Forever Friends

di Blue Flower
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** 1. Qualsiasi Strada Pur Di Arrivarci ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. Vecchie Conoscenze, il Ritorno. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. Affrontare le proprie Paure. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. Cerca Ambra. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. La ami anche tu, vero? ***
Capitolo 7: *** 6. Il Male è qui. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. Riflessioni di un vampiro pentito. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. Abbastanza lontano. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. La lettera che segna il principio della fine. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. Distanza zero. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. Infect me with your love. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. Gli amabili resti. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. La visione di Beth. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14. Collisione di cuori. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15. Sottoterra. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16. Sfiorarsi ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17. Anima gemella ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18. Tutti amano il proprio carnefice. ***
Capitolo 20: *** 19. Immortali. ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***
Capitolo 22: *** E ora... Rullo di tamburi... I ringraziamenti!! ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Forever Friends

 

 

 

 

 

Prefazione

 

“Me lo prometti?” disse Ambra a mezza voce, mentre si nascondevano nello stanzino del bidello. “Ti do la mia parola” sussurrò Bianca portandosi un pugno al cuore in segno di fedeltà. “Perché mi fai questa domanda?” chiese poi, intuendo ciò che l’amica intendeva. “Ho paura che prima o poi prenderemo strade diverse e non ci vedremo mai più” una lacrima scese sul viso di Ambra. L’altra ragazza si fece cupa: “Ambra, noi due abbiamo già preso una strada diversa” “Ma hai solo diciotto anni, sei così giovane!” Bianca non sapeva come spiegarle che era la cosa giusta. “L’ultimo anno è quasi finito… Stiamo insieme finché possiamo. Io non ti abbandonerò, Ambra. Non importa ciò che siamo, ciò che saremo. L’importante è che tu e io sono io” “No!” sbottò d’un tratto la ragazza scuotendo il capo spasmodicamente. “Tu te ne andrai, non te ne frega niente di me. Non te ne frega niente di nessuno… Vuoi solo vivere per sempre con lui” “Anche tu avresti fatto la stessa cosa se si fosse trattato di Raffaele” disse Bianca, alzando anche lei il tono di voce. I suoi occhi azzurri, non riuscivano a non essere preoccupati. “Ti stai cacciando in un guaio che non avrà fine. E questo non te lo perdono!” urlò Ambra sbattendole in faccia la porta dello sgabuzzino.

La mezza vampira non si concesse niente di più di una lacrima. Non c’era niente da fare, a quel punto. Avevano preso due strade diverse, anche se erano uguali. Erano due gemelle, due esseri a metà.

Uscì dallo sgabuzzino.

Davanti a lei trovò Dan, che le chiese cosa c’era che non andava inarcando semplicemente un sopracciglio. Lei si nascose nel suo abbraccio. “C’entra Ambra, vero? O è stato di nuovo mio fratello?” “No, tuo fratello non c’entra. E poi è il mio migliore amico… Lo sarà per sempre, come tu sarai per sempre mio” “Intendi dire che hai deciso?” “Ho deciso nel momento in cui ti ho visto per la prima volta” lui sospirò e la baciò.

Un ultimo bacio prima della nuova vita. Un bacio dopo la perdita di Ambra.    

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Capitolo 2
*** 1. Qualsiasi Strada Pur Di Arrivarci ***


Capitolo 1. Qualsiasi strada pur di arrivarci

 

Si svegliò sulle note di Brick By Boring Brick, dei Paramore.

La stanza era ancora avvolta nella penombra e lei era stretta al petto di Dan. Si girò verso il comodino per mettere a tacere la sveglia del telefono quando vide il promemoria: Colloquio di lavoro a Via Veneto.

“Merda!” sbraitò catapultandosi fuori dal letto. Fece sobbalzare anche il suo ragazzo, nel letto che era ancora assopito. “Oddio, che succede?!” “Il colloquio! Era oggi!” disse Bianca saltellando per tutta la stanza nell’impresa di far passare le caviglie in quei jeans che ti mozzavano il fiato. Non che lei fosse grassa, perché il suo fisico faceva invidia anche alle modelle. Ovvio, era una  vampira.

“Ah… forse ieri non ci saremmo dovuti attardare” disse sarcastico e sorridente Dan. “Già, forse no! Ma chi se lo ricordava, diamine!” lui fece un cenno del capo come per assentire. “Vuoi che ti accompagni io?” “Con una ferrari gialla?” “Cos’hai contro la mia macchina?” “Troppo appariscente. Prenderò la mia” lui sbuffò. Intanto la ragazza si era messa quegli adorabili stivaletti Prada, i suoi preferiti, un cardigan lungo nero, una bella maglietta turchese e, ad abbellire il tutto, una lunga collana con un cuore d’argento.

Corse in cucina e non diede neanche a Jack il tempo di dirle “ciao”. Andò verso la macchinetta e sussultò: “Caffè ho bisogno di caffè” “Vi siete scordati che avevi il colloquio di lavoro eh?” lei annuì meccanicamente. “Da’ qua, faccio io” con un gesto sinuoso, il suo migliore amico mise la cialda nella macchinetta e porse un bel caffè fumante a Bianca. Le toccò il braccio. “Da quant’è che non vai a caccia?” “Un po’… sai, procurarsi un pasto decente è difficile e non mi va di andare a cacciare scoiattoli come te” “Beh, ti conviene rimettere un po’ in sesto la circolazione perché sei un blocco di marmo” lei gli fece un cenno con la mano. “Il massimo contatto fisico che dovrò avere sarà una stretta di mano se mai mi accetteranno nella redazione…” lui annuì. “Dan dorme ancora?” “No si è svegliato… A proposito: voi non dovete andare a lavoro?” “Sì ma alle undici” “Tsh, bella vita quella del modello. Qualche scatto e via” “Sì, ma guadagni” “Preferisco seguire il mio sogno” lui sorrise caldamente. “Stavolta pensi di essere pronta?” “Certo… In questi vent’anni non sono mica stata con le mani in mano. Ma che giorno è oggi?” “Sei dicembre, lo dovresti sapere” disse lui alludendo all’argomento tabù. “Sai che non se ne parla” “E’ il suo compleanno… Potresti passare a farle gli auguri” “Lei si è fatta una vita, Jack… Non è più mia amica” “Bianca, tu sei morta il giorno stesso in cui avete litigato… Non ha avuto il tempo di chiarire perché gli altri stavano già mettendo le rose sulla tua ipotetica tomba” “Ma lei sapeva la verità, sapeva che mi poteva trovare” “Ci hai mai pensato che per lei sarebbe stato impossibile vedere che mentre lei invecchiava, tu rimanevi giovane?” “Sì, ma lei avrebbe potuto fare la mia stessa scelta se la faceva soffrire così tanto il fatto che io ero immortale!” Jack sorseggiò velocemente la sua tazza di caffè caldo. “Cambiamo argomento… A quando le nozze?” “Pensavamo di farle tra un mese o giù di lì” “E… Sappiamo tutti e due che Dan chiederà a me e Raffaele di fargli da testimoni…” “Tu non vuoi veramente cambiare argomento” “Evidentemente no…” “Tu a chi lo chiederai?” “Beh… di sicuro a Beth, lei è una strega ma anche la mia migliore amica” “E la tua seconda migliore amica è…” “Era” “Okay, era Ambra. Ma adesso quanti anni avrà Beth?” “All’incirca ventotto… o trenta. Il suo invecchiamento è rallentato” lui annuì. Intanto Dan uscì ancora assonnato dalla camera da letto. “Ehi ‘giorno, fratello mangia scoiattoli” “Sempre divertente…” “Ehi, tesoro!” le diede un bacio lungo seguendo il contorno delle sue labbra e poi passando sul collo. “Questo era più pericoloso qualche anno fa” “Eh già” sussurrò lei. “Ora dovrei uscire…” “Ti aspetto… Oggi alle tre torno a casa” “Fai la giornata ridotta” lui sorrise, quel sorriso sghembo che a lei piaceva tanto. “Mi sono preso mezza giornata… E poi i servizi fotografici sono pochi oggi” Bianca si mise i Rayban, prese la sua borsa e scese giù per le scale, fino ad arrivare al garage.

Era tardi, e lo sapeva.

Mise le chiavi nel quadro della sua auto nera e mise in moto. L’abitacolo quella mattina era freddo, perciò mise il riscaldamento a palla.

Aveva una sete che la divorava viva e sapeva che alle tre avrebbe avuto un po’ di tempo per andare a caccia con Dan.

Imbottigliata nel traffico mattutino, accese la radio. Davano la sua canzone preferita, quella con cui era andata in fissa l’ultimo anno e che pretendeva di mettere tutte le volte che lei e Ambra stavano insieme a chiacchierare. Diceva: Questa è la canzone mia e di Dan… La metteremo quando ci sposeremo. Ora non riusciva a capacitarsi del fatto che mancava così poco. E Ambra non ci sarebbe stata. Iniziò a giocherellare con il grande e ingombrante anello di zaffiri che aveva all’anulare. Era tutt’altro che un anello di fidanzamento… Era ciò che la proteggeva dalla luce del sole.

Roma, come sempre, era avvolta da una cappa densa di smog e nuvole che si fondevano assieme creando un’atmosfera ancora più grigia. Il lavoro in quella redazione a Via Veneto era perfetto… Non era poi così lontano dalla redazione dove lavorava Dan, e da lì si poteva accedere a molti punti di Roma. Inoltre era sempre stato il suo sogno, scrivere in un giornale possibilmente che non si occupasse di politica, tassi d’interessi o roba del genere. 

Arrivò alla redazione.

Riuscì a parcheggiare la macchina solo dopo dieci minuti dal suo arrivo in quella via, ma appena uscì dall’abitacolo si accorse che era un posto a pagamento. Corse su per il marciapiede fino a trovare un parchimetro. Quando lo trovò mise il bigliettino in macchina e finalmente si diresse su per le scale del grande palazzo al quale le avevano dato l’appuntamento. Era un palazzo a specchio, che faceva la sua figura in mezzo a tutti i negozi e agli appartamenti.

“Buongiorno, avrei un colloquio con il signor… M. Maselli” la segretaria, la squadrò da capo a piedi, con una punta inossidabile di invidia negli occhi. Era la classica donna che appena vede un’altra donna, più giovane e più bella di lei, si riempiva di veleno. “La redazione di Vogue è nell’altra via” “No, no io sono qui per il colloquio con il redattore di questo giornale. Guardi, ho la lettera” disse con un falso tono amichevole e scostandosi i boccoli neri dal viso.

“Bene, è la seconda porta a destra” “Grazie mille per l’indispensabile aiuto signorina” si avviò verso la porta indicata con un’andatura provocante. Del resto, il rapporto era partito male dall’inizio e stavolta non era colpa sua.

Bussò una, due volte. Poi decise di origliare. Del resto avere un udito vampiresco le serviva a qualcosa…

“…Abbiamo bisogno di qualcuno da lanciare verso il successo. Qualcuno di davvero talentuoso. Sono disposto anche a finanziarvi un libro, basta che vi sbrighiate o siete falliti” “… Non si preoccupi, ho un colloquio stamattina e penso di aver trovato la persona giusta” Bianca sentì il suo cuore (morto) che le arrivava fino in gola che purtroppo era troppo viva e presente anche in quel momento.

“Bene. Voglio un suo elaborato domani” detto ciò la porta dello studio si aprì e ne uscì un uomo sulla cinquantina con capelli brizzolati, giacca e cravatta. Il classico uomo d’affari, insomma. “E’ permesso?” “Sì avanti” Bianca entrò nello studio, completamente a vetri. Dietro alla scrivania era seduto un ometto di mezza età, che non incuteva alcun timore ma poteva comunque essere il suo capo quindi la ragazza era molto intimorita.

“Tu devi essere Bianca Cedric, giusto?” annuì con un gesto repentino. “Ho letto il tuo pezzo… E’ figo, mi fa molto Twilight ma sono sicuro che tu ci abbia messo anche qualcosa dell’Amico Ritrovato, non è così? Amore per un vampiro, migliore amica che alla fine sparisce perché le due ragazze prendono strade del tutto diverso. Forte, insomma potrebbe uscirne un bel libro se solo fosse più lungo…” “Oh, beh potrei ampliarlo. Mi dica in quanto lo devo fare e…” “… Dopodomani, al massimo giovedì” “Ah, capisco… Cioè per me va bene, se lei mi dice che ne farete un libro sono disposta ad accettare questi tempi brevi” si torturava i pollici delle dita da sotto la sedia.

Era un’occasione, una grande occasione.

Se il libro avesse sfondato, lei avrebbe fatto successo e il suo sogno si sarebbe avverato. Del resto aspettare era servito a qualcosa. Ma la consegna era così vicina, così imminente. Si sarebbe dovuta sbrigare.

“Bene, io punto su di lei signorina Cedric e non voglio che mi deluda perché se lei delude me, io deludo il signor Johnson, chiaro?” “Chiarissimo, le farò avere il pezzo dopodomani” “In questo caso adesso può anche andare e mi pare ovvio che è assunta” “La ringrazio signor Maselli” “Di niente…” quando chiuse la porta dietro di sé sentì il sospiro di sollievo del redattore.

Corse giù per le scale.

Lo doveva assolutamente dire a… No, era mai possibile che dopo vent’anni a volte era ancora convinta di esserle amica? Era possibile che non si fosse lasciata ancora tutto alle spalle?

Doveva agire, doveva andare da lei e chiarire in quel momento, per tutta l’eternità.

Entrò nel primo bar che le capitò a tiro e chiese un elenco telefonico. Doveva essere sotto il nome “Denici” ci mise un po’ ma alla fine trovò il numero. Raffaele Denici. Certo, avrebbe potuto chiamare Dan ma non voleva disturbarlo a lavoro. “Pronto?” “Ehi Raffaele, sono Bianca” fu il silenzio più assoluto per qualche secondo. “Ehi ciao Bianca! Come va? Dan come sta? E’ da un po’ che non andiamo a fare due tiri a biliardo insieme…” “Tutto bene… Ho bisogno di chiederti dove abitate adesso con Ambra, volevo passare a salutarla” “Oh… abitiamo vicino alla Garbatella, hai presente quel bar decadente dove giravano qualche anno fa la serie tv dei Cesaroni?” “Certo” “Ecco, devi andare avanti per duecento metri e lì c’è casa nostra. E’ un bell’appartamento” “Okay, ma non dire niente a Ambra” “D’accor…” non fece in tempo a finire la frase. Bianca aveva già riattaccato. Non era mai stata brava con le strade ma ora si doveva dare da fare. Dopo un’ora di giro a vuoto decise di parcheggiare la sua macchina a Via Del Corso e prendere un taxi.

