Il profumo delle rose

di ROY
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Disclaimer: Tutto il riconoscibile (personaggi, ambientazioni, ecc....) sono proprietà dei rispettivi proprietari. Personaggi originali e trame sono di proprietà dell'autrice, che non è in alcun modo associata con i proprietari o i produttori o creatori. Non si intende infrangere il copyright, niente di tutto questo viene fatto a scopo di lucro.

 

Capitolo 1

 

 

 

La mano passò tra i biondi capelli tirandoli indietro e fermandoli nel modo voluto con un velo di gel. Draco si guardava allo specchio compiaciuto e soddisfatto dell’immagine riflessa. Scrutava i suoi occhi grigio/argento dall’espressione fredda ed i lineamenti eleganti e decisi del suo volto severo, espressione dovuta all’atteggiamento rigido e al portamento altezzoso che aveva adottato sin da bambino, divenendo via via con il passar del tempo abituale.

Fece un passo indietro non distogliendo lo sguardo dalla sua immagine e allargando la visuale alla figura intera. In quest’ultimo anno il suo aspetto era molto cambiato, trasformandolo da ragazzo in giovane uomo. Le ampie spalle facevano trasparire da sotto l’elegante tunica da mago, la possente muscolatura. L’addome piatto, i fianchi stretti e le gambe anch’esse muscolose e ben tornite erano in perfetta armonia con il resto del corpo. Tutto in lui mostrava le nobili origini della sua famiglia di maghi purosangue, i Malfoy.

Una voce sommessa, proveniente dal piano inferiore, lo fece trasalire e distogliere da quel rimirarsi.

“Sì mamma, dimmi” disse affacciandosi dalla porta della sua camera ma senza smettere di guardarsi.

“Sei pronto? Dobbiamo andare” chiese sua madre in tono urgente.

“Ancora un minuto e scendo!” le rispose infilandosi l’anello con lo stemma di famiglia e finendo di sistemarsi la tunica.

“Va bene, ma sbrigati o faremo tardi” continuò con preoccupazione sua madre.

Draco si diede un’ultima occhiata allo specchio, poi prese il pesante mantello invernale e si diresse al piano di sotto.

Era il 24 dicembre e si trovava a casa, al Malfoy Manor, per le vacanze e quella sera avrebbe dovuto accompagnare i suoi genitori al ricevimento di Natale organizzato da vecchi amici di famiglia. La cosa non l’entusiasmava molto, già s’immaginava quanto sarebbe stata noiosa la serata, con tutti quegli adulti tirati a lucido intenti a ciarlare dei soliti e monotoni argomenti, le frasi e domande di rito che gli avrebbero rivolto: “Ohoohh come sei cresciuto!”, “Sei diventato proprio un uomo”, “E la scuola? Come va?”.

Poi magari strizzandogli un occhio avrebbero aggiunto a bassa voce ma sempre con tono udibilissimo: “Ma la fidanzata?”. Avrebbe dovuto sorridere e rispondere gentilmente ad ognuna di loro sperando che qualcosa o qualcuno distogliesse l’attenzione a lui prestata.

Arrivato davanti al portone semiaperto nell’ingresso, si gettò il mantello sulle spalle e uscì nell’aria gelida della sera. Rimase incantato nel vedere il parco, che girava attorno al castello, ricoperto di una coltre bianca. L’immenso prato, gli alberi e le colline all’orizzonte erano incappucciati di neve. Bianco, tutto completamente tinto di bianco a perdita d’occhio. Il rifrangersi dei raggi emanati dalla luna piena di quella sera rendeva il paesaggio surreale. Al contrario della maggior parte dei suoi coetanei, adorava l’inverno. “Su Draco, andiamo!” ancora una volta la  voce di sua madre lo riportò alla realtà e con una piccola corsa raggiunse la carrozza dove già si erano accomodati i suoi genitori.

Il tragitto durò una mezz’ora buona, e durante questo si perse ancora a mirare il paesaggio che gli sfilava davanti, non mancando però di lanciare qualche sguardo fugace in direzione del padre che lo fissava con fare autoritario senza proferir parola. Quest’atteggiamento non gli suggeriva niente di buono. Sapeva che gli sarebbe toccata una paternale, ma non riusciva a capire per cosa, non gli sembrava d’aver fatto niente di sbagliato in quegli ultimi giorni.

Finalmente imboccarono il viale alberato della residenza dei Khoocs, che portava diretta davanti all’entrata principale. Una lunga fila di carrozze si approssimava verso l’imponente portone in ferro battuto che era completamente spalancato, lasciando intravedere un lungo corridoio illuminato da innumerevoli fiaccole. Dopo una breve attesa venne il loro turno di scendere e Draco si ritrovò ai piedi di un’ampia scalinata di marmo rosa e granito, in cima ad essa il padrone di casa riceveva gli ospiti, dandogli il benvenuto e indirizzandoli nella giusta direzione verso il salone delle feste.

Mentre si stava per incamminare, sentì la mano di suo padre poggiarsi sulla spalla e trattenerlo. Si girò piano e incrociò gli occhi dell’uomo che aveva davanti, di cui era la copia in giovane.

“Draco so che questo non è il genere di feste che prediligi ma ormai sei grande, un uomo e devi cominciare a frequentare un certo tipo di persone, persone che contano!”

Suo padre aveva parlato in modo pacato, lineare, quasi piatto accentuando il tono di voce solo sulle ultime parole.

“Quindi comportati come si conviene ad un Malfoy” fece una pausa e poi concluse “Ora andiamo figlio mio!”

Quelle tre parole continuarono a girargli in testa.

“Persone che contano, persone che contano, persone che contano

Come se nella sua vita avesse mai potuto avere la possibilità di scegliere chi frequentare o come comportarsi. Gli venne in mente Harry e la sua combriccola, l’aria spensierata e l’allegria che aleggiava sempre intorno a loro.

Loro che erano liberi, liberi di fare, di comportarsi, di agire come volevano senza restrizioni o regole rigide da seguire. In quel momento si ritrovò quasi ad invidiarli, ma cacciò via subito quel sentimento con una scrollata di capo lasciando spazio ad un odio ancora maggiore.

“Draco, allora che fai lì, vuoi rimanere tutta la sera fuori?”

La dolce voce di sua madre s’insinuò tra i suoi pensieri esortandolo ad entrare. Percorse il lungo corridoio seguendo l’aggraziata figura che lo precedeva fino a fermarsi sulla soglia di un immenso salone. Davanti ai suoi occhi si apriva una sala interamente addobbata con nastri, candele e fiori tutti rigorosamente in rosso intervallati di rado da qualche tono di verde. Addirittura sul tavolo del buffet, i cibi e le bevande, avevano una prevalenza di rosso. In un angolo si ergeva imponente un maestoso abete, anch’esso decorato con il medesimo colore. Draco si chiedeva il perché della presenza di quell’albero di Natale, visto che era un tipico oggetto babbano e com’era noto a tutti, i maghi purosangue aborrivano tutto ciò che proveniva da quegli esseri considerati da loro inferiori. Abbassò poi lo sguardo sulla vociante massa di gente già presente nella sala. Si soffermò su un gruppetto di streghe dai vestiti colorati e sgargianti. Una donna dai lunghi capelli neri raccolti in una complicata acconciatura si voltò posando gli occhi prima su di lui e poi su sua madre. Sfoderò poi un largo sorriso e staccandosi dal gruppo variopinto si diresse verso di loro.

Narcissa, tesoro sei arrivata finalmente!”

Velvet che piacere rivederti, ma fatti guardare, sei in perfetta forma!!

La padrona di casa a quel complimento allargò ancora di più il sorriso e posando lo sguardo su Draco disse

“Ma non mi dire, non mi dire che lui…..

“Sì Velvet, lui è Draco, mio figlio!” rispose Narcissa gonfiandosi d’orgoglio.

La donna continuava a fissarlo come se fosse un animale raro. Draco fece un lieve sorriso, con sguardo malizioso prese la mano della donna e con un leggero inchino gliela sfiorò con le labbra.

Questa si portò l’altra sulla bocca e con una risatina stridula farfugliò

“OHOH, ma che ometto, un vero gentleman!”

Draco riuscì a trattenere a stento una risatina nel sentire quell’affermazione,  immaginandosi già quali altre frasi sarebbero seguite ma l’arrivo di suo padre catturò l’attenzione della padrona di casa.

Lucius…… che immenso piacere!” civettò Velvet sotto lo sguardo divertito di Draco e sua madre. “Stavo appunto per chiedere dove fossi finito.”

Lucius sorrise e con la sua solita calma rispose

“Ero con il tuo consorte, si parlava di cose da uomini!”

Si voltò poi verso suo figlio sorridendo severamente.

Vieni Draco, ti voglio far conoscere delle persone!” e mettendogli un braccio attorno le spalle lo sospinse nel bel mezzo della sala, tra la massa di gente ciarlante.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Capitolo 2

 

 

 

La serata procedeva come aveva immaginato.

Suo padre lo trascinava per tutto il salone presentandogli miriadi di persone, le cosiddette “persone che contano”. Draco non faceva altro che stringere mani e sorridere. Si sentiva un po’ stupido in quella situazione e frastornato da tutto quel chiacchierio. Gli cominciava anche a girare la testa, colpa del troppo champagne stregato che aveva bevuto praticamente a stomaco vuoto. Non era riuscito neanche ad avvicinarsi al tavolo del buffet e cominciava veramente a sentire il bisogno di mettere qualcosa nello stomaco. Chiese, un po’ titubante, congedo al padre che continuava a chiacchierare con dei maghi che gli erano stati appena presentati, ma di cui già non si ricordava il nome e si diresse verso il tavolo delle cibarie.

Quella era sicuramente la parte migliore del ricevimento. Il tavolo era imbandito di una varietà e quantità di cibi esagerata, dall’aspetto e profumo delizioso. Draco si servì abbondantemente e con il piatto stracolmo si avviò in cerca di un angolino tranquillo, cosa non semplice da trovare in quella caoticità di gente. Erano già diversi minuti che girava per la sala, facendo l’equilibrista onde evitare che gli si rovesciasse tutto a terra, quando vide seminascosto dalla tenda di una delle grandi porte finestre presenti che davano sul giardino, un panchetto di pregiato legno miracolosamente libero. Con non poca fatica, facendosi largo tra la ressa riuscì a conquistare quel piccolo angolo di spazio, e finalmente si poté sedere ed apprestarsi ad assaggiare e gustare una delle delizie che si era portato fin lì con tanta fatica. Prese, quindi, una tartina cosparsa da una salsa multicolore e portandosela alla bocca si girò verso la vetrata, cercando di dare una sbirciatina all’esterno. Al principio non riuscì a vedere molto, i suoi occhi abituati alla forte illuminazione della sala non mettevano bene a fuoco il paesaggio immerso nel buio. Ma poi un poco per volta si abituarono e Draco cominciò ad intravedere delle sagome dai contorni poco delineati che con il passare del tempo, si facevano sempre più definiti e precisi. Distinse una grande terrazza che si estendeva subito fuori la porta finestra, il suo limitare era determinato da un basso muretto che in alcuni punti era costituito da delle colonnine e il loro alternarsi lasciava intravedere il vasto giardino nascosto dietro. Al centro, una larga scalinata portava nel parco.

Mentre continuava a far scorrere lo sguardo sul paesaggio notturno, soffermandosi di tanto in tanto su degli oggetti e aspettando pazientemente che i suoi occhi distinguessero meglio le forme, un’ombra in movimento catturò la sua attenzione. Si girò, istintivamente, verso il salone pensando fosse un effetto ottico dovuto alle forti luci della festa per riportare gli occhi, subito dopo, sul punto in cui aveva visto l’ombra ma questa era scomparsa. Dopo un’ulteriore veloce sbirciatina si convinse di essersi sbagliato riprendendo, poi a vagabondare con lo sguardo. Ma ancora una volta qualcosa che si muoveva al centro della terrazza attirò la sua attenzione. Draco fisso per un lungo istante quell’ombra mentre un turbinio di domande gli affiorò nella mente. No, non si era sbagliato quell’ombra era reale, non molto grande ma ben nitida, sembrava di una persona ma chi poteva andarsene in giro nel giardino a quell’ora di notte, solo e per giunta con quel freddo?

Quasi senza accorgersene si alzò e posata la mano sulla maniglia fece leva e l’aprì uscendo nell’aria gelida della notte. Il freddo pungente lo riportò in se. Si ritrovò all’inizio della scalinata senza riuscire a capire come ci fosse arrivato. Vide poi l’ombra scivolare sul prato imbiancato di neve e dirigersi verso l’orizzonte dove si stagliava un piccolo bosco di sempreverdi. Dopo un primo momento, in cui la tentazione di rientrare sembrò più forte, la curiosità di dare risposta a tutte le domande che lo avevano assalito poco prima, ebbe la meglio.

Stringendosi nelle spalle in modo d’accusare meno freddo, s’incamminò verso il raggruppamento d’alberi. Avanzava lentamente e con gran fatica nella neve alta e morbida, affondando ad ogni passo sino alle ginocchia e continuando a fissare il bosco che sembrava non s’avvicinasse mai. Si fermò per riprendere un attimo fiato e sfregandosi le mani nel tentativo di riscaldarle si girò indietro. Eppure di strada n’aveva fatta! Riprese a camminare non sentendo quasi più le gambe tanto si erano intorpidite. Cominciò a pensare di aver commesso un errore ad avventurarsi fuori con quel freddo, ma una delle caratteristiche principali di un Malfoy era la tenacia unita alla testardaggine, quindi con rinnovato spirito d’avventura si concentrò solo sulla meta da raggiungere e proseguì senza più esitazioni.

Arrivato ai margini del bosco, senza fermarsi nemmeno un istante a pensare, vi s’inoltrò con grande determinazione e solo quando fu nel folto si rese conto di quello che stava facendo! All’interno il buio era quasi assoluto, filtrava solo qualche sporadico e sbiadito raggio lunare. La fitta vegetazione gli rallentava ulteriormente il passo facendolo avanzare molto cautamente e con le mani protese in avanti pronto a parare qualsiasi possibile ostacolo si fosse trovato sul suo cammino. Si stava seriamente cacciando in un bel guaio. Pensò al padre e a quello che avrebbe detto se fosse venuto a sapere cosa stava facendo invece di stare con le “persone che contano”. In un primo momento rabbrividì solo al pensiero ma poi un lieve sorriso si disegnò sulle sue labbra che però sparì subito lasciando spazio ad un’espressione incredula quando si accorse di essere arrivato nel cuore del bosco. Non c’era più la fitta vegetazione a rallentarlo, cespugli e rovi si erano diradati fino a diventare quasi inesistenti e gli alberi… già gli alberi dove erano finiti? Draco si guardò intorno e si rese conto di trovarsi in una radura, il cui perimetro era delimitato da enormi tronchi messi ordinatamente in circolo. Doveva trovarsi perfettamente al centro del bosco. Alzò lo sguardo verso la circonferenza di cielo racchiusa dalle verdi fronde e notò che aveva ripreso a nevicare. Notò anche qualcos’altro, ma questa volta di molto insolito, non sentiva più freddo! Abbassò lo sguardo sul manto erboso che aveva davanti e….. non c’era neve?!?!?! Guardò in tutte le direzioni e quello che vide lo lasciò senza parole. Il prato era ricoperto da un morbido tappeto d’erba, alcuni fiorellini di vari colori davano un tocco di vivacità. Non tirava il vento gelido che fino a poco prima gli aveva tagliato il viso, ma una leggera brezza che gli accarezzava lievemente la pelle. La neve che cadeva dal cielo svaniva nell’aria tiepida non arrivando nemmeno a metà strada tra le cime degli alberi e la terra! Quel posto era come se fosse rinchiuso sotto una campana di vetro, in un’eterna primavera.

