It's so easy to fall in love di dizzyreads (/viewuser.php?uid=89290)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On my own ***
Capitolo 2: *** Interview ***
Capitolo 3: *** Lonely Hearts ***
Capitolo 4: *** Time after time ***
Capitolo 5: *** Worries ***
Capitolo 6: *** Stand by me ***
Capitolo 7: *** Invest in love ***
Capitolo 8: *** Shiny happy people ***
Capitolo 9: *** Secrets ***
Capitolo 10: *** 10. Forever young ***
Capitolo 1 *** On my own ***
onmyown
It’s so
easy to fall in love
ON MY OWN
Frank
Pov.
Ci
sono volte nella vita in cui si rimane da soli, non capita spesso,
all’improvviso quell’assidua presenza accanto a te scompare e tu ti ritrovi da
solo a dover affrontare un sacco di problemi.
Nasciamo
da soli e moriamo da soli, ma tutto quello che c’è nel mezzo, beh quello
dipende da noi, sta a noi cercare la compagnia con cui passare quello che c’è
in “mezzo”; a volte abbiamo bisogno di aiuto e di sostegno e tutto quello che
ci serve è qualcuno accanto pronto a darcelo e sta a noi trovare quel qualcuno,
altrimenti rimaniamo da soli fino alla fine, isolati gli uni dagli altri.
Io
sono sempre stato un tipo orgoglioso, sempre, poiché quando ne avevo più
bisogno, il mio orgoglio mi impediva di chiedere aiuto agli altri, ai miei
amici, continuavo a dire che non avevo bisogno anche se invece mi sentivo
morivo dentro ogni giorno.
Immagino
non abbiate capito niente in tutto questo, beh sarà meglio che ve lo spieghi
per capire il resto della storia.
Al
tempo della high school avevo una ragazza, ci sono stato per cinque anni, si
chiamava Jamia ed eravamo felici insieme, finche lei non ha pensato bene di
farsela con il capitano della squadra di football della scuola, non ho voluto
sapere perché, come, dove o quando...mi bastava quello per chiudere quella
storia che ormai da troppo tempo andava avanti solo per abitudine, abitudine di
avere l’uno accanto all’altro, non c’era più quel sentimento così forte come
all’inizio che ci legava, c’era solo...l’abitudine.
Eppure
nonostante tutto ciò, non avere più la sua presenza accanto era deprimente,
frustrante, triste...mi sentivo vuoto dentro, come se quella certezza che avete
sempre avuto dentro di voi si fosse frantumata in mille pezzi all’improvviso,
senza neanche darvi il tempo di rendervene conto, che vi ha lasciato di merda.
Avevo
un mix di emozioni dentro indescrivibili, non sapevo che fare, non sapevo come
andare avanti, non avevo idea di come fare.
Alla
fine ho deciso di inghiottire il mio orgoglio per il mio bene, chiedere aiuto
ai miei amici ma per quanto loro ci provassero non riuscivano a darmi quello di
cui avevo bisogno, una presenza accanto costante.
-Frankie?-
Sentii chiamare il mio nome da una voce ormai fin troppo familiare, mi voltai e
due paia di occhi verdi come lo smeraldo mi stavano guardando.
-Mh?-
-Ehi,
ti sei di nuovo perso?- Domandò Gerard, il mio migliore amico, quello che mi ha
salvato fino a un certo punto, sedendosi accanto a me sul divano di casa sua.
-Ehm
stavo...pensando- Risposi annuendo cercando di nascondere il fatto che i miei
pensieri erano tutto fuorché belli e sereni.
-Pensi
troppo amico mio, vieni di là, gli altri sono arrivati e dobbiamo cominciare le
prove- Disse dandomi una pacca fraterna sulla spalla, io accennai un sorriso
come a dire che andava tutto bene. Me lo sarò ripetuto tipo cento volte
nell’arco di sei mesi e ancora non mi ero abituato alla sua mancanza, ma non
sarei mai potuto tornare indietro, ormai avevo fatto una scelta, avevo preso
una decisione...e quella doveva essere, non potevo, non volevo tornare
indietro, non mi pentivo affatto ma era fottutamente dura.
Seguii
Gerard nell’altra stanza della sua casa, quella che noi avevamo definito la
sala prove e che avevamo insonorizzato nella nostra maniera: polistirolo e scatole
di uova.
-Frankie!-
Mi salutò Ray non appena varcai la soia della sala, aveva già la chitarra a
tracolla pronto a suonare.
-Ehi
Ray, pronto a spaccare?- Chiesi accennando un sorriso sincero, non so ma Ray mi
metteva tranquillità.
-E
lo chiedi pure?! Tu come va?- Lo sapevo che mi sarebbe aspettata una domanda
del genere e all’improvviso lo sguardo di tutti era puntato su di me.
-Come
sempre- Feci spallucce e mi avvicinai alla mia chitarra già pronta sul
piedistallo, che non aspettava altro di essere suonata ma ogni volta che la
guardavo mi sentivo morire perché quella chitarra bianca con la scritta Pansy
attaccata, mi era stata regalata da Jamia per il mio compleanno e quella
dannata tracolla aveva l’iniziale del suo fottuto nome disegnata sopra con un
cuore e io non avevo il fottuto coraggio di toglierla e cambiarla.
Non
avevo idea del perché, forse cambiare quella tracolla, significava andare
avanti, dimenticarla, voleva dire che allora era davvero finito tutto, che lei
non era più con me, che non ci sarebbe stato più un “noi”...voleva dire troppe
cose e io non ero ancora pronto ad affrontare tutto quello, la dura realtà...no,
non ero decisamente pronto, anche se erano passati la bellezza di sei mesi.
Esitai
un momento prima di prendere in mano la chitarra ma poi cercai di fare finta di
niente per tutta la durata delle prove, suonare era come un tranquillante per
me, suonavo qualche accordo e puff! magicamente tutti i problemi e i pensieri
che affollavano la mia mente scomparivano, il mondo esterno si estraniava e
c’eravamo solo io e la musica che stavo suonando, fine.
Infatti
così andò quel giorno che però non era ancora finito.
-Che
ne dite se ci andiamo a fare un giro al pub qui vicino?- Chiese Bob con un
sorriso da parte a parte.
-Sì,
certo!- Come prevedibile furono tutti d’accordo, ma io non dissi niente e in
breve tutti gli sguardi erano puntati su di me, di nuovo.
-Frank?-
Domandò Mikey come a cercare una risposta.
-Ehm...io veramente...- Boccheggiai ma fui
interrotto da un gesto della mano di Gerard, dovevo immaginarlo.
-Tu
veramente niente! Vieni dai, ci divertiamo...è da una vita che non passiamo una
serata tutti insieme davanti una bella birra! Andiamo Frank!- Aveva ragione e
io dovevo uscire, smetterla di stare chiuso in casa come un carcerato, e poi
come potevo dirgli di no se mi faceva gli occhioni da Bambi che solo Gerard
fottuto Way sa fare? Nessuno resiste.
-Okay...vada
per il pub- Sospirai rassegnato mentre Gerard sorrideva soddisfatto come gli
altri.
Isabel Pov.
Mi
piacevano i pub, era un modo per non stare a casa, andare a divertirsi con gli
amici e non pensare a niente, solo al presente. Per questo motivo quella sera
mi trovavo al Michaels Pub con le mie due migliori amiche: Erin e Becky.
Diciamo
che avevo bisogno di stare da sola con le mie amiche, lontana dai genitori, non
avevo una situazione familiare disastrosa anzi i miei erano perfetti. Avete
presente i genitori di Lorelai su “Una mamma per amica” ? Ecco, loro erano l’esatta
copia, solo più giovani.
Mio
padre, William, aveva persino il nome da lord come lo definiva lui, era un notaio
e mia madre, Laurel, faceva la mantenuta, mio fratello andava alle superiori ed
era un genio, non sto scherzando lo era davvero, era schifosamente bravo in
tutto e si vantava con me che io non ero mai stata brava a scuola.
Beh,
dove sta il problema? Vi chiederete voi, beh ero la primogenita ma ero stata un
errore, mia madre era rimasta incinta di me molto presto per errore e non credo
me l’abbiano mai perdonato, e come “ricompensa” si aspettavano che io fossi la
figlia perfetta, quella che avevano sempre desiderato, volevano che eccellevo a
scuola e che andavo tutte le domeniche in Chiesa, volevano che frequentassi solo persone che mi
presentavano loro, mi avevano iscritto alla scuola privata.
Il
problema era che io non volevo tutto questo, io non ero perfetta, io ero tutto
il contrario di quello che si aspettavano loro, a scuola facevo schifo, avevo
compagnie ben poco rassicuranti e avevo lasciato la scuola privata per andare
in quella pubblica, cosa ancora più sconvolgente non andavo mai in Chiesa,
penso che se ci fossi entrata sarebbero cascati tutti i crocefissi stile “Esorcista”.
In
pratica ero una delusione, poi mia madre rimase di nuovo incinta di Brian,
stavolta nacque il figlio perfetto...che loro adorano, bah questa cosa mi
ricordava molto Harry Potter che abitava con gli zii che non lo sopportavano,
qualcosa del genere insomma.
Vabè,
proprio un bel quadretto, ma non me ne preoccupavo più di tanto, non sopportavo
mia madre e le sue manie di grandezza, per qualsiasi evento o avvenimento,
faceva una di quelle feste enormi con tanto di catering e gente ricca in giro
per casa, sembrava di abitare davvero a casa Gillmore.
Fatto
sta che comunque passavo la maggior parte del mio tempo fuori casa, neanche mi
disturbavo di dire dove andavo, come se a
loro interessasse qualcosa, da quando mi ero tinta i capelli di rosso
mia madre aveva smesso di fare discorsi sensati con me, si limitava a
monosillabi, mio padre bene o male un po’ ci provava a capirmi...lo apprezzavo
per questo, io e mio fratello non ci calcolavamo per niente per cui non era un
problema.
-E
insomma ci siamo lasciati- Concluse Becky dopo il suo infinito racconto di come
lei e Lance, il suo ragazzo si erano lasciati dopo due anni di relazione, ovviamente
non avevo ascoltato un’ “H” troppo presa a pensare ai miei problemi cosa che mi
ero ripromessa di non fare ma io non mi do’ mai retta.
-Wow,
che storia...- Commentò senza un briciolo di entusiasmo Erin mentre succhiava
con la cannuccia il suo Cuba Libre.
-Lo
so, ma mi manca da morire!- Si lamentò Becky sospirando, io ero troppo presa ad
osservare cinque tipi vestiti di nero che entravano nel pub. Erano strani,
ridevano e scherzavano tra loro e si accomodarono nel tavolo dietro il nostro,
uno basso aveva uno scorpione tatuato sul collo, mi aveva colpito, forse era il
suo segno zodiacale...come il mio.
Scrollai
le spalle e spostai lo sguardo sulle mie amiche che avevano cambiato discorso e
stavano parlando sul nuovo look di Scarlett Johansson, decisi che era meglio
movimentare un po’ la serata.
-Ragazze,
vado a prendere un po’ di alcolici eh?!- Dissi facendo per alzarmi ed Erin mi
bloccò per un polso.
-Iz,
non prendermi quello schifo di rhum che ti ostini a prendere ogni santa volta,
mi fa schifo!- Brontolò scandendo bene ogni parola.
-Capito,
niente rhum...andrò per la vodka ok?!- Becky annuì, tanto a lei piaceva tutto
quello che era alcolico, quando si trattava di bere con le amiche non si faceva
troppi problemi e con questo non intendo dire che era alcolizzata sia chiaro,
ma ogni tanto ci divertivamo ad alzare un po’ il gomito.
-No,
io voglio whiskey stasera- Mi ordinò Erin che era sempre quella più trasgressiva.
-Ok,
prendo due giri, il secondo a mia scelta!- E prima che mi potessero rispondere
lanciandomi qualche insulto mi ero già fiondata al bar per ordinare. Avevo
gusti strani in fatto di cibo, bevande, alcolici, vestiti...etc. per questo le
mie amiche non si fidavano di me quando toccava a me ordinare qualcosa.
-Izzie!
Che piacere rivederti, ormai non vieni più tanto spesso!- Mi salutò l’uomo al
bar, che si chiamava Jake, ormai mi conosceva bene.
-Jake!
Eh sì, il lavoro mi tiene impegnata...ma un salto lo faccio sempre per te- Risi
contagiando anche lui.
-Bene,
dimmi che posso fare per te?-
-Allora
dammi due shots di vodka liscia, uno di Jack Daniel’s e altri tre di Tequila ma
mettici anche il sale e il limone-
-Ho
capito, arrivano subito- Jake si girò per riempire i bicchieri ed io rimasi lì
ad aspettare.
-Accidenti!
Ma quanto diavolo bevi?- Mi chiese la voce di un ragazzo accanto a me, quando
mi girai scoprii essere quello di prima con il tatuaggio sul collo e mi
guardava shoccato ma allo stesso tempo divertito.
-Ehm...non
sono tutti per me, anche per le mie amiche- Risposi sorridendo innocente mentre
quello si metteva a ridere.
-Oh...certo-
Commentò annuendo senza nascondere però una vena scherzosa nel tono.
-E’
vero! Non sono alcolizzata!- Mi difesi quando arrivò la mia ordinazione su un vassoio.
-Vacci
piano Izzie mi raccomando- Si raccomandò Jake, sapevo che scherzava ma dal tono
che aveva usato sembrava davvero serio, a quel punto mi girai verso il ragazzo
che mi guardava con un sopracciglio alzato, sorrisi innocente una seconda
volta. Poi Jake chiese a lui cosa volesse ordinare.
-Uhm...cinque
bottiglie di birra e cinque shots di rhum bianco- Ordinò mentre io scoppiavo a
ridere.
-E
sarei io l’alcolizzata va- Lui si guardò intorno imbarazzato.
-Sono
per i miei amici- Si difese alzando le mani in segno di resa.
-Certo,
certo- Non so perché ma scherzavamo come se fossimo amici da tempo, probabilmente
era soltanto la situazione in quel momento, non credo sarebbe capitato
altrimenti. –Bene torno al tavolo dalle mie amiche- Scandii bene le parole
mentre lui annuiva.
-Anche
io- Ci facemmo un cenno con la testa e ognuno tornò al suo posto, come se fossimo
lontani.
Ma
una strana sensazione mi diceva che quella chiacchierata non sarebbe finita lì.
****
Bene, non so che piega prenderà
questa storia...o meglio ho una vaga idea di cosa succederà in
futuro...ma è ancora tutto da scrivere perciò ne so
quanto voi :) Spero vi piaccia, ocme potete notare sono una amante di
Grey's Anatomy quindi non vi stupite di Izzie e di qualche riflessione
alla Meredith ^^ E' la prima che pubblico sui MyChem come ho
già detto quindi sono ben accetti consigli vari =) Grazie a chi
leggerà o commenterà, enjoy!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Interview ***
interview
INTERVIEW
Izzie
Pov.
Non
so come né perché mi svegliai tutta dolorante nel cuore della notte,
abbracciata al mio cuscino, distesa sul divano con un giubbetto di pelle sopra
il pigiama.
Mi
guardai intorno nell’oscurità e vidi con sommo piacere che ero a casa mia, per
fortuna, era buio e avevo un malditesta lancinante ma almeno avevo indossato il
pigiama ma ancora non capivo il perché del giubbetto di pelle ma non fa niente,
forse avevo freddo e ho preso la prima cosa che mi era capitata a tiro per
coprirmi.
Guardai
l’orologio, erano le sei e mezza del mattino, il cielo era nero...per via delle
nubi, non era una novità che piovesse a Belleville insomma eravamo a metà
ottobre era anche comprensibile.
Cercai
di ricordare della sera precedente, ero al pub di Jake come sempre con le mie
amiche, ricordo che ero andata a prendere da bere e che c’era il bel ragazzo
con il tatuaggio al bancone! Aspetta...avevo detto davvero “bel ragazzo” ? Beh
in effetti non era male per niente, aveva un sorriso infantile da eterno bambino, due occhi color nocciola con qualche
sfumatura più chiara e un piercing al labbro.
Era
proprio carino, scossi la testa...tentai ancora di ricordare qualcosa, avevamo
parlato, lui pensava fossi alcolizzata...al che risi da sola, poi tornammo al
nostro tavolo, non ricordo se avessimo parlato di nuovo, sapevo soltanto che
ogni tanto ci scambiavamo qualche occhiata o sorriso da un tavolo all’altro
visto che lui e suoi amici erano dietro di noi.
Sospirai
e andai in bagno, dovevo riprendermi dalla sbronza, visto che alle otto dovevo
essere in ufficio, dovevo fare un’intervista a un gruppo famoso, non ricordavo
il nome, sapevo solo che dovevo fare le solite domande tipiche di ogni
giornalista che intervista la band.
Mi
piaceva lavorare per Rolling Stone, era divertente, conoscevo sempre molti
gruppi interessanti.
Andai
a farmi una doccia e mi vestii come al solito, un paio di jeans stretti color
blu scuro, una t-shirt bianca sopra e una felpa rossa della Duff, ai piedi le
mie converse rosse tutte rovinate, ma andavo matta per quelle scarpe.
Coprii
le occhiaie che avevo con un po’ di trucco, molto leggero, non mi piaceva
andarci giù pesante...molte ragazze andavano in giro con gli occhi cerchiati di
ombretti, mascara e eye-liner tutti rigorosamente neri, sembravano tutti panda.
Feci
colazione velocemente poiché ero in ritardo, incredibile ero sveglia dalle sei
e mezzo ed ero in ritardo, ero un caso perso...uscii di fretta dalla casa che
io, Erin e Becky avevamo comprato in caso le situazioni familiari fossero
troppo opprimenti, lo usavamo come posto dove andarci a rifugiare, per stare un
po’ da sole insomma.
Avevo
rubato la carta di credito di mia madre per comprarlo, poi ci siamo divise
l’affitto...insomma mi piaceva stare là ma era anche vero che non potevo
abitarci per troppo tempo, sarei dovuta tornare a casa prima o poi o i miei
avrebbero chiamato anche l’FBI se avessero potuto.
Uscii
di corsa e mi accorsi con mio sommo piacere che non c’era la macchina, ovvio
era a casa, dannazione! Presi a correre lungo il vialetto sotto la pioggia con
il cappuccio in testa, ovviamente in quella casa non c’era neanche un ombrello
perché non ne ho idea.
Devo comprarne uno, oggi
ci vado. Pensai
mentre correvo a perdifiato, per fortuna la sede di Rolling Stone di Belleville
non era molto lontana da casa, era vicino allo Starbucks che a sua volta era
vicino all’unico parco di Belleville.
Arrivai
con il fiatone, mi sistemai un attimo prima di entrare e salire al terzo piano
dove mi aspettavano per l’intervista.
-Izzie!
Finalmente!- Esclamò Giselle venendomi incontro con gli occhiali da vista
appoggiati sulla sua chioma riccia e bionda,
a mo di cerchietto, aveva mille fogli in mano e il suo classico tailleur
grigio che usa per lavorare. Era perfetta quella ragazza, mi stava molto
simpatica...era il mio capo, nonché amica nel lavoro e amica pettegola, insomma
formavamo una bella coppia lì in ufficio.
-Scusa!
Non avevo la macchina e me la sono fatta tutta di corsa, sono già arrivati?-
Chiesi in agitazione, ci mancava pure che mi stessero aspettando da un quarto
d’ora buono.
-No,
ancora no...mi hai fatto andare in panico però, allora ti ricordi tutto quello
che devi chiedere?- Annuii facendo mente locale, ormai sapevo a memoria la
prassi. –Bene, ricorda il gruppo sono i My Chemical Romance e hanno un cd in
uscita si chiama The Black Parade, il cantante fino a qualche anno fa era
alcolizzato e si drogava, quindi non nominare nessuno dei due, che altro
dirti...uhm...non chiedere di varie ragazze perché non vogliono rispondere...-
Elencò il tutto sulle dita della mano.
-Insomma
c’è qualcosa che posso chiedere?- Chiesi sarcastica con vena scherzosa, un po’
troppo esigenti questi no?!
-Oh
sì sciocchina, le solite domande...- Mi fece un sorriso a trentadue denti e
continuò a camminare per la sua strada con tutta fretta, non riuscivo ancora a
capire come diavolo facesse a correre come un treno su un tacco dodici.
Feci
spallucce ed andai nell’altra stanza quella con la macchinetta del caffè e ci
trovai il mio altro collega: Andrew.
-Hai
un aspetto terribile- Rise non appena varcai la soia.
-Oh
buongiorno anche a te Andrew! Io sto bene grazie, sei sempre così gentile!-
Esclamai sarcastica facendolo ridere.
-E’
vero, sembra che ti sei appena scontrata con una scimmia!- Si difese, mi
chiedevo spesso da dove gli uscivano certe affermazioni.