Il tassista la squadrò dalla punta dei capelli ai lacci delle scarpe. “Dove ti porto bellezza?” lei non ci fece caso. “Alla Garbatella, davanti al vecchio set dei Cesaroni. Passi per qualsiasi strada pur di arrivarci”.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. Vecchie Conoscenze, il Ritorno. ***


Capitolo 2. Vecchie conoscenze, il ritorno

 

Oggi era il suo compleanno.

Doveva proprio capitare quel giorno? Raffaele sarebbe stato a lavoro per tutto il giorno, Emma era arrabbiata con lei da buona adolescente, Sophie faceva i capricci per un giocattolo che aveva visto in televisione… E in più non aveva un’amica con cui sfogarsi. Beh, ce ne aveva di amiche ma non se la sentiva di parlare con nessuna di loro.

L’unica con cui voleva parlare l’aveva persa vent’anni fa.

Si guardò allo specchio mentre si vestiva: quei trentotto anni iniziavano a farsi sentire con le rughette vicino agli occhi e il fisico da ragazzina che l’aveva abbandonata tempo prima, dopo le due gravidanze.

Din don! Un solo squillo. Nessuno di quelli che conosceva squillavano una sola volta. Lei però doveva finire di vestirsi. “Emma! Vai ad aprire” “Eccheppalle mamma!” però sentì i passi di sua figlia che si dirigeva verso la porta.

 

 

La palazzina non era delle migliori, un po’ decadente come tutto in quel quartiere. Bianca entrò e suonò delicatamente con le sue dita laccate di nero.

“Sì?” era incredibile. Forse si era sbagliata? Forse Ambra aveva deciso di diventare anche lei una vampira? Sembrava che non fosse passato un giorno da quando la aveva lasciata. “Ambra…” sussultò. La ragazza parve perplessa. Bianca la abbracciò, felice. “Ehm… c’è stato un errore” disse la ragazza rimanendo immobile. “Io sono Emma, Ambra è mia madre!” la vampira si staccò in un secondo da Emma.

Sogno finito.

“Oh, scusa. E’ che vi assomigliate davvero tanto” “Tsh… lascia perdere” detto ciò se ne andò lasciando la porta aperta. “Mia madre è dentro” poteva essere un invito a entrare? Provò a varcare la soglia ma niente. Evidentemente non era un invito ad entrare. Forse quella era la cosa più irritante di tutte da quando era diventata una vampira. A parte il sole, ovvio. Peccato che non ci fosse un anello anche per quello…

Dei passi, finalmente qualcuno stava venendo verso la porta. “Chi è?” una voce che Bianca non riusciva ad identificare, forse per il fatto che era cambiata nel corso degli anni, forse perché era da tantissimo tempo che non la sentiva. “Ambra?” domandò incerta tenendo le mani strette al muro nel tentativo di sorpassare quell’invisibile barriera.

I passi si facevano sempre più vicini, ma erano più frettolosi ed ecco che dal corridoio sbuca una donna a cui Bianca avrebbe dato tranquillamente una quarantina d’anni. Forse era la balia delle sue bambine. No, in cuor suo la vampira sapeva già la verità. Appena la vide fece di nuovo scendere la maschera sul suo viso e si appoggiò al muro, tra la barriera e lo stipite della porta. Sulla sua faccia, dipinto un sorriso leggermente strafottente.

La donna rimase impassibile lì dov’era, incapace di far altro. “Ehi Ambra! Non si saluta una vecchia amica?” inizialmente non rispose, la scrutò solo da capo a piedi. Mentre a Bianca c’era voluto solo un secondo per inquadrare l’immagine della sua amica, e a carpirne ogni singolo particolare, Ambra stava ancora osservando la vampira. Certo, gli umani avevano una mente meno spaziosa, era ovvio che il ragionamento era rallentato. “Cosa ci fai qui?” “Beh, sai… Volevo passare a farti una visita, certo pensavo che tua figlia fossi tu ma… Questi sono dettagli. Ti potrei spiegare meglio davanti ad una tazza di caffè fumante” “Certo, vado subito a prepararlo…” stava per andarsene ma Bianca disse: “Che c’è, non mi inviti ad entrare?” “No preferisco dartelo sulla porta”.

Detto ciò, andò verso la cucina. Poi si aprì una porta e ne uscì una bambina con un orsacchiotto sotto braccio e gli occhi arrossati. “Ehi piccola!” lei si girò verso la porta. “Ciao tesoro, sono una cuginetta di tua madre. Tu sei sua figlia?” la bambina annuì senza avvicinarsi. “E come ti chiami?” “Sophie” sussurrò lei. “Okay Sophie, ma non avere paura di me, vieni qua vicino e dimmi perché piangi. Lei la guardò con un’occhiata interrogativa che solo i bambini riuscivano a fare, ma poi si avvicinò. “Allora?” “Mamma non mi vuole comprare la Barbie…” “Uh… Che peccato, ma io passavo di qui e ho portato un regalo a te e a tua sorella” per fortuna che ci aveva pensato. Estrasse dal bauletto di Vuitton una confezione plastificata con dentro una di quelle Barbie super innovative. La bambina si lasciò sfuggire un sospiro di ammirazione e poi tese le mani. “Era questa, per caso?” lei annuì continuando a tendere le mani. “Ecco a te! Ora mi faresti il piacere di invitarmi a entrare?” non era sicura che la bambina capisse ciò che le diceva ma poi sussurrò: “Sì, entra”. Un piede, un altro piede.

Era dentro.

“Ora vado un attimo dalla tua mamma… Dov’è la cucina?” la bambina indicò un corridoio. Bianca lo percorse e poi vide una porta aperta. Ambra canticchiava la sua canzone preferita, How To Save A Life, mentre si dava da fare ai fornelli. Non stava preparando il caffè. Evidentemente pensava che Bianca se ne fosse andata, ma lei non si sarebbe arresa facilmente. “Non è così che si trattano gli ospiti” la donna sobbalzò e si girò. “C-chi t-ti ha i-invitato?” “Tua figlia, le è piaciuto molto il regalo che le ho portato. Sai… mi sembrava brutto venire qui a mani vuote perciò, nell’eventualità che tu avessi dei figli o delle figlie, ho portato qualcosa” si sedette su una sedia e sorrise. “Ti dispiace presentarmi la tua famiglia? Ho già conosciuto Sophie, ma devo ancora dare il regalo a Emma…” “Vai via” “Che ostilità, volevo solo passare un po’ di tempo con te!” “Senti non sono venuta qui per litigare di nuovo… Voglio chiarire, e…” “E?” “Dirti che tra un mese mi sposo” Ambra sbarrò gli occhi. “Davvero?” “Già… E ti volevo chiedere se volevi farmi da testimone ma ora tolgo il disturbo” posò due pacchetti sul tavolo della cucina e se ne andò. “Ah a proposito… Buon compleanno, gemella. Spero che il regalo ti piaccia” lo disse senza neanche voltarsi.

 

Ambra si sentì malissimo.

A quanti eventi della vita della sua amica era mancata? Gemella… la aveva chiamata con quel soprannome che adoravano darsi quando avevano sedici anni. E lei l’aveva cacciata come una stupida dopo tanti anni che aveva desiderato più di tutto il resto quel momento.

Rimase seduta al tavolo della cucina, a contemplare il pacchetto a forma di parallelepipedo che Bianca aveva lasciato lì. C’era scritto a caratteri cubitali, con una grafia impeccabile Per La Mia Gemella. Evidentemente Ambra non era l’unica ad immaginarsi quel momento in un altro modo.

“Mamma con chi parlavi? Con quella tua amica?” era Emma, incuriosita dal trambusto di poco prima. “Non è una sua amica, è un angelo custode cugina… Vero mamma?” domandò la piccola Sophie. “Ti ha lasciato un regalo?” “Sì quello piccolo è per te, Emma. E comunque lei è una mia… amica del liceo” Emma strabuzzò gli occhi. “Cosa?” “Sì, è così” “Ma si è fatta qualche plastica facciale, qualche iniezione di botulino?” “Non ne ho la più pallida idea…” Emma si avvicinò al piccolo pacchetto e lo scartò.

Erano delle grandi cuffie per l’iPod, con dei disegni gialli, turchesi e fuxia sopra. Dentro al pacchetto c’era scritto: Ho pensato che se hai gli stessi gusti di tua madre alla tua età, queste ti piaceranno di certo! B.

“Sono bellissime! E’ il nuovo modello 3000. Vado subito a provarle!” detto ciò scomparve nel corridoio.

“Mamma tu non apri il tuo regalo? Oggi è il tuo compleanno!” la donna prese incerta il pacco e lo scartò. Era una scatola di legno turchese, con dei fregi viola. “Ma è bellissima!” esclamò Sophie. Ambra però, sapeva che il regalo non era solo quello perché non era da Bianca, perciò aprì la scatola e strabuzzò gli occhi meravigliata. Una morbidissima sciarpa di cachemire turchese e fuxia, degli orecchini a cerchio gialli e una scatolina davvero piccola con sopra inciso Tiffany. Bianca non poteva aver speso tutti quei soldi per una persona che non vedeva da una ventina d’anni. Ma lo aveva fatto. Perché lei era sempre stata imprevedibile. Aprì la scatolina di Tiffany e c’era un ciondolo a forma di cuore con scritto “Forever Friends”. Sul fondo della scatola, c’era una busta. Aprì anche quella e la prima cosa che vi vide fu il nuovo e introvabile cd dei The Fray in versione limitata. Però c’era anche una lettera. La prese delicatamente e la lesse.

 

Sai, non inizierei mai una lettera con qualcosa del tipo “Cara Ambra”, mi fa troppo “Dear John”… Comunque ti ho fatto questo regalo per dirti che mi dispiace di tutti i compleanni a cui sono mancata, nei quali tu hai spento le candeline e io non c’ero. Prima di tutto c’è la scatola. L’ho presa in un viaggio in Cina. Il commesso mi ha detto che è della dinastia Ming, o almeno così ho capito perché aveva un accento incomprensibile! Però l’importante è che sia turchese. La sciarpa invece è un pezzo unico di Chloé ed è anche quella dei tuoi colori preferiti. Gli orecchini sono dei cerchi gialli perché mi sono ricordata che li stavi cercando disperatamente e spero che tu non li abbia già trovati. Ti ricordi quando volevamo condividere un mezzo cuore? Beh, io però voglio il meglio, quindi ho fatto un salto da Tiffany. Infine il nuovo cd dei The Fray. E’ stata un’impresa trovarlo ma alla fine ci sono riuscita. Sapevo che ci tenevi tanto. Spero che quando leggerai questa lettera saremo di nuovo amiche, che io me ne sarò andata con la consapevolezza di non averti persa per l’eternità.

Bianca.

P.S: Questa la potremmo chiamare “Vecchie conoscenze: il ritorno” mi fa molto film horror ma del resto quelli come me a quale altro film possono appartenere?

 

Due lacrime scesero lievi sul volto di Ambra. Già: Vecchie Conoscenze il Ritorno. Peccato che era stato un ritorno davvero fulmineo…

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. Affrontare le proprie Paure. ***


Capitolo 3. Affrontare le proprie paure

 

“Non posso crederci… E’ impossibile che dopo vent’anni non sia cambiata di una virgola. Trova sempre il modo per farti soffrire” era stretta a Dan, nel loro letto. Come da promessa,  lui alle tre era di nuovo a casa e la aveva trovata chiusa in sé stessa ma poi si era lasciata andare al suo amato vampiro. “Me lo dovevo immaginare… Io però non sono forte come te, Dan. Tu hai cinquecento e passa anni, io sono ancora una novellina. E pensavo davvero che quando mi avesse visto mi avrebbe abbracciato” “Ma non tutte le persone sono buone…” poi un lampo gli passò negli occhi azzurri. “Merda mi sono scordato di farti vedere le sorprese!” “Quali sorprese?” “Aspettami qui, torno tra un secondo” scomparì dietro l’angolo del corridoio per poi tornare dopo un tempo breve.

Le porse una sacca e lei capì subito cos’era. “Grazie al cielo” “Banca del sangue di Roma. Ne ho altre nel frigo” lei la sorseggiò con ingordigia e sentì il liquido denso e dolce scenderle nella gola, placare la sua sete. “Pronta per la seconda sorpresa?” “Certo… sono curiosa!” lui si sedette sul bordo del letto e le porse una scatolina di velluto rosso. La aprì. Dentro c’era un anellino argentato, con incastonate tante minuscole pietre rosse. “E’ bellissimo” “Ho pensato che fosse adatto per renderlo ufficiale. E poi lo puoi mettere sullo stesso dito di quello di zaffiri per il sole… Non è tanto grande” lei lo abbracciò e lo baciò. “E’ bellissimo…” un attimo dopo, a rovinare la magia di quel momento, il telefono di Dan squillò insistente.

“Pronto?” domandò secco lui. Una voce dall’altro capo della linea. “Hai anche il coraggio di chiederlo? Dopo quello che quella bastarda di tua moglie le ha fatto?” Bianca capì subito con chi stava parlando: Raffaele. Gli occhi di Dan si erano fatti neri. Lei gli posò una mano sulla spalla per tranquillizzarlo. “Ascolta, non la voglio far soffrire di nuovo. Se tua moglie non ha accettato le sue scelte non è certo colpa di Bianca” ci fu una pausa mentre il vampiro ascoltava ciò che stava dicendo Raffaele. “Non mi importa che si è pentita. Una rimpatriata? Ci deve essere anche lei? E come spieghi a tutti il fatto che ha ancora diciott’anni?” un’altra pausa. “Senti manda a fanculo quella stronza di tua moglie” detto ciò spostò il telefono dal suo orecchio e attaccò.

