Lagharta

di Selenite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Luna ***
Capitolo 2: *** 1 - Sorriso ***
Capitolo 3: *** 2 - Il luogo della promessa ***
Capitolo 4: *** 3 - Il mio nome è Lagharta ***
Capitolo 5: *** 4 - Gaia ***
Capitolo 6: *** 5 - Il libro della mamma ***
Capitolo 7: *** 6 - Odio ***
Capitolo 8: *** 7 - Una promessa di morte ***
Capitolo 9: *** 8 - La pietra della speranza ***
Capitolo 10: *** 9 - Lilith ***
Capitolo 11: *** 10 - La strada per il suo cuore ***
Capitolo 12: *** 11 - La divinità oscura ***
Capitolo 13: *** 12 - Il motivo per cui combattere ***
Capitolo 14: *** 13 - Luna piena argentata ***
Capitolo 15: *** 14 - Un cuore caldo ***
Capitolo 16: *** 15 - Lacrime ***
Capitolo 17: *** 16 - Il Tempio di Vie ***
Capitolo 18: *** 17 - Inconcepibile ***
Capitolo 19: *** 18 - La Dea dentro di lei ***
Capitolo 20: *** 19 - La voce di Vie ***
Capitolo 21: *** 20 - La storia ha inizio ***
Capitolo 22: *** 21 - Una domanda senza risposta ***
Capitolo 23: *** 22 - Cambiare il futuro I ***
Capitolo 24: *** 23 - Un bicchiere di troppo ***
Capitolo 25: *** 24 - La sua mano ***
Capitolo 26: *** 25 - Nel suo cuore ***
Capitolo 27: *** 26 - La Principessa dell'Acqua ***
Capitolo 28: *** 27 - Vite intrecciate ***
Capitolo 29: *** 28 - Promessa per la vita ***
Capitolo 30: *** 29 - Punizione ***
Capitolo 31: *** 30 - Inferno ***
Capitolo 32: *** 31 - Segreti e Speranza ***
Capitolo 33: *** 32 - Perché ti amo ***
Capitolo 34: *** 33 - Il bisogno di averti accanto ***
Capitolo 35: *** 34 - I tre della Leggenda ***
Capitolo 36: *** 35 - Le Ninfe maledette del Lago del Cielo ***
Capitolo 37: *** 36 - Nato per proteggerla ***
Capitolo 38: *** 37 - La vera maledizione ***
Capitolo 39: *** 38 - Cambiare il futuro II ***



Capitolo 1
*** Prologo - Luna ***


PROLOGO
Luna


Riaprì gli occhi e, per un istante, ringraziò il cielo di essere viva.
Poi ricadde nella consapevolezza di cosa fosse successo e maledì d'esserlo.
Tutto intorno a sé odorava di sangue. Dentro, sentiva come se tutte le sue forze fossero andate perdute. Non aveva più passione, desiderio né onore. Li aveva persi in battaglia.
Insieme a tutti gli altri.

Il suo corpo galleggiava sulla superficie dell'acqua. Cercò di muovere le dita delle mani, sentendo un lieve torpore. E acquisì la consapevolezza di avere ancora le braccia attaccate al corpo.
Proseguì con i piedi, che risposerò positivamente. Tutto il suo corpo rispondeva.
Provò a parlare, sperando di sentire almeno un suono.
-A...aiuto...- sussurrò flebilmente -Ragazzi...state bene...?-
La voce c'era, anche se debole e roca. Ma nessuna risposta.
Intorno a sé il silenzio.
Cercò di trattenere le lacrime, spostò il volto di lato cercando di non affondare e vide i suoi capelli aggrovigliarsi sulle braccia e sul corpo. I suoi capelli...
Con un movimento brusco, voltò il capo e cadde con il corpo sotto l'acqua, si dimenò per qualche secondo, poi si accorse che l'acqua era scesa di livello e si alzò in piedi. Le arrivava a malapena alla vita quindi poteva vedere bene intorno a sé.

Avrebbe preferito non avere la vista, non vedere nulla.
Non le piacque ciò che vide.

Era tutto distrutto. La stanza, tutto il castello, ogni cosa attorno a lei, dai mobili fino ai drappi delle finestre, finite in frantumi. L'urto era stato così tremendo da tagliare come il castello a metà.
Alzò gli occhi al cielo, la luna brillava.
Si decise ad abbassare lo sguardo per osservare le macerie coperte dall'acqua.
Dov'era Velleda? Era stata lei a richiamare gli spiriti dell'acqua, ma lei dov'era? E gli spiriti, erano scomparsi a loro volta?
-Velleda? Velleda, sei qua?- un eco sottile, che rimbalzò appena su un muro rimasto alto. Dietro riusciva a vedere ancora la catena montuosa di roccia nera. Nessuna risposta.
-Alvexia...?- si guardò attorno, mentre la chiamava, sperando di vederla. Sapeva che era accanto a lei pochi secondi prima dell'enorme esplosione, ma non la vedeva. Non vedeva nessuno.
E non sentiva niente. Solo il silenzio. Un profondo, terrificante, irritante silenzio.
-Pixel? Pixel?- ancora, la sua voce produsse un lieve eco, per poi perdersi tra le incavature della catena montuosa che circondava per un certo perimetro i resti del castello.
Nessuna risposta. E quello strano magone allo stomaco aumentò, ancora.

La luna illumanava poco quel luogo, rilucendo sull'acqua che più di quel livello non voleva scendere. Sembrava imprigionata a quel luogo.
Aveva paura.
-Lagharta...ti prego, Lagharta, rispondimi...almeno tu...ti prego...- la sua voce diventò un sussulto, poi un singhiozzo. Ed infine, lacrime -Ragazzi...non lasciatemi sola...ve ne prego, non lasciatemi sola...-
Mahel iniziò a piangere. Aveva perso ogni speranza che qualcuno fosse sopravvissuto, a parte lei. Nessuno di loro aveva risposto al suo richiamo gentile.

La luna brillava ancora. Come promettesse di vegliare su di lei.




***

Dopo quasi 2 anni di assenza, ecco che ritorno prepotentemente a scrivere, nella speranza di essere ancora capace. Il mio stile è PROFONDAMENTE cambiato, così come IO sono cambiata. Spero ardentemente che qualcuno commenti questo mio lavoro (ho bisogno disperatamente di conferme xD o almeno di critiche costruttive!) e che non si faccia problemi a dirmi quello che pensa sulla storia. Premetto che non accetto offese gratuite senza uno scopo, o critiche distruttive quali "non sei capace, sei un'incompetente, ritirati". Ormai ho una certa riluttanza a questo tipo di comportamento infantile.
Detto questo, per chi non mi conosce, sono un tipo che risponde SEMPRE a tutti i commenti in modo molto personale, analizzando il perchè ed il come di ogni singola persona. Penso sia una forma di rispetto per chi ha avuto la cortesia di aprire questo link e di leggere una mia storia ^^ quindi, già da adesso, vi RINGRAZIO calorosamente per la vostra gentilezza.
Quasi sicuramente aggiornerò una volta a settimana ^x^ un bacio a tutti!!!

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Capitolo 2
*** 1 - Sorriso ***


CAPITOLO 1
Sorriso


Era estate. La scuola era finita.
Era proprio quel giorno, che era iniziato tutto.
La polaroid era carica, lei piena di entusiasmo. Le finestre della sua camera illuminavano tutta la stanza, comprese le pareti piene di foto della sua città.
Il centro storico, le strade che portavano alla campagna, nature morte, alberi, corsi d'acqua...
Oggi aveva avuto il permesso di andare al Lago.

Il Lago era...il Lago. Non aveva altro che quel nome, non aveva una storia demografica. Perchè non era sempre stato lì. Ma ci era arrivato, di punto in bianco. Dal nulla.
Era una cittadina tranquilla, nessun fiume vi scorreva attraverso. C'era solo quel prato enorme al centro esatto della città, che si snodava in pendenza, portando ad un boschetto talmente fitto che nessuno era mai riuscito ad entrarvi. Aveva una forte forma concava.
Ed un giorno, come si fosse infuriato, il cielo iniziò a piovere a dirotto.
Piovve per giorni e giorni, le vie di comunicazione vennero interrotte, gli abitanti della città iniziarono ad avere paura. Ma come arrivò, la pioggià cessò
E dove prima si snodava il prato, vi era un lago. Talmente enorme che gli abitanti se ne stupirono.
Un prato che era si grande, ma non aveva mai dato l'impressione di essere “così” grande.
Il boschetto impenetrabile adesso era come rialzato su quel laghetto, come un altare che veglia su delle rovine antiche.
Pioggie torrenziali non erano più venute, ma il laghetto era rimasto fermo lì. Per un intero secolo.

Detta in tutta sincerità...Mahel non credeva a quella specie di leggenda metropolitana.
Sua madre la raccontava ridendo, romanzandola sempre un po' più della volta precendente. Non che potesse pretendere di meno da una scrittrice di libri per ragazzi...
Per quel che la riguardava, sapeva che tanti erano andati nel boschetto e che avevano trovato una strana colonna in stile antico, rotta per metà, con su delle strane incisioni.
E lei voleva fotografare quella colonna. Magari mettendola in un bel contesto, visto che era circondata da alberi, inquadrandola mentre era illuminata dai raggi sottili del sole.
Perchè non vi era mai andata prima? Semplicemente perchè sua madre glielo aveva sempre impedito. Non tanto per cattiveria, quanto per via di una specie di patto: fino al compimento dei suoi 16 anni, e fino a quando non avesse superato almeno un corso di fotografia, ella non poteva andare al Lago.
Mahel sapeva che sua madre non le negava mai nulla, quindi pensò che quella era solo una sfida: dimostrami che ci tieni e ci potrai andare. O meglio...questo aveva pensato.

Quindi, durante l'anno scolastico, aveva cercato disperatamente un corso di fotografia per esperti (in quanto il suo livello non era esattamente quello di un principiante), aveva rinunciato a molti svaghi per potervi partecipare e alla fine ce l'aveva fatta: era riuscita a superarlo.
Quando aveva portato a sua madre l'esito dell'esame, gonfia d'orgoglio, ella le aveva sorriso teneramente e l'aveva letteralmente obbligata a fare una fotografia degna di questo nome.
Mahel aveva sorriso ed era corsa a prepararsi.

-Filtri...obiettivi...cavalletto...ok, ho tutto- Mahel chiuse la borsa, pagata con i suoi sudati risparmi di sedicenne giudiziosa, carezzando, prima di riporla, l'amata polaroid che suo padre le aveva regalato prima di andarsene. Mahel la carezzava e la baciava ogni volta che fotografava qualcosa, sussurrando a suo padre qualche parola d'affetto.
-Toc toc, si può?- la madre di Mahel entrò nella stanza, sedendosi sul letto piena d'entusiasmo -Ormai sono 4 anni che lotti con tutte le tue forze per questa concessione, eh?-
-Ancora non capisco perchè tu l'abbia fatto, ma...caspita, sono troppo felice!- Mahel alzò gli occhi verso la madre, soffiando sui ciuffi ribelli che le cadevano sopra il volto -Grazie per non avermi mai dato vinto niente, mamma-
-Figurati, è il mio ruolo- scherzò questa, assumendo una posa raffinata -Se solo avessi seguito le mie orme...-
-Ah ha- la fermò Mahel, sollevando la borsa e assicurandosela saldamente alla spalla -Io ho seguito le orme di papà e sono fiera di questo. Se mai vorrò scrivere qualcosa, verrò da te, ma fino ad allora...- rise di quella risata innocente e deliziosa che solo una ragazzina poteva avere.
Sua madre adorava quella risata. Sorridendo di una dolcezza concessa solo ad una mamma, carezzò la guancia della figlia -Sarebbe orgoglioso di te. Sei così bella Mahel...-
Mahel arrossì -Si. Spero tanto che sia così...-
La madre sospirò, cercandò di ricacciare indietro quel magone allo stomaco che non aveva ragione di esistere, in quel momento, e si alzò -Fai un buon lavoro. E ricorda che alle 8 si mangia, capito?-
Eccola, la sua mammina apprensiva. Con un sorriso Mahel le offrì una linguaccia, evitò il solletico con uno scatto sghembo e si ritrovò sulla porta -A stasera mamma!-

Mahel non era un nome comune. Era un nome tipicamente fantasy, di quello che solitamente si dà alle eroine di un racconto. E infatti così era.
Sua madre, quella pazza della sua mamma, era una scrittrice di libri fantasy. Conosciuta in tutto il paese, nonostante scrivesse sotto pseudonimo, era una degli “idoli” delle sue compagne di classe.
Tutte conoscevano il mondo fiabesco di Gaia, un nome fin troppo comune per un'ambientazione fantasy, ma più di tutto era famoso il leggendario “eroe” che Mahel odiava sentir rammentare dalle sue compagne. Non sapeva il suo nome, sia perchè nei libri non era specificato, sia perchè si era sempre rifiutata di leggere gli scritti di sua madre, ma conosceva bene la Sibilla che lo accompagnava con le sue predizioni, Mahel appunto.
Peccato che la “Mahel” di sua madre avesse un qualcosa come 200 anni e avesse la bellezza di una rana in pensione.
Pensando a questo, Mahel scoppiò in una risata rassegnata. Se sua madre l'aveva chiamata come quel personaggio, di certo doveva esserle molto affezionata. Forse perchè il nome di quella Sibilla era stato scelto da suo padre...? Chissà.

Ma pensandoci bene, lei non sentiva di avere con quel personaggio alcun legame, nome a parte. Non sarebbe stata per niente la tipica “eroina”: innanzitutto, era incapace di qualsiasi azione acrobatica. Non aveva coordinazione, non aveva agilità, inciampava molte volte sui suoi stessi piedi. Semmai sarebbe stata la perfetta protagonista di un racconto comico, ma non di uno fantasy.
Per continuare, non era bella. Era ordinaria. Ribelli capelli castani che le arrivavano a metà schiena, sempre legati in una treccia che non riusciva ad arrivare neanche a metà giornata, occhi di uno scialbo verde bottiglia (notare bene: non smeraldo, bottiglia. Quel colore che non sai mai se è verde, grigio oppure color poltiglia), nascosti perennemente dietro occhiali da vista spessi e scomodi.
Ma era magra. Ecco, forse per quello poteva definirsi fortunata.
Sua madre aveva avuto la fortuna di una costituzione invidiabile: mangiava tutto quello che si trovava sotto mano e non ingrassava mai, neanche di un chilo. Era alta, magra e dalla postura elegante, e Mahel aveva ereditato da lei questa conformazione fisica. Lunghe gambe affusolate, mani dalle dita lunghe e curate, braccia forti ma non grassoccie, un punto vita da vespa che molte amiche le invidiavano. E poi un gran bel...beh, non è difficile immaginare cosa.
Purtroppo aveva la brutta abitudine di nascondersi dietro vestiti slargati e dalle forme più strane, perciò non si notava molto la sua fisicità. Ma per lei c'erano molte imperfezioni nel suo corpo, forse per via della sua strana tendenza a farsi graffi e lividi nei modi più svariati.
Però era dolce e riusciva a farsi apprezzare dalla maggior parte delle persone che conosceva. E dopotutto non era quella la cosa più importante?

Lei non era l'eroina di nessun racconto. Non credeva a queste cose.
E pensando a questo, si ritrovo davanti al Lago.

Il cielo era di quel colore celeste così splendente che le metteva sempre l'allegria. Il sole era caldo e piacevole, smorzato dal vento fresco che sibilava fra le fronde degli alberi.
Un parco era ciò che circondava quel Lago enorme dall'acqua così limpida da poterci guardare dentro. I bambini giocavano a pallone, prendevano il sole sdraiati su asciugamani di spugna, stando bene attenti a sistemarsi accanto agli alberi per quando il sole era troppo forte, andavano in bicicletta sui dei sentieri sterrati costruiti apposta per chi voleva godersi il paesaggio. Mahel sorrise e si sedette su una delle panchine quasi a ridosso del lago, a preparare l'attrezzatura.
Volgeva lo sguardo a destra e sinistra, respirando appieno l'aria salubre di quel paradiso cittadino, guardava l'acqua del Lago che risplendeva ai raggi del sole, vedeva in lontananza il chiosco dei gelati dove i bambini si fermavano a gruppetti; ancora più avanti i giochi per bambini, dallo scivolo alle corde; ancora più accanto, a pochi metri da un piccolo molo sul lago, una piccola casetta di legno. Era il noleggio delle barche a remi.
Sistemato tutto si alzò, scostandosi una foglia dai capelli, salutò un paio di bambini che le avevano rivolto un sorriso, e si incamminò verso il noleggio.

-Buongiorno Walter- disse Mahel sorridendo, facendo capolino alla reception del noleggio -Oggi come vanno gli affari?-
-Oh, Mahel!- rispose l'uomo, dopo aver dato le chiavi del lucchetto di una barca alla coppia davanti a lui -Ti vedo bene. Come stai? E la mamma?-
-Tutto bene, ti ringrazio- rispose la giovane, avvicinandosi di più all'uomo e posando le braccia sul ripiano davanti alla reception -Michael oggi non c'è?-
L'uomo trafficò per un attimo tra i fogli della scrivania, porgendo a Mahel un mazzetto di chiavi -È andato a prendere dell'acqua. Oggi fa molto caldo-
-Già- annuì Mahel, sistemandosi meglio la borsa sulla spalla -Posso aspettarlo?-
L'uomo le sorrise -Certo, ti porto una sedia-

Da quello che ricordava, Walter aveva sempre fatto parte della sua famiglia.
Era il migliore amico di suo padre, suo padrino per giunta, e il figlio andava nella sua stessa scuola. Era stato il primo a sapere del patto con la madre, e l'unico adulto ad incitarla in quella specie di gara. La adorava dal più profondo del suo cuore, in quanto era la fotocopia sputata di quell'amico che, ormai, non era più con loro.
Gli stessi occhi di quel verde opaco, lo stesso viso piccolo e ovale, la stessa incapacità in qualsiasi arte ginnica e la stessa risata.
Dal canto suo, Mahel considerava Walter una specie di zio. Poiché sua madre e suo padre non avevano fratelli, lei non aveva altri “parenti” e lo teneva in gran considerazione.

-Papà al chiosco non avevano il caffè freddo, ti ho preso una bottiglia d'acqua, va bene lo stesso?- una voce maschile interruppe i pensieri di Mahel, intenta ad osservare il lago.
-Ciao Mick- scosse la testa, incrociando i suoi occhi -Bella giornata, eh?-
Michael guardò la giovane, arrossendo un poco per via della sua presenza inaspettata. Poi si ricompose e le dedicò un sorriso -Mahel, era oggi?-
-Si, era oggi- puntualizzò la giovane, alzandosi dalla sedia e allungando una banconota a suo padre -E visto che me lo hai promesso, mi devi accompagnare-
Walter prese la mano di Mahel e la spinse indietro -Niente soldi Mahel, oggi offro io. Prendilo come un regalo-
Mahel scosse la testa e allungò di nuovo la mano -Niente scherzi Walter, non se ne parla- inarcò le sopracciglia -Sai come mi ha cresciuto la mamma-
Walter rise a quella risposta e accettò la banconota -La prossima volta-
-Si, la prossima volta- Mahel afferrò il braccio di Michael e sorrise -Andiamo, non vedo l'ora-
Mentre i due ragazzi si allontanavano, Walter rise nel pensare che suo figlio era innamorato perso di Mahel e non aveva il coraggio di dirglielo. Mentre scuoteva la testa sperando che, almeno in quell'occasione, suo figlio si decidesse a comportarsi da uomo, una scritta sulla banconota attirò la sua attenzione. “Grazie per il supporto zietto”
E leggendolo, non potè fare a meno che sorridere.

-Mahel...- Michael guardò la ragazza sporsi dalla barca, toccando la superficie fresca con le dita -Perchè fare la foto a quella colonna è per te così importante?-
Mahel guardò per un attimo la sua immagine riflessa, per poi farla increspare passandoci le dita sopra -Perchè è una promessa fatta al mio papà. Non posso infrangerla-
Michael non aveva mai avuto il coraggio di domandarglielo. E forse sarebbe stato meglio non chiederglielo mai. Ora vi era tra di loro quel silenzio imbarazzante che lui odiava, perchè non riusciva a non pensare che quella ragazza lui l'amava.
E quanto anche.
Adorava i suoi capelli, che si sfilavano dalla treccia dopo appena 30 secondi che era stata fatta, adorava la sua incapacità di camminare senza cadere, adorava il suo corpo minuto e leggero, che sembrava fatto d'aria. Adorava quella risata argentea, così simile a quella di un uomo che aveva sempre invidiato.
Ricordava bene suo padre. Era alto, bello e imbranato.
Era un fotografo, uno scultore ed un artista. Era nato per racchiudere la bellezza del mondo dentro foto, sculture o anche quadri, famosi per uno stile unico e delicato. Per lui l'arte era vita e la vita era arte.
Era capace di creare capolavori con una macchina fotografica, ma di non saper fare uscire un caffè decente neanche con la macchinetta automatica. Poteva vincere concorsi a livello nazionale, ma non sapeva fare 100 metri in corsa senza sbattere contro un albero, un sacco o anche i lacci delle sue scarpe.
E Mahel lo seguiva ovunque. Adorava andargli tra le braccia e vederlo lavorare. Era stato lui a tramandarle il disgusto per le attività fisiche e l'amore per le fotografie.

Quando venne a mancare, Mahel sprofondò in un baratro di depressione e pianto.
Niente la confortava, piangeva sulla foto della sua famiglia unita e non riusciva a farsene una ragione. Sua madre, al pari suo, perse per un periodo la voglia di sorridere e fece di tutto per riportare sua figlia almeno ad una parvenza di serenità. E ci riuscì soltanto donandole la macchina fotografica del padre. All'inizio Mahel non la voleva, diceva che era un affrondo alla sua memoria, alle cose per lui più importanti. Ma poi sua madre le mostrò un'incisione visibile sopra il cassetto che si apriva sulla pellicola. Neanche molto nascosta, sembrava che quell'incisione fosse il nome della macchina fotografica stessa.
E quel nome era Mahel.

-Michael- esordì la giovane, distogliendolo da quei cupi pensieri -Non ti preoccupare, ok?-
-Ma io...ecco, non avrei dovuto, io...-
-Non pensare che soffra a parlare di mio padre- sorrise lei, cercando di rincuorarlo -Se evito di rammentarlo così spesso è solo per mia madre. Lei piange ancora di nascosto, pensando a lui, penso che la mia presenza non basti a confortarla-
-Mahel!- strillò il ragazzo, mollando i remi per un secondo e avvicinandosi alla ragazza sbigottita davanti a lui -Non dire assurdità. Tua madre ti ADORA. Se non fosse stato per te, in tutti questi anni, lei...-
Mahel prese la mano di Michael, stringendogliela. Lo sbeffeggiò con una linguaccia, cercando di sdrammatizzare -Tranquillo Michael, lo so-

Non lo poteva sopportare.
Odiava essere il motivo per cui lei si annebbiava sempre. Odiava vederle scomparire dal viso il suo sorriso sincero, al quale si sostituiva un sorriso forzato e triste.
Però subito lei se ne accorgeva, vedeva lo sguardo del ragazzo farsi cupo, e cambiava. Ritornava sul suo volto un'espressione radiosa, sincera, dolce.

-Non è morto nessuno, dai!- una pacca sulla spalla, un bel sorriso -Andiamo, se sparisce la luce devo rimandare a domani la mia foto-
Michael rimase qualche secondo immobile, cercando di capire cosa fosse successo, poi si arrese, come sempre.

Quel sorriso, tale e quale a quello dei suoi ricordi, era ciò che lo rincuorava più di qualsiasi altra cosa al mondo.



***

Non ho idea di come abbia fatto ad aggiornare così presto. Ma ero così entusiasta e piena di voglia di fare, perciò mi sono messa a scrivere e non ho smesso finchè non era completo il capitolo. All'inizio il capitolo dove avere un altro titolo e un altro finale. Poi ho deciso per farne 2 separati e qui ho solamente introdotto la vera vita di Mahel, la sua famiglia e il suo più caro amico.
In realtà la storia è strutturata in un modo "classico" per i fantasy moderni: il prologo è il "presente" mentre la storia vera e propria è ambientata nel "passato". Perciò da questo primo capitolo in poi, si spiegherà il cosa ed il perchè si svolga l'avvenimento del prologo. Sarà un percorso lungo e faticoso...ma spero di portarlo a termine.
Ed ora, la parte che preferisco. i RINGRAZIAMENTI ai santi che hanno deciso di commentare il prologo di questa storia!!!
Dark_Blame: il tuo commento mi ha fatto un gran piacere. Sai, io scrivevo qua quasi 2 anni fa, poi ho smesso per motivi personali e di lavoro e solo adesso ho ritrovato la voglia e la possibilità di scrivere. Il tuo commento è stato uno sprono in più per continuare. Ti posso solo dire che l'inizio è si una specie di battaglia, ma mai quella che ti aspetteresti. Spero che continuerai a leggermi e commentare, soprattutto perchè ho letto la tua originale e sarei davvero molto onorata di avere una tua opinione ^^
LinusVanPelt: ti ho COSTRETTO a leggere e commentare xD tu sei troppo buono con me. Tranquillo topino, puoi anche dirmelo via msn cosa ne pensi di questa mia storia ^^
Kuroshi Tsukishiro: oddio O_O mi hai commentato O_O e tutte e due le storie O_O oddio ç_____ç ti...ti...ti adoro!!! Puccio e pucciosissimo, sei tra i primi posti in questo momento delle persone che voglio coccolare e strizzacchiare!!! Scherzi a parte (no, non scherzo sul fatto che ti voglio strizzacchiare) sei stato davvero molto gentile a spendere qualche minuto del tuo tempo per commentare qualcosa fatto da me ^^ non sai quanto mi hai commosso. Non mi aspettavo che avrei ritrovato qualcuno disposto a seguirmi, perciò anche solo vedere che la storia è stata letta mi rende piena di gioia. Pensa a vederla tra quelle seguite o addirittura commentata! A te un ringraziamento speciale, come a Dark_Blame, perchè penso che i vostri stili siano assolutamente perfetti. Un bacio, spero di rivederti al prossimo capitolo ^^
Fairy_chan88: nee-chan...una volta era questo il tuo soprannome per me. Io penso ancora a queste parole quando penso a te, perciò vedere che mi hai lasciato un commento mi rende davvero tanto felice. Grazie, dal più profondo del mio cuore.
fruttina89: la tua e-mail mi ha reso davvero felice. Non era assolutamente necessario che mi ringraziassi, perchè i miei complimenti erano davvero meritatissimi. Sono davvero felice che persone del tuo talento si siano soffermate sulla mia storia. Mi avete davvero fatto felice. E tu, più di tutti, hai guadagnato uno spazietto nel mio cuore ^^ (tranquilla, non sono una pazza...semplicemente io mi affeziono ai commentatori xD se vedi il mio vecchio account e la mia vecchia storia capirai xD)
Grazie mille a tutti i lettori che hanno anche solo letto la mia storia. Un bacio e spero che continuerete a seguirmi =)

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Capitolo 3
*** 2 - Il luogo della promessa ***


CAPITOLO 2
Il luogo della promessa


Quando si è immersi nel silenzio, ci si ritrova a pensare a svariate cose.
Pensiamo a ciò che dovremmo fare, o che avremmo dovuto fare, alle cose più importanti ma anche a quelle più stupide. Mahel ascoltava il rumore languido delle onde del lago e l'odore degli alberi, sempre più vicini, cercando di non disogliere lo sguardo dalle increspature azzurro-dorate dell'acqua, illuminate dai raggi del sole.
Ricordava ancora quando, in passato, suo padre la prese per mano e la portò lì, in mezzo al Lago, a pochi metri dal boschetto. Stipulando quella promessa che ancora portava nel cuore...

-Papà...com'è bello!- una Mahel piccola e minuta era seduta su quella barca così enorme allora, i capelli raccolti in due codine al lato del volto, gli occhioni ancora scoperti degli occhiali senza il quale non vedeva niente.
-Trovi anche tu?- rispose suo padre con quel sorriso che lei amava così tanto -Tua madre ti ha raccontato di questo posto, non è vero?-
-La mamma pensa che io sia stupida- Mahel si imbronciò, scuotendo il capino decisa -Il Lago non può essere arrivato qua dal nulla, non credi papà?-
Suo padre rise, carezzandole i capelli -Io invece ci credo-
Le rivolse uno sguardo che solo i genitori sono capaci di dare -Io penso che tua madre non abbia del tutto mentito, sai piccola?-
Mahel si avvicinò al padre, posando le manine sopra quelle col quale reggeva i remi -Ma papà...sei così ingenuo?-
L'uomo, sorpreso, rise -Da chi le impari queste parole?- afferrò la figlia e la strinse forte a se, come avesse paura di perderla -Cerca di parlare come una bambina della tua età!-
-No papà, mi scompigli i capelli, no!- Mahel si divincolava, nella speranza che i codini riuscissero a resistere fino a sera -Papà!-
-Va bene, va bene- rispose l'uomo, ancora ridendo, lasciando la piccola dal suo forte abbraccio -Senti Mahel...tu sai che io adoro fare fotografie, non è vero?-
Alla parola “fotografie” Mahel si illuminò -Anche io papà, anche io!-
Il padre sfiorò delicatamente il naso della piccola, posando lo sguardo sul boschetto che si stagliava davanti a loro -Voglio che tu mi prometta una cosa, allora-
La piccola gli si avvicinò, curiosa -Che cosa papà?-
L'uomo indicò il boschetto con un dito, lasciando che lo sguardo della piccola lo seguisse attentamente -Là dentro, in mezzo a quel fitto boschetto, vi è una colonna spezzata, sulla quale vi sono incisi versi antichi- sorrise, notando che la piccola lo guardava incuriosita -Ebbene...voglio che, appena tu sarai un po' più grande, andiamo insieme lì dentro e facciamo una gara a chi riesce a fare la foto più bella-
La piccola si voltò verso il boschetto, poi verso suo padre. E arrossì -Una gara...? Io e te...?-
L'uomo annuì, rivolgendole un dolce sorriso -Si, tesoro mio. Prenderemo ognuno la sua macchina fotografica, faremo la nostra foto più bella e poi...chi avrà vinto si vedrà offerto un gelato dal perdente, ci stai...?-
Mahel annuì, battendo le mani -Ci sto papà! Vedrai, fra qualche anno sarò diventata bravissima e riuscirò a batterti senza alcuno sforzo!-
Un buffetto sulla guancia ed un ultimo, grande sorriso -Guarda che ci conto. È una promessa...-

Già...era una promessa.
Anche se suo padre ormai non c'era più, la sua foto era appesa in bella mostra nella sala di casa. Più che ad una fotografia, rassmigliava ad un dipinto: le luci tenui che colpivano la colonna, rendendola iridescente, erano colorate di giallo, verde e anche di alcune sfumature rosate. L'erba sembrava bagnata di gocce d'oro e gli alberi avevano uno strano alone di mistero, una nebbiolina così delicata che sembravano come statue all'ingresso di un altro mondo.
Suo padre aveva fatto quella foto un anno prima di andarsene, quando ormai Mahel aveva iniziato il suo percorso fotografico. Le aveva detto che l'anno successivo l'avrebbe portata in quel luogo per poter finalmente compiere la loro promessa.
Ma la promessa non aveva potuto compiersi, poiché suo padre se n'era andato via. Per sempre. Però sua madre sapeva quanto Mahel fosse affezionata a quella promessa e, provando a mettersi nei panni di suo padre, le aveva dato un motivo per andare avanti.
Quella era una promessa verso il suo papà e la sua mamma. E non vi avrebbe rinunciato per niente al mondo.

-Michael...c'è il modo di ritrovare la barca qua, quando ritorniamo?- chiese Mahel, mentre tentava di scendere dalla barca -Sai, non vorrei dovermela rifare a nuoto...-
Michael guardava la giovane tentare, in modo impacciato, di aggrapparsi al piccolo molo davanti a lei. Per quanto ci provasse non risciva a trovare un punto d'appiglio, e la sicurezza, di approdare sul molo senza combinare un pasticcio.
Ma, dopotutto, quella era Mahel. L'incapacità fatta persona.
Michael ridacchiò nel vedere con quanta determinazione Mahel posasse il piede sul molo di legno umido, lo ritirasse poco convinta, provasse a salirvi posandosi sulle mani, cambiasse idea e ricominciasse da capo. Poi la vide fermarsi, voltarsi verso di lui con la stessa espressione di un cane bastonato. E indicare il molo, facendo labbrino -Michaeeeel...aiutinooo...-
Michael non potè che sbottare in una risata, lasciando andare i remi e coprendosi gli occhi con le mani, troppo divertito dalla voce che uscì a Mahel a quella richiesta -Michaeeel non ridere...non è divertente!-
-Oh, si che lo è!- rispose lui, assicurando i remi alla barca e avvicinandoglisi -Tu non puoi neanche immaginare la faccia e soprattutto la voce con il quale mi hai chiesto aiuto...-
-Sei cattivo...- disse la giovane, imbronciandosi e incrociando le braccia -Non è colpa mia, lo sai che io potrei...-
Michael l'afferrò per le braccia, scuotendo la testa -Oh no, tu NON puoi...è qualcosa troppo più forte di te. Sono sicuro che non riusciresti a salire dalla barca al molo neanche provandoci mille volte...-
Mahel increspò le labbra e arricciò il naso, sentendo le braccia forti di Michael sollevarla senza sforzo -Forza, sali...così ci riesci, no?-
Mahel annuì con il capino, come una bambina piccola, riuscendo, anche se non con poche difficoltà, a posare i piedi sul legno bagnato del molo. Poi si voltò verso Michael che, con una corda portatosi appresso apposta per l'occasione, fissava la barca al molo.

Michael, doveva ammetterlo, era bello. Molto.
Era alto, una ventina di centimetri più di lei, muscoloso e atletico. Un vero ignorante per molte cose, ma con quel fisico scultoreo poteva permettersi anche di sparare qualche stupidaggine, di quando in quando. Forse anche troppo spesso.
La pelle bronzea, gli occhi scuri e penetranti, i capelli nerissimi. Una bella voce, simpatica, con il quale amava far divertire gli altri.
Lo vedeva spesso posare lo sguardo su di lei e sorridere. E lei arrossiva, in quanto non era quel genere di persona che non riconosceva la bellezza altrui. Ma per quanto si sforzasse, per quanto tutte le sue compagne la incitassero ad accorgersi del tenero sentimento che Michael provasse per lei, non riusciva a vederlo più che come un amico.
Era sempre stato accanto a lei, pronto a farla ridere, ad aiutarla. Con quella sua estrema gentilezza e quel pizzico di ironia sulle sue doti atletiche, ma come dargliene torto?
Un buon amico, ma niente di più.

Mahel, anche quella volta, si soffermò a guardare Michael. Era molto ingenua per quanto riguardava i ragazzi e tutte quelle cose lì, perciò osservando le spalle larghe di Michael, le sue braccia scolpite, il petto grande e rassicurante...arrossì.
Michael si voltò appena in tempo per vedere quel rossore appena accennato sulle guance della giovane, ridacchiando -Mahel...stavi pensando a qualcosa di “zozzo”?-
Mahel affondò i suoi occhi in quelli del giovane, sentendo gli occhiali appannarsi un poco per l'imbarazzo -Cosa diavolo ti salta in mente?! Quello sei tu!-
Michael si lasciò scappare l'ennesima, timida risata -Ma quella imbarazzata sei tu, non io-
Mahel lo vide posare un piede sul molo, tirando la barca da parte, mentre la guardava fissa negli occhi -Vuoi per caso affondare il naso nel mio profumo...eh, Mahel?-
Il suo cervello azzerò i pensieri in men che un istante. Lasciò che il panico prendesse pieno possessò di sé, lo vedeva avvicinarsi e un trillo secco nel suo cervello la avvisava di un pericolo di cui non riusciva a capacitarsi.
Quindi, quando Michael porse la mano verso la sua spalla, lei non potè altro che tirarsi leggermente indietro e spingere le mani tra lei ed il petto di Michael.
Lasciando che un tonfo sordo nell'acqua rimbombasse nelle sue orecchie.

Se l'era cercata.
Aveva provato ad imbarazzarla ed ecco che si ritrovava in l'acqua, il fresco che gli carezzava la schiena, le orecchie tappate. Un senso d'impotenza che aveva preso possesso di lui.
Voleva solamente appoggiarsi alle sue spalle per salire, non era possibile che lei avesse pensato che avrebbe osato qualcosa di più...lui, che neanche riusciva a confessarle i suoi sentimenti...? In un attimo spinse la testa fuori dell'acqua, scuotendo i capelli per liberarsi di quella sensazione fastidiosa -Mahel!-
-Mahel un corno, brutto scemo!- disse Mahel, tremando come una foglia -Cosa diavolo credevi di fare?!-
-Volevo salire sul molo, brutta scema- la vide accucciarsi sul molo, mostrandogli soltanto la testa -Ed io che ne sapevo, scusa?-
-Sei veramente una sciocca- la voce del giovane si addolcì, guardando gli occhiali che stavano scivolando sul naso, lasciando gli occhi scoperti -Gli occhiali...-
-Eh?- disse Mahel, togliendoseli e puntandoli verso il sole, per guardare meglio -Cos'hanno che non vanno?-
-Nulla, stavano soltanto cadendoti dal naso- rise lui, scuotendo di nuovo la testa -Dai, aiutami a salire-
-Non ti approfitterai di me?- disse questa, guardandola poco convinta.
-Mio padre mi ucciderebbe se ti facessi qualcosa- rispose lui, secco, come se fosse una cosa talmente ovvia da sembrare banale -Forza, imbranata, aiutami-
Mahel lo guardò con aria di sfida, porgendogli la mano. Lui si avvicinò al molo, afferrando con una mano il bordo dell'impalcatura in legno e con l'altra il braccio di Mahel -Non provarti a cadere in acqua. Punta i piedi-
-Si, si- rispose Mahel ironica, sapendo che era una possibilità da non scartare -Tu non tirarmi forte-
Michael provò a tirarsi su, piano, vedendo che Mahel non si muoveva. Bene, forse non sarebbe caduta anche lei nell'acqua. Dopo essersi riuscito ad aggrappare con entrambe le mani al bordo del molo, si fermò a guardare il volto di Mahel. Era...così bello. E lei non se ne rendeva conto. Perciò gli venne naturale fare quel gesto, così tenero e impacciato per lui, ma anche deciso da un certo punto di vista.
La sua mano destra carezzò la guancia di Mahel, sorridendole. La vide arrossire e chiuse gli occhi. Finchè le sue labbra non si posarono delicatamente su quelle di lei.

Oddio, la stava baciando.
Era un bacio, un vero bacio. E lei non era pronta, non ancora.Non era come le sue coetanee, che avevano già dato il primo bacio o che sognavano di darlo, lei era una di quelle rare persone che non non lo aspettano. Se non arriva, non è la fine del mondo.
Invece, in quel momento, sentiva le labbra di Michael premere sulle sue, dolcemente, senza invaderle la bocca con la lingua come alcune sue compagne le avevano raccontato (ed in quel caso ne sarebbe rimasta terrorizzata), era solo un...bacio.
E visto che era un bacio, non doveva rimanere con gli occhi aperti a palla, come in quel momento. Quindi, anche solo per un istante, sentento il suo cuore battere all'impazzata, chiuse gli occhi. Sperando, chissà perchè, che quell'istante non finisse mai.

Erano fianco a fianco, di nuovo immersi nel silenzio. Michael aveva la maglia in mano, cercando di strizzarle via l'acqua, i capelli fradici appiccicati sul volto, lo sguardo basso. Di un colore simile al porpora, così tenero.
Mahel invece era silenziosa, ma non imbarazzata. Era solo assente. Non si spiegava ancora perchè adesso, perchè a lei, perchè tutto. Sentiva ancora il calore delle sue labbra sulla pella, le dita posate sul labbro inferiore, come in trance.
Non avevano avuto il coraggio di dirsi niente. Mahel aveva poi tirato indietro il volto, schiudendo gli occhi pian piano, lo aveva guardato per un secondo. Poi, troppo stupita da quel gesto, si era alzata, aveva ripreso in mano la sua roba e si era avviata dentro il boschetto, lasciando Michael indietro.
Quando lui l'aveva raggiunta, camminando un po' più veloce del normale, non aveva avuto il coraggio di dirle niente. Perciò si era limitato a sfilarsi la maglietta e strizzarla, anche solo per occupare il suo cervello nel mentre rimaneva accanto a lei.

-Michael...- esordì ad un certo punto Mahel, fermandosi e guardandolo -Guardami-
Michael si fermò e la guardò. I suoi occhi lo incastrarono -Dimmi-
-Io...ecco...non so perchè tu abbia fatto questo- disse posando le dita sulle labbra, abbassando un attimo lo sguardo -Ma voglio essere sincera con te. Io...-
Michael strinse i pugni e abbassò lo sguardo -Non lo dire. Lo so già-
-Ma Michael...- rispose Mahel, abbattuta -Io penso che...-
Michael le afferrò la mano sinistra, portandosela sul cuore, mentre con un dito della mano destra le tappava le labbra -Non accettare o rifiutare adesso i miei sentimenti. Me li tengo dentro da fin troppo tempo. Ne và della mia virilità, quindi ti prego- esitò un attimo, prima di chiederle ciò che sognava da sempre -Pensa a me non più come amico, ma come ad un ragazzo. Il tuo ragazzo. Puoi farlo...?-
Mahel vide la speranza che Michael nutriva in quella risposta. E pur consia che, pensandoci, la sua risposta non potesse essere che una soltanto, conscia del fatto che Michael in fondo al suo cuore lo sapesse, non potè altro che illuderlo di una falsa speranza -Certo. Ci penserò-

Michael riprese a parlarle come niente fosse. Non voleva perdere quella persona così cara, quell'amica che ormai più non era ma che voleva rimanesse almeno tale.
Mahel, da parte sua, finse di non aver mai ricevuto quel bacio e di non aver mai ricevuto quella dichiarazione. Lei adorava Michael, ma lo sentiva più come un fratello che come un vero e proprio fidanzato. Ma mentre pensava a quello, parlando col suo compagno del più e del meno, camminando in quel groviglio di alberi e rami, raggi di sole e profumi sconosciuti, Mahel si bloccò: ciò che aveva sempre sognato e per cui la sua vita si era compiuta fino a quel momento era davanti ai suoi occhi. Il boschetto si era aperto in uno spettacolo meraviglioso, per lei pieno di speranza.
E lì la vide: la colonna “fatta di luce”. Il luogo della sua promessa.



***

Allora, premetto che questo capitolo era fuori dai miei programmi, ma visto che il personaggio di Michael ha riscosso, inaspettatamente, così tanto successo, ho deciso di dare spazio ai suoi sentimenti per la nostra squinternata protagonista. Purtroppo Mahel non è ancora avvezza alle vicende di cuore, il suo più grande interesse è quello di mantenere la promessa fatta a suo padre. E penso sia una cosa molto bella: nonostante sia io a scrivere, i personaggi perdono il controllo e scrivono da soli la propria storia: non sono ancora convinta di come andrà a finire perchè i miei "pargoli" mi sgusciano tra le mani pretendendo di scrivere la loro storia ed io non ho cuore di fermarli. Vedremo cosa decideranno di fare del loro destino xD
E, visto che è un piacere, passo ai consueti RINGRAZIAMENTI per tutti coloro che recensiscono questa storia ^^
Kuroshi Tsukishiro: non so quando potrai di nuovo leggere, con il trasferimento avrai tanto da fare, ma io ti lascio questo capitolo pronto così mi potrai dire, quando puoi, cosa ne pensi. La chiacchierata con te mi ha fatto molto piacere (non sono esattamente ciò che pensavi, non è vero? xD) ma penso che sia proprio questa la mia più grande qualità: l'inaspettatezza. Non credi anche tu? Ti rinnovo i ringraziamenti per avermi letto e commentato, è per me una gioia vedere che riesco ad appassionarti. Anche Michael ringrazia per il tuo affetto, anche se come vedi è stato rifiutato ç_ç povero il mio piccolo! Non vedo l'ora che tu mi dica cosa ne pensi di questo nuovo scorcio sulla vita di Mahel. Un bacione =*
Dark_Blame: uuh allenamento? Voglio sapere che cosa fai *-* calcio? Boxe? Karate? Wushu? Cosa? Cosa? Mi farebbe piacere saperlo xD per quanto riguarda lo stile, sappi che sono un tipo che prima o poi cade nello smielato (adooooro le storie d'amore) anche se questa storia avrà si e no 2 capitoli zuccherosi. Dopotutto credo sia la mia unica storia che parla di guerra, anche se ovviamente non posso abbandonare la mia indole romantica, ma non è certo questa che spero prevalga alla fine. Anche perchè non avrebbe senso xD ti ringrazio comunque per il supporto che mi da, io cerco da parte mia di fare altrettanto, sia perchè scrivi davvero ma DAVVERO bene, sia perchè credo sia una cosa carina dimostrare quanto qualcosa scritto da qualcun altro possa toccarci, non credi? Quindi vedi di aggiornare alla svelta che voglio sapere come prosegue la storia =P (scherzo non voglio metterti fretta, fai con calma U-U) un bacione anche a te ^x^
LinusVanPelt: tesoro mio ^^ so che non ti piace leggere, quindi per me è come costringerti a leggere e commentare ciò che scrivo. Voglio che mi dici cosa ne pensi, voglio sapere i tuoi pensieri, non voglio che mi dici "si mi piace" solo per farmi piacere. E poi il parere delle persone a me vicine (come, prima o poi, sarà quello di mamma) conta tantissimo, saranno i miei giudici più severi prima di fare il gran passo della pubblicazione (se mai accadrà) quindi NON osare farti problemi. Io non mi offendo. Al massimo mi intristisco pensando che avrei potuto far meglio, ma è uno sprono per migliorarmi. Spero che tu capisca e che mi dica apertamente se non ti piace ^^ un bacione mio dolce topino anoressico xD
Dust_and_Diesel: prima di fare una gaffe, sei una ragazza? Beh io mi rivolgerò a te come una ragazza, se mi fossi sbagliata dimmelo che provverò a sedermi sui ceci per espiare la mia colpa! Comunque, sei stata gentilissima a recensire primo e secondo capitolo, molto molto carina. Ho voluto leggere, per piacere e correttezza (penso che comunque faccia piacere che qualcuno legga qualcosa che hai scritto tu) qualcosa di tuo e sono rimasta impressionata: sei bravissima! Ho letto le tue storie originali più "corte" (per la storia da 26 capitoli mi ci metto oggi pomeriggio con calma che non vado a lavoro ^^ ti farò un commento a capitolo, come è mia consuetudine, preparati!) e devo dire che sono invidiosa del tuo stile così perfetto. Cioè, in confronto a questi tre "mostri" della letteratura, io mi sento una pulce!!! Beh, questo non fa che onorarmi ancora di più di aver ricevuto un tuo parere su questa storia, perciò spero che continuerai a leggere e dirmi ciò che pensi su questo mio esperimento che, ho scoperto, ha circa 10 anni di vita (ho iniziato a buttar giù la trama da quando avevo 12 anni e ora sto prendendolo in mano seriamente...). Quindi GRAZIE GRAZIE GRAZIE ancora per la tua gentilezza, ti mando un bacione one one e mi auguro di vederti anche nel prossimo capitolo ^^
Grazie anche a tutti i lettori di questo mio piccolo racconto, un enorme stratosferico bacione anche a voi ^X^

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Capitolo 4
*** 3 - Il mio nome è Lagharta ***


CAPITOLO 3
Il mio nome è Lagharta


Era come se adesso il suo sogno più grande si fosse avverato.
Come aver superato la prova più difficile di tutti, ed essere arrivata al premio finale. La sensazione di avere fra le mani qualcosa di più importante della sua stessa vita.
Sorrideva, di quel sorriso che in passato riservava solo a suo padre, mentre sentiva le lacrime premere per uscirle. Ma non c'era bisogno di piangere.

Era bellissimo. Proprio come nella fotografia di suo padre, forse di più.
Quella colonna sembrava fatta di un materiale sconosciuto. Mahel lasciò cadere la borsa con gli attrezzi in terra, delicatamente, e vi si avvicinò.
Tiepida, per via del sole, liscia al tatto, una sensazione piacevole come stoffa pregiata. Dura come marmo, ma non era marmo. Senza contare quei riflessi iridescenti di cui si colorava quando il sole la colpiva. Di certo non era qualcosa di “umano”.
Guardandosi attorno, capì come mai adorava tanto quella foto, quel posto: il contesto stesso di quella colonna in mezzo al boschetto, in quello spazio d'erba lasciata all'incuria, lasciava senza fiato.
Gli alberi secolari di cui era formato il boschetto erano così alti, così possenti, che sembravano guardie gigantesche. Le fronde che scivolavano lentamente a terra, senza toccarne mai il fondo, sibilavano di dolci rumori quando il vento vi passava attraverso. E i raggi del sole che riuscivano a filtrare attraverso il labirinto di foglie era sempre un misto di colori: gialla, bianca, a volte verde per via del riflesso dell'erba e delle foglie. Quando scendeva il tramondo forse erano anche rosa, o anche rosse.
Ma non poteva aspettare il tramonto, non aveva portato gli attrezzi adatti.
-Bene...è giunta l'ora-

Prima di premere il click con il quale chiudeva la promessa ad i suoi genitori, soprattutto a suo padre, esitò un attimo. Forse stava sognando, forse era tutta un'illusione. Tolse l'occhio dall'obiettivo della macchina fotografica, non vide niente. Scosse la testa e riprese posizione. No, non poteva crederci. Era lì, la guardava, le sorrideva. Con quel sorriso che lei non aveva dimenticato e non poteva dimenticare. Le lacrime iniziarono a scenderle lente e silenziose lungo le guance. E scattò.
-Ti voglio bene papà...-

Michael la guardava scuotersi nelle spalle, ferma nella posizione in cui aveva scattato la foto. Non si muoveva, si limitava a scuotere le spalle, ritmicamente, senza proferire un suono.
Guardava la giovane e la colonna, senza capire. Poi, ripensandoci con attenzione, pensando al luogo e alla promessa di Mahel, capì.
Le si avvicinò, le toccò la spalla con la mano, cercando di non peggiorare le cose -Mahel...va tutto bene?- chiese il giovane, sentendo sotto la sua mano singulti sconnessi -Mahel almeno rispondimi. Cosa è successo...?-
Mahel si voltò. Gli occhi pieni di lacrime, le dita che stringevano forte la macchina fotografica. Il suo corpo che tremava, senza ritegno, un'enorme tristezza nascosta negli occhi. Michael la guardò per un istante, senza capire, non vedeva il motivo di quel pianto disperato. Suo padre, il suo ricordo, non le avevano mai causato lacrime da quel giorno. E allora perchè proprio adesso, che sicuramente era più vicino a lei che in qualsiasi altro momento? -Mahel che cos'hai? Perchè piangi?-
-Papà...papà mi ha sorriso Mick...- sussurrò la giovane, trattenendo i singhiozzi. Michael le afferrò le spalle, guardandola negli occhi, disperato di non poter alleviare il suo dolore -Tuo...padre...?-
Mahel gli si buttò fra le braccia, sfinita da quel dolore immenso, senza più preoccuparsi dei singhiozzi, delle lacrime o di quel tremore che l'aveva invasa sin nelle ossa -Michael...il mio papà sarebbe fiero di me, non è vero? Pensi che sarebbe orgoglioso di me?-
Michael sorrise, intenerito da quella Mahel che da anni non vedeva in quelle condizioni. Mai una lacrima, mai il musone, sempre con quel sorriso sulle labbra che contagiava tutti, con quella sicurezza in sé stessa che spiazzava. Voleva solo essere all'altezza e sentirsi amata. Così, posandole una mano sui capelli e carezzandoli, mentre le labbra la baciavano lieve sulla fronte, Michael rispose -Più di qualsiasi altra cosa al mondo-

Pianse per ore, lasciandosi cadere in terra, cullata dalle braccia di Michael.
Pianse come da bambina, quando era in braccio al suo papà, finchè non si sentì soddisfatta e non sentì che il ricordo di suo padre si era fatto ancor più intenso.
Pianse reggendosi forte alla sua ultima speranza, nella speranza che non dimenticasse mai nulla di lui e del loro tempo insieme. Pianse e pianse, e arrivò il tramonto.
Guardando la colonna di sottecchi, illuminata dalla luce calda e rassicurante del tramonto, vide ciò che aveva visto nella foto di suo padre. E sorrise.
-Arrivederci papà-

-Mahel...come stai?- chiese Michael dopo qualche ora, quando i singhiozzi della ragazza non furono che solo un ricordo, sentendo una gamba addormentata e il profumo dei capelli di lei che gli inebriava la testa -Va meglio adesso?-
Mahel annuì con la testa, stringendosi ancora di più nelle braccia di lui -Scusami Mick...mi approfitto di te, pur non avendo avuto modo di averti dato una risposta concreta-
Michael scosse la testa e rise addirittura, frizionandole la testa con le dita -Ma smettila. Non è da te preoccuparti di queste inezie. Tu lasciati andare qualche volta, non devi sempre preoccuparti per me-
Mahel si strinse ancora di più nella maglia ormai asciutta di Michael, annuendo -Tu sei una delle persone più importanti della mia vita. Non so come farei senza di te...-
Michael sapeva già quale sarebbe stata la risposta di Mahel alla sua proposta, alla fine. Non si potevano forzare i sentimenti di quella persona, lo sapeva bene. Nessuno vi era mai riuscito e sapeva che non sarebbe stato giusto.
Perciò la strinse forte a sé, annusando a fondo il profumo di bosco e di Mahel, portandoselo fino al cervello per non dimenticarlo mai. Avrebbe potuto tentare di baciarla, di forzarla a fare qualsiasi cosa, ma si limitò a stringerla forte e confortarla, ancora una volta, prima di lasciarla andare -Andiamo Mahel. Fammi un bel sorriso-
Mahel alzò lo sguardo, perdendosi negli occhi profondi di lui. E sorrise -Andiamo a casa Michael. A casa dalla mamma-
Michael annuì e l'aiutò ad alzarsi.

Mettendo via l'attrezzatura, Mahel fece cenno a Michael di avviarsi verso la barca -Avviati pure, voglio rimanere solo qualche minuto qua. Da sola-
-Sei sicura?- chiese il ragazzo, preoccupato -Rimango qua se vuoi-
Mahel scosse il capino, seria -Voglio solo dire addio a papà-
Michael le si avvicinò e le baciò la fronte, per farle coraggio -Ti do 10 minuti. Se non arrivi vengo a prenderti-
Mahel annuì a quell'affermazione e lo guardò sparire tra gli alberi.

Il boschetto...la colonna...oddio, quanto aveva sognato tutto quello.
Sognava sempre, quando era piccola, il momento in cui lei e suo papà sarebbero andati nel boschetto a fotografare la colonna.
Sognava di essere presa tra le braccia, sognava di volteggiare in mezzo a quella radura odorosa e brillante di luci...sognava tante cose.
Ma non era più il momento di sognare. Non era più piccola.
Alzando lo sguardo verso il cielo, coperto dalle fronde fitte degli alberi, chiuse gli occhi e cercò di ricordare ogni cosa di suo padre le fosse possibile.
I suoi occhi...le sue mani...la sua voce...
Tutto di lui le mancava, ma adesso non piangeva più. Non poteva più piangere, perchè Michael le aveva detto che lui era orgoglioso di lei. E anche lei lo era.
Aveva tenuto fede alla promessa, aveva fatto tutto ciò che poteva. Adesso poteva guardarsi indietro senza provare rimorso. Suo padre era lì con lei, nel suo cuore.
Scosse la testa e si incamminò verso la barca.

Una luce. Fioca e tiepida, la illuminava da dietro.
Mahel si voltò, sorpresa, vedendo solo la colonna. Ancora più iridescente e trasparente di quel che non sembrava poco prima, vi si avvicinò e la guardò.
Non aveva niente di diverso. Niente di speciale. Era solo una colonna.
Le arrivava a metà vita, forse un po' più su, era liscia e calda, la spaccatura la divideva obliquamente, in modo netto e pulito. Su questa spaccatura dei segni strani, in rilievo, piccolissimi e fitti, che a guardarli da lontano sembravano formare un quadrato all'interno dell'area centrale della colonna.
Mahel li guardò distrattamente, carezzandone alcune parole forse, cogliendone il senso. Si stupì di capire ciò vi era scritto. E ancor di più di capire che vi era scritto proprio quello -Mahel? Perchè vi è inciso il mio nome qua sopra...?- Mahel guardava adesso con più attenzione e cercò di leggere attentamente ciò che vi era scritto. Ma riusciva a capire poche parole, e non era neanche sicura di capirle davvero.

Ma quando un sibilo di vento gli sfiorò i capelli, come in una carezza, una voce di donna lesse le parole incise nella colonna facendola sussultare:

La notte di Luna Piena
Mahel, dea della Vita, in onore al Dio del Cielo
salirà sulle scale del Tempio di Saluss ed Exitio,
libererà gli spiriti sopiti da mille anni
e porrà fine alla Guerra di Gaia

Mahel si voltò, spaventata, non vedendo niente. Ma quella voce...quella voce cos'era?
Si rimise la borsa in spalla e si allontanò a passo svelto, cercando di convincersi che fosse stata solo la forza della sua immaginazione.
Ma quella voce, di nuovo, prima che lei sparisse dallo spiazzo del boschetto, la fermò.

Mahel...

La ragazza sentì il sangue gelarsi nelle vene. Si guardò attentamente intorno, nello spazio visivo in cui riusciva a vedere non c'era nessuno.
-Oddio...non è che c'è un fantama...?-

Mahel...voltati, Mahel...

La giovane deglutì rumorosamente, spaventata. Cercò di raccogliere tutto il coraggio possibile, cercò di convincersi mentalmente che dietro di lei non c'era nessuno.
E si voltò.
Per poco non cadeva in terra dalla sorpresa: non c'era niente di spaventoso. Anzi. Era bellissima, così schifosamente bella che lei si sentiva ancora più brutta del solito.
Una donna, alta e snella, dai lunghissimi capelli azzurri. Carezzavano l'erba del boschetto con tale leggerezza che non sembravano nemmeno reali. E poi gli occhi, di quell'azzurro simile ai capelli, così splendenti e vivi. Brillavano quasi, alla luce del tramonto, di un guizzo argentato che riusciva a vedere sin da così lontano. Mahel deglutì, di nuovo, in soggezione. Da dove era spuntata?
Sicuramente se fosse stata lì intorno prima l'avrebbero notata. Era impossibile non guardarla, sembrava brillasse di luce propria.
Mahel fece un passo verso di lei, intimidita -Chi sei...?-
La donna sorrise, porgendole la mano. Mosse la bocca ma non ne uscì nessun suono.
-Oh...sei forse muta?- chiese Mahel, avvicinandoglisi di un altro passo. La donna annuì e sorrise -Mi...mi dispiace tanto. Ma tu...hai sentito anche tu una voce?-
La donna, di nuovo, annuì -Non eri tu, vero?- chiese Mahel, arrivandole così vicino da porterla toccare -Ma dove ti eri nascosta fino ad ora...?-
Mahel era sempre stata un tipo strano. E anche in quell'occasione non si smentì. Chiunque a sentire quella voce si sarebbe spaventato, ma non da meno appena avesse visto la donna. Capelli azzurri, occhi che brillavano come pietre preziose...non erano cose di questo mondo, no? E allora perchè Mahel ne elogiava mentalmente la bellezza, senza rendersi conto che non erano qualcosa di umano?
-Per caso sai chi è stato a parlarmi, prima?- la donna, a quelle parole, sorrise e le porse una mano, come a volerla invitare. Mahel l'afferrò delicamente, era così piccola e curata, dalla pelle talmente candida da sembrare surreale. Tiepida e liscia, sembrava non fosse fatta di carne, ma dello strano materiale della colonna.
La colonna...ora che ci pensava, dov'era la colonna?!
-Oddio, la colonna dov'è?!- disse Mahel, cercando di ritirare la mano via da quella della donna. Non ci riuscì e la guardò negli occhi -Dimmi, tu sai dov'è?-
La donna le sorrise e annuì.

Mi chiamano spesso Colonna, quando vengono qua...

Mahel spalancò gli occhi e la guardò. Poi guardò la mano, di nuovo la donna.
Zitta. Forse confusa ma sicuramente terrorizzata -È...p uno scherzo...?-

No, Mahel, non è uno scherzo. Scusami se ti ho spaventata.

Mahel si irrigidì, anche la sua mano diventò immobile e fredda come il ghiaccio -E allora com'è che ti sento se ti tocco, ma non se non ti tocco?-

In questo mondo la mia “vera” forma è quella di Colonna. Non ho bocca, né parole.
Non posso parlarti se non vengo a contatto con la tua mente...

Mahel rabbrividì. Si guardò attorno, tutto era come prima, tranne quella donna. Che non era una donna, era una colonna. O forse la stava solo prendendo in giro.
-Fammi capire bene. In questo mondo, cioè nel mio, tu sei una...colonna?-

Si. Io non esisto in questo mondo.
Sono venuta fin qua per cercarti, Mahel. Tu sei uno dei tre nomi della Leggenda.
Il nome che ho nel mio mondo, qua è il nome di ciò che sono. E solo grazie a questo ho potuto stabilire un contatto...

Mahel scosse la testa. Probabilmente era inciampata senza accorgersene e adesso stava sognando. Si, non poteva essere altrimenti. Perciò decise di stare a quello strano sogno che sapeva di incubo per un altro po'.
-Cioè tu non sei una colonna...ma ti chiami Colonna?-
La donna annuì, dolce.

Mahel, io non posso obbligarti a venire con me
Le leggi del mio mondo me lo proibiscono, la Leggenda stessa lo proibisce.
Però solo tu puoi aiutarmi a salvare il mio mondo, Gaia.

Mahel ci pensò un attimo. Gaia...dove aveva già sentito questo nome?
-Io ti posso aiutare...ma tu non puoi portarmi via contro la mia volontà...?-
La donna annuì di nuovo, mostrandole però una faccia seria.

La Mahel della Leggenda sceglie da sola di salire sulle gradinate del Tempio.
Io non ho il potere di portarti dall'altra parte.

Non capiva del tutto cosa volesse dire quella donna, né come lei potesse essere uno strumento così importante. Perciò scosse la testa, anche se era un sogno doveva essere sincera con quella donna dallo sguardo triste.
-Non posso venire con te. Non saprei come fare e anche lo sapessi non voglio lasciare la mamma da sola. Mi dispiace...-
La donna scosse la testa e sorrise.

Non scusarti. Non devi, dopotutto devi scegliere tu.
E poi le Leggende non sono mai accurate. Ho aspettato un secolo per vederti.
Adesso mi assopirò di nuovo, in attesa della venuta di Mahel.
Cancellerò i tuoi ricordi di questo posto. E spero che tu sia felice...

Mahel vide la donna lasciarle le mani e afferrarle il volto, sorridendo. Le sue labbra scandirono piano le parole “scusami” e si posarono sulla fronte.
Un bacio, così straziante, che Mahel sentì il suo cuore stringersi in una morsa dolorosa -Mi dispiace tanto...-
Quando la donna scosse la testa, come a indicarle che non importava, una luce bianca e accecante le avvolse entrambe. Era fredda e girava intorno a loro, strattonandole ovunque. Mahel si strinse alla donna, mantenendo il contatto fisico per poterle parlare -Che cosa succede...? Colonna, che cosa sta accadendo?-

Mahel non ti staccare da me. Non aver paura, andrà tutto bene.

-Colonna...Colonna!- Mahel sentì qualcosa colpirla alla testa e Colonna la lasciò andare, in quel turbinio di luce e vento gelido. Poi il vento cessò.
Colonna era accanto a Mahel, la scuoteva cercando di farle riprendere conoscenza. Ma Mahel non si muoveva, si limitava a respirare regolarmente. Era svenuta.

Accanto a Colonna, improvvisamente, una figura. Un'altra donna.
Alta come Colonna, dai capelli lunghi quanto i suoi, biondi e fini. Gli occhi bianchi, forse era cieca, labbra carnose e rosee, il tutto racchiuso in un volto dalla bellezza anche superiore a quello di Colonna.
Quando Colonna sentì dei passi dietro di lei si voltò e rimase sgomenta.
Si alzò, guardando fissa negli occhi quella figura, poi si inginocchio davanti a lei, baciandole le mani, piangendo. L'altra ragazza si abbassò, le carezzò la testa, sorrise.
-Colonna...hai fatto un ottimo lavoro, in questi cento anni. Adesso puoi tornare dalle tue sorelle, nel nostro mondo, non c'è più alcun bisogno che tu rimanga qua-
Colonna guardò verso Mahel e poi verso quella donna -Tranquilla, mi occuperò io di lei. Anche io, come te, penso che sia lei...-
Avvicinandosi le mani al cuore, una piccola luce dorata le fuoriuscì dal petto, prendendo poi forma di un piccolo pendente d'oro a forma di chiave, che porse a Colonna -Torna indietro, avverti la Sibilla. Stanotte ci sarà la Luna Piena...-
Colonna annuì, mettendosi la chiave al collo. Prima di andare, però, guardò per un'ultima volta verso Mahel e la donna, nuovamente, la rassicurò -Lei starà bene. E decidera con le sue forze se compiere il suo Destino o meno...-
Colonna chiuse gli occhi poco convinta e, dopo aver mosso impercettibilmente le labbra, sparì nel nulla. Al suo posto riapparve la colonna. Non vi erano più incisi i caratteri della Leggenda ed era tornata ad essere una semplice colonna di marmo, bianca e sciatta.
L'aura di fiaba di quel posto era sparita per sempre.
La donna, china su Mahel, le carezzò la testa, dolce -Ti procurerò un sacco di guai. Ma tu devi aver fiducia in me ed in te stessa- un bacio lieve, sulla fronte -Ci rivedremo, Mahel...è una promessa-
Il corpo della donna si gonfiò di luce bianca e scoppiò, in mille e mille luci più piccole bianche e brillanti.
Di, nuovo, in quel boschetto, tornò a regnare la pace.

-Mahel! Mahel ma cosa...Mahel!- Michael era tornato indietro, in quanto erano passati più di dieci minuti da quando l'aveva lasciata sola. E l'aveva ritrovata. Sola e svenuta.
Le corse intorno preoccupato, l'alzò lievemente da terra, le guardò il volto, la testa. Non c'erano segni di botte, che fosse inciampata in modo stupido come al suo solito?
Gli venne da sorridere e iniziò a schiaffeggiarla -Mahel...Mahel svegliati-
La giovane non accennava a riaprire gli occhi, perciò Michael la prese in braccio e ritornò verso la barca, scuotendo la testa, pensando in che strano modo Mahel potesse essere caduta questa volta.
Non aveva idea di quel che era successo, né vedeva ciò che Mahel, seppur svenuta, stringesse in mano. Era una pietra, tonda e liscia, di un colore opaco e indefinito.
Purtroppo per lui non lo avrebbe saputo mai.

Mahel si risvegliò nella barca, la testa gli pesava e gli occhi bruciavano tantissimo.
Michael non fece domande, si limitava a remare e guardarla, sorridendo -Meglio?-
Mahel si alzò a sedere e annuì, tenendosi la testa con le mani. Ormai era il tramonto inoltrato, forse era addirittura tardi per tornare a casa. Non le importava.
Si convinse che ciò che era successo nel boschetto era stato solo un sogno, magari dovuta ad una caduta.
E poi la vide. Quella sfera, che al sole brillava di una debole luce azzurrina.
Cercò di rimanere impassibile, ma Michael notò il suo sguardo stranito -Cosa c'è Mahel? È successo qualcosa...?-
Mahel non poteva raccontare ciò che aveva visto, non le avrebbe creduto nessuno. Tutt'ora lei non riusciva a crederci, però doveva per forza essere successo. Ora ne era convinta: non si trattava di un sogno. Non sapeva perchè, ma era così.
Guardò Michael, cercando di essere il più tranquilla possibile. Fu la prima volta che ci riuscì in tutta la sua vita -Niente Mick. Pensavo che mamma sarà preoccupatissima-
Michael le sorrise, constatando con gli occhi di essere ormai a pochi metri da terra -Ti accompagnerò io. Vedrai che tua mamma capirà. Non è mica successo niente, no?-
Mahel annuì, poco convinta.

Doveva indagare. Non poteva rimanere con il dubbio di ciò che era successo al Lago.
Quella notte sarebbe tornata al boschetto, in un qualche modo, sarebbe andata da Colonna e avrebbe chiesto ulteriori spiegazioni.
Voleva sapere cos'era la Leggenda, cos'era Gaia e chi era lei.
Ormai, aveva deciso.

In effetti sua madre non si era arrabbiata. Non aveva detto niente. Si era solo limitata a ridere al racconto di lei svenuta per terra a seguito di una sua eclatante caduta e l'aveva abbracciata, perchè ormai la promessa era stata mantenuta.
Quando fu il momento di andare a letto, però, sua madre la fermò sulle scale.

-Mahel...qualcosa non va?-
Ecco, la domanda. Mahel sapeva che sua mamma si sarebbe resa conto di qualcosa, la “odiava” per quello. Riusciva sempre a capire quando le nascondeva qualcosa.
-No mamma, perchè?- bluffava, lo sapevano bene entrambe -Sono solo stanca-
-Sei sicura, tesoro? Non è che Michael ha fatto qualcosa e tu non vuoi dirmelo?-
Primo strike. Come diavolo faceva a saperlo -Beh...forse-
-Beh, che Michael ci avrebbe provato prima o poi era scontato. O forse è successo qualcosa al boschetto? Per caso ti ha colpito la colonna?-
Secondo strike. Ma per caso leggeva nel pensiero quella donna?! -Per Michael beh...sono rimasta un po' stupita di ricevere un bacio- sua madre la guardò ad occhi sgranati, mormorando un “bravo figliolo” o qualcosa del genere -Per quanto riguarda la colonna...si, mi ha stupita. Non sembrava neanche...umana-
Ecco, era stupida. Come poteva dire “umana” di una colonna? -Mahel, tesoro...forse volevi dire che non sembra qualcosa di umano, vero?-
-Si, mamma, scusami...- Mahel si morse il labbro, non riusciva a mettere insieme frasi che non l'avrebbero messa nei guai -Sai com'è, la botta...-
Sua madre sorrise -Mahel ricordi di quando ho iniziato a scrivere?-
Mahel scosse la testa -No mamma, non ricordo. Quando?-
E iniziò a raccontare...

A pochi anni dal matrimonio con tuo padre, esattamente un anno prima che scoprissi di essere incinta di te, feci un sogno molto strano.
Sarà stata la vista della colonna nel boschetto, ebbene si, ci sono andata prima di te e tuo padre, sarà stata la stanchezza di quella lunga giornata di lavoro, prima ero un'impiegata, ma sognai di una ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi color smeraldo.
Somigliava proprio a te, a ben pensarci. Era più o meno della tua età...
Ebbene, questa ragazza si perse nel boschetto. Si chiamava Mahel. Nel boschetto c'è quella strana colonna che sembra fatta di luce, così la definiva tuo padre, quella ragazza piangeva sopra quella colonna.
All'improvviso le incisioni sopra la colonna iniziarono a brillare e lo spiazzo nel boschetto divenne pieno di luca. Una voce di donna rassicurava la ragazza, che piangeva ancora.
Sai Mahel...è stato grazie a quel sogno che iniziai a scrivere.
In realtà non posso dirti con certezza il confine tra ciò che realmente sognai e ciò che romanzai quando buttai giù il mio romanzo, ma il protagonista maschile era lo stesso ragazzo che salvò la Mahel del sogno. Un ragazzo quasi ventenne, coraggioso, prepotente e bello da impazzire.
Quando mi svegliai presi senza pensarci due volte la mia decisione.
Iniziai a buttare giù un qualcosa, che prese vita come un racconto. La Mahel del mio sogno aveva acquistato, nella scrittura, un po' di anni in più. Solo il protagonista era rimasto tale e quale al ragazzaccio del mio sogno.
E sai una cosa...? Ora che ci penso, visto che tu hai definito “umana” la colonna, mi viene in mente che...beh, nel sogno la colonna acquistava le sembianze di una splendida donna dagli occhi ed i capelli azzurrini. Non ti pare strano?

Sua madre la baciò sulla fronte, augurandole buona notte.
Mahel rimase qualche secondo interdetta a metà scalinata, con un pensiero un po' curioso in mente. Lei al boschetto aveva visto la colonna e, subito dopo, una donna dagli occhi ed i capelli azzurrini. Il mondo che la colonna proteggeva era Gaia, secondo la Leggenda che le aveva sussurrato all'orecchio, e Gaia era il mondo dei racconti di sua madre.
Una domanda la scosse profondamente, come un fulmine: possibile che il mondo di fiaba “creato” o “sognato” che fosse da sua madre, esistesse realmente?!

Sgattaiolando fuori dalla sua stanza, con un passo talmente felpato da non sembrare neanche suo, Mahel si guardava attorno furtiva. E ascoltava.
Sua madre dormiva beatamente, nella stanza adiancente alla sua, respirando regolarmente e, a volte, borbottando qualche parola sconnessa.
Mahel rise, accertandosi di avere la polaroid ben assicurata al collo, legata al cordoncino. Nelle tasche del giubbotto alcune pellicole. Non sapeva perchè, ma sentiva che ne avrebbe avuto bisogno.
Si fermò davanti alla camera di sua madre, poggiandovi la fronte sopra. Sentiva una strana ansia dentro di sé, una strana tristezza.
Come se temesse, o forse sapesse, che non sarebbe tornata a casa.
-Mamma...io sto andando al boschetto. Ci...ci vediamo presto...-
Mahel, con una strana morsa allo stomaco, scese le scale, aprì la porta e la richiuse dietro di sé, senza far rumore.
Nella sua stanza, sua madre aprì gli occhi e, silenziosamente, si mise a piangere.

L'aria fredda del mattino le entrava fin nelle ossa. Erano le tre di notte, forse le quattro.
Al molo tutto era silenzioso e immobile, l'acqua da cristallina e luminosa era adesso nera e impenetrabile. E poche luci elettriche che circondavano il lago erano troppo fioche e deboli per illuminare tutta la superficie del Lago fino al boschetto.
Mahel si fece coraggio e decise di scassinare un lucchetto delle barche.
Ne scelse una a caso, la prima della fila, ma con sua sorpresa il lucchetto era mezzo aperto: Mick. Vista la sua “accuratezza” nel lavoro, era sicuramente stata colpa della fretta con cui rimetteva tutto a posto.
Fortuna per lei, aprì il lucchetto e si avviò verso la colonna.

Il silenzio era così profondo che riusciva a sentire i suoi stessi pensieri.
Erano troppe le domande da fare a Colonna. Chi era? Cosa stava accadendo a Gaia? E dov'era Gaia? Per caso aveva avuto a che fare con sua madre...?
Troppe domande. Troppa confusione.
Guardò la pietra che quel pomeriggio si era ritrovata in mano, che in quella tenebra di primo mattino sembrava un comune sasso. Se la mise in tasca e la chiuse, credendo che potesse essere importante. Poi incastrò i remi sulla barca e si buttò indietro, guardando il cielo.
-Toh- sbottò tranquilla, sbadigliando -Stasera c'è luna piena...-
Si rialzò stiracchiandosi, guardandosi intorno. Non sentiva il profumo del boschetto e vedeva le luci del molo in lontananza.
Doveva essere ormai proprio in mezzo al Lago.

Dal fondo del lago, delle bollicine d'aria salirono fino alla superficie, incuriosendo Mahel per via di quel rumore pacato in mezzo al mare di silenzio.
In quelle profonde tenebre, un qualcosa si stava muovendo. Qualcosa di enorme, a grandissima velocità.
Un qualcosa il cui occhio era grande quasi quando la barca di Mahel.

Quando vide le bollicine accanto alla barca, Mahel si fermò e prese ad osservare la superficie liscia del lago. Era così scura che non vedeva altro che quelle bollicine.
Si susseguivano ad intervalli regolari, come se qualcuno o qualcosa stesse respirando.
Quel pensiero la fece rimanere ferma ed immobile -Cosa...cosa c'è qua sotto...?-
Non appena le sue labbra mormorarono quelle parole, un qualcosa di enorme scivolo dalle profondità dell'acqua fino in superifice.
Un pesce, una balena...qualsiasi cosa fosse era enorme. E aveva i denti.
Un gorgoglio indistinto si spanse per tutto il perimetro, lasciando Mahel senza parole e immobile sulla barca -Cosa...cosa diavolo è?!-
Cercò di mantenere la calma, giusto per un paio di secondi, poi prese i remi in mano e iniziò forsennatamente a raggiungere il molo del boschetto.
Mi ucciderà” pensava “Mi mangerà in un boccone solo, io e la barca gli entriamo giusti giusti” e continuava a remare, terrorizzata.
Alla “bestia” non piacque quel movimento brusco e, previo gorgoglio, guizzò nell'acqua lasciandone fuori solo la pinna dorsale.

Era enorme come una balena, dalla pelle rugosa, nera anche questa.
Gli occhi sembravano brillare di una strana luce gialla, mentre la guardava, e anche le pinne dorsale e laterale erano colorate di una strana fluorescenza verde-azzurrina.
Ora, se guardava bene nell'acqua, si vedeva distintamente una luce correre a velocità spropositata verso il boschetto, come a volerla precedere.
Quello che successe poi fu un lampo.

La bestia balzò fuori dall'acqua spingendosi sopra la barca, che finì in pezzi.
Mahel venne letteralmente sbalzata in aria, senza possibilità di scampo: se il lancio era abbastanza lungo da portarla al boschetto, sarebbe morta per via dello schianto, se fosse atterrata in acqua, sarebbe stata digerita dalla bestia in qualche ora.
In entrambi i casi, era morta.
Però sentì qualcosa prenderla per la vita, un braccio forse, una strana calma si impossessò di lei. Come se sapesse di essere al sicuro.
Davanti ai suoi occhi passò velocemente una luce rosata. Poi sentì la terra sotto ai piedi.
-Stai bene?- una voce maschile, gioviale e attraente -Puoi scendere-
Mahel cadde con il sedere a terra, aveva ancora gli occhi chiusi -Non sono morta?-
Il proprietario della voce rise -No, non sei morta. Sei ancora viva-
Mahel aprì gli occhi e si ritrovò davanti un ragazzo.
Un ragazzo alto, dai capelli neri e gli occhi scuri. La luce rosata che aveva intravisto poco prima si posò accanto al suo viso, mostrando a Mahel che il giovane aveva gli occhi blu.
-Ti ringrazio di avermi salvata. Non so cosa sia quella bestia là...-
-Quello è un Theko, un mammifero acquatico. Una delle bestie più pericolose di tutte-
-Un...Theko?-
Una vocetta femminile ridacchiò. Mahel si guardò attorno, ma non vide nessuno. Solo quella lucetta rosata -Suddai, sai che in questo mondo i Theko non esistono...-
-In questo...un momento, voi siete di Gaia?- Mahel spalancò gli occhi e afferrò il braccio del giovane davanti a lei -Dimmi, qual'è il tuo nome?-
Il ragazzo scostò il braccio, con aria sospetta -Tu conosci Gaia?-
-Una ragazza...Colonna...mi ha detto di Gaia-
-Colonna...ho capito...-
Il ragazzo si accucciò davanti a lei, mostrandole un viso bellissimo e degli occhi ancora più belli. La guardò per un istante e poi rise tra sé e sé -Il mio nome è Lagharta. E tu dovresti essere Mahel, non è così?-
Mahel si sentì morire.

Non amava i racconti di sua madre, anzi non amava leggere in particolare, ma quel nome lo conosceva bene. Ricordava dove lo aveva sentito. E ne rimase sconvolta.
Lagharta era il nome dell'eroe dei racconti di sua madre.



***

Questo capitolo è il primo di una lunga serie di difficoltà tecniche xD forse perchè è uno di quelli più lunghi o forse perchè introduco il mondo di Gaia ed i suoi protagonisti. La madre di Mahel in particolare mi fa una tenerezza infinita. Lei sa che sta succedendo qualcosa, ma purtroppo sa anche di non poterla fermare. Per quanto riguarda il padre, visto che in molti l'avete chiesto, NON spiego la sua morte solo perchè non è importante al fine del racconto. Immaginate il perchè come più vi aggrada.
Io, come al solito, anzichè prolungarmi in spiegazioni, preferisco buttarmi sui RINGRAZIAMENTI ^^
Dust_and_Diesel: tu sei troppo gentile =D ti sei addirittura disturbata a mandarmi non 1, non 2 ma addirittura 3 mail =D me felise!!! Spiacente di deluderti, Michael con questo capitolo ha abbandonato la scena. L'ho liquidato abbastanza male in verità, nel racconto originale di qualche anno fa Mahel gli diceva addio. Qua no, ma penso sia meglio. Per come ho impostato Michael in questa nuova stesura avrebbe fermato Mahel con tutte le sue forze, impedendomi di andare avanti col racconto XD però in realtà io sono molto affezionata al personaggio di Michael, perchè per certi versi mi somiglia. Beh, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che tu continui a seguirmi fino alla fine =) un bacione =*
fruttina89: ti ringrazio per la puntualizzazione, le ripetizioni in effetti sono il mio punto debole =( ci provo a evitarle, ma alla fine ci ricarso xD e anche in questo capitolo sono numerosissime, solo che non riesco a farne a meno. Perdo il filo del racconto e mi blocco, perciò per adesso scrivo come penso sia meglio al momento, in un secondo momento mi metterò a ricontrollare quel che ho scritto. Fra qualche mese forse, perchè adesso voglio solo finire la storia xD ti ringrazio comunque per il tuo supporto e la tua gentilezza ^^ per la saga del pugnale mi sto informando e forse riuscirò ad avere tutti i libri entro fine ottobre ^^ non vedo l'ora! Un ennesimo grazie, ti mando un bacione =*
Kuroshi_Tsukishiro: sto iniziando a diventare più schizzata io o è solo una mia impressione? xD a parte la domanda personale sul mio stato mentale, mi dispiace. Michael se ne andrà dopo questo capitolo U-U triste ma vero. Niente MichaelxMahel, te ne devi fare una ragione xD ma penso che il finale ti riserverà molte sorprese. Mi piace molto quel che scrivi, lo dico a costo di diventare ripetitiva, ma apprezzo tantissimo il tuo parere sulla mia storia ^^ non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi di questo mio nuovo capitolo. Intanto ti mando un bacione =*
Fairy_chan88: tu sai già come finisce, più o meno, ne parlavamo un paio di anni fa, quando la storia era ancora in progettazione. Adesso invece sta prendendo forma e sta sviluppandosi in qualcosa che, spero, ti possa piacere. In cuor mio spero che un giorno ci reincontreremo davanti ad una tazza di the/caffe/gelato e riparleremo dei vecchi tempi. Magari di nuovo amiche come una volta, anche se non "fondamentali" come hai detto tu quando ci siamo parlate. Mi manca la mia sorellina ^^ ti mando un bacione =*
Dark_Blame: se non fosse stato per il tuo commento, neanche avrei continuato xD giuro. Chiedi pure a Kuroshi, ero troppo depressa. Ma il perchè NON te lo dico U-U comunque sia hai ragione, sono sdolcinata in questi capitoli. Ma questa è la Mahel del mondo "reale" che nel corso della storia evolverà diventato un'eroina un pò particolare, ma sempre con un cuore umano. Per quanto riguarda Michael, l'ho già detto, ma sparisce da questo capitolo. Così come è venuto, se ne sparisce xD mi è dispiaciuto un pò metterlo da parte, fino ad ora era il mio personaggio preferito, ma nella storia non avrebbe trovato modo di esistere. E voglio che la storia vada sulla linea tracciata tanti anni fa. Mi devi ancora dire però quale sport fai U-u sono curiosa! Mi aspetto di rivedere un tuo parere e, nella speranza, ti mando un bacione =*
Un grazie speciale al mio amico Gennino che ha letto tutta la storia perchè io gli ho rotto xD ed al mio LinusVanPelt che continua a leggere anche solo per farmi un favore. Vi adoro!!!
Ringrazio anche tutti quelli che leggono, coloro che hanno messo la storia fra le seguite e tra le preferite ^^ siete molto gentili, vi ringrazio davvero dal più profondo del cuore. Vi aspetto al prossimo capitolo e vi mando, come sempre, un bacio =*

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Capitolo 5
*** 4 - Gaia ***


CAPITOLO 4
Gaia


Non poteva fare a meno di guardarlo.
Era reale, era in carne e ossa. Eppure non avrebbe dovuto essere reale, non avrebbe dovuto essere lì, davanti a lei. Eppure si stagliava davanti a lei in tutta la sua altezza e, purtroppo doveva ammetterlo, in tutta la sua bellezza.
Sicuramente accanto a Colonna avrebbe fatto un quadretto davvero particolare, visti i suoi tratti esotici ed i suoi occhi profondi. Era troppo sconvolta.
-Tu sei vero...?- chiese Mahel, in un'impeto di deficienza momentanea -Nel senso, non è che ho sbattuto forte la testa, no?-
Lagharta osservava il silenzio e la calma del Lago, senza rivolgerle lo sguardo -Mi sa invece che la testa l'hai sbattuta tanti anni fa, per fare di queste domande cretine-
Mahel fu infastidita da quell'affermazione -Come sarebbe a dire?-
-Quello che ho detto- rispose calmo il ragazzo non rivolgendole ancora lo sguardo -Non credi sia stupido domandarmelo? Mi hai o no afferrato il braccio, poco fa?-
Mahel imbronciò le labbra -Si, forse si...-
-Ecco- la interruppe lui, portandosi un dito alle labbra -Adesso fa silenzio o finiremo tutti in pasto a quel coso schifoso...-

Sospirò.
Dopotutto non era un sogno, o almeno non credeva più fosse un sogno.
Quel ragazzo era lì davanti a lei, anche se non le rivolgeva né lo sguardo né parole carine, non doveva conoscere le buone maniere.
Di nuovo, seguendo il filo dei suoi pensieri, sospirò.
-Come mai sospiri, Mahel?- una vocetta le vibrò nelle orecchie, spaventandola -Oddio cosa è stato?!-
La luce rosata che stava accanto a Lagharta poco prima le si posò davanti agli occhi, diminuì di un poco la luminosità e le si mostrò davanti agli occhi in tutto il suo splendore.
-Una...fatina...?- chiese Mahel alzando il dito e puntandolo contro la luce, senza però toccare quella che sembrava proprio una fatina -Tu...?-

Piccola. Tutta intera era grande quando la sua mano. Ed era rosa. Gli occhi grandi e rosa, i capelli tagliati in un caschetto perfetto, anch'essi rosa, una tutina aderente che lasciava scoperta la schiena anch'essa rosa e...le ali. Degne di quelle di ogni fatina, leggere, grandi quasi quanto il suo corpo, ma non rosa. Mahel ne era rimasta affascinata.
-E tu chi sei?- chiese Mahel porgendo la mano a coppa -Piccolina?-
La fatina arrossì a quella parola, Mahel non capì il perchè, poi si posò sopra la mano, mettendosi a sedere sulle dita -Il mio nome è Saluss. Sono la fata della salvezza, ancella della Dea Vie- piegò il capino, delicatamente -Molto piacere Mahel!-
Mahel abbassò il capo a sua volta, intenerita da quell'esserino che le si era posato sulle mani e che non pesava praticamente niente -Oh, il...il piacere è tutto mio!-
Saluss sorrise contenta e si voltò verso Lagharta -Lagharta, questa ragazza è Mahel-
Lagharta voltò lo sguardo verso la fatina, sconvolto -Ma va, Saluss? Non ce lo avevano detto...-
Saluss si alzò infuriata dalla mano di Mahel, volando veloce verso Lagharta. Li afferrò forte una ciocca di capelli e li tirò -Saluss, cosa diavolo fai?!-
-La Sibilla ti ha detto o no di trattarmi bene, brutto decerebrato che non sei altro?- tirava forte, con l'intenzione di fargli male -Quindi o mi rispondi per bene o ti strappo uno per uno tutti i tuoi dannati capelli neri-
-Va bene, va bene, scusa, scusa!- disse il ragazzo, assumendo un'aria così dolce che Mahel ne rimase stupida -Ho capito quello che intendi dire Saluss. Davvero-
La fatina guardò poco convinta il ragazzo, lasciando andare i capelli -Se mi rispondi di nuovo male ti mordo come l'ultima volta-
Il ragazzo annuì -Va bene. Quindi, sapendo che lei è Mahel, cosa dobbiamo fare?-

La guardava. Quindi, probabilmente, la domanda doveva essere rivolta a lei.
-Ma...dici a me...?-
Lagharta guardò Saluss, che rise, e annuì -Vedi altre Mahel qua attorno?-
Mahel scosse la testa e fece spallucce -Non capisco cosa dovremmo fare in realtà. Io voglio solo risposte. Ero venuta qua per Colonna-
-Colonna è tornata al Tempio di Vie. A Gaia- disse Lagharta, calmo -Se vuoi fare domande, devi venire di là con noi-
Saluss andò verso Mahel, che aveva assunto un'espressione a dir poco sconvolta -Mahel...la Sibilla ti metterà in contatto con le sacerdotesse del Tempio di Vie. Potrai avere tutte le risposte di cui hai bisogno...-
Mahel rispose secca, con aria preoccupata -Ma devo lasciare la mamma da sola...-
Saluss guardò Lagharta, triste -Cosa facciamo Lagharta?-
Lagharta si grattò la testa all'attaccatura del collo, nervoso -Non era previsto...-
-Non era...previsto?- Mahel guardò Lagharta e Saluss, confusa -Cosa non era previsto?-
Lagharta si accucciò a terra, ascoltando il silenzio che avvolgeva il Lago. Mahel si accorse per la prima volta da quando aveva toccato terra che erano a pochi passi dal molo del boschetto -Il nostro amico sta tornando, cercherò di spiegarti in breve- disse il ragazzo, cercando di mantenere un tono di voce basso -La Sibilla ha letto nel futuro la tua decisione spontanea di seguirci- una pausa, corrucciò la fronte -Tu ancora non vuoi venire a Gaia-
Mahel scosse la testa, stranita -Non è questione di volere o meno. Non posso lasciare la mamma da sola. Ne morirebbe-
Saluss battè le mani, quasi come avesse trovato una soluzione -Mahel, per caso è il tempo la tua preoccupazione?-
Mahel guardò verso la fatina, annuendo. Saluss le si avvicinò e le toccò la fronte -Mahel...il tempo tra i nostri due mondi scorre in modo diverso. La Sibilla ci ha avvertito di venire da te quasi due giorni fa. Da te quanto tempo è passato, dall'incontro con Colonna?-
Mahel ci pensò su, assorta -Una mezza giornata, penso...-
Saluss le sorrise -Più o meno, una settimana nel nostro mondo sono un paio di giorni qua da te. Quindi anche se dovessi stare mesi da noi, qua sarebbero al massimo un paio di settimane. Tua madre ti sgriderà, ma ti riaccoglierà a braccia aperte- Mahel la guardò, ancora poco convinta -Ma è comunque un sacco di tempo...-
-Beh- esordì Lagharta, capendo in parte la preoccupazione di Mahel -Se riusciamo a risolvere i problemi a Gaia, potremmo osare chiedere a Vie di sistemare la questione tempo- guardò la giovane, che ricambiava lo sguardo -La Dea Vie può fare tutto, possiamo fare un tentativo-
Mahel guardò la fatina che le svolazzava davanti agli occhi e Lagharta -Devo essere io a scegliere, non è forse così?-
Lagharta annuì e chiamò a sé Saluss, serio -Saluss...arriva. Vai subito nella spada-
E fu lì che Mahel la notò.

Lagharta si portava appresso una spada a due mani, dalla lama semi-azzurra lunga più di un metro. Sull'elsa della spada, come a legare l'impugnatura e la presa, una pietra. Tonda, rosa spento, del diametro di un anello quasi.
Mahel pensò che somigliava molto alla pietra che si era ritrovata in mano.
Saluss andò verso Lagharta e, riassumento di nuovo una luce brillante, entrò nella sfera della spada -Sono pronta-
-Bene. Tu, Mahel, sta qua e non ti muovere. Altrimenti rischi di farti male-
Un gorgoglio arrivò in superficie dalle acque profonde. Un guizzo e un tonfo secco, che fece tremare la terra sotto ai suoi piedi.
Lagharta saltò sopra il Theko, a pochi metri di distanza dal molo, iniziando la battaglia.

Si muoveva sinuosamente e senza sforzo, nonostante quella spada dovesse pesare moltissimo. La teneva con una mano soltano e la roteva in aria senza alcuna difficoltà.
La pietra mandava scie rosate nell'aria, seguendo la traiettoria della spada.
Il Theko aprì la bocca pronto a ingoiare Lagharta, ma questo gli spaccò un dente con il piede, saltanto più in alto. Era davvero atletico, per fare salti da più di 2 metri.
Lagharta prese la spada a due mani, mentre atterrava, e la piantò in uno degli occhi della bestia, scatenando una fuoriuscita esagerata di sangue nerastro che mandava un fetore immane -Mahel, tappati il naso e non respirare, il suo sangue è velenoso!-
Mahel ti tolse il cappotto, lo bagnò in acqua e se lo portò davanti a naso e bocca, respirando poco e piano, per non inalare l'odore tossico. Lagharta si limitò a buttarsi in acqua, per non respirare e per pulire la lama della spada.
La bestia, dopo aver lanciato un urlo di dolore disumano, si tuffò in acqua di lato, alzando un'onda d'acqua che si scagliò su Mahel, bagnandola completamente.
Fortunatamente Mahel aveva messo la polaroid in una custodia impermeabile! E i rullini erano ancora incellofanati, quindi non c'erano problemi. Poi scosse la testa: come poteva pensare alla macchina fotografica e ai rullini in un momento del genere?!
Dall'acqua salirono delle bollicine, Mahel arretrò di qualche passo, spaventata che fosse la bestia. Invece si presentò a lei Lagharta, con la spada messa di piatto sopra alla spalla -Diamine, questo cucciolo mi sta dando dei problemi. È ancora troppo famelico...-
Si avvicinò al molo nuotando, poi alzò gli occhi verso Mahel che lo guardava terrorizzata -Un...un cucciolo?!-
-Si un cucciolo- disse Lagharta, posando la spada sopra al molo e tirandosi su senza fatica -Questo non è nemmeno uno dei più grandi. Però è troppo feroce, anche per essere un cucciolo. Deve essere stato attaccato da qualcuno-
Guardò Mahel con uno sguardo assolutamente inequivocabile. Mahel lo fermò prima che potesse dire qualsiasi cosa -Non esistono questi cosi nel mio mondo. Me lo son ritrovato accanto alla barca che mi guardava con occhi cattivi- si giustificò -Non so nemmeno come abbia fatto ad arrivare fin qua-
Lagharta voltò la testa, scuotendo la testa per liberarsi dall'acqua. Fu Saluss, da dentro la spada, a prendere la parola -È stata colpa di Lagharta se il Theko ci ha seguito...-
Mahel voltò lo sguardo verso Lagharta, furbetta -Ah...colpa di Lagharta...?-
Lagharta non apprezzò il tono di quella frase e si voltò verso Mahel, che lo guardava rassegnata -Non credere di potermi fare la predica, sai ragazzina?-
Mahel rise, scuotendo la testa -E invece tu puoi farmela?-
Lagharta stava per aprire bocca e dire qualcosa, ma un rumore d'acqua accanto a lui glielo impedì. La bestia era di nuovo davanti a loro. Ed il suo sguardo non prometteva niente di buono.

-Saluss, adesso la facciamo finita- Lagharta si alzò in piedi, afferrando saldamente la spada -Sei pronta?-
-Si!- rispose Saluss da dentro la spada, facendo brillare la pietra -Andiamo!-
Lagharta si buttò verso la bestia e di nuovo riprese la loro battaglia.

Mahel guardava i due combattere senza poter fare niente. La bestia era abbastanza veloce, per essere così grossa, ma Lagharta non sembrava avere particolari problemi.
E poi quella spada doveva essere qualcosa di speciale. Saluss aveva detto di essere un'ancella? Non riusciva ancora a credere ai suoi occhi.
Lei stava vedendo combattere l'eroe di sua madre. Il combattente preferito da molte sue compagne di classe. Non era ancora molto convinta.
Ma aveva deciso. Visto che l'aveva salvata, sarebbe andata a Gaia a cercare risposte. Se poi non si sarebbe sentita in grado, sarebbe tornata a casa.
Poi la sfera dentro il cappotto iniziò a brillare.
Mahel aprì la tasca e ne tirò fuori la sfera, che brillava di un'accecante luce azzurra. La luce le dava fastidio agli occhi, costringendola a socchiuderli, ma non accennava a diminuire. Anzi. Si canalizzò in un fascio di luce che toccò la superficie del Lago a pochi metri da lei.
Mahel osservò il fascio di luce farsi sempre più sottile, affievolendosi fino a scomparire. E non riuscì a credere a quel che vide.

Lagharta, la bestia...non esistevano più. Sentiva il rumore della spada che cozzava contro la sua pelle dura, ma era così in trance per quel che vedeva che non poteva rivolgere la sua attenzione alla battaglia.
Nel punto esatto in cui la luce della sfera aveva brillato, una luce aveva preso a brillare da sotto la superficie dell'acqua. Una luce azzurrina, come quella della sfera, che diventava bianca man mano che passavano i secondi.
E poi dall'acqua uscì quel che sembrava un arco, fatto di pietra, che brillava di una luce debole e fredda. Dalle dimensioni spropositate e dalle decorazioni elaborate.
Si alzò sopra la superficie dell'acqua, lievitando per qualche secondo sul posto, poi prese ad avvicinarsi a Mahel. Le si avvicinò lentamente, come a volersi mostrare in tutta la sua bellezza. Lagharta vide quella luce di sottecchi e si voltò, vedendo Mahel ai bordi del molo che porgeva la mano verso l'arco, che lievitava appena ad un metro da lei.
-Mahel, che diavolo stai facendo?!-
Mahel riprese coscienza di sé per un attimo, troppo tardi forse, quando ormai con una mano aveva afferrato il riser*. Il peso esagerato dell'arco le fece perdere il poco equilibrio che aveva, facendola cadere in acqua.

Teneva l'arco stretto a sé, non voleva lasciarlo andare.
Morirò” pensava, mentre il peso dell'arco la faceva sprofondare in quelle acque scure “Se non mi decido a lasciare quest'arco, morirò. Ma ho l'impressione...ho l'impressione che questo arco, come la sfera, sia importante. Non posso...non devo lasciarlo andare...”
Lagharta, dal canto suo, si era tuffato in acqua. Aveva avuto preciso ordine di scortare Mahel a Gaia sana e salva, e portarla affogata non rientrava in quelle due parole.
Si assicurò la spada alla schiena, impacciato per via della forza contraria dell'acqua, e raggiunse Mahel che, ormai, aveva perso conoscenza.
Perfetto” pensò Lagharta, scocciato “La probabile salvatrice di Gaia mi è morta a pochi metri di distanza...e adesso chi la sente la vecchiaccia?”
L'afferrò saldamente, sperando in cuor suo che non fosse ancora morta, e cercò di raggiungere l'aria nuotando più forte che poteva.
Ma il Theko gli era ormai a pochi metri, con la bocca spalancata.
Merda. Siamo fottuti...” pensò Lagharta, prima di tentare di raggiungere l'impugnatura della spada “Se ne usciamo vivi, io questa ragazza la finisco di botte”

Una luce prese a brillare dalla tasca del giubbotto di Mahel, confondendo il Theko davanti a loro. Il suo lamento fischiò feroce nelle orecchie di Lagharte, che si vide costretto a tapparsene almeno uno.
Quel fascio di luce fece letteralmente sciogliere la bestia, prima di avvolgere tutto in una calda luce azzurra.
Lagharta credeva di aver raggiunto le porte dell'aldilà, tanto era convinto di essersi trovato vicino la morte.
Quando la luce fu scomparsa, Lagharta si rese conto di essere ancora vivo...e di stare per morire soffocato. Raccolse le ultime forse e nuotò veloce verso la superficie.
Accolse l'aria come non la sentisse da una vita. Sentì Mahel tossire, senza però aprire gli occhi, e si rassicurò: era ancora viva, ma sarebbe svenuta di nuovo presto.
Tirò un sospirò di sollievo e si portò la mano davanti agli occhi, cercando di togliere quel senso di annebbiamento che vedeva davanti agli occhi.
Quando tutto riacquistò lucentezza, si stupì di ciò che vide.

Il boschetto al centro del Lago era sparito.
Il Lago, se prima era enorme, adesso si estendeva per il doppio della sua superficie. Il sole che prima era ancora addormentato, adesso era alto nel cielo.
Il cielo, oltre al sole, mostrava due pianeti vicini, viola e blu, che saettavano in mezzo al turchese marcato.
Sorrise, battendo la spada con la spalla.
-Saluss...siamo nel Lago del Cielo...-
-Siamo tornati indietro, Lagharta? Ma come è possibile...?- rispose Saluss stupita.
Lagharta fece spallucce -Non ne ho idea. Forse la chiave si è attivata da sola. Dopotutto eravamo nel luogo di maggiore concentrazione magica, almeno a ciò che ci ha detto Colonna. Probabilmente qualcosa ha fatto reazione con la chiave e ci ha portati indietro-
Saluss, ancora dentro alla spada, non rispose. Lagharta si limitò al silenzio, e prese a nuotare verso la riva più vicina.

Il cielo era così diverso da quello del mondo di Mahel.
A Lagharta piaceva più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Adorava i raggi del sole, adorava le Lune Gemelle, adorava tutto di quel posto. Il Lago del Cielo era sicuramente il luogo più bello di tutto il mondo. Il suo mondo.
Il mondo di Gaia.



***

*riser: parte centrale dell'arco composito, tipicamente rigida, che unisce i flettenti (la parte flessibile), composto dall'impugnatura e dal poggiafreccia (fonte: Wikipedia)
Ammetto che la storia è nella parte per me più difficile da scrivere: il prossimo capitolo almeno sarà uno spasso xD solo immaginare di descrivere il rapporto tra Mahel e Lagharta mi fa sbellicare xD comunque non mi dilungo molto, in quanto rischierei di svelare più di quello che devo. Infatti passo solo a fare i miei amatissimi RINGRAZIAMENTI!!!
Dust_and_Diesel: devo ammetterlo, sei la recensitrice/autrice a cui mi sto più affezionando xD i tuoi commenti mi risollevano ogni volta il morale, questo periodo non è affatto facile per me. Quando ho letto poi che eri felice che avessi eliminato Michael, giuro di essermi spanciata, non so perchè xD da adesso in poi Lagharta sarà quello che Mahel definisce un "egocentrico imbecillissimo pallone gonfiato". E pensare che non è neanche poi così irritante, contando che nella realtà non esistono persone come lui. Son tutte molto peggio -.- comunque...come trovi Saluss? Non è adorabile?! Io l'adoro!!! Nel prossimo capitolo posto un piccolo disegno della mia piccolina *-* dio com'è dolcina!!! E in quanto a te, io sto ancora aspettando il capitolo di Atlantis, è una cosa cui anelo dal più profondo del cuore ^^ quindi non farmi aspettare troppo xD detto questo, come sempre e con grande piacere, ti mando un GRANDE GRANDE GRANDE bacione =*
fruttina89: mi devo scusare con te, visto che ogni volta che cerco di commentare la tua storia mi si bloccano le recensioni ç_ç devo sempre aspettare che il pc si decida a darmi una mano. Cattivo pc U-U tornando a noi, sono molto contenta che la storia ti piaccia ^^ spero che Lagharta non arrivi a diventarti antipatico a volte, è molto esagerata come persona xD è un ragazzino, capiamolo. Però ha anche i suoi lati buoni, dopotutto. Ed io gli voglio bene, come fosse un mio fratellino troppo infantile. Qui ho presentato lui e Saluss (adooooro Saluss, si nota da come la descrivo?) e nel prossimo provvederò a descrivere l'enorme mondo di Gaia ed i suoi abitanti. Spero che nonostante il nome banale, il tutto risulti in un qualche modo originale. Beh, che altro dire...tu continua a postare la tua storia, mi piace tanto, io dal mio canto quando non scrivo leggo e mi piace un sacco commentare (sono arrivata a darne circa 40 tra anonime e non in passato) perciò un mio parere lo avrai sempre. Se poi ci sono storie particolari di cui vorresti io leggessi qualcosa, anche se non conosco il fandom, sarei molto felice di rendermi utile ^^ ma sto dilungandomi xD perciò ti mando un bacione e ti aspetto al prossimo capitolo =*
Fairy_chan88: dimentica il passato, Lagharta è completamente un altro personaggio rispetto al passato. L'unica cosa uguale è quella sua strana caratteristica che Mahel odia...ricordi? xD ma non sto qua a fare spoiler, anche se li adori, penso sia meglio godersi la storia man mano che va avanti, o almeno così la penso io. Per adesso introduco il protagonista che è una spalla comica insieme all'assistente (la piccolina *-* amooooore) che insieme formano una coppia che mi fa sbellicare. In passato come adesso. Vediamo come faranno reagire tutti voi xD io intanto mi preparo a serate di sclerate per scrivere qualcosa di non troppo comico nè di troppo deprimente...anche se lo sfondo della guerra sarà devastante. Lì dovrò mettere mano a tutta la mia serietà e descriverla così come me la sono immaginata. Fredda e crudele. Ma questo lo vedremo più avanti. Un bacione anche a te =*
Dark_Blame: a sto punto la domanda viene spontanea: a te piace Mahel? Perchè hai un interesse particolare verso di lei. Ma penso che se io fossi un ragazzo, mi sarei innamorato proprio come Michael. Mahel è semplicemente tutto quello che vorrei in una ragazza: impaccio, dolcezza e bellezza. Un pò quello che IO non avrò mai (sono imbranata e sono la tipica nerd xD ma questa è un'altra storia U-U). Per quanto riguarda il tuo sport, posso solo fare lacrimucce. Un tempo anche io lo praticavo, anche se il mio maestro si ostinava a chiamarlo wushu (che per me poi è uguale, sempre kung fu è xD) e l'ho amato finchè non mi son rotta il legamento e son rimasta una sedentaria. Mi allenavo anche 5-6 ore al giorno, il mio maestro mi diceva sempre che ero più tempo io in palestra che lui xD il mio pelatino! Comunque, per quanto riguarda quell'altra cosa...ecco...mi vergogno >.< semplicemente perchè è una stupidaggine. Ero caduta in depressione perchè tu non mi avevi commentato (è la prima volta che due ragazzi leggono le mie storie e non esplodono in un "bleah" di disgusto) perciò pensavo non ti piacesse più e...beh, il resto ormai è passato xD se non dovessi leggere un tuo parere vorrà dire che aspetterò ancora qualche giorno, finchè non esploderò in un sorriso come l'ultima volta ^^ anche a te un bacione =*
Un ringraziamento speciale al mio amico Gennino, che legge e controlla che non ci siano orrori ortografici, al mio splendido ragazzo e a Kuroshi, nel pieno della sua vita all'università. Gambare Kuroshi!!!
Grazie a tutti quelli che la seguono, che la leggono o che hanno semplicemente dato un'occhiata. Un bacione a tutti voi!!!

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Capitolo 6
*** 5 - Il libro della mamma ***


CAPITOLO 5
Il libro della mamma


Quando riaprì gli occhi si ritrovò distesa su un qualcosa di morbido, nel centro di una stanza luminosissima.
Si sentiva la testa pesante e gli occhi le bruciavano. Non riconosceva quel posto, ma non credeva di stare sognando. Perciò richiuse gli occhi un attimo, giusto per far passare quell'insopportabile bruciore.
Un dolce odore le penetrò fino al cervello, sembrava pane ma aveva un non so che di speziato. Riaprì gli occhi nuovamente e provò a mettersi a sedere.
Era seduta su un letto morbido e tiepido, le coperte un po' ruvide ma piacevoli al tatto e di un tenue color crema. Accanto al letto un enorme finestra, almeno 5 volte la sua larghezza, alta più o meno come lei, che dava su uno spettacolo meraviglioso.
Una distesa di alberi immensa, enormi come gli alberi del Lago, che si aprivano al cielo di un turchese splendido. In lontanza poteva vedere dell'acqua, forse un lago o un fiume, che mandavano riflessi argentati fino a lei.
Si alzò piano dal letto, sentendo la stanza girare attorno a lei, mosse un passo e cadde in terra. Un tonfo secco, sentì la testa sbattere e i pensieri venir meno.
Di nuovo si ritrovò immersa nel buio.

Ancora immersa nel buio, sentiva delle voci accanto a sé.
Parlottavano fitte e non riusciva a cogliere nemmeno una parola, nn ebbe la forza di aprire gli occhi o chiedere spiegazioni. Rimase immobile, con gli occhi chiusi, respirando piano.
-Magari è sveglia- sentì bisbigliare piano dopo qualche secondo, sentì una pressione accanto a lei, forse si era seduto qualcuno -Mahel?-
Le sembrò di riconoscere quella voce, ma non riusciva ad aprire gli occhi o a muoversi, sentiva il corpo pensate e dolorante. Rimase immobile, sentendo delle dita sfiorarle la fronte -Lasciamola dormire ancora un pò- una voce roca e bassa, forse una donna -Lagharta non esagerare stavolta-
Un borbottio contrariato, le dita premettero sulla fronte un po' più forte -Questa è solo una principessina viziata-
Mahel sentì la rabbia crescere dentro di lei, riconobbe la voce di quel pallone gonfiato, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa sentì una strana pace invaderla e i pensieri venir meno, ancora una volta.
Tutto scomparve, mentre la sua conoscenza sprofondava nell'oblio.

