Natsumi's Adventures

di Falling_Thalia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Irruzione alla sesta brigata! ***
Capitolo 2: *** Breathless: attimi senza fiato. ***



Capitolo 1
*** Irruzione alla sesta brigata! ***


HI HI!

Questa è la prima FF che scrivo! Spero vi piaccia! comentate pure accetto qualunque critica! =)

Grazie e buona lettura ^^

È finalmente arrivato il primo giorno di scuola superiore per Natsumi Kuchiki, cresciuta da sempre all’interno del casato Kuchiki, educata secondo le regole della nobiltà e di suo padre, ora era finalmente libera. Dopo molte ore di discussioni erano arrivati a un compromesso: avrebbe frequentato la scuola che voleva a condizione che rispettasse i canoni di insegnamento della sua nobile famiglia. Era ora di cominciare a vivere davvero, come aveva detto Rukia la sorella della sua defunta madre. La faceva facile lei che aveva in pratica una vita perfetta: era una shinigami molto apprezzata all’interno della sua unità, aveva degli amici stupendi e un uomo niente male! Nastumi era rimasta ferma davanti al cancello fissando da lontano l’edificio scolastico, non si era tenuta alcuna cerimonia d’apertura quindi non aveva avuto modo di conoscere nessuno e, per sua grande fortuna nessuno sapeva ancora chi era, almeno per ora. Aveva scelto una scuola semplice, non troppo sfarzosa o “da ricconi”, ma che rientrasse negli standard che secondo Byakuya doveva avere una buona scuola. Ovviamente era una scuola per “apprendisti shinigami” e per questo tutti avrebbero indossato l’uniforme che lei riteneva tanto antiquata ma che era obbligata a portare. Un respiro profondo e cominciò a incamminarsi verso l’ingresso stringendo al fianco la sua bellissima Hi-ryū. Le bastarono pochi minuti d’osservazione per imparare a memoria tutte le aule, i corridoi e gli altri luoghi dell’edificio. Al suono della campanella corse entusiasta nella sua aula; a quanto pareva la prima lezione riguardava la disastrosa storia della Soul Society negli ultimi secoli. Nastumi ascoltava con attenzione la storia che aveva sentito centinaia di volte da suo padre, da Rukia o da suo marito Ichigo, dal suo adorato Hanatarou o dal tanto sospirato Renji. Lezione dopo lezione le ore passarono fino a quando non suonò l’ultima campanella. Uscì da scuola e camminò tranquillamente tra le strade del Seretei, quando era sola, tutti la salutavano normalmente come le piaceva fosse fatto; arrivata davanti casa, si sistemò gli abiti e si sistemò il Keinseikan tra i capelli. Questo gesto di prevenzione era diventato un’abitudine ora mai. Quando usciva di casa sola non voleva sentirsi superiore agli altri per questo toglieva la maggior parte delle cose che simboleggiavano la sua nobiltà ma, appena rientrava a casa era costretta a re indossare quell’accessorio che non le piaceva affatto se non voleva subirsi altre due ore di ramanzine del padre. “Logorroico” ecco come lo definiva; in pubblico ostentava quasi a parlare ma in casa era di tutt’altro avviso. 
