Il Viaggio della Stella

di Selenite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Falling Stars - Pioggia di Stelle ***
Capitolo 2: *** Kaus Australis - Sagittario ***
Capitolo 3: *** Ancient Pillars - Le dodici rune ***



Capitolo 1
*** Falling Stars - Pioggia di Stelle ***


Falling Stars / Pioggia di Stelle

Era appena dicembre, un freddo ancora sconosciuto scivolava lungo le vie delle stradine sterrate di campagna. Una notte stellata si parava agli occhi, una piccola lacrima che venne asciugata da una manina timida e spaventata.
Conosceva quei luoghi a menadito, quella piccola mano paffuta e morbida, e percorreva con la punta delle dita il profilo delle colline lontane e delle montagne ancor più dietro, che alla luce della luna diventavano scure, orribili, spaventose.

C'era un che di malvagio, dietro a quelle montagne.

Il suo sguardo spaventato, offuscato ancora dalle lacrime calde che le riscaldavano a malapena le gote gelide, si rischiarò un poco riascoltando il suono ritmato e melodico della donna dei suoi ricordi, che cantava una ninnananna dolce, eterea.

Ninna nanna, dolce notte
il cielo è mare e tutto inghiotte;
la forte stella ti aiuterà
come un veliero che in mare ti guiderà.
Non aver paura e segui la scia
che tutto conosce e tutto porta via...”

Grenade si guardò attorno, i campi sterminati delle campagne sibilavano sotto i soffi delicati ma pungenti del vento invernale. Gli occhi guardarono indietro, verso casa, dove la luce della cameretta era ancora accesa, cercando di ingannare gli occhi severi del padre che, ormai, non sopportava più le sue fughe notturne alla ricerca della pioggia di stelle.
Grenade sapeva che sarebbe stata quella notte, si, lo sapeva. Aveva studiato con la mamma tutti i minimi particolari: i biscotti, le coperte di lana morbida, il thermos di latte e cioccolato, il cappellino con il peluche...era sicura che la sua mamma non le avesse mentito, che non le avesse detto alcuna bugia quando, guardando il calendario, aveva posto un dito su una data e aveva detto “Sarà in questo giorno” con quel grande sorriso che Grenade amava tanto.

La sua mamma...la sua bellissima mamma...

Nonostante fossero ormai passati tanti giorni, lei continuava a sperare che ella tornasse da un momento all'altro, per poter assistere assieme a lei alla pioggia di stelle di quella sera.
No, non l'aveva abbandonata. La sua mamma non l'avrebbe mai fatto.
Ormai mancava poco...qualche ora ancora e poi avrebbe visto centinaia, anzi...migliaia, milioni di stelle nel cielo e, se la sua mamma non fosse stata lì con lei, allora avrebbe potuto esprimere il desiderio di rivederla, di riaverla accanto a sé.

A Grenade mancava davvero tanto la sua mamma...così tanto che tutti i giorni chiedeva di lei al papà, ma lui scuoteva la testa, sorrideva e si limitava a dirle: “Tornerà presto”.
Ormai erano passati tanti tanti giorni, addirittura 6 colazioni senza di lei, ma la mamma non era tornata. Grenade si strinse nella coperta cucita in stile patchwork che le aveva fatto la mamma e strizzò gli occhi, asciugando le ultime lacrime.
-Lei verrà...- mugugnò con la sua vocina tenue e delicata, propria dei bambini -Vero cielo?-

Il buio venne spezzato da un ennesimo soffio gelido e la bambina si strinse nel suo pigiama a pezzo intero e nella coperta.

-Lo so che lei tornerà...- tirò su con il naso, perché le lacrime erano di nuovo prossime a scendere -Vero, stelline...? Luna bella...che stasera sei così piena...?-
Ma di nuovo nessuno le rispose, e la piccola scoppiò in singhiozzi disperati.
-Mamma...mamma, dove sei...?-
Il cielo sembrava non l'ascoltasse, così come il suo papà e come tutti gli altri. Ma il cielo, la piccola Grenade non lo sapeva, ascolta sempre i desideri dei bambini.
Soprattutto quelli disperati e sinceri.

***

Silenzio.
Da tutt'altra parte del mondo, precisamente in una casetta sperduta in una qualunque collina circondata da nebbie così fini che non si vedeva il cielo, qualcuno stava osservando il cielo grazie all'aiuto di uno strano modello di cannocchiale. Un ometto basso, vecchio, con due capelli bianchi in testa e una bocca sdentata, stava guardando assorto i movimenti del destino, ascoltando il rumore di quelle ruote che non si fermano mai sghignazzando ogni tanto come per dar maggiore enfasi al suo lavoro.
Si fermò un attimo, muovendo le braccia in movimenti circolari per sgranchirsi un po', poi scrisse qualcosa su un blocchetto degli appunti che sembrò tirar fuori dal nulla. Poi sorrise di nuovo, incurvando la testa di lato e pensando a qualcosa, poi di nuovo sorride e scoppiò in risate. Aprì la bocca per parlare, ma poi scosse la testa, come rendendosi conto che parlare da solo fosse inutile. Guardò di nuovo il cielo, stavolta senza bisogno del cannocchiale, e come sempre si stupì della visione della Via Lattea in pieno giorno, dei pianeti lontani che a lui sembravano così vicini, del Viale Stellato che le giovani stelle dovevano percorrere per diventare astri adulti...e poi si stupì di come guardando tutto questo cosmo infinito, che lui avrebbe saputo descrivere senza errori, potesse vedere in modo così pulito e perfetto anche il futuro.
-Eh...povera, piccola stella...non ti preoccupare, il destino del cielo è nelle tue mani, ma qualcuno ti darà certamente una mano...-

***

Più lontano, ma ancora vicino a quella casupola sulla collina, dieci giovinette stavano in piedi, dritte e zitte, ad ascoltare le parole di ammonito della giovane donna davanti a loro.
-Allora, siete tutti pronti?-
-U-un attimo...- disse timida la bambina che chiudeva la fila, guardando verso la ragazza con uno sguardo spaventato -No-non credete che si-sia presto per...-
La donna guardò seria la bambina e, dopo aver sospirato e scosso la testa per la scarsa determinazione in se stessa della piccola, le si avvicinò, ignorando le risatine delle compagne che la stavano innervosendo ancora di più.

Capelli azzurrissimi e occhi dello stesso colore, un diadema che aveva un pendente a forma di stella che le si parava in mezzo alla fronte, un vestitino particolare tutto nelle sfumature del blu e stivali fino al ginocchio che sembravano fatti di un materiale sconosciuto. Un pendente a goccia che le arrivava a metà busto, che la bambina stringeva con tutta la forza che aveva, come a volerne trarre coraggio.
Ah...era così carina, non ce la faceva ad arrabbiarsi con lei...

-Stellina...ormai è una settimana che cerco di prepararvi...perché sono riuscita con tutte ma non con te...?-
La bambina alzò la testa verso l'insegnante, facendo cadere all'indietro i capelli a caschetto e mostrando alla giovane donna i suoi occhioni intimoriti -Ma nella caduta ci faremo male ed io...io...ho tanta paura!-
La donna sospirò di nuovo, abbozzando un sorriso rincuorante, ma la bambina si limitò a deglutire ed abbassare di nuovo la testa. Ormai Stellina era irrecuperabile.

L'Accademia Stellare era l'unica in tutto il firmamento capace di istruire le giovani stelle alle magie basilari della realizzazione dei desideri.
Una volta venute in possesso di quei requisiti, le giovani stelle che hanno passato il primo esame vengono mandate nel luogo del secondo esame, il Viale Stellato, attraverso una cerimonia chiamata Pioggia di Stelle. Tale Viale Stellato non è altro che un lungo sentiero che le giovani stelle devono percorrere fino al Tempietto, visitando tutti e 12 i Casolari dello Zodiaco. Qui, le stelle più luminose della Costellazione che il casolare rappresenta sono in dovere di porre alle esaminande un quesito risolvibile solo con i poteri stellari e, a prova superata, rilasciare una Pietra di Segno. Raccolte tutte e 12 le Pietre di Segno, le giovani stelle dovranno poggiarle sul piedistallo del Tempietto e, così, superare l'esame e diventare Stelle Adulte.
In migliaia di anni di attività, la giovane Astri non era mai dovuta venire a patto con nessuna esaminanda. Ma Stellina era senza dubbio la ragazzina più enigmatica che aveva mai avuto modo di educare.
Inesperta e ingenua, era conosciutissima in tutto il Primo Strato di Cielo per via di sua madre e tutti si aspettavano molto da lei. Incapace nelle arti stellari, era l'unica in tutto il cielo capace di parlare con le Stelle Gassose e aveva una sensibilità fuori dal comune. Timidissima e impacciata, era capace di fare amicizia con chiunque e di farsi amare incondizionatamente per quello che era.

Ma purtroppo, come lo pensavano tutte le esaminande, Stellina compresa, Astri pensava che quella bambina non fosse ancora pronta per la prova del Viale Stellato.
-Stellina...hai passato l'esame scritto a pieni voti e sei degna di lode, però...non sono molto sicura che tu sia pronta alla prova del Viale Stellato, mi segui?-
-Ma...ma è quello che cerco di dirvi da una settimana!- ribadì Stellina, abbassando subito di nuovo la testa -Io non sono...brava come le mie compagne...-
-Oh Stellina, nessuno ha mai detto che non sei brava...- disse dolcemente Astri, posando le mani grandi e amorevoli sulle spalle della piccola -Dico solo che...-
-Oh insomma...- esordì una voce un po' più matura di quella di una bambina, dalla cima della fila -Lo sappiamo tutte qui che Stellina è stata ammessa alla prova solo perché sua madre è la Stella Polare- a quelle parole tutte le bambine, a bocca aperta, si voltarono verso la fonte di quelle parole.
Astri si voltò a sua volta, con sguardo assolutamente perplesso, accorgendosi che Stellina aveva abbassato lo sguardo e aveva sospirato amaramente, come faceva sempre.
-Signorinella, come ti permetti di dire certe cose?-la redarguì Astri, stringendo la presa delle sue mani sulle spalle di Stellina, la cui testa era ormai bloccata in quella posizione -Come...-
-Oh andiamo, signorina Astri- borbottò la piccola in cima alla fila, i cui capelli nerissimi penzolarono in avanti assieme al viso, quando questa si piegò perché tutte potessero vederla -Anche i nostri genitori sono contrariati per questo. Noi abbiamo imparato alla perfezione tutte le magie basilari, dalla Polvere di Stelle al Filo Astrale, ma Stellina non sa utilizzare niente di tutto questo. È solo capace di blaterare con i Gas del Cielo, e non siamo nemmeno sicuri che ciò che dice di sentire da loro sia vero- la bambina guardò Stellina e aprì la bocca in un sorriso beffardo -Non è vero Stellina...?-
Stellina rimase in silenzio per qualche secondo, tanto quanto bastò per attirare su di se gli sguardi curiosi di tutte le bambine. La signorina Astri stava per ricorrere ad uno dei suoi famosissimi rimproveri, ma la manina di Stellina la bloccò appena in tempo -Già-
Astri rimase stupita a quelle parole e si voltò verso la piccola, convinta che stesse in qualche modo piangendo o, comunque, avesse un'espressione triste dipinta sul volto.

Invece...