Sentiva i grilli. Il corpo rispondeva ai piccoli segnali base di coscienza, come muovere le dita delle mani o i piedi.
Schiuse gli occhi pian piano, vedendo la stanza dei suoi ricordi confusi più scura di quel che ricordasse. Spostò piano gli occhi verso la finestra, delle tende la coprivano per intero, ma non c'era luca che filtrasse. Era notte.
Senza muoversi dal letto, Mahel spostò lo sguardo per quanto potesse in tutta la stanza. Vide a pochi metri dal letto una porta che dava chissà dove, da cui filtrava una fioca luce bianca, la finestra era incavata in una parete che sembrava di pietra, fu sicura di vedere un pezzo di un tappeto in terra, anche se quando muoveva la testa le girava tutto. Rimase ferma in quella posizione, limitandosi a guardare il soffitto, liscio e spoglio. Si sentiva meglio di poco prima, ma il corpo era intorpidito, probabilmente era ferma da un po'.
Si decise a mettersi a sedere, tenendosi la testa per non finire come poche ore prima. Quando la stanza ebbe smesso di girare attorno a lei si alzò, stando ferma sul posto. Niente si muoveva, bene. Poteva muoversi.
Guardandosi attorno, vide una lampada ad olio in un angolo, vicino la porta, la accese.
Era bellissima.
La stanza era davvero tutta di pietra, una pietra liscia e grigiastra, nessun difetto nelle pareti o nelle decorazioni. Doveva essere il lavoro di un artigiano bravissimo, era una cosa che non aveva mai visto.
La finestra era stata lavorata direttamente nella pietra, dal momento che era leggermente spostata all'esterno, ed era stata lavorata in modo tale da potersi mettere a sedere mentre si guardava verso l'esterno. Il ripiano su cui ci si poteva appoggiare era coperto da una coperta fatta a mano e da alcuni cuscini, non tanto morbidi ma perfetti per poter stare appoggiata al muro.
Sulle pareti non c'erano quadri ma arazzi, di un tessuto simile a quello delle coperte del letto, colorati e dalle immagini evocative. Una battaglia contro un drago, una ragazza che suonava uno strano strumento, due innamorati in riva ad un fiume...li toccò delicatamente uno per uno, sentendo sotto le mani gli incroci della stoffa. Era affascinata da quel lavoro così accurato e perfetto, sembravano quasi fotografie.
Fotografie...
Si toccò i vestiti che aveva addosso, che non erano quelli che lei aveva quando era uscita per andare al Lago e si guardò attorno.
Accanto al letto c'era un comodino di legno che le arrivava alla vita, aveva 3 cassetti abbastanza larghi e sopra c'era un vaso con dentro una strana acqua profumosa. Aprì il primo cassetto e trovo la polaroid, intatta e ancora dentro la sua custodia. Terrorizzata aprì la custodia, la polaroid era asciutta ma temeva non funzionasse più. Quindi l'accese, sperando di vedere la lucina verde lampeggiare. E così fu.
-Grazie al cielo- sussurrò radendo il pianto, stringendo la polaroid al petto -Oh papà, temevo che...- si zittì scuotendo la testa, non voleva pensarci.
Delicatamente spense la polaroid, la rimise nella custodia e la ripose nel cassetto, notando con delusione che accanto vi era solamente un rullino.
Nel secondo cassetto trovo invece i suoi vestiti, ma non il giubbotto. Quindi, di conseguenza, aveva perso la strana pietra che aveva trovato al Lago.
-Dannazione- imprecò Mahel, sentendo le forze venirle meno -E adesso?- si mise a sedere sul letto, per poi lasciarsi cadere sulla schiena confusa e amareggiata.
Risposte...senza quella pietra non poteva chiedere più niente. Però vi era ancora il terzo cassetto, anche se andando ad esclusione doveva esserci la sua borsa. Ma non ricordava di averla portata con sé, quindi avrebbe dovuto essere vuoto.
Mossa dalla curiosità aprì anche il secondo cassetto e vi trovò il giubbotto. Non rimase molto sorpresa ritrovandoselo davanti, e neanche scoprire che la pietra era al suo posto nella tasca la scosse più di tanto.
Si sentiva come...stranita. Prese la pietra in mano, la strinse, era fredda e spenta, sembrava un qualunque sasso. Scosse la testa e ripose il giubbotto al suo posto, stendendosi sul letto a osservare la pietra -Chissà a cosa servi...- borbottò tra sé e sé, spezzando il silenzio di quella stanza -E chissà dov'è adesso Colonna...-
Quando fu abbastanza annoiata dalla conversazione a senso unico con quella pietra, Mahel si alzò in piedi completamente rimessa, posando la pietra sopra il comodino. Sentiva addirittura un certo languore, pensò che ormai poteva aprire quella porta.
Forse era giunto il momento delle domande. E anche di mangiare qualcosa.

La porta non scricchiolò. Si aprì senza far rumore, aprendo Mahel alla luce della stanza.
Non era illuminata da una lampada, come nella stanza dov'era poco prima, ma era una specie di sfera luminosa su un tavolo al centro della stanza. A vederla non dava fastidio agli occhi, sembrava un masso qualunque, ma Mahel era sicura fosse quella ad illuminare tutto.
Seduti al tavolo Mahel vide Lagharta ed una vecchia. Ed entrambi la guardavano. Appoggiata alla sedia di Lagharta vi era la spada, quindi poteva dire che in quella stanza vi era anche la piccola Saluss.
-Buongiorno- disse la vecchia, aprendo la bocca in un sorriso -Hai dormito bene, Ninù?-
-N...Ninù?- chiese Mahel confusa, scuotendo la testa -Si, comunque si, grazie...-
La vecchia rise contenuta, alzandosi e avvicinandosi -Ninù vuol dire piccola. È un appellativo affettuoso, di solito lo usano le madri con i figli- spiegò la vecchia, guardandola negli occhi -Mi sono permessa perchè potresti essere mia nipote- un altro sorriso, molto bello in verità. Quella donna, per quanti anni potesse avere, in passato doveva essere bellissima. Interrompendola nei suoi pensieri, le prese le mani e gliele baciò, abbassando la testa un poco -Benvenuta a Gaia, Mahel. Io sono la Sibilla-
Mahel rimase sul posto, immobile, non sapendo come reagire. Arrossì vistomente e abbassò il capo a sua volta, tremando -Piacere mio, ma...ecco...non c'è bisogno di...ecco...-
La Sibilla rise di nuovo, lasciandole una mano e carezzandole la guancia -Hai ragione, dimenticavo che nel tuo mondo ci sono consuetudini diverse dal nostro- una pausa, nel mentre la Sibilla indicò a Mahel una sedia e le fece cenno di sedersi -Intanto siediti, ti porto qualcosa da mangiare-
Mahel si sedette, vedendo la Sibilla sparire dalla stanza e ritornare in un baleno con nelle mani un vassoio. Glielo porse delicatamente e si sedette accanto a lei, rivolgendo uno sguardo ironico alla persona che fino a quel momento era rimasta zitta -E tu non le dici niente, Lagharta?-
Mahel si ricordò quindi che c'era anche lui nella stanza, lo vide voltare lo sguardo infastidito e fare una smorfia -Non parlo con le maniache suicide- sbottò il ragazzo -Questa deficente per poco non ci fa morire tutti. È una stupida, imbranata e ribadisco il deficente. È una scocciatura e mi sembra di avertelo già detto-
Mahel lo fissò negli occhi, a bocca aperta per la sorpresa delle sue parole, sentendo la rabbia crescerle dentro. Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, sentì la Sibilla intercedere per lei.
-Lagharta- lo interruppe lei, posando la mano sul tavolo -Se devi comportarti come un bambino viziato, sparisci subito dalla mia vista- la sua voce ad un primo impatto calma, tradiva luna certa rabbia -Vattene-
Lagharta guardò verso Mahel, sbattè il pugno sul tavolo, prese la spada e se ne andò, sbattendo la porta -Moccioso- rise la Sibilla, riacquistando una calma che forse non aveva mai perduto -Lascialo stare, gli passerà-
Mahel scosse la testa e annuì, guardando verso la porta dalla quale Lagharta se n'era andato -Penso che non sia solo quella la colpa di cui mi accusa, non è vero?-
La Sibilla rimase qualche secondo a pensarci, capendo che davanti a lei non c'era una stupida come pensava Lagharta. Annuì -Domandami ciò che devi-

All'improvviso la sua testa fu invasa dalle domande, ma Mahel cercò di rimanere calma e di farle tutte, pian piano, finchè non si fosse considerata soddisfatta.
Però iniziò a mangiare, senza fretta, sapendo che la Sibilla avrebbe capito.
-Benissimo. Mentre tu mangi, io cercherò di trovare le parole per spiegarti bene cosa sta succedendo...ed il perchè tu sei qua-
Mahel annuì senza guardarla negli occhi. Il pane dall'odore speziato che aveva sentito ore prima era lo stesso che stava mangiando ed era buonissimo.
Si promise di pensare al cibo per quei pochi minuti, almeno finchè il senso di colpa verso Lagharta, per qualsiasi cosa avesse fatto, non fosse sparito del tutto.

Quando ebbe finito di mangiare, Mahel spostò di lato il vassoio del pasto, incrociando le mani sul tavolo -Cos'era quel...saluto?- domandò la giovane -Di poco fa?-
La Sibilla prese a guardarla e mosse la testa di lato, come a volerci pensare -In realtà non è un saluto, o meglio, non un saluto che si riserva alle persone-
Mahel scosse la testa, confusa -In che senso non si rivolge alle persone?-
La Sibilla si alzò in piedi, camminando avanti e indietro per la stanza -Beh...quello è un saluto che si rivolge di solito alla Dea o comunque alle sue più alte sacerdotesse-
-Dea?- chiese Mahel, sempre più confusa -Ma io non sono una dea-
-Ma sei la Mahel della Leggenda- disse la Sibilla, guardandola -Si potrebbe dire che tu sia la più alta sacerdotessa di Vie in questo mondo-
-Vie...- bisbigliò Mahel, pensandoci su -È un nome che anche Lagharta e Saluss hanno pronunciato nel mio mondo. Chi è Vie?-
La Sibilla le si avvicinò, si sedette accanto a lei e le prese le mani -Vie è la Dea che protegge questo mondo. E che collega il nostro mondo al tuo-
-Collega...i nostri due mondi...?- Mahel scosse la testa, allungando la mano verso la Sibilla -Non credo di seguirti, aspetta...spiegati meglio-
La Sibilla la guardò seria, appoggiò i gomiti sul tavolo e cominciò a raccontare.

-Vie è sempre esistita ed in principio era la sola entità presente su questo mondo. Nel tuo esistono molte “religioni” poiché il vostro Dio si è mostrato sotto molte forme; basilarmente è sempre la stessa entità. Al contrario, qua su Gaia Vie è la sola Dea. È ovunque ed alla base di tutto. È presente nel sibilo dolce e deciso del vento, nel calore ed impetuosità del fuoco, nella dolcezza e rigidità dell'acqua e nella forza e stabilità della terra. I quattro elementi sono sotto il suo controllo e vivono in armonia con lei. Allo stesso tempo, il bene ed il male convivono sotto il suo “elemento neutro”, come lei stessa lo ha definito. Ha interagito molte volte con gli umani in passato, mandando nel mondo le sue Ancelle. Saluss, l'ancella della pace e dell'armonia, ed Exitio, l'ancella della distruzione e del caos. E tu hai conosciuto Saluss, che ha il compito di proteggere l'arma divina che porta il suo nome...-
Mahel guardò la porta da cui era uscito Lagharta, pensando che c'era qualcosa di strano. Saluss, Exitio, Vie...lei cosa c'entrava in tutto quello?
-Non capisco...Vie è una Dea che veglia tutt'ora su Gaia, non è così?- chiese Mahel guardando attentamente la Sibilla.
-Si- rispose la Sibilla assumendo un'espressione confusa -Cosa intendi dire con questo?-
-Beh...se Gaia è sorretta da colonne così forti...cosa significa la mia presenza qua?-
La Sibilla abbassò lo sguardo e sospirò -È per via di Exitio...-
-Exitio...?- chiese Mahel, spostando la testa di lato -La seconda Ancella di Vie?-
La Sibilla annuì -Come ti ho detto, Saluss è un Ancella di Vie. Vie considera le sue ancelle come le sue figlie. E come tali ha donato loro dei poteri. Uno dei quali lo hai già provato sulla tua pelle in più di un'occasione...-
Mahel guardò la Sibilla senza capire, scuotendo la testa per l'ennesima volta -Non...non capisco...-
-In pratica- proseguì la Sibilla -Saluss ha il potere di portare la “calma”. Allevia il dolore, fisico e mentale, portando i sensi in uno stato di pace profonda. Exitio, al contrario, porta il “caos”. Acuisce il dolore, può creare illusioni, può manipolare le menti ed ha anche altri poteri di cui non siamo a conoscenza-
-Ma...sbaglio o Exitio ha molti più poteri di Saluss?- la interruppe Mahel.
-Si- annuì la Sibilla -Vie ha dotato Exitio di molti più poteri di Saluss, sia perchè i suoi poteri sono “oscuri” sia perchè il suo potere è inferiore a quello dell'altra. Per evitare che Exitio potesse non considerarsi al pari di Saluss, Vie ha bilanciato il fardello dei suoi poteri oscuri con una più vasta manipolazione-
-Nel senso che...- cercò di ragionare Mahel -Saluss ha poteri più forti, ma Exitio ne ha molti di più?-
-Esattamente- annuì Mahel, sorridendo dolce -Senza contare che, si sa, il rapporto tra fratelli è difficile a qualunque età-
Mahel sorrise a sua volta -Magari Exitio avrà una personalità diametralmente opposta a quella di Saluss- immaginò Mahel, provando una profonda tenerezza -Ma...io non riesco comunque a trovare niente di negativo. Cosa vuol dire quindi che la colpa è di Exitio...?-
-A questo ti posso rispondere io...- una vocina alle spalle di Mahel la fece sobbalzare, ma si accorse che era la luce rosata che aveva visto al Lago -Saluss?-
La luce si diradò finchè non apparve Saluss davanti ai suoi occhi, sorridendo -Scusa Lagharta...è solo che la tua presenza qua gli ricorda il perchè lui sta combattendo...-
-Come?- disse Mahel, aprendo le mani a coppa -C'è qualcos'altro che ancora non so...?-
La Sibilla si alzò dalla sedia, avvicinandosi ad una finestra lì vicino, che Mahel non aveva notato, scostando le tende e guardando fuori -In questo senso, Saluss è più adatta di me a raccontarti la Leggenda...-
-La...Leggenda...?- ripetè Mahel, guardando prima la Sibilla e poi la fatina -Saluss...?-
Saluss si avvicinò alle mani di Mahel, appoggiandosi con le manine alle sue dita -Vedi Mahel...la Leggenda si mostrò al mondo, quando Gaia era in pace-
Mahel annuì, appoggiando le mani sul tavolo senza spostare lo sguardo da Saluss -Continua...-
-Ecco...- riprese la fatina -La Sibilla ti ha già detto di me e di mia sorella Exitio. Noi siamo nate per volere della Dea Vie, divenendone le sole e uniche Ancelle. Le sacerdotesse del suo Tempio, al di là della montagna che racchiude il Lago del Cielo, la venerano e la pregano ogni giorno, da quando Vie ha creato la nostra umanità. Mia...volevo dire, nostra madre, ha sempre avuto per noi e per gli uomini una grande dolcezza e un profondo rispetto, concedendo agli umani di utilizzarci durante la Guerra Antica-
-Guerra Antica?-
-Si. Quasi 3000 anni fa, Gaia fu percossa da una profonda guerra civile. Molte persone si erano ribellate alla Chiesa di Vie, iniziando a venerare i templi sconsacrati delle Semidee Elementali-
-Semidee?- chiese Mahel, interrompendola un attimo -Cosa vuol dire Semidee?-
-Che non...non sono esattamente Dee. Sono spiriti elementali superiori, “immortali” se così li vogliamo definire, che comandano spiriti elementali minori. Quindi non sono propriamente Dee. Nel tuo mondo sono personificazioni mitologiche. Hai presente i personaggi come i draghi o le sirene?-
-Si- annuì Mahel -Vuol dire che qua non sono solo immagini fantastiche?-
-Esatto- annuì Saluss -Qua la Semidea del Fuoco è una Salamandra, la Semidea dell'Aria è una Silfide, la Semidea dell'Acqua è una Ondine e quella della Terra una Driade- annuì di nuovo, come a voler enfatizzare il suo racconto -Comunque, ti dicevo della Guerra...-
Mahel riprese ad ascoltare, curiosa -Come sai, Mahel...gli Dei non interferiscono mai con la vita degli umani. È proibito. Però gli uomini si rivolgevano comunque a Vie con richieste egoistiche, tanto che ella ha sempre cercato di non esaudire mai nessun desiderio. Gli uomini all'inizio cercavano di comprendere la Dea e le rivolgevano per lo più preghiere. Col tempo il loro egoismo li ha portati a fare richieste sempre più enormi, finchè la loro fiducia nella Dea, che continuava a malincuore a non interferire, non è crollata. Le Semidee elementali, invece, tramite preghiere e piccoli tributi, si impersonificavano e aiutavano in prima persona, per ciò che era loro possibile. I templi dedicati alle Semidee aumentarono e la Chiesa di Vie perse il suo prestigio. I seguaci della Dea, allora, si ribellarono all'insorgere dei seguaci delle Semidee. Scoppiò una guerra che coinvolse tutta Gaia. E Vie, disperata, tentò di fermarla inviando me ed Exitio rispettivamente dagli eserciti della Chiesa e dei Ribelli. Ma il risultato non fu quello sperato...-
La Sibilla abbassò la testa, chiudendo gli occhi, mentre Saluss spostò lo sguardo di lato -Saluss? Cosa successe quando Vie vi ebbe spedito sul campo di Battaglia...?-
Saluss strinse gli occhi, come cercasse di dimenticare ogni cosa. Ma la sua bocca proseguì nel parlare -Gli uomini...ci usarono-
-Vi...usarono...?-
-Si...gli uomini approfittarono dei nostri poteri, ci catturarono e ci costrinsero a combattere. Io ebbi fortuna, in quanto essendo i miei poteri “curativi” non potevo fare del male. Gli umani che mi catturarono non erano del tutto malvagi, e mi utilizzarono solo per donare una morte pacifica ai loro soldati ed ai prigionieri di guerra. Exitio invece...venne catturata da un gruppo estremista di ribelli, che la utilizzarono in prima linea nella Guerra. Le sue illusioni davano la pazzia agli avversari e li costringevano a uccidersi a vicenda. Soltano lei, con i suoi poteri, tolse la vita a più di centomila persone...-
Mahel trattenne un gemito, mordendosi i labbri. L'espressione di Saluss di poco prima era del tutto fondata -Non si è mai perdonata di aver compiuto tali azioni, ma io so che non fu colpa sua!- Saluss chiuse gli occhi di nuovo, sospirando profondamente -Dopo molti anni di battaglia, Vie si decise a mostrarsi in prima persona e riuscì a fermare la Guerra. I ribelli prestarono ammenda e negli anni successivi si procedette all'abbattimento di tutti i templi sconsacrati e alla restaurazione dell'antico splendore di Gaia. Vie acconsentì però a lasciarne in piedi quattro, uno per ogni Semidea, in modo che anche loro fossero ringraziati dagli uomini per i loro servigi. Ma Exitio da allora cambiò-
Un ennesima pausa, che lasciò Mahel con un senso d'impotenza tale da mordersi di nuovo le labbra -I ricordi della Guerra e i suoi poteri divennero un fardello troppo grande da sostenere, e alla fine impazzì. Cercai di aiutarla, di convincerla che la Guerra sarebbe finita in tragedia con o senza di lei, che era colpa solo degli uomini, ma lei si convinse che era colpa sua. E poi, improvvisamente, iniziò a indicare Vie come la responsabile. Additò la Dea come unica colpevole della Guerra, sostenendo che se si fosse mostrata subito lei non sarebbe stata costretta a uccidere così tante persone e gli uomini avrebbero da subito compreso la sua grandezza. Vie cercò di spiegarle le sue ragioni, ma Exitio non riusciva più a perdonarla e, anzi, cercò di ucciderla. Nonostante non abbia il potere necessario ad ucciderla, la Dea preferì mettere a dormire Exitio. Lo fece perchè soffriva nel vedere una sua figlia ridotta sull'orlo della pazzia, e perchè temeva che potesse accadere una seconda guerra-
Mahel la vide fermarsi, aggrappandosi forte alle sue dita, posandovi la fronte e abbassando la voce -Vie era distrutta. Si sentiva colpevole per la tragedia della Guerra e per la sofferenza di sua figlia. In cuor suo sapeva che era colpa degli uomini, ma non riusciva a perdonarsi di aver addossato ad una presenza a lei così cara un potere così delicato come quello del caos. Averla addormentata non diminuiva certo i suoi sensi di colpa, considerando che io ero lì davanti a lei e mi colpevolizzavo a mia volta...-
-Fammi indovinare...- la interruppe Mahel, trattenendo a stento le lacrime -Hai voluto seguire la sorte di tua sorella, non è così?-
Saluss sorrise, annuendo -Io amavo Exitio. L'amo tutt'ora. Non volevo che nella desolazione di un sonno profondo fosse sola, così chiesi a Vie di addormentarmi accanto a mia sorella. Lei acconsentì e creò per noi la spada singola Exitio e la spada a due mani Saluss. Ci mise a dormire l'una accanto all'altra e predisse, prima di farmi sopire, che un giorno anche lei ci avrebbe raggiunto nel nostro profondo sonno- si interruppe, guardando Mahel -Perchè un giorno, lei disse, il mondo sarebbe stato scosso nuovamente da una guerra. Un uomo che aveva in sé il potere oscuro del caos avrebbe risvegliato Exitio ed avrebbe cercato di conquistarlo, sottomettendo tutti gli uomini. Vie sapeva che l'eroe che avrebbe salvato il mondo non si trovava su Gaia, ma nel tuo mondo. E così incaricò Colonna di portarvi Leggenda, assumendo le sembianza di un'oggetto che non sarebbe passato inosservato. Quando Colonna arrivò nel tuo mondo, Vie creò la sua arma, si assopì tra me e mia sorella e si addormentò, lasciando il mondo di Gaia nelle mani degli uomini-
Mahel la guardò, socchiudendo gli occhi -Se tu sei sveglia significa...che Exitio è sveglia a sua volta, non è così?-
Saluss annuì -Già. La Leggenda di Gaia ha finalmente preso vita. Lagharta...- Saluss voltò lo sguardo verso la porta verso il quale se n'era andato, e Mahel fece altrettanto -Lagharta ha impedito a quell'uomo di prendere anche me. Lui voleva entrambe per conquistare il mondo, avrebbe voluto anche Vie ma...Vie non c'era più...-
Mahel sospirò -L'arma di Vie che cos'è?-
Saluss scosse la testa, triste -Non lo so. Si è sopita dopo di me, non ho idea di quale arma abbia scelto per portare a oggi il suo potere. Però so che l'arma divina di Vie si manifesta tramite una sfera come quella che Lagharta ha sulla spada. Ricordi quando al lago Lagharta mi ha detto di entrare nella spada...?-
Mahel annuì -Si. Quella sfera rosata, giusto?-
-Si- annuì Saluss -Quella è la mia essenza. Lagharta possedeva l'essenza e ha provato a metterla nella mia arma. Così ho potuto risvegliarmi e ho potuto donare il mio potere alla spada di Lagharta-
-Ho capito. Quindi intendevi dire che è colpa di Exitio in quanto...è caduta nelle mani di chi vuole distruggere Gaia...?-
Saluss scosse la testa -No. Il problema è proprio questo. Exitio non è caduta nelle mani del nemico. È stata lei stessa a scegliere di donargli il suo potere. Considera ancora Vie responsabile del suo dolore durante la Guerra Antica, perciò il desiderio del suo padrone di sterminare gli umani la trova completamente d'accordo-
Mahel spalancò la bocca, stupefatta -Ma...insomma...Exitio è buona, no?-
-Si- rispose Saluss, senza pensarci due volte -Exitio non è malvagia. È il dolore che la distrugge. Ma io la voglio salvare, la voglio aiutare- Saluss si aggrappò forte alle dita di Mahel, guardandola sofferente -Per questo io...per questo...-
-Saluss. Ti ho già detto che ucciderò Laherte e spezzerò l'essenza di Exitio. Non voglio più discuterne!- una voce alle loro spalle le fece voltare.
-Lagharta...- sussurrò Mahel, vedendo Saluss avvicinarglisi volando -No! No, Lagharta, non voglio distruggere Exitio. Non voglio. È mia sorella. E Laherte...-
-Entra nella spada! Subito!- Lagharta mise la spada tra lui e la fatina, furioso -E non nominare mai più Laherte davanti a me!-
Saluss guardò Lagharta con sguardo distrutto, prima di guardare verso Mahel e sparire dentro la spada.
Mahel non aveva visto bene, Saluss era piccina ed era un bel po' distante da lei, ma era sicura di aver visto una piccola lacrima scenderle lungo la guancia.

-Come puoi trattarla così male?- Mahel gli si avvicinò, prendendolo per il bavero della maglia e tirandolo verso di se -Sei un mostro!-
-E tu chi ti credi di essere, stupida oca- Lagharta l'afferrò per il polso sottile e la spinse a terra, sbattendo la punta della spada vicino a lei -Saluss mi ha scelto, non ho deciso io di intraprendere questo viaggio di merda. E tu non sei nessuno per permetterti di giudicare cosa faccio o cosa sono. Solo perchè sai più o meno cosa successe durante la guerra ti permetti di sputare sentenze?-
Mahel spostò con i piedi la spada, alzandosi in piedi con non poche difficoltà -Ascoltami bene, eroe dei miei stivali, non trattarmi come una deficente solo perchè sono una donna- alzò bene la schiena e lo guardò dritto negli occhi, alzando lo sguardo in quanto era molto più alto di lei -Saluss non vuole fare del male a sua sorella. Le vuole bene. E se tu sei così stupido da non arrivarci, non meriti di essere chiamato eroe. Sei solo un vigliacco-
Lagharta, sopraffatto dalla rabbia, l'afferrò per la spalla e la sbattè al muro dietro di lei, facendo cascare una sedia e spostando la Sibilla di lato, che cercava inutilmente di frapporsi fra di loro -Ascoltami bene, ragazzina. Non sai niente di Gaia, non sai niente di me e credimi, anche se ti ha raccontato qualcosa, non sai niente né si Saluss né di Exitio. Non venire a fare la saputa con me, hai capito? Torna nel tuo mondo a piangere per mammina e non venirmi a fare prediche, chia...-
Uno schiaffo. Forte e deciso, lo colpì proprio in piena guancia. Lagharta rimase di sasso, vedendo la ragazza davanti a lei piangere rabbiosa con la mano ancora alzata, che poi spostò vicino al cuore -No, ascoltami tu, razza di egocentrico pallone gonfiato. Sai cosa vuol dire “legame”? Sai cosa vuol dire “amore”? Se non lo sai, non permetterti di sputare tu sentenze. Io so cosa vuol dire perdere qualcuno che si ama e, credimi, è terribile. Fossi stata al posto di Exitio, anche io sarei impazzita dal dolore e avrei cercato riparo nella mia testa. Saluss vuole solo salvare sua sorella, vuole solo salvare il suo legame. Non osare parlare di morte davanti a me con questa leggerezza. Stupido!-
Mahel si liberò dalla stretta di Lagharta con la poca forza che rimaneva e, notando una porta accanto alla finestra che dava fuori, l'aprì e scappò.

La notte era fredda. Sentiva freddo, soprattutto in faccia.
Aveva un dolore dentro tale da non poter essere descritto e anche il corpo le doleva. Si sentiva come la febbre, eppure non voleva smettere di correre.
Gli alberi visti dalla stanza quando vi era il sole ora erano accanto a lei, che la circondavano. Correva alla cieca in mezzo a cespugli e rami bassi, sentendosi graffiare le braccia e le gambe, e anche le guance.
Il sapore delle lacrime si mischiava a quello del sangue, il profumo del bosco la stordiva in quanto troppo forte e la testa ricominciò a girarle.
Quello spiazzo d'acqua visto in lontananza si parò davanti a lei in tutto il suo splendore, nonostante fosse buio. Si lasciò cadere a terra, stremata, ansimando forte.
E poi iniziò a singhiozzare e piangere disperatamente.
Stringeva i fili d'erba nelle sue mani, sentendosi terribilmente umiliata. Lo sguardo di Lagharta, la sua voce strafottente, il suo atteggiamento verso di lei...tutto di lui la irritava.
Parlava di morte con così leggerezza che lo avrebbe voluto picchiare finchè non fosse stata stanca. E pensando alla morte, pensava a suo padre.
I singhiozzi la stordirono così tanto che alla fine non le restò che il silenzio per dimostrare al paesaggio ed a se stessa il suo dolore.
E così, in silenzio, stesa a terra e distrutta dal dolore fisico e mentale, guardò lo spiazzo d'acqua davanti a lei. Non era un lago, come aveva pensato all'inzio, ma un corso d'acqua enorme e infinito, che si perdeva ai suoi occhi. Quella specie di bosco che l'aveva seguita per tutta la corsa le era rimasto indietro di qualche passo, ma le ferite erano ancora lì che le bruciavano. Si voltò schiena a terra e guardò in alto, vedendo le stelle brillare in cielo con la stessa intensità che nel suo mondo, insieme a quella che sicuramente non era una luna. Infatti dietro ve n'era un'altra, ed avevano due colori quasi scuri. Scosse la testa e respirò profondamente, cercando di calmarsi.
-Mamma...quindi è questo il mondo di cui tu scrivi da oltre 10 anni...-
Mahel sapeva che sua madre non aveva posto fine a quel racconto perchè era anch'esso un ricordo del padre. Lo aveva iniziato a scrivere quando lui era ancora in vita, perciò non riusciva a mettere la parola fine a quel ricordo doloroso e dolce insieme.
Mahel pensò a come sarebbe stato se suo padre fosse ancora vivo, magari non sarebbe rimasta alla Colonna da sola, magari sua madre avremme messo fino a quel libro da tempo, magari sarebbero tutti felici...e invece era tutto al rovescio, tutto sbagliato.
Voleva sapere come mai sua madre scriveva di quel mondo nei suoi racconti, cos'era quella pietra rimasta nella stanza di quella casa ormai lontana, perchè era lei la Mahel della Leggenda e non un'altra...ma non trovava risposte alle sue domande stando da sola, eppure non voleva tornare indietro.
Si trovava in un mondo che non accettava e che non la accettava, come Lagharta le aveva appena dimostrato, in cui c'erano cose più grandi di lei, che non poteva in nessun modo controllare. Voleva tornare a casa, voleva dimenticare tutto.
Eppure si trovava lì, sotto quel cielo stellato che non sembrava neanche vero, a ridosso di una guerra di cui non sapeva nulla e che non sapeva come fermare.
In un attimo ricominciò a piangere, mentre il dolce fruscio del vento la cullava.



***

Rieccomi qua, sono in mostruoso ritardo con i capitoli perchè sono in piena crisi. Ho rimandato un pò per descrivere il rapporto tra Mahel e Lagharta, ma penso che qua abbiamo visto cosa i due pensino rispettivamente l'una dell'altro. Non sarà propriamente un rapporto idilliaco il loro. Comunque sappiate che Per ora ho spiegato pochissime cose, ho fatto un sacco di confusione, ma volevo spiegarvi un poco e nel modo più dettagliato possibile. Volevo che fossero chiari i ruoli di Exitio e di Saluss e che anche la confusione di Mahel fosse palpabile. Io mi sentirei proprio come lei, ma forse perché sono un pò tonta e non capisco mai niente alla prima xD comunque, bando alle ciance, procediamo ai miei amati RINGRAZIAMENTI:
Milou_: ti ringrazio per aver dato un tuo parere sul mio racconto *inchino* e sono contenta che per adesso la storia ti piaccia. Sto cercando di muovere i personaggi nel modo più reale possibile, non voglio che qualcosa sembri finto. Deve essere tutto abbastanza vicino, insomma, qualcosa che faccia dire "anche io mi sarei comportata così" o cose del genere. Qua Mahel non parla molto, più La Sibilla e Saluss (uh, non ho descritto la Sibilla xD) e provvederò a esponerli meglio in seguito. Ti ringrazio comunque di avermi lasciato un parere, sei stata molto molto carina ^-^ un bacione =*
fruttina89: eggià, Saluss è un amore (non si può ordinare, mi spiace U-U) è il mio personaggio preferito, insieme a Lagharta. Sono particolarmente affezionata a questi due, anche se non capisco il perchè di Lagharta °-° è il tipico ragazzo che odierei °-° vabbeh. La madre di Mahel è molto sensibile per queste cose, non a caso è una scrittrice, ma se lo sa è perchè dormiva e i sogni qua hanno un'importanza fondamentale U-U Gaia per ora è descritto dal punto di vista della Guerra Antica, che ha creato non poco scompiglio nel mondo. E' un mondo bellissimo, rigoglioso e fiorente, poco tecnologico ma impregnato di magia. Io ci vivrei XD anche se non durante la narrazione della storia. Per quanto riguarda la storia, la leggo e recensisco perchè è scritta in modo talmente bello che si lascia leggere e commentare da sola *-* non vedo l'ora di leggere il prossimo. Quindi io aspetto che tu mi dia il tuo parere qua e, nello stesso tempo, aspetto di dare il mio parere di là xD un bacione anche a te =*
Dust_and_Diesel: leggerei anche se tu scrivessi un capitolo all'anno U-U non ti preoccupare. Per quanto riguarda le mie risposte, è una delle cose più belle dello scrivere, quello di avere gente così gentile da lasciare un'impronta di sè ^-^ e visto che tu sei così ESTREMAMENTE gentile (e adorabile, oserei dire *-* posso osare vero? vero?) mi sei rimasta particolarmente a cuore ^-^ per quanto riguarda Lagharta, beh, per certi versi lo amo e per certi versi lo odio. Infatti certe cose che fa Mahel non lo fa perchè è lei, ma perchè sono io U-U come quando lo schiaffeggia in questo capitolo. Sono io U-U ma solo perchè l'ha fatta piangere U-U brutto Lagharta, non si fa! E Saluss...beh, lei assomiglia a me tanti anni fa. Diciamo che è una mini-me xD son sempre stata abbastanza strana, nel crescere mi sto calmando ma, non si sa mai °-° divento tremenda. Il personaggio di Lagharta si evolverà da pazzi nel racconto, ora è molto un "io sono figo, voi non siete niente" e mi sta decisamente antipatico -.-' vedrò di lavorarci su. Intanto ti ringrazio, ti mando un abbraccio gigantoso *abbracc abbracc* e ti aspetto al prossimo capitolo, tuo o mio che sia xD un bacione =*
Dark_Blame: io mi deprimo e mi riprendo facilmente, mi passa subito xD sono lunatica da pazzi, quindi non preoccuparti xD l'arco per ora lo lascio da parte perchè ci sarà tutto uno sketch comico sopra che non ti dico xD qua si passa da un estremo all'altro, quindi preparati a sentirmi molto confuso xD per quanto riguarda il combattimento è saltato un pezzo, nel senso che il pescione è stordito mentre parlano. Quando gli salta sopra teoricamente c'era una frase in cui dicevo che era stordito e sprofondato nell'acqua, ma penso che sia andato °-° amen. Tu mettici quanto tempo ti ci vuole, tanto per almeno un mesetto avrò problemi ad aggiornare e poi aggiornerò di continuo °-° vedremo. Per il commento vai tranquillo, mi sa che riesci a commentarmi prima tu che io ad aggiornare xD per adesso ti ringrazio. Delle belle parole, della gentilezza e della disponibilità ^-^ sei un tesoro. Ti mando un bacione e ti aspetto presto =*
Kuroshi_Tsukishiro: >.< io ti adoro! Hai trovato il tempo di darmi un commentino, sei un tesoro >.< come sei puccio!!! In realtà no, non assomiglia a Shin, Shin è simpatico invece Lagharta è una merdaccia schifosa -.- o almeno per ora lo è. Lo odio ora come ora, sono troppo arrabbiata con lui >.< ha picchiato Mahel!!! Vabbeh, comunque...Saluss nacque da un sogno, come Lagharta, quindi la adoro. E nonostante tutto, adoro anche Exitio. Non vedo l'ora di presentarvela xD ma ci vorranno qualche capitolo e tanta pazienza xD beh, intanto ti ringrazio di nuovo *inchino*, ti abbraccio e ti faccio ancora gli auguri per l'università e ti mando un bacione =*
Fairy_chan88: assì xD son cambiate tante cose da quei giorni...in realtà loro non andranno mai particolarmente d'accordo, ma solo perchè hanno due caratteri opposti. Mahel è solare, Lagharta è cupo, Mahel è timida e impacciata, Lagharta è uno sborioso egocentrico pallone gonfiato...non si può andare d'accordo se si è così diversi U-U ma vedremo col tempo, quindi tu leggi  xD il combattimento mi hanno detto che era particolarmente confuso, cercherò di fare più attenzione, anche perchè quando descriverò la guerra sarà un trauma per me. Non sono particolarmente abituata a descrivere scene crude come quella. Ma anche per quello ci vorrà un pò di tempo ^^' quindi tu leggi e dimmi cosa ne pensi. Non c'è molto altro da dire, perciò ti abbraccio e ti mando un gran bacione =*
Grazie a Gennino, che ancora non ha letto il mio capitolo, ed al mio ragazzo, che magari mai lo leggerà xD
E grazie a tutti coloro che leggono, che hanno inserito la storia tra le preferite e tra le seguite ^-^ siete tutti molto gentili. Un bacione gigante anche a voi e a presto =*

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Capitolo 7
*** 6 - Odio ***


CAPITOLO 6
Odio


Quando sentì il caldo avvolgerla, una sensazione di sollievo percorse i suoi muscoli intorpiditi. Il freddo fece spazio ad un lieve tepore, lasciandola di stucco.
-Ninù...tutto bene...?- la voce dolce della Sibilla la distolse dai suoi pensieri -Torniamo in casa, qua fuori l'aria è ancora fredda...-
Mahel aprì delicatamente gli occhi, trovandosi il volto della Sibilla a pochi centimetri dalla sua -Ninù..?-
Mahel si girò di nuovo pancia a terra, chiudendo gli occhi e afferrando forte i lembi della coperta -Non voglio tornare da quel pallone gonfiato...-
La Sibilla sorrise, carezzando la testa di Mahel -Lagharta non è cattivo...-
Mahel sbuffò un riso ironico, rispondendo secca -No, è solo stronzo-
Di nuovo, la Sibilla sorrise -Probabile-
Nel pieno di una qualsiasi notte di Gaia, Mahel si racchiuse a riccio, coprendosi bene con la coperta datele dalla Sibilla e quest'ultima, forse immaginando che con quella ragazzina testarda non c'era molto da fare, le si sedette accanto cantando, in modo da non lasciarla sola durante quella prima notte gelida di benvenuto.

Nell'aria senti il tuo nome, oh dolce musa gentile
Il suono del silenzio è la tua melodia
Canta con tutta la voce muta che possiedi
Il tuo primo amore è lì accanto a te...

Mentre le mani della Sibilla le carezzavano la testa e le parole della sua canzone la tenevano buona, Mahel ebbe il tempo di pensare a tante cose.
Come stava la mamma? Cosa avrebbe pensato papà? E Michael? Come stavano tutti? Cosa pensavano di lei, che era così lontana? Era così preoccupata per la mamma, sapeva quanto doveva sentirsi sola senza di lei...perchè lei era tutta la sua vita, e così il contrario.
Quando la voce della Sibilla smise di cantare, Mahel osò una domanda -Sibilla...-
La Sibilla non smise di carezzarle la testa -Dimmi ninù...-
Mahel si mise in ginocchio, togliendosi la coperta di dosso e mettendone un po' sopra la Sibilla -Qual'è il vostro nome...? Nonostante tutto non ve lo avevo ancora chiesto...-
La Sibilla la guardò attonita, molto sopresa. E senza indugio rispose -Mahel-

Al suono di quel nome, Mahel mise insieme molti pezzi.
Era sempre stata lì, davanti ad i suoi occhi, sempre con quel sorriso che lei sapeva essere molto più di quel che credeva.
La Sibilla...già da come la chiamava Lagharta, lei non poteva non aver avuto, neanche per un istante, l'impressione di conoscerla da sempre.
-Tu sei...la Sibilla della mamma...- sussurrò Mahel, toccandole il volto -...la...la Sibilla di papà...-
La Sibilla lasciò che la ragazza davanti a lei la toccasse, sussurrando parole incomprensibili ma dolci, mentre le ultime lacrime le scivolavano lungo le guance.
Mentre il silenzio iniziava ad essere spezzato dai primi uccellini del giorno, Mahel bisbigliò -Mahel...-
La Sibilla abbracciò quel corpicino scosso ancora dal tremore del freddo, sorridendo fra sé e sé, coprì entrambe con l'enorme coperta e sussurrò a sua volta -Piacere di conoscerti, Mahel-

Quando il sole fu alto nel cielo, Mahel era seduta al tavolo di poche ore prima, vestita di qualcosa di più pesante che la vestaglia che l'aveva congelata durante la notte e con lo stomaco finalmente pieno. La Sibilla le era di fronte, che rigovernava i pochi piatti usati, mentre nella casa regnava un profondo silenzio.
Lagharta, ancora, non si era ripresentato.
-Sibilla...- sussurrò la ragazza -Vi chiamo Sibilla perchè chiamare anche lei Mahel creerebbe...confusione...-
La Sibilla si voltò verso la giovane, sorridendo ed annuendo -Mi vuoi chiedere di Lagharta...?-
Mahel guardò l'anziana signora rivolgerle uno sguardo da vera e propria nonna, annuì e abbassò lo sguardo -Perchè ce l'ha così tanto con me...?-
La Sibilla riprese a rigovernare, cercando di essere il più chiara e tranquilla possibile -Vedi, ninù...non è corretto dire che ce l'ha con te per una “colpa”. Semplicemente è la Leggenda che lo irrita...”
Mahel guardava la Sibilla parlarle come niente fosse e raccolse le mani, stringendole -È...è per via di questo Laherte...?-
La Sibilla smise di armeggiare con i piatti, facendo calare la stanza in un silenzio lugubre -Mahel...non fare mai quel nome davanti a Lagharta...hai capito?- si voltò verso la ragazza con sguardo truce, serio e preoccupato -Capito?-
Mahel guardò la Sibilla farsi seria. Pensò fosse davvero grave e non ebbe cuore di fare domande. Perciò annuì silenziosa e abbassò lo sguardo -Promesso...-

Dopo qualche altra ora di silenzio, la porta da cui era uscita la sera prima si aprì. Mahel vi si voltò spaventata, sapeva chi poteva essere, perciò incrociando gli occhi blu di Lagharta non potè far altro che abbassare lo sguardo.
Dal suo canto, Lagharta non la degnò neanche di una minima considerazione, sedendosi al tavolo e battendo con le dita sull'essenza di Saluss -Saluss...vieni fuori-
Saluss uscì dalla spada, lasciando che una scia rosata la seguisse languida e corposa, stiracchiandosi mentre le ali vibravano veloci -Ahh! Che bello, finalmente fuori...oh, buongiorno Mahel!-
La ragazza guardò la fatina con sguardo mogio, si alzò e uscì dalla casa, lasciando dietro di sé un silenzio imbarazzante.

-Lagharta...- esordì la Sibilla, senza voltarsi verso di lui -Mahel sa il mio nome, adesso-
Lagharta strizzò gli occhi, posando un dito accanto alla tempia -Non ho voglia di parlare della stupida, adesso-
-Lagharta- lo interruppe subito la Sibilla, stavolta voltandosi e guardandolo -Ha diritto ad una qualche spiegazione. Non credi?-
Lagharta sostenne lo sguardo della Sibilla, senza perdere la sua insepressività -Non ho intenzione di spiegarle niente. L'ho portata qua e sono stato piuttosto gentile, ma quando lei ha osato sputare sentenze su Gaia, Saluss e me...- si interruppe, mentre borbottava piano il nome “Laherte”.
-Posso capire il tuo combattimento in tutto questo. Tu sei un...- chiuse gli occhi, sospirando -Non voglio che Mahel resti all'oscuro. Deve sapere per cosa combatti. E contro chi-
-Lo sa- sbottò il ragazzo, battendo il pungo sopra il tavolo -Exitio. Noi stiamo combattendo contro Exitio. Vie ci ha dato il permesso di sopprimerla, ricordi?-
-Vie ha solo chiesto all'eroe che avrebbe impugnato Saluss di fermarla, non ucciderla. Ti sei prestato ad una lettura della Leggenda tutta tua, perchè la vera persona che vuoi uccidere è...-
-Non nominarlo davanti a me!- battè di nuovo il pugno sul tavolo, sospirando rabbioso -Lui non merita di vivere. Né di impugnare un'arma sacra. Un necromante bastardo come lui non merita di manovrare Gaia- Saluss, a quel punto, si avvicinò a Lagharta e gli afferrò i capelli, chiudendo gli occhi -Calmati...-
Un'aura rosea e calda avvolse Lagharta, donandogli sollievo e pace. Lagharta portò la mano sopra Saluss, come a volerla carezzare -Grazie Saluss...-
-Lagharta- cominciò la fatina, senza lasciargli i capelli -Forse tu odi Mahel per ciò che rappresenta. Lo posso capire. Ma il tuo dolore e la tua vendetta non possono esprimersi senza un giusto bersaglio. Ed Exitio non è un giusto bersaglio. Forse lo faccio per egoismo...o per Vie...ma non voglio vedere Exitio sparire per sempre- le sue manine tirarono a sé piccole ciocche di capelli, facendo spostare lo sguardo di Lagharta verso la fatina -Ti prego Lagharta...se proprio non vuoi dire a Mahel la verità, allora...permettile di aiutarci. Magari lei troverà una soluzione...te ne prego...-
Lagharta sospirò, voltando la testa di lato -Se lei è qua, significa che la Leggenda è diventata realtà. Se lei non fosse esistita, se lei non si fosse mai trovata al lago quella notte...adesso ci saremmo io e te, Laherte ed Exitio. E la guerra non avrebbe ancora ragione di iniziare. Ma lei è qua, aveva l'arco con sé...quindi anche io devo prendermi le mie responsabilità...-
Saluss chiuse gli occhi disperata, stringendo ancora più forte le ciocche di capelli di Lagharta -Non odiarla perchè esiste...non odiare Exitio...e neanche me...-
-Saluss...- Lagharta stava per riavvicinare la mano alla piccola Saluss, ma questa si staccò da lui e tornò ad essere solo una luce rosata, lasciandosi sparire attraverso la porta -Andrà da lei, vero?-
La Sibilla si sedette accanto a lui, porgendogli la mano. Lagharta la afferrò sospirando -Non voglio che sappia di Laherte. Non voglio che sappia le mie ragioni...non voglio che sappia niente di me-
-Di che cosa hai paura, Lagharta...?- chiese la Sibilla, come una tenera madre.
Lagharta la guardò serio, assumendo un'espressione distrutta -Della tua predizione-

Il corso d'acqua della sera prima, alle luci del mattino, era splendido.
Mahel si era messa a sedere sulle rive, portandosi le ginocchia al petto, mentre si lasciava cullare dal suono lieve dell'acqua e degli uccellini che cinguettavano.
Gaia non sembrava molto diversa dal suo mondo, a parte gli strani mostri e quel cielo con le due Lune. C'era comunque il sole, impossibile da vedere senza portare gli occhi a bruciare dallo sforzo, c'erano le stelle e la luna simili al suo mondo, che la tenevano tranquilla. Avrebbe giurato di aver visto dei passerotti, mentre arrivava lì, ma non poteva esserne sicura.
Perciò, stava in silenzio lì e ascoltava.
Non aveva più lacrime e non trovava nemmeno il motivo per cui piangere. Ormai si era fatta una ragione della sua presenza lì, sicuramente se Lagharta avesse potuto mandarla via, lo avrebbe già fatto. E invece era ancora lì, conscia che lo sguardo di Lagharta verso di lei era di puro odio.
Sospirò lasciandosi cadere all'indietro, annusando il profumo di erba fresca e della corteccia degli alberi. Chiuse gli occhi per un attimo e, quando li riaprì, si trovò davanti la piccola Saluss, con quel sorriso dolce e giocherellone che non le vedeva dalla sera al Lago -Buongiorno Mahel! Dormito bene?-
Mahel rimase stesa a terra, fissando la fatina nei suoi grandi occhioni rosa -Buongiorno Saluss...ti senti meglio dopo ieri sera?-
La fatina lasciò sparire il sorriso giocoso, mostrando al suo posto un sorriso triste -Lagharta ha modi bruschi...ma è un ragazzo molto buono...-
Mahel alzò le braccia, avvicinando le mani a Saluss. La fatina vi si avvicinò e vi si posò sopra, mentre Mahel si alzava mettendosi a sedere per bene -Sicura che vada tutto bene?-

Saluss guardò Mahel fissa negli occhi.
Era buona.
Lo sapeva per certo, lei non si sbagliava mai. Eppure Lagharta la odiava. O meglio, non la vedeva di buon occhio. Ma non per cosa lei fosse, ma solo per ciò che rappresentava. Quella ragazza, minuta e imbranata, timida ma agguerrita, era la personificazione della Leggenda. E della Predizione. Lagharta non la odiava.
La temeva.
Temeva la persona che era. Temeva colei che poteva diventare, che sicuramente per via della Leggenda e della Predizione avrebbe mostrato. Non voleva che lei facesse parte della sua vita più di quanto non ne facessero il ricordo di Laherte e del passato.
Perciò Saluss chiuse gli occhi e si avvicinò alla fronte di Mahel, toccandogliela con i palmi -Mahel...senti per caso qualcosa...?-
Mahel si sentì inondata di una luce tiepida e acquosa, che portava dentro di lei uno strano senso di pace e armonia. I suoi sensi si distesero, i suoi muscoli, il suo corpo stesso entrò in uno stato di così assoluta pace da non poter credere di starla provando davvero -Che cos'è Saluss...?-
-Questa...sono io...questo è il mio potere. Questo è il potere di Lagharta...-
Mahel ricordò quindi di aver provato quella sensazione più volte. Al Lago, quando Lagharta la prese in volo e la posò sul molo, nel letto, quando si sentiva così male da non riuscire a stare in piedi.
-Era...era Lagharta...?-
Saluss sorrise -Per molto tempo, non riuscirete ad andare d'accordo. Ma tu...non lasciarti trasportare dal suo odio ingiustificato. Sorridigli. E amalo...-
-Amarlo?- chiese Mahel, sbigottita -In che senso?!-
Saluss ridacchiò, vedendo un lieve color porpora colorarle le guance -Come un amico, Mahel. Fa di Lagharta un amico...-
Mahel scosse la testa -Non posso prometterti di non picchiarlo. O di non trattarlo male...-
Saluss allora si staccò da lei, svolazzandole davanti agli occhi -Chi ha mai detto di non farlo?-
Entrambe si fissarono e, dopo pochi secondi, scoppiarono a ridere.

Lagharta le osservava da lontano, in silenzio.
Guardava Saluss sorridere a Mahel in un modo che, fino a quel momento, aveva riservato solo a lui. Sorrise a sua volta, ma si morse il labbro per quel gesto troppo “umano”.
Quando invece si trovava a osservare Mahel voltava lo sguardo, sempre, per evitare di guardarla negli occhi. Aveva paura.
La trasmutazione stava cominciando ad avere inizio.
I capelli della ragazza, la prima volta che l'aveva vista le toccavano metà della schiena, ormai erano arrivati quasi all'altezza dell'ultima vertebra spinale. Gli occhi stavano iniziando a spagliuzzarsi di screziature argentee, pur rimanendo di quel colore strano e indefinito che a lui neanche piaceva. Ciò che comunque più lo spaventava, e che ancora fortunatamente sembrava un momento lontano, era la Predizione.
Mahel stava iniziando ad acquisire le caratteristiche fisiche delle personificazioni divine. Gli occhi come pietre preziose, dagli argentei riflessi e dal colore inumano, i lunghi capelli nei quali risiedeva un concentrato di potere divino.
Mahel si stava gradualmente trasformando in una Dea, benchè non avesse alcun potere magico, perciò la Leggenda si stava avverando. Era lei la Mahel della Predizione e della Leggenda. Non poteva più far finta che niente stesse accadendo.

La Dea della Leggenda ti porgerà la mano,
la prenderai e con amore ne farai la tua sposa.
La morte vi aspetterà entrambi, non avrete scelta
dei tre desideri soltano uno sarà destinato a voi”

Lagharta chiuse gli occhi come ferito, stringendo forte la stoffa della maglia all'altezza del cuore. Per quanto verso quella ragazza non provasse nessun sentimento, la paura era più forte di qualsiasi altro indefinito e sconosciuto sentimento che avrebbe potuto provare in futuro.
Se lui l'avesse odiata, dal principio fino alla fine, anche senza un motivo apparente, se lui avesse lasciato spazio nel suo cuore solo per l'odio e per nessun altro sentimento, sarebbe riuscito ad evitare la Predizione e salvare tutti.
Lui stesso, Saluss e sua sorella...e anche Mahel.

Quando scese la sera, Mahel e Saluss furono le prime a tornare a casa della Sibilla.
Questa la aspettava, seduta al tavolo, le mani incrociate poggiate sotto il mento, guardando fuori della finestra con aria assorta.
Non distolse lo sguardo, non cambiò posizione, ma parlò come se avesse pensato tutto il tempo a cosa dire -Lagharta non smetterà mai di odiarti-
Mahel fece spallucce, guardando Saluss -Lo so-
La Sibilla spostò impercettibilmente gli occhi, guardandola fissa -Quindi?-
-Quindi...- disse Mahel, mettendosi a sedere e sospirando -Va bene così. Saluss non mi ha detto niente, e se non è Lagharta a spiegarmi quel che deve non ha senso, perciò penso che aspetterò che sia lui stesso ad accettare la mia presenza qua-
-Ti ho appena detto che lo non farà- rispose secca la Sibilla.
-Ed io dico che sarà costretto a farlo. Perchè io ho il potere di far qualcosa, lui no-
Il silenzio calò all'improvviso, rotto solo da un cigolio alle spalle di Mahel. Lei non si voltò, si limitò a pietrificarsi e deglutire rumorosamente -Era dietro di me, non è vero?-
La Sibilla chiuse gli occhi e sospirò, restando sempre nella solita posizione -Oh Vie, aiutaci tu...-
-Se la signorina permette...- rispose Lagharta, sbattendo forte sul tavolo l'arco di pietra che Mahel aveva afferrato al Lago, peraltro rischiando di affogare -Forse ci devi spiegare come farai ad utilizzare un arco che pesa la bellezza di 56 chili...-
Mahel osservò bene l'arco e sbiancò. 56 chili?! Non riusciva ad alzarne una decina, figuriamoci quel coso che tutto sembrava fuorchè un arco -Non ho intenzione di parlare con una persona che ignora la mia presenza su questo mondo...-
Mahel si voltò verso Lagharta. Lo fissò negli occhi. E questo sorrise sadico.
-Va bene bambina- le si avvicinò, sbattendo la mano sul tavolo e parando il suo viso a pochi centimetri da quello di lei -Io posso anche “degnarti” di riconoscere la tua presenza qua. Né più né meno. Ma non aspettarti che io ti salvi, o ti aiuti, o ti apprezzi o pensi qualsiasi cosa di positivo nei tuoi confronti. Sono stato chiaro?-
Mahel sorrise a sua volta, cattiva -Non mettere alla prova la mia indole pacifica-
-Non mettere alla prova la mia pazienza, stupida ragazzina- rispose secco il ragazzo, alzando la mano dal tavolo e spingendo forte la fronte della ragazza all'indietro.
Mahel, ovviamente, cadde a terra, insieme alla sedia e a parte dell'apparecchiatura della tavola, visto che nella caduta tirò a sé la tovaglia -Cerca di non starmi troppo tra i piedi-
Detto questo, uscì di nuovo dalla casa, portando solo la spada con sé.

-Mahel, tutto bene?!- Saluss svolazzò veloce fino a Mahel, ancora a terra, che si toccava la testa con le mani borbottando sommessamente -Io Lagharta lo picchio, lo picchio!-
Mahel rimase a terra senza proferire parola, lasciando che le braccia sbattessero a terra prive di forza -Non credo di farcela...-
La Sibilla si alzò in piedi, fece il giro del tavolo e guardò la ragazza in terra con uno sguardo comprensivo -Temo di ripetermi ma...benvenuta a Gaia, Mahel...-
Mahel guardò la Sibilla, abbozzò un sorriso e rispose -Ti ringrazio, Mahel...-



***

Ci ho messo un pò, è vero, ma questo capitolo ha subito ben 8 variazioni di testo, di trama e di dialogo. Alla fine come è venuto è venuto, sull'impeto del momento, semplicemente perchè sono pur sempre convinta di voler lasciare i personaggi raccontare da soli la propria storia. Lagharta si è scoperto non ODIARE Mahel, ma TEMERLA soltanto. E fra poco scoprirete anche perchè. Io non vi anticipo niente. Per chi se lo domandasse: Laherte è un necromante, nel senso che ha la capacità di manovrare i defunti. E ringrazio Gennino, che ha scelto insieme a me il nome del capitolo, è stato molto difficile darglielo. Ma passiamo ai RINGRAZIAMENTI:
Dust_and_Diesel: wow °-° per leggere la tua recensione e quella di Fairy_chan mi ci è voluto la metà del tempo che ho impiegato per scrivere il cap xD però son stata davvero molto contenta di scatenare con quel capitolo tanta ammirazione. In Mahel c'è molta me stessa, la me stessa che non esiste ma che vorrei esistesse, colei che esisteva e che è morta e colei che sto pian piano diventando. Diciamo che è un pò me, solo più alta e più carina (io NON sono magra!). Per quanto riguarda la Sibilla Mahel e Lagharta, sono come mamma e figlio, ma mai potevano essere più diversi. La Sibilla è un tipo molto calmo e dolce, Lagharta uno stronzissimo egoista. Lui sta cercando di fare l'eroe anche se ha paura, perchè sa che se prova a cedere anche solo un momento moriranno tutti. E non vuole che accada. Vedremo come la porteranno avanti. Ti ringrazio anche della mail, spero che hotmail riprenda alla svelta a funzionare, mi scoccia quando si blocca tutto. Perciò spero che mi farai sapere cosa ne pensi di questo molto dettagliatamente come al tuo solito, io farò altrettanto ^-^ ti mando un grande bacio, pucciottissima >.< baci baCci =*
Fairy_chan88: mi hai chiesto scusa appena messo piede in msn xD che carina. Io adoro leggere le recensioni, mi piace sapere cosa uno pensa di ciò che scrivo. E mi piace il fatto che Lagharta, seppur stronzello, non sia poi così odiato. Lui ha i suoi motivi, evitare guerra e morte, però ha anche paura dei legami. E prima o poi mi deciderò a spiegare il perchè. Per quanto riguarda Saluss ed Exitio, il loro amore, il loro rapporto fraterno, si è molto dolce e molto delicato. Purtroppo Exitio non è forte come la sorella, il suo potere è ben più impegnativo. Ma vedremo di risolvere anche questa. Intanto Lagharta ha dato dimostrazione di un lato nascostissimo del suo carattere, ed io inizio a pensare che non voglio più dilungarmi sull'inizio avventura ma di volermi buttare a capofitto nel pieno dell'azione. Voglio spiegare, spiegare, spiegare!!! Ti aspetto al prossimo, tu leggi con calma e fammi sapere cosa ne pensi. Un bacione enorme anche a te =*
fruttina89: Mahel è molto coraggiosa, più di quanto lei stessa crede, ma è incapace. Cioè non è che lo faccia apposta, è proprio la natura che è stata cattiva con lei. Exitio si è sentita tradita da sua sorella e sua madre, per quello è impazzita, ma se solo sapesse l'amore di Vie e della piccola Saluss verso di lei sicuramente capirebbe che non c'è ragione alla guerra. Ma la colpa è di Laherte...e lo saprai nel prossimo capitolo. Intanto ti mando un bacio e mi auguro di leggere al più presto qualcosa di tuo. Un bacione =*
Dark_Blame: troppi complimenti >////////< non ci sono abituata. Io scrivo ciò che i miei personaggi vogliono che io racconti, non il contrario. Vorrei  almeno nei miei racconti non forzare nessuno a fare o dire qualcosa che non è nel suo carattere. Lagharta è enigmatico, ma non è cattivo. Come dice Mahel è semplicemente stronzo. Forse è per questo che sembra reale, io metto in mano a loro ciò che vogliono fare. La storia è la loro, non la mia...magia della scrittura penso xD spero che qui ti possa essere più chiaro chi è invece Lagharta. Nel prossimo scoprirai chi è Laherte e perchè Lagharta lo odi così tanto. Ti mando un bacio ^-^ e grazie mille per la tua sempre accetta gentilezza e cortesia =*
Milou_: tu leggi con calma, io per via del lavoro ci metto sempre un pò xD in effetti Lagharta è il tipo di persona che ama le risse ma non vuole combattere. Non gli piace, lo odia, però sa che deve farlo, se vuole proteggere le persone che ama. E tra queste ci sono la Sibilla e la piccola Saluss, che per lui è come una sorellina. La adora, proprio come me >.< ed il modo più semplice per porre fine alla guerra è ucciderer Exitio, in quanto il 90% del potere del "cattivo" andrebbe perso. Però purtroppo non capisce che non è Exitio il vero problema...se solo poverina lei ritornasse in sè ç_ç ma questo lo vedrai nel prossimo capitolo. Ti ringrazio ancora per aver cominciato a leggere e recensire, sei stata (stata vero?) molto gentile e carina. E come a tutti i miei recensitori, un bacione speciale! Alla prossima =*
Ri-ringrazio Gennino per aver scelto il titolo del capitolo, anche se mi sa che non è azzeccato per niente, e grazie al mio ragazzo, che non credo che stia leggendo però afferma ogni volta senza indugi che adora Mahel. Bah xD
Grazie anche a tutti quelli che leggono soltanto, che hanno inserito la storia fra le preferite e le seguite. Siete tutti molto gentili. Un bacione!!!

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Capitolo 8
*** 7 - Una promessa di morte ***


CAPITOLO 7
Una promessa di morte


Il Lago del Cielo era in assoluto il luogo che Lagharta amava più in assoluto.
Ricordava ancora i momenti in cui, da bambino, dalla casa della vecchia Sibilla, fuggiva per ore ed ore per andarsene sulle sue sponde a giocare. O allenarsi.
Fin da piccolo, Lagharta aveva sempre adorato fare a botte. Ma erano cose da bambini, prima o poi sarebbe passata. Tutti in paese la pensavano così.
Quando era più giovane, la Sibilla era una sacerdotessa. Era inusuale per un essere umana avere un tale onore, ma poiché la Sibilla era dotata di poteri magici minori, come magie bianche di cura e di supporto, era stata scelta come personale sacerdotessa del Tempio di Vie. La Dea le aveva donato, quindi, il potere della predizione, perciò era tenuta in gran conto da tutti.
Quando la sua età cominciò ad avanzare, la Sibilla chiese di essere esonerata dalla vita al tempio, lei non era come le sacerdotesse eteree e immortali del Tempio di Vie, perciò sarebbe invecchiata e morta. E proprio per mantenere nel Tempio quell'alone di perfezione e purezza che di solito solo le giovani fanciulle sanno dimostrare, la Sibilla rinunciò ai suoi poteri magici di medicazione e tornò al villaggio in cui era nata e cresciuta.
Vie apprezzò quel gesto tanto umano e gentile, e lasciò alla Sibilla il potere della predizione, annunciando che un giorno avrebbe aiutato gli eletti a salvare il mondo.
Ma la vita segregata delle sacerdotesse del Tempio, l'aveva disabituata alla vita caotica del villaggio. E grazie ad alcuni amici e conoscenti costruì una casa poco lontana dal villaggio, ma comunque abbastanza isolata, e prese a viverci da sola.
Aveva quasi 70 anni quando, sulla sua strada, si ritrovò un monello dai capelli neri e gli occhi blu. Era appena un bambino, si e no 2 anni, ma quegli occhi così profondi ed i capelli arruffati, mentre stringeva i pugni piccoli la intenerirono profondamente. Quando poi si accorse che stringeva tra i pugni l'essenza dell'arma sacra Saluss, allora non ebbe esitazione. Lo prese con sé e lo allevò come fosse suo figlio.

Questa era la storia che Lagharta si ripeteva tutte le volte dentro di sé, tralasciando sempre un particolare importante. Sempre e sempre, tralasciava quel particolare nel tentativo di toglierlo da lui, per far si che diventasse qualcosa di estraneo.
Ma era impossibile.
Anche quella volta fu impossibile tralasciare del tutto quella nota stonata in una storia che non aveva poi molto di triste. Lagharta era si un orfano, ma era felice di aver avuto come madre la Sibilla Saluss. Lo amava come una madre e nonna insieme, addolcendolo o riprendendolo quando fosse il momento adatto, la sua vita era stata fino a quel momento una vita normale. Ma era una bugia.
Tutta la storia che si raccontava, tutte le immagini cui cercava di pensare...tutto era una bugia, creata in anni ed anni di lavoro mentale.
C'era sempre lui nei suoi pensieri. E sarebbe stato impossibile sempre, dimenticarsene...

Aprì gli occhi impigrito, soffiando su un ciuffo di capelli che gli ricadeva sugli occhi.
L'abero al quale era appoggiato era profumato e comodo, leggermente piegato. Le fronde cadevano, a pochi metri, appena dentro la superficie del Lago del Cielo, assolutamente la cosa più bella che esistesse a Gaia.
Un lago enorme, azzurro più del cielo, così puro e limpido che si poteva vederci attraverso. Di notte era la dimora dei Theko, ma di giorno erano sul fondo scuro del Lago, a riposare. Il Lago era in cima ad una specie di montagna, chiuso da pareti rocciose non altissime ma abbastanza difficili da scalare, infatti era stato scavato nella roccia un sentiero che arrivava da valle fino a lassù in cima.
La montagna che lo ospitava non era altissima, ma quel Lago era in assoluto la cosa più vicina al Cielo di qualsiasi altra presente a Gaia. Da qui il nome.
Tutto intorno al Lago vi era un prato rigoglioso di fiori e cespugli, qualche animale viveva nelle macchie più profonde di un boschetto che si parava tra il sentiero e il Lago, uscendo timidamente solo la notte per ammirare le tre lune.
Si diceva che nelle notti di luna piena le ninfe delle acque uscissero allo scoperto ballando sulle rive del Lago. Intonavano la canzone della creazione, si spogliavano delle loro vesti trasparenti e impalpabili e ballavano sino al primo spuntar del sole. Ma questa era solo una diceria, che però rendeva il Lago un luogo ancor più interessante.
Lagharta, però, aveva conosciuto le tre ninfe, benchè il ricordo lo spaventasse ancora molto. E quel che aveva scoperto era che il rito delle ninfe era solo una copertura per qualcosa di ben più grande...

-Lagharta!- Saluss apparve come per magia davanti agli occhi chiusi di Lagharta, che non cercò neanche di aprirli -Lagharta!-
-Saluss, sto dormendo- rispose secco lui, cercando di non muovere nemmeno un muscolo -Vai nella spada e dormi anche tu-
-Bene, allora...Lagharta! Svegliati!- gli urlò Saluss in un orecchio, facendolo voltare la testa e aprire gli occhi -Buongiorno!-
-Maledetta fatina esagitata- esordì lui, furioso -Non hai un pulsante per lo spegnimento, da qualche parte?!-
-No Lagharta. Io non sono come le diavolerie magiche della Sibilla, come la lampada che ha sopra il tavolo. Io mi spengo solo se muoio- rispose lei tutta soddisfatta, come una bambina -La Sibilla vuole che torni a casa. Vuole che Mahel ci spieghi dell'arco-
Lagharta, a quel nome, irrigidì le spalle -Non ci penso nemmeno- rispose secco, rimettendosi nella posizione di riposo e chiudendo gli occhi -Oppure vengo, se avete intenzione che la finisca di botte-
Saluss aprì la boccuccia per dire qualcosa, ma non ebbe cuore. Si limitò semplicemente ad avvicinarsi alla fronte di Lagharta, tirargli un calcio e svolazzarsene via -Tanto lo so che stavi fantasticando sul “passato che non esiste”!- e fatta una linguaccia, scomparve.
Lagharta aprì gli occhi, toccando con la mano la spada posata accanto a lui. I suoi occhi si richiusero immediatamente, chiedendosi come mai non riusciva a nasconderle niente. Poi sospirò -Che io voglia o meno...dovrò almeno dirle chi...o meglio cosa è Laherte...-

Quando tornò dalla Sibilla, Mahel non c'era.
La Sibilla stava preparando il pane speziato, che lui detestava, ma che pareva piacesse molto alla principessina. Fece una smorfia di disgusto quando lo vide, cercando di non soffermarsi sull'odore o sarebbe sicuramente soffocato -Dov'è lei?-
La Sibilla si voltò sorridendo -Oh Lagharta. Lei, e credo ti riferisca a Mahel, è andata a farsi un bagno. E devo dire che quando ha notato la crescita smisurata dei suoi capelli è andata nel panico, non credeva che fossero i suoi...-
Lagharta scosse la testa: non doveva pensare a Mahel come alla Dea. Doveva far finta di niente, doveva resistere -E quando ci onorerà della sua presenza?-
-Quandò avrà finito- rispose la Sibilla, notando nella voce di Lagharta una strana inquietudine -Lagharta...ti sei deciso a dirle di Laherte?-
Laharta si limitò a fissarla negli occhi. Poi prese posto a sedere, posando la spada poco lontana da lui -Non c'è una seconda scelta. Quindi mi vedo costretto a farlo anche se non voglio, non credi...?-
La Sibilla si allontantò dal pane, pulendosi le mani con un panno, e si avvicinò al ragazzo. I suoi occhi erano così tristi -Lagharta...tu non hai colpe-
-Proprio per questo non posso fare a meno di odiarla-
La Sibilla sospirò. Non c'era niente da fare. Lagharta, che volesse o meno, stava già facendo avverare la Predizione.

Quando Mahel entrò in casa tutta pulita e cambiata, trovandosi di fronte Lagharta inciampò e cadde.
Rimase a terra, senza muovere un muscolo, finchè non sentì di nuovo il cuore batterle normalmente. Lagharta la guardò e sospirò, avvicinandoglisi, ma lei si raggomitolò e si coprì la testa con le mani -Se mi tocchi urlo, ne son capace!- squittì la ragazza, come se si vergognasse -E se vuoi aiutarmi, promettimi che non mi guarderai-
Lagharta l'afferrò per un braccio, tirandola su di peso. Com'era leggera. Quando Mahel sentì i suoi piedi toccar terra, prese a strizzare gli occhi forte, tenendo le mani sopra la testa -Cosa diavolo stai facendo, stupida?!-
-Non mi guardare!- strillando questo, abbassò la testa e si riaccucciò in terra -Non voglio che mi guardi! Sono strana...sto diventando strana! Non mi guardare!-
Lagharta rimase di sasso.

Che si fosse accorta delle pagliuzze argentate nei suoi occhi, oltre alla crescita dei suoi capelli? E se così fosse, pensava che lui e la Sibilla non se ne fossero già accorti?
E allora perchè solo lui non doveva guardarla?
Il cuore gli si fermò in gola, trasformando il suo viso in parvenza tranquillo in un dipinto di pura rabbia. Le sue labbra si incresparono in un sorriso ironico e la sua voce stridula, per la rabbia, pronunciò parole arroganti -Sei forse innamorata di me...?-

Mahel aprì gli occhi, di colpo. Tolse le mani dalla testa e lo fissò con odio. I suoi occhi blu erano bellissimi, lui era bellissimo, ma non era un tipo così facile da innamorarsi solo per la bellezza esteriore. Alzò la mano destra con l'intenzione di tirargli uno schiaffo, ma Lagharta le afferrò il polso. Ci provò con la sinistra, ma Lagharta fermò anche l'altro polso.
-E adesso principessina? Hai una terza mano da tirarmi in faccia?- rise cattivo Lagharta -Oppure vuoi provare a farmi male a parole?-
-Oh no, bambinone. Non mi abbasserò a farti male con le parole-
-Cosa intendi dire?- chiese dubbioso il ragazzo, vedendola sorridere.
Un tonfo secco, Lagharta lasciò i polsi della ragazza e si inginocchio a terra, borbottando parole incomprensibili. Aveva le braccia e le gambe sottili, quella principessina viziata...ma aveva una forza nei calci cui Lagharta, si era messo in testa in quel momento, avrebbe dovuto fare intenzione.

Lagharta da un lato della stanza e Mahel opposta.
Gli sguardi erano pieni di odio.
Dopo il calcio di Mahel, lei e Lagharta avevano discusso per quasi un'ora intera, urlando come ossessi. Si definivano rispettiavamente un violento ed una psicopatica. E la Sibilla e Saluss avevano osservato la scena senza parole, guardandosi negli occhi e sospirando.
-Tu...tu...stupida psicopatica!- urlò di nuovo Lagharta, gesticolando in aria senza ritegno -E meno male che hai sbagliato la mira e mi hai preso la coscia...stupida!-
-Sei tu quello che mi aizza ogni volta! Ti credi bello? Bene, anche se tu lo fossi io non mi innamorerò mai di uno come te! Egoistico e presuntuoso pallone gonfiato!- rispose Mahel incrociando le braccia sul petto.
-Almeno io sono bello! Tu invece sei una racchia paurosa!- la schernì Lagharta, sorridendo cattivo -Di bello potrai avere forse il corpo, anche se non mi piacciono quelle troppo magre...-
-Non devo piacere a te- grugnì infine Mahel, tremando per la rabbia -È incredibile che la gente ti sopporti, con quel carattere che ti ritrovi-
A quell'affermazione Lagharta abbassò lo sguardo, perdendo il sorriso ironico e ogni possibile emozione dipinta sul volto.
In quella stanza, ancora una volta, calò il silenzio.

-Mahel...- la Sibilla fu la prima a rompere il silenzio, tenendo Lagharta nella stanza soltanto con lo sguardo -Ti prego di non giudicare chi non conosci solo dall'apparenza. E anche tu Lagharta, smettila di comportarti da bambino-
Lo sguardo della Sibilla era serio, ma nonostante guardasse negli occhi Lagharta la predica sembrava rivolta più a lei che al ragazzo.
Mahel abbassò lo sguardo e sospirò -Mi dispiace. Ho perso la calma- disse la ragazza a malincuore, cercando di tener fede alla parola data a Saluss -Scusa Lagharta-
Lagharta la guardò, stupendosi di quell'atteggiamento improvviso, poi sentendo ancora lo sguardo della Sibilla su di lui sospirò -Si, si...scusa...-
Il silenzio diventata pesante. Ma Lagharta era stufo dei silenzi. Perciò riprese l'arco messo in un angolo della stanza e lo mise sul tavolo, guardando Mahel -Tu sai cosa sia?-
-No- rispose lei, scuotendo la testa -Non ricordavo di averlo mai visto prima che tu me lo mostrassi-
-Cominciamo bene- esordì lui -Ascoltami bene...Saluss ti ha raccontato di lei e di Exitio, giusto? Ti ha detto che Vie aveva creato le loro armi e poi si era assopita insieme a loro, giusto? Puoi capire cosa sia quest'arma?-
Mahel sbiancò, sfiorando con le dita la roccia fredda e bianca dell'arco -Non vorrai mica dirmi che...quest'arco...in realtà è...-
-Si- annuì Lagharta, prendendolo in mano senza fatica -Questa è l'arma divina Vie-

Mahel aveva capito che le armi sacre Saluss ed Exitio avevano un essenza. Una pietra senza la quale non potevano risvegliare i loro poteri sopiti.
L'arco di Vie era un comune arco composito, ma con dettagli e rifiniture maggiori di quelli di un qualsiasi arco. Sul riser, sopra al poggiafreccia, incavato nella roccia liscia e bianca simile al resto dell'arco, un foro. Piccolo e perfetto, senza sbeccature. Doveva essere l'incastro dell'essenza.
Cercò di sollevarlo, ma lo alzò di appena qualche centimetro, per poi farlo ricadere sul tavolo con un tonfo secco. Era impossibile per lei usare quella cosa, per quanta forza ci mettesse. E poi non aveva l'essenza...
Un attimo di silenzio, di nuovo. Lei ce l'aveva!
-Forse...- detto questo Mahel entrò nella stanza doveva ricordava di aver riposato, sul comodino c'era ancora la strana pietra che lei non aveva mai spostato. L'afferrò con le dita piccole, la strinse e tornò dagli altri.
-Potrebbe essere...?- scoprì la pietra alla Sibilla e Lagharta, che ammutolirono -Mahel...dove l'hai presa?- chiese la Sibilla.
-Io l'ho...sempre avuta. Da quando ho parlato con Colonna al Lago...- rispose la giovane, spaventata -Io pensavo fosse importante, così...-
-Mettila dentro all'arco- disse secco Lagharta, prendendolo avvicinandosi a lei -Metti l'essenza nell'arco-
Mahel deglutì e annuì. La mano le tremava un poco, la sfera quasi scivolava dalle dita. L'appoggiò alla fessura nell'arco e provò a incastonarla.

-Non...non entra. La sfera è troppo grande...- disse Mahel, rilassando i muscoli del corpo -Cosa vuol dire...?- chiese timidamente guardando prima Lagharta e poi la Sibilla.
-Che...- rispose la Sibilla, sedendosi amareggiata -Che forse tu non sei la prescelta dell'arco di Vie...non sei la Mahel della Leggenda...-
Mahel si lasciò cedere, appoggiando le mani sul tavolo. Il suo volto si increspò in un'espressione di rabbia e di umiliazione, mentre le braccia iniziarono a rabbrividire per l'inadeguatezza che sentiva -Maledizione. Maledizione!-
Mahel lanciò la pietra contro il muro, cercò di prendere l'arco in mano ma riuscì a sposarlo di pochissimo. Le mani presero forza su quella scultura di pietra pesantissima e la fecero cadere all'indietro, mentre ancora tremava e urlava -Dannato arco, maledetto!-
Un calcio ad una gamba del tavolo non lo fece neanche sussultare, mentre dentro di lei Mahel stava distruggendosi dal dolore.
Lagharta non comprese la sua reazione -Perchè ti arrabbi? Non dovresti essere contenta di non essere tu la Mahel della Leggenda? Vuol dire che potrai tornare a casa...-
Mahel alzò lo sguardo verso Lagharta, gli occhi tristi e malinconici, quasi spenti -Tu proprio non capisci...vero?-
-No- rispose secco il ragazzo, senza cambiare l'espressione quasi arrabbiata -Non capisco. Non volevi venire qua. Non volevi far parte di tutto questo, giusto?-
-Ho accettato le mie responsabilità dal momento che ho scelto di seguirvi. Io ho ancora delle domande per Colonna. Voglio sapere perchè mia madre ha sognato questo posto. Perchè proprio io sono dovuta diventare una “Mahel”. Perchè ho quella pietra, perchè ho visto e preso in mano quell'arco. Se tutto questo non ha senso, perchè io sono qua?-
Abbassò la testa, piena di tristezza -Se la mia presenza qua non è che uno sbaglio...come credi che possa sentirmi, per aver lasciato sola mia mamma...?-

Lagharta ebbe un sussulto.
Lei capiva.
Capiva davvero ciò che provava Saluss, così vicina eppure così lontana dalla sua amata sorella. Capiva la sofferenza di un legame, perchè a volte poteva essere tanto forte da diventare doloroso.
Chiuse gli occhi e sospirò.
-Tua madre...quando ti rivedrà, ti abbraccerà e sarà felice di rivederti. Per quanti giorni o settimane o anni, lei ti amerà sempre. C'è chi...questa fortuna non ce l'ha...-
Mahel alzò gli occhi -Cosa vuol dire questo...? Te l'ho già detto, un legame...-
-Non paragonare il “tuo” legame con quello mio o di Saluss- le sbraitò secco e infastidito Lagharta -Non prendere come esempio assoluto il “tuo” legame-
Mahel piegò la testa di lato, corrucciando la fronte -Lagharta...?-
-Saluss...ed Exitio...sono sorelle. Eppure c'è la possibilità che quest'ultima, qualsiasi cosa facciamo, possa continuare a rimanere intrappolata nella sua pazzia per sempre. Se così fosse, in quel caso, l'unica possibilità sarebbe spezzare la sua essenza- si interuppe un attimo, guardando Saluss -Saluss sa benissimo che uccidere Exitio è la peggiore delle ipotesi. Non voglio illuderla, perchè secondo me Laherte non le permetterà mai di tornare in sé. Ecco perchè affermo che quella è l'unica possibilità che abbiamo-
Mahel abbassò la testa, stringendosi la veste con le mani -E questo che c'entra...?-
Lagharta le si avvicinò, accucciandosi davanti a lei -Anche io ho un legame che, nonostante gli anni, non può tornare quello di un tempo. La persona del mio legame è cambiata. Mi odia, ed io non posso che odiarla a mia volta. Quella persona è Laherte-
Mahel alzò la testa e guardò Lagharta pronunciare quel nome con una tristezza incredibile, nascosta nella voce -Lagharta...ma tu non volevi evitare di parlare di lui...?-
Lagharta le mise una mano sulla bocca, chiudendo gli occhi -Laherte...è la persona più importante al mondo, per me. È l'ultimo legame con la mia famiglia. Lo odio perchè ciò che ha fatto e ciò che fa è sbagliato. Ho provato a salvarlo, ma non ha voluto. Ha preferito perdersi nel labirinto del caos, piuttosto che ammettere che era un debole...-
Mahel cercò di afferrare la mano di Lagharta e spostarla dalla sua bocca, ma la presa del ragazzo era troppo forte.
-Laherte morirà per mano mia. Ho promesso sulla tomba degli eroi della Guerra Antica che lo avrei fermato. Anche se rappresenta il mio ultimo legame. Anche se rappresenta ciò che di più importante possa esistere per me sulla faccia della terra...-
Lasciò andare la presa sulla bocca di Mahel, guardandola fissa negli occhi -Mahel...un legame non è sempre qualcosa di positivo...perchè mio fratello sta per distruggere Gaia ed io non posso permetterglielo...-

Mahel non potè che rimanere interdetta a quella rivelazione.
Laherte, la persona più odiata da Lagharta al mondo, colui che non poteva neanche sentir nominare. Nonostante tutto, la persona per lui più importante al mondo, il suo legame.
Suo fratello. Il nemico di Gaia.



***

Era due giorni che tentavo di finirlo. Ma non avevo quella idea straordinaria per concluderlo. E sono finita sul banale. Mi dispiace ç___ç però mi ci son messa d'impegno, ho fatto di tutto perchè non cadesse nel banale. Qualcuno forse se lo immaginava, qualcuno forse è rimasto di stucco, ma Lagharta e Laherte sono proprio fratelli. E non fratellastri, ma proprio fratelli di sangue. Che dire...spero che possiate apprezzarlo lo stesso. Comunque non perdiamoci in chiacchiere, procediamo ai RINGRAZIAMENTI!!!
Milou_: beh...la tua domanda è opportuna, ma più avanti Mahel stessa la porrà alla Sibilla e questa la rigirerà ad una persona importante che le risponderà. C'è tempo e vedrai che non ti deluderò ^-^ si spiega perchè proprio Mahel deve salvare Gaia e non Lagharta...ma questa è una cosa che verrà col tempo. Ti ringrazio come sempre per seguirmi e per commentare con così tanta gentilezza e cortesia ^-^ sei veramente molto carina. Ti mando un bacio e ti aspetto al prossimo cap =*
fruttina89: Mahel è umana, sbaglia e inciampa, non è certo l'eroina di una saga fantasy xD però ci mette tutta la sua forza e capisco benissimo la sua impotenza nel sapere che non sembra utile alla questione. Anche io mi sentirei male all'idea di aver accettato di andarmene da casa e di averlo fatto senza motivo. Povera Mahel...comunque si, Lagharta non odia Mahel per qualcosa che ha fatto, ma lo fa a prescindere. Prima o poi, forse, smetterà di odiarla, ma se non fosse lui sarà lei a rendergli la vita difficile xD ha un bel caratterino la nostra Mahel, come hai letto. Anche a te ringrazio infinitamente per leggere e lasciare un tuo parere ogni volta ^-^ sei molto carina e molto dolce =) ti mando un bacio e ti aspetto prossimamente =*
Dust_and_Diesel: ti ho detto in diretta che avrei aggiornato, quindi prima o poi leggerai anche quest'ultimo capitolo. Sono molto presa da Gaia e dalla sua storia, cerco di descriverla sempre con grande minuzia e particolarità, perchè penso che la sua morfologia e la sua storia siano importanti ai fini della storia. La guerra ha già devastato questo mondo una volta, e quella che si avvicina non è da meno...soprattutto se, ricordatevi!, il cattivo è un necromante...comunque, rinnovo i ringraziamenti per aver segnalato la storia fra le scelte! Sei un amore <3 (ti amo U-U ma non lo diciamo a nessuno) perciò ti meriti un abbraccio coccoloso speciale, un bacino e un super abbraccio coccoloso aggiuntivo >.< spero che ti piaccia anche questo nuovo capitolo, e che mi farai sapere presto cosa ne pensi (adoro la tua logorroicità!). Ti mando un altro bacio =*
Fairy_chan88: ora ti cronometro xD no scherzo, voglio vedere cosa ne pensi di questo nuovo capitolo. D'ora in poi Mahel dovrà iniziare a lottare per non perdere anche l'ultima speranza che le è rimasta. Per quanto hai detto su Lagharta, si, lui ha accettato la sua presenza nel mondo, infatti a fine capitolo lo diceva, ma purtroppo per adesso sta solo facendo contenta la Sibilla, ahimè, perchè a lui Mahel non piace proprio. Qua la definisce proprio racchia U-U povero egoista e narcisistico pallone gonfiato U-U ma vedremo chi la spunterà. Il carattere di Lagharta, quello di Mahel, o la potenza della Profezia della Sibilla che lui vorrebbe non aver mai sentito...intanto ringrazio anche te per seguirmi sempre, e ti mando un bacio nell'attesa di ritrovarti al prossimo capitolo =*
Kuroshi_Tsukishiro: io ti adoro, sei puccioso e coccolone >.< e apprezzo il fatto che hai letto e commentato entrambi i miei capitoli. So che per via dell'università e altro ci metti un pò, ma quando ti riprendo scherzo, ormai lo dovresti sapere xD quindi tu vai tranquillo e leggi con calma. Io aspetto qua con calma e pazienza ^-^ comunque sono contenta che Lagharta ti piace xD sembra un duro ma è un coccolone anche lui >.< soprattutto con la fatina, come hai visto. Lui l'adora e lei adora lui >.< che pucci! Beh, oggi mi prolungo poco nelle risposte, non mi sento tanto bene ma volevo rispondere xD perciò ti ringrazio per aver letto e commentato, ti abbraccio (strizz!) e ti mando un bacione enorme =*
Grazie, come sempre, a Gennino (che stavolta non ha ancora letto) ed al mio ragazzo, che prima o poi leggerà.
E grazie a chi legge soltanto, a chi ha messo la storia tra le seguite e a chi l'ha messa tra le preferite, siete tutti molto gentili ^-^ vi mando un bacio e vi aspetto al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 9
*** 8 - La pietra della speranza ***


CAPITOLO 8
La pietra della Speranza


Quella sera la Sibilla uscì di casa e annunciò che non sarebbe tornata fino al giorno successivo. Guardò velocemente Mahel prima di andarsene e, con uno sguardo basso e colpevole, uscì dalla porta lasciando la casa nel silenzio.
Il volto sconvolto di Mahel alla rivelazione che Lagharta le aveva fatto, l'aveva costretta al silenzio e ad un imbarazzante rimorso.
Si era isolata nella stanza dove la Sibilla l'aveva curata durante i suoi primi giorni a Gaia, in trance davanti alla finestra che dava sull'esterno.
Neanche il bussare alla sua porta la distolse dai suoi pensieri.
-Mahel...?- Saluss le spuntò davanti agli occh, guardandola -Mahel, tutto bene?-
Mahel guardò la fatina, seria, per poi sorridere -Saluss...buonasera...-
-Non vieni a mangiare, Mahel? È da stamattina che non mangi niente...- la fatina le si avvicinò, toccandole la guancia.
-Non ho fame- rispose lei, scuotendo la testa -Voglio solo pensare un po'...-
Saluss rimase ferma a svolazzarle davanti agli occhi, un po' spaventata -Mahel...sei sicura che vada tutto bene...?-
-Certo- rispose lei tranquilla, porgendole la mano -Saluss, se io avessi qualcosa che non va te ne accorgeresti?-
La fatina si poggiò alla mano della ragazza, scrutando fino in fondo i suoi occhi dai colori divini -Si...penso di si-
-Bene- rispose in quel modo, quella piccola umana dall'apparenza divina, tornando a scrutare il cielo con gli occhi pieni di domande. Saluss se ne svolazzò via, aspettando alla porta qualche istante che lei gli rivolgesse la parola.
Ma non sentì nessun suono.
Perciò, seppure a malincuore, tornò a essere luce e uscì dalla stanza attraverso la porta.

-La principessa non dà sue notizie?- chiese Lagharta, vedendo ricomparirgli accanto la fatina con aria triste -Saluss?-
Era allo stesso tavolo di quella mattina, seduto sulla sedia e con un piatto vuoto davanti a lui. La luce della lampada era delicata ma potente, come sempre, perciò sembrava che fosse appena mattina. La spada era riposta accanto a lui, in caso d'emergenza, e il suo animo era totalmente in pace. La fatina, invece, aveva l'artia triste e colpevole.
-Mahel sta ponendosi domande a cui non sa rispondere e si tormenta, anche se sorride- rispose lei, guardando Lagharta negli occhi -Dobbiamo fare qualcosa-
-Non è affar mio- rispose il ragazzo mettendosi più comodo sulla sedia -Lei deve decidere sola cosa fare o cosa vuole. Non voglio avere a che fare con lei più di quanto non debba per necessità-
Saluss si avvicinò a Lagharta, afferrandogli delle ciocche di capelli con le manine -Per quanto tempo ancora sarai spaventato dal ricordo di quella maledetta predizione...?-
Lagharta gli fece scudo con la mano, come a volerla carezzare, sorridendo -Fin tanto che Mahel esiste in questo mondo, non posso fare altro che odiare la Profezia e lei. Con tutto il mio cuore, con tutto me stesso-
-Vuoi che lei si senta colpevole in eterno...?- sussurrò la fatina, lasciando che gli occhi le si riempissero di lacrime -Morirà di dolore...-
-Sono sicuro che è abbastanza forte da non crollare per un una mia semplice constatazione...- sussurrò a sua volta Lagharta, quasi spaventato -Devo farmene una ragione. Non sarò io a salvare questo mondo...-
Tra lui e Saluss cadde il silenzio. Lagharta carezzava la fatina e questa tentava di infondergli coraggio e tranquillità.
Ormai non potevano più tornare indietro.

Era tardi. La luna non illuminava il cielo, quella notte, perciò Mahel non riusciva a farsi un'idea di quanto tarda potesse essere l'ora.
Aveva rimesso i suoi vestiti, dopo lungo tormentarsi, rifatto il letto e ripiegato la vestaglia che la Sibilla le aveva dato dopo il bagno.
Aveva bisogno di sapere.
Aprendo piano la porta, vide che la luce sul tavolo era spenta e che né Saluss né Lagharta erano nei paraggi. Entrò nella sala semioscura e si avvicinò alla porta che dava sull'esterno.
-Se mi succederà qualcosa, Lagharta non potrà che esserne sollevato...- borbottò Mahel, sentendo dentro di sé una strana rabbia mista a tristezza -Vorrei solo...vorrei solo che lui non mi odiasse. Non così, senza alcun motivo. Non lo capisco...-
Aprì la porta ed uscì.

Pensandoci bene, Mahel non conosceva l'odio.
O meglio, non lo aveva mai pensato o provato per nessuno in particolare.
Per lei l'odio non poteva essere un sentimento “umano”. Cosa poteva portare un umano a rifiutarne un altro in maniera tanto violenta da odiare la sua presenza, il suo respiro, la sua stessa vita? Gli esseri umani potevano far finta di non accettare la presenza di un'altra persona, antipatia quindi, ma non arrivare davvero al non volerla accettare.
Gli esseri umani no. Quindi Lagharta, che accettava la sua presenza solo perchè costretto, non lo era...?
Scosse la testa, mentre il freddo vento della notte le inebetiva i sensi. Il profumo soffuso degli alberi l'accompagnò per una buona parte della sua camminata notturna, finchè un pensiero non le sfiorò il cervello rendendola incapace di continuare.
Ma lei esattamente dove stava andando?
Si fermò, guardandosi attorno senza sapere neanche dove si trovasse. A pochi metri da lei c'era il fiume, increspato per via del vento e scuro come le tenebre. Sconsolata, soffiò i lunghi ciuffi di capelli via dagli occhi e vi si avvicinò, mettendosi a sedere sulla sponda proprio vicino a due fiorellini, forse margherite. Ma esistevano le margherite, a Gaia?
Un fiore era chino sull'altro, con la corolla appena appena socchiusa. L'altro, chino opposto all'altro, come a volerlo scansare, era chiuso completamente. Come si rifiutasse di aprirsi a qualcuno di così simile ma, allo stesso tempo, così diverso.
Mahel sussurrò un sommesso -Lagharta...- per poi portarsi le ginocchia al petto e aspettare, almeno fin tanto che l'alba non avesse illumato il cielo di Gaia.

Quando, alzandosi al mattino, non l'aveva trovata al tavolo, Lagharta pensò scherzosamente che Mahel fosse morta di fame.
Aveva quindi, molto gentilmente, bussato alla sua porta, per scoprire che nella sua camera non c'era. E aveva pensato che fosse scappata.
Saluss lo guardava preoccupata, gli occhi che lo imploravano di sforzarsi fino al massimo del suo carattere, in profondità al suo cuore -Lagharta...ti prego...- sussurrò all'improvviso, accostandosi dolcemente ai capelli corvini del ragazzo -Mahel sarà sola, spaventata e confusa...e soprattutto, vorrà delle risposte da te...-
Lagharta la guardò di sottecchi, sospirando. Aveva paura.
-Saluss...se Mahel mi accettasse e provasse per me determinati sentimenti io non potrei che allontanarla in maniera violenta-
-Lo so- sospirò la fatina, spaventata -Ma tu già adesso nascondi nel tuo cuore la realizzazione della Profezia. Più cerchi di allontanarla, più diventa importante...-
Lagharta socchiuse gli occhi, pensieroso -Vedi Saluss...Mahel è una ragazza normale. Dalla bellezza divina, in quanto così dev'essere, ma dall'animo semplice. Non ha niente di sbagliato, niente che potrebbe NON piacermi. Se io l'accetto, potrei...-
-Non accadrà- Saluss afferrò una ciocca di capelli di Lagharta, infondendo al ragazzo un tepore dolce e confortevole -Io sarò qua, e per niente al mondo permetterò alla Profezia di avverarsi. Dovessi sacrificare la mia felicità, tu e Mahel non diverrete mai sposi...-
-Non è quello che mi preoccupa. Io non mi innamorerò mai- ridacchiò Lagharta, con una punta di cattiveria -Non di lei. Non è abbastanza bella per uno come me, non credi...?-
Saluss si lasciò scappare un risolino sommesso, quasi sollevata -E allora qual'è il problema, Lagharta...?-
Lagharta le fece scudo con la mano, quasi come fosse una carezza -Se ai suoi occhi assumessi un temperamento “umano” potrebbe affezionarsi. Non voglio che accada...perchè dall'affetto non è improbabile passare all'amore...-
Saluss chiuse gli occhi, sopprimendo i sentimenti d'angoscia che nascevano dentro di lei -Si Lagharta...lo so...- sussurrò -Lo so molto bene...-

Quando Mahel riaprì gli occhi, pensando fosse passato solo un attimo, era mattina.
La Sibilla era davanti a lei, con lo sguardo dolce e un fagotto tra le mani -Mangia alla svelta, tra poco Lagharta sarà qua...-
Mahel, ancora intontita da quel sonno veloce e agitato, afferò il fagotto scoprendone una pagnotta ancora tiepida e dall'odore dolce -Che cos'è?-
-Pane al miele- ridacchiò la Sibilla -Volevi andare al Tempio di Vie...?-
Mahel avrebbe voluto chiederle come facesse a saperlo, ma ricordandosi del suo soprannome, Sibilla, ingoiò la domanda assieme ad un boccone di pane -Mi ha vista in una sua predizione...?-
La Sibilla piegò di lato la testa, come pensandoci -Un sogno. Sogno premonitore. Fortunatamente mentre tu zampettavi fino a qua, io ero già sulla strada di ritorno...-
Mahel abbassò lo sguardo, gli occhi rossi per il poco sonno e l'agitazione -Mi dispiace. Volevo togliere qualche preoccupazione a Lagharta, ma penso di aver fatto l'ennesima stupidaggine...- sussurrò imbarazzata -Avrei solo voluto...-
La Sibilla, avvicinandolesi, le posò un dito sulle labbra, scuotendo la testa -Le tue intenzioni erano buone. Lagharta capirà. Ma tu non sei di Gaia e devi sottostare alla dura realtà di non sapere quale sia la strada...capisci, ninù?-
Mahel annuì, mettendo nello stomaco l'ultimo boccone del pane -Io non voglio che mi odi. L'odio non è un sentimento umano- borbottò inquieta, nascondendo gli occhi dietro le mani piccole -Non lo posso sopportare...-
-Lagharta non vuole che tu lo veda umano. Perchè ha paura della mia Predizione...- rispose la Sibilla, assicurandosi che Mahel la guardasse -Lui vuole che tu rimanga in vita. Se si lascia odiare, o biasimare, lo fa solamente perchè lui e tu siate in salvo...-
-Che cosa vuol dire...?- chiese la giovane, afferrando l'erba con le dita -Io devo odiarlo...?-
-Già. Tu devi odiarmi- la voce di Lagharta era dietro di lei, tanto vicina da spezzarle il cuore. Saluss gli svolazzava accanto, con aria tranquilla, ma con una vena di tristezza che Mahel per esperienza coglieva alla perfezione.
-Lagharta...perchè ti devo odiare...?- chiese Mahel, sentendo improvvisamente girarle la testa -Io...non capisco...-

La Sibilla guardò Lagharta negli occhi, scuotendo la testa.
Lagharta respirò a fondo per poi avvicinarsi alla giovane con aria seria. La guardò con i suoi intensi occhi blu, suadenti e profondi, il viso bellissimo incorniciato da appena qualche accenno di barba rasa. Un ragazzo appena uomo che portava sulle sue spalle il dolore di una famiglia distrutta e di un destino di morte.
-Ascoltami bene, Mahel...questa è la prima e l'ultima volta che te lo dico, da ora in avanti non ci sarà più gentilezza in me. Né nelle mie azioni. Ti odierò, ti tratterò male, farò di tutto perchè tu non prenda ad assumere verso di me atteggiamenti di affetto. Devi promettermi di ascoltare attentamente e di tener fede al favore che ti chiederò-
Mahel si sentì prendere in braccio, Lagharta l'alzo da terra tenendola stretta fra le sue braccia. Saluss si era poggiata sulla fronte della giovane, iniziando a rilucere di quella strana aura rosata che portava sempre tranquillità e pace -Lagharta...?- sussurrò quasi immersa nell'inconscienza -Che cosa stai dicendo...?-
-Qualsiasi cosa accada...qualsiasi al mondo. Che io ti salvi, perchè lo devo fare, che io ti aiuti, perchè devi aiutarmi a concludere la mia missione...qualsiasi atto di “gentilezza” proverrà da me verso di te, devi promettermi che mai si tramuterà in amore da parte tua. Perchè in quel caso ti ferirò così tanto da farti desiderare la morte. Hai capito Mahel?-
Mahel non riusciva a tenere gli occhi aperti. Sentiva improvvisamente un tepore accoglierla, dolce, come una coperta che le si avvolgeva delicatamente intorno al corpo. Non riusciva a piangere, nonostante Lagharta le stesse chiedendo una promessa così inconcepibile, in altre circostanze. Però annuì, stringendogli la maglia fina attorno al collo -Lagharta...io non posso innamorarmi di te. Io non so cosa sia l'amore...non voglio scoprirlo qua, in un mondo che non è il mio. Non capisco perchè...- le parole non uscirono più dalla sua bocca, la stanchezza era troppa. Cercò di tenere gli occhi aperti, di finire la sua frase. Ma cadde in un sonno profondo. Un sonno beato e tranquillo.
Saluss guardò Lagharta con astio, tornando immediatamente nell'essenza della spada. Non disse niente, non fece niente, si limitò a sparire.
La Sibilla guardava Lagharta scuotendo la testa, come delusa -Credi di aver risolto qualcosa, a chiederle una promessa così stupida...?-
Lagharta sospirò, stringendo la ragazza a sé. Era così minuta e fragile, in quel momento, non aveva quasi peso. Però era sollevato, lei glielo aveva promesso, no?
-Fin tanto che lei non si innamorerà di me...fin tanto che verso di me avrà solo sentimenti di compassione e di sopportazione...io potrò evitare di odiarla. Quando i suoi sentimenti si trasformassero in qualcosa che non posso gestire, quello sarà il momento in cui la ucciderò- rispose secco il ragazzo, con una luce strana negli occhi -Il mio obiettivo adesso è solo Laherte. Fermarlo è tutto ciò che devo. Ciò che succederà dopo lo deciderò quando accadrà- detto questo Lagharta si incamminò verso la casa della Sibilla, non sentendo lo sguardo della donna posarsi su di lui in modo pacato e spaventato.
-Non puoi fermare la Predizione...o se ci riuscirai, non puoi nel modo in cui spereresti. Qualcuno avrà da soffrire, in tutto questo...e spero proprio che non sarai tu...-

Aprendo gli occhi, Mahel vide la stanza luminosa e areata.
Doveva essere passato un bel po', perchè fuori ci fosse ancora luca. Forse un giorno? Non riusciva a ricordarlo.
Non si sentiva stanca, non aveva sonno neanche quando si era svegliata vicino al fiume. Doveva essere uno dei poteri di Saluss, perchè alzandosi dal letto non sentiva niente.
Non voleva perdere altro tempo, iniziava a stancarsi dei suoi continui riposini, lei che era sempre così attiva, perciò aprì la porta che dava sulla sala da pranzo e trovò Lagharta in piedi accanto al tavolo, una borsa a tracolla e la sua spada ben assicurata alle spalle, una borsa sul tavolo aperta che la Sibilla stava riempiendo e Saluss sulla testa di Lagharta, che gli tirava le ciocche tentando di farlo arrabbiare -Senti male? Senti male...?-
-Si, stupida fatina, sento male!- sbottò Lagharta cercando di afferrarla, ma era impossibile. Un attimo dopo era al suo polso, che ridacchiava -Eheh, non mi prendi!-
-Piccola...- rideva di gusto, quel ragazzo dal sorriso raro, ma sapeva che con Saluss era diverso. Non aveva motivo di odiarla, non lei.
-Oh...ninù...stavo proprio per venire a chiamarti. Ormai è ora che voi partiate- la Sibilla mise le ultime cose nella borsa e la porse a Mahel, avvicinandolesi -Prendi pure-
-Gra...grazie- borbottò la giovane, un po' intontita -Ma che...è mattina?-
La Sibilla annuì con la testa, andando a lato della stanza e afferrando l'arco di pietra, per poi portarlo verso di lei e porgerglielo -Non è così pesante come sembra, anche se ha il suo peso, però devi portarlo con te. Colonna lo vorrà vedere...-
Mahel prese l'arco, che cadde a terra con un tonfo. Non riusciva ad alzarlo. Ma non era quello il problema. Guardava la Sibilla, che le rivolgeva uno sguardo amorevole. Poi guardò verso Saluss, che le sorrideva come niente fosse e Lagharta, che le rivolgeva uno sguardo pieno di superiorità -Mi spiace averla fatta riposare solo 10 minuti, ma vostra altezza dovrà fare lo sforzo di scarpinare un po'. Ci attendono quattro giorni di cammino per il Tempio di Vie- sbottò secco Lagharta, afferrando l'arco di pietra -Per stavolta, questo lo porto io. Ma appena arrivati al Tempio, come non mi interessa, lo prendi a spalla e te lo porti. Io ho già la mia spada a cui pensare- detto questo si assicurò l'arco alla spalla opposta alla borsa e alla spada, aprì la porta e vi rimase un secondo -Ti aspetto fuori, principessina- per poi sparire dietro l'uscio.
Mahel rimase qualche secondo interdetta. Saluss era rimasta lì davanti a lei, a svolazzare felice, e la Sibilla la guardava quasi stupita -Qualcosa non va ninù?-
-Non...è successo tutto così in fretta...- borbottò confusa -Credo di non aver capito...-
-Oh tranquilla. Il mio potere è più concentrato se usato da me direttamente, perciò quando ho iniziato a sprigionarlo hai sentito intontimento e poi sei crollata. Lagharta ti ha portato qua e abbiamo fatto subito i bagagli, non ti preoccupare- la fatina le sorrise, avvicinadolesi -Se Lagharta usa i miei poteri attraverso le sue mani lo senti molto più lieve. Purtroppo non ho così delicatezza come lui, non uso quasi mai i miei poteri in modo diretto, scusami se ti ho stancata- le si avvicinò alla fronte e le dette un bacio -Scusami-
Mahel, guardando la fatina, vedendo il suo volto attraversato da un lampo di tristezza, capì -Ti scusi per le parole di Lagharta...?- chiese Mahel sorridendo -Eh, Saluss?-
La fatina annuì, scuotendo la testa come a non volerci pensare -Mahel, io...-
-Non mi innamorerò di Lagharta. Come gli ho detto, non potrei. E poi, fra tutti i ragazzi di questo mondo, proprio di uno come lui? Mi rifiuto. Lo aiuterò a salvare Gaia, dopo di che tornerò nel mio mondo dalla mamma. Fine- sbuffò allontanado un ciuffo di capelli dagli occhi, assicurandosi la borsa a tracolla e guardando la Sibilla -Al Tempio troverò Colonna?- chiese seria.
La Sibilla annuì -Si ninù. Ho già avvertito del vostro arrivo, Colonna vi aspetterà personalmente alla Sala delle Udienze. Potrai colloquiare con lei e chiederle tutto ciò che reputi opportuno...-
-Benissimo- rispose Mahel, frugandosi in tasca alla ricerca della pietra -La mia...pietra...?-
Si ricordò improvvisamente di averla lanciata per la rabbia, qualche ora prima, verso un muro della stanza. Guardo la Sibilla e Saluss che, timidamente, la guardò arrossendo -Mi...mi sono permessa di prenderla e di farne un ciondolo con la Sibilla...- la Sibilla annuì e afferrò una mano di Mahel, posandole sul palmo la pietra -Portala con te sempre, ma non tenerla troppo allo scoperto. Forse non è l'essenza di Vie, ma è comunque una pietra sacra. Finchè Colonna non ti avrà detto cos'è, se potrà dirtelo, fai attenzione che nessuno la veda. Mi hai capito?-
Mahel annuì, guardando la pietra ora legata da un laccio. Se lo assicurò al collo, tenendolo abbastanza lente da poterlo nascondere sotto la maglia e guardò la Sibilla -Sibilla...grazie. Grazie per tutto ciò che hai fatto fino ad ora- sussurrò la ragazza, abbassando lo sguardo -Io...io voglio cercare di capire le ragioni di Lagharta. Voglio cercare di fare tutto ciò che posso, finchè non avrò trovato le risposte che cerco. Adesso so che non mi odia senza alcun motivo. Qualcosa nasconde...e finchè non me lo vorrà dire, aspetterò. Dopotutto...lui ha un compito più gravoso del mio, sulle spalle- rispose guardando Saluss, che capì benissimo a chi la giovane si stesse riferendo.
-Salveremo Exitio. E anche Laherte- sussurrò a sua volta la fatina, sorridendo.
Mahel annuì -Come cerca di fare Lagharta, salveremo tutti quandi- guardò la Sibilla aprirle la porta e fece un lungo sospiro -Andiamo Saluss...-
Saluss la seguì fuori della porta, ricongiungersi a Lagharta. Uno scambio acceso d'opinioni, come se fosse a conoscenza del legame di Lagharta. In quel momento tutto ciò che voleva Mahel erano risposte. Altro non importava.

