It's so easy to fall in love

di dizzyreads
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On my own ***
Capitolo 2: *** Interview ***
Capitolo 3: *** Lonely Hearts ***
Capitolo 4: *** Time after time ***
Capitolo 5: *** Worries ***
Capitolo 6: *** Stand by me ***
Capitolo 7: *** Invest in love ***
Capitolo 8: *** Shiny happy people ***
Capitolo 9: *** Secrets ***
Capitolo 10: *** 10. Forever young ***



Capitolo 1
*** On my own ***


onmyown

It’s so easy to fall in love

ON MY OWN

Frank Pov.
Ci sono volte nella vita in cui si rimane da soli, non capita spesso, all’improvviso quell’assidua presenza accanto a te scompare e tu ti ritrovi da solo a dover affrontare un sacco di problemi.
Nasciamo da soli e moriamo da soli, ma tutto quello che c’è nel mezzo, beh quello dipende da noi, sta a noi cercare la compagnia con cui passare quello che c’è in “mezzo”; a volte abbiamo bisogno di aiuto e di sostegno e tutto quello che ci serve è qualcuno accanto pronto a darcelo e sta a noi trovare quel qualcuno, altrimenti rimaniamo da soli fino alla fine, isolati gli uni dagli altri.
Io sono sempre stato un tipo orgoglioso, sempre, poiché quando ne avevo più bisogno, il mio orgoglio mi impediva di chiedere aiuto agli altri, ai miei amici, continuavo a dire che non avevo bisogno anche se invece mi sentivo morivo dentro ogni giorno.
Immagino non abbiate capito niente in tutto questo, beh sarà meglio che ve lo spieghi per capire il resto della storia.
Al tempo della high school avevo una ragazza, ci sono stato per cinque anni, si chiamava Jamia ed eravamo felici insieme, finche lei non ha pensato bene di farsela con il capitano della squadra di football della scuola, non ho voluto sapere perché, come, dove o quando...mi bastava quello per chiudere quella storia che ormai da troppo tempo andava avanti solo per abitudine, abitudine di avere l’uno accanto all’altro, non c’era più quel sentimento così forte come all’inizio che ci legava, c’era solo...l’abitudine.
Eppure nonostante tutto ciò, non avere più la sua presenza accanto era deprimente, frustrante, triste...mi sentivo vuoto dentro, come se quella certezza che avete sempre avuto dentro di voi si fosse frantumata in mille pezzi all’improvviso, senza neanche darvi il tempo di rendervene conto, che vi ha lasciato di merda.
Avevo un mix di emozioni dentro indescrivibili, non sapevo che fare, non sapevo come andare avanti, non avevo idea di come fare.
Alla fine ho deciso di inghiottire il mio orgoglio per il mio bene, chiedere aiuto ai miei amici ma per quanto loro ci provassero non riuscivano a darmi quello di cui avevo bisogno, una presenza accanto costante.
-Frankie?- Sentii chiamare il mio nome da una voce ormai fin troppo familiare, mi voltai e due paia di occhi verdi come lo smeraldo mi stavano guardando.
-Mh?-
-Ehi, ti sei di nuovo perso?- Domandò Gerard, il mio migliore amico, quello che mi ha salvato fino a un certo punto, sedendosi accanto a me sul divano di casa sua.
-Ehm stavo...pensando- Risposi annuendo cercando di nascondere il fatto che i miei pensieri erano tutto fuorché belli e sereni.
-Pensi troppo amico mio, vieni di là, gli altri sono arrivati e dobbiamo cominciare le prove- Disse dandomi una pacca fraterna sulla spalla, io accennai un sorriso come a dire che andava tutto bene. Me lo sarò ripetuto tipo cento volte nell’arco di sei mesi e ancora non mi ero abituato alla sua mancanza, ma non sarei mai potuto tornare indietro, ormai avevo fatto una scelta, avevo preso una decisione...e quella doveva essere, non potevo, non volevo tornare indietro, non mi pentivo affatto ma era fottutamente dura.
Seguii Gerard nell’altra stanza della sua casa, quella che noi avevamo definito la sala prove e che avevamo insonorizzato nella nostra maniera: polistirolo e scatole di uova.
-Frankie!- Mi salutò Ray non appena varcai la soia della sala, aveva già la chitarra a tracolla pronto a suonare.
-Ehi Ray, pronto a spaccare?- Chiesi accennando un sorriso sincero, non so ma Ray mi metteva tranquillità.
-E lo chiedi pure?! Tu come va?- Lo sapevo che mi sarebbe aspettata una domanda del genere e all’improvviso lo sguardo di tutti era puntato su di me.
-Come sempre- Feci spallucce e mi avvicinai alla mia chitarra già pronta sul piedistallo, che non aspettava altro di essere suonata ma ogni volta che la guardavo mi sentivo morire perché quella chitarra bianca con la scritta Pansy attaccata, mi era stata regalata da Jamia per il mio compleanno e quella dannata tracolla aveva l’iniziale del suo fottuto nome disegnata sopra con un cuore e io non avevo il fottuto coraggio di toglierla e cambiarla.
Non avevo idea del perché, forse cambiare quella tracolla, significava andare avanti, dimenticarla, voleva dire che allora era davvero finito tutto, che lei non era più con me, che non ci sarebbe stato più un “noi”...voleva dire troppe cose e io non ero ancora pronto ad affrontare tutto quello, la dura realtà...no, non ero decisamente pronto, anche se erano passati la bellezza di sei mesi.
Esitai un momento prima di prendere in mano la chitarra ma poi cercai di fare finta di niente per tutta la durata delle prove, suonare era come un tranquillante per me, suonavo qualche accordo e puff! magicamente tutti i problemi e i pensieri che affollavano la mia mente scomparivano, il mondo esterno si estraniava e c’eravamo solo io e la musica che stavo suonando, fine.
Infatti così andò quel giorno che però non era ancora finito.
-Che ne dite se ci andiamo a fare un giro al pub qui vicino?- Chiese Bob con un sorriso da parte a parte.
-Sì, certo!- Come prevedibile furono tutti d’accordo, ma io non dissi niente e in breve tutti gli sguardi erano puntati su di me, di nuovo.
-Frank?- Domandò Mikey come a cercare una risposta.
 -Ehm...io veramente...- Boccheggiai ma fui interrotto da un gesto della mano di Gerard, dovevo immaginarlo.
-Tu veramente niente! Vieni dai, ci divertiamo...è da una vita che non passiamo una serata tutti insieme davanti una bella birra! Andiamo Frank!- Aveva ragione e io dovevo uscire, smetterla di stare chiuso in casa come un carcerato, e poi come potevo dirgli di no se mi faceva gli occhioni da Bambi che solo Gerard fottuto Way sa fare? Nessuno resiste.
-Okay...vada per il pub- Sospirai rassegnato mentre Gerard sorrideva soddisfatto come gli altri.

Isabel Pov.
Mi piacevano i pub, era un modo per non stare a casa, andare a divertirsi con gli amici e non pensare a niente, solo al presente. Per questo motivo quella sera mi trovavo al Michaels Pub con le mie due migliori amiche: Erin e  Becky.
Diciamo che avevo bisogno di stare da sola con le mie amiche, lontana dai genitori, non avevo una situazione familiare disastrosa anzi i miei erano perfetti. Avete presente i genitori di Lorelai su “Una mamma per amica” ? Ecco, loro erano l’esatta copia, solo più giovani.
Mio padre, William, aveva persino il nome da lord come lo definiva lui, era un notaio e mia madre, Laurel, faceva la mantenuta, mio fratello andava alle superiori ed era un genio, non sto scherzando lo era davvero, era schifosamente bravo in tutto e si vantava con me che io non ero mai stata brava a scuola.
Beh, dove sta il problema? Vi chiederete voi, beh ero la primogenita ma ero stata un errore, mia madre era rimasta incinta di me molto presto per errore e non credo me l’abbiano mai perdonato, e come “ricompensa” si aspettavano che io fossi la figlia perfetta, quella che avevano sempre desiderato, volevano che eccellevo a scuola e che andavo tutte le domeniche in Chiesa,  volevano che frequentassi solo persone che mi presentavano loro, mi avevano iscritto alla scuola privata.
Il problema era che io non volevo tutto questo, io non ero perfetta, io ero tutto il contrario di quello che si aspettavano loro, a scuola facevo schifo, avevo compagnie ben poco rassicuranti e avevo lasciato la scuola privata per andare in quella pubblica, cosa ancora più sconvolgente non andavo mai in Chiesa, penso che se ci fossi entrata sarebbero cascati tutti i crocefissi stile “Esorcista”.
In pratica ero una delusione, poi mia madre rimase di nuovo incinta di Brian, stavolta nacque il figlio perfetto...che loro adorano, bah questa cosa mi ricordava molto Harry Potter che abitava con gli zii che non lo sopportavano, qualcosa del genere insomma.
Vabè, proprio un bel quadretto, ma non me ne preoccupavo più di tanto, non sopportavo mia madre e le sue manie di grandezza, per qualsiasi evento o avvenimento, faceva una di quelle feste enormi con tanto di catering e gente ricca in giro per casa, sembrava di abitare davvero a casa Gillmore.
Fatto sta che comunque passavo la maggior parte del mio tempo fuori casa, neanche mi disturbavo di dire dove andavo, come se a  loro interessasse qualcosa, da quando mi ero tinta i capelli di rosso mia madre aveva smesso di fare discorsi sensati con me, si limitava a monosillabi, mio padre bene o male un po’ ci provava a capirmi...lo apprezzavo per questo, io e mio fratello non ci calcolavamo per niente per cui non era un problema.
-E insomma ci siamo lasciati- Concluse Becky dopo il suo infinito racconto di come lei e Lance, il suo ragazzo si erano lasciati dopo due anni di relazione, ovviamente non avevo ascoltato un’ “H” troppo presa a pensare ai miei problemi cosa che mi ero ripromessa di non fare ma io non mi do’ mai retta.
-Wow, che storia...- Commentò senza un briciolo di entusiasmo Erin mentre succhiava con la cannuccia il suo Cuba Libre.
-Lo so, ma mi manca da morire!- Si lamentò Becky sospirando, io ero troppo presa ad osservare cinque tipi vestiti di nero che entravano nel pub. Erano strani, ridevano e scherzavano tra loro e si accomodarono nel tavolo dietro il nostro, uno basso aveva uno scorpione tatuato sul collo, mi aveva colpito, forse era il suo segno zodiacale...come il mio.
Scrollai le spalle e spostai lo sguardo sulle mie amiche che avevano cambiato discorso e stavano parlando sul nuovo look di Scarlett Johansson, decisi che era meglio movimentare un po’ la serata.
-Ragazze, vado a prendere un po’ di alcolici eh?!- Dissi facendo per alzarmi ed Erin mi bloccò per un polso.
-Iz, non prendermi quello schifo di rhum che ti ostini a prendere ogni santa volta, mi fa schifo!- Brontolò scandendo bene ogni parola.
-Capito, niente rhum...andrò per la vodka ok?!- Becky annuì, tanto a lei piaceva tutto quello che era alcolico, quando si trattava di bere con le amiche non si faceva troppi problemi e con questo non intendo dire che era alcolizzata sia chiaro, ma ogni tanto ci divertivamo ad alzare un po’ il gomito.
-No, io voglio whiskey stasera- Mi ordinò Erin che era sempre quella più trasgressiva.
-Ok, prendo due giri, il secondo a mia scelta!- E prima che mi potessero rispondere lanciandomi qualche insulto mi ero già fiondata al bar per ordinare. Avevo gusti strani in fatto di cibo, bevande, alcolici, vestiti...etc. per questo le mie amiche non si fidavano di me quando toccava a me ordinare qualcosa.
-Izzie! Che piacere rivederti, ormai non vieni più tanto spesso!- Mi salutò l’uomo al bar, che si chiamava Jake, ormai mi conosceva bene.
-Jake! Eh sì, il lavoro mi tiene impegnata...ma un salto lo faccio sempre per te- Risi contagiando anche lui.
-Bene, dimmi che posso fare per te?-
-Allora dammi due shots di vodka liscia, uno di Jack Daniel’s e altri tre di Tequila ma mettici anche il sale e il limone-
-Ho capito, arrivano subito- Jake si girò per riempire i bicchieri ed io rimasi lì ad aspettare.
-Accidenti! Ma quanto diavolo bevi?- Mi chiese la voce di un ragazzo accanto a me, quando mi girai scoprii essere quello di prima con il tatuaggio sul collo e mi guardava shoccato ma allo stesso tempo divertito.
-Ehm...non sono tutti per me, anche per le mie amiche- Risposi sorridendo innocente mentre quello si metteva a ridere.
-Oh...certo- Commentò annuendo senza nascondere però una vena scherzosa nel tono.
-E’ vero! Non sono alcolizzata!- Mi difesi quando arrivò la mia ordinazione su un vassoio.
-Vacci piano Izzie mi raccomando- Si raccomandò Jake, sapevo che scherzava ma dal tono che aveva usato sembrava davvero serio, a quel punto mi girai verso il ragazzo che mi guardava con un sopracciglio alzato, sorrisi innocente una seconda volta. Poi Jake chiese a lui cosa volesse ordinare.
-Uhm...cinque bottiglie di birra e cinque shots di rhum bianco- Ordinò mentre io scoppiavo a ridere.
-E sarei io l’alcolizzata va- Lui si guardò intorno imbarazzato.
-Sono per i miei amici- Si difese alzando le mani in segno di resa.
-Certo, certo- Non so perché ma scherzavamo come se fossimo amici da tempo, probabilmente era soltanto la situazione in quel momento, non credo sarebbe capitato altrimenti. –Bene torno al tavolo dalle mie amiche- Scandii bene le parole mentre lui annuiva.
-Anche io- Ci facemmo un cenno con la testa e ognuno tornò al suo posto, come se fossimo lontani.
Ma una strana sensazione mi diceva che quella chiacchierata non sarebbe finita lì.

****
Bene, non so che piega prenderà questa storia...o meglio ho una vaga idea di cosa succederà in futuro...ma è ancora tutto da scrivere perciò ne so quanto voi :) Spero vi piaccia, ocme potete notare sono una amante di Grey's Anatomy quindi non vi stupite di Izzie e di qualche riflessione alla Meredith ^^  E' la prima che pubblico sui MyChem come ho già detto quindi sono ben accetti consigli vari =) Grazie a chi leggerà o commenterà, enjoy!

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Capitolo 2
*** Interview ***


interview

INTERVIEW

Izzie Pov.
Non so come né perché mi svegliai tutta dolorante nel cuore della notte, abbracciata al mio cuscino, distesa sul divano con un giubbetto di pelle sopra il pigiama.
Mi guardai intorno nell’oscurità e vidi con sommo piacere che ero a casa mia, per fortuna, era buio e avevo un malditesta lancinante ma almeno avevo indossato il pigiama ma ancora non capivo il perché del giubbetto di pelle ma non fa niente, forse avevo freddo e ho preso la prima cosa che mi era capitata a tiro per coprirmi.
Guardai l’orologio, erano le sei e mezza del mattino, il cielo era nero...per via delle nubi, non era una novità che piovesse a Belleville insomma eravamo a metà ottobre era anche comprensibile.
Cercai di ricordare della sera precedente, ero al pub di Jake come sempre con le mie amiche, ricordo che ero andata a prendere da bere e che c’era il bel ragazzo con il tatuaggio al bancone! Aspetta...avevo detto davvero “bel ragazzo” ? Beh in effetti non era male per niente, aveva un sorriso infantile da eterno  bambino, due occhi color nocciola con qualche sfumatura più chiara e un piercing al labbro.
Era proprio carino, scossi la testa...tentai ancora di ricordare qualcosa, avevamo parlato, lui pensava fossi alcolizzata...al che risi da sola, poi tornammo al nostro tavolo, non ricordo se avessimo parlato di nuovo, sapevo soltanto che ogni tanto ci scambiavamo qualche occhiata o sorriso da un tavolo all’altro visto che lui e suoi amici erano dietro di noi.
Sospirai e andai in bagno, dovevo riprendermi dalla sbronza, visto che alle otto dovevo essere in ufficio, dovevo fare un’intervista a un gruppo famoso, non ricordavo il nome, sapevo solo che dovevo fare le solite domande tipiche di ogni giornalista che intervista la band.
Mi piaceva lavorare per Rolling Stone, era divertente, conoscevo sempre molti gruppi interessanti.
Andai a farmi una doccia e mi vestii come al solito, un paio di jeans stretti color blu scuro, una t-shirt bianca sopra e una felpa rossa della Duff, ai piedi le mie converse rosse tutte rovinate, ma andavo matta per quelle scarpe.
Coprii le occhiaie che avevo con un po’ di trucco, molto leggero, non mi piaceva andarci giù pesante...molte ragazze andavano in giro con gli occhi cerchiati di ombretti, mascara e eye-liner tutti rigorosamente neri, sembravano tutti panda.
Feci colazione velocemente poiché ero in ritardo, incredibile ero sveglia dalle sei e mezzo ed ero in ritardo, ero un caso perso...uscii di fretta dalla casa che io, Erin e Becky avevamo comprato in caso le situazioni familiari fossero troppo opprimenti, lo usavamo come posto dove andarci a rifugiare, per stare un po’ da sole insomma.
Avevo rubato la carta di credito di mia madre per comprarlo, poi ci siamo divise l’affitto...insomma mi piaceva stare là ma era anche vero che non potevo abitarci per troppo tempo, sarei dovuta tornare a casa prima o poi o i miei avrebbero chiamato anche l’FBI se avessero potuto.
Uscii di corsa e mi accorsi con mio sommo piacere che non c’era la macchina, ovvio era a casa, dannazione! Presi a correre lungo il vialetto sotto la pioggia con il cappuccio in testa, ovviamente in quella casa non c’era neanche un ombrello perché non ne ho idea.

Devo comprarne uno, oggi ci vado. Pensai mentre correvo a perdifiato, per fortuna la sede di Rolling Stone di Belleville non era molto lontana da casa, era vicino allo Starbucks che a sua volta era vicino all’unico parco di Belleville.
Arrivai con il fiatone, mi sistemai un attimo prima di entrare e salire al terzo piano dove mi aspettavano per l’intervista.
-Izzie! Finalmente!- Esclamò Giselle venendomi incontro con gli occhiali da vista appoggiati sulla sua chioma riccia e bionda,  a mo di cerchietto, aveva mille fogli in mano e il suo classico tailleur grigio che usa per lavorare. Era perfetta quella ragazza, mi stava molto simpatica...era il mio capo, nonché amica nel lavoro e amica pettegola, insomma formavamo una bella coppia lì in ufficio.
-Scusa! Non avevo la macchina e me la sono fatta tutta di corsa, sono già arrivati?- Chiesi in agitazione, ci mancava pure che mi stessero aspettando da un quarto d’ora buono.
-No, ancora no...mi hai fatto andare in panico però, allora ti ricordi tutto quello che devi chiedere?- Annuii facendo mente locale, ormai sapevo a memoria la prassi. –Bene, ricorda il gruppo sono i My Chemical Romance e hanno un cd in uscita si chiama The Black Parade, il cantante fino a qualche anno fa era alcolizzato e si drogava, quindi non nominare nessuno dei due, che altro dirti...uhm...non chiedere di varie ragazze perché non vogliono rispondere...- Elencò il tutto sulle dita della mano.
-Insomma c’è qualcosa che posso chiedere?- Chiesi sarcastica con vena scherzosa, un po’ troppo esigenti questi no?!
-Oh sì sciocchina, le solite domande...- Mi fece un sorriso a trentadue denti e continuò a camminare per la sua strada con tutta fretta, non riuscivo ancora a capire come diavolo facesse a correre come un treno su un tacco dodici.
Feci spallucce ed andai nell’altra stanza quella con la macchinetta del caffè e ci trovai il mio altro collega:  Andrew.
-Hai un aspetto terribile- Rise non appena varcai la soia.
-Oh buongiorno anche a te Andrew! Io sto bene grazie, sei sempre così gentile!- Esclamai sarcastica facendolo ridere.
-E’ vero, sembra che ti sei appena scontrata con una scimmia!- Si difese, mi chiedevo spesso da dove gli uscivano certe affermazioni.
-Non ho parole, davvero...ora vattene, devo prepararmi psicologicamente per l’intervista- Lo scacciai dalla stanza comune per rimanere un po’ da sola e pensare a cosa chiedere, perché ovviamente io non seguivo mai la prassi, chiedevo sempre qualsiasi cosa mi passasse per la mente, anche se era una cazzata...ma era per questo perché ero lì, ero una giornalista brava lo riconoscevo anche da sola, e mettevo a proprio agio i cantanti o gruppi che andavo ad intervistare, le mie interviste non erano mai formali e professionali come quelle dei miei colleghi anzi...si rideva spesso.
Mi avvicinai alla macchinetta ed premetti il bottone con scritto: caffè espresso macchiato.

