L'amore nei bagni di scuola.

di ArtemisiaDea87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 : Arrivi e Presidi quasi volanti! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 : Una punizione coi fiocchi ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 : Cammino col Padre Eterno ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 : Baci e carrelli volanti. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 : Patto col diavolo ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 : Nuovi arrivi ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 : Abbracci falsi ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 : Non mi basta ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 : Paura e nascondigli ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 : Confessioni e Dichiarazioni ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 : Ti amo ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 : Fottuta vendetta ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 : Partenze ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 : Maledetta ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 : Ti amo e ti odio. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Nella grande periferia di Napoli, precisamente Scampia, c'è una scuola.

Se scuola essa possa esser chiamata.

Un bell'istituto di ben quattro piani, dai professori efficienti e alunni deficienti.

In quella scuola si studia commerciale.

Il primo giorno è un vero inferno, per un primino, sia chiaro.

Vedere trogloditi correre e fumare per i corridoi, i professori gridare come pazzi isterici e banchi e sedie volare non è un bel spettacolo.

Il preside, povera anima pia, cerca in tutti i modi di fermare ciò che succede, ma anche se si apposta dietro le porte della classe, non ci riesce mai.

I professori, giustamente, se ne fregano.

Andiamo, chi è che vuole esser menato da un bamboccio di sedici anni perchè gli hai vietato di andar in bagno?

Nessuno, ecco, appunto.

Ci sono studenti volenterosi, che vogliono studiare, fare le persone serie e prendere quel benedetto diploma.

Ma naturalmente, se i trogloditi non prendono il diploma non lo deve prendere nessuno, nel vero senso della parola.

In ogni classe, ogni anno, vengono promosse quattro persone a caso, che hanno meno di 59 rapporti.

Eleonora, non se n'era mai lamentata.

Anzi, era la prima a prender parte alle retate punitive contro i professori, che poi si trasformavano in sospensione, che poi si trasformavano in scope versione mazza da beseball, che sua madre adorava menarle incontro ogni volta che tornava a casa.

Amava la sua scuola come amava gli studenti e i professori che invece la odiavano.

Infatti veniva promossa solamente per esser tolta dai coglioni, come avrebbe detto saggiamente Vincenzo Giovannini, insegnante di Economia.

Eleonora, aveva parecchie amiche che in realtà erano stronze di prima categoria, ma gli amici maschi erano i soli che lei adorava.

Ma c'era uno che adorava e venerava quasi come un Dio.

Antonio Riccione era il ragazzo più bello che avesse mai visto.

Alto, riccioli neri come l'onice, occhi verdi e carnagione scura.

Se ne fregava di tutto e tutti ma tutto e tutti l'amavano lo stesso.

234 rapporti, dieci sospensioni e due denunce, Antonio veniva considerato il figo della situazione.

I suoi amici lo rincorrevano come cagnolini che hanno avvistato un osso, le ragazze lo rincorrevano come cagne in calore che vedono un cane dopo dieci anni di astinenza e i professori lo ben volevano per la sua intelligenza evoluta, che si dimostrava solamente quando doveva entrar di notte nella scuola per allagare o dar fuoco alla scuola.

Beh, e qui direbbe Eleonora, MENGHIA.

Il loro era un rapporto di odio e amore.

Oppure di schifo e sbavo.

Un giorno si fissavano e desideravano quasi come se non avessero mai visto uno l'altra.

Un giorno s'insultavano come se stessero al mercato, buttando sedie, banchi e pure il secchio che Giuseppina, la bidella, usava per lavare il bagno.

Un vero inferno.

Ma quell'anno sarebbe iniziata nuovamente la scuola.

Precisamente sarebbe iniziato il loro quarto anno.

Ciò significava : Il Preside che si nascondeva dietro le porte per acciuffare un delinquente come faceva Detective Conan, professori urlati che prendono calmati per non ammazzare gli studenti, schiamazzi, primini e soprattutto loro.

Eleonora Esposito e Antonio Riccione.

Un vero inferno, appunto.



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Capitolo 2
*** Capitolo 1 : Arrivi e Presidi quasi volanti! ***


Quando Eleonora Esposito varcò la soglia della sua amatissima scuola, Annamaria Fina, la vicepreside, si mise le mani nei capelli.

Era una bella ragazza, e forse per questo aveva tanti amici e corteggiatori.

Bassa, cicciottella, dai lunghi capelli bruni e gli occhi dal taglio quasi orientale di un caldo color ambra.

La sua carnagione era così chiara da apparir quasi albina, e proprio per questo gli amici amavano chiamarla " Casper. "

Aveva un piercing al sopracciglio, uno al centro del labbro inferiore ed un altro sulla lingua.

Un maschiaccio nato, dalla battuta pronta e la bestemmia sulla punta della lingua.

Quel giorno, indossava dei pantaloni neri, una camicia bianca e le converse bianche e nere.

Era quello il suo agghindamento.

Odiava cose sgargianti, i tacchi alti e le gonne corte.

Ma forse era la sua semplicità ad aver incantato i ragazzi della 4° A.

Al suo fianco c'era una ragazza dai corti capelli rossi e grandi occhi nocciola, che guardava tutti con l'aria schifata e il naso all'insù.

- Sign. Esposito. - Urlò il preside correndo trafelato nella direzione della mora che scoppiò a ridere.

Giovanni Russo era un uomo sui sessantaquattro anni.

Alto e grassoccio, vestiva sempre in giacca e cravatta ma indossava sempre un cappellino con la coppola di un rosso fuoco.

Parlava in modo quasi femminile e gesticolava come una donna dei bassi fondi.

Infatti, gli studenti, appena lo adocchiavano, lo chiamavano " Gay. " 

- Sì? - Domandò Eleonora arricciando il naso.

- Volevo solamente domandarle se vuole iniziare bene questo benedetto anno. - Sbuffò l'uomo.

Eleonora sbatte' civettuola le lunga ciglia, con un ghigno poco rassicurante a deturparle le labbra.

- Non so' di cosa sta parlando. - Disse facendo spallucce.

- Sto parlando del fatto che Antonio Riccione è stato messo nella sua classe dopo esser stato bocciato. Si comporti femminilmente, non prenda questioni e mi lasci stare Giuseppina, che quest'anno ha detto che ti rincorre con una bella mazza di ferro. Un regalo di suo nipote per l'estate che ha passata da sola in casa. - Borbottò l'uomo.

Eleonora ridacchiò, per poi accarezzarsi con distrazione il mento.

Antonio, Antonio, Antonio...

Era una maledetta ossessione.

Era il suo rincorrente e squisitissimo incubo.

- Non si preoccupi, quest'anno andrà tutto bene. - Disse Eleonora girando le spalle e salendo al primo piano, dove c'era la sua sezione.

- Sai qual'è il mio sogno? - Sospirò la mora verso la rossa, che fece spallucce.

Ele sorrise maligna, poi si tolse la borsa, mettendola tra le mani di Angela.

Impuntò bene i piedi a terra e poi prese una rincorsa verso la 4 ° A.

Quando tutti si girarono, risero quasi all'unisono quando la videro quasi scivolare sull'uscio della porta.

Eleonora entrò, poi salì sulla cattedra, e alzò le mani al cielo.

- QUESTA E' SPARTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA - Ululò per poi scoppiare a ridere insieme a tutti gli altri.

Angela posò la borsa su un banco a caso, per poi alzare un sopracciglio.

- Era questo il tuo sogno? - Domandò nauseata.

- Da sempre. - Cinguettò Eleonora imitando il suono della sua voce acuta.

Angela fece una smorfia e poi andò all'ultimo banco, sedendosi vicino ad una ragazza dai riccioli biondi.

- Vi sono mancata? - Strillò Ele con il volto arrossato dalla corsa.

- Nemmeno un pò - Sibilò una voce conosciuta.

Eccolo.

Antonio Riccione entrò in tutta la sua bellezza nella classe, facendo sospirare le ragazze raggruppatesi in una parte della stanza rettangolare.

Il solito ghigno era teso sulle sue labbra, i soliti occhi erano scintillanti e socchiusi e i capelli erano sempre disastrati.

Si era allungato con l'estate e la sua pelle era ancor più scura.

- Non ho chiesto il tuo parere, zingaro! - Borbottò Ele avvicinandosi a Daniele, il suo migliore amico, buttandogli le braccia al collo.

- Amore, proteggimi tu! - Disse finta disperata la mora, stringendosi al ragazzo che alzò gli occhi al cielo.

- Antonio, smettila. - Borbottò.

Ele gli fece la linguaccia, facendolo sbuffare e sedersi al fianco del suo migliore amico.

- Ma da dove sei uscito? dall'uovo di pasqua? - Sibilò mettendosi le mani sui fianchi larghi.

- Sono uscito dalla pancia di mia madre. Sorpresa! I bambini non nascono sotto le piante dei carciofi! - Sibilò sarcastico.

- Stronzo! - Disse Eleonora.

- Dalla nascita, tesoro. - Ribatte' lui fiero.

- CHE SUCCEDE QUI? - Urlò una voce maschile alle loro spalle.

Eccolo, un altro stronzo de nascita.

Ignazio De Lorenzi, il professore di inglese e francese, un pedofilo di prima categoria, un malato pervertito che seguiva le povere ed ingenue studentesse con lo sguardo, svestendole con gli occhi.

Chiamato comunemente " Lo stronzo pedofilo fascista. " 

- Esposito, Riccione, incominciamo bene eh? - Disse con una smorfia, per poi guardare nella scollatura di Ele che gli fece un bel gesto col dito medio.

- Io ti metto una nota. Maleducata. - Sbottò il professore.

- Tiritittitì. - Disse ridacchiando Eleonora che si diresse al suo banco.

Il professore si diresse alla cattedra, si sedette e fece l'appello.

Poi cominciò a parlare, con il suo alito cattivo che allontanava i ragazzi in fondo alla classe.

- Allora, ragazzi. Cosa avete fatto durante l'estate? - Domandò sorridendo e mostrando i suoi denti giallo canarino.

Ele Abbassò gli occhi, sentendo il battito rinvigorito del suo cuore diminuire gradualmente.

Suo padre era stato arrestato a Luglio, e non lo vedeva d'allora.

Sua zia era morta di tumore e suo zio aveva scoperto di averne un altro.

Sua madre faceva di tutti per mandare avanti la famiglia, riuscendoci con successo.

Sua sorella si era sposata e se n'era andata con quell'idiota del marito.

- Esposito, mi ascolti o no? - Disse De Lorenzo infastidito.

- L'ho mai ascoltata? - Disse sarcastica la ragazza.

- No. - Disse retorico l'uomo.

- Ecco. - Sibilò la ragazza.

Le lezioni passarono tutte allo stesso modo.

Tediose, noiose, chiassose.

Antonio aveva già rotto la cattedra e due banchi, buttando dalla finestra pure il registro.

All'ultima ora, Ele andò sulla terrazza della scuola, scavalcando la finestra della sua classe per poi mettere una sedia al centro, accendersi una sigaretta e mettersi a prendere il sole.

Se ne stava lì, col volto rilassato e gli occhi chiusi fin quando un urlo nel suo orecchio la fece cadere dalla sedia e urlare i cinque comandamenti all'incontrario.

Antonio rise perfidamente, tenendosi la pancia per i singulti violenti.

- Brutto zingaro che non sei altro! MA IO TI AMMAZZO!! - Strillò lei rincorrendolo per tutto il terrazzo.

Il preside, che passava dal terzo piano per caso, si fermò di scatto con gli occhi sbarrati.

Infatti, quello che loro chiamavano terrazzo, non era altri che un piccolo spazio che sostava sotto l'insegna della scuola.

- ESPOSITO, RICCIARDIII. - Ululò l'uomo togliendosi il cappello e mettendosi le mani nei capelli.

- Brutto stronzo ! - Strillò nuovamente Eleonora, ignorando volutamente l'uomo.

- Andiamo, Casper, perchè te la prendi? - Ridacchiò Antonio cercando di sfuggirle.

Il preside, stanco di esser ignorato, cercò di scavalcare la finestra, rimanendone solamente impigliato e penzolante.

Stava solamente un metro sotto lui eppure strillava come un pazzo in procinto di scappar dal manicomio.

L'anno era iniziato nel meglio dei modi.

Con una bella sospensione con l'obbligo di frequenza.

 

Angolo Autrice:

 rainacullen: Prima d'iniziare vorrei ringraziarti per i complimenti a fondo recensione. Non c'è niente da capire, questo è il punto. La mia storia parla solamente di questa scuola di una periferia di Napoli. Lì ci sono due ragazzi che hanno un rapporto particolare. Hanno lo stesso carattere in comune e forse lo stesso passato. Non ho voluto mettere il nome della scuola poichè non volevo far cattiva pubblicità ad essa, visto che io la frequento. Ma ogni cosa che scrivo è davvero successa :-) Spero che in questo capitolo tu abbia capito qualcosa e grazie per aver recensito anche l'altra mia storia. Sei un tesoro. Spero continuerai a seguirmi. Alla prossima, baci.

 machi: Ciao! innanzitutto grazie per la recensione, ecco, ho postato il primo capitolo, spero che ti piaccia. Passerò con piacere da te e commenterò la storia ( il più presto possibile, abbi pazienza. ) Spero continuerai a seguirmi, alla prossima, baci.

 clakki94: Compaesana!! Sì, conosco le situazione di alcune scuole di Napoli. Per fortuna non sono tutte uguali, anzi, ci sono alcune severissime che non ti fanno nemmeno fiatare. Ma nella mia scuola non è così, come vedi da com'è stato riportato. Spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continui a seguirmi. ( ps. di che parte di Napoli sei? ) Alla prossima, baci!





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Capitolo 3
*** Capitolo 2 : Una punizione coi fiocchi ***


Eleonora guardò con disgusto il suo bagno PREFERITO sporco di una sostanza indentificabile.

- Cosa diavolo? - Sibilò sdegnata da così poca pulizia.

. GIUSEPPINA!! - Ululò facendo alzare gli occhi al cielo alla bidella, che si chiuse nello sgabuzzino dei dolciumi che vendeva illegalmente agli studenti.

- Maledetta! prendi uno straccio e della varrecchina, che qui c'è una puzza incredibile!! - Strillò come una psicopatica Ele, attirando l'attenzione degli studenti, che la guardarono con tanto d'occhi.