Quel giorno avrebbe potuto anche non farlo, suo padre era impegnato alla sede della sesta brigata, non avrebbe fatto ritorno prima di cena. Con un sospiro di sollievo fece il suo ingresso nella grande casa, dove gli unici ad aspettarla erano i domestici…
- Bentornata a casa Ojo-sama –
- Kotomi-san quante volte ti ho detto di chiamarmi semplicemente Natsumi quando BakaTo-san non c’è? –
- Ojo-sama vi chiamerò per nome solo quando porterete un po’ di rispetto per vostro padre –
- Va bene, va bene. Allora, poiché To-sama non è in casa che ne dici di chiamarmi semplicemente per nome? –
- Certamente, Natsumi-sama –
- Sempre meglio di niente… - 
Sorrise e si diresse verso la propria camera. Era molto ampia e ben illuminata perfetta per leggere. Sostituita l’uniforme con uno yukata nero decorato da vari disegni si mise a sedere sul tatami. Di fianco a lei c’era il suo libro preferito che rileggeva di tanto in tanto senza stancarsi mai. A segnare la sua parte preferita c’era una foto molto speciale che le era costata ore di appostamenti fuori dai bagni maschili della sesta brigata. Lo prese tra le mani e con un gesto automatico cercò il suo tanto speciale segnalibro che…era sparito! Nastumi rimase pietrificata. Se qualcuno avesse trovato quella foto sarebbe stata una ragazza morta, di più se fosse stato suo padre a trovarla! Disperata mise a soqquadro tutta la stanza ma niente. Passò al setaccio ogni angolo della casa ma niente. Per un secondo si fermò a pensare: i domestici non si sarebbero mai permessi di frugare tra la sua roba quindi non potevano averla loro, Rukia-neesan le avrebbe fatto il terzo grado per saperne di più, anche Ichigo avrebbe fatto lo stesso. L’unica terrificante possibilità era che fosse stato davvero il suo logorroico padre a trovarla! Molto preoccupata cercò la governante per chiedere informazioni.
- Kotomi-san! Ho bisogno di te! –
- Mi dica Ojo-sama! –
L’aveva chiamata ancora così, ma non era quello il momento di puntualizzare c’era in ballo la sua vita e la carriera di qualcun altro!
- Per caso questa mattina To-sama sembrava più arrabbiato con il mondo del solito quando è uscito? –
- Bhe, in effetti, Byakuya-sama sembrava leggermente irritato e continuava a farfugliare qualcosa…mi pare che centrasse anche Renji-san…probabilmente era una questione di lavoro… - 
- Oddio! Sono morta! Io esco un attimo, Ciao! –
Kotomi-san rimase confusa nel vedere la ragazzina in yukata correre fuori dalla casa come una furia. Stava per urlare di cambiarsi con qualcosa di appropriato prima di uscire ma Natsumi era già corsa fuori di casa con quell’abito stravagante, calzando i geta e con il Keinseikan ancora nei capelli.
Ci mise qualche minuto prima di raggiungere la sede della sesta brigata, non aveva un pessimo senso dell’orientamento come la sua amica Yachiru, ma lo yukata le impediva di saltare liberamente da un tetto all’altro obbligandola a correre, cosa che odiava fare. Quando finalmente arrivò davanti al portone, l’ansia aveva lasciato il posto alla rabbia: va bene che era suo padre ma che si fosse permesso di frugare tra le sue cose non le andava per niente! Prima ancora che le guardie potessero riconoscerla e farla entrare, Natsumi sfondò il grande porticato e si fece strada tra i detriti verso l’interno. Nell’esatto momento in cui distrusse la porta, scattò l’allarme e tutti cominciarono a cercarla. Intanto la furia in kimono percorreva a grande velocità ogni corridoio di quel posto alla ricerca si suo padre.
- BakaTo-san vieni fuori! Immediatamente! –
Urlò la ragazzina furiosa. Quando gli shinigami al suo inseguimento la sentirono pronunciare quelle parole si fermarono di colpo: era la figlia di Byakuya-sama, il loro capitano, non avrebbero potuto torcerle un solo capello. Intanto nell’ufficio del capitano Renji si stava sorbendo da 3 ore ormai una ramanzina senza senso a proposito di una foto che aveva trovato in camera di sua figlia. Spazientito dalla stupidità del suo tenente Byakuya fece per estrarre la foto che ritraeva Renji mezzo nudo, con i capelli sciolti e intento a spogliarsi del tutto. L’angolazione era perfetta e sembrava che lui si fosse messo in posa per farsi fotografare, per questo Natsumi ne andava tanto fiera. Nel momento in cui la tirò fuori dal kimono, la porta si aprì violentemente e Natsumi fece il suo ingesso. Era talmente furiosa che i suoi occhi verdi erano diventati coler del fuoco così come la sua reiastu che andava aumentando.
