Il Viaggio della Stella di Selenite (/viewuser.php?uid=110873)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Falling Stars - Pioggia di Stelle ***
Capitolo 2: *** Kaus Australis - Sagittario ***
Capitolo 3: *** Ancient Pillars - Le dodici rune ***
Capitolo 1 *** Falling Stars - Pioggia di Stelle ***
Falling
Stars
/ Pioggia
di Stelle
Era
appena dicembre, un freddo ancora sconosciuto scivolava lungo le vie
delle stradine sterrate di campagna. Una notte stellata si parava
agli occhi, una piccola lacrima che venne asciugata da una manina
timida e spaventata.
Conosceva
quei luoghi a menadito, quella piccola mano paffuta e morbida, e
percorreva con la punta delle dita il profilo delle colline lontane e
delle montagne ancor più dietro, che alla luce della luna
diventavano scure, orribili, spaventose.
C'era
un che di malvagio, dietro a quelle montagne.
Il
suo sguardo spaventato, offuscato ancora dalle lacrime calde che le
riscaldavano a malapena le gote gelide, si rischiarò un poco
riascoltando il suono ritmato e melodico della donna dei suoi
ricordi, che cantava una ninnananna dolce, eterea.
“Ninna
nanna, dolce notte
il
cielo è mare e tutto inghiotte;
la
forte stella ti aiuterà
come
un veliero che in mare ti guiderà.
Non
aver paura e segui la scia
che
tutto conosce e tutto porta via...”
Grenade
si guardò attorno, i campi sterminati delle campagne
sibilavano
sotto i soffi delicati ma pungenti del vento invernale. Gli occhi
guardarono indietro, verso casa, dove la luce della cameretta era
ancora accesa, cercando di ingannare gli occhi severi del padre che,
ormai, non sopportava più le sue fughe notturne alla ricerca
della
pioggia di stelle.
Grenade
sapeva che sarebbe stata quella notte, si, lo sapeva. Aveva studiato
con la mamma tutti i minimi particolari: i biscotti, le coperte di
lana morbida, il thermos di latte e cioccolato, il cappellino con il
peluche...era sicura che la sua mamma non le avesse mentito, che non
le avesse detto alcuna bugia quando, guardando il calendario, aveva
posto un dito su una data e aveva detto “Sarà in
questo giorno”
con quel grande sorriso che Grenade amava tanto.
La
sua mamma...la sua bellissima mamma...
Nonostante
fossero ormai passati tanti giorni, lei continuava a sperare che ella
tornasse da un momento all'altro, per poter assistere assieme a lei
alla pioggia di stelle di quella sera.
No,
non l'aveva abbandonata. La sua mamma non l'avrebbe mai fatto.
Ormai
mancava poco...qualche ora ancora e poi avrebbe visto centinaia,
anzi...migliaia, milioni di stelle nel cielo e, se la sua mamma non
fosse stata lì con lei, allora avrebbe potuto esprimere il
desiderio
di rivederla, di riaverla accanto a sé.
A
Grenade mancava davvero tanto la sua mamma...così tanto che
tutti i
giorni chiedeva di lei al papà, ma lui scuoteva la testa,
sorrideva
e si limitava a dirle: “Tornerà presto”.
Ormai
erano passati tanti tanti giorni, addirittura 6 colazioni senza di
lei, ma la mamma non era tornata. Grenade si strinse nella coperta
cucita in stile patchwork che le aveva fatto la mamma e
strizzò gli
occhi, asciugando le ultime lacrime.
-Lei
verrà...- mugugnò con la sua vocina tenue e
delicata, propria dei
bambini -Vero cielo?-
Il
buio venne spezzato da un ennesimo soffio gelido e la bambina si
strinse nel suo pigiama a pezzo intero e nella coperta.
-Lo
so che lei tornerà...- tirò su con il naso,
perché le lacrime
erano di nuovo prossime a scendere -Vero, stelline...? Luna
bella...che stasera sei così piena...?-
Ma
di nuovo nessuno le rispose, e la piccola scoppiò in
singhiozzi
disperati.
-Mamma...mamma,
dove sei...?-
Il
cielo sembrava non l'ascoltasse, così come il suo
papà e come tutti
gli altri. Ma il cielo, la piccola Grenade non lo sapeva, ascolta
sempre i desideri dei bambini.
Soprattutto
quelli disperati e sinceri.
***
Silenzio.
Da
tutt'altra parte del mondo, precisamente in una casetta sperduta in
una qualunque collina circondata da nebbie così fini che non
si
vedeva il cielo, qualcuno stava osservando il cielo grazie all'aiuto
di uno strano modello di cannocchiale. Un ometto basso, vecchio, con
due capelli bianchi in testa e una bocca sdentata, stava guardando
assorto i movimenti del destino, ascoltando il rumore di quelle ruote
che non si fermano mai sghignazzando ogni tanto come per dar maggiore
enfasi al suo lavoro.
Si
fermò un attimo, muovendo le braccia in movimenti circolari
per
sgranchirsi un po', poi scrisse qualcosa su un blocchetto degli
appunti che sembrò tirar fuori dal nulla. Poi sorrise di
nuovo,
incurvando la testa di lato e pensando a qualcosa, poi di nuovo
sorride e scoppiò in risate. Aprì la bocca per
parlare, ma poi
scosse la testa, come rendendosi conto che parlare da solo fosse
inutile. Guardò di nuovo il cielo, stavolta senza bisogno
del
cannocchiale, e come sempre si stupì della visione della Via
Lattea
in pieno giorno, dei pianeti lontani che a lui sembravano
così
vicini, del Viale Stellato che le giovani stelle dovevano percorrere
per diventare astri adulti...e poi si stupì di come
guardando tutto
questo cosmo infinito, che lui avrebbe saputo descrivere senza
errori, potesse vedere in modo così pulito e perfetto anche
il
futuro.
-Eh...povera,
piccola stella...non ti preoccupare, il destino del cielo è
nelle
tue mani, ma qualcuno ti darà certamente una mano...-
***
Più
lontano, ma ancora vicino a quella casupola sulla collina, dieci
giovinette stavano in piedi, dritte e zitte, ad ascoltare le parole
di ammonito della giovane donna davanti a loro.
-Allora,
siete tutti pronti?-
-U-un
attimo...- disse timida la bambina che chiudeva la fila, guardando
verso la ragazza con uno sguardo spaventato -No-non credete che
si-sia presto per...-
La
donna guardò seria la bambina e, dopo aver sospirato e
scosso la
testa per la scarsa determinazione in se stessa della piccola, le si
avvicinò, ignorando le risatine delle compagne che la
stavano
innervosendo ancora di più.
Capelli
azzurrissimi e occhi dello stesso colore, un diadema che aveva un
pendente a forma di stella che le si parava in mezzo alla fronte, un
vestitino particolare tutto nelle sfumature del blu e stivali fino al
ginocchio che sembravano fatti di un materiale sconosciuto. Un
pendente a goccia che le arrivava a metà busto, che la
bambina
stringeva con tutta la forza che aveva, come a volerne trarre
coraggio.
Ah...era
così carina, non ce la faceva ad arrabbiarsi con lei...
-Stellina...ormai
è una settimana che cerco di prepararvi...perché
sono riuscita con
tutte ma non con te...?-
La
bambina alzò la testa verso l'insegnante, facendo cadere
all'indietro i capelli a caschetto e mostrando alla giovane donna i
suoi occhioni intimoriti -Ma nella caduta ci faremo male ed
io...io...ho tanta paura!-
La
donna sospirò di nuovo, abbozzando un sorriso rincuorante,
ma la
bambina si limitò a deglutire ed abbassare di nuovo la
testa. Ormai
Stellina era irrecuperabile.
L'Accademia
Stellare era l'unica in tutto il firmamento capace di istruire le
giovani stelle alle magie basilari della realizzazione dei desideri.
Una
volta venute in possesso di quei requisiti, le giovani stelle che
hanno passato il primo esame vengono mandate nel luogo del secondo
esame, il Viale Stellato, attraverso una cerimonia chiamata Pioggia
di Stelle. Tale Viale Stellato non è altro che un lungo
sentiero che
le giovani stelle devono percorrere fino al Tempietto, visitando
tutti e 12 i Casolari dello Zodiaco. Qui, le stelle più
luminose
della Costellazione che il casolare rappresenta sono in dovere di
porre alle esaminande un quesito risolvibile solo con i poteri
stellari e, a prova superata, rilasciare una Pietra di Segno.
Raccolte tutte e 12 le Pietre di Segno, le giovani stelle dovranno
poggiarle sul piedistallo del Tempietto e, così, superare
l'esame e
diventare Stelle Adulte.
In
migliaia di anni di attività, la giovane Astri non era mai
dovuta
venire a patto con nessuna esaminanda. Ma Stellina era senza dubbio
la ragazzina più enigmatica che aveva mai avuto modo di
educare.
Inesperta
e ingenua, era conosciutissima in tutto il Primo Strato di Cielo per
via di sua madre e tutti si aspettavano molto da lei. Incapace nelle
arti stellari, era l'unica in tutto il cielo capace di parlare con le
Stelle Gassose e aveva una sensibilità fuori dal comune.
Timidissima
e impacciata, era capace di fare amicizia con chiunque e di farsi
amare incondizionatamente per quello che era.
Ma
purtroppo, come lo pensavano tutte le esaminande, Stellina compresa,
Astri pensava che quella bambina non fosse ancora pronta per la prova
del Viale Stellato.
-Stellina...hai
passato l'esame scritto a pieni voti e sei degna di lode,
però...non
sono molto sicura che tu sia pronta alla prova del Viale Stellato, mi
segui?-
-Ma...ma
è quello che cerco di dirvi da una settimana!-
ribadì Stellina,
abbassando subito di nuovo la testa -Io non sono...brava come le mie
compagne...-
-Oh
Stellina, nessuno ha mai detto che non sei brava...- disse dolcemente
Astri, posando le mani grandi e amorevoli sulle spalle della piccola
-Dico solo che...-
-Oh
insomma...- esordì una voce un po' più matura di
quella di una
bambina, dalla cima della fila -Lo sappiamo tutte qui che Stellina
è
stata ammessa alla prova solo perché sua madre è
la Stella Polare-
a quelle parole tutte le bambine, a bocca aperta, si voltarono verso
la fonte di quelle parole.
Astri
si voltò a sua volta, con sguardo assolutamente perplesso,
accorgendosi che Stellina aveva abbassato lo sguardo e aveva
sospirato amaramente, come faceva sempre.
-Signorinella,
come ti permetti di dire certe cose?-la redarguì Astri,
stringendo
la presa delle sue mani sulle spalle di Stellina, la cui testa era
ormai bloccata in quella posizione -Come...-
-Oh
andiamo, signorina Astri- borbottò la piccola in cima alla
fila, i
cui capelli nerissimi penzolarono in avanti assieme al viso, quando
questa si piegò perché tutte potessero vederla
-Anche i nostri
genitori sono contrariati per questo. Noi abbiamo imparato alla
perfezione tutte le magie basilari, dalla Polvere di Stelle al Filo
Astrale, ma Stellina non sa utilizzare niente di tutto questo.
È
solo capace di blaterare con i Gas del Cielo, e non siamo nemmeno
sicuri che ciò che dice di sentire da loro sia vero- la
bambina
guardò Stellina e aprì la bocca in un sorriso
beffardo -Non è vero
Stellina...?-
Stellina
rimase in silenzio per qualche secondo, tanto quanto bastò
per
attirare su di se gli sguardi curiosi di tutte le bambine. La
signorina Astri stava per ricorrere ad uno dei suoi famosissimi
rimproveri, ma la manina di Stellina la bloccò appena in
tempo -Già-
Astri
rimase stupita a quelle parole e si voltò verso la piccola,
convinta
che stesse in qualche modo piangendo o, comunque, avesse
un'espressione triste dipinta sul volto.
Invece...
Stellina
aveva un grandissimo sorriso dipinto sul suo volto piccino, guardava
le altre stupita quanto loro e rideva, di gusto, di quella
situazione.
Rise
e rise per tanto tempo, scatenando le risa in tutti, tranne che in
Astri.
“Povera
piccina” pensò poi, mentre vedeva che la piccola
stringeva con
così tanta forza il pendente che aveva le mani bianche per
lo
sforzo.
