Harry Potter e la Stella Maledetta

di BeGD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


L’ Espresso per Hogwarts era affollato come al solito. Nulla era cambiato dall’ anno scorso e dall’ anno precedente, e dall’ anno precedente ancora. E ad Harry andava bene: in fondo, quel treno era stato la sua salvezza, anni fa, lo aveva catapultato in quello che era il suo vero mondo e allora, quale migliore modo per ricordare quei magici momenti se non ripeterli pedissequamente ogni anno?

Come sempre, la zazzera rossa di Ron lo seguiva fedelmente accompagnata dal panino ripieno di carne secca che sua madre aveva ripreso a preparargli: la famiglia di Ron era in un periodo di magra (non che avesse mai conosciuto un momento di particolare benestare) e ciò era tutto quello che avevano potuto permettersi. Ma non importava, perché quell’ orrido panino sarebbe stato ben presto sostituito dalla massa di Cioccorane che allietavano il viaggio verso la scuola. Come ogni anno. Già, non era cambiato nulla, pensò Harry, anche la folla era sempre la stessa.

-porcaccia, è affollatissimo!- mugolò Ron, spintonando un timido ragazzino del primo anno. Il piccolo si ritrasse, spaventato, e, piangendo, filò dritto in uno scompartimento. Harry lo vide: era così carino, Ron non avrebbe dovuto trattarlo così. Immerso tra i suoi pensieri, si ritrovò strattonato da Ron e spinto in uno scompartimento, all’ apparenza vuoto. Ma non lo era.

Seduto sul sedile più vicino alla finestra, un ragazzo apparentemente della loro età li fissava da sopra un libro, riavviandosi in modo frivolo i lucenti capelli neri. I suoi occhi verdazzurri dal taglio felino si posarono su Harry che, istantaneamente ed in modo inspiegabile, si sentì avvampare.

Rivolgendo al mago dalla cicatrice a saetta un debole sorriso, il giovane sconosciuto accavallò le gambe: portava un paio di jeans neri dall’ aderenza quasi irreale, come una pelle: si poteva distinguere il contorno di tutto il suo corpo dalla cintola in giù, ed Harry, interrogandosi sul perché un ragazzo potesse fargli quell’ effetto, non riuscì a distogliere da essi lo sguardo.

Il ragazzo continuò a sorridergli con una bocca carnosa, ben definita, irreale anch’ essa. Aveva le labbra rosee, gentili, morbide allo sguardo e, presumibilmente, al tatto, e un naso dritto, senza sfarzo, discreto, che si inchinava al cospetto degli occhi più belli che Harry avesse mai visto. Erano come la Pietra Filosofale, preziosi, magici, indifesi ma allo stesso tempo potentissimi. Raggiungevano sfumature indistinte, descrivevano una tavolozza di colori sconosciuti agli umani, avevano la rara capacità di piegare l’ essere più inflessibile, che era costretto a prostrarsi e ad ammirare semplicemente cotanta bellezza e perfezione.

Un piccolo esercito proteggeva stoicamente quelle due acquemarine, che sembrava si fondessero in un abbraccio d’ amore agli smeraldi più puri: dei minuscoli crini di cavallo, delle ciglia lunghe e arcuate, che parevano il pennello di Afrodite, capaci di dipingere il cuore degli impuri uomini che ammiravano quell’ Olimpo di splendore.

Le gote rosee del giovane si mossero in sincronia alla sua bocca: -prego, se volete sedervi..- disse con gentilezza, scostando dal sedile accanto un enorme libro dalle pagine ingiallite: Difesa pratica contro le Arti Oscure, il manuale che avrebbero studiato quell’ anno.

-sei del nostro anno, quindi?- chiese Ron, schivo. Si vedeva lontano un miglio che voleva avere poco a che fare con quel tipo, e cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo.

-dipende dall’ anno in cui siete. Io sono al sesto.- miagolò lo sconosciuto.

-anche noi. Harry, piacere.- ribattè Harry, dopo essersi bruscamente risvegliato dallo stato catatonico in cui era caduto alla vista del ragazzo che ora gli sedeva di fronte, le gambe sempre accavallate in modo singorile.

