C'è sempre una speranza

di vegeta4e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al treno per Auschwitz ***
Capitolo 2: *** Arrivo al campo ***
Capitolo 3: *** Prime selezioni ***
Capitolo 4: *** Per colpa di una sigaretta ***
Capitolo 5: *** Mantenere il segreto ***
Capitolo 6: *** In infermeria ***
Capitolo 7: *** Mi fido di te ***
Capitolo 8: *** Primi sospetti ***
Capitolo 9: *** Fuga ***
Capitolo 10: *** Incontro favorevole ***
Capitolo 11: *** Prima notte insieme ***
Capitolo 12: *** Scampato pericolo ***
Capitolo 13: *** Addio ***
Capitolo 14: *** Repentino cambiamento ***
Capitolo 15: *** Dannato errore ***
Capitolo 16: *** Finalmente in Svizzera ***
Capitolo 17: *** Ancora imprevisti ***
Capitolo 18: *** Dimenticare con l'alcool ***
Capitolo 19: *** L'italiano e il fumo ***
Capitolo 20: *** Salvezza temporanea ***
Capitolo 21: *** Sangue freddo ***
Capitolo 22: *** L'Ambasciata Polacca ***



Capitolo 1
*** Al treno per Auschwitz ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

Salve a tutti! Ed eccoci tornate con un'altra storia. Ci teniamo a dire che questa non vuole essere assolutamente una presa in giro, ma solo un modo per ricordare quanto accaduto durante la seconda guerra mondiale, per non dimenticare l'infamia commessa dal regime Hitleriano, perché cose del genere non avvengano mai più, e abbiamo pensato di utilizzare i personaggi di dragon ball. Detto questo, speriamo che la fiction vi piaccia. Vi aspettiamo in molti! Un bacione, ciao!^^

 

1 Marzo 1944 - Berlino - Germania

 

Cammino per le vie di Berlino affiancato dal mio inseparabile compagno Kurt, il mio migliore amico da quando mi sono arruolato nelle SS. Il classico tedesco alto, atletico, capelli corti e biondi e con gli occhi azzurri. Un bel ragazzo, ma l'apparrenza inganna. Sapeva essere gentile con tutti, tutti tranne gli ebrei. Con loro faceva uscire la parte più sadica e cinica di sè, divertendosi a torturarli. Fu proprio lui ad insegnarmi i metodi migliori per estorcere informazioni o semplicemente come procurare dolore nei punti più sensibili. Fieri delle nostre divise naziste, avanziamo spavaldi, compiaciuti di incutere vero e proprio terrore a chi va contro il Führer. Le strade sono deserte in questa parte del quartiere, ma vogliamo assicurarci che nessuno di quegli ebrei circoli ancora in città. Svoltiamo un angolo ed io e Kurt ci ritroviamo davanti uno sporco ebreo, di circa trent'anni, camminare sul marciapiede. Mi esce un ringhio e mi avvicino a lui strattonandolo

 

“ Giù dal marciapiede!! Va in strada! “ urlo spingendolo. Lui cade, atterrando in una pozzanghera al bordo della strada. Alza terrorizzato lo sguardo su di me, incontrando il mio ghigno divertito

 

“ Alzati!! “ lo prendo malamente per un braccio sollevandolo. Lui strizza gli occhi e sento Kurt ridacchiare. A malapena si regge sulle proprie gambe. Ci fissa tremando.

 

“ Dove sono gli altri ebrei? “ gli domando malamente

 

“ Non... Non lo so... “

 

“ Parla sporco ebreo!! “ interviene kurt prendendolo per il bavero della camicia sgualcita

 

“ Qui... Qui non c'è più nessuno... “ risponde tremando. Tsk, forse dice il vero. Kurt lo molla e in quel momento giunge una donna anziana, non é una judea e lo capiamo quando ci dice

 

“ Oh, grazie al cielo siete arrivati! “ esclama la vecchia appoggiandosi al mio braccio destro

 

“ Nello scantinato del mio palazzo vivono degli ebrei! Una donna ed un bambino... “ dice

 

“ La ringrazio, signora “ sorrido. L'ebreo davanti a noi sbianca di colpo. La donna lo guarda meglio

 

“ È lui il padre del bambino!! “ dice puntandogli contro un dito. L'ebreo sbarra gli occhi. Kurt lo afferra per un braccio

 

“ E così ci volevi mentire, eh? Ora ti faremo vedere cosa succede ai bastardi come te!! “ sbotta strattonandolo. Mi faccio indicare il palazzo dalla vecchia e ci dirigiamo verso l'edificio. Io cammino di fianco a Kurt, che spinge davanti a se il prigioniero. Di colpo inchioda il passo, lasciando che l'ebreo avanzi il giusto. Mi fermo anch'io osservando la scena. Capisco immediatamente ciò che vuole fare e mi scappa un sorriso. Dopo che la feccia è ormai a due metri di distanza, Kurt prende rapidamente il fucile e, dopo aver caricato il colpo, gli spara alla testa. Il corpo cade a terra a peso morto e dal buco nella nuca cola uno spesso rivolo di sangue. Oltrepassiamo il cadavere, lasciandolo in mezzo alla strada. Arrivati al portone della vecchia, entriamo, e sulla sinistra, accanto alla buca delle lettere, vediamo una porta. La spalanchiamo e davanti a noi c'è, terrorizzata, una donna.

 

“ No!! No vi prego! “ urla capendo di non avere più scampo. Io non mi lascio impietosire e mi avvicino a grandi falcate, lasciando Kurt sull'uscio

 

“ Dov'è il tuo sporco moccioso? “ dico sprezzante

 

“ No vi prego! Risparmiate almeno lui! Prendete me! “ mi supplica.

 

“ Dimmi dov'è!!! “ stavolta lo urlo a pieni polmoni, rovesciando una vecchia sedia lì vicino. La donna sussulta e tremando va in una stanza adiacente, dalla quale torna pochi secondi dopo, con in braccio un moccioso, addormentato, avvolto in una coperta stracciata. Io e Kurt sorridiamo. Dove li porteremo non avranno bisogno di coperte e vestiti. Non immaginano nemmeno cosa li aspetta. La strattono portandola fuori. Usciamo dal palazzo tornando in strada, dirigendoci verso la nostra camionetta. La donna cammina terrorizzata, stringendo a sè il moccioso. Le scappa un singhiozzo e il bambino si sveglia

 

“ ... Mmm... Mamma, dove stiamo andando? “ chiede assonnato

 

“ Ssssh... Stai zitto... Andrà tutto bene, te lo prometto “ sussurra la donna. Giuro che quando fanno così li picchierei a sangue! Non capiscono che è inutile confortarsi? Gli ebrei sono destinati a sparire dalla faccia di questo pianeta!! I tedeschi li stermineranno. Ormai hanno le ore contate e darsi speranza non servirà a nulla!!

 

“ State zitti voi!! “ urlo. La mia voce rimbomba nelle strade, completamente deserte, per qualche secondo. La donna sussulta e il bambino scoppia a piangere. Da un lato sono compiaciuto per averli spaventati, ma dall'altro seccato, non ho proprio testa di sorbirmi i piagnistei di questo sporco moccioso.

 

“ Fallo stare zitto o vi ammazzo entrambi!! “ grido di nuovo. La donna inizia a tremare ancora. Culla il bambino sussurrandogli cose che non sento e non voglio sentire, riuscendo a calmare il marmocchio in breve tempo. Arriviamo alla nostra camionetta. Io mi metto al volante e Kurt fa salire malamente i prigionieri, che stanno immobili sul sedile posteriore.

 

“ Hmhmhm portiamoli al treno per Auschwitz “ sorride Kurt. Io parto, mettendo poi alla radio una stazione che trasmette canzoni tedesche naziste. Inizio a fischiettare andando a tempo di musica.

 

“ ... Perché fate tutto questo? “ sussurra la donna

 

“ Sta zitta!! “ stavolta ad urlare è Kurt. La donna si ammutolisce all'istante e io inizio tranquillamente a cantare sopra la canzone alla radio. Ripeto le parole a voce più bassa, imitando i gesti, con la mano destra, del saluto e dell'attenti seguendo ciò che dice la canzone. Kurt sorride vedendomi tanto affiatato. Smetto di cantare e gesticolare iniziando a ridere sguaiatamente insieme a lui. Per tutto il viaggio la donna e il moccioso non proferiscono parola e dopo circa venti minuti giungiamo alla stazione. Scendiamo dal veicolo e tiriamo letteralmente giù gli ebrei. Li spingiamo verso il treno che li porterà ad Auschwitz I. Raggiungiamo i nostri colleghi che urlano in tedesco ordini che la maggior parte dei prigionieri non capiscono. Arrivati davanti a un vagone spingo la donna e il moccioso verso l'entrata. Sale, ma essendoci troppa feccia, non entra nel vagone restando con i piedi sul bordo.

 

“ Forse dovremmo metterla in un altro vagone “ dico a Kurt

 

“ E perché? “

 

“ Non lo vedi? È troppo pieno... Non ci sta... “

 

“ Hmhmhm che te ne frega? Vorrà dire che verrà schiacciata dal portellone... “ sorride sadico immaginandosi la scena. Anch'io sorrido. Sentendo queste parole, la donna spinge terrorizzata gli altri ebrei, riuscendo così ad incastrarsi. Chiudo il portellone con violenza. Controllo che il filo spinato attorno alla piccola apertura con la funzione di finestra sia ben messo e m'incammino, insieme a Kurt, verso il nostro treno. Ridendo tra noi saliamo, andando ad occupare due posti vicino al finestrino. Il nostro treno parte, abbandonando Berlino prima di quello dei deportati, con un anticipo di circa due ore.

 

“ Quanto ci vorrà, più o meno, per arrivare ad Auschwitz? “ chiedo

 

“ Mah... Due settimane dovrebbero essere sufficienti “ Io annuisco osservando poi fuori dal finestrino

 

“ Ci sei già stato? “ gli domando

 

“ Sì, ma non quello in cui stiamo andando adesso. Come sai ci sono ben tre campi di nome Auschwitz. Il primo, dove stiamo andando ora, il secondo, che è detto anche Birkenau, e il terzo, conosciuto anche come Monowitz. Io sono stato a Birkenau... “ mi spiega

 

“ Ah... Ho sentito dire che quello in cui stiamo andando adesso, Auschwitz I, è il campo di sterminio peggiore... È vero? “

 

“ Sì, ma è terrificante solo per i prigionieri, per noi no, tranquillo. È la prima volta che ti mandano in missione in Polonia no? “

 

“ Già. Hmhmhm non sospettano nemmeno cosa gli accadrà... “ sghignazzo

 

“ Ahahah hai ragione! Mi raccomando, appena arriveranno i deportati fai il gentile... “

 

“ Sì, lo so tranquillo. Bisogna dare un minimo di speranza ai prigionieri. È così che si distrugge un uomo, dandogli un barlume di speranza, ma impedendogli di raggiungerla “

 

“ Ahahah esattamente! “ ridiamo entrambi. Ormai fuori è buio. Stiamo viaggiando da ore e io inizio ad aver fame

 

“ Io ho un certo languorino “ dice Kurt. Io sorrido

 

“ Anche io... Andiamo a cenare? “ propongo. Lui annuisce. Ci alziamo dai sedili cambiando carrozza, entrando poi in quella adibita al cibo. Ceniamo ridendo e scherzando. Sembra un viaggio comune il nostro, non quello in cui la meta è un luogo di morte.

 

 

            … To be continued…

 

Ecco il primo capitolo^^ spero vi sia piaciuto^^ grazie a chi commenta, ma anche a chi legge soltanto! Ciao^^

 

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Capitolo 2
*** Arrivo al campo ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

15 Marzo 1944 - Cracovia - Polonia

 

Le settimane passano e finalmente arriviamo a Cracovia. Scendiamo dal treno e usciamo dalla stazione, e, dopo aver preso le camionette, ci dirigiamo fuori città, dov'è ubicato Auschwitz. Guido, scherzando insieme a Kurt, finche arriviamo davanti al cancello del lager. "Arbeit Macht Frei", "Il Lavoro Rende Liberi". Questa è la scritta che troneggia sul cancello, come una sorta di presa in giro. Entriamo nel campo, andando poi nel nostro edificio che, a differenza delle baracche degli ebrei, è vivibile. Letti caldi, bagni, cibo, riscaldamento. Ci riposiamo dopo il lungo viaggio, per essere poi pronti ad accogliere gli ebrei. Dopo un paio d'ore usciamo dal campo, mettendoci in una fila orizzontale davanti al cancello. Il treno arriva. Spalanchiamo i portelloni per far scendere i prigionieri. Un orribile odore mi invade le narici. Escrementi e cadaveri ipotizzando. Trascino giù da un vagone gli ebrei, quando ne prendo una, dai capelli stranamente azzurri, che tiene per mano un moccioso. Con uno strattone li divido, spingendo bruscamente il marmocchio verso Kurt, che lo afferra per un braccio.

 

“ Potrebbe essere utile per i lavori nel campo. Che dici, lo teniamo? “ dico

 

“ Mah, sì. Al limite morirà dopo “ Il moccioso inizia a tremare terrorizzato

 

“ Hmhmhm ehi! Niente male l'ebrea! “ constata osservando il fisico della donna che tengo ferma

 

“ Magari potremmo divertirci un po' “ continua lui. Io sorrido

 

“ Hmhmhm in effetti ora che ci penso ci vorrebbe proprio “ la fisso negli occhi e anche lei mi guarda immobile

 

“ ... N-no... “ sussurra terrorizzata

 

“ Tsk però è una sporca ebrea! Ho cambiato idea! Non mi voglio infettare scopando con quella dice Kurt

 

“ Mmm già... Poco male, le purosangue tedesche sono meglio “ lui sorride complice. In quel momento passa un nostro comilitone e Kurt gli affida il marmocchio ebreo.

 

“ Simon!! “ urla disperatamente la donna che tengo ferma. Io la strattono

 

“ Sta buona!! “ la faccio alzare spingendola malamente all'interno del campo. A causa della neve inciampa, finendo a terra.

 

“ Alzati!! “ la prendo per un braccio sollevandola di peso. Dietro di noi ci seguono centinaia di ebrei, solo quelli ritenuti abili al lavoro, spintonati dai miei colleghi. Li portiamo in una grande stanza, dove vengono privati di ogni bene. Le valigie sequestrate, i vestiti ammassati in un angolo. Continuo a tenere fisso lo sguardo sulla donna dai capelli azzurri. Si guarda attorno spaventata per la rapidità e l’efficienza con cui agiscono i tedeschi. A mano a mano che vengono spogliati, sono portati in una stanza adiacente, venendo consegnati ai barbieri, che li radono su tutto il corpo. Le parti interessate vengono bagnate con uno straccio intriso di disinfettante. Arriva il turno della donna. I lunghi capelli le vengono tagliati corti, alla maschietto. Guarda tristemente i resti sul pavimento, per poi essere spinta verso le docce. Lei si accorge del mio sguardo sul suo corpo privo di veli, e in un gesto di pudore si copre alla meno peggio con le mani, abbassando mestamente lo sguardo. Io sorrido. Adoro incutere soggezione a questi animali. Kurt, affianco a me, si gode lo spettacolo, urlando, di tanto in tanto, degli insulti ai prigionieri. Dopo aver fatto la doccia vengono consegnate loro le divise del campo, una casacca, dei pantaloni e degli zoccoli. Erano pronti per l'ultima fase: il numero tatuato. In fila, avanzano a turno come animali al macello. La donna inizia a tremare. Si guarda intorno terrorizzata, facendo smorfie di dolore sentendo le urla strazianti dei detenuti che stanno subendo il marchio a fuoco. Voltandosi incontra i miei occhi. Impassibili, inscrutabili e, sì, divertiti. Dopo alcuni minuti arriva il suo turno. Il soldato le prende il braccio sinistro, appoggiando con forza gli stampi dei numeri. Lei urla. Grida e piange e, a me, non fa nessuna compassione. Ormai tutti lavati, rasati e vestiti, vengono radunati e spinti nella baracca dove d'ora in poi dormiranno. Un mio collega urla in tedesco di ordinarsi in file orizzontali ordinate. Molti non capiscono, ma terrorizzati di essere uccisi all'istante, notano cosa fanno i compagni di prigionia, e in breve tempo sono tutti ordinati e rigorosamente in silenzio. Con il fucile in spalla avanzo vero di loro, lasciando Kurt e l'altro mio compagno dalla porta. Deglutiscono, tremano, sono terrorizzati. Sorrido sadico. Cammino lentamente davanti ad ognuno di loro, squadrandoli attentamente. Arrivo davanti alla donna dai capelli azzurri, fermandomi di fronte a lei

 

“ Il tuo nome “ dico freddo

 

“ ....... “ non osa aprire bocca

 

“ Rispondi!!! “ urlo

 

“ B-Bulma... “ alzo il volto verso tutti

 

“ Esigo che quando faccio una domanda mi venga risposto subito!! “ grido. Annuiscono terrorizzati. Riprendo a camminare, fermandomi davanti ad un uomo

 

“ Il tuo nome “ lui trema, ma non fiata. Aspetto tre secondi, dopo di che prendo il fucile e gli sparo alla testa. L'ebreo cade a terra privo di vita. Tutti urlano, ma non si muovono di mezzo centimetro

 

“ Vi avevo avvertiti “ dico. Sento ridacchiare Kurt e mi giro verso di lui. Ricambio il sorriso, tornando poi a camminare in mezzo a questi sporchi ebrei. Fritz  si avvicina, prendendo il cadavere per un piede e trascinandolo fuori dalla baracca, sotto gli sguardi atterriti dei superstiti. Vado avanti così per mezz'ora e, terrorizzati di fare la stessa fine del compagno, rispondono, seppur bisbigliando, alle mie domande. Raggiungo Kurt e insieme usciamo dalla baracca

 

“ Hmhmhm sei stato grande, amico! Tremavano come foglie! “

 

“ Hmhmhm grazie. Hai sentito come hanno urlato quando ho sparato a quello? “

 

“ Hmhmhm già “ ridacchia. Gli do una leggera spinta, facendolo sbandare e lui ricambia, facendomi quasi cadere nella neve. Scherzando entriamo nella baracca. Salutiamo i nostri

comilitoni dirigendoci poi nella sala mensa, ci sediamo ad un tavolo attendendo di desinare, quando si aggiunge a noi un nostro compagno e mio sottoposto: Franz.

 

“ Hmhmhm salve compari! “ ci saluta

 

“ Ciao Franz “ rispondo

 

“ Ehi! Che ne dite di una birra? “ interviene Kurt

 

“ Sì! Una bella birra! Ottima idea! “ dico

 

“ Ehi! Andateci piano voi due! L'ultima volta che vi siete sbronzati vi abbiamo trovati seduti sotto il tavolo a ridere come idioti “ a quel ricordo sia io che Kurt iniziamo a ridacchiare. Hmhmhm e chi se lo scorda! Ci siamo divertiti come pazzi!

 

“ Dai solo un bicchiere “ alzo un braccio facendo cenno a uno degli inservienti di portarci tre boccali. Una volta serviti mi viene un'idea

 

“ Facciamo una gara! Chi finisce per ultimo la birra fa una penitenza “

 

“ Ci sto! “ dice Kurt

 

“ ... E va bene... “ si arrende Franz. Al tre iniziamo a bere. Il primo a terminarla ovviamente sono io, il secondo il mio migliore amico e... Il terzo Franz.

 

“ Oh cazzo! Che mi fate fare? “ io guardo Kurt ghignando

 

“ Mmm... Vediamo... Vai dal comandante e digli che è uno sporco figlio di puttana! “ dice Kurt

 

“ Sei pazzo?! Mi faranno fuori!! “ sbotta Franz

 

“ Hmhmhm so io cosa farti fare! “ intervengo. Gli altri due si voltano curiosi “ Avanti, spogliati “ dico

 

“ Cosa?! “ Kurt ghigna

 

“ Girerai nudo per il commando hmhmhm “

 

“ Che?! Non posso farlo! “

 

“ Hai accettato la scommessa! Avanti non fare il moccioso! “ dice Kurt. Lui sbuffa, si alza e inizia con il togliersi la giacca della divisa. Passa alla canottiera e si leva i pantaloni, rimanendo in boxer sotto lo sguardo sorpreso di tutti i commensali che, ammutoliti, osservano la scena divertiti

 

“ Ecco fatto, soddisfatti? “ io e Kurt ci scambiamo un'occhiata

 

“ Io ho detto nudo. Levati quei cosi “ indico i boxer

 

“ Cosa?! No, assolutamente no!! Mi rifiuto! “

 

“ Hmhmhm ti vergogni di mostrarlo? “ ridacchia il mio amico

 

“ No, anzi! “ rabbiosamente si sfila anche l'ultimo indumento, rimanendo nudo come un verme davanti a tutta la sala. Molti fanno commenti, altri ridono e io e Kurt ci alziamo e lo prendiamo dalle braccia

 

“ Adesso facciamo un giretto “ rido e iniziamo il tour. Lui si ribella all'inizio, ma poi ci rinuncia e, dopo circa un'ora, torna in mensa rivestendosi. Io e Kurt andiamo nella nostra stanza e ci mettiamo a letto. Domani inizieremo lo sterminio.

 

 

            … To be continued…

 

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Capitolo 3
*** Prime selezioni ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

16 marzo 1944 - Cracovia - Polonia

 

La mattina successiva la sveglia trilla alle cinque e mezza, costringendoci ad alzarsi. Io e Kurt ci mettiamo velocemente la divisa uscendo poi fuori dal commando. I piedi sprofondano nella neve e a grandi falcate raggiungiamo le baracche. Spalanco la porta con una pedata urlando in tedesco. Gli ebrei sussultano scattando in piedi e Kurt ghigna iniziando a prenderli malamente spingendoli fuori. Una volta messi in riga, alcuni cercano di riscaldarsi le braccia sfregando sugli arti le mani. Vedo correre verso di me un mio compagno che subito non riconosco

 

“ Franz! Che diavolo stavi aspettando eh?! “ dico irritato

 

“ Potevate aspettarmi per iniziare! “

 

“ La sveglia è alle cinque e mezza per tutti! Lo sai che tocca a noi! “ lui sbuffa porgendomi un foglio. Io lo afferro leggendo rapidamente i nomi dei deportati affiancati dai rispettivi numeri

 

“ Ha detto il comandante che tocca a te fare il raich “ dice. Annuisco e leggo il primo numero, alzando poi lo sguardo sull'ebreo.

 

“ Tu! “ gli urlo in sua direzione. Lui avanza insicuro di un passo. Passo al secondo, al terzo, fino alla fine della lista, e quando guardo i judei davanti a me ci sono dieci prigionieri più avanti rispetto agli altri. Faccio cenno a Kurt, lui capendo ghigna imbracciando il fucile. Preme il grilletto sparando un colpo in fronte al primo. Gli altri nove capendo il loro destino sbiancano. Franz impulsivamente prende l'arma e spara al secondo, al terzo e al quarto, ma nella foga uccide anche un ebreo non compreso nella lista

 

“ FERMATI!! “ urlo a pieni polmoni. Lui sembra non sembra non avermi neppure udito e carica un altro colpo. Prima che faccia fuoco gli prendo il fucile

 

“ Ehi ma! “ protesta

 

“ HO DETTO BASTA!! QUALCUNO TI HA FORSE DETTO DI SPARARE?! EH?! “

 

“ No, ma io pensavo... “

 

“ TU NON SEI QUI PER PENSARE, MA PER OBBEDIRE AI MIEI ORDINI!! È CHIARO?! “ lui sbuffa annuendo. Gli restituisco il fucile lanciandolo nella neve. Lui si abbassa e lo raccoglie, gli ebrei ci fissano stupiti e Kurt uccide i prigionieri della lista. Il mio sguardo cade involontariamente sulla donna dai capelli azzurri. Trema letteralmente e non so se sia per il freddo o per aver visto in anticipo quello che prima o poi succederà anche a lei. Avanzo verso di loro camminando avanti a indietro davanti alla fila

 

“ Adesso canterete! Marcerete cantando in tedesco la canzone che diremo noi! “ un ragazzino di non più di sedici anni alza la mano. Io mi avvicino

 

“ Che vuoi sporco ebreo! “ gli dico

 

“ E... Chi non sa cantare? “ dice quasi in un sussurro

 

“ Hmhmhm non sai cantare in tedesco? Molto bene “ afferro il fucile e lui sbianca

 

“ Posso... Posso imparare “ trema. Lancio un'occhiata divertita a Kurt

 

“ Hmhmhm non imparerà mai “ mi dice. Annuisco e fulmineo gli sparo alla testa. Molti si lasciano sfuggire degli urli, altri serrano gli occhi e avanzando ancora mi trovo davanti alla donna turchina

 

“ E tu? Sai cantare? “ sbianca e non risponde

 

“ TI HO FATTO UNA DOMANDA!! “ urlo

 

“ ... N” No... Non... Non so cantare in tedesco “ abbassa lo sguardo. Le prendo malamente il viso con una mano, alzandole la faccia in modo che mi guardi negli occhi

 

“ Sai cosa succede a quelli che come te non sanno le canzoni tedesche? “ ghigno. Lei deglutisce continuando a non rispondere. Prendo il fucile, lei sussulta ma non per paura, nei suoi occhi, al posto del terrore leggo una sorta di illuminazione, come se le fosse appena tornato in mente qualcosa che non ricordava da tempo. Con un filo di voce inizia a cantare. Con mio grande stupore la fisso e seccato le mollo il viso

 

“ Basta così “ dico. Lei smette e al mio ordine iniziano a marciare, andando avanti per ore intere. Io, Kurt e Franz osserviamo in disparte i judei seguendoli sulle moto e chi cade, per fatica o distrazione, e chi non canta, viene ucciso. Verso pranzo suona una sirena e portato un grosso pentolone aiuto alcuni miei comilitoni a servire la zuppa di patate ai prigionieri. Il soldato riempie il mestolo versando poi il liquido in una scodella che mi porge e che a mia volta, dò poco garbatamente, a turno, ai judei.

