Anche se sei lontano.

di Maruu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Appena prima di partire. ***
Capitolo 2: *** 2. Hai bisogno di un passaggio? ***
Capitolo 3: *** 3. La magia della notte di San Lorenzo. ***
Capitolo 4: *** 4. Protezione e calore, questo era quello di cui avevo bisogno. ***
Capitolo 5: *** 5. Riunione :) ***
Capitolo 6: *** Avviso;) ***



Capitolo 1
*** 1. Appena prima di partire. ***


“Mi mancherai” “Anche tu. Promettimi di scrivermi una volta tanto!” “Non ci contare troppo. Oh ma certo che lo farò!” aggiunse in fretta, notando la mia espressione un po’ dispiaciuta e un po’ arrabbiata. Si avvicinò e mi baciò sulla guancia. Capii che ero diventata rossa solamente dalla sua espressione: un misto di dolcezza e spavalderia. Senza aggiungere altro, si girò e percorse gli ultimi metri che lo separavano dal portone della sua casa estiva. Rimasi un po’ a guardare la porta che si era chiusa dietro le sue spalle, contemplando le sue labbra, il suo sorriso e quei magnifici occhi scuri. Da lì a poche ore ripartirà e per tutto l’inverno non ci saremmo più rivisti. Una lacrima mi rigò il viso, ma l’asciugai per paura di essere vista da qualcuno. Troppo tardi. Per una frazione di secondo avrei giurato di aver visto quegli stessi occhi scuri e profondi che mi ricambiavano lo sguardo. Senza dire o fare nulla mi infilai il casco e salii sulla mia vespa nera e accesi il motore. Non volevo tornare a casa, anche perché ci sarebbero stati i miei genitori e mio fratello a quell’ora e decisi di andare sulla spiaggia deserta. Lì nessuno mi avrebbe potuto vedere piangere. Era come se una parte di me venisse risucchiata fuori per non tornare mai più. Erano passate ore quando alla fine mi imposi di tornare a casa. Ma lì trovai Nate seduto su uno scalino. “Mi hanno detto che non eri in casa, così ho deciso di aspettarti qui. Dovevo restituirti questo”. Mi porse un cd con una copertina stropicciata. Era quello che gli avevo prestato tempo fa, volevo assolutamente che lo ascoltasse, a tutti i costi! Distrattamente lo presi e feci per andarmene ma quando salii l’ultimo degli scalini che portavano dritto in casa, mi girai e vidi da lontano la sagoma di Nate che apriva il cancello del giardino per andarsene. Non so cosa mi prese ma di scatto corsi verso di lui che si girò sorpreso. “Senti lo so ch..” Le mie labbra non resistettero più e incontrarono subito le sue. Sentii come un fuoco dentro, che svanì quando ci staccammo l’uno dall’altra. Alcune lacrime cominciarono a sgorgare e l’ultima cosa che vidi fu il portone che mi chiusi subito dietro le spalle. Ero tremendamente confusa. In lontananza sentii una voce chiamare: “Allie, aspetta!”.

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Capitolo 2
*** 2. Hai bisogno di un passaggio? ***


Non c’era nulla in tv, non sapendo cosa fare, mi alzai e andai in cucina. Avevo una fame da lupi, ma nel frigo non c’era nulla. Come al solito Dean, il mio fratellone, l’aveva ripulito da cima a fondo. Non c’era mai niente da mangiare da quando vivevo da sola con mio fratello. Quasi ogni giorno dovevo andare a fare la spesa, proprio come dovevo fare oggi.

Gettai un’occhiata a come ero vestita: non ero affatto presentabile. Corsi subito in camera ed aprii le due ante dell’armadio. Un jeans e una t-shirt semplicemente bianca sarebbero stati l’ideale. Raccolsi i lunghi capelli castani con venature rosse in una coda abbastanza alta. Infilai un paio di sneakers, indossai i Wayfarer neri da cui non mi separavo mai e afferrai le chiavi del motorino e di casa. Troppe volte le avevo dimenticate dentro ed ero rimasta fuori ad aspettare che mio fratello tornasse a casa per aprirmi la porta! Scesi di corsa le scale e salutai allegramente il portiere del mio palazzo.

“Salve Roger! Tutto apposto?”