Unica nota dolente di quell’angolo di paradiso, era un pozzo, piuttosto malridotto, posto al centro della radura. Era ricoperto da un aggrovigliato intreccio di rovi pieni di spine e completamente secchi. Certo che era strano da vedere in un così rigoglioso giardino! Draco si avvicinò curioso di guardarci dentro. Chissà perché è la prima cosa che viene da fare quando ti trovi un pozzo davanti? E con questo pensiero che gli occupava la mente prestando molta attenzione a non graffiarsi, appoggiò le mani sul bordo e si sporse sperando di acquietare la sua curiosità. Ma per quanto si sforzasse di mettere a fuoco non riusciva a vedere niente, era tutto nero, un lungo e buio tunnel che sembrava non avesse fine. Si chinò e raccolse un sasso che lasciò cadere nelle sue profondità. Si sporse ancora e tese l’orecchio cercando di sentire l’impatto del sasso con il fondo….

E’ molto profondo sai?”

Quell’improvvisa voce lo fece sussultare e sbattere la testa sul secchio che era sospeso sopra di lui e dopo un attimo di panico massaggiandosi la parte dolorante si girò su se stesso e la vide. La figura che si trovava davanti era quella di una ragazza più o meno della sua età, molto carina anzi a guardarla bene proprio bella. Aveva i capelli nero corvino e gli occhi scuri e profondi come l’oscuro tunnel del pozzo ma con una strana luce che gli brillava dentro, indossava un semplice abito bianco che gli ricadeva addosso mettendo in evidenza le sue morbide curve. Dopo un primo attimo di smarrimento Draco si ricompose e gli chiese a brutto muso “Chi sei?”

Lei lo guardò inclinando leggermente la testa di lato e gli disse come se non avesse sentito la domanda “Era tanto che t’aspettavo….. Draco!”

 

 

 

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborry – ti ringrazio tantissimo per avermi lasciato un commento e sono felicissima di sapere che ti piace il primo capitolo. Per quanto riguarda le domande alla prima, si non è una Draco/Astoria… a dire il vero me ignorante e non conosce questa Astoria, è tanto che non scrivo e che non frequento EFP. Scrivere non è il mio forte ed è per questo che non so dirti quanto durerà… sto improvvisando e non so ancora se riuscirò a portarla alla fine. L’ho pubblicata proprio per avere uno sprono in più!

Un abbracciotto e fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 2

Capitolo 3

 

 

 

 

Quella voce continuò a rimbombargli nella testa come un eco. Quella domanda lo lasciò stupito più di quanto mai pensasse. Lui che era così bravo a nascondere ogni emozione ora era come un libro aperto, sul viso gli si leggeva quanto aveva dentro. Domande, dubbi e… anche paura cosa che non voleva assolutamente ammettere. Un Malfoy che aveva paura era inaudito!

“Mi aspettavi?” ripeté incredulo Draco. “Ma si può sapere chi sei? E come fai a conoscere il mio nome?” le chiese di nuovo avvicinandosi, ma non ricevendo risposta si alterò e con voce più alta le gridò con sempre più astio “Allora mi rispondi? O sei sorda… oppure sei scema!”. Lei continuava a fissarlo con un’infinita tristezza e Draco dopo poco non riuscendo a reggere quello sguardo, abbasso il suo e si girò di spalle cercando di riordinare le idee che in quel momento aveva piuttosto confuse. Si voltò di nuovo deciso a farla parlare ma la ragazza non c’era più. Sempre più sconcertato, si guardò intorno cercandola, un fresco profumo di rose lo avvolse e sentì la sua presenza alle spalle. Senza voltarsi e provando a essere un pochino più gentile, per l’ennesima volta le rifece la domanda “Posso sapere chi sei e come fai a conoscere il mio nome… mademoiselle?”

La ragazza gli girò intorno e poi si diresse verso il pozzo. Arrivataci si voltò verso di lui e si poggiò all’indietro sul muretto circolare. Draco istintivamente, di scatto, fece un passo avanti con un braccio proteso, “Attent…” ma quella parola rimase incompiuta, interrotta dalla meraviglia che quel giorno non lo voleva abbandonare. I rovi, dove lei si era poggiata, si erano come ritirati formando una nicchia che sembrava accoglierla premurosamente. I loro rami si erano pian piano ricoperti di foglioline e dei boccioli stavano nascendo e crescendo a una velocità inconsueta, fermandosi solo quando erano sbocciati in splendide rose rosse.

“Hai tanto odio nel cuore”gli disse la ragazza fissandolo diritto negli occhi “Ma non sei cattivo Draco, non come vuoi far credere agli altri” fece una pausa e poi continuò “Hai solo paura!” Draco indurì lo sguardo, quelle parole lo avevano toccato nel profondo soprattutto perché sapeva che erano vere, anche se non voleva ammetterlo. Cercando di mantenere la calma strinse i pugni e le disse “Non mi hai ancora risposto!” Lei voltò il viso verso destra rimanendo però con gli occhi fissi su di lui, un lieve sorriso si disegnò sulle sue labbra che si dischiusero sussurrando “Vuoi sapere chi sono” disse “Conoscerai la risposta al momento dovuto, ma non ora!”. Con calma innaturale riportò il viso verso la sua direzione e poi inclinandosi indietro si lasciò cadere nelle profondità del pozzo. Draco si precipitò verso di lei ma i rovi si richiusero aggrovigliandosi ancora più di com’erano prima e l’ormai fitto fogliame gli nascose completamente la vista. All’improvviso si alzò un forte vento caldo che l’avvolse assieme ad innumerevoli petali che gli turbinarono attorno,  la voce della ragazza risuonò nel nulla “Ora è troppo presto per delle risposte…. vai Draco… vai dai tuoi… ti stanno cercando”. Draco si coprì gli occhi con una mano per ripararsi dal vento e urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, cercando di superare il fragore frusciante dell’erba e delle foglie sbattute dal vento.

“Ma… ma come ti ritrovo e quando?” riuscì ancora a dire costretto poi dalle forti raffiche a piegarsi su se stesso e ad accucciarsi a terra. Una strana sensazione di torpore s’impadronì di lui facendolo cadere in un sonno profondo. Sonno che lo cullò e portò in un oblio senza tempo ma ricco di ricordi. La sua mente fu invasa da immagini della sua fanciullezza, quando ancora non sentiva addosso come ora il peso di essere un Malfoy. Cosa che comunque lui apertamente non avrebbe ammesso mai… nemmeno a se stesso!

Vide sua madre porgergli le braccia e accoglierlo in un caldo abbraccio, da quanto non provava più quella sensazione di sicurezza che si ha tra le braccia della mamma. Non che sua madre non fosse affettuosa con lui anzi! Era proprio lui che da una certa età in poi come molti maschietti, aveva cominciato a rifiutare certe effusioni.

Gli apparve poi la figura di suo padre, in piedi che lo sovrastava con la sua solita aria severa. Da quanto si ricordava, non aveva mai avuto grandi manifestazioni d’affetto da parte sua ma solo qualche pacca sulle spalle quando, secondo il suo parere, aveva rispettato gli insegnamenti che gli erano stati dati.

Rivide i primi anni di scuola, le prime soddisfazioni nell’essere un Malfoy e le prime umiliazioni cominciate… cominciate con l’arrivo di quel Potter.

Quel suo sogno, quella specie di viaggio nella sua vita si riempì di odio, di odio verso quel ragazzino che più di una volta lo aveva ridicolizzato e fatto apparire un inetto agli occhi del padre. L’odio che provava per Harry e per tutto quello che rappresentava si era poi allargato a tutti quelli che lo ammiravano, insegnanti compresi. Un odio troppo grande da provare per un ragazzino di quell’età, un odio che aveva continuato a crescere con lui, e ora che era ormai un giovane uomo era diventato di un’immensità inimmaginabile rendendolo astioso in sostanza con chiunque.

Le immagini continuavano a susseguirsi mentre lui era invaso da queste sensazioni e quando arrivarono al culmine d’un tratto apparve lei. Lo guardava e gli sorrideva con dolcezza, quella dolcezza che aveva rifiutato dalla madre ma che da lei non riusciva a respingere. Rimase a guardarla indeciso se allungare una mano verso la sua figura ma quando finalmente si decise, all’improvviso tutto intorno a lui divenne buio… buio e nero! Non vide più nulla, non sentì più nulla se non il battere rallentato del suo cuore e poi nemmeno più quello!

 

*** * ***

 

“Draco… Draco mi senti? Svegliati figlio mio” la voce preoccupata di sua madre lo fece destare. Aprì lentamente gli occhi che richiuse subito per la troppa luce “Do… dove sono?” chiese.

“Sei nel salotto dei Khoocs, ti abbiamo trovato rannicchiato nella neve ai piedi della scalinata in giardino. E’ un miracolo che tu sia vivo con quel freddo!” spiegò la madre che continuava a carezzarlo e controllando che fosse illeso.

Il padre di Draco intervenne con voce che via via si faceva sempre più severa “Per tutta la notte ti abbiamo cercato, si può sapere che cosa hai fatto ieri sera e perché sei uscito a vagabondare nel parco?”

Sentendo il timbro così aspro nella voce del padre, Draco si ridestò del tutto e si mise a sedere sul divano, dove l’avevano sdraiato. Alzò poi il viso per guardarlo e si sentì completamente smarrito non riuscendo a ricordare molto. Aveva tanta confusione in testa.

 “Ieri sera….” disse in un soffio sforzandosi di far chiarezza nella sua mente offuscata da mille immagini che si sovrapponevano tra loro. Abbassò lo sguardo sulle sue mani che teneva in grembo ancora strette a pugno e quando le aprì in quella destra, si accorse d’avere dei petali di rosa rossa. Fu come se un fulmine gli passasse davanti agli occhi, in un attimo gli tornò tutto alla mente, la radura, il pozzo, la ragazza e quello strano profumo di rose insieme alle parole che lei gli aveva rivolto. Guardò il padre e non sicuro che potesse capire la verità, gli disse la prima cosa che gli venne in mente. Il padre lo ascoltò senza batter ciglio e pur sapendo che mentiva non gli disse niente. Ne avrebbero riparlato con calma a casa loro, la situazione era già abbastanza imbarazzante e non era il caso di aggiungere vergogna al loro nome davanti ai loro amici.

Lo sguardo di disappunto che gli dedicava Lucius, non lo aveva abbandonato un solo minuto, lo aveva seguito attentamente a ogni movimento, anche al più banale tanto da farlo sentire sotto a un enorme pressa.

Era frastornato, si sentiva stanco e indolenzito. Sua madre non smetteva di fargli domande sul come stesse mentre gli posava la mano sulla fronte o, gli tastava i polsi per assicurarsi che le sue condizioni fossero davvero buone, e questo non lo aiutava di certo a rimettere ordine sui fatti accaduti quella notte. Aveva bisogno di calma per pensare e di certo lì non gli era concessa. Doveva fare in modo di tornare al Malfoy Manor e chiudersi in camera sua, ma come prima cosa doveva trovare una scusa più che valida da propinare a suo padre. Non poteva certo raccontargli quello che era successo veramente, era sicuro che non gli avrebbe mai creduto.

“Mamma… andiamo a casa, non mi sento molto bene!” disse con la tazza di tè bollente, che gli avevano dato, a pochi millimetri dalle labbra. Lanciò allo stesso tempo una velocissima occhiata al padre, l’osservava ancora con il medesimo sguardo di rimprovero.

“Certo caro, andiamo!” rispose Narcissa passando un braccio intorno alle spalle di Draco aiutandolo così ad alzarsi “Grazie di tutto Velvet, ci sentiamo presto e scusami tanto per tutto questo disturbo!” continuò voltandosi verso la padrona di casa che per tutto il tempo era rimasta in disparte seduta su una delle poltrone del salotto. Nel suo sguardo una strana espressione che Draco non mancò di notare. Che lei avesse capito? Che lei sapesse? Domande queste che almeno per ora non potevano trovare risposta!

 

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborry – ti ringrazio ancora sia perché continui a leggere sia per i commenti che mi lasci! Quando si crea qualcosa è vero che lo si fa prima di tutto per se stessi ma sapere che è apprezzato è tutt’altra soddisfazione.

Per quanto riguarda Astoria, ora che mi hai detto che è la moglie me la sono ricordata subito. Era il nome che non mi diceva un gran che, forse proprio perché nominata solo nell’epilogo della saga.

Ed eccoci al 3 capitolo, spero che non ti sembri che vada troppo a rilento… con il fatto che sto improvvisando a volte i capitoli cambiano anche numerazione quando li rileggo :P Spero davvero che continui a piacerti e che continui a leggermi e dimmi sempre cosa ne pensi!

Un bacione! ^_^

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 4

 

 

 

 

Il viaggio di ritorno sembrò durare un’eternità. Il riverbero del sole sulla neve gli feriva gli occhi costringendolo a voltare il viso verso l’interno e ad accostare la tendina del finestrino. Gli bruciavano terribilmente non riuscendo a tenerli fissi per molto tempo su niente. Si voltò ancora e guardò sua madre che era persa in chissà quali pensieri ma che gli sorrise appena si accorse dello sguardo su di lei. Guardò poi suo padre, seduto di fronte. Lo stava ancora osservando con aria severa senza dir nulla e senza far trasparire nulla di quanto sicuramente aveva da dire. Posò la testa indietro, sul sedile, e chiuse gli occhi respirando a fondo chiedendosi quanto sarebbe durata la ramanzina questa volta, cosa gli sarebbe costato.

Come la carrozza si fermò, Draco scese in fretta facendo un gesto vago con la mano verso i suoi, imboccando subito il grande portone dove vi sparì dietro. Non avrebbe aspettato che scendessero, non avrebbe aspettato di entrare per farlo assieme a loro, l’unico pensiero era di raggiungere la sua stanza e chiudersi dentro.

Mentre saliva le scale che lo portavano al piano superiore si accorse di avere i sensi tesissimi. Si aspettava da un momento all’altro che suo padre lo richiamasse per parlargli ma al contrario di quanto immaginava non successe nulla. Non lo chiamò e non lo fermò!

Una volta in camera chiuse la porta e ci si poggiò contro slacciandosi il mantello che lasciò cadere a terra. Rimase qualche minuto così senza fare nulla, ad ascoltare semplicemente il ritmo del suo respiro che solo ora gli sembrava tornato normale. Fece poi qualche passo in avanti verso il grande letto a baldacchino dove pochi minuti dopo si sdraiò a pancia all’aria  portandosi le mani dietro alla testa, rimanendo così a fissare le morbide pieghe delle tende legate contro le colonnine in marmo d’alabastro. Abbassò un braccio e infilò la mano in tasca tirando fuori i petali stropicciati. Se li portò vicino al naso, profumavano ancora! Rimase a rimirarli a lungo girandoseli tra le dita.

Non fosse per quelli, si sarebbe convinto del tutto che il vissuto la notte appena trascorsa era stato solo frutto della sua immaginazione, solo un lungo e strano sogno. Ma quei due petali di rosa in pieno inverno erano la testimonianza tangibile che non aveva immaginato nulla. Si girò su un fianco e sospirò ripercorrendo con la memoria gli accadimenti in quella radura. Sorrise al ricordo di lei e di come si era spaventato. Lui Draco Malfoy che si spaventava davanti ad una ragazza… al fantasma di una ragazza perché quello era, non c’era altra spiegazione.