Stellina
aveva un solo talento, un talento che quasi nessuna stella ha nel
cielo. Sapeva ciò che la gente pensava di lei e condivideva
i loro
pensieri con tutte le sue forze. Si impegnava senza tregua ma non
riusciva ad ottenere nessun risultato. Qual'era il suo talento,
allora? Astri lo sapeva senza dubbio meglio di qualsiasi altra
persona al mondo: Stellina aveva un cuore, sapeva ascoltare, sapeva
amare. Nessuna stella era in grado di farlo.
Astri
sperava che fosse proprio questa particolarità a rendere
Stellina la
più brillante delle Stelle, un giorno.
La
strada su cui camminava era davvero sconsolante oggi, per lei.
Sapeva
di non essere riuscita a fare niente neanche questa volta, e si
sentiva davvero frustrata. Cos'altro poteva fare lei, che non aveva
nessun talento? Se non impegnarsi, a Stellina non riusciva
nient'altro che il dialogo con le Stelle Gassose. Ma non era un
talento quello...era solo uno...come l'aveva definito Skye?
“Spreco
di risorse”.
Si...iniziava
a pensarlo anche lei...
Stellina
sospirò, scosse la testa nella speranza di allontanare i
pensieri
negativi e strinse forte forte il pendente della mamma. Non
riuscì a
liberarsi della tristezza, ma almeno poté occupare la mente
con
pensieri un po' più positivi.
Sua
mamma l'amava...e lei amava tanto la sua mamma. Non era ancora pronta
a diventare una Stella Adulta e lasciarla da sola. Aveva bisogno di
lei.
Fermandosi
nel mezzo del viale che portava a casa, vide il Burrone da cui si
aveva la visuale di tutto il Secondo Strato di Cielo e vi si
avvicinò, facendo sempre attenzione a non cadere.
Che
bello...il Viale Stellato era così luminoso...e se faceva
attenzione, si vedevano così bene i Casolari dello Zodiaco.
Ahh...come avrebbe voluto andare anche lei in quel posto, scoprire
così tante nuove cose, imparare ad usare meglio i suoi
poteri e
tutto il resto...e poi, da quel che le avevano detto, il Secondo
Strato di Cielo era pieno di Stelle Gassose e lei avrebbe avuto
sempre qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere.
Però...
Come
aveva detto Astri e come aveva ribadito Skye, lei non era pronta per
la prova. Non sarebbe andata alla Pioggia di Stelle quella sera. Non
avrebbe affrontato la prova.
D'improvviso,
calde lacrime iniziarono a scendere sulle gote di Stellina, che
iniziò prontamente a mugugnare nel vano tentativo di
allontanarle.
Ma non ci riuscì e ben presto i mugugni divennero sussulti
ed i
sussulti singhiozzi. Stellina si sentiva tanto sola...così
sola che
decise di fare una sciocchezza.
Senza
nemmeno avere il tempo di fermarsi dal fare quella sciocchezza,
Stellina prese a correre verso il Grande Giardino di Luce, dove
sarebbe iniziata di lì a poche ore la Pioggia di Stelle.
Stellina
singhiozzava ancora...ma non poteva farne a meno. Aveva così
paura...
Non
tanto per farsi male, non adesso. Tanto per il fatto che se
l'avessero trovata lì l'avrebbero sgridata o, per lo
più, mandata
subito a casa. Ma lei non voleva rinunciare.
Per
qualsiasi modo in cui potevano averla scelta per la prova del Viale
Stellato, lei non voleva rinunciare a quella possibilità.
Avrebbe
dimostrato il suo valore sul campo, continuava a ripeterselo.
Ben
presto quelle parole risultarono spaventose e false persino a se
stessa.
Sospirando,
si disse che se non fosse stata pronta, al massimo sarebbe stata
bocciata in uno dei Casolari dello Zodiaco e quindi sarebbe stata
rimandata a casa senza problemi.
Si...lei
voleva provare...
Aspettò
un'ora ferma immobile nel Giardino, che poi diventarono due ore e poi
tre. Stellina non vedeva arrivare nessuno, non si capacitava del
perché. Ormai mancavano pochi minuti alla Pioggia di Stelle,
perché
nessuno si era presentato?
Sorse
in lei un brutto presentimento...
Fece
per andarsene in fretta e furia, quando il Giardino di Luce
iniziò a
brillare.
-Mannaggia-
disse Stellina spaventata -Devo andarmene, o mi butterà di
sotto...-
Stellina
prese a correre verso i limiti del Giardino di Luce, ma non
riuscì
ad arrivarci in tempo. Il Giardino di Luce innalzò le
barriere,
chiuse i limiti del Giardino, ed il conto alla rovescia
cominciò.
-No...no,
no, no! Non posso...non posso andare! Non sono pronta! Fermate i
macchinari, vi prego!- Stellina mugugnò e iniziò
a strillare, ma
nessuno ascoltò le sue preghiere.
Non
c'era nessuno ad azionare nulla, perché quel fenomeno era
assolutamente naturale e nessuno poteva né azionarlo
né fermarlo.
Stellina scosse la testa, chiuse gli occhi e sperò in un
incubo
-Si...ora mi sveglierò e mi ritroverò nel mio
letto a fare la
nanna...-
Fu
un attimo.
Sotto
di lei si aprì un varco di tenebre e il piccolo corpo di
Stellina fu
inghiottito. Il Giardino di Luce si richiuse e, stranamente, ogni
pianta, ogni anfratto del Giardino appassì.
Astri,
intanto, guardava il Giardino di Luce con occhi stanchi
-Rimandata...in tutta la storia dell'Accademia non è mai
stata
rimandata la Cerimonia...-
Appena
la Luce fu spenta, Astri pensò che doveva essere successo
qualcosa
di tremendo nel Secondo Strato di Cielo, per aver dovuto sospendere
l'esame di diploma delle giovani stelle. Non ci volle pensare
più di
tanto, però, perché in tutta quella storia c'era
una cosa positiva:
Stellina avrebbe potuto riprovare l'esame alla prossima Pioggia di
Stelle.
Contenta,
decise di andare da Stellina e darle di persona la bellissima
notizia: sapeva per certo che la piccola avrebbe saltato di gioia e
che, questa volta, avrebbe potuto sostenere l'esame in pari con le
sue compagne.
Stellina
sentiva di stare cadendo. Era una caduta che non le faceva nessuna
paura, al contrario di ciò che pensava. Sospirò
più volte, nel suo
cuore, dal sollievo che sentiva -Mi chiedo solo...- pensò
-Mi chiedo
solo perché nessuno sia venuto, alla fine...-
Mentre
cadeva, milioni di desideri le scivolarono addosso con una tale
intensità da farle bruciare il corpo. Non era una sensazione
malvagia, ma i desideri dell'umanità per una sola stella
erano
decisamente troppi. Stellina sapeva che il desiderio che lei avrebbe
realizzato con il completamento dell'esame l'avrebbe scelta senza
che lei facesse nulla.
Perciò
doveva solo aspettare che lui la trovasse...e nel frattempo lasciarsi
cadere.
-Eccolo...-
pensò d'improvviso -È arrivato...-
Stellina
sentì il suo corpo farsi caldo, un caldo davvero piacevole.
E le
parole del desiderio che lei avrebbe dovuto realizzare le si
scolpirono direttamente il cuore.
“Oh,
piccole Stelle...ve ne prego...riportate da me la mia mamma, la
voglio rivedere”
Stellina,
non capendo perché, si mise a piangere.
In
quel momento, anche lei desiderò fortemente rivedere la sua
mamma.
***
Questa per me è una storia molto speciale. Mi ha
accompagnata per anni e adesso spero, con tutto il cuore, di riuscire a
darle la luce come si deve. Tengo tanto a questa piccolina dalla forza
d'animo stupefacente. E nonostante sia a metà del racconto,
continuo a sperare che riesca a trovare la felicità. Nessuno
sa come possa andare a finire... Ma la speranza è sempre
l'ultima a morire. Grazie a chiunque anche solo aprirà
questo link per leggere.
Grazie di cuore!
|
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Capitolo 2 *** Kaus Australis - Sagittario ***
Kaus
Australis
/ Sagittario
Faceva
freddo. Anzi, non era proprio freddo. Era un gelo pacato, che correva
dalla spina dorsale alle tempie fin sulle orecchie e la faceva
rabbrividire.
Un
buio strano, ovattato, in cui i rumori udibili erano solo il soffio
dolce del vento e uno strano tintinnio.
Dlin...dlin...dlin...
-Stelle...gassose?-
disse Stellina, accorgendosi di sentire quel freddo alla schiena e di
vedere ancora tutto buio -Per tutte le stelle del cielo...sono
diventata cieca?!-
Provò
a muovere le palpebre e, socchiudendo pian piano gli occhi, si
accorse di non essere affatto cieca. Ma di essere solo immersa nel
buio -Per fortuna...-
Con
le mani toccò nei pressi di dove era caduta e
sentì qualcosa di
soffice ma stabile. Erano le nuvole stellari, si
tranquillizzò. Non
poteva essere andata poi tanto lontano, seppure la caduta le fosse
sembrata così lunga.
-Devo...alzarmi...-
Con
calma e senza fare movimenti bruschi, Stellina si mise in ginocchio,
scuotendo la testa per togliersi il pulviscolo dai capelli e battendo
con le mani sulla gonnellina per pulirla almeno in parte.
Terrorizzata, poi, si toccò al collo e, fortunatamente,
sentì il
ciondolo della madre dondolare sotto la spinta del suo respiro.
Il
desiderio della bambina che aveva accolto appena poche ore prima
iniziò a renderla triste, e le lacrime iniziarono a
scenderle lungo
le guance.
-Mamma...-
Cercò
di asciugarle in fretta e furia, cercò di non pensarci. Era
sicura
di trovarsi vicino al Giardino di Luce, per quanto quel luogo
sembrasse così diverso dai posti luminosi che era abituata a
vedere.
Le
stelle...erano poche e poco splendenti.
La
loro luce non era calda, infatti Stellina riusciva a sentire il
freddo lungo la schiena. Non vi erano molte fonti di luci e quel
luogo appariva così buio e spaventoso...
Dopotutto
Stellina era ancora una bambina. Era in diritto di avere paura...
Quando
fu sicura di aver smesso di piangere, si guardò attorno per
un po',
alla ricerca di qualche indizio, di qualche punto di riferimento per
sapere almeno dove fosse. Ma non riconobbe niente di quel luogo. Vide
solo una luce, in lontananza, che brillava fioca. Una luce posta su
una specie di casupola, qualcosa a cui, da così lontano,
Stellina
non riusciva a dare una forma. Sospirò, cercando di
mantenere una
parvenza di calma, e si mise in marcia.
Non
vi erano dubbi: era finita, come temeva, nel Secondo strato di cielo.
Le
sue gambe erano corte, così i suoi passi le erano sembrati
infiniti.
Oltretutto
vagare da sola in un luogo che non conosceva affatto la faceva
sentire immancabilmente triste. Non sapeva dove andare, cosa pensare
e non sapeva nemmeno cosa fare, una volta raggiunta quell'unica fonte
di luce in tutto lo spazio visibile con gli occhi.
Stellina
sbuffò ed il suo sguardo, come le succedeva sempre quando
era triste
o in ansia, si posò sull'ambiente intorno a lei.
Nuvole
stellari a perdita d'occhio, pochissime stelle in cielo poco
luminose, pulviscolo che le finiva negli occhi e le impediva bene di
vedere. Era una stella, eppure la luce che emanava dal suo stesso
corpo era così flebile. Come si riconosceva in quei casi la
differenza con una stella adulta!
Stellina
ricordava sempre come sua mamma, in una stanza buia, riuscisse ad
illuminare ogni anfratto rendendo possibile muoversi senza
incertezze. La sua luce brillante aveva aiutato addirittura i marinai
sulla Terra, in tempi passati, a non perdere mai la strada di casa.
La luce di sua mamma attirava gli occhi degli uomini ed era stata
studiata per secoli e secoli, eppure era rimasta brillante come
appena diventata adulta. E si diceva che la luce che si emanava nelle
due ore seguenti lo sviluppo a stella adulta era la più
brillante di
tutta una vita.
Poi,
un bagliore improvviso, colse Stellina di sorpresa, e la costrinse a
indietreggiare.
-Ma
cosa...?-
Una
nuvola stellare non compattata perfettamente le fece da impaccio, e
Stellina cadde con il sedere a terra, gli occhi spalancati e una
strana paura dentro al cuore.