Non aveva avuto ancora il tempo di rispondermi che già il portone si era chiuso con un tonfo assordante. Stavo letteralmente morendo di fame! Saltai in sella alla mia piccola vespa e la portai fino al supermercato più vicino a casa mia. Appena entrai nella sala, l’aria condizionata mi invase i polmoni. Stavo congelando. Ma mi costrinsi a cercare subito le cose che mi servivano così sarei uscita di lì in poco tempo. Era così grande quel supermercato che ogni volta mi perdevo in tutti quei corridoi. Finalmente dopo cinque buoni minuti, trovai quello che cercavo e i miei occhi brillarono: Un intera corsia sovrastata da pacchi di merendine e dolci!

Il paradiso, pensai.

Ne presi due o tre e mi avviai verso il reparto “donna”. Avevo quasi finito la spesa, mi mancava solo un'ultima cosa la presi e, tenendola stretta in mano, mi diressi alla cassa quando qualcuno mi venne addosso, cadendomi di sopra.

"Ehi stai attento!" dissi, ancora con gli occhi chiusi, sventolandogli in faccia l'unico oggetto a portata di mano.

"Allie! Sono io! Sono Na... Ehi ma che ci fai con un pacchetto di assorbenti in mano?" E in quel momento mi resi conto di cosa stavo sventolando. Oh mio Dio. Cercai di rimettermi subito in piedi e di nascondere il mio imbarazzo, ma era troppo tardi. La pelle rosea era diventata di un rosso acceso. Non credevo ai miei occhi: esattamente dopo un anno, Nate, il mio migliore amico partito per l’Italia era in un supermercato con una cassa di latte sotto al braccio.

“Non dovresti essere in Italia? Cosa ci fai qui?” cercai di cambiare discorso.

“Mi sono appena ritrasferito in questa città da due settimane. L’Italia non faceva per me”

“Oh, beh potevi avvertire. Ci potevamo vedere anche con gli altri. Una rimpatriata” lo rimproverai, mentre la cassiera con un enorme neo sotto l’occhio era intenta a passare un mio pacchetto di merendine sulla cassa.

“Veramente volevo riambientarmi e stare un po’ da solo. Scusami.”

I suoi occhi questa volta erano veramente sinceri. Brillavano sotto la luce delle lampade. Scostai subito lo sguardo e diedi i soldi alla commessa e presi la busta. Aspettai che anche lui finisse e poi ci diressimo verso l’uscita.

“Hai bisogno di un passaggio? Sono con il motorino”

“Molto volentieri.”

Salii sul motorino e aspettai che lui facesse la stessa cosa, poi lo accesi e svoltai l’angolo del supermarket.

“Sai dove abito” mi sussurrò all’orecchio e così mi cinse i fianchi con le mani.

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Capitolo 3
*** 3. La magia della notte di San Lorenzo. ***


Parcheggiai il motorino e mi diressi verso di lui, che stava trafficando con le chiavi del portone. Finalmente riuscì ad aprirlo e si girò verso di me.

“E’stato bello incontrarti. Domani sera sono libero, perché non organizziamo qualcosa con la vecchia compagnia? Sarà divertente.” aggiunse lui.

“Non male come idea, avverto Janette e..”

“Non ti preoccupare. Li avverto io. E’ anche una scusa per sentirci. Ci vediamo domani allora?”

“Oh, beh. Come vuoi tu” mi girai di scatto e feci per andare verso il parcheggio ma Nate mi raggiunse e mi posò la mano sulla spalla destra.

“Allie, mi ha fatto veramente piacere incontrarti dopo così tanto tempo” ammise, con voce soffocata.

Io non potrei dire lo stesso, pensai, ma in quel momento una voce mi chiamò alle mie spalle: era Fred, il ragazzo che era appena stato trasferito in classe e mia e con cui mi stavo, diciamo, frequentando.

In meno di un minuto, eccolo qui, accanto a me con un sorriso luminoso sul volto.

“Ehm, lui è Fred e lui è Nate, un amico di vecchia data.” Nate parve offeso, forse aveva capito che per me ormai non era altro che un amico.

“Piacere” esordì e subito dopo era già alla porta, “A domani, allora” mi ricordò, e scomparve dietro di essa.

“Piccola, vuoi che ti riaccompagni a casa? Ho proprio la macchina qui vicino.”

“Non c’è bisogno. Sono venuta con il motorino, davvero” lo ringraziai e senza aggiungere altro corsi verso la mia vespa.

Il vento mi frustava la faccia ormai gelida e indolore, e improvvisamente un ricordo vivido mi balenò davanti agli occhi.

