappalacrime e poi arrivederci e grazie, tutta quella scena e comunque sei crepato.>>
Yutaka si sposta al mio fianco sorridendomi appena.
<< Intendi dire che pur sentendo quanto soffriamo non fanno nulla? >>
<< Diciamo che si limitano ad ascoltare e a dare qualche bel consiglio, a questo punto però tanto vale che uno scriva ad una rubrica di consigli no? Hai presente quelle che si trovano su quelle riviste per ragazzine? >>
Yutaka fa cenno di si con la testa.
<< Ecco quelle! In pratica hanno la stessa utilità.>>
Per fortuna arriviamo a destinazione: Yutaka si ferma di fronte ad una porta chiusa e mi fa cenno di rimanere dietro di lui. Bussa leggermente sulla superficie di legno per avvertire della sua presenza, poi entra finalmente nella stanza.
Subito una leggera brezza, proveniente dalle finestre aperte, mi scompiglia i capelli e stranamente all’interno della camera respiro un atmosfera di serenità: nessuna voce tormentata o lamenti affollano la mia mente.
Yutaka si avvicina ad un letto per poi rivolgersi al suo proprietario.
<< Hai visto che sono venuto come ti avevo promesso? E oggi ho portato con me mio cugino Takanori così non potrai dire di soffrire la solitudine come al solito.>>
Il mio protetto mi fa cenno di avvicinarmi ed io come un automa obbedisco.
Finalmente potrò vedere in faccia la persona che ha conquistato il cuore di Yutaka e per la soddisfazione un sorriso mi si dipinge netto sul volto.
I miei occhi glaciali ne incontrano improvvisamente altri due vivaci e luminosi, che senza stare fermi un attimo analizzano tutta la mia figura;
decido allora di fare altrettanto, così saggio con lo sguardo l’incarnato pallido e diafano del ragazzo che mi sta di fronte,
subito però la mia attenzione viene catturata da una massa disordinata di capelli multicolore, decisamente insolita per un ospedale.
Il viso lungo e magro del giovane viene illuminato da un sorriso radioso mentre mi porge una mano dalle lunghe dita affusolate.
<< Ciao Takanori, io sono Miyavi.>>





Salve a tutti^^ bene, finalmente il secondo capitolo…in realtà ho iniziato a scriverlo subito dopo aver postato il primo ma tra incertezze e la scuola che è appena ricominciata ( e già non ne posso più T.T)
il lavoro è andato un po’ a rilento. Comunque mi impegnerò ad aggiornare il prima possibile anche quando gli impegni saranno molto più gravosi.
Allora per quanto riguarda il capitolo devo solo dire che è volutamente non troppo lungo (dai prossimi ci sarà anche qualche bel risvolto amoroso…),
avrei potuto scrivere un po’ di più ( avevo in mente di far entrare in scena un altro personaggio…) ma alla fine mi sono convinta a lasciare la questione un tantinello in sospeso
anche perché mi piaceva concludere con l’incontro tra Takanori e la persona più importante per Yutaka. Ma immaginavate che la persona in questione fosse lui?
Spero di aver fatto una cosa gradita^^ Ora è il momento dei ringraziamenti


Honda: ti prometto che mi impegnerò al massimo per stupirti anche con questa storia, sai che nemmeno a me piacciono i finali scontati quindi ho già in mente una cosa che ti lascerà a bocca aperta…vedrai.
Comunque dato che sei nuova del mondo delle band giapponesi, volevo dirti che Miyavi è un cantante/musicista/artista –nonché FIGO- giapponese, se cerchi qualche foto su internet potrai constatare da te^^
Ultima cosa, la dedica era più che dovuta dato che ora più che mai sei la mia ancora di salvezza e non rinuncerò a te per nulla al mondo lo sai.
Ren: santo cielo ragazza mia lo sai che ti sto volendo sempre più bene ogni giorno che passa??
Prima di tutto grazie per il tuo continuo sostegno, hai sempre recensito le mie fic e ogni volta mi hai fatto venire una voglia assurda di scrivere
perché mi dicevo “cavolo c’è Ren che aspetta…scrivi,scrivi,scrivi!” e dunque ho scritto^^
Poi mi fai sognare con le tue storie, faccio i salti di gioia ogni volta che aggiorni, e mi sei di grande esempio. Insomma sono troppo felice di averti incontrato –se pur solo virtualmente^^-
Comunque hai visto chi è l’uomo dalla cresta bionda?
In questo chap si è visto per poco ma nel prossimo ricomparirà alla grande quindi continua a seguirmi please^^
Lion of darkness: grazie,grazie,grazie!Ogni volta mi riempi di complimenti e puntualmente mi fai arrossire^^
Sei davvero troppo gentile e spero di non averti deluso con questo capitolo che è un po’ di preparazione,
ti prometto che nei prossimi ne vedrai delle belle anche in fatto di romanticismo^^ Un bacio


Shinushio: nee-chan posso dirti in tutta franchezza che leggere una tua recensione mi riempie di orgoglio?
Ebbene si, perché come tu ben sai nutro nei tuoi confronti una stima indiscutibile e anche se purtroppo, abitando lontane,
ho avuto modo di incontrarti una sola volta ( che poi il destino ha voluto fosse proprio il 28 di ottobre -il compleanno di Kai^^)
a me quella volta è bastata per adorarti alla follia.
Comunque penso che tutte le autrici e autori alle prese con le loro prime fic siano emozionati ma devo dirti che per quanto riguarda Azzardo,
pur non essendo io l’autrice, ero emozionantissima perché leggere quella meraviglia non può che emozionare.
Mi raccomando quindi aggiorna presto perché muoio dalla voglia di leggere qualche tuo capitolo.


Vorrei anche ringraziare una persona che, non potendo recensire su EFP, ha commentato mooolto appassionatamente per messaggi e al telefono l’altro giorno^^
Grazie, lo so che ci sei.


Un bacio a tutti

Misa

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Capitolo 3
*** Revenge&Changes ***


HUMAN DEMON




Parlare con Miyavi è una delle cose più naturali e piacevoli che mi sia capitato di fare da quando sono qui. Di fronte a lui mi sento perfettamente a mio agio anche se qualche volta, inspiegabilmente, provo una sorta di tacito rispetto per lui.
Mi convinco che ciò, quasi sicuramente, è dovuto al fatto che il ragazzo merita davvero tutta la mia stima in quanto, come lui stesso mi ha raccontato, entra ed esce dagli ospedali sin da quando era molto piccolo, a causa di una particolare disfunzione cardiaca.
Mentre lo guardo però mi stupisco di come, nonostante la sua salute cagionevole e l’ambiente deprimente in cui è costretto a vivere, Miyavi appaia un ragazzo gioviale e pieno di energie:
durante tutta la nostra conversazione non ha fatto altro che sorridere radioso e fare battutine sconce sull’infermiera di turno, che prontamente se ne andava indignata.
In questo momento mi sono messo in un angolo per lasciare una parvenza di privacy a lui e Yutaka; devo ammettere che insieme creano un’armonia niente male e questo è un duro colpo per il mio ego dato che pensavo di avere il primato sul mio padrone.
Scrollo le spalle rassegnato: tanto alla fine dei conti sarà comunque mio.
Esco silenziosamente dalla camera mentre Miyavi, dopo mille moine, è riuscito a convincere Yutaka a farlo alzare ed ora lo abbraccia tenendolo stretto al petto.
Ripercorro il lungo corridoio senza guardare all’interno delle stanze per evitare di rimettere, purtroppo però i lamenti strazianti tornano a farsi sentire. Aumento il passo tenendomi la testa tra le mani quando improvvisamente avverto una sorta di calma apparente provenire da una delle camere.
Mi affaccio dalla porta per guardare all’interno e quello che appare ai miei occhi mi lascia sbalordito: Ryo è seduto su una sedia accanto al letto dove giace una donna molto anziana e con una mano stringe quella della paziente.
Non riesco a capire cosa stia dicendo perché è troppo lontano ma dal sorriso della donna immagino che siano parole molto rassicuranti.
Non avrei mai pensato di vedere quell’espressione, seria e dolce allo stesso tempo, sul viso del biondo: il nostro primo incontro non è stato di certo molto piacevole e quelli seguenti non hanno fatto altro che diminuire la poca considerazione che avevo di lui.
Ora però più lo osservo e più mi sento attratto da quel ragazzo biondo…
A quel pensiero mi irrigidisco immediatamente: io attratto da chi? No, non è proprio possibile, probabilmente l’emicrania deve aver portato al suicidio qualche povero neurone del mio cervello.
Faccio per andarmene ma come da copione il mio sguardo incontra il suo e il mondo mi cade addosso. Cavolo che imbarazzo…si sarà accorto che lo guardavo?
Inizio ad avviarmi verso l’uscita a grandi passi – o almeno tanto grandi quanto me lo permettono queste dannate gambe corte- e senza nemmeno accorgermene mi ritrovo a correre non appena sento la voce di Ryo alle mie spalle.
Se prima avevo anche una minima possibilità di cavarmela facendo finta di niente, ora sono destinato ad una colossale figura di merda.
<< Ehi dove scappi? >>
Proprio quando credo di avercela fatta un infermiere con un carrello pieno di provette mi si para davanti; tento di inchiodare e porre termine alla mia corsa folle finendo così con lo scivolare e gettandomi addosso quel maledetto aggeggio di ferro, con tanto di provette che si frantumano a terra.
Perfetto, ora ho una gamba dolorante e una mano che sanguina a causa dei vetri sparsi in giro, decisamente oggi è la mia giornata…
A coronare il tutto arriva il mio inseguitore, il quale però non fa stupide battutine ma si preoccupa di sollevare immediatamente il carrello dalla mia caviglia.
Alzo lo sguardo per osservarlo meglio e sul suo viso leggo un misto di rabbia e apprensione.
<< Ma insomma!!! Allora dillo che vuoi morire, così evito di salvarti la vita ogni volta.>>
Non so per quale motivo ma sembra davvero molto arrabbiato e stavolta non me la sento nemmeno di controbattere.
Si inginocchia accanto a me e prende la mia mano sanguinante tra le sue.
<< Cavolo…è profondo. Dovrai mettere qualche punto.>> Mi guarda come se si aspettasse di vedermi scoppiare in lacrime da un momento all’altro ma tutto ciò che vede è pura indifferenza – figuriamoci se mi metto a frignare per una cosa simile…che sarà mai? –


<< NON TOCCARMIIIIIIIIIII!!!! LASCIAMI SUBITO BRUTTO MICROCEFALO!! GIURO CHE SE NON MOLLI IMMEDIATAMENTE LA MIA MANO
TI CAVO GLI OCCHI DALLE ORBITE STUPIDO UOMO!!! TI TRASCINO ALL’INFERNO IN QUESTO ISTANTE HAI CAPITO???>>

Il dolore alla mano è allucinante e non so per quale strana pratica sadica un uomo in camice bianco tenta di passare ago e filo tra un lembo e l’altro della mia pelle tagliata.
Ryo è accanto a me e tenta di tenermi fermo e rassicurarmi con qualche frase che non ho nemmeno la forza di ascoltare, sono troppo impegnato a calibrare i miei calci in direzione della faccia del medico.
Dopo almeno cinquanta minuti di urla esco dalla stanza con una mano fasciata e il mio biondo salvatore che mi sorregge per la vita.
<< Accidenti se hai voce piccoletto!!! Stavo diventando sordo lo sai? Di solito fai tanto il figo e invece ora ti sei messo ad urlare come una donnetta.>>
Incasso il colpo senza fiatare – stavolta ha davvero ragione – e continuo a zoppicare fino alla sala d’attesa nell’atrio dell’edificio. Ryo mi fa accomodare su una di quelle scomodissime sedie in plastica e si siede accanto a me in maniera scomposta,
con il sedere sul bordo del sedile e il busto abbandonato sulla spalliera.
Lo guardo leggermente irritato ma ancora una volta trattengo la mia lingua biforcuta.
<< Che ci fai qui? Oltre a tentare il suicidio naturalmente…>> è lui a rompere il silenzio e nonostante la domanda chiaramente provocatoria, rispondo senza troppi problemi.
<< Ho accompagnato Yutaka, doveva far visita ad un amico.>>
A quelle parole vedo il suo sguardo incupirsi immediatamente.
<< Miyavi vero?>>
<< Si…perché quella faccia? Miyavi non ti piace? >> lo dico sotto forma di battuta ma Ryo non sembra particolarmente propenso allo scherzo.
<< No infatti, non mi piace.>>
Arriccio il naso un po’ sorpreso da quell’affermazione, poi lancio al biondo un sorriso sardonico e gli punzecchio la spalla con un dito.
<< Non sarai mica geloso vero!? Che c’è ti piace Yutaka? >>
Si volta verso di me per poi sorridermi gentilmente.
<< Non sono geloso, sono solo preoccupato per Yuta, non voglio che si affezioni ad una persona che potrebbe lasciarlo solo da un momento all’altro
e poi ti assicuro che non sono affatto innamorato di lui, preferisco i tipi piccoli e carini come te.>> e senza preavviso solleva una mano per sfiorare la mia guancia fredda.
Scosto il viso imbarazzato e guardo fisso il pavimento; cerco disperatamente qualcosa da dire per togliermi da quella brutta situazione e dopo qualche minuto di agghiacciante silenzio, arriva l’illuminazione:
<< Ryo, tu invece perché sei qui in ospedale? Sei venuto a trovare tua nonna? >> << No, semplicemente faccio il volontario; mi piace aiutare la gente in difficoltà quindi non c’è posto migliore dell’ospedale. >>
Alzo di nuovo gli occhi su di lui e mi concentro sulla sua espressione sicura e tenera allo stesso tempo.
<< Sei proprio fatto per aiutare gli altri; solo in una giornata mi hai salvato due volte,>> e per la prima volta dopo moltissimo tempo rido di gusto in compagnia di un’altra persona.


Finalmente esco all’aria aperta e mi godo il vento fresco di settembre stendendo le braccia verso l’alto e scoprendo gran parte del mio ventre piatto.
Ryo è seduto su una scintillante moto nera e mi guarda con la bocca leggermente aperta e lo sguardo che vaga frenetico su ogni centimetro del mio corpo; nonostante ami alla follia essere ammirato e desiderato, avere i suoi occhi addosso mi fa sentire vulnerabile, mi guarda con un’intensità tale da costringermi ad abbassare la testa intimidito come spesso fa Yutaka con me.
In questo momento mi chiedo seriamente chi tra me e Ryo sia il vero demone…
Arrotolo intorno al dito una ciocca fiammeggiante e fatto qualche passo mi porto di fronte a lui.
<< Takanori come fai ad essere così maledettamente sexy ad ogni tuo movimento?>> me lo chiede con voce bassa e suadente, a pochi centimetri dal mio viso, e stavolta anche volendo non potrei mai rispondergli con qualche battutina sferzante.
Prende un casco e lo allaccia con premura sotto il mio mento, poi mi fa cenno di salire in sella e ubbidisco silenzioso incrociando le braccia intorno alla sua vita.
È il mio primo viaggio in moto e trascorrerlo con la testa abbandonata sulla schiena di Ryo mi rilassa terribilmente; vedo alberi e case sfrecciarmi davanti come macchie confuse e quando la velocità aumenta, nonostante non abbia paura, istintivamente rafforzo la presa intorno ai fianchi del conducente che invece di rallentare dà un’ulteriore prova della potenza della sua moto.
<< Perché acceleri? >> glielo chiedo ingenuamente e con naturalezza lui si volta verso di me sorridendomi.
<< Perché così ti stringi ancora un po’ a me.>>
Sento le guance andarmi in fiamme ma senza indugio, per rendere felice lui - e in fondo anche un po’ me - mi avvinghio a Ryo fino a far aderire alla perfezione il mio petto alla sua schiena.
Dopo qualche minuto lo sento rallentare e sollevando lo sguardo vedo una graziosa casetta color albicocca stagliarmisi di fronte; sento il calore delle spalle di Ryo allontanarsi da me e con un borbottio infastidito do prova del mio disappunto.
<< Ti stavi abituando eh? >> mi sorride strafottente come al solito e senza lasciarmi parlare slaccia il mio casco tendendomi la mano per scendere dalla vettura;
l’afferro delicatamente poggiando a terra prima la gamba sana e poi quella su cui è caduto il carrello dell’ospedale.
Purtroppo quando il piede leso tocca il suolo, una fitta di dolore investe tutto il mio corpo e se non fosse stato per la prontezza di Ryo mi sarei afflosciato a terra come un budino.
<< Ti fa così male? Appena siamo dentro do un’occhiata alla caviglia, per ora appoggiati a me.>>
Si inginocchia dandomi le spalle e rimanendo fermo ad aspettare non so cosa. << Dai Takanori muoviti! >> mi riprende con fervore e io mi guardo intorno spaesato senza capire cosa diamine voglia da me.
<< Che dovrei fare scusa? >>
<< Ma come cosa!!? Devi salirmi in spalla! Appoggiati alla mia schiena e intreccia le braccia attorno al mio collo.>>
Mi volto a destra e a sinistra per controllare che non ci sia nessuno a godersi la scenetta poi mentre mi piego su di lui abbandonandomi sulla sua schiena, gli tiro un orecchio con due dita avvicinando le labbra.
<< Prega che non ci veda nessuno altrimenti questa figuraccia ti costerà cara.>> Trattiene a stento una risata mentre si tira su con un piccolo salto.
<< Tranquillo se ti dovessero vedere semplicemente si renderebbero conto di quanto sei tenero, non credi piccolino? >>
Senza nemmeno lasciargli il tempo di scoppiare in un’altra delle sue risatine, gli tiro una ciocca facendogli tendere la testa all’indietro per incrociare i miei occhi con i suoi.
<< Mi pare di averti già detto che odio quel nomignolo >> mollo la presa per non fargli troppo male –starò diventando troppo premuroso?- poi appoggio il mento sulla sua testa, tra la marea di capelli dorati che mi solleticano il viso.
<< Dove stiamo andando? >> gli chiedo mentre inspiro profondamente l’odore fruttato del suo shampoo.
<< A casa mia.>>
Apro gli occhi che avevo socchiuso poco prima e sporgo la testa al lato della sua.
<< È il primo appuntamento e già mi porti a casa tua? Sei audace Suzuki-san…>>
Mi lascio andare ad una risata cristallina e subito sento Ryo seguirmi a ruota mentre prende dalla tasca le chiavi di casa e apre la porta d’ingresso.
Appena entrati avverto delle urla provenire dal piano superiore e dei passi che attraversano di corsa una rampa di scale, Ryo stringe di più la presa attorno alle mie gambe spostandosi leggermente indietro.
<< Arriva…>> Sento la sua voce tremare e senza sapere come mai avverto un brivido percorrermi la schiena: quale essere immondo sta per presentarmisi di fronte?
Nemmeno una decina di secondi ed ecco un fulmine nero fiondarsi sul mio traghettatore con la grazia di un elefante e rischiando per giunta di buttar giu anche me.
<< Fratellone bentornato! >> la voce del moccioso, pur essendo calda e profonda – cosa strana vista la sua giovane età- mi irrita da morire: odio la gente che urla come fosse al mercato.
E questo piccoletto dovrebbe causare problemi?
Ma figurati… Ryo scompiglia affettuosamente i capelli del moretto e quello subito inizia a gongolare come un idiota poi però sposta lo sguardo su di me e la sua espressione, da soave e radiosa qual’era, muta in una maschera di ghiaccio.
<< Fratellone, cos’è quella cosa che hai sulle spalle? >>
Cosa ha detto!!!? Come ha osato chiamarmi!!!? Scatto con la testa nella sua direzione e riducendo gli occhi a due fessure fiammeggianti digrigno i denti inferocito.
<< Che hai detto bamboccio? >>
Ryo deve aver avvertito la mia ira perché si allontana subito dal fratello dirigendosi verso le scale.
<< Yuu non fare il maleducato; lui è Takanori e non è una cosa ma un mio amico, quindi ora chiedi scusa.>>
Il ragazzino incrocia le braccia al petto e mette il broncio: bambini…mi domando perché esistano, dovrebbero nascere già adulti così da togliersi subito dai piedi, questo poi non fa altro che alimentare la mia teoria.
<< Ti prego di scusarlo Takanori, Yuu ha solo dodici anni…>>
Faccio per controbattere ma improvvisamente ho un’illuminazione, così invece di imprecare contro quello sgorbio in miniatura, avvolgo le braccia intorno al collo di Ryo e sorrido mellifluo al bambino.
<< Ma figurati Ryo, non c’è problema.>> e schiocco un bacio sulla sua guancia; il biondo inizia a salire le scale sbandando leggermente e nel frattempo mi volto verso il piccoletto facendogli la linguaccia.
I profondi occhi neri di Yuu si infiammano all’istante ma non fa in tempo ad aprire bocca che siamo già spariti al piano di sopra.

Ryo mi fa accomodare sul suo letto e si inginocchia a terra di fronte a me prendendo tra le mani la mia caviglia dolorante.
<< Si è gonfiata parecchio, è meglio se ci mettiamo un altro po’ di ghiaccio.>>
Si allontana un minuto per poi tornare con un sacchetto pieno di cubetti congelati che pone con premura sulla mia gamba nuda; ho un leggero brivido ma il freddo sulla caviglia mi dona un po’ di ristoro.
Abbasso lo sguardo su Ryo e mi stupisco di quanto sia bello in questo momento, mentre qualche ciuffo biondo copre leggermente il suo piccolo viso dall’espressione attenta, con le labbra rosee lievemente tese e gli occhi color nocciola fissi sulla mia pelle candida.
<< Tuo fratello non ti somiglia proprio sai? >> lo dico tanto per rompere il silenzio ma anche perché effettivamente la bellezza acerba e femminea di Yuu non ha niente a che vedere con quella matura e prorompente di Ryo.
<< Yuu non è mio fratello biologico, vive qui con me da cinque anni…da quando i suoi genitori sono morti.>>
Sono abituato alla morte e ai casi tragici, tanto che ormai non mi fanno più effetto ma il tono mesto con cui Ryo ha parlato dei genitori di Yuu ha scalfito la mia corazza di indifferenza.
Preferisco comunque non dire nulla e mi limito a continuare a fissarlo rapito dai suoi gesti mentre massaggia la mia caviglia.
Improvvisamente senza riuscire a controllarmi affondo una mano tra i suoi morbidi capelli e arrivo alla sua guancia accarezzandola; lui solleva subito lo sguardo e con la sua mano grande e calda prende la mia portandola alle labbra per deporvi un bacio.
Inizio ad avere il respiro corto così schiudo leggermente le labbra per inspirare più aria possibile ma questa condizione mi è subito negata dalle labbra di Ryo che prepotenti chiudono ermeticamente le mie.
Mi sento catturato da un vortice di emozioni mai provate prima: timore, insicurezza, ansia, felicità, euforia, eccitazione. Non è di certo il mio primo bacio, ma è il primo a sconvolgermi così nel profondo.
Ryo è a cavalcioni su di me e mentre la sua lingua si muove lasciva nella mia bocca, mi faccio indietro stendendomi completamente sul materasso e attirandolo a me nel desiderio spasmodico di averlo accanto e assorbire tutto il suo calore.
Le sue labbra si spostano sul mio collo lambendo desiderose ogni centimetro della pelle diafana mentre la sua lingua calda raggiunge la clavicola e la lecca come se fosse cosparsa di caramello fuso.
Stringo ancora un po’ la presa sui suoi capelli e con delicatezza lo invito a continuare il suo percorso scendendo sempre più giu fino a quando non sento qualche ciocca sfiorarmi l’addome e la sua mano giocherellare con il bottone dei miei pantaloni, improvvisamente troppo stretti.
Ryo sembra, come al solito, accorgersi dei miei bisogni e si premura di abbassare in fretta la cerniera e farli scendere fino alle mie ginocchia; sfiora con dolcezza la mia coscia perfettamente liscia per poi morderla vicino l’inguine, dove sono più sensibile.
Mugolo di piacere gettando la testa all’indietro e addentandomi con forza il labbro inferiore che inizia a sanguinare.
<< Sei tremendo, riesci a farti male anche in un momento simile.>>
La voce di Ryo, roca ed eccitata, mi arriva alle orecchie ovattata, quasi distorta e non riesco a fare nulla se non sorridere estasiato dal momento; il biondo si piega sul mio viso e succhia le mie labbra scarlatte, coinvolgendomi in un bacio che sa di sangue e passione.
Lo guardo negli occhi, ora lucidi e luminosi come non mai, e con una mano accarezzo la sua guancia con un gesto tanto dolce che mai avrei immaginato di saper compiere:
mai avrei pensato di poter provare un tale affetto, attaccamento e coinvolgimento per qualcuno che non fossi io stesso ma con Ryo è tutto inspiegabilmente diverso…io sono diverso.
Sollevo la testa e unisco ancora una volta le nostre labbra ma stavolta il nostro bacio è molto più tenero e morbido, senza quella foga e quel desiderio che ci divoravano poco prima.
<< Scusami Taka, stavo per lasciarmi andare senza nemmeno chiederti se…>>
Metto un dito sulle sua labbra per farlo tacere e gli sorrido di nuovo angelico.
<< È colpa mia Ryo, ho una brutta influenza su di te.>> Lui fa un risolino divertito ma non sa quanto le mie parole siano vicine alla verità: essere un demone mi rende speciale agli occhi di un uomo e probabilmente questo suo volermi così intensamente è semplicemente dovuto alla mia natura.
Volto la testa da un lato rattristato dai miei stessi pensieri e avverto un fastidioso pizzicore al lato dell’occhio, poi una lacrima attraversa la mia guancia e scende giu lungo la linea del collo: è questo il dolore?
Non sono innamorato di Ryo…è impossibile…allora perché sapere che in realtà gli sono del tutto indifferente mi strugge così tanto?
Il peso di Ryo si fa improvvisamente più leggero: si è sollevato facendosi forza sulle braccia e ora mi guarda preoccupato.
<< Perché piangi? >>
Volto il viso nella sua direzione e invece di cercare di nascondere quell’unica goccia salata, lascio che altre seguano la loro compagna lungo il tratto morbido della mia gota; questa volta Ryo si alza completamente trascinandomi con sé e facendomi tornare a sedere.
Riprende la sua posizione, inginocchiato ai miei piedi, stringendo però ancora la mia mano tra le sue.
<< Ti prego Takanori dimmi che hai; è colpa mia vero? Per favore perdonami, non so che mi sia preso però ti assicuro che non ti avrei fatto nulla che tu non volessi…io…>>
<< So io cosa ti è preso e non è colpa tua Ryo, davvero…>> mi alzo in fretta dal letto e con un gesto brusco sfuggo dalla sua stretta:
sistemo alla ben e meglio i pantaloni e, dopo aver raccattato tutte le mie cose, esco dalla stanza ignorando il dolore alla gamba.
Scendere la lunga rampa di scale è una tortura soprattutto perché la voce di Ryo continua a chiamarmi, quando arrivo alla porta d’ingresso mi volto un istante per vedere Yuu allegro e sorridente mentre mi guarda andar via;
vorrei andar lì e cavargli entrambi gli occhi dalle orbite ma i passi del biondo al piano di sopra mi convincono ad andar via senza troppi complimenti.
Inizio a correre con gli occhi che bruciano e la vista annebbiata dalle lacrime, causate anche dall’ insostenibile dolore alla caviglia: come dovevo immaginare, fatto qualche metro cado rovinosamente a terra urtando la mano fasciata.
Impreco dal dolore a denti stretti ma mi rialzo immediatamente. Ryo potrebbe raggiungermi da un momento all’altro.
La mia corsa contro il tempo però viene interrotta da una voce fin troppo familiare.
<< Ma guarda che coincidenza, parlavamo giusto di te frocetto! >>
Hideki Kaiba mi riporta subito alla mente la sua indiscutibile volgarità e rozzezza e quando quell’idiota del suo amico Seguchi si unisce a lui in una risata sguaiata è davvero il coronamento di un sogno.
Chiudo le mani a pugno mentre avverto chiaramente il mio corpo tremare.
<< Il sasso dell’altra volta ti ha rincoglionito del tutto? Che c’è, ti fa male la testa? >>
Li sento avvicinarsi e quando Hideki si piega per guardarmi direttamente negli occhi, il suo alito fetido investe le mie narici e ho la sensazione di avere un’epistassi dal naso.
Mi spintona verso Seguchi che risponde al lancio dell’amico con un’altra spinta quasi fossi una palla e di nuovo le loro risate riempiono l’aria.
È un attimo: troppa rabbia repressa, troppa angoscia…la mia mente si annebbia e cedo completamente ai miei istinti primordiali.
Gli occhi limpidi come il cielo primaverile si tingono del colore del sangue e anche i tratti del viso, prima teneri ed infantili, assumono un aspetto duro e freddo come quelli di una statua di pietra;
senza indugiare afferro la mandibola di Hideki mentre le mie lunghe unghie laccate di nero penetrano nella carne del suo viso.
Lo sento urlare mentre la morsa si fa sempre più stretta ma l’unica risposta che riceva da me è un sorriso diabolico che taglia perfettamente a metà il mio volto sfigurato dall’odio.
<< Che c’è Hideki, ti fa male la testa? >> stavolta è la mia voce a tremare per il piacere e il divertimento che derivano da quello splendido spettacolo, a cui pongo fine con un unico gesto,
mentre la mia mano si riscalda con il fluido vermiglio e viscoso che sgorga copioso dal cranio di quell’inetto.
Il suo corpo cade a terra in un tonfo sordo e all’improvviso il silenzio torna sovrano di questo luogo.
Una serie di singhiozzi strozzati attirano la mia attenzione e ricordo finalmente la presenza di Seguchi alle mie spalle: ha una mano sulla bocca per trattenere i conati di vomito e mi guarda inorridito con gli occhi spalancati.
<< Ah è vero, ci sei anche tu.>> Mi avvicino a lui e subito inizia a correre ed urlare; povero illuso, pensa davvero di sfuggirmi?
Mi porto di fronte al fuggitivo ad una velocità disumana e con un calcio ben assestato nello stomaco lo faccio stendere a terra.
Afferro il ramo di un albero strappandolo con un gesto secco e sovrasto Seguchi mettendomi perfettamente sopra di lui.
<< Tu e il tuo amichetto avete fatto male i conti, nessuno può dar fastidio a Yutaka e a me.>>
Porto in alto il ramo e sorrido sadico nella sua direzione. << Ci vediamo all’inferno.>>
Un solo colpo e prendo la seconda anima della giornata.


Le soffici labbra della figura nascosta tra i rami della quercia si tesero in una smorfia di sofferenza; dover assistere a quello spettacolo senza poter muovere un dito era davvero frustrante.
Con un balzo leggero ed elegante atterrò ai piedi dell’enorme albero ed iniziò ad allontanarsi con ampie falcate da quel luogo di morte.
Quando finalmente giunse di fronte l’abitazione color albicocca si fermò per bussare delicatamente all’uscio in legno.
La porta si aprì quasi immediatamente per lasciar intravedere il viso snello e delicato di un moretto, il quale rimase incantato dalla figura angelica che gli si era presentata.
<< Ciao Yuu, tuo fratello Ryo è in casa? >> la voce vellutata della creatura la rese ancora più eterea ed impalpabile agli occhi del ragazzo, che senza nemmeno aprire bocca si fece indietro per lasciarla entrare.
<< Grazie Yuu.>>
Donò un sorriso serafico al moro e senza chiedere indicazioni si diresse verso la camera di Ryo; sapeva già dove trovarlo.
“ Hai già macchiato un’anima innocente demone, non ti permetterò di prendere anche lui.”
Era necessario arrestare quella serie di catastrofi che stavano per portare l’umanità sull’orlo dell’abisso: non si trattava di quell’unico demone, una creatura di gran lunga più feroce si nascondeva tra gli uomini in attesa del momento propizio. Era giunto il momento della contro-mossa.

