Blu, come il suo cappello.

di Maruu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Strano, molto strano. ***
Capitolo 2: *** 2. Non c’è niente di meglio di una sana corsetta mattutina! ***
Capitolo 3: *** 3. Alzando gli occhi al cielo. ***



Capitolo 1
*** 1. Strano, molto strano. ***


Era una serata calda e come sempre Manuela era in ritardo. Non sapendo cosa fare mi appoggiai al bancone del locale. Da lì a poco avrei rivisto il suo viso bello ma quasi sempre inespressivo, con quegli occhi neri e quelle labbra disegnate..

“Buonasera, Fra” La voce allegra di Gianluca mi riportò alla realtà. Ero completamente assorta nei pensieri che non mi ero nemmeno accorta che lui e Marco erano entrati nel bar. Era un ragazzo sui ventitrè anni e l’amico, Marco, ne aveva venti ma ne dimostrava molto di meno. Per un lungo istante rimasi a guardarlo fisso negli occhi, poi scostai bruscamente lo sguardo su Gianluca. “Cosa ci fai qui?!”

“Aspetto Manuela, in ritardo come al solito. E tu, inizi già da ora a lavorare?”

“Eh già, quanto vorrei invece venire a mangiare con te una bella pizza!”

Non lo stavo ascoltando nemmeno, Marco stava trafficando con un cocktail e scoppiai a ridere quando per sbaglio, inciampò sulla borsa di Gianluca e per salvare il drink, cadde a faccia in giù. Quanto era carino da imbranato! Qualcuno mi abbracciò alle spalle: Manuela era appena arrivata.

“Era ora, ma quanto ci hai mes.. Ma cosa hai?”

“Abbiamo litigato di nuovo. Io proprio non lo capisco.” Rispose freddamente. “Dai andiamo a prendere il tavolo.” E mi trascinò verso il primo tavolo libero, proprio di fronte al bar. “Manu, mi vuoi spiegare bene cos’è successo? Hai l’aria abbastanza sconvolta. Questa volta cos’ha combinato Pietro?” cercai di buttarla sul ridere ma sulla sua faccia nemmeno l’ombra di un sorriso.

“Questa volta non lo perdono. Ah, ecco che arriva!”

Come se non fosse successo niente, Pietro avanzò verso di noi con disinvoltura.

“Il solito?” mi chiese, avendo capito che Manuela non gli rivolgeva nemmeno uno sguardo. “Certo.” Risposi noncurante, e si allontanò per tornare dieci minuti dopo con due pizze in mano, poggiandole una davanti a me e una davanti a Manuela, che non sembrava essersi accorta della sua presenza.

“Oh andiamo, non è successo niente con quella ragazza! Non essere così gelosa, per me esisti solamente tu.”

“Ma smettila, mi sono stancata di ascoltare tutte queste bugie. Con me hai chiuso.”

Ma non aveva fatto in tempo a finire la frase che Pietro era già accanto a lei e l’aveva presa per un braccio. Lei provò a divincolarsi, ma la sua stretta era molto più forte. L’alzò e la baciò così appassionatamente da sollevarla da terra e lei rispose con altrettanto entusiasmo.

E menomale che era arrabbiata, pensai. Dopo che si furono staccati,lui le promise che non avrebbe più fatto lo stupido con le altre ragazze.

In quel momento, aldilà del sorriso che andava da un orecchio all’altro di Manuela, incrociai lo sguardo timido e incerto di Gianluca. Per una frazione di secondo era come se la mia gola fosse completamente asciutta e che non ne potesse uscire altro che un misero gorgoglio. Quella sensazione svanì proprio quando i suoi occhi si scollarono dai miei e si rivolsero a Marco che gli porgeva un foglietto con le ordinazioni. Manu aveva assistito alla scena e mi guardava con aria interrogativa, ma per quanto fosse strano, nemmeno io potevo rispondere ai suoi dubbi.

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Capitolo 2
*** 2. Non c’è niente di meglio di una sana corsetta mattutina! ***


Ero ancora in dormiveglia quando, aprendo gli occhi, realizzai di essere sdraiata sul freddo pavimento di pietra della casa di Manu. Lei era pochi metri più in là, sul divano, con il braccio penzolante stretto ancora attorno al telecomando. Eravamo rimaste tutta la notte a guardare in tv un bel po’ di film Disney in vecchie videocassette che collezionavamo sin da piccole, e a mangiare schifezze. Guardai l’orologio, tra le tante vaschette di gelato. Erano le otto in punto.

