Un nuovo noi

di crazy_gio90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

Per Giò l’estate era appena incominciata a metà luglio, quando molti erano già sulle spiaggie a divertirsi. Lei invece aveva dovuto affrontare l’attesissimo anno della maturità, diciamocelo una vera scocciatura data dalla pressione inutile che i professori avevano messo in quel periodo.

Ma quel tanto temuto giorno dell’orale era finalmente arrivato, 7 Luglio di una calda mattinata romana…come spesso accadeva ero in ritardo, ma quella mattina non doveva succedere, c’era l’ansia e un po’ di paura di non riuscire a fare bene ma anche la determinazione a voler chiudere quel capitolo. Avevo passato i giorni precedenti a studiare a casa dalla mia amica Deb, che come me aveva l’esame, ed era proprio da lei che mi dovevo dirigere prima di raggiungere il nostro liceo. Afferrai frettolosamente le chiavi della mia Lancia Ypsilon, il gioiellino che mi era stato regalato per il mio diciottesimo compleanno, e scesi le scale in un razzo; impedita com’ero per poco non le feci tutte rotolando. Buttai nei sedili posteriori lo zaino, dove custodivo il materiale necessario per la mia esposizione; Deb non abitava tanto lontano da me, un paio di isolati. In cinque minuti fui da lei, era lì che mi aspettava già tutta preoccupata, velocemente le aprii la portiera e lei si sedette finalmente un po’ tranquillizzata dal mio arrivo. Mi avvicinai a lei, per salutarla con un bacio sulla guancia, mi sarei fatta perdonare i n qualche modo.

-Amore amore, scusami-

-Dai muoviti accelera, e guarda la strada cavolo siamo in ritardo come sempre-

-Amò, ecco cosa dovevo dirti…ops!!-

-Non fare quella faccia, daiii parla, che mi dovevi dire- mi urlò quasi Deb

-Ci hanno spostato l’orario del colloquio, quindi non siamo in ritardo e possiamo fare con calma. Ti porto a fare colazione, che tanto so già non avrai toccato nulla…prima che mi vorresti ammazzare, ti dico che avevi il cell spento e non sono riuscita ad avvisarti-

Deb frugò nella borsa, afferrò il telefonino che come già Giò aveva detto era spento. Non fece in tempo ad accenderlo che ricevette un fiume di sms di in bocca al lupo, continua a vibrare imperterrito. Al bar dovevamo incontrarci con un’altra nostra amica, Eli, lei aveva già dato l’orale ma aveva insistito per poter assistere al nostro. Giò prese il suo cellulare dalla tasca e compose un breve sms per Elisa:

Amore allora ci vediamo al bar tra esattamente…adesso :D

Poco dopo vibrò il suo, ecco la risposta dell’amica: “Ritardatarie, io sono già qui che vi aspetto,muovetevi

Deb mi indico un buco dove la mia auto ci sarebbe stata per parcheggiarla, così in un paio di minuti ci trovevamo tutte e tre al bar vicino alla scuola. Volevamo far passare il tempo che mancava con qualche chiacchera, per smorzare la tensione, poi ormai noi ci conoscevamo bene. Ordinammo tre briosches, colazione veloce per poi dirigerci insieme alle scalinate che davano sull’entrata della scuola, dove solitamenti gli studenti si radunavano. Lì trovammo alcune compagne di classe, ma noi ci dirigemmo all’entrata correndo per le scale. Un po’ con il fiatone per quei tre piani eravamo arrivate davanti alla classe dove dentro c’erano i nostri aguzzini, i professori. Per prima sarebbe toccato a Deb, e poi a me. Alle 12, finalmente uscimmo entrambe da quell’aula con un sorriso stampato in faccia felici di aver terminato. Corremmo verso Eli, saltandole addosso come delle sceme; era finita, f-i-n-i-t-a!! Non ci potevamo ancora credere, dopo qualche giorno avremmo potuto sapere i risultati ma sapevamo di aver fatto un buon lavoro. Per noi potevamo finalmente iniziare la meritata estate.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Da parecchio tempo tra di noi si parlava della meta dell’attessissima vacanza post maturità, come è facile che sia in un gruppo mettersi d’accordo non era facile ma bisognava sbrigarsi se si voleva avere qualche possibilità di trovare ancora qualche posticino conveniente e divertente al tempo stesso. Una pausa dallo studio era quello che più serviva, così venne indetta per quel pomeriggio un’assemblea con argomento all’ordine del giorno: v-a-c-a-n-z-a. Toccò a Giò fare un giro di sms per informare tutto il gruppo, ci sarebbero stati Alice, Elisa, Deb, Gloria e il suo ragazzo Alex.

Piazza di Spagna, ore 16. Puntuali!!

Conoscevo i miei amici troppo bene e sapevo che per loro le 16 sarebbero diventate le 16.30, ma in quel momento non mi interessava, avevo bisogno di distrarmi un po’ perché c’era qualcosa che non andava in me e non capivo cosa fosse, forse aspettavo qualche svolta nella mia vita. Così in quel momento capì che il posto giusto dove potevo andare era in quella spiaggia quasi sempre vuota, che sentivo un po’ mia…mi piaceva l’idea di potermi rifugiare in quel luogo dove l’unico rumore è quello del mare. Era lì che ritrovavo sempre la pace quando mi sentivo triste. Meccanicamente presi lo zaino e ci misi dentro un’asciugamano per potermi sdraiare sulla sabbia, il mio inseparabile ipod e il diario dove ogni tanto buttavo già i miei pensieri. Il cellulare era sulla scrivania, me lo stavo quasi dimenticando ma vibrò…sarà stato un segno. Era Deb, la mia amica, lei che spesso mi accompagnava in quel posto un po’ mio.

Porc, che fai ora?E’ ancora presto per la riunione

Amore stavo andando alla spiaggia, ti va di venire con me?

Dai passa a prendermi tra cinque minuti, sto un po’ con te. Ti aspetto amò!

Il cell vibrò per l’ultima volta, prima che lo misi in tasca. Avevo le chiavi della mia Ypsilon già in mano, così scesi le scale e una volta chiuso il portone me la trovai proprio davanti agli occhi. Mi rifugiai dentro, accesi la radio e sentì quelle note familiari. “E aspetteremo insieme un nuovo sole sorgere e sentirai la mia energia far parte anche di te.” Una lacrima rigò il mio viso, che prontamente nascosi, era vero lei c’era sempre stata a darmi la sua energia e avrebbe aspettato insieme a me un nuovo sole. Senza accorgemene in cinque minuti ero già sotto casa della mia amica, suonai il clacson per avvertirla del mio arrivo. La sentii correre verso la macchina, ma non era sola con lei c’era anche Eli l’altra nostra amica storica. Salendo Eli si rivolse a me dicendomi,

-Non potevo lasciarvi andare sole, sceme!-

Il mio fu solo un semplice grazie, ma lei sapeva che veniva dal cuore. La spiaggia non era tanto lontana, e in una mezzoretta nonostante il traffico mattutino eravamo arrivati a destinazione. Come previsto era deserta,e io pensai fosse meglio così, potevamo avere la nostra intimità senza scocciatori. Stesi sulla sabbia il mio asciugamano, era abbastanza grosso da accoglierci tutte. Ci sedemmo e subito avevo addosso le mie amiche che sapevano che quando mi vedevano così la cosa che più mi faceva piacere era sentire il loro affetto, il calore che ti da quell’amica speciale. Adoravo i loro abbracci da orso che finivano poi sempre con il solletico per poi scoppiare a ridere e non riuscire a smettere, erano delle gran simpaticone o semplicemente le mie amiche. Ancora lì in quel posto fantastico per me, ci mettemo ad ascoltare il mio ipod con le cuffie a doppia presa che avevamo cercato apposta per stare tutte insieme, ci soffermammo su quella canzone della Pausini che mi fece tornare a diversi anni indietro. “Per sempre in qualunque posto sarai, in qualunque posto sarò fra le cose che vivi io per sempre vivrò…in qualunque posto sara ci ritroveremo vicino stretti l’uno nell’altro oltre il destino.” E questa canzone mi fece pensare a quella promessa che ci eravamo fatte insieme, ci saremo state l’un l’altra per sempre. Una vocina mi fece tornare alla realtà, erano passate già tutte quelle ore.

-Sentite belle gnocche io avrei una certa fame, che ne dite di fare una tappa al Mc prima della nostra riunione?- Eli era sempre la solita con il suo tono e la sua simpatia…

-Direi che si può fa-

-Bene direi che è deciso allora- conclusi io.

Verso la strada di ritorno, c’era un Mc; ormai per noi era una tappa solita tutte le volte che tornavamo dalla spiaggia, anche i ragazzi che ci lavoravano ormai ci conoscevano. Entrammo e io notai un sorriso speciale per una di noi, era Nico il cameriere.

-Ciao ragazze, ciao Eli!! Cosa prendete? Il solito?-

-Sì, grazie Nico-

Intanto il ragazzo era già sceso a salutarci, ma soprattutto a salutare Eli, aveva occhi solo per lei; Deb e io ce n’eravamo accorte già da tempo e la sfottevamo sempre. Così allora Deb, che quando ci si metteva sapeva essere bella stronzetta richiamò l’attenzione del ragazzo e gli chiese:

-Ehi Nico, hai già programmato la vacanza di quest’anno?-

-Ehm, veramente no, nessuna.-

-Bene allora sei ufficialmente invitato ad unirti a noi, va bene per voi ragazze vero?-

Mi fece l’occhiolino, e ridendo diede uno sguardo ad Eli che era diventata tutta rossa nel frattempo. Così mi rivolsi anche io a Nico dandogli appuntamento per quel pomeriggio in Piazza di Spagna insieme a noi. Eli magari poi ci avrebbe ringraziate un giorno. Mentre stavamo mangiando i nostri hamburger, io notai una faccia conosciuta, un bel ragazzo riccioluto dai capelli lunghi. Mi rivolsi a Deb per attirare la sua attenzione.

-Oh amò, hai visto quel gran pezzo ehm…di ragazzo?! Non ti sembra di averlo già visto spesso ultimamente?- Scoppiamo a ridere insieme.