Ripensò alle sue labbra così carnose, al seno che veniva magnificamente messo in evidenza dalla morbida veste, a come sarebbe stato poterla toccare o magari baciare. Uno strano senso di calore lo invase facendogli socchiudere gli occhi e sorridere ancora di più. Ma poi d’un tratto si alzò di colpo mettendosi seduto e scrollando la testa si diede dell’idiota. Ma cosa andava a pensare? Solo le femmine fanno pensieri del genere!!!

Decisamente la nottata era stata pesante e lui aveva l’assoluto bisogno di una doccia.

Non aveva ancora finito quel pensiero che era già in piedi diretto verso la stanza da bagno. Abilmente si era sfilato l’elegante tunica e con la stessa abilità aveva slacciato i bottoni della camicia facendola scivolare a terra. Allungò un braccio fino a raggiungere il pomello del rubinetto  nella doccia e lo scroscio d’acqua calda animò il silenzio che c’era stato fino a quel momento. Si fermò davanti al lavandino avvicinando il viso allo specchio. Non aveva una buona c’era, pur avendo la carnagione chiarissima risultava pallido e delle ombre scure gli cerchiavano gli occhi. Aveva proprio bisogno di una buona dormita!

Slacciò la cinta e la chiusura dei pantaloni che finirono anch’essi a terra insieme alla biancheria, poi s’infilò,  senza pensarci due volte, sotto il getto d’acqua bollente.

Il vapore che lo avvolse, le gocce bollenti che gli scivolavano lungo il corpo ben modellato disegnando strade immaginarie che s’intersecavano tra loro, gli regalarono quella tanto agoniata sensazione di pace che aveva cercato così disperatamente. I capelli si erano appiccicati al viso dividendosi in ciocche e mettendo ancor più in evidenza i bei lineamenti che aiutati dal caldo creatosi si stavano rilassando allontanando quell’espressione dura tenuta fino a quel momento.

Alzò il viso verso il getto d’acqua cercando di pensare a quale sarebbe stata la miglior cosa da fare. Ritornare il prima possibile in quel luogo o aspettare il ritorno alla scuola e cercare notizie nei libri della fornitissima biblioteca di Hogwarts?

Sicuramente cercare notizie sarebbe stata la cosa più sensata ma si sa che gli adolescenti in casi come questi prendono sempre la decisione opposta.

Uscito dalla doccia con un asciugamano legato intorno ai fianchi tornò nella sua camera sgocciolando un po’ ovunque e si fermò davanti allo specchio a rimirarsi ancora. Si, decisamente non era male! In quel momento gli tornò in mente l’ultima volta che alla scuola era stato con una ragazza. Proprio la sera prima di tornare a casa per le vacanze. Si ricordava benissimo i gemiti di lei, e di come lo guardava durante e dopo. E della delusione che le aveva letto negli occhi quando aveva capito che per lui non era stata altro che una delle tante e nemmeno delle migliori tra l’altro. Non si era nemmeno preoccupato di non farglielo capire, anzi il suo atteggiamento distaccato e anche un po’ annoiato era stato molto più significativo che se gliel’avesse detto a voce.

Sorrise malizioso e con una punta di superbia e cattiveria ricordò anche, come lei avesse cercato di coprirsi quando lui le aveva intimato di andarsene e soprattutto di come avesse cercato di trattenere le lacrime che le pungevano insistentemente gli occhi.

Continuando a pensare a quei, per lui, piacevoli ricordi lasciò cadere l’asciugamano a terra e s’infilò sotto le coperte senza nemmeno mettersi il pigiama e si addormentò quasi all’istante.

un sonno agitato anche se profondo, tanto che quando si svegliò si accorse di essere completamente scoperto. Le lenzuola erano aggrovigliate in un angolo ai piedi del letto e il cuscino era finito a terra.

All’improvviso sentì un forte profumo di rose che quasi lo stordì. Una leggera e argentea risatina si espanse nell’aria e svanì subito dopo insieme  quel  forte profumo, facendo ripiombare la stanza nel più assoluto silenzio.

Draco improvvisamente si guardò rendendosi conto di essere completamente nudo e provò un moto di vergogna sentendosi stranamente osservato anche se nella stanza non c’era nessuno otre lui.

Si tirò il lenzuolo verso di se fino a coprire le parti intime e con un leggero rossore corse verso il cassettone a prendere della biancheria da infilarsi in fretta. Tanto in fretta che rischio di capitombolare a terra!

Una volta infilatosi un paio di boxer si sentì subito più a suo agio e cominciò a scrutare meglio la stanza in cerca di qualcosa che potesse confermare o smentire del tutto il suo sospetto di non essere solo. Frugò da per tutto, anche nei posti più impensabili o chiaramente impossibili. Ma non trovò nulla se non i due petali di rosa finiti a terra sotto il letto. Sembravano ancora appena colti dalla corolla del fiore nonostante fossero un po’ stropicciati. Li raccolse con cura e li chiuse dentro al cassetto del comodino, sentendosi ancora una volta un’idiota. Cominciavano a essere troppe due volte in un giorno!

S’infilò un paio di pantaloni blu e una maglietta un po’ consunta di colore  grigio e scese di sotto a cercare la madre, sperando allo stesso tempo di non dover incontrare il padre.

Cominciò a girare per casa cercandola per poter chiederle in maniera, naturalmente molto vaga, qualche informazione sulla famiglia Khoocs, e sul loro castello. Magari sarebbe riuscito a carpire qualcosa che potesse avere a che fare con quanto successo la sera prima.

Trovò la madre nel salone grande intenta a sistemare delle decorazioni. Quando ella si voltò e lo vide spalancò gli occhi e con voce sconcertata gli chiese

“Draco ma che ti sei messo addosso?”

Draco si guardò stupito non capendo la reazione di sua madre, non notava nulla di strano.

Fissò la decorazione che teneva tra le mani Narcissa e in quel momento venne come folgorato da un lampo e ricordò che era il giorno di Natale. Quella sera, erano loro ad avere ospiti.

“Tesoro, non stai ancora  bene?” chiese Narcissa scrutando il figlio con attenzione. Quell’espressione persa non la convinceva per nulla. Suo figlio aveva qualcosa, qualcosa che probabilmente aveva a che fare con la sera prima.

Hai ragione madre Non sto ancora bene e…!” rispose subito Draco

“No amore mio, non puoi non esserci, sai quanto ci tiene tuo padre, almeno fin quando siamo a tavola resisti, poi magari ci penso io a parlare con lui!” lo interruppe addolcendo però sia lo sguardo che la voce mentre gli si avvicinava per posargli una mano sulla fronte.

Draco si scansò non amando il contatto fisico di nessun genere, a parte quello in determinati momenti con le ‘sue ragazze’ di passaggio ma in quei casi,i doveva essere lui a decidere come e quando… era lui che comandava!

Narcissa rimase con la mano sollevata ma non disse nulla e Draco sbuffando tornò sui suoi passi e andò a cambiarsi per essere presentabile ad  un’altra noiosissima serata a cui avrebbe di gran lunga preferito una lezione con il professor Piton!

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborry – ti ringrazio ancora per il fatto che continui a seguirmi e che mi lasci un segno del tuo passaggio ^_^  Non posso rispondere apertamente a quello che mi chiedi, rovinerei l’effetto sorpresa se mai ce ne fosse una! :P Ti dico solo di portare pazienza…  ^_^

Davvero disegni? Hai mai pubblicato qualcosa on line? Se si, si possono vedere? Io mi diverto a fare colorize più che altro, è una tecnica che mi piace moltissimo^^

Un bacione! :-*

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 5

 

 

 

 

Tornato in camera, si cambiò alla svelta per poi ridiscendere al piano sottostante e tornare dove aveva lasciato sua madre. Percorrendo il lungo corridoio che portava al salone, passò davanti allo studio del padre. La porta era accostata e lui sentì provenire dall’interno una discussione abbastanza animata. Una delle voci la riconobbe subito, quella di suo padre era inconfondibile, mentre l’altra non riusciva ad accoppiarla a nessun viso che conosceva. Si avvicinò con circospezione cercando di sbirciare dentro e vedere chi ci fosse oltre a Lucius, che dava le spalle alla porta. Ma proprio mentre stava sporgendosi un po’ di più per avere più visuale, quest’ultimo si girò di scatto e lo fulminò con lo sguardo avvicinandosi a grandi passi verso di lui. Draco indietreggiò con un senso d’angoscia crescente che però lasciò spazio alla perplessità quando il padre senza dirgli nulla chiuse  la porta davanti al suo viso.

Rimase per alcuni minuti di fronte a quell’anta chiusa sbattendo le palpebre e chiedendosi cosa stesse succedendo, in quelle poche ore gli sembrava che la sua vita stesse prendendo delle vie piuttosto misteriose. Riprese quindi a dirigersi verso il salone rimuginando sui pensieri che continuavano a intricarsi sempre di più e appena vide sua madre, senza indugiare oltre aprì la bocca per fargli quelle domande che si portava dentro dalla sera prima più quelle altre che gli  si erano create da  poco.

Purtroppo quando arrivò nella grande stanza, alcuni degli ospiti erano già arrivati e lui dovette rimandare ancora. Cominciò come la sera prima una serie di saluti e convenevoli che non aveva proprio voglia di fare, ma quasi subito le porte della sala da pranzo furono aperte e presto la maggior parte dei commensali era più impegnata a mangiare che a parlare. Draco osservò la tavola e i suoi ospiti accorgendosi che c’erano dei posti vuoti. Suo padre ancora non era arrivato ma le persone mancanti  erano più di una.

“Qualcuno non è venuto madre!!!” fece notare alla madre indicando con un gesto del capo le sedie vuote dall’altra parte della tavolata.

“I Khoocs! Hanno avuto un imprevisto!” rispose distratta Narcissa continuando poi a conversare con la strega davanti a lei.

“E papà?” chiese ancora distogliendola  di nuovo  dalla sua conversazione.

“E’ nel suo studio. Ha degli affari importanti da sbrigare!” rispose tranquillamente come fosse normalissima quella situazione il giorno di Natale e con la casa piena di ospiti.

Ecco che la mente di Draco riprese a rimuginare, quella famiglia riappariva nei suoi pensieri, anche se lui non aveva chiesto apertamente nulla su di loro. Si domandò  se fosse solo una coincidenza o c’era davvero qualcos’altro sotto. Ne era sempre più convinto e cominciava a sospettare che anche gli affari importanti del padre ci avessero a che fare!

La serata sembrava non passare mai e non capiva se il motivo fosse perché era davvero  noiosa o se la sua brama di poter porre quelle domande ed avere delle risposte, la rendessero tale. Fortunatamente però, nessuno sembrava accorgersi della sua insofferenza, erano tutti presi nel conversare con chi gli era accanto o di fronte e solo quando fece il suo ingresso Lucius tutti si azzittirono voltandosi verso il padrone di casa. C’era un’atmosfera particolare quando arrivava suo padre, era come se le persone rimanessero in sospeso senza saper più cosa fare, come se aspettassero la sua approvazione anche solo per respirare. E si rese conto, guardando le facce intorno a lui, che non era il solo a cui  faceva quell’effetto. Infatti ad un sorriso e ad un cenno della mano di Lucius il chiacchierio unito al tintinnare delle posate nei piatti riprese allegramente come non fosse successo nulla.

Dopo un lasso di tempo che a Draco sembrò infinito, quella lunga cena finì e lui con la complicità della madre riuscì a sgattaiolare in camera sua.

Sicuramente i suoi avrebbero avuto da fare fino a tardi quella sera e nella sua mente cominciava a delinearsi una certa idea. Mentre si cambiava infilandosi qualcosa di più comodo, un serafico sorriso si dipingeva sulle sue labbra. Si diresse poi verso la porta prendendo al volo il pesante mantello ma proprio davanti alle enormi ante in legno si fermò girandosi e prese a fissare il cassetto del comodino dove aveva riposto i petali. Non sapeva bene perché ma doveva prenderli e portarli con sé. Guardò poi la finestra e si convinse che probabilmente sarebbe stato più prudente uscire da li che dalla porta.

L’aprì e si mise seduto sul davanzale con le gambe a penzoloni nel vuoto. L’altezza era notevole e a dire il vero gli faceva anche un certo effetto ma vedendosi di fronte il viso di Harry che sembrava poter superare qualsiasi cosa, scacciò quella sensazione e si buttò giù farfugliando qualche parola magica. La neve sotto di lui si mosse velocemente accumulandosi in una morbida e soffice collinetta su cui atterrò di fondoschiena senza farsi molto male. Si alzò un po’ ammaccato e dopo essersi spazzolato con le mani  via la neve da dosso,  prese a correre verso una costruzione in legno e mattoni dietro al castello. Era una mezza specie di rimessa dove tenevano la carrozza e le scope. Prese la sua Nimbus 2001 e si diresse sempre correndo verso la cancellata che circondava il grande parco del Malfoy Manor. Una volta sotto l’inferriata gettò la scopa dall’altra parte e poi si arrampicò fino in cima e scavalcò senza grande fatica. Fuori dalla recinzione si allontanò ancora un po’ a piedi, poi montò a cavalcioni della sua scopa e volò velocemente verso il castello dei Khoocs.

Arrivò in un batti baleno, tanto che dovette frenare bruscamente per non finire contro una delle colonne  che si ergevano ai lati della grande cancellata.

Ora il problema era riuscire ad entrare senza attirare l’attenzione. Guardando attentamente il castello, Draco si rese conto che non c’era nessuno. Era tutto buio,  non c’erano luci alle finestre che testimoniassero la presenza di gente all’interno. Probabilmente si erano mossi per andare a casa sua e da quello che poteva vedere non sembrava esserci anima viva. A quel pensiero ridacchiò tra se e se!

Un forte e roco cigolio però lo fece girare allarmandolo, l’enorme cancello in ferro battuto si stava lentamente aprendo. Draco non si mosse cercando di valutare se fosse un buon segno oppure no. Rimase immobile fin quando il cancello non fu del tutto spalancato, poi si guardò intorno, qualcosa o qualcuno dovevano aver messo  in moto quel meccanismo, ma non vide nessuno.

Le ante si fermarono del tutto rimbalzando leggermente contro il paracolpi nascosto nella neve e il rumoroso cigolio cessò lasciando che la notte tornasse ad essere silenziosa. Una brezza si alzò gelida costringendo Draco a tirarsi su il colletto del mantello e ad incassarsi un po’ nelle spalle cercando di proteggersi dal freddo che stava diventando sempre più tagliente.

“Vieni dai, non indugiare oltre Draco!” quelle parole gli arrivarono leggere mischiate all’acuto sibilo del vento che aveva preso a tirare più violentemente.

“Dove?” chiese lui girandosi da una parte e poi dall’altra cercando di capire in quale direzione dovesse andare.

“Lo sai…. Dai vieni!” disse ancora quella voce che Draco aveva riconosciuto all’istante.

Si voltò verso il bosco di sempre verdi e vide un chiarore sprigionarsi dal centro.

“Arrivo!” esclamò cominciando a camminare a passo svelto verso quella macchia di color verde. “Ehi, ascolta!” disse ancora affannandosi tra la neve alta “Sto arrivando ma tu non te ne andare, aspettami!” comandò infine con tono quasi minaccioso.

In pochi minuti si ritrovò nel folto del bosco e dopo pochissimo, nella radura che sembrava essere completamente identica a come se la ricordava. Volse lo sguardo verso il pozzo e ci si avvicinò.

“Dove sei?” chiese con la voce spezzata dal fiatone “Io sono qui ma tu?” disse ancora  posando le mani sulle ginocchia e cercando di respirare più lentamente.

“Ciao!” esordì la ragazza uscendo da dietro gli intricati rovi “Sei venuto, lo sapevo che saresti venuto!” ripeté  mentre gli occhi prendevano a brillarle di una vitalità nuova.

