i gioielli di Anna.

di nini superga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo1: l'inizio ***
Capitolo 2: *** capitolo2: addio ***
Capitolo 3: *** capitolo3: svampitella. ***
Capitolo 4: *** capitolo 4: city of blinding lights ***
Capitolo 5: *** capitolo5: il primo incontro ***
Capitolo 6: *** capitolo6: io lo odio! ***
Capitolo 7: *** capitolo7: Matilde. ***
Capitolo 8: *** capitolo8: un'incapace. ***
Capitolo 9: *** capitolo9: la scommessa ***
Capitolo 10: *** capitolo10: l'allenamento. ***
Capitolo 11: *** capitolo11:ne ferisce tanto la lingua quanto la spada! ***
Capitolo 12: *** capitolo12: apri il tuo cuore ***
Capitolo 13: *** capitolo13: il giorno di dolore che uno ha ***
Capitolo 14: *** capitolo14: transition ***
Capitolo 15: *** capitolo15: La città delle stelle ***
Capitolo 16: *** capitolo16:la sigaretta ***
Capitolo 17: *** capitolo17:ti prego,salvati. ***
Capitolo 18: *** capitolo18: nome di guerra: Lupo. ***
Capitolo 19: *** capitolo19: Anna alla guerra. ***
Capitolo 20: *** capitolo20:combattimento ***
Capitolo 21: *** capitolo21: l'origine ***
Capitolo 22: *** capitolo22:ritorno alla vita. ***
Capitolo 23: *** capitolo23:riconciliazione ***
Capitolo 24: *** capitolo24:tempo presente. ***



Capitolo 1
*** capitolo1: l'inizio ***


vi chiederete chi sia.
questa è una domanda interessante, dato che per lungo tempo ho sofferto di crisi di identità e solo da poco ho ritrovato me stessa, non tanto grazie a me,  piuttosto grazie a coloro che mi sono stati vicini, persone che ho amato, che sono morte o che vivono ancora, o che semplicemente sono andate via, lontane da qui, lontane da me.
è grazie a loro se sono ancora in vita, se sono ancora qui, se posso raccontare questa storia.

mia figlia è un'esserino adorabile. ha appena un mese di vita, non fa altro che dormire e mangiare. è un angelo, e Angelica è il suo nome.
Boromir è stato subito d'accordo.
ora Angelica dorme serena nella sua culla, io sono seduta sulla terrazza ombreggiata del nostro appartamento e Boromir riposa accanto alla culla di sua figlia, e io lo guardo teneramente, li guardo entrambi, i miei gioielli.

ecco di cosa voglio parlare: voglio parlare di loro, i miei gioielli, e di come sono giunti a me.

ecco la mia storia.


io non sono di questo mondo, sia ben chiaro, e non so nemmeno come feci a finirvi, tanto tempo fa, ancora bambina.
so solo che ebbi una gran fortuna a incrociare Gandalf il grigio sulla mia via: quell'uomo dall'aspetto tanto trasandato, che nel mio mondo avrei tenuto alla larga, mi dieide non una, ma ben due mani per aiutarmi nei miei primi anni nella Terra di mezzo.

mi portò a Isengard, mi affidò alle cure di Saruman il bianco, e io crebbi e divenni una ragazza sana e forte, che se la cavava con l'elfico e amava le grandi storie di avventura, storie racchiuse in quei vecchi libri polverosi che Saruman mi lasciava consultare e portare per la torre e nel giardino, dove li leggevo all'ombra del melo.

anni belli, quelli, anni senza pensieri, fino al compimento del mio diciottesimo compleanno.
fu allora che Gandalf mi fece quella strana proposta.si era nel pieno dell'estate, e io leggevo sotto al melo quando lui mi si fece vicino e iniziò a parlare.
<<  Anna?ho un'offerta. >>
<>sollevai gli occhi dal libro e lo guardai. << che genere d'offerta? >>
<< del genere che piace a te. >>
sorrisi<<  e che piace a me? >> scherzavamo spesso così, per vedere chi cedeva per ultimo.
anche lui sorrise <<  le avventure, le mele e le torte! >> ridacchiò un pò, quindi tornò serio <<  seriamente: ho intenzione di portarti in missione con me. >>
rimasi senza parole << in missione...con te??fai sul serio?? >>
lui mi guardò come se fosse la cosa più normale del mondo <<  si, perchè no? >>
chiusi il libro e lo posai sull'erba resca, respirando forte <<  è l'offerta più bella che mi sia giunta finora, Gandalf...credo proprio che accetterò- se lo Zio è d'accordo .>>
gandal f rise di gusto: lo Zio era Saruman <<  oh tesoro! è stato proprio lo zio a dirmi di portarti via da qui, di mostrarti il mondo, di "liberarti" da Isengard! >>
non ero mai stata così felice, e non potei trattenermi dall'abbracciare Gandalf.


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Capitolo 2
*** capitolo2: addio ***


Non chiesi alcun dettaglio della missione: troppo eccitata, avevo preparato il mio piccolo baule in fretta e furia e lo avevo caricato su Jadis, la mia lupa, e mi ero apprestata a partire in groppa a Ombromanto, proprio davanti a Gandalf.


L'ora della partenza era fissata per il tramonto e avrei salutato lo zio alle porte di Isengard, dopo aver percorso con lui e Gandalf il lungo viale fiorito che conduceva al cancello principale.


<< sai dove andrai, Anna? >> mi chiese Saruman con voce profnda, e fu allora che mi resi conto di non saperlo.

<< no. >> ammisi, e mi rivolsi a Gandalf << dove mi porti, Gandalf? >>

<< ti porto a fare conoscenze utili e esperienze che sicuramente ti serviranno, piccola. Ti porto a Gondor. >>

<< GONDOR?? >> Jadis alzò la testa bianca incuriosita dalla mia voce così stridula, e mi guardò con aria stupita.

<< Gondor... >> dissi con più calma << che ci devi andare a fare a Gondor Gandalf? >>

notai lo sguardo che lui e Saruman si scambiarono, e capii che non dovevo sapere, non in quel momento, e che era inutile fare domande. Comunque, Gandalf mi guardò con aria affettuosa e mi accarezzò i capelli << devo fare delle ricerche, e devo vedere il Sovreintendente Denethor, per portargli notizie dal mondo e ricevere notizie. Nulla di più. >>

io annuii, poco convinta, ma scrollai le spalle e sospirai, guardando il tramonto << credo sia ora di andare, vero? >> guardai Isengard, la grande torre nera di quel materiale sconosciuto, e poi guardai lo zio, e non potei fare a meno di abbracciarlo.

<< mi mancherai, zio. Spero di tornare presto. >>

<< non così presto, figlia, non tornerai così presto. >> le sue parole erano serie, e io lo guardai con attenzione per vedere se scherzava. Ma non c'era riso nei suoi occhi.

<< zio, ma che dici...certo che tornerò presto!! >>

fu allora che sorrise come mai l'avevo visto fare, freddo e sprezzante, e desiderai essere lontano da lui. Metteva davvero paura.

Gandalf se ne accorse, e mi scostò da lui, e lo zio ritornò come sempre, calmo e riflessivo, e il sorriso era il suo solito calmo e quieto sorriso.

“mi devo essere sbagliata” pensai mentre montavo in sella davanti a Gandalf e Jadis scherzava con Ombromanto, ma in cuor mio seppi che quello era un addio, che mai più avrei rivisto Isengard, non l'Isengard buona in cui ero cresciuta.


La guerra l'avrebbe trasformata, quella cosa che Gandalf non mi aveva detto ecco cos'era : andavamo incontro alla guerra.

E io ero del tutto ignara di quello che mi aspettava.

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Capitolo 3
*** capitolo3: svampitella. ***


Viaggiammo una notte e un giorno per raggiungere la nostra meta.

Durante il viaggio non potei fare a meno di pensare a quello che mi stava succedendo: ero in viaggio per la prima volta lontana da casa, diretta verso una terra conosciuta solo teoricamente attraverso mappe e resoconti e che sapevo colpita dalla guerra.

Si, sapevo di Mordor, ma ero sicura che Gandalf non mi avrebbe mai portata in un luogo pericoloso, non per la mia prima volta fuori da Isengard. All'inizio era una convinzione fissa,ma letamente il dubbio si insinuò e nella mia mente si affacciavano sempre più spesso domande come : ma perchè mi porta con se? Per farmi assistere a un' incontro diplomatico col Sovreintendente, darmi una lezione di diplomazia? Non ci credevo.

E quando mi chiedevo perchè mai avessi accettato la risposta, l'unica che riuscivo a darmi, era:

“ Perchè sei un' incosciente e una stupida viziata, e lo sai.”

La mia vita era stata leggera fino allora: a tutto aveva sempre provveduto Saruman, non avevo mai dovuto lavorare per procurarmi da vivere, ne cercare un posto dove dormire.

Sapevo di essere fortunata, ma solo allora, mentre cavalcavo alla volta di un luogo e di un destino sconosciuto, me ne rendevo conto e la coscienza mi poneva una domanda inquietante: sei davvero pronta a una cosa simile?

<< Qualcosa ti preoccupa? >>

Nascosi ancora di più il viso nel cappuccio del mantello mentre il vento ci sferzava.

<< Cosa te lo fa pensare? >>

<< Non parli più. E' strano da parte tua. >>

Sorrisi << Sono un 'incosciente, Gandalf. >>

Lui tacque.

<< tu non mi stai portando solo a un incontro tra te e il Sovreintendente, vero? >>

gli zoccoli di Ombromanto sfioravano appena l'erba, tanto andavamo veloci. Il sole a ovest proiettava le nostre ombre lunghe e sottili sui campi tinti di rosso, mentre le nevi delle montagne si tingevano di un marrone aranciato ma io non avevo occhi che per le mie mani aggrappate dolcemente alla criniera di Ombromanto.

<< dimmi cosa c'è sotto per favore. >>

<< lo scoprirai quando saremo arrivati, verso metà notte. >> rispose bruscamente << mi chiedevo quando ti sarebbe venuto in mente di chiedermelo, Anna: pensavo non ci arrivassi più. >>

Mi voltai di scatto, stupita << che cosa vorresti dire, Gandalf? >> chiesi col cuore in gola.

<< voglio dire che avresti dovuto valutare meglio la mia offerta, giudicarla con uno sguardo più approfondito. Non sei più una bambina, ma quasi una donna ormai, e questa non è una visita di piacere: quando ti lascerò a Gondor dovrai cavartela da sola, almeno in parte. >>

<< Mi lascerai...sola? >>

Gandalf sorrise << con te non riesco proprio a mantenere segreti. Ho intenzione di lasciarti a Minas Thirith, almeno per un po': devi imparare a arrangiarti da sola, Anna, perchè io non ci sarò per sempre. >>

<< Che parole dure... >> commentai ironicamente, ma in realtà le lacrime già mi pungevano gli occhi << Ma perchè non me l'hai detto, Gandalf? Perchè non mi hai detto queste cose prima che accettassi ? >>

Lui sorrise << Lu non avresti accettato, e io ho bisogno di qualcuno di base a Minas Thirith , oltre Matilde. E poi era ora che uscissi da quel buco di Isengard! >>

Sorpresa, gli chiesi chi fosse Matilde. << e' una brava donna, vicina alla corte e che ci accoglierà in città. >>

<< ma allora non sarò completamente sola! >> esclamai, sollevata.

<< infatti ho detto che dovrai arrangiarti in parte, non del tutto sola, ma sei fortunata : in altri posti, non ho amici pronti a cogliere una svampitella come te, non in un periodo del genere. Dovrai farti valere, per avere il permesso di restare ancora a Minas Thirit dopo la mia prossima venuta. >> e rise, così senza un motivo apparente.

Non capivo tutta quell'ilarità da parte di Gandalf.

“ Tra due giorni vorrò già andare via, me lo sento... ” era questo che pensavo, mentre cavalcavamo negli ultimi raggi di sole, e io mi lasciavo andare contro il petto del mio compagno in un improvviso sonno agitato.









PICCOLA NOTA DELL'AUTRICE!!! ce la metterò tutta per piacere e per non trasformare Anna in una Mary Sue- mi sono informata e ho scoperto delle cose raccapriccianti...ce la metterò tutta!!! pace e amore :)

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Capitolo 4
*** capitolo 4: city of blinding lights ***


Dopo la nostra discussione dormii a lungo, e Gandalf mi svegliò solo quando eravamo prossimi alla meta.

Minas Thirith mi si parò davanti da lontano, una forma luminosa nel cuore della notte, le sue nove cerchie accennate dalle fiaccole, una sagoma grigia illuminata dalla luna.

“ Stupenda... ” fu il mio primo pensiero mentre ci avvicinavamo, rapidi come vento, sulla groppa di Ombromanto. Jadis correva appena dietro di noi, il mio piccolo bagaglio sballottato a destra e a sinistra era ben visibile sulla schiena dal pelo candido. Sorrisi, continuando a guardarla: era una lupa di grossa taglia, che avevo trovato ancora cucciolo nei territori di Isengard, in una delle mie passeggiate. Avevo deciso di tenerla, e nessuno mi aveva detto di no. Da allora, Jadis mi aveva accompagnata ovunque, e stavolta non avrebbe fatto eccezione.


<< Siamo quasi arrivati! >> Esclamò all'improvviso Gandalf, facendomi sobbalzare.

Io mi limitai a annuire. << E una volta entrati cosa facciamo ? Ci fermiamo a riposare? >>

<< Se lo desideri, posso lasciarti in qualche locanda e pagarti una stanza, ma io devo salire fino alla Cittadella, nella cerchia più alta, per presentarmi al Sovrintendente, anche se mi fermerei volentieri a riposare... >>

La curiosità ebbe il sopravento sulla stanchezza del viaggio << Credo di aver già dormito abbastanza durante il viaggio. Se non ti è di troppo disturbo, vorrei venire anch'io a salutare il Sovrintendente, almeno per tenerti compagnia. >>

Gandalf ridacchiò << Non è che hai paura di stare da sola in un posto sconosciuto ? >>

<< Ho più paura che tu possa rotolare giù dalla groppa di Ombromanto, se non ci sarò io a tenerti sveglio con le mie chiacchere !! io almeno ho dormito qualche ora, tu niente: non sei stanco? >>

<< Più stanco di quanto credi, ma non è il momento di riposare. Non ancora. >>


La città giaceva addormentata, non si udiva nessun suono se non vicino alle taverne e quando piccole pattuglie costituite da due cavalieri ci passavano accanto, guardandoci con aria sorpresa.

<< Ma è Mithrandir!!! >> sentii esclamare da uno di loro, che voltò il suo cavallo e ci seguì.

<< Quali notizie porti? >>

<< Poche notizie , ma molti consigli. E aiuto. >> rispose enigmaticamente lui, spronando Ombromanto a andare più veloce , mentre Jadis ci seguiva a ruota libera.

“ Aiuto? “ pensai “ Sta parlando di me? “ e ripensai a quello che mi aspettava: Gandalf mi avrebbe lasciata sola in quella città straniera, affidata alle cure di Matilde e... a dare una mano?

<< Esattamente cosa devo fare qui a Minas Thirit? >> chiesi sopra allo scalpiccio degli zoccoli sulla strada lastricata. << Quale è la mia missione? >>

<< Non devi fare grandi cose, solo tenere d'occhio le mosse del Sovrintendente e quelle del Nemico, e soprattutto aiutare Matilde : è vecchia, ormai, e avrà bisogno di braccia forti. Osserva tutto, figliola, e quando ci rivedremo mi farai rapporto. >>

Risi alla parola rapporto << Che termine militare, rapporto... >>

Gandalf annuì, mentre Ombromanto cominciava a rallentare il passo : eravamo prossimi all'entrata nella cittadella, un grande arco in pietra con un grande portone in legno sbarrato.

Arrivati davanti a esso, smontammo e Gandalf bussò con la punta del bastone.

<< Sono Mithrandir, e porto consigli. Aprite: devo parlare col vostro Signore. >>

Una finestrella si aprì al livello del torace di Gandalf, e si dovette chinare per farsi riconoscere.

<< Mithrandir!!! >> esclamò la guardia di turno, e si affrettò a aprire una seconda porta e a uscire nel chiaro di luna. Era un soldato vestito in cotta di maglia, il petto protetto da un farsetto nero decorato con un albero- l' Albero bianco, l'albero del re- , con una lunga spada al fianco e l'aria stupita e felice assieme. << Dammi il tuo cavallo, lo porterò alle scuderie e gli darò del fieno e...>>

puntò lo sguardo su Jadis << … Cos'è quella bestia? >>

<< E' una lupa. >> risposi, e il soldato sembrò accorgersi per la prima volta di me << E' inoffensiva, finchè glielo dico io... >>

Il soldato annuì, visibilmente spaventato, e si affrettò verso le scuderie con Ombromanto che lo seguiva ubbidiente.

Gandalf accarezzò il Jadis dietro le orecchie, e mi sorrise. << Credo che non avrai bisogno di ulteriore protezione, finchè Jadis resta con te. Ha terrorizzato quella povera guardia. >>

<< Già, speriamo che faccia lo stesso effetto agli orchetti. >> Mordor era vicina, e Jadis avrebbe dato la vita per me, come io mi sarei battuta per lei.

Gandalf annuì, poi si sistemò il cappello sulla testa e fece un cenno verso la porticina.

<< Entriamo? >>

Con un bel respiro, annuii.

E entrammo nella nona cerchia.

ANGOLO DELL'AUTRICE: buongiorno a tutti!!! scusate il ritardo, ma finalmente rieccomi!!!!diciamo che sono ancora nella fase " introduttiva " dela storia, ma prometto solennemente di proseguire in modo più spedito, e di far comparire nella storia " QUALCUN'ALTRO "...ma non sveliamo nulla!!!alla prossima people- spero tra non molto, l'Accademia inizia questa settimana e spero di riuscire a scrivere lo stesso...in ogni caso, Pace e Ammore!!!

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Capitolo 5
*** capitolo5: il primo incontro ***


Camminammo in una strada buia, che dal portone conduceva a un'altro arco in pietra da cui si vedeva un giardino e la porzione di un palazzo.

<< E' quella la nostra destinazione? >> chiesi e Gandalf mi rispose nell'oscurità con un si deciso.

Non si udivano altri rumori se non i nostri passi e il ticchettio del bastone di Gandalf. Le zampe di Jadis non facevano rumore, ma si sentiva il suo respiro e sapevo che era accanto a me.

<< Colgo questo attimo di pace per parlarti francamente, Anna. >> esordì Gandalf , e si fermò quando ormai eravamo prossimi all'arco in pietra << Non sarai ben accetta qui. Crederanno che sei una spia, soprattutto il Sovrintendente: è molto sospettoso, e penserà che ti lascio qui per tenerlo d'occhio o per fare qualche incantesimo sulla sua volontà. E' terrorizzato all'idea di perdere il trono >>

<< Be, puoi dire a sua signoria che sono una frana negli incantesimi, magari lo farà stare meglio... >> Dissi ridendo : meglio lanciarle sul ridere certe cose.

<< Non sto scherzando, ragazza! Cercherà in tutti i modi di farti cadere in fallo, di dimostrare che sei un'incapace anche se riesci a sventare un attacco di Mordor! Matilde ti aiuterà, ma devi dimostrarle di che pasta sei fatta: sii coraggiosa, non avere paura di niente e mantieni il sangue freddo!sono sicuro che saprai cavartela benissimo. >> Guardò in direzione del palazzo << La conosci la storia di questo paese, vero? >>

Annuii e fece diligentemente u riassunto della situazione politica e storica della nazione di Gondor << Finchè non si troverà un erede, il trono di Gondor resterà nelle mani del Sovrintendente e della sua stirpe. >> conclusi e Gandalf annuì. << Gli anni passati sui libri di Isengard non sono stati invani. Bene: è il momento. >> e si avviò oltre l'arco.


Non mi aspettavo un simile splendore: davanti a un prato d'erba pallido, su di un promontorio di pietra che si lanciava sulla città, ecco un palazzo dall'aria algida che ci guardava con innumerevoli bifore e trifore cieche,mentre nelle infinite logge- disposte armoniosamente su tutta la facciata a capanna- statue di marmo nero fissavano e forse commentavano fra loro il nostro passaggio veloce sull'erba bagnata di rugiada. Al centro del prato, un'aiuola , con un albero dal tronco contorto e bianco dall'aria spettrale. Jadis si fermò a annusarlo, e prontamente la richiamai imbarazzata << Ci mancherebbe altro che tu segnassi il territorio proprio li, Jad!! >>

<< Non sull'albero del Re! Credo che Denethor non lo sopporterebbe >>

<< Ma farebbe ridere- scherzo, scherzo... >> L'occhiata tagliente di Gandalf mi fece passare il buon umore.

C i trovammo così sul lastricato davanti al palazzo. Un grande portone ci attendeva dopo pochi scalini in marmo candido. Guardai meglio, e vidi che era socchiuso.

<< Ci siamo. >> dissi << Che devo fare adesso ? Entriamo anche io e Jad? >>

Gandalf riflettè << Avevo pensato di lasciarvi fuori a godervi il panorama, ma non credo sia una buona idea: vi presenterò entrambe al Sovrintendente, ma prima libera Jadis dal tuo bagaglio. Non sarà pesante, ma anche lei ha viaggiato a lungo, se lo merita. >>

Annuendo, liberai Jadis dal peso e lo infilai dentro una loggia adombrata mentre Jadis si stiracchiava finalmente libera.

Quando Jadis fu pronta, salimmo gli scalini e ci infilammo nel palazzo.


Entrammo nella sala del trono, appena rischiarata dalla luce lunare che entrava dalle bifore nella parte alta delle pareti. Era grande e spaziosa, formata da tre navate: ogni campata era occupata da una statua in marmo nero- materiale di cui erano fatte anche le colonne- mentre la centrale era libera, e portava a un alto trono su cui con mio stupore era seduto qualcuno. Giunti davanti a esso, vidi che il trono era in marmo bianco e era occupato da un uomo vestito in nero, colore che faceva risaltare i lunghi capelli grigi e la faccia pallida dall'aria altezzosa. Dietro di lui, scorsi due figure nell'ombra, figure che si avvicinarono quando ci inchinammo.

<< Salute a te, Denethor figlio di Echtelion, e salute a voi, principi Boromir e Faramir. Giungo a voi a tarda ora, e vi ringrazio dell'accoglienza. >> Salutò Gandalf, e le sue parole furono accolte da un silenzio pesante.

A parlare per primo fu uno dei due principi << Il piacere è nostro, Mithrandir. Immagino sarai stanco: ti procuro una sedia. >> e scivolò nell'ombra dietro al trono prima che Gandalf potesse dir parola. Osservai la scena e mi sembrò di vedere un'ombra scontenta sul viso di Denethor, un'aria contrariata per l' iniziativa del figlio, mentre io vedevo solo un gesto di estrema cortesia- cortesia che avrei apprezzato io stessa perchè mi dolevano le reni a stare in piedi.

Il principe tornò con una seggiola dall'alto schienale intagliato e la posò davanti al trono. Prima di sedersi Gandalf guardò il Sovrintendente. Quando questi annuì, lui mi passò il cappello e il bastone, e io li presi. Jadis si era seduta, io ero in piedi e sembrava che Denethor non apprezzasse l'ansare di Jadis.

<< Cos'è quell'orrida bestia? >>

<< E' una lupa, si chiama Jadis. >> non seppi trattenermi << E non è orrida. >>

Lui mi squadrò da capo a piedi << Tu devi essere l'aiuto tanto promesso da Mithrandir nella sua ultima visita, suppongo. Non è così? >>

Gandalf annuì << E' così per metà: diciamo che rappresenta metà del mio aiuto. Ma Anna non è ne un soldato, ne una maga: ha bisogno di fare esperienza, tutto qua. >>

L'altro principe, quello che era rimasto nell'ombra fino ad allora, si fece avanti nella luce lunare << E per fare esperienza lo mandi qui? Risparmia i tuoi giochetti, Mithrandir, non voglio avere altre vite sulla coscienza >> mi fissò dritto negli occhi << E tu, ragazzo, faresti meglio a valutare meglio le tue scelte. >>

Lo trovai dannatamente irritante << Non vedo cosa abbiano a che fare le mie scelte con voi, signore. >> risposi , calma, nonostante fossi irritata da quelle parole << Io non sono ai vostri ordini, ne tanto meno metterò la mia vita nelle vostre mani- e SOPRATTUTTO non sono un ragazzo, chiaro? >>

Intervenne Gandalf << Anna, un principe non è abituato a sentirsi rispondere in questi modi. Sii più garbata, e mostra a tutti il tuo volto, in modo che non ti scambino per un ragazzo. >>

Mi sfilai il cappuccio continuando a fissare Boromir negli occhi : la lunga treccia di capelli scuri scivolava dentro il mantello, ma si vedevano bene i tratti femminili- il collo lungo, il viso dalla forma ovale, il naso dritto, le labbra sottili e gli occhi piccoli ma luminosi. Certo, non ero una bellezza, ma non ero nemmeno così brutta da essere paragonata a un ragazzo!

Restammo tutti a guardarci, mentre Jadis dormiva tranquilla ai miei piedi.

Fissai il principe, mi impressi bene i suoi tratti alla luce della luna : la mascella squadrata coperta di barba, i capelli lisci che arrivavano alle spalle, la bocca sottile, il naso dritto, gli occhi.


Quello fu il nostro primo incontro.






ANGOLO DELL'AUTRICE!! wow quante recensioni!!!rigrazio tutti vivamente e rispondo prontamente:


Eowyn1 : alllllloooorraaaa....si Anna è del nostro mondo, ma è entrata nella Terra di Mezzo da bambina- tipo5-6 anni- per un motivo che avrà una parte rilevante nella storia. Comunque è cresciuta a Isengard, quindi puo considerarsi parte della Terra di Mezzo!!! grazie mille per i complimenti, aggiorno immediatamente!!!ps- grazie per avermi segnalato l'errore sulle mura di Minas Thirit: avrai gridato allo scandalo!!!bacissimi!!!


ragazzapsicolabile91 : grazie mille per i complimenti!! è un'onore riceverli da te. Sto seguendo la tua storia “ Stella cieca “ e ne approfitto per farti i complimenti!!!strastrabrava!!!


Arwins : cara, non devi assolutamente preoccuparti di fare critiche, perchè dette come le dici tu sono ipercostruttive!!! non sei la prima a dire che Anna è una Mary Sue- vedi la primissima recensione del capitolo1- ma aspetta di vedere cosa le capiterà nel corso della storia: alla fine, se lo meriterà di sposarsi Boromir e di avere Angelica!!!

Comunque avevo pensato anch'io di togliere almeno una prate dell'intro, per dare più suspense...


GRAZIE FEX A TUTTI I LETTORI!!! GRAZIE DAVVERO, E NON DIMENTICATE DI RECENSIRE!!!! pace e ammore, Aidos :)

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Capitolo 6
*** capitolo6: io lo odio! ***


NOTA: quest'episodio è strano, e B. farà qualcosa che sicuramente nessuno s' aspetta. Secondo me, b. è un po' arrogante, vuole sempre fare tutto lui (ma questa è una sua caratteristica che adoro!!) e non ama ASSOLUTAMENTE essere contraddetto- almeno così me lo sono sempre immaginata io... quindi, non gridate allo scandalo e non abbandonatemi!!!


“ Un ragazzo...” non riuscivo a togliermelo dalla testa. “mi ha scambiata per un ragazzo!!! “

Mentre Gandalf parlava davanti a Denethor fumando da una lunga pipa, quello era il mio pensiero fisso, lo sguardo rivolto a quell'arrogante di un principe che era tutto preso dalla conversazione.

“ un ragazzo eh? Ma che imbecille!! “ non avevo mai dato troppo peso al mio aspetto esteriore, ma nessuno me l'aveva mai fatto notare in modo COSI' evidente. Che imbecille. E che scortese.

Piuttosto l'altro, il fratello, anche lui tutto concentrato sulla discussione fra il padre e lo stregone: che bei e dolci lineamenti! Aveva gli occhi dal taglio quasi femminile, e un viso dall'aria più delicata. Addirittura la barba sembrava meno ispida su quelle guance! E i capelli erano più lunghi e ondulati di quelli del fratello. L'unico tratto che li accomunava era il naso dritto e abbastanza importante, che avevano ereditato dal padre. Ma la madre? Dove era? io allora ignoravo che Finduilas fosse morta.


Mentre ragionavo tra me e me, la conversazione presa una piega interessante: infatti, dopo i vari convenevoli, notizie dal mondo esterno e compagnia bella, ecco che Denethor pose la domanda fatale.

Mi indicò con un lungo indice scheletrico << Dici che porti aiuto, e ce l'hai presentato: qualsiasi paio di braccia ci sarà utile nella lotta. Ma dimmi, se non ricordo male hai parlato anche di consigli. Sbaglio forse? >>

Gandalf prese una lunga boccata di erba pipa prima di rispondere << Non hai udito male, Denethor figlio di Echtelion, perchè reco con me notizie importanti dal mondo >> si sporse in avanti

<< sembra che a Sud qualcosa si stia muovendo. >>

<< A sud?! >> proruppe Boromir << Dagli Harardil?? impossibile, sono nostri alleati!!*** >>

Gandalf inarcò un bianco sopracciglio << Ne siete certo, principe Boromir? >>

Intervenne il principe Faramir << Abbiamo una loro ambasciata in città, e siamo certi della loro fedeltà : lunga è la loro amicizia con Gondor! >>

<< l'amicizia può essere sostituita da un legame ancora più forte, principe Faramir : la Paura, e non parlo della paura che può fare un reame potente come Gondor a un paese meno forte, ma di quella che può infondere solo Lui. >>

<< Il Nemico.. >> Sibilò Denethor a denti stretti.

Gandalf continò a fumare la pipa con calma<< Ora, non ne sono totalmente certo, ma da miei informatori ho scoperto che i regni di Anfe, Dundair e Herafr hanno avuto delle proposte dall'Ombra, e pare che non abbiano rifiutato. >>

<< Perchè avrebbero dovuto accettare!! >> Esclamò Boromir, muovendosi con aria nervosa. Jadis, gli occhi socchiusi, osservava i suoi movimenti con aria vagamente irritata.