La comitiva era sdraiata sulla spiaggia, sotto le stelle aspettando di vederne una cadente. Era la notte di San Lorenzo, precisamente il dieci agosto di un anno fa.

Quasi tutti, tranne Nate, avevamo un telo da mare , così lo divisi con lui. Dopo esserci sdraiati, lui mi passò un braccio intorno alle spalle e mi strinse a sé. Non avevo mai visto Nate così intraprendente, dolce e sicuro di sé. Con il braccio indicò qualcosa oltre il mare.

“Guarda, una stella cadente”

Mi girai proprio in tempo per vedere una scia luminosa cadere e dissolversi nel blu della notte. E quel desiderio espresso, si stava quasi per avverare: Nate mi sfiorò la mano e in così poco tempo il suo volto era a un millimetro dal mio, tanto che sentivo l’odore del suo respiro. Le nostre labbra si sfiorarono ma in quel momento..

“..e Janette è caduta a terra come un sacco di patate! Non è vero, Nate?”

Tutto svanì, lui si scostò velocemente da me, dopo avermi lanciato un’occhiata penetrante e rassegnata, e intraprese la conversazione con John…

Ora ero sul motorino e percorrevo le vie piene di passanti e di macchine per ritornare a casa. Tutto di questa città mi ricordava di lui, il sole, la spiaggia, persino le nuvole, volubili e instabili, proprio come il nostro rapporto.

Certo, non potevamo nascondere che ci fosse stato del tenero tra di noi, ma.. Qualcosa nei suoi occhi mi fece capire come se non volesse farlo sapere al resto dei nostri amici, che lo voleva tenere soltanto per noi, segreto.

Ero appena arrivata sotto casa quando, inevitabilmente, una lacrima mi rigò il viso.




***



L'ho scritta un po' di fretta, ma spero vi piaccia lo stesso. Apprezzerei tanto delle critiche costruttive e, anche se non vi piace il mio modo di scrivere, fatemelo sapere, per migliorarlo. Grazie a tutti in anticipo:))

DreamsBecameTrue e d e l i l a h: Grazie mille per le vostre recensioni e per i vostri complimenti, che sinceramente non penso di meritare! Mi hanno aiutata parecchio, però. Passando dal vostro profilo ho notato la storia Everything's cool e la one.shot Tempo di felpa verde menta che mi sono piaciute veramente un sacco. Mi raccomando postate prestissimo;)

la vostra Maruu

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Capitolo 4
*** 4. Protezione e calore, questo era quello di cui avevo bisogno. ***


Guardai l’orologio. Erano le 19.30, sarebbero arrivati a momenti ed io stavo ancora trafficando con il mascara e il ciuffo ribelle che non voleva stare al suo posto.

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN

Il citofono: dovevo muovermi. Presi la borsa e vi infilai le chiavi di casa, del motorino ed uno di quegli assorbenti che mi avevano assicurato una di quelle figure da ricordarsi, nel caso ci fosse stato bisogno, non si sa mai! Avevo indossato subito una scarpa ma.. Mancava l’altra, non era nella scarpiera! Girai mezza casa fino a quando la trovai sotto il letto di mio fratello, nelle grinfie di Daphne, il mio cagnolino. Aveva una passione per le scarpe, più che passione le adorava. Le prendeva appena ne aveva l’occasione e le distruggeva mordicchiandole e graffiandole.

“Merda! Molla, molla ho detto! Mi devo muovere, dai Daph!”

Dopo cinque minuti buoni di tira e molla, riuscii a riprendermi ciò che mi spettava di diritto, mentre il citofono squillava all’impazzata.

“Arrivo, arrivo! E quanto a te- rivolsi uno sguardo assassino al cane, che nascose il volto tra le zampe- non ti permettere mai più, hai capito?”

Raccolsi la borsa gettata per terra e scesi le ultime scale più veloci che potessi e immediatamente mi ritrovai di fronte ad un Nate che si sistemava il colletto della camicia azzurra, che non so per quale assurdo motivo, si intonava perfettamente con i suoi occhi. Si girò di scatto, come imbarazzato e mi rivolse un leggero sorriso:

“Stai benissimo, vestita così”

Avevo solamente un vestitino color ambra, non estremamente corto e non estremamente scollato: un normale vestito color ambra! Ma questo non mi risparmiò la figuraccia nel diventare tutta rossa.