-No, ma io non ci posso credere. Cioè hai capito sì chi è vero?! E’ il bel Scanu u.u –

Ebbene sì, era davvero lui. Avevamo passato l’ultimo anno a seguire qualche suo concerto, e diciamo che ci piaceva e non poco. Gli feci un sorriso che lui ricambiò, non mi aspettavo che lui si ricordasse di me.

-Oh Giò, sveglia!!-

-Eh? Sìsì ci sono…-

-Perché non lo vai salutare?-

-Ma tu sei completamente scema, sei pazza? E che gli dico? Non sono mica come certe sue fan che lo pedinano eh…mah –

Forse ci aveva sentito, notai una sua risata e in quel momento lui lasciò il locale. Ero rimasta alquanto folgorata, di essere bello lo era eccome, poi la sua voce aveva un suo perché. Tra questi pensieri, andai a pagare e dopo aver salutato tornammo a casa, nel tragitto Eli si lamentò di continuo ma nemmeno si accorgeva che facendo così continua a parlare di lui, avevamo fatto un bel lavoro, Deb ed io eravamo una forza insieme. Io invece continuavo a ripensare a quello sguardo che avevo incontrato oggi per caso, così passò anche l’ultima ora che ci separava dall’appuntamento.

Di nuovo in macchina tutte e tre insieme, stranamente quando arrivammo erano già tutti lì che ci aspettavano ma soprattutto puntuali. Iniziammo a discutere, le mete più gettonate erano la Spagna e la Grecia; ma dopo un lungo dibattito ebbe la meglio all’unanimità la Spagna. Quella sarebbe stata la nostra meravigliosa vacanza, tutti insieme a condividere ancora una volta un’esperienza indimenticabile. Radunate le macchine, andammo in agenzia viaggi con la speranza di trovare qualcosa di conveniente. La signorina che si occupò di noi fu molto gentile, ci trovò un’occasione last minute per Ibiza fenomenale. Il pacchetto era completo di volo, avevamo trovato poi un hotel sul mare che faceva proprio al caso nostro. Non ci restava che partire, e lasciare Roma per dieci lunghi giorni.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

Le valigie ormai erano pronte, il giorno dopo saremo finalmente partiti per la nostra avventura ad Ibiza. Avevamo l’aereo alle ore 11, ma bisognava essere in aeroporto almeno due ore prima per poter fare il check in e tutti i controlli necessari. Ci eravamo raccomandati di essere puntuali, almeno stavolta, perciò io mi ero organizzata in modo da non dover fare praticamente niente la mattina, e sarei andata a letto presto per riposare un po’; almeno quello era l’intento visto che nemmeno contare le pecore mi servì per prendere sonno. Solitamente ero tranquilla la sera prima di partire, ma quella volta no e non capivo quale fosse il motivo. Erano le 3.30 quando finalmente mi addormentai e pensare che alle 9 avrei dovuto trovarmi con tutti gli altri a Fiumicino mi sembrava un’impresa quasi impossibile. La sveglia avrebbe dovuto suonare alle 7.30 ma io non la sentì, così come non sentì i mille sms e chiamate che ricevetti dalle mie amiche. Erano le 9.30 quando aprii gli occhi, mi prese un infarto a notare che ero decisamente in ritardo. Mi alzai che rassomigliavo molto ad uno zombie a causa delle poche ore di sonno, avevo bisogno di una rinfrescata anche se il tempo era davvero poco. Feci una doccia abbastanza veloce e indossai i vestiti che fortunatamente, come d’abitudine, mi ero preparata la sera prima: un paio di jeans, una t-shirt e le mie converse gialle. Ero pronta, presi il cellulare, le chiavi della macchina, la valigia e usci correndo per quanto potessi. Erano le 10 e stava diventando una lotta contro il tempo, non avevo nemmeno avuto modo di avvisare le mie amiche che come minimo mi stava maledicendo. Correvo per le strade di Roma, un pericolo pubblico data la mia fretta; iniziavo a vedere l’aeroporto. Dovevo essere un razzo per quanto la mia imbranataggine a volte non me le permettesse, e a quanto pareva non ero l’unica ad essere in ritardo quella mattina. Avevo il cellulare in mano e stavo tentando di mandare un sms a Deb per avvertirla che ero arrivata, quando però i miei occhi non videro la persona che mi stava proprio venendo addosso dall’altro lato. Stavamo correndo entrambi per rimediare al ritardo ma ciò che venne prodotto fu solo un disastro con un sonoro bang per concludere l’opera. Con lo scontro cademmo entrambi, e anche le cose che avevamo in mano giusto per complicare le cose. Mentre cercavo di recuperare ciò che mi era caduto, incrociai ancora una volta quei occhi che mai avrei dimenticato; era un caso o c’era qualche segnale nascosto per me?! Caso o no la persona con cui mi scontrai letteralmente era di nuovo lui, il cantante più amato negli ultimi tempi. Per un attimo mi dimenticai del mio ritardo, e rimasi come ipnotizzata da quello sguardo penetrante che mi era riservato. Come svegliata da uno shock riuscii a pronunciare poche parole.

-Scusami ero distratta e sono in un fottutissimo  ritardo-

Lui sorrise quasi divertito e mi spiegò che anche lui era in ritardo, in effetti sapevo che quel giorno avrebbe avuto un concerto a Messina. Mi abbassai per recuperare il mio cellulare e lui mi imitò, stavo per afferrarlo quando le sue dita toccarono involontariamente le mie, era come se una piccola scossa mi avesse colpito, stava succedendo qualcosa di strano dentro di me e mi ripetevo “Giò datti una calmata è solamente Scanu”. Lasciò la presa, per prendere il telefono che si trovava vicino al mio. In un attimo lo persi di vista, ma in quel momento non mi potevo occupare di lui perché dovevo dirigermi immediatamente al check-in e poi all’imbarco. In dieci minuti feci tutto come un razzo, l’hostess molto gentile mi fece accomodare. Notai il mio gruppo e partirono per me cori da stadio a modi sfottò. Pensai che loro non sapevano ancora nulla e non mi avrebbero mai creduto, mi avrebbero presa per pazza invece era tutto vero. Ciò che dissi a poche di loro fu solo:

-Vi racconto dopo-

Valerio

Mi ricordavo di lei, mi ricordavo del suo sorriso, mi ricordavo del suo sguardo e tutto questo mi sembrava un’assurdità. Avevo una carriera a cui pensare e certo non avevo tempo di stare dietro ad una ragazza vista per caso che nemmeno conoscevo. Sarà stato un caso ma il nostro scontro era anche la seconda volta in cui i nostri occhi si incrociarono e così i nostri sorrisi. L’avevo vista qualche giorno prima in un fast-food, ci eravamo scambiati qualche sguardo ma niente più e così doveva restare.

Giò

Finalmente potevo rilassarmi un po’, avevo passato le ultime ore in continua tensione e ancora non sapevo che non era mica finita così. Non era la prima volta che prendevo l’aereo e per quello ero tranquilla, avevo come l’impressione che quei occhi mi stessero ancora fissando, erano così magnetici come se naufragassi nel mare. In quel momento mi ricordai cosa stavo facendo prima di scontrarmi con lui, stavo scrivendo un messaggino alla mia amica, così presi il cellulare per cancellarlo visto che non avevo potuto inviarlo. Quando lo sbloccai una cagnolina felice mi sorrideva, mi prese un colpo, doveva esserci stato un errore; nel mio lo sfondo era una foto che avevamo scattato uno di quei pomeriggi tra amiche, cosa ci faceva quel cane ora là? C’era una sola spiegazione a tutto ciò, quello non era il mio cellulare. Riconobbi poi anche la cagnolina, una simpatica chiuaua di nome Miranda, il regalo di natale che Valerio aveva ricevuto dalle sue fan. Ora avevo capito tutto, avevamo sbagliato telefono quando le nostre dita si erano toccate, a quel pensiero mi veniva da ridere. Avevo notato che possedevamo entrambi un iphone, ma mai avrei pensato di aver commesso quell’errore a cui ora non sapevo rimediare. Chissà cosa avrebbero fatto milioni di sue fan per entrare in possesso del suo telefono, io ora invece volevo poter solamente godermi la mia vacanza.

Valerio

Per quella sera mi aspettava un concerto e migliaia di fan ad acclamarmi, mi stavo meravigliando del fatto che la mia manager Valentina non mi avesse ancora chiamato per verificare se tutto stava andando bene. Era la prima volta che mi veniva dato il permesso di separarmi dal mio tour road-manager, era stato il regalo di compleanno che avevo voluto riservare al mio amico Pier, l’avevo spedito una settimana in vacanza in Grecia. Decisi di chiamare io Vale per tranquillizzarla, presi il cellulare e accadde qualcosa di strano; perché non c’era la mia bimba a fissarmi? Invece no, ancora gli occhi di quella ragazza. Erano di un castano scuro, ma così profondi, stava diventando una persecuzione. Non sapevo cosa fare, ero decisamente nei casini ed ero solo. Potevo fare una sola cosa, chiamarla. Avevo il suo numero, o meglio il mio. Digitai velocemente quei numeri che conoscevo a memoria e attesi una risposta.

-Pronto, sono Valerio il proprietario del telefono- detto questo scoppiai a ridere, mi sembrava così assurdo.

-Ehm sì, credo proprio di aver capito. Sono Giorgia e quello da cui stai parlando è il mio cellulare-

-C’è un modo per poterlo riavere abbastanza in fretta?-  azzardai,

-Veramente io sarei appena arrivata ad Ibiza, se tu puoi raggiungermi qui potrai avere indietro il tuo telefono quando vuoi-

-Uhm, no ora no. Va bene, mi farò sentire io scusa devo scappare-

Ma quanto ero scemo, bel casino che avevo combinato se solo avessi messo la sveglia un po’ prima…ma ormai era fatta, non potevo rimandare il concerto per questo, sarei partito il giorno dopo impegni permettendo. Così presi il mio aereo e all’incirca alle 13 ero a Messina. Una macchina nera mi aspettava fuori dall’aeroporto, e mi portò proprio nella piazza dove la sera mi sarei esibito notai che c’erano già delle mie fan tutte accampate vicino la transenna con i cuoricini con scritto Valerio.