Fu Faramir a rispondere << Il potere. >>

Gandalf annuì con aria soddisfatta << Sembra che questa cosa sia avvenuta poco più di un mese fa, e che si stiano già muovendo. >>

Boromir si fermò all'improvviso << Se ciò che dici è vero, Mithrandir , allora credo che dovremo aspettarci un attacco molto molto presto. >>

Gandalf chiese spiegazioni e boromir rispose con un mormorio soffocato << L'ambasciata di cui ha parlato prima Faramir è qui con uno scopo: restare in città per accogliere i settemila soldati che generosamente quei regni ci hanno offerto per proteggerci da Mordor. “In pegno di amicizia” hanno detto loro! Viscidi bastardi... >> con un movimento improvviso e fluido estrasse dal fodero appeso al suo fianco una spada scintillante << Ammazziamoli tutti!!! ammazziamoli e mandiamo un'esercito contro di loro! >>

<< No! >> Esclamai io, e per la prima volta l'attenzione si concentrò su di me.

Guardai Gandalf con aria indecisa << Credo che dovreste sfruttare l'effetto sorpresa del messaggio di Gandalf, una cosa tipo “ attirare i topi in trappola “... cioè non attaccare direttamente i regni traditori, sarebbe uno spreco di vite umane, ma attendere che quell'esercito giunga, e affrontarlo qui, in...casa...? >> La mia voce si era fatta un sussurro man mano mi accorgevo dello sguardo sempre più adirato del principe Boromir : era il doppio di me- lo è ancora! - e da arrabbiato metteva davvero paura! Divenne pallido, e un piccola vena gli pulsava sul collo, mentre stringeva l'impugnatura della spada con entrambe le mani.

<< Piccola insolente che non sei altro, COME OSI!! >> la sua voce crebbe fino a far riecheggiare la sala del suo “ COME OSI!! “ innumerevoli volte, e mi si avvicinò con aria feroce. Io mi feci piccola piccola, e mi preparai a ricevere un bello schiaffo- lo Zio Saruman me li dava da piccola quando lo facevo DAVVERO arrabbiare- e chiusi gli occhi per la paura.

Ma lo schiaffo non arrivò. Allora aprii gli occhi, e vidi che Faramir si era messo fra me e il suo arrabbiatissimo fratello, e gli teneva stretta la mano pronta a colpirmi, mentre Jadis si era alzata e ringhiando fissava la gamba di Boromir. Faramir non si arrabbiò, non indietreggiò, non tremo di paura e non gli venne da piangere come invece stava venendo a me: semplicemente, lasciò andare la mano di suo fratello- che si trattenne ancora un poco a mezz'aria- e gli disse << Boromir, ma come ti stai comportando? >>

allora Boromir indietreggiò, e cadde un silenzio imbarazzato.

Gandalf stava ancora fumando. << Anna ? >> disse , e io mi riscossi dallo spavento << Forse è meglio se porti Jadis a fare una passeggiata fuori. Verrò io a cercarti. >>

fui così sollevata dall'andarmene che mi ricordai solo a metà sala di inchinarmi davanti al sovrintendente e ai principi.


Uscii rapida dal portone, Jadis alle mie costole, e mi lasciai cadere sull'ultimo scalino di marmo, le gambe ancora tremanti dalla paura che mi aveva fatto Boromir.

Jadis mi si vvicinò per consolarmi << La prossima volta, staccagli un piede Jad! Così impara, quell'imbecille... >>poi le sussurrai in un orecchio << lo odio. >>


E restammo io e lei a osservare la luna piena su Minas Thirit.




*** ecco un elemento fondamentale della storia: per creare un diversivo ho deciso di creare gli Harardil, un popolo del sud che in teoria dovrebbe essere amico di Gondor e invece... questo popolo è formato dai regni inventatissimi di Anfe, Dundair e Herafr . spero non mi massacrerete per questo!!!alla fine è una fanfiction, ne??





ANGOLINO!!!bene spero che abbiate apprezzato...anche a me è dispiaciuto dare a B. dell'imbecille, ma è così che la storia deve andare!!!

ragazzapsicolabile91: fantastico!!!anche io disegno!!!io studio pittura e sono al secondo anno...non hai dei tuoi disegni???devono essere stupendi!!!

thiliol:rispondo qui alla tua mail :io rispondo ma figuret- che è bresciano- perchè mi sembra normale accettare le critiche altrui, soprattutto se costruttive. tu non mi hai ne demolito ne deriso, hai solo fatto il tuo dovere di brava lettrice/scrittrice ( brava davvero per giunta ) e hai detto come la pensavi :) comunque sono andata a informarmi su ogni dettaglio da te scritto, e sto cercando di smontare tutti gli spauracchi: magari se tu nn mi avessi mosso quella critica che in un primo momento mi sembrava aspra, ora nn starei andando avanti e il sesto capitolo nn sarebbe in cantiere, no? quindi , grazie ancora e se ti va continua a leggere e non aver paura a criticare, ok???

pace e ammoooooorrreeeeee!!!!


mi raccomando non smettete di leggere e recensite pure questa!!!ciauuuuuuuuu!!!

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Capitolo 7
*** capitolo7: Matilde. ***


In primis, vorrei avvisare che i gioielli sono giunti a ben 100 visite :D per me è un traguardo importante...quindi un GRAZIE di cuore a tutti!!!


Ero distesa sul marmo, nonostante fosse freddo come ghiaccio, la testa appoggiata sul soffice mantello di Jadis ( che dormiva ) in quello stato che sta fra il dormire e lo stare sveglia. La paura di Boromir mi era completamente passata, ma quando pensavo a come mi aveva trattata un moto di stizza mi percorreva il corpo, e non potevo fare a meno di scuotere la testa per scacciare definitivamente quel pensiero irritante.

Credo mancasse poco alle 4, perchè la notte era più nera che mai e la luna tramontata. Di Gandalf, neppure l'ombra- e io in quella sala finchè c'era LUI non sarei entrata.


Pensavo che a Isengard tra meno di una settimana l'albero delle giuggiole avrebbe dato i suoi frutti, quando ecco che Jadis alzò la testa improvvisamente sveglia e mi riscosse da pensieri così frivoli. Gandalf stava uscendo nell'esatto momento in cui mi alzavo.

<< Ah, sei qui! Scusa se ci ho impiegato tanto, ma ho avuto di che parlare. >>

Feci un' alzatina di spalle << Qui fuori è piacevole, anche se il marmo è un po' freddo: effettivamente sono ghiacciata. >> Rabbrividii << E ora ? Che facciamo? >>

Gandalf mi sorrise << Andiamo a fare cena e colazione, ovviamente! >> Rise alla mia aria frastornata << Prendi la tua roba, ti conduco alla tua nuova casa. >>


Quando Gandalf mi parlò di cena e colazione, mi resi conto che era dal mezzogiorno che non toccavo cibo, e non era stato nemmeno un grande pasto: una misera galletta e un sorso d'acqua sulla groppa di Ombromanto col vento che fischiava nelle orecchie. Anche Jadis aveva l'aria affamata, e me lo segnalò stendendosi a terra e guaendo piano.

<< Jad, adesso vediamo cosa possiamo darti... >> Le dissi dolcemente << Effettivamente, non so nemmeno io cosa mangerò alla nuova casa... ma stiamo andando da Matilde? >> chiesi a Gandalf accarezzando il folto pelo di Jad.

Lui annuì << Ci sta aspettando: sa che siamo qui, e non possiamo farci vedere alla luce del giorno. Vieni, non dobbiamo andare troppo lontano! >>


Ripercorremmo la strada buia dell'andata e salutammo con un cenno la guardia- diversa da quella che ci aveva accolti- mezza addormentata nella guardiola. Ombromanto era al sicuro nelle scuderie, e non vi era motivo di disturbarlo, anche perchè gli zoccoli sul selciato avrebbe provocato un rumore assordante, mentre la città sembrava più addormentata e fiabesca che mai, con una leggera nebbia a un palmo da terra e il leggero crepitio delle fiaccole notturne.

Non c'era neanche un'anima in giro.

<< Questa città é veramente bella, ma non la trovi inquietante? >> chiesi a Gandalf sottovoce e lui fece un'alzatina di spalle << E' tutta suggestione, figliola, tutta suggestione. >>


Superammo due cancelli, e appena entrati nella quinta cerchia ci fermammo davanti a una casa bianca dal tetto spiovente, addossata alla parete della montagna e stretta ai lati rispettivamente da un'altra casa e dalle mura del cancello. Era di due piani, e aveva tre finestre: in quella al piano terra si vedeva una luce ballare sul vetro, probabilmente quella di un fuoco.

Con garbo, Gandalf bussò alla porta e proprio mentre io iniziavo a avere de dubbi sul nostro orario di visita, ecco che la porta si aprì con un rumore di catenaccio e apparve lei, Matilde.


Era esattamente come me l'aspettavo: alta e magra, dall'età indefinibile a causa del fisico asciutto e dal viso ne vecchio ne giovane, ne brutto ne bello, con una lunga treccia di capelli grigi in bella mostra sulla spalla sinistra e un'espressione calma e fredda negli indecifrabili occhi grigi. La bocca era un dettaglio affascinante, perchè non aveva praticamente labbra, quasi fosse tagliata sul viso,e faceva uno starno effetto su di me: sembrava incapace di sorridere. Il naso era dritto e sottile.

Era sulla porta a fissarci con una candela in mano, e indossava un lungo vestito nero stretto sotto il seno. Se fosse contenta di vederci, non lo diede a vedere.

<< Matilde!!! >> Esclamò finalmente Gandalf, abbracciandola << Come sono felice di vederti!! >>

Lei non reagì ne all'abbraccio, ne sorrise alla gioia di Gandalf. Disse solo << E' tutta notte che vi aspetto. Spero che la zuppa di farro e le uova cotte vi piacciano. Entrate tutti e tre. >>

Una volta dentro, un dolce profumo di cibo caldo ci investì, il classico profumo di una casa. Mi guardai attorno : la stanza era spoglia, con un tavolo apparecchiato per due vicino alla finestra, due sedie in legno ( più una a dondolo davanti al fuoco e diversi sgabelli vicino alle pareti ) e una lanterna cieca al centro. Ma non c'era bisogno di ulteriore luce: il caminetto incastrato nella parete nord custodiva un fuoco molto vivace e luminoso, che irradiava la stanza di un colorito rossastro. Sul fuoco, una pentola cuoceva la zuppa di farro, mentre Matilde cuoceva in una padella quattro uova. Jadis annusava l'aria scodinzolando e sbavando, inebriata dai dolci profumi, mentre io mi accorgevo che c'era una stanza sul retro e delle scale che conducevano al piano superiore.

<< Che bella casa! >> osservai, tanto per dire qualcosa, ma Matilde non mi rispose. Lanciai un'occhiata interrogativa a Gandalf, che con un cenno mi fece intendere di lasciar perdere.


Matilde ci servì prima le uova, poi la zuppa con del pane abbrustolito nello stesso burro delle uova. Lei non toccò cibo, ma bevve come tutti e tre birra chiara. Intanto, anche Jadis godeva un meritatissimo pasto ( una serie di avanzi che avrebbero soddisfatto anche i palati più raffinati ) e ora dormiva sonni tranquilli davanti al fuoco, russando un poco.

Finito di mangiare, Matilde sparecchiò e portò la sedia a dondolo vicino al tavolo, evitando di pestare la coda a Jadis , e con mia grande sorpresa estrasse una pipa e sorrise per la prima volta a Gandalf chiedendo di passarle l'erba pipa. Quando sorrise una finissima ragnatela di rughe si formò attorno agli occhi, dandole un'aria antica come il mondo.

Tutti e due si misero a fumare e a parlare di vecchie avventure, amici dimenticati e elfi magici mentre io mi stavo lentamente lasciando andare, complice la birra e il caldo della stanza, addormentandomi praticamente sul tavolo.

<< Vai a dormire, Anna. Ci vedremo ancora prima della fine della tua avventura, e forse oltre. >> Sentii dire in lontananza da una voce maschile, mentre qualcuno mi portava in braccio al piano superiore e mi metteva in una stanza dal tetto basso, su un letto soffice e caldo.

L'ultima cosa che ricordo di quella lunghissima notte fu che dalla finestra vidi filtrare i primi raggi del sole.

Era l'alba.




L'angolino!!!! ho cambiato nick name: ora sono nini superga, non più aidos :D

un grazie a Ellessary e un Bravissima a Ragazzapsicolabile91: disegni veramente bene!!! io frequento il secondo anno di pittura ma a Brescia, all'Accademia Santa Giulia: un grande in bocca al lupo per la tua arte!!! per quanto riguardo lo stronzeggiare...ti giuro, B. lo vedo davvero così: un dannatissimo arrogante che vuole sempre aver ragione!!ma A. gli farà abbassare le orecchie, e non solo!!!


baci e continuate a leggere!!!

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Capitolo 8
*** capitolo8: un'incapace. ***


Quando mi svegliai di scatto mi sorpresi davanti alla mia nuova stanza: praticamente ricavata nel sottotetto, era piccola e accogliente. Il letto era un pagliericcio ricoperto da morbide coperte, e aveva accanto a se un comodino con una brocca e una bacinella e attaccato al muro un frammento di specchio. La luce veniva da una fila di basse finestre che correva lungo il cornicione della casa che si affacciava sulla strada e da un lucernario posto nell'angolo più lontano dal letto, dove vidi che c'era un buco nel pavimento. A Minas Tirith si faceva di tutto, pur di avere luce in più e non consumare candele.


Credevo di essere in ritardo per la colazione, ma quando scesi le scale mi accorsi della luce rossastra che illuminava la casa e dell'odore di cibo speziato che la profumava sin nel piano superiore: non era sicuramente odore di colazione.

Ma avevo davvero dormito tutto il giorno?


La cavalcata si faceva risentire sul fisico e avevo schiena e gambe a pezzi. Quindi soffrii non poco a scendere le scale per andare in cucina., e quando Jadis mi si avventò contro scodinzolando non potei trattenere un “ Aia” di dolore.

<< Vedo che ti sei svegliata. >> Disse una voce femminile dall'altra stanza. Poco dopo, sulla soglia apparve Matilde con la pipa in bocca.

Annuii << Come mai mi avete lasciato dormire tutto il giorno, signora? >>

<< E' stata un'idea di Mithrandir, diceva che eri troppo stanca per iniziare a lavorare sin da oggi. >> Mi puntò la pipa contro << Ma attenta, non credere che questo trattamento ti verrà riservato tutti i giorni: questa non è una vacanza, ma una missione in cui tu hai un ruolo fondamentale, cioè aiutarmi. >> Aspirò il fumo e si avvicinò << Mithrandir mi ha parlato di te, mi ha detto delle tue origini e di quello che sai fare. >> Mi fissò negli occhi e mi sbuffò il fumo in faccia << In conclusione, sei un' incapace. >>

Rimasi sorpresa e anche delusa, ma cercai di contenermi << A cosa devo questa definizione? >>

Matilde andò a sprofondarsi nella sedia a dondolo, dando ogni tanto un' occhiata alla pentola in cui cuoceva la cena << Tanto per cominciare, non sai usare la magia: questo da un punto di vista è un bene, perchè quando curerai dei feriti lievi non cadrai in tentazione,ma un male se pensiamo alle situazioni di emergenza. Secondo: non sai usare un'arma, e questa è una cosa serissima dato che andremo con l'esercito in zona di guerra fra meno di un mese. Terzo: non hai esperienza. Ti sembra abbastanza o vuoi altri dettagli per la tua definizione di incapace? >>

Rimasi in silenzio “ Vecchia petulante! “ pensai “ So fare altre cose, come ...come... “ mi resi conto che in quella situazione ero DAVVERO inutile, se non addirittura di peso. Ma quale era la situazione?

<< Qual'è la situazione che dobbiamo affrontare? >> Chiesi sedendomi su una sedia del tavolo, col muso di Jadis poggiato in grembo.

Matilde mi guardò con aria indecifrabile.

Rifeci la domanda << Mi hai dato dell'incapace perchè non so usare la magia, non so usare un' arma e perchè non ho esperienza. Hai parlato di andare con l'esercito in zona di guerra... ti riferisci alla minaccia degli Haradrim? >>

Per la prima volta da quando ero nella stanza, Matilde mi prese in considerazione non come un soprammobile ma come una persona << Anche, ma ce n'è una più immediata. Conosci Osghiliart? >>

Avevo letto qualcosa al riguardo, e feci di si con la testa.

<< E' l'avanguardia di Gondor, il suo baluardo: se Osghilliart cade, Minas Tirith è del nemico. Ora, la città è contesa: noi la possediamo, ma siamo deboli e il Nemico cerca di strapparcela di mano. >> Sospirò in maniera teatrale << Ma per fortuna c'è il Principe Boromir! >> Matilde lo disse con un'aria talmente orgogliosa, che per un attimo pensai che fosse sua madre. << Tiene alto il morale, non abbassa mai la guardia, non si arrende mai: è un ottimo combattente e un bravo stratega. Non per nulla, ma gli ho insegnato tutto io! >>


Fu allora che scoprii che Matilde era stata la maestra di tanti principi del passato, che era a Gondor da sempre e da sempre camminava sulla terra, come Saruman e Gandalf.

<< Ma allora sei come Gandalf ! >> Esclamai e lei rise e la vidi come l'esatta controparte femminile di Gandalf.

<< No, piccola, io sono più giovane di Mithrandir, e si vede dalla mia scarsa saggezza e dal mio pessimo carattere, e per questo mi scuso. Comunque, ho addestrato io entrambi i principi alle armi, alla strategia e alla battaglia ma solo Boromir si è dimostrato veramente portato per il mestiere delle armi. Faramir, al contrario, le darebbe alle ortiche: lui odia la guerra. >>

<< Non credo che a molti piaccia la guerra. >>

<< Certo che no, ma quando sei in pericolo una delle migliori difese è l'attacco, e si può attaccare solo combattendo: ricordati questo, Anna, perchè è il mio primo insegnamento. >>

Annuii convinta << La miglior difesa è l'attacco. >> Ripetei << Quindi, tu sarai la mia maestra? >>

Lei annuì << E tu la mia apprendista. >>

Le sorrisi, e lei ricambiò << Ti farò sgobbare, sappilo. >> Mi avvisò assaggiando la minestra con un cucchiaio in legno << E' pronto: ceniamo? >>


Durante la cena, parlammo del più e del meno, e le dissi anche di come si era comportato Boromir con me.

Lei annuì con aria divertita << Mithrandir me l'ha riferito. Non ha mai sopportato le critiche, o chi la pensa diversamente da lui, e in questo ha preso tutto dal padre. L'unico che riesce a farlo ragionare è suo fratello, che invece è tutto la madre, la povera Finduilas. Avrebbe dovuto vivere ancora mille di questi giorni, e invece se ne è andata troppo presto, come un fiore che appassisce troppo in fretta. Povera Finduilas... >> Tacque per un attimo, gli occhi bassi, poi si rianimò << Comunque, dovrai superare la tua paura per il Principe Boromir perchè domani mattina dovrai recarti da lui per riferirgli un mio messaggio personale- E NIENTE DISCUSSIONI, ne con me ne con lui. Chiaro? >>

Mi toccò annuire con aria amareggiata.

<< Sarà lui a guidare l'esercito quindi tanto vale che tu faccia la pace con lui. Imparando a conoscerlo, lo troverai simpatico: garantisco io. >>


nonostante la giornata di totale riposo,andai a dormire stanca e dolorante come se avessi lavorato un giorno intero. Prima di addormentarmi, pensai all'indomani e alla visita a palazzo. Mi seccava molto l'idea di fare sa messaggera, e speravo con tutto il cuore di non trovarmi faccia a faccia col principe, non in maniera diretta, perchè se avesse detto qualcosa che non mi andava ero certa che non sarei stata zitta.

“ Proprio no.” pensai, poi crollai nel buio.





ANGOLINO DI NINI!!!buongiorno a tutti!!!scusate il ritardo dell'aggiornamento, ma tra l'accademia, Kick boxing e compagnia bella non ho trovato il tempo per scrivere...e ora veniamo a noi:

Thiliol: è bello sentirsi strigliare da te!!trovo molto utile il tuo lavoro di correzione e rispondo prontamente:

ho seri problemi con la grammatica italiana- cioè quando scrivo le parole mi escono di getto (vedi "appartamento" ) e i personaggi nascono già con un nome loro e mi riesce impossibile cambiarlo, perchè intaccherebbe l'anima stessa del personaggio ( vedi Matilde ). Per quanto riguarda i maschili... con la scrittura a pc non riesco ancora a regolarmi e scrivo così in fretta e ho così voglia di pubblicare che non me ne accorgo!

- le mura di Minas TIRITH me le hanno già fatto notare, quindi no problem!!! devo solo ricordarmi di correggerle...

  • il punto Denethor: guarda che Anna non si mette a litigare con Denethor- gli dice solo che Jadis non è un orrida bestia- ma con Boromir! ora: anche Boromir ha il suo bel dire, ma non è il sovrintendente e sicuramente non ha il carisma o quell'aria gelida che distingue il padre! e comunque le parole che Denethor scambia con Anna sono davvero poche...

- per la punteggiatura: provvederò!!!

e ora i ringraziamenti:

-sono contenta che ti piaccia come ho tratteggiato Gandalf: è uno dei miei personaggi preferiti!

- per le descrizioni: la nostra prof di storia dell'arte medievale per spiegarci l'architettura del '300 italiano ci ha mostrato proprio il palazzo di Denethor e le case di Minas Tirith. quindi, diciamo che è merito suo se me la cavo così bene!

-la sindrome Mary Sue: che cosa agghiacciante! Anna non verrà colpita da questa malattia, te lo posso assicurare: come ho già scritto, si meriterà di sposarsi con B. e di avere una figlia da lui!

-effettivamente, Matilde E' l'altra faccia della medaglia :D

- la mia recensione era MERITATISSIMA e non ti preoccupare, che anche io non ho paura di dire la mia se qualcuno se lo merita- ma tu sei così brava...

tu dici che io sono disponibile alla critiche, ma credo che qui la disponibile sia tu, che correggi i miei errori e " badili " e elogi al punto giusto.

quindi, sono io a ringraziarti: grazie!

pace e ammore!!!


mi raccomando, non abbandonatemi proprio ora!

bacissimiiiiiiii!!!

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Capitolo 9
*** capitolo9: la scommessa ***


Matilde mi svegliò che il sole era sorto da poco e una leggera nebbia aleggiava sulla bianca città.

Durante la colazione mi porse un biglietto ripiegato << Questo è il messaggio che devi dare a Boromir, capitano della Torre Bianca. E' strettamente riservato, e desidero che lo legga lui di persona. Inoltre, voglio una riposta immediata e dovrai restare a attenderla. >>

<< Davanti a lui ? >>

<< Se te lo chiede, si. >>

<< Fantastico... >>


Ero di umore nero quando mi avviai verso la cittadella.

Rimpiansi che Gandalf non fosse accanto a me: Matilde mi aveva spiegato che dopo avermi messa a letto era subito ripartito, probabilmente per non far diffondere la notizia che era giunto in città, e non si sapeva quando sarebbe tornato. “ Abbandonata nel momento del bisogno. “ Mi dicevo con aria sconsolata mentre attraversavo Minas Tirith nelle prime ore del mattino.

Le vie iniziavano a animarsi. Le botteghe aprivano i battenti, i locandieri pulivano il loro uscio e spazzavano lo sporco accumulatosi nei vicoli, le porte della città venivano aperte e la gente della campagna entrava per vendere le proprie merci, guadagnare qualcosa e magari avere notizie di quanto si preparava al' Est, e cosa aveva intenzione di fare il Capitano al riguardo.

“ Il Capitano...” Sorrisi a quel nome. Il prinicpe Boromir era ben voluto in città, amato e rispettato, quasi venerato da quanto mi aveva raccontato Matilde. Lo era per forza! In tempo di guerra chiunque fosse in grado di sconfiggere i nemici era un'eroe e Boromir ne aveva sconfitti molti salvando Osghiliart e Minas Tirith più volte. Però nei frammenti di conversazione che riuscivo a percepire al mio passaggio, il principe Faramir era nominato raramente, probabilmente perchè Faramir era di animo gentile, e la gente non apprezzava la gentilezza e la cortesia in tempo di guerra.

Mentre ero già in vista del portone della Cittadella, non potei fare a meno di pensare a come Boromir si era comportato con me. “ Scommetto che i suoi sudditi non conoscono questo lato del suo carattere. “ Mi dissi avvicinandomi a una delle due guardie che proteggevano il portone aperto “ Se no, non so quanto potrebbero rispettarlo! “.

Oltre il grande arco si vedeva alla luce del giorno la via buia percorsa con Gandalf due notti prima: sui lati della strada vi erano delle costruzioni tutte uguali in resistente pietra, a due piani, con finestre a bifora su ogni piano, intervallate da vicoli bui. Nella via, vi era un gran via vai di uomini in diverse uniformi: chi con la cotta di maglia e il farsetto nero della Cittadella, chi con l'armatura argentata di Gondor, chi vestito di verde.

Vedendo che mi avvicinavo, un soldato mi impose di fermarmi. << Chi sei? Fatti riconoscere. >>

<< Sono Anna, la nuova apprendista di Matilde. Reco un messaggio della mia signora al principe Boromir. Dove posso trovarlo? >>

La guardia mi squadrò e annuì. Dandomi le spalle, mi condusse davanti all'ultimo edifico sulla destra, su cui svettava lo stemma di Gondor, e mi fece cenno di aspettare. Bussò alla porta e entrò, lasciandomi sulla strada.

Guardandomi attorno, notai che tutti i soldati mi osservavano incuriositi- e non c'era nemmeno Jadis: con lei accanto, avrei capito il motivo di tanta curiosità!

L'attesa si faceva lunga, e mi appoggiai al muro della casa cercando di rendermi invisibile: non ero abituata a restare sola a lungo, e Isengard era sicuramente meno popolata del quartier generale da Gondor! Finalmente, la porta si aprì e ne uscì non solo la guardia che mi aveva fatto da guida, ma anche altri cinque soldati. L'ultimo mi disse che potevo entrare.


Entrai in un vasto salone con un unico grande tavolo sommerso da carte posto davanti alla finestra, in modo che chi vi sedesse potesse godersi anche l'ultimo raggio di sole, delle scale che salivano a un soppalco e un grande camino in cui ardeva un bel fuoco che scaldava l'intero ambiente. Lungo le pareti erano accatastati degli sgabelli e appese diverse armi, ma io non feci caso a tutto questo se non in un secondo momento. La prima cosa che notai fu che in quella sala non c'era nessuno.

<< C'è nessuno? >> Chiamai << Sono Anna, l'apprendista di Matilde, e devo consegnare un messaggio al principe Boromir, che dovrebbe essere qui. C'è nessuno? >>

La voce di Boromir arrivò dal soppalco << Il principe ora è impegnato, dovrai aspettare. >>

<< Matilde desidera una risposta immediata. Dove attendere? >>

Finalmente, Boromir si affacciò dalla balaustra del soppalco e mi salutò << Ah, sei la piccola insolente! E così ora ti fai usare dalla Maestra come galoppina, eh? Bell'aiuto! >> E rise, sarcastico.

<< La maestra HA bisogno di qualcuno che l'aiuti, e Gandalf ha pensato fossi la persona giusta. >> risposi innervosita << Devo attendere ancora molto? >>

<< Che genere di messaggio mi invia la Maestra? >> Chiese appoggiandosi alla balaustra e cambiando argomento volutamente.

<< Non ho idea di cosa si tratti! Scenda e lo legga! >> Sbottai, pentendomi di quanto detto : avevo promesso niente discussioni. Addolcii il tono << Principe, la mia signora mi ha ordinato di consegnarvi la lettera di persona, e ora sono qui: leggetela, e datemi una risposta. >>

Boromir rimase ancora un poco fermo sul soppalco, poi si diresse verso le scale e le scese velocemente. Visto alla luce del giorno, sembrava ancora più alto e grosso: io gli arrivavo a malapena al petto, e ero la metà di lui, una massa di muscoli. “E senza cervello.. “ fu la continuazione del pensiero mentre gli sorridevo e gli consegnavo la lettera ripiegata.


Ma grazie alla luce del giorno, notai una cosa che prima non avevo notato.

Boromir era bello. I lineamenti che avevo appena notato alla luce della luna, quegli stessi lineamenti distorti dalla rabbia per essere stata insolente con lui, ora nella lettura della lettere di Matilde risaltavano stupendi: i capelli castani dai riflessi ramati lisci sulle spalle, il naso dritto,il mento squadrato dalla barba rossiccia in cui era disegnata l'ombra di una cicatrice, gli occhi grigi dall'espressione acuta.

Fu il tono della voce a riportarmi nel mondo reale.

<< Cosa significa questo! >> Esclamò sventolandomi la lettera davanti << Spero che sia uno scherzo! >>

<< Perchè, cosa dice la lettera della mia signora? >>

<< Leggi e dimmi cosa ne pensi. >> mi diede la lettera e si mise a camminare avanti e indietro nella stanza, evidentemente arrabbiato.

Intanto, io leggevo e restavo allibita. Non era una lettera molto lunga, e recitava più o meno così:


Caro allievo e mio principe, tempo fa in una determinata occasione mi giuraste di tornarmi un favore: vi chiedo di mantenere la parola data, e di allenare la mia nuova apprendista all'arte delle armi, perchè quando scenderemo in guerra anche lei si possa difendere.

Anna è una ragazza sveglia e credo che imparerà molto da voi- che, in fondo, avete imparato da me. E' solo molto petulante e decisamente testarda, ma ho già imparato ad amarla (almeno a sopportarla), e così farete voi un giorno.

In quanto vostra maestra, per quel briciolo di autorità che ancora ho su di voi e vostro fratello, vi chiedo di comunicare a Anna la vostra risposta, cioè si: voi la allenerete.

Vi rammento la parola data, e non accetterò rifiuti.

Sapete già quando allenarla.

Forza e onore, Matilde.”


<< Hai letto? La mia Maestra d'infanzia è impazzita! >> esclamò Boromir evidentemente scocciato, strappandomi la lettera dalle mani e sbattendola sulla scrivania. Rimase a fissarla, poi disse lentamente << E non posso nemmeno rifiutare. >> Tornò a guardarmi << Tu sapevi qualcosa? >>

<< Io? Assolutamente nulla! Questa era l'ultima cosa che mi aspettavo! >> Ribadii avvicinandomi alla scrivania e girando la lettera verso di me.