Stellina aveva un grandissimo sorriso dipinto sul suo volto piccino, guardava le altre stupita quanto loro e rideva, di gusto, di quella situazione.
Rise e rise per tanto tempo, scatenando le risa in tutti, tranne che in Astri.
Povera piccina” pensò poi, mentre vedeva che la piccola stringeva con così tanta forza il pendente che aveva le mani bianche per lo sforzo.
Stellina aveva un solo talento, un talento che quasi nessuna stella ha nel cielo. Sapeva ciò che la gente pensava di lei e condivideva i loro pensieri con tutte le sue forze. Si impegnava senza tregua ma non riusciva ad ottenere nessun risultato. Qual'era il suo talento, allora? Astri lo sapeva senza dubbio meglio di qualsiasi altra persona al mondo: Stellina aveva un cuore, sapeva ascoltare, sapeva amare. Nessuna stella era in grado di farlo.
Astri sperava che fosse proprio questa particolarità a rendere Stellina la più brillante delle Stelle, un giorno.

La strada su cui camminava era davvero sconsolante oggi, per lei.
Sapeva di non essere riuscita a fare niente neanche questa volta, e si sentiva davvero frustrata. Cos'altro poteva fare lei, che non aveva nessun talento? Se non impegnarsi, a Stellina non riusciva nient'altro che il dialogo con le Stelle Gassose. Ma non era un talento quello...era solo uno...come l'aveva definito Skye? “Spreco di risorse”.
Si...iniziava a pensarlo anche lei...
Stellina sospirò, scosse la testa nella speranza di allontanare i pensieri negativi e strinse forte forte il pendente della mamma. Non riuscì a liberarsi della tristezza, ma almeno poté occupare la mente con pensieri un po' più positivi.
Sua mamma l'amava...e lei amava tanto la sua mamma. Non era ancora pronta a diventare una Stella Adulta e lasciarla da sola. Aveva bisogno di lei.
Fermandosi nel mezzo del viale che portava a casa, vide il Burrone da cui si aveva la visuale di tutto il Secondo Strato di Cielo e vi si avvicinò, facendo sempre attenzione a non cadere.
Che bello...il Viale Stellato era così luminoso...e se faceva attenzione, si vedevano così bene i Casolari dello Zodiaco. Ahh...come avrebbe voluto andare anche lei in quel posto, scoprire così tante nuove cose, imparare ad usare meglio i suoi poteri e tutto il resto...e poi, da quel che le avevano detto, il Secondo Strato di Cielo era pieno di Stelle Gassose e lei avrebbe avuto sempre qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere. Però...
Come aveva detto Astri e come aveva ribadito Skye, lei non era pronta per la prova. Non sarebbe andata alla Pioggia di Stelle quella sera. Non avrebbe affrontato la prova.
D'improvviso, calde lacrime iniziarono a scendere sulle gote di Stellina, che iniziò prontamente a mugugnare nel vano tentativo di allontanarle. Ma non ci riuscì e ben presto i mugugni divennero sussulti ed i sussulti singhiozzi. Stellina si sentiva tanto sola...così sola che decise di fare una sciocchezza.
Senza nemmeno avere il tempo di fermarsi dal fare quella sciocchezza, Stellina prese a correre verso il Grande Giardino di Luce, dove sarebbe iniziata di lì a poche ore la Pioggia di Stelle.

Stellina singhiozzava ancora...ma non poteva farne a meno. Aveva così paura...
Non tanto per farsi male, non adesso. Tanto per il fatto che se l'avessero trovata lì l'avrebbero sgridata o, per lo più, mandata subito a casa. Ma lei non voleva rinunciare.
Per qualsiasi modo in cui potevano averla scelta per la prova del Viale Stellato, lei non voleva rinunciare a quella possibilità. Avrebbe dimostrato il suo valore sul campo, continuava a ripeterselo.
Ben presto quelle parole risultarono spaventose e false persino a se stessa.
Sospirando, si disse che se non fosse stata pronta, al massimo sarebbe stata bocciata in uno dei Casolari dello Zodiaco e quindi sarebbe stata rimandata a casa senza problemi.
Si...lei voleva provare...
Aspettò un'ora ferma immobile nel Giardino, che poi diventarono due ore e poi tre. Stellina non vedeva arrivare nessuno, non si capacitava del perché. Ormai mancavano pochi minuti alla Pioggia di Stelle, perché nessuno si era presentato?

Sorse in lei un brutto presentimento...

Fece per andarsene in fretta e furia, quando il Giardino di Luce iniziò a brillare.
-Mannaggia- disse Stellina spaventata -Devo andarmene, o mi butterà di sotto...-
Stellina prese a correre verso i limiti del Giardino di Luce, ma non riuscì ad arrivarci in tempo. Il Giardino di Luce innalzò le barriere, chiuse i limiti del Giardino, ed il conto alla rovescia cominciò.
-No...no, no, no! Non posso...non posso andare! Non sono pronta! Fermate i macchinari, vi prego!- Stellina mugugnò e iniziò a strillare, ma nessuno ascoltò le sue preghiere.
Non c'era nessuno ad azionare nulla, perché quel fenomeno era assolutamente naturale e nessuno poteva né azionarlo né fermarlo. Stellina scosse la testa, chiuse gli occhi e sperò in un incubo -Si...ora mi sveglierò e mi ritroverò nel mio letto a fare la nanna...-
Fu un attimo.
Sotto di lei si aprì un varco di tenebre e il piccolo corpo di Stellina fu inghiottito. Il Giardino di Luce si richiuse e, stranamente, ogni pianta, ogni anfratto del Giardino appassì.

Astri, intanto, guardava il Giardino di Luce con occhi stanchi -Rimandata...in tutta la storia dell'Accademia non è mai stata rimandata la Cerimonia...-
Appena la Luce fu spenta, Astri pensò che doveva essere successo qualcosa di tremendo nel Secondo Strato di Cielo, per aver dovuto sospendere l'esame di diploma delle giovani stelle. Non ci volle pensare più di tanto, però, perché in tutta quella storia c'era una cosa positiva: Stellina avrebbe potuto riprovare l'esame alla prossima Pioggia di Stelle.
Contenta, decise di andare da Stellina e darle di persona la bellissima notizia: sapeva per certo che la piccola avrebbe saltato di gioia e che, questa volta, avrebbe potuto sostenere l'esame in pari con le sue compagne.

Stellina sentiva di stare cadendo. Era una caduta che non le faceva nessuna paura, al contrario di ciò che pensava. Sospirò più volte, nel suo cuore, dal sollievo che sentiva -Mi chiedo solo...- pensò -Mi chiedo solo perché nessuno sia venuto, alla fine...-
Mentre cadeva, milioni di desideri le scivolarono addosso con una tale intensità da farle bruciare il corpo. Non era una sensazione malvagia, ma i desideri dell'umanità per una sola stella erano decisamente troppi. Stellina sapeva che il desiderio che lei avrebbe realizzato con il completamento dell'esame l'avrebbe scelta senza che lei facesse nulla.
Perciò doveva solo aspettare che lui la trovasse...e nel frattempo lasciarsi cadere.
-Eccolo...- pensò d'improvviso -È arrivato...-
Stellina sentì il suo corpo farsi caldo, un caldo davvero piacevole. E le parole del desiderio che lei avrebbe dovuto realizzare le si scolpirono direttamente il cuore.

Oh, piccole Stelle...ve ne prego...riportate da me la mia mamma, la voglio rivedere”

Stellina, non capendo perché, si mise a piangere.
In quel momento, anche lei desiderò fortemente rivedere la sua mamma.



***

Questa per me è una storia molto speciale. Mi ha accompagnata per anni e adesso spero, con tutto il cuore, di riuscire a darle la luce come si deve. Tengo tanto a questa piccolina dalla forza d'animo stupefacente. E nonostante sia a metà del racconto, continuo a sperare che riesca a trovare la felicità. Nessuno sa come possa andare a finire... Ma la speranza è sempre l'ultima a morire. Grazie a chiunque anche solo aprirà questo link per leggere.
Grazie di cuore!

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Capitolo 2
*** Kaus Australis - Sagittario ***


Kaus Australis / Sagittario

Faceva freddo. Anzi, non era proprio freddo. Era un gelo pacato, che correva dalla spina dorsale alle tempie fin sulle orecchie e la faceva rabbrividire.
Un buio strano, ovattato, in cui i rumori udibili erano solo il soffio dolce del vento e uno strano tintinnio.

Dlin...dlin...dlin...

-Stelle...gassose?- disse Stellina, accorgendosi di sentire quel freddo alla schiena e di vedere ancora tutto buio -Per tutte le stelle del cielo...sono diventata cieca?!-
Provò a muovere le palpebre e, socchiudendo pian piano gli occhi, si accorse di non essere affatto cieca. Ma di essere solo immersa nel buio -Per fortuna...-
Con le mani toccò nei pressi di dove era caduta e sentì qualcosa di soffice ma stabile. Erano le nuvole stellari, si tranquillizzò. Non poteva essere andata poi tanto lontano, seppure la caduta le fosse sembrata così lunga.
-Devo...alzarmi...-
Con calma e senza fare movimenti bruschi, Stellina si mise in ginocchio, scuotendo la testa per togliersi il pulviscolo dai capelli e battendo con le mani sulla gonnellina per pulirla almeno in parte. Terrorizzata, poi, si toccò al collo e, fortunatamente, sentì il ciondolo della madre dondolare sotto la spinta del suo respiro.

Il desiderio della bambina che aveva accolto appena poche ore prima iniziò a renderla triste, e le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance.
-Mamma...-
Cercò di asciugarle in fretta e furia, cercò di non pensarci. Era sicura di trovarsi vicino al Giardino di Luce, per quanto quel luogo sembrasse così diverso dai posti luminosi che era abituata a vedere.

Le stelle...erano poche e poco splendenti.
La loro luce non era calda, infatti Stellina riusciva a sentire il freddo lungo la schiena. Non vi erano molte fonti di luci e quel luogo appariva così buio e spaventoso...
Dopotutto Stellina era ancora una bambina. Era in diritto di avere paura...
Quando fu sicura di aver smesso di piangere, si guardò attorno per un po', alla ricerca di qualche indizio, di qualche punto di riferimento per sapere almeno dove fosse. Ma non riconobbe niente di quel luogo. Vide solo una luce, in lontananza, che brillava fioca. Una luce posta su una specie di casupola, qualcosa a cui, da così lontano, Stellina non riusciva a dare una forma. Sospirò, cercando di mantenere una parvenza di calma, e si mise in marcia.
Non vi erano dubbi: era finita, come temeva, nel Secondo strato di cielo.

Le sue gambe erano corte, così i suoi passi le erano sembrati infiniti.
Oltretutto vagare da sola in un luogo che non conosceva affatto la faceva sentire immancabilmente triste. Non sapeva dove andare, cosa pensare e non sapeva nemmeno cosa fare, una volta raggiunta quell'unica fonte di luce in tutto lo spazio visibile con gli occhi.
Stellina sbuffò ed il suo sguardo, come le succedeva sempre quando era triste o in ansia, si posò sull'ambiente intorno a lei.
Nuvole stellari a perdita d'occhio, pochissime stelle in cielo poco luminose, pulviscolo che le finiva negli occhi e le impediva bene di vedere. Era una stella, eppure la luce che emanava dal suo stesso corpo era così flebile. Come si riconosceva in quei casi la differenza con una stella adulta!
Stellina ricordava sempre come sua mamma, in una stanza buia, riuscisse ad illuminare ogni anfratto rendendo possibile muoversi senza incertezze. La sua luce brillante aveva aiutato addirittura i marinai sulla Terra, in tempi passati, a non perdere mai la strada di casa. La luce di sua mamma attirava gli occhi degli uomini ed era stata studiata per secoli e secoli, eppure era rimasta brillante come appena diventata adulta. E si diceva che la luce che si emanava nelle due ore seguenti lo sviluppo a stella adulta era la più brillante di tutta una vita.
Poi, un bagliore improvviso, colse Stellina di sorpresa, e la costrinse a indietreggiare.
-Ma cosa...?-
Una nuvola stellare non compattata perfettamente le fece da impaccio, e Stellina cadde con il sedere a terra, gli occhi spalancati e una strana paura dentro al cuore.
-Cosa...cosa era quello...?-

Dlin...dlin...dlin...