Passa un mese e le cose proseguono come di norma. Kurt spalanca la porta della baracca facendo uscire i detenuti, ordinando loro di mettersi in riga. Franz mi porge la lista dell'appello e una volta finita, noto un moccioso non presente nell'elenco. Mi avvicino facendolo sbiancare

 

“ E tu?! Da dove sbuchi fuori? “ dico seccato in tedesco. Non risponde fissandomi terrorizzato. Sorrido

 

“ Hmhmhm non avere paura “ dico ovviamente ironizzando. Lui sembra credermi, difatti sembra più sciolto, non deve avere più di otto o nove anni. Decido di sembrare gentile, i marmocchi credono facilmente a certi atteggiamenti. Mi abbasso alla sua altezza, ma quello che lui interpreta come un sorriso amichevole, uno sguardo più attento non lo confonderebbe mai con il mio classico ghigno

 

“ Se non sbaglio i mocciosi come te vengono messi nell'altro campo, per la lavorare la gomma della IG Farben “ lui continua a guardarmi immobile

 

“ Beh? Non rispondi? “

 

“ Sì... Ero lì... “ sussurra tremando

 

“ E allora spiegami. I fortunati che vengono portati lì dentro sono salvaguardati, hanno più cibo, degli stracci per coprirsi durante la notte e rispetto agli ebrei chiusi qui dentro hanno più possibilità di vivere più a lungo. Solo uno stupido scapperebbe da lì per entrare nel campo di sterminio “ ghigno. Lui abbassa lo sguardo sulla neve

 

“ Sono venuto qui... Perchè... Perché c'è la mia cuginetta “ mormora. Cuginetta? Oltre a lui non ci sono altri marmocchi! Alzo lo sguardo sugli altri detenuti, notando poi che l'azzurra deglutisce preoccupata guardando il moccioso. Mi alzo andandole di fronte

 

“ Hmhmhm bene bene bene. Mi ricordo di voi. All'arrivo eravate mano nella mano “ ghigno. Lei sbianca.

 

“ Hmhmhm ma che scena smielata! Kurt!! “ annuendo lui si avvicina al marmocchio sollevandolo dal collo della casacca. Il moccioso inizia a tremare e Kurt lo lancia malamente a terra, facendolo sprofondare nella neve. Il marmocchio si rialza debolmente, reggendosi a stento sulle gambe minute. Kurt inizia a colpirlo ripetutamente con il calcio del fucile e qualche calcio

 

“ Ehi Kurt! Aspetta! “ dico. Lui si volta fermandosi

 

“ Dimmi “

 

“ Non ammazzarlo ora. Vuole stare in questo campo? Benissimo. Gli faremo vedere cosa succede a quelli che stanno qui “ lui ghigna approvando, smettendo di infierire sul moccioso. Iniziamo la marcia e noto subito che il marmocchio non canta, ma muove la bocca a caso sperando di imbrogliarci

 

“ Ehi Vegeta, il marmocchio non canta! Perché non lo ammazzi?! “ mi dice Franz

 

“ Già, non vorrai risparmiarlo! “ interviene Kurt

 

“ Hmhmhm abbiate pazienza. Prima lo faccio patire, mi sono accorto anche io che non canta, ma prima di farlo fuori voglio che si stanchi “ ghigno. Passa un'ora e il marmocchio inizia a vacillare, quando inciampa nella neve, cadendo al suolo. Afferro il fucile pronto a sparare.

 

“ FERMI!! “ urlo. Tutti si bloccano e con due falcate raggiungo il moccioso ancora a terra. Senza lasciargli nemmeno il tempo di rialzarsi gli sparo alla nuca, ordinando poi a Franz di occuparsi del corpo. Vedo l'azzurra iniziare a piangere sommessamente, coprendosi il viso con entrambe le mani. Si asciuga subito le lacrime per timore di essere uccisa anche lei, fissando poi con occhi rossi e bagnati il cadavere del moccioso. Continuiamo la marcia per ore intere fino alla fine del nostro turno. Io, Kurt e Franz torniamo nel nostro commando, venendo sostituiti da dei nostri compagni addetti alla selezione per le camere a gas.

 

 

            … To be continued

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Capitolo 4
*** Per colpa di una sigaretta ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

16 aprile 1944 - Cracovia - Polonia

 

Spalanco la porta di legno, urlando poi in tedesco di scendere dai giacigli. Ancora intorpiditi dalla spossatezza scattano in piedi. Faccio l'appello come sempre, e per la seconda volta noto un marmocchio, più piccolo del suo predecessore, questo infatti non deve avere più di cinque o sei anni, l‘età minima a cui sono destinati i prigionieri nel campo per la lavorazione della gomma. Ma si divertono tanto a venire nel campo di sterminio?

Mi avvicino al moccioso
“ Ancora! Sapevo che gli ebrei erano stupidi, ma non pensavo che lo fossero fino a questo punto! Abbandonare il campo di lavoro per entrare in quello di sterminio! “ dico ad alta voce nel silenzio più totale. Kurt e Franz assistono alla scena senza dire nulla, mentre i prigionieri non osano aprire bocca. Ma questa volta non lo avrei ucciso il moccioso, no. Lo avrei risparmiato, facendogli provare le pene dell'inferno, d’altronde un marmocchietto del genere non sarebbe comunque durato a lungo.

“ Come ti chiami, marmocchio? “

“ ... S-Shulim... “

“ Bene. D'ora in poi sarai un numero, proprio come tutti questi schifosi ebrei che ti circondano! “ Sento chiaramente uno dei miei compagni prendere il fucile. Mi volto e vedo Kurt pronto a far fuoco

“ No Kurt. Questa volta lasciamolo vivo. Vuole stare qui, chi siamo noi per impedirglielo? “ dico ironicamente. Lui posa l'arma ghignando e come di norma iniziamo la marcia mattutina. A differenza dell'altro moccioso, questo canta le canzoni. Tsk! Non male! Andiamo avanti così per ore, dalle sei fino al rancio. Franz consegna le scodelle riempite con della zuppa malsana ai judei, mentre io e Kurt entriamo nel commando tedesco, dove c'è ad attenderci un buon pasto. Non facciamo molto caso al marmocchio, convinti come siamo che non sopravviverà e quando un giorno non si presenta all’appello non ci badiamo più di tanto.
Due mesi dopo faccio di nuovo l'appello, ordinando poi agli ebrei di iniziare la marcia. Mi avvicino a Franz

“ Fagli fare due ore di marcia, poi interrompi e fai iniziare i lavori, hai capito? “ lui annuisce controllando i detenuti. Faccio cenno anche alla sentinella di tenere d'occhio gli ebrei. Mi allontano di poco con Kurt, tornando poi in baracca, a quanto pare il generale ci deve parlare.

Ormai sono qui dentro da mesi e mi sorprendo di non essere già morta. Veniamo trattati come animali, ci hanno tolto la dignità, il rispetto e persino il nome. Non abbiamo più i nostri vestiti, i nostri affetti e nemmeno i nostri cari. Siamo stati accusati di cose mai accadute, noi non abbiamo mai derubato i tedeschi. E mentre le mie labbra si muovono da sole per cantare la canzone fascista, penso alla mia vita, al mio passato e al mio futuro.Uscirò mai da qui? E se dovesse accadere, sarò viva? Penso a Shulim, quel povero bambino, mi sento molto legata a lui, mi ricorda mio cugino e voglio proteggerlo, è così piccolo ed indifeso, non merita un trattamento simile, no! Lui non finirà come gli altri! Fortunatamente le S.S. non si sono accorte della sua assenza, il piccolo è nella mia baracca nascosto e relativamente al sicuro, spero che nessuno di loro metta le sue grinfie su di lui! La voce di Franz ci grida di fermarci, per fortuna che capisco il tedesco. Ci dice di iniziare i lavori e di interrompere la marcia. Mi avvicino a dei grossi blocchi di cemento, pronta per spostarlo, quando una ragazza mi si avvicina e, senza farsi vedere, mi parla

“ La vuoi una sigaretta? “ mi sussurra spingendo il blocco insieme a me. Io non rispondo, se mi vedessero parlare mi ucciderebbero all'istante

 

“ Ho un'amica nel campo di lavoro della gomma, lì hanno mele, coperte, e ci sono meno controlli, sono riuscita a farmi dare due sigarette stanotte, ne vuoi una? “ continua a mormorare.

Da quanto tempo non fumo una sigaretta? Da troppo. Senza nemmeno pensarci l'afferro, mettendola tra le labbra. Prende un fiammifero e accende la mia e la sua, dopo di che prendo una lunga boccata di fumo.

Ci voleva proprio, mi sento già più rilassata. Inspiro una seconda boccata, quando un urlo in tedesco mi fa sussultare.

“ Vegeta!! Vieni!! “ urla da lontano Franz. Mi volto

 

“ Che c'è?! “ rispondo chiudendo la porta del commando

 

“ Due prigioniere stanno fumando! “ ringhio correndo nella sua direzione seguito da Kurt. Una volta raggiunto vedo l'azzurra ed un'altra ebrea legate ad un palo

 

“ Sono loro? “ domando a Franz. Lui annuisce e io mi avvicino alle due prigioniere

 

“ Tsk, tu mi dai sempre problemi! “ dico all'azzurra. Lei inizia a tremare, probabilmente sicura di essere uccisa, ma non lo farò, non ancora almeno, ci serve per i lavori. La slego malamente, legandole la corda intorno al busto. Prendo l'altro capo della fune, avvolgendolo intorno al blocco.

“ TIRALO!!! “ urlo a pieni polmoni. Lei inizia a camminare tirando con le sue poche forze, il blocco di cemento

“ IN GINOCCHIO!! “ grido ancora. Lei si abbassa, appoggiando le ginocchia sul terreno ancora sporco di neve. Kurt fa la stessa cosa con l'altra ebrea. Vedendo che l'azzurra inizia a rallentare le urlo di continuare, senza però ricevere risultati. Le metto la suola dello stivale sulla schiena, premo verso il basso facendola cadere.

“ TI HO DETTO DI MUOVERTI!! “ le tolgo il piede e lei si rimette a fatica in ginocchio. Appoggia i palmi delle mani sul terreno e lentamente riprende a tirare il blocco. Va avanti così per un paio d'ore, quando cade a terra priva di forze. Guardo l'altra ebrea, ormai morta assiderata, che viene portata ai forni da un soldato.

“ Franz! Slegala e portala nella baracca “ gli ordino indicando l'azzurra. Lui annuisce obbedendo. Kurt ed io rimaniamo con gli altri prigionieri facendo proseguire i lavori. Passano velocemente altri due mesi. Nuovi detenuti sono arrivati al campo e con mia enorme sorpresa l'azzurra tira avanti.
Una mattina spalanco la porta seguito da Kurt

“ IN PIEDI!! “ urlo. Tutti sobbalzano e ancora assonnati scendono dai giacigli. L'unica che resta sdraiata è l'azzurra. Mi avvicino

“ HO DETTO DI ALZARSI! MUOVITI!! “ le urlo in faccia. Lei strizza gli occhi e si gira faticosamente su un fianco, riuscendo poi a mettersi seduta. È affannata e delle goccioline di sudore le bagnano il viso e il collo. La strattono per farla alzare, ma appena tocca il freddo pavimento con i piedi, si accascia a terra priva di forze. Kurt si avvicina abbassandosi

“ Ha la febbre “ dice

“ Sei sicuro? “

“ Sì. È rossa e calda “ si alza e fa per prendere il fucile, ma io lo blocco

“ Fermo. Può ancora esserci utile, portiamola in infermeria, se non si riprende allora la faremo fuori “ dico

“ Sì, va bene ! “

“ Tu resta con Franz, non mi fido a lasciarlo solo. Vedi che tutto proceda come al solito !

“ Certo, stai tranquillo “ prendo per un polso l'ebrea spingendola fuori dalla baracca. Faticosamente si regge in piedi, e poco dopo raggiungiamo la baracca addetta ai malati. Entriamo e lei si sdraia su un lettino libero. Nella stanza insieme a lei ci sono vecchi, bambini di varie età e dei gemelli. Io mi avvicino ad un ripiano dove ci sono siringhe, pinze ed altri attrezzi appartenenti al Dottore del campo, rigirandomene uno tra le mani. In quel momento egli entra in stanza.

“ Ciao, è nuova questa? “ fissa l'azzurra

“ Sì, ha la febbre. In un paio di giorni dovrebbe riprendersi, altrimenti... “ lui ghigna. Mentre continuiamo a parlare, entra il Dottor Mengele, che fissa con un ghigno sadico i presenti nella sala, portando poi con se un vecchio. Per quel pomeriggio faccio io la guardia ai malati, dopo di che mi faccio dare il cambio da un comilitone. Passano due giorni e una mattina entro nell'infermeria. L'azzurra è sdraiata immobile sul lettino bianco. Fissa stancamente il soffitto e la sua fronte è imperlata di sudore. Io ghigno guardando i presenti

“ Hmhmhm non siate così tristi. La vostra fine è vicina “ dico in tedesco. Quei pochi che capiscono sbiancano, gli altri mi fissano impauriti. I mocciosi più grandi iniziano a frignare e i più piccoli, vedendo gli altri piangere, li seguono a ruota senza sapere nemmeno il motivo.

 

           

… To be continued…

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Capitolo 5
*** Mantenere il segreto ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

19 Giugno 1944 - Cracovia - Polonia

 

I giorni proseguono monotoni. Sveglia alle cinque e mezza, appello, marcia, pranzo, marcia, cena, letto. Passa una settimana e una sera nel letto, mi torna in mente per l'ennesima volta la stessa immagine che ormai mi tormenta da giorni. Io e l'ebrea nell'infermeria. Mi giro supino per l'ennesima volta. Sono accaldato e sospiro cercando di calmarmi. Mi passo una mano sulla fronte imperlata di sudore e senza svegliare Kurt, scosto le coperte e scendo dal letto. Mi infilo gli stivali ed esco dalla stanza, a passo felpato mi dirigo verso la dispensa delle provviste. Afferro una pagnotta di medie dimensioni nascondendola poi nella giacca della divisa. Senza farmi vedere esco dal commando, avanzo nella neve diretto verso le baracche dei prigionieri. Arrivato alla porta di una di esse, dò due colpi sordi. Silenzio. Busso ancora due volte, dopo di che apro un piccolo spiraglio. L'interno della baracca viene illuminato debolmente dalla luce fioca della luna

“ So che sei sveglia. Esci “ dico. Vedo una figura alzarsi dal giaciglio e camminare lentamente verso la porta. Una volta fuori chiudo la porta, afferro il braccio magro della prigioniera e la porto dietro la baracca per non essere visti. Una volta nascosti la metto spalle al muro, e la bacio rudemente. Lei all'inizio sembra tesa, ma poi ricambia. Mi dò mentalmente dell'idiota per quello che sto facendo, ma nonostante tutti i miei sforzi non riesco a staccarmi da lei. Dopo un po' smettiamo per riprendere fiato, lei mi fissa con gli occhi sgranati. Prendo dalla giacca il pane e glielo porgo. Se prima era sorpresa adesso è senz'altro scioccata.

“ Beh? Non la prendi?! Dici che patite la fame e davanti a del pane mi fissi come se avessi visto un fantasma! “

“ ...... Perché me lo dai? Se ti beccano ti fanno fuori... “

“ Non sono affari tuoi. Prendilo o lo porto indietro “

“ ... Grazie... “ prende timidamente la forma di pane la divide a metà ed inizia a mangiarne una parte

“ Perchè non la mangi tutta? “

“ ... Perché l'altro pezzo lo mangio dopo “


“ Assolutamente no! “

“ E perché mai?! “

“ Se gli altri prigionieri ti vedono il pane ti linciano, e se la cosa giunge alle orecchie dei miei comilitoni ci rimetto anch’io! “

“ Non ti ho chiesto io di portarmi il cibo! “

“ Questo sarebbe il tuo ringraziamento?! “

“ ... Senti... Non mi farò vedere. Dormono tutti ora “

“ Stammi a sentire. Se vuoi che continui a portarti del pane non devi assolutamente farti vedere, tanto meno dividere! “

“ ... Lo so... Sta tranquillo “
“ No non sto tranquillo. Quello che ti porto non voglio che vada negli stomaci degli altri! “ ci sono pochi secondi di silenzio

“ .... Sei diverso tu “ sorride

“ Ti sbagli “

“ Tu non sei come gli altri! C'è qualcosa di diverso in te, anche se sei comunque uno stronzo!“

“ ... Tsk e mi devo anche prendere le botte di stronzo! “

“ Vedi? Sei diverso. Se avessi detto una cosa del genere ad un altro di voi sarei morta all'istante “

“ ... Adesso devo andare. E fai quello che ho detto, non dividere il pane con nessuno “

“ Va bene ... Grazie “ senza dire niente apro una specie di varco nel retro della baracca spostando gli assi giusti. Lei mi guarda sorpresa, per poi entrare. Senza farmi notare corro verso il commando. Fortunatamente nei corridoi non c'è nessuno, dandomi così via libera per tornare in camera. La mattina dopo riprende tutto normalmente. Durante l'appello guardo ancora l'ebrea, la quale, dopo aver mangiato il pane, mi sembra forse più in forze. Ordino a Franz di far iniziare la marcia, dopo l’uscita di stanotte non ho più chiuso occhio.

“ Vegeta, tutto bene? “ mi dice Kurt appoggiandomi una mano sulla spalla

“ ... Sì... Sono solo stanco. Stanotte non ho dormito molto “

“ Capisco. Beh, resisti ancora un po', il nostro turno finirà tra poco, poi potrai riposare un po’ “

“ Lo so... “

“ Senti... Sei sicuro di stare bene? Ultimamente mi sembri un po' più morbido nei modi “

“ Che vuoi dire? “

“ Voglio dire che non sei abbastanza severo secondo me. Prima non potevano sgarrare di tanto così, che si trovavano il piombo nel cervello “

“ Non mi sembra di essere più permissivo rispetto a prima “

“ Allora dovresti insegnare a quell'ebrea a non sfidarti “

“ L'azzurra? “

“ Esatto. Non fa altro che guardarti. Ti sfida con lo sguardo “

“ ... Per me interpreti male “

“ E come dovrei interpretarlo? Sono due i motivi per cui potrebbe guardarti. O ti sfida o prova attrazione per te “

“ Stai forse insinuando che sono brutto?! “

“ No, però... Ecco... “

“ Non è che visto che è ebrea non le funzionano gli occhi. I belli li vedono tutti “

“ Hmhmhm sempre il solito modesto eh? “

“ Ahahah realista, vorrai dire “

“ Quindi secondo te hai fatto colpo?! “

“ Non so ... Comunque sia non mi interessa! “

“ Mah... Comunque anche se fosse non deve prendersi certe confidenze, e lo sai “

“ Sì. E tu sai anche quali sono i reali motivi per cui sono entrato nelle SS., lo sai, più di tanto non mi interessa. “


Ero appena stato preso nelle squadre naziste, e da apprendista, venni affidato ad un componente delle SS. Avevo poco più di vent'anni, quando entrai per la prima volta in una caserma tedesca. Il comandante, dopo aver osservato bene i nuovi arrivati, compreso me, mi si avvicinò

“ Io ti conosco. Ho sentito parlare di te, si dice che nonostante tu sia una matricola sia in gamba “

“ Grazie signore “

“ È una cosa che non facciamo mai, ma voglio metterti alla prova, ragazzo. Ti affiderò a uno dei soldati migliori delle SS. e se lui ti riterrà all'altezza potrai entrare subito nelle Schutzstaffeln “

“ Farò del mio meglio signore. Non la deluderò “

“ Molto bene. Kurt!! Vieni qui! “ voltai lo sguardo a destra e vidi spuntare da dietro il muro un ragazzo di tre o quattro anni più grande di me. Appena mi raggiunse mi poggiò amichevolmente una mano sulla spalla destra

“ Sono sicuro che da questo ragazzo potremo aspettarci molto, signore “ disse lui

“ Me lo auguro. Adesso andate “ il mio istruttore si voltò e s’incamminò in una stanza adiacente, io lo seguii all'interno di essa. Appena entrati trovai un ebreo sui cinquant'anni che appena ci vide sbiancò.

“ Fammi vedere quello che sai fare “ mi sorrise lui. Ghignai e mi scrocchiai le dita, mi avvicinai all'ebreo e iniziai a malmenarlo. Lo afferrai per il colletto della maglia e gli tirai una ginocchiata allo stomaco. Cadde a terra sputando saliva e lo presi per i capelli, sollevandolo. Iniziai a tempestarlo di pugni al volto, calci all'addome. Andai avanti così per una buona ventina di minuti. Ormai l'ebreo era a terra quasi svenuto, quando Kurt mi si avvicinò.

“ Sei bravo! Ma ti do un consiglio. Quando cade aspetti troppo prima di colpirlo ancora. Non devi dargli tregua, ok? “

“ Va bene. Continuo? “

“ No, va bene così “ mi sorrise. Mi ispirò subito simpatia, eppure lo conoscevo da appena mezz'ora

“ Dì un po'. Sei voluto entrare nel nostro esercito per salvarti la pelle oppure perché sei d'accordo con il regime? “

“ ... Perché sono d'accordo con il regime “

“ ... Di me puoi fidarti, ragazzo. Come ti chiami? “

“ Vegeta “

“ Non dirò nulla a nessuno. Io personalmente sono d'accordo solo in parte con il Führer, a me non interessa conquistare il mondo, non ho queste manie di grandezza, voglio solo estirpare gli ebrei “

“ Anche io. Ma sono entrato anche per un altro motivo... “

“ Cioè? “

“ ...... Mia nonna è ebrea. Suo marito, mio nonno, faceva parte dell'esercito tedesco da sempre, già da prima che arrivasse il Führer. Sono molto legati e nonostante mio nonno sia ariano vuole molto bene a mia nonna, ma ormai è vecchio, è in pensione da molti anni e non ce la fanno a spostarsi per scappare. Così mia nonna mi ha pregato di aiutarla e ho deciso di entrare nell'esercito, abbiamo falsificato dei documenti e mia nonna ufficialmente risulta un‘ariana adesso. Me la cavo con le armi. E anche se venisse scoperta la sua vera identità, essendo dentro, conosco gli spostamenti ed i piani d'azione, così potrei avvertirla “

“ È un gesto nobile il tuo, ma quella donna è pur sempre un'ebrea e se venissero a sapere delle tue origini “Impure” potrebbero fartela pagare cacciandoti dalle S.S. o addirittura uccidendoti. “

“ Lo so, ma non ha mai praticato nessun lavoro, quindi non ha mai imbrogliato nessuno. Non può essere uccisa “

“ Non lavorava? Noi soldati non abbiamo uno stipendio poi così alto. Come faceva tuo nonno a mantenere la famiglia? “

“ Mia nonna andava nelle case delle signore benestanti a fare pulizie. Anche volendo come poteva imbrogliare? “

“ No, non poteva proprio... “

“ Esatto “

“ Beh, sta tranquillo. Non dirò nulla a nessuno, tua nonna è in mani d'oro. Adesso seguimi, sei ufficialmente nelle SS. “ sorrise.

 

            … To be continued…

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Capitolo 6
*** In infermeria ***


19 Giugno 1944 - Cracovia - Polonia

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

19 Giugno 1944 - Cracovia - Polonia

Anche oggi mi tocca fare da guardiano a questi animali. Il Dottor Mengele entra ed esce portando con se i malati. Entra nuovamente addocchiando l'ebrea dai capelli azzurri

“ Mmm e questa? “

“ Ha la febbre. È qui da tre giorni, dovrebbe esserle scesa ma credo che qualche linea di troppo l'abbia “

“ Mmm capisco. Niente male però! Hmhmhm me la terrò per ultima “

“ Hmhmhm come desidera “

“ Molto bene. Tu! Muoviti!! “ urla ad un bambino biondo sui sei anni. Lui lo segue tremando e io ritorno ad appoggiarmi al ripiano

“ Hmhmhm voi due sarete i prossimi “ ghigno fissando due gemelli maschi. Loro sussultano “ Non immaginate nemmeno cosa vi aspetta hmhmhm “

“ ... Perché... Il dottore ci visiterà e basta... “ sussurra appena uno dei due

“ Ahahahah non proprio. Siete sicuri di voler sapere cosa vi attende? “ sbiancano

“ Sarete le cavie del Dottor Mengele, lui adora i gemelli. Ha sempre praticato esperimenti su di loro per studiare le reazioni chimiche. Pensa che siate degli esemplari speciali, sia gli omozigoti che gli eterozigoti “ tutti mi fissano terrorizzati, sono tutti marmocchi tra i due e i diciotto anni, ma ciò non mi ferma, così continuo.

“ Una volta ne ha persino vivisezionato uno... Vivo! “ ghigno. Iniziano letteralmente a tremare

“ Ma non solo. Fa loro delle punture con delle strane sostanze per vedere come muoiono e quanto ci mettono, e non è tutto, strappa i loro occhi e li mette dentro dei contenitori con dell'acqua “ rivelo.

I marmocchi urlano scoppiando a piangere. I vecchi presenti non credo abbiano capito perché ormai moribondi e l'azzurra strizza le palpebre, come per scacciare l'immagine dei bambini torturati fino alla morte. In quel momento entra il Dottore. I mocciosi urlano istericamente continuando a piangere disperati. Privo di pazienza il Dottore li prende di peso mentre loro scalciano piangendo terrorizzati. Rimango solo con l'azzurra che, consapevole di essere la prossima, trema terrorizzata. Con noi ci sono solo due vecchi, ma non credo che al Dottore interessino, non servirebbero nemmeno per degli esperimenti. Li osservo entrambi. Uno ha gli occhi chiusi e il petto è immobile. Tsk, morto. L'altro credo abbia perso conoscenza.

“ Hmhmhm dovresti essere onorata! Soddisferai il grande Dottor Mengele! “ dico senza ottenere risposta. Lei continua a fissare il soffitto con sguardo vuoto, spento, lasciando che una lacrima le solchi la guancia.

