Un nuovo noi di crazy_gio90 (/viewuser.php?uid=66591)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
CAPITOLO 1
Per Giò l’estate
era appena incominciata a metà luglio,
quando molti erano già sulle spiaggie a divertirsi. Lei
invece aveva dovuto
affrontare l’attesissimo anno della maturità,
diciamocelo una vera scocciatura
data dalla pressione inutile che i professori avevano messo in quel
periodo.
Ma quel tanto temuto giorno
dell’orale era finalmente
arrivato, 7 Luglio di una calda mattinata romana…come spesso
accadeva ero in
ritardo, ma quella mattina non doveva succedere, c’era
l’ansia e un po’ di
paura di non riuscire a fare bene ma anche la determinazione a voler
chiudere
quel capitolo. Avevo passato i giorni precedenti a studiare a casa
dalla mia
amica Deb, che come me aveva l’esame, ed era proprio da lei
che mi dovevo
dirigere prima di raggiungere il nostro liceo. Afferrai frettolosamente
le
chiavi della mia Lancia Ypsilon, il gioiellino che mi era stato
regalato per il
mio diciottesimo compleanno, e scesi le scale in un razzo; impedita
com’ero per
poco non le feci tutte rotolando. Buttai nei sedili posteriori lo
zaino, dove
custodivo il materiale necessario per la mia esposizione; Deb non
abitava tanto
lontano da me, un paio di isolati. In cinque minuti fui da lei, era
lì che mi
aspettava già tutta preoccupata, velocemente le aprii la
portiera e lei si
sedette finalmente un po’ tranquillizzata dal mio arrivo. Mi
avvicinai a lei,
per salutarla con un bacio sulla guancia, mi sarei fatta perdonare i n
qualche
modo.
-Amore amore, scusami-
-Dai muoviti accelera, e guarda la
strada cavolo siamo in
ritardo come sempre-
-Amò, ecco cosa dovevo
dirti…ops!!-
-Non fare quella faccia, daiii parla,
che mi dovevi dire- mi
urlò quasi Deb
-Ci hanno spostato l’orario
del colloquio, quindi non siamo
in ritardo e possiamo fare con calma. Ti porto a fare colazione, che
tanto so
già non avrai toccato nulla…prima che mi vorresti
ammazzare, ti dico che avevi
il cell spento e non sono riuscita ad avvisarti-
Deb frugò nella borsa,
afferrò il telefonino che come già
Giò aveva detto era spento. Non fece in tempo ad accenderlo
che ricevette un
fiume di sms di in bocca al lupo, continua a vibrare imperterrito. Al
bar
dovevamo incontrarci con un’altra nostra amica, Eli, lei
aveva già dato l’orale
ma aveva insistito per poter assistere al nostro. Giò prese
il suo cellulare
dalla tasca e compose un breve sms per Elisa:
“Amore allora ci
vediamo al bar tra esattamente…adesso :D
“
Poco dopo vibrò il suo,
ecco la risposta dell’amica: “Ritardatarie,
io sono già qui che vi aspetto,muovetevi
“
Deb mi indico un buco dove la mia
auto ci sarebbe stata per
parcheggiarla, così in un paio di minuti ci trovevamo tutte
e tre al bar vicino
alla scuola. Volevamo far passare il tempo che mancava con qualche
chiacchera,
per smorzare la tensione, poi ormai noi ci conoscevamo bene. Ordinammo
tre
briosches, colazione veloce per poi dirigerci insieme alle scalinate
che davano
sull’entrata della scuola, dove solitamenti gli studenti si
radunavano. Lì
trovammo alcune compagne di classe, ma noi ci dirigemmo
all’entrata correndo
per le scale. Un po’ con il fiatone per quei tre piani
eravamo arrivate davanti
alla classe dove dentro c’erano i nostri aguzzini, i
professori. Per prima
sarebbe toccato a Deb, e poi a me. Alle 12, finalmente uscimmo entrambe
da
quell’aula con un sorriso stampato in faccia felici di aver
terminato. Corremmo
verso Eli, saltandole addosso come delle sceme; era finita,
f-i-n-i-t-a!! Non
ci potevamo ancora credere, dopo qualche giorno avremmo potuto sapere i
risultati ma sapevamo di aver fatto un buon lavoro. Per noi potevamo
finalmente
iniziare la meritata estate.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
CAPITOLO 2
Da parecchio tempo tra di noi si
parlava della meta
dell’attessissima vacanza post maturità, come
è facile che sia in un gruppo mettersi
d’accordo non era facile ma bisognava sbrigarsi se si voleva
avere qualche
possibilità di trovare ancora qualche posticino conveniente
e divertente al
tempo stesso. Una pausa dallo studio era quello che più
serviva, così venne
indetta per quel pomeriggio un’assemblea con argomento
all’ordine del giorno:
v-a-c-a-n-z-a. Toccò a Giò fare un giro di sms
per informare tutto il gruppo,
ci sarebbero stati Alice, Elisa, Deb, Gloria e il suo ragazzo Alex.
“Piazza di Spagna,
ore 16. Puntuali!!”
Conoscevo i miei amici troppo bene e
sapevo che per loro le
16 sarebbero diventate le 16.30, ma in quel momento non mi interessava,
avevo
bisogno di distrarmi un po’ perché c’era
qualcosa che non andava in me e non
capivo cosa fosse, forse aspettavo qualche svolta nella mia vita.
Così in quel
momento capì che il posto giusto dove potevo andare era in
quella spiaggia
quasi sempre vuota, che sentivo un po’ mia…mi
piaceva l’idea di potermi
rifugiare in quel luogo dove l’unico rumore è
quello del mare. Era lì che
ritrovavo sempre la pace quando mi sentivo triste. Meccanicamente presi
lo
zaino e ci misi dentro un’asciugamano per potermi sdraiare
sulla sabbia, il mio
inseparabile ipod e il diario dove ogni tanto buttavo già i
miei pensieri. Il
cellulare era sulla scrivania, me lo stavo quasi dimenticando ma
vibrò…sarà
stato un segno. Era Deb, la mia amica, lei che spesso mi accompagnava
in quel
posto un po’ mio.
“Porc, che fai
ora?E’ ancora presto per la riunione”
“Amore stavo
andando alla spiaggia, ti va di venire con
me?”
“Dai passa a
prendermi tra cinque minuti, sto un po’ con
te. Ti aspetto amò!”
Il cell vibrò per
l’ultima volta, prima che lo misi in
tasca. Avevo le chiavi della mia Ypsilon già in mano,
così scesi le scale e una
volta chiuso il portone me la trovai proprio davanti agli occhi. Mi
rifugiai
dentro, accesi la radio e sentì quelle note familiari.
“E aspetteremo insieme un nuovo sole
sorgere e sentirai la mia energia
far parte anche di te.” Una lacrima rigò
il mio viso, che prontamente
nascosi, era vero lei c’era sempre stata a darmi la sua
energia e avrebbe
aspettato insieme a me un nuovo sole. Senza accorgemene in cinque
minuti ero
già sotto casa della mia amica, suonai il clacson per
avvertirla del mio
arrivo. La sentii correre verso la macchina, ma non era sola con lei
c’era
anche Eli l’altra nostra amica storica. Salendo Eli si
rivolse a me dicendomi,
-Non potevo lasciarvi andare sole,
sceme!-
Il mio fu solo un semplice grazie, ma
lei sapeva che veniva
dal cuore. La spiaggia non era tanto lontana, e in una mezzoretta
nonostante il
traffico mattutino eravamo arrivati a destinazione. Come previsto era
deserta,e
io pensai fosse meglio così, potevamo avere la nostra
intimità senza
scocciatori. Stesi sulla sabbia il mio asciugamano, era abbastanza
grosso da
accoglierci tutte. Ci sedemmo e subito avevo addosso le mie amiche che
sapevano
che quando mi vedevano così la cosa che più mi
faceva piacere era sentire il
loro affetto, il calore che ti da quell’amica speciale.
Adoravo i loro abbracci
da orso che finivano poi sempre con il solletico per poi scoppiare a
ridere e
non riuscire a smettere, erano delle gran simpaticone o semplicemente
le mie
amiche. Ancora lì in quel posto fantastico per me, ci
mettemo ad ascoltare il
mio ipod con le cuffie a doppia presa che avevamo cercato apposta per
stare
tutte insieme, ci soffermammo su quella canzone della Pausini che mi
fece
tornare a diversi anni indietro. “Per
sempre in qualunque posto sarai, in qualunque posto sarò fra
le cose che vivi
io per sempre vivrò…in qualunque posto sara ci
ritroveremo vicino stretti l’uno
nell’altro oltre il destino.” E questa
canzone mi fece pensare a quella
promessa che ci eravamo fatte insieme, ci saremo state l’un
l’altra per sempre.
Una vocina mi fece tornare alla realtà, erano passate
già tutte quelle ore.
-Sentite belle gnocche io avrei una
certa fame, che ne dite
di fare una tappa al Mc prima della nostra riunione?- Eli era sempre la
solita
con il suo tono e la sua simpatia…
-Direi che si può fa-
-Bene direi che è deciso
allora- conclusi io.
Verso la strada di ritorno,
c’era un Mc; ormai per noi era
una tappa solita tutte le volte che tornavamo dalla spiaggia, anche i
ragazzi
che ci lavoravano ormai ci conoscevano. Entrammo e io notai un sorriso
speciale
per una di noi, era Nico il cameriere.
-Ciao ragazze, ciao Eli!! Cosa
prendete? Il solito?-
-Sì, grazie Nico-
Intanto il ragazzo era già
sceso a salutarci, ma soprattutto
a salutare Eli, aveva occhi solo per lei; Deb e io ce
n’eravamo accorte già da
tempo e la sfottevamo sempre. Così allora Deb, che quando ci
si metteva sapeva
essere bella stronzetta richiamò l’attenzione del
ragazzo e gli chiese:
-Ehi Nico, hai già
programmato la vacanza di quest’anno?-
-Ehm, veramente no, nessuna.-
-Bene allora sei ufficialmente
invitato ad unirti a noi, va
bene per voi ragazze vero?-
Mi fece l’occhiolino, e
ridendo diede uno sguardo ad Eli che
era diventata tutta rossa nel frattempo. Così mi rivolsi
anche io a Nico
dandogli appuntamento per quel pomeriggio in Piazza di Spagna insieme a
noi.
Eli magari poi ci avrebbe ringraziate un giorno. Mentre stavamo
mangiando i
nostri hamburger, io notai una faccia conosciuta, un bel ragazzo
riccioluto dai
capelli lunghi. Mi rivolsi a Deb per attirare la sua attenzione.
-Oh amò, hai visto quel
gran pezzo ehm…di ragazzo?! Non ti
sembra di averlo già visto spesso ultimamente?- Scoppiamo a
ridere insieme.