-Stelle gassose...stelle gassose?- Stellina si guardò attorno e quel bagliore era sempre lì, accanto a lei, che si muoveva.
Stellina perse tutta la paura in un momento, ed un suo sospiro di sollievo portò quel bagliore ad avvicinarglisi agli occhi, dondolando davanti al diadema. Stellina allungò un dito verso di lei, e la stella gassosa vi si poggiò sopra -Sei una...stella gassosa?-
Il piccolo bagliore si mosse impercettibilmente e Stellina sorrise -Mi hai fatto una gran paura, sai? Credevo di essere sola...meno male che mi hai parlato...-
Un sorriso timido nacque sul volto della stellina caduta e la stella gassosa si scosse, provocando di nuovo quel tintinnio che tranquillizzava il cuore di Stellina.

...dlin dlin dlin...dlin...

-Capisco...quindi anche tu sei qua, da sola...ti sei persa come me...-
Un altro tintinnio, Stellina regalò alla stella gassosa uno splendido sorriso. Se non le fosse sembrato strano, avrebbe detto con certezza che la stella gassosa fosse arrossita.
Eppure, tutti lo sapevano, lei compresa, che le stelle gassose non provavano nessuna emozione...
-Senti...posso chiederti un favore?- chiese Stellina alla stella che ondeggiava davanti ai suoi occhi, come se fosse in qualche modo felice -Io non riesco a continuare questa esplorazione da sola. Vorresti accompagnarmi, almeno fino a quella luce laggiù?-
Stellina indicò la luce fioca ancora lontana, e sentì un tintinnio di assenso. Sorrise e racchiuse il bagliore nelle sue mani, calde, piccole -Grazie, grazie...-
La stella gassosa uscì dalle sue mani e, giocosamente, si posò sui suoi capelli, sulle sue guance, e poi di nuovo sulle sue mani -In cambio dividerò parte della mia poca luce con te, così potrai continuare a brillare, cosa ne dici?-
Stellina sapeva che la vita di una stella gassosa era breve. Se non avesse condiviso la luce stellare con un altro astro, sarebbe morta nei due giorni successivi alla nascita. Contando la particolare luminosità di quella stella gassosa, avrebbe dovuto avere circa qualche ora di vita...e Stellina non se la sentiva di abbandonarla. La stella gassosa fece un giro intorno alla bambina, si posò sulla sua fronte come a volerle dare un bacio e si posò di nuovo sui suoi capelli. Stellina capì, da quel gesto così carino, che anche quella stella gassosa aveva un cuore e che solo dai suoi capelli avrebbe preso il bagliore necessario a sopravvivere.
-Ti chiamerò Eta...come la stella Eta Carinae, della costellazione della Carena. È una delle stelle più luminose del cosmo...e credo che tu abbia dentro di te tutto quello splendore. Ti piace come nome...?- Stellina sorrise, puntando delicatamente un dito verso la stella gassosa.
Questa salto davanti ai suoi occhi, voltò su se stessa e, in una voce che solo Stellina sapeva sentire, disse che lei, da quel momento, sarebbe stata solo Eta. Solo per lei.

***

La casa sulla collina era ancora nel bel mezzo dei movimenti del cosmo e il movimento delle lancette del tempo non accennava a smettere.
Il vecchio guardava il cannocchiale ridendo, mostrando la bocca sdentata e una grande gioia dentro al suo cuore.
Sul tavolo a cui era seduto, mentre la nebbia gli copriva intanto i piedi, accanto al cannocchiale per poterlo guardare quando ne avesse avuto bisogno, sfogliava un mazzo di carte, una carta alla volta.

Dlin...dlin...dlin...

Sorrise, perché quel suono arrivava sino alle sue orecchie, perché quelle parole che solo Stellina sapeva sentire, erano in realtà pensieri che pure il vecchio stesso capiva e apprezzava.
Le stelle gassose disprezzate da tutti, nel Primo Strato di Cielo, erano invece amate da lui, da Stellina e da pochissimi altri eletti. Il vecchio pensava che il destino aveva iniziato a muoversi.
-Eh, eh, eh...hai visto, piccola Stella? Hai già trovato il tuo alleato. Il tuo primo alleato. Vedrai che ti aiuterà in un modo che nemmeno ti immagini. Devi solo curarlo proprio come faresti con un...con un amico...- il vecchio guardò verso il cielo, sorridendo di nuovo. Unì le mani come in segno di preghiera e sussurrò -Galassia, madre di tutte le stelle...ti prego, proteggi Stellina e Eta fino alla fine del loro lungo viaggio. Il Caos sta avvolgendo tutto, anche il cuore di quel giovane. Il suo cuore è in pericolo. Anche il suo Amore...-

***

-Eta, stiamo andando nella direzione giusta, non è vero?-
Eta tintinnò una risposta, svirgolò davanti agli occhi di Stellina e si posò sulla sua fronte, come a rassicurarla. Ormai Eta era la sua protettrice, non l'avrebbe mai messa in pericolo.
-Manca poco, vero...?-
Eta si allontanò di qualche passo da Stellina, indicandole una luce a pochi metri da loro. La luce che aveva visto Stellina...era qualcosa che non si sarebbe mai immaginata.

I Casolari dello Zodiaco erano 12, uno per ogni segno zodiacale conosciuto. Erano Casolari della prova, ed ognuno aveva i suoi guardiani a proteggerli.
Dodici guardiani...dodici Simboli da ottenere...dodici prove.
Quello davanti a lei era un Casolare abbandonato, in rovina, distrutto. Una specie di casupola dalla base rotonda, larga e alta come una casa abitabile, dalle finestre a forma di stelle a sei punte e dalla porta massiccia, alta la metà di quella casupola. Su quella porta di un materiale simile al legno, vi erano incise delle rune. La conoscenza di Stellina sulla Storia del Cielo e dello Zodiaco la portò a dedurre che quello doveva essere il Casolare del Sagittario.
Facendo più attenzione, guardando verso la cupola che chiudeva quel casolare dalla base rotonda, vide una statuetta, la rappresentazione grafica del segno del Sagittario.
Un essere, dalle fattezze umane ed equine, con in mano un arco e delle frecce, che mirava al cielo infinito sopra di loro. Il Primo Strato di Cielo, la sua casa.
Uno sbuffo la riportò alla realtà e, convincendosi che quello doveva essere l'inizio del suo esame, si avvicinò alla porta, bussò e, quando non sentì alcuna risposta, sebbene spaventata da quel che poteva succedere, entrò.

All'interno, il casolare era anche più buio e in rovina di quel che si era immaginata.
Eta si stringeva forte al ciuffo di capelli di Stellina, come a voler trovare conforto, anche se la bambina, a sua volta, si affidava a lei per ricevere un po' di rassicurazione.
Macerie ovunque, pavimento rotto in più punti, frecce rotte a metà, che dovevano essere del guardiano del Casolare, alcune punte di tali frecce incastrate nei muri diroccati, vetri rotti, tende strappate e uno strano odore di stantio. Stellina si guardò attorno più volte, prima di avere il coraggio di ammettere che c'era qualcosa che non andava.
Poi, guardando verso la finestra più grande della stanza, che si trovava in linea diretta con il massiccio portone d'entrata, vide un trono dalla brillantezza perduta. E, sopra questo trono, qualcosa. O qualcuno.
Avvicinandosi riconobbe una persona. Avrebbe voluto strillare, urlare, ma trattenne il fiato e le mancò del tutto la voce. Sentiva un respiro nell'aria, anche se il torso di quell'uomo non si muoveva. E poi il suo colore era così chiaro, quasi trasparente...sembrava così fragile.
Un uomo. Un uomo adulto, dai capelli lunghissimi, il petto scoperto e pantaloni perfettamente integri infilati in un paio di stivali legati stretti. Due bracciali incisi di Rune, il simbolo del Sagittario, ovviamente, che coprivano dai polsi fin al gomito. Sul suo petto, all'altezza del cuore, un buco, sbeccato, come se qualcosa o qualcuno lo avesse forzato per togliere ciò che vi era incastrato dentro.
Stellina si avvicinò a quell'uomo, di cui non riusciva a vedere il volto perché coperto dai capelli. Toccando quei fili eterei scoprì che avevano una consistenza solida e molto dura. Una statua forse...ma non sapeva dire di quale materiale.
Il foro sul petto di quell'uomo, i suoi contorni...Stellina vi passò un dito delicatamente, sentendovi provenire un forte calore. Si spaventò, ma si rattristì allo stesso tempo.

Al guardiano era stato rubato il cuore.

Presa dallo sconforto, Stellina cadde seduta in terra.
Stava per mettersi a piangere, dall'enorme tristezza che sentiva, quando qualcosa di rotondo, piccolo e perfetto le premette contro la gamba. Curiosa, si spostò di lato.
Era una sfera trasparente, sembrava dello stesso materiale di cui era fatta quella statua triste seduta su quel trono, ma brillava ed era calda. All'interno vi era qualcosa, che Stellina non riusciva a vedere bene per via del buio, ma Eta la aiutò cercando di splendere al massimo della loro forza condivisa.
Stellina non ci poté credere: era una Runa. Il simbolo stesso del Sagittario, lo stesso che era inciso maestosamente nel massiccio portone del Casolare. Sorrise, per poi riprendere un'espressione seria. Poi si alzò in piedi e guardò il corpo inanimato del Guardiano.
Se avesse funzionato, forse non era del tutto perduto.

Le sue mani tremavano. Non sapeva bene cosa dovesse fare, ma ci voleva provare.
Avvicinò la Runa al foro nel petto del Guardiano, e vide che la forma e la dimensione erano quasi uguali. Sperò in quella sua idea balzana...ci credette con tutta se stessa.
E, con una lieve pressione, incastrò la Runa in quel foro. Calzava perfettamente.
Ma, come si aspettava, non successe nulla.
In verità rimase un po' delusa, però sapeva che non sarebbe potuto succedere nulla. Provo, per curiosità, a togliere la Runa dal foro, ma questa non accennava ad uscire. Anzi...le sbeccature del foro erano sparite e adesso la Runa non sembrava che un'incisione nel corpo della statua.
Una nuova speranza si accese nel suo cuore, non voleva abbandonare anche quella.

Altrimenti avrebbe dovuto ammettere che, oltre a lei ed Eta, in quello strato del cielo non vi era nessun altro. E non voleva accettarlo.

Posò le sue mani sulla Runa, infuse la sua Luce in quel corpo spento. E chiese ad Eta di fare lo stesso. La luce che filtrò in quel corpo lo fece risplendere, brillare, quasi illuminare a dismisura tutta la stanza, tutto il Casolare.
Stellina smise di immettere Luce, ma quella che aveva immesso brillava e brillava ancora, così in poco tempo tutto fu immerso nella luce più profonda.

Poi...in quella luce infinita, una voce...