<< Essere allenata da un principe... che razza di idea! >>

<< Io supervisiono l'allenamento delle reclute ogni giorno, mi alleno con loro per essere io stesso in esercizio. E' uno dei compiti di Capitano della Torre. >> Si grattò la barba << Solo che fra questi compiti non c'è quello di allenare insolenti. >>

<< Amo solo dire la mia, e è giusto così. >> Sbottai, rileggendo la frase “E' solo molto petulante e decisamente testarda, ma ho già imparato ad amarla (almeno a sopportarla), e così farete voi un giorno. “. Guardai il principe sorridendo.

<< Ve la sentite di rispettare la parola data a Matilde? >>

<< Certo che rispetterò la parola data! Sono un uomo d'onore, e non sarà sicuramente un'antipatica ragazzina con la metà dei miei anni a farmela mancare! Domani mattina all'alba ti voglio davanti all'arco della Cittadella. Non posso farti allenare col resto dei miei uomini, li distrarresti con le tue chiacchere sciocche, quindi farò una sessione straordinaria di allenamento. >>

<< Solo per me? >>

Lui annuì << Ovviamente, se resisterai al primo allenamento. >>

Alzai un sopracciglio con aria interrogativa << Non mi credete all'altezza? Bene:scommettiamo. >>

Boromir sembrò divertito e si appoggiò alla scrivania vicino a me. Fissandomi con quei suoi incredibili occhi grigi chiese con voce morbida << E cosa scommetti, insolente? >>

<< Voi cosa scommettereste? >>

<< Io scommetterei un vestito da donna, visto che tu non hai l'aria molto femminile... >>

“ Che bastardo! “ Esclamai dentro di me, mentre gli sorridevo e annuivo << Ah si? be... io scommetto...scommetto... scommetto che vi taglierete la barba! >>

<< Ragazzina, bada che quel vestito ha valore per me, vedi di scommettere qualcosa di serio. Potresti scommettere... >>

<< Cosa? >>

<< La tua lupa. >>

<< No! Jadis non è un oggetto, è un essere a cui sono affezionata >>

Boromir si alzò e ripiegò la lettera con grande cura << Meglio, così avrai un motivo in più per resistere. >> Mi guardò da sopra una spalla << Non avrò pietà solo perchè sei una ragazza, Anna, quindi vedi di non deludermi o la tua lupa diventerà mia. E ora vattene, ho del lavoro da fare. >>

Senza neanche salutare, scesi dalla scrivania e sbattei la porta. Da dentro, giunse la voce di Boromir che diceva << Mi raccomando, vestiti da allenamento! Niente fronzoli domani! >>

Mentre tornavo alla quinta cerchia, l'unica cosa a cui pensavo era la scommessa: non era un oggetto qualsiasi in gioco, ma Jadis, la MIA Jadis.

<< Bastardo. >> Sussurrai tra me e me << Bastardo, ti farò vedere chi vincerà la scommessa. Quel vestito sarà mio. >>

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Capitolo 10
*** capitolo10: l'allenamento. ***


Era già li, con solo una camicia addosso e i pantaloni infilati negli stivali alti.

<< Alla buon'ora! >> Mi salutò venendomi incontro e guardando impietosamente le occhiaie che cerchiavano i miei occhi << Non mi dire che hai sonno... >>

<< Sono sveglissima, signore. >> Borbottai stringendomi ancora di più nel mantello, rabbrividendo nell'aria fresca del mattino.

Dietro di me, Jadis sbadigliò e si stese a terra.

Boromir la guardò << E' una bella bestia. Dove l'hai trovata? >>

<< A Isengard. Era solo un cucciolo,e nessuno mi ha impedito di allevarla,vero Jad?>> Jad mi guardò e io le sorrisi.

<< Sembrate due amiche. Sarebbe un peccato separarvi... >>

Tornai a fissarlo,serissima << Vincerò quella scommessa, principe: voi non avrete Jadis! >>

Per tutta risposta, lui si mise a ridere e mi pose una mano sulla spalla << Brava! E' questo lo spirito giusto! Ora andiamo, se no si fa tardi e io devo assistere all'allenamento delle reclute. >>

<< Quindi non vi alzate sempre prima dell'alba? >>

<< Certo che mi alzo sempre prima dell'alba! Fa bene respirare l'aria fresca e fa ancora meglio ascoltare. >>

<< Ascoltare cosa? >>

Mi guardò come se fosse la domanda più stupida del mondo << Il silenzio della mia città,no? >>

Mi colpì molto il modo in cui disse la mia città. “ Non pensavo fosse anche un poeta questo principe... “


<< Dobbiamo andare da questa parte. >> Mi spiegò mentre camminavamo nelle prime luci del giorno. << Dobbiamo andare a est dell'arco della Cittadella, attraversare queste vie e arrivare al vecchio palazzo di addestramento. >>

<< Li si allenano le reclute? >>

<< Non dire idiozie! Quel cortile è piccolo persino per la guardia della Cittadella, figurati per l'esercito di Gondor! >>

Riuscii a trattenermi dal rispondere, ma non potei fare a meno di investirlo di ingiurie nella mia testa “ Mamma mia, che presuntuoso! “ Fu quella meno offensiva.

<< Il palazzo che ci ospiterà è molto antico, uno dei luoghi più antichi della città assieme al Palazzo Reale e alle Case dei Morti. Era la dimora della famiglia del Sovrintendente. >> Spiegò Boromir

<< Nella casa, è presente un corridoio sotterraneo che porta direttamente a Palazzo: ciò dimostra come il legame fra Sovrintendenti e Reali fosse forte, in quanto il corridoio poteva essere usato sia come tramite per una riunione segreta fra Sovrintendente e Re o come punto di partenza per una spedizione assassina. >>

<< E questo non è mai avvenuto? >>

<< Cosa? >>

<< Che qualcuno abbia usato quel corridoio per uccidere un Re .>>

Boromir ci pensò << Non credo...chiederò a Faramir. >>

<< Voi non sapete se un vostro Re è stato assassinato grazie alla complicità di un Sovrintendente della vostra casata? >> Chiesi stupita e con un velo di ironia.

Lui mi fulminò con lo sguardo, rallentando l'andatura.

<< Non sono un esperto della Storia, ragazzina insolente. E' anche l'ultimo dei miei interessi! Pensa piuttosto a tenere la bocca chiusa e risparmiare il fiato per l'allenamento! >>

Sorrisi “ L'ho irritato! Eccellente! “ dissi fra me e me mentre giungevamo alla meta: un palazzo piccolo e di pietra grigia, coperto d'edera, con finestre cieche su ognuno dei tre piani e il tetto piatto. L'idea generale era di triste decadenza.

<< Ma è disabitato? >> Chiesi stringendomi ancora di più nel mantello.

<< Si . >> Disse Boromir cercando una chiave fra tante in un grosso mazzo. << O no? Si dice che si aggirino degli spiriti, spiriti degli uomini che qui hanno vissuto. >>

<< Vostri antenati? >>

<< … Che qui hanno vissuto e sono morti di morte VIOLENTA. >> Concluse, e mi fissò con aria divertita << Fossi in te, resterei solo dove c'è la luce del giorno. >>

Io annuii rabbrividendo sotto al mantello, cercando di nascondere l'inquietudine mentre Jadis annusava l'edera con aria poco convinta.

Boromir aprì la porta e mi fece cenno di passare.

<< Non temere. >> Mi rassicurò << Alla fine di questa mattinata, sarai così brava da poterti difendere anche dagli spiriti! >>


Vi era un cortile circondato da un portico, tutto costruito in pietra e con l'aria decadente e triste dei luoghi prima vissuti e poi abbandonati.

Jadis iniziò a gironzolare mentre io mi portavo al centro del cortile.

<< Non è poi così piccolo. >> Commentai, ripiegando il mantello e posandolo accanto a una colonna.

Boromir seguì i miei passi << Se lo si paragona al campo di addestramento, questa sembra l'aia di una cascina. >> Mi guardò << Ma per due persone è perfetto. >>

Io annuii rabbrividendo nella camicia.

<< Credo sia giunto il momento di iniziare, ma prima qualche informazione. Siediti. >>

Obbedii e mi sedetti sulla base di una colonna mentre lui rimase in piedi, camminando avanti e indietro con fare tranquillo.

<< Hai detto che ti chiami Anna, giusto? >>

Annuii.

<< Quanti anni hai? >>

<< Diciotto, signore. >>

<< Sei giovane. >>

<< Voi quanti ne avete? >>

<< Non sono affari che ti riguardano! >> Fece un profondo respiro, poi sbottò << Ne ho circa 30, va bene? >>

<< E perchè non me lo volevate dire? >> “Non crederà che l'età sia un problema! “ << Immagino che buona parte delle vostre reclute abbiano la mia età! >>

<< Esatto. >>

<< E tutti sanno quanti anni avete giusto? >> Gli sorrisi << Vi facevo più giovane in ogni caso. >>

Lui mi guardò insospettito << Non crederai di cavartela con queste moine, vero? >>

Io risi e mi alzai << Nessuna moina! Iniziamo? >>

<< Ho altre domande, siediti. Sai impugnare una spada? >>

<< No. >>

<< Una lancia? >>

<>

<< Sai tirare con l'arco? >>

<< Signore, io non so fare NULLA. Detto con le parole di Matilde, sono un'incapace. >>

<< E hai scommesso di resistere tre ore di addestramento?CON ME ? Ma che ti ha detto la testa?>>

Feci spallucce << Non sarà mica così difficile! >>

Lui sghignazzò con aria divertita << Lo vedremo. Inizia a correre. >>


Iniziai a correre piano per il cortile. Dopo poco, Boromir si unì a me. Da un angolo del portico Jadis ci osservava incuriosita, e dopo poco si mise a trottare con noi. Correvamo tutti e tre.

Se all'inizio stavo benissimo e non avevo problemi a respirare, bastarono una decina di giri del cortile per rendermi conto di quanto fossi debole: la camicia era bagnata di sudore e sotto i pantaloni sentivo i muscoli delle gambe contrarsi dolorosamente, mentre l'aria fredda mi feriva i polmoni ogni volta che la respiravo con la bocca aperta.

<< Tieni la bocca chiusa e respira col naso. >> Mi disse Boromir senza scomporsi, come se fosse nato per correre << E non fermarti! Altrimenti non riesci più a partire. >>

<< Quanto manca? >> Chiesi al ventesimo giro.

<< Molto! >> Ribadì laconicamente lui, sempre fresco come una rosa << Ma iniziamo col potenziamento. Adesso, quando dico “ via “, scendiamo e facciamo trenta flessioni con le mani larghe. Via! >> E si lasciò cadere a terra prono, le mani poggiate a terra, i muscoli delle braccia che si tendevano e contraevano a ogni movimento. Cercai di imitarlo, con scarsi risultati.

<< Non credere che questo sia il momento di riposarti! In piedi e correre! >>

Andammo avanti a corsa e flessioni per un tempo infinito, ma che finalmente e miracolosamente finì.

Avevo le gambe a pezzi e le braccia doloranti, e non ero nemmeno riuscita a correre per tutto il tempo stabilito da Boromir.

Anche lui si fermò sudato e con l'aria affaticata, ma notai che aveva qualcosa che in me mancava: il piacere di fare quello che faceva.

<< Vi piace vero? >> Gli chiesi ansimando.

<< Cosa? >>

Col braccio feci un largo gesto che comprendeva tutto il cortile << Ma questo no? >>

Lui annui sorridendo- un sorriso sincero e bellissimo << Sono nato per questo. E ora bevi un goccio d'acqua che facciamo altre flessioni e potenziamo le spalle e il petto.>>


Credo di aver fatto circa cento flessioni quella prima mattina, senza contare le contrazioni addominali incrociate e gli addominali ( ma quelli sono un piacere in confronto alle flessioni! ) e quella tortura finì solo perchè Boromir ebbe pietà di me! Dopo un'ora e mezza, ero letteralmente a pezzi e avevo la vista appannata.

Lui sorrise vedendomi così distrutta << Allora, pensi di aver fatto abbastanza o rinunci alla tua lupa? >>

All'accenno della scommessa cercai di darmi un contegno << Di che colore è l'abito? >> Chiesi sfacciatamente. La domanda che credevo divertente lo fece innervosire non poco.

<< Cederai prima che questa settimana sia finita! >> Sibilò inviperito e andò sotto il portico, facendomi un secco cenno di venire.

“ Ma che razza di lunatico! E anche permaloso! “

Mi condusse a una cassapanca di pietra annerita dalle intemperie. Alzò il coperchio e mi lasciò guardare all'interno: era pieno di custodie e di panni polverosi.

<< Cosa sono questi? >> Chiesi.

<< Sono spade. E' il momento che tu ne scelga una per addestrarti. >>

Era un momento importante e decisi di ponderare.

<< Che tipo dia arma è adatta a me? >>

<< Non ne hai idea? >>

<< Non ne ho mai impugnata una , come posso averne un'idea? >>

Boromir fece un verso spazientito e mi scansò bruscamente. Estrasse tre foderi e altrettante spade.

<< Proviamo queste. >> E me le cacciò fra le braccia.

Poi ne estrasse una lunghissima, avvolta in un panno nero. Toccandola, sorrideva e la sfiorava come si sfiora qualcosa di prezioso.

Se la posò sulla spalla e mi guardò << E adesso come te la cavi. >>




NOTICINA: se vi siete disperate per l'allenamento di Anna, sappiate che è un allenamento REALE, una vera tortura!!! so che alla maggior parte di voi non interesserà, ma non potevo fare a meno di dirvelo!!

per ragazzapsicolabile91: grazie grazie quante belle cose!!! spero che il capitolo soddisfi le tue aspettative!!!

bacissimi, pace e ammore e continuate a seguirmi non abbandonatemi!!!

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Capitolo 11
*** capitolo11:ne ferisce tanto la lingua quanto la spada! ***


Appoggiai con cautela le spade alla base delle colonne e guardai di nascosto Boromir, al centro del cortile, sfoderare la propria arma e muoverla con agilità, quasi con grazia. Non avevo mai visto qualcuno impugnare una spada e credevo che per essere agili e veloci bisognasse essere esili e leggeri, ma Boromir ribaltava tutte le mie congetture teoriche: nonostante la sua stazza, riusciva a muoversi con micidiale grazia e eleganza. Una danza macabra, di cui non avrei voluto far parte.


<< E allora? >> La sua voce mi riscosse << Che stai aspettando? Prendi una spada e vieni qui! >>

“ E ora ? ” Mi chiesi guardando i foderi << Signore, che spada scelgo? >>

<< Prendine una che adesso vediamo. >>

Presi la prima a destra, dalla forma allungata e avvolta in un fodero così vecchio che sentiva di muffa. Mi avvicinai con la spada ancora nel fodero e mi piazzai davanti a lui sorridendo.

Per tutta risposta, lui emise un profondo sospiro. << Pensavo che ci arrivassi da sola... >>

Lo guardai senza capire << A cosa? >>

<< Cosa si fa davanti a un nemico? E' la prima PRIMA regola del combattimento con un nemico, Anna, ed è facile. >> Rimase in attesa << Allora? >>

Io ci pensai, poi dissi << Estrarre..la spada? >>

<< E perchè non lo fai, idiota? Avrei già potuto ucciderti 20 volte, e tu saresti ancora li a pensare cosa significa estrarre!!! >> Scosse la testa, mentre io ero ancora troppo stupita: una sfuriata per una cosa così piccola? Pazzesco!

<< In ogni caso. >> Continuò lui, calmandosi << Sfodera quella spada e prova a farmi vedere come è la posizione di guardia. Tutto secondo te. >>

“ Ma è ridicolo! Ma fammela vedere tu no? “ Pensai, ubbidendo e cercando di immaginare e trasporre in movimenti come era la posizione di guardia ( vista da me, che non apevo NIENTE, di posizioni di guardia ).

Lui mi guardò con aria scettica e anche un po' delusa. Si avvicinò.

<< Tieni le gambe più aperte; non così, ma così. Bene. Schiena dritta, braccia piegate e mani ben strette sull'elsa. Spada dritta, sguardo avanti. Testa incassata nelle spalle.>> Osservò il risultato e si mise a ridere << Sei ridicola ! >>

“ E tu mi stai sul cazzo! “ Avrei voluto gridargli esasperata, ma riuscii a zittirmi e dissi solo:

<< Smetta di parlare e veda di aiutarmi, piuttosto! >>

<< Dammi del tu, sembri una sguattera se usi i titoli. >> Mi girò attorno, e sospirò << Non hai il fisico, ma vedremo che fare. Matilde vuole assolutamente portarti con noi. >>

Mentre si metteva in posizione davanti a me, non potei fare a meno di odiarlo.

“ Se muoio, tu ne sarai il responsabile, stronzo! “


Tornai a casa un'ora e mezza dopo. Furiosa. Entrai sbattendo rumorosamente la porta, sbalordendo la mamma coi due bambini che stava davanti al focolare. La testa di Matilde sbucò dalla stanza sul retro.

<< Che diavolo succede qui? >>

<< Guarda. >> Alzai il braccio e le mostrai il grosso taglio sul polso. La donna emise un gridolino di spavento e prese per mano i due bambini che mi guardavano a occhi sgranati.

Matilde si pulì le mani nel grembiule, si avvicinò e osservò attentamente la ferita, toccandola con mani delicate. Mi guardò con aria seria << Che è successo, Anna? >>

<< Indovina? >> Ribadii sarcastica.

Matilde mi fulminò con lo sguardo, poi si rivolse alla mamma << Scusa Falaf, ma credo che tuo figlio dovrà attendere. Non ci metterò molto. >>

La donna annuì e prese in braccio il più piccolo dei due bambini quando vide Jadis.

<< Non vi farà del male. >> Le dissi mentre salivo le scale << Se vogliono, i bambini possono giocarci. Jad, fai la brava. >>


Nella mia stanza, seduta sul letto, attendevo che Matilde mi pulisse la ferita. Fissavo fuori dalle basse finestre, ma non guardavo niente di particolare. Pensavo.

<< Che stronzo. >> Dissi a bassa voce guardandomi il braccio. Ripetei quello che mi aveva detto mentre mi feriva il braccio, scimmiottando la sua voce << “ Ora sai che vuol dire” >> .

<< Ora sai che vuol dire cosa? >>

Alzai il capo e vidi Matilde sulla soglia della stanza con una bacinella colma di acqua e delle garze. Distolsi lo sguardo. << Boromir mi ha ferito con la spada. >>

<< Avrà sbagliato le distanze, o tu ti sarai mossa male. >>

<< L'ha fatto APPOSTA.>>

Lei sgranò gli occhi e rimase in silenzio. Si sedette accanto a me sul letto e iniziò a lavarmi la ferita.

<< Tanto sangue per niente. >> Commentò guardando la ferita poco profonda << Guarirai nel giro di una settimana, non preoccuparti. >>

Continuai nella mia arringa, imperterrita << L'ha fatto apposta, Matilde. Ma cosa gli hai insegnato a quel pazzo? >>

<< Portagli rispetto, Anna! E' comunque il tuo maestro. Ora spiegami cosa è successo. >>

Annuii << Ha iniziato col farmi mettere in posizione di guardia e poi si è messo davanti a me. Ha iniziato a spiegarmi gli affondi, mi ha fatto provare. E si è messo a ridere. Si è messo a ridere capito?? “ Non c'è niente da fare, niente da fare! “ continuava a dire, l'idiota...e non zittirmi di grazia! Beh, a un certo punto ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare, lo riconosco... >>

<< Cioè? >>

Sapevo che avrei fatto arrabbiare Matilde, ma non potevo tenerlo nascosto << Ho buttato la spada a terra. >> Dissi veloce << E gli ho detto di andarsene a quel paese. >>

Matilde sbiancò dalla collera, ma si trattenne da dirmi quello che le si leggeva in faccia << E' stato un comportamento molto immaturo, non me l'aspettavo da parte tua. >> Disse solo, gelida, iniziando a fasciarmi il polso << Prosegui. >>

“ Meno infuriata di quanto pensassi “ Mi dissi tirando un sospiro di sollievo. << A quel punto, lui mi fa “ Ah! E così mandi a quel paese il tuo maestro? Forse sono stato troppo duro con te... ma in fondo sei solo una donna, no? Faresti bene ad andare a cucinare per i soldati, non a stare con essi! “ alchè gli ho risposto che fosse stato per me nemmeno ci sarei venuta a Minas Tirith, e gli dissi anche che non doveva parlare così male delle donne, perchè proprio grazie a una donna era nato, e che doveva stare zitto. >>

<< Hai nominato SUA madre? >> Mi interruppe Matilde sgranando gli occhi.

<< Si, ma non è che l'ho insultata: ho detto solo che... >>

<< Ma l'hai nominata: il principe non sopporta sentir parlare di sua madre. >>

Stavo per chiedere spiegazioni, ma lei mi invitò a continuare.

<< A quel punto, lui si è avvicinato con la spada sguainata, trapassandomi con lo sguardo. Io ho cercato di mettere in pratica quello che mi aveva insegnato, mi sono messa in posizione di guardia e ho cercato di fare un affondo, ma lui sai che ha fatto? Ha preso la lama della spada a mani nude, a MANI NUDE, Matilde! E me l'ha strappata di mano. Ero spaventata a morte: un uomo così grande e grosso, e per di più furioso! Capisco perchè faccia così tanta paura agli orchetti di Mordor! Comunque, ho cercato di reagire. >>

<< Che gli hai fatto? >> Chiese lei in un sussurro.

<< Ho... cercato di dargli un pugno. >> Risposi, accarezzando il polso fasciato << Ma lui mi ha fermato la mano, mi ha costretta a abbassare il braccio e ha posato la lama sul polso. Poi.. >>

<< Poi? >>

<< Ha detto queste parole “ Sai cos'è il dolore, Anna? “ Io ho detto di no, mentre cercavo di divincolarmi dalla presa ferrea, ma era forte, troppo! “ Bene “ Ha detto, incidendomi il polso

“ Dolore, ti presento Anna. “ Io ho gridato, Matilde, ho gridato...ho-ho g-grid-a-ato... >> Iniziai a singhiozzare sotto lo sguardo imperscrutabile di Matilde << E lui mi ha detto solo, dandomi le spalle “ Per oggi abbiamo finito”. Poi mi ha guardata come se fossi un insetto e ha sibilato “ Ora sai che vuol dire ”. MA CHE DIAVOLO VUOL DIRE?? >>

Tutta la paura che avevo accumulato si era trasformata in un pianto dirotto. Certo, non mi ero comportata bene con Boromir, ma che diritto aveva di spaventarmi a morte?

<< E Jadis non è intervenuta? >> Mi chiese Matilde passandomi un braccio attorno alle spalle.

<< L'ha chiusa fuori, quello stronzo! >> Tirai su col naso << Ma non ho intenzione di mollare. Oh no. >>

Matilde sospirò << Non devi biasimarlo: alle reclute sovversive fanno anche peggio! >>

<< Ma non ho fatto nulla di male! >>

<< Ah, scusa: l'hai solo mandato a quel paese, l'hai offeso come maestro e hai parlato di sua madre. Anna... >>

Annuii, restando per un attimo in silenzio.

<< In ogni caso, non aveva alcun diritto di spaventarti così. >> Fremette di rabbia << Una ragazzina poi...per non parlare di quel taglio! >>

Si alzò dal letto e si mise davanti a me, ancora seduta.

<< Credo tu abbia capito un po' meglio il carattere del principe, ora. Che questo ti serva di lezione, Anna: non provocare mai più Boromir. Non in modo così sovversivo. >>

Sorrisi alla parola sovversivo e la sussurrai piano.

<< Ora hai tutto il tempo per ragionare, ma dopo desidero che tu scenda a darmi una mano con gli unguenti: se il tuo primo giorno di addestramento con lui è andato male, vedrai che con me andrà meglio. >> Mi sorrise << Almeno, io non cercherò di tagliarti la mano! >>

L'ombra di un sorriso mi attraversò il volto e annuii.


Rimasi sola.

La vicenda aveva un suo senso: avevo fatto arrabbiare Boromir, mandandolo a quel paese ( giustamente, a parer mio ) e mancandogli di rispetto, e lui aveva deciso di punirmi. Ma qualcosa non mi tornava: perchè si era arrabbiato quando avevo accennato alla madre? Certo, sapevo che era morta, ma non l'avevo nemmeno nominata, sua madre, Finduillas: avevo solo parlato della

“ madre ”in generale,e guarda come si era inalberato.

Ripensai alla sua espressione: la stessa furia di quando avevo parlato al Palazzo, nel nostro primo incontro. Lo stesso furore.

“ E' un pazzo... “ pensai, stringendomi nella coperta in cui mi ero avvolta. Ma perchè se l'era presa così tanto? E con quale malvagità mi aveva tagliato il polso poi!

“ Ora sai che vuol dire...” Ebbi l'impressione che quelle parole non fossero riferite al polso, ma a qualcos'altro, di ben più profondo. Un dolore incalcolabile e lancinante, che pulsava esattamente come aveva iniziato a pulsarmi il polso.

“ Chissà cosa penserà vedendomi arrivare domani mattina. “ Pensai fra me e me. Non avevo intenzione di mollare, oh no. Ero spaventata a morte, ma quella non era un'esperienza uguale alle altre che stavo vivendo in quei giorni: dovevo imparare a sopravvivere, combattere per la mia vita e magari proteggere quella altrui. E l'unico che poteva insegnarmelo era lui. Lo sapevo.

“ Cosa gli dirò? Scusa? “ Lo esclusi. E impedii al mio cervello di continuare a pensare a quella storia perchè scesi di corsa le scale- accorgendomi solo all'ultimo gradino di essere puzzolente e sporca di sudore- per andare a aiutare Matilde


Con mio grande piacere, avevo scoperto che Matilde si occupava di curare le persone nei periodi in cui risiedeva a Minas Tirith, togliendo un po' di lavoro alle guaritrici delle Case di Guarigione- lavoro di cui non sentivano la mancanza, dato che c'erano sempre soldati da curare o in convalescenza- mentre quando andava con l'esercito si occupava di dirigere il reparto di guaritori di Osghilliart. Per questo dovevo imparare le basi della medicina: avrei dovuto guarire, curare e fasciare almeno in maniera superficiale. Da me dipendevano dell vite.

Quella mattina e quel pomeriggio imparai a fare le mie prime fasciature e le mie prime pomate per liberare le vie respiratorie, tutte a base di menta e salvia, cose non molto utili in guerra, ma che Matilde riteneva buone per prendere confidenza. Ero un asso nelle fasciature al polso!

La sera giunse presto e con essa la stanchezza. Dopo cena, salutai Matilde e le dissi che mi sarei svegliata prima dell'alba. Pensavo a qualche reazione di stupore, e invece lei mi rispose << Be, è proprio quello che mi aspetto, figliola! >>

Io sorrisi e le augurai buonanotte, ma mentre salivo le scale le sentii dire una cosa che non mi aspettavo: << Mettilo sotto, quello stronzo! >>


Risi di quel commento tutta la notte, mentre Jadis russava piano ai piedi del mio letto.



Per ragazzapsicolabile91: si, B. si sente un po' attratto da A. ma diciamo che riesce a sopportarla solo quando lei non parla :) mi piace molto il divario che si sta creando fra i due- un divario che si colmerà d'ammore!!! non vedo l'ora di arrivare a quando quel divario si colmerà!!!

bacissimi, pace e ammore!!!

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Capitolo 12
*** capitolo12: apri il tuo cuore ***


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L'alba della mattina dopo portò con se un sacco di novità: nel corso della notte, l'ambasciata degli Harardil era fuggita dalla città uccidendo le due guardie che la piantonavano. << Corre voce che si siano fatti aiutare dal Nemico. >> Mi sussurrò passandomi un po' di birra chiara.

<< Il Nemico?? >> Esclamai io << Come ha fatto a entrare in città ? >>

Matilde si accese la pipa e fece la prima boccata della giornata << Ci sono molte vie, figliola, per lo più oscure, attraverso cui il Nemico compie il suo volere! Ma ormai è andata: loro sono partiti e di sicuro quando giungeranno ai loro regni diranno di attaccare più velocemente e con maggior forza, perchè ci troveranno pronti. Oh si. Gli faremo un sedere così! >>

Scoppiai a ridere << E tu come sei venuta a conoscenza di questa notizia? E' ancora notte! >>

Una figura ammantata sbucò dalla stanza sul retro << Lo è venuta a sapere da me, se può esserti utile. >> Si sfilò il cappuccio e mi sorrise << Boromir non aveva accennato al fatto che siete un'impicciona, Anna ! >> Era il principe Faramir.

<< Non sono un'impicciona, amo solo sapere come stanno le cose. >> Risposi. Sbadigliai sonoramente << Svegliarsi all'alba è assai difficile! >> Dissi a mò di scusa.

Lui annuì << E' vero. Pensa che io e la tua maestra siamo svegli da tutta la notte e che Boromir è ancora fuori a caccia di nemici. Credo che tu sia la più fortunata dei tre. >>

Feci una smorfia quando disse “ a caccia di nemici “ << Quindi, credo che adesso torneremo tutti a dormire e io salterò l'allenamento giusto? >>

<< L'allenamento lo salterai per oggi, ma prima di dormire devo farti qualche domanda. Riguardo a ieri. >> Faramir si sedette accanto a me e vidi che aveva gli occhi cerchiati dalle occhiaie << Sono stanco anch'io, quindi cercherò di andare subito al sodo. Credo che non sarà un problema per te, ma ti prego di essere sincera: non fermarti davanti al mio titolo, va bene? >>

Io annuii mentre con la coda dell'occhio vidi Matilde entrare nella stanza sul retro, seguita da Jadis.

<< Che diavolo è successo ieri. >> Mi chiese in un sussurro.

<< Il principe non si è comportato bene con me. >> Risposi senza capire il perchè di tanta segretezza.

