Alla ricerca del tempo perduto

di Keif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.


Fatti le tue cicatrici che tanto è così
che s'inizia



Quando aveva appena un anno Harry Potter era rimasto orfano. Causa di questo era stato il più grande mago oscuro di cui si avesse avuto notizia negli ultimi cento anni ovvero Lord Voldemort.
Tale storia era nota a tutti, anche perché Harry si dava la pena di ripetere la frase “Lui ha ucciso i miei genitori” almeno due volte al giorno, usandola praticamente come intercalare.
Aveva scoperto con grande gioia che la cosa poteva essere utilizzata come scusa per tutto, ogni tipo di maleducazione gli era perdonata perché in fondo il ragazzo aveva subito un trauma non da poco.
Ciò che invece non sapeva prima di quel giorno era che, in effetti, poteva solo ringraziare il potente Lord per quel gesto. A conti fatti gli aveva fatto proprio un gran favore.
Perché?
Perché suo padre era un cretino, il suo padrino un imbecille e sua madre un'isterica pazza: bella famigliola, no?
E gli era toccato finire chissà come indietro nel tempo per scoprirlo!


Come quelli che si mettono in viaggio per vedere con i loro occhi una città desiderata e
immaginano si possa godere, in una realtà, le delizie della fantasia.





Note:
Lo so che Harry/Ron/Qualcunoacaso che torna indietro nel tempo è il più banale dei cliché, ma non sono mai stata persona molto originale e mi andava di scriverlo da parecchio tempo.
Questo è il prologo, posterò il primo capitolo quanto prima *-*
So che ora c’è un coro di: scrivilo e tienilo per te, ma volevo anche pubblicarlo da parecchio tempo *-*
Critiche e commenti sgradevoli sono come sempre ben accetti. =)
Un bacione. Keif.
Si ringraziano gli Articolo31 per la citazione in alto e Proust a cui ho rubato il titolo, la frase finale in corsivo e da cui prevedo ne prenderò in prestito molte altre. =)

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Capitolo 2
*** 2. ***


2. (O meglio: lampade giganti)


C’era la luna, c’erano le stelle, c’era una nuova emozione sulla pelle



Le giornate di Harry non erano mai state rose e fiori.
Da una parte c’erano gli scontri quotidiani con chi lo credeva un contaballe, un arrogante, un vanesio o semplicemente un idiota, dall’altra la fastidiosa mania di Lord Voldemort di escogitare un piano diverso ogni anno per resuscitare, piano che poi chissà perché, toccava sempre a lui scoprire rimediando ai conseguenti danni.
In pratica da quando il giovane Potter aveva messo piede in quella scuola non c’era stato un solo periodo di tre mesi consecutivi in cui avesse potuto rimanere semplicemente stravaccato in poltrona a grattarsi poco signorilmente le chiappe fingendo di studiare.
Era dunque piuttosto scontato che, giunti addirittura a metà anno senza che una catastrofe di proporzioni bibliche gli fosse capitata tra capo e collo, fosse piuttosto sospettoso e camminasse per i corridoi rasente ai muri, quasi per evitare crolli improvvisi di pezzi di soffitto.
Sapeva di avere sempre l’occhio vigile della sfiga puntato addosso, lo avvertiva distintamente fissare la sua nuca mentre camminava.
Insomma, o era la sfortuna o Ginny Weasley che voleva spiegazioni sul loro rapporto.
E sinceramente tra le due alternative non sapeva ancora cosa fosse peggio ma propendeva largamente per la seconda opzione.
Ma insomma, fossero presentimenti o semplici manie di persecuzione, lui sapeva che la pace non poteva durare e che sarebbe giunto qualcosa a rompergli le scatole.
E così fu.
Era sera inoltrata. Harry si trovava da solo nel dormitorio che divideva con Ron e due sconosciuti, dato che Seamus, Dean e Neville si erano diplomati l’anno prima.
Difatti sconfiggere Voldemort non gli aveva certamente fatto ricevere, come in realtà segretamente sperava, i M.A.G.O. ad honoris causa, per cui gli era tristemente toccato in sorte di riprendere a studiare non appena riaperta la scuola.
Ed era riaperta sei mesi dopo, piuttosto velocemente considerando quel che ivi vi era accaduto!
Gli era stato proposto, questo sì, di fare semplicemente gli esami finali ed incrociare le dita nella speranza di passarli ma come era prevedibile aveva raggiunto risultati disastrosi che nemmeno una capra… ma insomma, c’era da capirlo… non è che mentre cercava gli Horcrux avesse avuto molto tempo per imparare a memoria gli ingredienti della pozione cambiacolore eh!
Si era quindi ritrovato a dover decidere se abbandonare il suo sogno di diventare Auror, trasferirsi in Florida ed aprirsi un bar sulla spiaggia o armarsi di santa pazienza e frequentare le lezioni dell’ultimo anno .
La scelta, combattuta non vi credete, era ricaduta sulla seconda alternativa e quello era il motivo per cui, a diciannove anni compiuti, si trovasse ancora ad Hogwarts alla mercè di professori intransigenti in compagnia del suo migliore amico che a dirla tutta non è che avesse preso voti tanto superiori ai suoi.
Comunque quella sera era in dormitorio e stava fissando il cielo dalla finestra chiedendosi come mai non piovesse; era faticosamente riuscito a dileguarsi e rimanere un attimo da solo, lontano dalle domande degli altri studenti che lo tormentavano da un anno a quella parte per avere esclusive descrizioni del suo scontro con Voldemort. Era stufo di rispondere a tutti “Semplice fortuna” anche perché si rifiutavano di crederci.
Cosa assurda dato che era la pura verità.
Mentre fissava gli astri luminosi lontani anni luce che gli ricordavano i compiti di astronomia, avvertì una strana sensazione sulla pelle del braccio. Si voltò a guardarlo e, sconcertato, vide che si stava, per qualche strano motivo, illuminando.
Illuminando! Nemmeno fosse una lampadina al neon!
Rimase a fissarlo terrorizzato notando che quella strana luce si propagava anche sul resto della sua pelle facendola formicolare.

Che diavolo stava succedendo? Per un attimo, tanto per cambiare, pensò fosse colpa di Voldemort, ma scacciò via il pensiero: aveva la sua cicatrice/antifurto se così fosse stato.
Piton era morto quindi non poteva usarlo come capro espiatorio, Draco Malfoy era preda di un esaurimento nervoso… quali altri nemici aveva?
Smise di pensare quando, in preda alla paura folle, si rese conto che cominciava a brillare anche la sua fronte.
Si lasciò sfuggire un urlo e poi, comportamento degno dell’eroe del mondo magico, svenne.

Si risvegliò qualche minuto dopo con un forte dolore alla testa e con la bizzarra sensazione di essere stato raggiunto infine dalla sfortuna. Rimase qualche attimo ancora stirato per terra, poi si decise ad aprire gli occhi.
Non vide niente di strano, niente mostri marini né cervelli vivi sanguinolenti: stava fissando il soffitto di Hogwarts
< Ahi! > si lamentò massaggiandosi il cranio ed alzandosi in piedi < Che diavolo è successo? > domandò a se stesso visto che non c’era nessun altro che lo considerasse.
Poi ricordò. Lanciò un’occhiata spaventata al suo corpo ma notò che nessuna parte di quest’ultimo rifulgeva di luce propria ed istintivamente si rilassò.
Qualunque cosa sarebbe successa da lì a breve l’importante era non somigliare ad una torcia gigante versione “Il Prescelto”. Che, in barba alla pacchianeria, vendevano davvero, comunque, quindi nessuno si sarebbe stupito molto.
Si guardò intorno e si rese conto che c’erano parecchie cose decisamente bislacche: in primo luogo non si trovava più nel suo dormitorio ma poco lontano dalla porta d’ingresso del castello, poi era pieno giorno nonostante fosse assolutamente certo che poco prima erano le nove passate, inoltre le persone lo sorpassavano senza degnarlo di uno sguardo, cosa che faceva sì male al suo ego ma paradossalmente lo rendeva più allegro di quanto non fosse stato negli ultimi undici mesi, per ultimo il portone non era quello nuovo di zecca post battaglia, con incisi tutti i nomi delle vittime all’interno del castello (cosa che era di un imperdonabile cattivo gusto) ma antecedente alla sconfitta dell’Oscuro Signore.
< Sono in un ricordo? > si domandò ad alta voce Harry e per controllare tirò un leggero scappellotto sulla testa di una ragazza dai capelli rossi che gli stava passando accanto.
Non l’avesse mai fatto!
Quella si voltò di scatto verso di lui, gli lanciò un’occhiata assassina e gli rifilò uno sganascione che lo lasciò a bocca aperta.
Insomma, manco l’avesse presa a sciabolate!
< Come ti sei permesso?! > urlò con voce acuta facendo tremare il povero ragazzo disgraziato < Guai a te se osi anche solo sfiorarmi un’altra volta Potter! > ah, allora l’aveva riconosciuto! < Tieni le mani a posto e non osare fare battute sconce sulla frase che ho appena detto! >
< Non… non l'avrei mai fatto! > balbettò quello confuso ed anche un po' indignato
< Oh certo, come se fosse la prima volta! >
Ma chi era quella pazza? Chi l’aveva mai vista?
< Scusa, ma di che stai parlando? > chiese sbigottito massaggiandosi la guancia che lei aveva colpito. Quella aprì la bocca come fosse pronta a strillargli ancora contro ma la richiuse quasi subito, lo fissò per qualche secondo senza parlare, aggrottò la fronte e si avvicinò a lui, perplessa.
Harry fece un paio di passi indietro per precauzione: con i folli non si può mai sapere; a dirla tutta quella squilibrata gli ricordava anche qualcuno benché non avesse idea di chi. Ma probabilmente era una sua impressione, data dalla confusione per lo svenimento e il manrovescio.
< Chi sei? Tu non sei James > affermò la ragazza dopo un po’
< James chi? > domandò Harry, legittimamente privo di velocità di comprendonio dato il momento e la lecita paura
< Potter! >
Harry sussultò per la veemenza con cui aveva pronunciato il suo cognome: ma che problema aveva? < Sì, che c’è? > chiese preoccupato.
La ragazza lo guardò dubbiosa < Ma stai bene? > gli domandò accigliandosi.
Lui? Ma veramente tra i due quella non tanto normale era lei. < Io sto benissimo! > confermò irritato < Sei tu che prima fingi di non conoscermi e poi mi chiami col mio nome! Ma fatti controllare! >
< Tu ti chiami James? > lo pigliava per il culo?
< Senti sconosciuta > principiò con una nota di fastidio < Io non so chi diavolo sei, io sono Harry, in ogni caso se mi stai prendendo… >
< Lily > lo interruppe la ragazza mentre Potter ragionevolmente cominciava a seccarsi
< Scusa? > sbottò scontroso
< Io mi chiamo Lily > precisò la ragazza < E’ che mi ricordavi un mio compagno di casa, James, poi hai detto che ti ho chiamato col tuo nome e… >
< Senti, non me ne frega niente di chi ti ricordo! > urlò Potter < Io mi riferivo al cogno… > e qui si bloccò. Gli era appena saltata in testa un’idea completamente folle e cominciava a sentirsi terribilmente confuso < Sta per venirmi il mal di testa. Ah, lo so, come me lo sento, come me lo sento! > mugugnò tra sé sottovoce voltandosi nuovamente verso il portone ed esaminandolo da lontano
< Lily… come? > chiese tornando a rivolgerle la sua attenzione e facendo un respiro profondo
< Evans, Lily Evans. Grifondoro, piacere > e gli porse la mano.
Ma invece di stringerla, per variare il programma, Harry svenne.