Quando la Sibilla non li vide più all'orizzonte, pensando che le prove che avrebbero dovuto affrontare erano più numerose di quanto credevano, si sedette al tavolo e iniziò a pensare.
La pietra che Mahel aveva tenuto per tutto il tempo con sé era un segno. Un segno senza il quale non sarebbe riuscita a farsi forza. Pensava che Colonna gliela avesse lasciata di proposito, perchè lei affrontasse Gaia con uno spirito di coraggio e d'avventura.
Senza quella pietra, Mahel non si sarebbe mai posta domande. Avrebbe pensato ad una serie di coincidenze, ma senza dubbio non sarebbe tornata al Lago e non avrebbe incontrato Lagharta. E niente sarebbe cominciato.
Pensando a questo, una nuova speranza si fece spazio nella Sibilla. La speranza che la Predizione fosse semplicemente un errore, che la Guerra si poteva risolvere in altro modo. Che nessuno sarebbe morto e che avrebbero salvato entrambi i mondi.
Entrambi, perchè ancora Mahel non sapeva che non era solo il mondo di Gaia ad essere in pericolo. Ma ancora non era il momento perchè lei lo scoprisse.
Un libro accanto al tavolo attirò la sua attenzione ed una carezza, propria sola di una persona anziana che conosce così tanto da poterne soffrire, passò sulle lettere di quella copertina senza tempo: “La maledizione dell'Acqua”.
C'era ancora qualcosa per cui valeva la pensa divertirsi.



***

OH MIO DIO. CI HO MESSO 3 SETTIMANE!!! Chiedo umilmente scusa ç__ç ma non ho potuto fare altrimenti. Purtroppo sto affrontando un periodo bruttissimo a lavoro, poi ho qualche problema con un'operazione che dovrei fare a breve e...ho lasciato da parte la scrittura per un pò. Ma ho intenzione di scrivere a pieno regime, perchè da adesso entra in gioco la vera e propria avventura!!! Lagharta e Mahel sono partiti in fretta e furia per il Tempio di Vie, credetemi...ne affronteranno di tutti i colori. Forse incontreranno qualche amico sul cammino...ma non anticipiamo niente! Ne approfitto per ringraziare velocemente tutti quanti (sono le due di notte, accidenti a me!!!) quindi...via ai RINGRAZIAMENTI!!!
Lete: oddio una nuova lettrice!!! Sono molto contenta che hai trovato il tempo di recensire, quindi stai tranquilla. Anche solo esserti disturbata per lasciarmi queste righe ha suscitato in me lacrime di gioia, sigh sigh ç__ç grazie grazie mille! Da adesso in poi non mi dilungherò più troppo sui personaggi di Mahel e Lagharta, perchè entreranno in scena altri fattori, come ad esempio l'inizio della Guerra...quindi continua a leggere e, se puoi, anche a lasciarmi un tuo parere. Mi farebbe davvero felice ^-^ ti mando un bacione e ti aspetto al prossimo cap =*
Dust_and_Diesel: io ti ADORO, questo ormai ti dovrebbe essere entrato in testa. Adoro le tue recensioni, adoro te puccia e puccettosa, ti adoro U-U sei come sei, ti trovo assolutamente fantastica. Anche perchè, nonostante tutto, adori uno stronzo come Lagharta, il che mi rende non poco orgogliosa di lui. Qui è addirittura carino e gentile, quindi dovrebbe piacerti ancora di più ^-^ no? Laherte è parte di Lagharta in quanto ultimo suo familiare in vita. Come si capisce è stata la Sibilla a fargli da "mamma" perciò il suo vero sangue scorre solo in Laherte. E quando te lo descriverò ne resterai affascinata perchè è un cattivo "umano" pieno di difetti e di insicurezze. Ha solo la mania di voler conquistare il mondo, che ci deve fare xD e comunque non ti devi scusare per le recensioni prolisse. Adoro che siano così lunghe. Mi da piacere leggerle, mi sento apprezzata ^-^ quindi continua. E se proprio non vuoi essere prolissa, lo puoi essere su msn U-U mi accontento uguale xD ora però scappo a dormire, perciò sono io che mi auto-censuro xD un bacione ed al prossimo cap =*
Milou_: prima che Mahel ottenga risposte passerà ancora del tempo, e la pietra è fondamentale, anche se per adesso completamente inutile...risolvera molti quesiti e non immagini neanche che cosa sia xD ma spero che la curiosità ti spinga a leggere ^-^ sisi. Perciò ti lascio con questo nuovo capitolo, assicurandoti che entro una settimana (ma anche meno!) uscirà il nuovo. E spero che sarai ancora qua a leggermi ^-^ grazie mille delle tue parole sempre così gentili, sei adorabile >.< un bacio ed al prossimo cap =*
fruttina89: per adesso Lagharta la odia per motivi di forza maggiore. Ma non prova niente per lei. Mahel, dal canto suo, sa che esiste, che è lì davanti a lei, ma non può forzarlo a sentimenti che non gli appartengono. Un pò come facciamo tutti...se ci capita di ricevere dell'odio c'è chi reagisce con altro odio. Mahel è una ragazza rara che agisce d'istinto ma non dà giudizi troppo affrettati. Infatti non concepisce come reale l'odio di Lagharta e ne ha avuto dimostrazione alla fine ^-^ penso che sia un bene anche per il suo amor proprio. Però non posso dilungarmi (sono le due di notte xD) perciò ti mando un bacione, ti ringrazio, e ti aspetto al prossimo cap =*
Fairy_chan88: le tue recensioni sono quelle che aspetto con più ansia, perchè tu hai visto le basi di questa storia, l'hai vista nascere in due capitoli in passato e poi adesso...eccola qua, nuovissima e completamente diversa, dove le idee del passato e quelle del futuro si mischiano in una storia completamente differente! Spero che ormai i caratteri di Mahel e Lagharta siano ben delineati e che possa passare al piatto forte del racconto cioè...alle risposte! Anche io le aspetto, ti dico la verità, ormai Mahel e Lagharta non sono più i personaggi che avevo in testa all'inizio...mannaggia a loro xD perciò ti saluto, ti mando un bacio e ti aspetto al prossimo cap =*
Kuroshi_Tsukishiro: non sono stata molto di compagnia ultimamente, il lavoro non va tanto bene e visto che hai i tuoi problemi non volevo angosciarti. Provvederò a leggere il tuo cap e commentarlo al più presto, appena avrò la testa per scrivere qualcosa di decente. Quando poi senti Dark digli che ho aggiornato e che non importa che commenti, se non può farlo, ma che ti dica cosa ne pensi xD mi sto preoccupando di non sentirlo ç_ç comunque...sono contenta che anche tu sia fan di Lagharta e che aspetti con ansia le sue avventure xD prima o poi scriverò una raccolta di shot comiche su di lui, penso siano più congeniali al suo personaggio. Per adesso ti lascio questo, spero che mi farai sapere cosa ne pensi al più presto. Ti mando un abbraccio forte, tanti auguri per l'università e per la "tua ragazza", un bacione e ti aspetto al prossimo cap (o su msn) =*
Grazie, come sempre, al mio nii-nii Gennino, che legge e mi commenta, mi tira su e mi aiuta in questo periodo difficile. Grazie al mio ragazzo, che insieme a Gennino è il mio sostegno insostituibile, mi ama e mi sopporta nonostante i miei diecimila difetti e sta sempre accanto a me, anche quando io stessa mi picchierei selvaggiamente. Vi adoro immensamente, grazie davvero!!!
Grazie anche a tutti quelli che mi leggono solamente, che hanno messo la storia fra le preferite o le seguite. La vostra dolcezza è qualcosa di così gradito in questo momento, che non posso fare a meno di baciarvi tutti quanti e di ripetervi GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!
Un bacione a tutti, ci vediamo al prossimo cap =*

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Capitolo 10
*** 9 - Lilith ***


CAPITOLO 9
Lilith


Il sentiero sterrato del boschetto non aveva mai attirato molto la sua attenzione.
Vi era scappata più volte, fissandosi solamente sulle acque cristalline del fiume, ma adesso cercava di tenere a mente e di guardare con attenzione tutto quanto.
Gli occhiali ormai non le servivano più, non ci aveva ancora fatto caso, ma vedeva benissimo anche senza lenti. La sua preoccupazione era però di mostrare pienamente quegli occhi dal colore strano, più che dell'avere improvvisamente una vista di falco. Ma quella era Mahel, dopotutto, non poteva stupirsi per nient'altro.
Al suo fianco, Lagharta non parlava, non sorrideva. Era freddo e distaccato, come se la gentilezza di poco prima fosse stata tutta un'allucinazione. Mahel ogni tanto lo guardava di sottecchi, lasciando da parte tutto l'astio e l'antipatia che provavano l'una per l'altro.
E, doveva ammetterlo, era davvero bello.
Alto due metri, forse, la pelle leggermente ambrata, probabilmente si allenava all'aperto tutti i giorni, le braccia muscolose e le mani grandi, da uomo, il petto asciutto ma prestante. La voce profonda, mai irritante, di quel timbro dolce ma severo che lei non poteva sopportare le rivolgesse parole tanto dure.
E poi quegli occhi, di quel blu così intenso da non poter esistere in natura. Tristi, velati di un rimorso profondo, di rabbia. Ma anche dolci, quando si rivolgevano alla piccola Saluss, di quel tepore fraterno che lei, essendo figlia unica, non conosceva.
Lo guardava e pensava che fosse effettivamente bello, ma non riusciva a capire perchè avrebbe dovuto innamorarsi di lui. Non poteva accadere.
Incrociando lo sguardo di Lagharta, abbassò lo sguardo intimidita e fermò i suoi pensieri.
Scosse la testa ripromettendosi di evitare certe situazioni. O Lagharta avrebbe continuato a rivolgerle quell'odio cieco che lei non sopportava.

Lagharta aveva incrociato lo sguardo della ragazza soltanto un attimo, sentendosi improvvisamente in soggezione.
Celando le parole nascoste dentro di lui, senza degnarla di ulteriori sguardo, si avviò direttamente al villaggio, visto che sarebbe stato l'unico che avrebbero incontrato prima del Tempio di Vie.

-Mahel, com'è il tuo mondo?- interruppe improvvisamente Saluss, rivolgendosi alla ragazza, che ormai era rinchiusa nei suoi stessi pensieri.
-Eh?- rispose Mahel di rimando, guardando la piccola Saluss dritta negli occhi -Il mio...mondo?-
-Si- le svolazzava attorno, piena di vitalità, come volesse alleviare il suo dolore -Raccontami qualcosa del tuo mondo, della tua gente, dei tuoi amici...-
Mahel guardò riconoscente Saluss, sorridendole amorevolmente -Vuoi sapere della mamma? E di Michael?- si rivolse alla fatina e, inconsapevolmente, anche a Lagharta.
-Chi è Michael?- chiese la fatina, notando attentamente l'occhio di Lagharta osservarle distaccato -Il tuo ragazzo?-
-No- rise di gusto la ragazza, allungando la mano verso Saluss che, per comodità, provvedette a svolazzare fino alla sua spalla -Mick è...il mio migliore amico. Anche se non so cosa succederà quando tornerò a casa...-
Saluss ridacchiò vedendo il viso di Lagharta farsi contratto, come infastidito. In cuor suo la fatina, in quel momento, ebbe un solo, unico desiderio.
Oh Vie...fai che Lagharta si innamori. Fagli conoscere il sentimento dell'amore. Non può pensare in eterno che l'unico legame che può avere è quello con Laherte...”

Mahel non si accorse neanche della lunga camminata dalla casa della Sibilla sino al villaggio, a qualche chilometro di distanza.
Non le pesavano la borsa o i suoi tormenti, in quel momento si sentiva tanto vicina a casa da non riuscire a credere di non esservi.
Parlare a Saluss della mamma, con il suo carattere severo e dolce, delle loro finte discussioni, del papà, di Michael e di Walter, del Lago, delle colline verdeggianti a pochi passi dalla cittadina in cui viveva, delle montagne, molto più a sud, oltre le quali si stagliava uno dei mari più azzurri del paese...ripensando a tutto questo, Mahel sentiva la presenza del suo mondo molto più vicina di quanto fosse mai accaduto.
Saluss le faceva mille e mille domande, a cui Mahel rispondeva ogni volta con un sorriso e con rinnovato entusiasmo, gli occhi radiosi e brillanti, finalmente liberi di quella velata tristezza che li aveva accompagnati fino a quel momento.
Lagharta le osservò in silenzio finchè non furono in prossimità del villaggio, rompendo il suo silenzio con una domanda.
-Mahel...posso farti una domanda anche io?- esordì secco, senza voltarsi verso di lei.
-Ma certo...- rispose titubante la ragazza, posando gli occhi su di lui -Dimmi-
-Nel tuo mondo...cosa succede quando due amanti divengono sposi?- una domanda inaspettata, sia per Saluss che per Mahel.
-Due...sposi?- domandò Mahel, guardandolo -Intendi dire...cosa accade durante il matrimonio...?-
-No, cioè...- Lagharta si grattò la testa, non riuscendo ad impostare bene la domanda -Nel tuo mondo, per indicare il matrimonio tra due amanti, come fate?-
-Ah...- esordì Mahel, sorridendo lieve -Gli sposi si scambiano, durante il rito nuziale, due fedi d'oro per suggellare la loro promessa d'amore...-
-Fedi...?- la guardò di rimando il ragazzo, per la prima volta senza ostilità -Cosa sono le fedi?-
-Sono...anelli. Due anelli d'oro- spiegò la ragazza, indicando l'anulare sinistro -Due fedi che gli sposi mettono rispettivamente all'anulare sinistro dell'amato, pronunciando la promessa di matrimonio...-
-Ah...- sussurrò Lagharta, guardando l'anulare sinistro della sua mano e pensando.

La Predizione era tanto vicina da spaventarlo più di qualunque altra cosa al mondo.
La Sibilla gli aveva descritto minuziosamente la cerimonia, parlando appunto di anelli d'oro che si incastravano nell'anulare della mano del cuore, suggellando la promessa eterna.
Una cerimonia così diversa da quella ritualizzata a Gaia, così intima e romantica.
Lagharta scosse la testa e assunse un'espressione corrucciata, forse più rabbiosa, pensando parole che mai avrebbe pensato in altre circostanze.

-Che assurdità!- si girò di scatto, prendendo a camminare più veloce, lasciando Mahel inebetita dietro di lui con lo sguardo perso -Donare allo sposo un misero anello d'oro! E questo sarebbe il vostro suggello d'amore? Ma non farmi ridere-
Mahel guardò verso Lagharta, assumendo un'espressione arrabbiata, cominciando a corrergli dietro col rischio di cadere ad ogni passo -Come sarebbe a dire assurdità? Ma chi ti credi di essere per giudicare le usanze del nostro mondo? La fede nuziale è ciò che di più sacro e prezioso esiste nel nostro mondo, la promessa d'amore più forte e duratura...quando tu doni all'amato una fede d'oro, insieme a questa prometti e doni il tuo amore eterno. Sai cosa significa eterno...?-
Lagharta rispondeva acido, senza neanche guardarla, con parole di odio rivolte forse più a lei che al matrimonio in sé -Niente dura per sempre, neanche l'amore. Ciò che oggi ami, domani potresti anche odiarlo. Smettila di vivere nel mondo delle fiabe, principessina!-
Mahel cercò di afferrare Lagharta per la stoffa della maglia, ma cadde a terra inciampando in un sasso, vedendo il ragazzo sparire dalla sua vita in mezzo alla polvere che turbinava davanti ai suoi occhi -Ma che gli è preso...?-
Saluss sapeva il perchè di quella reazione esagerata per una cosa così dolce. Scosse la testa e si posò sulla fronte di Mahel, non riuscendo ad alleviare il suo dolore sordo -Mi dispiace Mahel...se è Lagharta la fonte della tua sofferenza, io non posso alleviarla...-
Mahel osservò Saluss per qualche secondo prima di capire, lasciando sprofondare i suoi occhi di nuovo nella tristezza. Abbozzò un sorriso verso la fatina, avvicinandola a se senza stringerla tra le mani -Saluss...non può ferirmi più di così, stai tranquilla...-
Saluss annuì, sebbene pensasse che Mahel fosse in torto. Non potevano sapere, né lei né Mahel, quanto profondo poteva diventare un dolore crudele inflitto da Lagharta.

Lagharta era fuori di sé, completamente impazzito.
Lo scambio delle promesse nuziali insieme ad un anello dorato era stato il suo incubo ricorrente in passato, seguito da immagini trucide sulla morte di sé stesso e della sua compagna.
Non ne vedeva il volto, ma la vedeva cadere in terra piena di sangue, mentre il suo cuore si sgretolava in mille pezzi. Le lacrime che gli annebbiavano la vista, la mente ed il cuore, portandolo ad un feroce suicidio contro Laherte, che lo trafiggeva con la spada ridendo.
Il dolore, altro sangue...e poi il buio.
Si svegliava continuamente sudato e tremante, pervaso di rabbia e di frustrazione, non ritrovando il sonno neanche a giorno inoltrato.
La Sibilla aveva impiegato settimane a trovare un rimedio erboristico efficace per gli incubi notturni del ragazzo, preparando un decotto che doveva bere ogni notte prima di coricarsi affinchè potesse dormire, non sonni tranquilli, ma riposanti.
Ancora adesso, dopo 3 anni dalla Predizione, essa era arrivata vicino a lui e lo guardava con quegli occhi così belli da perdere il fiato, dai colori sgargianti e brillanti, mentre il suo calore era vivo e reale. Lagharta non poteva fare a meno che provare odio per quella profezia e per la sua personificazione.
Per Lagharta, quella ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi verde-argentei non era la prescelta della Leggenda ma la Predizione fatta persona.
Non avrebbe mai smesso di odiarla, mai.

Vedendolo camminare rabbioso, dalla sicurezza del suo nascondiglio, una giovane si passò la lingua sulle labbra, come estasiata.
Sicuramente era un bel ragazzo, alto e muscoloso, la spada che portava con lui doveva essere di grande valore. Se l'avesse rivenduta sicuramente ci avrebbe fatto un sacco di soldi, ne era certa. E non dovevano mancare altre armi nascoste, se era un guerriero come dimostrava di essere, medicine, qualche soldo o magari un gioiello.
Era così stanca di depredare signorotti anziani, voleva buttarsi su carne più fresca.
Sistemandosi gli abiti alla bell'e meglio, fece un movimento sinuoso carezzando la corteccia di un albero lì vicino e scomparve.
Nell'aria si disperse un consistente profumo fruttato, mentre una piccola nube di polvere si riposava delicatamente in terra.

Arrivato alle porte del villaggio due profondi occhi rossi incrociarono quelli blu di Lagharta, facendolo rimanere senza fiato.
-Non pensavo ce ne fossero ancora in giro...- borbottò divertito, facendo comparire un ghigno divertito sulle labbra -Mi divertirò anche io dopo un po'...-
Si avvicinò a quei suadenti occhi carmini, senza preoccuparsi di Mahel e la piccola Saluss.
Fra i tre, tanto, quello che avrebbe dovuto maggiormente preoccuparsi era proprio lui.

-Dove si è cacciato Lagharta?- chiese Mahel alla piccola Saluss, a cui aveva ripreso a raccontare del suo mondo -Non lo vedo più-
-Sarà già arrivato al villaggio- rispose Saluss, afferrando due ciocche di capelli di Mahel e lasciandogliele subito arrossendo -Mi...mi dispiace Mahel!-
-Uh?- rispose la ragazza, guardando stranita la fatina -Di cosa ti scusi?-
-I capelli...- borbottò la piccolina, stringendosi al collo di Mahel -La Sibilla e Lagharta mi hanno ripetuto più volte di non toccarti i capelli, ma è un vizio che ho con Lagharta. Scusami...-
Mahel rise, divertita -E sentiamo, com'è che non puoi toccare i miei capelli se io non ci vedo niente di male?-
-Perché i tuoi capelli sono simboli di una divinità che si sta impossessando di te, che tu sia la Mahel della Leggenda o meno- rispose Saluss, abbassando lo sguardo -Sono la fonte di un potere magico profondo e incontrollabile, se io toccandoli li strappassi o altro, chissà che cosa potrebbe accadere...- borbottò spaventata Saluss, portando le mani al viso.
-Penso proprio niente- rispose Mahel afferrando un capello con le dita e strappandoselo -Hai visto?-
-Mahel! Ma che fai!- disse Saluss guardando il capello che Mahel teneva tra le dita, lungo e resistente, di quel colore castano-dorato che Saluss, anche se non diceva, adorava -Ma...ma perchè!-
-Tu, piccola scemotta- ridacchiò Mahel porgendole il capello -Puoi afferrare i miei capelli e tirarli quanto vuoi- le disse dolce, lasciando cadere quel filo morbido tra le mani della fatina -Se non lo vuoi lo possiamo buttare-
-No- strillò la fatina, afferrandolo e tenendolo stretto al petto -Contiene un enorme potere magico, te l'ho detto. È molto prezioso...- arrossì, abbassando lo sguardo -Posso assorbirlo?-
Mahel rise di nuovo, annuendo, trovandosi ad assistere, inconsapevolmente, ad uno spettacolo più unico che raro: il vero “pranzo” di una fata.

Saluss stese bene il capello di Mahel, iniziando a svolazzare in aria davanti ai suoi occhi, sorridendole. Recitò una strana formula magica, mentre il capello cominciava a risplendere di una strana luce tiepida, mentre la voce della fatina diventava sempre più udibile.
Mahel non capiva le parole della formula, ma seguivano un ritmo del tempo ben preciso, e non ebbe cuore di interromperla.
Quando la fatina finì la formula magica, Saluss arrotolò il capello attorno al polso, finchè non diventò una specie di polsino di capelli. Recitò una nuova formula magica, dai toni più lenti e melodiosi, mentre il capello si caricava di una luce più forte e più calda.
Quando la luce sparì completamente dal capello, esso si srotolò da solo e cadde in terra, mostrando ad entrambe una lunghezza di almeno la metà rispetto a come era inizialmente -Ma...che è successo?- chiese Mahel guardando il capello, adesso di un colore bianco spento e sfibrato -Che cosa hai fatto?-
-Ho assorbito il potere di Vie contenuto nei tuoi capelli, adesso che stai diventando una personificazione divina, restituendo così al capello la sua forma originale...solo che devo aver esagerato, perchè non poteva essere bianco all'inizio, giusto?-
Mahel scoppiò a ridere, senza capire il perchè, portandosi la fatina vicino alle labbra e baciandola -Prendi da me il mio “potere” tutte le volte che vuoi. Hai il mio permesso-
Saluss arrossì e rise a sua volta, restituendo il bacio a Mahel sulla punta del naso.
-Andiamo da Lagharta- pronunciò alla fine, trovando Mahel d'accordo con un cenno della testa -Speriamo non si sia incamminato ancora più avanti...-
Ripresero il sentiero verso il villaggio, che ormai era a pochi passi da loro, senza sapere la sorpresa che le aspettava una volta arrivati.

-Lagharta!- urlò la fatina appena passate le porte del villaggio, restituendo il saluto ad un contadino con un cenno del capo -Jin, hai visto Lagharta?-
Un contadino abbastanza anziano, dai rasi capelli bianchi e la barba incolta, gli occhi neri e brillanti, il sorriso amichevole e le rughe profonde scosse la testa, assumendo un'espressione preoccupata -Ah...quel marmocchio si caccia sempre nei guai. Ogni volta che viene al villaggio trova modo di attirare l'attenzione su di sé...- si interruppe un attimo per guardare meglio Mahel, che al momento non aveva notato -Buonasera, divina Mahel...-
Mahel rimase qualche secondo fissa a guardare l'uomo, arrossendo fino alla punta dei capelli, per poi inchinarsi leggermente con il capo e rispondere un -Buonasera signore- con umiltà ed educazione.
-La Sibilla mi aveva detto che la divina era bella...ma non credevo così bella- disse l'uomo, abbozzando un sorriso -Mi spiace che lei debba sopportare quel monello di Lagharta...-
-Ormai, Jin, Lagharta non è più un “monello”- sbottò la fatina, poggiandosi le mani sui fianchi -È un vero e proprio “teppista”-
Jin rise, di una risata argentea e cordiale -Tu adori sempre Lagharta a tuo modo, non è così Saluss?-
Saluss rise di gusto, guardandosi attorno con aria preoccupata -Dicevi che è riuscito ad attirare l'attenzione per l'ennesima volta...-
-Si- riprese serio Jin, indicando a Saluss una casa a qualche metro di distanza -È andato alla taverna con una ragazza. Una ragazza molto carina. Peccato che Lagharta abbia occhio solo per i disastri...-
Saluss era già sobbalzata alla parola “carina” ma quando Jin aveva aggiunto “disastri” era diventata improvvisamente seria -Che entità di disastro...?-
-Un disastro davvero pericoloso- annuì con il capo, come a voler dare impatto alla cosa -La ragazza che lo accompagnava era una Lilith-
Saluss spalancò gli occhi così tanto che Mahel temette sarebbe scoppiata.
Le guance le si colorarono di rosso fuoco, le mani si chiusero in pugni e le sue ali iniziarono a vibrare così forte da ferirle le orecchie -Saluss...che diamine...Saluss!-
-Brutto imbecille. Io lo ammazzo!- Saluss si trasformò in luce rosata, scomparendo alla vista di Mahel che rimase sul posto con sguardo perso nel vuoto -Mi...mi devo esser persa qualcosa, non è così...?-
Jin le si avvicinò, ridendo. Ogni volta che Lagharta era in pericolo, Saluss reagiva pressappoco allo stesso modo -Lagharta non è mai stato bravo come fratello maggiore. Rimarrà sempre un adorabile fratellino minore...- abbassò lo sguardò, incupendosi.
Mahel vide quegli occhi fino a pochi secondi prima così gioiosi velarsi di una nota di malinconia e cercò di farla scomparire, donandogli un sorriso -Lagharta tornerà ad essere uno sciocco bambino felice. La mia presenza qua non sarà vana, Jin...-
Il contadino le rivolse un sorriso gentile, facendo sparire quel velo cupo che gli copriva gli occhi -La Sibilla non mi aveva detto che la divina era anche così buona...-
-Oh, prima di tutto io non sono divina- asserì Mahel, annuendo con la testa -Secondo, non sono buona. Sono egoista, tremendamente egoista. Se non riesco a dare una motivazione alla mia presenza qua finirò per impazzire...-
Jin ridacchiò soddisfatto, prendendole le mani e baciandogliele -Posso avere quindi l'onore di chiamarla...Mahel?-
-L'onore? L'onore di essere trattata in questo modo è tutto mio, Jin. Se posso avere l'onore di darti del tu e di chiamarti Jin, vorrei che tu facessi altrettanto con me...-
I due si scambiarono un sorriso d'intesa, mentre Jin sentiva nel suo cuore nascere per quella giovane dall'apparenza divina un profondo senso di gratitudine -Grazie di proteggere Lagharta...è un monello, ma è un bravo ragazzo...-
Mahel soffiò i capelli dagli occhi, assumendo un'epressione un po' provata -Oh...mi sono accorta del suo temperamento focoso, non c'è che dire. Piuttosto, se posso permettermi...-
-Prego, dimmi tutto, Mahel- Jin sottolineò maggiormente l'ultima parola, facendo nascere un sorriso imbarazzato alla ragazza davanti a lei.
-Ecco, dicevo...Saluss se n'è andata via così in fretta, ma...cosa sarebbe esattamente una Lilith...?-

Mentre guardava a pochi passi la porta della taverna, pensava.
Da ciò che le aveva detto Jin, le Lilith erano una tribù quasi totalmente composta da donne, che avevano la straordinaria peculiarità di uno sguardo rosso fuoco.
In pratica, avevano gli occhi rossi.
A lei non sembrava tanto strano, almeno non in quel mondo in cui le divinità andavano passeggiando per il mondo senza turbare le persone e in cui le fate potevano svolazzare libere senza portare domande. Gli occhi rossi erano per lei la minore delle stramberie.
Eppure, le aveva spiegato Jin, le Lilith in principio non erano una “razza” a parte, bensì semplici donne umane con una piccola eccezione genetica. Ma a causa della Guerra Antica una donna, dagli occhi rossi e dalla crudeltà disumana, che si serviva di oscure arti magiche e del suo corpo stesso come arma, portò in molti villaggi morte e distuzione, sotto il nome di Lilith. Anche dopo la Guerra le donne con gli occhi rossi vennero temute e additate come le discendenti del demonio dagli occhi rossi, vennero chiamate “razza di Lilith” ed esiliate.
Si diceva che le Lilith rimaste si erano raggruppate ed avevano fondato un villaggio ai confini estremi del regno, molto oltre il Lago del Cielo, ancora più lontano del Tempio di Vie e della Catena di Roccia Nera. Un piccolo villaggio in mezzo ad un bosco profondo, al riparo dalle ostilità della gente. Con il passare degli anni le Lilith si erano specializzate della produzione di veleni, di armi corte e di pozioni dagli effetti più debilitanti. Inoltre avevano sviluppato grandi doti di spionaggio e di assassinio, diventando una razza temuta sia per i loro occhi sia che per le loro abilità.
Mahel non riusciva a credere che la persecuzione ed il razzismo, in qualsiasi forma, esistessero anche nel libro di sua madre.
Prendendo coraggio aprì la porta della locanda, sperando di poter giudicare con i suoi occhi la pericolosità della ragazza davanti a lei.

Appena entrata una decina di paia di occhi si puntarono su di lei, ma cercò di non prestarci attenzione. Persino il padrone della locanda la guardava, quasi meravigliato, senza però proferire parola.
Un borbottio sommesso accompagnò i suoi occhi nella ricerca di Lagharta, che vide seduto ad un tavolo nascosto a prima vista, nell'angolo meno illuminato della locanda, che parlava amichevolmente con una bella ragazza.
Aveva corti capelli castani, un ciuffo liscio e curato che le cadeva sull'occhio sinistro, le mani sottili e aggraziate, adornate da molti anelli d'oro e d'argento, incrociata sotto il mento, mentre le sue labbra rosee si muovevano impercettibilmente in quel profondo borbottare.
Quando Lagharta notò che fosse entrata, Mahel vide anche Saluss aggrappata forte ai suoi capelli, anche la misteriosa ragazza si voltò verso di lei.
Un viso splendido e affascinante, incorniciato da capelli pettinati impeccabilmente. E poi, li vide. Due profondi, penetranti occhi rossi.
Di un rosso che, non sapeva spiegare come, sembrava le guardasse dentro, la studiasse in ogni suo minimo dettaglio, ogni intimità.
La ragazza le sorrise e si alzò, avvicinandolesi con movenze aggraziate e suadenti.
-Ciao. Tu devi essere...Mahel, non è così?- la ragazza le porse la mano, aprendo le labbra in un sorriso -Non ti preoccupare, non ti mangio-
Anche la sua voce era bella. Mahel cercò di allontanare le parole di Jin dalla testa e afferrò la mano della ragazza, ancora intimidita -Piacere. Tu sei...?-
La ragazza le regalò un ennesimo sorriso, stringendo a sua volta la mano -Il mio nome è Alvexia, molto lieta di conoscerla, “principessina”-
Mahel abbozzò a sua volta un sorriso, sentendo uno strano brivido percorrerle la schiena.
Per quanto bella, per quanto dolce potesse essere, quella ragazza la spaventava dal più profondo del suo cuore.



***

Premetto che questo capitolo mi è costato moltissima fatica. Avendo ricevuto una critica (e RINGRAZIO ENORMEMENTE la persona che me l'ha fatto, aveva pienamente ragione U-U) ho scritto cercando di prestare la massima attenzione alla grammatica, alle parole usate, alla battitura delle parole. Ho dovuto anche rileggere, cosa che non faccio mai, rischiando di cancellare interamente il capitolo e riscriverlo. Ho trattenuto i miei istinti suicidi e ho solamente corretto ciò che riuscivo a trovare. Ma alzandosi alle 6 di mattina, passare un'intera giornata a lavoro con la gente che mi urla nelle orecchie continuamente, tornare a casa e mettersi sotto a scrivere in quanto poteva passarmi di mente ciò che volevo scrivere...beh è stato prostrante. Adesso mi concederò una bella doccia ed un riposino U-U per quanto riguarda la storia qua si introduce il primo personaggio chiave del racconto, la bella Alvexia. Un tipino un pò...ehm...particolare. Io personalmente la odio, o almeno, la odierò fino a metà storia. Poi l'adorerò e poi la odierò di nuovo. Ma forse lei farà di tutto per farsi amare...mmh...penso. Ma non dileguiamoci in chiacchiere. Passiamo ai RINGRAZIAMENTI!!!
fruttina89: fra i due, io sono quella che ha più paura che la profezia si avveri. Non so perchè, ma adoro entrambi di un amore così profondo che non sopporterei di vederli morire. Ora come ora Lagharta fa il pazzo, alterna momenti di odio ad altri di dolcezza, probabilmente anche lui è provato dal sonno, come me. E vorrei vedere, povero caro ç__ç vedremo se tutto finirà per il meglio. Non posso fare a meno di ringraziarti per la tua dolcezza e le tue parole sempre così splendide, oggi sono un pò depressa. Questo capitolo è la mia prova, chissà se la persona che mi ha fatto notare alcune mie pecche dirà di apprezzare questo mio sforzo...? Staremo a vedere. Tutto il mondo è una prova U-U intanto ti mando un bacio, un abbraccio e ti aspetto al prossimo capitolo =*
Milou_: eh si...la Predizione, più o meno, dice che se Lagharta si innamora della Mahel della Leggenda, essi diverrano sposi, ma andranno incontro alla morte. Quindi Lagharta non vuole innamorarsi di Mahel e, per evitare che questo accada, a prescindere, la odia. Povera cara...lei che è sempre stata circondata da persone che le volevano bene, ora si ritrova con questo stupidino che la odia per chissà quali assurde motivazioni. Lei sa di non potersi innamorare a comando, così come Lagharta non può farlo. Però non credo si possa odiare anche a comando, quindi penso che non durerà molto questo stato di odio. Come ho già detto io scrivo, ma sono i personaggi che si muovono da soli nel loro scenario. Non voglio metter bocca nelle loro decisioni, quindi accetto cosa ha scelto il giovincello. Speriamo che vada tutto bene! Come vedi per adesso incontrano Alvexia la Lilith, un tipino particolare, che conoscerai un poco nel prossimo capitolo. Spero che questo nuovo pezzettino ti sia piaciuto, nel frattempo ti mando un bacio, un abbrraccio anche a te (e soprattutto in bocca al lupo per la scuola, ormai manca poco alle vacanze invernali ^-^) e ti aspetto nel prossimo capitolo =*
Dust_and_Diesel: mi spiace che tu sia stressata per l'esame, potevi lasciarmi un commento molto più in là, anche in un futuro capitolo, o dirmelo anche solo per msn...mi spiace averti "costretto" a lasciarmi un tuo segno. Comunque è andato bene, alla fine, ed è questo l'importante. Ora come ora io sono un pò in fase depressiva, sia perchè allo scorso capitolo ho ricevuto una critica (per l'amor di dio, costruttiva, adulta e meritata, ma brucia che ci vuoi fare xD) e poi perchè il lavoro non sta andando molto bene -.- io odio il mio capo! Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno, di aver fatto un lavoro "decente" e di aver mantenuto un livello tale da meritare di stare tra le scelte. Questo è il mio pallino, anche se è stancante scrivere in un modo che non ci è consono. A te vanno mille e mille bacetti, un abbraccione grandissimo e fortissimo e la speranza di vedere, chissà, un giorno, il tuo splendido sorriso ^-^ grazie di essere sempre così dolce con me =*
Lete: a me fa piacere che hai trovato il tempo di una recensione, ma ti prego, non farlo come un "dovere" fallo solo se è un "piacere" ^-^ a me rende felicissima vedere il numero di recensioni aumentare, ma vorrei che fosse un piacere da parte di chi legge farlo. Se non hai il tempo di commentare, ma solo di leggere, io apprezzerò che tu fino ad ora abbia speso del tempo per me ^-^ penso che sia un diritto di tutti fare ciò che sente il proprio cuore di fare ^-^ perciò non ti preoccupare di quella vocina che può dirti "hai preso un impegno!" perchè io sono onorata di essere entrata nelle tue storie seguite e sono ancora più onorata del fatto che ti sia preoccupata anche stavolta di lasciarmi un tuo segno ^-^ sai io penso che sia bellissimo anche il numero delle letture della storia (e credimi, è la prima cosa che mi ha fatto piangere quando ho aperto il "seguito delle tue storie" xD). Sei una persona molto molto molto dolce, spero che continuerai a leggermi e che potrai vivere insieme ai miei dolci scemotti la storia fino alla fine. Per adesso ti mando un abbraccione ed un bacione, spero che continuerari a fare ciò che il cuore sente di fare =*
Lirin Lawliet: penso di aver già detto tutto nella mia mail (o qualsiasi cosa ti sia arrivata) e devo ammetterlo, mi hai messo in crisi xD avevo paura di te e di cosa potessi pensare, ho fatto uno sforzo enorme e ho dato il capitolo in mano ad un amico che manco aveva voglia per cercare gli errori più grossolani. Mi spiace di non aver saputo fare di meglio, ma oggi con il mio livello di stanchezza è il massimo che sono riuscita a tirar fuori. Apprezzo moltissimo le tue precisazioni, ho cercato di tener fede a tutti i punti che mi hai detto, anche se non so quanto sono stata capace di attenermi. Forse me lo dirai, forse no, io aspetterò con impazienza. Intanto devo dire che il nome della sorellina di Kougaiji è davvero molto dolce ^-^ adoravo il suo personaggio, peccato che in Reload non si veda ç_ç e in Gaiden manco a parlarne, ovviamente (il manga della Minekura è il mio preferito, sai? Io amo la Minekura!) beh, che dire...ho esaurito le parole. Mando un abbraccio grande grande anche a te e, ovviamente, un bel bacione =*
Grazie al mio amico Gennino, che ha corretto gli errori grossolani di questo capitolo, che mi ha fatto le linguacce mentre scrivevo per tirarmi un pò su e che mi sta sempre accanto come solo un nii-nii può fare <3 e grazie al mio splendido ragazzo, che anche se stanco mi coccola via webcam e che mi ama nonostante io scleri in continuazione. Siete le mie due colonne, vi adoro dal più profondo del mio cuore <3
Grazie a coloro che hanno inserito la storia fra le preferite, a chi l'ha messa nelle seguite, a chi ha commentato e chi ha solo letto. Siete tutte persone molto carine, auguro a tutti grande fortuna e tante coccole >.< un bacione a tutti quanti!!!

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Capitolo 11
*** 10 - La strada per il suo cuore ***


CAPITOLO 10
La strada per il suo cuore


Sedendosi al tavolo insieme alla Lilith e Lagharta, gli sguardi della ragazza dagli occhi rossi dapprima tennero Mahel sull'attenti, poi la infastidirono.
Perchè diavolo doveva stare così appiccicata a Lagharta?!
Le sue mani andavano a ricercargli i muscoli prestani delle braccia, le dita carezzavano lievi i capelli lisci e corvini del giovane. Mahel iniziava a detestare quel modo di fare civettuolo, ma non capiva il perchè. A lei mica piaceva quello scemo lì!
Saluss, dal canto suo, cercava di mettersi in mezzo alle dita e le mani di Alvexia, incrociando uno sguardo irritato ogni volta che questa le sorrideva.
-Scusa, per caso ti ho toccato senza volerlo?- le chiedeva con un sorrido falsamente dolce, tirando di poco indietro le dita.
-No- rispondeva Saluss con un sorriso tirato -Stai solo toccando il MIO Lagharta...- rispondeva secca per poi prendere con forza le ciocche dei capelli di Lagharta -Ti pregherei di non interrompere il MIO contatto con il MIO padrone per stupidaggini...-
-Oh, ma che carina- ridacchiò senza contegno, spostando le mani dalla parte del visto di Lagharta opposta a dove si posava Saluss, offrendo al giovane sguardi languidi -Dio non credevo che i tuoi occhi potessero affascinarmi così tanto...-
Lagharta rideva divertito, vedendo la piccola Saluss andare su tutte le furie e dava, anzi, spago a quella lasciva ragazza che di intenzioni aveva solo le più basse!
Mahel stette poco a sopportare quella situazione, alzandosi dal tavolo in preda ad una furia isterica -Quando sua cretinità avrà finito di fare il cascamorto con la prima bella ragazza che incontra, gli vorrei ricordare che ha rotto le scatole perchè iniziassimo a partire subito- lo sguardo di Mahel si fece di ghiaccio, mentre gli occhi blu del giovane e quelli rossi della Lilith si fissavano su di lei -Con permesso, io aspetto fuori. Così potete andare tranquillamente fino in fondo senza sollevare la mia nausea...-
Fece un passo in direzione della porta, poi ci ripensò. Vide il suo arco ben poggiato alla sedia dove era seduto Lagharta, lo afferrò e lo trascinò via con sé -Avevi detto che avrei dovuto portarmelo da sola, bene. Lo farò!-
Mahel lo trascinava a fatica, sentendo i muscoli delle braccia tirarle dal dolore. Saluss la guardava sbalordita, quasi incantata, mentre Lagharta assumeva uno sguardo dapprima infuriato poi, quando Mahel riuscì ad uscire dalla sala, divertito.
Scoppiò in risate fragorose non appena sentì un tonfo dietro la porta chiusa, capendo che Mahel ne aveva combinata un'altra delle sue. Alvexia prese a guardarlo con sbigottimento, mentre Saluss si staccò dalle sue ciocche e lo toccò con la manina, lo sguardo rosato freddo e deluso -Stai comportandoti da idiota, Lagharta...-
Detto questo si trasformò in luce e sparì a sua volta attraverso la porta.

-Ehh...ho una fatina abbastanza indisciplinata, non credi?- disse rivolgendosi alla ragazza accanto a lui, prendendole la mano -Mi spiace, ti hanno trattata male...-
-Oh...fa nulla- sorrise sensuale lei, accettando di buon grado la sua mano -Volevo appunto rimanere qualche secondo con te...da sola...-
Le sue labbra si avvicinarono al volto di lui, che rimaneva impassibile. Gli sfiorarono l'orecchio con un soffio, finchè la sua voce non lo carezzò gentile -Lagharta...il possessore dell'arma sacra Saluss...sono così...onorata di conoscerti...-
Lagharta sorrise divertito, capendo finalmente che la ragazza da lui voleva tutto fuorchè quello che dimostrava -Alvexia, una Lilith come te non passa certo inosservata...-
-Oh...- ridacchiò la ragazza, afferrandogli il collo con le dita sottili -Io non volevo passare inosservata...- gli passò la lingua sul collo, affondando un unghia dell'altra mano nella carne. Prima che potesse fare qualsiasi cosa, la mano di Lagharta la bloccò, il suo sguardo si fece cattivo.
La Lilith rimase di sasso: perchè il sonnifero non aveva funzionato? -Ma che diavolo...?-
-Mi spiace signorina...ma sono premunito contro questo tipo di attentati...sai, avere la custodia di un'arma sacra richiede alcune precauzioni...-
-Che interessante ragazzino...- sorrise a denti stretti la ragazza, assumendo uno sguardo cattivo -Peccato, speravo in una notte di fuoco...-
-Spiacente anche di questo- rispose Lagharta, lasciando la giovane seduta al suo posto e alzandosi -Io donerò il mio corpo ed il mio cuore solamente alla mia sposa...-
Prese le sue cose con calma, sapendo che la Lilith non avrebbe osato in un attacco così plateale -Trovati un vegliardo ricco e fai la bella vita. Prima o poi anche la bellezza di una divinità oscura come te svanisce...-
La Lilith sbuffò annoiata, poggiando i gomiti sul tavolo e posandovi sopra la testa. Lo seguì con lo sguardo uscire dalla taverna, dopo aver pagato presso il proprietario. Le rivolse un ultimo saluto con le dita e sparì alla sua vita.

-Divinità...oscura...- borbottò la Lilith quando fu rimasta sola, osservando ossessivamente la porta della taverna -Proprio ciò che mi definisce il mio padrone...-
Si lasciò cadere sulla sedia sfinita, le battaglie psicologiche erano troppo per una come lei, tirando fuori da sotto i vestiti un medaglione. Lo aprì e guardò la foto al suo interno, sorridendo di una dolcezza che anche Mahel avrebbe reputato sincera.
-Stai tranquillo...vedrai che andrà tutto bene...- le sue labbra baciarono la foto del medaglione, che richiuse e nascose di nuovo sotto le sue vesti -Voglio quella spada. E anche lo strano arco della ragazzina. E poi...voglio lui...- si passò la lingua sulle labbra, eccitata al pensiero di una sfida così difficile -Chissà com'è dolce il sangue di un vergine...- le sue guance si colorarono di un rosso timido, falso come il sorriso che aveva rivolto al gruppetto poco prima -Staremo a vedere-

Uscito dalla locanda, per Lagharta fu facile riconoscere Mahel.
Era la persona che dava in assoluto più nell'occhio di tutte quelle presenti nel villaggio. I suoi lunghi capelli, le persone che la guardavano e la indicavano, seppur tenendosi a debita distanza, c'era qualcosa in lei che attirava tutti.
Jin la salutò con la mano, rivolgendole un sorriso, lasciandola da sola. Passando accanto a Lagharta lo guardò, rivolgendogli un sorriso a sua volta -Lagharta...-
-Jin...- rispose Lagharta, abbassando il capo in cenno di saluto. Lo guardò come a volergli domandare qualcosa, ma questi si limitò a posargli una mano sulla spalla, scuotendo la testa -Figliolo...quando imparerai che non puoi più permetterti di essere un moccioso...?-
Lagharta tirò il viso, trattenendo una risata. Jin era l'unico del villaggio che lo trattava ancora come un bambino, senza additarlo come qualcosa di tremendo. Tutti gli stavano alla larga, Jin no. Perchè era un vecchio amico della Sibilla, o perchè in passato anche lui era riuscito a vedere quell'ombra oscura degli occhi di suo fratello...?
-Il passato è passato. Ormai non c'è più niente che tu possa fare per salvare coloro che sono scomparsi nel passato. Ma lei...- indicò Mahel, a pochi metri da loro, così intenta a parlottare con Saluss che non li avrebbe comunque sentiti -Lei è qua. Adesso. E non ha colpe. Non ha colpe per la Leggenda, né per la...Profezia-
Lagharta strinse le mani in pugni, irritato ma quasi consapevole che qualcuno di “estraneo” conoscesse la Profezia -Figliolo...Mahel non ha colpe per ciò che la Sibilla ti ha predetto. Non additarla come gli altri hanno fatto con te. Conosci il dolore che si prova nel ricevere accuse di qualcosa di cui non si è colpevoli. No?-
Lagharta guardò Jin negli occhi, quei limpidi occhi di persona buona -La tua sposa sarà colei che TU stesso sceglierai. Non sarà la Profezia ad averla scelta per te, né la Sibilla e tantomento Mahel- sospirò, sapendo che le sue parole erano del tutto inutili -Tu scegli quel che ritieni più giusto. Ma non farla soffrire più del necessario...-
Lagharta rimase immobile qualche secondo. Poi annuì, dispiaciuto -Non vorrei ferire nessuno più del necessario. Ma è qualcosa di necessario, io...-
Jin scosse la testa, rassegnato, lasciando Lagharta alle prese con i suoi pensieri ed i suoi tormenti “Lagharta...Saluss e la Sibilla hanno ragione. Nel tuo cuore la Profezia si è già avverata. Non perchè la Sibilla te l'ha predetta, ma perchè non l'hai fatta tua. Più hai tentato di allontanarla, più l'hai incisa a fuoco dentro di te. Se per te odiare Mahel è uno sforzo...non credi che sia ora di riflettere sui veri sentimenti del tuo cuore...?”

Lagharta era cosciente di non amare Mahel. Era oggettivamente vero.
Ma sapeva di sbagliare a trasformare una possibile amicizia in un così profondo odio a senso unico. Sapeva a cosa poteva portare l'odio, o almeno, sapeva cosa solitamente portasse l'odio. Le persone che lo ricevevano ne davano a loro volta, alimentando un circolo vizioso senza fine.
Ma Mahel, per sua sfortuna, non era la gente del suo mondo.
Più lui la odiava, la maltrattava, la ripudiava, in senso sentimentale e fisico, più lei si opponeva a quell'odio, lo rigettava, lo trasformava in “comprensione”. Nonostante glielo avessero chiesto, lei stessa era incapace di ignorare la richiesta d'aiuto che Lagharta con il suo comportamento gli inviava.
-Lei...mi accetta, anche se sono un...mostro...- borbottava il ragazzo tra sé e sé, guardando Mahel parlottare ancora con Saluss, aprendo le labbra in un sorriso.
Ammise per la prima volta a sé stesso di trovarsi davanti agli occhi una rara forma di bellezza semplice, di quella che non aveva bisogno di atteggiamenti particolari, come se ne serviva la Lilith, né di trucco, né di abbigliamento elegante o gioielli preziosi. Mahel era bella nella sua semplicità, già come era arrivata la prima volta.
I suoi vestiti esotici, per i canoni del suo mondo, gli occhiali spessi che coprivano la visione degli occhi, i capelli che le incorniciavano il volto piccolo e ben definito, il suo corpo leggerissimo e impacciato, anche nelle cose più semplici. Era buffa e tenera come una bambina, determinata come una donna. E sapeva di non poteva vincere, contro di lei.
Si avvicinò di qualche passo, sentendo pronunciare il suo nome da Mahel. E aspettò di sentire cosa avesse da dire, magari qualcosa di cattivo.
Sperava, con tutto il suo cuore, che fosse qualcosa per cui scatenarle di nuovo il suo odio.

-Mahel...perchè ti sei arrabbiata con Lagharta?- chiese Saluss confusa, attaccandosi ai suoi capelli -A te piace Lagharta?-
Mahel aveva trovato, a pochi metri dalla taverna, una piccola staccionata di legno all'ombra di una quercia, se quella era una quercia. Dondolava le gambe nell'aria, tenendosi in equilibrio con le mani. Piegò la testa di lato, socchiudendo gli occhi poco convinta, non riuscendo a spiegare la sua sensazione -Diciamo che ero più arrabbiata con Alvexia che con Lagharta- rispose secca e poco convinta.
-E perchè mai? Quella arrabbiata dovrei essere io!- sbottò la fatina, ridendo -Tu non avevi detto di sopportarlo a malapena?-
Mahel rimase in silenzio, aggrottando le sopracciglia -Mentivo-
-Uh?- sussurrò la fatina, abbozzando un'espressione spaventata -Mahel...ti stai...-
-No! No, no, no, assolutamente no, non procediamo a conclusioni affrettate- si sbrigò ad aggiungere la ragazza, afferrando Saluss e portandosela davanti agli occhi -Io non amo Lagharta. Sono un po'...ehm...tonta, nelle questioni di cuore- ammise la ragazza, arrossendo -Ma non è vero che non lo sopporto, anzi...-
Mahel assunse un'espressione triste, mentre cercava di dare una coerenza ai suoi pensieri -Vedi...io non so cosa sia l'amore. Così come non capisco cos'è l'odio. Perciò penso che non posso biasimare Lagharta per come mi tratta-
Sorrise triste, come ammettendo di essere già la perdente assoluta di quell'assurda battaglia personale -Vedi Saluss...io penso che Lagharta sia solo un ragazzo solo. Molto solo. Che abbia paura di qualcosa che ancora non capisco e che io debba solo aspettare che sia lui a parlarmene. Così da poter capire il perchè del suo odio...accettarlo...e reagire nel modo che reputerò più consono al momento-
Saluss la guardò sconsolata, posando le manine su quelle della ragazza -E se considerassi l'odio di Lagharta una cosa inaccettabile?-
Mahel scosse la testa -Non accadrà. Se per lui quell'odio ha una motivazione salda e forte, non potrò che accettarlo. Io accetterò tutto di lui, lo sto già...ecco...ci sto già provando...altrimenti avrei già mollato, non credi?- e sorrise.
Di un sorriso così bello, così caldo e così dolce che Saluss scoppiò in lacrime, stringendosi forte si suoi capelli, lasciando Mahel senza parole.
-Ma...che ho detto...Saluss...ehi, su, non...scusami, io...-

Era esattamente la persona che stava aspettando, da sempre.
Quel sorriso di bambina, di donna, di compagna e di sposa. Semplice e spontaneo, sincero e fresco, senza veli e senza pretese, senza un perchè.
Era ciò che poteva considerare compagna di avventura o...amica...
Lagharta sorrise e si avvicinò a Mahel, cogliendola di sorpresa, prendendo Saluss tra le mani e carezzandola, lasciando che piangesse tutte le sue lacrime.
Mahel abbassò lo sguardo, sussurrando un sommesso “scusa” ma Lagharta le carezzò i capelli con la mano e, sorridendole sincero dalla prima volta che l'aveva incontrata, le rispose con un altrettanto sommesso e timido “grazie”.

I suoi occhi blu e quel sorriso timido, di bambino, che aveva paura ma che le stava offrendo il proprio cuore. Sarebbe stato forse l'unico che le avrebbe dato, lei lo sapeva, ma lo accettava anche così.
Lasciò che il suo sorriso si incatenasse a quello di Lagharta, che Saluss piangesse per la felicità di aver trovato una persona così disponibile nei confronti del suo padrone, che i suoi tormenti e le sue paure, in quel momento, lasciassero spazio ad un cordiale scambio di sentimenti caldi.
-Grazie Lagharta...- sussurrò Mahel, sentendo la mano di Lagharta muoversi dolce tra i suoi capelli -Spero che prima o poi ti fiderai di me...-
-Grazie Mahel...- rispose Lagharta, sorridendo ironico -...e non ti approfittare troppo della situazione, sto cercando solo di...-
-Lo so- lo bloccò la ragazza, alzandosi in piedi -Lo so-

Di nuovo pronti a mettersi in marcia, l'espressione di Lagharta tornò quella di sempre ed il suo cuore si richiuse a guscio.
Mahel lo osservava e sorrideva, ormai incapace di avercela con quello che, più che un “eroe” sembrava un vero e proprio bambino capriccioso. Magari un giorno sarebbero anche diventati amici, sebbene adesso fossero solo costretti a viaggiare insieme.
-Lagharta...esattamente dove si trova il Tempio di Vie?- esordì ad un certo punto Mahel, guardando la piccola Saluss ancora scossa dai singhiozzi.
-Perchè lo vuoi sapere?- la squadrò lui di sottecchi, senza però voltarsi propriamente verso di lei -Basta che tu mi segua. Tanto abbiamo detto che l'arco lo porto io...-
-Non è per l'arco!- borbottò lei, guardando invidiosa la facilità con il quale Lagharta teneva l'arco di pietra sulla spalla -Volevo solo cercare di capire dove mi trovo, in quale parte di quale continente del mondo...-
Lagharta sbuffò, fermandosi. La guardò attentamente, vedendo di nuovo in quella ragazzina niente più che un fastioso animaletto da compagnia, per giunta non voluto -Sei così...irritante quando ti ci metti- borbottò riprendendo a camminare, senza darle troppa corda -Seguimi senza fare storie. Quando prenderemo la via delle montagne vedrai la valle e potrò farti capire qualcosa...forse...-
-Uffa!- sbottò Mahel, fermandosi a pochi metri da Lagharta e guardando la sua schiena forte, i suoi capelli scompigliati e la camminata fiera -Lagharta!-
Nel tentativo di correre inciampò sui suoi stessi piedi. Quando rialzò la testa e i suoi occhi incrociarono quelli di Lagharta, entrambi si misero a ridere. Ma questo non sciolse del tutto la rigidità del comportamento di Lagharta, che la lasciò in terra nell'imbarazzante tentativo di rialzarsi da sola -Ho capito, ho capito, ora mi alzo e andiamo...-
-Ecco, brava principessina. Dobbiamo recuperare il tempo perduto a causa tua...- la stuzzicò lui, smielato -Non credi?-
-Ehi!- lo riprese lei, alzandosi di tutta furia e ricadendo di nuovo, sbattendo le mani in terra come una bambina -Lagharta!-

Le risate di Lagharta le risuonavano nelle orecchie dopo chissà quanto tempo.
Saluss si strinse alle ciocche di Lagharta, sorridendo verso Mahel di un sorriso riconoscente e libero.
Se diventeranno amici...la Profezia potrebbe completamente cambiare il suo corso” pensò Saluss tra sé e sé “Oh ti prego, Vie...non lasciare che la Profezia di avveri, non adesso che finalmente ha accettato la presenza di Mahel...”
Mahel fu di nuovo accanto a loro, infuriata con Lagharta che non l'aveva aiutata a rialzarsi e che rideva della polvere che l'aveva imbrattata tutta.
Ma cosa importava.
La piccola porta del cuore di Lagharta si era appena appena socchiusa a Mahel, che non aveva approfittato per sbirciare all'interno ma si era seduta davanti, in attesa che lui la facesse entrare. Nessuno lo aveva mai fatto.
Prima o poi le avrebbero raccontato del “vero” passato di Lagharta, di Laherte, della Guerra...e di ciò che realmente la Profezia e la Leggenda comportassero.
Poi un'ombra oscura attraverò il cuore di Saluss. Per quanto fosse grata a Mahel di accettare quel marmocchio egoista e capriccioso, e di avergli strappato un sorriso sincero, sperò con tutto il suo cuore, egoisticamente, di rimanere la guardiana del cuore di Lagharta per sempre.


***

Dedicato a Lirin Lawliet, perchè sia convinta che NON mi deve delle scuse e che tutto ciò che ha detto è stato giustissimo.
Ciò che mi porta alla depressione è un periodo molto molto brutto a lavoro, non sei TU il problema, anzi. Sei stata fin troppo dolce con me ^-^
Grazie delle belle parole e delle precisazioni. Ci sto attenta ma non so QUANTO posso riuscirci.
Grazie, dal profondo del mio cuore.

***


Mentre scrivevo questo capitolo erano tante le idee che volevo mettere insieme. Poi ho deciso di far aspettare la vendetta di Alvexia e concentrarmi sul piccolo Lagharta, che denigro sempre e che faccio passare da esuberante, scusate il termine, coglione. Io lo adoro, è il mio personaggio preferito (non a caso questa storia porta il SUO nome) e se potessi me lo stringerei a abbraccerei io stessa, dandogli dello stupido e convincendolo ad aprire il suo cuore al mondo esterno. Se qualcuno ti ha ferito in passato non è detto che possa farlo di nuovo. Bisogna dare la possibilità ad ognuno di esprimersi e, nei momenti bui, affidarsi alle persone che ci amano. Anche se Lagharta non se ne accorge, prima di Mahel c'erano la piccola Saluss e la Sibilla. Quindi sarà lui stesso a decidere come comportarsi in futuro, io mi limiterò a raccontare le sue decisioni obiettivamente e con amore.
Come sempre, del resto.
Ma adesso, bando alle ciance, passo ai miei amatissimi RINGRAZIAMENTI, e visto che le recensioni son poche, continuerò a rispondervi qua, a fine capitolo, perchè è per me un immenso piacere farlo e perchè mi torna più comodo xD
Lirin Lawliet: penso che la dedica ti abbia già detto tutto. Non volevo sproloquiarmi più di tanto, dopotutto avrei accampato scuse o altro che non avevano a che vedere con te o col capitolo, perciò la dedica mi è sembrata la cosa più immediata e più sincera che potevo scrivere. Sono contenta che tu sia rimasta ad osservare la mia storia nonostante le imperfezioni, e ti ringrazio di avermele fatte notare. Ti mando un bacio, per la tua gentilezza e disponibilità al conversare, e spero di vederti anche al prossimo capitolo =*
Fairy_chan88: come vedi neanche qua spiego niente, ma la Lilith non è proprio l'angioletto che vorrebbe dimostrare. Ha anche lei un suo perchè, una sua storia...ed il suo "padrone" è qualcuno che tirerà le redini di qualcosa di più grande, almeno per un altro pò. Prima o poi mi deciderò a dirti chi è e come mai una Lilith ha un padrone. Bah, sinceramente sta cosa ha sorpreso anche me °-° Alvexia era nata come un personaggio indipendente ed invece è diventata la succube di qualcun altro. Non so cosa pensare. Beh, spero che troverai il tempo di leggere e che mi lascerai una piccola traccia del tuo passaggio. Un bacionissimo anche a te =*
fruttina89: uh ti ringrazio per i complimenti, anche se a me non sembra di essere cambiata nell'esposizione del mio racconto. Ci sono ancora un'infinità di cose che devo migliorare, partendo dal mio stesso carattere xD, e poi si dice che non si finisca mai. Di imparare, intendo. Vabbeh, comunque sia credo di averti fatto capire più o meno cosa intendo. Sei come sempre dolcissima e molto molto gentile, ti ringrazio per tutto il tuo appoggio. Spero che continuerai a percorrere questo viaggio con me, Lagharte, Mahel e Saluss fino alla fine, che ti possa appassionare a questo mondo fatato e coperto di magia. Ti mando un bacio e ci rivediamo al prossimo capitolo =*
Milou_: no, purtroppo no xD Lagharta è un moccioso, non sa neanche cosa voglia dire innamorarsi. L'unico amore che conosce è quello dei suoi incubi, quello duro e soffocante del perdere la persona amata. Prima che possa capire cosa sia l'amore ne deve passare di acqua sotto ai ponti xD ma dopotutto noi non lo amiamo per quello che è, esattamente per come è? Io almeno lo stra-amo! Per quanto riguarda Alvexia è un tipino un pò eccentrico, visto che parla di "sangue di vergine" ma non è nel senso "osceno" del termine, tranquilla. Presto ti spiegherò tutto, promesso ^-^ ora però mi sto dilungando. E visto che ti hanno fatto piacere gli auguri per la scuola, li rinnovo, sperando che questo periodo vacanziero possa essere per te di tutto riposo e pieno di sorprese. Un bacione, al solito, e al prossimo capitolo =*
Dust_and_Diesel: l'avevo promesso e anche la tua storia è stata segnalata YE! Però ora devo dirti che sei troppo gentile, nonostante i mille impegni dell'università trovare il tempo di lasciarmi un tuo piccolo passaggio. Sei A-D-O-R-A-B-I-L-E! E ti ho fatto lo spelling perchè tu possa assaporare tutte le lettere di questa parola dolcissima e zuccherosa, proprio come te >.< però ti chiedo allo stesso tempo scusa, perchè non mi dilungo troppo a sdolcinarmi, penso che ne avrai abbastanza di me e della mia smielataggine quando ci sentiamo su msn XD perciò oggi ti tolgo questo peso e ti lascio un grande IN BOCCA AL LUPO per l'università e per tutto il resto (spero che anche la tua mamma stia bene ^-^) e spero di rivederti al prossimo cap e di risentirci presto...ovunque sia possibile ^-^ un abbraccio =*
Come sempre, non ci rinuncerei per niente al mondo, un ringraziamento tutto speciale al mio nii-nii Gennino, che ultimamente deve sopportare le mie crisi nervose e i miei malumori fisici, tanto che mi manda tutte le canzoni più tenere che trova per farmi fare un sorriso ^-^ ti adoro! E grazie a quel punto di riferimento che è il mio ragazzo, sempre dolce e comprensivo, che mi perdona anche quando lo tratto di cacca...scusami, lo sai che finchè non arriverà quel giorno sarò un pò irritabile. Tu cerca di sopportarmi. Siete i miei due tesori, vi adoro <3
Grazie alle 13 persone che hanno inserito la storia tra le seguite, le 11 che l'hanno inserita tra le preferite, alla deliziosa persona che l'ha messa fra quelle da ricordare e a tutti coloro che l'hanno solamente letta. Grazie di tutto cuore, siete veramente troppo ma troppo gentili!
Un bacione a tutti voi e al prossimo capitolo =*

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Capitolo 12
*** 11 - La divinità oscura ***


CAPITOLO 11
La divinità oscura


Era pronta alla vendetta.
Le mani erano ferme, quella che si definisce una fermezza chirurgica, i respiri erano bassi e rilassati, composti. Era pronta all'agguato, doveva essere qualcosa a cui era abituata per tenere sul volto un'espressione tanto fiera e seria.
Alzò un dito della mano sinistra, pronunciando parole in una lingua sconosciuta, lasciando che la mano si colorasse di una strana aura violacea. Le dita si scurirono, sotto quella strana energia oscura, diventando nere come pece. Come un guanto, dal quale delle lunghe unghie adunche carminee spezzavano il colore scuro.
Sorrise divertita, gli occhi rossi le brillarono nella semioscurità del suo nascondiglio, l'aura viola sparì e lasciò spazio a quella che aveva tutta l'aria di una mano demoniaca.
-A noi...eletto di Saluss...e prescelta della Leggenda...-

Mahel si voltò, sentendo un brivido freddo lungo la schiena. Anche Lagharta fermò la sua marcia per guardare verso di lei, come aspettandosi qualcosa -Uh?-
-Che...che strano- borbottò la ragazza, stringendosi le braccia come colta dal freddo -Ho sentito un lungo brivido, come se stesse per accadere qualcosa di brutto...-
-Già- rispose secco Lagharta, sfoderando lo spadone -Mahel, non starmi tra i piedi-
-Eh?- rispose Mahel, guardandolo confusa -Cosa vuol dire?-
-Saluss, dentro l'essenza. Subito- si limitò a risponderle lui, avvicinandolesi e spostandola di lato -Quando la vedi avvicinarsi a te, scappa nella direzione opposta. Quella femmina può fare molto male...-
-Femmina...?- domandò di nuovo Mahel, sempre più confusa -Ma che diavolo...-
-Arriva!- urlò Lagharta, prendendo forza e muovendo la spada verso il vento.

Un penetrante rumore ferroso sibilò nell'aria, costringendo Mahel a pararsi le orecchie per schermarsi dal suono. I suoi occhi fissarono increduli l'elegante figura della Lilith a mezz'aria, la mano demoniaca che aveva ben salda tra le dita di una mano la lama della spada, mentre nell'altra stringeva un pugnale dalla lama ricurva, la cui lama gocciolava una sostanza verdognola poco rassicurante.
-Lagharta!-

Lagharta, appena vide il pugnale, strinse gli occhi per lo sforzo e immettè forza nella spada, cercando di allontanare la Lilith.
Questa saltò all'indietro, lanciandogli contro il pugnale, ma fortunatamente Lagharta riuscì a farsi scudo con il piatto della lama, per calciarlo poi lontano. Impugnò di nuovo bene la spada, correndo verso la Lilith, che aveva trasformato anche l'altra mano in una spaventosa visione demoniaca.
Lagharta urlò rabbioso, colpendo la ragazza con tutte le sue forze, ma quelle strane mani afferrarono di nuovo la spada con forza, tenendola ferma.
Il sorriso della Lilith lo distrasse un attimo, dio com'era strano quel sorriso, quasi demoniaco, ma quel breve istante di distrazione le bastò per ferirlo sul collo.
Era finita.
Lagharta si tirò indietro, tenendo alta la lama della spada per sferrare un attacco quando ce ne fosse stato bisogno. Poi sentì il calore caldo del sangue sul collo, un graffietto. Le dita andarono a incrociare il sangue, toccarlo. Il volto del ragazzo si contrasse in una smorfia di puro terrore -Dannazione...-
-Oh...salti da tutte le parti, ma sono riuscita a colpirti, come vedi- sorrise lei, leccandosi le unghie rosse -Sai, questo veleno è così raro che dubito tu abbia modo di combatterlo...-
-Maledetta. Voi Lilith siete davvero una razza temibile...-
-Oh- si inchinò lei falsa e pomposa -Ti ringrazio. È da tempo che non ricevevo un complimento simile...-
-Non era un complimento. E comunque questo veleno non sta avendo effetto-
La Lilith alzò lo sguardo, sorridendo sadica -Oh...e chi te lo dice che non stia già avendo effetto...?-

Mahel, ancora ferma in mezzo al sentiero sterrato, non aveva avuto tempo di nascondersi. Dopotutto la Lilith aveva attaccato da subito Lagharta. Era rimasta immobile.
Cosa poteva fare? Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa!
Tentò di muovere un passo, ma Lagharta la fulminò con lo sguardo e anche la Lilith si voltò verso di lei, ridacchiando divertita -Vuoi aiutare il tuo amato?-
-Non è il mio amato- rispose secca Mahel, sulla difensiva -Anzi, è un completo idiota. Ma devo comunque fare qualcosa per lui...- aggiuse, stringendo le mani in pugni.
Lagharta stava fermo nella sua posizione, la spada gli cadde a terra. Mahel lo guardò interrogativa, poi capì -Era un paralizzante...-
-Non esattamente- disse la Lilith, avvicinandosi a Lagharta che, in quel momento, rimaneva in piedi senza riuscire a muoversi -Vedi...questo veleno, come ho detto, è molto molto raro. Dapprima inebetisce i nervi ricettivi del cervello, portando alla paralisi di tutti i muscoli del corpo, tranne quelli facciali. Quando il muscolo è duro per la paralisi, nel sangue prende a circolare una tossina che distrugge i globuli rossi e porta alla morte nel giro di qualche minuto. Intrigante, vero?-
Mahel sbiancò, mentre dalla spada fuoriscì Saluss, furiosa -Brutta sgualdrina!-
La fatina si lanciò contro la Lilith, che si schermò con la mano demoniaca. Saluss si ritrovò come davanti ad un muro invisibile, incapace di penetrarlo -Che trucchetti meschini!-
-Oh, non è perchè ho paura di te, piccina- disse Alvexia, spostando di lato il capo e guardandola con sfida -Mi servi viva, e se ti avvicini rischio di farti molto molto male...-
-Non mi interessa di morire, se il mio padrone sparisce- urlò di nuovo, battendo le mani sul muro invisibile tra lei e la Lilith -Voglio almeno strapparti tutti i capelli dalla testa, così non farai più tanto la civettuola, mostro!-
La Lilith accusò il colpo, cercando di trattenere la rabbia dentro di sé. Ma era impossibile, davanti all'astio di quei puri occhi rosati.
La mano demoniaca lasciò andare il muro invisibile, la fatina le arrivò vicino. Ma questa la colpì, facendola volare lontana. Un albero fermò la sua corsa impazzita, facendole perdere momentaneamente i sensi.
-Saluss!- gridarono Mahel e Lagharta, ancora immobile, mentre la giovane si avvicinava alla fatina e la prendeva in mano -Ma che diavolo hai nella testa?!-
La Lilith guardò Mahel con una rabbia furiosa, tale da zittirla immediatamente -Non ha il diritto di dirmi “mostro”. Nessuno ne ha. I mostri siete voi umani!-
Lagharta la guardò a sua volta con sguardo furioso, cercando di riprendere possesso dei muscoli -Non hai idea di quello che stai dicendo, donna...-
-Oh, invece ne ho- sbottò la Lilith, avvicinandosi a Mahel con astio -Voi umani avete additato la razza delle donne dagli occhi rossi come mostri, allontanandole. Viviamo segregate dalla Guerra Antica, nessuno si è dimostrato solidale con noi. È più facile allontanare chi è diverso, senza neanche capirlo, non è vero?-
-Ma voi siete diverse- sbottò Lagharta a sua volta, sentendo una strana debolezza coglierlo ovunque, per poi cadere a terra sfinito -Guarda le tue mani. Nessun umano è capace di fare quello che fai tu-
-Questa è un'arte oscura. Ed io non sono un'umana. Sono una Lilith. Voi ci avete chiamate così- rispose secca lei, arrivando davanti a Mahel -Anche tu non puoi capirmi. Il tuo aspetto è quello di una divinità, anche se non emetti nessun potere...-
-Io sono un essere umano, fino a prova contraria- la bloccò Mahel, guardandola con rabbia -Ma anche tu lo sei. Se l'aspetto fisico rappresentasse la razza, allora né io né Lagharta potremmo essere considerati “umani”-
Lagharta, a terra, incrociò il suo sguardo -Mahel, stai zitta. Non sai cosa stai dicendo
-So esattamente cosa sto dicendo- riprese lei, alzandosi in piedi e stagliandosi davanti ad Alvexia, fiera a sua volta -Per il mio aspetto fisico, io sono considerata una “divinità”, ma lo hai detto tu che non ho alcun potere magico. Quindi sono un'essere umano-
Alvexia la guardò bieca, afferrandole una ciocca di capelli e tirandola verso di sé -Hai la minima idea di cosa accadrebbe se tirassi via i tuoi capelli, bambina?-
-No- rispose lei, seria -Non ne ho idea. È importante?-
-Possiamo provare- sorridette sadica Alvexia, tirandolo forte verso di sé. Mahel piegò dapprima il capo verso di lei, per poi piegare le ginocchia dal dolore -Non succederà niente se mi strappi i capelli, stupida!-
-Potrei morire per via del tuo potere divino- rispose lei scuotendo le spalle -Oppure potrei semplicemente veder cadere a terra una ciocca di questi splendidi capelli-
Mahel la guardò negli occhi, per quanto forte fosse il dolore dei capelli che si stavano strappando, e li vide.
Quegli occhi rossi, spaventosi e profondi, oscuri.

Un demonio.
Lagharta non aveva avuto il coraggio di dire a Mahel quella parola, mentre parlava. Lo aveva definito “umano” ma la verità è che c'erano troppe cose che Mahel non sapeva.
Troppe. E magari era giunto il momento di iniziare a parlare.
Seppur senza poteri, senza abilità nel combattimento, Mahel si era stagliata di fronte ad Alvexia con tutta la sua umanità, nella sua totale imperfezione. Con tutta la sua paura per sé stessa, per Saluss e anche per lui.
Si sentiva così tremendamente stupido e infantile...
Dopo un po' che ci provava, finalmente il veleno cominciò a diluirsi nelle sue vene. Per quanto raro potesse essere, ormai lui aveva sviluppato una discreta e generale tolleranza verso tutti i tipi di veleno, grazie alle ninfe del Lago del Cielo.
Sentì di nuovo le gambe rispondere ai comandi, le dita, si preparò a rialzarsi. Finchè un urlo di dolore da parte di Mahel non lo portò a guardarla, terrorizzato.

Eccolo, lo strappo. Doloroso più di quanto aveva immaginato, così secco. Forse usciva anche del sangue, ma non aveva il coraggio di guardare.
Doveva stringere Saluss, doveva proteggerla per quanto le era possibile.
La Lilith rise, mentre la ciocca di capelli cadeva a terra, priva di vita. Si illuminarono per pochi secondi di una luce bianca brillante, ma niente che potesse essere considerata una minaccia.
La risata della Lilith era così irritante, così penetrante, che quando Mahel dal dolore si piegò sulle ginocchia e cadde a terra, la testa iniziò a girarle.
-Smettila di ridere...come vedi non è successo proprio niente...-
-Oh...- continuava a ridere lei, colta da una profonda e terrificante follia -Non correvo pericolo neanche prima, ma il sapere che vali tanto poco mi fa ridere. La prescelta della Leggenda è un'insulsa umana senza alcun motivo d'esistere, non ci posso credere...-
Mahel strinse gli occhi, scontrandosi di nuovo con quel pensiero, che l'aveva accompagnata durante i suoi primi giorni a Gaia -Lo so anche io, cosa credi...-
La Lilith smise di ridere e la guardò, interrogativa -Cosa stai dicendo?-
-Lo so che sono un essere umano del tutto inutile. Non c'è un motivo apparente alla mia presenza qua, oltre alla Leggenda. Ma di una cosa sono sicura: tu non sei in diritto di dirmi assolutamente niente- rispose Mahel fredda, alzando di nuovo lo sguardo e incrociando gli occhi rossi della Lilith -Se io qua non ho motivo di esistere, allora...una “razza” come la tua, capace di portare solo morte, che motivo ha di essere qui?-
La Lilith spalancò gli occhi, prendendo pian piano a tremare dalla rabbia. Prese Mahel per la gola, sollevandola in aria senza alcuna difficoltà, mentre la ragazza faticava a respirare e cercava di tenere al sicuro Saluss tra le sue mani -Con che diritto mi dici una cosa del genere, ragazzina? Non hai la minima idea di cosa si celi dietro il volto apparentemente limpido di Gaia. Tu non sei di questo mondo, non puoi capire come mi sento!-
-Perchè tu puoi sentire come mi sento io...?- fu tutto ciò che ebbe la forza di dire Mahel, prima di sentire la testa farsi pensate ed il respiro venir meno.
La Lilith impazzì, sbattendola contro un albero, lasciandola a terra col fiato corto -Non hai il diritto di parlarmi così. Sei un'estranea in un mondo di cui non sai niente, che non ti vuole. Ti farò pagare caro il tuo affronto, ragazzina...-
Mahel teneva gli occhi aperti a fatica, il dolore sulla nuca dove la ciocca era stata strappata ed il colpo alla schiena la inebetivano. Ma il poco che vide, sfocato e confuso, non la rassicurò per niente.

La Lilith si illuminò, sollevandosi da terra di quasi un metro.
Venne avvolta completamente dall'aura viola che, poco prima, aveva trasformato solo la sua mano. I suoi occhi si illuminarono, diventando lucenti come pietre preziose. Le pagliuzze argentate si persero dentro quel colore demoniaco, che assumeva di fondo una tenebra oscura.
I suoi vestiti sparirono all'improvviso, mentre la sua pelle diventava nera e lucente, come un'armatura aderente al corpo, probabilmente dura come acciaio. Strani simboli rossi apparirono sulle cosce, estendendosi fino alle caviglie, sul ventre, fino a sopra le spalle, che si allungarono come spallacci di un'armatura.
I capelli divennero lunghi e corvini, raccolti in una lunga treccia che le cadeva fino alle caviglie, iniziarono a comparire strani segni anche attorno agli occhi, sulle guance, fino al collo.
Le mani adesso erano una perfetta continuazione del braccio, di quel corpo che di umano aveva perso ogni parvenza, diventando più vicino all'essenza di demone.
Urlando di una voce metallica e profonda, due ali da pipistrello enormi spuntarono sulla schiena della Lilith, che si riconosceva in quell'essere solo per la fisionomia del volto, così simile, dagli occhi carmini e dalle piene e rosse labbra.
-Ti pentirai di aver risvegliato la mia dinività oscura- sibilò la Lilith, avvicinandosi a Mahel con tutta l'intenzione di ucciderla -Muori!-

Mahel socchiuse gli occhi solo un momento, vedendola avvicinare, colta da una paura e da un rimorso che non avevano significato.
Quella davanti a lei non era più l'irritante civetta della locanda, né la pericolosa assassina Lilith...ma era solo un demone, anzi, come si era definita lei stessa, una divinità oscura.
Nel buio dell'interno della sua mente, le sue ultime parole furono tutto ciò che non si sarebbe mai aspettato.
-Scusami, Lagharta...-


***

Dedicato a Lete, perché nonostante tutto la dolcezza si misura anche da poche parole.
Grazie a te ho fatto un sorriso in una giornata davvero buia, non sai quanto te ne sia grata.
Grazie davvero.


***

Spero che questo capitolo lasci con il fiato sospeso tanto quanto ha lasciato me. Ovviamente le scene di combattimento fanno pena, questa storia è venuta fuori proprio come una sfida per le mie rappresentazioni di battaglia. E' venuto fuori da solo, come se i personaggi si aspettassero che li avrei disturbati quasi subito. Spero che Lagharta non me ne voglia se gli ho tenuto l'effetto del veleno più di quanto fosse necessario, ma purtroppo doveva starsene buonino e fermino U-U quando le donne discutono gli uomini devono solo stare zitti.
Ma lasciamo perdere tutto quanto e procediamo ai miei amatissimi RINGRAZIAMENTI!!!
Lirin Lawliet: sono contenta che la dedica ti sia piaciuta ^-^ e un pò di abbattimento per la critica c'è, credo valga per tutti, ma tranquilla: ho la capacità di abbattermi e risollevarmi facilmente, sono un pò lunatica xD qua la Lilith mostra il suo verso volto, anche se il suo potere è un pò particolare. Vedremo se riuscirò a spiegarlo nel prossimo capitolo. Per adesso grazie per aver spostato la storia tra le preferite *////* me ti bacia *smack smack smack* e ti abbraccia *strizz* e me spera ardentemente di rimanere all'altezza di questo onore ^-^ grazie davvero =*
Genis: nii-nii, a te sproloqui così tanto su msn che ormai dovresti sapere che l'avermi commentato anche qua mi ha fatto ridere ^-^ perchè a volte la tua dolcezza non ha pari e spero proprio che mi farai l'onore di rimanermi accanto ancora per un pò (anche per sempre u.u) perchè l'averti vicino mi risolleva quando davvero non so cosa fare. Come vedi la Lilith non è una trota, è peggio xD ma c'è tutto un bel perchè. E l'aver trasformato Alvexia in un vero e proprio demone (come il termine Lilith suggerisce u.u) non mi è sembrato originale, ma ha il suo perchè. Fammi sapere cosa ne pensi del nuovo capitolo. Ti voglio bene nii-nii =*
Fairy_chan88: come sempre, il tuo commento è quello che mi sganascio di più a leggere XD parto già col presupposto di ridere, visto che so che hai un tuo modo particolare di rapportarti ad Alvexia (la befana xD), Lagharta (il ciccio che si deve svegliare xD), Mahel e Saluss. Vedremo cosa mi dirai dopo questo capitolo un pò così, dove la Lilith dimostra quanto può essere malvagia. Mi farai sapere. Oltretutto la povera Saluss è ancora svenuta, povera cara ç_ç tranquilla che si riprende, e come se si riprende. Vedrai quanto sarà incavolata xD e anche lei riusciurà a dirgliene quattro alla Lilith. E comunque son contenta che Lagharta continui a starti a cuore...pensa che è come se fosse un mio figlioccio, anche se teoricamente tra me e lui ci corre qualcosa come...3 anni? Beh xD sembra più infantile di quanto non sia xD ci vediamo al prossimo capitolo ^-^ un bacione =*
fruttina89: premetto con lo scusarmi della pessima recensione lasciata, ma sono in condizioni penose e ho voluto aggiornare solo per cocciutaggine >.< vedrò di farti un bel commento pomposo al prossimo capitolo, te lo meriti. Per il resto, grazie delle tue sempre splendide recensioni e delle parole davvero dolci, questo periodaccio mi porta ad essere sempre un pò giù di morale perciò mi aiutano a fare almeno un sorriso e pensare che c'è di peggio nella vita e che bisogna abbracciare le cose belle. Mi dai davvero un non so che di dolcino/carino/puccioso, la tua recensione mi infonde sempre tanta tanta pace ^-^ quindi ti ringrazio di cuore. Spero che mi farai sapere cosa ne pensi della Lilith e di questo capitolo, perchè mi farebbe molto piacere. Come sempre, meritatissimo, un bacione =*
Milou_: il padrone di Alvexia apparirà più avanti, e sarà la persona che meno ti aspetteresti. Qua, poi, la Lilith si è prodigata in un bel casino, vedremo come la risolveranno i nostri protagonisti nel prossimo capitolo. Come sempre, auguri per la scuola (ormai manca poco alle vacanze di Natale, susu!) e buona fortuna per tutto. Anche a te, con tutto il cuore, va un bacione enorme =*
Dust_and_Diesel: aggiornato già, come predetto xD e si, qualcosa succederà. Mahel non è il tipo di persona che non dice o non fa qualcosa di così eclatante da scatenare il fuoco del moccioso lì, quello che si fa strusciare. Purtroppo per lei Lagharta è ancora troppo infantile per rendersi conto che è specialissima, dovrà faticare un pò. E la Lilith è quello che è, ha comunque un suo perchè nelle cose che fa. Come tutti, del resto. E altamente psicotica, comunque, quindi lei può essere a tratti dolce, a tratti crudele, e di nuovo dolce. Solo la tua testa nasconde la risposta, ma prima o poi ci arriverò xD e per quanto riguarda la psicologia fai da te, prego xD qua son tutti da ricoverare, mi sa. Ma se vedi come son messa io, penso sia il minimo MWAHAHAHAH! Scherzi a parte, spero che questo capitolo ti abbia fatto nascere curiosità nel prossimo, e non finirò mai di ringraziarti per aver segnalato la storia. Spero che prendano in esame anche la tua. Come sempre un bacione (PS: spero che tua mamma stia bene!) =*
Lete: spero che ti abbia fatto piacere. Spero che riuscirai a leggerlo prima del prossimo aggiornamento. E comunque la mia non voleva essere una ramanzina, per carità non mi permetto °-°, ma solo è una mia idea. Ovvio che vedere tanti commenti fa piacere, ma se uno lo fa con passione è ancora più piacevole. Se la cose non è un obbligo per te, allora sono contenta che continui a lasciarmi un tuo passaggio ^-^ e spero che continuerai a farlo. Per adesso, questo capitolo te lo dedico e spero che continuerai ad amare Lagharta (io pensavo che Lagharta suonasse duro come suono, il fatto che lo trovi dolce mi ha reso così felice ^///^) e che lo seguirai fino alla fine. Perciò, un bacione anche a te =*
Visto che il mio nii-nii Gennino si è preso la briga di commentarmi qua, questo spazio è tutto per il mio Luca, il mio amore. Nonostante litighiamo sempre e per tutte le più assurde stupidaggini, ti ringrazio di essere sempre qua con me. Ti Amo <3
Grazie, inoltre, alle 15 persone che hanno aggiunto la storia fra le preferite (grazie quindi a 
Dark_BlameDust_and_Diesel, Elbeth, Fairy_chan88, Genis, hinayuki, Kuroshi Tsukishiro, ladyvonmark, LinusVanPelt, Lirin Lawliet, MerythGreen, Milou_, _stellina999, _TiNk3r_b3LL_, __Khozen), alle 15 che l'hanno aggiunta fra le seguire (grazie quindi a Alies, Caos, cicha, Clara_88, Dust_and_Diesel, FleurDeLys, fruttina89, just my immagination, Justinian, kuro, Lete, MerythGreen, miiRU, Tempest_the_Avatar, yury_chan
) ed a Elyion che l'ha messa tra quelle da ricordare. Grazie a tutti coloro che leggono solamente (purtroppo non ho modo di sapere i vostri nomi, sennò farei anche qua l'elenco), spero che continuerete a farmi compagnia fino alla fine.
Un grazie a tutti quanti, ci vediamo al prossimo capitolo =*

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Capitolo 13
*** 12 - Il motivo per cui combattere ***


CAPITOLO 12
Il motivo per cui combattere


Mahel teneva stretti gli occhi chiusi, implorando Lagharta, nel suo cuore, di perdonarla.
Stringeva Saluss forte al petto, nel tentativo di proteggerla dall'attacco della Lilith.
Non aveva paura.
Sentì uno schianto pazzesco, delle dita toccarle sul volto e una voce preoccupata parlarle -Ehi principessina...tutto bene?-
Mahel aprì un occhio, poco covinta, vedendo sfocato davanti a sé il volto di Lagharta -Non richiudere gli occhi Mahel, sveglia Saluss, ho bisogno di lei-
Mahel borbottò qualcosa, non riuscì a far uscire dalla bocca nessun suono di senso compiuto, Lagharta si voltò verso la Lilith continuando ad urlare -Saluss, presto-
Mahel scosse la fatina, mentre i suoi occhi pian piano tornavano lucidi, le dita fredde della ragazza la scuotevano piano nel tentativo di vederle aprire gli occhi.
-Non riesco a svegliarla, Lagharta...-
-Tu continua a provarci!- le rispondeva lui, ansimando, come se stesse spostando un peso enorme. Mahel si decise a guardare davanti a lei.

Ora aveva paura.
La Lilith guardava Lagharta con sguardo astioso, le mani incurvate in una strana posizione inumana, cariche di lampi elettrici e di una minacciosa aura rossa.
Fluttuava nell'aria, muovendo sinuosamente le ali da pipistrello, ogni tanto cozzando le dita velenose contro la lama della spada di Lagharta, che per via del veleno ancora non si muoveva bene.
-Sei totalmente immune ai veleni, ragazzino...- sibiliò lei acida -Un vero fastidio...-
-Spiacente, bellezza- rispose lui parando un colpo della Lilith, che cercava di metterlo fuori combattimento di nuovo con il suo veleno -Ma se mi faccio uccidere c'è una persona che piangerà per me così disperatamente che non avrò mai più il coraggio di parlarle...-
Mahel guardò la piccola Saluss, sorridendo, prendendo nuovamente a scuoterla mentre Lagharta combatteva.
C'era, alla fine lo aveva trovato, qualcosa che per Lagharta valesse la pena combattere.

Saluss aprì gli occhietti, sforzandosi di non richiuderli subito alla luce del sole.
Lo sguardo rasserenato di Mahel la fece sorridere, stanca -Mahel...-
-Shh...non ti preoccupare di niente, Saluss, è tutto ok. Devi aiutare Lagharta, la Lilith è...-
Saluss si alzò in volo, le ali che ancora vibravano languide, nel tentativo di riprendersi. Guardò verso Lagharta e la Lilith, soffocando un gemito di preoccupazione.
-Che cosa è?- chiese confusa.
-La Lilith. Il suo potere- rispose Mahel, preoccupata -Io non...-
-Quello non è un potere di una Lilith- si sbrigò ad aggiungere Saluss, scuotendo la testa -L'unico potere magico di cui sono dotate, e questo lo sa anche Lagharta, è la magia evocativa non elementale...- borbottò lei.
Mahel la guardava senza capire, voltandosi a tratti verso la Lilith, che era tutto fuorchè umana al momento, a tratti verso Saluss, che la osservava piena di domande.
-Mahel...vado ad aiutare Lagharta. Ma presto avremo bisogno di te- e sparì, sfumando nella solita aura rosata.
Mahel non capiva, si sentiva confusa. Le Lilith avevano il potere di evocare? Era l'unico potere magico di cui erano capaci? E allora, non si dava risposte, che cos'era quell'essere dall'aspetto diabolico che le era davanti?

La forza di quella femmina era ciò che di più strano avesse mai affrontato.
I suoi occhi lugubri e spenti, come in trance, pervasi da quelle pagliuzze argentate come gli occhi divini di Mahel, erano oscurati da un'ombra malvagia.
L'essenza di Saluss aveva preso a brillare non appena questa era rientrata dentro la spada, sollevando Lagharta di un poco sulle sorti di quella battaglia.
Doveva farlo, non c'era altra possibilità.
Alzando la spada furioso, urlando per lo sforzo nel movimento, si lanciò con tutta la spinta che aveva verso la Lilith, con l'intenzione di ucciderla.
I suoi occhi andarono per un istante, incosciamente, verso Mahel, che lo guardava con sguardo confuso, come se la scena che stava guardando non la riguardasse affatto.

Che cos'era quella sensazione strana che provava?
Rimorso? Rabbia? Pena?
Perchè, anche se aveva rischiato di essere uccisa, non riusciva a “odiare” quell'essere davanti ai suoi occhi, non più umano?
I suoi occhi...mentre parlava della sua razza, di sé stessa, erano tristi. Malinconici. Era un dolore profondo, quello che provava, l'essere rifiutati, l'essere odiati.
La diversità...qualcosa che lei conosceva bene, in quel corpo che più era il suo.
Si sforzò di trovare qualcosa in quella ragazza, quel demone, o qualsiasi cosa essa fosse ormai, tale da scatenare odio. Ma non ne trovava.
Era semplicemente umana. Imperfetta.
Cercò di trovare allora una motivazione, un perchè al suo comportamento, di sicuro c'era. La rabbia non viene mai sola, questo aveva capito da Lagharta, perciò non era solo il trattamento riservato alle Lilith il problema. C'era qualcos'altro di fondo.
Qualcosa di importante, ne era sicura. Quella tristezza...doveva nascondere qualcosa di molto più personale che una sorta di perverso razzismo.
Mahel si toccò la testa, dove la Lilith le aveva strappato la ciocca, ricordando la tenue luce che avevano irradiato prima di cadere a terra, privi di ogni sorta di potere.
Aveva un'idea.
Ma per attuarla doveva avere l'aiuto di Lagharta. E non era sicura che il ragazzo, orgoglioso com'era, sarebbe stato disposto a dargliene.

-Lagharta!- urlò Mahel da lontano, guardandolo -Ho un'idea!-
-Ne ho abbastanza delle tue stupide idee- ribadì lui, cercando di trattenere la Lilith -Per poco non ci lasci le penne, stai zitta e lascia che me ne occupi io-
-Non la uccidere!- urlò di nuovo Mahel, disperata, le mani raccolte come in segno di preghiera -Ti prego Lagharta, non la uccidere-
-Che cosa diamine dici?! È pericolosa!- urlò lui di nuovo, senza voltare lo sguardo -Guardala, è un mostro!- asserì con astio.
La Lilith alla parola “mostro” ebbe un sussulto, una morsa dolorosa al cuore, i suoi occhi si socchiusero a fessura.
I suoi occhi presero a piangere sangue.

Mostro...essere maledetto...sciagura...
Per tutta la vita chiunque l'avesse incontrata le aveva rivolto epiteti cattivi e immeritati. Lei, che era gentile di natura e dolce di cuore, era finita per cadere nelle tenebre oscure che avvolgevano Gaia, diventando un mostro.
Un demone. Una divinità oscura.
Le Lilith avevano la straordinaria capacità di evocazione, che solitamente apparteneva alle semidee elementali o agli esseri magici antropomorfi, come le ninfe o gli spiritelli della foresta. Ma lei, seppur “umana”, era capace di utilizzare la magia nera e di evocare creature demoniache. La gente la temeva, non riusciva a vedere in lei qualcosa di buono.
Coloro che evocano gli spiriti maligni sono esseri malvagi...mostri della peggior specie.
Alla fine se n'era convinta anche lei.
Scappata dalla casa di suo padre, che l'aveva ripudiata, aveva cercato il villaggio nascosto delle Lilith e aveva dato inizio al suo addestramento.
Aveva rinunciato a tutto, tutto ciò che poteva, per diventare qualcosa per qualcuno. Ma le Lilith, in generazioni di odio, avevano sviluppato un egoismo ed un'indifferenza che le portava ad amare solo una persona per tutta la vita, loro stesse.
Alvexia non era così. Non era come loro.
Lei aveva amato sua madre, una Lilith, con tutte le sue forze. Aveva amato suo padre, fin quando lui non le aveva negato il suo cuore, mandandola via. Li aveva amati fin quanto aveva potuto, non aveva mai provato rimorso per quel sentimento soffice e caldo.
Amore...
Amava Gaia, nonostante questo non ricambiasse il sentimento. Più lei cercava nel suo mondo un luogo a cui appartenere, più questo l'allontanava, la rifiutava, la odiava. E al villaggio delle Lilith, dopo anni interminabili di dolore e di pianto, era stata messa di fronte al monito della sua razza con violenza e amarezza.
Ama solo te stessa.
Ma, per quanto si sforzasse, nascondeva nel suo cuore un terribile segreto. L'amore nascosto per qualcuno che dipendeva da lei e da cui lei dipendeva, che sarebbe morto senza di lei, che l'avrebbe uccisa l'avesse perso.
Non poteva rinunciare all'amore, anche se avrebbe dovuto farlo. Ma questo dimostrava, senza ombra di dubbio, che non era un mostro. Lei ne era convinta.
Forse fu per questo che cedette al pianto.
Finché non sentì quella voce parlare di lei con dolcezza...

-Se pensi questo, Lagharta, anche tu sei un mostro!- urlò lei, vedendo le guance della Lilith percorse da due strisce rosse sangue -L'ho detto ad Alvexia e lo dico a te, brutto scemo. La razza di una persona è una cosa di testa, non di aspetto-
-Sei ammattita?! Ti voleva ammazzare. Guardala bene- continuava ad urlare lui, mentre teneva la spada tratta a tenerla lontano -Dove è la sua umanità?-
Mahel si avvicinò a Lagharta, con sguardo basso, borbottando -Proprio nei suoi occhi...-

Mi sta...proteggendo?” si chiese la Lilith, stupita “Mi sta...giudicando...umana?” si ripetè ancora, aprendo gli occhi verso quella ragazzina umana, senza poteri, che le si stava avvicinando.
Lagharta si frapponeva fra di loro, pronto ad ucciderla se si fosse reso necessario. Non le importava, non adesso. Qualcosa, in quella ragazza...il suo volto, forse, oppure i suoi occhi. Divini, anzi no, umani.
Semplici.
Caldi.
La ferivano.
La rabbia crebbe dentro il suo cuore con violenza, offuscandole il cervello, portandola in pochi secondi ad uno stato di pazzia fulminante.
-Menti!- gracchiò la sua voce, metallica e profonda, rivolgendosi a Mahel -Sciocca ragazzina umana! Cosa ne sai tu dell'umanità, non vedi il tuo aspetto divino? Non hai idea di cosa voglia dire essere guardata in modo diverso per il proprio aspetto. Essere odiati per ciò che si è, anche se non se ne ha alcuna colpa...- sibilò grave, la voce rotta da un sentimento che pian piano la stava uccidendo -Morite, tutti e due!-
Il suo corpo fu avvolto come da fiamme, fredde come il ghiaccio, violacee e rosse, che si espandevano fino a Lagharta, costretto a fare un salto indietro.
La Lilith sorrise acida pensando che, dopo averli uccisi, quel dolore dal petto sarebbe scomparso. Magari per sempre.

-No, fermati, non lo fare!- urlò Mahel facendo due passi verso Alvexia, porgendole la mano -Io posso capirti, voglio capirti...Alvexia!-
Lagharta la prese per un braccio, furioso -Che diavolo tenti di fare? È impazzita, il suo potere deve essere troppo instabile per poterlo controllare a lungo. Rischiamo di mettere in pericolo anche il villaggio-
-Lei ha bisogno solo di qualcuno che l'accetti e la capisca, come te- lo guardò lei, sentendo il freddo pungerle le dita -Per favore, Lagharta...aiutami-
-Aiutarti? A morire?- urlò lui, violento, spingendola indietro e parando di nuovo la spada in avanti -Non posso far altro che ucciderla, è troppo pericolosa-
-No!- Mahel afferrò il braccio di Lagharta, mentre il freddo di quelle strane fiamme iniziavano a farle sbattere i denti -Lagharta, ascolta almeno quello che voglio fare!-
-Lasciami stupida, moriremo- continuava ad urlare Lagharta -Lasciami-
-Saluss, ti prego- sussurrò Mahel immersa nel freddo, con voce implorante -Salviamo Exitio...Laherte...e salviamo anche Alvexia, te ne prego...-
L'essenza della spada iniziò a brillare, Saluss fuoriuscì dalla spada guardando Mahel con occhi dolci -Anche tu...sei proprio come Lagharta...- biascicò sorridendo, scuotendo la testa -Tu mi hai protetto. Ti devo la vita. Farò ciò che mi dici-
-Sono io il tuo padrone, Saluss- disse Lagharta, guardandola torvo -Vuoi dar retta a questa stupida anziché a me?!-
Saluss guardò Lagharta e scoppiò in risa, trattenendo dentro di sé la sgradevole sensazione del freddo che le intorpidiva il corpo -A volte anche gli stupidi hanno ragione. E tu dovresti capire meglio di chiunque altro. Non è vero Lagharta...?-
Lagharta guardò prima la fatina e poi Mahel, pensando la stessa cosa di quando vide per la prima volta le ninfe del Lago del Cielo.
-Femmine...siete tutte uguali. Tutte eroine dei nostri giorni- sbottò lui, tenendo sotto d'occhio le fiamme che Alvexia stava espandendo -Sbrigatemi a dire cosa avete in mente, o ci ritroveremo completamente coperti di ghiaccio-
Mahel sorrise, soddisfatta.
Era una stupida umana, inutile e priva di poteri. Ma c'era qualcosa che solo lei poteva fare e lo avrebbe fatto a costo della vita.

-Tu sei pazza- le sussurrò Lagharta, guardandola con occhi sgranati -Potremmo morire-
-Moriremmo in ogni caso, cos'hai da perdere?- chiese lei, porgendosi davanti a Lagharta e porgendogli i capelli -Per una volta facciamo come voglio io-
-Temo che questa non sarà la prima e unica volta in cui lo sentirò detto, vero?-
Mahel si voltò e lo guardò, limitandosi a sorridere.

Mancava un attimo. Un solo istante e tutto sarebbe finito.
Non appena le fiamme li avessero completamente avvolti, la temperatura sarebbe scesa immediatamente a condizioni impossibili per degli esseri umani.
Fredda morte istantanea. Rapida ed indolore.
Anche troppa clemenza.
Ma la visione della ragazzina che le si avvicinava, saltava scoordinatamente verso di lei e l'abbracciava la distrasse. Sentì il caldo contatto del corpo di Mahel, che rabbrividì per il gelo del suo corpo, eppure continuava ad abbracciarla.
-Adesso Lagharta!- urlò Mahel al ragazzo che l'aveva seguita, tenendo stretti i suoi capelli tra le mani.
Tutto ciò che la Lilith ricordò di aver visto, fu la spada di Lagharta tagliare di netto i capelli di Mahel. Poi tutto venne avvolto da una luce.
E da un piacevole tepore.

Quando la luce scomparve, Mahel e la Lilith erano a terra.
Alvexia aveva ripreso le sue sembianze, stesa a terra con l'espressione corrucciata e gli occhi chiusi, la sua splendida figura umana in posizione composta. Mahel, sopra di lei, era stretta con gli occhi chiusi, in attesa.
No, non era morta. Non le sembrava di essere morta.
Aprì gli occhi e la vide, sotto di lei, il respiro regolare che le increspava il petto a tratti. Si tranquillizzò, abbracciandola di nuovo forte e baciandola sulla fronte.
-Meno male che stai bene...- disse dolce, carezzandole i capelli -Non sei sola-
Lagharta la guardava a pochi passi, borbottando qualcosa a Saluss, con ammirazione -Avrebbe potuto ucciderci tutti, o morire lei, eppure non ha esitato un attimo-
Saluss annuì ridacchiando -L'hai detto tu stesso, è solo stupida. Gli stupidi non hanno paura di qualcosa come la morte-
-Hai ragione- asserì lui, infoderando la spada e accogliendo Saluss sulle sue ciocche di capelli -Sono contento tu stia bene-
Saluss gli afferrò forte le ciocche, annuendo -Si, anche io-

Mahel provò a rialzarsi, si sentiva stranamente debole. Ma riusciva a reggersi in piedi e tanto le bastava.
Prima di alzarsi completamente notò al collo di Alvexia, nascosto parzialmente dai vestiti, un ciondolo abbastanza grande. Un medaglione.
Prendendolo tra le dita lo sentì scattare, il medaglione si era aperto in due. Guardò all'interno e vide una piccola immagine, tonda e sgualcita, di Alvexia ed un ragazzino, entrambi gli occhi rossi.
Non era una foto, forse non esistevano neanche su Gaia, era un piccolo e curato ritratto. Ma era bellissimo e mostrava un sorriso di entrambi, spontaneo e sincero.
Eccola la sua motivazione.
Ridacchiò soddisfatta, facendo cenno a Lagharta di avvicinarlesi -Ho trovato ciò che cercavo. Avevo ragione- annuì lei.
-Che cosa avresti trovato?- borbottò lui avvicinandosi, guardando curioso il medaglione che Mahel teneva a portata d'occhio -Che cos'è?-
-La sua umanità-

Riaprì gli occhi stancamente, portandosi una mano alla testa.
Che confusione...non riusciva a ricordare. Che cosa era successo? Ricordava solo pochi frammenti. Mahel che...l'abbracciava...poi quella luce...e poi il nulla.
Non era morta, si sentiva ben che viva, eppure non riusciva a capacitarsi della situazione. Era su un letto, o almeno così sembrava dalla morbidezza del materiale sotto di lei, delle coperte le avvolgevano la vita.
Voltando lo sguardo di lato la vide, Mahel, il sorriso stampato su quella faccia che non potè che definire idiota, i capelli cortissimi e una mano stretta alla sua -Come ti senti?-
-Oddio che cosa è successo? Che mi hai fatto?- l'accusò Alvexia, scostando la mano bruscamente -Che diamine...-
-I miei capelli sprigionano potere solo se li tagli di netto, non se li strappi- annuì Mahel, un po' delusa del fatto che Alvexia si fosse ritratta così da lei -Per il resto sei solo svenuta, fortunatamente-
-Hai cercato di ucciderci tutti quanti?- ribadì acida, incattivita -Non potevi lasciare che il tuo amico lì mi uccidesse con la spada?-
-Non volevo che tu morissi. Non sapevo neanche che i miei capelli fossero effettivamente magici- rise Mahel, cercando di mantenere un atteggiamento positivo.
Alvexia chiuse gli occhi, sbuffando -Sei irritante-
-Lo so- disse Mahel, abbassando lo sguardo -Però volevo salvarti-
-E perchè mai?- continuava ad aggredirla con la voce, sperava che se ne andasse e la lasciasse sola, la abbandonasse, dandole del mostro -Cosa ti dà il diritto di preoccuparti di una come me?-
-Ciò che hai al collo è una buona motivazione- rispose Mahel guardandola negli occhi, aspettando un incontro che avvenne immediatamente.
Alvexia spalancò gli occhi, terrorizzata -L'hai...l'hai vista?-
-Si- annuì Mahel, riempiendosi di dolcezza -Chi è quel ragazzino?-
-Niente che ti riguardi!- rispose Alvexia sbrigativa, alzandosi di scatto a sedere e prendendola per la maglia -Non dovevi permetterti-
-Mi dispiace- chiese Mahel abbassando di nuovo lo sguardo, triste -Io volevo solo...capirti. I tuoi occhi sono molto più umani di quanto non lo siano i miei...- aggiunse, guardandola dispiaciuta -Pensavo che doveva esserci un perchè. E c'era. Ma non erano affari miei-
-Già, non lo erano. Ma dopotutto tu pensi di capire qualsiasi cosa di Gaia e di me, non è così?- prese a urlare Alvexia, scuotendola -Cosa ne sai tu di me?-
-So cosa vuol dire...essere odiati per il proprio aspetto. I miei primi giorni con Lagharta sono stati all'insegna dell'odio, proprio perchè non ero “umana”- rispose Mahel, ridacchiando, come se la cosa non la riguardasse più -Ma visto che potrei anche non essere ciò che pensa Lagharta, ho iniziato a combattere. E non mi arrenderò finchè lui non vedrà in me ciò che sono realmente-
Alvexia lasciò la presa sulla maglia della ragazza. I suoi occhi erano così...così belli. Limpidi e cosparsi di pagliuzze argentate, un simbolo di sopraelevatezza alla razza umana, lei le possedeva in forma di demone. Ne parlava con amarezza, come se non fosse contenta di quella situazione -Ti adorano come una divinità protettrice. Nessuno ti odia, perchè non sei soddisfatta-
-Perchè non sono io- rispose Mahel, seria -Il mio aspetto non rappresenta ciò che sono. Non voglio venire amata per il mio aspetto, ma per ciò che si cela nel mio cuore. Non è questo ciò che vogliono tutti? Essere amati per ciò che si è?- le chiese Mahel.

Era proprio...ciò che aveva sempre pensato.
Lasciare da parte l'aspetto fisico e mantenere solo il suo nome, Alvexia, che nell'antica lingua di Gaia significava “rubino prezioso”. Sua madre le aveva dato quel nome non appena i suoi occhi si erano colorati di rosso, condannandola ad una vita come Lilith.
Alvexia aveva sempre amato quel nome, quel gesto dolce che sua madre aveva fatto per lei. L'unico gesto d'amore che avesse mai ricevuto, lo doveva a sua madre.
E adesso, davanti a lei, c'era chi le offriva una seconda occasione...

-Io...- borbottò Alvexia, un occhio nascosto dal ciuffo che ora le ricadeva davanti gli occhi -Io non...non sono umana. Sono una Lilith. Hai visto ciò che posso fare-
-Ho visto. E va bene così- ribadì la giovane, alzandosi in piedi -Senti...non so le tue motivazioni, e tu non vuoi dirmele. Mi sta bene. Ma io sono disposta a...darti il mio aiuto, se vuoi, a capirti. Se me lo permetti. Basta solo che tu dica di si-
Alvexia guardò verso Mahel, che si era avviata verso la porta -Alvexia...vorrei che accompagnassi me e Lagharta al Tempio di Vie. Vorrei che mi spiegassi le tue ragioni. Vorrei che tenessi di più alla tua vita di quanto non vi abbia tenuto fino ad ora. Se verrai con noi, Lagharta ha promesso di non ucciderti. In caso contrario, prima di ripartire per il nostro viaggio ti inseguirà e ti ucciderà. Sono conscia che lo farà- sbuffò, ansiosa -Vorrei che decidessi se vale la pena...approfittare di questa seconda occasione, oppure buttare la tua vita. Pensaci. Aspetteremo 10 minuti davanti alla locanda. Se non arriverai Lagharta...- non finì la frase, guardando la Lilith con sguardo implorante -Vieni con noi-
La Lilith voltò il capo dalla parte opposta, senza proferire parola. Mahel abbassò lo sguardo triste, come se sapesse come sarebbe andata a fine, chiuse la porta.
La lasciò sola a decidere. Fidarsi di lei...o morire.