-Chi sei tu...?-
-Chi sono...io...? Io sono...Stellina...sono un'esaminanda...-
-Un'esaminanda...? L'esame non era stato rimandato?-
-Ri...rimandato...? Ma io sono qua...-
-Beh...questo è un problema. Non sei autorizzata a stare qua. Però tu...-
-Però, io...?-
-Mi hai salvato la vita...-

La luce, pian piano, si affievolì. La stanza tornò immersa nella penombra, e Stellina poté finalmente aprire gli occhi.
Davanti a lei, la statua si era trasformata in un uomo. Un uomo dalla bellezza ultraterrena, Stellina era convinta di non avere mai visto una persona tanto bella in tutta la sua vita. Anche se poi non si poteva parlare di “uomo” o di “persona” dal momento che, anche lui, era una stella.
-Ti ringrazio per avermi aiutato, esaminanda- disse l'uomo improvvisamente, interrompendo i pensieri di Stellina -Ma, come ti ho già detto, non sei autorizzata a stare qua...-
-Beh, ecco, io...- balbettò Stellina, accorgendosi di avere ancora le mani sul petto di quell'uomo bellissimo, per poi allontanarsi -Io me ne andrei, potessi, però io...-
-Vattene- disse secco l'uomo, alzandosi dal trono -Non ti voglio più vedere qua, hai capito?-
Stellina rimase di sasso, vedendolo passare accanto a lei senza degnarla di uno sguardo, senza degnarla di ulteriori parole. Lo guardò girovagare per la stanza, recuperando le punte delle frecce e i pezzi del suo arco (o almeno, così sembrava) sparsi ovunque, sbuffando ad ogni pezzo ormai inutilizzabile che trovava. Dopo pochi minuti, si volse verso di lei, guardandola con aria truce -Cosa ci fai ancora qua? Ti ho detto di andartene-
Stellina sentiva dentro di se tristezza, frustrazione e umiliazione. Eta le carezzava le guance con la sua poca luce calda e questo un po' la tranquillizzava, ma non poteva far finta di nulla. Lei non sapeva tornare a casa. Perciò non poteva andarsene di lì -Non posso-
-Come sarebbe a dire che non puoi?- disse l'uomo, sbuffando -Esci da quella porta, chiama la tua insegnante con il Richiamo e fatti venire a riprendere-
-Io non...- Stellina arrossì. Il Richiamo era uno degli incantesimi base che ogni stella doveva imparare. Serviva durante l'esame, se una stella avesse incontrato difficoltà non previste. Ma lei non riusciva ad utilizzarlo...e non poteva quindi chiamare nessuno -Io non conosco l'incantesimo del Richiamo-
L'uomo la guardò per qualche secondo, così che Stellina poté osservarlo bene.

I capelli di quell'uomo erano nerissimi. Un nero lucente, brillante, che ipnotizzava. I suoi occhi erano azzurri, profondi e severi, ma anche dolci. Stellina lo riusciva a capire bene, non sapeva perché, ma lo sentiva. E poi...la sua luce stellare. Era talmente brillante che illuminava la stanza in ogni angolo, anche il più lontano. Era davvero bello...e anche la sua voce era bella. Qualsiasi stella della Costellazione del Sagittario fosse, era una delle più belle che avesse mai visto...

-Non conosci...cosa?!-
-Io non sono brava negli incantesimi-
-E allora perché ti hanno mandata qua?- l'uomo le si avvicinò, guardandola dall'alto della sua statura in modo severo, quasi arrabbiato -Hanno per caso intenzione di farti suicidare?-
-Non sono stata mandata- specificò lei, abbassando lo sguardo spaventata -È che io, ecco...ci sono venuta di mia spontanea volontà-
-Tu...cosa?-
-Non volevano darmi il permesso di affrontare l'esame anche se sono stata promossa alla prova scritta, e così...-
L'uomo sbuffò, mettendosi una mano tra i filamenti neri dei suoi capelli -Fammi capire bene...non ti avevano dato il permesso di venire fin qua...e tu ci sei venuta lo stesso?-
-Beh...si...-
L'uomo avrebbe voluto sgridarla, in qualche modo farle capire l'errore imperdonabile commesso. Ma vedeva i suoi occhi abbastanza spaventati, come se già da sola avesse capito che qualcosa non andava, che sospirò rassegnato e la guardò -Qual'è il tuo nome, esaminanda?-
-Il mio nome...? Il mio nome è Stellina- rispose lei, imbarazzata -Perché?-
L'uomo non le rispose e le posò il dito indice sulla fronte, sulla stella che pendeva dal diadema. Questo si illuminò, splendendo fievole, e una voce risuonò in entrambe le loro teste.
-Sono Astri, insegnante n.345 della Costellazione Natia...Stellina, sei tu?-

Stellina rimase immobile e sentì il sudore freddo impregnarle la schiena. Anche Eta, che era una stella gassosa, sentì la voce dell'insegnante di Stellina e si spaventò.
Emulazione verso la propria padroncina, si potrebbe dire...
-Stellina...sei tu?- la voce di Astri risuonò ancora nella testa di Stellina, ma questa non rispose -Stellina, come hai fatto ad usare l'incantesimo? Non ne eri forse incapace, ancora?-
-Signorina Astri? Sono il Guardiano del primo Casolare della Prova-
-Un...guardiano? Ma non...- la voce si stoppò di colpo, Stellina sentì un sussurrò e poi di nuovo la voce della signorina Astri -Cosa è successo?-
-La vostra alunna ha sconfinato senza permesso nella prova. Sono costretto a farla tornare indietro. Come sapete, abbiamo molto da fare...-
-Lo capisco benissimo. Mi ero preoccupata non vedendo la bambina a casa, ma non credevo che fosse andata addirittura al Giardino di Luce...-
-Deve effettuare l'incantesimo di Recupero...ed in fretta-
-Mi dispiace, Guardiano...- un sospiro, Stellina non trovava la forza di parlare ma sentiva che qualcosa non andava -Ma gli incantesimi dal Primo al Secondo Strato di cielo sono stati vietati dal Consiglio dei Mille-
-Questa è un emergenza. Dovete recuperare questa esaminanda, o altrimenti...- l'uomo si fermò dal parlare, perché Stellina interruppe la conversazione improvvisamente.
-Fatemi restare qua!-
-Come?- l'uomo urlò così forte che Stellina, e di sicuro anche Astri, si coprirono le orecchie -Non se ne parla nemmeno-
-Ma io voglio restare, non è un capriccio! So che sta succedendo qualcosa di strano quaggiù, è troppo buio e freddo, e non ci sono stelle. Ma io voglio rimanere qua, scoprire perché e aiutare a rimettere tutto a posto. Ho aiutato il Guardiano, posso farcela!-
-Ma Stellina...è pericoloso...-
-Non mi interessa. Nessuno ha mai avuto fiducia in me. Perché non so gli incantesimi, perché sento le voci delle stelle gassose, perché provo dei sentimenti...però io posso farcela a diventare una stella adulta. E se devo faticare di più, se devo affrontare prove più dure, allora sia. Fatemi provare...ve ne prego!-
-Non è un gioco, bambina- rispose furioso l'uomo.
-Lo so- ribadì a sua volta Stellina -Lo so-
Astri, dal luogo in cui era, sorrise. Stellina voleva combattere, non aveva mai voluto farlo prima. Ma adesso voleva. Cosa era cambiato? Erano forse i suoi sentimenti? Ricordandosi di quando era piccola, di quanto fosse simile a lei...sospirò e effettuò un Richiamo veloce al Consiglio dei Mille -Mi dispiace, Guardiano, il Consiglio non ha autorizzato la richiesta-
-Evviva!- esultò Stellina, interrompendo il contatto dell'uomo -Rimarrò qua!-
-Maledizione...e adesso cosa dovrei fare?-
-Il Consiglio ha proposto che tu la protegga e la scorti fino al Tempietto. Da lì in poi effettueremo il Recupero dell'esaminanda...-
-Dovremmo attraversare tutti i Casolari...potrebbe essere in pericolo...-
-Stellina sa che è pericoloso, e credo che sia proprio per questo che ha insistito per restare. Lo so che può sembrare una cosa infantile. Ma Stellina è molto matura per la sua età...-
-Lei lo sa che è pericoloso stare qua, vero?-
-Beh, si. Ma appena saprà chi è realmente il Guardiano, anche lei si sentirà un po' più tranquilla...-
L'uomo guardò verso Stellina che saltellava con intorno Eta -Non è abbastanza tranquilla, ora?-
-Sta morendo di paura- non la poteva vedere, ma l'uomo giurò che la donna ridesse -La contatterò al più presto, vedrò se riesco a convincere il Consiglio-
-Non voglio una ragazzina tra i piedi-
-Ma senza quella ragazzina sarebbe stato nei guai-
-Dettagli-
Il Richiamò svanì e l'uomo rimase da solo con Stellina e un'idea malvagia in mente. Non che fosse cattivo...ma prendere ordini non era mai stato il suo forte.

-Bambina...vieni qua-
Stellina guardò verso l'uomo, verso i suoi occhi azzurri. E ne ebbe un po' paura.
-Si?-
-Avvicinati-
Stellina, sentendo la stretta di Eta ai suoi capelli, si avvicinò all'uomo davanti a lei. A pochi passi da lui si fermò, lo guardò -Cosa...cosa c'è?-
-Se vorrai restare qua, dovrai superare una prova. Dal momento che ci sei, vedremo di farti sostenere una specie di esame...quindi cerca di impegnarti, capito?-
Stellina rimase in silenzio qualche secondo, poi sorrise -Lo sapevo che eri buono-

L'uomo arrossì.
Maledizione, ricordarsi in quei momenti che era anche lui una delle poche stelle a provare sentimenti non era una cosa positiva. Non era considerata “normale” avere sentimenti, per una stella, però lui...non riusciva proprio a dimenticarsene.
E poi quel sorriso era terribilmente carino...avrebbe dovuto mantenere la sua parvenza di uomo malvagio ancora per un po'. Ma sapeva che non ci sarebbe riuscito.
Perciò evitò di provarci, per fare brutte figure...

-Ora che ci penso. Una prova? Che tipo di prova?-
-Sarà la più facile che posso darti, considerando che questo è il primo Casolare e che mi hai salvato la vita, ma è comunque una prova. Non posso darti simboli...ma ho la Runa per il prossimo casolare...-
-Vuol dire che...anche il prossimo Guardiano...- Stellina abbassò lo sguardo, intristita.
-Esatto. È ridotto proprio come me...- l'uomo le toccò la spalla, cercando di rincuorarla -Fai del tuo meglio...-
-Perché adesso sei così gentile?- chiese la bambina, con sguardo curioso -Non sei più arrabbiato?-
-Conosci la parola “rassegnato”?- chiese l'uomo -Si- rispose la bambina, confusa -Ecco, io sono “rassegnato”...-

Un sorriso, l'ultimo sorriso prima della prova.

Io, Guardiano del Casolare del Sagittario,
titolare della Runa dello Zodiaco e mentore di ogni stella minore,
Kaus Australis, prima stella della Costellazione,
autorizzo la prima prova per l'esaminanda Stellina: TIRO CON L'ARCO”

Quindi era quello il suo nome...un nome che fece trasalire Stellina.
Kaus Australis, stella più luminosa della Costellazione del Sagittario. In poche parole...essenza stessa della Costellazione.
Quell'uomo era il Sagittario in persona.