“ ... Perché fate questo... “ la sento sussurrare dopo poco

“ Siamo esseri umani anche noi... Non abbiamo fatto nulla di male “ singhiozza. Io ghigno

“ Hmhmhm esseri umani. Voi siete degli animali, ecco cosa! “ lei nega debolmente con la testa

“ ... Hitler ci odia... Ma perché? “

“ È molto semplice. Avete rovinato la Germania! “

“ E come? Dimmi come l‘abbiamo rovinata? Molti di noi non sono neppure tedeschi... “ piange

“ Sta zitta, non hai il diritto di parlare “

“ Io sono un dottore... Faccio il mio lavoro onestamente. Come posso portare in rovina il paese che mi ha accolta? “

“ Qui non si parla di te, ma in generale. Tu puoi essere onesta quanto vuoi, ma quelli della tua razza sono conosciuti in tutto il mondo per la loro disonestà! “

“ Non bisogna fare di tutta un'erba un fascio! Non potete arrestare solo i disonesti e trattarli comunque in maniera decente? “

“ E sprecare tempo? Tsk siete troppi, come le formiche! Dovete essere eliminati! Dal primo all'ultimo! “

“ Ma non tutti sono così! Le persone come me che non hanno mai imbrogliato nessuno non ne possono nulla! Perché devono pagare donne, vecchi e bambini per le malefatte di una persona che nemmeno conoscono? “

“ Perchè fate parte della razza ebraica. E mi viene il voltastomaco a sapere che nella mia nazione, nella mia città vivono esseri inferiori come voi!! “ mi volto verso il ripiano dandole le spalle.

“ Se un tuo parente fosse ebreo? Tua madre, tuo padre, tua moglie oppure tuo figlio “

“ Non sono così idiota da sposare una donna inferiore a me e di procheare con lei un figlio, quindi la cosa non mi tocca “

“ Ma i genitori non si possono scegliere. Ci capitano e quelli che sono dobbiamo accettarli. Se mettessero tua madre in un campo come questo? Senza cibo né acqua, costretti a dormire ammassati uno sull'altro in piccole cunette nel muro. Senza vestiti al gelo, senza dignità. E se tu fossi l'incaricato di sorvegliare il suo gruppo, te la sentiresti di farle fare tutti quei lavori? Riusciresti a trattarla come un'estranea? Come se quella donna non fosse tua madre? Io penso di no “

“ ... Mia madre era ariana. Razza pura “

“ Le mie sono soltanto ipotesi “

“ Qui nessuno ti ha chiesto di ipotizzare “

“ Non vuoi rispondere perché sai che ho ragione! “

“ Ripeto che la cosa non mi riguarda. Non avendo avuto una madre ebrea non mi pongo nemmeno il problema di come mi sarei comportato con lei. Piuttosto tu, come te la cavi a letto? “ chiedo a bruciapelo

“ ... Cosa? “ volta il capo verso di me con aria scioccata

“ Hmhmhm spero per te bene, o il Dottore non ti grazierà “

“ ... Non capisco... “ mi guarda con aria sperduta

“ Mi prendi in giro? Tsk “ lei continua a fissarmi interdetta

“ ... Cosa vuol dire che non mi grazierà? “

“ Ma lo fai apposta? “

“ Faccio apposta cosa? “

“ A non capire! “

“ No che non lo faccio apposta! Spiegati! “

“ Voglio dire che se non scopi bene verrai uccisa all'istante! “

“ C-Cosa? “

“ Hmhmhm esatto. Di che ti stupisci? Pensavi che ti desse delle medicine per la febbre? “ rido

“ ............... “

“ Da quel che ho sentito il Dottore non se la cava male sotto le lenzuola “ ghigno

Lei fa una smorfia e volta la testa disgustata. Dopo quel breve dibattito non ci rivolgiamo più la parola e contro ogni nostra aspettativa in un paio di giorni la febbre le passa completamente ed il giorno successivo è di nuovo pronta per lavorare.

 

 … To be continued …

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Capitolo 7
*** Mi fido di te ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

26 Giugno 1944 - Cracovia - Polonia

 

Dopo qualche ora il nostro turno finisce e finalmente posso andare a recuperare le ore di sonno perdute. Entro al commando seguito da Kurt, andiamo poi nella nostra camera. Mi lascio cadere sfinito sul letto sotto lo sguardo interdetto del mio compagno.

“ Eeeh... L'età si fa sentire amico “

“ Ma stai zitto. Sei più vecchio di me “ rido

“ Hmhmhm appunto! Io che sono più vecchio non sono stanco “

“ Genio, tu hai dormito, io no “

“ Sei sicuro di stare bene? Tu di solito dormi più del materasso, per fortuna che non russi! “

“ Sì che sto bene... Ho solo avuto difficoltà ad addormentarmi, tutto qui “

“ Mah... Sarà “ si sdraia anche lui sul suo letto

“ Certo che qui ci si annoia a volte. Non c'è niente da fare “ dico sospirando

“ Beh possiamo sempre torturare Franz! Ahahah ti ricordi che faccia che ha fatto quando siamo andati dal comandante mentre era nudo come un verme? “

“ Hmhmhm e chi se lo dimentica! “ rido

“ Ci credo che si vergognava! Un bambino di dieci anni è messo meglio di lui. Ah! Ho scoperto perché è il cocco del comandante, tsk “

“ Cosa?! Dimmi! “

“ È il figlio del fratello, lo stronzetto. Lo zietto l'ha fatto salire di grado “

“ Tsk! Noi ci siamo fatti il culo per arrivare qui e lui arriva bello fresco! “

“ Già! Ma nonostante questo è ancora sotto di noi “ dice lui

“ Ci mancherebbe! Se il comandante mi mette agli ordini di quel marmocchio mi sentirà! “

“ Ci puoi giurare amico! Di sicuro io non starò buono e zitto “

Quella notte esco come sempre, nascondendo un pezzo di pane nella tasca dei pantaloni. Mi nascondo correndo dietro la baracca e dopo aver bussato due volte, due assi si spostano, e l'azzurra fa capolino. Si alza spolverandosi i pantaloni della casacca e mi si butta al collo, baciandomi. Ormai andiamo avanti così da una settimana, per fortuna ancora non ci ha scoperti nessuno. Tiro fuori dalla tasca il pezzo di pane, lei lo prende, fissandolo delusa

“ Come mai è così piccolo? “

“ Non posso di certo portarti la forma intera! Se ne accorgerebbero subito! “

“ No... Quella intera no, ma un po' più grande... “

“ Tu cerchi di prendermi in giro, vero? Questo pezzo per una persona basta. Tu lo dividi con qualcuno “

“ ... Io... No... “

“ Dimmi con chi lo dividi! “ in quel momento vedo alla mia sinistra un testa spuntare dal buco delle assi e allora comprendo, ecco come ha fatto a salvarsi quel moscerino! Si era nascosto in baracca!!

“ Brutto! “ scatto verso di lui abbassandomi per tentare di prenderlo. Lui corre dentro terrorizzato. Cazzo! Se lo dice a qualcuno sono fottuto!

“ Fermo! Lascialo! È solo un bambino! “ dice lei

“ È a lui che dai il cibo, vero?! “

“ ... Sì ... “

“ Se quello lo dice ci fanno fuori! “

“ Gli ho spiegato la situazione. Non dirà una parola “

“ Me lo auguro! Ma se provi a dare cibo anche agli altri non ne avrai più! “

“ Cos'ho di diverso io rispetto a loro? Perché a me sì e a loro no? “

“ Perché lo decido io! “

“ Rispondimi! “

“ Ti ho risposto! “

“ No! “

“ Adesso smettila! Devo andare. Va dentro e non farti vedere “ lei mi guarda stringendo nelle mani il pezzo di pane

“ Va bene “ si accuccia ed entra nella baracca. Io torno al commando. Silenziosamente entro in stanza, mi levo gli stivali e mi metto a letto. Mezz'ora dopo Kurt si gira su un fianco, svegliandosi

“ Vegeta... “

“ Mmm “

“ Ti devo parlare “

“ Dimmi “

“ ... È da un po' che l'ho notato. La dispensa ultimamente si svuota. Manca spesso il pane, tu ne sai qualcosa? “

“ Io? E perché dovrei? “ dico fingendo indifferenza

“ Non so. Vorrei capire chi è che prende il cibo di notte “

“ Io no “

“ Ok. Allora se scopri qualcosa avvertimi “ sbadiglia. Non posso non dirglielo, è il mio migliore amico

“ Kurt... Io mi fido di te. Sei come un fratello per me... Posso sempre fare affidamento su di te... Giura che quello che sto per dirti non lo dirai a nessuno “

“ Che hai combinato? “

“ ... Sai l'ebrea con i capelli azzurri... “

“ Tsk sì. Ci da un sacco di grattacapi quella! “

“ ... Ecco... Io... Credo di provare qualcosa per lei... “

“ Tu cosa?! Sei impazzito?! “

“ Non lo so “

“ Non approvo assolutamente! Vegeta!! Ti porterà solo guai! Se gli altri lo scoprono ti fucileranno all'istante! “

“ Lo so! Tu non sai quante volte ho provato a convincermi! Non faccio altro che ripetermi che sto sbagliando, che è una pazzia!! Ma non ci riesco! “

“ Trovatene un'altra! Rassegnati, quella finirà nelle camere a gas, proprio come tutti gli altri! “

“ No. Lo impedirò “

“ E come? Sentiamo! “

“ Non lo so! Chiederò di essere io a fare le selezioni per le camere, così non la sceglierò! “

“ Non potrai farlo sempre tu! I turni cambiano, lo sai! “

“ Vorrà dire che se toccherà a te non la sceglierai! “

“ Cosa?! Dovrei salvare una sporca ebrea? “

“ Lei non ha fatto niente! Era un dottore! “

“ Non difenderla!! “

“ Anche mia nonna allora era una sporca ebrea! Eppure non ha mai fatto nulla contro la Germania! “

“ Tua nonna ora non c'entra! “

“ C'entra eccome! Non puoi escluderla solo perché era mia nonna! Apparteneva anche lei alla razza ebraica! “

“ ... Le donne ariane sono molto meglio! “

“ Non ho deciso io di farmela piacere! “

“ Sei senza speranze... “ sospira

“ Mi aiuterai, vero? “

“ Sì... Ma solo perché sei tu! Ecco perché il cibo spariva! “

“ ........ “

Ogni mattina facciamo l'appello e la marcia e Kurt continua a tenere d'occhio l'ebrea. Finito il nostro turno facciamo per tornare nella nostra baracca, quando vedo un prigioniero appoggiato al muro, dal simbolo sulla sua casacca capisco che si tratta di un criminale comunista italiano, probabilmente un partigiano. Mi avvicino prendendolo per il
colletto

“ Ma chi abbiamo qui! “ lui non risponde

“ Vegeta andiamo. Non ho voglia di perdere tempo con questo animale “ dice Kurt

“ Hmhmhm aspetta, voglio divertirmi. Canta!! “ inizia a cantare una canzone in italiano

“ Canta una canzone nazista!! “ lui si ferma fissandomi con aria di sfida. Mi sorge il dubbio che non mi capisca.

“ Capisci quello che dico, italiano? “ lui non fa nè sì nè no. In quel momento passa Hans un comilitone, accompagnato dall'inseparabile cane Friz, un dobermann enorme

“ Hans!! Friz per caso ha fame? “

“ Hmhmhm ha giusto un languorino! “ ghigna avvicinandosi. L’italiano sbianca

“ Hai un'ultima possibilità. O canti o finisci nello stomaco di Friz “ ghigno

“ NON CANTERÒ MAI LE VOSTRE CANZONI NAZISTE!! “ urla

“ Molto bene “ lo lascio cadere malamente al suolo

“ FRIZ!! ATTACCALO!! “ il cane abbaia e gli si scaglia contro, sventrandolo. In un minuto l'italiano è immerso in un lago di sangue privo di vita.

 

 

            … To be continued…

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Capitolo 8
*** Primi sospetti ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

26 agosto 1944 - Cracovia - Polonia

 

Passano due mesi ed ormai è agosto. Una mattina come le altre prendo la lista dell'appello ed inizio a leggere i numeri, quando vedo con la coda dell'occhio Franz arrivare.

Franz! È l'ennesima volta che arrivi in ritardo!!

“ Non sei nelle condizioni di poter fare lo sbruffone, Vegeta! “

“ Lo dici tu! Io non faccio lo sbruffone, sono il tuo superiore! “

“ Sì, lo dico io. Con quello che so potrei portarti davanti al plotone d’esecuzione! “

“ Chiudi il becco e mettiti in fila con il resto dei soldati! “

“ Non darmi ordini!! Non ti conviene!!

“ Non contestarmi!!!

“ ALMENO IO NON ME LA FACCIO CON LE JUDEE!!!

Hmhmhm e perché? Io sì? “

“ TU SÌ!! TI HO VISTO!! “

“ Non dire idiozie!! “

“ NON HO VISTO CHI FOSSE, MA SONO SICURO CHE ERA LUI!! “ urla rivolto agli altri. Alcuni iniziano a bisbigliare tra loro

Franz smettila. Stai dicendo un mucchio di sciocchezze “ interviene Kurt

“ È INUTILE CHE LO DIFENDI!!! LO SAI ANCHE TU!!! UN SOLDATO TEDESCO CHE SCOPA UN'EBREA!!! “

“ ADESSO BASTA!! SMETTILA DI DIRE CAZZATE!!! “ urlo infuriato

“ DICO LA VERITÀ!! “ mi avvicino a lui sollevandolo per il colletto della divisa

“ Giuro sul mio onore che se non chiudi quella fogna ti faccio pentire di essere nato! “ sibilo

“ Sai che paura! “

“ Parli così solo perché il tuo zietto ti para il culo!! “

“ A me lo para, a te lo sfonda! “ non ci vedo più dalla collera. Gli affondo un pugno nello stomaco che gli fa sputare saliva.

“ Questa... Questa la paghi... “ mi minaccia lui restando a terra dolorante. Prendo il fucile e glielo punto contro, facendo sgranare gli occhi sia ai prigionieri, sia ai miei comilitoni

“ Vegeta... Calmati... Non fare pazzie “ cerca di farmi ragionare Kurt

“ Chiedi perdono o giuro che sparo!!

“ Non ne hai il fegato “ mi sfida

“ Vogliamo vedere? “

“ Uno... Uno che scopa con un ebrea come può sperare di riuscire ad uccidere un vero tedesco? “

“ TI RIPETO CHE NON MI CI VUOLE NIENTE A FARTI SALTARE LE CERVELLA! “

“ Se mi uccidi mi seguirai all'inferno! Mio zio non te la lascerà scampare! “ gli metto la canna del fucile sotto il mento

“ TI DO L'ULTIMA POSSIBILITÀ! O IMPLORI PIETÀ O SPARO!! “

“ SCORDATELO!! “ non me lo faccio ripetere due volte. Carico il colpo e sparo, mirando tuttavia alla spalla, non sono così stupido, so a cosa andrei incontro se facessi fuori questo coglione e già ho abbastanza grattacapi senza che ci si metta anche lui a complicarmi l‘esistenza.

“ AAAHH!! “ lui urla in preda al dolore, mentre la canna del mio fucile ancora fuma. Gli astanti sussultano.

“ Tu!! Portalo via!! “ ordino ad un soldato. Lui sobbalza, credo che nessuno mi abbia mai visto così infuriato. Obbedisce e subito aiuta Franz ad alzarsi, portandolo poi verso il commando. Kurt mi fissa scioccato

“ Sei... Sei impazzito? “ balbetta

“ L'avevo avvertito!! “ poso il fucile e riprendo a fare l'appello come se non fosse successo nulla. Al numero dell'ebrea dai capelli azzurri alzo lo sguardo, incontrando i suoi occhi. È scioccata come, se non più degli altri, visto che si parlava di lei. La marcia inizia, ma dopo circa mezz'ora un soldato mi urla dalla porta del commando di raggiungerlo. Affido i prigionieri ad Hans e io e Kurt raggiungiamo il comilitone

“ Il comandante ti vuole parlare, Vegeta “

“ Vado “ lo supero seguito da Kurt. Una volta raggiunta la porta del comandante la apro, trovandomi davanti al mio superiore

“ Eccoti! Si può sapere perché hai sparato a Franz?! “

“ Glielo spiego subito! Non esegue gli ordini, fa quello che vuole! Solo perché è suo nipote crede di poter comandare su tutti! La sveglia è alle cinque e mezza per tutti e lui arriva alle sei passate! “

“ Lui ha detto che ti scopi un'ebrea “

“ E lei gli crede?! “

“ Spero tanto che si sbagli! “

“ È ovvio!! Quello lo dice apposta! Veda di dargli una strigliata! Quel marmocchio deve capire che qui io sono il suo superiore ed è a me che deve obbedire! Glielo faccia capire lei! “

“ Sì, ci proverò. E vedi che non scoppino altri casini “

“ Agli ordini “ detto questo gli faccio il saluto nazista e mi giro per lasciare la stanza. La mattina seguente, mi sveglio una mezz‘oretta prima del solito. Aspetto nel letto che scocchi l'ora, quando poi sono costretto ad alzarmi e vestirmi. All'ora dell'appello Franz è più puntuale di un orologio svizzero e mi guarda scornato con la spalla fasciata. Tsk sicuramente si aspettava che lo zietto desse ragione a lui.

“ Il comandante ha detto che oggi c'è la selezione per le camere a gas “ sibila Franz. Io mi giro verso Kurt, facendogli un cenno d'intesa.

“ Vado io. A dopo “ dice lui andando verso gli ebrei. Urla in tedesco di seguirlo, e mentre i detenuti si dirigono a loro insaputa verso la morte, Kurt si gira verso di me. Ricambio lo sguardo, la salverà. Poco dopo tornano e la vedo. Sapevo che l'avrebbe salvata.

Tsk visto? Te l'ho salvata “ mi sussurra lui venendomi accanto

“ Vedo “ sorrido

“ Che mi fai fare... Risparmiare un'ebrea... “

“ Quando toccherà a te mi dirai “

“ Io guarderò le donne ariane, signorino “

Hmhmhm signorino a chi?! “

“ A te, Romeo “

Tsk Romeo... Quando sarai tu perso per una donna riderò io! “

“ La mia donna sarà bellissima “

Hmhmhm prima trovala “

“ Che vuoi insinuare?! “

Hmhmhm sei vecchio ormai! “

“ Cosa hai detto?! Vecchio a chi!! Ho poco più di trent'anni! “

Hmhmhm sto scherzando. Non vedo l'ora di diventare zio “

Ahahah già mi accolli un marmocchio? “

“ Non lo vuoi un figlio? “

“ Mah... Vedrò “

“ Vuoi privarmi della gioia di essere zio?! “

Hmhmhm scommetto quello che vuoi che gli lasceresti passare lisce ogni cosa, vero? “

Hmhmhm può darsi, ma ci vuole anche disciplina “ continuiamo a parlare incamminandoci verso il commando.
Passano due settimane e l'autunno ormai bussa alle porte. Cammino per i corridoi dirigendomi verso la mia stanza, quando incontro Kurt, che allarmato, mi ferma

“ Vegeta! Ti devo parlare “ fa preoccupato

“ Dimmi “

“ Credo ti abbiano scoperto. Ho sentito Franz parlare con il comandante, hanno capito! Ti hanno scoperto! “

“ Cosa?! Cazzo... “

“ Devi scappare! Domani all'alba ti fucileranno davanti all'esercito e ai prigionieri, e dopo verrà il turno della donna “

“ Non c'è un minuto da perdere! “

“ Va in camera e prendi tutto quello che ti serve, cibo e vestiti. Dietro la baracca della tua ebrea c'è la rete che si solleva per un piccolo tratto, uscite da lì e scappate il più lontano possibile “

“ Scappate?! Tu verrai con noi! “

“ Non posso. Non dovrei nemmeno aiutarti, ma non posso permettere che ti ammazzino “

“ E io non posso permettere che ammazzino te! “

“ Io non corro pericoli! “

“ Lo dici tu! Non ci metteranno molto a capire che mi hai avvisato tu! Fucileranno te domani mattina al mio posto! Non fare storie e muoviti! “

“ ... Ma io... “

“ Niente ma! Non lascerò mai che un mio amico venga ucciso per colpa mia! Avanti vieni! “ lo prendo per un braccio trascinandolo nella nostra stanza. Prendiamo le giacche delle divise più pesanti, per poi infilarle sopra quelle meno invernali che già indossiamo. Mentre lui continua a prepararsi in fretta e furia io corro fuori cercando di essere il più indifferente possibile. Dopo essermi accertato di non essere visto, apro la dispensa, afferrando pane, due bottiglie d'acqua, qualche frutto, infilando poi il tutto in una sacca. Ritorno velocemente in stanza, dove trovo Kurt che prende due pistole, che nasconde nella giacca. Afferra tre cariche di munizioni infilandole nelle tasche dei pantaloni

“ Ho preso del cibo. L'ho messo nella sacca “

“ Io le armi... Anzi, tieni queste. È meglio che ne porti anche tu, non si sa mai “ mi porge altre due pistole e quattro cariche di colpi. Li prendo mettendo le pistole nelle tasche interne della giacca. Due cariche munizioni le metto insieme alle pistole, le altre due nelle tasche dei pantaloni.

“ Ora non ci resta che aspettare la notte “ dico sedendomi nervosamente sul letto

“ ... Forse è meglio se non vengo “

“ Non dire idiozie! Tu verrai! A costo di trascinarti per tutta l'Europa di peso, tu verrai con noi! “

“ ... Sarò solo un peso! Il cibo già scarseggia! Non basterà nemmeno per voi due, figuriamoci per tre! “

“ Non m'interessa! Lo compreremo! Oppure lo ruberemo!! Tu verrai! “ lui sospira

“ Immagino che non ti farò cambiare idea “ sorride

“ Dovresti conoscermi ormai “ ricambio

“ Già. Senti, sono le otto. Tra poco si cena. Meglio fare rifornimento prima di partire “

“ Sì, giusto. Andiamo “ ci alziamo dal letto, andando poi verso la mensa.

 

 

            … To be continued

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Capitolo 9
*** Fuga ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

3 settembre 1944 - Cracovia - Polonia

 

Entriamo in mensa e c'è un chiasso assordante. Mi sento teso come una corda di violino. Mi sento osservato, preso in giro. Vedo gente sorridermi, non so distinguere se sono beffardi. Ci sediamo a tavola ignorando volutamente gli astanti, evidentemente ignorano che io sappia le loro intenzioni. Molti probabilmente già mi immaginano con il petto pieno di piombo, sdraiato in un lago di sangue. A questo pensiero rabbrividisco.

“ Ci fissano “ dico cercando di sembrare normale

“ Ho notato. Cerca di essere il più indifferente possibile “

“ Certo “ sorrido mostrandomi tranquillo ai commensali. Ci portano la cena, e dopo aver consumato il pasto torniamo in stanza. Ci mettiamo sotto le coperte senza cambiarci. Non leviamo nemmeno gli stivali. Le ore sembrano non passare mai. Uscire dai lager è praticamente impossibile, le reti sono attraversate dalla corrente e... Cosa?!

“ Kurt! “ dico

“ Che c'è... “

“ Cazzo, non possiamo uscire! Anche se la rete si alza dal retro della baracca, è attraversata dalla corrente elettrica! “

“ No. Ci sono due stanghe di ferro prima e dopo il tratto in cui si solleva. I fili si interrompono, se ci fai caso sono attorcigliati a quei due tubi. Possiamo passare tranquillamente “

“ Ah... Ok “ sospiro. Se sbagliamo anche solo un passo siamo morti. Guardo l'orologio: mezzanotte.

“ È mezzanotte. Quando andiamo? “ chiedo

“ Tra poco. Da mezzanotte e mezza in poi “ annuisco senza rispondere. Il cuore mi va a mille. L'ora scocca. Mancano venti minuti all'una e silenziosamente mi alzo dal letto e vado alla finestra. Fortunatamente la nostra camera dà sul retro. Apro le ante e con un semplice salto scavalco il davanzale, che dista dal suolo appena un metro. Qui nessuno può vederci, siamo tra due baracche. Anche Kurt scende e passando dietro tutte le baracche, costeggiamo il campo, arrivando poi dietro quella dell'ebrea dopo aver evitato i fari che le sentinelle sulle torrette fanno ruotare per illuminare le varie parti del campo. Busso due volte, come al solito, e poco dopo lei fa spuntare la testa, ma appena vede Kurt, accucciato affianco a me, sbianca. Fa per rientrare, ma prontamente la prendo per un polso

“ Lasciami! “ sussurra lei

“ Sssh! Avanti esci! “

“ Perché? “

“ Ce ne andiamo! Ci hanno scoperti! “ sussurro

“ Cosa?! E lui che ci fa qui? “ guarda Kurt

“ Lui mi ha avvertito. Vogliono fucilarci domani all'alba “

“ E deve venire anche lui? “

“ Sì! È il mio migliore amico! Avanti muoviti! “

“ Un attimo... “ rientra dentro per poi uscire con il marmocchio, quello che era venuto dal campo della lavorazione della gomma e che avevamo risparmiato.

“ Lui non viene! “ dico categorico

“ Invece sì! Shulim è mio amico! “

“ Grrr basta che ti muovi! “ loro escono. Kurt solleva il pezzo di rete e strisciando per terra passa dall'altro lato. Il moccioso ebreo lo segue, poi va l'azzurra e infine io. Una volta fuori ci alziamo lentamente cercando di non fare rumore, ma l'ansia e la paura prendono il sopravvento. Senza che nessuno parli iniziamo tutti e quattro a correre come matti, ma tempo di percorrere dieci metri, un urlo in tedesco ci gela il sangue nelle vene. Il soldato sulla torretta ci punta contro il faro, illuminandoci.

“ CORRETE!!! “ urlo, corriamo a perdifiato per il sentiero che porta alla boscaglia. Si sente uno sparo e sento Kurt cadere dietro di me

“ NO!! KURT!! “ inchiodo e torno indietro. Lui si rialza

“ Tranquillo, sono inciampato “ riprendiamo a correre con i soldati che ci sparano addosso. Scompariamo nel buio, facendo perdere le nostre tracce alle sentinelle. Camminiamo per la campagna nella periferia di Cracovia e ormai è notte inoltrata.