Giò

La mia vacanza era iniziata anche se in modo un po’ strambo, una cosa ora era sicura: l’avrei rivisto ancora. Raggiungemmo l’hotel dall’aeroporto con un taxi, e appena assegnate le camere mi buttai sul letto, ero ancora stravolta. Dovevo delle spiegazioni alle mie amiche, quindi tutte lì su quel lettone ci mettemmo a parlare. Raccontai tutto, ogni minima virgola perché erano tanto curiose. Continuavano a fare sorrisetti strani e a prendermi in giro sia per la strana situazione e poi perché in qualche modo dovevamo risentirci. Qualcosa vibrò nella mia tasca, il suo iphone. Non sapevo se potevo controllare, non volevo invadere la sua privacy ma era l’unico modo che avevo per comunicare con lui e dovevo sapere quando sarebbe venuto.

Sono Valerio, beh questo è ovvio scrivo dal tuo numero xD oggi non posso venire là, ma per domani farò in modo di esserci. Scusami ancora, baci Valerio

Aspetto tue notizie, baci

-Giò allora? Era lui?- mi chiesero quasi in coro…

-Sì, forse viene domani a riprendersi il telefono-

Sistemammo finalmente i vestiti nell’armadio, pronti per la cena ormai e poi alla serata per locali.

Valerio

Nell’attesa del concerto oltre alle prove che feci, ebbi modo di organizzarmi per il giorno dopo. Avevo trovato un posto per il volo per Ibiza delle 10. Ora dovevo solo concentrarmi sulla serata e poi l’indomani sarebbe stato un altro giorno. Avvertì con un altro sms la ragazza del mio arrivo, avevamo appuntamento all’aeroporto; io poi avrei fatto un salto al mare giusto il tempo di un bagno per poi ripartire per Roma nel pomeriggio.

Ore 22: il concerto iniziò con l’intro di Credi in me, salii sul palco bello carico e la mia adrenalina oltre al canto la dovevo al mio pubblico che mi acclamava e urlava a squarciagola la canzone. Terminata la prima canzone salutai tutta la piazza.

-Ciaaaaoooooo Messiiiiiiiinaaaaaaaa-

Le mie fan erano in delirio e io continuavo a cantare una canzone dopo l’altra, fermandomi giusto il tempo di qualche battuta. Le due ore di concerto volarono quasi. Appena finito andai nel backstage dove mi aspettava il mio tour manager Luca per portarmi in albergo. In mezzora ero sul letto che ripensavo alla mia giornata, anzi a dire il vero ripensavo a lei e la cosa mi spaventava ma ciò che mi preoccupava di più era il fatto che l’avrei rivista la mattina e non sapevo quale sarebbe stata la reazione. Ero agitato, con l’immagine dei suoi occhi che mi guardavano quasi impauriti mi addormentai.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

Valerio

Mi svegliai presto questa mattina, non volevo rischiare di commettere un altro errore e poi nel bene o nel male avrei rivisto quella ragazza e una parte di me ne era felice. Avevo anche già il bagaglio pronto, così potei prepararmi con tranquillità. Una doccetta era quello che mi serviva per rilassare i nervi, e dopo che mi vestii scesi a fare una passeggiata, volevo restare solo per riflettere un po’, lasciare che i pensieri vagassero per il vero desiderio che avevo senza doverli guidare io. Alle 8 in punto ero già in aeroporto, e potei fare il check-in senza fretta, così una volta arrivato al gate potei fermarmi su una seggiolina ad aspettare che chiamassero il mio volo. Dalla borsa estrassi il mio i-pod e iniziai a far scorrere le canzoni fermandomi su quelle parole “Dammi quello che non ho un sorriso, un fremito… Perché il tuo profumo lo sento dovunque ricorda il mare” e con quelle parole il mio pensiero volò dritto da lei prima ancora che potessi arrivare io. Erano arrivate le attese ore 10, chiamarono l’imbarco e una hostess molto gentile mi fece accomodare al mio posto, vi guardò come chi aveva capito chi fossi. Presi il suo cellulare e involontariamente mi feci scappare un sorriso, digitai il mio numero per inviarle un sms.

Sono salito sull’aereo. Ti aspetto in aeroporto con il mio cellulare ;)

Lei mi rispose con un semplice “Ci sarò.

Giò

Tra poco sarebbe arrivato, io ero già lì ad aspettarlo e l’ansia mi saliva ma cercavo di smorzarla sorridendo. All’improvviso la porta degli arrivi si spalancò, ad aprire la fila era proprio lui. Bello con il sole con il suo sorriso smagliante che avevo sognato quella notte, e quel sorriso ora era tutto mio anche se probabilmente era di circostanza alla fine era venuto fino ad Ibiza per recuperare il suo i-phone mica per me. Mi fece cenno di avvicinarmi e mi saluto molto cordialmente con un bacio sulla guancia, eravamo coetani quindi non c’era nulla di male, non ci sarebbe stato nulla di male se io non stessi completamente perdendo la testa per quel ragazzo. Il suo profumo mi era penetrato dentro, sentivo che l’aria sapeva di lui così come la mia guancia. Mi invitò a prendere un caffè per non fare tutto così bruscamente, e quando eravamo al bar non mi accennò mai alla sua identità, che io avrei benissimo potuto non sapere. Non ricordo nemmeno quello che ci dicemmo, avevo la testa offuscata da lui e vedevo solo il suo sorriso e il suo sguardo. Poi presi la mia borsa e tirai fuori il suo telefono e lo appoggiai sul tavolino e dissi:

-Questo dovrebbe appartenere a te, ti posso giurare di non aver guardato nulla-

-E questo invece deve essere tuo-

Nello scambio ci fu di nuovo quel contatto che il giorno prima mi avevo mandato in tilt. Così un po’ per curiosità e un po’ per sapere se l’avrei rivisto ancora, gli chiesi se sarebbe ripartito subito e scoprì che aveva l’aereo nel pomeriggio e che ora si sarebbe diretto in spiaggia nell’attesa di tornare a Roma. Io mi offrii di accompagnarlo, visto che avevo noleggiato un’auto per questa vacanza e in ogni modo ci dovevo andare anche io per raggiungere le mie amiche. Lui accettò con un semplice grazie ma durante il viaggio non disse nulla, c’era visibilmente imbarazzo in entrambi; io ogni tanto per quando possibile con la coda dell’occhio lo osservavo, quando mi sarebbe ricapitato di averlo così vicino a me?! Il viaggio durò poco, non c’era traffico ed era giunto il momento di salutarlo. Mi ringraziò per la mia disponibilità e mi salutò come aveva fatto quando era arrivato. Avrei potuto essere scorretta e scrivermi il suo numero, ma non lo feci, non era in me. Raggiunsi le ragazze che si trovavano in spiaggia, io optai per una bella nuotata e poi un po’ di surf, volevo restare sola con l’acqua senza dover parlare anche perché non sapevo cosa dire. Ero già sulla tavola pronta a cavalcare l’onda che stava per arrivare quando vidi un giovane dai capelli ricci con l’i-pod seduto sulla sabbia che mi fissava, non ci potevo mica credere era troppo per me ed io ero una semplice ragazza mentre lui un giovane cantante famoso, non mi aspettavo nulla. Alla sua vista feci un volo pazzesco dalla tavola, rischiando di farmi anche male. Vidi correre in mio soccorso alcune amiche, e il bagnino che prontamente mi riportò a riva dove non vedi più lo sguardi di Valerio. Eli mi urlò dietro:

-Ma sei pazza? Volevi ammazzarti?-

-E’ tutto ok, state tranquille-

Il resto della giornata passò senza particolari eventi da segnalare, il giorno dopo avremmo fatto qualche escursione e poi la sera in qualche locale. Mi ero fissata che avrei dovuto dimenticarlo, e in fretta anche, non avevo possibilità o almeno così credevo io. Iniziavo a non sopportare nemmeno di vedere la città piena di coppiette, e Ibiza ne era piena. Spesso lanciavo qualche battutina ai due piccioncini del nostro gruppo che erano costantemente appiccicati, non ce l’avevo con loro ma con me stessa, com’era potuto succedere; non avrei mai potuto avercela con Gloria, era una mia cara amica che era sempre presente quando avevo bisogno ma anche quando stavo bene. Ero contenta che lei aveva trovato l’amore nel suo Alex, un biondino dagli occhi azzurri che la faceva impazzire con il suo piercing. Quella sera confidai la mia voglia di dimenticare in qualche birra di troppo e in un giovane che mi era avvicinato nel locale dove ci trovavamo. Si chiamava Marco ed era romano, era alto, aveva due occhi celesti sebbene fosse di carnagione olivastra e avesse i capelli castani. Era carino davvero, ma non era lui che interessava a me, ma in quel momento non mi interessava molto e soprattutto non ero molto in grado di ragionare. Mi ero a malapena accorta del bacio che mi diede dopo un po’ che lui si trovava vicino a me a parlare e a corteggiarmi, e non sapevo se eravamo andati oltre. Le mie amiche non si erano accorte di niente, non si erano accorte che ero sparita? Finalmente sentii il mio nome da una voce conosciuta, riconobbe Deb che mi chiama. Mi trovò sui divanetti del locale e accanto a me c’era ancora quel ragazzo. Lei lo mandò via, mi si sedette accanto e iniziò ad accarezzarmi, io scoppiai a piangere a dirotto e affondai il mio viso sulla sua spalla cercando il conforto della persona che ormai mi conosceva troppo bene. Le mie lacrime erano per la cazzata che avevo fatto appena fatto, erano per aver tentato di dimenticare gli occhi del ragazzo che mi aveva catturato da diversi giorni ormai. Lei capii tutto senza dire parole, mi tenne stretta a lei per consolarmi senza giudicarmi. Mi riportò lei nella nostra camera, mi diede del caffè per farmi riprendere dalla leggera sbronza che avevo e mi mise a letto. Le lacrime scesero ancora da sole, mi sentivo completamente una stupida. Una bella dormita forse mi avrebbe fatto bene. Fu la mia amica a venirmi a svegliare con un bacio.