“Non può comportarsi in questo modo! Ci aveva invitato a cena stasera” Bianca stette zitta. Non sapeva cosa avrebbe fatto: se ci fosse andata oppure no. Sapeva solo che non avrebbe potuto reggere lo sguardo infuocato di Ambra, quindi la risposta era no. “Ha detto che Ambra si è pentita, che non voleva farti soffrire… Tutte balle! Quella è una vipera Bianca… Non merita la tua amicizia” “Ma io le voglio bene” Dan si alzò e aprì il grande armadio di fronte al loro letto. “Forza, è meglio prepararsi perché andremo a quella cena” Bianca strabuzzò gli occhi. “Non gli avevi detto di no” lui scosse il capo. “Gli avevo semplicemente detto di mandare a fanculo Ambra. Non che non saremmo venuti” gettò sul letto un paio di jeans invecchiati e una maglia con scollo a V della Abercrombie & Fitch. Bianca si alzò e prese dal suo armadio un vestito nero con le balze e delle scarpe tacco dodici nere con un fiocco azzurro, abbinato a una collana con tante pietre dello stesso colore. “Puoi chiamare Jack per avvertirlo? Raffaele ha invitato anche lui…” la ragazza prese il Black Berry e digitò il numero del suo migliore amico. “Ehi Bianca!” aveva visto il suo numero sul display. “Ciao Jack” “Com’è andata la visita?” “Male… decisamente male. In poche parole mi ha invitato a entrare sua figlia di quattro anni” “Mi dispiace…” “Senti, Raffaele ci ha invitato a una cena con un po’ di compagni del liceo e ci sarà anche Ambra. Dan si è messo in testa di andarci e ha detto che anche tu devi venire… Ora dove sei?” “Allora. Primo: mio fratello è pazzo. Secondo: tu sei ancora più folle a dargli ragione. Terzo: sono appena uscito dal lavoro e adesso vengo a prepararmi” “Allora anche tu vieni” “Diciamo che non voglio che vi ubriacate tutti e due… Non posso permettervi di guidare sbronzi” Bianca rise e attaccò.

“Tanto per la cronaca… A cosa ci serve andarci?” “Devi affrontare le tue paure, Bianca” disse sorridente Dan. Ma a quel punto non aveva paura perché lui le sarebbe stato accanto.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. Cerca Ambra. ***


4. Cerca Ambra

 

Okay.

Era pronta? No, non era pronta… Dan doveva esser davvero molto arrabbiato con lei, da come aveva risposto al telefono quel pomeriggio.

“Mamma…” disse Sophie tirandole l’orlo della gonna che le arrivava al ginocchio. “Che c’è tesoro?” la bambina sorrise imbarazzata. “Stasera viene anche la cugina-angelo?” o sua figlia leggeva nel pensiero, oppure aveva solo fatto una domanda sbagliata al momento sbagliato. “Già mamma! Quella ragazza è strana ma ha stile da vendere!” continuò Emma.

“Non lo so… Non ha detto né di sì, né di no” risponde alla bambina e alla ragazza.

“Ambra, ma di chi stavano parlando? Chi viene stasera?” a domandarlo era Sarah Parker, una odiosissima compagna di scuola dei tempi del liceo. Aveva sempre disprezzato Bianca per il fatto che stava con Dan, ma alla fine la aveva sempre trovata inferiore a loro.

“Di Bianca, Bianca Cedric…” Sarah sorrise con le sue labbra super-rifatte. Bleah. “Uh, Bianca! E’ dalla fine del liceo che non la vedo… Alcuni insinuavano addirittura che fosse morta, o peggio, che il ragazzo l’avesse lasciata e che vivesse in una casa piena di gatti” disse con quella insopportabile voce da pettegola. “No, in realtà è ancora con Dan, tra un mese si sposano…” “Un po’ tardi per sposarsi, non trovi?” altra frecciatina gelida da parte di Miss-Rifatta. “Beh, nonostante l’età penso che Bianca non perderà mai la sua classe…” sì! Ambra uno, Sarah zero!

“Aspettate… Bianca?” a parlare era Ethan, l’ex quarterback che stava con Sarah, con la quale si era anche sposato, ma che aveva sempre avuto una cotta per Bianca Cedric.

Sì, Ambra lo doveva ammettere: un giorno nella loro classe era peggio di una puntata di Beautiful.

Mentre la discussione tra gli adulti diventava sempre più infuocata, Emma si chiedeva chi fosse questo Dan, che aveva di sicuro fatto impazzire Sarah, un tempo. Insomma, per quanto potesse essere bello un ragazzo non potevi avercela con un’altra ragazza per la bellezza di vent’anni!

Il portone del locale si aprì.

E quello che vide dopo Emma, la fece ricredere. Oh sì- se fosse stata al posto di Sarah- a quei due ragazzi lei non ci avrebbe pensato solo per vent’anni, ma per tutta la vita.

 

“Dovevamo prendere per forza la tua macchina?” domandarono in stereo Jack e Bianca. “Sì!” rispose fiero Dan mentre accarezzava il volante della sua eccentrica ferrari gialla. “Tanto tutti quelli del liceo se la ricorderanno!” Bianca sospirò, dandogli ragione. “Come stiamo?” domandarono i due fratelli scendendo dalla macchina.

La vampira ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che fossero così diversi: Jack, con quel suo impeccabile stile army composto da Cheap Mondays, anfibi, camicia e cappotto; e poi Dan, il suo amato Dan, con il suo stile casinista e grunge, quella sera indossava una camicia a scacchi rossa e nera sopra ad una maglia a maniche corte di Abercrombie & Fitch, dei jeans sdruciti e un giacchetto di pelle.

Lo osservò attentamente e lo comparò ai tempi del liceo.

Aveva cambiato il taglio dei capelli che adesso erano un po’ più corti e più sparati. Forse, dopo la fine di scuola aveva anche avuto un po’ di tempo per dedicarsi ai pesi e agli addominali…

“Ragazzi, quello è il locale…” indicò Bianca. “Tu sei pronta?” le domandò dolcemente Dan. “Io sono morta pronta” risero e varcarono la soglia.

C’erano tutti.

Appena entrò, Bianca la vide ed i suoi occhi azzurri si fecero enormi. “Beth!” sembrava una bambina che aveva appena visto un giocattolo nuovo di zecca. Le saltò al collo e la sua miglior amica ricambiò l’abbraccio. “Ehi! Non ci vediamo solo dalla settimana scorsa…” “Lo so, ma ho tantissime cose da raccontarti e non ti ho mai chiamata perché avevo paura di disturbarti a lavoro!” “Tsh, figurati. Ogni tanto incontro anche Dan e Jack… Hanno indossato i miei vestiti un paio di volte” disse sorridendo. “Indovina? Mi hanno presa! Mi hanno offerto un posto in una rivista e un contratto per un libro!” ora tutte e due sembravano eccitate. “Oddio, è fantastico!” “Lo so! Alla fine ho fatto bene ad aspettare…” “Sì, ma mi racconterai i dettagli dopo, perché se non te ne fossi accorta abbiamo l’intera classe del liceo intorno” le sussurrò Beth all’orecchio. “Giusto…” si girò e salutò. “Ciao ragazzi!” doveva ammettere che - tranne lei, Jack, Dan e Beth- erano tutti invecchiati in una maniera assurda. Riconobbe l’aitante quarterback che adesso aveva perso quasi tutti i capelli ed aveva un bel panciotto alla Homer Simpson, Sarah Parker che si era fatta come minimo dieci plastiche e che ribolliva ancora di invidia.

“Ciao Bianca” disse quest’ultima inviperita. “Ciao Sarah. Che piacere vederti!” esclamò la ragazza abbracciandola. “Ma come sei bella… Fatti vedere!” sibilò Sarah mentre la scrutava. “Da quale estetista vai?” frecciatina. “No, lei non ne ha bisogno…” arrivarono in difesa di Bianca Dan e Beth. “E tu, Dan? Hai tagliato un po’ i capelli?” disse subito quella stupida con voce provocante. “Lieto che l’abbia notato, ora se non ti dispiace vado a prendere da bere per me e Bianca” sibilò il vampiro freddo come un pezzo di ghiaccio.

Sarah prese per il braccio il suo “quarterback” che era ancora imbambolato e andò da un’altra parte.

“Che accoglienza schifosa… Scusa Bianca, sai com’è fatta Sarah” una donna con dei pantaloni neri e una camicia bianca, molto seriosa le si parò davanti.

Oddio… chi è lei?! Pensò la vampira allarmata. “Già Valentina… Sarah non è mai stata molto simpatica” osservò Jack venendo in soccorso di Bianca. Valentina? Valentina Webster? Impossibile! Al liceo era una hippie con i dred e adesso… una serissima donna con occhiali e un taglio corto e ordinato?! “Jack! Tu, Bianca e Dan non siete cambiati di una virgola… Ve li portate davvero bene gli anni!” “Grazie mille, Valentina… Tu invece non eri una hippie?” lei fece un cenno con la mano. “Ah, sciocchezze della giovinezza… Sono maturata, come tutti in questo posto” in quel momento tornò Dan con due bicchieri in mano: “Martini per Bianca… e Bourbon per me!”.

Già, il suo intramontabile Bourbon. La vampira bevve un sorso di alcol e poi sentì il bisogno di abbracciare almeno per un attimo Dan. Lui le sussurrò una frase: “Devi cercare Ambra…” lei lo guardò. Due paia di occhi azzurri si incrociarono e in meno di una frazione di secondo si capirono.

Cerca Ambra.  

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. La ami anche tu, vero? ***


5. La ami anche tu, vero?

 

“Ambra?” la donna si voltò, sentendo che la stavano chiamando. Dietro di lei c’era un Jack uguale al sé stesso del liceo. “Jack!” esclamò lei felice. Erano in un angolo della sala, precisamente quello dedicato ai superalcolici.

Corse ad abbracciarlo.

Era un quadretto stupido, dato che lui non aveva nemmeno vent’anni e lei sembrava sua madre. “Ne è passato di tempo, eh?” “Beh sì, tu sei sempre il bel ragazzo di un tempo!” disse lei scompigliando i suoi capelli biondo scuro. “E tu non te la passi male… pensavo peggio!” risero tutti e due. “Stupido, Jack!” gli disse lei dandogli un pugno. “Ehi! Doveva essere un complimento…” sbuffò Jack.

Silenzio. Imbarazzo.

“Bianca è qui?” domandò Ambra con la voce tremante, osservando imbarazzata la camicia dell’amico. “Sì, c’è” rispose lui. “Come sta?” “Prima di oggi… bene. Lei è sempre come l’hai lasciata… Così solare, non ha paura né della vita né della morte. Fidati, non vorrebbe far soffrire nessuno e il fatto di averti perso tempo fa, l’ha segnata. Ma è una persona sempre apprensiva, attenta nei minimi particolari alle persone a cui tiene. E’ unica” Ambra lo ascoltò in silenzio attraverso un altro bicchiere di vino rosso.

“Proprio come Dan la ami anche tu, vero?” domandò la donna infine. Lui spalancò gli occhi verde bosco e subito dopo cercò di riassumere un’aria noncurante. Quel ragazzo aveva il classico fascino del vampiro tormentato. Che coincidenza! pensò Ambra ridendo mentalmente. Quando lui riuscì a ridarsi un contegno, affermò: “Come potresti non amare una persona come lei?” e fece per andarsene.

 

 

“E poi… lei ha fatto la sua scelta” sussurrò il vampiro biondo senza che nessuno se ne accorgesse.

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Capitolo 7
*** 6. Il Male è qui. ***


6. Il male.

 

Eccola! Finalmente l’aveva trovata.

Se ne stava seduta a sorseggiare un bicchiere di vino e dalla sua aura capiva che anche lei la stava cercando. Lo capiva anche dai movimenti della sua testa, dai suoi occhi che erano alla ricerca di qualcosa di introvabile.

Stavolta niente maschere si ripeté Bianca mentre andava con passo deciso verso di lei, superando tutti i vecchi compagni di liceo. No, nessuno la doveva intralciare.

“Bianca! Quanto tempo…” Sarah Parker. Lei no, per favore. Vederla in quel momento era come vedere uno squalo in mezzo all’oceano quando si è da soli e senza nemmeno una barca. “Dov’è il tuo accompagnatore?” senza volere, Bianca sbuffò. “E’ uscito a farsi un tiro” concluse cercando di sorpassare la barriera costruita da Sarah. “Ah davvero? Non sapevo che fumasse” constatò la super-rifatta-ex-cheerleader. “Invece sì, scusa ora devo andare” Sarah la bloccò ancora una volta. No, non aveva tempo da perdere. “Sarah lasciami passare” la donna rise. “Perché mai? E’ da maleducati lasciare in sospeso una conversazione” in Sarah Parker, quella sera, c’era qualcosa di estremamente cattivo. E non perché era una cheerleader o roba del genere, ma la sua aura infondeva inquietanti vampate verde scuro. Il suo sangue puzzava di marcio, non aveva il solito odore agrodolce caratteristico di chi beve e fuma molto.

Bianca fece un passo indietro quando capì cosa quell’essere - che di sicuro non era la solita Sarah Parker- voleva fare: stava cercando di creare un diversivo, di impedirle di riunirsi con qualcuno. Ambra! E’ in pericolo. Fu solo una supposizione, ma di sicuro si trattava di questo. Aveva bisogno di aiuto, immediatamente.

 

BETH!

 

Chiamò mentalmente la sua miglior amica. La chiamò con una tale forza di pensiero che il suo urlo silenzioso rimbalzò sulle pareti. Se Beth era ancora lì, sarebbe venuta.

Infatti poco dopo era alle spalle di Bianca, pronta a proteggerla.

Si guardarono negli occhi e bastò quello: tutte e due sapevano che Sarah aveva qualcosa di estremamente sbagliato quella sera. Una lo capiva in un modo, una nell’altro. Ma tutte e due sapevano che in quella sala c’era qualcuno in pericolo e quel qualcuno era di sicuro Ambra.

Ci fu un’ondata di Potere: proveniva da Beth, che la aveva indirizzata tutta a Sarah.

La donna si piegò in due per il dolore e Beth, con grande nonchalance, urlò: “Qualcuno ha un bicchiere d’acqua? Penso che Sarah abbia mischiato un po’ troppi cocktail stasera” tutti si affrettarono ad andare in quella direzione mentre la strega e la vampira sgusciarono via, alla ricerca di Ambra.