Non ci sono ragioni per cui, fuori di noi, un luogo reale possegga gli scenari della memoria
piuttosto di quelli del sogno.


Note:

Salve a tutti **
E primo capitolo sia! La direzione ringrazia moltissimo chi ha letto questa storia, chi l'ha messa tra i preferiti/seguite/ricordate, chi l'ha ignorata e chi ne è rimasto disgustato.
In particolare però a chi ha recensito e quindi grazie a:
 ily90: il povero caro Harry rimpiangerà tutte le volte – e sono tante - che si è lamentato della morte dei genitori XD Ed ecco qua il primo capitolo, spero ti sia piaciuto *-*
Un bacio cariisima =)

ika90 : Mi farà sempre piacere sentirti quando avrai tempo per recensire (o per leggere) **
Ti dono un pasticcino virtuale un po' marcio invisibile per ringraziarti doppiamente =)
Un bacione!

Alla prossima **
Si ringraziano Alex Britti e Michael Proust per le citazioni =)

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Capitolo 3
*** 3. ***


3. (O meglio: isterismo a profusione)




E’ buona cosa un poco di scetticismo
E soprattutto il senso dell’umorismo



Per la seconda volta in una sola giornata Harry si ritrovò su un freddo pavimento a massaggiarsi la testa pulsante. Tuttavia la principale differenza era che in quel momento a svegliarlo era la voce poco soave di una ragazza dai capelli rosso fuoco.
Per un terribile momento pensò fosse Ginny e si domandò se non fosse il caso di svenire di nuovo per evitare discussioni faticose, poi si ricordò di quello che era capitato e si alzò di scatto urlando.
< Calmati! Calmati! > esclamò spaventata quella che aveva appena scoperto essere sua madre < Va tutto bene, tutto bene >
Tutto bene? Ma tutto bene ‘sti capperi!
< Senti, io non dovrei essere qua! > esclamò confusamente quando riuscì a ritrovare la facoltà di parola < Che sta succedendo? Come? Perché? >
Faceva anche un po’ paura mentre camminava avanti e indietro con la fronte imperlata di sudore, gli occhi strabuzzati e una nota di follia nella voce tremolante, ma la Evans si ritrovò a pensare che fosse molto carino.
Provò all’improvviso un sincero affetto per quel ragazzo disperato che strepitava nel mezzo del corridoio e che aveva appena fatto rinvenire. Era come… come se davanti a lei ci fosse un caro amico o un parente e si ritrovò a volerlo aiutare a tutti i costi.
< Calmati > gli disse dolcemente < Ora vai dall’infermiera e ti fai dare qualcosa per stare meglio > < Un Avada Kedavra, ecco cosa mi farebbe stare meglio! O un piano logico di un signore del male a caso, con maledizioni logiche e conseguenze logiche! > strillò con la voglia matta di scoppiare a piangere
Lily gli lanciò un occhiata turbata < Va… va bene, farò in modo di procurarteli. Ma adesso ti accompagno in infermeria ci stai? > gli chiese come stesse parlando ad un bambino ritardato < No > rispose scuotendo la testa Harry ritornando lucido.
Fece un respiro profondo
< Sarà meglio andare a parlare con la McGrani…> aggrottò la fronte. Se come pensava era assurdamente tornato indietro nel tempo… < Con Silente > si corresse < E’ lui il preside no? > la Evans di limitò ad annuire, lui sospirò < Be’, grazie dell’aiuto. Ci… ci vediamo > ma rimase lì fermo, a guardarla.
Non era vero che si sarebbero visti.
Se, come sperava, Silente lo rimandava nel suo tempo non l’avrebbe incontrata mai più. Cioè, da quanto aveva capito dal discorso confuso di Nick al quinto e da ciò che aveva intuito l’anno prima con la pietra, si sarebbero rivisti dopo la sua morte, ma lui non aveva in programma di tirare le cuoia molto presto.
Così di slancio l’abbracciò < Grazie mille, non dimenticarmi > sussurrò emozionato.
Ricevette in cambio un buffetto sulla testa, e ne fu sorpresa anche Lily dato che normalmente a chi si fosse spinto a tanto avrebbe riservato un trattamento cruento, e poi fuggì via in direzione dell’ufficio del preside lasciandola a fissarlo incredula e confusa mentre si allontanava.