“ Io ho fame Bulma... “ si lamenta il marmocchio

“ Nessuno ti ha chiesto di venire! “ sbotto seccato

“ Ehi! È solo un bambino!! Non potevo lasciarlo lì dentro!! “ ribatte l'ebrea

“ Bada a come parli!! Un'altra risposta del genere e ti faccio secca! “ soggiunge Kurt

“ Kurt! “ intervengo

“ Che c'è Vegeta! Non senti come ti risponde? “

“ Sì che sento, ma è diverso “

“ Non è diverso proprio per niente!! Ebrea è ed ebrea rimane!! “ sospiro e mi siedo ai piedi di un albero

“ E ora che fai?! “ dice lui fermandosi

“ Ci fermiamo. Credo siano le due passate “ lui si siede accanto a me, imitato da Bulma e dal moccioso che sgranocchia una pesca che mi sono portato dietro dal commando.

“ Dammi un po’ d’acqua “ dice lui. Prendo la sacca e tiro fuori una delle due bottiglie, porgendogliela. Lui l'afferra e comincia a bere avidamente

“ Ehi! Calma! Ce l'abbiamo contata! “ gli strappo letteralmente la bottiglia di mano

“ Tsk, che modi! “ si lamenta

“ ... Possiamo... Possiamo bere anche noi? “ chiede timidamente lei. Le porgo la bottiglia che poco dopo mi restituisce dopo aver fatto bere anche il marmocchio. Aspettiamo un quarto d'ora circa, dopo di che mi alzo

“ E adesso dove vai?! “ mi chiede Kurt

“ Ci rimettiamo in marcia. Di sicuro ci staranno cercando, se ci trovano siamo morti. Tutti e quattro “ 

Bulma si alza imitata dal moccioso, per ultimo Kurt. Ci rimettiamo in cammino e viaggiamo per tutta la notte. Io in testa al gruppo, Kurt per secondo e per ultimi i due ebrei. Camminiamo per due giorni e ormai siamo fuori dalla boscaglia. Continuiamo ad avanzare verso Cracovia, arrivando in città nel tardo pomeriggio del cinque settembre

“ E adesso? Dove andiamo? “ chiede Kurt

“ In stazione “ rispondo ovvio

“ E dove vorresti andare? Che treno prendiamo? “

“ Calmati! Adesso vediamo tutti i treni che passano nelle prossime due ore e decidiamo “

“ Va bene “ sospira

“ Magari non ci stanno più cercando “ interviene speranzosa l‘ebrea. Kurt ride

“ Hmhmhm sei proprio stupida. I tedeschi non smetteranno di cercarci finché non ci vedranno tutti in un lago di sangue “

“ Già. Meglio muoverci, i treni non aspettano noi “ m'incammino senza avere la minima idea di dove sia la stazione

“ Vegeta aspetta! Come hai intenzione di pagare i biglietti?! Siamo in quattro! Non abbiamo molti soldi! “ mi ferma Kurt

“ La vedi questa? “ mi tocco la divisa

“ Certo... “

“ Questa è la divisa nazista. Possiamo fare quello che vogliamo. Se ci diranno qualcosa diremo che siamo stati incaricati di trasferire loro due in un altro campo “

“ Sì... Ma... “

“ Niente ma! Adesso muovetevi! “ lo supero e subito mi seguono. Dopo aver chiesto informazioni riusciamo a raggiungere la stazione

“ Mmm allora, tra dieci minuti parte un treno per Berlino “ legge Kurt sul cartello

“ Assolutamente no! Sarebbe come consegnarsi ai carnefici! “

“ Tra mezz'ora uno per Mosca... Mmm no... Vanno tutti per posti sbagliati... Senti, ma dove vuoi dirigerti? “

“ In Svizzera. È una nazione neutrale e i tedeschi lì non possono farci nulla “

“ Sai bene che pur di ucciderci andrebbero anche contro le leggi della Svizzera “

“ Ci inventeremo qualcosa. Guarda! Quel treno va a Bucarest, in Romania! “

“ Tsk e poi? “

“ Prenderemo un altro treno. Piano piano raggiungeremo la Svizzera, dobbiamo solo resistere “

“ E tra quanto parte il treno per la Romania? “

“ Mmm... Cinque minuti! “

“ Cosa?! Muoviamoci! “ urla Kurt iniziando a correre

“ Fermo!! Non conosci il binario!! È il diciotto!! “ urlo correndogli dietro insieme all'ebrea e al moccioso

“ Cazzo!! È uno degli ultimi!! “ corriamo più veloce che possiamo scartando le altre persone. Saliamo le scale e raggiungiamo il binario esatto proprio nel momento in cui il treno sta per chiudere le porte

“ NO!! ASPETTATE!! “ urlo correndo superando gli altri. Un capotreno mi vede, fa cenno al macchinista di aprire una porta e per un pelo saliamo. Ancora con il fiatone entriamo nel vagone sulla sinistra cercando dei posti. Troviamo due panche libere. Su una sediamo Bulma ed io, sull’altra Kurt e il marmocchio. Passano circa cinque minuti quando un tizio ci si avvicina. Lo riconosco subito dagli stracci che indossa.

“ Scusi, potrei sedermi qui? Il treno è tutto occupato “ dice in inglese.

 

 

            … To be continued…

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Capitolo 10
*** Incontro favorevole ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

5 settembre 1944 - Bucarest - Romania

 

“ No. È occupato “ rispondo acido

“ Non si preoccupi “ interviene Bulma con garbo

 

“ Shulim, vieni in braccio “ il moccioso non se lo lascia ripetere due volte, le si siede sulle ginocchia, liberando così il posto. Il tipo, che riconosco come partigiano italiano si siede di fronte a me

“ Grazie mille “ sorride. Io e Kurt ci scambiamo un’occhiata disgustata e lui, avendolo vicino, si allontana più che può, schiacciandosi contro il finestrino, quasi l'altro avesse la lebbra.

“ Noto con piacere dalle divise che indossate che siete nazisti “ commenta ironico e vagamente caustico squadrandoci accigliato

“ Vedo che oltre ad essere furbi, voi partigiani, siete anche perspicaci! “ dico con il medesimo tono

“ E voi tedeschi siete famosi soprattutto per la simpatia e l'umorismo “ ribatte

“ Siamo conosciuti anche per il fatto che non ci facciamo pregare due volte da chi non vede l'ora di ritrovarsi pieno di pallottole “

“ Adesso basta voi due “ interviene Bulma

“ Tsk smettila di dirmi quello che devo fare! “ dico. Lei mi ignora volutamente

 

“ Come ti chiami? Sei italiano? “

“ Sì, sono italiano, mi chiamo Goku. Tu? “

“ Bulma “ si sorridono amichevolmente e la cosa m’infastidisce

“ Tsk si sente che sei italiano. Tu e l'inglese siete due universi paralleli. Non vi incontrerete mai “ Kurt sghignazza

“ E questo che c'entra?! “ ribatte lui infastidito

“ Tsk pronunci da schifo. Lo sentirebbe un sordo che sei italiano. Tsk, brutta razza la vostra “

“ Ah sì? Se è per questo si sente anche il tuo schifoso accento tedesco “

“ Sempre meglio del tuo! “

“ Senti Goku, coma mai sei in viaggio in Romania se sei italiano? “

“ Mi stanno cercando dei miei "compagni"... “

“ Tsk stai sul culo persino ai tuoi alleati “ commento

“ E perché ti cercano? “ chiede lei continuando ad ignorarmi

 

“ Sono alleati di Mussolini ed essendo partigiano sono loro nemico “

“ C'è una taglia su di te? “ chiede improvvisamente Kurt

“ Per vostra sfortuna no … Non ancora almeno “

“ Kurt! Non vorrai mica toccarlo! Me ne frego dei soldi, io questo rifiuto non lo tocco, cascasse il mondo! “ dico in tedesco

“ Beh ma un po’ di soldi fanno sempre comodo, specie nella nostra situazione. “ ribatte lui. Il partigiano ci guarda, probabilmente non comprende cosa diciamo.

“ Bulma... Dal tuo nome mi sembra di capire che tu sia ebrea... E anche il bambino. Prima l'hai chiamato Shulim. Se siete ebrei che ci fate con questi due? “ chiede l'italiano

“ Fatti gli affari tuoi! “ sbotto

“ Ecco... Siamo scappati... “ spiega vagamente

“ E perché? “

“ ... Perché... Ecco... “ arrossisce

“ Credo di aver capito. Quindi voi due non siete poi così cattivi se avete aiutato due prigionieri ad evadere “ gli tiro rabbiosamente un calcio agli stinchi

“ AHH!! “ urla dolorante

“ Urlalo, idiota!! “

“ Ma sei scemo?! Mi hai fatto male! “

“ Chiudi quella fogna! “ dico a denti serrati

“ Tsk non c'è niente da fare, voi italiani siete proprio stupidi! Non lo capisci che se urli rischiamo grosso?! “ dice Kurt

“ ... Scusate, ok? “

“ No! Sei proprio un idiota! “ dico

“ ... Sentite... Mi pare di capire che siamo dalla stessa parte, che ne dici di unirti a noi? “ propone Bulma

“ Scordatelo! “ interveniamo all'unisono Kurt ed io

“ Ma non capisci? Avremmo un aiuto in più! “

“ Capisco eccome! Capisco che io con un partigiano non collaborerò mai! “

“ Ma lui potrebbe aiutarci! “

“ Piuttosto che essere salvato da lui torno indietro e mi faccio fucilare! “

“ Per me va bene... Io sono diretto in Italia. Devo raggiungere i miei compagni partigiani “

“ Chi se ne frega! Noi andiamo in Svizzera e non vogliamo te tra i piedi! “

“ Ma il viaggio è lo stesso. Ci saremmo d'aiuto a vicenda “

“ Forse non hai capito. Io non voglio essere aiutato da te, tanto meno voglio salvarti!! E adesso sta zitto! “

“ Perchè sei così ottuso?! Come pensi di affrontare i tedeschi? Loro hanno fucili e noi nemmeno una pistola! Lui avrà delle armi! “ sbotta Bulma

“ Tsk, anche noi siamo armati “ guardo Kurt sorridendo. Mi apro la cerniera della divisa mostrando le pistole, lo stesso fa Kurt

“ Ma... Dove le avete prese quelle? “ chiede lei stupita

“ Prima di partire no? Le avevamo in stanza “ dico

“ Hmhmhm le useremo in casi estremi “ ride Kurt. Passano alcune ore quando il treno si ferma a Bucarest. Scendiamo andando dalla parte opposta rispetto all'italiano. Ci dirigiamo verso

la periferia per non farci notare, addentrandoci in un boschetto. Camminiamo per circa mezz'ora e ormai è buio.

“ Bulma, io ho fame “ si lamenta il moccioso

“ Lo so, cerca di resistere “

“ Ma io ho fame!! “ si impunta pestando un piede sul terreno fangoso

“ Adesso basta! “ dice Kurt voltandosi

“ ........... “

“ Anche noi abbiamo fame, ma stiamo zitti! Quindi chiudi la bocca e cammina! “ il marmocchio lo guarda spaventato e non fiata. Riprendiamo a camminare quando si sente lo stomaco del

moccioso borbottare. Kurt si gira di scatto e afferra il fucile

“ No, non farlo!! “ urla Bulma abbracciando il bambino. Kurt spara. Da un albero cade una mela, che atterra ai piedi del moccioso. Lei apre lentamente gli occhi incredula, prende la mela,

se la pulisce sulla mano e la porge al bambino, che affamato, inizia a morderla.

 

“ Sapevo che infondo non sei cattivo “ gli sorride Bulma. Lui non risponde, arrossisce leggermente

“ Se sei amico di Vegeta vuol dire che non sei come gli altri “

“ ... Sta zitta!! Non rivolgermi la parola, ebrea! “ rimette il fucile in spalla e superandomi, riprende il cammino. Lei sorride scuotendo la testa. Restando sempre vicini al centro abitato torniamo in città, in cerca di una locanda per passare la notte. Camminiamo per le vie di Bucarest, quando qualcuno ci corre in contro

“ Ehi! Chi si rivede! “

“ Tsk... Italiano... “ dico infastidito

“ Ciao Goku! “ lo saluta entusiasta Bulma

“ Beh, ci hai ripensato... Tedesco? “ mi chiede lui

“ Ripensato? A cosa? “

“ Al fatto che potremmo esserci utili a vicenda “

“ No! E resto della mia decisione! “

“ Senti! Nemmeno a me siete simpatici, ma che ti piaccia o no siamo sulla stessa barca! Quindi se collaboriamo abbiamo qualche speranza in più di salvarci la pelle! “

“ Ti ripeto per l'ennesima volta che non voglio l'aiuto di nessuno, tanto meno il tuo!!! “ gli urlo in faccia

“ Sei proprio ottuso!! “

“ Sparisci dalla mia vista o ti ammazzo!! “

“ ... Ma io.. “

“ VATTENE!!! “ lo spingo

“ ... D'accordo... “ sibila lui allontanandosi. Riprendiamo a camminare

“ Sei proprio uno stupido “ borbotta Bulma. La ignoro volutamente, ma lei continua “ Avevamo un valido aiuto! Ma tu no! Sei dannatamente orgoglioso!! “

“ Sì sono orgoglioso!! Non voglio collaborare con un insulso partigiano!! “

“ Non è insulso! È un valido soldato!! “

“ Valido un cazzo!! “

“ Sei proprio uno stronzo!! “

“ Adesso basta ebrea!! “ sbotta Kurt strattonandola per il colletto della casacca

“ Parlagli ancora così e sei morta!! “

“ Kurt basta! “ cerco di dividerli

“ Basta?! Lo senti come ti si rivolge?! All'inizio l'avresti ammazzata!! “

“ Smettila! Lasciala! “

“ No!! Se non la smette giuro che la sgozzo!! “ lei sbianca

“ KURT!! È UN ORDINE!!! SMETTILA ORA!! “ lui mi guarda, poi con uno strattone la libera, calciando rabbiosamente un sasso

“ Voi tedeschi siete dei pazzi! “ dice tenendosi la gola

“ RIPETILO E SEI MORTA!! “ fa per andarle addosso, ma mi metto in mezzo, bloccandolo

“ VEGETA LASCIAMI!! “

“ NO! “

“ GIURO CHE L'AMMAZZO!! “

“ KURT BASTA! CALMATI! “ lo spingo allontanandolo. Ha il fiatone e guarda Bulma come se volesse darle fuoco con il pensiero

“ Adesso basta voi due! “ dico guardando entrambi

“ Perchè diamine hai fatto venire anche quello con noi, eh? “ sbotta lei

“ Perchè è il mio migliore amico! “

“ Ah certo! “

“ Certo! E adesso calmatevi! “ loro non rispondono e il moccioso ci guarda scioccato

“ Lì c'è una locanda. Kurt, quanti soldi hai? “

“ ... Mah, poca roba “

“ Vediamo quanto vogliono a notte per quattro persone “ andiamo verso l’osteria e dopo essere entrati andiamo al bancone.

 

 

 

            … To be continued…

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Capitolo 11
*** Prima notte insieme ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

5 settembre - Bucarest - Romania

 

 

Andiamo al bancone per prendere due stanze

 

“ Buonasera “ dico in inglese. La donna dietro al banco alza il viso

 

“ Buonasera. Desiderate? “ risponde nella medesima lingua

 

“ Vorremmo due stanze, sono libere? “ lei mi squadra senza rispondere alla mia domanda

 

“ Non vogliamo tedeschi nella nostra locanda. Per voi non ci sono stanze “ dice fissando la divisa

 

“ Noi siamo contro il regime “

 

“ Non si direbbe dalle vostre giacche “

 

“ Signora, le posso giurare che loro sono contro Hitler “ dice Bulma

 

“ I tedeschi non sono contro Hitler. Non se ne salva uno “ ribatte. Bulma si alza la manica sinistra della casacca, mostrando così il numero marchiato a fuoco nell'interno dell'avambraccio

 

“ Vede questo numero? È stato il mio nome per sei mesi dentro il campo. Io sono ebrea e loro hanno salvato me e questo bambino “ la donna la guarda e non dice nulla, indecisa se crederle o meno. Bulma continua

 

“ Lui mi ha portato del pane tutte le notti. C'erano delle strane selezioni al campo, non so cosa fossero, ma le persone scelte non le ho più riviste. Io non sono mai stata scelta perché lui si offriva di fare il turno, salvandomi ogni volta “ lei mi guarda “ E lui invece è il suo migliore amico. Sono sicura che all'inizio non sia stato molto contento di sapere che mi avrebbe salvata, ma l'ha subito appoggiato, offrendosi anche lui per la selezione. Se non fosse per loro non sarei qui in questo momento. Siamo scappati dal campo e loro due stanno rischiando grosso, se ci trovano i tedeschi siamo morti “ la donna ci guarda tutti e quattro per diversi secondi

 

“ Le stanze venti e ventuno sono libere, al secondo piano “

 

“ Quanto costa a notte? “ chiedo

 

“ Cinque marchi a persona “

 

“ Bene “ Kurt prende il portafoglio dandole venti marchi. Ci porge le due chiavi tornando poi a pulire il banco. Prendo le chiavi e m’incammino verso

le scale. Il marmocchio sale correndo, impaziente di vedere la camera

 

“ Tsk, chi l'avrebbe detto che ci saresti stata utile “ dice Kurt a Bulma

 

“ Se voi tedeschi foste più intelligenti, non avreste rinchiuso nessuno in quei maledetti campi! “

 

“ Non sarò un genio, ma il mio QI di sicuro è più alto del tuo “ ribatte lui

 

“ Non credo proprio. Gli oranghi non sono molto svegli “

 

“ Orango a chi! Ripetilo e ti ammazzo! “

 

“ E basta voi due! Siete insopportabili! “ sbotto esasperato

 

“ È lei, Vegeta!! Potevi lasciarla lì dentro cazzo! “

 

“ Hai iniziato tu Kurt! Ora basta! “

 

“ Tsk, non posso nemmeno parlare ora?! Ma sentilo! Ora da addosso al suo migliore amico per difendere la sua fidanzata! Sei caduto proprio in basso, amico “

 

“ Non è la mia fidanzata! “

 

“ E cos'è? La tua mogliettina? “

 

“ Pensa a trovartela tu la mogliettina, a trent'anni sei ancora solo come un cane “

 

“ Io cerco quella giusta “

 

“ Hmhmhm quella bionda dell'anno scorso era giusta! Ricca, bella e simpatica! Che cerchi di più? “

 

“ Vegeta, era stupida come pochi! Quando facevo un discorso diverso dai vestiti, mi guardava con gli occhi vitrei! “

 

“ Mah... Devi abbassare le pretese, se continui così non la troverai mai. Quella almeno aveva le tette “

 

“ E smettila di blaterare, dammi la chiave piuttosto, siamo arrivati “ gli porgo una delle due. Le stanze sono una di fronte all'altra.

 

“ Immagino che io debba dormire con il moccioso... “ dice lui

 

“ Esatto “

 

“ Dannazione “ sbuffa

 

“ Non ci sono alternative. Con lei non dormi, con me neppure! “

 

“ Ma al campo dormivamo nella stessa stanza! “

 

“ Ma non erano letti matrimoniali! “

 

“ E tu che ne sai che sono letti matrimoniali?! “

 

“ Controlliamo subito “ apro la prima porta. Letto matrimoniale. La seconda pure

 

“ Mi dispiace, ma ti tocca il marmocchio “

 

“ Grrr e va bene! “ afferra una chiave ed entra nella stanza sulla sinistra, ma il moccioso non si muove, fissa in silenzio l'interno della stanza

 

“ Avanti moccioso entra! Non ti farò nulla. Non ho rischiato la pelle per soffocarti durante la notte, se avessi voluto ucciderti l'avrei fatto al campo “ a queste parole si fa coraggio ed entra nella stanza, chiudendo poi la porta. Io vado dall'altra, la apro ed entro. Bulma va subito sul letto

 

“ Aaah... Da quanto tempo non dormivo su un materasso... “ chiude gli occhi affondando la testa nel cuscino. Io mi tolgo gli stivali, levo le munizioni dalle tasche dei pantaloni appoggiando il tutto sull‘impiantito di legno, dopo di che mi spoglio e mi metto sotto le coperte. Chiudo gli occhi, quando sento un peso sul petto. Li riapro trovando la testa di Bulma appoggiata a me. Non dico nulla, lasciandola lì dov'è.

 

“ Non credevo che saremmo riusciti a scappare veramente “ sussurra quasi

 

“ Come vedi ci siamo riusciti “ dico

 

“ La Svizzera è ancora lontana, spero solo che riusciremo a raggiungerla tutti e quattro sani e salvi “

 

“ Già... “ lentamente si scosta, guardandomi poi negli occhi

 

“ Lo sapevo che tu eri diverso... “ si avvicina e mi bacia lievemente. Io ricambio subito, le metto le mani sui fianchi e girandomi mi metto sopra di lei.

Le sensazioni che provo sono innumerevoli e tanto belle da farmi quasi girar la testa. Continuando a baciarla le sfilo la maglia della casacca, facendola arrossire

 

“ ... Non hai mai fatto così prima d'ora... “ dice

 

“ Così come? “

 

“ ... Così seriamente “

 

“ Non abbiamo avuto tante occasioni “

 

“ ... Già... “ riprende a baciarmi e le tolgo anche i pantaloni, lasciandoli cadere a terra. Cerchiamo di fare meno rumore possibile, anche perché di fronte ci sono il marmocchio e Kurt. Una volta finito lei si addormenta subito, io invece fisso il soffitto preoccupato. Fin'ora è stato tutto troppo semplice, sarebbe fantastico se fino in Svizzera viaggiassimo così. Niente inseguimenti, solo la premura di arrivare prima di avere i tedeschi addosso. Dopo circa mezz'ora mi addormento sfinito. La mattina successiva mi alzo verso le sei, ma lei dorme ancora

 

“ Ehi... Sveglia... “ la scrollo

 

“ ... Mmm... “

 

“ Avanti alzati “

 

“ ... Cinque minuti “ sussurra voltandosi dall'altro lato

 

“ Dai svegliati! “ lei apre gli occhi assonnata, si mette seduta e il lenzuolo le scopre di poco il petto. Noto che i suoi vestiti sono ancora a terra

 

“ Vestiti. Io vado a svegliare quei due “ mi alzo e mi vesto rapidamente, poi esco, e busso alla porta di fronte

 

“ Kurt... Sei sveglio? Kurt! “ non risponde. Apro la porta ed entro. Il marmocchio è rannicchiato in un angolo profondamente addormentato, Kurt

con braccia e gambe aperte dorme con la bocca spalancata. Le coperte che gli arrivano alla vita, con una gamba sotto e una sopra il lenzuolo

 

“ Kurt, alzati “ non risponde. Inizio a scuoterlo ma ancora non da segni di vita

 

“ Kurt! Dannazione! Svegliati! “ nulla. Lo prendo per la caviglia e per il polso sinistro e, tirando, lo faccio cadere giù dal letto

 

“ Aahh! Che cazzo! “ ancora a terra si massaggia il sedere

 

“ Finalmente! “ dico

 

“ Dio! Che modi Vegeta! “

 

“ Non ti svegliavi, era l'unico modo “

 

“ Ho capito! Ma diamine! “ si alza

 

“ Sbrigati e vestiti! Non è il massimo della vita vederti in boxer “

 

“ Che vorresti insinuare?! Tsk ma ti sei visto tu? “

 

“ Hmhmhm io sì “ prende i pantaloni e si veste rapidamente, poi va dal marmocchio

 

“ Ehi, sveglia “ lo scuote per la spalla. Lui apre gli occhi, si mette seduto e si stropiccia le palpebre

 

“ Io vado a chiamare quell'altra “ esco dalla camera di Kurt lasciando la porta aperta busso alla mia stanza. Lei la apre, indossando solo un paio di mutandine e coprendosi il petto con la casacca

 

“ Sì? “ chiede senza rendersi minimamente conto di come si è presentata

 

“ Ma che diavolo fai?! Vestiti!! “ la spingo dentro chiudendo la porta

 

“ Butta la casacca e infila la mia maglietta nera “ le dico attraverso la porta

 

“ Quale? “

 

“ Quella che ho messo sotto la giacca “

 

“ Ha le maniche lunghe? “

 

“ Sì. Metti quella. Poi nella sacca appoggiata vicino al comodino ci sono dei pantaloni scuri, indossali “

 

“ ... Trovati... E la casacca del campo? Dove la metto? “

 

“ Mettila nella sacca. Appena fuori città la buttiamo “

 

“ Ok, faccio subito “ torno da Kurt

 

“ Kurt, vieni qui “ mi avvicino e gli strappo dalla divisa la svastica

 

“ Ehi! Ma che diavolo fai?! “

 

“ Ti levo le svastiche, no? Già abbiamo avuto difficoltà a farci dare due stanze! Meglio levare i segni delle SS. “ detto ciò strappo le toppe anche alla mia divisa

 

“ Così sembrano semplici giacche militari, speriamo di non incontrare colleghi ai confini, ci riconoscerebbero subito “

 

“ Mah, comunque te la sei scelta bene l'ebrea. Niente male in mutande “

 

“ Sta zitto! Razza di pervertito! “

 

“ Ahahah ora non si può nemmeno guardare? “

 

“ No! Non puoi! “

 

“ Hmhmhm ma come siamo gelosi! “

 

“ Eccomi “ dice lei uscendo dalla stanza.