-Cosa...cosa
era quello...?-
Dlin...dlin...dlin...
-Stelle
gassose...stelle gassose?- Stellina si guardò attorno e quel
bagliore era sempre lì, accanto a lei, che si muoveva.
Stellina
perse tutta la paura in un momento, ed un suo sospiro di sollievo
portò quel bagliore ad avvicinarglisi agli occhi, dondolando
davanti
al diadema. Stellina allungò un dito verso di lei, e la
stella
gassosa vi si poggiò sopra -Sei una...stella gassosa?-
Il
piccolo bagliore si mosse impercettibilmente e Stellina sorrise -Mi
hai fatto una gran paura, sai? Credevo di essere sola...meno male che
mi hai parlato...-
Un
sorriso timido nacque sul volto della stellina caduta e la stella
gassosa si scosse, provocando di nuovo quel tintinnio che
tranquillizzava il cuore di Stellina.
...dlin
dlin dlin...dlin...
-Capisco...quindi
anche tu sei qua, da sola...ti sei persa come me...-
Un
altro tintinnio, Stellina regalò alla stella gassosa uno
splendido
sorriso. Se non le fosse sembrato strano, avrebbe detto con certezza
che la stella gassosa fosse arrossita.
Eppure,
tutti lo sapevano, lei compresa, che le stelle gassose non provavano
nessuna emozione...
-Senti...posso
chiederti un favore?- chiese Stellina alla stella che ondeggiava
davanti ai suoi occhi, come se fosse in qualche modo felice -Io non
riesco a continuare questa esplorazione da sola. Vorresti
accompagnarmi, almeno fino a quella luce laggiù?-
Stellina
indicò la luce fioca ancora lontana, e sentì un
tintinnio di
assenso. Sorrise e racchiuse il bagliore nelle sue mani, calde,
piccole -Grazie, grazie...-
La
stella gassosa uscì dalle sue mani e, giocosamente, si
posò sui
suoi capelli, sulle sue guance, e poi di nuovo sulle sue mani -In
cambio dividerò parte della mia poca luce con te,
così potrai
continuare a brillare, cosa ne dici?-
Stellina
sapeva che la vita di una stella gassosa era breve. Se non avesse
condiviso la luce stellare con un altro astro, sarebbe morta nei due
giorni successivi alla nascita. Contando la particolare
luminosità
di quella stella gassosa, avrebbe dovuto avere circa qualche ora di
vita...e Stellina non se la sentiva di abbandonarla. La stella
gassosa fece un giro intorno alla bambina, si posò sulla sua
fronte
come a volerle dare un bacio e si posò di nuovo sui suoi
capelli.
Stellina capì, da quel gesto così carino, che
anche quella stella
gassosa aveva un cuore e che solo dai suoi capelli avrebbe preso il
bagliore necessario a sopravvivere.
-Ti
chiamerò Eta...come la stella Eta Carinae, della
costellazione della
Carena. È una delle stelle più luminose del
cosmo...e credo che tu
abbia dentro di te tutto quello splendore. Ti piace come nome...?-
Stellina sorrise, puntando delicatamente un dito verso la stella
gassosa.
Questa
salto davanti ai suoi occhi, voltò su se stessa e, in una
voce che
solo Stellina sapeva sentire, disse che lei, da quel momento, sarebbe
stata solo Eta. Solo per lei.
***
La
casa sulla collina era ancora nel bel mezzo dei movimenti del cosmo e
il movimento delle lancette del tempo non accennava a smettere.
Il
vecchio guardava il cannocchiale ridendo, mostrando la bocca sdentata
e una grande gioia dentro al suo cuore.
Sul
tavolo a cui era seduto, mentre la nebbia gli copriva intanto i
piedi, accanto al cannocchiale per poterlo guardare quando ne avesse
avuto bisogno, sfogliava un mazzo di carte, una carta alla volta.
Dlin...dlin...dlin...
Sorrise,
perché quel suono arrivava sino alle sue orecchie,
perché quelle
parole che solo Stellina sapeva sentire, erano in realtà
pensieri
che pure il vecchio stesso capiva e apprezzava.
Le
stelle gassose disprezzate da tutti, nel Primo Strato di Cielo, erano
invece amate da lui, da Stellina e da pochissimi altri eletti. Il
vecchio pensava che il destino aveva iniziato a muoversi.
-Eh,
eh, eh...hai visto, piccola Stella? Hai già trovato il tuo
alleato.
Il tuo primo alleato. Vedrai che ti aiuterà in un modo che
nemmeno
ti immagini. Devi solo curarlo proprio come faresti con un...con un
amico...- il vecchio guardò verso il cielo, sorridendo di
nuovo. Unì
le mani come in segno di preghiera e sussurrò -Galassia,
madre di
tutte le stelle...ti prego, proteggi Stellina e Eta fino alla fine
del loro lungo viaggio. Il Caos sta avvolgendo tutto, anche il cuore
di quel giovane. Il suo cuore è in pericolo. Anche il suo
Amore...-
***
-Eta,
stiamo andando nella direzione giusta, non è vero?-
Eta
tintinnò una risposta, svirgolò davanti agli
occhi di Stellina e si
posò sulla sua fronte, come a rassicurarla. Ormai Eta era la
sua
protettrice, non l'avrebbe mai messa in pericolo.
-Manca
poco, vero...?-
Eta
si allontanò di qualche passo da Stellina, indicandole una
luce a
pochi metri da loro. La luce che aveva visto Stellina...era qualcosa
che non si sarebbe mai immaginata.
I
Casolari dello Zodiaco erano 12, uno per ogni segno zodiacale
conosciuto. Erano Casolari della prova, ed ognuno aveva i suoi
guardiani a proteggerli.
Dodici
guardiani...dodici Simboli da ottenere...dodici prove.
Quello
davanti a lei era un Casolare abbandonato, in rovina, distrutto. Una
specie di casupola dalla base rotonda, larga e alta come una casa
abitabile, dalle finestre a forma di stelle a sei punte e dalla porta
massiccia, alta la metà di quella casupola. Su quella porta
di un
materiale simile al legno, vi erano incise delle rune. La conoscenza
di Stellina sulla Storia del Cielo e dello Zodiaco la portò
a
dedurre che quello doveva essere il Casolare del Sagittario.
Facendo
più attenzione, guardando verso la cupola che chiudeva quel
casolare
dalla base rotonda, vide una statuetta, la rappresentazione grafica
del segno del Sagittario.
Un
essere, dalle fattezze umane ed equine, con in mano un arco e delle
frecce, che mirava al cielo infinito sopra di loro. Il Primo Strato
di Cielo, la sua casa.
Uno
sbuffo la riportò alla realtà e, convincendosi
che quello doveva
essere l'inizio del suo esame, si avvicinò alla porta,
bussò e,
quando non sentì alcuna risposta, sebbene spaventata da quel
che
poteva succedere, entrò.
All'interno,
il casolare era anche più buio e in rovina di quel che si
era
immaginata.
Eta
si stringeva forte al ciuffo di capelli di Stellina, come a voler
trovare conforto, anche se la bambina, a sua volta, si affidava a lei
per ricevere un po' di rassicurazione.
Macerie
ovunque, pavimento rotto in più punti, frecce rotte a
metà, che
dovevano essere del guardiano del Casolare, alcune punte di tali
frecce incastrate nei muri diroccati, vetri rotti, tende strappate e
uno strano odore di stantio. Stellina si guardò attorno
più volte,
prima di avere il coraggio di ammettere che c'era qualcosa che non
andava.
Poi,
guardando verso la finestra più grande della stanza, che si
trovava
in linea diretta con il massiccio portone d'entrata, vide un trono
dalla brillantezza perduta. E, sopra questo trono, qualcosa. O
qualcuno.
Avvicinandosi
riconobbe una persona. Avrebbe voluto strillare, urlare, ma trattenne
il fiato e le mancò del tutto la voce. Sentiva un respiro
nell'aria,
anche se il torso di quell'uomo non si muoveva. E poi il suo colore
era così chiaro, quasi trasparente...sembrava
così fragile.
Un
uomo. Un uomo adulto, dai capelli lunghissimi, il petto scoperto e
pantaloni perfettamente integri infilati in un paio di stivali legati
stretti. Due bracciali incisi di Rune, il simbolo del Sagittario,
ovviamente, che coprivano dai polsi fin al gomito. Sul suo petto,
all'altezza del cuore, un buco, sbeccato, come se qualcosa o qualcuno
lo avesse forzato per togliere ciò che vi era incastrato
dentro.
Stellina
si avvicinò a quell'uomo, di cui non riusciva a vedere il
volto
perché coperto dai capelli. Toccando quei fili eterei
scoprì che
avevano una consistenza solida e molto dura. Una statua forse...ma
non sapeva dire di quale materiale.
Il
foro sul petto di quell'uomo, i suoi contorni...Stellina vi
passò un
dito delicatamente, sentendovi provenire un forte calore. Si
spaventò, ma si rattristì allo stesso tempo.
Al
guardiano era stato rubato il cuore.
Presa
dallo sconforto, Stellina cadde seduta in terra.
Stava
per mettersi a piangere, dall'enorme tristezza che sentiva, quando
qualcosa di rotondo, piccolo e perfetto le premette contro la gamba.
Curiosa, si spostò di lato.
Era
una sfera trasparente, sembrava dello stesso materiale di cui era
fatta quella statua triste seduta su quel trono, ma brillava ed era
calda. All'interno vi era qualcosa, che Stellina non riusciva a
vedere bene per via del buio, ma Eta la aiutò cercando di
splendere
al massimo della loro forza condivisa.
Stellina
non ci poté credere: era una Runa. Il simbolo stesso del
Sagittario,
lo stesso che era inciso maestosamente nel massiccio portone del
Casolare. Sorrise, per poi riprendere un'espressione seria. Poi si
alzò in piedi e guardò il corpo inanimato del
Guardiano.
Se
avesse funzionato, forse non era del tutto perduto.
Le
sue mani tremavano. Non sapeva bene cosa dovesse fare, ma ci voleva
provare.
Avvicinò
la Runa al foro nel petto del Guardiano, e vide che la forma e la
dimensione erano quasi uguali. Sperò in quella sua idea
balzana...ci
credette con tutta se stessa.
E,
con una lieve pressione, incastrò la Runa in quel foro.
Calzava
perfettamente.
Ma,
come si aspettava, non successe nulla.
In
verità rimase un po' delusa, però sapeva che non
sarebbe potuto
succedere nulla. Provo, per curiosità, a togliere la Runa
dal foro,
ma questa non accennava ad uscire. Anzi...le sbeccature del foro
erano sparite e adesso la Runa non sembrava che un'incisione nel
corpo della statua.
Una
nuova speranza si accese nel suo cuore, non voleva abbandonare anche
quella.
Altrimenti
avrebbe dovuto ammettere che, oltre a lei ed Eta, in quello strato
del cielo non vi era nessun altro. E non voleva accettarlo.
Posò
le sue mani sulla Runa, infuse la sua Luce in quel corpo spento. E
chiese ad Eta di fare lo stesso. La luce che filtrò in quel
corpo lo
fece risplendere, brillare, quasi illuminare a dismisura tutta la
stanza, tutto il Casolare.
Stellina
smise di immettere Luce, ma quella che aveva immesso brillava e
brillava ancora, così in poco tempo tutto fu immerso nella
luce più
profonda.
Poi...in
quella luce infinita, una voce...
-Chi
sei tu...?-
-Chi
sono...io...? Io sono...Stellina...sono un'esaminanda...-
-Un'esaminanda...?
L'esame non era stato rimandato?-
-Ri...rimandato...?
Ma io sono qua...-
-Beh...questo
è un problema. Non sei autorizzata a stare qua.
Però tu...-
-Però,
io...?-
-Mi
hai salvato la vita...-
La
luce, pian piano, si affievolì. La stanza tornò
immersa nella
penombra, e Stellina poté finalmente aprire gli occhi.
Davanti
a lei, la statua si era trasformata in un uomo. Un uomo dalla
bellezza ultraterrena, Stellina era convinta di non avere mai visto
una persona tanto bella in tutta la sua vita. Anche se poi non si
poteva parlare di “uomo” o di
“persona” dal momento che,
anche lui, era una stella.