Giunse a destinazione dopo qualche minuto respirando affannosamente.
Non era abituato a correre senza essere inseguito da pazzi sclerotici decisi ad ammazzarlo e quindi era un po’ fuori forma. Si fermò davanti ai Gargoyle di pietra e bussò.
Se Silente non era in ufficio si sarebbe ucciso, decise in un attimo di sconforto.
Ma l’attesa durò solo qualche secondo, la voce attutita dell’anziano preside pronunciò < Avanti > e con un balzo la statua si spostò lasciandolo passare.
Per niente intimorito, tanto aveva passato in quel posto metà della sua vita scolastica, salì la scala a chiocciola ed entrò nell’ufficio di Albus Silente.
Rimase per qualche secondo imbambolato a fissare l’uomo, che nel suo tempo era ormai bello che morto, cercando di non lasciarsi sopraffare dalla voglia matta di urlargli “Ma non potevi essere più chiaro quando parlavi degli Horcrux invece di lasciarci dei cazzo di indizi confusionari?!” poi si riscosse
< Buonasera professor Silente > com'era strano dirlo!
L’uomo aggrottò la fronte < Buonasera. Si sieda prego >
Harry non se lo fece ripetere due volte e con un sospiro si gettò pesantemente sulla scomoda seggiola davanti alla cattedra
< Cosa posso fare per te… perdonami ma non mi sovviene il tuo nome > lo fissò tra il curioso e il confuso: che fossero i primi segni della vecchiaia? Lui ricordava tutti i suoi studenti!
< Senta professore> principiò ignorando le sue parole < non vorrei apparire ineducato > e quando mai Harry si era preoccupato di una cosa del genere < Ma io avrei un problema da risolvere >
L’uomo di fronte a lui unì le punta delle dita pensieroso < Vai avanti > lo incitò incuriosito
< Ecco, non so come ma mi sono ritrovato in questo castello quando io non ero qua. E vorrei tornare da dove sono venuto > disse Harry tentando malamente di spiegarsi
< Non capisco > la cosa preoccupò Silente ancora di più: che stesse davvero invecchiando? < Non ci si può materializzare e smaterializzare all’interno delle mura di Hogwarts >
< Sì, è chiaro > ne aveva le tasche piene di sentire ripetere a tutti quella tiritera < Ecco, io in pratica vengo dal futuro > ora sì che si sentiva un idiota < Ma il futuro lontano. All’incirca sono partito tra venticinque anni o giù di lì. So che sembra strano ma ho cominciato a brillare e… >
L’anziano preside lo ascoltava attento: si fidava. Era bravo a capire e le persone e istintivamente sapeva che in quel ragazzo si poteva fare affidamento
< Capisco > annuì quando Harry terminò di spiegargli quello che gli era successo < E dimmi, come fai ad essere così tranquillo sapendo che sei tornato indietro nel tempo? Insomma, non è certo cosa di tutti i giorni > commentò interessato.
Come facesse Silente a sostenere che Harry fosse tranquillo era proprio un mistero: in realtà sembrava un povero pazzo appena fuggito dal S.Mungo.
< Perché lei una volta mi ha mandato indietro nel tempo con Hermio... una mia amica > lo guardò male. Si sentiva preso in giro, sapeva di non essere l'immagine dell'equilibrio in quel momento.
Silente però sembrava serissimo e si illuminò tutto, nel senso traslato del termine, a sentire la risposta del ragazzo < Io ho fatto questo?! > cinguettò < Ma è meraviglioso! Non sapevo che sarei mai riuscito ad arrivare a tanto! > esclamò entusiasta. Harry gli lanciò un'occhiataccia e il preside si riscosse dai suoi sogni di gloria.
Tossicchiò a disagio
< Quindi... che posso fare per te? > domandò riprendendo una parvenza di decenza
< Vorrei che mi riportasse nel mio tempo, per favore > proferì speranzoso.
Silente ridacchiò sistemandosi più comodamente sulla poltrona < Mio caro ragazzo! Ma io non ho idea di come fare! > esclamò divertito lasciando il giovane grifondoro spiazzato e disperato.
< Senta, veramente, io devo tornare a casa… > Harry cominciava sinceramente ad agitarsi
< C’è qualcuno che ti aspetta? > domandò educatamente l’altro
< Le lezioni… e i M.A.G.O. > rispose infastidito < Sono già stato bocciato una volta non mi sembra il caso di ripetere l’esperienza! >
< Oh, gli esami saranno ancora tra qualche mese, non ci sono problemi. Per allora dovrei riuscire a trovare una soluzione. Credo > non ne era nemmeno troppo sicuro, ma glissò tranquillamente sulla cosa
< E come pensa che riesca a superarli se non seguo le lezioni? > piagnucolò Harry < Ma non può fare qualcosa alla Silente? Uno schiocco di dita, uno strano strumento… qualsiasi cosa? >
< Puoi seguirle qua. Non saranno troppo diverse, siamo tradizionalisti da queste parti >
Harry si trattenne dal lanciargli un’occhiataccia
< E non crede che si faranno domande se un nuovo studente capita a metà anno qui senza alcun motivo? > sbottò
< Oh, per quello ci inventeremo qualcosa > minimizzò agitando una mano < Puoi dire che fin’ora hai studiato in casa o una scusa del genere >
< Oh, certo! > esclamò sarcastico Harry < E poi per chissà quale ragione ho deciso di iscrivermi ad una scuola di magia a fine anno tanto per fare qualcosa di diverso. Mi sembra logico >
Silente scrollò le spalle < Con tutte le Mary Sue che ogni anno assediano il castello non sarebbe una novità. A te la scelta, se vuoi farti bocciare… >
Un altro anno a rinchiudersi nello sgabuzzino delle scope per evitare quattordicenni curiose?
Melino ce ne scampi!
< No! > urlò ignorando la prima parte delle parole del preside di cui non era riuscito ad afferrare il significato < Ha ragione. E… dove dormirò? >
< Qual era la tua casa nel futuro? Anzi… quale sarà? > sghignazzò come se tutto quello fosse
divertentissimo. Ma che gran senso dell’umorismo aveva il caro preside!
< Grifondoro > mugugnò Harry
< E allora Grifondoro sia! >
< Ma non posso stare nello stesso dormitorio di quelli dell’ultimo anno! >
< Perché no? > chiese perplesso Silente < Avete quasi la stesa età! >
< Be’… uno di loro è mio padre, l’altro il mio padrino e l’altro ancora il padre del mio figlioccio. Non mi sembra proprio una bella idea! > e l’altro quello che ha tradito i miei genitori, aggiunse tra sé, ma evitò di dirlo ad alta voce, non si poteva mai sapere.
Silente fece un versetto estasiato < Ooooh, giovani generazioni crescono! E dimmi dimmi, chi è tuo padre dei quattro? > sembrava una donnetta pettegola; ad Harry venne in mente in quel momento che non si era nemmeno presentato
< Io mi chiamo Harry Potter. Quindi James Potter è mio padre >
< James! > esclamò quello < Sapevo che non gli sarebbe stato difficile trovare una moglie! E dimmi, frequenta Hogwarts anche lei? >
Harry annuì < Meraviglioso, meraviglioso! > strillò il preside battendo le mani.
Harry lo guardò schifato.
< Ma non dirmi nient’altro del futuro > lo ammonì Silente ripensandoci < non bisogna cambiarlo! Potrebbero esserci conseguenze disastrose >
< Sì certo, disastrose > borbottò Harry, troppo preoccupato per il suo destino per interessarsi di quello degli altri < Tornando al problema principale: che si fa? Una casata qualsiasi finché non trova… troviamo una soluzione? >
< Che ne dici di Serpeverde? > per poco Potter non si strozzò con la sua stessa saliva. Silente lo fissava con un ghigno che non gli piaceva per niente
< Sta scherzando? > sbottò quando riuscì a riprendersi < Io preferirei Tassorosso se non le dispiace! >
L’altro scosse la testa
< No, Serpeverde mi piace. Finalmente le due case più litigiose di Hogwarts scopriranno che si possono avere molti punti in comune. Sarà un’esperienza educativa! >
< Educativa? > proruppe Harry incredulo < Distruttiva! Senta, io non ho pregiudizi verso quella casa > bugia < ma l’anno scorso uno di loro per poco non mi ammazzava mentre gli altri volevano vendermi ad un assassino. Preferirei evitare, sa com’è! >
< Su, su. Non saranno queste esperienze da poco a farti odiare una casa millenaria, spero > da poco?!
< Con tutto il rispetto… >
< Così è deciso! > esclamò perentorio l’altro < La parola d’ordine è Marion. Forse comunque è il caso che ti presenti io per prima cosa > aggiunse meditabondo < Ma sì, ma sì. Andiamo! >
Si alzò, prese il ragazzo un po’ shockato sottobraccio e cominciò a dirigersi verso la sala comune serpeverde.
< Vedrai che ti divertirai > disse deciso mentre quello gli lanciava un’ occhiata scettica < Ma parlando di cose più importanti: nel tuo presente riuscirò ad avere un’abbronzatura decente o sarò ancora bianchiccio? >
< Bianco come un morto > rispose Harry, che dopo quella conversazione non riusciva a provare pena per la sorte del suo ex preside < Come un morto > sottolineò malignamente.


Non c'è idea che non porti in sé la propria confutazione possibile,
o una parola la parola contraria




Note:
Ed ecco qua il terzo capitolo *-* Cercherò di aggiornare una volta a settimana, scuola e impegni vari permettendo, per cui direi che ci vediamo venerdì prossimo **
Lo so che oggi non è venerdì ma avrei dovuto aggiornare ieri ed il capitolo in effetti era pure pronto ma non avevo avuto tempo di rispondere alle recensioni e ho preferito rimandare ad oggi.
Sono convinta che siccome c'è chi ha usato del tempo prezioso per recensire una mia storia e rallegrarmi la giornata ho il sacrosanto dovere di rivolgergli un ringraziamento speciale.
E ad essere proprio proprio sinceri io mi diverto da matti a rispondere alle recensioni *-* Quindi un grazie enorme a chi ha letto questa fic e l'ha apprezzata ed anche a chi l'ha letta e l'ha detestata xD
E soprattutto grazie a chi ha recensito quindi:

 riogah: Grazie tantissimo cara *-* Non penso aggiornerò più di una volta alla settimana, ho intenzione di godermi ogni singolo momento di questo ultimo anno di tortura liceo, quindi non avrò molto tempo per stare davanti al computer. Ma farò in modo di essere puntuale **
Anch'io adoro i viaggi nel tempo, per questo ho deciso di scriverne uno anche se temevo fosse un po' scontato appunto XD Un bacione e grazie tantissime! 

Isidar Mithrim: Carissima! Ti ritrovo anche qua, che piacere *-*
Oh, James non sarà molto contento del nuovo arrivato, questo è sicuro! XD Ho seguito il tuo consiglio ed ho aggiunto anche la nota parodia ^^
Olivander XDDD Sono stata appena state rivolte a me le stesse parole destinate al grande Lord, troppo onore, troppo onore, potrei morire dall'imbarazzo *-*
Grazie mille davvero, sono recensioni come le tue che scaldano la giornata **
A presto spero. Un bacio!

 tatarella20: Oh, grazie mille *-* Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, un bacio! ** 

edocast92 [: Non so se sia un aggiornamento abbastanza tempestivo ma vabé XD Grazie veramente tantissimo anche a te, un bacio!

 ika90 Harry è debole di temperamento, sviene come una donnicciola XDD L'incontro con i malandrini verrà mooolto presto e non disseminerà grande gioia, questo lo so per certo, è praticamente l'unica cosa di questa storia di cui sono sicura *-* Grazie moltissimo, un bacione **

 Keira Lestrange : Grazie mille carissima XD

 Lenobia Oh, grazie ^///^ Mi fa davvero molto piacere che ti piaccia nonostante l'idea di fondo sia piuttosto banale XD In effetti non sono molto incline verso le cose troppo serie, più che altro perché non riesco a scriverle XD
Ma figurati, chiedi quello che ti pare, non mi dispiace affatto risponderti XD Anzi, ne approfitto per ringraziarti per la recensione che hai lasciato là *-*
Dubito che la lascerò incompleta, ma per adesso non ho intenzione di riprenderla. Ho cominciato a scriverla in un periodo della mia vita che è finito e ancora non sono riuscita a capire se purtroppo o grazie al cielo, per cui ogni volta che apro il file per scrivere il capitolo successivo mi assale la malinconia e proprio non riesco a concentrarmi. Ma siccome è stata la mia prima fic e dato che scriverla mi divertiva tantissimo sono sicura che la riprenderò anche se il povero James non sarà molto felice della cosa. Povero caro XD
In ogni caso grazie veramente tantissimo per i complimenti *___*
Un bacione carissima **

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Capitolo 4
*** 4. ***


4. (O meglio: ci sarà un motivo se il verde è il colore del vomito)