Eccola! Era ancora dove l’avevano lasciata.

“Oh, cielo! Ambra, stai bene? Cosa ti hanno fatto?” Ambra, seduta su una sedia con la figlia minore, sembrò più che sorpresa. “Che cosa dovrebbe esser successo?” Bianca la guardò sbigottita. “Tesoro, che ne dici di stare un po’ insieme alla zia Beth? Mamma e Bianca tornano fra poco… adesso devono parlare di cose da grandi” la bambina annuì e andò vicino alla strega.

 

“Cosa ti prende, Bianca?” domandò Ambra con l’aria di chi non sa minimamente cosa stia succedendo. “Sarah… Non è la stessa di sempre. Il suo sangue oggi puzzava di marcio. Mi stava distraendo, stava facendo da diversivo. E io ero sicura che dovesse fare del male e a te, ma a quanto pare…” con un gesto del tutto inaspettato, Ambra la abbracciò. “Mi sei mancata, mi sono mancate le tue parole a raffica” Bianca, da dietro la spalla dell’amica, sorrise.

Fu un bel momento, ma si sa… I migliori momenti sono destinati a durare poco.

“Bianca!” era la voce di Jack che arrivò con una grande falcata nella loro direzione. “Cosa c’è Jack?” lui prese un respiro, ma aveva quasi gli occhi lucidi e la mascella contratta. “Dan. Due troll lo hanno preso” e poi parve fermarsi tutto lì, in una frazione di secondo.

“Cosa vogliono fare con lui?” domandò Ambra allarmata mentre sorreggeva Bianca. “Niente di buono” concluse Jack interpretando ciò che Bianca era già riuscita a capire.

Poi tutto si fece nero in un turbinio di immagini indistinte e la vampira dagli occhi azzurri cadde rovinosamente a terra.

Svenuta.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. Riflessioni di un vampiro pentito. ***


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7. Riflessioni di un vampiro pentito.

 

Jack era così in ansia.

Per suo fratello, che era scomparso trascinato via dai due mostruosi goblin. Per la sua Bianca, che giaceva ancora sul grande letto a due piazze e mezzo della camera.

“Si sveglierà?” gli domandò Ambra. “Lo spero… Ma non si doveva neanche addormentare. Non dovrebbe succedere, sai?” la donna annuì, profondamente consapevole. Il vampiro accarezzava con cura la pelle delicata ed eterea della ragazza svenuta. E ogni tocco era un po’ di quel desiderio incontenibile che lo assaliva ogni volta che incrociava il suo dolce sguardo del colore del mare.

Non si sarebbe mai perdonato per essersi innamorato della ragazza di suo fratello. Certo, fra di loro c’erano state discordie, grossi litigi durati centinaia di anni. Ma era suo fratello e gli voleva bene. Era tutto ciò che gli rimaneva della sua famiglia e, nonostante tutto, loro una volta - quando erano ancora umani- erano stati molto uniti.

Poi Dan partì per il fronte e dopo poche settimane arrivò la lettera: lui era morto. Per il piccolo Jack fu un grande shock, da cui non si riprese.

E crebbe con il rimorso di non aver potuto salutare l’unica persona che lo aveva cresciuto veramente: suo fratello. Sì, lui che aveva promesso di tornare, in un modo o nell’altro, adesso era sepolto in mezzo alla polvere da sparo e al sangue del campo di battaglia.

Passarono due interminabili anni prima che Jack compiesse diciotto anni e fosse pronto a sposarsi.

Si ricordava ancora il nome della sua sposa, Janelle Alcott di nobile famiglia. Il suo matrimonio con lei avrebbe significato una prosperosa unione delle due famiglie di alto ceto sociale. Jack era sempre stato fedele a suo padre così, anche quella volta, cercò di non deluderlo. Eppure, il non poter vedere suo fratello tra le file della chiesa, pronto ad applaudire dopo il bacio, gli provocò una stretta al cuore davvero troppo forte.

Nei primi mesi di matrimonio, si domandava spesso perché non avesse potuto fare lui la fine di Dan, per evitargli quell’infame destino che non si meritava. Non dava ascolto a sua moglie che nonostante il comportamento burbero di Jack, cercava sempre di essere accomodante nei confronti del marito che tutti definivano segnato profondamente dalla perdita del fratello. Ci fu poi un momento in cui Jack, così giovane e inesperto, non riuscì a sopportare il peso dell’abbandono.

Andò in prossimità di una rupe.

Quando era proprio in procinto di buttarsi, vide Dan. “Smettila, Jack! Devi continuare a vivere” e Jack rise, come non aveva mai riso prima. “Sei venuto a prendermi, vero fratellone? Adesso io mi butterò e potremo stare insieme per sempre” il fratello maggiore scosse la testa in segno di disapprovazione. “Non sai cosa significhi per sempre, Jack” “Oh sì che lo so… Vuol dire basta. Basta preoccupazioni, basta matrimonio, basta dolore” rispose risoluto il fratello minore. “Non penso proprio, mio caro. La fine di questa vita…” lo disse indicando tutto ciò che li circondava. “… E’ solo l’inizio. Non farlo” Jack rise di nuovo. “E come faresti a fermarmi? Sei solo un fantasma! Un’allucinazione!” Dan scosse la testa. “Io non penso proprio” osservò il fratello defunto mentre si guardava le unghie con fare interessato. Jack si sarebbe accorto solo troppo tardi che in quel fratello c’era qualcosa di diverso, di non umano. Ma era troppo ubriaco di sensazioni per capirlo.

“Allora sei un impostore!” gli urlò prendendo il coltello a serramanico che teneva sempre negli stivali e andandogli incontro con l’arma davanti. Lo trafisse sull’addome.

Lui restò immobile, poi si sollevò la camicia, pulì il sangue e non era rimasto più nulla. “Io non lo farei una seconda volta se fossi in te, sai?” Jack, da povero e ingenuo umano, inorridito cerco di sferrare un altro colpo stavolta più vicino al cuore.

Dan, gli bloccò il polso in una frazione di secondo.

I suoi occhi si fecero completamente neri, i canini furono scoperti. Erano zanne.

Il suo viso era quello di un demone, di un feroce predatore.

Jack, spaventato, fece un passo indietro, poi ne fece un altro. Quando Dan si accorse dell’errore e rilassò il viso, era già troppo tardi. “No, Jack! Sono io, fermo. Ti spiegherò tutto!” urlò. Ma suo fratello aveva già fatto un passo di troppo, inciampando e cadendo giù, sempre più giù.

Jack si ricordava poco della sua morte.

Ricordava solo l’infinita caduta.

La paura: non di provare dolore ma di dover rivedere ancora una volta quel mostro dopo essere morto.

 

Si svegliò chissà quanto tempo dopo ed era tutto diverso. La sua vista era più nitida, riusciva a sentire rumori che provenivano chissà da dove.

Ma soprattutto gli faceva male la gola.

Aveva sete.

Le sue vene bruciavano.

Vicino a lui, c’era suo fratello che lo guardava con fare apprensivo. Forse quei due anni erano tutti un bruttissimo incubo vissuto al rallentatore e loro erano ancora a casa. “Non potevo lasciarti lì, morto. Ma non dirmi che non ti avevo avvertito” era successo davvero.

E Jack capì: era diventato anche lui un mostro.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. Abbastanza lontano. ***


8. Abbastanza lontano.   

 

 

Bianca si era svegliata poche ore prima, spaventata e decisa a fare qualcosa.

Doveva scendere nelle fogne, dove di solito abitavano i goblin di Roma. Non c’era altro modo per ritrovare il suo Dan, l’uomo a cui aveva deciso di legare la propria vita per il resto dell’eternità.

Purtroppo non le era consentito di uscire, perché dicevano che sarebbe stato troppo pericoloso. Jack la seguiva in ogni suo spostamento, senza tregua.

Non c’era modo per scappare da quella casa: era in trappola.

Ma lei doveva salvare Dan.

Qualsiasi fosse il prezzo.

Insomma, aveva abbastanza esperienza da potersela cavare contro qualche goblin. “E se fosse Dan quello contro cui dovrai combattere? Come farai a distruggere ciò che ami di più al mondo?” le domandava Jack a tradimento.

Ma i goblin erano estremamente stupidi, non sarebbero riusciti a farlo diventare un mostro nemmeno volendo.

E cosa succederebbe se dietro ai goblin ci fosse qualcosa di molto più grande? Se noi fossimo tutti sulla sua scacchiera? Bianca se lo domandava spesso.

 

 

Passarono i giorni e la reclusione divenne sempre più forzata. Jack era sempre presente, la invogliava ad andare avanti. Ambra e Beth facevano a turno per venire: se una doveva badare ai bambini, l’altra stava nell’appartamento di Bianca ad aiutare il vampiro. Ambra la guardava con l’aria di chi capisce cosa sta passando l’altra. E la vampira la apprezzava per quello, ma le sarebbe piaciuto che la aiutasse a uscire da quella che era diventata la sua gabbia da giorni e giorni ormai. Non vedeva la luce del sole da così tanto tempo che si era quasi abituata del tutto all’oscurità, al bere la sua quotidiana sacca di sangue in un angoletto buio dell’appartamento. Una mattina, quando come sempre stava mettendo una cannuccia nella sacca di sangue, sentì i suoi amici fare una strana conversazione.

“… Non possiamo continuare così” era la voce di Beth. “… trasformando in un automa” la voce di Ambra. “Non è più umana” conclusero le sue amiche. “Non lo è più da quarant’anni ormai…” disse risoluto Jack. “Sai che non intendevamo questo” scattò Ambra decisamente scocciata. “Sì, Jack. Sappiamo quello che provi per lei. Ma non è un buon motivo per tenerla rinchiusa in una scatola di vetro” e cosa provava il suo miglior amico per lei? Cosa stavano dicendo? “… Magari prima o poi lo dimenticherà” disse il ragazzo. “Sai meglio di noi che dimenticherebbe più facilmente di nutrirsi che di pensare a Dan” il campanello suonò.

Con passo incerto, esponendosi alla luce, Bianca andò ad aprire per sturare le orecchie da quei discorsi dei quali non riusciva a capire il senso.

Fuori dalla porta non c’era nessuno.

Solo una lettera.

Sopra c’era scritto il suo nome, così l’aprì e iniziò a leggere.

 

Cara Bianca,

quando leggerai questa lettera spero di essere già abbastanza lontano, in modo che tu non mi possa rincorrere…

Aveva già capito a chi apparteneva quella lettera. La fece cadere per terra e, prima che gli altri arrivassero e la trattenessero all’interno dell’appartamento, si precipitò fuori.

Non aveva le scarpe, ma non le importava.

Sentiva già gli altri che la chiamavano, così corse più veloce. Con la sua velocità sovrannaturale. Quando si ritrovò all’esterno, il sole la colpì in pieno viso e ci mise qualche secondo ad abituarsi.

E subito dopo si lanciò alla ricerca di Dan, ma era impossibile.

Vedeva il suo viso in quello di qualsiasi passante con i capelli neri e sulla ventina. Corse ancora più lontano, ma del vero Dan non c’era traccia.

Si era dileguato.

Così cadde per terra, piangendo.

Pochi minuti dopo, Jack la trovò e la riportò a casa.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. La lettera che segna il principio della fine. ***


9. La lettera che segna il principio della fine.

 

 

Jack si sedette e con calma rilesse la lettera lasciata da suo fratello.

 

 

Cara Bianca,

quando leggerai questa lettera spero di essere già abbastanza lontano, in modo che tu non mi possa rincorrere…

In questi giorni, quando sono stato catturato dai goblin, sono successe cose che nemmeno ti immagini. E io non sono più lo stesso, che tu ci creda o no. Sto tornando com’ero al principio e stavolta non c’è niente da fare: i miracoli accadono una volta sola.

E tu sei stata il mio miracolo, Bianca.

Sei stata la mia luce nel buio e questo spero di non scordarmelo mai, perché sei stata troppo preziosa per me e il tuo dolce ricordo non sarà cancellato da ciò che sto diventando. Ti amo, mia piccola stella senza cielo.

Te la ricordi quella canzone di Ligabue? Te la ricordi la nostra canzone? Ecco, vedi di tenerla a mente in questi secoli in cui non ci sarò.

Tu sei la mia stella e lo sarai sempre: non importa se siamo vicini o lontani, buoni o cattivi.

E se ti mancherò, non pensare a me ma a quelli che come Jack ti possono stare vicini.

E se piangerai, ricordati che siamo comunque sotto lo stesso cielo.

Prenditi cura del mio cuore: l’ho lasciato a te con questa lettera.

Non starò a spiegarti cosa mi è successo perché verresti a cercarmi e io non voglio. Ti farei del male e non me lo potrei mai perdonare.

Non tornerò, non cercarmi, non chiedere di me.

Ti amo.

 

 

-Dan

 

 

In fondo alla busta, c’era un’altra lettera e in qualche modo, Jack sapeva che era indirizzata a lui, così la lesse.

 

 

Caro fratellino,

mi mancherai tanto. Ma adesso il tempo stringe e non posso spiegare cosa mi ha indotto ad andarmene. I goblin sono solo le pedine di un piano molto più grande e non sono loro a muovere i fili di tutto questo teatrino. Qualcuno sta cercando di creare una razza di vampiri più potente. Vampiri che si nutrono del sangue di altri vampiri. Con me ci sono riusciti. E’ per questo che me ne vado: non voglio farvi del male, ma mi sto ritrasformando in quella persona senza una coscienza che ero diventato prima di conoscere Bianca.

Ti prego, fai in modo che mi dimentichi. So quello che provi per lei e aiutala a passare questo momento: in un modo o nell’altro. Falla innamorare di te, fai qualcosa.

Queste sono le parole di un uomo disperato, che ama troppo la sua dolce metà per vederla soffrire. Ora vado: non c’è modo per distruggermi. Con me non funzionano né i paletti né la verbena. E’ per questo motivo che non mi sono ancora autocastigato. Ti voglio bene e spero nel tuo prezioso aiuto anche questa volta.

 

-Dan

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. Distanza zero. ***


10. Distanza zero.

 

 

Jack non sapeva più che fare con Bianca.