 

 

            … To be continued…

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Capitolo 12
*** Scampato pericolo ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

6 settembre 1944 - Bucarest - Romania

 

 

Ormai siamo tutti pronti. Scendiamo al piano inferiore ed usciamo dalla locanda, e ci incamminiamo verso la stazione. Controlliamo ancora i treni in partenza

 

“ Tra venti minuti parte un treno per Praga, prenderemo quello “ dico

 

“ Vegeta! Sei un idiota! “ sbotta Kurt

 

“ Ma che vuoi?! “

 

“ Avevi detto che in caso ci avessero chiesto i biglietti avremmo detto che siamo delle SS. e che quindi potevamo permetterci di non pagare! Ma tu hai strappato i distintivi dalle divise! “

 

“ Rilassati, abbiamo i documenti, e poi non avremmo potuto dormire da nessuna parte se non l'avessi fatto “

 

“ Mah... Speriamo bene “ Andiamo a sederci sul muretto dai binari aspettando che arrivi il treno. Poco dopo sentiamo un fischio e una nuvola di fumo preannuncia l'arrivo del treno. Una volta fermo in stazione saliamo e fortunatamente troviamo quattro posti liberi. Il viaggio è monotono.

 

“ Com'è dormire con il marmocchio? “ chiedo a Kurt

 

“ Mah... Per fortuna sta fermo nel letto “

 

“ Tu invece russi! “ esclama il moccioso ridendo

 

“ Cosa?! Brutto lattante! Io non russo!! “ Bulma ride

 

“ Vegeta! Russo o no? “

 

“ Hmhmhm un po' sì “ mento

 

“ La verità! “

 

“ Hmhmhm no, non russi. Scherzavo “

 

“ Tsk! Sentito moccioso? Tu piuttosto! Com'è dormire con l'ebrea? “

 

“ Normale “

 

“ Ah sì? Dormito bene? “ sorride

 

“ Sì, e poi eravamo tutti stanchi, ci siamo addormentati subito, era anche tardi “

 

“ Hmhmhm certo. Chissà cos'erano quei rumori stanotte “ io e lei arrossiamo

 

“ Quali rumori? “ domanda incuriosito il marmocchio

 

“ Niente! “ si affretta a dire Bulma.
Passano molte ore e ormai è sera, così prendo la sacca e tiro fuori il pane, lo divido in parti più o meno uguali e lo porgo a Bulma, Kurt e al moccioso. Divido le porzioni in modo che possa bastare anche per i giorni a venire, dopo di che inizio a mangiare. Con il dondolio del treno dopo cena il marmocchio si addormenta, seguito poco dopo da Bulma. Dopo circa un'ora, vinto dalla stanchezza, chiudo gli occhi, ormai sfinito.

Il treno si ferma a Praga il mattino seguente verso le nove. Entriamo in un bar per fare colazione e dopo aver ordinato tre caffè, una tazza di latte per il marmocchio e quattro cornetti, ci sediamo ad un tavolo

 

“ Ah dannati treni! Ho le ossa rotte! “ si lamenta Kurt

 

“ Eeeh, che ci vuoi fare. L'età avanza “ commento con un sorriso sardonico sulle labbra

 

“ Sta un po' zitto! Ho solo trent'anni, non sono vecchio! “

 

“ Hmhmhm se per poche ore di treno ti fa male la schiena sei vecchio “

 

“ Tsk, se io sono vecchio tu sei uno stupido lattante “

 

“ Lattante a chi?! Vecchio bavoso! “

 

“ Taci o ti lavo la faccia con uno sputo! “

 

“ Ma che raffinato! Complimenti! “

 

“ Ho imparato tutto dal maestro, fatti un applauso! “ dice

 

“ Hmhmhm ti piacerebbe “ fa per ribattere quando una cameriera, dai capelli scuri e ricci e gli occhi castani, ci porta la colazione. Nell'appoggiare il vassoio sul tavolo si sporge troppo in avanti, accentuando la scollatura

 

“ Ecco a voi “ alza il viso, guarda Kurt e dopo avergli fatto un occhiolino, gira sui tacchi e se ne va

 

“ Wow! Abbiamo fatto colpo! “

 

“ Ma che dici! “ arrossisce

 

“ Si può sapere che aspetti? Va da lei! “

 

“ C-Cosa?! “

 

“ Muoviti! É carina! “

 

“ Non credo sia il momento... Stiamo scappando, non c'è tempo per queste cose “

 

“ E alzati da questa dannata sedia! “ gli pesto un piede costringendolo ad alzarsi

 

“ Aaah!! Cazzo che modi! “

 

“ Se non torni con qualche risultato ti faccio diventare nero di capelli “

 

“ Senti, se accettasse le mie avance come posso fare? Stiamo scappando! Vuoi farla venire con noi? “

 

“ Se accetta sì “

 

“ Davvero? “

 

“ Tu vai!! “

 

“ Ok, ok, mamma mia... “ s’incammina verso il bancone. Bulma sorride e io lo guardo dal tavolino. Lui si siede su uno sgabello e la chiama con un

cenno della mano. Lei si avvicina sorridendogli ed iniziano a parlare. Non capisco cosa dicono, quando vedo Kurt tornare. Si siede con aria trionfante

 

“ Beh? Com'è andata? “ chiedo curioso

 

“ Le ho chiesto se è libera e mi ha risposto di sì. Non le ho spiegato la situazione, le ho detto solo che siamo diretti in Svizzera... “

 

“ Arriva al punto! “

 

“ Beh... Ha detto che non può venire con noi perché deve lavorare, ha detto anche che appena potrò tornare lei sarà qui ad aspettarmi. Dovrò entrare

e chiedere di una certa Katia “

 

“ Hmhmhm i miei complimenti rubacuori! “ arrossisce

 

“ Beh ora non perdiamo tempo, dobbiamo rimetterci in cammino “ cambia immediatamente discorso evidentemente imbarazzato. Finiamo la colazione e Kurt va a pagare, vedendo così un'ultima volta la sua bella. Usciamo dal bar e camminando raggiungiamo la periferia della città, ritrovandoci ancora una volta circondati dal verde. Passa circa un'ora, quando sento dietro di noi un rombo di motore avvicinarsi sempre di più. Mi volto di scatto come tutti gli altri, temendo che siano i tedeschi. Una jeep viaggia a gran velocità verso di noi

 

“ Cazzo, correte!! “ urla Kurt. Iniziamo a correre per la foresta, ma l'auto è ovviamente molto più veloce di noi. Uno sparo. Non so cos'abbia colpito il proiettile, ma faccio appena in tempo a voltare indietro la testa, che vedo due jeep che ci inseguono

 

“ DA QUESTA PARTE!! “ urlo svoltando improvvisamente a destra, addentrandomi nel bosco. Qui gli alberi sono fitti, le macchine non passano. Sentiamo un rumore di freni, urla in tedesco, che tutti capiamo

 

“ Trovateli!! Prendete vivi i traditori e uccidete gli ebrei! “ dicono. Noi continuiamo a correre. Sento il loro fiato sul collo, siamo spacciati, lo so. Ancora spari. Mi sento le gambe paralizzate, rallento ma non di mia volontà. Un altro sparo e Kurt cade

 

“ NO!! “ senza nemmeno pensarci torno indietro per soccorrerlo

 

“ VOI ANDATE AVANTI! “ urlo a Bulma e il bambino, che intanto si sono fermati. Riprendono a correre spaventati, mentre i tedeschi si fanno sempre più vicini

 

“ Dove sei ferito?! Dimmelo!! “ dico a Kurt. Lui fa una smorfia di dolore

 

“ Alla... Alla gamba... Non... Non so se riuscirò a camminare... Va avanti, me la caverò... “

 

“ Non dire idiozie!! Sta zitto e dammi una mano! “ lo prendo per un braccio facendomelo passare intorno al collo. Lui spinge con l'altro braccio e la gamba sana sul terreno per aiutarmi e con un grande sforzo riesco a caricarmelo in spalla. Mi alzo e con un piccolo strattone lo assicuro per bene, tenendolo saldamente per le gambe. Riprendo a correre. Ovviamente sono più lento di prima, ma ugualmente continuo la mia corsa

 

“ Stai rallentando... Se cerchi di salvarmi prenderanno anche te, lasciami qui e scappa con lei e il marmocchio “

 

“ Scordatelo! Non ti lascerò mai! Ora sta zitto e reggiti “ rispondo. Lui aumenta la presa alla mia giacca, serro i denti e accelero. I tedeschi si avvicinano, quando Bulma mi chiama nascosta in una piccola grotta. Corro verso di lei, le passo Kurt che a malapena passa dall'entrata, e poi strisciando entro anche io. Aiutato dal moccioso, copro la piccola apertura con rami, foglie e legna. Sento il respiro affannato di Kurt, i passi affrettati dei tedeschi correre vicino all'entrata, i battiti accelerati del mio cuore. Passano molti minuti, poi il silenzio regna. Mi volto verso Kurt

 

“ Ti fa male? “

 

“ Sì... “ fa dolorante

 

“ Cos'ha? “ mi chiede Bulma

 

“ Gli hanno sparato alla gamba. Dobbiamo curarlo prima che faccia infezione o che perda troppo sangue “

 

“ Io sono un dottore, posso provare a curarlo quando usciamo da qui “

 

“ Sì, ma non abbiamo niente per curarlo “

 

“ Dobbiamo tornare in città allora “ mi avvicino all'entrata della grotta e guardo fuori. Nessuno. Aspettiamo ancora qualche minuto, poi sposto le frasche, uscendo. Porto Kurt fuori e dopo averlo fatto sdraiare, Bulma si avvicina, sollevandogli il pantalone.

 

“ ... Oh santo cielo... “ dice vedendo l'entità della ferita

 

“ Cos'ho?! Voglio vedere! È grave vero?! Cazzo! “ dice Kurt

 

“ Sta giù, non è grave, rilassati... “ lo tengo sdraiato guardando la ferita. È grave, invece. Il proiettile è ancora nella gamba, ci vorranno delle pinze per estrarlo

 

“ Mi servono delle pinze “ dice infatti lei

 

“ No! Le pinze no!! “ grida lui

 

“ Kurt! Deve togliere il proiettile! Mi dispiace, ma non le ho “

 

“ Dobbiamo tornare indietro allora. Prima disinfettiamo meglio è “ tira giù il pantalone a Kurt e io lo sollevo, caricandomelo ancora in spalla e riprendiamo a camminare verso la città. Dopo un’ora entriamo nella prima locanda che troviamo. Chiedo una stanza per poche ore, spiegando il motivo. Pago cinque marchi, dopo di che saliamo in stanza. Metto Kurt sul letto, poi vado in bagno, in cerca di qualcosa che possa servirmi. Apro l'ultimo sportello, trovando una cassetta del pronto soccorso. L'afferro, torno in camera, l'appoggio sul letto e la apro. Bulma prende delle pinze, si mette i guanti e gli solleva il pantalone

 

“ Tienilo “ mi dice. Stringo la mano di Kurt

 

“ Sentirai un po' male... “ dice lei. Lui strizza gli occhi e lei, con le pinze incide la carne martoriata, cercando di togliere il proiettile

 

“ AAAHH!! “ urla il mio amico

 

“ Sta fermo o non riesco a toglierlo! “ cerco di tenerlo fermo

 

“ Shulim non guardare! “ dice lei al marmocchio. Lui ci guarda impietrito e si gira

 

“ TI PREGO BASTA!! NON CE LA FACCIO!! “

 

“ KURT BASTA!! DEVE TOGLIERLO!! RESISTI! “

 

“ Vorrei vedere... Te al... Mio posto... “

 

“ Sei un tedesco!! Sopporta!! Se lo leva poi sarà tutto in discesa!! Fai uno sforzo!! “ lui annuisce deglutendo. Metto la mano libera sulla caviglia sinistra

per tenergli ferma la gamba, con l'altra continuo a tenergli la mano. Bulma rimette le pinze nella ferita

 

“ AAAHH!! “ mi stringe la mano con una forza sovrumana e serra i denti

 

“ Resisti... “ gli dico ricambiando la presa

 

“ L'ho tolto! “ esulta lei posando il proiettile in una ciotolina. Kurt ha il fiatone e con l'altra mano si asciuga la fronte. Lei gli pulisce la ferita con della

garza imbevuta d‘acqua

 

“ Resisti ancora un po', adesso metto il disinfettante “ prende un tubetto con dentro un liquido verde e lo versa sulla ferita. Fa subito reazione, infatti delle bollicine iniziano a disinfettare. Kurt serra i denti e Bulma versa altro liquido. Prende una benda impregnando anche essa di disinfettante e gliela lega attorno al polpaccio

 

“ Ecco fatto “ sorride. Kurt si mette seduto appoggiandosi sui gomiti e guarda la fasciatura

 

“ ... Grazie... “ dice

 

“ Figurati “ posa le cose nella cassetta per poi chiuderla

 

“ Va meglio? “ gli chiedo

 

“ Sì...Non sei male per essere un’ebrea “

 

“ Oh andiamo! Cominci ad essere monotono lo sai? “ sbuffa lei con un lieve sorriso. In quel momento sentiamo dei passi correre per le scale, poi qualcuno bussa insistentemente alla nostra porta, urlandoci di aprire.

 

 

            … To be continued…

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Capitolo 13
*** Addio ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

6 settembre 1944 - Praga - Repubblica Ceca

 

 

“ Aprite!! “ urla il tizio dietro la porta. Io vado ad aprire ed entra un uomo tarchiato sulla cinquantina; il viso rubizzo e due occhi scuri e furibondi.

 

“ Ebrei!! Ebrei!! Lo sapevo!! Qui ebrei non ne voglio!! “ non so che dire

 

“ Immediatamente fuori!! “

 

“ Senta, possiamo pagare il doppio! Ci serve la stanza solo per una notte! Il mio amico è ferito! “

 

“ Non voglio ebrei!! “

 

“ Io e lui siamo ariani!! “

 

“ Ma aiutate due ebrei!! Fuori dalla mia locanda o chiamo la Gestapo!! “ urla. Io lo spingo contro il muro tappandogli la bocca

 

“ No! “
Lui si dibatte furiosamente nel vano tentativo di liberarsi, premo il braccio sulla sua gola. Egli mi graffia il volto. Gli dò un pugno nello stomaco facendolo piegare in avanti per il dolore. L’uomo inizia ad assumere un colorito bluastro, quando si accascia al suolo privo di vita. Con ancora il fiatone mi allontano. Non avevo scelta! O lui o noi

 

“ Dobbiamo andarcene da qui! “ mi avvicino al letto sollevo Kurt, usciamo di corsa e corriamo in strada. In periferia troviamo un'altra locanda, spiego la situazione alla ragazza dietro il banco sperando in uno sconto. Ci fa pagare la metà prezzo e dopo averci consegnato la chiave di una stanza per quattro, saliamo su per le scale. Metto Kurt sul primo letto appena entro

 

“ Ti fai i muscoli a furia di portarmi in spalla, amico “ mi sorride debolmente

 

“ Non sei poi così pesante “

 

“ Come se non ti bastasse scappare. Devi anche trasportarmi come un sacco “

 

“ Non sentirti in colpa “

 

“ E come faccio? Sto rallentando i ritmi del gruppo, se non fossi stato colpito a quest'ora saremmo già lontani da Praga “

 

“ È impossibile evitare un proiettile, in più eravamo di schiena. Si tratta solo di fortuna “

 

“ Allora la mia dose di fortuna l'ho già finita la notte della fuga, mi è andata bene solo prima “

 

“ Io invece direi il contrario. Ti è andata bene anche ora, se ti fosse andata male a quest'ora non staresti qui a lamentarti “

 

“ Già... “

 

“ Adesso dobbiamo riposarci, tu soprattutto. Prima ti guarisce la gamba prima potremo accelerare il passo “

 

“ Non avere fretta. È una brutta ferita, non deve assolutamente sforzare la gamba, il proiettile era quasi a contatto con l'osso “ dice Bulma

 

“ Ho detto che accelereremo il passo, nel frattempo lo porterò io “ vado alla finestra e chiudo le tende in modo che nessuno possa vederci, poi mi sdraio su un letto dopo essermi tolto gli stivali. Bulma e il marmocchio si addormentano in fretta, mentre io e Kurt non riusciamo a chiudere occhio

 

“ ... Vegeta... “ dice nel silenzio

 

“ Dimmi “

 

“ ... No, nulla ... “

 

“ Che c'è? “ insisto

 

“ Niente... Davvero... “

 

“ ... Mah... “ passiamo nella locanda anche la notte e la mattina successiva disinfettiamo di nuovo la ferita di Kurt

 

“ Incredibile! È molto migliorata rispetto a ieri! Ero convinta che fossero necessari i punti, ma se continui così si cicatrizzerà in fretta! “ gli sorride Bulma. Lui abbassa lo sguardo imbarazzato. Lei gli mette altro disinfettante e cambia la fasciatura

 

“ Prova a camminare “ lui si alza facendo qualche passo

 

“ Wow! Riesco a camminare! “

 

“ Beh sì, non puoi ovviamente correre, ma puoi farcela benissimo da solo “ sorride lei

 

“ Grazie amico! Se non fosse stato per te ora sarei sotterrato al campo. Mi avrebbero fucilato davanti a tutto l'esercito “ mi sorride mettendomi un braccio intorno alle spalle

 

“ Non devi ringraziarmi, sei il fratello che non ho avuto “ ricambio il sorriso

 

“ Beh, che stiamo aspettando? Andiamo! Voglio arrivare in Svizzera! “ esclama lui

 

“ C'è un vecchio amico di mio padre lì, sono più che sicuro che ci aiuterà! Ha molte case e aiuta quelli contro il regime, un alloggio per noi lo troverà di sicuro “

 

“ Questa sì che si chiama fortuna! “ esclama lui. Usciamo dalla locanda tornando nel bosco dove eravamo prima di essere attaccati. Camminiamo per circa tre ore, quando un'altra macchina ci raggiunge da dietro. Temendo che siano ancora i nostri ormai ex comilitoni mi volto di scatto

 

“ No! Ancora loro!! “ dico allarmato

 

“ No aspetta! Ci sta salutando! Quello è Goku, l'italiano! “ sorride Bulma. La macchina ci raggiunge dopo pochi secondi

 

“ Presto salite! Ci sono i nazisti!! “

 

“ Cosa?! “ dico

 

“ Muovetevi!! “ saliamo di corsa. Il marmocchio va avanti, mentre io, Kurt e Bulma sul sedile posteriore, con Kurt al centro e io alla sua destra. Dalla curva, distante più o meno una trentina di metri da noi, spuntano due jeep, con a bordo cinque soldati ciascuna. Iniziano a spararci contro, così prendo la pistola, rispondendo agli attacchi. Colpisco in pieno il soldato seduto accanto all'autista della prima auto. Il partigiano guida andando a destra e a manca per non essere colpito, mentre io continuo a sparare. Di colpo curviamo a destra

 

“ REGGETEVI!! “ urla l'italiano Continuo a sparare cercando di non sprecare troppe munizioni. Ne colpisco un altro in piena fronte, l‘uomo viene sbalzato dall‘auto e cade all‘indietro sul terreno, quando Kurt si gira per vedere la situazione un colpo parte.

Lui si scosta bruscamente verso sinistra, si posiziona davanti a Bulma facendole da scudo con il proprio corpo.

Un colpo, uno solo, per farmi cadere il mondo addosso. Con la coda dell'occhio vedo il petto di Kurt macchiarsi di rosso. Lo vedo fare una smorfia, i suoi denti si tingono di rosso. Rivoli di sangue gli colano sul mento fino al collo. Sparo all'autista della jeep, il cui corpo si accascia sul volante.

Sterza di scatto, andando a sbattere contro il tronco di un albero, tagliando la strada all'altra auto. Lascio cadere la pistola sul sedile, girando il mio amico verso di me. Gli faccio appoggiare la schiena allo schienale, prendendogli poi il viso tra le mani. È pallido e mi fissa con occhi quasi spenti

 

“ ... Kurt... Mi senti? “ fa per parlare, ma nell'intento di aprire bocca sputa un fiotto di sangue, macchiandomi la giacca

 

“ Non ti sforzare... Adesso andiamo all'ospedale... Cerca di resistere... “ non connetto più. Non può finire così. Con uno scatto mi afferra per il bavero della giacca e con voce ormai rauca sussurra

 

“ ... Giura... Che arriverai in... Svizzera... “

 

“ Arriveremo in Svizzera! Non parlare! “

 

“ ... Forse ora... Non rallenterò più il passo... “

 

“ Non dirlo nemmeno per scherzo!! E ora non parlare!! Tu vivrai, hai capito?! Non puoi morire!! Non puoi!!! “ inizio a vedere sfocato, gli occhi mi pungono. Lui mi sorride

 

“ ... Sono felice di averti conosciuto... Sei un ottimo amico... “

 

“ Ma che stai dicendo... “ la presa sulla mia giacca si allenta

 

“ ...Addio Veg... “ le mani lasciano del tutto la presa e ricadono inerti

 

“ NO!! “ vedo i suoi occhi velarsi e roteare all'indietro. La testa diventa pesante e si inclina verso sinistra.

E’ morto.

Kurt è morto. Gli abbasso le palpebre. Non capisco più nulla, sento solo scendere lacrime lungo le guance. Il tempo si ferma, non sento nemmeno i rumori che mi circondano. Vedo lei guardare mestamente Kurt, per poi voltare il capo ad occhi chiusi. Non so per quanto tempo rimango così, a fissarlo nella speranza che riprenda conoscenza, so solo che improvvisamente mi sento posseduto da un'ira incontenibile, tale da farmi quasi esplodere.
Apro la giacca di Kurt, afferro munizioni e le due pistole. Carico le armi il più rapidamente possibile, sotto lo sguardo interdetto di Bulma

 

“ Che stai facendo? “ mi chiede. Non rispondo, e dopo aver caricato le armi, salto fuori dall'auto in corsa. Riesco ad atterrare in piedi, dopo di che inizio a correre, verso le auto tedesche, che ormai sono fuori il nostro campo visivo

 

“ NO!! DOVE VAI!! “ urla Bulma. L'auto inchioda e l'italiano scende per corrermi dietro

 

“ ASPETTA!! TORNA INDIETRO!! “ mi urla. Io non lo ascolto. So chi è stato a sparare a Kurt, gliela farò pagare molto cara!

 

“ FERMATI!! “ continua ad urlare il partigiano. Accelero il passo fuori di me, quando lui mi prende da dietro

 

“ MOLLAMI!! LO HANNO UCCISO!! LI AMMAZZO TUTTI, PAROLA MIA!!! “

 

“ NON FARE PAZZIE!! SONO IN OTTO CONTRO DUE!!! LORO FARANNO FUORI NOI!! “

 

“ NESSUNO TI HA CHIESTO DI VENIRE! “

 

“ NON POSSO LASCIARTI ANDARE DA SOLO! “

 

“ ME LA SO CAVARE BENISSIMO SENZA IL TUO AIUTO!! “ con uno strattone mi libero, riprendendo a correre. Svolto l'ultima curva trovandomi davanti alle jeep, con i soldati intenti a riparare i danni. Appena li vedo inizio a sparare. Li colpisco tutti, che uno dopo l'altro cadono a terra esanimi. L'unico a cui non sparo è colui che ha ucciso Kurt: Franz. Mi guarda terrorizzato. Indietreggia guardandosi intorno, cercando una qualsiasi arma

 

“ Pagherai con la vita per aver ucciso Kurt... “ sibilo avanzando verso di lui

 

“ ... Non... Non era indirizzato a lui quel colpo... Ma all'ebrea... Non è colpa mia se si è messo in mezzo “

 

“ Tu hai sparato, tu muori “ continuo fuori di me

 

“ N-No... Ti prego io... “

 

“ STA ZITTO!!! “ gli sparo alla spalla che già avevo ferito al campo, lo colpisco poi alla gamba opposta. Lui grida per il dolore, cade a terra e io gli arrivo di fronte. Gli metto un piede sul petto, schiacciando più forte che posso. Mi inginocchio su di lui

 

“ Questo è per aver tentato di mettermi nei casini al campo “ gli tiro una ginocchiata sotto la cintura, facendolo urlare dal dolore

 

“ E questo è per aver ucciso il mio migliore amico!!! “ lo colpisco ripetutamente e con tutta la mia forza. Lui urla e si dibatte, mi supplica di smettere, ma io continuo a picchiarlo finche non è quasi privo di sensi. Mi alzo prendo la pistola, dopo di che inizio a sparargli addosso. Non m'importa se spreco colpi, voglio farlo soffrire, deve pagare per quello che ha fatto. Controllo le munizioni: solo una, così gli sparo alla fronte. Noto che per terra c'è un coltellino, lo prendo, levo a Franz la giacca e la maglia, lasciandolo a petto nudo. Prendo il coltello e incido sulla carne "Arbeit Macht Frei” sperando che il corpo arrivi dritto al suo caro zietto. Finita la mia opera mi alzo, notando solo ora che l'italiano mi fissa. Deve aver assistito a tutta la scena. Prendo le armi e le munizioni a tutti i soldati e torno sui miei passi, dirigendomi verso la jeep. L'italiano mi segue, ma quando arriviamo all'auto nè Bulma nè il marmocchio sono a bordo. Anche Kurt è sparito

 

“ Bulma!! Shulim!! Dove siete? “ li chiama lui. Inizio ad addentrarmi nel bosco, lasciando il sentiero. Lui mi segue senza aggiungere altro, quando vedo lei inginocchiata che mi da le spalle. Non capendo mi avvicino, e noto un piccolo ammasso di terra con sopra dei fiori. Mi fermo a qualche metro di distanza fissando con aria spenta la tomba del mio amico. Il marmocchio sbuca da dietro un tronco, e posa altri fiori su tutta la lunghezza della sepoltura. L'italiano resta indietro, sentendosi fuori luogo. Lei si alza venendomi incontro

 

“ ... Mi dispiace... So quanto tenevi a lui... “ non dico nulla e mi avvicino alla tomba. Mi lascio cadere in ginocchio. È tutta colpa mia, se non mi fossi innamorato di lei non saremmo dovuti scappare e lui non sarebbe morto. Mi scendono una, due, tre lacrime. Inizio a piangere come un moccioso, non avrei mai pensato di reagire così. Mi copro il viso con le mani e sento dei passi avvicinarsi a me. Lei mi si inginocchia accanto. Mi mette la mano su una spalla

 

“ Non fare così... “ cerca di consolarmi

 

“ ... Non piangere “ dice ancora. Mi asciugo il viso con la mano, scoprendo il volto. Lei mi guarda dispiaciuta, poi di slancio mi abbraccia. Mi stringe per consolarmi e io ricambio con un braccio

 

“ Non doveva rimetterci lui... Era bravo... Come te “ non dico nulla, mi limito a guardare il tumulo di terra davanti a me. Istintivamente porto una mano alla tasca, ed estraggo un sacchettino nero. Prendo un bastoncino con l'altra mano e lo infilzo piano nel tumulo, finche non si ferma, bloccato dal corpo sotto di esso. Poi lo tolgo piano, creando un piccolo canale. Dal sacchetto prendo un proiettile d'oro, lo infilo nel piccolo pertugio. Lo richiudo spostando lentamente la terra

 

“ Cos'era quello? “ Mi chiede lei guardandomi stupita

 

“ ... Un proiettile d'oro. Era di mio nonno, mi diceva sempre che era un portafortuna... “ spiego

 

“ ... Credo che in questo momento la fortuna serva a noi... “

 

“ ... Per quello che gli aspetta ne ha più bisogno lui. Se c'è davvero qualcosa dopo la morte avrà bisogno di aiuto “

 

“ Non mi perdonerò mai per quello che ho fatto “ dico ancora

 

“ Tu non hai colpe. È stato quel tedesco a sparare “

 

“ Se io non gli avessi detto niente di noi, a quest'ora ci sarei io al suo posto “

 

“ E come pensi che sarebbe stato vedendo il suo migliore amico con un proiettile in testa!? “

 

“ ... Come faccio adesso... Non ho più nessuno... Nessuno “

 

“ Non dire così, ci siamo io e Shulim “

 

“ È diverso! Lui era il fratello che non ho mai avuto, appena sono entrato nelle squadre dei tedeschi sono stato affidato a lui, era tutto per me. All'inizio mi ha aiutato in ogni cosa, era come un padre. Io non ho mai avuto una famiglia, sono sempre vissuto con i miei nonni e il primo esempio da seguire è stato lui. Avevo appena vent'anni quando l'ho conosciuto e ho sempre desiderato diventare come lui, era il mio modello... “ lei ascolta senza dire nulla

 

“ Ragazzi, dobbiamo andare “ annuncia l'italiano

 

“ Un momento, tra poco arriviamo “ risponde lei.