-No, ma io non ci posso credere.
Cioè hai capito sì chi è
vero?! E’ il bel Scanu u.u –
Ebbene sì, era davvero
lui. Avevamo passato l’ultimo anno a
seguire qualche suo concerto, e diciamo che ci piaceva e non poco. Gli
feci un
sorriso che lui ricambiò, non mi aspettavo che lui si
ricordasse di me.
-Oh Giò, sveglia!!-
-Eh? Sìsì ci
sono…-
-Perché non lo vai
salutare?-
-Ma tu sei completamente scema, sei
pazza? E che gli dico?
Non sono mica come certe sue fan che lo pedinano eh…mah
–
Forse ci aveva sentito, notai una sua
risata e in quel
momento lui lasciò il locale. Ero rimasta alquanto
folgorata, di essere bello
lo era eccome, poi la sua voce aveva un suo perché. Tra
questi pensieri, andai
a pagare e dopo aver salutato tornammo a casa, nel tragitto Eli si
lamentò di
continuo ma nemmeno si accorgeva che facendo così continua a
parlare di lui,
avevamo fatto un bel lavoro, Deb ed io eravamo una forza insieme. Io
invece
continuavo a ripensare a quello sguardo che avevo incontrato oggi per
caso,
così passò anche l’ultima ora che ci
separava dall’appuntamento.
Di nuovo in macchina tutte e tre
insieme, stranamente quando
arrivammo erano già tutti lì che ci aspettavano
ma soprattutto puntuali.
Iniziammo a discutere, le mete più gettonate erano la Spagna
e la Grecia; ma
dopo un lungo dibattito ebbe la meglio
all’unanimità la Spagna. Quella sarebbe
stata la nostra meravigliosa vacanza, tutti insieme a condividere
ancora una
volta un’esperienza indimenticabile. Radunate le macchine,
andammo in agenzia
viaggi con la speranza di trovare qualcosa di conveniente. La signorina
che si
occupò di noi fu molto gentile, ci trovò
un’occasione last minute per Ibiza
fenomenale. Il pacchetto era completo di volo, avevamo trovato poi un
hotel sul
mare che faceva proprio al caso nostro. Non ci restava che partire, e
lasciare
Roma per dieci lunghi giorni.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
CAPITOLO 3
Le valigie ormai erano pronte, il
giorno dopo saremo
finalmente partiti per la nostra avventura ad Ibiza. Avevamo
l’aereo alle ore
11, ma bisognava essere in aeroporto almeno due ore prima per poter
fare il
check in e tutti i controlli necessari. Ci eravamo raccomandati di
essere
puntuali, almeno stavolta, perciò io mi ero organizzata in
modo da non dover
fare praticamente niente la mattina, e sarei andata a letto presto per
riposare
un po’; almeno quello era l’intento visto che
nemmeno contare le pecore mi
servì per prendere sonno. Solitamente ero tranquilla la sera
prima di partire,
ma quella volta no e non capivo quale fosse il motivo. Erano le 3.30
quando
finalmente mi addormentai e pensare che alle 9 avrei dovuto trovarmi
con tutti
gli altri a Fiumicino mi sembrava un’impresa quasi
impossibile. La sveglia
avrebbe dovuto suonare alle 7.30 ma io non la sentì,
così come non sentì i
mille sms e chiamate che ricevetti dalle mie amiche. Erano le 9.30
quando aprii
gli occhi, mi prese un infarto a notare che ero decisamente in ritardo.
Mi
alzai che rassomigliavo molto ad uno zombie a causa delle poche ore di
sonno,
avevo bisogno di una rinfrescata anche se il tempo era davvero poco.
Feci una
doccia abbastanza veloce e indossai i vestiti che fortunatamente, come
d’abitudine, mi ero preparata la sera prima: un paio di
jeans, una t-shirt e le
mie converse gialle. Ero pronta, presi il cellulare, le chiavi della
macchina,
la valigia e usci correndo per quanto potessi. Erano le 10 e stava
diventando
una lotta contro il tempo, non avevo nemmeno avuto modo di avvisare le
mie
amiche che come minimo mi stava maledicendo. Correvo per le strade di
Roma, un
pericolo pubblico data la mia fretta; iniziavo a vedere
l’aeroporto. Dovevo
essere un razzo per quanto la mia imbranataggine a volte non me le
permettesse,
e a quanto pareva non ero l’unica ad essere in ritardo quella
mattina. Avevo il
cellulare in mano e stavo tentando di mandare un sms a Deb per
avvertirla che
ero arrivata, quando però i miei occhi non videro la persona
che mi stava
proprio venendo addosso dall’altro lato. Stavamo correndo
entrambi per
rimediare al ritardo ma ciò che venne prodotto fu solo un
disastro con un
sonoro bang per concludere l’opera. Con lo scontro cademmo
entrambi, e anche le
cose che avevamo in mano giusto per complicare le cose. Mentre cercavo
di
recuperare ciò che mi era caduto, incrociai ancora una volta
quei occhi che mai
avrei dimenticato; era un caso o c’era qualche segnale
nascosto per me?! Caso o
no la persona con cui mi scontrai letteralmente era di nuovo lui, il
cantante più
amato negli ultimi tempi. Per un attimo mi dimenticai del mio ritardo,
e rimasi
come ipnotizzata da quello sguardo penetrante che mi era riservato.
Come
svegliata da uno shock riuscii a pronunciare poche parole.
-Scusami ero distratta e sono in un
fottutissimo ritardo-
Lui sorrise quasi divertito e mi
spiegò che anche lui era in
ritardo, in effetti sapevo che quel giorno avrebbe avuto un concerto a
Messina.
Mi abbassai per recuperare il mio cellulare e lui mi imitò,
stavo per
afferrarlo quando le sue dita toccarono involontariamente le mie, era
come se
una piccola scossa mi avesse colpito, stava succedendo qualcosa di
strano
dentro di me e mi ripetevo “Giò datti una calmata
è solamente Scanu”. Lasciò la
presa, per prendere il telefono che si trovava vicino al mio. In un
attimo lo
persi di vista, ma in quel momento non mi potevo occupare di lui
perché dovevo
dirigermi immediatamente al check-in e poi all’imbarco. In
dieci minuti feci
tutto come un razzo, l’hostess molto gentile mi fece
accomodare. Notai il mio
gruppo e partirono per me cori da stadio a modi sfottò.
Pensai che loro non
sapevano ancora nulla e non mi avrebbero mai creduto, mi avrebbero
presa per
pazza invece era tutto vero. Ciò che dissi a poche di loro
fu solo:
-Vi racconto dopo-
Valerio
Mi ricordavo di lei, mi ricordavo del
suo sorriso, mi
ricordavo del suo sguardo e tutto questo mi sembrava
un’assurdità. Avevo una
carriera a cui pensare e certo non avevo tempo di stare dietro ad una
ragazza
vista per caso che nemmeno conoscevo. Sarà stato un caso ma
il nostro scontro
era anche la seconda volta in cui i nostri occhi si incrociarono e
così i
nostri sorrisi. L’avevo vista qualche giorno prima in un
fast-food, ci eravamo
scambiati qualche sguardo ma niente più e così
doveva restare.
Giò
Finalmente potevo rilassarmi un
po’, avevo passato le ultime
ore in continua tensione e ancora non sapevo che non era mica finita
così. Non
era la prima volta che prendevo l’aereo e per quello ero
tranquilla, avevo come
l’impressione che quei occhi mi stessero ancora fissando,
erano così magnetici
come se naufragassi nel mare. In quel momento mi ricordai cosa stavo
facendo
prima di scontrarmi con lui, stavo scrivendo un messaggino alla mia
amica, così
presi il cellulare per cancellarlo visto che non avevo potuto inviarlo.
Quando
lo sbloccai una cagnolina felice mi sorrideva, mi prese un colpo,
doveva
esserci stato un errore; nel mio lo sfondo era una foto che avevamo
scattato
uno di quei pomeriggi tra amiche, cosa ci faceva quel cane ora
là? C’era una
sola spiegazione a tutto ciò, quello non era il mio
cellulare. Riconobbi poi
anche la cagnolina, una simpatica chiuaua di nome Miranda, il regalo di
natale
che Valerio aveva ricevuto dalle sue fan. Ora avevo capito tutto,
avevamo
sbagliato telefono quando le nostre dita si erano toccate, a quel
pensiero mi
veniva da ridere. Avevo notato che possedevamo entrambi un iphone, ma
mai avrei
pensato di aver commesso quell’errore a cui ora non sapevo
rimediare. Chissà
cosa avrebbero fatto milioni di sue fan per entrare in possesso del suo
telefono, io ora invece volevo poter solamente godermi la mia vacanza.
Valerio
Per quella sera mi aspettava un
concerto e migliaia di fan
ad acclamarmi, mi stavo meravigliando del fatto che la mia manager
Valentina
non mi avesse ancora chiamato per verificare se tutto stava andando
bene. Era
la prima volta che mi veniva dato il permesso di separarmi dal mio tour
road-manager, era stato il regalo di compleanno che avevo voluto
riservare al
mio amico Pier, l’avevo spedito una settimana in vacanza in
Grecia. Decisi di
chiamare io Vale per tranquillizzarla, presi il cellulare e accadde
qualcosa di
strano; perché non c’era la mia bimba a fissarmi?
Invece no, ancora gli occhi
di quella ragazza. Erano di un castano scuro, ma così
profondi, stava diventando
una persecuzione. Non sapevo cosa fare, ero decisamente nei casini ed
ero solo.
Potevo fare una sola cosa, chiamarla. Avevo il suo numero, o meglio il
mio.
Digitai velocemente quei numeri che conoscevo a memoria e attesi una
risposta.
-Pronto, sono Valerio il proprietario
del telefono- detto
questo scoppiai a ridere, mi sembrava così assurdo.
-Ehm sì, credo proprio di
aver capito. Sono Giorgia e quello
da cui stai parlando è il mio cellulare-
-C’è un modo per
poterlo riavere abbastanza in fretta?-
azzardai,
-Veramente io sarei appena arrivata
ad Ibiza, se tu puoi
raggiungermi qui potrai avere indietro il tuo telefono quando vuoi-
-Uhm, no ora no. Va bene, mi
farò sentire io scusa devo
scappare-
Ma quanto ero scemo, bel casino che
avevo combinato se solo
avessi messo la sveglia un po’ prima…ma ormai era
fatta, non potevo rimandare
il concerto per questo, sarei partito il giorno dopo impegni
permettendo. Così
presi il mio aereo e all’incirca alle 13 ero a Messina. Una
macchina nera mi
aspettava fuori dall’aeroporto, e mi portò proprio
nella piazza dove la sera mi
sarei esibito notai che c’erano già delle mie fan
tutte accampate vicino la
transenna con i cuoricini con scritto Valerio.