Il mondo è grigio
il mondo è blu


“Magari” pensò Harry sconfortato. Cioè, magari il mondo fosse stato grigio o blu. A lui il blu piaceva… un poco.
Nella sala comune dei Serpeverde il mondo invece era be’… verde.
Luce verde, divani verdi, scale verdi… sicuramente avrebbe assunto un colorito verdognolo anche lui di lì a poco.
Ricordava, e come dimenticarla, la sua breve visita in quella sala comune durante il secondo anno ma allora la sua attenzione era più che altro rivolta a quella sorta di missione suicida che avevano deciso ingenuamente di affrontare con Ron ed Hermione non certo al colore delle piastrelle, non aveva avuto tempo per concentrarsi su quanto lo detestasse.
In quel momento invece poteva sprecare tutte le sue energie per alimentare l’odio puro che provava per quella casata e per il canuto preside.
Anche perché da più di venti minuti si trovavano seduti sulle poltrone verdi, per puntare sull’originalità, di succitata casata ad aspettare che finissero le lezioni e che qualcuno del settimo anno si degnasse a varcare la soglia e notarli.
< Che assurdità > grugnì scocciato Harry < E poi dovrebbe essere vietato sapere dove sono posizionate le altre case no? Sono le regole della scuola! >
Silente sghignazzò. Ma non sapeva fare altro?
< Suvvia suvvia. Un piccolo strappo alla regola per amore della scienza! Tanto non lo dirai a nessuno! > e a lui chi glielo assicurava? < Prendilo come uno studio antropologico >
Harry grugnì qualcosa di indistinto: come se lui conoscesse il significato della parola antropologico!
Dopo un’attesa interminabile un tizio alto e parecchio grosso decise finalmente di entrare e per poco non gli venne un colpo quando notò l’anziano preside seduto su una poltrona che giocherellava con un ciocco di legno
< Pre… preside! > esclamò < Cosa ci fa qua? > domandò premurandosi di nascondere ciò che aveva in mano dietro la schiena e che Harry riconobbe vagamente come boccette piene di chissà cosa. Veleno? Si chiese nella sua infaticabile natura di ficcanaso < E’ successo qualcosa? >
< Oh, Frewell! > Silente gli andò incontro con aria gioviale mentre Harry, ostile, si alzava < Niente di cui preoccuparsi caro. Volevo dire a te e ai tuoi compagni del settimo anno che per un po’ avrete un nuovo compagno di stanza! > come se stesse mostrando una piacevole sorpresa indicò Harry che si trattenne dal canticchiare ironico "Tattaratà!"
< Perché? > domandò logicamente Frewell
< Ma perché il cappello parlante ha deciso così! > mentì tranquillamente il preside
< No > specificò il ragazzo perplesso < intendevo: perché d’improvviso abbiamo un nuovo compagno? Come mai non inizia dal primo come i comuni mortali? >
< Ah, certo. Si è trasferito qua per qualche tempo. Una sorta di scambio culturale > spiego Silente come fosse cosa di tutti i giorni
< Ma non ha senso! > protestò il serpeverde lanciando un’occhiata dubbiosa ad Harry che aveva assunto un espressione da “ Io l’avevo detto” e lanciava occhiate assassine a Silente
< Ma sì, ma sì. Se ci pensi un senso ce l’ha. Avrà pur diritto a farsi degli amichetti questo ragazzo, no? Consideratolo un piacevole cambio di programma >
< Uno studio antropologico > intervenne Harry sarcastico per la felicità del preside
< Dici bene dici bene! > esclamò infatti quello entusiasta < Vi lascio a chiacchierare! Sii un buon Serpeverde Harry > gli lanciò un’occhiata che Harry interpretò come “Se dici di essere un Grifondoro ti strozzo” < Bene… divertitevi!> sorrise, battè le mani e quasi saltellando si diresse verso l’uscita
< Ah, dimenticavo > aggiunse arrivato quasi sull’uscio voltandosi verso i due che già si squadravano astiosi < Perrott, domani la vicepreside, la professoressa McGranitt, ti consegnerà i tuoi orari > Harry ci mise qualche secondo per capire che si stava rivolgendo a lui e per annuire < E… Frewell, dovresti sapere che i filtri d’amore sono vietati qua al castello > gli fece l’ occhiolino < Ma non importa, mi raccomando di non esagerare! Chissà che non accalappi qualche bel giovanotto... o giovanotta! Arrivederci! > e si dileguò lasciando Frewell sconcertato ed Harry sconsolato: gli aveva pure anagrammato il cognome quel vecchio pazzo! Ma non poteva inventarne uno dal nulla, per evitare eventuali sospetti?
< Quel vecchio rimbambito! > esclamò non appena il soggetto, perfettamente intuibile, della frase ebbe richiuso la porta alle sue spalle < altro che professore, avrebbero dovuto rinchiuderlo in un ospedale psichiatrico e buttar via la chiave! Ma come dovrebbe insegnare qualcosa ai suoi studenti se lui è completamente rimbecillito? >
Frewell lo guardò ammirato < Non ti piace molto il nostro preside eh, Perrott? > domandò divertito < Potremmo essere amici partendo da questo presupposto, sai? Ho sempre detto che quello si era un po’ rincretinito a forza di stare a contatto con babbani, mezzosangue e creature inferiori come loro >
Normalmente a quelle parole Harry si sarebbe arrabbiato, avrebbe urlato e poi avrebbe lanciato a chi le aveva pronunciate un incantesimo a caso purché doloroso, ma quella giornata era stata troppo sorprendente, troppo orribile, troppo estenuante e Silente decisamente troppo poco d’aiuto perché lui potesse pensare a qualcos’altro che non fosse insultare appunto il preside
< Non sono le frequentazioni > specificò con stizza < doveva essere completamente fuori di senno fin dalla nascita. Totalmente andato. Avrebbero fatto meglio a sopprimerlo nella culla, un favore all’umanità! >
Va bene, lo sapeva che non era vero. Sapeva che era probabilmente la persona più intelligente del pianeta e sapeva, perché lo ricordava perfettamente, quanto dolore aveva provato quando era morto. Ma sapeva anche quanto dolore stava provando in quel momento circondato da tutto quel verde, e tale sofferenza era in quell’istante molto più importante di quella sperimentata quando era spirato davanti a lui.
Anche molto più insensata.
Frewell rise e gli diede una pacca sulla spalla < Sei un vero Serpeverde! Ti chiami Harry vero? > Lui? Un Serpeverde? Che offesa! Che onta!
Avrebbe risposto per le rime se l’altro non avesse aggiunto subito dopo < Però, sai, mi ricordi Potter. Siete parenti? >
Harry raggelò < Chi? Non penso proprio, mai sentito nominare!> affermò, anche fin troppo velocemente < Senti, vado a letto. Sono stanco morto, ci vediamo domattina >
Quasi scappò via lungo le scale lasciando l’altro ragazzo leggermente shockato.
Parlava tanto di pazzia Perrott, ma non è che lui sembrasse tanto normale! “ Meglio così” pensò il Serpeverde. Gli erano sempre piaciuti i tipi originali.
Arrivato a quelli che, come esplicitava il cartello, erano i dormitori del settimo anno, Harry trovò ad attenderlo un letto affiancato alla parete con sopra un biglietto sul quale, vergato con l’inconfondibile grafia di Silente, era scritto
“Harry, questo è il tuo letto, ti ho procurato anche qualche vestito (sono un po’ vecchiotti ma dovrebbero andar bene) una sciarpa e una spilla con i colori dei serpeverde.
Per quanto riguarda libri e strumenti i professori non dovrebbero avere problemi per prestartene, ma se non hai una bacchetta dovrai comprarne una”
Quella l’aveva. Per fortuna quando era stato catapultato indietro chissà come, l’aveva in tasca
“Spero che la permanenza in questa epoca ti risulti piacevole”
Ne dubitava. Quanto ne dubitava!
“Avrai la fortuna di conoscere i tuoi genitori all’età di diciassette anni e questa è un occasione non da poco. Chi non vorrebbe vivere per un po’ con i propri genitori adolescenti?
Ti avvertirò se capirò come farti tornare ai tuoi giorni.
Buon divertimento!”

Mentre dava fuoco con la bacchetta a quel biglietto, meglio evitare che eventuali compagni di stanza impiccioni lo scovassero, si ritrovò a riflettere su ciò che aveva appena letto: avrebbe conosciuto i suoi genitori, avrebbe parlato con loro, magari li avrebbe anche frequentati un po’!
Preso da tutte quell’emozioni, accecato dalla confusione e dall’odio, non aveva ancora pensato ai possibili risvolti positivi di quella situazione.
Rinfrancato e quasi felice, controllando comunque che non stesse ricominciando a brillare come poche ore prima, si accoccolò comodamente tra le coperte.
Verdi ovviamente.
Sì, anche se era pomeriggio.

Lily stava imburrando il pane e pensava ad Harry.
Il giorno prima non aveva fatto altro, tentando di riconoscerlo vanamente a cena lungo qualche tavolata, e quella mattina si era nuovamente risvegliata con il pensiero fisso di quel ragazzo in testa. Harry, Harry, Harry, Harry.
Non capiva perché rimuginasse tanto su una persona incontrata una volta sola e soprattutto non capiva l’enorme senso di affetto che provava per lui.
Non aveva senso.
Se ne avesse parlato a qualcuno probabilmente le avrebbe detto che era stata vittima del tipico colpo di fulmine e che si era innamorata di uno sconosciuto. Ma non era così, era un’emozione del tutto nuova.
Non provava alcun desiderio fisico verso quel ragazzo, nessuna passione travolgente, nessuna sensazione che si dovrebbe provare per un esponente dell’altro sesso di cui si è invaghiti. Solo un profondo, immenso, enorme amore.
Ma un amore diverso, possessivo, tenero, quasi… materno.
Credeva, anzi sapeva, che qualunque cosa le avesse semmai chiesto di fare per lui, lei non si sarebbe tirata indietro, lo avrebbe aiutato e difeso contro tutti, e spronato a fare qualsiasi cosa avesse deciso, lo avrebbe protetto e consolato se ne avesse avuto bisogno.
Erano emozioni forti, assolute, disarmanti, completamente sconosciute.
E ne era spaventata.
Proprio per distrarsi da queste sensazioni accolse per la prima volta veramente con gioia l’arrivo di James Potter e della sua cricca in sala grande e il conseguente saluto fin troppo amichevole di quello che lei tra sé chiamava “l’imbecille”
< Evans, dolcezza, amore della mia vita, mi faresti gentilmente spazio accanto a te? Non vorrei perdere nemmeno un istante della tua sfolgorante bellezza! >
Sirius, accanto a lui, ridacchiò allegro borbottando un “Quanto sei cretino” all’amico. Lily non poté che dargli silenziosamente ragione
< Capisco questo tuo desiderio Potter ma io non ho intenzione di guardare la tua brutta faccia mentre faccio colazione, rischierei di rigurgitare tutto > esultò internamente per essere riuscita ad utilizzare un vocabolo tanto colto - “rigurgitare” ma a chi sarebbe mai venuto in mente così sul momento?! - e si sentì ancor più soddisfatta osservando l’espressione scandalizzata del ragazzo che palesemente stava cercando una risposta adeguata.
Non la trovò anche perché si rese conto che ogni suo sforzo sarebbe risultato inutile dato che Lily aveva smesso ben presto di considerarlo per indirizzare tutta la sua attenzione verso il ragazzo che era appena entrato in compagnia di alcuni serpeverde.
Harry. La Evans sentì il suo cuore balzarle in petto e quasi si sciolse per il sentimento di intensa tenerezza che l’avvolse. Non andava bene, non era un’emozione normale. Ma era bella.
Terribilmente.
Si chiese per un attimo se quel ragazzo non le avesse fatto un qualche tipo di incantesimo ma scacciò subito l’idea. Non lo farebbe mai si ritrovò a pensare e a chiedersi poi come facesse ad esserne tanto sicura.
Lei nemmeno lo conosceva! E lui era un serpeverde!
E voleva a tutti i costi parlare con lui.
< Harry! > urlò sventolando una mano verso la sua direzione, disinteressata, per la prima volta in vita sua, a ciò che gli altri studenti avrebbero pensato.
Non le importava degli altri. Le importava di lui.
Harry si voltò verso di lei, l’espressione del viso non proprio gioviale: era stata una mattinata terribile.
Aveva dovuto presentarsi ai suoi nuovi compagni di casata, mentire, tergiversare, borbottare. E poi, tanto per peggiorare un po’ la sua già schifosissima vita, aveva dovuto scoprire di essere in stanza con il diciassettenne Severus Piton, acido, sarcastico e diffidente.
In particolar modo diffidente.
Ma vederla, e vedere chi stava con lei, lo rese felice: quella cazzo di situazione avrebbe avuto qualcosa di buono per fortuna!
Sua madre, suo padre, il suo padrino, il padre del suo figlioccio e il topastro di Ron.
Finalmente!