<< Però, da quanto ho capito, nemmeno voi vi siete comportata correttamente nei suoi confronti. >>

Lo sapevo benissimo << Lo so. Ma io non ho ferito nessuno, mentre lui si: guardate! >> E sollevai il polso ancora fasciato << Mi ha tagliato volontariamente, dicendo “ Ora sai che vuol dire! ” ,o cose simili, e mi ha spaventata a morte! >>

Lui mi guardò come a soppesarmi << Davvero siete sicura di non aver ferito nessuno? >>

<< Non mi fate ridere! Non può essere che un “ Va a quel paese! “ abbia ferito Boromir di Gondor! Lo trovo semplicemente inconcepibile! >>

Faramir si alzò dalla sedia ridacchiando << Ma allora non l'avete ancora capito. >>

<< Che cosa? >>

<< Mio fratello... forse è meglio che non sia io a dirvelo. >> Concluse sbrigativamente, lanciando un furitvo sguardo alla porta.

Mi alzai di colpo << No no. Vi prego: continuate. >> Il cuore mi batteva forte mentre il principe mi fissava con scintillanti occhi verdi, stupito da tanto accaloramento. Io stessa ero stupita e colpita dalla strana ansia che mi faceva battere il cuore: che succedeva?

Mi sorrise con aria furba e tornò a sedersi << Allora vi interessa? >>

Sperai che la poco luce coprisse il mio rossore << Certo che mi interessa: Boromir è il mio Maestro, no? >>

<< Ma perchè gli avete risposto a quel modo? >>

Gli raccontai tutta la scena e alla fine lui sospirò << Si, mio fratello sa essere molto duro, rasenta quasi l'insensibilità a volte. Ma è un lato del suo carattere che mette in mostra solo indeterminate occasioni. >>

<< Tipo? >>

<< Tipo quando si allena. Ha a cuore i suoi uomini: sono tutti come fratelli, e cerca di prepararli come meglio crede. Tu non puoi saperlo, non lo conosci a sufficienza. >>

Incrociai le braccia << E ferisce tutti i “ Fratelli “ che non sono d'accordo con lui? >>

<< Questa è un'altra faccenda. >> Cambiò argomento << Mi ha anche parlato della scommessa fra di voi: sei una bella insolente a fare una cosa simile, lo sai? >>

<< Ma si può sapere che c'è di male? >> Sbottai << E' così strano scommettere? E poi: avesse scommesso qualcosa di importante, ma un vestito! >>

Faramir alzò una mano << Ferma un attimo: non ti ha detto nulla riguardo a quel vestito? >>

Diniegai << Ha parlato solo della mia poca femminilità. >> Borbottai disfando la treccia di capelli.

Sembrò colpito << Ah! >> Disse solo, tacendo.


Jadis uscì dalla stanza sul retro e venne verso di me per farsi accarezzare dietro le orecchie.

<< E' molto importante? >> Chiesi.

<< Cosa. >>

<< Il vestito. >>

Faramir fece un'alzatina di spalle << Dipende dal peso che gli dai. >>

“ Ma che razza di risposta è? “ Pensai, ma dissi << Ho capito. >> Sorridendo dell'espressione beata di Jadis.

Un raggio di sole filtrò dalla finestra, e Faramir guardò incuriosito il pulviscolo che danzava in esso.

<< Sembri una brava ragazza. >> Disse infine tornando a guardarmi << Boromir si è comportato così perchè l'hai deluso. Era arrabbiato, capisci? Vedi di non deluderlo più, e saremo tutti più contenti. >> Mi si avvicinò e aggiunse << Credimi: tiene a te più di quanto lui stesso possa credere. >>

La campana della Torre si mise a suonare. Erano le sei.

Matilde uscì dalla stanza sul retro e salutò Faramir.<< Anna, abbi la grazia di accompagnare il principe alla Cittadella. >> Mi ordinò. Io annuii e uscii per la strada deserta con lui.

<< Non c'è bisogno che mi accompagni fino alla Cittadella. >> Disse dopo qualche passo il principe << Voglio solo dirti di meditare sulle mie parole, e di ascoltare il mio consiglio : accetta quello che Boromir ti dice, anche se a volte è pesante. Ascoltalo, perchè farà di te un soldato provetto. E apri il tuo cuore. >> Mi sorrise << Ora devo andare. Ci rivedremo presto. >>

E se ne andò.


Ero senza parole: non mi aveva dato nessuna motivazione per perdonare Boromir, ma qualcosa in me era cambiato. Ora mi sentivo dalla parte del torto. Gli avrei fatto le mie scuse, e avrei promesso di seguirlo ovunque. Ovunque e comunque.



NOTICINA: questo capitolo è stato un vero travaglio! Spero che abbiate apprezzato lo sforzo di Faramir per far capire “ qualcosa “ alla nostra eroina... grazie a tutti, e continuate a seguirmi!

Pace e ammore!!!

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Capitolo 13
*** capitolo13: il giorno di dolore che uno ha ***


Evidentemente Faramir non aveva fatto la predica solo a me.

Dopo una lunga giornata di lavoro passata tra “impiastri” - Matilde li chiamava proprio così- di vario tipo e visite a bambini malaticci e puerpere, accadde che Boromir venne a bussare alla mia porta- o meglio, alla porta di Matilde.

Era il tramonto, e quando sentii bussare mi aspettavo di tutto, tranne lui. Rimasi talmente stupita che non lo salutai neanche, ma lo invitai a entrare semplicemente scansandomi dal vano della porta. << Grazie >> Borbottò, visibilmente imbarazzato, e prese posto su una delle sedie vicino al tavolo mentre Matilde usciva dalla stanza sul retro per salutarlo .Non potei fare a meno di notare il peso che sembrava curvargli le spalle . << Siete riusciti a trovarli? >> Chiesi con finto interesse: sicuramente non era li per proclamare notizie!

<< E tu come fai a saperlo? >> Mi domandò, lanciando uno sguardo a Matilde.

<< Vostro fratello è stato qui stamattina >> Rispose Matilde al posto mio << E ci ha comunicato la notizia. Siete riusciti a risolvere la situazione? >>

Boromir si sfregò il viso con la mano. L'armatura che probabilmente indossava dalla notte prima cigolò mentre appoggiava il gomito sul tavolo. << Niente da fare. >> Rispose cupo << Hanno passato i nostri confini. Non c'è più nulla da fare. >>

<< Ma... e se non sferrassero l'attacco? >> Chiesi titubante.

Boromir mi sorrise mestamente << E perchè? Il Nemico si sta mobilitando per attaccarci. Quando gli Harardil giungeranno, saremo più deboli che mai a causa delle continue imboscate che i loro alleati orchetti ci tendono a Osghiliart, e loro lo sanno. Esattamente come lo so io. >>

<< Non dovete disperare, mio principe. >> Cercò di consolarlo Matilde, visibilmente affranta.<< Lo sapete anche voi che l'ora più buia è sempre quella prima dell'alba. >>

<< Se solo riuscissi a vederla, l'alba... >> Commentò piano lui << Ma non sono qui per questo. Devo parlare con TE. >> Mi indicò con l'indice e assunse un' aria vagamente arrabbiata.

Deglutii << Anche io devo parlarvi. >>

Matilde lasciò scorrere gli occhi da un viso all'altro per poi dire solo che doveva assolutamente uscire, non poteva stare un attimo di più in casa. Non cercai neanche di fermarla tanto ero stupita: la vidi andare nella stanza sul retro e uscirne con un consunto scialle sulle spalle. Con un piede già fuori dalla porta, disse solo << Mi raccomando non far bruciare la zuppa. E offri al principe della birra, non essere scortese! A dopo! >> Sbatte la porta dietro di se. Era accaduto tutto così alla svelta che mi ci volle un attimo per capacitarmene: Matilde mi aveva lasciato sola con Boromir.

Lui era stupito quanto me e sia il viso che il corpo mostravano quanto lo imbarazzasse quella situazione: lui, il capitano di Gondor, venuto a parlare con una povera recluta- una delle più scarse, per giunta!

<< Un po' di birra, principe? >> Chiesi per sciogliere la tensione. Lui annuì.

Andai sul retro e mi imposi di calmarmi, ma non potei fare a meno di notare come la mia mano tremasse mentre riempivo i due boccali. “ Non sta succedendo niente. “ Mi dissi “ Mi vuole solo parlare. Tutto qui. “.


Entrambi tracannammo un bel sorso di birra prima che uno riuscisse a guardare negli occhi l'altro.

<< E così mio fratello è stato qui . >> Esordì Boromir scostando un poco il boccale << E cosa è venuto a fare? >> Feci un alzatina di spalle << Ha parlato con Matilde. A me ha detto solo che non mi avreste allenato, stamattina. >> Abbassai lo sguardo, cercando di pesare bene le parole << E a proposito di allenamento. Sentite, io... >>

<< No, senti tu. >> Mi interruppe << Vedi di deludermi ancora una volta e quella mano te la stacco di netto, d'accordo? >> Si appoggiò allo schienale della sedia e sospirò << Lo so di essere duro, a volte esagerato...ma ho scoperto che questo è l'unico modo per farsi rispettare. >>

Tutti i buoni propositi di qualche attimo prima stavano sparendo dalla mia mente per lasciare posto a una fredda rabbia.<< L'unico? Ma state scherzando? >> Esclamai << Dove avete lasciato la possibilità e il diritto che ognuno ha di esprimersi? Certo,io mi sono fatta proprio odiare, ieri... >>

<< Tu sei semplicemente fatta così, Anna, e forse anche io dovrei sopportare di più la tua insolenza. E' una parte di te, no? >> Fece un sorriso fra il cordiale e l' imbarazzato << E se ci lasciassimo questa storia alle spalle? >>

Ero così stupita dalla sua dichiarazione che non capii nulla << Come avete detto? >> Blaterai.

<< Ho detto: e se ci lasciassimo tutta la storia alle spalle? >>

Feci un'alzatina di spalle e annuii << Non è male, principe. Ci sto. >>

Soddisfatto, Boromir alzò il boccale in un brindisi e bevve alla mia salute. Tutto si era concluso nel migliore dei modi.


<< Prima di andare, però, devo dirti anche un'altra cosa. >>

Io mi ero alzata per controllare la zuppa, mentre Jadis si aggirava per la casa in cerca di cibo. Lo guardai con fare interrogativo. Lui distolse gli occhi dai miei << Devo raccontarti una storia. >>

Annuii, incuriosita << Come desiderate. Vi va di restare per cena? >> Si stava facendo buio e Matilde non accennava a tornare << La zuppa di Matilde è ottima! >> Commentai in maniera incoraggiante.

Boromir ci pensò, poi annuì << D'accordo. >>

Apparecchiai la tavola per tre e servii la zuppa in scodelle di ceramica chiara ; portai in tavola anche del pane raffermo- ottimo con la zuppa!- e una brocca di birra chiara. Attesi che Boromir assaggiasse il primo cucchiaio di zuppa e quando lo vidi sorridere soddisfatto fui contenta. << E' ottima. >> Commentò, spezzettando il pane nella scodella.

<< Eccome se lo è! >> Ribadii, avventandomi su di essa.

Mangiammo in silenzio. Dopo aver mangiato qualche avanzo, anche Jadis si godeva il meritato riposo: si era distesa davanti al caminetto e si leccava il pelo. La sua lingua ruvida contro il pelo e il crepitare del fuco erano gli unici rumori.


<< Era tutto squisito. >> Esordì Boromir << Ma come mai Matilde non è ancora tornata? >>

<< Non ne ho la più pallida idea. >> Ed era vero: come mai non tornava? << Ma non c'è da aver paura. Comunque, >> Lo guardai << Cosa dovevate raccontarmi? >>

Lui sembrò a disagio << Nono so perchè ho deciso di raccontartela. Ma so che ha a che fare con quello che ti ho fatto ieri. >> Accennò al polso << Quel taglio l'avrei dovuto fare su di me. >>

<< Ma che dite? >> Esclamai , ma lui continuò. << No, sono serio: l'avrei dovuto fare su di me. Per tutta una serie di motivi. >> Non era un impressione: era davvero a disagio. Come se si vergognasse di quello che stava per raccontare. Attesi che iniziasse.

<< Ieri non mi sono arrabbiato perchè mi hai mandato a quel paese e hai continuato a rispondere in modo insolente a me, il tuo maestro- questo mi ha solo deluso un pò-. Mi sono arrabbiato perchè hai parlato delle donne. Delle madri, per l'esattezza. Non credo che tu lo sappia, ma mia madre è morta da quasi 20 anni. E io la odio per questo. >> L'ultima frase la sussurrò.

Certo che sapevo di sua madre: Matilde me ne aveva parlato il primo giorno. Ma non credevo di toccare un tasto così dolente, soprattutto parlandone in modo così generico! In ogni caso, un senso di vergogna mi fece bruciare il viso. << Principe... >>

<< Mi ha abbandonato quando ne avevo più bisogno, mio padre che iniziava a isolarsi e mio fratello a crescere. E mi ha lasciato solo. >>

Tacque. Non sapevo che dire << Ma è stata una disgrazia, principe. >> Cercai di consolarlo. << Mi dispiace, non credevo di avervi offeso... >>

<< Nono, tu non mi hai offeso, figliola : hai solo riportato alla mente il ricordo più doloroso di tutti. E non parlo solo di dolore dell'anima...>> Iniziò a slacciarsi i para polsi di cuoio nero, che recavano inciso il simbolo della sua città. Li poggiò sul tavolo con delicatezza e tirò su le maniche della cotta di maglia. << Ora guarda. >> Girò i polsi verso l'alto e non potei fare a meno di sgranare gli occhi. Sottilissime cicatrici bianche li attraversavano da parte a parte. Distolsi quasi subito lo sguardo, infastidita . << Cominciai a tagliarmi che mia madre era appena morta e continuai così per quasi un anno, finchè mio fratello mi scoprì e mi pregò di smetterla. >> Raccontò in un sussurro. Si sfiorò i polsi con delicatezza << Questo dolore...era niente in confronto a quello che provavo. Ma mi serviva. >> Serrò il pugno << Mi serviva per darmi la conoscenza, Anna, la conoscenza che c'era anche un altro tipo di dolore, magari anche altre sensazioni, che però in quel momento mi sembrava impossibile provare. Valar, quanto sono stato male... >>

<< E avete tagliato anche me per farmi capire cosa sentivate. >> Conclusi in un sussurro. << E' terribile, Boromir ! >> Era la prima volta che lo chiamavo per nome << E' terribile quello che avete fatto! Avevate solo 10 anni. >> Avevo gli occhi lucidi << E vostro padre? >>

Lui scrollò le spalle << Aveva altri problemi. >> Rispose duramente.

<< Sarà stato distrutto lui stesso dal dolore. >> Ribadii ma lui diniegò col capo << Ti sbagli. Mio padre non riusciva a capire due bambini che avevano bisogno della madre e rispondeva con un silenzio più freddo del marmo, privo di gesti che potessero dare ogni minimo conforto. >>

Ero senza parole : io ero cresciuta senza padre e madre, ma Gandalf e Saruman li avevano sostituiti in qualche modo. Non avevo avuto tutti quei problemi. “ Probabilmente è perchè non li ho mai conosciuti. “ Conclusi infine.

<< Avete deciso di condividere il vostro dolore con me. >> Commentai << Non so se considerarlo una gioia o una sofferenza. >>

<< Non so perchè l'ho fatto. E' stato come se un altro avesse agito al posto mio, un altro vi avesse tagliato il polso. Anna, >> Con uno slancio, mi sforò la mano fasciata << Anna, mi perdoni? >>

Prima mi aveva chiesto di lasciare alle spalle “ quella storia “, ma ora me lo stava chiedendo direttamente: un uomo orgoglioso come lui... “ Ma forse non è altro che il bambino che una volta si tagliava i polsi. “

Annuii con aria serena e misi l'altra mano sulla sua << Ma certo che si, maestro! >> La strinsi e gli sorrisi.Lui fissò le mani << Io... Te ne sono grato. Non so ancora perchè... >>

<< Perchè mi avete raccontato la vostra vita? Non è necessario che lo sappia. >> Mi fissò stupito

<< Basta che voi stiate bene con voi stesso, ora. State bene o no? >>

Annuì prima poco convinto, poi sempre più deciso.

Ci sorridemmo.


A quel punto rientrò Matilde. Vedendo le nostre mani unite, non potè fare a meno di rivolgerci uno dei suoi enigmatici sorrisi e scappare di nuovo nella stanza sul retro.

Ci alzammo nello stesso momento, un po' impacciati e accompagnai Boromir alla porta.

<< Un'ultima cosa, prima che ve ne andiate. >> Io ero nel vano della porta- leggermente rialzato-, lui sulla strada, ma ero sempre più bassa. Lui annuì << Dimmi. >>

<< Il vestito. Era suo, vero? >>

Lui mi guardò e gli occhi si velarono di ricordi << Era il suo preferito. >>

Annuii << Come immaginavo. In tal caso, non credo che potrò accettarlo. Dovrete cambiare oggetto per la scommessa, Boromir! >> Conclusi con un tono più leggero.

Lui non rise, ne sorrise. Mi guardò solo con gli incredibili occhi verdi e grigi, serissimo. Sembrò combattuto su cosa dire o cosa fare, e rimase fermo dove era.

Poi decise di andarsene. Accennò un saluto con la mano. << A domani mattina. E cerca di essere puntuale! >>

<< Ma l'oggetto? >>

<< Ah.. l'oggetto. >> Sorrise con aria accattivante << Lo saprai quando lo vorrò io. Buonanotte.>>


Quel sorriso...mi tenne sveglia fin quasi la mattina dopo.




NOTICINA: questa parte della storia si sta rivelando un vero travaglio, posso farcela!starete pensando a come è starno B. in questo capitolo: si, lo so, B. sembra un po' depresso per non dire Emo- niente di male contro di loro ovviamente, sfrutto solo un pregiudizio :) - ma credo che chi ha perso qualcuno di caro possa fare una cosa del genere. Grazie al cielo, non è nella mia galleria delle esperienze! Spero di non aver offeso nessuno e che questo capitolo sia piaciuto a todos- soprattutto a Ragazzapsicolabile91: grazie di tutti i consigli e i commentini vari, mi piacciono un sacco! ps- ho visto i tuoi disegni... so good! Grazie e ancora grazie a TUTTI!

Pace e ammore!!!

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Capitolo 14
*** capitolo14: transition ***


Da quella sera tutto cambiò, nel rapporto fra me e Boromir. Cos'era successo? Non lo so! Sicuramente, qualcosa che non riuscivo ben a definire...improvvisamente lui si era fidato di me-mi aveva raccontato un fatto terribile della sua infanzia, una cosa che sicuramente non si racconta a tutti gli estranei- e io l'avevo lasciato fare. Forse quel racconto ci aveva unito. O forse era stata la ferita sul polso? Non lo so, non lo so-e tutt'ora mi chiedo che cosa si sia mosso quella sera, quale ingranaggio abbia girato per il verso giusto, quale “ cosa “ ci abbia dato la capacità di fidarci e sopportarci a vicenda. Infatti, ne io ne lui cambiammo il nostro modo di essere: Boromir era sempre duro e pretendeva moltissimo da me in allenamento, su tutti i fronti, mentre io non riuscivo a mordermi la lingua. Ma era diverso: il primo giorno ci eravamo offesi a vicenda, ora ridevamo e scherzavamo a ogni battuta e a ogni mia incapacità.

<< Perchè non abbiamo fatto così anche il primo giorno? >> Gli chiesi durante un attimo di riposo mentre lui accarezzava Jadis. << Non lo so. >> Mi rispose pensieroso << Forse eravamo troppo occupati a interpretare i nostri ruoli. >>

<< Allora voi interpretavate sicuramente il cattivo! >> Scherzai e lui ribadì che il mio invece era quello della stronza di turno. Non mi offesi, lui non si offese: ridemmo e basta.


Anche noi lo sentivamo: qualcosa era cambiato. Ci guardavamo in modo diverso, parlavamo in modo diverso- notai addirittura che la mia voce aveva un tono diverso quando parlavo con lui! Cose da pazzi, che non avrei fatto con nessun altro! Ogni suo gesto, ogni suo movimento... riuscivo persino a sapere cosa avrebbe risposto a ogni mia battuta, come avrebbe reagito a un mio attacco.

<< Mi sembra di conoscerlo da una vita, Matilde! >> Esclamai una sera a cena.

Lei mi guardò con un sopracciglio alzato. << In che senso? >>.

Rimasi pensierosa, non sapendo come esprimermi correttamente << Non ti è mai capitato di parlare con una persona e di sapere più o meno come risponderà a una tua domanda? O come reagirà ad un tuo attacco? Bè, io ci riesco con Boromir. >>

<< Non è molto difficile sapere cos'ha nel cervello,quello! >> Aveva mormorato lei, e io l'avevo ripresa con uno scherzoso << Ma no, che dici! >>. Mi puntò la forchetta contro << Sai, potresti aver avuto un' esperienza nella Terra di Mezzo nel corso di una vita precedente. >>

Sbuffai << Quindi, avrei conosciuto Boromir in una vita passata? Non credo proprio- e non prendermi in giro! Io riesco davvero a capire cosa gli passa nella testa! >>

<< Mica ti prendo in giro! Dici di essere capitata qui per caso, giusto? Peccato che il caso non esista. >> Mise in bocca una forchettata di lenticchie << Soprattutto in casi bizzarri come il tuo.>> .

Gandalf aveva spiegato la mia storia a Matilde ed era andato a caccia di informazioni e spiegazioni per un fenomeno simile. Sapevo che anche lei ci pensava, ma se aveva scoperto qualcosa, non ne ero a conoscenza << Nemmeno io so per quale motivo sei giunta qui, ma credo che tornerai utile in un modo o nell'altro, mia piccola Anna, sennò la tua venuta sarebbe senza senso! >> .

“ Chissà se davvero ho già conosciuto Boromir... “ Pensai io, sentendomi d'improvviso triste.


Nei giorni precedenti la partenza per Osghiliarth, i miei allenamenti vennero sospesi perchè Boromir era in missione, sempre qualcosa che aveva a che fare con gli Harardil e il loro attacco. Evidentemente il Sovrintendente era riuscito a tenere tutto segreto, perchè in città non se ne parlava affatto. “ Meglio così. “ Mi dicevo io passando per il mercato e vedendo le donne chiaccherare e gli uomini contrattare “ Il Sovrintendete è saggio, anche se troppo freddo e scorbutico per i miei gusti. “ Avevo scambiato poche parole con lui, e sicuramente quel breve scambio non era piaciuto a nessuno dei due.

A tratti mi ricordavo della missione che Gandalf mi aveva affidato. Così, ogni tanto facevo mente locale e ragionavo sulla situazione disperata di Gondor: ora, il Sovrintendente e i suoi coraggiosi figlioli dovevano tenere testa non solo alle armate del Nemico, che sembrava aver adottato la guerriglia come strategia per sfinire gli Uomini, ma anche all'orda di Harardil che fra meno di un mese si sarebbe abbattuta su di loro come le onde del mare sugli scogli.

“ Che situazione disperata! “ Pensavo, mentre fasciavo la caviglia a un uomo che era caduto da un tetto “ Ma come diavolo fa Boromir a sopportare tutto il peso da solo? “ Era una domanda che mi facevo spesso, e un giorno la rivolsi anche a Matilde.

Era il terzo giorno in cui saltavo l'allenamento, il terzo in cui ne vedevo Boromir ne sentivo parlare di lui. La mattina, Matilde mi allenava dandomi una serie di esercizi da svolgere in camera, esercizi di scherma, anche se ere difficile e noioso farli da sola, mentre al pomeriggio dovevo aiutarla a preparare i bauli per il viaggio verso Osghiliarth.

<< Come si fa a sopportare una situazione del genere? >> Esordii io quel pomeriggio mentre preparavo della bende.

<< Di cosa parli ? >> Mi chiese lei, con la testa dentro un baule.

<< Parlo di Boromir. Come farà, Matilde? >>

<< Eh, mia cara! Quell'uomo ha u n carattere d'acciaio! E non pensare che sia completamente solo: ha anche lui i suoi aiuti, proprio come io ho te. >>

<< Ma il peso maggiore grava su di lui, no? >> continuai imperterrita.

<< Lui è l'eroe di Gondor, la gente gli ha cucito addosso un ruolo che lui sa interpretare alla perfezione. E' il migliore, nessuno può competere con lui: di tutti i miei alunni, lui è sicuramente il migliore sul piano fisico. Per quanto riguarda il cervello, è a quello che serve Faramir. Si aiutano a vicenda, si proteggono a vicenda. >>

Piegai una coperta << Come due fratelli. >> Mormorai, e mi chiesi come sarebbe stato se anche io avessi avuto un fratello o una sorella.

<< Esattamente. Il problema di questa situazione è che, se Gondor cade, tutti daranno la colpa non all'esiguo e irrisorio numero dei nostri Uomini in confronto a quelli del Nemico, ma a Boromir. >> Si incupì << E lui preferirebbe morire, piuttosto che vedere il suo Paese soccombere. >>

<< Non accadrà mai! >> Esclamai io con slancio, sorpresa esattamente come Matilde di quella nota nella mia voce << Lo impedirò io! >> Cosa diavolo mi era venuto in mente di dire una cosa così stupida? Arrossii fino alla punta delle orecchie.

Matilde sorrise con tenerezza << Se le battaglie si potessero risolvere con l'amore, la tenerezza e l'ingenuità, forse l'eroe saresti tu, piccola... peccato. >>

<< Già. Peccato. >>.

Quando mi rendevo conto della mia inutilità – proprio come in quel momento- mi prendeva una rabbia cieca: perchè non potevo essere migliore? O almeno più utile?

<< Non devi rattristarti per questo. >> Mi consolò Matilde << Tu non sei portata per questo genere di vita, per la guerra. Tu sei come Faramir: tu vorresti solo la pace. >>

<< E chi non vorrebbe la pace? >>

<< Lo spirito dell'uomo è guerrafondaio: lui deve combattere per sopravvivere. >>

<< Certo, ma non in una civiltà pacifica, Matilde! >>

Lei tacque osservando un'ampolla vuota. Sembrò aver perso ogni interesse per il discorso, quando sussurrò << Non ci può essere pace finchè c'è il male. >>

Io sospirai: era una battaglia persa discutere con Matilde!


In ogni caso, la nostra partenza si avvicinava.

Trepidante, guardavo a est in cerca di segnali dal futuro.





Ragazzapsicolabile 91: Darling! Ti ringrazio per i complimenti!! per quanto riguardo lo strano e improvviso atteggiamento che B. ha con A... non ti è mai capitato di conoscere una persona e sentire da subito che puoi fidarti di lei? E' una sensazione che capita raramente, è molto leggera, ma c'è. Ho voluto dare una svolta al rapporto fra i miei due cocchi in questo modo!per quanto riguarda l'autolesionismo...io credo che ci stia bene su B. perchè in fondo credo che lui sia un po' carciofo: duro fuori ma tenero e insicuro dentro...diciamo che tutta la sua” corazza “ esterna serve per proteggersi dalle insicurezze. Io almeno me lo immagino così...e' davvero complesso!


Un sentito grazie anche a Barby_ Etelenie_91: grazie mille! E per JonnyNicotine... io non amo molto l'azione, preferisco di gran lunga i dialoghi e i monologhi, amo cogliere ogni piccola sfumatura- spero che questo si riesca a capire! Ma ti prometto che presto ci sarà un po' d'azione- devono andare a Osghilliarth, eccheccaspita!! accadrà pur qualcosa...mi raccomando, anche tu aggiorna il prima possibile che voglio sapere che succede!!!


Bacissimi a tutti i lettori, pace e ammore!!!

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Capitolo 15
*** capitolo15: La città delle stelle ***


Ci svegliammo che il sole non era ancora sorto, ma ormai mi ero abituata a iniziare presto le giornate. L'aria era fredda e soffiava il vento per giunta, quindi entrambe ci coprimmo bene coi mantelli e i cappucci prima di uscire. L'unica che sembrava non patire il freddo era Jadis, che si stiracchiava nell'aria fresca dell'ora prima del sorgere del sole.

Fuori di casa, vi era un piccolo carretto con sopra diversi cesti e bauli- il duro lavoro di giorni di catalogazione!- stracolmi di cose utili come fasce, erbe, pozioni e unguenti già pronti, coperte contro il freddo, bevande forti da dare da bere ai feriti prima di un'amputazione e ogni cosa possibile e immaginabile. Il carretto veniva trainato da un cavallo dall'aria anziana ma forte, col pelo chiazzato, che Matilde chiamò Bigio.

<< E' tuo? >> Chiesi stupita in quanto non me ne aveva mai parlato.

<< Non è mio. >> Rispose lei, porgendogli una mela << E' solo che ha piacere a seguirmi. >>

“ Un po' come Ombromanto con Gandalf, insomma. “. Guardai il cavallo mangiarsi la mela e sorrisi mentre Matilde gli parlava:era quasi meno brusca con quel cavallo che con i poveri feriti e malati che venivano ogni giorno a trovarci, forse perchè gli animali non ci capiscono...” Chissà come si comporterà in guerra. “ Mi chiesi, e sfiorai con la punta delle dita la spada che portavo al fianco. Ero quella con cui mi ero sempre allenata e Boromir mi aveva consigliato di farla affilare prima di partire.

Era stato il giorno prima che andasse in missione, l'ultimo allenamento assieme.

<< Partirò domani.>> Esordì, senza aggiungere altro. Mi sembrava triste, io stessa lo ero, ma cercai di non darlo a vedere e risposi annuendo. Indicò la spada che tenevo fra le mani

<< Quella portala con te. Ti servirà. Devi solo farla affilare. E' una buona lama, sai? La usavo io quando ero piccolo, e mi ricordo ancora di... >> Le sue parole si persero nelle mie orecchie. Non lo ascoltavo. Era possibile che parlasse solo per scacciare il momento di salutarmi? Era possibile? Ricordo di averlo guardato e di aver sentito il suo fiume di parole interrompersi.

<< Ci rivedremo ancora? >> Chiesi piano.

La risposta fu altrettanto leggera, solo un lieve << Certo. >>.

Mi sentii avvampare << Farete attenzione? >>.

Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi, anche se la vista si stava offuscando. “ Che succede? “ Mi chiesi, un attimo che nel mio petto esplodesse un singhiozzo. << Sto piangendo? >> Pensai a voce alta, facendo cadere la spada. Mi spaventai e feci un balzo. Così fui vicina a Boromir.

<< Piangi? >> Mi chiese lui con un sorriso << Non devi piangere. Non si piange per i vivi, ma solo per i morti. >>

Io avevo annuito.