-Non
ho parole, davvero...ora vattene, devo prepararmi psicologicamente per
l’intervista- Lo scacciai dalla stanza comune per rimanere un po’ da sola e
pensare a cosa chiedere, perché ovviamente io non seguivo mai la prassi,
chiedevo sempre qualsiasi cosa mi passasse per la mente, anche se era una cazzata...ma
era per questo perché ero lì, ero una giornalista brava lo riconoscevo anche da
sola, e mettevo a proprio agio i cantanti o gruppi che andavo ad intervistare,
le mie interviste non erano mai formali e professionali come quelle dei miei
colleghi anzi...si rideva spesso.
Mi
avvicinai alla macchinetta ed premetti il bottone con scritto: caffè espresso
macchiato.
Frank Pov.
Quella
mattina avevo un’intervista, o meglio noi come band avevamo un’intervista, non
avevo per niente voglia di andare, ero rintronato come poche volte nella mia
vita, per via della sbronza della sera prima ma alla fine avevo fatto bene ad
uscire insomma mi ero divertito molto e poi avevo conosciuto una ragazza,
carina...alcolizzata. Risi dei miei stessi pensieri idioti mentre passeggiavo a
fianco a Gerard, ci stavamo recando alla sede di Rolling Stone per
l’intervista.
-Perché
ridi? Sei scemo?- Mi chiese subito sconcertato, risi di nuovo.
-No,
pensavo a ieri sera-
-Ah,
vabbè...- Era ancora confuso, ma lasciò perdere.
-Gli
altri?- Chiesi poi mentre entravamo nell’edificio.
-Adesso
arrivano con Mikey, che doveva passarli a prendere- Mi spiegò annuendo.
Una
ragazza ci disse che l’intervista si sarebbe tenuta al terzo piano e visto che
Gerard era uno sfaticato cronico, prendemmo l’ascensore.
Arrivati
lì un’altra ragazza ci portò nella sala dell’intervista con telecamere e
microfoni vari, che palle.
-Mi
vai a prendere un caffè?- Chiese Gerard con occhi supplicanti.
-Alza
il culo e vai- Risposi tranquillamente come se fosse ovvio.
-Eddai
mi sono appena seduto, vai tu per favoore!- Fece gli occhioni da Bambi a cui
nessuno resiste, alla fine accettai, tanto ne serviva uno pure a me.
Arrivai
nella stanza e notai una ragazza appoggiata al bancone che metteva tre quintali
e mezzo di zucchero nel suo caffè.
Più
mi avvicinavo più la sua figura diventava familiare, ma certo! Era la ragazza
di ieri sera! Aspetta, ma che faceva lì?!
-C’è
anche un po’ di caffè in mezzo a tutto quello zucchero?- Esordii ridendo mentre
quella si girava a guardarmi prima sorpresa e poi si rilassò in una risatina.
-Mi
piace zuccherato. Ehi ma tu che fai qui?- Chiese girando il cucchiaino nel
bicchiere mentre io mi avvicinavo a prendere i caffè per me e Gee.
-Ho
un’intervista, cioè la band...insomma sì, stiamo aspettando gli altri tre
componenti- Le spiegai voltandomi verso di lei e aveva una faccia con una O
sorpresa.
-Oh
mio Dio, non dirmi che sei dei My Chemical Romance!- Esclamò senza abbandonare
quell’espressione. Cazzo no! Un’altra fan
scatenata no! Almeno lei! Pensai
sofferente.
-In
persona- Risposi sospirando, nel frattempo lei si era calmata.
-Interessante,
credo che sarò io ad intervistarvi- Affermò pensierosa e toccò a me a fare la
faccia sorpresa.
-Sei
una giornalista di Rolling Stone?- Domandai esterrefatto.
-Sì
caro, in carne ed ossa e dopo la sbronza di ieri non sono al massimo delle mie
capacità, ma cercherò di fare il mio meglio per non irritarvi o annoiarvi
troppo- Sorrise compiaciuta, aveva una bel sorriso, contagioso.
-Lo
dicevo io che eri un’alcolizzata- Commentai scuotendo la testa, presi i miei
caffè pronti e mi girai verso di lei completamente che mi guardava con un
sopracciglio inarcato.
-Tu
senti da che pulpito...ah voi uomini, tutti strani- Disse con fare teatrale che
mi fece ridere.
-Se
vogliamo parlare di stranezze tu mi batti di certo- Ridacchiai.
-Sono
una tipa particolare, a proposito...com’è che ti chiami?- Rimasi di sasso a
quella domanda, nuovamente, quella ragazza mi stupiva sempre di più.
-Come?!
Mi stai per intervistare e non sai il mio nome?!- Domandai shoccato mentre lei
faceva un sorriso imbarazzato. –Frank comunque, tu sei?-
-Isabel
ma se mi chiami così non ti risponderò quindi Izzie va bene- Le porsi la mano e
lei me la strinse, era calda, probabilmente per il caffè bollente che aveva
tenuto in mano fino a quel momento.
-Okay
Izzie, sarà meglio che ti spieghi un po’ di noi...se non vuoi che Gerard ti
linci...- Dissi sedendomi su una sedia lì vicino e lei mi seguì sedendosi sul
tavolo di fronte a me.
-Chi?!-
Chiese sconcertata.
-Appunto-
Izzie Pov.
Frank
mi aveva spiegato un po’ tutto quello che dovevo sapere, ero davvero un
disastro ma poi le domande mi venivano spontanee, comunque arrivai nella
saletta piena di telecamere e microfoni e li trovai tutti e cinque lì seduti
che scherzavano tra loro.
Un
momento, perché c’erano telecamere e microfoni?
-Izzie!
Pronta per la diretta?- Chiese Andrew affiancandomi.
-Sì,
certo...COSA?!- Sbottai, dopo essermi resa conto di quello che mi aveva
chiesto, facendo girare tutti i presenti.
-Sì
facciamo la diretta con MTV- Mi rispose tranquillo, la diretta? Io non mi sono
preparata un cazzo e questi fanno la diretta?!
Porca di quella paletta...
Cominciai
a ridere in maniera sarcastica, una risata finta. –Dimmi che stai scherzando se
non vuoi che ti prenda a calci in culo- I ragazzi sul divano risero, mentre
Andrew mi guardava confuso.
-Allora
devo cominciare a correre...- Affermò annuendo.
-Cazzo
Andrew, la diretta? Adesso me lo dici? Potevi aspettare un altro po’ , non
credi?!- Esclamai ironica.
-Andiamo
che problema c’è?! Non è la prima volta che la fai...-
-Eh
certo...ma prima invece di dirmi che avevo un aspetto terribile e che avevo
appena avuto uno scontro con un tir, non potevi dirmi: ehi Izzie, vai in
diretta contenta?!- Continuai a blaterare agitata e gesticolando, facendo
ridere anche il cameraman oltre che i ragazzi del gruppo.
-Beh...mi
era passato di mente- Si difese grattandosi la testa imbarazzato.
-Oh
certo, fantastico- Commentai sarcastica scuotendo la testa.
Sospirai,
tanto non potevo farci niente, speravo solo di non fare qualche cappella.
-Era
una scimmia comunque- Aggiunse sorridente, il che mi faceva venire i nervi.
-E
chissene frega!- Sbottai irritata
-Forza
cominciamo- Izzie prese un microfono e si andò a sedere su una poltrona di
fronte i ragazzi che avevano con se due microfoni da passarsi.
Grazie a Lady Numb per aver commentato
^^ sono contenta che come inizio ti piaccia, ecco un'altro
capitolo..questo è un pò di passaggio, quello dopo
è più interessante :D Grazie a tutti !!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Lonely Hearts ***
lonely hearts
LONELY HEARTS
Frank Pov.
L’intervista
era finita da poco, era andata piuttosto bene, anche perché Izzie cercava in
tutti i modi di sdrammatizzare il fatto che non si era preparata niente per la
diretta, facendoci ridere.
A
pensarci bene era stata un’intervista piacevole insomma, avevamo riso e
scherzato, e non c’erano state tutte quelle solite domande che ormai ogni
giornalista ti fa, come se fossero d’obbligo.
Aveva
ragione Izzie, era davvero una ragazza particolare, mi aveva colpito...solo che
ogni volta che pensavo a lei mi veniva in mente il tarlo di Jamia e mi sentivo
una merda.
Mi
incamminai per i corridoi dell’edificio dove c’erano tutti quadri con poster di
vari gruppi, sentivo le risate degli altri provenire dalla stanza più in là, si
erano “accomodati” nella sala caffè per bere un po’ di caffè appunto e scherzare
con quello strano tipo... Andrew, forse c’era anche Izzie, non sapevo che fine
aveva fatto...era andata al bagno e poi puff, si era volatilizzata, mah le
donne.
Comunque
mi ero fermato davanti al quadro con la copertina dell’album dei Beatles che si
chiamava: St. Pepper Lonely Hearts Club Band.
I
Beatles con quell’album avevano fatto una domanda al mondo, avevano chiesto da
dove provenissero tutti i cuori solitari delle persone e si erano anche dati
una risposta, secondo loro nessuno doveva rimanere da solo, tutti avevano
bisogno di qualcuno accanto, anche fosse un amico a quattro zampe, non eravamo
mai soli. Mi piaceva pensarla così.
-Un
penny per i tuoi pensieri- Sentii una voce accanto a me, ero rimasto a fissare
come rapito quella foto dell’album, troppo impegnato a pensare e a
giocherellare con il mio piercing al labbro.
Mi
voltai c’era Izzie che sorrideva, al che mi sciolsi in un sorriso anche io e il
tarlo di Jamia era andato a puttane.
-Pensavo
ai cuori solitari dei Beatles- Risposi facendo un cenno con la testa al quadro
vicino a me.
-Oh
pensieri impegnati...Ringo era il migliore- Annuì pensierosa, mi scappò una
risatina.
-Ma
davvero...e io che pensavo fossi una ragazza alla Lennon- Commentai con vena
scherzosa.
-Sono
particolare- Si difese tranquillamente.
-Strana-
Confermai.
-Ma
sono più una tipa da Ramones, insomma Johnny è il mio mito...me lo sarei
sposato se fosse ancora tra noi- Disse con fare teatrale quasi da sognatrice.
-Oh
mannaggia e io che speravo di avere qualche possibilità- Risi mentre lei faceva
una faccia sorpresa ma allo stesso tempo divertita.
-Beh...magari
se ci conoscessimo meglio...tipo davanti una pizza, potrei darti qualche
possibilità- Disse facendo la finta tonta, ma era buffa, mi faceva ridere.
-Mi
stai chiedendo di uscire?- Chiesi trattenendo una risata.
-No,
tu me lo devi chiedere...se ti va, ma se no, non fa niente...sai ho un sacco di
pretendenti che non aspettano altro- Rispose facendo spallucce.
-Ti
va di uscire con me?- Magari era troppo presto per certi pensieri ma secondo me
i Beatles avevano ragione da vendere.
-Mmh...ci
devo pensare, sai come ho detto...tanti pretendenti...- Fece una faccia
pensierosa al che la guardai shoccato, lei si mise a ridere. –Mi farebbe
piacere Frank- Prese un pennarello nero
e mi prese un braccio, tirò su la manica
della felpa e ci scrisse sopra l’indirizzo di casa sua e il suo numero.
-Non
si usano più i fogliettini?- Domandai sarcastico leggendo quello che mi aveva
scritto.
-Fa
così vecchio stile...- Come si faceva a non ridere con una tipa così strana?
Anzi particolare avrebbe detto lei, ma la cosa mi piaceva, non era come Jamia,
era diversa da chiunque avessi incontrato.
-Stasera
alle otto?- Chiesi poi, lei annuì.
-Perfetto-
Sorrise poi notai i ragazzi uscire dalla stanza mentre ridevano e scherzavano
con Andrew.
-Frankie!-
Mi salutò Bob con una grossa pacca sulla spalla, che già era tanto se non mi
faceva strozzare con la chewing-gum che stavo masticando.
-Ehi
Bob...- Risposi senza usare neanche la metà dell’entusiasmo con cui mi aveva
salutato lui che poi, ci eravamo visti neanche dieci minuti prima, a volte
pensavo che avesse qualche problema mentale...come se qualcuno di noi fosse
normale...
-Andiamo,
Gee vuole andare a pattinare- Fui trascinato via da Ray.
-Oh
oka...COSA? PATTINARE?- Sbottai poi facendo ridere tutti, non era divertente!
Non ci avrei messo piede su una pista da pattinaggio, tanto meno con Gerard e
il suo equilibrio da ippopotamo!
-Su
tranquillo Frankie-Candy... ciao Izzie! Ci vediamo!- Salutarono tutti mentre io
continuavo a lamentarmi anche sullo stupido nomignolo che mi avevano
affibbiato.
Mi
aspettava un pomeriggio davvero lungo e traumatico, ma per fortuna la serata si
prospettava piacevole.
Izzie Pov.
Così
mi ritrovai di fronte a quella porta fatta di vetrate con il pomello d’oro,
aiuole di ogni tipo e colore ai lati perfettamente curate, tappetino da
perfetti lord sotto la porta con scritto “Welcome” con tutti diamanti
disegnati. Tutto ciò francamente mi faceva venire il mal di stomaco ma quella
era casa mia, dovevo entrare per forza, dovevo prendere i vestiti per quella
serata con Frank, non che dovessi prendere chissà cosa di elegante ma non era
neanche carino presentarsi con la felpa della Duff stile birra-dipendente
perciò...
Presi
le chiavi dalla borsa e le infilai nella serratura ed entrai nella casa degli
orrori, dove tutto era orribilmente bianco ed ogni cosa al suo posto, tutto
schifosamente lindo e profumato, ti ci potevi specchiare sulle mattonelle
rigorosamente bianche del pavimento.
-Isabel,
sei tornata- Fu il commentò di mia madre non appena mi vide mettere un piede
sul pavimento pulito. –Togliti quel lerciume che chiami scarpe, Margaret ha
appena finito di pulire- Lerciume? E da dove diavolo era scappata quella
parola?! Comunque ormai ero abituata al suo tono gelido che usava per parlarmi.
Feci
come mi era stato “ordinato”, non volevo
litigare, ero solo lì di passaggio.
Salii
le scale diretta verso la mia camera che era vicina a quella di mio fratello,
si sentiva da fuori la porta che stava ascoltando Mozart...o Beethoven o quello
che era, bah a sedici anni ascoltava quella roba...io all’età sua andavo pazza
per i Rolling Stones pensando a dieci modi diversi di come arrivare a Londra e
sposare Keith Richards clandestinamente e lui si ascoltava Mozart, per carità
non gli si poteva dire niente, non lo disprezzavo e non avevo niente contro di
lui, Mozart intendo, però...
Nella
mia camera regnava il casino più supremo ed ero contenta, io vivevo nel
caos...mia madre e tanto meno le sue cameriere, osavano entrare nella mia
camera.
Presi
una borsa abbastanza grossa ci misi dentro alcuni vestiti a caso e cose varie,
avrei passato di nuovo la notte nella casa che avevamo affittato, ci sarebbe
mancato anche che avessi presentato Frank ai miei genitori, come minimo gli
sarebbe preso un colpo.
Riempita
la borsa scesi di sotto dove incontrai la famiglia al completo che chiacchieravano
sul divano, appena scesi l’ultimo scalino si zittirono.
-Isabel,
dove stai andando?- Mi chiese mio padre con un tono bonario.
-Da
Becky, sto da lei stanotte- Risposi cercando di sembrare gentile.
-Dove
sei stata questa notte?- Fu la domanda
gelida come sempre di mia madre. Che le dicevo? Mmh...dovevo pensare in fretta,
i miei non sapevano della casa che avevamo in comune io e le mie amiche, mi
avrebbe linciato come minimo.
-Ero
da Erin- Risposi tranquilla. –I suoi non c’erano e aveva bisogno di compagnia-
Diamine, avevo ventuno anni e ancora dovevo dare spiegazioni a mia madre.
-Non
starai troppo fuori?- Chiese acida, sbuffai.
-Sono
in ritardo scusate ma devo andare- Senza ammettere repliche uscii di casa, mi
infilai le converse al volo e presi la macchina per andare all’appartamento.
Erano
le sei, avevo tempo per prepararmi.
Arrivata
alla pseudo casa, mi fiondai a fare una doccia dopo di che rimasi tre ore a
fissare la mia borsa aperta con i vestiti, non avevo la più pallida idea di
come vestirmi, erano le sette e ancora ero in reggiseno e mutande.
Alla
fine decisi di vestirmi non troppo in tiro visto che era solo una pizza, mi
misi un paio di jeans scuri e un top abbinato nero con vari disegni bianchi e
grigi. Non ero affatto il tipo da tacchi come avrete immaginato, al massimo le
ballerine.
Mi
sistemai i capelli un po’ alla bell’è meglio, dando una forma a quella sotto
specie di frangia laterale che mi ritrovavo, mi passai un filo quanto mai di
trucco giusto per non sembrare bianca cadaverica.
Proprio
mentre mi infilavo una converse nera, suonò il campanello, quindi io molto
intelligentemente scesi le scale saltellando su un piede solo, miracolo che non
mi fossi caduta.
Arrivai
alla porta e l’aprii, mi ritrovai davanti un sorridente Frank che fumava una
sigaretta.
Come
avevo previsto non era vestito elegante, portava i jeans tenendo il cavallo
basso e una cinta borchiata messa lì per bellezza, una camicia nera e una
cravatta rossa allentata...era molto carino.
-Ehi
ciao!- Lo salutai ed entrò dopo aver buttato la cicca per terra.
-Ciao
Izzie!- Sorrise contento, mentre io cercavo di infilarmi l’altra converse,
quando ci riuscii, presi la borsa e mi voltai verso di lui che si guardava
intorno interessato.
-Allora
dove mi porti?- Chiesi emozionata, lui si girò verso di me e dopo vari “ehm” e
“uhm” e uno sguardo imbarazzato mi misi a ridere. –Mi porti fuori a cena e non
sai dove portarmi?!-
-Beh
tu ci dovevi intervistare ma non sapevi chi siamo perciò...direi che ne io ne
te siamo di parola- Si difese e in effetti il suo ragionamento non faceva una
piega.
-Mh...giusto,
quindi?- Ci pensammo un po’ su in silenzio religioso.
-Potremmo
andare a prendere la pizza e mangiarla al parco, poi fare un salto da Starbucks
a prendere il caffè- Propose, una cosa molto tranquilla, come doveva essere.
-Bello,
mi piace!- Ci sorridemmo e uscimmo di casa.
-Così
dai sfogo alle tue manie di caffeina- Aggiunse poi ridacchiando ed io mi girai
a guardarlo shoccata.
-Non
sono una maniaca di caffè ne tantomeno di alcol!- Mi difesi indignata.
-Certo-
Mi diede ragione senza trattenere però una risata.
-Smettila
di prendermi in giro!- Brontolai come una bambina, mi divertiva, lui era
divertente...mi faceva ridere ed era da tanto tempo che non ridevo più così di
gusto.
-Ok,
visto che tu sai praticamente tutto di me...raccontami di te- Bene quello glie
lo dovevo, per l’intervista mi aveva raccontato tutto di sé, era il mio turno.
-Tipo?-
Chiesi per farmi dare uno spunto da cui partire.
-Beh
sei un’alcolizzata, caffeinomane...c’è qualcos’altro che devo sapere? Allevi
criceti per caso?- Aprii la bocca per ribattere ma poi la richiusi, mi misi a
ridere, ma da dove gli venivano certe domande?!
-In
realtà pensavo di tenere un esercito di lama dietro casa ma non credo sia
possibile- Dissi facendolo ridere, aveva una risata così tenera, era
contagiosa, non potevi non ridere dopo che avevi sentito la sua di risata...era
strana ma bella, contagiosa...non c’era nessun’altro aggettivo per descriverla.
Continuammo
a parlare per tutta la serata, ridendo e scherzando, gli avevo raccontato dei
miei genitori, della casa in comune con le mie amiche, del lavoro...tutto
praticamente, Frank mi aveva raccontato quello che non mi aveva detto di lui e
abbiamo sparato anche un sacco di cazzate.
Frank Pov.
Arrivati
sotto casa sua ci fermammo e lei si voltò a guardarmi, era arrivato uno di quei
tipici momenti imbarazzati in cui non si sa che dire o che fare, li odiavo quei
momenti, volevo soltanto che finissero il più presto possibile.
-Ti
va di entrare?- Chiese poi alzando lo sguardo dalle sue scarpe e puntando i
suoi occhi grigi sui miei. Aveva uno sguardo così magnetico, che ti catturava,
aveva anche una personalità forte...lei mi piaceva, la conoscevo da poco ma era
riuscita a catturarmi nella sua trappola, come poche ragazze avevano fatto...in
realtà credo che nessuna avesse mai fatto qualcosa del genere.