L'abitudine!
Ordinatrice abile ma assai lenta,
che comincia col lasciar soffrire il nostro spirito per settimane
in un'installazione provvisoria;
ma che, nonostante tutto, esso è ben fortunato d'incontrare,
giacché senza l'abitudine e limitato ai suoi soli mezzi sarebbe impotente
a renderci abitabile una stanza.




Note:
Lo so che il fatto che Lily sia la madre di Harry non implichi il suo volergli bene senza nemmeno conoscerlo, ma mi sembrava carino descrivere la sua confusione davanti a dei sentimenti materni che non le appartengono ancora.
E poi chissà, nessuno è andato nel passato per controllare che non sia così *-*
Non posso ancora credere di essere riuscita ad aggiornare in orario (emm... più o meno) *__* Non vedo l'ora di scrivere l'incontro tra Piton ed Harry, anche se non ho ancora idea di come andrà. Ma vedrò =)
Grazie a Nicola di Bari per la citazione lassù e al solito a Proust per la citazione quaggiù.
Ringraziamenti più che dovuti a chi ha letto, ha messo la storia tra i preferiti/seguite/ricordate o ha recensito. In particolare a:

tatarella20
Harry che fa amicizia con Piton non mi era proprio venuto in mente ma sai che l'idea mi piace? James si farebbe venire un paio di infarti come minimo XD Ci penserò sul serio =)
Mi fa molto piacere che il capitolo ti sia piaciuto e spero di non averti deluso.
Grazie ancora, un abbraccio e un bacio.

Lenobia
Grazie mille =) Spero in anticipo di non deluderti quando mi deciderò ad aggiornare. Anche se non mi ricordo nemmeno bene a che punto fossi arrivata. Forse dovrei decidermi a rigettargli un'occhiata XD
Mi fa piacere che non ti sembri banale perché temevo proprio che mancasse di originalità quando mi sono decisa a pubblicarla. Scrivo tante cose assurdamente scontate ma ho la decenza di lasciarle scritte nei libri di greco (sì, scrivo cavolate invece di seguire in classe XD) a questa però mi c'ero stranamente affezionata.
Il nostro caro caro Harry non sarà tanto felice di questa esperienza nuova ed esaltante, questo è certo. E Silente non contribuirà affatto a rendergli un soggiorno piacevole. Mi spiace per lui * mente spudoratamente *.
Grazie ancora! Un bacio!

Isidar Mithrim
Giuro su ciò che ho di più caro al mondo che ogni volta con le tue recensioni mi illumini la giornata. Sono riuscita a sopravvivere a tre estenuanti giorni di "consola la tua migliore amica" solo ripensando che tu avevi impiegato un sacco di tempo per scrivermi una recensione meravigliosa e quindi io doveva ripagare degnamente il destino.
Che poi le tue storie sono così belle ed originali che non ho ancora capito come faccia tu a leggere le mie senza rimanerne disgustata.
Ti ringrazio veramente tantissimo, non sai quanto mi hai fatto felice *-*
Ho letto le storie di Janet tantissimo tempo fa e le ho adorate, non penso davvero di riuscire mai a paragonarmi a lei e nemmeno ci provo perché il divario tra noi è più che evidente.
Ma purtroppo non posso dirti il nome del mio spacciatore nè la sostanza allucinogena che mi provura. Ha questa mania fastidiosa della segretezza che io proprio non capisco. Mah, sarà una nuova moda di cui non ho ancora sentito parlare (sono tarda in cose tipo "le novità dell'inverno"). Guarda, non so dove tu abbia trovato la pazienza e la forza di trascrivere le mie cretinate ma GRAZIE. Fa sentire davvero apprezzati, non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza.
P.s. Un fiocco per sognare è in fase di stallo a tempo indeterminato, per adesso non me la sento di continuarla, troppi ricordi. Probabilmente la riprenderò prima o poi ma non a breve certamente, per cui ti consiglio di non cominciarla nemmeno. Personalmente mi dà un fastidio immenso rimanere a metà di una fic, anche se non mi piace poi tanto, a chiedermi dove diavolo si voleva andare a parare XD
Grazie ancora tantissimo. Un bacione.

jalilah
Spero davvero che continui a piacerti **
L'incontro con i malandrini non tarderà ma non sono sicura di niente.
Un bacione *-*

Keira Lestrange
Non ho la più pallida idea di chi frequentasse Hogwarts ai tempi dei malandrini. Proprio non lo so o.o Quindi direi che mi limiterò a Piton e ad un paio di personaggi che DEVO mettere. Perché devo torturare Harry in un qualche modo e quale maniera migliore che un incontro imprevisto con i suoi nemici più accaniti. Non vedo l'ora di vederlo rodere dal rancore XD
Grazie veramente tantissimo anche a te. Un bacio *-*

edocast92
Grazie mille ^//^ Come ho detto amo Silente e direi che Harry si merita finalmente di finire a serpeverde. Se il cappello parlante non avesse fatto favoreggiamenti forse la storia sarebbe andata diversamente XD
Grazie ancora cara! Un bacione *-*

Vale Lovegood
Eccomi qua! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo *-*
Personalmente amavo Silente nei primi libri, quando era l'infallibile mago più potente del mondo, e l'ho amato ancora di più nel settimo quando ha cominciato ad essere più umano e meno dio sceso in terra. Fargli fare la parte del folle un po' svampito mi diverte da matti ma penso che nei prossimi capitoli si intravederà quell'aura di intelligenza che possiede. Credo, come al solito, poi non ne ho idea XD
Oh, lo spero per lui ma non gli assicuro niente. xd
Ti ringrazio tantissimo e mi fa davvero un immenso piacere che ti sia divertita *-* Alla prossima! Un bacio.

Keif


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Capitolo 5
*** 5. ***


5.(O meglio: coglioni per passione)



Angeli ballano il rock, ora
tu non sei un sogno tu sei vera!



< E quello chi diavolo è? > ringhiò James a Sirius vedendo Lily sbracciarsi per attirare l’attenzione di Harry. Sirius scosse la testa
< Chiunque sia mi sa che Lily lo preferisca decisamente a te > insinuò con un ghigno mentre l’altro digrignava i denti < Voi che dite ragazzi? > domandò scoccando un’occhiata agli altri due amici, Peter che fissava voglioso un piatto colmo di bacon e non vedeva l’ora di sedersi a mangiare e Remus che invece aveva assunto un’espressione perplessa
< Dico che gli somiglia > affermò dopo un po’.
Sirius aggrottò la fronte < A me? > domandò squadrando il ragazzo che borbottava qualcosa al gruppetto di Serpeverde < Un Black dici? >
Remus storse il naso < Sirius sei cretino? Ce li hai gli occhi? Ti somiglia secondo te? >
< Be’, no. Ma se tu dici… >
Lupin troncò il discorso che sarebbe potuto diventare anche parecchio lungo < A James. Somiglia a James > specificò.
Il nominato James lo guardò scandalizzato < Io non assomiglio a nessun serpeverde sia chiaro! Non dire assurdità siamo completamente diversi! >
Ma quando Harry si avvicinò dovette tristemente riconoscere che era vero: non solo si somigliavano, sembravano fratelli.
< Ciao Lily > salutò il nuovo arrivato guadagnandosi un enorme sorriso dalla Evans e l’odio imperituro da parte di James
< E tu chi sei? > domandò proprio quest’ultimo, ostile. Harry sussultò alla voce di suo padre. Suo padre! Nemmeno nei suoi sogni più bislacchi aveva mai immaginato una cosa del genere < Sono Harry, piacere >
< Piacere un corno. Io non faccio conoscenza con i serpeverde > incrociò le braccia al petto fissandolo animoso
< Lascialo perdere! > abbaiò Lily innervosita < Questo è James, quello per cui ti scambiato ieri che a ben vederlo non ti somiglia affatto. Tu sei molto più carino > ridacchiò mentre Harry arrossiva e James assumeva un colorito purpureo per la rabbia
< Er… grazie > mormorò imbarazzato.
Non riusciva a credere di stare davvero conversando con sua madre! Aveva la strana impressione che nella sue testa suonassero rumorosissime campane accompagnate da un coro di angeli.
< Harry hai detto? > intervenne Sirius curioso < Non ti avevamo mai notato, che anno frequenti? > Harry sospirò riprendendo il controllo della sua mente e preparandosi alla serie scontata di domande che avrebbe seguito quella conversazione: la giustificazione di Silente non stava né in cielo né in terra e lui lo sapeva
< Sono… frequento il vostro stesso anno > borbottò mentre tutti, in contemporanea, aggrottavano le sopracciglia: sarebbe stata una scena divertente se non avesse dovuto spiegarsi meglio < Io… la mia scuola ha organizzato una sorta di… scambio culturale >
< Perché? > domandò dubbioso Remus
< Perché… ecco, è un po’… complicato > a salvarlo da quella situazione sgradevole fu una McGranitt più giovane con la stessa crocchia e la stessa espressione severa che la contraddistingueva anche nel futuro.
< Perrott! > lo chiamò rigida < Qua ci sono i tuoi orari > gli porse un foglio < Il professor Silente mi ha spiegato la situazione > dall’occhiata un po’ stupita che lanciò a James Harry capì che gli aveva spiegato proprio tutta la situazione e che lei non credesse che qualcuno avesse volontariamente deciso di sposarsi e procreare con lui < Se hai problemi contattami pure. Buona giornata > gli scoccò un’ultima occhiata e si defilò.
Harry esaminò il foglio che gli aveva consegnato e borbottò < Devo andare, ho difesa in prima ora >
< Oh, sei con noi in ultima ora a pozioni! > trillò Lily sbirciando la tabella < Meraviglioso! > < Sì, meraviglioso > proprio < Ci vediamo allora > mugugnò Harry per poi voltarsi e dirigersi verso il tavolo dei serpeverde seguito dagli sguardi sospettosi dei malandrini.
Che idea geniale lo scambio culturale! Proprio bellissima!
Fugava ogni sospetto!