-Harry Potter, vero? Ho sempre sentito parlare di te. Mi piaci molto.- aggiunse, inarcando un sopracciglio corvino e rivolgendo a Harry uno sguardo complice. Harry sentì i pantaloni farsi più stretti, ma non aveva intenzione di cedere e di ammettere che quel ragazzo lo stava decisamente eccitando. Deglutì pesantemente e il giovane parve accorgersi del suo disagio, rincarando prontamente la dose.

-il famoso Harry Potter. Non sai quanto mi piacerebbe conoscerti a fondo. Sono Billie Joe Armstrong, piacere. Chiamami Billie.- concluse con enfasi, tendendo la mano a Harry.

Il mago la afferrò e la strinse. Era calda, liscia, sfuggente come l’ acqua ma ferma e virile. Sul polso destro di Billie, notò una piccola e apparentemente normale stellina rossa, che si illuminò non appena le due mani entrarono in contatto. Harry fece finta di non farci caso, e Billie parve riconoscente.

Ron, intanto, era dedito alla lettura, apparentemente appassionante, di un manuale elementare di Antiche Rune che Hermione aveva insistito a prestargli, nel tentativo di farlo appassionare a una delle sue materie preferite. Ron non lo aveva mai aperto, trovandolo inutile, ma ora pareva rapito da quella interminabile serie di segnetti indistinguibili l’ uno dall’ altro e irriconducibili alla scrittura normale, se non previa un approfondito studio preparatorio. Studio che Ron non aveva mai nemmeno cominciato, nonostante stesse apparentemente leggendo scorrevolmente una versione da una pagina e mezza.

Harry si trattenne dallo scoppiare a ridere, comprendendo perfettamente che l’ amico stava semplicemente cercando di evitare lo sguardo e il contatto con Billie. Ma che male c’ era, in fondo? Si trattava di un ragazzo normale, bellissimo, ma normale. Ma è normale che, improvvisamente, senta qualcosa di duro premere contro la zip dei jeans al suo sguardo?! Al SOLO sguardo? Pensò Harry, come ribattendo al pensiero precedente. Quel che era sicuro era che quel giovane non era come tutti gli altri; aveva qualcosa di diverso, di nascosto e forse pericoloso, ma allo stesso tempo ammaliante. Era strano, e la mente di Harry si divise in due fazioni opposte: una desiderava ardentemente che Billie fosse un Grifondoro, l’ altra tentava di distruggere l’ avversaria, pensando che fosse essenziale che quello che poteva essere un giovane maledetto non appartenesse alla sua stessa Casa. C’ era solo un modo perché quella guerra interiore finisse.

-sei stato già assegnato a una Casa?- si ritrovò a chiedere Harry. Billie lo osservò attonito.

-io.. non so. Non sono inglese. Sono americano, vengo dalla California. Mi hanno detto che starò con dei certi.. grifi.. argentati.. ippogrifi forse..-

-Grifondoro, è quella la tua Casa.- lo interruppe Ron, schietto, come volesse metterlo a tacere. Chiuse poi il manuale e lo sbatté sul sedile accanto a lui, prendendo a scrutarsi la punta delle scarpe.

Billie annuì, per tutta risposta. Era evidente che aveva intuito che Ron non lo apprezzava, e sembrava intristito. Aveva perso quel magnifico sorriso che lo aveva illuminato fino a pochi istanti prima.

-devi aver viaggiato molto per venire qui, vero?-

Non era stato Harry a parlare, ma una voce piuttosto strascicata e, stranamente, mielosa. Harry si voltò di scatto, e notò la solita testa bionda e gli stessi occhi grigio chiaro che aveva sempre odiato, pieni di un sentimento tutto nuovo: la lussuria. Serrò di scatto le mascelle: non avrebbe ottenuto Billie tanto facilmente.

-s..sì.- rispose il ragazzo dagli occhi verdi. Era come se Malfoy sapesse qualcosa su di lui che non avrebbe dovuto conoscere, e Billie ne era consapevole.

-vieni con me, Armstrong? Ti devo dire una cosa. Te lo rubo un attimo, Potter.- soggiunse Draco, e la sua voce assunse la solita sfumatura di odio profondo.

Mentre Harry pensava a come farla pagare a Malfoy per aver insinuato e rivelato il suo desiderio di possesso verso il ragazzo americano, vide sfilare davanti a sé Billie, l’ andatura mogia ma ancheggiante e fiera. I jeans lo fasciavano da dietro in una maniera impressionante, ma gli conferivano una raffinatezza mai vista. Era provocante, ma mai volgare, malizioso e, allo stesso tempo, timido. Era bellissimo, era la cosa più bella che Harry avesse mai potuto immaginare.