“Ehm, grazie. Dove sono gli altri?” cercai di cambiare discorso.

“Per alcuni spiacevoli contrattempi, non sono potuti venire.”

Nella compagnia eravamo almeno in cinque ed era letteralmente impossibile che nemmeno uno di loro non si fosse presentato all’appuntamento.

“Tutti quanti?” chiesi sorpresa.

“Tutti quanti –risponde con un filo di voce- a quanto pare saremo solo io e te”.

Si, ed è proprio questo che mi preoccupa,sai tra me e me.



***



Il locale era quasi deserto e ben arredato: aveva un enorme bancone per il bar e dei tavolini sparsi qua e là. La luce era soffusa e le pareti dipinte di un verde prato: il tutto infondeva un senso di pace e relax quasi innaturale.

“Perché mi hai portato in questo posto?” chiesi intontita, mentre il cameriere ci accompagnava al tavolo prenotato stranamente per due persone.

“ Non abbiamo più quindici anni e di conseguenza non possiamo più andare in dei posti altrettanto squallidi, bisogna rinnovarsi, non credi?” mi rispose con una risatina beffarda.

“Come vuoi tu”.

Mi sentivo lo stesso a disagio, anche se non c’erano altro che due coppiette di fidanzatini, due tavoli più in giù. Nate mi stava osservando e di sicuro aveva notato il mio disagio, perché mi sfiorò la mano e mi rassicurò:

“Tranquilla Allie. E’ solo una cena tra due amici di vecchia data e, per il locale, ti ci ho portata perché si mangia benissimo. Ti piacerà, ne sono sicuro.”

Questa fu come la frase che ruppe il ghiaccio, subito dopo iniziammo a parlare della nostra infanzia, delle nostre giornate ad esplorare le case abbandonate. Ci perdemmo dei ricordi, senza quasi accorgerci che erano le undici passate e che eravamo rimasti solo noi nel locale, e che i camerieri ci stavano guardando con aria estremamente seccante.

Incontrai lo sguardo complice di Nate.

“Meglio andare, ti riaccompagno a casa.” E dopo aver detto di dover fare un salto al bagno (“La natura mi chiama!”), tornò da me per accompagnarmi verso l’uscita.

“Non dovremmo pagare?” lo rimbeccai io.

“Già fatto” mi rispose con un ghigno sulla faccia.

“Cosa? Perché non me l’hai detto? Che ti è saltato in mente di pagare tutta questo da solo?” protestai mentre lui mi spingeva, o meglio trascinava, verso la porta.

“Allie, davvero, non importa. Mi ha fatto piacere.”

“Come no” risposi io ancora un po’ imbronciata.

Camminammo per tutta la strada del ritorno a piedi, perché avevamo deciso di digerire quelle bistecche che avevamo ingurgitato. Eravamo arrivati sotto casa mia che..

BUM BUM

C’era un ragazzo che sbatteva forte i pugni contro il mio portone e urlava: “Bellezzaaa! Fammi salire, così ci divertiamo un po’ assieme!”

Deve essere qualche ubriacone che non ha nient’altro da fare. Ma, avvicinandomi, mi accorsi con enorme disgusto che quello non era un ubriacone qualsiasi: quello era Fred. Sicuramente aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, a tutti può succedere, no?

“Ehi Fred, calmati per favore calmati!” mi avvicinai a lui.

Appena mi vide e realizzò chi ero, mi corse incontro e mi intrappolò con il suo corpo al muro dietro di me. Le sue mani iniziarono a risalirmi la schiena e le sue labbra si insinuarono dentro le mie, violentemente. Cercai di divincolarmi ma la sua presa su di me era più forte.

“La-lasciami” riuscii a dire quando le sue labbra si staccarono dalle mie per scivolare più in giù, ma...

Successe tutto così in fretta che non capii perfettamente e subito. Ora Fred era accatastato a terra con la mani sul volto. E Nate era in piedi davanti a lui con gli occhi colmi di rabbia.

“Non ti azzardare mai pi a toccarla. Mi hai capito?” la sua voce suonava come un sibilo sordo e pieno di odio.

Istintivamente lo presi per un braccio e lo portai davanti al portone, presi le chiavi dalla borsetta e aprii di scatto la serratura e lo spinsi dentro. Fred era più grande e più forte di lui, e non volevo potesse rischiare così tanto.