***

Dire che a questa storia ci sono affezionata è dir poco. Credo sia una delle poche cose a cui tengo oltre me stessa...e quindi vedere che è poco letta mi fa pensare che non sia poi così bella. Purtroppo tendo ad essere fatta così. Oggi, poi, tende a non essere la migliore delle giornate... Beh, comunque anche questa è una sfida *me depressa, intanto, fa cerchietti per terra* insomma! Su con la vita, ho due recensitori PUCCIOSISSIMI *-* quindi passiamo ai RINGRAZIAMENTI e, in via del tutto eccezionale, ai BACI E ABBRACCI!!!
Kuroshi_Tsukishiro: sai che ti adoro. Sento verso di te una forte empatia e una grande tenerezza *in vena di coccole* perciò ti ringrazio per essere sempre così adorabile con me. Passando alla storia... l'idea di personificare le stelle è nata quando ero piccolina piccolina, ed ho continuato a rimanerne convinta. Non so perchè, ma l'idea che le stelle che mi guardano siano persone mi tranquillizza. Stellina è comunque un personaggio in via di evoluzione, questa storia serve precisamente a questo. Lei già adesso ha deciso di compiere il primo passo per cambiare: un passo che molte persone, invece, decidono di NON fare. Diciamo che è un monito, a non arrendersi e migliorare se stessi. Non so quanto possa essere chiaro, anche io ho ancora molte cose da scoprire sulla mia figlioccia xD però penso che sia un bene che esca dal guscio protettivo di sua madre e inizi ad essere semplicemente se stessa. Per la madre di Grenade dovrai aspettare circa metà storia, lo so che è tanto, ma prima bisognerà spiegare cosa è successo al Cielo. Ed il vecchio...beh, forse lo capirai da solo, o forse no, ma alla fine sarà lui stesso a spiegare il suo ruolo. Ne rimarrai deluso? Affascinato? Vedremo xD intanto ti ringrazio per il "supporto" (le recensioni sono per me un supporto), ti auguro buona fortuna con la casa nuova e con l'università e, ovviamente, ti mando un bacione ^x^
Dust_and_Diesel: grazie dei complimenti *abbraccia Dust* ma credimi, sei moooolto ma molto più brava di me xD come infatti dimostrano le tue storie. Io sono tornata ad essere una principiante che ci prova in tutti i modi, quindi ho ancora tanto da fare. Da una parte mi rattrista, il fatto di vedere poche letture o anche pochi commenti (a me vanno bene anche le critiche, da quando lavoro ogni santo giorno mi si schiantano contro le peggiori offese che ormai xD), dall'altra mi impunto che devo migliorarmi: solo così potrò vedere almeno 3-4 persone (tantissime per un'originale, secondo il mio parere) che si soffermano a dare un loro parere sulla mia storia. Ed io non abbandono più il campo di battaglia, caspita, non mi piace arrendermi xD vada come vada, se alla fine il risultato di questo (sia quel che sia: racconto o fiaba) sarà soddisfacente, allora prenderò il coraggio a due mani e lo pubblicherò. Magari non avrà successo, magari sarà stroncato dalla critica (ma la critica si soffermerà a giudicare un lavoro di una ragazza di poco più di 20 anni?) ma è la mia prova xD vediamo quanto ci vorrà. Ti mando un abbraccio grande grande *strizz*, ti rinnovo anche qui i complimenti per la TUA storia (che io, sottolineo anche qua, ADORO) e ti mando un bacione perchè, come penso di aver già scritto, io mi affeziono ai recensitori xD quindi, ovviamente, un bacio =*
A tutti coloro che leggono, che la seguono o che la spulciano...GRAZIE MILLE ^^ non è la stessa cosa che ricevere un commento, ma vi ringrazio dal più profondo del cuore ^x^

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Capitolo 3
*** Ancient Pillars - Le dodici rune ***


Ancient Pillars / Le dodici Rune

Le venne da ridere e piangere allo stesso tempo.
Tiro con l'arco? Era in assoluto la disciplina che reputava più difficile in assoluto. E poi necessitava concentrazione, una posa orgogliosa...e soprattutto mira.
A lei mancavano proprio le abilità di base, non contiamo le abilità più avanzate...

Ma lui la guardava, con sguardo serio, anche se un poco incerto -Tu ci riuscirai, vero?- sentì sibilare Stellina nel vento freddo del Secondo Strato di Cielo.
Non poteva fallire, pensò la piccola stella, dopo aver sentito quelle parole così disperate.

-Ehm...signor Kaus Australis, mi scusi...- Stellina si sentiva così piccola e maleducata adesso, dopo aver scoperto la vera natura di quella stella così incommensurabilmente bella -Ma non può farmi nemmeno un corso accelerato?-
-Stellina...la tua sicurezza di poco fa dove diavolo è finita?-
-In fondo allo stomaco dallo spavento, penso...-
Il Sagittario, come mai aveva fatto prima d'ora, rise di gusto -Sei un bel tipo tu...-
-Io? Un bel tipo?- Stellina arrossì, non capendo a fondo il significato di quelle parole...e soprattutto arrossì a quel sorriso magnifico, che lei sapeva non essere uno spettacolo tanto usuale -Che vuol dire?-
Il Sagittario le si avvicinò, le carezzò la testa. Pensò che in quel momento, quella piccola Stella doveva avere tutto l'aiuto necessario, tutta la gentilezza che lui poteva darle -Vuol dire che tu ci riuscirai sicuramente...devi solo credere in te stessa, come non hai mai fatto...-
-Eh?- chiese senza volerlo Stellina, abbassando un poco la testa -Credere in me...?-

Eta le scivolò davanti agli occhi.
Che strano” pensò Stellina “Riesco a vedere gli occhi iridescenti di Eta...com'è bella...”
Un bacio, sulle labbra, che la giovane stella prese con uno sguardo sbigottito e, successivamente...con un riso liberatorio -Grazie, Eta- disse dolcissima Stellina.
Eta arrossì, compì due giri veloci intorno alla sua testa, e si posò di nuovo in mezzo ai suoi capelli, splendendo così tanto che il Sagittario guardò le due con un sorriso enigmatico.

Se sapesse che l'espressione baciati dalla fortuna si dice anche baciati da una stella...si sentirebbe più sicura di se stessa?”

Stellina si sedette, come ordinato. E guardò, come ordinato.
Una luce splendente partì dai pezzi dell'arco ormai spezzato e logoro del Sagittario. I frammenti sparsi per la stanza che non erano visibili a occhio nudo presero a lievitare in aria e ad avvicinarsi agli altri.
Un vortice di luce dei colori dell'arcobaleno si impossessò di tutti i pezzi, che iniziarono a ricomporsi secondo una schema preciso. Quell'arco, ormai morto, stava tornando in vita.
Pochi secondi dopo, nonostante Stellina non capisse bene cosa fosse successo, l'arco del Sagittario era di nuovo integro e perfetto, sfavillante, davanti ai loro occhi.
E nonostante la sua mole assurda, il Sagittario lo teneva con una mano sola.
-Prendilo e seguimi-
Stellina obbedì senza pensarci due volte, nonostante dentro di sé imperversasse l'inferno.
Aveva una paura tale che non riusciva nemmeno a parlare.

***

Un luogo buio...al lato opposto del Cielo...un casolare dimenticato e ormai in rovina. Tetro e spaventoso. Il luogo dell'ultimo esame.
Un Casolare dieci volte più grande di qualsiasi altro, che assomigliava ad un piccolo castello, stava ingrandendosi ogni secondo, stava espandendosi. Un lieve tremore nel pavimento stava spaccando la pietra del lastricato dentro e fuori il Casolare. E la pietra saliva, fino al cielo, formando un nuovo lastricato che assomigliava ad una scala. Da terra, il casolare ormai castello non si vedeva più.
All'interno, era ancora più tetro e scuro. La porta del casolare aveva ormai perso l'incisione di rune che la caratterizzava e anche all'interno non si vedeva alcun segno di quale fosse la costellazione alla quale quella struttura si rivolgesse.
Un trono sbeccato e brutto, diverso da quello in cui Stellina aveva trovato il Sagittario. Una finestra rotta alle spalle di questo, da cui non filtrava alcuna luce.
E sopra...qualcosa, di nuovo. Ma questo “qualcosa”, al contrario del corpo privo di cuore del Sagittario, si muoveva.
Vestiti neri, capelli neri...era l'essenza lugubre delle Tenebre stesse. Capelli sottili e lucenti ornati di pietre preziose che ormai erano diventate scure e brutte. Un copricapo elegante e maestoso, privo di colore a parte il nero che troneggiava ovunque. La testa che sorreggeva quel copricapo si alzò.
Una donna. Una bellissima donna. I suoi occhi neri erano suadenti e meravigliosi. Ma tristi. E allo stesso tempo spaventosi.
Una donna dalla faccia delicata e allo stesso tempo spaventosa. Una bocca digrignata in una smorfia di pura cattiveria.
-Stai segnando il tuo triste destino, Kaus Australis...e anche tu, stupida Stella...- una bella, bellissima voce, anche se aveva una nota distorta -Avvicinatevi a me...e morirete. Questa...è una promessa-

***

Uscita fuori dal Casolare, Stellina vide il Sagittario guardare lontano, oltre le luci dei Casolari visibili a occhio nudo. Uno sguardo triste, melanconico...doloroso.
-Mettiti qua...- le disse il Sagittario, volgendo ancora altrove lo sguardo -Finisco i preparativi-
Sotto a quelle parole, dette con quella voce così triste, Stellina osservò.
Sagittario preparò tutto, come aveva promesso, ordinò ogni cosa. E alla fine, come doveva essere, arrivò il momento della prova.
-Signor Kaus Australis...posso porgerle una domanda...?-
A quell'ennesima dimostrazione di rispetto, il Sagittario si voltò un po' intimorito -Ma sei sempre la solita ragazzina di poco fa?-
-Eh? Non lo sono...?-

Era uno sguardo strano, quello che assunse il Sagittario. Uno sguardo che guardava lontano, oltre il passato che conosceva solo lui...un passato d'amore...

-Eh? Sono strana...?- una ragazza dolce, con le gote arrossate -Sono sempre io, no?-
-Maledizione- rispose il Sagittario, arrossendo fino alla punta delle orecchie -Se fai così...sei troppo carina...-
-Ca...carina...?-
Un bacio di quelli che di solito si danno alle fidanzate. Ma lui ormai la reputava da tempo la persona più importante.
Che poi fosse o meno la sua fidanzata...era irrilevante...

Una carezza, dolce...le mani grandi del Sagittario le percorrevano i capelli, cercando di non colpire Eta, a poche spanne di distanza. La sua voce pronunciò una richiesta, qualcosa di talmente disperato che il cuore di Stellina la sentì così distintamente da starci male...
-Devi farcela, perché io...vorrei che tu rimanessi qua...- una pausa, dolorosa -Ti prego...-
Stellina sorrise, abbassò la testa e capì. Capì che tutta la spiegazione era in quello sguardo malinconico che il Sagittario aveva poco prima -A chi sta pensando?-
Non aveva dubbi che avesse capito -Alla Stella che ho amato tanto in passato...-
-Amato...?- chiese Stellina, dubbiosa.
-Non posso più amarla...- assunse il Sagittario, con voce rotta.
-Capisco...- Stellina abbassò lo sguardo, intenerita - Vorrà dire che ti aiuterò in questo viaggio per te troppo doloroso...signor Kaus Australis...-

Era una tacita promessa tra quella stella di brillantezza spaventosa e quella piccola esaminanda, dagli occhi limpidi come il cielo invernale...