E poi arrivò lei, la chioma rossa svolazzante e le lentiggini che le si rincorrevano sulle guance, il sorriso instancabile e gli occhi brillanti. Era bella anche lei, Ginny, ed era stato il primo pensiero di Harry appena sveglio la mattina, di Harry impegnato a fare pile di temi, di Harry rinchiuso in camera a Privet Drive, numero 4. Ma non dell’ Harry che sedeva su quel maledetto sedile del treno, che al posto di Ginny cercava di vedere Billie, che cercava di trasformare i lunghi capelli rosso fuoco della sorella di Ron in quelli medi e corvini del ragazzo, gli occhi della ragazza nelle pietre preziose dell’ uomo-gatto che aveva appena conosciuto e che ancora occupava i suoi pensieri. No, quel viaggio non era stato come tutti gli altri, e nemmeno l’ anno successivo a Hogwarts sarebbe stato uguale.

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


«Non ci posso credere!» urlò Hermione, che sfogava la sua rabbia verso il braccio di Ron.

 

Nella Sala Grande, il banchetto doveva ancora iniziare, ma si sentiva il solito chiasso per colpa di tutti gli studenti che strillavano come dei pazzi. Il tavolo di Grifondoro quest’anno non era più lo stesso: mancavano Fred e George, i gemelli dai capelli rossi più scatenati del mondo magico. A Hogwarts tutti li ricordavano con affetto e nostalgia; tutti, tranne Ron. Per lui era diverso: poteva vederli tutti i giorni a casa e senza di loro, si sentiva più tranquillo. Ora non c’era più nessuno che poteva giudicarlo o prenderlo in giro.

 

«Cos’è successo?» chiese Harry, che pareva piuttosto interessato. Non si capiva se stesse fingendo per far contenta Hermione, o stesse dicendo sul serio, preoccupato per la sua migliore amica.

 

«Hanno sostituito la professoressa di Antiche Rune! Ora pare ci sia una certa… Hayley Williams.»

 

«È una vera tragedia.» annuì Ron disinteressato, senza neanche aver ascoltato una parola dei loro discorsi.

Hermione fece per rispondergli, ma il preside si alzò, solenne come sempre, facendo ammutolire le centinaia di studenti presenti nella Sala Grande. Billie l’aveva saputo prima, ma la Cerimonia di Smistamento doveva ancora iniziare. Harry iniziò a diventare nervoso: solo il ricordo di quel ragazzo nel treno gli faceva battere forte il cuore, mentre il suo viso si impallidiva. Ma cosa mi è successo? si domandava tra sé.

La McGranitt impugnò il Cappello Parlante e iniziò a elencare i nomi dei nuovi studenti.

«Armstrong, Billie Joe.» annunciò la professoressa.

Ecco, il primo era lui: il ragazzo del treno. Harry e Ron sapevano già cosa stava per dire il Cappello Parlante, ma il ragazzo dai capelli rossi sperò, per un ultimo secondo, che quel presuntuoso non facesse parte della sua casa. Non merita di essere un Grifondoro, diamine! pensava.

Il problema era che a Ron piaceva Harry. Lo seguiva dappertutto, sempre a coprirgli le spalle, ma purtroppo il suo carattere lo portava a stringere amicizia con tutti, e Ron pregava perché nessuno glielo togliesse via. Si accontentava di essere il suo migliore amico: sapeva che non sarebbe successo mai niente tra loro due. Quando Harry era distratto, Ron lo osservava a lungo. Quegli occhi verdi, quei capelli scuri… era perfetto. Non sapeva se fosse amore, ma Ron Weasley non sapeva dare altro nome a questa sensazione.

«GRIFONDORO!» tuonò il  Cappello, mentre Billie Joe si sedeva tra i Grifondoro, che applaudivano. Il nuovo studente puntava a sedersi accanto a Harry, ma vedendo il posto occupato da Colin Canon, si sedette vicino al capotavola. Tutti i Grifondoro applaudivano, specialmente Harry, che continuava a scrutare Billie come se potesse leggergli nella mente e cogliere tutti i suoi pensieri.

 

Mentre il Cappello continuava a urlare diversi “Serpeverde!”, un ragazzo si avvicinò. Anche lui era straniero, ma frequentava il quinto anno. Anche lui doveva essere smistato… un certo Freddie Evans.