- Giuro che con quella mazza di ferro te la butto dritta in fronte!! esci di lì! - Sbraitò nuovamente.

Ma Giuseppina la mandò a quel paese, chiudendo nuovamente la porta, con doppia serratura.

- Cosa succede qui? Esposito, è appena finita la sospensione e vuole già riceverne un altra? - Sbottò Fina con tono acido.

Brutta vacca, pensò Eleonora con un cipiglio tipico di sua madre.

- Senta, sospensione o no quel cesso fa' schifo!! Giuseppina la pagano per pulirlo, ma lei vuole solamente fare i cazzi suoi e scroccare le sigarette quando gli fa comodo!! - Sbraitò con un diavolo per capello.

Dovete sapere che Eleonora, nel bagno che tanto adorava e che pretendeva fosse pulito ogni mattina, vi ci faceva le canne.

Quelle che ti lasciano sballati mezza giornata.

- Senta, Esposito, si rilassi e non urli, non sta a casa sua ! - Disse Fina con una vena pulsante sul collo.

- No, senti tu, vacca che non sei altro! - Strillò la ragazza.

Annamaria Fina arrossì per la rabbia e per poco non ruggì come un animale feroce.

- Ma come si permette! guarda che io le metto un altra sospensione!! - Urlò attirando l'attenzione della 4 ° A che subito si catapultò nei corridoi a vedere cosa succedeva.

- Sospenda sto cazzo, brutta vacca che non sei altro! - Disse Eleonora in procinto di buttarsi sulla vicepreside e sbranarla, volendo far rimanere solamente brandelli di lei.

- ACCOMPAGNAMENTO! - Strillò trionfante la racchia.

- Ma accompagni sta.. - Disse Eleonora scura in volto, venendo subito interrotta da Antonio, che la prese per i fianchi e la sbatte' nei bagni femminili, facendo sbraitar ancor di più la vicepreside che prese a pugni e calci la porta chiusa a chiave.

- Vuoi esser sospesa un altra volta? - Sibilò con voce roca.

- Fatti gli affari tuoi, zingaro! - Disse Eleonora cercando di calmarsi.

Si aggiustò i capelli arruffati e i vestiti stropicciati dalla presa di Antonio.

- Senti maledetta palla di lardo, calmati se non vuoi che ti venga un infarto! - Sbraitò spazientito il ragazzo.

Eleonora assunse varie sfumature di viola, rosso per poi arrivare un bianco cenereo.

- Co-m-e  m-i  h-a-i  -c-h-i-a-m-a-t-a? - Sillabò la ragazza in un sol fiato.

Antonio indietreggiò lentamente, aprì la porta con una mano, poi scappò a gambe levate.

- BRUTTO ZINGARO, STRONZO, IDIOTA SENZA TATTO CHE NON SEI ALTRO!! GIURO CHE SEI MORTO!! - Strillò Eleonora inseguendolo per tutti i quattro piani dell'istituto.

Quando Antonio finalmente si fermò, Eleonora prese una sedia e gliela lanciò contro, ottenendo solamente il risultato di farle fare un volo incredibile dalla finestra.

Proprio ai piedi del preside.

Dopo una settimana di sospensione.

- ESPOSITO!! RICCIONE!! - Urlò il preside con uno strano tic all'occhio sinistro.

- Non siamo stati noi! - Dissero in coro.

- Nel mio ufficio! subito! - Strillò come una checca isterica.

Dopo dieci minuti si ritrovarono seduti nell'ufficio del preside con i rispettivi genitori al fianco.

Antonia Esposito e Lorena Riccione.

Dopo tutte le volte che si erano ritrovate esasperate in quell'ufficio potevano considerarsi amiche.

- Poteva farsi male qualcuno, voi lo sapete vero? - Disse serio l'uomo.

Le due donne annuirono all'unisono, oramai asfissiate dai propri figli e da quei richiami.

- Quindi metterò i due in punizione. Ogni giorno, invece di andare a casa resteranno qui a pulire la scuola insieme agli bidelli. Forse così, impareranno a civilizzarsi e a sopportarsi a vicenda. - Disse serio.

I due ragazzi si guardarono.

Le loro espressioni cambiarono improvvisamente, proprio come i colori della loro carnagione.

Impallidirono entrambi, diventando così pallidi da far preoccupare le loro madri, ma non il preside che sperava in una loro morte precoce.

- CHE COSA? - Urlarono in unisono.

Quella maledetta punizione era una stronzata di propozioni cosmiche.

 

Angolo Autrice:

Rieccomi tornata, ho aggiornato un pò tardi, ma la scuola mi tormenta ( non in senso negativo, odio i miei compagni di scuola in modo inimmaginabile e i miei professori in modo stratosferico.. ) 

Il capitolo è un pò corto, ma c'è un to be continued...

clakki94: hahaha si, secondo me sono un pò tutti uguali.... naturalmente se io fossi stata al posto di Eleonora avrei mandato a quel paese il preside. Io sono di Melito, non credo che tu conosca. Beh si, la mia scuola è così davvero. Per quanto odio i suoi componenti mi sbellico dalle risate ogni volta che vedo una scena del genere. No, non sta vicino alle vele la scuola di cui parlo.. che poi è la mia di scuola, ma non è proprio quella :-) Sì, hai ragione, quasi tutti i ragazzi di Scampia vorrebbero una vita normale, ma molte volte non è possibile. Spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi.

Vorrei ringraziare a chi ha messo la mia storia nelle seguite nelle preferite e nelle ricordate.. siete dolcissime. Grazie.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 : Cammino col Padre Eterno ***


Antonio strinse convulsamente tra le dita la croce che portava sempre al collo.

Nell'altra mano, una pistola brillava minacciosa.

I suoi occhi erano combattuti, confusi ma infinitamente decisi.

Era difficile, molto difficile fare una scelta del genere.

Ma doveva, era suo dovere portare i soldi a casa.

Dar da mangiare ai suoi fratelli, a sua madre...

Era lui oramai il capo famiglia, e da tale doveva mettere il pane in tavola.

Alcune goccioline di sudore accarezzarono il cranio del ragazzo, che per poco non scoppiò a piangere.

Aveva così paura, da poter vomitare da un momento all'altro.

Ma era così la vita, non solo la sua di vita, ma quella dei ragazzi di periferia.

Non c'era lavoro per loro, no.

Antonio strinse la pistola nella mano, avendo paura che con il sudore essa scivolasse e non voleva produrre nessun rumore involontario.

- Papà stammi vicino. - Sussurrò con voce incrinata.

Quelli del nord, che tanto criticavano, che tanto sorridevano della loro miseria, non sapevano ciò che passavano dei ragazzini sedicenni.

Ragazzini con problemi più grandi di loro.

Chi aveva il padre in galera, chi aveva il padre che non lavorava e faceva di tutto per aiutarlo e chi come Antonio che il padre c'è l'aveva al camposanto.

Pregavano ogni giorno, per una protezione che credevano che a loro spettava.

Ma molti di loro non c'è la facevano.

Morivano prima di compiere diciassette anni.

Ragazzini, bambini urlavano le madri ai piedi della loro tomba.

Ed il mondo si squarciava.

Il cielo si apriva.

L'inferno si spalancava.

Ma nessuno faceva nulla per impedire tutto questo.

I politici del cazzo se ne fregavano di tutto e tutti, a loro importava solamente fottere soldi a gente che ne aveva bisogno, a gente che ne viveva.

Una rapina, comunque non era per niente facile da attuare.

Specie se ad attuarla erano tre ragazzi di diciassette anni ciascuno.

L'uomo che li pagava aveva chiesto espressamente due Jeep Patriot.

Dovete sapere che i mostri d'auto che i ragazzini ammiravano in televisione, a Napoli se ne vedevano tutti i giorni.

O in mano ai Boss, o in mano ad uomini onesti che lavoravano sodo, ma che in quartieri malfamati non ne mettevano nemmeno piede.

Due categorie.

Ma se la seconda non metteva piede in quartieri malfamati, a chi dovevano rubare questa cazzo di auto?

A qualcuno che non era di zona.

Qualcuno che comunque faceva parte di un clan.

Clan mafioso, intendiamoci.

Qualcuno che indossava pistola o coltello, ma che se aveva un giravite nella macchina te lo infilzava nel cervello senza preamboli.

Un malavitoso, insomma.

Ed ora, Antonio si trovava vicino ad un auto che era molto più alta di lui, un auto che forse gli sarebbe costata la vita.

La prima auto l'avevano già presa, in un noto quartiere del Vomero.

Non era stato difficile, tranne per l'antifurto, che era stato facilmente tolto.

Ma quel quartiere non era il Vomero.

Era la Sanità.

E tutti sapevano che Scampia e Sanità non andavano per niente d'accordo.

E loro tre sapevano che i ragazzi del rione non scherzavano per niente su quei furti.

Vincenzo, un vecchio amico di Antonio, alzò le dita contando lentamente.

Volendo dare il via al colpo.

Perchè se quel colpo riusciva, se quelle macchine arrivavano a destinazione, ottocento euro entrava nelle tasche dei tre.

E loro con ottocento euro campavano per ben due mesi.

Antonio pregò per un ultima volta a Gesù Cristo, per poi avanzare al tre verso l'auto.

Vincenzo ruppe con un piede di porco il finestrino, facendo scattare l'allarme.

Il Rione era silenzioso, non una mosca volava tra quelle stradine isolate.

E quella sirena suonò malefica nelle case spente e dormienti della Sanità.

I tre aprirono velocemente gli sportelli, con una pinza tagliarono l'antifurto, con un metodo specifico * misero in moto e partirono a tutta forza.

Quando arrivarono verso Secondigliano, Antonio urlò.

Urlò con la testa fuori dal finestrino, sentendo il cuore battere all'impazzata.

Sentendo il cervello scoppiare fuori dal petto.

Ed anche quella volta, il Padre Eterno aveva camminato al suo fianco.

 

 

 

Angolo Autrice:

Allora questo capitolo spiega un pò la vita di Antonio. Conosco i meccanismi e tutti i Rioni ma non ho mai rubato una macchina quindi non so come cazzo si mette in moto senza chiave XD Spero non mi criticherete, ma è questa la vita tra le strade di Napoli e se volete seguire la mia storia, dovrete accettarlo. Nel prossimo capitolo racconterò della punizione, quindi ci saranno due risate, almeno XD

Moon Hunter: hahahaha, hai visto? XDXD Sono contenta che anche te sia di Napoli, compaesana XD Beh, il mio Antonio fa il record in tutto XDXD Spero che questo capitolo t sia piaciuto. Alla prossima, baci.

valli: Sono contenta che la mia storia ti piaccia, anzi, contentissima XD HAHAHA, Io ancora devo farlo, ma giuro che lo farò, desidero troppo farlo XD Beh ho aggiornato ma le scene " divertenti " verranno nel prossimo capitolo. Comunque io ci sto in una scuola del genere, non è sempre un divertimento. XD Spero che questo capitolo ti piaccia, alla prossima, baci.

clakki94: Tesoro, credo che il tuo pc si sia mangiato alcune parole, perchè la recensione non si capisce molto XD Hahahah, ma vabbè io c'è l'ho una Giuseppina ed è troppo forte XDXD Sisisi, più che mi segue la mia m ten sott' o paccr, come hai detto tu XDXD Comunque rispondo meglio al prossimo capitolo. Alla prossima, baci.





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Capitolo 5
*** Capitolo 4 : Baci e carrelli volanti. ***


Eleonora guardò con disprezzo le sue nocche oramai violacee.

I suoi occhi color ambra erano intrisi di uno strano sentimento, quasi illegibile.

Un uccellino alquanto curioso le aveva sussurrato all'orecchio una notizia alquanto interessante.

Con passo sinuoso uscì dal bagno nel quale si era rifugiata, per poi camminare nei corridoi della sua scuola.

Arrivò all'entrata della classe e vi entrò indifferente, senza lasciar trasparire nessun emozione sulla maschera che si era attaccata al suo viso da bambola.

Con gli occhi cercò quelli di Antonio, che ricambiarono il suo sguardo con un sussulto di sorpresa.

Ele distolse lo sguardo, avvicinandosi a Daniele che la fece accomodare sulle sue gambe con un espressione preoccupata.

- Cos'è successo? - Chiese ansioso il suo migliore amico.

Eleonora non rispose, ma con mani tremanti si accese una sigaretta, ignorando il professore ch'era arrossito dalla rabbia.

Guardava con occhi persi nel vuoto fuori dalla finestra, osservando la pioggia cadere lenta e decisa dal cielo annuvolato.

Antonio le aveva mentito.

E lei non accettava assolutamente le bugie dette con faccia angelica e occhi sinceri.

Suo padre le aveva mentito quando una notte di Dicembre le aveva detto che andava a comprare le sigarette, quando invece se n'era stato in piazza a vendere droga.

Sua madre le aveva mentito quando quella stessa notte le aveva detto che suo padre se n'era andato per una chiamata importante di lavoro, quando invece era stato arrestato.

Sua sorella le aveva mentito quando un giorno le aveva detto di andare a scuola, quando invece se n'era andata con il ragazzo, perchè era incinta.

Era stanca di bugie e sempre solo bugie.

Ma questa volta avrebbe fatto finta di niente, avrebbe visto cosa diavolo avrebbe voluto fare quel coglione.

N'era proprio curiosa.

Quando le lezioni finirono, invece di prendere il volo per uscire finalmente, Eleonora andò nel bagno di Giuseppina a prendere il necessario per pulire quel cesso di scuola.

- Mi dici che ti prende? - Sibilò una voce roca alle spalle della ragazza.

Eleonora inclinò docilmente il capo, per poi girarsi lentamente.

Guardò i lineamenti perfetti di Antonio, sentendo l'eccitazione insieme all'odio salire sempre di più.

Si avvicinò al ragazzo, per poi fermarsi a pochi centimetri da lui.

Le sue labbra sfiorarono quelle del ragazzo, in una dolce carezza che fece rabbrividire Antonio, che preso dalla frenesia la prese per i fianchi, per poi sbatterla al muro del bagno.

I loro respiri si fusero in un unico sospiro che allungò un attimo di vita.