Uscita dalla locanda, Mahel guardò Lagharta con occhi imploranti -Anche se ti chiedessi di non farlo, tu non mi ascolterai, vero?-
-No- rispose secco lui -Abbiamo un patto-
-Si...- rispose lei abbassando lo sguardo, dirigendosi verso la staccionata di legno dove aveva lasciato sfogare Saluss.
La fatina la seguì, rassicurandola -Andrà tutto bene-
-Se non mi avesse dimostrato umanità, non avrei mai...chiesto a Lagharta niente- sbuffò Mahel toccandosi i capelli -Mi dispiace Saluss, niente più pranzo-
-Ti ricresceranno in meno di 3 giorni, tranquilla- disse tranquilla lei, toccandole il collo con le manine piccole -Se i tuoi occhi han visto bene, lei arriverà-
-Si...- borbottò di rimando la giovane, dondolando le gambe, amareggiata -Spero tanto di aver visto bene...-

-Mahel, andiamo- la esortò Lagharta dopo neanche 5 minuti, sbrigativo.
Mahel voltò la testa verso di lui, come volesse chiedere una proroga, vedendo la Lilith accanto al giovane con lo sguardo poco convinto. Il suo volto si illuminò di un sorriso.
-Non assicuro niente. Mi riservo di pensarci per un pò- rispose questa, arrossendo, comportandosi finalmente come una ragazza normale.
Mahel annuì, trotterellando verso di lei, inciampando e ridendo. Felice.
La Lilith e Lagharta si guardarono, Lagharta scoppiò a ridere. La Lilith invece abbozzò un sorriso timido, scuotendo la testa. Si avvicinò a Mahel e le prese la mano, aiutandola a rialzarsi.

Sarebbe stata dura, avrebbe dovuto sforzarsi.
Ma quello sguardo rivolto verso di lei era puro e innocente, e voleva accettarlo.
Avrebbe combattuto per essere accettata. Perchè anche lei, dopotutto, non era nient'altro che un essere umano.



***

Stavolta niente dediche particolari, è tardissimo e sto cercando di aggiornare presa da un raptus maniacale. Provvedo subito ai RINGRAZIAMENTI, spero di non diventare troppo brusca xD
Genis: nii-nii, ecco qua. La Lilith è una trota, ma non proprio trota. Dopotutto l'umanità è imperfetta e imprevedibile, e come vedi non c'è niente di più imprevedibile della scelta di Mahel di portarla con sè. Come si comporterà la trota? Vedremo. Per adesso ti mando un bacio, grazie di essere sempre con me a sostenermi =*
fruttina89: Mahel un pò di fiducia in se stessa ce l'ha, deve solo trovare il coraggio di tirarla fuori. E si, anche io ero un pò arrabbiata con Lagharta, ma in questo capitolo si è fatto perdonare, dai. Ha dato retta a Mahel anche se poteva fare come voleva, il ghiaccio si scioglie. Chissà cosa farà la nostra adorata pulzella dagli occhi divini e dalla testa volante xD e dalla scoordinazione pazzesca, oserei dire. E cosa farà la Lilith? Beh, spero che rimarrai con me abbastanza da scoprirlo. Ti mando un bacione grande grande e grazie per le tue sempre DOLCISSIME parole =*
Lete: sono contenta che la dedica ti sia piaciuta ^-^ e come vedi si, qualche potere, anche se piccolo, lo ha anche Mahel. Non è proprio del tutto incapace, deve solo...come dire...mettersi d'impegno un pò più degli altri. E poi è impedita, diciamocelo, inciampa più lei che uno con i lacci delle scarpe a terra. Povera Mahel. Probabile che nel prossimo capitolo dia il meglio di sè in altri atteggiamenti da anti-eroina da storia fantasy. Non so dove mi porterà scrivere di lei, ho perso polso su quella ragazza .__. troppo indisciplinata da controllare. Grazie delle belle parole ^-^ spero di rivederti al prossimo capitolo. In attesa, un grande grande bacio anche a te =*
Milou_: spero che non sia troppo tardi, ho aggiornato il prima che ho potuto ^-^ come vedi stanno tutti bene, per adesso, vedremo se la Lilith combinerà qualche scherzo d'ora in avanti. Come ripeto sempre, non ho forza sui miei personaggi, loro fanno ciò che vogliono ed io scrivo. Bah .__. se prima Mahel mi avesse chiesto il permesso per la Lilith, magari...avrebbe dovuto, nell'idea originale, aggiungersi al gruppo taaanto tempo dopo. Ma a quanto pare è così che va, quando i tuoi figli sono troppo testardi per darti ragione. Io mi limito a scrivere, e sarà come sarà. Anche a te rinnovo i ringraziamenti per le parole bellissime, ti mando un bacione e di nuovo tanti auguri (le vacanze ormai ci sono eh!!!) e ti aspetto al prossimo capitolo =*
Lirin Lawliet: carissima!!! Contenta di vederti ancora qua, alle prese con questa piccola storia. Le scene di combattimento non sono mai state il mio forte, anche qua si nota: tendo a interrompere il momento dell'azione, è perchè sono poco abituata. Ma ci sto mettendo la testa, spero di migliorare. Perché quando arriverà la Guerra, sennò, sarò in serie difficoltà °-° ma ci sono ancora un pò di capitoli, spero di arrivarci con un buon tempismo. Grazie delle sempre belle parole, sii spietata quando vuoi (ebbene si, son anche masochista, ma le tue precisazioni mi han fatto comodo alla fine e sto cercando di farci attenzione, per quanto sia possibile farlo all'una di notte xD) che io sono un tipo coriaceo. Spero di rivederti al prossimo capitolo. E, nel frattempo, ti meriti un bacione =*
Fairy_chan88: oddio xD ormai l'hai tarchiata come befana, povera Alvexia. Dì la verità, qua hai cambiato un pò idea su di lei, dai dai >.< è così carina! E comunque si, ci sono tanti aspetti di lei che conosceremo con il tempo, quanto tempo dipende da lei e Mahel. Più si aprirà con Mahel, più le racconterà di ciò che sente il suo cuore, più ci farà partecipi della sua vita. E scopriremo tutto quanto. Comunque tu qualcosina di lei in più sai, perciò...acqua in bocca! Mi dilungo poco, sai a che ora sto postando, quindi ti abbraccio *strizz* e ti rimando al prossimo cap =*
Dust_and_Diesel: uuuh grazie di aver trovato il tempo!!! Questo aggiornamento ancora più veloce dovrebbe esserti gradito, prima o poi so che riuscirai a leggerlo ^-^ e mi dirai cosa ne pensi. Un qualcosa lo dico, nel senso che son state le ninfe del Lago del Cielo (e se ti ricordi, dicevo che Lagharta ha di loro uno spaventoso ricordo) ed è legato al fatto dei veleni. Ma essendo il prescelto di Saluss è stata una tappa obbligatoria del suo allenamento, che si è composto di prove atroci da superare. Neanche lui ha avuto vita facile u.u comunque sia, grazie. In realtà la scena di combattimento è quella che mi ha portato via più tempo, per il semplice fatto che SO di esserci negata. Che poi sia riuscito è tutto di guadagnato, anche se rimango legata agli aspetti psicologici dei miei personaggi, più che l'azione. Difetto di fabbricazione, che ci vuoi fare. Aspetto con ansia un tuo parere e novità per tutto ^-^ è sempre un piacere parlare con te, lo sai. Intanto ti abbraccio forte e ci vediamo al prossimo cap (o ci sentiamo prima su msn xD) un bacione =*
Grazie speciale a Luca, che legge Lagharta per farmi un piacere ma che, ormai, ha affettuosamente cresciuto un sentimento d'affetto per Mahel. Grazie per aver permesso di far parte della tua vita la mia figlioccia imperfetta e, naturalmente, me. Grazie di essere ancora al mio fianco, nonostante le brutte parole e le discussioni. Grazie di non avere ancora lasciato la mia mano <3
Grazie alle 16 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, le 15 che l'hanno nelle seguite e la persona che l'ha in quelle da ricordare.
Siete tutti meravigliosi e meravigliose ed io vi adoro dal più profondo del mio cuore <3
Alla prossima, Selenite

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Capitolo 14
*** 13 - Luna piena argentata ***


CAPITOLO 13
Luna piena argentata


Il sentiero nella foresta era al riparo delle fronde degli alberi.
Il villaggio alle loro spalle, ormai, non si vedeva più. Era nascosto dalle maestose quercie secolari e da cespugli verdeggianti.
Mahel sospirò, fermandosi sotto uno strano albero ricurvo dal quale riusciva a vedere, attraverso le fronde, uno stralcio di cielo luminoso -Ahh...-
La Lilith si voltò verso di lei, sentendo improvvisamente il silenzio dietro le sue spalle, osservando Mahel con circospezione -Ragazzina...che fai?-
Mahel si voltò verso di lei, lo sguardo semi-assente, le mani sulle ciocche di capelli malamente tagliati poche ore prima da Lagharta -Scusa, arrivo subito...-

Alvexia riprese a camminare, guardando di sottecchi Lagharta accanto a lei -Ma sei sicuro che lei sia la prescelta della Leggenda...?-
Lagharta corrucciò il volto, avere accanto a sé la Lilith lo infastidiva, ma non riuscì ad evitare la domanda -Penso che sarà la leggenda stessa a scegliere la sua prescelta. Non ho idea del perchè abbia dovuto essere lei...- il suo sguardo si posò su quello della Lilith con una serietà ed una freddezza tali da zittirla immediatamente.
La Lilith si fermò, rimanendo indietro di qualche passo rispetto al giovane, sentendo il suo cuore battere improvvisamente forte.
Quello sguardo cristallino era la cosa più spaventosa che avesse visto da tempo.

Mahel, ancora indietro rispetto ai suoi compagni di viaggio, vide avvicinarlesi Saluss, con fare ondeggiante -Mahel, tutto ok?-
-Oh Saluss- chiamò la ragazza, porgendole le mani -Si, tutto ok. Stavo solo...guardando il cielo. Mi sono solo incantata, tutto qua- e, detto questo, sorrise.
Saluss si attaccò alle ciocche di Mahel, strusciando il piccolo volto sulla guancia di Mahel -Vedrai Mahel...che andrà tutto bene-
Mahel sorrise, carezzando con un dito il capino di Saluss -Ma certo che andrà tutto bene-
Muovendosi finalmente dalla sua posizione, Mahel riprese il cammino verso i due che l'avevano lasciata indietro, con lo strano desiderio di rimanere al fianco della ragazza dagli occhi rossi ancora per un po'.

Per percorrere il sentiero della foresta ci vollero quasi sei ore.
Il silenzio permeava l'atmosfera del gruppetto, solo Saluss ogni tanto riusciva a spezzarlo con domande a Mahel o Lagharta, senza degnare di attenzione la Lilith.
Anzi, questa pensava addirittura, o forse ne era sicura, che la fatina la guardasse di traverso, come a volerle specificare la sua inadeguatezza.
Ma la Lilith aveva promesso di provarci, ed essendo una persona di parola, si limitava a scambiare con quell'irritante creatura qualche sorrisetto di scherno, ovviamente provocando moti violenti di rabbia nella fatina.
In fondo, doveva ammetterlo, era divertente vederle il volto piccolino diventarle rosso e vederla gonfiare le guance, sapendo che anche lei doveva solo stare al gioco di quell'assurda situazione.
Ma per il momento, andava bene anche così.

Quando il cielo cominciò a tingersi dei colori caldi del tramonto, il gruppetto fu in prossimità del sentiero che si snodava su per i viali rocciosi della montagna.
Il paesaggio alberato era ormai alle loro spalle, il terreno fino a poco tempo prima morbido ed erboso adesso era cosparso di piccole e grandi pietre, sassi e rocce. L'erba era quasi del tutto sparita.
Uno spiazzo gigantesco si parò davanti a loro, incrociando tre grandi strade.
-Lagharta...noi dobbiamo andare a diritto, vero?- chiese Mahel quando vide Lagharta continuare imperterrito a camminare -Lagharta?-
Alvexia guardò la ragazza, che mostrava uno sguardo confuso, scuotendo la testa -A volte sembri di Gaia, ma sono in cose come queste che dimostri cosa sei davvero...- borbottò la Lilith, guardando Lagharta -Ehi, fusto, almeno spiegale dove siamo. O lo faccio io?-
Lagharta si fermò, sbuffando, scrollando le spalle -Mancano ancora 2 giorni di marcia. Dovete per forza fermarvi a chiacchierare? Non arriveremo neanche al lago se continuiamo così-
-Tranquillo, al lago mancano meno di 2 ore- asserì la Lilith, avvicinandosi a Mahel -Non è per prendere le difese della ragazzina, ma se non le spieghi neanche dove siamo, questa qua continuerà a guardare tutto con smarrimento. E tu non vuoi che la “principessina” si trovi in difficoltà, vero?-
Lagharta aprì la bocca come per parlare, ma la faccia della Lilith ed il suo tono lo astennero dal dire qualsiasi cosa. Perciò scrollò di nuovo le spalle -Fai un po' come ti pare...-
La Lilith lo guardò darle le spalle e sentì una strana soddisfazione crescerle dentro. Aveva vinto la sua prima battaglia.
Pensava che ci avrebbe preso gusto.

-Allora, principessina...- cominciò la Lilith.
-Mi chiamo Mahel- provvedette a fermarla subito Mahel, con sguardo provocatorio -Mi basta che sia Lagharta a chiamarmi principessina, ti pregherei di smetterla-
-Come vuoi...- rispose la Lilith -...principessina-

Odiosa.
Mahel iniziò a pensare che non fosse stata una buona idea chiedere alla Lilith di seguirli fino al Tempio di Vie. Ma non riusciva a sopportare l'idea che qualcuno morisse.
Magari per una volta...

-Comunque sia- riprese la Lilith, sorridendole come a volerla prendere in giro -Questo crocevia è conosciuto come i “Tre Sentieri del Vento”, anche se di solito lo chiamano solo i Tre Sentieri- indicò a Mahel il sentiero davanti a loro -Quella è la strada che prenderemo noi. Porta fino in cima alla montagna, dove ci fermeremo per la notte, poi scende di nuovo fino a valle. Ma per adesso ti basta questo, no?- la guardò, in attesa.
Mahel annuì con la testa.
-Quello invece...- indicò la strada a sinistra, da cui si vedevano dei campi in lontananza -...è il sentiero che porta fino al villaggio. Non passa per la foresta perchè di solito viene usato dalle carovane o dai contadini. Costeggia la foresta, si immerge nei campi coltivati, spuntando all'entrata laterale del villaggio. E poi c'è quello- indicò il sentiero sulla destra -Quello, rammentalo, è il sentiero che tutti a Gaia conoscono. Tutti l'hanno preso almeno una volta nella vita, arrivando sino al Tempio di Pietra. Il luogo dove è incisa la Leggenda e dove...- guardò Lagharta, facendo voltare anche Mahel verso di lui.
-E dove cosa...?- chiese Mahel, guardando a tratti Alvexia a tratti Lagharta -Spiegatemi-
Lagharta voltò lo sguardo di lei, senza però incrociarne gli occhi -Nel Tempio di Pietra erano custodite le armi sacre Saluss ed Exitio...e probabilmente anche Vie-
Mahel rimase in silenzio, abbassando lo sguardo -Scusa-
-Perchè ti scusi?- chiese Lagharta, corrucciando la fronte.
-Mihai guardato con degli occhi così...severi...- rispose Mahel, alzando di poco lo sguardo verso di lui -Pensavo che ti fossi arrabbiato...-
Lagharta si avvicinò verso di lei, lo sguardo ancora corrucciato, alzò la mano e sembrò quasi che si preparasse a picchiarla.
Mahel chiuse istintivamente gli occhi, spaventata.
Ma sentì solo una dolce pacca sopra i capelli, quindi socchiuse gli occhi e lo vide, con un sorriso timido stampato in faccia, una risata che si stava schiudendo -Nonostante tu sia una principessina delicata e imbranata, un animaletto fastidioso...non credere che ogni cosa che tu faccia o dica mi dia fastidio-
Dette quelle parole fece cenno ad entrambe di continuare, voltando la schiena alle due e iniziando a inespicarsi per il sentiero roccioso davanti a lui. Alvexia fece per seguirlo, ma istintivamente guardò Mahel che era rimasta ferma al proprio posto. E sorrise, divertita.
La ragazza era immobile, gli occhi spalancati ed un rossore timido e meraviglioso dipinto sulle guance.

Il sentiero che saliva per la montagna era abbastanza largo. Ci potevano tranquillamente passare le carovane mercantili, i carretti dei contadini o i viandanti.
Dopo una ventina di minuti, saliti ormai di un bel pezzo, Mahel guardò oltre lo strapiombo del serntiero scorgendo un paesaggio meraviglioso.
Immense distese verdi, percorse da fiumi e da sporadiche boscaglie, in lontananza vedeva addirittura il mare aperto. Montagne altissime racchiudevano la valle e occupavano gran parte del territorio molto in lontananza, come se dividesse il continente in più zone.
Avrebbe voluto chiedere a Lagharta, ma il rossore di poco prima ancora non era passato, perciò decise che avrebbe potuto farlo tranquillamente il giorno seguente.

Arrivarono al lago sulla sommità della montagna quando il cielo iniziò a scurirsi.
Il pungente vento di primavera iniziava man mano a farsi più tiepido, segnando pian piano l'inizio dell'estate. Anche se non poteva essere sicura che esistessero le stagioni su Gaia e che ciclo seguissero.
Lo spiazzo della montagna era gigantesco, grande quasi quanto il crocevia, abbastanza erboso per essere sulla sommità di una montagna rocciosa. Qualche albero riempiva la desolazione di quel posto, uno addirittura era leggermente piegato sul laghetto, che doveva essere stato costruito dall'uomo. Sugli argini saettavano infatti piccole pietre bianche, come a volerlo evidenziare. Due rocce più grandi, sulle quali ci si poteva comodamente sedere, erano proprio accanto all'albero, costituendo un ottimo rifugio.
-Lagharta, posso restare lì stanotte?- chiese Mahel indicando le rocce a ridosso dell'albero, poco più alte dell'acqua del laghetto.
-Perchè me lo chiedi? Non sono mica tuo padre- disse lui seccato, vedendo un'ombra scura passare sugli occhi di Mahel che, intanto, aveva preso a sorridere.
-Visto che sei tu ad occuparti di me, volevo solo...lascia stare- aggiunse lei, voltandogli la schiena e procedendo adagio verso le rocce.
-Ma che ha?- chiese poi Lagharta, guardando Saluss che nel tragitto dal crocevia al lago si era attaccata nuovamente alle sue ciocche -Che ho detto?- Saluss si limitò a scrollare le spalle, guardando triste verso Mahel.
C'era ancora tempo. Glielo avrebbe chiesto non appena fosse nata la notte.

Mahel era rimasta a fissare il cielo finchè non si colorò di nero.
Finchè una tonda, argentea luna piena non le era arrivata davanti agli occhi, persi in quel vellutato manto notturno puntellato di stelle.
Non aveva voluto mangiare, non aveva voluto coperte. Era rimasta sopra la roccia più grande, le gambe poggiate su quella più bassa, gli occhi puntati al cielo.
Saluss le si era avvicinata, ma Mahel non aveva proferito parola. Perciò neanche la fatina aveva fatto domande, nonostante volesse sapere.
Pensava fosse la stessa cosa che lei faceva con Lagharta.
Mahel aveva sempre avuto la disponibilità ad aprire il proprio cuore. Lagharta non aveva voluto vedere questa sua peculiarità ed aveva immerso il loro rapporto nell'odio. Adesso stava sciogliendosi nei suoi confronti, benchè il suo cuore, Saluss lo sapeva, fosse ancora ben sigillato. Nessuno avrebbe scoperto i suoi sentimenti a breve.
Mahel, dal canto suo, si era rifugiata solo nella sua testa, il suo cuore che stillava sangue per una ferita che nessuno conosceva, non a Gaia. Saluss le si era avvicinata sentendo il dolore di quella ferita, aspettando che fosse lei a parlargliene.
Quando Lagharta sprofondò in un delicato dormiveglia, dopotutto non si fidava ancora completamente di Alvexia e voleva rimanere pronto a difendersi, Mahel aprì le mani davanti a Saluss, come la chiamasse.
La fatina si posò sulle sue dita, arrivandole davanti agli occhi. Tristi.
-Mi dispiace...ti sarai preoccupata a morte. Ma è il solo modo che ho per non piangere, quello di guardare il cielo...- sussurrò la giovane sorridendo.
-Che cosa c'è che non va Mahel...?- chiese la fatina, gli occhi rosati preoccupati -Non è un male piangere...-
-Lo so- ridacchiò Mahel poco convinta, abbassando lo sguardo -Vedi...prima Lagharta ha detto che non è mio padre. Forse perchè gli ho chiesto il permesso di rimanere qua-
-Si...forse è stato brusco, ma sta cercando di non trattarti con cattiveria-
-Lo so- rispose di nuovo Mahel, senza alzare lo sguardo -Solo che ha usato una parola che con me ha un...certo effetto-
-E quale?- chiese Saluss piegando la testolina di lato, in attesa.
-Padre- rispose Mahel, incrociando i suoi occhi rosati -Perchè vedi, Saluss...io un padre non ce l'ho più. Da tanto, tanto tempo ormai...-
La fatina spalancò gli occhi, avrebbe voluto parlare ma Mahel scosse la testa -Ero piccola, ormai me ne sono fatta una ragione. Ma pensare a lui porta una fitta al mio cuore, tanto più adesso che non sono...accanto alla mamma...-

Saluss avrebbe voluto essere più che una fatina.
Essere una ragazza come Alvexia, insomma, un essere umano. Abbracciarla e dirle che era tutto apposto. Farla piangere, se ne aveva bisogno, come Mahel aveva fatto con lei.
Ma non poteva. Era solo una fatina grande quanto una sua mano. E non poteva neanche portare sollievo nel suo cuore perchè, seppure indirettamente, era stato Lagharta a ferirla. E se era il suo padrone la causa del suo dolore, Saluss non poteva alleviarlo.
-Se non fosse stato Lagharta...potrei farti sentire meglio. Ma non posso cancellare il dolore inferto da Lagharta...-
Mahel sorrise, portando la fatina davanti le labbra e scoccandole un bacio sul capino, senza farle male -Va tutto bene, Saluss...davvero-
Saluss strinse forte i pugni, impotente nel suo grande potere. Desiderò ardentemente fare qualcosa per Mahel, ma le era impossibile.
Nel suo cuore, pregò Vie che alleviasse il dolore di quella “principessina” che Lagharta, lei lo sapeva, stava iniziando ad accettare.

Quando sentì di essere vicina al sonno, Mahel appurò che Saluss dormisse.
Quando fu sicura che anche lei aveva ceduto al sonno, la portò vicino al corpo semi addormentato del guerriero, stando attenta a non fare nessun rumore molesto.
Non aveva voglia di svegliarlo e giustificarsi. Non aveva voglia di litigare.
Vedendolo dormire seduto sotto uno degli alberi dello spiazzo, la spada a portata di mano già impugnata, l'altro braccio dietro al collo, sorrise. Posò Saluss sulle sue gambe distese e tornò alle rocce accanto all'albero, posandovisi sopra con le braccia.
Sapeva che dormire sopra qualcosa di duro le avrebbe provocato molti dolori, il giorno successivo, perciò si sedette sull'erba accato alla roccia, vi poso le braccia sopra e affondò il volto in mezzo alle braccia, rimanendo vicino all'albero.
Non sapeva perchè, ma quel posto, quel luogo...le davano sicurezza.
Alvexia, sentendo soffocati pesticcii arrivarle alle orecchie, aprì gli occhi e vide Mahel sistemarsi per dormire. Increspò le labbra in un sorriso maligno, avvicinandolesi.
Si era messa vicino a Lagharta, ma abbastanza lontana per essere sicura di essere lei a tenerlo sott'occhio. Che poi avesse tenuto d'occhio anche la ragazza era stato un doppio vantaggio, ma non poteva non approfittarne.
Era sicura di aver scorto qualcosa tra i suoi abiti, una pietra forse, che nascondeva sotto la maglia. Voleva assicurarsi che fosse qualcosa che valeva la pena di prenderla, comunque sia Mahel l'avrebbe perdonata, no?
Ma si fermò dal suo intento, perchè i suoi occhi videro uno spettacolo incredibile.

Nel silenzio della notte, rotta solo dallo sporadico cinguettare degli uccellini, un fascio di luce argentata, come fosse la luna stessa a investirla, avvolse Mahel.
Tenue, tiepida, la illuminò delicatamente. Tutto il suo corpo riluceva, soprattutto i capelli. Alvexia rimase ferma, non sapeva dire se spaventata o ammirata.
Tante piccole luci presero poi a raccogliersi accanto a Mahel, prendendo la forma di una persona. Una donna. Con i capelli lunghissimi e biondi, gli occhi bianchi.
Una Dea. Quello era senza dubbio l'aspetto etereo di una Dea.
Questa guardò verso Alvexia e sorrise. Quest'ultima la guardò spaventata, non sapendo se scappare o rimanere al suo posto. Ma la donna scossa la testa.
-Non aver paura, non ti farò del male- le disse, una voce suadente e delicata -Sono solo venuta a ridare a Mahel i suoi capelli. Dopotutto, mi pare che ne abbia fatto un buon uso- sorrise di nuovo, senza distogliere lo sguardo da Alvexia -Sono contenta di vedere che Gaia sta muovendosi...che qualcosa sta cambiando...-
-Chi sei?- chiese Alvexia sospettosa, nonostante nel suo cuore si diffondesse uno strano senso di pace e serenità -Cosa mi hai fatto?-
-Non sono brava come Saluss- ridacchiò la donna -Volevo solo che tu mi guardassi senza quegli occhi minacciosi, ma non importa. Restituisco i capelli a Mahel e me ne vado...-
La donna impose le mani su Mahel, ancora addormentata, facendo brillare intensamente i suoi capelli. Rilucevano di una luce così forte che Alvexia fu costretta a schermarsi gli occhi con una mano, per non accecarsi.
Quando sentì la pressione della luce venir meno, tolse la mano da davanti agli occhi e, davanti a lei, Mahel aveva di nuovo i capelli lunghi, forse fino alle caviglie.
-Ripeto la domanda...chi sei?- chiese di nuovo, turbata da ciò che aveva visto.
-Per adesso...tutto ciò che ti è dato sapere è che tu sei diversa da ciò che credi. E salverai questa ragazza, un giorno, perchè lei salverà la vita a te-
Alvexia guardò Mahel e poi la donna, che le si avvicinò sorridendo -Non ti avvicinare-
-Tranquilla, anche se provassi ad attaccarmi non riusciresti a colpirmi. Ora come ora sono pura luce...- indicò la luna, mentre si fermava a pochi passi da Alvexia.
La Lilith guardò quindi l'astro luminoso nel cielo, poco più lontane le due lune gemelle -Cosa c'entra la luna argentata?-
-Quella è la fonte dei poteri di Mahel. Quando ne prenderà coscienza, forse riuscirà ad essere più utile alla causa...- guardò la Lilith, portandosi un dito davanti alla bocca -Ma tu non le dirai niente. Perchè sono convinta che Mahel, prima o poi, se ne accorgerà. Oppure lo domanderà direttamente a Vie...-
Alvexia avrebbe voluto risponderle, magari qualcosa come “Non ho intenzione di dirglielo” oppure “Domandarlo a Vie?” ma la donna davanti ai suoi occhi si illuminò e scomparve, proprio come era apparsa, tornando ad essere piccole luce fluttuanti, che si spensero toccando terra.
Alvexia guardò quindi Mahel e optò per tornarsene a sua volta a dormire.

Quella notte, qualcosa glielo diceva, se lo sentiva, qualsiasi cosa avesse avuto intenzione di fare a Mahel, quella donna o “qualcosa” l'avrebbe fermata.
Decise di lasciar perdere, avrebbe avuto altre occasioni.
Poco più in là, non proprio addormentato, Lagharta richiudeva gli occhi dopo aver visto tutto quanto. Sulle sue gambe, Saluss stringeva la stoffa dei pantaloni, Lagharta non poteva dire se preoccupata o spaventata. Una sua mano la carezzò, come a rassicurarla, anche se era lui il primo a non essere tranquillo.
Tutto ciò che dovevano fare adesso, era arrivare al Tempio di Vie.



***

Dedicato alla mia nee_chan, anche se ormai non lo è più.
Sono sicura che la diretta interessata capirà.
Grazie.

***


Mmh...devo dire che in principio questo capitolo doveva essere un pò più corto. Ma poi mi son lasciata prendere la mano ed ho...ecco...esagerato. Così è diventato l'opposto del capitolo che avevo in mente xD ma è stato un flash, una specie di immagine nella mia testa, ed ho voluto descriverla proprio come è nata: semplice e spontanea. Ma bando alle ciance...
Procediamo ai miei amatissimi RINGRAZIAMENTI!!!
Genis: mi sa che non basterebbe una fiala in endovena di dolcezza per calmare quel ragazzo U.U santa pazienza, anche se scrivo io di Lagharta mi sa che è psicopatico °-° passa dalla dolcezza all'acidità più totale, anche se sembra aver sotterrato l'ascia di guerra. Forse ora semplicemente accetta la presenza di Mahel, anche se non è pronto ad aprirle il suo cuore. Chissà. Grazie per le sempre belle parole e per essermi sempre accanto. Ti voglio tanto tanto bene nii-nii <3 un bacio =*
fruttina89: i tuoi complimenti, contando il modo in cui scrivi e la dolcezza che ti pervade, sono quelli più pucciosi e di cui sono più onorata >.< per quanto riguarda Alvexia si, è un pò come Lagharta sotto certi aspetti: l'amore negato può essere distruttivo, se non fatale (vedi Exitio) ed è una cosa che analizzo profondamente in questo racconto. Perchè è una cosa che mi sta molto a cuore. Come sempre, mi toccano molto le tue parole, mi rendono contenta di sapere che la mia storia possa entrare nel cuore di qualcuno, perciò...grazie ^-^ spero che pubblicherai presto anche tu e che ci rivedremo al prossimo capitolo ^-^ un bacione =*
Lirin Lawliet: non sei la prima a dirmi che sto cambiando modo di scrivere °-° ma sinceramente non sento e non leggo niente di diverso. Forse perchè sono io stessa a scrivere e me ne accorgerò magari solo fra qualche anno. O semplicemente, e più probabile, sono solo tonta U.U che è il mio marchio di fabbrica (mi scuso anche per i numeri scritti non in lettere, ma non ci avevo proprio fatto caso xD). Parlando di Alvexia, come dovrei aver già detto da qualche parte, io la odio o la amo a seconda del capitolo, e si vede anche dal modo in cui parlo di lei. Mahel la adoro a prescindere, che faccia o meno la "principessina" ma è qualcosa di mio xD Alvexia infatti non è cattiva, è solo un pò refrattaria al fidarsi di qualcun altro. Ma di certo ha visto qualcosa in Mahel, anche se per capire cosa dovremo aspettare che si degni di dirlo lei xD ti ringrazio comunque per le tue belle parole, come previsto sei quella da cui mi aspetto di più e le cui parole hanno un peso fondamentale per me. E ti ringrazio di nuovo, anche se magari i doppi ringraziamenti ti suoneranno un pò strani xD ma son fatta così, tu non farci caso. Spero che mi farai sapere al più presto cosa ne pensi di questo nuovo capitolo. Ti mando un bacione =*
Dust_and_Diesel: ne abbiamo già parlato ma...CONGRATULAZIONI per l'inserimento della storia tra le scelte!!! Sono così ORGOGLIOSA di te!!! Perchè sei un mito e perchè sei puccia *-* come Mahel, insomma. Per me lei è puccia in ogni situazione, anche tu lo sei U.U comunque. Grazie per aver trovato il tempo di recensire, sai che mi fai felice anche se scrivi due parole in croce, anche perchè poi completi ciò che non scrivi quando parliamo su msn. Ma quelle due parole, anche solo per il pensiero, mi fanno così sbrilluccicare gli occhi ^-^ anche perchè sei TU a scriverle. E non sai quanto sia importante per me, davvero ^-^ adesso tocca a te, sia per aggiornare sia per...non lo so. Fatti valere anche all'università, perchè sei splendida e perchè hai grinta da vendere, altro che Alvexia! Perciò ti faccio gli auguri per tutto, università e famiglia, aspetto il tuo aggiornamento e...il tuo parare. Intanto, ti mando un bacio =*
Milou_: si, il dolore fa impazzire le persone, portandole ad avere una falsa o distorta rappresentazione della realtà (vedi Exitio). Anche Alvexia, purtroppo, ha subito un grande dolore e, come molte persone, non ha retto e ha costruito una barriera tale da proteggersi da tutto ciò che la faceva soffrire. La capisco benissimo, visto che in parte è qualcosa che è successo anche a me. Ma non perdiamoci in chiacchiere. Spero che con questo capitolo non ti abbia deluso, che ti sia piaciuto come i precedenti e...come sempre, auguri per la scuola. Ti mando un bacione =*
Ran_neechan: oddio °-° cioè, tutta d'un fiato! E si che Lagharta è lunghettino, nononstante tutto, sei un mito!!! Se vuoi disegnare i personaggi puoi farlo, potrei anche metterli a fine capitolo come link se vuoi ^-^ ne sarei molto onorata! Per quanto riguarda il fatto del nome della Sibilla, dovrei averlo già spiegato (forse male) però te lo rispiego volentieri. La mamma di Mahel ha scritto una serie di libri per ragazzi il cui protagonista era un certo Lagharta che, con l'aiuto della sua amica sibilla Mahel, affrontava mille avventure per proteggere il mondo di Gaia. Il padre di Mahel, quando nacque la piccolina, avendo dato il nome alla sibilla dei racconti della sua mamma, decise di darlo anche a sua figlia, in quanto la sibilla come hai notato è una persona davvero particolare e dolce. Spero di essere stata più chiara, e mi scuso per averlo spiegato male xD e...no, non c'è altro. Semplicemente era la prova finale per Mahel di trovarsi nel mondo dei libri della sua mamma. Comunque se ti è venuta un'idea, chissà...ancora neanche io so come andrà a finire il viaggio di Lagharta e company...perciò dobbiamo solo aspettare che ce lo raccontino i protagonisti. Spero che rimarrai con me fino alla fine e che mi farai partecipe di ogni tuo dubbio/idea ^-^ grazie mille per aver letto la storia *mi inchino* e spero di vederti al prossimo capitolo. Un bacione =*
Fairy_chan88: *vedi dedica* grazie. Vorrei articolarmi in altro modo, ma è la parola che esprime tutto quello che provo. Mi viene ancora il magone, le lacrime, quando ripenso a tanti anni fa, quella ragazzina un pò tonta e ingenua che credeva nel lieto fine, che sognava una fiaba avventurosa e che prese a buttar giù un'idea nata da un sogno, un ragazzo dai capelli neri e gli occhi blu, raccontandola alla sua migliore amica. Ancora oggi, penso che questa storia io la stia scrivendo per te, perchè dopotutto se ho iniziato a scrivere è stato merito tuo e se Lagharta e Mahel sono ciò che sono...beh, si, è merito tuo. Quindi grazie. Grazie per essere stata al mio fianco in passato, fin quando hai potuto, grazie di avermi riaccolto nella tua vita, grazie di essere semplicemente quella che sei...grazie di tutto. Rimarrai per sempre, nel mio cuore, la mia nee_chan ^-^ un bacio =*
Lete: beh, Lagharta è dolce solo quando vuole esserlo U.U e lo fa sporadicamente. Ora come ora deve proteggere se stesso, Mahel e Saluss da Alvexia, che come hai visto non è molto...ecco...affidabile. Ma penso che con il tempo si deciderà anche lei a mettere la testa a posto. E sono contenta anche che stia iniziando a piacerti il personaggio di Mahel, perchè io personalmente l'adoro ^-^ la mia piccolina! Come sempre, ti ringrazio di aver trovato il tempo di leggere e recensire, mi fai davvero molto felice ^-^ provvederò ad un piccolo spin-off natalizio, probabilmente, spero di riuscire a pubblicarlo entro il 25 di dicembre! O anche il 24 mi sta bene U.U a mò di regalino sotto l'albero. Vedrò di organizzarmi. Per il resto, spero di rivederti al prossimo capitolo ^-^ un enorme bacione anche a te =*
Grazie al mio Luca, che nonostante tutto, rimane il mio fan numero 1!!! Grazie di essere semplicemente il mio topino meraviglioso <3
GIOIA E TRIPUDIO, i numeri continuano a salire *-* sono così felice!!! Grazie alle 16 persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le 21 che l'hanno messa tra le seguite e le 2 persone che l'hanno messa tra quelle da ricordare. Siete fantastiche/i!!!
Grazie anche a chi solamente legge, i numeri accanto alle visite mi rendono immensamente orgogliosa di ciò che scrivo ^-^ grazie davvero dal più profondo del mio cuore. Ci vediamo al prossimo capitolo!!!
Con affetto, Selenite

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Capitolo 15
*** 14 - Un cuore caldo ***


Per gentilissima concessione di Ran_neechan ecco a voi un BELLISSIMO disegno di Saluss. Questo, invece, è opera mia.
Personalmente trovo il disegno di Ran adorabile e delizioso ^-^ quindi GRAZIE!!!

*Dedicato a Ran_neechan, perchè hai disegnato Saluss ma anche perchè sei adorabile.
E le persone adorabili meritano tutto il mio affetto. Grazie*


CAPITOLO 14

Un cuore caldo


Il giorno successivo, com'era prevedibile, Mahel si svegliò e...urlò.
Lagharta era già sveglio, così come Alvexia, e vederla urlare come una pazza mentre non sapeva dove scappare per via dei suoi capelli, fu uno spettacolo impagabile.
Alvexia osservava Mahel e Lagharta, una che urlava e l'altro che rideva, con uno sguardo indagatore. Non era convinta che tutto ciò che avesse visto potesse essere considerato a vantaggio dei suoi compagni di viaggio, ma senza dubbio andava a suo svantaggio.
Quella era l'unica cosa sicura.
Lagharta a pochi passi da lei rideva così di gusto, sollevato avrebbe detto, quindi gli si avvicinò senza però incrociare il suo sguardo, dal momento che ancora la spaventava -Ieri sera...- iniziò lei senza avere la forza di finire.
-Non ho idea di cosa fosse...- borbottò lui, incrociando le braccia e divenendo improvvisamente serio -Ma Colonna le spiegherà tutto, penso...-
-B-bene- borbottò di rimando la Lilith, incrociando le braccia a sua volta.
Lo guardò avvicinarlesi, fermarla dalla sua corsa isterica e sgridarla, mentre Mahel continuva a rispondergli urlando.
Alvexia abbassò gli occhi, pensierosa, considerandosi per la prima volta seriamente un disturbo ed un ostacolo a quei due ragazzi dal sorriso luminoso.

Lei che era come un'oscura ombra maligna.
Lei che non conosceva la forza di una risata sincera.
Lei che non sapeva neanche cosa fosse una risata.

Quando fu il momento di ripartire accantonò quei pensieri dolorosi e decise di riprenderli quando fossero arrivati al tempio di Vie. Dopotutto aveva promesso.
E comunque ormai mancavano poco meno di tre giorni.

Il paesaggio che si vedeva dal ripido sentiero che portava a valle era meraviglioso.
Gaia non aveva i tipici tratti di un mondo “tecnologico”, in quanto la magia permeava ogni cosa. I paesaggi naturali erano lasciati incontaminati, le acque erano limpide e potabili ovunque. L'unica forma di “inquinamento” erano i fumi dei comignoli delle case contadine, ma era un fumo profumato e sano, quello del cibo cotto.
Mahel adorava quel posto.
Provava a immaginarsi il Lago completamente lasciato alla natura, il boschetto e la colonna, ormai non più magica, le brillavano gli occhi.
Ogni tanto sospirava, invidiosa di quel mondo così pulito e magico scritto da sua madre, e ne fu orgogliosa.
Avrebbe tanto voluto abbracciarla e dirle che Gaia era meravigliosa. Proprio come lei le aveva sempre detto, brillando di quello splendido sorriso.

Per scendere fino a valle impiegarono il resto della giornata.
Il sentiero era irregolare e ripido, forse troppo arduo per una come Mahel. Cercava di stare al passo dell'andatura sicura di Lagharta e Alvexia, ma tutto ciò che le riusciva era di rimanere in piedi. Non che questo non fosse un risultato, però...
Lagharta la rimproverò diverse volte ma Mahel non poteva cambiare ciò che era, non così in fretta e non se le veniva detto in quel modo brusco.
Quando Lagharta iniziò per l'ennesima volta a lamentarsi, la ragazza desiderò ardentemente di avere il potere di zittirlo all'istante.

-Mahel andiamo! Ormai si sta facendo buio e non siamo ancora arrivati- sbottò Lagharta fermandosi di nuovo, mentre Mahel scendeva un ammasso di rocce in mezzo al sentiero -Non credevo potessero esistere persone così stupide...-
-Scusami tanto se non sono aggraziata e atletica come Alvexia, sai- rispose Mahel guardando la Lilith, che si muoveva su scarponcini col tacco con una grazia che lei in semplici scarpe da ginnastica non aveva -Ci sto provando-
-Eddai Laharta...- si inserì Saluss, aggrappata forte alle ciocche del ragazzo, guardando Mahel con sguardo compassionevole -Ti ha detto che ci sta provando-
-Ci sta provando poco- la zittì il moro, seguendo Mahe nel vano tentativo di non cadere -Andiamo!-
Spaventata da quell'urlo improvviso Mahel rotolò a terra, sbattendo la testa sulle rocce dure del sentiero e rimanendo qualche secondo a terra, immobile.
-Oddio Mahel!- urlò preoccupata Saluss svolazzando verso di lei, toccandole la testa e scuotendola piano piano nei capelli -Mahel-
-Tranquilla- rispose Mahel tossendo nel terriccio e alzando il capo, completamente impolverato e graffiato sulle guance e sul naso -Sto bene-
Saluss impose le mani sulla faccia di Mahel, lo sguardo preoccupato -Adesso calmo il dolore, ok?-
-No Saluss, aspetta!- urlò Lagharta mentre Saluss invadeva il corpo di Mahel di una tiepida aura rosata, brillante e quasi elettrica.
Mahel guardò Lagharta e poi Saluss, la vista le si annebbiò e, dopo aver cercato di scuotere la testa per recuperare un minimo di lucidità, ricadde con la testa nel terriccio, profondamente addormentata.
-Ecco...- sbottò Lagharta avvicinandosi a Mahel, scuotendo la testa -Saluss, non sei abituata ad usare il tuo potere per questo, è troppo forte- la rimproverò dolcemente, accucciandosi davanti al corpo inerme di Mahel -Oddio, per quanto dormirà adesso?-
-Portala in braccio, no?- disse Alvexia, rompendo il silenzio che aveva mantenuto fino a quel momento.
Saluss la guardò sorpresa, rendendo lo sguardo poi a Lagharta.
Questi guardò Mahel, poi Alvexia e poi Saluss.
Alvexia li guardò confusa, non capendo fino in fondo il perchè dei loro sguardi stupidi. Poi Lagharta prese a ridere e Saluss lo seguì. Una risata così piena, così spontanea che Alvexia ne fu infastidita -Che cosa avete da ridere?-
-Hai finalmente parlato di nuovo, vuol dire che i tuoi tormenti si stanno affievolendo- disse Lagharta, indicando il corpo di Mahel -Visto che mi hai chiesto di prenderla in braccio, vuol dire forse che questo animaletto fastidioso inzia a starti a cuore...?-
Alvexia guardò il visino angelico di Mahel, caduta in un sonno comatoso a causa del potere di Saluss e arrossì -N-non farmi ridere- disse la Lilith, girandosi di spalle e riprendendo a camminare, senza curarsi dei tre alle sue spalle.
Mentre Lagharta si tirava Mahel in spalla guardava la schiena della Lilith e pensava alle sua guance rosate. Sbattè il capo contro quello di Mahel e sussurrò, come se potesse sentirlo -Magari non saprai usare la magia...ma possiedi un potere che in molti di invidierebbero, principessina...-
Saluss guardò Lagharta sorriderle, gli occhi che dopo tanto tempo gli si illuminavano, anche se il suo cuore rimaneva chiuso a chiave.
E si ritrovò a pensare alla stessa cosa di tanto tempo prima: non sarebbe magari diventata la sua sposa, ma nel suo cuore Lagharta la considerava senza dubbio già una cara amica.

Aprì gli occhi nella penombra di una stanza, la finestra aperta da cui entrava una piacevole brezza fredda.
Il letto su cui era distesa era più duro di quello a cui era abituata ma era grande e tiepido, doveva essere lì sopra da un pezzo ormai.
Era una stanza spoglia, nonostante ci fossero due letti ed un cassettone, abbellita da due quadri di paesaggistica e un arazzo.
Mahel vi vide qualcosa di strano, si alzò dal letto e vi si avvicinò.
Raffigurava una donna dai lunghi capelli bianchi, vestita di azzurro, gli occhi chiusi e le mani raccolte in segno di preghiera. A sinistra scendeva dall'alto dell'arazzo una mano bianca che impugnava una fiala dal contenuto nero mentre sulla destra saliva dal basso una mano nera che impugnava una fiala dal contenuto bianco. Entrambe le mani sembravano voler porgere alla donna che pregava quelle fiale, come a incitarla a scegliere.
Lo osservò come rapita finchè un rumore non la distolse dai suoi pensieri. La porta della stanza si era aperta e davanti a lei vi era Alvexia.
-Oh...- sussurrò Mahel, incrociando i suoi occhi rossi e volgendo poi altrove lo sguardo, imbarazzata -Scusami...-
La Lilith prese a guardarla senza capire, increspando le sopracciglia. Mahel interpretò quello sguardo come “arrabbiato” e prese a scusarsi ancora, stavolta però ammucchiando tante parole senza senso -Ecco, io non volevo causarti fastidio, che poi non volevo prima dire che tu sei presuntuosa o cosa, solo che io sono imbranata, ma ciò non vuol dire che se te sei più brava di me io ti consideri una persona sboriosa, che poi a esser più bravi di me ci vuol poco, ma non voglio toglierti niente, solo che io penso...-
Alvexia le parò un dito davanti la bocca, zittendola -Basta scuse-
Mahel spalancò gli occhi, sorridendo -Finalmente parli di nuovo...-
Alvexia di nuovo si stupì di quelle parole -Perchè anche tu mi dici una cosa del genere...?- chiese Alvexia sbuffando, mentre la sua bocca iniziava ad aprirsi ad un sorriso.
Mahel le sorrise a sua volta, considerando quel sorriso della Lilith uno dei più belli del mondo.

Era così fresca l'aria di quella sera, alla finestra. La luna ormai non era più piena ma mandava una piecevole luce argentata fino a loro.
Mahel tolse al suo letto la coperta e la mise attorno alle spalle sue e di Alvexia, che si misero a parlottare allo stipite della finestra aperta sul mondo...

...è così bello qua...”
Già. Soprattutto la Luna argentata...” sussurra Alvexia, rapita.
La Luna argentata...?” chiede Mahel “Perchè la chiamate Luna argentata?”
Qui su Gaia abbiamo tre lune. Le lune gemelle e la Luna argentata. Perchè, nel tuo mondo come le chiamate?”
Nel mio mondo LA chiamiamo, ne abbiamo una soltanto. La Luna”
Ah...” dice Alvexia, prendendo a ridacchiare “Che strano”
Beh, per me è strano che voi ne abbiate tre” ridacchia Mahel a sua volta, toccandole la spalla con la sua “Non ridere”
Sei un tipino particolare, principessina...”
Ti ho detto che non sono una principessina. Sono Mahel, solo Mahel...”
Alvexia ridacchia ancora “Si si...solo Mahel...” indugia guardando la Luna “Mahel...è così strano che io stia in silenzio?” chiede Alvexia senza guardarla.
Si, se lo fai con quello sguardo tormentato...” risponde Mahel, senza guardarla.
Capisco...” Alvexia abbassa lo sguardo, poi sbotta ridacchiando “Ti invidio...”
La guarda, Mahel, con quegli occhi brillanti e puliti “E perchè mai?”
Perchè sei genuina, spontanea. Perchè ridi di una risata che io NON conosco...perchè ti accorgi dei miei tormenti quando invece io non mi accorgerei dei tuoi...”
Ma smettila” ridacchia Mahel arrossendo “Sono io quella invidiosa”
Di me?” le chiede stupita Alvexia “E perchè?”
Perchè sei bella, sei sensuale, sai essere donna senza però essere di peso. Sai combattere e hai poteri magici. Io non ho niente di tutto questo...”
Hai qualcosa che nessuno ha” le dice Alvexia, come se glielo avessero suggerito.
E cosa...?” le risponde di rimando Mahel, poco convinta.
Un...” indugia la Lilith, arrossendo “Un cuore dolce e caldo, capace di accettare anche un mostro come me...” risponde timidamente.
Mahel l'abbraccia, forte.
Le posa una mano sul cuore “Questo è il mio cuore...” sposta la mano sul petto della Lilith “E questo è il tuo” sorride dolce, Mahel, arrossisce.
Alvexia non capisce, scuote la testa.
Entrambi battono. Entrambi vivono. Hai i tuoi tormenti, le tue insicurezze, le tue motivazioni. Non sei un mostro. Sei tu” la rincuora lei.
Alvexia l'abbraccia d'impeto, ingoiando le lacrime nello stomaco. Non vuole piangere.
Anche se quel cuore caldo le accetterebbe tutte, dalla prima all'ultima.
Mahel ricambia l'abbraccio, continuando a guardare di sottecchi la Luna...

Lagharta, da dietro la porta, ascoltò tutto il discorso delle due. E sorrise.
Magari doveva lasciarle sole ancora per un po'.
Saluss convenne con Lagharta che magari la Lilith fosse odiosa a volte, insopportabile e capricciosa, ma non era cattiva. Forse.
Comunque sia Mahel l'accettava e così avrebbero fatto anche loro. Le avrebbero dato una, due, dieci, mille possibilità, se era Mahel quella che lo faceva per prima.
C'era qualcosa in Alvexia che somigliava a lui, se ne accorgeva, non poteva ignorarlo. Ma allo stesso tempo, la rendeva pericolosa e indesiderata ai suoi occhi.
-Prima o poi lei se ne accorgerà...- borbottò Lagharta tornando alla sua stanza -Prima o poi saprà tutta la verità, ed allora...-
-Allora ti accetterà- gli rispose Saluss, tirandogli le ciocche dei capelli corvini -Lei non ti odierà mai, neanche se tu volessi ucciderla con le tue mani-
-Lo so- si tormentò Lagharta, passandosi le mani tra i capelli -Ed è proprio quello che mi spaventa...-
Saluss deglutì rumorosamente, vedendo negli occhi di Lagharta una luce che non gli aveva mai visto. Avrebbe giurato che stesse per accadere, ma pregò in cuor suo che non fosse. Aveva paura di quello sguardo, di quella luce. Se non fosse stato impossibile, avrebbe detto si trattasse di terrore.
-Lagharta, per caso a te Mahel...- chiese Saluss spaventata.
Lagharta la guardò e, per la prima volta, non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo e tornare in camera, immerso in un profondo silenzio.

Il cuore caldo di Mahel, pensò egoisticamente Saluss, forse non era qualcosa di così positivo come poteva sembrare.



***

Chiedo scusa per il ritardo...ma ho avuto dei problemi di salute abbastanza influenti, perciò non avevo proprio voglia di scrivere. Avevo il morale sotto ai piedi e mi venivano solo cose brutte in testa. Oggi mi hanno dato finalmente una buona notizia, anche se sono lontana dalla "guarigione", perciò ho scritto per lavar via tutta la mia tristezza.
Si, in questa Alvexia c'è tanto di me...tanta di quella inadeguatezza che ho sentito nell'ultimo mese, tanta sofferenza.
E mi scuso anche perchè non vi ringrazio una per una, provvederò nei prossimi giorni a farlo tramite il nuovo sistema, mentre al prossimo capitolo vi ringrazierò di nuovo a fine capitolo.
Grazie per la vostra dolcezza, grazie per le parole, grazie per l'appoggio.
Grazie di tutto, insomma.
E scusatemi se non mi dilungo nei miei amati ringraziamenti, non voletemene per questa volta. Grazie a coloro che hanno commentato lo scorso capitolo: GenisDust_and_Diesel, Ran_neechan, Milou_, fruttina89, Lete, Lirin Lawiliet, Fairy_chan88, la nuova lettrice piccolaKiki e il mio amato Luca.
Grazie perchè le vostre parole mi hanno aiutato ad affrontare questa dura settimana, grazie perchè anche se non lo sapete siete state la mia ancora di salvezza. Grazie perchè siete speciali e mi avete strappato un sorriso con ogni parola, che è stata la medicina che mi ha aiutato ad andare avanti e che spero, anzi, sono sicura mi aiuterà a continuare ad andare avanti.
Grazie, semplicemente grazie <3

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Capitolo 16
*** 15 - Lacrime ***


***

Dedicato a piccolaKiki, snail e Cate_02.
La prima perchè si è messa in pari e si è dimostrata gentilissima, preoccupandosi per me. Grazie!
La seconda perchè si sta mettendo in pari e perchè anche lei ha avuto molta cortesia e dolcezza per me, grazie davvero.
La terza perchè si è dimostrata educata e cortese, contattandomi personalmente e facendomi i suoi migliori auguri. Ti ringrazio *si inchina*
Grazie per esservi preoccupate per me, siete la mia forza. Anche se non ve ne accorgete.
Grazie ^-^

***


CAPITOLO 15

Lacrime


Il sole era alto nel cielo, luminoso e caldo, il cielo sgombro e azzurrissimo.
Tutto attorno a loro, il paesaggio e il clima, il silenzio del loro sentiero, emanava tranquillità e pace. Mahel continuava a guardarsi attorno con sorpresa, cercando di cogliere ogni singolo aspetto di quel luogo ai suoi occhi meraviglioso e nuovo, come una bambina.
Lagharta, con Saluss poggiata sulla spalla, stretta alle sue ciocche, precedeva lei e la Lilith, silenzioso e cupo in volto. Mahel lo guardava ogni tanto con sguardo confuso, cercando dalla fatina un segno che non arrivava mai.
Accanto a lei la Lilith, lo sguardo che scrutava il ragazzo e la fatina con astio, la piccola Mahel con tenerezza. Non capiva cosa fosse successo, ma era evidente che c'era qualcosa che Lagharta e la fatina impertinente avevano contro di lei.
Vide lo sguardo della castana abbassarsi intristito, nonostante il sorriso non scomparisse mai dalle sue labbra.
Si irritò per quel comportamento infantile, anche se era l'ultima a poter giudicare gli altri, non lo sopportava. Mahel si stava comportando bene con tutti e due nonostante ciò che nascondevano dentro di loro, ormai Alvexia l'aveva capito, non riusciva a darsene pace.
Decise che avrebbe messo le cose in chiaro, una volta per tutte.
Senza sorprendersene più di tanto, si ritrovò a pensare che una persona come Mahel non meritasse quel trattamento pieno di disprezzo che lei, ormai, conosceva troppo bene.

Il paesaggio naturale di Gaia, ormai, era nascosto dietro l'enorme muro di pietra che costeggiava il sentiero da ambo le parti, probabilmente montagne che si incrociavano tra loro e che l'uomo aveva modellato per lasciare il passaggio libero.
Il terreno era duro e poco praticabile, Mahel era abbastanza in difficoltà a tenere il passo sicuro di Lagharta, che quasi correva per la sua andatura sbrigativa.
Gli guardava la schiena larga e sicuramente muscolosa, sospirando. Quando ormai i passi che la separavano da quella schiena furono troppi, Mahel si fermò, guardando verso Saluss, che pur accorgendosi di essere osserava e vedendola ferma non disse una parola. Si limitò ad abbassare lo sguardo, triste, e tornare ad affondare i suoi occhi nel silenzio del paesaggio roccioso davanti a lei.
-Cosa...cosa ho fatto, Alvexia...?- chiese alla Lilith che, al contrario del ragazzo, si era fermata appena sentì cessare i passi indecisi di Mahel -Per caso li ho fatti arrabbiare?-
La Lilith si voltò verso la ragazza, il cui sguardo era lucido e mortificato. Stringeva le mani in pugni, inerme, di fronte a ciò che i suoi occhi avevano visto ancora una volta.
-Mahel...?- chiese la Lilith, cercando pian piano di comportarsi in modo “carino” con la giovane.
-Lagharta e...Saluss...- si interruppe un attimo, trattenendo i singhiozzi e ricacciando indietro le lacrime -Non mi guardano neanche negli occhi, da ieri sera. Non aprono bocca, mi hanno chiuso fuori dai loro cuori. Da Lagharta potevo...aspettarmelo, fin dall'inizio è stato chiaro, ma...Saluss non...- si interruppe di nuovo, abbassando lo sguardo.
Alvexia le si avvicinò, lentamente, poggiandole appena vicina una mano sui capelli e carezzandoglieli -Non piangere. Non darla loro vinta- esordì seria, la voce ferma nonostante nel suo cuore sentisse il rumore di qualcosa che si spezza -Se loro non ti accettano...beh, affari loro. Hanno visto il tuo cuore caldo- sorrise, ripensando alla sera precedente -E non possono far finta che non esista. C'è, è proprio lì accanto a loro, che lo vogliano o meno. Ne hanno paura penso, non capisco il perchè, ma non dargliene peso. Se loro non vogliono accettare la tua presenza qua...ebbene...lo farò io- disse tutto d'un fiato la Lilith, assicurandosi che gli occhi di Mahel guardassero dritti verso di lei.
Mahel, a quelle parole, sorrise debolmente -Grazie Alvexia...- sussurrò con un fil di voce, abbassando lo sguardo -Ma ogni persona venuta a contatto con me è importante. Non posso e non voglio rinunciare a nessuna di esse...-
Alvexia scosse più energicamente i suoi capelli, ridacchiando -Quei due sono proprio fondamentali per te, eh?- la guardò negli occhi verde-argentei, aprendo il suo volto in un rassicurante sorriso -Deve piacerti proprio tanto Lagharta, eh?-
Mahel scosse la testa, arrossendo -No...non è così...- abbassò lo sguardo, cercando di mantenere un certo contegno -E anche se fosse, non posso...-
-Come?- chiese la Lilith sollevando la mano e guardandola confusa -Non puoi?-
-Non posso...cedere, a probabili sentimenti verso Lagharta. L'ho promesso- disse lei, sospirando profondamente -A lui e Saluss-
-Come cosa? Aspetta, aspetta...Lagharta ti ha chiesto di fare cosa?-
-Lagharta...mi ha chiesto di non innamorarmi mai di lui. Per nessuna cosa al mondo. O mi avrebbe odiata per tutta la vita-
La Lilith ascoltò parola per parola ciò che Mahel diceva, lo sguardo sempre più incredulo e a dir poco furibondo.
Le sue iridi si allungarono, il corpo si ricoprì dell'aura violacea che precedeva la sua trasformazione in demonio. Mahel non ebbe neanche il tempo di fermarla che Alvexia, ormai trasformata, l'allontanò dai suoi effluvi velenosi e dai suoi artigli letali volando via.
Giurò a sé stessa che l'avrebbe fatta pagare a quello stupido, anche se non capiva a fondo cos'era quel disturbo per lo sguardo triste della ragazza.
Era simile, molto simile, a ciò che provava per la persona della fotografia. E sorrise.
Si accorse, ormai troppo tardi per far finta di niente che, come aveva predetto Lagharta, si era affezionata in modo morboso a quell'animaletto fastidioso quale era Mahel.

Quando Lagharta si fermò, voltandosi indietro con lo sguardo corrucciato, ruppe il silenzio che aveva tenuto fino a quel momento -Saluss...-
La fatina rimase ferma nella sua posizione, guardando verso il nulla -Uh-hu?-
-Quelle due non sono ancora arrivate, eh...?- chiese poco convinto, come fosse più un'affermazione che una domanda -Che cos'hai...?- chiese gentile, guardandola di sfuggita -Qualcosa non va? Mahel ti ha fatto arrabbiare...?-
Saluss scosse il capino, svolazzando davanti agli occhi di Lagharta -Non è quello...solo che, ieri sera tu hai detto che...- si interruppe, guardando fissa negli occhi Lagharta, quando un rumore secco irruppe alle loro spalle, interrompendoli.

Lagharta posò i suoi profondi occhi blu su quelli rossi della Lilith davanti a lui, adesso in versione demoniaca.
Splendenti rubini brillanti e screziati di argento, che tradivano un sentimento maligno profondo. Meravigliosi, nel loro terrificante splendore, spaventosi e freddi.
Iracondi, come il cuore della Lilith in quel momento.
Riuscì a sguainare la spada appena in tempo, appena pochi istanti prima che le mani scure dagli artigli carmini lo ferissero e avvelenassero, come qualche giorno prima.
Saluss era stata spinta con la mano appena più indietro, non voleva che le accadesse niente di male, come aveva già fatto. I suoi occhi si chiusero a fessura, poco sbalorditi di quel repentino cambio di atteggiamento della ragazza.
-Proprio come temevo, non cambierai mai. Sei nata come una mercenaria e morirai come tale. Cosa ne hai fatto di Mahel?- chiese Lagharta, furioso come la Lilith davanti a lui.
-Stupido idiota! A me parli in questo modo? Pensa a cosa tu e la fatina irritante avete fatto a Mahel- rispose lei furiosa, cozzando le unghie affilate sulla lama e lievitando a terra a pochi passi da lui -Quanto vuoi spezzarle il cuore prima di sentirti soddisfatto?-
-Che diavolo dici, stupida- rispose il corvino con rabbia, sputando a quella donna tutto il suo disprezzo -Non le hai fatto forse tu prima del male?-
-E allora tu puoi ferirla perchè qualcun altro lo ha fatto prima di te? Che razza di assurda concezione hai della vita umana tu?-
Lagharta rimase a guardarla per qualche secondo, prima di sentire una voce conosciuta raggiungere le sue orecchie, togliendo un gran peso dal suo cuore.

-Alvexia! Lagharta! Fermatevi!-
Mahel correva. Urlava. Avrebbe voluto fare i capricci, ma non poteva.
Aveva qualcosa di più importante da fare.
Appena aveva visto volare via Alvexia aveva preso a correre, inciampando varie volte sulle rocce sconnesse del sentiero e sbucciandosi tutta, strappando in parte i pantaloni e irritando le ferite con la polvere.
Dio come si sentiva impotente.
Voleva fare la forte, la buona a tutti i costi, ma la realtà è che era solo un'incapace. Arrivata a Gaia tutto ciò che aveva fatto era stato piangersi addosso, lamentarsi e discutere. Non aveva la stoffa dell'eroina, non aveva poteri e neanche era bella, almeno per compensare. Non poteva dire di sé neanche che fosse un bella stupida oca.
Le mancava anche quello.
All'ennesima caduta aveva stretto forte i pugni nel terriccio, ferendosi le mani completamente, mischiando il sangue che usciva dai graffi alla polvere. Si era maledetta per la sua stupidità e per la sua incapacità di qualsiasi azione in parte atletica.
Ma si era rialzata, dolorante e piena di graffi e polvere, continuando a correre.
Quando si era trovata di fronte Alvexia e Lagharta in posizione di combattimento, aveva avuto paura di perderli. Tutti e due.
Li aveva chiamati, aveva i loro sguardi su di lei, perciò riprese a correre, le mani poste verso di loro, i piedi che si poggiavano male sul sentiero.
Cadde. Di nuovo. E rischiò di farsi male davvero.

Ecco, adesso non si sarebbe più rialzata.
I suoi piedi nn toccavano terra, il terreno era più ripido in quel punto ed era leggermente alzata dal terriccio.
Troppo imbranata per correre sulle roccie. Si maledisse ancora una volta.
Alvexia, che aveva ripreso la sua forma più morbida, e Lagharta scattarono insieme verso di lei, per prenderla. Anche Saluss prese a volare verso di lei, anche se sapeva benissimo che non avrebbe reso il suo peso.
Mahel cadde sopra i due ragazzi davanti a lei. Come un sacco.
Non si mosse per alcuni secondi, nonostante le voci unite di Saluss, Lagharta e Alvexia continuassero a chiamarla imperterriti.

-Mahel! Mahel, tutto bene?- chiese Saluss toccandole i capelli, sconvolta -Mahel!-
-Principessina, alzati. Non ti sei fatta male, vero? Vero?- chiese a sua volta Lagharta, scuotendola pian piano -Ehi!-
Anche la Lilith la scosse, per poi prenderla per le spalle e alzarla di testa, per vederla in volto. Rimase a guardarla sconvolta e senza parole, come anche Lagharta e Saluss fecero, vedendola reagire in quel modo stupido ma anche tanto, tanto carino.

-Che...perchè piangi, Mahel?- chiese la Lilith dolce, toccandole le guance -Mahel?-
-Stupida che non sei altro. Cosa volevi fare, eh? Uccidere Lagharta e Saluss?- chiese Mahel singhiozzando, non trattenendo più le lacrime di sollievo -Stupida-
-Ammazzarlo? Ma figurati- rispose lei guardando Lagharta in cagnesco -Il mio veleno su di lui non ha effetto, al massimo lo tengo in terra per un po'...- aggiunse.
-Ehi!- la interruppe Lagharta, arrabbiato -Che vuol dire?!-
-Che sei un'idiota, ecco- disse Mahel prendendo a piangere più forte, stropicciando le mani davanti agli occhi umidi -Che bisogno c'era di cadere di nuovo in silenzio...?-
Lagharta abbassò lo sguardo, accorgendosi di aver provocato in Mahel un tormento profondo -Scusami, io stavo solo pensando...-
Mahel lo guardò corrucciata, tirandogli uno schiaffetto poco convinto alla guancia -Guardami negli occhi, idiotissimo pallone gonfiato. Sono qua, non in terra...- disse lei, tirando su con il naso -O meglio, sono già in terra ma non così a terra...-
Lagharta sorrise, scuotendo la testa a quella spontaneità disarmante che Mahel possedeva senza rendersene conto -Ti chiedo scusa, non volevo che ti tormentassi-
-Tormentarmi?!- chiese Mahel, riprendendo a piangere ancora più forte -Mi sono sentita una cacca, altro che!-
-Una cacca?- chiese timidamente Saluss sgranando gli occhietti, avvicinandosi verso Mahel -Che cos'è una cacca Mahel?-
Mahel guardò la fatina e la tirò con la mano verso di sé, piangendo ancora più forte di quanto avesse fatto fino a quel momento -E tu! Tu! Come hai potuto non parlarmi! Non puoi farlo, ho bisogno che mi parli, che mi sorridi! Oh Saluss...-
-Mi dispiace- si scusò la fatina, stringendosi forte al petto di Mahel -Ma ieri sera io...ecco, io non voglio che Lagharta sia infelice. Pensavo che per colpa tua lo fosse, ed io...-
Mahel si zittì un attimo, per poi riprendere a piangere di nuovo -Ma allora ho fatto davvero qualcosa, scusatemi! Scusatemi!- pianse ancora, rompendo il pianto con mille singhiozzi disperati -Ma offendetemi, odiatemi. Non ignoratemi, io sono qua! Sono qua!-

Lagharta, e nessuno se lo sarebbe mai aspettato, l'abbracciò.
Lasciò Mahel senza parole, interruppe il suo pianto. Anche la Lilith e Saluss lo guardarono stupite. Saluss, addirittura, abbassò lo sguardo, triste.
-Si Mahel. Tu sei qua. E sei calda, sei viva. Per quanto mi sforzi non posso fare a meno di vederti e di percepire la tua presenza accanto a me. E sai una cosa? Ieri sera mi sono accorto che non voglio che la tua presenza svanisca, da accanto a me. Sei...sei diventata un'esistenza a me cara, qualcuno che voglio proteggere. Un animaletto fastidioso, come questa qua- indicò a Mahel Saluss, che le si avvicinò imbarazzata -Tu e Saluss siete molto simili sotto alcuni punti di vista...-
-Allora tu...- borbottò la fatina -Tu davvero la ami...-
Mahel e Lagharta guardarono Saluss e si guardarono negli occhi. Lagharta l'avvicinò a sé e rise, di gusto -Sciocchina. Ma che ti passa per la testa? Certo che no!-
-Come no!- chiese Saluss, iniziando ad arrossire -Tu ieri sera alla mia domanda sei stato in silenzio!-
-Tu non hai posto nessuna domanda. Io sono stato in silenzio semplicemente perchè pensavo che, alla fine, mi ero proprio comportato da stupido. Guardala!- indicò a Saluss una Mahel tutta graffiata e impolverata, bagnata di lacrime e con il naso colante -A parte che io sono bellissimo e merito di meglio- Mahel lo colpì alla spalla, imbronciata -Lei magari non è la Mahel della Leggenda. Ma è la Mahel che ha incrociato la mia vita, non posso in alcun modo cancellare questo. Per quanto mi sforzi o la tratti male, lei sta credendo in me e mi accetta, come nessuno ha mai fatto. Non posso trattare male chi possiede un...- guardò la Lilith e, per la prima volta, sorrise anche a lei –...cuore dolce e caldo. Vero Alvexia?-
La Lilith arrossì, imbarazzata che qualcuno avesse sentito il discorso della sera prima. E annuì. Saluss si sentì imbarazzata per la sua stupidità e si buttò di nuovo verso Mahel, piagnucolando a sua volta -Scusami Mahel...scusami! Anche se Lagharta si innamorasse di te, e tu di lui, non potrebbe trovare sposa più adatta di te. Scusami, te ne prego!-

Mahel guardò i due davanti a lei, che sorridevano, e Saluss, che singhiozzava al suo petto. E le lacrime uscirono di nuovo, dolci e calde, come il suo cuore.
Quel cuore dolce e caldo che, per la prima volta, era stato accettato e compreso da quelle due persone, ormai a lei così care, a cui voleva così bene. Perchè erano tutto ciò che, ormai, la legavano ancora alla realtà.



***

Innanzitutto...GRAZIE. Grazie alle tre cui ho dedicato questo capitolo dal titolo triste, lacrime, e grazie anche a tutte le altre lettrici/lettori e recensitrici/recensitori.
Le lacrime del capitolo sono quelle che ho versato io leggendo i vostri commenti pieni di dolcezza e di augurio, perchè esiste così tanto "buono" a questo mondo che non mi capacito di essere una di quelle fortunate a vederlo in questa forma così splendente. Tutti quanti vi siete preoccupati per me, rendendomi davvero onorata delle vostre attenzioni. La terapia che sto seguendo sta andando bene, probabile che entro fine mese sarò completamente rimessa, perciò grazie. Perchè lotto per chi crede in me...e voi ci credere. Quindi lotto anche per voi.
Ma passiamo, senza ulteriori indugi, ai miei amatissimi RINGRAZIAMENTI!!!
Genis: tu non ti dilunghi molto, perchè mi dici in tempo reale ciò che pensi. Perciò neanche io mi dilungo, sai già cosa penso di te e delle tue critiche/complimenti. Posso solo dire, come ormai senti spesso in questi ultimi tempi, grazie. Niente di più, niente di meno =*
Ran_neechan: grazie anche a te per tutto. Per il disegno (ancora!), per gli auguri di Natale, per gli auguri di pronta guarigione. Davvero, quando si sta male e si perde le speranze, qualcuno che ti dice "andrà tutto bene" porta in noi molto sollievo, ed era ciò di cui avevo bisogno. Grazie di continuare a leggere e ti prenderti cura del mio umore ^-^ grazie dal più profondo del mio cuore *si inchina* un abbraccio ed un bacione =*
piccolaKiki: spero che la dedica porti sul tuo volto lo stesso sorriso che ho letto io nel leggere le tue parole. Che ti porti un calore dentro magico e meraviglioso, come quello che possiede il "cuore dolce e caldo" di Mahel, unico e speciale. Grazie per avermi augurato tutto il bene possibile, perchè si dice che buone parole portino buona fortuna. Ed è davvero ciò che mi hai portato, insieme ad un sorriso. Grazie davvero. Un abbraccione one one =*
Dust_and_Diesel: mi stai accanto e mi sopporti, anche se mi lamento sempre, anche se hai nel tuo cuore qualcuno che sta soffrendo sicuramente più di me. Grazie per essere la splendida persona che sei, grazie di farmi forza e di darmene, trasmettendomela con le tue splendide parole. Sono un tipo che si arrende facile ma che si affila le unghie, quando qualcuno crede in lei. E se tu, con quel sorriso splendido, credi in me, non posso fare altro che rimboccarmi le maniche, affilare il mio carattere, e darci dentro. Grazie a te <3 un abbraccio anche a te e tanti auguri per tutto =*
LinusVanPelt: amore...tu sai cosa è stato per me questo periodo. Mi hai visto bianca in volto, depressa e piangente, irritabile e terribile...ma eri e sei rimasto qua, al mio fianco. Anche se ci separano 1300 chilometri, anche se la nostra situazione è tutt'altro che facile. Insieme siamo partiti e continuamo, giorno dopo giorno, passo dopo passo. Insieme. E non potrei esserne più felice. Quindi...grazie =*
Milou_: mi strappi sempre un sorriso, perchè mi immagino che me ne stia facendo uno a tua volta. E non si può evitare un sorriso che nasce da un altro, no? Non posso che dirti grazie di tutto, anche da parte dei miei figliocci, che esistono e continuano a lottare perchè ci sono tante persone che si stanno affezionando a loro. Quindi grazie di tutto cuore. Ti auguro di passare ciò che rimane delle vacanze in modo tranquillo e piacevole. Un bacione enorme ed un abbraccio altrettanto enorme =*
fruttina89: tranquilla, leggi quando puoi e non ti affannare, tanto il capitolo più di lì non va. Spero che gli esami siano andati bene ^-^ e poi grazie. Perchè come sempre il tuo commento è quello che mi ha portato nel cuore tanta serenità e pace, tanta dolcezza. Ed un sorriso spontaneo, che in questo periodo è la mia migliore medicina. Leggerò a breve ciò che hai scritto, non avevo tempo per via della terapia, ma fino a settimana nuova sono a casa e voglio godermi i miei giorni di riposo. Grazie davvero per essere così dolce. E grazie per i tuoi sempre soffici e calorosi complimenti. Un abbraccio e un bacio e tanti auguri per tutto =*
Lirin Lawliet: ti ringrazio per gli auguri di buon anno, ricambio con cortesia *si inchina* per quanto riguarda le lune non l'ho scritto, mea culpa, ma provvedo a dirtelo subito: sono una rossa ed una blu. E insieme emanano, quindi, luce semi-violacea, perchè sono molto vicine l'una all'altra e le loro luci si mescolando, anche se la Luna argentata ha una luce più forte e quindi le sovrasta. Ma andiamo avanti. Ti ringrazio, detto da te che sto migliorando è un vero onore, dico sul serio, non credevo di stare migliorando, anzi. Credevo di aver fatto un capitolo mediocre, dovuto anche al periodo che avevo passato. Ma se mi dici che non è così allora...grazie e...grazie. Davvero, non trovo altre parole per farti capire come mi sento, soprattutto per utilizzare nei miei confronti una tale cortesia. Devi essere una persona molto dolce ^-^ seria quando ci vuole ma dolce. Difficilmente mi sbaglio. Perciò grazie di avermi mostrato anche questa dolcezza. Un abbraccio ed un bacio, e tanti auguri per tutto =*
Fairy_chan88: ci siamo sentite e sai che ora le cose vanno meglio, spero che questo capitolo ti piaccia come i precedenti. Anche per te non ho molte parole, se non un grazie di cuore. Ti preoccupi per me nonostante tutto, sei sempre molto gentile e molto carina con me. Non ho mai abbastanza parole o frasi abbastanza giuste per apprezzare tutto l'affetto e la riconoscenza che provo per te. Quindi mi limiterò ad un grazie anche per te. Un abbraccio, come sempre, ed un bacione. Ti auguro ogni bene e tanta, tanta, tanta felicità =*
Grazie anche alle altre due signorine che mi leggono, o che mi stanno leggendo, snail e Cate_02, perchè sono state davvero molto carine. Grazie davvero, vi invio un abbraccio grandissimo ed un enorme bacione =*
Grazie inoltre a tutti coloro che mi leggono, alle 23 persone che hanno inserito Lagharta nelle preferite, le 26 che l'hanno inserita tra le seguite e le 4 che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie a tutte e a tutti, vi adoro ^///////^
Ne approfitto per dire a tutti BUON ANNO!!! e per augurarvi ogni bene e ogni felicità.
Un bacio enorme, per tutti.
Selenite

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Capitolo 17
*** 16 - Il Tempio di Vie ***


***
Dedicato alla mia sorellona, Valentina.
Perchè anche se ci trattiamo male e non legge una riga di ciò che scrivo, sono sicura che mi vuol bene più di chiunque altro al mondo.
Grazie di spiegarmi tutto quello che sai. Anche se mi prendi in giro, ti voglio bene (ma non diciamolo troppo in giro u.u)
***

CAPITOLO 16

Il Tempio di Vie


Aveva lo sguardo abbassato, imbarazzata e frustrata.
Saluss le stava accanto, carezzandole con le manine la guancia ancora arrossata dal pianto, un sorrisetto strano dipinto sul faccino.
Lagharta ed Alvexia la precedevano, parlottando stranamente, cercando di andare d'accordo dal momento che la “principessina” non poteva scegliere tra loro due. Da una parte il bel guerriero, che ormai aveva ammesso senza scampo d'equivoci che non poteva fare a meno di quel suo scondizolargli attorno, dall'altra parte la demone dagli occhi carmini, che era capace di un sorriso così bello da mettere in difficoltà.

Scosse la testa, cercando di scacciare qualsiasi pensiero cattivo, stringendo a sé Saluss e sorridendo tristemente per la paura che aveva avuto poco prima.
-Non farlo mai, mai, mai più...- sussurrò Mahel, carezzandole i capelli con le dita -Ti voglio troppo bene per sopportare il tuo silenzio...-
Saluss svolazzò sino alla sua guancia, schioccandole un bacio -Non abbandonerò mai il fianco del mio padrone e della sua promessa sposa...- sussurrò invidiosa, sapendo che ormai non c'era altro futuro possibile che quello.
-Non ruberò mai la persona che ami, stai tranquilla Saluss...- rispose di rimando Mahel, guardandola negli occhietti piccoli e furbi.
Saluss li spalancò stupita, arrendendosi all'unica capacità di Mahel di capire ed accettare i cuori altrui -Si vede molto, eh...?-
-Tranquilla. Sei la sua preferita. Così come dev'essere. E se lui proverà anche solo a volermi più che bene, lo picchierò anche per te- aggiunse Mahel poco convinta, sicura che mai sarebbe successo di nuovo che un ragazzo si innamorasse di lei.
Il ricordo di Michael le attraverò la mente per un attimo, svanendo in un sorriso lontano e struggente, che arrivo sino alla mamma...ed al papà.
Non avreste potuto creare un mondo più bello...” disse a sé stessa, stringendo forte il pendente fatto con la pietra di Colonna e pensando a quanto potesse essere un sentimento d'amore nato tra le pagine di un libro.

-Ammettilo fusto, a te Mahel piace da pazzi- si ritrovò a dire ad alta voce la Lilith, ridacchiando soddisfatta dei suoi pensieri “buoni”.
-Non dire sciocchezze, ragazzina- le rispose brusco il moro, guardandola con astio -Se ti sopporto è per non sentirla guaire...-
-Ma sentilo, sei così dolce- ridacchiò di nuovo, portandosi le dita affusolate davanti la bocca -Cosa aspetti a baciarla, eh?-
Lagharta la bruciò con gli occhi, anche se lo sguardo di questa volta non spaventò la Lilith, dal momento che brillavano di un sentimento puro ed ingenuo -Ah-ha non attacca, fusto. Se tu ammetti che la principessina è la detentrice del tuo cuore, posso anche smetterla di prenderti in giro...- e, sottovoce, sussurrò -...forse...-
Lagharta si buttò le mani sugli occhi, borbottando frasi senza senso, infastidito da quella ragazzina impertinente che sembrava andare in brodo di giuggiole per Mahel.
Entrambi si voltarono verso la principessina, sorridendo.

I lunghi capelli castani fluttuavano al vento, mentre giocava con Saluss.
La fatina le aveva afferrato una ciocca, portandola in aria, sempre più su, sempre più su. Mahel rideva di cuore, anche se aveva ancora gli occhi rossi per il pianto disperato di poco prima. Un sorriso così spontaneo e sincero che ne portava un altro sulle labbra altrui.
Com'era bella, Mahel...Lagharta si era ritrovato a pensarlo più volte.
Magari Mahel non era la classica ragazza da saltare all'occhio per la sua bellezza senza fiato. Era una ragazzina normale, con un fisico di costituzione magro e slanciato, ma negata per qualsiasi azione minimamente altetica. Non era neanche intelligente, a scuola se l'era sempre cavata nella media, tranne per la sua passione. Aveva le sue fissazioni, le sue paure, i suoi tormenti.
Eppure guardandola, lui non poteva pensare che alla parola “bella”. Forse per via di quel sorriso contagioso, di quella risata dal suono splendido. Oppure per le sue mani, incapaci di gesti bruschi. Era una fra le tante, come ne esistono ovunque.
Ma in sé era speciale. E lo sapeva bene.
Solo lei era capace di farlo sentire in pace con sé stesso, accettandosi per quello che era. Di scatenare nel suo cuore sentimenti contrastanti, come il fastidio e l'affetto.
Era convinto di provare lo stesso sentimento di protezione e affetto morboso che provava la Lilith, verso quell'animaletto fastidioso.
-Posso concederti di dire che non permetterò a nessuno di farle del male. Lascerò che torni dal suo “legame” tutta intera e con lo stesso sorriso che mostra a noi...- borbottò abbastanza forte perhé la Lilith lo sentisse.
Alvexia lo colpì sorridendo ad un braccio, annuendo.
Mahel sarebbe stata al sicuro, finchè fosse rimasta al loro fianco.

Quando si accorsero che erano quasi giunti a destinazione, si rilassarono nella marcia.
Avevano guadagnato un giorno, percorrendo una via laterale scoperta quando Mahel era caduta sopra di loro. Avevano anche trovato una famiglia servizievole, che venuti a conoscenza della loro marcia al Tempio, e considerando Mahel una sacerdotessa per via del suo aspetto, si erano gentilmente offerti di ospitarli per la notte.
-Ormai ci siamo...è stata una lunga marcia- disse Lagharta, sistemandosi ai piedi del letto dove avrebbero dormito Alvexia e Mahel -Mi raccomando Mahel, non fare una delle tue solite figuracce-
-Non lo faccio di proposito- rispose lei, tirandogli il cuscino addosso -Chiamasi scarsa predisposizione alle arti atletiche, la mia...-
-Scarsa?- rise Alvexia -Sei incapace, ecco cosa sei- la spintonò leggera sulle spalle, ridendo -Non sei neanche capace di camminare sulle tue gambe!-
Mahel gonfiò le guance indisposta, sentendo ridere sia Alvexia che Lagharta, che non sapeva più se considerare un avvenimento inusuale o meno -Cattivi-
Lagharta si sedette sul letto di Mahel, tra lei e Alvexia -Tu cosa farai dopo che Mahel avrà parlato con le sacerdotesse? Ci aiuterai a fare ciò che dobbiamo o te ne andrai...?-
Alvexia abbassò la testa, triste -Penso che tornerò...da chi mi aspetta...- sussurrò toccandosi il medaglione attorno al collo -Anche lui ha bisogno di me...-
Mahel sorrise, prendendole una mano -Qualsiasi decisione prenderai, non faremo niente per fermarti. Ormai noi siamo amici, no...?-
Alvexia sollevò il capo e sorrise mestamente. Amicizia...amore...qualcosa che non aveva mai avuto tra le mani, qualcosa di così prezioso e importante da non volerne fare a meno.
Annuì con la testa e si preparò per dormire, con il rimorso di lasciare andare due persone che, per la prima volta, erano entrate nel suo cuore.

Non poteva crederci.
Era enorme. Imponente. Incredibile.
La collina sul quale si ergeva il Tempio era un enorme prato pieno di fiori di ogni tipo. Alcuni dei quali non credeva neanche esistessero nel suo mondo. Alvexia le spiegò essere “Fiori di Luna”, un seme raro di fiori che cresceva solo nel prato del Tempio, arrivati su Gaia direttamente dalla mano della Dea Vie.
Racchiudevano il potere della Luna, che Alvexia pensò probabilmente essere lo stesso che scorreva dentro Mahel ora che stava diventato simile ad una Dea, che era alla base del potere della stessa Vie.
Era incantata.
Assomigliavano molto a dei gigli, era il colore che era inusuale. Una tonalità di azzurro quasi trasparente, riusciva a vederne le vene all'interno dei petali, bianche e perlate, che si scurivano fino a diventare un azzurro cristallo.
Provò a prenderne un petalo tra le dita e questi si illuminò flebilmente -Alvexia, che succede?-
Alvexia sorrise -Si dice che il Fiore di Luna reagisca al potere divino, Mahel. Sicuramente sente la forza nascosta che possiedi nei capelli e reagisce. Probabile che il tuo potere sia...- si fermò, ricordando le parole della donna misteriosa di qualche sera prima -Tranquilla, penso che sia per quello-
-Oh...è meraviglioso...credi che potrei coglierlo?-
-No- le disse Lagharta, scuotendo la testa -I Fiori di Luna sono il contatto tra le sacerdotesse e la Dea. Viene colto dalle sacerdotesse nelle notti di plenilunio e usato nelle cerimonie ufficiali per la Dea...-
-Capisco. Fa niente, faccio loro una foto...- disse Mahel riprendendo in mano la macchina fotografica. Un bacio, leggero -A te papà...per i fiori del tuo mondo...-
Lagharta non fece domande su quell'oggetto strano che Mahel portava con sé, pensava che era meglio tenersi alla larga dagli aggeggi infernali che possedeva quella ragazzina incapace. Sorrise, mentre Alvexia lo guardava invece con occhi lucenti, forse ancora troppo attaccata alle sue origini non proprio “legali”.
-Che cos'è? Oh Mahel, è stupenda, luccica! Dici che vale qualcosa?!-
Guardò verso il Tempio, che Mahel ancora non aveva notato presa com'era dai Fiori di Luna. Quando la vide alzare gli occhi sorrise, perchè la sua espressione era la stessa di tutti coloro che lo vedevano, per la prima volta.

Enorme, imponente, maestoso.
Troppo una figata, pensò Mahel vergognandosi delle sue parole.
Un edificio così grande che non sapeva neanche come fosse stato costruito. Assomigliava al materiale della colonna del suo Lago, ne era stupita.
Capiva qualcosa in più di Colonna, adesso.
-Benvenuta al Tempio di Vie, Mahel...-
Mahel spalancò gli occhi e la bocca e rimase muta. In silenzio.
Completamente rapita da quel luogo magico.



***

Vi chiedo scusa se oggi non mi fermo a ringraziare ognuna/ognuno di voi, ma ho alcune cose da fare per prepararmi a ritornare a lavoro. Stasera appena torno risponderò a tutti tramite il nuovo sistema, non preoccupatevi.
Vi prego davvero di scusarmi *si inchina* però un ringraziamento unico a tutte voi è di dovere ^-^ ed è prima di tutto un piacere. Grazie a Genis, Elizabeth_Tempest, Dust_and_Diesel, Fairy_chan88, Lete, LinusVanPeltl, hinayuki, piccolaKiki, fruttina89. Grazie anche alle 25 persone che hanno messo la storia fra le preferite, le 34 che l'hanno messa fra le seguite e le 5 che l'hanno messa fra le ricordate.
Grazie per tutta la vostra cortesia e gentilezza.
Un bacio,
Selenite =)

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Capitolo 18
*** 17 - Inconcepibile ***


***

A Luca.
Perchè lo amo, dopo 18 mesi, migliaia di volte più che il primo giorno.
Ti Amo. Semplicemente.

***

CAPITOLO 17

Inconcepibile


Mahel continuava a rimirare l'enorme, imponente edificio davanti a lei.
Passo dopo passo andava avvicinandosi a quella maestosità che si stagliava di fronte ai suoi occhi, il colore che riluceva ai raggi del sole tiepidi e delicati.
La cosa più bella che avesse mai visto, in tutta la sua vita.
Si fermò appena prima di una scalinata che portava ad un enorme portone, l'entrata per il Tempio. Deglutì spaventata davanti alle porte enormi e massicce che si pararono davanti a lei -Ma...ma dobbiamo proprio entrare? Si sta così bene qua fuori...- borbottò Mahel.
-Che hai principessina? Non è abbastanza regale come posto, per te?- la schernì Lagharta, ridacchiando.
-Non abbastanza? È anche troppo grande e maestoso e regale. Io sono fuoriposto qua...- rispose lei di rimando, guardando Saluss -Vie rappresenta tutto qua, vero...?- chiese cercando di essere dolce, gracchiando con la voce per la sensazione di inadeguatezza che sentiva crescerle sempre più dentro di lei.
Saluss arrossì e annuì, gonfia d'orgoglio per quella che era la sua Dea e sua madre.
-Io aspetto qua- disse Alvexia, sedendosi sull'ultimo scalino e accavallando le gambe, sospirando -Finchè non avrete finito io aspetterò, quindi tranquilli-
Mahel la guardò, confusa -Non entri con noi? Perchè no?-
Lagharta le toccò la spalla e le fece cenno di fare silenzio, mentre la girava verso l'entrata e la spingeva invitandola ad entrare.
-Lagharta, aspetta!- disse lei, tremando con la voce, senza capire.
Le labbra del ragazzo le sfiorarono l'orecchio, sussurrando -Non fare domande su questo, sarebbe molto indelicato. Ti spiego tutto all'interno, promesso...-
Mahel si zittì, guardando verso la Lilith ferma nella sua posizione, le braccia che ricadevano ai fianchi distese e eleganti. Anche semplicemente seduta manteneva la grazia e la regalità di una principessa.
-Alvexia...ci metto poco, te lo prometto. Non andare via, promesso...?-
La Lilith voltò lo sguardo verso di lei e sorrise, scuotendo una mano come a volerle intimare di non preoccuparsi -Promesso!-

I portoni si aprirono da soli, senza che nessuno dovesse bussare o alcunchè.
Mahel si guardò attorno spaventata, Lagharta invece sembrava quasi abituato.
-C'è qualcosa capace di sorprenderti, a questo mondo...?- chiese Mahel, scocciata.
-Anche io ho reagito come te, la prima volta- sospirò lui, mantenendo un atteggiamento serio e dignitoso -Ma ormai saranno più di dieci anni che vengo qua...-
-Dieci anni...?- chiese Mahel, confusa -Perchè?-
Lagharta la guardò e sbuffò in riso -La Sibilla un tempo era una sacerdotessa, ma quando mi prese in custodia tornò al villaggio dov'era nata e cresciuta. Ogni anno, da quanto riesca a ricordare, mi porta qua a ringraziare la Dea...-
-Ahh...- sospirò la ragazza, sistemandosi i capelli ed i vestiti addosso alla bell'e meglio, cercando di rendersi presentabile -Dici che farò brutta figura?-
Lagharta cercò di trattenere le risa più che potè, ma guardando verso la ragazza e vedendo il volto serio con quale gli aveva posto la domanda, sfogò in un riso divertito e spontaneo, che lasciò Mahel senza parole.
E con un lieve, timido rossore sulle guance, al pensiero di quanto fossero belli quegli occhi blu che ridevano davanti a lei...

All'interno il Tempio era, se possibile, anche più bello che dall'esterno.
Le pareti di quel materiale a lei sconosciuto avevano cambiato colore, rimanendo però di un lieve colore perlato che le rendeva assolutamente affascinanti.
Le pareti altissime, il soffitto a cupola su cui era raffigurato un dipinto che lei avrebbe giurato aver già visto, una donna bionda e due mani diametralmente opposte in direzione e colore che si allungavano verso di lei.
Al centro dell'enorme stanza in cui si trovava si diramavano cinque direzioni: due porte a sinistra, due a destra e una scalinata davanti a lei, terminante in un'altra porta.
-Questa è la sala d'attesa...?- chiese Mahel tesa, ancora un po' infastidita dalle risa di Lagharta di poco prima -E poi perchè Alvexia non è potuta entrare?-
Lagharta la guardò e scosse la testa, arreso ormai all'evidenza che Mahel non fosse solo un animaletto fastidioso ma anche una persona alquanto stupida -Non è la sala d'attesa. Questa è la sala centrale del Tempio, chiamata anche “Sala dei dipinti”. Non vedi l'affresco sulla cupola sopra di noi? E le decine di quadri appesi alle pareti? Sono tutte raffigurazioni della Leggenda di Gaia, della Guerra Antica e della stessa Dea...- sussurrò Lagharta, indicandole le porte a destra -Quelle sono le sale delle sacerdotesse e...- indicò quelle a destra -...quelle sono le sale libere. Una è la sala d'attesa, che cercavi, e l'altra è una stanza enorme collegata al giardino esterno. Da lì parte la cerimonia dei Fiori di Luna, che porta poi alla Sala del Colloquio- si fermò, indicando la scalinata davanti a loro -Quando compiono la cerimonia, questa sala è addobbata con i Fiori di Luna e con drappeggi bianchi e azzurri. La Sibilla mi ha portato a vederla una volta, è un onore per un popolano assistervi-
Mahel guardò gli occhi di Lagharta muoversi esperti per il Tempio, rilucenti di una scintilla che non credeva di avergli mai visto prima.
Parlava di Vie e di Gaia con una sorta di strano orgoglio, così come la piccolina aggrappata ai suoi capelli, che non aveva ancora osato spiccicare parola -Saluss?-
-Uh?- disse lei, volgendosi verso Mahel, sorridendo -Dimmi-
Mahel scosse la testa e le sorrise a sua volta. Pensandosi bene, quella più orgogliosa doveva proprio essere Saluss.
-Saluss...bentornata a casa- sussurrò vicino a lei Mahel, guardandola.
Non potè che definirla adorabile, mentre la vedeva arrossire felice per quell'affermazione.

Rimasero dentro la Sala dei dipinti per un tempo per Mahel interminabile, finchè finalmente la porta in cima alle scale davanti a loro non si aprì e ne uscì una donna.
Assomigliava a Colonna, ma allo stesso tempo era diversa da lei.
Lunghi, splendenti capelli verdi, gli occhi dello stesso colore, una veste bianca che le copriva le aggraziate forme del corpo in un modo quasi sensuale, anche se la figura rimaneva avvolta da un'aura delicata e innocente.
I capelli erano ornati di pietre verdi, avrebbe quasi detto smeraldi, e da catene d'oro. Una fine collana di diamanti e smeraldi le saettava al collo rendendola brillante come se la donna stessa fosse una pietra preziosa.
-Benvenuti al Tempio di Vie...- disse con voce melodiosa la donna, non appena fu davanti al gruppetto -Lagharta, divina Saluss...è un piacere ed un onore avervi di nuovo ospiti del Tempio...- la fatina svolazzò verso la donna, inchinandosi a mezz'aria con sguardo solenne -L'onore di rivedere lei ed il Tempio è tutto mio, sacerdotessa...-
La donna si voltò infine verso Mahel, che arrossì per la bellezza disumana che quella ragazza possedeva -Lei deve essere la divina Mahel, della Leggenda...non posso che dire che è più di un onore averla qua...-
Mahel fece per inchinarsi, ma la donna si inginocchiò a terra, prendendole le mani e baciandogliele -Che la Dea vi protegga, divina Mahel...-
Mahel arrossì di nuovo, per l'imbarazzo -Non...non c'è bisogno di fare così, la prego di rialzarsi, davvero...-
La donna la guardò stupita di quell'atteggiamento, guardando verso Lagharta e Saluss con disappunto e confusione -Perchè la divina Mahel mi chiede di rialzarmi? Perchè rifiuta il saluto della Dea? Per caso non sa perchè è qua? L'avete portata a Gaia contro la sua volontà?-
Lagharta stava per aprire bocca ma Mahel lo precedette, rammaricata -No, no la prego non ne abbia verso Lagharta e Saluss. Mi hanno spiegato tutto della Leggenda ma...ma nel mio mondo questo saluto non esiste, non sono abituata. Non sappiamo se io sia davvero la Mahel della Leggenda, siamo venuti a chiedere udienza...-
La donna guardò Mahel e cambiò espressione, alzandosi in piedi fredda e spenta in volto -Non...non è la Mahel della Leggenda...?-
Lagharta non ebbe cuore di smentire e abbassò lo sguardo, colpevole -La Sibilla ha avvertito del nostro arrivo, ma non ha spiegato la situazione, chiediamo scusa. Varie circostanze ci portano a pensare che magari la Mahel della Leggenda non sia...ancora nata...-
-Ma le spade divine sono state estratte- pronunciò grave, rivolgendosi a Lagharta come accusandolo di qualcosa -L'aspetto di questa ragazza non lascia alcun dubbio!-
Lagharta non alzò lo sguardo neanche di un millimetro, provocando un enorme vuoto nel cuore di Mahel, che guardava impotente.
Si stava accogliendo tutte le colpe di qualcosa che non era assolutamente colpa sua.

-Ehi!- intervenne la ragazza, parandosi davanti a Lagharta con sguardo serio -Non le permetto di rivolgersi così a Lagharta. Lui non ha colpe, che io sia la Mahel della Leggenda o meno. Lei non ha il diritto di rivolgersi così a lui-
La donna la guardò, i suoi occhi erano esattamente quelli di una Dea, i capelli emanavano un debole riflesso e un'aura divini, non vi era dubbio.
Ma quella ragazza non si comportava come una Dea, assolutamente.
-Mi spiace, ma devo chiedervi di andarvene- la donna dette Mahel le spalle, risalendo la scalinata senza rivolgere loro più alcun sguardo.
Mahel ne aveva fin troppo della spocchiosità di quella donna, che cambiava faccia a seconda di chi aveva davanti.
Non si accorse neanche della stupidaggine che stava facendo. E Lagharta e Saluss non fecero in tempo a fermarla.

Salì velocemente le scalinate che la separavano dalla donna, furiosa.
L'afferrò per il polso, costringendola a voltarsi verso di lei.
Si sarebbe aspettata di farla arrabbiare, urlare. Tutto ma non quello.
La mano della donna le arrivò alla guancia con una violenza ed un'inaspettatezza tali da farle perdere l'equilibrio. Sarebbe caduta a terra e rotolata dalle scale se Lagharta non fosse corso verso di lei e l'avesse presa per le spalle, sorreggendola.

-Ma come ti sei permessa!- esordì Saluss, inferocita, svolazzando verso la donna con sguardo furioso -Tu...!-
Lagharta riuscì a trattenerla a sé prima che anche lei potesse combinare qualche pasticcio, abbassando di nuovo la testa di fronte a quella donna -Chiedo immensamente perdono, somma sacerdotessa-
La donna rivolse a Lagharta uno sguardo di fuoco, tirando indietro le mani disgustata quasi -Andatevene via di qua. Immediatamente- sentenziò dura, prima di scomparire dalla loro vista.
-Andiamo Mahel. Andiamo Saluss...- sussurrò nel silenzio della Sala dei dipinti, ormai vuota, il ragazzo, guardando il corpo inerme della ragazza tra le sue braccia, lo sguardo perso nel vuoto, un enorme squarcio dentro al suo cuore.

Usciti dal Tempio, trovarono Alvexia sempre fuori ad aspettarli, stessa posizione.
Sentendo dei rumori alle sue spalle si voltò, vedendo davanti a lei tre persone sconvolte, assolutamente inebetite -Che cosa è successo...?-
Mahel si staccò da Lagharta, scese le scalinate e si sedette accanto ad Alvexia. La guardò negli occhi, arrabbiata. L'abbraccio, forte, stringendosi a lei.
E urlò.
Con tutto il fiato che aveva in gola, tutta la rabbia e l'amarezza. Niente lacrime, era troppo arrabbiata. Alvexia la strinse forte, guardando verso il moro, che fece spallucce.
-Mi volete spiegare cosa sia successo? Perchè Mahel sta urlando come un'invasata?-
Mahel alzò lo sguardo ancora scosso verso di lei, riaffondando la bocca nei suoi vestiti subito dopo e riprendendo forsennatamente ad urlare.
Lagharta ridacchiò e gli fece cenno d'aspettare, almeno finchè la rabbia per quell'immeritato schiaffo non se ne fosse andata...

Alvexia rideva, di gusto.
Mahel rimaneva al suo fianco, le braccia conserte, la faccia imbronciata. Aveva raccontato tutto alla Lilith, che all'immaginarsi la scena in testa aveva preso a ridere così forte da farla arrossire di vergogna -Non c'è nulla da ridere!-
-Oddio Mahel, mi immagino la scena. Ed è troppo divertente! Hai osato metterti contro una sacerdotessa del Tempio, addirittura toccarla!-
-Non sapevo fosse proibito- borbottò Mahel di rimando, mentre Saluss le si avvicinava preoccupata -La guancia fa ancora male...?-
Mahel scosse la testa, amareggiata -Fa più male all'orgoglio...-
Lagharta la guardava di profilo, il sorriso tirato che faceva comparsa sulle sue guance. Le sue dita andarono a toccare, senza che se ne accorgesse, la guancia sul quale aveva ricevuto lo schiaffo, delicate e gentili -Faccio io...-
Mahel voltò gli occhi verso Lagharta, perdendosi nei meravigliosi laghi profondi e scuri degli occhi del ragazzo. Un tepore delicato scaturì dalla punta delle dita di Lagharta, arrivando fin nei nervi più sottili della sua pelle.
Il poco dolore alla guancia che sentiva sparì, così come la frustrazione di quel gesto. Tutto fece spazio ad un sentimento strano, caldo e doloroso, dentro al suo cuore.
Un sentimento tutto per quegli occhi blu, che la guardavano aperti in un sorriso dolcissimo.



***

PICCOLO ANNUNCIO: questa è l'ultima volta che rispondo a fine capitolo. Ormai il tempo a mia disposizione è sempre meno, essendo tornata a lavoro e dovendo continuare terapia rischio altrimenti di non riuscire a rispondere a tutte quante, e la cosa mi dispiace immensamente. Perciò passo senza indugio ai miei amati RINGRAZIAMENTI!!!
Genis: ci sono taaante cose ancora da spiegare xD di certo il mistero del "fusto" a cui piace Mahel sarà uno degli ultimi di cui parlerò. Grazie nii-nii di supportarmi sempre e di essere sempre al mio fianco, anche quando è troppo difficile esserci. Ti voglio bene =*
fruttina89: awwww >/////<  grazie per le tue sempre bellissime parole!!! Ho appena visto che hai aggiunto la tua nuova storia, appena pubblicato vado subito a leggere u.u e sono felice che la storia strutturata fino a questo momento ti sia piaciuta! D'ora in avanti si preannunciano capitoli lunghi, spero che troverai il tempo di leggermi. Grazie di essere sempre una delle prime a leggermi e di rimanere con me in questo mio lungo viaggio per la conclusione di Lagharta. Un abbraccio ed un bacio enormissimi =*
Dust_and_Diesel: ti adoro. Lo sai no? Ti adoro perchè sei semplicemente te stessa, unica, meravigliosa. E mi supporti sempre, come un'amica sincera e leale, anche se ci conosciamo poco. Non so se sia gentilezza o affetto, o ambedue, ma sono onorata di tante parole gentili e dolci rivolte verso di me ^-^ forse perchè non ci sono abituata o forse perchè, quando me ne rivolgono persone stupende come te mi sento automaticamente in imbarazzo! Per quanto riguarda il capitolo credo si spieghi da solo. E Saluss qua, anzichè evitare Mahel, la protegge quasi aggredendo la sacerdotessa del Tempio, che fra l'altro dovrebbe essere una sua "sottoposta" nella scala xD però sapremo meglio nel prossimo cosa succederà. Per adesso ti auguro tanta fortuna sia all'università che nel resto. Un abbraccio ed un bacio =*
veroni90: ti ringrazio moltissimo ^-^ sia per il fatto che hai letto e addirittura recensito la mia storia, sia perchè mi hai fatto i tuoi migliori auguri di pronta guarigione ^-^ grazie! Spero che finita terapia tutto torni alla mia normalità, non vedo l'ora di tornare a fare tutto esattamente come prima. Ti ringrazio ancora per la tua dolcezza e gentilezza. Un abbraccio ed un bacio =*
Lady Moonlight: ringrazio anche te per aver letto e commentato la mia storia ^-^ mi rende davvero molto orgogliosa di Lagharta tutto questo affetto che dimostrate nei confronti dei miei figliocci! Spero che continuerai a seguirmi fino alla fine e che apprezzerai anche quest'ultimo capitolo. Ti mando un abbraccio gigante ed un bacio =*
piccolaKiki: incantati ^////^ oddio!!! Se dici così mi imbarazzi *arross arross* beh, ora sono arrivati al Tempio, ma come vedi non hanno ricevuto l'accoglienza che magari ci saremmo aspettati. Anzi, diciamo proprio che sono stati trattati malissimo, no?  Vedremo cosa risolveremo nel prossimo capitolo. Intanto ti mando un abbraccio ed un bacio enormi =*
Milou_: tranquilla ^-^ avrai avuto da fare. La vita privata prima di tutto u.u anche io mi son presa una pausa quando sono stata male, non hai proprio nulla di cui scusarti. Hai trovato il tempo di tornare e lasciarmi un segno, e non puoi neanche immaginare il piacere che mi hai fatto *///* me tanto felice! Per quanto riguarda i Fiori di Luna, anche io vorrei tanto averli ** a me piacciono tanto i gigli ed i gelsomini, immaginati una variante dei gigli così spettacolare e delicata!!! Awww!!! Beh, la smetto sennò mi dilungo troppo xD grazie per essere tornata a lasciare un segno. Spero di rivederti al prossimo capitolo, per una tua impressione. Ti mando un abbraccio ed un bacio, enormissimi =*
Fairy_chan88: mi spiace di costringerti sempre a leggere e recensire ç___ç sono proprio cattiva! Comunque, passando al capitolo...Alvexia, Lagharta e Mahel sono umani. Molto umani. Troppo umani. Hanno le loro insicurezze, le loro paure ed il loro bisogno d'affetto. Hanno tutto quello che tutti abbiamo, mancanza d'amore. Sono molto me...lo ammetto. E un pò te, per alcune cose, chissà se le vedrai mai. Perchè tu sei nel mio cuore qualsiasi cosa accada. Per sempre. Ti mando un bacio ed un abbraccio =*
Come sempre, grazie a chi semplicemente legge e rimane nell'ombra ma anche grazie alle 27 persone che hanno inserito Lagharta tra le prefertite, le 41 che l'hanno inserita tra le seguite e le 4 che l'hanno messa tra quella da ricordare. Vi adoro tutte/i!!!
Un abbraccio enorme ed un bacio a voi, che siete sempre dentro al mio cuore.
Con affetto,
Selenite

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Capitolo 19
*** 18 - La Dea dentro di lei ***


***

Dedicato a hinayuki.
Ogni volta che leggo un tuo commento, mi viene spontaneo sorridere, perchè sei una persona meravigliosa.
Conoscerti, anche se attraverso EFP, è stato (ed è tuttora!) un onore per me.
Grazie di tutto...e per tutto <3

***

CAPITOLO 18

La Dea dentro di lei


Colonna aspettava. Con ansia e trepidazione.
I capelli azzurrini, al contrario della prima volta che l'aveva incontrata, erano adesso acconciati elegantemente, raccolti sulla nuca con alcune ciocche che ricadevano sulle spalle, fermati da fermagli dorati e argentati, pietre preziose e lacci di stoffe pregiate, come seta. Tutto nelle sfumature del blu e del celeste, per accompagnare meglio il suo colore di capelli, così delicato e tenue. Una tunica celeste anch'essa, rifinita con fili d'oro e con pietre bianche e brillanti le copriva il corpo perfetto e slanciato.
Aspettava, inginocchiata umilmente nella Sala del Colloquio, con una strana ansia dipinta sul volto. Preoccupata forse, o più semplicemente eccitata dall'arrivo di Mahel.
-Vie...ti prego...fa che arrivino qua sani e salvi...- sussurrò Colonna in ansia, sentendo alle sue spalle il rumore di una porta che si chiude.
Assunse un'espressione seria, come conveniva alla Gran Sacerdotessa, e sospirò.
-Chi disturba il mio rito di preghiera...?- chiese alzandosi dalla sua posizione e stagliandosi, maestosa ed elegante, davanti alla persona davanti ad i suoi occhi.

Luminosa ed eterea, magica. Una luce bianca avvolgeva la stanza, circolare col soffitto a cupola, di colore azzurro-violaceo, catapultando chiunque entrasse in un mondo in bilico tra quello divino e quello mortale.
Come cristallo, rifletteva una luce magica che faceva risplendere addirittura gli ornamenti di Colonna, così bella.
La sacerdotessa dai capelli verdi era davanti Colonna, lo sguardo rivolto al basso. Le si avvicinò e si inginocchiò, baciandole le mani -Mi spiace interromperla, Somma Sacerdotessa, ma...-
Colonna non riuscì a trattenere un sorriso infantile, dolce e spontaneo, felice -Sono arrivati i nostri ospiti, Emerald?- chiese senza riuscire a trattenere l'eccitazione.
Emerald guardò soddisfatta negli occhi Colonna, sorridendo -Ho scoperto essere degli impostori e li ho cacciati dal Tempio. Volevo solo avvertirla di non attendere oltre le persone annunciateci dalla Sibilla, in quanto...-
Colonna lasciò che le mani cadessero sui fianchi, gli occhi aperti e sgomenti da quella rivelazione. Un urlo, terrificante, in contrasto con la sua bella presenza, scaturì dalla sua bocca -TU HAI FATTO COSA?!-

-Cosa hai intenzione di fare adesso, Mahel?- chiese Alvexia dopo qualche minuto, mentre la ragazza affondava la testa tra le braccia poggiate sulle ginocchia -Tornerai indietro?-
-Non credo. Non posso. Non voglio. Rimarrò qua finchè quell'odiosa sacerdotessa non avrà il buon senso di ascoltarmi...- rispose Mahel scoprendo il volto ed i capelli arruffatti sul viso -Voglio essere ascoltata-
La Lilith sorrise e le scompigliò ancora di più i capelli, rassegnata a quell'animaletto fastidioso dalla testa dura -C'è qualcosa per cui ti arrenderai mai...?-
Mahel sembrò pensarci un attimo, guardando verso il cielo. E sorrise -Solo al cielo...-
Alvexia la guardò confusa e rivolse lo sguardo al guerriero, che fece spallucce. Entrambi, nello stesso momento, pensarono alla stessa cosa: “Che strana ragazza...”