-Ohi amore, come stai stamattina?-

-Ciao amò, sinceramente non lo so- mi sforzai di farle un sorriso.

Mi vestì e presi il necessario per andare in spiaggia. Appena arrivate mi sdraiai sul lettino e indossai gli occhiali da sole per coprire le occhiaie che mi ero procurata. Dopo un po’ vidi arrivare il ragazzo della sera prima, Deb gli si avvicinò per mandarlo via gli disse qualcosa che io non riuscii a sentire ma l’importante fu che lo convinse. Mi attaccai di nuovo a lei come una bambina, sarei voluta scappare subito da lì e avrei voluto tanto rivedere Valerio. I giorni successivi passarono un po’ così, cercavo di schivare quel ragazzo che proprio non mi interessava mentre lui continuava a cercarmi, chissà che aveva pensato. Se credeva che tra noi ci fosse o ci sarebbe potuto essere qualcosa si sbagliava di grosso.  Almeno per alcuni di noi stava nascendo qualcosa di nuovo, una nuova felicità data da quell’amore nato così per caso o anche un po’ grazie a noi. Nico continuava a corteggiare Eli, e sembravano stare bene insieme. Il ritorno a Roma era fissato per il pomeriggio e io non vedevo l’ora. Tra due giorni ci sarebbe stato un concerto di Valerio a Viterbo e io avevo chiesto ad una conoscente di procurarmi qualche biglietto, avrei obbligato le mie amiche a venire con me, perché io dovevo vederlo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 CAPITOLO 5

Giò

Mi trovavo sul letto con le cuffiette del mio i-pod quando sentì il cellulare continuare a vibrare. Una chiamata, numero privato.

-Pronto?-

-Ciao Giò, sono Sara…senti per quella cosa dei biglietti di Scanu -

-Sa li ha trovati? Dimmi di sì u.u – aspettai la risposta in silenzio con gli occhi chiusi…

-Li ho in mano proprio ora sai. Devi farmi una statua, non sai cosa ho fatto per averli-

-Sa grazieeeeeeee…ne avevo proprio bisogno-

-Giò non ti chiedo niente, mi basta sapere che sei felice e sai che quando hai bisogno io ci sono-

-Sì, domani forse lo sarò u.u –

-Ora scappo a lavoro, ma prima vengo a portarteli-

Riattaccai il telefono e feci un lungo sospiro di sollievo, almeno ora ero sicura che l’avrei rivisto ancora. Riaccesi l’i-pod e la canzone che mi capitò mi ricordo quanto fosse vero che la musica è la colonna sonora della tua vita, e in questo momento quella canzone mi rispecchiava: “Voglio addosso le tue mani, voglio vivere a colori, dimmi che quell'emozione ritornerà ancora ancora ancora vorrei vivere interamente ancora ancora vivere immensamente quel sogno insieme, la mia storia con te.” Il campanello di casa suonò, andai ad aprire e trovai per terra i biglietti che aspettavo, mi si illuminarono gli occhi; li presi e continuai a rigirarmeli nelle mani, era il biglietto per la mia felicità. Chiamai le mie amiche per parlare con loro, visto che non sapevano ancora niente di tutto questo. Dopo una mezzoretta a casa da me c’erano Alice, Debs ed Eli.

-Ragazze vi ho chiamate per chiedervi una cosa per domani, non vi sentite obbligate perché se mi direte di no lo farò da sola-

-Oh Giò, dai non tenerci sulle spine…dicci di che si tratta, lo sai che noi siamo con te sempre- mi rispose Deb

-Domani a Viterbo ci sarebbe un concerto di Scanu e io ci devo essere, avrei anche già i biglietti per voi, ma questo non è un problema. Avete voglia di accompagnarmi?-

-Amò, ma ti sei proprio fissata eh?-

-Non voglio grandi discorsoni, io devo andarci se volete venite con me sennò va bene uguale-

-No, dai stai tranquilla veniamo con te. Però sei una pazza u.u –

-Partiamo alle 7.30 e in un’oretta siamo lì. Puntuali per favore-

-Ma senti chi parli ahahhahah ti dobbiamo ricordare cos’hai combinato l’ultima volta?- mi disse Eli

Dopo qualche ora loro andarono via, io preparai tutto quello che serviva per il giorno dopo compresa una cena veloce per poi buttarmi sul letto presto. Mi lasciai travolgere dai pensieri rigorosamente guidati dall’i-pod. C’era quella canzone che trasmetteva la forza che esplodeva dentro per la voglia di una svolta nella vita: “Come gli altri adesso cerchi la tua strada un po' in salita senza luci e non asfaltata. Come gli altri adesso affronti la tua vita mettendo in discussione anche la tua autostima, promettendo sempre di difendere le tue ambizioni come gli altri cerchi di imparare dagli errori…”. La stachezza si faceva sentire e senza troppa fatica mi addormentai.

Valerio

Oggi avevo la giornata libera ma domani mi attendeva un concerto non troppo lontano da casa. Chissà se l’avrei rivista, era di Roma lei quindi se voleva poteva venire. Concedetti un po’ di coccole alla mia bimba Miranda e poi dovetti cucinare per tutti gli amici, cucinare mi piaceva molto e i miei amici ne aproffittavano sempre. Il dolce più richiesto era il tiramisù alle fragole, questa sera mi dedicai a quello e mi abbandonai a quella dolcezza. Mi ero addormentato appena sdraiato sul letto, i miei amici mi avevano fatto stancare troppo. Ero ancora nel letto mezzo addormentato quando Pier alle 10 mi venne a svegliare con le sue solite maniere.

-Svegliaaaaaa dormiglione, le ricordo che avrebbe un concerto oggi e una massa di fan pronte a strapparsi i capelli per lei-

-Cazzo ti urli Pier, stavo dormendo…vaffanculo-

-Ma com’è fine il mio amico cantante…ah Scanu non avrai la luna storta?-

-Pier è colpa tua che mi urli sempre mentre dormo u.u-

Mirandina salì sul letto per darmi il buongiorno, com’era dolce lei con il suo papy. Presi le pantofole, scesi dal  letto e le indossai e mi diressi verso la cucina attirato dal profumo del caffè che era appena uscito. Mi sedetti con il mio caffè fumante e il cornetto che mi aveva portato Pier.

-Pier dai non sei poi così stronzo ahahahah ottimo il caffè e anche il cornetto. Ti sei fatto perdonare-

-Prego Vale. Ora muoviti che dobbiamo andare, oggi Mirandina viene con noi, contento?-

-Faccio una doccia, mi vesto e andiamo-

Dopo una mezzoretta, erano in macchina e come aveva detto Pier, era meglio guidasse lui visto che io ero nervoso.

Giò

Questa mattina era in perfetto orario, sveglia presto, doccia e poi ero andata a prendere le mie amiche e come stabilito alle 7.30 ci trovavamo in autostrada direzione Viterbo. In un’oretta ci trovammo nella piazza dove si sarebbe svolto il concerto quella sera, era ancora tutto deserto perciò potemmo puntare alla transenna senza problemi. La giornata sarebbe stata lunga, ma sempre meglio avere con se le proprie amiche.

-Ma tu hai intenzione di non muoverti di là per tutto il tempo per caso?-

-Quella sarebbe l’idea, sì…al massimo piccola tappa al bagno ma non ora. Andate pure, io controllo i posti-

-Noi andiamo al bar allora, se hai bisogno chiama- mi disse Alice.

Poco dopo che loro andate via verso le 13, dal mio posto intravidi arrivare un suv nero e riconobbi subito la persona che si trovava affianco al guidatore, sì era lì Valerio. Lo vidi scendere e andare dietro nel backstage per poi dirigersi verso un bar. Il suo amico e manager aveva la sua cagnolina in braccio, ed io mi maledissi per non essere voluta andare con le mie amiche. Così presi il cell e composi un nuovo messaggio.

De Apri gli occhi che sta per arrivare Scanu al bar

Scema ma vieni pure tu u.u

Arrivo

Lasciai tutta la roba ad alcune ragazze e incominciai a correre più veloce che potevo, mancavano pochi metri, lui doveva essere già arrivato. Arrivata alla soglia entrai e cercai le mie amiche, in quel momento vidi lui al balcone che aspettava di poter ordinare qualcosa. Loro mi videro e mi fecero l’occhiolino, mi diressi anch’io al balcone e mi misi accanto a lui.

-Ciao Scanu!- gli sorridi come sempre avevamo fatto e lui ricambiò subito

-Mi ricordo di te, Giò, quindi hai capito chi sono-

-Eh beh solo uno stupido non ci sarebbe arrivato, capisciiii?-

-Come mai qua?-

-Ora per ordinare qualcosa-

-Ahahahah scema u.u come mai sei qui a Monterosi?-

-Mi trovavo per caso, sai il destino e ho scoperto esserci il concerto di un certo Valerio Scanu, mi sono detta perché no ;)-

-Ah quindi è tutto un caso, beh l’importante è che ci sei…voglio sentirti cantare come tutti ù.ù- fece una faccina come se insinuasse qualcosa

-Scanu sai che sei simpatico? Ahhahahah ma non ti conviene tanto farmi cantare, meglio se lo fai tu!-

Il cameriere richiamò la nostra attenzione: -Cosa vi posso dare?-

-Due coca cole e due tramezzini, pago io- sì offrì subito Vale

-Sono subito da voi-

Poco dopo tornò il cameriere con la nostra ordinazione e dopo aver fatto due chiacchere e finito di mangiare, gli dissi:

-Grazie Vale, ci vediamo dopo-

Mi salutò anche lui e mi stampò un bacio sulla guancia, doveva essere il suo modo perché non era la prima volta, intanto io stavo morendo. Vidi le mie amiche uscire e le raggiunsi, così tornammo al nostro posto alla transenna.

-Eh brava porca eh u.u- mi dissero in coro

-Zitte, ne riparliamo poi eh- e così scoppiamo tutte a ridere, ancora non ci potevo credere.

Valerio

Il tempo volò dopo che ci eravamo salutati al bar, non so dove avevo trovato la forza che avevo avuto ma ero stato bene, ero felice di vederla sorridere accanto a me. Pier interruppe i miei pensieri, mentre dal backstage spiavo la piazza. Stavo cercando i suoi occhi, e li vidi lì in prima fila centrale.