-Ti
ringrazio per avermi aiutato, esaminanda- disse l'uomo
improvvisamente, interrompendo i pensieri di Stellina -Ma, come ti ho
già detto, non sei autorizzata a stare qua...-
-Beh,
ecco, io...- balbettò Stellina, accorgendosi di avere ancora
le mani
sul petto di quell'uomo bellissimo, per poi allontanarsi -Io me ne
andrei, potessi, però io...-
-Vattene-
disse secco l'uomo, alzandosi dal trono -Non ti voglio più
vedere
qua, hai capito?-
Stellina
rimase di sasso, vedendolo passare accanto a lei senza degnarla di
uno sguardo, senza degnarla di ulteriori parole. Lo guardò
girovagare per la stanza, recuperando le punte delle frecce e i pezzi
del suo arco (o almeno, così sembrava) sparsi ovunque,
sbuffando ad
ogni pezzo ormai inutilizzabile che trovava. Dopo pochi minuti, si
volse verso di lei, guardandola con aria truce -Cosa ci fai ancora
qua? Ti ho detto di andartene-
Stellina
sentiva dentro di se tristezza, frustrazione e umiliazione. Eta le
carezzava le guance con la sua poca luce calda e questo un po' la
tranquillizzava, ma non poteva far finta di nulla. Lei non sapeva
tornare a casa. Perciò non poteva andarsene di lì
-Non posso-
-Come
sarebbe a dire che non puoi?- disse l'uomo, sbuffando -Esci da quella
porta, chiama la tua insegnante con il Richiamo e fatti venire a
riprendere-
-Io
non...- Stellina arrossì. Il Richiamo era uno degli
incantesimi base
che ogni stella doveva imparare. Serviva durante l'esame, se una
stella avesse incontrato difficoltà non previste. Ma lei non
riusciva ad utilizzarlo...e non poteva quindi chiamare nessuno -Io
non conosco l'incantesimo del Richiamo-
L'uomo
la guardò per qualche secondo, così che Stellina
poté osservarlo
bene.
I
capelli di quell'uomo erano nerissimi. Un nero lucente, brillante,
che ipnotizzava. I suoi occhi erano azzurri, profondi e severi, ma
anche dolci. Stellina lo riusciva a capire bene, non sapeva
perché,
ma lo sentiva. E poi...la sua luce stellare. Era talmente brillante
che illuminava la stanza in ogni angolo, anche il più
lontano. Era
davvero bello...e anche la sua voce era bella. Qualsiasi stella della
Costellazione del Sagittario fosse, era una delle più belle
che
avesse mai visto...
-Non
conosci...cosa?!-
-Io
non sono brava negli incantesimi-
-E
allora perché ti hanno mandata qua?- l'uomo le si
avvicinò,
guardandola dall'alto della sua statura in modo severo, quasi
arrabbiato -Hanno per caso intenzione di farti suicidare?-
-Non
sono stata mandata- specificò lei, abbassando lo sguardo
spaventata
-È che io, ecco...ci sono venuta di mia spontanea
volontà-
-Tu...cosa?-
-Non
volevano darmi il permesso di affrontare l'esame anche se sono stata
promossa alla prova scritta, e così...-
L'uomo
sbuffò, mettendosi una mano tra i filamenti neri dei suoi
capelli
-Fammi capire bene...non ti avevano dato il permesso di venire fin
qua...e tu ci sei venuta lo stesso?-
-Beh...si...-
L'uomo
avrebbe voluto sgridarla, in qualche modo farle capire l'errore
imperdonabile commesso. Ma vedeva i suoi occhi abbastanza spaventati,
come se già da sola avesse capito che qualcosa non andava,
che
sospirò rassegnato e la guardò -Qual'è
il tuo nome, esaminanda?-
-Il
mio nome...? Il mio nome è Stellina- rispose lei,
imbarazzata
-Perché?-
L'uomo
non le rispose e le posò il dito indice sulla fronte, sulla
stella
che pendeva dal diadema. Questo si illuminò, splendendo
fievole, e
una voce risuonò in entrambe le loro teste.
-Sono
Astri, insegnante n.345 della Costellazione Natia...Stellina, sei
tu?-
Stellina
rimase immobile e sentì il sudore freddo impregnarle la
schiena.
Anche Eta, che era una stella gassosa, sentì la voce
dell'insegnante
di Stellina e si spaventò.
Emulazione
verso la propria padroncina, si potrebbe dire...
-Stellina...sei
tu?- la voce di Astri risuonò ancora nella testa di
Stellina, ma
questa non rispose -Stellina, come hai fatto ad usare l'incantesimo?
Non ne eri forse incapace, ancora?-
-Signorina
Astri? Sono il Guardiano del primo Casolare della Prova-
-Un...guardiano?
Ma non...- la voce si stoppò di colpo, Stellina
sentì un sussurrò
e poi di nuovo la voce della signorina Astri -Cosa è
successo?-
-La
vostra alunna ha sconfinato senza permesso nella prova. Sono
costretto a farla tornare indietro. Come sapete, abbiamo molto da
fare...-
-Lo
capisco benissimo. Mi ero preoccupata non vedendo la bambina a casa,
ma non credevo che fosse andata addirittura al Giardino di Luce...-
-Deve
effettuare l'incantesimo di Recupero...ed in fretta-
-Mi
dispiace, Guardiano...- un sospiro, Stellina non trovava la forza di
parlare ma sentiva che qualcosa non andava -Ma gli incantesimi dal
Primo al Secondo Strato di cielo sono stati vietati dal Consiglio dei
Mille-
-Questa
è un emergenza. Dovete recuperare questa esaminanda, o
altrimenti...- l'uomo si fermò dal parlare,
perché Stellina
interruppe la conversazione improvvisamente.
-Fatemi
restare qua!-
-Come?-
l'uomo urlò così forte che Stellina, e di sicuro
anche Astri, si
coprirono le orecchie -Non se ne parla nemmeno-
-Ma
io voglio restare, non è un capriccio! So che sta succedendo
qualcosa di strano quaggiù, è troppo buio e
freddo, e non ci sono
stelle. Ma io voglio rimanere qua, scoprire perché e aiutare
a
rimettere tutto a posto. Ho aiutato il Guardiano, posso farcela!-
-Ma
Stellina...è pericoloso...-
-Non
mi interessa. Nessuno ha mai avuto fiducia in me. Perché non
so gli
incantesimi, perché sento le voci delle stelle gassose,
perché
provo dei sentimenti...però io posso farcela a diventare una
stella
adulta. E se devo faticare di più, se devo affrontare prove
più
dure, allora sia. Fatemi provare...ve ne prego!-
-Non
è un gioco, bambina- rispose furioso l'uomo.
-Lo
so- ribadì a sua volta Stellina -Lo so-
Astri,
dal luogo in cui era, sorrise. Stellina voleva combattere, non aveva
mai voluto farlo prima. Ma adesso voleva. Cosa era cambiato? Erano
forse i suoi sentimenti? Ricordandosi di quando era piccola, di
quanto fosse simile a lei...sospirò e effettuò un
Richiamo veloce
al Consiglio dei Mille -Mi dispiace, Guardiano, il Consiglio non ha
autorizzato la richiesta-
-Evviva!-
esultò Stellina, interrompendo il contatto dell'uomo
-Rimarrò qua!-
-Maledizione...e
adesso cosa dovrei fare?-
-Il
Consiglio ha proposto che tu la protegga e la scorti fino al
Tempietto. Da lì in poi effettueremo il Recupero
dell'esaminanda...-
-Dovremmo
attraversare tutti i Casolari...potrebbe essere in pericolo...-
-Stellina
sa che è pericoloso, e credo che sia proprio per questo che
ha
insistito per restare. Lo so che può sembrare una cosa
infantile. Ma
Stellina è molto matura per la sua età...-
-Lei
lo sa che è pericoloso stare qua, vero?-
-Beh,
si. Ma appena saprà chi è realmente il Guardiano,
anche lei si
sentirà un po' più tranquilla...-
L'uomo
guardò verso Stellina che saltellava con intorno Eta -Non
è
abbastanza tranquilla, ora?-
-Sta
morendo di paura- non la poteva vedere, ma l'uomo giurò che
la donna
ridesse -La contatterò al più presto,
vedrò se riesco a convincere
il Consiglio-
-Non
voglio una ragazzina tra i piedi-
-Ma
senza quella ragazzina sarebbe stato nei guai-
-Dettagli-
Il
Richiamò svanì e l'uomo rimase da solo con
Stellina e un'idea
malvagia in mente. Non che fosse cattivo...ma prendere ordini non era
mai stato il suo forte.
-Bambina...vieni
qua-
Stellina
guardò verso l'uomo, verso i suoi occhi azzurri. E ne ebbe
un po'
paura.
-Si?-
-Avvicinati-
Stellina,
sentendo la stretta di Eta ai suoi capelli, si avvicinò
all'uomo
davanti a lei. A pochi passi da lui si fermò, lo
guardò
-Cosa...cosa c'è?-
-Se
vorrai restare qua, dovrai superare una prova. Dal momento che ci
sei, vedremo di farti sostenere una specie di esame...quindi cerca di
impegnarti, capito?-
Stellina
rimase in silenzio qualche secondo, poi sorrise -Lo sapevo che eri
buono-
L'uomo
arrossì.
Maledizione,
ricordarsi in quei momenti che era anche lui una delle poche stelle a
provare sentimenti non era una cosa positiva. Non era considerata
“normale” avere sentimenti, per una stella,
però lui...non
riusciva proprio a dimenticarsene.
E
poi quel sorriso era terribilmente carino...avrebbe dovuto mantenere
la sua parvenza di uomo malvagio ancora per un po'. Ma sapeva che non
ci sarebbe riuscito.
Perciò
evitò di provarci, per fare brutte figure...
-Ora
che ci penso. Una prova? Che tipo di prova?-
-Sarà
la più facile che posso darti, considerando che questo
è il primo
Casolare e che mi hai salvato la vita, ma è comunque una
prova. Non
posso darti simboli...ma ho la Runa per il prossimo casolare...-
-Vuol
dire che...anche il prossimo Guardiano...- Stellina abbassò
lo
sguardo, intristita.
-Esatto.
È ridotto proprio come me...- l'uomo le toccò la
spalla, cercando
di rincuorarla -Fai del tuo meglio...-
-Perché
adesso sei così gentile?- chiese la bambina, con sguardo
curioso
-Non sei più arrabbiato?-
-Conosci
la parola “rassegnato”?- chiese l'uomo -Si- rispose
la bambina,
confusa -Ecco, io sono “rassegnato”...-
Un
sorriso, l'ultimo sorriso prima della prova.
“Io,
Guardiano del Casolare del Sagittario,
titolare
della Runa dello Zodiaco e mentore di ogni stella minore,
Kaus
Australis, prima stella della Costellazione,
autorizzo
la prima prova per l'esaminanda Stellina: TIRO CON L'ARCO”
Quindi
era quello il suo nome...un nome che fece trasalire Stellina.
Kaus
Australis, stella più luminosa della Costellazione del
Sagittario.
In poche parole...essenza stessa della Costellazione.
Quell'uomo
era il Sagittario in persona.
***
Dire che a questa storia ci sono affezionata è dir poco.
Credo sia una delle poche cose a cui tengo oltre me stessa...e quindi
vedere che è poco letta mi fa pensare che non sia poi
così bella. Purtroppo tendo ad essere fatta così.
Oggi, poi, tende a non essere la migliore delle giornate... Beh,
comunque anche questa è una sfida *me depressa, intanto, fa
cerchietti per terra* insomma! Su con la vita, ho due recensitori
PUCCIOSISSIMI *-* quindi passiamo ai RINGRAZIAMENTI e, in via del tutto
eccezionale, ai BACI E ABBRACCI!!!
Kuroshi_Tsukishiro:
sai che ti adoro. Sento verso di te una forte empatia e una grande
tenerezza *in vena di coccole* perciò ti ringrazio per
essere sempre così adorabile con me. Passando alla storia...
l'idea di personificare le stelle è nata quando ero
piccolina piccolina, ed ho continuato a rimanerne convinta. Non so
perchè, ma l'idea che le stelle che mi guardano siano
persone mi tranquillizza. Stellina è comunque un personaggio
in via di evoluzione, questa storia serve precisamente a questo. Lei
già adesso ha deciso di compiere il primo passo per
cambiare: un passo che molte persone, invece, decidono di NON fare.