Draco alzò il viso verso di lei spalancando gli occhi con stupore , solo vedendola in quel momento si ricordò di quanto fosse bella.

“Si sono qui!” le fece eco mentre un sorriso prendeva ad illuminagli il volto ma rendendosi conto di cominciare ad essere troppo affabile indurì subito la voce!

 Cosa vuoi da me, perché mi hai fatto venir qui?” chiese senza nemmeno prendere fiato e gonfiandosi nel tentativo di  risultare più alto ed avere lo stesso atteggiamento imponente del padre.

Lei rise divertita e gli girò intorno sfiorandogli una spalla mentre lui  buttava di getto l’aria fuori dai polmoni, avendola trattenuta troppo. Quel tocco era leggero, appena percepibile ma gli lasciò una sensazione di gelo e calore insieme.

“Allora?” chiese spazientito non avendo avuto risposta, incrociò le braccia al petto e inclinò il viso da un lato aspettando con aria di sufficienza.

“Prima di tutto non sono io ad averti fatto venire qui, ci sei venuto da solo!” puntualizzò lei sempre più divertita dalle espressioni sul suo viso “Secondo è troppo presto per spiegarti tutto ma dovevo essere sicura che tu fossi quello giusto!”

“Giusto per cosa?!” sbotto con impeto Draco non capendoci nulla  di quello che lei stava dicendo.

“Per aiutarmi!” rispose tranquilla la ragazza passandosi una mano tra i lunghi capelli per sistemarli meglio e togliersi delle ciocche dal viso.

Draco rimase inebetito a guardarla, quel viso era di una bellezza sconvolgente, la pelle chiarissima e quegli occhi così scuri e profondi impreziositi da delle folte e lunghe ciglia nerissime. Il modo in cui si muoveva era molto più che aggraziato, quasi sembrava che non toccasse terra quando camminava. La veste che indossava, nonostante fosse larga, non nascondeva, le lunghe gambe affusolate e il corpo armonioso che conteneva. E quel profumo di rose che emanava, ora ne era sicuro proveniva da  lei e non dal roseto aggrovigliato al pozzo.

La ragazza gli girò nuovamente intorno fermandosi vicinissima. Così vicina che Draco poteva vedere senza alcuna difficoltà le morbide curve del seno sparire nella scollatura. Cominciò a sentire un qualcosa alla gola, come se si restringesse e sudando freddo deglutì a fatica.

travolto da delle sensazioni violente, sensazioni che mai era gli era capitato di sentire per una ragazza. Un Malfoy non poteva farsi travolgere a quel modo, ribadì tra se e se scrollando il capo. E recuperato un po’ di coraggio si decise a fare il primo passo, doveva pur farle capire chi era a comandare! Allungò  una mano per afferrarle un braccio  ma con un veloce movimento lei si ritrasse fermandosi solo quando si sentì ad una distanza sicura.

Draco rimase da prima sconcertato da quell’atteggiamento e poi si sentì offeso nel profondo dell’anima!

“In cosa devo aiutarti?” chiese poi con tono acido piegando le labbra in una smorfia e cercando allo stesso tempo di non far trapelare quanto fosse arrabbiato dal suo comportamento, mai una ragazza aveva osato respingerlo a quel modo, a parte quella sporco mezzosangue della Granger.

Nel percepire quell’acidità le labbra di lei s’incurvarono in un leggero sorriso, sapeva molto più di quanto Draco potesse immaginare. Si voltò poi di tre quarti mettendo in evidenza un collo sottile da cigno e assottigliando gli occhi sibilò

 “Nessuno ha detto che devi aiutarmi… e comunque non ora Draco, non c’è tempo, lo saprai al momento dovuto…” fece una piccola pausa rimanendo in silenzio a guardarlo, poi diventò terribilmente seria. Il vento prese a vorticarle intorno velocemente ma a parte i capelli che svolazzavano selvaggiamente non sembrava lei se ne accorgesse “Ora tu….  devi prometterlo, devi promettermi che ci sarai!”

Draco fece per avvicinarsi accorgendosi che la sagoma della ragazza stava lentamente perdendo corpo diventando via via  sempre più trasparente.

“Esserci? Dove? Quando? E per cosa?” chiese tutto d’un fiato dimenticandosi di essere terribilmente in collera..

“Ehi???” urlò poi riparandosi gli occhi con una mano. Il vento ora aveva invaso l’intera radura e tirava sempre più forte. Foglie e petali vorticavano sopra e intorno a loro, l’erba frustava la terra con violenza e tutto sembrava più cupo e buio.

“Promettimelo!” esclamò ancora lei ormai quasi del tutto sparita “Promettimelo Draco!”

“Si te lo prometto!” rispose di getto il biondo mago urlando contro il vento “Te lo prometto!” ripeté ancora vedendola sparire totalmente.

In quello stesso istante  il vento, come aveva cominciato, smise di tirare e la calma riprese possesso di quella radura che sembrava fosse stata  vittima di un tornado.

Draco corse al pozzo e ci girò intorno…  inutilmente. Provò a pronunciare qualche incantesimo rivelatore, ma non servirono nemmeno quelli, di lei non c’era più traccia! Si mise quasi istintivamente una mano in tasca e sentì i petali che aveva portato con se. Li tirò fuori e se li passò tra le dita come volesse rassicurarsi ancora, che non stava sognando e che quello a cui aveva assistito era reale.

Per quella sera, ormai ne era sicuro, non l’avrebbe rivista, quindi girò su se stesso e tornò sui suoi passi voltandosi però di tanto in tanto. Ripercorse il tragitto fino al cancello che era ancora aperto e come lo oltrepassò, lentamente si mosse all’inverso per chiudersi.

Poco dopo sentì un altro cigolio, questa volta non proveniva dal castello ma erano chiaramente le ruote di una carrozza. In un attimo raccolse la sua scopa e con una veloce corsetta si nascose tra i cespugli ai lati della strada rimanendo a guardare.

La carrozza dei Khoocs stava facendo rientro e Draco guardò l’orologio rendendosi conto che era terribilmente tardi. Se non si fosse sbrigato i suoi si sarebbero accorti della sua assenza. Salì nuovamente a cavalcioni della sua Nimbus e tornò di volata  a casa.

La finestra era ancora aperta, nessuno allora era venuto a cercarlo! Ci s’infilò con tutta la scopa saltandone giù al volo e rischiando di mandare all’aria il comò che si era ritrovato, davanti senza sapere come.

Subito dopo sentì bussare alla porta e preso dal panico si tolse velocemente il mantello che butto insieme alla scopa nel bagno chiudendo poi la porta.

“Avanti” disse con voce rotta dal fiatone  buttandosi sul letto. Prese il primo libro che gli capitò sotto mano e lo aprì ad una pagina a caso.

L’esile figura di Narcissa fece capolino dalla porta!

 “Volevo vedere come stavi!”  disse osservandolo attentamente sicura che stesse combinando qualcosa.

“Bene!” le rispose immediatamente Draco tirandosi indietro, con non curanza, i capelli arruffati  “Stavo leggendo” precisò inoltre  per assicurarsi che fosse chiaro quello che faceva.

“Lo vedo!” esclamò la madre inclinando la testa da un lato “Ma.. dimmi leggi sempre così?” la domanda le uscì spontanea assumendo un espressione interrogativa sul viso..

Draco non capì subito cosa intendesse poi osservando meglio le pagine del suo libro si rese conto che era capovolto. Allargò un incerto sorriso e balbettò qualcosa su un esperimento che stava conducendo.

Narcissa lo guardò poco convinta e abbassò lo sguardo sulle scarpe bagnate e infangate ma non gli disse nulla. Sospettava che il figlio covasse qualcosa da quella famosa sera ma sapeva anche, che insistere sul farsi dire che stava combinando, con lui non serviva. Sorrise dolcemente e gli augurò la buona notte chiudendosi la porta alle spalle.

Draco sospirò e posò il libro preparandosi poi per la notte. Fino a pochi minuti prima non gli sembrava ma ora si sentiva davvero stanco. Si mise a letto e dormì profondamente e bene.

La mattina dopo quando si svegliò gli sembrava di essere un leone. Si stiracchiò nel letto mettendo in evidenza il suo bel corpo scultoreo e si alzò. Il vizio di dormire completamente nudo non l’aveva perso. Solo alla scuola era costretto a indossare il pigiama visto che non era solo nella camera ma lui adorava dormire senza nulla addosso. Si lavò e vestì fischiettando per nulla turbato dai ricordi della sera prima, anzi si sentiva soddisfatto di averla data a bere ai suoi. Ora la cosa che più gli interessava era cominciare ad indagare su quella ragazza.

Scese facendo le scale quattro a quattro e passò in cucina a prendere un muffin alla carota e masticando vistosamente si diresse verso la serra sicuro di trovarvi la madre. Li però non c’era. Cominciò un tour della casa ispezionando le varie stanze in cui era solita soffermarsi. Adorava quel castello, i lunghi corridoi percorsi da pregiati tappeti e con le pareti impreziosite da finissima carta da parati e ritratti di famiglia. Amava l’odore di antico che emanavano certi mobili, il colore brunito degli specchi, il calore emanato dal fuoco nei caminetti. Passando davanti al salottino dove di solito Narcissa si dedicava alla lettura,  la vide. Era  intenta a spostare dei libri da una poltrona al tavolino.

Draco entrò deciso continuando a mangiare il muffin che gli si sbriciolava tra le mani seminando molliche sul tappeto e ancora con la bocca piena esclamòBuon giorno madre, hai tempo per  ascoltami, ho delle domande che dev…”

Le parole gli si congelarono in gola mentre una stranissima sensazione lo assalì allo stomaco.

“Ohhhh, Draco. Finalmente eccoti.” disse Narcissa illuminandosi in viso alla vista di quel suo figlio che amava tanto.

“Velvet ci ha portato una piacevole sorpresa, ci ha portato sua nipote!!

Draco era impietrito continuando a fissare la ragazza accanto alla signora Khoocs, anche se di spalle l’aveva riconosciuta… l’aveva riconosciuta all’istante.

“Lei è Cinthia!” disse ancora sua madre afferrandolo per un braccio e tirandolo con se verso la ragazza che lentamente si stava girando verso di lui.

Capelli scuri, occhi nerissimi e profondi, figura esile ma molto armoniosa e un’ormai familiare profumo di rose.

Lei si voltò di tre quarti inclinando leggermente il viso e gli sorrise mentre quel particolare luccichio prese a brillarle negli occhi.!

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborry – scusa il ritardo ma ho avuto un week pieno e stressante! Ho cercato poi di dare una sistemata a quello che avevo scritto… ma non so con quale esito!! :-P Spero però che questo capitoletto ripaghi l’attesa! ^_^

Ho visto i tuoi disegni, sei davvero bravissima. Mi piacciono molto, soprattutto quelli su Georgie e lady Oscar che mi ricordano quando ero pupa^^ Ma scrivi anche storie, o solo disegni. Nel senso fai proprio strisce di fumetti?

 

Un grazie grande grande a tutti quelli che mi seguono, anche se non lasciano commenti! ^_^

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 6

 

 

 

 

“Draco che fai lì immobile?” chiese Narcissa al figlio imbambolato che continuava a fissare incredulo quella ragazza mentre il muffin che teneva in mano ormai era ridotto ad una pallottola di mollica molliccia.

“Eh… si… ecco…” balbettò cercando di ordinare le idee che a dire il vero gli si stavano ingarbugliando del tutto. Non era possibile che fosse proprio davanti a lui, quale strano scherzo gli stavano giocando? Come era potuto accadere?

I suoi occhi vagavano sulla figura di Cinthia cercando una minima cosa che gli desse la conferma di essersi sbagliato, ma più la osservava e più si rendeva conto che lei era identica alla  ragazza vista nella radura.

Ma quella era un fantasma!

Qualsiasi cosa fosse successa era sempre più deciso a vederci chiaro, soprattutto ora, quindi si scrollo dai suoi pensieri e si ricompose assumendo il suo tipico atteggiamento da mago puro sangue.

“Ciao e benvenuta” le disse cerimonioso facendo sparire con uno schioccare delle dita quel che restava del muffin dalla mano. Poi le si avvicinò e socchiuse gli occhi. Un intenso profumo di rose  gli inebriò i sensi riportandolo in quella radura e percependo nella sua testa quella gentile voce che gli ripeteva di aiutarla.

“Sai Draco, Chintia rimarrà dalla zia per un po’ e frequenterà la tua scuola, credo il tuo stesso anno, vero cara?” spiegò Narcissa rivolgendosi poi alla ragazza che annuì con un leggero movimento del capo “E’ per questo che ieri sera non erano presenti al nostro ricevimento, erano andati a prenderla e abbiamo pensato che sarebbe stato carino presentarvi e far si che alla scuola conoscesse già qualcuno, in modo che possa ambientarsi meglio!” continuò entusiasta nel vedere che il figlio provava un certo interesse per quel buon partito.

“Magari potrei mostrarle il giardino e le tue rose, mamma!!” esclamò sarcastico Draco tenendo sotto controllo la reazione della ragazza che invece non dimostrò il minimo interesse per quello che aveva detto.

“Ottima idea figlio mio!” assentì Narcissa sorridendo “Sempre che  vada bene anche a sua zia!” continuò voltandosi verso la signora Khoocs che non fece obbiezione.

I due ragazzi si avviarono, Cinthia seguiva tranquilla Draco che fece apposta tre volte il giro del castello prima di portarla nella giusta direzione e uscire nel giardino dove la madre curava le sue piante con tanta cura. Ma lei anche in questo caso non sembrò accorgersi di nulla e continuò a seguirlo senza dir nulla. In tutto il tragitto non avevano parlato, erano rimasti in silenzio. Draco le camminava due passi avanti  preso nei suoi pensieri, rimuginava su come affrontare quella situazione. Ogni tanto lanciava un’occhiata verso di lei curioso e sorpreso allo stesso tempo. Cinthia dal suo canto era troppo presa a guardarsi intorno. Non era mai stata in un posto così lussuoso, la sua famiglia era bene  ma non così  ricca.

Uscirono nel grande parco e si diressero verso i roseti passeggiando lentamente. Draco continuava a scrutarla con la coda dell’occhio cercando di non farsene accorgere e lei ogni volta sorrideva sapendo invece benissimo di essere osservata.

Camminava con grazia fermandosi di tanto in tanto facendosi vedere interessata a quello che aveva intorno. Aveva proprio l’aria di una fanciullina fragile e delicata ma allo stesso tempo aveva qualcosa di strano.  Draco però  non riusciva a capire di che si trattava. Continuava a pensare cosa le avrebbe potuto dire senza raccontarle esattamente tutto, era sicuro che lei non gli avrebbe reso la cosa facile e girarci intorno cercando di capire le sue reazioni sarebbe stata la tattica migliore.

Dopo circa una mezz’ora che passeggiavano Draco si decise a rivolgerle la parola ma quando si voltò rimase ancora una volta impietrito. Lei non era più dietro di lui. Si girò più volte in varie direzioni ma non riusciva a vederla. Una risatina gli fece alzare il capo e la vide seduta su uno dei rami più alti dell’albero vicino.

“Che fai li?” chiese d’istinto e con un’espressione sorpresa.

“Hai voglia di fare qualcosa di pericoloso Draco?” gli rispose allargando un sorriso che non prometteva nulla di buono.

Le gambe dondolavano nel vuoto regalando una maliziosa visuale a chi vi stava sotto.

“E cosa vorresti fare di pericoloso, giocare a nascondino?” domandò con ironia Draco assottigliando gli occhi per vedere meglio nella semi oscurità del sotto gonna di lei.