Le mani di Ele andarono ad intrecciarsi nei capelli neri come l'onice di Ntò, mentre il ragazzo spinse il bacino verso quello della ragazza, che seguì i suoi movimenti.

Le loro lingue iniziarono una dolce ed eccitante danza, che portò ai due una passione che fece venire ad entrambi la pelle d'oca.

Era qualcosa che portò entrambi al culmine del piacere.

Senza sesso.

Solamente carne e carne.

Solamente un tocco.

Solamente un bacio.

Antonio sbottonò velocemente i pantaloni della ragazza, accarezzando con i polpastrelli le sue mutandine di cotone bianco.

Ne immerse le mani, facendo incendiare lo sguardo di Eleonora.

Un gemito sfuggì soffice dalle labbra carnose di lei, che le morse a sangue.

Stava per accarezzarla ancor più a fondo quando Ele si spostò di scatto.

Ansimante.

Ferita.

- Io non sono una delle tante puttane che ti scopi. - Sibilò con i pugni serrati.

Antonio strinse i denti, sentendo il cuore accellerare notevolmente.

Come se non lo sapesse che lei fosse diversa.

- Ah, no? - Disse beffardo, rispondendo il contrario di ciò che pensava.

Eleonora cercò di colpirlo, con violenza, con odio.

Ma fu prontamente bloccata, girata e sbattuta nuovamente al muro.

- Non provarci. - Sibilò con tono aspro.

Eleonora rise con amarezza.

- Tremo. - Disse sarcastica.

- Comincia a tremare, allora. - Disse Antonio lasciandola andare.

Si mise velocemente i guanti, per poi prendere lo scopettone e il secchio, avviandosi verso le classi.

Dire ch'erano sporche era una bestemmia abbastanza pesante.

I bagni pubblici erano sicuramente più puliti.

- Ma che ci stanno a fare Giuseppina e Co? - Sibilò Eleonora facendo ridacchiare Antonio.

- Maledetta donna, giuro che appena la vedo la faccio schiattare dalla paura. - Ridacchiò la mora.

Antonio ghignò, mentre una lampadina s'illuminò nel suo capo abbastanza bucato.

Dovete sapere, che Giuseppina per pulire ipoteticamente la scuola, usa un carrello.

Avete mai visto quei carrelli intrisi di detersivi e incorporati di secchio dell'immondizia nei film?

Esatto, è uguale.

Antonio, essendo un gran figlio di mignotta, ebbe un idea da morire all'istante.

Eleonora lo vide dirigersi verso il carrello, buttare l'immondizia dalla finestra e sistemarsi bene al centro.

- Spingi! - Urlò nella sua direzione.

Ele sgranò gli occhi, per poi scoppiare a ridere come una psicopatica in procinto d'ammazzare.

Antonio la incitò, e lei allora si avvicinò al ragazzo, per poi spingerlo verso il corridoio opposto.

Il ragazzo cominciò a " volare " per tutto il corridoio, gridando come un pazzo.

Beh dire ch'era un troglodita di prima categoria era davvero poco.

Antonio Riccione era un vero idiota e si sa' che gli idioti non vengono mai ad assolo.

 

 

 

Angolo Autrice:

Nessun senso ha questo capitolo, ma mi sono divertita a scriverlo, anche perchè quest'episodio è successo questo pomeriggio.. Acqua in bocca, io non vi ho detto nulla XD

Valli: Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto lo stesso!! Comunque la mia scuola non è simile... quella che sto descrivendo è la mia scuola T.T Comunque io non ho mai fatto distinzioni tra Nord e Sud. Mai. Siamo tutti Italiani, e non dovrebbero esserci ne Terroni e ne Polentoni. Te lo dirò, odio tutte e due. Ma è la verità. Il Nord odia il Sud e il Sud comincia ad odiare il Nord. A me non è che frega molto, ma essere etichettata Terrona non è bello, anche se ne sono FIERA. Lo so che questo centra come i cavoli a merenda, ma sono sicura che non arriveremo mai a nulla. Se la gente e ignorante come i politici che si fanno i cazzi loro noi resteremo sempre nelle stesse condizioni. Dicendo questo, spero che il capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci.

Moon Hunter: Ciao!! beh, molti ma non tutti, per fortuna :-) Spero che questo sia allegro e che ti piaccia. ( nd.me : Nemmeno io so distinguerle ma ho visto su Internet U.U ) Alla prossima, baci.





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Capitolo 6
*** Capitolo 5 : Patto col diavolo ***


Quando Giovanni Russo, il preside della famosa scuola la quale Antonio Riccione ed Eleonora Esposito frequentavano, entrò, scoppiò in un pianto disperato.

Annamaria Fina, lo consolò con la sua spalla carnosa, passando di tanto in tanto fazzoletti di pizzo.

Dovete sapere che Giovanni Russo è stato il preside migliore della scuola Commerciale di Scampia.

Diligente, buono e sempre sorridente, niente e nessuno aveva mai turbato la sua serenità.

Niente e nessuno.

Ma nello stesso momento in cui aveva accettato Riccione ed Esposito, la sua tranquillità era andata a farsi benedire.

Più volte aveva avuto un crollo nervoso, e più volte aveva rischiato di strozzare i suoi studenti prediletti.

Beh, naturalmente se voi aveste frequentato la stessa scuola dei due, lo stesso anno e la stessa classe, avreste fatto lo stesso.

Già dal primo anno, i due non sono andati mai andati d'accordo.

Antonio, che aveva già quindici anni, appena aveva avvistato Eleonora, ai tempi una tredicenne timida e impacciata, l'aveva presa per il culo.

E da lì a finire con cazzotti e calci era stato facile...

Molto facile.

Eleonora all'inizio l'aveva ignorato con pazienza, molta pazienza.

Ma come ogni donna che si rispetti, quando si fa riferimento al suo aspetto fisico, non proprio in forma, la rabbia aveva preso il sopravvento.

Il ragazzo si trovava nella sua classe, seduto al fianco della professoressa, visto che non aveva un cazzo da fare aveva deciso di rompere le palle a quella povera anima pia, che per la prima volta in vita sua aveva preso un quaderno tra le mani.

Comunque, chiamandola " Palla di lardo " aveva scatenato la furia della mora, che prendendo un banco l'aveva spedito dritto su Antonio che si ritrovò all'ospedale con due punti sulla testa.

Ma quella lezione non l'era bastata, no.

Quando aveva rifatto ritorno dall'ospedale, più pimpante che mai, dov'era ritornato secondo voi?

Ma naturalmente nella 1 ° A.

Quella volta non parlò, ma cominciò ad infastidire Eleonora lanciandole delle palline di carta.

Ora voi che avreste fatto?

Avreste richiamato la gentile Professoressa che vi avrebbe naturalmente aiutato, giusto?

Ma Ele, aveva centrato anche quella Zoccola di professoressa, che secondo suo modesto parere era solamente una pedofila con dubbi gusti sul sesso opposto.

Quindi aveva deciso di farsi giustizia da sola.

Nuovamente.

Aveva preso un foglio di quaderno, con un accendino l'aveva fatto prendere fuoco e l'aveva messo nel giubbotto del troglodita.

Risultato?

Sospensione.

E negli anni nessuno dei due si calmò.

Anzi.

Il caro preside, aveva visto di tutto.

Dal bagno sradicato dal cesso e messo in una classe con una bella scritta che citava " Se io sono una palla di lardo tu sei un cesso pieno di m**** ", da zaini messi nell'immondizia e questa stessa immondizia buttarla dalla finestra per poi scenderla e metterla in un cassonetto, oppure quella volta che Eleonora aveva portato un lettino per prendere il sole e Antonio l'ombrellone per poi litigare per chi doveva sdraiarsi e prendere il sole.

Oppure quando i due avevano aperto la valvola d'acqua che c'era nell'asilo affianco la scuola ed avevano allagato il quarto piano, in una lotta all'ultimo sangue.

N'erano usciti con due occhi neri a testa.

Beh, potrei restare qui ad elencarvi le imprese dei due idioti, ma ahimè, sono troppo lunghe anche solo da poter pensare.

Comunque, il preside era decisamente stanco.

Per colpa dei due, dieci professori in quei quattro anni avevano preso la pensione anche a quarant'anni, altri due erano morti d'infarto e altri quattro avevano lasciato definitivamente la carriera.

Cosa poteva fare, cosa?

Con un cenno, il vecchio preside chiamò Giuseppina a rapporto, e con un sorriso diabolico la fece accomodare nel suo studio.

- Allora, dimmi un pò ciò che fanno quei due quando non litigano... - Disse con occhi scintillanti.

Giuseppina incrociò le braccia, sbuffando.

- Secondo me, quei due si sposano. - Disse ovvia la donna.

Il preside ebbe un forte conato di vomito, ma si trattenne.

- Quindi? sono innamorati? - Domandò burbero l'uomo.

- Esatto. Quando non si odiano si amano. Come Romea e Giulietto.. - Disse sognante la donna.

- Ehm... Signora, sono Romeo e Giulietta... e poi erano le famiglie ad odiarsi. I ragazzi si amavano solamente. - Disse afflitto l'uomo.

- Ed io che ho detto? Romea e Giulietto. - Ripete' la donna.

- Dobbiamo trovar un modo per non farli litigare più... - Disse il vecchio accarezzandosi la barba.

Ma come?

- So' giovani, lasciateli fare... - Disse la donna.

LASCIARLI FARE???

Era come mettere l'anima in mano al Diavolo...

Eri fottuto ancor prima di pensarci.

- No. Sono quattro anni che aspetto, e ora che quei due maledetti si diano una calmata. E se lei mi darà una mano, le faccio vendere le sigarette in sordina. - Disse l'uomo annuendo.

Giuseppina ghignò, per poi stringere  le mani all'uomo.

E da allora, la cara bidella, facendo un accordo con il preside, mise a vendersi le sigarette in sordina, facendo più soldi di quanto pensasse.

Maledetta, aveva venduto l'anima al Diavolo.

Che in questo caso era sotto spoglie di un dolce vecchietto con aria assassina.



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Capitolo 7
*** Capitolo 6 : Nuovi arrivi ***


Quando Eleonora varcò la soglia della scuola, l'intero istituto si zittì.

La sua espressione non lasciava presagire nulla di buono, a chi, stupidamente, la guardava di striscio.

Tutti conoscevano quell'espressione, persino il preside, che quando la vide si tolse il cappellino e s'infilò le mani nei capelli abbastanza radi.

Conoscete quel detto : Toccatemi tutto ma non la mia famiglia?

A Napoli quel detto regnava.

Anche un malavitoso lo pronunciava con orgoglio.

Un punto debole per tutti, certo, ma Eleonora prediligeva quel detto più di qualsiasi altra cosa.

Anche più di se stessa.

Ma si sa', gli stupidi sono stupidi e i pesci sono pesci.

Ed Antonio Riccione era un troglodite di prima categoria e purtroppo questo non poteva esser cambiato.

Eleonora entrò nella sua classe con un incarnato pallido e occhi spenti.

Ma per quanto Antonio fosse un idiota capì subito ciò che stava per succedere.

Così, con calma, senza dare nell'occhio, rovesciò un banco e vi ci nascose dietro, formando una piccola trincea.

Eleonora, così calma d'apparir surreale, diede un calcio al banco, facendolo cozzar sul capo di Antonio che bestemmiò.

- Brutto figlio di puttana!! - Strillò facendo sobbalzare Giuseppina.

La donna si guardò attorno e poi entrò velocemente nello sgabuzzino dove vendeva dolci e sigarette illegalmente e si chiuse dentro.

Prese la cornetta del telefono nuovo e chiamò il piano superiore dell'istituto, precisamente nell'ufficio del preside.

- Stanno a' litiga' - Disse sottovoce.

- Arrivano. - Disse il preside ridacchiando e staccando la chiamata.

Nello stesso momento in cui due uomini apparvero sull'uscio della 4°A, Eleonora buttò una sedia contro la trincea di Antonio, facendolo dire i dieci comandamenti all'incontrario.

- Stronza!! - Disse Antonio.

- Vaffanculo, brutto idiota! - Strillò Ele afferrando un banco, ma fu bloccata da due braccia forti.

Si girò, pronta ad accoppare colui che aveva osato bloccarla, ma restò senza fiato dinnanzi a due occhi neri come l'onice.

- Qualcuno potrebbe farsi del male, non crede? - Disse con un mezzo sorriso l'uomo.

Eleonora lo osservò per bene, restando per un attimo senza fiato.

Aveva corti capelli neri, portati sbarazzini per la sua età, aveva grandi occhi come l'ebano, la carnagione era chiara e la giacca che indossava evidenziava quel fisico atletico.

Poteva aver si e no trentanove anni.

Eleonora inghiottì a vuoto, facendo un piccolo saltello all'indietro.

Antonio, ancora nascosto dietro il banco, guardò la scena con una rabbia crescente.

Si alzò di scatto, mostrandosi in tutta la sua lunghezza.

- Problemi? - Sibilò con tono acido.

L'uomo ricambiò lo sguardo con una certa ironia.

- Il problema siete voi. Così mi hanno detto, almeno. - Disse con un ghigno dipinto sulle labbra.

- Questo cosa vuol dire? - Disse Antonio mettendosi dinnanzi ad Eleonora, nascondendola alla vista dell'uomo che scosse il capo, sempre sorridendo con ironia.

- Siamo i vostri insegnati di sostegno. - Disse con aria ovvia.

- Sostegno? - Strillò Eleonora indignata.

- Esatto. Io sarò il tuo insegnante privato, e lui sarà l'insegnante privato di Antonio. - Disse con occhi impassibili.

- Questo sarà da vedere. - Disse Antonio alzando orgogliosamente il mento.

Le ragazze della classe sospirarono, guardando con occhi eccitati la postura mafiosa di Antonio che guardava minaccioso il ragazzo.

- Io sono Claudio Impero e lui è Alessandro Di Matteo. - Disse Claudio guardando interessato il ragazzo.

- Cazzo ti guardi? Non sono un animale da baraccone, coglione. - Sibilò Antonio infastidito.

- Modera i termini. Tutto ciò è essenziale per la tranquillità della classe e l'intera scuola. - Sbottò Alessandro.

- Non provarci. - Disse Eleonora.

