i gioielli di Anna. di nini superga (/viewuser.php?uid=97164)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo1: l'inizio ***
Capitolo 2: *** capitolo2: addio ***
Capitolo 3: *** capitolo3: svampitella. ***
Capitolo 4: *** capitolo 4: city of blinding lights ***
Capitolo 5: *** capitolo5: il primo incontro ***
Capitolo 6: *** capitolo6: io lo odio! ***
Capitolo 7: *** capitolo7: Matilde. ***
Capitolo 8: *** capitolo8: un'incapace. ***
Capitolo 9: *** capitolo9: la scommessa ***
Capitolo 10: *** capitolo10: l'allenamento. ***
Capitolo 11: *** capitolo11:ne ferisce tanto la lingua quanto la spada! ***
Capitolo 12: *** capitolo12: apri il tuo cuore ***
Capitolo 13: *** capitolo13: il giorno di dolore che uno ha ***
Capitolo 14: *** capitolo14: transition ***
Capitolo 15: *** capitolo15: La città delle stelle ***
Capitolo 16: *** capitolo16:la sigaretta ***
Capitolo 17: *** capitolo17:ti prego,salvati. ***
Capitolo 18: *** capitolo18: nome di guerra: Lupo. ***
Capitolo 19: *** capitolo19: Anna alla guerra. ***
Capitolo 20: *** capitolo20:combattimento ***
Capitolo 21: *** capitolo21: l'origine ***
Capitolo 22: *** capitolo22:ritorno alla vita. ***
Capitolo 23: *** capitolo23:riconciliazione ***
Capitolo 24: *** capitolo24:tempo presente. ***
Capitolo 1 *** capitolo1: l'inizio ***
vi chiederete chi sia.
questa è una domanda interessante, dato che per lungo tempo
ho sofferto di crisi di identità e solo da poco ho ritrovato
me stessa, non tanto grazie a me, piuttosto grazie a coloro
che mi sono stati vicini, persone che ho amato, che sono morte o che
vivono ancora, o che semplicemente sono andate via, lontane da qui,
lontane da me.
è grazie a loro se sono ancora in vita, se sono ancora qui,
se posso raccontare questa storia.
mia figlia è un'esserino adorabile. ha appena un mese di
vita, non fa altro che dormire e mangiare. è un angelo, e
Angelica è il suo nome.
Boromir è stato subito d'accordo.
ora Angelica dorme serena nella sua culla, io sono seduta sulla
terrazza ombreggiata del nostro appartamento e Boromir riposa accanto
alla culla di sua figlia, e io lo guardo teneramente, li guardo
entrambi, i miei gioielli.
ecco di cosa voglio parlare: voglio parlare di loro, i miei gioielli, e
di come sono giunti a me.
ecco la mia storia.
io non sono di questo mondo, sia ben chiaro, e non so nemmeno come feci
a finirvi, tanto tempo fa, ancora bambina.
so solo che ebbi una gran fortuna a incrociare Gandalf il grigio sulla
mia via: quell'uomo dall'aspetto tanto trasandato, che nel mio mondo
avrei tenuto alla larga, mi dieide non una, ma ben due mani per
aiutarmi nei miei primi anni nella Terra di mezzo.
mi portò a Isengard, mi affidò alle cure di
Saruman il bianco, e io crebbi e divenni una ragazza sana e forte, che
se la cavava con l'elfico e amava le grandi storie di avventura, storie
racchiuse in quei vecchi libri polverosi che Saruman mi lasciava
consultare e portare per la torre e nel giardino, dove li leggevo
all'ombra del melo.
anni belli, quelli, anni senza pensieri, fino al compimento del mio
diciottesimo compleanno.
fu allora che Gandalf mi fece quella strana proposta.si era nel pieno
dell'estate, e io leggevo sotto al melo quando lui mi si fece vicino e
iniziò a parlare.
<< Anna?ho un'offerta. >>
<>sollevai gli occhi dal libro e
lo guardai. << che genere d'offerta? >>
<< del genere che piace a te. >>
sorrisi<< e che piace a me? >>
scherzavamo spesso così, per vedere chi cedeva per ultimo.
anche lui sorrise << le avventure, le mele e le
torte! >> ridacchiò un pò, quindi
tornò serio << seriamente: ho
intenzione di portarti in missione con me. >>
rimasi senza parole << in missione...con te??fai sul
serio?? >>
lui mi guardò come se fosse la cosa più normale
del mondo << si, perchè no?
>>
chiusi il libro e lo posai sull'erba resca, respirando forte
<< è l'offerta più bella
che mi sia giunta finora, Gandalf...credo proprio che
accetterò- se lo Zio è d'accordo .>>
gandal f rise di gusto: lo Zio era Saruman <<
oh tesoro! è stato proprio lo zio a dirmi di portarti via da
qui, di mostrarti il mondo, di "liberarti" da Isengard! >>
non ero mai stata così felice, e non potei trattenermi
dall'abbracciare Gandalf.
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Capitolo 2 *** capitolo2: addio ***
Non chiesi alcun dettaglio
della
missione: troppo eccitata, avevo preparato il mio piccolo baule in
fretta e furia e lo avevo caricato su Jadis, la mia lupa, e mi ero
apprestata a partire in groppa a Ombromanto, proprio davanti a
Gandalf.
L'ora della partenza era
fissata per il
tramonto e avrei salutato lo zio alle porte di Isengard, dopo aver
percorso con lui e Gandalf il lungo viale fiorito che conduceva al
cancello principale.
<< sai dove
andrai, Anna? >>
mi chiese Saruman con voce profnda, e fu allora che mi resi conto di
non saperlo.
<< no.
>> ammisi, e mi
rivolsi a Gandalf << dove mi porti, Gandalf?
>>
<< ti porto a
fare conoscenze
utili e esperienze che sicuramente ti serviranno, piccola. Ti porto a
Gondor. >>
<< GONDOR??
>> Jadis alzò
la testa bianca incuriosita dalla mia voce così stridula, e
mi
guardò con aria stupita.
<< Gondor...
>> dissi con
più calma << che ci devi andare a fare a
Gondor Gandalf? >>
notai lo sguardo che lui e
Saruman si
scambiarono, e capii che non dovevo sapere, non in quel momento, e
che era inutile fare domande. Comunque, Gandalf mi guardò
con aria
affettuosa e mi accarezzò i capelli << devo
fare delle
ricerche, e devo vedere il Sovreintendente Denethor, per portargli
notizie dal mondo e ricevere notizie. Nulla di più.
>>
io annuii, poco convinta,
ma scrollai
le spalle e sospirai, guardando il tramonto << credo sia
ora di
andare, vero? >> guardai Isengard, la grande torre nera
di quel
materiale sconosciuto, e poi guardai lo zio, e non potei fare a meno
di abbracciarlo.
<< mi
mancherai, zio. Spero di
tornare presto. >>
<< non
così presto, figlia, non
tornerai così presto. >> le sue parole erano
serie, e io lo
guardai con attenzione per vedere se scherzava. Ma non c'era riso nei
suoi occhi.
<< zio, ma
che dici...certo che
tornerò presto!! >>
fu allora che sorrise come
mai l'avevo
visto fare, freddo e sprezzante, e desiderai essere lontano da lui.
Metteva davvero paura.
Gandalf se ne accorse, e mi
scostò da
lui, e lo zio ritornò come sempre, calmo e riflessivo, e il
sorriso
era il suo solito calmo e quieto sorriso.
“mi devo essere
sbagliata” pensai
mentre montavo in sella davanti a Gandalf e Jadis scherzava con
Ombromanto, ma in cuor mio seppi che quello era un addio, che mai
più
avrei rivisto Isengard, non l'Isengard buona in cui ero cresciuta.
La guerra l'avrebbe
trasformata, quella
cosa che Gandalf non mi aveva detto ecco cos'era : andavamo incontro
alla guerra.
E io ero del tutto ignara
di quello
che mi aspettava.
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Capitolo 3 *** capitolo3: svampitella. ***
Viaggiammo una notte e un
giorno per
raggiungere la nostra meta.
Durante il viaggio non
potei fare a
meno di pensare a quello che mi stava succedendo: ero in viaggio per
la prima volta lontana da casa, diretta verso una terra conosciuta
solo teoricamente attraverso mappe e resoconti e che sapevo colpita
dalla guerra.
Si, sapevo di Mordor, ma
ero sicura che
Gandalf non mi avrebbe mai portata in un luogo pericoloso, non per la
mia prima volta fuori da Isengard. All'inizio era una convinzione
fissa,ma letamente il dubbio si insinuò e nella mia mente si
affacciavano sempre più spesso domande come : ma
perchè mi porta
con se? Per farmi assistere a un' incontro diplomatico col
Sovreintendente, darmi una lezione di diplomazia? Non ci credevo.
E quando mi chiedevo
perchè mai avessi
accettato la risposta, l'unica che riuscivo a darmi, era:
“
Perchè sei un' incosciente e una
stupida viziata, e lo sai.”
La mia vita era stata
leggera fino
allora: a tutto aveva sempre provveduto Saruman, non avevo mai dovuto
lavorare per procurarmi da vivere, ne cercare un posto dove dormire.
Sapevo di essere fortunata,
ma solo
allora, mentre cavalcavo alla volta di un luogo e di un destino
sconosciuto, me ne rendevo conto e la coscienza mi poneva una domanda
inquietante: sei davvero pronta a una cosa simile?
<< Qualcosa
ti preoccupa? >>
Nascosi ancora di
più il viso nel
cappuccio del mantello mentre il vento ci sferzava.
<< Cosa te lo
fa pensare? >>
<< Non parli
più. E' strano da
parte tua. >>
Sorrisi <<
Sono un 'incosciente,
Gandalf. >>
Lui tacque.
<< tu non mi
stai portando solo a
un incontro tra te e il Sovreintendente, vero? >>
gli zoccoli di Ombromanto
sfioravano
appena l'erba, tanto andavamo veloci. Il sole a ovest proiettava le
nostre ombre lunghe e sottili sui campi tinti di rosso, mentre le
nevi delle montagne si tingevano di un marrone aranciato ma io non
avevo occhi che per le mie mani aggrappate dolcemente alla criniera
di Ombromanto.
<< dimmi cosa
c'è sotto per
favore. >>
<< lo
scoprirai quando saremo
arrivati, verso metà notte. >> rispose
bruscamente << mi chiedevo quando ti sarebbe venuto in
mente di chiedermelo, Anna:
pensavo non ci arrivassi più. >>
Mi voltai di scatto,
stupita <<
che cosa vorresti dire, Gandalf? >> chiesi col cuore in
gola.
<< voglio
dire che avresti dovuto
valutare meglio la mia offerta, giudicarla con uno sguardo
più
approfondito. Non sei più una bambina, ma quasi una donna
ormai, e
questa non è una visita di piacere: quando ti
lascerò a Gondor
dovrai cavartela da sola, almeno in parte. >>
<< Mi
lascerai...sola? >>
Gandalf sorrise
<< con te non
riesco proprio a mantenere segreti. Ho intenzione di lasciarti a
Minas Thirith, almeno per un po': devi imparare a arrangiarti da
sola, Anna, perchè io non ci sarò per sempre.
>>
<< Che parole
dure... >>
commentai ironicamente, ma in realtà le lacrime
già mi pungevano
gli occhi << Ma perchè non me l'hai detto,
Gandalf? Perchè
non mi hai detto queste cose prima che accettassi ? >>
Lui sorrise
<< Lu non avresti
accettato, e io ho bisogno di qualcuno di base a Minas Thirith ,
oltre Matilde. E poi era ora che uscissi da quel buco di Isengard!
>>
Sorpresa, gli chiesi chi
fosse Matilde.
<< e' una brava donna, vicina alla corte e che ci
accoglierà
in città. >>
<< ma allora
non sarò
completamente sola! >> esclamai, sollevata.
<< infatti ho
detto che dovrai
arrangiarti in parte, non del tutto sola, ma sei fortunata : in altri
posti, non ho amici pronti a cogliere una svampitella come te, non in
un periodo del genere. Dovrai farti valere, per avere il permesso di
restare ancora a Minas Thirit dopo la mia prossima venuta.
>> e
rise, così senza un motivo apparente.
Non capivo tutta
quell'ilarità da
parte di Gandalf.
“ Tra due giorni
vorrò già andare
via, me lo sento... ” era questo che pensavo, mentre
cavalcavamo
negli ultimi raggi di sole, e io mi lasciavo andare contro il petto
del mio compagno in un improvviso sonno agitato.
PICCOLA NOTA
DELL'AUTRICE!!! ce la
metterò tutta per piacere e per non trasformare Anna in una
Mary
Sue- mi sono informata e ho scoperto delle cose raccapriccianti...ce
la metterò tutta!!! pace e amore :)
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Capitolo 4 *** capitolo 4: city of blinding lights ***
Dopo la nostra discussione
dormii a
lungo, e Gandalf mi svegliò solo quando eravamo prossimi
alla meta.
Minas Thirith mi si
parò davanti da
lontano, una forma luminosa nel cuore della notte, le sue nove
cerchie accennate dalle fiaccole, una sagoma grigia illuminata dalla
luna.
“ Stupenda...
” fu il mio primo
pensiero mentre ci avvicinavamo, rapidi come vento, sulla groppa di
Ombromanto. Jadis correva appena dietro di noi, il mio piccolo
bagaglio sballottato a destra e a sinistra era ben visibile sulla
schiena dal pelo candido. Sorrisi, continuando a guardarla: era una
lupa di grossa taglia, che avevo trovato ancora cucciolo nei
territori di Isengard, in una delle mie passeggiate. Avevo deciso di
tenerla, e nessuno mi aveva detto di no. Da allora, Jadis mi aveva
accompagnata ovunque, e stavolta non avrebbe fatto eccezione.
<< Siamo
quasi arrivati! >>
Esclamò all'improvviso Gandalf, facendomi sobbalzare.
Io mi limitai a annuire.
<< E una
volta entrati cosa facciamo ? Ci fermiamo a riposare? >>
<< Se lo
desideri, posso
lasciarti in qualche locanda e pagarti una stanza, ma io devo salire
fino alla Cittadella, nella cerchia più alta, per
presentarmi al
Sovrintendente, anche se mi fermerei volentieri a riposare...
>>
La curiosità
ebbe il sopravento sulla
stanchezza del viaggio << Credo di aver già
dormito abbastanza
durante il viaggio. Se non ti è di troppo disturbo, vorrei
venire
anch'io a salutare il Sovrintendente, almeno per tenerti compagnia.
>>
Gandalf
ridacchiò << Non è che
hai paura di stare da sola in un posto sconosciuto ? >>
<< Ho
più paura che tu possa
rotolare giù dalla groppa di Ombromanto, se non ci
sarò io a
tenerti sveglio con le mie chiacchere !! io almeno ho dormito qualche
ora, tu niente: non sei stanco? >>
<<
Più stanco di quanto credi,
ma non è il momento di riposare. Non ancora. >>
La città giaceva
addormentata, non si
udiva nessun suono se non vicino alle taverne e quando piccole
pattuglie costituite da due cavalieri ci passavano accanto,
guardandoci con aria sorpresa.
<< Ma
è Mithrandir!!! >>
sentii esclamare da uno di loro, che voltò il suo cavallo e
ci
seguì.
<< Quali
notizie porti? >>
<< Poche
notizie , ma molti
consigli. E aiuto. >> rispose enigmaticamente lui,
spronando
Ombromanto a andare più veloce , mentre Jadis ci seguiva a
ruota
libera.
“ Aiuto?
“ pensai “ Sta parlando
di me? “ e ripensai a quello che mi aspettava: Gandalf mi
avrebbe
lasciata sola in quella città straniera, affidata alle cure
di
Matilde e... a dare una mano?
<<
Esattamente cosa devo fare qui
a Minas Thirit? >> chiesi sopra allo scalpiccio degli
zoccoli
sulla strada lastricata. << Quale è la mia
missione? >>
<< Non devi
fare grandi cose,
solo tenere d'occhio le mosse del Sovrintendente e quelle del Nemico,
e soprattutto aiutare Matilde : è vecchia, ormai, e
avrà bisogno di
braccia forti. Osserva tutto, figliola, e quando ci rivedremo mi
farai rapporto. >>
Risi alla parola rapporto
<< Che
termine militare, rapporto... >>
Gandalf annuì,
mentre Ombromanto
cominciava a rallentare il passo : eravamo prossimi all'entrata nella
cittadella, un grande arco in pietra con un grande portone in legno
sbarrato.
Arrivati davanti a esso,
smontammo e
Gandalf bussò con la punta del bastone.
<< Sono
Mithrandir, e porto
consigli. Aprite: devo parlare col vostro Signore. >>
Una finestrella si
aprì al livello del
torace di Gandalf, e si dovette chinare per farsi riconoscere.
<<
Mithrandir!!! >> esclamò
la guardia di turno, e si affrettò a aprire una seconda
porta e a
uscire nel chiaro di luna. Era un soldato vestito in cotta di maglia,
il petto protetto da un farsetto nero decorato con un albero- l'
Albero bianco, l'albero del re- , con una lunga spada al fianco e
l'aria stupita e felice assieme. << Dammi il tuo cavallo,
lo
porterò alle scuderie e gli darò del fieno
e...>>
puntò lo sguardo
su Jadis << …
Cos'è quella bestia? >>
<< E' una
lupa. >> risposi,
e il soldato sembrò accorgersi per la prima volta di me
<< E'
inoffensiva, finchè glielo dico io... >>
Il soldato
annuì, visibilmente
spaventato, e si affrettò verso le scuderie con Ombromanto
che lo
seguiva ubbidiente.
Gandalf
accarezzò il Jadis dietro le
orecchie, e mi sorrise. << Credo che non avrai bisogno di
ulteriore protezione, finchè Jadis resta con te. Ha
terrorizzato
quella povera guardia. >>
<<
Già, speriamo che faccia lo
stesso effetto agli orchetti. >> Mordor era vicina, e
Jadis
avrebbe dato la vita per me, come io mi sarei battuta per lei.
Gandalf annuì,
poi si sistemò il
cappello sulla testa e fece un cenno verso la porticina.
<< Entriamo?
>>
Con un bel respiro, annuii.
E entrammo nella nona
cerchia.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
buongiorno a tutti!!! scusate il ritardo, ma finalmente
rieccomi!!!!diciamo che sono ancora nella fase " introduttiva " dela
storia, ma prometto solennemente di proseguire in modo più
spedito, e di far comparire nella storia " QUALCUN'ALTRO "...ma non
sveliamo nulla!!!alla prossima people- spero tra non molto, l'Accademia
inizia questa settimana e spero di riuscire a scrivere lo stesso...in
ogni caso, Pace e Ammore!!!
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Capitolo 5 *** capitolo5: il primo incontro ***
Camminammo in una strada
buia, che dal
portone conduceva a un'altro arco in pietra da cui si vedeva un
giardino e la porzione di un palazzo.
<< E' quella
la nostra
destinazione? >> chiesi e Gandalf mi rispose
nell'oscurità con
un si deciso.
Non si udivano altri rumori
se non i
nostri passi e il ticchettio del bastone di Gandalf. Le zampe di
Jadis non facevano rumore, ma si sentiva il suo respiro e sapevo che
era accanto a me.
<< Colgo
questo attimo di pace
per parlarti francamente, Anna. >> esordì
Gandalf , e si fermò
quando ormai eravamo prossimi all'arco in pietra << Non
sarai
ben accetta qui. Crederanno che sei una spia, soprattutto il
Sovrintendente: è molto sospettoso, e penserà che
ti lascio qui per
tenerlo d'occhio o per fare qualche incantesimo sulla sua
volontà.
E' terrorizzato all'idea di perdere il trono >>
<< Be, puoi
dire a sua signoria
che sono una frana negli incantesimi, magari lo farà stare
meglio...
>> Dissi ridendo : meglio lanciarle sul ridere certe cose.
<< Non sto
scherzando, ragazza!
Cercherà in tutti i modi di farti cadere in fallo, di
dimostrare che
sei un'incapace anche se riesci a sventare un attacco di Mordor!
Matilde ti aiuterà, ma devi dimostrarle di che pasta sei
fatta: sii
coraggiosa, non avere paura di niente e mantieni il sangue
freddo!sono sicuro che saprai cavartela benissimo. >>
Guardò
in direzione del palazzo << La conosci la storia di
questo
paese, vero? >>
Annuii e fece
diligentemente u
riassunto della situazione politica e storica della nazione di Gondor
<< Finchè non si troverà un erede,
il trono di Gondor resterà
nelle mani del Sovrintendente e della sua stirpe. >>
conclusi e
Gandalf annuì. << Gli anni passati sui libri
di Isengard non
sono stati invani. Bene: è il momento. >> e si
avviò oltre
l'arco.
Non mi aspettavo un simile
splendore:
davanti a un prato d'erba pallido, su di un promontorio di pietra che
si lanciava sulla città, ecco un palazzo dall'aria algida
che ci
guardava con innumerevoli bifore e trifore cieche,mentre nelle
infinite logge- disposte armoniosamente su tutta la facciata a
capanna- statue di marmo nero fissavano e forse commentavano fra loro
il nostro passaggio veloce sull'erba bagnata di rugiada. Al centro
del prato, un'aiuola , con un albero dal tronco contorto e bianco
dall'aria spettrale. Jadis si fermò a annusarlo, e
prontamente la
richiamai imbarazzata << Ci mancherebbe altro che tu
segnassi
il territorio proprio li, Jad!! >>
<< Non
sull'albero del Re! Credo
che Denethor non lo sopporterebbe >>
<< Ma farebbe
ridere- scherzo,
scherzo... >> L'occhiata tagliente di Gandalf mi fece
passare
il buon umore.
C i trovammo
così sul lastricato
davanti al palazzo. Un grande portone ci attendeva dopo pochi scalini
in marmo candido. Guardai meglio, e vidi che era socchiuso.
<< Ci siamo.
>> dissi <<
Che devo fare adesso ? Entriamo anche io e Jad? >>
Gandalf riflettè
<< Avevo
pensato di lasciarvi fuori a godervi il panorama, ma non credo sia
una buona idea: vi presenterò entrambe al Sovrintendente, ma
prima
libera Jadis dal tuo bagaglio. Non sarà pesante, ma anche
lei ha
viaggiato a lungo, se lo merita. >>
Annuendo, liberai Jadis dal
peso e lo
infilai dentro una loggia adombrata mentre Jadis si stiracchiava
finalmente libera.
Quando Jadis fu pronta,
salimmo gli
scalini e ci infilammo nel palazzo.
Entrammo nella sala del
trono, appena
rischiarata dalla luce lunare che entrava dalle bifore nella parte
alta delle pareti. Era grande e spaziosa, formata da tre navate: ogni
campata era occupata da una statua in marmo nero- materiale di cui
erano fatte anche le colonne- mentre la centrale era libera, e
portava a un alto trono su cui con mio stupore era seduto qualcuno.
Giunti davanti a esso, vidi che il trono era in marmo bianco e era
occupato da un uomo vestito in nero, colore che faceva risaltare i
lunghi capelli grigi e la faccia pallida dall'aria altezzosa. Dietro
di lui, scorsi due figure nell'ombra, figure che si avvicinarono
quando ci inchinammo.
<< Salute a
te, Denethor figlio
di Echtelion, e salute a voi, principi Boromir e Faramir. Giungo a
voi a tarda ora, e vi ringrazio dell'accoglienza. >>
Salutò
Gandalf, e le sue parole furono accolte da un silenzio pesante.
A parlare per primo fu uno
dei due
principi << Il piacere è nostro, Mithrandir.
Immagino sarai
stanco: ti procuro una sedia. >> e scivolò
nell'ombra dietro
al trono prima che Gandalf potesse dir parola. Osservai la scena e mi
sembrò di vedere un'ombra scontenta sul viso di Denethor,
un'aria
contrariata per l' iniziativa del figlio, mentre io vedevo solo un
gesto di estrema cortesia- cortesia che avrei apprezzato io stessa
perchè mi dolevano le reni a stare in piedi.
Il principe
tornò con una seggiola
dall'alto schienale intagliato e la posò davanti al trono.
Prima di
sedersi Gandalf guardò il Sovrintendente. Quando questi
annuì, lui
mi passò il cappello e il bastone, e io li presi. Jadis si
era
seduta, io ero in piedi e sembrava che Denethor non apprezzasse
l'ansare di Jadis.
<<
Cos'è quell'orrida bestia? >>
<< E' una
lupa, si chiama Jadis.
>> non seppi trattenermi << E non
è orrida. >>
Lui mi squadrò
da capo a piedi <<
Tu devi essere l'aiuto tanto promesso da Mithrandir nella sua ultima
visita, suppongo. Non è così? >>
Gandalf annuì
<< E' così per
metà: diciamo che rappresenta metà del mio aiuto.
Ma Anna non è ne
un soldato, ne una maga: ha bisogno di fare esperienza, tutto qua.
>>
L'altro principe, quello
che era
rimasto nell'ombra fino ad allora, si fece avanti nella luce lunare
<< E per fare esperienza lo mandi qui? Risparmia i tuoi
giochetti, Mithrandir, non voglio avere altre vite sulla coscienza
>>
mi fissò dritto negli occhi << E tu, ragazzo,
faresti meglio a
valutare meglio le tue scelte. >>
Lo trovai dannatamente
irritante <<
Non vedo cosa abbiano a che fare le mie scelte con voi, signore.
>>
risposi , calma, nonostante fossi irritata da quelle parole
<<
Io non sono ai vostri ordini, ne tanto meno metterò la mia
vita
nelle vostre mani- e SOPRATTUTTO non sono un ragazzo, chiaro?
>>
Intervenne Gandalf
<< Anna, un
principe non è abituato a sentirsi rispondere in questi
modi. Sii
più garbata, e mostra a tutti il tuo volto, in modo che non
ti
scambino per un ragazzo. >>
Mi sfilai il cappuccio
continuando a
fissare Boromir negli occhi : la lunga treccia di capelli scuri
scivolava dentro il mantello, ma si vedevano bene i tratti femminili-
il collo lungo, il viso dalla forma ovale, il naso dritto, le labbra
sottili e gli occhi piccoli ma luminosi. Certo, non ero una bellezza,
ma non ero nemmeno così brutta da essere paragonata a un
ragazzo!
Restammo tutti a guardarci,
mentre
Jadis dormiva tranquilla ai miei piedi.
Fissai il principe, mi
impressi bene i
suoi tratti alla luce della luna : la mascella squadrata coperta di
barba, i capelli lisci che arrivavano alle spalle, la bocca sottile,
il naso dritto, gli occhi.
Quello fu il nostro primo
incontro.
ANGOLO DELL'AUTRICE!! wow
quante
recensioni!!!rigrazio tutti vivamente e rispondo prontamente:
Eowyn1 : alllllloooorraaaa....si
Anna è del nostro mondo, ma è entrata nella Terra
di Mezzo da
bambina- tipo5-6 anni- per un motivo che avrà una parte
rilevante
nella storia. Comunque è cresciuta a Isengard, quindi puo
considerarsi parte della Terra di Mezzo!!! grazie mille per i
complimenti, aggiorno immediatamente!!!ps- grazie per avermi
segnalato l'errore sulle mura di Minas Thirit: avrai gridato allo
scandalo!!!bacissimi!!!
ragazzapsicolabile91
: grazie mille per i complimenti!! è un'onore riceverli da
te. Sto
seguendo la tua storia “ Stella cieca “ e ne
approfitto per farti
i complimenti!!!strastrabrava!!!
Arwins :
cara, non devi assolutamente preoccuparti di fare critiche,
perchè
dette come le dici tu sono ipercostruttive!!! non sei la prima a dire
che Anna è una Mary Sue- vedi la primissima recensione del
capitolo1- ma aspetta di vedere cosa le capiterà nel corso
della
storia: alla fine, se lo meriterà di sposarsi Boromir e di
avere
Angelica!!!
Comunque
avevo pensato anch'io di togliere almeno una prate dell'intro, per
dare più suspense...
GRAZIE
FEX A TUTTI I LETTORI!!! GRAZIE DAVVERO, E NON DIMENTICATE DI
RECENSIRE!!!! pace e ammore, Aidos :)
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Capitolo 6 *** capitolo6: io lo odio! ***
NOTA: quest'episodio
è strano, e B.
farà qualcosa che sicuramente nessuno s' aspetta. Secondo
me, b. è
un po' arrogante, vuole sempre fare tutto lui (ma questa è
una sua
caratteristica che adoro!!) e non ama ASSOLUTAMENTE essere
contraddetto- almeno così me lo sono sempre immaginata io...
quindi,
non gridate allo scandalo e non abbandonatemi!!!
“ Un
ragazzo...” non riuscivo a
togliermelo dalla testa. “mi ha scambiata per un ragazzo!!!
“
Mentre Gandalf parlava
davanti a
Denethor fumando da una lunga pipa, quello era il mio pensiero fisso,
lo sguardo rivolto a quell'arrogante di un principe che era tutto
preso dalla conversazione.
“ un ragazzo eh?
Ma che imbecille!! “
non avevo mai dato troppo peso al mio aspetto esteriore, ma nessuno
me l'aveva mai fatto notare in modo COSI' evidente. Che imbecille. E
che scortese.
Piuttosto l'altro, il
fratello, anche
lui tutto concentrato sulla discussione fra il padre e lo stregone:
che bei e dolci lineamenti! Aveva gli occhi dal taglio quasi
femminile, e un viso dall'aria più delicata. Addirittura la
barba
sembrava meno ispida su quelle guance! E i capelli erano più
lunghi
e ondulati di quelli del fratello. L'unico tratto che li accomunava
era il naso dritto e abbastanza importante, che avevano ereditato dal
padre. Ma la madre? Dove era? io allora ignoravo che Finduilas fosse
morta.
Mentre ragionavo tra me e
me, la
conversazione presa una piega interessante: infatti, dopo i vari
convenevoli, notizie dal mondo esterno e compagnia bella, ecco che
Denethor pose la domanda fatale.
Mi indicò con un
lungo indice
scheletrico << Dici che porti aiuto, e ce l'hai
presentato:
qualsiasi paio di braccia ci sarà utile nella lotta. Ma
dimmi, se
non ricordo male hai parlato anche di consigli. Sbaglio forse?
>>
Gandalf prese una lunga
boccata di erba
pipa prima di rispondere << Non hai udito male, Denethor
figlio
di Echtelion, perchè reco con me notizie importanti dal
mondo >>
si sporse in avanti
<< sembra che
a Sud qualcosa si
stia muovendo. >>
<< A sud?!
>> proruppe
Boromir << Dagli Harardil?? impossibile, sono nostri
alleati!!*** >>
Gandalf inarcò
un bianco sopracciglio
<< Ne siete certo, principe Boromir? >>
Intervenne il principe
Faramir <<
Abbiamo una loro ambasciata in città, e siamo certi della
loro
fedeltà : lunga è la loro amicizia con Gondor!
>>
<< l'amicizia
può essere
sostituita da un legame ancora più forte, principe Faramir :
la
Paura, e non parlo della paura che può fare un reame potente
come
Gondor a un paese meno forte, ma di quella che può infondere
solo
Lui. >>
<< Il
Nemico.. >> Sibilò
Denethor a denti stretti.
Gandalf continò
a fumare la pipa con
calma<< Ora, non ne sono totalmente certo, ma da miei
informatori ho scoperto che i regni di Anfe, Dundair e Herafr hanno
avuto delle proposte dall'Ombra, e pare che non abbiano rifiutato.
>>
<<
Perchè avrebbero dovuto
accettare!! >> Esclamò Boromir, muovendosi con
aria nervosa.
Jadis, gli occhi socchiusi, osservava i suoi movimenti con aria
vagamente irritata.