“Hai una scopa, anzi meglio due!” chiese lei lasciandosi scivolare giù e atterrando elegantemente a terra gli si strofinò casualmente contro

 “Ho in mente un bel gioco!” continuò con voce bassa, quasi sussurrando, all’orecchio del giovane mago biondo che rabbrividì piacevolmente.

“Certo… è nella rimessa!”

Draco  indicò la costruzione dietro al castello chiedendosi cosa avesse in mente e rendendosi conto che quella ragazza cominciava a  intrigarlo  sul serio.

“Prendile! Che poi andiamo lassù!”  e  voltandosi verso la torre più alta del castello allungò un braccio indicando il balconcino più in alto che c’era.

Draco rimase per un attimo indeciso ma poi si mise due dita in bocca e cacciò due fischi in modulazioni diverse e dalla finestra della rimesse uscirono volando due scope che si andarono a fermare docilmente  proprio vicino a lui che si era tutto gonfiato d’orgoglio per quella magia ben riuscita. Cinthia però non gli diede nessun peso e salita su una delle scope, partì a razzo verso la torre.

Draco preso da un raptus d’ira saltò anche lui sulla scopa e scatto all’inseguimento per raggiungerla e sorpassarla. Gli avrebbe fatto vedere lui chi era il migliore! Quando però lui arrivò su lei era già atterrata e lo aspettava con aria annoiata poggiata al muro.

Ma che lumaca che sei?” esclamò lei ridacchiando mentre Draco diventava di tutti i colori cercando di controllarsi.

“Guarda che io a scuola sono…”

“Si sibla bla bla…” lo interruppe passandogli davanti “Vediamo se hai le palle Draco!” continuò risalendo a cavalcioni  sulla scopa e facendogli cenno di salirgli dietro.

L’arrabbiatura di lui era all’ennesima potenza, tanto che gli tremavano le mani ora strette a pugno. Fece un lungo e profondo respiro cercando di calmarsi, ripetendosi poi che era solo una stupida ragazzina. Quindi si mise a cavalcioni dietro di lei.

“Allora, questo gioco tanto pericoloso!” esclamò in tono di sfida, non fece in tempo a finire di dire l’ultima parola che Cinthia si staccò da terra e si lanciò giù in picchiata tracciando un volo perfettamente parallelo al muro della torre.

L’urlo di eccitazione che uscì dalle labbra di Cinthia si disperse nell’aria che le frustava il viso. Le gambe piegate e strette sotto il manico della scopa il corpo che si fletteva leggermente in avanti davano al volo maggior velocità mentre un leggero dondolio da destra a sinistra e viceversa lo rendeva perfetto nella traiettoria. Solo quando lei decise di buttarsi da un lato la scopa perse la sua andatura lineare cominciando ad eseguire una serie di giravolte su se stessa.

Draco si teneva strettissimo, il viso tiratissimo e sferzato dai capelli che svolazzavano ribelli in balia del forte vento. Gli occhi erano semi chiusi e il capo leggermente inclinat, in modo da proteggersi come poteva dietro la schiena della ragazza. La velocità raggiunta doveva essere di gran lunga superiore al suo record. Non riusciva quasi a respirare per quanto andavano forte!

Ad un certo punto Draco aprì un occhio e subito dopo li spalancò tutti e due cacciando un urlo di terrore agghiacciante! Davanti a se vedeva il terreno roteare e avvicinarsi a una velocità pazzesca. Provò a urlare qualcosa a Cinthia che rise canzonandolo e proprio un secondo prima di toccare terra, tirò con tutte le sue forze il manico all’insù facendo fare alla scopa una parabola riportandola verso l’alto.

Lui riuscì a malapena a chiudere la bocca e ad inspirare che lei riprese a volare velocemente puntando verso la rimessa e infilandosi nella finestra facendo compiere alla scopa una rotazione a trecentosessanta gradi per poi atterrare tranquillamente a terra.

Draco scese respirando a fatica, era imbestialito oltre che spaventato come gli era capitato di rado!

“Ma sei pazzaaaa!!!” gli urlò con tutto il fiato che gli rimaneva “Ma che ci volevi far ammazzare?” continuò prendendola per le spalle e spingendola con forza contro il muro. Lei sorrise accattivante e sussurrò “Paura eh!”

Draco alzò una mano per colpirla ma lei gliela afferrò e guardandolo dritto negli occhi avvicinò il viso al suo. Le loro labbra quasi si sfiorarono mischiando il tepore dei loro respiri. Lui era sempre più sconcertato da quella ragazza ma allo stesso tempo ne era attirato quasi violentemente. Abbassò il suo braccio portandolo dietro la schiena di lei intrappolandole così il braccio. Sorrise e alzò un sopracciglio.

“Nemmeno per sogno!” le rispose fissandola in quei profondissimi occhi neri che s’illuminarono all’istante. Con un veloce movimento lei si divincolò liberandosi dalla sua presa.

“Mi avevano detto che eri un tipo noioso!” esclamò avviandosi alla porta.

“E invece?” chiese Draco rimanendo a guardarla allontanarsi.

Lei si fermò proprio sulla soglia “Chissà forse avevano ragione!”

Rise e si affrettò ad uscire dirigendosi verso il castello. Draco la seguì con lo sguardo fin quando la visuale glielo permise e poi si passo un dito sulle labbra sorridendo.

Non sapeva se quella ragazza aveva davvero a che fare con quella storia della radura ma era sicuro di  due cose.

La prima era che lo avrebbe scoperto in un modo o nell’altro e la seconda… a lui quella ragazza piaceva moltissimo!

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborry – Ciao Terry^^ eccoci al numero sei, questo te lo dedico tutto. Mi sono divertita parecchio nello scriverlo  e nell’immaginare le loro facce, magari un giorno se sei ispirata potresti raffigurare una delle scene del capitolo in un fumetto! ^_*

Un bacio enorme e ancora grazie per essere sempre presente!

 

Un grazie a chi continua a seguirmi in silenzio! ^_^

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 7

 

 

 

 

I giorni passavano in fretta. Draco era sempre più risucchiato dagli impegni che il padre prendeva per lui. Aveva cominciato a introdurlo nel suo giro di amicizie/affari e pretendeva che lui presenziasse ad ogni riunione o incontro tenendolo occupato per quasi ogni momento della giornata. Gli rimaneva ben poco da dedicare a se stesso e proprio per quel motivo aveva sentito la madre e il padre discutere più di una volta.

Fu proprio quella mattina in cui aveva deciso di parlare chiaro e far presente che quelle erano le sue vacanze, e il suo tempo che perdeva dietro a stupide discussioni tra adulti e di cui lui non capiva molto che li trovò nello studio del padre, intenti a parlare di lui. Da prima pensò di entrare ma decise che era meglio fermarsi a origliare ed intervenire una volta ascoltato abbastanza da capire in quale direzione schierarsi.

“Ma Lucius, è solo un ragazzino!” disse in tono lamentoso Narcissa che non si capacitava di come il marito si ostinasse tanto a portare Draco sulla stessa sua strada. “Ha solo diciassette anni e poi non sai neanche se lui è d’accordo, se è questo che vuole dalla vita!” esclamò ancora cercando di farlo ragionare.

“Se è questo che vuole dalla vita?” ripeté Lucius alzando la voce “Perché credi che lui abbia scelta Narcissa? Sai benissimo a cosa è destinata la famiglia Malfoy, c’è un'unica strada da seguire… per tutti!” sibilò infine avvicinandosi alla scrivania per mettere mano a varie carte che vi erano sparpagliate sopra.

“Vuoi dire che…” chiese lei mentre un nodo le stringeva la gola impedendole di parlare.

“Si cara, intendo proprio quello…. La sua chiamata a tu sai chi è prossima!”

A quelle parole Draco si sentì cedere le gambe e facendo un passo indietro si poggiò contro il muro. Gli occhi fissi a terra e un’espressione incredula sul viso.

“Io un mangiamorte?” si ripeté piano scivolando seduto  a terra “Io un mangiamorte….” Rimase lì per alcuni minuti mentre dentro lo studio, i suoi genitori continuavano a discutere. Sua mamma era chiaramente contraria, mentre suo padre… bè non c’era bisogno di ascoltarlo per capire che era molto più che favorevole!

A fatica Draco si rialzò e cominciò a indietreggiare lentamente, voleva scappare, andare lontano e liberarsi la mente ma non si accorse però del tavolinetto dietro di se. Lo urtò e l’antico vaso cinese che vi era sopra rovinò fragorosamente a terra. Il rumore della preziosa porcellana frantumata arrivò fin dentro lo studio e Lucius con un gesto deciso della mano spalancò le porte della stanza. Draco era lì davanti a lui, impietrito, bianco come un cencio e con un espressione indecifrabile sul volto.

“Tesoro, tesoro mio!” esclamò dolcemente la madre appena lo vide e avvicinandosi con un passo verso di lui fece il gesto di abbracciarlo ma il biondo mago alzato  il viso le  puntò lo sguardo addosso. Narcissa si fermò non riuscendo più a muoversi, sentì il sangue gelarsi nelle vene e dei brividi percorrerle la schiena. Tra i ciuffi biondissimi caduti davanti al viso di Draco, spiccavano due occhi color ghiaccio, così duri e freddi. Un’espressione che lei non aveva mai visto in suo figlio.

“Tesoro stai bene?”  chiese titubante cominciando ad essere preoccupatissima nel vederlo così.

“Figlio mio, hai sentito tutto vero?” intervenne subito dopo Lucius con tono severo. Draco spostò lo sguardo sul padre e rispose affermativamente con un leggero movimento del capo. Quell’espressione di ghiaccio lasciò anche Lucius sconcertato.

“Devi esserne fiero, è un grande onore!” disse ancora avvicinandosi al figlio per poi posargli un braccio sulle spalle e spingerlo al centro della stanza.

La conversazione li coinvolse per quasi tutto il giorno, nemmeno per mangiare uscirono da lì. Narcissa stava seduta su una delle poltrone davanti alla scrivania in silenzio, in preda alle preoccupazioni più grandi che una madre può avere per un figlio. Si teneva le mani nelle mani e cercava di non far trapelare nulla. Non era d’accordo ma non si sarebbe mai permessa di contrariare suo marito o porre perplessità in presenza del  figlio.

Draco invece sembrava una statua di sale, era seduto sull’altra poltrona e cercava di seguire tutto quello che il padre stava cercando di spiegargli ma i suoi pensieri correvano veloci, troppo veloci per poter concentrarsi su ciò che doveva.

Quella sera stessa, nella sua camera, quando si ritrovò finalmente solo si concesse di pensare a qualcos’altro. Gli sembrava di aver in testa un pallone che rimbalzava senza sosta. Camminava avanti e indietro inquieto, aveva una gran voglia di evadere e di liberarsi da quelle parole dette dal padre che continuavano a rimbombargli nella mente. Chiuse con forza gli occhi tenendosi la testa tra le mani e improvvisamente gli apparve la figura di Cinthia. Vide il suo viso con quell’espressione maliziosa che aveva avuto nella rimessa dopo la folle corsa sulla scopa. Ripensò a quel sorriso accattivante e anche sul suo volto ne apparve uno leggero che si allargò ulteriormente ricordandosi di quel particolare luccichio che Cinthia aveva nello sguardo.  Era passata più di una settimana e non l’aveva più vista ne sentita. Aveva provato a chiedere notizie a sua madre ed era venuto a sapere che la famiglia Khoocs era in viaggio. Avevano portato la nipote in visita da altri lontani parenti.

Si ritrovò in mano i petali di rosa che aveva sin dalla prima visita alla misteriosa radura e rigirandoseli tra le dita  decise di tornarci nuovamente. In quegli ultimi giorni non aveva avuto molto tempo per pensare a tutta quella storia e ormai mancavano pochissimo alla ripresa della scuola.

Sì, doveva tornare là e catturare più particolari possibili per poi poter portare avanti le ricerche.

Questa volta andò tranquillo fino alla radura, con la scopa, sicuro di non trovare nessuno ma quando arrivò rimase parecchio deluso. Questa era in condizioni pessime, molto peggio di come l’aveva lasciata l’ultima volta. Le erbacce invadevano tutto il perimetro crescendo senza nessuna regola. Di fiori non ce n’erano più e il roseto attorno al pozzo era del tutto secco.

Quella visuale di desolazione lo turbò più di quanto avesse potuto immaginare lasciandogli un senso crescente d’angoscia dentro. Non capiva proprio cosa volesse dire tutto questo. Il perché di quell’incontro la notte della vigilia e di quelli successivi se poi ora non c’era più nulla lì. Quale significato poteva avere!

Tornò a casa più confuso e turbato di prima e cercò rifugio nel suo letto e in un sonno profondo.

 

*** * ***

 

Il fischio del treno al binario nove e tre quarti avvisava i ritardatari di affrettarsi, da lì a pochi minuti gli sportelli dei vari vagoni si sarebbero chiusi e il viaggio verso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts sarebbe iniziato.

Draco era sprofondato comodamente nella sua poltrona immerso in un libro. Le gambe accavallate e il sedere sul pizzo del sedile  in modo da poter stare mezzo sdraiato.

Sul treno a differenza dell’inizio dell’anno scolastico non c’era quasi nessuno, era mezzo vuoto e lui fortunatamente era da solo nello scomparto. Non aveva voglia di parlare con nessuno anche se sapeva che presto non avrebbe potuto evitarlo. Sua madre si era raccomandata tanto perché si riguardasse e soprattutto non si dimenticasse di far da cavaliere a Cinthia.

Al suo pensiero si rasserenò e voltandosi verso il finestrino si perse nel bianco paesaggio invernale che gli sfilava velocemente davanti agli occhi.

Chiuse il libro e alzatosi lo ripose nella borsa. Si stiracchiò rumorosamente e uscì sul corridoio guardandosi a destra e sinistra decidendo poi in quale direzione andare. Sapeva che anche Cinthia doveva essere su quel treno e lui l’avrebbe trovata.

Camminò traballando al ritmo del movimento del treno sbirciando in ogni scomparto. Lo aveva percorso quasi tutto senza trovarla e cominciava a pensare che lei forse sarebbe stata accompagnata direttamente alla scuola dalla zia, ma poi udì un’inconfondibile risata provenire dalla fine del vagone e si affrettò a colmare quella breve distanza.

Quando arrivò davanti allo scomparto e c’infilò la testa dentro esclamò pomposo come si addice ad un Malfoy  “Guarda, guarda chi si vede!” ma poi si ammutolì rimanendo sbigottito.

La trovò tutta presa  a chiacchierare con una delle persone che proprio non poteva soffrire, naturalmente dopo Harry.

“Ciao Draco!” esplose Cinthia gioiosa “Conosci Hermione vero?” continuò indicando la mezzosangue che le era seduta accanto, anche lei doveva essere di ritorno dalle vacanze.

Il biondo mago si fece subito serio e assentì con una mezza smorfia fulminando Hermione con lo sguardo.

“Voi due vi conoscete?” chiese incredule queste ultima non riuscendolo a credere.

Si, mia zia è un’amica intima di sua madre e durante le feste siamo andate a trovarla e così… abbiamo passato una mattinata in compagnia!“ spiegò Cinthia sfumando la voce verso la fine della frase e fissandolo divertita ripensò a quel giorno.

“Faresti bene a venire con me!” disse secco Draco come non avesse sentito una sola parola di quello che lei aveva detto “Non conosci ancora nulla su certa gente!” continuò acido accentuando le ultime parole. “Inoltre sei sotto la mia responsabilità!” aggiunse con tono di rimprovero dandosi le sue solite arie.