Chiusi la porta con tre mandate e mi girai lentamente ancora tremante. Nate mi si avvicinò altrettanto piano, incerto e mi strinse in un abbraccio caloroso. Riusciva a trasmettermi tutto: comprensione, protezione, amore. Piano piano mi aiutò a salire tutte le scale, mi fece entrare in casa. Un tepore mi pervase completamente e già mi sentii molto meglio. Ero stanca e ancora scossa da gemiti. Nate mi fece stendere sul divano del salone, con delicatezza e si sdraiò accanto a me. Raccolse una coperta lì vicino e mi coprì interamente, passandomi un braccio sul collo. Mi adagiai sul suo petto così comodo, quasi come un cuscino, e senza dire altro mi addormentai, mentre lui mi accarezzava i capelli che ricadevano sul divano.




Maru's note

Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, che è come il clou della storia. Infatti si intravede dal comportamento di Nate, un senso di protezione quasi fraterno. Ma Allie cosa penserà a proposito di questa inspiegabile seratina, con tanto di cena romantica?

Come si dice in questi casi, lo scoprirete nella prossima puntata! Grazie per avermi seguito ; )

PS. Sto ancora cercando dei volti famosi e non, che per me rappresentano i due protagonisti, ma sto ancora valutando chi li possa rendere giustizia al meglio; quindi sicuramente già nel prossimo capitolo li vedrete come io me li immagino. Se avete qualche suggerimento, io sono sempre qua! :DD



Ed ora spazio alle recensioni:

d e l i l a h: Sono contenta ti sia piaciuto anche lo scorso capitolo e spero di aver stuzzicato la tua curiosità anche con questo, ma non si sa mai! Ti ringrazio anche perché hai continuato a recensire ogni capitolo, e vedo che segui molto questa storia. Per quanto riguarda il comportamento, ci saranno dei Nate POV che spiegheranno bene il suo punto di vista. Continua a seguirmi! Un abbraccione ; )

Un bacione GRANDE GRANDE dalla vostra

Maru.

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Capitolo 5
*** 5. Riunione :) ***


Ero a scuola, nella mia classe che si trovava al secondo piano. Non c’era nulla di strano: i ragazzi correvano di qua e di là, probabilmente in ritardo per la lezione, e la prof. Più odiosa del mio anno ammoniva i ragazzi per il loro abbigliamento, talvolta troppo eccessivo. Rimasi a fissarla mentre sgridava una ragazzina del secondo anno con indosso uno stupido cappello tutto imbrattato di pailettes fucsia. Mi giro di scatto per non vomitare: certe cose dovrebbero essere proprio proibite!

Il prof. Di chimica ci stava annoiando con la sua voce melensa e strascicata riguardo alla trasformazione fisica di non so quale sostanza. Ero seduta in fondo all’aula, vicino alla finestra, e uno spiffero di aria primaverile mi scompigliava i capelli. Da lì la prospettiva era chiarissima e come sempre la classe era assorta in un silenzio paranormale: qualcuno era perso tra i suoi pensieri, qualcun altro invece stava semplicemente dormendo ad occhi aperti.

Un rumore secco contro il vetro della finestra mi fece sobbalzare, e il mio compagno di classe, che aveva la testa poggiata sul braccio, per poco non scivolava dal banco. Guardo giù dalla finestra e quello che vedo è praticamente impossibile: Nate mi salutava con un sorriso sgargiante e un libro sotto il braccio. Mi fece cenno di raggiungerlo per poi andare insieme al mare.

Lo so, lo so, è una cosa estremamente folle e stupida, ma qualcosa mise in moto le mie gambe. Con un solo movimento aprii completamente la finestra e mi ritrovai con i piedi sul cornicione. Il prof, come se niente fosse, continuava la sua spiegazione monotona.

Nate mi fissava con le braccia spalancate e un sorriso incoraggiante. Non vedevo l’ora di cadere nelle sue braccia che mi avrebbero calde e confortanti. Impaziente posiziono un piede di fronte all’altro e mi spingo dolcemente in avanti.

La brezza mattutina mi accarezzava delicatamente il viso e lascia che i miei capelli svolazzino liberi nel cielo, formando grandi onde di un rosso intenso. Pian piano il corpo di Nate si avvicinava sempre di più fino a quando ci separava soltanto mezzo metro, alcuni centimetri e..

SPLAAAAASH

La mia mano era andata a finire sopra un cornetto caldo, ripieno di cioccolato, il quale schizzò tutto macchiando il tavolino di marmo bianco su cui era appoggiato un post it. Diceva:

Spero che questa colazione possa risollevarti il morale.