Le porte del paradiso si erano aperte sulla Terra…



Salve a tutti!!! In questo preciso momento sono in uno stato emotivo un po’ particolare quindi non mi prendo la responsabilità di quello che sto per scrivere;
in pratica sto dicendo che butto giu le prime cose che mi passano per la mente perché non ho la forza di pensare a qualcosa di sensato e significativo da dire ( tanto per cambiare..-_-)
ma mi sembrava davvero brutto non fare nemmeno un commentino di questo terzo capitolo.
Allora, purtroppo non posso permettermi aggiornamenti lampo –causa: la scuola e un po’ di casini personali, che non mancano mai- comunque ce l’ho messa tutta per aggiornare il prima possibile e questo è il risultato^^
In questo chap sono successe un po’ di cose…Ruki si sta svelando pian piano ( e lui stesso scopre cose che prima non sapeva riguardo i suoi sentimenti^^);
Miyavi…beh che dire…Miyavi avrà un ruolo molto importante ai fini della fiction ma bisogna aspettare un pochino per vederlo all’opera, comunque più in là la sua presenza sarà molto più assidua;
poi c’è l’argomento Yuu…ebbene si, qui il caro Aoi ha dodici anni ù_ù sembrerà un po’ piccolino e magari la mia scelta non sarà condivisa da tutti
ma vi assicuro che la sua giovane età non gli impedirà di rimanere intricato in affari di cuore, lui è un tipino maturo e avrà modo di dimostrarlo^^
Ultima cosa: il personaggio misterioso a fine capitolo! Secondo voi chi è? Ammesso e non concesso che lo conosciate XD
Ok ora i ringraziamenti

Ren: quanto mi fa piacere sentirti dire queste cose^^ Anche a me piace tanto Ruki che tratta male Reita perché nella sua versione un po’ cattiva acquista fascino non credi?
Beh magari in questo chap alla fine ha leggermente esagerato che dici? Comunque so quanto tieni a Miya quindi tranquilla te lo tratterò bene.
Grazie ancora per i tuoi splendidi complimenti e per aver consigliato a Yume la fic, sei un angelo^^


Lion of Darkness: allora la comparsa di Miya ti è piaciuta!!! Meno male^^ ora devi dirmi che pensi della svolta di questo chap e mi raccomando sii super sincera
, comunque grazie infinite per il tuo sostegno, mi dà molta carica!
Un bacio cara!


MakiChan: la tua nee-chan è di sicuro la recensione più divertente che abbia mai letto XD mi sono venute le lacrime agli occhi davvero!
Comunque prima di tutto devo ringraziarti perché so che per te è una palla al piede leggere ma questo mi rende ancora più orgogliosa perché se la fic ti piace tanto da spingerti a leggere sul pc
( tralasciando il fatto che io ti rompo XD) vuol dire che vale davvero qualcosa.
Bene per quanto riguarda Miyavi e Kai come coppia…umm…si lo so che non ti gustano mucho ma per loro ho grandi piani quindi stai a guardare e stupisciti!!^^
Yutaka invece avrà la sua evoluzione quindi vedrai che non ti sembrerà più cosi prete…muahahah!!! Grazie ancora per il sacrificio.
Ps. Anche questo chap non è lungo visto?? .


Chiyo: una nuova lettrice!!! Wow sono contenta^^ Assolutamente ringrazio Ren per averti consigliato la mia fic e ringrazio te per i bei complimenti;
sono addirittura un genio!!? Mi fai arrossire, comunque mi fa piacere che ti sembri tutto interessante.
Per quanto riguarda le tue previsioni su Ryo e Takanori come puoi vedere erano esatte ma non può filare tutto liscio quindi come hai visto già da questo chap nasce un gran problema e vedrai che macello nel prossimo!!!
Miyavi…beh non ti posso dire che ne sarà di lui ma tu continua a tenerlo d’occhio
;) Un bacio anche a te, spero di vederti nel prossimo capitolo^^

Ci sentiamo presto Bacio

Misa

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Capitolo 4
*** For Love ***


HUMAN DEMON




Rimasi barricato in camera per non so quanto tempo. Me ne stavo accasciato in terra vicino all’ampia porta-finestra e con la testa abbandonata sul vetro, ascoltavo lo scrosciare intenso della pioggia e il battito del mio cuore ancora frenetico e irregolare.
Avevo forse esagerato lasciandomi guidare completamente dall’istinto e dalla rabbia?
Probabilmente si ma fino a quel momento nessun senso di colpa o rimpianto erano venuti a farmi visita; a quel pensiero solo una forte sensazione di vittoria e soddisfazione inebriava la mia mente e non potevo fare a meno di ridere ancora ripensando allo sgomento impresso sul viso di quei due patetici ragazzini mentre guardavano negli occhi la morte.
In fondo quell’atto sconsiderato aveva appagato appieno il mio desiderio di vendetta e placato, anche se solo per un breve attimo, la mia frustrazione, purtroppo però non era riuscito a cancellare dalla mia mente il pensiero di Ryo.
L’ennesimo lampo arrivò ad illuminare la stanza avvolta dalle tenebre e in quell’attimo di luce vidi la mia immagine riflessa guardarmi con freddezza: i miei occhi, se pur tornati del consueto color ceruleo, erano opachi e spenti, quasi privi di vita, e il pallore del volto di certo non aiutava a rendere più sopportabile quello spettacolo.
Portai le gambe al petto avvolgendole con forza e mi rannicchiai su me stesso rimanendo fermo in quella posizione e ascoltando il malinconico scorrere della pioggia.
Credo di essermi addormentato, perché quando riaprii gli occhi il dolce viso di Yutaka era di fronte al mio e mi guardava preoccupato.
<< Stai poco bene Takanori? È successo qualcosa mentre eri con Ryo? >>
Senza nemmeno chiedergli come facesse a sapere che ero stato con Ryo, gli saltai addosso con tanta forza da farlo cadere all’indietro mentre mi avvinghiavo a lui abbracciandolo stretto. Come c’era da aspettarsi,Yutaka rimase steso a terra schiacciato sotto il mio peso e con un tocco delicato accarezzava i miei capelli;
restò in silenzio ad ascoltare i miei singhiozzi, non fece nemmeno una domanda come se sapesse che non era di quello che avevo bisogno. In realtà neanch’io riuscivo a capire cosa mi fosse davvero necessario, perché non mi era mai capitato di piangere prima di allora, ma sentire il calore di quel corpo così sottile sotto il mio mi faceva sentire più forte e meno solo.
<< Cosa avete fatto tu e Miyavi quando me ne sono andato? >>
Guardo Yutaka che se ne sta ancora sdraiato in terra come un cadavere ad accarezzarmi, ma a quella domanda un grazioso rossore sulle sue gote mi rivela che è senza dubbio vivo e vegeto.
Si solleva di scatto facendomi rotolare da un lato per poi dirigersi vicino alla libreria fingendo di sistemare i tomi già perfettamente allineati.
<< Non è di questo che stavamo parlando…fino ad un momento fa eri tu quello in lacrime o sbaglio? >>
Arriccio il naso infastidito dalla piega che sta prendendo il discorso: non ho la minima intenzione di tornare allo stato catatonico di poco prima quindi cerco subito di cambiare argomento.
<< Si infatti, quindi vedi di impegnarti a farmi fare quattro risate. >> Mi siedo a gambe incrociate e poggiando il mento su una mano lo guardo ammiccando divertito. Yutaka si volta nella mia direzione e inizia a torturare le mani, che tiene all’altezza del ventre.
<< Non c’è niente da dire…abbiamo…parlato…>>
<< Su avanti non fare il timido! L’avete fatto? >>
Mi guarda tra l’inorridito e lo sconcertato, apre la bocca, poi la richiude, la apre di nuovo e alla fine pensa bene di urlarmi in faccia.
<< COSA!!? MA SEI MATTO!? NELLE SUE CONDIZIONI? IN UN OSPEDALE!!? >> << Quindi è solo per questo che ti trattieni!!! Hai paura di farlo morire di infarto!!! Wow, allora devi essere proprio una bomba a letto Yuta-chan!!! >>
Inizio a ridere come un pazzo ma il mio divertimento è interrotto da un grazioso libro di chimica lanciatomi con affetto dal brunetto e che faccio appena in tempo a schivare.
<< Non dire cretinate. Te l’ho detto non è questo che voglio…Miyavi ha bisogno d’altro…>>
Torno subito serio e con qualche passo leggero mi avvicino a lui scompigliandogli i capelli con la mano fasciata.
<< Si lo so ma questo non ti impedisce di stare con lui.>>
Mi sorride imbarazzato e abbassa il viso ormai completamente rosso.
<< Sai Yuta, ci sono mille altri modi per divertirsi con un ragazzo senza rischiare di lasciarlo stecchito…se vuoi ti insegno qualcosa verginello.>>
Afferra un altro libro e anche stavolta mi do alla fuga uscendo dalla stanza e correndo per il corridoio tra risate e schiamazzi.


Percorriamo la strada verso scuola nel più assoluto silenzio, troppo stanchi perfino per camminare, figuriamoci per emettere qualche suono che abbia almeno un minimo di coerenza.
Rimanere a parlare fino alle quattro del mattino non è stata proprio una buona idea, ma è anche vero che ogni tanto devo rendermi utile a Yutaka e dargli qualche dritta altrimenti perché mai dovrebbe cedermi la sua anima?
Naturalmente ho dato il meglio di me stesso e ho convinto quella specie di suora intrappolata in un corpo da gnocco a concedere qualche “premura” in più al caro Miyavi; questo pomeriggio stesso andremo di nuovo a trovarlo e mi accerterò della veridicità della sua promessa.
Tra uno sbadiglio e l’altro siamo finalmente giunti di fronte al grande edificio dal colore indefinito, un misto tra il bianco e l’azzurrino davvero orribile, ma che comunque ai miei occhi appare già come un luogo familiare e rassicurante.
Arriviamo davanti all’ingresso ma stavolta Seguchi e Hideki non sono lì ad aspettarci e per fortuna non ci saranno mai più. Rido sotto i baffi e Yutaka vedendomi alza un sopracciglio leggermente stupito.
<< Sei così contento di vedere il prof di matematica? >>
Mi volto verso di lui e gli sorrido rassicurante.
<< Altroché, matematica è la mia materia preferita.>>
In classe troviamo il solito caos mattutino e senza farci caso ci sediamo come niente fosse; in questo momento sono piuttosto tranquillo quindi decido di scambiare qualche parola con il ragazzo seduto dietro di me.
<< Ehi Takanori! Hai visto quanto è carina la nuova arrivata!!? >>
Accenno un’espressione stupita per fargli capire che non so di cosa stia parlando, così il ragazzo dai cortissimi capelli neri e la bocca sottile inizia il suo entusiasmante racconto.
<< Questa mattina è arrivata una ragazza bella da mozzare il fiato, è alta, bionda, delicata e sensuale come una ninfa; poi è dolce e affabile con tutti, pensa che quando Miharu le ha rovesciato addosso il caffè, lei invece di arrabbiarsi gliene ha offerto un altro! Siamo rimasti tutti stregati dal suo dolce sorriso e…>>
<< Wow, da come la descrivi sembra quasi un angelo! >> lo interrompo bruscamente: non mi interessano i vaneggiamenti su qualche insulsa ragazzina. Faccio per girarmi dall’altra parte ma il bamboccio riprende a parlare.
<<…certo che Suzuki è proprio fortunato, chissà dove l’ha conosciuta una così…>> Al nome di Ryo sgrano gli occhi e scatto in piedi come una molla.
<< Quella lì stava con Ryo!?!? >>
Il moro fa cenno di si con la testa e a quel punto, senza esitazione corro via dall’aula in cerca del mio Ryo.

Lo trovo vicino al bar della scuola. È voltato di spalle e non può vedermi, ma io posso vedere perfettamente con chi sta parlando.
La descrizione combaciava alla perfezione: una ragazza dalle gambe lunghe e snelle, fasciate dalle pesanti calze di lana nera, il fisico asciutto e slanciato e un viso di una bellezza impalpabile, con due occhi dal sensuale taglio allungato e labbra soffici e rosee, incorniciato da morbidi fili dorati.
Gli sorride mentre con le dita affusolate sfiora il fiocco della sua divisa ma improvvisamente i suoi occhi magnetici incontrano i miei furenti ed impassibili.
Non posso sbagliarmi, è una di loro; la sua sola presenza mi disgusta all’inverosimile e mentre continuiamo a guardarci, sento drizzarmisi i capelli sulla nuca. Stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche e avverto l’impulso irrefrenabile di saltare al collo dell’essere che mi sta di fronte e strappare il suo inutile cuore.
Improvvisamente, come se avesse avvertito le mie intenzioni, afferra la mano di Ryo e lo trascina via in mezzo alla folla di studenti, ma prima di sparire dietro l’angolo, lancia un’ultima occhiata nella mia direzione e mi sorride con aria compiaciuta.
Questo è davvero troppo.
Senza curarmi di non urtare chi mi sta intorno, attraverso il lungo corridoio di gran carriera e seguo la scia dolciastra lasciata dall’inconfondibile odore che hanno quelle fastidiose creature; svolto nella loro stessa direzione e arrivo in prossimità della palestra ancora completamente vuota.
Non riesco ad intravedere né Ryo né tantomeno quella bionda tanto appariscente; all’improvviso sento una lieve risata provenire alle mie spalle, in direzione degli spogliatoi, e in men che non si dica sono di fronte alla porta e la spalanco con forza.
All’ interno trovo solo la ragazza, seduta elegantemente su una delle numerose panche.
<< Sapevo che ci avresti seguiti. >> la sua voce pacata e armoniosa come il canto di un usignolo presenta un’impercettibile nota di ironia, che però colgo anche dalla sua espressione chiaramente canzonatoria.
Faccio qualche passo nella sua direzione fermandomi ad un paio di metri di distanza. << Sarò veloce e conciso pennuto: non voglio che svolazzi intorno a Ryo, anzi non voglio vedere né te né la tua aureola in questa scuola o in altri luoghi che frequento di solito.>>
Accavalla sensualmente le gambe mettendo in mostra una generosa parte delle sue cosce già piuttosto scoperte data la vertiginosa gonna scozzese.
<< Mi spiace ma sarò costretto ad incorrere nella tua ira, naturalmente so di avere di fronte un avversario da non sottovalutare ma i piani del mio Superiore per Ryo non prevedono demoni di alcun tipo, neanche quelli innamorati come te.>>
Calca volutamente la parola “innamorati” e a quel punto sento il sangue darmi alla testa; azzero le distanze tra di noi e l’afferro per il bavero della camicetta bianca.
<< Giusto ieri ho fatto fuori due ragazzini, cosa ti fa credere che avrò qualche riguardo per un angelo? >>
Mi sorride serafica ancora una volta e prende la mia mano con delicatezza. << Perché avverto chiaramente che questo…>> e poggia il palmo sul suo petto mentre la sue dita sfiorano il mio <<…è tornato a battere.>>
Sto per urlarle contro e sbatterla violentemente al muro ma come un fulmine a ciel sereno mi rendo conto di un particolare che prima non avevo notato, un particolare molto importante.
Premo leggermente sul suo corpo la mano che ha afferrato poco fà, accertandomi in questo modo che non vi è alcun tipo di morbidezza in quella zona: completamente piatto, neanche l’ombra di un seno femminile.
Faccio qualche passo indietro barcollando confuso e guardo con meraviglia quella che fino a qualche attimo prima credevo una donna.
<< Sei…un uomo!!? >>
Vedo comparire di nuovo quel sorriso mellifluo ed irritante sul suo viso etereo e mentre si alza dalla sua postazione, sistema la camicia sgualcita.
<< Perché fai quella faccia? Per noi angeli il sesso non è poi questa gran cosa, semplicemente ho pensato che con queste fattezze sarebbe stato tutto molto più semplice.>>
Sono davvero disgustato, questi dovrebbero essere i virtuosi abitanti del paradiso? Individui ambigui e asessuati?
<< Le donne su questa terra ricoprono un ruolo di prestigio, spesso vengono considerate deboli o inferiori agli uomini ma in fin dei conti sono loro a tenere le redini della situazione e rimangono inevitabilmente al centro dei pensieri dell’uomo.
Più i ragazzi sono giovani maggiore è l’influenza che le fanciulle hanno su di loro e Ryo è decisamente nel fiore degli anni non trovi? >> È tornato a parlare ma stavolta la sua voce e più bassa e profonda, decisamente quella di un uomo, e avvicinare quel suono tanto cupo all’immagine esile e delicata che mi sta di fronte è davvero un ossimoro.
<< Ti vedo contrariato, forse non la pensi come me? >>
Assumo un’espressione scettica poggiando una mano sul fianco mentre l’altra intreccia qualche ciocca di capelli.
<< Ti assicuro che le donne non sortiscono alcun effetto su Ryo, lui preferisce nettamente i ragazzi piccoli e carini come il sottoscritto…ieri ne ho avuto la conferma.>>
Sta zitto per qualche minuto come se stesse soppesando le mie parole, poi si stringe nelle spalle e abbassa lo sguardo.
<< Si ho avuto modo di assistere al vostro momento di passione, però non ho avvertito un briciolo di amore da parte di Ryo in quel frangente, era solo molto…eccitato, un po’ come avviene tra animali sai? Quando ho parlato con lui era molto arrabbiato perché –cito testuali parole- non aveva potuto concludere nulla dato che un ragazzino si era fermato sul più bello.>>
Sento il mio corpo diventare improvvisamente freddo e le gambe cominciano a tremare come fossero sul punto di cedere da un momento all’altro; allora Ryo era seriamente preso da me solo per la mia natura “particolare”? Non appena ero corso via da casa sua l’incantesimo si era rotto rivelando come stavano davvero le cose.
<< Va tutto bene Takanori? >> la voce del biondo rimbomba nella mia mente << questo non ci impedirà di convivere pacificamente, giusto? >>
Un altro sorriso dolce e ipocrita illumina il suo viso delicato mentre avverto chiaramente il senso di vittoria infiammargli l'animo.
Non voglio concedergli altra soddisfazione così mi volto dall'altra parte e mi incammino velocemente verso l'uscita della palestra mordendo con forza il labbro inferiore.
<< A proposito...>> la testa bionda fa capolino dallo spogliatoio <<...mi chiamo Uruha. >>

Il demone si era appena allontanato lungo il corridoio ormai vuoto quando Ryo uscì dal bagno dando un ultima occhiata alla sua perfetta cresta bionda. << Parlavi con qualcuno Uru? >>
Uruha puntò i suoi occhi profondi sulla figura del ragazzo bendato e gli sorride innocente.
<< Ripetevo il mio discorso di presentazione alla classe.>>
<< Tranquillo, piacerai a tutti.>>
Ryo scompiglia i morbidi capelli del biondo e lo trascina con sé verso la classe.
L'incontro con Uruha era stato davvero voluto dal destino: si era presentato a casa sua rivelandogli una verità sconvolgente ma che allo stesso tempo lo aveva rassicurato.
Uruha era il fratello di Yuu e non un fratello come poteva essere lui per il moro, i due avevano un legame di sangue;
certo le foto che Uruha aveva portato con sé, foto in cui lui e Yuu, ancora più che bambini, si tenevano per mano, non rappresentavano una certezza ma Ryo non poteva fare a meno di credere alle parole di quell'angelo biondo, non sapeva per quale motivo ma sentiva di potersi fidare, una voce dentro di lui lo spingeva ad avere fiducia.
Purtroppo Yuu, a seguito dell'incidente di cui era l'unico superstite, non aveva alcun ricordo del suo passato ma forse con Uruha sarebbe riuscito a diradare la fitta nebbia che oscurava i suoi ricordi.
<< Sei pensieroso Ryo! >> la voce melodiosa di Uruha lo riscosse dai suoi pensieri. << Scusami, sono solo stanco.>>
Effettivamente la stanchezza cominciava a farsi sentire; aveva trascorso la notte in bianco pensando alla reazione di Takanori, alle sue lacrime e al suo bellissimo viso malinconico.
Era stato uno stupido a trattarlo in quel modo, si sarebbe dovuto trattenere invece di avventarsi su di lui facendolo sentire come uno da una botta e via!
Fece un sonoro sbuffo, poi sentì le dita affusolate di Uruha stringergli la mano con premura per confortarlo.
<< Non devi preoccuparti per me Uru, sono solo musone di natura.>> Risero insieme mentre gli occhi di qualche studente ritardatario li osservava con invidia: Uruha non rimaneva di certo inosservato,
<< Sai che ti trovo carino in ogni modo ma,,,devi proprio vestirti come una donna? >>
Il biondo strinse più forte la mano di Ryo e sollevò gli occhi al cielo con fare pensieroso.
<< Ummm,,,si! E poi a Yuu piaccio con la divisa femminile,>>
<< E questo si che è preoccupante! >>
Mentre ricambiava la stretta di Uruha, vide la figura sottile di Yutaka uscire dall'aula.
C'era qualcosa in quel ragazzo che lo aveva sempre affascinato, forse quell'aria perennemente malinconica e nostalgica, come se fosse consumato lentamente da un male che non gli lasciava tregua, << Scusami Uruha, devo parlare con Yutaka,aspettami in classe.>> Uruha inclinò la testa da un lato un po' incuriosito ma poi se ne andò senza fare domande.
Ryo raggiunse il brunetto con poche falcate e gli sfiorò una spalla per avvertirlo della sua presenza.
Yutaka si voltò di scatto per poi curvare leggermente le labbra carnose in un accenno di sorriso.
<< Ciao Ryo,>> la solita voce flebile e tranquilla.
Per qualche inspiegabile motivo Yutaka sembrava innervosito per la presenza del biondo e continuava a torturarsi le dita senza guardarlo.
Ryo gli afferrò le mani stringendole e con due dita sollevò il mento del bruno per guadarlo negli occhi.
<< Takanori ti ha detto qualcosa vero? >>
A quella domanda Yutaka assottigliò le labbra assumendo un'espressione infastidita. << Yutaka ti giuro che non volevo fargli nulla di male, a me Takanori piace davvero, non farei mai nulla per ferirlo.>>
Il ragazzo di fronte a lui corrugò la fronte e lo spintonò via; era arrabbiato, arrabbiato come nessuno lo aveva mai visto.
<< A quanto pare hai fatto male i conti Ryo: ti piace Takanori eh? Se fosse vero ieri sera non sarei rimasto due ore con lui mentre lo ascoltavo piangere. Le persone non si amano così di punto in bianco, tu non sai nemmeno cosa sia la parola amore.>>
<< Invece tu si vero? Tu sai cos'è l'amore giusto? Ti permetti di sputare sentenze solo perché trascorri qualche ora della tua settimana con quel ragazzo, ma in realtà sappiamo benissimo entrambi che stai con lui solo per sentirti meno inutile e lui sta con te perché non ha nient'altro! >>
Si accorse della gravità delle sue parole solo quando lo schiaffo di Yutaka piombò con tale forza sulla sua guancia da farlo voltare dall'altra parte.
Se ne andò lasciandolo lì impalato mentre il senso di colpa iniziava a farsi strada.

Il litigio con Ryo lo aveva talmente innervosito che trascorse le ore seguenti nella più completa apatia. Non ascoltò nemmeno una parola della spiegazione di scienze e quando l'insegnante lo chiamò per l'interrogazione, Takanori dovette assestargli un poderoso calcio sullo stinco per farlo alzare.
Il lato positivo della vicenda era che almeno la giornata trascorse velocemente senza che facesse caso a quanto gli accadeva intorno.
Solo durante la pausa pranzo riprese contatto con la realtà quando vide il suo inseparabile demone cambiare strada all'improvviso:il motivo gli rimase ignoto in quanto non riusciva a scorgere il ciuffo biondo di Ryo da nessuna parte.
Una ragazza dallo sguardo gentile gli passò accanto e lo guardò con espressione triste, come se fosse dispiaciuta per lui; Yutaka si voltò verso la superficie riflettente di una finestra ma nella sua immagine non vide nulla che potesse ispirare tanta pena.
Quando finalmente la campanella annunciò la fine delle lezioni lui e Takanori furono i primi ad uscire.
<< Senti Yuta forse è meglio se oggi non vengo con te da Miyavi...>>
Yutaka abbassò lo sguardo sulla figura minuta di Takanori e si accorse di quanto apparisse piccolo e indifeso in quel momento, forse anche più di un essere umano. << È per Ryo che non vieni? >>
Le mani del rosso affondarono ancora di più nel cappotto e un sorriso malinconico si dipinse sul suo volto.
<< In parte si, ma ho anche pensato che tu e Miyavi avrete bisogno della vostra intimità, >> e con una risata un po' forzata tentò di rompere quell'atmosfera pesante che aleggiava intorno a loro.
Yutaka stava per rispondere scocciato ma un dito sottile chiuse le sue labbra. << Niente moine Yutaka, io e te abbiamo fatto un patto e se vuoi che aiuti Miyavi anche tu devi renderti utile! Vedi di stargli accanto in tutti i modi possibili! >>
Lo salutò con una leggera pacca sulla spalla e corse via come un fulmine.
Quando Yutaka arrivò di fronte all'ospedale sentì uno strano tuffo al cuore, una sensazione che non aveva mai provato prima, qualcosa che somigliava all'ansia mista ad aspettativa ma molto più intensa.
Le parole di Takanori lo avevano suggestionato; soffiò sulla frangia ormai troppo lunga e si incamminò verso la camera di Miyavi.
Quando fu arrivato rimase sulla porta ad osservare Miyavi ballare a ritmo della musica che proveniva dagli auricolari. Sorrise intenerito da quell'immagine e a quel punto il ballerino improvvisato si voltò nella sua direzione fermandosi di botto, poi gli andò incontro e gli tese una mano per invitarlo a ballare.
<< Miyavi basta, ti stancherai.>>
Il ragazzo dai capelli arcobaleno fece finta di niente e lo afferrò per un braccio attirandolo a sé. Prima di allontanarsi dalla porta si premurò di chiuderla a chiave e tenendo Yutaka stretto al petto cominciò a volteggiare elegantemente per la stanza.
Il brunetto alla fine si arrese alle attenzioni del compagno e ridendo nascose il viso nell'incavo del collo di Miyavi mentre sentiva la stretta sicura dell'altro intorno alla sua vita.
Miyavi abbandonò auricolari e I-pod sul comodino ma continuò ugualmente a danzare.
<< Sei bellissimo Yutaka.>> glielo sussurrò all'orecchio per poi mordicchiarlo con delicatezza.
Yutaka intrecciò le braccia intorno al collo dell'altro e per la prima volta decise finalmente di lasciarsi andare senza preoccuparsi delle conseguenze.
Rimasero abbracciati così ancora per un po', poi Miyavi lo guidò fino al letto e mettendogli una mano dietro la nuca lo fece adagiare sulle lenzuola, che odoravano di disinfettante, mettendosi sopra di lui.
Yutaka aprì gli occhi che aveva tenuto chiusi fino a poco prima e accarezzò la guancia calda di Miyavi.
<< Ho paura di farti del male Miya...>>
Il giovane dai capelli multicolore lo baciò sulle labbra e con le dita iniziò a giocherellare con i ciuffi castani del suo ragazzo.
<< Sto male solo quando tu sei lontano Yutaka, quindi, ti prego, permettimi di amarti.>>
Lo sguardo intenso di Miyavi lo lasciò senza fiato, non ebbe nemmeno la forza di rispondergli se non con un cenno della testa; sembrava che il ragazzo lo guardasse come la cosa più preziosa esistente al mondo, lo desiderava con tutto se stesso e Yutaka voleva lui con altrettanta brama, dunque non restava altro che seguire quanto gli diceva il cuore.
Iniziò a sbottonare con mani tremanti la maglia di Miyavi scoprendo così il fisico asciutto e statuario del ragazzo,il quale nel frattempo continuava a divorarlo con lo sguardo.
Presto i vestiti di entrambi caddero a terra senza far rumore e l'unica cosa che rimase a riscaldarli fu il calore dei loro corpi avvinghiati.
Si sentiva terribilmente impacciato,lui e Miyavi non si erano mai scambiati niente di più di qualche bacio, ora invece si trovava in una situazione del tutto diversa, di cui per giunta non aveva la minima esperienza;
sentì le labbra roventi di Miyavi baciargli il petto e il ventre mentre con la lingua tracciava piccoli cerchi intorno al suo ombelico.
Il fiato tornò a mozzarglisi in gola mentre una nuova ondata di panico e eccitazione investirono tutto il suo corpo,Stava per allontanarlo e dirgli che aveva paura, che non era pronto, ma improvvisamente Miyavi sollevò il viso e gli rivolse un sorriso dolce e rassicurante, carico di tutto l'amore che provava per lui.
In quel momento si rese conto di quanto fosse stato stupido a non fidarsi di quel ragazzo splendido che lo guardava con tale trasporto; Takanori aveva ragione, doveva essere lui stesso ad aiutare per primo Miyavi e quello era il modo migliore per stargli accanto e fargli capire che ci sarebbe stato sempre.
Yutaka si sollevò sui gomiti e baciò la fronte del suo ragazzo.
<< Ti amo, >> Con una mano accarezzò qualche ciocca colorata e ridacchiando lo trascinò giù con sé.
Le loro labbra si incontrarono in un bacio lungo e bagnato, fatto di morsi e lingue che si rincorrono, si inseguono in una ricerca senza fine. Yutaka si strinse ancora più forte a lui per poi assecondare i suoi movimenti allargando le gambe e gettando la testa indietro mentre Miyavi succhiava avidamente la pelle candida del suo collo sottile.
Quando avvertì le dita dell'altro sulle sue labbra le strinse tra le sue e le portò al petto.
<< Non ce n'è bisogno.>>
Miyavi guardò con stupore il ragazzo sotto di lui ma capì che niente di quello che avrebbe potuto dire lo avrebbe dissuaso dalla sua scelta, così spostò la sua frangia sbarazzina e lo baciò ancora una volta.
Entrare dentro di lui fu la sensazione più appagante, dolce e straziante che avesse mai provato: si sentiva finalmente completo, felice, come se avesse trovato quella parte di sé che cercava da tanto tempo e che non aveva mai trovato, almeno fino a quando non aveva incontrato Yutaka, lui era ciò di cui aveva bisogno.
Guidato dal piacere continuò a muoversi poggiando la fronte su quella del brunetto: quando aprì gli occhi vide quelli grandi e caldi di Yutaka illuminati da una luce che non aveva mai visto prima, anche il suo viso era diverso:
nonostante le guance fossero attraversate da piccole gocce salate, i suoi lineamenti erano stravolti da una passione intensa e travolgente. Morsicava con forza il labbro inferiore per trattenere i gemiti di dolore mentre il suo corpo affusolato era scosso da forti tremori;
Miyavi si avvicinò all'orecchio del ragazzo e, pur con fatica, tentò di parlargli per rassicurarlo.
<< Yutaka...dimmi cosa posso fare...per non farti soffrire.>>
Yutaka schiuse le labbra ansimando per poi baciare la testa variopinta del ragazzo sopra di lui, Non ci fu bisogno di parole, i suoi sospiri rincuorarono Miyavi che continuò a godere del calore di quel corpo tanto accogliente, premurandosi di leccare vie le lacrime dispettose che rigavano le guance vellutate di Yutaka.
La voce di Yutaka riempì la stanza invocando il nome dell'amante e quando finalmente raggiunsero insieme l'apice del piacere, Miyavi si accasciò su di lui respirando ancora affannosamente.
Erano entrambi stremati ma sereni, ancora estasiati per le sensazioni provate e felici di aver condiviso quel momento tanto atteso.
<< Grazie.>> la voce di Miyavi era rauca e profonda.
Yutaka passò le dita tra le ciocche colorate e lo strinse forte.
<< Perché mi ringrazi?>> una risata appena udibile uscì dalle sue labbra ancora rosse per l'eccitazione.
<< Perché sei l'unico motivo per cui continuo a voler vivere.>>
A quelle parole sentì il cuore balzargli nel petto e in quel momento capì di aver fatto la scelta giusta: la sua anima non valeva nemmeno la metà dell'amore di Miyavi, per lui era pronto a bruciare nelle fiamme dell'inferno e a soffrire tutta un'eternità.
Rimasero così, l'uno sull'altro, per molto tempo finché Yutaka sentì il respiro dell'altro rallentare, segno che si era addormentato.
Si alzò dal letto coprendo Miyavi con le lenzuola candide e recuperò velocemente i suoi vestiti; mentre sistemava il collo della camicia si guardò allo specchio notando qualcosa di diverso nella sua immagine, Sembrava più magro e sciupato, con il viso stanco e il fisico provato, ancora più fragile e minuto del solito.
Non poteva sapere quanto caro sarebbe stato il prezzo da pagare per la felicità di Miyavi.