Fu Faramir a rispondere
<< Il
potere. >>
Gandalf annuì
con aria soddisfatta <<
Sembra che questa cosa sia avvenuta poco più di un mese fa,
e che si
stiano già muovendo. >>
Boromir si fermò
all'improvviso <<
Se ciò che dici è vero, Mithrandir , allora credo
che dovremo
aspettarci un attacco molto molto presto. >>
Gandalf chiese spiegazioni
e boromir
rispose con un mormorio soffocato << L'ambasciata di cui
ha
parlato prima Faramir è qui con uno scopo: restare in
città per
accogliere i settemila soldati che generosamente quei regni ci hanno
offerto per proteggerci da Mordor. “In pegno di
amicizia” hanno
detto loro! Viscidi bastardi... >> con un movimento
improvviso
e fluido estrasse dal fodero appeso al suo fianco una spada
scintillante << Ammazziamoli tutti!!! ammazziamoli e
mandiamo
un'esercito contro di loro! >>
<< No!
>> Esclamai io, e
per la prima volta l'attenzione si concentrò su di me.
Guardai Gandalf con aria
indecisa <<
Credo che dovreste sfruttare l'effetto sorpresa del messaggio di
Gandalf, una cosa tipo “ attirare i topi in trappola
“... cioè
non attaccare direttamente i regni traditori, sarebbe uno spreco di
vite umane, ma attendere che quell'esercito giunga, e affrontarlo
qui, in...casa...? >> La mia voce si era fatta un
sussurro man
mano mi accorgevo dello sguardo sempre più adirato del
principe
Boromir : era il doppio di me- lo è ancora! - e da
arrabbiato
metteva davvero paura! Divenne pallido, e un piccola vena gli pulsava
sul collo, mentre stringeva l'impugnatura della spada con entrambe le
mani.
<< Piccola
insolente che non sei
altro, COME OSI!! >> la sua voce crebbe fino a far
riecheggiare
la sala del suo “ COME OSI!! “ innumerevoli volte,
e mi si
avvicinò con aria feroce. Io mi feci piccola piccola, e mi
preparai
a ricevere un bello schiaffo- lo Zio Saruman me li dava da piccola
quando lo facevo DAVVERO arrabbiare- e chiusi gli occhi per la paura.
Ma lo schiaffo non
arrivò. Allora
aprii gli occhi, e vidi che Faramir si era messo fra me e il suo
arrabbiatissimo fratello, e gli teneva stretta la mano pronta a
colpirmi, mentre Jadis si era alzata e ringhiando fissava la gamba di
Boromir. Faramir non si arrabbiò, non
indietreggiò, non tremo di
paura e non gli venne da piangere come invece stava venendo a me:
semplicemente, lasciò andare la mano di suo fratello- che si
trattenne ancora un poco a mezz'aria- e gli disse <<
Boromir,
ma come ti stai comportando? >>
allora Boromir
indietreggiò, e cadde
un silenzio imbarazzato.
Gandalf stava ancora
fumando. <<
Anna ? >> disse , e io mi riscossi dallo spavento
<<
Forse è meglio se porti Jadis a fare una passeggiata fuori.
Verrò
io a cercarti. >>
fui così
sollevata dall'andarmene che
mi ricordai solo a metà sala di inchinarmi davanti al
sovrintendente
e ai principi.
Uscii rapida dal portone,
Jadis alle
mie costole, e mi lasciai cadere sull'ultimo scalino di marmo, le
gambe ancora tremanti dalla paura che mi aveva fatto Boromir.
Jadis mi si
vvicinò per consolarmi <<
La prossima volta, staccagli un piede Jad! Così impara,
quell'imbecille... >>poi le sussurrai in un orecchio
<<
lo odio. >>
E restammo io e lei a
osservare la luna
piena su Minas Thirit.
*** ecco un elemento
fondamentale della
storia: per creare un diversivo ho deciso di creare gli Harardil, un
popolo del sud che in teoria dovrebbe essere amico di Gondor e
invece... questo popolo è formato dai regni inventatissimi
di Anfe,
Dundair e Herafr . spero non mi massacrerete per questo!!!alla fine
è
una fanfiction, ne??
ANGOLINO!!!bene spero che
abbiate
apprezzato...anche a me è dispiaciuto dare a B.
dell'imbecille, ma è
così che la storia deve andare!!!
ragazzapsicolabile91:
fantastico!!!anche io disegno!!!io studio pittura e sono al secondo
anno...non hai dei tuoi disegni???devono essere stupendi!!!
thiliol:rispondo
qui alla tua
mail :io rispondo ma figuret- che è bresciano-
perchè mi sembra
normale accettare le critiche altrui, soprattutto se costruttive. tu
non mi hai ne demolito ne deriso, hai solo fatto il tuo dovere di
brava lettrice/scrittrice ( brava davvero per giunta ) e hai detto
come la pensavi :) comunque sono andata a informarmi su ogni
dettaglio da te scritto, e sto cercando di smontare tutti gli
spauracchi: magari se tu nn mi avessi mosso quella critica che in un
primo momento mi sembrava aspra, ora nn starei andando avanti e il
sesto capitolo nn sarebbe in cantiere, no? quindi , grazie ancora e
se ti va continua a leggere e non aver paura a criticare, ok???
pace e
ammoooooorrreeeeee!!!!
mi raccomando non smettete
di leggere e
recensite pure questa!!!ciauuuuuuuuu!!!
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Capitolo 7 *** capitolo7: Matilde. ***
In
primis, vorrei avvisare che i gioielli sono giunti a ben 100 visite
:D per me è un traguardo importante...quindi un GRAZIE di
cuore a
tutti!!!
Ero
distesa sul marmo, nonostante fosse freddo come ghiaccio, la testa
appoggiata sul soffice mantello di Jadis ( che dormiva ) in quello
stato che sta fra il dormire e lo stare sveglia. La paura di Boromir
mi era completamente passata, ma quando pensavo a come mi aveva
trattata un moto di stizza mi percorreva il corpo, e non potevo fare
a meno di scuotere la testa per scacciare definitivamente quel
pensiero irritante.
Credo
mancasse poco alle 4, perchè la notte era più
nera che mai e la
luna tramontata. Di Gandalf, neppure l'ombra- e io in quella sala
finchè c'era LUI non sarei entrata.
Pensavo
che a Isengard tra meno di una settimana l'albero delle giuggiole
avrebbe dato i suoi frutti, quando ecco che Jadis alzò la
testa
improvvisamente sveglia e mi riscosse da pensieri così
frivoli.
Gandalf stava uscendo nell'esatto momento in cui mi alzavo.
<<
Ah, sei qui! Scusa se ci ho impiegato tanto, ma ho avuto di che
parlare. >>
Feci
un' alzatina di spalle << Qui fuori è
piacevole, anche se il
marmo è un po' freddo: effettivamente sono ghiacciata.
>>
Rabbrividii << E ora ? Che facciamo? >>
Gandalf
mi sorrise << Andiamo a fare cena e colazione,
ovviamente! >>
Rise alla mia aria frastornata << Prendi la tua roba, ti
conduco alla tua nuova casa. >>
Quando
Gandalf mi parlò di cena e colazione, mi resi conto che era
dal
mezzogiorno che non toccavo cibo, e non era stato nemmeno un grande
pasto: una misera galletta e un sorso d'acqua sulla groppa di
Ombromanto col vento che fischiava nelle orecchie. Anche Jadis aveva
l'aria affamata, e me lo segnalò stendendosi a terra e
guaendo
piano.
<<
Jad, adesso vediamo cosa possiamo darti... >> Le dissi
dolcemente << Effettivamente, non so nemmeno io cosa
mangerò
alla nuova casa... ma stiamo andando da Matilde? >>
chiesi a
Gandalf accarezzando il folto pelo di Jad.
Lui
annuì << Ci sta aspettando: sa che siamo qui,
e non possiamo
farci vedere alla luce del giorno. Vieni, non dobbiamo andare troppo
lontano! >>
Ripercorremmo
la strada buia dell'andata e salutammo con un cenno la guardia-
diversa da quella che ci aveva accolti- mezza addormentata nella
guardiola. Ombromanto era al sicuro nelle scuderie, e non vi era
motivo di disturbarlo, anche perchè gli zoccoli sul selciato
avrebbe
provocato un rumore assordante, mentre la città sembrava
più
addormentata e fiabesca che mai, con una leggera nebbia a un palmo da
terra e il leggero crepitio delle fiaccole notturne.
Non
c'era neanche un'anima in giro.
<<
Questa città é veramente bella, ma non la trovi
inquietante? >>
chiesi a Gandalf sottovoce e lui fece un'alzatina di spalle
<<
E' tutta suggestione, figliola, tutta suggestione. >>
Superammo
due cancelli, e appena entrati nella quinta cerchia ci fermammo
davanti a una casa bianca dal tetto spiovente, addossata alla parete
della montagna e stretta ai lati rispettivamente da un'altra casa e
dalle mura del cancello. Era di due piani, e aveva tre finestre: in
quella al piano terra si vedeva una luce ballare sul vetro,
probabilmente quella di un fuoco.
Con
garbo, Gandalf bussò alla porta e proprio mentre io iniziavo
a avere
de dubbi sul nostro orario di visita, ecco che la porta si
aprì con
un rumore di catenaccio e apparve lei, Matilde.
Era
esattamente come me l'aspettavo: alta e magra, dall'età
indefinibile
a causa del fisico asciutto e dal viso ne vecchio ne giovane, ne
brutto ne bello, con una lunga treccia di capelli grigi in bella
mostra sulla spalla sinistra e un'espressione calma e fredda negli
indecifrabili occhi grigi. La bocca era un dettaglio affascinante,
perchè non aveva praticamente labbra, quasi fosse tagliata
sul
viso,e faceva uno starno effetto su di me: sembrava incapace di
sorridere. Il naso era dritto e sottile.
Era
sulla porta a fissarci con una candela in mano, e indossava un lungo
vestito nero stretto sotto il seno. Se fosse contenta di vederci, non
lo diede a vedere.
<<
Matilde!!! >> Esclamò finalmente Gandalf,
abbracciandola <<
Come sono felice di vederti!! >>
Lei
non reagì ne all'abbraccio, ne sorrise alla gioia di
Gandalf. Disse
solo << E' tutta notte che vi aspetto. Spero che la zuppa
di
farro e le uova cotte vi piacciano. Entrate tutti e tre.
>>
Una
volta dentro, un dolce profumo di cibo caldo ci investì, il
classico
profumo di una casa. Mi guardai attorno : la stanza era spoglia, con
un tavolo apparecchiato per due vicino alla finestra, due sedie in
legno ( più una a dondolo davanti al fuoco e diversi
sgabelli vicino
alle pareti ) e una lanterna cieca al centro. Ma non c'era bisogno di
ulteriore luce: il caminetto incastrato nella parete nord custodiva
un fuoco molto vivace e luminoso, che irradiava la stanza di un
colorito rossastro. Sul fuoco, una pentola cuoceva la zuppa di farro,
mentre Matilde cuoceva in una padella quattro uova. Jadis annusava
l'aria scodinzolando e sbavando, inebriata dai dolci profumi, mentre
io mi accorgevo che c'era una stanza sul retro e delle scale che
conducevano al piano superiore.
<<
Che bella casa! >> osservai, tanto per dire qualcosa, ma
Matilde non mi rispose. Lanciai un'occhiata interrogativa a Gandalf,
che con un cenno mi fece intendere di lasciar perdere.
Matilde
ci servì prima le uova, poi la zuppa con del pane
abbrustolito nello
stesso burro delle uova. Lei non toccò cibo, ma bevve come
tutti e
tre birra chiara. Intanto, anche Jadis godeva un meritatissimo pasto
( una serie di avanzi che avrebbero soddisfatto anche i palati
più
raffinati ) e ora dormiva sonni tranquilli davanti al fuoco, russando
un poco.
Finito
di mangiare, Matilde sparecchiò e portò la sedia
a dondolo vicino
al tavolo, evitando di pestare la coda a Jadis , e con mia grande
sorpresa estrasse una pipa e sorrise per la prima volta a Gandalf
chiedendo di passarle l'erba pipa. Quando sorrise una finissima
ragnatela di rughe si formò attorno agli occhi, dandole
un'aria
antica come il mondo.
Tutti
e due si misero a fumare e a parlare di vecchie avventure, amici
dimenticati e elfi magici mentre io mi stavo lentamente lasciando
andare, complice la birra e il caldo della stanza, addormentandomi
praticamente sul tavolo.
<<
Vai a dormire, Anna. Ci vedremo ancora prima della fine della tua
avventura, e forse oltre. >> Sentii dire in lontananza da
una
voce maschile, mentre qualcuno mi portava in braccio al piano
superiore e mi metteva in una stanza dal tetto basso, su un letto
soffice e caldo.
L'ultima
cosa che ricordo di quella lunghissima notte fu che dalla finestra
vidi filtrare i primi raggi del sole.
Era
l'alba.
L'angolino!!!!
ho cambiato nick name: ora sono nini superga, non più aidos
:D
un
grazie a Ellessary e un Bravissima a Ragazzapsicolabile91:
disegni veramente bene!!! io frequento il secondo anno di pittura ma
a Brescia, all'Accademia Santa Giulia: un grande in bocca al lupo per
la tua arte!!! per quanto riguardo lo stronzeggiare...ti giuro, B. lo
vedo davvero così: un dannatissimo arrogante che vuole
sempre aver
ragione!!ma A. gli farà abbassare le orecchie, e non solo!!!
baci
e continuate a leggere!!!
|
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Capitolo 8 *** capitolo8: un'incapace. ***
Quando mi svegliai di
scatto mi
sorpresi davanti alla mia nuova stanza: praticamente ricavata nel
sottotetto, era piccola e accogliente. Il letto era un pagliericcio
ricoperto da morbide coperte, e aveva accanto a se un comodino con
una brocca e una bacinella e attaccato al muro un frammento di
specchio. La luce veniva da una fila di basse finestre che correva
lungo il cornicione della casa che si affacciava sulla strada e da un
lucernario posto nell'angolo più lontano dal letto, dove
vidi che
c'era un buco nel pavimento. A Minas Tirith si faceva di tutto, pur
di avere luce in più e non consumare candele.
Credevo di essere in
ritardo per la
colazione, ma quando scesi le scale mi accorsi della luce rossastra
che illuminava la casa e dell'odore di cibo speziato che la profumava
sin nel piano superiore: non era sicuramente odore di colazione.
Ma avevo davvero dormito
tutto il
giorno?
La cavalcata si faceva
risentire sul
fisico e avevo schiena e gambe a pezzi. Quindi soffrii non poco a
scendere le scale per andare in cucina., e quando Jadis mi si
avventò
contro scodinzolando non potei trattenere un “ Aia”
di dolore.
<< Vedo che
ti sei svegliata. >>
Disse una voce femminile dall'altra stanza. Poco dopo, sulla soglia
apparve Matilde con la pipa in bocca.
Annuii <<
Come mai mi avete
lasciato dormire tutto il giorno, signora? >>
<< E' stata
un'idea di
Mithrandir, diceva che eri troppo stanca per iniziare a lavorare sin
da oggi. >> Mi puntò la pipa contro
<< Ma attenta, non
credere che questo trattamento ti verrà riservato tutti i
giorni:
questa non è una vacanza, ma una missione in cui tu hai un
ruolo
fondamentale, cioè aiutarmi. >>
Aspirò il fumo e si avvicinò
<< Mithrandir mi ha parlato di te, mi ha detto delle tue
origini e di quello che sai fare. >> Mi fissò
negli occhi e mi
sbuffò il fumo in faccia << In conclusione,
sei un' incapace.
>>
Rimasi sorpresa e anche
delusa, ma
cercai di contenermi << A cosa devo questa definizione?
>>
Matilde andò a
sprofondarsi nella
sedia a dondolo, dando ogni tanto un' occhiata alla pentola in cui
cuoceva la cena << Tanto per cominciare, non sai usare la
magia: questo da un punto di vista è un bene,
perchè quando curerai
dei feriti lievi non cadrai in tentazione,ma un male se pensiamo alle
situazioni di emergenza. Secondo: non sai usare un'arma, e questa
è
una cosa serissima dato che andremo con l'esercito in zona di guerra
fra meno di un mese. Terzo: non hai esperienza. Ti sembra abbastanza
o vuoi altri dettagli per la tua definizione di incapace?
>>
Rimasi in silenzio
“ Vecchia
petulante! “ pensai “ So fare altre cose, come
...come... “ mi
resi conto che in quella situazione ero DAVVERO inutile, se non
addirittura di peso. Ma quale era la situazione?
<<
Qual'è la situazione che
dobbiamo affrontare? >> Chiesi sedendomi su una sedia del
tavolo, col muso di Jadis poggiato in grembo.
Matilde mi
guardò con aria
indecifrabile.
Rifeci la domanda
<< Mi hai dato
dell'incapace perchè non so usare la magia, non so usare un'
arma e
perchè non ho esperienza. Hai parlato di andare con
l'esercito in
zona di guerra... ti riferisci alla minaccia degli Haradrim?
>>
Per la prima volta da
quando ero nella
stanza, Matilde mi prese in considerazione non come un soprammobile
ma come una persona << Anche, ma ce n'è una
più immediata.
Conosci Osghiliart? >>
Avevo letto qualcosa al
riguardo, e
feci di si con la testa.
<< E'
l'avanguardia di Gondor, il
suo baluardo: se Osghilliart cade, Minas Tirith è del
nemico. Ora, la città è contesa: noi la
possediamo, ma siamo deboli e il Nemico
cerca di strapparcela di mano. >> Sospirò in
maniera teatrale
<< Ma per fortuna c'è il Principe Boromir!
>> Matilde lo
disse con un'aria talmente orgogliosa, che per un attimo pensai che
fosse sua madre. << Tiene alto il morale, non abbassa mai
la
guardia, non si arrende mai: è un ottimo combattente e un
bravo
stratega. Non per nulla, ma gli ho insegnato tutto io! >>
Fu allora che scoprii che
Matilde era
stata la maestra di tanti principi del passato, che era a Gondor da
sempre e da sempre camminava sulla terra, come Saruman e Gandalf.
<< Ma allora
sei come Gandalf !
>> Esclamai e lei rise e la vidi come l'esatta
controparte
femminile di Gandalf.
<< No,
piccola, io sono più
giovane di Mithrandir, e si vede dalla mia scarsa saggezza e dal mio
pessimo carattere, e per questo mi scuso. Comunque, ho addestrato io
entrambi i principi alle armi, alla strategia e alla battaglia ma
solo Boromir si è dimostrato veramente portato per il
mestiere delle
armi. Faramir, al contrario, le darebbe alle ortiche: lui odia la
guerra. >>
<< Non credo
che a molti piaccia
la guerra. >>
<< Certo che
no, ma quando sei in
pericolo una delle migliori difese è l'attacco, e si
può attaccare
solo combattendo: ricordati questo, Anna, perchè
è il mio primo
insegnamento. >>
Annuii convinta
<< La miglior
difesa è l'attacco. >> Ripetei
<< Quindi, tu sarai la
mia maestra? >>
Lei annuì
<< E tu la mia
apprendista. >>
Le sorrisi, e lei
ricambiò << Ti
farò sgobbare, sappilo. >> Mi
avvisò assaggiando la minestra
con un cucchiaio in legno << E' pronto: ceniamo?
>>
Durante la cena, parlammo
del più e
del meno, e le dissi anche di come si era comportato Boromir con me.
Lei annuì con
aria divertita <<
Mithrandir me l'ha riferito. Non ha mai sopportato le critiche, o chi
la pensa diversamente da lui, e in questo ha preso tutto dal padre.
L'unico che riesce a farlo ragionare è suo fratello, che
invece è
tutto la madre, la povera Finduilas. Avrebbe dovuto vivere ancora
mille di questi giorni, e invece se ne è andata troppo
presto, come
un fiore che appassisce troppo in fretta. Povera Finduilas...
>>
Tacque per un attimo, gli occhi bassi, poi si rianimò
<<
Comunque, dovrai superare la tua paura per il Principe Boromir
perchè
domani mattina dovrai recarti da lui per riferirgli un mio messaggio
personale- E NIENTE DISCUSSIONI, ne con me ne con lui. Chiaro?
>>
Mi toccò annuire
con aria amareggiata.
<<
Sarà lui a guidare l'esercito
quindi tanto vale che tu faccia la pace con lui. Imparando a
conoscerlo, lo troverai simpatico: garantisco io. >>
nonostante la giornata di
totale
riposo,andai a dormire stanca e dolorante come se avessi lavorato un
giorno intero. Prima di addormentarmi, pensai all'indomani e alla
visita a palazzo. Mi seccava molto l'idea di fare sa messaggera, e
speravo con tutto il cuore di non trovarmi faccia a faccia col
principe, non in maniera diretta, perchè se avesse detto
qualcosa
che non mi andava ero certa che non sarei stata zitta.
“ Proprio
no.” pensai, poi crollai
nel buio.
ANGOLINO
DI NINI!!!buongiorno a tutti!!!scusate il ritardo dell'aggiornamento,
ma tra l'accademia, Kick boxing e compagnia bella non ho trovato il
tempo per scrivere...e ora veniamo a noi:
Thiliol:
è bello sentirsi strigliare da te!!trovo molto utile il tuo
lavoro
di correzione e rispondo prontamente:
ho
seri problemi con la grammatica italiana- cioè quando scrivo
le
parole mi escono di getto (vedi "appartamento" ) e i
personaggi nascono già con un nome loro e mi riesce
impossibile
cambiarlo, perchè intaccherebbe l'anima stessa del
personaggio (
vedi Matilde ). Per quanto riguarda i maschili... con la scrittura a
pc non riesco ancora a regolarmi e scrivo così in fretta e
ho così
voglia di pubblicare che non me ne accorgo!
-
le mura di Minas TIRITH me le hanno già fatto notare, quindi
no
problem!!! devo solo ricordarmi di correggerle...
-
il
punto Denethor: guarda che Anna non si mette a litigare con Denethor-
gli dice solo che Jadis non è un orrida bestia- ma con
Boromir! ora: anche Boromir ha il suo bel dire, ma non è il
sovrintendente e sicuramente non ha il carisma o quell'aria gelida che
distingue il padre! e comunque le parole che Denethor scambia con Anna
sono davvero poche...
-
per la punteggiatura: provvederò!!!
e
ora i ringraziamenti:
-sono
contenta che ti piaccia come ho tratteggiato Gandalf: è uno
dei miei
personaggi preferiti!
-
per le descrizioni: la nostra prof di storia dell'arte medievale per
spiegarci l'architettura del '300 italiano ci ha mostrato proprio il
palazzo di Denethor e le case di Minas Tirith. quindi, diciamo che
è
merito suo se me la cavo così bene!
-la
sindrome Mary Sue: che cosa agghiacciante! Anna non verrà
colpita da
questa malattia, te lo posso assicurare: come ho già
scritto, si
meriterà di sposarsi con B. e di avere una figlia da lui!
-effettivamente,
Matilde E' l'altra faccia della medaglia :D
-
la mia recensione era MERITATISSIMA e non ti preoccupare, che anche
io non ho paura di dire la mia se qualcuno se lo merita- ma tu sei
così brava...
tu
dici che io sono disponibile alla critiche, ma credo che qui la
disponibile sia tu, che correggi i miei errori e " badili "
e elogi al punto giusto.
quindi,
sono io a ringraziarti: grazie!
pace
e ammore!!!
mi raccomando, non
abbandonatemi
proprio ora!
bacissimiiiiiiii!!!
|
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Capitolo 9 *** capitolo9: la scommessa ***
Matilde mi
svegliò che il sole era
sorto da poco e una leggera nebbia aleggiava sulla bianca
città.
Durante la colazione mi
porse un
biglietto ripiegato << Questo è il messaggio
che devi dare a
Boromir, capitano della Torre Bianca. E' strettamente riservato, e
desidero che lo legga lui di persona. Inoltre, voglio una riposta
immediata e dovrai restare a attenderla. >>
<< Davanti a
lui ? >>
<< Se te lo
chiede, si. >>
<<
Fantastico... >>
Ero di umore nero quando mi
avviai
verso la cittadella.
Rimpiansi che Gandalf non
fosse accanto
a me: Matilde mi aveva spiegato che dopo avermi messa a letto era
subito ripartito, probabilmente per non far diffondere la notizia che
era giunto in città, e non si sapeva quando sarebbe tornato.
“
Abbandonata nel momento del bisogno. “ Mi dicevo con aria
sconsolata mentre attraversavo Minas Tirith nelle prime ore del
mattino.
Le vie iniziavano a
animarsi. Le
botteghe aprivano i battenti, i locandieri pulivano il loro uscio e
spazzavano lo sporco accumulatosi nei vicoli, le porte della
città
venivano aperte e la gente della campagna entrava per vendere le
proprie merci, guadagnare qualcosa e magari avere notizie di quanto
si preparava al' Est, e cosa aveva intenzione di fare il Capitano al
riguardo.
“ Il
Capitano...” Sorrisi a quel
nome. Il prinicpe Boromir era ben voluto in città, amato e
rispettato, quasi venerato da quanto mi aveva raccontato Matilde. Lo
era per forza! In tempo di guerra chiunque fosse in grado di
sconfiggere i nemici era un'eroe e Boromir ne aveva sconfitti molti
salvando Osghiliart e Minas Tirith più volte.
Però nei frammenti di
conversazione che riuscivo a percepire al mio passaggio, il principe
Faramir era nominato raramente, probabilmente perchè Faramir
era di
animo gentile, e la gente non apprezzava la gentilezza e la cortesia
in tempo di guerra.
Mentre ero già
in vista del portone
della Cittadella, non potei fare a meno di pensare a come Boromir si
era comportato con me. “ Scommetto che i suoi sudditi non
conoscono
questo lato del suo carattere. “ Mi dissi avvicinandomi a una
delle
due guardie che proteggevano il portone aperto “ Se no, non
so
quanto potrebbero rispettarlo! “.
Oltre il grande arco si
vedeva alla
luce del giorno la via buia percorsa con Gandalf due notti prima: sui
lati della strada vi erano delle costruzioni tutte uguali in
resistente pietra, a due piani, con finestre a bifora su ogni piano,
intervallate da vicoli bui. Nella via, vi era un gran via vai di
uomini in diverse uniformi: chi con la cotta di maglia e il farsetto
nero della Cittadella, chi con l'armatura argentata di Gondor, chi
vestito di verde.
Vedendo che mi avvicinavo,
un soldato
mi impose di fermarmi. << Chi sei? Fatti riconoscere.
>>
<< Sono Anna,
la nuova
apprendista di Matilde. Reco un messaggio della mia signora al
principe Boromir. Dove posso trovarlo? >>
La guardia mi
squadrò e annuì.
Dandomi le spalle, mi condusse davanti all'ultimo edifico sulla
destra, su cui svettava lo stemma di Gondor, e mi fece cenno di
aspettare. Bussò alla porta e entrò, lasciandomi
sulla strada.
Guardandomi attorno, notai
che tutti i
soldati mi osservavano incuriositi- e non c'era nemmeno Jadis: con
lei accanto, avrei capito il motivo di tanta curiosità!
L'attesa si faceva lunga, e
mi
appoggiai al muro della casa cercando di rendermi invisibile: non ero
abituata a restare sola a lungo, e Isengard era sicuramente meno
popolata del quartier generale da Gondor! Finalmente, la porta si
aprì e ne uscì non solo la guardia che mi aveva
fatto da guida, ma
anche altri cinque soldati. L'ultimo mi disse che potevo entrare.
Entrai in un vasto salone
con un unico
grande tavolo sommerso da carte posto davanti alla finestra, in modo
che chi vi sedesse potesse godersi anche l'ultimo raggio di sole,
delle scale che salivano a un soppalco e un grande camino in cui
ardeva un bel fuoco che scaldava l'intero ambiente. Lungo le pareti
erano accatastati degli sgabelli e appese diverse armi, ma io non
feci caso a tutto questo se non in un secondo momento. La prima cosa
che notai fu che in quella sala non c'era nessuno.
<<
C'è nessuno? >> Chiamai
<< Sono Anna, l'apprendista di Matilde, e devo consegnare
un
messaggio al principe Boromir, che dovrebbe essere qui. C'è
nessuno?
>>
La voce di Boromir
arrivò dal soppalco
<< Il principe ora è impegnato, dovrai
aspettare. >>
<< Matilde
desidera una risposta
immediata. Dove attendere? >>
Finalmente, Boromir si
affacciò dalla
balaustra del soppalco e mi salutò << Ah, sei
la piccola
insolente! E così ora ti fai usare dalla Maestra come
galoppina, eh?
Bell'aiuto! >> E rise, sarcastico.
<< La maestra
HA bisogno di
qualcuno che l'aiuti, e Gandalf ha pensato fossi la persona giusta.
>> risposi innervosita << Devo attendere
ancora molto? >>
<< Che genere
di messaggio mi
invia la Maestra? >> Chiese appoggiandosi alla balaustra
e
cambiando argomento volutamente.
<< Non ho
idea di cosa si tratti!
Scenda e lo legga! >> Sbottai, pentendomi di quanto detto
:
avevo promesso niente discussioni. Addolcii il tono <<
Principe, la mia signora mi ha ordinato di consegnarvi la lettera di
persona, e ora sono qui: leggetela, e datemi una risposta.
>>
Boromir rimase ancora un
poco fermo sul
soppalco, poi si diresse verso le scale e le scese velocemente. Visto
alla luce del giorno, sembrava ancora più alto e grosso: io
gli
arrivavo a malapena al petto, e ero la metà di lui, una
massa di
muscoli. “E senza cervello.. “ fu la continuazione
del pensiero
mentre gli sorridevo e gli consegnavo la lettera ripiegata.
Ma grazie alla luce del
giorno, notai
una cosa che prima non avevo notato.
Boromir era bello. I
lineamenti che
avevo appena notato alla luce della luna, quegli stessi lineamenti
distorti dalla rabbia per essere stata insolente con lui, ora nella
lettura della lettere di Matilde risaltavano stupendi: i capelli
castani dai riflessi ramati lisci sulle spalle, il naso dritto,il
mento squadrato dalla barba rossiccia in cui era disegnata l'ombra di
una cicatrice, gli occhi grigi dall'espressione acuta.
Fu il tono della voce a
riportarmi nel
mondo reale.
<< Cosa
significa questo! >>
Esclamò sventolandomi la lettera davanti <<
Spero che sia uno
scherzo! >>
<<
Perchè, cosa dice la lettera
della mia signora? >>
<< Leggi e
dimmi cosa ne pensi.
>> mi diede la lettera e si mise a camminare avanti e
indietro
nella stanza, evidentemente arrabbiato.
Intanto, io leggevo e
restavo allibita.
Non era una lettera molto lunga, e recitava più o meno
così:
“ Caro
allievo e mio principe,
tempo fa in una determinata occasione mi giuraste di tornarmi un
favore: vi chiedo di mantenere la parola data, e di allenare la mia
nuova apprendista all'arte delle armi, perchè quando
scenderemo in
guerra anche lei si possa difendere.
Anna è
una ragazza sveglia e credo
che imparerà molto da voi- che, in fondo, avete imparato da
me. E'
solo molto petulante e decisamente testarda, ma ho già
imparato ad
amarla (almeno a sopportarla), e così farete voi un giorno.
In quanto vostra
maestra, per quel
briciolo di autorità che ancora ho su di voi e vostro
fratello, vi
chiedo di comunicare a Anna la vostra risposta, cioè si: voi
la
allenerete.
Vi rammento la
parola data, e non
accetterò rifiuti.
Sapete
già quando allenarla.
Forza e onore,
Matilde.”
<< Hai letto?
La mia Maestra
d'infanzia è impazzita! >> esclamò
Boromir evidentemente
scocciato, strappandomi la lettera dalle mani e sbattendola sulla
scrivania. Rimase a fissarla, poi disse lentamente << E
non
posso nemmeno rifiutare. >> Tornò a guardarmi
<< Tu
sapevi qualcosa? >>
<< Io?
Assolutamente nulla!
Questa era l'ultima cosa che mi aspettavo! >> Ribadii
avvicinandomi alla scrivania e girando la lettera verso di me.