-Vale dai muoviti devi andare a provare che sono già lei 18-

Uscì fuori, e tutti i miei fan iniziarono a far partire i cori. La mia band iniziò a suonare “Credi in me”, e così provammo gli strumenti. Mi fermai davanti a lei lanciandole uno sguardo quando il testo della canzone diceva “Ma tu credi, credi, credi, credi in me,l'amore non sa crescere se amore non dà, credi,credi,credi, credi in me l'amore non sa spegnere la luce che fa”. La vidi arrossire, terminata questa provai “Listen” e “I Want To Know What Love Is”. Terminate le prove tornai dietro nel backstage, Miranda mi venne incontro facendomi le feste. Scelsi accuratamente i vestiti per quella sera, avrei indossato una camicia azzurra abbastanza sbottonata, un jeans scuro e un paio di converse blu. Più il tempo passava più avanzava l’ansia, ormai mancava davvero poco e dietro si sentivano le urla di incitamento. Loro erano la mia carica, e poi oggi volevo fare davvero bene, c’era lei che era qui per me.

Giò

All’improvviso sentì una melodia che partiva dentro di me, era la sua voce. Era salito sul palco per iniziare a cantare “Credi in Me”, mi piaceva poterlo osservare e la posizione era molto favorevole. Lui era stupendo questa sera, aveva lasciato i capelli sciolti e i suoi ricci fluivano sulle spalle, si era lasciato un po’ di barbetta e gli dai un tocco più maturo e sensuale. Indossava una camicia azzurra, fin troppo sbottonata da capogiro, jeans scuro e converse blu. Mi sembrava di avere i suoi occhi puntati addosso. Lo vedevo scherzare con il pubblico tra una canzone e l’altra, e spesso era davanti a me e come per sfidarmi puntava il microfono dalla mia parte come mi aveva detto prima: canta! Subito dopo cantò “Il Dio D’America”, “Indissolubile”, “Mi Manchi Tu”, “Mai Dimenticata”, “Così Distante” e “Quando Parlano Di Te”. Si interruppe per qualche battuta sul suo libro e poi ci sarebbe stata la mia canzone preferita, che avevo anche come suoneria. La introdusse con alcune parole che mi colpirono molto.

-Sapete vero quale canzone c’è adesso?- chiese Valerio al pubblico e la folla urlò “Miele”. Io avevo già le lacrime agli occhi, era più forte di me, l’avevo sempre adorata e adesso molto di più.

-Voglio dedicare questa canzone ad una persona che si trova in mezzo a voi e che non sa nulla- Così iniziò…

Miele, chi lo sa? Forse ci eravamo già guardati, sempre in silenzio, senza parlare...Magari per strada in mezzo alla gente fra un milione di facce che non contano niente” Mi guardò ancora intensamente e io stavo entrando in trance, avevo il viso rigato dalle lacrime e il suo ultimo sguardo mi voleva dire non piangere, con il pollice mi asciugai quelle due grosse lacrime e lasciai quella melodia penetrarmi completamente. Finita la canzone Vale prese le cartoline con la sua foto da autografare, scese giù dal pubblico e passò vicino alla prima fila. Quando me lo ritrovai davanti, mi salutò, prese una cartolina e vidi che si stava impegnando a scrivere qualcosa, mi fece un occhiolino e me la consegnò. Io la lessi solo quando lui si trovava più in là, e vedevo che sbirciava dalla mia parte per vedere la mia reazione. C’era scritto: “Quando vuoi ci possiamo vedere, il mio numero ce l’hai ;) Valerio” Ero senza parole, non ci potevo credere davvero. Ormai non diedi più attenzione a quello che mi succedeva intorno, ascoltavo solo la sua voce. Alla fine dell’ultima canzone, lo vidi sparire dal palco.

Valerio

L’avevo vista piangere questa sera, piangere per me, piangere quando cantavo Miele che era dedicata proprio a lei e vederla stupita dopo il mio biglietto mi aveva riempito il cuore, e ora credevo che forse poteva essere interessata anche lei a me. Ora aspettavo un suo sms, se sarebbero passati troppi giorni ci avrei pensato io anche se ero orgoglioso di natura. Vidi Pier avvicinarsi a me.

-Vale ma chi era quella ragazza in prima fila? La guardavi di continuo, poi Miele e quella cartolina che non smettivi di scrivere. C’è qualcosa che non so?-

-Ma che curioso che sei oh. In effetti sì, poi ti racconterò tutto porta pazienza-

-E non vai a salutarla?-

-No, stasera ho fatto già tanto. Ora aspetto lei-

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

Giò

Ripensai a tutta la giornata che mi appariva come un sogno, non era possibile che stava accadendo a me, non era possibile che ero io quella ragazza. Ripresi in mano la cartolina che mi aveva scritto, diceva che io avevo il suo numero ma io non l’avevo voluto salvare per rispetto poi però ebbi un lampo di genio e ripensai che io non avevo mai cancellato gli sms che avevo mandato io stessa dal suo cellulare, e a quanto pare lui nemmeno. Presi il cellulare per fare un controllo, andai nei messaggi ricevuti e inviati per vedere se effettivamente c’era traccia del suo numero. Eccolo lì, aveva proprio ragione lui. Lo salvai per sicurezza, ma non potevo scrivergli ora, dovevo avere qualcosa da dirgli non potevo far la figura di chi si approfitta della situazione. Era ora di andare a dormire un pochino, anche perché il giorno dopo mi sarei dovuta recare al centro immatricolazioni. La vacanza era finita anche per me ormai praticamente, e dovevo fare il grande passo dell’università. Preparai tutti i documenti che mi sarebbero serviti e anche i vestiti dell’indomani, avevo appuntamento alle 14 così potevo dormire almeno fino alle 11 mi ricordai di puntare la sveglia per prevenire qualche incidente. Appena mi misi sul letto crollai in un sonno profondo, frutto della stanchezza e della giornata così particolare ricca di avvenimenti.

Valerio

Da un anno a questa parte come mestiere facevo il cantante e amavo farlo perché la musica era stata sempre parte essenziale nella mia vita, ma se mi avessero chiesto precedentemente cosa avrei voluto fare oltre al cantante avrei sicuramente risposto il professore di Lettere. Amavo la letteratura e al liceo me la cavavo bene con il latino e greco, ma non mi definivo un secchione perché avevo sempre aiutato i miei compagni. Per dare una sicurezza maggiore al mio futuro, avendo appena concluso il liceo, avevo deciso di iscrivermi all’università. Era una scelta complicata per un cantante soprattutto se emergente, io avrei voluto cantare per sempre ma nella vita non si può mai sapere così se avessi avuto una laurea sarebbe stato più facile. Sapevo che mi aspettava una strada complicata, dovevo far combaciare i miei impegni con lo studio e gli esami ma avrei fatto in modo di non frequentare tutti i corsi e un po’ mi sarei arrangiato. Ci volevo almeno provare. Il giorno dopo del mio concerto a Viterbo, che era stato indimenticabile per me, sarei andato insieme al mio amico Roberto ad immatricolarmi nella facoltà di Lettere. L’appuntamento era alle 14, preparai tutto il necessario e mentre diedi una veloce controllata al mio i-phone prima di spegnerlo mi ricordai che lei ancora non mi aveva scritto. Speravo l’avrebbe fatto al più presto con questo pensiero chiusi gli occhi.

Giò

Mi svegliai in perfetto orario, un profumo di caffè appena fatto e di cornetto caldo mi colpì in pieno così mi diressi verso la cucina. Sapevo di chi era opera, ogni tanto lo faceva perché le avevo lasciato le mie chiavi di casa, mi fidavo ciecamente della mia amica.

-Buongiorno amore- così mi diede il buongiorno Deb

-Ciao Dè, grazie…c’è un profumino-

-Lo so u.u modestamente sono amica tua!! Diciamo anche che ti volevo vedere prima di tutti perché mi devo essere persa dei pezzi eh furbetta :P-

-Amore guarda che non ti ho nascosto nulla, era una sorpresa tutto anche per me. Hai capito cos’è successo ieri?-

-Diciamo di sì…vi siete parlati un po’ al bar, poi quando cantava aveva lo sguardo fisso su di te amò, sfido chiunque a non capirlo…a Miele poi è stato fantastico, tu piangevi come una bimba, la mia u.u-

-Amore non ti ho fatto vedere una cosa mi sa xD- le dissi estraendo la cartolina.

La lesse tutta di un fiato e poi scoppiò a ridere e mi disse:

-Avevo ragione io, ne ero sicura…ehm gli piaci e non poco u.u ma scusa da quando hai il suo numero?-

-Non avevo il suo numero u.u non avevo semplicemente cancellato i messaggi suoi, non ci avevo pensato e così lui immaginato bene. Ora però l’ho salvato-

-Gli hai scritto?-

-Ancora no amò, so già cosa vuoi dirmi…ma non portarmi fretta, mi conosci. Ora vado a farmi la doccia che poi dobbiamo andare all’università-

Dopo un po’, tornai da lei tutta pronta, vestita e truccata.

-Che gnocca mamma mia u.u-

-Dè la smetti di fare la scema dai xD-

Presi tutto facendo attenzione a non scordare nulla, scendemmo le scale e salimmo sulla mia Ypsilon. Facemmo un tratto di strada, poi quando eravamo quasi arrivati dovetti parcheggiare perché non si poteva andare oltre con la macchina. Ci eravamo incamminate da poco quando intravidi davanti a me una chioma che non potevo riconoscere, l’avrei riconosciuta tra mille così come la sua camminata. Estrai il cellulare dalla tasca, nuovo messaggio…destinatario Valerio.

Questo è proprio il destino, girati u.u

Lo vidi estrarre il cellulare, doveva averlo sentito vibrare, poi lentamente si girò. Gli si illuminò il viso, e in un lampo mi raggiunse. Mi diede un bacio sulla guancia come sempre, salutò la mia amica e poi si mise a parlare con me.