Diciamo che è un monito, a non arrendersi e migliorare se
stessi. Non so quanto possa essere chiaro, anche io ho ancora molte
cose da scoprire sulla mia figlioccia xD però penso che sia
un bene che esca dal guscio protettivo di sua madre e inizi ad essere
semplicemente se stessa. Per la madre di Grenade dovrai aspettare circa
metà storia, lo so che è tanto, ma prima
bisognerà spiegare cosa è successo al Cielo. Ed
il vecchio...beh, forse lo capirai da solo, o forse no,
ma alla fine sarà lui stesso a spiegare il suo
ruolo. Ne rimarrai deluso? Affascinato? Vedremo xD intanto ti ringrazio
per il "supporto" (le recensioni sono per me un supporto), ti auguro
buona fortuna con la casa nuova e con l'università e,
ovviamente, ti mando un bacione ^x^
Dust_and_Diesel:
grazie dei complimenti *abbraccia Dust* ma credimi, sei moooolto ma
molto più brava di me xD come infatti dimostrano le tue
storie. Io sono tornata ad essere una principiante che ci prova in
tutti i modi, quindi ho ancora tanto da fare. Da una parte mi
rattrista, il fatto di vedere poche letture o anche pochi commenti (a
me vanno bene anche le critiche, da quando lavoro ogni santo giorno mi
si schiantano contro le peggiori offese che ormai xD), dall'altra mi
impunto che devo migliorarmi: solo così potrò
vedere almeno 3-4 persone (tantissime per un'originale, secondo il mio
parere) che si soffermano a dare un loro parere sulla mia storia. Ed io
non abbandono più il campo di battaglia, caspita, non mi
piace arrendermi xD vada come vada, se alla fine il risultato di questo
(sia quel che sia: racconto o fiaba) sarà soddisfacente,
allora prenderò il coraggio a due mani e lo
pubblicherò. Magari non avrà successo, magari
sarà stroncato dalla critica (ma la critica si
soffermerà a giudicare un lavoro di una ragazza di poco
più di 20 anni?) ma è la mia prova xD vediamo
quanto ci vorrà. Ti mando un abbraccio grande grande
*strizz*, ti rinnovo anche qui i complimenti per la TUA storia (che io,
sottolineo anche qua, ADORO) e ti mando un bacione perchè,
come penso di aver già scritto, io mi affeziono ai
recensitori xD quindi, ovviamente, un bacio =*
A tutti coloro che leggono, che la seguono o che la spulciano...GRAZIE
MILLE ^^ non è la stessa cosa che ricevere un commento, ma
vi ringrazio dal più profondo del cuore ^x^
|
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Capitolo 3 *** Ancient Pillars - Le dodici rune ***
Ancient
Pillars
/ Le
dodici Rune
Le
venne da ridere e piangere allo stesso tempo.
Tiro
con l'arco? Era in assoluto la disciplina che reputava più
difficile
in assoluto. E poi necessitava concentrazione, una posa
orgogliosa...e soprattutto mira.
A
lei mancavano proprio le abilità di base, non contiamo le
abilità
più avanzate...
Ma
lui la guardava, con sguardo serio, anche se un poco incerto -Tu ci
riuscirai, vero?- sentì sibilare Stellina nel vento freddo
del
Secondo Strato di Cielo.
Non
poteva fallire, pensò la piccola stella, dopo aver sentito
quelle
parole così disperate.
-Ehm...signor
Kaus Australis, mi scusi...- Stellina si sentiva così
piccola e
maleducata adesso, dopo aver scoperto la vera natura di quella stella
così incommensurabilmente bella -Ma non può farmi
nemmeno un corso
accelerato?-
-Stellina...la
tua sicurezza di poco fa dove diavolo è finita?-
-In
fondo allo stomaco dallo spavento, penso...-
Il
Sagittario, come mai aveva fatto prima d'ora, rise di gusto -Sei un
bel tipo tu...-
-Io?
Un bel tipo?- Stellina arrossì, non capendo a fondo il
significato
di quelle parole...e soprattutto arrossì a quel sorriso
magnifico,
che lei sapeva non essere uno spettacolo tanto usuale -Che vuol
dire?-
Il
Sagittario le si avvicinò, le carezzò la testa.
Pensò che in quel
momento, quella piccola Stella doveva avere tutto l'aiuto necessario,
tutta la gentilezza che lui poteva darle -Vuol dire che tu ci
riuscirai sicuramente...devi solo credere in te stessa, come non hai
mai fatto...-
-Eh?-
chiese senza volerlo Stellina, abbassando un poco la testa -Credere
in me...?-
Eta
le scivolò davanti agli occhi.
“Che
strano” pensò Stellina “Riesco a vedere
gli occhi iridescenti di
Eta...com'è bella...”
Un
bacio, sulle labbra, che la giovane stella prese con uno sguardo
sbigottito e, successivamente...con un riso liberatorio -Grazie, Eta-
disse dolcissima Stellina.
Eta
arrossì, compì due giri veloci intorno alla sua
testa, e si posò
di nuovo in mezzo ai suoi capelli, splendendo così tanto che
il
Sagittario guardò le due con un sorriso enigmatico.
“Se
sapesse che l'espressione baciati
dalla fortuna
si dice anche baciati
da una stella...si
sentirebbe più sicura di se stessa?”
Stellina
si sedette, come ordinato. E guardò, come ordinato.
Una
luce splendente partì dai pezzi dell'arco ormai spezzato e
logoro
del Sagittario. I frammenti sparsi per la stanza che non erano
visibili a occhio nudo presero a lievitare in aria e ad avvicinarsi
agli altri.
Un
vortice di luce dei colori dell'arcobaleno si impossessò di
tutti i
pezzi, che iniziarono a ricomporsi secondo una schema preciso.
Quell'arco, ormai morto, stava tornando in vita.
Pochi
secondi dopo, nonostante Stellina non capisse bene cosa fosse
successo, l'arco del Sagittario era di nuovo integro e perfetto,
sfavillante, davanti ai loro occhi.
E
nonostante la sua mole assurda, il Sagittario lo teneva con una mano
sola.
-Prendilo
e seguimi-
Stellina
obbedì senza pensarci due volte, nonostante dentro di
sé
imperversasse l'inferno.
Aveva
una paura tale che non riusciva nemmeno a parlare.
***
Un
luogo buio...al lato opposto del Cielo...un casolare dimenticato e
ormai in rovina. Tetro e spaventoso. Il luogo dell'ultimo esame.
Un
Casolare dieci volte più grande di qualsiasi altro, che
assomigliava
ad un piccolo castello, stava ingrandendosi ogni secondo, stava
espandendosi. Un lieve tremore nel pavimento stava spaccando la
pietra del lastricato dentro e fuori il Casolare. E la pietra saliva,
fino al cielo, formando un nuovo lastricato che assomigliava ad una
scala. Da terra, il casolare ormai castello non si vedeva
più.
All'interno,
era ancora più tetro e scuro. La porta del casolare aveva
ormai
perso l'incisione di rune che la caratterizzava e anche all'interno
non si vedeva alcun segno di quale fosse la costellazione alla quale
quella struttura si rivolgesse.
Un
trono sbeccato e brutto, diverso da quello in cui Stellina aveva
trovato il Sagittario. Una finestra rotta alle spalle di questo, da
cui non filtrava alcuna luce.
E
sopra...qualcosa, di nuovo. Ma questo “qualcosa”,
al contrario
del corpo privo di cuore del Sagittario, si muoveva.
Vestiti
neri, capelli neri...era l'essenza lugubre delle Tenebre stesse.
Capelli sottili e lucenti ornati di pietre preziose che ormai erano
diventate scure e brutte. Un copricapo elegante e maestoso, privo di
colore a parte il nero che troneggiava ovunque. La testa che
sorreggeva quel copricapo si alzò.
Una
donna. Una bellissima donna. I suoi occhi neri erano suadenti e
meravigliosi. Ma tristi. E allo stesso tempo spaventosi.
Una
donna dalla faccia delicata e allo stesso tempo spaventosa. Una bocca
digrignata in una smorfia di pura cattiveria.
-Stai
segnando il tuo triste destino, Kaus Australis...e anche tu, stupida
Stella...- una bella, bellissima voce, anche se aveva una nota
distorta -Avvicinatevi a me...e morirete. Questa...è una
promessa-
***
Uscita
fuori dal Casolare, Stellina vide il Sagittario guardare lontano,
oltre le luci dei Casolari visibili a occhio nudo. Uno sguardo
triste, melanconico...doloroso.
-Mettiti
qua...- le disse il Sagittario, volgendo ancora altrove lo sguardo
-Finisco i preparativi-
Sotto
a quelle parole, dette con quella voce così triste, Stellina
osservò.
Sagittario
preparò tutto, come aveva promesso, ordinò ogni
cosa. E alla fine,
come doveva essere, arrivò il momento della prova.
-Signor
Kaus Australis...posso porgerle una domanda...?-
A
quell'ennesima dimostrazione di rispetto, il Sagittario si
voltò un
po' intimorito -Ma sei sempre la solita ragazzina di poco fa?-
-Eh?
Non lo sono...?-
Era
uno sguardo strano, quello che assunse il Sagittario. Uno sguardo che
guardava lontano, oltre il passato che conosceva solo lui...un
passato d'amore...
-Eh?
Sono strana...?- una ragazza dolce, con le gote arrossate -Sono
sempre io, no?-
-Maledizione-
rispose il Sagittario, arrossendo fino alla punta delle orecchie -Se
fai così...sei troppo carina...-
-Ca...carina...?-
Un
bacio di quelli che di solito si danno alle fidanzate. Ma lui ormai
la reputava da tempo la persona più importante.
Che
poi fosse o meno la sua fidanzata...era irrilevante...
Una
carezza, dolce...le mani grandi del Sagittario le percorrevano i
capelli, cercando di non colpire Eta, a poche spanne di distanza. La
sua voce pronunciò una richiesta, qualcosa di talmente
disperato che
il cuore di Stellina la sentì così distintamente
da starci male...
-Devi
farcela, perché io...vorrei che tu rimanessi qua...- una
pausa,
dolorosa -Ti prego...-
Stellina
sorrise, abbassò la testa e capì. Capì
che tutta la spiegazione
era in quello sguardo malinconico che il Sagittario aveva poco prima
-A chi sta pensando?-
Non
aveva dubbi che avesse capito -Alla Stella che ho amato tanto in
passato...-
-Amato...?-
chiese Stellina, dubbiosa.
-Non
posso più amarla...- assunse il Sagittario, con voce rotta.
-Capisco...-
Stellina abbassò lo sguardo, intenerita - Vorrà
dire che ti aiuterò
in questo viaggio per te troppo doloroso...signor Kaus Australis...-
Era
una tacita promessa tra quella stella di brillantezza spaventosa e
quella piccola esaminanda, dagli occhi limpidi come il cielo
invernale...
-Oh
beh...allora la considero una promessa...- il Sagittario sorrise,
rincuorato.
Lo
sguardo disperato era scomparso, come per magia.
Stellina
sorrise, annuendo con la testa. Le dispiacque sentire la mano del
Sagittario allontanarsi dai suoi capelli, ma volle credere che anche
quello fosse un segno.
-Allora,
cosa dovrei fare?-
Un
enorme campo, poco illuminato. Non sembrava lo stesso posto di poco
prima, eppure lo era. Due bersagli, a pochi metri di distanza l'uno
dall'altro, sulla stessa linea.
Sembrava
lo scontro per una gara...ma una gara di quale tipo?
Il
Sagittario porse a Stellina un piccolo arco, diverso dal suo, poco
brillante. Eppure era robusto e tirato, le sembrava una cosa
così
semplice ma anche così complessa.
-Cos'è?-
-Un
arco mistico-
-Arco
mistico?- rispose l'esaminanda, rigirandoselo fra le mani -Un arco
mistico?!-
L'arco
cadde a terra, mentre Stellina assumeva un'espressione terribilmente
preoccupata -No...non posso usare questo...è un oggetto
troppo
importante...-
-Ma
tu da sola non sai crearlo, sbaglio?-
-Veramente
nessuna Stella di basso livello saprebbe...non posso prenderlo, mi
spiace...-
Arco
mistico.
Una
delle sette armi stellari, creata dalla concentrazione
dell'introenergia di una stella di alto livello, come un Guardiano o
una Stella di Costellazione.