Colonna aprì la porta della Sala con irruenza, senza pensare al suo ruolo e alla sua condizione di sacerdotessa.
Scese le scale pestando con i sandali la stoffa pregiata della tunica, il cui strascico le stava continuamente in mezzo ai piedi -Emerald, considerati dispensata dalla tua carica. Voglio che lasci i tuoi alloggiamenti entro il tramonto- urlò alla sacerdotessa ancora dentro la Sala, che la guardava sgomenta -Sono stata chiara?-
Emerald rimase ferma nella sua posizione, le urla di Colonna ancora nelle orecchie, gli occhi lucidi per un'umiliazione che non credeva tale. Borbottò un sommesso “si” che Colonna sicuramente non aveva udito.
Quando fu alla porta, Colonna sentì una voce che cantava poco più avanti. Si fermò, poggiando le mani sui battenti della porta, in attesa, ascoltando.
E sorrise.

Mahel sentì Alvexia cantare e spontaneamente chiuse gli occhi.
Lagharta guardò la Lilith, che si accorse del suo sguardo, e gli fece cenno di non dire niente. Lasciò che le parole le uscissero di bocca, senza pensarci.
Come una danza.
Mahel mugugnava il ritmo della litania dolcemente, accompagnando la voce soave della Lilith, le dita che si muovevano nell'aria, come suonassero uno strumento.
Aveva una voce davvero bellissima.
Le si poggiò con la spalla, strusciando il visino, aspettando che finisse di cantare -Che cos'era Alvexia, questa...?-
La Lilith ci pensò su un attimo -Chiedilo al bel guerriero- scherzò lei, indicandoglielo.
Mahel lo guardò aspettando una risposta, che non tardò ad arrivare -Quello che hai appena sentito viene chiamato “Canto della Dea”...-

Colonna e Mahel sorrisero entrambe nello stesso momento, senza saperlo.
La prima aveva una vaga idea di quel che volesse fare Mahel e aprì di poco il battente, per potere vedere al di fuori del Tempio. E si stupì di quanto la ragazzina del Lago fosse cambiata.
Seguì i movimenti stranamente sicuri di Mahel fino ai Fiori di Luna, la sentì schiarirsi la voce e guardare verso Alvexia e Lagharta. Sorrise di nuovo.
Non vi era dubbio che quella era la Mahel della Leggenda.

Quando aprì bocca per cantare, Lagharta rimase folgorato.
Aveva una voce comune, intonata si, ma comune. Eppure lo spettacolo davanti ai suoi occhi era quanto di più bello avesse mai neanche immaginato.
Mahel risplendeva, come una pietra preziosa ai raggi del sole. E anche i fiori accanto a lei splendevano, come se irradiassero luce dell'interno.
Alvexia era rimasta a bocca aperta: non aveva eccelse doti canore, ma il suo canto stava facendo risuonare i Fuori di Luna, come accadeva solo durante i riti sacri. Seppure non ne avesse mai visti, ciò che accadeva durante i riti era risaputo.
E Lagharta...lo vedeva con la coda dell'occhio, gli brillava lo sguardo. La seguiva, passo dopo passo, attraverso i fiori brillanti dell'enorme prato, seguiva le sue parole sillaba dopo sillaba. Si stupiva, che lei conoscesse la lingua di Gaia, che dopo una sola volta che aveva ascoltato la canzone la sapesse riprodurre così fedelmente -È bella vero...?- chiese lei senza distogliere lo sguardo da Mahel, seppure continuasse a tenerlo sott'occhio.
-Bellissima...- rispose Lagharta estasiato, senza pensarci, considerando dentro di sé Mahel più bella di qualsiasi sacerdotessa avesse mai visto.
Ridacchiò soddisfatta -La pensi così anche tu, fatina?- chiese poi rivolgendosi a Saluss, che sorrideva -Già...una sposa perfetta...-

Già lo sapeva, che lei era solo una fatina.
Niente di più che una fatina.
E aveva odiato Mahel per non esserlo, per essere una donna, una possibile sposa. E si era sentita poi un verme, si era vergognata di sé e dei suoi pensieri.
Lei era senza dubbio LA sposa. Non poteva che essere così.
Solo qualcuno di vicino a Vie poteva far risplendere i Fiori di Luna mentre intonava il Canto della Dea. Solo la Mahel della Leggenda poteva.
Lei era la Mahel della Leggenda. La promessa sposa di Lagharta.
Chiuse gli occhi e strinse il pugnetto, frustrata, sentendo il dito di qualcuno posarsi sui suoi capelli. Quando scoprì che era Alvexia non reagì, ma si sentì ancora più umiliata.
-Se devi dire qualche cattiveria, dillo ora che Lagharta è in coma...- disse lei voltando lo sguardo -Non ho la forza di discutere con te-
-Mi dispiace...- disse lei, arrossendo, stupita di provare empatia per quell'esserino svolazzante fastidioso -Ma non è detto che loro due inizieranno ad amarsi...-
Alla parola amore Lagharta si irrigidì, guardando la Lilith -Non sono innamorato di Mahel. E Mahel non è innamorata di me. Io...io voglio solo rimandarla da sua madre...- disse poco convinto, guardando la ragazza davanti a lui cantare e danzare in mezzo ai fiori luminosi del giardino -Gaia non è il suo mondo-
Alvexia e Saluss si guardarono, consapevoli che sarebbe stata la prima, l'unica e soprattutto l'ultima volta che sarebbero state complici di qualcosa.

Colonna capì che era tutto lì, ciò che stava aspettando.
Consapevole di chi ci fosse dietro di lei, si fece da parte indicando fuori -Osi ancora dire che sono intrusi? Lagharta è il prescelto di Saluss da anni ormai e quella ragazza ha fatto risplendere i Fiori di Luna cantando la canzone della Dea. Hai bisogno di altre prove...?-
Emerald abbassò lo sguardo, colpevole -La Somma Sacerdotessa voglia scusarmi per la mia arroganza. Provvedo a liberare le mie stanze come mi ha ordinato...-
Prima che potesse andarsene, Colonna la fermò -Prima di andare, fai accomodare i nostri ospiti...- disse con falsa freddezza alla sacerdotessa, che si inchinò pronta ad andare.
Colonna sapeva come sarebbe finita.
Anche Emerald sarebbe stata conquistata dalla dinivinità splendente di Mahel.

Aprendo i battenti del portone d'ingressom, Emerald attirò l'attenzione del gruppetto di persone davanti a lei.
Mahel interruppe il canto e si voltò, facendo comparire sul suo volto un'espressione arrabbiata, come a volersi difendere. Alvexia voltò lo sguardo e si rimise seduta, dando le spalle alla sacerdotessa, e Lagharta rimase immobile, in attesa.
-La Gran Sacerdotessa ha espresso il desiderio di incontrarvi- disse cercando di trattenere dentro di sé la rabbia che provava -Se voleste farmi il favore di seguirmi...-
Mahel rimase ferma sul posto, guardando Alvexia -Non vieni...con noi...?- chiese dubbiosa, vedendo Alvexia ferma a sedere.
Alvexia le sorrise e scosse la testa, indicando la sacerdotessa dietro di lei -Credo che la signorina dietro di me ti spiegherà il perchè con più precisione e passione-
Emerald cercò di mantenere compostezza a quell'affermazione così fuori luogo -Le Lilith non possono entrare nel Tempio di Vie. È proibito-
-E perchè mai?- chiese Mahel, guardando a volte verso la Lilith a volte verso la sacerdotessa.
Alvexia ridacchiò della situazione, tanto la trovava paradossale in quel momento -Perchè io sono un demonio-

Demonio.
Tante, troppe volte aveva sentito quelle parole. Per lei non avevano senso, ognuno era quel che era senza bisogno di inutili e dannosi epiteti.
Ogni volta che Alvexia utilizzava verso di sé la parola demonio, il suo volto si scuriva, portando un'ombra scura davanti i suoi occhi rubino.
Mahel non sapeva cosa dire, o come dirlo.
Alvexia notò il suo volto arrossire di rabbia e cercò di spiegarle prima di assistere di persona alla scena comica di cui aveva riso poco prima -Mahel, tranquilla. Ti hanno detto qualcosa sulle Lilith, no? Noi siamo “creature demoniache”, quindi non abbiamo l'autorizzazione ad entrare in luoghi sacri, come lo è il Tempio di Vie. Ma io, anche volessi, non posso entrare...- spiegò lei, avvicinandolesi dolce -Capisci?-
-In che senso non puoi?- chiese Mahel, sbigottita.
Alvexia sospirò -Mahel...noi Lilith siamo considerate una “razza malvagia”. Possediamo conoscenze sui veleni e su tecniche di spionaggio e assassinio superiori a quelle di chiunque altro. Per via dei nostri occhi siamo anche in grado di avvalerci di alcune tecniche di evocazione, anche se si tratta di spiriti magici minori, evocabili attraverso un “tramite”. Ma io no. Io sono...diversa, dalle altre...- disse lei, abbassando lo sguardo -Hai visto la mia forma demoniaca, no?-
Mahel annuì, in silenzio.
-Bene. Quella è un'evocazione. Un'evocazione che faccio usando il mio corpo come tramite...o più precisamente i miei occhi...-
Mahel fece un passo indietro, colta alla sprovvista. Un'evocazione tramite il suo corpo...?
-Ma non è...come dire...pericoloso?-
Alvexia scosse la testa, ridacchiando -Non finchè non vengo ferita. L'evocazione si annulla solo per mio volere o per...mancanza del tramite. Devo solo stare attenta che i miei occhi non se ne vadano mai a giro mentre combatto. Piuttosto facile, no?- aggiunse ridendo di nuovo, nascondendo il terrore nei suoi occhi.
Mahel si avvicinò a lei, confusa -Alvexia...solo tu hai questa peculiarità? Solo tu puoi...trasformarti in un...un...-
-Demone? Si- disse lei, salendo la scalinata che portava ai battenti -Dico subito alla sacerdotessa che non voglio entrare. Solo mostrare una cosa a Mahel, dopodichè me ne starò buona buona qua, ok?-
Alvexia si avvicinò alla porta, standone lontana qualche centimentro. Respirò a fondo, impostando le mani davanti a sé -Nessuno si spaventi, non faccio niente di male. È solo la barriera che farà qualcosa a me...-
-Barriera...?- domandò Mahel al nulla, mentre assisteva ad uno spettacolo straziante.

Un fulmine azzurrino percorse le mani di Alvexia, che le aveva avvicinate ai battenti, adesso splendendi di una luce bianca.
Scariche elettriche che lei sopportava a fatica, trattenendo le urla di dolore dentro di sé, per l'umiliazione di sentirsi rifiutata dalla stessa Dea che lei adorava.
Allontanò le mani, di scatto, chiudendole in pugni -Anche se volessi entrare con la forza...sarebbe la stessa barriera del Tempio ad allontanarmi...-
Mahel salì gli scalini lentamente, avvicinandosi alla Lilith che riumaneva ferma dandole le spalle. L'abbracciò dolcemente, posando la fronte sulla sua schiena, sussurrando parole gentili -Farò di tutto affinchè Vie ti accetti nel suo Tempio. È una promessa-
Alvexia annuì con la testa, sentendo nella bocca il sapore salato di lacrime che non poteva piangere, perchè era il suo carattere, la sua natura.
Lei stessa.

Alvexia ci aveva pensato più volte.
Se Mahel e Lagharta avessero saputo del suo padrone, e del fatto che era stato lui a donarle quel potere, sicuramente l'avrebbero odiata.
E lei non voleva in alcun modo ferirli. Soprattutto Mahel.
Non potè che pensare, ancora una volta, che il “dono” che le era stato fatto somigliava senza dubbio più ad una maledizione.

Mahel la salutò con la mano, prima di entrare. Alvexia ricambiò.
Scrutò più volte il suo sorriso, ma non vi trovò niente di allarmante. Era preoccupata, ma non sapeva dire se più per se stessa o per lei.
Non ebbe cuore di domandarglielo.
Appena entrò, di nuovo, dentro la Sala dei dipinti, Mahel rimase immobile ad osservare la persona davanti ai suoi occhi.
Ancora più bella di quanto la ricordasse, ancora più elegante, più...magica.
Colonna non potè che sorriderle, allargando le braccia -Benvenuta a Gaia, Mahel. Sono...felice, di rivederti...- disse Colonna parlando con la sua voce.
Mahel sorrise eccitata e si tuffò fra le sue braccia, non prima di essere caduta per terra e di aver portato Colonna con sé -Mi dispiace tanto!- borbottò lei, vedendo l'acconciamento per i capelli di Colonna riverso sul pavimento.
Lei la strinse a sé, ridacchiando -Non mi interessa gran chè di quelle pietre. Adesso ho qualcosa di più prezioso e caldo tra le mie braccia- sussurrò lei baciandola sulla fronte, come fosse sua madre -Mahel...ho aspettato tanto per rivederti...-
Mahel rese l'abbraccio, non accorgendosi di comportarsi come davanti a sua madre, come una di famiglia.
Emerald le guardò facendo sbocciare le sue labbra in un sorriso, dolce e spontaneo. Lagharta le si avvicinò, inchinandosi umilmente -Le chiedo scusa per il comportamento della divina Mahel, somma sacerdotessa. Ma Gaia non è il suo mondo, e non riesce ad abituarsi a...- la sacerdotessa zittì Lagharta, chiudendogli le labbra con un dito.
-Lagharta...sono io che mi scuso. Io volevo solo proteggere la Somma sacerdotessa, non ho pensato a niente altro. E capisco perchè ella reagisca così. Quella ragazza...è un animo puro, spontaneo ed incondizionato. Magari lei non è la Mahel della Leggenda, ma sicuramente è una Mahel magica per Gaia...-
Lagharta sorrise, annuendo. Quella davanti a loro non era una semplice umana. Era Mahel, la Mahel di Gaia. Una delle persone più importanti del mondo.
O, almeno, del suo.

Saluss era insieme a Mahel e Colonna, nella stanza privata di quest'ultima. Ridevano, tutte insieme, di un sorriso che Colonna non sapeva esser capace.
Era ormai giunto il tramonto.
Il battito alla porta riportò alla mente di Colonna i suoi doveri e le sue parole. La sua voce divenne fredda -Prego-
Emerald entrò nella stanza, una tunica semplice bianca indosso, i capelli ormai non più acconciati e lasciati liberi sulle spalle -Mi spiace disturbarla durante la vestizione, Somma Colonna. Sono venuta per porgerle i miei ultimi saluti...-
Colonna si avvicinò alla sacerdotessa, mentre Mahel la guardava stupita -Colonna, che succede...?-
Colonna si voltò, cercando di rimanere impassibile -Emerald ha osato buttarvi fuori dopo che le avevo espressamente ordinato di accogliervi. È un errore imperdonabile, allontanare dal Tempio con tali modi sgarbati la divina Mahel della Leggenda...-
Mahel scosse la testa, confusa -È stato un errore...-
-Nessun errore- disse Colonna, imponente -E anche se fosse, gli errori vanno pagati con una punizione. Emerald abbandonerà il Tempio, così che le altre sacerdotesse prendano a monito il suo comportamento inopportuno!-
Mahel si alzò, contrariata -No! Non potete allontanarla dal Tempio solo perchè ha fatto ciò che era più giusto! Non è così che si applica la giustizia, Colonna-
-Mi spiace Mahel, io ormai non posso fare più nulla per lei- esordì Colonna con freddezza, guardando severa verso Emerald -Sei una vergogna per la tua famiglia...-
Prima che Emerald potesse congedarsi, si avvicinò a Colonna e le tirò il braccio verso di lei, perchè si voltasse -Colonna!-
Questa si voltò, infastidita anche se il gesto veniva da Mahel. E sia lei, che Emerald che Saluss rimasero senza parole a ciò che videro.

Era in ginocchio. A terra.
La testa al pavimento, la più grande umiliazione.
Emerald spalancò gli occhi, senza parole, Colonna aprì le labbra in un sorriso -Non allontanare Emerald dal Tempio, Colonna. Lei ha solo reagito in modo esagerato ad un mio gesto scortese. Non ha fatto niente di male, è colpa mia. E chiedo scusa anche a te, per aver ripetuto quel gesto...ma ti prego. Ti prego!- alzò lo sguardo verso Colonna, fiera -Non mandare via Emerald-
La sacerdotessa dai capelli verdi guardò verso Mahel e poi verso Colonna, che le guardò entrambe e posò nuovamente lo sguardo verso Mahel -Ti accogli piena responsabilità per questa tua decisione?-
-Si- disse Mahel decisa, senza esitare -Punisci me al posto suo-
Colonna ridacchiò, volgendo lo sguardo verso Emerald -Ringrazia la divina Mahel. Potrai restare al Tempio- disse Colonna, vedendo gli occhi di Emerald illuminarsi di gioia e di commozione -Ma! E sottolineo ma, dovrai farle da ancella per tutto il suo soggiorno. Sono stata chiata...?-
Emerald guardò verso Mahel, ancora inginocchiata a terra, e si inginocchiò a sua volta, scoppiando in lacrime, prendendole in mano una ciocca di capelli e portandosela alle labbra -Sarà mio immenso onore, prendermi cura della divina Mahel...tutto, per colei che ha salvato la mia dignità e quella della mia famiglia...- disse fra i singhiozzi la ragazza, senza osare alzare gli occhi su Mahel.
-Che...perchè mi sta baciando i capelli...?- chiese Mahel a Saluss, che le si era avvicinata ormai consapevole di ciò che aveva voluto fare Colonna.
-Mahel...baciare le mani ad una persona è riconoscerne la sua natura divina. È un saluto molto rispettoso. Ma baciarne i capelli...è il riconoscere la propria inadeguatezza nel presentarsi a tale divinità. È il saluto più umile conosciuto al mondo...-
Mahel guardò quella ragazza, ai suoi occhi adesso così dolce, tenere stretti tra le dita i capelli e baciali, sussurrando scuse sommesse.
Non resistette a quella dimostrazione di scuse e l'abbracciò, calorosamente -Nel mio mondo, questo è il modo migliore di chiedere scusa Emerald. E chiamami Mahel...-
La sacerdotessa si arrese a quel cuore, quel calore così dolce che dimostrava quella ragazza comune ma speciale, abbracciandola a sua volta.
Colonna sorrise.
-Emerald...porta Mahel nella tua stanza e procedete alla vestizione. Chiederemo un colloquio speciale con Vie...-
Emerald annuì fra le lacrime, abbracciando più forte Mahel, che ricambiava.
-La renderò più bella di qualsiasi altra sacerdotessa al mondo!- borbottò tra i singhiozzi. Pensando, nel suo cuore, che quella ragazza era già più bella di qualsiasi altra persona al mondo.

Lagharta aspettava. Aveva visto passare Mahel ed Emerald insieme, le mani unite. E Saluss che svolazzava dietro di loro, ridacchiando soddisfatta.
Aveva sospirato ed era andato alla porta, aprendola e guardando verso Alvexia.
-Ehi, ragazzina, non credo che sia il caso di aspettare qua stanotte...- disse Lagharta verso Alvexia, che lo guardava senza capire -Perché no, fusto?-
-Mahel avrà un colloquio con Vie, questa notte. Dormiremo al Tempio. Trova un posto più caldo per dormire-
La Lilith rise, stendendosi sullo scalino -Ti preoccupi forse per me?-
Lagharta sospirò, infastidito -Lo dico solo perchè sennò quella mi attribuirà tutta la colpa, se ti succede qualcosa-
Alvexia lo guardò seducente, chiamandolo col dito -Perché non ci riscaldiamo insieme, questa notte...?- chiese ridacchiando soddisfatta di averlo scosso un po'.
-Credo di avertelo già detto: mi donerò solo alla mia sposa-
-Ma tu non sposerai mai Mahel, neanche se ti accorgerai di amarla. Quindi non vi unirete mai. Quindi puoi unirti a me, non ti farò male- sentenziò lei, falsamente seria.
Lagharta ingoiò un impropero, affondando la faccia tra le mani -Perchè, perchè devi irritarmi a tal punto, eh? Ti diverti a stuzzicarmi?-
-Si- disse lei, scoppiando a ridere -Andiamo, adesso non provi neanche più a nascondere che la ami-
Lagharta fece per avvicinarsi ma rimase sulla porta, fermo e serio -Non la amo. Non posso innamorarmi. Non so neanche cosa sia, l'amore...e non riesco ad innamorarmi di lei-
Alvexia lo guardò, seria a sua volta, mettendosi a sedere -Fusto...-
-Senti, non ho bisogno della tua compassione. Sto bene così. Saluss mi adora, e anche io l'adoro. La Sibilla mi mette spesso alla prova, ma so che mi vuol bene, e anche io provo gli stessi sentimenti. Mahel è...semplicemente una persona che devo proteggere e riportare indietro nel suo mondo, da sua madre...-
-Lagharta...te ne rendi conto di cosa stai dicendo, vero?- chiese la Lilith rimanendo al suo posto, guardando il guerriero compassionevole -Se tu parli così, Mahel...-
-Mahel non è innamorata di me. Non ancora. Sa cosa accadrà, se iniziasse ad amarmi. Mi ha promesso che non accadrà. Non voglio odiarla, non lei. Lei mi ha accettato, così come ha accettato te. Non posso, non voglio ferirla. Mahel...è importante per me. Ma per quanto ho di più caro al mondo, io non sono innamorato di lei- disse tutto d'un fiato il guerriero, scostantosi i capelli dal viso, nervoso -Non so come avrei fatto, se la Mahel della Leggenda mi avesse odiato, come tutti gli altri...-
Alvexia sbottò in un sorriso, che infastidì Lagharta -Che cosa c'è?-
-Niente, niente- rispose lei, mettendosi di nuovo distesa, guardando il cielo rapita -Mahel ha senza dubbio dentro di lei un potere inimmaginabile. E assoluto. Magari non ha poteri magici visibili, anche se i suoi capelli nascondono ben più che una bellezza estetica, ma il suo cuore è...-
-Speciale- finì il guerriero, vedendo la Lilith voltarsi verso di lui e annuire -Sei sicuro di volerla perdere...quando ancora non è tua, Lagharta?-
Lagharta stava per rispondere, quando fu richiamato all'interno -Io...-
-Vai pure fusto, buonanotte!- disse la Lilith chiudendo gli occhi, e facendogli cenno con la mano di andare.
Lagharta chiuse la porta e la lasciò da sola, fuori del Tempio, a ridere rassegnata sia al carattere di Mahel...che a quello del guerriero.

Voleva parlare. Ma non trovava le parole.
Splendida, bellissima, affascinante, incredibile. Non rendevano l'idea.
Eppure era davanti ai suoi occhi, che come la sua bocca non sapevano come reagire.
I capelli erano raccolti sulla nuca, lasciando alcune ciocche libere di cadere fino a terra, attorcigliandosi alle braccia e cadendo fino a terra.
Diamanti e accessori di mithril magico, il materiale più pregiato di Gaia, le adornavano i capelli e le braccia. Una piccola catenella dello stesso materiale, adornato di diverse e varie pietre preziose le impreziosiva la vita, facendo meglio aderire la tunica semitrasparente bianca che indossava.
Gli occhi erano ancora più brillanti del solito, vivaci. E quel rossore sulle guance era impagabile, assolutamente tenero.
Era schifosamente bella, ecco, quella era l'espressione più adatta.
Saluss accanto a lei le svolazzava soddisfatta, mentre Emerald le teneva lo strascico della tunica alzato da terra, perchè non si sporcasse. Colonna, accanto a lei, vestita e adornata di gioielli allo stesso modo di Mahel, era stupenda.
Ma non riusciva ad eguagliare la bellezza e quell'aura misteriosa che Mahel emanava, senza volerlo, vestita come una sacerdotessa.
Lagharta si avvicinò alle due donne davanti ai suoi occhi, ingonocchiandosi e baciando le mani prima a Colonna e poi alla stessa Mahel -Lagharta!-
-Mahel...ti hanno spiegato il significato di questo vestito...?-
-No, perchè?- chiese Mahel impacciata, guardandosi addosso e arrossendo d'imbarazzo per le numerose e costose pietre che l'adornavano -Che cos'ha di strano...?-
Lagharta si alzò in piedi, guardandola fissa negli occhi -Le sacerdotesse...indossano, durante i loro riti sacri...le stesse vesti di una...sposa...-
Mahel spalancò gli occhi, guardando verso Emerald che ridacchiava e verso Colonna -Scusami Mahel, non credevo fosse importante...-
-Io...non credevo che le spose potessero permettersi questi abiti costosi!-
Colonna ridacchiò -Non esattamente. Se una coppia è fedele alla chiesa di Vie, sono le stesse sacerdotesse del Tempio a vestire gli sposi dei nostri più pregiati capi di vestiario. Le spose di Vie sono le più belle di tutta Gaia...-
Mahel arrossì a quelle parole mentre Lagharta, invece, ormai non sentiva più nulla.

Davanti a lui adesso c'era solo una semplice donna, una sposa, bellissima.
Una delle donne più belle che avesse mai visto. La più bella.
Pensò, con la speranza nel cuore, di riuscire a trovare, un giorno, una sposa che fosse, vestita come Mahel, bella almeno la metà di quella Dea davanti ai suoi occhi.



***

Ooooh finalmente xD è due giorni che tento di scriverlo ma non riuscivo a trovare il tempo e l'ispirazione. Entro domani sera provvederò a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo tramite il nuovo metodo, anche se non voglio togliere il piacere di RINGRAZIARVI anche a fine capitolo, seppur con un ringraziamento generale.
Grazie a Genis, LinusVanPelt, Lete, Lady Moonlight, Fairy_chan88, piccolaKiki, fruttina89, Milou_, hinayuki (a cui ho dedicato questo capitolo),  Dust_and_Diesel, BumBj. Grazie a tutti e a tutte per aver trovato il tempo di lasciarmi un segno, lo apprezzo moltissimo <3
Grazie anche alle 34 persone che hanno messo la storia fra le preferite, le 44 persone che l'hanno messo fra le seguite, le 6 che l'hanno messa fra quelle da ricordare. Siete meravigliosi e meravigliose <3
Spero che chiunque mi segua, da adesso o dall'inizio, mi segua fino alla fine. Ne sarei davvero onorata <3
Un bacio ed un abbraccio a tutti quanti.
Con affetto,
Selenite =)

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Capitolo 20
*** 19 - La voce di Vie ***


***

Dedicato a TUTTE le splendide persone che mi hanno sostenuta in questo ultimo periodo.
A tutte le bellissime persone che hanno letto, recensito o solo spulciato LAGHARTA anche per un istante.
Ogni vostra lettura è una mia lacrima di gioia, sincera e spontanea, è un mio sorriso, è un mio ringraziamento ed una preghiera che ho fatto per voi.
Grazie per ciò che avete fatto, anche senza accorgervene, per me.
Grazie, Grazie, Grazie dal più profondo del mio cuore <3

***


CAPITOLO 19

La voce di Vie

Nei suoi occhi vi era tutto quanto.

Ammirazione. Sorpresa. Emozione. Devozione.
Sentiva il suo cuore stringersi in una morsa di dolore lancinante, pesante, troppo forte anche per lei. Era così piccola, indifesa. Non poteva vincere.
E, guardandola, provò un tale senso di commiserazione da odiarsi.

Perfetta.
Quegli occhi verdi così limpidi e puri, quella figura esile ma aggraziata, anche se solo in quegli abiti, da cui si intravedevano le cicatrici ed i graffi che le si erano attaccati addosso durante il suo breve ed intenso viaggio, le mani che tremavano, per l'imbarazzo e per la timidezza, o più semplicemente per lo sguardo da giovane innamorato dell'egoistico pallone gonfiato davanti a lei.
Invidiosa, maledettamente invidiosa.
Perchè era grande, non piccola come una fata ma un essere umano, le gambe lunghe, le braccia lunghe, delle mani le cui dita potevano incrociarsi a quelle della persona amata.
Lei non aveva, quella possibilità. Quella fortuna.
Eppure lo amava così tanto, intensamente e profondamente. Aveva desiderato che lui fosse felice, che amasse intensamente. Ma non che guardasse l'amore e lo fuggesse, come invece stava facendo senza accorgersene. E soffrivano, entrambi.
O più probabilmente tutti e tre.

Saluss si era tenuta da parte, ultimamente, ben lo sapeva. Ma non sopportava il cambio di sguardo repentino di Lagharta nei confronti di Mahel, per quanto bene volesse ad entrambi. Ed il perchè era semplice.
Perchè lo amava.
Lo aveva sempre amato, fin dal principio, quando il moro estrasse la spada Saluss dal Tempio di Pietra. Quando incrociò il suo sguardo, ancora fanciullo, per la prima volta, i suoi profondi e bellissimi occhi blu, quando le sorrise, presentandosi.
Il suo cuore aveva battuto di un suono nuovo e intenso, tale da renderla consapevole che quello era amore umano, incondizionato e potente.
Ma non era lei, la sposa promessa del suo guerriero. Era solo una fatina, la sua compagna di battaglia, un'anima affine eterea e intangibile. Un'entità distinta, per razza e classe sociale, nonostante a lei questi dettagli non importassero, anche per rispetto a quella persona così fragile quale era il guerriero...
Scosse la testa e si strinse agli abiti di Mahel, non notando che la ragazza aveva smesso di guardare gli occhi di Lagharta per osservare lei, silenziosa e impacciata, stretta alle sue vesti. Un sorriso le percorse le labbra, un sorriso triste, perchè forse aveva capito cosa tormentasse la sua piccola amica.
Mahel avrebbe cercato di sistemare tutto. Saluss se lo meritava.
E magari anche Lagharta.

Quando Colonna scortò Mahel al giardino dei Fiori di Luna, Lagharta ebbe un blocco. Fece come per parlare, ma dalla bocca non uscì neanche un suono. Stavolta, però, non era per la bellezza della giovane o per la sorpresa, ma per uno strano moto di dolcezza verso qualcuno che stava aspettando fuori, al freddo, al buio. Sola.
La Lilith.
Colonna notò lo sguardo di Lagharta e guardò Mahel -Qualcosa non va, eletto di Saluss?-
Lagharta guardò verso Mahel che, non riusciva a comprendere come, capì subito a cosa volesse riferirsi il moro -Colonna...posso osare chiedere un enorme favore...?-
Colonna osservò entrambi, gli occhi imploranti e sinceri. Un sorriso dolce, sulla bocca di Lagharta, stupito da quella dolcezza che l'umana, perchè si era un'umana, davanti a lui stava dimostrando -C'è...un'amica fuori che...morirebbe, pur di vedere Mahel così bella...-

Alvexia fischiettava una canzone dolce e malinconica. La notte non era fredda, ma il gelo nel suo cuore era spaventoso e immenso.
Pochi giorni e già non sapeva sopportare la solitudine...
Sentì la porta alle sue spalle muoversi, uno scricchiolio quasi silenzioso, si voltò. Il guerriero la guardava sorridendo malizioso, facendole un cenno con il capo.
-Fusto...? Hai cambiato idea per prima...?- chiese lei abbassando un poco la spallina del vestito, lo sguardo lascivo -Vuoi mordermi qua? Sono speziata e saporita...-
Lagharta aggrottò le sopracciglia, scosse la testa e parò la mano davanti a lui -Se mi prometti che non farai o dirai niente di sconveniente...ti farò un regalo. Che ne dici?-
Alvexia si alzò in piedi, stiracchiandosi -Dipende che regalo- borbottò, anche se la curiosità la stava uccidendo -Denaro? Gioielli? La spada...?-
Lagharta scosse di nuovo la testa e sorrise, rassegnato -Qualcosa dal valore incommensurabile. Che ne dici...?-
Alvexia piegò la testa di lato, increspando le labbra, non molto convinta. E prima che potesse dire qualsiasi cosa, vide un bagliore tenue svolazzare appena fuori dalla porta, uscire allo scoperto.
Lasciarla senza fiato.
-Prin...principessina...- fu la sola parola che la Lilith ebbe la forza di dire.

Splendida, come una principessa, una vera Dea.
In quel momento, quella ragazzina che di bello aveva solo gli occhi era la donna più sensuale del mondo.
Le vesti pregiate, le pietre preziose, un tenue profumo. Lei, semplicemente lei. Era sicura che vestita allo stesso modo, non avrebbe scatenato lo stesso effetto.
Mahel guardò Alvexia e arrossì, forse leggendole negli occhi qualcosa di negativo che lei assolutamente non pensava -Oddio allora è vero, sono strana...-
La Lilith guardò attonita la ragazzina e poi il guerriero, che si era voltato di nuovo verso Mahel sorridendole. E si spaventò.
Quel sorriso così dolce e immacolato sulle labbra del guerriero non era un sorriso d'amore. Non vi era passione, in quello sguardo, non vi era desiderio. C'era solo ammirazione, riverenza. Sottomissione. Come se quella ragazzina che prendeva in giro continuamente e con cui litigava adesso non fosse neanche la stessa persona.
Poi pensò a Lagharta. A Vie. A Mahel. E sbuffando comprese, in parte, la mentalità contorta del guerriero davanti ai suoi occhi.
Per quanto sia egoista, presuntuoso e infantile...ha un senso del dovere stupefacente. Non riesco a credere che, vedendo Mahel in queste vesti, il suo cuore abbia automaticamente rinunciato a lei...ancor prima di rendersi conto di amarla...”
Scosse la testa, allontanando quei brutti pensieri da sé e sorrise, verso la ragazza, che ancora la guardava maledicendosi per l'inadeguatezza di cui si sentiva colma.
-Mahel...sei bellissima...- trovò la forza di dirle la Lilith, notanto con la coda dell'occhio una sacerdotessa all'interno del Tempio che la guardava...e sorrideva -E anche la sacerdotessa accanto a te è di una bellezza disarmante. Ma si sa...le spose di Vie sono le più belle del mondo...-
Mahel sorrise a sua volta, mantenendo un rossore infantile sulle guance, voltandosi verso Colonna che annuì con la testa.
-Domani mattina...qualsiasi sia la tua decisione...ti prego di aspettarmi, Alvexia...-
Di nuovo, la Lilith annuì e sorrise -Lo prometto-

Colonna portò Mahel al giardino dei Fiori di Luna, quello più nascosto, guardandola.
Persino agli occhi di una splendida sacerdotessa come lei Mahel, la Mahel della Leggenda, assumeva una connotazione splendida.
Iniziando a intonare il canto della Dea, prendendo per mano Mahel e cercando di mostrarle, senza spiegarlo a parole, il rito dei Fiori di Luna, Colonna l'accompagnò al centro del giardino, mentre i Fiori vibravano al suono della voce di Colonna, a cui s'aggiunse quella di Mahel in poco tempo.

Semplici stelle nella notte
Fiori di Luce che brillano nell'oscurità
Dea Celeste invocata dalla Sacerdotessa della Luna
Canta per i Fiori della Dea che brillano sulla terra

Il Guerriero si inginocchia sulle scale del Tempio
Gli occhi alla Dea, devoti e puri
Inno alla Battaglia, protettore del mondo
La voce della Dea salverà l'umanità

Il rito era ciò che di più splendido esistesse al mondo.
Le voci di Colonna, limpida e meravigliosa, e Mahel, impacciata ma fiera, risuonavano nell'aria frizzante della sera, arrivando sino alle orecchie della Lilith, che sorrideva.
Pur non vedendole, sapeva lo spettacolo che si era appena creato davanti a tutti gli altri.

Solo cinque persone assistevano a quella meraviglia.
Colonna e Mahel, che cantavano. Emerald, i cui occhi brillavano per la magnificenza dello spettacolo, anche se ormai erano anni che ne era spettatrice. Lagharta, che osservava riverente, per l'onore di cui era stato rivestito di nuovo. E Saluss, che era rimasta attaccata alle vesti di Mahel, con lo sguardo basso e colpevole.
Le altre sacerdotesse sembravano sparite, ma non era importante. Ciò che stava parandosi davanti agli occhi di quei cinque fortunati era lo spettacolo più bello al mondo ed era solamente loro.
Mahel colse un Fiore di Luna, seguendo i movimenti aggraziati ed eleganti di Colonna, che continuava a cantare. Il Fiore si illuminò di un bagliore iridescente caldo e delicato, iniziando a fluttuare sulle mani aperte a coppa della giovane Mahel.
Colonna scortò Mahel in mezzo ai fiori, dentro le sale delle sacerdotesse, fino alla Sala dei Dipinti. Si fermò al centro della stanza, smettendo di cantare.
-Mahel...adesso devi entrare nella Sala dei Colloqui da sola. Vie accetterà di parlarti, perchè con te hai il Fiore di Luna Iridescente, simbolo di accettazione divina-
Mahel osservò Lagharta che annuiva con la testa, sentendosi improvvisamente sicura.
-Saluss può venire con me...?- chiese timida, sentendo le mani della fatina stringersi ancora più forte alla stoffa -Può...?-
Colonna sorrise ed annuì -Saluss ha accesso libero al Tempio. Potrebbe avere libero colloquio alla Dea, se solo volesse. Ma è un diritto a cui ha rinunciato. Per questa volta, puoi portarla con te-
Mahel sorrise e guardò verso Lagharta -Torno presto. Stai con Alvexia, non lasciarla sola. Ti prego-
Lagharta sbuffò -Come vuole, principessina- si inchinò sarcasticamente e voltò la schiena, incamminandosi verso la porta.
Mahel guardò verso la porta e respirò, profondamente.

Passo dopo passo, arrivò alla porta della Sala dei Colloqui. Questa si aprì da sola, non appena la luce iridescente del Fiore tra le sue mani venne a contatto con la barriera della porta. Mahel guardò per l'ultima volta dietro di sé ed entro.
Con la paura nel cuore, tante domande...e tanta voglia di cambiare le cose.

Enorme. Magnifica.
Bellissima.
Mahel arrivò al centro dell'enorme stanza circolare davanti ai suoi occhi. Sembrava di essere immersi nel nulla, tanto era luminosa la luce all'interno.
Non appena i suoi piedi furono al centro esatto della stanza, questa divenne dei colori accesi e profondi dell'arcobaleno. Mahel sentì l'aria schiacciarla, si mise carponi e cercò di tenere il Fiore in alto, sopra il suo cuore.
-Mahel, ce la fai...?- chiese preoccupata la fatina, svolazzando sino alle sue mani -Devi porgerlo a Vie, in alto, come se lo rivolgessi al Cielo-
-Ci sto provando. Non so come ma...me lo sentivo- rispose Mahel di rimando, sentendo la pressione su di sé farsi intensa e penetrante -Mi sento schiacciare-
-È una delle prove di Vie. Se riesci a porgerle il Fiore e invocare la sua presenza, essa si manifesterà a te. Porgi a Vie il Fiore, dicendo: “Dea del Cielo, accetta il mio colloquio”-
Mahel annuì e spinse le mani in alto, sempre più in alto. Nonostante la fatica e la spossatezza, il Fiore sorpassò la sua testa, arrivando più in alto che lei potesse portarlo -Oh Vie, Dea del Cielo, accetta il mio colloquio!- invocò Mahel con la voce sofferente e stanca -Ti imploro!-
Saluss teneva da sotto le mani di Mahel in alto, voleva che Vie parlasse con lei.
Voleva che la vedesse, la sentisse, le parlasse. La amasse.
E che convincesse entrambe della sua reale identità.

Un lampo di luce bianca che Mahel ben conosceva.
Una voce che lei aveva già sentito, anche se non ricordava dove.
Limpida...pura...soave. Magica.
Una figura sfocata apparve davanti ai suoi occhi, bianchissima, quasi trasparente. Non riusciva a delinearne perfettamente i contorni del corpo, del volto.
Era come un fantasma, come fosse aria.
Ma la sua voce era tanto di più reale avesse mai sentito.

Mahel...finalmente ci incontriamo...

Mahel guardò verso Saluss, che si era irrigidita ed i cui occhi erano in riverente attesa. Piccole scie di luce attraversavano le sue guance, piccole e paffute, calde lacrime di gioia per aver rivisto sua madre dopo anni di sonno.

Saluss...mia piccola, piccola Saluss...è una gioia vederti in salute...

Saluss trattenne i singhiozzi, anche se non potè fermare le lacrime. Neanche una parola uscì dalla sua bocca e Mahel capì che doveva essere interpellata per parlare.
Una Dea, era pur sempre una Dea.
Sentì come una calda mano sulla sua testa, gentile, che le carezzava i capelli. Un sorriso le si dipinse sul volto, sapendo che di lì a poco avrebbe potuto parlare anche lei.

Io sono Vie, creatrice e protrettrice di Gaia, signora di questo Tempio.
Benvenuta su Gaia Mahel...principessa della Leggenda...

Al sentire quelle parole, Saluss si sentì percorsa da un brivido. Non vi era dubbio.
Quello era il vero inizio di tutto.



***

Come ho scritto a inizio capitolo, grazie. Perchè siete splendidi e splendide, perchè avete qualcosa di speciale nel vostro cuore. Perchè vi preoccupate di me e siete meravigliose. Ed io ripetitiva. Ma vi adoro. Davvero, vi adoro.
Grazie a chi ha commentato lo scorso capitolo (e che ringrazierò domani con calma <3 non vi preoccupate!), quindi grazie a: Genis, Adaliah (ti mando un bacio <3),  veronic90, hinayuki (ho imparato ad amarti, dico sul serio!), Ran_neechan (bentornata tesoro!), BumBj, fruttina89 (ormai sei nel mio cuore, per sempre sempre <3), Lady Moonlight, piccolaKiki (stavolta scritto bene xD ti adoro e scusami ancora!), Fairy_chan88 (adoro le tue immense recensioni!!!), Milou_, Lirin Lawliet (grazie come sempre di tutto *si inchina*), Mars_, Dust_and_Diesel, Argorit. Grazie davvero!

ANGOLO DEL PETTEGOLEZZO =P: spiego il problema che ho avuto a dicembre e ciò cui mi sono appena operata. Allora...
A dicembre ho avuto una tracheite in forma grave, tale da essere arrivata ad una forma di afonia così profonda e radicata da essere durata un mese e mezzo. Abbiamo avuto paura fosse un tumore delle corde vocali, ma fortunatamente si è scoperto essere solo un uso sbagliato di alcune "false corde" (praticamente muscoli della gola che NON dovrebbero muoversi ma sostenere le vere corde vocali) che avevano sostituito le vere corde, rimaste ferme. Ho dovuto sottopormi a terapia rieducativa vocale e ho ripreso a parlare in due settimane ^-^ tutto risolto! (da un tumore ad una semplice terapia penso che chiunque avrebbe pianto per la bella notizia!)
Adesso, invece, mi sono operata per un problema al ginocchio che ormai ho da sei anni, precisamente da quando praticavo sport. Mi ero infortunata al legamento crociato anteriore, operandomi in una clinica privata al tempo, sembrava tutto a posto. Ma a distanza di anni, precisamente a giugno dell'anno 2010, per via di crampi e di dolori a muscoli e ossa, mi sono sottoposta a visita ortopedica e si è scoperta un'agghiacciante verità: il legamento operato sei anni fa non aveva mai attecchito! In pratica sono rimasta sei lunghi anni senza legamento intorno all'osso (per intenerci, attorno alla cartilagine del menisco) e ciò ha comportato anche la frizione delle ossa e la perdita di buona parte della cartilagine. Operandomi, infatti, si è scoperto che avevo rotto COMPLETAMENTE il menisco e che ho rischiato, più volte a detta del chirurgo, di spaccarmi (o spezzarmi?!) l'osso della gamba. Ora è tutto a posto, sono tutta rimessa a nuovo e le stampelle sono le mie migliori amiche xD

Tornando a noi, ringrazio immensamente tutti coloro che anche solamente leggono questa storia ^-^ grazie!
Grazie quindi anche alle 43 persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le 51 che l'hanno messa tra le seguite e le 10 che l'hanno messa tra quelle da ricordare! Grazie mille, siete pucciosissimi >///<

Tornerò presto a tediarvi con i miei BLABLA ed i miei capitoli, ma anche con i miei ringraziamenti privati per ognuna/ognuno di voi!
Un abbraccio ed un bacio enorme per tutti quanti.
Con affetto e devozione,
Selenite =)

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Capitolo 21
*** 20 - La storia ha inizio ***


capitolo lagharta
***

Dedicato a Tayra, che è capace di una dolcezza straordinaria, e di un talento ancor più raro.
Grazie per tutte le belle parole che mi hai riservato <3

***



CAPITOLO 20

La storia ha inizio


Mahel sapeva che era bellissima.
Nonostante non ne vedesse precisamente i lineamenti del volto o del corpo, sentiva dentro di sé che la donna davanti ai suoi occhi era l'esempio vivente della bellezza, su Gaia.
Mille e mille volte più bella di qualsiasi donna al mondo, per cuore e aspetto, ecco come doveva essere.
Non riusciva ad immaginarne l'aspetto, non sapeva quali fossero i canoni di bellezza su Gaia...ma non poteva fare a meno di sorridere, perchè l'onore che le era stato concesso non era solo quello di parlare con Vie...tanto quanto quello di “vederla”, per quanto le era possibile.
Sospirò profondamente, aspettando che questa le permettesse di parlare.

Mahel...ti ho osservata costantemente, dal tuo arrivo a Gaia.
So quali sono le domande che attanagliano il tuo cuore.
Tante sono le risposte cui aneli, ma devi porre le giuste domande.
Ti ascolto, principessa della Leggenda...

Mahel guardò quello che doveva essere il volto di Vie, confusa. Guardò verso Saluss, che le rendeva lo sguardo, e balbettò qualcosa di indefinito.
-Mi...mi spiace, ecco...mi ha preso di...di sopresa e...- la manina calda di Saluss, che ancora aveva gli occhi umidi, le si posò sulla fronte. La vide distintamente sorridere, calmandosi improvvisamente -Mahel, andrà tutto bene. Vie è il bene di questo mondo, non devi aver paura...-
Mahel le sorrise e annuì, prendendo coraggio -Vie...ho tante domande da porre. Tantissime. Perchè sia stata scelta io, fra i miliardi di persone del mio mondo, perchè mia madre abbia sognato Gaia e Lagharta, al tempo, prima di partorirmi. Cosa è successo durante la Guerra Antica, cosa sia a minacciare Gaia oggi...cosa è ciò che spaventa Lagharta così intensamente da odiarmi per ciò che sono...- abbassò gli occhi, intristita, per poi guardare di nuovo verso Vie -Per favore, Vie...dimmi perchè hai scelto me!-
Vie allungò una mano verso il fiore, prendendolo fra le dita e lasciando che fluttuasse libero nell'aria sopra di loro. Poi prese le mani di Mahel e l'alzò, perchè le fosse faccia a faccia. Probabilmente sorrise...

Perchè solo tu possiedi un cuore capace di accettare...

Il cuore di Mahel, era la prima risposta. Quel cuore umano e così imperfetto, capace di un amore che andava oltre i limiti delle sacerdotesse del Tempio, considerate insieme alle Semidee elementali le entità più pure di tutta Gaia.
-Il mio cuore...?- chiese Mahel confusa, guardando verso Saluss.

Si, Mahel...il tuo cuore.
Quel cuore che la Lilith ed il Guerriero hanno definito “dolce e caldo”

Mahel arrossì al ricordo di quelle parole di Alvexia, che per la prima volta si era aperta al suo cuore, completamente.
Annuì con la testa, quasi contenta di sapere che quell'affetto era ricambiato, anche se in parte, da ambo le parti.
-Vie...Lagharta quindi non mi odia...?-

Certamente no, piccola Mahel.
Lui più di tutti ama quel tuo cuore dolce e caldo che tutto accetta e tutto comprende.
Ne ha paura perché sa che la Profezia è potente e può ferirti.
E anche se non ti ama nel senso passionale del termine...egli non vuole ferirti.

-Ferirmi...? Perchè dovrebbe ferirmi...?-
La voce di Vie si interruppe un istante, prima che le sue mani si posassero sul suo volto piccolo e caldo -Vie...?-

La Profezia...narra di un amore incondizionato e puro. Il più potente al mondo.
Ha parlato a Lagharta della sua sposa...e della loro morte.
La sposa di Lagharta, secondo la Profezia, è la Mahel della Leggenda.
E la Mahel della Leggenda...sei tu.

Rimase senza parole.
L'odio...profondo di Lagharta...il suo sguardo triste e addolorato...il suo cuore chiuso, verso di lei, così combattuto tra l'affetto e il dovere.
Era per colpa sua. Perchè Lagharta sapeva che non poteva che essere lei, la Mahel della Leggenda, e che riconoscendone l'identità avrebbe potuto ferirla.
Tanto più avrebbe ferito se stesso.
L'amore che Lagharta non poteva provare, che non era sbocciato perché lui stesso aveva cercato senza sosta di rinchiuderlo dentro di sé come un errore a cui non poteva cedere, adesso Mahel sapeva che era una sua colpa.
La colpa di essere colei che mai avrebbe dovuto esistere. Né su Gaia né sul suo mondo..

Mahel...qualcosa turba il tuo cuore, lo vedo.
Cosa succede...?

Non aveva la forza di piangere.
Il coraggio.
Sentiva che il maggior peso nel cuore del guerriero era lei. Adesso lo sapeva, che l'odio che Lagharta le aveva incondizionatamente dato era perchè così doveva essere.
Proteggere sé stesso...proteggere lei...e tutto il mondo...
Strinse i pugni così forte che un rigolo di sangue le scorse per le dita, posandosi a terra. Saluss trattenne il respiro, spaventata, correndo alle mani di Mahel per fermare quella pazzia dolorosa che l'aveva presa, nel cuore, stringendola.

Mahel...posso scorgere il senso di colpa attanagliare il tuo cuore.
Capisco quali pensieri possano attraversare la tua mente...
Ma non addossarti colpe che non sono tue, te ne prego.

La sua voce scoppiò come una bomba, avvolgendo il suo cuore di dolore lancinante.
-Non è colpa mia?- urlò Mahel, alzando lo sguardò verso Vie lucido e pieno di rimorso -Come posso non pensare che sia colpa mia? Per tutta la vita Lagharta ha combattuto con l'incubo di un amore che muore tra le sue mani. Lui e la sua sposa...io sono la rappresentazione di tutte le sue preoccupazioni! Sono il suo dolore!- strillò sentendo il suo cuore andare in mille pezzi, trafitto da una spada invisibile -Tutto il dolore di Lagharta è una mia conseguenza!-
Si accasciò a terra, inerte, stringendo i pugni sempre più forte, non cedendo alle lacrime perchè non si sentiva degna di piangerle. Ma soffriva.
Soffriva perchè lei non aveva alcun legame con Gaia ed i suoi abitanti, eppure era la causa scatenante di tutto. Questo pensava. Questo la uccideva.
-Io sono colei per cui la Guerra avrà inizio..?- chiese flebile, lo sguardo rivolto a terra.
Vie sembrò esitare. Ma la sua voce parlò come sempre fiera e decisa.

Si. Tu sei colei che inizierà la Guerra.
E per cui la Guerra avrà fine...

Eccola, la verità. Ciò che Lagharta aveva sempre saputo.
Il suo posto nella Guerra era scatenante. Lei era la causa. E la soluzione.
Non riusciva a credere di essere stata così cieca, così stupida, da credere anche solo per un'istante che avrebbe potuto risolvere le cose.
-Perchè Vie...perchè se io sono colei che scatenerà la Guerra mi avete cercato e portato qua? Perchè...?-

Perché solo tu puoi salvare Lagharta e Laherte dal loro destino.
Solo tu puoi fermare la decadenza di Gaia...e del tuo mondo.

Salvare Gaia...ed il proprio mondo?
-Il mio mondo...? Cosa significa...? Il mio mondo è in pericolo?-
Il silenzio di Vie si fece pesante, per un istante. A Mahel sembrò che l'espressione su quel volto imperscrutabile cambiasse, ma forse fu solo un'impressione.

Mahel...Gaia ed il tuo mondo sono collegati.
Tu mi hai chiesto perchè sei stata scelta tu, fra i miliardi di persone del tuo mondo.
Il tuo cuore non è l'unica risposta.
Tua madre e...tuo padre possedevano la tua stessa purezza interiore. La tua stessa speranza per il futuro. Il tuo stesso coraggio.
Gaia, la sua storia, hanno preso vita sul tuo mondo grazie ad entrambi. Tuo padre e tua madre hanno creato un personaggio da cui hai ereditato il nome.
Non credere che siano tutte coincidenze. Così doveva andare.
Cercando la persona che avrebbe salvato Gaia ed il tuo mondo da una morte certa, sondando l'interiorità di ognuno, ho visto te. Quella dolcezza, quella forza...che solo tu possedevi.
Tu conosci il “legame”.
Ne parli spesso a Lagharta, no?

Mahel osservò attentamente Vie, scuotendo la testa.
Legame.
Per lei quella parola era cara. Dolorosa. E necessaria.
Era ciò che la legava ancora, seppur nei suoi ricordi, al padre. Era ciò che la teneva legata a sua madre, che l'aspettava sicuramente. A Michael ed a suo padre, ai suoi amici.
Al suo mondo.
La domanda comparve a chiare lettere nella sua mente, non ci fu bisogno di porla a Vie. Lei l'aveva capita e aveva annuito.

Si Mahel.
Il tuo “legame”, quel filo che senti nel cuore e che ti lega alle persone che ami, è in realtà ciò che io cercavo negli esseri umani del tuo mondo.
La forza che poteva salvare Gaia.
Quel “legame” di cui tu parli, che senti solo tu, è lo stesso che unisce Gaia al tuo mondo, i cui destini sono tutt'uno.
Lo stesso che ti unisce a Lagharta, e che unisce quest'ultimo a suo fratello.
Che unisce Saluss ad Exitio, ed entambe a me.
Sei l'unica che ha un contatto con me, nel tuo mondo e qui su Gaia.
Tu sei il tramite. Colei che ha il potere di salvare ognuno.
Perchè possiedi il “legame”.

Mahel non poteva crederci. Rimase un po' spaesata, ma capiva.
Riusciva a capire il senso di tutto ciò.
Il legame che pensava la unisse a suo padre, quel filo resistente che mai aveva abbandonato per tutta la vita, in realtà era molto di più.
Era un potere, una forza straordinaria, che solo lei possedeva al mondo. Che aveva ereditato da entrambi i suoi genitori, rendendola un'esitenza speciale.
Sul suo mondo. E su Gaia.
-Questo...legame...che io pensavo fosse solo tra me e mio padre...mi rende...speciale. Per questo io...sto subendo questo...?- chiese Mahel un po' spaventata, toccandosi i capelli -Per questo sto diventando un'entità divina...?-

Una risata. Semplice e cristallina, spontanea.
Una risata che Saluss non ricordava Vie avesse mai fatto. Ma che adesso usciva dalle sue labbra così semplicemente, così limpida.
Perchè Mahel era speciale. E quella era un'ennesima prova.

Si, Mahel. È il "legame" che ti rende vicina all'essere una Dea.
Non sei un abitante di Gaia. E come tale non devi sottostare alle leggi di questo mondo.
Questo è un elemento che ti rende...superiore, ad un essere umano.
Sei molto più simile ad una Semidea elementale, per intenderci.
Appena arrivata su Gaia, che io volessi o meno, hai acquisito la forma più consona alla tua natura qua.
Non è qualcosa che ho deciso io.
Hai acquisito gli elementi divini che ti distinguono da tutti gli altri.
E questo ti rende speciale, sia agli occhi di Gaia...che a quelli del tuo mondo.

Aveva voluto risposte...? Bene, quelle erano risposte.
La sua graduale trasformazione era perchè era...lei. Qualsiasi abitante del suo mondo, messo piede su Gaia, avrebbe assunto i connotati tipici di una divinità.
Questo poteva avere senso.
-Un momento- si interruppe Mahel, scuotendo di nuovo la testa per i troppi pensieri che aveva in testa -Io sono legata anche a...Laherte...?-

Per questo non è ancora il momento, Mahel.

Ridacchiò quasi soddisfatta Vie, lasciando Mahel torcere il naso.

Ma si...tu hai un legame anche con Laherte.
Hai un legame ancora con molte persone che conoscerai presto...

Vie era più alla mano di quanto pensasse.
Aveva risposto a molte domande, anche se la verità che le si era presentata davanti non era delle più facili.
Lei era il legame di Gaia, il perché della Guerra e la sua soluzione.
Era la causa scatenante dell'odio di Lagharta, ma anche il motivo del suo affetto.
Era una divinità per la sua condizione naturale, l'unica che poteva salvare i mondi.
Doveva essere per via dell'equilibrio che sussisteva fra i due: se un mondo deperiva, anche l'altro seguiva la sua stessa fine...anche quello assumeva un senso.
Il peso della pietra al suo collo assunse importanza, perciò si preparò a porre una delle sue ultime domande -Vie...cos'è questa...?-

La Dea si avvicinò a Mahel, scorgendo la pietra. Probabilmente quello che si dipinse sul suo volto fu un sorriso, perchè le sue dita sfiorarono la pietra e questa iniziò a brillare.

Quella...sono io, Mahel.
Quella è la mia essenza.

Mahel rimase sconvolta. L'essenza...di Vie?
Quella era la pietra dell'arma sacra di Vie?!
-Ma...Vie, la tua arma è un arco, vero?-
La figura davanti ai suoi occhi annuì, serena.
-Ma questa pietra non entra dentro l'arco. Perchè? Non sono io la prescelta...?-
La voce di Vie era quasi divertita, mentre rispondeva a quella domanda.

Tu sai usare un arco, Mahel?

La ragazza divenne seria -Ovviamente no-
Vie si lasciò scappare l'ennesima risata.

E vorresti avere tra le tue mani un'arma che può salvare o distruggere il mondo?
Anche se non possiedi le conoscenze tecniche...?

Un'ennesima risposta sensata, che fece arrossire Mahel di vergogna.
-Non...non entra perché devo imparare ad usare un arco prima?-
Probabilmente Mahel assomigliava più ad un comico che ad una prescelta, visto l'eccesso di risate che aveva scatenato in Vie per le sue domande.
Anche questa non mancò di servire allo scopo.

Oh Mahel...erano da secoli che non ridevo così.
Riesci a fare domande così...carine. Adorabili.
Non credere che le prove che dovrai affrontare siano così semplici.
Penso che imparare ad utilizzare la tua arma sia la minore di cui ti devi preoccupare...

Abbassando la testa, Mahel non potè fare a meno di esimersi dal porre la domanda più idiota che le venisse in mente -Non posso sapere le prove a cui dovrò sottopormi, suppongo...-
Di nuovo, Vie rise di gusto. Com'era dolce quella ragazzina dalle infinite capacità ma dalla poca fiducia in sé stessa. Di certo non era un'eroina, ma solo una ragazzina come tutte le altre al mondo.

Hai tra le tue mani uno dei più grandi onori del mondo.
Sei la portatrice della mia arma sacra...e della mia essenza.
E nonostante questo, manchi di fiducia in te stessa, tu, che hai avuto tutto ciò che un abitante di Gaia possa desiderare.
Hai nelle tue mani la capacità di salvare il mondo e necessiti ancora di conferme...?

Mahel si sentì in imbarazzo, ma non poteva cambiare se stessa.
Alzò lo sguardo su Vie, cercando di assumere un'espressione fiera, e parlò.
-Vie...io avrò sempre bisogno di certezze. Sono umana. Per quanto sia grande l'onore di cui sono stata rivestita, non avrò mai abbastanza fiducia in me stessa da credermi all'altezza della situazione. Questo è ciò che sono, ma farò del mio meglio perchè tu mi conceda la possibilità di impugnare la tua arma ormai sveglia...-
La voce di Vie si fece dolce.

Queste parole sono degne di te, Mahel.
Hai avuto le risposte che cercavi, spero che potrai affrontare il viaggio con più serenità adesso.
Sei la prescelta che salverà Gaia e che riuscirà a mantenere vivo il “legame”.
Ma il viaggio è appena iniziato.
Quando avrete riunito tutti i compagni del vostro gruppo, allora il vostro destino si compierà, la Guerra inizierà la sua corsa contro di voi.
Ma riuscirete a salvare tutti quanti.
Confido in te, principessa della Leggenda...

Mahel capì che non avrebbe avuto altre risposte. O, per lo meno, non adesso.
C'era ancora molto da fare, tanto da scoprire, da imparare.
Si alzò da terra, inchinandosi poi umilmente verso Vie -Non ho poteri magici, vero...?- chiese quasi delusa, assumendo un'espressione triste -Mi sarebbe tanto piaciuto...-
Fece per andarsene, ma Vie le si avvicinò e le sciolse i capelli, lasciando cadere a terra gli ornamenti preziosi e carezzandole il volto dolce.

Hai molti più poteri di quanto pensi, giovane Mahel.
Pensavo che i Fiori di Luna fossero stati abbastanza espliciti...

Le sue parole caddero nell'aria, lasciandola ancora più confusa.
-Ho dei poteri magici...?-
Vie annuì, lasciandole andare i capelli.

Non legarli mai, tienili sempre sciolti al vento.
I tuoi poteri derivano da un posto speciale. Spero che lo scoprirai da sola.
Se così non fosse...la Liltih credo che sappia qualcosa, puoi chiederglielo...

Mahel ci pensò su ed annuì, poco convinta -Lo scoprirò da sola. Ma, per favore...- esistò un attimo prima di proseguire. Ma pensò che fosse giusto farlo -Qui le Lilith vengono additate come demoni. Ma la persona che mi aspetta fuori è molto rispettosa ed ha un cuore capace di amare. E ama lei profondamente, Vie. La prego...la chiami Alvexia...-
Vie rimase piacevolmente sorpresa da quelle parole.
Nessuno mai, prima di allora, aveva mostrato preoccupazione per le Lilith.
Qualcosa sarebbe cambiato, grazie a quella ragazzina.

Ti chiedo scusa. Non volevo mancare di rispetto né a te...nè alla tua amica.
E penso proprio che sia molto fortunata...Alvexia...

Un sorriso luminoso percorse il viso di Mahel, che mai avrebbe immaginato tanto.
Si decise a lasciare da parte qualche risposta, perchè ci sarebbe stato tempo nel prossimo futuro a risolvere tutto quanto.
Si avviò verso la porta che conduceva alla Sala dei Dipinti e si voltò, quando sentì la voce di Vie chiamarla un'ultima volta.

Mahel...un consiglio.
Tu che possiedi questo cuore così speciale...chiedi a Lagharta di portarti al Tempio di Pietra. Lì troverai ad attenderti una scelta.
La tua prima prova...

Mahel annuì, preparandosi mentalmente ad affontare Alvexia.
Non sapeva con certezza se l'avrebbe continuata ad accompagnare nel viaggio...o se le avrebbe detto addio. Scosse la testa e fece un altro passo, fermandosi non appena le porte fecero cenno di aprirsi davanti a lei.
-Vie...posso osare un'ultima richiesta...?- chiese Mahel improvvisamente, guardando verso la figura ancora sfocata della Dea davanti ai suoi occhi.

Dimmi pure...

Mahel si assicurò che Saluss fosse accanto a lei.
La guardò sorridendo. E questa le rese il sorriso, confusa.
-Cosa c'è Mahel?- chiese la fatina candida, tappandosi la bocca per la vergogna di aver parlato senza permesso -Chiedo scusa Vie!-
Vie sembrò non considerare quel gesto di Saluss come mancanza di rispetto e, anzi, capì la richiesta di Mahel e la accettò con gioia.

Tu hai veramente un cuore speciale...

Quelle parole furono dette con estrema dolcezza e con un pizzico di felicità.
Mahel spinse con il palmo Saluss verso Vie. Non capì da subito cosa volesse fare Mahel, ma comprese quando vide Vie allargare le braccia e rivolgersi a lei.

Saluss...ho sentito davvero molto la tua mancanza.
Bentornata a casa...figlia mia...

Saluss corse incontro a quella figura con gioia, piangendo copiosamente.
Non trattenne né singhiozzi né lacrime, era troppo felice per farlo.
Si sentì stringere dalle dita dolci di sua madre e niente al mondo le sembrò così bello come quel tocco gentile e delicato, il tocco di una madre.
Guardò verso Mahel ancora piangente, ringraziandola con un cenno del capo.
E Mahel, mentre si chiudevano le porte alle sue spalle, sorrise. Perchè non c'era scena più bella che vedere figlio e madre ricongiungersi, dopo tanto tempo.
E fu più che sicura che Vie, nello stringere Saluss, si lasciasse sfuggire una lacrima.
Proprio come una vera mamma.



***

Sono quasi in ritardo. Ma ce l'ho fatta!  E' stato molto duro scrivere questo capitolo, perchè ho dovuto sopportare insieme a Mahel tanti problemi e tanti dolori. Ma l'abbiamo superato insieme! Siamo state brave!
Non mi dilungo più con i RINGRAZIAMENTI, in quanto vi rispondo attraverso il nuovo metodo, però come sapete sono sempre disponibile a chiarimenti e domande tramite la mia pagina personale ^-^ non siate timidi che non mordo!
Grazie comunque alle 14 persone che hanno recensito lo scorso capitolo! Grazie anche alle 45 persone che hanno inserito la storia fra le preferite, le 50 che l'hanno inserita tra le seguite e le 13 che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie infinite!
Come sempre, e con piacere, vi mando un abbraccio e tanti baci! Ci vediamo al prossimo capitolo.
Con affetto,
Selenite =)

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Capitolo 22
*** 21 - Una domanda senza risposta ***


***

Dedicato a fruttina89, le cui parole fanno entrare tutte le volte in me tanta dolcezza e tranquillità.
Grazie davvero!

***

CAPITOLO 21

Una domanda senza risposta


Era così bella l'aria fresca della sera.
Il bagliore del rito era sparito, Alvexia aveva chiuso gli occhi prima di sospirare, sentendosi improvvisamente stupida.
Come una bambina.
Una voce interruppe i suoi pensieri, senza però che lei aprisse gli occhi: non era spaventata, conosceva bene quella voce femminea.
-Non ti erano stati dati degli ordini?- chiese la voce severa e acida.
-Io non ho contraddetto gli ordini, mi pare. Sono dove dovevo essere e ho fatto ciò che mi era stato ordinato- rispose lei calma, senza scomporsi -L'unica cosa che puoi accusarmi è di aver fatto qualcosa in più che non avrei dovuto-
-Che equivale a dire che hai contraddetto gli ordini- la interruppe bruscamente la voce -Non ti è concesso amare nient'altro che il tuo padrone-
-Io non posso amare il mio padrone. Io amo solo me stessa- rispose Alvexia bruscamente, aprendo gli occhi e guardando con arroganza la figura brillante davanti ai suoi occhi -Se hai qualcosa da dirmi fallo adesso e poi sparisci. Chiaro Exitio?-

Lagharta aprì la porta e guardò verso la Lilith.
Era seduta sull'ultimo scalino, la testa poggiata sopra le ginocchia, in silenzio.
Le si avvicinò senza far rumore, anche se era probabile data la sua natura che si sarebbe accorta di chi fosse accanto a lei -Cosa vuoi guerriero?-
Infatti.
-Mahel non voleva che tu rimanessi sola. Mi ha mandato qua per farti compagnia- rispose Lagharta mettendosi seduto accanto a lei, poggiandole una mano sulla spalla -Va tutto bene...?-
La Lilith alzò lo sguardo, puntando gli occhi verso quelli del guerriero. Gli occhi erano stanchi, tristi, rassegnati. Lagharta pensò che dovesse essere successo qualcosa, ma non ebbe cuore di chiederle niente.
Neanche quando la Lilith le si avvicinò e gli posò la testa sulla spalla, come una bambina -Tranquillo fusto, non ho cattive intenzioni- disse lei con voce mogia.
-Non stavo pensando tu ne avessi- rispose Lagharta, prendendo a carezzargli i capelli come un fratello maggiore -Non ti chiederò cos'hai, ma senza dubbio è meglio che non incontri Mahel in queste condizioni. Ti stresserebbe fino alla morte-
Alvexia sorrise -Si, probabile. Perchè...perchè Mahel mi vuole bene, no?- chiese preoccupata stringendo la stoffa delle maniche di Lagharta.
-Lei stravede per te. È sbagliato parlare di “affetto” quando si pensa a lei- rispose Lagharta ridacchiando maligno, sapendo che magari il suo modo di dirlo avrebbe irritato la principessina a tal punto da arrivare alle mani -Non devi avere dubbi che lei ti adori-
-E tu fusto? Tu mi vuoi bene?- chiese maliziosa, aspettandosi una risposta acida com'era suo solito fare.
-Ti dico la verità. All'inizio non mi piacevi proprio per niente. Ma i tuoi occhi cambiano quando guardi Mahel. E i suoi brillando quando guarda te. Perciò...diciamo che non sei poi così male...-
A quelle parole Alvexia strinse ancora di più la stoffa delle maniche di Lagharta, abbassò lo sguardo colpevole e borbottò -Mi dispiace Lagharta. Ma farò soffrire Mahel così tanto che finirà per odiarmi, lo sento-
Lagharta non potè far altro che stringerla verso di sé, pensando se la principessina sarebbe riuscita a sopravvivere ad un dolore del genere...

Uscita dalla Sala dei Colloqui e ricongiuntasi con Colonna, Mahel abbassò lo sguardo. Colonna la guardò in pena, aspettandosi qualcosa di brutto, ma quando la giovane rialzò gli occhi sorrideva -Cambierò le cose in questo mondo. E anche nel mio-
Colonna sorrise dolce e annuì con la testa, stringendola tra le sue braccia.
-Cosa ti tormenta, Mahel...?- le chiese la sacerdotessa gentile -Il tuo cuore è affranto da un peso. Parlane con me, ti sentirai meglio-
Mahel chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalle braccia gentili di Colonna -Chiunque venga in contatto con me, automaticamente entra nel mio cuore. Personaggi di un libro, esseri umani del mio mondo, non fa differenza. Entrano nel mio cuore e ci restano. Io non riesco ad odiare, posso solo provare affetto. E fra poco si allontanerà da me una persona che mai vorrei lo facesse...- disse con voce stanca, senza staccarsi da quell'abbraccio caloroso -Cosa dovrei fare?-
Colonna sapeva di cosa stesse parlando la giovane, ma non sapeva davvero cosa risponderle. Lei non aveva mai avuto “amiche” perchè le sacerdotesse erano immolate alla Dea per tutta la vita ed il loro amore incondizionato era donato a lei.
-Purtroppo non so risponderti, ma una cosa è certa. Se davvero ami questa persona, allora dovresti accettare e rispettare la sua scelta. Anche se siete lontane, il vostro affetto reciproco non è così debole da essere cancellato, no?-
Mahel alzò lo sguardo e affondò i suoi occhi in quelli di Colonna. Erano così tristi...magari anche lei aveva ricercato un affetto più terreno senza trovarlo per tutta la vita. E annuì.
-Renderò la mia amica fiera di me. E le dimostrerò che rimarremo unite per sempre-
Colonna le baciò la fronte e sorrise -La tua amica...-
-Alvexia- la interruppe Mahel fiera.
-Alvexia...- ripetè lasacerdotessa ridacchiando di quell'adorabile infantilità -È davvero fortunata ad avere un'amica come te...-

Liberatasi dai vestiti troppo poco adatti ad un tipo come lei, o almeno così credeva, tolti tutti gli ornamenti che aveva indosso e riposti con cura nella stanza delle sacerdotessa, decise di andare da Alvexia e passare con lei un po' di tempo.
Sapeva già quale sarebbe stata la sua risposta.
Quando aprì la porta, però, ogni suo pensiero o desiderio si interruppero. Vedere ciò che stava vedendo la toccò più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Lagharta la stringeva forte a sé, l'abbracciava in un modo dolce che non gli credeva capace. Alvexia si stringeva a lui, come se fosse la sola cosa al mondo a renderla felice.
Insieme emanavano un'aura di dolcezza e amore struggevole, tanto che non ebbe cuore di intromettersi in quel momento privato.
Chiuse la porta senza far rumore, accasciandosi al pavimento non appena fu dentro, stringendosi la pietra attraverso la stoffa della maglia.
Gli occhi erano lucidi, smarriti, spaventati. Il cuore le batteva così forte, le faceva così male. Il sorriso di poco prima con Colonna era sparito, completamente, non appena aveva visto il guerriero e la Lilith stringersi in quel modo così intimo.
Senza neanche farci caso, raggomitolandosi su sé stessa, iniziò silenziosamente a piangere.

La mattina arrivò presto.
Mahel era rimasta ferma al suo posto tutta la notte e aveva pianto sino all'alba, senza neanche capirne il perchè.
L'unica cosa che riuscì in parte a smuoverla dal suo torpore fu una manina delicata ed una voce altrettanto cara che la scuotevano -Mahel? Mahel ti sei addormentata qua?-
Alzando gli occhi verso la fatina, Mahel non potè far altro che sorridere -Saluss, buongiorno. Hai passato una bella notte con la tua mamma?-
A quelle parole Saluss arrossì, abbassando lo sguardo e sorridendo felice -Era tanto tempo che non stavo così bene...-
Mahel la portò vicino a sé, coccolandola un po' -Se non ci fossi tu, Saluss...-
-Mahel?- chiese preoccupata la fatina, sentendole la voce strana.
Alzando lo sguardo incontrò solo il suo sorriso dolce, quello che le riservava sempre e che, per via della scorsa notte, adesso le era diventato tanto caro. Le sorrise a sua volta e ricambiò le coccole, come fossero due bambine.
Saluss non si accorse dell'inquietante rumore del cuore rotto della ragazza.

Quando sul suo volto si abbattè l'aria fresca del primo mattino, Mahel sentì una strana sensazione dentro di sé, un disagio che non sapeva come combattere.
Una domanda le si designò a chiare lettere nella testa, una domanda che non si sarebbe mai aspettata. Riuscì a togliersela dalla mente scuotendola forte, come se fosse una preoccupazione senza importanza.
Non riusciva a gestire quella sensazione nuova per lei, che non capiva.
-Mahel...buongiorno...- le disse Alvexia davanti a lei, come se la stesse aspettando.
Incrociando i suoi occhi rossi, di nuovo, riaffiorarono in lei quella sensazione di disagio e quella domanda a cui, ben sapeva, non sarebbe riuscita a dare presto risposta.



***

Okei, lo ammetto, è un capitolo corto rispetto a quelli che scrivo di solito. Doveva essere lungo almeno il doppio, ma non sono proprio riuscita a fare più di così, quindi chiedo scusa. Chiamiamolo un capitolo di "intermezzo". Mahel ha sentito dentro di sè una sensazione sconosciuta, qualcosa che la spaventa e la ferisce al tempo stesso. Qualcosa che chiamerete un pò come sentirete più adeguato. Io penso che sia gelosa, perchè pensa di rimanere fuori da quell'affetto che Lagharta sta cominciando ad esprimere poco a poco. Pensa di ritrovarsi di nuovo sola in un mondo che non sia al suo. Ma sono supposizioni, non so ancora cosa Mahel voglia nascondere. Probabile che ce ne parlerà lei stessa nel prossimo capitolo. Spero...
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, e che finirò di ringraziare domani ^-^
Grazie inoltre alle 49 persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le 60 persone che l'hanno inserita tra le seguite e le 15 che l'hanno messa tra quelle da ricordare. Grazie infinite!!!
Grazie, ovviamente, anche a tutti coloro che leggono ^^ siete davvero incredibili!
Mando un bacio a tutti, ringrazio per tutti coloro che si preoccupano sempre della mia salute e vi assicuro che presto sarò così in forma da non ricorderò neanche cosa voglia dire "star male"!!!
Con affetto e devozione,
Selenite =)

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Capitolo 23
*** 22 - Cambiare il futuro I ***


***

Dedicato a Vie.
Perchè senza di lei questa storia non sarebbe mai nata. Gaia non esisterebbe. E Mahel e Lagharta non si sarebbero mai incontrati.
Grazie a quella Vie di tanti, tanti anni fa, che mi apparve in sogno e mi sorrise, dando il via a questa magnifica avventura...

***

CAPITOLO 22

Cambiare il futuro I


Respira, Mahel, respira” ripeteva la ragazza dentro di sé, come un mantra.
Era così difficile far finta di non aver visto nulla, nascondere quel magone allo stomaco così spaventoso e disperato. Di nuovo quel mantra, un altro respiro profondo.
I suoi occhi ricercarono quelli blu di Lagharta, di sfuggita, trovandoli fissi su di lei, in attesa. Mahel non potè far altro che fissare a sua volta il guerriero con sguardo indeciso, dubbioso, inquieto. Il guerriero se ne accorse e prese a fissarla, confuso.
Quello sguardo non era da Mahel.
La guardava in silenzio, sapendo che gli occhi di tutti erano fissati su di loro. Quello sguardo implorante, triste...come se non ci fosse altra risposta al mondo, sentendosi stupido per non averlo capito subito, il suo sguardo cambiò.
Lei sapeva.
Tirò i muscoli del suo corpo, le mani si strinsero in pugni. Saluss captò le vibrazioni disperate del cuore di Lagharta e gli si avvicinò. Ma la mano di Lagharta si parò davanti a lei, lo sguardo si posò verso il basso.
Terrorizzato.
-Penso che voi due...dobbiate parlare- esordì Lagharta con voce ferma, come si stesse sforzando di mantenere la calma -Io devo...penso...si, penso di dover andare a fare una camminata- aggiunse, alzando per un attimo lo sguardo verso Mahel. Quello scambio durò appena una manciata di secondi, prima che il guerriero sparisse di nuovo chissà dove. Ma una cosa era sicura.
Lo sguardo che si erano scambiati era pieno di dolore, tristezza...e rimorso.

-Mahel...?- la chiamò Alvexia, vedendo lo sguardo della ragazza fisso ancora nel punto in cui vi era il guerriero un attimo prima, gli occhi lucidi -Mahel?-
La ragazza si voltò verso la Lilith, che considerava un'amica. Ed ebbe disgusto di sé stessa, di ciò che aveva provato...e di ciò che avrebbe potuto pensare.
Una lacrima silenziosa e solitaria varcò la sua guancia sinistra, scorrendo fino al mento senza che lei provasse neppure a fermarla. Restò in bilico sulla linea del volto per un secondo, per poi cadere a terra, gelida, come lo sguardo della ragazza in quel momento.
Non sentiva niente, non capiva niente. Sapeva solo che qualcosa si era rotto, dentro di lei, e niente sarebbe potuto essere più come prima.
Alvexia le si avvicinò, il sorriso dolce dipinto sul volto.
-Piangi per me...o per i tuoi sentimenti ormai non più tanto nascosti...?- chiese la Lilith abbozzando un sorriso, forse ancora più triste di quanti non ne avesse fatti prima.
Mahel la fissava senza proferire parola. Non riusciva a farlo.
-Mahel...- riprese Alvexia, asciugandole con la mano la scia della lacrima con affetto e dolcezza -So cosa hai visto...ho sentito i tuoi passi. Ho l'orecchio allenato- aggiunse, sperando di provocare in lei una reazione, qualche parola. Qualcosa.
-E quindi...?- chiese Mahel apatica, scuotendo la testa -Non hai doveri verso di me, non devi preoccupartene- respirò, cercando di riprendere il controllo sul suo cervello, sulle sue emozioni e sul suo cuore in subbuglio -So quale sia la tua decisione. L'ho sempre saputo. Vorrei solo che tu fossi sicura di quello che fai...e di quello che vuoi. Stai per lasciare qualcosa che...che ami- aggiunse Mahel con difficoltà, non rendendosi conto di quale fossero le emozioni da lei provate in quel momento.
La Lilith, ridacchiando, baciò la ragazza sulla fronte, per poi avvicinarlesi all'orecchio e sussurrarle -Stai attenta, principessina...perchè se non farai niente per impedirmelo, io te lo porterò via...- sibilò con voce maligna, aspettandosi una qualche reazione.
Guardando negli occhi Mahel vide all'inizio solamente smarrimento. Probabilmente anche indecisione. Non potè far altro che sorridere.
Nell'allungare le dita verso di lei, per carezzarla e rassicurarla sulle sue parole, Mahel si scostò. Si irrigidì, lo sguardo divenne severo e deciso -Non te lo permetterò mai- furono le sue uniche parole, secche.
Alvexia si sorprese a ridere di nuovo malignamente, sibilando parole crudeli -Staremo a vedere- disse con aria di sfida, sparendo nell'aria in un attimo, senza darle il tempo neanche di ribattere.
La Liltih pensò che si erano lasciate proprio nel modo peggiore, tanto che se ne sarebbe pentita per sempre. Avrebbe preferito dirle la verità, dirle che le sue parole erano dovute a...beh, forse non era il momento.
Sicuramente sarebbe stato più divertente aspettare che, finalmente, qualcosa si smuovesse nel cuore di Mahel. E magari, anche in quello di Lagharta.

Lagharta sapeva di essersi comportato in modo stupido. Molto stupido.
Sapeva che accanto a lui svolazzava Saluss, preoccupata. Ma non poteva fare altrimenti. Doveva allontanarsi da lì, almeno per il momento e riflettere.
Si...ma su che cosa?
-Lagharta...- chiamò la fatina, avvicinandoglisi -Lagharta-
-Dimmi Saluss- rispose in modo calmo, trattenendo le migliaia e migliaia di parole senza senso che gli stavano salendo in gola -Cosa c'è?-
-Mi spieghi perchè sei scappato?- chiese Saluss, fermando Lagharta dal proseguire per la sua strada invisibile -Non è da te-
-Lo so che non è da me- rispose Lagharta, confuso -Non potevo fare altrimenti-
-In tutta la tua vita hai sempre affrontato tutto e tutti. Questa volta cosa c'è di diverso? Da cosa stai scappando?-
Lagharta si fermò, ponderando bene le sue parole. Aveva quasi timore a dirle, si vergognava di provare quella paura così infondata -Dai suoi occhi-

Quegli occhi verdi che sanno guardarmi attraverso, come nessuno ha mai fatto...

-Come?- chiese stupita la fatina, nella speranza di aver sentito male -Gli occhi di chi?-
-Di...di Mahel- aggiunse lui, incontrando gli occhi di Saluss.
Dio come si sentiva stupido.
La fatina, al contrario di ciò che avrebbe mai pensato, sentì le risa salirle alle labbra. Eccolo là, davanti a lei, il guerriero senza macchia e senza paura. Colui che non voltava mai la schiena davanti a niente, che correva sempre in direzione del suo avversario.
Che si rintanava in un angolo buio del suo cervello per paura di due occhi meravigliosi e puri che non avevano nessuna colpa.
Le parole le uscirono di bocca senza alcuno sforzo -Sei un'idiota-
Lagharta abbassò la testa, annuendo -Lo so-
Saluss gli si avvicinò e si preparò ad una predica che mai si sarebbe sognata di fargli -Spiegamelo. No, parlo sul serio. Cosa ti potrebbe fare mai Mahel? L'hai vista, no? Le uniche cose che sa fare sono piangere e alzare la voce. Non ha altro modo di affrontarti se non quello si stagliarsi davanti a te e guardarti dal basso in alto. E tu dici che i suoi occhi ti fanno paura? Ma sei scemo?-
-So benissimo quello che pensi. Anche io lo penso. Non è Mahel a farmi paura. Sono i suoi occhi. Io...- si interruppe un attimo, quasi confuso -Io non ci riesco. Guardo i suoi occhi e li vedo guardarmi dentro, vedermi oltre quello che tutti quanti vedono. E non riesco ad affrontarli. Posso affrontare gli occhi rossi della Lilith, milioni di volte. Ma quelli di Mahel non riesco...so di non poterli vincere...-
Saluss afferrò una ciocca di capelli di Lagharta e li tirò, forte, verso di sé -Per me continui ad essere un'idiota. Caspita Lagharta, le Ninfe del Lago del Cielo ti hanno quasi ammazzato durante l'allenamento, ma non hai mai voltato loro le spalle. Non l'hai mai fatto davanti a nessuno, neppure quando di te vedevano solo la parte più brutta e disgustosa. E davanti agli occhi di chi ti guarda con affetto scappi? Che uomo sei?!-
-Lo so benissimo anche da solo questo!- urlò Lagharta, fermando la parlantina di Saluss -Lo so...-
Saluss lasciò la ciocca di capelli di Lagharta e gli svolazzò al viso, posando le sue manine sulle guance appena spolverate di barba del guerriero -Lagharta...devi smetterla. Smetti di aver paura di quella dannata Profezia...-
Lagharta voltò il capo di lato, non ci voleva pensare -Saluss...io non posso riuscire a sopportare un dolore simile a quello della Profezia...-

Era così sciocco.
Teneramente, adorabilmente sciocco.
Lo amava con tutte le forze, ma adesso che aveva visto i suoi occhi al dire quelle parole, non poteva più far finta di nulla: la Profezia si sarebbe avverata. E la sua sposa sarebbe stata proprio la principessina, che lo volesse o meno.
Scosse la testa e gli si avvicinò, seria -Lagharta...tu sai benissimo che la Profezia non è sicura d'avversarsi. Il futuro non è mai...immutabile-
Lagharta si lasciò cadere a terra, stanco. Aprì le mani a coppa, raramente lo faceva con Saluss, e lasciò che gli fluttuasse sopra -Lo so...-
-E allora cos'è che ti fa paura...?-
-Saluss...il dolore, quel dolore, pungente e triste della perdita della mia sposa...è la cosa più atroce che abbia mai patito. Chiunque essa fosse, il perderla davanti ai miei occhi senza che io possa far niente...non voglio provare un dolore simile...-
-Ma Lagharta...la Sibilla ti rassicurò subito sulla Profezia e sui tuoi sogni. Il tuo destino, e quello della tua sposa, solo tu lo puoi decidere. Il futuro, così come lo hai visto, non è già deciso. Hai la libertà di cambiare le cose, se lo vuoi veramente. Ma non devi più scappare...-
Lagharta andò a ricercare gli occhi brillanti della sua compagna di avventure, sorridendo triste -Saluss...-
-Fino ad ora hai rinchiuso dentro di te tutte le cattiverie, le angherie che le persone ti hanno riservato, in quanto portatore del nome “Lagharta”. Hai sopportato a testa alta tutte le prove che ti si sono presentate, e ciò ti fa onore. Ma non ha senso che scappi dagli occhi di una persona che ti accetta e ti...vuole bene...-
-Quegli occhi soffriranno per colpa mia. Io non...- Lagharta non sapeva neanche come proseguire, ma Saluss lo interruppe.
-So cosa vuol dire provare un amore tanto forte da soffrirne. Perdere una delle persone che più si amano al mondo...- le mani della fatina tremavano davanti ai suoi occhi -Averla tra le mani fino ad un attimo prima e...perderla...senza poter fare niente. Anche io avrei voluto salvare Exitio, anche io avrei voluto tenerla al mio fianco per sempre. Ma è stata lei stessa a decidere il suo destino. Non posso fare niente se lei non me lo permette...-
Lagharta capiva ciò che la fatina stava cercando di dirgli.
-Fino ad ora...ho desiderato con tutto il cuore che tu non trovassi la tua sposa. Lo so che è una cosa orribile da pensare, ma...non volevo che tu potessi provare un dolore simile a quello che ti svegliava ogni notte in preda a feroci urla di dilaniazione- Saluss si fermò un attimo, al ricordo di quelle notti orribili -Però, se fosse davvero Mahel la tua futura sposa...io credo che troveresti una libertà che non crederesti nemmeno. L'amore è capace di un tepore e di una felicità che ti sei sempre negato. Posso capire la fuga da dolore...ma non accetto la fuga dall'amore, dalla dolcezza della tua sposa e dal tuo sorriso più sincero...-
Lagharta portò la fatina più vicino a sé. La strinse al suo petto, cercando di far entrare dentro di sé la sicurezza che la stessa fatina stava dimostrando ad entrambi -Non voglio veder morire la persona che amo davanti ai miei occhi...e se fosse Mahel non riuscirei mai a perdonarmelo, perchè il suo posto non è qua...-
Saluss strinse la stoffa della maglia di Lagharta, pronta a fare di nuovo la stessa promessa di qualche anno prima -Dovesse costarmi la vita...impedirò alla Profezia di avverarsi. E se si trattasse di Mahel...vi renderò gli sposi più felici del mondo...-

Quegli scalini erano così freddi, adesso.
Adesso che se n'era andata.
Aveva pianto per qualcosa che non capiva o che, forse, non era ancora il momento che capisse. Si sentiva così stupida.
E così sola.
Non avrebbe mai voluto che Alvexia se ne andasse, eppure alla fine se n'era andata. Non c'era più. E adesso lei avrebbe dovuto affrontare da sola lo sguardo di Lagharta.
Non credeva di farcela.
Portò le ginocchia al petto, affondandovi il volto in mezzo. E iniziò a pensare.
Era stata per colpa sua? Erano state le sue parole? Oppure quello di Alvexia era stato un ammonimento ad accorgersi di qualcosa? Magari ai suoi...sentimenti?
In quel momento voleva solo che lei tornasse.
Quando qualcuno si posò accanto a lei alzò lo sguardo, speranzosa, ma incontrò niente altro che gli occhi profondi e dolci di Lagharta -Ti sei pentita di averla lasciata andare?-
Mahel abbassò di nuovo lo sguardo, triste, borbottando a malapena -Non posso obbligarla a scegliere una strada di cui non è sicura...-
Lagharta annuì, prendendo a guardare davanti a lui. Sapeva di non potere affrontare i suoi occhi, non adesso. E neanche Mahel era nelle condizioni migliori.
Saluss, dal canto suo, li osservava da lontano.
E sorrideva.

-Mi dispiace- esordì Mahel all'improvviso, la testa ancora ancorata verso il basso.
Lagharta sbuffò -Avevo capito che adesso sapevi tutto- disse ridendo, cercando di mettere a tacere quella voce dentro di sé che implorava a quelle immagini strazianti di andarsene -Non devi fartene una colpa. Non è colpa tua, in effetti-
-Ti sbagli- aggiunse la ragazza, borbottando -Se io non esistessi...la Guerra, la Profezia...tutto questo non esisterebbe ed il tuo dolore non avrebbe mai preso parte-
-Può darsi- rispose secco Lagharta, lasciando che lo sguardo della ragazza si alzasse di nuovo verso il suo, tremolante come quello di un cagnolino -Ma se tu non esistessi...non credo sarei così felice di essere me stesso. Penso-
Mahel lo guardava fisso, senza capire. Lagharta le sfiorò il mento con le dita e avvicinò il suo volto a quello di lei, guardandola negli occhi -Io contro questi non posso vincere...-
Mahel si allontanò di scatto, spaventata. Lagharta ridacchiò e la tirò verso di sé, senza incrociare più il suo sguardo -Se tu non mi avessi guardato con quegli occhi pieni di speranza, sicuramente sarei rimasto in collera con il mondo per sempre- disse lui, posando il mento sopra la nuca di lei -Ti ringrazio-
Mahel sentì di nuovo quella morsa allo stomaco. Quel dolore, piacevole e strano al tempo stesso, che si trasformava in brivido lungo la schiena. Le sue mani afferrarono la stoffa della maglia di Lagharta, mentre le sue labbra si schiudevano in un sorriso.
Magari la scena che aveva visto la sera prima era simile a quella che stava vivendo lei in quel momento...Lagharta si stava aprendo. Lo stava facendo davvero.
Eppure sentì una fitta al cuore, pensando che non era stata la prima persona che Lagharta avesse stretto così dolcemente tra le braccia...

Era così minuta. Sentiva che sorrideva, soddisfatta di avercela fatta.
La principessina poteva essere davvero un animaletto fastidioso.
Quando la sentì stringergli la maglia, provò una sensazione diversa da quella avuta con Alvexia la sera prima. La sensazione dentro al suo cuore era...di tepore. Di tenerezza.
Solo Mahel possedeva quel cuore dolce e caldo capace di far sentire in pace le persone con cui entrava in contatto. Chissà con che stato d'animo la Lilith se n'era andata, allontanandosi da quella fonte di dolcezza e tenerezza...
Il guerriero era convinto, ormai, che non poteva più tenergli nascosto il suo passato. Ormai la considerava un'amica preziosa e voleva continuare, e concludere, il viaggio assieme a lei. E quando fosse giunto il momento, l'avrebbe rimandata a casa. Nel suo mondo.
Il suo stomaco si strinse in una morsa strana, non dolorosa quanto gelida, ma non ci fece caso. Non si accorse che era dovuto al pensiero del momento in cui avrebbe dovuto separarsi da lei...

Di nuovo, quella sensazione. Ma stavolta era diversa, era...piacevole.
Dolcezza, tenerezza. Pace.
Non aveva mai provato niente di simile. Ma tra le braccia di Lagharta sentiva di essere al sicuro. Si sentiva protetta.
Le vennero alla mente le parole di Alvexia ed un dubbio l'assalì nuovamente. La domanda a cui non sapeva dare risposta, magari, era la stessa che le aveva indirettamente posto la Lilith. Non sapeva se avrebbe dovuto preoccuparsene o meno.
Chiuse gli occhi e sorrise.
Il tempo per le preoccupazioni era ancora lontano...



***

In ritardo di un ulteriore giorno sulla tabella di marcia. Vi chiedo scusa. Ieri non è stata proprio una giornata splendida...e non parlo solo di pioggia...
Ma non sto più a tediarvi con le mie disgrazie tragi-comiche. Vi chiedo solo scusa e prego che possiate mai scusarmi.
Grazie a tutti coloro che hanno commentato lo scorso capitolo (grazie cioè a Genis, BumBj, piccolaKiki, fruttina89, Andreia (la mia adorata ex Dust_and_Diesel), Lirin Lawliet, Tayra (la mia ADORATA Tayra), Milou_, love_music (non ti preoccupare che sto benissimo, mi butta giù solo la pioggia ç_ç crampini crampini) ed Argorit (te lo scrivo anche qua: la fisioterapia non è così tremenda, dipende da chi trovi...penso ^-^''); entro domani pomeriggio risponderò a tutti ^-^) siete stati la mia forza per scrivere questo capitolo, che mi ha strappato qualche lacrimuccia ed una domanda: ma io che poteri ho su questi due?!
Inoltre grazie alle 50 persone che hanno inserito Lagharta tra le preferite, le 67 che l'hanno inserita tra le seguite e le 16 che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie mille a tutti quanti ^-^
Ovviamente grazie anche a tutti coloro che leggono solamente ^-^ siete tutti gentilissimi!!!
Adesso cercherò di aggiornare ogni domenica, se dovessi ritardare accuso la fisioterapia U.U
Grazie a tutti quanti, di nuovo, non smetterò mai di farlo! Vi adoro!!!
Con affetto e devozione,
Selenite =)

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Capitolo 24
*** 23 - Un bicchiere di troppo ***


***

A tutte quelle persone che hanno inserito Lagharta tra le storie preferite.
Perchè questo è il capitolo che più mi sono divertita a scrivere.
E spero che per voi sia altrettanto divertente leggerlo ^^

***

CAPITOLO 23

Un bicchiere di troppo


Quando Colonna salutò Mahel e Lagharta, ripartiti per il loro viaggio di salvezza, nel suo cuore si agitò una tempesta di ansia incontrollabile.
Mahel aveva riportato le parole di Vie al guerriero, e si erano incamminati verso il Tempio di Pietra. Prima di lasciarli partire, Colonna aveva guardato attentamente la ragazza, scorgendo nei suoi occhi la luce di un sentimento che non capiva. Vedendola così tormentata, anzi, vedendoli così tormentati, aveva preferito non intromettersi. Era rimasta sul Portone del Tempio, guardandoli allontanare. Inerte.
Non era questione che competesse ad una semplice Sacerdotessa, dedita alla Dea per tutta la vita. Li aveva lasciati partire, restando però con il rimorso di non aver fatto nulla.
-Insieme se la caveranno- disse improvvisamente accanto a lei Emerald, con voce gentile -Hanno tutto quello che serve per portare a termine i loro doveri-
Colonna annuì e prese a guardare ai suoi piedi -Non sono doveri solo loro...-
Emerald si permise di toccare la mano di Colonna, con una riverenza che questa non si sarebbe mai aspettata -Somma Sacerdotessa...i doveri gravano su tutta quanta Gaia. Ne siamo conscie sin dalla notte dei tempi. La Leggenda ha portato una spada a doppio taglio sulla testa di questo mondo e di quello di Mahel, costringendoci a cercare la salvezza in una persona sulle cui legge divine di Gaia non abbiano effetto. E purtroppo Vie ha scelto Mahel- Emerald si interruppe, ricordando con tenerezza il tepore emanato dalla giovane -Qualsiasi fosse stata la scelta di Vie, sarebbe stato un sacrificio ingiusto...-
Colonna annuì, mentre un mesto sorriso si dipingeva sulle sue labbra -Ce la faranno. Mahel è al fianco di Lagharta. E Lagharta è al fianco di Mahel-
Annuirono nello stesso istante, perdendo gli occhi all'orizzonte dove il profilo dei giovani ormai si era perso.
Dentro al cuore un cupo pensiero e tanta speranza che tutto finisse per il meglio.

-Lagharta...secondo te quanto tempo ci vorrà per arrivare al Tempio di Pietra?- chiese più tardi Mahel, quando ormai furono abbastanza lontani dal Tempio da poterne pensare con affetto -Quattro giorni?-
Lagharta le rivolse lo sguardo, vedendola impacciata nel camminare sopra le rocce, ridacchiando quasi soddisfatto che quello sforzo di equilibrio la frenasse dal parlare a vanvera -Più o meno. Dobbiamo tornare al crocevia e prendere l'altra direzione...-
Mahel annuì e inciampò, atterrando tra le braccia possenti e muscolose del guerriero. Alzò lo sguardo preoccupata, sapeva che sarebbe arrivata a breve una ramanzina speciale, ma quando incontrò quegli occhi blu li vide sorridenti e luminosi. Bellissimi.
-Non so se essere stupito della tua grazia o esserne infastidito- ridacchiò lui, rimettendola dritta e parlandogli come ad una bambina -Cerca di posare la pianta del piede bene a terra. Altrimenti continuerai a farti le discese rotolando-
Mahel annuì -È che tutte queste irregolarità mi rendono inquieta...- disse Mahel, cercando con gli occhi Saluss ovunque -Saluss...?-
Una fioca luce rosata uscì dalla spada ben assicurata sulle spalle del guerriero, il sorriso brillante dipinto sulle piccole labbra -Dimmi Mahel-
Gli occhi di Mahel divennero umidi e lucidi, quasi come stesse per scoppiare a piangere -Aiuuutooo- mugugnò a quel punto, facendo scoppiare a ridere entrambi.

E dentro al suo cuore anche Mahel rise.
Di una risata così cristallina e dolce che non credeva di esserne capace.
Guardava quelle due figure davanti a sé e rideva, della sua incapacità di adattamento e delle sue scarse doti atletiche. Ma quelle persone davanti a lei, nonostante tutto, le volevano bene. E anche lei ne voleva loro.
Tantissimo.

Saluss si avvicinò a Lagharta e gli prese le dita della mano, posandole sopra la fronte di Mahel. La tenue e rilassante aura rosata avvolse la ragazza, che si rilassò all'istante sotto i benefici effluvi di quel tepore -Questo perchè...?-
Saluss ridacchiò maliziosa, portandosi un dito alle labbra -Segreto!-
Lagharta lasciò scivolare le dita via dalla fronte della giovane, che adesso appariva rilassata e distesa. Le sue piccole mani si erano avvicinate al punto in cui il guerriero l'aveva sfiorata e le gote si stavano colorando di un rosso timido.
Era così tenera in quel momento, che il gesto di Lagharta fu dettato dalla naturalità della situazione.

Le prese la mano, dolcemente, facendole sentire che era al sicuro.
-Tranquilla. Tienimi la mano, vedrò di non farti cadere-
Lagharta prese a camminare, sotto lo sguardo assolutamente stupito della giovane. I suoi passi si erano abbreviati, sia di ritmo che di lunghezza, così che la ragazza potesse reggere il passo. Come un fratello, anzi no...come un fidanzato.
Il rossore sulle guance della ragazza si fece più vivo, anche se ringraziò il cielo che Lagharta non potesse vederla. Camminò seguendo i passi della persona davanti a lei, osservando per la prima volta la sua schiena e sorridendo nel vederla.
La sicurezza che era davanti a lei, sapeva di non poterla trovare da nessun'altra parte al mondo.

Quando iniziò a scendere la sera, cercarono a lungo un posto per passare la notte. Tenendole la mano, così aveva notato Lagharta, la loro marcia era più spedita e forse avrebbero impiegato meno di quattro giorni per arrivare al Tempio di Pietra.
Non sapeva se esserne contento o meno, visto che Vie le aveva parlato di prova.
Trovato un posto dove dormire, la cena fu la loro più immediata preoccupazione.
E che preoccupazione.
All'entrata di Mahel nella sala da pranzo della taverna che avevano scovato, tutti gli occhi dei commensali si voltarono verso di lei. Il chiacchiericcio cessò immediatamente, lasciando spazio a sospiri di ammirazione e a piccole frasi immerse nel silenzio.

Com'è bella...”
Una Sacerdotessa? Guarda com'è magra!”
Sarà un'emissaria della Dea? I suoi capelli sono scuri, al contrario delle Sacerdotesse...”
Hai visto com'è tenera quando arrossisce...?”

Mahel sembrava imbarazzata a quei commenti, mentre Lagharta ne rideva quasi divertito.
Trovarono un tavolo vicino ad una grande finestra e Mahel si sedette accanto a Lagharta più vicina al muro, nella speranza che il guerriero la coprisse.
Vana speranza la sua...
Il padrone della locanda si avvicinò loro sorridendo, e anche un poco emozionato.
Era alto e possente, non grasso quanto enorme di costituzione, pieno di muscoli ben visibili attraverso le maniche corte della sua maglia. Sopra un grembiule bianco, appena sporco per il duro lavoro della giornata. Il volto era severo ma dal sorriso caloroso. Completamente calvo ma con una barba talmente folta da sembrare finta.
Vedendo Mahel iniziò a declamare le specialità della casa così velocemente che questa non riuscì neanche a stare dietro le sue parole -Lagharta...non ho capito nulla...-
-Tranquilla- le rispose lui, tossendo educatamente -Siamo molto...stupiti della gran varietà che avete a disposizione. Ma ci chiedevamo se avete qualcosa di caldo, va bene qualsiasi cosa- indicò Mahel accanto a lui, che cercava di nascondersi più che poteva -La mia compagna è stanca e vorrebbe solo riposare-
L'uomo sorrise, strizzando l'occhio a Lagharta -Siete molto fortunato, signore. Avete una compagna che non solo è bellissima ma è anche un'emissaria di Vie. Avete tutta la mia invidia- disse malizioso, notando il rossore sulle guance della ragazza diventare ancora più marcato -Vi potro due zuppe del viaggiatore. Gradite del vino?-
-Si, grazie- rispose Lagharta senza indugiare, ma Mahel lo fermò e borbottò -No, aspetti...ecco...a me andrebbe bene anche solo dell'acqua-
L'uomo sorrise ed annuì, rassicurandola, per poi scomparire dietro al bancone.
Lagharta rideva contenuto, sentendo lo sguardo di Mahel bruciargli contro. Pensava che fosse per via del vino. Ma quando alzò lo sguardo capì che forse non era dovuto solo a quello -Che cosa c'è?-
Mahel sibilò qualcosa a mezza voce, ma Lagharta non riuscì a sentirla -Cosa?-
Mahel si nascose gli occhi dietro le mani, desiderando di avere accanto a sé Saluss, adesso addormentata dentro la spada -...gna...-
-Gna? Cosa vuol dire gna?-
Mahel scoprì gli occhi completamente distrutta dall'imbarazzo, avvicinandoglisi alle orecchie e sussurrando -Cosa vuol dire che sono la tua compagna...?-
Lagharta la guardò per qualche secondo, prima di rendersi conto di ciò che aveva detto. O meglio, di come lei lo avesse preso. Scoppiò a ridere senza ritegno, goidendosi la faccia di Mahel completamente persa in quell'ambiente che non le competeva.
-Che cosa...cosa stai ridendo?- chiese Mahel, facendosi piccola piccola sopra la sua sedia -Non ridere così!-
-Ma cosa pensavi che dicessi? È ovvio che sei una mia compagna di viaggio. Se poi l'oste l'ha preso come una “compagna di vita” non è mica colpa mia!-
Mahel nascose di nuovo gli occhi tra le mani, mentre Lagharta continuava a ridere.

Meditò vendetta.

Quando l'oste portò loro le zuppe e la brocca di vino, Mahel si avvinghiò al braccio di Lagharta e sorrise maliziosa verso l'uomo, parlando languida -La ringrazio molto. Dall'odore sembra delizioso, è stato davvero gentile-
Lagharta guardò verso Mahel quasi timoroso del suo comportamento, vedendola rivolgersi a lui con uno sguardo curioso.
Sorridendo, come ad aver capito cosa intendesse fare, le afferrò la vita, pronto a giocare con lei ai novelli sposi pur di non cedere al ricatto morale della giovane.
L'avrebbe fatta vergognare di aver provato a metterlo in imbarazzo.
L'oste arrossì vedendo l'affiatamento tra i due. Era davvero molto invidioso di quel giovane bellissimo, dagli occhi blu intensi, stretto a quella bellezza esotica, dai lineamenti divini ma passionali. Si congedò con un mezzo sorriso e sparì.
Per tutta la sera, Mahel tentò di imboccare Lagharta e di versargli il vino, come una vera moglie, accogliendo su di sé gli sguardi incuriositi e gelosi dei commensali della locanda.
Ma quando bevve dal calice davanti al suo piatto e sentì un sapore forte invadergli la bocca, non potè rovinare l'atmosfera sputando ma fu costretta a bere.
Vino.
-Hai scambiato i bicchieri?- chiese sottovoce Mahel guardando verso Lagharta, che rideva minaccioso -Hai scambiato i bicchieri?!-
-Se non la smetti di fare la civetta ti infilo in gola tutta la brocca, stupida- sussurrò a bassa voce il guerriero, cercando di apparire dolce e affettuoso.
Ma Mahel iniziò a strizzare gli occhi, prendendo la brocca e versandosi vino nel bicchiere -Lagharta...tu sai cosa vuol dire la parola “astemio”?- chiese ridendo maligna.
Lagharta la guardò e increspò le sopracciglia, scuotendo la testa -No-
Buttando giù un altro sorso di vino, la ragazza prese a ridacchiare convinta -Lo scoprirai fra poco-

Dopo alcuni bicchieri, Lagharta ancora non aveva idea della causa a cui aveva dato inizio.

Quando Mahel posò la testa al muro accanto a lei, chiudendo gli occhi e iniziando a respirare regolarmente, Lagharta credette che in fondo poteva sopportarlo.
Non sapeva cosa voleva dire “astemio” ma da quel che vedeva non era pericoloso.
L'oste tornò dopo poco a pulire il tavolo e si offrì di portare la giovane in camera. Ma Lagharta, sempre avvalendosi della scusa della “compagna”, la prese in spalla e la portò a letto. La buttò sul materasso e cercò di coprirla con il lenzuolo, ma Mahel aprì gli occhi.
Improvvisamente.
Lagharta scosse la testa e cercò di coprirla, ridendo -Non ci vedo nulla di pericoloso in quello che stai facendo, sai principessina...?-
Mahel sorrise languida a quelle parole, allungando la mano verso la guancia del guerriero. Lagharta la guardò confuso e le prese la mano, posandola sopra il materasso -Ora dormi. Mi sembra che tu non sia poi così lucida...-
Mahel però gli afferrò il polso, delicatamente, salendo verso l'avambraccio e la spalla. Fece leva appena fu sull'osso e si tirò a sedere, costringendo Lagharta a sedersi a sua volta per guardarla negli occhi -Non mi sento molto bene...-
Lagharta sbuffò, toccandole la fronte -Hai bevuto troppo...e ancora non ho capito cosa voglia dire “astemio”-
-Che non bevo niente che sia vagamente alcolico- rispose la ragazza, buttando la testa al petto del ragazzo -Santo cielo, mi sento così strana...-
Lagharta le carezzò la schiena, nel tentativo di farla sentire meglio -Credi che così possa andar bene?-
-Non lo so...- rispose Mahel, abbracciandolo forte e strusciando il volto contro il petto -Lagharta...tu credi che io sia carina come diceva l'oste...?-
Lagharta trattenne il respiro, non credeva che mai una simile domanda sarebbe uscita fuori dalle labbra di quella ragazza -Eh?-
Mahel alzò lo sguardo, supplichevole, speranzoso -Non sono carina...? Sono proprio così brutta, eh?- chiese con la voce rotta, gli occhi lucidi prossimi al pianto.
Lagharta sbuffò e la baciò sulla fronte, cercando di essere clemente con quella ragazzina tra le sue braccia che era tutto fuorchè lucida -Si Mahel. Sei carina-
-Davvero?- chiese lei aggrappandosi forte al petto del guerriero -Davvero davvero?-
-Si, Mahel. Sei carina. Sei molto carina- concluse sorridendo, nella speranza che si sarebbe addormentata presto, così da permettergli di dormire a sua volta.