-Ciao Giò, allora mi hai scritto eh finalmente xD-

-Aspettavo solo il momento giusto-

-Ah, ti presento il mio amico. Lui è Roberto-

-Sìsì certo, Capo ;) l’amico di Scanu…chi non lo conosce? Lei invece è Deb, la mia amica-

-Dove state andando di bello?-

-Al centro immatricolazioni, ora mi tocca…addio vacanza-

-Ma daiiiii…anche io sto andando ad immatricolarmi, ma non ho idea di dove si trovi questo centro ehm-

-Se il signor Scanu vuole una mano, io conosco la strada u.u-

-Allora vengo con te volentieri ;) guidami tu-

Continuammo la nostra strada verso la svolta della nostra vita, avevamo lasciato Roby dietro insieme a Deb, mentre Vale mi camminava a fianco, poche erano le parole perché forte era l’imbarazzo forse sarebbe andato meglio trovandoci da soli completamente. Poco dopo ci trovavamo in quella sala grande piena di ragazzi in coda pronti per compiere la scelta che ci avrebbe segnato. Vale aveva in mano una cartellina, come tutti gli altri, riuscii così a leggere il suo nome e la facoltà che aveva scelto: Lettere.

-Quindi tu potresti correggere quello che in teoria scriverò io u.u-

-Cosa stai dicendo?- poi guardò la mia cartellina e capì il mio discorso, e continuò –Sì diciamo di sì-

-Vai tocca a te, poi è il mio turno-

Dopo una mezzoretta aveva finito entrambi ed eravamo ufficialmente immatricolati, lui alla facoltà di Lettere e io in quella di Scienze della Comunicazione; con una buona probabilità avremmo avuto qualche corso in comune per la mia felicità. Lui era fuori che mi aspettava e Deb era lì che parlava ancora con Robero. Vale mi si avvicinò e mi disse:

-Ti va di venire da me? Ti preparo una cenetta ;)-

-E’ un invito?-

-Se vuoi, sì-

-Ok, accetto :)- poi mi rivolsi verso Deb

-Amò tu come torni? Vuoi le chiavi della mia macchina?- Roberto si intromise

-La riaccompagno io, stai tranquilla e prendiamo la tua macchina e tu vai tranquilla con Vale-

Lanciai le chiavi a Deb, e le dissi che ci saremo sentite dopo. Vale ed io ci incamminammo verso la sua auto, lui come se quasi non se ne accorgesse mi prese la mano e la strinse nella sua, io lo guardi ma non gli dissi niente e lasciai che mi tenesse così, il suo tocco era debole come se avesse paura che io potessi scansarmi da un momento all’altro. Arrivati alla macchina, mi aprì lo sportello e mi fece salire, ci dirigemmo verso San Cesareo dove aveva comprato casa. Dopo non molto tempo scorsi dal finestrino quella palazzina arancione di cinque piani, parcheggiammo il suo suv nero e mi accompagnò all’entrata. Abitava all’ultimo piano, dove poi sopra c’era anche la terrazza; prendemmo l’ascensore per far prima. Appena aperta la porta di casa, mi fece entrare e ad accogliermi trovai una Miranda tutta scodinzolante, era una cucciola tanto tenera  come il suo padrone avrei potuto aggiungere. Era presto per iniziare a preparare la cena, avevamo tutto il pomeriggio ancora a disposizione. Vale mi accompagnò nel salotto e mi fece sedere sul divano mentre lui sistemava l’impianto stereo, cosa c’era di meglio della musica per creare atmosfera? Aveva scelto qualche cd e andavano a rotazione, mentre noi sempre più vicini parlavamo un po’ di noi. Mi raccontò della sua infanzia a La Maddalena, della sua passione per la musica e altre cose anche se un po’ di cose già le sapevo. Io invece non avevo molto da raccontare, e poi ero un po’ riservata e lui questo l’aveva capito, con il tempo mi avrebbe conosciuta meglio se lo voleva. Ogni tanto mi toccava i capelli, mi spostava qualche ciocca; ogni tocco era un brivido su per tutta la schiena, dovevo ammetterlo mi piaceva troppo per lasciarmelo sfuggire. Dopo che avemmo ascoltato le canzoni di tutti i cd che aveva scelto lui, ne estrassi uno io dalla mia borsa, mi alzai e lo feci partire. Vidi un sorriso di orgoglio comparire sul suo viso, il suo ultimo disco era quello che io senza dubbio preferivo, e lui cantava sopra alla sua voce registrata. Mi fece appoggiare la mia testa a lui e nel frattempo mi teneva una mano come già aveva fatto per strada, io non avevo più parole, non sapevo che dire ma non c’era più imbarazzo tra di noi. Le sue note scorrevano indissolubili su di noi, e sentivo la sua presa farsi sempre più forte per tenermi accanto a lui, finché qualcosa di magico si creò con quella melodia che amavo come fosse un po’ mia. Appena attaccò con Miele una leggera lacrima rigò il mio viso, lui se ne accorse e con la mano me l’asciugò. Mi voltai verso di lui per guardare quei occhi dove io naufragavo sempre, lui prese dolcemente il mio viso per avvicinarlo al suo, le nostre labbra si toccarono, il brivido sulla schiena divenne calore. Mi baciò e io baciai lui, dolcemente con quasi la paura che quella magia si potesse spezzare, ma la sicurezza prese entrambi spazzando via la paura e quel bacio acquistò tutta la passione che poteva volere. Restammo così attaccati l’un l’altro, stretta nel suo abbraccio sentivo la sua protezione, capì che qualcosa di nuovo stava nascendo e lui provava qualcosa per me così come io sentivo qualcosa che mi attirava a lui. Mi ripeté ancora quella frase: “E anche per strada in mezzo alla gente tra un milione di facce che non contano niente, adesso perché è tutto diverso,è sfortunato chi ti ha persa e non può averti quando vuole e non saprai mai com’è dolce il miele”. Era ora di iniziare a cucinare qualcosa, anche se avrei potuto continuare così senza sentire la necessità di mangiare, ma lui era una buona forchetta.

-Mi vuoi aiutare a cucinare?-

-Vediamo cosa combiniamo in due-

Mi diede dei pelati di pomodoro, un po’ di pancetta e io lo aiutai a preparare una bella amatriciana, qui a Roma era un piatto forte. Mentre controllavo il sughetto, mi cingeva la vita da dietro dandomi dei baci sul collo.

-Scemo la smetti? Se vuoi mangiare mi devi lasciar fare sennò si bruciata tutto e poi mi fai venire i brividi così u.u-

-Ma veramente ora mi accontenterei anche di altro ;)-

-Scanu sei un porco u.u daiiii smettila- mi girai e gli stampai un bacio sulle sue labbra

-Oh così va meglio…guarda mi fa male anche qui me lo dai un bacino così mi passa?- disse indicando l’angolo della bocca, lo accontentai per poi dedicarmi ancora alla pasta visto che stava bollendo l’acqua. Lui intanto aveva preparato la tavola per noi due e un’insalata. Ora era tutto pronto, ci potevamo sedere tranquilla a mangiare.

-E’ buona, brava…allora puoi fare l’aiutante del cuoco u.u-

-Ma quale cuoco, che non hai mosso un dito-

-Vigilavo io, è importante anche quello-

Si alzò per andare verso il frigo, tirò fuori del tiramisù alle fragole e mi raggiunse di nuovo al tavolo.

-Assaggia questo e poi mi dici se non sono un buon cuoco u.u-

-Ah Scanu, hai dimenticato un cucchiaino eh siamo in due u.u-

-Non mi sono dimenticato, donna di poca fede. Voglio che lo mangi con me-

Mi imboccò lui, ed era davvero buono dovevo ammetterlo. Mi diede l’ultimo boccone e poi si alzò, venne verso di me e mi baciò di nuovo, un bacio al sapore di fragole.

-Buono così?-

-Ma quanto sei scemo Scanu? Che fai mi riaccompagni a casa?-

-No, resti qui con me stanotte-

-Ehm, bene ma non farti strane idee- e scoppiammo a ridere insieme.

Mentre lui sparecchiava, io lavai i piatti. Poi mi prese una sua maglia gigante che mi sarei potuta mettere per la notte, mi stava da vestito e profumava maledettamente di lui. Mi sdraiai sul letto, non aveva voluto che rimanessi nella camera degli ospiti, dopo un po’ venne a mettersi accanto a me. Mi parlò un po’ e come un bimbo dopo dieci minuti si addormentò, io invece non avevo sonno e mi piaceva osservarlo mentre dormiva. Gli accarezzavo i suoi lunghi ricci, morbidi come vellutati, poi prima di chiudere anche io gli occhi, gli stampai un bacio sulle labbra, aprì gli occhi e con la sua solita ironia mi disse:

-Che fai, ci provi con me?-

-Scusami, non volevo-

-Vieni qua scema- mi baciò ancora prima di crollare di nuovo nel sonno profondo, e nei sogni che oggi per me erano diventati un po’ realtà. Mandai gli ultimi sms della sera alle mie amiche, sicura che Eli fosse già stata informata di tutto da Deb.

E’ stato tutto magnifico u.u vi racconterò tutto domani. Dolce notte amori” inviato!

Durante la notte mi ritrovai Vale voltato verso di me, e senza accorgersene con un braccio mi cingeva. Ora potevo davvero dormire tranquilla.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

Giò

Ancora in dormiveglia con un braccio cercai lui, ma non c’era. Percepivo la sua presenza, il suo profumo, aprii gli occhi e lo vidi lì davanti a me. Si sedette sul bordo del letto accanto a me, mi accarezzò i capelli e mi stampò un bacio dicendomi:

-Buongiorno mia signorina, le posso offrire un caffè?-

-Altro che Carta mamma mia u.u da te si lo accetto-

Mi lasciai abbracciare, avevo bisogno delle sue coccole, avevo bisogno di lui ma non volevo nemmeno correre troppo, non volevo perderlo, non volevo stare male ancora, ma come fai a frenarti con uno così?

-Perché non mi hai svegliata?-

-Perché volevo poter restare a guardarti-

Attaccò i miei fianchi con il solletico, mi fece ricadere sul letto, e lui con me. Iniziò a baciarmi, con sempre più foga, puntò alla mia maglietta ma lo bloccai.