<< Essere
allenata da un
principe... che razza di idea! >>
<< Io
supervisiono l'allenamento
delle reclute ogni giorno, mi alleno con loro per essere io stesso in
esercizio. E' uno dei compiti di Capitano della Torre. >>
Si
grattò la barba << Solo che fra questi compiti
non c'è quello
di allenare insolenti. >>
<< Amo solo
dire la mia, e è
giusto così. >> Sbottai, rileggendo la frase
“E' solo
molto petulante e decisamente testarda, ma ho già imparato
ad amarla
(almeno a sopportarla), e così farete voi un giorno.
“.
Guardai il principe sorridendo.
<<
Ve la
sentite di rispettare la parola data a Matilde? >>
<<
Certo che
rispetterò la parola data! Sono un uomo d'onore, e non
sarà
sicuramente un'antipatica ragazzina con la metà dei miei
anni a
farmela mancare! Domani mattina all'alba ti voglio davanti all'arco
della Cittadella. Non posso farti allenare col resto dei miei uomini,
li distrarresti con le tue chiacchere sciocche, quindi farò
una
sessione straordinaria di allenamento. >>
<<
Solo per
me? >>
Lui
annuì <<
Ovviamente, se resisterai al primo allenamento. >>
Alzai
un
sopracciglio con aria interrogativa << Non mi credete
all'altezza? Bene:scommettiamo. >>
Boromir
sembrò
divertito e si appoggiò alla scrivania vicino a me.
Fissandomi con
quei suoi incredibili occhi grigi chiese con voce morbida
<< E
cosa scommetti, insolente? >>
<<
Voi cosa
scommettereste? >>
<<
Io
scommetterei un vestito da donna, visto che tu non hai l'aria molto
femminile... >>
“
Che bastardo! “
Esclamai dentro di me, mentre gli sorridevo e annuivo <<
Ah si?
be... io scommetto...scommetto... scommetto che vi taglierete la
barba! >>
<<
Ragazzina,
bada che quel vestito ha valore per me, vedi di scommettere qualcosa
di serio. Potresti scommettere... >>
<<
Cosa? >>
<<
La tua
lupa. >>
<<
No! Jadis
non è un oggetto, è un essere a cui sono
affezionata >>
Boromir
si alzò e
ripiegò la lettera con grande cura << Meglio,
così avrai un
motivo in più per resistere. >> Mi
guardò da sopra una spalla
<< Non avrò pietà solo
perchè sei una ragazza, Anna, quindi
vedi di non deludermi o la tua lupa diventerà mia. E ora
vattene, ho
del lavoro da fare. >>
Senza
neanche
salutare, scesi dalla scrivania e sbattei la porta. Da dentro, giunse
la voce di Boromir che diceva << Mi raccomando, vestiti
da
allenamento! Niente fronzoli domani! >>
Mentre
tornavo alla
quinta cerchia, l'unica cosa a cui pensavo era la scommessa: non era
un oggetto qualsiasi in gioco, ma Jadis, la MIA Jadis.
<<
Bastardo.
>> Sussurrai tra me e me << Bastardo, ti
farò vedere chi
vincerà la scommessa. Quel vestito sarà mio.
>>
|
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Capitolo 10 *** capitolo10: l'allenamento. ***
Era già li, con
solo una camicia
addosso e i pantaloni infilati negli stivali alti.
<< Alla
buon'ora! >> Mi
salutò venendomi incontro e guardando impietosamente le
occhiaie che
cerchiavano i miei occhi << Non mi dire che hai sonno...
>>
<< Sono
sveglissima, signore. >>
Borbottai stringendomi ancora di più nel mantello,
rabbrividendo
nell'aria fresca del mattino.
Dietro di me, Jadis
sbadigliò e si
stese a terra.
Boromir la
guardò << E' una
bella bestia. Dove l'hai trovata? >>
<< A
Isengard. Era solo un
cucciolo,e nessuno mi ha impedito di allevarla,vero
Jad?>> Jad
mi guardò e io le sorrisi.
<< Sembrate
due amiche. Sarebbe
un peccato separarvi... >>
Tornai a fissarlo,serissima
<<
Vincerò quella scommessa, principe: voi non avrete Jadis!
>>
Per tutta risposta, lui si
mise a
ridere e mi pose una mano sulla spalla << Brava! E'
questo lo
spirito giusto! Ora andiamo, se no si fa tardi e io devo assistere
all'allenamento delle reclute. >>
<< Quindi non
vi alzate sempre
prima dell'alba? >>
<< Certo che
mi alzo sempre prima
dell'alba! Fa bene respirare l'aria fresca e fa ancora meglio
ascoltare. >>
<< Ascoltare
cosa? >>
Mi guardò come
se fosse la domanda più
stupida del mondo << Il silenzio della mia
città,no? >>
Mi colpì molto
il modo in cui disse la
mia città. “
Non pensavo
fosse anche un poeta questo principe... “
<<
Dobbiamo
andare da questa parte. >> Mi spiegò mentre
camminavamo nelle
prime luci del giorno. << Dobbiamo andare a est dell'arco
della
Cittadella, attraversare queste vie e arrivare al vecchio palazzo di
addestramento. >>
<<
Li si
allenano le reclute? >>
<<
Non dire
idiozie! Quel cortile è piccolo persino per la guardia della
Cittadella, figurati per l'esercito di Gondor! >>
Riuscii a
trattenermi dal rispondere, ma non potei fare a meno di investirlo di
ingiurie nella mia testa “ Mamma mia, che presuntuoso!
“ Fu
quella meno offensiva.
<<
Il palazzo
che ci ospiterà è molto antico, uno dei luoghi
più antichi della
città assieme al Palazzo Reale e alle Case dei Morti. Era la
dimora
della famiglia del Sovrintendente. >> Spiegò
Boromir
<<
Nella
casa, è presente un corridoio sotterraneo che porta
direttamente a
Palazzo: ciò dimostra come il legame fra Sovrintendenti e
Reali
fosse forte, in quanto il corridoio poteva essere usato sia come
tramite per una riunione segreta fra Sovrintendente e Re o come punto
di partenza per una spedizione assassina. >>
<<
E questo
non è mai avvenuto? >>
<<
Cosa? >>
<<
Che
qualcuno abbia usato quel corridoio per uccidere un Re
.>>
Boromir
ci pensò
<< Non credo...chiederò a Faramir.
>>
<<
Voi non
sapete se un vostro Re è stato assassinato grazie alla
complicità
di un Sovrintendente della vostra casata? >> Chiesi
stupita e
con un velo di ironia.
Lui mi
fulminò con
lo sguardo, rallentando l'andatura.
<<
Non sono
un esperto della Storia, ragazzina insolente. E' anche l'ultimo dei
miei interessi! Pensa piuttosto a tenere la bocca chiusa e
risparmiare il fiato per l'allenamento! >>
Sorrisi
“ L'ho
irritato! Eccellente! “ dissi fra me e me mentre giungevamo
alla
meta: un palazzo piccolo e di pietra grigia, coperto d'edera, con
finestre cieche su ognuno dei tre piani e il tetto piatto. L'idea
generale era di triste decadenza.
<<
Ma è
disabitato? >> Chiesi stringendomi ancora di
più nel mantello.
<<
Si . >>
Disse Boromir cercando una chiave fra tante in un grosso mazzo.
<<
O no? Si dice che si aggirino degli spiriti, spiriti degli uomini che
qui hanno vissuto. >>
<<
Vostri
antenati? >>
<<
… Che qui hanno vissuto e sono morti di morte VIOLENTA.
>>
Concluse, e mi fissò con aria divertita <<
Fossi in te,
resterei solo dove c'è la luce del giorno. >>
Io
annuii
rabbrividendo sotto al mantello, cercando di nascondere
l'inquietudine mentre Jadis annusava l'edera con aria poco convinta.
Boromir
aprì la
porta e mi fece cenno di passare.
<<
Non
temere. >> Mi rassicurò << Alla
fine di questa
mattinata, sarai così brava da poterti difendere anche dagli
spiriti! >>
Vi era
un cortile
circondato da un portico, tutto costruito in pietra e con l'aria
decadente e triste dei luoghi prima vissuti e poi abbandonati.
Jadis
iniziò a
gironzolare mentre io mi portavo al centro del cortile.
<<
Non è poi
così piccolo. >> Commentai, ripiegando il
mantello e posandolo
accanto a una colonna.
Boromir
seguì i
miei passi << Se lo si paragona al campo di
addestramento,
questa sembra l'aia di una cascina. >> Mi
guardò << Ma
per due persone è perfetto. >>
Io
annuii
rabbrividendo nella camicia.
<<
Credo sia
giunto il momento di iniziare, ma prima qualche informazione.
Siediti. >>
Obbedii
e mi
sedetti sulla base di una colonna mentre lui rimase in piedi,
camminando avanti e indietro con fare tranquillo.
<<
Hai detto
che ti chiami Anna, giusto? >>
Annuii.
<<
Quanti
anni hai? >>
<<
Diciotto,
signore. >>
<<
Sei
giovane. >>
<<
Voi quanti
ne avete? >>
<<
Non sono
affari che ti riguardano! >> Fece un profondo respiro,
poi
sbottò << Ne ho circa 30, va bene?
>>
<<
E perchè
non me lo volevate dire? >> “Non
crederà che l'età sia un
problema! “ << Immagino che buona parte delle
vostre reclute
abbiano la mia età! >>
<<
Esatto. >>
<<
E tutti
sanno quanti anni avete giusto? >> Gli sorrisi
<< Vi
facevo più giovane in ogni caso. >>
Lui mi
guardò
insospettito << Non crederai di cavartela con queste
moine,
vero? >>
Io risi
e mi alzai
<< Nessuna moina! Iniziamo? >>
<<
Ho altre
domande, siediti. Sai impugnare una spada? >>
<<
No. >>
<<
Una
lancia? >>
<>
<<
Sai tirare
con l'arco? >>
<<
Signore,
io non so fare NULLA. Detto con le parole di Matilde, sono
un'incapace. >>
<<
E hai
scommesso di resistere tre ore di addestramento?CON ME ? Ma che ti ha
detto la testa?>>
Feci
spallucce <<
Non sarà mica così difficile! >>
Lui
sghignazzò con
aria divertita << Lo vedremo. Inizia a correre.
>>
Iniziai
a correre
piano per il cortile. Dopo poco, Boromir si unì a me. Da un
angolo
del portico Jadis ci osservava incuriosita, e dopo poco si mise a
trottare con noi. Correvamo tutti e tre.
Se
all'inizio stavo
benissimo e non avevo problemi a respirare, bastarono una decina di
giri del cortile per rendermi conto di quanto fossi debole: la
camicia era bagnata di sudore e sotto i pantaloni sentivo i muscoli
delle gambe contrarsi dolorosamente, mentre l'aria fredda mi feriva i
polmoni ogni volta che la respiravo con la bocca aperta.
<<
Tieni la
bocca chiusa e respira col naso. >> Mi disse Boromir
senza
scomporsi, come se fosse nato per correre << E non
fermarti!
Altrimenti non riesci più a partire. >>
<<
Quanto
manca? >> Chiesi al ventesimo giro.
<<
Molto! >>
Ribadì laconicamente lui, sempre fresco come una rosa
<< Ma
iniziamo col potenziamento. Adesso, quando dico “ via
“,
scendiamo e facciamo trenta flessioni con le mani larghe. Via!
>>
E si lasciò cadere a terra prono, le mani poggiate a terra,
i
muscoli delle braccia che si tendevano e contraevano a ogni
movimento. Cercai di imitarlo, con scarsi risultati.
<<
Non
credere che questo sia il momento di riposarti! In piedi e correre!
>>
Andammo
avanti a
corsa e flessioni per un tempo infinito, ma che finalmente e
miracolosamente finì.
Avevo
le gambe a
pezzi e le braccia doloranti, e non ero nemmeno riuscita a correre
per tutto il tempo stabilito da Boromir.
Anche
lui si fermò
sudato e con l'aria affaticata, ma notai che aveva qualcosa che in me
mancava: il piacere di fare quello che faceva.
<<
Vi piace
vero? >> Gli chiesi ansimando.
<<
Cosa? >>
Col
braccio feci un
largo gesto che comprendeva tutto il cortile << Ma questo
no?
>>
Lui
annui
sorridendo- un sorriso sincero e bellissimo << Sono nato
per
questo. E ora bevi un goccio d'acqua che facciamo altre flessioni e
potenziamo le spalle e il petto.>>
Credo
di aver fatto
circa cento flessioni quella prima mattina, senza contare le
contrazioni addominali incrociate e gli addominali ( ma quelli sono
un piacere in confronto alle flessioni! ) e quella tortura
finì
solo perchè Boromir ebbe pietà di me! Dopo un'ora
e mezza, ero
letteralmente a pezzi e avevo la vista appannata.
Lui
sorrise
vedendomi così distrutta << Allora, pensi di
aver fatto
abbastanza o rinunci alla tua lupa? >>
All'accenno
della
scommessa cercai di darmi un contegno << Di che colore
è
l'abito? >> Chiesi sfacciatamente. La domanda che credevo
divertente lo fece innervosire non poco.
<<
Cederai
prima che questa settimana sia finita! >>
Sibilò inviperito e
andò sotto il portico, facendomi un secco cenno di venire.
“
Ma che razza di
lunatico! E anche permaloso! “
Mi
condusse a una
cassapanca di pietra annerita dalle intemperie. Alzò il
coperchio e
mi lasciò guardare all'interno: era pieno di custodie e di
panni
polverosi.
<<
Cosa sono
questi? >> Chiesi.
<<
Sono
spade. E' il momento che tu ne scelga una per addestrarti.
>>
Era un
momento
importante e decisi di ponderare.
<<
Che tipo
dia arma è adatta a me? >>
<<
Non ne hai
idea? >>
<<
Non ne ho
mai impugnata una , come posso averne un'idea? >>
Boromir
fece un
verso spazientito e mi scansò bruscamente. Estrasse tre
foderi e
altrettante spade.
<<
Proviamo
queste. >> E me le cacciò fra le braccia.
Poi ne
estrasse una
lunghissima, avvolta in un panno nero. Toccandola, sorrideva e la
sfiorava come si sfiora qualcosa di prezioso.
Se la
posò sulla
spalla e mi guardò << E adesso come te la
cavi. >>
NOTICINA:
se vi
siete disperate per l'allenamento di Anna, sappiate che è un
allenamento REALE, una vera tortura!!! so che alla maggior parte di
voi non interesserà, ma non potevo fare a meno di dirvelo!!
per
ragazzapsicolabile91: grazie grazie quante belle
cose!!! spero
che il capitolo soddisfi le tue aspettative!!!
bacissimi,
pace e
ammore e continuate a seguirmi non abbandonatemi!!!
|
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Capitolo 11 *** capitolo11:ne ferisce tanto la lingua quanto la spada! ***
Appoggiai con cautela le
spade alla
base delle colonne e guardai di nascosto Boromir, al centro del
cortile, sfoderare la propria arma e muoverla con agilità,
quasi con
grazia. Non avevo mai visto qualcuno impugnare una spada e credevo
che per essere agili e veloci bisognasse essere esili e leggeri, ma
Boromir ribaltava tutte le mie congetture teoriche: nonostante la sua
stazza, riusciva a muoversi con micidiale grazia e eleganza. Una
danza macabra, di cui non avrei voluto far parte.
<< E allora?
>> La sua voce
mi riscosse << Che stai aspettando? Prendi una spada e
vieni
qui! >>
“ E ora ?
” Mi chiesi guardando i
foderi << Signore, che spada scelgo? >>
<< Prendine
una che adesso
vediamo. >>
Presi la prima a destra,
dalla forma
allungata e avvolta in un fodero così vecchio che sentiva di
muffa.
Mi avvicinai con la spada ancora nel fodero e mi piazzai davanti a
lui sorridendo.
Per tutta risposta, lui
emise un
profondo sospiro. << Pensavo che ci arrivassi da sola...
>>
Lo guardai senza capire
<< A
cosa? >>
<< Cosa si fa
davanti a un
nemico? E' la prima PRIMA regola del combattimento con un nemico,
Anna, ed è facile. >> Rimase in attesa
<< Allora? >>
Io ci pensai, poi dissi
<<
Estrarre..la spada? >>
<< E
perchè non lo fai, idiota?
Avrei già potuto ucciderti 20 volte, e tu saresti ancora li
a
pensare cosa significa estrarre!!! >> Scosse la testa,
mentre
io ero ancora troppo stupita: una sfuriata per una cosa così
piccola? Pazzesco!
<< In ogni
caso. >>
Continuò lui, calmandosi << Sfodera quella
spada e prova a
farmi vedere come è la posizione di guardia. Tutto secondo
te. >>
“ Ma è
ridicolo! Ma fammela vedere
tu no? “ Pensai, ubbidendo e cercando di immaginare e
trasporre in
movimenti come era la posizione di guardia ( vista da me, che non
apevo NIENTE, di posizioni di guardia ).
Lui mi guardò
con aria scettica e
anche un po' delusa. Si avvicinò.
<< Tieni le
gambe più aperte;
non così, ma così. Bene. Schiena dritta, braccia
piegate e mani ben
strette sull'elsa. Spada dritta, sguardo avanti. Testa incassata
nelle spalle.>> Osservò il risultato e si mise
a ridere <<
Sei ridicola ! >>
“ E tu mi stai
sul cazzo! “ Avrei
voluto gridargli esasperata, ma riuscii a zittirmi e dissi solo:
<< Smetta di
parlare e veda di
aiutarmi, piuttosto! >>
<< Dammi del
tu, sembri una
sguattera se usi i titoli. >> Mi girò attorno,
e sospirò <<
Non hai il fisico, ma vedremo che fare. Matilde vuole assolutamente
portarti con noi. >>
Mentre si metteva in
posizione davanti
a me, non potei fare a meno di odiarlo.
“ Se muoio, tu ne
sarai il
responsabile, stronzo! “
Tornai a casa un'ora e
mezza dopo.
Furiosa. Entrai sbattendo rumorosamente la porta, sbalordendo la
mamma coi due bambini che stava davanti al focolare. La testa di
Matilde sbucò dalla stanza sul retro.
<< Che
diavolo succede qui? >>
<< Guarda.
>> Alzai il
braccio e le mostrai il grosso taglio sul polso. La donna emise un
gridolino di spavento e prese per mano i due bambini che mi
guardavano a occhi sgranati.
Matilde si pulì
le mani nel grembiule,
si avvicinò e osservò attentamente la ferita,
toccandola con mani
delicate. Mi guardò con aria seria << Che
è successo, Anna?
>>
<< Indovina?
>> Ribadii
sarcastica.
Matilde mi
fulminò con lo sguardo, poi
si rivolse alla mamma << Scusa Falaf, ma credo che tuo
figlio
dovrà attendere. Non ci metterò molto.
>>
La donna annuì e
prese in braccio il
più piccolo dei due bambini quando vide Jadis.
<< Non vi
farà del male. >>
Le dissi mentre salivo le scale << Se vogliono, i bambini
possono giocarci. Jad, fai la brava. >>
Nella mia stanza, seduta
sul letto,
attendevo che Matilde mi pulisse la ferita. Fissavo fuori dalle basse
finestre, ma non guardavo niente di particolare. Pensavo.
<< Che
stronzo. >> Dissi a
bassa voce guardandomi il braccio. Ripetei quello che mi aveva detto
mentre mi feriva il braccio, scimmiottando la sua voce <<
“
Ora sai che vuol dire” >> .
<< Ora sai
che vuol dire cosa? >>
Alzai il capo e vidi
Matilde sulla
soglia della stanza con una bacinella colma di acqua e delle garze.
Distolsi lo sguardo. << Boromir mi ha ferito con la
spada. >>
<<
Avrà sbagliato le distanze, o
tu ti sarai mossa male. >>
<< L'ha fatto
APPOSTA.>>
Lei sgranò gli
occhi e rimase in
silenzio. Si sedette accanto a me sul letto e iniziò a
lavarmi la
ferita.
<< Tanto
sangue per niente. >>
Commentò guardando la ferita poco profonda <<
Guarirai nel
giro di una settimana, non preoccuparti. >>
Continuai nella mia
arringa,
imperterrita << L'ha fatto apposta, Matilde. Ma cosa gli
hai
insegnato a quel pazzo? >>
<< Portagli
rispetto, Anna! E'
comunque il tuo maestro. Ora spiegami cosa è successo.
>>
Annuii << Ha
iniziato col farmi
mettere in posizione di guardia e poi si è messo davanti a
me. Ha
iniziato a spiegarmi gli affondi, mi ha fatto provare. E si
è messo
a ridere. Si è messo a ridere capito?? “ Non
c'è niente da fare,
niente da fare! “ continuava a dire, l'idiota...e non
zittirmi di
grazia! Beh, a un certo punto ho fatto una cosa che non avrei dovuto
fare, lo riconosco... >>
<<
Cioè? >>
Sapevo che avrei fatto
arrabbiare
Matilde, ma non potevo tenerlo nascosto << Ho buttato la
spada
a terra. >> Dissi veloce << E gli ho detto
di andarsene a
quel paese. >>
Matilde sbiancò
dalla collera, ma si
trattenne da dirmi quello che le si leggeva in faccia <<
E'
stato un comportamento molto immaturo, non me l'aspettavo da parte
tua. >> Disse solo, gelida, iniziando a fasciarmi il
polso <<
Prosegui. >>
“ Meno infuriata
di quanto pensassi “
Mi dissi tirando un sospiro di sollievo. << A quel punto,
lui
mi fa “ Ah! E così mandi a quel paese il tuo
maestro? Forse sono
stato troppo duro con te... ma in fondo sei solo una donna, no?
Faresti bene ad andare a cucinare per i soldati, non a stare con
essi! “ alchè gli ho risposto che fosse stato per
me nemmeno ci
sarei venuta a Minas Tirith, e gli dissi anche che non doveva parlare
così male delle donne, perchè proprio grazie a
una donna era nato,
e che doveva stare zitto. >>
<< Hai
nominato SUA madre? >>
Mi interruppe Matilde sgranando gli occhi.
<< Si, ma non
è che l'ho
insultata: ho detto solo che... >>
<< Ma l'hai
nominata: il principe
non sopporta sentir parlare di sua madre. >>
Stavo per chiedere
spiegazioni, ma lei
mi invitò a continuare.
<< A quel
punto, lui si è
avvicinato con la spada sguainata, trapassandomi con lo sguardo. Io
ho cercato di mettere in pratica quello che mi aveva insegnato, mi
sono messa in posizione di guardia e ho cercato di fare un affondo,
ma lui sai che ha fatto? Ha preso la lama della spada a mani nude, a
MANI NUDE, Matilde! E me l'ha strappata di mano. Ero spaventata a
morte: un uomo così grande e grosso, e per di più
furioso! Capisco
perchè faccia così tanta paura agli orchetti di
Mordor! Comunque,
ho cercato di reagire. >>
<< Che gli
hai fatto? >>
Chiese lei in un sussurro.
<< Ho...
cercato di dargli un
pugno. >> Risposi, accarezzando il polso fasciato
<< Ma
lui mi ha fermato la mano, mi ha costretta a abbassare il braccio e
ha posato la lama sul polso. Poi.. >>
<< Poi?
>>
<< Ha detto
queste parole “ Sai
cos'è il dolore, Anna? “ Io ho detto di no, mentre
cercavo di
divincolarmi dalla presa ferrea, ma era forte, troppo! “ Bene
“
Ha detto, incidendomi il polso
“ Dolore, ti
presento Anna. “ Io ho
gridato, Matilde, ho gridato...ho-ho g-grid-a-ato... >>
Iniziai
a singhiozzare sotto lo sguardo imperscrutabile di Matilde
<< E
lui mi ha detto solo, dandomi le spalle “ Per oggi abbiamo
finito”.
Poi mi ha guardata come se fossi un insetto e ha sibilato “
Ora sai
che vuol dire ”. MA CHE DIAVOLO VUOL DIRE?? >>
Tutta la paura che avevo
accumulato si
era trasformata in un pianto dirotto. Certo, non mi ero comportata
bene con Boromir, ma che diritto aveva di spaventarmi a morte?
<< E Jadis
non è intervenuta? >>
Mi chiese Matilde passandomi un braccio attorno alle spalle.
<< L'ha
chiusa fuori, quello
stronzo! >> Tirai su col naso << Ma non ho
intenzione di
mollare. Oh no. >>
Matilde sospirò
<< Non devi
biasimarlo: alle reclute sovversive fanno anche peggio! >>
<< Ma non ho
fatto nulla di male!
>>
<< Ah, scusa:
l'hai solo mandato
a quel paese, l'hai offeso come maestro e hai parlato di sua madre.
Anna... >>
Annuii, restando per un
attimo in
silenzio.
<< In ogni
caso, non aveva alcun
diritto di spaventarti così. >> Fremette di
rabbia <<
Una ragazzina poi...per non parlare di quel taglio! >>
Si alzò dal
letto e si mise davanti a
me, ancora seduta.
<< Credo tu
abbia capito un po'
meglio il carattere del principe, ora. Che questo ti serva di
lezione, Anna: non provocare mai più Boromir. Non in modo
così
sovversivo. >>
Sorrisi alla parola
sovversivo e la
sussurrai piano.
<< Ora hai
tutto il tempo per
ragionare, ma dopo desidero che tu scenda a darmi una mano con gli
unguenti: se il tuo primo giorno di addestramento con lui è
andato
male, vedrai che con me andrà meglio. >> Mi
sorrise <<
Almeno, io non cercherò di tagliarti la mano!
>>
L'ombra di un sorriso mi
attraversò il
volto e annuii.
Rimasi sola.
La vicenda aveva un suo
senso: avevo
fatto arrabbiare Boromir, mandandolo a quel paese ( giustamente, a
parer mio ) e mancandogli di rispetto, e lui aveva deciso di punirmi.
Ma qualcosa non mi tornava: perchè si era arrabbiato quando
avevo
accennato alla madre? Certo, sapevo che era morta, ma non l'avevo
nemmeno nominata, sua madre, Finduillas: avevo solo parlato della
“ madre
”in generale,e guarda come
si era inalberato.
Ripensai alla sua
espressione: la
stessa furia di quando avevo parlato al Palazzo, nel nostro primo
incontro. Lo stesso furore.
“ E' un pazzo...
“ pensai,
stringendomi nella coperta in cui mi ero avvolta. Ma perchè
se l'era
presa così tanto? E con quale malvagità mi aveva
tagliato il polso
poi!
“ Ora sai che
vuol dire...” Ebbi
l'impressione che quelle parole non fossero riferite al polso, ma a
qualcos'altro, di ben più profondo. Un dolore incalcolabile
e
lancinante, che pulsava esattamente come aveva iniziato a pulsarmi il
polso.
“
Chissà cosa penserà vedendomi
arrivare domani mattina. “ Pensai fra me e me. Non avevo
intenzione
di mollare, oh no. Ero spaventata a morte, ma quella non era
un'esperienza uguale alle altre che stavo vivendo in quei giorni:
dovevo imparare a sopravvivere, combattere per la mia vita e magari
proteggere quella altrui. E l'unico che poteva insegnarmelo era lui.
Lo sapevo.
“ Cosa gli
dirò? Scusa? “ Lo
esclusi. E impedii al mio cervello di continuare a pensare a quella
storia perchè scesi di corsa le scale- accorgendomi solo
all'ultimo
gradino di essere puzzolente e sporca di sudore- per andare a
aiutare Matilde
Con mio grande piacere,
avevo scoperto
che Matilde si occupava di curare le persone nei periodi in cui
risiedeva a Minas Tirith, togliendo un po' di lavoro alle guaritrici
delle Case di Guarigione- lavoro di cui non sentivano la mancanza,
dato che c'erano sempre soldati da curare o in convalescenza- mentre
quando andava con l'esercito si occupava di dirigere il reparto di
guaritori di Osghilliart. Per questo dovevo imparare le basi della
medicina: avrei dovuto guarire, curare e fasciare almeno in maniera
superficiale. Da me dipendevano dell vite.
Quella mattina e quel
pomeriggio
imparai a fare le mie prime fasciature e le mie prime pomate per
liberare le vie respiratorie, tutte a base di menta e salvia, cose
non molto utili in guerra, ma che Matilde riteneva buone per prendere
confidenza. Ero un asso nelle fasciature al polso!
La sera giunse presto e con
essa la
stanchezza. Dopo cena, salutai Matilde e le dissi che mi sarei
svegliata prima dell'alba. Pensavo a qualche reazione di stupore, e
invece lei mi rispose << Be, è proprio quello
che mi aspetto,
figliola! >>
Io sorrisi e le augurai
buonanotte, ma
mentre salivo le scale le sentii dire una cosa che non mi aspettavo:
<< Mettilo sotto, quello stronzo! >>
Risi di quel commento tutta
la notte,
mentre Jadis russava piano ai piedi del mio letto.
Per
ragazzapsicolabile91: si,
B. si sente un po' attratto da A. ma diciamo che riesce a sopportarla
solo quando lei non parla :) mi piace molto il divario che si sta
creando fra i due- un divario che si colmerà d'ammore!!! non
vedo
l'ora di arrivare a quando quel divario si colmerà!!!
bacissimi,
pace e ammore!!!
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Capitolo 12 *** capitolo12: apri il tuo cuore ***
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L'alba della mattina dopo
portò con se
un sacco di novità: nel corso della notte, l'ambasciata
degli
Harardil era fuggita dalla città uccidendo le due guardie
che la
piantonavano. << Corre voce che si siano fatti aiutare
dal
Nemico. >> Mi sussurrò passandomi un po' di
birra chiara.
<< Il
Nemico?? >> Esclamai
io << Come ha fatto a entrare in città ?
>>
Matilde si accese la pipa e
fece la
prima boccata della giornata << Ci sono molte vie,
figliola,
per lo più oscure, attraverso cui il Nemico compie il suo
volere! Ma
ormai è andata: loro sono partiti e di sicuro quando
giungeranno ai
loro regni diranno di attaccare più velocemente e con
maggior forza,
perchè ci troveranno pronti. Oh si. Gli faremo un sedere
così! >>
Scoppiai a ridere
<< E tu come
sei venuta a conoscenza di questa notizia? E' ancora notte!
>>
Una figura ammantata
sbucò dalla
stanza sul retro << Lo è venuta a sapere da
me, se può
esserti utile. >> Si sfilò il cappuccio e mi
sorrise <<
Boromir non aveva accennato al fatto che siete un'impicciona, Anna !
>> Era il principe Faramir.
<< Non sono
un'impicciona, amo
solo sapere come stanno le cose. >> Risposi. Sbadigliai
sonoramente << Svegliarsi all'alba è assai
difficile! >>
Dissi a mò di scusa.
Lui annuì
<< E' vero. Pensa che
io e la tua maestra siamo svegli da tutta la notte e che Boromir
è
ancora fuori a caccia di nemici. Credo che tu sia la più
fortunata
dei tre. >>
Feci una smorfia quando
disse “ a
caccia di nemici “ << Quindi, credo che adesso
torneremo
tutti a dormire e io salterò l'allenamento giusto?
>>
<<
L'allenamento lo salterai per
oggi, ma prima di dormire devo farti qualche domanda. Riguardo a
ieri. >> Faramir si sedette accanto a me e vidi che aveva
gli
occhi cerchiati dalle occhiaie << Sono stanco anch'io,
quindi
cercherò di andare subito al sodo. Credo che non
sarà un problema
per te, ma ti prego di essere sincera: non fermarti davanti al mio
titolo, va bene? >>
Io annuii mentre con la
coda
dell'occhio vidi Matilde entrare nella stanza sul retro, seguita da
Jadis.
<< Che
diavolo è successo ieri.
>> Mi chiese in un sussurro.
<< Il
principe non si è
comportato bene con me. >> Risposi senza capire il
perchè di
tanta segretezza.
<<
Però, da quanto ho capito,
nemmeno voi vi siete comportata correttamente nei suoi confronti.