Giò
La mia vacanza era iniziata anche se
in modo un po’ strambo,
una cosa ora era sicura: l’avrei rivisto ancora. Raggiungemmo
l’hotel dall’aeroporto
con un taxi, e appena assegnate le camere mi buttai sul letto, ero
ancora
stravolta. Dovevo delle spiegazioni alle mie amiche, quindi tutte
lì su quel
lettone ci mettemmo a parlare. Raccontai tutto, ogni minima virgola
perché
erano tanto curiose. Continuavano a fare sorrisetti strani e a
prendermi in
giro sia per la strana situazione e poi perché in qualche
modo dovevamo
risentirci. Qualcosa vibrò nella mia tasca, il suo iphone.
Non sapevo se potevo
controllare, non volevo invadere la sua privacy ma era
l’unico modo che avevo
per comunicare con lui e dovevo sapere quando sarebbe venuto.
“Sono Valerio, beh
questo è ovvio scrivo dal tuo numero
xD oggi non posso venire là, ma per domani farò
in modo di esserci. Scusami
ancora, baci Valerio”
“Aspetto tue
notizie, baci”
-Giò allora? Era lui?- mi
chiesero quasi in coro…
-Sì, forse viene domani a
riprendersi il telefono-
Sistemammo finalmente i vestiti
nell’armadio, pronti per la
cena ormai e poi alla serata per locali.
Valerio
Nell’attesa del concerto
oltre alle prove che feci, ebbi
modo di organizzarmi per il giorno dopo. Avevo trovato un posto per il
volo per
Ibiza delle 10. Ora dovevo solo concentrarmi sulla serata e poi
l’indomani
sarebbe stato un altro giorno. Avvertì con un altro sms la
ragazza del mio
arrivo, avevamo appuntamento all’aeroporto; io poi avrei
fatto un salto al mare
giusto il tempo di un bagno per poi ripartire per Roma nel pomeriggio.
Ore 22: il concerto iniziò
con l’intro di Credi in me, salii
sul palco bello carico e la mia adrenalina oltre al canto la dovevo al
mio
pubblico che mi acclamava e urlava a squarciagola la canzone. Terminata
la
prima canzone salutai tutta la piazza.
-Ciaaaaoooooo Messiiiiiiiinaaaaaaaa-
Le mie fan erano in delirio e io
continuavo a cantare una
canzone dopo l’altra, fermandomi giusto il tempo di qualche
battuta. Le due ore
di concerto volarono quasi. Appena finito andai nel backstage dove mi
aspettava
il mio tour manager Luca per portarmi in albergo. In mezzora ero sul
letto che
ripensavo alla mia giornata, anzi a dire il vero ripensavo a lei e la
cosa mi
spaventava ma ciò che mi preoccupava di più era
il fatto che l’avrei rivista la
mattina e non sapevo quale sarebbe stata la reazione. Ero agitato, con
l’immagine dei suoi occhi che mi guardavano quasi impauriti
mi addormentai.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO 4
Valerio
Mi svegliai presto questa mattina,
non volevo rischiare di
commettere un altro errore e poi nel bene o nel male avrei rivisto
quella
ragazza e una parte di me ne era felice. Avevo anche già il
bagaglio pronto,
così potei prepararmi con tranquillità. Una
doccetta era quello che mi serviva
per rilassare i nervi, e dopo che mi vestii scesi a fare una
passeggiata,
volevo restare solo per riflettere un po’, lasciare che i
pensieri vagassero
per il vero desiderio che avevo senza doverli guidare io. Alle 8 in
punto ero
già in aeroporto, e potei fare il check-in senza fretta,
così una volta arrivato
al gate potei fermarmi su una seggiolina ad aspettare che chiamassero
il mio
volo. Dalla borsa estrassi il mio i-pod e iniziai a far scorrere le
canzoni
fermandomi su quelle parole “Dammi
quello
che non ho un sorriso, un fremito… Perché il tuo
profumo lo sento dovunque
ricorda il mare” e con quelle parole il mio
pensiero volò dritto da lei
prima ancora che potessi arrivare io. Erano arrivate le attese ore 10,
chiamarono l’imbarco e una hostess molto gentile mi fece
accomodare al mio
posto, vi guardò come chi aveva capito chi fossi. Presi il suo cellulare e involontariamente mi feci
scappare un sorriso,
digitai il mio numero per inviarle un sms.
“Sono salito
sull’aereo. Ti aspetto in aeroporto con il
mio cellulare ;)”
Lei mi rispose con un semplice
“Ci sarò.”
Giò
Tra poco sarebbe arrivato, io ero
già lì ad aspettarlo e
l’ansia mi saliva ma cercavo di smorzarla sorridendo.
All’improvviso la porta
degli arrivi si spalancò, ad aprire la fila era proprio lui.
Bello con il sole
con il suo sorriso smagliante che avevo sognato quella notte, e quel
sorriso
ora era tutto mio anche se probabilmente era di circostanza alla fine
era
venuto fino ad Ibiza per recuperare il suo i-phone mica per me. Mi fece
cenno
di avvicinarmi e mi saluto molto cordialmente con un bacio sulla
guancia,
eravamo coetani quindi non c’era nulla di male, non ci
sarebbe stato nulla di
male se io non stessi completamente perdendo la testa per quel ragazzo.
Il suo
profumo mi era penetrato dentro, sentivo che l’aria sapeva di
lui così come la
mia guancia. Mi invitò a prendere un caffè per
non fare tutto così bruscamente,
e quando eravamo al bar non mi accennò mai alla sua
identità, che io avrei
benissimo potuto non sapere. Non ricordo nemmeno quello che ci dicemmo,
avevo
la testa offuscata da lui e vedevo solo il suo sorriso e il suo
sguardo. Poi
presi la mia borsa e tirai fuori il suo telefono e lo appoggiai sul
tavolino e
dissi:
-Questo dovrebbe appartenere a te, ti
posso giurare di non
aver guardato nulla-
-E questo invece deve essere tuo-
Nello scambio ci fu di nuovo quel
contatto che il giorno
prima mi avevo mandato in tilt. Così un po’ per
curiosità e un po’ per sapere
se l’avrei rivisto ancora, gli chiesi se sarebbe ripartito
subito e scoprì che
aveva l’aereo nel pomeriggio e che ora si sarebbe diretto in
spiaggia
nell’attesa di tornare a Roma. Io mi offrii di accompagnarlo,
visto che avevo
noleggiato un’auto per questa vacanza e in ogni modo ci
dovevo andare anche io
per raggiungere le mie amiche. Lui accettò con un semplice
grazie ma durante il
viaggio non disse nulla, c’era visibilmente imbarazzo in
entrambi; io ogni
tanto per quando possibile con la coda dell’occhio lo
osservavo, quando mi
sarebbe ricapitato di averlo così vicino a me?! Il viaggio
durò poco, non c’era
traffico ed era giunto il momento di salutarlo. Mi ringraziò
per la mia
disponibilità e mi salutò come aveva fatto quando
era arrivato. Avrei potuto
essere scorretta e scrivermi il suo numero, ma non lo feci, non era in
me.
Raggiunsi le ragazze che si trovavano in spiaggia, io optai per una
bella
nuotata e poi un po’ di surf, volevo restare sola con
l’acqua senza dover
parlare anche perché non sapevo cosa dire. Ero
già sulla tavola pronta a
cavalcare l’onda che stava per arrivare quando vidi un
giovane dai capelli
ricci con l’i-pod seduto sulla sabbia che mi fissava, non ci
potevo mica
credere era troppo per me ed io ero una semplice ragazza mentre lui un
giovane
cantante famoso, non mi aspettavo nulla. Alla sua vista feci un volo
pazzesco
dalla tavola, rischiando di farmi anche male. Vidi correre in mio
soccorso
alcune amiche, e il bagnino che prontamente mi riportò a
riva dove non vedi più
lo sguardi di Valerio. Eli mi urlò dietro:
-Ma sei pazza? Volevi ammazzarti?-
-E’ tutto ok, state
tranquille-
Il resto della giornata
passò senza particolari eventi da
segnalare, il giorno dopo avremmo fatto qualche escursione e poi la
sera in
qualche locale. Mi ero fissata che avrei dovuto dimenticarlo, e in
fretta
anche, non avevo possibilità o almeno così
credevo io. Iniziavo a non sopportare
nemmeno di vedere la città piena di coppiette, e Ibiza ne
era piena. Spesso
lanciavo qualche battutina ai due piccioncini del nostro gruppo che
erano
costantemente appiccicati, non ce l’avevo con loro ma con me
stessa, com’era
potuto succedere; non avrei mai potuto avercela con Gloria, era una mia
cara
amica che era sempre presente quando avevo bisogno ma anche quando
stavo bene.
Ero contenta che lei aveva trovato l’amore nel suo Alex, un
biondino dagli
occhi azzurri che la faceva impazzire con il suo piercing. Quella sera
confidai
la mia voglia di dimenticare in qualche birra di troppo e in un giovane
che mi
era avvicinato nel locale dove ci trovavamo. Si chiamava Marco ed era
romano,
era alto, aveva due occhi celesti sebbene fosse di carnagione olivastra
e
avesse i capelli castani. Era carino davvero, ma non era lui che
interessava a
me, ma in quel momento non mi interessava molto e soprattutto non ero
molto in
grado di ragionare. Mi ero a malapena accorta del bacio che mi diede
dopo un
po’ che lui si trovava vicino a me a parlare e a
corteggiarmi, e non sapevo se
eravamo andati oltre. Le mie amiche non si erano accorte di niente, non
si
erano accorte che ero sparita? Finalmente sentii il mio nome da una
voce
conosciuta, riconobbe Deb che mi chiama. Mi trovò sui
divanetti del locale e
accanto a me c’era ancora quel ragazzo. Lei lo
mandò via, mi si sedette accanto
e iniziò ad accarezzarmi, io scoppiai a piangere a dirotto e
affondai il mio
viso sulla sua spalla cercando il conforto della persona che ormai mi
conosceva
troppo bene. Le mie lacrime erano per la cazzata che avevo fatto appena
fatto,
erano per aver tentato di dimenticare gli occhi del ragazzo che mi
aveva
catturato da diversi giorni ormai. Lei capii tutto senza dire parole,
mi tenne
stretta a lei per consolarmi senza giudicarmi. Mi riportò
lei nella nostra
camera, mi diede del caffè per farmi riprendere dalla
leggera sbronza che avevo
e mi mise a letto. Le lacrime scesero ancora da sole, mi sentivo
completamente
una stupida. Una bella dormita forse mi avrebbe fatto bene. Fu la mia
amica a
venirmi a svegliare con un bacio.