<< Quindi fammi il favore di smetterla: sono ancora vivo per il momento. >>

<< Non dirlo neanche per scherzo! >> Lo avevo ripreso << Dobbiamo continuare gli allenamenti, no? >>

Lui sembrò sorpreso e rise << Che motivazione sciocca! >> Esclamò. Poi disse << E tu vorresti vedermi solo per gli allenamenti? >>.

Non potevo credere alle mie orecchie, ma Boromir aveva riso e mi aveva raccomandato di non lasciar cadere la spada a quel modo che scalfivo il filo, lasciando quella strana dichiarazione fluttuare nell'aria. Mi aveva dato il fodero e mi aveva salutata dandomi la mano- quella bella mano callosa...


Matilde mi riscosse.

<< Anna! Smettila di dormire e metti Jadis sul carretto che dobbiamo andare! >>. Sospirai teatralmente e con difficoltà feci salire Jad sul carro, sedendomi poi a cassetta con Matilde.

<> Chiesi, notando che con noi non c'era nessuno.

<< Ci aspettano altre dieci persone alle porte della città. >>

<< Pensavo fossimo in numero maggiore. >>

<< Dodici basta e avanza. >>


Come era prevedibile, nella grande piazza su cui le Porte della città si aprivano c'erano le dieci persone, più un paio di soldati a cavallo, vestiti della sfavillante armatura di Gondor..

<< Ci è stato ordinato dal nostro comandante di scortavi fino all'Avanguardia, mia signora. >> La informò quello di destra mentre le altre dieci persone mettevano il loro bagaglio sul carretto.

Matilde annuii << Ringrazierò il principe Boromir per questo. E' già giunto a Osghilliart? >>

<< Non lo sappiamo. Siamo partiti meno di un'ora fa dalla città e di lui non vi era traccia. E' il quinto giorno che manca. >>

Mi sentii gelare e strinsi forte il bordo della cassetta in legno per controllarmi.

<< Sta tranquilla. >> Mormorò Matilde << Il tuo bello sarà in città prima del tramonto. >>

<< Il mio cosa, scusa?? >> Esplosi con voce stranamente acuta attirandomi tutti gli sguardi. Calai il cappuccio quasi sin al naso.

Matilde scoppiò a ridere , poi fece un cenno ai guaritori << Avete fatto? Allora possiamo andare. Via! >>


I guaritori erano tutti parecchio più vecchi di me, più vicini all'età di Matilde- si fa per dire...- che alla mia. Erano quattro uomini e sei donne. Gli uomini erano tutti e quattro su d'età ma avevano l'aria robusta e sana. << Serviamo per trasportare i feriti. >> Mi aveva spiegato Berfing, uno dei quattro << Anche noi abbiamo combattuto, ma ora siamo troppo vecchi. Certo, se ci sarà da difendere Minas Thirith, stai pur sicura che imbracceremo le armi! >>

La guerra... Ora che ci andavo davvero incontro, sentivo la paura attanagliarmi il cuore. In quei momenti, pensavo a due persone: l'una era Gandalf, e mi chiedevo dove fosse e se stesse bene; l'altra...Be, l'altra la sapete. Nel giro di poco tempo, mi ero affezionata a Boromir più di quanto avessi mai fatto con chiunque altro. Ma non era un affetto simile a quello che sentivo per Gandalf o per Matilde... era qualcosa di più caldo, anche più fisico direi. Allora non lo sapevo, ma col senno di poi capii che in quel periodo mi stavo innamorando di Boromir.


Le altre sei guaritrici erano tutte vedove e andavano ad aiutare i feriti per ricordare i mariti.

<< Forse >> Mi disse una, Aleia << Se ai nostri tempi ci fossero state più volontarie, i nostri uomini non sarebbero morti così in massa. >>. << Andiamo per onorarli. >> Mi disse un'altra, la più giovane del gruppo, sulla quarantina. << E per evitare a altri la loro sorte. >>.

“ Che cosa ammirevole. “ Pensai io. Quelle donne e quegli uomini andavano incontro alla morte disarmati e soprattutto a mente fredda- gli uomini forse erano più preparati, dato il passato da soldati, ma le donne... erano madri, mogli, figlie di soldati. La guerra era entrata nelle loro case e loro avevano reagito nell'unico modo possibile. Le trovavo davvero coraggiose.

<< Io ho deciso di venire perchè non ne potevo più di stare con le mani in mano. >> Mi disse Aleia << Mio marito è morto due lustri fa, ma avevo la casa e i figli a cui badare. Ora che i figli sono grandi e un altro di loro se ne è andato come il padre, non ho resistito. Non farò la differenza, ma almeno mi sentirò più utile. >>

<< Siete già venuti con me a Osghilliart, non sarà come la prima volta. >> Le disse Matilde. Poi mi spiegò << Ogni mese, si alternano due gruppi di volontari. Ora scendiamo noi, ma se dovesse esserci un'emergenza, anche l'altro gruppo verrebbe allertato. >> Trovai che fosse una soluzione molto intelligente: magari in un mese non succedeva nulla, solo ferite da allenamento, ma restare in un accampamento- perchè, in fondo, Osghilliart era proprio quello- con il continuo pericolo di attacchi e imboscate, con l'ansia di non sapere cosa riserva il domani, è snervante e alle lunghe fa andare fuori di testa.

<< Anche i soldati dovrebbero avere questa possibilità. >> Dissi e Matilde annuì << Magari! Ma coi soldati è impossibile: è uno spostamento di massa, un piccolo esercito che si mobilita. Praticamente ci vogliono solo due settimane per sistemare ogni cosa. Sai che significa? Che non puoi neanche goderti l'ordine che devi subito levare le tende! Non si può fare, non si può fare... E' per questo che ci si da il cambio ogni tre mesi. >>

<< Ogni tre mesi... >> “ Boromir e Faramir non hanno questa possibilità. “ << Anche i principi dovrebbero avere quest'occasione. >>

Matilde ridacchiò << Di avere pace? Be, in tal caso vi sono due vie: O la pace, o la morte. >>

<< Matilde , come sei cupa stamane! >> Esclamò ridendo Berfing, che camminava vicino a noi. Disse anche agli altri la massima della mattina e tutti la commentarono a modo loro, prendendola alla leggera. Solo a me aveva dato da pensare.


Ma ogni pensiero venne spazzato via dalla prima luce dell'alba e dalla comparsa di Osghilliart.

Non l'avevo notata nella mia venuta con Gandalf perchè era già notte quando giunsi in città e mai ero andata a camminare sulle mura.

La Città delle stelle mi si parò davanti in lontananza, come un miraggio sull'erba verde dei campi, scintillando alla prima luce. Mi sembrò bellissima, ma anche dannatamente triste: era terra di nessuno- anche se per ora era sotto il controllo di Gondor- e l'antico splendore aveva lasciato lo spazio alla decadenza delle cose belle che vanno in rovina.

<< Doveva essere bella. >> Commentai.

<< Oh si. >> Rispose Matilde. La guardai e pensai che forse lei l'aveva vista nel fasto, nella gloria. Che triste cosa, vivere e vedere tutto andare in rovina, tutto tranne te stesso. << Era bellissima. >>


La pietra bianca si rivelò essere in realtà grigia, ma era solo un dettaglio. Proprio come mi ero immaginata, Osghilliart era un accampamento in rovina. I palazzi che una volta erano stati le dimore di grandi signori ora erano depositi per le munizioni, dormitori, mense e quartier generali. Le faccaite una volta candide e decorate da sculture eleganti ora erano in rovina, soffocate dall'edera e con vistose crepe, se non addirittura con buchi negli spessi muri, o mancanti di intere pareti- come nel caso del palazzo di addestramento, dove passando vidi un esercitazione in corso. Mi ricordai di Boromir e lo pregai di tornare- come se egli potesse sentirmi...


Il palazzo che fungeva da casa di guarigione era vicino all'entrata della città, lontano da quello che poteva essere il campo di battaglia (la parte est della città ) , esattamente come tutti gli altri edifici importanti. Eravamo vicino sia alla mensa che al quartier generale. Era un buon palazzo su due piani, con un cortile interno dall'aia piccola ma dal porticato molto largo- porticato perfetto per tenere i feriti- e soprattutto integro, che restava all'asciutto durante le piogge. Il piano superiore era adibito a dormitorio dei guaritori, a dispensa e laboratorio. Un buon palazzo.

<< Una posizione tattica! >> Esclamai mentre Jadis gironzolava e annusava ogni cosa, incuriosita, mentre scendevo le scale con Matilde.

<< E' soprattutto difendibile. >> Ribadì lei << Da quando questa guerra è iniziata, non un orco ha messo piede qua dentro! >>

Io annuii e uscii con lei dal portone spalancato. Ci sorprese uno strano trambusto lungo la via, un corri corri verso l'entrata della città.

<< Ma che succede? >> Chiese Matilde a voce alta senza rivolgersi a qualcuno in particolare.

Fu un soldato a risponderle mentre correva assieme a altri compagni. << Il mio Capitano Boromir è tornato! >>.


Rimasi folgorata. Senza neanche accorgermene, ero nel mezzo della folla e correvo verso di lui.

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Capitolo 16
*** capitolo16:la sigaretta ***


Come dimostrava l'atteggiamento solare e l'ottimo umore di Boromir, la missione era andata bene. Nessuno sapeva quale fosse l'obiettivo tranne Matilde, che aveva parlato coi principi nel pomeriggio. Me l'aveva detto la sera stessa: i diplomatici fuggiti da Minas Tirith più di due settimane prima erano stati catturati e fermati prima che potessero giungere nei loro regni.

<< Boromir ha deciso che erano troppo pericolosi, così prima gli ha fatto sputar fuori i piani del Nemico,dopo di che li ha fatti uccidere. >>

<< Uccidere?? >> Avevo gridato sconvolta: che bisogna c'era di ucciderli?

<< Abbassa la voce! >> Mi aveva rimproverato, guardandosi attorno nel laboratorio, ma tanto eravamo sole << Ma non capisci? Erano troppo pericolosi! Solo i Valar sanno come abbiano fatto a intercettarli prima che arrivassero nei loro Regni: è proprio vero che la fortuna aiuta gli audaci! Questo significa che i settemila soldati non ha ricevuto ordine di partire! E' una notizia straordinaria, che rimette in campo il destino di Gondor! >> Era letteralmente euforica, non l'ho più vista in uno stato d'animo simile.

<< Però li ha fatti uccidere. >> Borbottai << Non è un gesto molto umano uccidere dei prigionieri indifesi, Matilde. >>

Lei mi aveva guardata con aria sarcastica << Loro avrebbero fatto esattamente la stessa cosa. >> Ribadì con aria convinta << Se mai la guerra dovesse abbattersi su Osghilliart, vedrai di peggio che la decapitazione di qualche prigioniero. >>

Non ero d'accordo, per niente. Ma Matilde la sapeva decisamente più lunga di me in fatto di guerra e decisi di non insistere.

<< E che piani ha il Nemico per Gondor? >> Chiesi incuriosita, continuando a tagliare fasce.

Matilde esitò << I principi non hanno voluto dirmelo. >> Disse velocemente e senza guardarmi negli occhi. La cosa mi insospettì “ Davvero? “ Avrei voluto chiederle, ma non insistetti. Feci una scrollatina di spalle << Capisco. >> Dissi solo, pensando a Boromir: cosa nascondeva?


I giorni passarono tutti uguali l'uno all'altro: le pattuglie tornavano dall'Ithilien senza riportare ne notizie ne feriti; gli addestramenti delle reclute procedevano senza intoppi e i feriti sotto le nostre cure riprendevano le forze ogni giorno che passava. Per quanto riguarda noi guaritori, avevamo sempre da fare: preparavamo scorte di pozioni, di unguenti, di fasciature. Preparavano in grandi quantità sonniferi e antidolorifici che dovevano essere subito pronti e a portata di mano in caso di amputazioni o ferite gravi << Per facilitare il Passaggio. >> Mi spiegò Matilde << Meglio una morte nel sonno innaturale dell'oppio e del vino che una contorcendosi nei dolori. >>

Io avevo annuito,cercando di scacciare dalla mente l'immagine di un soldato dalla pancia squarciata che perdeva sangue sul pavimento. Che cosa spaventosa, la guerra... Sentivo che ogni giorno che passava l'ansia cresceva dentro di me. Ad ogni sole che tramontava, sentivo il cuore farsi più pesante. Non c'era nulla che spiegasse quel crescere, ma io sentivo che qualcosa mi disturbava e una notte ebbi la rivelazione.

Ero distesa sul mio pagliericcio, gli occhi sbarrati nel buio. C'era silenzio, ma non lo stesso silenzio delle strade di Minas Tirith: era un silenzio teso, tesissimo. Snervante. Mi misi seduta a gambe incrociate e fissai il buio “ Speriamo che questa attesa finisca “ Mi ero detta. Ed ecco l'illuminazione: ecco cosa mi disturbava! L'ATTESA, la QUIETE prima della tempesta. Quel continuo attendere, quell'aspettarsi qualcosa dal giorno dopo... era quello, che mi mandava fuori di testa. Ci arrivai dopo una settimana, e gemetti fra me e me: dovevo sopportarne altre tre.


Cercai di tenere nascosto il mio stato d'animo ai più, ma Matilde si accorse che c'era qualcosa che non andava: sobbalzavo quando venivo chiamata, mi tremavano le mani, volevo evitare di prendermi cura dei malati con le ferite più vistose. Io stessa mi ero accorta di essere sotto osservazione, ma feci finta di niente. Comunque, aver capito la causa del problema mi aveva tranquillizzata, anche se ero ancora parecchio nervosa e scrutavo spesso e volentieri a Est per trovare un qualche segnale del futuro imminente.


I principi li vedevo raramente: Faramir era con la sua compagnia nell'Ithillien, Boromir era sempre impegnato nel quartier generale, probabilmente a ricevere ordini, rapporti e a elaborare una strategia per contrastare il Nemico, che ogni giorno si faceva più forte. Ma gli uomini della Città delle stelle erano duri da abbattere, e il morale restava alto comunque.

Il mio nervoso diurno iniziava a tormentare anche le notti. Iniziai a soffrire di insonnia: dormivo si e no tre o quattro ore- io, che in media ne dormivo otto- e poi restavo sveglia a fissare il soffitto e a pensare al domani, angosciandomi sempre di più.

Una sera, stanca delle angosce, decisi di alzarmi e di scendere nel cortile. Non avrei disturbato nessuno: avrei fatto solo due passi e magari Jadis sarebbe venuta con me. Lei non aveva risentito di tutti quei cambiamenti, ma vedevo che anche lei era preoccupata e cercava di consolarmi ogni giorno facendosi accarezzare e dandomi dimostrazioni d'affetto. Era semplicemente adorabile, l'unica a non essere cambiata a parte Matilde.


Scesi nel cortile al buio, cercando a tentoni le scale ed evitando i feriti per non svegliarli. Sapevo che ogni edificio aveva la propria sentinella, e così decisi di andare a fare due chiacchere.

Mi stupii di non trovare nessuno. Mi guardai attorno: anche gli altri edifici erano senza sentinelle.

“ Sarà il cambio della guardia. “ Pensai, sedendomi per terra e accarezzando Jadis sulla schiena, godendomi la luna.

In quelle sere vi era una luna come mai ne ho viste nella mia vita: era grande e tonda, illuminava come il sole le strade bianche e le rovine di Osghilliart. Col silenzio che regnava sembrava quasi di trovarsi in un sogno. “ Sei bella. “ Pensai rivolta alla luna. Anche Jadis la guardava,incantata, le orecchie rizzate. << Ti piace Jad? >> Le chiesi << E' stupenda. >> “ Chissà se anche a Isengard si vedrà così bene... “ Quella luna mi metteva malinconia.


All'improvviso, Jadis si alzò di scatto e corse verso il quartier generale ( a due palazzi in là dalla casa di guarigione ). Mi alzai anch'io e vidi che stava facendo “ le feste “ a qualcuno, la sentinella probabilmente. La richiamai più e più volte, ma non tornava. Decisi allora di andare io da lei, più per pietà della guardia ( tutti erano intimoriti da Jad ), ma quando fui vicina mi accorsi che non stava salutando una semplice guardia, bensì Boromir di Gondor.


Restammo a guardarci in silenzio. Solo Jadis mugolava per attirare l'attenzione e ricevere altre carezze.

<< Da quanto tempo. >> Disse infine lui.

<< Già. >>

Altro silenzio.

<< Come state ? >>

<< Non c'è male, non c'è male... >> Mi squadrò da capo a piedi << Se non fosse stato per Jadis, ti avrei scambiato per una guardia. >>

“ Che cosa romantica da dire! “ << E invece sono io! >> Mi appoggiai al muro << Come mai siete sveglio a quest'ora, principe? >>

Prese posto accanto a me. << Soffro d'insonnia. >> Mi guardò << Certo che potrei rivolgere la stessa domanda a te. >>

Scrollai le spalle << Anche io soffro l'insonnia. >>

<< Da sempre? >>

<< Ovvio. >> Mentii spudoratamente.

<< Bugiarda. Come minimo sei una di quelle donne che deve dormire dieci ore al giorno per star bene! >>

Ridemmo un po' e parlammo del più e del meno, mentre l'atmosfera andava rilassandosi. Ci sedemmo con le spalle al muro e Jadis si mise a sonnecchiare ai nostri piedi. Delle guardie, nemmeno l'ombra.

<< Sono dall'altra parte del palazzo, quella rivolta a Est: ecco perchè non le vedi. >> Mi spiegò.

Parlammo a lungo, finchè non ci trovammo entrambi con gli occhi pesanti di sonno.

La chiaccherata era stata così piacevole che decidemmo di trovarci tutte le sere per parlare del più e del meno. Scoprimmo così che le parole scioglievano la tensione accumulata nel corso della giornata. Questo piccolo rito ci rilassava così tanto da farci riprendere sonno.

E poi, avevo scoperto il piacere del tabacco. Anche quello contribuiva alla calma.

E' da lui che ho imparato. Ricordo ancora la prima volta.




Era da circa una decina di giorni che andavamo avanti con le “ chiaccherate ”, e lentamente stavamo diventando più intimi.

<< Adesso ti faccio vedere una cosa. >> Disse. Da una tasca dei pantaloni prese una piccola busta di cuoio e la aprì. Da lì, prese il tabacco, ne mise un pizzico su un fogliettino di carta sottile, l'arrotolò e sigillò il bordo leccandolo. Non avevo mai visto fumare il tabacco a quel modo.

<< Non hai mai visto fare una sigaretta? >> Chiese mentre l'accendeva con un fiammifero, vedendo i miei occhi incantati.

Scossi la testa << No, mai. >>

Aspirò la prima boccata ed espirò << Vuoi provare? >> E mi porse la sigaretta.

Io annuii, la presi e la tenni in mano annusando il fumo dolce del tabacco. << Ha un buon odore. >> Commentai. << Ma come faccio a fumarla? >>

Lui rise << Sei senza speranza! Passamela. >> La prese con delicatezza fra pollice e indice e me la mise davanti alla bocca << Devi appoggiare la bocca e devi aspirare così, come se succhiassi l'aria. Poi, devi semplicemente inghiottire. Hai capito? >>

<< Credo. Ora provo. >>

Rischiai di soffocarmi. Al momento di ingoiare il fumo, i miei polmoni gridarono di dolore e tossii forte mentre Boromir rideva e mi batteva una mano sulla schiena.

Solo che quando ebbi finito di tossire non tolse la mano, ma la fece salire sulla spalla, avvicinandomi a sé con molta tranquillità, come se fossimo vecchi amici. E intanto continuava a ridere.

<< Vuoi provare ancora? >> Mi chiese, tutto divertito. E io annuii. Tenne ancora lui la sigaretta, ma stavolta le sue dita erano vicine alla mia bocca, e quando aspirai le sfiorai appena con le labbra. Con la coda dell'occhio, vidi dipingersi sul suo volto un'espressione indecifrabile.

Stavolta non tossii, espirai e basta. Poi rimasi a fissarlo negli occhi.

Non rideva più, ma era serio. Mi ricordai di quando l'avevo conosciuto: il suo volto era illuminato dalla stessa luna ed era bellissimo.

“ E dire che l'odiavo...” Pensai, sorridendo appena, mentre ero incantata da quegli occhi di perla e di bosco. Stregata è più corretto.

Non distolsi lo sguardo mentre gettava la sigaretta a terra.

Non guardai Jadis che si avvicinava, l'annusava, starnutiva e le ringhiava contro.

Continuai a fissarlo negli occhi mentre con la mano sulla spalla mi spingeva verso di sé e con quella libera andava ad accarezzare i capelli lunghi sulla nuca.

Vidi le nostre facce avvicinarsi.

Con gli occhi aperti, lo vidi baciarmi.







ANGOLINO: WAAAAAAAAAAAAAA!!!!non ci posso credere!!!! sono giunti a tanto i nostri piccioncini!!! non mi sembra di essere andata troppo veloce, anche perchè nel ff è passato parecchio tempo...e poi è così che si fa, no? Prima ci si bacia, poi ci si conosce. E' dal bacio che si capisce se siamo interessati a una persona- o almeno io la penso così...


in primis vorrei salutare le DONNISSIME Ragazzapsicolabile91, Barby_Etteliene_91 e Jhonny Nicotine!!! grazie mille per le recensioni e per il sostegno che mi date: non sapete quanto sia piacevole avere la certezza che qualcuno commenti!! grazie FEEEEEEESSS!!!

Ragazzapsicolabile91: be, a me non sembra di andare di fretta...davvero! E poi non potevo sopportare ancora un capitolo senza che si baciassero ( c'è Anna che mi stava martoriando...)

Barby_Etteliene_91: onorata di ricevere i tuoi apprezzamenti, mi raccomando non smettere di seguirmi- non ora che siamo sul più bello!

Jhonny: woman! Ti prometto che tra due o tre capitoli avrai la tanto agoniata scena di battaglia ^-^

volevo dirti che anche io- proprio come te- penso che nella Middle Earth si fumino sigarette- proprio come qui sopra... spero che comincerai presto una nuova storia ( magari il seguito di “ The rotten apple “ ) e vorrei anche sapere: che genere di fumetti fai? Sono visibili in qualche sito? Vorrei tanto vederli perchè mi piace il tuo stile! Grazie e bacissimi!!



un grande, grandissimo grazie a tutti gli altri lettori/lettrici senza volto che mi seguono: all'inizio pensavo che questa storia fosse una cagatina, e invece...ci sto mettendo davvero me stessa e sembra che voi apprezziate! Grazie davvero- sono quasi commossa... Sigh sob!!

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Capitolo 17
*** capitolo17:ti prego,salvati. ***


Dopo.

Dopo quanto? Quanto tempo era passato da quando aveva posato le sue labbra sulle mie? Le avevo sentite leggermente screpolate e la barba mi pungeva il mento. Dettagli, in confronto alla sensazione meravigliosa che provai. Non avevo mai provato qualcosa di così forte.

<< Che cos'era? >> Gli chiesi in un sussurro con il suo viso poco distante dal mio.

<< Io... >> Anche lui sembrava strano, come rintronato dall'emozione << Io non lo so. >>

La mano era rimasta sulla spalla e l'altra continuava ad accarezzarmi i capelli. Lo vedevo perso nei miei occhi.

<< Nessuno mi aveva mai baciata. >> Confessai, arrossendo e posandomi una mano sul cuore.

“ Valar... che emozione! “ << Hai l'onore di essere il primo! >> Scherzai. Gli sorrisi con dolcezza << Ti... piacerebbe farlo ancora? >>.

Lui scoppiò a ridere forte e annuii con aria convinta << Si, ma solo se ti appoggi qui. >> Mi indicò il suo petto << Vieni qui piccola, e lasciati abbracciare. >>

Obbedii, e mi trovai avvolta nel suo abbraccio. Era caldo e profumava di buono. << Hai un odore particolare. >> Gli dissi, mentre mi baciava la testa, respirando a fondo.

<< Dici? >>

<< Come minimo non ti lavi da giorni! >>

<< Si si certo... anche tu profumi. Di erbe. >> Io avevo l'abitudine di lavarmi tutti i giorni, una cosa veloce ovviamente, e di strofinarmi i capelli con la lavanda.

<< E' lavanda. >>

<< E' buona. >>

<< Già. >>

Restammo in silenzio. Mi resi conto della stranezza della scena: ero abbracciata alla persona che più avevo odiato dal mio arrivo in Gondor, colui che mi aveva fatto sputare sangue agli allenamenti e che mi aveva addirittura ferita; colui che io avevo mandato a quel paese.

<< E dire che all'inizio mi stavi antipatico. >> Esordii appoggiandomi al suo petto. << Quando hai cercato di schiaffeggiarmi... >>

<< Anche tu non eri da meno, piccola. >> Ridacchiò << Se devo proprio dirtelo, già allora mi piacevi. >>

<< Ti piacevo? >> Esclamai. Ormai avevo gettato le formalità alle ortiche. Insomma, ero li, abbracciata a lui: che dovevo chiamarlo, “ principe “ ??

<< Certo!Ma quel brutto carattere... >>

<< Il mio carattere sta bene dove sta! >>

Ridemmo assieme.

Mi baciò ancora, e anch'io cercai di essere partecipe: muovevo le labbra come le muoveva lui, cercavo di tenere il suo dolce ritmo, ma lo trovavo difficile.

<< E' difficile baciare. >> Constatai.

<< Ci dovrai fare l'abitudine. >> Si avvicinò all'orecchio e sussurrò con aria maliziosa << Perchè non ho intenzione di smettere. >>

Senza capire il motivo,, un brivido mi scese lungo la schiena. “ Che cos'è questo brivido? “ Mi chiesi, chiudendo gli occhi “ Che cos'è che mi fai sentire, Boromir? “.

Mi prese le mani e sussultai. Lui sorrise con dolcezza << Che c'è ? >>

<< Eh... eh. Non lo so. >> Guardai le mie mani nelle sue << E' che... Mi emozioni. >>

Lui tacque. << Anche tu. >> Sembrò combattuto se dire o non dire qualcosa.

Alla fine, parlò << Le ragazze non mi sono mai interessate veramente, sai? Non so perchè...forse sono troppo timido. >> “ Timido??? “ Pensai io, ma non lo interruppi << Però non potevo essere da meno agli altri ragazzi e mi son dovuto far coraggio. Così, ho avuto qualche piccola storia, ma nulla di che. Le trovavo...stupide, le donne, sempre interessate a cose futili come chiacchere e vestiti, fiori e vasi. Le trovavo noiose. Tu, invece. >> Mi strinse forte la mano << Tu, piccola, sei diversa: non parli di chiacchere, non parli di fiori, non fai l'oca, non ti interessano i vestiti- o almeno così sembra... >>

<< Be, sai, io non sono una ragazza che si dice normale: non so se Gandalf ti ha raccontato... >>

<< Non mi ha detto nulla. >>

<< Allora te lo racconto: io sono senza padre e senza madre. Gandalf mi ha trovato che camminavo sperduta per i boschi attorno a Isengard, mezza morta di fame...e mi ha portato a casa. O quella che per me è diventata casa. Sono stata cresciuta da Saruman il Bianco, e Gandalf quando poteva passavo del tempo con me. Nonostante tutto, sono cresciuta bene. Non mi preoccupo troppo di vestiti e chiacchere perchè a Isengard non se ne facevano. I fiori mi piacciono,ma sono in grado di far appassire qualsiasi pianta col solo sguardo... sono un incapace. >> Era la prima volta che raccontavo la mia storia e decisi di non dare peso alle mie vere origini: in fondo, ero cresciuta li, nella Terra di Mezzo, avevo tutti i diritti di farne parte!

Lui mi aveva ascoltato e alla fine aveva annuito << Un'incapace eh? Allora, sei un incapace che mi piace da morire, piccola! >>

Scoppiai a ridere e mi lasciai baciare di nuovo.


Ci separammo più per l'arrivo del giorno che per nostra volontà. Entrambi avevamo compiti importanti da svolgere- Boromir anche più importanti dei miei- ma alla mattina mi svegliai fresca come una rosa, il sorriso sulle labbra e l'incredulità nel cuore: era successo davvero? Boromir mi aveva baciata sul serio? Ma certo che si! Avevo ancora le dita che odoravano di tabacco- mi aveva preparato una sigaretta e mi aveva lasciato fumare da sola- e sentivo una leggera abrasione sul mento, colpa della barba ispida. I suoi baci...e le sue mani! Come mi piacevano le sue mani: glielo avevo detto e lui aveva commentato che quelle mani avevano dispensato così tanta morte, così tanto sangue, che lui se le sentiva continuamente sporche. Allora io gliele avevo baciate dalla punta delle dita ai polsi, e le avevo accarezzate col mio viso, dicendo che le avrei lavate io dal sangue e le avrei riabituate alle carezze, alle dolcezze... e lui aveva sorriso, ma con tristezza. << Un giorno, forse, potrai farlo. Ma non ora. Ora, c'è ancora bisogno della mia spada. >>

<< Fai solo il tuo dovere, esattamente come io faccio il mio. >> Gli accarezzai una guancia << Vedrai che ce la fari. Prima o poi, anche questo schifo di guerra finirà. >>

Lui era rimasto zitto << Prima di incontrarti, temevo la fine della guerra. >> Non sapeva come proseguire << Io mi sento abile solo in questo, e se dovesse finire non saprei che fare. >>

<< Tu sei destinato a diventare il futuro Sovrintendente di Gondor, giusto? >>

<< Si, se non si faranno avanti eredi di Isildur. >>

Gli sorrisi << E credi di non essere in grado di affrontare un simile ruolo? >>

Lui annuì. E io sorrisi << Come immaginavo. >> Dissi, stupendolo << Come tutti gli Uomini, non sai vedere fra le righe. >> Accarezzai il folto pelo di Jadis sotto lo sguardo attento di Boromir << Tu credi di saper fare solo la guerra perchè la gente di Gondor ti ha cucito addosso il ruolo dell'eroe, del guerriero... e tu lo interpreti bene, per carità! Sembri essere nato con la spada in mano, tu... ma la gente di Gondor non sa, ed evidentemente anche a te sfugge, che ci vogliono delle grandi abilità per tenere assieme un esercito, per esserne il comandante, per saper tenere in vita i propri uomini, per tenerne alto il morale, per saper scegliere la strategia migliore contro un Nemico che ogni giorno è sempre più forte. E queste caratteristiche tu le hai tutte, Boromir. Io le vedo, e anche i tuoi uomini, e anche Gondor le vede! Hai le carte in tavola per fare qualsiasi cosa tu voglia, dopo la Guerra, qualsiasi: Sovrintendente compreso. >>

“ Che discorsone... “ Ripensai mentre mi lavavo la faccia nel catino comune assieme agli altri guaritori. Un po' tutti sapevano quello che facevo di notte, ma tutti ritenevano che fosse compito di Matilde riprendermi, alchè lei rispondeva << La ragazza è abbastanza grande per andarsene a zonzo la notte. E poi, con quella bestia che si porta sempre appresso, nessuno la toccherà. >> Lei era l'unica a sapere che chiaccheravo con Boromir di Gondor. Ma non se ne dispiaceva, anzi: mi disse che facevo bene, che quel “ ragazzone “ aveva bisogno di compagnia, e che era un bene che fossimo diventati così amici.