Da due settimane ormai, giaceva tramortita sfogliando vecchi album di foto del liceo e recenti scatti delle riviste in cui era comparso Dan. Di quest’ultimo invece, non c’era traccia. Dopo la sua lettera, il fratello minore aveva capito che non era il caso di cercare né lui né i goblin. O almeno non con Bianca in quelle condizioni pietose.

Ogni tanto la sorprendeva a fissare il vuoto fuori dalla finestra, a contare le persone che passavano, a rileggere la lettera strappalacrime che Dan aveva riservato a lei e solo a lei.

Anche solo pensare Bianca- la sua dolce, impertinente solare Bianca- in quello stato. Aveva paura che un giorno o l’altro lei decidesse di staccare le emozioni, di abbandonarle per sempre. L’idea di non vedere più quel suo sorriso sincero ma solo un ghigno da predatrice lo terrificava: non poteva perderla.

Perché? Perché.

Lui la amava, punto.

La amava più di quanto avesse amato il sole nelle lunghe passeggiate a cavallo quando era umano, più dell’aria che respirava, più del dolce sapore del sangue che scende in gola, più di sé stesso e di tutto ciò che lo circondava.

Ma questo non glielo avrebbe mai detto: non voleva rovinare tutto.

Nonostante suo fratello gli avesse chiesto esplicitamente di farla innamorare, di indurla a provare qualcosa di più nei suoi confronti per aiutarla a dimenticare, Jack non sarebbe mai riuscito a concepire una Bianca che lo amasse o che comunque lo baciasse.

Eppure la brama delle sue labbra, quella passione che tutti i giorni lo chiamava a rapporto nel solo vedere gli occhi azzurri della splendida vampira, si poteva contenere. Perché lui la amava troppo. Tanto da mettere lei e tutto il suo mondo davanti a qualsiasi cosa: persino al suo stesso amore.

Gli vennero in mente alcuni versi di Shakespeare, precisamente di Romeo e Giulietta: E che cos'è l'amore, se non una pazzia mite, un'amarezza che soffoca, una dolcezza che dà sollievo?

In quel momento la vide passare, spenta come sempre ormai.

No. Non poteva più sopportare una tale tristezza in quegli occhi così gentili.

Si avvicinò lentamente a lei, che lo guardò trapassandolo da parte a parte con l’azzurro glaciale dei suoi occhi.

Non gli importava.

Io la amo, pensò.

E questo sarebbe bastato… Magari non a farla innamorare di lui, ma avrebbe fatto di tutto per alleviare le sue pene. Di tutto.

“Jack cosa fai?” domandò lei con voce quasi atona. “Non ti chiedo di dimenticare. Ma farò di tutto per farti soffrire di meno” detto ciò le si avvicinò.

Due centimetri.

Un centimetro.

Distanza zero.

Non si aspettava certo che lei ricambiasse, né tantomeno che la sua aura si infuocasse come era infuocata la sua. “Aiutami a dimenticare, ti prego” disse lei, sempre più affannata tra un bacio e l’altro.

Lo prese per la t-shirt e lo portò nella camera da letto, dove lo fece sedere sul letto, lasciando sul suo collo tracce incandescenti dei suoi baci.

“Lo farò” sussultò lui ricoprendo l’esile e candido collo della ragazza di baci. Si sentiva pronto a fare tutto per Bianca.

Perché lei era Bianca.

Anche se non sarebbe mai stata sua.

Anche se quella era una stupida illusione.

Anche se dovesse esser stato lo sfortunato rimpiazzo del suo indimenticabile fratello.

E i loro sospiri si facevano sempre più infuocati, mentre lei gli sfilava la maglietta e gli sbottonava i pantaloni. Lui fece la stessa cosa con lei.

I loro corpi aderivano alla perfezione, le loro anime si erano fuse e adesso anche Jack stava condividendo un po’ dell’immenso dolore di Bianca. La aiutava a sopportarlo.

Tra lacrime e respiri affannati, tra interrogativi e paure, fecero l’amore.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11. Infect me with your love. ***


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11. Infect me with your love.

 

Lo stavano facendo.

Davvero. E non era così male come Bianca aveva pensato. Qualcosa era scattato in lei: che fosse stato istinto di sopravvivenza o una vera scintilla, la vampira non lo sapeva.

Alla radio davano una canzone di Katy Perry.

 

You're so hypnotizing

could you be the devil

could you be an angel…

 

E le loro anime affondarono ancora di più l’una nell’altra, respirando ognuno le paure e i pensieri dell’altra. Bianca sapeva cosa stesse facendo, ma non voleva smettere. Voleva rimanere così, avvinghiata a Jack per il resto dell’eternità: condividendo le paure e i dolori, rendendo tutto meno terribile di quanto sembrasse.

 

Your touch magnetizing

feels like I am floating

leaves my body glowing.

 

Non le bastava. Voleva sentire ancora di più di appartenere a qualcosa, o meglio a qualcuno. Voleva fondersi, essere un tutt’uno con quel dolce vampiro dai capelli biondo cenere e gli occhi verdi come un’intricata foresta di sensazioni.

 

They say be afraid

you're not like the others.

Futuristic lover

different DNA…

They don't understand you.

 

“Sei sicura di volerlo?” domandò Jack, tutto ad un tratto allarmato. Ma la sua anima continuava a rimanere incastrata a quella di Bianca, a bruciare di passione e desiderio imminente. “Sì, lo voglio” quelle tre parole furono dolorose. Erano le stesse parole che avrebbe dovuto dire a Dan il giorno del loro matrimonio, ma stavolta avevano tutto un altro significato. “Commettiamo insieme…” lo baciò con una potenza emotiva che fece tremare le fondamenta della casa. “… il peggiore dei peccati” concluse.

 

You’re from a whole other world,

a different dimension.

You open my eyes

and I'm ready to go:

lead me into the light.

 

I baci di Jack si fecero più fievoli e scese fino al collo, dove socchiuse le labbra. E mostrò i canini. Li affondò nella pelle di Bianca, attento a farle il minor male possibile. Inizialmente lei sussultò per il dolore, ma subito dopo gemette per il piacere. Il sapore del suo sangue era così dolce per Jack che si sorprese di esser riuscito a fermarsi. Si passò la lingua sulle labbra, assaporando ancora una volta quell’inebriante liquido rosso e denso.

 

Kiss me, ki-ki-kiss me.

Infect me with your love and

fill me with your poison…

 

Poi fu la volta di Bianca ad avvicinarsi, dapprima facendo combaciare le sue labbra con quelle del ragazzo, poi affondando i canini nella carne morbida del suo collo. Tempo prima, le avevano spiegato che alcune volte si riusciva a capire cosa provasse una persona nei confronti del vampiro attraverso il suo sangue. Fu esattamente quello che successe a Bianca mentre beveva il sangue di Jack. E nei suoi pensieri c’era lei, lei, ancora lei. La amava. Con tutto il cuore, con tutta l’anima e non gli importava ciò che stavano facendo se avrebbe potuto far sentire meglio Bianca.

Bianca.

Bianca.

Bianca.

In mille occasioni diverse, che gli porgeva un radioso sorriso. E nei pensieri del vampiro, lei era sempre luminosa, perfetta ed eterea. Eppure inavvicinabile. Fu in quel momento che Bianca capì veramente cosa stavano facendo e, sorpresa anche da stessa, continuò. Mi sta amando, pensò gioiosa di sapere che lei contava almeno per qualcuno. E quel qualcuno era Jack, il suo adorabile Jack. Con i suoi occhi magnetici e la sua dolcezza infinita. La amava così tanto da offrirsi a lei per farle scordare il dolore.

 

Take me, ta-ta-take me.

Wanna be a victim

ready for abduction…

 

Da quel momento in poi, loro due avrebbero avuto un Imprinting. Sarebbero rimasti legati per l’eternità, volenti o nolenti. Perché avevano deciso di appartenersi, di portare con sé ognuno un po’ dell’anima dell’altro. La consapevolezza di ciò spaventò Bianca non poco, ma la gioia di avere ancora qualcuno su cui contare in quel marasma di dolore placò buona parte delle sue ansie. Guardò il ragazzo che, stanco, dormiva accanto a lei. Gli accarezzò i capelli, il viso, i due forellini che gli aveva lasciato sulla pelle. Poi si accoccolò accanto a lui come qualcosa di piccolo e indifeso. Lui si accorse di lei e la prese più vicina, facendole appoggiare la testa al torace.  

E si addormentò così: nascosta tra le ampie spalle di Jack, sentendo E.T. di Katy Perry.

 

 

Nota dell’autrice:

Allora, vorrei ringraziare di cuore Frandra che continua a seguirmi con grande entusiasmo. Grazie, tesoro! Senza di te penso proprio che non avrei continuato la storia, ma tutte le volte che torno a casa trovo sempre le tue recensioni che mi danno la giusta spinta per dire: “Ma sì, pubblico il prossimo capitolo”. Inoltre da quando ho qualcuno come te che mi segue, riesco a plasmare meglio i miei personaggi, a donargli una vita propria e seguirli tutti con più partecipazione.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12. Gli amabili resti. ***


12. Gli amabili resti.

 

Questi erano gli amabili resti, cresciuti intorno alla mia assenza. I legami, a volte esili, a volte stretti a caro prezzo, ma spesso meravigliosi, nati dopo che me n'ero andata. E cominciai a vedere le cose in un modo che mi lasciava concepire il mondo senza di me.

 

Ricordava di aver letto quel libro insieme a Bianca, molto tempo prima. In un’altra vita.

E gli venne in mente una frase che lo aveva estremamente colpito. Come si faceva a concepire il mondo senza sé stessi? Fino a poco tempo prima aveva pensato che fosse impossibile, che non ci sarebbe mai riuscito. La sera, quando osservava Bianca da un posto sicuro dove lei non lo avrebbe potuto individuare, sperava con tutto il cuore che non si avvicinasse a suo fratello, nonostante l’impellente bisogno di cancellare quel dolore dal suo viso non poteva permettere che lei amasse qualcuno all’infuori di lui.

Anche se Dan era diventato un mostro, questo non significava che si fosse dimenticato proprio tutto… Ricordava il suo sorriso rassicurante, la sua forma esile e il modo in cui si muovevano le sue labbra mentre gli leggeva uno dei suoi ultimi racconti di cui andava particolarmente fiera. Cos’avrebbe dato per farsi leggere un’altra delle sue epiche avventure o semplicemente per poterle dire ancora una volta ti amo.

 

Una sera però, successe qualcosa di diverso. Fu la sera in cui Jack la baciò, la sera in cui suo fratello e Bianca fecero l’amore per la prima volta.

Da una parte lui non poteva sopportare di vederli insieme a scambiarsi il sangue, a fondersi… ma dall’altra fu eternamente grato al suo fratello minore che per una volta aveva accantonato la giustizia del vampiro sofferente e aveva deciso che non sempre per far felici le persone bisogna essere giusti, ma semplicemente seguire il cuore.

I suoi occhi lampeggiarono di rosso nel buio della notte. Un rosso vermiglio, cremisi e acceso come i fari di una macchina. Esattamente come la macchina che si fermò proprio sotto di lui, davanti alla casa di Bianca e Jack.

“Dan?” di chi era quella voce? Chi lo stava chiamando? Chinò la testa e la donna che era scesa dalla macchina gli fece un cenno. Con un balzo che avrebbe fatto invidia a un qualsiasi vampiro, le apparve davanti. Lei sembrava terrorizzata: era Ambra. “Oh mio Dio, Dan! Sei proprio tu? Cosa ti è successo?” lui le tappò la bocca in modo rozzo. Quando lei capì di dover stare zitta, la lasciò andare. “I tuoi occhi… sono rossi” gli sussurrò Ambra. “Ambra… io… ho sete. Non posso stare qui ancora per molto, quindi ascoltami: cos’hai intenzione di fare?” lei fece spallucce. “Volevo salire su e portare le sacche della banca del sangue a Jack e Bianca” nel buio, Dan sorrise. “Penso che potranno aspettare fino a domani… stasera sono impegnati” e fece per allontanarsi. “Vuoi dire che loro…?” lui, senza voltarsi, annuì. “E cosa ne sarà di te?” “Mi dispiace, ma per quanto mi riguarda… io sono già morto” sussurrò in modo che solo Ambra lo potesse sentire.

E in un secondo, fu avvolto dalla nebbia.

Scomparve nel buio.

 

Ambra rimase lì sotto per qualche motivo, poi decise di riprendere la macchina. Era combattuta: avrebbe dovuto dire a Jack e Bianca di Dan e dei suoi inquietanti occhi rossi o sarebbe stato meglio tacere, in modo di dare una possibilità a quei due di compensarsi a vicenda? In quel momento non lo sapeva: ci avrebbe dormito su. Doveva pur tornare dalla sua famiglia… E poi il cielo di Roma quella sera era così limpido da sembrare quasi irreale. Non era il caso di disturbare due persone che stanno vincendo insieme un dolore così grande.

Torna a casa Ambra, pensò fra sé e sé.

Tutto ad un tratto però, la macchina si fermò con un forte scoppio. Lei uscì a controllare, ma mentre apriva il cofano per vedere se per caso ci fosse stato un guasto, qualcosa che puzzava di marcio la prese da dietro.

Si dimenò con tutte le sue forze, ma non riuscì ad opporre abbastanza resistenza.

Goblin, pensò disperata.

Ma subito dopo fu tutto buio.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13. La visione di Beth. ***


13. La visione di Beth.

 

“Questo programma è abbastanza stupido…” disse Bianca strappando il telecomando dalle mani di Jack. “Abbastanza stupido da poterti piacere?” continuò lui, rivolgendole un sorriso radioso che la fece subito sentire meglio.

Era tutto così strano… ma piacevole.

Non sapeva esattamente cosa provare per il ragazzo seduto al suo fianco, ma aveva così tanta paura di soffrire che non se lo domandava neanche. L’imprinting era qualcosa di unico: Bianca Cedric non si era mai sentita così in vita sua. Era come condividere un’anima avendo due corpi e quando facevano l’amore… era come non essere più nel proprio corpo, viaggiare attraverso il tempo e lo spazio fino ad arrivare nel cuore dell’altro. Non si apparteneva più solo a se stesso ma anche a qualcun altro.