>>
Lo sapevo benissimo
<< Lo so. Ma
io non ho ferito nessuno, mentre lui si: guardate! >> E
sollevai il polso ancora fasciato << Mi ha tagliato
volontariamente, dicendo “ Ora sai che vuol dire! ”
,o cose
simili, e mi ha spaventata a morte! >>
Lui mi guardò
come a soppesarmi <<
Davvero siete sicura di non aver ferito nessuno? >>
<< Non mi
fate ridere! Non può
essere che un “ Va a quel paese! “ abbia ferito
Boromir di
Gondor! Lo trovo semplicemente inconcepibile! >>
Faramir si alzò
dalla sedia
ridacchiando << Ma allora non l'avete ancora capito.
>>
<< Che cosa?
>>
<< Mio
fratello... forse è
meglio che non sia io a dirvelo. >> Concluse
sbrigativamente,
lanciando un furitvo sguardo alla porta.
Mi alzai di colpo
<< No no. Vi
prego: continuate. >> Il cuore mi batteva forte mentre il
principe mi fissava con scintillanti occhi verdi, stupito da tanto
accaloramento. Io stessa ero stupita e colpita dalla strana ansia che
mi faceva battere il cuore: che succedeva?
Mi sorrise con aria furba e
tornò a
sedersi << Allora vi interessa? >>
Sperai che la poco luce
coprisse il mio
rossore << Certo che mi interessa: Boromir è
il mio Maestro,
no? >>
<< Ma
perchè gli avete risposto
a quel modo? >>
Gli raccontai tutta la
scena e alla
fine lui sospirò << Si, mio fratello sa essere
molto duro,
rasenta quasi l'insensibilità a volte. Ma è un
lato del suo
carattere che mette in mostra solo indeterminate occasioni.
>>
<< Tipo?
>>
<< Tipo
quando si allena. Ha a
cuore i suoi uomini: sono tutti come fratelli, e cerca di prepararli
come meglio crede. Tu non puoi saperlo, non lo conosci a sufficienza.
>>
Incrociai le braccia
<< E ferisce
tutti i “ Fratelli “ che non sono d'accordo con
lui? >>
<< Questa
è un'altra faccenda.
>> Cambiò argomento << Mi ha
anche parlato della
scommessa fra di voi: sei una bella insolente a fare una cosa simile,
lo sai? >>
<< Ma si
può sapere che c'è di
male? >> Sbottai << E' così
strano scommettere? E poi:
avesse scommesso qualcosa di importante, ma un vestito! >>
Faramir alzò una
mano << Ferma
un attimo: non ti ha detto nulla riguardo a quel vestito?
>>
Diniegai <<
Ha parlato solo della
mia poca femminilità. >> Borbottai disfando la
treccia di
capelli.
Sembrò colpito
<< Ah! >>
Disse solo, tacendo.
Jadis uscì dalla
stanza sul retro e
venne verso di me per farsi accarezzare dietro le orecchie.
<< E' molto
importante? >>
Chiesi.
<< Cosa.
>>
<< Il
vestito. >>
Faramir fece un'alzatina di
spalle <<
Dipende dal peso che gli dai. >>
“ Ma che razza di
risposta è? “
Pensai, ma dissi << Ho capito. >>
Sorridendo
dell'espressione beata di Jadis.
Un raggio di sole
filtrò dalla
finestra, e Faramir guardò incuriosito il pulviscolo che
danzava in
esso.
<< Sembri una
brava ragazza. >>
Disse infine tornando a guardarmi << Boromir si
è comportato
così perchè l'hai deluso. Era arrabbiato,
capisci? Vedi di non
deluderlo più, e saremo tutti più contenti.
>> Mi si avvicinò
e aggiunse << Credimi: tiene a te più di
quanto lui stesso
possa credere. >>
La campana della Torre si
mise a
suonare. Erano le sei.
Matilde uscì
dalla stanza sul retro e
salutò Faramir.<< Anna, abbi la grazia di
accompagnare il
principe alla Cittadella. >> Mi ordinò. Io
annuii e uscii per
la strada deserta con lui.
<< Non
c'è bisogno che mi
accompagni fino alla Cittadella. >> Disse dopo qualche
passo il
principe << Voglio solo dirti di meditare sulle mie
parole, e
di ascoltare il mio consiglio : accetta quello che Boromir ti dice,
anche se a volte è pesante. Ascoltalo, perchè
farà di te un
soldato provetto. E apri il tuo cuore. >> Mi sorrise
<<
Ora devo andare. Ci rivedremo presto. >>
E se ne andò.
Ero senza parole: non mi
aveva dato
nessuna motivazione per perdonare Boromir, ma qualcosa in me era
cambiato. Ora mi sentivo dalla parte del torto. Gli avrei fatto le
mie scuse, e avrei promesso di seguirlo ovunque. Ovunque e comunque.
NOTICINA: questo capitolo
è stato un
vero travaglio! Spero che abbiate apprezzato lo sforzo di Faramir per
far capire “ qualcosa “ alla nostra eroina...
grazie a tutti, e
continuate a seguirmi!
Pace e ammore!!!
|
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Capitolo 13 *** capitolo13: il giorno di dolore che uno ha ***
Evidentemente Faramir non
aveva fatto
la predica solo a me.
Dopo una lunga giornata di
lavoro
passata tra “impiastri” - Matilde li chiamava
proprio così- di
vario tipo e visite a bambini malaticci e puerpere, accadde che
Boromir venne a bussare alla mia porta- o meglio, alla porta di
Matilde.
Era il tramonto, e quando
sentii
bussare mi aspettavo di tutto, tranne lui. Rimasi talmente stupita
che non lo salutai neanche, ma lo invitai a entrare semplicemente
scansandomi dal vano della porta. << Grazie
>> Borbottò,
visibilmente imbarazzato, e prese posto su una delle sedie vicino al
tavolo mentre Matilde usciva dalla stanza sul retro per salutarlo
.Non potei fare a meno di notare il peso che sembrava curvargli le
spalle . << Siete riusciti a trovarli? >>
Chiesi con
finto interesse: sicuramente non era li per proclamare notizie!
<< E tu come
fai a saperlo? >>
Mi domandò, lanciando uno sguardo a Matilde.
<< Vostro
fratello è stato qui
stamattina >> Rispose Matilde al posto mio
<< E ci ha
comunicato la notizia. Siete riusciti a risolvere la situazione?
>>
Boromir si
sfregò il viso con la mano.
L'armatura che probabilmente indossava dalla notte prima
cigolò
mentre appoggiava il gomito sul tavolo. << Niente da
fare. >>
Rispose cupo << Hanno passato i nostri confini. Non
c'è più
nulla da fare. >>
<< Ma... e se
non sferrassero
l'attacco? >> Chiesi titubante.
Boromir mi sorrise
mestamente <<
E perchè? Il Nemico si sta mobilitando per attaccarci.
Quando gli
Harardil giungeranno, saremo più deboli che mai a causa
delle
continue imboscate che i loro alleati orchetti ci tendono a
Osghiliart, e loro lo sanno. Esattamente come lo so io.
>>
<< Non dovete
disperare, mio
principe. >> Cercò di consolarlo Matilde,
visibilmente
affranta.<< Lo sapete anche voi che l'ora più
buia è sempre
quella prima dell'alba. >>
<< Se solo
riuscissi a vederla,
l'alba... >> Commentò piano lui
<< Ma non sono qui per
questo. Devo parlare con TE. >> Mi indicò con
l'indice e
assunse un' aria vagamente arrabbiata.
Deglutii <<
Anche io devo
parlarvi. >>
Matilde lasciò
scorrere gli occhi da
un viso all'altro per poi dire solo che doveva assolutamente uscire,
non poteva stare un attimo di più in casa. Non cercai
neanche di
fermarla tanto ero stupita: la vidi andare nella stanza sul retro e
uscirne con un consunto scialle sulle spalle. Con un piede
già fuori
dalla porta, disse solo << Mi raccomando non far bruciare
la
zuppa. E offri al principe della birra, non essere scortese! A dopo!
>> Sbatte la porta dietro di se. Era accaduto tutto
così alla
svelta che mi ci volle un attimo per capacitarmene: Matilde mi aveva
lasciato sola con Boromir.
Lui era stupito quanto me e
sia il viso
che il corpo mostravano quanto lo imbarazzasse quella situazione:
lui, il capitano di Gondor, venuto a parlare con una povera recluta-
una delle più scarse, per giunta!
<< Un po' di
birra, principe? >>
Chiesi per sciogliere la tensione. Lui annuì.
Andai sul retro e mi imposi
di
calmarmi, ma non potei fare a meno di notare come la mia mano
tremasse mentre riempivo i due boccali. “ Non sta succedendo
niente. “ Mi dissi “ Mi vuole solo parlare. Tutto
qui. “.
Entrambi tracannammo un bel
sorso di
birra prima che uno riuscisse a guardare negli occhi l'altro.
<< E
così mio fratello è stato
qui . >> Esordì Boromir scostando un poco il
boccale <<
E cosa è venuto a fare? >> Feci un alzatina di
spalle <<
Ha parlato con Matilde. A me ha detto solo che non mi avreste
allenato, stamattina. >> Abbassai lo sguardo, cercando di
pesare bene le parole << E a proposito di allenamento.
Sentite,
io... >>
<< No, senti
tu. >> Mi
interruppe << Vedi di deludermi ancora una volta e quella
mano
te la stacco di netto, d'accordo? >> Si
appoggiò allo
schienale della sedia e sospirò << Lo so di
essere duro, a
volte esagerato...ma ho scoperto che questo è l'unico modo
per farsi
rispettare. >>
Tutti i buoni propositi di
qualche
attimo prima stavano sparendo dalla mia mente per lasciare posto a
una fredda rabbia.<< L'unico? Ma state scherzando?
>>
Esclamai << Dove avete lasciato la possibilità
e il diritto
che ognuno ha di esprimersi? Certo,io mi sono fatta proprio odiare,
ieri... >>
<< Tu sei
semplicemente fatta
così, Anna, e forse anche io dovrei sopportare di
più la tua
insolenza. E' una parte di te, no? >> Fece un sorriso fra
il
cordiale e l' imbarazzato << E se ci lasciassimo questa
storia
alle spalle? >>
Ero così stupita
dalla sua
dichiarazione che non capii nulla << Come avete detto?
>>
Blaterai.
<< Ho detto:
e se ci lasciassimo
tutta la storia alle spalle? >>
Feci un'alzatina di spalle
e annuii <<
Non è male, principe. Ci sto. >>
Soddisfatto, Boromir
alzò il boccale
in un brindisi e bevve alla mia salute. Tutto si era concluso nel
migliore dei modi.
<< Prima di
andare, però, devo
dirti anche un'altra cosa. >>
Io mi ero alzata per
controllare la
zuppa, mentre Jadis si aggirava per la casa in cerca di cibo. Lo
guardai con fare interrogativo. Lui distolse gli occhi dai miei
<<
Devo raccontarti una storia. >>
Annuii, incuriosita
<< Come
desiderate. Vi va di restare per cena? >> Si stava
facendo buio
e Matilde non accennava a tornare << La zuppa di Matilde
è
ottima! >> Commentai in maniera incoraggiante.
Boromir ci
pensò, poi annuì <<
D'accordo. >>
Apparecchiai la tavola per
tre e servii
la zuppa in scodelle di ceramica chiara ; portai in tavola anche del
pane raffermo- ottimo con la zuppa!- e una brocca di birra chiara.
Attesi che Boromir assaggiasse il primo cucchiaio di zuppa e quando
lo vidi sorridere soddisfatto fui contenta. << E' ottima.
>>
Commentò, spezzettando il pane nella scodella.
<< Eccome se
lo è! >>
Ribadii, avventandomi su di essa.
Mangiammo in silenzio. Dopo
aver
mangiato qualche avanzo, anche Jadis si godeva il meritato riposo: si
era distesa davanti al caminetto e si leccava il pelo. La sua lingua
ruvida contro il pelo e il crepitare del fuco erano gli unici rumori.
<< Era tutto
squisito. >>
Esordì Boromir << Ma come mai Matilde non
è ancora tornata?
>>
<< Non ne ho
la più pallida
idea. >> Ed era vero: come mai non tornava?
<< Ma non c'è
da aver paura. Comunque, >> Lo guardai <<
Cosa dovevate
raccontarmi? >>
Lui sembrò a
disagio << Nono so
perchè ho deciso di raccontartela. Ma so che ha a che fare
con
quello che ti ho fatto ieri. >> Accennò al
polso << Quel
taglio l'avrei dovuto fare su di me. >>
<< Ma che
dite? >> Esclamai
, ma lui continuò. << No, sono serio: l'avrei
dovuto fare su
di me. Per tutta una serie di motivi. >> Non era un
impressione: era davvero a disagio. Come se si vergognasse di quello
che stava per raccontare. Attesi che iniziasse.
<< Ieri non
mi sono arrabbiato
perchè mi hai mandato a quel paese e hai continuato a
rispondere in
modo insolente a me, il tuo maestro- questo mi ha solo deluso un
pò-.
Mi sono arrabbiato perchè hai parlato delle donne. Delle
madri, per
l'esattezza. Non credo che tu lo sappia, ma mia madre è
morta da
quasi 20 anni. E io la odio per questo. >> L'ultima frase
la
sussurrò.
Certo che sapevo di sua
madre: Matilde
me ne aveva parlato il primo giorno. Ma non credevo di toccare un
tasto così dolente, soprattutto parlandone in modo
così generico!
In ogni caso, un senso di vergogna mi fece bruciare il viso.
<<
Principe... >>
<< Mi ha
abbandonato quando ne
avevo più bisogno, mio padre che iniziava a isolarsi e mio
fratello
a crescere. E mi ha lasciato solo. >>
Tacque. Non sapevo che dire
<< Ma
è stata una disgrazia, principe. >> Cercai di
consolarlo. <<
Mi dispiace, non credevo di avervi offeso... >>
<< Nono, tu
non mi hai offeso,
figliola : hai solo riportato alla mente il ricordo più
doloroso di
tutti. E non parlo solo di dolore dell'anima...>>
Iniziò a
slacciarsi i para polsi di cuoio nero, che recavano inciso il simbolo
della sua città. Li poggiò sul tavolo con
delicatezza e tirò su le
maniche della cotta di maglia. << Ora guarda.
>> Girò i
polsi verso l'alto e non potei fare a meno di sgranare gli occhi.
Sottilissime cicatrici bianche li attraversavano da parte a parte.
Distolsi quasi subito lo sguardo, infastidita . <<
Cominciai a
tagliarmi che mia madre era appena morta e continuai così
per quasi
un anno, finchè mio fratello mi scoprì e mi
pregò di smetterla. >>
Raccontò in un sussurro. Si sfiorò i polsi con
delicatezza <<
Questo dolore...era niente in confronto a quello che provavo. Ma mi
serviva. >> Serrò il pugno << Mi
serviva per darmi la
conoscenza, Anna, la conoscenza che c'era anche un altro tipo di
dolore, magari anche altre sensazioni, che però in quel
momento mi
sembrava impossibile provare. Valar, quanto sono stato male...
>>
<< E avete
tagliato anche me per
farmi capire cosa sentivate. >> Conclusi in un sussurro.
<<
E' terribile, Boromir ! >> Era la prima volta che lo
chiamavo
per nome << E' terribile quello che avete fatto! Avevate
solo
10 anni. >> Avevo gli occhi lucidi << E
vostro padre? >>
Lui scrollò le
spalle << Aveva
altri problemi. >> Rispose duramente.
<<
Sarà stato distrutto lui
stesso dal dolore. >> Ribadii ma lui diniegò
col capo <<
Ti sbagli. Mio padre non riusciva a capire due bambini che avevano
bisogno della madre e rispondeva con un silenzio più freddo
del
marmo, privo di gesti che potessero dare ogni minimo conforto.
>>
Ero senza parole : io ero
cresciuta
senza padre e madre, ma Gandalf e Saruman li avevano sostituiti in
qualche modo. Non avevo avuto tutti quei problemi. “
Probabilmente
è perchè non li ho mai conosciuti. “
Conclusi infine.
<< Avete
deciso di condividere il
vostro dolore con me. >> Commentai << Non
so se
considerarlo una gioia o una sofferenza. >>
<< Non so
perchè l'ho fatto. E'
stato come se un altro avesse agito al posto mio, un altro vi avesse
tagliato il polso. Anna, >> Con uno slancio, mi
sforò la mano
fasciata << Anna, mi perdoni? >>
Prima mi aveva chiesto di
lasciare alle
spalle “ quella storia “, ma ora me lo stava
chiedendo
direttamente: un uomo orgoglioso come lui... “ Ma forse non
è
altro che il bambino che una volta si tagliava i polsi. “
Annuii con aria serena e
misi l'altra
mano sulla sua << Ma certo che si, maestro!
>> La strinsi
e gli sorrisi.Lui fissò le mani << Io... Te ne
sono grato. Non
so ancora perchè... >>
<<
Perchè mi avete raccontato la
vostra vita? Non è necessario che lo sappia.
>> Mi fissò
stupito
<< Basta che
voi stiate bene con
voi stesso, ora. State bene o no? >>
Annuì prima poco
convinto, poi sempre
più deciso.
Ci sorridemmo.
A quel punto
rientrò Matilde. Vedendo
le nostre mani unite, non potè fare a meno di rivolgerci uno
dei
suoi enigmatici sorrisi e scappare di nuovo nella stanza sul retro.
Ci alzammo nello stesso
momento, un po'
impacciati e accompagnai Boromir alla porta.
<< Un'ultima
cosa, prima che ve
ne andiate. >> Io ero nel vano della porta- leggermente
rialzato-, lui sulla strada, ma ero sempre più bassa. Lui
annuì <<
Dimmi. >>
<< Il
vestito. Era suo, vero? >>
Lui mi guardò e
gli occhi si velarono
di ricordi << Era il suo preferito. >>
Annuii <<
Come immaginavo. In tal
caso, non credo che potrò accettarlo. Dovrete cambiare
oggetto per
la scommessa, Boromir! >> Conclusi con un tono
più leggero.
Lui non rise, ne sorrise.
Mi guardò
solo con gli incredibili occhi verdi e grigi, serissimo.
Sembrò
combattuto su cosa dire o cosa fare, e rimase fermo dove era.
Poi decise di andarsene.
Accennò un
saluto con la mano. << A domani mattina. E cerca di
essere
puntuale! >>
<< Ma
l'oggetto? >>
<< Ah..
l'oggetto. >>
Sorrise con aria accattivante << Lo saprai quando lo
vorrò io.
Buonanotte.>>
Quel sorriso...mi tenne
sveglia fin
quasi la mattina dopo.
NOTICINA: questa parte
della storia si
sta rivelando un vero travaglio, posso farcela!starete pensando a
come è starno B. in questo capitolo: si, lo so, B. sembra un
po'
depresso per non dire Emo- niente di male contro di loro ovviamente,
sfrutto solo un pregiudizio :) - ma credo che chi ha perso qualcuno
di caro possa fare una cosa del genere. Grazie al cielo, non
è nella
mia galleria delle esperienze! Spero di non aver offeso nessuno e che
questo capitolo sia piaciuto a todos- soprattutto a
Ragazzapsicolabile91: grazie di tutti i consigli e i
commentini vari, mi piacciono un sacco! ps- ho visto i tuoi
disegni... so good! Grazie e ancora grazie a TUTTI!
Pace e ammore!!!
|
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Capitolo 14 *** capitolo14: transition ***
Da quella sera tutto
cambiò, nel
rapporto fra me e Boromir. Cos'era successo? Non lo so! Sicuramente,
qualcosa che non riuscivo ben a definire...improvvisamente lui si era
fidato di me-mi aveva raccontato un fatto terribile della sua
infanzia, una cosa che sicuramente non si racconta a tutti gli
estranei- e io l'avevo lasciato fare. Forse quel racconto ci aveva
unito. O forse era stata la ferita sul polso? Non lo so, non lo so-e
tutt'ora mi chiedo che cosa si sia mosso quella sera, quale
ingranaggio abbia girato per il verso giusto, quale “ cosa
“ ci
abbia dato la capacità di fidarci e sopportarci a vicenda.
Infatti,
ne io ne lui cambiammo il nostro modo di essere: Boromir era sempre
duro e pretendeva moltissimo da me in allenamento, su tutti i fronti,
mentre io non riuscivo a mordermi la lingua. Ma era diverso: il primo
giorno ci eravamo offesi a vicenda, ora ridevamo e scherzavamo a ogni
battuta e a ogni mia incapacità.
<<
Perchè non abbiamo fatto così
anche il primo giorno? >> Gli chiesi durante un attimo di
riposo mentre lui accarezzava Jadis. << Non lo so.
>> Mi
rispose pensieroso << Forse eravamo troppo occupati a
interpretare i nostri ruoli. >>
<< Allora voi
interpretavate
sicuramente il cattivo! >> Scherzai e lui
ribadì che il mio
invece era quello della stronza di turno. Non mi offesi, lui non si
offese: ridemmo e basta.
Anche noi lo sentivamo:
qualcosa era
cambiato. Ci guardavamo in modo diverso, parlavamo in modo diverso-
notai addirittura che la mia voce aveva un tono diverso quando
parlavo con lui! Cose da pazzi, che non avrei fatto con nessun altro!
Ogni suo gesto, ogni suo movimento... riuscivo persino a sapere cosa
avrebbe risposto a ogni mia battuta, come avrebbe reagito a un mio
attacco.
<< Mi sembra
di conoscerlo da una
vita, Matilde! >> Esclamai una sera a cena.
Lei mi guardò
con un sopracciglio
alzato. << In che senso? >>.
Rimasi pensierosa, non
sapendo come
esprimermi correttamente << Non ti è mai
capitato di parlare
con una persona e di sapere più o meno come
risponderà a una tua
domanda? O come reagirà ad un tuo attacco? Bè, io
ci riesco con
Boromir. >>
<< Non
è molto difficile sapere
cos'ha nel cervello,quello! >> Aveva mormorato lei, e io
l'avevo ripresa con uno scherzoso << Ma no, che dici!
>>.
Mi puntò la forchetta contro << Sai, potresti
aver avuto un'
esperienza nella Terra di Mezzo nel corso di una vita precedente.
>>
Sbuffai <<
Quindi, avrei
conosciuto Boromir in una vita passata? Non credo proprio- e non
prendermi in giro! Io riesco davvero a capire cosa gli passa nella
testa! >>
<< Mica ti
prendo in giro! Dici
di essere capitata qui per caso, giusto? Peccato che il caso non
esista. >> Mise in bocca una forchettata di lenticchie
<<
Soprattutto in casi bizzarri come il tuo.>> .
Gandalf aveva spiegato la
mia storia a
Matilde ed era andato a caccia di informazioni e spiegazioni per un
fenomeno simile. Sapevo che anche lei ci pensava, ma se aveva
scoperto qualcosa, non ne ero a conoscenza << Nemmeno io
so per
quale motivo sei giunta qui, ma credo che tornerai utile in un modo o
nell'altro, mia piccola Anna, sennò la tua venuta sarebbe
senza
senso! >> .
“
Chissà se davvero ho già
conosciuto Boromir... “ Pensai io, sentendomi d'improvviso
triste.
Nei giorni precedenti la
partenza per
Osghiliarth, i miei allenamenti vennero sospesi perchè
Boromir era
in missione, sempre qualcosa che aveva a che fare con gli Harardil e
il loro attacco. Evidentemente il Sovrintendente era riuscito a
tenere tutto segreto, perchè in città non se ne
parlava affatto. “
Meglio così. “ Mi dicevo io passando per il
mercato e vedendo le
donne chiaccherare e gli uomini contrattare “ Il
Sovrintendete è
saggio, anche se troppo freddo e scorbutico per i miei gusti.
“
Avevo scambiato poche parole con lui, e sicuramente quel breve
scambio non era piaciuto a nessuno dei due.
A tratti mi ricordavo della
missione
che Gandalf mi aveva affidato. Così, ogni tanto facevo mente
locale
e ragionavo sulla situazione disperata di Gondor: ora, il
Sovrintendente e i suoi coraggiosi figlioli dovevano tenere testa non
solo alle armate del Nemico, che sembrava aver adottato la guerriglia
come strategia per sfinire gli Uomini, ma anche all'orda di Harardil
che fra meno di un mese si sarebbe abbattuta su di loro come le onde
del mare sugli scogli.
“ Che situazione
disperata! “
Pensavo, mentre fasciavo la caviglia a un uomo che era caduto da un
tetto “ Ma come diavolo fa Boromir a sopportare tutto il peso
da
solo? “ Era una domanda che mi facevo spesso, e un giorno la
rivolsi anche a Matilde.
Era il terzo giorno in cui
saltavo
l'allenamento, il terzo in cui ne vedevo Boromir ne sentivo parlare
di lui. La mattina, Matilde mi allenava dandomi una serie di esercizi
da svolgere in camera, esercizi di scherma, anche se ere difficile e
noioso farli da sola, mentre al pomeriggio dovevo aiutarla a
preparare i bauli per il viaggio verso Osghiliarth.
<< Come si fa
a sopportare una
situazione del genere? >> Esordii io quel pomeriggio
mentre
preparavo della bende.
<< Di cosa
parli ? >> Mi
chiese lei, con la testa dentro un baule.
<< Parlo di
Boromir. Come farà,
Matilde? >>
<< Eh, mia
cara! Quell'uomo ha u
n carattere d'acciaio! E non pensare che sia completamente solo: ha
anche lui i suoi aiuti, proprio come io ho te. >>
<< Ma il peso
maggiore grava su
di lui, no? >> continuai imperterrita.
<< Lui
è l'eroe di Gondor, la
gente gli ha cucito addosso un ruolo che lui sa interpretare alla
perfezione. E' il migliore, nessuno può competere con lui:
di tutti
i miei alunni, lui è sicuramente il migliore sul piano
fisico. Per
quanto riguarda il cervello, è a quello che serve Faramir.
Si
aiutano a vicenda, si proteggono a vicenda. >>
Piegai una coperta
<< Come due
fratelli. >> Mormorai, e mi chiesi come sarebbe stato se
anche
io avessi avuto un fratello o una sorella.
<<
Esattamente. Il problema di
questa situazione è che, se Gondor cade, tutti daranno la
colpa non
all'esiguo e irrisorio numero dei nostri Uomini in confronto a quelli
del Nemico, ma a Boromir. >> Si incupì
<< E lui
preferirebbe morire, piuttosto che vedere il suo Paese soccombere.
>>
<< Non
accadrà mai! >>
Esclamai io con slancio, sorpresa esattamente come Matilde di quella
nota nella mia voce << Lo impedirò io!
>> Cosa diavolo
mi era venuto in mente di dire una cosa così stupida?
Arrossii fino
alla punta delle orecchie.
Matilde sorrise con
tenerezza <<
Se le battaglie si potessero risolvere con l'amore, la tenerezza e
l'ingenuità, forse l'eroe saresti tu, piccola... peccato.
>>
<<
Già. Peccato. >>.
Quando mi rendevo conto
della mia
inutilità – proprio come in quel momento- mi
prendeva una rabbia
cieca: perchè non potevo essere migliore? O almeno
più utile?
<< Non devi
rattristarti per
questo. >> Mi consolò Matilde <<
Tu non sei portata per
questo genere di vita, per la guerra. Tu sei come Faramir: tu
vorresti solo la pace. >>
<< E chi non
vorrebbe la pace? >>
<< Lo spirito
dell'uomo è
guerrafondaio: lui deve combattere per sopravvivere. >>
<< Certo, ma
non in una civiltà
pacifica, Matilde! >>
Lei tacque osservando
un'ampolla vuota.
Sembrò aver perso ogni interesse per il discorso, quando
sussurrò
<< Non ci può essere pace finchè
c'è il male. >>
Io sospirai: era una
battaglia persa
discutere con Matilde!
In ogni caso, la nostra
partenza si
avvicinava.
Trepidante, guardavo a est
in cerca di
segnali dal futuro.
Ragazzapsicolabile
91: Darling!
Ti ringrazio per i complimenti!! per quanto riguardo lo strano e
improvviso atteggiamento che B. ha con A... non ti è mai
capitato di
conoscere una persona e sentire da subito che puoi fidarti di lei? E'
una sensazione che capita raramente, è molto leggera, ma
c'è. Ho
voluto dare una svolta al rapporto fra i miei due cocchi in questo
modo!per quanto riguarda l'autolesionismo...io credo che ci stia bene
su B. perchè in fondo credo che lui sia un po' carciofo:
duro fuori
ma tenero e insicuro dentro...diciamo che tutta la sua”
corazza “
esterna serve per proteggersi dalle insicurezze. Io almeno me lo
immagino così...e' davvero complesso!
Un sentito grazie anche a Barby_
Etelenie_91: grazie mille! E per JonnyNicotine...
io non
amo molto l'azione, preferisco di gran lunga i dialoghi e i
monologhi, amo cogliere ogni piccola sfumatura- spero che questo si
riesca a capire! Ma ti prometto che presto ci sarà un po'
d'azione-
devono andare a Osghilliarth, eccheccaspita!! accadrà pur
qualcosa...mi raccomando, anche tu aggiorna il prima possibile che
voglio sapere che succede!!!
Bacissimi a tutti i
lettori, pace e
ammore!!!
|
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Capitolo 15 *** capitolo15: La città delle stelle ***
Ci svegliammo che il sole
non era
ancora sorto, ma ormai mi ero abituata a iniziare presto le giornate.
L'aria era fredda e soffiava il vento per giunta, quindi entrambe ci
coprimmo bene coi mantelli e i cappucci prima di uscire. L'unica che
sembrava non patire il freddo era Jadis, che si stiracchiava
nell'aria fresca dell'ora prima del sorgere del sole.
Fuori di casa, vi era un
piccolo
carretto con sopra diversi cesti e bauli- il duro lavoro di giorni di
catalogazione!- stracolmi di cose utili come fasce, erbe, pozioni e
unguenti già pronti, coperte contro il freddo, bevande forti
da dare
da bere ai feriti prima di un'amputazione e ogni cosa possibile e
immaginabile. Il carretto veniva trainato da un cavallo dall'aria
anziana ma forte, col pelo chiazzato, che Matilde chiamò
Bigio.
<< E' tuo?
>> Chiesi
stupita in quanto non me ne aveva mai parlato.
<< Non
è mio. >> Rispose
lei, porgendogli una mela << E' solo che ha piacere a
seguirmi.
>>
“ Un po' come
Ombromanto con Gandalf,
insomma. “. Guardai il cavallo mangiarsi la mela e sorrisi
mentre
Matilde gli parlava:era quasi meno brusca con quel cavallo che con i
poveri feriti e malati che venivano ogni giorno a trovarci, forse
perchè gli animali non ci capiscono...”
Chissà come si comporterà
in guerra. “ Mi chiesi, e sfiorai con la punta delle dita la
spada
che portavo al fianco. Ero quella con cui mi ero sempre allenata e
Boromir mi aveva consigliato di farla affilare prima di partire.
Era stato il giorno prima
che andasse
in missione, l'ultimo allenamento assieme.
<<
Partirò domani.>>
Esordì, senza aggiungere altro. Mi sembrava triste, io
stessa lo
ero, ma cercai di non darlo a vedere e risposi annuendo.
Indicò la
spada che tenevo fra le mani
<< Quella
portala con te. Ti
servirà. Devi solo farla affilare. E' una buona lama, sai?
La usavo
io quando ero piccolo, e mi ricordo ancora di... >> Le
sue
parole si persero nelle mie orecchie. Non lo ascoltavo. Era possibile
che parlasse solo per scacciare il momento di salutarmi? Era
possibile? Ricordo di averlo guardato e di aver sentito il suo fiume
di parole interrompersi.
<< Ci
rivedremo ancora? >>
Chiesi piano.
La risposta fu altrettanto
leggera,
solo un lieve << Certo. >>.
Mi sentii avvampare
<< Farete
attenzione? >>.
Non riuscivo a staccare gli
occhi dai
suoi, anche se la vista si stava offuscando. “ Che succede?
“ Mi
chiesi, un attimo che nel mio petto esplodesse un singhiozzo.
<<
Sto piangendo? >> Pensai a voce alta, facendo cadere la
spada.
Mi spaventai e feci un balzo. Così fui vicina a Boromir.