Con passo cadenzato affiancò Antonio che incrociò le braccia al petto, mentre lei mise con forza i pugni sui fianchi tondi.

- Non siamo stupidi, non abbiamo bisogno di nessun sostegno. - Disse Eleonora con un sopracciglio alzato.

Claudio l'osservò per bene, sentendo la libidine salire alla vista delle sue curve pronunciate.

- Questa questione la risolverete col preside stesso, ora aggiustate il caos che avete creato e sedetevi, seguendo diligilmente la lezione. - Disse Alessandro.

Ele e Ntò si guadarono negli occhi, per poi scoppiare a ridere senza ritegno.

Si poggiarono uno contro l'altro, tenendosi la pancia per l'ilarità.

Claudio ghignò, prese Eleonora per i fianchi e la portò fuori dalla classe ignorando le sue grida.

Antonio stava per seguirli quando fu bloccato da una mano che sembrava d'acciaio.

- Non credo che tu voglia esser sospeso. - Disse con voce gelida.

- Sospendi sto cazzo. - Sibilò Antonio fronteggiandolo.

- Non ti conviene metterti contro di me, Riccione. Posso renderti la vita un inferno. Nel vero senso della parola. - Disse serio l'uomo.

Sicuramente aveva la stessa età dell'altro, sui trentanove, quarant'anni.

Non era più alto d'Antonio, anzi, il ragazzo lo superava di gran lunga.

Aveva capelli castano chiaro e iridi dello stesso lampante colore.

Era robusto, sicuramente nel tempo libero faceva palestra, e forse proprio per la statura era stato assunto dal preside.

Antonio guardò la porta dov'era sparita Eleonora, per poi fulminare nuovamente l'uomo.

- Se la sfiora con un solo dito, siete morti. Entrambi. Nel vero senso della parola. - Disse Antonio con occhi assottigliati.

***

Eleonora guardò imbronciata l'uomo accendersi una sigaretta vicino alla finestra, e lo stesso fece lei.

- Mi ha fatto male. - Sibilò massaggiandosi un fianco con la mano sinistra.

- Non era mia intenzione. - Rispose gentilmente l'uomo.

- Non mi piace essere trattata a testa di cazzo. - Disse Eleonora con acredine nella voce.

- Mi dispiace. - Disse sincero il ragazzo sorridendole.

- Ti scuso solamente perchè sei carino. - Borbottò Ele aspirando la sigaretta con nervosismo.

- Ah, ti ringrazio. - Disse con un ghigno Claudio.

- Prego. - Cincischiò la ragazza.

- Anche tu non sei male, bambolina. - Le sussurrò in un orecchio.

Ele rabbrividì, e nello stesso momento in cui Antonio uscì fuori dalla classe, Claudio si allontanò.

Il ragazzo spostava lo sguardo da lui a lei, con una strana espressione dipinta sul volto.

Quella era guerra.

Guerra tra chi doveva regnare e chi doveva prendersi lei.

Una vera e propria battaglia per il posto da Re.

 

 

 

Angolo Autrice:

Rieccomi!!! comunque, ci sono nuove comparse. Nella mia scuola c'è un Claudio.. è un supplente però... Dio... e com'è U.U

Clakki94: Perdono concesso U.U Non preoccuparti, come hai detto tu, l'importante e che ora tu sia qui a recensire U.U Beh, ma Ele e Antonio sono in continuo conflitto, quindi il primo bacio doveva esser simile ad una guerra, no? Beh Giuseppina è un mito sempre è comunque XDXD Il preside e un fottuto bastardo XDXD Lo odio U.U Beh... lo vedrai se seguirai la storia, anche per il chi ha mentito ad Ele, lo saprai e lo capirai nei prossimi capitoli. Non preoccuparti, tesoro. Aspetto con ansia i tuoi capitoli. Alla prossima, almeno spero!! Baci!



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Capitolo 8
*** Capitolo 7 : Abbracci falsi ***


Claudio Impero aveva imparato col tempo a trattare con ragazzini reticenti.

Aveva un ottimo rapporto con loro, e in poco tempo diventava l'uomo a cui confidare i segreti più oscuri.

Ma c'era un intoppo nella sua carriera scolastica.

Claudio Impero non aveva mai avuto a che fare con ragazzine scalcianti, ribelli ed incredibilmente carine.

Se Eleonora poteva essere considerata carina.

C'era una cosa però che gli piaceva di quella scuola, se qualcuno voleva nascondere qualcosa, ci riusciva senza problemi.

Se qualcuno voleva scoparsi qualcuno, poteva farlo senza problemi.

Era la sede delle troie.

Santarelline...

Loro facevano tanto le santarelline, poi erano le prime a far un pompino chiuse in un cubicolo.

Claudio lo sapeva.

Lo vedeva, lo sentiva.

Convinte che in quel che facevano ci fosse amore.

Ma loro non sapevano nemmeno cosa fosse l'amore.

L'amore...

Non sapevano cosa fosse perchè non esiste.

L'amore è solo una mera illusione che ci porta tutti alla pazzia.

Lo cerchiamo ma mai lo troviamo.

Ci accontentiamo, dicendo di amare la persona che troviamo, che mettiamo al nostro fianco per paura di restare soli.

Ecco cos'era l'amore.

Claudio lo sapeva.

Cazzo, se lo sapeva.

Quel giorno si trovava al fianco di Eleonora, che si era chiusa nel bagno per il suo spinello quotidiano.

- Ti muovi? - Sbuffò per l'ennesima volta.

La sentì ridere dall'altro capo della porta e si ritrovò a ridacchiare anche lui.

Se ne stava nel bagno femminile e ad ogni entrata si beccava un occhiataccia oppure uno scintillio di sorrisi e battiti di ciglia.

Ele lo aveva quasi pregato e lui aveva deciso di accontentarla, più che altro per ricevere qualcosa in cambio quando lo avesse chiesto.

Quando la mora uscì in una nuvoletta tossica, Claudio si ritrovò a sorridere come un ebete.

E dovette ammettere, che infondo non era male.

E dovette ammettere, che infondo era fottutamente bella.

- Andiamo? - Disse Eleonora uscendo dal bagno.

Claudio la seguì e fu allora che un ghigno si dipinse sulle labbra carnose che si ritrovava.

Eleonora si bloccò di scatto, con occhi stretti a fessura e le labbra terse in una linea tesissima.

Antonio se ne stava lì, a divorare il viso della zoccola di turno.

E ancora ci speri in suo rinsavimento.

Le sue bellissime labbra se ne stavano ad accarezzare quelle di un altra.

E ancora ci speri che un giorno lui capisca che non c'è quella giusta in quelle che ogni volta tocca senza delicatezza.

Il suo corpo sfiorava quello di un altra.

Eleonora distolse lo sguardo, sentendo il cuore stringersi in una morsa crudele.

Corse nuovamente in bagno e vomitò la deliziosa colazione che quella mattina aveva ingurgitato.

Claudio le sorresse il capo, i capelli, infondendole calore con il suo corpo.

Con un calcio chiuse la porta dietro se', lasciando che quel cubicolo fosse il solo testimone di quel sfogo fisico.

- Va tutto bene? - Domandò con finta gentilezza.

Com'è vero il detto che dice : Non avere paura del nemico che ti sfida, ma dell'amico falso che ti abbraccia.

Ma Eleonora ancora non lo sapeva.

Era troppo ingenua, nonostante ciò che aveva passato.

Eleonora era ancora una bambina a cui deve esser spiegato tutto ciò che ha un punto interrogativo.

Per questo, dopo aver bevuto ed essersi calmata, non protestò quando due braccia circondarono la sua vita.

Ma rimase immobile, completamente in balia del dolore che la visione, di ciò che desiderava e disprezzava di più al mondo, aveva causato.

Ancora addolorata da ciò che un bacio aveva causato sulla sua mente.

 

 

 

Angolo Autrice:

Ehm, non menatemi, non linciatemi, non trucidatemi e altro.

Questo capitolo è essenziale per il proseguimento della storia, ma ora vorrei dirvi un altra cosa. Visto che non sembra che la storia abbia riscosso successo. Io non minaccio, però ho molti impegni, se questa storia non va' in segno è inutile continuarla. Vedrò di fare altro. Davvero.

clakki94: oddio, con quel colore mi hai accecato O.O Hahaha, che vuole il rattuso da Ele?? lo vedrai XDXD Vecchio... un ragazzo con cui sono uscita aveva la stessa età di Claudio... è vecchio? O.O Ma brava O.O Ma c'è il consenso dei genitori, devi capire che le donne sono stanche di esser richiamate, quindi hanno lasciato il destino dei due in mano al preside bastardo XD Eh, lo so'. Anche per me quel detto è fondamentale. Ma nemmeno io sono una mafiosa XDXD Anch'io sono malata T.T Ma non posso giovarne. Matteo è pretenzioso... è mia madre lo sculaccia perchè non può star vicino a me per colpa dell'influenza XDXD Spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, almeno spero. Baci.



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Capitolo 9
*** Capitolo 8 : Non mi basta ***


Antonio strinse i denti, quando vide Eleonora sorridere serena a Claudio.

I suoi lunghi capelli bruni erano stati legati in una crocchia disordinata e improvvisata, i suoi occhi d'ambra brillavano alla luce del sole, mentre la sua carnagione pallida era rosea sulle guance.

Due fossette adorabili apparivano ad ogni sorriso, incantando i più che la guardavano.

C'era qualcosa di intimo nei gesti che quei due si scambiavano, troppo complici per un alunna e il suo professore.

Qualcosa che ad Antonio non piaceva per niente.

Se ne stava lì, con la schiena appoggiata sulla porta semi-rotta e gli occhi assottigliati.

Il ragazzo sobbalzò quando sentì il telefono squillare, così rispose quasi intimorito.

- Pronto? - Disse col suo solito tono di voce roca.

- Stasera, alle dieci in punto. Al capannone. - Rispose una voce dall'altro capo del telefono.

Antonio strinse la presa sul telefono, per poi ispirare lentamente.

Chiuse la telefonata, riponendo il cellulare nella tasca, per poi andare a rifugiarsi nel bagno femminile, dove c'era un cubicolo sempre vuoto e chiuso a doppia mandata.

Odiava ricevere quelle chiamate.

Odiava dover fare quello per sopravvivere.

Soprattutto odiava mentire a sua madre, dicendole di fare il barista in un locale del Vomero.

Sobbalzò quando vide Eleonora strisciare dal bagno precedente in quello dove si trovava lui.

La vide sedersi al suo fianco, con un espressione malinconica.

- Che c'è? - Disse indifferente.

Eleonora non parlò, ma prese la mano di Antonio, stringendola nella sua, intrecciando le dita in quelle del ragazzo.

- Sta attento. - Mormorò con voce fioca.

Antonio sgranò gli occhi, quando capì che lei sapeva.

Aveva fatto tanti sacrifici per nasconderlo, mentendo persino a sangue del suo sangue e poi lei l'era venuto a sapere lo stesso.

La stretta di Ele si accentuò, quasi dolorosamente.

- Giuro. - Sussurrò Antonio guardandola con i suoi grandi occhi verdi.

- Non mi basta... - Gemette con frustrazione.

Liberò le mani dalle sue, e con gesti delicati tolse il Rosario d'argento che portava al collo, mettendolo a quello del ragazzo.

- Era di mio padre, abbine cura. - Sussurrò Eleonora.

Antonio sospirò, per poi abbracciarla stretta.

Quanto la odiava quando faceva la sentimentale.

Diventava così tenera da volerla prendere e sbatterla al muro, a picchiarla fino a veder uscire sangue da ogni centimetro di carne visibile.

- Non fare sciocchezze. Sai come finiscono queste cose. - Sussurrò Ele, stringendolo forte a se'.

- Lo so'... lo so'... - Sussurrò con un magone a bloccargli il respiro.

Rimasero stretti l'uno a l'altra, fin quando la campanella suonò ed entrambi si staccarono, di malavoglia.

Eleonora sorrise, baciando a fior di labbra il ragazzo, per poi strisciare fuori dal cubicolo.

Entrò nella sua classe e si sedette di fianco a Claudio, che la fissò stranito.

- Tutto bene? - Domandò con tono lieve.

Ele lo guardò con i suoi occhi d'ambra, facendolo rabbrividire.

- Va sempre bene. - Sussurrò Eleonora con l'ombra di un sorriso dipinto sul volto.

- Comunque ho parlato con i tuoi professori. - Disse Claudio, guardando con irritazione Antonio entrare.

- Ah, si? - Borbottò Ele ancora rapita dalla visione del suo Rosario al collo del ragazzo.

- Ti servono delle ripetizioni. - Disse l'uomo.

Eleonora fece una smorfia, guardandolo con gli occhi intrisi di sarcasmo.

- Oh, e fammi indovinare. Il mio insegnante privato sarai tu? - Disse con un ghigno la ragazza.

- Wow, non sapevo fossi una Veggente. - Disse Claudio sorridendo tranquillamente.

Eleonora scosse il capo, per poi guardare Antonio che fissava il cielo quasi con timore.

- Potremmo fermarci di pomeriggio qui, no? - Propose Claudio.

Ele sobbalzò, ma non si trovò d'accordo con il professore.

- Casa mia è lontana da qui, e i Pulman passano di rado da queste parti. Quindi non se ne fa niente. - Borbottò la ragazza.

- Questo pomeriggio chiamo tua madre, e vedo se possiamo fare le ripetizioni a casa tua. - Disse Claudio.

- Non accetterà. - Disse sicura Eleonora.

- Non ne sarei tanto convinto, se fossi in te. - Sussurrò Claudio con un sorriso poco rassicurante.

Ma Eleonora non l'ascoltò.

I suoi occhi guardavano insistentemente il profilo di Antonio.

E quando chiuse gli occhi, si ritrovò a pregare.

Si ritrovò a pregare che non gli succedesse niente.

Che Dio per una volta lo aiutasse.

Solo un pò.