Ma qualcosa...di imprevedibile...

Mahel si strusciò con il viso sul petto di Lagharta, contenta, mugugnando parole senza senso. Poi alzò il volto, guardando Lagharta negli occhi. Gli carezzò le guance con le mani, sorridendo. Anche lui sorrise, assecondandola.
E poi successe.
La ragazza avvicinò le sue labbra a quelle del guerriero, premendole dolcemente. Lasciò scivolare le mani attorno al suo collo, fino ad arrivare ai capelli, tirandolo un poco verso di lei, avvicinandosi con il corpo a lui.
Lagharta rimase impietrito.
La sentì allontanarsi dalle sue labbra e sorridere, per poi cadere all'indietro. Cotta.
Respirava normalmente, i capelli sparsi disordinatamente sul letto, alcuni che si avvolgevano attorno alle braccia e i polsi di Lagharta.
Ancora terribilmente scosso, immobile, nella stessa posizione in cui lei lo aveva baciato.



***

Ecco qua. Avrei voluto pubblicare ieri, ma i miei aggiornamenti sono un pò irregolari. Mi stanco facilmente, perciò non riesco ad essere diligente come vorrei. Spero che potrete scusarmi...
Comunque sia, questo capitolo è in assoluto il più DIVERTENTE che io abbia mai scritto. Ho riso come una pazza immaginandomi la scena dentro alla taverna o quella della camera. E ancora adesso rido per l'assoluta imprevedibilità della mia figliocca un pò ingenua.
La adoro <3
Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito lo scorso capitolo. Credo di aver risposto a tutti, se così non fosse segnalatemelo che provvederò a farlo. NOTA: non ho risposto alle recensioni del capitolo 21 in quanto sono stata molto lenta tra gli aggiornamenti e mi avete preceduto nel recensire. Ho preferito farlo una volta sola, anche per privata comodità ^^
Grazie anche alle 49 persone che hanno inserito Lagharta tra le preferite, le 70 che l'hanno inserita tra le seguite e le 17 che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Ovviamente, anche se ultimamente non l'ho scritto, grazie anche a tutti coloro che leggono soltanto <3
Grazie della vostra cortesia e gentilezza ^^ spero di potervi ringraziare nuovamente al prossimo aggiornamento.
Con affetto e devozione,
Selenite =)

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Capitolo 25
*** 24 - La sua mano ***


***

Dedicato a tutte le stupende persone che si sono preoccupate per me.
Grazie particolarmente ad Andreia e Lirin Lawliet, che mi hanno sostenuta e fatta sorridere.
Siete due persone meravigliose...e non saprei davvero come avrei potuto fare a rialzarmi senza di voi.
Grazie dei vostri consigli e della vostra dolcezza.
Saranno per sempre preziosi ricordi, dentro al mio cuore <3

***


CAPITOLO 24

La sua mano


La mattina dopo, quando Mahel aprì gli occhi nell'incommensurabile mal di testa che le si presentava nel cervello, i suoi occhi vagarono per la stanza.
Come ci era arrivata?
Vide un Lagharta rigido, in piedi, accanto alla finestra. Cercò di tirarsi a sedere, ma la testa era pesante e ricadde sul materasso, come un sacco di patate -Non mi ero addormentata nella sala da pranzo...?- chiese con voce biascicata, constatando in prima persona la sua poca affinità con il vino -Lagharta?-
-Ti ho portata io- rispose secco lui, senza guardarla in faccia, continuando a riversare il suo sguardo verso il paesaggio fuori della finestra.
-Capisco...- rispose Mahel automaticamente, tirandosi a sedere -Da quanto sei sveglio? È per caso tardi?- chiese sempre biascicando, toccandosi la testa pesante.
-No, non è tardi. E no, non ho dormito- rispose sempre secco, senza guardarla.
-E perchè?- chiese lei stupita, mettendo le gambe fuori dal letto e aspettando che tutto smettesse di girare. Doveva alzarsi meno in fretta.
-Pensavo- rispose di nuovo, per poi allontanarsi dalla finestra sospirando, avvicinandosi a lei -Mahel...- chiese mettendosi in ginocchio davanti a lei, lo sguardo teso e serio -Ricordi qualcosa di ieri sera...?-
Mahel lo guardava senza capire, ma scosse comunque la testa nel tentativo di pensarci -Mi hai fatto ubriacare e mi sono addormentata a tavola, penso-
Lagharta la fissava sempre con la stessa espressione -Tutto qui?-
Mahel lo guardava confusa -Tutto qui-
Calò il silenzio.

Non ricordava assolutamente nulla di ciò che era successo la sera prima.
Poteva dirglielo e vedere cosa succedeva. Oppure poteva tacerglielo e vedere come lui avrebbe potuto sopportare tutto quanto.
Abbassò lo sguardo e decise che per il momento non avrebbe detto una parola.

-Lagharta?- chiese Mahel toccandogli la spalla -Qualcosa non va?-
-No. Volevo solo vedere se ricordavi di aver russato- ridacchiò lui maligno.
Mahel arrossì fino alla punta dei capelli e scosse la testa -Ma no, dai, non è vero!-
-Oh si che è vero- rise ancora il guerriero, alzandosi e picchiettando sulla spada -Saluss vieni fuori un attimo-
Mentre Mahel ancora borbottava di non aver russato, di non sapere cosa fosse il russare e altre sciocchezze simili, Saluss si presentò accanto a Lagharta e non potè fare a meno di ridacchiare -Che diavolo le hai fatto?- chiese con il sorriso sulle labbra.
Lagharta la guardò e ridacchiò di nuovo -Mi sono solo vendicato-

Poi si inginocchiò a terra, di nuovo davanti a lei.
Aveva un bellissimo sorriso, constatò Mahel, perdendosi come spesso capitava nei suoi occhi. Sorrise a sua volte e fece una smorfia, sentendosi puntellare le tempie.
Le dita di Lagharta le sfiorarono le guance, le tempie, la fronte. Le labbra di Lagharta le baciarono quella fronte appena imperlata di sudore, per via dell'incredibile mal di testa che le stava percuotendo la testa.
Mahel arrossì. Mentre Saluss pronunciò un sommesso “Oh” di sorpresa, immaginandosi vagamente perchè Lagharta volesse vendicarsi a quel modo.
Il bacio che gli aveva dato Mahel doveva averlo sconvolto a tal punto da farlo arrivare a commettere quell'azione così dolce...

Rimessi in cammino, niente poteva essere così inquietante.
Niente poteva essere così spaventoso.
Mahel stava qualche passo dietro Lagharta, al sicuro grazie al sentiero sterrato che avevano davanti, anche il guerriero non era preoccupato per lei.
Osservava il suo arco e le parole con cui lui aveva accettato di tenerlo: “Non ti sei ancora completamente ripresa dalla sbornia, lo porto io ancora un pò”.
E osservandolo, non poteva fare a meno di pensare che fosse strano.
Quella mattina, quando i suoi occhi l'avevano guardata con tutta un'altra luce. Quando aveva preso l'arco con dolcezza, sorridendole come se avesse in un qual modo timore di lei. Il modo in cui l'aveva sfiorata per farle passare i postumi della sbornia. Tutto di lui le sembrava inusuale.
Tutto di lui le appariva, in quel momento, perfetto.
Sorrise come una bambina, osservandogli nuovamente la schiena. Quella schiena larga e grande, che lei avrebbe voluto toccare e a cui avrebbe voluto poggiarsi, perchè la sensazione di sicurezza che le trasmetteva era qualcosa di indescrivibile.
Quella sensazione nel suo cuore che non sapeva spiegare era sempre lì accanto a lei, che le ricordava c'era qualcosa di speciale che lei doveva ancora capire.
Saluss le si materializzò accanto, mentre Lagharta si voltava indietro giusto per farle una smorfia. Mahel si girò verso Saluss ed aspettò.
-Che cosa avete voi due?- chiese la ragazza sgomenta, guardando verso la fatina dal sorriso enigmatico -Saluss?-
-Niente. O meglio, io non ho nulla- ridacchiò sincera, indicando Lagharta con lo sguardo -Ma non posso parlare per lui. È il mio padrone, ma non gli leggo nella mente...-
-Oh, beh, se devo abituarmi al suo strano modo di comportarsi non c'è problema. Ma è da questa mattina che si comporta in maniera...strana...-
Saluss prese a guardare il cielo, contenta -Mahel per caso i tuoi sentimenti sono cambiati?- chiese la fatina con voce dolce.
Mahel rimase a pensarci un po' prima di rispondere.

I suoi sentimenti per Lagharta erano cambiati?
Il fatto di guardarlo sotto un'altra luce e di sorridere sempre, avere la sicurezza che lui si sarebbe aperto e che lei sarebbe stata lì. Il sapere che senza di lui si sarebbe sentita sperduta e sola...
Cosa significava tutto quello?

-Non lo so Saluss...- rispose la giovane, sorridendole -Non so neanche dire se qua mi sento finalmente a mio agio o meno...-
Saluss le si avvicinò al volto -Ti piace Colonna? Ed Emerald?-
Mahel annuì con la testa -Sono entrambe adorabili-
-La Sibilla?- chiese con dolcezza.
-Ovviamente- rispose Mahel con un sorriso -È molto dolce-
-E Alvexia?- disse con uno strano disprezzo nella voce, ricordando a se stessa ciò che aveva sentito su di lei l'ultima volta che l'aveva vista.
-La adoro- rispose Mahel, con un sorriso -Le voglio bene...-
-Io?- chiese poi con un timido rossore, come vergognandosi -Io ti piaccio?-
-Saluss tu sei stata la mia prima amica qua- disse Mahel avvicinandosela al cuore -Certo che mi piaci!-
Saluss esitò un attimo prima di porre la seguente domanda -E quindi Lagharta non ti piace, Mahel...?-
Mahel guardò la fatina e si sentì morire le parole in gola. Poi pensò che fra tutte le cose gentili che potesse dire, la verità era senza dubbio la miglior cosa.
-Io voglio molto bene a Lagharta. Insieme a te è stata la prima persona di Gaia che abbia conosciuto. Non capisco e non conosco molte cose di lui, ma posso dire con certezza che è un ragazzo straordinario. Quindi si, mi piace...-
Saluss si avvicinò all'orecchio di Mahel e le sussurrò qualcosa.

Qualcosa che la portò all'arrossire ed al borbottare timidamente un “non lo so”.

Saluss si reputò soddisfatta e le fermò dal proseguire.
-Non preoccuparti per me, qualsiasi cosa accada. Se un giorno dovessi accorgerti che Lagharta è qualcosa di più per te non pensare ai miei sentimenti-
-Ma tu c'eri molto prima di me- esordì Mahel, stupendosi delle sue stesse parole.
Saluss sorrise -Ma non sono io colei che ama. E non potrò esserlo mai...-

C'era qualcosa di strano in quel sentimento che provava nel suo cuore.
Quel calore dolce e malinconico, come se lo avesse già provato.
Si sentiva come non si era mai sentito prima.
Sentiva il borbottare sommesso della ragazza dietro di lui, di quegli occhi verdi che ogni volta lo invadevano fino al cuore. Che lo carezzavano languidamente, gentili, che volevano sapere ma aspettavano, che chiedevano ma non ad alta voce.
Che attendevano il giorno in cui lui avrebbe scambiato quello sguardo e avrebbe parlato di sé, di chi e che cosa ci fosse nel suo passato.
E sospirò.

Una tempesta di emozioni diverse percorse il suo corpo, nella consapevolezza che il Tempio di Pietra non era poi così lontano.
Che presto la principessina avrebbe affrontato la sua prima prova, qualsiasi sarebbe stata, e avrebbe messo alla prova la sua natura in quel mondo.
E anche davanti ai suoi occhi.

Voltandosi verso di lei, quindi, Lagharta sorrise.
Ricercò i suoi occhi chiari e limpidi, bellissimi e timidi insieme, che scrutavano sempre tutto con curiosità e con ammirazione. Era troppo carina.
Nella speranza che il tempo insieme divenisse uno dei suoi ricordi più preziosi, una volta tornata indietro, Lagharta decise che qualsiasi cosa fosse successa, lui non avrebbe mai corrotto il suo cuore puro e genuino.
E si stupì di come, pensando a tutto questo, si definì bene nella sua testa la parola rassegnazione.

-Che cosa c'è?- chiese Mahel, arrossendo leggermente.
-Niente- rispose Lagharta, continuando a fissarla -Penso solo che tu sia molto carina, principessina. E che quel bacio di ieri sera sia stato molto audace- concluse con un sorriso malizioso, vedendo il volto di Mahel colorarsi di rosso porpora e Saluss scoppiare in risa isteriche, alla scoperta di ciò che era realmente successo.
-Baciato?!- borbottò Mahel in preda al panico, nascondendosi il viso tra le mani -Baciato come? Oh mio dio!!!-
-Tranquilla, è stato solo un innocente bacio sulle labbra. Niente che le Ninfe del Lago del Cielo non mi abbiano dato per curarmi dai veleni durante il mio allenamento- rispose lui scoppiando a sua volta a ridere, sapendo che le sue parole non avrebbero alleggerito il peso che Mahel si sarebbe comunque portata dietro per un po'.
-Mi...mi dispiace tanto! Ora capisco perchè mi chiedevi continuamente se ricordavo, mi spiace io...-
-Shh- sibilò quindi il guerriero, allungandole la mano e sorridendo -Non è mica la fine del mondo. Tu non sei innamorata di me, no?- le chiese lui, divenendo serio e guardandola in attesa di una risposta -Vero?-
Mahel guardò la mano e lo sguardo di Lagharta, non sapendo come rispondere. Esitò un attimo, guardando Saluss, poi annuì con la testa -Si. Sei una persona importante per me, ma...non ti vedo sotto quella luce...-

Sentì come se gli avesse detto una bugia. E lui credette di averne sentita una.
La sua mano rimase comunque porta verso di lei, perchè aveva fiducia nelle sue parole.
Nell'afferrare la mano del guerriero, entrambi sentirono un sussulto. Qualcosa che arrivò persino al cuore di Saluss.
Tutti e tre pensarono, anche se solo per un istante, che quella risposta di Mahel fosse assolutamente una bugia.



***

Non è stato un periodo bellissimo per me (questa one-shot, in cui scrivo del dolore di una ragazza attraverso il mio, lo dimostra). Ho dovuto dar fondo a tutte le mie riserve di ottimismo, per superare questo brutto avvenimento: e ne sto uscendo. Con l'affetto di tutte le persone che amo e di due splendide ragazze che mi hanno rivolto parole SPLENDIDE. E a cui mi sono sentita così grata, da aver loro dedicato questo capitolo.
Tutto si può superare. Tutto si può affrontare e vincere. Basta avere molta pazienza e molta speranza. E anche l'aiuto di chi si ama è fondamentale. Penso che questo non sia l'anno giusto per me, ma voglio arrivare in fondo e dire "Ce l'ho fatta" con un bel sorriso. E ce la posso fare ^^
Grazie a tutti coloro che hanno commentato lo scorso capitolo e a cui dovrei aver già risposto. Se ho saltato qualcuno, ditemelo pure! Grazie anche alle 51 persone che hanno inserito la storia fra le preferite, le 72 che l'hanno inserita tra le seguite e le 17 che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie anche alle persone che leggono solamente e che nonostante tutto, così facendo, mi supportano. Siete meravigliosi!
Grazie per tutto quello che fate sempre con me. Grazie perchè mi sopportate, grazie perchè mi rivolgete sempre belle parole. Grazie semplicemente, perchè senza di voi non troverei la forza di mettermi al pc e fare tutto ciò che faccio...ed è per me la più grande delle soddisfazioni!
Spero di rivedervi tutti quanti al prossimo capitolo. Come sempre...
Con affetto e devozione,
Selenite =)

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Capitolo 26
*** 25 - Nel suo cuore ***


***

Ecco a voi due disegni di Mahel, commissionati appositamente su DeviantArt.
Quando ho visto la Mahel di inma ho sorriso...e ho pianto tanto.
Avrei voluto avere a disposizione quel suo cuore dolce e caldo...ma non è stato possibile.
Eppure questo disegno, forse come per magia, mi ha aiutato. Da sorriso nasce sorriso.
Spero che possiate gradirlo. E che vi porti un sorriso, proprio come ne ha portato a me ^^
Mahel (by inma)
Mahel (by ryuuen)

***

Se si potesse cambiare il passato, tutti noi avremmo qualcosa a cui rimediare. Ma probabilmente rifaremmo gli stessi, identici "sbagli", perchè sono ciò che ci hanno trasformato in ciò che siamo.
Perciò questo capitolo lo dedico al "passato che non è", alle scelte che avremmo potuto compiere ma che non sono state.
Perchè ciò che siamo oggi ci aiuta a diventare ciò che saremmo domani. Perchè non ci dobbiamo mai pentire delle scelte fatte.
Perchè, in un modo o nell'altro, anche domani il sole sorgerà...

***


CAPITOLO 25

Nel suo cuore


Si fermava a pensare a lui spesso, ormai.
Mentre attraversavano Gaia provava spesso ad immaginarlo in altre situazioni, come per esempio in allenamento o presso la casa della Sibilla, senza la sua ingombrante presenza o con un sorriso più marcato dipinto sulle labbra.
E poi lo metteva a fianco di Michael, o almeno a quello dei suoi ricordi, e si perdeva in fantasticherie che in sedici anni di vita non si era mai permessa neanche di considerare.
Non sapeva bene cos'era quel sentimento così struggente che sentiva, ma sapeva che ciò che gli aveva chiesto Lagharta aveva un motivo ben preciso. Una promessa.
Aveva risposto di no nonostante non fosse più sicura di ciò che provava.
-Che idiota...- borbottò flebilmente fra sé e sé, guardandosi attorno e perdendosi nella vegetazione selvaggia di Gaia, impregnata di magia.
Saluss le fu subito davanti agli occhi, sorridente -Idiota?-
Mahel la guardò e sorrise, scuotendo la testa, porgendole le mani e osservandola avvicinarlesi ai capelli, come sempre.

Era tutto così assolutamente normale.
Ciò che avrebbe dovuto sconvolgerla o impaurirla era ciò che la faceva sentire al sicuro.
Gli occhi blu cobalto di Lagharta, assolutamente inumani nel suo mondo; la piccola Saluss, così carina e delicata, ma che agli occhi di qualsiasi persona, compresa sua madre, sarebbe apparsa come una zanzara geneticamente modificata e motivo di un'inattesa crisi isterica; le sacerdotesse del Tempio, dall'aspetto così etereo ed affascinante, ma portatrici di una forza e di una determinazione inaudite; lei stessa, per via dei suoi occhi e dei suoi capelli, che ormai non avevano più nulla di umano. Niente, neanche ciò che era, corrispondeva a qualcosa di umano.
Ma questo pensiero, anziché spaventarla, la tranquillizzava.
E sorrise.

-Lagharta...pensi davvero che riuscirò a tornare a casa...?- chiese improvvisamente, spezzando il silenzio di quel momento -...nonostante la Profezia?-
Saluss spalancò gli occhi per la sospresa di quella domanda e rimase in attesa di Lagharta, che voltò lo sguardo verso Mahel, abbozzando un sorriso -A cosa alludi?-
Mahel si strinse nelle spalle -Vie mi ha detto che secondo la Profezia tu e la Mahel della Leggenda sareste diventati sposi. E sono io la Mahel della Leggenda, così mi ha detto Vie, anche se non completamente pronta. Quindi...-
Lagharta rise -Io e te non diverremo mai sposi. E poi come mi ha fatto notare qualcuno, il futuro non è ancora deciso. Quindi si, penso che tu potrai tornare a casa- disse serio, tornando a guardare davanti e sé e riprendendo il silenzio.
Saluss, a quelle parole, si voltò verso Mahel. Si aspettava di trovare un'altra espressione, un'altra atmosfera, ma ciò che vide la rese inquieta.

Occhi lucidi. Feriti.
Un sorriso triste dipinto sulle labbra, lo sguardo rivolto al basso. Si era fermata dal cammino, persa in pensieri che Saluss non poteva leggere.
La guardava dispiaciuta, non trovando le parole adatte ad alleviare il suo dolore. Non capiva neanche quale fosse, il suo dolore.
-Mahel?- chiese Saluss -Va...va tutto bene?-
Sapeva di dover essere delicata. Sapeva che qualsiasi parola sbagliata avrebbe solo peggiorato le cose. Ma la castana alzò lo sguardo verso di lei, sorrise cercando di essere il più convincente possibile e sbuffò -Tutto bene, Saluss. Tutto bene-

Era come se qualcosa le avesse spezzato il cuore.
Non sapeva come spiegarlo altrimenti.
Una parola di troppo e tutto era crollato, inesorabilmente, verso un vortice di buio e di dolore che non sapeva spiegarsi. Cercava di trovare una motivazione a ciò che sentiva, al dolore e all'inadeguatezza che l'aveva di nuovo colpita nel profondo. Ma non c'era.
Lagharta le aveva solo ripetuto ciò che si era sempre prefissato: non avrebbe dato alla Profezia il modo di avversarsi. E lei non capiva perchè mai la cosa la ferisse.
Sarà perchè ha detto chiaro e tondo che io e lui non diverremo mai sposi...?” si domandò mentre il sorriso le incurvava le labbra, nonostante il suo cuore piangesse “Forse perchè ha parlato per la prima volta di noi due come le persone della Profezia?” continuò a domandarsi, sentendo il rimorso di una colpa che non aveva.
Nonostante cercasse risposte a quelle domande che mai, prima di allora, si sarebbe mai poste, cercava di pensare che davanti a sé aveva ancora molta strada da fare.

Il profilo di Gaia era splendido, senza ombra di dubbio.
Anche con quel peso nel cuore, Mahel pensava che fosse splendido e che agli occhi di chiunque sarebbe apparso uno spettacolo meraviglioso.
Le colline e le ampie vallate si investivano di colori brillanti, alle prime luci dell'alba. Il verde chiaro delle praterie incolte, o i colori più scuri dei campi coltivati, i boschi naturali e i laghi che avevano di che far invidia a quelli che occupavano la superficie del suo mondo. Ovunque si voltasse, percorrendo i sentieri montuosi che si ergevano ad altezza incredibili per lei, mostravano paesaggi naturali che lei si era sempre solamente sognata.
I cieli erano sempre limpidi e sgombri di nuvole, ancora non aveva visto neanche la pioggia. Sapeva che anche in quel caso Gaia si sarebbe colorata di tonalità magiche che l'avrebbero resa assolutamente perfetta.
Perchè in fondo quello era il mondo fantastico e perfetto di sua madre.
Lagharta non l'aveva più presa per mano, perciò la sua andatura era tornata quella incerta e lenta di un tempo. L'unica cosa che poteva fare era distrarsi guardandosi attorno, per imprimere nella memoria il ricordi di quei luoghi lontani che mai avrebbe più rivisto, una volta tornata a casa.
E sospirava, rassegnata.
Ogni tanto il suo sguardo si perdeva sul guerriero e pensava se fosse mai appartenuto al suo mondo, l'altro mondo. Se sarebbe stato diverso, se avrebbe avuto lo stesso carattere, o la stessa dolcezza. Non conosceva ancora i motivi di ciò che era, ma sapeva che presto sarebbero usciti allo scoperto.
Sempre che non tornasse sui suoi passi per tornare il riccio di un tempo, allontanandola di nuovo dal suo cuore. Scuoteva la testa cercando di non pensarci, anche se dopotutto non avrebbe dovuto fare così la differenza.
Lei un giorno sarebbe tornata a casa, valeva davvero la pena di preoccuparsi di qualcuno che un giorno sarebbe sparito dalla sua vita per sempre?
-Assolutamente si- bisbigliò sottovoce, senza farsi sentire, stringendo la pietra di Vie che aveva al collo -Lagharta, io...- e non finì la frase.
Aveva paura.

Paura di dare un valore a quella persona, da cui prima o avrebbe dovuto allontanarsi.
Paura di sentire quel dolore atroce nel perderla.
Paura di dare un nome a quei sentimenti, che ormai stava iniziando a capire.

Ed i giorni passavano, senza che quel silenzio potesse essere spezzato di nuovo...

Il sole splendeva forte, piccole nuvole bianche spezzavano il celeste splendente di quel cielo tiepido. Il profumo del bosco era penetrante ma piacevole.
Si stava bene.
Lagharta iniziava a riconoscere il luogo. Il piccolo sentiero sulla destra, che portava ai campi della cittadina del nord; i tratti boschivi incolti, il cui colore più scuro induceva all'abbandonare il passaggio. Oppure il sentiero sterrato che stavano percorrendo, che andava man mano facendosi sempre più sicuro e curato, affiancato da pietre e da alberi giovani. Si, ormai erano arrivati.
Il Tempio di Roccia non era poi così lontano.
Guardando di sottecchi alle sue spalle guardò la castana, che procedeva in silenzio con Saluss aggrappata forte ai capelli. Non ci aveva fatto caso, ma ormai era qualche giorno che Mahel non diceva una parola e non riusciva a capacitarsi del perchè. A volte cercava anche di porgerle la mano, ma lei si rifiutava puntualmente di prenderla.
Era così strana...
Non riusciva a trovare, nei suoi ricordi, il perchè di quel comportamento. Concentrandosi su come si era comportata in quei giorni, la rivedeva triste e sfuggevole...ma non ne trovava il perchè. Gli capitava anche di ripensare all'ultima volta che l'aveva sentita parlare, quando le aveva domandato se poteva tornare a casa.
E poi quella bugia...
Improvvisamente qualcosa gli fu chiaro. C'entrava forse quella domanda? Era stato forse sgarbato, intollerante verso di lei? A parte ribadire che non sarebbero mai stati sposi, non trovava ragioni per quel comportamento. Non pensava neanche che potesse essere dovuto alla sua risposta secca, riguardo la loro unione. Il pensiero non lo aveva neanche sfiorato. Dopotutto glielo aveva detto. E lei aveva promesso.
Accantonando le varie possibilità, stufo di quel silenzio pesante che gli accompagnava e che non era assolutamente da lei, provò a fare la cosa più semplice: chiedere.
-Mahel...per caso c'è qualcosa che non va?- chiese voltandosi verso di lei e fermandosi.
Mahel alzò lo sguardo verso Lagharta e rimase in attesa, come aspettandosi di sentire qualcos'altro. Ma Lagharta rimase in silenzio, a guardarla. Fermo.
-Ma parli con me?- chiese innocentemente lei, scuotendo la testa -Perchè?-
-Si, parlo con te- chiese Lagharta iniziando ad innervosirsi -Cosa diamine ti prende, si può sapere? Ormai sono più di due giorni che non mi rivolgi la parola- chiese con una certa acidità nella voce, cercando però di mantenere il controllo.
-E mi chiedi dopo giorni del perchè non ti parli? Io non ti capisco- chiese Mahel procedendo nel camminare, superandolo addirittura, senza prendere sul serio quella discussione di cui non capiva il motivo.
Ma Lagharta la prese per il polso e la fermò, non appena fu accanto a lui -Ti stai comportando come una bambina. Fermati e guardami negli occhi. E rispondi- disse lui secco, strattonandole il braccio per farla fermare.
I suoi occhi, come sempre, lo inchiodarono ad una realtà muta che aveva sempre avuto davanti. E che lo aveva sempre spaventato.

Quello sguardo non era il solito di Mahel. C'era qualcosa di diverso.
I suoi occhi non lo guardavano più con sfida. Da qualche tempo vi era dentro qualcos'altro, che lui temeva e che adesso gli era davanti agli occhi con una tale violenza da non poter più fare finta di nulla.
La presa sul suo polso si fece improvvisamente più stretta, seppure Mahel non mandasse un fiato era sicuramente doloroso.
-Avevi promesso che non lo avresti fatto- sibilò piano il guerriero, stringendo sempre più forte -Avevi promesso-
Mahel abbassò lo sguardo, trattenendo a stento le lacrime -Di che diamine stai parlando?- chiese quasi sussurrando, forse trattenendo dentro di sé le urla di dolore -Mi stai facendo male, smettila di stringere-
La mano di Lagharta si fece più leggera, ma non mollò la presa -Tu...cosa ti avevo fatto promettere prima di partire?-
Mahel ridacchiò sarcasticamente -Tante cose stupide...- rispose con un pizzico di astio nella voce -Di solito non si fanno promettere certe cose...-
-Allora è vero?- chiese interrompendola, scuotendo la testa -Dimmi che non è vero-
Mahel alzò lo sguardo, respirò profondamente. E lo guardò negli occhi.
-Io...- la sua voce era ferma e sincera -Io...-
Ma non potè finire.

Una scossa terribile li raggiunse e li atterrò, facendo tremare la terra e gli alberi accanto a loro. Qualcosa si muoveva, fin nelle viscere della terra.
Istintivamente Lagharta avvicinò a sé Mahel facendo scudo con lo spadone. Se fosse caduto qualcosa, nessuno si sarebbe fatto male.
Guardando davanti a sè, seppure non lo vedesse, vi era solo il Tempio, un terribile presentimento si fece largo in lui.
Qualcosa di terribile stava per accadere...



***

ANGOLO DELLO SFOGO PERSONALE E DELLE SCUSE (saltatelo pure se non volete deprimervi!):
Scusate. Vi chiedi umilmente scusa. Ormai è la terza volta che rimando e sono IMPERDONABILE! Sono in ritardo...ma non è stato per impegni di qualsivoglia tipo. Solo un grande squarcio ed un grande dolore. Non è stato un periodo facile. Alcuni di voi sanno il perchè. E' stato un brutto colpo, davvero tremendo, ancora non sono completamente lucida su ciò che è successo. Ho rischiato grosso davvero (fisicamente parlando) ma fortunatamente sono ancora qua. Piano piano mi sto riprendendo, ma non è così immediata la cosa. Ho provato anche a incolparmi e andare avanti...ma non era la stessa cosa. E alla fine...mi sono rassegnata. Mi sono scrollata le spalle, mi sono detta che dovevo reagire. Per adesso ho perso solo il sonno (il poco che ho è tormentato da incubi orrendi) ma la parte più grave sono riuscita a superarla. E ho scritto. E per Mahel ho pianto le lacrime che lei non si è permessa, perchè dovevo andare avanti. Sto andando avanti...vi chiedo solo di perdonarmi. Di perdonare se continuerò ad essere in ritardo e anche se non risponderò alle recensioni del prossimo capitolo...vi risponderei in modo triste e vorrei solo dirvi cose spiritose e allegre, perchè da me questo vi meritate: allegria e riconoscenza. Aspettate solo pochi giorni...e potrò anche farvi un sorriso sincero ^^

ANGOLO DEL CAPITOLO UN PO' MENO DEPRESSIVO:
Il capitolo non è il massimo della felicità, me ne accorgo, ma era un capitolo che doveva esserci. Dovevo spiegare il tormento interiore e non di Mahel, lo struggimento di una scoperta che la inquieta e che rende nervosi Lagharta e Saluss. E vedremo come andrà a finire...se qualcuno sapesse come andrà a finire prima di me, gradirei me lo facesse sapere. Ormai con loro due non so più cosa aspettarmi, dico davvero...
Siamo a metà avventura. Non so dirvi se come capitoli o come avvenimenti...ma siamo davvero a metà ormai.
Ormai a tutti è chiaro cosa succede: qualcosa è cambiato. E già che qualcosa è cambiato, significa che ormai siamo davvero alla svolta decisiva. Giro di boa, ormai la Guerra è proprio dietro l'angolo. Nei prossimo due capitoli, al massimo tre, ogni cosa verrà chiarita. E la presentazione dei protagonisti sarà ultimata. Mancano gli ultimi due...preparatevi ad una sorpresa!
Come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito o solo spulciato Lagharta. Grazie in particolare a chi ha recensito lo scorso capitolo (vi prego di scusarmi se non vi risponderò, ma per evitare di sprofondare nel depressivo rispondo direttamente al prossimo con più enfasi, visto che vorrei regalarvi un sorriso ogni tanto, per cambiare!) siete davvero delle persone meravigliose! Molti di voi mi hanno anche sostenuto in questo periodo e mi sento di nominarvi sempre anche nelle mie preghiere, perchè ci sia sempre qualcuno a proteggervi ^^
Grazie anche alle 56 persone che hanno inserito Lagharta tra le preferite, le 75 che l'hanno inserita tra le seguite e le 16 che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie, grazie, grazie mille!!!

La mia storia è arrivata ad una media di lettura di 430 persone!!!
Ho fatto la media perchè ho visto un 2000 letture del prologo e sono rimasta sbalordita. Perciò ho voluto fare una media e...ed è uno splendido risultato!!! Queste piccole soddisfazioni mi rendono davvero felice, grazie davvero!!!


Tirando le somme, quindi, grazie a tutti quanti. Per avermi sostenuto leggendo, recensendo oppure contattandomi privatamente e dandomi il vostro appoggio morale. Per me è davvero prezioso tutto questo. Grazie mille a tutti, dal più profondo del mio cuore. Al prossimo capitolo!

Con affetto e dedizione,
Selenite =)

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Capitolo 27
*** 26 - La Principessa dell'Acqua ***


***

Dedica internazionale questa volta, abbiate pazienza ^^

***

Dedicated to runawaywithyou, who draw Mahel into the field of Moon Flower.
Thanks for the kindness, availability, and sweetness you prove to me make this beautiful piece.
It's one of the most beautiful things I have ever seen.
Thanks <3


***


CAPITOLO 26
La Principessa dell'Acqua


Era una forza mistica spaventosa, capace di far tremare la terra fino a loro.
Una spaventosa sensazione si fece largo nel cuore del guerriero, che non aveva mai senti prima di allora un disagio tale da costringerlo a ripensare se ciò che stesse facendo era giusto o meno.
Sapeva benissimo perchè sentisse dentro di sé tutta quella insicurezza: era per via di Mahel. Per lui non aveva paura...ma lei...

Piccola. Fragile. Umana.
Lui al contrario...non era più umano. L'umanità gli era stata strappata anni prima, dalla persona che più amava e più odiava in tutto il mondo.
Il segreto che tentava di nascondere a Mahel, che lo aveva portato ad odiarla, ormai era così vicino che poteva averne paura.
Quando aveva visto per la prima volta la trasformazione di Alvexia, così diversa dalle Lilith tradizionali che proclamavano solo l'amore in loro stesse, si era rivisto come mai in nessuna persona prima di allora. Poi aveva fatto i conti con il cuore di Mahel e aveva avuto paura.
Proprio come in quel momento.
Non sapeva cosa doveva fare. Doveva proteggerla? Doveva fare uno sforzo di coraggio e portarla lì dentro, qualsiasi cosa si trovasse?
Mentre pensava a tutto questo, le sue braccia presero a tremare. Guerriero o meno, anche lui in quel momento aveva paura...

Trema” pensò tra sé e sé Mahel, guardando gli occhi di Lagharta di sottecchi “Deve essere qualcosa di grosso. Lui non ha mai paura...”
Era così frustrante.
Tra le sue braccia, il cuore che batteva a mille per il terrore di essere in quella situazione. Poteva succedere di tutto e lei non avrebbe avuto le capacità per fare nulla.
Eppure quella stretta insicura era la cosa più bella al mondo. Avrebbe voluto rimanere tra quelle braccia per sempre, anche se il mondo avesse dovuto finire.
Sapeva esattamente cos'era ciò che provava, ma sapeva che dargli un nome sarebbe andato oltre la promessa che Lagharta le aveva chiesto di fare. E non poteva.
Per quanto sia stupido, egoista e cattivo...su questo mondo non c'è nessuno di più caro, per me...” sorrise dei suoi pensieri e lo strinse a sua volta, forte, sentendo i battiti del cuore del guerriero aumentare a quella stretta “Questa volta sarò io a farti coraggio”
Si staccò di poco dal guerriero, affinchè i suoi occhi screziati di argento incontrassero quelli del ragazzo davanti a sé -Tremi per l'eccitazione o per la paura?- chiese con sguardo malizioso, quasi provocatorio -Perchè sennò Saluss la prendo io e combatto al posto tuo, basta che me lo fai sapere...-

Sapeva che stava evitando di rispondere.
E sapeva anche che voleva strappargli un unico, sincero sorriso.

-Tranquilla principessina, non sono ancora caduto così in basso da farmi proteggere da te- insistette particolarmente sull'ultima parola, aggrottando le sopracciglia -Tu, piuttosto, sicura di voler entrare in quella che pare la tana del lupo?- aggiunse, aprendo le labbra in uno stupendo sorriso.
Mahel si sentì sollevata e insinuò una risata -Basta che mi dici se vuoi che mi mangi o meno- rispose sarcastica.
Lagharta fece cenno di pensarci un po' -Per oggi no- sbuffò infine.

Il Tempio di Pietra non era maestoso come si era immaginata. Più che altro una cavità rocciosa, una grotta. Ma non un Tempio.
Non aveva entrate particolarmente imponenti, né decorazioni né qualsivoglia elemento che facesse presagire ad un passaggio fondamentale di Gaia.
Quello era il passato, il presente ed il futuro di tutto quel mondo sconosciuto, di quel posto magico e misterioso. Eppure era neanche più che un buco, impreziosito da due pietre ai lati, uno zaffiro rosa ed un'ametista, ed una splendente acquamarina alla sommità.
Mahel toccò le due pietre ai lati dell'entrata, delicatamente, lasciando che le dita sottili seguissero i loro lineamenti morbidi e lisci.
-Sono state lavorate da un'orafo incredibilmente abile...- sussurrò Mahel, stupendosi della superficie priva di imperfezioni -È incredibile!-
Lagharta si voltò verso Mahel, inclinando di lato la testa -Orafo?-
Mahel resituì lo sguardo confuso, aggrottando le sopracciglia -Ehm...e chi avrebbe lavorato le pietre in questo modo così perfetto?-
Lagharta fece spallucce -Un mago, ovviamente-
Ovviamente.
Mahel sospirò e guardò in lungo ed in largo quella grotta rocciosa che si stagliava davanti a lei, che sembrava non finire mai. Sia in larghezza che in lunghezza, nonostante da lontano non sembrasse niente di che, era più grande di qualsiasi altra cosa avesse mai visto. Anche le pietre erano così piccole che da lontano erano impossibile vederle.
-Come mai il Tempio ha un aspetto così anonimo?- domandò poi curiosa la ragazza, vedendo Lagharta immobile davanti l'entrata del Tempio, lo sguardo perso a quel passato che non le voleva raccontare -C'è qualche motivo particolare?-
Lagharta si voltò verso Mahel, lo sguardo perso a contemplare pensieri diversi -Perchè questo non è un Tempio come tutti gli altri- rispose secco, lasciando la risposta in sospeso.

A quanto pare, su Gaia tutto ciò che aveva a che fare con lei era diverso da tutto il resto...

-E che cosa avrebbe di diverso?- incalzò di nuovo Mahel, cercando di non incrociare lo sguardo di Lagharta -Puoi dirmelo?-
Lagharta ridacchiò a quella domanda, scuotendo la testa come a voler allontanare i pensieri da sé -Non è un segreto. Semplicemente la persona a cui è affidato il Tempio è un uomo, perciò non gli è riconosciuto lo stesso valore delle sacerdotesse-
Mahel rimase basita a quell'affermazione, soppesando bene cosa volessero in realtà dire -In che senso, dal momento che è un uomo, non gli è riconosciuto lo stesso valore delle sacerdotesse?!-
Di nuovo, Lagharta rise.

Sapeva che solo Mahel avrebbe reagito a quella maniera, se lo immaginava.
Lui e suo fratello, che avevano preso possesso delle armi magiche Saluss ed Exitio, non erano stati al tempo e neanche adesso portati per voce bene quanto Mahel, portatrice dell'arma sacra Vie.
Ma era per la loro natura di uomini.
Chiunque avesse sentito parlare del padrone del Tempio avrebbe mostrato una smorfia poco convinta, conscia che il potere magico di un uomo non avrebbe mai equivalso quello di una donna. Ma Mahel no, lei era diversa. O forse lo era il suo mondo.
Sorrise come se ormai davanti ai suoi occhi ci fosse la risposta a tutte le domande del mondo...anche a quelle che non avrebbe avuto facilmente il coraggio di pronunciare...

-Mahel, ti sei mai chiesta come mai tutte le figure più importanti di Gaia sono...donne?-
Mahel scosse la testa, confusa. Che cosa c'entrava?
-Pensaci bene. La Dea di Gaia è Vie. Essa ha condiviso il suo potere magico con le due figlie, Exitio e Saluss. Il Tempio di Vie è diretto da Sacerdotesse bellissime e dai poteri magici incredibilmente forti. E anche le Semidee Elementali...sono tutte donne...-
Mahel cominciava a capire -Quindi perchè questo Tempio è stato affidato ad un uomo...?-
Lagharta annuì e proseguì -Perchè è uno degli stregoni più potenti al mondo. I suoi poteri potrebbero tener testa tranquillamente a Colonna, la prima Sacerdotessa del Tempio di Vie...- esitò un attimo, ricordando chi altro aveva un potere magico altrettanto forte.
Mahel si morse il labbro -Quindi...deve essere una persona straordinaria...-
Lagharta fece spallucce -Non lo so. Non ho mai incontrato direttamente il padrone del Tempio. Non sono riuscito a vederlo neanche quando sono venuto a estrasse Saluss, in realtà. Vedi...anche se il suo potere è così forte da avergli fatto guadagnare il posto di guardiano, al padrone del Tempio non è permesso mostrarsi in...pubblico- guardò Mahel negli occhi, vedendoli attraversare da moltissimi sentimenti diversi.
Rabbia. Tristezza. Compassione. Furia.
-Che razza di regole malate avete in questo mondo?!- sbottò quindi la ragazza, agitando le mani per aria come se l'avesse improvvisamente posseduta un demone -Le donne vengono portate come dee personificate e gli uomini sono considerati dei nullafacenti?! Svegliatevi! Esiste l'emancipazione- urlò piena di rabbia, piena di colpa nei confronti di quella persona che guardava un Tempio così enorme senza potersi neanche mostrare alla luce del sole -Nel mio mondo una volta era il contrario, ma con gli anni abbiamo imparato a farci rispettare, almeno in parte. Datevi una svegliata e dimostrate il vostro valore!-
Lagharta rise di nuovo, divertito dalla sua reazione. Si, decisamente quella era una reazione tipica di Mahel -Non credo che si ribellerà, né che rivendichi qualcosa...-
-Ma perchè?!- chiese ancora più furiosa Mahel, la voce salita di un'ottava rispetto a quella usata di solito -Perchè non dovrebbe?!-
Lagharta le si avvicinò, prendendole le mani e continuando a sorridere -Essere scelti da Vie in persona è un onore a cui nessuno rinuncerebbe mai. Anche quando scelse me per liberare Saluss, ho accolto responsabilità e doveri di questo onore. Non me ne pento assolutamente...- sui suoi occhi passò l'ombra di un dolore passato, inesauribile e indimenticabile, e Mahel non se lo lasciò sfuggire -Beh, comunque entriamo...-
Lasciandole le mani e facendo un passo verso l'entrata del Tempio, Lagharta venne fermato dalle parole di Mahel, gentili e delicate rispetto alle sue urla di poco prima -Lagharta...quali sono queste responsabilità e doveri di cui parli...?-
Il guerriero si voltò verso di lei. E si limitò a sorridere.

-Facciamo un patto-
-Uh?-
-Prometti di rispondere a quella domanda lasciata in sospeso e...-
-E...?-
-Ed io risponderò alla tua-
Silenzio.
-Allora?-
-Mi dirai finalmente tutto ciò di cui non sono a conoscenza?-
-Tutto-
-Allora ci sto-

C'era l'ombra di un'esitazione, nella sua risposta. Ma aveva promesso, quindi lasciò correre immaginando che ci sarebbero state molte cose di cui parlare.
Il corridoio iniziale del Tempio era stretto e spoglio, come le pareti di una caverna. Piccole lanterne di luce illuminavano il pavimento, liscio rispetto a ciò che si aspettava.
La roccia, ora che ci faceva caso, era fuori da ogni immaginazione. Come ogni altra cosa, lì su Gaia.
Era argentata.
All'inizio le sembrò un'illusione dovuta alla luce che si rifletteva sulle pareti ma, avvicinandosi con le mani, la pietra riluceva al contatto con le sue dita.
Quando provava a chiedere spiegazioni a Lagharta lui scrollava le spalle e le rispondeva “Magia” come se fosse una cosa ovvia.
Iniziò a stufarsi di chiedere. Semplicemente era tutto intriso di “magia”, proprio come aveva detto Lagharta. Anche se le sembrò un chiarimento misero.
Per lei era tutto così strano e così nuovo!
La pietra riluceva solo al contatto con il calore umano, ora che ci faceva caso, come volersi proteggere da qualcosa. Le deboli lanterne si accendevano al loro passaggio, non si poteva vedere molto lontano a parte qualche paio di lanterne.
Era tutto così inusuale. E spaventoso, in un certo senso. Ma bello.
Quando i loro passi iniziarono a risuonare anche lontano, si aprì davanti a loro un enorme stanza circolare. Le luci delle lanterne si accesero per tutto il perimetro della stanza, puntando la debole luce su un oggetto meraviglioso.
-Che...che cos'è?- chiese meravigliata Mahel, avvicinandosi.
-Non ne ho idea- rispose confuso Lagharta, guardandosi attorno -Non ricordavo ci fosse una stanza simile, qua. Qualcosa non mi torna...-
Mahel fece l'ennesimo passo, toccando con la punta delle dita lo splendido oggetto davanti ai suoi occhi -È...è bellissima...-

Una statua. Ma non lo era.
La bellezza e la perfezione di quel corpo femmineo poteva assomigliare, secondo Mahel, solo ad una statua. Non poteva esistere al mondo niente di così bello.
Non poteva essere reale.
Eppure vi era acqua, o qualsiasi liquido fosse, all'interno dell'enorme cristallo davanti ai suoi occhi. Ed i capelli di quella figura vi fluttuavano delicatamente.
Morbidi riccioli celesti coprivano gran parte del suo corpo, altre ciocche danzavano attorno alle sue braccia, aggrovigliandosi come in un dipinto ai polsi o alla vita.
Un piccolo lembo di stoffa avvolgeva i seni e i fianchi, avvolgendola quel che bastava per non cadere nel volgare.
Gli occhi chiusi, sottili linee aggraziate su quella pelle pallida, sicuramente morbidissima e liscia, senza alcuna imperfezione che ne rovinasse l'effetto completo.
Di nuovo, tutto ciò che venne in mente a Mahel fu la parola “bellissima”.
-Secondo te è...vera?- domandò Mahel sfiorando il cristallo freddo -Sembra quasi addormentata...-
Lagharta non rispose, guardandosi attorno all'erta -Non mi piace...-
-Perchè?- domandò Mahel guardando verso di lui -Cosa c'è in lei di sbagliato? È perfetta! Ha tutto ciò che vorrebbe una donna...beh, ciò che vorrei io, almeno-
Ma guardando lo sguardo tirato di Lagharta, si accorse che non era la bellezza a cui si riferiva il guerriero...

-Eletto di Saluss, si rilassi. Non c'è alcun pericolo qua- esordì all'improvviso una voce lontana, che riecheggiò nella stanza spoglia in cui si trovavano.
-Chi va là...?- chiamò forte Lagharta, estraendo Saluss e picchiettando sulla lama -Saluss, ho bisogno di te-
Saluss saettò velocemente fuori dalla spada, guardando Lagharta negli occhi e capendo immediatamente -Nessun problema- di nuovo tornò nella spada e la sua essenza brillò forte, come a presagire una battaglia imminente.
-Vi prego di mettere giù la spada, eletto di Saluss-
-Se mi dici chi sei e ti fai vedere possiamo riparlarne...-
Uno sbuffo echeggiò, rimbalzando sulle pareti, un rumore di passi decisi arrivò sino a loro.
La prima a vederlo fu Mahel, che rimane senza parole. Poi la sua figura arrivò sino a Lagharta, che rimase ancora più stupito di Mahel.

Un coniglio.
Si, sebbene sembrasse strano, quello era proprio il volto di un coniglio.
Umanizzato, senza dubbio, ma le lunghe orecchie, il pelo liscio e sicuramente morbidissimo, gli occhi di quel colore ambrato così splendido ma assolutamente inumano.
Si, quello era senza dubbio un uomo-coniglio.
Indossava una tunica grigia, le maniche ampie da cui non spuntavano neanche le mani. Camminava lentamente, i suoi passi si sentivano a malapena, ma non aveva incertezze. Non mostrava alcun segno di ostilità, né di paura.
Quado alzò la manica verso Lagharta le mani simili a quelle di un umano, ma coperte di pelo proprio come quelle di un animale, si schiusero in una richiesta -Per favore, eletto di Saluss, adesso potrebbe riporre l'arma...?-
Saluss uscì dalla spada, mentre Lagharta riponeva lo spadone nella fodera sulle spalle. Guardò attentamente l'uomo-coniglio davanti a sé e poi guardò Mahel, a occhi sgranati, ancora perplessa per ciò che stava guardando.
-Mahel...?- chiese la vocina di Saluss, che da tanto tempo sproloquiava tra sé e sé -Va tutto bene?-
Mahel si voltò verso Saluss e annuì, non sapendo come reagire -Un...coniglio?-
Lagharta trattenne a stento le risa, mentre Saluss scuoteva la testa -Non è un coniglio, Mahel. È un Animago, tutto qua-
Tutto qua. Come se fosse facile...
-Ehm...- chiese la ragazza imbarazzata -Animago?-
Prese parola la...persona davanti a sé, inchinandosi elegantemente -Lei deve essere l'eletta di Vie, suppongo- domandò curioso, una certa luce negli occhi color dell'oro.
Mahel annuì, senza proferire parola.
-Io mi chiamo Pixel, ultimo discendente della razza degli Animaghi non-elementali. Sono l'umile servo della divina Vie, oltre che aiutante del signore del Tempio-
Mahel annuì e inclinò il volto a mò di saluto, a sua volta -Piacere. Il mio nome è Mahel...-
L'Animago si rivolse quindi verso il guerriero, in attesa.
-Io sono Lagharta. Ma penso che voi mi conosciate già...-
Pixel annuì -Ho sentito molte voci, su di voi- rispose lui tranquillamente, volgendosi verso il cristallo davanti loro -Vedo che siete rimasti affascinati dalla Principessa dell'Acqua-
Seguì un momento di silenzio, spezzato solo dalla tenera voce di Mahel -Principessa...?-
Pixel sorrise, lo si vedeva dai suoi occhi, la sua voce divenne vellutata e dolce -Questa è Velleda, la Principessa dell'Acqua. Era la promessa sposa del signore del Tempio-
-Era...?- chiese Mahel curiosa, non accorgendosi delle occhiate dubbiose di Saluss e Lagharta accanto a lei -È...?-
Pixel scosse la testa, guardando di sottecchi gli occhi curiosi del guerriero -Purtroppo, tempo fa, un invasore ha varcato le soglie del Tempio con intenzioni ostili. Le protezioni magiche lo hanno bloccato, ma ha creato molti problemi al signore del Tempio. Per sua grande concessione lo ha ridotto semplicemente in schiavitù-
I suoi occhi guardarono quelli di Mahel, aspettandosi una reazione che non arrivò.
-Eri tu, Pixel?- chiese curiosa, senza trasformare lo sguardo.
Pixel annuì, posando gli occhi a terra, umiliato.
Si aspettava parole dure, sia perchè davanti a lui vi era una presenza divina, sia perchè era nella condizione di un uomo ridotto a schiavo. Ma la voce dolce di Mahel lo sconvolse, più di qualsiasi altra cosa al mondo.
-Non mi sembri il tipo, tutto qua-
Dentro di lui un campanello di allarme, confermato non appena sentì le parole del guerriero -Pixel, puoi rispondere solo ad una domanda?-
Pixel annuì, serio -Certamente-
-Questo posto in appena un anno è cambiato moltissimo. Questa sala non c'era e...neanche tu-
Pixel scrollò le spalle, un gesto inusuale considerando il suo linguaggio elegante e le sue movenze ancor più accorate -Io sono sempre stato qua. La Principessa, invece, avete ragione a pensare che sia qua da poco. Direi che è...- la sua voce si interruppe, cacciando dalla sua voce e dai suoi pensieri parole che potessero sembrare lugubri -Beh, direi da quel che dite che sia capitato dopo la vostra ultima visita...-
Lagharta e Pixel si osservarono per un minuto che sembrò eterno.
Mahel sentiva che c'era qualcosa che non andava: un servo? A quel che aveva detto, Pixel era un mago. E, nonostante i suoi poteri magici, era un semplice servo di quel luogo. Troppo strano. E poi vi era quello sguardo dolce rivolto a quella donna nel cristallo...
-E quel terremoto che abbiamo sentito poco fa, che cos'era?- chiese Lagharta, interrompendo i pensieri di Mahel -Ha tremato la terra fino al bosco-
Pixel, di nuovo, sospirò -Un esperimento del mio signore. Sapete...a volte il potere porta a sopravvalutare le proprie capacità...-

Lagharta sapeva bene, cosa volesse dire.
Aveva provato su pelle l'ebbrezza di avere un potere magico che nessun altro aveva, la sensazione di essere in qualche modo superiore a qualcun altro...
E poi il terrore, il dolore, lo strazio di quella condizione. Le responsabilità.
Ed il dovere.

Pixel scosse la testa e indicò una porta a lato della grande stanza -Penso che siate venuti qua per far visita al mio padrone?- domandò con una punta di stranezza nella voce, come di paura.
Lagharta scosse la testa -Vie in persona ci ha detto di venire fino a qua. Penso che Mahel abbia qualcosa da fare...-
Pixel guardò verso Mahel con uno sguardo pieno di rammarico, che la ragazza non riuscì a capire, ma abbassò lo sguardo e proseguì -Allora sarà meglio che chiediate udienza al mio padrone. Probabilmente potrà aiutarvi meglio di quanto possa fare io...-

Lagharta si incamminò verso la porta indicata da Pixel, dubbioso su ciò che li aspettava.
Mahel, a sua volta, seguì il passo fiero e sicuro di Lagharta. Ma quando sentì che i loro passi erano solitari, si voltò indietro a guardare verso Pixel.
E vide.

Pixel guardava Velleda con uno sguardo pieno di sentimento, strazio e tristezza.
E avrebbe detto, anche se era lontana, che i profondi occhi celesti della ragazza gli rendessero lo sguardo.



***

Come avete visto, questa volta dedico il capitolo a runawaywithyou (visitate la sua gallery su DeviantArt: è bravissima e merita un complimento per i sempre splendidi lavori che fa) che si è dimostrata disponibilissima e che ha eseguito la commissione a tempo di record: a malapena un giorno! E' stata talmente gentile da spedirmi anche i WIP (work in progress), cioè gli screenshot del lavoro: un amore. A lei va tutta la mia gratitudine <3
Grazie mille a tutti coloro che hanno commentato lo scorso capitolo (dovrei aver risposto a tutti quanti: se così non fosse, vi prego di segnalarmelo e provvederò a mettermi in pari), a chi legge soltanto e a tutti coloro che hanno fatto di più!
Grazie quindi alle persone che hanno messo Lagharta tra i preferiti, le seguite o quelle da ricordare! Vi adoro!!!
Stavolta non vi tedio troppo, ma vi lascio con la curiosità di sapere tutto sui nostri due ultimi protagonisti (riuscite a capire chi siano? Anche se penso che sia chiaro)...nel prossimo capitolo.
Grazie mille di nuovo a tutti quanti. Ci vediamo!!!
Con affetto e devozione,
Selenite =)

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Capitolo 28
*** 27 - Vite intrecciate ***


***

Per chi mi ha aspettato fino ad ora.

Per chi magari si è dimenticato di me e di questa piccola storia.
Per chi mi ha aiutato fino ad ora, e a cui dedico tutto il mio affetto. Vi voglio bene.
Grazie <3

***


CAPITOLO 27
Vite intrecciate
 
 
Mahel si fermò, non appena vide Pixel sfiorare con le dita la superficie liscia e fredda del cristallo, mentre Velleda al suo interno rendeva lo sguardo.
Le sembrò che entrambi si rivolgessero uno sguardo servile, disperato. Amorevole.
Era molto tentata nel considerare che quel piccolo essere, anche più basso di lei, fosse molto più di ciò che era portata a pensare. Ma quando sentì la mano di Lagharta sulla sua spalla, e un suo incitamento al silenzio, annuì silenziosamente.
-Stai molto attenta a come ti muovi. E tieni Vie con te- le sussurrò porgendole l'arco, pesante a tal punto che cadde a terra rimbombando sonoramente.
Lagharta trapassò con lo sguardo il volto di Mahel, che sorrideva come a scusarsi. Sentirono entrambi lo sguardo di Pixel posarsi su di loro, anche se voltandosi non videro altro che la stanza deserta, le luci pronte a spengersi.
-Andiamo?- disse una voce davanti loro, che mostrò essere proprio Pixel.
Qualche passo ed entrambi i giovani ebbero la sensazione di qualcosa di distorto avvolgergli, come un pericolo. Una prigione.
“Spero che abbiate con voi tutto il potere che possa servirvi. Perché ce ne sarà bisogno...” sussurrò a sé stesso Pixel, mentre scortava i due alla stanza del suo padrone.
 
Il forte odore di umido iniziò a permeare l'aria, saturandola al punto che Mahel sentì i suoi capelli e la sua pelle bagnati di una sgradevole sensazione.
Lagharta picchiettava ritmicamente sull'allacciatura della spada, contando sul fatto che Saluss rimanesse concentrata su quel suono. Qualsiasi magia stesse per colpirli, se fosse stata sulle linee del loro pensiero non li avrebbe colpiti.
-Mahel...- sussurrò Lagharta alla ragazza, tirandola a sé di un poco.
-Che c'é?- rispose sussurrando Mahel, un po' confusa -Che succede?-
-Rimani attentamente concentrata su questo ticchettio. Non farti distrarre da nessun altro suono tu possa sentire, ok?-
-Perché?- chiese timidamente, non capendo la serietà di quel gesto –Qualcosa non va?-
Lagharta scosse la testa, improvvisamente preoccupato di quella persona davanti a lui –Tu fai come ti dico, per favore-
Mahel arricciò le sopracciglia, finendo con l’annuire, pur non capendo fino in fondo ciò a cui stava per andare incontro.
 
Pixel esitava, davanti a quell’enorme porta di legno intarsiata d’oro.
Aveva già una vaga idea di ciò che lo aspettasse, di ciò che aspettava i suoi ospiti, ma aveva timore che non avrebbero superato quel muro impossibile da abbattere.
Sospirò impercettibilmente, lasciando che gli stipiti della porta si aprissero e mostrassero la stanza all’interno.
Un enorme senso di disgusto lo avvolse improvvisamente, non appena il suo sguardo dorato si posò su quello nero e impenetrabile del suo padrone.
 
Orribile.
Appena entrò nella stanza, Lagharta cercò di non respirare con il naso, per via del fortissimo odore di zolfo e di altri composti chimici dall’odore ripugnante. Ma non appena vide la persona davanti a lui, l’unica parola che trovò per definirlo fu orribile.
Grasso, quanto più avesse visto di qualsiasi persona al mondo, le mani tozze e unticce, come il volto e probabilmente il resto del corpo vestito di stoffe pregiate e pietre preziose. I capelli acconciati in modo scialbo e disordinato, di un nero sporco, e occhi gialli come quelli di un animale.
Era seduto su un trono rialzato da terra, a cui si accedeva tramite una scalinata di una decina di scalini. Lontano da loro almeno una decina di metri, il trono era incorniciato da drappi di stoffe rilucenti di magia, che Lagharta pensò fossero incantate da qualche tipo strano di incantesimo. Il disgusto lo avvolse.
Quando poi provò a controllare lo stato di Mahel a quello spettacolo disgustoso, spalancò gli occhi per la sorpresa anche se, dopotutto, non poteva aspettarsi niente di diverso da lei…
 
Guardava Pixel.
E Pixel, dal canto suo, rendeva lo sguardo alla principessina.
Avevano così tante domande l’una per l’altro, così tante risposte a metà nella loro testa che non poterono fare altro che guardarsi.
Lo sguardo di Mahel si faceva sempre più penoso, dolce, preoccupato. Sospettava che in Pixel ci fosse molto di più di ciò che la tenera creatura mostrasse loro, percepiva il suo dolore nascosto e sperava che il suo sguardo, che aveva riportato la luce negli occhi di Lagharta e Alvexia, potesse aprire quel lucchetto del cuore che tentava disperatamente di tenere sigillato.
Ma la voce stridula dell’uomo davanti a sé, che ancora non aveva notato, la distolse da quella conversazione silenziosa con Pixel, mentre quest’ultimo abbassava lo sguardo a terra. Mortificato per la prova a cui sarebbe stata sottoposta la ragazza con lo sguardo così dolce…
 
-Pixel chi sono questi due stranieri?-
Mahel si voltò per la prima volta verso di lui ed il suo sguardo cercò di non tradire un certo disgusto. Lagharta continuò a picchiettare sulla spada, abbastanza convinto che Mahel si fosse scordata di concentrarsi su quel suono.
L’uomo davanti loro si alzò, irritato per non avere ancora avuto una risposta –Pixel, ti ho fatto una domanda!-
Pixel alzò lo sguardo, fiero, cercando di tenere un atteggiamento servile –Mi scusi padrone, sono imperdonabile- si inchinò accompagnando le mani un gesto ampio e teatrale verso Mahel e Lagharta –Questo ragazzo è l’eletto della spada sacra Saluss- gli occhi guizzarono al suo padrone, che sorrise maligno sotto l’apparenza di un volto cordiale –Mentre questa signorina…- le parole gli mancarono. Ebbe paura a pronunciarle, di mettere in pericolo quella fanciulla dagli occhi sinceri –Questa…é la divina Mahel, erede di Vie-
A sentire quelle parole, sia Mahel che Lagharta si voltarono verso Pixel. Nessuno di loro aveva parlato di Vie presentandosi davanti a lui…eppure aveva capito ugualmente.
-Dannazione- esclamò tra i denti il guerriero, sperando che quella creatura preziosa quale era Mahel non brillasse agli occhi di quel mostro davanti a loro come un trofeo da ottenere assolutamente. Purtroppo, voltandosi verso quell’uomo, non poté che vedere con orrore quanto la sua preoccupazione fosse necessaria in quel frangente.
 
-La Mahel della Leggenda! Che onore- esclamò il padrone del tempio, sottolineando la parola “onore” con forse troppa veemenza rispetto al necessario –Non pensavo che sarebbe mai arrivata per Gaia l’ora della salvezza…-
Mahel arretrò di un passo, inorridita, sentendo il doppio-senso di quelle parole –Non penso di meritare queste lusinghe- un passo indietro, che il signore del Tempio prese come una sfida.
Subito quell’uomo si stagliò in piedi, mostrandosi sì grasso ma alto più di Lagharta. Percorse gli scalini con una velocità incredibile per un uomo della sua stazza e subito si inginocchiò a Mahel, prendendole la mano e baciandogliela sul dorso –Una ragazza così bella…avrei dovuto accorgermene subito che eri molto più di ciò che sembravi…-
Mahel vide e sentì odori che mai avrebbe creduto capaci di esistere. Ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, i suoi occhi guizzarono su Lagharta e la bloccarono da qualsiasi azione…
 
Era rigido. Lo sguardo era furente, i suoi occhi scintillavano dalla rabbia che provava.
Le nocche delle mani erano bianche, tanto forte era la presa che effettuava sul manico della spada e anche Saluss era uscita, non sentendo più il suono ritmico rimbalzare sulla pietra. E anche lei strinse gli occhi in fessure, non appena vide il gesto che l’uomo stava compiendo verso Mahel.
-Come si permette…?- furono le sole parole, in un sibilo, che Lagharta ebbe la forza di dire in quel momento, abbracciando la poca calma che aveva in corpo.
-Che cosa vuoi, tu, ragazzo?- chiese il signore del Tempio, alzandosi in piedi e superando il guerriero di molti centimetri –Qualcosa non va?-
Mahel capiva dallo sguardo di Lagharta che la cosa sarebbe degenerata se non avesse fatto qualcosa. Quindi si avvicinò al guerriero e gli afferrò la manica della maglia, guardandolo con occhi supplichevoli –Lagharta…ti prego…- sibilò con un filo di voce –Smettila…-
Lagharta si tuffò negli occhi smeraldo della ragazza e si calmò all’istante.
 
Come un mare tiepido che ti abbraccia e ti rilassa, dandoti tranquillità…
 
La presa sulla spada si fece improvvisamente più leggera, gli occhi si addolcirono, il volto intero si rilassò: era il potere degli occhi di Mahel.
Ma incontrando lo sguardo del signore del Tempio riprese la sua voce seria e impertinente, contando sul fatto che Mahel gli avrebbe dato manforte a quella piccola scenetta che li avrebbe distratti da qualsiasi incanto egli avesse preparato loro.
 
-Lei ha baciato direttamente la mano della divina Mahel. Con quale impertinenza ha osato fare una cosa simile?- chiese Lagharta, aspettandosi una reazione che non arrivò.
Lo sguardo del signore del Tempio rimase impassibile –E allora?-
L’irritazione di Lagharta superò i livelli di guardia, ma la mano di Mahel ancora ben piantata alla sua manica lo tenne tranquillo quanto bastava a non sfoderare la spada –Hai osato baciare le mani di un’entità divina…eppure conosci bene la tua posizione…-
Mahel osservava senza capire. Che fosse qualcosa di collegato a quello strano saluto del baciare i capelli?
Il signore del Tempio non rispose, si limitò a fare spallucce e fare un ghigno maligno -È soltanto una donna…-
 
La furia gli si accese negli occhi.
Non importava che la mano di quella ragazza gli tenesse ben salda la manica, poco importava di fronte a quell’affermazione sacrilega.
Nessuno, tanto meno quell’essere davanti ai suoi occhi, poteva permettersi di bestemmiare in modo così plateale nei confronti della divinità assoluta, quale era Vie.
Parlare della sua natura femminea in termini così offensivi era una bestemmia nei confronti della stessa religione che permeava Gaia. Persino in quelli del suo stesso potere.
Eppure, per quanto la sua collera fosse probabilmente indicata in quel contesto, anche Lagharta era un uomo. E, come tale, non aveva il diritto di fare giustizia alla Dea.
 
-Eletto di Saluss, fermo!- lo fermò la voce autorevole di Pixel, portando anche il signore del Tempio a voltarsi verso di lui –Non è suo diritto, fare ciò che ha intenzione di fare-
Fu un secondo.
La mano di Lagharta aveva già impugnato la spada e l’aveva già portata al collo grasso e flaccido di quell’uomo davanti ai suoi occhi. E ne prese coscienza.
Il guerriero impallidì di fronte alla consapevolezza di cosa avesse scatenato, di fronte alle conseguenze di quel gesto impulsivo. Per quanto orribile, disgustoso e arrogante, quell’uomo valeva tanto quanto una sacerdotessa di Vie e, quindi, il suo gesto era considerato più sacrilego delle parole di pochi secondi prima.
Il signore del Tempio rise di gusto, e ponendo una mano davanti a lui, spedì Lagharta lontano, all’altro capo della stanza. La spada gli sfuggì di mano, quando la testa sbatté contro la parete dura e fredda, e roteò lontano, lasciandolo scoperto.
-Io posso dire e pensare ciò che mi aggrada- iniziò lascivo il signore del Tempio, prendendo Mahel per un polso e lasciando che le sfuggisse un gemito di dolore –Tu, al contrario, non puoi dire o fare niente che la Dea non ti ordini esplicitamente di fare-
Una smorfia apparve sul volto del guerriero, che stava cercando di tirarsi in piedi faticosamente, Saluss che gli era ai capelli, preoccupata. Mahel emise un altro gemito, stavolta preoccupata per la piega di quella situazione.
-Tu sta zitta, stupida- impose cattivo, torcendo il polso della ragazza finché lei non si inginocchiò a terra –Voi donne siete così fragili…- sottolineò con la voce la parola fragili -…non capisco come possiate reputarvi responsabili di un potere così grande…-
Il signore del tempio si lasciò scivolare a terra, alzando il volto di Mahel con due dita e sorridendole lascivo –Non sei bella come la Principessa dell’Acqua, ma…neanche tu sei poi così male…- le sue mani presero a toccare posti che non avrebbero dovuto, mentre un Lagharta frastornato ed una Mahel in preda al panico non seppero fermarlo.
 
La linea del collo era aggraziata e sottile, la pelle morbida come la seta.
Le spalle erano piccole, come si doveva ad una donna, le braccia lunghe e affusolate come le dita della mano. Il punto vita marcato, la linea del seno non troppo abbondante, bensì di forma perfetta. E le gambe erano lunghe, magre, toniche.
E poi c’era il volto.
Non era bellissima, in verità, più la guardava e più trovava dei difetti che nel volto della Principessa dell’Acqua non aveva scorto, però era carina. I capelli erano scompigliati, lunghissimi come quelli di una Dea, gli occhi incredibilmente brillanti, le labbra piene e rosee, morbidissime al tocco. Le guance erano appena velate di imbarazzo, ma non era dovuto a lui. Per lui aveva riservato quel ghigno di terrore e paura, disgusto. Lo aveva cercato di ignorare, come in passato. Ma lo aveva scorto ugualmente…e lo aveva irritato.
Perciò quello schiaffo di rabbia aveva colpito la guancia di Mahel all’improvviso…
 
Era doloroso. Niente a che vedere con lo schiaffo di Emerald, quello lo aveva colpito all’orgoglio. Questo era solo un dolore fisico, tangibile.
I suoi occhi improvvisamente bruciarono. Ma non voleva piangere.
Il suo sguardo, fiero, gli occhi seri e determinati, incrociarono gli occhi scialbi e cattivi del signore del Tempio. Fece una cosa che non aveva mai fatto.
-Toglimi le mani di dosso!-
 
Si allontanò di un passo da lui, con aria di superiorità. Non le aveva mai visto quegli occhi.
Di solito così gentile, così comprensiva…adesso furiosa.
-Non osare toccarmi, lurido uomo- disse sprezzante, le labbra contorte in una smorfia cattiva che non le si addiceva –Mi disgusti-
Il signore del Tempio restituì lo sguardo, ridendo –Non farmi ridere, donna-
-Lagharta- chiamò a gran voce Mahel, cercando di nascondere la sua paura per quel comportamento inusuale –Fermalo. Subito!-
Un sorriso contorto apparve sul volto del guerriero, che fu subito accanto a lei. La spada tratta davanti a lui, appena davanti il collo del signore –Non ti avvicinare-
A quelle parole, il signore del Tempio scoppiò in risa gutturali. Lagharta e Mahel lo guardarono confusi, senza capire il perché di quella reazione.
Quando Mahel guardò verso Pixel, lo vide a sguardo basso. E capì.
-Siamo in trappola, Lagharta…-
 
Qualcosa la avvolse. Una luce, azzurrina e fredda.
Un gelido peso la schiacciava, si sentiva umida.
Lagharta le era vicino ma non riusciva a toccarlo. Sentiva le braccia e le gambe pesanti. Si sforzava, ma i suoi occhi vedevano appannati, non riusciva a respirare. Era bloccata, come immobile, vicino a quei occhi blu così preoccupati…
Il suo sguardo vagò nella stanza, incrociò gli occhi di tutti.
Quelli terrorizzati del guerriero e della piccola Saluss, davanti a lei.
Quello spocchioso e altezzoso del signore del Tempio, che si accorgeva adesso aveva tra le mani una staffa di legno con una pietra rossa brillante e luminosa.
E poi c’era lo sguardo colpevole di Pixel. La guardava, aspettandosi probabilmente di essere incolpato. Ma non fu così.
Mahel gli sorrise, dolce. Come a volergli dire di non preoccuparsi. Con fatica portò la mano a quello che, ormai, aveva capito essere il cristallo nel quale la Principessa dell’Acqua era imprigionata. Le sue labbra si mossero come a dirgli qualcosa.
“Troverò il modo di salvarvi. Troverò il modo di liberare te e la Principessa dell’Acqua. Te lo prometto…”
 
Prima di perdere completamente l’ossigeno…prima di morire, pensò sconsolata, vide qualcosa che la spaventò a morte.
Nonostante il suo destino segnato, come quello della Principessa dell’Acqua, gli occhi di Pixel divennero rabbiosi. Terrificanti.
-Non ti permetterò di farle del male. La salverò. Non ho potuto con Velleda, ma giuro sulla mia vita che la salverò!-



***

Mi spiace di essere sparita. Ma non è stato un bel periodo. E non sarò presente come prima.
Ho attraversato un blocco creativo incredibilmente lungo e complesso, e non so quanto sarò presente d'ora in avanti.
Scriverò sicuramente, ma non potrò più rispondere a tutti voi come prima. Mi spiace tanto...
Però sappiate che leggo tutti i vostri commenti e ognuno prende un posticino speciale, nel mio cuore. Grazie.
Vi chiedo scusa...vi chiedo scusa immensamente.
Tenterò ogni volta di spendere almeno due paroline per voi, a piè di pagina. E chiunque volesse mi contatti in privato, posso dare a chiunque lo desideri il mio contatto msn.

Grazie per avermi sostenuto. Vi ringrazio dal più profondo del mio cuore <3

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Capitolo 29
*** 28 - Promessa per la vita ***


CAPITOLO 28
Promessa per la vita


Voleva raggiungerlo. Voleva salvarlo. Salvare tutti. Non voleva rimanere di nuovo sola.
“Lagharta...” pensò tristemente, senza avere neanche la possibilità di piangere “Vattene...scappa...” ma non poteva parlare.
Le manine di Saluss al contatto con quel vetro freddo e spesso non riuscivano a raggiungere le sue. E lei pregava che tutto andasse bene.
-Mi dispiace...- sussurrò a fior di labbra, trattenendo dentro di sé la rabbia per quella situazione -Mi dispiace tanto...-
Chiuse gli occhi per un attimo. E tutto divenne buio.

-Non ti preoccupare...- disse una voce gentile, alle sue orecchie -Andrà tutto bene-
Quella voce era così dolce, così calorosa, che Mahel annuì e sorrise.
E poi chiuse gli occhi, sentendo come una mano carezzarle i capelli.

-Tirala immediatamente fuori di lì- sibilò tra i denti Pixel, imponendo le mani davanti a sé -Giuro che questa volta non ti lascerò umiliare qualcuno che non c'entra niente-
-Oh-oh-oh...che paura che mi fai...- sbottò il signore del Tempio, facendo brillare lo scettro tra le sue mani -Ricordi che senza questo non puoi fare niente?- sorrise maligno.
Pixel restituì il sorriso, facendo allo stesso tempo scomparire quello dalle labbra del signore del Tempio -Lo credi...?-
Lagharta guardò la scena davanti ai suoi occhi e non ebbe neanche la forza di agire.

Tutto divenne buio. Come se la magia che impregnasse il Tempio fosse sparita.
Un enorme cerchio alchemico ai piedi di Pixel iniziò a brillare dei colori dell'iride, illuminando la stanza così intensamente che i presenti furono costretti a chiudere gli occhi. La staffa del Signore del Tempio si ruppe tra le sue mani e dalla gola di Pixel fuoriuscì una risata primitiva e spaventosa -Non mettermi alla prova, Irihe...-

Era spaventoso. Proprio come ricordava.
Eppure non aveva mai suscitato in lui una sensazione di pericolo così forte come in quel momento. Neanche quando aveva preso la sua sposa in ostaggio, neanche quando l'aveva imprigionata per sempre. Aveva semplicemente messo sul volto quella maschera di dolore perenne e di colpevolezza che lo faceva sentire un dio.
Ma lui non era un dio. Non era neanche lontanamente paragonabile all'essere che aveva davanti agli occhi in quel momento, la cui magia era propria della sua specie.
Lui era solamente un povero, ribellatosi alla Dea, che aveva rubato il simbolo del potere al padrone del Tempio. Non era niente altro.
Eppure per quella ragazzina orrenda e sgraziata stava dando fondo alle sue forze.

Ma era davvero solo per quella ragazzina, che per lui non valeva niente...?

-Sei pazzo, Pixel? Questa ragazzina non è niente, non vale niente per te. Hai distrutto il tuo bastone per lei, cosa credi di fare?-
Lagharta guardò verso Pixel, non stupendosi più di tanto che alla fine Mahel avesse visto più lungo di qualsiasi altro e prima di qualsiasi altro -Sei tu il signore del Tempio, Pixel?-
Il mago si voltò verso di lui, i suoi occhi ambra accesi di rabbia -Non credi siano cose di cui parlare dopo aver salvato la divina, eletto di Saluss?-
Lagharta annuì e tirò fuori la spada -Dentro piccola. Ora-
La fatina guardò un'ultima volta verso il sorriso spento di Mahel, incosciente dentro la prigione di cristallo e annuì -Salviamo Mahel-
Era arrivato il momento di agire -Mandiamo quel bastardo sulla Luna a suon di calci in culo, va bene Pixel?-
Una risata piena, spontanea e libera. Finalmente -Con piacere-

Era spaventato. Era disarmato. E solo.
Non poteva neanche sperare di vincere contro il Signore del Tempio e l'Eletto di Saluss. Non insieme. Non pieni dei loro poteri.
Cosa avrebbe dovuto fare?
La consapevolezza della sua unica fonte di forza lo fece sorridere, tranquillo, come se niente più importasse al mondo di quel momento di puro controllo.
-Benissimo. Fatevi sotto...- disse compiendo un passo veloce verso la prigione di Mahel, posandovi sopra la mano -Voi provate a colpirmi e questa ragazza muore. Scegliete voi-
E di nuovo quella consapevolezza sugli occhi di Pixel. Che portò la sua rabbia a perdersi davanti a quegli occhi disposti a tutto. E si arrese.

-Pixel...che...che sta dicendo?- chiese Lagharta, tremando per la sorpresa -Se lui spezza quel cristallo...Mahel muore?-
Pixel abbassò ogni aura ostile, ogni difesa. E gli occhi sul pavimento, delusi di sé stesso, furono più espletivi di qualsiasi chiarimento vocale.
-Non è possibile...- esalò Lagharta, lasciandosi scivolare Mahel dalle mani -Io l'ho portata qua a...morire? Era questa la prova di cui parlava Vie...?-
-Mi…dispiace…- sussurrò Pixel, sentendosi impotente come anni prima, quando la sua Principessa era stata racchiusa da quel cristallo e lui non aveva potuto niente per salvarla.
Di nuovo, la superiorità di quell'incantesimo stupì Pixel di non potere niente.
-Hai paura...non è vero?- disse Irihe meschino, con quella stessa tonalità con cui gli aveva tolto la sua sposa tempo addietro -Di nuovo, ho vinto...- aggiunse tronfio, mentre Pixel abbassava la testa schiacciato dal senso di colpa.
-Mi dispiace, eletto di Saluss. Mi dispiace...divina Mahel...-

Quando ormai pareva tutto finito, l'avventura giunta al termine, due voci melodiose riempirono la stanza ed il cuore del mago e del guerriero che stavano aspettando un miracolo.

Adesso...dovrete solo avere fiducia nel cuore di questa fanciulla, che tutto può.
Dovrete sperare e pregare...perchè Vie ascolterà le vostre preghiere.
Non abbiate paura...ma seguite le nostre indicazioni.
Pixel, dolce amore mio...distruggi i cristalli miei e di Mahel.
Liberaci”

E fu come sentire il cuore andare in mille pezzi.
Voleva morire. Abbandonarlo nella solitudine più nera, per andarsene in luoghi migliori e più sicuri insieme a quella ragazza che possedeva l'abilità di cambiare il mondo.
Lagharta, al suo fianco, sospirò di sollievo -Non pensavo che avrei mai potuto pensare che esistesse una parsona più stupida di Mahel...- ridacchiò lui.
Pixel lo guardò torvo, non riucendo a capire le parole di quel giovane, dal cui volto ormai era scomparso ogni dolore e qualsiasi indecisione -Che stai dicendo...?-
-Che cosa sto dicendo? Cosa stai facendo tu, piuttosto. Non hai sentito tua moglie? Vuole che la uccidi- sbottò Lagharta divertito.
Ma prima che la frenesia del sollievo potesse invaderlo, due fasci di luce somiglianti a braccia giganti lo afferrarono per il collo e lo sollevarono, mentre gli occhi di Pixel si coloravano di sfumature bluastre per l'odio che sentiva.
-Tu, inutile essere umano!- sibilò la voce semi-meccacina di Pixel, incalzato e posseduto dal suo stesso odio -Non ucciderò mai la ragazza che ha guardato su di me con occhi misericordiosi e la donna che amo!- sputò cattivo, mentre il volto del guerriero rimaneva perfettamente incorniciato da quell'espressione di beffa che il mago non capiva.
-Sei proprio un'idiota, Pixel- fu l'unica cosa che Lagharta riuscì a dire, prima di tagliare le braccia magiche di Pixel con l'aura rosata della pietra vitale di Saluss.
Fu un lampo.
Si avvicinò a lui con un balzo talmente veloce e perfetto, che non ci fu bisogno neanche di concentrarsi sullo spostamento d'aria, perché non ci fu. Pixel si ritrovò schiena a schiena con il guerriero, la lama della spada Saluss alla gola, vibrante di risentimento.
-Se tocchi di nuovo il mio padrone con le tue mani, la tua magia o altro, ti picchio in testa- rise la fatina, cercando di calmare con la sua aura l'irrequietezza del mago -Adesso calmati e pensa...a cosa ha detto la tua sposa. E a cosa lei stessa è!-
Pian piano che la rabbia spariva, che il suo dolore riaffiorava, una nuova consapevolezza -Tu...tu sai cos'è Velleda...?- sospirò Pixel al guerriero, gli occhi sgranati dalla sorpresa.
-Si- rispose lui, sorridendo, lasciando calare la lama di Saluss di pochi centimetri -E adesso dobbiamo avere fiducia in loro. Io credo in Mahel. Tu credi nella tua sposa...?-
Pixel chiuse gli occhi. E una nuova luce inondò la stanza.

Un cerchio alchemico rosso sanguigno, una formula di morte, risuonavano insieme alle pareti magiche del Tempio.
Tutto si fermò, incatenando il tempo. Irihe capì, nonostante tutto, che da lì a poco la situazione si sarebbe piegata in suo sfavore. E cerco di vincere anche nella perdita.
Una mano toccò il vetro sottile della prigione di Mahel, cercando di farla crollare a terra. Ma Lagharta era già accanto a lui, la spada pienamente puntata contro quello stesso vetro. Prima che questo potesse crollare a terra, la spada lo aveva già distrutto in migliaia di pezzi, rompendo la prigione e la prigioniera, ormai perduta.
Irihe, stupefatto da quel gesto irresponsabile e senza senso, provò a scappare verso la prigione di Velleda.
Ma anche qui la formula di Pixel fu più veloce.
Sembrava prendere forma, mentre tortuosamente si insinuava atteverso il labirinto di roccie e arrivava sino a Velleda. Sembrò durare ore interminabili, nonostante passarono solamente pochi secondi. Pixel chiuse gli occhi, pregando Vie di perdonarlo per i suoi errori in quegli anni.
Il suo cerchio alchemico perfetto si chiuse attorno alla prigione di Velleda, distruggendola.
In un attimo, tutto cadde nel silenzio. L'acqua prese a bagnare i pavimenti del Tempio, mentre Irihe rideva sadico credendo di aver comunque vinto di una soddisfazione magra: la distruzione di una ragazza che ai suoi occhi non aveva alcun valore e della sposa del vero padrone del Tempio, prigioniera ormai da anni.
-Ho vinto!-

Un ruggito, che riportò Pixel alla realtà.
Non era successo niente.
Aveva avuto fiducia, ma l'aveva persa, per sempre. Velleda, la sua sposa, e Mahel, la divina seguace di Vie, erano scomparse. Intrappolate nell'oblio del senza tempo, in una dimensione non raggiungibile da nessuno, neanche dalla stessa Vie.
Si inginocchiò a terra, condiungendo le mani a preghiera. E fece l'ultima cosa che Velleda gli aveva detto: pregò.
Insieme a lui Lagharta e Saluss, uscita dalla spada.
Irihe intanto rideva, grottesco e disgustoso, per aver distrutto due fanciulle innocenti per un puro capriccio di potere.
-Stolti!- ruggì -Avete perso l'unica persona che avrebbe potuto aiutarvi ad andarvene da qua. Io solo adesso posseggo la facoltà di lasciarvi andare. Non potete più sfuggirmi, perchè posso usare questo incantesimo anche senza bastone. Siete in mio potere. Siete morti, ormai!-

E anche se pregava non sentiva il sollievo che avrebbe dovuto coglierlo.
Velleda aveva fatto una promessa che non avrebbe mantenuto.
-Addio...- sussurrò distrutto dal rimorso, per un gesto che aveva sempre temuto a compiere -Addio, mia Principessa...-
-Smettila...- sussurrò piano Lagharta, sorridendo -Non devi credere che sia tutto finito. Questa, ci scommetto, è stata gran parte idea di Mahel. Vuole fare qualcosa di teatrale- ridacchiò lui -Te lo ripeto, Pixel. Io credo in Mahel. E tu? Quanto credi nella tua sposa?-
Pixel lo guardò, pensanso agli occhi dolci della sua amata. E sorrise.
-L'ho amata per secoli. Darei me stesso per lei. Mi fido di lei-
E accadde.

A quelle parole, l'acqua allargatasi sul pavimento iniziò a vibrare. Pixel e Lagharta guardarono il pavimento, aspettandosi che tutto potesse crollare, incavandosi e tornando alla terra, da cui il Tempio era nato.
Irihe, dal canto suo, smise di ridere e osservò.
Un enorme, profondo squarcio si propagò per il pavimento, distruggendo momentaneamente le loro speranze e facendoli sobbalzare: che diamine stava accadendo?
Quindi l'acqua iniziò a brillare di una luce azzurra e cristallina, che si irradiava per le pareti del Tempio, risuonanti a quella specie di magia. Un tuono tremendo, assordante, precedette un botto di luce intensa, che costrinse Irihe a coprirsi gli occhi e Lagharta a pararsi con il piatto della lama, per non accecarsi.
E la voce che ne seguì, venne accolta con gioia e sollievo dal guerriero e dal mago, che sorrise nell'appurare che il guerriero avesse avuto ragione da vendere.

-Irihe...- una voce autorevole ma dolce, che arrivò sinò al falso signore, costringendolo ad arretrare -Sei stato malvagio e avido. Hai voluto troppo e non ti è rimasto in mano niente. Sarai punito per il tuo affronto alla Dea-
-Velleda!- squittì questo, inginocchiandosi a terra con i palmi rivolti verso l'alto -Mi dispiace, davvero! Non avrei voluto che tutto questo arrivasse a questo punto, lo giuro!-
-Menti!- ruggì la voce, avvolta ancora dalla luce abbagliante -Sei uno stolto se pensi che io possa crederti...vigliacco!-
Una freccia d'acqua lo sfiorò appena sulla coscia, e Irihe si lasciò scappare uno strillo isterico, colto da un'improvviso e tremendo terrore -Mia signora, la prego!-
-Non tollero scuse, verme...- aggiunse la voce disgustata, prima che la luce si schiarisse e la lasciasse apparire la proprietaria in tutta la sua bellezza.

Ed era davvero bella.
Galleggiava in aria, sorretta dall'acqua che sembrava le fosse amica. I suoi lineamenti erano delicati, come fossero dipinti. La luce irradiata dall'acqua faceva assumere alla sua pelle soffici sfumature, lasciando anche che i tatuaggi sulla parte sinistra del volto rilucessero. I suoi capelli, ondulati morbidamente, erano di una tonalità di azzurro così bella che sembravano filamente di seta preziosa. Il corpo, perfetto, era coperto da vesti vaporose ma pratiche, ideali per la battaglia.
Era una vera e propria Principessa dell'Acqua.
Tra le braccia, così esili da far sembrare l'azione quasi ridicola, aveva la giovane Mahel. Fradicia, ma dall'espressione decisa, guardava verso Pixel.
-Sapevo che mi nascondevi qualcosa. Ma non credevo questo!- disse quasi in un sussurro, guardando verso Lagharta e sorridendo.
Quando Velleda la lasciò andare, lei si lasciò scivolare a terra, atterrando tra le braccia di Lagharta che in un secondo fu accanto a lei -Anche questo è un piano stupido. E siamo a due. Sei davvero una persona che ama il rischio- la rimproverò dolce lui, mentre Saluss le si avvicinava e le afferrava i capelli, agitata -Pensavamo di aver capito male. Per fortuna è andato tutto bene...-
Mahel annuì -Quando Velleda mi ha spiegato chi era...cos'era...- esitò -Abbiamo pensato che fosse il momento di provare ad usare la sua scorciatoia-

Rideva. Aveva appena rischiato la vita ma rideva.
Ma i suoi occhi erano incatenati a lei, a quella splendida Principessa, che si librava in aria a pochi metri da lui. Libera.
Velleda gli si avvicinò e si posò a terra, aggraziata, e gli sorrise -Mi dispiace...ti ho fatto soffrire così a lungo, che non credo neanche di meritarmi più il tuo amore- disse Velleda, assumendo l'aspetto di una fanciulla comune, che quello di una Principessa. Pixel le sorrise e si inginocchiò davanti a lei, prendendole una ciocca di capelli e baciandoglieli -Shh...mia Principessa. La mia unica e immensa gioia è averti qua, accanto a me. Finalmente così vicina da poterti toccare...- la sua voce era un sussurro.
“Strano vederlo così” pensò Lagharta.
-Ho aspettato a lungo di rivederti...- rispose lei, dolce, cercando di sollevarlo da terra -Mi sei mancato, amore mio...-

I loro occhi erano un'unica, immensa catena di amore.
Fisicamente diversi, per razza e statura, ma legati da un unico sentimento, genuino e puro, che niente aveva potuto spezzare, nonostante tutto.
Mahel ne era quasi gelosa.
Guardò verso i due e provò quasi la tentazione di voltarsi verso Lagharta, e sproloquiarsi in parole dolci, che però non erano da lei. E sorrise.
-Che hai da sorridere?- chiese Lagharta, notando il volto della ragazza.
-Niente, niente- si affrettò a rispondere lei, prima di accorgersi che Pixel le era accanto e la guardava, grato -Ehm...si?-
-Divina Mahel...la ringrazio- disse umile, inginocchiandosi a lei, e baciandole i capelli -Lei ha fatto ciò che io non ho mai avuto il coraggio di fare: distruggere la prigione della mia sposa. La paura di distruggerla era troppa...non avrei vissuto con il rimorso di averla mandata alla deriva io stesso- sussurrò lui preso alla sprovvista -Non so come ringraziarla...anzi, un modo c'è. Dovete permettermi di ringraziarla-
-No, Pixel, no!- si affrettò a dire lei, accucciandosi in terra e prendendo le mani di Pixel tra le sue, imbarazzata -Sono io che devo ringraziarti. Il tuo amore...la tua devozione per Velleda, le hanno dato il coraggio di procedere a questo piano che più che una soluzione assomigliava ad un suicidio. Non hai bisogno di ringraziarmi-
-No, vi prego- insistette lui, premendo le mani di una semi-divinità come Mahel e sentendosi onorato: neanche a Velleda aveva mai osato tanto -Questo gesto che state compiendo adesso, mi riempie di onore e rispetto. Voi non vedete in me lo sporco uomo dotato di poteri magici...ma l'uomo che ama la sua donna. Come se fosse così semplice-
Mahel tossì, imbarazzata -Beh...nel mio mondo è così semplice...-
-E allora fatemi fare qualcosa che nel mio mondo è altrettando semplice- chiese lui, ancora una volta, voltandosi verso Velleda e chiedendole un tacito permesso.
-Si, Pixel. Avevo pensato anche io alla stessa cosa...- disse in un sussurrò, prima che insieme a lui iniziasse ad intonare un canto in cui alchimia e magia dell'acqua danzavano insieme.

Fu una magia. Ma dopotutto, cosa non vi era di magico a Gaia?

Questa tenue catena di magia pura raggiunse il polso di Mahel. Un filo azzurro, dello stesso colore dei capelli di Velleda, ed uno ambra, dello stesso colore degli occhi di Pixel, si intrecciarono in un bracciale che avvolse il polso della giovane, chiudendosi in una pietra color smeraldo, dello stesso colore degli occhi ormai divini di Mahel.
-Che...splendore. Un regalo? Non dovevate...è magico?- chiese Mahel, un filo di curiosità misto a interesse e felicità: era così bello.
-Una specie- rise Pixel, sorprendendosi di poter apparire così umano.
-Non è possibile...pensavo fosse solo una leggenda...- sussurrò Lagharta, la cui espressione del volto venne imitata perfettamente da Saluss.
Mahel lo guardò e capì che quel bracciale era molto di più.
Guardò Velleda, e Pixel, e Lagharta. E non potè chiarire la confusione di quell'espressione -Cosa c'è che non...va?-
Velleda le si avvicinò e le si inchinò accanto, carezzando con un dito il filo intrecciato d'ambra e di azzurro al suo polso.
-Questa...è una promessa di onore e di servitù. Io e Pixel ci siamo impegnati a proteggere la protettrice di Gaia fino al compimento del suo viaggio. Questa è una promessa. Una promessa che se non manterremo, ci costerà la vita- sussurrò lei, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Mahel guardò la Principessa, Pixel, Lagharta e poi Saluss.
La vita di due persone sconosciute, senza che lei sapesse in alcun modo perchè, adesso era incommensurabilmente, indissolubilmente nelle sue mani.


***

Sono tornata. E ho ritrovato il mio ritmo ed il mio obiettivo.
Ho ritrovato la mia forza ed il mio orgoglio.
Finirò Lagharta entro la fine del 2012. Chiunque volesse proseguire, e concludere, questo viaggio con me...sarà ben accetto al mio fianco. E anche al fianco di Lagharta, Mahel e Saluss. Alla salvezza di Gaia.
Mi siete mancati <3

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Capitolo 30
*** 29 - Punizione ***


*Dedicato a tutti voi, che mi avete aspettato.
Scusate se ci ho messo tanto...ma spero ne sia valsa la pena.
Vi amo tutti...dal primo all'ultimo*


CAPITOLO 29

Punizione


Era tutto perduto. In un profondo, tetro, infinito inferno buio.
Irihe guardava la scena, sentendo i suoi pochi poteri magici abbandonarlo. Eppure, lo ricordava bene: Pixel e Velleda glieli avevano donati, e dando la protezione magica a Mahel lo avevano privato di tutto quanto.
Era semplicemente un uomo ormai.
I suoi tratti, orridi e deformi, si incavarono su loro stessi. La sua espressione tronfia, i suoi sentimenti...tutto si affievolì, come in una lenta morte.
Era quello che stava facendo.
La sua rabbia infinita, per aver perso tutto e non essere riuscito a tenere a sé la Principessa dell'Acqua, iniziò a tenere legato a sé l'unico incantesimo che, probabilmente, era meglio che fosse sparito nell'oblio.
Un'aura nera, fredda come il ghiaccio, e bruciante come il fuoco, prese a rodere il suo corpo flaccido. La compagnia davanti a lui sentì l'odore sgradevole di carne bruciata, e si voltò. Pixel e Velleda furono i primi a capire cosa stava per accadere.
-No, Irihe, non oserai!- ruggì Pixel, senza che riuscisse ad avvicinarsi.
Ormai, era troppo tardi.
L'incantesimo era stato iniziato.

Mahel guardava quell'uomo, che stava letteralmente bruciando sé stesso.
Non sapeva in che modo questo potesse essere una vendetta, ma sentiva il suo cuore stringersi in una morte dolorosa. “No...non di nuovo. Non davanti ai miei occhi...” pensò con un'infinita tristezza. Strinse la mano con il braccialetto vicino al suo cuore, e penso che stava tutto perdendosi in un'infinita tristezza. “Non ancora...”
Istintivamente, nonostante fosse qualcosa che nessuno avrebbe mai fatto, Mahel si avvicinò. Ma la mano di Lagharta la fermò -Cosa hai intenzione di fare? Si sta autodistreggendo, è un incantesimo oscuro. Non fare stupidaggini-
Mahel si voltò, gli occhi lucidi e l'espressione di chi non ha niente da perdere -Se lo lascio morire...se lascio morire qualcuno di nuovo, non potrò mai perdonarmelo!-

La mano di Lagharta iniziò ad afferrare l'aria. Non era mai stata così agile, doveva essere la disperazione.
La vide buttarsi dentro quell'aura fredda e nera, e neanche urlare il suo nome servì a fermarla.
La vide abbracciare il corpo semi-bruciato di Irihe, mentre i suoi capelli ed i suoi vestiti iniziavano a bruciarle addosso. Ma non fece un gemito, non disse una parola. Lo strinse forte, vicino al suo cuore, mentre le sue labbra sibilavano sull'orlo del dolore delle semplici, dolcissime parole -Sono qua. Non avere paura. Non ti lascerò solo-

Uno scoppio di luce, ed entrambi furono spariti nel nulla.

Lagharta guardava lo spazio vuoto e bruciato davanti a loro. La mano ferma a mezz'aria, i volti di tutti sconvolti da quel suicidio inutile.
-perché...?- sibilò Lagharta, mentre Saluss volava sopra la bruciatura con gli occhi pieni di lacrime.
-Lagharta, dov'è Mahel? Non può morire, vero? Pixel, fa qualcosa!- urlò disperata la fatina, muovendo febbrile le ali mentre piangeva disperata -Pixel, andiamo!-
Pixel, dal canto suo, non sapeva cosa dire. Cosa fare. Quell'incantesimo oscuro non aveva ritorno, non aveva regole e non poteva essere fermato una volta innescato. Mentre vedeva Irihe uccidersi, pensò solo a quale doveva essere il sacrificio offerto per poter morire. Perché per ottenere la morte, quel desiderio che ormai era tutto ciò che gli rimaneva, doveva aver dato in cambio qualcosa di altrettanto importante. Ma cosa...?
-Non posso....fare nulla. La divina Mahel è...morta...- pronunciò secco, guardando verso il basso per la vergogna di averle promesso la vita senza fare nulla per salvarla.
Un attimo...la vita...?
-Velleda...se Mahel fosse morta, non avremmo dovuto seguirla...?- chiese stupito, guardando il suo corpo in salute e quello della sua sposa -Qualcosa non va-
Velleda, dal canto suo, sorrise -Può darsi che sia opera di Vie. Probabilmente...Irihe è soltanto al suo cospetto, per essere giudicato. Immaginavo che fosse quello, il suo ultimo desiderio-
-Non è un incantesimo di morte...?- chiese sconvolto, guardandola fissa negli occhi -Non pensavo avesse altri utilizzi-
-E' un incantesimo arcano, antico, forse anche più antico di me. La sua natura è oscura, ma contiene la luce della Dea, perciò tutto è possibile. Ha sacrificato la sua vita, ma ha richiesto un appello con Vie, ne sono sicura. Per questo noi siamo ancora vivi. perché la stessa Mahel lo è-
Saluss le si avvicinò quindi agitatissima, piangendo con uno strano sorriso sul volto -Mahel è viva...?- chiese speranzosa -Dici sul serio?-
Velleda toccò con le dita gentili i capelli di Saluss -Per adesso, è viva. Noi siamo la prova di questo. Ma non so cosa deciderà Vie. Se per lei Mahel deve sottostare alle regole dell'incantesimo.....allora anche noi scompariremo. Ed il vostro viaggio avrà fine-

-Irihe, cosa diamine credevi di fare?- chiese Mahel una volta aperti gli occhi, trovandosi immersa in una luce bianca calda e accogliente -Non puoi permetterti di morire in questo modo così stupido!
Irihe aprì gli occhi, vedendo una Mahel mezza bruciacchiata che lo guardava con aria di rimprovero -perché tu sei qua...?- chiese con voce rotta dalla sorpresa.
-Perché non voglio che tu muoia!- rispose scocciata Mahel, lasciando pian piano l'abbraccio dolce che gli aveva riservato poco prima -Ucciderti davanti a me...morire davanti a me. È ingiusto. Come hai osato...?-
-In...ingiusto?- chiese confuso, mentre la sua espressione rimaneva di puro stupore.
-Si, ingiusto- rispose lei, guardandolo in viso e vedevo ancora il suo volto non sconvolto dalle ustioni -Ho visto morire mio padre davanti ai miei occhi. Non che si sia dato fuoco, ma è stata la cosa più brutta della mia vita. Non permetterò a nessuno di fare altrettanto!-
Irihe si alzò, senza rispondere, sentendo il suo corpo bruciare e far male così tanto, che nessuno si sarebbe mai alzato al posto suo.
Mahel stava abbastanza bene, solo i capelli e parte dei vestiti era bruciata, e tirò un sospiro di sollievo. Nonostante tutto, la sua rabbia era sparita nell'istante in cui tutto era andato perduto. E non voleva che qualcuno di innocente pagasse per i suoi crimini e le sue eresie -Ti chiedo scusa...Mahel. Mi dispiace non mostrarti rispetto neanche adesso, ma penso che avrebbe poco senso...giusto?-
Mahel si alzò, sorridendo, nonostante fosse ancora arrabbiata -Mahel va bene. Non ho bisogno di gesti eclatanti di rispetto. Preferirei solo che nessuno si uccidesse davanti a me, tanto mi basta- rise lei, facendo sfuggire un sorriso anche ad Irihe.
-Oh, vedo che sai sorridere di cuore!- ridacchiò Mahel, scorgendo nel viso deforme dell'uomo un espressione davvero bella -Ne sono felice-
-Tu...non hai paura di niente, vero?- le chiese lui tornando serio, quasi infastidito.
-perché?- rispose lei, incurvando le sopracciglia per lo stupore.
-Ti ho quasi uccisa. Io ormai sono deforme. Il mio corpo è quasi del tutto in putrefazione. Puzzo di bruciato e non ho l'aspetto di un essere umano. Eppure tu mi parli come se fossi una persona normale, con un apparenza normale. O hai uno stomaco di ferro, o non vedi ciò che sono- rispose stizzito, infastidito quasi.
Mahel sorrise -Certo che ti vedo. Certo che sento questo odore pregnante di bruciato, quasi fastidioso. Vedo le tue ustioni, le ferite aperte piene di sangue rappreso, e la deformità delle tue forme. Ma sei vivo, e sei una persona, qualsiasi cosa tu abbia fatto prima. E poi...nei tuoi occhi...c'era qualcosa che non sapevo spiegarmi. Per quanto mi disgustasse la tua persona tronfia del Tempio, ciò che vedo ora davanti ai miei occhi non è la stessa cosa. È un male...?-
Irihe stette in silenzio, pensando che lei lo aveva “guardato”. Forse era per quello.
Era quello che aveva portato Pixel a volerla proteggere, nonostante la avesse appena vista. Aveva visto i suoi occhi, aveva toccato il suo cuore, e tanto bastava a Pixel per capire. Un anima antica come lui capiva sempre. Lo ricordava bene.
-Avrei voluto non cedere al fascino del potere oscuro del Tempio. Pixel non lo ha mai fatto, ed io lo apprezzavo per questo. Ero solo un bambino, quando lui mi prese con sé...-
Mahel sorrise, posando la mano sulla carne ustionata della sua testa -Andrà tutto bene. Ne sono sicura. Abbi fiducia in...- improvvisamente si rese conto di dove fossero, della situazione abbastanza sfavorevole dato che Irihe si fosse suicidato -Un attimo. Siamo morti?-
Irihe la guardò senza capire, scoppiano poi a ridere senza ritegno -Io non so se sei strana tu, o mi aspetto io troppo dalle persone- il suo volto parve rilassarsi come quello di un bambino, un bellissimo sorriso su quel volto oramai neanche più umano -Io sono sicuramente morto. Ma tu sei una seguace della Dea, non penso che ti lascerebbe morire così, senza neanche una spiegazione, no...?-
Mahel si guardò attorno, vedendo il nulla. E sorrise.

Papà...si sarà sentito così? Così solo, quando è morto, senza nessuno di noi a fargli compagnia? Avrà avuto paura? Avrà pianto, ci avrà cercato? Non è male...non c'è dolore. Almeno non ha sofferto. Ma era solo...Irihe davvero vuole affrontare tutto questo, da solo, per sempre...?”

-Sai, Irihe...- riprese Mahel, dopo aver scosso la testa a dei pensieri tanto tristi -Non sarò morta, probabilmente, ma qualsiasi peccato tu abbia commesso, non credo che fosse qualcosa di insito nella tua natura. I tuoi occhi sono buoni, e mio padre mi ha insegnato a credere a ciò che vedo con i miei stessi occhi. Si...il te malvagio mi disgusta, ma ciò che ho davanti agli occhi in questo momento non mi disgusta affatto- sorrise verso di lui, sentendo una strana sensazione farsi spazio nel suo cuore -Se lo vorrai, resterò qui con te finché avrai bisogno di me. Anche se non è il mio posto-
Irihe rimase sconvolto. Rimanere lì? Nel nulla? Per sempre? Perché avrebbe dovuto? E perché lo diceva come se non fosse un sacrificio troppo grande? -Stai scherzando, vero?-
Mahel scosse la testa, ridendo -No. Vedi...io ho perso il mio papà. Ho visto che moriva davanti ai miei occhi, e prima che morisse gli ho promesso che avrei visto il suo mondo e che avrei amato qualsiasi suo personaggio. Questo include anche te. Include anche i malvagi, ed i demoni, che abitano questa Gaia. La Gaia del mio papà...- si interruppe, pensando a avvenimenti ormai lontani -Papà è stato solo. Non ha visto il suo mondo, che desiderava tanto vedere. Ma io si, io sono qua. Se avessi potuto sarei stata con il mio papà in questo luogo desolato, quando è morto, ma non mi è stato concesso. Lo cerco quindi nelle stelle, perché lo amo ancora tantissimo. Se posso fare compagnia ad un personaggio del mondo che amava...rimarrò qua per sempre...-

Irihe pianse. Non ricordava da quanto tempo, ma pianse come un bambino.
Mahel gli si avvicinò e lo abbracciò forte, perché neanche nel dolore fosse solo.
Lo abbracciò e lo baciò sulla fronte, non guardando al suo aspetto esteriore, ma a quello del suo cuore ora tornato buono -Lo sapevo che il tuo cuore era buono, Irihe...-
-Io non merito questo, Mahel...- singhiozzò abbracciandola a sua volta, macchiandole i vestiti di sangue -Tu non devi rimanere qua. Non devi farlo per me...-
Mahel ridacchiò -Non lo faccio per te. Lo faccio per me. Sono una persona estremamente egoista. Vorrei che il mio papà mi vedesse. Vorrei che mi dicesse, tutti i giorni, che è fiero di me. Che mi vuole bene. Eppure posso solo fare questo...mi dispiace-
Irihe strinse forte la presa sul corpo piccolo e caldo di Mahel, sentendosi improvvisamente piccolo, stupido e tanto egoista -Grazie, Mahel. Grazie di avermi salvato...-
Mahel sorrise, e lo strinse ancora più forte -Grazie a te, Irihe. perché mi sono appena ricordata una cosa-
-Cosa...?- gli chiese singhiozzando, così contento dopo anni da non voler davvero più rimanere solo.
-Mi hai appena ricordato che io capisco la lingua di Gaia, a volte, in un modo che mi è del tutto estraneo. E ho appena “scoperto” cosa significa il tuo nome-
Irihe si lasciò scappare una risata -Il mio nome è stupido-
-Invece- lo interruppe lei -È bellissimo-
Sogno. Come quello che sapeva era quello che stavano vivendo.

Una luce bianca calda e soffice. Mahel ben la conosceva.
L'aveva già sentita, quando Colonna l'aveva incontrata al Lago. E sorrise.
-Vie...?- chiamò sottovoce, alzando la testa, alla ricerca di qualcosa -Sei tu...?-
E la voce di Vie parlò, con quella cadenza dolce e materna che lei ben ricordava.

Come sempre...tu mi stupisci, eletta di Vie.

Mahel rise, perché sapeva che la misericordia degli dei non era infinita.
-Non so perché, ma penso di dovermi scusare...-
Una voce divertita le rispose di rimando, come fosse quella di un essere umano.

Non concedo seconde possibilità. Ma tu sei un tipo particolare.
Speciale.
Hai detto che rimarresti qua per sempre, per non lasciare solo Irihe...?

Mahel annuì con la testa, arrossendo -È un male...?-
Una risata, cristallina, che fece stupire Irihe.

Si dice che siano gli dei ad essere misericordioso.
Ma tu hai un legame che trascende qualsiasi cosa. Ti priveresti di affetti e futuro per qualcuno che ha cercato di ucciderti...?

Mahel annuì di nuovo -Non voglio che rimanga da solo. Non qua. Non per sempre...
Un sospiro, nel silenzio ovattato di quella luce, che Irihe non capiva.

Irihe...tu lasceresti che questa ragazza rimanesse qua con te per sempre...?

Era stato interpellato. Lui, un traditore del culto. Le lacrime presero di nuovo a scendergli lungo le guance, sentendosi indegno -Non sono io che devo decidere. Io ho peccato, contro di voi e contro di lei. Non ho diritto di chiedere nulla. Mi è stato concesso un perdono che non mi spetta...faccia di me quello che vuole, ma lasci andare la ragazza!-
Di nuovo, una risata piena, non degna di una Dea.