Il
tarlo di Jamia durante la serata l’avevo completamente dimenticato, ma dopo
quel silenzio imbarazzante e la sua proposta era tornato a farmi visita, erano
passati sei mesi, lei era andata avanti e dovevo fare così anche io.
Poi
non dovevo dimenticarmi degli insegnamenti dei Beatles, non volevo far parte
del Club dei cuori solitari...non più, ci avevo passato fin troppo tempo.
-Certo-
Sorrise ed aprì la porta, entrai e me la chiusi alle spalle.
*******
Grazie mille Lady Numb *w* spero ti piaccia anche questo...=) La grande
uscita tra Izzie e Frank, ma non è finita qui...eheh ;D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Time after time ***
time
TIME AFTER TIME
Izzie
Pov.
Entrammo
in casa, la luce era accesa, cosa strana poiché io l’avevo lasciata spenta.
Poi
comparve dalla cucina la figura di Lance completamente nudo.
-Oh
mio Dio!- Esclamai coprendomi la faccia
al che Lance si coprì lì davanti con una pianta che aveva preso sopra il
mobile, ma che diavolo ci faceva lui lì.
-O-oh...e-ehm...I-Izzie...che...che
ci fai t-tu qui?- Balbettò in imbarazzo, Frank intanto stava trattenendo le
risate guardandosi intorno, io ero ancora sconvolta.
-TU
che fai qui?! Nudo poi!- Sbottai irritata in quel momento dalla cucina uscì
anche Becky coperta con un solo lenzuolo, fortuna che era blu almeno non
traspariva niente.
-Ehm
ciao Izzie, amico di Izzie...- Ci salutò mentre Frank agitò la mano in segno di
saluto, alquanto sconcertato.
-Che
diavolo fate qui?- Ripetei calmandomi un po’, era una situazione assurda per
non dire imbarazzante.
-Beh
ecco vedi...pensavamo che non c’eri e...e...- Farfugliò tranquilla, quella
ragazza era senza pudore, la presenza di Frank non la disturbava neanche un po’
, se ne stava lì che chiacchierava con un solo misero lenzuolo addosso. Bah...
-Ok,
non lo voglio sapere, andiamo via!- Presi Frank per un braccio e lo trascinai
fuori di casa, mentre ridacchiava.
Mi
chiusi la porta alle spalle e sospirai, ero ancora sotto shock, Frank ormai
aveva lasciato perdere a trattenersi e rideva come un matto, tanto che aveva le
lacrime agli occhi.
-Smettila...è
stata la cosa più imbarazzante e oscena...e...- Balbettai gesticolando mentre
Frank mi posava una mano su una spalla ridacchiando.
-Ehi
dai tranquilla...è stato...ahah...sì beh...divertente- Disse ridendo.
-E
imbarazzante non dimenticarlo, bene e ora?- Sbottai incrociando le braccia al
petto.
-Ora
beh...visto che casa tua è occupata, andiamo in un posto- Rispose facendo
spallucce, mi prese per mano e cominciò a camminare diretto non so dove a
piedi, io lo seguii confusa ma continuai a tenergli la mano stretta.
-Posto?
Che posto?- Chiesi subito allarmata.
-Porta
pazienza e lo scoprirai- Mi rispose continuando imperterrito a camminare e non
avevo assolutamente idea di dove stessimo andando, il che mi agitava.
-Che
significa porta pazienza?! Non mi puoi mettere la pulce nell’orecchio e poi non
dirmi niente...sai potrei anche morire dalla curiosità!- Dissi velocemente,
tanto veloce che era miracolo se avesse capito anche una sola parola di quello
che avevo detto.
-Ehi
woh, calmati...- Rise girandosi verso di me e fermandosi un momento. –Fidati di
me ok?- Aveva due occhioni di quel colore nocciola, così espressivi, mi fidavo
dal primo momento...così annuii.
Camminammo
per non so quanto, lui andava spedito, sapeva dove andava...mi limitai a
seguirlo, finche non attraversò un cancello con un cartello: Vietato l’Accesso.
-F-Frankie
non hai visto il cartello?- Chiesi fermandomi davanti ad esso, lui si voltò
confuso e poi notò il cartello.
-Oh
sì- Fece spallucce. –Vieni?- Guardavo prima lui e poi il cartello almeno tre volte.
-Ma...-
Provai ad obbiettare ma lui mi sorrise rassicurante.
-Andiamo...ci
sono venuto un sacco di volte, è il mio rifugio felice- Mi spiegò, alla fine
decisi di entrare con lui, era un edificio abbandonato, salimmo le scale per un
po’ finche non arrivammo davanti una porta, lui l’apri e ci trovammo sul
tetto...era bellissimo davvero, si vedevano tutte le stelle e tutta la
città...quell’edificio era situato sopra una collina e se ti affacciavi su
quella specie di muretto sul tetto vedevi tutto.
-Wow...-
Commentai guardandomi intorno rapita, era magnifico, capivo perché era il suo
rifugio felice, c’era il massimo della tranquillità lì, si vedeva tutta
Belleville che poi di notte era molto bella con tutte le luci accese, non era
New York ovvio ma a me piaceva stare là.
-Bello
vero?- Chiese avvicinandosi al muretto, ci si sedette sopra e si girò verso la
città lasciando che le gambe penzolassero sul vuoto, la cosa non mi spaventava
per niente...feci la stessa cosa, ovviamente lui mi aiutò a salire, mi sentivo
sicura con lui ecco.
Rimanemmo
in silenzio per un po’ a guardare la città.
Frank Pov.
-Lo
sai...mi fai uno strano effetto...- Esordì dopo un po’, mi voltai a guardarla
confuso.
-Ed
è un effetto bello o brutto?- Chiesi un po’ preso alla sprovvista.
-Beh...considerando
che se me l’avesse il mio ex ragazzo di andare in un palazzo disabitato, salire
sul tetto e mettermi seduta sul muretto con le gambe a penzoloni sul vuoto come
minimo gli avrei sputato in faccia...quindi beh direi bello- Mi spiegò dondolando
le gambe, teneva lo sguardo basso mentre io la osservavo di sottecchi.
-Wow...per
un momento ho pensato che mi avresti mandato a fanculo- Confessai ridacchiando,
lei alzò lo sguardo e lo posò sui miei occhi.
–La mia ex non l’avrebbe mai fatto comunque...- Aggiunsi accennando un
sorriso.
-Sappi
che tu sei matto, fuori di testa...sappilo- Affermò facendomi ridere.
-Credimi
se ti dico che non sei la prima che me lo dice- Ridacchiai, in effetti Jamia me
lo ripeteva sempre e a volte mi mancava, però in quel momento non mi mancava
niente, stavo bene così per la prima volta dopo mesi.
-Non
lo metto in dubbio- Ridemmo insieme e poi non so perché ci fermammo a guardarci
negli occhi, non era la prima volta che i nostri occhi si incontravano quella
sera, però era strano...eravamo molto vicini e il mio sguardo spaziava dai suoi
occhi alla sua bocca e nel frattempo pensavo.
Pensavo
al fatto che nella vita si arriva a un punto in cui bisogna scegliere tra il
passato e il presente, o meglio bisogna scegliere se rimanere aggrappati al
passato oppure andare verso qualcosa di nuovo, ovvero il presente...alle nuove
occasioni che ci si presentano.
Non
si può ignorare il passato, le storie passate, perché sono quelle che
definiscono chi sei nel presente, ci guida...ma non bisogna mai ignorarlo
perché il passato torna sempre a galla, è una dura verità.
Quello
che dobbiamo fare è ricordarcelo, non dimenticarlo perché grazie ad esso si può
andare avanti e qualche volta può darsi che la storia più importante sia quella
che si sta vivendo nel presente.
Alla
fine mi decisi, avevo deciso di lasciar
perdere Jamia perché era stata importante ma ormai non lo era più...bisognava
andare avanti.
Izzie
era sempre più vicina a me tanto che i nostri nasi si sfioravano, feci il primo
passo posando le mie labbra sulle sue morbide, lei dapprima era rimasta
sorpresa ma poi rispose al bacio, schiuse le labbra lasciando che la mia lingua
entrasse e giocasse con la sua, per poi giocare con il mio piercing, io le
passai un mano sul fianco e lei affondo le mani tra i miei capelli.
Finche
non squillò il suo cellulare, ci staccammo a malavoglia.
-Rispondi-
Dissi facendole un cenno, lei tirò fuori il telefono e rispose alla telefonata,
mentre io mi accesi una sigaretta.
Izzie Pov.
Dannato
stupidissimo telefono.
Nel
momento migliore aveva squillato, che cavolo...ci stavamo baciando ed io ero
così presa, i brividi che mi scorrevano lungo la schiena...davvero stupido
telefono.
Frank
mi disse di rispondere, anche se era l’ultima cosa che avrei voluto fare,
soprattutto se avessi saputo chi mi stava chiamando.
-Pronto?-
Risposi scocciata, chi cavolo poteva chiamarmi alle undici e mezzo di sera?!
-Isabel, sono tua madre- Ecco,
fantastico.
-Mamma?!-
Sbottai incredula, chissà che voleva.
-Isabel volevo solo dirti che domani sera ci
sarà una festa qui a casa perché tuo fratello ha preso la borsa di studio- Tipico,
voleva solo farmi sentire una merda.
-Okay
e io che c’entro?- Chiesi aspettandomi qualcosa tipo: vedi? dovresti fare come
tuo fratello!
-Vorremmo che ci fossi anche tu visto che è
tuo fratello e tu fai parte della famiglia- Certo bella scusa, voleva solo
tenermi buona per una sera a casa dove poteva controllarmi.
Mi
scappò una risata sarcastica. –Non voglio venire-
-Isabel non essere
ignorante, devi venire...finche vivi sotto il mio tetto fai quello che ti dico- Si stava alterando lo
sentivo dal suo tono di voce.
-Mamma
sono abbastanza grande per fare quello che voglio senza chiedere il permesso a
te!-
-Dove sei? Faccio venire tuo padre a
prenderti con la forza se serve...mettiamola così, se non vieni ti caccio di
casa-
-Mi
stai minacciando di buttarmi fuori da casa mia?- Chiesi sconcertata
-Hai detto anche tu che sei grande e credo tu
lo sia abbastanza per andare a vivere da sola, a meno che tu non venga alla
festa, fallo per tuo fratello!- Certo neanche ci calcolavamo e dovevo
fargli pure un favore.
Sbuffai.
–A che ora è?- Chiesi infine, già mi immaginavo il suo ghigno di soddisfazione.
-Alle nove, ci vediamo domani mattina, devi
venire a prepararti e non fuggire a casa di qualche tua amica capito?-
-Certo...-
Sospirai.
-A domani Isabel- Chiusi la telefonata
irritata. –Stronza...- Borbottai, mi voltai verso Frank che fumava
tranquillamente una sigaretta, mi guardò interrogativo.
-Mia
madre vuole che vado ad una festa organizzata per mio fratello che ha preso una
borsa di studio- Spiegai sospirando per l’ennesima volta, gli avevo spiegato
della mia situazione familiare e immagino capisse quanto fosse traumatico.
-Oh...buona
fortuna, sarà meglio che ti riporti a casa se no la macchina si trasforma in
zucca- Rise facendomi scappare un sorriso, scese dal muretto e mi prese per
mano facendo scendere anche me.
-Non
vorrei dire Frankie ma siamo a piedi, sarai tu a trasformarti in zucca-Gli feci
notare, lui mi passò un braccio intorno alle spalle e io intorno ai suoi
fianchi.
-Sarò
figo anche da zucca- Si pavoneggiò gonfiando il petto, al che risi e gli diedi
un pizzicotto su un fianco. –Ahi!-
Mi
feci portare a casa mia quella vera, avrei passato lì la notte visto che il
giorno dopo sarebbe stato impegnativo.
-Quindi
domani sarai irreperibile?- Chiese mettendo il broncio.
-Eh
sì purtroppo...ci rivediamo uno di questi giorni?- Domandai speranzosa, lui sorrise
e si avvicinò per darmi un bacio a stampo sulla bocca.
-Certo!
Se hai bisogno chiamami...- Annuii, mi sorrise, mi avvicinai e mi alzai sulle
punte visto che lui era più alto di me di più di cinque centimetri per dargli un
altro bacio.
Dopo
di che rientrai a casa, era tutto spento per fortuna dormivano tutti, ci
mancava anche il terzo grado sul perché ero tornata a casa.
******
Ok si beh...questo capitolo è un obrobrio...non so con che
coraggio lo sto postando...: non mi piace però lo lascio
così, spero che a qualcuno piaccia...eeeee si lo so magari
è troppo presto per farli baciare e tutto solo che mi
piacciono...e io non riesco ad aspettare :D Grazie tante Lady Numb!
*____*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Worries ***
worries
WORRIES
Frank Pov.
Quando
non si ha niente da fare la miglior cosa è stare a cazzeggiare dentro casa con il
proprio cane, davanti una birra e un film idiota da guardare, ed era
esattamente quello che avevo intenzione di fare.
La
sera prima ero uscito con Izzie, logico...l’ho raccontato, lo sapete...dopo
quel bacio però non so, è scattato qualcosa, non parlo di amore a prima vista
ma ero comunque molto interessato a lei tutto qua, non pensavo più a
Jamia...magari ero finalmente riuscito a lasciarmela alle spalle.
Ero
sceso di sotto in cucina dove c’era il mio cane Doc, un boxer marroncino, che
stava completamente svaccato sul pavimento, appena mi vide, alzò la testa,
scodinzolò un attimo e poi tornò a dormire.
Non
avendo niente di meglio da fare, mi distesi in cucina con la testa appoggiata
sulla pancia del mio cane mentre dormiva, era morbido...si stava da Dio appoggiati
a lui.
Dopo
svariati minuti sentii la porta aprirsi, considerando che c’era solo una
persona che poteva avere le mie chiavi di casa, non mi scomposi di un
millimetro continuando a stare disteso sul pavimento della cucina.
-Gee...quante
volte ti ho detto di non entrare
furtivamente in casa mia come se fosse tua!- Dissi ad alta voce facendomi
sentire fino all’ingresso.
-Non
sono Gerard- A quella voce raggelai, mi ero completamente dimenticato che oltre
a Gee c’era un’altra persona ad avere le chiavi della mia casa, anzi ex nostra
casa.
Non
mi mossi aspettai che fosse lei a venire in cucina, tanto sapeva che ero lì,
non era la prima volta che dormivo sopra Doc. Sentii i suoi passi avvicinarsi e
poi fermarsi esattamente dietro di me, sospirai.
-Ciao
Frankie- Continuai a tenere gli occhi chiusi, perché se l’avessi aperti,
l’avrei rivista e tutto la mia buona volontà di voltare pagina, andava a
puttane.
-Jamia...-
Dissi semplicemente a mo di saluto. –Come mai hai le mie chiavi ancora?-
Chiesi, non ci vedevamo da quando ci eravamo lasciati, e adesso che cominciavo
ad andare avanti, eccola ritornata.
-Perché...devo
prendere le ultime cose e lasciarti le chiavi- Rispose un po’ titubante, il
tono che avevo usato non era uno dei più rassicuranti.
-Allora
fai quello che devi fare e lascia le chiavi sul tavolo- Abbracciai Doc senza
muovermi di un millimetro, la sentii allontanarsi e alla fine aprii gli occhi,
presi fiato e mi alzai, mi misi a sedere sul bancone della cucina appoggiando i
piedi sopra il tavolo ed aspettai che tornasse di sotto.
Dopo
minuti che mi parvero infiniti tornò con una scatola piena di roba sua, tra cui
qualche nostra foto, ci guardammo un attimo negli occhi e finalmente capii una
cosa importante.
Avevo
passato gli ultimi mesi a piangermi addosso, a fare il depresso per un cazzo,
perché guardandola mi resi conto che non provavo più niente verso di lei, certo
molte cose mi mancavano ma era perché ero ormai abituato a tutto ciò, quindi
ora che non c’erano più dovevo solo avere pazienza per riadattarmi a vivere da
solo come prima che arrivasse lei.
Capii
anche che l’unico modo per darsi pace era voltare pagina, si facile a
dirlo...però era davvero così, dare pace a una vecchia storia e finalmente
andare avanti, era l’unica maniera.
-Mi
dispiace sia finita così- Disse appoggiando le chiavi sul tavolo senza
staccarmi gli occhi di dosso, feci spallucce.
-Anche
a me- Sospirai, ci guardammo ancora un po’ e poi lasciò la stanza, sentii la
porta d’ingresso sbattere, era davvero finita a quel punto, potevo voltare
pagina.
Scesi
dal bancone della cucina e mi appollaiai sul divano a guardare la tv, non c’era
un emerito cazzo, mi annoiavo...le prove con gli altri non c’erano quella
settimana, nessun concerto, nessuna intervista...niente di niente, stavo morendo
dalla noia per fortuna squillò il cellulare che mi distolse dai miei pensieri.
-Pronto?-
Risposi senza neanche guardare il display per vedere chi fosse.
-Frankie-boy!- Ah una voce amica,
finalmente!
-Ehi
Gee!- Salutai ignorando per l’ennesima volta quell’obbrobrio di soprannome che
mi avevano affibbiato lui e gli altri chimici del cazzo.
-Senti tra un po’ vengo a casa tua...mangiamo
cinese stasera, cerca un film interessante da vedere...dopo cena vengono anche
Ray, Bob e Mikey, mi raccomando nascondi il caffè se no Mikey lo sai com’è
fatto...passerà la metà della serata in cucina a bere caffè quindi...- Parlò
a raffica senza darmi tempo di replicare, ma ormai ero abituato anche a quello.
-Certo
fa come se fossi a casa tua- Borbottai senza nascondere un sorriso, non sapevo
come avrei fatto senza di loro che mi rallegravano le serate, almeno non morivo
dalla noia. –Non capisco perché devi sempre organizzare festini in casa mia-
-Non sono festini, sono riunioni tra amici- Certo
come se non sapessi che Ray o Bob avrebbero portato birre e robe varie da bere
e montagne di sigarette così da sfondarci per bene.
-Okay,
non capisco perché devi fare sempre queste “riunioni tra amici” a casa mia
senza dirmi niente-
-Non è vero, te lo sto dicendo adesso!- Certo
parlare con Gerard Way era come parlare con un muro, a volte pensavo ci facesse
apposta. –La prossima volta organizzerò
un rave o un festino davvero-
-Lascia
perdere- Sibilai.
-Sì sì vabbè...vado a prendere il cinese,
ciao!- Chiusi la telefonata scuotendo la testa, a volte pensavo seriamente
avesse qualche problema...ma che andavo
a pensare! Certo che aveva qualche problema!
Andai
a riempire la ciotola di Doc che mi stava chiedendo cibo e dopo neanche cinque
minuti squillò di nuovo il telefono.
-Pronto?-
Risposi seccato.
-Involtini primavera?- Era ancora Gerard, era
incredibile quel ragazzo...risi da solo.
-Certo...-
-Ok la prossima volta comunque organizzerò
davvero un festino o un rave...la prossima settimana sarà perfetto- Dannazione!
Era impossibile!
-Scordatelo!-
Sbottai roteando gli occhi.
-Sì sì ciao!- Chiusi di nuovo la
telefonata e tornai a fare quello che stavo facendo ma il telefono mi
interruppe di nuovo, preso da un attacco di nervi andai a rispondere.
-Gee! Hai rotto il cazzo!
Non farò un fottuto rave a casa mia!- Sbottai
ignorando il fatto che forse non era lui dall’altra parte.
-Ah! Beccato!- Ecco come pensavo.
-I-Izzie...ehi!-
Salutai imbarazzato, anche se la situazione era alquanto divertente. –Pensavo
fosse Gerard...come va là?-
-L’avevo capito- Ridacchiò. –Beh preferirei essere a farmi una seduta dentistica con un trapano in bocca, ma non
posso fuggire, avevo bisogno di sentire una voce familiare- Spiegò
sospirando.
-E’
davvero così terribile?- Chiesi senza nascondere una risata.
-Oh sì vorrei che fossi qui per vedere
personalmente, tu che fai?- Già bella domanda.
-Assolutamente
niente, ho appena saputo che Gee ha organizzato un festino a casa mia, o meglio
lui le chiama riunioni tra amici...ma...- Tralasciai la storia di Jamia, glie
ne avrei parlato prima o poi, ma al telefono non era il massimo.
Izzie
si mise a ridere. –Scusami ma loro
organizzano tutto senza dirti niente?!-
-Sì
ormai non sono più padrone di niente qui dentro- Sospirai guardandomi intorno e
rimettendomi a sedere sul bancone della cucina.