Frank Pov.
Quella mattina avevo un’intervista, o meglio noi come band avevamo un’intervista, non avevo per niente voglia di andare, ero rintronato come poche volte nella mia vita, per via della sbronza della sera prima ma alla fine avevo fatto bene ad uscire insomma mi ero divertito molto e poi avevo conosciuto una ragazza, carina...alcolizzata. Risi dei miei stessi pensieri idioti mentre passeggiavo a fianco a Gerard, ci stavamo recando alla sede di Rolling Stone per l’intervista.
-Perché ridi? Sei scemo?- Mi chiese subito sconcertato, risi di nuovo.
-No, pensavo a ieri sera-
-Ah, vabbè...- Era ancora confuso, ma lasciò perdere.
-Gli altri?- Chiesi poi mentre entravamo nell’edificio.
-Adesso arrivano con Mikey, che doveva passarli a prendere- Mi spiegò annuendo.
Una ragazza ci disse che l’intervista si sarebbe tenuta al terzo piano e visto che Gerard era uno sfaticato cronico, prendemmo l’ascensore.
Arrivati lì un’altra ragazza ci portò nella sala dell’intervista con telecamere e microfoni vari, che palle.
-Mi vai a prendere un caffè?- Chiese Gerard con occhi supplicanti.
-Alza il culo e vai- Risposi tranquillamente come se fosse ovvio.
-Eddai mi sono appena seduto, vai tu per favoore!- Fece gli occhioni da Bambi a cui nessuno resiste, alla fine accettai, tanto ne serviva uno pure a me.
Arrivai nella stanza e notai una ragazza appoggiata al bancone che metteva tre quintali e mezzo di zucchero nel suo caffè.
Più mi avvicinavo più la sua figura diventava familiare, ma certo! Era la ragazza di ieri sera! Aspetta, ma che faceva lì?!
-C’è anche un po’ di caffè in mezzo a tutto quello zucchero?- Esordii ridendo mentre quella si girava a guardarmi prima sorpresa e poi si rilassò in una risatina.
-Mi piace zuccherato. Ehi ma tu che fai qui?- Chiese girando il cucchiaino nel bicchiere mentre io mi avvicinavo a prendere i caffè per me e Gee.
-Ho un’intervista, cioè la band...insomma sì, stiamo aspettando gli altri tre componenti- Le spiegai voltandomi verso di lei e aveva una faccia con una O sorpresa.
-Oh mio Dio, non dirmi che sei dei My Chemical Romance!- Esclamò senza abbandonare quell’espressione. Cazzo no! Un’altra fan scatenata no! Almeno lei!  Pensai sofferente.
-In persona- Risposi sospirando, nel frattempo lei si era calmata.
-Interessante, credo che sarò io ad intervistarvi- Affermò pensierosa e toccò a me a fare la faccia sorpresa.
-Sei una giornalista di Rolling Stone?- Domandai esterrefatto.
-Sì caro, in carne ed ossa e dopo la sbronza di ieri non sono al massimo delle mie capacità, ma cercherò di fare il mio meglio per non irritarvi o annoiarvi troppo- Sorrise compiaciuta, aveva una bel sorriso, contagioso.
-Lo dicevo io che eri un’alcolizzata- Commentai scuotendo la testa, presi i miei caffè pronti e mi girai verso di lei completamente che mi guardava con un sopracciglio inarcato.
-Tu senti da che pulpito...ah voi uomini, tutti strani- Disse con fare teatrale che mi fece ridere.
-Se vogliamo parlare di stranezze tu mi batti di certo- Ridacchiai.
-Sono una tipa particolare, a proposito...com’è che ti chiami?- Rimasi di sasso a quella domanda, nuovamente, quella ragazza mi stupiva sempre di più.
-Come?! Mi stai per intervistare e non sai il mio nome?!- Domandai shoccato mentre lei faceva un sorriso imbarazzato. –Frank comunque, tu sei?-
-Isabel ma se mi chiami così non ti risponderò quindi Izzie va bene- Le porsi la mano e lei me la strinse, era calda, probabilmente per il caffè bollente che aveva tenuto in mano fino a quel momento.
-Okay Izzie, sarà meglio che ti spieghi un po’ di noi...se non vuoi che Gerard ti linci...- Dissi sedendomi su una sedia lì vicino e lei mi seguì sedendosi sul tavolo di fronte a me.
-Chi?!- Chiese sconcertata.
-Appunto-

Izzie Pov.
Frank mi aveva spiegato un po’ tutto quello che dovevo sapere, ero davvero un disastro ma poi le domande mi venivano spontanee, comunque arrivai nella saletta piena di telecamere e microfoni e li trovai tutti e cinque lì seduti che scherzavano tra loro.
Un momento, perché c’erano telecamere e microfoni?
-Izzie! Pronta per la diretta?- Chiese Andrew affiancandomi.
-Sì, certo...COSA?!- Sbottai, dopo essermi resa conto di quello che mi aveva chiesto, facendo girare tutti i presenti.
-Sì facciamo la diretta con MTV- Mi rispose tranquillo, la diretta? Io non mi sono preparata un cazzo e questi fanno la diretta?!  Porca di quella paletta...
Cominciai a ridere in maniera sarcastica, una risata finta. –Dimmi che stai scherzando se non vuoi che ti prenda a calci in culo- I ragazzi sul divano risero, mentre Andrew mi guardava confuso.
-Allora devo cominciare a correre...- Affermò annuendo.
-Cazzo Andrew, la diretta? Adesso me lo dici? Potevi aspettare un altro po’ , non credi?!- Esclamai ironica.
-Andiamo che problema c’è?! Non è la prima volta che la fai...-
-Eh certo...ma prima invece di dirmi che avevo un aspetto terribile e che avevo appena avuto uno scontro con un tir, non potevi dirmi: ehi Izzie, vai in diretta contenta?!- Continuai a blaterare agitata e gesticolando, facendo ridere anche il cameraman oltre che i ragazzi del gruppo.
-Beh...mi era passato di mente- Si difese grattandosi la testa imbarazzato.
-Oh certo, fantastico- Commentai sarcastica scuotendo la testa.
Sospirai, tanto non potevo farci niente, speravo solo di non fare qualche cappella.
-Era una scimmia comunque- Aggiunse sorridente, il che mi faceva venire i nervi.
-E chissene frega!- Sbottai irritata
-Forza cominciamo- Izzie prese un microfono e si andò a sedere su una poltrona di fronte i ragazzi che avevano con se due microfoni da  passarsi.

Grazie a Lady Numb per aver commentato ^^ sono contenta che come inizio ti piaccia, ecco un'altro capitolo..questo è un pò di passaggio, quello dopo è più interessante :D Grazie a  tutti !!

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Capitolo 3
*** Lonely Hearts ***


lonely hearts

LONELY HEARTS
Frank Pov.
L’intervista era finita da poco, era andata piuttosto bene, anche perché Izzie cercava in tutti i modi di sdrammatizzare il fatto che non si era preparata niente per la diretta, facendoci ridere.
A pensarci bene era stata un’intervista piacevole insomma, avevamo riso e scherzato, e non c’erano state tutte quelle solite domande che ormai ogni giornalista ti fa, come se fossero d’obbligo.
Aveva ragione Izzie, era davvero una ragazza particolare, mi aveva colpito...solo che ogni volta che pensavo a lei mi veniva in mente il tarlo di Jamia e mi sentivo una merda.
Mi incamminai per i corridoi dell’edificio dove c’erano tutti quadri con poster di vari gruppi, sentivo le risate degli altri provenire dalla stanza più in là, si erano “accomodati” nella sala caffè per bere un po’ di caffè appunto e scherzare con quello strano tipo... Andrew, forse c’era anche Izzie, non sapevo che fine aveva fatto...era andata al bagno e poi puff, si era volatilizzata, mah le donne.
Comunque mi ero fermato davanti al quadro con la copertina dell’album dei Beatles che si chiamava: St. Pepper Lonely Hearts Club Band.
I Beatles con quell’album avevano fatto una domanda al mondo, avevano chiesto da dove provenissero tutti i cuori solitari delle persone e si erano anche dati una risposta, secondo loro nessuno doveva rimanere da solo, tutti avevano bisogno di qualcuno accanto, anche fosse un amico a quattro zampe, non eravamo mai soli. Mi piaceva pensarla così.
-Un penny per i tuoi pensieri- Sentii una voce accanto a me, ero rimasto a fissare come rapito quella foto dell’album, troppo impegnato a pensare e a giocherellare con il mio piercing al labbro.
Mi voltai c’era Izzie che sorrideva, al che mi sciolsi in un sorriso anche io e il tarlo di Jamia era andato a puttane.
-Pensavo ai cuori solitari dei Beatles- Risposi facendo un cenno con la testa al quadro vicino a me.
-Oh pensieri impegnati...Ringo era il migliore- Annuì pensierosa, mi scappò una risatina.
-Ma davvero...e io che pensavo fossi una ragazza alla Lennon- Commentai con vena scherzosa.
-Sono particolare- Si difese tranquillamente.
-Strana- Confermai.
-Ma sono più una tipa da Ramones, insomma Johnny è il mio mito...me lo sarei sposato se fosse ancora tra noi- Disse con fare teatrale quasi da sognatrice.
-Oh mannaggia e io che speravo di avere qualche possibilità- Risi mentre lei faceva una faccia sorpresa ma allo stesso tempo divertita.
-Beh...magari se ci conoscessimo meglio...tipo davanti una pizza, potrei darti qualche possibilità- Disse facendo la finta tonta, ma era buffa, mi faceva ridere.
-Mi stai chiedendo di uscire?- Chiesi trattenendo una risata.
-No, tu me lo devi chiedere...se ti va, ma se no, non fa niente...sai ho un sacco di pretendenti che non aspettano altro- Rispose facendo spallucce.
-Ti va di uscire con me?- Magari era troppo presto per certi pensieri ma secondo me i Beatles avevano ragione da vendere.
-Mmh...ci devo pensare, sai come ho detto...tanti pretendenti...- Fece una faccia pensierosa al che la guardai shoccato, lei si mise a ridere. –Mi farebbe piacere Frank- Prese  un pennarello nero e  mi prese un braccio, tirò su la manica della felpa e ci scrisse sopra l’indirizzo di casa sua e il suo numero.
-Non si usano più i fogliettini?- Domandai sarcastico leggendo quello che mi aveva scritto.
-Fa così vecchio stile...- Come si faceva a non ridere con una tipa così strana? Anzi particolare avrebbe detto lei, ma la cosa mi piaceva, non era come Jamia, era diversa da chiunque avessi incontrato.
-Stasera alle otto?- Chiesi poi, lei annuì.
-Perfetto- Sorrise poi notai i ragazzi uscire dalla stanza mentre ridevano e scherzavano con Andrew.
-Frankie!- Mi salutò Bob con una grossa pacca sulla spalla, che già era tanto se non mi faceva strozzare con la chewing-gum che stavo masticando.
-Ehi Bob...- Risposi senza usare neanche la metà dell’entusiasmo con cui mi aveva salutato lui che poi, ci eravamo visti neanche dieci minuti prima, a volte pensavo che avesse qualche problema mentale...come se qualcuno di noi fosse normale...
-Andiamo, Gee vuole andare a pattinare- Fui trascinato via da Ray.
-Oh oka...COSA? PATTINARE?- Sbottai poi facendo ridere tutti, non era divertente! Non ci avrei messo piede su una pista da pattinaggio, tanto meno con Gerard e il suo equilibrio da ippopotamo!
-Su tranquillo Frankie-Candy... ciao Izzie! Ci vediamo!- Salutarono tutti mentre io continuavo a lamentarmi anche sullo stupido nomignolo che mi avevano affibbiato.
Mi aspettava un pomeriggio davvero lungo e traumatico, ma per fortuna la serata si prospettava piacevole.

Izzie Pov.
Così mi ritrovai di fronte a quella porta fatta di vetrate con il pomello d’oro, aiuole di ogni tipo e colore ai lati perfettamente curate, tappetino da perfetti lord sotto la porta con scritto “Welcome” con tutti diamanti disegnati. Tutto ciò francamente mi faceva venire il mal di stomaco ma quella era casa mia, dovevo entrare per forza, dovevo prendere i vestiti per quella serata con Frank, non che dovessi prendere chissà cosa di elegante ma non era neanche carino presentarsi con la felpa della Duff stile birra-dipendente perciò...
Presi le chiavi dalla borsa e le infilai nella serratura ed entrai nella casa degli orrori, dove tutto era orribilmente bianco ed ogni cosa al suo posto, tutto schifosamente lindo e profumato, ti ci potevi specchiare sulle mattonelle rigorosamente bianche del pavimento.
-Isabel, sei tornata- Fu il commentò di mia madre non appena mi vide mettere un piede sul pavimento pulito. –Togliti quel lerciume che chiami scarpe, Margaret ha appena finito di pulire- Lerciume? E da dove diavolo era scappata quella parola?! Comunque ormai ero abituata al suo tono gelido che usava per parlarmi.
Feci come mi era stato “ordinato”,  non volevo litigare, ero solo lì di passaggio.
Salii le scale diretta verso la mia camera che era vicina a quella di mio fratello, si sentiva da fuori la porta che stava ascoltando Mozart...o Beethoven o quello che era, bah a sedici anni ascoltava quella roba...io all’età sua andavo pazza per i Rolling Stones pensando a dieci modi diversi di come arrivare a Londra e sposare Keith Richards clandestinamente e lui si ascoltava Mozart, per carità non gli si poteva dire niente, non lo disprezzavo e non avevo niente contro di lui, Mozart intendo, però...
Nella mia camera regnava il casino più supremo ed ero contenta, io vivevo nel caos...mia madre e tanto meno le sue cameriere, osavano entrare nella mia camera.
Presi una borsa abbastanza grossa ci misi dentro alcuni vestiti a caso e cose varie, avrei passato di nuovo la notte nella casa che avevamo affittato, ci sarebbe mancato anche che avessi presentato Frank ai miei genitori, come minimo gli sarebbe preso un colpo.
Riempita la borsa scesi di sotto dove incontrai la famiglia al completo che chiacchieravano sul divano, appena scesi l’ultimo scalino si zittirono.
-Isabel, dove stai andando?- Mi chiese mio padre con un tono bonario.
-Da Becky, sto da lei stanotte- Risposi cercando di sembrare gentile.
-Dove sei stata questa notte?- Fu  la domanda gelida come sempre di mia madre. Che le dicevo? Mmh...dovevo pensare in fretta, i miei non sapevano della casa che avevamo in comune io e le mie amiche, mi avrebbe linciato come minimo.
-Ero da Erin- Risposi tranquilla. –I suoi non c’erano e aveva bisogno di compagnia- Diamine, avevo ventuno anni e ancora dovevo dare spiegazioni a mia madre.
-Non starai troppo fuori?- Chiese acida, sbuffai.
-Sono in ritardo scusate ma devo andare- Senza ammettere repliche uscii di casa, mi infilai le converse al volo e presi la macchina per andare all’appartamento.
Erano le sei,  avevo tempo per prepararmi.
Arrivata alla pseudo casa, mi fiondai a fare una doccia dopo di che rimasi tre ore a fissare la mia borsa aperta con i vestiti, non avevo la più pallida idea di come vestirmi, erano le sette e ancora ero in reggiseno e mutande.
Alla fine decisi di vestirmi non troppo in tiro visto che era solo una pizza, mi misi un paio di jeans scuri e un top abbinato nero con vari disegni bianchi e grigi. Non ero affatto il tipo da tacchi come avrete immaginato, al massimo le ballerine.
Mi sistemai i capelli un po’ alla bell’è meglio, dando una forma a quella sotto specie di frangia laterale che mi ritrovavo, mi passai un filo quanto mai di trucco giusto per non sembrare bianca cadaverica.
Proprio mentre mi infilavo una converse nera, suonò il campanello, quindi io molto intelligentemente scesi le scale saltellando su un piede solo, miracolo che non mi fossi caduta.
Arrivai alla porta e l’aprii, mi ritrovai davanti un sorridente Frank che fumava una sigaretta.
Come avevo previsto non era vestito elegante, portava i jeans tenendo il cavallo basso e una cinta borchiata messa lì per bellezza, una camicia nera e una cravatta rossa allentata...era molto carino.
-Ehi ciao!- Lo salutai ed entrò dopo aver buttato la cicca per terra.
-Ciao Izzie!- Sorrise contento, mentre io cercavo di infilarmi l’altra converse, quando ci riuscii, presi la borsa e mi voltai verso di lui che si guardava intorno interessato.
-Allora dove mi porti?- Chiesi emozionata, lui si girò verso di me e dopo vari “ehm” e “uhm” e uno sguardo imbarazzato mi misi a ridere. –Mi porti fuori a cena e non sai dove portarmi?!-
-Beh tu ci dovevi intervistare ma non sapevi chi siamo perciò...direi che ne io ne te siamo di parola- Si difese e in effetti il suo ragionamento non faceva una piega.
-Mh...giusto, quindi?- Ci pensammo un po’ su in silenzio religioso.
-Potremmo andare a prendere la pizza e mangiarla al parco, poi fare un salto da Starbucks a prendere il caffè- Propose, una cosa molto tranquilla, come doveva essere.
-Bello, mi piace!- Ci sorridemmo e uscimmo di casa.
-Così dai sfogo alle tue manie di caffeina- Aggiunse poi ridacchiando ed io mi girai a guardarlo shoccata.
-Non sono una maniaca di caffè ne tantomeno di alcol!- Mi difesi indignata.
-Certo- Mi diede ragione senza trattenere però una risata.
-Smettila di prendermi in giro!- Brontolai come una bambina, mi divertiva, lui era divertente...mi faceva ridere ed era da tanto tempo che non ridevo più così di gusto.
-Ok, visto che tu sai praticamente tutto di me...raccontami di te- Bene quello glie lo dovevo, per l’intervista mi aveva raccontato tutto di sé, era il mio turno.
-Tipo?- Chiesi per farmi dare uno spunto da cui partire.
-Beh sei un’alcolizzata, caffeinomane...c’è qualcos’altro che devo sapere? Allevi criceti per caso?- Aprii la bocca per ribattere ma poi la richiusi, mi misi a ridere, ma da dove gli venivano certe domande?!
-In realtà pensavo di tenere un esercito di lama dietro casa ma non credo sia possibile- Dissi facendolo ridere, aveva una risata così tenera, era contagiosa, non potevi non ridere dopo che avevi sentito la sua di risata...era strana ma bella, contagiosa...non c’era nessun’altro aggettivo per descriverla.
Continuammo a parlare per tutta la serata, ridendo e scherzando, gli avevo raccontato dei miei genitori, della casa in comune con le mie amiche, del lavoro...tutto praticamente, Frank mi aveva raccontato quello che non mi aveva detto di lui e abbiamo sparato anche un sacco di cazzate.

Frank Pov.
Arrivati sotto casa sua ci fermammo e lei si voltò a guardarmi, era arrivato uno di quei tipici momenti imbarazzati in cui non si sa che dire o che fare, li odiavo quei momenti, volevo soltanto che finissero il più presto possibile.
-Ti va di entrare?- Chiese poi alzando lo sguardo dalle sue scarpe e puntando i suoi occhi grigi sui miei. Aveva uno sguardo così magnetico, che ti catturava, aveva anche una personalità forte...lei mi piaceva, la conoscevo da poco ma era riuscita a catturarmi nella sua trappola, come poche ragazze avevano fatto...in realtà credo che nessuna avesse mai fatto qualcosa del genere.
Il tarlo di Jamia durante la serata l’avevo completamente dimenticato, ma dopo quel silenzio imbarazzante e la sua proposta era tornato a farmi visita, erano passati sei mesi, lei era andata avanti e dovevo fare così anche io.
Poi non dovevo dimenticarmi degli insegnamenti dei Beatles, non volevo far parte del Club dei cuori solitari...non più, ci avevo passato fin troppo tempo.
-Certo- Sorrise ed aprì la porta, entrai e me la chiusi alle spalle.