Ciao a tutti! Allora, in questo angolino mi limiterò a farvi le mie scuse dato che ho impiegato un po' più di tempo per l'aggiornamento ma, come alcune di voi sanno, ho avuto problemi con quel traditore del mio pc ( ormai ufficialmente deceduto) quindi scrivere è stata davvero un'impresa.
Seconda cosa chiedo scusa se il momento “ sentimentale” di questo chap è stato un po' deludente ma è stata la mia prima volta...tanto per rimanere in tema XD
Comunque mi allenerò e vedrò di fare meglio in futuro, perché si, penso già ad eventuali svolte amorose che coinvolgano altri protagonisti^^
Bene, chiudo qui altrimenti mi dilungo troppo come al solito...passiamo ai singoli ringraziamenti che è meglio!

Ren: ciao bellissima!!! Tu sei la persona a cui devo chiedere scusa per prima, scusa scusa scusa se sono stata assente per tutto questo tempo ma ti assicuro che per me è stata una vera tortura!
Comunque spero di essermi fatta perdonare almeno un pochino ( ma davvero pochino pochino) per l'attesa. Visto chi è l'angelo??
Ebbene si ci avevi visto giusto ma tu sei un genio quindi niente di nuovo ù_ù Tanto per rendere questo angioletto più interessante però ho pensato di presentarlo in queste vesti...particolari...
E di Miya che dici, l'ho trattato bene? Ok non vedo l'ora di sentirti e leggere altre tue fic ( continuo a ripeterti che Candle mi ha rapito il cuore) Un bacione

Chiyo: ecco un'altra ragazza che adoro!!! La tua recensione mi ha riempito di orgoglio, grazie mille per le splendide parole sei stata gentilissima, mi hanno davvero illuminato la giornata^^
Anche tu hai indovinato l'identità della creatura misteriosa però te l'aspettavi così furbetto il nostro Uru?
Inventa un po' di cavolate non trovi? Comunque ti giustificherò se non dovesse esserti molto simpatico^^ Per quanto riguarda il tuo amato Kai...ehm...beh dimmi tu cosa ne pensi ^^”
Non vedo l'ora di leggere cosa pensi di questo chap, alla prossima cara!

Samh: una nuova lettrice, non c'è cosa che mi faccia più piacere^^ Spero che anche questo chap, se pur tardivo, non ti abbia deluso.
Beh Yuu che vede per primo il nostro caro angioletto era un grande indizio e vedrai che combineranno quei due insieme! Spero di vederti nel prossimo capitolo, un bacio.

Lion of Darckness: io lo dico sempre che con i tuoi complimenti finirò per montarmi la testa! Grazie mille davvero non me li merito però se dici che ricorderai per molto tempo la fic non può che farmi piacere^^
Questo chap è un po' di passaggio ma ci sono cose...interessanti...dimmi che ne dici^^
Ci sentiamo presto!!!

Maki: io mi ammazzo sempre dalle risate con le tue recensioni rosa shocking super fashon, però non ti azzardare a lasciarmi recensioni-lampo come eri tentata di fare o ti uccido!
Allora...hai detto che ami alla follia la coppia Ruki-Reita ma dopo averti reso tanto felice non potevo non renderti altrettanto triste, ecco quindi la super coppia di questo chap....so che la ami tantissimo XDXD
Dai non prendertela in fondo sono successe anche altre cose no? Aspetto la tua reazione piccoletta!!! (...anche se so che sarai l'ultima XD)
Bacioooo!!!

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Capitolo 5
*** Dangerous trip ***


HUMAN DEMON




La mattina della gita scolastica ero davvero di pessimo umore. Yutaka continuava a guardare fuori dal finestrino con lo sguardo perso nel vuoto e non c'era verso di fargli spiccicare parola.
L'unica cosa che avevo capito era che il mio protetto aveva trascorso un piacevole pomeriggio con Miyavi, ma il suo pallore spettrale e l'aria esausta non sembravano confermare le mie aspettative.
Smisi di fissarlo, ormai rassegnato a rimanere nel dubbio, e mi abbandonai sul sedile dell'autobus che viaggiava spedito. Alle mie spalle potevo sentire la voce squillante di quell'odioso essere biondo, che continuava a rimanere saldamente incollato a Ryo.
Passai tutto il tempo ascoltando le inutili chiacchiere di quella finta donna e i mugolii d'assenso di quei ragazzini imbecilli, che non facevano altro che fissare le sue gambe scoperte.
Quando arrivammo ad Osaka, Yutaka si fiondò fuori dal veicolo giallo evidenziatore andando a nascondersi dietro il primo cespuglio che incontrò sulla sua strada.
Lo raggiunsi velocemente ma arretrai allarmato non appena mi accorsi che stava rimettendo tutta la colazione di quella mattina; da un po' di tempo a questa parte non faceva altro, non riusciva a trattenere nulla nello stomaco e ogni giorno che passava diveniva sempre più magro e smunto.
Mi chinai su di lui per tenergli le ciocche di capelli e accarezzai la sua fronte fredda con delicatezza.
Inspiegabilmente ormai iniziavo a nutrire per Yutaka un affetto quasi fraterno e vederlo in quello stato mi procurava un dolore che mai avrei pensato di poter provare.
<< Yutaka...ma che ti succede? >>
Il brunetto sollevò gli occhi stanchi su di me e sorrise come era solito fare, quasi non avvertisse il dolore che, sapevo, lo stava annientando.
Lo strinsi a me possessivamente per riscaldarlo e per la rabbia mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare: non potevo sopportare quella sensazione di impotenza, dovevo aiutare Yutaka, era quello il mio compito ed era quello che avrei fatto.
<< Ti prometto che troverò il modo di aiutarti Yutaka...fosse l'ultima cosa che faccio.>>
Tornammo dagli altri in silenzio e, senza degnare nessuno di uno sguardo, ci posizionammo alla fine della fila per non essere disturbati.
La mattina fu di una noia mortale: udivo a malapena la voce della guida che ci presentava l'imponente struttura dell'Umeda Sky Building di Osaka e invece di sollevare gli occhi per godere dello spettacolo dell'enorme edificio, tenevo le mie iridi glaciali incollate sulla figura minuta di Yutaka, che si stringeva nel cappotto per ripararsi dal freddo pungente.
Si voltò nella mia direzione e sbuffò esasperato.
<< Takanori sto bene, è solo un po' di stanchezza e comunque il tuo sguardo inquisitore non aiuta...sembra che tu mi stia divorando con gli occhi...>>
Feci una smorfia infastidita e continuai a guardarlo imperterrito.
<< Magari è quello che sto facendo...>>
Yutaka rise di gusto e mi afferrò la mano stringendola.
<< Grazie di essere così premuroso Taka, lo apprezzo davvero.>>

A pranzo ci concessero un'ora libera, che trascorsi nella più assoluta tranquillità, osservando i miei compagni di classe mentre chiacchieravano animatamente di motori e donne.
“ Beata gioventù” sorrisi a quel pensiero, ma quel sorriso nato così in fretta morì altrettanto velocemente non appena vidi Uruha discutere con le ragazze – o meglio, ex-ragazze – di quegli idioti di Hideki e Seguchi.
Sembravano un semplice trio di liceali pettegole, ma più guardavo il viso dell'angelo biondo più mi rendevo conto di quanto fosse bello, di una bellezza disarmante e disumana.
Scossi la testa infastidito e mi allontanai in fretta per evitare il suo sguardo; l'ultima cosa di cui avevo bisogno erano i suoi occhi puntati addosso.


<< So di chiedervi un grande favore ragazze però non posso sopportare di vedere Takanori appiccicato al mio Ryo...e comunque non voglio che gli accada nulla di troppo grave, spero solo che capisca di dovergli stare lontano.>>
Il viso giovane e delicato di Uruha fu illuminato da un sorriso soave e per assicurarsi di avere maggiore presa sulle menti delle due ragazze che gli stavano di fronte, strinse le loro mani affinché il suo ordine fosse definitivo.
Le giovani lo guardarono con occhi spenti, poi si allontanarono senza dire una parola.
“Andrà tutto secondo i piani.” L'angelo si diresse nella direzione opposta per tornare dal ragazzo con la benda, che lo aspettava poggiato con la schiena su una parete.
<< Ce ne hai messo di tempo! Dove sei stato? >> Ryo gli scompigliò i capelli affettuosamente e lui subito ne approfittò per stringersi al suo petto.
<< Scusami, stavo solo parlando con un paio di amiche.>>
I due ragazzi si incamminarono lungo la via commerciale sotto gli sguardi dei curiosi; alcuni bambini gli si pararono di fronte bloccandogli la strada, Uruha si chinò verso di loro sorridendogli.
Uno dei piccoli sfiorò la guancia levigata del biondo guardandolo estasiato.
<< Ma tu sei un angelo? >>
Uruha inclinò la testa da un lato assumendo un'espressione intenerita, poi accarezzò a sua volta il piccolo.
<< Si sono un angelo, sono venuto qui per salvare questo ragazzo alle mie spalle.>>
Il bambino guardò Ryo incuriosito. Sembrò leggermente deluso e allontanandosi si rivolse a lui guardandolo bieco.
<< Una scimmia come te non dovrebbe avere un angelo così bello.>> Fece la linguaccia e corse via con i suoi compagni.
Ryo iniziò ad urlargli contro e se la mano di Uruha non lo avesse trattenuto per il polso sarebbe stato capace di corrergli dietro come un folle.
<< Maledetti ragazzini...>> mugugnò tra i denti inferocito ma subito l'angelo biondo si strinse al suo braccio lasciandosi andare ad una delle sue risate cristalline.
<< Ma dai Ryo, sono solo bambini! >>
Il ragazzo con la fascia sul naso affondò le mani in tasca e ricominciò a camminare.
<< E questo è un buon motivo per permettergli di fare quello che vogliono? Anche Yuu è un bambino ma di sicuro non è così maleducato.>>
<< Certo, ma Yuu è speciale...>> Uruha pensò al viso piccolo e dolce del moro e non poté fare a meno di sentirsi felice.
Ryo lo guardò soddisfatto e iniziò a ridere sotto i baffi.
<< Perché ridi? >>
<< Perché parli di tuo fratello come farebbe un uomo con la persona che ama.>>
Uruha arrossì e diede un pizzico sulla guancia dell'altro scappando via come un fulmine.
Ryo lo rincorse a perdifiato e quando finalmente lo raggiunse lo bloccò stringendolo a sé. Uruha avvolse le braccia intorno alla sua vita e lo guardò intensamente, si sollevò sulle punte e con le labbra sfiorò quelle dell'altro ragazzo.
A quel contatto Ryo si sentì avvampare e quando la bocca di Uruha premette di nuovo sulla sua, questa volta con più forza, senza volerlo abbracciò più stretto l'angelo biondo.
Improvvisamente però un'immagine si insinuò prepotentemente nella sua mente: quegli occhi grandi come due splendidi zaffiri, le labbra piccole e carnose, i capelli ribelli di quel rosso profondo...
<<...Takanori...>> quasi lo sussurrò, ma tanto bastò per dargli la forza di allontanarsi da Uruha.
<< Cosa c'è che non va Ryo? >> Gli occhi color nocciola di Uruha lo fissavano confusi.
<< Io...non posso...>> corse via senza dargli la possibilità di rispondere, doveva cercare Takanori.
L'angelo incrociò le braccia al petto; non immaginava che quel demone avesse già compromesso il cuore di Ryo fino a quel punto.
<< Nemmeno i miei poteri sono serviti a nulla, speriamo almeno che quelle due riescano ad eliminare quell'essere diabolico..>>



Mi trovavo nei pressi della periferia di Osaka quando il primo fiocco di neve si adagiò leggero sul mio naso. La neve...ne avevo tanto sentito parlare, ma non l'avevo mai vista: era così...fredda.
Guardai verso il cielo grigio e un nuovo cristallo gelato cadde sul mio viso facendomi rabbrividire. Decisi di non cercare riparo e continuai la mia gita solitaria mentre i miei passi venivano attutiti dalla neve accumulata sul terreno.
Stare solo non mi faceva poi così bene, ogni volta che quel silenzio profondo mi avvolgeva, finivo inevitabilmente per pensare a Ryo. Calciai il malcapitato sasso che mi ero ritrovato davanti e sbuffando mi sedetti su una panchina isolata, avvertendo il freddo attraversare i miei pantaloni attillati.
“ Se mi si congela il sedere oggi ho davvero fatto bingo! “
Certo il pensiero della trasformazione del mio fondoschiena in un enorme cubetto di ghiaccio mi sembrava quanto di peggiore potesse capitarmi quel giorno ma sfortunatamente non avevo tenuto conto della presenza delle due ragazze che si stavano avvicinando.
Solo quando notai due paia di stivali neri sotto il mio naso, mi accorsi della loro presenza; alzai lo sguardo e incontrai quello di una delle due giovani, che se ne stava imbambolata con le braccia lungo i fianchi.
Alzai un sopracciglio scettico e accavallando le gambe distesi le braccia lungo la spalliera della panchina, continuando a fissarle.
<< Le fidanzatine di quegli idioti...chi non muore si rivede. >>
Sorrisi divertito ma la reazione delle ragazze non fu quella che mi aspettavo: la più alta delle due iniziò ad arrotolare intorno al dito una ciocca color rame e, sgranando gli occhi illuminati da una luce folle, si avvicinò a me.
Mi alzai dalla mia postazione sfidandola apertamente.
<< Che hai da fissare in quel modo? >> la mia voce era fredda e profonda, ma nemmeno quella sembrò intimorire la ragazza, che anzi si portò a pochi centimetri da me.
<< Ti conviene starmi alla larga ragazzina o- >> la frase mi morì in gola quando le mani fredde della giovane si avvinghiarono con forza al mio collo, tentai di allontanarla con una spinta, ma il suo corpo sotto il mio tocco appariva duro come il marmo.
Nemmeno le mie unghie riuscirono a penetrare la pelle, improvvisamente spessissima, delle sue dita e senza più aria nei polmoni, iniziai a sentirmi mancare la terra sotto i piedi: mi aveva sollevato di almeno dieci centimetri dal terreno e continuava a sostenere il mio sguardo con quell'espressione da psicopatica.
Quella ragazza non era la stessa di qualche settimana fà, aveva una forza sovrumana e sapevo con certezza che stava tentando di uccidermi non per sua volontà; calciai l'aria per un paio di volte e quando avvertii che stavo per perdere i sensi, feci appello a tutte le mie forze e strinsi il suo polso fin quando non sentii le ossa incrinarsi.
Caddi a terra tossendo e tentando di accumulare più ossigeno possibile, quando alzai le mie iridi fiammeggianti per incontrare la figura snella della ragazza, vidi che questa non aveva minimamente battuto ciglio nonostante il polso ormai rotto.
<< Chi vi ha mandato? >> naturalmente non ricevetti risposta, la giovane dalla chioma ramata si limitò ad inclinare la testa da un lato e a sorridere in quel modo inquietante.
Mi sollevai da terra con gambe tremanti e barcollando cercai sostegno ad un albero vicino; ero confuso e ancora frastornato per l'attacco di poco prima, improvvisamente però mi tornò in mente la conversazione tra le due e...
<< ...Uruha! >> sibilai quel nome tra i denti: non potevo credere che quell'essere fosse stato capace di un'azione tanto vile, usare degli umani per i suoi sporchi interessi; non era certo un comportamento da angelo il suo!
L'unica cosa che potevo fare in quel momento era far perdere i sensi a quelle povere marionette ma proprio quando stavo per avvicinarmi alla ragazza che prima mi aveva aggredito, un dolore lancinante alla tempia mi fece accasciare di nuovo a terra;
quando la mia mano toccò la testa si macchiò completamente di un rosso intenso e anche il terreno sotto di me si bagnò con le gocce del mio sangue.
La compagna della mia assalitrice mi si era avvicinata alle spalle e aveva colpito la mia testa con un crick di metallo; sollevò le braccia impugnando l'arma tra le mani e si avventò di nuovo su di me, colpendomi questa volta in pieno viso.
Il male fu ancora più atroce e portando una mano sulla guancia dolente avvertii la carne viva sotto le mie dita.
Le due cominciarono a ridere mentre mi rotolavo sulla neve per cercare sollievo;
strinsi i denti per non urlare ma quando l'asta di metallo mi inflisse l'ennesimo colpo, un urlo strozzato mi bruciò la gola. Dovevo ucciderle o sicuramente sarei morto;
poggiai una mano sulla neve gelida per cercare di sollevarmi, lo stivale della giovane però schiacciò le mie dita con forza.
“ Merda...” l'ultimo pensiero, poi il crick che si librava in aria; strinsi gli occhi in attesa dell'ultima percossa, che però non arrivò mai.


Il vento gelido feriva il suo volto scoperto e iniziava a sentire l'acido lattico bruciare nelle gambe, nonostante ciò nella mente di Ryo non passò neanche per un attimo l'idea di fermarsi.
Continuava la sua folle corsa senza capire cosa lo spingesse ad andare così di fretta; aveva chiesto ad un gruppetto di ragazze della classe di Takanori dove si trovasse il ragazzo e la risposta che ricevette,
tra risatine imbarazzate e commenti idioti, fu solo un dito in direzione di una piccola strada che si allontanava dal centro.
Niente di allarmante, eppure qualcosa gli diceva di dover correre, di non perdere tempo. Incrociò un ragazzo a passeggio con il cane e una coppia di anziani, ma di Takanori nemmeno l'ombra.
“Ma dove sei finito?” strinse forte i pugni e fermandosi iniziò a guardarsi intorno, con la speranza di scorgere una chioma rossa e scompigliata.
Stava per proseguire, ormai convinto che l'oggetto dei suoi desideri non si trovasse lì,improvvisamente però udì un tonfo seguito subito dopo da un urlo straziante.
Non c'era dubbio, era la sua voce!
Ignorando la fatica, che pur iniziava a farsi sentire, si diresse verso il luogo da cui era provenuto quel suono agghiacciante e quando arrivò, alla vista di quello spettacolo,si sentì venir meno, mentre il suo colorito diveniva bianco come la neve che continuava a cadere.
Takanori era a terra in una pozza di sangue e con la mano premeva su una brutta ferita che deturpava il suo dolce viso; cercò di sollevarsi facendo forza sulle braccia ma prontamente una delle due figure che gli si stagliavano di fronte schiacciò con forza le sue dita sottili.
Ryo vide le labbra carnose di Takanori incresparsi per il dolore, il suo corpo minuto che si rannicchiava sulla neve, pronto a ricevere l'ennesimo colpo, un colpo però a cui lui non avrebbe concesso di toccare il fisico fragile del ragazzo.
Corse, se possibile, ancora più veloce di prima e, spintonando una delle ragazze, afferrò l'asta di metallo che l'altra aveva sollevato sulla testa; la strattonò con impeto facendola allontanare e impugnò saldamente il crick che avrebbe, con molta probabilità, ucciso Takanori.
Le due giovani, una di fianco all'altra, lo guardarono con occhi vacui per poi fare qualche passo nella sua direzione. Sembravano completamente perse, come possedute; Ryo impugnò più stretta l'arma e si preparò all'inevitabile assalto.
Quando le ragazze gli erano praticamente addosso, si bloccarono senza preavviso, alzarono gli occhi al cielo come in ascolto di qualcosa e poi si allontanarono veloci come il vento.
Il biondo rimase lì impalato per qualche secondo, poi si voltò tutto trafelato per accertarsi delle condizioni di Takanori: il più piccolo era rimasto al suo posto senza muovere un muscolo, ma in quel momento i suoi occhi, prima serrati per lo spavento, lo guardavano con una fermezza che sembrava impossibile per un uomo massacrato in quel modo.
<< Takanori...>>
Si chinò su di lui nel tentativo di accarezzarlo, ma la mano di Takanori schiaffeggiò la sua.
<< Non mi toccare! >> quasi lo ringhiò e nonostante la mano livida si fece forza e si mise in piedi a fatica.
<< Non fare lo stupido! Non vedi che ti reggi a malapena sulle gambe? >> Ryo lo seguì osservando la scia di gocce rosse che lasciava sul terreno candido.
Takanori continuava ad ignorarlo, addirittura sembrò aumentare l'andatura.
<< ADESSO BASTA! >> Ryo afferrò il polso dell'altro e facendolo voltare lo attirò a sé.
<< Ci tieni tanto a morire?>>
Takanori sostenne il suo sguardo senza problemi e distese le labbra in un sorriso tirato; guardare Ryo da così vicino lo rendeva nervoso, era terribilmente arrabbiato per le cose che il biondo aveva detto di lui ad Uruha e, allo stesso tempo, soffriva in un modo indescrivibile.
Aveva il desiderio impellente di abbracciarlo, di gettarglisi al collo e di stringerlo, ma anche di schiaffeggiarlo, urlargli contro tutto il dolore che provava a causa sua;
l'unica cosa che fece però fu abbandonarsi contro il suo petto come una bambola di pezza e chiudere gli occhi, troppo stanco per reagire.
Ryo lo coprì con la sua giacca e, prendendolo in braccio,si allontanò da quel luogo maledetto.
Portarlo dall'insegnante non era una buona idea: c'era troppo poco tempo e Takanori aveva bisogno di cure immediate, inoltre non sapeva davvero che spiegazione dare per giustificare le condizioni del ragazzo che teneva tra le braccia.
<< Maledizione Ryo pensa...>> si guardò intorno nella disperata ricerca di un ospedale o almeno di qualcuno che potesse aiutarlo e proprio quando stava per lasciarsi prendere dal panico, una mano piccola e fredda afferrò la sua.
Takanori aveva ripreso conoscenza e lo guardava con una tenerezza infinita.
<< Non ho bisogno di medici...solo di un posto tranquillo...>> pronunciare quelle poche parole gli costò un'enorme fatica, infatti chiuse di nuovo gli occhi e si abbandonò contro il suo petto respirando a fatica.
Ryo si morse il labbro per la rabbia e, pur ritenendo folle l'idea di Takanori, decise di dargli ascolto; non sapendo dove altro andare si diresse verso una piccola chiesa dall'aria trasandata, probabilmente abbandonata da tempo, e adagiò il corpo di Takanori sul tavolo presso l'altare.
Iniziò ad accarezzare i suoi morbidi capelli e subito avvertì l'ispido del sangue che macchiava alcune ciocche; solo allora notò un'altra profonda ferita che attraversava la sua testa.
<< Takanori...ti prego andiamo in ospedale, se morissi...se tu morissi, io...>>
Calde lacrime rigarono il suo volto sofferente e poggiò la fronte su quella del ragazzo ferito; Takanori baciò la punta del suo naso e con il pollice portò via le gocce salate dalla sua guancia.
<< Non morirò, ho ancora troppe cose da fare...troppe cose...da dirti >> lo avvicinò a sé per poi deporre un casto bacio sulle labbra del biondo, il quale, questa volta, non si sottrasse a quel contatto così piacevole.


Yutaka si guardava intorno alla ricerca di Takanori senza però ottenere alcun risultato. Sbuffò gonfiando le guance sempre più magre e quando si voltò per tornare all'autobus, si scontrò con il corpo sottile di una ragazza.
<< Scusami. >>
Alzò lo sguardo incontrando quello caldo e gentile di lei e un sorriso che gli parve familiare.
<< Non ti preoccupare Yutaka.>>
Il brunetto strinse gli occhi cercando di ricordare dove avesse già visto quella ragazza bionda, ma anche quello sforzo fu inutile.
<< Ci conosciamo? >>
La giovane spostò la frangia lunga di Yutaka e sorrise ancora una volta.
<< Diciamo che io ti conosco...forse però è capitato di incrociarci un paio di volte, sono un'amica di Ryo. >>
A quel nome il volto di Yutaka si incupì.
<< Ryo non ti è simpatico? >> la voce melodiosa della bionda sembrava divertita ma il ragazzo finse di non accorgersene e si diresse verso l'insegnante che li stava richiamando.
<< Abbiamo avuto solo una piccola discussione.>> Yutaka si sforzò di sorridere alla ragazza che gli camminava al fianco e si soffermò ad osservarla per un attimo:
era più alta di lui di qualche centimetro, con capelli lisci e profumati, lunghi fino alle spalle e con taglio scalato che rendevano il suo volto aggraziato ancora più particolare.
Sentendosi osservata, la giovane voltò gli occhi dal taglio elegante nella sua direzione e le sue labbra morbide si distesero ancora una volta in quel sorriso ormai caratteristico della sua espressione.
Yutaka abbassò lo sguardo colpevole e leggermente imbarazzato.
Uruha rivolse di nuovo lo sguardo davanti a sé con aria soddisfatta: non era riuscito a manipolare Ryo ma forse attraverso Yutaka avrebbe potuto eliminare il problema alla radice.


Uruha aveva convinto il ragazzo ad accompagnarlo fino a casa; durante il tragitto avevano discusso dell'improvvisa scomparsa di Ryo e Takanori, della punizione che gli insegnanti avrebbero inflitto ai due, ma soprattutto Yutaka non riuscì a nascondere la preoccupazione che lo assaliva.
<< Stai tranquillo Yutaka, vedrai che torneranno prima di quanto tu creda.>>
Yutaka sorrise sinceramente a quella ragazza tanto gentile e si allontanò salutandola.
<< Yutaka aspetta! >>
Il giovane interpellato si voltò di scatto.
<< Dimmi >>
Uruha portò le braccia dietro la schiena e con fare imbarazzato strusciò la scarpa sul terreno.
<< Se non ti dispiace domani vorrei venire all'ospedale con te, mi piacerebbe fare una sorpresa a Ryo e vedere dove lavora. Tu vai lì per un tuo amico no? Ti prometto che appena arrivati non ti darò più fastidio. >>
Yutaka rimase sorpreso dalla gentilezza della giovane e subito le rivolse uno sguardo comprensivo.
<< Ma si certo, non c'è problema; ti passo a prendere domani per le quattro, ok? >>
Uruha fece cenno di si con la testa e si diresse verso casa.
Quando fu entrato chiuse di fretta la porta alle sua spalle e quasi trasalì quando la figura di Yuu gli si stagliò davanti.
<< Yuu mi hai spaventato.>> si mise una mano sul cuore ma poi, guardando l'espressione scocciata del moro, non poté fare a meno di ridere divertito.
<< Con chi parlavi?>> la voce del piccolo suonò dura e profonda come quella di un uomo adulto e Uruha smise subito di ridacchiare.
<< Con Yutaka, è un amico mio e di Ryo.>> pizzicò affettuosamente una guancia di Yuu e andò in camera per cambiarsi.
Un paio di jeans, una camicia bianca ed era pronto; guardandosi allo specchio, vide dietro di sé l'immagine di Yuu che lo guardava con ammirazione.
Uruha si girò nella sua direzione e sedutosi sul letto, gli fece cenno di mettersi accanto a lui.
<< Cos'hai Yuu? >>
Il ragazzino si sedette al suo fianco guardando intensamente il pavimento.
<< Niente...solo mi da fastidio che ci siano tutti quei ragazzi che ti girano intorno, anche se il ragazzo in questione è Yuta-chan; so di potermi fidare di lui però degli altri...>>
Il biondo assunse un'espressione interrogativa e con due dita afferrò il mento di Yuu per poterlo guardare negli occhi.
<< Di quali ragazzi stai parlando? >>
Yuu aggrottò le sopracciglia contrariato.
<< Il fratellone mi ha detto che a scuola tutti i ragazzi vogliono parlare con te, ti stanno sempre intorno e non fanno altro che riempirti di complimenti.>>
Uruha pensò a quel sadico di Ryo mentre si divertiva a far ingelosire il povero Yuu.
<< Non devi dar retta a quello che ti dice Ryo, lo fa solo perché sa che sei geloso.>>
Il viso di Yuu divenne di un grazioso color rosso, poi spinse Uruha facendolo stendere sul letto e mettendosi a cavalcioni su di lui.
<< Il fratellone ha ragione, sono geloso da morire, non voglio che qualcuno ti guardi, ti parli o tantomeno ti tocchi! Non lo permetterò perché tu sei mio, solo mio! >>
Si piegò sul più grande baciandolo con foga, tenendolo fermo per i polsi.
Uruha rimase immobile sotto il corpo leggero del più piccolo e gli occhi che aveva tenuto spalancati fino a poco prima, si chiusero lentamente.
Questa volta era lui ad essere caduto vittima di qualche assurdo potere.




Salve a tutti!!! Allora, prima di tutto AUGURIIII!!! Finalmente è arrivato il tanto atteso periodo natalizio ( e vabbè anche periodo capodannalizio^^ ) quindi gli auguri sono d'obbligo.
Questa volta sarò velocissima, quindi niente commento del capitolo ( lascio a voi l'ardua sentenza) anzi chiedo scusa per gli eventuali errori ma ho finito di scriverlo oggi stesso e ci tenevo a pubblicarlo per natale come regalo per tutte voi!
Bene, consapevoli che quest'autrice pigra da morire non ha fatto un lavoro di rilettura ( perdono...), vi auguro ancora delle feste felicissime con la speranza che questo pensierino vi sia gradito.
Un bacio a tutte voi che recensite,leggete semplicemente e avete messo tra le preferite/ seguite questa fic degenere, grazie infinite!!!