- Natsumi cosa ci fai qui? –
- Prova a indovinare BakaTo-san! –
- Sei qui per questa? –
Trafiggendo la figlia con lo sguardo sventolò la foto con nonchalance.
- Scemo! Non sventolarla così! – 
Con uno scatto improvviso Natsumi si riprese la foto e la nascose dentro il suo yukata. I presenti rimasero a bocca aperta, tranne Byakuya ovviamente, era stato lui a insegnare lo Shunpo alla figlia. Con un altro salto si portò sopra il tavolino e cominciò a scrollare il padre.
- Adesso spiegami perché diavolo hai frugato tra le mie cose? Eh? –
- Bhe un padre ha il diritto di sapere se la figlia ha i giusti interessi e… -
- Cazzate! Sei solo fastidiosamente invadente! –
- E quella foto? Non credi che Renji abbia il diritto di sapere che tu… -
- Chiudi quella fogna!!!!! Non ti azzardare a fare parola di quello che hai visto in quella foto ok? –
- Nemmeno a Rukia? Non credi che dovrebbe saperlo? –
- Non ci provare! Se Ichigo viene a saperlo mi tormenterà fino alla morte! –
- Come la mettiamo allora? O lo dico a Renji o a Rukia e Ichigo… -
- Fai come ti pare…l’importante e che non lo dici a lui…intesi? –
- Certo, certo…ora potresti mollare la presa? Mi stai sgualcendo il kimono. –
- Uhm. Vedi di mantenere la tua promessa BakaTo-san o la pagherai cara. –
- Va bene, ora però va a casa. –
- Ti tengo d’occhio BakaTo-san…e fossi in te, terrei d’occhio la tua amata collezione di sciarpe di sete…non verrei che casualmente prendessero fuoco…Sayōnara ~.
- Ragazzina impertinente… -
Natsumi lasciò la stanza in parte soddisfatta del compromesso raggiunto mentre tutti quelli che erano rimasti nella stanza non riuscivano a credere ai loro occhi: in fondo nessuno ci avrebbe creduto se non lo avesse visto di persona. Probabilmente quella ragazzina è l’unica persona al mondo che riesce a parlare così a Byakuya-sama; ecco cosa pensarono tutti all’unisono in quella stanza mentre il loro capitano si sistemava il kimono e si rimetteva al lavoro. Byakuya era infastidito dalla presenza di tutte quelle persone nella stanza; con uno sguardo che metteva paura, mise in fuga tutti i presenti.
- Renji…un’ultima cosa -
- Si capitano? –
- Prova a sfiorare mia figlia con un dito ed io ti stacco le braccia, intesi? –
- Eh? –
Altro sguardo pauroso…
- O-ok…come vuole Capitano. -
- Bene è tutto. –
- Certo… -
Si voltò e uscì dalla stanza chiudendosi la porta dietro di se. Era molto confuso, sia Natsumi-chan sia il suo capitano avevano fatto più volte il suo nome nella loro conversazione e adesso quest’ultimo l’aveva praticamente minacciato di morte... Povero Renji, non era mai stato il massimo dell’intelligenza di suo e quella confusione non aiutava il suo cervello a risolvere il mistero. A un certo punto si fermò di colpo in mezzo ad un corridoio e, mentre tutti lo osservavano di punto in bianco, si diede una botta in testa e disse:
- Ma certo, ci sono arrivato! –
Finalmente era riuscito a trovare una soluzione….
- Chiederò direttamente a Natsumi-chan! –
…che era la meno adatta. Ma, finche ne era convinto lui…era ok, suppongo.