Li incontrò nuovamente all’uscita dall’aula di pozioni, dopo aver passato l’intera lezione a fingere di non sapere che almeno due di loro, Sirius e James, lo stavano fissando diffidenti: non gli bastava Piton, anche i suoi parenti dovevano dubitare delle sue menzogne!
Non c’era più fiducia nel prossimo al mondo, che schifo!
Si accostò velocemente a Frewell che si era rivelato essere sì un grandissimo razzista bastardo, ma anche divertente e addirittura piacevole di compagnia. Ma soprattutto discreto.
Sapeva di non poterli evitare a lungo anche perché sinceramente non voleva - aveva intenzione di conoscerli, i suoi genitori, non di ignorarli – ma preferiva avere il tempo di elaborare giustificazioni un po’ più valide di “E’ complicato”.
< Allora Perrott, piaciuta la lezione? >
Aveva fatto veramente schifo. Senza il libro del principe mezzosangue, in quel momento in mano al suo legittimo proprietario, era tornato ad essere un incompetente totale in quella materia e quindi a disprezzarla dal profondo.
< Oh, moltissimo. Sono indeciso se preferire quando ho bruciato il pentolone, quando è scoppiata la pozione in faccia a quel grifondoro o quando Lumacorno mi ha detto che non aveva mai visto pozionista peggiore. Tu che dici? >
Frewell scoppiò a ridere < Quando è scoppiata la pozione è stato il tuo momento migliore. Dovevi vedere la tua faccia! > imitò un’espressione tra lo schifato e l’inorridito < “Oh cavolo! Devo aver sbagliato qualcosa!” > e ricominciò a ridere < Dì la verità, ti ci hanno buttato fuori dalla tua precedente scuola eh? > Harry abbozzò un sorriso.
Erano esseri umani anche alcuni serpeverde in fondo.
Insomma, lo erano dopo che lui aveva assicurato che entrambi i suoi genitori erano maghi e che assolutamente non era un mezzosangue quindi non si meritava la tortura.
< Ti prego, lasciamo perdere. Piton mi stava facendo uscire fuori di testa stamattina con tutte quelle domande! > l’altro scrollò le spalle
< E’ fatto così Severus. Be’ Perrott, ti lascio. Ho appena scovato una biondina niente male.
Divertiti! > e fuggì via inseguendo la biondina niente male che altro non era che la sua ragazza.
Chissà come l’aveva convinta a mettersi con lui, dato il grugno di simil-maiale che possedeva, i capelli stopposi e il fisico massiccio, ma Harry aveva idea che c’entrassero quelle pozioni del giorno prima.
Ma poi a lui che interessava? Che facesse quello che voleva, affari suoi.
Mentre si perdeva in tali pensieri poco impegnativi si sentì come strattonare per una caviglia e d’improvviso si ritrovò a testa in giù librante sul soffitto
< Ma che caz… > imprecò a mezza voce scombussolato tenendo gli occhiali con una mano per evitare che gli scivolassero via dal viso.
< Bene bene. Il nostro nuovo arrivato! > esclamò James Potter, dietro di lui, la bacchetta ancora sguainata < passato bene il primo giorno qui? >
< Oh, certo! > rispose sarcastico < ho sempre desiderato rimanere appeso a testa in giù per opera di un imbecille, grazie > si sentiva anche un po’ scemo a parlare con qualcuno alle sue spalle < Quattro imbecilli > specificò ghignante Sirius comparendo nella sua visuale
< Tre > lo redarguì secco Remus < Io non c’entro niente >
Remus, gioia, luce degli angeli < E allora liberami visto che non c’entri niente! >
< Sono appeso anch’io se non te ne sei accorto. Volevo evitare questo teatrino e si sono vendicati > In effetti la sua voce gli appariva un po’ distorta
< Perfetto! > grugnì Harry < Che volete? >
< Sapere > rispose angelico Black mentre Harry ricordava con orrore l’ultima volta che gli aveva visto in volto quell’espressione: quando aveva salutato Peter alla stramberga al terzo anno. “Oh merlino” sospirò mentalmente
< E cosa? > chiese fintamente ingenuo
< Chi sei, cosa ci fai qui e perché fai il filo alla Evans > intervenne James.
Allora era quello il problema!
< Io non faccio il filo alla Evans! > specificò immediatamente. Era sua madre, che schifo! < Mi fa solo molta simpatia. E’ dolce, gentile, generosa… > si sarebbe perso enumerando tutte le qualità che secondo lui Lily possedeva se James non avesse deciso di porsi di fronte a lui e di fare un salto indietro con un urlo
< Che succede Ramoso? > domandò Sirius allegramente pensando che l’amico avesse già in mente uno scherzo di qualche tipo. Ma lui non sembrava affatto scherzare
< Ha gli occhi di Lily! > esclamò infatti quello dopo averlo esaminato per bene. Harry raggelò, Sirius, Remus e Peter sbuffarono
< James, non dire cazzate > lo liquidò Sirius < secondo te tutti hanno qualcosa di Lily. Ieri abbiamo inseguito una corvonero per un’ora perché dicevi avesse il suo naso, una settimana fa hai accusato la McGrannitt - la McGranitt James! - di averle rubato il dito mignolo e l’altro ieri hai irritato a morte la cacciatrice della tua squadra dicendo che aveva le stesse gambe della Evans. E tu non le hai mai viste le gambe della Evans! >
< Le immagino > affermò spiccio < Ma guardatelo dai! Stesso colore, stessa forma! Sono uguali, dai! >
Harry cominciò a sudare freddo. Era uguale a James, aveva gli occhi di Lily… qualcuno avrebbe fatto domande, avrebbe capito.
Le sue preoccupazioni – totalmente infondate tra l'altro (a chi cavolo mai sarebbe potuto venire in mente che lui avesse cominciato a brillare e fosse tornato indietro nel tempo?) - furono interrotte proprio dall’arrivo della suddetta Lily che arrivò a passo di carica, quasi ringhiando
< Cosa state facendo deficienti?! > urlò con tutto il fiato che aveva in gola lasciando i cinque ragazzi un po’ storditi con i timpani malfunzionanti
< Non ti scaldare Lily > tentò di placarla James < Stavamo facendo un gioco! >
Remus sbuffò
< Sì, si chiama acchiappa la pignatta vivente. E’ molto divertente, vuoi giocare? > continuò Sirius angelico
< Fateli scendere adesso! > strillò imperiosa < Potter, sei un idiota! E dire che sembravi un po’ più maturo quest’anno! Ti trasformo io in una pignatta se non ti sbrighi! >
Ed in quel momento Harry Potter, figlio delle due persone che stavano litigando furiosamente lì davanti a lui a voce fin troppo alta per le sue delicate orecchie, osservò le persone che gli stavano davanti e soffermò poi il suo sguardo su Peter Minus che assisteva al battibecco ridacchiando. E per la prima volta, forse era la conseguenza del sangue che gli stava arrivando al cervello, si ritrovò a ringraziarlo profusamente, nella sua testa, a lui e a Lord Voldemort che gli avevano evitato diciannove anni di sopportare le sicure litigate dei suoi genitori.
Perché suo padre era un cretino, il suo padrino un imbecille e sua madre una pazza urlatrice: bella famigliola, no?
E gli era toccato finire chissà come indietro nel tempo per scoprirlo!
Decise di salvare il salvabile per preservare i suoi padiglioni auricolari.
< Lily, guarda che è vero > disse lasciando di sasso i presenti < siccome passando di qua ho visto che organizzavano una partita ho pensato di unirmi anch’io. Prima la pignatta l’hanno fatta James e Sirius, adesso tocca a me e Remus. Se vuoi partecipare… > Non si accorse che Sirius aveva aggrottato la fronte: come faceva a sapere i loro nomi? A parte James nessuno si era presentato. Aveva chiesto informazioni a qualcuno su di loro? E se sì, perché?
Lily scosse il capo < Harry secondo me ti hanno preso in giro > affermò
< Oh, no > Harry finse di ridacchiare < E’ un gioco molto in voga tra i maghi, non l’hai mai fatto? >
< Veramente io sono nata da famiglia babbana quindi… >
< Ah, be’ peccato, ti saresti divertita. E’ un po’ doloroso ma divertente >
Lily guardò incredula i malandrini che per una volta sembravano innocenti.
Assurdo...
Sorrise voltandosi poi imbarazzata verso James < Mi dispiace di aver dubitato ragazzi, ma insomma… avevo l’impressione di essere nel giusto > si sentiva un po’ in colpa per essere scesa a conclusioni affrettate < Potter, sei cresciuto davvero quest’anno. Sono io ad aver sbagliato stavolta > rivolse a James un sorriso talmente dolce da farlo diventare color peperone e facendo rimangiare ad Harry i pensieri di poco prima: sarebbero stati ottimi genitori, altrochè < Bene, ci vediamo. Ciao ragazzi buon divertimento! >
Perché tutti in quel luogo lo salutavano dicendogli di divertirsi e inevitabilmente le cose andavano a rotoli? Era una sorta di catalizzatore delle sfortuna quella forma di saluto?
< Fatemi scendere! > grugnì appena la Evans ebbe svoltato l’angolo. Non se lo fecero ripetere due volte. Sia lui che Remus precipitarono sul pavimento con un tonfo sordo.
< Grazie > borbottò James < Sei stato… gentile > Quanto gli costava dire quelle parole! < Sai siccome sei serpeverde siamo partiti prevenuti... ma non volevamo > stava mentendo ovviamente. Lo volevano eccome.
Anzi James era abbastanza seccato per essere stato interrotto.
Harry scrollò le spalle < Posso capirlo, non importa. Allora io va… >
< Come fai a conoscere i nostri nomi? > lo interruppe improvvisamente Sirius facendogli intuire di aver fatto un errore. Doveva stare più attento.
< Io… li ho sentiti in giro > mentì guadagnandosi l’occhiataccia sospettosa di Black
< E cosa ci fai davvero qui? >
< Ve l’ho detto, scambio culturale! >
Si rese conto che nessuno di loro credeva alle sue parole, quindi ritenne opportuno borbottare < Sentite, potete credermi oppure no, a voi la scelta. Io sono qui solo per studiare un po’ e al massimo fare una chiacchierata ogni tanto. Non capisco perché non possiate lasciarmi un po’ in pace >
Notando l’espressione afflitta di Harry, James si sentì stringere il cuore.
Non sapeva perché ma vederlo abbattuto gli faceva… male.
< Felpato lascialo stare. Sono affari suoi in fondo, non abbiamo il diritto di impicciarci. E’ stato veramente un piacere conoscerti Harry, sapremo essere persone migliori promesso > quando lo vide sorridere si sentì meglio, era sparita quell’assurda sensazione di disagio e tristezza.
Stava impazzendo? Perché sentiva quelle sensazioni mischiarsi con l'astio che provava verso quel ragazzo perché Lily lo preferiva a lui?
Ma mentre James si innervosiva con se stesso per le parole che aveva pronunciato, Harry era più felice: era quello il padre che immaginava, era esattamente così che lo voleva: imbecille ma giusto, buono e coraggioso. Non aveva visto all’opera il suo coraggio ma poteva confermare che le altre qualità c’erano tutte.
L'importante era crederci.
< Ci vediamo > bisbigliò dirigendosi verso la sala grande più felice di quanto non si sentisse da molto tempo e lasciando i quattro a sentirsi presi per il culo.