Sciabola...spada
singola...spada a due mani...lancia...bastone...arco...balestra...
Non
erano capaci neanche tutte le Stelle di Costellazione di crearle,
figuriamoci un'esaminanda come Stellina. Erano armi preziose,
creabili ogni 1000 anni sacrificando una parte di brillantezza di una
Stella.
Il
Sagittario aveva già un suo arco personale, e lo aveva anche
ricostruito poco prima davanti agli occhi attoniti di Stellina. E
adesso questo era un secondo arco, nuovo di zecca.
La
brillantezza del Sagittario doveva essere almeno dimezzata, rispetto
a poco prima. Ma guardandolo...essa non aveva perso nemmeno un
briciolo della sua potenza.
-Com'è
possibile?-
-Non
è un arco mistico...non uno vero, almeno...-
-Ma...brilla!
Ed è caldo...ed è...-
-Reale?-
-Beh...si-
-Ah...-
il Sagittario raccolse il piccolo arco, lo ripose fra le mani di
Stellina, di nuovo, e la guardò serio -E un arco mistico di
decimo
livello. Non ho sacrificato brillantezza, non ho dovuto compiere
miracoli per crearlo. Anche i guardiani dei Segni possono crearne
senza avere alcuna ripercussione. Di solito è uno degli
incantesimi
avanzati che le esaminande imparano percorrendo il Viale Stellato...-
-Oh...-
Stellina arrossì, sentendosi improvvisamente ridicola
-Da...davvero?-
-Davvero-
il Sagittario, non seppe perché, rise -Forza...prendilo e
ascoltami
bene...-
Il
Sagittario si voltò e iniziò a parlare...ma
Stellina non lo
ascoltava, era troppo persa a guardare quell'arco così ben
fatto,
che il Sagittario affermava aver creato con così tanta
leggerezza e
facilità. Non voleva averla così facile.
Si
parò davanti il Sagittario, porgendo l'arco con un evidente
imbarazzo dipinto in faccia.
-Non
lo voglio-
-Uh...-
sospirò il Sagittario, vedendo la determinazione di quella
bambina
-Non puoi affrontare questa prova senza quell'arco...-
-Allora
ne creerò uno da sola-
il
Sagittario rimase zitto per attimi interminabili -Come, scusa?-
-Lo
creerò da sola- ripeté, sicura di sé,
Stellina -Voglio provarci
almeno...-
-Non
puoi averne un secondo, lo sai?-
-Ah...-
Stellina abbassò lo sguardo preoccupata un attimo, poi
riprese la
sua lotta interiore con un'espressione ancor più determinata
-Beh,
motivo in più per farcela...-
Era
così sicura di se...così pronta a rischiare
già adesso il tutto
per tutto...che il Sagittario non ebbe cuore di dirle che era
impossibile.
E
credette in lei, come non avrebbe mai dovuto fare...
-E
va bene...provaci, se vuoi...- le sue mani presero l'arco di Stellina
e lo assorbirono.
La
luce fioca dell'arco ritornò dentro al Sagittario, che ormai
non
aveva più espressioni per contrastare l'incredibile
sicurezza di
quella piccola bambina capricciosa -Vuoi una mano?-
-No...ce
la faccio da sola...-
Eta
le svolazzò davanti agli occhi, lievitando disperata.
“Stolta”,
“Sciocca”...erano sicuramente le parole che stava
pronunciando
Eta. Ma Stellina posò il suo piccolo dito sopra quella che
avrebbe
detto essere la fronte di Eta e sorrise, incurante dello sguardo
severo del Sagittario che la guardava ancora.
-Andrà
sicuramente tutto bene, Eta- sorrise dolce, quella piccola stella -Se
non riuscissi neanche a superare questa prima prova, io stessa
finirei per odiarmi...-
Dentro
quelle parole, dette col sorriso, la paura di Stellina divagava e
aumentava ogni secondo che passava. Gli occhi limpidi e sinceri si
persero in quelli della stella gassosa, togliendo ogni dubbio ad ogni
suo pensiero -Per quanta paura io posso avere...ho fiducia nella
brillantezza della mia mamma...se lei mi ha detto che ce l'avrei
fatta, anche io penso che ce la farò sicuramente...-
Il
Sagittario, improvvisamente, vide una certa somiglianza tra gli occhi
di quell'esaminanda e quelli di una stella famosa, lucente e
splendida.
Gli
stessi capelli azzurrini, gli stessi occhi, il taglio degli occhi
stessi e la forma del volto. Quella brillantezza timida ma forte che
entrambe emanavano, quel sorriso dolce che regalavano senza neppure
accorgersi, quel corpo fragile ma forte che conteneva l'essenza della
Via Lattea, pur essendone soltanto una piccola parte.
-La
stella Polare, ma certo...- pensò divertito il Sagittario,
sentendo
un oceano di pace inondare il proprio cuore -Questa piccola
esaminanda...ce la farà sicuramente...-
***
Un
sorriso dolce. Nessuna parola stavolta, in quel profondo eremo
sperduto nel Cosmo.
Le
stelle fluttuavano in quel luogo senza tempo, senza meta e senza
caos.
Il
secondo strato del Cielo, da quel posto, sembrava tanto vicino quanto
lontano...ed era uno spettacolo talmente bello che il vecchietto
sorrise all'idea della figlia della Stella Polare che stava per
compiere l'impresa più spettacolare di tutto il Cielo.
-Piccola
stella...- sorrise l'uomo, intenerito -Se tu solo sapessi della mia
esistenza...del mio sorriso e della mia conoscenza del futuro,
sicuramente non avresti nemmeno accettato il tuo destino...ma tu sei
forte, piccola mia, e ce la farai sicuramente...-
Dette
quelle parole, il vecchio si mise a sedere, guardando il nulla,
sorridendo sdentato.
Se
Stellina lo avesse visto, sicuramente avrebbe pensato che quel
sorriso, così bello e buffo, assomigliava in modo
impressionante a
quello della sua mamma.
***
-Sei
pronta?- disse il Sagittario, quando vide il sorriso di Stellina
rincuorare persino la piccola stella gassosa -Sai cosa devi fare,
almeno in teoria...?-
-No-
rispose candidamente Stellina, arrossendo -Io farò quel che
il mio
cuore mi dirà di fare e se tutto va bene...potrò
aiutarla ancora
per un po', signor Kaus Australis...-
Stellina
iniziò a camminare, dando le spalle al Sagittario, pensando
a cosa
avrebbe dovuto realmente fare, quando la voce di questi la
fermò
-Stellina...-
-Si...?-
chiese titubante la stella, sentendosi chiamare per nome da una
stella di così alto livello -Mi dica...-
-Chiamami
solamente Sagittario, e dammi del tu...- sorrise, scuotendo la testa,
rassegnato -Dovremmo camminare insieme un bel po', temo...-
A
quelle parole, Stellina non ebbe neanche la forza di rispondere.
Voltò la testa, annuì senza guardarlo negli occhi
e continuò a
camminare.
Finché,
ormai lontana di qualche passo, non ebbe il coraggio di sussurrare a
se stessa e ad Eta -Ce la farò sicuramente,
perché tu credi in
me...Sagittario...-
Arrivò
in mezzo al nulla. Le stelle erano ancora più oscure, le
voci prima
flebili delle altre stelle gassose erano sparite.
Il
“Cielo” stesso, pensò Stellina, era
sparito.
Solo
la luce del Casolare del Sagittario a pochi metri da lei le dava un
minimo di forza per reagire a quella tenebra che aveva inghiottito
ogni cosa. Eta più volte cercò di parlarle, ma
Stellina sembrava
aver perso la facoltà di sentirla -Tranquilla Eta, ti sento
benissimo...andrà tutto bene, quindi fidati soltanto di me,
ok?-
Eta
le svolazzò accanto un altro po' e poi, vedendo il volto di
Stellina
turbato a tal punto, le si posò sulla testa, afferrando
forte due
ciuffetti ribelli dei suoi capelli per tenersi accanto a lei -Lo so
che ti fidi di me, ho solo...una grande paura...-
Stellina
strinse forte il pendente della mamma, iniziando a pregare
silenziosamente dentro di se. Dapprima le sue labbra non lasciarono
sfuggire alcun rumore, poi un sibilo lieve ed infine quella preghiera
tacita era detta a voce abbastanza forte da essere sentita almeno da
Eta.
-Mamma...mamma
ti prego, aiutami...fa che il mio desiderio mi faccia forza...fa che
il mio desiderio arrivi nel mio cuore e mi dia tutta la luce di cui
ho bisogno, ti prego...mammina mia...-
Il
desiderio. Il legame di vita con la Stella.
La
sua mamma gliene aveva parlato tantissime volte. Di quel legame che
non spariva nemmeno dopo mille anni e che rimaneva nel cuore della
Stella ormai adulta fino alla sua morte. Sapeva bene che quel
desiderio era un legame indissolubile fra il richiedente e la stella,
il contratto per una vita intera.
Nemmeno
Stellina, sua figlia, sapeva qual'era, a distanza di più di
2
milioni di anni, quale fosse il desiderio che aveva fatto diventare
adulta la sua mamma. Perché, lei le raccontava, era un
desiderio
talmente bello che voleva tenerlo nascosto ancora per qualche tempo.
-Finché
non diverrò adulta...- si diceva sempre Stellina -...non
saprò
qual'è il desiderio espresso alla mia mamma...-
Cercò
di imprimere bene nella sua testa quel desiderio che l'aveva scelta,
che l'aveva legata a sé per sempre. Quel desiderio
così dolce e
puro, innocente ma egoista che era l'amore stesso.
Un
desiderio che, in quel momento, sentiva tanto quale suo stesso...
“Oh,
piccole Stelle...ve ne prego...riportate da me la mia mamma, la
voglio rivedere”
Di
nuovo, quel calore la percorse tutta, fin nella più profonda
parte
della sua anima. Le lacrime, come la prima volta, le inumidirono gli
occhi, ma al contrario di ciò che si aspettava ormai quel
desiderio
era suo solo finché non sarebbe stato esaudito.
-Grenade...-
pensò Stellina, ormai fusa completamente con quel desiderio
-Giuro
su tutto il Primo e Secondo strato di Cielo...che riporterò
da te la
tua mamma...ma per farlo avrò bisogno del tuo aiuto...-
Era
notte. Una notte fredda, di nuovo.
Una
finestra si affacciava, semiaperta, su quel profilo tenebroso delle
montagne colpite dalla pioggia di stelle di qualche giorno prima.
La
stanza, piccola e ordinata, dei toni chiari del giallo e del rosa, si
tingevano di notte di un grigio sporco e triste, che le facevano
paura. Le tende trinate bianche frusciavano al sibilo del vento,
proiettando strane ombre sul muro proprio sopra un piccolo letto.
Le
lacrime le avevano ormai inumidito il cuscino e la sua bocca non
faceva che mugugnare il nome della sua mamma. Grenade era ormai al
picco più alto della sua tristezza.
-Mamma...-
sussurrò di nuovo nel sonno, versando un'altra lacrima
-Mamma...-
Improvvisamente
la finestra si aprì lievemente verso l'interno ed una brezza
leggera
entrò nella sua camera. Grande si strinse nelle coperte, ma
non
sentiva freddo, anzi...quella brezza era tiepida, quasi calda, e
l'avvolgeva rendendo i suoi sogni più limpidi,
più chiari.
Finché,
dalla più completa oscurità, il bianco non
avvolse ogni cosa e
Grenade si ritrovò in mezzo al nulla ammantato di bianco,
con
indosso il suo pigiama, come fosse a letto. Ma era in piedi, sapeva
di essere sveglia.
Ma
forse non lo era...
-Grenade...?-
una voce spezzò il silenzio all'improvviso, facendola
sobbalzare
-Grenade...-
-Chi...chi
è...?- rispose timida la bambina, covando nel cuore tanta
paura da
farla tremare.
-Non
avere paura di me, piccola Grenade...non avere paura o
inizierò ad
averne anche io...-
Stellina
sentì mancare la terra sotto ai piedi e batté il
sedere a terra,
come fosse caduta da una montagna altissima. Aveva sentito il vento
ed il freddo attorno a lei, mentre ora vi era un clima tiepido e
confortevole -Ahia...-
-Eh...?
Stai bene...?-
Stellina
aprì gli occhi dopo quel tonfo pazzesco, trovandosi davanti
una
bambina di non più di 6 anni che la guardava senza parole.