Ren: la donna che recensisce sempre per prima i miei aggiornamenti! Ogni volta che vedo la prima recensione di un capitolo so che sei tu e non sai quanto mi facciano piacere i tuoi commenti sempre così entusiasti^^
Grazie a te ho sempre voglia di scrivere e spero davvero di non deluderti mai, soprattutto ora che ci siamo incontrate ( grazie al cielo!!!).
Sapevo che Miyavi e Kai ti avrebbero resa felice quindi quella piccola parte dedicata a loro due, considerala tua.
Per il resto...si Uruha è davvero fantastico con la divisa femminile però, come avrai avuto modo di vedere, l'aspetto grazioso non corrisponde all'indole...
Ragazza io non vedo l'ora di rivederti, salutami Isa e complimenti a tutte e due per lo scherzo alla vostra amica confetto Giulia^^
Un bacio enorme.

Shinushio: nee-chan ricevere le tue recensioni è sempre bellissimo; non importa se non puoi recensire ogni capitolo, già sapere che leggi, e soprattutto apprezzi, è per me motivo d'orgoglio^^
Non a caso sei una delle mie autrici preferite quindi il tuo giudizio per me è fondamentale.
Spero sempre di poterti presto risentire e che comunque tu stia bene, inoltre aspetto sempre con ansia tuoi aggiornamenti ma l'attesa rende tutto più bello quindi me ne starò buona buona fino a quando non arriverà il momento^^
Un abbraccio bella, a presto!

SamHmyCchan: allora ti piace davvero!!! Meno male, sono contenta di sentirtelo dire^^ Perdonami se non sono particolarmente veloce con gli aggiornamenti però mi impegno al massimo e spero che anche questo capitolo ti sia gradito.
Questa volta ho messo anche una piccola parte con Yuu...dimmi che ne pensi mi raccomando! Ci sentiamo alla prossima cara, un bacio.

AnnisPain: hai letto tutti i capitoli in una notte!! OoO wow hai tutta la mia stima! Per fortuna tutta quella fatica non è stata inutile, mi sarebbe davvero dispiaciuto se dopo una lettura così estenuante fossi rimasta delusa.
Mi auguro che questo capitolo sia stato all'altezza degli altri^^ Ci sentiamo al prossimo chap e grazie mille per i complimenti!!! Sarsa: sei tra le ragazze che mi riempiono più di complimenti e io ogni volta non posso far altro che dirti grazie grazie grazie!
Non preoccuparti se non riesci a recensire in fretta, la scuola impegna tutti e ti capisco perfettamente.
Comunque leggere i tuoi commenti è sempre un piacere quindi sappi che mi rendi felice^^
Grazie ancora cara, bacio!

Maki: e per ultima ( ma non per importanza) la donna che odia le Miyavi x Kai!!! Sei consapevole di essere una specie più unica che rara!!? XD
Ok quando ho scritto “ quella parte” sapevo che sarei incappata nelle tue ire ma era davvero necessaria per la storia...io ti avverto,
devi prepararti a leggere tante altre belle cose riguardanti la tua coppia preferita, però non ti dico di che genere ù_ù
E di questo capitolo che pensi? Sei ancora del parere che Uruha sia un ganzo?^^
Fammelo sapere attraverso la tua scrittura fuxia scintillante e non arrabbiarti troppo!!! Ti voglio bene!!!

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Capitolo 6
*** Contrappasso ***


HUMAN DEMON




Di Ryo e Takanori non si seppe nulla nemmeno il giorno seguente. Naturalmente le famiglie avevano immediatamente avvertito la polizia, ma le ricerche non portarono ad alcun risultato.
Yutaka, dalla sua camera, riusciva a sentire la voce della madre mentre parlava al telefono tutta trafelata: discuteva con il preside riguardo alla scomparsa dei due ragazzi e non riusciva a trattenere quei singhiozzi che mai avrebbe voluto far sentire al figlio.
Voleva dargli forza ma Yutaka sapeva benissimo che tra i due, lui era certamente quello che meglio riusciva a mantenere il sangue freddo. In fondo Takanori era un demone, non c'era motivo di preoccuparsi per la sua incolumità, il vero problema era Ryo; se fosse rimasto vittima della furia del più piccolo, Yutaka non avrebbe certo biasimato il suo carnefice.
Scostò le coperte con un movimento brusco e si sollevò dal letto andando ad accendere la piccola lampada sulla scrivania; poggiò le mani sul piano di legno guardando fuori dalla finestra.
<< Sbrigati a tornare Takanori.>>


La strada verso scuola fu più lunga e noiosa del solito: Takanori non si faceva vedere da nemmeno un giorno e lui si sentiva già terribilmente solo.
In classe non ascoltò nemmeno una sillaba della spiegazione del professor Aogiri e ignorò completamente quei poveri sventurati che avevano avuto l'ardire di rivolgergli la parola.
Si sentiva a disagio, dopo tanto tempo si sentiva di nuovo fuori luogo: la costante presenza di Takanori in quel periodo l'aveva aiutato a cambiare, ad accettarsi nonostante i suoi difetti e soprattutto ad avvicinarsi a Miyavi...
Il pensiero del suo ragazzo lo fece sorridere rincuorato; da quando si erano avvicinati, sentiva sempre più il bisogno di stargli accanto, di averlo al suo fianco.
Uscì in cortile seguendo l'insegnante di educazione fisica e strinse tra le mani un lembo della maglia che indossava, la maglia che proprio Miyavi gli aveva regalato qualche tempo fà.


<< Quanto sei carino Yuta-chan!>> glielo disse quando l'aveva indossata davanti a lui la prima volta.
<< Tienila, così potrai avermi accanto anche quando saremo lontani.>> poi un bacio, il suo corpo caldo che lo stringeva e il sorriso luminoso che Miyavi donava solo a lui.



Fece un respiro profondo e iniziò a correre intorno al campo.
Poteva sentire l'aria fredda del mattino percorrergli tutta la schiena, sotto la felpa leggermente troppo larga per il suo fisico asciutto, ma il gelo non gli impedì di continuare la sua corsa: veloce, sempre più veloce, correva a perdifiato senza capirne il motivo ma sentendone l'impellente bisogno.
Sapeva solo di voler fuggire, di voler andare da lui, rimanere con lui per sempre; poi improvvisamente avvertì un tuffo al cuore, una sensazione di vuoto e freddo al centro del petto.
Cadde a terra piegandosi su se stesso e portò una mano sul cuore, sentendolo battere all'impazzata.
<< Yutaka! >> l'insegnante gli era corsa incontro e, inginocchiatasi al suo fianco, poggiò una mano sulla sua spalla.
<< Ehi, cos'hai? Yutaka guardami e dimmi cos'hai! >>
La voce della donna rimbombava nelle sue orecchie e suonava ovattata, come lontanissima, mentre le sue mani lo prendevano per i polsi nel tentativo di farlo alzare.
Si sollevò in piedi a fatica, continuando a tenere gli occhi serrati per il dolore: il battito irregolare continuava a farsi sempre più veloce ed intenso e Yutaka sentiva quasi di poter morire da un momento all'altro.
Le dita fredde dell'insegnante sfiorarono la sua guancia ma quel gesto fece scattare qualcosa nel giovane che, preso dalla rabbia, strinse quella mano nella sua fino a sentire le ossa scricchiolare in quella presa ferrea.
<< Non mi toccare.>> quasi lo ringhiò tra i denti mentre la guardava furente.
Spinse a terra la donna lasciandola urlare per il dolore e si allontanò spintonando il gruppo di ragazzi che nel frattempo si erano radunati lì intorno.
Non tornò in classe, non prese la divisa scolastica, piegata con cura nello spogliatoio maschile, né diede ascolto agli ammonimenti del vicepreside mentre oltrepassava il grande cancello dell'istituto.
Proseguì senza timore per la sua strada e in breve tempo raggiunse finalmente la sua meta.
Solo dopo aver attraversato i lunghi corridoi popolati da uomini in camice e pazienti in convalescenza, raggiunta quella stanza, Yutaka ritrovò la sua usuale pacatezza.
Fu come svegliarsi dopo un terribile incubo; la furia di poco prima era scemata come per incanto e a malapena ricordava cosa fosse accaduto.
“ Ma che mi prende?”
Il brunetto sfiorò la sua fronte con una mano per poi lasciarla scivolare lungo un fianco, con fare esasperato.
Fortunatamente Miyavi sembrò aver percepito il suo bisogno d'aiuto, così lo vide aprire la porta accogliendolo con un sorriso.
<< Yutaka!!! Ecco perché mi sentivo già meglio! C'eri tu nelle vicinanze! >>
A quelle parole sentì il cuore sciogliersi piacevolmente e non poté fare a meno di gettarsi tra le braccia dell'altro, lasciando che le lacrime rigassero il suo volto cinereo.
<< Che hai Yuta-chan? È successo qualcosa di brutto a scuola? >>
Avvolto in quell'abbraccio caldo e rassicurante, Yutaka si limitò a scuotere la testa, stringendosi maggiormente al corpo longilineo e forte del suo ragazzo.
Miyavi iniziò ad accarezzare i suoi soffici capelli per tranquillizzarlo, poi lo portò nella stanza facendolo stendere sulle coperte tiepide del suo letto.
Rimasero così, l'uno accanto all'altro, per diverso tempo, con i singhiozzi di Yutaka a riempire la stanza dalle pareti candide e il tocco delicato di Miyavi sul suo corpo fragile.
Quando si fu calmato, restando ancora accoccolato al petto del giovane dai capelli variopinti, Yutaka iniziò a parlare con voce flebile.
<< Non so cosa mi stia prendendo, da qualche giorno a questa parte mi sento strano: sono sempre stanco, quasi non riesco a stare in piedi, a volte faccio cose di cui non mi spiego la ragione.
Oggi...oggi ho fatto del male ad un'insegnante e non so nemmeno come ci sia riuscito! Non ho mai torto un capello a nessuno e ora mi ritrovo a rompere il polso di una donna...questo non sono io! >>
Le dita sottili del ragazzo afferrarono qualche ciocca di capelli tirandola con forza, ma la mano di Miyavi lo fermò impedendogli di farsi del male.
<< Calmati Yutaka! >> la voce ferma del suo compagno lo pietrificò in un istante.
<< Non c'è niente che non va in te, sei solo stanco e preoccupato. Sei sempre in ansia per la mia salute, lo so benissimo, e per questo finisci con lo stressarti, non mangi e di conseguenza ti senti debole!
Accidenti Yutaka ne abbiamo parlato tante volte!!! Se vuoi davvero che io stia bene, devi, prima di tutto, prenderti cura di te stesso, altrimenti come speri che io possa stare tranquillo e guarire in fretta? >>
Il sorriso sornione di Miyavi gli fece battere il cuore, se possibile, ancora più velocemente e subito avvertì il tormento che lo attanagliava, indebolire la sua morsa.
Era vero; anche senza volerlo la sua mente si concentrava, ogni singolo attimo della giornata, sul pensiero di Miyavi. Si chiedeva continuamente come sarebbe potuto stare in quel momento, cosa stava facendo, se aveva bisogno di lui...
Yutaka viveva in funzione di Miyavi, viveva con lui, viveva per lui.
Se Takanori, per salvare il ragazzo, gli avesse chiesto, non solo la sua anima, ma il suo corpo, la sua volontà, il suo intero essere, certamente avrebbe accettato senza esitazione;
anche in quello stesso momento, abbandonato contro quel corpo bollente che lo riscaldava, pensava che si sarebbe sacrificato all'istante per lui, anzi di più, era disposto a sacrificare chiunque per il suo amante.

Infondo l'amore è il sentimento più vicino alla follia, al più assoluto annullamento di se stessi.
<< Io morirei per te Miyavi. >>
Miyavi addolcì lo sguardo intrecciandolo con quello languido del ragazzo sotto di sé.
<< Ma io non voglio che tu muoia, ho bisogno che tu sia vivo...io ho bisogno di te Yutaka.>>
Le labbra rosee di Miyavi sfiorarono quelle pallide dell'altro, mentre con la mano carezzava con meticolosa lentezza la sua coscia snella.
Yutaka sentì le dita del ragazzo scivolare lungo la sua schiena liscia e morbida, e a quel contatto non poté fare a meno di inspirare sonoramente, trattenendo il fiato.
<< Yutaka? >> la voce dell'altro lo chiamò sussurrando.
<< Umm...? >> non aveva nemmeno la forza di reagire, così si limitò a mugolare quella che doveva essere una sorta di risposta.
Miyavi ridacchiò vicino al suo orecchio, soddisfatto dell'effetto che aveva sul ragazzo, e lo abbracciò stretto baciandolo ancora sulle labbra.
<< Non voglio costringerti a stare ancora in questo posto nauseante, usciamo fuori e facciamoci un giro! >>
Yutaka aprì di scatto gli occhi per fissare quelli ridenti ed entusiasti del suo ragazzo; quella proposta lo aveva a dir poco inorridito.
Certo avrebbe dato qualunque cosa per trascorrere una giornata con Miyavi, ma non per questo era disposto a mettere in pericolo la sua salute.
<< Non se ne parla! >> si scostò da lui bruscamente per poi alzarsi dal letto eccessivamente rigido << Sai che non puoi andartene in giro, l'ultima volta in giardino hai rischiato la polmonite. >>
Miyavi si mise a sedere con fare sconsolato e un' espressione contrariata sul volto.
<< Non fare quella faccia, lo sai che sono solo preoccupato per te. >>
Il sorriso dolce e stanco di Yutaka lo fece sciogliere come neve al sole e, non riuscendo a sostenere il suo sguardo, Miyavi abbassò il viso vinto dall'intensità di quegli occhi.
<< Si lo so Yuta-chan, ma anch'io mi preoccupo per te, per questo vorrei che fossi sempre felice e libero di andare dove vuoi, invece sei costretto a stare qui, ancorato ad un peso che ti sta trascinando a fondo.>>
Gli occhi caldi e profondi di Yutaka furono inondati da lacrime, che copiose iniziarono a scendere lungo le sue guance pallide. Tornò accanto a quel ragazzo capace di sconvolgere in quel modo la sua anima ormai perduta, e lo abbracciò con quanta forza gli restava in corpo.
<< Tu non sei un peso amore mio. In qualunque luogo io mi trovi, se ci sei tu, sento di essere nel posto giusto, che questo sia una stanza d'ospedale o il giardino dell'Eden. >>
Miyavi nascose il volto nell'incavo del suo collo e si abbandonò ad un pianto liberatorio: Yutaka lo aveva visto tanto sconvolto e rassegnato solo in un'occasione, quando lo aveva incontrato per la prima volta, appena un anno fà.


….......




Aspettava Ryo da almeno un'ora.
Non era la prima volta che lo faceva attendere tanto, ma quel giorno, seduto su quella sedia scomoda e cigolante, avvertiva l'opprimente aria di quell'edificio soffocarlo, quasi potesse perdere i sensi da un momento all'altro.
Gli ospedali non gli erano mai piaciuti: vedere tutti quei volti smunti e tristi, quegli occhi stanchi e a volte rassegnati...tutto in quel luogo lo angosciava.
Sfregò le mani sui jeans scuri per riscaldare le gambe ormai addormentate e, facendo forza sulle ginocchia, si alzò in piedi guardandosi intorno.
Non c'era nemmeno l'ombra dei candidi camici dei medici e i passi dell'ultima infermiera che aveva visto poco prima, rimbombavano ormai lontani; nessuno avrebbe potuto rimproverarlo se avesse fatto quattro passi per riprendersi da quell'atmosfera soffocante.
Camminò a passi svelti, tenendo le mani in tasca e lo sguardo basso e lungo il suo cammino non incontrò anima viva; ad accompagnarlo c'era solo il pungente odore di ammoniaca che lo costrinse ad arricciare il naso disgustato.
Alla fine, senza riuscire a trattenersi, starnutì un paio di volte coprendo il piccolo viso dagli occhi color cioccolato, con le mani curate.
<< È insopportabile vero? >> una voce calda e suadente lo fece trasalire.
Si voltò con il panico dipinto nello sguardo, per poi stringere in un un gesto spasmodico, il bordo della sua maglia bordeaux.
Il ragazzo che gli aveva rivolto la parola si avvicinò a lui con occhi cupi: due profonde cavità oscure, pronte a risucchiarlo.
<< Che c'è? Ti hanno mangiato la lingua? Oppure non ti sprechi nemmeno a parlare con i malati? >> quel tono di voce era freddo e pieno di rancore, come se quel giovane dai capelli così sgargianti fosse divorato da una rabbia lenta ed incessante.
Yutaka sbatté le lunghe ciglia un paio di volte e aprì la bocca per ribattere qualcosa, naturalmente con poco successo, l'altro infatti si avventò su di lui schiacciandolo contro il muro.
<< Quelli con la faccina pulita come te sono i peggiori, io vi conosco; siete degli ipocriti che si sentono soddisfatti e mettono a tacere la coscienza facendo i paladini del volontariato! Qui non c'è nessuno che abbia bisogno della tua pietà, quindi gira i tacchi perché la tua espressione disgustata è l'ultima cosa che voglio vedere! >>
Aveva urlato a squarciagola, eppure nessuno venne ad accertarsi di quanto stava accadendo; quella situazione diventava via via più assurda e il corpo del giovane che premeva sul suo non migliorava certo le cose.
Sentì le gambe indolenzirsi mentre la vista gli si annebbiava: la vicinanza del ragazzo lo stava soffocando, ma inspiegabilmente non fu lui ad accasciarsi in terra bensì il suo aggressore.
Si era rannicchiato sul pavimento stringendo la maglia all'altezza del torace, mentre il suo respiro si faceva più rauco e irregolare; Yutaka si inginocchiò accanto a lui sfiorando con le dita i suoi soffici capelli.
L'altro scansò la sua mano con uno schiaffo e gli lanciò un'occhiata truce.
<< Non mi toccare...io...io non ho bisogno dell'aiuto di...nessuno...>> violenti colpi di tosse interrompevano le sue parole già piuttosto flebili e sibilanti.
Gli occhi lucidi di Yutaka guardarono intensamente la figura tremante di fronte a sé e, nonostante il colorito pallido e il fisico esile e debilitato, non poté fare a meno di ammirare quel ragazzo tanto deciso e coraggioso:
era in grado di fronteggiare anche un ostacolo come la malattia, mentre lui si lasciava abbattere anche da semplici ed effimere parole.
Se solo avesse potuto fare qualcosa per quel ragazzo...in quel momento pensò addirittura che gli avrebbe ceduto volentieri il suo corpo, ingiustamente in piena salute: almeno uno dei due avrebbe potuto avere un'esistenza che valesse la pena di essere vissuta.
Per la prima volta andò contro la sua indole remissiva e abbracciò il ragazzo accarezzando la sua schiena.
<< Perdonami, non volevo offenderti, ma ti assicuro che io non provo pena per te, tutt'altro! >>
Il sorriso dolce del brunetto catturò l'attenzione dell'altro, il quale continuò a guardarlo completamente folgorato dalla delicatezza dei suoi tratti.
Yutaka tentò di aiutarlo ad alzarsi, ma quello si aggrappò a lui come un bambino alla propria madre, e iniziò a singhiozzare sommessamente.
Gli chiese più volte scusa, gli disse che non pensava quelle cose ma che si sentiva solo e quella solitudine stava inaridendo il suo cuore già irrimediabilmente compromesso.
Yutaka si limitò ad ascoltare, cullandolo e tenendolo stretto a sé.
Qualcosa quel giorno gli aveva fatto capire quanto Miyavi fosse importante nella sua vita, il tassello mancante del suo puzzle.
Se molti filosofi, per secoli, si erano interrogati sul senso della vita, lui era finalmente riuscito a trovare il perché della sua: Miyavi.
Renderlo felice e lenire quel suo senso di abbandono sarebbero stati i buoni motivi che lo avrebbero spinto ad andare avanti e a continuare per la sua strada, se pur impervia e costellata di fatiche.
In realtà non capiva neanche il motivo per cui quel ragazzo, all'inizio tanto scortese, avesse occupato sin da subito la sua mente, ma ciò che risultava evidente era proprio la certezza di questa constatazione;
forse era stato il destino a farli incontrare, forse Miyavi, in quel corridoio desolato, stava aspettando proprio lui e nessun altro.
Certo non poteva esserne sicuro, ma il fato aveva voluto che si conoscessero e che rimanessero ancora insieme dopo un lungo anno.



…............




Era riuscito a mantenere ciò che si era ripromesso solo in parte; grazie a lui Miyavi aveva imparato a sorridere, ad amare se stesso, ad amare un'altra persona e soprattutto era divenuto il ragazzo positivo e gioviale che tutti conoscevano e di cui tutti, in particolar modo in quel luogo, avevano bisogno per affrontare i momenti più duri e difficili.
Perché Miyavi era la forza di molti, ma la sua unica forza era quel ragazzo esile e delicato, che lo abbracciava proprio come un anno prima.
Ecco dunque che la sua promessa si rivelava compiuta a metà: lo aveva accompagnato in tutto quel tempo e lo aveva sostenuto, fino a quel momento pensava di averlo anche cambiato, ma si sbagliava, perché a distanza di un anno lui era ancora in quel luogo malinconico, ancora malato, ancora insoddisfatto e ancora in preda alle lacrime.
Yutaka strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche e avvertì la rabbia e la frustrazione impadronirsi prepotentemente del suo corpo.
Non c'era più tempo da perdere, Miyavi non poteva aspettare.
“ Sbrigati a tornare Takanori, è un ordine!”



Gli occhi glaciali del demone si aprirono di nuovo sul mondo.
Il corpo era freddo e intorpidito,completamente immobile e incapace di compiere il minimo movimento; quando tentò di voltare la testa da un lato avvertì una scarica di dolore tale da lasciarlo senza fiato e boccheggiante su quella superficie gelida.
Anche respirare gli risultava faticoso e l'aria nella sua gola produceva un suono strozzato e sibilante, simile ad un ansito.
A quel lieve rumore Ryo scattò in piedi immediatamente, ignorando i muscoli doloranti e freddi; era rimasto accanto a lui tutto il tempo, stringendogli la mano e sollevando lo sguardo ogni minuto sperando di incontrare il suo vivo e ammiccante.
Per fortuna il ragazzo sembrava aver ripreso finalmente coscienza e le sue dita sottili sfioravano appena la mano grande e calda di Ryo.
<< Takanori!!! Dio ti ringrazio!!! Ti sei svegliato!!! >>
Takanori, pur con qualche difficoltà, assunse un'espressione tra l'ironico e il disgustato e sorrise al biondo, il quale era ormai sull'orlo di una crisi isterica.
<< Dio!?? Figuriamoci se quello fa qualcosa per me! Non è per Lui che sono tornato, sono tornato solo per Yutaka e...per te. >>
Già, perché non era stata solo la voce di Yutaka a svegliarlo ma quella presenza calda e rassicurante al suo fianco, quel profumo fruttato ed inebriante, quella sensazione di attesa, ansia e aspettativa che animava la figura che gli stava accanto.
Ryo lo aiutò ad alzarsi ma quando i suoi piedi toccarono terra, il demone avvertì le gambe cedergli immediatamente e fu costretto ad afferrare la camicia dell'altro per non cadere.
<< Sei ancora debole, non devi sforzarti. >>
Il biondo prese in braccio il più piccolo per poi andarsi a sedere in terra, appoggiando la schiena ad una parete.
Takanori si strinse a lui chiudendo gli occhi e lasciandosi scaldare dal corpo confortante dell'altro, mentre la mano di Ryo sfiorava i suoi capelli fiammeggianti, ormai rossi anche per il sangue che li sporcava.
Poi avvertì le sue dita sfiorargli la guancia.
<< La ferita è sparita! Come è possibile?? >>
Gli occhi brillanti di Takanori analizzarono il volto stupito del compagno senza sapere cosa dire: come spiegargli che per uno come lui una guarigione simile era più che scontata?
Inventare una scusa credibile era un'utopia, quindi optò per la semplice e cruda verità.
<< Vedi Ryo, io non sono un ragazzo comune, ho...delle qualità. Questa guarigione improvvisa è una di queste...qualità...>> parlava lentamente, con voce flebile e rotta dal nervosismo.
Spiegare quelle cose a Ryo, cercando di non spaventarlo, era la missione più difficile che gli fosse capitata.
Il biondo fece un respiro profondo mettendogli un dito sulle labbra e interrompendo il suo discorso.
<< Non importa. Qualunque cosa tu sia Takanori, a me va bene; non posso dire di non essere sorpreso, ma per me l'importante è che tu stia bene e se un giorno vorrai parlarmene io ci sarò, io ci sarò sempre per te.>>
Il giovane dalla chioma color rubino sentì il cuore stringersi nel petto; come riusciva quel ragazzo a farlo stare così bene? Come poteva farlo sentire così importante e perfetto nonostante fosse quanto di più sbagliato e corrotto ci fosse al mondo?
Tese il collo verso di lui e con le labbra sfiorò quelle sottili e morbide del biondo.
<< Non allontanarti più da me Ryo; io ho bisogno di te...>>
<< Non vado da nessuna parte, promesso.>>
Un altro bacio per suggellare quel patto, poi, lentamente, si alzarono per mettersi in cammino.
<< Sono almeno dodici ore che siamo qui dentro, ormai ci avranno dato per dispersi! >>
Takanori, comodamente appoggiato alla schiena di Ryo, si strinse più forte a lui e gli parlò nell'orecchio.
<< Perché non hai chiamato casa!?>>
<< Credi che non lo avrei fatto se avessi potuto? Non so per quale motivo ma il mio cellulare è praticamente morto e di allontanarmi da te non se ne parlava proprio!
Credevo che potessi morire da un momento a un altro! Chissà perché mi sono lasciato convincere a non chiamare un medico, sono stato un incosciente.>>
Il demone emise un risolino divertito e schioccò un bacio sul collo lungo del suo salvatore.
<< Invece hai fatto benissimo, io non ho bisogno di quel genere di cure, che tu invece ritieni necessarie.>>
<< E di che cure hai bisogno? Dai sentiamo! >>
Takanori sollevò lo sguardo con fare pensieroso per poi rispondere risoluto.
<< Riposo ed energia vitale.>>
Ryo si voltò leggermente nella sua direzione e lo guardò confuso.
<< Energia vitale? >>
<< Si, l'energia che ogni uomo possiede, la sua vita stessa in un certo senso.>>
L'espressione sconcertata di Ryo non accennava a mutare così Takanori si sentì in dovere di chiarire qualche punto.
<< Di solito quelli come me riescono a guarire più velocemente rispetto a voi, posiamo anche rigenerarci ma solitamente per accelerare la pratica abbiamo bisogno di un supplemento...in pratica prendiamo dall'essere umano più vicino la forza che ci manca.>>
Il biondo spalancò la bocca sbalordito.
<< Sei una specie di sanguisuga!!! >>
Il rosso dissentì digrignando i denti.
<< Non mi piace come paragone! >>
<< Però rende perfettamente l'idea.>>
Risero insieme, di nuovo complici, di nuovo felici, e anche il dolore e la stanchezza non sembravano più questa gran cosa.
<< Takanori? >>
<< Che c'è? >>
Ryo rimase in silenzio per un attimo, poi riprese con tono serio.
<< Tu e Yutaka non siete cugini vero?>>
Questa volta fu Takanori ad ammutolire.
Ryo sospirò.
<< Già, è logico. Allora dimmi, perché tu e lui state sempre insieme? >>
<< Perché abbiamo un patto, Io sono qui per esaudire un suo desiderio.>>
Il giovane biondo si fermò improvvisamente irrigidendosi.
Takanori si strinse ancora a lui e anticipò la sua risposta.
<< Non provare nemmeno a chiedermi se sono un angelo! So che ti piacerebbe illuderti ma non sei un idiota quindi avrai capito che non ho niente a che fare con quei maledetti pennuti! >>
Il ragazzo con la benda sul naso riprese a camminare, stavolta più lentamente, ma non aveva intenzione di lasciar cadere il discorso.
<< Si, questo l'avevo capito...Ok allora passiamo ad un'altra domanda. >>
Il demone puntò il mento sulla sua spalla assumendo un'espressione concentrata.
<< Dai spara! >>
Ryo non se lo fece ripetere due volte.
<< Hai mai usufruito della forza vitale di Yutaka? >>
<< Mi pare ovvio! >> la gola gli faceva ancora male a causa delle urla di dolore, che avevano stressato le sue povere corde vocali, così la sua voce risultò leggermente acuta e strozzata << Quando si stringe un accordo è sottinteso che colui che l'ha stretto debba cedere una parte di sé.>>
Silenzio; la rivelazione sembrava aver scioccato il suo interlocutore.
<< Che ti prende Ryo? >>
<< Niente.>>
Una risposta tanto sbrigativa quanto falsa.
<< Non cercare di darmela a bere. Smettila di fare il bambino e dimmi che hai! >>
<< Fino a prova contraria quello alto un metro e sessanta sei tu...bimbo. >>
Touché
Takanori si sentì punto sul vivo e rabbuiandosi iniziò a borbottare.
<< Comunque è un metro e sessantaDUE! >>
Ryo non potè fare a meno di ridere.
<< Ok, un metro e sessantadue, comunque la questione non cambia. >>
<< Quale questione? >> Takanori lo chiese seriamente incuriosito.
<< Il fatto che ti approfitti di Yuta-chan! Non vedi come è ridotto ultimamente? È uno straccio. >>
Takanori abbassò il capo ammutolendo.
<< Non sono io la causa della sua cattiva salute; in realtà è da parecchio che non lo uso come...>>
<<...caricabatterie! >> la voce calda di Ryo terminò la frase per lui.
Il demone sbuffò risentendosi per il paragone poco delicato.
<< Diciamo così...Comunque anch'io sono preoccupato, quindi non ho infierito date le sue condizioni.>>
Il volto piccolo e tondo di Ryo fu illuminato da un dolce sorriso.
<< Allora anche tu hai un cuore!!! >> e di nuovo la sua risata riempì la mente di Takanori.
Dopo un paio di minuti, il ragazzo più grande tornò a parlare.
<< Se però non prendi energia non guarirai mai. È anche per questo che sei ridotto così ora, vero? >>
Il demone chiuse gli occhi ormai stanco persino di parlare; aveva tanto sonno e una terribile voglia di dormire e non svegliarsi mai più.
<< Già...se fossi stato nel pieno delle mie forze quelle ragazzine non sarebbero tornate a casa sulle loro gambe. >>
Di nuovo quel fastidioso silenzio e la stanchezza stava per trascinarlo di nuovo nell'oscurità dell'incoscienza, ma le parole del giovane che lo stava sostenendo sulla schiena, ravvivarono i suoi sensi.
<< Prendi da me quello di cui hai bisogno. >>
Il suo tono era risoluto, senza nemmeno un accenno di cedimento o insicurezza.
<< Cosa!!? >> ora Takanori era completamente sveglio.
<< Hai capito bene. Non puoi permetterti di rimanere in questo stato, quindi non piagnucolare e muoviti. >>
Lo fece sedere in terra inginocchiandosi di fronte a lui e guardandolo fisso.
<< Ma Ryo...>>
<< Niente ma! Dimmi che devo fare.>>
Le guance di Takanori si tinsero di un grazioso rosso porpora.
<< Di solito è un processo che richiede un po' di tempo...>>
Il biondo lo guardò storto e lo riprese immediatamente.
<< Noi non abbiamo tutto questo tempo, devi velocizzare la cosa ad ogni costo. C'è un modo per fare più in fretta no? >>
Il demone si sentì avvampare; si strinse nelle spalle divenendo ancora più piccolo e iniziò a torturare le sue piccole dita dalle unghie laccate di nero.
<< Un modo ci sarebbe...Diciamo che più si entra in contatto con l'uomo, più è facile assorbire la sua forza...>>
Dall'espressione vuota, da perfetto ebete, Takanori comprese che Ryo non aveva capito.
<< Insomma...c'è bisogno di un contatto fisico e più è intenso, meglio è! >>
Questa volta il messaggio era arrivato forte e chiaro.
Ryo si prodigò in un sorriso perverso e ammiccante e ponendo le mani ai lati del rosso, quasi volesse bloccargli qualunque via di fuga, soffiò sulle sue labbra.
<< Niente di più facile...>>