La nostra personalità sociale è una creazione del pensiero altrui.


Note
Scusarmi per il ritardo è d'obbligo dato che io stessa mi ero illusa di poter essere puntuale.
Sono stati tre giorni estenuanti, avrò dormito quattro ore in tutto e se ne prospettano altri due anche peggiori quindi perdonatemi veramente tantissimo se non rispondo alle recensioni stasera ma devo assolutamente andare a buttarmi in un letto. Ma prometto di modificare il capitolo quanto prima per rispondere (e per dare una controllata alla grammatica di questo capitolo dato che non connetto moltissimo stasera e non so nemmeno con precisione cosa ho scritto).
Grazie mille a tutti veramente col cuore a chi ha letto questa soria, a chi l'ha messa tra i preferiti/seguite/ricordate e ovviamente in particolar modo a chi ha recensito. Vi adoro veramente *-*
E grazie anche ad Edoardo Bennato per la citazione lassù e a Prous per quella quaggiù.
Un abbraccio.
Keif.

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Capitolo 6
*** 6. ***


6. (O meglio: cupidi sulla strada della disoccupazione)



Non c’è logica spiegazione a una tal disturbazione
Niente di sgretola
Ti scombussola
Ti scompisciala
Ti scombussa
Di più


Erano passati un paio di giorni e, a parte qualche esplosione di calderoni, non era successo assolutamente nulla di rilevante. Piton continuava a tormentarlo e lui passava tutte le sere a cercare di convincersi che, no, soffocarlo con il cuscino non sarebbe stata una buona idea ai fini della trama originaria nonché a pensare ad un modo per avvicinarsi a sua madre e a suo padre.
Cercava anche una scusa per parlare un po’ con Sirius che nel suo presente gli mancava come l’aria e la cui morte non aveva mai veramente accettato, o con Remus a cui tra l’altro avrebbe voluto raccontare i progressi che aveva fatto il figlio, imparando a camminare un poco, benché sapesse che non poteva toccare l’argomento.
Peccato, perché non gli sarebbe dispiaciuto farsi rimborsare tutti maglioni su cui quel mostro di un bambino aveva allegramente vomitato sopra.
< Harry! > si voltò vedendo Lily che affrettava il passo per raggiungerlo al tavolo su cui era seduto. Era in biblioteca, ufficialmente per studiare, ufficiosamente per fuggire dalla presenza di Piton - che va bene aver scoperto essere una sorta di eroe protettore ma che a diciassette anni era un gran rompicoglioni - e nella segreta speranza di incontrare qualcuno dei malandrini o sua madre.
E per una volta il destino era stato dalla sua parte.
Miracolo!
< Ciao > salutò a bassa voce per non urtare la, al suo tempo vendicativa, bibliotecaria
< Sei qua per studiare? > domandò Lily sentendosi un po’ stupida per l’ovvietà della domanda: lei sentiva a pelle di poter parlare di qualunque cosa con quel ragazzo, ma era così anche per lui? Non l’avrebbe presa per una fanatica se avesse cominciato a parlargli dei suoi dubbi sul mondo? Non che avesse dubbi sul mondo ma, in caso gliene fossero sorti, era sicura che gliene avrebbe parlato senza problemi. Sì, anche se era praticamente uno sconosciuto. Carenza di affettività Lily Evans?
Harry era indeciso: dire la verità col rischio di essere rimproverato o mentire e fingere di studiare in sua compagnia? Poi ci pensò e si sentì un’idiota. Era sua madre sì, ma tanto lei non ne aveva idea!
E poi là non c’erano siepi da fargli potare per punizione come faceva zia Petunia, che magari era cosa di famiglia.
< In realtà no > ammise dopo parecchi minuti di silenzio, che avevano indotto Lily a pensare che la stesse ignorando < Stavo evitando Severus Piton che non fa altro che subissarmi di domande. Non si fida molto. In realtà non ho ancora incontrato nessuno che si fidi di me > e come biasimarli vista la scusa schifida che Silente si era inventato
Lily ridacchiò < Io mi fido > affermò < Sembri proprio un bravo ragazzo, e non preoccuparti per Piton, è diffidente per natura > sorrise ripensando ai vecchi tempi in cui Piton era il suo migliore amico
< Lo conosci bene? > domandò Harry, anche se sapeva benissimo la risposta. Non era facile trovare un argomento così su due piedi con una persona che in fondo non conosceva affatto.
< Abbastanza > rispose lei, meravigliandosi di non provare quel sentimento d’imbarazzo che la assaliva quando qualcuno le faceva domande sull’argomento < Ma che ne dici di chiacchierare fuori? La bibliotecaria non sembra molto entusiasta della nostra conversazione>
A dire la verità la bibliotecaria si stava tranquillamente passando lo smalto alle unghie, totalmente disinteressata alla loro presenza < Tanto tu non stai studiando ed io sono venuta qua per riflettere in pace > aggiunse con un sorriso allegro.
Praticamente la biblioteca invece di sala di studio e lettura era diventata il rifugio dei poveri derelitti.