 

 

            … To be continued…

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Capitolo 14
*** Repentino cambiamento ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

7 settembre 1944 - Praga - Repubblica Ceca

 

Con ancora il viso bagnato mi alzo da terra. Con quale coraggio me ne posso andare? Con quale faccia posso dire di aver abbandonato così la tomba del mio migliore amico? Se non fossi inseguito, lo giuro, resterei qui per sempre, ma proprio non posso. Chiudo gli occhi, come per nascondermi da tutti, e mi volto dall'altro lato per non vedere. Lei mi prende una mano per darmi conforto, ma che ne può sapere lei di come mi sento? Ha mai perso una delle persone più importanti della sua vita? E l'ha vista morire tra le sue braccia? Penso proprio di sì ma questo non cambia le cose. Senza accorgermene arrivo davanti alla jeep. Salgo sedendomi sul sedile del passeggero come un automa e l'italiano mette in moto. Mi volto per guardare un'ultima volta il posto dove d'ora in poi il mio amico riposerà. Il sepolcro scompare del tutto dalla mia vista, così mi volto per guardare avanti. Non mi rendo conto nemmeno di dove stiamo andando, sento solo gli scossoni dell'auto

 

“ Dove stiamo andando? “ chiedo al partigiano

 

“ Ho un amico in un paesino nella Germania meridionale. Fa passaporti falsi, ci saranno utili, abbiamo molti confini da oltrepassare “

 

“ Basta che dopo ti levi dai piedi. Mi serve la macchina, li riporto al campo, ce n'è uno vicino alla Germania, certo non è come Aucshwitz, ma avranno comunque ciò che meritano “

 

“ Cosa?! Non puoi! “ soggiunge l'ebrea allarmata. Hai paura eh? Brava trema! Devi pagare per quel che è accaduto a Kurt!

 

“ Sta zitta!! Io faccio quello che voglio!! Apri ancora quella fogna e giuro che ti riempio di piombo! “

 

“ .... Ma che ti prende... “

 

“ Non mi prende niente!! E adesso taci! Aveva ragione Kurt! Mi avresti portato solo guai! Dannazione, se solo l'avessi ascoltato!! A quest'ora non sarebbe morto! È solo colpa tua!! “

 

“ ... No... Non è colpa mia... “

 

“ INVECE SI!! SI È MESSO IN MEZZO!! QUEL PROIETTILE ERA PER TE, MA LUI TI HA SALVATA PER ME!!! VOI EBREI PORTATE SOLO LA SCIAGURA!!! “ lei non risponde, mi guarda con occhi atterriti e lucidi di lacrime

 

“ Adesso calmati, non è il caso di... “ cerca di intervenire l'italiano

 

“ E TU TACI!! GUIDA E FATTI I CAZZI TUOI!! “

 

“ Ehi! Io non ti ho fatto niente!! Che vuoi da me! “

 

“ VOGLIO CHE STAI ZITTO! “

 

“ Smettila!! Non puoi prendertela con noi! “ risponde l'ebrea. Prendo la pistola e mi giro di poco, puntandole l'arma alla fronte

 

“ Fai uscire da quella bocca ancora un suono, uno solo, morissi all'istante giuro che ti ammazzo “ lo dico con una cattiveria tale da farla indietreggiare e da far impallidire l’italiano, il marmocchio comincia a frignare

 

“ Tappagli la bocca! Fallo star zitto!! “ Bulma gli si avvicina e lo stringe a sé per confortarlo. Per tutto il tragitto nè lei nè il moccioso aprono bocca. Passano alcune ore, durante le quali nessuno fiata. L'italiano ferma la macchina davanti ad un palazzo vecchio e maltenuto e dopo essere scesi dal veicolo, si fa aprire dall’amico. Il tizio, dopo aver riconosciuto l'italiano, ci apre, indicandoci poi il piano. Una volta arrivati davanti alla porta giusta entriamo in casa di un uomo sui quarant'anni, di bell‘aspetto, capelli corti neri, come gli occhi, corporatura magra, alto più o meno quanto me, dai modi gentili e cordiali

 

“ Che piacere vederti Goku! E questi? Sono tuoi amici? “ sorride guardandoci

 

“ Sì, diciamo di sì. Senti, abbiamo bisogno di passaporti falsi, ci puoi dare una mano, vero? “

 

“ Certo! Per quando? “

 

“ Se possibile subito. Abbiamo una certa fretta “

 

“ Capisco. Devo farne tre, no? “

 

“ Esatto “

 

“ Vado subito, ah un'altra cosa. Meglio se cambiate quei vestiti... Forse ho qualcosa per voi. Mia moglie ha più o meno la sua taglia, signorina, e guarda caso mio figlio è alto su per giù come questo giovanotto. Quanti anni hai? “

 

“ Cinque! “ risponde sorridendo il moccioso

 

“ Ah! Ma guarda tu, il mio Michael ha quattro anni, ma tu sei molto magro, una sua maglietta e dei pantaloncini ti calzeranno a pennello “

 

“ E noi due? “ chiede l'italiano all'amico indicando anche me

 

“ Mmm lui va bene. È una semplice tuta mimetica e anche tu puoi andare, l'unico problema per il tuo amico sono i capelli, dato che lo cercano, lo riconoscerebbero subito, vedo se trovo un cappello. Con permesso, vado a prendere i vestiti per la signorina e il giovanotto “ fa un occhiolino al moccioso e ci lascia soli in stanza.
Torna poco dopo con una maglietta scura con un colletto bianco e dei pantaloncini corti per il marmocchio ed un semplice abito grigio per l'ebrea

 

“ Signorina, se vuole cambiarsi può andare in bagno. È quella porta alla sua sinistra “

 

“ Grazie, vado subito “ si chiude dentro

 

“ Tu signorino? Ti vergogni o ti cambi qui? “ sorride

 

“ No, mi cambio qui “ risponde il marmocchio baldanzoso sfilandosi la casacca e infilando i vestiti nuovi

 

“ Come immaginavo. Ti stanno alla perfezione! Dammi quelli vecchi, ci penso io a farli sparire “ li prende appallottolandoli. Poco dopo l'ebrea esce dal bagno con indosso il vestito grigio aderente sul busto e più morbido dalla vita in giù

 

“ Sta benissimo, signorina “

 

“ Grazie... È sicuro di potermi dare questo vestito? Non vorrei che sua moglie fosse contraria... “

 

“ Si figuri! È un vestito che non indossa più da un po' di tempo, e poi è d'accordo, le ho detto che è per aiutare delle brave persone, non ci sono problemi “

 

“ Lei è un uomo d'oro "

 

“ Non esageri, cerco solo di aiutare degli amici. Vado immediatamente a farvi i passaporti, potete dirmi i vostri nomi? “ gli diciamo i nostri dati personali che lui si segna su un foglio

 

“ Grazie mille, ora vi farò dei documenti con dati completamente differenti dai vostri. Ci vorranno venti minuti al massimo, se volete potete andare in cucina da mia moglie, sarà lieta di offrirvi qualcosa. Immagino non mangiate come si deve da parecchio tempo “

 

“ ... Non si preoccupi... “ cerca di rassicurarlo l'ebrea

 

“ Insisto. Goku fà loro strada, ci vediamo tra poco “ si chiude in una stanza e l'italiano ci porta in cucina, dove una donna bionda e magra prepara il pranzo

 

“ Oh, ciao Goku! Che piacere rivederti! “ lo abbraccia

 

“ Anche io sono felice di rivedervi, Linda. Tutto bene? “

 

“ Sì grazie. Oh cielo, scusate. Non fate complimenti, sedetevi pure! Il pranzo sarà pronto tra poco “

 

“ Linda sei gentilissima, ma abbiamo molta fretta, dobbiamo raggiungere la Svizzera il prima possibile, abbiamo i nazisti alle calcagna “

 

“ Capisco, ma si tratta di mezz'ora al massimo! Avanti, non fatevi pregare! “

 

“ ... E va bene, sei sempre la solita “ prendiamo posto a tavola e poco dopo ci viene servita una zuppa di ortaggi semplice, ma molto buona e nutriente. Torna anche il marito, che porge ad ognuno di noi i passaporti falsi e un cappello per me

 

“ Grazie mille Franco. Quanto ti devo? “ chiede l'Italiano mettendo la mano in tasca pronto a pagare

 

“ Non mi devi nulla. Va bene così “

 

“ No! Voglio pagarti, non è giusto! “

 

“ È inutile, non mi faccio pagare da te. Adesso andate. Buona fortuna “ lo abbraccia e si salutano, dopo di che usciamo per tornare alla macchina. L'ebrea mi lancia alcuni sguardi che non ricambio, ed ignorandola salgo sul veicolo. L'italiano parte, iniziando così il nostro pezzo di viaggio insieme. Passano tre giorni ed è pomeriggio inoltrato quando raggiungiamo il confine. Mi metto rapidamente il cappello, mostrando indifferenza. L'italiano rallenta ed un mio ex comilitone si avvicina

 

“ Documenti! “ soggiunge in tedesco. Il partigiano lo guarda con aria sperduta, così intervengo

 

“ Vuole i documenti “ dico in inglese

 

“ Ah sìsì “ prende il passaporto e lo porge al soldato. Lui l'osserva e poi glielo restituisce. Prende quello dell'ebrea e poi viene il mio turno. Lo esamina per bene, ma non sicuro chiama il collega, c‘è qualcosa che non va... Controllano i dati personali per troppo tempo

 

“ Tu! Togliti il cappello! “ mi ingiunge il compagno del primo

 

“ REGGETEVI!! “ l'italiano afferra il documento e poi parte, sfondando la sbarra del posto di blocco. I due tedeschi salgono in macchina e ci inseguono, così prendo la pistola sporgendomi poi dal finestrino e sparo alle due ruote anteriori della jeep, interrompendo la loro corsa. L'italiano accelera e poco dopo spariamo dalla loro vista. Continuiamo ad avanzare fino a giungere davanti ad una locanda dopo altre tre ore

 

“ Che ne dite di fermarci qui? Ho proprio fame! “ esclama quel beota dell'italiano

 

“ Tsk, fa un po' come ti pare, basta che chiudi la bocca “ scendiamo tutti dalla macchina, ma fermo gli ebrei prima che possano entrare

 

“ Fermi!! Voi due non entrate! “

 

“ Cosa?! Sei impazzito? “ chiede la donna

 

“ Non parlarmi così!! “ le assesto un malrovescio. Lei si tiene la guancia colpita con una mano e gli occhi le si riempiono di lacrime. L'italiano mi guarda scioccato e io torno nell'auto, aprendo il bagagliaio e prendendo una corda. Torno dagli ebrei e dopo averli fatti inginocchiare li lego ad un palo, in modo che non fuggano

 

“ Perché fai così?! Devono mangiare! “ commenta l'italiano sgomento

 

“ Perché sono ebrei! E non possono entrare! Appena finiamo di mangiare tu ti toglierai dai piedi, e io riporterò nel primo campo questi due “ entro nella locanda seguito dal partigiano che mi guarda con ira palese a stento trattenuta, sa di non poter fare molto tuttavia poiché sono io quello con le armi. Ci sediamo ad un tavolo e poco dopo veniamo serviti, quando lui mi dice di dover andare alla latrina. Non gli do molta retta, così continuo a mangiare. Vedendo che arriva dopo troppo tempo, capisco le sue intenzioni. Furioso mi alzo dal tavolo e corro fuori

 

“ Come immaginavo!! “ quel maledetto italiano ha portato loro un piatto! I due vedendomi impallidiscono

 

“ SPUTA!!! SPUTA IMMEDIATAMENTE!! “ urlo prendendo malamente con una mano il volto del moccioso. Lui trema ma non sputa

 

“ HO DETTO DI SPUTARE!! “ urlo ancora

 

“ ... Ho ingoiato... “ sussurra terrorizzato l'ebreo. Ah sì? Molto bene. Apro con la forza la bocca del moccioso, infilandogli poi due dita in gola. Lui strizza le palpebre. Quando noto dei conati più intensi, tolgo le dita prima di essere imbrattato. Un maleodorante liquido giallastro macchia il pavimento dove lui è accucciato. Mi alzo e vado dalla donna per fare la stessa operazione. Appena cerco di aprirle la bocca inizia a divincolarsi, ma usando un po' più di forza riesco a metterle le dita in gola. Mi sposto ancora in tempo, e vedendo la pozza del proprio vomito per terra scoppia in lacrime

 

“ ... Sei un bastardo!... “ singhiozza

 

“ Provate a toccare cibo e vi ammazzo con le mie mani! “ ciò detto torno dentro per finire la mia cena.

 

 

            … To be continued…

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Capitolo 15
*** Dannato errore ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

13 settembre 1944 - Germania meridionale -

 

Dopo aver desinato l'italiano si offre di pagare il conto. Esco e slego gli ebrei, spingendoli poi verso la macchina

 

“ Vuoi partire subito? “ mi chiede il partigiano

 

“ Forse non hai capito. Tu ora sparisci “

 

“ Cosa?! “

 

“ Vattene!! “

 

“ È la mia macchina quella! “

 

“ Vorrà dire che ruberai una di queste! “ guardo le auto posteggiate davanti al piccolo edificio

 

“ .... Tu sei pazzo! “ sbotta indignato, per tutta risposta prendo la pistola e gliela punto contro

 

“ Ripetilo ancora e sei morto “

 

“ ... Posa quella pistola... "

 

“ Tu vattene!! “

 

“ ... Va bene. Me ne vado “ indietreggia senza darmi le spalle fino a poggiare la schiena su uno dei veicoli. Io spingo gli ebrei sulla jeep e dopo aver acceso il motore schiaccio un pulsante che alza il tetto della macchina. Nessuno fiata durante il viaggio.

Guido fino a notte inoltrata.

Non ho intenzione di fermarmi, al confine ovest della Germania c'è un campo, li porterò lì.

 

“ Bulma... Mi scappa la pipì... “ dice il moccioso

 

“ Te la tieni. Io non mi fermo per te! “ rispondo prima di lei

 

“ ... Ma mi scappa... “

 

“ Non m'interessa. È stato un grosso errore portarti via dal campo, d'ora in poi vivrai come hai vissuto prima di scappare. Una schifosa zuppa per pranzo e poi lavoro! Perché voi ebrei servite solo a questo “ nessuno fiata.

Guardo nello specchietto retrovisore e vedo la donna piangere silenziosamente. Torno a guardare la strada davanti a me. Guido praticamente per tutta la notte, esclusa qualche ora di riposo.
Il giorno dopo mi ritrovo ancora in un bosco, se non erro qui vicino c'è il campo che cercavo. Avanzo, quando vedo su un dislivello una scritta sul terreno. Incuriosito fermo l'auto, apro la portiera uscendo poi per andare a vedere. Leggo con gli occhi la frase scritta con una sostanza indelebile

 

"Non fare il mio stesso errore. Io ho sbagliato, ma ho capito. Continua il tuo viaggio, sarò sempre con te".

 

Rileggo più volte come per capacitarmi che sia vero. Cos'ho fatto... Stavo per riportarla in un campo di lavoro. Lei e il bambino non hanno colpa. Mi lascio cadere in ginocchio, poggiando le mani sulla scritta nera, quando vedo davanti a me due stivaloni militari. Alzo lo sguardo restando scioccato

 

“ ... Kurt... “ riesco solo a mormorare di fronte alla sua immagine diafana e trasparente. Mi sorride, sembra sereno

 

“ Non portarli al campo. Hai promesso che saresti andato in Svizzera “ mi dice

 

“ ... Io... Non è possibile... Tu... Tu sei... “

 

“ Morto, lo so “

 

“ ... Sto impazzendo... Vedo i morti e parlo con loro... “

 

“ Hmhmhm no, non sei pazzo. Tu puoi vedere “

 

“ Io cosa?! “

 

“ Puoi vedere “

 

“ Che significa? Non capisco più niente! Che succede!? Come hai fatto a scrivere questa cosa! “

 

“ Capirai a suo tempo cosa significa, e come ho fatto a scrivere non ha importanza. Giura che proseguirai il viaggio. Se guardi dietro di te vedrai del fumo, e tu sai benissimo cos'è. Sono i forni del campo “ mi volto ed effettivamente vedo un fumo denso salire al cielo

 

“ Se la porti lì farà anche lei la stessa fine “

 

“ ... Io non ce la faccio più... “

 

“ Vegeta!! Sei un tedesco! Alzati e vai!! “ continuo a guardare la scritta e ancora una volta, contro la mia volontà, mi scendono le lacrime

 

“ ... Tu puoi seguirci... Sei un fantasma ora “ dico

 

“ No, non posso venire con voi fino in Svizzera “

 

“ ... “

 

“ Adesso devo andare. Conto su di te, portali dal tuo amico “ alzo gli occhi e vedo la sua figura indietreggiare

 

“ NO!! ASPETTA! “ mi alzo di scatto e corro verso di lui che mi fissa. Non risponde e continua ad allontanarsi da me sempre di più

 

“ NON ANDARTENE!! ASPETTA!! “ corro verso di lui, ma improvvisamente scompare. Ancora confuso sento sbattere le portiere. Mi volto appena in tempo per vedere Bulma e il moccioso scappare nel bosco. Non mi muovo nemmeno, non credo di avere il coraggio di guardarla negli occhi. Sento degli spari e delle urla in tedesco. Subito inizio a correre nella direzione in cui sono scappati nella speranza di riprenderli prima che sia troppo tardi. In lontananza vedo le auto tedesche e prima di essere visto salgo su un albero, nascondendomi tra i rami. Prontamente afferro la pistola. Faccio un respiro profondo e sparo al primo, al secondo e al terzo, fino a far giacere tutti i soldati a terra. Dopo essermi assicurato che nessuno sia ancora vivo mi guardo intorno sperando di scorgere Bulma e il moccioso. Cammino senza far rumore, quando un fruscio proveniente da un cespuglio mi fa scattare. Prendo la pistola, puntandola contro la fonte del suono. Mi scende una gocciolina di sudore lungo la guancia

 

“ Chi sei! Fatti vedere! “ dico mostrando sicurezza. Il fruscio continua, ma nessuno esce allo scoperto

 

“ Vieni fuori o sparo! “ minaccio. Deglutisco aumentando la presa sul calcio della pistola, dal cespuglio spunta lei affiancata dal moccioso. Mi guarda terrorizzata e io abbasso l'arma tirando un sospiro di sollievo. Mi avvicino di un passo, ma lei scatta, pronta a scappare

 

“ Vieni, torna in macchina “ non si muove

 

“ Beh?! Muoviti! Possono tornare! “ dico ancora

 

“ ... E cosa cambia.... Tanto o adesso o dopo sarò nel campo! Per noi è finita comunque! “

 

“ Andiamo in Svizzera "

 

“ Bugiardo! “ la raggiunto con due passi e le afferro un polso

 

“ Lasciami!! “

 

“ Andiamo! Sali in macchina! “

 

“ Mollami!! Con te non ci vengo! “

 

“ Ho detto che andiamo in Svizzera! Ho sbagliato ok? Non so cosa mi sia preso, ma se non ti dai una mossa finisco anche io nelle fosse comuni! “ mi guarda senza fiatare

 

“ ... E te la sei presa con noi per una cosa di cui non avevamo colpa! Tu non immagini nemmeno come mi sono sentita! “

 

“ Continua a parlare in macchina! Cammina!! “ la tiro verso la jeep e dopo aver fatto salire lei e il marmocchio mi metto al volante e parto. Arrivato ad un bivio svolto a sinistra, prendendo la strada opposta al campo. Nello specchietto vedo il fumo oscurare il cielo ed un tanfo soffocante rende l'aria irrespirabile, quanti uomini, donne e bambini sono presenti in quella scia che sale verso il cielo?

 

“ Cos'è questa puzza? “ chiede il moccioso

 

“ Viene dal campo dietro di noi. Anche ad Auschwitz c'era, ma cos'è? “ rincara lei

 

“ ... Niente. Sono solo forni “ dico vagamente

 

“ Forni? E che ve ne fate? “

 

“ Bruciamo i vostri vestiti. Non sappiamo che farcene “ mento

 

“ ... Ah... “ La conversazione non va oltre ed io continuo a guidare senza fermarmi.

Passano parecchi giorni, quando finalmente un cartello stradale riaccende le nostre speranze. "Welcome to Zurigo” "Benvenuti a Zurigo".

 

 

            … To be continued…

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Capitolo 16
*** Finalmente in Svizzera ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

24 settembre 1944 - Zurigo - Svizzera

 

Fortunatamente ricordo ancora l'indirizzo dell'amico di mio padre. Una volta nascosta l'auto tra il palazzo di Mark e quello accanto, scendiamo, e ci incamminiamo verso la porta. Saliamo le scale silenziosamente, qualcuno potrebbe fare la spia pur di non passare dei guai. Quando riconosco il mio amico che ci attende sulla porta lo raggiungo sorridendo. Chi non riconoscerebbe i suoi capelli rossi ed ondulati?!

 

“ Vegeta! Da quanto tempo! Santo cielo, non ti vedevo da quando eri alto così! “ segna con la mano la misura della mia altezza l'ultima volta che mi ha visto

 

“ Non siamo più potuti venire, Berlino è distante “

 

“ Purtroppo hai ragione. E la bella signorina accanto a te e questo bel bambino? “ dice guardando alle mie spalle

 

“ Ecco... Loro sono ebrei. Abbiamo bisogno di te... “ dico a bassa voce

 

“ Capisco. Venite dentro, meglio se parliamo in casa “ annuisco entrando. Lui chiude la porta a chiave, invitandoci poi a sedere

 

“ Piacere, io mi chiamo Mark “ tende la mano a Bulma

 

“ Bulma, piacere mio “

 

“ E tu, giovanotto? “

 

“ Shulim! “ finite le presentazioni torna a guardare me

 

“ Dimmi tutto. Che succede? “

 

“ Siamo scappati da Auschwitz e le S.S. ci vogliono far fuori. Abbiamo attraversato buona parte dell'Europa nella speranza di salvarci qui, dato che la Svizzera è neutrale “

 

“ Capisco. Se cercate una casa in cui alloggiare finché le acque non si saranno calmate, mi dispiace, ma non ho più nulla “ sospira

 

“ Cosa?! Nemmeno un monolocale?! “ dannazione! Non avevo preso in considerazione questa possibilità!

 

“ Tutto preso. Cavoli, se l'avessi saputo prima vi avrei tenuto una casa! “

 

“ No... Cazzo! E adesso dove andiamo? “

 

“ Non ti preoccupare, starete qui “ sorride

 

“ No, assolutamente! Qui mai! Non posso far rischiare anche te... Ho già perso un amico... “

 

“ Mi dispiace... Ma non ti preoccupare, qui sarete al sicuro “

 

“ No Mark. Saremo al sicuro solo quando Hitler non sarà più al potere “

 

“ Qui non verranno mai! È deciso, starete qui “

 

“ No. E poi non hai abbastanza posto. Tra tua moglie e tua figlia non c'è spazio “

 

“ ... Ti sbagli. Ci sono tre posti. Mia moglie è mancata un anno fa. Era molto malata “

 

“ … Mi dispiace... Come l'ha presa Kelly? “

 

“ Come vuoi che l'abbia presa... Ha pianto per mesi, giorno e notte, senza tregua “

 

“ Non hai comunque tre letti “

 

“ Invece sì. Jane era di nuovo incinta quando si è ammalata. Avevamo già preparato un letto nella stanza di Kelly, ma non ha mai fatto in tempo ad usarlo perché il bambino è perito con lei. Mia figlia starà dalla vicina, è una nostra cara amica e sarà felicissima di tenerla con se. L'ha aiutata molto dopo la morte di Jane. Tu e la ragazza potete dormire nel mio letto, io userò quello di Kelly e il ragazzino quello nuovo “

 

“ ... Ma se i nazisti ci trovano sei nei guai anche tu. Promettimi che se dovessero trovarci andrai dalla vicina anche tu “

 

“ Senti... “

 

“ No! Giuralo! Ho già perso un amico, non voglio che ci rimetta anche tu a causa mia “

 

“ Per me è un piacere aiutarti “

 

“ Tu prometti che te ne andrai! “

 

“ ... E va bene. Lo giuro... “

 

“ ... Se dovesse accaderti qualcosa come farà Kelly? Non voglio nemmeno pensarci, devi pensare a lei, non a noi “

 

“ Va bene, vedrai che non mi accadrà nulla “ mi sorride. In quel momento bussano alla porta e Mark si alza per andare ad aprire

 

“ Papà!! “ esclama una bambina dai capelli rossicci. Lui l’abbraccia stringendola affettuosamente

 

“ Sei tornato! “ dice ancora lei

 

“ Sì. Saluta i nostri ospiti. Lui è Vegeta, un mio caro amico, lei è Bulma e lui Shulim. Staranno da noi per un po' mentre tu starai con Mary “

 

“ Ciao... “ dice timidamente facendomi scappare un sorriso

 

“ Quanto ha? “ chiedo

 

“ Ha compiuto otto anni due mesi fa “

 

“ Allora sei grande! “ mi abbasso e sorridendole le accarezzo una guancia con l'indice. Lei mi sorride prendendo subito confidenza

 

“ Venite! Vi faccio vedere le stanze “ ci conduce nelle nostre future camere.