Non avendo nulla da fare, scattai in piedi e mi diressi in camera di Manuela, non si vedeva nemmeno il pavimento tanto dei vestiti che vi ci erano accatastati sopra. Aprii l’armadio e presi la prima tuta che vidi per poi infilarmela, raccogliermi i capelli in una coda alta e uscire di casa in punta di piedi, intenta a non svegliarla. Volevo meditare un po’ sulla scorsa serata, quale modo migliore per farlo se non il jogging?

E riscaldandomi iniziai a correre lentamente per poi aumentare la velocità, appena entrata nel parco. Svoltato l’angolo, l’odore di erba fresca appena tagliata mi invase le narici. Niente smog, almeno per un po’. Non c’era molta gente, solo alcuni ragazzi che, a giudicare dalla loro espressione, avevano passato la notte lì, sdraiati su un muretto, e qualche altro ragazzo che come me voleva un po’ d’aria pulita. Attraversai le prime due fontane per poi infilarmi in una delle vie principali del parco. Un ragazzo con un cappello blu correva davanti a me, e a quanto pareva doveva essere bene allenato perché sfrecciava velocissimo sull’asfalto.

Non lo riconobbi subito, anche perché non avevo mai avuto modo di vedere tutto il suo corpo, poiché, lavorando dietro ad un bancone abbastanza alto, s’intravedeva solo fino a sopra la vita.

“Ehi! Aspetta!” gridai nel tentativo esasperante di riuscire a tenere il suo ritmo. “Aspettami”.

Gianluca continuava a correre imperterrito, come se non avesse sentito nulla. Allora mi sforzai di raggiungerlo e dopo alcuni minuti gli fui accanto. Per un momento lui si spaventò, forse perché assorto nei suoi pensieri, poi però mi riconobbe e un sorriso radioso gli si dipinse sul volto.

“Come siamo mattinieri!”

“Cosa?” gridò lui in risposta, sovrastando la mia voce. “Non ti sento!”

Mi avvicinai e gli tolsi un auricolare dall’orecchio.

“Ah, così va molto meglio!” azzardò lui.

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Capitolo 3
*** 3. Alzando gli occhi al cielo. ***


Stavamo ancora correndo quando si accorse che ero senza fiato, stremata dal sacrificio di tenere il passo.

“Già stanca? Accidenti non sei molto allenata, giusto?”

“Ehm veramente no. E’ la prima volta che faccio jogging, a differenza tua!” ammisi, cercando di concentrarmi.

“Sediamoci a quel bar. Vuoi qualcosa da bere?”

“Un po’ d’acqua.” Ci avvicinammo al bancone.

“Due bottigliette d’acqua.” Questa volta si rivolse al commesso, che gliene diede due. Me ne porse una.

“Grazie, molto gentile!”

“Vieni, sediamoci qua al fresco.”

Mi porse la sedia come un vero gentiluomo, sfoderando, devo ammettere, uno dei suoi sorrisi migliori.

Mi ci sedetti e mi avvicinai al tavolo. Ero stanchissima! Non riuscivo a capire come facesse lui a correre così tanto. Intanto lui si era messo comodo e mi guardava con aria interrogativa.

“Non hai una bella cera” commentò sarcastico.

Provai ad accennare un sorriso per non essere scortese, ma non ne avevo la forza. Per la prima volta, da ieri sera i miei occhi si allacciarono nuovamente ai suoi occhi verde chiaro.

“Sai è da tanto che desideravo dirti una cosa, ma non ne ho avuto mai la possibilità.” Incominciò. “E non è nemmeno stato facile prendere questa decisione. CI stavo pensando proprio prima che ti avvicinassi a me. Beh si sa che hai un debole per Marco. Si vede lontano un miglio”

Arrossii violentemente e lui se ne accorse, ma continuò lo stesso.

“Ma è da un po’ che devo confessarti che quando ti guardo i miei occhi non riescono più a staccarsi dai tuoi. E’ come una cosa chimica. E ieri non ho potuto fare a meno di notare la stessa cosa in te. Perciò mi chiedevo se..”

“Si!” risposi senza pensare. Le parole mi erano salita alla bocca involontariamente, e non riuscii a fare a meno di non dirle.

Questa volta anche lui arrossì violentemente e si nascose il volto tra le mani.

“Io.. cioè..” balbettai insensatamente, e mi sentii proprio come una bimba che parla per la prima volta con il ragazzo per cui ha una cotta.

“Tranquilla, ho capito tutto” mi rassicurò Gianluca.

Detto questo coprì la mia mano con la sua che era estremamente grande rispetto alla mia.

Alzai gli occhi a quel cielo sereno e limpido che mi ricambiava lo sguardo. Luminoso e blu, proprio come il suo cappello.

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