-Ohi amore, come stai stamattina?-
-Ciao amò, sinceramente
non lo so- mi sforzai di farle un
sorriso.
Mi vestì e presi il
necessario per andare in spiaggia.
Appena arrivate mi sdraiai sul lettino e indossai gli occhiali da sole
per
coprire le occhiaie che mi ero procurata. Dopo un po’ vidi
arrivare il ragazzo
della sera prima, Deb gli si avvicinò per mandarlo via gli
disse qualcosa che
io non riuscii a sentire ma l’importante fu che lo convinse.
Mi attaccai di
nuovo a lei come una bambina, sarei voluta scappare subito da
lì e avrei voluto
tanto rivedere Valerio. I giorni successivi passarono un po’
così, cercavo di
schivare quel ragazzo che proprio non mi interessava mentre lui
continuava a
cercarmi, chissà che aveva pensato. Se credeva che tra noi
ci fosse o ci
sarebbe potuto essere qualcosa si sbagliava di grosso.
Almeno per alcuni di noi stava nascendo
qualcosa di nuovo, una nuova felicità data da
quell’amore nato così per caso o
anche un po’ grazie a noi. Nico continuava a corteggiare Eli,
e sembravano
stare bene insieme. Il ritorno a Roma era fissato per il pomeriggio e
io non
vedevo l’ora. Tra due giorni ci sarebbe stato un concerto di
Valerio a Viterbo
e io avevo chiesto ad una conoscente di procurarmi qualche biglietto,
avrei
obbligato le mie amiche a venire con me, perché io dovevo
vederlo.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
CAPITOLO
5
Giò
Mi trovavo sul letto con le cuffiette
del mio i-pod quando
sentì il cellulare continuare a vibrare. Una chiamata,
numero privato.
-Pronto?-
-Ciao Giò, sono
Sara…senti per quella cosa dei biglietti di
Scanu -
-Sa li ha trovati? Dimmi di
sì u.u – aspettai la risposta in
silenzio con gli occhi chiusi…
-Li ho in mano proprio ora sai. Devi
farmi una statua, non
sai cosa ho fatto per averli-
-Sa grazieeeeeeee…ne avevo
proprio bisogno-
-Giò non ti chiedo niente,
mi basta sapere che sei felice e
sai che quando hai bisogno io ci sono-
-Sì, domani forse lo
sarò u.u –
-Ora scappo a lavoro, ma prima vengo
a portarteli-
Riattaccai il telefono e feci un
lungo sospiro di sollievo,
almeno ora ero sicura che l’avrei rivisto ancora. Riaccesi
l’i-pod e la canzone
che mi capitò mi ricordo quanto fosse vero che la musica
è la colonna sonora
della tua vita, e in questo momento quella canzone mi rispecchiava:
“Voglio addosso le tue mani, voglio
vivere a
colori, dimmi che quell'emozione ritornerà ancora ancora
ancora vorrei vivere interamente
ancora ancora vivere immensamente quel sogno insieme, la mia storia con
te.” Il
campanello di casa suonò, andai ad aprire e trovai per terra
i biglietti che
aspettavo, mi si illuminarono gli occhi; li presi e continuai a
rigirarmeli
nelle mani, era il biglietto per la mia felicità. Chiamai le
mie amiche per
parlare con loro, visto che non sapevano ancora niente di tutto questo.
Dopo
una mezzoretta a casa da me c’erano Alice, Debs ed Eli.
-Ragazze vi ho chiamate per chiedervi
una cosa per domani,
non vi sentite obbligate perché se mi direte di no lo
farò da sola-
-Oh Giò, dai non tenerci
sulle spine…dicci di che si tratta,
lo sai che noi siamo con te sempre- mi rispose Deb
-Domani a Viterbo ci sarebbe un
concerto di Scanu e io ci
devo essere, avrei anche già i biglietti per voi, ma questo
non è un problema.
Avete voglia di accompagnarmi?-
-Amò, ma ti sei proprio
fissata eh?-
-Non voglio grandi discorsoni, io
devo andarci se volete
venite con me sennò va bene uguale-
-No, dai stai tranquilla veniamo con
te. Però sei una pazza
u.u –
-Partiamo alle 7.30 e in
un’oretta siamo lì. Puntuali per
favore-
-Ma senti chi parli ahahhahah ti
dobbiamo ricordare cos’hai
combinato l’ultima volta?- mi disse Eli
Dopo qualche ora loro andarono via,
io preparai tutto quello
che serviva per il giorno dopo compresa una cena veloce per poi
buttarmi sul
letto presto. Mi lasciai travolgere dai pensieri rigorosamente guidati
dall’i-pod. C’era quella canzone che trasmetteva la
forza che esplodeva dentro
per la voglia di una svolta nella vita: “Come
gli altri adesso cerchi la tua strada un po' in salita senza luci e non
asfaltata. Come gli altri adesso affronti la tua vita mettendo in
discussione
anche la tua autostima, promettendo sempre di difendere le tue
ambizioni come
gli altri cerchi di imparare dagli errori…”.
La stachezza si faceva sentire
e senza troppa fatica mi addormentai.
Valerio
Oggi avevo la giornata libera ma
domani mi attendeva un
concerto non troppo lontano da casa. Chissà se
l’avrei rivista, era di Roma lei
quindi se voleva poteva venire. Concedetti un po’ di coccole
alla mia bimba
Miranda e poi dovetti cucinare per tutti gli amici, cucinare mi piaceva
molto e
i miei amici ne aproffittavano sempre. Il dolce più
richiesto era il tiramisù
alle fragole, questa sera mi dedicai a quello e mi abbandonai a quella
dolcezza. Mi ero addormentato appena sdraiato sul letto, i miei amici
mi
avevano fatto stancare troppo. Ero ancora nel letto mezzo addormentato
quando
Pier alle 10 mi venne a svegliare con le sue solite maniere.
-Svegliaaaaaa dormiglione, le ricordo
che avrebbe un
concerto oggi e una massa di fan pronte a strapparsi i capelli per lei-
-Cazzo ti urli Pier, stavo
dormendo…vaffanculo-
-Ma com’è fine
il mio amico cantante…ah Scanu non avrai la
luna storta?-
-Pier è colpa tua che mi
urli sempre mentre dormo u.u-
Mirandina salì sul letto
per darmi il buongiorno, com’era
dolce lei con il suo papy. Presi le pantofole, scesi dal letto e le indossai e mi
diressi verso la
cucina attirato dal profumo del caffè che era appena uscito.
Mi sedetti con il
mio caffè fumante e il cornetto che mi aveva portato Pier.
-Pier dai non sei poi così
stronzo ahahahah ottimo il caffè
e anche il cornetto. Ti sei fatto perdonare-
-Prego Vale. Ora muoviti che dobbiamo
andare, oggi Mirandina
viene con noi, contento?-
-Faccio una doccia, mi vesto e
andiamo-
Dopo una mezzoretta, erano in
macchina e come aveva detto
Pier, era meglio guidasse lui visto che io ero nervoso.
Giò
Questa mattina era in perfetto
orario, sveglia presto,
doccia e poi ero andata a prendere le mie amiche e come stabilito alle
7.30 ci
trovavamo in autostrada direzione Viterbo. In un’oretta ci
trovammo nella
piazza dove si sarebbe svolto il concerto quella sera, era ancora tutto
deserto
perciò potemmo puntare alla transenna senza problemi. La
giornata sarebbe stata
lunga, ma sempre meglio avere con se le proprie amiche.
-Ma tu hai intenzione di non muoverti
di là per tutto il
tempo per caso?-
-Quella sarebbe l’idea,
sì…al massimo piccola tappa al bagno
ma non ora. Andate pure, io controllo i posti-
-Noi andiamo al bar allora, se hai
bisogno chiama- mi disse
Alice.
Poco dopo che loro andate via verso
le 13, dal mio posto
intravidi arrivare un suv nero e riconobbi subito la persona che si
trovava
affianco al guidatore, sì era lì Valerio. Lo vidi
scendere e andare dietro nel
backstage per poi dirigersi verso un bar. Il suo amico e manager aveva
la sua
cagnolina in braccio, ed io mi maledissi per non essere voluta andare
con le
mie amiche. Così presi il cell e composi un nuovo messaggio.
“De Apri gli occhi
che sta per arrivare Scanu al bar”
“Scema ma vieni
pure tu u.u”
“Arrivo”
Lasciai tutta la roba ad alcune
ragazze e incominciai a
correre più veloce che potevo, mancavano pochi metri, lui
doveva essere già
arrivato. Arrivata alla soglia entrai e cercai le mie amiche, in quel
momento
vidi lui al balcone che aspettava di poter ordinare qualcosa. Loro mi
videro e
mi fecero l’occhiolino, mi diressi anch’io al
balcone e mi misi accanto a lui.
-Ciao Scanu!- gli sorridi come sempre
avevamo fatto e lui
ricambiò subito
-Mi ricordo di te, Giò,
quindi hai capito chi sono-
-Eh beh solo uno stupido non ci
sarebbe arrivato,
capisciiii?-
-Come mai qua?-
-Ora per ordinare qualcosa-
-Ahahahah scema u.u come mai sei qui
a Monterosi?-
-Mi trovavo per caso, sai il destino
e ho scoperto esserci
il concerto di un certo Valerio Scanu, mi sono detta perché
no ;)-
-Ah quindi è tutto un
caso, beh l’importante è che ci
sei…voglio
sentirti cantare come tutti ù.ù- fece una faccina
come se insinuasse qualcosa
-Scanu sai che sei simpatico?
Ahhahahah ma non ti conviene
tanto farmi cantare, meglio se lo fai tu!-
Il cameriere richiamò la
nostra attenzione: -Cosa vi posso
dare?-
-Due coca cole e due tramezzini, pago
io- sì offrì subito
Vale
-Sono subito da voi-
Poco dopo tornò il
cameriere con la nostra ordinazione e
dopo aver fatto due chiacchere e finito di mangiare, gli dissi:
-Grazie Vale, ci vediamo dopo-
Mi salutò anche lui e mi
stampò un bacio sulla guancia,
doveva essere il suo modo perché non era la prima volta,
intanto io stavo
morendo. Vidi le mie amiche uscire e le raggiunsi, così
tornammo al nostro
posto alla transenna.
-Eh brava porca eh u.u- mi dissero in
coro
-Zitte, ne riparliamo poi eh- e
così scoppiamo tutte a
ridere, ancora non ci potevo credere.
Valerio
Il tempo volò dopo che ci
eravamo salutati al bar, non so
dove avevo trovato la forza che avevo avuto ma ero stato bene, ero
felice di
vederla sorridere accanto a me. Pier interruppe i miei pensieri, mentre
dal
backstage spiavo la piazza. Stavo cercando i suoi occhi, e li vidi
lì in prima
fila centrale.