 “Perché pensi che io non sia capace di badare a me stessa!” ironizzò Cinthia ridacchiando e posandogli una mano sul petto si allungò verso di lui per schioccargli un bacio sulla guancia.

Draco l’allontanò brusco sotto gli occhi esterrefatti di Hermione che non sapeva cosa pensare. Le era sembrata una ragazza tanto carina e dolce che vederle assumere quelle espressioni di sfida e complicità verso Draco la spaesava.

Cinthia non venne per nulla turbata da quel gesto e afferrata la cinta dei pantaloni di Draco, lo attirò a se.

“Vuoi il gioco pesante?” gli sussurrò sorridendo serafica “E gioco pesante sia!” continuò accarezzandogli maliziosamente i capelli e soffermandosi a giocherellare con il lobo dell’orecchio  senza abbassare nemmeno per un secondo lo sguardo.

Draco era chiaramente sbalordito, non solo dal comportamento di lei ma soprattutto dalle sue emozioni. Era quasi incapace di reagire e dovette far un grande sforzo perché anche questa volta il suo carattere duro potesse avere la meglio e prendendole le mani si liberò dalla sua presa.

“Certo che voglio il gioco pesante!” esordì mostrando un sottilissimo sorriso “Ma gradirei giocare in privato!”

Cinthia continuando a sostenere il suo sguardo rispose al sorriso e giratasi verso Hermione disse ammiccando “Scusami ma… io e Draco dobbiamo parlare! Ci vediamo in giro per la scuola”

Lei  sorrise titubante e accennò un saluto con la mano mentre i due si allontanavano verso l’altro vagone. Draco era orgoglioso come non mai e la sua andatura impettita non lo nascondeva affatto, Cinthia invece lo seguiva in silenzio continuando a sfoderare quel suo sorriso che non prometteva niente di buono.

Una volta arrivati allo scomparto di Draco, lui si voltò e fece per tirar fuori una ramanzina su chi frequentare ad Hogwarts ma venne colpito violentemente da un pugno dritto in pieno  viso che lo fece andare lungo a terra.

“Ma allora sei davvero pazzaaaaaaa!!!” urlò appena riuscì a riprendere contatto con la realtà.

“Non ti azzardare mai più a dirmi cosa devo fare o chi devo frequentare!” sbottò  arrabbiatissima Cinthia massaggiandosi la mano arrossata con cui lo aveva colpito.

Draco la guardò incredulo, era a terra e gli doleva moltissimo la mascella. Come poteva una ragazzetta come lei avere tutta quella forza e rivolgersi a lui in quella maniera! Come aveva osato colpirlo poi!

Si alzò furibondo pronto a render pan per focaccia, lei però lo oltrepassò  sventolandogli la coda, in cui erano legati i lunghi capelli, sotto il naso solleticandoglielo e si sedette vicino al finestrino.

Braccia conserte e sguardo torvo si mise a guardare fuori di esso.

Draco non sapeva che pesci prendere, guardò il riflesso del suo viso al vetro della porta notando che il mento cominciava a gonfiarsi e ad arrossarsi. Si voltò nuovamente, verso di lei e gli si sedette accanto imbronciato anche lui.

Ma tu fai sempre così quando qualcosa non ti va a genio?” domandò infine fissando avanti a se.

Lei si voltò e lo guardò “Hai detto che volevi il gioco pesante!”

Quell’affermazione gli fece perdere di nuovo la pazienza e sbraitò furioso come non mai.

“Ma che cavolo dici? Ma ti sembra il modo io poi credevo che….”

“Che cosa credevi eh? Credevi che mi sarei concessa solo perché sei un mago puro sangue Draco? O perché sei bello? O solo perché sei un buon partito e la tua famiglia è straricca! Non sottovalutarmi ragazzo… mai!” sottolineò infine con voce dura e più che di un avvertimento aveva l’aria di una vera e  propria minaccia!

Draco rimase in silenzio, il tono deciso e forte di lei gli aveva fatto sbollire la rabbia e poi…  aveva detto che lui era bello. Era la prima volta che una ragazza gli parlava a quel modo e probabilmente era quello il motivo che rendeva tutto più interessante. Lui era sicuro di piacergli e non si era mai sbagliato su queste cose. Inoltre era abituato ad avere tutto e a non dover chiedere mai nulla e soprattutto non era abituato a guadagnarsi le cose, tanto meno il rispetto e la fiducia delle persone ma questa volta la musica era assai diversa.

 “Non penserai che ti chiederò scusa!” borbottò lui cercando di tenere un tono arrabbiato e continuando a fissare categoricamente davanti a se.

Cinthia si sistemò meglio nella poltrona dandogli le spalle e chiuse gli occhi. Poi sospirò e disse “No, certo che no… non ora…  ma un giorno lo farai!” e il sorriso torno a illuminarle il volto.

 

 

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborryCiao Ciao  Terry^^  Sono felicissima che ti sia piaciuto e soprattutto che ti sia divertita a leggere lo scorso capitolo. In effetti lei è un bel tipino e ci saranno dei bei colpi di scena… la storia man mano che scrivo mi si sta delineando, ora ho anche la fine in testa!

Spero che anche questo ti piaccia.

E come non lasciarti un mare di grazie per il tempo che mi dedichi :-*

 

Ancora un grazie enorme a chi continua a seguirmi! ^_^

 

Infine chiedo venia per gli strafalcioni che troverete... li correggo tutti prima di pubblicarli i capitoli ma ahimè a volte degli obrobri proprio non li vedo! =.=

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 8

 

 

 

 

Quando arrivarono a destinazione, era ormai sera inoltrata. Al binario non c’era l’enorme e rubicondo Hagrid ad attenderli. Il vento soffiava gelido scacciando una carta che roteando impazzita si andò ad incastrare tra le maglie della rete di recinzione a lato della stradina che avrebbero percorso. Draco aiutò Cinthia a scendere i pochi gradini della scaletta del treno e le indicò la strada accompagnandola a prendere la carrozza tirata dai Thestral.

“Che fai?” chiese Draco vedendo che la ragazza si era fermata ad accarezzare qualcosa che lui non riusciva a vedere.

“Gli faccio un po’ di coccole, questi animali ne hanno un gran bisogno… mi assomigliano molto sai!” rispose mentre sorrideva malinconica e le si velavano leggermente gli occhi di lacrime. “Tutti ne hanno bisogno a dire il vero, e scommetto anche tu!”

Nel dire questo gli si avvicinò e con un gesto veloce gli scompigliò i capelli. Il sorriso di Cinthia si fece solare tanto che Draco non riuscì nemmeno a stranirsi un po’. Sorrise a sua volta e la spinse piano sulla carrozza.

Poco dopo tutta trafelata e con i capelli arruffati arrivò Hermione, aveva paura di aver perso anche l’ultimo passaggio per la scuola ma quando vide con chi doveva condividere il tragitto fu molto tentata di andare a piedi mentre Draco storceva la bocca in una smorfia. Anche questa volta però Cinthia mise freno ai dubbi di entrambi accogliendola con entusiasmo.

La carrozza si mosse e prese un andatura ritmica e dondolante.

Ma tu veramente vedi l’animale che è lì davanti a trainarla?” sibilò Draco cercando di non farsi sentire dalla mezzosangue.

“Certo!” assentì Cinthia “Perché tu non lo vedi?” chiese a sua volta.

“Lui non può vederli!” intervenne Hermione con aria saccente “Solo chi ha visto morire qualcuno può!” spiegò ancora.

Draco alzò gli occhi al cielo scocciato ed esclamò scettico “E ti pareva che non doveva metterci bocca!!!!!” ma lanciando poi un furtivo sguardo a Cinthia si accorse che gli occhi le si erano velati di nuovo!

Per il resto del percorso parlò a raffica solo quest’ultima, raccontando della sua scuola e delle sue parti, meravigliandosi allo stesso tempo della bellezza del grande castello di Hogwarts che si stagliava davanti contro un cielo blu scuro screziato di varie sfumature di rosso.

Il sole era ormai quasi del tutto nascosto dall’orizzonte ondulato e tremolante delineato dall’immenso lago.

Davanti al cancello la Professoressa  McGranitt li aspettava con quel suo aspetto semi serio, tra il severo e il materno.

“Bentornati ragazzi e benvenuta Signorina Khoocs!” li accolse stupita di vedere Draco e Hermione seduti uno di fronte all’altro e ancora di più nel vedere il giovane Serpeverde aiutare la nuova arrivata a scendere dalla carrozza.

Entrati nell’immenso ingresso, la Professoressa sussurrò delle parole incomprensibili a orecchio umano e le ante del portone si chiusero lentamente. I catenacci e i chiavistelli scivolarono cigolando nei propri alloggi bloccando l’accesso a chiunque volesse entrare o uscire. 

“Su su, sbrigatevi, la cena è già in tavola!” li esortò poi  fermando però Cinthia “Lei aspetti Signorina, prima deve passare nell’ufficio del preside. Desidera parlarle e darle ufficialmente il benvenuto ad Hogwarts !”

Draco si voltò a guardarla indeciso se andare nella Sala Grande, ma un’occhiata eloquente della Professoressa lo fece decidere, anche se contro voglia a proseguire.

Cinthia lo salutò con la mano ridacchiando e seguì l’insegnate fino ad una nicchia sotto un arco dove torreggiava in cima ad un obelisco una statua che riproduceva  un’aquila con le ali spiegate.

La fece sistemare proprio sotto l’enorme  riproduzione alata e detta la parola d’ordine “Sorbetto al limone” il pavimento intorno ai piedi di Cinthia tremò e piano cominciò a sollevarsi girando su se stesso. Quando smise di girare, la ragazza si ritrovò in uno studio arredato con mobili antichi e strani manufatti. Le pareti erano ricoperte da quadri, dove i vecchi signori dipinti borbottavano tra loro.

“Vieni pure cara!” una calda e profonda voce fece breccia nel silenzio della stanza.

Cinthia avanzò lentamente e intravide qualcuno seduto nella poltrona dietro la scrivania. Lei allungò il collo per cercare di vedere chi ci fosse nascosto dal grande schienale e quando questi si voltò, rimase colpita dalla persona che si trovò davanti. Con sguardo particolarmente acuto, il vecchio mago, la studiava in silenzio. I gomiti poggiati sul legno lucido, le mani intrecciate sotto al mento e un sorriso appena accennato conferivano un aspetto scanzonato al vecchio mago preside da anni nella scuola .

Silente si schiarì la voce  e offrendole una liquerizia si presentò.

 

*** * ***

 

Draco era seduto al tavolo dei Serpeverde senza prestare la minima attenzione a quello che gli stavano raccontando Tiger e Goyle. Non aveva quasi toccato la cena tanto era intento a tener sotto controllo l’entrata della Sala Grande aspettando sempre più impaziente l’arrivo di Cinthia. Aveva anche fatto in modo che un posto vicino a lui rimanesse libero e quando finalmente la vide arrivare si alzò sorridente indicandole la sedia vuota. Lei rispose al suo sorriso e poi alzando spalle e sopracciglia proseguì passandogli davanti. Lo superò e si andò a sedere vicino ad Hermione.

Draco era completamente sconcertato e d’impulso si diresse al tavolo dei Grifondoro.

“Ma per quale motivo ti sei seduta lì?” chiese accigliato dando le spalle agli altri commensali estraniandoli dalla conversazione.

“E’ la mia casa, il cappello parlante mi ha smistato qui!” rispose con una tranquillità disarmante Cinthia spostandolo con un braccio per avere di nuovo la visuale sugli altri occupanti del tavolo.

“Non è possibile, ci deve essere sicuramente un errore!” esclamò quasi urlando “Non puoi essere una di loro…”

“E perché no? Cos’è che hanno che non va?” rispose a tono Cinthia alzandosi e mettendosi le mani sui fianchi. I loro visi erano di nuovo ad una vicinanza pericolosa, i loro nasi quasi si sfioravano e gli occhi penetravano gli uni negli altri.

“Perché loro sono… sono…” boffonchiò Draco sentendosi avvampare.

“Perché noi siamo meglio di te e hai paura che lei lo scopra Malfoy?” disse ironico Ron arricciando il naso sotto una montagna di lentiggini.

A quel punto il biondo Serpeverde non ci vide più dalla rabbia e si allungò sul tavolo acchiappando Weasley per il colletto della camicia minacciandolo inferocito.

“Prova a ripetere quello che hai detto?”

Sfilò la bacchetta da non si sa bene dove e gliela puntò sotto il mento, Harry si alzò di scatto spostando rumorosamente la panca su cui era seduto pronto ad intervenire in aiuto del suo amico. Allo stesso tempo dal tavolo dei Serpeverde gli scagnozzi di Draco si tenevano pronti ad attaccare al minimo segnale. La Sala Grande piombò in uno strano silenzio carico di tensioni tangibili.

I due duellanti si guardavano in cagnesco digrignando i denti rendendo sempre più preoccupante la situazione. Erano sull’orlo di un’immensa baruffa e la Professoressa McGranitt fece per intervenire e placare gli animi ma Silente arrivato da non molto, pur avendo assistito a tutta la scena la fermò facendole segno di rimanere in disparte.

La mano di Cinthia si posò su quella di Draco e la strinse.

“Lascialo andare, per favore!” chiese con una dolcezza infinita “Non è così che dimostri di essere il migliore!” continuò mantenendo lo stesso tono “Anche perché per me tu già lo sei!”

A quell’affermazione Draco si voltò verso di lei rimanendo con gli occhi spalancati dallo stupore. Allentò la presa sul colletto di Ron e prestò tutta la sua attenzione allo sguardo vivo di Cinthia che continuava a guardarlo dritto negli occhi.

Sembrò un lunghissimo momento in cui nessuno si muoveva o parlava. Gli occhi di tutti erano puntati sui due ma loro sembravano non accorgersene. Era come se fosse sparito tutto intorno e non esistesse altro che i loro sguardi profondi e pieni di significati.

Anche Hermione e gli altri erano rimasti allibiti, non sapevano se più dall’affermazione di lei e dal comportamento di Draco.

Sai c’è rivalità tra le nostre case!” cercò di spiegare Harry rompendo quel momento idilliaco ma non mancando di tener d’occhio la bacchetta del suo,  ormai dichiarato da anni,  avversario.

Draco nello stesso momento l’abbassò e la fece sparire nella manica, si sistemo gli abiti e lanciando un’occhiataccia a Ron si rivolse a Cinthia.

“Giusto perché me lo chiedi tu!” disse a voce bassa ma ben udibile anche dagli altri. Con un movimento del capo spostò il ciuffo biondo che gli era caduto sugli occhi e tornò a sedersi al suo tavolo non guardando più per tutta la serata nella direzione dei Grifondoro.

 

Un altro sguardo era stato puntato sui due ragazzi per tutto il tempo, uno sguardo benevolo e pieno di speranza. Silente sapeva che quella ragazza avrebbe cambiato le cose… e sperava di non sbagliarsi sul come!

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborryCiaooooo Terry^^  a dire il vero quando non ho visto il tuo commento nelle prime 24 ore mi sono un po’ preoccupata ma poi ho immaginato che potessi aver avuto dei problemi. EFP, tra l’altro,  il giorno che ho postato il capitolo a me non si  vedeva sempre. Spesso mi diceva che non trovava la pagina! =.= Comunque l’importante è che ora hai risolto e un doverso grazie va anche a tuo fratello^^

Ora vorrei proprio vederti mentre leggi quello che sto combinando con questa storia :-P

Questa settimana  e le prossime saranno un po’ incasinate per me, posterò lo stesso ma la lunghezza dei capitoli non sarà molta… anche se poi di mio penso che è meglio un capitolo breve e che lasci la voglia di sapere il seguito di uno lungo e noioso!