 

 

 

Angolo Autrice:

LellelaFolle: Ciao! sono felice che la storia ti piaccia :-) Beh, Eleonora Esposito non è un nome comune XDXD Beh, ma io credo che tu sia perfetta così, non c'è bisogno di assomigliare a qualcuno che infondo non esiste :-) Beh, non tutte le scuole Napoletane sono così, anzi. Molte scuole sono severe, molto severe. La malavita a Napoli è frequente, e tutti c'è ne informiamo, ma per fortuna non tutti fanno questi lavori per sopravvivere, anzi, una bella fetta di ragazzi fanno la ricotta XD Infatti, credo che tu abbia capito proprio bene. Diciamo che è divertente andare in una scuola del genere, ma io credo che la maggior parte di quei ragazzi ridenti si nascondino dietro una maschera di strafottenza per nascondere ciò che realmente sono. Beh, Antonio ha un carattere particolare e nei prossimi capitoli credo che lo guarderai sotto diverse luci. Spero che continuerai a seguirmi. Grazie per la recensione. Alla prossima, baci!

valli: Beh, non preoccuparti, l'importante e che poi li hai letti, no? XD Ma non si chiama Claudio? O.O XDXD Vabbè, capita di sbagliare XDXD Spero che continuerai a seguirmi. Aspetto con ansia una tua recensione, alla prossima, baci.

clakki94: Hahah, a me vanno bene i colori, basta che non siano giallo canarino che mi abbagliano XD Aveva trentacinque anni, ehm.... era un amico di mio fratello, ma non è successo niente. C'è ne stavamo in una pizzeria a mangiare e quando mi ha accompagnata a casa mi ha baciata. Nulla di più, anche perchè se ora si avvicina di un metro da me, mio fratello lo fucila XDXD So' che i rapporti tra alunni minorenni e professori sono vietati.... chissà che succederà... Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto!! ( bellissimo soprannome bahuauhauhahu XD ) Ps. Ti ringrazio, sei molto gentile. Ed hai ragione, la vita è ingiusta. Ma dopo aver perso un amore ne ho ritrovato un altro. Ho ritrovato quell'amore negli occhi del mio bambino. Anch'io sono orgogliosa, e non gliela dò vinta. Vado avanti a testa alta, perchè quello che è stato un errore si è rivelato un bellissimo dono. Sei stata gentile, comunque. Grazie :-) ( Hahaha ok, te lo concedo. Se ti piacciono i colori puoi inserirli.. XDXDXD )



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Capitolo 10
*** Capitolo 9 : Paura e nascondigli ***


Pov Eleonora :

 

 

 

Avete mai provato quella strana sensazione che t'opprime il petto, bloccandoti definitivamente il respiro?

Beh, io in quel momento ero piegata su me stessa, con le mani poste sul petto e gli occhi intrise di lacrime.

Era come se il mio corpo volesse mandarmi un fondamentale messaggio.

Ero sola in casa, ma non era questo a preoccuparmi.

Ciò che mi preoccupava era il silenzio di Antonio, e ciò che aveva fatto.

Non avrei sopportato se gli sarebbe successo qualcosa.

Avevo già subito l'umiliazione di mio padre, il suo dolore in ogni lettera.

Avevo già subito la partenza di mia sorella, il suo dolore ad ogni telefonata.

Quando sentì la porta suonare con insistenza, corsi ad aprirla e ad occhi sgranati vidi Claudio sorridermi malizioso.

- Cosa ci fai qui? - Dissi con una smorfia.

- Te l'avevo detto che l'avrei convinta. - Disse ridacchiando.

Con un sospiro lo lasciai entrare, e lo feci accomodare in cucina.

Mi sedetti al suo fianco, e mi accesi una sigaretta.

- Nervosa? - Domandò lui con tono lieve.

Scossi il capo, sorridendo con leggerezza.

Cominciammo la lezione teorica, e mentre lui spiegava io pensavo decisamente ad altro.

Non prestavo attenzione, non per cattiveria oppure per dispetto a chi mi aveva costretta a restar vicina ad un uomo che mi avrebbe portata all'esasperazione, no.

Pensavo angosciata ad una possibile ferita di Antonio.

Per quanto odi ammetterlo, gli volevo più che bene.

C'era qualcosa che ci legava, indissolubilmente.

Qualcosa che mi portava a pensare a lui.

A respirare per lui.

- Eleonora? Hey, ci sei? - Domandò Claudio passando una mano dinnanzi ai miei occhi.

- Certo, hai ragione. - Dissi senza pensarci.

- Su' cosa ho ragione? - Ribatte' con un sorriso sardonico sul volto.

- Non lo so', scusami, ero distratta. - Borbottai passandomi una mano tra i capelli disastrati.

- Mi dici che problema c'è? - Domandò lui con un dolce sorriso sul volto.

Non avere paura del nemico che ti sfida, ma del falso amico che ti abbraccia. 

- Nulla, ho solamente una brutta sensazione. - Dissi cercando di tranquillizzarlo con un sorriso sereno.

Una sua mano si posò sulla mia gamba, cominciando a massaggiare lentamente.

- Credo che tu non debba più frequentare Riccione. Sai, non è una compagnia adatta ad una signorina come te. - Disse avvinandosi sempre di più.

Mi alzai di scatto, indietreggiando verso il salone, dove si trovava la porta d'ingresso.

- Io frequento chi mi pare, questo sia chiaro. Lei è un mio insegnante, ma non può decidere chi dev'essere amico mio oppure no. - Dissi seria.

- Io voglio solamente il tuo bene. - Disse Claudio.

- So' cos'è giusto per me. - Ribattei cozzando con le gambe contro il divano sostante al centro del salottino.

- Sei troppo piccola per saperlo, e con la mancanza di una presenza maschile in casa, credo che questa mia convinzione sia accentuata. - Disse avvicinandosi e accarezzandomi una guancia.

Sentivo il cuore battere frenetico.

Come se impazzito cercasse una via di fuga oltre la mia cassa toracica.

Era paura, quella?

Sentii distintamente alcune goccioline ghiacciarsi sulla nuca.

Era paura, quella?

Tremavo, visibilmente, inevitabilmente.

Era paura, quella?

- Mia madre dovrebbe rientrare a minuti. - Dissi in un balbettio.

- Bugiarda. - Mormorò Claudio.

- Questa si chiama violenza sessuale, lo sai? - Sibilai facendo leva sulla giustizia.

- No, che non lo è. Non voglio farti del male. - Sussurrò Claudio accarezzando con dolcezza le mie labbra.

- Fanculo. - Dissi con voce strozzata, schiaffeggiando con coraggio la sua mano.

- Oh, giusto. Io non sono Riccione... dimenticavo. - Sibilò prendendo il polso della mano con la quale l'avevo schiaffeggiato.

- Esatto, tu non sei Antonio. - Dissi sicura di quello.

Lui non era Antonio.

Non aveva grandi occhi verdi intrisi di sentimenti visibili.

Non aveva riccioli scuri sempre scompigliati.

Non era semplicemente lui.

Perchè mai nessuno sarebbe stato come lui.

A quella consapevolezza una lacrima rigò la mia gota.

Lenta e sinuosa, come la mano che mi stava accarezzando.

Chi l'avrebbe detto? Che un giorno si sarebbe ritrovata a pensare ad Antonio vicina allo stupro.

Spalancai gli occhi quando sentii qualcuno cercare di forzare la serratura, lentamente girai il capo e con occhi intrisi di lacrime vidi Antonio entrare affannato e fermarsi di scatto a quella visione.

- Toglile. Subito. Le. Mani. Di. Dosso. - Sillabò lentamente, facendo sobbalzare Claudio che si spostò di scatto.

Antonio puntava una pistola contro il ragazzo, che alzò le mani al cielo in segno di arresa.

- Fuori. - Disse indicando la porta.

Claudio prese letteralmente il volo, facendomi accasciare al suolo.

Antonio chiuse la porta con un calcio, avvicinandosi velocemente a me.

- Dimmi che stai bene... - Mormorò guardandola con i suoi occhi dello smeraldo.

In un impeto d'affetto, lo strinsi forte a me.

Il suo profumo mi travolse in una dolce fragranza.

La sua voce mi cullò come una ninnananna.

Ma quando rafforzai la presa, lo sentii gemere.

- Sei ferito? - Sussurrai preoccupata.

- Solamente di striscio. Però devo disinfettare il taglio... - Borbottò guardandomi speranzoso.

Lo accompagnai nel bagno e lì lo feci accomodare sul bordo della vasca, disinfettando poi la sua ferita.

- Grazie. Non potevo andare a casa. - Disse con un sorriso.

Scossi il capo, continuando il suo piccolo lavoro.

- Dovrei chiederti un favore... - Mormorò Antonio dopo aver finito di farsi disinfettare.

- Cosa? - Domandai

- Dovresti nascondermi questa.. - Sussurrò Antonio lasciandomi vedere la pistola che custodiva con mani tremanti.

Mi morsi il labbro inferiore con violenza, martoriandolo.

Ero indecisa, ma se la testa urlava un dissenso, il mio cuore strillava in un assenso.

Così mi ritrovai ad annuire.

Presi quell'aggeggio tra le mani, e con Antonio alle calcagna, andai nella stanza dei giochi.

Andai nell'acquaio e lì, sotto la fitta sabbia, vi ci nascosi la pistola.

- Grazie. - Sussurrò Antonio abbracciandomi di slancio.

Quando si staccò mi guardò negli occhi, e con delizia mi baciò.

Più che un bacio fu un piccolo assaggio.

Fu un miscuglio di sapori e respiri.

Cazzo, lo odiavo quando faceva così.

Mi veniva voglia di sbatterlo al muro e baciarlo fino a sentire il fiato mancare.

Mi piaceva, fottutamente.

E questo non era affatto positivo.

 

 

 

Angolo Autrice:

Ho aggiornato perchè il prossimo aggiornamento sarà lunedì. L'influenza si è tolta, e ho promesso al mio Matteo di portarlo alle giostre, sperando che non piova. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. 

Moon Hunter: Sono felice che la storia cominci a diventare interessante XD Beh, Claudio è l'antagonista, per forza sulle palle te deve stare XD Ehh, si. La famiglia è sacra U.U Beh, non preoccuparti. Io aspetto sempre con ansia le tue recensioni :-) Spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci.

valli: Non preoccuparti, io sbaglio sempre i nomi, oppure li confondo. A volte mi ritrovo a chiamare mio fratello Matteo e mio figlio Mattia. Capita XDXD I nomi sò pure simili, come Claudio e Carlo... quindi U.U Capita U.U Certo che puoi definirlo dolce, così volevo farlo apparire :-) Spero che anche questo capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci!!

mecky94: Ciao!! non preoccuparti, l'importante e che poi tu abbia recensito e letto!! sono felicissima che la storia ti piaccia e ti ringrazio!! sei un tesoro!! spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci!!



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Capitolo 11
*** Capitolo 10 : Confessioni e Dichiarazioni ***


Quando Eleonora varcò la soglia della sua classe, Claudio e un carabiniere furono la prima cosa che vide.

Digrignò i denti, tanto da sentirli scricchiolare pericolosamente.

Antonio fu subito dietro di lei, e con mano tremante appoggiò una mano sul suo fianco.

- Non strizzare gli occhi, non tremare e non guardarti attorno. Sii calma, non sudare e non torcerti le mani. Fa come se tutto fosse normale, fa come se ieri non ti avessi dato nulla. - Le mormorò all'orecchio, per poi farsi avanti il più naturale possibile.

Anche Eleonora fece lo stesso, però si notavano perfettamente i suoi occhi gonfi di lacrime.

Il carabiniere li portò in presidenza, e il Preside chiamò i genitori di entrambi.

- Si può sapere che ci facciamo qui? - Domandò scocciato Antonio.

L'uomo gli scoccò un occhiata tagliente, per poi incrociare le braccia sotto al petto.

- Il signor Impero mi ha riferito un caso alquanto interessante. Dice di esser stato aggredito e che lei l'ha quasi sparato. - Disse scrutandolo con occhi di un castano scuro che mettevano brividi e incutevano terrore.

Le madri di entrambi entrarono trafelate dalla porta principale, e li raggiunsero.

Il Preside raccontò tutto e le donne rimasero a bocca aperta.

- Abbiamo già mandato dei poliziotti a perquisire entrambe le case, spero che non vi disturbi. - Disse L'uomo.

Eleonora in un attimo scoppiò a piangere, attirando l'attenzione di tutti.

Antonio sbiancò, cominciando a tremare visibilmente.

- E'.. stata colpa mia. - Singhiozzò la ragazza.

L'uomo le si avvicinò e inginocchiandosi al suo fianco, le posò una mano sul braccio.

Negli occhi neri di Claudio brillò una scintilla di vittoria, mentre gustava il momento.

- Il professor Impero aveva parlato con mia madre ed entrambi avevano deciso che avevo bisogno di lezioni private. - Disse Eleonora nascondendo il viso nelle mani.

- Continua, non preoccuparti... - Mormorò dolcemente l'uomo.

- Non potevo rimaner qui a scuola, casa mia è lontana e i Pulman passano molto di rado. Il Professore aveva proposto di voler intraprendere le lezioni a casa mia, ma gli avevo detto ch'era impossibile... - Disse con voce straziata.

Antonio le prese la mano, stringendola nelle sue.

- E' venuto, ero sola in casa e non aspettavo una sua visita. Mi aveva detto di aver convinto mia madre e che era tutto apposto. - Continuò Eleonora intenerendo il carabiniere che la incitò a continuare con un sorriso.

- Abbiamo cominciato a studiare, ma avevo altro per la testa. Quando Claudio se ne accorto mi ha ripreso, poi mi ha domandato che problema ci fosse. Quando ho risposto che andava tutto bene la sua mano ha cominciato ad accarezzare la mia gamba... - Gemette la ragazza.

Claudio sbiancò diventando simile ad un fantasma.

- Mi ha detto che non dovevo frequentare Antonio, ed ha riaperto vecchie ferite su mio padre. Quando mi sono alzata lui mi ha seguita fin quando non sono cozzata con le gambe al divano. Lì ero in trappola. Volevo spaventarlo e gli ho detto che a minuti sarebbe rientrata mia madre, ma lui sapeva gli orari del suo lavoro e mi ha dato della bugiarda. E' stato così terribile... - Sussurrò Eleonora piangendo ancor di più.

- Gli ho detto che non volevo e che quella sarebbe stata violenza sessuale. Lui mi ha detto che non lo sarebbe stato, che lui non voleva farmi del male, che voleva solamente il mio bene. Poi mi ha guardata e ha riso, ha detto che non era Riccione ed io gli ho dato ragione... - Disse addolorata.