Non c’era nessuna firma, era anonimo. Ma inconsciamente sapevo chi era stato a scriverlo. Ci misi due minuti buoni per comprendere che avevo sognato di cadere tra le braccia di Nate, ma soprattutto il significato di quelle parole. Poi mi venne subito in mente la faccia di Fred, coperta dalle mani, da cui sgorgava un liquido denso e rosso scuro, e l’ultima cosa che vidi fu il petto morbido di Nate contro cui premevo la mia faccia, coperta quasi interamente dalle lacrime. Nate, proprio così. Era stato colui che mi aveva protetta, proprio come un fratello maggiore. Esatto, come un fratello maggiore non qualcosa di più. Come potevo credere che potesse ricambiare i miei sentimenti? Era una cosa talmente sciocca e priva di significato.

Il mio corpo fece tutto di sua spontanea volontà. Infatti ero già di fronte al telefono di casa e le mie dita correvano veloci, premendo quei numeri che ormai sapevo a memoria.

“Si?” la voce assonnata di Janette riempì la cornetta del mio telefono.

“Jan, ti devo raccontare un sacc..”

“Allie, sei tu? Ma ti sembra ora di chiamare? Sono le sei di domenica mattina, non potevi aspettare ancora qualche oretta prima di chiamarmi?” la voce non era più assonnata ma furiosa. Era terribilmente irritante quando la svegliavano di prima mattina!







Janette POV



DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN.

Il citofono. Controvoglia mi alzo dal divano del salone e percorro l’ingresso per andare ad aprire alle due mie migliori amiche, per poi ritornare a stravaccarmi comodamente sotto una coperta di pile che mi copre interamente, con una vaschetta di gelato in mano e il telecomando nell’altra.

La porta si apre con gran rumore ed entra Allie, eccitata ma allo stesso tempo nervosa, e dietro di lei Savannah, con delle anti estetiche borse sotto gli occhi: di sicuro non era scesa dal letto con il piede giusto questa mattina. D'altronde era comprensibile, erano ancora le 07.15!

Allie intanto mi sfila il telecomando dalle mani. Lascio sfuggire un gemito di disapprovazione ma giro la testa verso Savannah che, ancora sull’uscio della porta, avanzava con la lentezza di un bradipo.

“Sav, dormito bene?!” Sapevo che da un momento all’altro mi avrebbe tirato qualcosa in faccia per togliermi quel sorriso strafottente che stavo esibendo sul mio volto, ma quando stava per ribattere Allie s’intromise.

“Smettetela voi due! Dobbiamo parlare, è importante!”

Tutte e due ci accucciammo docilmente ai lati del divano e ascoltammo Allie mentre si torturava le mani dall’agitazione.

Istintivamente Savannah gliele afferrò: “Accidenti, deve essere molto importante!”

“Lo è” confermò lei e, preso un bel respiro, raccontò tutto d’un fiato mentre io e Sav ascoltavamo sbalordite.

“COOOOSA? Nate qui?”

“Ti ha invitata ad uscire?”

“Perché non ci ha chiamato? Mi sento esclusa dal gruppo!”

“Che è successo? Ti ha baciata?”

“Oh, che cosa romant..”

“La volete piantare di parlare tutte e due contemporaneamente? Per me non è stato affatto facile incontrarlo popola mia dichiarazione d’amore, prima della partenza per l’Italia!”

Nel dire le ultime frasi la voce di Allie si era notevolemte alzata: stava quasi gridando e i suoi occhi erano umidi.

Subito io e Sav, abbassammo la testa al pavimento. Ma che razza di amiche eravamo? L’abbiamo bombardata di domande, nonostante sapessimo la sua precedente “relazione” con Nate.

“Allie, scusaci.. Noi non..” si sapeva che era Sav la consolatrice del gruppo e io quella pigra e insensibile, ma la sua voce risultava lo stesso insicura ed esitante.

“E’ tutto apposto ragazze. Solo.. Non fatemi domande. Lasciate che vi racconti tutto da sola. E’ molto più facile per me.” Annuimmo.

“Bene..” e così All continuò il racconto, ricco di particolari, accennando persino al sogno che aveva fatto la notte scorsa.