Ancora un bacione e passa un buon week! :-*

 

Sempre un mondo di grazie a chi continua a seguirmi! ^_^

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 9

 

 

 

 

Le settimane passavano in fretta e Cinthia sembrava essersi ambientata molto bene nella scuola. Era diventata una grande amica di Hermione e stava spessissimo con il trio inseparabile. Anche Ron sembrava l’avesse accettata senza remore, l’unico che rimaneva sempre un po’ sulle sue era Harry, questo dovuto all’amicizia che lei sembrava avere con Draco, amicizia che reputava anche fin troppo intima a volte, soprattutto per una Grifondoro.

Cinthia e Draco si vedevano abitualmente dopo ogni lezione e spesso anche la sera, prima di ritirarsi nelle proprie case. Passavano il tempo a parlare e soprattutto a ridere. Draco non si era mai sentito così bene con una ragazza, tanto bene che a volte lei riusciva a farlo parlare anche di cose sue personali. Quell’amicizia però, oltre che da Harry, non era vista di buon occhio nemmeno dalle tante ragazze che Draco aveva corteggiato e poi lasciato senza tanti convenevoli, creando dissapori non indifferenti.

 

*** * ***

 

In una fredda mattina di Marzo, solo una brezza gelida muoveva le pesanti tende di velluto vicine alla finestra aperta del lungo corridoio deserto.

Un ragazzo con la tipica divisa della scuola era appoggiato al davanzale e guardava fuori. Le lezioni erano iniziate già da una buona mezz’ora, ma lui non sembrava preoccuparsene. I capelli biondi si agitavano sui suoi occhi grigio ghiaccio solleticandogli il viso, lo sguardo perso lontano e in mano un foglio di pergamena.

Quella lettera era arrivata a Draco durante la notte. Era stato svegliato da un insistente ticchettio proveniente dalla finestra vicina al suo letto. Un grosso e scuro gufo era appollaiato sul davanzale e picchiettava con forza contro il vetro smerigliato. Legato a una zampa aveva un piccolo tubo di cuoio con inciso sopra lo stemma dei Malfoy.

Si era alzato assonnato e aveva fatto entrare l’animale andandosi poi a chiudere in bagno con il contenitore tubolare da cui aveva estratto una pergamena. Era suo padre che gli scriveva comunicandogli che nell’ultimo consiglio avuto con “Colui che non deve essere nominato”, la sua ammissione ai Mangiamorte era stata confermata ma prima di venir marchiato con il tatuaggio del teschio ed entrarne a farvi parte a tutti gli effetti avrebbe dovuto affrontare e superare una prova che lo dichiarasse degno di fiducia.  Quale fosse, gli sarebbe stato comunicato in seguito e sempre via gufo. Tutta la questione, naturalmente, doveva rimanere segreta.

 

Draco sapeva che doveva esserne felice, era sin da piccolo che desiderava entrare a far parte di quella setta. Aveva sempre visto il padre quanto ne andava orgoglioso e non c’era cosa che desiderasse di più al mondo del ricevere approvazioni e ammirazione da parte sua. Ma ora che quel desiderio sembrava realizzarsi un’ombra oscurava il suo cuore. Era curioso di sapere in che cosa consisteva la prova ma allo stesso tempo una pesante sensazione di angoscia lo opprimeva e non riusciva proprio a capire perché!

Oltre tutto avrebbe potuto, finalmente,  farla pagare come si deve a quel Potter.

Si spostò i capelli dagli occhi e poi posò un gomito sul freddo marmo del davanzale appoggiando il mento alla mano e tirò un lungo sospiro rileggendo per l’ennesima volta quella lettera.

Era così preso dai suoi pensieri che non si accorse dell’arrivo di Cinthia che appena lo vide, si fermò e poi riprese ad avvicinarsi quatta quatta in punta di piedi. Arrivatagli vicinissima, accostò le labbra all’orecchio del ragazzo e squittì con voce squillante “Saltiamo le lezioni eh… malandrino di un mago purosangue!”

Draco si tirò indietro di scatto sbattendo la testa contro il legno duro della finestra cacciando un urlo. La pergamena gli sfuggì di mano e portata dal vento veleggiò fino ad incagliarsi tra i rami delle siepi sottostanti.

Cinthia rideva senza vergogna mentre lui si massaggiava la testa dolorante e la rabbia saliva alle stelle.

“Possibile che mi devi sempre far venire un infarto!” le gridò rosso di rabbia in viso.

“Ma dai su, è stato solo uno scherzo!” esclamò continuando a ridacchiare sforzandosi però di apparire seria, cosa che non le riusciva affatto. Ormai conosceva bene le reazioni che avrebbe avuto ai suoi scherzi e sapeva benissimo che seppur arrabbiato in quel momento, gli sarebbe passata presto.

Draco fece per replicare ma si accorse di non avere più la lettera tra le mani e la sua attenzione cambiò soggetto in un attimo.

Cercò lì a terra vicino a loro, spostò le tende e poi girò su se stesso posando gli occhi sulle ante aperte da cui proveniva quel fresco venticello. Si affacciò allarmato  alla finestra con la paura che fosse volata di sotto, paura che venne confermata quando la vide in mezzo alle foglie dei cespugli nel giardino.

Senza pensarci su, girò i tacchi e si avviò frettoloso verso le scale per scendere e poter raggiungere il più presto possibile l’uscita.

Quando arrivò all’aperto, corse a perdifiato verso la siepe e ci si tuffò praticamente dentro per recuperare la sua pergamena. Sempre di corsa arrivò poco dopo anche Cinthia.

“Che cos’è?” chiese avvicinandosi e allungando il collo per sbirciare il foglio che Draco teneva in mano. Lui appena se ne accorse piegò la lettera e se la mise in tasca.

“Niente d’importante” le rispose allargando un sorriso da vero malandrino “A quanto pare non sono il solo a saltare le lezioni!” esclamò canzonandola.

“Veramente ho due ore libere, oggi hanno rimandato la lezione del professor Filius Vitious!” rispose con lo stesso tono canzonatorio di lui.

“Mica mi starai diventando come la signorina mezzosangue so tutto io! Tutta studio e casa!” esclamò Draco fingendo un aria preoccupata proseguendo subito dopo  con voce allegra “Dai vieni con me allora!” e prendendola per mano la condusse verso il lago.

“Dove andiamo?” chiese Cinthia seguendolo docilmente, lui si girò quel tanto che bastava perché lei vedesse il sorriso malandrino sul suo viso che si allargava a dismisura ma non le rispose.

Mentre si allontanavano, da dietro un muro sbucò Harry che rimase a fissarli andar via con uno sguardo pensieroso. In mano aveva una pergamena, una copia identica a quella del biondo Serpeverde.

*** * ***

 

 

Una volta arrivati alla riva passeggiarono per un lungo tratto, continuando a tenersi per mano, fino ad arrivare ad una vecchia casupola di mattoni. Sembrava una costruzione antica, costruita metà sulla terra e metà sull’acqua. Dalla parte del lago era aperta e al suo interno erano legate delle barchette a remi. Draco salì sulla prima che si trovò davanti e allungò una mano per aiutare Cinthia a raggiungerlo. Una volta sistemati entrambi sugli scomodi sedili di legno, tirò fuori la bacchetta e pronunciato un incantesimo slegò la barca che lentamente uscì dalla rimessa prendendo il largo.

Dopo circa un quarto d’ora che navigavano piano, dondolando sulle lievi increspature dell’immensa distesa d’acqua, Cinthia sbuffò annoiata. Non c’era stata conversazione, solo silenzio. Draco fece finta di nulla e continuò a rilassarsi cullato dalle onde, ma sorridendo sempre con quel velo di malizia sulle labbra e guardandola di sottecchi.

Lei sbuffò ancora e stanca di quel mutismo si decise ad essere la prima a parlare.

“Bè, che si fa ora?” chiese speranzosa che qualcosa si smuovesse.

“Facciamo il bagno nudi!” rispose Draco con non curanza, come fosse la cosa più normale del mondo da fare in quel momento.

“Ma fa un freddo cane!” esclamò Cinthia ridendo e per nulla preoccupata di quella risposta! Draco rise a sua volta e la punzecchiò “Non ne hai il coraggio? Ammettilo dai! Sei solo una femminuccia Grifondoro!”

Cinthia alzò un sopracciglio e sorrise appena cominciando a sbottonarsi il cappotto che lasciò scivolare nella barca. Passò poi alla gonna che fece la stessa fine e infine passò alla camicetta. Fece tutto molto lentamente dondolando appena sulle gambe, quasi fosse un sensuale ballo. Draco era stupito e soprattutto rapito da quella ragazza. Il suo sguardo era pieno di ammirazione per quel corpo armonioso che si muoveva sinuosamente e con eleganza. Sguardo che assunse un velo di preoccupazione quando vide Cinthia rimasta ormai in mutandine e reggiseno, salire sul bordo della barca e con un salto urlando “Banzaaaaaaaaaai”, si gettò in acqua. Draco si affrettò verso di lei per prenderla al volo ma non fece in tempo e rimase aggrappato al bordo guardandola affondare nell’immenso blu profondo per riaffiorare poco dopo.

“Uhuhuhuuu è stupendo, davvero si sta benissimo!” disse accennando qualche bracciata per avvicinarsi alla barca.

“Tu sei davvero pazza!” rispose Draco sentendosi sollevato nel vederla viva e vegeta e soprattutto così allegra, poi si fece d’improvviso serio e sentenziò “Però non sei nuda!”

Lei lo guardò torva e s’immerse passando sotto la barca per riaffiorare dall’altra parte. Draco fece per voltarsi e gli arrivò qualcosa di bagnato e molliccio in pieno viso.

Ma che…” esclamò togliendosi quella roba dalla faccia, ma capì subito cosa fosse. Rise di cuore e strinse la biancheria intima di Cinthia nella mano mentre un soffuso rossore gli colorava le guance. Risata che si bloccò di punto e in bianco per dare spazio ad un emozione totalmente diversa.

Lei si era tirata su ed era entrata nella barca rimanendo completamente nuda davanti a lui che era rimasto immobile con la bocca aperta e un’espressione da ebete in viso!

“Posso riavere le mie mutandine per favore?” chiese mascherando la soddisfazione che aveva dentro con una gentilezza esagerata.

Draco balbettò qualcosa d’incomprensibile e le allungò l’intimo gocciolante che teneva ancora in mano non staccandole  gli occhi di dosso.

Cinthia prese le mutandine, le asciugò con un tocco di bacchetta e una volta messe raccolse il resto dei suoi vestiti per rivestirsi. Una volta vestita si voltò verso Draco e assottigliando gli occhi in un’espressione da vera combina guai sussurrò “Ora tocca a te” e in un attimo  si getto  verso di lui con le mani avanti per  spingerlo fuori dalla barca.

In un primo momento Draco mosse un passo indietro facendo di no con la testa e cercando di ripararsi dall’amichevole attacco, vedendo però che non aveva scampo allungò anche lui le mani e l’abbraccio stretta a se intrappolandola. Finirono tutti e due nella gelida acqua del lago ridendo come matti e bevendone anche una discreta quantità. Andarono sotto rimanendo stretti abbracciati l’uno all’altra per poi riaffiorare assetati d’aria. Rimasero a galleggiare dondolando sempre più lentamente tra le lievi onde guardandosi negli occhi. Occhi vivi e luccicanti, occhi che non davano spazio a parole, occhi intensi e profondi.

Cinthia sorrise dolcemente, accarezzò i capelli bagnati di Draco tirandoglieli indietro e si avvicinò posando il suo sguardo sulle labbra perfettamente disegnate di quel mago che a detta di tutti i Grifondoro era il peggior soggetto della scuola.

Lei sorrise ancora di più a quel pensiero e sfiorò quelle labbra con le sue stringendosi ancora di più a lui.

Draco rispose senza remore prendendo le redini del gioco, stringendola a sua volta sempre più forte e baciandola con tutto l’ardore che sentiva dentro.

Si baciarono a lungo senza sentir nient’altro che le loro labbra cercarsi affamate. Le loro lingue s’intrecciavano e accarezzavano frenetiche cullate dai respiri sempre più affannati.

Si fermarono al rintocco della campana che annunciava la fine delle prime ore di lezione, senza fiato e con le bocche arrossate rimanendo però nell’acqua a fissarsi l’un l’altra.

“Comincia la tua prossima lezione!” la voce di Draco era bassa e roca ma allo stesso tempo molto calda e piena di emozione.

“Ho sentito!” sussurrò lei posando di nuovo le labbra su quelle di lui “Credo che dobbiamo proprio rientrare!” continuò lasciandogli una serie di piccoli baci sulla pelle fresca e umida.

Draco sorrise e con uno sforzo non indifferente si staccò da lei per risalire in barca e aiutarla a fare altrettanto.

Rientrarono più velocemente continuando per tutto il tragitto a guardarsi e a tenersi per mano. Cosa che fecero anche tornando al castello di Hogwarts suscitando stupore e occhiatacce dagli studenti che stavano facendo il cambio aula per la nuova lezione.

Nel salone d’ingresso Cinthia vide Hermione e le fece cenno salutandola con la mano, questa stava immobile come una statua a guardare quella coppia davvero insolita.

“Emm… forse è meglio che ci salutiamo qui!” le disse con fredda gentilezza Draco puntando Hermione con la coda dell’occhio. Cinthia sorrise e non disse nulla, ormai sapeva bene dell’astio che c’era tra lui e i Grifondoro, specialmente con l’inseparabile trio.

Si alzò sulla punta dei piedi e gli sfiorò le labbra con un bacio delicato e tenero.

“Ci vediamo più tardi!” esclamò poi scappando verso la sua amica.

Draco sorrise e le fece l’occhietto incamminandosi anche lui verso l’aula in cui l’aspettava una noiosissima lezione.

 

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborry – Un grandissimo ciao Terry ^__^ Sempre più in brodo di giuggiole nel leggere che la storia continua a piacerti. Sì il trio presenzierà spesso nella storia e credo (ancora non so bene come) ma avrà anche un qualcosa d’importante nella storia. Dopo tutto senza scontrarsi con Harry & Co non ce lo vedo  ^_*  inoltre per me il confronto tra i due aiuta anche a capire il carattere di Draco e i cambiamenti che gli si fanno fare.

Comunque… torniamo a noi… il capitolo 9… che mi dici :-P

 

Non scusarti per il ritardo Terry, ti assicuro che a me non importa se commenti in giornata o dopo una settimana, per me l’importante e sapere che ci sei e ti piace^^

Un mega bacione^^

 

Bacioni a profusione a chi mi segue ancora e ancora^^

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 10

 

 

 

 

Harry era nella sua stanza, stava seduto sul letto la bacchetta in una mano e la pergamena copiata da quella di Draco nell’altra.  Sapeva che prima o poi anche Malfoy sarebbe entrato a far parte dei seguaci di Voldemort ma non pensava così presto. La cosa che lo preoccupava di più poi, era la situazione che si era creata nelle ultime settimane tra Cinthia e il Serpeverde. Ormai sapeva bene che di quella ragazza ci si poteva fidare, lui aveva avuto sempre sensazioni positive su di lei e difficilmente si sbagliava, allo stesso tempo però, non riusciva a capire come la sua nuova amica potesse essersi legata così tanto a Draco. Ammetteva di aver visto dei lievi cambiamenti nel carattere di quest’ultimo e sarebbe anche stato propenso a dargli una possibilità se non fosse per quella lettera che aveva trovato. Era indeciso se mettere al corrente Ron,  Hermione e magari anche Cinthia, era  sicuro che i primi due gli avrebbero creduto senza esitazioni ma dubitava altamente che lei gli avrebbe dato retta. Aveva pensato di andare a parlare con il Preside, ma anche per quello aveva delle remore. Harry sospirò e rimise in tasca la lettera decidendo di aspettare ancora e vedere l’evolversi dei fatti, ripromettendosi di tenere gli occhi aperti.