Il carabiniere l'ascoltava con attenzione, e con occhiate regolari fissava con disgusto Claudio che frenetico cercava una via d'uscita.

- Poi è venuto Antonio, avevamo appuntamento. Pochi minuti prima aveva giocato con i suoi amici con una pistola a piombino. Ha pensato che fosse una buona idea far credere a Claudio che fosse vera, così l'ha minacciato. - Disse la ragazza guardando con i suoi occhioni intrisi di lacrime il carabiniere che le sorrise.

- I miei colleghi stanno perquisendo casa tua e casa sua, se troveranno questa pistola a piombino andrà tutto bene. Riccione è censurato quindi non gli succederà niente. - Disse sicuro.

Eleonora lo abbracciò di slancio, ringraziandolo silenziosamente.

- Non volevamo far del male al Professore, ma mi capisca, avevo così paura e Antonio vedendomi in quella situazione ha pensato ti proteggermi. Se Claudio avesse scoperto che quella pistola fosse finta ci avrebbe attaccato entrambi. So' che sono solamente una ragazzina, ma mi creda sulla parola, la supplico. - Disse Ele.

Il carabiniere sorrise, e annuì, con serietà e determinazione negli occhi.

- Non capisco cosa provi, ma anche mia figlia ha scampato uno stupro con uno scherzo del genere. Quindi mi dispiace di avervi accusato per nulla. - Disse.

Aspettarono un oretta buona, e per fortuna i carabinieri non trovarono la vera pistola, ma solo quella di Giovanni, il fratello di Antonio.

Claudio fu portato in questura dallo stesso carabiniere che aveva chiamato, e con l'incarnato che si ritrovava, non doveva essere molto felice di quel cambiamento di programma.

I carabinieri che avevano perquisito la casa di entrambi, furono quasi sbranati dal Maresciallo, poichè erano senza mandato.

Eleonora e Antonio, coccolati e reveriti dalle due madri, furono portati a casa Riccione, per calmare i bollenti spiriti.

- Ti sarai così spaventata... - Disse comprensiva Lorena, la madre di Antonio.

- All'inizio sì, ma Antonio almeno serve a qualcosa. - Sbuffò la ragazza con una camomilla tra le dita.

- Ma perchè non me ne hai parlato? - Domandò angosciata Antonietta, la madre di Ele.

- A proposito di questo, Eleonora puoi venire in camera mia? Devo parlarti. - Disse Antonio con un sorriso e una faccia da schiaffi.

Eleonora lo seguì con passo strascicato, e arrivato nella sua stanza si guardò curiosamente attorno.

Un letto ad una piazza e mezza se ne stava al centro della stanza, un computer a destra e l'armadio a sinistra, mentre alcuni poster erano appesi al muro.

C'era Lavezzi, Hamsìk, una donna mezza nuda e poi c'era lei.

Quella foto era stata scattata alla fine del terzo anno di Eleonora, insieme a tutta la sua classe.

Lei era al centro, vestita di tutto punto, con un sorriso enorme sul viso.

Il resto della foto era stata tagliata, anche il ragazzo che la stava abbracciando.

- Come hai avuto quella foto? - Domandò la ragazza.

- Questi non sono affari tuoi, ma il punto è : COME DIAVOLO TI SEI PERMESSA? - Strepitò Antonio.

- Ma di cosa parli? - Disse Eleonora sorpresa.

- Di quel che hai fatto, capisci in che casino avresti potuto metterci? Se avessero trovato la vera pistola saremmo finiti in riformatorio entrambi. E se Claudio non avesse quella faccia di culo che si vede lontano miglio che mente, saremmo finiti davanti ad un giudice. - Sibilò Antonio.

- CHE COSA? - Strillò indignata Eleonora.

- Hai capito bene. - Disse Antonio incrociando le braccia sotto al petto.

- TU, BRUTTO FIGLIO DI UNA BUONA DONNA!! - Ululò la ragazza cercando di colpirlo con una statuina messa sulla scrivania del pc.

Antonio cominciò a correre per la casa inseguito a poca distanza da Eleonora.

Antonietta e Lorena si guardarono sconsolate, presero le proprie cose e tornarono a far quello che stavano facendo prima di venir trascinate in presidenza.

- Io l'ho fatto per te, ma non apprezzi mai nulla! Se non avessi fatto tutto quello, saresti finito in questura e avresti passato due giorni sotto di loro. - Strillò Ele.

- Se avessero intuito che fosse stata una bugia, saresti finita nei guai!! Anch'io lo sto dicendo per te. - Disse indignato il ragazzo.

- Io ti odio! - Disse Eleonora raggiungendolo e schiaffeggiandolo.

- Anch'io. - Sussurrò Antonio sbattendola al muro.

- Riesci a trasformare la mia vita in un Inferno. Mi fai male, continuamente. Ti fai odiare, costantemente. Sembra che tu goda delle mie ferite. - Mormorò Ele abbassando lo sguardo.

- E la sola possibilità che ho per averti vicino. Mi piace farti arrabbiare, perchè solamente così mi consideri. Adoro quando arrossisci e gonfi il viso, mettendo il broncio. Adoro sentirti strillare come una psicopatica, facendo girare mezzo istituto. Adoro vederti, adoro sentire il tuo profumo, adoro sentire il calore del tuo corpo, adoro quando respiri. Adoro semplicemente te. - Sussurrò Antonio.

Eleonora sgranò gli occhi, sentendo il cuore battere a fatica.

- E' una dichiarazione? - Disse con il respiro corto.

- Non pensarci nemmeno... - Sussurrò Antonio ad un millimetro dalle sue labbra.

- Allora noi ci odiamo, giusto? - Domandò la ragazza.

- Giusto. - Concluse Antonio baciandola.

E nuovamente tutto sparì.

Era una lotta, nessuno dei due mollava.

Eleonora sbottonò velocemente la camicia del ragazzo, graffiandogli il collo fin sotto il petto, lasciando una scia vermiglia al suo passaggio.

Non prendevano fiato, perchè erano il respiro di l'uno e l'altra ad essere un solo sospiro di vita per entrambi.

Antonio le strappò completamente la maglia, facendone seguire il reggiseno di pizzo.

A tentoni raggiunsero la sua stanza, senza curarsi di nulla, senza curarsi di un perchè.

Erano completi, uniti.

Era questo l'importante.

Era quella la cosa più preziosa e cara che si potesse desiderare.

Erano loro, ed era la cosa più meravigliosa.

Non fecero l'amore, no.

Restarono abbracciati, stretti l'uno all'altra.

Carne contro carne.

Respiro su respiro.

Cuore contro cuore.

 

 

 

Angolo Autrice:

Bonjour ragazzuole mie !! 

clakki94: Tesoro, come va'? So' che posto in fretta, ma quando ho l'occasione subito lo faccio :-) Mi capisci, vero? XD Ecco, il rattuso alla fine ha colpito Bhahahahuhauahaha XD Eh sì, i nostri protagonisti anche quando si dichiarano dicono di odiarsi... Bah XD Comunque questo lo scoprirai nei prossimi capitoli, se continuerai a seguirmi XD Alla prossima, baci!!( ps: non riesco ad abbattermi con l'angelo più bello che mi sorride ogni giorno e che mi chiama mamma :-) ) 

isabella_cullen: Ciao!! sono felice che la storia ti piaccia U.U Beh, ho descritto Antonio come un comune ragazzo diciassettenne che fa di tutto per sopravvivere ad una giungla. Beh, diciamo che questi casi si vedono un pò da per tutto, non solo a Napoli e Palermo. Sì, Matteo è il mio bambino e ha un anno. Non preoccuparti, non ho nessun problema a rispondere XD Diciamo che io non amo molto i bambini, prima diciamo che odiavo le loro urla. Ora devo sopportarle e ci sono abituata, e quello che è stato un errore è in realtà un bellissimo dono :-) Spero continuerai a seguirmi, alla prossima, baci!!

meky94: Certo che continuo, anche se per sapere come finisce dovrai aspettare XD Grazie per il complimento, ho aggiornato il primo possibile. Alla prossima, baci!!






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Capitolo 12
*** Capitolo 11 : Ti amo ***


Eleonora guardò la sabbia dell'acquario notevolmente spostata, l'acqua era sgocciolata all'infuori e accarezzava il ripiano dov'era appoggiato il grande contenitore di pesci.

Antonio aveva preso la pistola.

E voleva dire solamente una cosa...

Antonio in quel momento si trovava con quel ferro tra le mani tremanti, impegnato a derubare qualcun'altro.

E voleva dire solamente una cosa...

Antonio poteva esser in pericolo.

Eleonora si accasciò sul pavimento, sentendo il cuore sgretolarsi improvvisamente.

Le sue mani accarezzarono le piastrelle fredde, mentre alcune lacrime cominciarono a far capolinea nel suo sguardo distrutto.

Gliel'aveva promesso.

Due giorni prima, abbracciati sul suo letto, gliel'aveva promesso.

Non l'avrebbe lasciata per continuare quel lavoro che l'avrebbe portato a morte sicura.

Non lo faceva per lei, aveva detto.

Lo faceva per lui stesso, aveva sussurrato.

Ad Eleonora non importava per chi lo facesse.

Quello era l'ultimo dei suoi pensieri.

Ciò che voleva più di qualsiasi altra cosa, era che lui fosse al sicuro.

Voleva che lui fosse felice e al sicuro.

Era dolore quello che lui le procurava.

Ma non le importava.

Era distruzione quello che lui portava.

Ma non le importava.

Era l'inferno quello che lui insinuava nella sua vita.

Ma non le importava.

Era lui...

Era quello l'importante.

Voleva solamente che lui stesse bene.

Per la prima volta in vita sua, voleva che lui stesse bene.

Non lo amava.

Non avrebbe mai ammesso quel sentimento che non esisteva nella sua misera vita.

Non avrebbe mai ammesso che fosse proprio lui ad aver rubato il suo cuore.

Eleonora si alzò di scatto, prese la sua giacca e uscì di casa.

Sapeva dove fosse, sapeva che aveva oramai finito.

Sapeva che non avrebbe voluto vederla.

Sapeva che l'avrebbe odiata ancor di più.

Ma voleva aver la sicurezza che lui stesse bene.

Camminò, fino ad arrivare vicino ad un grande capannone.

Antonio se ne stava lì, tra le mani aveva ancora quella pistola incriminata.

Nel cuore aveva ancora l'angoscia di ciò che aveva fatto.

Nella mente aveva ancora l'immagine di Eleonora, e la promessa che aveva sancito con parole a lui sconosciute ma provate.

- Antonio... - Sussurrò Eleonora attirando l'attenzione dei quattro ragazzi, compreso quello dagli occhi verdi.

- Eleonora, cosa cazzo di fai qua? - Sibilò Antonio prendendola per il braccio e trascinandola in strada.

- Me l'avevi promesso... - Sussurrò Eleonora.

Antonio lasciò la presa sul suo braccio, ad occhi sgranati, con il cuore in tumulto.

Eleonora non gridava.

Eleonora non piangeva.

Eleonora non era più Eleonora.

- Mi dispiace... - Disse Antonio prendendole il mento tra le dita.

- Non dispiacerti. - Sussurrò Eleonora distogliendo lo sguardo da lui.

- Che ti succede? - Mormorò Antonio con angoscia.

- Succede che non ti riconosco più.. - Sussurrò Ele.

- Eleonora... - Disse Antonio cercando il suo sguardo.

Ma non lo trovò, non questa volta.

La ragazza si allontanò, con le mani lungo i fianchi e gli occhi persi nel vuoto.

La pioggia cominciò a cadere.

Cominciò ad accarezzare i loro corpi, cercando di lavare via le loro bugie.

I loro dolori.

Le loro cattiverie.

Il loro negarsi.

L'angoscia cominciò ad aleggiare sui loro capi.

Nei loro cuori.

- Mi dispiace. - Sussurrò nuovamente Antonio.

Eleonora lo guardò, mentre alcune lacrime invisibili, cominciarono a rigare il suo volto, bagnato oramai dalla pioggia.

Poi...

Poi accadde l'inevitabile.

Ciò che Eleonora temeva.

Ciò che Antonio ignorava.

Nello stesso momento in cui Antonio aprì la bocca, per dichiararsi finalmente, un rumore assordante graffiò il suo udito.

Un dolore lancinante lo colpì ad un fianco e poi ad una spalla.

Cadde a terra, Antonio, come una maledetta bambola senza vita.

Cadde a terra, Antonio, come un burattino senza fine.

Cadde a terra, Antonio, come un eroe caduto in battaglia.

Sentiva solamente il suo respiro appesantito.

Sentiva le urla di colei che l'aveva salvato dall'oblio.

L'odore del sangue era nauseante.

Quell'oblio che lo circondava era spaventoso.

Ti amo...

Prima di beccarsi quelle pallottole nella carne, avrebbe voluto dire quello.

Ti amo.

Ecco cosa aveva voluto dirle.

Ti amo.

Ecco la verità.

Ti amo.

Ecco la cruda realtà.

 

 

 

Angolo Autrice:

isabella_cullen: Beh, sono felice che la storia ti piaccia sempre di più :-) Beh, nessun guaio, solo una pallottola XD Si, i bambini sono teneri da coccolare, ma purtroppo se vuoi un pacco devi prenderlo intero XD Spero che il capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci!!

clakki94: Come mai sei sull'orlo di una crisi di nervi??? Beh, io sto bene, triste ma bene XD sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, davvero. Spero che questo non ti deluda. ( ps. La mia situazione non si è risolta nei migliori dei modi. Ma non potrei mai considerare Matteo un errore, perchè è l'unico che mi faccia sorridere in momenti come questi. E' difficile crescere un bambino senza un papà, anche perchè un giorno ti dirà : mamma, e il papà?. Queste situazioni sono frequenti ma un bambino non è mai un errore. Mai. ) Alla prossima, baci.





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Capitolo 13
*** Capitolo 12 : Fottuta vendetta ***


Era dolore, niente di più.

Erano lacrime, nulla di meno.

Era amore, non si poteva contrastare.