Passiamo a casa di Mark tre mesi, durante i quali nessuno di noi mette naso fuori casa. Ormai è dicembre e una mattina come le altre ci alziamo per fare colazione. Ci sediamo a tavola, quando uno strano frastuono attira la nostra attenzione. Gente che corre per le scale, urla, ordini in tedesco. A queste urla, che odio ammettere, ma le facevo anche io, scatto in piedi

 

“ Sono arrivati, sono qui! “ sono nel panico e tutti mi guardano terrorizzati. Mark cerca di mantenere la calma, ma io lo prendo per un braccio, alzandolo di peso

 

“ Ah! Ma che... “

 

“ Muoviti! Vai dalla vicina! “

 

“ Vegeta... Io... “

 

“ Niente scuse! Hai giurato! Devi pensare a tua figlia! “ lo trascino fino alla porta

 

“ Voi nascondetevi nella soffitta! Presto! “ annuisco. Apro una botola sul soffitto facendo scendere una scala. Corriamo di sopra richiudendola in fretta. Fortunatamente le assi sono vecchie, e con il tempo si sono staccate tra loro, permettendomi di vedere tra le fessure. Mark mette la mano sulla maniglia, pronto ad uscire, quando qualcuno bussa violentemente alla nostra porta. Il cuore mi si ferma, sudore freddo mi cola giù per la fronte. Vedo Mark esitare, lo vedo prendere un respiro profondo ed aprire la porta, cercando di mostrarsi calmo. I tedeschi entrano in casa senza considerarlo minimamente. Aprono porte, cercando ovunque tracce di ebrei. Vedendo che non trovano nulla gli si avvicinano

 

“ Tu! Parli tedesco? “

 

“ ...Sì… “

 

“ Hai visto degli ebrei? Una donna ed un bambino accompagnati da un tedesco in divisa! Sappiamo che sono qui a Zurigo “

 

“ Ebrei? No... Non ho visto nessuno “ mi colpisce il fatto che sia tanto calmo, la calma di un autentico veterano della vita, guarda in faccia i soldati con l’aria di voler dire “Io non ho paura di voi, ne ho già viste tante nella mia vita!”

 

“ Eppure a quanto pare li hanno visti venire qui “ deglutisco

 

“ Lo giuro... Non so nulla... “

 

“ DÌ LA VERITA!! “ uno lo prende per il colletto sbattendolo contro il muro

 

“ Aahh!! Lo... Lo giuro... Io... Non so nulla... “

 

“ Forse dice la verità, comandante “ commenta uno dei soldati

 

“ No! Sta mentendo!! “ si guarda intorno dubbioso

 

“ Uccidetelo!! “ urla il comandante. Quello che tiene sollevato Mark indietreggia, mollandolo malamente. Il mio amico cade a terra, fissandoli e questa volta nonostante la distanza riesco a leggere chiaramente il terrore e lo sgomento nei suoi occhi, probabilmente starà pensando a Kelly. Prima che quello possa fare fuoco, prendo la mia pistola e sparo in testa al soldato. Bulma mi guarda scioccata

 

“ Sei pazzo?! “ sussurra

 

“ Lasciami fare! Non permetterò che ci rimetta anche lui! “ rispondo a bassa voce.

 

“ Ma ci troveranno! “ ribatte lei.

 

“ CHI È STATO!! “ urla un soldato

 

“ Veniva dall'alto! Non è possibile! “

 

“ BASTA! CI OCCUPEREMO DI QUESTO "CECCHINO” DOPO AVER FATTO FUORI QUESTO BASTARDO CHE AIUTA GLI EBREI!! “
Senza fare rumore mi sposto, cambiando il lato della botola arrivando così alle spalle del mio amico.
Il comandante gli tira un pugno, facendolo sbattere contro la parete. Fa per prendere il fucile, ma io sparo ancora, salvando per la seconda volta Mark. Vedendo il comandante a terra privo di vita, tutti sbiancano

 

“ ADESSO BASTA!! FATTI VEDERE! “ urlano. Trattengo il respiro, mi tremano le mani e con esse la pistola. Alcuni soldati iniziano a sparare contro il soffitto. Il pavimento su cui siamo appoggiati inizia a bucarsi, ma fortunatamente nessuno di noi viene colpito. Ma sento uno sparo accompagnato da un urlo e per un'altra volta mi si congela il sangue. Guardo dalla fessura, e vedo Mark riverso a terra. Quelli ridono, prendendo a calci il suo cadavere. La pistola mi scivola dalle mani.
Quelli se ne vanno e io scendo subito dalle scale. Corro da Mark, nella vana speranza che non sia troppo tardi

 

“ Mark... Mark... “ lo sollevo scrollandolo di poco. Lui non mi risponde e noto solo ora il foro macchiato di sangue all'altezza del petto. Gli occhi sono semiaperti, come la bocca, dalla quale cola del sangue. Delle goccioline rosse sono schizzate sul muro bianco, e anche per terra delle grosse chiazze vermiglie imbrattano le mattonelle marroni. Lo sapevo. Sapevo che sarebbe finita così, sono stato egoista, per la seconda volta, mettendo le mie esigenze davanti ai miei amici. Come farà Kelly adesso? Adorava suo padre, non mi toglierò mai dalla coscienza questo peso, come glielo dirò?

 

“ ... Vuoi seppellirlo? “ dice Bulma inginocchiandosi vicino a me. Io non rispondo, continuando a guardare il corpo esanime di Mark mentre lacrime mi bagnano il viso. Lei allunga una mano, asciugandomi come può il volto

 

“ Come lo dico a Kelly... “

 

“ ... Dille semplicemente la verità... “

 

“ Sapevo che sarebbe finita così, ma ho voluto lo stesso farlo rischiare... “

 

“ ... Sapeva a cosa sarebbe andato in contro, ma ha voluto lo stesso aiutarti. Dovevano volerti molto bene se sono stati disposti a rischiare così tanto per te “

 

“ ... E io li ho ripagati così... Bell'amico sono... “

 

“ Dai, andiamo. Non c'è molto tempo “ senza dire nulla sollevo Mark, raggiungiamo la jeep e lo metto nel vano dietro ai sedili posteriori, poi torno nel

palazzo, busso alla porta della vicina

 

“ Salve, lei chi è? “

 

“ Sono.... Ero un caro amico di Mark. Sono arrivati i tedeschi e... Kelly era qui... “

 

“ Non capisco, si spieghi... “

 

“ Mark... Mark è morto... Gli avevo detto di venire qui se fossero arrivati quelli delle SS., ma non ha fatto in tempo ad uscire di casa... Io... Non so

come dirlo a Kelly “ la donna, sui sessant'anni, si porta una mano alla bocca

 

“ Oh santo cielo! Aveva appena superato il trauma della madre... Che disgrazia... Che disgrazia... Povera piccola “

 

“ Se per lei è un peso tenersela, la bambina può venire con noi, è il minimo che possa fare... “

 

“ No, si figuri, è un piacere per me e poi sono l'unica persona che conosce “

 

“ Come vuole... Me la saluti tanto e le dica che suo padre le sarà sempre vicino... “

 

“ Senz'altro... Povera piccola, oh cielo! “ chiude la porta, preparandosi a dare la notizia alla bimba.

 

 

            … To be continued…

 

 

Ciao a tutti!^^ scusate il ritardo, ma la scuola mi opprime… Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! Un bacione!!

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Capitolo 17
*** Ancora imprevisti ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

24 dicembre 1944 - Zurigo - Svizzera

 

Tornato in macchina, trovo Bulma e il marmocchio già seduti. Metto in moto dirigendomi fuori città per seppellire Mark.
Dopo averlo ricoperto metto sul tumulo alcuni fiori. Non ho nient’altro da lasciare a lui, come ho fatto con Kurt... O forse... Porto rapido una mano nella tasca destra dei pantaloni, prendo il portafoglio praticamente vuoto. Cerco nelle varie tasche, quando finalmente la trovo: una foto che risale a quando avevo circa l’età di Shulim e nella quale ci siamo io, mio padre e mia madre, poco prima che morissero entrambi, Mark e sua moglie Jane. Scavo un piccolo buco, appoggiando poi la foto sul petto del mio amico. Sto lì qualche minuto, dopo di che mi alzo per tornare alla macchina. Facciamo appena in tempo a tornare in città, quando la jeep si ferma

 

“ Cazzo... Non c'è più carburante! Dobbiamo proseguire a piedi “ scendo seguito dal marmocchio, che mi trotterella dietro, e da lei. Dopo un paio d'ore raggiungiamo il porto, lì troviamo due soldati che parlano tra loro

 

“ Guarda! Due soldati! Magari sono dalla nostra parte! “ afferma Bulma

 

“ Tsk fantastico. Non mi bastava solo lui! Altri italiani! “

 

“ E smettila! In questo momento dobbiamo pensare a salvarci la pelle! Non fare lo schizzinoso! “

 

“ Non mi fido! Chi ti garantisce che non siano dalla parte di Mussolini?! “

 

“ Hanno la divisa di Goku! Sono partigiani per forza! “

 

“ Vorrei ricordarti che in Italia c‘è la repubblica di salò! E quelli stanno con Hitler! “

 

“ Ma se hanno la stessa divisa di Goku significa che sono contro il regime! “ si gira ed ignorandomi si avvicina ai due

 

“ Salve! “ dice in tedesco con un sorriso cordiale. Quelli la guardano senza capire, così mi avvicino. Anni fa sapevo qualche parola di italiano

 

“ Siete italiani? “ chiedo. I due si girano verso di me

 

“ Sì. Chi siete? “ dice uno dei due con un accento marcato

 

“ Stiamo scappando! I tedeschi ci inseguono “ dice Bulma. Io la fulmino con lo sguardo sorpreso di constatare che anche lei conosce l'italiano

 

“ Ah, e come mai? “ lei fa per rispondere, ma io intervento

 

“ Non credo siano affari vostri. Voi, piuttosto, di dove siete? “

 

“ Lui è genovese, io romano “

 

“ E siete con Mussolini o contro? “

 

“ Non credo siano affari vostri “ risponde il romano

 

“ Ma come siete simpatici voi italiani. Un cactus in fronte sarebbe meglio “

 

“ Noi stiamo cercando un nostro compagno “ dice il genovese

 

“ Hmhmhm già... Compagno, ahahaha “ ridacchia l’amico

 

“ Avete detto che cercate uno dei vostri? “ chiede Bulma

 

“ Sì, è scappato mesi fa, non sappiamo dove sia andato “ spiega il romano

 

“ Ci potete dire il nome? “ continua lei

 

“ Goku “

 

“ Goku?! Ma noi lo conosciamo!! “ dice lei

 

“ Davvero?! E dov'è? “

 

“ Non lo sappiamo, l'ultima volta l'abbiamo visto in Germania, poi non so... Ma se siete suoi amici potete darci una mano! “

 

“ No! Non abbiamo bisogno di aiuto! “ intervengo io

 

“ Stai zitto tu! “ mi redarguisce lei

 

“ E dimmi, dove siete diretti? “ chiede il genovese

 

“ Non sono affari vostri! “ soggiungo

 

“ Smettila!!! “ mi urla in faccia lei

 

“ Eravamo diretti qui, in Svizzera, perché pensavamo che essendo neutrale i tedeschi non avessero potere, ma ci sbagliavamo... Sono arrivati anche qui "

 

“ Io vi consiglio di andare a nord, siamo diretti in Danimarca, se volete possiamo darvi un passaggio e farvi scendere dove preferite “ dice il romano

 

“ No. Andiamo da soli “ affermo

 

“ Vegeta!! A te non va bene niente! È solo un passaggio! "

 

“ Non mi fido! “

 

“ No! Non comandi tu! “

 

“ Finiremo nei guai!! “

 

“ Io dico di no! “

 

“ Beh, noi non abbiamo molto tempo, se volete venire la nostra macchina è qui vicino “ loro si incamminano e Bulma, prendendo per mano il marmocchio, li segue. Io rimango fermo, questi non mi convincono per niente

 

“ Beh?! Non vieni? Hai il coraggio di lasciarmi da sola?! “ dice lei. Sbuffo e dopo aver calciato una pietra seguo gli italiani. Saliamo su una bella jeep, sedili comodi e con il motore potente. Noi tre ci sediamo dietro, il genovese alla guida e il romano accanto. Mette in moto e partiamo. Passano ore e ancora non arriviamo al confine. Quella sera, mentre Bulma e il marmocchio dormono tranquilli sul sedile, io guardo fuori dal finestrino, scorgo dei monti. Mi sorge un dubbio atroce

 

“ Che monti sono quelli? “ domando

 

“ Le Alpi “ dice tranquillamente il genovese

 

“ COSA?! “ urlo. Bulma e il moccioso si svegliano di soprassalto

 

“ Sta zitto! “ fa il romano impugnando improvvisamente un fucile

 

“ Lo sapevo!! Ci hanno fregati! La prossima volta che ti do retta giuro che prendo a testate un muro! “ dico a Bulma

 

“ Taci! Ahahah e adesso portiamoli da Mussolini “ ghigna il genovese. In un momento di distrazione del romano, afferro la canna del fucile, strappandoglielo di mano. Trovandosi disarmato all’improvviso, non sa come reagire e mi fissa immobile

 

“ Adesso fai inversione e ci riporti indietro, o giuro che vi faccio fuori adesso! “

 

“ … Calma… Noi… "

 

“ Sta zitto!! “ carico il colpo. Il genovese rallenta fino a fermare la macchina e io gli ordino di scendere. Una volta che loro sono fuori dal veicolo io li raggiungo, puntandogli contro l’arma.

 

“ La pagherete cara per averci fatto perdere tempo! “ senza lasciar loro il tempo di reagire sparo, ammazzandoli entrambi.

 

 

            … To be continued…

 

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Capitolo 18
*** Dimenticare con l'alcool ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

1 gennaio - Alpi - Italia

 

Dannazione! Avrei dovuto capire subito che stavamo andando a sud! Abbiamo sprecato un sacco di tempo!
Passano quasi venti giorni e ormai siamo vicini a Marsiglia. Guido a velocità sostenuta, quando un motore dietro di noi mi fa sobbalzare. Guardo nello specchietto retrovisore. Come immaginavo, i tedeschi!!

 

Reggetevi!! “ premo l’acceleratore, ma a causa del terreno fangoso le ruote non aderiscono bene al suolo, facendo sbandare lievemente l’auto. Cerco di mantenere il controllo del veicolo. Quelli iniziano a spararci dietro, sento le pallottole vicinissime

 

State giù! “ dico a Bulma e al marmocchio. Loro si abbassano, stando praticamente sdraiati sul sedile. Continuo a guidare in preda all’ansia.
Prendo dalla tasca interna della giacca la mia pistola, e dopo averla presa con la mano sinistra, sporgo il braccio fuori dal finestrino, puntandolo indietro, verso la jeep che ci insegue. Prendo la mira guardando nello specchietto, senza badare, da incosciente, alla strada.
Sparo uno, due, tre colpi, e per mia somma fortuna colpisco la ruota anteriore sinistra. L’auto si ferma ed io accelero. Devo farcela, devo! L’ho promesso a Kurt, ho giurato che li avrei salvati e manterrò la promessa, costi quel che costi!
Una pietra finisce sotto la ruota anteriore sinistra, facendo sbandare l’auto. Metto la pistola sul sedile accanto al mio, ingrano la marcia inserendo la quinta. Le gomme scivolano sul fango, il cuore mi batte a mille. Guardo Bulma nello specchietto retrovisore. Tiene il marmocchio stretto a se.

 

Dobbiamo trovare un rifugio al più presto “ dico continuando a guardare la strada davanti a me

 

Sì. La prossima città qual è? “ mi chiede lei

 

Marsiglia. Cerchiamo una locanda “

 

Va bene “ la sento muoversi sul sedile

 

Ehi!! Guarda! Qui c’è del Brandy!! “ esclama prendendo dal bagagliaio tre bottiglie

 

Del Brandy?! Doveva appartenere a quegli italiani! Tsk! Tanto meglio! “ dico

 

E sembra anche di ottima qualità! Caspita! Se lo vendessimo ricaveremmo un bel po’ di soldi! "

 

Non mi sembra il momento adatto per mettere su un’attività! “ ribatto

 

Ma che hai capito, scimmione?! Entreremo in un negozio! È originale! Non faticheremo a trovare un cliente! “

 

Dovremmo trovare un negozio che vende roba del genere! E siamo a Marsiglia, non in un paesino! Ci vorranno ore e non possiamo permetterci di sprecare tempo prezioso! “

 

Senti! I soldi ci servono, che tu lo voglia o no! Posso passare sul rubare il cibo e posso chiudere un occhio sulle auto, ma le camere delle locande si pagano, e i soldi che ti sei portato dal campo non sono eterni! “ ha ragione, ormai mi è rimasto poco e niente

 

Fa’ un po’ come ti pare “ continuo a guidare e dopo circa un’ora entriamo in città.

 

Vegeta? Tu lo conosci il francese? “ mi chiede

 

No. Giusto due parole, ma non posso di certo parlarlo "

 

E come pensi di comunicare qui?! "

 

In inglese, forse! “

 

Non tutti lo capiscono “

 

Non posso farci niente. Il tedesco e l’inglese sono alcune tra le lingue più conosciute al mondo, anzi, l’inglese è la più conosciuta! “ lei non ribatte più, quando per pura fortuna, girando per la città, passiamo davanti ad un negozio di alcolici. Bulma prende tutte e tre le bottiglie e scende dalla jeep prima ancora che riesca a posteggiare

 

Ferma! Dove vai?! “ dico

 

A vendere le bottiglie! “

 

Ma non tutte! Almeno una teniamola! “

 

Ahh e va bene! “ afferro una bottiglia rimettendola in macchina, dopo di che entriamo nel negozio. Io mi avvicino alla cassa, appoggiando il liquore

sul ripiano

 

Salve! “ mi dice la donna dietro al banco in francese, così subito, rispondo in inglese

 

Salve, vorrei venderle questo Brandy. È autentico, quanto crede possa valere? “

 

Autentico?! È impossibile! È difficilissimo da trovare! Come fate ad averne ben due bottiglie?! “ chiede lei rigirandosi una bottiglia tra le mani

 

Era di alcuni nostri amici. Ce l’hanno regalato, ma abbiamo bisogno di soldi e quindi l’unica soluzione è venderlo “

 

Bene… Essendo originale lo pagherò il giusto prezzo. Sono cinquanta Franchi a bottiglia “

 

Affare fatto “ e dopo averci consegnato i cento bigliettoni, mette i liquori in esposizione. Usciamo dal negozio tornando in macchina, giriamo un po’ prima di trovare una posto in cui alloggiare, quando finalmente, passiamo davanti ad una locanda. Posteggio la macchina vicino all’entrata, prendo la bottiglia di Brandy ed entriamo.

 

Salve, vorremmo una stanza da tre “ la tizia dietro al bancone, una giovane donna dai capelli e gli occhi scurissimi, si gira dandoci le spalle, prendendo un mazzo di chiavi. Ce le porge, ed io metto mano al portafoglio

 

Fanno trenta Franchi “ prendo i soldi appena ricevuti e pago, dopo di che saliamo, entrando poi nella nostra stanza.
Mi tolgo gli stivali e mi siedo sul letto, stappo la bottiglia, la porto alle labbra ed inizio a bere il liquore, mandandolo giù come fosse acqua

 

Che diavolo stai facendo?! Vuoi finirlo tutto?! “ sbotta Bulma

 

“ … Lasciami stare… “ dico solo per poi riprendere a bere

 

No, non ti lascio stare!! Finirai per ubriacarti! "

 

Reggo benissimo l’alcool "

 

Anche se lo reggi non ti fa bene! Molla quella bottiglia! "

 

Non rompere!! "

 

Non rompere?! Tu mi dici di non rompere?! Vegeta!! Guardami negli occhi!! “ sbuffando abbasso la bottiglia e alzo gli occhi su di lei

 

Che accidenti vuoi?! "

 

Non bere!! Posala! “ ignorandola bellamente riporto la bottiglia alla bocca, lasciando che il liquido mi scaldi il corpo. Lei sbatte stizzita un piede sul pavimento

 

Shulim! Bada che non lo beva tutto! “ strilla al marmocchio. Lui deglutisce ed annuisce, dopo di che lei lascia la stanza sbattendo la porta.
Io continuo ad ingoiare liquore sotto lo sguardo pietrificato del moccioso

 

Ehm… Forse non dovresti berlo tutto… “ dice sussurrando

 

Fatti gli affaracci tuoi, marmocchio. Io faccio quello che voglio “ lui non ribatte. Dopo circa mezz’ora lei torna, trovandomi sdraiato sul letto matrimoniale

 

Che stai facendo?! “ mi chiede alterata

 

Non si vede? Sono sdraiato “ rispondo non perfettamente lucido

 

Sei ubriaco! Dov’è la bottiglia? “ non rispondo

 

Shulim! Dov’è la bottiglia?! "

 

“ … Ehm… L’ha… L’ha buttata… Era vuota… "

 

Tu cosa?! “ urla, ma io non la ascolto.

 

 

 

            … To be continued

 

Ci scusiamo per l’enorme ritardo >.< ma tra una cosa e l’altra la fic è rimasta ferma.

Speriamo comunque che sia stato di vostro gradimento, ciao!

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Capitolo 19
*** L'italiano e il fumo ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

22 gennaio - Marsiglia – Francia

 

Non sono ubriaco… “ rispondo

 

No, certo!! Sei ubriaco fradicio, invece! “

 

Se lo fossi non capirei nemmeno quello che dici “ con due falcate mi arriva di fronte, mostrandomi tre dita

 

Quante sono?! “ strizzo lievemente gli occhi

 

Tre “

 

Ciò non toglie che sei pieno d’alcool!! “

 

Non urlare… Ho mal di testa “

 

Certo!! Ti sei scolato una bottiglia intera di Brandy! Ma dico, ti sei bevuto anche il cervello oltre al liquore?! “ decido di ignorarla, tanto non risolverei nulla. Lei continua a strepitare in preda alla collera, ma io chiudo gli occhi, cercando di allontanare sempre di più le sue urla. Senza rendermene nemmeno conto mi addormento, e quando riapro gli occhi è ormai mattina. Mi giro verso sinistra, vedendo lei serenamente addormentata, e poi a destra, notando il marmocchio nel letto singolo, anche lui nel mondo di Morfeo. Mi porto una mano alle tempie, ho un terribile mal di testa, molto probabilmente causato dalla bevuta di ieri. Ancora non del tutto lucido mi alzo dal letto, infilandomi gli stivali

 

Sei già sveglio? “ mi chiede lei con ancora la voce impastata di sonno

 

Dobbiamo andare… Non abbiamo tempo per poltrire. Avanti, alzati “ lei annuisce. Si veste rapidamente e dopo esserci preparati, scendiamo al piano terra per fare colazione. Mi siedo al primo tavolo libero, attendendo che una delle cameriere venga per ordinare.

 

 

Scendo dietro a lui dirigendomi verso la sala per rifocillarmi prima della partenza. Senza fare attenzione scendo l'ultimo scalino, quando improvvisamente vado a sbattere contro qualcuno

 

Oh, mi scusi! “ dico alzando lo sguardo. Mi trovo davanti una bella ragazza mora dagli occhi scuri, alta bene o male come me, dall'aria simpatica

 

Non si preoccupi, può capitare “ mi sorride amichevolmente

 

Mi presento, molto piacere, mi chiamo Bulma “ le porgo la mano

 

Oh, piacere mio, Chichi “ me la stringe

 

E' una mia impressione o qualcosa non va? Sembri... Triste... “

 

Beh... No... No, tranquilla... Tutto bene “ sposto lo sguardo su di lui. Fissa con aria spenta la strada oltre la grande vetrata. Mi sento responsabile, non c'è nulla da fare. Kurt è morto per colpa mia, qui non ci piove, e questo peso non me lo leverà mai nessuno di dosso. Il senso di colpa diventa ogni giorno più insopportabile, e vederlo in quello stato a causa mia è terribile.

 

Sei sicura? Eppure non stai molto bene... “ dice ancora. Decido di raccontarle tutto. Di Vegeta, di Kurt, di Auschwitz, della fuga, dei miei immensi sensi di colpa, sperando di liberarmi da questo grosso peso. Lei mi ascolta per tutto il tempo, tentando di immaginare, forse, il mio stato d'animo. Guardo di nuovo lui. Mangia tranquillo senza degnarmi nemmeno di uno sguardo. E non dimentichiamo Mark, anche lui vittima della nostra fuga. Faccio per parlare di nuovo, per spezzare quel silenzio insopportabile, quando dalla porta vedo entrare un figura, come un segno che, in un momento come questo riesce a darmi un briciolo di speranza: Goku.