<< Piangi?
>> Mi chiese lui
con un sorriso << Non devi piangere. Non si piange per i
vivi,
ma solo per i morti. >>
Io avevo annuito.
<< Quindi
fammi il favore di
smetterla: sono ancora vivo per il momento. >>
<< Non dirlo
neanche per scherzo!
>> Lo avevo ripreso << Dobbiamo continuare
gli
allenamenti, no? >>
Lui sembrò
sorpreso e rise <<
Che motivazione sciocca! >> Esclamò. Poi disse
<< E tu
vorresti vedermi solo per gli allenamenti? >>.
Non potevo credere alle mie
orecchie,
ma Boromir aveva riso e mi aveva raccomandato di non lasciar cadere
la spada a quel modo che scalfivo il filo, lasciando quella strana
dichiarazione fluttuare nell'aria. Mi aveva dato il fodero e mi aveva
salutata dandomi la mano- quella bella mano callosa...
Matilde mi riscosse.
<< Anna!
Smettila di dormire e
metti Jadis sul carretto che dobbiamo andare! >>.
Sospirai
teatralmente e con difficoltà feci salire Jad sul carro,
sedendomi
poi a cassetta con Matilde.
<>
Chiesi, notando che con noi non c'era nessuno.
<< Ci
aspettano altre dieci
persone alle porte della città. >>
<< Pensavo
fossimo in numero
maggiore. >>
<< Dodici
basta e avanza. >>
Come era prevedibile, nella
grande
piazza su cui le Porte della città si aprivano c'erano le
dieci
persone, più un paio di soldati a cavallo, vestiti della
sfavillante
armatura di Gondor..
<< Ci
è stato ordinato dal
nostro comandante di scortavi fino all'Avanguardia, mia signora.
>>
La informò quello di destra mentre le altre dieci persone
mettevano
il loro bagaglio sul carretto.
Matilde annuii
<< Ringrazierò il
principe Boromir per questo. E' già giunto a Osghilliart?
>>
<< Non lo
sappiamo. Siamo partiti
meno di un'ora fa dalla città e di lui non vi era traccia.
E' il
quinto giorno che manca. >>
Mi sentii gelare e strinsi
forte il
bordo della cassetta in legno per controllarmi.
<< Sta
tranquilla. >>
Mormorò Matilde << Il tuo bello
sarà in città prima del
tramonto. >>
<< Il mio
cosa, scusa?? >>
Esplosi con voce stranamente acuta attirandomi tutti gli sguardi.
Calai il cappuccio quasi sin al naso.
Matilde scoppiò
a ridere , poi fece un
cenno ai guaritori << Avete fatto? Allora possiamo
andare. Via!
>>
I guaritori erano tutti
parecchio più
vecchi di me, più vicini all'età di Matilde- si
fa per dire...- che
alla mia. Erano quattro uomini e sei donne. Gli uomini erano tutti e
quattro su d'età ma avevano l'aria robusta e sana.
<< Serviamo
per trasportare i feriti. >> Mi aveva spiegato Berfing,
uno dei
quattro << Anche noi abbiamo combattuto, ma ora siamo
troppo
vecchi. Certo, se ci sarà da difendere Minas Thirith, stai
pur
sicura che imbracceremo le armi! >>
La guerra... Ora che ci
andavo davvero
incontro, sentivo la paura attanagliarmi il cuore. In quei momenti,
pensavo a due persone: l'una era Gandalf, e mi chiedevo dove fosse e
se stesse bene; l'altra...Be, l'altra la sapete. Nel giro di poco
tempo, mi ero affezionata a Boromir più di quanto avessi mai
fatto
con chiunque altro. Ma non era un affetto simile a quello che sentivo
per Gandalf o per Matilde... era qualcosa di più caldo,
anche più
fisico direi. Allora non lo sapevo, ma col senno di poi capii che in
quel periodo mi stavo innamorando di Boromir.
Le altre sei guaritrici
erano tutte
vedove e andavano ad aiutare i feriti per ricordare i mariti.
<< Forse
>> Mi disse una,
Aleia << Se ai nostri tempi ci fossero state
più volontarie, i
nostri uomini non sarebbero morti così in massa.
>>. <<
Andiamo per onorarli. >> Mi disse un'altra, la
più giovane del
gruppo, sulla quarantina. << E per evitare a altri la
loro
sorte. >>.
“ Che cosa
ammirevole. “ Pensai io.
Quelle donne e quegli uomini andavano incontro alla morte disarmati e
soprattutto a mente fredda- gli uomini forse erano più
preparati,
dato il passato da soldati, ma le donne... erano madri, mogli, figlie
di soldati. La guerra era entrata nelle loro case e loro avevano
reagito nell'unico modo possibile. Le trovavo davvero coraggiose.
<< Io ho
deciso di venire perchè
non ne potevo più di stare con le mani in mano.
>> Mi disse
Aleia << Mio marito è morto due lustri fa, ma
avevo la casa e
i figli a cui badare. Ora che i figli sono grandi e un altro di loro
se ne è andato come il padre, non ho resistito. Non
farò la
differenza, ma almeno mi sentirò più utile.
>>
<< Siete
già venuti con me a
Osghilliart, non sarà come la prima volta. >>
Le disse
Matilde. Poi mi spiegò << Ogni mese, si
alternano due gruppi
di volontari. Ora scendiamo noi, ma se dovesse esserci un'emergenza,
anche l'altro gruppo verrebbe allertato. >> Trovai che
fosse
una soluzione molto intelligente: magari in un mese non succedeva
nulla, solo ferite da allenamento, ma restare in un accampamento-
perchè, in fondo, Osghilliart era proprio quello- con il
continuo
pericolo di attacchi e imboscate, con l'ansia di non sapere cosa
riserva il domani, è snervante e alle lunghe fa andare fuori
di
testa.
<< Anche i
soldati dovrebbero
avere questa possibilità. >> Dissi e Matilde
annuì <<
Magari! Ma coi soldati è impossibile: è uno
spostamento di massa,
un piccolo esercito che si mobilita. Praticamente ci vogliono solo
due settimane per sistemare ogni cosa. Sai che significa? Che non
puoi neanche goderti l'ordine che devi subito levare le tende! Non si
può fare, non si può fare... E' per questo che ci
si da il cambio
ogni tre mesi. >>
<< Ogni tre
mesi... >> “
Boromir e Faramir non hanno questa possibilità. “
<< Anche i
principi dovrebbero avere quest'occasione. >>
Matilde
ridacchiò << Di avere
pace? Be, in tal caso vi sono due vie: O la pace, o la morte.
>>
<< Matilde ,
come sei cupa
stamane! >> Esclamò ridendo Berfing, che
camminava vicino a
noi. Disse anche agli altri la massima della mattina e tutti la
commentarono a modo loro, prendendola alla leggera. Solo a me aveva
dato da pensare.
Ma ogni pensiero venne
spazzato via
dalla prima luce dell'alba e dalla comparsa di Osghilliart.
Non l'avevo notata nella
mia venuta con
Gandalf perchè era già notte quando giunsi in
città e mai ero
andata a camminare sulle mura.
La Città delle
stelle mi si parò
davanti in lontananza, come un miraggio sull'erba verde dei campi,
scintillando alla prima luce. Mi sembrò bellissima, ma anche
dannatamente triste: era terra di nessuno- anche se per ora era sotto
il controllo di Gondor- e l'antico splendore aveva lasciato lo spazio
alla decadenza delle cose belle che vanno in rovina.
<< Doveva
essere bella. >>
Commentai.
<< Oh si.
>> Rispose
Matilde. La guardai e pensai che forse lei l'aveva vista nel fasto,
nella gloria. Che triste cosa, vivere e vedere tutto andare in
rovina, tutto tranne te stesso. << Era bellissima.
>>
La pietra bianca si
rivelò essere in
realtà grigia, ma era solo un dettaglio. Proprio come mi ero
immaginata, Osghilliart era un accampamento in rovina. I palazzi che
una volta erano stati le dimore di grandi signori ora erano depositi
per le munizioni, dormitori, mense e quartier generali. Le faccaite
una volta candide e decorate da sculture eleganti ora erano in
rovina, soffocate dall'edera e con vistose crepe, se non addirittura
con buchi negli spessi muri, o mancanti di intere pareti- come nel
caso del palazzo di addestramento, dove passando vidi un
esercitazione in corso. Mi ricordai di Boromir e lo pregai di
tornare- come se egli potesse sentirmi...
Il palazzo che fungeva da
casa di
guarigione era vicino all'entrata della città, lontano da
quello che
poteva essere il campo di battaglia (la parte est della
città ) ,
esattamente come tutti gli altri edifici importanti. Eravamo vicino
sia alla mensa che al quartier generale. Era un buon palazzo su due
piani, con un cortile interno dall'aia piccola ma dal porticato molto
largo- porticato perfetto per tenere i feriti- e soprattutto integro,
che restava all'asciutto durante le piogge. Il piano superiore era
adibito a dormitorio dei guaritori, a dispensa e laboratorio. Un buon
palazzo.
<< Una
posizione tattica! >>
Esclamai mentre Jadis gironzolava e annusava ogni cosa, incuriosita,
mentre scendevo le scale con Matilde.
<< E'
soprattutto difendibile. >>
Ribadì lei << Da quando questa guerra
è iniziata, non un orco
ha messo piede qua dentro! >>
Io annuii e uscii con lei
dal portone
spalancato. Ci sorprese uno strano trambusto lungo la via, un corri
corri verso l'entrata della città.
<< Ma che
succede? >>
Chiese Matilde a voce alta senza rivolgersi a qualcuno in
particolare.
Fu un soldato a risponderle
mentre
correva assieme a altri compagni. << Il mio Capitano
Boromir è
tornato! >>.
Rimasi folgorata. Senza
neanche
accorgermene, ero nel mezzo della folla e correvo verso di lui.
|
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Capitolo 16 *** capitolo16:la sigaretta ***
Come dimostrava
l'atteggiamento solare
e l'ottimo umore di Boromir, la missione era andata bene. Nessuno
sapeva quale fosse l'obiettivo tranne Matilde, che aveva parlato coi
principi nel pomeriggio. Me l'aveva detto la sera stessa: i
diplomatici fuggiti da Minas Tirith più di due settimane
prima erano
stati catturati e fermati prima che potessero giungere nei loro
regni.
<< Boromir ha
deciso che erano
troppo pericolosi, così prima gli ha fatto sputar fuori i
piani del
Nemico,dopo di che li ha fatti uccidere. >>
<< Uccidere??
>> Avevo
gridato sconvolta: che bisogna c'era di ucciderli?
<< Abbassa la
voce! >> Mi
aveva rimproverato, guardandosi attorno nel laboratorio, ma tanto
eravamo sole << Ma non capisci? Erano troppo pericolosi!
Solo i
Valar sanno come abbiano fatto a intercettarli prima che arrivassero
nei loro Regni: è proprio vero che la fortuna aiuta gli
audaci!
Questo significa che i settemila soldati non ha ricevuto ordine di
partire! E' una notizia straordinaria, che rimette in campo il
destino di Gondor! >> Era letteralmente euforica, non
l'ho più
vista in uno stato d'animo simile.
<<
Però li ha fatti uccidere. >>
Borbottai << Non è un gesto molto umano
uccidere dei
prigionieri indifesi, Matilde. >>
Lei mi aveva guardata con
aria
sarcastica << Loro avrebbero fatto esattamente la stessa
cosa.
>> Ribadì con aria convinta <<
Se mai la guerra dovesse
abbattersi su Osghilliart, vedrai di peggio che la decapitazione di
qualche prigioniero. >>
Non ero d'accordo, per
niente. Ma
Matilde la sapeva decisamente più lunga di me in fatto di
guerra e
decisi di non insistere.
<< E che
piani ha il Nemico per
Gondor? >> Chiesi incuriosita, continuando a tagliare
fasce.
Matilde esitò
<< I principi non
hanno voluto dirmelo. >> Disse velocemente e senza
guardarmi
negli occhi. La cosa mi insospettì “ Davvero?
“ Avrei voluto
chiederle, ma non insistetti. Feci una scrollatina di spalle
<<
Capisco. >> Dissi solo, pensando a Boromir: cosa
nascondeva?
I giorni passarono tutti
uguali l'uno
all'altro: le pattuglie tornavano dall'Ithilien senza riportare ne
notizie ne feriti; gli addestramenti delle reclute procedevano senza
intoppi e i feriti sotto le nostre cure riprendevano le forze ogni
giorno che passava. Per quanto riguarda noi guaritori, avevamo sempre
da fare: preparavamo scorte di pozioni, di unguenti, di fasciature.
Preparavano in grandi quantità sonniferi e antidolorifici
che
dovevano essere subito pronti e a portata di mano in caso di
amputazioni o ferite gravi << Per facilitare il
Passaggio. >>
Mi spiegò Matilde << Meglio una morte nel
sonno innaturale
dell'oppio e del vino che una contorcendosi nei dolori. >>
Io avevo annuito,cercando
di scacciare
dalla mente l'immagine di un soldato dalla pancia squarciata che
perdeva sangue sul pavimento. Che cosa spaventosa, la guerra...
Sentivo che ogni giorno che passava l'ansia cresceva dentro di me. Ad
ogni sole che tramontava, sentivo il cuore farsi più
pesante. Non
c'era nulla che spiegasse quel crescere, ma io sentivo che qualcosa
mi disturbava e una notte ebbi la rivelazione.
Ero distesa sul mio
pagliericcio, gli
occhi sbarrati nel buio. C'era silenzio, ma non lo stesso silenzio
delle strade di Minas Tirith: era un silenzio teso, tesissimo.
Snervante. Mi misi seduta a gambe incrociate e fissai il buio
“
Speriamo che questa attesa finisca “ Mi ero detta. Ed ecco
l'illuminazione: ecco cosa mi disturbava! L'ATTESA, la QUIETE prima
della tempesta. Quel continuo attendere, quell'aspettarsi qualcosa
dal giorno dopo... era quello, che mi mandava fuori di testa. Ci
arrivai dopo una settimana, e gemetti fra me e me: dovevo sopportarne
altre tre.
Cercai di tenere nascosto
il mio stato
d'animo ai più, ma Matilde si accorse che c'era qualcosa che
non
andava: sobbalzavo quando venivo chiamata, mi tremavano le mani,
volevo evitare di prendermi cura dei malati con le ferite
più
vistose. Io stessa mi ero accorta di essere sotto osservazione, ma
feci finta di niente. Comunque, aver capito la causa del problema mi
aveva tranquillizzata, anche se ero ancora parecchio nervosa e
scrutavo spesso e volentieri a Est per trovare un qualche segnale del
futuro imminente.
I principi li vedevo
raramente: Faramir
era con la sua compagnia nell'Ithillien, Boromir era sempre impegnato
nel quartier generale, probabilmente a ricevere ordini, rapporti e a
elaborare una strategia per contrastare il Nemico, che ogni giorno si
faceva più forte. Ma gli uomini della Città delle
stelle erano duri
da abbattere, e il morale restava alto comunque.
Il mio nervoso diurno
iniziava a
tormentare anche le notti. Iniziai a soffrire di insonnia: dormivo si
e no tre o quattro ore- io, che in media ne dormivo otto- e poi
restavo sveglia a fissare il soffitto e a pensare al domani,
angosciandomi sempre di più.
Una sera, stanca delle
angosce, decisi
di alzarmi e di scendere nel cortile. Non avrei disturbato nessuno:
avrei fatto solo due passi e magari Jadis sarebbe venuta con me. Lei
non aveva risentito di tutti quei cambiamenti, ma vedevo che anche
lei era preoccupata e cercava di consolarmi ogni giorno facendosi
accarezzare e dandomi dimostrazioni d'affetto. Era semplicemente
adorabile, l'unica a non essere cambiata a parte Matilde.
Scesi nel cortile al buio,
cercando a
tentoni le scale ed evitando i feriti per non svegliarli. Sapevo che
ogni edificio aveva la propria sentinella, e così decisi di
andare a
fare due chiacchere.
Mi stupii di non trovare
nessuno. Mi
guardai attorno: anche gli altri edifici erano senza sentinelle.
“ Sarà
il cambio della guardia. “
Pensai, sedendomi per terra e accarezzando Jadis sulla schiena,
godendomi la luna.
In quelle sere vi era una
luna come mai
ne ho viste nella mia vita: era grande e tonda, illuminava come il
sole le strade bianche e le rovine di Osghilliart. Col silenzio che
regnava sembrava quasi di trovarsi in un sogno. “ Sei bella.
“
Pensai rivolta alla luna. Anche Jadis la guardava,incantata, le
orecchie rizzate. << Ti piace Jad? >> Le
chiesi <<
E' stupenda. >> “ Chissà se anche a
Isengard si vedrà così
bene... “ Quella luna mi metteva malinconia.
All'improvviso, Jadis si
alzò di
scatto e corse verso il quartier generale ( a due palazzi in
là
dalla casa di guarigione ). Mi alzai anch'io e vidi che stava facendo
“ le feste “ a qualcuno, la sentinella
probabilmente. La
richiamai più e più volte, ma non tornava. Decisi
allora di andare
io da lei, più per pietà della guardia ( tutti
erano intimoriti da
Jad ), ma quando fui vicina mi accorsi che non stava salutando una
semplice guardia, bensì Boromir di Gondor.
Restammo a guardarci in
silenzio. Solo
Jadis mugolava per attirare l'attenzione e ricevere altre carezze.
<< Da quanto
tempo. >>
Disse infine lui.
<<
Già. >>
Altro silenzio.
<< Come state
? >>
<< Non
c'è male, non c'è
male... >> Mi squadrò da capo a piedi
<< Se non fosse
stato per Jadis, ti avrei scambiato per una guardia. >>
“ Che cosa
romantica da dire! “ <<
E invece sono io! >> Mi appoggiai al muro
<< Come mai
siete sveglio a quest'ora, principe? >>
Prese posto accanto a me.
<<
Soffro d'insonnia. >> Mi guardò
<< Certo che potrei
rivolgere la stessa domanda a te. >>
Scrollai le spalle
<< Anche io
soffro l'insonnia. >>
<< Da sempre?
>>
<< Ovvio.
>> Mentii
spudoratamente.
<< Bugiarda.
Come minimo sei una
di quelle donne che deve dormire dieci ore al giorno per star bene!
>>
Ridemmo un po' e parlammo
del più e
del meno, mentre l'atmosfera andava rilassandosi. Ci sedemmo con le
spalle al muro e Jadis si mise a sonnecchiare ai nostri piedi. Delle
guardie, nemmeno l'ombra.
<< Sono
dall'altra parte del
palazzo, quella rivolta a Est: ecco perchè non le vedi.
>> Mi
spiegò.
Parlammo a lungo,
finchè non ci
trovammo entrambi con gli occhi pesanti di sonno.
La chiaccherata era stata
così
piacevole che decidemmo di trovarci tutte le sere per parlare del
più
e del meno. Scoprimmo così che le parole scioglievano la
tensione
accumulata nel corso della giornata. Questo piccolo rito ci rilassava
così tanto da farci riprendere sonno.
E poi, avevo scoperto il
piacere del
tabacco. Anche quello contribuiva alla calma.
E' da lui che ho imparato.
Ricordo
ancora la prima volta.
Era da circa una decina di
giorni che
andavamo avanti con le “ chiaccherate ”, e
lentamente stavamo
diventando più intimi.
<< Adesso ti
faccio vedere una
cosa. >> Disse. Da una tasca dei pantaloni prese una
piccola
busta di cuoio e la aprì. Da lì, prese il
tabacco, ne mise un
pizzico su un fogliettino di carta sottile, l'arrotolò e
sigillò il
bordo leccandolo. Non avevo mai visto fumare il tabacco a quel modo.
<< Non hai
mai visto fare una
sigaretta? >> Chiese mentre l'accendeva con un
fiammifero,
vedendo i miei occhi incantati.
Scossi la testa
<< No, mai. >>
Aspirò la prima
boccata ed espirò <<
Vuoi provare? >> E mi porse la sigaretta.
Io annuii, la presi e la
tenni in mano
annusando il fumo dolce del tabacco. << Ha un buon odore.
>>
Commentai. << Ma come faccio a fumarla? >>
Lui rise <<
Sei senza speranza!
Passamela. >> La prese con delicatezza fra pollice e
indice e
me la mise davanti alla bocca << Devi appoggiare la bocca
e
devi aspirare così, come se succhiassi l'aria. Poi, devi
semplicemente inghiottire. Hai capito? >>
<< Credo. Ora
provo. >>
Rischiai di soffocarmi. Al
momento di
ingoiare il fumo, i miei polmoni gridarono di dolore e tossii forte
mentre Boromir rideva e mi batteva una mano sulla schiena.
Solo che quando ebbi finito
di tossire
non tolse la mano, ma la fece salire sulla spalla, avvicinandomi a
sé
con molta tranquillità, come se fossimo vecchi amici. E
intanto
continuava a ridere.
<< Vuoi
provare ancora? >>
Mi chiese, tutto divertito. E io annuii. Tenne ancora lui la
sigaretta, ma stavolta le sue dita erano vicine alla mia bocca, e
quando aspirai le sfiorai appena con le labbra. Con la coda
dell'occhio, vidi dipingersi sul suo volto un'espressione
indecifrabile.
Stavolta non tossii,
espirai e basta.
Poi rimasi a fissarlo negli occhi.
Non rideva più,
ma era serio. Mi
ricordai di quando l'avevo conosciuto: il suo volto era illuminato
dalla stessa luna ed era bellissimo.
“ E dire che
l'odiavo...” Pensai,
sorridendo appena, mentre ero incantata da quegli occhi di perla e di
bosco. Stregata è più corretto.
Non distolsi lo sguardo
mentre gettava
la sigaretta a terra.
Non guardai Jadis che si
avvicinava,
l'annusava, starnutiva e le ringhiava contro.
Continuai a fissarlo negli
occhi mentre
con la mano sulla spalla mi spingeva verso di sé e con
quella libera
andava ad accarezzare i capelli lunghi sulla nuca.
Vidi le nostre facce
avvicinarsi.
Con gli occhi aperti, lo
vidi baciarmi.
ANGOLINO:
WAAAAAAAAAAAAAA!!!!non ci
posso credere!!!! sono giunti a tanto i nostri piccioncini!!! non mi
sembra di essere andata troppo veloce, anche perchè nel ff
è
passato parecchio tempo...e poi è così che si fa,
no? Prima ci si
bacia, poi ci si conosce. E' dal bacio che si capisce se siamo
interessati a una persona- o almeno io la penso così...
in primis vorrei salutare
le DONNISSIME
Ragazzapsicolabile91, Barby_Etteliene_91 e Jhonny Nicotine!!! grazie
mille per le recensioni e per il sostegno che mi date: non sapete
quanto sia piacevole avere la certezza che qualcuno commenti!! grazie
FEEEEEEESSS!!!
Ragazzapsicolabile91: be, a
me non
sembra di andare di fretta...davvero! E poi non potevo sopportare
ancora un capitolo senza che si baciassero ( c'è Anna che mi
stava
martoriando...)
Barby_Etteliene_91: onorata
di ricevere
i tuoi apprezzamenti, mi raccomando non smettere di seguirmi- non ora
che siamo sul più bello!
Jhonny: woman! Ti prometto
che tra due
o tre capitoli avrai la tanto agoniata scena di battaglia ^-^
volevo dirti che anche io-
proprio come
te- penso che nella Middle Earth si fumino sigarette- proprio come
qui sopra... spero che comincerai presto una nuova storia ( magari il
seguito di “ The rotten apple “ ) e vorrei anche
sapere: che
genere di fumetti fai? Sono visibili in qualche sito? Vorrei tanto
vederli perchè mi piace il tuo stile! Grazie e bacissimi!!
un grande, grandissimo
grazie a tutti
gli altri lettori/lettrici senza volto che mi seguono: all'inizio
pensavo che questa storia fosse una cagatina, e invece...ci sto
mettendo davvero me stessa e sembra che voi apprezziate! Grazie
davvero- sono quasi commossa... Sigh sob!!
|
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Capitolo 17 *** capitolo17:ti prego,salvati. ***
Dopo.
Dopo quanto? Quanto tempo
era passato
da quando aveva posato le sue labbra sulle mie? Le avevo sentite
leggermente screpolate e la barba mi pungeva il mento. Dettagli, in
confronto alla sensazione meravigliosa che provai. Non avevo mai
provato qualcosa di così forte.
<< Che
cos'era? >> Gli
chiesi in un sussurro con il suo viso poco distante dal mio.
<< Io...
>> Anche lui
sembrava strano, come rintronato dall'emozione << Io non
lo so.
>>
La mano era rimasta sulla
spalla e
l'altra continuava ad accarezzarmi i capelli. Lo vedevo perso nei
miei occhi.
<< Nessuno mi
aveva mai baciata.
>> Confessai, arrossendo e posandomi una mano sul cuore.
“ Valar... che
emozione! “ <<
Hai l'onore di essere il primo! >> Scherzai. Gli sorrisi
con
dolcezza << Ti... piacerebbe farlo ancora?
>>.
Lui scoppiò a
ridere forte e annuii
con aria convinta << Si, ma solo se ti appoggi qui.
>> Mi
indicò il suo petto << Vieni qui piccola, e
lasciati
abbracciare. >>
Obbedii, e mi trovai
avvolta nel suo
abbraccio. Era caldo e profumava di buono. << Hai un
odore
particolare. >> Gli dissi, mentre mi baciava la testa,
respirando a fondo.
<< Dici?
>>
<< Come
minimo non ti lavi da
giorni! >>
<< Si si
certo... anche tu
profumi. Di erbe. >> Io avevo l'abitudine di lavarmi
tutti i
giorni, una cosa veloce ovviamente, e di strofinarmi i capelli con la
lavanda.
<< E'
lavanda. >>
<< E' buona.
>>
<<
Già. >>
Restammo in silenzio. Mi
resi conto
della stranezza della scena: ero abbracciata alla persona che
più
avevo odiato dal mio arrivo in Gondor, colui che mi aveva fatto
sputare sangue agli allenamenti e che mi aveva addirittura ferita;
colui che io avevo mandato a quel paese.
<< E dire che
all'inizio mi stavi
antipatico. >> Esordii appoggiandomi al suo petto.
<<
Quando hai cercato di schiaffeggiarmi... >>
<< Anche tu
non eri da meno,
piccola. >> Ridacchiò << Se devo
proprio dirtelo, già
allora mi piacevi. >>
<< Ti
piacevo? >> Esclamai.
Ormai avevo gettato le formalità alle ortiche. Insomma, ero
li,
abbracciata a lui: che dovevo chiamarlo, “ principe
“ ??
<< Certo!Ma
quel brutto
carattere... >>
<< Il mio
carattere sta bene dove
sta! >>
Ridemmo assieme.
Mi baciò ancora,
e anch'io cercai di
essere partecipe: muovevo le labbra come le muoveva lui, cercavo di
tenere il suo dolce ritmo, ma lo trovavo difficile.
<< E'
difficile baciare. >>
Constatai.
<< Ci dovrai
fare l'abitudine. >>
Si avvicinò all'orecchio e sussurrò con aria
maliziosa <<
Perchè non ho intenzione di smettere. >>
Senza capire il motivo,, un
brivido mi
scese lungo la schiena. “ Che cos'è questo
brivido? “ Mi chiesi,
chiudendo gli occhi “ Che cos'è che mi fai
sentire, Boromir? “.
Mi prese le mani e
sussultai. Lui
sorrise con dolcezza << Che c'è ?
>>
<< Eh... eh.
Non lo so. >>
Guardai le mie mani nelle sue << E' che... Mi emozioni.
>>
Lui tacque.
<< Anche tu. >>
Sembrò combattuto se dire o non dire qualcosa.
Alla fine, parlò
<< Le ragazze
non mi sono mai interessate veramente, sai? Non so
perchè...forse
sono troppo timido. >> “ Timido??? “
Pensai io, ma non lo
interruppi << Però non potevo essere da meno
agli altri
ragazzi e mi son dovuto far coraggio. Così, ho avuto qualche
piccola
storia, ma nulla di che. Le trovavo...stupide, le donne, sempre
interessate a cose futili come chiacchere e vestiti, fiori e vasi. Le
trovavo noiose. Tu, invece. >> Mi strinse forte la mano
<<
Tu, piccola, sei diversa: non parli di chiacchere, non parli di
fiori, non fai l'oca, non ti interessano i vestiti- o almeno
così
sembra... >>
<< Be, sai,
io non sono una
ragazza che si dice normale: non so se Gandalf ti ha raccontato...
>>
<< Non mi ha
detto nulla. >>
<< Allora te
lo racconto: io sono
senza padre e senza madre. Gandalf mi ha trovato che camminavo
sperduta per i boschi attorno a Isengard, mezza morta di fame...e mi
ha portato a casa. O quella che per me è diventata casa.
Sono
stata cresciuta da Saruman il Bianco, e Gandalf quando poteva passavo
del tempo con me. Nonostante tutto, sono cresciuta bene. Non mi
preoccupo troppo di vestiti e chiacchere perchè a Isengard
non se ne
facevano. I fiori mi piacciono,ma sono in grado di far appassire
qualsiasi pianta col solo sguardo... sono un incapace. >>
Era
la prima volta che raccontavo la mia storia e decisi di non dare peso
alle mie vere origini: in fondo, ero cresciuta li, nella Terra di
Mezzo, avevo tutti i diritti di farne parte!
Lui mi aveva ascoltato e
alla fine
aveva annuito << Un'incapace eh? Allora, sei un incapace
che mi
piace da morire, piccola! >>
Scoppiai a ridere e mi
lasciai baciare
di nuovo.
Ci separammo più
per l'arrivo del
giorno che per nostra volontà. Entrambi avevamo compiti
importanti
da svolgere- Boromir anche più importanti dei miei- ma alla
mattina
mi svegliai fresca come una rosa, il sorriso sulle labbra e
l'incredulità nel cuore: era successo davvero? Boromir mi
aveva
baciata sul serio? Ma certo che si! Avevo ancora le dita che
odoravano di tabacco- mi aveva preparato una sigaretta e mi aveva
lasciato fumare da sola- e sentivo una leggera abrasione sul mento,
colpa della barba ispida. I suoi baci...e le sue mani! Come mi
piacevano le sue mani: glielo avevo detto e lui aveva commentato che
quelle mani avevano dispensato così tanta morte,
così tanto sangue,
che lui se le sentiva continuamente sporche. Allora io gliele avevo
baciate dalla punta delle dita ai polsi, e le avevo accarezzate col
mio viso, dicendo che le avrei lavate io dal sangue e le avrei
riabituate alle carezze, alle dolcezze... e lui aveva sorriso, ma con
tristezza. << Un giorno, forse, potrai farlo. Ma non ora.
Ora,
c'è ancora bisogno della mia spada. >>
<< Fai solo
il tuo dovere,
esattamente come io faccio il mio. >> Gli accarezzai una
guancia << Vedrai che ce la fari. Prima o poi, anche
questo
schifo di guerra finirà. >>
Lui era rimasto zitto
<< Prima di
incontrarti, temevo la fine della guerra. >> Non sapeva
come
proseguire << Io mi sento abile solo in questo, e se
dovesse
finire non saprei che fare. >>
<< Tu sei
destinato a diventare
il futuro Sovrintendente di Gondor, giusto? >>
<< Si, se non
si faranno avanti
eredi di Isildur. >>
Gli sorrisi
<< E credi di non
essere in grado di affrontare un simile ruolo? >>
Lui annuì. E io
sorrisi << Come
immaginavo. >> Dissi, stupendolo << Come
tutti gli
Uomini, non sai vedere fra le righe. >> Accarezzai il
folto
pelo di Jadis sotto lo sguardo attento di Boromir << Tu
credi
di saper fare solo la guerra perchè la gente di Gondor ti ha
cucito
addosso il ruolo dell'eroe, del guerriero... e tu lo interpreti bene,
per carità! Sembri essere nato con la spada in mano, tu...
ma la
gente di Gondor non sa, ed evidentemente anche a te sfugge, che ci
vogliono delle grandi abilità per tenere assieme un
esercito, per
esserne il comandante, per saper tenere in vita i propri uomini, per
tenerne alto il morale, per saper scegliere la strategia migliore
contro un Nemico che ogni giorno è sempre più
forte. E queste
caratteristiche tu le hai tutte, Boromir. Io le vedo, e anche i tuoi
uomini, e anche Gondor le vede! Hai le carte in tavola per fare
qualsiasi cosa tu voglia, dopo la Guerra, qualsiasi: Sovrintendente
compreso. >>
“ Che
discorsone... “ Ripensai
mentre mi lavavo la faccia nel catino comune assieme agli altri
guaritori. Un po' tutti sapevano quello che facevo di notte, ma tutti
ritenevano che fosse compito di Matilde riprendermi, alchè
lei
rispondeva << La ragazza è abbastanza grande
per andarsene a
zonzo la notte. E poi, con quella bestia che si porta sempre
appresso, nessuno la toccherà. >> Lei era
l'unica a sapere che
chiaccheravo con Boromir di Gondor. Ma non se ne dispiaceva, anzi: mi
disse che facevo bene, che quel “ ragazzone “ aveva
bisogno di
compagnia, e che era un bene che fossimo diventati così
amici.