*******
Grazie mille Lady Numb *w* spero ti piaccia anche questo...=) La grande uscita tra Izzie e Frank, ma non è finita qui...eheh ;D

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Capitolo 4
*** Time after time ***


time

TIME AFTER TIME

Izzie Pov.
Entrammo in casa, la luce era accesa, cosa strana poiché io l’avevo lasciata spenta.
Poi comparve dalla cucina la figura di Lance completamente nudo.
-Oh mio Dio!- Esclamai coprendomi la faccia  al che Lance si coprì lì davanti con una pianta che aveva preso sopra il mobile, ma che diavolo ci faceva lui lì.
-O-oh...e-ehm...I-Izzie...che...che ci fai t-tu qui?- Balbettò in imbarazzo, Frank intanto stava trattenendo le risate guardandosi intorno, io ero ancora sconvolta.
-TU che fai qui?! Nudo poi!- Sbottai irritata in quel momento dalla cucina uscì anche Becky coperta con un solo lenzuolo, fortuna che era blu almeno non traspariva niente.
-Ehm ciao Izzie, amico di Izzie...- Ci salutò mentre Frank agitò la mano in segno di saluto, alquanto sconcertato.
-Che diavolo fate qui?- Ripetei calmandomi un po’, era una situazione assurda per non dire imbarazzante.
-Beh ecco vedi...pensavamo che non c’eri e...e...- Farfugliò tranquilla, quella ragazza era senza pudore, la presenza di Frank non la disturbava neanche un po’ , se ne stava lì che chiacchierava con un solo misero lenzuolo addosso. Bah...
-Ok, non lo voglio sapere, andiamo via!- Presi Frank per un braccio e lo trascinai fuori di casa, mentre ridacchiava.
Mi chiusi la porta alle spalle e sospirai, ero ancora sotto shock, Frank ormai aveva lasciato perdere a trattenersi e rideva come un matto, tanto che aveva le lacrime agli occhi.
-Smettila...è stata la cosa più imbarazzante e oscena...e...- Balbettai gesticolando mentre Frank mi posava una mano su una spalla ridacchiando.
-Ehi dai tranquilla...è stato...ahah...sì beh...divertente- Disse ridendo.
-E imbarazzante non dimenticarlo, bene e ora?- Sbottai incrociando le braccia al petto.
-Ora beh...visto che casa tua è occupata, andiamo in un posto- Rispose facendo spallucce, mi prese per mano e cominciò a camminare diretto non so dove a piedi, io lo seguii confusa ma continuai a tenergli la mano stretta.
-Posto? Che posto?- Chiesi subito allarmata.
-Porta pazienza e lo scoprirai- Mi rispose continuando imperterrito a camminare e non avevo assolutamente idea di dove stessimo andando, il che mi agitava.
-Che significa porta pazienza?! Non mi puoi mettere la pulce nell’orecchio e poi non dirmi niente...sai potrei anche morire dalla curiosità!- Dissi velocemente, tanto veloce che era miracolo se avesse capito anche una sola parola di quello che avevo detto.
-Ehi woh, calmati...- Rise girandosi verso di me e fermandosi un momento. –Fidati di me ok?- Aveva due occhioni di quel colore nocciola, così espressivi, mi fidavo dal primo momento...così annuii.
Camminammo per non so quanto, lui andava spedito, sapeva dove andava...mi limitai a seguirlo, finche non attraversò un cancello con un cartello: Vietato l’Accesso.
-F-Frankie non hai visto il cartello?- Chiesi fermandomi davanti ad esso, lui si voltò confuso e poi notò il cartello.
-Oh sì- Fece spallucce. –Vieni?- Guardavo prima lui e poi il cartello almeno tre volte.
-Ma...- Provai ad obbiettare ma lui mi sorrise rassicurante.
-Andiamo...ci sono venuto un sacco di volte, è il mio rifugio felice- Mi spiegò, alla fine decisi di entrare con lui, era un edificio abbandonato, salimmo le scale per un po’ finche non arrivammo davanti una porta, lui l’apri e ci trovammo sul tetto...era bellissimo davvero, si vedevano tutte le stelle e tutta la città...quell’edificio era situato sopra una collina e se ti affacciavi su quella specie di muretto sul tetto vedevi tutto.
-Wow...- Commentai guardandomi intorno rapita, era magnifico, capivo perché era il suo rifugio felice, c’era il massimo della tranquillità lì, si vedeva tutta Belleville che poi di notte era molto bella con tutte le luci accese, non era New York ovvio ma a me piaceva stare là.
-Bello vero?- Chiese avvicinandosi al muretto, ci si sedette sopra e si girò verso la città lasciando che le gambe penzolassero sul vuoto, la cosa non mi spaventava per niente...feci la stessa cosa, ovviamente lui mi aiutò a salire, mi sentivo sicura con lui ecco.
Rimanemmo in silenzio per un po’ a guardare la città.

Frank Pov.
-Lo sai...mi fai uno strano effetto...- Esordì dopo un po’, mi voltai a guardarla confuso.
-Ed è un effetto bello o brutto?- Chiesi un po’ preso alla sprovvista.
-Beh...considerando che se me l’avesse il mio ex ragazzo di andare in un palazzo disabitato, salire sul tetto e mettermi seduta sul muretto con le gambe a penzoloni sul vuoto come minimo gli avrei sputato in faccia...quindi beh direi bello- Mi spiegò dondolando le gambe, teneva lo sguardo basso mentre io la osservavo di sottecchi.
-Wow...per un momento ho pensato che mi avresti mandato a fanculo- Confessai ridacchiando, lei alzò lo sguardo e lo posò sui miei occhi.  –La mia ex non l’avrebbe mai fatto comunque...- Aggiunsi accennando un sorriso.
-Sappi che tu sei matto, fuori di testa...sappilo- Affermò facendomi ridere.
-Credimi se ti dico che non sei la prima che me lo dice- Ridacchiai, in effetti Jamia me lo ripeteva sempre e a volte mi mancava, però in quel momento non mi mancava niente, stavo bene così per la prima volta dopo mesi.
-Non lo metto in dubbio- Ridemmo insieme e poi non so perché ci fermammo a guardarci negli occhi, non era la prima volta che i nostri occhi si incontravano quella sera, però era strano...eravamo molto vicini e il mio sguardo spaziava dai suoi occhi alla sua bocca e nel frattempo pensavo.
Pensavo al fatto che nella vita si arriva a un punto in cui bisogna scegliere tra il passato e il presente, o meglio bisogna scegliere se rimanere aggrappati al passato oppure andare verso qualcosa di nuovo, ovvero il presente...alle nuove occasioni che ci si presentano.
Non si può ignorare il passato, le storie passate, perché sono quelle che definiscono chi sei nel presente, ci guida...ma non bisogna mai ignorarlo perché il passato torna sempre a galla, è una dura verità.
Quello che dobbiamo fare è ricordarcelo, non dimenticarlo perché grazie ad esso si può andare avanti e qualche volta può darsi che la storia più importante sia quella che si sta vivendo nel presente.
Alla fine mi decisi, avevo deciso di  lasciar perdere Jamia perché era stata importante ma ormai non lo era più...bisognava andare avanti.
Izzie era sempre più vicina a me tanto che i nostri nasi si sfioravano, feci il primo passo posando le mie labbra sulle sue morbide, lei dapprima era rimasta sorpresa ma poi rispose al bacio, schiuse le labbra lasciando che la mia lingua entrasse e giocasse con la sua, per poi giocare con il mio piercing, io le passai un mano sul fianco e lei affondo le mani tra i miei capelli.
Finche non squillò il suo cellulare, ci staccammo a malavoglia.
-Rispondi- Dissi facendole un cenno, lei tirò fuori il telefono e rispose alla telefonata, mentre io mi accesi una sigaretta.

Izzie Pov.
Dannato stupidissimo telefono.
Nel momento migliore aveva squillato, che cavolo...ci stavamo baciando ed io ero così presa, i brividi che mi scorrevano lungo la schiena...davvero stupido telefono.
Frank mi disse di rispondere, anche se era l’ultima cosa che avrei voluto fare, soprattutto se avessi saputo chi mi stava chiamando.
-Pronto?- Risposi scocciata, chi cavolo poteva chiamarmi alle undici e mezzo di sera?!
-Isabel, sono tua madre- Ecco, fantastico.
-Mamma?!- Sbottai incredula, chissà che voleva.
-Isabel volevo solo dirti che domani sera ci sarà una festa qui a casa perché tuo fratello ha preso la borsa di studio- Tipico, voleva solo farmi sentire una merda.
-Okay e io che c’entro?- Chiesi aspettandomi qualcosa tipo: vedi? dovresti fare come tuo fratello!
-Vorremmo che ci fossi anche tu visto che è tuo fratello e tu fai parte della famiglia- Certo bella scusa, voleva solo tenermi buona per una sera a casa dove poteva controllarmi.
Mi scappò una risata sarcastica. –Non voglio venire-

-Isabel non essere ignorante, devi venire...finche vivi sotto il mio tetto fai quello che ti dico- Si stava alterando lo sentivo dal suo tono di voce.
-Mamma sono abbastanza grande per fare quello che voglio senza chiedere il permesso a te!-
-Dove sei? Faccio venire tuo padre a prenderti con la forza se serve...mettiamola così, se non vieni ti caccio di casa-
-Mi stai minacciando di buttarmi fuori da casa mia?- Chiesi sconcertata
-Hai detto anche tu che sei grande e credo tu lo sia abbastanza per andare a vivere da sola, a meno che tu non venga alla festa, fallo per tuo fratello!- Certo neanche ci calcolavamo e dovevo fargli pure un favore.
Sbuffai. A che ora è?- Chiesi infine, già mi immaginavo il suo ghigno di soddisfazione.
-Alle nove, ci vediamo domani mattina, devi venire a prepararti e non fuggire a casa di qualche tua amica capito?-
-Certo...- Sospirai.

-A domani Isabel- Chiusi la telefonata irritata. –Stronza...- Borbottai, mi voltai verso Frank che fumava tranquillamente una sigaretta, mi guardò interrogativo.
-Mia madre vuole che vado ad una festa organizzata per mio fratello che ha preso una borsa di studio- Spiegai sospirando per l’ennesima volta, gli avevo spiegato della mia situazione familiare e immagino capisse quanto fosse traumatico.
-Oh...buona fortuna, sarà meglio che ti riporti a casa se no la macchina si trasforma in zucca- Rise facendomi scappare un sorriso, scese dal muretto e mi prese per mano facendo scendere anche me.
-Non vorrei dire Frankie ma siamo a piedi, sarai tu a trasformarti in zucca-Gli feci notare, lui mi passò un braccio intorno alle spalle e io intorno ai suoi fianchi.
-Sarò figo anche da zucca- Si pavoneggiò gonfiando il petto, al che risi e gli diedi un pizzicotto su un fianco. –Ahi!-
Mi feci portare a casa mia quella vera, avrei passato lì la notte visto che il giorno dopo sarebbe stato impegnativo.
-Quindi domani sarai irreperibile?- Chiese mettendo il broncio.
-Eh sì purtroppo...ci rivediamo uno di questi giorni?- Domandai speranzosa, lui sorrise e si avvicinò per darmi un bacio a stampo sulla bocca.
-Certo! Se hai bisogno chiamami...- Annuii, mi sorrise, mi avvicinai e mi alzai sulle punte visto che lui era più alto di me di più di cinque centimetri per dargli un altro bacio.
Dopo di che rientrai a casa, era tutto spento per fortuna dormivano tutti, ci mancava anche il terzo grado sul perché ero tornata a casa.

******
Ok si beh...questo capitolo è un obrobrio...non so con che coraggio lo sto postando...: non mi piace però lo lascio così, spero che a qualcuno piaccia...eeeee si lo so magari è troppo presto per farli baciare e tutto solo che mi piacciono...e io non riesco ad aspettare :D Grazie tante Lady Numb! *____*  

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Capitolo 5
*** Worries ***


worries

WORRIES

Frank Pov.
Quando non si ha niente da fare la miglior cosa è stare a cazzeggiare dentro casa con il proprio cane, davanti una birra e un film idiota da guardare, ed era esattamente quello che avevo intenzione di fare.
La sera prima ero uscito con Izzie, logico...l’ho raccontato, lo sapete...dopo quel bacio però non so, è scattato qualcosa, non parlo di amore a prima vista ma ero comunque molto interessato a lei tutto qua, non pensavo più a Jamia...magari ero finalmente riuscito a lasciarmela alle spalle.
Ero sceso di sotto in cucina dove c’era il mio cane Doc, un boxer marroncino, che stava completamente svaccato sul pavimento, appena mi vide, alzò la testa, scodinzolò un attimo e poi tornò a dormire.
Non avendo niente di meglio da fare, mi distesi in cucina con la testa appoggiata sulla pancia del mio cane mentre dormiva, era morbido...si stava da Dio appoggiati a lui.
Dopo svariati minuti sentii la porta aprirsi, considerando che c’era solo una persona che poteva avere le mie chiavi di casa, non mi scomposi di un millimetro continuando a stare disteso sul pavimento della cucina.
-Gee...quante volte ti ho detto di  non entrare furtivamente in casa mia come se fosse tua!- Dissi ad alta voce facendomi sentire fino all’ingresso.
-Non sono Gerard- A quella voce raggelai, mi ero completamente dimenticato che oltre a Gee c’era un’altra persona ad avere le chiavi della mia casa, anzi ex nostra casa.
Non mi mossi aspettai che fosse lei a venire in cucina, tanto sapeva che ero lì, non era la prima volta che dormivo sopra Doc. Sentii i suoi passi avvicinarsi e poi fermarsi esattamente dietro di me, sospirai.
-Ciao Frankie- Continuai a tenere gli occhi chiusi, perché se l’avessi aperti, l’avrei rivista e tutto la mia buona volontà di voltare pagina, andava a puttane.
-Jamia...- Dissi semplicemente a mo di saluto. –Come mai hai le mie chiavi ancora?- Chiesi, non ci vedevamo da quando ci eravamo lasciati, e adesso che cominciavo ad andare avanti, eccola ritornata.
-Perché...devo prendere le ultime cose e lasciarti le chiavi- Rispose un po’ titubante, il tono che avevo usato non era uno dei più rassicuranti.
-Allora fai quello che devi fare e lascia le chiavi sul tavolo- Abbracciai Doc senza muovermi di un millimetro, la sentii allontanarsi e alla fine aprii gli occhi, presi fiato e mi alzai, mi misi a sedere sul bancone della cucina appoggiando i piedi sopra il tavolo ed aspettai che tornasse di sotto.
Dopo minuti che mi parvero infiniti tornò con una scatola piena di roba sua, tra cui qualche nostra foto, ci guardammo un attimo negli occhi e finalmente capii una cosa importante.
Avevo passato gli ultimi mesi a piangermi addosso, a fare il depresso per un cazzo, perché guardandola mi resi conto che non provavo più niente verso di lei, certo molte cose mi mancavano ma era perché ero ormai abituato a tutto ciò, quindi ora che non c’erano più dovevo solo avere pazienza per riadattarmi a vivere da solo come prima che arrivasse lei.
Capii anche che l’unico modo per darsi pace era voltare pagina, si facile a dirlo...però era davvero così, dare pace a una vecchia storia e finalmente andare avanti, era l’unica maniera.
-Mi dispiace sia finita così- Disse appoggiando le chiavi sul tavolo senza staccarmi gli occhi di dosso, feci spallucce.
-Anche a me- Sospirai, ci guardammo ancora un po’ e poi lasciò la stanza, sentii la porta d’ingresso sbattere, era davvero finita a quel punto, potevo voltare pagina.
Scesi dal bancone della cucina e mi appollaiai sul divano a guardare la tv, non c’era un emerito cazzo, mi annoiavo...le prove con gli altri non c’erano quella settimana, nessun concerto, nessuna intervista...niente di niente, stavo morendo dalla noia per fortuna squillò il cellulare che mi distolse dai miei pensieri.
-Pronto?- Risposi senza neanche guardare il display per vedere chi fosse.
-Frankie-boy!- Ah una voce amica, finalmente!
-Ehi Gee!- Salutai ignorando per l’ennesima volta quell’obbrobrio di soprannome che mi avevano affibbiato lui e gli altri chimici del cazzo.
-Senti tra un po’ vengo a casa tua...mangiamo cinese stasera, cerca un film interessante da vedere...dopo cena vengono anche Ray, Bob e Mikey, mi raccomando nascondi il caffè se no Mikey lo sai com’è fatto...passerà la metà della serata in cucina a bere caffè quindi...- Parlò a raffica senza darmi tempo di replicare, ma ormai ero abituato anche a quello.
-Certo fa come se fossi a casa tua- Borbottai senza nascondere un sorriso, non sapevo come avrei fatto senza di loro che mi rallegravano le serate, almeno non morivo dalla noia. –Non capisco perché devi sempre organizzare festini in casa mia-
-Non sono festini, sono riunioni tra amici- Certo come se non sapessi che Ray o Bob avrebbero portato birre e robe varie da bere e montagne di sigarette così da sfondarci per bene.
-Okay, non capisco perché devi fare sempre queste “riunioni tra amici” a casa mia senza dirmi niente-
-Non è vero, te lo sto dicendo adesso!- Certo parlare con Gerard Way era come parlare con un muro, a volte pensavo ci facesse apposta. –La prossima volta organizzerò un rave o un festino davvero-
-Lascia perdere- Sibilai.
-Sì sì vabbè...vado a prendere il cinese, ciao!- Chiusi la telefonata scuotendo la testa, a volte pensavo seriamente avesse qualche problema...ma  che andavo a pensare! Certo che aveva qualche problema!
Andai a riempire la ciotola di Doc che mi stava chiedendo cibo e dopo neanche cinque minuti squillò di nuovo il telefono.
-Pronto?- Risposi seccato.

-Involtini primavera?- Era ancora Gerard, era incredibile quel ragazzo...risi da solo.
-Certo...-
-Ok la prossima volta comunque organizzerò davvero un festino o un rave...la prossima settimana sarà perfetto- Dannazione! Era impossibile!
-Scordatelo!- Sbottai roteando gli occhi.
-Sì sì ciao!- Chiusi di nuovo la telefonata e tornai a fare quello che stavo facendo ma il telefono mi interruppe di nuovo, preso da un attacco di nervi andai a rispondere.