-Oh beh...allora la considero una promessa...- il Sagittario sorrise, rincuorato.
Lo sguardo disperato era scomparso, come per magia.
Stellina sorrise, annuendo con la testa. Le dispiacque sentire la mano del Sagittario allontanarsi dai suoi capelli, ma volle credere che anche quello fosse un segno.
-Allora, cosa dovrei fare?-

Un enorme campo, poco illuminato. Non sembrava lo stesso posto di poco prima, eppure lo era. Due bersagli, a pochi metri di distanza l'uno dall'altro, sulla stessa linea.
Sembrava lo scontro per una gara...ma una gara di quale tipo?
Il Sagittario porse a Stellina un piccolo arco, diverso dal suo, poco brillante. Eppure era robusto e tirato, le sembrava una cosa così semplice ma anche così complessa.
-Cos'è?-
-Un arco mistico-
-Arco mistico?- rispose l'esaminanda, rigirandoselo fra le mani -Un arco mistico?!-
L'arco cadde a terra, mentre Stellina assumeva un'espressione terribilmente preoccupata -No...non posso usare questo...è un oggetto troppo importante...-
-Ma tu da sola non sai crearlo, sbaglio?-
-Veramente nessuna Stella di basso livello saprebbe...non posso prenderlo, mi spiace...-

Arco mistico.
Una delle sette armi stellari, creata dalla concentrazione dell'introenergia di una stella di alto livello, come un Guardiano o una Stella di Costellazione.
Sciabola...spada singola...spada a due mani...lancia...bastone...arco...balestra...
Non erano capaci neanche tutte le Stelle di Costellazione di crearle, figuriamoci un'esaminanda come Stellina. Erano armi preziose, creabili ogni 1000 anni sacrificando una parte di brillantezza di una Stella.
Il Sagittario aveva già un suo arco personale, e lo aveva anche ricostruito poco prima davanti agli occhi attoniti di Stellina. E adesso questo era un secondo arco, nuovo di zecca.
La brillantezza del Sagittario doveva essere almeno dimezzata, rispetto a poco prima. Ma guardandolo...essa non aveva perso nemmeno un briciolo della sua potenza.
-Com'è possibile?-
-Non è un arco mistico...non uno vero, almeno...-
-Ma...brilla! Ed è caldo...ed è...-
-Reale?-
-Beh...si-
-Ah...- il Sagittario raccolse il piccolo arco, lo ripose fra le mani di Stellina, di nuovo, e la guardò serio -E un arco mistico di decimo livello. Non ho sacrificato brillantezza, non ho dovuto compiere miracoli per crearlo. Anche i guardiani dei Segni possono crearne senza avere alcuna ripercussione. Di solito è uno degli incantesimi avanzati che le esaminande imparano percorrendo il Viale Stellato...-
-Oh...- Stellina arrossì, sentendosi improvvisamente ridicola -Da...davvero?-
-Davvero- il Sagittario, non seppe perché, rise -Forza...prendilo e ascoltami bene...-
Il Sagittario si voltò e iniziò a parlare...ma Stellina non lo ascoltava, era troppo persa a guardare quell'arco così ben fatto, che il Sagittario affermava aver creato con così tanta leggerezza e facilità. Non voleva averla così facile.

Si parò davanti il Sagittario, porgendo l'arco con un evidente imbarazzo dipinto in faccia.

-Non lo voglio-
-Uh...- sospirò il Sagittario, vedendo la determinazione di quella bambina -Non puoi affrontare questa prova senza quell'arco...-
-Allora ne creerò uno da sola-
il Sagittario rimase zitto per attimi interminabili -Come, scusa?-
-Lo creerò da sola- ripeté, sicura di sé, Stellina -Voglio provarci almeno...-
-Non puoi averne un secondo, lo sai?-
-Ah...- Stellina abbassò lo sguardo preoccupata un attimo, poi riprese la sua lotta interiore con un'espressione ancor più determinata -Beh, motivo in più per farcela...-

Era così sicura di se...così pronta a rischiare già adesso il tutto per tutto...che il Sagittario non ebbe cuore di dirle che era impossibile.
E credette in lei, come non avrebbe mai dovuto fare...

-E va bene...provaci, se vuoi...- le sue mani presero l'arco di Stellina e lo assorbirono.
La luce fioca dell'arco ritornò dentro al Sagittario, che ormai non aveva più espressioni per contrastare l'incredibile sicurezza di quella piccola bambina capricciosa -Vuoi una mano?-
-No...ce la faccio da sola...-

Eta le svolazzò davanti agli occhi, lievitando disperata.
Stolta”, “Sciocca”...erano sicuramente le parole che stava pronunciando Eta. Ma Stellina posò il suo piccolo dito sopra quella che avrebbe detto essere la fronte di Eta e sorrise, incurante dello sguardo severo del Sagittario che la guardava ancora.
-Andrà sicuramente tutto bene, Eta- sorrise dolce, quella piccola stella -Se non riuscissi neanche a superare questa prima prova, io stessa finirei per odiarmi...-
Dentro quelle parole, dette col sorriso, la paura di Stellina divagava e aumentava ogni secondo che passava. Gli occhi limpidi e sinceri si persero in quelli della stella gassosa, togliendo ogni dubbio ad ogni suo pensiero -Per quanta paura io posso avere...ho fiducia nella brillantezza della mia mamma...se lei mi ha detto che ce l'avrei fatta, anche io penso che ce la farò sicuramente...-

Il Sagittario, improvvisamente, vide una certa somiglianza tra gli occhi di quell'esaminanda e quelli di una stella famosa, lucente e splendida.
Gli stessi capelli azzurrini, gli stessi occhi, il taglio degli occhi stessi e la forma del volto. Quella brillantezza timida ma forte che entrambe emanavano, quel sorriso dolce che regalavano senza neppure accorgersi, quel corpo fragile ma forte che conteneva l'essenza della Via Lattea, pur essendone soltanto una piccola parte.
-La stella Polare, ma certo...- pensò divertito il Sagittario, sentendo un oceano di pace inondare il proprio cuore -Questa piccola esaminanda...ce la farà sicuramente...-

***
Un sorriso dolce. Nessuna parola stavolta, in quel profondo eremo sperduto nel Cosmo.
Le stelle fluttuavano in quel luogo senza tempo, senza meta e senza caos.
Il secondo strato del Cielo, da quel posto, sembrava tanto vicino quanto lontano...ed era uno spettacolo talmente bello che il vecchietto sorrise all'idea della figlia della Stella Polare che stava per compiere l'impresa più spettacolare di tutto il Cielo.
-Piccola stella...- sorrise l'uomo, intenerito -Se tu solo sapessi della mia esistenza...del mio sorriso e della mia conoscenza del futuro, sicuramente non avresti nemmeno accettato il tuo destino...ma tu sei forte, piccola mia, e ce la farai sicuramente...-
Dette quelle parole, il vecchio si mise a sedere, guardando il nulla, sorridendo sdentato.
Se Stellina lo avesse visto, sicuramente avrebbe pensato che quel sorriso, così bello e buffo, assomigliava in modo impressionante a quello della sua mamma.

***

-Sei pronta?- disse il Sagittario, quando vide il sorriso di Stellina rincuorare persino la piccola stella gassosa -Sai cosa devi fare, almeno in teoria...?-
-No- rispose candidamente Stellina, arrossendo -Io farò quel che il mio cuore mi dirà di fare e se tutto va bene...potrò aiutarla ancora per un po', signor Kaus Australis...-
Stellina iniziò a camminare, dando le spalle al Sagittario, pensando a cosa avrebbe dovuto realmente fare, quando la voce di questi la fermò -Stellina...-
-Si...?- chiese titubante la stella, sentendosi chiamare per nome da una stella di così alto livello -Mi dica...-
-Chiamami solamente Sagittario, e dammi del tu...- sorrise, scuotendo la testa, rassegnato -Dovremmo camminare insieme un bel po', temo...-
A quelle parole, Stellina non ebbe neanche la forza di rispondere. Voltò la testa, annuì senza guardarlo negli occhi e continuò a camminare.
Finché, ormai lontana di qualche passo, non ebbe il coraggio di sussurrare a se stessa e ad Eta -Ce la farò sicuramente, perché tu credi in me...Sagittario...-

Arrivò in mezzo al nulla. Le stelle erano ancora più oscure, le voci prima flebili delle altre stelle gassose erano sparite.
Il “Cielo” stesso, pensò Stellina, era sparito.
Solo la luce del Casolare del Sagittario a pochi metri da lei le dava un minimo di forza per reagire a quella tenebra che aveva inghiottito ogni cosa. Eta più volte cercò di parlarle, ma Stellina sembrava aver perso la facoltà di sentirla -Tranquilla Eta, ti sento benissimo...andrà tutto bene, quindi fidati soltanto di me, ok?-
Eta le svolazzò accanto un altro po' e poi, vedendo il volto di Stellina turbato a tal punto, le si posò sulla testa, afferrando forte due ciuffetti ribelli dei suoi capelli per tenersi accanto a lei -Lo so che ti fidi di me, ho solo...una grande paura...-
Stellina strinse forte il pendente della mamma, iniziando a pregare silenziosamente dentro di se. Dapprima le sue labbra non lasciarono sfuggire alcun rumore, poi un sibilo lieve ed infine quella preghiera tacita era detta a voce abbastanza forte da essere sentita almeno da Eta.
-Mamma...mamma ti prego, aiutami...fa che il mio desiderio mi faccia forza...fa che il mio desiderio arrivi nel mio cuore e mi dia tutta la luce di cui ho bisogno, ti prego...mammina mia...-

Il desiderio. Il legame di vita con la Stella.
La sua mamma gliene aveva parlato tantissime volte. Di quel legame che non spariva nemmeno dopo mille anni e che rimaneva nel cuore della Stella ormai adulta fino alla sua morte. Sapeva bene che quel desiderio era un legame indissolubile fra il richiedente e la stella, il contratto per una vita intera.
Nemmeno Stellina, sua figlia, sapeva qual'era, a distanza di più di 2 milioni di anni, quale fosse il desiderio che aveva fatto diventare adulta la sua mamma. Perché, lei le raccontava, era un desiderio talmente bello che voleva tenerlo nascosto ancora per qualche tempo.
-Finché non diverrò adulta...- si diceva sempre Stellina -...non saprò qual'è il desiderio espresso alla mia mamma...-
Cercò di imprimere bene nella sua testa quel desiderio che l'aveva scelta, che l'aveva legata a sé per sempre. Quel desiderio così dolce e puro, innocente ma egoista che era l'amore stesso.
Un desiderio che, in quel momento, sentiva tanto quale suo stesso...

Oh, piccole Stelle...ve ne prego...riportate da me la mia mamma, la voglio rivedere”

Di nuovo, quel calore la percorse tutta, fin nella più profonda parte della sua anima. Le lacrime, come la prima volta, le inumidirono gli occhi, ma al contrario di ciò che si aspettava ormai quel desiderio era suo solo finché non sarebbe stato esaudito.
-Grenade...- pensò Stellina, ormai fusa completamente con quel desiderio -Giuro su tutto il Primo e Secondo strato di Cielo...che riporterò da te la tua mamma...ma per farlo avrò bisogno del tuo aiuto...-

Era notte. Una notte fredda, di nuovo.
Una finestra si affacciava, semiaperta, su quel profilo tenebroso delle montagne colpite dalla pioggia di stelle di qualche giorno prima.
La stanza, piccola e ordinata, dei toni chiari del giallo e del rosa, si tingevano di notte di un grigio sporco e triste, che le facevano paura. Le tende trinate bianche frusciavano al sibilo del vento, proiettando strane ombre sul muro proprio sopra un piccolo letto.
Le lacrime le avevano ormai inumidito il cuscino e la sua bocca non faceva che mugugnare il nome della sua mamma. Grenade era ormai al picco più alto della sua tristezza.
-Mamma...- sussurrò di nuovo nel sonno, versando un'altra lacrima -Mamma...-
Improvvisamente la finestra si aprì lievemente verso l'interno ed una brezza leggera entrò nella sua camera. Grande si strinse nelle coperte, ma non sentiva freddo, anzi...quella brezza era tiepida, quasi calda, e l'avvolgeva rendendo i suoi sogni più limpidi, più chiari.
Finché, dalla più completa oscurità, il bianco non avvolse ogni cosa e Grenade si ritrovò in mezzo al nulla ammantato di bianco, con indosso il suo pigiama, come fosse a letto. Ma era in piedi, sapeva di essere sveglia.
Ma forse non lo era...