Restammo per qualche minuto in religioso silenzio, cercando il momento giusto per esporre la nostra opinione, oppure, nel caso di Sav, solamente cercando le parole giuste. Infatti fu lei la prima a parlare.

“Beh, non si può dire che non sia un entrata ad effetto la tua!” sicuramente si stava riferendo all’incontro del supermercato. Aveva fatto la mossa giusta: l’atmosfera si stava rilassando e con lei anche Allie, che arrossì violentemente!

“Devi sapere, comunque –m’intromisi io- che Nate non si è fatto sentire né con noi e né con John e gli altri. Non sapevamo nulla di questa rimpatriata”.

“Cosa? Quindi non dovevi badare alla tua sorellina ieri sera?” mi chiese sbalordita.

“No” risposi seccata.

“E perché mai l’avrebbe fatto? Cioè mentirmi così..”

“Allie, svegliati! -questa volta era stata Savannah a parlare. Era anche un po’ più piccola di noi ma era sicuramente più spigliata di me e d All messe assieme!- Ha organizzato la cenetta romantica solo per voi due, per avere l’occasione di stare da solo con te. Possibile che non ci arrivi?”

“Ma che dici Sav, sicuramente ci sarà stato qualche problema e non vi ha potuto chiamare.. Decisamente.”

“Alcune volte sai essere così ottusa.” Disse in tono piatto, alzandosi e dirigendosi in cucina sicuramente per cercare qualcosa da mangiare.

“Ha ragione, Allie. Sicuramente non sapeva come invitarti.. Ehi, tu, scordatelo! Quelli sono miei!” dissi puntando un dito accusatore verso Savannah, che era tornata dalla cucina con i miei snack preferiti.

Lei mi rispose silenziosamente con un ghigno e iniziò a scartarne uno.

“Oh, ma smettetela voi due, sempre a litigare!”

“E’ nella nostra natura, non è vero Jan?”

“Certo, certo.. Comunque c’è solo una cosa da fare in questi casi!” A quelle parole Allie girò verso di me i suoi enormi occhi verdi pieni di speranza, la quale si spense subito all’udire il mio consiglio:

“Devi lasciarlo perdere, non chiamarlo, non dargli appuntamento. Fai come se non esistesse. Se è interessato a te, sarà lui a cercarti.” Conclusi soddisfatta. Nemmeno Sav era d’accordo con me: infatti gli era andato di traverso uno snack ed era diventata tutta rossa in volto.

Soffocai a stento una risata, mentre la mia migliora amica l’aiutava a riprendersi.

“Ti sei bevuta il cervello? –esclamò indignata- non può comportarsi così. Lo perderebbe definitivamente, e poi proprio adesso che l’ha rincontrato dopo tanto tempo. Allie - questa volta si rivolse a lei- non starla a sentire. E’ una cosa assolutamente insensata!” La diretta interessata però sembrava molto confusa e stava guardando qualcosa fuori dalla finestra: a dirla tutta sembrava non ci stesse nemmeno ascoltando.

“Ho deciso –disse infine- farò come se non lo avessi mai incontrato. Del resto se ci tiene a me è lui quello che deve fare il primo passo, no?”

Un sorriso, sia di gioia che di vittoria, dipinse il mio volto, mentre Savannah era decisamente contrariata e spostava lo sguardo da Allie a me, con un’espressione a dir poco ebete stampata sulla faccia. Alla fine decise che non avremmo mai cambiato idea, testarde com’eravamo, e così accese la tv, ancora un po’ scioccata.






***



Di nuovo qua:) Spero che questo chapter vi sia piaciuto, o almeno lo riteniate leggibile!!

Ecco come immagino Sav..

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e come immagino Jan..

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Nel prossimo capitolo vi rivelerò la faccia dei due protagonisti, perchè adesso sono ancora un po' indecisa.

Alla prossima!

Maruu;)

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Capitolo 6
*** Avviso;) ***


Tranquille, ragazze!

Non è niente di chè. Volevo solo informarvi che non posterò per un po' di tempo (o almeno per ora) perchè non ho proprio ispirazione per quanto concerne questa storia. Anzi, a dirla tutta, sto cercando (o meglio ho intenzionexD)di scrivere una JamesLily (per chi ne vuole sapere di più, magari gli piacciono questo tipo di storie, mi contatti :D).

Perciò vogliate scusarmi ma ho proprio quello che comunemente viene chiamato Blocco Dello Scrittore;)

A presto.

Un bacione enorme,

la vostra Maruu;)

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