-Vale dai muoviti devi andare a
provare che sono già lei 18-
Uscì fuori, e tutti i miei
fan iniziarono a far partire i
cori. La mia band iniziò a suonare “Credi in
me”, e così provammo gli
strumenti. Mi fermai davanti a lei lanciandole uno sguardo quando il
testo
della canzone diceva “Ma tu credi,
credi,
credi, credi in me,l'amore non sa crescere se amore non dà,
credi,credi,credi,
credi in me l'amore non sa spegnere la luce che fa”.
La vidi arrossire,
terminata questa provai “Listen” e “I
Want To Know What Love Is”. Terminate le
prove tornai dietro nel backstage, Miranda mi venne incontro facendomi
le
feste. Scelsi accuratamente i vestiti per quella sera, avrei indossato
una
camicia azzurra abbastanza sbottonata, un jeans scuro e un paio di
converse
blu. Più il tempo passava più avanzava
l’ansia, ormai mancava davvero poco e
dietro si sentivano le urla di incitamento. Loro erano la mia carica, e
poi
oggi volevo fare davvero bene, c’era lei che era qui per me.
Giò
All’improvviso
sentì una melodia che partiva dentro di me,
era la sua voce. Era salito sul palco per iniziare a cantare
“Credi in Me”, mi
piaceva poterlo osservare e la posizione era molto favorevole. Lui era
stupendo
questa sera, aveva lasciato i capelli sciolti e i suoi ricci fluivano
sulle
spalle, si era lasciato un po’ di barbetta e gli dai un tocco
più maturo e
sensuale. Indossava una camicia azzurra, fin troppo sbottonata da
capogiro,
jeans scuro e converse blu. Mi sembrava di avere i suoi occhi puntati
addosso.
Lo vedevo scherzare con il pubblico tra una canzone e
l’altra, e spesso era
davanti a me e come per sfidarmi puntava il microfono dalla mia parte
come mi
aveva detto prima: canta! Subito dopo cantò “Il
Dio D’America”,
“Indissolubile”, “Mi Manchi
Tu”, “Mai Dimenticata”,
“Così Distante” e “Quando
Parlano Di Te”. Si interruppe per qualche battuta sul suo
libro e poi ci
sarebbe stata la mia canzone preferita, che avevo anche come suoneria.
La
introdusse con alcune parole che mi colpirono molto.
-Sapete vero quale canzone
c’è adesso?- chiese Valerio al
pubblico e la folla urlò “Miele”.
Io
avevo già le lacrime agli occhi, era più forte di
me, l’avevo sempre adorata e
adesso molto di più.
-Voglio dedicare questa canzone ad
una persona che si trova
in mezzo a voi e che non sa nulla- Così
iniziò…
“Miele,
chi lo sa?
Forse ci eravamo già guardati, sempre in silenzio, senza
parlare...Magari per
strada in mezzo alla gente fra un milione di facce che non contano
niente”
Mi guardò ancora intensamente e io stavo entrando in trance,
avevo il viso
rigato dalle lacrime e il suo ultimo sguardo mi voleva dire non
piangere, con
il pollice mi asciugai quelle due grosse lacrime e lasciai quella
melodia
penetrarmi completamente. Finita la canzone Vale prese le cartoline con
la sua
foto da autografare, scese giù dal pubblico e
passò vicino alla prima fila.
Quando me lo ritrovai davanti, mi salutò, prese una
cartolina e vidi che si
stava impegnando a scrivere qualcosa, mi fece un occhiolino e me la
consegnò.
Io la lessi solo quando lui si trovava più in là,
e vedevo che sbirciava dalla
mia parte per vedere la mia reazione. C’era scritto:
“Quando vuoi ci possiamo vedere, il
mio numero ce l’hai ;) Valerio”
Ero senza parole, non ci potevo credere davvero. Ormai non diedi
più attenzione
a quello che mi succedeva intorno, ascoltavo solo la sua voce. Alla
fine
dell’ultima canzone, lo vidi sparire dal palco.
Valerio
L’avevo vista piangere
questa sera, piangere per me,
piangere quando cantavo Miele che era dedicata proprio a lei e vederla
stupita
dopo il mio biglietto mi aveva riempito il cuore, e ora credevo che
forse
poteva essere interessata anche lei a me. Ora aspettavo un suo sms, se
sarebbero passati troppi giorni ci avrei pensato io anche se ero
orgoglioso di
natura. Vidi Pier avvicinarsi a me.
-Vale ma chi era quella ragazza in
prima fila? La guardavi
di continuo, poi Miele e quella cartolina che non smettivi di scrivere.
C’è
qualcosa che non so?-
-Ma che curioso che sei oh. In
effetti sì, poi ti racconterò
tutto porta pazienza-
-E non vai a salutarla?-
-No, stasera ho fatto già
tanto. Ora aspetto lei-
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
CAPITOLO 6
Giò
Ripensai a tutta la giornata che mi
appariva come un sogno,
non era possibile che stava accadendo a me, non era possibile che ero
io quella
ragazza. Ripresi in mano la cartolina che mi aveva scritto, diceva che
io avevo
il suo numero ma io non l’avevo voluto salvare per rispetto
poi però ebbi un
lampo di genio e ripensai che io non avevo mai cancellato gli sms che
avevo
mandato io stessa dal suo cellulare, e a quanto pare lui nemmeno. Presi
il
cellulare per fare un controllo, andai nei messaggi ricevuti e inviati
per
vedere se effettivamente c’era traccia del suo numero. Eccolo
lì, aveva proprio
ragione lui. Lo salvai per sicurezza, ma non potevo scrivergli ora,
dovevo
avere qualcosa da dirgli non potevo far la figura di chi si approfitta
della
situazione. Era ora di andare a dormire un pochino, anche
perché il giorno dopo
mi sarei dovuta recare al centro immatricolazioni. La vacanza era
finita anche
per me ormai praticamente, e dovevo fare il grande passo
dell’università.
Preparai tutti i documenti che mi sarebbero serviti e anche i vestiti
dell’indomani, avevo appuntamento alle 14 così
potevo dormire almeno fino alle
11 mi ricordai di puntare la sveglia per prevenire qualche incidente.
Appena mi
misi sul letto crollai in un sonno profondo, frutto della stanchezza e
della
giornata così particolare ricca di avvenimenti.
Valerio
Da un anno a questa parte come
mestiere facevo il cantante e
amavo farlo perché la musica era stata sempre parte
essenziale nella mia vita,
ma se mi avessero chiesto precedentemente cosa avrei voluto fare oltre
al
cantante avrei sicuramente risposto il professore di Lettere. Amavo la
letteratura e al liceo me la cavavo bene con il latino e greco, ma non
mi
definivo un secchione perché avevo sempre aiutato i miei
compagni. Per dare una
sicurezza maggiore al mio futuro, avendo appena concluso il liceo,
avevo deciso
di iscrivermi all’università. Era una scelta
complicata per un cantante
soprattutto se emergente, io avrei voluto cantare per sempre ma nella
vita non
si può mai sapere così se avessi avuto una laurea
sarebbe stato più facile. Sapevo
che mi aspettava una strada complicata, dovevo far combaciare i miei
impegni
con lo studio e gli esami ma avrei fatto in modo di non frequentare
tutti i
corsi e un po’ mi sarei arrangiato. Ci volevo almeno provare.
Il giorno dopo
del mio concerto a Viterbo, che era stato indimenticabile per me, sarei
andato
insieme al mio amico Roberto ad immatricolarmi nella facoltà
di Lettere.
L’appuntamento era alle 14, preparai tutto il necessario e
mentre diedi una
veloce controllata al mio i-phone prima di spegnerlo mi ricordai che
lei ancora
non mi aveva scritto. Speravo l’avrebbe fatto al
più presto con questo pensiero
chiusi gli occhi.
Giò
Mi svegliai in perfetto orario, un
profumo di caffè appena
fatto e di cornetto caldo mi colpì in pieno così
mi diressi verso la cucina.
Sapevo di chi era opera, ogni tanto lo faceva perché le
avevo lasciato le mie
chiavi di casa, mi fidavo ciecamente della mia amica.
-Buongiorno amore- così mi
diede il buongiorno Deb
-Ciao Dè,
grazie…c’è un profumino-
-Lo so u.u modestamente sono amica
tua!! Diciamo anche che
ti volevo vedere prima di tutti perché mi devo essere persa
dei pezzi eh
furbetta :P-
-Amore guarda che non ti ho nascosto
nulla, era una sorpresa
tutto anche per me. Hai capito cos’è successo
ieri?-
-Diciamo di
sì…vi siete parlati un po’ al bar, poi
quando
cantava aveva lo sguardo fisso su di te amò, sfido chiunque
a non capirlo…a
Miele poi è stato fantastico, tu piangevi come una bimba, la
mia u.u-
-Amore non ti ho fatto vedere una
cosa mi sa xD- le dissi
estraendo la cartolina.
La lesse tutta di un fiato e poi
scoppiò a ridere e mi
disse:
-Avevo ragione io, ne ero
sicura…ehm gli piaci e non poco
u.u ma scusa da quando hai il suo numero?-
-Non avevo il suo numero u.u non
avevo semplicemente
cancellato i messaggi suoi, non ci avevo pensato e così lui
immaginato bene.
Ora però l’ho salvato-
-Gli hai scritto?-
-Ancora no amò, so
già cosa vuoi dirmi…ma non portarmi
fretta, mi conosci. Ora vado a farmi la doccia che poi dobbiamo andare
all’università-
Dopo un po’, tornai da lei
tutta pronta, vestita e truccata.
-Che gnocca mamma mia u.u-
-Dè la smetti di fare la
scema dai xD-
Presi tutto facendo attenzione a non
scordare nulla,
scendemmo le scale e salimmo sulla mia Ypsilon. Facemmo un tratto di
strada,
poi quando eravamo quasi arrivati dovetti parcheggiare
perché non si poteva
andare oltre con la macchina. Ci eravamo incamminate da poco quando
intravidi
davanti a me una chioma che non potevo riconoscere, l’avrei
riconosciuta tra
mille così come la sua camminata. Estrai il cellulare dalla
tasca, nuovo
messaggio…destinatario Valerio.
“Questo
è proprio il destino, girati u.u”
Lo vidi estrarre il cellulare, doveva
averlo sentito
vibrare, poi lentamente si girò. Gli si illuminò
il viso, e in un lampo mi
raggiunse. Mi diede un bacio sulla guancia come sempre,
salutò la mia amica e
poi si mise a parlare con me.
-Ciao Giò, allora mi hai
scritto eh finalmente xD-
-Aspettavo solo il momento giusto-
-Ah, ti presento il mio amico. Lui
è Roberto-
-Sìsì certo,
Capo ;) l’amico di Scanu…chi non lo conosce?