-Ah le ultime parole famose...- Risi
anche io ma in quel momento la porta di casa si aprì e comparve Gerard con un
sacchetto pieno di cibo cinese.
-Un
attimo, Gerard è entrato dentro casa...aspetta- Scesi dal bancone ed andai in
salotto dove Gee tranquillamente si stava togliendo il giubbetto e posava la
roba sul tavolino.
-Gee?- Chiesi titubante, neanche si era
accorto che c’ero.
-Oh
Frankie! Tieni ti ho preso il pollo!- Disse sorridente mentre io lo guardavo
truce.
-Ma
sei coglione?! – Sbottai inarcando un sopracciglio.
-Perché?-
Chiese come se niente fosse.
-Sono
vegetariano cazzo!- Fece la faccia sorpresa ad “O”.
-Oh
è vero...ma non mi avevi detto il pollo?!- Per me era idiota, no davvero per me
lo era sicuramente.
-No!
Gli INVOLTINI PRIMAVERA ho detto! Idiota!- Gee
si mise a ridere e mi diede un altro sacchettino contente i famosi
involtini. –Ma...-
-Il
pollo è per me- Sghignazzò, roteai di nuovo gli occhi al cielo e tornai a
parlare con Izzie che sentivo stava ridendo.
-Ehi...quello
mi farà diventare scemo- Borbottai sospirando.
-Ah vabè Frankie ti lascio con i tuoi amici,
la festa sta per cominciare...sono fuggita di fuori, probabilmente mi stanno
cercando-
-Ok,
ehi ci vediamo domani?- Chiesi speranzoso.
-Sì certo...ci vediamo
allo Starbucks verso le dieci?- Sorrisi soddisfatto.
-Ok
a domani, ciao bella- Dopo che mi ebbe salutato, chiusi la telefonata e tornai
da quell’idiota che osavo chiamare amico.
-Chi
era al telefono?- Chiese subito curioso, sospirai per l’ennesima volta tanto
era inutile cercare di mentire a Gee, ti scopriva sempre.
-Izzie-
Fece una faccia maliziosa, chissà cosa passava nel suo cervellino da ebete.
-La
famosa ragazza che ti ha fatto ritornare nel mondo dei vivi! Me la devi far
conoscere, invitala a cena qui- Lo guardai aggrottando la fronte.
-Che
cena avrei organizzato io scusa?- Domandai prendendo i miei involtini e
sedendomi sul divano, esattamente al centro che secondo me era il punto più
comodo, anche perché ormai si era formata la fossa.
-Nessuna,
la organizzeremo e inviterai Izzie così la conosciamo e magari dille di
invitare qualche amica- Sorrise ancora malizioso, non so se era il caso di
spaventarmi o meno per le sue intenzioni ma comunque l’idea non era male.
-Ah
ecco...e quando sarebbe?- Fece una faccia pensierosa mentre cercava di prendere
il suo pollo con le bacchette.
-Penso
che lunedì sarà perfetto- Aggrottai di nuovo la fronte.
-Ma
è tra tre giorni!- Obbiettai confuso.
-Ah
non ti preoccupare penserò a tutto io!- Certo, come se fosse una novità, ormai
casa mia era diventata casa sua...chissà come eravamo arrivati a quel punto, ma
c’era di buono che ero certo di poter contare sempre su Gee.
Izzie Pov.
Sbuffai
per la diciottesima volta, ormai era passata un’ora da quando avevo sentito
Frank, beato lui che si divertiva con
gli amici, avevo chiamato Becky, Erin, Giselle per passare il tempo e non
sapevo più chi altro chiamare, per la disperazione avevo chiamato anche Andrew
che non aveva perso tempo per prendermi in giro come suo solito ma almeno mi
faceva ridere e almeno passavo un po’ di tempo, ma dopo lui era dovuto andare a
lavorare e non sapevo più che fare.
Quell’ora
era passata così lentamente, le persone stavano arrivando lentamente, tra cui
qualche amico di mio fratello che si congratulava con lui.
Mia
madre mi aveva costretto ad indossare un vestito nero con i tacchi, miracolo
che non mi fossi ancora sfracellata a terra, passavo la maggior parte del tempo
di fuori o in salotto, in camera era vietato andare perché secondo mia madre
bisognava stare tutti insieme e non rintanati nelle proprie camere.
Dannata
lei e le sue stupide regole.
-Isabel-
La sua voce mi distolse dai pensieri, ero seduta sul dondolo dietro casa, era
freddo fuori ma preferivo morire assiderata piuttosto che stare là dentro.
-Mamma...-
Mormorai senza spostare lo sguardo dalla siepe a qualche metro di lontananza da
me.
-Sei
pregata di entrare, ci sono persone che vorrei presentarti- Alzai gli occhi al
cielo cercando di non farmi vedere da lei, se no ne avrebbe fatto una tragedia
greca e la seguii dentro casa.
Si
avvicinò a un signore di mezza età con un ragazzo molto più giovane, avrà avuto
ventiquattro anni come minimo.
-Isabel
questo è il signor Stanford, collega di tuo padre e questo è suo figlio
Michael- Quello mi sorrise e mi strinse la mano, accennai un sorriso per
educazione.
Dopo
di lui mia madre mi presentò almeno un’altra decina di altri ragazzi, non
capivo il motivo ma per pura noia mi feci trascinare di qua e di là come un
pupazzo.
La
serata durò moltissimo, cioè a me sembrava fosse durata un’eternità, era l’una
quando tutti finalmente se ne andarono ed io mi fiondai in camera, ero
esausta...avevo conosciuto un sacco di persone di cui la maggior parte non
ricordavo il nome.
A
colazione era solito nella mia famiglia mangiare insieme, altra stupida regola
di mia madre, quindi dovetti alzarmi presto per i miei gusti quando andai di
sotto erano già tutti lì che mangiavano.
-Buongiorno
Isabel- Mi disse mia madre, mio padre invece alzò gli occhi dal giornale e mi fece
un sorriso mentre mio fratello ed io non ci cagammo di striscio, come ogni
giorno.
-‘Giorno-
Mi sedetti mangiando una fetta di pane tostato.
-Allora
hai trovato qualcuno di tuo gradimento ieri sera?- Domandò mia madre
tranquillamente, io la guardai interrogativo.
-In
che senso?- Lei continuò imperterrita a sorseggiare il suo succo all’arancia.
-Beh
sì, con cui vorresti fidanzarti, che te li ho presentati a fare allora...- A
momenti mi strozzai con un pezzo di toast.
-STAI
SCHERZANDO?!- Sbottai incredula.
-Isabel!
Per l’amor di Dio non urlare! Ci sento sono qui!- Non riuscivo a crederci, era
caduta così in basso da presentarmi una serie di ragazzi perfettamente lord da
sposare, ero senza parole.
-Mamma
sei impazzita?! Pensi davvero che potrei mai sposarmi con uno di quelli?-
Continuai a parlare con un tono di voce ben al di sopra di quello mio normale.
-Non
vedo perché no, sono tutti ragazzi da bene e magari potrebbero darti una
raddrizzata- La guardai sconvolta.
-Tu
sei matta, sei assurda...perchè non capisci che io sono fatta così?! Non voglio
essere come te, non voglio essere “raddrizzata”...e me ne frego se sono ragazzi
da bene, non voglio sposarmi per nessun motivo con nessuno di loro!- Mi ero
alzata in piedi, incazzata nera, mio padre e mio fratello se ne stavano zitti
perché sapevano che se mai avessero detto qualcosa di sbagliato, sarebbe
successo il putiferio.
-Non
osare parlarmi in quella maniera, non capisco perché ti ostini a comportarti
come una teppista, ma non ti vergogni? Non hai fatto niente di buono nella tua
vita...sto solo cercando di aiutarti!- Ero talmente arrabbiata e nervosa, che
mi veniva da piangere, non sapendo in che altro modo ribattere...o meglio ne
avevo di cose da dire, ma non ne avevo voglia, ero esausta di cercare di farmi
capire da lei, di cercare di farle comprendere che tutto quello che avevo
sempre voluto era solo un suo abbraccio o essere rassicurata, volevo solo che
si comportasse da madre come era giusto che sia.
Ma
evidentemente non potevo pretendere troppo.
-Vaffanculo!-
Dopo la scenata, andai in salotto ignorando le urla di mia madre di dirmi di
tornare indietro, presi il giubbetto di pelle, gli UGG che avevo lasciato
all’ingresso e la borsa.
Uscii
di corsa di casa, presi la macchina e guidai finche non arrivai all’altra casa.
Scesi
dalla macchina e mi sedetti sugli scalini, dimenticandomi del fatto che ero in
canottiera e pantaloncini corti, cioè in pigiama, con un giubbetto di pelle e
gli UGG...ero a dir poco ridicola, ma non me ne fregava niente...nascosi il
volto tra le mani e piansi finche non mi fui sfogata.
******
Bene per la storia di Frank con il cane mi sono ispirata a questa foto: http://i36.tinypic.com/vyt9c6.jpg
Appena l'ho vista ho detto: cavolo ce la devo inserire nella
storia perciò ecco qua :D Se lasciaste qualche commentino in
più farebbbe molto piacere...grazie ancora LadyNumb, spero ti
piaccia anche questo...e avevi ragione sul brutto presentimento ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Stand by me ***
stand by me
STAND BY ME
Frank
Pov.
Non
so perché ne come, la mattina seguente mi ritrovai sul divano sotterrato da
pacchetti di sigarette vuoti.
Aprii
gli occhi e mi guardai intorno, dire che era un casino era un eufemismo...non
si vedeva neppure il pavimento del salotto! C’era Ray che dormiva per terra
abbracciato ad un cuscino, Gee dormiva sulla poltrona e gli altri due non
sapevo che fine avessero fatto. Guardai l’ora, erano le otto...alle dieci avevo
appuntamento con Izzie allo Starbucks, c’era tempo per riprendermi.
Andai
in cucina dove c’era Mikey attaccato come una piovra alla mia macchinetta del
caffè, per fortuna ne aveva fatto abbastanza per tutti, o meglio non se l’era
bevuto tutto.
-Ehi
Mikes!- Lo salutai, lui mi fece un sorriso a trentadue denti...sicuramente era
già iperattivo dalla caffeina.
-Frank!-
Esclamò tutto esaltato, al che lo guardai perplesso con un sopracciglio alzato
mentre mi sedevo sullo sgabello in cucina.
-Dov’è
Bob?- C’erano tutti all’appello tranne Bob.
-Sta
dormendo in camera tua perché dice che
il tuo letto è molto morbido- Mi spiegò con fare saccente, oddio ma io
vivevo in una gabbia di matti! –Non fare quella faccia tu sei quello che sta
più fuori di noi- Sentenziò Mikey guardandomi con l’espressione di uno che la
sapeva lunga, per me sapeva leggere nel pensiero.
Lentamente
tutti si svegliarono e vennero a fare colazione, ridendo e scherzando si erano
fatte le nove e mezza, mi andai a vestire e a farmi una doccia, mi misi i
soliti jeans strappati, una t-shirt dei Misfits, felpa e converse.
Fuori
c’era un sole che spaccava le pietre, così presi i miei occhiali da sole
bianchi e quando stavo per uscire fui “placcato” letteralmente da Bob.
-Oh
mai sei scemo?- Sbottai quando mi rialzai da terra.
-Ha
parlato, dove vai?- Lo guardai torvo per un momento.
-Allo
Starbucks, devo vedermi con Izzie- Risposi sospettoso, mentre prendevo le
chiavi di casa.
-Ti
accompagno, devo parlarti di una cosa...andiamo a piedi- Disse aprendo la porta
di casa e uscendo senza darmi tempo di replicare.
-Ma
io veramente avevo intenzione di prendere la macchina ma a quanto pare non ho
scelta- Borbottai seguendolo di fuori.
-No
infatti, è davvero importante- Si fece serio, a quel punto capii che dovevo
starlo ad ascoltare, raramente Bob veniva a raccontare dei suoi problemi, lui
era un tipo riservato preferiva tenerseli per sé.
Cominciammo
a camminare ma ancora non diceva niente, forse doveva organizzare il discorso,
ma dopo dieci minuti ancora non parlava.
-Allora?!-
Chiesi alla fine cercando di capire che volesse.
-Oh
sì giusto...allora...vedi Frankie mi vedo con una ragazza si chiama Josie...-
Cominciò a raccontare ed io ascoltavo interessato, annuendo di tanto in tanto.
–Ecco lei mi piace molto ma il fatto è che...ieri sera prima che venissi da te,
mi ha detto una cosa...- Disse interrompendosi.
-Cioè...?-
Lo incitai visto che non si muoveva.
-Beh
è venuta a casa mia e mi ha detto che voleva fare sesso- Si interruppe di
nuovo, mi guardai un attimo intorno e poi gli diedi una pacca sulla spalla, non
sapendo che altro fare.
-Mmh...bene,
sono contento per te- Risposi titubante.
-Ma
no! Non è questo! il fatto è che...lei è...- Aprì la bocca e la richiuse almeno
un paio di volte, intanto eravamo arrivati davanti lo Starbucks e notai Izzie
seduta di fuori con gli occhiali da sole calati sugli occhi, non appena mi vide
mi sorrise ed io la salutai con la mano, poi tornai a Bob.
-Cos’è
lei? Un alieno? Ha qualche malattia venerea? Bob spiegati cazzo non posso
entrarti nella testa! Izzie mi aspetta!- Sbottai sarcastico.
-VERGINE!
È VERGINE CAPISCI?!- Esclamò a voce fin troppo alta, tanto che la maggior parte
della gente seduta lì fuori, si girò di colpo a guardarci. Abbassai il capo
scuotendolo, Bob per quanto riguardava discrezione e grazia era pari allo zero.
-Che
cazzo urli?!- Dissi prendendolo da parte lontano da occhi indiscreti anche se
la gente continuava a guardarci male tranne Izzie che ridacchiava.
-E’
che...mi ha shoccato la cosa! Non immagini quanto!- Continuò a dire Bob
gesticolando in imbarazzo.
-Non
vedo dov’è il problema...- Mormorai confuso.
-Il
problema è che io non ho mai ... come dire... deflorato una ragazza, ne ho
avute tante ma...- Lo interruppi con un gesto della mano.
-Che
schifo Bob, sta zitto...allora di che ti preoccupi?! Insomma per lei non c’è
problema, se è la prima volta che lo fa, non ha nessuno con cui paragonarti,
per lei sarai il massimo...- Bob fece la tipica faccia ad “O” sorpresa.
-Giusto!
Non ci avevo pensato! Grazie
Frankie...vado a defl...- Gli tappai la bocca con una mano.
-Shh
smettila di dire quella parola! Vai e divertiti!- Lo cacciai via mentre lui
ridacchiava e mi diressi al tavolo dov’era Izzie.
-Ehi...-
Ci abbracciammo poi mi sedetti di fronte a lei, aveva una faccia a dir poco
stravolta, gli occhi gonfi...
-Ciao
Frankie- Accennò un sorriso.
-Ma
ehi...hai pianto?- Chiesi guardandola sospettoso, decisamente.
-Va
tutto bene- Rispose sorridendo.
-Che
è successo?- Ripetei, sapevo che mentiva si vedeva lontano un miglio, lei
sospirò.
-Mh...jambalaya?*-
Tentò facendo un sorriso speranzoso.
-Spiacente
tesoro ma le battute di JD non funzionano con me, guardo Scrubs da anni- Dissi
compiaciuto poiché ricordavo perfettamente la battuta, era quando JD non sapeva
cosa dire...allora tirava fuori il “jambalaya”.
Lei
sorrise sconfitta, stava per parlare quando arrivò la cameriera a chiederci
cosa volevamo ordinare, io optai per un caffè doppio...ormai Mikey mi aveva
contagiato con la sua mania, Izzie invece ordinò un frappé alla fragola.
Non
appena le nostre ordinazioni arrivarono, Izzie cominciò a parlare finalmente.
-Beh
ecco...ieri sera la festa per mio fratello era in realtà una festa per trovarmi
marito...- Mi strozzai con il caffè a momenti dopo aver sentito le sue parole,
tanto che cominciai a tossire mentre lei mi dava pacche sulla schiena ridendo.
-Cosa?!-
Chiesi con la voce ridotta in un sussurro, visto che il caffè era bollente.
-Mia
madre aveva chiamato un sacco di colleghi di mio padre con i loro figli, me li
ha presentati tutti, ma io all’inizio non avevo capito le sue intenzioni...-
Raccontò ed io, dopo essermi ripreso, l’ascoltai attentamente. –Il mattino dopo
scendo di sotto e mi fa: hai trovato qualcuno di tuo gradimento? Ancora non
capivo, quando le ho chiesto di che parlasse mi ha chiesto se tra tutti i
ragazzi che mi aveva presentato, se c’era qualcuno da portare all’altare...al
che mi sono incazzata e lei mi ha continuato a dire che lo faceva per il mio
bene, perché secondo lei ho bisogno di una raddrizzata, che sono una delusione...e
che...- Cominciò a singhiozzare. –Non ho mai combinato niente di buono nella
mia vita...- Le lacrime cominciarono a solcare il suo volto copiose, così mi
alzai e mi sedetti accanto a lei...le passai un braccio intorno alle spalle e
la cullai finche non si calmò.
Le
diedi un bacio su una tempia e lei appoggiò la testa sulla mia spalla, presi ad
accarezzarle i capelli...non so ma in quel momento mi sentivo protettivo nei
suoi confronti, come se dovessi proteggerla da tutti i mali che la
circondavano, era stupido lo so...era anche impossibile, non avrei mai potuto
proteggerla da tutto ma almeno potevo starle vicino ed era quello che avevo
intenzione di fare.
-Ehi
senti...vieni con me- Mi alzai e la presi per mano, colto da una fulminante
idea.
-Cosa?
E dove?- Domandò confusa.
-Vieni
e lo scoprirai- Sorrisi malizioso. No...non avevo in mente niente di quello che
pensate.
-Frankie...ti
diverti a fare il misterioso?- Chiese ridacchiando, finalmente le avevo fatto
tornare il sorriso!
-Non
immagini quanto...- Ghignai furbo.
Izzie Pov.
Ecco
mi ero aperta a lui, gli avevo raccontato tutto...e mi ero sentita bene, mi
faceva dannatamente bene parlare con lui perché sentivo che in qualche maniera
mi capiva, certo non poteva sapere come mi sentivo io ma da come parlava e come
si comportava parlando di certi argomenti, ero riuscita a capire che lui aveva
sofferto tanto quanto me...per motivi diversi ma avevamo sofferto entrambi.
Mi
trascinò a casa sua dicendo che però non saremmo rimasti, doveva solo prendere
una cosa che non voleva dirmi, nel frattempo io mi guardai intorno...l’ordine
non era assolutamente il suo forte, ma anche in questo campo ci capivamo, non
era neanche il mio forte.
Notai
che aveva un cane...era un boxer, molto carino...dormiva sul divano in mezzo a
pacchetti di sigarette, con la testa appoggiata al cuscino come un umano, era
buffo, mi sedetti accanto a lui e cominciai ad accarezzarlo per diversi minuti.
-Vedo
che hai fatto amicizia con Doc...è molto socievole, anche se passa la metà del
tempo a dormire...- Esordì la voce di Frank, mi girai verso di lui e portava
una borsa nera da...tennis?!
-Ti
avverto non so giocare a tennis- Dissi facendo un cenno alla borsa.
-Oh
ma non giocheremo a tennis...non so fare...ho in mente altro...- Fece un altro
dei suoi sorrisetti sghembi e mi fece cenno di seguirlo prendendomi la mano.
Uscimmo
da casa sua e continuammo a camminare, ricordavo la strada ma non riuscivo a
ricordarmi dove era diretta finche non mi ritrovai di nuovo davanti quel
cancello con scritto: vietato l’accesso, che Frank si divertiva ad
oltrepassare.
-Ma...Frank
ci siamo già stati qui, lo sai che stai diventando un po’ banale?- Si girò e mi
trascinò verso di lui facendo aderire prima i nostri corpi e poi le nostre
labbra.
-Lo
sai che parli troppo?- Sorrisi di nuovo e poi salimmo di nuovo sul tetto.
-Ok...ora
potresti spiegarmi cosa ci facciamo qui con le racchette da tennis?!- Chiesi
incrociando le braccia al petto.
Lui
posò la borsa per terra e si voltò a guardarmi, aveva lo sguardo serio, di uno
che ti sta per fare una confessione e infatti così fu.