-Gee! Hai rotto il cazzo! Non farò un fottuto rave a casa mia!- Sbottai ignorando il fatto che forse non era lui dall’altra parte.
-Ah! Beccato!- Ecco come pensavo.
-I-Izzie...ehi!- Salutai imbarazzato, anche se la situazione era alquanto divertente. –Pensavo fosse Gerard...come va là?-
-L’avevo capito- Ridacchiò. –Beh preferirei essere  a farmi una seduta  dentistica con un trapano in bocca, ma non posso fuggire, avevo bisogno di sentire una voce familiare- Spiegò sospirando.
-E’ davvero così terribile?- Chiesi senza nascondere una risata.
-Oh sì vorrei che fossi qui per vedere personalmente, tu che fai?- Già bella domanda.
-Assolutamente niente, ho appena saputo che Gee ha organizzato un festino a casa mia, o meglio lui le chiama riunioni tra amici...ma...- Tralasciai la storia di Jamia, glie ne avrei parlato prima o poi, ma al telefono non era il massimo.
Izzie si mise a ridere. –Scusami ma loro organizzano tutto senza dirti niente?!-
-Sì ormai non sono più padrone di niente qui dentro- Sospirai guardandomi intorno e rimettendomi a sedere sul bancone della cucina.
-Ah le ultime parole famose...- Risi anche io ma in quel momento la porta di casa si aprì e comparve Gerard con un sacchetto pieno di cibo cinese.
-Un attimo, Gerard è entrato dentro casa...aspetta- Scesi dal bancone ed andai in salotto dove Gee tranquillamente si stava togliendo il giubbetto e posava la roba sul tavolino.
 -Gee?- Chiesi titubante, neanche si era accorto che c’ero.
-Oh Frankie! Tieni ti ho preso il pollo!- Disse sorridente mentre io lo guardavo truce.
-Ma sei coglione?! – Sbottai inarcando un sopracciglio.
-Perché?- Chiese come se niente fosse.
-Sono vegetariano cazzo!- Fece la faccia sorpresa ad “O”.
-Oh è vero...ma non mi avevi detto il pollo?!- Per me era idiota, no davvero per me lo era sicuramente.
-No! Gli INVOLTINI PRIMAVERA ho detto! Idiota!- Gee  si mise a ridere e mi diede un altro sacchettino contente i famosi involtini. –Ma...-
-Il pollo è per me- Sghignazzò, roteai di nuovo gli occhi al cielo e tornai a parlare con Izzie che sentivo stava ridendo.
-Ehi...quello mi farà diventare scemo- Borbottai sospirando.
-Ah vabè Frankie ti lascio con i tuoi amici, la festa sta per cominciare...sono fuggita di fuori, probabilmente mi stanno cercando-
-Ok, ehi ci vediamo domani?- Chiesi speranzoso.

-Sì certo...ci vediamo allo Starbucks verso le dieci?- Sorrisi soddisfatto.
-Ok a domani, ciao bella- Dopo che mi ebbe salutato, chiusi la telefonata e tornai da quell’idiota che osavo chiamare amico.
-Chi era al telefono?- Chiese subito curioso, sospirai per l’ennesima volta tanto era inutile cercare di mentire a Gee, ti scopriva sempre.
-Izzie- Fece una faccia maliziosa, chissà cosa passava nel suo cervellino da ebete.
-La famosa ragazza che ti ha fatto ritornare nel mondo dei vivi! Me la devi far conoscere, invitala a cena qui- Lo guardai aggrottando la fronte.
-Che cena avrei organizzato io scusa?- Domandai prendendo i miei involtini e sedendomi sul divano, esattamente al centro che secondo me era il punto più comodo, anche perché ormai si era formata la fossa.
-Nessuna, la organizzeremo e inviterai Izzie così la conosciamo e magari dille di invitare qualche amica- Sorrise ancora malizioso, non so se era il caso di spaventarmi o meno per le sue intenzioni ma comunque l’idea non era male.
-Ah ecco...e quando sarebbe?- Fece una faccia pensierosa mentre cercava di prendere il suo pollo con le bacchette.
-Penso che lunedì sarà perfetto- Aggrottai di nuovo la fronte.
-Ma è tra tre giorni!- Obbiettai confuso.
-Ah non ti preoccupare penserò a tutto io!- Certo, come se fosse una novità, ormai casa mia era diventata casa sua...chissà come eravamo arrivati a quel punto, ma c’era di buono che ero certo di poter contare sempre su Gee.

 Izzie Pov.
Sbuffai per la diciottesima volta, ormai era passata un’ora da quando avevo sentito Frank, beato lui  che si divertiva con gli amici, avevo chiamato Becky, Erin, Giselle per passare il tempo e non sapevo più chi altro chiamare, per la disperazione avevo chiamato anche Andrew che non aveva perso tempo per prendermi in giro come suo solito ma almeno mi faceva ridere e almeno passavo un po’ di tempo, ma dopo lui era dovuto andare a lavorare e non sapevo più che fare.
Quell’ora era passata così lentamente, le persone stavano arrivando lentamente, tra cui qualche amico di mio fratello che si congratulava con lui.
Mia madre mi aveva costretto ad indossare un vestito nero con i tacchi, miracolo che non mi fossi ancora sfracellata a terra, passavo la maggior parte del tempo di fuori o in salotto, in camera era vietato andare perché secondo mia madre bisognava stare tutti insieme e non rintanati nelle proprie camere.
Dannata lei e le sue stupide regole.
-Isabel- La sua voce mi distolse dai pensieri, ero seduta sul dondolo dietro casa, era freddo fuori ma preferivo morire assiderata piuttosto che stare là dentro.
-Mamma...- Mormorai senza spostare lo sguardo dalla siepe a qualche metro di lontananza da me.
-Sei pregata di entrare, ci sono persone che vorrei presentarti- Alzai gli occhi al cielo cercando di non farmi vedere da lei, se no ne avrebbe fatto una tragedia greca e la seguii dentro casa.
Si avvicinò a un signore di mezza età con un ragazzo molto più giovane, avrà avuto ventiquattro anni come minimo.
-Isabel questo è il signor Stanford, collega di tuo padre e questo è suo figlio Michael- Quello mi sorrise e mi strinse la mano, accennai un sorriso per educazione.
Dopo di lui mia madre mi presentò almeno un’altra decina di altri ragazzi, non capivo il motivo ma per pura noia mi feci trascinare di qua e di là come un pupazzo.
La serata durò moltissimo, cioè a me sembrava fosse durata un’eternità, era l’una quando tutti finalmente se ne andarono ed io mi fiondai in camera, ero esausta...avevo conosciuto un sacco di persone di cui la maggior parte non ricordavo il nome.
A colazione era solito nella mia famiglia mangiare insieme, altra stupida regola di mia madre, quindi dovetti alzarmi presto per i miei gusti quando andai di sotto erano già tutti lì che mangiavano.
-Buongiorno Isabel- Mi disse mia madre, mio padre invece alzò gli occhi dal giornale e mi fece un sorriso mentre mio fratello ed io non ci cagammo di striscio, come ogni giorno.
-‘Giorno- Mi sedetti mangiando una fetta di pane tostato.
-Allora hai trovato qualcuno di tuo gradimento ieri sera?- Domandò mia madre tranquillamente, io la guardai interrogativo.
-In che senso?- Lei continuò imperterrita a sorseggiare il suo succo all’arancia.
-Beh sì, con cui vorresti fidanzarti, che te li ho presentati a fare allora...- A momenti mi strozzai con un pezzo di toast.
-STAI SCHERZANDO?!- Sbottai incredula.
-Isabel! Per l’amor di Dio non urlare! Ci sento sono qui!- Non riuscivo a crederci, era caduta così in basso da presentarmi una serie di ragazzi perfettamente lord da sposare, ero senza parole.
-Mamma sei impazzita?! Pensi davvero che potrei mai sposarmi con uno di quelli?- Continuai a parlare con un tono di voce ben al di sopra di quello mio normale.
-Non vedo perché no, sono tutti ragazzi da bene e magari potrebbero darti una raddrizzata- La guardai sconvolta.
-Tu sei matta, sei assurda...perchè non capisci che io sono fatta così?! Non voglio essere come te, non voglio essere “raddrizzata”...e me ne frego se sono ragazzi da bene, non voglio sposarmi per nessun motivo con nessuno di loro!- Mi ero alzata in piedi, incazzata nera, mio padre e mio fratello se ne stavano zitti perché sapevano che se mai avessero detto qualcosa di sbagliato, sarebbe successo il putiferio.
-Non osare parlarmi in quella maniera, non capisco perché ti ostini a comportarti come una teppista, ma non ti vergogni? Non hai fatto niente di buono nella tua vita...sto solo cercando di aiutarti!- Ero talmente arrabbiata e nervosa, che mi veniva da piangere, non sapendo in che altro modo ribattere...o meglio ne avevo di cose da dire, ma non ne avevo voglia, ero esausta di cercare di farmi capire da lei, di cercare di farle comprendere che tutto quello che avevo sempre voluto era solo un suo abbraccio o essere rassicurata, volevo solo che si comportasse da madre come era giusto che sia.
Ma evidentemente non potevo pretendere troppo.
-Vaffanculo!- Dopo la scenata, andai in salotto ignorando le urla di mia madre di dirmi di tornare indietro, presi il giubbetto di pelle, gli UGG che avevo lasciato all’ingresso e la borsa.
Uscii di corsa di casa, presi la macchina e guidai finche non arrivai all’altra casa.
Scesi dalla macchina e mi sedetti sugli scalini, dimenticandomi del fatto che ero in canottiera e pantaloncini corti, cioè in pigiama, con un giubbetto di pelle e gli UGG...ero a dir poco ridicola, ma non me ne fregava niente...nascosi il volto tra le mani e piansi finche non mi fui sfogata.

******

Bene per la storia di Frank con il cane mi sono ispirata a questa foto: http://i36.tinypic.com/vyt9c6.jpg   Appena l'ho vista ho detto: cavolo ce la devo inserire nella storia perciò ecco qua :D Se lasciaste qualche commentino in più farebbbe molto piacere...grazie ancora LadyNumb, spero ti piaccia anche questo...e avevi ragione sul brutto presentimento ^^

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Capitolo 6
*** Stand by me ***


stand by me

STAND BY ME

Frank Pov.
Non so perché ne come, la mattina seguente mi ritrovai sul divano sotterrato da pacchetti di sigarette vuoti.
Aprii gli occhi e mi guardai intorno, dire che era un casino era un eufemismo...non si vedeva neppure il pavimento del salotto! C’era Ray che dormiva per terra abbracciato ad un cuscino, Gee dormiva sulla poltrona e gli altri due non sapevo che fine avessero fatto. Guardai l’ora, erano le otto...alle dieci avevo appuntamento con Izzie allo Starbucks, c’era tempo per riprendermi.
Andai in cucina dove c’era Mikey attaccato come una piovra alla mia macchinetta del caffè, per fortuna ne aveva fatto abbastanza per tutti, o meglio non se l’era bevuto tutto.
-Ehi Mikes!- Lo salutai, lui mi fece un sorriso a trentadue denti...sicuramente era già iperattivo dalla caffeina.
-Frank!- Esclamò tutto esaltato, al che lo guardai perplesso con un sopracciglio alzato mentre mi sedevo sullo sgabello in cucina.
-Dov’è Bob?- C’erano tutti all’appello tranne Bob.
-Sta dormendo in camera tua perché dice che  il tuo letto è molto morbido- Mi spiegò con fare saccente, oddio ma io vivevo in una gabbia di matti! –Non fare quella faccia tu sei quello che sta più fuori di noi- Sentenziò Mikey guardandomi con l’espressione di uno che la sapeva lunga, per me sapeva leggere nel pensiero.
Lentamente tutti si svegliarono e vennero a fare colazione, ridendo e scherzando si erano fatte le nove e mezza, mi andai a vestire e a farmi una doccia, mi misi i soliti jeans strappati, una t-shirt dei Misfits, felpa e converse.
Fuori c’era un sole che spaccava le pietre, così presi i miei occhiali da sole bianchi e quando stavo per uscire fui “placcato” letteralmente da Bob.
-Oh mai sei scemo?- Sbottai quando mi rialzai da terra.
-Ha parlato, dove vai?- Lo guardai torvo per un momento.
-Allo Starbucks, devo vedermi con Izzie- Risposi sospettoso, mentre prendevo le chiavi di casa.
-Ti accompagno, devo parlarti di una cosa...andiamo a piedi- Disse aprendo la porta di casa e uscendo senza darmi tempo di replicare.
-Ma io veramente avevo intenzione di prendere la macchina ma a quanto pare non ho scelta- Borbottai seguendolo di fuori.
-No infatti, è davvero importante- Si fece serio, a quel punto capii che dovevo starlo ad ascoltare, raramente Bob veniva a raccontare dei suoi problemi, lui era un tipo riservato preferiva tenerseli per sé.
Cominciammo a camminare ma ancora non diceva niente, forse doveva organizzare il discorso, ma dopo dieci minuti ancora non parlava.
-Allora?!- Chiesi alla fine cercando di capire che volesse.
-Oh sì giusto...allora...vedi Frankie mi vedo con una ragazza si chiama Josie...- Cominciò a raccontare ed io ascoltavo interessato, annuendo di tanto in tanto. –Ecco lei mi piace molto ma il fatto è che...ieri sera prima che venissi da te, mi ha detto una cosa...- Disse interrompendosi.
-Cioè...?- Lo incitai visto che non si muoveva.
-Beh è venuta a casa mia e mi ha detto che voleva fare sesso- Si interruppe di nuovo, mi guardai un attimo intorno e poi gli diedi una pacca sulla spalla, non sapendo che altro fare.
-Mmh...bene, sono contento per te- Risposi titubante.
-Ma no! Non è questo! il fatto è che...lei è...- Aprì la bocca e la richiuse almeno un paio di volte, intanto eravamo arrivati davanti lo Starbucks e notai Izzie seduta di fuori con gli occhiali da sole calati sugli occhi, non appena mi vide mi sorrise ed io la salutai con la mano, poi tornai a Bob.
-Cos’è lei? Un alieno? Ha qualche malattia venerea? Bob spiegati cazzo non posso entrarti nella testa! Izzie mi aspetta!- Sbottai sarcastico.
-VERGINE! È VERGINE CAPISCI?!- Esclamò a voce fin troppo alta, tanto che la maggior parte della gente seduta lì fuori, si girò di colpo a guardarci. Abbassai il capo scuotendolo, Bob per quanto riguardava discrezione e grazia era pari allo zero.
-Che cazzo urli?!- Dissi prendendolo da parte lontano da occhi indiscreti anche se la gente continuava a guardarci male tranne Izzie che ridacchiava.
-E’ che...mi ha shoccato la cosa! Non immagini quanto!- Continuò a dire Bob gesticolando in imbarazzo.
-Non vedo dov’è il problema...- Mormorai confuso.
-Il problema è che io non ho mai ... come dire... deflorato una ragazza, ne ho avute tante ma...- Lo interruppi con un gesto della mano.
-Che schifo Bob, sta zitto...allora di che ti preoccupi?! Insomma per lei non c’è problema, se è la prima volta che lo fa, non ha nessuno con cui paragonarti, per lei sarai il massimo...- Bob fece la tipica faccia ad “O” sorpresa.
-Giusto! Non ci avevo pensato!  Grazie Frankie...vado a defl...- Gli tappai la bocca con una mano.
-Shh smettila di dire quella parola! Vai e divertiti!- Lo cacciai via mentre lui ridacchiava e mi diressi al tavolo dov’era Izzie.
-Ehi...- Ci abbracciammo poi mi sedetti di fronte a lei, aveva una faccia a dir poco stravolta, gli occhi gonfi...
-Ciao Frankie- Accennò un sorriso.
-Ma ehi...hai pianto?- Chiesi guardandola sospettoso, decisamente.
-Va tutto bene- Rispose sorridendo.
-Che è successo?- Ripetei, sapevo che mentiva si vedeva lontano un miglio, lei sospirò.
-Mh...jambalaya?*- Tentò facendo un sorriso speranzoso.
-Spiacente tesoro ma le battute di JD non funzionano con me, guardo Scrubs da anni- Dissi compiaciuto poiché ricordavo perfettamente la battuta, era quando JD non sapeva cosa dire...allora tirava fuori il “jambalaya”.
Lei sorrise sconfitta, stava per parlare quando arrivò la cameriera a chiederci cosa volevamo ordinare, io optai per un caffè doppio...ormai Mikey mi aveva contagiato con la sua mania, Izzie invece ordinò un frappé alla fragola.
Non appena le nostre ordinazioni arrivarono, Izzie cominciò a parlare finalmente.
-Beh ecco...ieri sera la festa per mio fratello era in realtà una festa per trovarmi marito...- Mi strozzai con il caffè a momenti dopo aver sentito le sue parole, tanto che cominciai a tossire mentre lei mi dava pacche sulla schiena ridendo.
-Cosa?!- Chiesi con la voce ridotta in un sussurro, visto che il caffè era bollente.
-Mia madre aveva chiamato un sacco di colleghi di mio padre con i loro figli, me li ha presentati tutti, ma io all’inizio non avevo capito le sue intenzioni...- Raccontò ed io, dopo essermi ripreso, l’ascoltai attentamente. –Il mattino dopo scendo di sotto e mi fa: hai trovato qualcuno di tuo gradimento? Ancora non capivo, quando le ho chiesto di che parlasse mi ha chiesto se tra tutti i ragazzi che mi aveva presentato, se c’era qualcuno da portare all’altare...al che mi sono incazzata e lei mi ha continuato a dire che lo faceva per il mio bene, perché secondo lei ho bisogno di una raddrizzata, che sono una delusione...e che...- Cominciò a singhiozzare. –Non ho mai combinato niente di buono nella mia vita...- Le lacrime cominciarono a solcare il suo volto copiose, così mi alzai e mi sedetti accanto a lei...le passai un braccio intorno alle spalle e la cullai finche non si calmò.
Le diedi un bacio su una tempia e lei appoggiò la testa sulla mia spalla, presi ad accarezzarle i capelli...non so ma in quel momento mi sentivo protettivo nei suoi confronti, come se dovessi proteggerla da tutti i mali che la circondavano, era stupido lo so...era anche impossibile, non avrei mai potuto proteggerla da tutto ma almeno potevo starle vicino ed era quello che avevo intenzione di fare.
-Ehi senti...vieni con me- Mi alzai e la presi per mano, colto da una fulminante idea.
-Cosa? E dove?- Domandò confusa.
-Vieni e lo scoprirai- Sorrisi malizioso. No...non avevo in mente niente di quello che pensate.
-Frankie...ti diverti a fare il misterioso?- Chiese ridacchiando, finalmente le avevo fatto tornare il sorriso!
-Non immagini quanto...- Ghignai furbo.