Lei invece è Deb, la mia amica-
-Dove state andando di bello?-
-Al centro immatricolazioni, ora mi
tocca…addio vacanza-
-Ma daiiiii…anche io sto
andando ad immatricolarmi, ma non
ho idea di dove si trovi questo centro ehm-
-Se il signor Scanu vuole una mano,
io conosco la strada
u.u-
-Allora vengo con te volentieri ;)
guidami tu-
Continuammo la nostra strada verso la
svolta della nostra
vita, avevamo lasciato Roby dietro insieme a Deb, mentre Vale mi
camminava a
fianco, poche erano le parole perché forte era
l’imbarazzo forse sarebbe andato
meglio trovandoci da soli completamente. Poco dopo ci trovavamo in
quella sala
grande piena di ragazzi in coda pronti per compiere la scelta che ci
avrebbe
segnato. Vale aveva in mano una cartellina, come tutti gli altri,
riuscii così
a leggere il suo nome e la facoltà che aveva scelto: Lettere.
-Quindi tu potresti correggere quello
che in teoria scriverò
io u.u-
-Cosa stai dicendo?- poi
guardò la mia cartellina e capì il
mio discorso, e continuò –Sì diciamo di
sì-
-Vai tocca a te, poi è il
mio turno-
Dopo una mezzoretta aveva finito
entrambi ed eravamo
ufficialmente immatricolati, lui alla facoltà di Lettere e
io in quella di Scienze
della Comunicazione; con una buona probabilità avremmo avuto
qualche corso in
comune per la mia felicità. Lui era fuori che mi aspettava e
Deb era lì che
parlava ancora con Robero. Vale mi si avvicinò e mi disse:
-Ti va di venire da me? Ti preparo
una cenetta ;)-
-E’ un invito?-
-Se vuoi, sì-
-Ok, accetto :)- poi mi rivolsi verso
Deb
-Amò tu come torni? Vuoi
le chiavi della mia macchina?-
Roberto si intromise
-La riaccompagno io, stai tranquilla
e prendiamo la tua
macchina e tu vai tranquilla con Vale-
Lanciai le chiavi a Deb, e le dissi
che ci saremo sentite
dopo. Vale ed io ci incamminammo verso la sua auto, lui come se quasi
non se ne
accorgesse mi prese la mano e la strinse nella sua, io lo guardi ma non
gli
dissi niente e lasciai che mi tenesse così, il suo tocco era
debole come se
avesse paura che io potessi scansarmi da un momento
all’altro. Arrivati alla
macchina, mi aprì lo sportello e mi fece salire, ci
dirigemmo verso San Cesareo
dove aveva comprato casa. Dopo non molto tempo scorsi dal finestrino
quella
palazzina arancione di cinque piani, parcheggiammo il suo suv nero e mi
accompagnò all’entrata. Abitava
all’ultimo piano, dove poi sopra c’era anche la
terrazza; prendemmo l’ascensore per far prima. Appena aperta
la porta di casa,
mi fece entrare e ad accogliermi trovai una Miranda tutta
scodinzolante, era
una cucciola tanto tenera come
il suo
padrone avrei potuto aggiungere. Era presto per iniziare a preparare la
cena,
avevamo tutto il pomeriggio ancora a disposizione. Vale mi
accompagnò nel
salotto e mi fece sedere sul divano mentre lui sistemava
l’impianto stereo, cosa
c’era di meglio della musica per creare atmosfera? Aveva
scelto qualche cd e
andavano a rotazione, mentre noi sempre più vicini parlavamo
un po’ di noi. Mi
raccontò della sua infanzia a La Maddalena, della sua
passione per la musica e
altre cose anche se un po’ di cose già le sapevo.
Io invece non avevo molto da
raccontare, e poi ero un po’ riservata e lui questo
l’aveva capito, con il
tempo mi avrebbe conosciuta meglio se lo voleva. Ogni tanto mi toccava
i
capelli, mi spostava qualche ciocca; ogni tocco era un brivido su per
tutta la
schiena, dovevo ammetterlo mi piaceva troppo per lasciarmelo sfuggire.
Dopo che
avemmo ascoltato le canzoni di tutti i cd che aveva scelto lui, ne
estrassi uno
io dalla mia borsa, mi alzai e lo feci partire. Vidi un sorriso di
orgoglio
comparire sul suo viso, il suo ultimo disco era quello che io senza
dubbio
preferivo, e lui cantava sopra alla sua voce registrata. Mi fece
appoggiare la
mia testa a lui e nel frattempo mi teneva una mano come già
aveva fatto per
strada, io non avevo più parole, non sapevo che dire ma non
c’era più imbarazzo
tra di noi. Le sue note scorrevano indissolubili su di noi, e sentivo
la sua
presa farsi sempre più forte per tenermi accanto a lui,
finché qualcosa di
magico si creò con quella melodia che amavo come fosse un
po’ mia. Appena
attaccò con Miele una leggera lacrima rigò il mio
viso, lui se ne accorse e con
la mano me l’asciugò. Mi voltai verso di lui per
guardare quei occhi dove io
naufragavo sempre, lui prese dolcemente il mio viso per avvicinarlo al
suo, le
nostre labbra si toccarono, il brivido sulla schiena divenne calore. Mi
baciò e
io baciai lui, dolcemente con quasi la paura che quella magia si
potesse spezzare,
ma la sicurezza prese entrambi spazzando via la paura e quel bacio
acquistò
tutta la passione che poteva volere. Restammo così attaccati
l’un l’altro,
stretta nel suo abbraccio sentivo la sua protezione, capì
che qualcosa di nuovo
stava nascendo e lui provava qualcosa per me così come io
sentivo qualcosa che
mi attirava a lui. Mi ripeté ancora quella frase: “E anche per strada in
mezzo alla
gente tra un milione di facce che non contano niente, adesso
perché è tutto
diverso,è sfortunato chi ti ha persa e non può
averti quando vuole e non saprai
mai com’è dolce il miele”. Era
ora di iniziare a cucinare qualcosa, anche
se avrei potuto continuare così senza sentire la
necessità di mangiare, ma lui
era una buona forchetta.
-Mi vuoi aiutare a cucinare?-
-Vediamo cosa combiniamo in due-
Mi diede dei pelati di pomodoro, un
po’ di pancetta e io lo
aiutai a preparare una bella amatriciana, qui a Roma era un piatto
forte.
Mentre controllavo il sughetto, mi cingeva la vita da dietro dandomi
dei baci
sul collo.
-Scemo la smetti? Se vuoi mangiare mi
devi lasciar fare
sennò si bruciata tutto e poi mi fai venire i brividi
così u.u-
-Ma veramente ora mi accontenterei
anche di altro ;)-
-Scanu sei un porco u.u daiiii
smettila- mi girai e gli
stampai un bacio sulle sue labbra
-Oh così va
meglio…guarda mi fa male anche qui me lo dai un
bacino così mi passa?- disse indicando l’angolo
della bocca, lo accontentai per
poi dedicarmi ancora alla pasta visto che stava bollendo
l’acqua. Lui intanto
aveva preparato la tavola per noi due e un’insalata. Ora era
tutto pronto, ci
potevamo sedere tranquilla a mangiare.
-E’ buona,
brava…allora puoi fare l’aiutante del cuoco u.u-
-Ma quale cuoco, che non hai mosso un
dito-
-Vigilavo io, è importante
anche quello-
Si alzò per andare verso
il frigo, tirò fuori del tiramisù
alle fragole e mi raggiunse di nuovo al tavolo.
-Assaggia questo e poi mi dici se non
sono un buon cuoco
u.u-
-Ah Scanu, hai dimenticato un
cucchiaino eh siamo in due
u.u-
-Non mi sono dimenticato, donna di
poca fede. Voglio che lo
mangi con me-
Mi imboccò lui, ed era
davvero buono dovevo ammetterlo. Mi
diede l’ultimo boccone e poi si alzò, venne verso
di me e mi baciò di nuovo, un
bacio al sapore di fragole.
-Buono così?-
-Ma quanto sei scemo Scanu? Che fai
mi riaccompagni a casa?-
-No, resti qui con me stanotte-
-Ehm, bene ma non farti strane idee-
e scoppiammo a ridere
insieme.
Mentre lui sparecchiava, io lavai i
piatti. Poi mi prese una
sua maglia gigante che mi sarei potuta mettere per la notte, mi stava
da
vestito e profumava maledettamente di lui. Mi sdraiai sul letto, non
aveva
voluto che rimanessi nella camera degli ospiti, dopo un po’
venne a mettersi
accanto a me. Mi parlò un po’ e come un bimbo dopo
dieci minuti si addormentò,
io invece non avevo sonno e mi piaceva osservarlo mentre dormiva. Gli
accarezzavo i suoi lunghi ricci, morbidi come vellutati, poi prima di
chiudere
anche io gli occhi, gli stampai un bacio sulle labbra, aprì
gli occhi e con la
sua solita ironia mi disse:
-Che fai, ci provi con me?-
-Scusami, non volevo-
-Vieni qua scema- mi baciò
ancora prima di crollare di nuovo
nel sonno profondo, e nei sogni che oggi per me erano diventati un
po’ realtà.
Mandai gli ultimi sms della sera alle mie amiche, sicura che Eli fosse
già
stata informata di tutto da Deb.
“E’
stato tutto magnifico u.u vi racconterò tutto domani.
Dolce notte amori” inviato!
Durante la notte mi ritrovai Vale
voltato verso di me, e
senza accorgersene con un braccio mi cingeva. Ora potevo davvero
dormire
tranquilla.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
CAPITOLO 7
Giò
Ancora in dormiveglia con un braccio
cercai lui, ma non
c’era. Percepivo la sua presenza, il suo profumo, aprii gli
occhi e lo vidi lì
davanti a me. Si sedette sul bordo del letto accanto a me, mi
accarezzò i
capelli e mi stampò un bacio dicendomi:
-Buongiorno mia signorina, le posso
offrire un caffè?-
-Altro che Carta mamma mia u.u da te
si lo accetto-
Mi lasciai abbracciare, avevo bisogno
delle sue coccole,
avevo bisogno di lui ma non volevo nemmeno correre troppo, non volevo
perderlo,
non volevo stare male ancora, ma come fai a frenarti con uno
così?
-Perché non mi hai
svegliata?-
-Perché volevo poter
restare a guardarti-
Attaccò i miei fianchi con
il solletico, mi fece ricadere
sul letto, e lui con me. Iniziò a baciarmi, con sempre
più foga, puntò alla mia
maglietta ma lo bloccai.