Quando arrivai nel
laboratorio per la
colazione, lei si accorse immediatamente del cambiamento.
<< Sei
innamorata. >>
Constatò esterrefatta, facendomi andare di traverso il latte
e il
pane nero .
<< Che hai
detto? >>
Ribadii con voce strozzata.
<< Lasciati
guardare negli
occhi... >> Si avvicinò e mi fissò
bene le iridi castane.
Arrossii fino alla punta delle orecchie e distolsi gli occhi dai
suoi. << Oh Valar! >> Esclamò,
facendo sorridere tutti i
guaritori, << Sei innamorata COTTA! >>
<< Matilde...
>> Mormorai
sempre più imbarazzata, evitando di guardarmi attorno,
cercando di
contenere tutto quell'entusiasmo.
<<
… E anche lui lo e'! Oh
VALAR, avete fatto un miracolo! >> Si mise a girare
attorno al
tavolo battendo le mani, ridendo felice e gridando al miracolo,
mentre io entravo in quello che probabilmente è stato il
momento più
imbarazzante della mia vita. “ Vorrei sprofondare...
“
I guaritori mi fecero gli
auguri,
perchè così si usava a Gondor quando una ragazza
era innamorata, ma
non mi chiesero chi fosse l'innamorato: pensavano sicuramente a una
guardia, a un soldato visto nella mensa, a un ferito forse.
Sicuramente non a Boromir di Gondor! Quella era una verità
che solo
Matilde e Jadis conoscevano.
Matilde continuava a
guardarmi con aria
sognante, anche mentre lavoravamo. Quando mi passava accanto non
faceva che dire << Eh.. L'amore, l'amore!
>> Oppure, <<
Come è bello innamorarsi! >> O ancora
<< Hai adirittura
un profumo diverso. >>.
D'altro canto, una delle
guaritrici più
svergognate mi mise in guardia dagli uomini << Attenta,
figlia
mia, chè gli uomini ci mettono poco a trovarne una,
scoparsela e poi
andarsene! >> Mi disse al pranzo, lasciando tutti senza
parole,
mentre io mi rotolavo per terra dal ridere << Che hai da
ridere, è tutto vero! Matilde, dovresti parlarle di certe
precauzioni... >>
<< Sisi,
Eluani... Ma non a
pranzo, ti prego! >>
Io aspettavo solo la notte,
il momento
in cui l'avrei rivisto. Toccavo le mani dei feriti e immaginavo
fossero le sue. Sorridevo e pensavo a lui. Ero nel laboratorio e
parlavo con Matilde e lui si insinuava in tutti i miei pensieri,
anche se cercavo di mandarlo un po' lontano, accantonarlo per un
attimo di pace, ma quell'immagine che avevo nella mente mi parlava,
mi dava consigli e rideva alle mie battute. Era come se fosse li.
Nel primo pomeriggio, la
notizia: un
messo mandato da Faramir avvisava che un manipolo di nemici era
pronto ad attaccare Osghilliarth. Avevano cercato di dimezzarli, ma
erano troppi, e ora marciavano verso la città per attaccarla
nel
corso della notte, o del giorno dopo. L'obiettivo di Faramir era
quello di unirsi al fratello nella difesa della città e il
messo
disse che la compagnia del principe era già in marcia.
Fu mobilitazione generale.
Ecco che la
quiete prima della tempesta veniva interrotta dall'improvviso
sconvolgimento: uomini che si mobilitavano, feriti che se ne andavano
di soppiatto, preparazione delle armi, raccolta di frecce, archi,
pietre. Un caos ordinato, lo definii, guardando soldati dalle cotte
argentate andare a Est.
A noi toccava il compito di
controllare
che tutto fosse pronto, che ci fossero abbastanza bene, abbastanza
pozioni, abbastanza unguenti; che i ferri per operare fossero al loro
posto, che le piastre per cauterizzare fossero pronte all'uso, pulite
dal sangue rappreso; che la paglia fosse fresca sotto il portico, che
ci fosse abbastanza segatura per assorbire il sangue; che ci fosse
abbastanza acqua. A noi il compito di preparare e l'ansia di vedere i
feriti arrivare. Quanti sarebbe sopravvissuti? Quanti sarebbero
morti?
La guerra... eccola, che
veniva a
distruggere i miei sogni notturni, i miei progetti di vedere Boromir,
di sentire ancora le sue labbra sulle mie, le sue mani sul mio
viso...
<< Anna!
>>
Mi voltai verso il portone,
la scopa di
saggina in mano, un vorticare di persone attorno a me, una cacofonia
di rumori costituita da ordini, imprecazioni, preghiere, suppliche.
Su tutte, su tutti, io avevo visto LUI, avevo sentito la sua VOCE. Ed
ero andata da lui lasciando cadere la scopa a terra.
Boromir era a cavallo, uno
stallone
nero, in tenuta da battaglia: indossava l'armatura argentata di
Gondor, un mantello nero sulle spalle e una spada lunga almeno mezzo
metro che gli pendeva dalla cintura. Davanti a lui, sul pomo della
sella, c'era l'elmo di Mithril e sul petto sfoggiava un lungo corno
bianco e argento. Il corno di Gondor.
Ci guardammo per un lungo
momento,
consci che tutti guardavano noi. Poi io indicai l'elmo e dissi
<<
E' saldo, quel coso li? >>
Lui mi sorrise
<< Certo che lo è.
>>
<< E quel
corno suona bene? >>
<< Lo
sentirai tra poco. >>
Restammo in silenzio.
<< Che
succederà stanotte? >>
Lui si sporse verso di me
<< Il
Nemico viene a fare una delle sue sortite, anche se stavolta sembrano
più numerosi del solito, quei bastardi... >>
Guardò a Est. <<
E' per questo motivo che ti chiedo di andartene. >>
Rimasi di sasso.
<< A- andarmene?
>>
Lui annuì
<< Si. >>
Rimasi a bocca aperta,
senza parole.
Poi una sola parola, due lettere, si formò nella mia mente e
riempì
i miei occhi, la mia mente, il mio cuore e infine la mia bocca
<<
No. >>
Lui smontò e si
passò una mano sulla
fronte. Era sudato
<< Devi
andartene, Anna. Non puoi
stare qui. >>
<< Mi hai
insegnato a combattere
per queste evenienze. >> Ribadii con la voce
inaspettatamente
dura. << Non ho intenzione di andarmene. >>
<< E' un
ordine. >>
<< Non sono
uno dei tuoi uomini.
Non puoi darmi ordini. >>
<< Non sai
quello che ti spetta!
Ci saranno morte, feriti! >>
<< Cerchi di
spaventarmi? Lo so
benissimo. >> Incrociai le braccia sul petto
<< Lo so
cosa mi aspetta stanotte, o domani... e' da quando sono a Gondor che
me lo aspetto. >>
<< Non ti
voglio nel centro della
battaglia. >>
<< Ma se sono
qui nella casa di
guarigione! >>
<< Senti.
>> Mi si fece più
vicino, e sentii il calore dell'armatura scaldata dal sole
<<
Stanotte sarà più dura del solito, e io...
>> SI bloccò, poi
sospirò << Io non posso combattere tranquillo,
sapendoti in
pericolo. >>
<< Ma so
difendermi, Boromir! >>
Lo supplicai.
Fu allora che accadde. Mi
abbracciò
davanti a tutti e mi sussurrò all'orecchio con voce
tremante.
<< Ti prego,
salvati. >> Mi
baciò piano e vidi che aveva gli occhi lucidi
<< Salvati
almeno tu, Anna. >> Disse, cercando di mantenere la voce
ferma
e rimontando a cavallo. Dall'alto della sella, mi guardò.
<< Te ne
andrai? >>
Mi sembrò che il
mondo si fermasse
mentre, con un enorme sforzo di volontà, dicevo
<< Si. >>
NOTICINA!!! Wow quante
novità in
questo capitolo!!! ci ho impiegato una vita, ma alla fine anche
questa è andata :D quanto mi piace questo capitolo...lo
trovo
spontaneo, anche nella sua lunghezza e nella ricchezza degli eventi-
che paroloni!!e che modestia regass!!!
in ogni caso...credo che
ancora qualche
capitolo, e questa ficci finirà: ebbene si,
finirà! Era iniziata
come una cagatina e invece è cresciuta davvero bene, e
finalmente un
obiettivo della mia vita è stato portato a termine- quasi,
cioè: ho
concluso qualcosa che ho iniziato! E' un grande passo per me- a voi
lettori non interesserà minimamente, immagino...
in ogni caso, occupiamoci
del
DONNISSIME!!! grazie a :
Johnny
Nicotine,Ragazzapsicolabile91e
Barby_Etteliene_91: come potete vedere, la guerra è giunta
anche
nella Città delle stelle. Siamo alle ultime battute, quelle
che
cercherò di rendere più avvincenti! E non temete:
Anna non è un
angelo del focolare... diciamo che le cresceranno determinati
“
attributi”!
Leggere per credere,
signori e signori!
Un giga kiss, alla prossima!!! Pace e ammore !!!!!
|
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Capitolo 18 *** capitolo18: nome di guerra: Lupo. ***
E così Boromir
se ne andò,
lasciandomi sola in quella massa di persone, come ultimo saluto il
possente suono del corno di Gondor. A quel rombo, tutti esultarono e
gridarono << GONDOR! GONDOR! >> Tutte, ma
non io. Gondor
mi aveva strappato dalle braccia l'unica persona che volevo avere al
mio fianco in quel momento. Io lo odiavo, quel paese, e odiavo quella
cazzo di guerra! Tutto andava contro di me.
Anche Matilde.
<< Tu lo
sapevi. >> Non era
una domanda, ma un'affermazione.
Matilde non rispose.
Eravamo nel dormitorio. La
fissai a
braccia conserte, l'aria risentita << Lo sapevi da quando
hai
parlato coi principi, il primo giorno che siamo arrivate.
>>
Feci un passo avanti << Di di si. >>
Jadis mi guardò
con aria incuriosita :
avvertiva la mia rabbia.
Matilde tacque ancora un
po',
combattuta su cosa dire. Infine, annuì << Si.
I principi
avevano saputo che ci sarebbe stato un attacco, e me lo dissero. Fu
Boromir a pregarmi di tacertelo. >> Mi guardò
<< Sperava
che la compagnia dell' Ithillien riuscisse a fermare quel piccolo
esercito, per evitare la mobilitazione generale. Come puoi ben
vedere, però, la storia ha preso una piega diversa.
>>
<< Io voglio
restare. >>
Matilde iniziò a
prepararmi il baule
<< Anna... >>
<< Anna un
corno! >>
Esclamai, camminando avanti e indietro per la stanza <<
Mi sono
fatta un culo così negli allenamenti, ho sputato sangue e mi
sono
alzata alle cinque per due settimane, DUE! E per cosa? Per essere
rispedita a casa? Se lo può scordare. >>
Spazientita da quella
tiritera, Matilde
sospirò. Si posò le mani sui fianchi e disse
<< No,
signorina, te lo puoi scordare TU. >> Mi puntò
un dito al
petto. << Tu non hai idea di che cosa significhi stare in
mezzo
hai feriti, vero? Credi che sia tutto ordinato, che tutti
sopravviveranno. Be, ti sbagli! >>
<< MA
perchè tiri in ballo i
feriti! >> La interruppi. In effetti, che cazzo
c'entravano i
feriti?! Era solo un modo fra i tanti per darmi torto. <<
Hai
ragione, non sono mai stata in guerra, ma Gandalf mi ha lasciata qui
con tutta l'intenzione di farmela VEDERE, 'ste benedetta guerra! Se
no, perchè mi avrebbe fatto giungere a Gondor? Matilde.
>> Mi
avvicinai e le sfiorai una mano, cercando di assumere un tono
conciliante. Le sorrisi, addirittura!<< Matilde, e se
stessi
qui lo stesso? Boromri non lo verrebbe mai a sapere. >>
Lei si scostò
come se fossi un essere
tentatore << Scordatelo. >>
Sbottò, richinandosi sul mio
baule.
Calò il
silenzio. Matilde, l'aria dura
di chi non vuol sentir ragione, continuò a prepararmi il
bagaglio.
Io mi appoggiai al muro, prendendomi il viso fra le mani: Boromir era
partito per la guerra, la guerra vera, supplicandomi
di andarmene da Osghilliart, di salvarmi almeno io. Supplicato...
aveva dato la parvenza di supplica a quello che in realtà
era un
ordine.
Un
ordine.
A me.
Sentii
la rabbia
montarmi nel cuore: quello stronzo aveva dato a ME un ORDINE?
“
Ma chi cazzo si
crede di essere?! “ Guardai Matilde prepararmi il bagaglio,
poi
lanciai un occhiata a Jadis. Lei la ricambiò scodinzolando e
io la
accarezzai. “ Solo tu sai cosa si cela nel mio cuore.
“ Le dissi
nella mente, grattandola dietro le orecchie. “ Te guarda
questo...
lo conosco appena, mi ha baciata un paio di volte e pretende di darmi
gli ordini! “
Ripensai
ancora
alle parole di Boromir, ai suoi occhi lucidi: erano lucidi davvero o
me li ero immaginati io? La sua voce aveva tremato? Mi aveva persino
baciata: era un modo per farsi perdonare o per farmi star buona? Io
mi scioglievo, con quei baci. Erano bastati quelli di una notte per
farlo capire a entrambi. Quando ero tornata alle mie mansioni, poi,
tutti mi avevano seguita con lo sguardo. Ma io non ci avevo dato
peso. Era l'ultimo dei miei pensieri, quello che la gente poteva
pensare di me, di noi. Il mio unico pensiero era: che cosa faccio,
ora? Devo ubbidire a Boromir, tornarmene a casa,restare in ansia per
tutta la notte senza sapere se è vivo o morto? Secondo
quanto avevo
promesso, si.
“
E invece no. “
In quel
momento, mi
estraniai dal corpo in carne e ossa e vidi la scena dall'esterno: una
donna d'acciaio preparava i bagagli per una ragazza insignificante
appoggiata al muro, una ragazzina per l'esattezza, che non sapeva
neanche da che parte girarsi, la cui vita era sempre dipesa dagli
altri. Ero sempre vissuta secondo regole imposte da altri: prima
Saruman, lo Zio buono ma severo; Gandalf che- ormai ne ero certa- con
o senza la mia autorizzazione mi aveva portata a Gondor; e ora le
regole imposte da Boromir, la persona a cui volevo più bene
in
assoluto. Forse avrei dovuto dir di si anche questa volta, avrei
dovuto ascoltare Boromir, partire per Minas Tirith per stare lontana
dal pericolo, dalla guerra, come lui desiderava.
O
forse...
<<
Matilde?
>>
Lei mi
guardò con aria interrogativa. Con l'espressione di chi
è
rassegnata dipinta in faccia, le sorrisi e annuii <<
Partirò
per stare lontana dal pericolo. >> Le annunciai
<< Non
voglio far stare in pensiero Boromir, e nemmeno intralciarti nel tuo
compito. Lo so bene di essere un incapace, ci ho pensato da quando
Boromir me l'ha detto. Per testardaggine vorrei stare qui, ma...so di
essere inutile. >> Aggiunsi il tocco finale
<< Rischierei
solo di farmi ammazzare, no? >>
Matilde
mi lasciò
parlare guardandomi dapprima con aria sospettosa, poi sempre
più
convinta. Io mi impedii di sorridere vittoriosa: dovevo essere
assolutamente naturale,sembrare anche un po' combattuta.
Sembrò
cascarci.
Mi accarezzò una guancia << Piccola mia,
vedrai che ce ne
saranno di battaglie, e in quelle combatterai sicuramente per
proteggere coloro che ami...ma non in questa. Lo vedi anche tu di non
essere pronta, giusto? >> E continuò il
discorso su questa
linea per un sacco di tempo, con me seduta accanto a lei che
terminava il mio bagaglio.
Mentre
parlava, io
annuivo e sorridevo. Dentro la mia testa, andava a formarsi un piano
d'azione.
Sarei
tornata da
sola a Minas Tirith: tutti i soldati erano a est, sul fronte, pronti
a combattere, tutti i guaritori erano impegnati negli ultimi
preparativi prima del caos della battaglia e un messo era stato
mandato alla Città Bianca per avvisare l'altra squadra di
guaritori
di tornare a Osghilliart in vista della carneficina. Quindi, sarei
dovuta tornare da sola a casa.
Appunto:
sarei.
Quando
Boromir mi
aveva supplicato di andarmene, io avevo già in testa di
restare. E
quando Matilde non mi aveva appoggiata in quel piano, mi ero vista
costretta a mentirle. Non volevo stare per testardaggine, o
perchè
ero un'oca giuliva che voleva vedere la guerra: ero semplicemente
preoccupata. Tutte le persone che amavo erano in guerra, rischiavano
la loro vita per proteggere non solo il regno di Gondor, ma l'intera
Terra di Mezzo e tutte quelle storie su amore, patria e famiglia... e
io dovevo tornare a casa? No, scusate, avete trovato la persona
sbagliata a cui rifilare la storia della ragazzina incapace di badare
a se stessa e che va protetta da ogni eventuale pericolo. Non ero
più
una bambina, e non ero nemmeno così scarsa nell'uso della
spada come
avevo fatto credere a Matilde: non mi sarei fatta ammazzare
così
facilmente.
“ E poi, “ Mi
dissi, con l'aria di chi la sa lunga “ Non dovrò
mica combattere
per forza! “ . infatti, la mia idea non era scendere in
guerra per
combattere, ma per tenere d'occhio Boromir: non potevo sopportare di
saperlo in mezzo alla furia della battaglia, coperto di sangue,
magari ferito. La mia idea era di restarmene nelle retro file, o in
un qualche angolo nascosto, e controllare l'andazzo della battaglia
finchè essa non si fosse risolta. E se Boromir fosse stato
in
difficoltà, non avrei avuto dubbi sul da farsi: sarei scesa
in
battaglia, caduta al suo fianco persino, pur di proteggerlo anche a
costo della vita.
Il
problema non
stava tanto nella follia della mia idea, quanto nel dover raggiungere
il fronte: se fossi andata verso Est vestita come Anna, l'assistente
di Matilde, tutti l'avrebbero notato. Non potevo neanche muovermi
nell'ombra, di nascosto: avrebbero potuto scambiarmi per un orchetto
più alto degli altri. L'unica era travestirmi da soldato, e
anche
quello si stava rivelando un bel problema: le armature di Gonodr
erano difficili da allacciare e pesanti da portare, senza contare che
il mio fisico non era- e non è- abbastanza forte per
resistere una
notte intera sotto quell'armatura. L'unica soluzione era trovare una
cotta di maglia della compagnia dell' Ithillien e un mantello con
cappuccio... l'unica era quella.
Lasciai
la Città
delle stelle che era pomeriggio inoltrato. Se avessi lanciato il
Grigio al galoppo , mi sarei trovata a casa in meno di un'ora.
Salutai tutti i guaritori con un abbraccio e augurandogli buona
fortuna. Da Matilde mi congedai con gli occhi lucidi: quella notte,
la mia vita poteva finire... e anche la sua.
<<
Fa
attenzione. >> Le dissi con voce tremante mentre
accarezzavo
Jadis. Anche lei sembrava triste << Anche tu.
>> Poi mi
sorrise << E non ti preoccupare. Il tuo uomo
tornerà sano e
salvo: lo ha fatto mille volte, e lo farà ancora mille
altre. Sta
tranquilla, va bene? >>
<<
Il mio
uomo... >> Sorrisi, montando in groppa. Me ne andai verso
l'ovest con Jadis alle calcagna e il sole in faccia che illuminava le
mie lacrime : invocavo perdono, e pregavo i Valar di farmi
sopravvivere per poter rivedere il volto di quella cara donna.
L'armeria
era
all'entrata della città. Era stata messa li
perchè era il posto più
lontano dall' Est e per fare in modo che i soldati appena giunti da
Minas Tirith potessero armarsi e andare alla guerra. Me l'aveva detto
Boromir.
Non
c'era nessuno
di guardia, nonostante non ci fosse porta al grande arco che si
apriva sulla facciata e che dava accesso al cortile. Entrai
controllando di non essere vista da nessuno, smontando e portando il
cavallo per le briglie sin all'interno del cortile. Jadis fiutava
l'aria, pronta ad avvisarmi se qualcosa fosse improvvisamente
cambiato.
Lasciai
entrambi
gli animali nel cortile e mi diressi verso l'armeria vera e propria.
Avrei avuto tutto il tempo di cercare in quanto dovevo fare con
calma: nessuno doveva vedermi arrivare, ne tanto meno avere
abbastanza luce da vedere i lineamenti del mio viso. Quindi, calma e
sangue freddo.
Inizia
dalla parte
che ritenevo essenziale, cioè il pettorale: nessuna cotta di
maglia
mi andava bene, erano tutte enormi; al contrario, riuscii a trovare
un pettorale argentato delle mie dimensioni, rovinato perchè
al
centro aveva una grossa incavatura “ una botta data con
l'asta di
una lancia. “ Pensai. Aveva otto cinghie di chiusura, tre su
ogni
lato e una per lato sulle spalle. Ad avere tempo, non era nemmeno
così difficile da indossare, ed era meno pesante di quanto
credessi.
“ Bene! “ Esclamai nella mia mente “ Il
grosso è fatto! Ora
devo cercare elmo e protezioni per braccia e gambe. “
rovistai
nell'intera armeria, e al calare del sole la mia opera era completa.
Mi presentai a Jadis, che mi girò attorno con aria
intimorita <<
Sono io, Jad... >> Le mormoria, e lei
scodinzolò: non mi aveva
riconosciuta.
Mi
tolsi l'elmo e
scossi i capelli...i capelli! Me li ero completamente scordati. Non
potevo andare in battaglia con la treccia che mi spuntava dall'elmo.
“ Bene. “ Mi dissi, trovando un piccolo pugnale
dall'aria
affilata. “ Benissimo... vediamo se ci dona il capello corto.
“
Con un
movimento
netto, mi tagliai la treccia alla base della nuca, e sentii il capo
improvvisamente leggero. Mi guardai nel riflesso dell'elmo: non avevo
un espressione molto maschile, ma sicuramente il risultato era
migliorato. Presi un po' di polvere e me la sfregai sulle guance e
sul mento, cercando di dare una parvenza di barba: mica sarebbero
venuti a controllarmi durante una battaglia, dico io!
La mia
trasformazione era completa. Mancava solo una cosa: un nome.
Pensa
pensa, alla
fine mi venne sulle labbra e sorrisi << Sai come mi
chiamerò?
>> dissi rivolta a Jadis .
<<
Il mio nome di
battaglia sarà
Lupo. >>
NOTICINA:
UUUUUUUUUUUUUUUUh!!!! Anna va alla guerra , lettori!!!! ve lo
aspettavate, non ve lo aspettavate? Colpo di scena, non colpo di
scena??? be secondo me....è una genialata! Dimostra che Anna
sa
prendere decisioni da sola e che è cotta del suo B....
vabbe
dai, non
tediamo eccessivamente questi poveri lettori e passiamo alle
DONNISSIME:
Ragazzapsicolabile91:
sono contenta che le scene d'ammmore ti abbiano intenerita!!ero
particolarmente ispirata, ti dirò...ma vedrai, prima della
fine ce
ne saranno altre- credo...bo non so! Dovrebbero, in ogni caso... e
anche la guaritrice civetta!!! secondo me era immancabile, non credi?
Ahahahah!!!
Barby_Etelliene_91:
mia cara!! sono contenta che anche tu sappia cosa si prova quando si
finisce una storia: una soddisfazione...ma una
soddisfazione!!!probabilmente riesco a concludere perchè so
che
qualcuno la legge, ste benedetta storia, e allora non voglio deludere
i miei lettori ( anche se sono tre in croce e anche se il finale
è
in parte rivelato nel capitolo 1 ahahahah!!! ) per quanto riguarda
Anna....non so se farà proprio come Eowyn, ma sicuramente
non si
tirerà indietro: qualche boiata
combinerà!assicurato.
Jhonny
Nicotine:
darling... giungo a te. Dulcis in fundo, lupus in fabula ( tanto per
stare in tema col nome del capitolo :D ) , eccoti qui : ebbene! Che
commento serio che mi hai fatto! Serio ma bellissimo!l'ho trovato
davvero bello, soprattutto edificante: insomma, hai detto che son
migliorata! E'sempre bello sentirselo dire... quindi, grazie! E poi:
la battaglia si avvicina...si avvicina!!! siamo sull'orlo del
baratro, la tempesta sta per esplodere- per il tuo diletto,
ovviamente...
Neent,
eccoci qui!!
vi saluto, o cari lettori, e vi esorto a non mollare la presa su
questa storiella. MI RACCOMANDO,mi raccomando...non abbandonatemi!!!
Bacissimi,
pace e
ammore!!!! ciauuuuuuuu!!!
|
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Capitolo 19 *** capitolo19: Anna alla guerra. ***
Sul fronte era
già calato il sole da
un pezzo, le ombre lunghe della sera iniziavano a rendere i tratti di
ogni viso indistinti. Si preannunciava una notte nuvolosa, e i
soldati accanto a me non sapevano se esserne felici o meno.
<< Almeno
così non potranno
prendere la mira. >> Disse il più giovane.
<< Stupido!
>> Ribadì l'altro, più vecchio
<< Se nemmeno noi
riusciamo a vederli, credi che riusciremo a prendere la mira? Sei
proprio scemo... >>
Io sospirai e ripensai a
cosa era
successo solo poche ore prima: ero giunta al fronte approfittando del
calare del sole. Mi ero inoltrata fra le macerie di Osghilliarth e
avevo seguito la via prinicipale, cercando di restare nascosta.
Mi mancava la presenza di
Jadis al
fianco, ma separarsi era stata l'unica soluzione: un soldato semplice
non poteva girare con la lupa che tutti sapevano essere mia! Persino
il più tonto avrebbe sentito puzza di bruciato! Mi ero vista
costretta a lasciare lei e il Grigio nell'armeria, pregandoli di non
seguirmi. Il Grigio aveva nitrito, ma Jadis si era rivelata
più dura
da convincere: dovetti parlare a lungo prima di farle capire che
doveva restare li, che io dovevo andare via da sola.
<< Ci
rivedremo presto. >>
Fu una delle cose che le dissi << E poi, il Grigio non
può
difendersi senza di te! >> E cose simili,
finchè lei non guaì
piano e si arrese: si stese a terra e rimase li, immobile, come
sfinita, al centro dell'aia che ormai andava oscurandosi.
Mi si strinse il cuore
vedendola in
quello stato << Piccola... >> Le dissi,
accarezzandole
dolcemente il pelo << Devi capirmi. >> Vi
sembrerà
stupido, ma Jadis capiva anche meglio di un essere umano, e anche
quella volta non fu da meno. Capì che doveva lasciarmi
andare da
sola verso la battaglia... e questa consapevolezza la distruggeva.
Era davvero straordinaria.
E alla fine era rimasta li,
dove le
avevo detto di stare, stesa al centro dell'aia. Io me ne andavo con
la morte nel cuore e, per quanto mi dispiacesse vedere la mia lupa
così, non sarei tornata indietro.
<< Tu cosa ne
pensi? >>
La voce del soldato davanti
a me mi
riscosse. Presa dal panico, mi lasciai sfuggire un << Eh?
>>
Con la mia voce femminile. Rendendomi conto dell'errore gravissimo,
cercai di mascherarlo con un colpo di tosse. Ripresi quindi con voce
più profonda << Di che stavate parlando,
ragazzi? >>
<< Ma dove
hai la testa? >>
Mi sgridò il giovane, un'ombra argentata nella sera
inoltrata <<
Prima ti perdi fra le macerie di Osghilliart, poi hai un lapsus e non
ti ricordi a quale Colonna sei affidato e in più non sei
nemmeno in
armatura completa! >>
<< Altri ti
avrebbero già
portato davanti al Comandante! >> Esclamò
l'altro << Ti
avrebbe scudisciato a sangue, per questa tua mancanza >>
E
scoppiò a ridere assieme al compagno.
Risi anch'io, sentendomi la
persona più
stupida del mondo: con tutta l'attenzione che avevo usato per non
farmi vedere, mi ero fatta scoprire da questi due cretini- di cui non
conoscevo nemmeno il nome- che mi avevano preso sotto la loro ala,
credendomi uno sbandato. << Ce ne sono tanti, sai?
>> Mi
aveva detto il giovane, mentre mi accompagnava col vecchio alla loro
postazione.
<< E io che
pensavo essere sola-
O. >> Dovevo fare attenzione. Molta attenzione.
Lui neanche mi
guardò << MA che
dici? Prima o poi, tutti passano in quello stato, soprattutto dopo la
prima battaglia. Quando arriva la seconda, si spaventano
così tanto
da perdere interi pezzi di memoria- se mi passi il termine- e
così
diventare... sbandati. E' il tuo caso? >>
Non sapendo cosa
rispondere, grugnii di
approvazione. Lui non mi chiese più nulla.
Fino ad allora.
<< Quindi che
ne pensi? Stavamo
parlando dell'oscurità, del fatto che la luce della luna
stasera
sarà sia un vantaggio che uno svantaggio. >>
Il vecchio mi
prese per un braccio e mi scosse << Dovrai essere un po'
più
sveglio di così, ragazzo mio, altrimenti sarai il primo dei
nostri a
cadere! >>
Ridacchiai nervosa
<< Non ci
penso proprio! Sto solo accumulando energie per stanotte.
>>
Guardai il giovane << Riguardo la domanda... credo che
stanotte, luna si o luna no, moriranno in molti. Non credete?
>>
<< Il
compagno ha ragione. >>
Ammise il vecchio << Speriamo solo nella guida del nostro
Principe. >>
Sorrisi
nell'oscurità << Dove si
trova ora il comandante? >>
<< Credo stia
facendo un giro di
controllo fra i soldati, per controllare l'umore e tenere d'occhio il
fiume. >> Il vecchio si sporse da dietro la colonna.
<<
Non credo che gli orchi si aspettino di trovarci qui. >>
La nostra non era una
brutta posizione:
una lunga fila di soldati era stata snodata attorno l'argine ovest
del fiume di Osghilliart, ma non al primo ordine di palazzi,
bensì
al secondo: ciò doveva servire per attirare gli orchi nel
meandro di
viuzze che era Osghilliart in quella zona, neutralizzarne
così la
forza numerica.
Quindi, dalla nostra
postazione,
avevamo una buona vista sul fiume coperto di nebbia, e il vecchio non
faceva altro che controllarla.
<< Signori.
>>
Una voce autoritaria ci
fece voltare e
a me anche sobbalzare. Era Boromir, accompagnato da Farmir e da un
altro soldato che reggeva una lanterna cieca. I due soldati
scattarono sull'attenti e io li imitai.