Quando arrivai nel laboratorio per la colazione, lei si accorse immediatamente del cambiamento.

<< Sei innamorata. >> Constatò esterrefatta, facendomi andare di traverso il latte e il pane nero .

<< Che hai detto? >> Ribadii con voce strozzata.

<< Lasciati guardare negli occhi... >> Si avvicinò e mi fissò bene le iridi castane. Arrossii fino alla punta delle orecchie e distolsi gli occhi dai suoi. << Oh Valar! >> Esclamò, facendo sorridere tutti i guaritori, << Sei innamorata COTTA! >>

<< Matilde... >> Mormorai sempre più imbarazzata, evitando di guardarmi attorno, cercando di contenere tutto quell'entusiasmo.

<< … E anche lui lo e'! Oh VALAR, avete fatto un miracolo! >> Si mise a girare attorno al tavolo battendo le mani, ridendo felice e gridando al miracolo, mentre io entravo in quello che probabilmente è stato il momento più imbarazzante della mia vita. “ Vorrei sprofondare... “

I guaritori mi fecero gli auguri, perchè così si usava a Gondor quando una ragazza era innamorata, ma non mi chiesero chi fosse l'innamorato: pensavano sicuramente a una guardia, a un soldato visto nella mensa, a un ferito forse. Sicuramente non a Boromir di Gondor! Quella era una verità che solo Matilde e Jadis conoscevano.

Matilde continuava a guardarmi con aria sognante, anche mentre lavoravamo. Quando mi passava accanto non faceva che dire << Eh.. L'amore, l'amore! >> Oppure, << Come è bello innamorarsi! >> O ancora << Hai adirittura un profumo diverso. >>.

D'altro canto, una delle guaritrici più svergognate mi mise in guardia dagli uomini << Attenta, figlia mia, chè gli uomini ci mettono poco a trovarne una, scoparsela e poi andarsene! >> Mi disse al pranzo, lasciando tutti senza parole, mentre io mi rotolavo per terra dal ridere << Che hai da ridere, è tutto vero! Matilde, dovresti parlarle di certe precauzioni... >>

<< Sisi, Eluani... Ma non a pranzo, ti prego! >>


Io aspettavo solo la notte, il momento in cui l'avrei rivisto. Toccavo le mani dei feriti e immaginavo fossero le sue. Sorridevo e pensavo a lui. Ero nel laboratorio e parlavo con Matilde e lui si insinuava in tutti i miei pensieri, anche se cercavo di mandarlo un po' lontano, accantonarlo per un attimo di pace, ma quell'immagine che avevo nella mente mi parlava, mi dava consigli e rideva alle mie battute. Era come se fosse li.


Nel primo pomeriggio, la notizia: un messo mandato da Faramir avvisava che un manipolo di nemici era pronto ad attaccare Osghilliarth. Avevano cercato di dimezzarli, ma erano troppi, e ora marciavano verso la città per attaccarla nel corso della notte, o del giorno dopo. L'obiettivo di Faramir era quello di unirsi al fratello nella difesa della città e il messo disse che la compagnia del principe era già in marcia.

Fu mobilitazione generale. Ecco che la quiete prima della tempesta veniva interrotta dall'improvviso sconvolgimento: uomini che si mobilitavano, feriti che se ne andavano di soppiatto, preparazione delle armi, raccolta di frecce, archi, pietre. Un caos ordinato, lo definii, guardando soldati dalle cotte argentate andare a Est.

A noi toccava il compito di controllare che tutto fosse pronto, che ci fossero abbastanza bene, abbastanza pozioni, abbastanza unguenti; che i ferri per operare fossero al loro posto, che le piastre per cauterizzare fossero pronte all'uso, pulite dal sangue rappreso; che la paglia fosse fresca sotto il portico, che ci fosse abbastanza segatura per assorbire il sangue; che ci fosse abbastanza acqua. A noi il compito di preparare e l'ansia di vedere i feriti arrivare. Quanti sarebbe sopravvissuti? Quanti sarebbero morti?

La guerra... eccola, che veniva a distruggere i miei sogni notturni, i miei progetti di vedere Boromir, di sentire ancora le sue labbra sulle mie, le sue mani sul mio viso...

<< Anna! >>

Mi voltai verso il portone, la scopa di saggina in mano, un vorticare di persone attorno a me, una cacofonia di rumori costituita da ordini, imprecazioni, preghiere, suppliche. Su tutte, su tutti, io avevo visto LUI, avevo sentito la sua VOCE. Ed ero andata da lui lasciando cadere la scopa a terra.


Boromir era a cavallo, uno stallone nero, in tenuta da battaglia: indossava l'armatura argentata di Gondor, un mantello nero sulle spalle e una spada lunga almeno mezzo metro che gli pendeva dalla cintura. Davanti a lui, sul pomo della sella, c'era l'elmo di Mithril e sul petto sfoggiava un lungo corno bianco e argento. Il corno di Gondor.

Ci guardammo per un lungo momento, consci che tutti guardavano noi. Poi io indicai l'elmo e dissi << E' saldo, quel coso li? >>

Lui mi sorrise << Certo che lo è. >>

<< E quel corno suona bene? >>

<< Lo sentirai tra poco. >>

Restammo in silenzio.

<< Che succederà stanotte? >>

Lui si sporse verso di me << Il Nemico viene a fare una delle sue sortite, anche se stavolta sembrano più numerosi del solito, quei bastardi... >> Guardò a Est. << E' per questo motivo che ti chiedo di andartene. >>

Rimasi di sasso. << A- andarmene? >>

Lui annuì << Si. >>

Rimasi a bocca aperta, senza parole. Poi una sola parola, due lettere, si formò nella mia mente e riempì i miei occhi, la mia mente, il mio cuore e infine la mia bocca << No. >>

Lui smontò e si passò una mano sulla fronte. Era sudato

<< Devi andartene, Anna. Non puoi stare qui. >>

<< Mi hai insegnato a combattere per queste evenienze. >> Ribadii con la voce inaspettatamente dura. << Non ho intenzione di andarmene. >>

<< E' un ordine. >>

<< Non sono uno dei tuoi uomini. Non puoi darmi ordini. >>

<< Non sai quello che ti spetta! Ci saranno morte, feriti! >>

<< Cerchi di spaventarmi? Lo so benissimo. >> Incrociai le braccia sul petto << Lo so cosa mi aspetta stanotte, o domani... e' da quando sono a Gondor che me lo aspetto. >>

<< Non ti voglio nel centro della battaglia. >>

<< Ma se sono qui nella casa di guarigione! >>

<< Senti. >> Mi si fece più vicino, e sentii il calore dell'armatura scaldata dal sole << Stanotte sarà più dura del solito, e io... >> SI bloccò, poi sospirò << Io non posso combattere tranquillo, sapendoti in pericolo. >>

<< Ma so difendermi, Boromir! >> Lo supplicai.

Fu allora che accadde. Mi abbracciò davanti a tutti e mi sussurrò all'orecchio con voce tremante.

<< Ti prego, salvati. >> Mi baciò piano e vidi che aveva gli occhi lucidi << Salvati almeno tu, Anna. >> Disse, cercando di mantenere la voce ferma e rimontando a cavallo. Dall'alto della sella, mi guardò.

<< Te ne andrai? >>

Mi sembrò che il mondo si fermasse mentre, con un enorme sforzo di volontà, dicevo << Si. >>






NOTICINA!!! Wow quante novità in questo capitolo!!! ci ho impiegato una vita, ma alla fine anche questa è andata :D quanto mi piace questo capitolo...lo trovo spontaneo, anche nella sua lunghezza e nella ricchezza degli eventi- che paroloni!!e che modestia regass!!!

in ogni caso...credo che ancora qualche capitolo, e questa ficci finirà: ebbene si, finirà! Era iniziata come una cagatina e invece è cresciuta davvero bene, e finalmente un obiettivo della mia vita è stato portato a termine- quasi, cioè: ho concluso qualcosa che ho iniziato! E' un grande passo per me- a voi lettori non interesserà minimamente, immagino...


in ogni caso, occupiamoci del DONNISSIME!!! grazie a :

Johnny Nicotine,Ragazzapsicolabile91e Barby_Etteliene_91: come potete vedere, la guerra è giunta anche nella Città delle stelle. Siamo alle ultime battute, quelle che cercherò di rendere più avvincenti! E non temete: Anna non è un angelo del focolare... diciamo che le cresceranno determinati “ attributi”!

Leggere per credere, signori e signori! Un giga kiss, alla prossima!!! Pace e ammore !!!!!

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Capitolo 18
*** capitolo18: nome di guerra: Lupo. ***


E così Boromir se ne andò, lasciandomi sola in quella massa di persone, come ultimo saluto il possente suono del corno di Gondor. A quel rombo, tutti esultarono e gridarono << GONDOR! GONDOR! >> Tutte, ma non io. Gondor mi aveva strappato dalle braccia l'unica persona che volevo avere al mio fianco in quel momento. Io lo odiavo, quel paese, e odiavo quella cazzo di guerra! Tutto andava contro di me.

Anche Matilde.


<< Tu lo sapevi. >> Non era una domanda, ma un'affermazione.

Matilde non rispose.

Eravamo nel dormitorio. La fissai a braccia conserte, l'aria risentita << Lo sapevi da quando hai parlato coi principi, il primo giorno che siamo arrivate. >> Feci un passo avanti << Di di si. >>

Jadis mi guardò con aria incuriosita : avvertiva la mia rabbia.

Matilde tacque ancora un po', combattuta su cosa dire. Infine, annuì << Si. I principi avevano saputo che ci sarebbe stato un attacco, e me lo dissero. Fu Boromir a pregarmi di tacertelo. >> Mi guardò << Sperava che la compagnia dell' Ithillien riuscisse a fermare quel piccolo esercito, per evitare la mobilitazione generale. Come puoi ben vedere, però, la storia ha preso una piega diversa. >>

<< Io voglio restare. >>

Matilde iniziò a prepararmi il baule << Anna... >>

<< Anna un corno! >> Esclamai, camminando avanti e indietro per la stanza << Mi sono fatta un culo così negli allenamenti, ho sputato sangue e mi sono alzata alle cinque per due settimane, DUE! E per cosa? Per essere rispedita a casa? Se lo può scordare. >>

Spazientita da quella tiritera, Matilde sospirò. Si posò le mani sui fianchi e disse << No, signorina, te lo puoi scordare TU. >> Mi puntò un dito al petto. << Tu non hai idea di che cosa significhi stare in mezzo hai feriti, vero? Credi che sia tutto ordinato, che tutti sopravviveranno. Be, ti sbagli! >>

<< MA perchè tiri in ballo i feriti! >> La interruppi. In effetti, che cazzo c'entravano i feriti?! Era solo un modo fra i tanti per darmi torto. << Hai ragione, non sono mai stata in guerra, ma Gandalf mi ha lasciata qui con tutta l'intenzione di farmela VEDERE, 'ste benedetta guerra! Se no, perchè mi avrebbe fatto giungere a Gondor? Matilde. >> Mi avvicinai e le sfiorai una mano, cercando di assumere un tono conciliante. Le sorrisi, addirittura!<< Matilde, e se stessi qui lo stesso? Boromri non lo verrebbe mai a sapere. >>

Lei si scostò come se fossi un essere tentatore << Scordatelo. >> Sbottò, richinandosi sul mio baule.

Calò il silenzio. Matilde, l'aria dura di chi non vuol sentir ragione, continuò a prepararmi il bagaglio. Io mi appoggiai al muro, prendendomi il viso fra le mani: Boromir era partito per la guerra, la guerra vera, supplicandomi di andarmene da Osghilliart, di salvarmi almeno io. Supplicato... aveva dato la parvenza di supplica a quello che in realtà era un ordine.

Un ordine.

A me.

Sentii la rabbia montarmi nel cuore: quello stronzo aveva dato a ME un ORDINE?

“ Ma chi cazzo si crede di essere?! “ Guardai Matilde prepararmi il bagaglio, poi lanciai un occhiata a Jadis. Lei la ricambiò scodinzolando e io la accarezzai. “ Solo tu sai cosa si cela nel mio cuore. “ Le dissi nella mente, grattandola dietro le orecchie. “ Te guarda questo... lo conosco appena, mi ha baciata un paio di volte e pretende di darmi gli ordini! “

Ripensai ancora alle parole di Boromir, ai suoi occhi lucidi: erano lucidi davvero o me li ero immaginati io? La sua voce aveva tremato? Mi aveva persino baciata: era un modo per farsi perdonare o per farmi star buona? Io mi scioglievo, con quei baci. Erano bastati quelli di una notte per farlo capire a entrambi. Quando ero tornata alle mie mansioni, poi, tutti mi avevano seguita con lo sguardo. Ma io non ci avevo dato peso. Era l'ultimo dei miei pensieri, quello che la gente poteva pensare di me, di noi. Il mio unico pensiero era: che cosa faccio, ora? Devo ubbidire a Boromir, tornarmene a casa,restare in ansia per tutta la notte senza sapere se è vivo o morto? Secondo quanto avevo promesso, si.

“ E invece no. “

In quel momento, mi estraniai dal corpo in carne e ossa e vidi la scena dall'esterno: una donna d'acciaio preparava i bagagli per una ragazza insignificante appoggiata al muro, una ragazzina per l'esattezza, che non sapeva neanche da che parte girarsi, la cui vita era sempre dipesa dagli altri. Ero sempre vissuta secondo regole imposte da altri: prima Saruman, lo Zio buono ma severo; Gandalf che- ormai ne ero certa- con o senza la mia autorizzazione mi aveva portata a Gondor; e ora le regole imposte da Boromir, la persona a cui volevo più bene in assoluto. Forse avrei dovuto dir di si anche questa volta, avrei dovuto ascoltare Boromir, partire per Minas Tirith per stare lontana dal pericolo, dalla guerra, come lui desiderava.

O forse...


<< Matilde? >>

Lei mi guardò con aria interrogativa. Con l'espressione di chi è rassegnata dipinta in faccia, le sorrisi e annuii << Partirò per stare lontana dal pericolo. >> Le annunciai << Non voglio far stare in pensiero Boromir, e nemmeno intralciarti nel tuo compito. Lo so bene di essere un incapace, ci ho pensato da quando Boromir me l'ha detto. Per testardaggine vorrei stare qui, ma...so di essere inutile. >> Aggiunsi il tocco finale << Rischierei solo di farmi ammazzare, no? >>

Matilde mi lasciò parlare guardandomi dapprima con aria sospettosa, poi sempre più convinta. Io mi impedii di sorridere vittoriosa: dovevo essere assolutamente naturale,sembrare anche un po' combattuta.

Sembrò cascarci. Mi accarezzò una guancia << Piccola mia, vedrai che ce ne saranno di battaglie, e in quelle combatterai sicuramente per proteggere coloro che ami...ma non in questa. Lo vedi anche tu di non essere pronta, giusto? >> E continuò il discorso su questa linea per un sacco di tempo, con me seduta accanto a lei che terminava il mio bagaglio.

Mentre parlava, io annuivo e sorridevo. Dentro la mia testa, andava a formarsi un piano d'azione.


Sarei tornata da sola a Minas Tirith: tutti i soldati erano a est, sul fronte, pronti a combattere, tutti i guaritori erano impegnati negli ultimi preparativi prima del caos della battaglia e un messo era stato mandato alla Città Bianca per avvisare l'altra squadra di guaritori di tornare a Osghilliart in vista della carneficina. Quindi, sarei dovuta tornare da sola a casa.

Appunto: sarei.

Quando Boromir mi aveva supplicato di andarmene, io avevo già in testa di restare. E quando Matilde non mi aveva appoggiata in quel piano, mi ero vista costretta a mentirle. Non volevo stare per testardaggine, o perchè ero un'oca giuliva che voleva vedere la guerra: ero semplicemente preoccupata. Tutte le persone che amavo erano in guerra, rischiavano la loro vita per proteggere non solo il regno di Gondor, ma l'intera Terra di Mezzo e tutte quelle storie su amore, patria e famiglia... e io dovevo tornare a casa? No, scusate, avete trovato la persona sbagliata a cui rifilare la storia della ragazzina incapace di badare a se stessa e che va protetta da ogni eventuale pericolo. Non ero più una bambina, e non ero nemmeno così scarsa nell'uso della spada come avevo fatto credere a Matilde: non mi sarei fatta ammazzare così facilmente.

“ E poi, “ Mi dissi, con l'aria di chi la sa lunga “ Non dovrò mica combattere per forza! “ . infatti, la mia idea non era scendere in guerra per combattere, ma per tenere d'occhio Boromir: non potevo sopportare di saperlo in mezzo alla furia della battaglia, coperto di sangue, magari ferito. La mia idea era di restarmene nelle retro file, o in un qualche angolo nascosto, e controllare l'andazzo della battaglia finchè essa non si fosse risolta. E se Boromir fosse stato in difficoltà, non avrei avuto dubbi sul da farsi: sarei scesa in battaglia, caduta al suo fianco persino, pur di proteggerlo anche a costo della vita.


Il problema non stava tanto nella follia della mia idea, quanto nel dover raggiungere il fronte: se fossi andata verso Est vestita come Anna, l'assistente di Matilde, tutti l'avrebbero notato. Non potevo neanche muovermi nell'ombra, di nascosto: avrebbero potuto scambiarmi per un orchetto più alto degli altri. L'unica era travestirmi da soldato, e anche quello si stava rivelando un bel problema: le armature di Gonodr erano difficili da allacciare e pesanti da portare, senza contare che il mio fisico non era- e non è- abbastanza forte per resistere una notte intera sotto quell'armatura. L'unica soluzione era trovare una cotta di maglia della compagnia dell' Ithillien e un mantello con cappuccio... l'unica era quella.


Lasciai la Città delle stelle che era pomeriggio inoltrato. Se avessi lanciato il Grigio al galoppo , mi sarei trovata a casa in meno di un'ora. Salutai tutti i guaritori con un abbraccio e augurandogli buona fortuna. Da Matilde mi congedai con gli occhi lucidi: quella notte, la mia vita poteva finire... e anche la sua.

<< Fa attenzione. >> Le dissi con voce tremante mentre accarezzavo Jadis. Anche lei sembrava triste << Anche tu. >> Poi mi sorrise << E non ti preoccupare. Il tuo uomo tornerà sano e salvo: lo ha fatto mille volte, e lo farà ancora mille altre. Sta tranquilla, va bene? >>

<< Il mio uomo... >> Sorrisi, montando in groppa. Me ne andai verso l'ovest con Jadis alle calcagna e il sole in faccia che illuminava le mie lacrime : invocavo perdono, e pregavo i Valar di farmi sopravvivere per poter rivedere il volto di quella cara donna.


L'armeria era all'entrata della città. Era stata messa li perchè era il posto più lontano dall' Est e per fare in modo che i soldati appena giunti da Minas Tirith potessero armarsi e andare alla guerra. Me l'aveva detto Boromir.

Non c'era nessuno di guardia, nonostante non ci fosse porta al grande arco che si apriva sulla facciata e che dava accesso al cortile. Entrai controllando di non essere vista da nessuno, smontando e portando il cavallo per le briglie sin all'interno del cortile. Jadis fiutava l'aria, pronta ad avvisarmi se qualcosa fosse improvvisamente cambiato.

Lasciai entrambi gli animali nel cortile e mi diressi verso l'armeria vera e propria. Avrei avuto tutto il tempo di cercare in quanto dovevo fare con calma: nessuno doveva vedermi arrivare, ne tanto meno avere abbastanza luce da vedere i lineamenti del mio viso. Quindi, calma e sangue freddo.

Inizia dalla parte che ritenevo essenziale, cioè il pettorale: nessuna cotta di maglia mi andava bene, erano tutte enormi; al contrario, riuscii a trovare un pettorale argentato delle mie dimensioni, rovinato perchè al centro aveva una grossa incavatura “ una botta data con l'asta di una lancia. “ Pensai. Aveva otto cinghie di chiusura, tre su ogni lato e una per lato sulle spalle. Ad avere tempo, non era nemmeno così difficile da indossare, ed era meno pesante di quanto credessi. “ Bene! “ Esclamai nella mia mente “ Il grosso è fatto! Ora devo cercare elmo e protezioni per braccia e gambe. “

rovistai nell'intera armeria, e al calare del sole la mia opera era completa. Mi presentai a Jadis, che mi girò attorno con aria intimorita << Sono io, Jad... >> Le mormoria, e lei scodinzolò: non mi aveva riconosciuta.

Mi tolsi l'elmo e scossi i capelli...i capelli! Me li ero completamente scordati. Non potevo andare in battaglia con la treccia che mi spuntava dall'elmo. “ Bene. “ Mi dissi, trovando un piccolo pugnale dall'aria affilata. “ Benissimo... vediamo se ci dona il capello corto. “

Con un movimento netto, mi tagliai la treccia alla base della nuca, e sentii il capo improvvisamente leggero. Mi guardai nel riflesso dell'elmo: non avevo un espressione molto maschile, ma sicuramente il risultato era migliorato. Presi un po' di polvere e me la sfregai sulle guance e sul mento, cercando di dare una parvenza di barba: mica sarebbero venuti a controllarmi durante una battaglia, dico io!

La mia trasformazione era completa. Mancava solo una cosa: un nome.

Pensa pensa, alla fine mi venne sulle labbra e sorrisi << Sai come mi chiamerò? >> dissi rivolta a Jadis .

<< Il mio nome di battaglia sarà Lupo. >>







NOTICINA: UUUUUUUUUUUUUUUUh!!!! Anna va alla guerra , lettori!!!! ve lo aspettavate, non ve lo aspettavate? Colpo di scena, non colpo di scena??? be secondo me....è una genialata! Dimostra che Anna sa prendere decisioni da sola e che è cotta del suo B....

vabbe dai, non tediamo eccessivamente questi poveri lettori e passiamo alle DONNISSIME:

Ragazzapsicolabile91: sono contenta che le scene d'ammmore ti abbiano intenerita!!ero particolarmente ispirata, ti dirò...ma vedrai, prima della fine ce ne saranno altre- credo...bo non so! Dovrebbero, in ogni caso... e anche la guaritrice civetta!!! secondo me era immancabile, non credi? Ahahahah!!!

Barby_Etelliene_91: mia cara!! sono contenta che anche tu sappia cosa si prova quando si finisce una storia: una soddisfazione...ma una soddisfazione!!!probabilmente riesco a concludere perchè so che qualcuno la legge, ste benedetta storia, e allora non voglio deludere i miei lettori ( anche se sono tre in croce e anche se il finale è in parte rivelato nel capitolo 1 ahahahah!!! ) per quanto riguarda Anna....non so se farà proprio come Eowyn, ma sicuramente non si tirerà indietro: qualche boiata combinerà!assicurato.

Jhonny Nicotine: darling... giungo a te. Dulcis in fundo, lupus in fabula ( tanto per stare in tema col nome del capitolo :D ) , eccoti qui : ebbene! Che commento serio che mi hai fatto! Serio ma bellissimo!l'ho trovato davvero bello, soprattutto edificante: insomma, hai detto che son migliorata! E'sempre bello sentirselo dire... quindi, grazie! E poi: la battaglia si avvicina...si avvicina!!! siamo sull'orlo del baratro, la tempesta sta per esplodere- per il tuo diletto, ovviamente...



Neent, eccoci qui!! vi saluto, o cari lettori, e vi esorto a non mollare la presa su questa storiella. MI RACCOMANDO,mi raccomando...non abbandonatemi!!!


Bacissimi, pace e ammore!!!! ciauuuuuuuu!!!

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Capitolo 19
*** capitolo19: Anna alla guerra. ***


Sul fronte era già calato il sole da un pezzo, le ombre lunghe della sera iniziavano a rendere i tratti di ogni viso indistinti. Si preannunciava una notte nuvolosa, e i soldati accanto a me non sapevano se esserne felici o meno.

<< Almeno così non potranno prendere la mira. >> Disse il più giovane. << Stupido! >> Ribadì l'altro, più vecchio << Se nemmeno noi riusciamo a vederli, credi che riusciremo a prendere la mira? Sei proprio scemo... >>

Io sospirai e ripensai a cosa era successo solo poche ore prima: ero giunta al fronte approfittando del calare del sole. Mi ero inoltrata fra le macerie di Osghilliarth e avevo seguito la via prinicipale, cercando di restare nascosta.

Mi mancava la presenza di Jadis al fianco, ma separarsi era stata l'unica soluzione: un soldato semplice non poteva girare con la lupa che tutti sapevano essere mia! Persino il più tonto avrebbe sentito puzza di bruciato! Mi ero vista costretta a lasciare lei e il Grigio nell'armeria, pregandoli di non seguirmi. Il Grigio aveva nitrito, ma Jadis si era rivelata più dura da convincere: dovetti parlare a lungo prima di farle capire che doveva restare li, che io dovevo andare via da sola.

<< Ci rivedremo presto. >> Fu una delle cose che le dissi << E poi, il Grigio non può difendersi senza di te! >> E cose simili, finchè lei non guaì piano e si arrese: si stese a terra e rimase li, immobile, come sfinita, al centro dell'aia che ormai andava oscurandosi.

Mi si strinse il cuore vedendola in quello stato << Piccola... >> Le dissi, accarezzandole dolcemente il pelo << Devi capirmi. >> Vi sembrerà stupido, ma Jadis capiva anche meglio di un essere umano, e anche quella volta non fu da meno. Capì che doveva lasciarmi andare da sola verso la battaglia... e questa consapevolezza la distruggeva. Era davvero straordinaria.

E alla fine era rimasta li, dove le avevo detto di stare, stesa al centro dell'aia. Io me ne andavo con la morte nel cuore e, per quanto mi dispiacesse vedere la mia lupa così, non sarei tornata indietro.


<< Tu cosa ne pensi? >>

La voce del soldato davanti a me mi riscosse. Presa dal panico, mi lasciai sfuggire un << Eh? >> Con la mia voce femminile. Rendendomi conto dell'errore gravissimo, cercai di mascherarlo con un colpo di tosse. Ripresi quindi con voce più profonda << Di che stavate parlando, ragazzi? >>

<< Ma dove hai la testa? >> Mi sgridò il giovane, un'ombra argentata nella sera inoltrata << Prima ti perdi fra le macerie di Osghilliart, poi hai un lapsus e non ti ricordi a quale Colonna sei affidato e in più non sei nemmeno in armatura completa! >>

<< Altri ti avrebbero già portato davanti al Comandante! >> Esclamò l'altro << Ti avrebbe scudisciato a sangue, per questa tua mancanza >> E scoppiò a ridere assieme al compagno.

Risi anch'io, sentendomi la persona più stupida del mondo: con tutta l'attenzione che avevo usato per non farmi vedere, mi ero fatta scoprire da questi due cretini- di cui non conoscevo nemmeno il nome- che mi avevano preso sotto la loro ala, credendomi uno sbandato. << Ce ne sono tanti, sai? >> Mi aveva detto il giovane, mentre mi accompagnava col vecchio alla loro postazione.

<< E io che pensavo essere sola- O. >> Dovevo fare attenzione. Molta attenzione.

Lui neanche mi guardò << MA che dici? Prima o poi, tutti passano in quello stato, soprattutto dopo la prima battaglia. Quando arriva la seconda, si spaventano così tanto da perdere interi pezzi di memoria- se mi passi il termine- e così diventare... sbandati. E' il tuo caso? >>

Non sapendo cosa rispondere, grugnii di approvazione. Lui non mi chiese più nulla.

Fino ad allora.

<< Quindi che ne pensi? Stavamo parlando dell'oscurità, del fatto che la luce della luna stasera sarà sia un vantaggio che uno svantaggio. >> Il vecchio mi prese per un braccio e mi scosse << Dovrai essere un po' più sveglio di così, ragazzo mio, altrimenti sarai il primo dei nostri a cadere! >>

Ridacchiai nervosa << Non ci penso proprio! Sto solo accumulando energie per stanotte. >> Guardai il giovane << Riguardo la domanda... credo che stanotte, luna si o luna no, moriranno in molti. Non credete? >>

<< Il compagno ha ragione. >> Ammise il vecchio << Speriamo solo nella guida del nostro Principe. >>

Sorrisi nell'oscurità << Dove si trova ora il comandante? >>

<< Credo stia facendo un giro di controllo fra i soldati, per controllare l'umore e tenere d'occhio il fiume. >> Il vecchio si sporse da dietro la colonna. << Non credo che gli orchi si aspettino di trovarci qui. >>

La nostra non era una brutta posizione: una lunga fila di soldati era stata snodata attorno l'argine ovest del fiume di Osghilliart, ma non al primo ordine di palazzi, bensì al secondo: ciò doveva servire per attirare gli orchi nel meandro di viuzze che era Osghilliart in quella zona, neutralizzarne così la forza numerica.

Quindi, dalla nostra postazione, avevamo una buona vista sul fiume coperto di nebbia, e il vecchio non faceva altro che controllarla.


<< Signori. >>

Una voce autoritaria ci fece voltare e a me anche sobbalzare. Era Boromir, accompagnato da Farmir e da un altro soldato che reggeva una lanterna cieca. I due soldati scattarono sull'attenti e io li imitai.