-Ma come sei voglioso
Scanu…dobbiamo andare all’università,
non so se ti ricordi ma oggi inizierebbero i corsi-
-Sì, voglio te u.u ma
chissene frega dei corsi ora- mi diede
un altro bacio
-Forza muoviti, non farti
pregare…io non scappo, ora esci
che mi devo cambiare-
Dopo un po’ venne a
controllarmi per vedere se fossi pronta,
presi la mia borsa e andai da lui. Salutammo la piccola Miranda, che
invece di
ringhiare come avevo paura facesse scodinzolava quando mi vedeva, forse
le ero
simpatica. Mi prese per mano e andammo verso la macchina,
chissà cosa avrebbe
pensato la gente, lui stava diventando famoso ma a me di questo non
importava,
mi piaceva semplicemente come Valerio. Ci sono persone che sono belle,
terribilmente belle. Belle non
nell'aspetto fisico, belle e
basta, Belle perché quando sorridono illuminano ogni cosa
intorno a loro, Belle
perché il suono della loro voce riempie le tue
giornαte, Belle perché con un
solo gesto ti rendono felice, Belle perché sono parte di te
e ti rendono la
vita migliore. Questo era quello che percepivo io di Vale. Arrivati
davanti
all’università, dovemmo salutarci
perché avevamo due corsi diversi quella
mattina, ma prima di andare mi disse:
-Ti
aspetto fuori quando finisco-
Valerio
Non
sapevo più da quanto non fossi così
felice, felice davvero, felice per questo motivo, ora lo ero
perché avevo lei
accanto a me e non sarei potuto esserlo con nessun’altra
perché era lei che
volevo. Sin dalla prima volta che l’avevo vista, provai
qualcosa, sentivo che
c’era qualcosa che mi portava verso di lei e ora la sentivo
almeno un po’ parte
di me. Ero stato divinamente bene con lei ieri, ero stato sincero, me
stesso.
Con lei non dovevo essere Valerio Scanu, ma solamente Valerio. Non
l’avrei
lascia scappare facilmente, non mi succedeva spesso di far entrare
così le
persone nella mia vita, ma con lei era stato tutto così
naturale. Come facevo a
stare lontano da lei? Con questi pensieri mi diressi
nell’aula del corso che
dovevo seguire, era immensa, mi sedetti nel primo posto libero che
trovai. Con
un po’ di fatica seguii tutto quello che il professore ci
spiegò, presi un po’ di
appunti che mi sarebbero serviti per studiare meglio.
Giò
Passate
le due ore della lezione di
Sociologia, uscii fuori dall’università, mi
guardai intorno per vedere se Vale
fosse già uscito. Era appoggiato alla sua auto, come un vero
modello, mi
sorrise e mi venne incontro dandomi un bacio.
-Com’è
andata la lezione?-
-Interessante
u.u a te?-
-Bene, ma
manchi tu- lo disse tirandomi a
sé
-Scanu,
non iniziare che siamo in un
luogo pubblico-
Stava per
ribattere alla mia battuta,
quando fummo interrotti da un arrivo inaspettato. Verso di noi stava
arrivando
Marco, il ragazzo conosciuto ad Ibiza.
-Ho
interrotto qualcosa?-
-Direi di
sì- risposi io. Si avvicinò a
me per salutarmi ma in un modo che non mi andava bene, aveva tentato di
darmi
un bacio e si procurò una sberla in faccia.
-L’ultima
volta non hai fatto tante
cerimonie-
-Non so
se te n’eri accorta ma ero
ubriaca. Non mi sei mai interessato e non mi interesserai mai-
-Certo,
ora te la fai con questo. Lui va
bene perché è un cantante?-
Valerio
si intromise per difendermi, gli
sferrò un cazzotto in pieno viso con la conseguenza che ne
ricevette uno anche
lui. Riuscì ancora a dirgli:
-Ti
conviene lasciarla in pace-
Presi
Vale per il braccio e lo trascinai
via, iniziava a crearsi la folla intorno a noi e avevo paura si facesse
male
per me.
-Guido
io, vieni, ti porto a casa da me.
Scusami-
Mi
passò le chiavi della sua macchina, e
guidai fino a casa mia. Lo feci scendere, lo tenevo stretto
perché vedevo che
era visibilmente irritato, poteva scoppiare da un momento
all’altro. Salimmo le
scale e lo feci entrare dentro casa portandolo in camera mia. Andai nel
bagno
per prendere la cassetta di emergenza, e tornai da lui.
-Vieni
qui che ti disinfetto-
-Ahi, fa
male, brucia-
-Scanu
u.u non fare il bimbo. Va meglio
ora?- gli diedi un bacino dove gli faceva male
-Sì,
decisamente meglio. Hai voglia di
raccontarmi chi era quel tipo?-
-Ti
ricordi quando mi hai raggiunto ad
Ibiza per il tuo cellulare? Io già avevo capito che tu mi
piacevi e non poco,
ma pensavo di non avere chance perché alla fine tu eri
Valerio Scanu ed io una
semplice ragazza qualunque-
-Non sei
mai stata una qualunque per me-
-Vale
lasciami finire, già è difficile
per me. Dicevo, la sera di quel giorno poi siamo andati in un locale,
io ho
bevuto troppo e non ricordo nemmeno bene; so che volevo dimenticare,
dimenticare te ma non ci sono riuscita. Tutte le birre che avevo bevuto
non mi
permisero di accorgermi pienamente di quello che stavo facendo con quel
ragazzo, per fortuna mi ha trovato poi Deb, sono scoppiata a piangere e
sono
andata avanti così per non so quanto. Mi sentivo una stupida
per aver pensato
di poterti dimenticare e anche per essermi concessa a quel tipo-
Dissi
tutto questo con la testa bassa,
cercai di bloccare la lacrima che stava scendendo, con un dito
l’asciugai. Mi
prese la mano, e mi fece mettere vicino a lui in modo da potermi
appoggiare
alla sua spalla, e lui continuò ad accarezzarmi.
-Ho
capito, stai tranquilla non succede
niente. Non tornerà più, e per quanto riguarda me
io sono qui con te, qui per
te, ho scelto te dal primo momento e non potrei andare via-
-Mi fai
sentire protetta e amata quando
fai così, lo sai Scanu?-
-Lo senti
perché è così cucciola- mi
baciò così dolcemente, la vibrazione di un
cellulare ci bloccò. Era il
cellulare di Vale e il messaggio era di Roberto, eravamo stati invitati
ad una
festa questa sera.
-Ti va di
venire con me a questa festa
stasera? Ti distrai un po’, stai con me e poi ci
sarà anche Deb-
-Deb?-
-Sì,
l’ha invitata Roberto. Tu vieni a
casa con me ora?-
-No,
resto qua. Mi devo preparare, e poi
ci vediamo direttamente là-
-Ok,
allora ti faccio sapere dove devi
venire. L’orario è alle 22-
Dopo un
po’ che era andato via mi fece
sapere il luogo dove mi sarei dovuta recare la sera.
Valerio
Era
presto quando arrivai alla festa, non
vedevo nemmeno il mio amico. L’unica persona che conoscevo
almeno di vista che
scorsi fu Deb. Ma prima di raggiungerla mandai un sms a Giò.
“Cucciola
ti aspetto qua, sono già
arrivato”
Mi
avvicinai a lei, e iniziammo a
chiaccherare un po’, lei aspettava Capo come già
lui mi aveva accennato l’aveva
invitata a quella festa. Continuammo a parlare per un po’, a
causa della musica
ci eravamo dovuti avvicinare di più perché non si
sentiva niente, forse anche
troppo. Non so cosa mi prese in quel momento, le nostre labbra
arrivarono a
toccarsi, lei prontamente mi scanso. Non riuscivo a spiegarmelo, e non
sapevo
come scusarmi.
-Scanu ma
che cosa fai? Sei scemo?-
-Scusami,
scusami davvero…non so cosa mi
è preso-
-Mi sa
che non ti devi scusare con me, ma
con qualcun’altra-
Mi voltai
e vidi Giò impietrita davanti
all’entrata, con il viso pieno di lacrime che le scendevano
sbavando il trucco.
La vidi correre, correre via, via da me.
-Scusa,
ma devo andare-
Giò
Appena
ricevuto il messaggio da Valerio,
mi misi subito in macchina per arrivare da lui. Feci il più
veloce possibile e
quello che trovai non era esattamente ciò che mi ero
immaginata. Non potevo
credere ai miei occhi, lui era vicino a Deb e la stava baciando. Mi
bastò questo
per voler fuggire via, sarei voluta andare alla mia spiaggia ma era
meglio di
no. Mi voltai e corsi via. Il telefono squillò
più volte, prima Deb alla quale
dissi di non voler parlare e poi un paio di volte Valerio, gli attaccai
le
chiamate e poi spensi direttamente il mio cellulare. Arrivata alla
macchina, mi
fiondai dentro, lasciai libero sfogo alle lacrime che impetuose
scendevano, e
non l’avevo visto nemmeno corrermi dietro. Arrivata a casa
riaccesi il
cellulare, e mi sdraiai sul letto, non volevo ne sentire ne vedere
nessuno.
Poco dopo vibrò, nuovo messaggio.
“Tu
che mi ami un po’ per caso e un po’
perché ti va non illuderti perché con me non
finirà, libera la mente perché il
cuore seguirà lui ti guiderà non si
sbaglierà”
Sì,
era vero, forse l’amavo già. Ma la
domanda che mi ponevo ora era e lui? Lui ama me? Non risposi a quel
messaggio,
non volevo rispondergli male. Dopo una mezz’ora una voce
attirò la mia
attenzione, quella voce chiamava me. Non mi ero nemmeno accorta del
campanello
che suonava. Quella voce mi chiamò di nuovo.
-Giòòòòò
affacciati, vieni da me-
-Scanu la
vuoi smettere? Se continui così
qualcuno chiamerà la polizia u.u-
-Tu fammi
salire, devo parlarti-
Iniziò
a cantare Sentimento: “Affondano
in lacrime i miei pensieri, è
forte il bisogno che ho, di amare te.
L'amore che io ti darò fa volare. Più in alto del
manto di nuvole che copre il
sole. E ti raggiungerò e sarò nel vento che fa
incontrare ogni attimo del tuo e
del mio sentimento.”
-Sali-
Fece quelle scale in due secondi, e
quando aprii la porta me
lo ritrovai di fronte con gli occhi lucidi. Iniziò a
blaterare qualcosa, ma la
parte impulsiva di me lo inondò con le parole.
-Ma cosa ti è preso? Che
ti è passato per la testa? Con una
delle mie migliori amiche per giunta-
-Scusami, non so cosa mi è
preso. E’ stato solo un errore,
un orribile errore. Io voglio te, soltanto te e di questo ne sono
sicuro. Tu mi
hai reso felice per davvero come non mi succedeva da tanto tempo-
Ero orgogliosa anche io, ma a vederlo
così non riuscii ad
andargli ancora contro. Lo dovevo perdonare, tra di noi doveva esserci
sincerità, fiducia e serenità. Io mi fidavo di
lui.