Izzie Pov.
Ecco mi ero aperta a lui, gli avevo raccontato tutto...e mi ero sentita bene, mi faceva dannatamente bene parlare con lui perché sentivo che in qualche maniera mi capiva, certo non poteva sapere come mi sentivo io ma da come parlava e come si comportava parlando di certi argomenti, ero riuscita a capire che lui aveva sofferto tanto quanto me...per motivi diversi ma avevamo sofferto entrambi.
Mi trascinò a casa sua dicendo che però non saremmo rimasti, doveva solo prendere una cosa che non voleva dirmi, nel frattempo io mi guardai intorno...l’ordine non era assolutamente il suo forte, ma anche in questo campo ci capivamo, non era neanche il mio forte.
Notai che aveva un cane...era un boxer, molto carino...dormiva sul divano in mezzo a pacchetti di sigarette, con la testa appoggiata al cuscino come un umano, era buffo, mi sedetti accanto a lui e cominciai ad accarezzarlo per diversi minuti.
-Vedo che hai fatto amicizia con Doc...è molto socievole, anche se passa la metà del tempo a dormire...- Esordì la voce di Frank, mi girai verso di lui e portava una borsa nera da...tennis?!
-Ti avverto non so giocare a tennis- Dissi facendo un cenno alla borsa.
-Oh ma non giocheremo a tennis...non so fare...ho in mente altro...- Fece un altro dei suoi sorrisetti sghembi e mi fece cenno di seguirlo prendendomi la mano.
Uscimmo da casa sua e continuammo a camminare, ricordavo la strada ma non riuscivo a ricordarmi dove era diretta finche non mi ritrovai di nuovo davanti quel cancello con scritto: vietato l’accesso, che Frank si divertiva ad oltrepassare.
-Ma...Frank ci siamo già stati qui, lo sai che stai diventando un po’ banale?- Si girò e mi trascinò verso di lui facendo aderire prima i nostri corpi e poi le nostre labbra.
-Lo sai che parli troppo?- Sorrisi di nuovo e poi salimmo di nuovo sul tetto.
-Ok...ora potresti spiegarmi cosa ci facciamo qui con le racchette da tennis?!- Chiesi incrociando le braccia al petto.
Lui posò la borsa per terra e si voltò a guardarmi, aveva lo sguardo serio, di uno che ti sta per fare una confessione e infatti così fu.
-Quando avevo sedici anni mio padre tradì mia madre con la sua segretaria e divorziarono, mio padre si trasferì con la segretaria nel Michigan, lasciando me e mia madre da soli...il che mi ha sconvolto non poco, mia madre era depressa ed io non sapevo che fare...mi sentivo...non lo so...perso, così venni qui quello che poi chiamai “il mio rifugio felice” perché non c’è mai nessuno e posso fare quello che mi pare, avevo bisogno di sfogarmi...ero frustrato...- Prese una racchetta e una pallina da tennis, io non dissi niente...io lo guardavo senza dire una parola. –Così presi una racchetta da tennis e una marea di palline...e presi a fare così- Lanciò la pallina in aria e poi la colpì con la racchetta facendola volare verso il vuoto. –E non immagini quanto mi sono sentito meglio dopo...provaci- Disse porgendomi “l’occorrente”, lo presi e feci come mi aveva detto e...porca pigna, era sorprendentemente piacevole...mi faceva sentire bene, sentivo che lentamente tutta la rabbia lasciava il mio corpo ad ogni colpo che davo alla pallina.
Passammo almeno un’ora così, era divertente...Frank era divertente, faceva di tutto per tirarmi su di morale, lo apprezzavo molto per questo e devo dire che ci riusciva anche.
Finche il mio cellulare non pensò che era arrivato il momenti di interromperci con il suo insistente squillo, guardai il display era Giselle, quindi dovevo assolutamente rispondere.
-Giselle?- Risposi sapendo già la risposta affermativa.
-Izzie! Ehi...dovresti venire qui, ho un compito per te...un articolo pronto da scrivere!-Lo immaginavo.
- Ok, arrivo- Chiusi la telefonata, Frank mi guardava con un muso triste.
-Mi spiace Frankie ma devo proprio andare...lavoro...- Dissi a mo di scusa, lui annuì con espressione rassegnata.
-Vai tranquilla...oh ehi! Prima che Gee mi uccida...lunedì sera vieni a cena da me? C’è la band al completo e porta anche le tue amiche se vuoi...anzi portale, ordine diretto da Gee- Mi piaceva quando parlava velocemente gesticolando, mi ricordava un sacco JD di Scrubs...chissà se aveva dentro di sé la vocina che lo comandava, risi dei miei stessi pensieri.
-Certo, sicuramente verranno anche loro...ci sentiamo?- Luì annuì prima di avvicinarsi e darmi un bacio su una guancia.
-Ci si sniffa in giro!**- Rise.
-Smettila di copiare le battute di Scrubs!- Lo ripresi ridendo. –Ciao Frankie!- Mi fece ciao con la mano ed uscii dall’edificio diretta al lavoro, chissà cosa riservavano per me, dal tono di voce di Giselle doveva essere qualcosa di forte.
Arrivata lì, fui accolta dalle solite battutine di Andrew che però mi erano un po’ mancate e poi da Giselle con i suoi soliti bellissimi completi e le scarpe a tacco vertiginoso ed io ancora mi chiedevo come faceva a starci tutto il giorno.
-Allora cos’hai per me?- Chiesi non appena mi vide.
-Un bellissimo articolo da fare sul ritorno dei NOFX!- Non male, proprio per niente! Erano nella mia classifica dei dieci gruppi per i quali avrei dato qualsiasi cosa per vederli in concerto.
-Fantastico, grazie mille! Mi metto al lavoro!- Esclami con gli occhi che brillavano, la giornata era cominciata di merda ma grazie a Frank e ai NOFX non poteva che concludersi al meglio...già sentivo l’ispirazione per l’articolo farsi avanti, sarebbe stato un pomeriggio molto proficuo.  

******
* Citazione da Scrubs...Jambalaya..dalla puntata sei della quinta stagione, quando Bob Kelso chiede a JD quanti anni pensa che abbia...per chi conosce Scrubs sa a cosa mi riferisco.
** Citazione da Scrubs di nuovo, di una puntata dell'ottava stagione...non ricordo precisamente quale, so che però lo diceva ad un dottore JD =)

Lady Numb: Eh sì Frank l'ha consolata per bene direi, potessi stare io al suo posto *w* e per quanto riguarda Izzie...beh non credo che sia finita qui con i genitori...: Alla prossima! Spero ti sia piaciuto anche questo, il prossimo non tarderà ad arrivare! ^^  Grazie!!

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Capitolo 7
*** Invest in love ***


invest in love

INVEST IN LOVE

Izzie Pov.
Il lunedì sera era già arrivato ed ero nella casa comune con le mie amiche, che ci preparavamo per la serata; loro avevano accettato di buon grado, ma non gli avevo detto chi erano o meglio gli avevo detto che era una cena con gli amici del ragazzo con cui uscivo e basta.
Non che non volessi dirglielo, solo che non mi era passato per la testa, solo quando stavamo attraversando il vialetto di casa di Frank, mi venne in mente quel particolare ma non dissi niente per il fatto che li avrebbero visti in meno di un minuto.
Ma tornando a quel pomeriggio, ci ritrovammo tutte e tre nella nostra casa, per vestirci e parlare un po’.
-Allora...Izzie...com’è il tuo ragazzo?- Chiese Erin ammiccando.
-Non è il mio ragazzo- Puntualizzai, in quei tre giorni io e Frank ci eravamo sentiti spesso, ma per un motivo o per un altro, non ci eravamo visti, io ero impegnata con il lavoro...e lui con le prove visto che Gerard aveva nuovo materiale da fargli provare.
-Certo, vorresti dire che quando ti ficca la lingua in gola è solo perché siete buoni amici- Ironizzò con sopracciglio alzato, Becky ridacchiò mentre si provava un vestitino color blu notte ma decisamente troppo formale per la serata che avevamo in programma.
-Esatto, buoni amici con qualche beneficio- Concordai tirando fuori una serie di top dal cassetto.
-No cara, gli amici con i benefici sono quelli che fanno sesso...voi neanche quello, davvero non saprei definirvi- Disse pensierosa.
-Erin a volte il tuo senso del ritegno mi lascia sconcertata, non abbiamo bisogno di una definizione perché siamo solo amici...certo a volte c’è scappato qualche bacio ma niente di più, non abbiamo mai parlato di noi in “quel” senso-  Spiegai ributtando sul letto il top che avevo preso e che avevo posizionato sul mio corpo davanti allo specchio.
-Ma a te piace- Affermò Becky togliendosi il vestito blu e provandone uno orribilmente rosa.
-Beh...non lo so...io...ecco...- Quell’affermazione mi aveva presa in contropiede, mi piaceva Frank? La risposta era che non lo sapevo davvero, mi piaceva stare con lui, mi faceva divertire, mi piaceva quando ci baciavamo...ma non sapevo se lui voleva andare avanti nel senso voleva qualcosa di serio o no, io personalmente ero stufa di passare da ragazzo in ragazzo, non avevo una storia con i fiocchi dal liceo...che però non era finita bene, e non ne avevo avute altre per il semplice fatto che non avevo mai trovato il ragazzo giusto, quello che mi faceva venire i brividi ogni volta che mi toccava, quello che mi faceva venire le farfalle nello stomaco ogni volta che dovevamo uscire insieme o ogni volta che ci pensavo.
Non sapevo dire se Frank mi faceva tutti quegli effetti, in fondo lo conoscevo da poco più di una settimana ma fino a quel momento mi aveva fatto una buona impressione, magari quella sera sarebbe cambiato tutto o magari no...
-Ti piace!- Esclamò Becky facendomi prendere un colpo, troppo presa dai miei pensieri.
-Non ho detto questo- Ribattei infastidita, odiavo quando mi interrompevano il flusso dei pensieri.
-Era sottinteso- Le diede corda Erin annuendo.
-Possiamo per favore non parlarne finche non ho le idee chiare? Grazie...- Annuirono ridacchiando.
-Allora di che parliamo?- Chiese a quel punto Erin buttandosi a peso morto sul letto.
-Magari su una certa Becky e un certo Lance completamente nudi in giro per casa...eh?- Lanciai un’occhiata maliziosa alla diretta interessata, che nel frattempo arrossiva.
-Beh...sesso da post-rottura...- Sorrise innocente. –Ma giuro che è finita davvero! Lance si è trovato un’altra ragazza- Disse tranquillamente anche se potrei giurare che ci fosse un tono triste sull’ultima frase.
-Mi dispiace- Le dissi, lei fece spallucce.
-Non fa niente, stasera conoscerò qualche bel ragazzo con cui consolarmi!- Esclamò armata di un nuovo entusiasmo, sì forse quella serata sarebbe stata molto interessante.
Alla fine dopo un sacco di tempo riuscimmo a deciderci come vestirci io optai con una gonna grigia con le balze, delle pantacollant lunghe viola, un top sopra e un cardigan e per concludere il mio solito tocco, converse e giubbetto di pelle.
Erin e Becky si erano messe un vestito, la prima nero non troppo formale...anzi molto più da giorno che da sera ma era bello, mentre Becky aveva optato per un vestitino a fiori molto primaverile...il che era strano visto che eravamo a ottobre, ma era bello lo stesso.
Arrivammo giusto in tempo davanti casa di Frank dove da fuori si sentiva musica a palla, anzi per l’esattezza i Blink 182 a palla, il che non mi poteva fare che piacere visto che amavo quel gruppo con tutta me stessa, erano i miei preferiti.
Suonammo il campanello...

Frank Pov.
-Gee...Cristo Signore la vuoi smettere di camminare avanti e indietro come un idiota?!- Sbottai esasperato.
-Devo verificare che è tutto apposto, visto che ci tengo a queste cose e non sono menefreghista come te!- Rispose, alzai gli occhi al cielo e andai in cucina dove Mikey si stava dilettando ai fornelli, in una strana sbobba giallastra.
La guardai inorridito poi posai lo sguardo su Mikey che si divertiva ed era tutto preso ad aggiungere qualche spezia a quella cosa sconosciuta.
-Cos’è?- Chiesi indicandola con una smorfia schifata.
-Frittata- Mi rispose sorridente, accennai un sorriso e tornai in salotto.
-Cristo...- Mormorai scuotendo la testa.
-TROVATO!- Urlò di punto in bianco Ray come un dannato, facendoci prendere un colpo e sventolando un cd in aria che scoprii essere: Take off your pants and jacket, dei Blink 182.
Mise su il cd e le note di Anthem Part Two inondarono la stanza, il che mi metteva buon umore.
Andai in giro per casa canticchiando le canzoni che si susseguivano, finche non suonò il campanello.
-VADO IO!- Urlò Gerard esaltato, al che mi alzai di colpo.
-No! Vado io, almeno lasciami essere il padrone di casa cazzo!- Sbottai seguendolo all’ingresso e cominciando a spintonarci.
-Ma la serata l’ho organizzata io quindi...- Lo spintonai via.
-Quindi un cazzo, questa è casa mia e non rompere le palle!-Dissi soddisfatto mentre Gerard sbuffava sonoramente.
Aprii la porta e me le ritrovai davanti, Izzie era molto bella e anche le sue amiche, a parte una che ci guardava con occhi e bocca spalancata...oh no...
-Oh mio Dio...- Mormorò senza staccare lo sguardo dagli occhi di Gerard che la guardava spaventato.
-Ciao Frankie!- Mi salutò Izzie dandomi un bacio sulla guancia, al che sorrisi, entrò dentro casa seguita da un’altra ragazza mora.
-Ciao, sono Erin- Si presentò porgendomi la mano che strinsi. –Frank e lui è Gerard- Dissi indicando Gerard alle prese con quella ancora pietrificata davanti a lui.
-Mio Dio...- Continuava a mormorare, fissando Gerard.
-Ma sta bene?- Chiesi a quel punto a Izzie che scosse la testa preoccupata.
-Becks?-  La chiamò a quel punto arrivarono anche Bob, Ray e Mikey che si presentarono alle nuove arrivate, o meglio Izzie già la conoscevano ma Erin e Becky no.
-Non ci posso credere... i My Chemical Romance al completo...è un sogno...- Oh, ora capivamo tutti, altra fan scatenata...sarebbe stata una lunga serata. –Izzie dovevi dirmelo!-
-Scordatelo, come minimo mi avresti assillato per tutto il pomeriggio- Borbottò Izzie incrociando le braccia al petto.
Ci avviammo in salotto ridendo e scherzando a quel punto Mikey cominciò a vantarsi delle sue prodezze in cucina e mi ricordai dello schifo giallo che stava preparando, così presi da parte Bob.
-Ehi Bob...vai a prendere un po’ di pizza?- Chiesi a bassa voce, guardandomi intorno sperando che Mikey non mi attaccasse da qualche parte.
-Perché?- Mi domandò di rimando Bob confuso.
-Ma non hai visto lo schifo che sta preparando Mikey? Se lo sa Gee è la fine del mondo-
-Ok, vado...mista?- Annuii, Bob prese i soldi dal portafoglio di Gerard che poco saggiamente l’aveva lasciato incustodito.
Tornai in salotto e mi misi a chiacchierare con le ragazze insieme a Ray e Gerard, stavano parlando della band e del fatto che dovevamo girare il video di Teenagers, li ascoltavo distrattamente poiché ero preoccupato delle occhiate assassine che mi mandava Mikey dalla cucina, che sapesse qualcosa? Impossibile, a meno che non aveva gli ultrasuoni...ero seduto sulla poltrona di fronte il divano e stavo osservando Mikey che girava la sbobba gialla sulla padella con l’espressione di uno che sapeva quello che faceva, il che mi spaventava non poco...soprattutto perché quella era la mia cucina, se avrebbe preso fuoco?! Beh era anche vero che io non la usavo praticamente mai perché mangiavo sempre in giro o mi facevo portare la pizza o il cinese o il messicano, ma insomma una cucina serviva sempre!
-Ti ricordi Frank?- Non appena sentii il mio nome, mi voltai verso Gerard che aveva parlato e mi accorsi che mi stavano guardando tutti con occhi curiosi, probabilmente aspettavano che raccontassi qualcosa ma non avevo la più pallida idea di che cosa stavano parlando.
-Ehm...sì, certo- Risposi accennando un sorriso naturale, che in realtà non lo era per niente, quelli intanto continuavano a guardarmi curiosi.
-Beh? Che aspetti...racconta dai!- Mi incitò Ray dandomi una pacca sulla gamba. Sì, facile a dirlo, io non avevo idea di che parlavano!
-Oh...devo raccontare...beh sì insomma...- Mi guardai intorno, Mikey mi lanciò un altro delle sue occhiate di fuoco...al che mi zittii subito.
-Oh Frankie! Ma che hai?!- Gerard mi sventolò una mano davanti alla faccia, scossi la testa.
-Tuo fratello mi sta lanciando occhiate assassine...che fanno davvero paura, mi chiedo come faccia a fare quelle brutte facce, comunque non so perché...- Spiegai facendo ridere sia le ragazze che Ray e Gee, bah.
-Lo sai benissimo!- Si sentì urlare Mikey dalla cucina.
-Oh cazzo ha gli ultrasuoni!- Mormorai guardandomi intorno sospettoso.
-No caro Frank, è che tu sei anti-sgamo...sei tornato in sala come se avessi appena ucciso qualcuno e avessi chiesto a Bob di nascondere il cadavere, se ero un detective ti avevo già beccato da un pezzo- Disse Mikey concludendo con una risata, anche se non potevo dargli torto...sono sempre stato una persona sincera e che anche molto schietta, perciò non riuscivo a mentire e quando ne combinavo una mi scoprivano sempre.
-L’ho fatto per il bene di tutti- Mi difesi .
-Io non capisco- Disse Erin, in effetti per chi non ci conoscesse, era impossibile capire i nostri messaggi criptati.
-Mikey ha preparato uno schifo giallo e non vi dico che aspetto ha perché se no non mangiate più, così l’ho detto a Bob che è andato a comprare la pizza- Spiegai, le ragazze annuirono dopo aver finalmente capito.
-Come al solito Frank non capisci niente...quella si chiama frittata e posso capire che non ne hai mai sentito parlare visto che l’ultima volta che hai usato una cucina, gli hai dato fuoco- Le ragazze scoppiarono a ridere e Gee pure.
-Embè!? Almeno ci ho provato, poi Ray non la usa la cucina non era la fine del mondo- Il diretto interessato sbuffò contrariato.
-Comunque tu sei senza cena- Ordinò Mikey puntandomi addosso un mestolo.
-Come sarebbe?! E’ casa mia questa!- Sbottai irritato.
-Io cucino, io decido- Sbuffai per l’ennesima volta.
-Bene per la cronaca Bob ti ha rubato cinquanta dollari- Borbottai sperando che non mi avesse sentito, ma Mikey aveva gli ultrasuoni...
-COSA?! Frank ti ammazzo!- Esclamò venendomi incontro.
-E che c’entro io?!-  Per fortuna in quel momento rientrò Bob con le pizze, fortuna per me...un po’ meno per lui, visto che si trovò davanti la furia omicida di Mikey.
Intanto noi tornammo a chiacchierare.
-Le vostre serate sono sempre così movimentate?- Chiese a quel punto Izzie ridacchiando.
-Oh no te l’ho detto di solito diventano festini- Borbottai lanciando un’occhiataccia a Gee.
-Non essere così melodrammatico! E’ successo solo una volta!-Si difese alzando le mani in segno di resa.
-Sì, quando io stavo a casa con quaranta di febbre e tu ti sei presentato con cento persone con alcolici e varie, pronti per fare festa!- Scoppiarono a ridere...alla fine dovette annullare tutto visto che non ero affatto in vena di festeggiare.
-Oh Frank! Racconta di quella volta che a Bob ha preso fuoco la gamba!- Esclamò Gerard, al che scoppiai a ridere, quella era davvero esilarante.
Così continuammo a raccontarci delle nostre avventure durante la cena e nel dopo cena, notai una cosa interessante, che Becky ce l’aveva spesso con Gerard, gli lanciava certe occhiate e lui certi sorrisi...in fondo anche se era patita per il gruppo, era una ragazza apposto mentre Erin scherzava spesso con Bob, mah.
Lanciai un’occhiata significativa a Izzie che era vicina a me sul divano, stavamo tutti lì ad ascoltare una delle tante storie noiose di Mikey Way che lui giudicava essere molto divertenti, mah sarà...a me non avevano mai fatto ridere, ma lui si esaltava sempre quando le raccontava perciò non potevo smontarlo così come un bastardo.
-Ehi Bob, com’è andata a finire con quella ragazza?- Chiesi cambiando discorso, parlando di cose più interessanti...
-Oh...ehm bene sì...- Rispose pensieroso.
-Quindi è tutto apposto?- Domandai ancora cercando di capirci qualcosa in più.
-Oh sì ci siamo lasciati- Mi andò di traverso la birra.
-Ma come?! Mi hai scartavetrato i coglioni con questa storia e poi l’hai lasciata?!- Sbottai shoccato, lui fece spallucce.
-Era una cosa troppo importante, mi sentivo sotto pressione e così l’ho lasciata...ci è rimasta un po’ male in effetti quando le ho detto il motivo ma colpa sua, non avrebbe dovuto dirmelo- Mi schiaffai una mano in faccia.
-Ma di che diavolo parlate?- S’intromise Ray ridacchiando, lanciai un’occhiata a Bob che sospirò.
-Josie è vergine e voleva farlo e io ho detto di no- Gee scoppiò direttamente e ridere, seguito anche dagli altri.
-Scusate ragazze, non vi scandalizzerete per questi discorsi no?!- Domandò Mikey tornando serio.
-Oh no, non vi preoccupate...sapeste che discorsi fa Erin...- Rispose Izzie con uno sguardo di una che la sapeva lunga, ci girammo sconcertati verso Erin, appunto.
-Ehi! Sono solo una che quando deve parlare di certe cose non si fa troppi problemi e arriva al punto- Spiegò a mo di difesa facendoci ridere.
Scossi la testa, nonostante tutto era una bella serata, e io che pensavo che fosse un disastro invece ci si divertiva e si scherzava, mah meglio così e mentre chiacchieravano di non ricordo cosa visto che non li stavo a sentire, mi alzai e presi un pacchetto di Marlboro rosse dalla giacca di Gee, dato che lui si inculava sempre le mie.
Uscii fuori di casa a godermi un po’ di nicotina e anche un po’ di aria fresca dimenticandomi del fatto che eravamo nel mezzo di ottobre, un’arietta gelida mi colpì in pieno viso facendomi rabbrividire, mi strinsi nella felpa e tirai su il cappuccio.
Mi stavo per accendere la sigaretta quando vidi di sfuggita una mano strapparmela letteralmente dalle mie, rimasi qualche secondo a fissare il punto dove prima era la mia sigaretta per poi girarmi alla mia destra e trovai Izzie che rideva con la mia sigaretta in bocca, la guardai contrariato soprattutto dopo che mi aveva preso anche l’accendino.
-Vuoi anche un rene? O un polmone? Un pezzo di fegato tesoro?- Domandai sarcastico mentre lei si accendeva la sigaretta.
-No grazie, sono apposto- Sorrise, ah quel sorriso...e chi resisteva a QUEL sorriso? Stavo diventando scemo, dovevo darmi un contegno. Scossi la testa e tirai fuori un’altra sigaretta dal pacchetto di Gerard, ne erano rimaste due,  decisi di tenermi il pacchetto così imparava a fregare sempre i miei.
-Allora che ne pensi della serata?- Domandò Izzie distogliendomi dai pensieri che stavano diventando fin troppo strani.
-Che ne penso io? Dovresti dirmelo tu...sei l’ospite- Risposi guardandola, lei sorrise.
-Volevo dire le mie amiche, io mi sto divertendo molto comunque-
-Oh, beh...Erin non è male, anzi...proprio carina...- Commentai beccandomi un pugno su una spalla, mi misi a ridere. -Sto scherzando!-
-Meglio per te- Borbottò guardando dall’altra parte per evitare il mio sguardo.
-Uuh, siamo gelose?- Dissi con voce cantilenante mentre mi avvicinavo di qualche passo.
-No ovvio- Rispose continuando a guardare alla sua destra.
-Oh sì che sei gelosa- Continuai passandole un braccio intorno al fianco e avvicinandola a me costringendola a guardarmi negli occhi visto che ero davanti a lei. –Comunque penso che Erin ce l’abbia con Bob- Il suo sguardo si illuminò.
-Hai notato anche tu?! E Becky con Gerard! Credo dovrai accontentarti di me...- Disse con voce fin troppo maliziosa.
-Oh che peccato...- Mormorai io vicino al suo viso, facendola ridere.
-Cretino...- Mi sorrise sulle labbra ormai eravamo così vicini che sentivo il suo respiro sulla mia pelle.
-Lo so- Dissi prima di far scontrare ancora una volta le nostre bocche in una serie di piccoli baci senza lingua.
La porta di casa si aprì di colpo e uscì Gerard che senza fare troppi complimenti si intromise.
-Frank!- Esclamò attirando la mia attenzione.
-Che c’è?- Sbottai scocciato.
-Scusate...domani andiamo al parco ok?- Lo guardai confuso, e adesso che aveva in mente?
-Che andiamo fare al parco scusa?- Mi guardò come se avessi fatto la domanda più idiota del mondo.
-Andiamo a giocare a nascondino, secondo te?! Un picnic no?!- Mi grattai la testa confuso.
-Ok, Gee capisco che siamo molto amici e tutto...ma...sai io sono più incline al sesso opposto...- Izzie si lasciò scappare una risata mentre Gee mi fulminava con uno sguardo.
-Sei un’idiota- E due quella sera. –Intendevo io e Becky, tu e Izzie a fare un picnic così che io possa passare un po’ di tempo con Becky- Quella era la peggior idea che potesse venire a Gerard coglione Way.
-Ma chiederle di uscire direttamente non è meglio? Non mi va di andare a fare uno stupido picnic...- Mi lamentai, Gee guardò Izzie.
-Izzie tu che ne pensi?- Chiese cercando un barlume di speranza in lei.
-Penso che odio le uscite a quattro- Sia ringraziata!
-Grazie a Dio...- Mormorai sospirando.
-Okay bene, ma che le dico?- Domandò Gerard agitato.
-Oh Cristo...Gee non sono il tuo cazzo di consulente, vai lì e le chiedi di uscire mica ci vuole un diploma!- Sbottai, Izzie mi poggiò una mano su una spalla per calmarmi, mi facevano venire i nervi le stupide domande di Gerard.
-Non per dire Frankie ma l’altra volta ti ho dovuto chiedere io di uscire perché se aspettavo te...- Cavolo! Colpito e affondato, Gee scoppiò a ridere.
-Potevi evitare di dirlo davanti a lui?!- Borbottai incrociando le bracci al petto.
-Ma povero, l’hai demoralizzato!- Alzai gli occhi al cielo. –Gee, chiedile di uscire, Becky accetterà di sicuro ed è una tipa molto romantica...quindi vedi di portarla in un bel ristorante o organizza qualcosa di carino, il picnic per esempio ma senza di noi...oppure non lo so vedi tu, tira fuori il tuo lato romantico- Gerard ci pensò un attimo su e poi sorrise.
-Grazie! Grazie! Mi chiedo come tu possa stare con un orso come lui- Disse indicandomi e sbuffai.
-Non sono un orso per tua informazione sono molto sensibile quando serve- Inarcò un sopracciglio.
-Certo, torno di là...-Detto questo aprì la porta ed entrò in casa, mi voltai a guardare Izzie che era pensierosa.
-Ehi, che c’è?- Chiesi alzandole il viso per guardarla negli occhi.
-Gee pensa che stiamo insieme- Oh no, il discorso no! Odiavo fare il discorso...quello importante che fanno tutte le coppie, preferivo solo continuare così senza darci una definizione precisa...
-Già...- Ci fu un momento di silenzio, sapevo che stava per fare la fatidica domanda...lo sapevo.
-Cosa siamo Frank?- Chiese terribilmente seria, non sapevo che dirle...non volevo rovinare niente, non volevo rovinare quella cosa che c’era tra noi, non sapevo cos’era ma avevo bisogno di tempo per capirlo.
-Io...mm... non lo so...è così importante definirci? Al momento quello che so è che sto bene con te, mi sento felice ok? E non sto così bene da tanto tempo...- Farfugliai agitato, lei mi sorrise e mi accarezzò una guancia.
-Ok, va bene...non ti preoccupare, era solo per sapere...so che è presto- Mi diede un bacio su una guancia e rientrò in casa, sbuffai contrariato.
Perché non mi sentivo meglio? Anzi peggio...perchè diavolo le cose si dovevano sempre complicare così? Certo lei mi aveva detto che andava tutto bene ma sapevo con certezza che non era così, non andava tutto bene, perché lei voleva che io le dicessi qualcosa di più del: non lo so. Ma era anche vero che io più di quello non sapevo che dirle, che facevo le dicevo: sì siamo una coppia, stiamo insieme e siamo felici e contenti...ma che diavolo di discorsi stavo facendo, persino il mio cervello si era fottuto da solo!
Era vero, la conoscevo da poco, ma mi era bastato per capire tante cose di lei, mi era bastato così poco...e stavo così bene, doveva pur significare qualcosa no?! Quando stai bene con una persona e l’unica cosa che vuoi fare è stare con lei e con nessun’altro, vuol dire qualcosa, che devi stare con quella persona senza farsi troppe menate...il punto era che, ci ero cascato così tante volte che ero terrorizzato dall’idea di cascarci di nuovo, di starci male di nuovo.
Si dice che più investi e più guadagni, ma devi essere risposto a rischiare...anche se fa fottutamente paura, potresti perdere tutto ma devi correre il rischio perché la ricompensa che potresti ricavare potrebbe sorprenderti.