-Grenade...?- una voce spezzò il silenzio all'improvviso, facendola sobbalzare -Grenade...-
-Chi...chi è...?- rispose timida la bambina, covando nel cuore tanta paura da farla tremare.
-Non avere paura di me, piccola Grenade...non avere paura o inizierò ad averne anche io...-
Stellina sentì mancare la terra sotto ai piedi e batté il sedere a terra, come fosse caduta da una montagna altissima. Aveva sentito il vento ed il freddo attorno a lei, mentre ora vi era un clima tiepido e confortevole -Ahia...-
-Eh...? Stai bene...?-
Stellina aprì gli occhi dopo quel tonfo pazzesco, trovandosi davanti una bambina di non più di 6 anni che la guardava senza parole.
Occhi limpidi e sinceri, che solo i bambini hanno, verdi come smeraldi lucenti. Capelli rossi, corti e liscissimi, che le incorniciavano il viso a forma di cuore. Un fisico minuto e piccolino, dopotutto era una bambina, le mani piccole che restavano chiuse in pugni per la sorpresa. Un'espressione confusa, non più spaventata fortunatamente, che si rifletteva in quel bianco ovattato creando dentro Stellina una strana oasi di pace.
Era lì, quello era il cuore di quella bambina, il riflesso di quel sogno cullato dal vento e dai ricordi dolci della sua mamma. Stellina scosse la testa e porse la mano verso la piccola Grenade -Mi aiuteresti ad alzarmi, Grenade...?-
Grenade, sentendo quella buffa ragazzina chiamare il suo nome, tirò indietro la testa. Ma quei capelli azzurrini e quegli occhi così chiari, così dolci e rassicuranti, la portarono ad afferrare quella mano piccina e a tirarla verso di lei -Non riesco...-
-Ah...si è vero! Dopotutto io dovrei avere molti più anni di te, eheh...-
Detto ciò, Stellina fece pressione sulle gambe e riuscì in qualche modo a tirarsi in piedi. Fece il più bello dei suoi sorrisi e si preparò a parlare...

-Piacere di conoscerti, Grenade. Il mio nome è Stellina e sono la Stella Cadente a cui hai affidato il tuo desiderio- Stellina si inchinò leggermente verso Grenade, per poi rialzare il volto e sorridere nuovamente -Ricordi?-
Grenade fece per aprire bocca, ma non riuscì. Pensò un attimo al suo desiderio ed ai suoi occhi, puntati su una stella in particolare nel cielo, poco luminosa, che stava cadendo piano e in modo tanto elegante da farla sobbalzare -Si...sei la stella a cui ho chiesto di far tornare la mamma...-
-Si Grenade, sono proprio io- sorrise di nuovo Stellina -Mi dispiace disturbarti nei tuoi sogni, anche se non capisco come sia riuscita ad arrivare proprio qua, però ho bisogno davvero del tuo aiuto...-
-Del mio aiuto?- rispose la bambina, assumendo un'espressione confusa tipicamente adulta -E come potrei aiutarti, scusami?-
Stellina vedeva quella bambina e avrebbe voluto spiegarle tutto. Ma non poteva, o forse non riusciva o non voleva, spiegarle il caos in cui era piombato il Secondo Strato del Cielo. Le Stelle erano la figura eterea a cui tutti gli esseri umani si rivolgevano nella speranza di allietare i loro cuori affranti. Chi credeva fossero gli antichi che vegliavano il mondo, dalla notte dei tempi, chi credeva fossero le anime dei defunti, che vegliavano sui cari...chi credeva fossero solamente gas naturali, che nel cielo effettuavano combustione producendo un chiarore chiamato da tutti “stella”...magari erano esatte tutte le teorie, o magari del tutto errate.
Stellina era gas, era un antica e anche un defunto, per quanto la riguardava...proteggeva e vegliava gli umani sin dalla notte dei tempi, anche se sapeva che un giorno sarebbe arrivato persino il suo momento di “morire” e di lasciare spazio alle nuove nate...ma questo non era un problema che la riguardava al momento.
Lei aveva accolto un desiderio, e doveva esaudirlo a costo della sua stessa esistenza. Quello era il suo scopo e la sua ragione di vita, e niente avrebbe dovuto farla desistere da quel suo obiettivo. Questo era quello che pensava.
E di nuovo sorrise.

-Grenade...- disse Stellina, abbassando la testa -Per esaudire il tuo desiderio, io dovrei avere molto più potere di quello che ho attualmente. Di solito, desideri così forti sono esauditi da Stelle Adulte che stanno morendo, in quanto il potere che emanano è più forte di qualsiasi altra Stella...ed invece il tuo desiderio ha scelto me, la Stella più incapace di tutto il Cielo...lo so che è una scortesia, da parte mia, venire fin qui da te, ma...ho davvero, davvero...bisogno del tuo aiuto...-
Grenade abbassò la testa, pensando per un attimo che tutto quello era così strano per essere un sogno, poi parlò -Mia mamma non tornerà più, quindi...?-
Stellina sobbalzò, spaventata da quella domanda così seria, abbassò il capo e scosse la testa -Non so se sarò in grado di esaudire il tuo desiderio...-
Grenade strinse gli occhi per non piangere, toccandosi forte la maglietta del pigiama -E tu per cosa sei qui, allora...?-
Stellina scosse di nuovo la testa, sentendo le lacrime spingere per uscire -Vorrei solo che tu mi aiutassi...-
Grenade alzò la testa, infuriata, pronta per urlare. Ma le lacrime di quella Stella davanti a lei, che si infrangevano contro il suolo immacolato di quel sogno senza uscita, la fermarono dal dire qualsiasi cosa -Perché piangi...?-
-Perché sono una buona a nulla...- sibilò Stellina, cercando invano di respingere indietro le lacrime -Non succede niente ad una Stella incapace, ma tu soffrirai tantissimo se io fallisco, e questo non deve succedere!- un piccolo singhiozzò spezzo un attimo il silenzio in cui era caduta e poi continuò -Il tuo desiderio era così forte che bruciava dentro il mio cuore, quando l'ho accolto, ma era così soffice e bello che ero così contenta che avesse scelto proprio me...voglio essere all'altezza di un così bel desiderio, voglio essere orgogliosa di portarlo con me, così come tu dovresti essere orgogliosa di averlo affidato proprio a me...però...-
Grenade non capiva. Se a lei non sarebbe successo nulla, perché era così importante che fosse proprio lei ad esaudire quel desiderio? Le parole di Stellina erano troppo difficili per lei, eppure quelle lacrime sincere aprirono un varco nel suo cuore -Tu non sei una buona a nulla...-
-Eh...?- rispose Stellina, sentendo Grenade parlarle con voce così dolce e delicata -Non sono...una buona a nulla...?-
-No- rispose Grenade, sorridendo -Non credo che tutte le stelle del cielo si preoccuperebbero di un desiderio che sanno di non riuscire ad esaudire. Tu si. Tu soffri maggiormente per me piuttosto che per te...non credo che per le stelle incompetenti non ci sia nessuna punizione, qualcosa deve pur accadere, no? Però anziché preoccuparti di ciò che potrebbe accaderti, ti preoccupi della tristezza che potrei provare, e ciò ti rende onore secondo me. E poi la mia mamma diceva che chi si preoccupa per gli altri, non riuscirà mai a dimostrarsi un buono a nulla...perché il suo valore sarà dimostrato dai sentimenti che riversa agli altri...anche se non capisco bene cosa significhi...-
Stellina sentiva le lacrime cadere, ma uno strano tepore stava pian piano spargendosi per il suo cuore, come un'onda calda -Grenade...-
-Io ho fiducia in te. Se hai intenzione di fare tutto ciò che è in tuo potere per esaudire il mio desiderio, allora io mi fido di te. Saprò che, anche se non riuscirai a farcela, avrai fatto del tuo meglio. E poi sei venuta fin qua a chiedere il mio aiuto...significa che se ti aiuto, tu puoi farcela, no?-
Stellina guardava Grenade parlarle in modo così dolce e finì per annuire -Con il tuo aiuto...so che ce la farò sicuramente. Se il nostro legame diventa più forte, allora anche io lo divento...e anche i miei poteri...e ce la faremo insieme, Grenade. Mi dispiace di doverti dare una tale responsabilità, mi dispiace tanto...-
Stellina si accucciò in terra, tenendo il viso alto perché Grenade la potesse sentire -Mi...mi dispiace Grenade...-
-Oh...ti prego basta piangere...- Grenade si accucciò a sua volta, asciugando con le sua manine calde gli occhioni umidi di Stellina -Insieme ce la faremo...e poi, se potrò aiutarti a far tornare la mamma, anche io mi sentirò di sicuro più utile, non credi?-
Stellina prese le mani di Grenade e annuì -Grazie Grenade...-
-Spiegami solo cosa devo fare...- la bambina sorrise, scoprendo di nutrire in cuor suo, una fiducia stranamente superiore a quel che aveva illustrato a Stellina -Eh Stellina...?-
-Grenade...hai già fatto quello che potevi per aiutarmi...te ne sono grata...-
-Stellina...? Ma io non ho fatto niente...-
Stellina sentì il suo corpo farsi caldo e sorrise di un calore così dolce che anche Grenade si sentì più tranquilla -Grazie davvero-
In un secondo, il corpo di Stellina scoppiò in un miliardo di piccole luci brillanti che, toccando il suolo di quel luogo candido, esplodevano in altrettante piccole luci.
-Grazie a te, Stellina...mi hai ridato la speranza di incontrare la mamma...-
Il sogno stava svanendo e lei si stava svegliando. Ma non poteva fare a meno di ringraziare quella strana ragazzina che diceva di essere una stella -Grazie...-

Stellina aprì gli occhi e si trovò, di nuovo, al centro delle tenebre del Secondo Strato di Cielo.
Respirò un paio di volte, si guardò attorno. Il silenzio avvolgeva ogni cosa.
Il suo cuore era l'unico rumore che scandiva lo scorrere del tempo...e mentre Eta le svolazzava attorno agli occhi nella speranza che riprendesse conoscenza, Stellina sorrideva.
-Ho capito, Eta...ho finalmente capito tutto!- sussurrò Stellina, sospirando sollevata -Non c'è niente di più facile...-
Il pendente della mamma iniziò a pulsare, riscaldarsi, bruciare...finché Stellina non sentì dentro di sé tutto quanto il desiderio della piccola Grenade e tutta la sua speranza.
-Andiamo dal signor Sagittario...e mostriamo a tutti quando io sia determinata- sorrise di nuovo Stellina -Grenade ha riposto in me tutta la fiducia di cui è capace...ed io non tradirò questa fiducia, lo giuro- si alzò piano, dando modo a Eta di aggrapparsi forte ai suoi capelli. Sentì i suoi abiti prudere di un pizzicore piacevole e caldo, tanto che non se ne curò molto.
Per la prima volta in vita sua, era sicura di sé e delle sue capacità.

-Non tornerà...ed io non posso rimanere qua a sperare in un miracolo...-
Il Sagittario scosse la testa, riscuotendosi da quel torpore che il Cielo incuteva alla sola vista -Prima o poi anche il chiarore dei Casolari si ridurrà ad un mero ricordo ed il cielo non avrà più alcuna luce ad illuminarlo...- sospirò rattristato, per poi sussurrare malinconico -...per quanto ancora intendi maledire quel giorno e...me...?-
Proprio quando i suoi pensieri volgevano ai ricordi più dolorosi del suo passato, il Sagittario sentì dei passi che gli si avvicinavano.
Una voce conosciuta recitava una filastrocca, di quelle che si raccontano ai bambini per farli addormentare. Era rassicurante e dolce...e sentiva che Stellina aveva sicuramente capito.