<< Allora, com' è? >> Chiese Boromir posando una mano sul vecchio e sul giovane. Mentre gli altri due rispondevano con fare gagliardo, io non potevo fare a meno di guardarlo: Oh, Boromir! Pensavo “ Boromir! Ti dico addio ora! Almeno ti vedo un'ultima volta prima di morire. “

<< E tu? >>

Mi accorsi che stava rivolgendosi a me << Tu, soldato, perchè ti mancano le protezioni per le spalle? >>

Io abbassai il capo, cercando di imporre alla mia voce un tono duro e maschile << L'armaiolo non è riuscito a ripararmele, Signore. >> “ Benedetta sia l'oscurità! “ Pensai con sollievo, mentre lui si avvicinava. Io tenevo il viso chino, cercando di sfruttare al meglio le ombre del grande elmo.

<< Vedi di fare attenzione. >> Disse solo il Comandante. Poi chiese, incuriosito << Sei alla tua prima battaglia, soldato ? >>

“ Ma porca troia! “ Esplosi nella mia mente “ Possibile che si metta a fare conversazione proprio ora?!? “ Io risposi come avevo risposto all'altro : un grugnito che poteva dire mille cose.

Faramir posò la mano sulla spalla del fratello e si fece avanti << Non è il momento di fare conversazione, fratello. Vieni, proseguiamo nel giro. >> E poi, rivolto a noi << Tutte le nostre benedizioni e i nostri auguri, affinchè possiate superare questa notte. >> Noi rispondemmo con un inchino.

Quando si furono allontanati, il vecchio disse << Eh, si! Questi principi sono proprio dei principi! Il loro padre mai e poi sarebbe sceso dall'alto del suo trono per augurarci buona fortuna! >>

Annuii e mi permisi di tirare un sospiro di sollievo: non mi avevano scoperto!!! iniziai a ringraziare tutti i Valar.

E fu allora che ricomparve Faramir. Mi indicò << Tu. Vieni con me. >>

Sentii la terra mancarmi sotto i piedi.


<< Togliti l'elmo. >>

Mi strinsi più forte nel mantello e deglutii sonoramente. Faramir mi aveva portata lontano dai soldati, lontano da Boromir, vicino a una parete distrutta, dietro un cumulo di mattoni.

<< Mio signore... >> Cercai di temporeggiare, ma lui mi prese per i polsi e alzò le mani per analizzarle.

<< Queste ti sembrano mani da soldato? >> Me le mise vicino al viso << Eh? >> Mi lasciò andare e si passò una mano sul viso << Ringrazia i Valar che Boromir non sia dotato della mia stessa vista acuta e sesto senso... Anna. >>

“ Merda! “ Mi lasciai sfuggire nella mente, sentendo un rivolo di sudore scendere lungo la schiena. Con lentezza, mi tolsi l'elmo. Faramir rimase senza parole << Ma allora sei davvero TU! >> Sussurrò per non farsi sentire << Che hai fatto hai capelli?! E il viso? >>

<< I- io... >> Iniziai, ma non seppi come continuare: che brutta situazione. Ci fu silenzio fra noi, mentre Faramir si accarezzava la barba, nervoso. Sembrava che analizzasse la situazione.

<< Hai deciso di seguirlo anche se lui ti ha detto di andartene. >> Esordì infine, spezzando il silenzio. Sorrise << E' naturale. >>

“ Naturale? “ Mi chiesi << Cosa? >>

<< Non l'hai seguito per orgoglio, non l'hai seguito per fargli un dispetto, esattamente come lui non ti ha ordinato di andare a casa perchè non ti voleva fra i piedi. E' naturale. >> Mi guardò e disse con aria di rimprovero << Perchè non hai rispettato la promessa? >>

< Io non ho promesso niente! >> Protestai << Vostro fratello mi ha ORDINATO di andarmene...e io ne ho piene le palle di stare alle leggi altrui. Fossi un suo uomo, va bene, ma... >> Cercai di trattenermi, ma non ce la feci e lo dissi << … Io sono la sua ragazza. E su di me non vanta alcun potere. >>

Lui mi guardò con una faccia tra lo stupito e il divertito che mi fece sorridere. << Quindi, principe, capirete bene la mia posizione. >> Mi rinfilai l'elmo ridacchiando << Capirete che per me è d'obbligo essere qui a combattere questa battaglia, con o senza l'approvazione di Boromir. >> Allacciai i para guance sotto il mento << Sono grande, ormai ho passato i diciannove anni ed è ora che decida il mio destino da sola, senza leggi e ordini. Non credete? >>

Dopo un attimo di riflessione, lui annuì in silenzio.


E così si accorse che tutto il fronte era diventato silenzioso, che nessuno più parlava, che neanche i cavalli fiatavano. La tensione stava diventando palpabile, e entrambi ne sentimmo il peso.

Faramir sguainò la spada lentamente, si calò il cappuccio sul viso e si sporse dal cumulo di mattoni.

<< Che succede? >> Chiesi in un soffio.

Lui non rispose e mi fece cenno di sguainare la spada. Mi sentii scossa da un brivido: eccoci. Eccomi. Guerra, sto arrivando.

<< Cerca di starmi il più vicino possibile. >> Mi sussurrò vedendomi spaventata << Se dovessi cadere, corri e non ti voltare. Ho intenzione di proteggerti. >>

Cercai di farmi forza << So difendermi da sola... >> Mormorai tremante. Ripassai a mente le due settimane di allenamento fatte con Boromir.

Boromir... mi vennero in mente i baci, le carezze, le sigarette fumate assieme. Mi venne in mente Matilde, cosa mi aveva insegnato, e con lei tutti i guaritori e i portatori di feriti, e iferiti stessi, e le guardie delle mensa, e i soldati che venivano a farsi curare...tutto, tutto, tutto mi venne in mente in quel momento, e mi passò davanti agli occhi come una serie di fiocchi di neve a folle velocità. “ Proprio ora. “ Mi dissi, stringendo più forte l'elsa della spada “ Proprio ora deve venirmi tutto in mente. “

Sentii la mano di Faramir sulla mia. Scosse il capo, capendo cosa si agitava nella mia mente.

<< Non puoi concederti il lusso di pensare. Libera la mente e pensa alla spada. >>

Guardai la mia lama. Eccoci qui, io e lei: lei prendeva le mie difese, lei decideva se farmi vivere o morire. C'eravamo conosciute e ora veniva sancita la nostra amicizia...o la nostra eterna discordia.

“ Fa il tuo dovere di spada, “ Le dissi, baciandone la lama “ Diventa un prolungamento del mio braccio, e non lasciarne neanche uno vivo! ”


Fu allora che vidi Faramir irrigidirsi e qualcosa di nero schizzare accanto al cumulo di mattoni, proprio davanti all'entrata. Sentii diversi grugniti, mugolii, bisbigli e cozzare di armature e spade l'una contro l'altra. Trattenni il fiato : erano...

Un suono spazzò via il mio pensiero, un suono simile a tuono tempestoso: il Corno di Gondor suonava, tremendamente vicino, seguito da un urlo feroce e immenso:

<< PER GONDOOOOOOOOOOOOOOOORRRR!!! >>

Faramir gridò e uscì dal nascondiglio giusto il tempo di trafiggere un orco alla base del collo, non coperta dalle armature. Lo vidi ritirare la spada grondante di sangue scuro e vidi l'orchetto accasciarsi ai suoi piedi, ai MIEI piedi, e fissarmi con gli occhi privi di vita.

Mi sentii svuotata. Grazie ai Valar, era dal pranzo che non toccavo cibo, perchè sentii lo stomaco ribaltarsi.

Una mano mi prese per il braccio e mi trascinò fuori da quel buco. Mi resi conto che era Faramir, e mi ricordai di quanto aveva detto prima: liberai la mente e mi imposi di restare lucida. Mi voltai verso il fiume, da dove gli orchetti venivano, e me ne ritrovai uno addosso.

Gridai forte, fortissimo, uno strillo così acuto che feci voltare parecchi soldati. Pensai di essere morta e invece, dall'elsa della spada, sentivo qualcosa di caldo e viscido sporcarmi la mano. Guardai l'orchetto: era senza vita, immobile, accasciato su di me. Capii allora: nell'avventarmisi addosso, avevo alzato la spada e lui ci era caduto sopra, uccidendosi. Scattai in piedi, orripilata : avevo ucciso il mio primo orchetto... “ L'ho ucciso. “ Fissai il sangue scuro sulla mia mano.

Improvvisamente pensai “ Sono viva! “ Quella considerazione mi riportò alla realtà. Non potevo pensare troppo: altri orchi stavano arrivando a frotte, e io non potevo distrarmi così facilmente. La fortuna sfacciata della mia prima morte non si sarebbe ripetuta tanto facilmente.

Sentii una mano battermi sulla spalla. Mi voltai: era Faramir, con l'armatura già macchiata di sangue.

<< Ben fatto. >> Disse solo.

E cominciammo a combattere.








NOTICINA: hola a tutti!!! Anna è alla guerra finalmente!!! mi è piaciuta troppo in questo capitolo, così goffa da farsi sgamare subito!l'ho trovata tenerissima, spero che anche voi la pensiate come me!!!!!


or bene, sto diventando dannatamente lenta ad aggiornare.... prometto di essere più lesta, lo giuro!!!

e ora LE DONNISSIME che hanno deciso di non abbandonarmi come un cagnolino bagnato- che immagine commovente!!!


Barby_Etteliene_91: Darling!!!!effettivamente....la vestizione è spiccicata al film di cui parli!!!!uuuuuuuuuuuuuuuuuuuhhhh!!!!!

Jhonny Nicotine: gentil donzella, come vedi Jadis non fa la sua comparsa, ma anna si è fatta sgamare lo stesso ( sai, è alle prime armi, povera... ). ora la battaglia inizia davvero!!!uhuhuhuhuh....vedrai, vedrai!!!

Ragazzapsicolabile91: draling!!! come vedi, i due piccioncini si sono incontrati- anche se in modo indiretto...vedraivedrai nel prossimo chap!!!!


non vedo l'ora di scriverlo!!! oggi sono molto veloce nellle risposte e nei ringraziamenti perchè internet sbarella....sarà il tempo? O un complotto contro il completamento della mia storia??? Mah!!!

lo scoprirete presto nel prossimo chap!!!

bacissimi, pace e ammore!!!!

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Capitolo 20
*** capitolo20:combattimento ***


Lasciai cadere la spada a terra e la ripresi subito dopo, seccata dagli sguardi che gli altri mi lanciarono, appoggiandomi al muro pericolante dietro cui ci eravamo nascosti e guardando il cielo ancora scuro. Da quanto tempo combattevamo? Da quando gli orchi ci erano piombati addosso?

La voce di Faramir mi riportò alla realtà: il capitano stava parlando coi sei arcieri che si erano uniti a noi nel corso della battaglia, mentre io me ne stavo appoggiata al muro ad ascoltarli distrattamente. Parlavano di tattiche.

<< Non stiamo andando male. >> stava dicendo Faramir, e mi venne da ridere: non stiamo andando male nel farci massacrare da quei bastardi? L'avevo vista coi miei stessi occhi, la massa di orchi era variegata: ce n'erano di grande e piccola taglia, chiari o scuri, bestiali o simili agli esseri umani-per quanto la loro bruttezza lo consentisse. Solo una cosa avevano tutti in comune: una spaventosa sete di sangue umano, sete che veniva saziata con i nostri morti. Rabbrividii immaginando sia Boromir che Faramir in quelle condizioni. “ Mai e poi mai! “ Mi dissi, ricominciando ad ascoltare.

<< … Dobbiamo riunirci agli altri arcieri. >> Stava dicendo Faramir << In sette non potremo fare nulla e inoltre la nostra missione è stata un successo. >> Ci eravamo staccati dal grosso della battaglia per inseguire una banda di orchi sbandati. Li avevamo colti di sorpresa sbucando davanti a loro e trucidandoli con frecce e spade. Davvero un successo.

Uno degli arcieri mi indicò con la punta dell'arco << L'altro soldato non sa tirare? >>

Faramir abbassò la punta dell'arma e mi fece da scudo. Mi aveva consigliato di parlare il meno possibile e così rispondeva lui per me. << E' la sua prima battaglia, ed è sconvolto. Non possiamo chiederglielo. E inoltre, io di archi in più non ne vedo. >>

<< Ma... >>

Faramir si fece improvvisamente duro e gelido come ghiaccio. Alzò un sopracciglio e fece valere la sua autorità << Qualcuno ha qualcosa da ridire sulla mia decisione? >>

<< No...Capitano. >>

Ringraziai Faramir con tutto il cuore mentre tiravo un sospiro di sollievo: non avrei mai dimenticato i rischi da cui mi salvò quella notte.

<< Al massimo, potrà servirci nella retroguardia mentre ci uniamo al gruppo di mio fratello. >> Il capitano si voltò e mi fece un cenno << Te la senti, soldato? >>

Io annuii in silenzio e mi scostai dal muretto. Faramir sorrise soddisfatto e accennò ai soldati di avvicinarsi.

<< Dobbiamo dirigerci verso sud. >> Disse, mentre con la punta della spada traccia una linea sinuosa sulla terra: era il corso del fiume. << Noi siamo si e no qui. >> Indicò un punto molto a nord e tutti annuimmo. << Il comandante Boromir è al centro, assieme al grosso della resistenza. >> E fece un punto più marcato a metà del fiume << E' da qui che la maggior parte degli orchi sbuca. Non saremo in molti ma dobbiamo ricongiungerci ai nostri compagni per resistere con loro. >>

Tutti annuirono, e io mi concessi un sorriso: andavo verso Boromir, che sicuramente era in ottima salute e stava infilzando orchi su orchi. L'avrei visto combattere, e l'avrei tenuto d'occhio come era da piano.


Decidemmo così: io sarei stata davanti col capitano e non nella retroguardia come deciso in un primo momento, mentre dietro di noi sarebbero venuti gli arcieri. Non pensavamo di trovare orchetti così distanti dal centro dell'attacco, ma decidemmo di metterci in guardia. Quindi, avanzammo nella notte senza luna di Osghilliart con le spade sfoderate e le frecce incoccate.

<< Come stai? >> Mi chiese Faramir in un sussurro, dato che eravamo un po' distaccati dal gruppo.

<< Bene. >> Mentii. In realtà, ero messa male: l'armatura iniziava a pesarmi, le braccia erano indolenzite ed ero completamente coperta di sangue di orco. Avevo anche una piccola ferita alla spalla, un graffio che un orco mi aveva fatto prima che riuscissi ad infilzarlo, ma nulla di che. Non volevo- e non potevo- andare in infermeria a nessun costo.

<< Menti. >> Mi disse Faramir << Io sono a pezzi, e sono abituato. >> Mi guardò << Non riesco a capacitarmi di come tu riesca ad essere ancora in piedi. >>

<< La forza dell'amore? >> Ironizzai io << Non lo so, Capitano. So solo che mentre combattevo non sentivo nessun dolore, mentre ora mi sembra di essere una vecchia. >>

Lui annuì << In ogni caso, Boromir ti ha insegnato bene. >>

Scossi il capo << Non è stato solo Boromir. E' la spada. >>

<< La spada? >>

<< Dite... >> Iniziai titubante, ma non proseguii, notando un movimento sospetto. Alzai il braccio e ci fermammo nell'ombra di una casa.

Qualcuno si muoveva fra le rovine. Feci un cenno a Faramir e mi avvicinai per controllare.

Trassi un respiro di sollievo quando vidi che erano solo due barellieri.

<< Compagni. >> Dissi, e questi si voltarono di scatto, facendo quasi cadere per lo spavento il ferito che reggevano fra le braccia.

Mi voltai verso gli altri << Capitano, sono i nostri! >> E sia Faramir che i soldati si avvicinarono tirando un respiro di sollievo.

Chiedemmo notizie: quanti feriti? Quanti morti? Si riusciva a capire l'andazzo della battaglia?

<< Mio signore Faramir, Matilde si sta adoperando per salvare il maggior numero possibile di vite umane, per non parlare del ruolo che svolgono anche gli altri guaritori, ma è dura: quei bastardi sono molti, la loro forza è grande e con un solo colpo sono in grado di uccidere due soldati. >>

<< Notizie del principe Boromir? >> Chiese Faramir: quello era l'unico modo per sapere se il fratello fosse vivo o morto.

<< Non è in infermeria, mio signore. >>

Intervenne il ferito con voce flebile << Gli starà facendo un culo così. >>

Tutti sorridemmo.

Poi il corno di Gondor suonò di nuovo in lontananza, e ci dovemmo separare.



Piombammo sugli orchetti scagliando prima frecce dall'oscurità e venendo acclamati dai soldati vicini. Il corno squillò ancora, vicino, anche se Boromir non si vedeva, e ci lanciammo nella mischia. L'armatura non mi pesava mentre spiccavo teste e trapassavo petti, al grido di << Gondor! Gondor! >> Uno fra mille soldati. Una strana euforia animava il mio corpo, la sentivo stuzzicarmi il cervello e farmi spuntare un sorriso compiaciuto in volto.

Che diavolo stava succedendo? C'era qualcosa di nuovo nell'aria, qualcosa che riscaldava il sangue e spaventava gli orchi. Cercavo di capire il motivo di quel brivido caldo mentre trafiggevo l'occhio di un 'orchetto e lo lasciavo piombare a terra. Non sentivo le urla accanto a me, le imprecazioni, le bestemmie. Sentivo solo ridere, ma credevo che fosse solo nella mia testa, quella risata, e non tutta intorno a me. Sentivo ogni senso tendersi, ogni nervo contrarsi e vedevo perfettamente ogni sfumatura, ogni nero profondo, ogni luccichio sospetto nell'oscurità.

Qualcosa di nuovo aleggiava nell'aria e entrava nel mio spirito: sentivo perfettamente che il mio cuore si riempiva di speranza.

Mi stupii “ Speranza? “ Mi chiesi, scavalcando un cadavere orchesco “ In un posto simile? “

Poi sentii quella voce, una voce a me famigliare, che gridava dietro di me << Non cedete alla paura, soldati di Gondor! >>

Non era Boromir, non era nemmeno Faramir- ci eravamo separati nella mischia. Era qualcuno che non vedevo da parecchio, qualcuno che mai mi sarei aspettata di trovare in battaglia, in sella al suo destriero e con la spada fiammeggiante in mano.

<< MITHRANDIR!! >>

Gridarono tutti, e come un'onda ci lanciammo in una carica spietata verso il Nemico. Senza pietà.


Gandalf era vestito di cenci come al suo solito ma non portava il capello e reggeva fra le mani non solo il bastone, ma anche una spada fiammeggiante, una di quelle lame che sanno riconoscere la presenza degli orchi. Aveva lasciato libero Ombromanto e correva a piedi con noi. Nella furia della battaglia non riuscii ad avvicinarmi a lui, ma lo vidi far cadere parecchi orchi ai suoi piedi. Ecco da dove veniva la speranza: era LUI la speranza! Gridai con tutti gli altri il suo nome.

Sentii ancora il corno di Gondor e la voce di Boromir invocare il nome di Gondor alle mie spalle.

Mi voltai un attimo e lo vidi: bello come una divinità, pallido e irato, con l'armatura scintillante macchiata di sangue e il mantello stracciato, fra le mani la lunga spada e l'asta col vessillo di Minas Tirith. Stava caricando a piedi con un gruppo di soldati, fra cui vidi anche Faramir e i miei altri compagni. Mi unii alla carica e combattei alle spalle di Boromir per non farmi notare troppo. Ero stata sciocca a preoccuparmi per lui: sembrava che la lama fosse un prolungamento del suo stesso braccio, come un arto supplementare.


Finalmente gli orchi iniziavano a diminuire nonostante fossero agguerriti come all'inizio della battaglia, e me ne compiacqui: ero uscita viva dalla mia prima battaglia, senza troppi problemi in fondo.

<< Hei! >> Senti un braccio afferrami per la spalla e mi voltai: era Faramir. << Guarda. >> Mi disse fissando un arco semi illuminato: Gandalf era impegnato in un duello con un orco il doppio di lui, quando un guizzo bianco attirò la mia attenzione. Un lampo nella notte e un ululato.

<< Merda. >> Dissi solo, prima di vedere Jadis avventarsi sulle gambe dell'orco che cercava di uccidere Gandalf.

<< Le avevo detto di non seguirmi! >> Esclamai a denti stretti.

<< Ti tradirà. >> Sentenziò Faramir, concentrandosi sul combattimento. Poi sorrise << Quella bestia ti deve amare. >>

Io tornai a guardarlo, pronta a ribadire qualcosa quando lo vidi: dietro di lui, un grande orco stava mirando proprio alla sua testa.

<< FARAMIR!!! >> Gridai con quanta voce avevo in corpo, spostandolo e sbilanciandomi in avanti.


Ma era tardi.

Sentii il dardo conficcarsi da qualche parte sul mio corpo, forse la spalla, forse il collo e mi sentii cadere. L'elmo rotolò via dal mio capo mentre scivolavo a terra e annaspavo per cercare aria. Non sentivo più nulla, ero come sorda.

Vidi il viso di Faramir chinarsi sul mio, chiamarmi, sconvolto. Qualcun altro si chinò su di me, sentii delle goccioline cadermi sul viso e mi stupii rendendomi conto che fosse sangue.

Credevo di vedere tutta la vita passarmi davanti, ogni cosa, ogni attimo. E invece no.

Ho continuato a guardare le persone attorno a me, i loro visi, finchè tutto si è fatto buio e io mi sono addormentata.

E allora ho sognato.







NOTICINA:Eccoci qui con un nuovo, esilarante capitolo della saga di Anna!!!!uuuuuuuuuuuuuuuuuuh!!!!tra un po' è finita anche questa...credo che ancora un paio di capitoli e poi ZAC!eheheheheh... un grazie alle mi fedelissime Barby_Ettelien91 e Ragazzapsicolabile91: grazieeeeeeeee!!!!spero che apprezzerete codesto chap!!!!


un bacio a tutti gli altri lettori anonimi!!!!

bacissimi, pace e ammoreeeee!!!! ciauuuuuu!!!!

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Capitolo 21
*** capitolo21: l'origine ***


“ Devo essere morta. “

Fu quello il primo pensiero di quando mi svegliai. Non trovavo strano il fatto di essere nuda in un prato verde, con le montagne alle mie spalle che incombevano vertiginosamente alte, nitide nel cielo azzurro del pomeriggio, le pendici avvolte in un manto verde scuro dall'aria florida.

Mi toccai vicino al cuore, poco più in alto, e sentii una fitta. “ Fa ancora male. “ Constatai tristemente.

Avevo fallito. Avevo fatto l'unica cosa che mi ero ripromessa di non fare nel corso della battaglia, l'unica che avevo promesso a Boromir e anche a Matilde, l'unica raccomandazione che avevo fatto ai miei cari: morire. “ Sono stata un'oca. “ Mi dissi nel sogno, prima che il prato mi inghiottisse di nuovo.


Mi risvegliai distesa su un manto di foglie, un sottobosco, accanto a due bambine identiche: stessi capelli scuri e lunghi, stessa frangetta corta sulla fronte, stesi occhi vivaci, stessa aria allegra. Due gocce d'acqua. Analizzavano le foglie sotto di loro, riuscivo a vederlo, ma non riuscivo a SENTIRE quello che si dicevano. O meglio: era come se fossimo divise da una parete di vetro, quindi io le vedevo muovere la bocca, le vedevo ridere, le vedevo fare le smorfie...ma non le sentivo.

“ La Morte rende anche sordi? “ Mi chiesi, alzandomi e guardandomi attorno. Il bosco era grande e luminoso e si stendeva a perdita d'occhio. Le foglie per terra creavano un manto soffice, punteggiato qua e la da ricci di castagne dell'anno prima, da ortiche libere e cespugli bassi. Lasciai vagare lo sguardo distrattamente, sentendomi assieme estranea e intima del bosco, come se lo conoscessi ma non mi ricordassi più di lui.

Fu allora che la mia attenzione si focalizzò su un albero in particolare: a qualche metro da me, un grande castagno contorto, dai rami morti e l'aria triste e antica, si ergeva solitario, come se tutti gli altri alberi avessero voluto evitare la sua compagnia.

Io quel castagno l'avevo già visto.

Mossa da un impulso irresistibile, mi mossi verso di lui. Era un albero maestoso ,che incuteva anche un po' di timore a guardarlo da vicino, forse a causa del tronco cavo: dentro quella cavità, un nero di pece riposava. E aveva l'aria di non voler essere disturbato.


Le bambine arrivarono di volata, rincorrendosi attorno al castagno più e più volte, finchè non piombarono esauste fra le sue radici. Una disse qualcosa all'altra e entrambe risero per poi abbracciarsi. Anche quel gesto me lo ricordavo...

poi entrambe si volsero verso il castagno, mentre un vento forte iniziava a soffiarmi nelle orecchie e a farmi sbattere i denti: ero pur sempre nuda! Una fece cenno all'altra di non muoversi e si allontanò , lasciandola sola ad esplorare le mille pieghe della corteccia del castagno.

Ero rimasta appoggiata col fianco all'albero a guardare le bambine giocare, non mi ero mossa.

Non mi mossi nemmeno quando la bambina rimasta sola si accostò alla cavità e ci guardò dentro, anche se una sottile inquietudine mi stava attanagliando il cuore.

<< No... >> Le sussurrai << Non avvicinarti. >>

E li accadde: giuro che quella bambina mi guardò, ma non come si guarda nel vuoto. Mi guardò come si guarda una persona che ti parla. << Non farlo. >> Le dissi a voce più alta, accovacciandomi per essere alla sua altezza. << Non farlo. >> Ripetei.

Le rimase a guardarmi con gli occhi screziati di verde, occhi piccoli e dal taglio leggermente a mandorla, anche loro così famigliari.

La bambina si volse, richiamata da qualcosa e io seguii il suo sguardo: la sorella stava tornando agitando fra le mani una piccola scatola nera, felice.

Lei tornò a guardare la cavità, il suo nero vivo, curiosa come solo una bambina può esserlo.

Poi guardò di nuovo me. Cercai di afferrarla, convinta che non dovesse farlo, ma le mie mani attraversarono il suo polso come se fossero state fatte di nebbia.

Lei mi fece un sorriso gentile, di circostanza, come se le avessi detto qualcosa che non faceva ridere nemmeno i polli. Abbassò solo la testolina ed entrò.

Il male della ferita si fece sentire più acuto che mai, e non potei fare a meno di lasciarmi cadere all'indietro, annaspante.

L'ultima cosa che ricordo è essermi detta, mentre la vista si appannava:


Ma certo. Io lo so... lo so. Quella bambina.

Sono io.”












NOTICINA!!!!yahooooooooooo!!!!eccoci qui di nuovo!! questo chap è corto, ma in fondo è un sogno no? Ebbene: colpo di scena? Non colpo di scena? Mi è piaciuta molto l'idea di inserire l'origine di Anna in un sogno, perchè per lei è stato così traumatico da averlo rimosso.


Iiiiiin ogni caso, passiamo ai RECENSORI (ma è italiano o è un neologismo? Bah! ):


Ragazzapsicolabile91: donna!!! grazie per gli apprezzamenti! Ebbene si, Gandalf è sceso in battaglia_ della serie: al posto giusto nel momento giusto!Per quanto riguarda Boromir... lo scoprirai nella prossima puntata!!!Muahahahahahah!!!


Jhonny Nicotine: l'euforia è dovuta a Gandalf, sceso in battaglia con l'esercito di Gondor: senza di lui, i nostri sarebbero sicuramente morti stecchiti!per l'arco e le frecce...ma ti pare? Quella là sa a malapena reggere una spada, figuriamoci con l'arco! MA ti prometto che nella prossima storia- perchè ci sarà una prossima storia :D – Anna saprà tirare con l'arco: giuringiuretto!!!!



con ciò, saluto anche tutti gli altri lettori anonimi e comunico che abbiamo sorpassato le 300 visite anche grazie a voi!!! GRAZIEEEEEEEEEEEEE!!!!!

bacissimi, e Buon Natale!!!



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Capitolo 22
*** capitolo22:ritorno alla vita. ***


Spalancai gli occhi,inspirando forte come se fossi stata per lungo tempo senza fiato, e sentii un dolore atroce al cuore, così forte da farmi accartocciare su me stessa e farmi gemere.

Qualcosa di caldo si posò sulla mia testa e un senso di immediato benessere mi pervase, un caldo che scacciò il gelo del dolore e della paura del risveglio. Poco dopo mi accorsi che si trattava di una mano grande, una mano che conoscevo da tempo. Mi voltai per controllare e sorrisi, nel constatare che Gandalf mi stava toccando la fronte esattamente come quando ero piccola e malata.

<< Gandalf... >> Bisbigliai e sbattei più volte le palpebre << Non sono malata.. >>

Lui mi sorrise con aria affettuosa << No. >> Disse << Non sei malata, ma abbiamo temuto tutti per te. >>

Mi ricordai della freccia, di quello che avevo visto e sentito. Vidi lui. Chiusi gli occhi e mi scostai un po' da Gandalf << Come sta Boromir? >> Chiesi dandogli le spalle.

<< Il tuo comandante sta abbastanza bene >> Lo sentii sedersi sul letto << Lui ti ha condotta qui e qui è rimasto fino a poco fa, quando io l'ho convinto ad andare a darsi una lavata e a riposarsi. Era dalla notte della battaglia che non chiudeva occhio. >>

Pensai: dovevo trovarmi nella casa di guarigione di Osghilliath, nella stanza dei guaritori vista la comodità del letto. Data la luce rosata che entrava dalla finestra, doveva essere il crepuscolo.

<< Da quanto sono qui? >>

<< Oh, una bazzecola: solo un paio di giorni. >>

<< UN PAIO?! >> Gridai forte, alzando la testa dal cuscino e girandomi verso lo stregone. Tossii un po' e mi toccai la ferita, nascosta dalle fasciature << Sono rimasta incosciente per una stupida freccia...per due giorni?!? >>

Gandalf mi passò un bicchiere d'acqua con un sbuffo << E' proprio da te non saper calcolare i rischi, Anna: non hai pensato che quella freccia potesse essere avvelenata? Che se fosse scesa un attimo di più avrebbe trapassato il tuo cuore senza darti scampo? >>

Io annuii, sorbendomi quel rimprovero in silenzio: d'altro canto, che potevo fare? Sicuramente non ribattere! Ero stata un'incosciente a pensare di scendere in battaglia per proteggere Boromir: era l'unico che non avesse bisogno di protezione, lui!<< Però ho protetto il principe Faramir! >> Esclamai << Se non fosse stato per me, quella freccia l'avrebbe trapassato e sicuramente l'avrebbe ucciso. >>

Gandalf annuì e si accese la pipa, guardandomi da sotto le folte sopracciglia. Non sembrava essere stato ferito nel corso della battaglia.