Tu sei speciale, Mahel. I cuori di coloro che incontri, cambiano.
Per questo spero che fermerai Laherte e cambierai anche il suo cuore corrotto.
Fermerai la prossima Guerra.
Irihe vuole il mio perdono, quando quello che dovrebbe chiedere è il tuo, che già glielo hai concesso. Io non devo far nulla più di questo.
Ma devo punirlo. Sapete bene entrambi, che questa è la giustizia.

Irihe lasciò Mahel, si mise in ginocchio con la faccia prostrata a terra e pianse -Io accetterò tutto. Volevo il perdono della Dea, perché sono indegno. Ho rubato il potere di un uomo che possiede il suo rispetto, e che un tempo aveva il mio. Non ho conquistato con le mie forze la donna che amavo e l'ho rapita, ma essa non mi è mai appartenuta. Sono un eretico, ed un peccatore. Se la morte è la mia punizione, l'accetterò con gioia. È ciò che merito. Ma la divina non deve stare qua. Per quanto le sue parole siano dolci e misericordiose, io non voglio che lei faccia alcunché per me. Mi ha salvato...ha mandato via la mia rabbia per me stesso nel momento in cui ha accettato il mio corpo corrotto. Non chiedo altro...-

Queste parole, Irihe, ti fanno onore.
Di concedo il mio perdono, perché colei che realmente te ne doveva lo ha già fatto.
So che anche Pixel e Velleda te ne concederanno a loro volta.
Ma purtroppo, Mahel, anche tu sei qua in questo luogo, e non posso spezzare il legame di questo maleficio che ha origini antiche quanto me.

Si aspettava qualcosa del genere. E annuì -Se devo rimanere qua per sempre, lo farò-

Bene. Questa sarà la tua ultima punizione, allora.

-No!- urlò Irihe, alzandosi in piedi e imprecando senza ritegno -Non potete. Questa non è giustizia! IO ho evocato il maleficio, e sempre IO devo pagare per i miei peccati. Mahel non ha colpe, non la punisca!-

Irihe...non sono io che la punisco, ma il maleficio stesso.
Io posso portarla via di qua, ma lei deve pagare un prezzo per questo.
Mi dispiace Mahel...

-Perché Vie? Questa è una mia decisione. Non lascerò Irihe solo. Ha un cuore buono, e non voglio che passi l'eternità da solo...-

Non rivedrai mai più tua madre.

A quelle parole, il cuore di Mahel si ruppe. Non aveva pensato a quella possibilità. Forse perché Gaia era entrata già così in profondità nel suo cuore, ma adesso lo sentiva.
Il peso della sua decisione.
Eppure, sapeva che avrebbe capito. Sapeva che le avrebbe inflitto un dolore enorme, perché sarebbe rimasta sola, ma era il mondo suo e di suo padre. Lo sapeva.
Entrambi avrebbero voluto essere lì.
-Io...potrò vederla un'ultima volta prima di tornare qua per sempre...? Potrò salutarla un'ultima volta e dirle addio, come ha fatto mio papà...?-

Si. Penso sia un desiderio che posso esaudire.
Finito ciò che devi, tornerai a casa a salutare tua madre. Te lo concedo.

Un sospiro di sollievo e un peso nel cuore pesante come un macigno -Si arrabbierà e piangerà per sempre...-

Vuoi che non ricordi niente di...te?

-C'è questa possibilità...?- chiese di colpo -Potresti cancellarle la...memoria?-

Sei stata portata via dal tuo mondo.
Sei costretta a fare un viaggio in cui potresti morire in qualsiasi momento.
Viaggi con uno dei miei due Eletti, il quale ti nasconde un segreto oscuro.
E hai voluto salvare quest'uomo, che per te non era nulla.
Alla fine di tutto questo...ti concederò tre desideri. Se lo vuoi.

Mahel ci pensò su. Avrebbe dovuto rimanere lì per sempre. Non avrebbe mai più rivisto sua madre. E pensava anche che qualcuno sarebbe morto, per causa sua. Ma Irihe, di nuovo, urlò il suo disappunto.
-No! Non voglio! Non è giusto, Vie, perché? Mahel non ha colpe, non punirla a causa mia...non voglio, no!-
Mahel lo guardò con aria triste e capì che forse, ciò che voleva, non era rimanere lì. Era tornare a casa, dalla mamma, e dimenticare tutti i dolori passati in quei pochi mesi lì. Era come fossero passati anni...eppure non erano che poche settimane. Però vedeva Irihe, i suoi occhi distrutti dal dolore, il suo cuore a pezzi, e non ci riusciva.
Erano come quelli di suo padre. Che mentre moriva sorrideva, eppure aveva una strana ombra negli occhi di paura. Non riusciva a far finta di nulla, guardando quell'ombra scura.
-Vie...io tornerò qua, quando tutto sarà finito. Anche se non completassi ciò che per cui sono qua, e dovessi morire, tornerei subito qua. Però...non voglio lasciare Irihe solo ad aspettarmi. Lascia che venga con me-
Irihe la guardò, senza parole, spaventato -Perché?-
Mahel lo guardò e fece spallucce, mentre gli occhi le diventavano lucidi -Beh...hai gli stessi occhi di mio papà-
Una singola lacrima le bagnò la guancia, mentre lei tentava in tutti i modi di sorridere -Non voglio vedere più morire nessuno davanti a me. Non voglio lasciare solo nessuno. Ti prego, Irihe, non fare come il mio papà. I suoi occhi erano come i tuoi...fieri e spaventati. Se n'è andato senza dire neanche una volta che aveva paura. Dimmi che hai paura...e vieni indietro con me...-
Irihe di nuovo, si mise a piangere -Certo che ho paura! Sono spaventato a morte, o meglio, sono morto! Chi non avrebbe paura. Ma ho ancora più paura del tuo sacrificio per me. Ne vale davvero la pena?-
Mahel annuì e si asciugò gli occhi, tentando di darsi un contegno -Te l'ho detto, vorrei tornare dalla mamma. Tornare a casa, dalle persone che mi amano. Ho paura di rimanere qua per sempre. Ma ho promesso, ho promesso a papà che avrei sempre amato Gaia, e negli anni ho invece sempre odiato questo mondo che papà amava quasi più di me. Voglio farlo per papà. Torneremo qua, insieme, quando tutto sarà finito. Ma vieni con me. Vieni in viaggio con me...-
Irihe afferrò la mano di Mahel, che lasciò poi per prendere una ciocca di capelli e baciarla, inginocchiandosi a terra -Sono il tuo schiavo...-
E Vie, di nuovo, parlò.

Mahel...tu hai un cuore dolce e caldo, è vero.
Grande più di quello di qualsiasi altra persona in tutto l'universo, tuo e mio.
Stai facendo un grande sacrificio, e non posso che ringraziarti a nome di Irihe.
Perciò, ecco un mio regalo. Piccolo, ma con tutto il mio cuore...

Irihe venne dolcemente trasportato in alto. Il suo corpo deforme iniziò a brillare di una bella luce dorata, che lo avvolse e rese il suo corpo piccolo e morbido.
Le fattezze di una piccola fata, ancora più piccolo, prima di sparire del tutto. E poi, eccole...due bellissime ali. Piccole come quelle di una fata, ma lui non era una fata.
Era un ibrido, con le orecchie lunghe come i conigli, ma con il corpo di un piccolo animale antropomorfo, come quello di un gatto. Una coda, morbida e voluttuosa, gli spunto dove prima, quando era umano, vi era l'osso sacro, e quello che era diventato andò a posarsi sulle braccia di Mahel.

Questo sei tu, Irihe. È una punizione per i tuoi peccati.
Pagherai con la morte insieme a Mahel, quando tutto sarà finito.
Per adesso sei il suo famiglio. Nella forma più antica degli Animaghi.
Sei diventato un Antico, Irihe...

Irihe alzò il muso, guardando Mahel. Anche lei lo guardava. E sorrideva -Sei bellissimo, sai...? Sei l'essere più bello che abbia mai visto...-
Irihe non poteva più parlare. Ma si strusciò con il volto sulle guance di Mahel, come a volerla baciare. E Mahel lo strinse -Mi prenderò io cura di te...-

È un essere vivente. E come tale sottostà alle regole del mondo di Gaia.
Non ha poteri magici, ha solo l'aspetto degli Antichi.
Nel tuo mondo lo chiamano “animale domestico”. Prenditene cura finché non sarà il momento di tornare qua.
Mi fido di te Irihe. Proteggi Mahel...anche per me.

Mahel sorrise -Grazie Vie...-

Grazie a te, Mahel...

Un nuovo lampo di luce, e quel luogo fu di nuovo finalmente vuoto.
Una voce, maschile e gentile, interruppe quel silenzio di nuovo formatosi con una risata che aveva la stessa cadenza di quella di Vie -Sei stata cattiva con lei. Lo sai come andrà a finire-
Vie rise, come rideva con Mahel, perché quella risata era davvero contagiosa.

So già come andrà a finire. Aspetto la fine con impazienza.
Tu, piuttosto, perché non hai detto nulla?

La voce rise di nuovo -Perché non sarebbe stato divertente-

Quando aprì gli occhi di nuovo, Mahel era tra le braccia di Lagharta, che la stringeva forte con un'espressione di puro terrore -Sei tornata...- disse rilassando l'espressione, e sorridendo in un modo dolce che non gli aveva mai visto -E vedo che hai fatto come volevi anche questa volta...-
Mahel stringeva forte Irihe a sé, sapendo che era chiaro chi fosse colui che stringeva fra le braccia -Voleva solo essere perdonato-
Pixel e Velleda la guardavano dall'alto, sorridendo comprensivi -Se l'ha perdonato la Dea, ed è diventato quello che vedo, io non devo perdonargli niente. Quello a cui deve delle scuse è Pixel- disse Velleda.
Pixel distolse lo sguardo, ma Irihe volò verso di lui, strusciando il muso contro la fronte pelosa del suo aspetto di coniglio -Irihe...eri il mio allievo prediletto, e ti ho voluto bene come un figlio. Non potrò mai dimenticare quello che hai fatto...mi dispiace...-
Un sibilò triste fuoriuscì dalla bocca dell'ormai bestia Irihe, che tornò tra le braccia di Mahel mesto e comprensivo. Mahel parlò -Penso che ti capisca. E che accetta ciò che dici. Però spero che in cuor tuo troverai il modo di perdonarlo...-
Pixel si allontanò senza dire una parola, lasciando anche Velleda con una strana espressione di tristezza -Non se lo perdonerà mai...-
Mahel guardò Irihe, un'espressione triste dipinta sul muso. E poi Lagharta -Lagharta...-
-Cosa c'è?- le rispose lui aggrottando le sopracciglia dubbioso, vedendo l'espressione di Mahel farsi improvvisamente seria.
-Spero che mi perdonerai...ma devo dirti una cosa...-



***

Si, sono tornata. Scusate se ci ho messo un pò.
Sono successe tante cose...tante cose brutte, che mi hanno davvero fatto perdere ogni speranza e ogni voglia di arrivare ad un ipotetico domani. Però...ora va meglio. Mi sento bene, sono felice...e sono di nuovo qua, con il sogno nel cassetto di pubblicare Lagharta.
Con una promessa speciale nel cuore di una persona che mi ama, come tante altre, e con una grande voglia di riprendere in mano la mia vita da dove l'avevo lasciata.
Vi adoro, vi amo incommensurabilmente. Siete i lettori più buoni e comprensivi del mondo. Sul serio, vi adoro. Se sono tornata, lo devo solo a voi.
Ringrazierò per bene dalla prossima volta. Selenite è tornata.
Grazie di tutto, a tutti voi...

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Capitolo 31
*** 30 - Inferno ***


*Dedicato a dunh8.
Che l'amore che provi possa essere solo fonte di gioia suprema. Grazie delle tue belle parole*


CAPITOLO 30

Inferno


Quella notte, tutto quanto assunse un colore scuro e cupo.
Lagharta non riusciva a dormire, anche se ormai il Tempio di Roccia era un luogo sicuro, perciò uscì all'aperto, dove l'aria fredda della sera spostava delicatamente le chiome degli alberi e raffrescava tutto quanto.
-Non riesci a dormire...?- chiese Saluss, avvicinandoglisi e afferrando la ciocca di capelli a lato del suo volto -Per via di Mahel...?-
Lagharta sospirò, mettendosi una mano davanti agli occhi -A cosa serve questo viaggio, ormai...?-
Saluss abbassò lo sguardo e tirò forte la ciocca verso di sé -Mahel non tornerà mai a casa. Pensi che sia per causa tua? Lo sai che le sue decisioni sono unicamente sue-
Lagharta sbuffò, ridendo maligno -Non posso credere che ha rinunciato a quella madre che rammenta sempre per un essere del genere. Potrà essere buono quanto vuole, ma Mahel non potrà mai più tornare a casa, adesso. Perché mai lo avrà fatto?-
-Perché Mahel possiede la luce della Dea, Lagharta. E lo sai. Ecco perché diventerà la tua sposa...- sussurrò Saluss sottovoce, ormai chiaro che la Profezia si sarebbe avverata.
Lagharta sprofondò in un silenzio inquietante. E poi sorrise sarcastico -Spero solo che quel giorno non arrivi mai. Perché io Mahel...la odio!-

All'interno, il Tempio di Roccia si era riempito di una luce magica e calda.
Mahel era dentro una delle stanze, scavate perfettamente in quella che più che roccia sembrava metallo infrangibile.
Le coperte di seta, sulle quali era stesa, non la facevano riposare bene. Lei odiava quelle comodità da ricconi, ricordando che quando era nel suo mondo la cosa più costosa che possedeva era la stessa macchina fotografica che aveva sempre con sé.
Carezzava Irihe, che ormai dormiva tranquillo, sorridendo al pensiero che quel piccolo esserino, che prima era un essere umano, ormai dipendeva da lei in tutto e per tutto.
-Irihe...penso proprio che tu sia il personaggio di mia mamma che al momento mi fa più tenerezza di tutti...- disse mentre sorrideva.
Chiuse gli occhi e tentò di nuovo di cadere nel sonno, ma non riusciva. Ricordava il volto di tutti quando aveva detto loro della punizione, e di come Lagharta l'avesse insultata e quasi picchiata. Se non fosse stato per Pixel, le sarebbe successo chissà cosa.
-Non capisco quella reazione...- sussurrò lei, sentendo muovere il piccolo corpo caldo di Irihe, che si risistemò più accanto a lei -Forse è arrabbiato con me per la mia decisione, ma...perché?-
Si alzò dal letto, cercando di coprire Irihe meglio che poteva, e uscì fuori.
Sperò che ci fossero le stelle, perché aveva bisogno di parlare con suo papà.

Nel buio della notte, mentre Mahel usciva fuori dal Tempio, una voce bassa e delicata cantava una canzone così bella che si fermò ad ascoltarla.
Era un lingua antica, e non la capiva, ma aveva un suono davvero molto dolce.
Avvicinandosi a quella voce dal timbro familiare, vide che era Lagharta.
I suoi occhi si spalancarono completamente, perché migliaia di piccole luci rosate stavano riempiendo il cielo e Saluss, in mezzo a loro, danzava con un'aria triste dipinta sul volto.
Era un'immagine bellissima.
Mahel pensò che non aveva mai sentito Lagharta cantare, e quello che vedeva era una delle cose più belle che avesse mai visto. Così poetica, e dolce. E triste.
Il suo cuore sentì una morsa dolorosa e crudele, come un pugnale piantato al centro esatto di quello che, ormai, sapeva fosse il suo sentimento.
In quel momento, più che mai, Mahel si accorgeva di quanto, profondamente e irrimediabilmente, si fosse innamorata di quel ragazzo dagli occhi blu notte.

Sentì subito la sua presenza, ma continuò a cantare. Sapeva della sua voce, e del suo potere. Per questo non cantava mai.
Era la stessa cosa che fece Mahel al Tempio di Vie. Risonanza.
Saluss smise di ballare e guardò verso di lei. La vide stringersi il petto, insieme all'essenza di Vie, con una strana aria addolorata dipinta sul volto.
Saluss sapeva.
Si avvicinò a Mahel e le sorrise -Hai finalmente capito...eh, Mahel?-
Mahel arrossì e abbassò lo sguardo, colpevole -Sono una persona pessima...-
Saluss scosse la testa e le baciò la fronte -No, Mahel. Io sono una persona pessima. Essere gelosa di te, non farà Lagharta mio...-
Prese una ciocca dei suoi capelli e la tirò, finché Mahel non si avvicinò a Lagharta.
-Cosa vuoi?- le chiese lui gelido, senza neanche guardarla negli occhi.
-Nulla. Volevo parlare con papà...ed ho sentito la tua voce- asserì lei.
Alzando gli occhi, Lagharta la vide. E si maledì perché non avrebbe voluto vedere. Strinse i denti facendosi quasi male, ed i suoi pugni tremarono -Tu...mi devi qualcosa-
Mahel lo guardò, aggrottando le sopracciglia confusa -Io ti devo...qualcosa?-
-Già- rispose lui maligno, sorridendo in un modo spaventoso -Ricordi? Mi avresti detto tutto quando fossimo tornati dal Tempio. Quel che dovevamo è stato fatto. Mi devi una risposta-
-Anche tu- rispose secca Mahel, con aria di sfida per la sensazione orribile che la scosse nelle ossa in quel momento -Anche tu mi devi qualcosa-
Lagharta ridacchiò di nuovo. Le lune erano testimoni -Vuoi davvero saperlo...?- chiese Lagharta, assumendo un'espressione di puro terrore.
-Si- rispose Mahel, sentendo uno strano brivido freddo che le correva lungo la schiena. Un brutto presentimento -Voglio sapere-
-No, Lagharta, non farlo- urlò Saluss.
Ma ormai era troppo tardi.

C'era una rabbia strana che non si spiegava.
Era dentro di lui, da sempre, e tenerla sotto controllo era difficile più di quanto si potesse mai aspettare. Sorrise di nuovo, mentre le sue mani iniziavano a colorarsi di un nero brillante e spaventoso.
-Lagharta...?- chiese Mahel spaventata. Ma poi tutto passò.
Lo spavento di quella situazione non chiara si trasformò in puro terrore.
Mahel vide una luce. Piccola, quasi un riflesso, in lontananza. Qualcosa che la sua schiena, di nuovo, valutò pericoloso.
Lo sentiva.
Iniziò ad avvicinarsi a Lagharta, aveva una brutta sensazione. Sarebbe successo qualcosa. Non voleva.
Lagharta allungò la mano come per colpirla, ma Mahel la tirò a sé, avvicinandosi a lui. Lo abbracciò. E sentì un grande, perforante dolore alla schiena.

Lagharta spalancò gli occhi. Vide Mahel chiudere i suoi, e crollare a terra. Una scia di sangue lungo i suoi vestiti...e una strana espressione di pace sul volto.
-Mahel!- urlò lui, inginocchiandosi e fermando quell'aura minacciosa che stava esprimendo poco prima -Che diamine è successo?-
-Non so cosa...non so come...ma era vicino a te. Non volevo che tu morissi. Non potevo permettermi che tu morissi...sentivo che ti avrebbe ucciso. E non potevo...- sussurrò lei, carezzando la guancia di quel guerriero dallo sguardo di un bambino -Avrei davvero voluto vedere la tua sposa. Magari non sarei stata io...ma sarebbe stata bellissima, perché tu meriti solo qualcosa di bello, Lagharta...-
Strinse la guancia e sentì qualcosa di caldo dentro di sé. Amore.
-Grazie. Per avermi sempre guardato...così com'ero...-

Che stupidaggine. Quel sangue non voleva proprio smettere di uscire.
Cercò la ferita, così da fermare il sangue, ma vide la cosa più spaventosa che poteva essere. Un pugnale, lungo e stretto, di un colore viola scuro, che passava da parte a parte della schiena di Mahel. Un liquido nero che stillava dalla punta. Veleno.
-Alvexia...?- sussurrò lui terrorizzato. Voltando lo sguardo, come l'avesse evocata, era lì.
I suoi occhi rossi sottili e cattivi, le mani che stringevano un altro pugnale.
-Mannaggia, ho sbagliato...mi dispiace per Mahel, ma non riuscirà a salvarti. Questo è il veleno dell'oblio. Neanche tu puoi resistere alla sua tossicità...-

Era tornata. Era cattiva. E aveva appena promesso la morte a Mahel.
Lagharta sentì come un vetro rompersi dentro il suo cuore. Gli occhi chiusi di Mahel e la sua mano ormai quasi senza forza...dettero nuova rabbia al suo cuore ormai distrutto.
-Lei ti voleva bene!- urlò a squarciagola verso la Lilith, tornata solamente per poter uccidere qualcuno che l'aveva amata con tutto il cuore -Come hai potuto?-
-Io devo solo seguire gli ordini del mio padrone...vero, Exitio...?-
A quel nome, anche Saluss rimase senza parole.
Una piccola fata, dallo stesso viso di Saluss, ma dai colori del viola e del nero, si presentò accanto a lei. Lo sguardo spento, espressione vuota.
Lagharta sapeva cosa tutto quello significasse -Laherte...?-

Ed eccolo. Un filo di vento che presentò ai loro occhi il loro nemico. Il nemico di Vie.
Capelli biondissimi, che sembravano fili d'oro. Occhi blu come quelli di Lagharta, il suo volto identico e bellissimo. Una piccola spada corta, al fianco, con un impugnatura di platino, al cui interno svettava l'essenza di Exitio. L'espressione vuota, come quella della sua protrettrice, che gli fu accanto in un soffio. -Saluss...è da tempo che non ci vediamo. Direi...qualche millennio...- sussurrò con voce delicata Exitio.
-Exitio...tu...non è possibile...- rispose la fatina, iniziando a piangere -Come hai potuto...?-
E alla fine, anche lui parlò. Laherte.
-Ciao, fratellino. È una gioia rivederti-



***

Grazie. A tutti quanti. Non ho risposto a tutti singolarmente, perchè a volte le lacrime di commozione mi hanno bloccato dal farlo. Scusate se ci ho messo più di una settimana. Ma quando scrivevo questo capitolo ero così in ansia per la mia piccola...che non riuscivo a completarlo.
Grazie del vostro sostegno, sempre prezioso, e delle vostre sempre splendide, dolci, affettuose parole. Grazie per avermi aspettato, grazie di continuare a seguirmi. Siete i migliori ed io non merito tutto questo.
Ricordate che vi amo infinitamente, tutti quanti, dal primo all'ultimo.
Come sempre...un bacio ed un abbraccio virtuali, con devozione.
Selenite

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Capitolo 32
*** 31 - Segreti e Speranza ***


*Stavolta vorrei dedicarlo a me stessa.
Lo so, è egoistico.
Alla me stessa di dodici anni fa, che aveva paura.
Che creò Mahel, perché tutto ciò che voleva era la speranza di un futuro migliore.
Che tu, piccola me di tanti tanti anni fa, possa essere felice.
Proprio come me, in questo istante*


CAPITOLO 31

Segreti e Speranza


Era un dolore lancinante. Bruciava e sapeva di ferro.
Mahel cercava di tenere gli occhi aperti, ma quella sensazione di caldo pungente agli occhi la infastidiva al punto di non permetterle di tenere gli occhi aperti.
Era...finita? Così, all'improvviso?
Le veniva da piangere.
Una voce lontana la chiamava, delle zampe le toccavano le guance. Saluss...? Irihe...?
Era così freddo all'improvviso...così pesante da sopportare, così strano.
Sentì la voce vellutata di un uomo, ma non era Lagharta. Era qualcos'altro...qualcun altro. Non aveva forze per vedere niente.
-Lagharta...- sibilò al limite della sua forza.
-Mahel!- urlò lui in cambio, avvicinandolesi -Mahel, resisti!-
Mahel aprì gli occhi in un ultimo, disperato tentativo per vederlo. Ma le parole che le uscirono non erano quelle che si aspettava lei stessa -Non lasciarmi morire...-
E tutto fu il buio.

Era così fredda. E leggera. Non si era mai accorto di quanto fosse leggera, anche se aveva sempre notato la sua figura minuta.
Così indifesa, lo era sempre stata. Ma era sempre in mezzo ai piedi, anche se rischiava di farsi del male. Adorava quella sua innocenza, che lui ormai aveva perduto negli anni.
-Perché...?- domandò ad Alvexia, senza guardarla, con una voce più calma di poco prima -Perché le hai fatto del male? Lei ti...amava...-
Alvexia schioccò le labbra, infastidita -Nessuno può amarmi. Ed io non posso amare nessuno-
Lagharta si voltò verso di lei. Lo sguardo spento, distrutto. Alvexia sussultò, non pensando mai di vedere sul volto del guerriero degli occhi tanto tristi -Lei si. Poteva. Lo sai benissimo anche tu-

Ed ecco. Quella fitta al cuore, quel cuore oscuro che lei aveva sempre cercato di mantenere vivo e pulsante. Che aveva subito quel cambiamento, non appena incontrata Mahel. No...non doveva cedere mai più alla bugia di un affetto destinato a sparire.

-No. Non è come dici...- sussurrò a denti stretti, toccando con la punta delle dita la superficie nascosta del medallione -Nessuno mi ama-
-Lei si- ripetè Lagharta, appoggiando la testa di Mahel a terra e carezzandole i capelli -Non ti preoccupare Mahel. Non permetterò che tu muoia. A costo di spezzarle le gambe e torturarla, per fabbricare un antidoto...-
Alvexia alzò lo sguardo. Ed eccolo.
Quegli occhi. Spenti, infuriati. Gli stessi che aveva lei quando aveva stretto il patto di evocazione. Quando era diventata un demone.
-Padron Laherte...- sibilò con voce spenta Exitio, senza voltare lo sguardo.
Laherte sorrise -Inizia lo spettacolo-

Le mani di Lagharta si impregnarono di un'aura scura, brillante. Come olio denso e pastoso, che ricopriva ogni cosa.
Lunghi artigli ricurvi apparirono al posto delle sue unghie. I vestiti si lacerarono, lasciando spazio a scaglie nere, che si espandevano ovunque.
Lunghe spalliere appuntite partirono dalla base delle scapole. Era come se le ossa del suo corpo si modellassero sotto il suo controllo, avvolgendolo con quella che sembrava un armatura. Anche sulle sue gambe presero forma delle schiniere, rigide e appuntite, che finivano in piedi da bestia.
Gli occhi diventarono neri, lasciando però l'iride del loro colore brillante.
I capelli, prima corti e spettinati, si allungarono fino a metà schiena.
E infine, da questa, fuoriuscirono due lunghe ossa. Da esse presero forma due enormi ali da demone, il cui interno brillava di una strana rilucenza bluastra.
Il verso straziante che uscì dalla bocca del guerriero quando le ali presero forma non sembrava neanche la sua voce, ma era tutto vero.
Alvexia rimase senza parole -Quindi...quindi era questo, il tuo segreto...? Questo è ciò che tenevi nascosto a...lei?-
Un momento di silenzio, mentre Lagharta osservava di nuovo il suo corpo trasformato, dopo più di dieci anni -Non pensavo sarei mai...tornato così-

E la guardò. Con quegli occhi dal colore ipnotico, che non contenevano più alcuna luce.

-Tu...hai scelto la squadra sbagliata con cui giocare...- sorrise malignò, facendo scrocchiare le dita lunghe o ossute -Sarai la prima pedina ad essere sacrificata dal tuo padrone, e qualsiasi cosa ti abbia promesso non ti sarà mai data-
Alvexia sussultò -Non è vero. Il mio padrone non mentirebbe mai-
Lagharta rise -Ah si? E cosa ti ha promesso? Denaro? Gioielli? Un...miracolo?-
Eccolo. Quel sussulto finale, che non riuscì a nascondere -Non sono affari tuoi!-
-Oh...certamente no. Sicuramente niente di tutto quello che dirò potrà farti cambiare idea. Ma...lasciatelo domandare...- rispose Lagharta, continuando a guardarla negli occhi.
-Sai quali sono i...poteri...del tuo padrone?-
Alvexia si voltò verso Laherte, annuendo -Controllo dei morti. Magie di evocazione. Maledizioni...-
Lagharta sorrise -E...?-
Alvexia si voltò verso Lagharta, confusa -E niente altro. Questi sono i tre poteri del mio padrone-
Lagharta scoppiò in una feroce e gutturale risata. Quella forma non gli permetteva di provare nessuna sensazione, se non la rabbia e l'ira -Chiunque entri in contatto con Laherte...non capisce che lui possiede molto più di questi tre poteri. E in un certo modo...limitati. È vero, può controllare i morti...ma solo quelli che sono stati uccisi da lui, o da morti controllati da lui. Può evocare creature non elementali, ma solo attraverso un tramite...un po' come ha fatto con te, attraverso i tuoi occhi. Può lanciare maledizioni, ma non a persone che non siano state toccate da lui. E infine...il potere più grandioso...quello che nessuno conosce. Credono che lo abbia solo Exitio, ma non è così...-
-Cosa stai dicendo...?- chiese la Lilith, voltandosi verso la fatina che non la degnò neanche di uno sguardo.
-Tu...- chiese Lagharta, guardando verso suo fratello, che sorrideva con un espressione stranamente gentile -Tu sai qual'è il potere che il prescelto Laherte condivide con la sua arma...?

Alvexia tentò di ricordare. Conosceva la leggenda. Conosceva la storia.
Saluss, l'arma della salvezza. Exitio, l'arma della distruzione. Entrambe utilizzate durante la guerra, da due fazioni diverse, guidate da un diverso credo.
Saluss fu utilizzata per portare la pace a coloro che ormai non potevano essere salvati. Una morte senza dolore, come immersi in un sogno.
Exitio, invece, fu utilizzata per le torture ai prigionieri di guerra, attraverso...

-Illusioni...- sussurrò Alvexia, guardando Laherte con aria stranita -La tua promessa era...un'illusione...?-
Laherte si voltò verso Alvexia, sorridendo in modo rassicurante -Oh no, mia cara. Non era un'illusione...- disse sincero, allargando il sorriso in un modo che appariva forzato e spaventoso -...era solo una bugia!-

Si ruppe.
Lagharta vide il momento esatto in cui Alvexia si ruppe dentro, in mille pezzi, mentre il suo sogno di un “miracolo” svaniva con quelle semplici parole.
Era una bugia.
Sapeva che era malvagio. Sapeva che era stata guidata dalla disperazione. Sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi, ma lo aveva fatto.
Ed era tutto finito, con quelle tre semplici parole.
Non lo avrebbe mai salvato...ed era tutta colpa sua.
-Sei un bastardo!-

In un momento, la forma demoniaca di Alvexia fu completa, le sue dita velenose strette attorno alla lama di Exitio. La fatina già dentro la sua essenza, Laherte che sorrideva di quel sorriso falso e pretenzioso -Mia cara, è dunque un tradimento questo? Non salverai mai tuo fratello in questo modo-
-Non lo salverò comunque! Tanto vale ucciderti, bastardo!-
Lagherte sospirò, allungando la mano verso il volto di Alvexia -Mi dispiace tu la pensi così. Ma ancora non è il momento, e non sei tu colei con il quale voglio giocare!-
Un enorme fascio di luce, fastidioso e accecante, la fece cadere indietro, intontita. La sua trasformazione si sciolse, ed il corpo della Lilith atterrò tra le braccia dell'orma demoniaco Lagharta. Gli occhi della Lilith guardarono quelli del guerriero, che restituiva uno sguardo di ghiaccio -Perché...mi hai afferrato?-
Lagharta scosse la testa -Non lo so. Istinto, penso. Mahel tiene a te, e mi ucciderebbe se ti accadesse qualcosa-
Alvexia ridacchiò, iniziando a piangere -Posso salvarla...- sussurrò piano, cercando di non farsi sentire da Laherte -Dopo potrai anche uccidermi-
Lagharta la mise accanto al corpo di Mahel, carezzando ancora i capelli della castana -Prenditi cura di lei. Dopo...faremo i conti-

Aveva sentito una carezza gentile e strana. Pungente e fastidiosa, ma dolce.
Aveva aperto gli occhi solo per un attimo e aveva visto quello che sembrava un demone. Nero e lucente, spigoloso. Sentiva uno strano peso del cuore, che fosse perchè ne aveva paura?
-La...Lagharta?- sussurrò debolmente, mentre sentiva altre mani toccarle dove la ferita spillava ancora sangue -Shh Mahel, andrà tutto bene-
Mahel guardò intorno a sé, dalla sua posizione, vedendo gli occhi di Alvexia umidi e disperati guardarla -Mio dio Mahel, mi dispiace tanto...-
-Alvexia...?- rispose lei, allungando la mano verso il suo volto -Hai cercato di uccidere Lagharta...?-
Alvexia annuì senza parlare, chiudendo gli occhi a quel contatto gentile -Volevo odiarti, e ucciderti, ed ora mi sento così...stupida...-
-Di questo parleremo più tardi...dopo che ti avrò dato due schiaffi. Ma che succede, quello è Lagharta...?-
Alvexia annuì di nuovo, sapendo che se tutto fosse andato bene avrebbe dovuto dare più di una semplice spiegazione -Ecco perché diceva di essere come me...-
Mahel annuì a sua volta, sussurrando a voce bassa -Lagharta...ti ho detto di non lasciarmi morire, ma...cerca di non morire neanche tu...-

Lo aveva visto.
Lei. In quel modo.
Eppure gli aveva detto di non morire. Gli aveva chiesto di non lasciarla morire.
Voltandosi verso di lei, non scorgeva sul suo volto nessun segno di disgusto, o di paura. Solo di speranza. E di fiducia.
Io credo in te. Così aveva letto le sue labbra, prima di vederla chiudere di nuovo gli occhi.
Quanto avrebbe resistito? Doveva fare presto.
-Tu...- si rivolse a Laherte, stranamente tranquillo -Sai che non è il momento ancora. Devi aspettare...altrimenti non otterrai quello che vuoi, ne sei conscio...?-
Laherte sorrise -Io non credo alle profezie, e tu?-
Lagharta aprì le braccia, mentre il suo potere oscuro prendeva la forma di un enorme sfera di energia che sembrava inghiottire ogni cosa -Neanche io-


***


Okei, non ho scusanti. Ma sono successe...tante cose. Ho avuto tanta paura...e non volevo finirlo. Si, NON volevo finirlo. Perché ho pensato "Voglio davvero dire addio a Mahel? E Lagharta, e Alvexia? E Velleda, e Pixel? E adesso, anche a Irihe...?" No, non voglio. Però tutto ciò che ha un inizio deve avere una fine. E l'ho capito troppo tardi.
Sicuramente molti di voi avranno già abbandonato la lettura, ed è un rischio che ho voluto comunque correre. Ma io non scrivo per le letture, o i commenti. Scrivo per me. Perché io amo Mahel, e chiunque legga questa storia lo sente. Lo prova, proprio come me.
E tanto mi basta, per essere felice.
Ho iniziato questa storia che avevo 22 anni, aspettando più di 10 anni da chè Mahel era nata, fra poco ne compirò 26 e ancora il mio affetto per Mahel non si è affievolito.
Se non è un miracolo questo...cosa lo è?
Mi hanno detto di pubblicarlo, ed è una cosa che farò. O almeno, proverò. Probabilmente dovrò autopubblicarmi, ed è comunque un qualcosa che vorrei fare.
Voglio dare vita ad un qualcosa che per me già lo è. Lo voglio fare per me. Il mio più grande, più egoistico desiderio.
Perciò...grazie. A tutti voi, che mi avete letto, e anche a coloro che non leggono più. A chi mi regala parte del suo tempo per commentare, e chi si emoziona in silenzio. A chi mi critica *e ora fortunatamente sono più forte alle critiche* e a chi mi fa i complimenti.
Grazie.

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Capitolo 33
*** 32 - Perché ti amo ***


*Dedicato a Addy.
Grazie.
Grazie perchè le tue parole mi hanno fatto sorridere, e commuovere, come non accadeva da tempo.
Che tutti i tuoi sogni possano esaudirsi. Così come anche il mio, grazie a persone come te*


CAPITOLO 32

Perché ti amo


Quando riaprì gli occhi tutto era immerso nel buio.
Si sentiva confuso, spaventato e dolorante. Ma non ricordava granché.
I suoi vestiti si erano strappati durante la trasformazione, lo ricordava, come ricordava gran parte di ciò che era successo dopo.
Ricordava perfettamente di non aver potuto impugnare Saluss, per via di quella forma che odiava. Ricordava di come Laherte lo avesse battuto sin dai primi momenti di quella istantanea, e stupida, battaglia.
Ricordava le lacrime della piccola Saluss, che lo baciava sulla fronte e lo addormentava, dopo che era caduto a terra sconfitto. Ricordava la sensazione di sollievo.
E ricordava il buio.

Non aveva saputo neanche contrattaccare.
Le sue mani dure come l'amianto avevano appena sfiorato la lama di Exitio, ma la sua magia lo aveva avvolto completamente, in un attimo.
Alvexia non era riuscita a muoversi, terrorizzata dalla sua illusione personale. Era caduta svenuta a terra, dopo avere urlato con voce straziante.
Nessuno era accorso in loro aiuto. Erano solo loro tre.
-Mahel!- si ricordò improvvisamente, cercando di alzarsi. Cadde di nuovo sul letto, colto da fitte di dolore lancinante alla schiena, alla testa, al petto.
Si toccò piano, cercando di ricordare.
-Quel fottuto bastardo...avrebbe potuto uccidermi, ma...-
E si ricordò.
Lo squarcio inciso sulla schiena, come un marchio demoniaco, che lo aveva sciolto dall'evocazione. I calci alla testa e allo stomaco, e la risata maligna che gli era entrata a forza nelle orecchie. Il bacio sulla fronte, come uno scherzo cattivo, mentre la voce soave del fratello gli sussurrava lentamente -Voglio che la profezia si avveri. E distruggerò la tua sposa-
Imprecò ad alta voce, perché si sentì inutile e stupido.
-Proprio come quando eravamo bambini. Proprio come allora, non riesco neanche a toccarlo. Quando questa maledizione avrà fine...?-
Digrignò i denti, ripensando a forse l'unico episodio felice della sua infanzia, rendendo ancora più insostenibile quella situazione appena creatasi.
Lui e Laherte, ancora bambini, che giocavano sulle sponde del Lago del Cielo. Sorridenti e felici. Fratelli. Come non lo sarebbero stati mai più.

Era una stanza ampia. Soleggiata e calda.
Mahel, se fosse stata sveglia, l'avrebbe sicuramente riconosciuta. La stanza della Sibilla, la Mahel della sua mamma.
Irihe le era accanto al volto, strusciando il musetto sulla fronte ogni tanto per essere sicuro che ancora respirasse. Gli occhi pieni di dolore, guardando la Lilith che, a sua volta, rendeva uno sguardo colpevole -Mi dispiace...-
Irihe scosse il musetto, forse capendo lo stato d'animo della Lilith. Si alzò in volo e le andò vicino, come a consolarla, guardando verso Mahel preoccupato -Andrà tutto bene, piccolo...andrà tutto bene...-
Guardò verso la finestra, il terzo giorno era passato.
Si chiese se mai Mahel si sarebbe risvegliata.

Quando riaprì di nuovo gli occhi, Velleda e Pixel gli erano accanto.
Velleda gli sorrise, come a volerlo tranquillizzare, e prima che il guerriero potesse dire alcunché lo rassicurò -Mahel non si è ancora svegliata. Ma la Lilith, Alvexia, ha già tolto tutto il veleno dal suo corpo-
-Sta bene?- chiese Lagharta, ancora intontito dal lungo sonno -Cosa mi è successo? Cosa mi avete dato? Che diamine...- imprecò di nuovo per il dolore, diventando subito silenzioso.
-La divina Mahel non sta bene. Non si sveglia, è corrotta da un veleno che non sappiamo curare. Neanche la Lilith riesce ad annullarne del tutto gli effetti- rispose Pixel, avvicinandoglisi -Tu eri messo male, ma la Lilith e Velleda ti hanno curato. Quella ragazza non si intende solo di veleni- aggiunse, guardando il guerriero fisso negli occhi -Mi dispiace. Avrei dovuto proteggere la divina Mahel...-
-Se siete ancora qua, lei non sta morendo- rispose Lagharta, rendendo a Pixel uno sguardo confuso -Funziona così, vero?-
-Non proprio- gli rispose Velleda, posandole una mano sul petto -Il patto che abbiamo stretto con Mahel non è una promessa di morte. E neanche una miracolosa panacea per la sua vita. È vero che se Mahel muore, anche noi moriremo con lei. Ma in questo caso succederà solo quando esalerà l'ultimo respiro. Scompariremo nell'esatto momento in cui la sua vita si spengerà-
Lagharta sbuffò una risata scocciata, quasi sollevato -Mahel non si lascerà morire così facilmente. È troppo testarda e orgogliosa, per lasciare morire qualcuno per lei-
-Sicuramente non è un tipo facilmente gestibile- rise Velleda, lasciando che gli occhi stupiti di Pixel e Lagharta la guardassero -Ma sono sicura anche io che si riprenderà-
-Io credevo che voi Semidee elementali, così come le Sacerdotesse del Tempio, foste molto serie...come mai insieme a Mahel diventate ragazze normali?-
Velleda lo guardò sorridendo, forse per tranquillizzarlo per la situazione -Perché in fondo...noi siamo ragazze normali?-
Lagharta scosse la testa a quell'affermazione, che portò anche Pixel a sorridere sotto i baffi per la strana risposta. Guardandosi attorno riconobbe finalmente la stanza come quella della sua casa, e sospirò -La Sibilla sa di Mahel?-
Pixel annuì e gli si avvicinò, porgendogli una boccetta contenente uno strano liquido nero -Bevi-
-Che roba sarebbe?- chiese il guerriero poco convinto, afferrando la boccetta -Non mi ucciderà, vero?-
-Potrebbe- scherzò Pixel, facendo di nuovo ridere Velleda di una risata piena e dolcissima -Ma non lo saprai mai se non lo bevi-
-Mi stai prendendo in giro?- chiese scocciato il guerriero, annusando il composto e rimanendone disgustato -Odora di putrido. Che roba è?-
Velleda gli dette un colpo sul petto, facendolo rabbrividire dal dolore -Ehi!- le urlò.
-Lo so che ha un odore, e probabilmente un sapore, disgustosi, ma è una panacea. Ti guarirà immediatamente le ferite, anche se rimarrà comunque la cicatrice. Erano davvero belle profonde...- le rispose lei, guardandolo seria -Dopo proveremo a darne un po' anche a Mahel, nella speranza che si risvegli. Ha la febbre alta...-
Lagharta schioccò la lingua, avvicinando la boccetta alla bocca -Posso ripulire il mio organismo dai veleni senza bisogno di questa roba ma non posso guarire le mie ferite. La mia forma demoniaca è inutile-
-Senza la tua forma demoniaca saresti morto- rispose Pixel -E adesso chiudi la bocca e bevi-
Lagharta rimase stupito di quel tono che assomigliava a quello di un padre, ma sorride -Se avessi avuto un padre ed una madre come voi, sarei scappato di casa-
Velleda sorride -Probabile-
Dopo quell'ultima affermazione, avvicinò di nuovo la boccetta alle labbra e bevve tutto di un sorso il nauseabondo e colloso liquido miracoloso.

Le accarezzava i capelli, sorridendo come una nonna -Tornata a casa in queste condizioni e perché hai cercato di proteggerlo...che strana bambina...-
Alvexia guardò la Sibilla cullare Mahel da lontano, tenendo in braccio Irihe che, ormai, le si era quasi affezionato -Mi dispiace immensamente. Per il casino, e per il disturbo...-
La Sibilla la guardò e sorrise, senza alcun rancore -Io so. Non devi preoccuparti, so che quello che hai fatto non era dettato dalla cattiveria ma dalla disperazione. Anche Lagharta ti perdonerà. Anche se temo che tenterà di picchiarti-
Alvexia rise sconsolata -È il minimo, penso- sbuffò -Mahel riuscirà mai a perdonarmi?-
La Sibilla rise -Stiamo parlando della stessa persona? Lei perdonerà sicuramente-
Un altro tenero sorriso, mentre la sua mano chiamava Alvexia a sé -Puoi avvicinarti. Io non devo punirti, lo stai già facendo personalmente. E penso sia abbastanza inutile, a questo punto. Credimi...si sveglierà. Solo che non ho idea di quando...-
Irihe si avvicinò alla Sibilla, guardando verso la porta un attimo prima di posarsi sul cuscino -Dev'essere Lagharta-

Un battito alla porta ed eccolo, davanti a loro, in tutto il suo disastro.
-Oh Lagharta, ti vedo...bene- disse la Sibilla, per nulla preoccupata -Pixel è un alchimista, lo sapevi? Sapevo che la sua medicina ti avrebbe curato-
-Era orribile- rispose lui, mentre camminava verso di loro, guardando la Lilith dapprima con uno sguardo furioso, poi più rassegnato e, infine, sollevato -Dovrei odiarti. Non sai di quante notti lei abbia passato a parlare di te nel sonno. E quando sei tornata, guarda che macello-
La Lilith abbassò lo sguardo, le lacrime agli occhi che tentava di nascondere -Mi dispiace...-
-Mi dispiace un corno- rispose lui, avvicinandolesi e alzandole la faccia -Guardami quando ti parlo e non piangere-
-Non piango, disse lei già completamente bagnata di lacrime -Non ho il diritto di piangere-
-Giusto, non hai il diritto di piangere- rispose lui furioso, prima di schiaffeggiarla con forza, facendola cadere a terra -Ecco, per questo puoi piangere-
La Lilith sentì il peso della sua evocazione farsi avanti, la rabbia quasi avvolgerla, ma riuscì a trattenerla dentro di se, intrappolata dalle sue lacrime -Sei un bastardo-
-E tu una traditrice- rispose di nuovo furioso, accovacciandosi in terra, alzandole la testa e...sorridendole -Ma siamo felici tu sia tornata. Se manchi tu, con chi discuto?-
-Eh?- chiese lei, fermando per un attimo le lacrime, mentre la Sibilla rideva guardandoli.
-Tu sei arrogante, presuntuosa, disturbante e stupida. Ma Mahel ti adora e, si lo ammetto, non sei poi così male. Posso sopportarti, finché non sarà lei a chiederti di andartene. E visto che, temo, lei non te lo chiederà mai, allora dovrò farmene una ragione-
Alvexia, di nuovo, scoppiò in lacrime, abbracciando il guerriero con forza -Mi dispiace Lagharta, mi dispiace tanto! Io amo Mahel, la adoro, non volevo fare tutto questo...mi dispiace...mi dispiace...-
Lagharta ridacchiò a quella visione più unica che rara della Lilith e rese l'abbraccio, carezzandole la testa come ad una sorellina minore -Sei una fastidiosa sorellina, come Saluss. Solo che lei è piccola, e tu sei grande e grossa e potresti uccidere cento uomini senza bisogno di aiuto-
-Lo so, sono una persona orribile, mi dispiace...- urlò piangendo di nuovo, singhiozzando a quella strana dimostrazione di affetto -Mi dispiace Lagharta...mi dispiace...-
Lagharta rise di nuovo, allontanandosela e dandole due buffetti sulle guance -Va tutto bene. Mahel ti perdonerà e tutto tornerà come prima, anche se siamo un po'...aumentati di numero. Spero solo che anche lei te le faccia pesare-
Alvexia sorrise e guardò la Sibilla, che ridacchiava mentre sorreggeva Mahel a sedere, lo sguardo stanco e distrutto. Di nuovo scoppiò in lacrime, si alzò da terra e andò verso di lei, abbracciandola talmente forte da farla gemere di dolore.
-Mahel!- urlò contenta, mentre le lacrime non si fermavano più -Sei viva, sei viva!!!-
Lagharta guardò verso la ragazza, sospirando di sollievo. Le sue labbra composero un “sono felice che tu stia bene” mentre la ragazza, di rimando, rispose alla stessa maniera “grazie”.

Erano rimasti da soli, infine.
Lagharta le aveva raccontato cosa era successo con Laherte dopo che lei era svenuta e di come tutti quanti fossero stati sconfitti.
-Beh...immaginavo che non potessimo vincere così facilmente...- rispose Mahel sistemandosi meglio a sedere, tra le braccia Irihe che dormiva finalmente sereno -Tu stai bene? Le tue ferite...-
-Ho una cicatrice sulla schiena, una sul petto, vari ematomi sul corpo e questo- si indicò la guancia, completamente escoriata -Penso che mi abbia graffiato con gli stivali coperti di polvere di roccia. Ma non fa niente, domani mattina la seconda panacea manderà via le ferite minori-
-Ma le cicatrici rimangono...- rispose lei abbassando lo sguardo, preparandosi alla domanda più difficile -Cosa era...quella?-
Lagharta si aspettava la domanda, e se fino al momento prima non sapeva come rispondere, la risposta si formò nella sua bocca più facilmente di quanto si potesse aspettare -Sono io. Da quanto mi ricordo, è così da sempre-
-Sei come Alvexia? È una evocazione, o sei proprio tu?-
-Sono io, fa parte di me. Non sono i miei occhi, o niente del mio corpo. Non ho accessori, come vedi, da quanto mi ricordo si attiva quando la mia rabbia raggiunge limiti che non posso più sopportare-
-Una specie di...istinto di sopravvivenza?- chiese lei stupita, senza capire -O più un maleficio?-
-Entrambi. O nessuno. Anche Laherte possiede la stessa abilità, ma la sua forma è più...-
-Angelica?- domandò lei anticipandolo, forse capendo il perchè Lagharta odiasse così tanto ciò che era.
-Esatto. Come fai a saperlo?-
-Beh...- rispose lei, sistemando la testa bene sul cuscino -Tu odi troppo quella forma e tuo fratello, e dici che tutti ti hanno sempre odiato per questo. Se tu assomigli ad un demone...forse tuo fratello assomiglia ad un angelo?-
-A lui spuntano solo due enormi ali bianche, e irradia una strana luce calda. È fastidiosa e il mio cuore subisce un peso che non so sopportare...- disse infastidito, abbassando lo sguardo -Ti disgusto adesso? Ti faccio paura...?-
Mahel prese una delle sue mani e la strinse più che potette, mentre la febbre tentava di addormentarla di nuovo -Tu non potresti mai disgustarmi. Posso essere arrabbiata con te, avere voglia di picchiarti e darti di stupido, ma non posso odiarti o avere paura. Sei il Lagharta della mia mamma-
-Questa è una cosa che dovrai poi spiegarmi- rispose lui confuso -Lo hai detto spesso-
-Non preoccuparti, lo farò appena il mio cervello riuscirà a connettersi con la mia bocca meglio di questo momento- rise un poco, mentre sentiva la bocca farsi secca per via della febbre -Quella panacea che mi sono risparmiata era davvero così orribile?-
Lagharta rise a sua volta, annuendo -La cosa più disgustosa che abbia mai bevuto. Neanche le Ninfe del Lago del Cielo mi hanno mai dato una cosa così schifosa-
-Anche tu dovrai spiegarmi questa cosa- disse lei ridacchiando, mentre Lagharta sgranava gli occhi ripensando ad orribili momenti della sua adolescenza -Prima o poi dovremo andarci comunque, vedrai con i tuoi occhi-
-Va bene- rise di nuovo lei, sentendo la risata di Lagharta unirsi alla sua.

Il silenzio che si formò dopo era imbarazzante. Avrebbe dovuto dirglielo. E sapeva che sarebbe successo qualcosa di orribile dopo.
Lui le aveva detto tutto, ormai non poteva tirarsi indietro dalla sua promessa.
-Beh...pare che sia io, adesso, a doverti dire la verità- disse lei guardandolo, mentre il guerriero assunse un'aria stranamente seria -Spero che mi perdonerai-
Lagharta scosse la testa, infastidito da quel tono solenne -Io...penso che ti perdonerò. Qualsiasi cosa tu mi dica. Anche la più terribile...- e penso che c'era solo una cosa per cui avrebbe potuto arrabbiarsi, e che l'avrebbe perdonata anche a costo di dover lottare contro sé stesso. Sperò che non fosse quello il caso -Anche se vorrei sapere, prima di tutto, una cosa soltanto-
-Certo, tutto quello che vuoi...- rispose Mahel, guardandolo fisso negli occhi.
-Perché mi hai salvato?- chiese lui, guardandola confuso -Seppure stessimo discutendo, ed io fossi vicino ad attaccarti con la mia forma demoniaca-
Mahel rimase in silenzio per un istante che sembrò eterno.
Sapeva che la risposta a quella domanda e che la verità che doveva dirgli, erano la stessa cosa. Non voleva mentire, ma aveva paura. Paura della sua reazione, e paura di lei stessa dopo che l'avrebbe detto.
Sarebbe cambiato tutto. Lui sarebbe cambiato, ed il loro viaggio.
Ma chiuse gli occhi in cerca di coraggio, e respirò profondamente -Non sapevo che stessi per trasformarti. Pensavo che stessi per usare un potere strano, o qualcosa di simile. Penso di essermi messa in messo più per egoismo, che per altro. Non volevo che ti facessero del male, preferivo essere io-
-Perché?- chiese di nuovo lui, prendendole le mani -Tu sapevi che era Alvexia, in un certo qual modo, vero?-
Mahel annuì, abbassando lo sguardo -Ho visto una luce rossa...speravo fosse lei, i suoi occhi. Speravo sarebbe tornata in...altro modo-
-Ma lei usa il veleno. Sai che sono immune ai suoi veleni, a quasi tutti i veleni. Perché allora...?-
-Volevo che mi dovessi qualcosa- rispose Mahel sinceramente, senza nascondersi dietro a scuse inutili e banali -Volevo avere una scusante per non farti essere arrabbiato con me. Volevo essere perdonata-
-Perdonata?- le chiese lui, e capì. Le sua mani lasciarono andare quelle di Mahel, la sua espressione si fece seria e piano piano sentì la rabbia impossessarsi di ogni fibra del suo corpo -Mahel...ricordi che mi avevi promesso una cosa?-

Aveva capito. Mahel sapeva che lo avrebbe capito prima ancora che lei avesse potuto dirglielo. Non poteva più mentire, adesso.
Sapeva che Lagharta sperava in altro, anche in quel momento, sperava in una scusa che avrebbe messo le cose a posto, coperto quel piccolo momento.
Ma non era possibile.
Lo sguardo di Mahel si fece sincero e fiero, e guardò dritto verso i bellissimi occhi blu di Lagharta, scintillanti di rimorso e di ira.
Sorrise per un attimo, e continuò a farlo mentre il suo cuore si spezzava in mille pezzi, conscia che quella sarebbe stata la prima e l'ultima volta che avrebbe detto quelle parole.
-Io ti ho promesso una cosa stupida. Te l'ho detto anche davanti al Tempio di Roccia. Pensavo che fosse fattibile al tempo, ma non lo era. Non lo è mai stata. Perché è destino, Lagharta. Almeno per me. Ti ho salvato perché avevo paura che dopo non ci sarebbe stata una seconda occasione di rivederti. Vedere che sorridi, o che ti arrabbi, o anche che urli. E poi ho sentito la tua voce cantare, e sono stata sicura. Sono sempre stata sicura, in realtà, ma la tua risonanza era così bella, così dolce...che ha solo consolidato ciò che io già pensavo. Mi dispiace Lagharta...non sono dispiaciuta-
Lagharta perse improvvisamente tutta la sua ira. In lui tutto si trasformò in dolore, in rimorso ed in tristezza. La sua mano accarezzò la guancia della ragazza, il suo sguardo la implorava di non dire nulla. Di mentire -Mahel...ti prego, non dirlo...-
La ragazza afferrò la mano di Lagharta. Sapeva che sarebbe stata l'ultima volta che sarebbero stati così vicini. L'ultima volta che lui glielo avrebbe permesso. Si godette quell'istante per quanto possibile, per poi iniziare silenziosamente a piangere -Mi dispiace, Lagharta...non posso dire una bugia, anche se tutto cambierà-
Il guerriero ritirò la sua mano, stringendola con l'altra finché non iniziarono entrambe a tremare per lo sforzo -Lo so. A te non piace dire bugie...e non sai dirle...- ridacchiò senza convinzione, sapendo che avrebbe perso la prima persona che avesse mai considerato amica in tutta la sua vita.
Mahel si coprì gli occhi con le mani, mentre il pianto si faceva doloroso e infinito. Le sue labbra dissero le ultime parole con grande sofferenza, ed il silenzio che ne seguì fu il colpo finale che confermò che tutto quanto quello era successo, era vero.
-Non potevo lasciarti morire. Non potevo pensare al non vederti più. Io voglio vederti, per quanto possibile, per quanto rimane della mia vita, tutto il tempo che posso. Voglio stare con te, starti vicino, nel modo in cui vorrai. Perché io...io ti amo...-



***



Si, finalmente lo ha detto. ci abbiamo messo ben 32 capitoli, ma alla fine Mahel ha detto le parole "ti amo" per la prima volta. E, fra l'altro, alla persona sbagliata per eccellenza. Infatti più che farlo arrabbiare lo ha ferito, perchè per Lagharta Mahel è una piccola sorellina minore, un'amica. Non prova amore verso di lei, quando un affetto sincero. Non so dove arriverà questa storia, né quanto tempo impiegherà Lagharta a "perdonarla", ma spero che Mahel renda questa attesa un pò più...leggera?
Insomma, sono preoccupata io in primis per questa cosa, perché anni fa Mahel non si sarebbe MAI dovuta innamorare di Lagharta. Ma è successo.
Continua a dire, fare e pensare cose che io non mi aspetto. Ma vabbeh, ormai loro hanno preso il controllo, vediamo fin dove arriveranno.
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi, e scusate se non rispondo ai vostri commenti. Li leggo e li adoro tutti, ma semplicemente a volte non so come rispondere.
Troppa felicità, troppe parole che non so come dire. E fra dire una stupidaggine e stare in silenzio, preferisco il silenzio. Ma vi adoro, tutti, dal primo all'ultimo.
Vi mando un bacio ed un abbraccio.
Con immenso affetto,
Selenite

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Capitolo 34
*** 33 - Il bisogno di averti accanto ***


*Ad Adaliah.
Non ho risposto al tuo messaggio, semplicemente perché l'ho letto poco prima di aggiornare questo capitolo. Grazie. Grazie di cuore.
Le tue parole hanno sicuramente innescato un brivido che difficilmente riuscirò a mandare via*


CAPITOLO 33

Il bisogno di averti accanto


Fu una lunga notte.
Piena di dolore, piena di sofferenza. E di amore.
Non lo aveva mai provato. Non pensava sarebbe stato così. Pieno di struggente e lenta agonia, che si insinuava in pensieri nascosti e dimenticati.
Più forte del legame, più dolce e più difficile.
Rimasta sola, nel silenzio di quella stanza enorme, rimase ferma e immobile seduta vicino l'enorme finestra. In attesa.
Che gli occhi smettessero di piangere e il suo cuore smettesse di stillare, finalmente, quel pericoloso fiele nero pieno di dolore...

Il guerriero uscì. Prese la spada senza svegliare Saluss. Voleva stare solo.
Nella profondità dei boschi che ormai conosceva a menadito, le tre lune piene e brillanti sopra di lui, un bellissimo manto di stelle.
Mahel l'avrebbe adorato.
Si allenò per ore da solo, brandendo la spada e lasciandosi calare penzoloni dai rami degli altissimi alberi per fare piegamenti e addominali, nella speranza che il sudore portasse via con sé tutto lo straniamento di quella situazione a cui lui non voleva arrivare.
Nella sua mente ricordava in continuazione le lacrime di Mahel, la sua espressione di pura sofferenza e rimorso, e non riusciva a farla andare via.
Si odiava per questo.
Dov'era finito il bastardo cinico ed egoista di poche settimane prima? Dov'era finita la sicurezza che quella ragazzina idiota era solo un peso di cui presto si sarebbe, con gioia, liberato?
Mahel ormai gli era entrata dentro, che lui lo volesse o meno. Quel sorriso innocente, lo sguardo che diceva tutto anche se la bocca non parlava...tutto di lei ormai era parte della sua vita. Anche il suo dolore lo toccava, seppure non gli facesse cambiare idea.
Lui non poteva amare. Perché non voleva amare.
Rimase fino all'alba da solo, perché non potesse mai dimenticare.
E perché lei, in qualche modo, cercasse invece di farlo.

Erano così stupidi, entrambi.
Così schifosamente bugiardi sui loro sentimenti, eppure così sinceri.
Odiava aver sentito i singhiozzi di Mahel per ore, per poi aver ascoltato da fuori la sua porta il silenzio delle sue lacrime più nascoste.
Odiava aver visto il guerriero cadere e ferirsi ovunque, seppure ancora dolorante per le ferite del combattimento con Laherte, per non affrontare direttamente il dolore più terribile: quello del suo cuore.
Poteva solo guardarli entrambi ferirsi da soli, senza potere fare nulla.
Lei era una traditrice.
Rimase fino all'alba a vegliare sul guerriero, perché non potesse fare stupidaggini, in mano una boccetta di quella panacea miracolosa che avrebbe tolto qualsiasi nuova ferita il guerriero si fosse tatuato addosso.
Gli occhi chiusi, l'espressione tormentata e ferita, ascoltando quel silenzio straziante di un urlo che mai nessuno dei due avrebbe espresso.

La Sibilla e i due nuovi compagni rimasero svegli, a loro volta, nella speranza che passasse quella notte.
L'indomani tutto sarebbe cambiato, lei lo sapeva, ma era diverso: Mahel poteva decidere.
Sapeva entrambe le strade che avrebbero percorso, a seconda della decisione che la ragazza avrebbe preso. Ma non poteva forzarla a prenderne una a dispetto di un'altra, e lì stava la sua limitazione di Sibilla.
Non era un potere assoluto, ma soggetto alle variabili del libero arbitrio umano.
Velleda e Pixel, con lei, che si tenevano per mano come se il mondo si concentrasse in quelle quattro mura. In attesa, anche loro, che tutto si risolvesse.
Nessuno osò parlare, dopo quella discussione piena di terribile agonia, in cui si era consumato il più terribile degli scontri. Erano entrambi usciti sconfitti, ed entrambi feriti.
Non si poteva cambiare il destino, pensava amaramente la Sibilla, seppure le cose avrebbero potuto andare in maniera differente.
Si accorse che le sue predizioni diventavano, con Mahel vicina, molto nebulose e poco chiare, simbolo secondo lei che era in atto il cambiamento.
Sorrise nel pensare che persino il destino scritto nella Profezia, poteva cambiare.
Velleda compì piccole magie con l'acqua, sorridendo dolce alla Sibilla e Pixel, come a volerli rassicurare sul loro incombente futuro. Tutto sarebbe andato per il meglio.
Glielo dicevano gli occhi di Mahel, puri oltre ogni aspettativa.
Persino più di quelli di una qualsiasi divinità minore.

Ed eccola, la mattina.
I fruscii degli alberi aprirono il mondo ad un nuovo giorno. Un nuovo cammino.
Una nuova scelta.
Mahel si fece trovare pronta, i vestiti ormai lisi e strappati per le continue ferite che aveva già accumulato in quelle poche settimane di viaggio.
La Sibilla l'aspettava, a braccia aperte, insieme a Pixel e Velleda. Sorrise a tutti, gli occhi ancora un po' gonfi per via del pianto notturno, ma limpidi.
Il suo cuore si era decisamente alleggerito.
-Stai bene?- azzardò la Sibilla, cercando di non re-innescare un nuovo motivo per piangere, ma Mahel la stupì.
Annuì senza parlare, guardando la porta e facendo una muta richiesta alla Sibilla, che capì. Aveva deciso di imboccare quella strada -Certamente-
La Sibilla la precedette, aprendole la porta e facendo entrare la luce dell'alba all'interno dell'abitazione. Mahel tirò un profondo respiro di sollievo, come se ormai il più fosse fatto. E infine, parlò -Andiamo. Portami da lui-

Alvexia era rimasta lì. E lo guardava.
E sapeva che lui se n'era accorto. Così come sapeva che non le avrebbe detto nulla.
Ormai aveva finito di farsi del male, e di maledirsi, perciò era steso a terra. Distrutto, e completamente privo di forze.
Si sentiva un completo imbecille.
Non riusciva a capire come comportarsi, d'ora in avanti. Come guardarla, o se guardarla. Se odiarla, o volerle bene.
Se continuare a vederla. O se, invece, dovesse escludere la sua presenza da quel mondo.
Si coprì il viso con le mani, ancora sperando che fosse un sogno e che tutto quello non avrebbe avuto necessità di compiersi.
Ma si sbagliava.
Quando sentì i passi di alcune persone avvicinarsi, guardò di sottecchi chi fosse.
Rimase stupito nel vedere tutti, compresa la ragazza.
Si alzò in piedi, scosso dal vederla davanti a lui.
Fiera e decisa, niente più lacrime.
-Mahel...- iniziò lui, cercando di non ferirla più di quanto il suo silenzio della sera prima l'aveva fatto -Io...-
Ma lei lo fermò dal parlare. Le sue dita gli coprirono la bocca, la sua testa si scosse nel tentativo di fermarlo dal dire alcunché.
-Non è necessario, Lagharta- disse lei, sorridendo mesta -Non devi sentirti colpevole. Lo sapevo, me lo avevi già detto. Ed io non voglio nulla da te. Io ti amo, niente di più- aggiunse convinta, senza paura stavolta di dire qualcosa che avrebbe potuto rovinare tutto.
-Io ti voglio...bene- rispose lui, afferrandole le dita e spostandole dalle sue labbra -Ma non dovevo ferirti. Conoscendoti, è stato naturale e spontaneo e...-
Di nuovo, lei lo fermò -Ho detto che non è necessario. L'ho detto, è finita-

Lo stupore nel vedere che non c'era più segno di rimorso, nel suo sguardo. Nessun dolore, nessuna paura. Solo la dignità di una persona innamorata.

-Non succederà nulla. Non farò avverare la Profezia, perché tu non vuoi amare- disse ridacchiando, sentendo il cuore incrinarsi di nuovo a quelle parole -E Saluss ti proteggerà. Ne sono sicura-
-Mahel...- sbuffò Lagharta, lasciando che il suo sguardo si abbassasse a guardare il terreno, sconfitto dal suo stesso dolore -Mi dispiace...-
-Ehi- disse lei, alzando gli occhi del guerriero affinchè potesse vedere i suoi. Sorrideva. Sorrideva davvero -Ti stai scusando...per quale motivo?-
Lagharta scosse la testa, appoggiando la testa alla fronte della ragazza -Per quanto fastidiosa e irritante tu sia...ormai sei una persona a me cara. Non come vorresti, ma abbastanza da potertene vantare...-
Mahel annuì, avvicinandosi al corpo del guerriero, sudaticcio e freddo. Inspirò il suo odore forte, anche se non era certamente buono come al solito, e arrossì -Dio mio Lagharta, puzzi da morire. Dovresti farti una doccia-
Lagharta rise di gusto a quell'affermazione, notando che tutti quanti se n'erano andati lasciandoli soli. Chissà da quanto -Lo sapevi che sono andati via tutti?-
-Si, me lo immaginavo- rispose lei, abbracciandolo forte -Non...non mi manderai via, vero?- chiese lei spaventata, stringendolo -Non voglio neanche pensare di non vederti più...già da adesso-
Lagharta strinse i pugni, pensando al momento in cui Mahel avrebbe rinunciato per sempre alla sua libertà per rimanere lì, a Gaia, per sempre -Non avresti dovuto-
-Lo so- rispose lei, cercando di non far caso al mancato abbraccio di rimando del guerriero -Vorrei solo rimanere qua. Con te, e gli altri. Finché non finirà tutto. Finché tutto non sarà risolto. Finché non dovrò andare via...-
Lagharta rimase fermo, immobile. Combattendo con il bisogno di allontanarla, per non ferirla più.

Non poteva abbracciarla a sua volta, perché non poteva darle ciò che lei avrebbe voluto.
Non poteva allontanarla, perché le avrebbe inflitto un'altra ferita. E non voleva farlo.
Rimase fermo e immobile, mentre le braccia sottili della ragazza lo abbracciavano teneramente, nella speranza di tenere attaccata a sé il ricordo di quell'amore impossibile più a lungo che poteva.
-Grazie- disse lei improvvisamente, sciogliendo l'abbraccio e chiudendo gli occhi.
Un profondo respiro, prima di guardarlo fisso negli occhi con aria decisa. E porgergli le mano.
-Mahel?- chiese lui confuso, guardando la ragazza senza capire -Che...?-

-Piacere. Io sono Mahel. Vengo dalla Terra e ti aiuterò a salvare il mondo- disse tutto d'un fiato, tremando come una foglia al pensiero che quel gesto fosse ancora più stupido di quanto lei stessa lo considerasse -Tu sei...?-
Lagharta la guardò. Seria come non mai. Infantile, e tanto dolce. E rise di gusto.
Mahel lo guardò ridere e arrossì, sapendo già in principio che era una cosa talmente infantile da risultare ridicola. Abbassò lo sguardo imbarazzata, ma prima che potesse ritirare la mano, Lagharta la afferrò a sua volta e le alzò lo sguardo, perché lei potesse vedere il sorriso che lui le porgeva. Sincero.
-Io sono Lagharta, l'eletto di Saluss. Ti aiuterò a salvare il mondo- si interruppe un attimo, assumendo un'epressione seria e tenera allo stesso tempo -D'ora in avanti sarò il tuo Cavaliere. Grazie di essere qui...Mahel-

Perché lei ormai c'era. Lì, davanti ai suoi occhi.
Con tutti i suoi difetti e paure, le sue insicurezze ed il suo cuore.
Lei, lo sapeva, avrebbe salvato il mondo. Ne era sicuro.
Ed ormai lui ne aveva bisogno. Bisogno di lei al suo fianco, perché potesse riacquistare la sua umanità perduta. La voleva accanto a sé, in un modo diverso da quanto si sarebbe mai aspettato.
Questo era l'inizio del viaggio.



***


Okeeeei questo è un capitolo fasullo. Nel senso che non dico niente di nuovo, ma è una transizione.
Una transizione tra il "preparativo al viaggio" e l' "inizio del viaggio".
Si, da ora in avanti si passerà al perché sono loro cinque, perché Alvexia abbia fatto ciò che ha fatto, perché Saluss abbia scelto Lagharta ed Exitio Laherte, e così via.
Un sacco di perché.
Conosceremo le famose Ninfe del Lago del Cielo, e tanti altri personaggi chiave che aiuteranno durante la prossima Guerra. Conosceremo meglio alcuni personaggi, come la Sibilla, o Velleda o anche Pixel.
Credetemi...Pixel è un FIGO. E non lo dico solo perché l'ho creato io. E' proprio figo e basta.
E...si, qualcuno mi aiuterà a scrivere della Guerra. Non sono brava nelle scene di azione, ho solo giocato tanto agli MMORPG, ma non basta per saper scrivere di queste cose. Non ho mai letto molti fantasy di combattimento, quindi sono debole. Chiedo venia in anticipo per la probabile schifess che ne verrà fuori.
Intanto, beccatevi questo Lagharta bello puccettoso che ha deciso comunque di "accettare e vedere" Mahel, qualsiasi sia la cosa terribile che ha fatto. Ormai si è affezionato, tiè, ben ti sta! Prenditela vicino e proteggila, sapevo che Mahel ce l'avrebbe fatta. In modo stupido, ma tant'è. La mia piccolina.
Siii scusate la nota un pò scema, ma ero così eccitata. E' bello poter davvero iniziare a scrivere cosa succederà dopo. Ho già detto che adoro Pixel? Perché lo adoro.
Mi auguro davvero di non averla tirata troppo per le lunghe, prometto di fare meno capitoli di questo genere perché nonostante non sembra sono DIFFICILI!!!
Grazie mille, in ogni caso, perché ancora qualcuno che mi legge c'è. Magari poche persone, ma importantissime per me. Mi fate felice, più di quanto credete.
Grazie davvero.
Sappiate che vi adoro tutti, dal primo all'ultimo, anche se non commentate, anche se leggete soltanto. Perché anche una lettura vale come mille ai miei occhi, e non posso far altro che ringraziarvi, dal più profondo del cuore, con tutta me stessa.
Vi mando un bacio, ed un abbraccio, come sempre.
Con affetto e devozione,
Selenite

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Capitolo 35
*** 34 - I tre della Leggenda ***


*dedicato a lauraymavi. Grazie del tuo messaggio e scusa della mancata risposta.
Ho cercato di essere all'altezza con questo capitolo...spero di esserci riuscita <3*


CAPITOLO 34

I tre della Leggenda


Un suono caro, familiare. Qualcosa di nuovo e di antico.
Davanti a lei il suo gruppo male assortito di compagni: il suo primo amore, la sua migliore amica, due cavalieri e un famiglio. E una nonnina, dolce e saggia, che vedeva ogni cosa.
Quegli occhi profondi, che contenevano il mondo, ed esploravano oltre, che conoscevano il passato ed il presente più prossimo, annebbiandosi nel futuro più lontano.
Il futuro che Mahel stava pian piano cambiando.
Avvicinò la mano alla guancia, appoggiandovisi, ascoltando con poca attenzione il discorso di Lagharta e della Sibilla sulla Leggenda e sul da farsi.
Sorrideva, la piccola Mahel, osservando il volto della persona che amava.

Occhi blu profondi e capelli nerissimi, con quelle strane ciocche lunghe che solleticavano le orecchie, e al quale la piccola Saluss era sempre attaccata.
Volto severo, ma armonioso, un corpo asciutto e muscoloso. Mani grandi e gentili, che sapevano distruggere ma anche proteggere.
La sua voce...la voce più bella del mondo.
Pensava a quante volte aveva visto la sua schiena. A quante volte aveva voluto toccarla, e a quanto vicina fosse stata a Lagharta negli ultimi giorni. Alla carezza sul suo viso, all'abbraccio nel bosco e al suo respiro leggero, mentre lo aveva guardato di sottecchi dormire, la notte successiva.
Un innocente rossore le colorò le guance, mentre le sue dita si toccavano le labbra, pensando all'unico bacio della sua vita, avuto da una persona che non amava ma che era innamorata di lei.
Pensò stupidamente a quanto soffice sarebbe stato un bacio da Lagharta, e dalla sua bocca fuoriuscì una risata imbarazzata.

-Cosa c'è?- le chiese Alvexia, mentre tutti quanti la guardavano con un'espressione confusa dipinta sul volto.
Mahel scosse la testa e aprì le labbra in un grande sorriso -Niente. Sono solo felice-

-Quindi l'obiettivo di Laherte, principalmente, qual'è?- chiese poi Pixel, quando la spiegazione del passato era ormai chiara -La guerra?-
-Non ne ho idea- disse serio Lagharta, toccandosi la barba rada sul mento, pensieroso -Prima di andarsene, ha detto solo che ormai voleva far avverare la Profezia-
-E la profezia parla della guerra. E della distruzione del mondo...- rispose Pixel serio, guardando verso Mahel -E Mahel dovrebbe fermare la guerra...?-
Mahel si voltò verso Pixel, ricordando le parole di Vie -Io...non credo che sarò colei che fermerà la guerra. Ma quella che la inizierà. Così ha detto Vie-
Lagharta sussultò, sentendo le parole di Mahel, balbettando sotto voce le ultime parole di Laherte -...anche lui lo ha detto-
-Detto cosa?- chiese Mahel, guardando verso Lagharta.
-Lui ha detto...che adesso voleva far avverare la Profezia...per poter uccidere la mia sposa-
Un momento di silenzio, seguito dai volti dei presenti che si voltarono nello stesso momento verso Mahel. Un altro attimo, e lei parlò -Perché Laherte pensa che io sia la tua sposa?-

Lagharta non ci aveva pensato. Laherte lo pensava?
Aveva Alvexia tra i suoi, quindi avrebbe dovuto sapere che il loro rapporto non era così idilliaco. E anche se fosse, Alvexia non avrebbe detto una bugia così inconcludente, quindi era solo una sua supposizione.
Quindi...perchè?
-Che sia per il tuo nome?- chiese Alvexia, confusa -Non mi ha mai chiesto di voi. In realtà non ho avuto molte volte a che fare con lui...l'ho incontrato per la prima volta qualche anno fa, e di nuovo poco prima del nostro incontro- si bloccò, stranita -In effetti, era come se lo sapesse. Come se fosse tutto programmato. Mi disse dove vi avrei incontrati, chi eravate...eppure lui non ti aveva mai vista Mahel, giusto...?-
Mahel aprì la bocca, ma la chiuse non appena appurò che era così.
Lei non aveva mai incontrato Laherte, prima del giorno in cui aveva visto il “vero” Lagharta. Non sapeva nulla di lui, non ne conosceva l'aspetto, eppure lui sembrava sapere tutto di lei.
-Come è possibile...?-
Velleda appoggiò le mani sul tavolo, guardando Pixel intensamente. La Leggenda, e la Profezia, sembravano quasi una predizione a lungo termine già conosciuta nei minimi dettagli. Non una nebulosa idea di quel che sarebbe accaduto.
-Vie?- chiese alla Sibilla, che le rendeva uno sguardo a sua volta confuso.
-Probabile- asserì lei -Eppure qualcosa non torna. Laherte, che io sappia, non ha mai incontrato Vie. Mahel è la prima “umana” a cui viene concessa udienza. Vero è che Vie mi ha concesso il dono della predizione, quindi deve essere uno dei suoi stessi poteri. Ma allo stesso tempo...è tutto così strano-
Silenzio.

Era così spaventoso da sembrare irreale.
Laherte sapeva di Mahel prima ancora, quasi, che lei arrivasse su Gaia. Conosceva il suo aspetto, e probabilmente sapeva che avrebbe cercato di corrompere Alvexia.
Era arrivato proprio al momento opportuno, dicendo le parole adatte all'occasione. Aveva giocato con loro, ma non li aveva uccisi.
Perché...?

-Lui lo sapeva- esordì poi Mahel, convinta -Lui sa già cosa accadrà. Lui sa già cosa fare, o cosa dire. Come se conoscesse la storia, e sapesse che azioni compiere. Lui vincerà la guerra, se non facciamo qualcosa. Se non faccio qualcosa-
Gli sguardi di tutti verso di lei, confusi e disorientati -Che stai dicendo...?- chiese Saluss, avvicinandosi a lei -La storia? Vincerà la guerra...? Mahel, sai qualcosa che noi non sappiamo?-
Mahel annuì e raccontò loro di tutto. Di sua madre, e di suo padre. Del suo mondo.
E di Gaia, conosciuta nel suo mondo come una serie di libri fantasy.

-La nostra vita...la nostra guerra...nel tuo mondo è un libro di favole?- chiese Lagharta ergendosi in piedi, disturbato -Noi siamo personaggi inventati?!-
-Non ho detto questo- disse Mahel, guardandolo negli occhi -Non siete personaggi fasulli. Nel mio mondo però siete personaggi di un romanzo. La storia di Gaia, la guerra, tu e tutti gli altri...siete conosciuti, al contrario della gente del mio mondo-
-E Vie ha detto che tutto questo è dovuto al...legame?- chiese Velleda, guardando Pixel di rimando -Mahel, ciò che dici è assurdo-
-Lo so, lo so!- disse lei, scombinandosi i capelli disperata -Io non ho mai letto la storia di mia madre, per questo non conosco nulla di questo mondo. Le Ninfe, Saluss, tutti voi...io conosco solo la Sibilla, che nel mio mondo mi ha dato il nome, e Lagharta, che sarebbe il protagonista. Ma solo di nome, non conosco altro. E nel mio mondo, infatti, tu Mahel sei una sacerdotessa...-
-Un altro modo di raccontare la storia- disse la Sibilla sorridendo, interessata -Tua madre, grazie a Vie, deve aver visto una delle possibili strade che la storia avrebbe potuto percorrere. Se io avessi accettato il dono dell'immortalità, e se non fosse esistita la Profezia ma solo la Leggenda...- si stupì di ridere, per ciò che stava per dire -Io sarei la Mahel della Leggenda! Non ci posso credere!-
-Mi sembra così stupido...- esordì poi Alvexia, posando il volto sopra le mani e sospirando -Anche supponendo che Laherte conosca il futuro...cosa gliene viene in mano a comportarsi in questo modo? Ucciderti una volta che Mahel possa divenire la tua sposa, o adesso...cosa cambierebbe...?-
Lagharta affilò lo sguardo, stringendo le mani -Non lo so. L'unica cosa certa è che Mahel non diventerà mai la mia sposa!-
Si voltò verso la ragazza e mantenne lo stesso sguardo freddo e distaccato. Mahel sostenne quello sguardo, mentre nella stanza regnava il silenzio per quell'affermazione così fuori luogo e, se ne stupì le stessa, sorrise.
-Ne sono cosciente, Lagharta-
Gli occhi di Lagharta si intristirono di colpo, la sua voce provò a chiamarla, ma Mahel si era già alzata e se n'era andata.
Tutti guardarono Lagharta, consci che quelle che Mahel era andata a nascondere fossero le sue lacrime più nascoste, e dopo un primo momento di imbarazzò, Pixel parlò:
-A questo proposito...per quanto ancora ti ostinerai a nascondere la verità...?-

Non riusciva a piangere. Era sembrato sicuramente per quello, ma aveva perso le lacrime per il suo amore impossibile.
Si era nascosta nella camera dove era si era ritrovata il suo primo giorno a Gaia e pensò...quanto erano passati, due mesi già...? Non ricordava.
Sembrava un'eternità.
Sospirò profondamente per poi guardare il mondo oltre la finestra di quella stanza. Un mondo che era diventato il suo, e che lo sarebbe stato per sempre. Un mondo che non avrebbe mai più lasciato, e che non voleva più lasciare.
Ed erano solo due mesi...
-Il mondo della mamma...di papà...il mio mondo...-
Aprì il vetro della finestra e ne uscì, ridacchiando come una bambina.

Quando non la trovarono nella stanza, vedendo la finestra aperta non capirono subito.
La cercarono appena fuori dall'abitazione, ma non si trovava. Mahel sembrava scomparsa e all'inizio pensarono fosse successo qualcosa.
Poi...una risata, vicino al fiume. Una risata che ben conoscevano.
La trovarono immersa fino al ventre nell'acqua, i capelli del tutto fradici, le guance rosse e un sorriso molto carino.
A lei si unirono Alvexia e anche Velleda, che iniziarono a “giocare” con lei nell'acqua. Si rincorrevano, si bagnavano a vicenda...e ridevano. Era così bello vederla ridere.
E anche così triste.
Saluss sapeva del tormento interiore di Lagharta, soprattutto a seguito del discorso che avevano argomentato poco prima con Pixel. Sorrise, vedendolo arrossire, perché sapeva che da quel momento Lagharta ci avrebbe rimuginato sicuramente sù.
Anche lui, un giorno, avrebbe detto le parole “ti amo”.
Si unì alle ragazze nell'acqua, mentre Pixel si metteva accanto a Lagharta e sospirava.
-Quella è la tua sposa. E tu la ami. Finché non te ne renderai conto...entrambi soffrirete per questo amore rinchiuso. Lei sorride così quando pensa a te...o ti è vicina. Che tu non te ne sia reso conto durante tutto questo tempo è solo a causa della tua paura. La Profezia non si avvererà, se sarai con Mahel. Accettala- e anche lui si avvicinò alle ragazze nell'acqua, pur non entrandovi, finendo con l'essere del tutto inzuppato da quelle tre piccole pesti che non erano altro che donne adulte.
Lagharta pensava che avrebbe potuto essere. La Profezia non era assoluta, anche la Sibilla glielo aveva detto molte volte, soprattutto ora che c'era Mahel.
Sorrise.
Seppure non si sentisse attratto da lei, in senso fisico o affettivo, se non per un profondo legame di tenerezza e dolcezza, pensava che non sarebbe stato male, se fosse stata lei.
Lei lo avrebbe reso felice.

La Leggenda, che parlava di Salvezza, Distruzione e Speranza...iniziò ad annebbiarsi.
Un nuovo futuro sarebbe nato.
Nato dal sorriso affettuoso di Lagharta.



***



Ed eccoci qua. In super ritardo. Chiedo scusa.
Ma ho una motivazione, anche abbastanza importante, per essere stata lontana. Ed è che...beh, ho semplicemente mollato tutto quanto per dedicarmi al lavoro ed ottenere, dopo quasi 7 anni di sacrifici, un contratto a tempo indeterminato. Lo so che può sembrare stupido, ma ora mi sento molto più libera e tranquilla, e anche tutti i miei problemi di stress se ne sono andati. Quindi scriverò con un animo molto diverso adesso, e spero di potervi portare qualcosa di qualità più alta rispetto al passato.
Dal prossimo capitolo, poi, si inizierà a vedere i primi effetti della Guerra. Conosceremo finalmente le Ninfe del Lago del Cielo e...niente, non voglio spoilerare nulla.
Grazie del continuo supporto che ricevo seppur lontana da EFP. Mi ha sostenuto durante questi ultimi mesi e devo dire che nonostante l'anno 2014 è stato orribile per me, gli ultimi mesi mi hanno portato tanti bei regali, affettivi e non, e adesso mi sento una persona nuova. I miei tormenti se ne sono andati...e penso che sia l'ora di poter mettere la parola fine a questa storia,
Spero che continuerete a seguirmi...e che, alla fine, verserete una lacrimuccia insieme a me, anche solo per dirmi arrivederci (sto già programmando la prossima storia, ovviamente).
Vi mando un bacio ed un abbraccio grandissimi...siete tutti quanti i miei eroi.
Con affetto e devozione
Selenite

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Capitolo 36
*** 35 - Le Ninfe maledette del Lago del Cielo ***


*dedicato a Rossana.
Grazie...per le parole, l'affetto, la gentilezza, la dolcezza...grazie per tutto quello che hai scritto e detto e fatto per me. Sei adorabile.
Grazie...solo questo*


CAPITOLO 35

Le Ninfe maledette del Lago del Cielo


-Ripetimi dove stiamo andando- chiese di nuovo Mahel, dopo appena un'ora che erano partiti -Penso di non aver capito bene-
-Al Lago del Cielo, Mahel. Dalle mie maestre- rispose scocciato Lagharta, guardando Mahel che si toccava i nuovi vestiti con un'espressione contrariata dipinta sul volto -Smettila di sgualcire i vestiti. Non diventeranno più larghi di così-
-Mi fa strano- rispose lei, toccandosi di nuovo il dolcevita senza maniche leggero e cangiante -Che stoffa è?-
-Seta stellare- rispose Pixel, prendendo le mani di Mahel con riverenza e posandogliele lungo i fianchi -Non cambierà mai forma e difficilmente si strapperà. Ottimo per una persona...- esitò un attimo, guardando Mahel negli occhi -...come te-
Mahel rise, infilando i pollici nelle tasche dei jeans che, fortunatamente, erano ancora come li ricordava, anche se aggiustati con la magia -Tranquillo Pixel, capisco che cercare una stoffa che io non possa devastare sia stata un'impresa-
-Nessuna impresa- le disse Alvexia voltandosi verso di lei, ammiccando nel suo nuovo vestito rosso -Velleda ha potuto crearla con seta classica e un pizzico di magia-
Mahel guardò verso Velleda, che le restituì un sorriso bonario. Irihe le fu subito accanto, strusciando il musetto sulle guance arrossate -Grazie Velleda...e grazie anche a te, Pixel- riprese Mahel, sorridendo riconoscente -I castoni e le pietre sono frutto della tua alchimia, vero?-
Pixel annuì silenzioso, mentre un sorriso imbarazzato si sviluppava sul suo volto di coniglio umanizzato. Velleda sorrise a sua volta, ricordandosi che mai nella vita era stato mai ringraziato o apprezzato.

-Le Ninfe sono sempre state le tue maestre, Lagharta?- chiese qualche ora più tardi Alvexia, mentre mangiavano qualcosa lungo la via -Non ci hai detto poi molto-
Il volto di Lagharta si contorse in una smorfia, mentre un brivido freddo gli percorreva la schiena.
Dopo tutti quegli anni, ancora non sopportava il ricordo delle sue maestre durante i primi mesi di allenamento. Ne aveva paura.

-Quando Laherte cambiò, avevo solo 10 anni. Successe d'improvviso, una notte, senza che nessuno potesse spiegarsi il perché- raccontò Lagharta quella notte, prima di dormire, abbassando lo sguardo nel ricordo di un affetto che mai più sarebbe tornato -Se ne andò dalla casa della Sibilla, dove eravamo cresciuti, mostrò agli abitanti le nostre due forme e proclamò che io sarei stato la causa della distruzione del mondo. Una volta sparito non sentimmo più parlare di lui, se non quando Exitio fu liberata- guardò verso la fatina, che gli si avvicinò e gli sorrise -Quando andammo a controllare, io e la Sibilla, le tre armi non c'erano più. Non solo Exitio, che era stata strappata dal suo incavo nella roccia con la forza, ma neanche Vie o Saluss, che sembravano sparite nel nulla...-
Un sospiro, profondo, e poi un sorriso.
-Rimasi in quel luogo per tre giorni. Senza dormire, senza mangiare, senza muovermi. Ero in preda ad un'apatia e una rabbia incontrollabile. Riuscii a stento a mantenere il mio aspetto umano...e quando mi decisi ad andarmene, conscio che nulla sarebbe cambiato...ecco che una luce potentissima e luminosa illuminò ogni cosa. E Saluss era lì, ad aspettarmi. Fuori della sua essenza, mi corse intorno e mi abbracciò forte, piangendo come una fontana- rise lui ricordando il momento, mentre Saluss arrossiva vistosamente -Le mancava Exitio. Si era svegliata e non l'aveva trovata. E aveva capito che, purtroppo, la Leggenda che aveva sentito durante il suo sonno fino alla nausea si era avverata-
Saluss si avvicinò ai capelli di Lagharta e li afferrò, quasi nascondendosi -Sapevo che sarebbe arrivato quel giorno. Il giorno in cui la pazzia di Exitio a seguito della guerra sarebe diventata troppo, per lei. Aveva scelto Laherte perché lui vuole distruggere il mondo...ed io scelsi Lagharta, perché sapevo che avrebbe fatto di tutto per salvarlo-
-Io volevo davvero, davvero- rise Lagharta, carezzando i capelli di Saluss -Uccidere Laherte. Mostrare la mia forma al villaggio, farmi odiare da tutti palesando che eravamo noi i due della Leggenda...pensai che non sarebbe stato un male uccidere lui e morire a mia volta. Poi la Sibilla mi spedì dalle Ninfe del Lago del Cielo- una risata, mentre Saluss assumeva un'espressione disgustata.
-Quelle sgualdrine...- sibilò acida, mentre Lagharta ancora rideva.
-Suvvia, Saluss. Sono passati anni...-
-Sono pur sempre sgualdrine- sputò lei acida, guardando verso il gruppo stupito e senza parole -Hanno provato a cucinarmi, a strapparmi le ali ed affogarmi nel Lago. E hanno giustificato il tutto dicendo che io rappresentavo, per Lagharta, un...un...-
-...un ostacolo- concluse Lagharta al posto della fatina, che scoppiò per la rabbia nella sua luce rosata, per poi tornare nella sua essenza per sbollire un po' -Hanno sempre avuto un senso dell'umorismo particolare. E sono anche molto sadiche, questo è vero-
-Sono sgualdrine!- urlò Saluss dalla sua essenza, senza però uscirvi -Le odio-
-E loro odiano te Saluss, ma non solo te. Loro sono...fredde. Molto passionali, ma in un senso possessivo, più che affettivo. Sono gelose di ciò che reputano di loro proprietà- si indicò, sospirando -Avendomi allenato per quasi dieci anni, ormai pensano che io gli appartenga. E hanno detto che se mai la Profezia dovesse avverarsi, saranno loro a uccidere la mia sposa-
Mahel provò un certo disgusto sentendo quell'ultima affermazione -Perché pensano che tu non farai niente per fermarle?-
Lagharta la guardò di rimando, con un'espressione tale che Mahel capì immediatamente il perché di quello sguardo: lui, ancora adesso, era convinto che mai si sarebbe presentata la sua sposa.

-Come sono le Ninfe?- chiese il giorno successivo Mahel, mentre percorrevano un lungo sentiero roccioso che si innalzava lungo un dirupo a strapiombo. Pixel le era al fianco, nel caso fosse scivolata -Oltre che crudeli sono anche mostruose?-
-In realtà no- rispose Lagharta aiutandola in un dislivello, prendendola in braccio e assicurandosi che mettesse i piedi bene in terra -Sono bellissime. Simili nei tratti del viso, ma fisicamente molto diverse. Caratterialmente, invece, molto simili...anche se ognuna gestisce la sua crudeltà con varie sfaccettature-
-Crudeli e bellissime. Insomma, come me?- chiese Alvexia ridendo, mentre Lagharta la ammoniva con lo sguardo -Se la cosa ti può far piacere, tu sei più buona di loro- rispose Lagharta, enfatizzando la parola “buona” -Non credo che loro possano cambiare, neanche conoscendo Mahel. Accettano e “amano” solo il loro piccolo mondo, fatto di egoismi e ripicche. Sono come bambine che mai cresceranno, intrappolate in un eterna infantilità-
-Insomma, delle stupide irrecuperabili- disse Alvexia ridacchiando.
-Si- rispose Lagharta, sorridendo sarcastico -Un po' come te-

Le Ninfe. Mentori di Lagharta, e forse causa del suo carattere.
Mahel non sentiva le sarebbero piaciute, anche se le doleva ammetterlo.
Guardando Lagharta che parlava con Alvexia e Velleda, stringendo i nuovi spallacci lungo il cammino, si guardò i vestiti nuovi e pensò.
Erano già passati altri sette giorni. Una settimana...da quando il vero viaggio era iniziato.
Pixel aveva creato due catalizzatori dell'essenza di Vie e li aveva incastonati a due stivali di pelle robusta e leggera, fatti a mano da un calzolaio del villaggio. I vestiti, fatti da stoffa trattata magicamente, erano stati cuciti dalla Sibilla in persona. I jeans, fatti rigenerare dalla magia, avevano dentro di sé incantesimi protettivi, grazie a Velleda e Pixel.
Mahel non si vedeva più come prima.
La piccola sedicenne imbarazzata e bruttina adesso non aveva più lo stesso aspetto...e lo stesso animo. I suoi occhi si erano schiariti, e avevano piccole luci argentati dentro di loro. I capelli erano diventati più lunghi, più domabili e morbidi, avrebbe detto. Il suo corpo sempre nascosto da abiti larghi e comodi, adesso era coperto da stoffe magiche e pietre preziose. E il suo cuore, ormai, aveva conosciuto l'amore.
Era arrossita davanti al regalo di Alvexia, convinta che non lo avrebbe mai usato...e stupita, che anche lei sperasse in quella conclusione.
Strinse tra le sue mani la piccola pepita di platino, mentre nella sua testa rimbombavano le parole della Lilith, dolci e rassicuranti.
Un regalo anticipato...per il giorno del tuo matrimonio”.

Lagharta iniziava a pensare che non fosse una grandissima idea.
Mahel e le Ninfe...l'avrebbero scuoiata viva. Non prima di averla torturata a morte. Insieme a Saluss. E si sorprese a ridere, di gusto, al pensare che Mahel si sarebbe battuta con tutte le sue forze.
Lei era...speciale, per lui. Non come lei avrebbe voluto, ma abbastanza per sperare non le accadesse niente di male. Sperò che non si arrivasse al punto di dover intervenire personalmente.
E poi si ricordò del loro gruppo di avventurieri, del carattere della Lilith e del potere di Velleda. Sbuffò, sapendo che non sarebbe stato comunque facile.
Ma doveva portarla là, doveva chiedere aiuto alle Ninfe.
Doveva fare in modo che lo aiutassero a allenare Mahel.

Mahel si sorprese ad aver paura.
Guardava spesso Lagharta. E ripensava spesso a ciò che aveva raccontato loro riguardo le sue maestre.
Non sapeva ancora esattamente come lo avessero allenato, ma lo sguardo disgustato del guerriero la esortava dal chiedergli alcunché.
E se loro avessero scrutato il suo amore nascosto...e le avessero voluto fare del male? Non aveva paura del suo sentimento, quanto della reazione del guerriero.
Sperava, in cuor suo, che Lagharta l'avrebbe protetta.

L'ottavo giorno di cammino, erano finalmente arrivati ai piedi del monte che custodiva, sulla sua sommità, il Lago del Cielo.
Percorsero il sentiero che costeggiava il monte in rigoroso silenzio, e Mahel sembrava pensierosa e distante.
Nessuno riusciva a farla parlare.
Quando si trovarono di fronte al Lago, che si stagliava al cielo in tutta la sua magnificenza, non c'era niente ad aspettarli.
Lagharta si avvicinò alle sponde, carezzando silenzioso le acque silenziose e calme -Maestre...sono tornato-

Il silenzio era immenso. La pace era assoluta.
Il Lago era enorme, sconfinato. La montagna era davvero così enorme da poterlo contenere tutto? Sembrava una magia.
Alberi altissimi circondavano il Lago, facendovi affondare le radici all'interno. Ricurvi e nodosi, sembravano volerlo proteggere, richiudendosi sopra le sue acque.
Le fronde toccavano l'acqua, gentilmente, quasi a volerne baciare la superficie.
Poi una crepatura, nelle acque, come un soffio di vento.
Una piccola onda si propagandò per le acque, sempre più grande, sempre più grande, arrivando alle rive. Delicata e silenziosa, come se fosse stata una goccia a far scaturire il tutto.
Ma erano state loro, dalle profondità del Lago, ad annunciare la loro presenza.

Mahel vide un movimento da lontano, ma non capì subito cosa fosse.
Erano tre piccole teste...capelli, ecco. Di un colore indefinito da lontano, che sembrava tutt'uno con le acque...blu? No, anzi, verde. Un verde-azzurrino, delicato e luminoso, che nel mentre si avvicinava ai loro occhi si marcava sempre di più.
Pelli scure...occhi scuri. Mahel si stupì di quanto inusuali fossero quegli essere acquatici.
Uno scatto dalle acque, e qualcosa di piccolo e minuto era già tra le braccia di Lagharta.
-Sei tornato, piccolo Lag!-
Lagharta la allontanò subito, guardandola severo...poi sorrise -Sono tornato, maestra Vahael-
Il piccolo essere acquatico si voltò subito verso il gruppetto accanto a Lagharta e i suoi profondi occhi neri incrociarono quelli di Mahel. E la sua espressione diventò cattiva.

Subito al suo fianco, le altre due giovani Ninfe si stagliarono in tutta la loro bellezza. La più piccola, Vahael l'aveva chiamata Lagharta, era la più formosa e dall'espressione più accigliata. Più bassa di Mahel, aveva lunghi capelli verde acqua, già asciutti nonostante fosse uscita dalle acqua solo da pochi secondi, che le arrivavano fino al sedere. Leggermente mossi sulle punte, le davano un'aria selvaggia e indomabile, come probabilmente era.
Subito accanto vi era una ragazza molto più alta, dai capelli cortissimi, un sorriso enigmatico dipinto sul volto e dal viso simile a Vahael. Teneva le mani in vista, come a voler specificare che non vi era pericolo, ma gli occhi erano accesi, da un sentimento che Mahel non riusciva a spiegarsi.
Poi vi era la terza, poco più bassa della seconda, il viso inespressivo, anche lei dai lineamenti simili alle altre due. I suoi capelli erano acconciati in una treccia che le scendeva lungo il fianco sinistro, chiusa da un laccio fatto di steli di fiori.
-Loro- disse Lagharta, indicando le tre giovani -Sono Kahael, Nahael e Vahael. Le tre Ninfe del Lago del Cielo. Le mie maestre. A loro devo tutto-
-La Leggenda parlava di questo incontro- disse la più alta con voce profonda, avvicinandosi al gruppo -Io sono Nahael, la maggiore tra le mie sorelle, vi do il benvenuto nella nostra casa- di nuovo quel sorriso strano, che Mahel non riusciva a capire -Questa è mia sorella Kahael, la mediana- indicò la ragazza con la treccia, che non si scompose né disse una parola, ma si limitò a guardare davanti a sé -E la più piccola è Vahael-
-La più piccola- esordì Vahael, la voce acuta ma melodiosa -Ma la più carina-
-Si, maestra Vahael- disse Lagharta, ridacchiando -Come sempre-
Vahael guardò verso Lagharta e sorrise quasi imbarazzata, prendendogli il braccio e avvicinandolo a sé -Il mio Lag è tornato, che bello! Posso passare la notte con lui, sorella Nahael, posso?-
-A tempo debito, sorella- la ammonì la più grande, allargando la mano davanti al gruppo -Abbiamo ospiti. Ci presenti, Lagharta?-
-Ma certo- rispose Lagharta, avvicinandosi al gruppo.

-Vedo che non siete cambiate- sibilò acida Saluss guardando verso Vahael, che le rendeva uno sguardo malizioso -Oh, guarda chi c'è. La zanzaretta fastidiosa.
Saluss arrossì per la rabbia, trattenendo dentro di sé gli improperi più volgari -Quanto ti odio-
-Provo la stessa cosa per te-

-Questa è Alvexia. È una Lilith, ed è specializzata nel combattimento ravvicinato con armi velenose. Il vostro aiuto potrebbe essere prezioso per aiutarla a preparare nuovi antidoti- Alvexia fece una specie di inchino e Kahael le si avvicinò, riverente -Noi Ninfe utilizziamo e creiamo tantissimi veleni sconosciuti che potrebbero esserti d'aiuto. Sono a tua disposizione-
-Grazie mille- rispose stupita Alvexia, guardando verso un Lagharta sorpreso quasi quanto lei.
-Questa è Velleda. È la Semidea elementale dell'Acqua e sposa di Pixel- indicò l'uomo coniglio con riverenza -Signore del Tempio di Roccia-
-Benvenuti- disse Nahael, il solito sorriso enigmatico -Spero che il tempo che passerete qua vi sia d'aiuto per ciò che dovete compiere. Velleda, è un onore conoscerla di persona- e anche lei eseguì un rispettoso, e strano, inchino.
-Il piacere è mio, e prego...non c'è bisogno di questa riverenza. Non sono io quella a cui dovreste riservarla...- disse Velleda, guardando prima verso Pixel e poi verso Lagharta, che le rese uno sguardo tirato.
-Oh, dice?- chiese Nahael, guardando severa verso Lagharta -Cosa vuol dire?-
Lagharta si liberò dalla presa di Vahael, che sbuffò contrariata, e si avvicinò a Mahel.
-Maestre...questa ragazza è...- deglutì, tentando di non far crollare la sua maschera di sicurezza -...questa ragazza è Mahel. La prescelta di Vie-

Fu un attimo.
Un sibilo spaventoso fuoriuscì dalle loro bocche, i loro volti bellissimi deformati in qualcosa di mostruoso.
Vahael le fu subito al collo, le unghie adesso lunghe e affilate che colavano veleno nauseante vicinissime alla pelle -Tu...come hai fatto ad arrivare qua?-
-Lagharta!- sussurrò lei, prima che Kahael le tirasse i capelli all'indietro, le mani senza artigli strette però attorno al collo -Lagharta...!-
-Maestre, ferme!- cercò di fermarle il guerriero, sentendosi allontanare però da Nahael, che cercava di parlare sempre con la sua voce calma e profonda -Non ti preoccupare Lagharta, non la faremo soffrire...sarà veloce e indolore, e sai che questo per noi è un grande sforzo- lo ammonì poi, quasi rassegnata di quell'umanità che il loro discepolo sembrava aver assunto negli anni -Anche se non capisco come tu possa sopportare la sua presenza-
-Non è un pericolo, maestra Nahael- cercò di spiegare lui, ma sembrava non avere effetto.
E poi, finalmente, li vide.
Velleda e Pixel bloccarono le braccia di Kahael, che lasciò andare i capelli di Mahel e si allontanò, spaventata da quella spaventosa vibrazione di magia.
Alvexia fu subito al collo di Vahael con un pugnale, che puzzava anch'esso di veleno, mentre un'altra mano già in preda alla trasformazione le aveva afferrato i capelli, per tenerla ben ferma -Ti avverto, un solo movimento sbagliato, una sola parola di troppo e ti affetto così sottile che ti ci vorranno anni prima di rigenerarti del tutto-
-Provaci, piccola stupida, e potresti non svegliarti più dal mio veleno- rispose Vahael senza però muoversi, conscia che le parole della Lilith fossero vere.
-Vediamo-
-Basta!- urlò Mahel, a terra, che respirava affannosamente per lo spavento -Alvexia, allontana quel pugnale. Non mi faranno del male...- guardò verso la maggiore, sicura che se avesse detto di no le altre due si sarebbero fermate -...vero?-
Nahael la guardò. Guardò Lagharta, che le rendeva uno sguardo serio. Guardò la Lilith, che aveva tutte le intenzioni di uccidere sua sorella minore e poi guardò Velleda e Pixel, così pieni di aura magica da poter distruggere in un secondo il corpo fisico di sua sorella Kahael -Non ti vogliamo qui. Vattene via e avrai salva la vita...tornatene a casa-

Andare a casa.
Casa.
Aprì la bocca per rispondere, prima di capire che lei una risposta non poteva darla. O, almeno, non quella che le tre ninfe si aspettavano.
Socchiuse gli occhi, senza distogliere lo sguardo da Nahael, sospirando poi profondamente. E sorrise.
-Non posso tornare a casa. Non potrò mai più tornarci. Devo finire ciò che devo...e poi tornare al Tempio di Vie, dove mi aspetta il nulla eterno- si fermò, guardando gli occhi di Nahael illuminarsi per un attimo -Non sono la sposa di Lagharta. Non lo diventerò mai-

Alvexia le stava vicino un fianco, tenendo d'occhio Vahael, che sembrava volesse incenerirla. Pixel e Velleda le stavano al fianco opposto, per essere sicuri che neanche Kahael potesse farle del male.
Lagharta le stava invece lontano, nella speranza che le sue tre maestre non si irritassero ancora di più.
-Perché è qua- esordì dopo un lungo silenzio Vahael, che si era di nuovo appropriata del braccio di Lagharta, mentre Saluss la fulminava con lo sguardo per ciò che aveva provato a fare poco prima -Eh, Lag...?-
-È la Mahel della Leggenda. Mi aiuterà a riportare la pace su Gaia- rispose automatico Lagharta, guardando la sua maestra negli occhi.
-No Lag- riprese lei, guardandolo negli occhi -Perché lei è qua. Con te-
Lagharta si grattò la barba rasa, sorridendo -Con chi altro dovrebbe essere?-
-Con i vermi- rispose lei acida, guardando verso Mahel con disprezzo -Sotto terra-
-Brutta...!- disse Saluss, per poi essere bloccata dalla mano di Lagharta -Saluss, torna nell'essenza. Adesso-
Saluss guardò furiosa Lagharta, ma gli occhi del guerriero non si decidevano a lasciare quelli della sua maestra.
Lei odiava quelle Ninfe. Da sempre.
-Sei uno stupido- disse lei, prima di sparire di nuovo nella spada.
-Si è affezionata a quella lì- disse Vahael indicando con un cenno della testa Mahel, che abbassò lo sguardo infastidita -Eppure anche la zanzaretta dovrebbe odiare quella che, secondo la Profezia, è la tua sposa...-
-Mahel non è la mia sposa, maestra Vahael- ribadì Lagharta, carezzando la guancia della sua maestra -Non avrò mai una sposa. Non mi legherò mai a nessuna donna-
-Bravo il mio Lag- disse lei, avvicinando il suo viso a quello del guerriero -Tu sei solo nostro...per l'eternità!-

Fu uno spettacolo disgustoso. Ingiusto. Crudele.
Lagharta chiuse gli occhi, come rassegnato, per poi lasciare che le labbra della sua maestra toccassero le sue.
Mahel sentì il cuore andare in pezzi. Era un semplice bacio sulle labbra, ma ai suoi occhi equivaleva a mille pugnalate al cuore, una più a fondo della precedente. Un dolore insopportabile, che la portò al voltare lo sguardo, in preda ai conati.
-Perché volti lo sguardo, bambina...?- la schernì Nahael, con quella voce profonda e suadente che adesso cozzava incredibilmente con la sua espressione -Ti disturba ciò che vedi...?- ridacchiò, avvicinandosi a Lagharta e baciandolo a sua volta, carezzandogli poi i capelli -Lui è nostro. Possiamo fare con lui tutto ciò che vogliamo-
-Vero, sorella- si unì Kahael, che baciò a sua volta Lagharta e poi voltò lo sguardo verso Mahel, che tratteneva a stento un'espressione di dolore -Lagharta è stato cresciuto e allenato da noi. Lo abbiamo visto crescere e lo abbiamo scelto. Nessuna donna lo avrà mai...se noi non possiamo averlo-
Mahel guardò verso Lagharta, che aveva riaperto gli occhi e la guardava.
Colpevole.
-Ah...se solo potessi baciarti come vorrei!- scherzò Vahael, baciandolo di nuovo sulle labbra e poi stringendolo forte a sé -Ma non posso, o ti ucciderei...-
-Lo...uccideresti...?- chiese Alvexia furiosa, mentre guardava Lagharta -Che vuol dire?-
-Il nostro corpo è puro veleno. È la nostra unica arma, ma è la più potente del mondo. La nostra lingua ne contiene in dosi così elevate che rischiamo di poterlo uccidere anche solo sfiorando la sua pelle, figuriamoci baciandolo come si dovrebbe- spiegò Nahael, come se il loro esimersi dal baciarlo come un compagno fosse prova di una sorta di perverso affetto verso di lui.
-Quindi non è proprio del tutto vostro, il bel guerriero...- le sfidò Alvexia, sentendo però lo sguardo di Lagharta farsi cattivo -Che c'è?-
-Io non sono di nessuno. Non possiedo una compagna, o una sposa, possiedo solo la mia spada. Ed è tutto ciò di cui ho bisogno...- aggiunse il guerriero, guardando verso le sue maestre quasi con aria di preghiera -...e adesso ho bisogno che voi alleniate Mahel. E aiutiate i miei compagni per la sfida che ci aspetta...per favore...-
Vahael annuì subito, contenta di vedere quell'espressione inusuale sul volto di Lagharta. Kahael guardò la maggiore e questa esitò, prima di rispondere. Poi vide l'espressione di Mahel, sorrise e annuì a sua volta -Possiamo aiutarti...ma credi che lei possa resistere, vedendo come già perde le forze alla vista di un innocuo bacio...?-
Lagharta si voltò verso Mahel e si sentì stringere il cuore.
Era pallida, si teneva in piedi a stento. Aveva la mano davanti alla bocca, come se stesse per esplodere, e cercava di allontanarsi invano da Alvexia, che la teneva stretta al suo fianco -Mahel...?- chiese però il guerriero in preda ad una sincera preoccupazione, avvicinandosi a lei lentamente -Mahel...tutto bene...?-
Mahel alzò gli occhi. Vitrei e stanchi.
Sentì gli ultimi pezzi del suo cuore rompersi e riuscì finalmente a staccarsi da Alvexia e allontanarsi, abbastanza per accasciarsi a terra e rimettere, tenendosi lo stomaco con forza.