Sorrideva. Si fermò davanti a lui e parlò con voce fiduciosa.
-Sagittario, io...non ho mai avuto fiducia in me. Tutti dicevano che io non ero altro che l'ombra della mia mamma, ma io sono ben più di questo. Sono Stellina. O meglio...Stellina è il nome con cui mi chiamano...- Stellina sorrise, sicura di sé -Sagittario...chiamami con il mio nome e cominciamo la prova-
Il Sagittario fu felice di vedere, per la prima volta, Stellina sicura e orgogliosa di portare il suo nome. E si sentì orgoglioso, a sua volta, di essere la prima prova di Stellina per diventare una stella adulta -Stellina...devi solo accettare la prova-
Stellina sospirò profondamente e aspettò che il suo corpo fosse avvolto da una luce brillante e calda. Sorrise...e pronunciò con voce ferma e decisa:

Io, Sigma Octantis, esaminanda dell'Accademia Stellare,
accetto formalmente la prima prova del Casolare del Sagittario”

Era ormai tutto pronto per la prova di Stellina. Ella aveva accettato formalmente la prova e aveva messo in gioco tutta la fiducia e la speranza di Grenade -Vi renderò fiere di me...Grenade...mamma!-

Una luce che aveva il colore della luna piena. Un chiarore dolce e brillante.
Un tepore che avevano solo gli esseri umani, nei quali scorreva sangue e amore.
Un lampo di luce che, per un attimo, era paragonabile a quello di una Stella di Costellazione. Come se fosse stata sempre capace di farlo, come se avesse dentro di sé una forza ed una consapevolezza di sé che nessun altro avrebbe potuto eguagliare...o fermare.
Stellina si ritrovò in mano una specie di...arco forse. Qualcosa che assomigliava vagamente ad un ramo d'albero grassoccio e ricurvo. Una piccola corda di luce univa le due punte di quella specie di ramo dal colore del cristallo, tendendola in un modo tale da farla suonare.
Stellina non si curò nemmeno di ciò che aveva in mano. Non sapeva usare un arco vero, perciò avrebbe dovuto andare ad intuito anche per quell'oggetto che aveva tra le mani.
Si mise in posizione, chiudendo le mani. Un piccolo lampo di luce si incastrò fra le sue dita, come fosse una piccola freccia, pronta ad andare al bersaglio.
I suoi occhi si spensero, per un attimo -Lancia Sagittario. Io sarò la seconda-
Il Sagittario si voltò verso quella voce metallica e spaventosa, che niente aveva a che fare con la voce cristallina e ingenua di quella piccola Stella. Ma non fece domande. Tirò la corda dell'arco ben bene, prese la mira verso il bersaglio e lanciò. Se qualsiasi “persona” avesse guardato la scena avrebbe detto che il Sagittario avesse pizzicato con la corda dell'arco l'aria stessa. Ed invece, pochi secondi dopo, al centro del bersaglio vi era una freccia. Una vera freccia. Il Sagittario maledì avere una mira così perfetta -Stellina non è possibile fare meglio di così...- la sua voce tradì una certa paura -Io non...-
Stellina increspò le labbra in un sorriso di scherno -Ti ringrazio di avermi reso le cose così...facili...-
Stellina lanciò quel lampo di luce verso il bersaglio. Ma non quello che il Sagittario aveva preparato per lei accanto al suo, bensì allo stesso appena colpito dal Sagittario. La freccia di luce fece scoppiare quella del Sagittario, incastonandosi al centro di quel bersaglio. Il Sagittario rimase di sasso...quella ragazzina aveva avuto una mira ancor più straordinaria di quella della Stella di Costellazione la cui arma stellare era proprio un arco! Non poteva crederci.
Voltandosi verso la Stella per congratularsi, vide Stellina guardarlo con occhi vacui, mentre Eta le svolazzava davanti disperata cercando di capire il perché di quello sguardo strano -Stellina?- chiese stranito il Sagittario -Tutto bene...?-
-Grenade...grazie di aver avuto fiducia in me...- la bocca di Stellina sussurrò a fior di labbra queste parole, prima di far cedere quel piccolo corpicino a terra, privo di sensi.
Il Sagittario riuscì appena in tempo a prenderla per il braccio, in modo da non farla cadere, mentre un rumore soffocato lo portò a voltarsi verso il bersaglio di Stellina, a qualche metro di lontananza.
Una freccia, simile a quella lanciata da Stellina sul bersaglio del Sagittario, era nel bel mezzo dello stesso bersaglio di Stellina. Il Sagittario guardò il bersaglio e, successivamente, la piccola Stella addormentata tra le sue braccia, ridendo -Non ho la più pallida idea di come tu abbia fatto, piccola, ma...hai superato la prova-

Era così caldo che si sentiva al sicuro. Era lo stesso calore della mamma.
La mamma...Stellina sentiva tanto la sua mancanza...
Purtroppo sapeva anche senza bisogno di aprire gli occhi che quella non era la sua mamma. L'odore che emanava quel luogo era differente dal profumo dolce che emanava l'aura della mamma.
Sapeva dove si trovava...e sapeva che aveva superato la prova...perciò sorrise flebile e si rintanò ancora nel suo piccolo cantuccio, sentendo Eta che, pian piano, smetteva di urlare e si posava tra i suoi capelli, cadendo in un sonno profondo.
La voce del Sagittario, poi, la rassicurò ancora di più -Dormi piccola...domani sarà una giornata faticosa. E il Viale Stellato è così lungo...- lo sentì sorridere. E anche lei sorrise.
-Sigma Octantis...mai stata più orgogliosa di portare questo nome...- e con queste parole, si addentrò in un sonno profondo.

Il Sagittario la svegliò dolcemente, mentre il cielo era immerso ancora in una profonda oscurità. Stellina aprì gli occhi e vide il suo volto serio, spaventandosi -Cosa...cosa ho fatto?-
-Niente- rispose stranito il Sagittario -Perché?-
-Mi stai guardando così...strano...- rispose spaventata la piccola, stringendosi nelle spalle.
-Ti sto guardando con la mia solita faccia- il Sagittario si toccò le guance, confuso -Qualcosa non va?-
Stellina allora sorrise, capendo che quella strana rilassatezza del Sagittario era anomala per un tipo come lui -No, niente...-
Stellina si ritrovò accucciata in un angolo, su un ammasso d'emergenza di coperte morbide e di cuscini, proprio dentro il Casolare in rovina del Sagittario -Dormito bene?-
-Si- rispose assonnata l'ospite, alzandosi e sentendo Eta aggrapparsi ai capelli per non cadere -Penso di si-
-Vieni davanti a me Stellina...hai superato una prova ieri, devi avere la prova del suo superamento...- il Sagittario si mise su quella specie di trono su cui Stellina l'aveva trovato appena arrivata e si mise davanti a lui buona, senza parlare.
-Sei stata brava Stellina...hai compiuto un'impresa straordinaria per una Stella della tua età e dalle tue capacità. Ti avevo sottovalutata. L'ultima Stella che era riuscita a passare una prova con me è stata, beh...tua madre- a queste parole Stellina sbottò, sorpresa.
-Hai...conosciuto la mamma...?-
Il Sagittario sorrise, vedendo negli occhi di Stellina un amore tanto grande da riempire tutto il Cielo -Diceva sempre che avrebbe avuto una figlia un giorno...una Stella femmina dalle grandi capacità. Beh...aveva ragione- sorrise di nuovo, ricordandosi la Stella Polare ai tempi del suo apprendistato. Ma questa sarebbe stata una storia da raccontarle più avanti -Beh...ma torniamo a te...-
Stellina annuì, con gli occhi pieni di gioia e di ammirazione -Hai superato la prima prova e hai diritto a questa. Prendi Stellina. Adesso sei una Stella Apprendista di primo livello...-
Il Sagittario si avvicinò a Stellina, porgendole una piccola pietra tonda, piatta, con sopra inciso un simbolo -Che cos'è?-
-Questa? È una runa. Sai cosa sono le rune?-
-Si...più o meno...questo è il simbolo del tuo Casolare, Sagittario?-
-Si, quello è il simbolo del segno del Sagittario. Questa runa prova che hai superato il mio Casolare e che sei diventata una Stella Apprendista. Tutte le prove che supererai ti porteranno ad avere una runa come prova. Quando arriveremo al Tempietto vedremo il da farsi...-
-La pietra di segno è...una runa?-
-No. In realtà sarebbe una sfera simile a questa- disse il Sagittario, mostrando a Stellina una sfera trasparente che lei conosceva bene -Ma poiché il Cielo è in queste condizioni, non ho il potere per fartene una. Dovrai accontentarti di una runa. E poi questo è il cuore del prossimo segno, l'Acquario...-
Stellina abbassò lo sguardo, stringendo forte quella specie di sassolino piatto e liscio con su incisa la runa del Sagittario. Sospirando la strinse al suo cuore, calma -Voglio salvare il cielo. Voglio aiutare Grenade...voglio...-
-Grenade?- il Sagittario guardò Stellina -Chi è Grenade?-
-Grenade è...il mio desiderio. Ed io sono il suo...- sorrise dolce.
Il Sagittario sembrò capire cosa intendesse la giovane. Afferrandone la mano, stringendole tra le dita piccole e paffute la runa che le aveva appena consegnato, gliela avvicinò al cuore -Non te ne separare mai...-
Stellina annuì con il capino, sorridendo al Sagittario con un'espressione talmente dolce che non ci fu bisogno di parole.

Lei adesso non aveva più paura. Accanto a lei c'erano il Sagittario ed Eta, che non l'avrebbe lasciata mai, lei lo sapeva. Insieme a loro poteva tutto.
Anche salvare il Cielo.



***

E con questo, ho ripubblicato tutti i vecchi capitoli precedentemente pubblicati sul vecchio account. Da adesso si procede alla stesura dei capitoli inediti *-* me tanto tanto emozionata. Sicuramente la pubblicazione di questo procederà un pò a rilento per il semplice fatto che sono capitoli abbastanza lunghi, però cercherò di aggiornare ogni settimana. Come sempre, passo ai miei amatissimi RINGRAZIAMENTI!!!
Dust_and_Diesel: per le parole di conforto: grazie. Ma era una giornata proprio nera, avevo discusso con un mio caro amico e rischiavo di non parlarci mai più. Fortunatamente poi tutto si è risolto per il meglio. In effetti questa storia ha una morale ben precisa. Era nata come un racconto per bambini, ma vista poi la stesura della trama e delle scene, diciamo che è diventata una fiaba per adulti. Perchè non ci si deve MAI dimenticare di quando si è stati bambini e delle paura che avevamo al tempo. Io sono fiera di avere il cervello di una bambina di 6 anni, spero di non maturare mai così tanto da non capire i miei futuri figli. Se capisco i loro tormenti, sarà più facile aiutarli e anche trovare le parole. Poi io la penso così xD in effetti Stellina non è una stella come tutte le altre, anzi...per certi versi si, per altri no. Starà a te capire quali. Ti mando un bacione e ti ringrazio ancora mille e mille volte per le tue dolcissime parole =*
Fairy_chan88: dovrai aspettare il prossimo capitolo per i mini-misteri di questa storia. L'unico che dovrai aspettare fino alla fine è il pericolo che sta incombendo sul Cielo, ma ti stupirai di chi c'è dietro. Per il resto, di questo mio racconto non sai niente ancora, in quanto era ancora in progettazione quando ne parlavamo e lo stavo proprio tirando su xD spero che sarà una sorpresa =P intanto ti mando un bacione e ti rimando al prossimo =*
Kuroshi_Tsukishiro: il tuo segno è il più bello che ho descritto. Il più dolce ed il più romantico...spero che ti piacerà, quando arriverà. Saranno si e no 2 capitoli, 3 al massimo. Quindi abbi pazienza! Per il resto può darsi che fosse confusionario, cercherò di risistemarlo prima o poi, purtroppo son capitoli di qualche anno fa e quindi il mio stile era quello che era. Prometto che farò più attenzione ^^ per il resto, spero che anche questo ti piaccia e che continuerai a seguirmi nei prossimi capitoli. Un bacione =*
Tempest_the_Avatar: waaa ti ringrazio dei complimenti, e anche di aver lasciato un segno del tuo passaggio qua ^^ magari questa storia per alcuni versi è un pò pesante, visto che sono comunque pochi capitoli ma belli compatti, ma spero che ti possano appassionare sempre di più. Aspetto un tuo parere anche su questo. E, come è mia consuetudine, ti mando un bacio =*
Grazie anche a tutti coloro che leggono: siete tutti molto carini! Un bacione a tutti voi =*

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