<< E' stata una buona cosa che tu sia arrivato giusto per combattere, Gandalf. >> Gli dissi << Tu hai riportato la speranza nei nostri cuori. >>

<< La speranza che reco io è solo un'ombra di quella vera. Ed essa verrà a Gondor, se i Valar lo vorranno. >> Ribadì Gandalf, facendo un anello di fumo, lasciandomi stupita: che parole oscure...

Decisi di cambiare argomento << E come sta il principe Faramir? Ha subito ferite? E la battaglia? E' vinta? >>

Gandalf rise, divertito << Quante domande! Curiosa come al solito! >> Mi spiegò che la battaglia per Osghilliarth era stata vinta grazie al grande coraggio degli uomini di Gondor e al sopraggiungere dell'alba << Per quanto riguarda il principe... Faramir ha smesso di autoincolparsi della tua ferita solo quando Matilde lo ha rassicurato che eri fuori pericolo. Per quanto riguarda il pugno... >> Ridacchiò, divertito << Credo che non riuscirà a mangiare carne per almeno un altro paio di giorni! >>

<< Il... pugno? >> Domandai perplessa << Di che pugno parli? >>

<< Ah già! Tu non puoi saperlo. >> Si alzò dal letto per andare alla finestra << Boromir ha tirato un pugno a Faramir quando ha scoperto la tua presenza sul campo di battaglia.. >>

<< Lui ha fatto COSA??? >> Esclamai, puntellandomi su un gomito e fissando la schiena di Gandalf << Un pugno a SUO FRATELLO? >>

Gandalf fece spallucce << E' diventato una vera belva quando ti ha vista agonizzante e travestita da soldato. Si è messo davanti al tuo corpo e ha ucciso tutti gli orchi che gli si paravano davanti, aiutato dai suoi uomini, intimoriti alla vista del loro capitano nero di sangue d'orco e che gridava come un pazzo. Persino il vessillo è stato sporcato, persino l'albero bianco. E tutto per te. >> Si voltò e alzò un sopracciglio << Una ragazzina come te è riuscita ad animare questi soldati anche più dei discorsi infuocati di Boromir! La tua storia ha fatto il giro di Minas Tirith, piccola: hai incantato tutti con il tuo coraggio e ardore nell'inseguire il tuo capitano. >> Sorrisi all'ennesimo “ Tuo” detto in tutte quelle frasi: ma era così evidente? << Io aggiungerei che ad incantare Gondor sia stata anche la tua incoscienza, ma questo è un mio pare personale. >> Mi sorrise calorosamente e mi posizionò dei cuscini dietro la schiena per sorreggermi.


<< Ma ora veniamo al dunque. >> Si sedette su un piccolo sgabello proprio vicino a me << Il dunque: ti avevo lasciata con una missione, qui a Gondor... com'è andata? >>

Due parole mi piombarono sulla testa come macigni: la missione. Merda.

Tacqui, cercando di farmi venire in mente qualcosa di credibile. Mi scervellai, ma quando vidi la faccia divertita di Gandalf non potei fare a meno di essere stupita << Ridi? >>

Il suo sorriso si allargò sempre di più, per poi scoppiare in una fragorosa risata. Interdetta, restavo a guardarlo << Ne ero certo! Anna di Isengard, sei completamente inaffidabile come spia! >> E si spiegò << Non c'era alcuna missione! Era solo un modo per portarti fuori da Isengard e responsabilizzarti, anche se non sembri più responsabile di quanto lo fossi prima... anzi: sei forse diventata più sovversiva, dopo i tuoi diciannove anni. E poi... ho saputo che qualcosa si è mosso >>

<< Non so di cosa tu stia parlando... >> Ribadii arrossendo: sapevo ESATTAMENTE di cosa parlava..

Gandalf annuì con l'aria di chi la sa lunga << La nostra Anna si è innamorata, nevvero? >>

<< Non sono innamorata! >> Ribadii, cercando di far finta di niente << Mi...mi piace. >>

<< Anche a lui tu piaci, figliola. >> Gandalf mi accarezzò i capelli corti << Ma fa attenzione quando gli parlerai: è ancora molto arrabbiato. >>



Parlai con Gandalf ancora a lungo e a noi si aggiunsero anche Jadis- che non era mai stata così contenta di vedermi- e Matilde, da cui ebbi una lavata di capo per la mia incoscienza nello scendere in battaglia. Ma anche lei capì che quello era stato il corso naturale delle cose, e mi consigliò vivamente di ringraziare Faramir e di parlare con Boromir.

<< Dici riesco ad alzarmi per la cena? >> Le chiesi: avevo voglia di cercare Boromir più che di cenare, ma non volevo dirlo.

Lei scosse il capo e mi poggiò una mano sulla spalla non ferita << Riposa. La cena ti verrà servita a letto. >>



Mi aspettavo uno dei guaritori, magari Eluani con i suoi consigli piccanti, se non Gandalf stesso, come quando ero piccola.

Non ero psicologicamente pronta per vedermi comparire davanti Boromir con un vassoio di legno, una scodella di minestra fumante e il pane nero. Rimasi talmente scioccata da restare senza parole e lasciarlo senza saluto. Nella stanza andava facendosi buio, e Boromir appoggiò il vassoio su di un tavolo per accendere diverse candele e una lanterna per rendere lo spazio più luminoso. Era vestito con una camicia semplice,i pantaloni e gli stivali alti; non vedevo alcuna fasciatura sul suo bel corpo, e ringraziai i Valar di averlo protetto in battaglia.

Eravamo solo io e lui. Dalla finestra, riuscivo a sentire il chiasso di fuori, in contrasto col silenzio pesante della stanza.

Si sedette sullo sgabello di fianco al letto, prese il vassoio e per la prima volta mi fissò negli occhi. Era da quando ci eravamo salutati che non ci vedevamo così da vicino. Aveva il viso stanco, stanchissimo, come se non avesse dormito per giorni, o come se una gran tensione finalmente allentata l'avesse lasciato sfinito.

Che scena interessante: il principe di Gondor che imboccava un'ammalata! Non credevo che mi sarei mai trovata in una situazione simile in vita mia.

Iniziò a imboccarmi, spezzettando il pane nero nella minestra e dandomi piccoli cucchiai, così piccoli che non si sporcavano nemmeno le labbra.

Non ci rivolgemmo una parola: io lo facevo per orgoglio e anche perchè chiedere scusa non sarebbe servito a nulla- e scusa di chi, poi? Io avevo seguito solo il mio istinto, quella voce che mi aveva detto che non sarei stata in pace a Minas Tirith, senza di lui. Lui non parlava per orgoglio esattamente come me, o forse anche lui aveva altro da nascondere? Avrei voluto dirgli così tante cose... e invece ci fissavamo e basta, gli occhi scintillanti alla luce delle candele.


La minestra finì e Boromir non aveva in programma di chiaccherare con me, quella sera. Poggiò il vassoio sul tavolo di prima e rimase in piedi dandomi le spalle per qualche attimo, come se aspettasse qualcosa, o come se cercasse di trovare la forza di parlare. Intanto, nel mio cuore andava a formarsi un nodo non solo di rabbia per quel comportamento stupido e orgoglioso, ma anche di paura, la paura di perderlo per quello che era successo.

Non potei resistere: la tensione stava crescendo sempre di più. Mandato a quel paese l'orgoglio, mi costrinsi a dirlo << Io... ti devo delle scuse. >>

Non sarebbe servito a nulla, ma non potevo più sopportare quel silenzio. << Scusa. >> Sussurrai, mentre una lacrima silenziosa cadeva sul pavimento. << Scusa. >>

Boromir non parlò, strinse solo i pugni sul bordo del tavolo e non parlò.

Soffriva, soffrivamo entrambi per quella situazione.

Decisi di alzarmi. Gettai le coperte indietro e posai i piedi a terra. Mi alzai e vidi la stanza vorticarmi attorno: due giorni a letto non mi avevano fatto bene, evidentemente, dato che mi sentivo debolissima. Indossavo solo una camicia da uomo e sotto di essa stava la fasciatura che inglobava braccio sinistro e spalla sinistra, ma decisi di non farci caso. Mi avvicinai con passo incerto e cercai la sua mano << Boromir... >> mormorai, sfiorandogli la mano ancora serrata attorno al bordo del tavolo. Scattò come un serpente, sfuggendo al mio contatto come se la mia mano scottasse come brace << Non mi toccare! >> Esclamò quasi gridando voltandosi e facendo cadere per terra il vassoio di legno. La scodella si ruppe, facendo parecchio rumore; poi, solo silenzio. Rimasto stordito dalla sua stessa reazione, Boromir si appoggiò al tavolo, barcollando un poco e respirando affannosamente.

Io lo guardavo in silenzio, la bocca dischiusa per lo stupore, senza dir nulla per non peggiorare la situazione: quell'omone grande e grosso, severo e orgoglioso fino al midollo, si era lasciato scappare un lungo singhiozzo e poi era scoppiato in lacrime come un bambino, cercando di coprirsi il volto con le mani, come per nascondersi.

<< Boromir. >> Lo chiamai , cercando di non far caso al dolore al petto mentre il mio respiro si faceva più affannoso << Non piangere, Boromir... >> Sorrisi a denti stretti, << Ricordi? Si piange per i morti, non per i vivi, sciocco .>>

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Capitolo 23
*** capitolo23:riconciliazione ***


Una macchia di sangue sulla fasciatura pulita indicò la riapertura della ferita. Faceva male e il dolore mi indeboliva sempre di più, stordendomi, ma non potevo tornare a letto. Se tornavo a letto, l'avrei subita come una sconfitta e invece io dovevo vincerla, quella battaglia, per non perdere il mio Boromir. Il MIO.

Avevo la fronte imperlata di sudore e posai una mano al tavolo con un sospiro.

Forse rendendosi conto di dove ero, di cosa avevo fatto nelle mie condizioni, Boromir riportò l'attenzione su di me, tirò su col naso e si asciugò gli occhi con la manica della camicia. << Non dovresti alzarti, hai ancora la febbre... >> Mormorò con la voce ancora incrinata. Le prime parole che mi rivolgeva dal nostro addio.

Non le presi troppo bene << Fanculo la febbre! >> Sbottai. Il tavolo non era particolarmente alto, e con un saltello mi ci sedetti sopra, lasciando le punte dei piedi a sfiorare terra. Vidi i suoi occhi guardarmi le cosce nude e sorrisi: non potei fare a meno di ripensare a quello che mi aveva detto Ganadalf, cioè che era stato lui in persona a condurmi alla casa di guarigione...sicuramente non era uscito mentre mi spogliavano. Quel pensiero mi fece sorridere, nonostante la situazione fosse critica. Cercando di guardarlo negli occhi, gli dissi << Gandalf mi ha detto quello che hai fatto. >> Pausa << E immagino che tu mi abbia anche vista nuda senza permesso. >>

Sembrò che la crisi di pianto gli fosse passata. Addirittura un'ombra gentile gli aveva velato gli occhi e l'aveva fatto leggermente sorridere, per poi farlo tornare torvo e serio. Arrabbiato.

<< Si può sapere che diavolo ti è saltato in testa? >> Sibilò, guardandomi finalmente in faccia

<< Perchè mi hai disubbidito? >>

Tacqui. E che potevo dirgli? Ogni cosa, ogni parola per discolparmi gli avrebbe fatto saltare la mosca al naso. Mi avrebbe aggredita, azzannata alla gola se avesse potuto. Ne ero certa.

Incrociò le braccia sul petto e mi guardò con aria superiore, come se stesse interrogando un soldato poco preparato << Ebbene? Sei venuta in guerra solo per vedere gli orchi e per farmi dispetto? >>

Chiusi gli occhi: ” Valar , datemi la forza di non rispondergli male. “ Pregai, per poi guardarlo in faccia e sputare un << No. >> secco e spazientito: lo sapeva benissimo perchè ero scesa in battaglia.

<< E allora per cosa sei scesa in battaglia? >>

Mandando a quel paese la preghiera ai Valar, lo fissai storto e mi imposi di vincere quella battaglia fra me e lui << Indovina. >> Feci, ringhiando << Se tu e Matilde non vi foste convinti della mia incapacità, io sarei rimasta qui alla luce del sole, senza sotterfugi, senza dover mentire. Ma nessuno dei due ha voluto sentir ragioni, nessuno dei due ha voluto ascoltarmi: troppo presi dalle vostre faccende, avete preferito cacciarmi! >> Avevo parlato veloce, presa dalla foga e dalla rabbia che velocemente mi stava montando dentro. Avevo ragione. E basta.

Per tutta risposta, Boromir ridacchiò << Ma ti senti? Ti rendi conto di quanto dici? Sai quanti soldati sono morti? Più di cento! E hai visto come è bella la guerra che tanto aspettavi? Per non parlare del fatto che hai rischiato... >>

<< Ma per salvare Faramir!! >> Lo interruppi esasperata << E io non aspettavo nessuna cazzo di guerra! E' piombata addosso anche a me, cosa credi!! e per quanto riguarda Faramir...Che dovevo fare, lasciarlo morire?! E che ti è saltato in mente di tirargli un p- >>

<< MA RISCHIAVI DI MORIRE TU! >> Mi interruppe bruscamente lui, una maschera di rabbia, scostandosi dal tavolo e mettendosi davanti a me << CAPISCI CHE NON L'AVREI SOPPORTATO?!? CHE SEI L'UNICA DONNA CHE AMO E CHE NON L'AVREI SOPPORTATO?? >> Lacrime di rabbia rigarono le sue guance e la voce gli si incrinò, mentre si passava una mano sulla fronte e tornava ad appoggiarsi al tavolo. << Non l'avrei sopportato. >> Ribadì per sottolineare il concetto, prima di chiudersi in un muro di silenzio.


Io ero ammutolita e attonita: ma avevo capito bene o...? Lui piangeva in silenzio, cercando di non farsi sentire ma io le vedevo, le vedevo quelle lacrime grosse che gli gocciolavano lungo il naso, che si asciugavano nella barba. Le ho viste e le ho contate tutte.

<< Hai detto che non avresti potuto sopportare la mia morte. >> Non so da dove uscirono quelle parole, ma le ricordo ancora perfettamente. << Bè, io non potevo sopportare di non sapere se tu fossi vivo o morto. >>

<< Ma cosa centra... >>

<< Eh no carino! Centra eccome! Perchè tu devi essere preoccupato per me che scendo in battaglia e io non lo posso essere per te? Perchè tu puoi mandarmi dove ti pare e io non posso ribadire? Perchè Boromir, PERCHE'! >> Lui non mi rispose, ma io non cercavo una risposta << No? Bene, allora te lo dico io, perchè! Perchè tu hai creduto che io fossi uno dei tuoi soldati, uno a cui dare un'ordine e lui tac! >> Schioccai le dita << Lo esegue! Ma qui è un'altra faccenda: io non sono un tuo uomo, non sono un tuo soldato. Sono solo una ragazza, Boromir, una ragazza. >> Salati giù dal tavolo e mi misi davanti a lui << Cosa credi? Mica sono scesa in battaglia per vedere la guerra, o quei bastardi che quasi mi facevano secca...se lo pensi, lasciatelo dire, sei proprio stupido. >> Finalmente lui alzò lo sguardo su di me, mi trapassò con lo sguardo esattamente come quando si era arrabbiato il primo giorno di allenamento. Uguale. Presi fiato e glielo dissi << Sono scesa in battaglia perchè ero preoccupata >>.Alzai fieramente il capo, pronta a declamare la mia verità

<< Per te. Ero preoccupata per te. >>


Lui non disse nulla, non fiatò. Sembrò soppesare quanto io gli avevo appena detto, fissandomi negli occhi: vero o falso, sono sicura che si stesse chiedendo.

Decisi di spiegarmi meglio << Non sarei stata in pace a Minas Tirith, senza sapere come andava qui. Non potevo sopportarlo. >> Presi una boccata d'aria, mi mancava il fiato << Non credere che non abbia avuto paura a...a scendere in battaglia, Boromir, anzi: se non fosse stato per Faramir, molto probabilmente sarei morta, e non ti avrei più rivisto.. ma.. ma ora sono qui, viva..e ho combattuto accanto a te e ...e ho rischiato di morire per seguire la tua causa e...e non volevo ferirti, ma ero così arrabbiata che non... io... >> Mi fermai perchè mi sentivo: stavo delirando o cosa? La fatica stava iniziando a farsi strada nel mio corpo: la stanza vorticava, le gambe le sentivo farsi più deboli e la ferita pulsava sempre di più. Che mi si stesse alzando la febbre? Sentivo il sangue rombarmi nelle orecchie... poi vidi stelle vorticare davanti ai miei occhi e qualcosa di solido e caldo che mi afferrava e mi sollevava. Mi lasciai cullare da quell'abbraccio e fissai le stelle.



Capii di essere svenuta quando mi ritrovai a letto, con Boromir che mi rimboccava le coperte.

<< Borom... >> Lo chiamai, e lui venne da me, mi prese una mano fra le sue e rimase li. Per quanto la vista fosse appannata, non vedevo traccia di rabbia sul suo volto. Solo preoccupazione. Gli sorrisi << Hai smesso di tenermi il muso? >> mormorai, la voce roca.

Lui si sforzò di sorridere << In queste condizioni, non possiamo discutere di una cosa tanto impegnativa. >> Si sedette sullo sgabello li vicino << Non ti ho perdonata, ma posso affermare di aver capito le tue ragioni e anche di più: mi … >> Doveva essere dura per lui, scusarsi, ma alla fine lo disse << Mi scuso per quanto ho detto e fatto. La prossima volta cercherò di capirti meglio. >>

<< Non mi darai degli ordini? >>

<< No >>

<< Più? >>

<< Mai più. >>

<< Eccellente... >> Iniziai a rilassarmi. Guardai le coperte << Sono svenuta prima, vero? >>

Lui mi accarezzò il viso << Sei debole, piccola, non puoi pretendere di alzarti senza problemi. >> Sfregai la guancia contro la sua mano << E' colpa tua, piuttosto, che mi tieni il muso e mi dai pensieri... >> Rimasi li un po', gli occhi chiusi << Che cosa piacevole >> mormorai, mentre sentivo che scivolavo nuovamente nel sonno. << Resti qui con me, Boromir? >>

<< Se tu lo vuoi, piccola. >>

<< Vieni a letto, allora... >>

<< Dormo qui. >>

<< Sullo sgabello?? ma neanche per scherzo! >> Mi girai e rigirai un paio di volte nel letto << E' abbastanza grande per due... e non ti mangio, giuro... dai... >> Le lagne andarono avanti ancora a lungo e Boromir cedette, sfilandosi gli stivali e infilandosi sotto le coperte con me. Una scarica di felicità mi investì, stordendomi. Ricordo ancora il suo volto sul cuscino... la prima volta che abbiamo dormito assieme.

Iniziai a parlare, euforica, quandola sua mano mi accarezzò il viso e mi invitò a tacere, la sua fronte poggiata alla mia, accarezzandomi dolcemente. << Dormi piccola. >> Mi invitò in un sussurro, baciandomi le labbra.



Quella fu la nostra pace.







NOTICINA SBILENCA: uuuuuuuuuuuaaaaaaaaaaaaahhhhh!!!!ed eccoci qui, miei cari lettori:) spero che questo chap vi sia piaciuto- a me è piaciuto assai!!!bacissimi e ai prossimi chap- che saranno le battute finali dei gioielli :( ma non disperate!!!vi aspetterà una succosissima sorpresa!!!!

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Capitolo 24
*** capitolo24:tempo presente. ***


Minas Tirith, tempo presente.


Poggio il pennino nel calamaio e mi stiracchio, sbadigliando sonoramente. Da dove sono, guardo dentro la stanza e vedo che Boromir dorme ancora sulla sedia a dondolo, la testa reclinata sulla spalla, vicino alla culla di Angelica. Nessuno dei due sembra sul punto di svegliarsi.

Te pensa dove sono arrivata... “ Mi dico, guardandoli teneramente e tornando alla mia pergamena: ho ancora un mucchio di cose da scrivere... ma la mano mi duole, dopo un pomeriggio di scrittura. Che fare, allora, se non ricordare?


Ricordo la guarigione lenta, una settimana grazie alle amorevoli cure di Matilde.

Ricordo che Boromir veniva tutte le sere a trovarmi, e che dormiva da me e mi portava sigarette di contrabbando- Matilde era assolutamente contraria alla mia nuova passione.

Ricordo che venne Faramir a salutarmi e a raccontare fra sonore risate la storia del pugno che suo fratello gli aveva dato, procurandogli un vistoso livido sulla mascella. Boromir dovette fargli più volte le scuse, nel corso di quella chiaccherata... sorrido ancora a quel ricordo: credo che li sia nata la nostra unione.

Avevo vinto la scommessa e come pattuito Boromir mi consegnò l'abito di cui avevamo tanto discusso: era un abito di Finduillas, lungo fino ai piedi, lo scollo a cuore e le maniche a sbuffo,di un azzurro mare impreziosito da fili dorati. Mi andava aderente, ma stavo bene. Sia Boromir che Faramir si commossero, quando me lo videro indossato.


Persino il Sovrintendente venne a trovarmi, il primo giorno in cui riuscii ad alzarmi dal letto. Si congratulò con me e disse di avermi sottovalutata “ sotto tutti gli aspetti ” ( sue testuali parole ) e mi augurò una lesta guarigione, dato il lungo viaggio che mi attendeva.

Li, il ricordo si vela di tristezza.

<< Lungo viaggio? >> Avevo mormorato io, guardando Boromir confusa. Lui era altrettanto sorpreso.

<< Di cosa parlate, padre? >>

<< Mithrandir non ti ha avvisata? >> Denethor aveva ridacchiato, versandosi un bicchiere di vino. Non lo aveva nemmeno assaggiato << Tra una decina di giorni, andrà a ovest. E non ci andrà da solo. >>

Ricordo di essermi sentita morire. NO.

<< Non devi disperare, vi vedrete prima di quanto lo crediate. >> Mi aveva rassicurato Gandalf mentre gli chiedevo conferma di quella notizia e mi sentivo sempre più disperata << E' il vostro destino, allontanarvi per essere poi riuniti. >> Ppoteva essere destino quanto gli pareva, ma a me non fregava nulla: io volevo stare a Gondor, e ci sarei rimasta!

E invece mi era toccato cedere. Con l'amaro in bocca, avrei dovuto salutare tutti e rifare i bagagli. Per dove? Gandalf me lo disse la sera prima della partenza << Ti porto dagli elfi, a Gran Burrone, Imladris per la Gente del Sud. >>

Io avevo annuito e mi ero sentita svuotata: la distanza era molta,troppa per due cuori.

Quella notte Boromir mi disse che non avrebbe dormito con me, sarebbe stato troppo doloroso separarsi alla mattina. Venne per farmi dono di un piccolo oggetto: una busta in cuoio con tabacco, cartine e fiammiferi.

<< Ormai hai imparato a farle da te, no? >>

Io non avevo risposto. Ero solo scoppiata in un lungo singhiozzo e l'avevo stretto a me, invitandolo a non lasciarmi sola, perchè chissà quante altre notti avremmo dovuto passare da soli, prima di rivederci, e lui aveva annuito.

Rammento le nostre promesse: non morire, sii cauto coi pericoli, pensami, sognami, chiamami con la mente, non piangere... ma come potevamo non piangere? Pregammo che il tempo si fermasse, almeno per quell'ultima notte, per quelle promesse infinite.


Eppure, il tempo non si fermò come entrambi avremmo voluto, e l'alba si era alzata impietosa.

Ricordo che scendemmo dalle scale mesti,con la morte nel cuore. Ricordo che il sole luminosissimo ci ferì gli occhi, decuplicato dai riflessi delle armature dei soldati che erano venuti a salutarmi. Quando ci ripenso, la cosa mi lascia di stucco: quegli uomini erano venuti a salutare me, che altro non ero se non una ragazza piccola e insignificante che per amore aveva dato e rischiato tutto, che me ne andavo e li lasciavo soli. Li avevo toccati, evidentemente.

Matilde era in lacrime e con lei la maggior parte dei guaritori: li salutai uno a uno, rassicurando Eluani riguardo la mia virtù ancora intatta ( cosa che strappò una risata a tutti ) e stringendo forte Matilde, assicurandole che sarei tornata- ma lei questo già lo sapeva. Salutai il dolce Faramir, lo baciai sulle guance e lo chiamai fratello come lui mi aveva chiesto.

E infine salutai Boromir, lo guardai per l'ultima volta negli occhi tristi e annuii davanti alla sua espressione. << Sto così anch'io. >> Gli mormorai << Sto così anch'io... >> Lui non aveva detto nulla. Aveva socchiuso gli occhi e aveva cercato qualcosa in tasca. Quando aveva riaperto la mano, vidi una catenella e un ciondolo: una gemma rossa splendeva in una montatura dorata, simile ad un fiore. Era infilata in una lunga catena dorata e Boromir me la mise al collo, abbracciandomi << Che questo suggelli le nostre promesse. >> Mi aveva sussurrato, separandosi e allontanandosi fra i soldati: il nostro addio.


Ricordo di essere montata in sella a Ombromanto con l'aiuto di Gandalf, Jadis col mio piccolo bagaglio sulla schiena scodinzolava e salutava tutti. Mentre ci auguravano buon viaggio e un lesto ritorno, io giocherellavo con la catena di Boromir, pensando alla nostra notte, alle nostre promesse.


Quando già la Città delle Stelle era alle nostre spalle, sentimmo il corno di Gondor suonare: era Boromir che mi dava l'ultimo addio.

Ricordo di aver sussurrato << Tornerò... >> E solo Gandalf era riuscito ad udirmi. << Tornerò per te. >>


Nel sole nascente, un cavallo con due cavalieri e un lupo bianco galoppavano nei campi del Pelennor.




Angelica si è svegliata- la sento piagnucolare nella culla- e con lei anche Boromir.

Si è alzato e si è avvicinato stiracchiandosi. << Che fai? >> Mi ha chiesto con la voce roca, accarezzandomi il collo. Gli ho sorriso e ho messo una mano sulla pergamena già scritta.

<< Scrivo. >>

Lui sbuffa, indispettito << Cosa? >>

<< Una storia. >>

Alza un sopracciglio e sorride << La nostra? >>

Non gli rispondo, mi alzo e vado verso la culla di Angelica: scalcia le coperte e si guarda attorno. L'ho presa in braccio e mi sono girata: sul balcone, nella luce del pomeriggio, Boromir legge.

<< Sei arrivata solo a questo punto? >>

<< Che pretendi in un pomeriggio? >>

<< Hai scritto solo l'inizio. >>

<< La parte migliore. >>

<< No... io credo che la migliore sia quella dopo. >>

Io sbuffo << La scrivo io, questa storia! Quindi, taci e prendi tua figlia da bravo genitore quale sei. >>

Lui alza le mani in segno di resa e ubbidisce, sedendosi sul tavolo con Angelica che gli accarezza la barba.

Io sorrido << Siete i miei gioielli. >> Gli dico e Boromir mi sorride affettuoso. << Matilde sarebbe fiera di te. >> Io mi risiedo, rileggendo le ultime righe della pergamena. << Matilde E' fiera di me. >> Ribadisco e torno a guardarli.

<< Puoi continuare a scrivere, se lo desideri. >>

E' proprio quello che voglio, ma non voglio lasciarlo a occuparsi di Angelica da solo.

Lui sembra leggermi nella mente << Di che ti preoccupi? Continua pure. >>

Guardo la mia grafia tutta schizzi e ghirigori << Non ti dispiace? >>

<< Certo che no! Io e Angelica siamo qui, mica scappiamo! >>

Io gli sorrido e mi alzo per dargli un bacio e accarezzare la piccola.

Poi lui rientra e io ritorno a scrivere.











mio dio, mein gott, my god e come si dice mio dio in tutto il mondo....è finita.


.F I N I T A.


spero che non vi sia sembrata banale, ma ho voluto ricollegarmi all'inizio, quando Anna era stata accusata di essere una Mary Sue: spero di aver fugato ogni dubbio!!


comunque...non mi sembra per nulla vero:l'ho conclusa!!!ebbene si!!! suonate l'inno alla gioia, fate rullare i tamburi, squillare le trombe: ho finito una storia!!!wow come mi sento realizzata... mi sento benissimo e mi congratulo con me stessa!!! brava Nini che hai saputo concludere qualcosa in vita tua!!!


per quanto riguarda voi... voi, lettori anonimi, voi che non lasciate traccia se non nel numero delle presenze che leggono...a voi un sentito ringraziamento: cosa sarebbe stata questa storia, senza dei lettori? Lettere su lettere per nulla piacevoli, immagino! Spero di avervi toccato il cuore, con l'inizio della storia di Anna e Boromir... ora ho intenzione di collegarmi al Maestro e di far allacciare la storia di Anna a quella della compagnia e non solo! Mirabolanti sorprese vi attendono nella mia prossima opera- ancora senza titolo, per ora... anche se un candidato papabile sarebbe:


I GIOIELLI:......e qualcosa di scritto dopo :D come sono fuori...


in ogni caso, se vedete qualcosa di simile non pensate “ ODDIO, UN'ALTRA PAZZA!!! ” ma “ ODDIO!!!ECCOLA E' TORNATA!!SIIIII BELLA LI, EVVAIIII!!!! “ e altre cose esclamazioni simili...perchè si tratterà di me.

Be, chi vivrà vedrà... speriamo solo di non fare inequivocabili pasticci e di non lasciare nulla incompiuto!!


infine, un sentitissimo ringraziamento anche alle WOMEN Ragazzapsicolabile91, Barby_Etteliene91 e Jhonny Nicotine: un grazie di cuore, perchè senza le vostre recensioni fisse non sarei riuscita ad andare avanti, troppo scoraggiata. Quindi, un razie di cuore fes!!!


Sicerissimamente, Nini Superga.

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