Era vicinissimo al mio viso, così vicino che non faticai a scorgere i piccoli raggi dorati che illuminavano le sue iridi notturne.
Da quanto tempo desideravo averlo accanto, poter sentire il suo odore e il suo tocco sul mio corpo; lo volevo così intensamente che quando finalmente le sue labbra premettero sulle mie, sentii l'eccitazione investirmi con un impeto tale da farmi gemere senza che Ryo alzasse un dito su di me.
Naturalmente il mio appetitoso biondino sorrise compiaciuto, mentre con la punta della lingua assaporava le mie labbra rosse.
In quel momento mi chiesi chi tra i due si stesse davvero nutrendo dell'altro.
La risposta però non tardò ad arrivare e subito dall'ennesimo bacio trassi ciò di cui più avevo bisogno: la sua forza vitale era corposa e inebriante, dolce e calda come il nettare.
Mi strinsi a lui intrecciando le braccia dietro la sua nuca, facendo aderire alla perfezione il mio petto al suo; in quel modo potevo sentire il suo cuore vivo e frenetico che pulsava contro il mio.
Era per me che palpitava quel cuore, per me e nessun altro: quelle mani grandi e forti non si muovevano sul mio corpo spinte dall'influenza di qualche potere, quelle labbra non lambivano il mio collo sottile per volere di qualche dannata creatura divina o demoniaca che fosse.
Ryo stava per fare l'amore con me perché era quello che voleva, perché era me che voleva; inoltre in quel momento ero privo di qualunque potere e non mi era concesso alcun controllo sul corpo muscoloso e aitante del mio amante.
Ormai completamente schiacciato al suolo dal suo peso, portai la testa indietro per permettergli di succhiare con avidità la pelle morbida poco sotto il mio orecchio, mentre con le unghie torturavo la sua schiena nuda.
Le sue labbra scesero fino a raggiungere uno dei miei capezzoli turgidi per poi leccarlo sensualmente e quella piccola attenzione annebbiò completamente la mia mente.
Iniziai ad annaspare come se stessi annegando nelle sabbie mobili ma il corpo rovente di Ryo era la mia ancora di salvezza, così lo incatenai a me ancora più saldamente e preso dalla foga morsi la sua spalla sentendo fluire in me parte della sua energia vitale.
Placavo la mia sete di energia con la sua stessa vita, mentre il mio desiderio carnale era appagato dalla sua mano che massaggiava la mia erezione calda e impaziente.
Ero arrivato quasi al limite, ma non volevo ancora raggiungere l'orgasmo;
desideravo arrivare all'apice del piacere con lui, urlare con lui e concedermi del tutto a lui che era divenuto ormai il centro del mio mondo.
Afferrai la sua mano che si muoveva veloce sul mio sesso e il suo sguardo color pece si fuse con il mio, liquido e tremante per l'adrenalina e la lussuriosa brama che lo animava.
<< Ryo...prendimi...>> avevo la voce ansimante e spezzata dal respiro corto, ma la fonte del mio godimento capii perfettamente cosa volessi.
Ryo sfilò del tutto i miei pantaloni, divenuti ormai un insopportabile fastidio, cosicché potesse divaricare maggiormente le mie gambe e posizionarsi tra esse con più comodità.
Anche i suoi jeans scivolarono come seta giù sulle sue gambe e senza difficoltà si liberò di quell'inutile pezzo di stoffa candida che celava il suo desiderio.
Con un movimento repentino afferrai entrambe le sue mani ; non avevo bisogno di alcuna preparazione ma solo del suo corpo che invadeva il mio e ne prendeva possesso con tutta la violenza di cui era capace.
Strinsi la presa intorno alle sue dita , poi, senza il bisogno di parole superflue, si piegò su di me e immediatamente avvertii il suo sesso penetrarmi con un unico gesto.
Spalancai la bocca senza che un solo misero sussurro si liberasse dalle mie labbra, semplicemente rimasi senza fiato, sconvolto da quel piacere che mi faceva sentire tanto fragile e umano.
Ero prigioniero delle sue mani e della sua volontà, seguivo ogni sua direttiva assecondando e sottomettendomi a quei movimenti fluidi e veloci che continuavano a percuotere incessantemente il mio corpo;
mugolai di piacere quando le spinte si fecero più forti, mentre la sua lingua sfiorava le ferite che lentamente sbiadivano sul mio corpo.
<< Takanori...ti prego...dimmi che è merito mio...>> e con le dita premette leggermente sull'ematoma, ormai quasi del tutto svanito, che una delle assalitrici mi aveva inferto con il tacco della scarpa.
Sorrisi senza riuscire a parlare e anche quando mi impegnai per degnarlo anche di una minima risposta, il mio respiro, già frenetico e terribilmente corto, fu rotto da un suo movimento più brusco.
Pensai di risolvere coinvolgendolo in un bacio bagnato e soffocante mentre le mie dita sottili intrecciavano i suoi fili d'oro, permettendo così alle sue mani di vagare sul mio corpo e raggiungere il mio desiderio crescente.
Mossi il bacino in avanti affinché affondasse ancora di più in me e in quel momento avvertii qualcosa di caldo scivolare tra le mie gambe e sul mio ventre;
fu allora che le dita di Ryo lasciarono la presa dal mio membro e i suoi occhi, prima serrati, tornarono a guardarmi.
Ora che la mia mente si liberava dalla nebbia del piacere, potevo finalmente godere di quello spettacolo estasiante che era il corpo nudo di Ryo e mi vergognai al pensiero che in quel momento anche lui stava analizzando ogni centimetro del mio;
voltai la testa da un lato, ancora bloccato a terra dal suo peso ma ben intenzionato a sfuggire almeno dal suo sguardo.
<< Sei bellissimo.>>
Quel complimento così sincero mi impedì di perseguire il mio intento e tornando a volgere lo sguardo nella sua direzione sbuffai sollevando qualche ciuffo rosso e tendendo le braccia nel gesto di volerlo abbracciare.
Tornò di nuovo su di me stringendomi forte e continuando a baciare le mie guance roventi per l'imbarazzo.
<< Ora stai bene? >>
Ridacchiai vicino al suo orecchio e mi accoccolai ancora di più contro di lui.
<< Si Ryo, ora sto finalmente bene. >>
In quel momento sentii di essere un essere umano ma non ero abbastanza lucido per rendermi conto che non c'era nulla di positivo in questo.



Quando suonarono alla porta Yutaka leggeva un libro seduto sul divano in pelle, ma la lettura fu presto interrotta dai singhiozzi e le urla di gioia della madre.
<< Takanori! Sia ringraziato Dio! >>
Le braccia sottili della donna cinsero il piccolo dai capelli fiammeggianti, mentre con le lacrime bagnava la sua camicia ormai sudicia.
Takanori le diede qualche colpetto di conforto sulle spalle, un po' imbarazzato e indeciso su come comportarsi.
L'unica cosa certa era la sua disapprovazione riguardo le parole della signora Uke.
<< Possibile che oggi ringraziate tutti quel tipo? Se sono salvo lo devo solo a me stess- >> un colpo di tosse di Ryo interruppe la sua frase.
Il rosso roteò gli occhi per poi tornare a guardare la donna.
<< ...a Ryo..lo devo a Ryo. >>
Nel giro di nemmeno un quarto d'ora la polizia fu avvisata del ritrovamento dei due e naturalmente venne ad informarsi di quanto accaduto.
Yutaka dovette aspettare molto prima che Takanori, con la scusa di essere molto stanco e provato, riuscisse a sottrarsi all'interrogatorio e lo raggiungesse in camera.
Il demone bussò delicatamente alla porta e chiese il permesso di entrare; una volta all'interno rimase in piedi a fissare il corpo sinuoso di Yutaka che si spostava da una parte all'altra della stanza, poi la voce tremante di rabbia del brunetto interruppe quel fastidioso silenzio.
<< Dove sei stato tutto questo tempo? Io avevo bisogno di te! MIYAVI aveva bisogno di te! >>
Lo sguardo glaciale di Takanori non resse quello furente dell'altro.
<< Mi dispiace...quell'angelo mi ha creato qualche problema...>>
Yutaka guardò interrogativo il più piccolo. Ancora non era a conoscenza della vera natura di Uruha ma non lasciò a Takanori nemmeno il tempo di spiegargli.
<< Per me quell'angelo può anche fottersi! Quello che davvero importa è che tu porti a termine il lavoro per cui sei stato chiamato, altrimenti sta pur certo che la mia anima non sarà l'unica a lasciare questo mondo di merda. >>
Takanori spalancò la bocca sorpreso e inorridito dallo strano atteggiamento di Yutaka: che fine aveva fatto il ragazzo dolce e timido che si preoccupava sempre prima degli altri che di se stesso?
<< Che intendi dire? >> la voce del demone tremò leggermente.
<< Non fare l'idiota, sai benissimo a chi mi riferisco! Mettiamola così: se la persona che amo dovesse soffrire ancora o peggio dovesse morire, farò in modo che anche tu possa perdere quanto hai di più caro su questa terra.
In fondo il caro Ryo si fida ciecamente del sottoscritto e non si farebbe problemi a seguirmi...anche all'inferno. >>
Il volto delicato di Yutaka fu stravolto da un sorriso diabolico e i suoi occhi sembrarono assumere per un attimo un'inquietante tonalità vermiglia.

Per un'anima che si redime ve ne è sempre una pronta a macchiarsi irrimediabilmente.







Chiedo umilmente perdono per il terribile ritardo! Ragazze sono davvero dispiaciuta ma questo periodo ( che purtroppo non è ancora finito ) è uno dei più stressanti che abbia mai vissuto.
La scuola è uno dei problemi principali ( compiti, assenze di massa, professori sadici e senza cuore che non fanno altro che ripetere quanto gli esami siano vicini ecc..)
ma non è l'unico quindi sono stata costretta ad allontanarmi e a mettere da parte quello splendido sfogo, quella liberazione e piacere, che per me è la scrittura.
Naturalmente non ho la minima intenzione di mollare quindi appena posso scrivo ( anche durante le lezioni ma voi non ditelo...) e anzi sto preparando anche un'altra long che vedrò di postare al più presto^^
Per ora accontentatevi di questo capitolo, che in realtà avrei voluto fare molto più lungo invece di terminarlo qui ma mi sono resa conto che sarebbe passato davvero troppo tempo, dunque eccolo qui!
Vedrò di rifarmi con il prossimo, voi però siate buone anche perchè ho fatto gli anni solo domenica scorsa quindi come regalo spero nella vostra pazienza :)
Ok ora i ringraziamenti per le splendide recensioni!


Ren: ma come farei senza le tue recensioni!!!?? Tesoro mio mi fai davvero morire ( in senso buono naturalmente^^) Comunque spero di non averti deluso...so che ti ho fatto aspettare tanto e leggere i tuoi commenti sempre così entusiasti mi ha fatto sentire ancora più una bestia.
La prossima volta mi impegnerò per essere più veloce; anche tu però aggiorna presto!!! ( non seguire il mio esempio)
Bene, fammi sapere che ne pensi del chap anche perchè ho cercato di renderlo almeno un tantino interessante per te^^
SamHmyCchan: grazie grazie grazie! Menomale che il capitolo è stato di tuo gradimento^^ Da quanto ho capito le AoixUruha ti piacciono parecchio!!
Bene, bene...in questo chap non compaiono ma vedrò di rifarmi prossimamente quindi se avrai voglia di seguirmi ancora, vedrò di non deluderti!!!


Sarsa: non ti devi preoccupare, non servono chilometri di complimenti, per me vedere sempre il tuo commento e sapere che leggi con piacere è già tantissimo quindi spero solo di non annoiarti mai!
Un bacio


Honda: la mia adorata Cassis...wow quante cose sono cambiate...prima tra tutte il tuo amore crescente per i Gazette, cosa che mi riempie di gioia ( a dir poco ) poi la tua capacità di capire me e quello che scrivo, che si raffina ogni giorno di più...ma come fai?
Comunque...bhè il tuo odio-amore per Uruha non mi stupisce, anch'io ti conosco bene e so che le cose più sono controverse, perverse e cattive, più ti piacciono, dunque non mi rimane altro che peggiorare la situazione e sperare nella tua benedizione^^
Ora però dimmi che ne pensi di Kai...la versione un po' cattivella è di tuo gusto??
Aspetto commenti con ansia!


MakiChan: nee-chaaaaaaaaaaaaaaaaaan la tua recensione mi ha stupito!!!
Quanto sei stata carina a scrivere qualche frase del capitolo, che ti è piaciuta particolarmente!!! è stato un gesto che ho apprezzato tantissimo!
Comunque dalla coppia Aoi-bimbo e Uruha-maturo e lonzo ( come dici tu XD) devi aspettarti ancora altro...per ora accontentati di Ruki e Reita perchè c'è stato un bel passo avanti non credi??
Cerca di leggere in fretta il chap, anche se so di chiederti molto XD
Tranquilla aspetterò, l'importante è che ti piaccia tutto!!!

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Capitolo 7
*** Scambio ***


HUMAN DEMON




Tokyo illuminata dalla luce del crepuscolo aveva un'atmosfera romantica e un po' malinconica; i deboli raggi del sole investivano gli alberi di ciliegio ancora spogli e si divertivano a proiettare guizzanti ombre scure sul terreno sabbioso del parco.
Yuu teneva stretta la mano del giovane angelo biondo, incurante del vento fresco che scompigliava i suoi leggeri fili d'ebano. Quando era accanto ad Uruha niente aveva importanza, figuriamoci quella sciocca brezza.
Sollevò lo sguardo per incontrare quello pensieroso dell'altro.
<< Cos'è che ti preoccupa? >>
La voce tenue e cristallina del più piccolo riscosse il ragazzo dai suoi pensieri. Gli sorrise dolcemente nel tentativo di tranquillizzarlo, ma sapeva che Yuu non era tipo da arrendersi tanto facilmente.
Fece qualche passo e raggiunse le altalene arrugginite di quel grazioso parco, poi fece cenno al moro di sedersi accanto a lui.
<< Vedi Yuu, ultimamente c'è una persona che mi procura qualche grattacapo...>>
Il viso concentrato di Yuu si fece più attento e Uruha non poté fare a meno di ridere per quell'espressione tanto buffa e graziosa.
<< Non è niente di irreparabile Yuu, però ogni tanto mi capita di pensarci, tutto qui. >>
<< Ti preoccupa quel tipo basso e con lo sguardo cattivo che gira intorno al fratellone vero? >>
Ancora una volta Yuu aveva dato prova della sua innegabile perspicacia; a volte l'angelo biondo si trovava a pensare che quel ragazzino sembrasse davvero più grande dei suoi coetanei.
<< Già...>> fu costretto ad ammetterlo.
Il moro iniziò a dondolare più velocemente muovendo con forza le gambe coperte dai jeans chiari e strappati qua e là.
<< Se devo essere sincero la tua preoccupazione mi da un po' fastidio...>> il profilo di Yuu, con le labbra che si muovevano a tempo con quelle parole, illuminato dagli ultimi raggi solari, ad Uruha sembrò bello e sensuale, di una sensualità ancora acerba ma intensa.
<<...sembra quasi che tu sia geloso del fratellone Ryo...però ho deciso che per te crescerò, mi comporterò da uomo e invece di lamentarmi ti aiuterò in tutto quello che vuoi fare, perchè la tua felicità viene prima della mia.>>
Forse fu quell'espressione decisa, la dolcezza e la sincerità di quelle splendide parole o semplicemente il fatto che fosse Yuu a pronunciarle, ma in quel momento Uruha si sentì fragile e vulnerabile come un bambino,
mentre quello che doveva essere un innocente ragazzino gli parve il più forte e seducente uomo che avesse mai incontrato nei suoi secoli di vita.
Si alzò di scatto senza pensare a cosa stesse realmente facendo e come preso da una follia irrefrenabile si parò di fronte a lui mettendosi in ginocchio tra le sue gambe.
Prese tra le mani il viso del piccolo e lo avvicinò a sé: le loro labbra erano a pochi millimetri di distanza e Yuu poteva sentire il respiro fresco dell'altro soffiargli sulle guance ormai accaldate. Poi i suoi occhi si chiusero in attesa di quel momento.
Il biondo non lo fece attendere e sporgendosi appena verso di lui, sfiorò la sua bocca con la propria. Fu un bacio casto e delicato ma capace di scaldare non solo il cuore, ma anche il corpo di entrambi.
Yuu era giovane ma la vicinanza del suo seducente biondino lo rendeva esperto e voglioso...Le sue dita intrecciarono i fili dorati dell'altro e intanto, con una leggera pressione, avvicinò ancora di più il suo viso come se volesse legarlo indissolubilmente a sé.
Uruha si allontanò di poco per riprendere fiato e con la fronte poggiata a quella di Yuu, osservò il suo viso dalle gote tinte di rosso e gli occhi lucidi per l'emozione.
<< Anch'io voglio che tu sia felice. >> la voce del biondo era tremante e flebile.
Il più piccolo sorrise radioso e con il pollice sfiorò lo zigomo alto ed elegante dell'uomo davanti a sé.
<< Se continui così non avrai problemi. >>
Le loro labbra si sfiorarono ancora una volta, poi Uruha si alzò tendendogli una mano per sollevarlo.
Il moro l'afferrò prontamente e continuò a tenerla stretta anche quando tornarono a camminare.
<< Dove stiamo andando Uru? >>
L'angelo assottigliò lo sguardo continuando a guardare dritto davanti a sé.
<< Voglio controllare una cosa Yuu, così poi potremo stare insieme e divertirci, solo io e te...>>




Ryo continuava a guardare il suo “ ormai fidanzato” mentre percorreva per l'ennesima volta i cinque metri scarsi che separavano la scrivania dall'armadio di camera sua.
Era nervoso e preoccupato, questo era evidente, ma per quante volte gli avesse chiesto cosa ci fosse che non andava, la risposta era sempre la stessa: “ niente che riguardi un bigotto religioso come te!”
Il tutto pronunciato con tono acido e stizzito e tanto di sguardo gelido in omaggio.
Aveva sbagliato a chiedergli se il matrimonio fosse tra i suoi obbiettivi per il futuro, certo lui stava scherzando ma Takanori non sembrava aver particolarmente apprezzato la battuta;
così il ragazzo con la benda sul naso si era beccato un pugno in testa e una serie infinita di offese, tra le quali l'appellativo di “ stupido bigotto attaccato a delle inutili istituzioni religiose”.
Sospirò rassegnato continuando a guardare quel fulmine rosso che non la smetteva di borbottare tra sé e sé.
Eppure più lo guardava e più si convinceva che quella battuta buttata lì per caso non era stata dettata solo dalla semplice ilarità; lui avrebbe davvero voluto sposare Takanori...
Naturalmente sapeva che il matrimonio in chiesa non era tra le ipotesi di scelta, ma l'idea di legare a sé quel demone dal viso d'angelo gli attanagliava lo stomaco e lo eccitava tremendamente.
Il ragazzo dai capelli rosso vino sembrò avvertire la sua emozione e lo guardò poggiando le mani sui fianchi.
<< Che significa quella faccia? >>
Ryo alzò un sopracciglio con fare interrogativo.
<< Quale faccia? >>
Takanori sbatté a terra il piede e storse la bocca carnosa.
<< Quella faccia da pervertito, ecco quale faccia!>>
La risata del biondo riempì la stanza e pur tentando di trattenersi, Takanori finì con il lasciarsi trascinare da quel suono tanto piacevole.
<< Vieni qui. >> Ryo tese una mano verso di lui e quando il demone la afferrò, lo tirò a sé tenendolo stretto per la vita e appoggiando la fronte sul suo ventre piatto.
<< Non faccio il pervertito, pensavo solo che trascorrere la vita con te non è per niente una cattiva idea...>>
L'espressione di Takanori si intenerì in un istante e con un dolce sorriso dipinto sul volto iniziò ad accarezzare i capelli profumati del suo ragazzo.
<< Guarda che io e te possiamo stare insieme anche senza sposarci! Non vale la pena di fare tutto quel viaggio fino in Spagna o chissà dove per uno stupido pezzo di carta! Non ho bisogno di un documento per capire che ti amo.>>
Ryo lo guardò spalancando leggermente la bocca e Takanori tornò a ridacchiare sotto i baffi.
<< E ora che ti è preso? >>
Il giovane con la benda sorrise con orgoglio e strinse la presa intorno alla vita sottile di Takanori.
<< Sono contento! Sono contento perché hai detto che mi ami...>>
Quel ragazzo tanto genuino ed ingenuo non avrebbe mai finito di stupirlo, era come un bambino pronto ad entusiasmarsi per ogni minima sciocchezza, ma proprio quella sua semplicità lo rendeva, agli occhi di Takanori, l'uomo più bello e straordinario di quella maledetta Terra.
Il ragazzo dalla chioma fiammeggiante si chinò su di lui baciandolo sulle labbra e mordendole appena.
<< Non farci l'abitudine! >>
La risata di Takanori fu interrotta dalla presa fulminea del biondo che lo trascinò con sé sul letto facendolo stendere, per poi adagiarsi comodamente su di lui.
<< Oltre ad avere la lingua biforcuta sei anche scomodo.>>
Il viso piccolo e seducente del demone fu illuminato da un sorriso carico di desiderio ed erotismo; Ryo si leccò le labbra senza rendersene nemmeno conto e subito andò a mordere la pelle calda e bianca del suo collo.
Non volendo separarsi da lui, continuò a mordicchiare e succhiare quel tratto morbido di pelle, mentre le sue mani giocavano frenetiche con il bordo dei jeans stretti.
Takanori aprì la bocca senza però lasciar sfuggire nemmeno un gemito, respirando solo con più affanno e serrando gli occhi truccati di nero.
<< Se sono scomodo alzati...>> lo disse ansimando, soffiando nell'orecchio dell'uomo che lo sovrastava.
Ryo sghignazzò e per punire quel ragazzo tanto spiritoso, pizzicò il suo fianco fin troppo magro.
<< Vedi! >> disse cercando di afferrare la pelle sottile dell'altro << Non riesco neanche a darti un pizzico decente, sei troppo spigoloso. >>
Risero ancora mentre le piccole mani di Takanori torturavano il viso di Ryo, dandogli schiaffi leggeri e tentando di farlo tacere tappandogli la bocca.
Il biondo sollevò la maglia leggera del suo ragazzo e abbassandosi un po' andò a soffiare sulla pancia candida, producendo un buffo rumore accompagnato dalla risata sguaiata di Takanori, che, con le lacrime agli occhi, scalciava con forza per disarcionare il suo assalitore.
<< Ti prego, smettila Ryo!!! Ryo sto morendo ti prego!!!! >> e le risate si facevano sempre più intense fin quando Ryo decise che la punizione era sufficiente.
Si accasciò su di lui senza però schiacciarlo e chiuse gli occhi ascoltando il suono profondo del cuore di Takanori.
<< Ultimamente lo sento più chiaramente.>>
<< Cosa? >> la voce del demone era ancora debole per il troppo ridere.
<< Il tuo cuore...è come se ora fosse più forte.>>
Gli occhi di ghiaccio di Takanori si chiusero appena mentre le labbra si distendevano in un sorriso rilassato.
<< Forse è proprio così. Forse sta davvero battendo più forte...>>
<< E perché? >>
Takanori iniziò ad accarezzare con dolcezza la chioma dorata di Ryo cercando il coraggio di pronunciare quella semplice risposta.
<< Per te.>>
Non ci fu risposta, solo l'abbraccio di Ryo che si faceva man mano più forte e quel battito intenso a testimoniare che qualcosa stava cambiando.


Come c'era da aspettarsi Ryo si addormentò dopo pochi minuti; la brutta avventura del giorno prima e la preoccupazione di perdere Takanori lo avevano indebolito parecchio, senza contare che la sua innegabile generosità lo aveva spinto a donare parte di sé al piccolo demone; era logico dunque che ora avvertisse il bisogno di riposare.
In fondo Ryo era un semplice uomo, tutte quelle emozioni erano state un carico eccessivo per lui e Takanori non si sarebbe mai perdonato se il suo giovane eroe avesse vissuto ancora un'esperienza simile.
Scivolò fuori dal letto facendo attenzione a non svegliarlo e dopo averlo coperto con cura, uscì dalla stanza senza fare rumore.
Si era fatto tardi e lui aveva ancora una faccenda importante da sbrigare, così lasciò un biglietto sul tavolo della cucina, dove scrisse a Ryo che lo avrebbe chiamato appena tornato a casa, e chiudendo la porta d'ingresso, si allontanò affondando le mani nelle tasche.
Quello che doveva fare lo preoccupava terribilmente; anche il suo ragazzo si era accorto di quanto fosse nervoso, ma di certo non poteva rivelargli che il motivo di tanta preoccupazione era proprio lui.
Takanori sapeva perfettamente cosa fare, era l'unica soluzione per soddisfare il desiderio di quel nuovo Yutaka...Ma appagare le aspettative del suo padrone comportava il dover portar via a Ryo una persona importante della sua vita.
La mano del ragazzo si serrò in un pugno ferreo e il suo passo si fece più pesante e affrettato; lui doveva compiere quel passo, altrimenti lo stesso Ryo avrebbe rischiato di rimanere coinvolto in qualcosa di tremendo.
Yutaka era stato chiaro: se Miyavi non fosse sopravvissuto, lui avrebbe perso Ryo.
Il tempo ormai stringeva, Takanori avvertiva chiaramente la vita di Miyavi affievolirsi inesorabilmente, scorreva via come sabbia in una clessidra.
Afferrò le chiavi di casa ed entrò senza salutare la signora Uke, che riposava sul divano in salotto. Salì le scale a due a due e bussò forte alla porta della camera di Yutaka.
<< Entra.>> la voce del suo giovane padrone era fredda ed impostata, priva di quella graziosa nota acuta che ogni tanto accompagnava le parole frettolose e insicure del ragazzo.
Abbassò la maniglia cercando di far meno rumore possibile e quando entrò lo spettacolo che si trovò di fronte lo lasciò senza parole.
Yutaka era placidamente steso sul letto, le gambe lunghe e snelle, avvolte dagli insoliti pantaloni in pelle,erano accavallate l'una sull'altra, mentre gli stivali dal tacco non troppo alto affondavano sul morbido piumone blu notte.
Le dita dalle unghie laccate di nero tamburellavano sul petto glabro, che si intravedeva dalla camicia in raso scuro, aperta per i primi tre bottoni; le labbra del ragazzo si piegarono in un sorriso perverso e i suoi occhi, non più di quel dolce color cioccolato ma di un cupo nero pece, immobilizzarono la figura di Takanori, guardandolo come a volerlo consumare lentamente.
L'uomo che aveva davanti non era il ragazzo che lo aveva invocato quella sera di tempesta; non era rimasto nulla di quel giovane dallo sguardo gentile, i modi affabili e il temperamento mite.
Takanori sapeva che non avrebbe più visto quel viso magro e grazioso tingersi di rosso per la timidezza o l'imbarazzo, non avrebbe più incrociato il suo sguardo premuroso né avrebbe udito i suoi finti rimproveri quando attaccava briga con qualche idiota.
Quello Yutaka non c'era più e non sarebbe più tornato; al suo posto era giunto quello sconosciuto dal fare strafottente e spavaldo, l'incedere sicuro e sensuale e il viso inespressivo.
Takanori avvertì un senso di vuoto all'altezza dello stomaco e strinse tra le dita la manica della maglia, nel vano tentativo di darsi forza: il primo Yutaka, quello originale, il suo Yutaka gli mancava e non riusciva ad immaginare di trascorrere le sue giornate con quell'individuo che nel frattempo aveva preso ad accarezzare lentamente la cintura in cuoio che stringeva la sua vita stretta.
<< Che fai lì impalato? Avvicinati e dammi buone notizie! >>
Ubbidì, e senza fiatare si collocò a poco più di un metro da lui.
<< Ho trovato una soluzione.>> ora anche la voce del demone era fredda e controllata.
Yutaka si mise a sedere con tutta calma e continuando a guardarlo dritto negli occhi, assunse un'espressione attenta.
Takanori inumidì le labbra con la lingua e continuò.
<< Prima di qualunque lamentela ci tengo a dirti che è la nostra unica possibilità, quindi ascoltami bene e valuta se ne vale davvero la pena.>>
Le labbra dell'altro si arricciarono leggermente, ma questa volta non accennò nemmeno una risposta.
<< Bene, purtroppo, da quanto ho potuto constatare, il fisico di Miyavi è eccessivamente debilitato, non posso curare un corpo che è ormai consumato in modo irrimediabile...>>
Yutaka sembrò non apprezzare il commento ma non gli fu concesso di controbattere, infatti Takanori riprese subito il discorso.
<<...c'è comunque un modo, che di solito evito di prendere in considerazione, ma viste le circostanze non possiamo farne a meno. Per mantenere il tuo ragazzo su questa terra è necessario uno scambio.>>
Lo sguardo di Yutaka si fece interrogativo.
<< Cosa intendi con “scambio”? >>
Takanori si sedette sul bordo della scrivania incrociando le braccia al petto.
<< Sto semplicemente dicendo che se il corpo di Miyavi non è più utilizzabile, basterà prenderne un altro, uno giovane possibilmente, cosicché sarà più facile cancellarne la volontà e l'esistenza stessa.>>
A quelle parole Yutaka abbassò la testa tanto che il ragazzo dai capelli rossi non riuscì più a scorgere il suo viso dietro la frangia sempre troppo lunga.
<< Mi stai dicendo...>> la sua voce lo colse di sorpresa <<...che Miyavi non sarà più se stesso? In pratica sarà tutta un'altra persona? >>
In quel momento, quel tono mesto e strozzato sembrò appartenere allo Yutaka dolce che conosceva, come se il pensiero del suo compagno dai capelli sgargianti e variopinti fosse l'unica cosa in grado di riportarlo indietro.
Takanori si sedette accanto a lui poggiando i gomiti sulle gambe.
<< È esattamente quello che volevo dire; ricomincerà d'accapo, creerò una nuova vita per lui, un nuovo passato e un nuovo futuro.>>
<< ...e in entrambi i casi io non sarò presente. Non farò più parte del suo passato né tantomeno della sua vita futura, giusto? >>
Si, quello che stava parlando in quell'istante esatto era il suo Yutaka, quello fragile e innamorato.
Takanori chiuse gli occhi respirando profondamente.
<< Tu non ci saresti stato in ogni caso. Anche se avessi potuto guarire Miyavi, tu saresti venuto via con me subito dopo come prestabilito, quindi è un bene che lui dimentichi e riparta da zero, non sentirà la tua mancanza...non soffrirà, capisci?>>
Una mano di Yutaka scostò qualche ciocca di capelli, poi il suo sguardo tornò ad osservare il ragazzo accanto a sé.
<< A chi pensavi? Chi è la persona adatta allo scambio? >>
Il tono del brunetto era tornato deciso.
<< Ho pensato a qualcuno che rispecchi almeno in parte la fisionomia di Miyavi e che soprattutto non abbia una vera e propria famiglia...inoltre il tempo stringe dunque è preferibile agire in fretta senza perdere tempo in inutili ricerche...>>
<< Non perdere tempo in giri di parole allora! Chi è? >>
Gli occhi cerulei di Takanori si abbassarono istintivamente e le sue labbra si schiusero appena in un sussurro.
<< Yuu.>>
I passi di Yutaka erano svelti e decisi, lo sguardo fermo e il viso scolpito nel marmo: non c'era esitazione in lui... non c'era pietà.
Raggiunse l'abitazione in breve tempo e senza indugiare afferrò la chiave che, come lo stesso Ryo gli aveva rivelato qualche mese fa, era nascosta sotto il vaso accanto alla porta.
Entrò silenziosamente e la fortuna volle fargli incontrare subito l'oggetto dei suoi desideri.
<< Yuta-chan, che ci fai qui? >> la voce di Yuu era sorpresa ed entusiasta allo stesso tempo.
Yutaka assunse il sorriso più sincero e dolce possibile, nonostante il suo viso non fosse più abituato a tali espressioni e dimostrazioni emotive.
<< Ero in cerca di compagnia...>> e quel sorriso freddo non abbandonava ancora il volto delicato del giovane.
Yuu si avvicinò a lui abbracciandolo. Era davvero affezionato a Yutaka; era l'unico, fatta eccezione per Ryo, di cui si fidava ciecamente. Come non avrebbe potuto;
Yutaka era rimasto vicino a lui e a suo fratello nei momenti più difficili, lo aveva aiutato quando, dopo l'incidente che gli aveva portato via entrambi i genitori, si era chiuso in se stesso, rifiutando l'aiuto di insegnanti, compagni di classe o assistenti sociali.
A quel tempo si era chiuso in se stesso, le pareti del suo cuore erano nere e spesse, non avrebbe permesso più a nessuno di penetrare al suo interno,o almeno così credeva...