Occhi
limpidi e sinceri, che solo i bambini hanno, verdi come smeraldi
lucenti. Capelli rossi, corti e liscissimi, che le incorniciavano il
viso a forma di cuore. Un fisico minuto e piccolino, dopotutto era
una bambina, le mani piccole che restavano chiuse in pugni per la
sorpresa. Un'espressione confusa, non più spaventata
fortunatamente,
che si rifletteva in quel bianco ovattato creando dentro Stellina una
strana oasi di pace.
Era
lì, quello era il cuore di quella bambina, il riflesso di
quel sogno
cullato dal vento e dai ricordi dolci della sua mamma. Stellina
scosse la testa e porse la mano verso la piccola Grenade -Mi
aiuteresti ad alzarmi, Grenade...?-
Grenade,
sentendo quella buffa ragazzina chiamare il suo nome, tirò
indietro
la testa. Ma quei capelli azzurrini e quegli occhi così
chiari, così
dolci e rassicuranti, la portarono ad afferrare quella mano piccina e
a tirarla verso di lei -Non riesco...-
-Ah...si
è vero! Dopotutto io dovrei avere molti più anni
di te, eheh...-
Detto
ciò, Stellina fece pressione sulle gambe e riuscì
in qualche modo a
tirarsi in piedi. Fece il più bello dei suoi sorrisi e si
preparò a
parlare...
-Piacere
di conoscerti, Grenade. Il mio nome è Stellina e sono la
Stella
Cadente a cui hai affidato il tuo desiderio- Stellina si
inchinò
leggermente verso Grenade, per poi rialzare il volto e sorridere
nuovamente -Ricordi?-
Grenade
fece per aprire bocca, ma non riuscì. Pensò un
attimo al suo
desiderio ed ai suoi occhi, puntati su una stella in particolare nel
cielo, poco luminosa, che stava cadendo piano e in modo tanto
elegante da farla sobbalzare -Si...sei la stella a cui ho chiesto di
far tornare la mamma...-
-Si
Grenade, sono proprio io- sorrise di nuovo Stellina -Mi dispiace
disturbarti nei tuoi sogni, anche se non capisco come sia riuscita ad
arrivare proprio qua, però ho bisogno davvero del tuo
aiuto...-
-Del
mio aiuto?- rispose la bambina, assumendo un'espressione confusa
tipicamente adulta -E come potrei aiutarti, scusami?-
Stellina
vedeva quella bambina e avrebbe voluto spiegarle tutto. Ma non
poteva, o forse non riusciva o non voleva, spiegarle il caos in cui
era piombato il Secondo Strato del Cielo. Le Stelle erano la figura
eterea a cui tutti gli esseri umani si rivolgevano nella speranza di
allietare i loro cuori affranti. Chi credeva fossero gli antichi che
vegliavano il mondo, dalla notte dei tempi, chi credeva fossero le
anime dei defunti, che vegliavano sui cari...chi credeva fossero
solamente gas naturali, che nel cielo effettuavano combustione
producendo un chiarore chiamato da tutti
“stella”...magari erano
esatte tutte le teorie, o magari del tutto errate.
Stellina
era gas, era un antica e anche un defunto, per quanto la
riguardava...proteggeva e vegliava gli umani sin dalla notte dei
tempi, anche se sapeva che un giorno sarebbe arrivato persino il suo
momento di “morire” e di lasciare spazio alle nuove
nate...ma
questo non era un problema che la riguardava al momento.
Lei
aveva accolto un desiderio, e doveva esaudirlo a costo della sua
stessa esistenza. Quello era il suo scopo e la sua ragione di vita, e
niente avrebbe dovuto farla desistere da quel suo obiettivo. Questo
era quello che pensava.
E
di nuovo sorrise.
-Grenade...-
disse Stellina, abbassando la testa -Per esaudire il tuo desiderio,
io dovrei avere molto più potere di quello che ho
attualmente. Di
solito, desideri così forti sono esauditi da Stelle Adulte
che
stanno morendo, in quanto il potere che emanano è
più forte di
qualsiasi altra Stella...ed invece il tuo desiderio ha scelto me, la
Stella più incapace di tutto il Cielo...lo so che
è una scortesia,
da parte mia, venire fin qui da te, ma...ho davvero,
davvero...bisogno del tuo aiuto...-
Grenade
abbassò la testa, pensando per un attimo che tutto quello
era così
strano per essere un sogno, poi parlò -Mia mamma non
tornerà più,
quindi...?-
Stellina
sobbalzò, spaventata da quella domanda così
seria, abbassò il capo
e scosse la testa -Non so se sarò in grado di esaudire il
tuo
desiderio...-
Grenade
strinse gli occhi per non piangere, toccandosi forte la maglietta del
pigiama -E tu per cosa sei qui, allora...?-
Stellina
scosse di nuovo la testa, sentendo le lacrime spingere per uscire
-Vorrei solo che tu mi aiutassi...-
Grenade
alzò la testa, infuriata, pronta per urlare. Ma le lacrime
di quella
Stella davanti a lei, che si infrangevano contro il suolo immacolato
di quel sogno senza uscita, la fermarono dal dire qualsiasi cosa
-Perché piangi...?-
-Perché
sono una buona a nulla...- sibilò Stellina, cercando invano
di
respingere indietro le lacrime -Non succede niente ad una Stella
incapace, ma tu soffrirai tantissimo se io fallisco, e questo non
deve succedere!- un piccolo singhiozzò spezzo un attimo il
silenzio
in cui era caduta e poi continuò -Il tuo desiderio era
così forte
che bruciava dentro il mio cuore, quando l'ho accolto, ma era
così
soffice e bello che ero così contenta che avesse scelto
proprio
me...voglio essere all'altezza di un così bel desiderio,
voglio
essere orgogliosa di portarlo con me, così come tu dovresti
essere
orgogliosa di averlo affidato proprio a me...però...-
Grenade
non capiva. Se a lei non sarebbe successo nulla, perché era
così
importante che fosse proprio lei ad esaudire quel desiderio? Le
parole di Stellina erano troppo difficili per lei, eppure quelle
lacrime sincere aprirono un varco nel suo cuore -Tu non sei una buona
a nulla...-
-Eh...?-
rispose Stellina, sentendo Grenade parlarle con voce così
dolce e
delicata -Non sono...una buona a nulla...?-
-No-
rispose Grenade, sorridendo -Non credo che tutte le stelle del cielo
si preoccuperebbero di un desiderio che sanno di non riuscire ad
esaudire. Tu si. Tu soffri maggiormente per me piuttosto che per
te...non credo che per le stelle incompetenti non ci sia nessuna
punizione, qualcosa deve pur accadere, no? Però
anziché
preoccuparti di ciò che potrebbe accaderti, ti preoccupi
della
tristezza che potrei provare, e ciò ti rende onore secondo
me. E poi
la mia mamma diceva che chi si preoccupa per gli altri, non
riuscirà
mai a dimostrarsi un buono a nulla...perché il suo valore
sarà
dimostrato dai sentimenti che riversa agli altri...anche se non
capisco bene cosa significhi...-
Stellina
sentiva le lacrime cadere, ma uno strano tepore stava pian piano
spargendosi per il suo cuore, come un'onda calda -Grenade...-
-Io
ho fiducia in te. Se hai intenzione di fare tutto ciò che
è in tuo
potere per esaudire il mio desiderio, allora io mi fido di te.
Saprò
che, anche se non riuscirai a farcela, avrai fatto del tuo meglio. E
poi sei venuta fin qua a chiedere il mio aiuto...significa che se ti
aiuto, tu puoi farcela, no?-
Stellina
guardava Grenade parlarle in modo così dolce e
finì per annuire
-Con il tuo aiuto...so che ce la farò sicuramente. Se il
nostro
legame diventa più forte, allora anche io lo divento...e
anche i
miei poteri...e ce la faremo insieme, Grenade. Mi dispiace di doverti
dare una tale responsabilità, mi dispiace tanto...-
Stellina
si accucciò in terra, tenendo il viso alto perché
Grenade la
potesse sentire -Mi...mi dispiace Grenade...-
-Oh...ti
prego basta piangere...- Grenade si accucciò a sua volta,
asciugando
con le sua manine calde gli occhioni umidi di Stellina -Insieme ce la
faremo...e poi, se potrò aiutarti a far tornare la mamma,
anche io
mi sentirò di sicuro più utile, non credi?-
Stellina
prese le mani di Grenade e annuì -Grazie Grenade...-
-Spiegami
solo cosa devo fare...- la bambina sorrise, scoprendo di nutrire in
cuor suo, una fiducia stranamente superiore a quel che aveva
illustrato a Stellina -Eh Stellina...?-
-Grenade...hai
già fatto quello che potevi per aiutarmi...te ne sono
grata...-
-Stellina...?
Ma io non ho fatto niente...-
Stellina
sentì il suo corpo farsi caldo e sorrise di un calore
così dolce
che anche Grenade si sentì più tranquilla -Grazie
davvero-
In
un secondo, il corpo di Stellina scoppiò in un miliardo di
piccole
luci brillanti che, toccando il suolo di quel luogo candido,
esplodevano in altrettante piccole luci.
-Grazie
a te, Stellina...mi hai ridato la speranza di incontrare la mamma...-
Il
sogno stava svanendo e lei si stava svegliando. Ma non poteva fare a
meno di ringraziare quella strana ragazzina che diceva di essere una
stella -Grazie...-
Stellina
aprì gli occhi e si trovò, di nuovo, al centro
delle tenebre del
Secondo Strato di Cielo.
Respirò
un paio di volte, si guardò attorno. Il silenzio avvolgeva
ogni
cosa.
Il
suo cuore era l'unico rumore che scandiva lo scorrere del tempo...e
mentre Eta le svolazzava attorno agli occhi nella speranza che
riprendesse conoscenza, Stellina sorrideva.
-Ho
capito, Eta...ho finalmente capito tutto!- sussurrò
Stellina,
sospirando sollevata -Non c'è niente di più
facile...-
Il
pendente della mamma iniziò a pulsare, riscaldarsi,
bruciare...finché Stellina non sentì dentro di
sé tutto quanto il
desiderio della piccola Grenade e tutta la sua speranza.
-Andiamo
dal signor Sagittario...e mostriamo a tutti quando io sia
determinata- sorrise di nuovo Stellina -Grenade ha riposto in me
tutta la fiducia di cui è capace...ed io non
tradirò questa
fiducia, lo giuro- si alzò piano, dando modo a Eta di
aggrapparsi
forte ai suoi capelli. Sentì i suoi abiti prudere di un
pizzicore
piacevole e caldo, tanto che non se ne curò molto.
Per
la prima volta in vita sua, era sicura di sé e delle sue
capacità.
-Non
tornerà...ed io non posso rimanere qua a sperare in un
miracolo...-
Il
Sagittario scosse la testa, riscuotendosi da quel torpore che il
Cielo incuteva alla sola vista -Prima o poi anche il chiarore dei
Casolari si ridurrà ad un mero ricordo ed il cielo non
avrà più
alcuna luce ad illuminarlo...- sospirò rattristato, per poi
sussurrare malinconico -...per quanto ancora intendi maledire quel
giorno e...me...?-
Proprio
quando i suoi pensieri volgevano ai ricordi più dolorosi del
suo
passato, il Sagittario sentì dei passi che gli si
avvicinavano.
Una
voce conosciuta recitava una filastrocca, di quelle che si raccontano
ai bambini per farli addormentare. Era rassicurante e dolce...e
sentiva che Stellina aveva sicuramente capito.
Sorrideva.
Si fermò davanti a lui e parlò con voce fiduciosa.
-Sagittario,
io...non ho mai avuto fiducia in me. Tutti dicevano che io non ero
altro che l'ombra della mia mamma, ma io sono ben più di
questo.
Sono Stellina. O meglio...Stellina è il nome con cui mi
chiamano...-
Stellina sorrise, sicura di sé -Sagittario...chiamami con il
mio
nome e cominciamo la prova-
Il
Sagittario fu felice di vedere, per la prima volta, Stellina sicura e
orgogliosa di portare il suo nome. E si sentì orgoglioso, a
sua
volta, di essere la prima prova di Stellina per diventare una stella
adulta -Stellina...devi solo accettare la prova-
Stellina
sospirò profondamente e aspettò che il suo corpo
fosse avvolto da
una luce brillante e calda. Sorrise...e pronunciò con voce
ferma e
decisa:
“Io,
Sigma Octantis, esaminanda dell'Accademia Stellare,
accetto
formalmente la prima prova del Casolare del Sagittario”
Era
ormai tutto pronto per la prova di Stellina. Ella aveva accettato
formalmente la prova e aveva messo in gioco tutta la fiducia e la
speranza di Grenade -Vi renderò fiere di
me...Grenade...mamma!-
Una
luce che aveva il colore della luna piena. Un chiarore dolce e
brillante.