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Bene, sì sono in un mostruoso ritardo di un mese per l'esattezza ma purtroppo la mia stupida ispirazione era andata a farsi fottere e non riuscivo a concludere questo dannato capitolo, ma don't worry, I'm back...sì beh finche l'ìspirazione non va a farsi un altro giro...intanto ringrazio Grey's Anatomy che mi ha ispirato nell'ultima riflessione :) Grazie a chi legge as always e chi commenta, eeee a proposito tra dieci giorni è Halloweeeeeen e il compleanno di Frankieee! Yoo-hoo farò in modo di aggiornare per il suo compleanno u_u byeee people! :D

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Capitolo 8
*** Shiny happy people ***


shiny happy people

SHINY HAPPY PEOPLE

Izzie Pov.
La serata era andata bene, Becky era ufficialmente innamorata persa di Gerard e Erin aveva un non-so-che con Bob.
Frank ed io, invece, non ne avevo idea, avevo cercato di capire che ne pensasse lui ma era confuso quanto me, lo capivo però speravo mi dicesse qualcosa di più del: non lo so.
Avrà avuto le sue motivazione oppure no, non lo sapevo, ma la cosa non mi disturbava, non mi mandava in tilt il fatto di non sapere se stavo o no con una persona, in quel momento mi bastava quello che c’era anche se avrei preferito di più.
Ero in giro per casa a fare qualche pulizia, strano ma vero, non era da me ma non avevo niente di meglio da fare, era il mio giorno libero perciò quando avevo finito mi misi a guardare la tv e notai che erano solo le otto della mattina, mi ero svegliata un po’ presto in effetti.
Poco dopo squillò il cellulare, lo presi e sul display lampeggiava un numero sconosciuto, feci spallucce e risposi.
-Pronto?- Dall’altra parte sentii qualcuno schiarirsi la voce.
-Izzie? Sono Gerard- Rimasi alquanto sorpresa, soprattutto perché mi chiedevo come avesse fatto ad avere il mio numero.
-E-ehi Gerard!-
-Ciao...ho rubato il tuo numero dal cellulare di Frank a sua insaputa, comunque mi serve il tuo aiuto- Oh, adesso capivo...
-Dimmi tutto- Sospirò.
-Beh ecco vedi ieri sera ho chiesto a Becky di uscire...le ho detto che era una sorpresa dove la portavo e ho in mente di organizzare qualcosa...ma mi serve il tuo aiuto, io non la conosco bene come te- Cavolo, a Becky le sarebbe potuto prendere un colpo.
-Certo! Non ti preoccupare...- Tirò un sospiro di sollievo.
-Grazie! Ti passo a prendere adesso!- Gli diedi l’indirizzo della “casa comunitaria” e chiusi la telefonata, bene avevo trovato che fare durante la giornata.
Corsi di sopra e mi vestii in fretta, presi un paio di jeans grigio scuri un po’ stretti, una t-shirt bianca semplice e sopra una felpa aperta blu della Dickies, ai piedi misi un paio di Vans color jeans.
Gerard arrivò dieci minuti dopo, salii in macchina con lui.
-Allora dove andiamo?- Domandai quando riprese a guidare.
-A svegliare Frank!- Bene! Arrivammo davanti casa sua e Gerard tirò fuori la sua copia di chiavi, aprì la porta...dentro era tutto buio, si sentiva solo la tv accesa dal salotto.
Seguii Gerard nella stanza e quello che trovammo ci lasciò a dir poco sconcertati, c’era Doc seduto sul divano che guardava i Griffin.
-Questo cane non è normale- Commentai shoccata, Gerard non si scompose più di tanto.
-Frank gli ha insegnato ad accendere la tv- Mi spiegò, il che mi lasciò ancora più confusa.
-E come ha fatto scusa?-
-Non ne ho idea, forza andiamolo a svegliare- Seguii Gee su per le scale e si fermò davanti una porta, accostata.
L’aprì piano, era buio solo una debole luce veniva dalla finestra...c’era il letto al centro con Frank avvolto nelle coperte fino in cima alla testa, a pancia in giù, vestiti parsi un po’ ovunque, i comodini ai lati del letto erano pieni di...tutto!
C’erano pacchetti di sigaretta, un’ abat-jour, un libro di Harry Potter credo fosse il penultimo, persino una birra aperta...probabilmente finita, il cellulare, plettri di ogni colore eppure aveva un’aria così tenera mentre dormiva con la testa affondata nel cuscino, i capelli più di là che di qua.
Gee cominciò a battere le mani e urlare un: “svegliaa!” con la sua voce da cantante che avrebbe svegliato persino un orso in letargo, ma non Frank che semplicemente mugugnò qualcosa e si girò dall’altra parte.
-Vattene via...stronzo!- Mugolò con voce assonnata, allora era sveglio!
-No, forza alzati! Mi devi aiutare ad organizzare la mia uscita con Becky!- Disse con voce lamentosa e Frank di tutta risposta  grugnì un: non rompere i coglioni.  –Forza! C’è anche Izzie!- Esclamò sperando di smuoverlo.
-Che ora è?- Domandò infine senza muoversi di un millimetro.
-Le otto caro! Fuori il sole splende e c’è una bellissima giornata!- In effetti nonostante fossimo a ottobre e di solito pioveva sempre in New Jersey, quella giornata era particolarmente soleggiata.
-Le otto?! Ma sei scemo? E’ presto cazzo! Sono da due anni come minimo che non mi sveglio a quest’ora!- Gee alzò gli occhi al cielo.
-Dai alza il culo e non fare tante storie!- Sbuffò.
-Vado a preparare un po’ di caffè- Dissi uscendo dalla stanza sentendo in lontananza un “grazie” da parte di entrambi.
Sotto c’era Doc che ancora guardava i Griffin, quel cane era incredibile...osservava tutte le scene interessato come se fosse una persona, preparai il caffè e neanche dieci minuti dopo, eccoli che scendevano: Gerard tutto pimpante e allegro mentre Frank era l’incarnazione di uno zombie, era assonnato e aveva le occhiaie, qualcosa mi diceva che non aveva dormito molto.
-Che hai fatto Frankie stanotte?- Domandò Gee ammiccando, Frank inarcò un sopracciglio.
-Ero ispirato così ho suonato- Fece un cenno verso la chitarra accuratamente appoggiata al muro, era bianca con una scritta: PANSY, ma quello che mi colpì più di tutto era la piccola J in un cuore disegnata con un pennarello bianco sulla tracolla nera. Dovevo ammettere che mi diede non poco fastidio, insomma, cominciai a farmi le solite domande...ma in fondo io e lui non stavamo insieme, poteva fare quel che voleva.
-Ancora non hai cambiato la tracolla?- Chiese Gerard, Frank abbassò lo sguardo sulla tazza di caffè.
-Io...beh...no- Borbottò mettendo una quantità infinita di zucchero nel caffè, e poi diceva di me...
-Che c’è, hai qualche ripensamento?- In quel momento notai quanto fossero legati loro due, Gerard era molto protettivo nei confronti di Frank e viceversa, anche se Frank lì per lì poteva sembrare scorbutico e voleva fare il duro ma sapevo che era più sensibile di quanto volesse far credere, solo che ne aveva passate tante.
-No, no...è che...- Sospirò. –Possiamo non parlarne? Non dovevamo aiutarti a fare qualcosa o sbaglio?- Gerard capì che non era il caso di insistere, così lasciò perdere e non appena Frank gli nominò della sua uscita, si aprì un grande sorriso.
-Allora...pensavo di fare qualcosa di carino...- Tirò fuori una mappa di Belleville, come se non conoscessimo la città in cui abitavamo da quando eravamo nati; io e Frank ci scambiammo un’occhiata preoccupata. –Sapevi che qui c’è una ruota panoramica?- Domandò all’amico indicando un punto sulla carta.
-Certo Gee, ci siamo andati quella volta che dovevamo intrattenere la sorellina piccola della ragazza di Ray- Rispose Frank con ovvietà, Gerard ci pensò su.
-E’ vero! Pensavo che era a Londra- A Frank andò di traverso il caffè.
-Ma che sei scemo?- Gerard lo ignorò e continuò a “illustrarci” il suo piano.
-Bene, pensavo che potevo portarla a fare un picnic al parco, poi alla ruota panoramica e infine una passeggiata sulla spiaggia al chiaro di luna- Era terribilmente romantico e sdolcinato, due aggettivi che io personalmente odiavo e a giudicare dall’espressione che aveva stampato Frank, anche lui.
-Gee, Becky soffre di vertigini- Dissi titubante.
-Oh no! Così mi si rovina il piano! Accidenti devo pensare a qualcos’altro, ma c’è così poco  tempo!- Cominciò ad agitarsi.
-Cazzo Gee! Capisco le tue manie e il tuo egocentrismo da front-man, ma Cristo non fare la prima donna!- Esclamò Frank cercando di tranquillizzarlo e per qualche strano motivo, ci riuscì, Gerard sospirò.
-Ok, Izzie dove posso portarla?- Ecco, non poteva chiedermi di peggio, insomma Becky non era complicata...era con Gerard Way! Sarebbe andata anche in capo al mondo con lui.
-Ehm...beh conoscendo Becky le basta anche solo fare un picnic sulla spiaggia a guardare il tramonto e poi caso mai una passeggiata al chiaro di luna, niente di troppo complicato e nemmeno esageratamente romantico...lei è una ragazza semplice- Spiegai tranquillamente e ancora mi chiedevo come aveva fatto a stare per tutto quel tempo con Lance, visto che era esattamente l’opposto del suo ragazzo ideale.
-Oh...beh allora è perfetto! Sai...non sono un tipo esattamente romantico- Disse a mo di scusa.
-No certo, sei più un tipo stile gotico-vampiresco- Lo prese in giro Frank con lo sguardo di uno che la sapeva lunga.
-Zitto Frankie-Candy o darò spiegazioni di questo nomignolo che tanto adori- Frank lo guardò talmente male che avrei giurato potesse ucciderlo. –Ora, mi dovete aiutare a scegliere cosa mettere!- Frank spalancò la bocca rimanendo con il biscotto in mano a mezz’aria.
-Stai scherzando?!- Sbottò con un misto di incredulità e preoccupazione.
-No, proprio no...dai Frankie ti ho aiutato talmente tante volte, ricambia il favore! Izzie tu ci stai?- Fece gli occhioni da cerbiatto e come potevo dirgli di no?
-Beh non ho niente di meglio da fare, oggi è il mio giorno libero- Gerard fece un mega sorriso e si voltò a guardare Frank.
-Bene! D’accordo...- Si arrese sospirando.
Un’ora dopo ci trovavamo a casa di Gerard sommersi dai vestiti, Frank completamente svaccato sul suo letto ed io seduta accanto a lui, osservavamo Gee che si provava un completo dietro l’altro.
-A me piaceva più quello di prima...- Commentò Frank indicando un’orribile giacca bianca.
-Scherzi?!- Chiesi incredula, lui si mise a ridere.
-Certo...e poi farebbe male agli occhi vedere Gerard Way con un completo bianco, insomma lui è bianco e pure i vestiti...diventa una torcia umana- Dopo questa fui io a ridere insieme a lui, mentre Gee ignaro dei nostri commenti si stava provando l’ennesimo completo orribile che Frank gli diceva per scherzo, e lui ci credeva pure!
-Allora?- Domandò quest’ultimo uscendo dal bagno.
-Bellissimo...però io direi di metterti quella camicia rosa là, con quei pantaloni bianchi larghi...stile figlio dei fiori- Gerard osservò i vestiti indicati da Frank e ci stava sul serio facendo un pensierino, a volte mi chiedevo se ci facesse apposta oppure no.
-Gee! Non dargli retta!- Dissi dando una gomitata a Frank che rideva come un matto. –Ci penso io...- Mi alzai e dopo aver scavato per quasi mezz’ora nel suo armadio, trovai finalmente qualcosa di adatto per la serata, gli diedi i vestiti e lo spedii in bagno.
Dopo cinque minuti uscì: portava una camicia nera, con i primi due bottoni sbottonati e le maniche tirate un po’ su, infilata in un paio di jeans neri leggermente stretti, con una cinta...molto classico, ma come avevo detto Becky era una ragazza semplice e questo andava più che bene.
-Oh sì, questo è molto alla Gerard, il principe delle tenebre- Commentò Frank mentre Gee gli faceva amabilmente il dito medio.
-Quello è Ozzy Osbourne, ignorante!- Frank roteò gli occhi.
-Giusto, tu sei il re della Parata Nera- Gee sorrise soddisfatto, alla fine mi divertivo a sentire i loro battibecchi sembravano due fratelli.
-Ora sono pronto!- Esclamò eccitato.
-Gee, cazzo, è mattina ti rendi conto?! E tu devi uscire stasera!- Gli fece notare Frank, anche se in effetti non aveva tutti i torti, quando ci si metteva Gerard si comportava da perfetta prima donna.
-Giusto...mmh...beh...-
-Dobbiamo anche aiutarti a scegliere il trucco? No perché secondo me ti dona di più un colore naturale...troppo scuro dopo sembri un panda...- Disse Frank alzandosi e avvicinandosi lui, osservando il viso come per enfatizzare meglio la sua frase, scoppiai a ridere di nuovo.
-Oh quanto sei idiota...- Gerard gli diede una spinta facendolo cadere sul letto mentre Frank rideva a crepapelle. –Comunque sì, siete liberi...potete andare ovunque volete ora- Frank tirò un sospiro di sollievo.
-Fammi sapere- Gli diede una pacca su una spalla.
-Guai a te se mi vieni a spiare come l’ultima volta!- Mi girai sconvolta verso Frank che rideva ancora.
-Mi trovavo nei paraggi!- Si difese.
-Ancora con questa scusa Frank? Forza vattene va...- Salutammo Gee e uscimmo di casa.