«GRIFONDORO!»

Ron, svogliato e demotivato, non volle alzarsi per applaudire, ma fu costretto dallo sguardo fulminante di Hermione.

Il ragazzo aveva i capelli biondi e gli occhi verdi, magrolino, ma con le spalle larghe.

«Ciao, sono Freddie

Ron, che era assorto nei suoi pensieri, si girò verso destra: lo studente nuovo si era seduto accanto a lui. Appena lo vide, l’atmosfera nella Sala Grande cambiò.

Tutto si spense, mentre gli occhi azzurri del ragazzo incontrarono quelli verdi di Freddie. Mille emozioni assalirono Ron, mentre arrossì violentemente e strabuzzò gli occhi. Dopo attimi che sembrarono un’eternità, il biondino sorrise, chiudendo gli occhi. Qualcosa spinse verso la zip dei pantaloni di Ron, che intanto alzava le spalle senza rendersene conto.

«Cosa diamine fai, Ronald?» lo incalzò Hermione, che aveva, stranamente, alzato gli occhi dal libro di Storia della Magia. «Il ragazzo ti ha salutato. Ricambia.» continuò con un tono che fece innervosire terribilmente Ron.

«Uh… sì… Ciao.» balbettò timidamente, girandosi dall’altra parte per non far notare il rossore in faccia.

Cos’era successo? Com’era possibile? Non riusciva a capire, la testa gli scoppiava. Mille immagini viaggiarono nella mente di Ron. Lui amava Harry, ne era sicuro. Il cuore gli batteva ogni volta che incrociava il suo solo sguardo, ogni parola che veniva pronunciata dalle sue labbra spezzava il tempo, era perfetta, era qualcosa di estraneo a tutto il mondo, qualcosa di speciale. Allora perché si era emozionato in quel modo appena aveva visto quel tale, Freddie Evans? Un colpo di fulmine? No… non poteva succedere.

 

 

«Tiger… Basta.»

Perché doveva avere amici del genere? Grassi, stupidi e goffi. Lo mettevano in imbarazzo, e lui doveva essere perfetto. Draco si voltò verso il tavolo dei Grifondoro. Potter stava spiando tra i vari ragazzi, sicuramente voleva vedere Billie. No, non gli avrebbe rubato anche lui. Aveva la gloria, la fama, la stima dei professori e dei veri amici. Non poteva anche prendersi quel bellissimo ragazzo.

«Farò di tutto per mettergli i bastoni fra le ruote.» borbottò tra sé Malfoy.

 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Hermione era piuttosto astuta, in questo genere di cose. Quando la coscienza non le faceva brutti scherzi, si divertiva ad infrangere le regole o a commettere piccole ragazzate. Approfittando dell’ingenuità di Horace Lumacorno, insegnante di pozioni, ora poteva esplorare un po’ il Reparto Proibito dell’enorme Biblioteca di Hogwarts. Il suo obiettivo era raccogliere informazioni su Billie Joe Armstrong, il nuovo ragazzo che aveva attirato l’attenzione del suo migliore amico.

Dopo due ore di ricerca e dopo aver appreso cose che l’avevano profondamente traumatizzata, Hermione continuava imperterrita la ricerca di qualcosa che neanche lei sapeva cosa fosse. I colori delle copertine dei libri sugli scaffali ormai si mescolavano nei suoi occhi stanchi, quando finalmente trovò qualcosa che poteva interessarle. Afferrò il libro Maledizioni, Talismani e Simboli Oscuri e iniziò una lettura veloce. Fin dall’inizio aveva notato quella maledetta stella sulla mano di Billie, e sempre fin dall’inizio si chiedeva cosa diavolo stesse a significare. Non poteva essere un tatuaggio, visto che talvolta brillava e scintillava con una luce scarlatta, e non poteva neanche aver usato un incantesimo su di esso: i continui tentativi della ragazza di annullare un probabile incantesimo sulla mano non avevano dato alcun frutto.

 

Mentre iniziava un paragrafo sui simboli delle maledizioni, qualcuno la interruppe.

«Ciao, Hermione

Ecco, nel pieno della lettura, chi doveva arrivare? La stramba, con il solito numero de Il Cavillo. Con un vestitino lungo dai mille colori, fissava Hermione con la sua solita aria assente, come se mentre parlasse stesse in realtà pensando ad altri problemi ben molto più curiosi ed interessanti.