Nello stesso momento Natsumi passeggiava tranquillamente per il Seretei. In tutto il tempo che Renji ci aveva messo per trovare una soluzione lei era passata dall’Undicesima Brigata a salutare Yachiru e Ken-chan al quale stava sorprendentemente simpatica, forse perché era l’unica che aveva il coraggio di tenere testa a Byakuya. Quando lasciò il Dojo dell’Undicesima per dirigersi a fare un saluto a Hanatarou trovò un ostacolo sulla sua via. Renji se ne stava li, fermo a fissarla cercando di capire qualcosa. Lei di rimando cercava con lo sguardo una via di fuga, dopo la pubblica discussione con suo padre era l’ultima persona che voleva vedere. Purtroppo l’unico modo per scappare era correre.
“ se solo non indossassi uno yukata, potrei anche riuscire a seminarlo…”
A ragionamento fatto capì che non vi erano scappatoie, doveva affrontarlo. Il suo cuore cominciò a martellarle nel petto, era talmente forte che pensava le sarebbe uscito . Regnava il silenzio, lui continuava a fissarla senza dire una parola, incerto su come incominciare la discussione; lei, con lo sguardo basso non sentiva altro che il battito frenetico del suo cuore.
- Ehm…ho bisogno di chiederti una cosa… -
- Hei guarda lassù c’è Ichigo che ti fa le smorfie! –
- Dove? –
Natsumi approfittò del momento di stupida distrazione di Renji per darsela a gambe; non aveva alcuna intenzione di iniziare una discussione con lui!
- Fuga~~~ -
- Ehi! Non scappare!! –
Cominciò così un folle inseguimento non solo all’interno del Seretei ma per tutto il Rukongai.

Please, dopo che avete letto, lasciate una recensione!!!!

Non c'è gusto se nessuno scrive niente! =)

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Capitolo 2
*** Breathless: attimi senza fiato. ***


Natsumi si era data alla fuga con un piccolo stratagemma per incastrare il povero Renji; ora il loro rincorrersi si era spostato dal Seretei alla parte sud, la più affollata. Nastumi correva tra la folla attenta a non scontrarsi con nessuno mentre Renji la seguiva dall’alto, sui tetti attento a non perderla di vista. Ad un certo punto la ragazza arrestò la sua corsa e si mise a pensare.
“ Qual è l’unico posto in cui non farebbero mai entrare un uomo? Ma sì, come non ho fatto a pensarci prima! “
In un secondo invertì il senso di marcia e fece rotta verso il Seretei. Renji la perse di vista e Nastumi acquisì giusto qualche secondo di vantaggio. Sfortunatamente fu costretta a correre sui tetti per cui rimase scoperta. Nel giro di poco raggiunse la sua destinazione: L’Associazione Femminile Shinigami! Era certa che lì nessun uomo sarebbe stato fatto entrare, tantomeno uno sospetto come Renji! Per sicurezza, invece di entrare dalla porta principale passò dalla finestra sempre aperta dell’ufficio della presidentessa. Natsumi atterrò elegantemente ai piedi della scrivania e si stupì quando vide Yachiru seduta dall’altro lato.
- Natsumi-chan! Come va? –
- Bene, bene. Piuttosto…com’è che non sei in giro a giocare con il tuo Ken-chan? –
- Ieri ho promesso a Nanao-Chan che sarei rimasta a finire di firmare questi documenti… -
- Ah, capito… Dimmi c’è Matsumoto? Ho bisogno di lei, è urgente. –
- Fino a cinque minuti fa era nel salone a farsi le unghie… -
- Grazie mille Yachiru-chan! –
Uscì dall’ufficio e si diresse nel salone principale. Come aveva detto Yachiru, Matsumoto era comodamente seduta su una poltrona e si stava facendo le dite dei piedi. Quasi non rovesciò lo smalto rosa sulla moket quando la vide apparire all’improvviso nella stanza.