Lily non ricordava di aver mai parlato tanto. Harry sembrava morbosamente interessato ad ogni particolare della sua vita ed era dolce, comprensivo e gentile, quasi si trattasse di qualcosa che lo riguardava personalmente. Aveva addirittura ascoltato tutte le lamentele sulla sorella e tutti i suoi insulti su lei e il suo stupido nuovo fidanzato Vernon con una partecipazione e un entusiasmo decisamente inaspettati!
Non pensava si sarebbe mai sentita così vicina ad una persona nel giro di tre giorni e sempre quel fantomatico qualcuno a caso le avrebbe risposto che non solo era stata colpita in pieno da un colpo di fulmine ma che stava anche cominciando ad amarlo.
Se fossero stati in un Harmony sarebbe stato senz’altro così e invece di parlare in quel momento si sarebbero rotolati sul pavimento dietro una statua in un fuoco di passione.
Ma non erano in un Harmony fortunatamente per noi, quindi nessuna scena incestuosa sarebbe susseguita al lungo- veramente veramente lungo – monologo della ragazza.
Né lei voleva che quel qualcosa che tra loro c’era si trasformasse in qualcosa di più, né chiaramente lo voleva lui, che la osservava esattamente come lei un tempo guardava Piton.
< E di James che mi dici? > domandò ad un tratto Harry facendola sobbalzare ed arrossire furiosamente. Per la rabbia chiaramente.
Ecco, aveva scoperto che l’argomento Potter era fonte di difficoltà con chiunque
< Che intendi? > domandò la Evans gelida. Harry stupidamente e senza alcuna ragione logica rise < Hai capito. Uscite insieme, siete amici…? >
Harry era affamato di notizie. Dopo tutti quegli anni in cui l’unica cosa sui genitori che per certo sapeva era che al loro quinto anno si odiassero, non vedeva l’ora di venire a conoscenza di ogni particolare delle loro personalità: cosa odiavano? Cosa amavano? Quando si erano innamorati? Si sentiva una donnicciola ficcanaso ma non poteva farne a meno. Voleva conoscerli, voleva portare il loro ricordo nel cuore una volta tornato al suo presente.
Sempre che Silente riuscisse a trovare la soluzione per farlo tornare, ovviamente.
< Certo che no! > rispose lei veemente storcendo il naso
< E perché? > domandò Harry profondamente deluso. Insomma, lui si sarebbe aspettato che gli confidasse che il suo amore per suo padre era immenso come il cielo terso d’estate o qualche altra stronzata insensata del genere.
< Forse non te ne sei accorto: porti gli occhiali, magari sei completamente cieco> rispose la ragazza con un sospiro < Ma voglio farti notare che Potter è la persona più imbecille che si possa avere la sfortuna di incontrare. Il massimo momento di felicità per lui è nascondere rane morte nella sala comune e ridere insieme a quell’altro cretino di Sirius dell’espressione disgustata di chi le trova! Perché mai dovrei volere essere amica di un demente di tal calibro? Non lo sopporto ecco tutto > internamente Lily si congratulò con se stessa per avere usato la parola “calibro” in una conversazione. Il suo modo di parlare stava decisamente migliorando in quei giorni!
Harry aggrottò la fronte. Gli dava fastidio sentire quelle parole da parte di sua madre su suo padre, lo irritava. Da una parte perché non conosceva il significato della parola calibro, dall’altra perché… insomma, era suo padre!
Probabilmente a causa di qualche disfunzione celebrale dovuta al suo viaggio temporale, decise di non crederle. Quando li aveva visti nel pensatoio, si convinse, il disprezzo di Lily per James era più che evidente, in quell’istante mica tanto.
Si sarebbero sposati prima o poi, quello era certo, ma comunque il modo in cui lei si comportava con suo padre era - a suo dire - identico a quello di Hermione con Ron: e loro si piacevano da anni ma erano troppo tonti per capirlo.
Come avrebbe detto Ginny, trasudavano pulsione sessuale. Lui, invece, trasudava imbecillità da tutti i pori.
Si vergognò dei suoi stessi pensieri - sui suoi genitori poi! – e tornò a rivolgere la sua attenzione alla madre.
< A me non sembra > affermò sicuro.
< Non ti sembra un imbecille? > domandò Lily confusa < capisco che non lo conosci bene ma la sua stupidità salta proprio all’occhio! >
< No > specificò Harry < non mi sembra che tu non lo sopporti! >
< Ti assicuro di sì > annuì la Evans < Certo, ultimamente mi sono resa conto che è… non so, cambiato. Cioè, si è un po’ calmato rispetto agli altri anni, ma sicuramente è solo una fase, ritornerà presto il cretino di sempre > scrollò le spalle < e ok, per amor di verità non lo detesto poi così tanto. Mi fa ridere >
Il sorriso da zia zitella e pettegola che comparve sul viso di Harry gli fece rimangiare rapidamente le sue parole e aggiunse sulla difensiva < ma anche i pagliacci e i chihuahua fanno ridere, non per questo sono amica di un chihuahua >
E no. Adesso che lei aveva ammesso che – per lo meno – non lo odiava doveva convincerla che in realtà lo amava. Era compito suo, da bravo figlio!
Che opinioni distorte che aveva sul compito dei figli!
< Ma secondo me sareste veramente una bella coppia! E poi lui sembra così… così… > faticava più del previsto a trovare un aggettivo positivo per James < alto > terminò stampandosi in faccia quel che voleva essere un sorriso invitante e che lo faceva sembrare uno psicopatico.
Lily decise saggiamente che era proprio il caso di defilarsi.
< Ssssì > borbottò < ci penserò > non ci avrebbe pensato affatto < ma ora devo scappare, mi aspetta… Mary > improvvisò. < Ci vediamo Harry > gli sorrise, gli scoccò un bacio sulla guancia e scappò via.
Adorava quel ragazzo, capì mentre tornava in sala comune alla ricerca di una fantomatica Mary. Sì, nonostante fosse scappata via per evitare di parlare ancora di quell’idiota di Potter.

Grazie alla vera protagonista di questa storia, ovvero la nostra cara e onnipresente amica Sfiga, aveva assistito alla scena finale nientepopodimeno che James Potter, che chiaramente non aveva sentito le parole (pensate che Sfiga non faccia il suo lavoro per bene?!) ma che aveva visto benissimo lei che dava un bacio a “quello nuovo” come soleva chiamarlo lui nella sua testa.
E che, ovviamente, si era fatto un’idea molto vivida, particolareggiata e totalmente errata della cosa. Non aveva dimenticato l’assurdo sentimento provato quando l’aveva visto afflitto, ma l’aveva classificato come semplice pietà e l’aveva accantonato.
Quella che provava in quel momento invece era gelosia.
Era forte, illogica ed orribile: gli scorreva nelle vene come fuoco, gli ottenebrava la mente, lo riempiva di rabbia, gli impediva di pensare.
No, a ben pensarci non era la gelosia ad impedirgli di pensare, ma andiamo avanti
< Perrott! > urlò per richiamarlo quando Lily non era più nelle vicinanze.
Harry si fermò e, vedendolo, il suo volto si aprì in un enorme sorriso: non sperava nemmeno di poterli incontrare entrambi in un solo giorno, e per giunta parlargli senza esser costretto ad inventare alcuna scusa. Alzò la mano in segno di saluto raggiungendolo velocemente. A ben vederlo non sembrava granché felice di vederlo.
Non che fosse una novità
< Ciao James > disse comunque, cautamente. Che aveva fatto adesso?
< Ho visto che parlavi con Lily > esordì rabbioso, Harry annuì
< E di cosa parlavate? > Harry alzò le spalle.
Quel mutismo irritò James ancora di più.
< Perrott ti avverto, io non mi fido affatto di quelli della tua casata. Siete viscidi, falsi, doppiogiochisti… >
< Cattivi, insopportabili, impiccioni > continuò Harry senza riuscire a trattenersi.
Se c’era da parlar male dei Serpeverde lui era sempre in prima linea. Non aveva ancora perdonato il loro tentativo di regalarlo a Voldemort per salvarsi e poi si sa che un nemico comune aiuta se si vuol fare amicizia con qualcuno.
< Esatto > lo bloccò James trasecolato: e adesso perché mai si metteva a criticare quelli come lui? Era forse scemo? < E siete malvagi, non credere che non lo sappia. Se sei tra loro un motivo c’è di certo, quindi è inutile che ti comporti da amicone con Lily perché se osi farle del male io ti ammazzo >
Harry deglutì quasi spaventato, ma assurdamente felice: lui adorava suo padre. Veramente, lo adorava. Era esattamente il discorso che avrebbe fatto lui se un serpeverde a caso si fosse avvicinato a Ginny.
Se Ginny non fosse stata così pressante, sia chiaro.
< Io non voglio farle niente. Stavamo solo chiacchierando > dichiarò contenendo la voglia che aveva di abbracciarlo
< Ma lei ti piace > affermò sicuro James guardandolo storto
< No no, davvero > gli assicurò Harry
< Ah, quindi non ti piace! Ci stai perché hai un doppio fine! >
< Ma certo che no! Lei mi piace ma nel senso che… >
< Lo sapevo! Lo avevo detto a Sirius, non ero pazzo! Tu stai cercando di rubarmela! Ma io ti ammazzo! >
< A parte che non ti rubo proprio niente perché non sta con te… > e bravo Harry, alimenta le sue convinzioni! < E comunque > aggiunse velocemente bloccando un’altra serie di minacce e insulti < Lei mi piace come amica, è solo molto gentile con me e mi fa piacere parlare con lei. Come avrai notato non ho molti amici qui e lei è l’unica che mi consideri un po’ >
James non ci credette affatto: si era accorto di come lui tendeva a volgere lo sguardo verso di lei quando era nei dintorni, aveva notato le continue occhiate che lanciava al tavolo dei grifondoro e di certo non gli era sfuggito che faceva di tutto per fermarsi a parlarle.
Lo faceva anche con lui, ma non era la stessa cosa. Insomma, lei era una donna ed anche piuttosto carina, quali altri motivi potevano esserci perché “quello nuovo” continuasse a ronzarle intorno?
E poi, si diceva, lui era James Potter, chi non desiderava qualche minuto in sua compagnia?!
Povero scemo.
Si impose di non andar fuori di matto e fece un paio di respiri profondi per tranquillizzarsi.
Non si calmò: il cuore batteva forte, le mani gli sudavano e sembrava che qualcuno gli stesse stritolando le viscere.
Nonostante le rassicurazioni dell’altro ragazzo, il sentimento di pura gelosia non accennò ad attenuarsi anzi divenne se possibile ancora più intenso; ma gli fece venire in mente un’idea a suo dire geniale.
Quei due si stavano avvicinando troppo, anche se non se ne spiegava il perché, lui aveva bisogno di tenere d’occhio quello che ormai considerava un rivale e inoltre “quello là” poteva aiutarlo ad avvicinarsi a Lily.
Sorrise sadico, entusiasta per quella cazzata che era riuscito a partorire.
< E’ solo perché non hai nessuno con cui parlare? > domandò allegramente
Harry lo guardò cauto – e ora che diavolo gli prendeva?! – poi scrollò le spalle
< Allora starai con noi > affermò James battendo le mani come un bambino un po’ scemo a Natale.
< Cosa? > domandò Harry stupito
< Ma sì, con me e gli altri. Se è perché non hai nessuno con cui parlare non ti dispiacerà no? > lo guardò malissimo: che ci provasse a dire che aveva mentito e un occhio nero non glielo toglieva nessuno.
Harry scosse la testa, incredulo. Che per una volta le cose girassero per il verso giusto?
< Perfetto. Vieni che ti faccio conoscere meglio i miei amici >
In quell’istante, in quel corridoio solitario, c’erano ben tre persone intensamente soddisfatte.
La terza, chiaramente, era Sfiga.

È incredibile come la gelosia,
che passa il suo tempo a fare piccole supposizioni nel falso,
abbia poca immaginazione nello scoprire il vero
.


Note:
Lo so, lo so, non aggiorno da un anno. E’ che dico sempre che sarò puntuale e poi in inverno tra scuola e idiozie varie non ho mai il tempo.
Spero che questo capitolo vi piaccia, io non sono molto soddisfatta, ma non scrivevo completamente niente da parecchio (se si esclude il tema di maturità su cui possiamo stendere un velo pietoso) quindi è venuto come è venuto. Le critiche come al solito sono più che bene accette. Ringraziamenti vari accompagnati da scatole di cioccolatini e caramelle gommose a tutti quelli che hanno letto e/o recensito, a mago Merlino autore della citazione lassù e a Proust per quellà quaggiù.
Vi voglio bene <3 (e no, non lo dico solo per sentirmi meno in colpa quando ci rivedremo verso maggio)

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