…............



<< Come sta? >>
Ryo incrociò le braccia al petto abbandonandosi contro la parete fredda e ruvida; gli occhi spenti e cupi del ragazzino di fronte a sé lo privavano di ogni forza.
<< Come vuoi che stia? Ha appena perso tutta la sua famiglia Yutaka, non ha più nessuno...>>
Yutaka prese una mano del biondo e la strinse nella sua. Lo guardò con quel sorriso dolce e delicato che tanto si addiceva al suo viso efebico e quel semplice sguardo bastò a tranquillizzarlo:
Yutaka aveva sempre avuto l'innata capacità di rassicurare gli altri, come se assorbisse dentro di sé ogni preoccupazione e ansia.
<< Non ti preoccupare Ryo, vedrai che riusciremo a riportarlo tra noi.>>
Non gli diede neanche il tempo di rispondere e si diresse verso il piccolo dai capelli corvini; si sedette accanto a lui senza proferir parola, semplicemente gli rimase accanto, capendo che in quel momento non era delle parole che aveva bisogno, ma solo della presenza di qualcuno, del calore umano che i suoi genitori non avrebbero più potuto donargli.
Così rimase lì finchè Yuu non venne a riscuotere ciò che desiderava: affetto.
Si gettò tra le braccia di Yutaka stringendosi ai suoi fianchi sottili, tenendolo vicino a sé, stringendolo come se temesse di vederlo volare via da un momento all'altro.
La mano di Yutaka andò ad accarezzare i capelli lisci e neri, si piegò su di lui per riscaldarlo, per fargli avvertire maggiormente la sua presenza e nel frattempo sussurrava parole di conforto al suo orecchio.
Restarono così per molto tempo, poi, quando finalmente Yuu smise di piangere, si alzarono insieme tenendosi per mano e si avvicinarono a Ryo che li aveva osservati in silenzio per tutto il tempo.
<< Yuu può venire a stare da te vero Ryo?>>
Il biondo sorrise radioso in direzione del piccolo e gli tese la mano tutta tremante.
<< Certo! Non c'è problema.>>
Le dita fredde e sottili di Yuu si strinsero attorno alle sue ma neanche allora si decisero a lasciare la presa su Yutaka.
<< Yuu-chan vuoi che Yutaka stia con te questa sera?>>
Il cenno d'assenso del giovane fece sciogliere il cuore di Yutaka, che si riportò immediatamente al suo fianco.
<< Vorrà dire che per questa volta io e Yuu dormiremo insieme.>>
E così quella notte e molte delle seguenti le trascorso insieme, accoccolati nel grande letto a casa di Ryo: stringersi al corpo, se pur esile e asciutto, di Yutaka lo faceva sentire a casa, come se fosse ancora accanto a sua madre, perchè Yutaka era questo per lui: una madre, un padre...la sua famiglia.



…................




<< Dove stiamo andando Yuta-chan?>>
La voce di Yuu era così allegra...non poteva neanche immaginare che di lì a poco sarebbe stato tradito da una delle persone che più amava al mondo.
<< A trovare un amico Yuu-chan, un amico che ha bisogno del tuo aiuto.>>
La fronte di Yuu si corrugò in un'espressione interrogativa.
<< Il mio aiuto? E che dovrei fare scusa?>>
<< Basta che tu sia te stesso Yuu, niente di più.>>
E di nuovo quel sorriso falso e gelido andò a deturpare la purezza del suo volto.
Yuu scrollò le spalle rassegnato e strinse più forte la sua mano.
<< Secondo me Uruha potrebbe aiutare il tuo amico molto più di me, l'altro giorno mi sono tagliato un dito e a lui è bastato poggiare le labbra sulla ferita per rimarginarla, ci credi??>>
Dalle labbra di Yutaka nacque spontanea una risata beffarda e continuando a guardare di fronte a sé si morse il labbro per contenersi.
<< È davvero un tipo speciale questo Uruha...sono sicuro che anche lui ci sarà molto utile..>>
“ Takanori si occuperà di quel fastidioso angelo in men che non si dica...”
E mentre sorrideva a quel pensiero, giunsero di fronte all'imponente edificio dell'ospedale.


Uruha entrò silenziosamente nella stanza poco illuminata del ragazzo e in quell'esatto istante avvertì una stretta lancinante all'altezza del petto che lo costrinse ad inginocchiarsi a terra con il fiato mozzato in gola. L'aria in quel luogo era opprimente, lo soffocava togliendogli ogni energia.
Il ragazzo dai capelli variopinti si avvicinò a lui piegandosi per guardarlo in viso.
<< Va tutto bene? Che ti è preso?>>
Gli occhi erano grandi e illuminati da una luce viva, eccessivamente sfavillante, quasi...distorta...
<< Chi sei?>> la voce dell'angelo biondo era debole e affaticata.
L'altro gli sorrise accarezzando il suo viso di porcellana, ormai madido di sudore.
<< Sono l'angelo abbandonato dal tuo Dio.>>
Le braci roventi dei suoi occhi furono le ultime cose che Uruha riuscì a vedere, poi la lama gelida affondò nel suo ventre e le sue iridi si annebbiarono.



Chiedo solo perdono per il ritardo abnorme...è solo un brutto periodo, ma non mi dimentico di voi e spero che voi non vi dimentichiate di me :)
Ho già risposto alle vostre splendide recensioni individualmente quindi ora non mi resta che rinnovare i ringraziamenti e dirvi che siamo quasi alla fine...
Un bacio a tutte!!!

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Capitolo 8
*** Toward the Apocalypse ***


HUMAN DEMON




L'intero edificio sembrava vuoto; non una voce o un leggero sospiro proveniva dai lunghi corridoi bianchi e la giovane donna che accoglieva i visitatori all'ingresso non sedeva alla sua postazione come faceva di solito. Tutto intorno si respirava un'aria cupa e pesante e l'assenza dei medici e del personale apparve ambigua anche al piccolo Yuu.
<< Dove sono tutti? >> la voce del moretto era bassa e leggermente allarmata.
Yutaka strinse la sua mano in un gesto che poteva apparire di conforto, ma intendeva semplicemente assicurarsi che il suo giovane accompagnatore non si allontanasse per nessun motivo da lui.
<< È tardi Yuu-chan, staranno riposando, stai tranquillo ci sono io con te.>> ma questa volta quel sorriso gelido non fece altro che intimorire ancora di più il ragazzino.
L'inquietudine di Yuu però fu presto sostituita da un forte senso di nausea quando, lungo il corridoio, percepì l'odore acre del...sangue.
Il moro portò una mano sul viso nel tentativo di attenuare quella sensazione spiacevole che gli chiudeva lo stomaco ma il tanfo aumentava mano a mano che lui e Yutaka si avvicinavano ad una stanza lievemente illuminata.
<< Tu non senti questa puzza Yuta-chan? >> la voce del più piccolo questa volta era incrinata e tremante; inspiegabilmente aveva un orribile presentimento.
<< Si la sento.>> la risposta del castano fu lapidaria e quando Yuu incontrò il suo sguardo fermo notò un'insolita sfumatura sanguigna a tingerli. Ma non era il momento di chiedere spiegazioni, di fronte ai suoi occhi, all'interno della piccola stanza, si presentava un'immagine agghiacciante.
<< Uruha...>> fu poco più di un sussurro e il fiato gli morì in gola.
<< Mai vista una croce Yuu-kun? >> la voce atona del ragazzo seduto sul letto penetrò le orecchie di Yuu come una lama tagliente; se ne stava lì con le gambe incrociate e il viso appoggiato placidamente su una mano.
Gli sorrideva sornione come se lo spettacolo in quella stanza lo lasciasse completamente indifferente, come se l'enorme macchia di sangue che si estendeva pian piano sul pavimento non fosse di alcuna importanza, come se il corpo dell'angelo biondo tenuto su una croce con corde e chiodi fosse quanto di più normale potesse esserci al mondo.
<< È così che è morto il nostro signore Gesù Cristo sai? In croce! E ora Uruha ci sta dando prova della sua fedeltà mostrando come sia onorato di morire come il suo superiore! Non sei orgoglioso di lui Yuu-chan? >> questa volta la voce del giovane era divertita, troppo simile a quella di un malato di mente, ma i suoi occhi glaciali davano prova della sua terrificante lucidità.
Yuu portò le mani sul viso nel tentativo di trattenere i conati: Uruha, il suo Uruha era sostenuto su quella croce con il volto abbandonato verso il basso e la pelle pallida, quasi trasparente, a causa del caldo nettare vermiglio che scivolava via dalle profonde ferite.
Quando si avvicinò a lui Yuu afferrò una sua gamba incapace di fare qualsiasi cosa; non voleva muoverlo per evitargli altro inutile dolore, ma desiderava svegliarlo, sentire la sua voce e assicurarsi che fosse ancora vivo. Si voltò verso Yutaka in cerca di aiuto e trovò il viso del suo amico completamente sconvolto. Durante tutto il viaggio Yutaka gli era sembrato diverso dal solito, ora però anche i suoi occhi erano tornati quelli caldi e dolci di sempre anche se vagavano spaventati dalla figura di Yuu a quella del ragazzo sul letto.
<< Miyavi...cosa è successo qui? Dov'è Takanori? È stato lui a fare tutto questo? >>
Miyavi si alzò dalla sua postazione sorridendo rassicurante in direzione del suo ragazzo e quando fu a pochi passi da lui prese il piccolo viso tra le mani e baciò le labbra scarlatte del castano.
<< No Yuta-chan, Takanori questa volta non centra niente, anzi deve ancora arrivare quel piccolo demonio da quattro soldi...>>
Gli occhi di Yutaka si spalancarono per la sorpresa e si allontanò di poco dal suo compagno. Miyavi strinse i suoi polsi e lo portò di nuovo a contatto con il suo corpo.
<< Sei sorpreso perché so di Takanori? Non devi amore mio, sapevo sin dall'inizio di come tu lo abbia invocato per me e non sai quanto ti sia grato. Mi sono divertito a vedere i vostri sforzi e non sai che sorpresa quando ho capito che quel demone rammollito stava diventando più umano ogni giorno che passava...davvero esilarante.>>
Yutaka sembrava sempre più spaventato e sconvolto nel sentire quelle rivelazioni; quello che gli stava parlando non era Miyavi, non poteva esserlo...
<< Ma che stai dicendo? Tu...come fai a sapere..??>>
Il ragazzo dai capelli variopinti bloccò le sue parole con un dito sulle labbra.
<< Lo so perché Takanori mi appartiene, l'ho creato io Yuta-chan! >>
<< Miyavi...io non capisco...>>
Miyavi abbracciò stretto il corpo sottile di Yutaka e leccò il suo collo facendolo rabbrividire.
<< Da ora Yutaka puoi chiamarmi...Lucifero.>>




Ancora una volta mi trovo a correre lungo le strade di Tokyo; mi sarei dovuto incontrare con Yutaka all'ospedale almeno un quarto d'ora fa ma Ryo e le mie gambe corte mi hanno fatto perdere finn troppo tempo.
In realtà ho provato a contattare Yutaka ma continua a rispondere la segreteria del suo cellulare e inspiegabilmente avverto un moto d'ansia stringermi il petto.
È come se il mio padrone fosse in pericolo ma la cosa più pericolosa con cui potrebbe avere a che fare sono io quindi perchè mi preoccupo tanto?
Ormai mancano pochi metri all'edificio ma la mia corsa viene interrotta bruscamente da una figura evanescente che si frappone tra me e la mia meta: quando mi rendo conto di cosa, o meglio, di chi sia rimango paralizzato.
Chi mi sta di fronte è Uruha ma questa volta il suo aspetto è diverso da quello abituale; il suo corpo è praticamente trasparente, visibile a malapena, e i tratti del suo viso, già di per sé molto delicati, appaiono ancora più femminili, nel complesso sembra ancora più androgino, proprio come dovrebbero essere le fattezze effettive di un angelo.
<< Perché sei qui? E soprattutto perché sembri un...fantasma? >> lo chiedo disgustato, la sua presenza, dopo quello che ha fatto, non mi mette certamente di buon umore ma la sua espressione apprensiva e agitata mi fa mordere la lingua.
<< Devi aiutarmi.>> la sua voce è flebile ma avverto quanto sia preda della paura. Il mio odio nei suoi confronti però mi spinge a ridergli in faccia.
<< Io che aiuto te!!? Figuriamoci! Levati di mezzo pennuto! >>
<< Si tratta di Yutaka! >> bastano queste poche parole a congelarmi sul posto. Mi volto per guardarlo negli occhi e capisco che non mente.
<< Ti ascolto...>>
Uruha fa un lungo sospiro e mi preparo al peggio.
<< Non so come tu abbia fatto a non rendertene conto, in fondo dovresti avere con lui un legame indissolubile, praticamente sei una sua parte...>>
Scuoto confuso la testa e mi avvicino a lui con l'intenzione di scuoterlo ma il suo corpo privo di consistenza me lo impedisce, quindi mi limito a parlare.
<< Aspetta un attimo, non sto capendo niente. Di chi stai parlando? >>
<< Del diavolo! Sto parlando del diavolo Takanori! È qui, è sempre stato qui e ha aspettato il momento adatto per prendere ciò che voleva.>>
Sento un improvviso freddo cadermi sulle spalle e perdo ogni contatto con il mondo, divento una bambola di porcellana.
<< Miyavi...>> lo sussurro a me stesso ma Uruha riesce a sentirmi e annuisce. Ecco spiegato perché nella sua stanza non riuscivo ad avvertire i suoi pensieri o sofferenze...semplicemente non è un essere umano.
Riflettendoci però non sono in grado di sentire nemmeno le sensazioni di Ryo quindi forse entrambi sono semplicemente uomini fuori dal comune. Deve essere per forza questa la ragione di tutto, sta tentando solo di confondermi.
Uruha sembra aver letto nella mia mente perchè quando torno a guardarlo mi sorride tristemente e risponde al mio tacito quesito.
<< Ryo è destinato ad altro...lui riesce a tranquillizzare le persone che soffrono, per questo deve divenire come...me.>> e questa nuova realtà mi distrugge completamente.
<< Un...angelo? >> riesco a pronunciarlo con estrema difficoltà. Un demone innamorato di un uomo è già assurdo ma un demone innamorato di un futuro angelo è praticamente impossibile.
Cado in ginocchio guardando il vuoto di fronte a me.
<< Anche Yutaka, per la sua gentilezza e bontà d'animo, aveva lo stesso destino, almeno prima che si rivolgesse a te macchiando indissolubilmente la sua anima.>>
Non voglio crederci; un tempo avrei gioito nel sapere che la mia presenza aveva compromesso definitivamente un'anima e ne aveva conquistata quasi una seconda, ora invece mi sento morire, sento di essere l'essere più infimo del creato.
<< Devi sbrigarti.>> la voce di Uruha mi riscuote dall'incubo in cui ero caduto. Torno a guardarlo e vedo la sua immagine affievolirsi.
<< Che ti succede? Perché stai sparendo? >> parlo tutto trafelato e sento il fiato venire meno. Ho paura, per la prima volta ho paura di rimanere solo, di non farcela.
Uruha mi sorride dolcemente, come mai credevo che avrebbe fatto con uno come me, e si avvicina per poi inginocchiarmisi accanto.
<< Purtroppo non posso restare, il mio tempo su questa terra è quasi terminato e parlare qui con te mi costa una gran fatica. Promettimi una cosa Takanori...>> con la sua guancia liscia e levigata sfiora la mia per sussurrarmi all'orecchio con la poca voce rimastagli <<...proteggi Yuu ad ogni costo...ti prego...>> mi sembra di avvertire il suo tono incrinarsi, come se stesse per piangere, ma quando mi volto per guardarlo Uruha non c'è già più.
Mi alzo in piedi a fatica ma il pensiero del mio Yutaka mi dà la forza di cui ho bisogno e comincio a correre a perdifiato.
“ Ti prego resisti, resisti!”
La gola inizia a bruciare da subito, un corpo umano non può correre come vorrei, ma né questo né le gambe doloranti mi impediscono di raggiungere l'edificio in un tempo brevissimo.
Sin dal giardino avverto l'odore pungente del sangue che impregna l'aria e l'agitazione mi fa martellare il cuore nel petto.
Spalanco con un gesto brusco l'enorme porta d'ingresso e mi dirigo senza esitazioni verso la camera di Miyavi. Pensavo di essere pronto al peggio ma lo spettacolo che mi attendeva non era nemmeno lontanamente paragonabile alle mie pur terribili aspettative.
Il ragazzo dagli sgargianti capelli arcobaleno non ha più il solito viso allegro e vivace, ora i suoi lineamenti sono deturpati da un ghigno diabolico e l'espressione feroce riesce ad immobilizzarmi all'istante; improvvisamente sento un freddo glaciale invadere il mio corpo ed inizio a tremare come se stessi per morire assiderato.
Sono terrorizzato, è questa la verità. Di fronte a me c'è la persona che dovrei considerare più importante di ogni altra, il mio creatore, e ne ho paura.
Si volta nella mia direzione rivolgendomi uno sguardo comprensivo o più probabilmente di pietà, ma le sue mani sono ancora saldamente strette intorno al collo sottile di quel ragazzo dai capelli arruffati e lo sguardo triste.
Quel ragazzo non ha paura, nonostante sia tra le grinfie dell'anima più nera non prova terrore solo...tristezza. Non so per quale motivo ma sembra unicamente stravolto dal dolore, la sua espressione è addolorata e implorante, ma non prega affinché l'uomo che lo stringe a sé lo risparmi, sembra semplicemente deluso e desideroso di sapere il perché di quel gesto.
Quel giovane così smilzo e malinconico mi è familiare eppure ora non riesco a ricordare il suo nome.
<< Takanori...>> la voce tuonante del mio signore mi richiama all'ordine << ...non startene lì impalato, dammi una mano ad eliminare le cose inutili. >> e senza bisogno di ulteriori particolari capisco immediatamente che la sua volontà è quella di porre fine all'inutile esistenza di un moccioso dalla chioma corvina che si tiene saldamente alla gamba di un ragazzo biondo ormai chiaramente passato a miglior vita.
I miei occhi cerulei mutano immediatamente tinta sfiorando le tonalità più intense del rosso e leccandomi le labbra, pronto per assaporare nuovamente il dolce sapore di una vita, mi avvicino alla preda.
<< TAKANORI NON FARLO! >> le urla del ragazzo castano vicino alla mia guida interrompono bruscamente il mio cammino. Lo guardo appena ma i suoi occhi luminosi e vivi mi scuotono nel profondo...io ho già visto quello sguardo...
<< Noi due abbiamo un patto giusto? Finché non sarò morto e non avrai preso la mia anima dovrai ubbidire unicamente a me quindi non fare del male a Yuu! Prendilo con te e scappate vi- >> le sue parole vengono interrotte dalla poderosa stretta dell'uomo che si faceva chiamare Miyavi e che ora solleva il brunetto di almeno un metro da terra schiacciandolo contro il muro.
Vedo la povera vittima rimanere senza fiato mentre spalanca la bocca per il dolore e la mancanza di ossigeno; i suoi occhi ora sono a malapena aperti ma riesco a scorgere chiaramente le calde lacrime che scendono copiose.
“ Non piangere! Non devi piangere...” riesco a pensare solo questo e un forte mal di testa confonde i miei pensieri impedendomi di capire perchè tenga così tanto a quell'umano...
La voce del mio padrone intanto continua a gridare gli ordini che sono costretto ad eseguire ma che non riesco a portare a termine; c'è qualcosa di più forte che mi impedisce di farlo. È per quel ragazzo, per...
<<... Yutaka!!! >> il mio sguardo torna lucido e vigile come la mia mente e finalmente ricordo tutto. Come ho potuto dimenticare proprio lui, quell'impacciato ragazzino che in pochi mesi è stato in grado di mostrarmi cosa significasse vivere?
Io ero lì per lui, per salvarlo pur andando contro me stesso e la mia natura.
<< Lascialo >> la mia voce non trema, anche se davanti ai miei occhi c'è la fonte stessa da cui provengo, ora che tutto è chiaro la paura di poco prima, l'incertezza e il senso di sottomissione si sono dissolti, e non è per il contratto che mi lega a Yutaka che corro questo rischio, ma è per Yutaka stesso, è per lui...per me e per quello che rappresentiamo l'uno per l'altro.
Il viso mefistofelico del mio padrone non appare turbato dalla mia insubordinazione, piuttosto sembra divertito, e allentando la presa da Yutaka lo abbraccia tenendolo accanto al petto.
<< Non pensavo che ti saresti ricordato di lui, ti ho sottovalutato...ma vedi Takanori...ormai lui mi appartiene.>> e in un gesto lascivo lecca sensualmente il volto del giovane tra le sue braccia << Yutaka avrà anche stretto un accordo con te, su questo non c'è dubbio, ma lo ha fatto per salvarmi giusto? O almeno per salvare questo ammasso di carne che pensava di amare...Ecco, ora ha la possibilità di farlo!
Come tu stesso hai capito questo corpo non è minimamente utilizzabile, è eccessivamente compromesso, dunque la tua idea dello “ scambio” è più che perfetta! >>
A quelle parole mi frappongo immediatamente tra lui e il piccolo Yuu – in fondo l'ultima volontà di Uruha era stata quella di proteggerlo e io lo avrei fatto per lui-
<< Tranquillo! Non è quel ragazzino che mi interessa...ho trovato qualcuno di molto più interessante e facile da sottomettere; in pratica sono dentro di lui ormai da molto tempo.
Ho lavorato lentamente per plasmarlo secondo il mio gusto, ma il risultato è ottimo direi...>> la risata di Miyavi è fredda e cavernosa, irriconoscibile rispetto a quella cristallina e contagiosa a cui ero abituato, ma non è questo ciò che più mi sconcerta, molto più inquietante è la realtà rivelata dalle sue parole.
Aveva organizzato tutto sin dall'inizio: il mio arrivo sulla Terra era stato pianificato già da tempo. Ha preso possesso del corpo debilitato di quel ragazzo dalla capigliatura variopinta per avvicinarsi a Yutaka fino a spingerlo ad invocare uno dei suoi sottoposti;
io sarei stato il veicolo che avrebbe indebolito l'anima di Yutaka votandola al male e permettendogli così di avere per sé il suo nuovo giocattolino.
È tutta colpa mia, Yutaka è destinato alle fiamme dell'inferno, o peggio a donare se stesso al demonio, solo perchè sono stato così incapace e debole; i segnali erano così evidenti ma io non sono stato in grado di proteggerlo né di esaudire il suo unico desiderio.
Con la coda dell'occhio vedo Yuu ancora tremante mentre guarda con terrore l'uomo di fronte a noi; non può rimanere qui o potrebbe seriamente perdere il lume della ragione, già aver visto il corpo senza vita di quell'angelo a cui era tanto affezionato deve averlo scosso.
Sono in ansia per la sorte di Yutaka e i sensi di colpa mi impediscono di essere pienamente lucido ma l'ordine del giovane che mi ha invocato è chiaro: mettere in salvo Yuu, ed è quello che farò.
Con un balzo felino mi porto alle spalle del piccolo dai capelli corvini e stringendo un braccio intorno alla sua vita lo sollevo da terra con facilità. Il piccolo comincia a divincolarsi e a tirare calci in ogni direzione continuando ad invocare il nome di Uruha.
Corro in direzione dalla finestra con il ragazzino in braccio e a contatto con il mio corpo la spessa vetrata va in mille pezzi. Siamo al terzo piano ma atterrare per me non è assolutamente un problema, infatti raggiungo terra con l'agilità di un gatto e riprendo la mia corsa per allontanare Yuu il più possibile.
<< Non possiamo andarcene! Yutaka è ancora lì con quello!!! Non possiamo lasciarlo lì! >>
Mordo con forza un labbro per non urlare ma le urla continue del moretto finiscono per farmi perdere la pazienza. Ormai siamo abbastanza distanti quindi metto giù il ragazzino e punto i miei occhi color rubino nei suoi.
<< Credi che non lo sappia stupido moccioso? >> inizio ad urlargli praticamente ad un millimetro dal viso << So perfettamente che Yutaka è in pericolo, lui...lui è la mia famiglia, non potrei mai lasciarlo...>> mi sorprendo delle mie stesse parole; ora più che mai mi rendo conto di quanto Yutaka sia importante per me.
Non provo per lui lo stesso sentimento che nutro per Ryo, quando lo guardo non avverto l'impulso di abbandonarmi tra le sue braccia e lasciarmi andare alle sue dolci premure, l'amore che ho per Yutaka non è la stessa bruciante passione, il desiderio e il bisogno impellente che sento quando sono accanto al mio compagno dalla chioma dorata, quando sono con Yutaka io provo un affetto che gli uomini definiscono fraterno, Yutaka è per me come un fratello minore da proteggere e il pensiero di averlo deluso mi uccide. Mi passo una mano sul viso con fare esasperato e do le spalle al ragazzo che mi guarda allibito.
So che vorrebbe seguirmi così lo precedo immediatamente.
<< Non ci pensare nemmeno! Yutaka non avrebbe alzato un dito per salvarti, era disposto a venderti pur di salvare l'uomo che ama. >>
Forse è crudele rivelare una verità tanto scomoda ad un bambino che considera Yutaka una delle poche persone davvero importanti, ma se voglio rispettare la volontà di Yutaka stesso e salvare Yuu è necessario utilizzare anche i mezzi più crudeli. Almeno ora sono sicuro che il moccioso non avrà più voglia di seguirmi, perché mai dovrebbe salvare un uomo che lo avrebbe ucciso senza pietà?
Ma anche questa volta le mie certezze crollano sotto il peso della bontà umana.
<< Vorrà dire che dopo averlo salvato picchierò Yutaka finché non sarò completamente esausto e poi riprenderò dopo un po' di riposo.>>
Rimango immobile e incapace di dire una sola parola, non riesco proprio a capire come si possa amare tanto una persona; mi rendo conto però che un tempo avrei riso di questa serie di idiozie, di questa follia pura, ora invece rispetto e ammiro umani come il piccolo che mi sta di fronte e riflettendo mi ritrovo a pensare che anch'io sarei pronto a sacrificare me stesso per Ryo.
Faccio qualche passo verso Yuu e mi inginocchio davanti a lui continuando a guardarlo negli occhi scuri come una notte senza luna.
<< Va bene Yuu, quando sarà tutto finito lo picchieremo insieme, però per salvare Yuta-chan non bastiamo io e te. Devi andare da Ryo e dirgli di chiamare uno di quei preti che scacciano gli spiriti maligni...>>
<< Un esorcista intendi? >> Yuu sembra confuso e allarmato allo stesso tempo ma lo vedo tornare immediatamente lucido; non vuole perdere tempo. Sorrido accarezzandogli il viso.
<< Sei un tipo davvero sveglio.>> gli pizzico una guancia e torno in posizione eretta << Sicuramente ci vorrà un po' di tempo ma sono sicuro che Ryo sa dove trovare uno di quei santoni.>> non riesco a nascondere il disgusto che ancora mi provoca l'idea di quegli uomini in tunica.
<< Mi raccomando Yuu dì a Ryo di muoversi e che sono stato io a chiederti di chiamare un esorcista...lui capirà.>>
Uruha sarà stato previdente e avrà certamente informato Ryo della presenza di qualche prete nelle vicinanze, d'altronde quell'angelo era a conoscenza della vera identità di Miyavi.
Faccio per andarmene ma la voce del moro mi ferma ancora una volta.
<< Ultimamente sei meno inquietante Takanori...forse dopo tutto questo ti permetterò di avvicinarti al fratellone.>> e detto questo corre via veloce come un fulmine.
Già, dopo tutto questo...se sarò ancora vivo.