-Quando
avevo sedici anni mio padre tradì mia madre con la sua segretaria e
divorziarono, mio padre si trasferì con la segretaria nel Michigan, lasciando
me e mia madre da soli...il che mi ha sconvolto non poco, mia madre era
depressa ed io non sapevo che fare...mi sentivo...non lo so...perso, così venni
qui quello che poi chiamai “il mio rifugio felice” perché non c’è mai nessuno e
posso fare quello che mi pare, avevo bisogno di sfogarmi...ero frustrato...- Prese
una racchetta e una pallina da tennis, io non dissi niente...io lo guardavo
senza dire una parola. –Così presi una racchetta da tennis e una marea di
palline...e presi a fare così- Lanciò la pallina in aria e poi la colpì con la
racchetta facendola volare verso il vuoto. –E non immagini quanto mi sono
sentito meglio dopo...provaci- Disse porgendomi “l’occorrente”, lo presi e feci
come mi aveva detto e...porca pigna, era sorprendentemente piacevole...mi
faceva sentire bene, sentivo che lentamente tutta la rabbia lasciava il mio
corpo ad ogni colpo che davo alla pallina.
Passammo
almeno un’ora così, era divertente...Frank era divertente, faceva di tutto per
tirarmi su di morale, lo apprezzavo molto per questo e devo dire che ci
riusciva anche.
Finche
il mio cellulare non pensò che era arrivato il momenti di interromperci con il
suo insistente squillo, guardai il display era Giselle, quindi dovevo
assolutamente rispondere.
-Giselle?-
Risposi sapendo già la risposta affermativa.
-Izzie!
Ehi...dovresti venire qui, ho un compito per te...un articolo pronto da
scrivere!-Lo immaginavo.
-
Ok, arrivo- Chiusi la telefonata, Frank mi guardava con un muso triste.
-Mi
spiace Frankie ma devo proprio andare...lavoro...- Dissi a mo di scusa, lui
annuì con espressione rassegnata.
-Vai
tranquilla...oh ehi! Prima che Gee mi uccida...lunedì sera vieni a cena da me?
C’è la band al completo e porta anche le tue amiche se vuoi...anzi portale,
ordine diretto da Gee- Mi piaceva quando parlava velocemente gesticolando, mi
ricordava un sacco JD di Scrubs...chissà se aveva dentro di sé la vocina che lo
comandava, risi dei miei stessi pensieri.
-Certo,
sicuramente verranno anche loro...ci sentiamo?- Luì annuì prima di avvicinarsi
e darmi un bacio su una guancia.
-Ci
si sniffa in giro!**- Rise.
-Smettila
di copiare le battute di Scrubs!- Lo ripresi ridendo. –Ciao Frankie!- Mi fece
ciao con la mano ed uscii dall’edificio diretta al lavoro, chissà cosa
riservavano per me, dal tono di voce di Giselle doveva essere qualcosa di
forte.
Arrivata
lì, fui accolta dalle solite battutine di Andrew che però mi erano un po’
mancate e poi da Giselle con i suoi soliti bellissimi completi e le scarpe a
tacco vertiginoso ed io ancora mi chiedevo come faceva a starci tutto il
giorno.
-Allora
cos’hai per me?- Chiesi non appena mi vide.
-Un
bellissimo articolo da fare sul ritorno dei NOFX!- Non male, proprio per
niente! Erano nella mia classifica dei dieci gruppi per i quali avrei dato
qualsiasi cosa per vederli in concerto.
-Fantastico,
grazie mille! Mi metto al lavoro!- Esclami con gli occhi che brillavano, la
giornata era cominciata di merda ma grazie a Frank e ai NOFX non poteva che
concludersi al meglio...già sentivo l’ispirazione per l’articolo farsi avanti,
sarebbe stato un pomeriggio molto proficuo.
******
* Citazione da Scrubs...Jambalaya..dalla puntata sei della quinta
stagione, quando Bob Kelso chiede a JD quanti anni pensa che
abbia...per chi conosce Scrubs sa a cosa mi riferisco.
** Citazione da Scrubs di nuovo, di una puntata dell'ottava
stagione...non ricordo precisamente quale, so che però lo diceva
ad un dottore JD =)
Lady Numb: Eh
sì Frank l'ha consolata per bene direi, potessi stare io al suo
posto *w* e per quanto riguarda Izzie...beh non credo che sia finita
qui con i genitori...: Alla prossima! Spero ti sia piaciuto anche
questo, il prossimo non tarderà ad arrivare! ^^ Grazie!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Invest in love ***
invest in love
INVEST IN LOVE
Izzie Pov.
Il
lunedì sera era già arrivato ed ero nella casa comune con le mie amiche, che ci
preparavamo per la serata; loro avevano accettato di buon grado, ma non gli
avevo detto chi erano o meglio gli avevo detto che era una cena con gli amici
del ragazzo con cui uscivo e basta.
Non
che non volessi dirglielo, solo che non mi era passato per la testa, solo
quando stavamo attraversando il vialetto di casa di Frank, mi venne in mente
quel particolare ma non dissi niente per il fatto che li avrebbero visti in
meno di un minuto.
Ma
tornando a quel pomeriggio, ci ritrovammo tutte e tre nella nostra casa, per
vestirci e parlare un po’.
-Allora...Izzie...com’è
il tuo ragazzo?- Chiese Erin ammiccando.
-Non
è il mio ragazzo- Puntualizzai, in quei tre giorni io e Frank ci eravamo
sentiti spesso, ma per un motivo o per un altro, non ci eravamo visti, io ero
impegnata con il lavoro...e lui con le prove visto che Gerard aveva nuovo
materiale da fargli provare.
-Certo,
vorresti dire che quando ti ficca la lingua in gola è solo perché siete buoni
amici- Ironizzò con sopracciglio alzato, Becky ridacchiò mentre si provava un
vestitino color blu notte ma decisamente troppo formale per la serata che
avevamo in programma.
-Esatto,
buoni amici con qualche beneficio- Concordai tirando fuori una serie di top dal
cassetto.
-No
cara, gli amici con i benefici sono quelli che fanno sesso...voi neanche
quello, davvero non saprei definirvi- Disse pensierosa.
-Erin
a volte il tuo senso del ritegno mi lascia sconcertata, non abbiamo bisogno di
una definizione perché siamo solo amici...certo a volte c’è scappato qualche
bacio ma niente di più, non abbiamo mai parlato di noi in “quel” senso- Spiegai ributtando sul letto il top che avevo
preso e che avevo posizionato sul mio corpo davanti allo specchio.
-Ma
a te piace- Affermò Becky togliendosi il vestito blu e provandone uno
orribilmente rosa.
-Beh...non
lo so...io...ecco...- Quell’affermazione mi aveva presa in contropiede, mi piaceva
Frank? La risposta era che non lo sapevo davvero, mi piaceva stare con lui, mi
faceva divertire, mi piaceva quando ci baciavamo...ma non sapevo se lui voleva
andare avanti nel senso voleva qualcosa di serio o no, io personalmente ero
stufa di passare da ragazzo in ragazzo, non avevo una storia con i fiocchi dal
liceo...che però non era finita bene, e non ne avevo avute altre per il
semplice fatto che non avevo mai trovato il ragazzo giusto, quello che mi
faceva venire i brividi ogni volta che mi toccava, quello che mi faceva venire
le farfalle nello stomaco ogni volta che dovevamo uscire insieme o ogni volta
che ci pensavo.
Non
sapevo dire se Frank mi faceva tutti quegli effetti, in fondo lo conoscevo da
poco più di una settimana ma fino a quel momento mi aveva fatto una buona
impressione, magari quella sera sarebbe cambiato tutto o magari no...
-Ti
piace!- Esclamò Becky facendomi prendere un colpo, troppo presa dai miei
pensieri.
-Non
ho detto questo- Ribattei infastidita, odiavo quando mi interrompevano il
flusso dei pensieri.
-Era
sottinteso- Le diede corda Erin annuendo.
-Possiamo
per favore non parlarne finche non ho le idee chiare? Grazie...- Annuirono
ridacchiando.
-Allora
di che parliamo?- Chiese a quel punto Erin buttandosi a peso morto sul letto.
-Magari
su una certa Becky e un certo Lance completamente nudi in giro per casa...eh?-
Lanciai un’occhiata maliziosa alla diretta interessata, che nel frattempo
arrossiva.
-Beh...sesso
da post-rottura...- Sorrise innocente. –Ma giuro che è finita davvero! Lance si
è trovato un’altra ragazza- Disse tranquillamente anche se potrei giurare che
ci fosse un tono triste sull’ultima frase.
-Mi
dispiace- Le dissi, lei fece spallucce.
-Non
fa niente, stasera conoscerò qualche bel ragazzo con cui consolarmi!- Esclamò
armata di un nuovo entusiasmo, sì forse quella serata sarebbe stata molto
interessante.
Alla
fine dopo un sacco di tempo riuscimmo a deciderci come vestirci io optai con
una gonna grigia con le balze, delle pantacollant lunghe viola, un top sopra e
un cardigan e per concludere il mio solito tocco, converse e giubbetto di
pelle.
Erin
e Becky si erano messe un vestito, la prima nero non troppo formale...anzi
molto più da giorno che da sera ma era bello, mentre Becky aveva optato per un
vestitino a fiori molto primaverile...il che era strano visto che eravamo a
ottobre, ma era bello lo stesso.
Arrivammo
giusto in tempo davanti casa di Frank dove da fuori si sentiva musica a palla,
anzi per l’esattezza i Blink 182 a palla, il che non mi poteva fare che piacere
visto che amavo quel gruppo con tutta me stessa, erano i miei preferiti.
Suonammo
il campanello...
Frank Pov.
-Gee...Cristo
Signore la vuoi smettere di camminare avanti e indietro come un idiota?!-
Sbottai esasperato.
-Devo
verificare che è tutto apposto, visto che ci tengo a queste cose e non sono
menefreghista come te!- Rispose, alzai gli occhi al cielo e andai in cucina
dove Mikey si stava dilettando ai fornelli, in una strana sbobba giallastra.
La
guardai inorridito poi posai lo sguardo su Mikey che si divertiva ed era tutto
preso ad aggiungere qualche spezia a quella cosa sconosciuta.
-Cos’è?-
Chiesi indicandola con una smorfia schifata.
-Frittata-
Mi rispose sorridente, accennai un sorriso e tornai in salotto.
-Cristo...-
Mormorai scuotendo la testa.
-TROVATO!-
Urlò di punto in bianco Ray come un dannato, facendoci prendere un colpo e
sventolando un cd in aria che scoprii essere: Take off your pants and jacket,
dei Blink 182.
Mise
su il cd e le note di Anthem Part Two inondarono la stanza, il che mi metteva
buon umore.
Andai
in giro per casa canticchiando le canzoni che si susseguivano, finche non suonò
il campanello.
-VADO
IO!- Urlò Gerard esaltato, al che mi alzai di colpo.
-No!
Vado io, almeno lasciami essere il padrone di casa cazzo!- Sbottai seguendolo
all’ingresso e cominciando a spintonarci.
-Ma
la serata l’ho organizzata io quindi...- Lo spintonai via.
-Quindi
un cazzo, questa è casa mia e non rompere le palle!-Dissi soddisfatto mentre
Gerard sbuffava sonoramente.
Aprii
la porta e me le ritrovai davanti, Izzie era molto bella e anche le sue amiche,
a parte una che ci guardava con occhi e bocca spalancata...oh no...
-Oh
mio Dio...- Mormorò senza staccare lo sguardo dagli occhi di Gerard che la
guardava spaventato.
-Ciao
Frankie!- Mi salutò Izzie dandomi un bacio sulla guancia, al che sorrisi, entrò
dentro casa seguita da un’altra ragazza mora.
-Ciao,
sono Erin- Si presentò porgendomi la mano che strinsi. –Frank e lui è Gerard-
Dissi indicando Gerard alle prese con quella ancora pietrificata davanti a lui.
-Mio
Dio...- Continuava a mormorare, fissando Gerard.
-Ma
sta bene?- Chiesi a quel punto a Izzie che scosse la testa preoccupata.
-Becks?- La chiamò a quel punto arrivarono anche Bob,
Ray e Mikey che si presentarono alle nuove arrivate, o meglio Izzie già la
conoscevano ma Erin e Becky no.
-Non
ci posso credere... i My Chemical Romance al completo...è un sogno...- Oh, ora
capivamo tutti, altra fan scatenata...sarebbe stata una lunga serata. –Izzie
dovevi dirmelo!-
-Scordatelo,
come minimo mi avresti assillato per tutto il pomeriggio- Borbottò Izzie
incrociando le braccia al petto.
Ci
avviammo in salotto ridendo e scherzando a quel punto Mikey cominciò a vantarsi
delle sue prodezze in cucina e mi ricordai dello schifo giallo che stava
preparando, così presi da parte Bob.
-Ehi
Bob...vai a prendere un po’ di pizza?- Chiesi a bassa voce, guardandomi intorno
sperando che Mikey non mi attaccasse da qualche parte.
-Perché?-
Mi domandò di rimando Bob confuso.
-Ma
non hai visto lo schifo che sta preparando Mikey? Se lo sa Gee è la fine del
mondo-
-Ok,
vado...mista?- Annuii, Bob prese i soldi dal portafoglio di Gerard che poco
saggiamente l’aveva lasciato incustodito.
Tornai
in salotto e mi misi a chiacchierare con le ragazze insieme a Ray e Gerard,
stavano parlando della band e del fatto che dovevamo girare il video di
Teenagers, li ascoltavo distrattamente poiché ero preoccupato delle occhiate
assassine che mi mandava Mikey dalla cucina, che sapesse qualcosa? Impossibile,
a meno che non aveva gli ultrasuoni...ero seduto sulla poltrona di fronte il
divano e stavo osservando Mikey che girava la sbobba gialla sulla padella con
l’espressione di uno che sapeva quello che faceva, il che mi spaventava non
poco...soprattutto perché quella era la mia cucina, se avrebbe preso fuoco?!
Beh era anche vero che io non la usavo praticamente mai perché mangiavo sempre
in giro o mi facevo portare la pizza o il cinese o il messicano, ma insomma una
cucina serviva sempre!
-Ti
ricordi Frank?- Non appena sentii il mio nome, mi voltai verso Gerard che aveva
parlato e mi accorsi che mi stavano guardando tutti con occhi curiosi,
probabilmente aspettavano che raccontassi qualcosa ma non avevo la più pallida
idea di che cosa stavano parlando.
-Ehm...sì,
certo- Risposi accennando un sorriso naturale, che in realtà non lo era per
niente, quelli intanto continuavano a guardarmi curiosi.
-Beh?
Che aspetti...racconta dai!- Mi incitò Ray dandomi una pacca sulla gamba. Sì,
facile a dirlo, io non avevo idea di che parlavano!
-Oh...devo
raccontare...beh sì insomma...- Mi guardai intorno, Mikey mi lanciò un altro
delle sue occhiate di fuoco...al che mi zittii subito.
-Oh
Frankie! Ma che hai?!- Gerard mi sventolò una mano davanti alla faccia, scossi
la testa.
-Tuo
fratello mi sta lanciando occhiate assassine...che fanno davvero paura, mi
chiedo come faccia a fare quelle brutte facce, comunque non so perché...-
Spiegai facendo ridere sia le ragazze che Ray e Gee, bah.
-Lo
sai benissimo!- Si sentì urlare Mikey dalla cucina.
-Oh
cazzo ha gli ultrasuoni!- Mormorai guardandomi intorno sospettoso.
-No
caro Frank, è che tu sei anti-sgamo...sei tornato in sala come se avessi appena
ucciso qualcuno e avessi chiesto a Bob di nascondere il cadavere, se ero un
detective ti avevo già beccato da un pezzo- Disse Mikey concludendo con una
risata, anche se non potevo dargli torto...sono sempre stato una persona
sincera e che anche molto schietta, perciò non riuscivo a mentire e quando ne
combinavo una mi scoprivano sempre.
-L’ho
fatto per il bene di tutti- Mi difesi .
-Io
non capisco- Disse Erin, in effetti per chi non ci conoscesse, era impossibile
capire i nostri messaggi criptati.
-Mikey
ha preparato uno schifo giallo e non vi dico che aspetto ha perché se no non
mangiate più, così l’ho detto a Bob che è andato a comprare la pizza- Spiegai,
le ragazze annuirono dopo aver finalmente capito.
-Come
al solito Frank non capisci niente...quella si chiama frittata e posso capire
che non ne hai mai sentito parlare visto che l’ultima volta che hai usato una
cucina, gli hai dato fuoco- Le ragazze scoppiarono a ridere e Gee pure.
-Embè!?
Almeno ci ho provato, poi Ray non la usa la cucina non era la fine del mondo-
Il diretto interessato sbuffò contrariato.
-Comunque
tu sei senza cena- Ordinò Mikey puntandomi addosso un mestolo.
-Come
sarebbe?! E’ casa mia questa!- Sbottai irritato.
-Io
cucino, io decido- Sbuffai per l’ennesima volta.
-Bene
per la cronaca Bob ti ha rubato cinquanta dollari- Borbottai sperando che non
mi avesse sentito, ma Mikey aveva gli ultrasuoni...
-COSA?!
Frank ti ammazzo!- Esclamò venendomi incontro.
-E
che c’entro io?!- Per fortuna in quel
momento rientrò Bob con le pizze, fortuna per me...un po’ meno per lui, visto
che si trovò davanti la furia omicida di Mikey.
Intanto
noi tornammo a chiacchierare.
-Le
vostre serate sono sempre così movimentate?- Chiese a quel punto Izzie
ridacchiando.
-Oh
no te l’ho detto di solito diventano festini- Borbottai lanciando
un’occhiataccia a Gee.
-Non
essere così melodrammatico! E’ successo solo una volta!-Si difese alzando le mani
in segno di resa.
-Sì,
quando io stavo a casa con quaranta di febbre e tu ti sei presentato con cento
persone con alcolici e varie, pronti per fare festa!- Scoppiarono a ridere...alla
fine dovette annullare tutto visto che non ero affatto in vena di festeggiare.
-Oh
Frank! Racconta di quella volta che a Bob ha preso fuoco la gamba!- Esclamò
Gerard, al che scoppiai a ridere, quella era davvero esilarante.
Così
continuammo a raccontarci delle nostre avventure durante la cena e nel dopo
cena, notai una cosa interessante, che Becky ce l’aveva spesso con Gerard, gli
lanciava certe occhiate e lui certi sorrisi...in fondo anche se era patita per
il gruppo, era una ragazza apposto mentre Erin scherzava spesso con Bob, mah.
Lanciai
un’occhiata significativa a Izzie che era vicina a me sul divano, stavamo tutti
lì ad ascoltare una delle tante storie noiose di Mikey Way che lui giudicava
essere molto divertenti, mah sarà...a me non avevano mai fatto ridere, ma lui
si esaltava sempre quando le raccontava perciò non potevo smontarlo così come
un bastardo.
-Ehi
Bob, com’è andata a finire con quella ragazza?- Chiesi cambiando discorso,
parlando di cose più interessanti...
-Oh...ehm
bene sì...- Rispose pensieroso.
-Quindi
è tutto apposto?- Domandai ancora cercando di capirci qualcosa in più.
-Oh
sì ci siamo lasciati- Mi andò di traverso la birra.
-Ma
come?! Mi hai scartavetrato i coglioni con questa storia e poi l’hai
lasciata?!- Sbottai shoccato, lui fece spallucce.
-Era
una cosa troppo importante, mi sentivo sotto pressione e così l’ho
lasciata...ci è rimasta un po’ male in effetti quando le ho detto il motivo ma
colpa sua, non avrebbe dovuto dirmelo- Mi schiaffai una mano in faccia.
-Ma
di che diavolo parlate?- S’intromise Ray ridacchiando, lanciai un’occhiata a
Bob che sospirò.
-Josie
è vergine e voleva farlo e io ho detto di no- Gee scoppiò direttamente e
ridere, seguito anche dagli altri.
-Scusate
ragazze, non vi scandalizzerete per questi discorsi no?!- Domandò Mikey
tornando serio.
-Oh
no, non vi preoccupate...sapeste che discorsi fa Erin...- Rispose Izzie con uno
sguardo di una che la sapeva lunga, ci girammo sconcertati verso Erin, appunto.
-Ehi!
Sono solo una che quando deve parlare di certe cose non si fa troppi problemi e
arriva al punto- Spiegò a mo di difesa facendoci ridere.
Scossi
la testa, nonostante tutto era una bella serata, e io che pensavo che fosse un
disastro invece ci si divertiva e si scherzava, mah meglio così e mentre
chiacchieravano di non ricordo cosa visto che non li stavo a sentire, mi alzai
e presi un pacchetto di Marlboro rosse dalla giacca di Gee, dato che lui si
inculava sempre le mie.
Uscii
fuori di casa a godermi un po’ di nicotina e anche un po’ di aria fresca
dimenticandomi del fatto che eravamo nel mezzo di ottobre, un’arietta gelida mi
colpì in pieno viso facendomi rabbrividire, mi strinsi nella felpa e tirai su
il cappuccio.