<< Allora,
com' è? >>
Chiese Boromir posando una mano sul vecchio e sul giovane. Mentre gli
altri due rispondevano con fare gagliardo, io non potevo fare a meno
di guardarlo: Oh, Boromir! Pensavo “ Boromir! Ti dico addio
ora!
Almeno ti vedo un'ultima volta prima di morire. “
<< E tu?
>>
Mi accorsi che stava
rivolgendosi a me
<< Tu, soldato, perchè ti mancano le
protezioni per le spalle?
>>
Io abbassai il capo,
cercando di
imporre alla mia voce un tono duro e maschile <<
L'armaiolo non
è riuscito a ripararmele, Signore. >>
“ Benedetta sia
l'oscurità! “ Pensai con sollievo, mentre lui si
avvicinava. Io
tenevo il viso chino, cercando di sfruttare al meglio le ombre del
grande elmo.
<< Vedi di
fare attenzione. >>
Disse solo il Comandante. Poi chiese, incuriosito << Sei
alla
tua prima battaglia, soldato ? >>
“ Ma porca troia!
“ Esplosi nella
mia mente “ Possibile che si metta a fare conversazione
proprio
ora?!? “ Io risposi come avevo risposto all'altro : un
grugnito che
poteva dire mille cose.
Faramir posò la
mano sulla spalla del
fratello e si fece avanti << Non è il momento
di fare
conversazione, fratello. Vieni, proseguiamo nel giro. >>
E poi,
rivolto a noi << Tutte le nostre benedizioni e i nostri
auguri,
affinchè possiate superare questa notte. >>
Noi rispondemmo
con un inchino.
Quando si furono
allontanati, il
vecchio disse << Eh, si! Questi principi sono proprio dei
principi! Il loro padre mai e poi sarebbe sceso dall'alto del suo
trono per augurarci buona fortuna! >>
Annuii e mi permisi di
tirare un
sospiro di sollievo: non mi avevano scoperto!!! iniziai a ringraziare
tutti i Valar.
E fu allora che ricomparve
Faramir. Mi
indicò << Tu. Vieni con me. >>
Sentii la terra mancarmi
sotto i piedi.
<< Togliti
l'elmo. >>
Mi strinsi più
forte nel mantello e
deglutii sonoramente. Faramir mi aveva portata lontano dai soldati,
lontano da Boromir, vicino a una parete distrutta, dietro un cumulo
di mattoni.
<< Mio
signore... >> Cercai
di temporeggiare, ma lui mi prese per i polsi e alzò le mani
per
analizzarle.
<< Queste ti
sembrano mani da
soldato? >> Me le mise vicino al viso <<
Eh? >> Mi
lasciò andare e si passò una mano sul viso
<< Ringrazia i
Valar che Boromir non sia dotato della mia stessa vista acuta e sesto
senso... Anna. >>
“ Merda!
“ Mi lasciai sfuggire
nella mente, sentendo un rivolo di sudore scendere lungo la schiena.
Con lentezza, mi tolsi l'elmo. Faramir rimase senza parole
<<
Ma allora sei davvero TU! >> Sussurrò per non
farsi sentire <<
Che hai fatto hai capelli?! E il viso? >>
<< I- io...
>> Iniziai, ma
non seppi come continuare: che brutta situazione. Ci fu silenzio fra
noi, mentre Faramir si accarezzava la barba, nervoso. Sembrava che
analizzasse la situazione.
<< Hai deciso
di seguirlo anche
se lui ti ha detto di andartene. >> Esordì
infine, spezzando
il silenzio. Sorrise << E' naturale. >>
“ Naturale?
“ Mi chiesi <<
Cosa? >>
<< Non l'hai
seguito per
orgoglio, non l'hai seguito per fargli un dispetto, esattamente come
lui non ti ha ordinato di andare a casa perchè non ti voleva
fra i
piedi. E' naturale. >> Mi guardò e disse con
aria di
rimprovero << Perchè non hai rispettato la
promessa? >>
< Io non ho promesso
niente! >>
Protestai << Vostro fratello mi ha ORDINATO di
andarmene...e io
ne ho piene le palle di stare alle leggi altrui. Fossi un suo uomo,
va bene, ma... >> Cercai di trattenermi, ma non ce la
feci e lo
dissi << … Io sono la sua ragazza. E su di me
non vanta alcun
potere. >>
Lui mi guardò
con una faccia tra lo
stupito e il divertito che mi fece sorridere. << Quindi,
principe, capirete bene la mia posizione. >> Mi rinfilai
l'elmo
ridacchiando << Capirete che per me è
d'obbligo essere qui a
combattere questa battaglia, con o senza l'approvazione di Boromir.
>> Allacciai i para guance sotto il mento
<< Sono grande,
ormai ho passato i diciannove anni ed è ora che decida il
mio
destino da sola, senza leggi e ordini. Non credete? >>
Dopo un attimo di
riflessione, lui
annuì in silenzio.
E così si
accorse che tutto il fronte
era diventato silenzioso, che nessuno più parlava, che
neanche i
cavalli fiatavano. La tensione stava diventando palpabile, e entrambi
ne sentimmo il peso.
Faramir sguainò
la spada lentamente,
si calò il cappuccio sul viso e si sporse dal cumulo di
mattoni.
<< Che
succede? >> Chiesi
in un soffio.
Lui non rispose e mi fece
cenno di
sguainare la spada. Mi sentii scossa da un brivido: eccoci. Eccomi.
Guerra, sto arrivando.
<< Cerca di
starmi il più vicino
possibile. >> Mi sussurrò vedendomi spaventata
<< Se
dovessi cadere, corri e non ti voltare. Ho intenzione di proteggerti.
>>
Cercai di farmi forza
<< So
difendermi da sola... >> Mormorai tremante. Ripassai a
mente le
due settimane di allenamento fatte con Boromir.
Boromir... mi vennero in
mente i baci,
le carezze, le sigarette fumate assieme. Mi venne in mente Matilde,
cosa mi aveva insegnato, e con lei tutti i guaritori e i portatori di
feriti, e iferiti stessi, e le guardie delle mensa, e i soldati che
venivano a farsi curare...tutto, tutto, tutto mi venne in mente in
quel momento, e mi passò davanti agli occhi come una serie
di
fiocchi di neve a folle velocità. “ Proprio ora.
“ Mi dissi,
stringendo più forte l'elsa della spada “ Proprio
ora deve venirmi
tutto in mente. “
Sentii la mano di Faramir
sulla mia.
Scosse il capo, capendo cosa si agitava nella mia mente.
<< Non puoi
concederti il lusso
di pensare. Libera la mente e pensa alla spada. >>
Guardai la mia lama. Eccoci
qui, io e
lei: lei prendeva le mie difese, lei decideva se farmi vivere o
morire. C'eravamo conosciute e ora veniva sancita la nostra
amicizia...o la nostra eterna discordia.
“ Fa il tuo
dovere di spada, “ Le
dissi, baciandone la lama “ Diventa un prolungamento del mio
braccio, e non lasciarne neanche uno vivo! ”
Fu allora che vidi Faramir
irrigidirsi
e qualcosa di nero schizzare accanto al cumulo di mattoni, proprio
davanti all'entrata. Sentii diversi grugniti, mugolii, bisbigli e
cozzare di armature e spade l'una contro l'altra. Trattenni il fiato
: erano...
Un suono spazzò
via il mio pensiero,
un suono simile a tuono tempestoso: il Corno di Gondor suonava,
tremendamente vicino, seguito da un urlo feroce e immenso:
<< PER
GONDOOOOOOOOOOOOOOOORRRR!!! >>
Faramir gridò e
uscì dal nascondiglio
giusto il tempo di trafiggere un orco alla base del collo, non
coperta dalle armature. Lo vidi ritirare la spada grondante di sangue
scuro e vidi l'orchetto accasciarsi ai suoi piedi, ai MIEI piedi, e
fissarmi con gli occhi privi di vita.
Mi sentii svuotata. Grazie
ai Valar,
era dal pranzo che non toccavo cibo, perchè sentii lo
stomaco
ribaltarsi.
Una mano mi prese per il
braccio e mi
trascinò fuori da quel buco. Mi resi conto che era Faramir,
e mi
ricordai di quanto aveva detto prima: liberai la mente e mi imposi di
restare lucida. Mi voltai verso il fiume, da dove gli orchetti
venivano, e me ne ritrovai uno addosso.
Gridai forte, fortissimo,
uno strillo
così acuto che feci voltare parecchi soldati. Pensai di
essere morta
e invece, dall'elsa della spada, sentivo qualcosa di caldo e viscido
sporcarmi la mano. Guardai l'orchetto: era senza vita, immobile,
accasciato su di me. Capii allora: nell'avventarmisi addosso, avevo
alzato la spada e lui ci era caduto sopra, uccidendosi. Scattai in
piedi, orripilata : avevo ucciso il mio primo orchetto... “
L'ho
ucciso. “ Fissai il sangue scuro sulla mia mano.
Improvvisamente pensai
“ Sono viva!
“ Quella considerazione mi riportò alla
realtà. Non potevo
pensare troppo: altri orchi stavano arrivando a frotte, e io non
potevo distrarmi così facilmente. La fortuna sfacciata della
mia
prima morte non si sarebbe ripetuta tanto facilmente.
Sentii una mano battermi
sulla spalla.
Mi voltai: era Faramir, con l'armatura già macchiata di
sangue.
<< Ben fatto.
>> Disse
solo.
E cominciammo a combattere.
NOTICINA: hola a tutti!!!
Anna è alla
guerra finalmente!!! mi è piaciuta troppo in questo
capitolo, così
goffa da farsi sgamare subito!l'ho trovata tenerissima, spero che
anche voi la pensiate come me!!!!!
or bene, sto diventando
dannatamente
lenta ad aggiornare.... prometto di essere più lesta, lo
giuro!!!
e ora LE DONNISSIME che
hanno deciso di
non abbandonarmi come un cagnolino bagnato- che immagine
commovente!!!
Barby_Etteliene_91:
Darling!!!!effettivamente....la vestizione è spiccicata al
film di
cui parli!!!!uuuuuuuuuuuuuuuuuuuhhhh!!!!!
Jhonny Nicotine: gentil
donzella, come
vedi Jadis non fa la sua comparsa, ma anna si è fatta
sgamare lo
stesso ( sai, è alle prime armi, povera... ). ora la
battaglia
inizia davvero!!!uhuhuhuhuh....vedrai, vedrai!!!
Ragazzapsicolabile91:
draling!!! come
vedi, i due piccioncini si sono incontrati- anche se in modo
indiretto...vedraivedrai nel prossimo chap!!!!
non vedo l'ora di
scriverlo!!! oggi
sono molto veloce nellle risposte e nei ringraziamenti
perchè
internet sbarella....sarà il tempo? O un complotto contro il
completamento della mia storia??? Mah!!!
lo scoprirete presto nel
prossimo
chap!!!
bacissimi, pace e ammore!!!!
|
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Capitolo 20 *** capitolo20:combattimento ***
Lasciai cadere la spada a
terra e la
ripresi subito dopo, seccata dagli sguardi che gli altri mi
lanciarono, appoggiandomi al muro pericolante dietro cui ci eravamo
nascosti e guardando il cielo ancora scuro. Da quanto tempo
combattevamo? Da quando gli orchi ci erano piombati addosso?
La voce di Faramir mi
riportò alla
realtà: il capitano stava parlando coi sei arcieri che si
erano
uniti a noi nel corso della battaglia, mentre io me ne stavo
appoggiata al muro ad ascoltarli distrattamente. Parlavano di
tattiche.
<< Non stiamo
andando male. >>
stava dicendo Faramir, e mi venne da ridere: non stiamo andando male
nel farci massacrare da quei bastardi? L'avevo vista coi miei stessi
occhi, la massa di orchi era variegata: ce n'erano di grande e
piccola taglia, chiari o scuri, bestiali o simili agli esseri
umani-per quanto la loro bruttezza lo consentisse. Solo una cosa
avevano tutti in comune: una spaventosa sete di sangue umano, sete
che veniva saziata con i nostri morti. Rabbrividii immaginando sia
Boromir che Faramir in quelle condizioni. “ Mai e poi mai!
“ Mi
dissi, ricominciando ad ascoltare.
<<
… Dobbiamo riunirci agli
altri arcieri. >> Stava dicendo Faramir <<
In sette non
potremo fare nulla e inoltre la nostra missione è stata un
successo.
>> Ci eravamo staccati dal grosso della battaglia per
inseguire
una banda di orchi sbandati. Li avevamo colti di sorpresa sbucando
davanti a loro e trucidandoli con frecce e spade. Davvero un
successo.
Uno degli arcieri mi
indicò con la
punta dell'arco << L'altro soldato non sa tirare?
>>
Faramir abbassò
la punta dell'arma e
mi fece da scudo. Mi aveva consigliato di parlare il meno possibile e
così rispondeva lui per me. << E' la sua prima
battaglia, ed è
sconvolto. Non possiamo chiederglielo. E inoltre, io di archi in
più
non ne vedo. >>
<< Ma...
>>
Faramir si fece
improvvisamente duro e
gelido come ghiaccio. Alzò un sopracciglio e fece valere la
sua
autorità << Qualcuno ha qualcosa da ridire
sulla mia
decisione? >>
<<
No...Capitano. >>
Ringraziai Faramir con
tutto il cuore
mentre tiravo un sospiro di sollievo: non avrei mai dimenticato i
rischi da cui mi salvò quella notte.
<< Al
massimo, potrà servirci
nella retroguardia mentre ci uniamo al gruppo di mio fratello.
>>
Il capitano si voltò e mi fece un cenno << Te
la senti,
soldato? >>
Io annuii in silenzio e mi
scostai dal
muretto. Faramir sorrise soddisfatto e accennò ai soldati di
avvicinarsi.
<< Dobbiamo
dirigerci verso sud.
>> Disse, mentre con la punta della spada traccia una
linea
sinuosa sulla terra: era il corso del fiume. << Noi siamo
si e
no qui. >> Indicò un punto molto a nord e
tutti annuimmo. <<
Il comandante Boromir è al centro, assieme al grosso della
resistenza. >> E fece un punto più marcato a
metà del fiume
<< E' da qui che la maggior parte degli orchi sbuca. Non
saremo
in molti ma dobbiamo ricongiungerci ai nostri compagni per resistere
con loro. >>
Tutti annuirono, e io mi
concessi un
sorriso: andavo verso Boromir, che sicuramente era in ottima salute e
stava infilzando orchi su orchi. L'avrei visto combattere, e l'avrei
tenuto d'occhio come era da piano.
Decidemmo così:
io sarei stata davanti
col capitano e non nella retroguardia come deciso in un primo
momento, mentre dietro di noi sarebbero venuti gli arcieri. Non
pensavamo di trovare orchetti così distanti dal centro
dell'attacco,
ma decidemmo di metterci in guardia. Quindi, avanzammo nella notte
senza luna di Osghilliart con le spade sfoderate e le frecce
incoccate.
<< Come stai?
>> Mi chiese
Faramir in un sussurro, dato che eravamo un po' distaccati dal
gruppo.
<< Bene.
>> Mentii. In
realtà, ero messa male: l'armatura iniziava a pesarmi, le
braccia
erano indolenzite ed ero completamente coperta di sangue di orco.
Avevo anche una piccola ferita alla spalla, un graffio che un orco mi
aveva fatto prima che riuscissi ad infilzarlo, ma nulla di che. Non
volevo- e non potevo- andare in infermeria a nessun costo.
<< Menti.
>> Mi disse
Faramir << Io sono a pezzi, e sono abituato.
>> Mi guardò
<< Non riesco a capacitarmi di come tu riesca ad essere
ancora
in piedi. >>
<< La forza
dell'amore? >>
Ironizzai io << Non lo so, Capitano. So solo che mentre
combattevo non sentivo nessun dolore, mentre ora mi sembra di essere
una vecchia. >>
Lui annuì
<< In ogni caso,
Boromir ti ha insegnato bene. >>
Scossi il capo
<< Non è stato
solo Boromir. E' la spada. >>
<< La spada?
>>
<< Dite...
>> Iniziai
titubante, ma non proseguii, notando un movimento sospetto. Alzai il
braccio e ci fermammo nell'ombra di una casa.
Qualcuno si muoveva fra le
rovine. Feci
un cenno a Faramir e mi avvicinai per controllare.
Trassi un respiro di
sollievo quando
vidi che erano solo due barellieri.
<< Compagni.
>> Dissi, e
questi si voltarono di scatto, facendo quasi cadere per lo spavento
il ferito che reggevano fra le braccia.
Mi voltai verso gli altri
<<
Capitano, sono i nostri! >> E sia Faramir che i soldati
si
avvicinarono tirando un respiro di sollievo.
Chiedemmo notizie: quanti
feriti?
Quanti morti? Si riusciva a capire l'andazzo della battaglia?
<< Mio
signore Faramir, Matilde
si sta adoperando per salvare il maggior numero possibile di vite
umane, per non parlare del ruolo che svolgono anche gli altri
guaritori, ma è dura: quei bastardi sono molti, la loro
forza è
grande e con un solo colpo sono in grado di uccidere due soldati.
>>
<< Notizie
del principe Boromir?
>> Chiese Faramir: quello era l'unico modo per sapere se
il
fratello fosse vivo o morto.
<< Non
è in infermeria, mio
signore. >>
Intervenne il ferito con
voce flebile
<< Gli starà facendo un culo così.
>>
Tutti sorridemmo.
Poi il corno di Gondor
suonò di nuovo
in lontananza, e ci dovemmo separare.
Piombammo sugli orchetti
scagliando
prima frecce dall'oscurità e venendo acclamati dai soldati
vicini.
Il corno squillò ancora, vicino, anche se Boromir non si
vedeva, e
ci lanciammo nella mischia. L'armatura non mi pesava mentre spiccavo
teste e trapassavo petti, al grido di << Gondor! Gondor!
>>
Uno fra mille soldati. Una strana euforia animava il mio corpo, la
sentivo stuzzicarmi il cervello e farmi spuntare un sorriso
compiaciuto in volto.
Che diavolo stava
succedendo? C'era
qualcosa di nuovo nell'aria, qualcosa che riscaldava il sangue e
spaventava gli orchi. Cercavo di capire il motivo di quel brivido
caldo mentre trafiggevo l'occhio di un 'orchetto e lo lasciavo
piombare a terra. Non sentivo le urla accanto a me, le imprecazioni,
le bestemmie. Sentivo solo ridere, ma credevo che fosse solo nella
mia testa, quella risata, e non tutta intorno a me. Sentivo ogni
senso tendersi, ogni nervo contrarsi e vedevo perfettamente ogni
sfumatura, ogni nero profondo, ogni luccichio sospetto
nell'oscurità.
Qualcosa di nuovo aleggiava
nell'aria e
entrava nel mio spirito: sentivo perfettamente che il mio cuore si
riempiva di speranza.
Mi stupii “
Speranza? “ Mi chiesi,
scavalcando un cadavere orchesco “ In un posto simile?
“
Poi sentii quella voce, una
voce a me
famigliare, che gridava dietro di me << Non cedete alla
paura,
soldati di Gondor! >>
Non era Boromir, non era
nemmeno
Faramir- ci eravamo separati nella mischia. Era qualcuno che non
vedevo da parecchio, qualcuno che mai mi sarei aspettata di trovare
in battaglia, in sella al suo destriero e con la spada fiammeggiante
in mano.
<<
MITHRANDIR!! >>
Gridarono tutti, e come
un'onda ci
lanciammo in una carica spietata verso il Nemico. Senza
pietà.
Gandalf era vestito di
cenci come al
suo solito ma non portava il capello e reggeva fra le mani non solo
il bastone, ma anche una spada fiammeggiante, una di quelle lame che
sanno riconoscere la presenza degli orchi. Aveva lasciato libero
Ombromanto e correva a piedi con noi. Nella furia della battaglia non
riuscii ad avvicinarmi a lui, ma lo vidi far cadere parecchi orchi ai
suoi piedi. Ecco da dove veniva la speranza: era LUI la speranza!
Gridai con tutti gli altri il suo nome.
Sentii ancora il corno di
Gondor e la
voce di Boromir invocare il nome di Gondor alle mie spalle.
Mi voltai un attimo e lo
vidi: bello
come una divinità, pallido e irato, con l'armatura
scintillante
macchiata di sangue e il mantello stracciato, fra le mani la lunga
spada e l'asta col vessillo di Minas Tirith. Stava caricando a piedi
con un gruppo di soldati, fra cui vidi anche Faramir e i miei altri
compagni. Mi unii alla carica e combattei alle spalle di Boromir per
non farmi notare troppo. Ero stata sciocca a preoccuparmi per lui:
sembrava che la lama fosse un prolungamento del suo stesso braccio,
come un arto supplementare.
Finalmente gli orchi
iniziavano a
diminuire nonostante fossero agguerriti come all'inizio della
battaglia, e me ne compiacqui: ero uscita viva dalla mia prima
battaglia, senza troppi problemi in fondo.
<< Hei!
>> Senti un braccio
afferrami per la spalla e mi voltai: era Faramir. <<
Guarda. >>
Mi disse fissando un arco semi illuminato: Gandalf era impegnato in
un duello con un orco il doppio di lui, quando un guizzo bianco
attirò la mia attenzione. Un lampo nella notte e un ululato.
<< Merda.
>> Dissi solo,
prima di vedere Jadis avventarsi sulle gambe dell'orco che cercava di
uccidere Gandalf.
<< Le avevo
detto di non
seguirmi! >> Esclamai a denti stretti.
<< Ti
tradirà. >>
Sentenziò Faramir, concentrandosi sul combattimento. Poi
sorrise <<
Quella bestia ti deve amare. >>
Io tornai a guardarlo,
pronta a
ribadire qualcosa quando lo vidi: dietro di lui, un grande orco stava
mirando proprio alla sua testa.
<< FARAMIR!!!
>> Gridai con
quanta voce avevo in corpo, spostandolo e sbilanciandomi in avanti.
Ma era tardi.
Sentii il dardo conficcarsi
da qualche
parte sul mio corpo, forse la spalla, forse il collo e mi sentii
cadere. L'elmo rotolò via dal mio capo mentre scivolavo a
terra e
annaspavo per cercare aria. Non sentivo più nulla, ero come
sorda.
Vidi il viso di Faramir
chinarsi sul
mio, chiamarmi, sconvolto. Qualcun altro si chinò su di me,
sentii
delle goccioline cadermi sul viso e mi stupii rendendomi conto che
fosse sangue.
Credevo di vedere tutta la
vita
passarmi davanti, ogni cosa, ogni attimo. E invece no.
Ho continuato a guardare le
persone
attorno a me, i loro visi, finchè tutto si è
fatto buio e io mi
sono addormentata.
E allora ho sognato.
NOTICINA:Eccoci qui con un
nuovo,
esilarante capitolo della saga di Anna!!!!uuuuuuuuuuuuuuuuuuh!!!!tra
un po' è finita anche questa...credo che ancora un paio di
capitoli
e poi ZAC!eheheheheh... un grazie alle mi fedelissime
Barby_Ettelien91 e Ragazzapsicolabile91: grazieeeeeeeee!!!!spero che
apprezzerete codesto chap!!!!
un bacio a tutti gli altri
lettori
anonimi!!!!
bacissimi, pace e
ammoreeeee!!!!
ciauuuuuu!!!!
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Capitolo 21 *** capitolo21: l'origine ***
“ Devo essere
morta. “
Fu quello il primo pensiero
di quando
mi svegliai. Non trovavo strano il fatto di essere nuda in un prato
verde, con le montagne alle mie spalle che incombevano
vertiginosamente alte, nitide nel cielo azzurro del pomeriggio, le
pendici avvolte in un manto verde scuro dall'aria florida.
Mi toccai vicino al cuore,
poco più in
alto, e sentii una fitta. “ Fa ancora male. “
Constatai
tristemente.
Avevo fallito. Avevo fatto
l'unica cosa
che mi ero ripromessa di non fare nel corso della battaglia, l'unica
che avevo promesso a Boromir e anche a Matilde, l'unica
raccomandazione che avevo fatto ai miei cari: morire. “ Sono
stata
un'oca. “ Mi dissi nel sogno, prima che il prato mi
inghiottisse di
nuovo.
Mi risvegliai distesa su un
manto di
foglie, un sottobosco, accanto a due bambine identiche: stessi
capelli scuri e lunghi, stessa frangetta corta sulla fronte, stesi
occhi vivaci, stessa aria allegra. Due gocce d'acqua. Analizzavano le
foglie sotto di loro, riuscivo a vederlo, ma non riuscivo a SENTIRE
quello che si dicevano. O meglio: era come se fossimo divise da una
parete di vetro, quindi io le vedevo muovere la bocca, le vedevo
ridere, le vedevo fare le smorfie...ma non le sentivo.
“ La Morte rende
anche sordi? “ Mi
chiesi, alzandomi e guardandomi attorno. Il bosco era grande e
luminoso e si stendeva a perdita d'occhio. Le foglie per terra
creavano un manto soffice, punteggiato qua e la da ricci di castagne
dell'anno prima, da ortiche libere e cespugli bassi. Lasciai vagare
lo sguardo distrattamente, sentendomi assieme estranea e intima del
bosco, come se lo conoscessi ma non mi ricordassi più di
lui.
Fu allora che la mia
attenzione si
focalizzò su un albero in particolare: a qualche metro da
me, un
grande castagno contorto, dai rami morti e l'aria triste e antica,
si ergeva solitario, come se tutti gli altri alberi avessero voluto
evitare la sua compagnia.
Io quel castagno l'avevo
già visto.
Mossa da un impulso
irresistibile, mi
mossi verso di lui. Era un albero maestoso ,che incuteva anche un po'
di timore a guardarlo da vicino, forse a causa del tronco cavo:
dentro quella cavità, un nero di pece riposava. E aveva
l'aria di
non voler essere disturbato.
Le bambine arrivarono di
volata,
rincorrendosi attorno al castagno più e più
volte, finchè non
piombarono esauste fra le sue radici. Una disse qualcosa all'altra e
entrambe risero per poi abbracciarsi. Anche quel gesto me lo
ricordavo...
poi entrambe si volsero
verso il
castagno, mentre un vento forte iniziava a soffiarmi nelle orecchie e
a farmi sbattere i denti: ero pur sempre nuda! Una fece cenno
all'altra di non muoversi e si allontanò , lasciandola sola
ad
esplorare le mille pieghe della corteccia del castagno.
Ero rimasta appoggiata col
fianco
all'albero a guardare le bambine giocare, non mi ero mossa.
Non mi mossi nemmeno quando
la bambina
rimasta sola si accostò alla cavità e ci
guardò dentro, anche se
una sottile inquietudine mi stava attanagliando il cuore.
<< No...
>> Le sussurrai <<
Non avvicinarti. >>
E li accadde: giuro che
quella bambina
mi guardò, ma non come si guarda nel vuoto. Mi
guardò come si
guarda una persona che ti parla. << Non farlo.
>> Le
dissi a voce più alta, accovacciandomi per essere alla sua
altezza.
<< Non farlo. >> Ripetei.
Le rimase a guardarmi con
gli occhi
screziati di verde, occhi piccoli e dal taglio leggermente a
mandorla, anche loro così famigliari.
La bambina si volse,
richiamata da
qualcosa e io seguii il suo sguardo: la sorella stava tornando
agitando fra le mani una piccola scatola nera, felice.
Lei tornò a
guardare la cavità, il
suo nero vivo, curiosa come solo una bambina può esserlo.
Poi guardò di
nuovo me. Cercai di
afferrarla, convinta che non dovesse farlo, ma le mie mani
attraversarono il suo polso come se fossero state fatte di nebbia.
Lei mi fece un sorriso
gentile, di
circostanza, come se le avessi detto qualcosa che non faceva ridere
nemmeno i polli. Abbassò solo la testolina ed
entrò.
Il male della ferita si
fece sentire
più acuto che mai, e non potei fare a meno di lasciarmi
cadere
all'indietro, annaspante.
L'ultima
cosa che ricordo è
essermi detta, mentre la vista si appannava:
“ Ma certo. Io lo
so... lo so. Quella bambina.
Sono
io.”
NOTICINA!!!!yahooooooooooo!!!!eccoci
qui di nuovo!! questo chap è corto, ma in fondo è
un sogno no?
Ebbene: colpo di scena? Non colpo di scena? Mi è piaciuta
molto
l'idea di inserire l'origine di Anna in un sogno, perchè per
lei è
stato così traumatico da averlo rimosso.
Iiiiiin
ogni caso, passiamo ai RECENSORI (ma è italiano o
è un neologismo?
Bah! ):
Ragazzapsicolabile91:
donna!!! grazie per gli apprezzamenti! Ebbene si, Gandalf è
sceso in
battaglia_ della serie: al posto giusto nel momento giusto!Per quanto
riguarda Boromir... lo scoprirai nella prossima
puntata!!!Muahahahahahah!!!
Jhonny
Nicotine: l'euforia è dovuta a Gandalf, sceso in battaglia
con
l'esercito di Gondor: senza di lui, i nostri sarebbero sicuramente
morti stecchiti!per l'arco e le frecce...ma ti pare? Quella
là sa a
malapena reggere una spada, figuriamoci con l'arco! MA ti prometto
che nella prossima storia- perchè ci sarà una
prossima storia :D –
Anna saprà tirare con l'arco: giuringiuretto!!!!
con
ciò, saluto anche tutti gli altri lettori anonimi e comunico
che
abbiamo sorpassato le 300 visite anche grazie a voi!!!
GRAZIEEEEEEEEEEEEE!!!!!
bacissimi,
e Buon Natale!!!
|
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Capitolo 22 *** capitolo22:ritorno alla vita. ***
Spalancai gli
occhi,inspirando forte
come se fossi stata per lungo tempo senza fiato, e sentii un dolore
atroce al cuore, così forte da farmi accartocciare su me
stessa e
farmi gemere.
Qualcosa di caldo si
posò sulla mia
testa e un senso di immediato benessere mi pervase, un caldo che
scacciò il gelo del dolore e della paura del risveglio. Poco
dopo mi
accorsi che si trattava di una mano grande, una mano che conoscevo da
tempo. Mi voltai per controllare e sorrisi, nel constatare che
Gandalf mi stava toccando la fronte esattamente come quando ero
piccola e malata.
<< Gandalf...
>> Bisbigliai
e sbattei più volte le palpebre << Non sono
malata.. >>
Lui mi sorrise con aria
affettuosa <<
No. >> Disse << Non sei malata, ma abbiamo
temuto tutti
per te. >>
Mi ricordai della freccia,
di quello
che avevo visto e sentito. Vidi lui. Chiusi gli occhi e mi scostai un
po' da Gandalf << Come sta Boromir? >>
Chiesi dandogli le
spalle.
<< Il tuo
comandante sta
abbastanza bene >> Lo sentii sedersi sul letto
<< Lui ti
ha condotta qui e qui è rimasto fino a poco fa, quando io
l'ho
convinto ad andare a darsi una lavata e a riposarsi. Era dalla notte
della battaglia che non chiudeva occhio. >>
Pensai: dovevo trovarmi
nella casa di
guarigione di Osghilliath, nella stanza dei guaritori vista la
comodità del letto. Data la luce rosata che entrava dalla
finestra,
doveva essere il crepuscolo.
<< Da quanto
sono qui? >>
<< Oh, una
bazzecola: solo un
paio di giorni. >>
<< UN PAIO?!
>> Gridai
forte, alzando la testa dal cuscino e girandomi verso lo stregone.
Tossii un po' e mi toccai la ferita, nascosta dalle fasciature
<<
Sono rimasta incosciente per una stupida freccia...per due giorni?!?
>>
Gandalf mi passò
un bicchiere d'acqua
con un sbuffo << E' proprio da te non saper calcolare i
rischi,
Anna: non hai pensato che quella freccia potesse essere avvelenata?