-Ma come sei voglioso Scanu…dobbiamo andare all’università, non so se ti ricordi ma oggi inizierebbero i corsi-

-Sì, voglio te u.u ma chissene frega dei corsi ora- mi diede un altro bacio

-Forza muoviti, non farti pregare…io non scappo, ora esci che mi devo cambiare-

Dopo un po’ venne a controllarmi per vedere se fossi pronta, presi la mia borsa e andai da lui. Salutammo la piccola Miranda, che invece di ringhiare come avevo paura facesse scodinzolava quando mi vedeva, forse le ero simpatica. Mi prese per mano e andammo verso la macchina, chissà cosa avrebbe pensato la gente, lui stava diventando famoso ma a me di questo non importava, mi piaceva semplicemente come Valerio. Ci sono persone che sono belle, terribilmente belle. Belle non nell'aspetto fisico, belle e basta, Belle perché quando sorridono illuminano ogni cosa intorno a loro, Belle perché il suono della loro voce riempie le tue giornαte, Belle perché con un solo gesto ti rendono felice, Belle perché sono parte di te e ti rendono la vita migliore. Questo era quello che percepivo io di Vale. Arrivati davanti all’università, dovemmo salutarci perché avevamo due corsi diversi quella mattina, ma prima di andare mi disse:

-Ti aspetto fuori quando finisco-

Valerio

Non sapevo più da quanto non fossi così felice, felice davvero, felice per questo motivo, ora lo ero perché avevo lei accanto a me e non sarei potuto esserlo con nessun’altra perché era lei che volevo. Sin dalla prima volta che l’avevo vista, provai qualcosa, sentivo che c’era qualcosa che mi portava verso di lei e ora la sentivo almeno un po’ parte di me. Ero stato divinamente bene con lei ieri, ero stato sincero, me stesso. Con lei non dovevo essere Valerio Scanu, ma solamente Valerio. Non l’avrei lascia scappare facilmente, non mi succedeva spesso di far entrare così le persone nella mia vita, ma con lei era stato tutto così naturale. Come facevo a stare lontano da lei? Con questi pensieri mi diressi nell’aula del corso che dovevo seguire, era immensa, mi sedetti nel primo posto libero che trovai. Con un po’ di fatica seguii tutto quello che il professore ci spiegò, presi un po’ di appunti che mi sarebbero serviti per studiare meglio.

Giò

Passate le due ore della lezione di Sociologia, uscii fuori dall’università, mi guardai intorno per vedere se Vale fosse già uscito. Era appoggiato alla sua auto, come un vero modello, mi sorrise e mi venne incontro dandomi un bacio.

-Com’è andata la lezione?-

-Interessante u.u a te?-

-Bene, ma manchi tu- lo disse tirandomi a sé

-Scanu, non iniziare che siamo in un luogo pubblico-

Stava per ribattere alla mia battuta, quando fummo interrotti da un arrivo inaspettato. Verso di noi stava arrivando Marco, il ragazzo conosciuto ad Ibiza.

-Ho interrotto qualcosa?-

-Direi di sì- risposi io. Si avvicinò a me per salutarmi ma in un modo che non mi andava bene, aveva tentato di darmi un bacio e si procurò una sberla in faccia.

-L’ultima volta non hai fatto tante cerimonie-

-Non so se te n’eri accorta ma ero ubriaca. Non mi sei mai interessato e non mi interesserai mai-

-Certo, ora te la fai con questo. Lui va bene perché è un cantante?-

Valerio si intromise per difendermi, gli sferrò un cazzotto in pieno viso con la conseguenza che ne ricevette uno anche lui. Riuscì ancora a dirgli:

-Ti conviene lasciarla in pace-

Presi Vale per il braccio e lo trascinai via, iniziava a crearsi la folla intorno a noi e avevo paura si facesse male per me.

-Guido io, vieni, ti porto a casa da me. Scusami-

Mi passò le chiavi della sua macchina, e guidai fino a casa mia. Lo feci scendere, lo tenevo stretto perché vedevo che era visibilmente irritato, poteva scoppiare da un momento all’altro. Salimmo le scale e lo feci entrare dentro casa portandolo in camera mia. Andai nel bagno per prendere la cassetta di emergenza, e tornai da lui.

-Vieni qui che ti disinfetto-

-Ahi, fa male, brucia-

-Scanu u.u non fare il bimbo. Va meglio ora?- gli diedi un bacino dove gli faceva male

-Sì, decisamente meglio. Hai voglia di raccontarmi chi era quel tipo?-

-Ti ricordi quando mi hai raggiunto ad Ibiza per il tuo cellulare? Io già avevo capito che tu mi piacevi e non poco, ma pensavo di non avere chance perché alla fine tu eri Valerio Scanu ed io una semplice ragazza qualunque-

-Non sei mai stata una qualunque per me-

-Vale lasciami finire, già è difficile per me. Dicevo, la sera di quel giorno poi siamo andati in un locale, io ho bevuto troppo e non ricordo nemmeno bene; so che volevo dimenticare, dimenticare te ma non ci sono riuscita. Tutte le birre che avevo bevuto non mi permisero di accorgermi pienamente di quello che stavo facendo con quel ragazzo, per fortuna mi ha trovato poi Deb, sono scoppiata a piangere e sono andata avanti così per non so quanto. Mi sentivo una stupida per aver pensato di poterti dimenticare e anche per essermi concessa a quel tipo-

Dissi tutto questo con la testa bassa, cercai di bloccare la lacrima che stava scendendo, con un dito l’asciugai. Mi prese la mano, e mi fece mettere vicino a lui in modo da potermi appoggiare alla sua spalla, e lui continuò ad accarezzarmi.

-Ho capito, stai tranquilla non succede niente. Non tornerà più, e per quanto riguarda me io sono qui con te, qui per te, ho scelto te dal primo momento e non potrei andare via-

-Mi fai sentire protetta e amata quando fai così, lo sai Scanu?-

-Lo senti perché è così cucciola- mi baciò così dolcemente, la vibrazione di un cellulare ci bloccò. Era il cellulare di Vale e il messaggio era di Roberto, eravamo stati invitati ad una festa questa sera.

-Ti va di venire con me a questa festa stasera? Ti distrai un po’, stai con me e poi ci sarà anche Deb-

-Deb?-

-Sì, l’ha invitata Roberto. Tu vieni a casa con me ora?-

-No, resto qua. Mi devo preparare, e poi ci vediamo direttamente là-

-Ok, allora ti faccio sapere dove devi venire. L’orario è alle 22-

Dopo un po’ che era andato via mi fece sapere il luogo dove mi sarei dovuta recare la sera.

Valerio

Era presto quando arrivai alla festa, non vedevo nemmeno il mio amico. L’unica persona che conoscevo almeno di vista che scorsi fu Deb. Ma prima di raggiungerla mandai un sms a Giò.

Cucciola ti aspetto qua, sono già arrivato

Mi avvicinai a lei, e iniziammo a chiaccherare un po’, lei aspettava Capo come già lui mi aveva accennato l’aveva invitata a quella festa. Continuammo a parlare per un po’, a causa della musica ci eravamo dovuti avvicinare di più perché non si sentiva niente, forse anche troppo. Non so cosa mi prese in quel momento, le nostre labbra arrivarono a toccarsi, lei prontamente mi scanso. Non riuscivo a spiegarmelo, e non sapevo come scusarmi.

-Scanu ma che cosa fai? Sei scemo?-

-Scusami, scusami davvero…non so cosa mi è preso-

-Mi sa che non ti devi scusare con me, ma con qualcun’altra-

Mi voltai e vidi Giò impietrita davanti all’entrata, con il viso pieno di lacrime che le scendevano sbavando il trucco. La vidi correre, correre via, via da me.

-Scusa, ma devo andare-

Giò

Appena ricevuto il messaggio da Valerio, mi misi subito in macchina per arrivare da lui. Feci il più veloce possibile e quello che trovai non era esattamente ciò che mi ero immaginata. Non potevo credere ai miei occhi, lui era vicino a Deb e la stava baciando. Mi bastò questo per voler fuggire via, sarei voluta andare alla mia spiaggia ma era meglio di no. Mi voltai e corsi via. Il telefono squillò più volte, prima Deb alla quale dissi di non voler parlare e poi un paio di volte Valerio, gli attaccai le chiamate e poi spensi direttamente il mio cellulare. Arrivata alla macchina, mi fiondai dentro, lasciai libero sfogo alle lacrime che impetuose scendevano, e non l’avevo visto nemmeno corrermi dietro. Arrivata a casa riaccesi il cellulare, e mi sdraiai sul letto, non volevo ne sentire ne vedere nessuno. Poco dopo vibrò, nuovo messaggio.

Tu che mi ami un po’ per caso e un po’ perché ti va non illuderti perché con me non finirà, libera la mente perché il cuore seguirà lui ti guiderà non si sbaglierà

Sì, era vero, forse l’amavo già. Ma la domanda che mi ponevo ora era e lui? Lui ama me? Non risposi a quel messaggio, non volevo rispondergli male. Dopo una mezz’ora una voce attirò la mia attenzione, quella voce chiamava me. Non mi ero nemmeno accorta del campanello che suonava. Quella voce mi chiamò di nuovo.

-Giòòòòò affacciati, vieni da me-

-Scanu la vuoi smettere? Se continui così qualcuno chiamerà la polizia u.u-

-Tu fammi salire, devo parlarti-

Iniziò a cantare Sentimento: “Affondano in lacrime i miei pensieri, è forte il bisogno che ho, di amare te. L'amore che io ti darò fa volare. Più in alto del manto di nuvole che copre il sole. E ti raggiungerò e sarò nel vento che fa incontrare ogni attimo del tuo e del mio sentimento.

-Sali-

Fece quelle scale in due secondi, e quando aprii la porta me lo ritrovai di fronte con gli occhi lucidi. Iniziò a blaterare qualcosa, ma la parte impulsiva di me lo inondò con le parole.

-Ma cosa ti è preso? Che ti è passato per la testa? Con una delle mie migliori amiche per giunta-

-Scusami, non so cosa mi è preso. E’ stato solo un errore, un orribile errore. Io voglio te, soltanto te e di questo ne sono sicuro. Tu mi hai reso felice per davvero come non mi succedeva da tanto tempo-

Ero orgogliosa anche io, ma a vederlo così non riuscii ad andargli ancora contro. Lo dovevo perdonare, tra di noi doveva esserci sincerità, fiducia e serenità. Io mi fidavo di lui.