E tutto quello che Bianca voleva, era appartenere ancora una volta a qualcosa di bello. Anche se tutto ciò che è bello è destinato a finire.

Lo aveva imparato a proprie spese, dopo aver letto le prime righe della lettera di Dan. Ma in quel momento non ci doveva pensare, doveva imparare a dimenticare, a vivere senza di lui. Guardò Jack un’altra volta. Gli diede un bacio.

Ma era un bacio così disperato che lui lo percepì. E la strinse ancora più forte, nella spasmodica possibilità di risanare un po’ di quel dolore inguaribile.

Mi ama.

Jack mi ama.

Io…

E lei? Cosa provava lei? Lo stava illudendo oppure nel futuro c’era una possibilità per loro due? Dentro il suo cuore, Bianca sapeva già la risposta.

Io no.

Ma ci sarebbe potuta riuscire: col tempo sarebbe riuscita ad innamorarsi e sarebbero stati davvero felici insieme, dimenticando tutto meno che loro. “So cosa pensi” disse d’un tratto Jack, improvvisamente serio. “E ti capisco. Io farò tutto quello che vuoi… l’importante è che sia felice” lei lo guardò implorante. “Io non potrò mai essere felice veramente. Non senza di lui” Jack sospirò. “Dan non tornerà. Mi dispiace deluderti Bianca” in preda alla rabbia lei lo prese per le spalle e lo scrollò. “Ti prego ho bisogno di sapere che cosa gli è successo. So che te l’ha detto” si mise a piangere, così forte che fece soffrire persino Jack. “Non posso…” sussultò lui. “Dimmi. Cosa. E’. Diventato!” d’un tratto non furono soli nella stanza.

“Un super vampiro” esclamò Beth irrompendo nell’appartamento. “Vi spiegherò tutto più tardi, ma ora dobbiamo andare a fare un giretto nelle fognature di Roma… Ah, vi conviene bere un po’ di sangue prima di partire” senza curarsi di nulla, Beth prese quattro sacche di sangue dal frigo e le lanciò addosso ai due vampiri. “Pretendo che le ingurgitiate” tuonò con voce autoritaria.

“Beth! Spiegami cos’è successo” ringhiò Jack. “Ho avuto una visione” rispose lei stralunata. Poi guardò i due ragazzi, avvinghiati l’uno all’altra. “Beh più di una… ma questo non lo avevo considerato” disse indicando il quadretto romantico al quale stava assistendo. “In breve?” la strega prese un respiro. “Ambra è in pericolo. L’unico che può aiutarci è Dan” Bianca la guardò come se avesse appena visto un fantasma. “Sì, lo dobbiamo trovare… e non è molto lontano da qui” alla vampira si strinse il cuore. “E come pensi di fare a ritrovarlo?” domandò Bianca incredula.

“In questo modo” in un lampo, Beth tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un coltellino svizzero bordato di rosso. Strattonò il polso dell’amica e lo incise profondamente, tenendo la lama affondata nella carne.

Bianca urlò.

“Mi dispiace. E’ la nostra ultima spiaggia e la ferita non si può richiudere…” i tre nella stanza si guardarono ancora una volta.

Tre paia di occhi si incrociarono e si capirono.

“Resisterò” sussultò Bianca tenendo lei stessa il coltello affondato nel polso.

Un lampo nero.

E in meno di un secondo qualcosa si stava materializzando nella stanza.  

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Capitolo 15
*** Capitolo 14. Collisione di cuori. ***


14. Collisione di cuori.  

 

Era una specie di nebbia nera, che si era fatta spazio attraverso le pareti scivolando attraverso le fessure e lentamente aveva preso forma e fattezze di un uomo.

Bianca trattenne il fiato, cercando di non urlare per il dolore.

Pochi secondi dopo, davanti a lei si materializzò lui. Lui, del quale aveva cercato di seppellire il ricordo per troppo tempo. Lui, esattamente come se lo ricordava.

Ma non riuscì a vedere il suo viso, perché in un istante le aveva dato le spalle sussultando: “Chiudi quella ferita, Bianca! E soprattutto non guardarmi”.

“Dan” sussurrò lei. “No. Posa quel coltello” era freddo, irremovibile. Fece come le aveva ordinato, lasciando il coltello impregnato di sangue sul tavolino di cristallo. “Dan, per favore, non te ne andare” disse Beth poggiandogli la mano sulla spalla. “Non. Cercare. Di. Trattenermi” sibilò, in procinto di saltare giù dalla finestra. Beth non lo avrebbe persuaso. “Allora ci proverò io” una voce che ruppe il silenzio. Una voce piena di dolore, ma allo stesso tempo piena di speranza. La voce di Bianca Cedric rimbombò nelle quattro pareti. “Non farlo” ringhiò lui, sempre di spalle. “Dan…” sussultò la vampira facendo un passo avanti. “Sono io, Bianca” un altro passo. “La tua Bianca” tese la mano. Lui la bloccò. “Non posso” disse con voce esitante Dan. “Io ti amo” riuscì a dire la ragazza. Le loro mani si toccarono.

Fu un’esplosione.

Era come se tutto l’universo si concentrasse in quello sfiorarsi, così leggero eppure così profondo e intimo da scuotere tutte le anime dei presenti.

Ma dopo quel bellissimo attimo, Dan riprese la parola: “Non puoi amare un mostro”. Si girò nella direzione di Bianca, mostrando i suoi occhi del colore del sangue. Tutti sussultarono. Nessuno si mosse.

“Allora Bianca? Mi ami ancora? Riesci ancora a vedere in me qualcosa di umano” ringhiò lui avvicinandosi alla ragazza. Silenzio, troppo silenzio. “Tu riesci a vederlo?” domandò la vampira, sostenendo quello sguardo di fuoco. Il viso di Dan, che fino a quel momento era acceso da una rabbia cieca, si spense e il vampiro abbassò la testa. “No, non ci riesco” disse infine.

Ma Bianca ci riusciva. Sapeva che sotto quegli occhi rossi c’era ancora la persona che amava con tutto il cuore, con tutta l’anima. La persona a cui sentiva di appartenere sin dal giorno in cui i loro sguardi, allora spaventati e fuori posto, si erano incrociati.

Era stato sempre amore.

Lo era ancora.

“Io lo vedo” sussurrò lei, trovando la forza e il coraggio di posare la mano ferita sulla sua guancia. Lui sembrò assaporare quel profumo, ma si tenne alla larga cercando di controllarsi. “L’ho sempre visto. Lo vedrò sempre” concluse.

Poi annullò qualsiasi distanza, qualsiasi paura.

E arrivò il bacio che aspettava da tanto tempo. Il bacio del quale era stata privata ingiustamente.

Ma non durò molto: Bianca sentì le sensazioni di Jack.

Gelosia, tristezza, stupore. Tutto insieme.

Alla ragazza si spezzò il cuore nel vederlo così, ma non sapeva cosa fare. Non sapeva quale dei due fratelli avesse avuto più bisogno di lei in quel momento.

E proprio in quell’istante si accorse di aver creato una vera e propria catastrofe.

Una collisione di cuori.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15. Sottoterra. ***


15. Sottoterra.

 

La donna aveva perso i sensi da svariato tempo ormai. Era un po’ troppo vecchia per avere a che fare con dei vampiri… di solito loro sceglievano vittime giovani e di bell’aspetto. Questa donna dev’esser stata davvero bella da giovane, constatò Lena Hawkins mentre continuava ad osservare l’ultima vittima dei goblin. Proprio non capiva perché un uomo illustre come suo padre, che castigava i vampiri per i loro crimini ingiusti e per le loro furie omicide, dovesse scendere a compromessi con esseri del genere.

Lui meritava la gloria con gli altri umani, non le fognature condivise con dei goblin.

L’unico vampiro che Lena avesse mai visto in vita sua, era quel mostro dagli occhi cremisi che suo padre gli aveva mostrato poche ore dopo la cattura. Era divorato dalla sete, non riusciva a controllarsi. Suo padre, il giorno dopo, le disse di averlo castigato e di voler riservare lo stesso trattamento a tutti i vampiri di Roma.

Gli stessi vampiri che tanto tempo fa avevano preso sua madre.

Gli stessi vampiri che le avevano rovinato la vita.

Lena sorrise nel silenzio dei cunicoli.

 

 

“Allora qual è il piano, capo?” domandò Dan dopo un lunghissimo giro nella macchina di Beth con Bianca e Jack. La strega fermò improvvisamente la macchina. Era completamente buio: nessun umano sano di mente sarebbe andato in quel posto, ma i vampiri potevano benissimo vedere che Beth li aveva portati alla discarica. “La discarica?” chiese Bianca incredula. “Sì, qua sotto c’è la via d’accesso più facile alle fognature” spiegò risoluta la ragazza muovendo i fluenti capelli neri. “Perfetto, andiamo a squartare qualche goblin” disse Dan mettendo già un piede fuori dall’auto. “No!” tuonò la strega. “Abbiamo bisogno di un infiltrato. Qualcuno che riesca ad eludere…” “… la figlia del capo” concluse il vampiro dagli occhi rossi. “Come fai a saperlo?” azzardò Bianca. “Quando mi hanno portato lì sotto, lei faceva la guardia ai prigionieri… Suo padre mi ha mostrato a lei dopo avermi fatto tutte quelle cose. Ha detto che io ero il vampiro cattivo” a Jack si illuminarono gli occhi. Tutti gli sguardi furono rivolti verso di lui. “Dan, questa è un’ottima notizia!” “Ehm… io non credo…” “Ma certo! Adesso la ragazza pensa che tutti i vampiri abbiano gli occhi rossi e siano… come te” osservò il ragazzo biondo, compiaciuto di sé stesso. “Quindi uno di voi potrà scendere là sotto…” analizzò Beth. “… E eludere la sua sorveglianza!” esclamò Bianca soddisfatta. “Ma il problema è… chi?” si guardarono tutti per diversi secondi. “Vado io” disse infine Jack. “Manderò un messaggio a Bianca quando ci sarà il via libera” “E cosa ne farai della ragazza?” gli domandò alla svelta Dan mentre lui già scendeva dalla macchina. “Lei… sarà la merce di scambio” un sorriso a mille watt illuminò il volto di Jack. Poi scomparve nella fresca umidità della notte, pronto ad andare sottoterra.

 

 

L’attesa si stava facendo snervante… Perché suo padre aveva catturato quella donna? Non era un vampiro. I vampiri erano mostri, quella era una normalissima donna di mezza età. Forse la voleva tranquillizzare, dirle che non avrebbe mai più ricevuto attacchi dai vampiri. O magari era una vittima in stato di transizione e in quel caso avrebbe dovuto abbatterla. “Ehm… scusa?” la voce proveniva dalla fine del cunicolo. Lena si voltò, subito sulla difensiva. Davanti a lei c’era un ragazzo di cui riusciva solo ad intravedere i lineamenti, perché il buio era così fitto da impedirle di vedere altro. “Penso di essermi perso… dove sono?” lei rise. “Oh, ti sei perso di sicuro. Siamo nelle fognature” “Uh… in questo caso penso che me ne dovrei andare” “Dovresti eccome” “Acidina la ragazza?” “Solo con i malintenzionati” “Oh tu pensi che io sia… Oh ma fammi il piacere!” “Allora dimmi il tuo nome. Voglio sapere chi sei” “Jack” “Jack cosa?” “Jack e basta” silenzio.

“Allora piacere, caro Jack-e-basta. Vieni alla luce, non mi impressiono. Cosa sei, un mendicante? Un vagabondo?” il ragazzo fece un passo verso lo spiraglio illuminato. “Veramente… un modello. Ma se ti trovi più a tuo agio con un barbone, va bene. Sono un barbone” Lena rimase senza fiato.

Era bellissimo.

Aveva i capelli di un biondo scuro, un po’ alzati. I contorni del suo viso e del suo corpo erano scolpiti, sembravano quasi levigati in un marmo pregiato e senza epoca: dalla mascella squadrata, al naso aristocratico, alle ampie spalle muscolose. E i suoi occhi… erano verdi. Verdi come una foresta tropicale, impossibile da penetrare a mani nude.

Prese un respiro.

“Quindi tu saresti un modello?” domandò Lena cercando di darsi un contegno. “Sì, mi pare di averlo già chiarito. E tu saresti…?” lei gli tese la mano. “Lena” “Lena cosa?” “Lena e basta” “Allora a quanto pare siamo parenti” risero tutti e due.

 

 

Era una ragazza testarda.

Stavano parlando da diversi minuti ormai e Jack sapeva di averla in pugno, ormai. Forse il suo aspetto aveva fatto il settanta percento del lavoro, ma lui ce la stava mettendo tutta.

Per mio fratello.

Per Ambra.

Per Bianca.

Quella Bianca che non sarebbe mai stata sua, ma che avrebbe avuto sotto gli occhi per molto tempo ancora. Come poteva continuare ad amarla? Quanto avrebbe voluto avere un interruttore per spegnere i suoi sentimenti nei confronti di quella vampira. Ma era impossibile. Lei era troppo perfetta per essere semplicemente spenta.

Cercò di concentrarsi sulla sua missione, così focalizzò la sua attenzione sul viso della ragazza che aveva davanti. Era semplice: viso ovale, occhi grandi e marroni, capelli biondicci. Non era niente di straordinario.

“Oh, qui sotto non c’è campo” osservò Jack, cercando di apparire il più ingenuo possibile. “Se vuoi ti posso accompagnare di sopra” si offrì lei. Colpita e affondata! “Sì, mi farebbe molto piacere Lena-e-basta” così si diressero, finalmente, all’aria aperta.

“Ma qui è buio pesto…” “Ah davvero?” domandò lui. Oh no! Ho fatto un passo falso. “Certo. Perché, tu riesci a vedere qualcosa?” “Assolutamente niente, ma ho la luce del cellulare” disse tirando fuori l’iPhone dalla tasca. “Bel telefono” indicò lei. “Cellulare aziendale” spiegò senza mezzi termini Jack.

 

A: Bianca Cedric

Da: Jack

Potete andare. Io non posso raggiungervi. Ci vediamo a casa tra un’ora.