Mi
stavo per accendere la sigaretta quando vidi di sfuggita una mano strapparmela
letteralmente dalle mie, rimasi qualche secondo a fissare il punto dove prima
era la mia sigaretta per poi girarmi alla mia destra e trovai Izzie che rideva
con la mia sigaretta in bocca, la guardai contrariato soprattutto dopo che mi
aveva preso anche l’accendino.
-Vuoi
anche un rene? O un polmone? Un pezzo di fegato tesoro?- Domandai sarcastico
mentre lei si accendeva la sigaretta.
-No
grazie, sono apposto- Sorrise, ah quel sorriso...e chi resisteva a QUEL
sorriso? Stavo diventando scemo, dovevo darmi un contegno. Scossi la testa e
tirai fuori un’altra sigaretta dal pacchetto di Gerard, ne erano rimaste
due, decisi di tenermi il pacchetto così
imparava a fregare sempre i miei.
-Allora
che ne pensi della serata?- Domandò Izzie distogliendomi dai pensieri che
stavano diventando fin troppo strani.
-Che
ne penso io? Dovresti dirmelo tu...sei l’ospite- Risposi guardandola, lei
sorrise.
-Volevo
dire le mie amiche, io mi sto divertendo molto comunque-
-Oh,
beh...Erin non è male, anzi...proprio carina...- Commentai beccandomi un pugno
su una spalla, mi misi a ridere. -Sto scherzando!-
-Meglio
per te- Borbottò guardando dall’altra parte per evitare il mio sguardo.
-Uuh,
siamo gelose?- Dissi con voce cantilenante mentre mi avvicinavo di qualche
passo.
-No
ovvio- Rispose continuando a guardare alla sua destra.
-Oh
sì che sei gelosa- Continuai passandole un braccio intorno al fianco e
avvicinandola a me costringendola a guardarmi negli occhi visto che ero davanti
a lei. –Comunque penso che Erin ce l’abbia con Bob- Il suo sguardo si illuminò.
-Hai
notato anche tu?! E Becky con Gerard! Credo dovrai accontentarti di me...-
Disse con voce fin troppo maliziosa.
-Oh
che peccato...- Mormorai io vicino al suo viso, facendola ridere.
-Cretino...-
Mi sorrise sulle labbra ormai eravamo così vicini che sentivo il suo respiro
sulla mia pelle.
-Lo
so- Dissi prima di far scontrare ancora una volta le nostre bocche in una serie
di piccoli baci senza lingua.
La
porta di casa si aprì di colpo e uscì Gerard che senza fare troppi complimenti
si intromise.
-Frank!-
Esclamò attirando la mia attenzione.
-Che
c’è?- Sbottai scocciato.
-Scusate...domani
andiamo al parco ok?- Lo guardai confuso, e adesso che aveva in mente?
-Che
andiamo fare al parco scusa?- Mi guardò come se avessi fatto la domanda più
idiota del mondo.
-Andiamo
a giocare a nascondino, secondo te?! Un picnic no?!- Mi grattai la testa
confuso.
-Ok,
Gee capisco che siamo molto amici e tutto...ma...sai io sono più incline al
sesso opposto...- Izzie si lasciò scappare una risata mentre Gee mi fulminava
con uno sguardo.
-Sei
un’idiota- E due quella sera. –Intendevo io e Becky, tu e Izzie a fare un
picnic così che io possa passare un po’ di tempo con Becky- Quella era la
peggior idea che potesse venire a Gerard coglione Way.
-Ma
chiederle di uscire direttamente non è meglio? Non mi va di andare a fare uno
stupido picnic...- Mi lamentai, Gee guardò Izzie.
-Izzie
tu che ne pensi?- Chiese cercando un barlume di speranza in lei.
-Penso
che odio le uscite a quattro- Sia ringraziata!
-Grazie
a Dio...- Mormorai sospirando.
-Okay
bene, ma che le dico?- Domandò Gerard agitato.
-Oh
Cristo...Gee non sono il tuo cazzo di consulente, vai lì e le chiedi di uscire
mica ci vuole un diploma!- Sbottai, Izzie mi poggiò una mano su una spalla per
calmarmi, mi facevano venire i nervi le stupide domande di Gerard.
-Non
per dire Frankie ma l’altra volta ti ho dovuto chiedere io di uscire perché se
aspettavo te...- Cavolo! Colpito e affondato, Gee scoppiò a ridere.
-Potevi
evitare di dirlo davanti a lui?!- Borbottai incrociando le bracci al petto.
-Ma
povero, l’hai demoralizzato!- Alzai gli occhi al cielo. –Gee, chiedile di
uscire, Becky accetterà di sicuro ed è una tipa molto romantica...quindi vedi
di portarla in un bel ristorante o organizza qualcosa di carino, il picnic per
esempio ma senza di noi...oppure non lo so vedi tu, tira fuori il tuo lato
romantico- Gerard ci pensò un attimo su e poi sorrise.
-Grazie!
Grazie! Mi chiedo come tu possa stare con un orso come lui- Disse indicandomi e
sbuffai.
-Non
sono un orso per tua informazione sono molto sensibile quando serve- Inarcò un
sopracciglio.
-Certo,
torno di là...-Detto questo aprì la porta ed entrò in casa, mi voltai a
guardare Izzie che era pensierosa.
-Ehi,
che c’è?- Chiesi alzandole il viso per guardarla negli occhi.
-Gee
pensa che stiamo insieme- Oh no, il discorso no! Odiavo fare il
discorso...quello importante che fanno tutte le coppie, preferivo solo
continuare così senza darci una definizione precisa...
-Già...-
Ci fu un momento di silenzio, sapevo che stava per fare la fatidica
domanda...lo sapevo.
-Cosa
siamo Frank?- Chiese terribilmente seria, non sapevo che dirle...non volevo
rovinare niente, non volevo rovinare quella cosa che c’era tra noi, non sapevo
cos’era ma avevo bisogno di tempo per capirlo.
-Io...mm...
non lo so...è così importante definirci? Al momento quello che so è che sto
bene con te, mi sento felice ok? E non sto così bene da tanto tempo...-
Farfugliai agitato, lei mi sorrise e mi accarezzò una guancia.
-Ok,
va bene...non ti preoccupare, era solo per sapere...so che è presto- Mi diede
un bacio su una guancia e rientrò in casa, sbuffai contrariato.
Perché
non mi sentivo meglio? Anzi peggio...perchè diavolo le cose si dovevano sempre
complicare così? Certo lei mi aveva detto che andava tutto bene ma sapevo con
certezza che non era così, non andava tutto bene, perché lei voleva che io le
dicessi qualcosa di più del: non lo so. Ma era anche vero che io più di quello
non sapevo che dirle, che facevo le dicevo: sì siamo una coppia, stiamo insieme
e siamo felici e contenti...ma che diavolo di discorsi stavo facendo, persino
il mio cervello si era fottuto da solo!
Era
vero, la conoscevo da poco, ma mi era bastato per capire tante cose di lei, mi
era bastato così poco...e stavo così bene, doveva pur significare qualcosa no?!
Quando stai bene con una persona e l’unica cosa che vuoi fare è stare con lei e
con nessun’altro, vuol dire qualcosa, che devi stare con quella persona senza
farsi troppe menate...il punto era che, ci ero cascato così tante volte che ero
terrorizzato dall’idea di cascarci di nuovo, di starci male di nuovo.
Si
dice che più investi e più guadagni, ma devi essere risposto a
rischiare...anche se fa fottutamente paura, potresti perdere tutto ma devi
correre il rischio perché la ricompensa che potresti ricavare potrebbe
sorprenderti.
-------------
Bene, sì sono in un mostruoso ritardo di un mese per l'esattezza
ma purtroppo la mia stupida ispirazione era andata a farsi fottere e
non riuscivo a concludere questo dannato capitolo, ma don't worry, I'm
back...sì beh finche l'ìspirazione non va a farsi un
altro giro...intanto ringrazio Grey's Anatomy che mi ha ispirato
nell'ultima riflessione :) Grazie a chi legge as always e chi commenta,
eeee a proposito tra dieci giorni è Halloweeeeeen e il
compleanno di Frankieee! Yoo-hoo farò in modo di aggiornare per
il suo compleanno u_u byeee people! :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Shiny happy people ***
shiny happy people
SHINY HAPPY PEOPLE
Izzie
Pov.
La
serata era andata bene, Becky era ufficialmente innamorata persa di Gerard e
Erin aveva un non-so-che con Bob.
Frank
ed io, invece, non ne avevo idea, avevo cercato di capire che ne pensasse lui
ma era confuso quanto me, lo capivo però speravo mi dicesse qualcosa di più
del: non lo so.
Avrà
avuto le sue motivazione oppure no, non lo sapevo, ma la cosa non mi
disturbava, non mi mandava in tilt il fatto di non sapere se stavo o no con una
persona, in quel momento mi bastava quello che c’era anche se avrei preferito
di più.
Ero
in giro per casa a fare qualche pulizia, strano ma vero, non era da me ma non
avevo niente di meglio da fare, era il mio giorno libero perciò quando avevo
finito mi misi a guardare la tv e notai che erano solo le otto della mattina,
mi ero svegliata un po’ presto in effetti.
Poco
dopo squillò il cellulare, lo presi e sul display lampeggiava un numero
sconosciuto, feci spallucce e risposi.
-Pronto?-
Dall’altra parte sentii qualcuno schiarirsi la voce.
-Izzie?
Sono Gerard- Rimasi alquanto sorpresa, soprattutto perché mi chiedevo come avesse
fatto ad avere il mio numero.
-E-ehi
Gerard!-
-Ciao...ho
rubato il tuo numero dal cellulare di Frank a sua insaputa, comunque mi serve
il tuo aiuto- Oh, adesso capivo...
-Dimmi
tutto- Sospirò.
-Beh
ecco vedi ieri sera ho chiesto a Becky di uscire...le ho detto che era una
sorpresa dove la portavo e ho in mente di organizzare qualcosa...ma mi serve il
tuo aiuto, io non la conosco bene come te- Cavolo, a Becky le sarebbe potuto
prendere un colpo.
-Certo!
Non ti preoccupare...- Tirò un sospiro di sollievo.
-Grazie!
Ti passo a prendere adesso!- Gli diedi l’indirizzo della “casa comunitaria” e
chiusi la telefonata, bene avevo trovato che fare durante la giornata.
Corsi
di sopra e mi vestii in fretta, presi un paio di jeans grigio scuri un po’
stretti, una t-shirt bianca semplice e sopra una felpa aperta blu della
Dickies, ai piedi misi un paio di Vans color jeans.
Gerard
arrivò dieci minuti dopo, salii in macchina con lui.
-Allora
dove andiamo?- Domandai quando riprese a guidare.
-A
svegliare Frank!- Bene! Arrivammo davanti casa sua e Gerard tirò fuori la sua
copia di chiavi, aprì la porta...dentro era tutto buio, si sentiva solo la tv
accesa dal salotto.
Seguii
Gerard nella stanza e quello che trovammo ci lasciò a dir poco sconcertati,
c’era Doc seduto sul divano che guardava i Griffin.
-Questo
cane non è normale- Commentai shoccata, Gerard non si scompose più di tanto.
-Frank
gli ha insegnato ad accendere la tv- Mi spiegò, il che mi lasciò ancora più
confusa.
-E
come ha fatto scusa?-
-Non
ne ho idea, forza andiamolo a svegliare- Seguii Gee su per le scale e si fermò
davanti una porta, accostata.
L’aprì
piano, era buio solo una debole luce veniva dalla finestra...c’era il letto al
centro con Frank avvolto nelle coperte fino in cima alla testa, a pancia in
giù, vestiti parsi un po’ ovunque, i comodini ai lati del letto erano pieni
di...tutto!
C’erano
pacchetti di sigaretta, un’ abat-jour, un libro di Harry Potter credo fosse il
penultimo, persino una birra aperta...probabilmente finita, il cellulare,
plettri di ogni colore eppure aveva un’aria così tenera mentre dormiva con la
testa affondata nel cuscino, i capelli più di là che di qua.
Gee
cominciò a battere le mani e urlare un: “svegliaa!” con la sua voce da cantante
che avrebbe svegliato persino un orso in letargo, ma non Frank che
semplicemente mugugnò qualcosa e si girò dall’altra parte.
-Vattene
via...stronzo!- Mugolò con voce assonnata, allora era sveglio!
-No,
forza alzati! Mi devi aiutare ad organizzare la mia uscita con Becky!- Disse
con voce lamentosa e Frank di tutta risposta
grugnì un: non rompere i coglioni.
–Forza! C’è anche Izzie!- Esclamò sperando di smuoverlo.
-Che
ora è?- Domandò infine senza muoversi di un millimetro.
-Le
otto caro! Fuori il sole splende e c’è una bellissima giornata!- In effetti
nonostante fossimo a ottobre e di solito pioveva sempre in New Jersey, quella
giornata era particolarmente soleggiata.
-Le
otto?! Ma sei scemo? E’ presto cazzo! Sono da due anni come minimo che non mi sveglio
a quest’ora!- Gee alzò gli occhi al cielo.
-Dai
alza il culo e non fare tante storie!- Sbuffò.
-Vado
a preparare un po’ di caffè- Dissi uscendo dalla stanza sentendo in lontananza
un “grazie” da parte di entrambi.
Sotto
c’era Doc che ancora guardava i Griffin, quel cane era incredibile...osservava
tutte le scene interessato come se fosse una persona, preparai il caffè e
neanche dieci minuti dopo, eccoli che scendevano: Gerard tutto pimpante e
allegro mentre Frank era l’incarnazione di uno zombie, era assonnato e aveva le
occhiaie, qualcosa mi diceva che non aveva dormito molto.
-Che
hai fatto Frankie stanotte?- Domandò Gee ammiccando, Frank inarcò un
sopracciglio.
-Ero
ispirato così ho suonato- Fece un cenno verso la chitarra accuratamente
appoggiata al muro, era bianca con una scritta: PANSY, ma quello che mi colpì
più di tutto era la piccola J in un cuore disegnata con un pennarello bianco
sulla tracolla nera. Dovevo ammettere che mi diede non poco fastidio, insomma,
cominciai a farmi le solite domande...ma in fondo io e lui non stavamo insieme,
poteva fare quel che voleva.
-Ancora
non hai cambiato la tracolla?- Chiese Gerard, Frank abbassò lo sguardo sulla
tazza di caffè.
-Io...beh...no-
Borbottò mettendo una quantità infinita di zucchero nel caffè, e poi diceva di
me...
-Che
c’è, hai qualche ripensamento?- In quel momento notai quanto fossero legati
loro due, Gerard era molto protettivo nei confronti di Frank e viceversa, anche
se Frank lì per lì poteva sembrare scorbutico e voleva fare il duro ma sapevo
che era più sensibile di quanto volesse far credere, solo che ne aveva passate
tante.
-No,
no...è che...- Sospirò. –Possiamo non parlarne? Non dovevamo aiutarti a fare
qualcosa o sbaglio?- Gerard capì che non era il caso di insistere, così lasciò
perdere e non appena Frank gli nominò della sua uscita, si aprì un grande
sorriso.
-Allora...pensavo
di fare qualcosa di carino...- Tirò fuori una mappa di Belleville, come se non
conoscessimo la città in cui abitavamo da quando eravamo nati; io e Frank ci
scambiammo un’occhiata preoccupata. –Sapevi che qui c’è una ruota panoramica?-
Domandò all’amico indicando un punto sulla carta.
-Certo
Gee, ci siamo andati quella volta che dovevamo intrattenere la sorellina
piccola della ragazza di Ray- Rispose Frank con ovvietà, Gerard ci pensò su.
-E’
vero! Pensavo che era a Londra- A Frank andò di traverso il caffè.
-Ma
che sei scemo?- Gerard lo ignorò e continuò a “illustrarci” il suo piano.
-Bene,
pensavo che potevo portarla a fare un picnic al parco, poi alla ruota panoramica
e infine una passeggiata sulla spiaggia al chiaro di luna- Era terribilmente
romantico e sdolcinato, due aggettivi che io personalmente odiavo e a giudicare
dall’espressione che aveva stampato Frank, anche lui.
-Gee,
Becky soffre di vertigini- Dissi titubante.
-Oh
no! Così mi si rovina il piano! Accidenti devo pensare a qualcos’altro, ma c’è
così poco tempo!- Cominciò ad agitarsi.
-Cazzo
Gee! Capisco le tue manie e il tuo egocentrismo da front-man, ma Cristo non
fare la prima donna!- Esclamò Frank cercando di tranquillizzarlo e per qualche
strano motivo, ci riuscì, Gerard sospirò.
-Ok,
Izzie dove posso portarla?- Ecco, non poteva chiedermi di peggio, insomma Becky
non era complicata...era con Gerard Way! Sarebbe andata anche in capo al mondo
con lui.
-Ehm...beh
conoscendo Becky le basta anche solo fare un picnic sulla spiaggia a guardare
il tramonto e poi caso mai una passeggiata al chiaro di luna, niente di troppo
complicato e nemmeno esageratamente romantico...lei è una ragazza semplice-
Spiegai tranquillamente e ancora mi chiedevo come aveva fatto a stare per tutto
quel tempo con Lance, visto che era esattamente l’opposto del suo ragazzo
ideale.
-Oh...beh
allora è perfetto! Sai...non sono un tipo esattamente romantico- Disse a mo di
scusa.
-No
certo, sei più un tipo stile gotico-vampiresco- Lo prese in giro Frank con lo
sguardo di uno che la sapeva lunga.
-Zitto
Frankie-Candy o darò spiegazioni di questo nomignolo che tanto adori- Frank lo
guardò talmente male che avrei giurato potesse ucciderlo. –Ora, mi dovete
aiutare a scegliere cosa mettere!- Frank spalancò la bocca rimanendo con il
biscotto in mano a mezz’aria.
-Stai
scherzando?!- Sbottò con un misto di incredulità e preoccupazione.
-No,
proprio no...dai Frankie ti ho aiutato talmente tante volte, ricambia il
favore! Izzie tu ci stai?- Fece gli occhioni da cerbiatto e come potevo dirgli
di no?
-Beh
non ho niente di meglio da fare, oggi è il mio giorno libero- Gerard fece un
mega sorriso e si voltò a guardare Frank.
-Bene!
D’accordo...- Si arrese sospirando.
Un’ora
dopo ci trovavamo a casa di Gerard sommersi dai vestiti, Frank completamente
svaccato sul suo letto ed io seduta accanto a lui, osservavamo Gee che si
provava un completo dietro l’altro.
-A
me piaceva più quello di prima...- Commentò Frank indicando un’orribile giacca
bianca.
-Scherzi?!-
Chiesi incredula, lui si mise a ridere.
-Certo...e
poi farebbe male agli occhi vedere Gerard Way con un completo bianco, insomma
lui è bianco e pure i vestiti...diventa una torcia umana- Dopo questa fui io a
ridere insieme a lui, mentre Gee ignaro dei nostri commenti si stava provando
l’ennesimo completo orribile che Frank gli diceva per scherzo, e lui ci credeva
pure!
-Allora?-
Domandò quest’ultimo uscendo dal bagno.
-Bellissimo...però
io direi di metterti quella camicia rosa là, con quei pantaloni bianchi
larghi...stile figlio dei fiori- Gerard osservò i vestiti indicati da Frank e
ci stava sul serio facendo un pensierino, a volte mi chiedevo se ci facesse
apposta oppure no.
-Gee!
Non dargli retta!- Dissi dando una gomitata a Frank che rideva come un matto.
–Ci penso io...- Mi alzai e dopo aver scavato per quasi mezz’ora nel suo
armadio, trovai finalmente qualcosa di adatto per la serata, gli diedi i
vestiti e lo spedii in bagno.
Dopo
cinque minuti uscì: portava una camicia nera, con i primi due bottoni
sbottonati e le maniche tirate un po’ su, infilata in un paio di jeans neri
leggermente stretti, con una cinta...molto classico, ma come avevo detto Becky
era una ragazza semplice e questo andava più che bene.
-Oh
sì, questo è molto alla Gerard, il principe delle tenebre- Commentò Frank
mentre Gee gli faceva amabilmente il dito medio.
-Quello
è Ozzy Osbourne, ignorante!- Frank roteò gli occhi.
-Giusto,
tu sei il re della Parata Nera- Gee sorrise soddisfatto, alla fine mi divertivo
a sentire i loro battibecchi sembravano due fratelli.
-Ora
sono pronto!- Esclamò eccitato.
-Gee,
cazzo, è mattina ti rendi conto?! E tu devi uscire stasera!- Gli fece notare
Frank, anche se in effetti non aveva tutti i torti, quando ci si metteva Gerard
si comportava da perfetta prima donna.