Eleonora dondolava su se' stessa, inginocchiata sul pavimento freddo dell'ospedale, con le mani sul petto e l'espressione vuota.

Era dolore, non si poteva contrastare.

Non parlava, Eleonora, non aveva forza per farlo.

Erano lacrime, non si potevano fermare.

Piangeva, Eleonora, senza fare altro.

Era amore, la prosciugava, portandola alla follia.

Quei dardi di ferro pentravano nella carne, lacerandola, ferendola.

Squarciandola.

Era silenziosa la Sala d'attesa, nessuno fiatava, anche se affollata di pazienti malati oppure parenti preoccupati.

I loro occhi erano puntati su' di lei, ma nessuno l'aiutava, nessuno la consolava.

Era amore, non poteva essere contrastato.

Eleonora aveva ancora le mani sporche di sangue, proprio come i suoi pantaloni e la sua felpa.

L'aveva visto cadere dinnanzi ai propri occhi, senza poter fermare il tempo.

Aveva sentito il suo respiro affievolirsi, lentamente, con sofferenza.

Dondolava, Eleonora, sull'orlo di una nuova crisi.

Era il suo cuore che batteva a malapena, stanco di tutte quelle ferite.

Stanco di quella continua sofferenza.

Eleonora singhiozzò, infilandosi le mani nei capelli, disperata.

Ti amo.

Nella sua mente si ripeteva quella continua nenia, che non aveva fine, che non aveva inizio.

Se ne stava accasciata su' se' stessa, senza fare altro.

Senza poter fare altro.

Perchè tutto era finito.

Perchè tutto era andato distrutto.

Pregava, Eleonora.

Sperava, Eleonora.

Teneva fede, senza respirare per non disturbare.

Teneva speranza, senza far battere il suo cuore per non crollare.

Non voleva nulla di più e nulla di meno.

Voleva solamente che lui tornasse a respirare.

Voleva solamente che lui stesse bene.

Voleva che uscisse da quella Sala operatoria zoppicante, con il suo solito sorriso, con la sua solita aria sconvolta.

Rivoleva solamente il suo Antonio.

Non voleva il Mondo.

Non voleva il Sole.

Non voleva l'universo oppure una stella...

Voleva solamente che Antonio stesse bene.

Nulla di meno, nulla di più.

Eleonora alzò gli occhi, sentendo qualcosa bloccarle il respiro.

Si alzò di scatto, pulendosi il viso bagnato.

Non avrebbe ascoltato il resoconto del Dottore, no.

Quei gran figli di puttana si erano messi contro la persona sbagliata, e lei lo sapeva bene.

Uscì fuori dall'ospedale, prese un taxi, facendosi accompagnare nel suo Rione.

Camminò, Eleonora, con gli occhi assottigliati e i pugni serrati.

Non c'era pietà nei suoi occhi.

Non c'era compassione nelle sue iridi di pietra.

La ragazza entrò in un palazzo conosciuto, salendo velocemente le scale e fermandosi dinnanzi ad un gran portone blindato.

Sospirò, Eleonora, conscia di ciò che stava per fare.

Suonò ripetutamente a quella porta, aspettando paziente.

- Chi è? - Urlò una voce anziana dall'altro lato.

- Sono Eleonora, signora. La figlia di Giovanni Esposito. - Urlò con voce chiara.

La donna aprì velocemente la porta, lasciandola entrare con un sorriso sincero.

- Come va', tesoro? - Domandò con piccole rughe a deturparle il viso.

- Ho bisogno di parlare con suo figlio, è in casa? - Disse Eleonora.

La donna anziana sobbalzò, mettendosi una mano sul cuore.

- E' successo qualcosa a tua madre? - Domandò ansiosa.

Eleonora abbozzò un sorriso, scuotendo il capo.

- Bene, seguimi. - Le disse conducendola in un salottino ben arredato.

Lì c'era un uomo sui quarant'anni.

Alto, muscoloso, rasato, dagli occhi neri e carnagione scura.

- Eleonora, come mai da queste parti? - Domandò sorpreso.

Era lui colui che comandava, ed era lui a cui doveva rivolgersi.

La ragazza si accomodò, guardando con espressione seria l'uomo.

- Tu sai che ti voglio molto bene... Mi hai cresciuta, ed eri molto amico di mio padre... - Iniziò la ragazza.

L'uomo annuì, incitandola a continuare.

- Sai vero che se ci viene fatto un torto, noi non perdoniamo. - Disse Eleonora.

L'uomo annuì, non capendo però dove volesse arrivare.

- Hanno fatto del male ad una persona a me cara, molto cara. E hanno cercato di far del male a me stessa. Io non sono come mia madre, a me non piace giocare. - Sibilò con occhi assottigliati.

- Chi è stato? - Disse l'uomo con ira crescente.

- Dei ragazzini che hanno eseguito gli ordini sbagliati. Sotto terra li voglio. - Disse Eleonora segnando i nomi dei ragazzi su un fogliettino.

- Sotto terra? - Domandò con un ghigno il miglior amico di suo padre.

- Sciolti nell'acido. - Sussurrò la ragazza.

Eleonora uscì da quella piccola casa, chiamando poi un taxi e facendosi accompagnare al capannone.

C'era ancora la polizia, ma Eleonora entrò dal retro, non lasciandosi notare.

Si avvicinò a Vincenzo, l'amico di Antonio, tenendo le mani.

- Non ho niente. - Sussurrò il ragazzo spaventato.

- Dammi quella cazzo di pistola. - Sibilò Eleonora.

- Non posso, questa è del Boss. - Mormorò Vincenzo.

- Ho parlato io con il Boss. Ora dammi quella cazzo di pistola se non vuoi che te la punti ad una tempia e ti spappoli il cervello. - Disse Eleonora.

Vincenzo le diede immediatamente la pistola, ansimante, per poi scappare.

La ragazza depose la pistola di Antonio nella sua borsa, facendosi accompagnare vicino ad un pozzo abbandonato, lì buttò la pistola.

Eleonora sapeva che quel figlio di puttana, che aveva osato puntare una pistola contro Antonio, era già sotto terra.

Lei non era sua madre.

Lei non perdonava.

Lei non aveva compassione con chi la feriva.

Non provava pietà con chi toccava ciò che l'era caro.

Non le importava di un cazzo.

Voleva la sua vendetta, e l'avrebbe avuta il giorno dopo quando sui giornali avrebbe visto i nomi di quei coglioni nella sezione del camposanto.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

I nomi e i cognomi che faccio, sono naturalmente frutto della mia fantasia, non userai mai cognomi veri di persone che conosco, facendo riferimento a loro U.U

Conosco, diciamo, la funzione che si usa quando succede una tarantella. 

clakki94: beh, lo scoprirai nel prossimo capitolo se muore o no U.U Beh, io non cadrei mai nel banale ( ma quanto mi fruscio? XD ) Sono sempre tragica e drammatica, che ci vuoi fare XD Sono contenta che ti abbia stupita, spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci!! ( ps. Beh, dovresti delimitare le cose da fare, mi dispiace che poi tu abbia un crollo nervoso. ) ( pss. non avrei mai abortito, nemmeno sotto tortura. Certo che si va' avanti, la vita non finiva con lui e mai finirà senza di lui. )




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Capitolo 14
*** Capitolo 13 : Partenze ***


Eleonora fece una smorfia quando il freddo penetrò nelle sue ossa.

I suoi denti battevano ripetutamente, mentre attraversava il suo Rione.

Non era andata a casa, non era andata in Ospedale.

Se n'era stata sola.

Con passo pesante si diresse nuovamente nel palazzo dove abitava il Boss, salì con fatica le scale bussando nuovamente a quella porta fin troppo familiare.

La madre del Boss venne ad aprire e la fece nuovamente accomodare.

Eleonora si sedette di fianco al Capo tavola, che guardava silenzioso la televisione spenta.

- Ho parlato con alcune persone... - Iniziò l'uomo con uno strano ghigno a deturparle le labbra.

- Sai che ti considero come una figlia e chiunque sia amico tuo è anche amico mio... - Continuò con tono accondiscendente.

- So' che Riccione ha fatto un ottimo lavoro... - Disse con voce roca.

- E come sai, i miei uomini non si toccano. - Sibilò con astio.

Eleonora tremò e fu  in quel momento che capì come dovessero sentirsi gli avversari di quello che considerava uno zio.

- Quei quattro mocciosetti del Rione Sanità hanno avuto quel che meritavano, ma a me le tarantelle non piacciono. - Disse lugubre.

- Cioè? - Domandò Eleonora con una strana espressione dipinta sul volto.

- Conosci un certo Claudio Impero? - Domandò " suo zio ".

- Quell'idiota? - Sibilò Eleonora.

- Diciamo che quell'idiota aveva delle conoscenze. Era censurato, Eleonora. Si farà otto mesi di arresti domiciliari e uscirà. - Rimbrottò.

- E' stato lui? - Strillò Eleonora balzando in piedi.

- Diciamo che lui ha calcato la mano su' chi voleva già fare fuori Riccione e company. - Disse l'uomo con tono calmo, ammonendola con uno sguardo.

- So' che ti sei sbarazzata della pistola e credo che quella sia stata la migliore soluzione, ma vi voglio fuori, entrambi. - Disse.

- Fuori? - Domandò confusa la ragazza.

- Non mi hai detto tutta la verità e a me non piace chi mi mente. Sono magnanimo con te perchè ti considero come una figlia. Ma entrambi, tu e quel Riccione... vi voglio fuori. - Ripete'.

- Fuori dove? - Domandò esasperata la ragazza.

- Fuori Napoli. - Sbottò spazientito.

- E dove dovremmo andare? - Domandò Eleonora con gli occhi fuori dalle orbite.

- Quando Riccione si riprenderà prenderete il primo treno per Milano e vi trasferirete lì, da tua zia. Riccione è nella merda e tu lo stesso. Non mi piace chi ti tocca ma non posso toccare chi è protetto. Dovrei scatenare una guerra ma questa guerra è già in atto. - Disse il Boss guardandola.

- Io non voglio che si scateni tutto questo per una sciocchezza... - Sussurrò Eleonora.

- Li volevi sciolti nell'acido? E' stato fatto. - Sibilò l'uomo.

Eleonora sobbalzò, ma non disse nulla.

- Li ho fatti fuori e nessuno ha fiatato, perchè tutti sapevano che stavano dalla parte del torto. Non mi piace che tu ti ritrovi in mezzo, quindi te ne devi andare. Ho già parlato con tua madre, appena Riccione si dimette, tu fai le valige e te ne vai insieme a lui. - Disse l'uomo liquidandola con uno sguardo severo.

Eleonora uscì da quella casa che aveva visto mutare in un vero e proprio comando di sicurezza.

Camminò e chiamando un taxi si fece accompagnare in ospedale, dove la sorte di Antonio, per lei, era ancora sconosciuta.

Domandò dove fosse la sua stanza e ci andò.

Esitò dinnanzi a quella porta bianca, ma con mani tremanti l'aprì.

E finalmente lo vide, ma non era solo.

Se ne stava lì, con il capo bendato per la botta, l'incarnato pallido e il busto fasciato insieme alla spalla, dov'era stato colpito.

Una ragazza dai lunghi capelli biondi, piangeva con la fronte appoggiata sulla sua mano.

Lui asciugava le sue lacrime con una mano tremante, anche lui piangeva.

Eleonora conosceva quello scricchiolo.

Perfetta sotto tutti i punti di vista, Dalila Natale era stata la ragazza per ben due anni di Antonio.

- Ho prenotato un volo, per Torino. C'è ne andremo, io e te. - Disse Dalila con voce tremante.

Eleonora, con il cuore in gola, lo vide annuire.

Con un sorriso, richiuse la porta.

Scappò, Eleonora.

Ciò che desiderava si era avverato, finalmente.

Antonio stava bene.

Respirava.

Il suo cuore batteva.

I suoi bellissimi occhi smeraldini erano aperti e consapevoli.

Scappò, Eleonora.

Lontano da loro.

Lontano da lei stessa.

Lontana dal mondo.

Ti amo.

Con un sorriso amaro sulle labbra, Eleonora preparò le valige.

Non aveva nessuna ragione di rimanere.

Nessuno la intratteneva.

Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza, se non sua madre.

 

***

 

 

Il giorno dopo, una ragazza dai lunghi capelli bruni camminava solitaria sul binario Napoli-Milano.

Aspettava impaziente il suo treno, per andare finalmente lontano.

Per allontanarsi dalla realtà.

Da colui che l'aveva ferita.

Da colui che aveva ammesso di amare.

Eleonora si guardò un ultima volta indietro, osservando per un ultima volta il suo paese natale.

Dov'era nata, dov'era cresciuta, dove aveva capito il vero significato di vita.

Nessuno la fermava, nessuno piangeva la sua partenza.

Con un ultimo sospiro, Eleonora salì sul treno, sedendosi in uno scompartimento libero.

Dimmi cosa c'è...

Prova a farlo senza tanti scrupoli...

Parlami di te...

Di un amore che...

Non ha più brividi...

Rannicchiata su' se stessa, Eleonora pianse.

Così iniziò la sua nuova vita.

Con occhi rossi e gonfi e con il cuore a pezzi.

Aveva fatto il suo dovere.

Aveva fatto ciò ch'era umanamente possibile.

Era partita, senza guardarsi indietro.

Perchè non c'era nulla da guardare, se non la desolazione.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

isabella_cullen: Ma... il padre di Eleonora non è morto O.O E' in carcere O.O Vabbè, non preoccuparti, l'importante e che poi recensisci. Spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci!!

clakki94: Io? con nessuno XDXD HAHAHAHAAH, Non è morto... contenta? U.U Ecco, ho aggiornato e tu mi hai pure bleffato con quei maledetti colori T.T ( ps non preoccuparti, le cose poi si aggiustano ) spero che il capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci!

Moon Hunter: Hahahaha, addirittura? ma poi hai doppia personalità XD Comunque Antonio non è morto U.U Visto? Grazie, sei molto gentile. Spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, almeno spero!! baci!!




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Capitolo 15
*** Capitolo 14 : Maledetta ***


Antonio Riccione, nella sua breve ma intensa vita, aveva imparato che amare non portava a nulla.

Essere un figlio di puttana portava privilegio e prestigio.

Donne e denaro.