 

“Perché non puoi raggiungerli?” lui rimase in silenzio. “Jack, chi è Bianca?” di nuovo silenzio. Lena fece un passo indietro. Un altro passo. Ma ormai era caduta nella trappola. “Sono venuto per vendicare mio fratello” Jack si parò davanti a lei con una velocità inumana. La ragazza fece appena in tempo a vedere e sentire i canini affilati del ragazzo che le trapassavano la pelle del collo.

Poi fu tutto buio.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16. Sfiorarsi ***


16. Sfiorarsi.

 

The stars, the moon,

they have all been blown out,

you left me in the dark,

no dawn, no day,

I'm always in this twilight,

in the shadow of your heart,

*Cosmic Love di Florence & The Machine*

 

 

“E questa è la tua idea geniale? Quel pazzoide ci starà già cercando… di sicuro ha messo un microchip anche addosso a sua figlia!” Dan stava dando di matto mentre camminava avanti e indietro per tutta la stanza, tenendo gli occhi puntati sulla ragazza che lo aveva visto sotto forma di mostro, con il viso deturpato dalla sete. Fortunatamente adesso stava dormendo. “Beh, è comunque un’idea…” “Oh certo! Portiamo la figlia dello scienziato pazzo in casa nostra, beviamo il suo sangue e leghiamola ad una sedia mentre è ancora svenuta!” osservò sarcastico Dan, squadrando il fratello dalla testa ai piedi.

“Okay, se continuate a discutere, non sapremo cosa dire alla ragazza quando si sveglierà… e soprattutto cosa faremo di lei?” intervenne Bianca mettendosi in mezzo alla zuffa tra fratelli. Tutti e due la guardarono, incapaci di parlare a sproposito davanti a lei.

Ambra si era svegliata da poco e Beth aveva cercato di spiegarle tutto, ma erano concetti che lei sentiva del tutto estranei. Ma doveva prendere le redini della situazione o non ne sarebbero venuti a capo.

“La useremo come ricatto” disse d’un tratto. “Jack, se tu la costringessi a bere il tuo sangue basterebbe romperle l’osso del collo e lei si risveglierebbe come un vampiro… Non penso che il suo papà ne sarebbe tanto contento” Bianca si illuminò. “E in cambio della sua salvezza come umana...” tutti tacquero. “… Chiederemo la sua vita” concluse Dan prima che la vampira potesse finire la frase. “No, Dan! E’ più importante che tu ritorni come prima” esclamò Beth, che fino a quel momento era stata in silenzio. “Per poi lasciare a piede libero quel pazzo criminale? Per lasciargli trasformare altri in quello che… sono diventato io? No” tutti rimasero incollati a quello sguardo rosso così deciso e fermo da far quasi paura.

“Allora è deciso” sentenziò Jack. “Ma adesso dobbiamo scegliere chi rimarrà qui al suo risveglio… e chi no” mentre pronunciava le ultime tre parole, si rivolse a Dan e Bianca. Loro fecero spallucce all’unisono.

“Andiamo in camera?” domandò Bianca, quasi spaventata della risposta che avrebbe potuto ricevere. “Okay” fu l’unica parola di Dan. “Beth, Ambra?” Ambra scosse la testa decisa. “E’ un guaio in cui ti sei cacciato tu… Devi risolverlo. Adesso” Beth rise e si mise una mano sulle labbra. “Oh, si sta svegliando. Ti lasciamo solo!” detto ciò tutti scomparvero dall’ampio salone.

 

 

Bianca e Dan si guardavano.

Si osservavano, scrutavano l’uno nell’anima dell’altra sperando che nell’assenza non fosse cambiato niente. E Dan aveva così tanta paura di poterle far del male che si sentì di ritornare al principio, quando lei era ancora umana per metà, figlia di un’umana e di un vampiro. A quei tempi, i tempi del liceo, lui doveva sempre stare molto attento a come si muoveva, a come la baciava perché ogni errore sarebbe potuto essere fatale. In quei momenti - quando lui aveva troppa sete e non riusciva a gestirla- loro si sfioravano. Era qualcosa che si sarebbe potuto considerare insulso o poco sensuale. Ma solo Dan e Bianca sapevano quanto in realtà quel gesto fosse profondamente intimo. Si sfioravano per venire a contatto con l’anima dell’altro, per sentirne almeno un po’ i sentimenti. Non sempre ci riuscivano, ma quando accadeva era qualcosa di unico.

Così Dan decise di sfiorarla.

E stavolta sentì tutto: la paura - non del mostro che era diventato ma di perderlo- si insinuava nei pensieri di Bianca continuamente così come l’amore, così grande e forte da non avere confini, da non avere limiti. E infine la felicità che era sopravvenuta a tutto il resto in quel semplice contatto.

“Te ne andrai di nuovo? Quando tutto questo sarà finito, intendo” silenzio. La ragazza non si aspettava una risposta… Forse un bacio, un gesto. “Okay, questo mi è sufficiente” fece per alzarsi e andare nel bagno confinante con la camera da letto, ma Dan la prese per il polso. In quel momento, il vampiro sentì il sangue pulsare sotto la pelle di Bianca ma si trattenne. “Resta con me. Ti prego” la sua voce, sempre decisa e forte, a quel punto era rotta dal pianto. Una lacrima scese lungo la guancia di Dan Silva, troppo veloce perché lui la potesse trattenere.

Venne raccolta con un lieve bacio.

“Lascia che io compensi la tua sete” la ragazza si sedette sul letto e scoprì lievemente il collo. “Non posso…” sussultò lui, pervaso dall’odore del sangue. “So che non mi farai del male” Dan si avvicinò con circospezione. “Se fosse l’unico modo per tenerti in vita, mi lascerei anche consumare da te” continuò lei reclinando il collo. “Fallo. Non abbiamo tutto il tempo che pensi, sai?” un’altra mossa verso Bianca.

E affondò i canini.

Sentì il sapore del suo sangue: dolce e speziato esattamente come se lo ricordava. Sentì il suo gemito, il suo trattenere il dolore fino alla fine.

Vivimi, assaggia la mia anima gli comunicò lei mentalmente.

E a Dan sembrò che non esistesse più niente: né la ragazza svenuta dall’altra parte dell’appartamento, né il pazzo che lo aveva trasformato in un mostro.

C’era solo il loro amore rischiarato dalla luna di Roma.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17. Anima gemella ***


17. Anima Gemella.

 

Un'anima gemella è chi ha serrature ove entrano le tue chiavi e chiavi che aprono le tue serrature. Quando ci sentiamo abbastanza sicuri da aprire i lucchetti, i nostri più veri e veraci noi stessi escono fuori e noi possiamo essere completamente e sinceramente chi siamo. Possiamo essere amati per chi siamo e per quello che fingiamo di essere.

Ciascuno svela la parte migliore dell'altro.

Paulo Coelho

 

Si stava svegliando.

Jack la osservò con grande attenzione: notò le ciglia che erano una mezzaluna perfetta, la bocca a forma di cuore, l’espressione rilassata del viso. Espressione che cambiò appena gli occhi dell’umana riuscirono ad incontrare quelli del vampiro. Tentò di urlare, ma lui le fece cenno di stare in silenzio. Non servì altro.

“Sei un vampiro? Perché i tuoi occhi non sono rossi? Mio padre vi troverà. E vi ucciderà tutti” era furiosa. “Lena, calmati. Non vogliamo farti del male… noi non volevamo ricorrere a questi metodi” i suoi occhi marroni si fecero grandi per la paura. “Hai mai pensato a… vivere per sempre” la ragazza sussultò, cercando di scappare. Ma non poteva, era legata ad una sedia. Cercò di tastarsi i due forellini che era sicura di avere sul collo. “Adesso sono un vampiro?” strano, lei non si sentiva affatto diversa. Jack rise. Era la stessa risata che la aveva attirata diverse ore prima. “No, non lo sei. Tuo padre verrà a prenderti e a quel punto dovrà scegliere tra te e lui, ma il mio compito è prepararti a qualsiasi sia la sua scelta” il vampiro prese un respiro. “Ti spiegherò tutto, ma prima dimmi… cosa ne pensi dell’immortalità?” “Penso che non la vorrei passare come un mostro” ringhiò lei. “Penso che tu non abbia ben capito chi è veramente il mostro in questa situazione… Io ti sembro un mostro?” le domandò Jack indicando il suo viso. “No, ma questo non significa che tu non lo sia… Sennò perché mi avresti morsa?” lui rise ancora una volta. “Per metterti al tappeto… sei una tipetta dura, sai?” lei annuì, quasi compiaciuta. Si divertiva così tanto con quel ragazzo che quasi si scordava di stare parlando con un mostro senza anima che poche ore prima le aveva succhiato il sangue.

“Okay, se la pensi così fa piuttosto schifo anche a me, ma ci tengo a farti sapere che io non sono diventato un… mostro, come dici tu, per scelta. Ero morto e mio fratello mi ha trasformato” la storia si stava facendo interessante. “Quindi tu sei un cadavere?” “Se la vuoi vedere sotto questa prospettiva… Sì, forse. Ma il mio cuore batte esattamente come il tuo” disse toccandosi il petto. “Quando sei morto?” “Sei sicura di volerlo sapere?” “Non ne sono sicura… ma tanto sono in trappola” “Allora… Sette agosto 1456” Lena sbarrò gli occhi. “Che c’è? Sono troppo vecchio per i tuoi gusti?” inaspettatamente, anche la ragazza si mise a ridere. E’ così solare che, anche quando è presa in ostaggio, riesce a flirtare con qualcuno pensò Jack scrutando quel viso così semplice, ma che in quel momento gli sembrava così radioso.

Cosa ti sta prendendo, Jack. Tu ami Bianca! Era una seccante voce nel suo cervello.

Ma quella ragazza gli piace… Sì, Jack! Ti piace Lena!! Questa voce era più acuta e trillante.

Ma Lena è la figlia di uno psicotico che ha trasformato tuo fratello in un mostro, ricordi?

Però se sapesse tutta la verità, magari cambierebbe opinione. E’ simpatica. E carina!

E cosa farai adesso? La userai per dimenticare Bianca?

Magari non serve usarla. Magari si innamora davvero.

E questo significherebbe condannarla ad un’esistenza immortale…

 

“Ehi? Sei ancora tra di noi?” domandò d’un tratto Lena. “Uh… come? Ah sì, scusa. Stavo solo pensando” “A cosa?” “All’essere immortali. Al dover passare tutti questi anni senza mai crescere, senza vedere la prima ruga che ti solca il viso… Ti sembrerà una cosa stupida, lo so, ma quando si vive per sempre si arriva a desiderare anche la vecchiaia. Del resto noi non siamo molto diversi dagli umani. Desideriamo sempre ciò che non possiamo avere” lei sembrò colpita da quel discorso. “Ma… magari passare l’eternità con una persona a cui tieni davvero non è così male” “Oh, non è male solo se puoi avere quella persona. Se invece è irraggiungibile, tu cosa faresti? Rimarresti in silenzio a vederla vivere?” Lena scosse la testa. “Non lo so, non mi è mai capitato… Sono sempre stata assorbita dal lavoro di mio padre, dal suo continuo trafficare e infine dalla morte di mia madre” “Come è morta?” “L’ha uccisa un vampiro” “Ah”.

Silenzio.

“Mi dispiace… ma non tutti i vampiri sono come quello. E ritorno a dire che siamo come gli umani: ci sono vampiri buoni e vampiri cattivi. Penso che sia una legge universale, non cambia a seconda della specie” “Ho visto un solo vampiro in vita mia… qualche tempo fa. Lo aveva catturato mio padre ed era mostruoso. Lui era cattivo di certo” “Penso di aver capito a chi ti stai riferendo” “Lo conosci?” “Più di quanto tu possa immaginare, ma non è cattivo. E' stato tuo padre a renderlo così” Lena si sentì offesa. “Mio padre? Lui non lo farebbe mai” “E invece è quello che sta facendo. Ancora, ancora e ancora” lei scosse la testa. “E’ impossibile. Lui lavora per eliminare i vampiri malvagi, non per crearne di nuovi” “Lena, mi devi ascoltare. Tuo padre sta creando un nuovo tipo di vampiri. Vampiri che bevono il sangue dei loro simili ed è qualcosa di estremamente pericoloso perché si altererebbe l’equilibrio alimentare che c’è sempre stato tra le nostre razze” “E tu lo chiami equilibrio? Mia madre, dissanguata sul tappeto di casa nostra è sempre parte di questo equilibrio alimentare di cui vai blaterando?” urlò lei in preda alla rabbia. Jack prese un respiro. Guardò quegli occhi che si rifiutavano di capire.

“So che per te può essere difficile comprenderlo, ma i cattivi non siamo noi. E io non voglio più usarti come ostaggio: vuoi andartene? Fai pure” non poteva credere a quello che stava dicendo, ma non poteva neanche somministrare il suo sangue a quella ragazza.

No, non una semplice ragazza.

Lena.

E fu nel preciso momento in cui si mise a slegare le corde che la intrappolavano, nell’istante in cui incrociò gli occhi color cioccolato di Lena, che capì di aver avuto un colpo di fulmine.

No! Non poteva essersi innamorato di una ragazza che conosceva da poche ore, eppure si sentiva legato a lei da un filo invisibile e, ovunque fosse andato, il ricordo di quella ragazza incontrata quasi per caso lo avrebbe perseguitato. Non era come ciò che provava per Bianca. Era qualcosa di più profondo e mistico. Qualcosa di cui aveva sentito parlare solo nei vecchi tomi di magia e occulto.

Il principio delle anime gemelle.  

 

 

Quando lei fu libera si guardarono, incapaci di fare altro. Poi Lena rivolse un’ultima occhiata verso la porta, verso la sua via per la libertà. Se in quel momento poteva scappare, allora perché non si sentiva salva? Perché si sentiva più in trappola di prima? Mosse un passo, due passi, tre passi… Ma più si allontanava, più sentiva la sua schiena tendersi, come se l’elastico che la legava quel punto esatto dell’universo avesse smesso di allungarsi. Era tutto così strano… Doveva andarsene, prima che fosse troppo tardi per ripensarci. Aprì la porta e la richiuse dietro di sé, sentendosi vuota, esausta.