-Giusto...mmh...beh...-
-Dobbiamo
anche aiutarti a scegliere il trucco? No perché secondo me ti dona di più un
colore naturale...troppo scuro dopo sembri un panda...- Disse Frank alzandosi e
avvicinandosi lui, osservando il viso come per enfatizzare meglio la sua frase,
scoppiai a ridere di nuovo.
-Oh
quanto sei idiota...- Gerard gli diede una spinta facendolo cadere sul letto
mentre Frank rideva a crepapelle. –Comunque sì, siete liberi...potete andare
ovunque volete ora- Frank tirò un sospiro di sollievo.
-Fammi
sapere- Gli diede una pacca su una spalla.
-Guai
a te se mi vieni a spiare come l’ultima volta!- Mi girai sconvolta verso Frank
che rideva ancora.
-Mi
trovavo nei paraggi!- Si difese.
-Ancora
con questa scusa Frank? Forza vattene va...- Salutammo Gee e uscimmo di casa.
Frank Pov.
Una
volta fuori, ci guardammo intorno...di mercoledì alle dieci della mattina, non
c’era nessuno per le strade di Belleville, probabilmente perché lavoravano tutti
a quell’ora, logico.
-Così...giornata
libera, mh?- Lei annuì sorridente e neanche dieci minuti dopo ci trovavamo allo
Starbucks a chiacchierare, mi stava raccontando un po’ di lei, di quando andava
al liceo, dei suoi genitori, persino dei suoi ex ragazzi.
-Beh
visto che ora ti ho detto vita, morte e miracoli di me...sarebbe carino che tu
mi dicessi qualcosa di te- Giustamente, aveva ragione.
-Giusto,
chiedi qualsiasi cosa- E con qualsiasi cosa intendevo proprio tutto, ero pronto
a raccontarle persino di Jamia.
-Questa
è una domanda che mi sta assillando da quando eravamo a casa tua...cos’era
quella J sulla chitarra?- Immaginavo l’avrebbe chiesto.
-Beh
è l’iniziale della mia ex ragazza...Jamia, ci siamo lasciati qualche mese fa
ormai ma non l’avevo mai dimenticata ancora...perciò non mi sono mai deciso a
cambiare quella tracolla, sai...io l’amavo davvero ma lei mi aveva tradito e
così l’ho lasciata, ci stavamo per sposare...e poi ha rovinato tutto. Non sono
uno che perdona facilmente...di certo non se fai una cazzata del genere quando
sei fidanzata con un altro...poi scoprii che stavano insieme da più tempo Jamia
e il suo amante, il che mi ha mandato in bestia e niente è finita...è stata
dura- Spiegai, non sapevo come l’avrebbe presa, non era una cosa facile da dire
nemmeno per me ma lei aveva diritto di sapere, mi piaceva molto e se volevo
farla funzionare quella non-relazione dovevo prima di tutto essere sincero e
come ho già detto, mi riesce difficile non farlo.
-Oh...mi
dispiace tanto Frankie- Fu tutto quello che mi disse, non che mi aspettassi
altro, insomma...che doveva dire?
-Già
beh sono passati più di sei mesi e lei l’altro giorno si è ripresentata
dicendomi di tornare insieme...- Lasciai la frase in sospeso aspettando di
vedere qualche reazione, infatti rimase non poco sorpresa e allo stesso tempo
curiosa di sapere come è andata a finire.
–Ovviamente le ho detto che se lo poteva scordare visto che non volevo
cascarci di nuovo, è finita...ma cambiare quella tracolla è fin troppo
significante, insomma vuole dire talmente tante cose, tipo che tra me e lei è
tutto sepolto che è un punto di non ritorno, superato quello non posso più
tornare indietro, capisci?!- Annuì lentamente. –Finora non avevo mai avuto il
coraggio di farlo...mi serviva la spinta giusta e...beh credo di averla
trovata- Accennai un sorriso incontrando i suoi occhi che mi guardavano
curiosi.
-Cosa
stai cercando di dirmi Frank?- Domandò confusa, abbassai nuovamente lo sguardo
senza riuscire a trattenere un sorriso.
-Senti
Izzie...lo so che ci conosciamo da poco e tutto, ma in questi giorni ho capito
più cose su di te che in cinque anni passati con Jamia, non mi è mai
successo...per esempio so che ami divertirti e bere il rhum alla pera che le
tue amiche odiano a morte, ma per te è la cosa più buona del mondo o che ami
talmente tanto la musica che non puoi farne a meno e visto che non suoni,
preferisci scrivere di musica, so che è la cosa più importante per te e che ti
ha aiutato nei momenti più difficili, soprattutto con la tua famiglia e poi so
che odi le smancerie e preferiresti di gran lunga un cheese-burger traboccante
di ogni tipo di salsa con una birra piuttosto che mangiare a un ristorante
lussuoso e infine so anche che sei una che non si fa troppi problemi a dire le
cose in faccia quando serve e su questo tratto siamo simili...potrei continuare
all’infinito se vuoi ma credo di dover arrivare al punto chiedendoti
semplicemente...vuoi essere la mia ragazza?- Le chiesi dopo il mio lunghissimo
monologo, non ero un tipo stravagante come Gee che pensava sempre a fare le
cose in grande, preferivo così...in una maniera informale.
Non
avrei saputo dire quale fosse la sua espressione durante tutto il mio discorso,
era dapprima sorpresa e poi fu travolta da una serie di emozioni che non seppi
cogliere al momento...capii tutto solo dopo che mi ebbe risposto.
-Oh...Frankie...io
ehm...sì, mi piacerebbe molto...- Ammise infine con un sorriso imbarazzato.
Mi
sporsi dal tavolo per darle un bacio sulle labbra e dopo che mi ci staccammo,
mi venne in mente una cosa importante.
-Ehi...ehm...ho
una cosa importante da fare...mi accompagni?- Domandai, lei senza fare domande
annuì e ci alzammo, lasciai cinque dollari sopra il tavolo, mancia compresa.
Uscimmo
e la presi per mano, la guidai diretto verso il negozio di strumenti musicali
quando entrammo trovai dietro il bancone il mio amico, Jack.
-Ehi
Frankie-boy!- Oddio, odiavo quel soprannome.
-Jackie!
Come va?!- E lui odiava questo soprannome.
-Odio
quando mi chiami così- Inarcai un sopracciglio.
-Idem,
ehi questa è la mia ragazza...Izzie, lui è Jack- Si presentarono e dopo qualche
breve chiacchierata, Izzie andò a smuficchiare tra i cd di musica punk-rock
mentre io rimasi con Jack.
-Nuova
ragazza mh?- Mi voltai a guardarlo mentre ammiccava.
-Già...-
-Jamia?
Mi ricordo che te la portavi sempre dietro, è da un po’ che non la vedo...- Non
gli sfuggiva proprio niente.
-Sì
beh,..ci siamo lasciati, più di sei mesi fa...-
-Oh...mi
spiace amico- Feci spallucce, se fosse stata qualche settimana fa...credo che
non ne avrei mai parlato così facilmente, ma qualcosa era cambiato negli ultimi
giorni...e dovevo ammettere a me stesso, che Izzie in poco tempo era riuscita a
sconvolgermi molto più di quanto avesse fatto Jamia in tutto il tempo che siamo
stati insieme.
Raggiunsi
Izzie che stava osservando un cd dei NOFX.
-Cos’è
hai la mania dei NOFX adesso?- Domandai abbracciandola da dietro.
-Ho
fatto un articolo su di loro...e comunque ce l’ho sempre avuta, scemo...allora,
siamo qui solo perché così tu puoi fare sfoggio di me o qualcos’altro?- Le
sorrisi serafico giocherellando con il mio piercing.
-Per
sfare sfoggio di te...e...per questa- Dissi prendendo da uno scaffale una
scatoletta contenente una tracolla nera.
-Oh...allora
hai deciso- Commentò sorpresa.
-Ovvio...in
realtà aveva già deciso solo che non mi decidevo mai a cambiarla perché
boh...non ci riuscivo, ora ci sei tu...è tutto più semplice- Mi sorrise e mi
diede un bacio a stampo.
-Oh
Frankie non mi diventerai un romanticone sdolcinato?- Scherzò e le diedi una
leggera spinta.
-Ma
smettila...io cerco di fare il carino e guarda cosa guadagno, pff...ingrata- Si
mise a ridere e ci avvicinammo al bancone dove c’era Jack che sfogliava Rolling
Stones, pagammo e uscimmo.
-Ora?-
Domandò Izzie una volta fuori dal negozio.
-Un
idea ce l’avrei...- Mormorai con uno sguardo vagamente diabolico...
-Tipo?-
-Spiare
Gerard e Becky!- Esclamai emozionato, mi divertiva troppo vedere che combinava
in giro.
-No
Frank! No!- Disse non troppo convincente.
-Dai...lo
so che muori dalla voglia di farlo...- Cercai di convincerla avvicinandomi, le
cinsi i fianchi con le braccia.
Fece
per pensarci un po’ su. –Bene, hai vinto...- Esultai contento. –Ma loro escono
di sera...che facciamo per tutto il resto del pomeriggio?!-
-Avrei
una mezza idea anche per quello...- Dissi decisamente malizioso, al che si mise
a ridere e mi baciò.
Chiedete
alla gente cosa vuole dalla vita e loro ti risponderanno: essere felici. Ma la
verità è un’altra, molti si sforzando di esserlo, fingono di
esserlo...sfoderando falsi sorrisi a destra e a manca, ma quello che non sanno
è che è volte la verità è dura e ti colpisce in faccia come una secchiata
d’acqua gelida, la felicità è sempre stata lì.
Eravamo
troppo impegnati a cercarla, a desiderarla, nei nostri sogni e nelle nostre speranze,
che non ci accorgevamo che lei era sempre stata lì, bastava solo guardare
meglio.
----------
E come promesso ecco il capitolo! in onore del caro Frankie che oggi
compie ben 29 anni aawww....che tenero, comunque bene spero vi piaccia
e grazie a chi commenta e segue sempre, grazie davvero!
HAPPY BIRTHDAY FRANKIE!!! e buon halloween a tutti! :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Secrets ***
secrets
SECRETS
Izzie Pov.
Alla
fine tornammo a casa di Frank con lo scopo di guardare un film, c’erano tutte
le intenzioni però non appena ci ritrovammo da soli...sì beh ci lasciammo
andare, un bacio tira l’altro e ci ritrovammo a trascinarci verso la camera da
letto. Mi fece sdraiare sotto di lui e cominciò a baciarmi il collo, mentre io
cercavo di sfilargli la felpa e poi la t-shirt, lo stesso fece lui con me e in
breve rimanemmo solo in biancheria intima.
Continuammo
a baciarci finche anche questi ultimi non finirono sul pavimento e beh il resto
penso lo sappiate come andrebbe a finire.
-A
me piace Draco- Dichiarai, mentre ero distesa sotto le lenzuola sopra la
schiena di Frank che stava a pancia in giù con la faccia affondata nel cuscino,
era da cinque minuti buoni che parlavamo di Harry Potter.
-Ma
stai scherzando...Draco è una testa di cazzo!- Ribatté lui ridacchiando.
-Ah
Frankie non capisci proprio, alle donne piace il fascino del cattivo
ragazzo...- Gli spiegai bonariamente, lui si alzò sui gomiti facendomi rotolare
da un lato, a vedere la sua espressione contrariata mi misi a ridere.
-Scusa
eh...quindi adesso dovrei mettermi ad uccidere gente?- Chiese confuso continuai
a ridere.
-No
tesoro, per te faccio un eccezione- Affermai, non sembrava molto convinto, così
mi sporsi per dargli un bacio che non poté rifiutare e in breve ci lasciamo
travolgere dalla passione e dal desiderio, e lo facemmo una seconda volta.
-Due
volte in un pomeriggio? E’ un record per me- Risi mentre lui gongolava.
-Visto?!
Altro che cattivo ragazzo...io faccio quest’effetto, nessuno mi può resistere-
Si pavoneggiò facendomi ridere.
-Beh
adesso non esagerare...- Mi fece una linguaccia.
-Bene,
io ho fame e visto che sono le due del pomeriggio ordino una pizza- Si alzò, si
infilò i boxer e i pantaloni di una tuta che aveva trovato lì in giro.
-Una
pizza?! Adesso?- Sbottai.
-Certo,
io non cucino...a meno che tu non abbia tutta questa voglia di alzarti e andare
a cucinare...- Lo interruppi con un gesto della mano, gli lanciai il telefono.
-Pizza-
Sorrise soddisfatto e compose il numero della pizzeria dietro l’angolo,
ordinando una margherita.
Dopo
neanche dieci minuti suonarono alla porta, Frank andò ad aprire e poco dopo
tornò con il cartone di pizza fumante.
-Sai...sei
sexy con la pizza in mano...- Commentai ammiccando, lui sorrise e inarcò un
sopracciglio.
-Dici
eh...- Si venne a sedere sul letto accanto a me e aprì la pizza, un odorino
davvero molto invitante mi fece venire l’acquolina in bocca, prendemmo una
fetta a testa e io la morsi in una maniera molto sensuale per fargli dispetto
visto che sapevo che mi stava osservando. Mi girai verso di lui che mi guardava
a bocca aperta con la pizza in una mano.
-Ci
fai apposta vero?- Annuii sorridente, lui buttò il suo pezzo di pizza sul
cartone ed io feci lo stesso, in meno di due secondi mi ritrovai di nuovo le
sue labbra incollate alle mie e le sue mani che indisturbate, passavano sopra
ogni mio centimetro di pelle così ci ritrovammo a rifare l’amore per la terza
volta in poco tempo.
-Okay...facciamo
una pausa, ho bisogno di riprendermi- Disse con ancora il fiatone ed io lo
stesso, mi accovacciai accanto a lui che riprese il cartone e lo appoggiò sul
letto...la pizza era diventata tiepida, ma era buona lo stesso.
Frank
accese la tv e trovammo un musical che non vedevo da davvero tanto tempo.
-Oh il Rocky Horror Picture Show!- Esclamò esaltato
addentando una fetta di pizza.
-Davvero
ti piace?- Domandai incerta.
-Certo,
a te no?!- Era a dir poco sorpreso, in realtà mi piaceva da morire, era l’unico
musical che potevo sopportare di vedere gli altri li odiavo a morte tipo Grease
non era affatto per me, anche Hair non era male ma il migliore era sicuramente
Rocky Horror.
-Ovvio-
Ci guardammo tutto il film canticchiando qualche canzone finche il mio
cellulare, appoggiato sul comodino, non pensò bene di interromperci meno male
che non era successo durante un momento “inopportuno” come era solito fare.
-Pronto?-
Non badai nemmeno al nome che lampeggiava sul display.
-Izzie! Finalmente! Ma che è oggi...non mi
risponde nessuno!- Riconobbi la voce agitata di Becky.
-Ehi
Becks- Risposi ignorando tutto il suo blaterare.
-Solo ehi?! Ma dove sei finita?! A casa non
ci sei...Erin è dai suoi e io ho bisogno di un consulto, oggi esco con Gerard
ricordi?- E come potevo non ricordarmi, il piano mio e di Frank doveva
ancora essere messo in atto.
-Certo
che mi ricordo che esci con Gerard- Lanciai un’occhiata significativa a Frank
che ridacchiava sotto i baffi.
-Allora?! Devo farti un disegnino? Ho bisogno
di AIUTO! Non so cosa mettermi!- Come immaginavo, ma non avevo nessuna
voglia di alzarmi dal letto caldo e andare via da Frank, stavo passando un
pomeriggio fantastico e non solo per il sesso.
-Uhm
giusto...ma Becky davvero non posso proprio in questo momento, sono
impegnatissima...- Dissi cercando di apparire desolata e in quel momento ci si
mise pure Frank che per dispetto si mise a darmi baci lungo tutto il collo e la
schiena nuda, che mi facevano venire i brividi.
-Che hai da fare di così importante?- Giusta
osservazione Becky, un punto per te.
-Ehm...i-io...devo
mm...- Trattenni un gemito e maledii Frank nella mia mente non so quante volte.
–Devo finire u-un...articolo...- Frank se la rideva di gusto nel vedermi così e
continuava indisturbato.
-Ma come! Dai Iz! Ho davvero bisogno di aiuto!-
Dovevo troncare subito quella telefonata, subito!
-Mi
spiace ma l’articolo è per domani e sono in alto mare, mettiti quel vestito
bellissimo blu dell’altra sera! Ora devo andare, fammi sapere! Ciao!- Chiusi la
telefonata, buttai il telefono sulla poltrona vicino alla porta della camera e
mi fiondai su Frank baciandolo con foga e passione...la fine ormai era
prevedibile.
-Quattro
volte?! Sul serio?!- Chiesi ridendo.
-Non
puoi resistermi- Lo baciai di nuovo.
-Vado
a farmi la doccia, per tua informazione sono le sette e mezza, Gerard e Becky
si vedono adesso!- Affermai correndo poi
in bagno.
-Merda!
Approfittatrice!- Mi urlò dietro.
Frank Pov.
Devo
ammettere che non passavo un pomeriggio del genere da non so quanto tempo, in
realtà neanche Jamia aveva l’energia necessaria per farlo quattro volte di
seguito e in un rapporto il sesso è decisamente MOLTO importante, certo non
dipende tutto da quello...ma ha il suo peso.
Tornando
a discorsi più intelligenti, dopo varie “peripezie” , arrivammo alla spiaggia
che erano le otto passate, la spiaggia come prevedibile, era deserta tranne che
per due figure che si stavano godendo il tramonto che ormai andava sfumando.
Gerard
e Becky, si vedeva lontano un miglio che erano imbarazzati però almeno si
divertivano, li vedevo ridere anche da dove eravamo nascosti, ebbene sì alla
fine io ed Izzie decidemmo di nasconderci dietro una serie di cespugli che si
trovavano all’inizio della spiaggia.
Gee
e Becky erano sulla riva che mangiavano e chiacchieravano, chissà cosa aveva
cucinato Gerard...anzi dubito abbia
cucinato, visto che l’unica cosa che sapeva fare in cucina era il toast; ad
ogni modo erano lì che si divertivano e si poteva sentire la risata cristallina
di Becky echeggiare per tutta la spiaggia, essendo la spiaggia deserta e non
molto grande, si sentiva bene o male quasi tutto quello che dicevano...ma era
anche molto rischioso, visto che anche un piccolo movimento sbagliato ci
avrebbe fatto scoprire.
-Cos’è
che sta dicendo Gee?- Bisbigliai a Izzie che era anche più presa di me a
spiarli.
-Un
qualcosa che parla di hot-dog...credo sia una barzelletta- Rispose a bassa
voce.
-Oh
no! La barzelletta dell’hot-dog è davvero pessima!- Mi schiaffai una mano in
faccia. –Ok, se lei ride vuol dire o che è davvero innamorata o che lo sta
facendo per farlo contento- Come immaginavo, Becky ridacchiò dopo che Gee le
raccontò quella barzelletta triste, ma da come lo guardava si vedeva lontano un
miglio che era innamorata persa di lui, colpita e affondata.
Gee
prese una fetta di pane tostato e ci spalmò sopra la marmellata, credo fosse ai
frutti di bosco...era di un colore scuro, mentre Becky lo osservava rapita, poi
Gee le passò il pane ma per sua enorme sfortuna, cadde a terra e per poco non
sporcò il vestito di Becky; Izzie ed io scoppiammo a ridere, dimenticandoci per
un attimo dove eravamo, subito dopo ci tappammo la bocca ricordandoci di quanto
fossimo vicini ai due sulla spiaggia che infatti si guardavano intorno
sconcertati.
-Scusa
Becks, ma credo di aver un brutto presentimento...- Sentii dire Gerard, sgranai
gli occhi...non era possibile, cazzo!
-Cioè?-
Rispose la ragazza curiosa.
-Beh
vedi...sai Frank non sa farsi i cazzi suoi nemmeno a pagarlo, come minimo sarà
nascosto dietro quel cespuglio a spiarci...- Io ed Izzie ci scambiammo
un’occhiata di puro terrore, ci aveva scoperto in pieno...o meglio
inconsciamente, l’avevo sempre detto che Gerard era un genio del male.
-Dai
non credo lo faccia...è con Izzie, sono sicura al cento percento che Izzie glie
l’avrà impedito, lei non è tipo da fare queste cose...- Lo tranquillizzò Becky,
mi scappò una risata nel vedere l’espressione di Izzie.
-Ora
mi sento in colpa!- Le diedi un bacio sulle labbra.
-Ma
è divertente...- Replicai a mo di scusa.
-Giusto-
Sorrisi soddisfatto e tornammo ad osservare quei due.
-Chiamalo,
per avere conferma...- NO! CAZZO NO! Becky gli passò il telefono.
-Ottima
idea...- Compose il mio numero.
-Merda...-
Sentii il mio cellulare vibrare nella tasca e guardai Izzie. –Oddio, sta
chiamando...che cazzo faccio!- Izzie si grattò una guancia mentre cercava di
farsi venire in mente un’idea decente.