Frank Pov.
Una volta fuori, ci guardammo intorno...di mercoledì alle dieci della mattina, non c’era nessuno per le strade di Belleville, probabilmente perché lavoravano tutti a quell’ora, logico.
-Così...giornata libera, mh?- Lei annuì sorridente e neanche dieci minuti dopo ci trovavamo allo Starbucks a chiacchierare, mi stava raccontando un po’ di lei, di quando andava al liceo, dei suoi genitori, persino dei suoi ex ragazzi.
-Beh visto che ora ti ho detto vita, morte e miracoli di me...sarebbe carino che tu mi dicessi qualcosa di te- Giustamente, aveva ragione.
-Giusto, chiedi qualsiasi cosa- E con qualsiasi cosa intendevo proprio tutto, ero pronto a raccontarle persino di Jamia.
-Questa è una domanda che mi sta assillando da quando eravamo a casa tua...cos’era quella J sulla chitarra?- Immaginavo l’avrebbe chiesto.
-Beh è l’iniziale della mia ex ragazza...Jamia, ci siamo lasciati qualche mese fa ormai ma non l’avevo mai dimenticata ancora...perciò non mi sono mai deciso a cambiare quella tracolla, sai...io l’amavo davvero ma lei mi aveva tradito e così l’ho lasciata, ci stavamo per sposare...e poi ha rovinato tutto. Non sono uno che perdona facilmente...di certo non se fai una cazzata del genere quando sei fidanzata con un altro...poi scoprii che stavano insieme da più tempo Jamia e il suo amante, il che mi ha mandato in bestia e niente è finita...è stata dura- Spiegai, non sapevo come l’avrebbe presa, non era una cosa facile da dire nemmeno per me ma lei aveva diritto di sapere, mi piaceva molto e se volevo farla funzionare quella non-relazione dovevo prima di tutto essere sincero e come ho già detto, mi riesce difficile non farlo.
-Oh...mi dispiace tanto Frankie- Fu tutto quello che mi disse, non che mi aspettassi altro, insomma...che doveva dire?
-Già beh sono passati più di sei mesi e lei l’altro giorno si è ripresentata dicendomi di tornare insieme...- Lasciai la frase in sospeso aspettando di vedere qualche reazione, infatti rimase non poco sorpresa e allo stesso tempo curiosa di sapere come è andata a finire.  –Ovviamente le ho detto che se lo poteva scordare visto che non volevo cascarci di nuovo, è finita...ma cambiare quella tracolla è fin troppo significante, insomma vuole dire talmente tante cose, tipo che tra me e lei è tutto sepolto che è un punto di non ritorno, superato quello non posso più tornare indietro, capisci?!- Annuì lentamente. –Finora non avevo mai avuto il coraggio di farlo...mi serviva la spinta giusta e...beh credo di averla trovata- Accennai un sorriso incontrando i suoi occhi che mi guardavano curiosi.
-Cosa stai cercando di dirmi Frank?- Domandò confusa, abbassai nuovamente lo sguardo senza riuscire a trattenere un sorriso.
-Senti Izzie...lo so che ci conosciamo da poco e tutto, ma in questi giorni ho capito più cose su di te che in cinque anni passati con Jamia, non mi è mai successo...per esempio so che ami divertirti e bere il rhum alla pera che le tue amiche odiano a morte, ma per te è la cosa più buona del mondo o che ami talmente tanto la musica che non puoi farne a meno e visto che non suoni, preferisci scrivere di musica, so che è la cosa più importante per te e che ti ha aiutato nei momenti più difficili, soprattutto con la tua famiglia e poi so che odi le smancerie e preferiresti di gran lunga un cheese-burger traboccante di ogni tipo di salsa con una birra piuttosto che mangiare a un ristorante lussuoso e infine so anche che sei una che non si fa troppi problemi a dire le cose in faccia quando serve e su questo tratto siamo simili...potrei continuare all’infinito se vuoi ma credo di dover arrivare al punto chiedendoti semplicemente...vuoi essere la mia ragazza?- Le chiesi dopo il mio lunghissimo monologo, non ero un tipo stravagante come Gee che pensava sempre a fare le cose in grande, preferivo così...in una maniera informale.
Non avrei saputo dire quale fosse la sua espressione durante tutto il mio discorso, era dapprima sorpresa e poi fu travolta da una serie di emozioni che non seppi cogliere al momento...capii tutto solo dopo che mi ebbe risposto.
-Oh...Frankie...io ehm...sì, mi piacerebbe molto...- Ammise infine con un sorriso imbarazzato.
Mi sporsi dal tavolo per darle un bacio sulle labbra e dopo che mi ci staccammo, mi venne in mente una cosa importante.
-Ehi...ehm...ho una cosa importante da fare...mi accompagni?- Domandai, lei senza fare domande annuì e ci alzammo, lasciai cinque dollari sopra il tavolo, mancia compresa.
Uscimmo e la presi per mano, la guidai diretto verso il negozio di strumenti musicali quando entrammo trovai dietro il bancone il mio amico, Jack.
-Ehi Frankie-boy!- Oddio, odiavo quel soprannome.
-Jackie! Come va?!- E lui odiava questo soprannome.
-Odio quando mi chiami così- Inarcai un sopracciglio.
-Idem, ehi questa è la mia ragazza...Izzie, lui è Jack- Si presentarono e dopo qualche breve chiacchierata, Izzie andò a smuficchiare tra i cd di musica punk-rock mentre io rimasi con Jack.
-Nuova ragazza mh?- Mi voltai a guardarlo mentre ammiccava.
-Già...-
-Jamia? Mi ricordo che te la portavi sempre dietro, è da un po’ che non la vedo...- Non gli sfuggiva proprio niente.
-Sì beh,..ci siamo lasciati, più di sei mesi fa...-
-Oh...mi spiace amico- Feci spallucce, se fosse stata qualche settimana fa...credo che non ne avrei mai parlato così facilmente, ma qualcosa era cambiato negli ultimi giorni...e dovevo ammettere a me stesso, che Izzie in poco tempo era riuscita a sconvolgermi molto più di quanto avesse fatto Jamia in tutto il tempo che siamo stati insieme.
Raggiunsi Izzie che stava osservando un cd dei NOFX.
-Cos’è hai la mania dei NOFX adesso?- Domandai abbracciandola da dietro.
-Ho fatto un articolo su di loro...e comunque ce l’ho sempre avuta, scemo...allora, siamo qui solo perché così tu puoi fare sfoggio di me o qualcos’altro?- Le sorrisi serafico giocherellando con il mio piercing.
-Per sfare sfoggio di te...e...per questa- Dissi prendendo da uno scaffale una scatoletta contenente una tracolla nera.
-Oh...allora hai deciso- Commentò sorpresa.
-Ovvio...in realtà aveva già deciso solo che non mi decidevo mai a cambiarla perché boh...non ci riuscivo, ora ci sei tu...è tutto più semplice- Mi sorrise e mi diede un bacio a stampo.
-Oh Frankie non mi diventerai un romanticone sdolcinato?- Scherzò e le diedi una leggera spinta.
-Ma smettila...io cerco di fare il carino e guarda cosa guadagno, pff...ingrata- Si mise a ridere e ci avvicinammo al bancone dove c’era Jack che sfogliava Rolling Stones, pagammo e uscimmo.
-Ora?- Domandò Izzie una volta fuori dal negozio.
-Un idea ce l’avrei...- Mormorai con uno sguardo vagamente diabolico...
-Tipo?-
-Spiare Gerard e Becky!- Esclamai emozionato, mi divertiva troppo vedere che combinava in giro.
-No Frank! No!- Disse non troppo convincente.
-Dai...lo so che muori dalla voglia di farlo...- Cercai di convincerla avvicinandomi, le cinsi i fianchi con le braccia.
Fece per pensarci un po’ su. –Bene, hai vinto...- Esultai contento. –Ma loro escono di sera...che facciamo per tutto il resto del pomeriggio?!-
-Avrei una mezza idea anche per quello...- Dissi decisamente malizioso, al che si mise a ridere e mi baciò.
Chiedete alla gente cosa vuole dalla vita e loro ti risponderanno: essere felici. Ma la verità è un’altra, molti si sforzando di esserlo, fingono di esserlo...sfoderando falsi sorrisi a destra e a manca, ma quello che non sanno è che è volte la verità è dura e ti colpisce in faccia come una secchiata d’acqua gelida, la felicità è sempre stata lì.
Eravamo troppo impegnati a cercarla, a desiderarla, nei nostri sogni e nelle nostre speranze, che non ci accorgevamo che lei era sempre stata lì, bastava solo guardare meglio.

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E come promesso ecco il capitolo! in onore del caro Frankie che oggi compie ben 29 anni aawww....che tenero, comunque bene spero vi piaccia e grazie a chi commenta e segue sempre, grazie davvero!

HAPPY BIRTHDAY FRANKIE!!! e buon halloween a tutti! :D

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Capitolo 9
*** Secrets ***


secrets

SECRETS
Izzie Pov.
Alla fine tornammo a casa di Frank con lo scopo di guardare un film, c’erano tutte le intenzioni però non appena ci ritrovammo da soli...sì beh ci lasciammo andare, un bacio tira l’altro e ci ritrovammo a trascinarci verso la camera da letto. Mi fece sdraiare sotto di lui e cominciò a baciarmi il collo, mentre io cercavo di sfilargli la felpa e poi la t-shirt, lo stesso fece lui con me e in breve rimanemmo solo in biancheria intima.
Continuammo a baciarci finche anche questi ultimi non finirono sul pavimento e beh il resto penso lo sappiate come andrebbe a finire.
-A me piace Draco- Dichiarai, mentre ero distesa sotto le lenzuola sopra la schiena di Frank che stava a pancia in giù con la faccia affondata nel cuscino, era da cinque minuti buoni che parlavamo di Harry Potter.
-Ma stai scherzando...Draco è una testa di cazzo!- Ribatté lui ridacchiando.
-Ah Frankie non capisci proprio, alle donne piace il fascino del cattivo ragazzo...- Gli spiegai bonariamente, lui si alzò sui gomiti facendomi rotolare da un lato, a vedere la sua espressione contrariata mi misi a ridere.
-Scusa eh...quindi adesso dovrei mettermi ad uccidere gente?- Chiese confuso continuai a ridere.
-No tesoro, per te faccio un eccezione- Affermai, non sembrava molto convinto, così mi sporsi per dargli un bacio che non poté rifiutare e in breve ci lasciamo travolgere dalla passione e dal desiderio, e lo facemmo una seconda volta.
-Due volte in un pomeriggio? E’ un record per me- Risi mentre lui gongolava.
-Visto?! Altro che cattivo ragazzo...io faccio quest’effetto, nessuno mi può resistere- Si pavoneggiò facendomi ridere.
-Beh adesso non esagerare...- Mi fece una linguaccia.
-Bene, io ho fame e visto che sono le due del pomeriggio ordino una pizza- Si alzò, si infilò i boxer e i pantaloni di una tuta che aveva trovato lì in giro.
-Una pizza?! Adesso?- Sbottai.
-Certo, io non cucino...a meno che tu non abbia tutta questa voglia di alzarti e andare a cucinare...- Lo interruppi con un gesto della mano, gli lanciai il telefono.
-Pizza- Sorrise soddisfatto e compose il numero della pizzeria dietro l’angolo, ordinando una margherita.
Dopo neanche dieci minuti suonarono alla porta, Frank andò ad aprire e poco dopo tornò con il cartone di pizza fumante.
-Sai...sei sexy con la pizza in mano...- Commentai ammiccando, lui sorrise e inarcò un sopracciglio.
-Dici eh...- Si venne a sedere sul letto accanto a me e aprì la pizza, un odorino davvero molto invitante mi fece venire l’acquolina in bocca, prendemmo una fetta a testa e io la morsi in una maniera molto sensuale per fargli dispetto visto che sapevo che mi stava osservando. Mi girai verso di lui che mi guardava a bocca aperta con la pizza in una mano.
-Ci fai apposta vero?- Annuii sorridente, lui buttò il suo pezzo di pizza sul cartone ed io feci lo stesso, in meno di due secondi mi ritrovai di nuovo le sue labbra incollate alle mie e le sue mani che indisturbate, passavano sopra ogni mio centimetro di pelle così ci ritrovammo a rifare l’amore per la terza volta in poco tempo.
-Okay...facciamo una pausa, ho bisogno di riprendermi- Disse con ancora il fiatone ed io lo stesso, mi accovacciai accanto a lui che riprese il cartone e lo appoggiò sul letto...la pizza era diventata tiepida, ma era buona lo stesso.
Frank accese la tv e trovammo un musical che non vedevo da davvero tanto tempo.
-Oh il Rocky Horror Picture Show!-
Esclamò esaltato addentando una fetta di pizza.
-Davvero ti piace?- Domandai incerta.
-Certo, a te no?!- Era a dir poco sorpreso, in realtà mi piaceva da morire, era l’unico musical che potevo sopportare di vedere gli altri li odiavo a morte tipo Grease non era affatto per me, anche Hair non era male ma il migliore era sicuramente Rocky Horror.
-Ovvio- Ci guardammo tutto il film canticchiando qualche canzone finche il mio cellulare, appoggiato sul comodino, non pensò bene di interromperci meno male che non era successo durante un momento “inopportuno” come era solito fare.
-Pronto?- Non badai nemmeno al nome che lampeggiava sul display.
-Izzie! Finalmente! Ma che è oggi...non mi risponde nessuno!- Riconobbi la voce agitata di Becky.
-Ehi Becks- Risposi ignorando tutto il suo blaterare.
-Solo ehi?! Ma dove sei finita?! A casa non ci sei...Erin è dai suoi e io ho bisogno di un consulto, oggi esco con Gerard ricordi?- E come potevo non ricordarmi, il piano mio e di Frank doveva ancora essere messo in atto.
-Certo che mi ricordo che esci con Gerard- Lanciai un’occhiata significativa a Frank che ridacchiava sotto i baffi.
-Allora?! Devo farti un disegnino? Ho bisogno di AIUTO! Non so cosa mettermi!- Come immaginavo, ma non avevo nessuna voglia di alzarmi dal letto caldo e andare via da Frank, stavo passando un pomeriggio fantastico e non solo per il sesso.
-Uhm giusto...ma Becky davvero non posso proprio in questo momento, sono impegnatissima...- Dissi cercando di apparire desolata e in quel momento ci si mise pure Frank che per dispetto si mise a darmi baci lungo tutto il collo e la schiena nuda, che mi facevano venire i brividi.
-Che hai da fare di così importante?- Giusta osservazione Becky, un punto per te.
-Ehm...i-io...devo mm...- Trattenni un gemito e maledii Frank nella mia mente non so quante volte. –Devo finire u-un...articolo...- Frank se la rideva di gusto nel vedermi così e continuava indisturbato.
-Ma come! Dai Iz! Ho davvero bisogno di aiuto!- Dovevo troncare subito quella telefonata, subito!
-Mi spiace ma l’articolo è per domani e sono in alto mare, mettiti quel vestito bellissimo blu dell’altra sera! Ora devo andare, fammi sapere! Ciao!- Chiusi la telefonata, buttai il telefono sulla poltrona vicino alla porta della camera e mi fiondai su Frank baciandolo con foga e passione...la fine ormai era prevedibile.
-Quattro volte?! Sul serio?!- Chiesi ridendo.
-Non puoi resistermi- Lo baciai di nuovo.
-Vado a farmi la doccia, per tua informazione sono le sette e mezza, Gerard e Becky si vedono adesso!-  Affermai correndo poi in bagno.
-Merda! Approfittatrice!- Mi urlò dietro.