 

Goku! Goku, sei tu! “ gli corro incontro. Vegeta alza lo sguardo dalla sua colazione e fissa infastidito l'italiano

 

Bulma! Che sorpresa! Anche voi qui! Ma non dovevate essere in Svizzera?! “ a questa domanda Vegeta si chiude ancora di più nel suo mutismo

 

Ecco... Abbiamo avuto... Dei... Contrattempi “ decido di stare sul vago, meglio non entrare più sugli argomenti Mark e Kurt

 

Capisco, beh io sono scappato dall'Italia, quei farabutti volevano farmi fuori! "

 

Tsk, sarebbe stata l'unica buona azione che avrebbero fatto “ dice acidamente Vegeta. Si alza lasciando sul tavolo dei soldi, poi va verso la porta, tirando fuori dalla giacca un pacchetto di sigarette. E quelle dove le ha prese?

 

Ehi! Carina quella cameriera! “ sorride lui guardando Chichi che, ignara, continua a lavare i piatti in cucina

 

Ah, sì... Beh va da lei, diglielo "

 

E se non ricambia? "

 

Goku... Scusa, ma è un pessimo momento. Vai a dirglielo, io torno subito “ senza aspettare risposta corro verso la porta, uscendo

 

 

Dove le hai prese quelle sigarette?! “ mi chiede lei comparendo alle mie spalle

 

Al campo, prima di partire "

 

... Tu... Fumi? "

 

Da ora sì... “ inspiro il fumo profondamente, lasciando che la nicotina mi annebbi i sensi, che mi rilassi. In questo momento non voglio altro se non dimenticare queste giornate. Vorrei prendere un colpo in testa e rimuovere tutto. Non essendo ancora abituato mi sfugge un colpo di tosse

 

Non sarà fumando o ubriacandoti che risolverai questa situazione “ mi dice

 

La situazione non si risolverebbe lo stesso. Comunque chi ti dice che io lo stia facendo per "risolvere"? “

 

Nessuno, ma lo fai per... Dimenticare?”

 

Fatti gli affari tuoi “ non dico altro, inspirando ancora

 

Sono affari miei! Smettila!!”

 

Smettila tu! Lasciami in pace! “

 

Credi che con un po' di fumo Kurt e Mark torneranno?! Così ti fai solo del male! Per favore, butta quella sigaretta! “

 

No! Faccio quello che voglio! Se non vuoi vedermi fumare, rientra nel locale!! “ le volto le spalle allontanandomi di qualche passo

 

Cosa speri di ottenere?! Spiegamelo perché non lo capisco!!!”

 

Non voglio ottenere nulla infatti” aspiro altro fumo incurante delle sue urla

 

E allora butta quella dannata sigaretta!! “ urla. Continuo ad ignorarla. Non mi interessa se mi faccio del male, cosa cambierebbe? Tanto moriremo tutti, lo so. Stiamo solo rimandando la nostra fine… Finiremo tutti e tre con il piombo in testa.

Una volta finita, getto la sigaretta a terra, spegnendola poi con la suola dello stivale. Ho la bocca impastata di fumo, Dio, che schifo. Ho sempre odiato l’odore delle sigarette, non pensavo nemmeno che rilassassero, credevo fosse tutta una questione di testa, invece mi devo ricredere. Rilassano, rilassano eccome. O forse sono io che, troppo stressato, cerca un tranquillante in qualsiasi cosa?

Non lo so. Sospiro e dalla bocca mi esce una debole nube di fumo. Mi appoggio al muro della locanda, chiudo gli occhi ed incrocio le braccia al petto.

 

 

            … To be continued

 

Spero che anche questo aggiornamento sia stato di vostro gradimento^^ a presto!

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Capitolo 20
*** Salvezza temporanea ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

22 gennaio - Marsiglia - Francia

 

Ancora intontito dall’alcool ingurgitato il giorno prima, attendo, appoggiato svogliatamente al muro, che Bulma e il moccioso escano dalla locanda per riprendere il viaggio.

Con la mano destra, infilata nella tasca dei pantaloni, mi rigiro nervosamente il pacchetto di sigarette, quando di scatto lo tiro fuori, prendendone un’altra. La porto alla bocca tenendola ferma con le labbra e, dopo aver preso l’accendino, cerco di rilassare i nervi tesi.

Non avrei mai pensato che sarebbe finita così... Che schifo di vita.

 

Rientro furiosa nella locanda. Fuma! Maledizione, fuma! Perché non mi dice mai nulla? Speravo di contare qualcosa per lui, credevo che si fidasse di me, pensavo che sarei riuscita a farlo aprire, ma evidentemente mi sbagliavo.

Mi siedo allo stesso tavolo al quale, poco prima, Vegeta aveva fatto colazione. C’è un piattino con sopra una brioche calda ed una tazzina di caffè, Chichi deve averli portati per me.

Prendo il cornetto tiepido e dò un morso quando, con la coda dell’occhio, vedo Goku e Chichi parlare in cucina. Sorridono entrambi, sembra che ci sia affinità tra quei due.

Mangio lentamente la mia colazione, forse l’ultima della mia vita. Ogni giorno mi chiedo quanti me ne rimarranno davanti.

 

Dopo circa mezz’ora la porta della locanda si apre e Bulma e il marmocchio escono andando verso la jeep. Io mi stacco dal muro gettando a terra la seconda sigaretta, spegnendola con la suola. Lei mi guarda con un’espressione che non so decifrare… Forse delusione, forse tristezza… Oppure entrambe.

Faccio per salire e mettermi al volante, ma l’italiano esce correndo.

 

“ Ehi! Aspettate, veniamo anche noi ” sorride. Io mi fermo, fissandolo seccato.

 

“ -Noi- chi? ” rispondo incrociando le braccia. Tempo di finire la frase, la cameriera che, poco prima mi aveva servito la colazione, esce posando il grembiule sul primo tavolo vicino, correndo verso l’auto.

 

“ Vieni anche tu? “ commenta Bulma fissando la mora. Lei si volta a guardarla con un sorriso stampato in viso. Iniziano a parlare e a ridere, cosa che ormai credo di non saper più fare. Sono l’unico che si rende conto della situazione? Solo io realizzo che con una percentuale del 99% moriremo come topi?

L’italiano insiste nel mettersi al volante. Non ho proprio voglia di discutere, specialmente con lui, quindi mi siedo al posto del passeggero, chiudendomi ancora di più nel mio mutismo.

Vorrei solo addormentarmi e dimenticare tutto.

Vorrei svegliarmi in un futuro indefinito senza ricordare chi sono e cos’ho fatto in questi anni.

Vorrei ritrovarmi a vivere una vita non mia.

Intorno a me sento solo voci lontane, echi indefiniti, risate che mi sfiorano appena e alle quali non voglio unirmi. L’unico che, forse, prende le cose un po’ più seriamente è l’italiano che, con espressione seria, fissa la strada davanti a noi.

Passiamo il giorno in macchina, finché di sera l’italiano prende, al primo bivio, una strada secondaria, abbandonando quella principale, la quale ci avrebbe portati sicuramente ad un posto di blocco.

Percorsi un paio di chilometri si ferma.

 

“ Mi dispiace ragazzi, ma da ora in poi dovrete proseguire da soli. Purtroppo non posso avanzare, li ho alle calcagna, è meglio che per un po’ sparisca dalla circolazione. Buona fortuna “

 

“ Se vuoi ti faccio sparire io dalla circolazione… Per sempre, però “ rispondo seccato. Lui mi fissa senza rispondere e come lui, anche Bulma e la mora. Mi levo la cintura e scendo, iniziando ad incamminarmi senza aspettare nessuno.

Non so se essere pentito della mia scelta o no.

Ho fatto bene a fare questo casino?

Ho fatto bene a mettere davanti me stesso al mio migliore amico?

Ho fatto bene a lasciare una bambina orfana – per colpa mia – per i miei interessi?

Un rumore di portiere mi fa capire che anche Bulma, il moccioso e la cameriera sono scesi dall’auto. L’italiano fa inversione e poco dopo sparisce dal nostro campo visivo.

Ci incamminiamo lungo la strada di campagna, parallela a quella principale, camminando per ore. Ormai è notte e in lontananza vedo una piccola luce. Credo sia una locanda.

Faccio per accelerare il passo, quando un urlo mi blocca.


“ Bulma! Stai male? “ esclama la mora in preda all’ansia. Io mi volto di scatto, vedendo Bulma inginocchiata a terra con una mano sulla bocca.

 

“ Che succede?! “ domando allarmato

 

“ Non so, si è inginocchiata di colpo… Bulma, dimmi che ti prende! “ continua la cameriera abbassandosi per aiutarla. Bulma deglutisce strizzando gli occhi, levando poi la mano dalle labbra.

 

“ Non è niente… Ho… Ho solo avuto un po’ di nausea, davvero, stai tranquilla… “ cerca di convincerla

 

“ Sei pallida come un lenzuolo. Sei sicura di stare bene? Mi sto preoccupando “

 

“ Sì, sono sicura. Su, riprendiamo il cammino, non possiamo fermarci “ dice rialzandosi. Si spolvera i pantaloni impolverati e avanza di qualche passo, superandomi. Io la fisso mentre si allontana, non capendo cosa mai le sia preso.

 

“ Si può sapere che ti succede? Hai fame? “ dico pensando ad un calo di zuccheri, forse.

 

“ No. Ve l’ho detto, non è niente “ risponde senza guardarmi in faccia. Non mi convince, non mi convince per niente, ma preferisco non andare oltre.

 

“ E’ solo un giramento di testa, sarà di sicuro la stanchezza “ la mora e il marmocchio non dicono niente e stavolta decido di imitarli.

Poco dopo, il puntino luminoso che speravo fosse la lanterna di una locanda, conferma la mia ipotesi, illuminando debolmente il vialetto che porta all’entrata. Apro la porta scaldandomi poi le mani e, una volta entrati tutti, raggiungiamo il bancone.

 

“ Buonasera, desiderate? “ ci domanda cordiale la donna dietro il banco. Io mi avvicino con in mano il portafoglio.

 

“ Sì, due stanze doppie, gentilmente “ lei, dopo aver controllato su una griglia, ci porge due chiavi. Pago, dopodiché saliamo le scale.

 

 

            … To be continued…

 

Salve a tutti^^ spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento :D a presto!!

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Capitolo 21
*** Sangue freddo ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

22 gennaio - Marsiglia - Francia

Entrati in stanza mi siedo stancamente sul letto. Mi sfilo gli stivali e mi sdraio, sono sfinito.

Lei mi imita e, dopo essersi levata le scarpe, si sdraia, fissando poi il soffitto.

"Io non ti capisco proprio... Ancora non so perché tu mi abbia salvata da quell'inferno" dice lei all'improvviso. Io non mi giro, continuando a tenere gli occhi chiusi.

"Non c'è niente da capire" rispondo poi

"Invece sì! Mi ignori, è come se non esistessi!! Perché mi hai salvata, eh? Per attrazione fisica? Beh non ho intenzione di continuare così!! Non posso più vivere in queste condizioni... Non ora!" dice scattando seduta. Bene. Mi ci mancava la sfuriata!

"Si può sapere di che parli?! Io non ti ignoro" rispondo sospirando

"Ah no?! E tu come lo definiresti il tuo comportamento? Tu stai male per quello che è successo a Kurt e Mark, ma invece di sfogarti fumi e bevi!!" continua lei

"Non mi sembra il momento adatto per andare da uno strizzacervelli, ti pare?" rispondo sarcastico

"Non fare l'idiota!! Dico solo che potresti sfogarti con me! Speravo di contare qualcosa!" strilla serrando la presa sul lenzuolo

"Non ho bisogno di confidarmi con nessuno!! E adesso smettila, dormi!!" sbotto esasperato. Non ne posso più di sentirla urlare, ho solo voglia di dormire.

"Non dirmi cosa devo fare! Domani mattina prendo Chichi e Shulim e ognuno se ne va per la propria strada!! Noi ce ne andiamo, tu fai quello che vuoi!" dice furiosa. Mio malgrado non riesco a trattenere una risata.

"E dove speri di andare, eh? Non avete armi, e anche se aveste una pistola, nessuno di voi tre è in grado di maneggiarla. Finirete con il piombo in testa. Tutti e tre" dico aprendo gli occhi e fissandola.

"Tanto ci finiremo comunque con il piombo in testa!!" risponde

"E allora perché hai voluto scappare, eh? Piantala di dire idiozie e riposati!" dico richiudendo gli occhi. Non sento risposta, quando l'ondeggiare del materasso mi fa intuire di essere l'unico ad esservi sopra. Apro un occhio. Cosa diavolo vuole fare ora?

“Non posso e non voglio più stressarmi così... Sai perchè?!” non rispondo, prima o poi si calmerà.

“Perchè aspetto un bambino!!” io spalanco gli occhi. Ok, questa non me l’aspettavo proprio...

"Io me ne vado!!" si infila rabbiosamente la giacca che aveva appoggiato su una sedia, con due falcate raggiunge la porta e, dopo averla spalancata, esce. Io resto immobile a fissare l'entrata. Non può essere tanto stupida... Almeno credo. Faccio per rimettermi sdraiato, quando il sesto senso mi dice di alzarmi. Dei passi rapidi provenienti dal cortile della locanda mi attirano, così mi affaccio, vedendo tre miei ex comilitoni.

 

"Merda!" corro corridoio raggiungendola prima che scenda la scale.

 

"Ferma!" dico prendendole un polso

 

"Lasciami!" strilla dimenandosi

 

"Maledizione, smettila di urlare, sono qui!!" dico cercando di mantenere un basso tono di voce. Alle mie parole lei si blocca, impallidendo di colpo.

 

" .... Cosa facciamo ora?!" chiede in preda all'ansia

 

"Corri e nasconditi sotto il letto" la tiro verso la nostra stanza e, mentre lei si nasconde, io mi metto affianco alle giunture porta, in modo che se un soldato aprisse, io rimarrei nascosto. Prendo la pistola nella tasca interna della mia giacca.

I passi dei comilitoni echeggiano per tutto il corridoio, divetando quasi assordanti quando passano davanti alla nostra porta.

 

Mi sento il cuore in gola e stringo il calcio della pistola. Sento spalancare una porta, delle urla.

 

“No!! Lasciateci!!” urla una voce femminile. La riconosco, è quella della cameriera che, poco dopo, viene seguita da quelle del marmocchio.

Mi stacco dal muro ed apro piano la porta spiando poi i movimenti dei miei ex colleghi.

Due tengono fermi la donna e il bambino, l’altro guarda all’interno della stanza, cercando me e Bulma, probabilmente. Senza pensarci apro di scatto la porta, sparando al tedesco che non tiene ferma nè la donna nè il marmocchio.

L’uomo cade con un colpo sordo con un buco in mezzo alla schiena. Gli altri due si voltano di scatto e, riconoscendomi subito, ghignando prendendo le pistole. Tuttavia io non mollo la mia, puntandola contro Axel, il quale tiene fermo il bambino.

 

“Avanti, posa quella pistola, Vegeta. Falla finita, ormai sei spacciato” mi intima puntandomi contro l’arma.

 

“Non mi avete ancora preso, come vedi sono qui!” rispondo mostrandomi sicuro.

 

“Hmhmhm ti abbiamo in pugno. Avanti! Posa quella pistola e arrenditi! Non ti è bastato perdere il tuo amichetto?” ghigna ancora. Adesso basta. Nessuno di loro può permettersi di nominare Kurt, nessuno!!

 

“Non nominarlo!!! Fallo di nuovo e giuro che sparo!!” urlo caricando il colpo. Sono fuori di me, non doveva toccare l’argomento, non ora!

 

“Avanti, spara! Magari prendi anche il moccioso, oltre che me!” codardo, usare il marmocchio come scudo non ti salverà la pelle, parola mia.

 

“E così in realtà avete fatto scappare ben tre progionieri!” interviene di colpo Derek, strattonando la cameriera.

 

“Lei non è ebrea! È francese, quindi mollala” dico puntando la pistola verso di lui, stavolta.

 

“Questa qui non è ebrea? Poco male, è comunque nella tua comitiva, quindi pagherà lo stesso!” ghigna ancora. La donna inizia a piangere, mentre il marmocchio non spiccica parola, minacciato dalla pistola appoggiata alla sua tempia destra.

 

“Ora basta... Mollateli o sparo!” lo giuro, stavolta lo faccio davvero. Derek e Axel scoppiano a ridere, forse credono che non abbia il fegato di farlo realmente.

 

“Facci vedere, traditore!” risponde Axel. Non me lo faccio ripetere e premo il grilletto. Di colpo il suo petto si macchia di rosso. Un rivolo di sangue gli cola dalla bocca e impallidendo all’improvviso crolla a terra. Il moccioso corre verso di me terrorizzato, nascondendosi poi dietro.

Derek fissa scioccato il collega, spostando poi lo sguardo su di me.

 

“Bastardo! Lo seguirai a breve!!” urla mollando la cameriera. Mette mano alla cintura per afferrare la pistola ma, anticipandolo, sparo anche a lui.

La donna cade in ginocchio tremando, Bulma esce da sotto il letto, correndo ad abbracciare il bambino.

In corridoio ci sono due cadaveri di due soldati delle SS., noi siamo ricercati e i proprietari della locanda avranno sentito sicuramente gli spari.

Ok, ora siamo veramente nella merda.

 

 

            ... To be continued...

 

Scusate per il ritardo, ma abbiamo avuto dei contrattempi.

Grazie anche a chi legge! Ciao!

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Capitolo 22
*** L'Ambasciata Polacca ***


C'È SEMPRE UNA SPERANZA

 

23 gennaio - Marsiglia - Francia

 

Dopo essermi caricato in spalla i cadaveri e averli gettati nel cortile sul retro dalla finestra in fondo al corridoio, torno in stanza, trovando Bulma, la francese e il marmocchio in rigoroso silenzio. Istintivamente mi cade lo sguardo sul ventre piatto dell'ebrea.

 

“Aspetto un bambino!” le sue parole mi tornano in mente, anche se non riesco a credere che lì dentro ci sia veramente mio figlio...

 

“Ormai è inutile scappare... È meglio se per stanotte riposiamo, partiremo domani all'alba” dico rompendo il silenzio.

 

“Sei pazzo? Avranno già chiamato qualcuno! Si saranno accorti degli spari, non credi?” interviene l'ebrea.

 

“Nessuno di noi è in condizioni di proseguire a piedi!” continuo io

 

“E se usassimo l'auto dei tedeschi?” mi volto verso la francese, potrebbe essere un'idea. Mi affaccio verso il vialetto d'ingresso, vedendo posteggiata la jeep dei miei ex colleghi.

 

“Possiamo tentare, peró dobbiamo scendere da qui, senza passare dall'entrata” loro annuiscono e lentamente sollevo la francese, calandola giù dalla finestra.

 

Lei appoggia i piedi sul cornicione, dopodiché salta atterrando sull'erba.

Faccio lo stesso con il moccioso e Bulma, saltando infine io. Silenziosamente salgono tutti sull'auto nemica, mentre io cerco di accendere il motore con i cavi della macchina.

Dopo un paio di tentativi, un rombo mi fa riaccendere le speranze, forse possiamo ancora farcela.

Senza perdere tempo mi metto al volante, partendo sgommando e rientrando in strada.

Ho paura.

Sì, ho veramente paura. Se ci dovessero prendere cosa farei? Per ora ho mantenuto il sangue freddo davanti alla morte, ma ne saró ancora in grado? Preferirei essere fucilato immediatamente piuttosto che essere portato in un campo.

Ho sempre avuto il terrore di quel posto, il mio punto di forza era solo la divisa che indossavo.

Sapevo che non avrei corso nessun pericolo se avessi dimostrato forza e indifferenza, e grazie al mio carattere sono sempre riuscito a salvare la pelle. Sono sempre stato bravo a nascondere le mie emozioni, non ringrazierò mai abbastanza la natura per avermi regalato questa capacità.

Penso che morirei.

Senza dignità, nome. Non essere visto più come persona, ma solo un numero, solo un essere da sfinire prima di essere ucciso.

Mi rendo conto solo ora di quanto stupido e codardo sia stato.

Pur di sopravvivere ho mandato alla morte gente innocente, persone come me, che differivano solo nelle credenze. Senza nemmeno rendermene conto passo tutta la notte a guidare.
Questi pensieri mi assillano, quante persone ho ucciso?
Centinaia? Migliaia?
Mi viene un brivido, mentre in mente mi torna l’immagine della ciminiera fumante del forno crematorio.

Verso il pomeriggio arriviamo nella periferia di Parigi. La benzina sta per finire, spero solo che almeno qui avremo un po' di respiro.

Dopo aver attraversato la città, vedo davanti a me un enorme palazzo grigio. Il portone di bronzo adornato accoglie la scritta "Ambasciata Polacca".

Forse ora saremo al sicuro.

Scendiamo dal veicolo, raggiungendo poi l’entrata. Busso sperando di passare inosservato nella folla, non voglio che mi riconoscano, metterei nei guai tutti quanti.
Dopo pochi secondi il portone si apre, trovandomi davanti un uomo sulla cinquantina d’anni. Indossa una divisa militare, ha i capelli brizzolati e dei baffi appena accennati.

Sguardo duro, posa composta. Mi mette soggezione.

 

“Voi sareste?” domanda. Non so cosa dire, non credo di essere la persona più adatta a spiegare la situazione.

 

“Siamo ricercati... Cerchiamo riparo, stiamo scappando da mesi e siamo stanchi. La prego, c’è posto per noi?” interviene Bulma. L’uomo ci squadra uno per uno, fissando me con un’aria dubbiosa.

 

“Siete tutti ebrei?” chiede ancora.

 

“... No. Io no” ammetto. L’uomo assottiglia lo sguardo senza mollarmi di vista.

 

“Loro due sono ebrei...” indico Bulma e il bambino “... Lei invece è francese, è ricercata per essere fuggita insieme a noi” indico la cameriera

 

“Capisco. Tu invece cosa sei?”

 

“... Un tedesco. Sono riuscito a portarli fin qui, anche se stanno cercando anche me...”

 

“Bene allora. Per voi tre c’è posto, accomodatevi pure. Lei invece non può entrare, questo luogo è esclusivamente per loro” dice avanzando di un passo per farmi arretrare.

 

Il moccioso mi guarda, mentre Bulma si porta una mano alla bocca.

Lo immaginavo, cosa speravo? Che mi avrebbero accolto a braccia aperte? No.

Avrei potuto benissimo mentire, avrei potuto dire di essere scappato insieme a loro, ma forse non avrei ingannato nessuno.

È evidente, non sono denutrito come loro, non ho il terrore negli occhi appena vedo una jeep.

 

“No, un momento! Non può lasciarlo fuori!” interviene tempestivamente Bulma

 

“Mi dispiace, ma queste sono le regole. Chiunque che non siano ebrei, zingari, omosessuali, o comunque gente ricercata dalle SS., non sono autorizzati ad entrare” spiega l’uomo. Io mi giro verso di lei.

 

“Non ti preoccupare, troverò una locanda per passare la notte, voi dovete entrare” dico mantenendo la calma

 

“No! Non posso lasciarti fuori, ti rendi conto? Se ti trovano ti fanno fuori!” dice attaccandosi a me. La cameriera e il moccioso non dicono niente, così come l’uomo che ci sta di fronte, che si limita ad assistere alla scena senza fiatare.

 

“Non mi troveranno, ok? Ora non mandare tutto all’aria! Abbiamo fatto tutta questa strada per niente se non entrate!” cerco di convincerla, ma lei ignorandomi, si volta verso l’altro.

 

“Senta, lui è buono! Non è un soldato, cioè... Lo era, ma non è più nelle SS., glielo posso assicurare!” continua Bulma

 

“Le ho detto che sono le regole, mi dispiace”

 

“... Vorrebbe lasciare il padre di mio figlio nelle mani di quei folli? Lo permetterà?!” perchè continua ad insistere? Non enterò comunque

 

“Signora, le ho detto che mi dispiace, ma purtroppo non ci posso fare nulla. Padre o no, ha fatto parte dell’esercito nazista. Non mi interessa se è cambiato e se si è pentito, non può entrare! Se non vi sbrigate ad entrare resterete fuori anche voi!” sbotta perdendo la pazienza.

 

“No! Loro non c’entrano!” intervengo. Senza dare il tempo a nessuno di controbattere, spingo Bulma e il marmocchio verso l’entrata.

 

L’uomo li prende per un braccio e, dopo averli accompagnati dentro, chiude la porta.

Resto a fissare il portone per vari secondi.

Cosa faccio ora? Dovrei trovarmi una locanda, ma dopo? Non posso vivere lì, cosa farò? Chissà quando finirà questa pazzia, loro resteranno chiusi nell’ambasciata fino alla fine della Guerra, dovrò trovarmi un lavoro per pagarmi la stanza della locanda... Sempre che riesca a sopravvivere.
Porto una mano alla tasca posteriore dei pantaloni, estraendo il portafoglio praticamente vuoto.

Lo apro. Ormai non mi è rimasto niente, giusto i soldi per pagare una stanza ed un ultimo pasto.

Mi volto verso la strada guardandomi intorno.

Scendo gli scalini e mi incammino per la prima strada che ho davanti, quando l’insegna mezza rotta di una locanda attira la mia attenzione.

 

 

            ... To be continued...

 

Salve a tutti. Aggiornare questa storia proprio il giorno della Memoria mi mette un po’ i brividi.

Mi fa ripensare a tutto quello che è successo e che, purtroppo, tutti i film o documentari non potranno mai spiegare bene fino in fondo.

Ripeto ancora che questa non vuole essere assolutamente una presa in giro a quanto accaduto, ma il nostro intento è solo quello di ricordare ciò che successe anni fa, in modo che mai più vengano commessi gesti tanto orribili.
Se purtroppo non siamo riuscite a rendere la storia in modo serio, ci scusiamo, ma ci tenevamo a precisare che, almeno, il nostro intento era nobile.

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