-Rispondi!-
Disse poi fulminata da un colpo di genio.
-No!
Rispondi tu...io non sono credibile! Inventati qualcosa...- Le lanciai il
telefono che prese al volo e rispose.
-Pronto?-
Bisbigliò mentre io osservavo cosa faceva Gerard.
-Fran...Izzie?!- Gerard aveva
un’espressione confusa.
-Ehi
Gee!- Continuò sussurrando Izzie.
-Perché bisbigli?- Aggrottò la fronte.
-Perché...Frank
sta dormendo, non vorrei svegliarlo...ecco perché ho risposto io- Alzai il
pollice in segno di approvazione, per la scusa geniale, era un genio quella
ragazza, un genio!
-Oh...quindi siete a casa...- Vidi Gee
tirare un sospiro di sollievo.
-Sì,
certo...dove sennò?- Becky sorrise rassicurante, credendo di aver avuto
ragione.
-No infatti niente...credevo che
beh...niente, scusa il disturbo...ciao!- Chiuse la telefonata e sospirò
liberato.
-Stanno
a casa, Frank dorme...quindi niente, falso allarme- Ebbene, l’avevamo scampata!
Incredibile ma vero, diedi un altro bacio a Izzie.
-Sei
stata grandiosa e geniale- Lei ricambiò il bacio e approfondendolo, ma ci
dovemmo staccare a malincuore, se avessimo continuato sapevamo bene entrambi
come sarebbe andata a finire e non ci sembrava il caso.
-Modestamente-
Le diedi un buffetto sulla guancia e tornai ad osservare i due “amanti” che
ridevano per chissà cosa, finche non vidi Gerard cominciare ad imboccare Becky
il che rendeva tutto tremendamente e schifosamente romantico, cazzo sarò stato
cinico...ma non le potevo vedere quelle cose, mi faceva venire il latte alle
ginocchia!
Mi
voltai a guardare Izzie e notai che c’era un’ape che si era posata sulla sua
spalla, merda! Sapevo benissimo della sua grandissima paura per gli insetti,
anzi per le api guarda caso...ora, dovevamo gestire la situazione con estrema
calma.
-Iz...devo
dirti una cosa, ma tu stai calma okay? Non urlare e non ti muovere, okay?-
Dissi guardandola dritta negli occhi.
-Mi
stai spaventando, lo sai?- Rise.
-No,
ma promettilo...-
-Okay,
promesso...non urlerò, non mi muoverò e starò calma...ora puoi dirmi che c’è?-
Presi fiato.
-Hai
ehm...un’ape che ti sta camminando sulla spalla...- Spalancò la bocca shoccata
e anche spaventata, si portò una mano alla bocca per soffocare un urletto.
-Toglila!-
Sillabò con le labbra, annuii e mi avvicinai pronto per lanciarla via...non
appena avvicinai un dito, quella cominciò a volare, si posò sulla mia mano e mi
punse.
-OUCH!-
Urlai prendendomi una mano. –Lurida bastarda!- Izzie mi diede una botta su un
braccio per ricordarmi di fare silenzio.
-Merda...-
Mormorai spalancando la bocca, osservai tra i cespugli, Gerard si era alzato e
stava venendo verso di noi.
-Oddio...che
facciamo...-
-Shh...seguimi...-
Cominciammo a camminare lungo la schiera di cespugli, senza farci vedere dai
due...per nostra fortuna, i cespugli finivano proprio dove cominciava il
parcheggio, perciò una volta arrivati lì cominciammo a correre verso la
macchina e una volta dentro, tirammo un sospiro di sollievo.
-Eh
fiuu... c’è mancato poco...- Sospirai guardandomi poi una mano, c’era una bolla
rossa al centro, stronza di un’ape.
-Già...-
Rimanemmo un attimo in silenzio, finche non sentimmo bussare sul vetro della
macchina, mi voltai e per poco non mi venne un infarto, c’era Gerard che ci
guardava in maniera molto ma MOLTO spaventosa.
-Merda,
siamo fottuti- Mormorai facendo un sorriso innocente a Gee.
-------
Sì, scusatemi sono sempre in
ritardo con questa storia...però ho già pronto il
prossimo capitolo quindi non dovrebbe tardare ad arrivare :D Rigrazio
come sempre chi legge e commenta, grazie davvero! *w*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** 10. Forever young ***
foreveryoung
FOREVER YOUNG
Frank Pov.
-Non
ci posso credere!- Sbraitò Gerard una volta tornati a casa di quest’ultimo,
inutile dire che gli abbiamo rovinato la serata, ma non era colpa nostra! O
meglio non direttamente...colpa di quella stupida ape! Se non fosse per lei a
quest’ora nessuno urlava contro nessuno! Dannazione.
-Izzie
tu poi...- Disse Becky, la situazione era a dir poco buffa, insomma sembravano
due genitori che sgridano i figli per la bravata appena commessa...insomma Gee
ce lo vedevo benissimo nei panni della madre isterica, e Becky beh...per
esclusione, nel padre bonario al quale dispiace sempre punire i figli perché infondo di bravate ne
ha fatte anche lui da giovane. Mi veniva da ridere ma se l’avessi fatto, Gerard
mi avrebbe ucciso all’istante, io ed Izzie ci limitammo ad abbassare lo sguardo.
-Eri
nei paraggi, eh Frank?- Domandò ironico mentre io trattenevo un sorrisetto.
-Sì,
infatti! Volevamo fare una passeggiata in spiaggia...e vi abbiamo incontrato,
pura casualità- Risposi facendo spallucce, come se fosse la cosa più naturale
del mondo, Gerard inarcò un sopracciglio.
-La
finisci di sparare cazzate?!- Vabè, almeno ci avevo provato.
-Okay-
-Va
bene, sentite...adesso io e Frank andremo a prendervi un film qualche schifezza
e concludete la serata, okay?- Propose Izzie cercando di toglierci in qualche
maniera da quella situazione; i due ci pensarono un po’...
-Che
dici?!- Chiese Gee a Becky.
-Per
me va bene- Gerard annuì e ci fece cenno di andare, ci alzammo e senza dire una
parola uscimmo di casa, dove dopo cinque secondi neanche, scoppiammo a ridere.
Dovevamo
anche pensare a quale film fargli vedere, ma era ardua la cosa...
-Titanic?-
Chiese tirando fuori il DVD dallo scaffale.
-Nah,
Gee l’ha visto almeno dieci volte...- Lo rimise a posto.
-Oddio!
Io non conosco i film d’amore!- Esclamò esasperata.
-Figurati
io...che ne dici di questo?- Tirai fuori un DVD ed osservammo la copertina, non
era male.
-L’amore
non va in vacanza? Cazzo, c’è Jude Law questo lo voglio vedere io!- Me lo sfilò
dalle mani e la guardai molto male. –Oh no, tesoro tu sei decisamente
meglio...-
Dopo
varie discussioni, alla fine avevamo deciso di prendergli “la dura verità” con un certo tipo Butler che
Izzie sosteneva essere un gran figo, bah ovviamente non ero d’accordo ma vuoi
tu discutere con una donna?! Neanche a pensarci.
Dopo
aver lasciato film e schifezze varie ai due piccioncini, ce ne tornammo a casa
mia anche perché Izzie non voleva tornare a casa, aveva avuto una brutta
litigata con la madre e non se la sentiva, chi meglio di me poteva capirla?!
Dopo il divorzio dei miei non facevo altro che litigare con mia madre, non so
perché ma davo tutte le colpe a lei...anche se sapevo che alla fine non era
colpa di nessuno, era andata così...ma avevo quindici anni per me era stato un
trauma.
-Ehi
cos’è quella faccia pensierosa?- Mi chiese Izzie, ci eravamo appollaiati sul
divano a guardare Star Wars che davano in tv quella sera. Lei era appoggiata al
bracciolo del divano ed io ero appoggiato a lei con la testa sulla sua pancia,
mi stava accarezzando i capelli...
-Stavo...pensando-
Ecco, capitan ovvio. –Quando avevo quindici anni i miei hanno divorziato e io
non facevo altro che prendermela con mia madre...non so perché, ero incazzato
con lei...ero convinto che era tutta colpa sua, cazzo e lei ci stava da
schifo...sono stato un coglione- La cosa strana non era che me ne rendevo conto
adesso, il fatto era che l’avevo sempre saputo il che mi faceva sentire ancora
più in colpa.
-No...non
sei stato coglione, eri solo incazzato e te la prendevi con tua madre perché
era lì...- Mi rispose e prese a farmi i grattini sul collo, chiusi gli occhi.
Dio quanto stavo bene.
-Già...ora
ci parlo con mia madre, ma non abbiamo mai parlato di questa cosa...mai-
Mormorai amareggiato.
-Io
litigo con i miei ogni volta che metto piede in casa...forse mi hanno adottato-
Mi fece scappare una risata, almeno sapeva come tirarmi su. Di rado pensavo al
passato, alla mia adolescenza ...preferivo non farlo ma ogni volta che mia
madre mi voleva a pranzo a casa sua, non potevo farne a meno e ogni volta mi
sentivo uno schifo.
Dopo
poco tempo ci addormentammo proprio mentre il maestro Yoda elargiva i suoi
fantastici consigli al piccolo Anakin Skywalker mentre Obi Wan Kenobi si
occupava di uccidere androidi, come al solito.
Izzie Pov.
Quando
mi svegliai il mattino dopo nel letto di Frank, mi accorsi che erano le nove
passate ed io dovevo già essere in redazione alle nove in punto, Giselle mi
avrebbe ucciso.
Mi
alzai di colpo, recuperai i miei vestiti abbandonati sulla poltrona vicino al
letto e mi chiusi in bagno, Frank ancora dormiva...tanto lui aveva il sonno
pesante, neanche una cannonata l’avrebbe svegliato.
Mi
feci una doccia veloce e quando uscii dal bagno, con mio sommo stupore, c’era
Frank sveglio...cioè più o meno sveglio, che giocava con Doc.
-Non
stavi dormendo?- Domandai sorpresa.
-Sì
ma mi hai svegliato quando hai sbattuto la porta del bagno- Oh merda pensavo
non mi avesse sentito.
-Ops
scusa...-
-Fa
niente...tanto dovevo alzarmi presto oggi, ho le prove...- Disse con tono
sconsolato.
-Nuovo
cd?- Domandai curiosa sedendomi accanto a lui, cominciai anche io ad
accarezzare Doc che si stava crogiolando tra le nostre coccole.
-Mh
no, non credo...è uscito da poco Black Parade, dobbiamo fare i video di alcune
canzoni...- Mi sporsi per dargli un bacio che Frank non poté rifiutare e
infatti al contrario, lo approfondì e in meno di un secondo ci trovammo di
nuovo stesi sul letto, tanto ero già in ritardo...minuto in più o in meno che
differenza faceva?! A quanto pare però il telefono di Frank non la pensava allo
stesso modo, visto che si mise a squillare proprio in quel momento.
Frank Pov.
Eddai,
ma proprio sul più bello...io non ho parole.
-Pronto...-
Risposi con un tono che più scocciato non si può.
-FRANK! Ah sei sveglio
allora bene!- E
chi altro poteva essere se non quello scassa coglioni di Way.
-Gee...ma
che cazzo urli, sono qui-Borbottai irritato.
-Ah si vabbè...comunque, oggi pomeriggio ci
sono le prove- Ok, dovevo mantenere la calma, non c’era nessun bisogno di
perdere la pazienza già di prima mattina visto che poi avrei dovuto sopportarlo
per tutto il giorno.
Sospirai.
–Come sarebbe oggi pomeriggio?- Domandai con estrema calma.
-Eh sì perché stamattina sono impegnato...- Ok,
mi stava nascondendo qualcosa, ne ero certo.
-Sei
impegnato...a fare che? Guarda che distruggere gnomi al computer non conta-
-Ah Frankie quanto sei ignorante...non sono
gnomi, sono androidi...- Puntualizzò, sì come se mi fregasse qualcosa .
-Quello
che è...chissene frega!-
-Oh scusa ti devo lasciare, Becky si sta
svegliando...- Eh certo...no aspetta, cosa?!
-Cosa...Becky?!
Ehi brutto idiota aspet...- Troppo tardi aveva chiuso, quel coglione, ma almeno
aveva concluso qualcosa!
Mi
voltai verso Izzie che mi osservava curiosa.
-Credo
che i nostri amici si siano divertiti stanotte- Mi guardò interrogativa. –Gee
ha chiuso perché doveva tornare da Becky-
-Ooh,
capisco...la spremerò per bene oggi...- Disse serafica.
-Voi
donne dovete sempre mettere il naso ovunque vero?- Lei annuì sorridente. –Ah
beh...-
-Ehi
devo andare è davvero tardi...- Mi diede un veloce bacio prima di scendere dal
letto.
-Ehi
vuoi venire alle prove oggi pomeriggio? Da Gee, fai venire anche le tue amiche
se vuoi...-
-Okay,
a dopo!- Quando sentii sbattere la porta di casa, mi alzai contro
voglia...tanto ero già sveglio però stavo bene nel letto, non sapevo che fare
quella mattina così chiamai Mikey tanto per vedere se aveva qualcosa da fare.
Dopo
quattro squilli finalmente rispose.
-Bonjour?- Stavo per rispondere ma
poi aggrottai la fronte, ma che...c’era uno dall’altra parte del telefono con
una voce cupa, guardai un attimo la cornetta per vedere sul display se avevo
fatto il numero giusto.
-Mikes?-
Chiesi incerto, dopo qualche secondo sentii qualcuno scoppiare in una
fragorosa, era quel coglione di Mikey.
-Ahah ehi Frank!- E ancora rideva, bah.
-Mikey
quanti cazzo di caffè hai bevuto già?- Smise di ridere e ci fu un attimo di
silenzio dove sicuramente li stava contando mentalmente.
-Due- Uhm strano.
-Ah
solo? Strano...comunque, hai da fare stamattina? Il tuo stupido fratello mi ha
dato buca-
-Oh ehi! Non ti ricordi?
Oggi è il compleanno di Brad!- Cazzo! Mi ero completamente dimenticato! Era un
vicino di casa Way ma passava la metà del tempo con noi quando facevamo le
prove, era un mito quel ragazzino.
-Merda!
E’ vero...non gli ho fatto il regalo!- Esclamai in panico, sapevo quanto poteva
offendersi Brad per questo...era davvero permaloso per certi versi, ma aveva
solo dieci anni era comprensibile.
-Non ti preoccupare...c’è qui zio Mikey che
ti salva il culo! Andiamo a farlo insieme stamattina...- Oh, per una volta il
piccolo elfo si rendeva utile.
-Oh
sì, bravo...perfetto. Cosa gli facciamo?-
-Ho già in mente tutto...una bella chitarra
nuova!- Mh non male, quella che aveva ormai era distrutta per quanto ci
suonava, era una vecchia chitarra classica che gli aveva dato la nonna anni
prima...ma ormai lui era arrivato a un livello molto più alto che quella ormai
non bastava più, infatti quando veniva a sentirci ci rubava una delle nostre
chitarre e suonava sempre.
-Grande!
Vedi che sei intelligente quando ti impegni?!- Ora mi aspettavano almeno una
decina di insulti.
-Ignorerò il tuo commento solo perché sono di
buon umore oggi...- Oh...meglio allora.
-Ok...quindi
stamattina?-
-Passo a prenderti tra dieci minuti, a dopo
nano da giardino- Ah ecco mi sembrava troppo strano, appena chiuse la
telefonata andai a vestirmi, mi misi un paio di jeans dal cavallo basso, al
solito, con una cinta marrone tanto per...una t-shirt bianca e sopra la felpa
nera con il muso di un lupo bianco con varie scritte, non ricordo di chi
fosse...sicuramente qualche gruppo e poi i miei immancabili guanti con le ossa
della mano stampati sopra, adoravo quei guanti, erano una figata!
Mikey
era di parola, dopo dieci minuti era già a suonare al mio campanello come un
ossesso.
-Ehi
che cazzo...sono pronto!- Sbottai non appena aprii la porta.
-Forza!
E’ tardi!- Disse andando verso la macchina, oddio guidava lui! Mikey era
famigerato per il suo non-saper-portare la macchina. E’ un pericolo pubblico!
-Mikes,
posso guidare io?- Domandai vagamente allarmato.
-Scordatelo...mia
la macchina, io guido- E come potevi discutere con lui. Santo Signore aiutami tu...
Partì
in quarta e mise gli Smashing Pumpkins a tutto volume.
Una
volta arrivati al negozio di Jack, ci mettemmo più di un’ora e mezza a decidere
per la chitarra, ero io l’esperto dannazione! Ma no...lui doveva obbiettare
tutto quello che dicevo, finche non lo mandai a guardare i bassi, così io e
Jack potemmo discutere di tutta tranquillità sulle chitarra.
Alla
fine decidemmo di prendergli una Fender Squier celestina, con il battipenna
bianco...era per principianti, certo lui aveva un certo livello ma mi sembrava
assurdo comprargli una di quelle chitarra tipo Gibson Les Paul alla Slash.
Eravamo
in macchina diretti a casa di Gerard, lì avevamo intenzione di fare una specie
di festa.
-Dobbiamo
scrivergli un biglietto!- Esclamò di punto in bianco Mikey, facendomi quasi
prendere un colpo, era assolutamente malato quel ragazzo, beh considerando che
tipo sia Gerard, non vedo come potrebbe essere altrimenti.
-E’
proprio indispensabile?- Chiesi con voce quasi lamentosa, tanto a Brad
interessava solo il regalo, uno stupido biglietto non sarebbe servito a niente.
-Ho
carta e penna!- Si chinò lasciando il volante, al che sbiancai, Dio...era
fottutamente pazzo!
-Mikey
la strada!- Esclamai allarmato prendendo il volante e cercando di non andare a
schiantarci contro un muro o qualcosa del genere, mentre quel degenerato stava frugando in un
cassetto.
-Ecco,
tieni!- Disse alzandosi e dandomi foglio e penna, riprendendo poi il volante,
io ero ancora troppo scosso per fare qualsiasi cosa. –Vuoi scrivere quel
dannato biglietto?!- Sbottò dopo un po’ lui vedendo che non mi accennavo a
muovere un muscolo mentre io, nella mia mente, stavo ringraziando ogni angelo
custode o santo che ci aveva permesso di non andare a sbattere da qualche
parte.
-Cristo...-
Mormorai prima di prendere il foglio e appoggiarlo allo scatolone che avevo lì
davanti. –Che scrivo?- Domandai poi trovandomi lì e non sapendo che scrivere.
-Buon
Compleanno Brad, dai tuoi chimici preferiti- Lo guardai inarcando un
sopracciglio, dalla sua espressione era proprio soddisfatto di questi auguri,
poi era meglio non replicare visto che era lui al volante e volevo arrivarci ai
trent’anni. Stavo scrivendo tranquillamente, quando Mikey frena di colpo e
momenti mi fa schiantare contro il finestrino.
-Che
cazzo fai?!- Sbottai girandomi a guardarlo.
-C’era
il semaforo rosso...- E detto questo ripartì in quarta schiacciandomi sul
sedile del passeggero; quando arrivammo davanti casa di Gee, mi buttai
letteralmente fuori dalla macchina e m’inginocchiai a terra, abbracciando il
marciapiede.
-Grazie
Signore, che mi hai fatto tornare sano e salvo...grazie- Mormorai mentre
baciavo l’asfalto, non era il massimo, ma era d’obbligo, non sarei mai più
salito in macchina con Mikey.
-Andiamo...non
farla tanto lunga...- Commentò lui venendomi vicino con la scatola della
chitarra in mano.
-Un
giorno, guido come fai tu...e poi mi dici- Risposi alzandomi in piedi, ci
avviammo verso casa la porta di Gee ma non facemmo in tempo ad aprire che la
porta si spalancò e Brad comparve con un mega sorriso.
-Finalmente!
E’ ora di festeggiare!- Aveva urlato
correndo in casa come un forsennato, travolgendo Gee che ci stava venendo ad aprire.
-Gli
hanno regalato le pistole da paintball...-Commentò semplicemente e quella fu la
nostra condanna.
-------
Scusatemi davvero per il ritardo, ma sapere...l'ispirazione è
una stronza, non riuscivo più a scrivere ma devo ringraziare i
cari Killjoys che con le loro canzoni mi hanno aiutato a farla tornare
e quindi sono riuscita a scrivere questo capitolo...uff, non so quando
posterò poi, spero il più presto possibile ma la scuola
occupa troppo tempo, la odio...comunque sto iniziando il prossimo
quindi spero davvero di aggiornare presto. (: grazie a chiunque legge,
leggerà, commentarà e tutto grazie davvero! :D
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=568304
|