- Da dove spunti tu? –
- Io? Sono entrata dalla finestra dell’ufficio –
- E perché mai? Guarda che esiste una porta! –
- …Come dire…era più sicuro entrare dalla finestra… -
- Stai giocando a nascondino con qualcuno? –
- Più o meno… -
- Chi è questa volta? Tuo padre che ti insegue perché gli hai bruciato un’altra sciarpa di seta? –
- No, anche se un’altra sciarpa gliela brucerei volentieri… -
- E allora, chi è? –
- …Renji… -
Matsumoto sobbalzò. Lo smalto stava per fare di nuovo una brutta fine ma lei lo riprese prima che potesse rovesciarsi. Anche se non sembrava aveva degli ottimi riflessi. Riprese a farsi le unghie, come se niente fosse successo.
- Come mai? Cioè, se non state giocando a nascondino, ci deve essere un motivo per cui ti sta inseguendo…anche perché ora mai è ora di cena e quello stupido non rinuncia al cibo per giocare a nascondino… -
- Bhe ecco vedi…BakaTo-san ha trovato il mio tesoro e voleva mostrarlo al diretto interessato. Per fortuna essendo una persona molto logorroica si è masso a fargli un discorsetto di circa tre ore così io ho fatto in tempo a impedirgli di fare una cazzata…purtroppo però sono dovuta scendere a patti con lui, cosa poco piacevole e, nel corso della discussione il nome di Renji è venuto fuori più volte così sicuramente vorrà sapere che centrava lui…però non posso mica dirgli “ Mio padre ha trovato nella mia camera una tuo foto mezzo nudo costatami ore di appostamenti fuori dal tuo bagno..” –
- Che storia interessante, davvero. Quello stupido è piuttosto ostinato e ti causerebbe non poche situazioni imbarazzanti per scoprire d che si tratta… -
- Ah… -
- Per come la vedo io ha due possibilità: o bruci la foto o ti inventi qualche valida scusa… -
- Mmh…ti creerebbe qualche problema se usassi il tuo capitano per il mio subdolo piano? –
- No, no. Però non credo che lui sarebbe d’accordo…ti ricordi che è successo l’ultima volta?-
- …ti riferisci a quando per noia ho detto in giro che era gay e lui ha congelato tutti i miei manga yaoi? –
- Esattamente. E tu non vuoi che succeda di nuovo vero? –
- No…Ah! Al diavolo lo eviterò finche non se ne dimentica! –
- Haha, buona idea! –
- Bhe allora io vado…BakaTo-san si starà spazientendo vedendo che non ritorno…Bye Bye Matsumoto! –
- Ciao, Natsumi-chan. –
Natsumi meno preoccupata di prima tornò a casa. 
- Tadaimà! –
- Ojo-sama! Finalmente è tornata! C’è un ospite per lei! –
- Kotomi-san…chiamami Natsumi, Na-Tsu-Mi! –
- Certamente Natsumi-sama. Il suo ospite sta aspettando –
- E chi sarebbe? –
- Il solito. –
- Eh? C’è Hana-chan? -
- No, l’altro “solito” –
Natsumi fissava Kotomi-san confusa. C’erano solamente due persone che andavano a trovarla di frequente: Hana-chan e Renji…Ah! Doveva immaginarselo! Per quanto stupido potesse essere, Renji aveva capito che l’unico posto da cui non poteva fuggire era casa sua.