Il giovane dai capelli color arcobaleno allentò la presa sul corpo del ragazzo tra le sue braccia e lo lasciò cadere a terra.
<< Siamo rimasti soli! Contento Yuta-chan? >> il viso era quello di Miyavi ma Yutaka non riconosceva il suo giovane compagno nei tratti marcati dell'uomo di fronte a sé.
<< Che c'è piccolo? Non sei più contento di passare del tempo con me? Ora possiamo finalmente divertirci io e te, soli soletti.>> la sua mano si mosse per sfiorare il volto gentile di Yutaka ma questo la allontanò con uno schiaffo.
<< Non mi toccare...tu non sei Miyavi.>>
Un sorriso inquietante si dipinse sul viso di Miyavi e inginocchiandosi gattonò fino al giovane brunetto posizionandosi tra le sue gambe.
<< Qualche mese fa mentre mugolavi eccitato non sembravi tanto restio all'idea di un po' di sesso con me.>>
Yutaka rabbrividì incapace di distogliere lo sguardo da quello dell'altro.
<< Lo so che mi vuoi ancora Yuta-chan...>> la sua voce era lasciva e sibilante, i suoi occhi dalla pupilla stretta come quella di un felino scrutavano ogni più piccolo particolare di Yutaka. In quel momento un rivolo di sangue scese dalle labbra bianche di Miyavi contrastando pienamente con il pallore del suo incarnato. Con una manica il ragazzo cancellò quella piccola scia rosso vermiglio e sorrise di nuovo al giovane sotto di sé.
<< Questo corpo sta cadendo a pezzi.>>
Non aggiunse altro, semplicemente si spinse contro il corpo caldo di Yutaka e baciò le sue labbra rosse e carnose facendolo stendere a terra. Con una mano tirò i morbidi capelli castani mentre con l'altra tratteneva le mani del giovane sulla sua testa.
Yutaka sentì le forze abbandonarlo lentamente e con lo sguardo ormai spento continuò a fissare smarrito l'uomo che lo sovrastava.
“ In fondo ho sempre saputo che sarei morto per lui...in un modo o in un altro...”
I suoi occhi si chiusero sul mondo mentre la mano di Miyavi scendeva a sfiorare il bordo dei suoi jeans.
Lo baciò ancora una volta e Yutaka assaporò con la lingua il sapore acre del sangue: Miyavi stava davvero morendo.
Le labbra fredde del suo ragazzo scivolarono lentamente sul suo ventre mentre le mani vagavano sulle cosce ormai nude. Lo sguardo rosso fuoco di Miyavi intrecciò di nuovo il suo e ancora una volta quel sorriso inquietante illuminò il suo viso ormai solo lontanamente umano.
<< Sei così carino Yuta-chan, mi sono sempre piaciute le cose graziose come te e non permetterò a nessuno di portarti via da me. Rimarremo insieme per sempre...>>
Non ebbe modo di rispondere, e comunque non c'era bisogno di dire nulla, che subito avvertì il corpo dell'altro entrare nel suo con forza. Fu tutto così improvviso che il fiatò gli morì in gola e ogni singolo muscolo si tese come una corda di violino. Miyavi ignorò la sofferenza nel volto dell'altro iniziando a muoversi dentro di lui senza alcun riguardo.
Questa volta fu tutto troppo diverso dalla loro lontana prima volta; le dita lunghe e affusolate di Miyavi stringevano i suoi polsi tanto da rallentarne la circolazione e i denti affilati come zanne penetravano la carne del suo collo lacerandola.
Yutaka serrò gli occhi urlando e tentando inutilmente di allontanare il corpo dell'altro ma questo con le braccia serrò prontamente le gambe snelle del brunetto che si divincolavano freneticamente. L'uomo su di sé non gli concesse nemmeno un bacio per lenire le sue sofferenze, ma anzi torturò la sua bocca con voraci morsi pur di sentirlo gemere per il dolore.
Poi il viso di Miyavi affiancò il suo e riuscì a sentire la pelle morbida della sua guancia e quel profumo dolce che gli apparteneva e che lo rilassava ogni volta.
Nonostante il dolore Yutaka trovò la forza di abbandonare ogni resistenza, lasciando che i movimenti violenti dell'altro lo guidassero. Chiuse gli occhi inspirando profondamente per riprendere il controllo di sé per quanto gli era concesso, poi la sua mano andò ad accarezzare quei soffici capelli variopinti e sorrise al ragazzo che lo stava guardando incuriosito.
<< Perché ridi? >> Miyavi sembrava confuso, quel giovane dal viso delicato e le fossette che facevano capolino sulle guance non finiva mai di stupirlo; come poteva essere tanto tranquillo in un momento del genere?
Yutaka prese una mano di Miyavi portandosela alle labbra e baciandola con dolcezza.
<< Perché ti sarò comunque utile e non ti dimenticherai di me, mai...>>
Fu l'ultima cosa che disse prima che i suoi occhi divenissero di vetro, inespressivi e vuoti come quelli di una bambola.
Ormai era pronto...




Tornare all'ospedale non è stato un problema almeno fino a quando all'ingresso dell'enorme edificio non ho trovato una figura ad attendermi.
Un ragazzo dal volto giovane e pulito, lo sguardo innocente ma profondo, come se avesse visto cose che nessun uomo può conoscere, come se fosse dotato di una saggezza che si raggiunge solo dopo un'esistenza secolare.
Sento di dovermi sbrigare, Yutaka è lì dentro che mi aspetta, ma quel corpo gracile di fronte a me mi appare come un ostacolo insormontabile.
<< Chi sei? >> lo chiedo sinceramente incuriosito e lui mi risponde con un semplice ed ingenuo sorriso.
Ora sento di essere sul punto di scoppiare; non ho tempo da perdere e questo invece di parlare ride come un demente? Ha scelto decisamente il momento sbagliato. Mi avvicino a lui con l'intenzione di oltrepassarlo senza troppi complimenti ma non appena la sua mano sfiora il mio petto vengo gettato indietro da una potente onda d'urto.
Mi ritrovo con la schiena a terra in mezzo alla polvere con le costole doloranti e il torace che brucia come se fosse arso dalla fiamme.
<< Uruha mi aveva detto che sei un tipo impulsivo e maleducato...però nonostante questo ti trovo molto simpatico piccolo demone.>>
Tossisco violentemente e mi alzo di nuovo su due gambe per guardarlo negli occhi.
<< Io invece non ti trovo simpatico per niente figlio di puttana! Che vuoi da me? >>
Di nuovo quel sorriso snervante illumina i suoi tratti da bambino ma stavolta pensa bene di rispondere.
<< Voglio conoscerti. Ti ho osservato da lontano durante tutto il tuo soggiorno sulla Terra e mi hai incuriosito. Sei riuscito a mettere in difficoltà uno dei miei sottoposti, mi hai portato via un'anima destinata ad un alto compito e stavi per sacrificare la vita di un piccolo uomo...questi sarebbero tutti ottimi motivi per cancellarti all'istante,
senza contare che all'interno di questa struttura, a causa tua, sta prendendo forma la creatura che più ho odiato e amato nel corso della mia eternità.>>
Corrugo la fronte confuso e la risata incurante del mio interlocutore non è certo d'aiuto.
<< Sei poco perspicace piccolo demone.>>
Questa volta mi ha davvero scocciato, prendo un sasso stringendolo forte e lo lancio con quanta potenza ho in corpo contro la faccia di quel mentecatto. Il proiettile di pietra però si ferma di botto ad un millimetro dal suo viso per poi ricadere a terra.
<< Chi diamine sei tu? >>
<< Sono l'unica persona che un essere come te non potrebbe e non vorrebbe mai incontrare, ma per questa volta ho fatto un'eccezione alla regola, ti concedo di parlarmi perchè ho riconosciuto in te qualcosa di speciale; tu sei un demone parecchio umano lo sai?Ti sei addirittura innamorato! Sei un tipo davvero interessante piccolo demone.>>
<< La vuoi piantare di chiamarmi in quel modo imbecille!!? Senti, a me non frega un cazzo di quello che hai da dirmi, io voglio solo salvare Yutaka quindi levati dalle palle capito? >> urlo tutto d'un fiato e sento la gola bruciare terribilmente, poi le mie guance si bagnano: sto piangendo e il ragazzo di fronte a me assume finalmente un'espressione seria.
<< Lo so che lo vuoi, non volevo prendermi gioco dei tuoi sentimenti, ma è proprio il fatto che tu riesca a provare tali emozioni a stupirmi. Sono qui per dirti che voglio aiutarti, da solo non potresti mai farcela ma con me sarebbe diverso, io sono...>>
<< Lo so chi sei! L'ho capito! >> non gli do il tempo di concludere << tu sei “il Grande Creatore” colui che non interviene mai. L'essere più vigliacco persino dei suoi sottoposti con le ali. Uruha è morto per difendere chi amava e per te, tutti muoiono per te! Tu invece che fai? Te ne stai comodamente seduto a guardare una carneficina, rimani immobile mentre la gente muore, mentre dei ragazzi dall'anima candida vengono divorati e compari solo alla fine, quando tutto è finito, magari sotto forma di raggio di sole che illumina il nuovo mondo sorto dopo l'Apocalisse.
Chiamami pure “piccolo demone”, ma il piccolo demone ora ti sta guardando dall'alto in basso.>>
Lo lascio così, immobile e incapace di rispondere, e mi introduco nell'edificio completamente silenzioso. Improvvisamente però il profondo silenzio viene interrotto dalla sua voce stavolta più cupa e profonda.
<< Dovrai fare una scelta, era anche per questo che volevo parlarti.>>
Mi volto guardandolo con la coda dell'occhio e il ragazzo continua.
<< Dovrai scegliere a chi rinunciare, perchè perderai senza dubbio una delle due persone che ami, non hai scelta.>>
Questa volta non mi lascio prendere dall'ansia o dallo stupore, sapevo che mi avrebbe posto di fronte ad un bivio.
Sorrido ammiccante alzando un sopracciglio per poi riprendere a camminare senza guardarlo.
<< Ma io ho già una soluzione...Signore. >>









Chiedo davvero perdono per l'imbarazzante ritardo, purtroppo gli esami di maturità e molte altre cose mi hanno tolto tantissimo tempo e scrivere il capitolo è stato davvero difficile;
voglio comunque ringraziare di cuore tutte voi che avete avuto la pazienza di aspettarmi e che avete recensito i chap precedenti, naturalmente ho risposto ad ognuna di voi singolarmente, dunque qui mi limito a mandarvi un bacio enorme nella speranza di non avervi deluso dopo tutta questa attesa^^
Il prossimo capitolo dovrebbe essere l'ultimo quindi incrociate le dita per me, per Takanori e gli altri...
Vi voglio bene :)

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Capitolo 9
*** New Life ***


HUMAN DEMON






Un esorcista.
Trovare un esorcista.
Takanori gli aveva affibbiato un'impresa a dir poco titanica; Uruha, mesi prima, gli aveva reso nota la presenza di un tale Padre Higuchi, confortante pastore d'anime nonché aitante guerriero del bene, pronto ad estirpare le radici maligne dai corpi dei suoi ubbidienti fedeli, ma il sapere della sua esistenza non facilitava molto le cose.
Il parroco si trovava in una maestosa e cupa chiesa nella periferia di Tokyo; quando si trovò di fronte a quell'enorme edificio capì subito che convincere un personaggio illustre come Higuchi, uno abituato evidentemente alle migliori comodità, a seguire un perfetto sconosciuto per salvare il corpo di un ragazzo dalle irrefrenabili voglie di un demonio non sarebbe stato facile.
Probabilmente lo avrebbero preso per pazzo, avrebbero chiamato la polizia e spedito al fresco fino al giorno seguente, tanto per fargli capire che un moccioso non poteva permettersi di scherzare con la santa sede, ma il viso stravolto di Yuu, il suo sguardo lucido e allarmato, gli avevano fatto immediatamente intuire la gravità della situazione.
All'inizio il moro aveva semplicemente riprodotto una sequenza confusa di parole: parlava di croci, di Yutaka tenuto in ostaggio da un ragazzo dai capelli arcobaleno e gli occhi rosso rubino e di Takanori...A quel punto non poteva certo ignorare la situazione, era del suo ragazzo che si stava parlando, e sapere di come fosse preoccupato e soprattutto di quanto fosse in pericolo aveva spinto Ryo ad accettare la missione per quanto pur dura e impossibile apparisse.
Picchiò un altro paio di volte sull'enorme portone in legno scuro e ancora una volta il suono metallico di quel battiporta in ottone risuonò per tutto il cortile.
Per la terza volta la suora dal pesante velo nero e le rughe profonde si affacciò alla soglia e guardò il biondo con fare esasperato.
<< Giovanotto quante volte devo ripeterti che Monsignore Higuchi non può ricevere nessuno?>>
Ryo indurì lo sguardo per dare più forza alle sue parole e si preparò ad affrontare la donna per l'ennesimo duello verbale.
<< E io quante volte devo ripeterle che è una questione di vita o di morte!!? Senta, il mio migliore amico e il mio ragazzo sono coinvolti in qualcosa di pericoloso e solo il signor Higuchi può aiutarli! >>
Ryo si accorse troppo tardi di aver parlato del suo ragazzO, quando la sua interlocutrice corrugò la fronte per assumere un'espressione disgustata.
<< Ragazzino ti consiglio caldamente di confessare i tuoi peccati prima che la tua anima venga data alle fiamme per queste tue pratiche...>>
Richiuse la porta con un colpo secco senza dargli il tempo di replicare e il ragazzo non poté trattenere l'imprecazione che teneva stretta tra i denti da troppo tempo.
Il suo Takanori avrebbe senza dubbio fatto di peggio; avrebbe preso quella vecchiaccia per il velo trascinandosela dietro mentre si dirigeva verso la stanza del Monsignore. Ma lui non era speciale come il suo grazioso demone e a quel pensiero si sentì terribilmente inutile. Non riusciva mai ad essergli di alcun aiuto.
Calciò con rabbia un sasso e una serie innumerevole di volgarità fluì dalle sue labbra.
<< Ma perché Dio ce l'ha con me? >>
<< Che domanda sciocca! Mi pare ovvio, ce l'ho con te per un'infinità di ragioni: prima di tutto da quando avevi dodici anni hai iniziato a dire un po' troppe parolacce, non vai in chiesa nemmeno una volta a settimana, ti masturbi con una facilità tale che risulta eccessiva anche per il più frustrato degli uomini, ti piacciono gli uomini e dulcis in fundo...non ti sei innamorato semplicemente di un maschio umano, cosa di per sé già molto grave, ma addirittura di un essere demoniaco!
Capirai che la sua razza non mi è proprio congeniale no?>>
A parlare era stato un grazioso ragazzino dal viso dolce e delicato incorniciato da riccioli rossi e un sorriso che Ryo trovava inquietante nella sua fredda falsità.
In apparenza sembrava un semplice bambino, forse un coetaneo di Yuu, ma in quegli occhi dall'innaturale color miele il ragazzo leggeva qualcosa di spaventoso, quello sguardo lo metteva a disagio...
Ryo lo guardò insicuro e fece qualche passo nella sua direzione.
<< Fammi capire...tu pensi di essere Dio?>> lo chiese con tono strafottente ma la sua voce tremò nel pronunciare quel nome.
Il ragazzino dai capelli rosso rubino fece qualche passo nella sua direzione e per un attimo Ryo rivide Takanori nel suo sguardo affilato.
<< Io non penso Ryo, io sono Dio! E non mi piace essere paragonato ad un demone anche se ti è così caro...>>
Il biondo sbatté le palpebre confuso; il ragazzo di fronte a lui non conosceva solo il suo nome, era a conoscenza di Takanori, della sua natura e della loro relazione!
Non poteva essere un caso.
<< Non devi preoccuparti Ryo, non sono venuto qui per punire il tuo amante ribelle, anzi, la mia intenzione è quella di aiutarvi entrambi. Non voglio che anche la tua anima venga sprecata come quella del piccolo miserabile Yutaka...>>
<< Non parlare di Yutaka! Non parlare di Yutaka in quel modo!>> Ryo non gli diede il tempo di terminare la frase; quel ragazzino, fosse stato seriamente Dio,non poteva permettersi di criticare Yuta, lui non lo conosceva.
Il rosso assottigliò lo sguardo mordendo le labbra rosee.
<< Vedo che il tuo fidanzato ti ha insegnato ad essere maleducato e insolente tanto quanto lui...il piccolo demone ha davvero una lingua biforcuta non c'è che dire.>>
<< La verità fa male vero? Scommetto che Taka ti ha messo al suo posto.>>
A quelle parole il viso del più piccolo si incupì così come il cielo sovrastante.
<< Non tollero gli uomini che si permettono troppe confidenze, non costringermi a ritirare il mio aiuto Ryo o a rimetterci sarà proprio il tuo Takanori.>>
Quella previsione non era certo delle migliori, quindi Ryo pensò bene di stare ad ascoltare le parole dell'altro.
<< Come vorresti aiutarmi?>>
Il volto del giovane si rasserenò immediatamente e anche il sole tornò a splendere come il suo sorriso.
<< Convincerò io Monsignore Higuchi a seguirti, tu però dovrai fare qualcosa in cambio...>>
<< Di che si tratta?>>
Il ragazzino scansò qualche ciocca ribelle e assunse un'espressione soddisfatta.
<< Ho già detto al piccolo demone che non c'è alcun modo attraverso il quale possiate sopravvivere a quanto sta accadendo, o almeno...non tutti...Se vuoi salvare quantomeno te e il tuo compagno devi sacrificare qualcuno, Una vita per una vita, è questa la regola.>>
Ryo aggrottò le sopracciglia confuso ed infastidito.
<< Che intendi dire?>>
<< Non far finta di non capire, so che non sei stupido. Devi sapere che ho già avvertito il tuo Takanori della difficile situazione, lui sa che per quel povero ragazzo non c'è più speranza.>>
<< Stai parlando di Yutaka vero?>>
Il piccolo dai capelli color rubino fece cenno di si con la testa e continuò.
<< Ho provato a spiegargli che l'unico modo per salvarsi e salvare te è quello di rispedire all'inferno quella creatura, questo però comporta la scomparsa del vostro giovane amico e Takanori non riesce a sopportare l'idea.>>
<< Mi pare ovvio! Nemmeno io posso permettere che si faccia del male a Yutaka!>>
<< Forse tu non capisci Ryo, per salvare te e Yutaka, voi che siete le persone più importanti per Takanori, lui è disposto a sacrificare se stesso. Per salvare Yutaka sei disposto a perdere lui?>>
Aveva detto una verità terribile, eppure il bambino sorrideva ingenuamente e in modo del tutto distaccato, come se non gli importasse veramente di quanto stava rivelando.
<< Allora sei disposto o no Ryo?>> e il suo sorriso si fece ancora più sfavillante.
<< No.>> una risposta secca e tremendamente sincera, che però fece sentire Ryo un mostro; aveva appena abbandonato il suo migliore amico.
<< Allora io e te abbiamo appena stretto un patto caro Ryo...che ironia...>>




Spero davvero che Yuu abbia già avvertito Ryo cosicché mi raggiunga presto con qualche stupido prete, ormai il tempo stringe e proprio in questo momento avverto la presenza di Yutaka affievolirsi inesorabilmente.
Mentre ripercorro quell'odioso corridoio lascio scivolar via da me ogni fattezza umana, è inutile mantenere questa forma: le mie unghie, del solito impeccabile nero lucido, divengono lunghe come gli artigli di un felino, i miei occhi tornano a tingersi di rosso assumendo una forma più sottile ed allunga mentre le ciocche di capelli, così scure da tendere al porpora, frustano il mio viso stravolto dalla rabbia e reso feroce dalle lunghe zanne che quasi tagliano le mie stesse labbra.
Entro nella stanza sfondando la porta con un solo calcio e subito incontro gli occhi di Yutaka ad attendermi, o almeno ciò che ne resta: come temevo sono arrivato troppo tardi, quell'essere è già dentro di lui e il corpo privo di vita di Miyavi giace a terra poco distante da lui.
Vedo Yutaka sorridermi tranquillamente mettendo in mostra i canini decisamente troppo affilati per un essere umano e con la mano scosta i suoi morbidi capelli ormai color della notte.
<< Bentornato Takanori!>> anche la sua voce è diversa, sicura e cupa come mai prima d'ora.
Fa qualche passo nella mia direzione assottigliando gli occhi dall'inquietante color ghiaccio, troppo freddo per il viso delicato del mio Yutaka, e quando siamo a pochi centimetri l'uno dall'altro tende una mano per sfiorare la mia guancia.
Mi faccio indietro con uno scatto repentino della testa e lo guardo quasi ringhiando.
<< Non mi toccare.>>
Quello Yutaka dallo sguardo glaciale allontana le dita come se si fosse scottato e assume un'espressione triste e risentita.
<< Perché mi tratti così Taka? Non sono esattamente il ragazzo che conoscevi prima ma ne ho tutti i ricordi; ho impressi a fuoco nella mente tutti i momenti che tu e il me di prima avete trascorso insieme e già so che d'ora in poi faremo di meglio, io sarò molto più divertente di quella femminuccia.>>
Sorride, sorride ancora in quel modo che detesto, Con quel sorriso artificiale Yutaka sembra un modello per gli spot pubblicitari e non lo sopporto...
<< Non ci provare! Non ci provare nemmeno a spacciarti per Yutaka capito? Tu non sei un nuovo Yutaka, tu non sei proprio lui e non lo sarai mai, quindi sbrigati ad uscire da lì schifoso parassita o giuro che ti caccerò io a calci nel culo! >>
Questa volta la sua maschera di indifferenza viene intaccata; quel fastidioso sorriso scompare completamente e vedo un'ombra inquietante oscurare il suo viso affilato. Solo ora mi accorgo di quanto sia austera e provocante la bellezza di Yutaka; l'ho sempre trovato terribilmente grazioso, anche al nostro primo incontro, nonostante il suo discutibile gusto per l'abbigliamento e la sua totale incapacità di mostrare le sue evidenti doti fisiche, che anzi nascondeva volutamente, ho visto in lui una bellezza sfolgorante pronta a sbocciare.
Ora però è tutto così strano, tutto così diverso...Il suo cambiamento ormai è radicale, è attraente e sensuale tanto da mettere in imbarazzo e il suo sguardo addosso fa avvertire i brividi per l'eccitazione. Chiunque ammetterebbe che è tra le creature più belle che abbia mai visto, ma pochi riconoscerebbero quanto sia pericoloso e letale.
Se penso che tutto questo è avvenuto davanti ai miei occhi senza che me ne accorgessi, se non troppo tardi, mi sento un inetto.
<< E lo sei...Stupido demone ingrato.>>
La vena sul collo di Yutaka pulsa pericolosamente mentre mi rivolge quelle parole di veleno.
<< Sono stato io a crearti e ora pensi di prenderti tutte queste libertà? Volevo farti un favore lasciandoti vivere accanto a me come eri abituato con questo ragazzino ma vedo che non ne vale la pena. Come ti ho creato posso distruggerti senza troppe difficoltà...>>
So perfettamente di non avere possibilità contro di lui, almeno però, istigandolo ancora un po', avrò modo di fargli perdere tempo senza che si allontani dall'edificio. Se per mia sfortuna dovessi avere subito la peggio mi accontenterò di aver comunque liberato l'anima di Yutaka.



<< Cos'è che ha in mente Takanori esattamente? >>
Da quando quel ragazzino, che per alcuni versi ricordava il suo Takanori, lo aveva avvertito di come il demone dai capelli rubino fosse in pericolo, Ryo non riusciva a darsi pace. Cammina il più velocemente possibile ma sentiva di essere comunque troppo lento.
Il ragazzo che lo superava di qualche passo si voltò per sorridergli.
<< Vuole perdere tempo fino a quando non arriveranno i rinforzi.>>
<< Questo l'avevo capito anch'io! Volevo sapere solo perché è in pericolo.>>
Quel ragazzino lo stava facendo davvero innervosire, poteva anche essere Dio ma Takanori veniva prima di ogni cosa.
L'interpellato fece spallucce con aria del tutto innocente.
<< Oh scusami tanto Ryo non avevo capito...>>
Bugiardo, poco prima non si era fatto problemi a leggere nella sua mente.
<<...comunque Takanori è disposto a lasciarsi uccidere. Vedi, se anche ad ucciderlo fosse Satana stesso, il piccolo demone potrebbe portare via con sé l'anima di Yutaka che è ancora nel suo corpo se pur addormentata. Quei due hanno fatto un patto quindi quell'anima gli appartiene di diritto e anche se Yutaka non potrà vivere più sulla Terra almeno il suo spirito sarà libero;
quasi sicuramente il tuo fidanzato scioglierà il contratto non appena l'anima di Yuta avrà abbandonato questo mondo e permetterà così al ragazzo di avere almeno una vita decente nell'aldilà.>>
Aveva detto tutto con tale lucidità e compostezza da fargli venire i brividi; quello che gli aveva rivelato era terribile eppure sembrava così maledettamente tranquillo e indifferente.
<< Ma tu sei davvero...Dio?>>
<< Se ti dà fastidio chiamarmi con quel nome possiamo sceglierne un altro! Capisco che tu possa avere qualche difficoltà. Che ne pensi di Lee?>>
<< Veramente non è questo il problema...però forse Lee è un po' meglio.>>
Il resto del viaggio procedette nel più completo silenzio, solo raramente era possibile avvertire qualche lamentela da parte di Padre Higuchi, spossato dal caldo eccessivo.
Come Lee fosse riuscito a convincerlo a seguirli era un mistero ma Ryo non aveva tempo per inutili indagini e ignorò la faccenda di buon grado.
<< Dove hai lasciato Yuu?>>
La tenue voce di Lee distrasse Ryo dai suoi pensieri.
<< Gli ho ordinato di restare a casa, è troppo pericoloso per lui.>>
<< E speri davvero che ti dia ascolto?>>
La risposta del più piccolo lo infastidì parecchio ma si limitò a serrare la mascella e ingoiare l'ennesimo boccone amaro: non poteva perdere tempo.
“ Quando Takanori sarà qui non gliela farà passare liscia.”


Ryo gli aveva categoricamente imposto di non muoversi di casa, ma il pensiero di Uruha morente su quella croce non gli dava tregua.
Anche se sentiva le gambe bruciare per l'acido lattico e la gola raschiare, non si fermò, continuò ad andare avanti senza sapere realmente cosa fare.
Cosa avrebbe mai potuto fare realmente per Uruha? Come poteva aiutarlo? Lui non possedeva alcun potere curativo e non aveva conoscenze mediche, che in quella circostanza sarebbero state comunque inutili.
Cadde in terra forse per la quarta volta consecutiva e questa volta non riuscì a risollevarsi per la fatica e la delusione nei confronti di se stesso.
Iniziò a piangere disperatamente, proprio come gli era capitato il giorno della scomparsa dei suoi genitori mentre Yutaka lo stringeva forte a sé, con l'unica differenza che ora non c'era nemmeno più lui a consolarlo.
Fu in quel momento che avvertì un calore confortante avvolgerlo completamente; quando sollevò lo sguardo trovò l'incantevole viso di Uruha ad attenderlo. Gli sorrideva serenamente, nemmeno l'ombra di quel dolore che gli aveva visto impresso sul volto in quella stanza d'ospedale ora intaccava il suo candore splendente, era luminoso e perfetto anche più di quanto ricordasse.
<< Uruha!>>
Il moro si aggrappò al suo collo tenendolo stretto, non voleva più lasciarlo andare via, e si stupì di come quel corpo fosse caldo e concreto, proprio come il suo.
<< Non piangere Yuu, sono qui, non hai più nulla da temere.>>
<< Tu...tu eri morto, io ti ho visto!>>
L'angelo biondo accarezzò i soffici capelli dell'altro per tranquillizzarlo e, sedutosi a terra, allargò le gambe permettendo così a Yuu di accoccolarsi contro il suo petto.
<< Si lo so Yuu, ma tu sai che non sono come tutti gli altri e poi...una persona importante, che tiene molto a te, ha voluto farti un regalo.>>
<< Chi? >> gli occhioni color pece di Yuu si accesero di curiosità.
Uruha sorrise per poi baciare dolcemente la fronte dell'altro.
<< Dio, è stato Dio, Yuu. >>
<< Perché Dio ha compiuto una miracolo per me? Perché ha fatto una cosa tanto grande solo per un ragazzino? >>
Il biondo guardò pensieroso verso il cielo come cercasse la risposta lì in alto tra le nuvole e quando sembrò pronto, si leccò le labbra per riprendere il discorso.
<< Perché tu e lui vi somigliate per certi versi...>> non poteva certo spiegare a Yuu che Dio si divertiva a prendere le sembianze di un vivace ragazzino della sua età <<...e perché tu farai qualcosa di altrettanto importante per Lui! >>
Yuu rimase in silenzio per qualche secondo, poi fece spallucce e si abbandonò di nuovo contro il corpo di Uruha.
<< L'importante è che tu rimanga qui con me.>>
<< Certo...Ora però fammi vedere la gamba, cadendo ti sei fatto male vero?>>
Il piccolo arrotolò il jeans fin sopra il ginocchio e mostrò la sbucciatura rosso vivo ad Uruha.
Bastò che l'angelo sfiorasse appena la parte lesa che della ferita rimase solo il ricordo.
<< Ecco fatto.>>
<< Grazie Uruha, non dovevi...>>
Uruha scompigliò i capelli del moro e all'improvviso catturò le sue labbra in un bacio lungo e desiderato ardentemente da entrambi.
Quando si allontanò Yuu rimase a occhi chiusi e con le gote tinte di rosso.
<< Queste sciocchezze diventeranno la normalità per me. Ormai il mio compito non è più quello di essere un semplice angelo, io sarò il tuo angelo Yuu, il tuo angelo custode.>>
Yuu gli sorrise baciandolo ancora e, rimanendo a pochi millimetri dalla sua bocca, gli parlò sussurrando.
<< Non potevo chiedere di meglio.>>