Un
tepore che avevano solo gli esseri umani, nei quali scorreva sangue e
amore.
Un
lampo di luce che, per un attimo, era paragonabile a quello di una
Stella di Costellazione. Come se fosse stata sempre capace di farlo,
come se avesse dentro di sé una forza ed una consapevolezza
di sé
che nessun altro avrebbe potuto eguagliare...o fermare.
Stellina
si ritrovò in mano una specie di...arco forse. Qualcosa che
assomigliava vagamente ad un ramo d'albero grassoccio e ricurvo. Una
piccola corda di luce univa le due punte di quella specie di ramo dal
colore del cristallo, tendendola in un modo tale da farla suonare.
Stellina
non si curò nemmeno di ciò che aveva in mano. Non
sapeva usare un
arco vero, perciò avrebbe dovuto andare ad intuito anche per
quell'oggetto che aveva tra le mani.
Si
mise in posizione, chiudendo le mani. Un piccolo lampo di luce si
incastrò fra le sue dita, come fosse una piccola freccia,
pronta ad
andare al bersaglio.
I
suoi occhi si spensero, per un attimo -Lancia Sagittario. Io
sarò la
seconda-
Il
Sagittario si voltò verso quella voce metallica e
spaventosa, che
niente aveva a che fare con la voce cristallina e ingenua di quella
piccola Stella. Ma non fece domande. Tirò la corda dell'arco
ben
bene, prese la mira verso il bersaglio e lanciò. Se
qualsiasi
“persona” avesse guardato la scena avrebbe detto
che il
Sagittario avesse pizzicato con la corda dell'arco l'aria stessa. Ed
invece, pochi secondi dopo, al centro del bersaglio vi era una
freccia. Una vera freccia. Il Sagittario maledì avere una
mira così
perfetta -Stellina non è possibile fare meglio di
così...- la sua
voce tradì una certa paura -Io non...-
Stellina
increspò le labbra in un sorriso di scherno -Ti ringrazio di
avermi
reso le cose così...facili...-
Stellina
lanciò quel lampo di luce verso il bersaglio. Ma non quello
che il
Sagittario aveva preparato per lei accanto al suo, bensì
allo stesso
appena colpito dal Sagittario. La freccia di luce fece scoppiare
quella del Sagittario, incastonandosi al centro di quel bersaglio. Il
Sagittario rimase di sasso...quella ragazzina aveva avuto una mira
ancor più straordinaria di quella della Stella di
Costellazione la
cui arma stellare era proprio un arco! Non poteva crederci.
Voltandosi
verso la Stella per congratularsi, vide Stellina guardarlo con occhi
vacui, mentre Eta le svolazzava davanti disperata cercando di capire
il perché di quello sguardo strano -Stellina?- chiese
stranito il
Sagittario -Tutto bene...?-
-Grenade...grazie
di aver avuto fiducia in me...- la bocca di Stellina
sussurrò a fior
di labbra queste parole, prima di far cedere quel piccolo corpicino a
terra, privo di sensi.
Il
Sagittario riuscì appena in tempo a prenderla per il
braccio, in
modo da non farla cadere, mentre un rumore soffocato lo
portò a
voltarsi verso il bersaglio di Stellina, a qualche metro di
lontananza.
Una
freccia, simile a quella lanciata da Stellina sul bersaglio del
Sagittario, era nel bel mezzo dello stesso bersaglio di Stellina. Il
Sagittario guardò il bersaglio e, successivamente, la
piccola Stella
addormentata tra le sue braccia, ridendo -Non ho la più
pallida idea
di come tu abbia fatto, piccola, ma...hai superato la prova-
Era
così caldo che si sentiva al sicuro. Era lo stesso calore
della
mamma.
La
mamma...Stellina sentiva tanto la sua mancanza...
Purtroppo
sapeva anche senza bisogno di aprire gli occhi che quella non era la
sua mamma. L'odore che emanava quel luogo era differente dal profumo
dolce che emanava l'aura della mamma.
Sapeva
dove si trovava...e sapeva che aveva superato la
prova...perciò
sorrise flebile e si rintanò ancora nel suo piccolo
cantuccio,
sentendo Eta che, pian piano, smetteva di urlare e si posava tra i
suoi capelli, cadendo in un sonno profondo.
La
voce del Sagittario, poi, la rassicurò ancora di
più -Dormi
piccola...domani sarà una giornata faticosa. E il Viale
Stellato è
così lungo...- lo sentì sorridere. E anche lei
sorrise.
-Sigma
Octantis...mai stata più orgogliosa di portare questo
nome...- e con
queste parole, si addentrò in un sonno profondo.
Il
Sagittario la svegliò dolcemente, mentre il cielo era
immerso ancora
in una profonda oscurità. Stellina aprì gli occhi
e vide il suo
volto serio, spaventandosi -Cosa...cosa ho fatto?-
-Niente-
rispose stranito il Sagittario -Perché?-
-Mi
stai guardando così...strano...- rispose spaventata la
piccola,
stringendosi nelle spalle.
-Ti
sto guardando con la mia solita faccia- il Sagittario si
toccò le
guance, confuso -Qualcosa non va?-
Stellina
allora sorrise, capendo che quella strana rilassatezza del Sagittario
era anomala per un tipo come lui -No, niente...-
Stellina
si ritrovò accucciata in un angolo, su un ammasso
d'emergenza di
coperte morbide e di cuscini, proprio dentro il Casolare in rovina
del Sagittario -Dormito bene?-
-Si-
rispose assonnata l'ospite, alzandosi e sentendo Eta aggrapparsi ai
capelli per non cadere -Penso di si-
-Vieni
davanti a me Stellina...hai superato una prova ieri, devi avere la
prova del suo superamento...- il Sagittario si mise su quella specie
di trono su cui Stellina l'aveva trovato appena arrivata e si mise
davanti a lui buona, senza parlare.
-Sei
stata brava Stellina...hai compiuto un'impresa straordinaria per una
Stella della tua età e dalle tue capacità. Ti
avevo sottovalutata.
L'ultima Stella che era riuscita a passare una prova con me
è stata,
beh...tua madre- a queste parole Stellina sbottò, sorpresa.
-Hai...conosciuto
la mamma...?-
Il
Sagittario sorrise, vedendo negli occhi di Stellina un amore tanto
grande da riempire tutto il Cielo -Diceva sempre che avrebbe avuto
una figlia un giorno...una Stella femmina dalle grandi
capacità.
Beh...aveva ragione- sorrise di nuovo, ricordandosi la Stella Polare
ai tempi del suo apprendistato. Ma questa sarebbe stata una storia da
raccontarle più avanti -Beh...ma torniamo a te...-
Stellina
annuì, con gli occhi pieni di gioia e di ammirazione -Hai
superato
la prima prova e hai diritto a questa. Prendi Stellina. Adesso sei
una Stella Apprendista di primo livello...-
Il
Sagittario si avvicinò a Stellina, porgendole una piccola
pietra
tonda, piatta, con sopra inciso un simbolo -Che cos'è?-
-Questa?
È una runa. Sai cosa sono le rune?-
-Si...più
o meno...questo è il simbolo del tuo Casolare, Sagittario?-
-Si,
quello è il simbolo del segno del Sagittario. Questa runa
prova che
hai superato il mio Casolare e che sei diventata una Stella
Apprendista. Tutte le prove che supererai ti porteranno ad avere una
runa come prova. Quando arriveremo al Tempietto vedremo il da
farsi...-
-La
pietra di segno è...una runa?-
-No.
In realtà sarebbe una sfera simile a questa- disse il
Sagittario,
mostrando a Stellina una sfera trasparente che lei conosceva bene -Ma
poiché il Cielo è in queste condizioni, non ho il
potere per
fartene una. Dovrai accontentarti di una runa. E poi questo
è il
cuore del prossimo segno, l'Acquario...-
Stellina
abbassò lo sguardo, stringendo forte quella specie di
sassolino
piatto e liscio con su incisa la runa del Sagittario. Sospirando la
strinse al suo cuore, calma -Voglio salvare il cielo. Voglio aiutare
Grenade...voglio...-
-Grenade?-
il Sagittario guardò Stellina -Chi è Grenade?-
-Grenade
è...il mio desiderio. Ed io sono il suo...- sorrise dolce.
Il
Sagittario sembrò capire cosa intendesse la giovane.
Afferrandone la
mano, stringendole tra le dita piccole e paffute la runa che le aveva
appena consegnato, gliela avvicinò al cuore -Non te ne
separare
mai...-
Stellina
annuì con il capino, sorridendo al Sagittario con
un'espressione
talmente dolce che non ci fu bisogno di parole.
Lei
adesso non aveva più paura. Accanto a lei c'erano il
Sagittario ed
Eta, che non l'avrebbe lasciata mai, lei lo sapeva. Insieme a loro
poteva tutto.
Anche
salvare il Cielo.
***
E con questo, ho ripubblicato tutti i vecchi capitoli precedentemente
pubblicati sul vecchio account. Da adesso si procede alla stesura dei
capitoli inediti *-* me tanto tanto emozionata. Sicuramente la
pubblicazione di questo procederà un pò a rilento
per il semplice fatto che sono capitoli abbastanza lunghi,
però cercherò di aggiornare ogni settimana. Come
sempre, passo ai miei amatissimi RINGRAZIAMENTI!!!
Dust_and_Diesel:
per le parole di conforto: grazie. Ma era una giornata proprio nera,
avevo discusso con un mio caro amico e rischiavo di non parlarci mai
più. Fortunatamente poi tutto si è risolto per il
meglio. In effetti questa storia ha una morale ben precisa. Era nata
come un racconto per bambini, ma vista poi la stesura della trama e
delle scene, diciamo che è diventata una fiaba per adulti.
Perchè non ci si deve MAI dimenticare di quando si
è stati bambini e delle paura che avevamo al tempo. Io sono
fiera di avere il cervello di una bambina di 6 anni, spero di non
maturare mai così tanto da non capire i miei futuri figli.
Se capisco i loro tormenti, sarà più facile
aiutarli e anche trovare le parole. Poi io la penso così xD
in effetti Stellina non è una stella come tutte le altre,
anzi...per certi versi si, per altri no. Starà a te capire
quali. Ti mando un bacione e ti ringrazio ancora mille e mille volte
per le tue dolcissime parole =*
Fairy_chan88:
dovrai aspettare il prossimo capitolo per i mini-misteri di questa
storia. L'unico che dovrai aspettare fino alla fine è il
pericolo che sta incombendo sul Cielo, ma ti stupirai di chi
c'è dietro. Per il resto, di questo mio racconto non sai
niente ancora, in quanto era ancora in progettazione quando ne
parlavamo e lo stavo proprio tirando su xD spero che sarà
una sorpresa =P intanto ti mando un bacione e ti rimando al prossimo =*
Kuroshi_Tsukishiro:
il tuo segno è il più bello che ho descritto. Il
più dolce ed il più romantico...spero che ti
piacerà, quando arriverà. Saranno si e no 2
capitoli, 3 al massimo. Quindi abbi pazienza! Per il resto
può darsi che fosse confusionario, cercherò di
risistemarlo prima o poi, purtroppo son capitoli di qualche anno fa e
quindi il mio stile era quello che era. Prometto che farò
più attenzione ^^ per il resto, spero che anche questo ti
piaccia e che continuerai a seguirmi nei prossimi capitoli. Un bacione
=*
Tempest_the_Avatar:
waaa ti ringrazio dei complimenti, e anche di aver lasciato un segno
del tuo passaggio qua ^^ magari questa storia per alcuni versi
è un pò pesante, visto che sono comunque pochi
capitoli ma belli compatti, ma spero che ti possano appassionare sempre
di più. Aspetto un tuo parere anche su questo. E, come
è mia consuetudine, ti mando un bacio =*
Grazie anche a tutti coloro che leggono: siete tutti molto carini! Un
bacione a tutti voi =*
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