- Ehm…per caso è Renji-san? –
- Si, esatto. Ma non è solo con lui ci sono anche Rukia-sama e Ichigo-sama. –
- Oddio! –
Ok, poteva ufficialmente considerarsi morta. È vero che nessuno l’avrebbe fisicamente uccisa ma, trovarsi nella stessa stanza con suo padre, Ichigo, Rukia e Renji tutti assieme era come buttarsi giù da un palazzo. Natsumi sospiro rumorosamente e prima di andare nel salone chiese di riferire che si sarebbe cambiata d’abiti prima di incontrarli. Nella sua stanza Natsumi si preparò psicologicamente mentre si cambiava d’abiti. Per non attirare troppo l’attenzione si mise un semplice kimono bianco non troppo lungo ma nemmeno troppo corto. Era abbastanza scollato ma non lasciava intravedere nulla. Era di seta decorato da dei bellissimi fiori di ciliegio ricamati su tutto l’abito. Le maniche erano color oro rifinite in rosa mentre il resto delle cuciture erano color oro. Sciolse i lunghi capelli neri e li lasciò cadere sulle spalle tirando indietro solamente la lunga frangia. Finito di prepararsi si avviò verso il salone. Ma fu solo prima di aprire la porta che si voltò ad osservarsi nello specchio: se il suo obbiettivo era quello di non attirare troppo l’attenzione quella tenuta dava l’effetto contrario. Rassegnata a non potersi cambiare di nuovo entrò nella stanza. Byakuya le sorrise, Rukia fece altrettanto, Ichigo scoppiò a ridere e Renji rimase a fissarla a bocca aperta. Conosceva Natsumi da quando era nata, le era molto affezionato, l’aveva vista crescere e diventare la donna bellissima che ora gli stava davanti. Suo malgrado fu costretto ad arrossire davanti a quella ragazza in kimono che sembrava una dea. Mentre lui le teneva gli occhi addosso Natsumi si avvicinò ad Ichigo e lo prese per le orecchie.
- Perché diavolo ti sei messo a ridere, eh Pel di Carota? –
Disse la ragazza tirandogli le orecchie.
- Ehi, lasciami!! Ho riso solo perché è strano vederti agghindata così. –
Ichigo rideva e cercava di liberarsi dalla piccola tortura nello stesso momento. Natsumi di rimando gli morse un orecchio per poi sedersi in braccio a lui.
- Paga pegno. Da adesso mi fai da poltrona. –
- Va bene, mi arrendo. Però stai davvero bene vestita così. –
- Grazie. È uno dei miei pregi stare bene con qualunque cosa. –
- Modesta come al solito vedo… -
- Certamente…Piuttosto che siete venuti a fare? –
- Ci ha chiamati Byakuya…non so nemmeno per quale motivo… -
- È vero. Nii-san perché siamo qui? –
- Vi devo parlare di una cosa… -
- E lui perché è qui? –
Chiese Natsumi costringendo Ichigo a girarsi verso Renji che se ne stava seduto appoggiato ad una parete senza staccare gli occhi dalla ragazza. Quando Natsumi lo guardò negli occhi lo vide arrossire .
“ Strano, che ha adesso? “
Pensava la ragazza. 
Non riusciva a trovare una spiegazione a quello che aveva appena visto. Nemmeno lui sapeva dire con certezza cosa gli stava accadendo: da quando Nastumi era entrata nella stanza non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Non era più la bambina che si divertiva a tirargli i lunghi capelli rossi, era già diventata una donna e, una volta sposata l’avrebbe persa per sempre.
“ Sto impazzendo… da quando la penso in questo modo? “
- È venuto perché deve parlarti, quindi se voi andate di là io parlo con loro due ok? –
- Certo To-sama. Andiamo? –
Natsumi si alzò dalle gambe di Ichigo e fece cenno a Renji di seguirla. Mentre usciva dalla stanza valutava i posti in cui poteva portarlo: la sua stanza era esclusa visto che la foto era esposta in bella vista e non avrebbe avuto il tempo di nasconderla; la cucina nemmeno, stare la dentro le faceva venire solo più fame del necessario. Pensò al Dojo ma cambiò subito idea quando si ricordò che era lontano dalla casa principale e quindi molto sconveniente. Alla fine la ragazza optò per il luogo più illuminato di tutta la casa, la biblioteca. Natsumi entrò per prima e si sistemò seduta sulla scrivania con la schiene appoggiata al muro. Renji rimase in piedi davanti a lei continuando a fissarla.