-Promettimi che non accadrà più-

-Te lo giuro, sei importante per me cucciola-

Mi abbracciò forte, e in quel momento sentii che tu quello che mi aveva detto era vero, sentivo che era sincero con me e che in fondo provava qualcosa, anche se non sapevo ancora quanto fosse grande il nostro amore.

-Stanotte dormi sul divano però u.u-

-Scema, vieni qui, per favore-

Come facevi a dire di no a quella faccetta misto tra bimbo cucciolotto e uomo?! Mi lasciai andare nelle sue braccia, in qualche modo doveva farsi perdonare. Iniziò a baciarmi prima sul collo, per poi arrivare alle mie labbra; era una mescolanza di dolcezza, passione e sensualità. Approfondimmo quel bacio, e ci lasciammo andare l’uno all’altro, ora appartenevo a lui.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

Era passato già un po’ di tempo da quando la mia storia con Valerio andava avanti a gonfie vele, ormai avevo praticamente cambiato residenza perché volevamo stare insieme più tempo possibile, anche perché lui aveva così tanti impegni. Ero a casa da lui quando ricevetti una telefonata.

-Pronto?-

-Buongiorno signorina, volevamo informarla che dalla sua facoltà di studi ci hanno fatto il suo nome per farle avere un colloquio presso il nostro giornale. E’ interessata?-

-Certo!! Mi dica quando e ci sarò-

-Per questo pomeriggio alle 16 le va bene?-

-Perfetto, non ci sono problemi. Mi farò trovare alla vostra sede-

Vale subito si avvicinò a me incuriosito, per sapere cosa fosse successo.

-Chi era?-

-Mi hanno contattato per un colloquio per un posto al loro giornale, è oggi pomeriggio. Mi accompagni amore?-

-Wow, che bella notizia!! Certo, vengo io con te. Aspetta… -

-Che c’è Vale?-

-Com’è che mi hai chiamato?-

-Amore u.u-

Mi venne incontro, si impossessò dei miei fianchi e subito iniziò a baciarmi. Le mie labbra sulle sue, i nostri corpi che si aderivano insieme e prendevano una unica forma. In un attimo mi condusse in camera, e me lo ritrovai sopra di me. Iniziammo a giocare con le lenzuola, poi come spesso accadeva fui io a richiamare la sua attenzione.

-Vale dobbiamo andare ora, così faccio tardi-

-Sei sempre una guastafeste u.u- mi disse stuzzicandomi, e facendo la faccina da bimbo alla quale non potevo resistere.

-Dai vieni qua, aiutami a scegliere cosa mettere-

-Veramente io avrei in mente altro, senza stai meglio-

-Scanu ma quanto sei scemo? Muoviti vieni-

Dopo un po’ di prove finalmente arrivò il suo “così vai bene”. Prese la sua macchina e mi accompagnò alla sede di quel giornale locale, era presto mancava ancora una mezzoretta così ci fermammo prima per una tappa dal gelataio, lui era molto goloso e con le sue doti culinarie stava mettendo su quella strada anche me. Terminato quel piccolo momento nostro fatto di risate e giochi, ci incamminammo di nuovo verso lo stabilimento. Il direttore era fuori che mi aspettava, mi presentai e mi accompagnò nel suo ufficio. Valerio dovette aspettarmi di sotto impaziente di sapere l’esito del colloquio. Mi fece alcune domande di routine e dopodichè mi comunicò che il posto per una rubrica di spettacolo era mio. Avrei iniziato la settimana prossima, mi salutò e io mi fiondai di sotto per comunicare il tutto a Vale. Mi tuffai tra le sue braccia stampandogli un bacio, lui mi accolse volentieri e subito mi chiese:

-Allora, che ti ha detto?-

-Mi hanno presooooooo-

-Brava amore mio!! Allora dobbiamo festeggiare ;)-

-Sì e so io come u.u-

-Sentiamo, come?-

-Per prima cosa mi porti a cena, il posto lo puoi decidere tu ma poi ti porto io in un posto…e se vuoi puoi dire a Roberto di raggiungerci più tardi che io chiamo Deb-

-Ci piace u.u vedo che hai intuito anche tu che quei due si piacciono eh. Ti passo a prendere a casa alle 20 così ti prepari-

Valerio

Prima di tornare a casa mi fermai nel mio negozio di indumenti preferito, Gucci. Scelsi un vestito adatto per la serata per me e uno per lei, visto che conoscevo i commessi ormai bene chiesi di recapitarlo a casa della mia ragazza con un biglietto. Tornai dalla mia Mirandina con un pacchetto anche per lei che apprezzò molto, dedicai il resto del pomeriggio a me. Mi rilassai con un bagno caldo pieno di schiuma, mi piaceva poter stare un po’ tranquillo, dopo essermi fatto anche la barba mi provai il vestito che mi ero comprato, stavo proprio bene. In quel momento ricevetti un nuovo sms.

Amore tu sei un pazzo u.u

Dopo giudicherò io, tanto non ti serve per troppo tempo

Giò

Qualcuno suonò alla porta, dentro di me pensai che non era possibile che Vale non avesse resistito e mi avesse già raggiunto, infatti non era Valerio. Andai ad aprire la porta e mi trovai davanti un commesso che secondo la targhetta doveva essere Simone il commesso di Gucci. Mi consegnò un pacco, e mi fece notare il biglietto: “Per questa serata speciale ho pensato ad un piccolo regalo, voglio vedere come ti sta. Il commesso non andrà via finché non l’avrai provato. A dopo, Valerio” Lo andai a provare subito in modo che poi sarei potuta restare sola, dopo pochi minuti tornai da lui e apprezzò. Così mi salutò e andò via, io lo ringraziai per la pazienza. Finì di prepararmi con molta calma, prima di rivestirmi mi accomodai sul divano per fare una telefonata. Raccontai tutto a Deb e poi anche alle altre mie amiche, a lei diedi appuntamento per quella sera intorno alle 22.30 alla nostra spiaggia, era là che volevo portare Valerio. In mezz’ora sarebbe arrivato a prendermi, così mi rimisi il vestito che mi aveva regalato e poco dopo mi venne a suonare alla porta. Indossava un completo gessato grigio di Gucci, era bello come il sole e mi sfoggiava uno dei suoi sorrisi migliori, io lo accolsi con un caloroso bacio e lui per fare lo scemo iniziò a fischiarmi dietro.

-Amore sei davvero uno schianto, ti è piaciuto il vestito che ti ho comprato?-

-E’ bellissimo, ma non era il caso-

-Dai non lamentarti e muoviti che dobbiamo andare, abbiamo il tavolo prenotato-

Arrivati al ristorante potei notare che non aveva prenotato solo un tavolo, ma un’intera tavola era riserva a noi e c’era una piccola band con tutti i loro strumenti pronta a deliziarci la serata con la loro musica. Riconobbi quella band, perché era la sua. Mi accompagnò al tavolo e mi fece sedere come un vero gentiluomo, la cena era squisita e arrivati al dolce mi lasciò un attimo sola per raggiungere i musicisti. Aveva messo su per me un suo mini concerto privato, tutto per me, solo per me. Per ultimo cantò Miele, che era un po’ la nostra canzone, mi raggiunse, prese la mia mano e mi portò a se. Continuando a cantare mi tenne abbracciata a lui come in un piccolo valzer in quella melodia favolosa; e per concludere mi disse quelle due paroline che vengono detto solo quando ami davvero una persona.

-Ti amo-

Io ricambiai con uno stupido ti amo dolce e sussurrato all’orecchio, per poi baciarlo con trasporto, passione, con amore. La prima parte della serata si era conclusa divinamente ora toccava a me, volevo condividere con lei il posto che maggiormente consideravo mio.

Valerio

Avevo preparato tutto nei minimi particolari, volevo che tutto fosse perfetto per noi. I ragazzi della mia band si erano mostrati molto disponibili con me ma ormai c’era un buon rapporto e avevano capito fosse importante per me. Alla fine ero rimasto molto soddisfatto di tutto, ero riuscito a farle capire che l’amavo veramente, e l’unica cosa che non avevo calcolato erano quelle parole. Quelle venivano proprio dal cuore in quel momento. Ora ero curioso di vedere dove mi avrebbe portato lei.

Giò

Stavamo andando verso la macchina, quando io dalla borsa estrassi una fascia nera con la quale avrei bendato Valerio.

-Adesso guido io, e tu indossa questa-

-Ma…-

-Nessun ma, fai come ti dico-

Dopo un’oretta di viaggio in macchina sentì nelle vicinanze il rumore del mare, solo quello si sentiva e il rombo della macchina. Accostai la macchina alla spiaggia, scesi e dopo aver aperto lo sportello dalla parte di Vale lo feci scendere. Lui si teneva stretto a me, lo feci sedere e feci lo stesso anche io. Dolcemente slegai il nodo della banda e davanti a lui si aprì un orizzonte azzurro con tante piccole ondine. Gli raccontai cosa fosse per me quel posto e che volevo condividerlo con lui. L’avevo colpito perché anche lui amava il mare e alla Maddalena aveva un posto come questo, ora questo era anche un po’ nostro. Lui aveva un’idea precisa di come condividerlo con me, andava bene anche se non era un lago. Si avvicinò a me e iniziò a baciarmi, la sua mano cercò la cerniera del mio vestito che fu subito sfilato. Restammo lì così insieme, uniti nel nostro amore. Ci rivestimmo quando in lontananza si sentì un rumore di ruote, stavano arrivando. In effetti ci apparvero davanti prima Deb e poi Roberto, loro non sapevano niente e rimasero sorpresi di vedersi. Li salutammo, facemmo un po’ gruppo poi quando vedemmo che si stavano facendo sempre più intimi li lasciammo lì soli, mi avvicinai a Vale e all’orecchio gli dissi:

-Amore lasciamoli soli ora, andiamo-

Andammo via così, cercando di far avvicinare quei due che sembravano fatti l’uno per l’altra.

 

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