Poi iniziò a correre, sempre più velocemente nello spasmodico desiderio di arrivare alla salvezza. Una salvezza che non giunse mai, nemmeno quando arrivò alle porte delle fognature, dove suo padre la accolse chiedendole dove era stata e giurando di vendicarsi di quella cricca di vampiri.

Jack, pensava intanto lei.

Aveva iniziato a piovere.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18. Tutti amano il proprio carnefice. ***


18. Tutti amano il proprio carnefice.

 

Baciami ancora, e non lasciarmi vedere i tuoi occhi.

Io ti perdono per quello che hai fatto a me.

Io amo il mio carnefice.

*Cime Tempestose di Emily Bronte*

 

 

Quella sera, ognuno nell’appartamento amava il proprio carnefice.

Bianca, che stava sdraiata sul letto della sua camera e non le importava se Dan l’avrebbe prosciugata o meno. L’importante era stare con lui in quel momento.

Jack, che era ancora seduto sulla sedia a guardare la porta in attesa che lei tornasse in compagnia del suo carissimo papà pronto a uccidere lui e qualsiasi persona nel giro di un miglio. Pensava al momento in cui si era richiusa la porta alle spalle, pronta a scappare.

Ma chi soffriva di più: il carnefice o la vittima?

Dan era consapevole del fatto che stesse facendo uno sbaglio madornale, ma non riusciva a smettere. Sentiva il sapore del sangue sulle labbra, si sentiva vivo come non lo era stato da due settimane o anche più. Voleva scappare, andarsene e salvare la vita alla sua Bianca che non aveva neanche la minima idea del male che lui avrebbe potuto farle.

Lena era seduta nell’auto di suo padre, pensando sempre alla stessa cosa o meglio alla stessa persona: Jack. Sarebbe morto? Certo. Lei continuava a odiare i vampiri? Ovviamente. E allora perché sentiva una stretta allo stomaco così forte da toglierle il respiro? Perché era sicura che quello che stava per fare insieme a suo padre fosse estremamente sbagliato?

Allora pensateci, lettori.

Chi è il vero carnefice e chi la vera vittima?

Forse la verità è che in amore siamo tutti assassini e assassinati gli uni degli altri: dipende dalla prospettiva.

L’amore, quello vero, è capace di uccidere.

E’ capace di deturpare la vita quasi a renderla irriconoscibile.

Ma è il vero amore, solo quello, a poter risanare le ferite che ha inferto ad ognuno dei nostri fragili cuori in balia della corrente, spesso sotto il crudele giogo della mente.

E cosa succede agli amanti e ai loro carnefici una volta che hanno realizzato cosa stanno facendo? Questo.

 

“Basta!” sussultò Dan con la bocca ancora intrisa di sangue. Ma si accorse che Bianca non lo stava ascoltando. Perché era priva di sensi. “Oddio, Bianca! Svegliati, ti prego” esclamò strattonandola. La paura gli attanagliò lo stomaco con una stretta che, in altre condizioni lo avrebbe fatto morire. Ma in quel momento era pieno di Potere: poteva riparare il suo sbaglio. Con un gesto fulmineo, incise il suo polso con un’unghia e, mentre il sangue scorreva denso e scuro sulle lenzuola, avvicinò la ferita a Bianca e le fece bere il suo prezioso sangue. Il sangue di un vampiro diverso. Il sangue che l’avrebbe salvata dalla morte certa che la attendeva. La sua pelle ricominciò a prendere colore e il vampiro tirò un sospiro di sollievo. Aveva quasi rischiato di perderla.

E il carnefice era diventato un salvatore.

 

Dall’altra parte della città, sotto una pioggia battente, Lena Hawkins capì di dover intervenire. Di dover credere in Jack e non in suo padre. “Papà, cos’avevi fatto al vampiro che mi hai mostrato settimane fa?” “Niente. Loro sono mostri” “Ho bisogno di sapere la verità. Su tutto” “Oh la scoprirai tesoro. La scoprirai molto presto” silenzio. Suo padre aveva torto: di questo ne era certa. Non poteva mettere in pericolo Jack o avrebbe messo in pericolo automaticamente anche sé stessa. “NO!” urlò frapponendosi tra suo padre e il volante, cercando di evitare una tragedia con un’altra tragedia.

L’auto sbandò, andando a sbattere contro il muro di un vicolo. Dopo l’urto, tutto rimase immobile, silenzioso e insopportabile.

E la carnefice di qualcuno era diventata la carnefice di sé stessa.

Ma l’amore non è destinato a finire così. No di certo.

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Capitolo 20
*** 19. Immortali. ***


19. Immortali.

 

La morte è spaventosa, ma ancor più spaventosa sarebbe la coscienza di vivere in eterno e di non poter morire mai.

Anton Cechov

 

Ci sono due modi per diventare immortali.

Il primo, nonché il più nobile, consiste nel fare qualcosa di davvero grandioso, dare a chi verrà dopo di te un motivo per ricordarti in eterno. E stai certo che la tua immagine non scomparirà mai veramente, neanche quando sarai morto da cento anni. Non importa che ciò che hai fatto sia bello o brutto, ma dev’essere diverso da qualsiasi cosa prima di esso.

Il secondo metodo, è più facile: basta morire. Non devi aver fatto un gesto per il quale dovrai essere ricordato… devi solo avere la fortuna di incontrare un altro immortale, disposto a donarti il suo sangue e a spiegarti a cosa vai incontro.

In tutti e due i casi però, non è detto che si voglia diventare immortali. A volte si tratta solo di destino: lo stesso destino che fa incrociare il tuo sguardo con lo sguardo di un passante, lo stesso che ti fa vivere, morire, tornare.

E’ questo ciò cui pensava Lena Hawkins, incastrata tra il sedile anteriore della macchina e una montagna di mattoni. Sapeva di avere i minuti contati, che non avrebbe mai scoperto la verità. Se ne sarebbe andata così, senza che nessuno la ricordasse perché, nonostante avesse fatto qualcosa di davvero grandioso, nessuno lo avrebbe mai saputo.

A meno che…

Jack! pensò, al culmine delle sue forze.

Jack, Jack, Jack! lo pensò con potenza, ricordò il suo viso spigoloso, i suoi occhi, il suo sorriso. E il pensiero rimbalzò. Ritornò da lei come un’onda d’urto.

Lui l’aveva sentita. Ora la sua vita era nelle mani di un vampiro. Sarebbe stato così tanto in collera da lasciarla morire o l’avrebbe salvata? Le restavano pochi minuti.

 

 

Jack! Era la voce di Lena.

Era riuscita a contattarlo ed era in pericolo.

Jack non sapeva come faceva a sapere queste cose, ma ne era certo così come era certo di amarla. Certe volte, pensò, non bisogna stare a ragionare sulle cose ma semplicemente viverle. Senza paura, senza rimpianti. In quel momento irruppero nella stanza Dan e Bianca, che nel frattempo si erano cambiati dei panni sporchi di sangue pronti ad affrontare la battaglia imminente. In precedenza, Jack aveva spiegato loro delle anime gemelle, di quel momento che gli era bastato per capire che lui e Lena erano fatti per stare insieme e di come poi lei era scappata. “Lena! Lei ha bisogno del mio aiuto” Bianca si fece subito preoccupata. “Jack, potrebbe essere una trappola” spiegò Dan per lei.  “Fanculo alle trappole” urlò lui imboccando l’uscita.

Dan e Bianca non poterono far altro che seguirlo.

Intanto Jack correva. Seguendo il suo istinto, contro ogni logica, lui era sicuro di sapere dove si trovava in quel momento Lena. E più la distanza si accorciava, più sentiva l’elastico rilassarsi e ritornare al proprio posto, così come il cuore del ragazzo vampiro. Inizialmente, suo fratello e Bianca fecero una gran fatica a seguirlo ma poi riuscirono a captare i suoi spostamenti e se la presero comoda.

Il ragazzo arrivò in un vicolo cieco: era lì. “Lena!” esclamò vedendo la macchina sfasciata contro il muro. Sentì solo dei mormorii sommessi. Si diresse subito in quella direzione e aprì il portellone schiacciato della macchina.

Dentro c’era un mare di sangue. E due corpi. Uno dei due doveva essere quello del padre di Lena, ma era irriconoscibile… e morto. Jack però sentiva ancora il battito del cuore di Lena: non era troppo tardi. Poteva portarla all’ospedale e lei sarebbe rimasta umana.

“No, fratello. Non sopravvivrà così a lungo. La devi trasformare” Jack entrò nel panico. “Ma… io non posso. Lei… non vorrebbe” Lena respirò. Più che un respiro fu un lungo sospiro. “J-jack…” lui sbarrò gli occhi e le prese la mano. “Q-qualsiasi p-pos-sto con t-te… va b-bene” poi chiuse gli occhi. “Sbrigati, Jack” lo incitò Bianca.

Lui si incise il polso.

La fece bere.

Ad un certo punto lei tossì, ma lui la strinse nel suo abbraccio. “Sshh… Va tutto bene adesso. Tutto andrà per il verso giusto…” a quelle parole, Lena sorrise.

E sorrisero tutti in quel vicolo buio.

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


Epilogo

 

California, tre mesi dopo.

 

Bianca non si era mai sentita meglio in vita sua: sole, mare, granite alla menta e… Dan. Quel ragazzo in costume da bagno era qualcosa di spettacolare. I suoi occhi avevano ripreso il loro normale colore azzurro ghiaccio dopo qualche settimana dall’accaduto. A quel punto, avevano celebrato le nozze. Sì, le nozze che non erano a riusciti ad avere prima.

Ed era stato tutto bellissimo.

Come previsto, la testimone di nozze di Bianca fu Ambra e quella a ricevere il bouquet fu ovviamente Beth che fece una delle sue danze trionfali da ricordare.

E a quel punto si stavano godendo il viaggio di nozze in una California assolata e rilassante. Bianca aveva perso l’occasione di pubblicare il suo libro presso quell’editore, ma la sua passione per la scrittura ebbe la meglio e in un mese riuscì a trovare un altro editore disposto a pubblicare il suo nuovo scritto: Forever Friends. Indovinate un po’ di cosa parlava? Di tutto! Ma ovviamente, nella vita reale, i vampiri, i goblin e gli scienziati pazzi non esistono perciò il suo libro diventò un grande fantasy che nessuno avrebbe immaginato essere la realtà.

“Tesoro, c’è posta per noi!” la voce di Dan la distolse dai suoi ragionamenti. Si diedero un lieve bacio e poi scartarono le lettere, una ad una.

 

 

A: Bianca Cedric e Dan Silva

Da: Jack Silva e Lena Hawkins

 

Ciao californiani!

Come va il vostro fantastico viaggio di nozze? Noi due siamo sicuri che sia un successone. Qui a Roma la vita passa un po’ monotona, ma siamo insieme: questo è l’importante. Lena si sta abituando a bere normalmente, una volta al giorno. Ah, e vedete di tornare presto perché il diciotto settembre ci sarà una nuova coppia di marito e moglie… noi! E, Dan… siamo riusciti a vendere l’appartamento. Ne abbiamo trovati altri due confinanti, molto carini che si affacciano su Piazza del Popolo. In allegato ci sono le foto… fateci sapere presto cosa ne pensate!

 

“Si sposano!” squittì felice Bianca. “E’ una bellissima notizia, ma questo significa che… dobbiamo tornare a Roma” disse Dan mettendo il muso per finta.

 

 

A: Bianca Cedric

Da: Beth Swann

 

Ehi, amica mondana!

Ti volevo solo far sapere che sarò in California per qualche giorno… precisamente dal ventotto agosto al trenta. Dato che dopo dovrai tornare anche tu, pensavo che potremmo prendere lo stesso volo. Ah, a patto che tu e Dan non vi mettiate a fare sesso selvaggio davanti ai miei occhi!

Baci baci!

 

“Uh beh… non le posso garantire niente” sorrise malizioso Dan. “Scemo!” rispose Bianca stampandogli un bacio a fior di labbra.

 

 

A: Bianca Cedric

Da: Ambra Roth

 

Cara Bianca,

so che non dovrei scriverti lettere strappalacrime quando sei in viaggio di nozze ma stavo solo pensando a quanto sono felice che siamo tornate come eravamo una volta. Sono felice per te e Dan: questo viaggio ve lo meritavate! Dopo tutto quello che è successo era decisamente il minimo e vi auguro tutta la felicità possibile. Ti domanderai: perché Ambra scrive questa lettera? Beh, innanzi tutto… ci trasferiamo. Raffaele ha trovato lavoro a Singapore e non può perdere questa occasione. So che i primi tempi saranno duri, soprattutto perché stare lontana da te, Beth, Dan, Jack e tutti gli altri sarà molto difficile e mi metterà alla prova. So che adesso penserai: “Ma come… Ho ritrovato un’amica e l’ho persa tre mesi dopo?!”. Tuttavia, ti assicuro che non è così. Mi hai ritrovata. Per sempre. E ti giuro che la nostra amicizia sarà eterna, così come il tuo amore per Dan.

 

Sul volto della vampira, prima apparve un sorriso e poi un’impalpabile, impercettibile lacrima.

E cosa mi direste se io vi rivelassi che, il libro scritto da Bianca Cedric, altro non è che ciò che avete letto finora?

Sogni d’oro, miei cari lettori e ricordate che nessun mostro vi verrà a far visita la notte…

Sempre che voi non lo vogliate.

 

Bianca Cedric

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Capitolo 22
*** E ora... Rullo di tamburi... I ringraziamenti!! ***


Ringraziamenti

 

Eccoci qui: siamo giunti al termine di questa avventura. E’ stata una avventura che ha rallentato all’inizio, ma che poi abbiamo ripreso con passione negli ultimi tre giorni. Ero così emozionata all’idea di finire la fiction che non mi sono staccata neanche un momento dal computer… Così è finita.

Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare di cuore coloro che mi sono stati accanto come Frandra che avevo precedentemente citato e kiriko che, anche se è arrivata in ritardo, ha partecipato attivamente alla mia fiction. Grazie! Se ho finito, lo devo a voi e ai vostri continui commenti che mi hanno emozionata sul serio. Spero che voi vogliate seguire anche le mie altre fiction! Baci, baci! E che questo sia solo un arrivederci, non un addio.  

P.S: Vedete di farvi vive perché mi mancheranno i vostri commentini…  J

 

Blue Flower

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