- Allora, di che volevi parlarmi? –
- Di quello che è successo oggi pomeriggio… -
- Spiegati meglio…ti riferisci alla conversazione con BakaTo-sama o alla mia fuga? –
- A entrambe…mi piacerebbe capire che centro io tutto questo… -
- Mi spiace doverti rispondere in questo modo ma non sono affari tuoi. La fuga è stata la scappatoia. Sapevo che volevi delle spiegazioni che io non avevo intenzione di darti. –
- Na-chan! S può sapere da quando mi nascondi tutto? –
“ Da quando ti amo da non riuscire quasi a respirare quando siamo soli. “
Voleva dirglielo ma non ci sarebbe in ogni caso riuscita. Sapeva che Renji era molto più grande di lei benchè nella Soul Society l’età non contasse molto si sentiva comunque troppo giovane e inadeguata per lui. Lui allo stesso modo pensava di essere troppo grande. Però quando il cuore si mette in mezzo gli anni o i secoli di differenza non avevano alcuna importanza. Il cuore avvicinava le anime e le anime avvicinava i corpi. Lei già lo amava e se lui stava cominciando a provare le stesse cose, salvo complicazioni, il finale sarebbe stato uno e uno solo.
- Non lo so, davvero. Credo che non sarebbe adatto raccontarti tutto quello che sto passando. –
- Mi manchi Na-chan –
Natsumi si girò verso di lui e lo fissò negli occhi. Era serio, lo si vedeva dalla sua espressione. All’improvviso fu come se il suo cuore avesse smesso di battere, come se i suoi polmoni non volessero più farla respirare, come se qualcuno le stese annodando lo stomaco. Erano li, soli, in una stanza lontana da tutti. Se non fosse stato per il fatto che non riusciva a muoversi o a respirare gli sarebbe già saltata addosso. Intanto Renji si avvicinava a lei continuando a fissarla negli occhi. Lei non muoveva un muscolo. Lo sguardo perso su di lui. Ad un tratto, quando Renji era a meno di mezzo metro da Natsumi, sul viso di lei cominciarono a scendere candide lacrime che le rigavano le guance. Istintivamente lui la prese in braccio e, sedendosi per terra la adagiò sul suo grembo, cullandola come quando ea una bambine. Natsumi dal canto suo piangeva perché sapeva che quello che lui stava facendo era solo un gesto fraterno, non c’era una briciola di sentimento romantico nelle sue carezze. Lo pensava davvero, ci credeva, almeno fino a quando si rese conto che il modo in cui la toccava era cambiato. Sentiva la pelle bruciare sotto le sue dita che disegnavano linee irregolari sul viso, sul collo e sulle braccia. Natsumi pensava di poter morire lì, il suo cuore aveva ricominciato a battere ma non le dava comunque tregua poiché aveva aumentato il ritmo, il rispiro si era fatto irregolare e quella sensazione alla bocca dello stomaco ancora più acuta. Nonostante questo si sentiva bene, le piaceva farsi toccare e accarezzare. Avrebbe voluto baciarlo, ma il suo corpo era immobile e rispondeva solo al contatto con le sue dita.
Renji non era affatto confuso, si sentiva sollevato e immensamente stupito da se stesso per quello che stava facendo. Era lì, con la sua non più piccola Na-chan tra le braccia. Sentiva il suo respiro irregolare, il battito veloce del suo cuore e voleva stringerla sempre di più, voleva tenersela per se per sempre. Non voleva che nessun altro vedesse quel lato di lei. Era suo e di nessun altro.
Dopo qualche minuto Renji appoggiò una mano sulla sua guancia e cominciò ad accarezzarle le labbra con il pollice. Natsumi fu scossa da un tremito e lui ebbe così la conferma di quello che ora mai era una certezza. Lentamente la prese per i fianchi e la fece sedere sopra di lui. Si trovavano ora mai a pochi millimetri di distanza uno dall’altra e potevano sentire i reciproci respiri sulla pelle. Entrambi, come se i movimenti fossero una cosa più naturale del respirare, si avvicinarono sempre di più fino a sfiorare le labbra dell’altro. Un bacio innocente che fu il preludio di un caldo ed umido patto. Semplice parole non dette, destinate a rimanere impresse in quel luogo per sempre: Non ti lascerò mai andare perché tu mi appartieni.

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