Frank Pov.
Devo ammettere che non passavo un pomeriggio del genere da non so quanto tempo, in realtà neanche Jamia aveva l’energia necessaria per farlo quattro volte di seguito e in un rapporto il sesso è decisamente MOLTO importante, certo non dipende tutto da quello...ma ha il suo peso.
Tornando a discorsi più intelligenti, dopo varie “peripezie” , arrivammo alla spiaggia che erano le otto passate, la spiaggia come prevedibile, era deserta tranne che per due figure che si stavano godendo il tramonto che ormai andava sfumando.
Gerard e Becky, si vedeva lontano un miglio che erano imbarazzati però almeno si divertivano, li vedevo ridere anche da dove eravamo nascosti, ebbene sì alla fine io ed Izzie decidemmo di nasconderci dietro una serie di cespugli che si trovavano all’inizio della spiaggia.
Gee e Becky erano sulla riva che mangiavano e chiacchieravano, chissà cosa aveva cucinato  Gerard...anzi dubito abbia cucinato, visto che l’unica cosa che sapeva fare in cucina era il toast; ad ogni modo erano lì che si divertivano e si poteva sentire la risata cristallina di Becky echeggiare per tutta la spiaggia, essendo la spiaggia deserta e non molto grande, si sentiva bene o male quasi tutto quello che dicevano...ma era anche molto rischioso, visto che anche un piccolo movimento sbagliato ci avrebbe fatto scoprire.
-Cos’è che sta dicendo Gee?- Bisbigliai a Izzie che era anche più presa di me a spiarli.
-Un qualcosa che parla di hot-dog...credo sia una barzelletta- Rispose a bassa voce.
-Oh no! La barzelletta dell’hot-dog è davvero pessima!- Mi schiaffai una mano in faccia. –Ok, se lei ride vuol dire o che è davvero innamorata o che lo sta facendo per farlo contento- Come immaginavo, Becky ridacchiò dopo che Gee le raccontò quella barzelletta triste, ma da come lo guardava si vedeva lontano un miglio che era innamorata persa di lui, colpita e affondata.
Gee prese una fetta di pane tostato e ci spalmò sopra la marmellata, credo fosse ai frutti di bosco...era di un colore scuro, mentre Becky lo osservava rapita, poi Gee le passò il pane ma per sua enorme sfortuna, cadde a terra e per poco non sporcò il vestito di Becky; Izzie ed io scoppiammo a ridere, dimenticandoci per un attimo dove eravamo, subito dopo ci tappammo la bocca ricordandoci di quanto fossimo vicini ai due sulla spiaggia che infatti si guardavano intorno sconcertati.
-Scusa Becks, ma credo di aver un brutto presentimento...- Sentii dire Gerard, sgranai gli occhi...non era possibile, cazzo!
-Cioè?- Rispose la ragazza curiosa.
-Beh vedi...sai Frank non sa farsi i cazzi suoi nemmeno a pagarlo, come minimo sarà nascosto dietro quel cespuglio a spiarci...- Io ed Izzie ci scambiammo un’occhiata di puro terrore, ci aveva scoperto in pieno...o meglio inconsciamente, l’avevo sempre detto che Gerard era un genio del male.
-Dai non credo lo faccia...è con Izzie, sono sicura al cento percento che Izzie glie l’avrà impedito, lei non è tipo da fare queste cose...- Lo tranquillizzò Becky, mi scappò una risata nel vedere l’espressione di Izzie.
-Ora mi sento in colpa!- Le diedi un bacio sulle labbra.
-Ma è divertente...- Replicai a mo di scusa.
-Giusto- Sorrisi soddisfatto e tornammo ad osservare quei due.
-Chiamalo, per avere conferma...- NO! CAZZO NO! Becky gli passò il telefono.
-Ottima idea...- Compose il mio numero.
-Merda...- Sentii il mio cellulare vibrare nella tasca e guardai Izzie. –Oddio, sta chiamando...che cazzo faccio!- Izzie si grattò una guancia mentre cercava di farsi venire in mente un’idea decente.
-Rispondi!- Disse poi fulminata da un colpo di genio.
-No! Rispondi tu...io non sono credibile! Inventati qualcosa...- Le lanciai il telefono che prese al volo e rispose.
-Pronto?- Bisbigliò mentre io osservavo cosa faceva Gerard.
-Fran...Izzie?!- Gerard aveva un’espressione confusa.
-Ehi Gee!- Continuò sussurrando Izzie.
-Perché bisbigli?- Aggrottò la fronte.
-Perché...Frank sta dormendo, non vorrei svegliarlo...ecco perché ho risposto io- Alzai il pollice in segno di approvazione, per la scusa geniale, era un genio quella ragazza, un genio!
-Oh...quindi siete a casa...- Vidi Gee tirare un sospiro di sollievo.
-Sì, certo...dove sennò?- Becky sorrise rassicurante, credendo di aver avuto ragione.
-No infatti niente...credevo che beh...niente, scusa il disturbo...ciao!- Chiuse la telefonata e sospirò liberato.
-Stanno a casa, Frank dorme...quindi niente, falso allarme- Ebbene, l’avevamo scampata! Incredibile ma vero, diedi un altro bacio a Izzie.
-Sei stata grandiosa e geniale- Lei ricambiò il bacio e approfondendolo, ma ci dovemmo staccare a malincuore, se avessimo continuato sapevamo bene entrambi come sarebbe andata a finire e non ci sembrava il caso.
-Modestamente- Le diedi un buffetto sulla guancia e tornai ad osservare i due “amanti” che ridevano per chissà cosa, finche non vidi Gerard cominciare ad imboccare Becky il che rendeva tutto tremendamente e schifosamente romantico, cazzo sarò stato cinico...ma non le potevo vedere quelle cose, mi faceva venire il latte alle ginocchia!
Mi voltai a guardare Izzie e notai che c’era un’ape che si era posata sulla sua spalla, merda! Sapevo benissimo della sua grandissima paura per gli insetti, anzi per le api guarda caso...ora, dovevamo gestire la situazione con estrema calma.
-Iz...devo dirti una cosa, ma tu stai calma okay? Non urlare e non ti muovere, okay?- Dissi guardandola dritta negli occhi.
-Mi stai spaventando, lo sai?- Rise.
-No, ma promettilo...-
-Okay, promesso...non urlerò, non mi muoverò e starò calma...ora puoi dirmi che c’è?- Presi fiato.
-Hai ehm...un’ape che ti sta camminando sulla spalla...- Spalancò la bocca shoccata e anche spaventata, si portò una mano alla bocca per soffocare un urletto.
-Toglila!- Sillabò con le labbra, annuii e mi avvicinai pronto per lanciarla via...non appena avvicinai un dito, quella cominciò a volare, si posò sulla mia mano e mi punse.
-OUCH!- Urlai prendendomi una mano. –Lurida bastarda!- Izzie mi diede una botta su un braccio per ricordarmi di fare silenzio.
-Merda...- Mormorai spalancando la bocca, osservai tra i cespugli, Gerard si era alzato e stava venendo verso di noi.
-Oddio...che facciamo...-
-Shh...seguimi...- Cominciammo a camminare lungo la schiera di cespugli, senza farci vedere dai due...per nostra fortuna, i cespugli finivano proprio dove cominciava il parcheggio, perciò una volta arrivati lì cominciammo a correre verso la macchina e una volta dentro, tirammo un sospiro di sollievo.
-Eh fiuu... c’è mancato poco...- Sospirai guardandomi poi una mano, c’era una bolla rossa al centro, stronza di un’ape.
-Già...- Rimanemmo un attimo in silenzio, finche non sentimmo bussare sul vetro della macchina, mi voltai e per poco non mi venne un infarto, c’era Gerard che ci guardava in maniera molto ma MOLTO spaventosa.
-Merda, siamo fottuti- Mormorai facendo un sorriso innocente a Gee.

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Sì, scusatemi sono sempre in ritardo con questa storia...però ho già pronto il prossimo capitolo quindi non dovrebbe tardare ad arrivare :D Rigrazio come sempre chi legge e commenta, grazie davvero! *w*

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Capitolo 10
*** 10. Forever young ***


foreveryoung

FOREVER YOUNG
Frank Pov.
-Non ci posso credere!- Sbraitò Gerard una volta tornati a casa di quest’ultimo, inutile dire che gli abbiamo rovinato la serata, ma non era colpa nostra! O meglio non direttamente...colpa di quella stupida ape! Se non fosse per lei a quest’ora nessuno urlava contro nessuno! Dannazione.
-Izzie tu poi...- Disse Becky, la situazione era a dir poco buffa, insomma sembravano due genitori che sgridano i figli per la bravata appena commessa...insomma Gee ce lo vedevo benissimo nei panni della madre isterica, e Becky beh...per esclusione, nel padre bonario al quale dispiace sempre  punire i figli perché infondo di bravate ne ha fatte anche lui da giovane. Mi veniva da ridere ma se l’avessi fatto, Gerard mi avrebbe ucciso all’istante, io ed Izzie ci limitammo ad abbassare lo sguardo.
-Eri nei paraggi, eh Frank?- Domandò ironico mentre io trattenevo un sorrisetto.
-Sì, infatti! Volevamo fare una passeggiata in spiaggia...e vi abbiamo incontrato, pura casualità- Risposi facendo spallucce, come se fosse la cosa più naturale del mondo, Gerard inarcò un sopracciglio.
-La finisci di sparare cazzate?!- Vabè, almeno ci avevo provato.
-Okay-
-Va bene, sentite...adesso io e Frank andremo a prendervi un film qualche schifezza e concludete la serata, okay?- Propose Izzie cercando di toglierci in qualche maniera da quella situazione; i due ci pensarono un po’...
-Che dici?!- Chiese Gee a Becky.
-Per me va bene- Gerard annuì e ci fece cenno di andare, ci alzammo e senza dire una parola uscimmo di casa, dove dopo cinque secondi neanche, scoppiammo a ridere.
Dovevamo anche pensare a quale film fargli vedere, ma era ardua la cosa...
-Titanic?- Chiese tirando fuori il DVD dallo scaffale.
-Nah, Gee l’ha visto almeno dieci volte...- Lo rimise a posto.
-Oddio! Io non conosco i film d’amore!- Esclamò esasperata.
-Figurati io...che ne dici di questo?- Tirai fuori un DVD ed osservammo la copertina, non era male.
-L’amore non va in vacanza? Cazzo, c’è Jude Law questo lo voglio vedere io!- Me lo sfilò dalle mani e la guardai molto male. –Oh no, tesoro tu sei decisamente meglio...-
Dopo varie discussioni, alla fine avevamo deciso di prendergli  “la dura verità” con un certo tipo Butler che Izzie sosteneva essere un gran figo, bah ovviamente non ero d’accordo ma vuoi tu discutere con una donna?! Neanche a pensarci.
Dopo aver lasciato film e schifezze varie ai due piccioncini, ce ne tornammo a casa mia anche perché Izzie non voleva tornare a casa, aveva avuto una brutta litigata con la madre e non se la sentiva, chi meglio di me poteva capirla?! Dopo il divorzio dei miei non facevo altro che litigare con mia madre, non so perché ma davo tutte le colpe a lei...anche se sapevo che alla fine non era colpa di nessuno, era andata così...ma avevo quindici anni per me era stato un trauma.
-Ehi cos’è quella faccia pensierosa?- Mi chiese Izzie, ci eravamo appollaiati sul divano a guardare Star Wars che davano in tv quella sera. Lei era appoggiata al bracciolo del divano ed io ero appoggiato a lei con la testa sulla sua pancia, mi stava accarezzando i capelli...
-Stavo...pensando- Ecco, capitan ovvio. –Quando avevo quindici anni i miei hanno divorziato e io non facevo altro che prendermela con mia madre...non so perché, ero incazzato con lei...ero convinto che era tutta colpa sua, cazzo e lei ci stava da schifo...sono stato un coglione- La cosa strana non era che me ne rendevo conto adesso, il fatto era che l’avevo sempre saputo il che mi faceva sentire ancora più in colpa.
-No...non sei stato coglione, eri solo incazzato e te la prendevi con tua madre perché era lì...- Mi rispose e prese a farmi i grattini sul collo, chiusi gli occhi. Dio quanto stavo bene.
-Già...ora ci parlo con mia madre, ma non abbiamo mai parlato di questa cosa...mai- Mormorai amareggiato.
-Io litigo con i miei ogni volta che metto piede in casa...forse mi hanno adottato- Mi fece scappare una risata, almeno sapeva come tirarmi su. Di rado pensavo al passato, alla mia adolescenza ...preferivo non farlo ma ogni volta che mia madre mi voleva a pranzo a casa sua, non potevo farne a meno e ogni volta mi sentivo uno schifo.
Dopo poco tempo ci addormentammo proprio mentre il maestro Yoda elargiva i suoi fantastici consigli al piccolo Anakin Skywalker mentre Obi Wan Kenobi si occupava di uccidere androidi, come al solito.

Izzie Pov.
Quando mi svegliai il mattino dopo nel letto di Frank, mi accorsi che erano le nove passate ed io dovevo già essere in redazione alle nove in punto, Giselle mi avrebbe ucciso.
Mi alzai di colpo, recuperai i miei vestiti abbandonati sulla poltrona vicino al letto e mi chiusi in bagno, Frank ancora dormiva...tanto lui aveva il sonno pesante, neanche una cannonata l’avrebbe svegliato.
Mi feci una doccia veloce e quando uscii dal bagno, con mio sommo stupore, c’era Frank sveglio...cioè più o meno sveglio, che giocava con Doc.
-Non stavi dormendo?- Domandai sorpresa.
-Sì ma mi hai svegliato quando hai sbattuto la porta del bagno- Oh merda pensavo non mi avesse sentito.
-Ops scusa...-
-Fa niente...tanto dovevo alzarmi presto oggi, ho le prove...- Disse con tono sconsolato.
-Nuovo cd?- Domandai curiosa sedendomi accanto a lui, cominciai anche io ad accarezzare Doc che si stava crogiolando tra le nostre coccole.
-Mh no, non credo...è uscito da poco Black Parade, dobbiamo fare i video di alcune canzoni...- Mi sporsi per dargli un bacio che Frank non poté rifiutare e infatti al contrario, lo approfondì e in meno di un secondo ci trovammo di nuovo stesi sul letto, tanto ero già in ritardo...minuto in più o in meno che differenza faceva?! A quanto pare però il telefono di Frank non la pensava allo stesso modo, visto che si mise a squillare proprio in quel momento.

Frank Pov.
Eddai, ma proprio sul più bello...io non ho parole.
-Pronto...- Risposi con un tono che più scocciato non si può.

-FRANK! Ah sei sveglio allora bene!- E chi altro poteva essere se non quello scassa coglioni di Way.
-Gee...ma che cazzo urli, sono qui-Borbottai irritato.
-Ah si vabbè...comunque, oggi pomeriggio ci sono le prove- Ok, dovevo mantenere la calma, non c’era nessun bisogno di perdere la pazienza già di prima mattina visto che poi avrei dovuto sopportarlo per tutto il giorno.
Sospirai. –Come sarebbe oggi pomeriggio?- Domandai con estrema calma.
-Eh sì perché stamattina sono impegnato...- Ok, mi stava nascondendo qualcosa, ne ero certo.
-Sei impegnato...a fare che? Guarda che distruggere gnomi al computer non conta-
-Ah Frankie quanto sei ignorante...non sono gnomi, sono androidi...- Puntualizzò, sì come se mi fregasse qualcosa .
-Quello che è...chissene  frega!-
-Oh scusa ti devo lasciare, Becky si sta svegliando...- Eh certo...no aspetta, cosa?!
-Cosa...Becky?! Ehi brutto idiota aspet...- Troppo tardi aveva chiuso, quel coglione, ma almeno aveva concluso qualcosa!
Mi voltai verso Izzie che mi osservava curiosa.
-Credo che i nostri amici si siano divertiti stanotte- Mi guardò interrogativa. –Gee ha chiuso perché doveva tornare da Becky-
-Ooh, capisco...la spremerò per bene oggi...- Disse serafica.
-Voi donne dovete sempre mettere il naso ovunque vero?- Lei annuì sorridente. –Ah beh...-
-Ehi devo andare è davvero tardi...- Mi diede un veloce bacio prima di scendere dal letto.
-Ehi vuoi venire alle prove oggi pomeriggio? Da Gee, fai venire anche le tue amiche se vuoi...-
-Okay, a dopo!- Quando sentii sbattere la porta di casa, mi alzai contro voglia...tanto ero già sveglio però stavo bene nel letto, non sapevo che fare quella mattina così chiamai Mikey tanto per vedere se aveva qualcosa da fare.
Dopo quattro squilli finalmente rispose.

-Bonjour?- Stavo per rispondere ma poi aggrottai la fronte, ma che...c’era uno dall’altra parte del telefono con una voce cupa, guardai un attimo la cornetta per vedere sul display se avevo fatto il numero giusto.
-Mikes?- Chiesi incerto, dopo qualche secondo sentii qualcuno scoppiare in una fragorosa, era quel coglione di Mikey.
-Ahah ehi Frank!- E ancora rideva, bah.
-Mikey quanti cazzo di caffè hai bevuto già?- Smise di ridere e ci fu un attimo di silenzio dove sicuramente li stava contando mentalmente.
-Due- Uhm strano.
-Ah solo? Strano...comunque, hai da fare stamattina? Il tuo stupido fratello mi ha dato buca-

-Oh ehi! Non ti ricordi? Oggi è il compleanno di Brad!- Cazzo! Mi ero completamente dimenticato! Era un vicino di casa Way ma passava la metà del tempo con noi quando facevamo le prove, era un mito quel ragazzino.
-Merda! E’ vero...non gli ho fatto il regalo!- Esclamai in panico, sapevo quanto poteva offendersi Brad per questo...era davvero permaloso per certi versi, ma aveva solo dieci anni era comprensibile.
-Non ti preoccupare...c’è qui zio Mikey che ti salva il culo! Andiamo a farlo insieme stamattina...- Oh, per una volta il piccolo elfo si rendeva utile.
-Oh sì, bravo...perfetto. Cosa gli facciamo?-
-Ho già in mente tutto...una bella chitarra nuova!- Mh non male, quella che aveva ormai era distrutta per quanto ci suonava, era una vecchia chitarra classica che gli aveva dato la nonna anni prima...ma ormai lui era arrivato a un livello molto più alto che quella ormai non bastava più, infatti quando veniva a sentirci ci rubava una delle nostre chitarre e suonava sempre.
-Grande! Vedi che sei intelligente quando ti impegni?!- Ora mi aspettavano almeno una decina di insulti.
-Ignorerò il tuo commento solo perché sono di buon umore oggi...- Oh...meglio allora.
-Ok...quindi stamattina?-
-Passo a prenderti tra dieci minuti, a dopo nano da giardino- Ah ecco mi sembrava troppo strano, appena chiuse la telefonata andai a vestirmi, mi misi un paio di jeans dal cavallo basso, al solito, con una cinta marrone tanto per...una t-shirt bianca e sopra la felpa nera con il muso di un lupo bianco con varie scritte, non ricordo di chi fosse...sicuramente qualche gruppo e poi i miei immancabili guanti con le ossa della mano stampati sopra, adoravo quei guanti, erano una figata!
Mikey era di parola, dopo dieci minuti era già a suonare al mio campanello come un ossesso.
-Ehi che cazzo...sono pronto!- Sbottai non appena aprii la porta.
-Forza! E’ tardi!- Disse andando verso la macchina, oddio guidava lui! Mikey era famigerato per il suo non-saper-portare la macchina. E’ un pericolo pubblico!
-Mikes, posso guidare io?- Domandai vagamente allarmato.
-Scordatelo...mia la macchina, io guido- E come potevi discutere con lui. Santo Signore aiutami tu...
Partì in quarta e mise gli Smashing Pumpkins a tutto volume.
Una volta arrivati al negozio di Jack, ci mettemmo più di un’ora e mezza a decidere per la chitarra, ero io l’esperto dannazione! Ma no...lui doveva obbiettare tutto quello che dicevo, finche non lo mandai a guardare i bassi, così io e Jack potemmo discutere di tutta tranquillità sulle chitarra.
Alla fine decidemmo di prendergli una Fender Squier celestina, con il battipenna bianco...era per principianti, certo lui aveva un certo livello ma mi sembrava assurdo comprargli una di quelle chitarra tipo Gibson Les Paul alla Slash.
Eravamo in macchina diretti a casa di Gerard, lì avevamo intenzione di fare una specie di festa.
-Dobbiamo scrivergli un biglietto!- Esclamò di punto in bianco Mikey, facendomi quasi prendere un colpo, era assolutamente malato quel ragazzo, beh considerando che tipo sia Gerard, non vedo come potrebbe essere altrimenti.
-E’ proprio indispensabile?- Chiesi con voce quasi lamentosa, tanto a Brad interessava solo il regalo, uno stupido biglietto non sarebbe servito a niente.
-Ho carta e penna!- Si chinò lasciando il volante, al che sbiancai, Dio...era fottutamente pazzo!
-Mikey la strada!- Esclamai allarmato prendendo il volante e cercando di non andare a schiantarci contro un muro o qualcosa del genere,  mentre quel degenerato stava frugando in un cassetto.
-Ecco, tieni!- Disse alzandosi e dandomi foglio e penna, riprendendo poi il volante, io ero ancora troppo scosso per fare qualsiasi cosa. –Vuoi scrivere quel dannato biglietto?!- Sbottò dopo un po’ lui vedendo che non mi accennavo a muovere un muscolo mentre io, nella mia mente, stavo ringraziando ogni angelo custode o santo che ci aveva permesso di non andare a sbattere da qualche parte.
-Cristo...- Mormorai prima di prendere il foglio e appoggiarlo allo scatolone che avevo lì davanti. –Che scrivo?- Domandai poi trovandomi lì e non sapendo che scrivere.
-Buon Compleanno Brad, dai tuoi chimici preferiti- Lo guardai inarcando un sopracciglio, dalla sua espressione era proprio soddisfatto di questi auguri, poi era meglio non replicare visto che era lui al volante e volevo arrivarci ai trent’anni. Stavo scrivendo tranquillamente, quando Mikey frena di colpo e momenti mi fa schiantare contro il finestrino.
-Che cazzo fai?!- Sbottai girandomi a guardarlo.
-C’era il semaforo rosso...- E detto questo ripartì in quarta schiacciandomi sul sedile del passeggero; quando arrivammo davanti casa di Gee, mi buttai letteralmente fuori dalla macchina e m’inginocchiai a terra, abbracciando il marciapiede.
-Grazie Signore, che mi hai fatto tornare sano e salvo...grazie- Mormorai mentre baciavo l’asfalto, non era il massimo, ma era d’obbligo, non sarei mai più salito in macchina con Mikey.
-Andiamo...non farla tanto lunga...- Commentò lui venendomi vicino con la scatola della chitarra in mano.
-Un giorno, guido come fai tu...e poi mi dici- Risposi alzandomi in piedi, ci avviammo verso casa la porta di Gee ma non facemmo in tempo ad aprire che la porta si spalancò e Brad comparve con un mega sorriso.
-Finalmente! E’ ora di festeggiare!-  Aveva urlato correndo in casa come un forsennato, travolgendo Gee che  ci stava venendo ad aprire.
-Gli hanno regalato le pistole da paintball...-Commentò semplicemente e quella fu la nostra condanna.

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Scusatemi davvero per il ritardo, ma sapere...l'ispirazione è una stronza, non riuscivo più a scrivere ma devo ringraziare i cari Killjoys che con le loro canzoni mi hanno aiutato a farla tornare e quindi sono riuscita a scrivere questo capitolo...uff, non so quando posterò poi, spero il più presto possibile ma la scuola occupa troppo tempo, la odio...comunque sto iniziando  il prossimo quindi spero davvero di aggiornare presto. (: grazie a chiunque legge, leggerà, commentarà e tutto grazie davvero! :D

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