-Promettimi che non
accadrà più-
-Te lo giuro, sei importante per me
cucciola-
Mi abbracciò forte, e in
quel momento sentii che tu quello
che mi aveva detto era vero, sentivo che era sincero con me e che in
fondo
provava qualcosa, anche se non sapevo ancora quanto fosse grande il
nostro
amore.
-Stanotte dormi sul divano
però u.u-
-Scema, vieni qui, per favore-
Come facevi a dire di no a quella
faccetta misto tra bimbo
cucciolotto e uomo?! Mi lasciai andare nelle sue braccia, in qualche
modo
doveva farsi perdonare. Iniziò a baciarmi prima sul collo,
per poi arrivare
alle mie labbra; era una mescolanza di dolcezza, passione e
sensualità.
Approfondimmo quel bacio, e ci lasciammo andare l’uno
all’altro, ora
appartenevo a lui.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
CAPITOLO
8
Era
passato già un po’ di tempo da quando
la mia storia con Valerio andava avanti a gonfie vele, ormai avevo
praticamente
cambiato residenza perché volevamo stare insieme
più tempo possibile, anche
perché lui aveva così tanti impegni. Ero a casa
da lui quando ricevetti una
telefonata.
-Pronto?-
-Buongiorno
signorina, volevamo
informarla che dalla sua facoltà di studi ci hanno fatto il
suo nome per farle
avere un colloquio presso il nostro giornale. E’ interessata?-
-Certo!!
Mi dica quando e ci sarò-
-Per
questo pomeriggio alle 16 le va
bene?-
-Perfetto,
non ci sono problemi. Mi farò
trovare alla vostra sede-
Vale
subito si avvicinò a me incuriosito,
per sapere cosa fosse successo.
-Chi era?-
-Mi hanno
contattato per un colloquio per
un posto al loro giornale, è oggi pomeriggio. Mi accompagni
amore?-
-Wow, che
bella notizia!! Certo, vengo io
con te. Aspetta… -
-Che
c’è Vale?-
-Com’è
che mi hai chiamato?-
-Amore
u.u-
Mi venne
incontro, si impossessò dei miei
fianchi e subito iniziò a baciarmi. Le mie labbra sulle sue,
i nostri corpi che
si aderivano insieme e prendevano una unica forma. In un attimo mi
condusse in
camera, e me lo ritrovai sopra di me. Iniziammo a giocare con le
lenzuola, poi
come spesso accadeva fui io a richiamare la sua attenzione.
-Vale
dobbiamo andare ora, così faccio
tardi-
-Sei
sempre una guastafeste u.u- mi disse
stuzzicandomi, e facendo la faccina da bimbo alla quale non potevo
resistere.
-Dai
vieni qua, aiutami a scegliere cosa
mettere-
-Veramente
io avrei in mente altro, senza
stai meglio-
-Scanu ma
quanto sei scemo? Muoviti vieni-
Dopo un
po’ di prove finalmente arrivò il
suo “così vai bene”. Prese la sua
macchina e mi accompagnò alla sede di quel
giornale locale, era presto mancava ancora una mezzoretta
così ci fermammo
prima per una tappa dal gelataio, lui era molto goloso e con le sue
doti
culinarie stava mettendo su quella strada anche me. Terminato quel
piccolo
momento nostro fatto di risate e giochi, ci incamminammo di nuovo verso
lo
stabilimento. Il direttore era fuori che mi aspettava, mi presentai e
mi
accompagnò nel suo ufficio. Valerio dovette aspettarmi di
sotto impaziente di
sapere l’esito del colloquio. Mi fece alcune domande di
routine e dopodichè mi
comunicò che il posto per una rubrica di spettacolo era mio.
Avrei iniziato la
settimana prossima, mi salutò e io mi fiondai di sotto per
comunicare il tutto
a Vale. Mi tuffai tra le sue braccia stampandogli un bacio, lui mi
accolse
volentieri e subito mi chiese:
-Allora,
che ti ha detto?-
-Mi hanno
presooooooo-
-Brava
amore mio!! Allora dobbiamo
festeggiare ;)-
-Sì
e so io come u.u-
-Sentiamo,
come?-
-Per
prima cosa mi porti a cena, il posto
lo puoi decidere tu ma poi ti porto io in un posto…e se vuoi
puoi dire a
Roberto di raggiungerci più tardi che io chiamo Deb-
-Ci piace
u.u vedo che hai intuito anche tu
che quei due si piacciono eh. Ti passo a prendere a casa alle 20
così ti
prepari-
Valerio
Prima di
tornare a casa mi fermai nel mio
negozio di indumenti preferito, Gucci. Scelsi un vestito adatto per la
serata
per me e uno per lei, visto che conoscevo i commessi ormai bene chiesi
di
recapitarlo a casa della mia ragazza con un biglietto. Tornai dalla mia
Mirandina con un pacchetto anche per lei che apprezzò molto,
dedicai il resto
del pomeriggio a me. Mi rilassai con un bagno caldo pieno di schiuma,
mi piaceva
poter stare un po’ tranquillo, dopo essermi fatto anche la
barba mi provai il
vestito che mi ero comprato, stavo proprio bene. In quel momento
ricevetti un
nuovo sms.
“Amore
tu sei un pazzo u.u”
“Dopo
giudicherò io, tanto non ti
serve per troppo tempo”
Giò
Qualcuno
suonò alla porta, dentro di me
pensai che non era possibile che Vale non avesse resistito e mi avesse
già
raggiunto, infatti non era Valerio. Andai ad aprire la porta e mi
trovai
davanti un commesso che secondo la targhetta doveva essere Simone il
commesso
di Gucci. Mi consegnò un pacco, e mi fece notare il
biglietto: “Per questa serata
speciale ho pensato ad un
piccolo regalo, voglio vedere come ti sta. Il commesso non
andrà via finché non
l’avrai provato. A dopo, Valerio” Lo
andai a provare subito in modo che poi
sarei potuta restare sola, dopo pochi minuti tornai da lui e
apprezzò. Così mi
salutò e andò via, io lo ringraziai per la
pazienza. Finì di prepararmi con
molta calma, prima di rivestirmi mi accomodai sul divano per fare una
telefonata. Raccontai tutto a Deb e poi anche alle altre mie amiche, a
lei
diedi appuntamento per quella sera intorno alle 22.30 alla nostra
spiaggia, era
là che volevo portare Valerio. In mezz’ora sarebbe
arrivato a prendermi, così
mi rimisi il vestito che mi aveva regalato e poco dopo mi venne a
suonare alla
porta. Indossava un completo gessato grigio di Gucci, era bello come il
sole e
mi sfoggiava uno dei suoi sorrisi migliori, io lo accolsi con un
caloroso bacio
e lui per fare lo scemo iniziò a fischiarmi dietro.
-Amore
sei davvero uno schianto, ti è
piaciuto il vestito che ti ho comprato?-
-E’
bellissimo, ma non era il caso-
-Dai non
lamentarti e muoviti che
dobbiamo andare, abbiamo il tavolo prenotato-
Arrivati
al ristorante potei notare che
non aveva prenotato solo un tavolo, ma un’intera tavola era
riserva a noi e c’era
una piccola band con tutti i loro strumenti pronta a deliziarci la
serata con
la loro musica. Riconobbi quella band, perché era la sua. Mi
accompagnò al
tavolo e mi fece sedere come un vero gentiluomo, la cena era squisita e
arrivati al dolce mi lasciò un attimo sola per raggiungere i
musicisti. Aveva
messo su per me un suo mini concerto privato, tutto per me, solo per
me. Per
ultimo cantò Miele, che era un po’ la nostra
canzone, mi raggiunse, prese la
mia mano e mi portò a se. Continuando a cantare mi tenne
abbracciata a lui come
in un piccolo valzer in quella melodia favolosa; e per concludere mi
disse
quelle due paroline che vengono detto solo quando ami davvero una
persona.
-Ti amo-
Io
ricambiai con uno stupido ti amo dolce
e sussurrato all’orecchio, per poi baciarlo con trasporto,
passione, con amore.
La prima parte della serata si era conclusa divinamente ora toccava a
me,
volevo condividere con lei il posto che maggiormente consideravo mio.
Valerio
Avevo
preparato tutto nei minimi
particolari, volevo che tutto fosse perfetto per noi. I ragazzi della
mia band
si erano mostrati molto disponibili con me ma ormai c’era un
buon rapporto e
avevano capito fosse importante per me. Alla fine ero rimasto molto
soddisfatto
di tutto, ero riuscito a farle capire che l’amavo veramente,
e l’unica cosa che
non avevo calcolato erano quelle parole. Quelle venivano proprio dal
cuore in
quel momento. Ora ero curioso di vedere dove mi avrebbe portato lei.
Giò
Stavamo
andando verso la macchina, quando
io dalla borsa estrassi una fascia nera con la quale avrei bendato
Valerio.
-Adesso
guido io, e tu indossa questa-
-Ma…-
-Nessun
ma, fai come ti dico-
Dopo
un’oretta di viaggio in macchina
sentì nelle vicinanze il rumore del mare, solo quello si
sentiva e il rombo
della macchina. Accostai la macchina alla spiaggia, scesi e dopo aver
aperto lo
sportello dalla parte di Vale lo feci scendere. Lui si teneva stretto a
me, lo
feci sedere e feci lo stesso anche io. Dolcemente slegai il nodo della
banda e
davanti a lui si aprì un orizzonte azzurro con tante piccole
ondine. Gli
raccontai cosa fosse per me quel posto e che volevo condividerlo con
lui. L’avevo
colpito perché anche lui amava il mare e alla Maddalena
aveva un posto come
questo, ora questo era anche un po’ nostro. Lui aveva
un’idea precisa di come
condividerlo con me, andava bene anche se non era un lago. Si
avvicinò a me e
iniziò a baciarmi, la sua mano cercò la cerniera
del mio vestito che fu subito
sfilato. Restammo lì così insieme, uniti nel
nostro amore. Ci rivestimmo quando
in lontananza si sentì un rumore di ruote, stavano
arrivando. In effetti ci
apparvero davanti prima Deb e poi Roberto, loro non sapevano niente e
rimasero
sorpresi di vedersi. Li salutammo, facemmo un po’ gruppo poi
quando vedemmo che
si stavano facendo sempre più intimi li lasciammo
lì soli, mi avvicinai a Vale
e all’orecchio gli dissi:
-Amore
lasciamoli soli ora, andiamo-
Andammo
via così, cercando di far
avvicinare quei due che sembravano fatti l’uno per
l’altra.
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