Che se fosse scesa un attimo di più avrebbe trapassato il
tuo cuore
senza darti scampo? >>
Io annuii, sorbendomi quel
rimprovero
in silenzio: d'altro canto, che potevo fare? Sicuramente non
ribattere! Ero stata un'incosciente a pensare di scendere in
battaglia per proteggere Boromir: era l'unico che non avesse bisogno
di protezione, lui!<< Però ho protetto il
principe Faramir! >>
Esclamai << Se non fosse stato per me, quella freccia
l'avrebbe
trapassato e sicuramente l'avrebbe ucciso. >>
Gandalf annuì e
si accese la pipa,
guardandomi da sotto le folte sopracciglia. Non sembrava essere stato
ferito nel corso della battaglia.
<< E' stata
una buona cosa che tu
sia arrivato giusto per combattere, Gandalf. >> Gli dissi
<<
Tu hai riportato la speranza nei nostri cuori. >>
<< La
speranza che reco io è
solo un'ombra di quella vera. Ed essa verrà a Gondor, se i
Valar lo
vorranno. >> Ribadì Gandalf, facendo un anello
di fumo,
lasciandomi stupita: che parole oscure...
Decisi di cambiare
argomento << E
come sta il principe Faramir? Ha subito ferite? E la battaglia? E'
vinta? >>
Gandalf rise, divertito
<< Quante
domande! Curiosa come al solito! >> Mi spiegò
che la battaglia
per Osghilliarth era stata vinta grazie al grande coraggio degli
uomini di Gondor e al sopraggiungere dell'alba << Per
quanto
riguarda il principe... Faramir ha smesso di autoincolparsi della tua
ferita solo quando Matilde lo ha rassicurato che eri fuori pericolo.
Per quanto riguarda il pugno... >> Ridacchiò,
divertito <<
Credo che non riuscirà a mangiare carne per almeno un altro
paio di
giorni! >>
<< Il...
pugno? >> Domandai
perplessa << Di che pugno parli? >>
<< Ah
già! Tu non puoi saperlo.
>> Si alzò dal letto per andare alla finestra
<< Boromir
ha tirato un pugno a Faramir quando ha scoperto la tua presenza sul
campo di battaglia.. >>
<< Lui ha
fatto COSA??? >>
Esclamai, puntellandomi su un gomito e fissando la schiena di Gandalf
<< Un pugno a SUO FRATELLO? >>
Gandalf fece spallucce
<< E'
diventato una vera belva quando ti ha vista agonizzante e travestita
da soldato. Si è messo davanti al tuo corpo e ha ucciso
tutti gli
orchi che gli si paravano davanti, aiutato dai suoi uomini,
intimoriti alla vista del loro capitano nero di sangue d'orco e che
gridava come un pazzo. Persino il vessillo è stato sporcato,
persino
l'albero bianco. E tutto per te. >> Si voltò e
alzò un
sopracciglio << Una ragazzina come te è
riuscita ad animare
questi soldati anche più dei discorsi infuocati di Boromir!
La tua
storia ha fatto il giro di Minas Tirith, piccola: hai incantato tutti
con il tuo coraggio e ardore nell'inseguire il tuo capitano.
>>
Sorrisi all'ennesimo “ Tuo” detto in tutte quelle
frasi: ma era
così evidente? << Io aggiungerei che ad
incantare Gondor sia
stata anche la tua incoscienza, ma questo è un mio pare
personale.
>> Mi sorrise calorosamente e mi posizionò dei
cuscini dietro
la schiena per sorreggermi.
<< Ma ora
veniamo al dunque. >>
Si sedette su un piccolo sgabello proprio vicino a me <<
Il
dunque: ti avevo lasciata con una missione, qui a Gondor...
com'è
andata? >>
Due parole mi piombarono
sulla testa
come macigni: la missione. Merda.
Tacqui, cercando di farmi
venire in
mente qualcosa di credibile. Mi scervellai, ma quando vidi la faccia
divertita di Gandalf non potei fare a meno di essere stupita
<<
Ridi? >>
Il suo sorriso si
allargò sempre di
più, per poi scoppiare in una fragorosa risata. Interdetta,
restavo
a guardarlo << Ne ero certo! Anna di Isengard, sei
completamente inaffidabile come spia! >> E si
spiegò <<
Non c'era alcuna missione! Era solo un modo per portarti fuori da
Isengard e responsabilizzarti, anche se non sembri più
responsabile
di quanto lo fossi prima... anzi: sei forse diventata più
sovversiva, dopo i tuoi diciannove anni. E poi... ho saputo che
qualcosa si è mosso >>
<< Non so di
cosa tu stia
parlando... >> Ribadii arrossendo: sapevo ESATTAMENTE di
cosa
parlava..
Gandalf annuì
con l'aria di chi la sa
lunga << La nostra Anna si è innamorata,
nevvero? >>
<< Non sono
innamorata! >>
Ribadii, cercando di far finta di niente << Mi...mi
piace. >>
<< Anche a
lui tu piaci,
figliola. >> Gandalf mi accarezzò i capelli
corti << Ma
fa attenzione quando gli parlerai: è ancora molto
arrabbiato. >>
Parlai con Gandalf ancora a
lungo e a
noi si aggiunsero anche Jadis- che non era mai stata così
contenta
di vedermi- e Matilde, da cui ebbi una lavata di capo per la mia
incoscienza nello scendere in battaglia. Ma anche lei capì
che
quello era stato il corso naturale delle cose, e mi
consigliò
vivamente di ringraziare Faramir e di parlare con Boromir.
<< Dici
riesco ad alzarmi per la
cena? >> Le chiesi: avevo voglia di cercare Boromir
più che di
cenare, ma non volevo dirlo.
Lei scosse il capo e mi
poggiò una
mano sulla spalla non ferita << Riposa. La cena ti
verrà
servita a letto. >>
Mi aspettavo uno dei
guaritori, magari
Eluani con i suoi consigli piccanti, se non Gandalf stesso, come
quando ero piccola.
Non ero psicologicamente
pronta per
vedermi comparire davanti Boromir con un vassoio di legno, una
scodella di minestra fumante e il pane nero. Rimasi talmente
scioccata da restare senza parole e lasciarlo senza saluto. Nella
stanza andava facendosi buio, e Boromir appoggiò il vassoio
su di un
tavolo per accendere diverse candele e una lanterna per rendere lo
spazio più luminoso. Era vestito con una camicia semplice,i
pantaloni e gli stivali alti; non vedevo alcuna fasciatura sul suo
bel corpo, e ringraziai i Valar di averlo protetto in battaglia.
Eravamo solo io e lui.
Dalla finestra,
riuscivo a sentire il chiasso di fuori, in contrasto col silenzio
pesante della stanza.
Si sedette sullo sgabello
di fianco al
letto, prese il vassoio e per la prima volta mi fissò negli
occhi.
Era da quando ci eravamo salutati che non ci vedevamo così
da
vicino. Aveva il viso stanco, stanchissimo, come se non avesse
dormito per giorni, o come se una gran tensione finalmente allentata
l'avesse lasciato sfinito.
Che scena interessante: il
principe di
Gondor che imboccava un'ammalata! Non credevo che mi sarei mai
trovata in una situazione simile in vita mia.
Iniziò a
imboccarmi, spezzettando il
pane nero nella minestra e dandomi piccoli cucchiai, così
piccoli
che non si sporcavano nemmeno le labbra.
Non ci rivolgemmo una
parola: io lo
facevo per orgoglio e anche perchè chiedere scusa non
sarebbe
servito a nulla- e scusa di chi, poi? Io avevo seguito solo il mio
istinto, quella voce che mi aveva detto che non sarei stata in pace a
Minas Tirith, senza di lui. Lui non parlava per orgoglio esattamente
come me, o forse anche lui aveva altro da nascondere? Avrei voluto
dirgli così tante cose... e invece ci fissavamo e basta, gli
occhi
scintillanti alla luce delle candele.
La minestra finì
e Boromir non aveva
in programma di chiaccherare con me, quella sera. Poggiò il
vassoio
sul tavolo di prima e rimase in piedi dandomi le spalle per qualche
attimo, come se aspettasse qualcosa, o come se cercasse di trovare la
forza di parlare. Intanto, nel mio cuore andava a formarsi un nodo
non solo di rabbia per quel comportamento stupido e orgoglioso, ma
anche di paura, la paura di perderlo per quello che era successo.
Non potei resistere: la
tensione stava
crescendo sempre di più. Mandato a quel paese l'orgoglio, mi
costrinsi a dirlo << Io... ti devo delle scuse.
>>
Non sarebbe servito a
nulla, ma non
potevo più sopportare quel silenzio. << Scusa.
>>
Sussurrai, mentre una lacrima silenziosa cadeva sul pavimento.
<<
Scusa. >>
Boromir non
parlò, strinse solo i
pugni sul bordo del tavolo e non parlò.
Soffriva, soffrivamo
entrambi per
quella situazione.
Decisi di alzarmi. Gettai
le coperte
indietro e posai i piedi a terra. Mi alzai e vidi la stanza
vorticarmi attorno: due giorni a letto non mi avevano fatto bene,
evidentemente, dato che mi sentivo debolissima. Indossavo solo una
camicia da uomo e sotto di essa stava la fasciatura che inglobava
braccio sinistro e spalla sinistra, ma decisi di non farci caso. Mi
avvicinai con passo incerto e cercai la sua mano <<
Boromir...
>> mormorai, sfiorandogli la mano ancora serrata attorno
al
bordo del tavolo. Scattò come un serpente, sfuggendo al mio
contatto
come se la mia mano scottasse come brace << Non mi
toccare! >>
Esclamò quasi gridando voltandosi e facendo cadere per terra
il
vassoio di legno. La scodella si ruppe, facendo parecchio rumore;
poi, solo silenzio. Rimasto stordito dalla sua stessa reazione,
Boromir si appoggiò al tavolo, barcollando un poco e
respirando
affannosamente.
Io lo guardavo in silenzio,
la bocca
dischiusa per lo stupore, senza dir nulla per non peggiorare la
situazione: quell'omone grande e grosso, severo e orgoglioso fino al
midollo, si era lasciato scappare un lungo singhiozzo e poi era
scoppiato in lacrime come un bambino, cercando di coprirsi il volto
con le mani, come per nascondersi.
<< Boromir.
>> Lo chiamai ,
cercando di non far caso al dolore al petto mentre il mio respiro si
faceva più affannoso << Non piangere,
Boromir... >>
Sorrisi a denti stretti, << Ricordi? Si piange per i
morti, non
per i vivi, sciocco .>>
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Capitolo 23 *** capitolo23:riconciliazione ***
Una macchia di sangue sulla
fasciatura
pulita indicò la riapertura della ferita. Faceva male e il
dolore mi
indeboliva sempre di più, stordendomi, ma non potevo tornare
a
letto. Se tornavo a letto, l'avrei subita come una sconfitta e invece
io dovevo vincerla, quella battaglia, per non perdere il mio Boromir.
Il MIO.
Avevo la fronte imperlata
di sudore e
posai una mano al tavolo con un sospiro.
Forse rendendosi conto di
dove ero, di
cosa avevo fatto nelle mie condizioni, Boromir riportò
l'attenzione
su di me, tirò su col naso e si asciugò gli occhi
con la manica
della camicia. << Non dovresti alzarti, hai ancora la
febbre...
>> Mormorò con la voce ancora incrinata. Le
prime parole che
mi rivolgeva dal nostro addio.
Non le presi troppo bene
<<
Fanculo la febbre! >> Sbottai. Il tavolo non era
particolarmente alto, e con un saltello mi ci sedetti sopra,
lasciando le punte dei piedi a sfiorare terra. Vidi i suoi occhi
guardarmi le cosce nude e sorrisi: non potei fare a meno di ripensare
a quello che mi aveva detto Ganadalf, cioè che era stato lui
in
persona a condurmi alla casa di guarigione...sicuramente non era
uscito mentre mi spogliavano. Quel pensiero mi fece sorridere,
nonostante la situazione fosse critica. Cercando di guardarlo negli
occhi, gli dissi << Gandalf mi ha detto quello che hai
fatto.
>> Pausa << E immagino che tu mi abbia
anche vista nuda
senza permesso. >>
Sembrò che la
crisi di pianto gli
fosse passata. Addirittura un'ombra gentile gli aveva velato gli
occhi e l'aveva fatto leggermente sorridere, per poi farlo tornare
torvo e serio. Arrabbiato.
<< Si
può sapere che diavolo ti
è saltato in testa? >> Sibilò,
guardandomi finalmente in
faccia
<<
Perchè mi hai disubbidito? >>
Tacqui. E che potevo
dirgli? Ogni cosa,
ogni parola per discolparmi gli avrebbe fatto saltare la mosca al
naso. Mi avrebbe aggredita, azzannata alla gola se avesse potuto. Ne
ero certa.
Incrociò le
braccia sul petto e mi
guardò con aria superiore, come se stesse interrogando un
soldato
poco preparato << Ebbene? Sei venuta in guerra solo per
vedere
gli orchi e per farmi dispetto? >>
Chiusi gli occhi:
” Valar , datemi la
forza di non rispondergli male. “ Pregai, per poi guardarlo
in
faccia e sputare un << No. >> secco e
spazientito: lo
sapeva benissimo perchè ero scesa in battaglia.
<< E allora
per cosa sei scesa in
battaglia? >>
Mandando a quel paese la
preghiera ai
Valar, lo fissai storto e mi imposi di vincere quella battaglia fra
me e lui << Indovina. >> Feci, ringhiando
<< Se tu
e Matilde non vi foste convinti della mia incapacità, io
sarei
rimasta qui alla luce del sole, senza sotterfugi, senza dover
mentire. Ma nessuno dei due ha voluto sentir ragioni, nessuno dei due
ha voluto ascoltarmi: troppo presi dalle vostre faccende, avete
preferito cacciarmi! >> Avevo parlato veloce, presa dalla
foga
e dalla rabbia che velocemente mi stava montando dentro. Avevo
ragione. E basta.
Per tutta risposta, Boromir
ridacchiò
<< Ma ti senti? Ti rendi conto di quanto dici? Sai quanti
soldati sono morti? Più di cento! E hai visto come
è bella la
guerra che tanto aspettavi? Per non parlare del fatto che hai
rischiato... >>
<< Ma per
salvare Faramir!! >>
Lo interruppi esasperata << E io non aspettavo nessuna
cazzo di
guerra! E' piombata addosso anche a me, cosa credi!! e per quanto
riguarda Faramir...Che dovevo fare, lasciarlo morire?! E che ti
è
saltato in mente di tirargli un p- >>
<< MA
RISCHIAVI DI MORIRE TU! >>
Mi interruppe bruscamente lui, una maschera di rabbia, scostandosi
dal tavolo e mettendosi davanti a me << CAPISCI CHE NON
L'AVREI
SOPPORTATO?!? CHE SEI L'UNICA DONNA CHE AMO E CHE NON L'AVREI
SOPPORTATO?? >> Lacrime di rabbia rigarono le sue guance
e la
voce gli si incrinò, mentre si passava una mano sulla fronte
e
tornava ad appoggiarsi al tavolo. << Non l'avrei
sopportato. >>
Ribadì per sottolineare il concetto, prima di chiudersi in
un muro
di silenzio.
Io ero ammutolita e
attonita: ma avevo
capito bene o...? Lui piangeva in silenzio, cercando di non farsi
sentire ma io le vedevo, le vedevo quelle lacrime grosse che gli
gocciolavano lungo il naso, che si asciugavano nella barba. Le ho
viste e le ho contate tutte.
<< Hai detto
che non avresti
potuto sopportare la mia morte. >> Non so da dove
uscirono
quelle parole, ma le ricordo ancora perfettamente. <<
Bè, io
non potevo sopportare di non sapere se tu fossi vivo o morto.
>>
<< Ma cosa
centra... >>
<< Eh no
carino! Centra eccome!
Perchè tu devi essere preoccupato per me che scendo in
battaglia e
io non lo posso essere per te? Perchè tu puoi mandarmi dove
ti pare
e io non posso ribadire? Perchè Boromir, PERCHE'!
>> Lui non
mi rispose, ma io non cercavo una risposta << No? Bene,
allora
te lo dico io, perchè! Perchè tu hai creduto che
io fossi uno dei
tuoi soldati, uno a cui dare un'ordine e lui tac! >>
Schioccai
le dita << Lo esegue! Ma qui è un'altra
faccenda: io non sono
un tuo uomo, non sono un tuo soldato. Sono solo una ragazza, Boromir,
una ragazza. >> Salati giù dal tavolo e mi
misi davanti a lui
<< Cosa credi? Mica sono scesa in battaglia per vedere la
guerra, o quei bastardi che quasi mi facevano secca...se lo pensi,
lasciatelo dire, sei proprio stupido. >> Finalmente lui
alzò
lo sguardo su di me, mi trapassò con lo sguardo esattamente
come
quando si era arrabbiato il primo giorno di allenamento. Uguale.
Presi fiato e glielo dissi << Sono scesa in battaglia
perchè
ero preoccupata >>.Alzai fieramente il capo, pronta a
declamare
la mia verità
<< Per te.
Ero preoccupata per
te. >>
Lui non disse nulla, non
fiatò. Sembrò
soppesare quanto io gli avevo appena detto, fissandomi negli occhi:
vero o falso, sono sicura che si stesse chiedendo.
Decisi di spiegarmi meglio
<< Non
sarei stata in pace a Minas Tirith, senza sapere come andava qui. Non
potevo sopportarlo. >> Presi una boccata d'aria, mi
mancava il
fiato << Non credere che non abbia avuto paura a...a
scendere
in battaglia, Boromir, anzi: se non fosse stato per Faramir, molto
probabilmente sarei morta, e non ti avrei più rivisto.. ma..
ma ora
sono qui, viva..e ho combattuto accanto a te e ...e ho rischiato di
morire per seguire la tua causa e...e non volevo ferirti, ma ero
così
arrabbiata che non... io... >> Mi fermai
perchè mi sentivo:
stavo delirando o cosa? La fatica stava iniziando a farsi strada nel
mio corpo: la stanza vorticava, le gambe le sentivo farsi
più
deboli e la ferita pulsava sempre di più. Che mi si stesse
alzando
la febbre? Sentivo il sangue rombarmi nelle orecchie... poi vidi
stelle vorticare davanti ai miei occhi e qualcosa di solido e caldo
che mi afferrava e mi sollevava. Mi lasciai cullare da
quell'abbraccio e fissai le stelle.
Capii di essere svenuta
quando mi
ritrovai a letto, con Boromir che mi rimboccava le coperte.
<< Borom...
>> Lo chiamai,
e lui venne da me, mi prese una mano fra le sue e rimase li. Per
quanto la vista fosse appannata, non vedevo traccia di rabbia sul suo
volto. Solo preoccupazione. Gli sorrisi << Hai smesso di
tenermi il muso? >> mormorai, la voce roca.
Lui si sforzò di
sorridere << In
queste condizioni, non possiamo discutere di una cosa tanto
impegnativa. >> Si sedette sullo sgabello li vicino
<<
Non ti ho perdonata, ma posso affermare di aver capito le tue ragioni
e anche di più: mi … >> Doveva
essere dura per lui,
scusarsi, ma alla fine lo disse << Mi scuso per quanto ho
detto
e fatto. La prossima volta cercherò di capirti meglio.
>>
<< Non mi
darai degli ordini? >>
<< No
>>
<<
Più? >>
<< Mai
più. >>
<<
Eccellente... >> Iniziai
a rilassarmi. Guardai le coperte << Sono svenuta prima,
vero?
>>
Lui mi accarezzò
il viso << Sei
debole, piccola, non puoi pretendere di alzarti senza problemi.
>> Sfregai la guancia contro la sua mano <<
E' colpa tua,
piuttosto, che mi tieni il muso e mi dai pensieri... >>
Rimasi
li un po', gli occhi chiusi << Che cosa piacevole
>>
mormorai, mentre sentivo che scivolavo nuovamente nel sonno.
<<
Resti qui con me, Boromir? >>
<< Se tu lo
vuoi, piccola. >>
<< Vieni a
letto, allora... >>
<< Dormo qui.
>>
<< Sullo
sgabello?? ma neanche
per scherzo! >> Mi girai e rigirai un paio di volte nel
letto
<< E' abbastanza grande per due... e non ti mangio,
giuro...
dai... >> Le lagne andarono avanti ancora a lungo e
Boromir
cedette, sfilandosi gli stivali e infilandosi sotto le coperte con
me. Una scarica di felicità mi investì,
stordendomi. Ricordo ancora
il suo volto sul cuscino... la prima volta che abbiamo dormito
assieme.
Iniziai a parlare,
euforica, quandola
sua mano mi accarezzò il viso e mi invitò a
tacere, la sua fronte poggiata alla mia, accarezzandomi dolcemente.
<< Dormi piccola.
>> Mi invitò in un sussurro, baciandomi le
labbra.
Quella fu la nostra pace.
NOTICINA SBILENCA:
uuuuuuuuuuuaaaaaaaaaaaaahhhhh!!!!ed eccoci qui, miei cari lettori:)
spero che questo chap vi sia piaciuto- a me è piaciuto
assai!!!bacissimi e ai prossimi chap- che saranno le battute finali
dei gioielli :( ma non disperate!!!vi aspetterà una
succosissima
sorpresa!!!!
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Capitolo 24 *** capitolo24:tempo presente. ***
Minas Tirith,
tempo presente.
Poggio il pennino
nel calamaio e mi
stiracchio, sbadigliando sonoramente. Da dove sono, guardo dentro la
stanza e vedo che Boromir dorme ancora sulla sedia a dondolo, la
testa reclinata sulla spalla, vicino alla culla di Angelica. Nessuno
dei due sembra sul punto di svegliarsi.
“ Te
pensa dove sono arrivata... “
Mi dico, guardandoli teneramente e tornando alla mia pergamena: ho
ancora un mucchio di cose da scrivere... ma la mano mi duole, dopo un
pomeriggio di scrittura. Che fare, allora, se non ricordare?
Ricordo la
guarigione lenta, una
settimana grazie alle amorevoli cure di Matilde.
Ricordo che
Boromir veniva tutte le
sere a trovarmi, e che dormiva da me e mi portava sigarette di
contrabbando- Matilde era assolutamente contraria alla mia nuova
passione.
Ricordo che venne
Faramir a
salutarmi e a raccontare fra sonore risate la storia del pugno che
suo fratello gli aveva dato, procurandogli un vistoso livido sulla
mascella. Boromir dovette fargli più volte le scuse, nel
corso di
quella chiaccherata... sorrido ancora a quel ricordo: credo che li
sia nata la nostra unione.
Avevo vinto la
scommessa e come
pattuito Boromir mi consegnò l'abito di cui avevamo tanto
discusso:
era un abito di Finduillas, lungo fino ai piedi, lo scollo a cuore e
le maniche a sbuffo,di un azzurro mare impreziosito da fili dorati.
Mi andava aderente, ma stavo bene. Sia Boromir che Faramir si
commossero, quando me lo videro indossato.
Persino il
Sovrintendente venne a
trovarmi, il primo giorno in cui riuscii ad alzarmi dal letto. Si
congratulò con me e disse di avermi sottovalutata
“ sotto tutti
gli aspetti ” ( sue testuali parole ) e mi augurò
una lesta
guarigione, dato il lungo viaggio che mi attendeva.
Li, il ricordo si
vela di tristezza.
<<
Lungo viaggio? >>
Avevo mormorato io, guardando Boromir confusa. Lui era altrettanto
sorpreso.
<<
Di cosa parlate, padre? >>
<<
Mithrandir non ti ha
avvisata? >> Denethor aveva ridacchiato, versandosi un
bicchiere di vino. Non lo aveva nemmeno assaggiato << Tra
una
decina di giorni, andrà a ovest. E non ci andrà
da solo. >>
Ricordo di essermi
sentita morire.
NO.
<<
Non devi disperare, vi
vedrete prima di quanto lo crediate. >> Mi aveva
rassicurato
Gandalf mentre gli chiedevo conferma di quella notizia e mi sentivo
sempre più disperata << E' il vostro destino,
allontanarvi per
essere poi riuniti. >> Ppoteva essere destino quanto gli
pareva, ma a me non fregava nulla: io volevo stare a Gondor, e ci
sarei rimasta!
E invece mi era
toccato cedere. Con
l'amaro in bocca, avrei dovuto salutare tutti e rifare i bagagli. Per
dove? Gandalf me lo disse la sera prima della partenza <<
Ti
porto dagli elfi, a Gran Burrone, Imladris per la Gente del Sud.
>>
Io avevo annuito e
mi ero sentita
svuotata: la distanza era molta,troppa per due cuori.
Quella notte
Boromir mi disse che
non avrebbe dormito con me, sarebbe stato troppo doloroso separarsi
alla mattina. Venne per farmi dono di un piccolo oggetto: una busta
in cuoio con tabacco, cartine e fiammiferi.
<<
Ormai hai imparato a farle
da te, no? >>
Io non avevo
risposto. Ero solo
scoppiata in un lungo singhiozzo e l'avevo stretto a me, invitandolo
a non lasciarmi sola, perchè chissà quante altre
notti avremmo
dovuto passare da soli, prima di rivederci, e lui aveva annuito.
Rammento le nostre
promesse: non
morire, sii cauto coi pericoli, pensami, sognami, chiamami con la
mente, non piangere... ma come potevamo non piangere? Pregammo che il
tempo si fermasse, almeno per quell'ultima notte, per quelle promesse
infinite.
Eppure, il tempo
non si fermò come
entrambi avremmo voluto, e l'alba si era alzata impietosa.
Ricordo che
scendemmo dalle scale
mesti,con la morte nel cuore. Ricordo che il sole luminosissimo ci
ferì gli occhi, decuplicato dai riflessi delle armature dei
soldati
che erano venuti a salutarmi. Quando ci ripenso, la cosa mi lascia di
stucco: quegli uomini erano venuti a salutare me, che altro non ero
se non una ragazza piccola e insignificante che per amore aveva dato
e rischiato tutto, che me ne andavo e li lasciavo soli. Li avevo
toccati, evidentemente.
Matilde era in
lacrime e con lei la
maggior parte dei guaritori: li salutai uno a uno, rassicurando
Eluani riguardo la mia virtù ancora intatta ( cosa che
strappò una
risata a tutti ) e stringendo forte Matilde, assicurandole che sarei
tornata- ma lei questo già lo sapeva. Salutai il dolce
Faramir, lo
baciai sulle guance e lo chiamai fratello come lui mi aveva chiesto.
E infine salutai
Boromir, lo guardai
per l'ultima volta negli occhi tristi e annuii davanti alla sua
espressione. << Sto così anch'io.
>> Gli mormorai <<
Sto così anch'io... >> Lui non aveva detto
nulla. Aveva
socchiuso gli occhi e aveva cercato qualcosa in tasca. Quando aveva
riaperto la mano, vidi una catenella e un ciondolo: una gemma rossa
splendeva in una montatura dorata, simile ad un fiore. Era infilata
in una lunga catena dorata e Boromir me la mise al collo,
abbracciandomi << Che questo suggelli le nostre promesse.
>>
Mi aveva sussurrato, separandosi e allontanandosi fra i soldati: il
nostro addio.
Ricordo di essere
montata in sella a
Ombromanto con l'aiuto di Gandalf, Jadis col mio piccolo bagaglio
sulla schiena scodinzolava e salutava tutti. Mentre ci auguravano
buon viaggio e un lesto ritorno, io giocherellavo con la catena di
Boromir, pensando alla nostra notte, alle nostre promesse.
Quando
già la Città delle Stelle
era alle nostre spalle, sentimmo il corno di Gondor suonare: era
Boromir che mi dava l'ultimo addio.
Ricordo di aver
sussurrato <<
Tornerò... >> E solo Gandalf era riuscito ad
udirmi. <<
Tornerò per te. >>
Nel sole nascente,
un cavallo con
due cavalieri e un lupo bianco galoppavano nei campi del Pelennor.
Angelica si
è svegliata- la sento
piagnucolare nella culla- e con lei anche Boromir.
Si è
alzato e si è avvicinato
stiracchiandosi. << Che fai? >> Mi ha
chiesto con la voce
roca, accarezzandomi il collo. Gli ho sorriso e ho messo una mano
sulla pergamena già scritta.
<<
Scrivo. >>
Lui sbuffa,
indispettito <<
Cosa? >>
<<
Una storia. >>
Alza un
sopracciglio e sorride <<
La nostra? >>
Non gli rispondo,
mi alzo e vado
verso la culla di Angelica: scalcia le coperte e si guarda attorno.
L'ho presa in braccio e mi sono girata: sul balcone, nella luce del
pomeriggio, Boromir legge.
<<
Sei arrivata solo a questo
punto? >>
<<
Che pretendi in un
pomeriggio? >>
<<
Hai scritto solo l'inizio.
>>
<<
La parte migliore. >>
<<
No... io credo che la
migliore sia quella dopo. >>
Io sbuffo
<< La scrivo io,
questa storia! Quindi, taci e prendi tua figlia da bravo genitore
quale sei. >>
Lui alza le mani
in segno di resa e
ubbidisce, sedendosi sul tavolo con Angelica che gli accarezza la
barba.
Io sorrido
<< Siete i miei
gioielli. >> Gli dico e Boromir mi sorride affettuoso.
<<
Matilde sarebbe fiera di te. >> Io mi risiedo, rileggendo
le
ultime righe della pergamena. << Matilde E' fiera di me.
>>
Ribadisco e torno a guardarli.
<<
Puoi continuare a scrivere,
se lo desideri. >>
E' proprio quello
che voglio, ma non
voglio lasciarlo a occuparsi di Angelica da solo.
Lui sembra
leggermi nella mente <<
Di che ti preoccupi? Continua pure. >>
Guardo la mia
grafia tutta schizzi e
ghirigori << Non ti dispiace? >>
<<
Certo che no! Io e Angelica
siamo qui, mica scappiamo! >>
Io gli sorrido e
mi alzo per dargli
un bacio e accarezzare la piccola.
Poi lui rientra e
io ritorno a
scrivere.
mio
dio, mein gott, my god e come si dice mio dio in tutto il
mondo....è
finita.
.F
I N I T A.
spero
che non vi sia sembrata banale, ma ho voluto ricollegarmi all'inizio,
quando Anna era stata accusata di essere una Mary Sue: spero di aver
fugato ogni dubbio!!
comunque...non
mi sembra per nulla vero:l'ho conclusa!!!ebbene si!!! suonate l'inno
alla gioia, fate rullare i tamburi, squillare le trombe: ho finito
una storia!!!wow come mi sento realizzata... mi sento benissimo e mi
congratulo con me stessa!!! brava Nini che hai saputo concludere
qualcosa in vita tua!!!
per
quanto riguarda voi... voi, lettori anonimi, voi che non lasciate
traccia se non nel numero delle presenze che leggono...a voi un
sentito ringraziamento: cosa sarebbe stata questa storia, senza dei
lettori? Lettere su lettere per nulla piacevoli, immagino! Spero di
avervi toccato il cuore, con l'inizio della storia di Anna e
Boromir... ora ho intenzione di collegarmi al Maestro e di far
allacciare la storia di Anna a quella della compagnia e non solo!
Mirabolanti sorprese vi attendono nella mia prossima opera- ancora
senza titolo, per ora... anche se un candidato papabile sarebbe:
I
GIOIELLI:......e qualcosa di scritto dopo :D come sono fuori...
in
ogni caso, se vedete qualcosa di simile non pensate “ ODDIO,
UN'ALTRA PAZZA!!! ” ma “ ODDIO!!!ECCOLA E'
TORNATA!!SIIIII BELLA
LI, EVVAIIII!!!! “ e altre cose esclamazioni
simili...perchè si
tratterà di me.
Be,
chi vivrà vedrà... speriamo solo di non fare
inequivocabili
pasticci e di non lasciare nulla incompiuto!!
infine,
un sentitissimo ringraziamento anche alle WOMEN Ragazzapsicolabile91,
Barby_Etteliene91 e Jhonny Nicotine: un grazie di cuore,
perchè
senza le vostre recensioni fisse non sarei riuscita ad andare avanti,
troppo scoraggiata. Quindi, un razie di cuore fes!!!
Sicerissimamente,
Nini Superga.
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