Nessuno ebbe la forza di muoversi, alla vista di quel dolore così pungente.
Nessuno...tranne Lagharta.

-Mahel, qualcosa non va...?- chiese con voce quasi rotta, ormai conscio che quella era stata tutto fuorchè una buona idea -Ce la fai a rialzarti...?-
-Vattene via...- cercava di allontanarlo Mahel, sentendo i conati risalire di nuovo in gola -Stammi lontano, forse mi sentirò meglio...-
Lagharta non riusciva a starla a sentire.
Si odiava.
Sapeva che non avrebbe dovuto intromettersi in una possibile discussione, per non contrariare le sue maestre più di quello che già erano al solo sentire il suo nome. Sapeva che Mahel avrebbe dovuto affrontare anche quella prova. Ma non riusciva a capacitarsi che alla vista di un un solo bacio potesse reagire in quel modo così violento.
Si accucciò accanto a lei, carezzandole la schiena. Anche se le sue mani avevano poco del potere di Saluss, se lei non era presente, fu abbastanza da alleviarle il dolore ancora un po' -Mi dispiace...- sussurrò lui a bassa voce, in modo che le Ninfe non potessero sentirlo -Mi dispiace tanto...-
-Non mi interessa se mi odi, per il mio sentimento. Non mi interessa se non lo accetti, o se non lo fanno loro, non mi interessa niente. Ma abbi rispetto...solo rispetto, per i sentimenti che provo. Qualsiasi essi siano...-
-Mahel...era solo un bacio...- disse lui come a giustificarsi, vedendo gli occhi della ragazza farsi lucidi -Non era altro che un bacio...-
-Vale tanto poco per te, un bacio...? Nonostante ciò che provo io, che mai potrò dartelo...?- urlò di rimandò -Se la pensi così, sei proprio come loro!-
Le Ninfe sentirono quella frase e capirono. Capirono tutto.
E sorrisero maligne, mentre tra di loro nasceva una complicità pericolosa e spaventosa, di cui gli altri si accorsero immediatamente.
-Siamo nei guai...- sussurrò Alvexia, guardando verso Pixel e Velleda con preoccupazione -Cosa facciamo...?-
-Aspettiamo- disse Pixel, socchiudendo gli occhi -Interverremo quando sarà opportuno-
-Non vorrei essere nei panni di Saluss, che è costretta al silenzio e alla prigionia nella sua essenza...- sussurrò comprensiva Velleda, guardando Lagharta e la spada, che brillava di una luce debole e indifesa -Spero solo che Lagharta faccia la cosa giusta...-

-Sentito sorelle...?- chiese Vahael, leccandosi le labbra -Lei lo ama!-
-Ho sentito, sorella- annuì inespressiva Kahael, guardando verso la maggiore con aria rispettosa -La uccidiamo?-
Nahael guardò Lagharta, che sembrava affezionato a Mahel. Troppo affezionato. Poteva evolversi, quel sentimento di affetto, poteva diventare amore. Poteva fare di lei la sua sposa...e non potevano permetterlo. Lagharta era di loro proprietà.
-Al tempo, sorelle, al tempo...per adesso giochiamo con lei. Facciamole una proposta gentile. E se non cede...- ghignò, mentre le sue sorelle ridacchiavano con lei -...sarà un piacere porre fine alla sua vita. Nei modi che reputeremo più opportuni-



***



Io le odio queste tre s*****e. Ed ho detto tutto.
Ho cercato di scrivere in tempo record...poi sono stata presa da altre cose...eeeeee però ci ho messo solo due mesi. SOLO. Mi dispiace.
Ho una tabella di marcia, però, adesso. Cercherò di scrivere due capitoli alla volta, durante il mio giorno libero settimanale da lavoro, così potrò tranquillamente postare almeno una volta ogni due settimane almeno. Il prossimo capitolo è già in scrittura <3 spero di riuscire a postarlo almeno domenica. Lavora Cristina (si, è il mio vero nome!) lavora!!!
Mi fa piacere che qualcuno continui a leggere questa piccola storia, e la ami, tanto quanto la amo io. So già la persona a cui dedicare il prossimo capitolo.......chi sarà mai? <3
Grazie a chiunque abbia messo la storia fra le preferite, le seguite o quelle da ricordare. A chi legge senza commentare, e a chi commenta. A chi aspetta un aggiornamento, o chi si è arreso. A tutte le splendide persone che hanno recensito e seguito questa storia in passato...grazie a tutti.
Vi amo e vi rispetto tutti, dal più profondo del mio cuore. Vi abbraccio con tutta me stessa.
Con amore e devozione
Selenite

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Capitolo 37
*** 36 - Nato per proteggerla ***


*dedicato a due persone stupende:
Summer38, perché la tua chilometrica recensione è motivo di tante mie risate e tante lacrime di commozione. E' stato un bellissimo regalo, e te ne sarò grata per sempre...e questo capitolo è stato pensato apposta per te, lo devo ammettere. Leggendolo spero che capirai il perché.
Elisa, che ha una splendida pagina artista su facebook, perché è una delle persone più carine e gentili che io conosca. Ho desiderato diventare sua amica sin dalle prime volte che ci ho parlato...e spero davvero che lei possa ricambiare questo desiderio.
Grazie di aver reso le mie giornate un pò meno grigie e tristi*


CAPITOLO 36

Nato per proteggerla


Di nuovo, la notte.
Stavolta però non era una bella notte. Non per lei.
Il Lago, lo doveva ammettere, era bellissimo. Alla luce delle tre lune si illuminava di riflessi particolari, che si perdevano nei riflussi languidi delle acque.
Il suo gruppetto lontano, insieme alle tre Ninfe, che parlottavano di cose che a lei non interessavano. Aveva i brividi.
Dal poco che aveva capito, Vahael sarebbe stata la sua insegnante di tiro con l'arco. Ed era sicura che fosse, fra le tre, la Ninfa che la odiava di più.
Sospirò tenendosi la testa con le mani, ricordando a malincuore la sua reazione ai baci delle Ninfe, al dolore che aveva provato e al disgusto successivo, che l'aveva portata ad umiliarsi pubblicamente.
Non era stato così tragico, eppure aveva reagito esageratamente.
Perchè?
Mentre si passava la lingua sulle labbra, ancora secche dopo l'episodio di qualche ora prima, sentì una mano sulla sua spalla e si voltò di scatto, presa dallo spavento -Oh, Alvexia...sei tu-
-Tranquilla, non permetteremo più a quelle tre...cose, di avvicinarsi a te- le rispose la Lilith calma, ma con lo sguardo acido, mettendosi a sedere accanto a lei -Prendi questo-
Mahel afferrò un bicchiere con dentro uno strano liquido viscoso e puzzolente -Che roba è?-
Alvexia sputò una risata cattiva, trattenendo dentro si sé improperi che non era il caso di espletare -Un antidoto. Il tuo malore non era dato dai baci, quanto dagli effluvi velenosi delle Ninfe- le spiegò lei, esortandola con un cenno del capo a bere -I loro tre corpi ravvicinati esalano un veleno inodore e insapore, che si trasmette solo per via aerea. Ti hanno avvelenato senza volerlo quando hai detto il tuo nome-
-Oh- concluse Mahel, avvicinandosi il bicchiere alla bocca -Non...non l'hanno fatto loro questo, vero?-
Alvexia sorrise, a malincuore, per quella domanda legittima -Tranquilla, l'ho lavorato io. Lagharta lo ha bevuto per dimostrarmi che non è tossico-
Mahel, al sentire il nome di Lagharta, si rabbuiò -Non voglio essere allenata da quelle Ninfe. Mi uccideranno e lo faranno passare per un incidente-
Alvexia toccò il bicchiere perché toccasse le sue labbra. Di nuovo la esortò a bere -Non glielo permetteremo-
E Mahel bevve, sentendo il sapore orribile di quell'antidoto risalire subito in gola aspro e pungente.

-Come mai il signore del Tempio di Roccia si è unito a questo gruppo?- chiese Nahael a Pixel, guardando però Velleda -Perché non si è unita solo la somma Velleda?-
-Io non vado da nessuna parte, senza Pixel- esordì Velleda, guardando verso il suo sposo con riverenza ed amore -E in realtà sono io che mi sono unita a loro, non il contrario-
-Una scelta...inusuale- disse Nahael guardando verso Lagharta, che non incrociava però il suo sguardo -Non ti abbiamo allevato bene, se hai preferito un insulso uomo ad una Semidea-
Pixel fece finta di non sentire la frecciata razzista che la Ninfa gli aveva appena lanciato, coperta dalle risate delle sue sorelle. Per lui quelle offese non avevano valore.
-Maestra Nahael, siete molto scortese con i miei amici. Dovreste sapere che potete fidarvi delle mie scelte, dopo tutti questi anni-
-No, invece, e lo hai dimostrato portando con te quell'umana inutile- disse Vahael alzandosi in piedi e tirando i capelli di Lagharta perché lui incrociasse il suo sguardo -Avresti dovuto ucciderla. Non fartela amica-
-Mahel non...- si affrettò a dire Lagharta, ma le dita della Ninfa lo bloccarono dal dire alcunchè -Fammi il piacere, Lag. Lei è già innamorata di te e tu...-
-No- la fermò lui, afferrandole il polso con forza -Io non amo nessuno-
Vahael guardò i suoi occhi e arrossì.

Vi era fierezza in quello sguardo. Determinazione e forza.
E una strana, lasciva scintilla...paura...che lei adorava, nello sguardo del guerriero.
Paura di lei.

-La allenerò solo se, per tutta la durata dell'allenamento, dormirai con me. Come in passato, avvinghiato al mio corpo, nudo. Tutto mio-
Pixel e Velleda si scambiarono uno sguardo stranito, per poi guardare verso Lagharta con diffidenza -Tu...- ebbe poi la forza di chiedere Pixel, cauto -...ti sei unito a...loro?-
Le Ninfe guardarono verso Pixel ed emisero uno strano fischio dalla bocca. Lagharta alzò la mano, come ad ammonirlo, e scosse la testa -Se la tua domanda riguarda la mia purezza, non è stata intaccata. Le mie maestre non possono corrompermi, o non potrei più usare Saluss. Il loro veleno, entrando in circolo nel mio corpo, corroderebbe la mia spada-
Pixel sospirò, sollevato, e così fece Velleda. Poi si rivolse gentile verso Nahael, con un sorriso -Immagino che per almeno stanotte, dovrete riposare nelle profondità del Lago. Così da poter accumulare abbastanza potere magico per potere rimanere fuori dalle acque più a lungo...mi sbaglio?-
Nahel sorrise, amareggiata -La somma Velleda conosce bene noi Ninfe delle acque. Dopotutto, siete una creature a noi affine...potremmo quasi accettarla, se fosse lei...-
Velleda sorrise sarcastica, di rimando -Non ho interesse nei bambini, mi dispiace...-
La risposta sembrò piacere alle tre Ninfe, che baciarono Lagharta e poi si congedarono, scomparendo nelle profondità delle acque del cielo.

-Come diavolo fai a sopportarle...?- chiese Pixel qualche minuto dopo, sicuro che le Ninfe si fossero profondamente assopite -Sono crudeli e insensate, delle pazze-
-Sono Ninfe delle acque- sembrò volerle giustificare Lagharta, sospirando -Sono egoiste e capricciose, forti e bellissime. Hanno migliaia di anni e sono assolutamente stanche di questa vita immortale che devono vivere quasi del tutto immerse in questo Lago. Come è normale che sia, sono impazzite...-
-Pensi che giustifichi ciò che fanno, o ciò che dicono?- puntualizzò Pixel, cercando di mantenere un tono calmo e abbastanza basso da non svegliarle -Hanno quasi ucciso Mahel, giustificando il tutto come un errore, non le hanno permesso di rimanere con noi durante la cena o il nostro colloquio, e quando Alvexia ha provato a chiedere un antidoto quasi hanno ucciso anche lei. E tu sei stato in silenzio!-
Lagharta voltò lo sguardo, guardando la spada da cui ancora Saluss non aveva voluto uscire fuori -Anche lei è arrabbiata con me-
-Non me ne stupisco- disse poi Velleda calma, porgendo la mano a Lagharta -Tu non puoi compiacerle a vita. Un giorno, se anche non sarà Mahel, troverai la tua sposa. Permetterai che le facciano del male? Non combatterai...?-
-Basterà non tornare qua...- disse lui, per poi interrompersi nel ricordarsi un dettaglio importante -Dannazione...-
-Che c'è?- chiese Pixel stupito, mentre Velleda sorrideva -Velleda...?-
-Ti hanno maledetto....vero?- chiese la Semidea con aria neutrale, vedendo il guerriero alzare lo sguardo...e annuire.
-Una specie. Un...maleficio, lo chiami? No, non proprio.. È solo l'ultimo allenamento, il più lungo e difficile. Il loro veleno più potente...un estratto del veleno della loro lingua-
Pixel sobbalzò, così come Velleda -Ma avevano detto che è letale, anche per uno come te-
-Lo è, infatti...penso- rispose Lagharta, stringendo le mani in pugni e voltando lo sguardo -Ma questo è solo un estratto, molto meno concentrato e...pericoloso. Ogni volta che torno continuano a iniettarmelo...tramite le labbra. Per questo mi baciano, così che io possa passare più tempo possibile lontano da questo luogo. È una maledizione, forse, è vero...se non tornassi qui in tempo non so cosa accadrebbe. Ma io ho bisogno di tornare qui: il loro estratto mi permette di diluire tutti gli altri veleni...-
-Una Panacea Notturna- sibilò Pixel, disgustato -Sai cos'è?-
Lagharta guardò verso Pixel, confuso, e scosse la testa -No, cosa?-
Velleda fu la prima a parlare, scuotendo la testa verso Pixel -Non è una maledizione, è vero, e neanche un maleficio. Ma è una sentenza di morte...di questo ne sei conscio?-
Lagharta sorrise, scuotendo la testa -Mi baciarono quando ero ancora un bambino, non riuscii ad evitarlo...mi spiegarono poi che io non sarei stato più libero-
-La Panacea Notturna- gli spiegò Pixel, furioso -È una panacea, di base, dagli effetti miracolosi. Nel tuo caso funziona solo con i veleni, e non esiste veleno che non possa curare. Di rimando, può essere creata solo da creature notturne, o legate a luoghi privi di luce, che la secernono direttamente dai loro corpi. Proprio come le tue maestre-
Lagharta annuì -Si, beh...è quello che sanno fare-
-Ma- lo interruppe Pixel, chiudendo gli occhi -Ogni volta che questa panacea viene bevuta, ad ogni effetto miracoloso se ne aggiunge uno oscuro. Nel tuo caso, Lagharta...se quello che dici è vero, se non tornassi qui in tempo, moriresti. E visto che adesso vi è Mahel- guardò verso Velleda, gli occhi scintillanti di rabbia -Probabilmente questa volta escogiteranno qualcosa per trattenerti qua. Non ti lasceranno mai più andare via...-
Lagharta rise di gusto, lasciando di stucco gli altri due, guardandoli con uno sguardo cattivo che ancora non avevano mai visto -Non permetterò a nessuno di legarmi. Neanche alle mie maestre. Io ucciderò Laherte. Solo dopo, se vorranno, rimarrò con loro. Per sempre-

-Quindi in origine loro erano essere umani- chiese Mahel ad Alvexia, ancora sconvolta per via di quell'antidoto disgustoso -Come sono diventate Ninfe?-
-Non ho ben capito, ma dovrebbero essere state maledette dall'antenata di Velleda, in un certo senso. Lo sai che le Semidee Elementali sono immortali ma non “eterne”?-
-Non eterne? Che vuol dire? Se non possono morire...-
-Cioè, non muoiono, ma si riproducono...in modo particolare. Velleda, ha spiegato prima, non è una “donna” ma ha le fattezze femminee per via della femminilità attribuita a Vie. Lei non ha...ecco...gli attributi femminili- spiegò imbarazzata Velleda, facendo uno strano cenno con le mani -...capito?-
-Ma...ma ha il seno, Alvexia! Lo vedi anche tu!-
-Non intendevo quello!- rise Alvexia, nascondendo il rossore ingenuo delle sue guance -Non può avere figli...come un essere umano-
-Oh- comprese subito Mahel, indicandosi il ventre.
Alvexia annuì e sospirò -Pixel è comunque il suo sposo. Eppure per Velleda, che lui sia un uomo o una donna non fa differenza. Dice che ama Pixel incondizionatamente al suo aspetto...-
-Che...che dolce...- sorrise Mahel felice, stringendosi le mani con forza -Si accettano nonostante la loro forma corporea. È strano ma...romantico, non pensi?-
-Oh...Mahel- sussurrò Alvexia, prima che Mahel si alzasse di scatto, mentre con una mano la esortava a non dire più nulla -No, ti prego, non dirlo. Non c'è niente di cui essere tristi. Tra loro c'è amore, un amore corrisposto e rispettoso. Non è come quello che io provo per Lagharta...è diverso-
-Quindi alla fine...concepisci che è sempre stato amore?- chiese la Lilith guardandola, tenendo però da lei una rispettosa distanza.
-Penso che...si, io lo abbia sempre amato- buttò fuori Mahel in un soffio, quasi felice di poterlo dire ad alta voce -Non so quando è iniziato, né come. Però ad un certo punto c'era, e non ho più potuto farne a meno. È cresciuto...lentamente e con forza...finché non l'ho accettato. Capisco l'egoismo delle Ninfe verso Lagharta. Dopotutto l'amore...-
-Quello non è amore, Mahel- disse Alvexia scuotendo con vigore la testa -Loro lo vogliono per sfizio. Anche Lagharta lo ha detto: lui è concepito come un oggetto, di loro proprietà, null'altro. Non c'è amore in quelle tre...cose-
-Alvexia, non dire così. Sono stati esseri umani, sono diventate quel che sono probabilmente per il dolore di essere rinchiuse qui. Mi fanno...pena- sussurrò lei, pensando a ciò che l'aspettava finito quel lungo viaggio -Anche a me succederà così?-
Alvexia chiuse gli occhi e cercò in tutti i modi di fare in modo che il magone allo stomaco passasse. Mahel un giorno sarebbe...
-Andrà tutto bene. A te non succederà. Perché tu...tu hai sempre quel cuore dolce e caldo con te, ricordi?-
Mahel le sorrise tristemente.
Il suo cuore dolce e caldo, forse, non sarebbe bastato.

I fuochi si spensero. Mahel esortò Alvexia al riposo, lontano da lei, cosicché le Ninfe non potessero avere più niente, per il momento, per cui arrabbiarsi.
Rimase sola, sospirando alle Lune, e alle stelle, sorridendo come se non ci fosse più speranza...come se non avesse più scelta.
-Papà...tu cosa faresti in questo momento...?- chiese poi nel silenzio, quando fu sicura che nessuno potesse sentirla -Andresti avanti? Ti arrenderesti? Oppure, solo per ciò che questo posto rappresenta, questo mondo, accetteresti tutto?-
Una morsa dolorosa, quasi elettrica, che la fece rabbrividire -Io...non so nulla, dell'amore. Non conosco niente che non sia quel quieto sentimento della vita che scorre, normalmente. Come è stato per te e la mamma...? Voi vi siete amati sin dal principio, dal primo sguardo...ed è stato forte, incatenante e sincero. Prezioso. Per questo mi avete dato il nome Mahel, che in questo mondo significa “speranza”...?-
Ormai lei sapeva. Da quando le Ninfe lo avevano pronunciato, fosse perché esseri antichi, ormai sapeva perché il suo nome fosse così disturbante, alle loro orecchie.
Speranza.
Cosa c'era di male nella speranza? Non era qualcosa di positivo, di luminoso? Lo odiavano forse perché erano esseri oscuri? Non lo capiva.
Ma forse ciò che lei rappresentava, era il cambiamento. E quello era pericoloso.
Cambiare il mondo e le sue regole, il destino di qualsiasi individuo...avere tali capacità è come avere nelle mani il potere assoluto. E il potere assoluto, da cui non ti puoi proteggere, spaventa.
Avrebbe portato via Lagharta? Ne sarebbe diventata la sposa? Le Ninfe forse volevano averlo per sé perché quello che provavano era, in un certo senso, amore.
Un amore distorto e malato, eppure amore. Vahael era quella più presa di tutte, ben lo capiva, forse il suo era davvero quello più simile ad un amore “normale”.
Scosse la testa e se ne andò vicino al Lago, accarezzandole le acque tiepide e calme.
E, senza neanche accorgersene, iniziò a cantare.

Qualcuno osservava, nel buio.
Qualcuno i cui occhi gentili erano accecati dalle lacrime, perché quella situazione era quanto di più scomodo potesse presentarsi.
La vedeva, ferita e rassegnata, cantare alle stelle tra le quali, poco tempo prima le aveva detto, vi era anche suo padre.
Sapeva che dentro al suo cuore ella chiedeva spiegazioni, un aiuto, un segno, che quello che stava facendo fosse giusto, che la strada che aveva scelto non era la peggiore.
Pregò con tutta sé stessa che Vie sapesse quel che stava facendo e che tutto quanto si sarebbe risolto per il meglio...

-Non è ora di dormire?- la interruppe una voce tagliente e spiacevole.
Mahel rabbrividì prima di voltarsi, trovandosi Vahael a braccia conserte che la guardava sarcastica -Il tenerti lontano dalla persona che ami ti dà problemi?-
-Di che parli?- le chiese Mahel spaventata, tappandosi bocca e naso con la mano -Non...non vuoi uccidermi con i tuoi effluvi velenosi, vero?-
Vahael sorrise, alzando le mani con uno strano sorriso -Lagharta ci ha fatto promettere di non farlo più. E per quanto mi dispiaccia farlo, mantengo le promesse-
Mahel continuò a guardarla, cercando nei suoi occhi la conferma che quella appena detta fosse la verità -Va bene-
Vahael cercò di avvicinarsi, ma Mahel indietreggiò senza staccarle gli occhi di dosso -Cosa...cosa posso fare per te?-
Sorrise -Perché scappi, bambina?- chiese ridacchiando -Hai paura?-
-Si- rispose secca Mahel, cercando di non cadere sui suoi stessi piedi -Non sono molto a mio agio insieme a voi Ninfe, devo essere sincera. Non dopo lo scherzetto di prima-
-Oh...povera, povera piccola...- la schernì la Ninfa, avvicinandolesi più velocemente, non lasciandole modo di allontanarsi a sua volta -Non era uno scherzo. È stato involontario...ma divertente- continuò lei, arrivandole vicino al volto e quasi soffiandole vicino le guance il suo fiato fresco e dolciastro -Tranquilla, posso trattenere i miei effluvi se voglio. Non ti avvelenerò, se è questo che ti spaventa-
Mahel deglutì rumorosamente, guardando la bocca della ninfa aprirsi in un sorriso maligno, i canini lunghi come quelli di un vampiro.

Quegli occhi neri la spaventavano a morte.
Mahel sapeva che erano pieni di odio e di malignità, dopotutto erano creature dell'oscurità, maledette da una magia antica e pericolosa, come i loro stessi corpi lasciavano intendere.
Erano scuri, impenetrabili, e cattivi.
Come se cercassero di risucchiare la sua anima e torturarla, fino ad annientarla completamente -Cosa...cosa vuoi da me?-
Vahael le afferrò le ciocche laterali di capelli e le tirò forte a sé, facendola piegare dal dolore -Voglio che sparisci. Che torni al tuo mondo...che lasci i tuoi compagni ed il mio Lagharta qua. In pace. Liberi- sussurrò lei in un soffio, digrignando i denti per la rabbia -La tua presenza qua è una maledizione. Per tutto quanto il nostro mondo-
-Io...- sussurrò Mahel, un misto di dolore e terrore puro -Io non so come tornare al mio mondo. Non so come sono arrivata...e anche volessi, io sono legata a Gaia per sempre ormai- rispose lei chiudendo gli occhi, ricordando la maledizione che l'aveva legata a quel mondo sconosciuto per l'eternità.
-Legata a Gaia? Non farmi ridere. Puoi andartene come e quando vuoi, tu non appartieni a Gaia. Gaia non ti vuole, non ti desidera e non ti ha chiamata. Perché sei venuta?-
Mahel ansimò forte, cercando di contenere le lacrime di frustrazione -Irihe mi ha maledetto senza volerlo. Ha sacrificato la sua vita per avere un colloquio con Vie, bruciandosi vivo, ed io l'ho seguito. Non posso tornare a casa. Il mio posto è qua-
Vahael aprì la bocca e la richiuse, immediatamente.
Una maledizione? Che porta a colloquio con Vie e che fa bruciare?
Un...desiderio...?
-Una delle tre maledizioni antiche...- sussurrò Vahael, guardando Mahel con disprezzo -E tu...ti sei messa in mezzo? Di tua volontà...?-
Mahel annuì tenendo sempre gli occhi chiusi.
-Come hai osato, mostro?!- urlò Vahael strattonandola malamente e lasciandola cadere a terra, gli occhi ancora chiusi e le braccia attorno alla testa, come temesse di essere picchiata -Tu...hai legato per sempre la tua anima a questo mondo per lui?!-
Mahel aprì gli occhi di colpo, ricercando gli occhi della Ninfa -Io non sapevo. Volevo salvarlo...volevo che si pentisse, non che si uccidesse. L'ho fatto senza pensare...non sapevo che sarei stata maledetta. Non ho preso neanche in considerazione l'idea di morire!-
-E perché lo avresti fatto, allora? Questo mondo non è il tuo!-
-L'ho fatto perché questo è il mondo della mia mamma!-

Silenzio.
La Ninfa la guardava curiosa e indispettita, piena di domande.
Il mondo di sua madre? Mahel non era la figlia di Vie. Proveniva da un altro mondo, di questa ne era certa, bastava guardare il suo aspetto semi-divino per accorgersene.
Che stava dicendo quella bambina umana dalle forme sgraziate...?

-Il mondo...di tua madre?- chiese la Ninfa, inginocchiandosi accanto a Mahel e alzandola di peso tirandole i capelli -Spiega-
-Io...io non sono di questo mondo. Il mio mondo è però...legato, a questo. Questo mondo è conosciuto da dove vengo io...è un mondo fantastico. Dove tutti voi siete personaggi conosciuti...-
-Come?- chiese la Ninfa, avvicinando il volto di Mahel al suo, lo sguardo cattivo -Siamo eroi di una leggenda? Roba del genere...?-
-No...- rispose Mahel, sapendo che ciò che stava per dire l'avrebbe mandata su tutte le furie -Nel mio mondo...tutta Gaia, la guerra antica...Lagharta e tutti quanti sono coinvolti in questo viaggio...- sospirò, chiudendo di nuovo gli occhi -...sono tutti personaggi di un libro per ragazzi-

La sentì fischiare, una delle sue due mani stringersi attorno al collo, togliendole il respiro.
Lo sapeva, dire la verità con le Ninfe non avrebbe risolto nulla.
Adesso l'avrebbe uccisa e sarebbe passato come un incidente.
-Le mie sorelle ed io...siamo in queste condizioni da centinaia di anni. Oserei dire, millenni. Tutto perché quella misera di Vie ha deciso che rubare dai suoi templi per disperazione fosse un peccato punibile con una maledizione infinita- le sue dita si strinsero ancora di più, i fischi dalla bocca erano lunghi e crudeli -Abbiamo scoperto che allontanarci da queste acque equivale per noi a morire, perché è come un veleno, una droga, di cui non possiamo fare a meno. Non possiamo morire in modo naturale...non possiamo unirci a nessuno né amare nessuno, perché nel nostro cuore c'è solo la disperazione e il buio, infinito. E tu mi vieni a dire che nel tuo mondo...tutti i nostri sacrifici, i nostri trascorsi...sono stati scritti per diletto di tua madre?!-
La Ninfa sibilò le ultime parole, stringendo anche l'altra mano attorno al collo di Mahel e sbattendola a terra, così che non potesse alzarsi.
-La nostra vita è stata rovinata per un gioco? E Lagharta, pur sapendolo, vuole proteggere la tua insulsa vita?! Dovrà rendermene conto domani mattina, dopo che mi sarò occupata di te!!!-

Sentì una strana botta alla testa.
Il respiro le morì in gola, incapace di arrivare ai polmoni e donarle sollievo.
Si sentì la testa pesante, sempre più pesante finché non si oscurò del tutto.
Mahel era sicura che, prima di perdere i sensi, la Ninfa stesse piangendo chiamandola “mostro”.

Aveva chiuso gli occhi. Ancora respirava, ma aveva perso i sensi.
No...non sarebbe morta così. Doveva soffrire.
L'afferrò per i capelli e avvicinò il corpo inerme di Mahel al Lago, guardando la riva con occhi lucidi. Scosse la testa cercando di allontanare dalla sua mente ciò che quella piccola stupida le aveva detto poco prima.
La sua vita non era un gioco.
Aveva mentito.
I suoi piedi nudi toccarono l'acqua, e improvvisamente si sentì meglio.
Più forte. Più viva.
Trascinò con sé il corpo di Mahel, sempre più al largo, sempre più al largo, lasciando che galleggiasse sopra le acque gentili del Lago.
Aspettò di essere in un punto in cui le acque erano molto profonde, sorrise maligna e poi...la spinse sott'acqua.

Aveva aperto gli occhi, sentendo l'acqua bagnarle la testa ed entrarle nel naso.
Non vedeva niente, sentiva solo l'acqua entrarle in bocca e bruciarle la gola, impedendole di respirare.
La voleva uccidere. Sarebbe morta...?
Non voleva morire.
Cercò di dimenarsi più che poteva, ma i suoi movimenti erano impastati in quelle acque lugubri. E più si dimenava, più affogava velocemente, perciò cercò di trattenersi dal fare qualsiasi movimento.
Sapeva che in quel modo avrebbe solo allungato l'agonia, ma non voleva morire.
Aveva paura.
Quando sentì le mani della Ninfa lasciarle i capelli, automaticamente aprì gli occhi e la vide. Luminosa e bellissima, non lo avrebbe mai creduto.
Le Ninfe dentro le acque risplendevano di una strana, e bellissima luce giallognola.
Sentì le lacrime arrivarle agli occhi, ma sapeva che ormai era troppo tardi.
Rimase a guardare la Ninfa finché non aprì di nuovo la bocca istintivamente per respirare e non sentì le forze abbandonarla e l'acqua bruciarle i polmoni.
L'ultima cosa che vide...fu il volto della Ninfa contorto dalla paura.

-Mahel...-
Una voce maschile. Dolce e calma, che ben conosceva.
Una voce che amava.
-Mahel...Mahel sono qua-
Quanto era bella...quanto le piaceva quella voce.
L'avvolgeva e coccolava come una cara presenza, come un ricordo.
Aprì gli occhi pian piano, guardò la persona che la chiamava e sorrise, piangendo.
-Ciao papà...-

-Mahel, svegliati Mahel...- la chiamò a gran voce Lagharta, avvicinando di nuovo le sue labbra a quelle di Mahel e soffiandovi dentro dell'aria perché lei cominciasse di nuovo a respirare -Ti prego, Mahel, ti prego...-
I suoi occhi blu incrociarono quelli della sua maestra e si strinsero a fessura, furiosi -Come avete potuto, maestra Vahael...? Me lo avevate promesso!-
-Tu ci hai disobbedito! Come hai potuto proteggere qualcuno che ha dato inizio a tutto questo?- rispose la Ninfa furiosa, cercando di avvicinarsi a Lagharta per strappargli dalle braccia il corpo esanime della ragazza -Lei deve morire!-
-Non è una scelta che spetta a voi!- rispose Lagharta, puntandole la spada al collo, Saluss che vibrava attorno a lui colta da una feroce e primitiva follia -Basta che me lo dici e la uccido, Lagharta. Basta solo una parola...-
-Nessuno ucciderà nessuno, stasera. Nessuno deve morire. Perché non è giusto!- urlò lui, lasciando cadere la spada a terra e continuando a fare la respirazione a Mahel nel tentativo di salvarla -Ti prego, Mahel, non morire...non adesso!-
-Perché ti prodighi per lei in questo modo? Non ti ha detto che nel suo mondo...-
-Lo so, maestra Vahael, lo so! Ma non è come credete. E ribadisco che non era vostro diritto fare questo!-
-Ma lei ti ama! Farà avverare la Leggenda e la Profezia...se diventasse la tua sposa...-
-Non è affar vostro!- urlò Lagharta disperato, guardando Vahael con gli occhi pieni di sconforto -Lei è mia amica. So dei suoi sentimenti, me li ha detti lei stessa, e ha accettato anche che io non potrò mai amarla. È incapace di fare del male e nel suo cuore c'è solo amore...e proprio per questo motivo ho accettato che lei fosse la Mahel della Leggenda. E così ha fatto Vie. Lei ha la sua essenza...lei salverà il mondo...-
-Che stupidaggini vai dicendo? Mahel della Leggenda? Quella ragazzina...?!-
-Si- rispose secco lui, stringendo il corpo dellla ragazza -Lei è la Mahel della Leggenda. Che voi ci crediate o no, lei ha riunito i nostri compagni. Una Lilith, una Semidea e il padrone del Tempio di Roccia. Lo avreste mai detto che questo era il gruppo che avrebbe salvato il mondo? Io no- guardo Mahel e sorrise amareggiato, stringendo le mani attorno alle sue spalle -Lei è capace di fare cose che io non avrei creduto. Anche accettare me...come essere umano. Nonostante l'altra mia forma...-
Vahael boccheggiò. Lei aveva visto Lagharta...e ancora stava al suo fianco...?
-Lei...ti ama al punto da continuare a provare le stesse cose anche vedendo...l'altro te stesso...?-
Lagharta guardò la sua maestra e sorrise.
Non l'aveva mai vista con quell'espressione stupita e stranita...Mahel era capace di cose che lui pensava impossibili.
-Maestra Vahael...- la chiamò lui, attirando la sua attenzione -Mahel è Mahel. Probabilmente non è il salvatore che questo mondo aspettava, ma è ciò che abbiamo avuto. E forse è il meglio che potevamo avere. Lei accetta ed ama, non respinge. Lei potrebbe essere la chiave che serve a questo mondo per cambiare...potrebbe anche liberarvi dalla maledizione, se solo voi lo chiedeste-
Un sussulto, a quelle parole che mai avrebbe aspettato.
-Datele una possibilità...-
-Perché...- sibilò lei, la sconfitta negli occhi guardando il suo pupillo -Perché non riesci a guardare me con gli stessi occhi con cui guardi lei? Con dolcezza e accettazione...? Perché vuoi salvarle la vita...?-
Lagharta si stupì di quello che gli balenò per un attimo in testa, ma sorrise ugualmente, colto alla sprovvista -Voi...siete la mia maestra. Mi avete cresciuto e istruito, ve ne sarò grato per sempre. Ma anche avessi voluto, non avrei potuto amarvi...dopotutto il mio cuore non è mai riuscito a legarsi a voi...-
-Eppure io...io ti amo- disse Vahael portandosi la mano davanti alla bocca, stupita lei stessa da quelle parole.
-Maestra...- sorrise Lagharta -Sapete che non è vero...-
Vahael cercò di replicare, ma si accorse di non avere le capacità per farlo.

Nel suo cuore ben sapeva che quella era una bugia.
Amare? Lei...? Non era capace d'amare, perché nel suo cuore ormai non vi era più amore.
Se l'era portato via una maledizione e millenni di rancore, e oscurità.
Lei era gelosa che qualcuna potesse portarle via qualcosa di sua proprietà. Il suo pupillo...il suo giocattolo.
Forse Vahael era la Ninfa più vicina ad essere veramente innamorata di Lagharta...ma era falso, e lo sapeva bene.
-Tu sei mio-
-Non più. Io sono suo, maestra...- rise Lagharta, guardando Mahel finalmente sputare l'acqua e guardarlo negli occhi, sorridendo.

-Lagharta...io...sono viva...?- chiese Mahel confusa, vedendo ancora di sfuggita nei lineamenti di Lagharta quelli di suo papà -Ero in un posto...così luminoso...-
-Hai rischiato di morire. La maestra Vahael si indispone facilmente...- disse Lagharta, le mani tremanti per la rabbia, ma gli occhi gentili -Voleva scus...-
-Non ci penso nemmeno- esordì lei, guardando Mahel che le rendeva uno sguardo confuso, stanco -Ho...ho fatto arrabbiare Vahael...le ho detto della mamma, e di Gaia, e...-
-Shhh...- la interruppe Lagharta, scostandole i capelli bagnati dal viso e allontanandola perché potesse respirare meglio. Saluss le fu subito vicino a riscaldarla con la sua aura rosata perché potesse rilassarsi e perché il dolore potesse calmarsi -Ora va tutto bene, Mahel. Puoi dormire. Rimango con te...nessuno ti farà del male...-
Mahel guardò verso Vahael e arricciò le labbra, trattenendo le lacrime -Devo...devo ringraziarti...per quanto abbia avuto paura di morire, mi hai fatto vedere una cosa bella. Quindi...grazie...- sussurrò in un soffio, vedendo la Ninfa voltarsi indispettita e tornare nelle acque del Lago, senza dire più neanche una parola.
-È proprio arrabbiata eh...- disse Mahel dispiaciuta, lasciandosi cullare da Lagharta -Scusami...ti ho fatto preoccupare...-
-Tranquilla, va tutto bene- rispose lui, carezzandole la testa -Puoi dormire se vuoi. Davvero, rimango qua. Non sono arrabbiato-
-Si...grazie Saluss...immagino che sia stata tu ad avvertire Lagharta...-
Saluss le si avvicinò ai capelli ed annuì, rilassandosi a sua volta per via dell'assenza della Ninfa che tanto odiava -Eravamo entrambi in attesa che accadesse qualcosa. Ormai conosciamo bene le Ninfe...-
-Grazie comunque...- rispose lei, avvicinando le labbra alla fatina, sfiorandola con un bacio.
-Prima che tu dorma...- le chiese Lagharta curioso, vedendole sulle labbra uno strano sorriso -Qual'è la cosa bella che ti ha fatto vedere Vahael...?-
Mahel ci pensò un attimo, fece un profondo respiro e chiuse gli occhi, rispondendo mentre il sonno la portava di nuovo via in un dolce oblio -...ho sognato il mio papà...-
Lagharta rimase al suo fianco per minuti interminabili, prima di collegare ciò che aveva detto Mahel. Guardò Saluss rendergli uno sguardo triste, perché entrambi sapevano che Mahel non aveva più un padre...
Quando fu sicuro che lei fosse addormentata, mandò Saluss nell'essenza con la promessa di svegliarla se fosse successo qualcosa, e rimase immobile, Mahel stretta alle sue braccia, gli occhi verso il cielo.

Mentre nessuno guardava, nel silenzio della notte, avvicinò Mahel a sé e la strinse forte, come mai l'aveva stretta, chiedendole scusa per averle fatto vedere la morte.
E si scusò a modo suo piangendo per lei, seppur solo poche lacrime, per aver quasi lasciato che morisse, negandole la possibilità di incontrarsi con suo padre davvero, nell'aldilà del suo mondo.
Promise a sé stesso e a suo padre, guardando verso le stelle, che mai più avrebbe permesso che qualcuno facesse del male a Mahel, anche a costo della sua vita.
L'avrebbe protetta fino all'ultimo.
Si rese conto, nell'immensità dei piani di Vie, che la sua vita le apparteneva. E lui l'avrebbe, senza ombra di dubbio, data volentieri per lei.



***



Eccomi qua. In ritardissimo, perché ho avuto la bella idea di fare le ferie, poi ammalarmi, scrivere metà capitolo, andare in "depressione" per una tendinite cattiva e poi tornare fregandomene perché tanto ho dieci dita e una meno non mi cambia la vita.
Il prossimo lo scriverò al più presto, perché ho proprio la voglia di scrivere il resto...sono troppo emozionata!!! E spaventata. E felice. E triste.
Insomma, come una mamma...però ormai siamo in ballo e vogliamo ballare. Però vi dò un piccolo SPOILER: molto probabilmente "Lagharta" uscirà come e-book. Sto ancora studiando i dettagli, ma almeno in quel formato lo pubblicherò...un piccolo sogno che si avvera ^.^
Ne approfitto anche e sempre per ringraziare tutti i lettori, recensori, guardatori che hanno apprezzato e amato Lagharta fino ad ora...e che prospettano di farlo in futuro. Siete meravigliosi, ed io vi adoro dal primo all'ultimo.
Come sempre, vi abbraccio tutti, dal primo all'ultimo!!!
Con amore e devozione
Selenite

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Capitolo 38
*** 37 - La vera maledizione ***


*Dedicato a te. Che ogni giorno mi manchi in un modo che non posso spiegare.
E a Clarissa. Perché mi ricordi tanto la me stessa di tanti anni fa...e che vorrei essere ancora*


CAPITOLO 37

La vera maledizione


Bruciava.
Un dolore così pungente che non riusciva a respirare. Una fitta, continua e pesante, sul petto. Le stringeva il cuore e le faceva male.
Bruciava.
Gli occhi pesanti e bagnati, forse da lacrime di sofferenza...o di tristezza? Non riusciva ad accorgersene più. Era circondata dal dolore, era forte...troppo forte, più di quanto ne avesse mai provato prima.
Bruciava.
Un urlo straziante, che rimbombò attorno a lei. Occhi malvagi, neri Non c'era luce in quegli occhi che ridevano del suo dolore...e che ascoltavano estasiati quell'urlo.

Aprì gli occhi di scatto, senza che dalla sua bocca uscisse nessun suono.
Un sogno? Un incubo...
La sua gola bruciava ancora per l'acqua del Lago, il corpo caldo e stretto a qualcosa che, appena si rese conto di cosa fosse, la fece sorridere.
Le braccia di Lagharta la stringevano. Forte. Le toccavano i fianchi tenendola stretta a sé, la spada a portata di mano per qualsiasi evenienza.
La testa del guerriero appoggiata al suo collo, i capelli che le solleticavano le spalle.
Il suo profumo di erba e i vestiti ancora leggermente bagnati. Un sorriso.
Riuscì a liberarsi un poco da quella morsa ferma e si mise più comoda, spostando il corpo di Lagharta sulle sue gambe.
-Non si accorge proprio di niente quando dorme...- ridacchiò quasi soddisfatta.
Gli carezzava i capelli sorridendo, passando le dita sui lineamenti del suo volto. Studiò ogni curva, ogni difetto, ogni cicatrice. La forma delle labbra, degli occhi, la fronte e le orecchie, il mento e la linea del collo...era davvero bello.
I suoi profondi occhi blu, nascosti dalle palpebre chiuse...amava tutto.
Le sue mani andarono a prendere quella sinistra del guerriero. Una strana ombra passò davanti agli occhi di Mahel...appena toccò il suo dito sinistro.
-Tu..non vuoi sposarti. Eppure renderesti felice la tua sposa...- esitò un attimo, prima di continuare -...anche se non dovessi mai essere il mio sposo, come tu tanto temi...vorrei davvero vederti sorridere insieme alla tua sposa...voglio solo che tu sia felice...-
Respirava regolarmente, tranquillo. Non sapeva neanche come potesse dormire in quel modo, dopo la nottata appena trascorsa.
Eppure era con la testa sulle sue gambe, che respirava con la bocca socchiusa, senza fare alcun rumore. Un altro sorriso...e imbarazzo, non appena si avvicinò al suo viso, con l'intenzione di fare quel che voleva.

Il cuore le batteva fortissimo. Se si fosse svegliato, le avrebbe urlato contro di tutto.
Ma non riusciva a fermarsi...sapeva che se ne sarebbe pentita, ma voleva farlo lo stesso.
Le sue labbra si avvicinarono al volto del guerriero. Lentamente, tremanti, mentre il battito del suo cuore continuava ad aumentare.
Poi, di colpo, si fermò.
-No...non posso farlo...- borbottò completamente rossa in viso -Non me lo perdonerei mai- sentenziò ridacchiando, vergognandosi di sé stessa -Scusami...-
Le sue labbra toccarono la sua fronte, schioccando un bacio leggero.
Iniziò a ridere come una stupida, senza capire perché si sentisse comunque colpevole di aver fatto una cosa tanto carina e innocente.
Poi, d'improvviso, Lagharta aprì gli occhi e la guardò.

Il fiato le morì in gola.
Pensò che sarebbe successo qualcosa di orribile, perché quello che aveva fatto era una cosa che Lagharta odiava.
Ma non disse niente. Si limitava a guardarla negli occhi, senza proferire parola.
E Mahel fece altrettanto, mentre le sue gote continuavano a imporporarsi sempre di più. Quando le sue labbra fecero per parlare, una mano di Lagharta le raggiunse la guancia. La carezzò delicatamente, mentre i suoi occhi la fissavano senza muoversi di un solo millimetro. Mahel addolcì lo sguardo e la sua mano si posò sopra quella di Lagharta. Le sue labbra si distesero in un sorriso e dentro di lei sentì solo pace.
Poi, sorridendo a sua volta, il guerriero parlo -Sono così...felice, che tu sia viva...-
E, spontaneo come neanche lui credeva di essere, le stampò un bacio sul naso -...principessina-

Quando tutti furono svegli, fu il momento dei conti.
Alvexia già odiava quelle ninfe, sapere di quella notte non fece che montare il suo disprezzo. Velleda e Pixel si limitarono ad annuire agli avvenimenti, promettendo di intervenire solo se fosse stato strettamente necessario.
-Io le ammazzo, Lagharta- sibilò acida Alvexia, tenendo a freno a stento la sua trasformazione -Hanno cercato di uccidere Mahel-
-Non farai niente, o qui inizieremo una guerra che non possiamo vincere- la riprese lui paziente, senza lasciar trasparire alcuna emozione -Loro sono vicino le acque del Lago. Si rigenerebbero all'istante. Tu moriresti avvelenata. Chi credi che sia più in vantaggio...?-
-I veleni quando sono trasformata non...- intervenne lei prontamente, prima di essere ancor più prontamente ripresa -Non puoi niente contro il loro stesso corpo. E' un veleno che hanno solo loro in tutto il mondo. Non esiste antidoto, se volessero ucciderti davvero moriresti in meno di trenta secondi. Dove lo trovi un antidoto in trenta secondi?- chiede lui serio, lasciando la Lilith a pensarci a bocca aperta, infastidita e irritata.
-Le odio- sibilò di nuovo più a bassa voce, mentre Lagharta la guardava con sguardo di rimprovero -Provo la stessa cosa Alvexia...- la supportò la fatina, avvicinandolesi.
Per la prima volta nel loro accompagnarsi, entrambe si accorsero che la compagna di viaggio non era poi il peggio che poteva capitare.

-Non sono sicura che dovremmo accettare di allenare...quella cosa- sentenziò disgustata Nahael, guardando Lagharta con sguardo indignato -E penso che i tuoi compagni debbano andarsene. Tu rimarrai qui, per punizione. Mi hai molto deluso...-
Nahael era insieme alle sorelle, quando Lagharta cercò di nuovo un dialogo. Sulle rive del Lago, nella loro bellezza eterna, rispondevano alle sue domande in modo annoiato e distratto -Non siete più i benvenuti-
-Maestre, voi non capite...sta per iniziare una guerra!-
-Non è qualcosa che ci riguarda- rispose di nuovo Nahael, toccando i capelli delle sorelle con fare languido -Qui non può succedere niente che ci tocchi. Neanche una guerra. E finché il Lago non consumerà fino all'ultima goccia delle sue acque, i nostri corpi si rigenereranno all'infinito. Se rimani con noi vivrai in eterno...-
-...come uno di voi?- rispose a quel punto infastidito Lagharta, mentre Alvexia muoveva con rabbia una gabbia nel tentativo di trattenere le parole.
-Scusa? Non credo di aver capito...- rispose Nahael alzando un sopracciglio, mentre Vahael voltava lo sguardo verso Mahel, che indietreggiava inconsciamente.
-Non ho nessuna intenzione di accontentare questo capriccio. Non stavolta. La guerra vi riguarda, MI riguarda. La guerra si scatenerà per colpa mia e...-
-Per colpa SUA, non tua- lo interruppe Vahael, mentre le sue dita artigliate indicavano Mahel -Lei inizierà la guerra. Sarebbe dovuta non nascere mai, o morire affogata nelle acque del Lago questa notte...!- urlò sprezzante la ninfa, ridendo di gusto.
Alvexia fece per scattare verso di lei, ma venne trattenuta da Pixel, che scuoteva la testa -Stai ferma, farai solo il loro gioco!-
-Io la ammazzo. Sta giocando ad un gioco pericoloso, io...io...!-
-Tu- la apostrofò Kahael, inespressiva -Non farai niente. Non puoi niente. Torna al villaggio maledetto quale appartieni e muori seguendo il tuo codice d'onore. Nessuno sentirà la mancanza di un demone che non prova amore-
-Brutta...- esclamò Alvexia, liberandosi dalla presa di Pixel e lanciandosi contro le ninfe, fermandosi solo quando sentì la mano di Mahel afferrarle le vesti -Non farlo, ti prego-
Alvexia si voltò verso di lei. Il suo sguardo era furente. Ma appena vide gli occhi stanchi di Mahel ed il suo sorriso rassegnato, perse tutta la voglia di discutere che aveva.

Erano occhi stanchi. Occhi stanchi e delusi.
La sua presenza era qualcosa di cui quel mondo non necessitava. Si sentiva in colpa perché la sua presenza avrebbe fatto soffrire tutti.
Sua madre nel suo mondo, i suoi amici, che mai più l'avrebbero rivista.
Gli abitanti di Gaia, che avrebbero di nuovo conosciuto la guerra e la disperazione che porta con sé. La morte.
-Io porterò la guerra. Il dolore. Lo strazio. La morte- si fermò per respirare, ormai conscia di ciò che sarebbe successo, che lei volesse o meno -Io sono il motivo per cui la guerra scoppierà. Lo so. Ma la Leggenda dice che sarò anche il motivo per cui la guerra finirà. Ed io voglio crederci- guardò verso le Ninfe, che resero uno sguardo indefesso.
-Quindi?- chiese Vahael, annoiata -A noi non interessa della guerra. Abbiamo già conosciuto il suo strazio ed il suo dolore, eppure siamo ancora qua-
-Cos'è che di me ti spaventa tanto?- chiese Mahel ormai stufa, con gli occhi di chi quasi conosce la risposta -Di cosa hai tanto paura?-
-Paura?- chiese Vahael stupita, scoppiando poi a ridere tronfia -Io...noi, non abbiamo paura di niente. Niente ci può ferire, o uccidere. Niente ci tocca. E dovrei aver paura di un essere inutile come te...?-
Mahel roteò gli occhi, destando l'irrito della Ninfa -Che vuol dire quel gesto?-
-Che non ti credo- rispose Mahel scostandosi i capelli dal volto quasi annoiata e avvicinadosi a Lagharta, prendendolo sotto braccio.
Fu un attimo e l'atmosfera cambiò. Nessuno potè fare niente.

Lagharta non riusciva a capire. Saluss, Alvexia, Velleda o Pixel non riuscirono a capire.
Mahel si avvicinò a Lagharta e si alzò sulle punte degli stivali, avvicinando il volto di Lagharta al suo. Le loro labbra erano così vicine, bastava un soffio.
Vahael socchiuse gli occhi e fischiò, guardando Mahel che le rendeva uno sguardo di sfida.
-Hai ragione. Non è paura, è invidia. Invidia perché Lagharta non mi ama...ma potrebbe unirsi a me, mentre invece tu non puoi averlo. Non così- le sue mani accarezzavano il volto di Lagharta, che guardava la scena atterrito senza aver idea di cosa poter dire.
-Togligli le mani di dosso, schifosissimo essere...- sibilò di nuovo Vahael, mentre anche le sorelle fischiavano senza muovere un muscolo -Non ti permetterò di toccarlo più di così, ti avverto...-
-E con questo? Uccidimi. Non cambierà la realtà delle cose. Io potrei unirmi a lui, anima e corpo, baciarlo con amore ed essere ricambiata. E se non fossi io, sarebbe qualcun'altra...e tu non puoi cambiare questo, non puoi modificare la realtà di questo mondo. Tu non potrai mai averlo. Averlo davvero. Lui non sarà mai tuo!-
-Lui è mio, sgualdrina...!-
Mahel vide la Ninfa scattare non appena le sue labbra schioccarono un bacio sul naso di Lagharta. I suoi occhi andarono subito a quelli del guerriero, come a scusarmi, mentre Vahael la lanciava lontano, per poi correre sopra di lei pronta ad ucciderla.
Kahael e Nahael si misero davanti al resto del gruppo per fermarli dal salvare Mahel, Saluss fu la sola a riuscire ad avvicinarsi alla ragazza.
Ma poi con la coda dell'occhio Nahael si accorse di un gesto, un'azione veloce che non si aspettava. I suoi occhi si dilatarono, spaventati, e la sua bocca cacciò un urlo disumano verso la sua sorellina.

I suoi capelli erano attorno al collo della Ninfa, che immobile la guardava con gli occhi sbarrati.
Una mano teneva i capelli, l'altra un pugnale, forse di Alvexia, che era in direzione della ciocca. Era un ricordo lontano, un frammento di memoria...ma Mahel ricordava cosa succedeva quando i suoi capelli venivano recisi di violenza.
-Tu sfiorami con un solo dito...ed io taglio i miei capelli. E tu sai cosa vuol dire...vero?-
Vahael saettava con gli occhi da una parte all'altra, il volto immobile e terrorizzato.
Lagharta non aveva mai visto le Ninfe con quell'espressione. Mai.
Nahael guardava da lontano impotente, insieme alla sorella mediana, che allo stesso modo guardava la scena senza muovere un muscolo.
-Non...non farle del male- chiese Nahael con un filo di voce -Lasciala andare e prometto io stessa che non ti faremo niente-
-No- rispose Mahel, stringendo la ciocca attorno al collo di Vahael e tenendo ben stretto il pugnale -Voi ci aiuterete. Vero?-
-Non cediamo ai ricatti!- sibilò la Ninfa, intenzionata a secernere di nuovo il veleno che l'aveva corrotta una volta -Tu avvelenami, e tua sorella muore-
-No- urlò di nuovo, mentre Vahael rimaneva immobile nella stessa posizione, senza muovere un muscolo -Non ne avresti il coraggio...- cercò di dire sprezzante, ma negli occhi di Mahel non c'era più paura.
-Non ho paura di morire. Mi dispiace. Avrei solo il rimorso di non aver fatto quello per cui sono stata chiamata qui- Vahael continuava a guardarla, forse confusa -Esatto, chiamata. Vie mi ha voluta, ed eccomi- ribadì di nuovo, stringendo ancora i capelli -Avete due scelte. Mi dilani con il tuo veleno, ma ti porto via con me...- Vahael spalancò ancor di più gli occhi, genuinamente terrorizzata -...oppure mi allenate. Aiutate me e Laghata, il vostro discepolo. Aiutate Vie. Il vostro mondo-
-Perché continui a insistere? Perché ci minacci? Forse non sei così buona come vuoi credere ai tuoi compagni, dico bene?- la imbeccò Nahael, ridacchiando maligna.
-Non sono mai stata buona. Non so bene chi o cosa vi abbia fatto credere il contrario- rispose secca Mahel, stavolta guardando Vahael e cercando di essere il più chiara possibile -Io amo Lagharta. Lo amo, con tutto il cuore. Darei la mia vita per la sua...e già l'ho fatto, una volta. Con secondi fini. Quindi come vedi...anche se lo amo, continuo a pensare più di ogni altra cosa a me stessa-
Le Ninfe ascoltarono, senza proferire parola.
-Io non...sono perfetta. Non lo ero nel mio mondo e non lo sarò qui. Ma mi è stata data una possibilità per salvare questo ed anche il mio...di fare qualcosa di grande e di essere ricordata da qualcuno. E parlo dei miei amici, delle persone che amo. Potrei combinare qualcosa di importante nella vita...molte persone questa fortuna non ce l'hanno. Quindi voglio farlo-
Fece un profondo respiro, e continuò.
-Mio padre non c'è più. Lui ha dato, nel mio mondo, il nome a Gaia. Vuol dire “Terra”, che è il nome del mio mondo. Mia madre, per lui, per tutta la vita, ha continuato a scrivere di Gaia, di Lagharta e di...Mahel. Della Sibilla. Solo ed unicamente perché non era pronta a dire “addio” a papà. Io ho la possibilità di fare in modo che lei ci arrivi. Anche se io non fossi accanto a lei...fisicamente. Se mamma può continuare a scrivere a papà finché non sarà il momento di lasciarlo andare...io devo fare di tutto. Anche morire- la sua voce si ruppe un attimo, ma i suoi occhi non cedettero -Io amo mia mamma. Mike. Zio. I miei amici, il mio mondo. Tutti. Voglio solo...voglio solo non lasciare che tutto svanisca. Non ancora. Anche io vorrei dire come si deve addio a papà...cercherò di farlo anche da qua. Anche se non fosse possibile...ma voglio proteggere questo mondo che lui ha creato finché è possibile. Se lui fosse vivo e fosse al mio posto, farebbe la stessa cosa...-

Lagharta guardò le Ninfe. Sapeva che loro non capivano.
Amare qualcuno, dedicarsi a qualcuno...? Neanche lui era sicuro di capire.
Quando Laherte aveva preso la sua strada, Lagharta non aveva neanche cercato di comprendere. Lo aveva odiato perché era più facile. Ma la verità è che avrebbe voluto una parola, una spiegazione, prima di andare alla ricerca di un ultimo combattimento.
Mahel era oltre il concetto di giusto e sbagliato classici...per lei importava solo la motivazione. Il profondo significato, il perché.
Il legame.
Era stata costretta a dire addio a qualcuno che amava. Nessuno aveva fatto niente di male...eppure non era stata capace di dire addio come avrebbe voluto.
Quindi per lei ora esisteva solo quello...dire addio in un modo per cui tutto avrebbe assunto senso. Il fatto che sua madre avrebbe sofferto era purtroppo un effetto collaterale del tutto...credeva che avrebbe chiesto a Vie di farle vedere sua madre un'ultima volta. Era sicuro che gliel'avrebbe concesso. Sicuramente, lo avrebbe fatto.
Quindi capiva il profondo disagio delle Ninfe a capire quel concetto così basilare d'amore che per loro era inesistente, ormai, dopo tutti quegli anni.
Eppure non si aspettava quella risposta. Nè quell'espressione.
Ma sorrise ugualmente, perché Mahel poteva anche quello.

-Non fare del male a mia sorella. Ti prego- chiese poi Nahael, comprendendo che Mahel non avrebbe mai fatto del male a nessuno se anche loro si fossero impegnate a fare altrettanto -Nessuno morirà. Non oggi-
-So-sorella- balbettò Vahael sconvolta, guardando il suo sguardo rassegnato. Umano.
-Vahael, mi dispiace. Ma la tua vita vale più dell'orgoglio, per me...- rispose Nahael, toccandosi la fronte, comportandosi anche se con sforzo come un essere umano -Non voglio vederti più morire. Non davanti ai miei occhi. Dopo quest'ultimo millennio non lo sopporterei...-
-Che diamine stai divendo...?- disse Vahael, mentre sentiva la stretta dei capelli di Mahel farsi più leggera -Non provare neanche a...-
-Non la ucciderai, sorella- gridò imperativamente Nahael, mentre Kahael si avvicinava alla minore per metterla al sicuro -Lei può ucciderci. Ha detto che non lo farà. Quindi basta-
-Ma è solo uno stupido essere umano...- sibilò Vahael mentre la sorella l'allontanava, e mentre le parole della maggiore incalzavano -...ma in questo mondo è una divinità e può farlo. Non è uno stupido essere umano. È l'emissaria di Vie, anche se non vuoi ammetterlo-

Era la prima volta che vedeva Nahael così umana.
La sua voce, le sue movenze. La vide abbracciare la sorella sospirando di sollievo, baciandole la fronte e voltandosi verso Mahel con sguardo crudele ma sinceramente grato -Grazie per non averle fatto del male-
-Non avrei fatto niente di male a nessuno. Ma dovevo in qualche modo proteggere anche la mia vita- rispose Mahel alzandosi, restituendo il pugnale ad Alvexia -Scusa, non dovevo prenderlo in prestito senza chiedere-
Alvexia accolse la cosa con entusiasmo e un po' di stupore -Per quanto mi riguarda puoi uccidere con i miei pugnali tutte le volte che vuoi. È stato magnifico...è...-
-È stato stupido. Vi chiedo scusa...- disse verso le Ninfe -Non succederà più-
Vahael era stretta tra le braccia della sorella, tremando di rabbia. Guardava Mahel in un modo che definire crudele non è neanche lontanamente paragonabile alla verità.
-Morirai sola, con il tuo cuore compassionevole. Non potrai dire addio al tuo papino, né alla tua mammina. Rimarrai sola come un cane mentre passi l'eternità in un mondo che non ti appartiene e che fra un centinaio di anni non ricorderà neanche il tuo nome...-
-Verissimo- la interruppe Mahel, stupendola -Io non vedrò mai più mio padre. O mia madre. Probabilmente il mio addio non sarà mai all'altezza della mia volontà. Ma posso far qualcosa per questo mondo...e se questo è tutto ciò che posso fare per difendere le persone che amo, allora così sia-
-Stupida umana, tu...- la schernì Vahael, ma la voce della sorella la interruppe bruscamente -Basta, Vahael- disse stanca Nahael, guardando verso la sorella con uno sguardo sinceramente preoccupato -...basta davvero...-
-Sorella, ma cosa ti prende? Ricordi i nostri piani...? Lei non merita di vivere, lei non merita di essere felice. Dobbiamo incatenare Lagharta a questo Lago, deve rimanere nostro per sempre, noi...-
-Noi non faremo niente di tutto ciò. Lagharta è libero di andare, se lo desidera- rispose Nahael, sorridendo amaramente -La tua maledizione non è mai esistita, Lagharta. Sei libero-

Libero.
Quella parola lo riportò indietro di tanti anni. Anni di quando era bambino e giocava con il fratello, ancora ignari di ciò che sarebbe successo.
Sorrisi innocenti e affetto sincero.
Fratelli.
-Non credo di aver capito bene, maestra...- disse Lagharta confuso, con voce stralunata -Libero...? Sono sotto l'effetto di una Panacea Notturna, o sbaglio...?-
Nahael sorrise, sbuffando -Panacea Notturna...è una brutta parola. Le Panacee Notturne sono maledizioni con un aspetto di miracoli. Noi non avremmo mai potuto fare una cosa del genere senza ucciderti. Era solo una...minaccia. Non sei mai stato legato qua-
-Come...?-
-Non sei mai stato legato qua- ribadì di nuovo, mentre le sorelle stesse la guardavano confuse -Sei sempre stato un uomo libero-

Lagharta ci pensò bene. Gli ci volle un attimo per collegare la frase con la realtà dei fatti, alla sua situazione.
Tutti gli anni in cui nella sua testa c'erano solo le sue maestre, il dover tornare al Lago. Gli allenamenti devastanti, le iniziezioni dei veleni...tutto quanto.
Scoppiò a ridere istericamente, buttandosi a terra con il volto tra le mani. Sconvolto.
Mahel lo guardava con uno sguardo rammaricato, quasi colpevole. E continuò a guardarlo anche quando iniziò ad urlare bestemmie ed improperi contro le Ninfe, lo sguardo cattivo -E quindi per tutti questi anni io sono stato legato ad una bugia? Un gioco...? Avete accusato Mahel di qualcosa che voi avete fatto in misura ben più grande. E perché, per puro divertimento? Cosa speravate di ottenere, tenendomi legato qua per sempre...?-
Mahel fu la prima a parlare, ancor prima della Ninfa -Nahael lo ha fatto per le sorelle. Perché tu eri loro necessario. Tu sei Lagharta...e lo sai cosa significa il tuo nome, vero...?-
Lagharta guardò verso Mahel. Poi guardò verso Nahael, che in quel momento sostenne lo sguardo e strinse Vahael a sé -Lo rifarei ancora-
-Che cazzo state dicendo...?- esordì al limite il guerriero, prendendo Mahel per il colletto della maglia e strattonandola forte, mentre Alvexia tentava inutilmente di mettersi in mezzo -C'è qualcosa che tu sai ed io no...? Che giochetto è mai questo, eh?-
-Semplicemente, se loro pronunciano il tuo nome io ne comprendo il significato. Non so se dipende dalla loro maledizione, o da cosa. Quando loro hanno pronunciato il mio nome, subito il mio cervello ha letto il mio nome come “speranza”. Il tuo invece significa...-
-So benissimo cosa significa il mio nome. Significa “distruzione”- rispose secco Lagharta, la voce rotta dalla rabbia -E adesso non venirmi a dire che...-
-No- lo interruppe lei, confusa -Il tuo nome non significa “distruzione”, assolutamente...- Mahel si voltò verso le Ninfe, Nahael abbassò subito lo sguardo, colpevole -Lagharta...le Ninfe non ti hanno mai detto che il tuo nome, in lingua antica...significa “salvezza”...?-

Una menzogna durata tutta una vita.
La Sibilla a volte confondeva i loro nomi, se lo ricordava bene. Chiamava Lagharta con il nome di Laherte e viceversa, pensava fosse normale perché si somigliavano moltissimo.
Anche se correvano diversi anni tra di loro, i loro volti erano identici.
Invece la Sibilla scuoteva la testa ridendo, dicendo che era la radice dei loro nomi a confonderla. Il loro significato era diverso ma la radice era la stessa.
Portatore di distruzione” era Lagharta.
Portatore di salvezza” era Laherte.
Così gli era stato insegnato e così era rimasto convinto per tutta la vita. Sapeva che era suo fratello ad essersi presentato alla Sibilla con quei nomi, uguali a quella della Leggenda. Sapeva di averlo sempre odiato, perché era un nome sventurato.
-Il mio nome significa...salvezza?-
Mahel annuì, guardando le Ninfe -Anche loro sono abbastanza antiche da potertelo confermare. Loro dovrebbero saperlo...- continuava a guardarle in cerca di una risposta -Perché lui è convinto del contrario...?-
Nahael fece un profondo sospiro. Ed i suoi occhi andarono a centinaia, migliaia di anni prima, durante la prima guerra.
Il dolore che aveva nascosto dentro di se...tornò a squarciarle il petto come una volta.

La guerra era dura...non c'era più cibo, o acqua potabile, a cui avessimo accesso.
Vahael aveva tredici anni, quando iniziò. Kahael solo sedici. Io ne avevo ventidue.
Nostra madre morì cercando di proteggerci dai soldati sotto il vessillo di Exitio. Noi eravamo fedeli alla chiesa di Vie, cercavamo rifugio nei Templi a lei dedicati, ma durante la guerra solo il grande Tempio rimase in piedi. A quel tempo non era così facile entrarvi, perciò fummo costrette a rifugiarci nelle case di contadini a lei devoti, o in grotte delle Semidee abbandonati.
Dopo una settimana di digiuno, Vahael venne colta da una febbre alta e da strane vesciche su tutto il corpo. Forse erano le scarse condizioni igeniche, o la fame. Ma stava morendo, ed io non potevo far niente per salvarla. Kahael aveva appena iniziato ad avere gli stessi sintomi, e neanche il mio corpo avrebbe retto a lungo.
Sentivamo da ovest provenire racconti macabri di demonesse dagli occhi rossi e di morti che camminano, mangiando le carni dei feriti e moribondi. Avevamo paura che sarebbero arrivati presto alle pianure, dalle montagne sulle quale imperversava la guerra.
Quando Vahael peggiorò al punto che iniziò a vomitare sangue, andai alla ricerca di cibo e acqua da qualcuno nelle vicinanze, senza successo.
Una lunga scia di morte aveva infestato le pianure, corpi in via di decomposizione e sangue rappresso avevano ormai riempito i prati che una volta abbondavano di primizie e cereali. Era la fine.
Trovai un tempio abbandonato della Semidea dell'Acqua. Vi erano brocche d'acqua e frutta ancora commestibile. E gioielli. Lasciai tutto ciò che non era cibo, pregai chiedendo clemenza e portai tutto alle mie sorelle.
Non so se furono le mie preghiere, o l'acqua benedetta o il cibo o chissà cos'altro...ma nel giro di due giorni entrambe guarirono da quella febbre maledetta. Ma erano ancora troppo deboli per riprendere il cammino e attorno a noi non vi era più un luogo sicuro.
Sentivamo i corni da guerra e i fumi neri della battaglia avvicinarsi. Dovevamo andarcene...ma era complicato.
Perciò tornai al Tempio abbandonato con le brocche ed i piatti ormai vuoti, nella speranza che una preghiera alla Semidea dell'Acqua ci avrebbe garantito almeno un po' di protezione.
E invece...
L'allora Semidea dell'Acqua capì che ero stata io a rubare le offerte e mi attaccò senza pietà. Mi ferì selvaggiamente e mi accusò di essere una ladra. Cercai di spiegare le mie motivazioni, ma era troppo furiosa. Mi spiegò che quelle erano offerte che lei aveva donato a Vie, che quindi io avevo rubato a Vie stessa.
Non posso spiegare il mio senso di colpa in quel momento...rubare le offerte della Dea che veneravo era il peggiore dei crimini. E mi spiegò quasi divertita che la guerra che si stava combattendo era inutile, visto che le Semidee erano devote a Vie.
Perciò, nonostante io cercassi di spiegarle che era solo per salvare le mie sorelle che avevo rubato...mi maledisse.
Mi rubò il cuore e lo trasformò in acqua, lasciando che bagnasse la terra di quel Tempio abbandonato. Iniziai a sentirmi male e a vomitare acqua, niente altro che acqua.
Mi disse che anche le mie sorelle sarebbero state maledette come me. Che saremmo morte dopo infinito dolore, quando il nostro stesso corpo non si fosse trasformato in acqua.
C'era un solo modo per salvare me stessa e le mie sorelle...avrei dovuto trovare un grande Lago in cui vivere per il resto della vita. Io e le mie sorelle avremmo dovuto vivere lì per l'eternità, senza conoscere mai la pace della morte.
Come Ninfe delle Acque, che senza le acque del Lago da cui prendono la vita evaporano e muoiono.
E così ho fatto.
Ho preso le mie sorelle ancora non colpite dalla maledizione e portate via. Percorso ettari ed ettari di strada, in salita su questa distesa montuosa, per arrivare questo Lago sacro, che si diceva comunicasse con il cielo stesso. Stupidamente speravo che avrei potuto pregare a squarcia gola così che Vie mi avrebbe sentito...ma mi sbagliavo.
Vie non ascoltò mai le mie preghiere. E nei secoli a venire, io e le mie sorelle abbiamo subito la mutazione che ci ha fatto diventare...esseri oscuri.
Non ho mai rimpianto, mai, neanche un'istante, di aver rubato per sfamare le mie sorelle, ormai morenti. Rimpiango di averle maledette a loro volta, visto che il mio desiderio era solo di salvarle.
Finita la guerra ho provato ad allontanarmi dalle acque del Lago...ma il mio corpo non resiste lontano dalle sue rive. Perciò ho letto...
Sono venuti migliaia di pellegrini in visita a questo Lago, viaggiatori, bardi, cavalieri. Ho sempre chiesto loro di raccontarmi gli esiti della Guerra, cosa succedeva al mondo esterno. Mi sono fatta regalare monili e libri e ho letto...fino a quando non ho letto le parole della Leggenda e ho capito che qualcosa, forse, in futuro, sarebbe potuto cambiare.
Avremmo potuto avere una nostra vendetta...grazie alle mani del “portatore di distruzione”...Laherte.
Ma poi, appena dopo un millennio dal nostro forzato esilio, arriva questo bambino. Un moccioso che piangeva sempre...insieme ad una vecchia, rugosa e brutta, a chiederci di allenarlo. Ci dice di chiamarsi Lagharta...fratello di Laherte. Colui che avrebbe distrutto il mondo.
Le parole della Leggenda mi accarezzarono le orecchie come niente altro prima di allora, Laherte era proprio il “portatore di distruzione” che io avevo tanto atteso. Era già nato e stava per portare il mondo alla distruzione. Forse addirittura distruggere Vie ed il mondo stesso.
Però quel bambino continuava a dire che era lui “distruzione”, così convinto...quella stupida vecchia che lo accompagnava probabilmente non sapeva tradurre dalla lingua antica, essendo la radice dei loro nomi uguali. Aveva cresciuto colui che avrebbe salvato il mondo come colui che lo avrebbe distrutto.
Per me non poteva che essere ancora meglio...non pensate?
Crescere e allevare il salvatore del mondo così che Vie avesse un debito, verso di me. Poterle chiedere di annullare una maledizione minore come quella di una Semidea. Tornare a vivere una vita normale, fino agli ultimi giorni, fino alla nostra meritata morte.
Eppure...eppure quel bambino assumeva sempre un'ombra scura, quando parlava del fratello. E la sua forma demoniaca prendeva forma...
Un bambino che crede di essere colui che distruggerà il mondo...crescerlo dicendo che a noi siamo le uniche persone, gli unici esseri, a cui non importa, modellarlo a mio piacimento. Fargli credere ciò che voglio, affinché segua esattamente i miei desideri e le mie disposizioni...credi che sarebbe stato altrettanto malleabile, se avesse saputo la verità...?
Ma ora non ha più importanza. Ormai lui sa. Che qualsiasi cosa succeda, lui salverà questo mondo. Con o senza di noi.
Perché così è scritto nella Leggenda.
Mi dispiace, ragazzo...ma dovevo fare in modo che tu salvassi le mie sorelle...

Lagharta rimase senza parole.
Lui avrebbe salvato il mondo. Lui era la salvezza, non la distruzione.
Aveva sempre creduto che i suoi unici alleati, in quel mondo che lo odiava, fossero le sue maestre. Ma la realtà è che se avesse detto ad alta voce il vero significato del suo nome, nessuno lo avrebbe più odiato...mai più! Avrebbe potuto vivere normalmente, insieme agli altri abitanti del villaggio...essere un eroe.
Guardò le Ninfe, Vahael e Kahael che guardavano la maggiore con riverenza. Capì cosa diceva la maggiore, ma la rabbia nel suo corpo non accennava a smettere.
Per tutta la vita era stato sotto una maledizione ben più grave della Panacea Notturna di cui credeva esser affetto. Era il suo nome, la sua vera maledizione.
Con questo anche la Leggenda...assumeva un altro significato. Poteva non morire nessuno...perché dipendeva da lui, la salvezza del mondo.
Poteva scegliere.
In un attimo tutto quanto si sgretolò.
Guardò Mahel e i suoi occhi si spensero per un istante.



***



Ci sono tante cose che vorrei dire. Ma non mi bastano le parole.
Devo fare qualcosa per farmi perdonare...perciò aggiorno alle cinque di mattina, dopo aver scritto quasi 3 ore filate.
Questo racconto, un giorno, diventerà qualcosa di speciale. Lo voglio far diventare qualcosa di speciale.
Perciò vi dico solo grazie. Perché chiunque mi legga, da ora in avanti, merita uno spazio eterno nel mio cuore.

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Capitolo 39
*** 38 - Cambiare il futuro II ***


*Dedicato a Melissa. GRAZIE. Mi stai aiutando così tanto, negli ultimi tempi, che ho pensato fosse giusto dedicarlo a te.
Dedicato a Giusi, che trova sempre una parola gentile e che mi supporta, anche quando fatico a credere in me io stessa.
E grazie a Cyper. Che ha chiesto a gran voce questo capitolo. E di cui tengo la foto, con affetto, accanto al cuore*



CAPITOLO 38

Cambiare il futuro II


Mahel lo vide accasciarsi a terra, distrutto.
La luce nei suoi occhi spenta, nessuna speranza a cui aggrapparsi. Solo, in una serie di ricordi terribili che mai avrebbe potuto cambiare.
Mahel conosceva bene quella sensazione. Era la stessa che aveva provato sua madre.
E anche lei stessa. Il giorno in cui morì suo papà.

A casa per dormire, ricordava. Suo papà l'avrebbe sicuramente aspettata.
Lo ricordava attaccato ai respiratori, un sorriso disteso dipinto sul volto. Annuì come per dirle che stava bene, che poteva resistere un altro po'.
Poi, nel mezzo della notte, quella maledetta telefonata. Sentì sua madre urlare, la cornetta lasciata cadere a terra. Mahel era corsa a vedere e l'aveva trovata apatica, ferma in terra con gli occhi vacui. La guardò per minuti interminabili, le mani fredde come il ghiaccio, prima di tornare cosciente e mettersi di nuovo a piangere, dicendo solamente “Se n'è andato”.
Quella notte Mahel non aveva pianto, non lo avrebbe fatto mai.
Si maledisse migliaia di volte di non aver detto, nonostante tutto, addio a papà. Solo quell'inutile “A domani” che mai sarebbe arrivato.
La fine del mondo per come lo conosceva. E la consapevolezza che il domani non sarebbe più stato come se lo aspettava.

Si avvicinò a Lagharta e lo guardò negli occhi, spenti. Sorrise.
-Andrà tutto bene- disse lei gentile, prendendogli le mani e cercando di non fare movimenti azzardati. Non era sicura di come avrebbe reagito -Lagharta, adesso sei libero. Qualsiasi cosa sia successa nel passato, adesso puoi andare avanti. No?-
Lagharta sembrò tornare in sé per un secondo, le sue labbra non concepirono alcun suono. Si limitò a chiudere gli occhi e sospirare, profondamente, sentendo la trasformazione farsi avanti. Le mani di Mahel, che stringevano le sue, gli davano forza...sentiva che tremavano, impercettibilmente, come avesse paura di lui.
-Non ti farò del male. Non sei tu che mi hai mentito-
-L'ho fatto, invece- disse Mahel sentendosi colpevole, senza però lasciare le sue mani -Ma  non ho paura di quello che potresti fare a me. Ho paura di quello che potresti fare a loro- disse sospirando a sua volta, sentendolo irrigidirsi a quelle parole -Qualsiasi siano le tue intenzioni adesso, e credo di capire quali siano, lascia perdere. Non cambieranno il passato ma potrebbero complicare il futuro del mondo. E non possiamo permettercelo-
Lagharta aprì gli occhi furioso, avrebbe voluto riprendersela anche con lei, che adesso stava giustificando quei tre mostri che lo avevano ingannato...quando vide i suoi occhi.

Occhi rossi, prossimi al pianto, che lo guardavano imploranti.
“Non farlo, non buttare tutto al vento” sembravano dirgli, in un linguaggio che al momento poteva capire solo lui.
Le sue mani erano bollenti, vive. Lagharta sapeva che presto, qualsiasi fosse stato l'esito del loro viaggio, non lo sarebbero state più. Il corpo di Lagharta si rasserenò per un istante, comprendendo ciò a cui stesse pensando la giovane, che sorrideva affabile davanti a lui.
-Se tu ora...fai qualcosa di stupido...tutti coloro che sono morti e che moriranno per questo mondo avranno patito un dolore inutile- ebbe la forza di dire Mahel, soffiando le parole nel tentativo di soffocare le lacrime -Non trasformare il tuo destino in qualcosa di irrecuperabile- e deglutendo sonoramente, conscia degli occhi puntati su di loro, parlò.
Conscia che anche le Ninfe, a quel punto, non potevano più nulla.

-La tua vera maledizione, fin da quando sei nato, è stata quella trasformazione. In quella le Ninfe non hanno colpe. E questo, tu lo sai- spiegò lei, guardando Nahael con uno sguardo penoso -Comprendo i motivi per cui Nahael ha fatto ciò che ha fatto. Se avessi potuto, al tempo, ingannare il destino e salvare mio padre...beh, lo avrei fatto. Anche fossi stata maledetta, per questo- asserì annuendo allo stesso tempo, come ad enfatizzare le sue parole -Però, a distanza di, quanto? Dieci anni? Non ha più importanza. È successo e niente può cambiare il passato. Loro volevano uno schiavo da legare a loro per l'eternità, o almeno da sacrificare per riavere indietro la loro vita. Non era una cosa diretta a te, ma a chiunque fosse il “portatore di distruzione”. Tu hai creduto di esserlo, e loro se ne sono approfittate. Se fosse stato Laherte, sono sicura che avrebbero fatto la stessa cosa. Anche se, probabilmente, l'esito sarebbe stato molto diverso da quello che conosciamo-
Nahael sostenne per poco lo sguardo di Mahel. E, nel silenzio più assoluto, annuì.
Lagharta vide quel gesto con il volto, così umano, e scosse la testa. La sua rabbia in pezzi, come il suo spirito poco prima.
Deluso. Ma anche rincuorato.
-Adesso, tutto ciò che possiamo fare, è andare avanti con il nostro destino. Il tuo è quello di salvare il mondo...il mio è quello di dare il via all'inevitabile guerra, diventando la Mahel della Leggenda, e di porvi poi fine. Sacrificando la mia stessa vita- disse ripensando al suo prossimo sacrificio, mentre Irihe le si avvicinava, posandosi sulle gambe di Lagharta e fissandolo negli occhi.
-Che cosa...vuole, da me?- chiese Lagharta, guardando gli occhi di un essere umano ora diventato un'entità eterna, che lo fissavano come in attesa -Mi compatisce?-
Irihe si innalzò in volo, sembrò vergognarsi o scusarsi di qualcosa e poi strusciò il musetto sulle guance di Lagharta. Quel gesto così semplice e naturale, di conforto, che gli stava donando, lo portò stranamente e sorridere e, infine, a carezzargli il capo, conscio che anche lui stava silenziosamente chiedendogli di andare avanti e portare il destino del mondo a compimento. Perché, una volta concluso il viaggio, sarebbe stato lui ad accompagnare Mahel nella sua prigione eterna e prendersi cura di lei.
Velleda guardò verso Pixel di sottecchi e sorrise perché, alla fine, anche il suo sposo sembrava iniziare a capire che il perdono era l'unica strada per risolvere la guerra imminente.
Nascondendo in modo goffo ed imbacciato un sorriso, pieno di ricordi felici e di nuova speranza.

Era di nuovo notte. Nonostante non avessero espresso il desiderio di allontanarla, fu Mahel stessa a mettere da parte la sua presenza, andando lontano dagli altri anche se ormai non ve n'era più bisogno.
Vahael non aveva ancora aperto bocca e, anzi, si era rifugiata nelle profondità delle acque del Lago, conscia di non poter iniziare una nuova, inutile battaglia con Mahel.
Non avrebbe mai vinto. E non avrebbe cambiato la verità delle sue parole.
Lagharta aveva in un certo qual modo perdonato le Ninfe quando, la stessa Nahael, con lo sguardo più umano che le avesse mai visto, gli aveva chiesto di perdonarla. Lui capiva, in cuor suo, che non era mai stato un attacco diretto a lui come persona, ma solo al ruolo che ricopriva. Le Ninfe, in cambio del suo perdono, avevano promesso che avrebbero aiutato durante la Guerra e che avrebbero istruito Mahel, seppur Vahael non fosse d'accordo.
Ritrovandosi a cantare da sola, alle stelle, la stessa canzone di Alvexia agli inizi di quel viaggio, fu poi zittita dalla voce di Nahael che si unì alla sua, cantando con lei le note di quell'antica canzone.
Antica quanto lei, che ormai non ricordava neanche più il suo aspetto umano.

Aveva una voce melodiosa e bellissima, quasi perfetta avrebbe osato dire. Vedeva lo sguardo di Lagharta da lontano che la osservava, fisso, senza però intervenire.
Ormai conosceva la verità e non avrebbe più agito come un burattino nei confronti delle sue maestre, qualsiasi cosa avessero mai detto. Sapeva che non avrebbero mai osato farle del male dopo tutto ciò che era successo quel giorno.
Ma la prudenza non era mai troppa.

-Posso fare qualcosa per te?- chiese Mahel non del tutto tranquilla, guardando per la prima volta davvero il volto della Ninfa accanto a sé. Bellissima, pensò.
-Non voglio farti del male, se è questo che pensi- le disse lei sibilando, non riuscendo comunque a digerire la sua presenza lì -Volevo solo parlarti. E ascoltare qualsiasi cosa tu avessi mai voluto dirmi-
I suoi occhi si piantarono su di lei insistenti e Mahel non potè esimersi da quella discussione, per quanto la situazione la mettesse a disagio.
-Mi dispiace di aver attentato alla vita di tua sorella. Anche se non l'avrei comunque mai uccisa-
-Si- la interruppe lei ancora disturbata da quel gesto -Hai dimostrato grande stupidità con quella tua finta. Ma avrei dovuto immaginare che non avresti avuto il coraggio di farlo davvero. Non aver osato a mia volta è stato un errore- concluse crudele, sebbene nelle parole di Mahel non ci fosse alcuna sfida.
-Beh, comunque, mi dispiace- asserì Mahel spostando lo sguardo alle sue mani, che si torturavano senza motivo -Però ho contato così tanto sul vostro legame che...ho sperato che fosse forte almeno quanto il mio- sorrise, ripensando al padre -Sono contenta che voi possiate capire di cosa parlo-
-In realtà no, non capisco- disse la Ninfa accavallando le gambe, guardo Mahel non più con ostilità quanto con curiosità -Il legame di cui tu parli sembra così debole da poterlo sacrificare per questo mondo. Mentre il nostro...anzi, no- si corresse, sorridendo -Il mio legame, il mio affetto era così profondo che ho condannato le mie sorelle, pur di salvare loro la vita- annuì, a sé stessa, guardando poi verso Mahel con disprezzo -Non capisco come tu possa paragonare il tuo legame con il mio-
-Non lo sto facendo, non nel modo in cui lo intendi tu- spiegò lei, incurvando la schiena e guardando verso il cielo rasserenata da quelle parole -Il mio legame...la persona del mio legame è morta, ormai. Tanto, tanto, tanto tempo fa- disse, ricordando ancora il volto di suo papà mentre stava affogando -Ma il legame è rimasto e, anzi, si è fatto più forte. Ho sentito di averlo ancora più vicino, incastonato più in profondità nel mio cuore-
La sua mano andò a quella della Ninfa, che all'inizio si ritirò sibilando. Mahel continuò a guardarla, come a dirle di fidarsi di lei.
La Ninfa esitò ma, alla fine, le porse la mano che Mahel le posò sul suo petto -Lo senti, non è vero? Il mio cuore...-
La Ninfa la guardò confusa, senza afferrare il senso del discorso. Poi, dal petto di Mahel la mano della Ninfa andò al suo petto stesso -Senti anche il tuo cuore? Batte. Batterà finché sarai in vita, rendendoti possibile cambiare il futuro-
-Il mio futuro è già deciso, sciocca ragazzina- sibilò lei, infastidita -Il destino che mi aspetta è di morire, sola, in queste acque maledette, come la mia vita!-
-Ti sbagli- rispose Mahel, alzandosi in piedi -Il futuro non è deciso. Il mio futuro è mio, e anche il tuo lo è. Smettete, tutti, di aver paura del passato. È passato, è andato, non tornerà mai più! Ma il futuro è tutto da scoprire, da costruire e da vivere. Smettete di nascondervi tra le vostre paure...fate in modo di trasformare la sicurezza di un futuro già deciso in nuova speranza. E se hai paura che niente cambierà, se pensi che non sarai in grado...se pensi che sia Vie l'unica a poterlo fare, allora affida il tuo futuro a me. Aiutami a proteggere questo mondo. Quando tutto sarà finito chiederò io a Vie di liberarvi dalla vostra maledizione-
-Non ti ascolterà mai- disse lei ghignando -Sono belle parole, bellissime. Ma tu stessa hai detto di essere condannata al nulla eterno su Gaia, quando tutto sarà finito. Cosa ti fa credere che Vie ti concederà un'udienza? Non lo farà mai-
-Lo ha già fatto- concluse Mahel, guardando per la prima volta con sicurezza gli occhi della Ninfa davanti a lei -E mi ascolterà, te lo posso assicurare. Perché io sono Mahel-

Mahel. Speranza.
Quanto aveva avuto paura, in passato, della speranza.
La speranza che la Guerra finisse, mentre invece dai paesi lontani arrivavano solo cronache di morte e puzza di sangue.
La speranza di riuscire a sopravvivere in quel paesino isolato dal mondo, che fu comunque raggiunto dalla Guerra e le costrinse a fuggire.
La speranza che la malattia che la Guerra portava con sé non le avrebbe colte, quando invece colpì entrambe le sue sorelle e, infine, lei stessa.
La speranza di essere perdonate ed essere invece maledette. Una maledizione che, lei sapeva, difficilmente Vie avrebbe sciolto dopo così tanto tempo.
Ma credette a quella bambina dagli occhi limpidi, che le stava presentando un nuovo motivo per combattere. La nuova Guerra portata da Laherte che avrebbe distrutto ogni cosa, anche la mera possibilità di essere liberata di quella maledizione che, ormai, era tutto ciò che concepiva della sua vita.
Volle crederci perché ormai, dopo gli ultimi secoli di incessante noia, l'unica cosa che desiderava davvero era morire. Nel luogo a lei più caro, la casa della sua infanzia, che ormai probabilmente non esisteva più. Ma rimaneva comunque il suo più grande desiderio.

Rimase qualche minuto a guardarla. Stupita. Incredula.
Speranzosa.
Mahel rimase ferma, in piedi, sentendosi anche un po' stupida. Le sue parole erano audaci, ma era sicura che Vie avrebbe ascoltato. Sarebbe stata contraria, ma dopotutto...le doveva tre desideri.
-Quindi...- disse infine la Ninfa, scoprendosi a ridere di quelle parole -Tu, sei la Mahel della Leggenda?-
Mahel non si aspettò quella domanda. Ma annuì comunque, alla fine, sorridendo.
-Mi dispiace di non essere l'eroina che questo mondo si aspettava-
Una risata, di nuovo. Sollevata.
-Ce lo faremo andare bene-

Parlarono tutta la notte.
Mahel si lasciò raccontare di Gaia, delle antiche leggende sulla sua creazione. Di come Vie e le sue ancelle, Saluss ed Exitio, fossero sempre esistite, eppure nate con il mondo.
Di come iniziò la Guerra e di come finì. Di come con il passare del tempo lei e le sue sorelle divennero insensibili al dolore e ai ricordi, imparando ad amare solo loro stesse.
Di Lilith, la prima Lilith, e di cosa realmente fosse. E di come invece le storie la dipingano.
La Ninfa si lasciò raccontare dei libri di sua madre, accorgendosi dalle poche informazioni che la ragazza aveva, che la storia che conosceva era molto diversa dalla realtà.
Si stupì del nome della Sibilla, che lei non conosceva. E rise, per non averci mai pensato.
La Ninfa confessò di non riuscire a concepire Mahel come la sposa di Lagharta, adesso che l'aveva vista, nonostante non nutrisse per lui alcun affetto. Ma di come fosse sicura, guardando i loro occhi, che sarebbero un giorno diventati sposi.
Parlarono e parlarono e risero, anche. La Ninfa accettò Mahel come la “Mahel della Leggenda” ma non nutriva verso di lei alcun rispetto, o forma di gratitudine.
Mahel ribadì che non ce ne fosse bisogno, e la Ninfa parve soddisfatta da quella risposta.
Quando la notte volse ormai al mattino, quando le parole ormai persero significato e le cose più importanti fossero ormai state dette, la Ninfa si congedò debole, andandosi a tuffare nelle acque del Lago.
-Qualcosa cambierà, quando usciremo di nuovo dalle acque- disse con uno strano sguardo negli occhi, come cercasse conforto da qualcuno ma non da lei -Forse non potremo aiutarvi che in parte, per ciò che avete chiesto. Potrebbe essere un problema?-
Mahel scosse la testa -Qualsiasi aiuto ci darete, noi ce lo faremo bastare. Non siete obbligate a farlo, ma siete disposte comunque a provare. Per me, basta-
La Ninfa annuì e si immerse nelle acque del Lago, guardando un'ultima volta verso Mahel -Tre giorni. Poi sarete liberi di andare-
Mahel annuì a sua volta, guardando il corpo di Nahael scomparire nelle acque.

Le Ninfe non uscirono quel giorno. E neanche quello seguente.
Mahel disse agli altri di tutto ciò di cui aveva parlato con la Ninfa e Lagharta sembrò sollevato dallo svilupparsi degli eventi -Se ti accetta come la Mahel della Leggenda, per me è già più che sufficiente. Ha promesso che ci avrebbe aiutati, e Nahael mantiene sempre le sue promesse. A modo suo, ma le mantiene-
-Pensi che anche le sue sorelle lo faranno?- chiese Alvexia, mentre giocava con la coda di Irihe, che squittiva ogni qual volta gli rimaneva il pelo incastrato negli anelli della Lilith -Kahael sembra essere poco interessata alla questione, ma non pare ostile. Vahael invece è quella meno convinta di tutti-
-Aiuterà. Ha un grande rispetto per la sorella, non oserebbe mai farle un affronto simile- spiegò Lagharta, anche se sapeva che affiancarla a Mahel avrebbe comunque portato non pochi problemi.
-Aspettiamo- disse Mahel, guardando le sponde del Lago -Aveva detto tre giorni. Domani si vedrà-

E aspettarono.
Aspettarono fino a che il sole non fu alto nel cielo. Finché non fu vicino all'imbrunire. E quando arrivò la notte, capirono che probabilmente nessuno si sarebbe più presentato.
Sebbene Lagharta fosse sicuro che probabilmente qualcosa fosse successo, alla fine si arrese all'evidenza e il gruppo decise, che all'alba seguente, sarebbero tornati al Tempio, per chiedere direttamente a Vie cosa avrebbero dovuto fare.
Quando fu l'ora di partire, però, Mahel vide le acque del Lago muoversi ed una figura uscirne, con lo sguardo basso e, sembrava, una punta di rimorso negli occhi.
-Maestra Kahael...che succede? Dove sono maestra Nahael e maestra Vahael?-
Kahael, sempre molto distante da qualsiasi cosa succedesse, sembrò esitare per un attimo. Ma vedendo gli occhi di quello che, a tutti gli effetti, era il loro discepolo, nonostante non gli volesse bene come ad un figlio ma provasse comunque per lui un distorto affetto, sospirò e parlò, con la voce più calma che potè trovare.
-Vahael è scappata ieri notte, mentre tutti dormivamo, a quanto pare- esordì la Ninfa, facendo cenno al gruppo di rimanere fino alla fine delle spiegazioni -Sono state notti molto...agitate- aggiunse con sguardo colpevole, toccandosi la fronte con le dita, come fosse stanca.
-Scappata?- chiese Lagharta, l'unico che trovò il coraggio di parlare -Intendi dire che se n'è andata dal Lago?-
Kahael annuì.
-Ma...è legata a questo luogo. Per via della maledizione della precedente Semidea dell'Acqua...-
-In merito a questo, Lagharta...- disse Kahael, scuotendo la testa -La maledizione mia e di Vahael è quella di essere trasformati in esseri oscuri, perché abbiamo mangiato del cibo offerto in onore alla Dea. Ma non siamo state noi a rubare...e la precedente Semidea ci ha risparmiato lo stesso destino di nostra sorella-
Lagharta esitò per un attimo, vedendo il dolore nello sguardo dell'imperturbabile Ninfa -Maestra...che cosa è successo esattamente...? Dov'è Nahael?-
E, sospirando di nuovo, Kahael raccontò.

-Quando Nahael è tornata da noi, dopo aver colloquiato con Mahel, ci ha raccontato di come ormai credeva che fosse davvero lei, la speranza di cui narra la Leggenda- disse tranquilla, fissando un punto indefinito davanti a lei -Ci ha detto di come avremmo dovuto aiutarvi, per cercare di nuovo di avvicinarci alla Dea, per ottenere il suo perdono. Era sicura che, se avessimo aiutato a salvare altre persone oltre noi stesse, forse la stessa Vie ci avrebbe permesso di tornare umane, finire di vivere normalmente la nostra vita e, infine, morire. Ma Vahael non era d'accordo- guardò Mahel per un istante, che volse lo sguardo -Non voleva aiutare Mahel. Non voleva accettare, anche se era un'ordine di nostra sorella. Parlava di te, Lagharta, e di come lei ti amasse. Di come, anche se non avesse mai potuto unirsi a te, avrebbe voluto diventare la tua sposa-
Rise. Che cosa ridicola, per loro tre, parlare di amore...
-Nahael le ha ripetuto per molto tempo che, per la nostra natura, non possiamo più provare questo tipo di emozioni. Non possiamo che ricordare l'amore che provavamo per noi stesse...ma che per la natura della nostra esistenza, per noi non esiste più quel sentimento. È la nostra maledizione, ma anche la nostra salvezza-
Un attimo di pausa, enfatizzò quelle ultime parole. Mahel, si sentì in colpa, pensando che lei, nonostante il suo destino, era ancora libera di provare un puro e genuino amore.
-Hanno discusso per ore, nelle profondità delle acque, finché Vahael non ha maledetto il giorno in cui fu salvata da nostra sorella. Ha urlato contro Nahael i peggiori improperi che le abbia mai sentito dire, finché non ha concluso dicendo che avrebbe preferito andarsene dal Lago, piuttosto che aiutare Mahel, e morire. A quel punto, nostra sorella, ha sputato fuori tutta la verità...anche su di noi-
-La verità...su di voi?- chiede Lagharta, mentre la voce di Velleda si fece avanti.
-Solo Nahael è legata a questo luogo, vero? Finché era in corso la trasformazione avevate più bisogno delle acque di questo Lago, così pregno di magia, ma...voi siete sempre state libere di andare. Non è così...?-
Lagharta guardò verso Velleda. Poi di nuovo la sua maestra, che teneva lo sguardo basso. Stanca e devastata.
-Voi non siete...legate a questo luogo? E lo...sapevate?-
-Io si, l'ho sempre saputo- parlò sorridendo Kahael, ricordando il giorno in cui fu la stessa sorella a dirglielo -Nahael me lo disse un giorno, molti secoli fa, in preda ad una crisi di coscienza. Mi disse che potevo andare, che non voleva costringermi a rimanere se io non avessi voluto...e di dirlo anche a Vahael, che più di una volta aveva espresso il desiderio di vedere il mondo. Ma io le dissi che sarei rimasta con lei fino a che non fossimo state liberate, perché durante la Guerra lei si era presa cura di noi. Ci aveva salvate e protette, a costo della sua vita. Se avesse potuto, non ci avrebbe mai maledette, lo sapevo. Ma Vahael...se ne sarebbe andata, distruggendo il suo cuore. E decidemmo di dirglielo in un altro momento, e non perché mosse da una pietà che non volevamo più ci appartenesse-
Sembrava sul punto di rompersi, di un dolore così enorme che Mahel voleva avvicinarsi, ma esitò, conscia che a niente sarebbe servito.
-Quindi maestra Vahael non...?- chiese infine Lagharta, pur sapendo già la risposta.
-Si. Non penso tornerà mai più. I suoi occhi erano pieno di dolore e di rabbia, ha cercato anche di ferire Nahael, che adesso infatti riposa devastata nelle profondità del Lago, incapace di salire in superficie. Mi ha chiesto di venire, per spiegarvi la situazione, perché meritavate una risposta e non il nostro assoluto silenzio. Mi...dispiace- disse voltandosi verso Mahel, che rendeva uno sguardo distrutto -Nessuno potrà allenarti nell'uso di quell'arco. Dovrai trovare un altro maestro...ma forse, in fondo, la cosa ti allieta-
Mahel scosse la testa, trattenendo l'impulso di tenere insieme quel corpo velenoso il cui cuore era sicuramente ridotto in brandelli -Ammetto che il pensiero di allenarmi con Vahael non mi faceva sentire al sicuro. Ma non avrei mai voluto questo. Mi dispiace-
Kahael si ritrovò a sorridere guardando il volto di quella bambina -Proprio come mi ha detto Nahael. Tu sei molto umana, nonostante il tuo aspetto. Non riusciva ad accettarti come la sposa di Lagharta, anche se ormai sa già quello che succederà. Io, invece, riesco a comprendere...ciò che tieni nel tuo cuore, e che gli altri vogliono proteggere. Tu potresti essere davvero colei che cambierà il futuro- disse in modo dolce, facendo nascere sulle sue labbra, senza volere, un ghigno cattivo -Ma continui a non piacermi- concluse decisa, dimostrandole la vera natura delle Ninfe delle acque.
-Siete molto umane anche voi- le rispose Mahel, prendendo le sue parole come un complimento -E capisco le tue ragioni. Grazie, di avermele dette...-
Kahael annùì, stipulando con quella bambina una specie di tregua, come sua sorella qualche giorno prima aveva fatto.
Ormai era inutile lottare...tutto era finito.

-Cosa possiamo fare adesso...? Mahel deve poter usare quell'arco, ne va del futuro della Guerra, ne sono sicuro- disse poi Lagharta, consapevole che quella tregua non cambiava la loro posizione -A chi dovremmo rivolgerci?-
-Io ho un'idea- esordì poi la Lilith, guardando verso Mahel e mordendosi il labbro, in colpa -Possiamo sempre andare al mio villaggio. Conosco qualcuno che, per soldi, farebbe qualsiasi cosa-
-Non se ne parla, in modo categorico- disse Lagharta, scuotendo la testa con sguardo corrucciato -Non porto Mahel in mezzo ad esseri che potrebbero ucciderla durante la notte. Se un'altra delle Lilith fosse stata contattata da Laherte, stavolta Mahel non potrebbe sopravvivere. Non dopo quello che lui stesso mi ha detto-
-Tranquillo- disse Alvexia, lo sguardo un poco più convinto -Questa persona mi deve la vita. E tra noi Lilith corre un codice d'onore abbastanza forte. Non possiamo ammazzare bersagli di altre Lilith o Lilith stesse; non possiamo uccidere parenti di altre Lilith e soprattutto non possiamo uccidere coloro che sono legate a noi magicamente-
-Questo non risolve il problema: nessuno di noi è una Lilith, nessuno di noi è tuo parente e nessuno di noi è legato a te magicamente-
-Beh, non ancora- disse avvicinandosi a Mahel e toccando il suo braccialetto -Ma posso diventare un suo guardiano-
Pixel e Alvexia si guardarono e annuirono, come a voler rispondere alla domanda della Lilith -Lo possiamo fare, ma potrebbe essere doloroso per te- disse Pixel, guardando i suoi occhi -Non hai detto che fungono da tramite per un'altra forma?-
-Non ho paura del dolore. Voglio che nessuno più, neanche io stessa, possa fare del male a Mahel. Se potete farlo, nessuno di noi sarebbe in pericolo. Noi- indicò sé stessa, Mahel, Velleda e Pixel -Perché siamo uniti magicamente e le nostre vite sono collegate. E lui- indio Lagharta, ridendo -Perché nessuna Lilith avrebbe mai il coraggio di uccidere un protetto di Vie, non dopo ciò che è successo nell'ultima Guerra-
Lagharta guardò Mahel, che annuiva, e anche Velleda sembrava convinta.
Posò il suo sguardo sulla sua maestra che annuì a sua volta. E alla fine cedette.
-Va bene. Fate come vi pare. Fate questo rito, aspettiamo che Alvexia si senta meglio, se dovesse andare male qualcosa e domani partiremo alla volta del villaggio. Ma- e guardò di nuovo Alvexia, severo -Se succede qualcosa, qualsiasi cosa, che possa costituire un pericolo, userò Saluss. Che tu lo voglia o meno-
-Fai ciò che ritieni giusto- disse la Liltih con aria di sfida -Tanto ci sarà una sola persona che salverò dalle tue mani. Che tu lo voglia o meno-

Kahael osservò il rito, e il contorcersi di Alvexia per il dolore.
Non ci furono urli, nessuna parola. Solo respiri affannati e impossibilità di muoversi per la Lilith, che cercava di far convivere una maledizione ed un patto sacro nello stesso corpo.
Mahel rimase al suo fianco dall'inizio alla fine, toccando con un dito la pietra rossa che era comparsa sul suo braccialetto.
-È bella come i tuoi occhi- disse Mahel, facendo ridere la Lilith in preda a febbre altissima -Come tu mi hai offerto la tua vita, io ti offro la mia. Per sempre, Alvexia-
Un sorriso timido e di nuovo il silenzio, che nascose di nuovo quel suo dolore estremo.

-Nahael mi ha dato il permesso di dirigermi al Tempio di Vie. Vi aspetterò lì e vi darò aiuto, durante la Guerra- esordì quella notte Kahael, avvicinandosi a Lagharta e sorridendogli, come mai aveva fatto -Se potesse verrebbe lei stessa-
-Lo so maestra Kahael. Grazie- rispose Lagharta, afferrando la mano della sua maestra, che scosse la testa in modo curioso -Non ringraziarci. Stiamo finalmente facendo solo il nostro dovere. Ci stiamo comportando come delle vere maestre, per te. Almeno i nostri allenamenti ti hanno reso immune a qualsiasi veleno...ne sono contenta-
Rise, Kahael, in modo cattivo. Lagharta fece una smorfia, facendola quindi ridere in modo sincero -Avrei preferito non bere quelle schifezze per anni, ma se era l'unico modo...-
-Oh, non era l'unico modo- rise lei, scoprendo un'altra verità -Avresti potuto unirti a noi. Però saresti potuto morire, se il tuo corpo non fosse stato abbastanza forte, abbiamo preferito non rischiare quell'eventualità-
-Vahael sa di questo?- chiese a quella rivelazione Lagharta, vedendo Alvexia riprendersi da quel rito doloroso.
-Penso che lo immagini, insieme a tutto il resto- disse scuotendo la testa e facendo poi spallucce -Se vorrà, ti cercherà direttamente. E, se ancora convinta di amarti, sarà lei stessa a chiederti di unirti a lei-
-Non lo farò. Io mi unirò solo alla mia sposa...- disse convinto, lasciandosi scappare un sorriso mentre i suoi occhi andavano a posarsi, senza che lui avesse voluto, su Mahel.
-Mi duole ammetterlo, ma sarà una sposa perfetta- vide gli occhi di Lagharta guardare i suoi e, se non fosse stato impossibile, avrebbe detto che fosse arrossito -Ormai non c'è più bisogno di rimandare l'inevitabile. Non farlo per la Profezia...-
Lagharta si stupì di quanto le Ninfe fossero diventate umane in appena cinque giorni.
Cinque giorni con la presenza di Mahel e tutto era cambiato.
-Lei può anche farvi tornare umane...- disse Lagharta, riferendosi al loro comportamento -Non pensavo fosse possibile...-
-Neanche noi- ammise Kahael, pensando che forse la loro umanità avrebbe potuto arrivare anche ai loro corpi -Spero che mantenga la parola data a Nahael. Se riuscirà a intercedere con Vie per noi...forse, come esseri umani, potremo anche accettarla-
Lagharta immaginò che ci fosse lo zampino di una promessa, ma pensò che fosse inevitabile che le Ninfe pensassero sempre a loro stesse prima di ogni altra cosa.
E pensò che non avrebbe mai potuto immaginarle in altro modo, alla fine.
-Forse potrei anche cercare la mia sposa, a questo punto- disse Lagharta, guardando la sua maestra con un sorriso, spostandosi poi sui suoi compagni di viaggio -Non avrei neanche mai pensato di avere degli amici, eppure...-
-Siamo orgogliose di te, Lagharta- disse Kahael carezzandogli i capelli, come fosse sua madre -Molto, molto orgogliose-
Lagharta arrossì di nuovo, come mai aveva fatto. E sorrise.
Adesso, sentiva di avere una casa in cui tornare. Una vera casa.
E si sentì felice, e umano, per la prima volta dopo tanto tempo.




***



Non smetterò mai di provarci. A mettere la parola fine.
Ho riletto i vecchi capitoli e ho pianto. Perchè amo questi personaggi, dopo quattordici anni insieme, anche se scrivo di loro da solo sette.
Amo come hanno preso possesso delle loro vite e le stiano vivendo, senza che io possa fare alcunché.
Grazie a tutti voi che mi seguite, ai vecchi e nuovi lettori. Vi adoro, tutti quanti, anche coloro che non hanno mai commentato. Coloro che mi inviano messaggi privati e coloro che si fermano a recensire. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE! Spero di non far passare di nuovo un anno per scrivere un capitolo...ormai, penso, sia giunto il momento.
Con affetto e dedizione,
Selenite

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