Essere un figlio di nessuno ti portava ad essere la paura di chi incrocia il tuo sguardo.

Rispetto e onore.

Essere un figlio di buona donna, studiare e diventare grande....

Ti portava ad essere sottomesso e ferito.

Il mondo ti portava ad essere stronzo, e Antonio lo sapeva troppo bene.

Eleonora era sparita.

Quella grande puttana se n'era andata.

Fuggita.

Solamente il suo costante ricordo rimaneva nella sua mente contorta.

Antonio, dopo esser uscito dall'Ospedale, era andato a far visita il Boss.

Che risate si sarebbe fatto se non avrebbe avuto voglia di sputarlo in faccia.

Se ne doveva andare...

D'accordo, gli stava bene.

Esser stato quasi ucciso...

D'accordo, l'aveva voluto lui.

Ma quando quel maledetto gli aveva detto con una risata sarcastica : Dovevi partire con Eleonora, ma vedo che lei è già partita. Fa' male, vero? Bene, figliolo. Questa è la vita. Per ora non sei in pericolo, Eleonora ha fatto il suo dovere. Ma devi partire, perchè appena capiranno che quella merda non tornerà a casa... Succederà una guerra. Quindi sta tranquillo, costruisciti una vita sul valore di essa, studia e diventa un figlio di papà pieno di soldi, questa vita non è per te. Che Dio sia con te, addio.  

Che ironia del destino...

Lui che aveva intenzione di andare da lei e dirgli finalmente TI AMO...

Aveva scoperto che se n'era già andata, senza fare nulla, senza accertarsi delle sue condizioni.

Antonio si era trasferito, proprio come gli avevano ordinato.

Aveva studiato, costruendosi una vita sull'onestà.

Lavorava, guadagnando molto.

Era fidanzato, anche se non troppo felice.

Ma voleva delle risposte.

Voleva vedere quella faccia di cazzo e sputarle in faccia tutto il suo odio.

Voleva dirle di essere felice, di non aver bisogno del suo maledetto amore.

Voleva dirle che lei non era niente, assolutamente niente.

Con quei pensieri, il ragazzo s'informò e partì alla volta di Milano.

Richiamò un taxi, facendosi accompagnare dove abitava precisamente Eleonora.

Salì le scale velocemente, e con un ghigno vide il cognome della ragazza vicino alla porta dell'appartamento.

Bussò con violenza inaudita e quando lei aprì la porta, Antonio rimase senza fiato.

Era cambiata Ele, non era più la stessa.

In quegli anni si era allungata, diventando quasi un metro e settanta.

Era dimagrita, Ele.

Troppo.

Quegli occhi d'ambra che tanto aveva amato erano spenti, quasi senza vita.

La sua carnagione era troppo pallida persino per lei, quasi malaticcia.

Era cresciuta, Ele.

Era diventata una fottuta donna.

- Cosa ci fai tu qui? - Domandò con voce flebile e sgomenta Eleonora.

Ma Antonio non gli diede il tempo per parlare.

Voleva quello che non aveva mai avuto.

Voleva la ricompensa per tutte quelle fottute sofferenze.

Rivoleva la sua rivincita.

Con impeto la baciò, spingendola oltre l'uscio della porta per poi chiuderla con un calcio.

L'appartamento era silenzioso, segno ch'era sola in casa.

Antonio la sbatte' malamente al muro, senza mai staccarsi da lei.

Senza mai far afflievolire quel respiro mescolato.

Lei era aria.

Terra.

Fuoco.

Ghiaccio.

Lei era tutto, cazzo se lo era.

Antonio fece salire la gonna di Ele fin sopra le gambe, per poi sbottonarsi velocemente i pantaloni.

Con un gemito, la penetrò.

Secco, senza sentimento.

Cazzo, non la vedeva da due anni e doveva farle pagare ciò che l'aveva fatto patire.

Cominciò a muoversi lentamente in lei, staccandosi dalla sua bocca e guardandola negli occhi.

Eleonora guardò quegli occhi che disgustati e arrabbiati la fissavano.

L'ira cominciò a circolare nelle sue vene come acido corrosivo.

Cazzo, era lei a dover essere arrabbiata con lui, non il contrario.

Con violenza lo prese per i capelli, attirandolo velocemente a se' e baciandolo fino allo sfinimento.

Lui continuava, con quel incessante ritmo.

Donandole l'oblio.

Donandole il piacere di sentire quella carne contro la sua.

Con un ultimo colpo secco, entrambi vennero travolti dall'orgasmo.

Sospiri e gemiti furono coperti dalla pioggia che cadeva incessante oltre la finestra.

Urla e maledizioni furono affievolite dalla pioggia che ticchettava continuamente contro la finestra.

Quando Antonio si staccò da lei si riabbottonò incurante i pantaloni.

E solo ad allora, Eleonora, si sentì morire.

Letteralmente sprofondare.

Una lacrima rigò la sua gota, dolce e sinuosa cadde quasi rumorosa sul pavimento.

Erano due anni che aspettava di rivederlo, vivendo nell'assoluta oscurità...

E quando l'aveva rivisto, aveva ricevuto solamente odio e un trattamento da troia.

Antonio uscì da quell'appartamento con le lacrime agli occhi.

Quelle maledette lacrime si confusero con la pioggia, che lo infradiciava.

Un grido di puro dolore graffiò l'udito del ragazzo che reprimendo a forza un singhiozzo, se ne andò completamente.

Aveva fatto ciò che andava fatto.

Eppure non era quello che voleva.

Voleva lei e in quel modo non l'aveva avuto.

Rivedere quegli occhi era stato un trauma.

Risentire quel cuore battere furioso...

Era stato una liberazione.

Piangeva, la sua bambina.

Quando se n'era andato piangeva.

Non era più la stessa, la sua bambina.

Non era più allegra e solare.

Si era spenta, la sua bambina.

Come se una folata di vento l'avesse completamente assuefatta.

La sua bambina però...

Era sempre lei.

La rivoleva.

La rivoleva, cazzo.

Per sempre sua...

Come lo era un tempo.

 

 

 

Angolo Autrice:

UhUhUhUHuHuHuHU O.O

Leledreamer: Ehm.... grazie, grazie, grazie? XDXDXDXDXD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto XDXD

meky94: Beh, io continuo... tanto sono altri pochi capitoli ed è finita XD Il fatto è che sono molto impegnata... con la scuola, il bambino e il resto... Per questo aggiorno quando posso :-) Spero che tu passa l'esame e che continuerai a seguirmi. Alla prossima, baci!!

isabella_cullen: Beh, non era molto chiaro :-) Sì, lo zio l'ha cacciata per proteggerla, non si sa' comunque. Lo scoprirai nei prossimi capitoli U.U  Spero che tu continua a seguirmi e che questo capitolo ti piaccia. Alla prossima, baci!

clakki94: Hey, non preoccuparti le tue recensioni mi fanno piacere sempre e comunque, anche se frettolose U.U Comunque come hai detto tu... scopriremo tutto nei prossimi capitoli U.U ( Sì, è bellissima bhhauhauhuahuahuahahuaha ) ps: eh si... maledetto rattuso... comincio ad odiarlo XDXD Spero che continuerai a seguirmi e che questo chap ti piaccia. Alla prossima, baci!!



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Capitolo 16
*** Capitolo 15 : Ti amo e ti odio. ***


Eleonora si guardò allo specchio che rimandava contorto la sua immagine.

Si sentiva sporca, Eleonora.

Usata.

E miseramente buttata.

Come una gran puttana d'alto borgo, solamente che non era stata pagata.

La ragazza strinse i denti, sentendoli scricchiolare sinistramente.

Con un pugno ben assestato colpì lo specchio che rifletteva la sua immagine.

Sangue e dolore.

Ecco cos'era la sua vita.

Il costante ricordo di Antonio.

Il suo sangue su di lei.

Il dolore per la sua perdita.

La continua lotta contro la vita e i suoi ostacoli sbrindellati.

Avrebbe dovuto aspettarselo.

Avrebbe dovuto chiudergli la porta in faccia, dargli quello che avrebbe dovuto meritarsi.

Con occhio cinico osservò la ferita alla sua mano, gocciolante.

Era morta.

In quegli anni aveva vissuto come un automa.

Aveva pianto, si era disperata...

Si era spenta.

Mangiava poco e niente, dormiva a malapena, mandava avanti la sua vita a fatica.

E ciò che aveva ricevuto in cambio era stata esser trattata come una troia.

Eleonora guardò la sua immagine a pezzi, guardando i suoi occhi distorti dalla furia.

Quell'orgoglio che per due anni era andato a farsi fottere, salì improvvisamente a galla.

Le salì in gola, come un conato di vomito.

Le salì in testa, come se fosse sangue e lei fosse a testa in giù.

Con passo deciso Eleonora uscì fuori di casa, chiamando un taxi.

Prese un volo per Torino, e non si preoccupò dell'occhiata terrorizzata che le rivolgevano per la mano ferita.

In un ora arrivò a destinazione.

Prese l'indirizzo di Antonio, dandolo ad un tassista che l'accompagnò sotto il palazzo del bastardo.

Quando arrivò sull'uscio della porta, bussò ripetutamente, con violenza.

Venne ad aprirle Dalila con una faccia sorpresa.

- C'è Antonio? - Domandò con il fiatone.

La ragazza la fece passare, silenziosa.

Eleonora andò nella camera da letto, dove lui si stava vestendo.

Antonio si girò di scatto e sorpreso fisso il fantasma di Eleonora.

- Sai che ti dico? - Urlò Eleonora spaventando Dalila, che si rifugiò alle spalle del ragazzo.

- Vaffanculo. - Disse con tono debole.

- Vaffanculo a te e quella stronza che ti scopi. - Sibilò indicando Dalila che s'infiammò per l'indegno.

- Vaffanculo a te e il dolore che mi hai causato! - Strepitò con voce incrinata.

- Mi dici cosa vuoi? - Esplose Antonio.

- Cosa voglio? - Sussurrò Eleonora.

- Quando mi sei quasi morto tra le braccia, volevo solamente che tu ti rimettessi. Sono stata in Ospedale per ore intere, pregando Dio e qualsiasi ente sconosciuto. - Iniziò Ele.

- Quando ti sei rimesso, volevo vendicarti. Volevo sciogliere nell'acido chi ti aveva ferito, chi ti aveva fatto rischiare la vita. - Continuò con le lacrime agli occhi.

- Quando mi sono vendicata, volevo andare via con te. Mi hanno detto che dovevamo andare via, che eravamo in pericolo, ed io ho accettato. Ma tu stavi già con un altra. - Sussurrò indicando Dalila.

Antonio sgranò gli occhi, mentre piccoli tasselli di un immenso mosaico cominciarono ad andare al proprio posto.

- Quando sono partita, volevo che tu stessi bene e che vivessi felicemente. - Continuò impettita.

- Quando ho saputo che tu eri veramente felice, ho cercato di andare avanti. Di non pensarti, di non ricordarti. Sai che non è facile? Mi ritornavi in mente in ogni gesto quotidiano, in ogni cosa che facevo. - Disse Eleonora.

- Quando sei venuto a casa mia, mi sono sentita morire. Io, che ti ero sempre stata vicina, sono stata trattata come una puttana qualsiasi. Io, che ho messo da parte il mio amore per te perchè tu amavi un altra. - Continuò con un singhiozzo.

Antonio sentì un dolore lancinante squassargli le membra, indissolubile.

- Ci sei riuscito, alla fine. Hai avuto la tua vincita, Riccione. Mi hai sottomessa, mi hai finalmente spenta. - Sussurrò con voce mortale.

- Hai vinto Riccione, perchè mi sono innamorata di te. - Finì Eleonora.

Detto questo, Ele si girò scappando via dalla dolorosa realtà.

Da quella rivelazione.

Da lui.

Perchè lui, nonostante la sua strafottenza, la sua stronzaggine, il suo essere completamente idiota...

Si era fatto amare.

Perchè si era innamorata della sua dolcezza, del suo continuo sorriso, della sua voglia di vivere e amare.

Amava tutto di lui, anche il modo in cui respirava.

E ammetterlo, era diventato doloroso.

Così doloroso...

- ELEONORA! - Strillò Antonio dall'altra parte della strada.

La ragazza si girò di scatto, con il cuore in gola e la pioggia a bagnarla.

- Io pensavo che tu mi avessi lasciato, che non mi volessi più... Che le mie bugie ti avessero ferito fino a farti andare via da me. Avevo scoperto di amarti e tu... E tu non c'eri più. Ti ho odiato così tanto... Così intensamente... Da farmi venire constantemente la nausea. - Sussurrò il ragazzo.

Eleonora sgranò gli occhi.

- Anche tu sei riuscita nel tuo intento, Esposito. Hai sottomesso il tuo nemico secolare con una sola parola. - Sussurrò con un mezzo sorriso.

- Ti amo. - Dissero quasi all'unisono.

Erano anni che lo negavano.

Erano anni che lo aspettavano.

Erano anni che lo provavano ma mai lo dichiaravano.

Un abbracciò che sapeva di odio li accolse.

Un abbraccio che sapeva di casa e amore.

- Vaffanculo, tutta questa sofferenza per niente. - Ridacchiò Eleonora con il volto soffocato nella sua spalla.

- Esposito? - La richiamò Antonio.

Ele alzò lo sguardo, incontrando i suoi meravigliosi occhi smeraldini.

- Sta zitta. - Borbottò il ragazzo baciandola.

Era solamente di quello che avevano bisogno.

Solamente di loro due.

Insieme.

 

Angolo Autrice:

Lo sò, ora mi direte mi hai deluso, che schifo di fine ecc ecc. Ma era questa la fine che volevo per entrambi e poi Matteo non mi permette di scrivere decentemente XDXD

Volevo ringraziare a chi ha messo la mia storia nelle seguite :

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E chi mi ha recensito assiduamente :

rainacullen, machi, clakki94 ,meky94, valli , Moon Hunter , LelleLaFolle ,isabella_cullen , Leledreamer.

Siete tutte delle persone stupende e scusate per il finale che è una chiavica. Spero di risentirvi. Alla prossima, baci! ( Vi saluta anche Matteo con un tao U.U Che più che un saluto sembra una maledizione voodù U.U ) 

Ciaoooo!

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