Mi guardo intorno per accertarmi che un mio eventuale movimento non coinvolga qualche sventurato passante, ma l'edificio rimane completamente silenzioso e vuoto, solo ora però mi rendo conto dell'assenza di Uruha alle spalle del mio padrone.
“ Che sta succedendo...?”
Non faccio in tempo a pensare ad una qualunque ragione sensata capace di spiegare il perché di quell'evidente mancanza che il viso di Yutaka compare a poca distanza dal mio.
Mi sorride divertito, poi si abbassa leggermente e i miei occhi di fuoco si specchiano nelle sue iridi quasi trasparenti.
<< Sei distratto! >>
Mi colpisce con un pugno in pieno stomaco e subito vengo catapultato fuori per il corridoio. L'impatto con la parete è così forte da lasciare alcune evidenti crepe sulla superficie candida.
<< Merda...>> mi prodigo in una serie di delicate imprecazioni pulendo via il rivolo di sangue che attraversa il mio mento e tornò a guardare davanti a me: di Yutaka nemmeno l'ombra.
Mi sollevo velocemente prestando attenzione al minimo rumore ed ecco che un leggero spostamento d'aria mi avverte di una presenza alle mie spalle.
Lui è dietro di me, i piedi innaturalmente attaccati al soffitto e la testa all'ingiù, i ciuffi di capelli sono abbandonati verso il basso, schiavi, almeno loro, della forza di gravità.
<< Ricordo un vampiro così non è vero Taka-chan?>> e ride, ride di gusto prendendosi gioco della mia espressione sbalordita.
<< Non devi avere paura Taka, non ti ucciderò subito, prima giocheremo un po' e aspetteremo che venga anche Ryo, voglio divertirmi anche con lui per vedere la faccia che farai quando avrai perso anche l'altro uomo a cui tenevi su questa fottuta Terra.>>
Stavolta ha superato il limite; non gli permetterò mai di mettere le sue sporche mani su Ryo.
Afferro una delle ampolle che si utilizzano per le flebo e la lancio contro quell'essere dalle sembianze di Yutaka, ma come immaginavo riesce a schivare l'oggetto senza troppi problemi iniziando a correre con braccia e gambe sulla parete.
<< Sei disgustoso! >> lo urlo nella sua direzione << E tu saresti il principe delle tenebre!!? Ma non farmi ridere! Sei un lurido, infimo animale, una sanguisuga. Non vedi quanto sei patetico? Scappi come uno scarafaggio che sta per essere schiacciato! >>
Le mie parole sortiscono l'effetto desiderato; blocca immediatamente la sua corsa tornando con i piedi a terra.
Quando torna a fissarmi leggo una furia cieca nei suoi occhi.
Non una parola. Semplicemente cammina sicuro verso di me con i pugni chiusi e le labbra serrate.
“ Mi ucciderà...mi ucciderà...mi ucciderà!”
Non riesco a pensare ad altro e rimango immobile come un imbecille, incapace di alzare veramente un dito su quel corpo che per mesi ha rappresentato la mia famiglia e che ora, con un balzo, piomba su di me.
Avverto la morsa dei denti di Yutaka stringersi attorno alla mia gola e il sangue nella mia bocca mi impedisce di urlare.
L'urto tra i nostri corpi mi spinge indietro e sento la finestra alle mie spalle frantumarsi in mille pezzi.
Nonostante fossimo al primo piano l'impatto è devastante; avverto qualche costola incrinarsi e il peso di Yutaka sopra di me non fa altro che premere sulla ferita che qualche vetro ha aperto sul mio fianco.
<< Ripetilo! Ripeti ora chi è lo scarafaggio!!!>>
Le sue dita si stringono attorno al mio collo e la pelle aperta dal suo morso brucia terribilmente.
Potrei affondare gli artigli nel suo avambraccio, potrei scansarlo con un calcio, ma non faccio niente...Mi sarebbe piaciuto poter restare per vivere accanto a Ryo, speravo davvero che un esorcista avrebbe risolto i nostri problemi; Yutaka sarebbe tornato ed io lui e Ryo saremmo stati felici insieme.
Che idiota...
Le fantasie di un demone decisamente troppo umano...
Così è tutto molto più semplice. Io morirò e porterò via l'anima di Yuta.
Neanche il re degli inferi potrà ostacolare il nostro contratto, Lui, troppo impegnato a muoverci come pedine, non si è mai interessato a valutare quanto fosse importante il vincolo tra un demone e il suo invocatore.
Sento le estremità di mani e piedi intorpidirsi e il viso di Yutaka diviene mano a mano più sfocato.
Sorrido accarezzando il braccio che sta serrando la mia gola e chiudo gli occhi ormai stanco.
Sto per perdere i sensi quando la presa attorno al mio collo si allenta.
Riapro faticosamente gli occhi e vedo Yutaka ancora piegato su di me, ora le sue mani però stringono la terra ai lati della mia testa. È poco distante dal mio viso e si sostiene poggiando le braccia al terreno, in questo momento riesco a vedere una profonda sofferenza nei tratti gentili del suo volto e non ne capisco il motivo, io non l'ho nemmeno sfiorato eppure lui sembra patire un dolore atroce.
Improvvisamente riapre gli occhi e noto con stupore che uno di essi è tornato del suo naturale color cioccolato, quel colore caldo e rassicurante che ho imparato ad amare durante il tempo trascorso insieme.
<< Takanori...>> quella che sento è la SUA voce, non c'è dubbio, è davvero Yutaka a parlarmi <<...Takanori...>>
Vedo il suo sguardo inondarsi di lacrime, che, come una tenue pioggia estiva, raggiungono le mie guance.
<< Dimmi Yutaka, ti ascolto.>> provo in tutti i modi a farmi vedere tranquillo e sicuro per non farlo preoccupare, ma la situazione non lo permette. Lui sente la sua bocca sporca del mio sangue, vede le mie ferite e soprattutto avverte qualcosa muoversi dentro di lui; quell'essere lo sta portando via e io, da bravo incapace, lo sto lasciando andare, lo guardo piangere e solo ora mi rendo conto che a bagnare il mio viso non ci sono più solo le lacrime del mio Yutaka.
<< Perché piangi? Non devi Taka...>> la sua voce è flebile ma dolce e delicata come sempre. Poggia la fronte contro la mia sfiorando il mio naso con il suo <<...sei stato bravo, ti ringrazio per aver esaudito il mio desiderio...>>
Non riesco a trattenere il suono strozzato che tenevo stretto in gola e comincio a piangere, singhiozzando sempre più forte.
<< Sei il solito bamboccio stupido, ingenuo e masochista...non ti sopporto proprio...>> lo abbraccio accarezzandogli i capelli e rimaniamo così per un tempo imprecisato, ma un tempo che non mi sembra comunque abbastanza.
<< Uccidimi Takanori.>> me lo dice con una tale sicurezza da lasciarmi senza fiato.
Avevo sempre sperato che Yutaka divenisse più spavaldo e convinto delle sue decisioni, e ora questo mio desiderio mi si rivolta contro.
<< No...troveremo una soluzione! Ryo sta arrivando con un esorcista. Ti libereremo da tutto questo...vedrai...>> perché le mie parole suonano così poco convincenti persino alle mie orecchie? Perché sono così confuse?
Parlo e ragiono in modo agitato e confuso, quasi non mi riconosco.
Ora sono io il ragazzo insicuro pronto a vendere la propria anima per un aiuto.
<< Sappiamo tutti e due che non funzionerà Taka, Lui sta tornando e non resisterò così a lungo...ormai è tardi.>>
<< No, no, no, NO!>> urlo tenendolo ancora più stretto a me, come se un abbraccio mi permettesse di tenerlo accanto a me per sempre.
Yutaka ricambia la stretta appoggiando la testa sulla mia spalla.
<< Io ho avuto ciò che volevo, Miyavi in fondo non è morto, proprio come mi avevi promesso, quindi ritieniti sciolto da qualunque obbligo. La mia vita ha acquistato valore grazie a te, prima non ero nessuno e non avevo niente. Ora non è più così, ho avuto te Takanori; grazie a te posso dire di aver vissuto veramente.>>
Prendo il suo viso tra le mani e lo costringo a guardarmi negli occhi.
<< Sei il primo essere umano per cui abbia provato affetto Yutaka...Ti voglio bene...>>
<< Ti voglio bene anch'io Takanori...>>
Avverto dei passi in lontananza: Ryo sta arrivando.
Yutaka si allontana da me con uno scatto veloce per atterrare a qualche metro di distanza con la leggiadria di un felino.
<< TAKANORI!!! >> Ryo urla il mio nome e lo vedo correre verso di noi seguito da un uomo con una toga scura che tenta di stargli dietro arrancando e il ragazzino dai capelli rossi con cui ho avuto il piacere di parlare in precedenza, che cammina con il viso perfettamente rilassato.
Dopo avermi raggiunto Ryo si piega su di me e mi solleva appena.
<< Tutto bene?>> è così agitato da respirare a fatica.
<< Si, sto bene tranquillo.>>
Con la mano tento di tamponare il sangue che sgorga dalla ferita mentre noto come Yutaka guardi con disprezzo il ragazzo che aveva accompagnato Ryo.
<< Perché quel bamboccio è qui? Non ci serve.>>
Ryo distoglie il suo sguardo dal mio come se si sentisse colpevole di qualcosa e subito lo faccio voltare nuovamente verso il mio viso.
<< Che vuole da noi, Ryo?>>
<< Deve accertarsi che vada tutto...bene...>>
La risposta del mio ragazzo non mi convince minimamente, ma subito penso a quanto mi ha rivelato Uruha: Ryo diventerà un angelo, forse il suo posto è con quel ragazzino fastidioso.
Non ho il coraggio né il tempo di parlare con Ryo, Yutaka sta ridendo e questa volta niente ricorda la mitezza che gli apparteneva poco prima.
<< Sei venuto anche tu!!? Allora è una riunione di famiglia questa!>>
Il piccolo ragazzo dai capelli fiammeggianti si fa avanti sorridendo divertito.
<< Effettivamente era davvero troppo che non ci si vedeva, ormai sentivo il bisogno di incontrarti ancora.>>
Yutaka non apprezza l'ironia dell'altro e congela il suo sguardo.
<< Dovrò impegnarmi affinché questa sia davvero l'ultima volta.>>
Lo vedo prepararsi per l'assalto e subito ripenso a come il ragazzino abbia bloccato il sasso che gli avevo tirato durante il nostro primo incontro; il corpo di Yutaka è comunque umano e non oso immaginare cosa potrebbe capitargli.
Mi fiondo su di lui aggrappandomi saldamente alle sue spalle
<< Lasciami immediatamente idiota.>> il suo è quasi un ringhio e avverto la sua schiena vibrare.
<< No che non ti lascio! Ho avuto la prova che Yutaka è ancora lì dentro quindi non ti permetterò di metterlo in pericolo.>>
In una sola mossa riesce a disarcionarmi ma attero in piedi senza troppe difficoltà, frapponendomi tra lui e il ragazzino. Guardo verso quest'ultimo parlando con sicurezza.
<< Non azzardarti a toccarlo, posso ancora salvarlo.>>
Mi guarda come una madre guarderebbe il figlio delirante per la febbre e continua a mostrare quel suo sorriso freddo e indifferente.
<< Non lo toccherò con un dito promesso.>>
Torno ad osservare Yutaka e lo trovo a fissarmi con disprezzo.
<< Non puoi sperare seriamente che lui torni, sei più patetico di quanto pensassi.>>
<< Sta zitto!>>
Con la coda dell'occhio osservo il prete che ci guarda confuso e gli urlo contro.
<< Inizia a fare quello per cui sei stato chiamato!>>
Subito apre il solito libricino che ogni bravo uomo di chiesa porta con sé e inizia blaterare parole in latino ma già non lo ascolto più.
<< Veniamo a noi...devo solo tenerti fermo giusto?>>
Gli occhi di Yutaka ora sembrano più scavati, attraversati da evidenti capillari rossastri e illuminati da una luce folle; porta le mani sulle tempie.
Evidentemente la nenia del prete lo infastidisce.
<< Fallo smettere...>> la sua voce è sibilante e profonda come se non provenisse realmente da quel corpo.
Sento il ragazzino alle mie spalle sogghignare e questo peggiora il pessimo umore di Yutaka che con una velocità impressionante si porta di fronte all'uomo in preghiera.
Faccio appena in tempo a bloccare la sua mano pronta a colpire e lo spingo lontano.
Cade al suolo accovacciato sulle gambe, lasciando dei lunghi solchi sul terreno, poi solleva la testa guardandomi con le sue iridi iniettate di sangue e digrignando i denti come un animale selvatico.
Mi salta addosso e siamo di nuovo tutti e due in terra rotolando nel tentativo di non lasciare all'altro il modo di avere il controllo.
Sto per sferrargli un pugno in pieno viso ma il suo sguardo torna tenero e delicato e non riesco a procedere.
<< Ingenuo...>> un sorriso di vittoria compare sul suo volto e i suoi artigli penetrano nel mio stomaco.
Avverto la preoccupazione di Ryo e infatti lo vedo correre verso di me allarmato.
Appena mi è accanto afferro il suo polso stringendolo con forza e lo guardo furente.
<< Non ti avvicinare.>>
Credo non abbia mai visto un'espressione tanto rabbiosa sul mio volto; sgrana gli occhi stupito e apre la bocca per dire qualcosa ma non un filo d'aria esce dalle sue labbra.
Poggio una mano sul suo petto spingendolo a parecchi metri di distanza; so quanto sia in pena per me e non vorrei farlo soffrire in questo modo, ma più lontano sta da Yutaka meglio è.
Inizio a tossire sentendo il sapore acre del sangue pizzicarmi il palato e mentre mi piego dal dolore, le dita di Yutaka si intrecciano con i miei capelli sollevandomi dal suolo.
<< Ci tieni tanto a quell'esserino inutile vero? Allora fa smettere la lagna di quel maledetto prete o strapperò il cuore del tuo fidanzatino!!!>>
Mi scaraventa contro l'uomo intento a pregare e il suo parlottare cessa all'istante.
<< Buon Dio!!! >> l'imbecille urla e casca con il sedere a terra nel tentativo di prendermi al volo, nel frattempo Yutaka si posiziona di fronte a Ryo ancora stordito dal mio colpo.
<< Alzati.>> la voce del mio padrone è fredda come il vento invernale e inspiegabilmente Ryo ascolta ubbidiente le sue parole.
Faccio per correre verso di lui ma il prete mi stringe per la vita.
<< Che stai facendo? Lasciami immediatamente! Non vedi che Ryo è in pericolo?>>
<< Gli ho ordinato io di trattenerti.>> è il ragazzino dagli occhi inespressivi a rivolgermi la parola << Ormai è tardi per il tuo amico, lo sai e lo sa anche lui, scommetto che ti avrà implorato di farlo fuori, ma ormai sei diventato troppo egoista anche per ascoltare qualcuno che ha un briciolo di buon senso più di te! Lo vuoi tutto per te, non ce la fai a lasciarlo andare e sbagli! Per fortuna sono riuscito a far ragionare almeno Ryo...>>
Lo guardo inorridito; ho capito a malapena cosa abbia detto ma so che non posso rimanere fermo qui. Inizio a divincolarmi e mordo il braccio dell'esorcista, questo però rimane immobile come una statua e quando incontro i suoi occhi li trovo spenti, senza dubbio è manipolato dal rosso.
Torno a guardare verso Ryo: osserva il volto di Yutaka e ascolta cosa gli dice quest'ultimo, da questa distanza purtroppo non riesco a sentire una sola parola e Yutaka mi da le spalle impedendomi di leggere il movimento delle sue labbra.
<< RYOOOO!!! >> urlo tanto da sentire la gola in fiamme e continuo ad invocare il suo nome pur rimanendo inascoltato.
Vedo la mano tremante di Ryo prendere dalla tasca dei suoi pantaloni un oggetto nero e lucidissimo, tendere il braccio verso Yutaka con quel lungo tubo lucente tra le dita e il suo viso muta in una maschera di dolore.
<< Mi dispiace...perdonami...>> riesco a leggere le labbra di Ryo e il mio cuore si ferma.
Perché sta chiedendo scusa?
Perché piange?
Perché Yutaka sta cadendo in terra con una mano sul petto?
L'unica cosa che riesco a sentire è l'eco dello sparo che rimbomba nella mia testa; è come se le mie orecchie sanguinassero, quel suono atroce mi ha lacerato i timpani ma niente mi impedisce di precipitarmi verso Yutaka.
Ora che gli sono accanto sollevo la sua testa adagiandola sulle mie gambe e inizio ad accarezzare le sue guance. Ora i suoi occhi sono del suo consueto dolce colore e mi fissano ridenti come non lo erano da tempo.
<< Te ne stai andando.>> la mia non è una domanda, solo una triste constatazione.
<< Già...sei arrabbiato?>> la sua voce è un sussurro e noto come fatichi a respirare a causa del sangue che sfugge dalle sue labbra.
<< Si molto. Non ti perdonerò mai.>> mentre parlo sento la voce venire meno per il nodo che mi stringe la gola, ma ormai non ho più interesse a mantenere la mia facciata di indifferenza.
Yutaka ride tirandomi una ciocca di capelli ma una tosse violenta lo scuote lasciandolo senza fiato.
Lo aiuto a sollevare il busto quanto basta per concedergli più ossigeno possibile e immediatamente dalla sua bocca si libera una densa nube di fumo nero.
Il ragazzino alle nostre spalle esprime tutto il suo disprezzo schioccando sonoramente la lingua, ma non ho bisogno dei suoi commenti sprezzanti, so benissimo cosa sta abbandonando il corpo di Yutaka ora che è la fine.
Quando quella presenza ingombrante scompare in un attimo, il viso del mio padrone si rasserena e lo vedo prendere un bel respiro: senza quel peso deve sentirsi molto meglio.
Peccato che questo suo benessere durerà così poco.
<< Grazie per essermi rimasto vicino fino alla fine Takanori, per me sei stato come un fratello.>>
Tiro su con il naso e tento di asciugare le lacrime con la manica della mia maglia ormai a brandelli.
<< Ti fa male?>> con le dita Yutaka sfiora i profondi graffi sul mio ventre << Sono stato io, scusami.>>
<< Non chiedere scusa, per una volta ti sei comportato da uomo.>>
Ridiamo insieme e nonostante questo mi sento terribilmente triste.
Provare sentimenti, per me che fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno cosa fossero, è un'agonia senza fine.
<< Non è colpa tua. So che lo pensi, ma non è così.>>
<< Si che lo è! Se tu non mi avessi conosciuto ora non staresti morendo.>>
Yutaka mi fa segno di avvicinarmi, vuole che solo io senta quanto ha da dirmi.
<< Vuoi scherzare? Poco mancava che pregassi Dio di mandarmi uno come te, io ero perso da tempo. Però non sono così ingenuo da pensare che ti perdonerai, tu non ti perdonerai mai, per questo ho detto a Ryo di fare una cosa per me dopo che me ne sarò andato...>>
Al nome di Ryo sento la rabbia assalirmi e subito Yutaka intercetta i miei pensieri.
<< Non avercela con lui, l'ho implorato di fare ciò che ha fatto perché non sopportavo l'idea di farvi del male; stavo per uccidere Yuu ti rendi conto? Ormai ero molto meno umano di quanto lo sia tu Taka-chan.>>
<< Lui ti avrebbe ucciso comunque! L'ha promesso a quel lurido moccioso!>>
Il mio è quasi un ringhio, ma quando vedo il viso di Ryo rigato dalle lacrime non ho la forza di sputargli contro il mio odio: se ha preso quella decisione lo ha fatto per Yutaka e...
<<...per te.>> e ancora una volta Yutaka mi riporta sulla diritta via << L'ha fatto per te, perché tu possa avere un futuro con lui. Mi ha detto che Dio ti permetterà di restare qui Taka! Non è meraviglioso!!?>>
<< Che intendi dire?>> sono davvero confuso ma lui continua a sorridermi tranquillo.
<< Vedrai...>>
In un attimo il suo sguardo si spegne, gli occhi diventano opachi, probabilmente già non mi vede più.
<< Non te ne andare Yutaka...non lasciarmi solo ti prego...>> piango su di lui inzuppando il suo viso pallido.
<< Tu non sarai solo Takanori, non lo sarai mai e io ti proteggerò anche se tu non potrai vedermi...Grazie...di tutto...>>
Le sue palpebre si chiudono lentamente mentre quell'incantevole sorriso a cui mi aveva abituato compare nuovamente sul suo volto; il suo ultimo respiro è così simile ad un sospiro di sollievo...
Ora la sua agonia è cessata.
Continuo a tenerlo stretto a me dondolandomi avanti e indietro; sembrerò un folle agli occhi di tutti ma non mi importa, nessuno può capire come mi sento, nemmeno io riesco a capirlo.
Dei passi si fanno sempre più vicini e Ryo compare al mio fianco.
<< Takanori...>>
Lo ignoro senza distogliere lo sguardo dal vuoto. So che lui non ha colpa, se i ruoli fossero stati invertiti anch'io avrei fatto qualunque cosa per salvarlo eppure in me qualcosa si è rotto ed è come se stessi affogando e non fossi in grado di tornare in superficie.
<< Ti prego Taka, parlami.>>
<< Non può farlo, anzi più precisamente non vuole farlo. Poco male, un demone in queste condizioni posso tranquillamente tollerarlo. Dato che hai mantenuto fede all'accordo ti permetterò di vivere con lui come promesso. Addio.>>
A parlare è stato Dio ne sono certo, ma nemmeno la sua voce petulante riesce a scuotermi.
Subito Ryo si alza in piedi per rivolgersi nuovamente al suo interlocutore.
<< Aspetta! Prima di morire Yutaka mi ha chiesto una cosa importante.>>
Il ragazzino sbuffa infastidito.
<< Io non faccio favori a chi vende corpo e anima al diavolo. Dovresti già essermi riconoscente se ti permetto di tenere quel derelitto su questa Terra.>>
Sta alludendo a me non c'è dubbio ma poco importa, può dire ciò che vuole, per me l'importante è restare accanto al mio Yutaka.
<< TU GLIELO DEVI!!! >> l'urlo di Ryo mi coglie di sorpresa << è anche colpa tua se Yutaka non c'è più! Avresti dovuto proteggere un'anima fragile e buona come la sua e invece non hai fatto niente, NIENTE! E ora lui se ne è andato, l'ho ucciso io e non potrò mai perdonarmi per questo, Takanori non potrà mai perdonarmi!>>
Un silenzio carico di tensione piomba su di noi, poi vedo arrivare di fronte a me il viso infantile e inespressivo del rosso.
<< Esaudirò l'ultimo desiderio del tuo amico...>>
Rimango immobile a fissarlo ma in realtà non lo guardo affatto, non guardo niente.
La sua piccola mano si adagia sui miei occhi chiudendoli e io lo lascio fare tenendo ancora stretto Yutaka.
<< Non soffrirai più, potrai ricominciare d'accapo...una nuova vita. >> Avverto uno strano tepore invadere il mio corpo e improvvisamente mi sento stanco, ho bisogno di dormire.
Chiudo gli occhi e la mano di Yutaka scivola via dalla mia.
<< Yutaka...>>
Il mio ultimo pensiero è lui, poi il buio.





15 anni dopo...

La lunga tonaca bianca svolazzava leggiadra seguendo i passi veloci del giovane.
La funzione era durata più del previsto e aveva fretta di rivederlo.
<< Sua Santità! Sua Santità si fermi la prego!>>
Dannazione! Perché dovevano sempre infastidirlo?
Il moro si voltò sorridente verso l'uomo che aveva interrotto la sua folle corsa.
<< Mi dica Padre Higuchi, cosa posso fare per lei?>>
L'uomo si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato.
<< Quante volte devo ripeterle che un atteggiamento simile non è consono ad un uomo della sua importanza!?>>
Il ragazzo roteò gli occhi con fare esasperato assumendo velocemente un contegno.
<< Ha ragione, mi perdoni.>>
<< Bene, Volevo dirle che questo pomeriggio ha un incontro con alcuni capi di stato e...>>
Il ragazzo dagli occhi scuri come la notte pose un dito sulle labbra dell'altro e gli sorrise.
<< Certo, certo! Mi venga a chiamare quando sarà ora.>>
Riprese a correre ignorando gli ammonimenti dell'uomo alle sue spalle e in men che non si dica aveva chiuso la porta della sua camera con doppia mandata.
Ad aspettarlo accanto alla finestra, illuminato dai tenui raggi del sole mattutino, c'era il suo angelo biondo, più bello ed etereo che mai.
Si voltò verso di lui accogliendolo con un dolce sorriso; quella luce sul suo viso, capace di far sfavillare i suoi occhi ambrati, lo rendeva un'opera d'arte senza paragoni.
<< Bentornato Yuu.>> la sua voce morbida e delicata lo fece rilassare all'istante.
<< Grazie Uruha.>>
Si avvicinò a lui attirandolo a sé per poi baciarlo con passione.
Scostandosi di poco gli parlò ad un soffio dalle sue labbra.
<< Mi sei mancato.>>
L'angelo sorrise giocherellando con una ciocca di capelli neri.
<< Non mi vedi solo da poche ore.>>
<< È comunque troppo.>>
Yuu catturò nuovamente le labbra dell'altro stringendolo forte per la vita e facendo qualche passo indietro si lasciò cadere sul morbido letto dal piumone color porpora trascinando con sé il biondo.
<< Non dovresti farle certe cose.>>
Era inutile tentare di essere seri, desiderava l'uomo sotto di sé tanto quanto questo bramava lui e condividere quel letto ancora una volta non avrebbe di certo aggravato la loro condizione già di per sé particolare.
Le mani di Yuu aprirono con facilità i suoi pantaloni -ormai era un maestro in questo- per poi sfilarli completamente. Uruha aprì velocemente la camicia scoprendo il suo corpo snello e affusolato e a quella visione gli occhi di Yuu si accesero di desiderio come accadeva ogni volta;
in un attimo invertì le posizioni adagiandosi comodamente sul bacino del biondo e piegandosi su di lui iniziò a baciare le sue guance arrossate, il suo collo, le sue spalle...
<< Sei di una bellezza imbarazzante Uruha.>>
L'angelo voltò la testa da un lato incapace di sostenere lo sguardo dell'altro.
<< Sei tu a mettermi in imbarazzo Yuu>> pizzicò il naso del moro e prendendo il suo viso tra le mani morse il suo labbro inferiore.
Yuu era diventato così grande...Ricordava come fosse ieri il suo faccino innocente da bambino, il suo corpo minuto e fragile, il suo essere infantile ma profondo. Sin dall'inizio nascondeva in sé quel germoglio che lo avrebbe reso ciò che era in quel momento.
Ora però quel germoglio era sbocciato e di fronte a sé Uruha vedeva un uomo: la spalle ampie e muscolose, le braccia forti e lo sguardo fiero e deciso su quel volto adulto e bellissimo, incorniciato dai lunghi e liscissimi capelli corvini.
<< Grazie per essere tornato da me.>> la sua voce era roca e sensuale, capace di farlo rabbrividire per l'eccitazione.
Non riusciva a dire nulla, semplicemente rimase in silenzio assecondando ogni suo movimento.
Lo vide disfarsi dell'ingombrante toga e gettarla a terra e lasciò che divaricasse le sue gambe per posizionarsi tra di esse.
<< Ti amo.>> l'unica cosa che disse prima che Yuu entrasse dentro di lui facendolo gemere alla prima spinta.
Avevano fatto l'amore tante e tante volte, ma ogni volta era come la prima, ugualmente eccitante, ugualmente appagante.
Si strinse a lui stuzzicando il lobo del suo orecchio.
<< Dio ci punirà per questo.>> le parole del biondo erano spezzate dall'impeto dei colpi del suo amante, capaci di lasciarlo senza fiato.
Yuu rise soffiando vicino al suo orecchio.
<< Non credo proprio. Dopo l'enorme favore che gli ho fatto non poteva rifiutarsi di cedermi te.>>
Già, divenire il Padre della sua chiesa era un grande favore...
Quando l'orgasmo lo colse, Uruha si aggrappò con tutte le sue forze alla schiena di Yuu e lo baciò per trattenere le urla.
Poco dopo il moro venne dentro di lui per poi accasciarsi sul suo petto facendo le fusa come un gatto.
<< Voglio andare a trovare il fratellone.>>
Uruha ascoltò le parole del moro continuando ad accarezzarlo.
<< Devo essere sicuro che anche quel suo piccolo ragazzo stia bene.>>
<< Starà sicuramente bene, non ha motivi per soffrire, neanche uno...>>




Passeggio tra le strade di Tokyo tenendo stretta la piccola mano del mio ragazzo.
<< Ryo aspetta!>> mi chiama bloccandosi nuovamente davanti l'ennesimo negozio di musica. In vetrina c'è un'enorme batteria lucente.
<< Quanto è bella! Compriamola Ryo!>>
Fisso i suoi occhi cacao, così diversi da quelli azzurrissimi che mostrava un tempo e che spesso mi avevano congelato sul posto. Ora il suo sguardo non è più algido come allora, è caldo e accogliente, a volte si incupisce assecondando l'umore in continuo cambiamento del suo grazioso padrone, ma su quel viso dolce anche l'espressione più furiosa diviene una buffa smorfia.
<< Non la sai nemmeno suonare una batteria! Che vuoi farci?>>
Lo attiro a me scompigliandogli i capelli, rimasti, almeno loro, di quell'intenso colore rosso, come vivo monito di ciò che era stato un tempo.
Lo sento ridacchiare per le mie premurose attenzioni e subito afferra il mio braccio portandolo sulle sue spalle.
<< Ho come l'impressione che a qualcuno piacesse molto questo strumento...>>
A quelle parole sento un brivido percorrermi la schiena: è capitato altre volte che avesse vaghi ricordi di quel passato ormai cancellato, ma non riesco ancora a farmene una ragione, ho sempre paura che qualcosa possa riaffiorare distruggendolo definitivamente.
<< Ecco appunto, è solo un'impressione. Dai muoviti testolina buffa!>>
Odia quel nomignolo proprio come la prima volta che lo usai con lui tanti anni fa e infatti sento le sue dita ossute pizzicarmi un fianco.
<< Non chiamarmi così!>>
Ci allontaniamo ridendo. Anche questa volta non ha ricordato nulla.
In fondo è impossibile, Lee, o meglio Dio, mi ha assicurato che non ricorderà mai di essere stato un demone, né tantomeno si ricorderà di Yutaka.
In realtà questo mi riempie di tristezza, Yutaka era la persona più importante per lui ma il mio ragazzo non lo saprà mai.
Mi fermo in mezzo al marciapiede all'improvviso e lui si gira verso di me stupito.
<< Che ti prende?>>
I suoi occhioni mi fissano ignari dei miei pensieri.
<< Niente...Lo sai che ti amo vero?>>
Il suo sguardo si intenerisce assottigliandosi appena e le sue labbra morbide e sensuali si distendono in uno splendido sorriso, così simile a quello di Yutaka.
<< Certo che lo so, me lo ripeti in continuazione.>>
Corre verso di me abbracciandomi e prendendomi la mano mi trascina tra la folla.
<< Te lo ripeto cosicché ricorderai sempre che ogni cosa che ho fatto l'ho fatta per te...solo per il tuo bene...>>
<< Sei proprio strano Ryo...strano e scemo! Per questo anch'io ti amo>> mi fa la linguaccia e subito mi rassereno.
Non gli dirò mai niente, voglio che lui sia felice...
L'unica prova del suo passato è il nuovo nome che Yutaka ha scelto per lui prima di morire. Mi disse il nome dopo avermi fatto promettere che Takanori non avrebbe avuto alcun ricordo di lui.
Ruki...
Demone deviato...
Non c'è nome più adatto per un demone ormai umano.








Voglio ringraziare tutte voi che mi avete seguito fino alla fine, leggere i vostri commenti mi ha spinto a terminare questa storia tanto importante per me.
Human Demon è stata la mia prima long-fic e nutrirò sempre un affetto speciale per lei, senza contare che grazie a questa storia ho conosciuto tante ragazze stupende in grado di farmi sorridere e di sostenermi; grazie davvero di cuore, non ce l'avrei fatta senza di voi.
Spero che la fine di tutta la vicenda non vi abbia lasciato troppo l'amaro in bocca, ma le cose non potevano andare altrimenti, almeno secondo il mio punto di vista^^
In realtà mi piangeva il cuore all'idea di separare Takanori e Ryo, erano fatti per stare insieme ed inoltre ho voluto premiare il mio adorato demone per il suo maturamento, è un personaggio che mi ha dato tante soddisfazioni arricchendosi ad ogni capitolo, fino a diventare quelle che era destinato ad essere.
In fondo il titolo della storia parlava chiaro in un certo senso!!!
Per quanto riguarda Yuu e Uruha...che dire....non so se Dio permetterebbe davvero una relazione simile, Yuu è diventato pur sempre il Papa mie care signorine, però anche loro meritavano un premio ( non mi perdonerò mai per aver messo letteralmente in croce Uru ç_ç ) quindi ho pensato ad un futuro da amanti clandestini per loro due, ma almeno staranno insieme fino alla fine ed oltre^^
Comunque l'importante è che abbiate capito l'importanza di Yuu, lui era destinato a questo...
Per ultimo, e non per importanza, YUTAKA! Penso di non aver mai creato un personaggio tanto dolce e masochista. Sin dall'inizio si è presentato come il ragazzo pronto al sacrificio estremo e ha mantenuto la parte fino alla fine.
Non so quante di voi saranno felici per la sua morte perché lo trovavate eccessivamente carino ( mia sorella sicuramente starà facendo i salti di gioia...) e quante invece, come me, lo apprezzino proprio per il suo essere eccessivo; io seriamente nutro stima e un affetto incondizionato per questo eroe- antieroe...un protagonista particolare senza dubbio.
Bene, è davvero tutto e devo salutarvi anche se non vorrei...
Spero di rivedere presto i vostri nomi in qualche altra mia operetta perché mi mancherete davvero...
Un bacio a tutte, grazie di tutto
Misa

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