«Ciao Lunat… ehm, Luna. Che cosa ci fai qui?»

«Oh, vengo qui in biblioteca molto spesso.»

Sarà una sua solita bugia pensò Hermione, passo metà delle mie giornate qui in biblioteca, e l’avrò vista massimo un paio di volte in tutti questi anni.

«So cosa stai pensando. Non sono una bugiarda, Hermione. Vengo qui molto spesso e solo perché non ci vediamo non vuol dire che io stia mentendo.»

«Oh, no!» esclamò Hermione, provando a fare un’espressione dispiaciuta e contrita.

Con la solita leggerezza che distingueva Luna Lovegood, la giovane bionda si sedette di fronte a Hermione, posando il giornale di suo padre davanti a lei, ma senza aprirlo.

Cercando di concentrarsi sulla lettura, Hermione provò a evitare lo sguardo di Luna. Dopo ciò che era successo al Ministero della Magia per cercare di recuperare la profezia da Lord Voldemort, Luna credeva di essere ormai una delle sue migliore amiche, ma per Hermione non era affatto così. A dire la verità, non le aveva mai fatto niente, ma certi pregiudizi erano difficili da estirpare.

«Maledizioni e Simboli Oscuri… che lettura interessante. Quale professore ti ha autorizzato?»

«Non dirmi che vuoi fare la spia.» bisbigliò Hermione per non farsi sentire da Madama Prince.

«Oh, no. Ero solo, sai, curiosa.»

Ignorando tutto il mondo che la circondava, Hermione sbiancò all’improvviso. La descrizione che cercava, il paragrafo che spiegava tutto, ecco il qualcosa che voleva scoprire su Billie Joe!

La Stella Nera.

Dopo lunghi secondi, la voce di Luna Lovegood distrusse la tensione che Hermione sentiva nell’aria.

«Che succede?»

Non ebbe il coraggio di rispondere. Si voltò verso sinistra, avvertendo la presenza di una persona.

Eccolo Billie Joe Armstrong, il nuovo arrivato, che la fissava con occhi fiammeggianti, mentre la stella sulla sua mano lampeggiava sempre di più.

«Mi dispiace, Luna, devo scappare.»

Si alzò e corse veloce per evitare lo sguardo di Billie ed arrivare il più velocemente possibile da Harry e raccontargli tutto.

«IMPERIO!» sentenziò qualcuno dalla voce sporca ma chiara

«Harry! Devo assolutamente raccontarti ciò che ho scoperto oggi in biblioteca!»

«Hermione, ma insomma, ti pare il momento? Tra poco ci sarà un’altra riunione della scuola nella Sala Grande. Potrai raccontarmelo dopo.»

Perché non la prendevano mai sul serio? Nonostante le numerose litigate e i numerosi chiarimenti con Harry e Ron, sentiva di essere sempre il terzo incomodo del gruppo, qualcosa di importante, certo, ma sicuramente meno rispetto a loro.

«HARRY!» strillò, ma l’amico era ormai per le scale.

 «In seguito a degli spiacevoli accorgimenti del Cappello Parlante» dichiarò in modo teso Albus Silente, dopo un altro suo fantastico discorso «devo purtroppo annunciare che la signorina Hermione Jean Granger è stata spostata nella casa di Corvonero

Tutti gli studenti si voltarono verso di lei.

«Prego?» balbettò timidamente Hermione a voce bassa, ma Silente riuscì a sentirla comunque, dato il silenzio tombale.

 «Le regole sono regole, signorina Granger. Ora, la prego di alzarsi e trovare un posto nel tavolo di Corvonero. Nel frattempo, io e il personale dei docenti di Hogwarts abbiamo deciso di proibire gli incontri tra studenti di diverse case.» concluse il preside, tra lo sgomento e la meraviglia di tutti.

 

Ed eccoci qui con un nuovo, mirabolante, capitolo della nostra ff!!!!!!!!!!!!!!!! Abbiamo constatato che molti l’ anno aperta e letta, ma non vediamo recensioni, ahinoi! =( Chiediamo di tutto, apprezzamenti, critiche, ma, insomma, giudizi!! Il carissimo __Brendon vi saluta, come sempre (anche perché questo capitolo è suo). Un bacio anche dalla sottoscritta. BeGD

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