 

*** * ***

 

Quella sera c’era qualcun altro che si rigirava tra le mani quella stessa pergamena. La casa di appartenenza era diversa, lui però era il legittimo proprietario. Draco passeggiava avanti e indietro nella sua stanza, era riuscito a rimanere solo costringendo gli altri coinquilini a rimanere fuori. Aveva bisogno di pensare.

La risposta al padre, in cui gli assicurava che era pronto a fare il grande passo, era stata spedita già da qualche giorno ma nessuna notizia era ancora giunta, rendendolo sempre più nervoso ogni qual volta  si ritrovava a pensare alle parole lette su quella pergamena. Sapeva di non poter incalzare troppo per la risposta, non doveva avere fretta ma la curiosità mista anche a preoccupazione per la prova che avrebbe dovuto superare e di cui non sapeva nulla, lo stavano letteralmente divorando.

Aveva tante domande a cui voleva dare risposta e mille dubbi da sciogliere.

Continuava a fare su e giù per la stanza, sullo stesso pezzetto di tappeto immerso nel vortice dei suoi pensieri quando uno strano rumore lo riportò alla realtà. Si fermò rimanendo immobile in ascolto.

Di nuovo quello strano rumore ruppe il corso dei suoi pensieri. Draco si voltò verso la finestra e tirata fuori la bacchetta si avvicinò con cautela. Dai vetri non vide nulla di strano. Rimase ancora un po’ in attesa e poi fece per rimetter via la bacchetta quando sentì un gran frastuono provenire proprio da sotto il suo davanzale. Aprì la finestra e si affacciò guardandosi attorno.

“Draco, per favore… sono scivolata!” una vocina strozzata dalla fatica gli arrivò ben udibile da sotto. Abbassò lo sguardo e vide Cinthia aggrappata al cornicione, penzolare pericolosamente nel vuoto.

“Ma… ma… che combini qua fuori!” chiese in un primo momento sbalordito,  allungando poi  il collo per gustarsi bene la scena e allargare un sorriso ironico sulle labbra.

“Facevo la spesa, mi servivano due rape bitorzolute e ho pensato di prendermi la tua intanto.” Rispose lei con sarcasmo cercando di tenersi sempre più stretta al cornicione.

“Ah si!” fece lui incrociando le braccia al petto “Stavi per caso dandomi della testa di rapa?”

“Ma nooooo!” rise leggermente lei “non mi permetterei mai… o forse solo un pochino ma velatamente amore mio… ” continuò prendendolo ancora di più in giro.

Draco fece un passo indietro e chiuse la finestra.

“Draaaaaaaaaco!” urlò Cinthia ormai allo stremo delle forze “Vuoi per tua grazia aiutarmi?”

“E perché lo doveri fare?” chiese lui da dietro i vetri.

“Perché altrimenti sveglio tutta Howard e ti faccio passare un sacco di guai!”

Draco riaprì la finestra e massaggiandosi il mento assunse un’aria pensierosa. Proprio in quel momento le dita di Cinthia cedettero e si ritrovò a cadere nel vuoto. In un decimo di secondo Draco tirò fuori la bacchetta e urlò “Accio”, puntandola verso il cielo. Pochissimi istanti dopo all’orizzonte apparì un puntolino che s’ingrandiva a vista d’occhio. Draco farfugliò qualche altra parola e la sua scopa ormai vicinissima fece una virata improvvisa e si buttò in picchiata raggiungendo la ragazza in caduta libera. Le passo sotto e si posizionò in modo che lei potesse afferrarla. Tornò poi verso l’alto dirigendosi dritta alla finestra spalancata rimanendo a galleggiare a mezz’aria una volta raggiunta.

Cinthia aiutata da Draco scavalcò il davanzale e atterrò sana e salva sul morbido tappeto che ricopriva il pavimento della camera.

“Pfiuuuuuuu per un pelo!” esclamò sistemandosi capelli e abiti tranquillamente come se avesse fatto una semplice corsa.

Draco si sedette sul letto alzando gli occhi al cielo “Il giorno che deciderai di non provocarmi un infarto avvertimi prima eh!” disse rimanendo a guardarla. Erano circa tre settimane che stavano ‘ufficialmente’ insieme e lui non se ne era pentito nemmeno per un minuto. Una strana luce prese a brillargli negli occhi e inclinando la testa, le sorrise invitandola ad avvicinarsi.

Cinthia si avvicinò e gli cinse il collo accarezzandogli dolcemente il viso. Draco l’abbracciò posandosi contro di lei ispirando a fondo il suo odore.

“Allora qual è il motivo di questa visita?” chiese con voce sommessa strofinandosi contro il suo addome.

“Avevo voglia di vederti!” rispose innocentemente Cinthia stringendolo a se.

Draco alzò il viso e passandole una mano dietro la nuca l’avvicinò facendola chinare. Le loro labbra si sfiorarono rimanendo per qualche attimo a pochi millimetri l’una dall’altra. Le mani di Draco le percorsero la schiena carezzandola e accompagnandola a sedersi accanto a lui. Si baciarono a lungo scivolando distesi di traverso sul letto.

Si sorrisero mentre le loro mani esploravano i loro corpi sopra i vestiti e poi vi s’intrufolavano sotto.

“Draco?” sussurrò Cinthia

“Si” le rispose percorrendo la morbida pelle del collo con le labbra.

“Devo dirti una cosa…” riprese lei con un filo di voce socchiudendo gli occhi pervasa da forti emozioni.

“Si, si lo so… sarò delicato, non ti preoccupare!” la interruppe lui continuando a coccolarla dolcemente

“Bè ecco… io veramente…” continuò Cinthia cercando le parole adatte.

Draco si stacco da lei tenendola lo stesso abbracciata stretta a se ma fissandola negli occhi “Ho capito Cinthia, non ti preoccupare… non succederà nulla di quello che non vorrai anche tu e io… bè io farò pianissimo e non ti farò male! Promesso!” e detto questo  incrociò gli  indici e li baciò due volte.

“Draco!” lo interruppe ancora con più energia “Quello che volevo dirti è… che tu NON sei il primo!”

“Ah!!!” esclamò d’impulso.

Il biondo mago rimase senza parole e si fermò a guardarla con un’aria leggermente accigliata poi il suo viso si rilassò e le labbra disegnarono una dolce curva all’insù.

“Non m’importa Cinthia!” le sussurrò baciandola teneramente.

Anche il viso di lei si rilassò e tornò a sorridere rispondendo al bacio con tutta se stessa per poi  lasciarsi andare senza  più nessun tentennamento.

I vestiti finirono a terra e i loro corpi nudi si unirono in una danza lenta e melodiosa. La stanza traboccava di emozioni e sensazioni, di respiri affannati e gemiti sommessi, di piccoli risolini e forti eccitazioni. Niente e nessuno esisteva a parte loro e quel piccolo spazio che si erano gelosamente creato.

Sotto le lenzuola, il calore dei loro corpi creava un piacevole e confortevole tepore anche ora che stavano sdraiati l’uno accanto all’altra riprendendo fiato e coccolandosi dolcemente.

Bum bum bum… dei forti ed improvvisi colpi alla porta li fecero sobbalzare. Draco guardò l’ora e imprecò.

“E’ mezzanotte passata!” disse raccogliendo gli abiti di entrambi.

Cinthia prese i suoi e si rivestì il più in fretta possibile andando verso la finestra per aprirla. Draco la prese per una mano e la tirò a se.

“Non vorrai andartene così… senza nemmeno salutarmi!” la rimproverò scherzosamente.

“Mmmm… e perché dovrei salutarti, ormai quello che volevo l’ho ottenuto!” rimbeccò lei sorridendo.

Draco la baciò con passione e poi la spinse verso la finestra dandole una sonora pacca sul sedere. Lei si voltò imbronciata massaggiandoselo.

Il biondo Serpeverde le fece l’occhietto e presa la scopa ci salì sopra facendole segno di montar dietro a lui.

“Non avrai pensato che ti lasciassi andare da sola!” le disse avvicinandosi per farla salire e poi imboccare la finestra disperdendosi nella notte. La serratura della porta si sbloccò e Tiger e Goyle capitombolarono a terra ritrovandosi in una stanza deserta. Si avvicinarono al letto di Draco trovandolo sfatto e con le lenzuola sul pavimento. Si guardarono con aria interrogativa grattandosi il testone e alzando le spalle si misero nei loro letti.

 

 

*** * ***

 

Quando Cinthia entrò nella sala di ritrovo dei Grifondoro, si accorse subito che qualcosa non andava. Il fuoco nel camino era acceso e tre persone erano sedute sul divano. Le riconobbe subito anche se erano di spalle.

Fece un passo verso di loro e Harry si alzò voltandosi verso di lei, in mano teneva una pergamena e in volto aveva un’espressione per nulla rassicurante.

“Ehi ragazzi, che succede?” chiese Cinthia sbattendo le palpebre perplessa.

Hermione stava seduta a testa china tenendosi le mani e Ron invece si era alzato per affiancarsi a Harry.

“Dobbiamo parlare!” le disse il mago occhialuto porgendole quel foglio scritto fitto fitto.

Lei lo prese e lo lesse, poi alzò lo sguardo su di loro sorridendo amaramente!

“Già lo sapevo!” rispose con voce grave e dalla tasca della divisa tirò fuori l’altra pergamena mostrandogliela!

 

 

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborry – Ciaoooo Terry ^__^ La storia dovrebbe svolgersi in un ipotetico settimo anno, ma non credo che ci saranno riferimenti alla storia originale, può anche essere che mescolerò un po’ di cose^^

La storia è nata come romantica, anche perché il tipo bastard inside (come immagino Draco) mi è sempre piaciuto anche se nella realtà non credo esista! :( nel senso che sono solo bastard e nemmeno troppo inside!!!

Però ci sarà anche un po’ d’azione naturalmente e per la prova… ci arriveremo! ^_^ Alcuni capitoli sembra che non abbiano ragione di esistere ma oltre che a capire bene come portare la storia sulle tracce che ho in mente, mi servono anche per delineare personaggi e situazioni attuali e che verranno^^

Spero di continuare a non annoiarti e che ti piaccia anche questo capitolo!

Un bacione ONE ONE e ancora grasssssie per l’entusiasmo che mostri a ogni commento^^

 

Bacioni ONI ONI anche a chi mi continua a seguire silenziosamente ^^

 

 

PS: chiedo ancora scusa per gli obrobri che troverete! *_*

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 11

 

 

 

 

“Già lo sapevi??? E quando pensavi di dircelo?” la voce di Harry assunse un forte tono di rimprovero, era fuori di se dalla rabbia tanto che gli tremavano le mani.

“L’ho saputo solo stasera!” ammise Cinthia lasciandosi intimorire da quell’attacco verbale non aspettato, ma solo per poco, lo sguardo le si fece duro e l’espressione sul viso divenne imperturbabile. “Scusa ma… perché avrei dovuto dirvelo?” esclamò indurendo la voce quasi come quella dell’altro.

“Perché??? Perché…. Chiede perché lei!” sbuffò Harry agitando le braccia in aria per poi lasciarle ricadere a peso morto lungo il corpo.

“Ma perché’ tu sai chi’ lo vuole arruolare ed equivarrebbe ad avere uno di loro a casa nostra, lo capisci questo vero? O lo stare con Malfoy ti ha rammollito il cervello!” intervenne Ron usando lo stesso tono minaccioso di Harry.

Cinthia non ci vide più inferocita com’era, fece un passo avanti e preparandosi a menar bacchetta sbottò “Tu piccolo, viscido ragazzino dai capelli color carota…”. 

 Ron rosso in viso, assottigliò gli occhi e presa posizione fece altrettanto tenendosi pronto a rispondere con la stessa moneta.

“Per favore stiamo calmi!” intervenne duramente Hermione tirando indietro Cinthia e mettendosi tra lei e il ragazzo continuò “Dobbiamo rimanere calmi…” poi si fermò pensierosa e si voltò verso Ron “Equivarrebbe? Da quando in qua parli così bene tu?” chiese con aria perplessa, mai quanto quella del rosso che non riuscì a dar risposta rimanendo lì a fissarla con un’espressione inebetita sul viso fin quando realizzata bene la frase detta, in sua difesa cominciò a blaterare senza sosta “Che vuoi dire con parlare così bene? Perché come parlo di solito? E che pensi che io sia…”

“Ehi, vogliamo piantarla con queste scemenze qui abbiamo problemi seri!” ancora una volta la voce dura di Harry sovrastò le altre azzittendo tutti, poi si rivolse a Cinthia mantenendo un tono più tranquillo “Lo capisci vero, che dobbiamo intervenire. Non possiamo lasciar che la cosa passi come se non sapessimo nulla!”

Lei lo guardò seria, inarcò un sopracciglio e rispose   con  un timbro di voce apparentemente tranquillo.

“Io credo che questi non siano affari vostri e che dovreste pensare, …prima di fare qualcosa o anche solo di parlare!” poi prese un gran respiro chiudendo per un attimo gli occhi. La voce le cominciava a tremare ma proseguì lo stesso “Domani andrò dal Preside e ne parlerò con lui, credo che sia la persona più adatta a risolvere questo che voi chiamate problema!”

“Perché non è un problema per te?” le chiese Hermione con gentilezza, cercando di capire meglio quello che voleva dire.

“No assolutamente, io credo in lui e so che prenderà la decisione giusta!”

Harry provò a controbattere raccontando vari aneddoti che riguardavano Draco, sottolineando che lui non avrebbe mai rifiutato quella proposta. Che il far parte dei seguaci di Voldemort era per lui e la sua famiglia, un grande onore e che questo secondo loro dava potenza e prestigio agli occhi degli altri.

L’unica risposta che ottenne però,  fu uno sbadiglio e un’alzata di spalle seguita da un “vado a letto!” annoiato.

Cinthia entrò nella sua camera, le altre ragazze già dormivano profondamente. Si spogliò e s’infilò sotto le coperte fingendo di dormire quando sentì aprire la porta e vide entrare Hermione.

La cosa non funzionò, e le si avvicinò lo stesso al  letto dicendole a bassa voce “So che vuoi molto bene a Malfoy, ma non puoi negare l’evidenza… la sua famiglia è…!”

Cinthia, di scatto, si mise a sedere nel letto e cercando di mantenere un tono basso  sbraitò “Lui non è la sua famiglia, hai visto com’è dolce con me, no? E poi… ci son cose Hermione che tu…”  Cinthia s’interruppe e uno strana luce di dolore le riempì gli occhi “Tu non puoi capire né sapere ma fidati… lascia che le cose vadano da sole!” con il dorso della mano si asciugò una lacrima che le era scivolata sulla guancia e senza aggiungere altro si rimise giù dandole le spalle.

 

 

*** * ***

 

 

Draco dopo aver schivato un paio di prefetti che per poco non lo videro, riuscì a rientrare nel dormitorio dei Serpeverde.  A quell’ora la sala di ritrovo era completamente deserta, ormai si erano tutti ritirati nelle proprie stanze lasciando una pace quasi surreale regnare nella stanza.

Si avvicinò al camino, le braci ancora emettevano qualche piccolo scoppiettio ed emanavano un leggerissimo bagliore.

Si sedette sul divano e allungò le gambe posando i piedi sul tavolinetto di fronte. Si portò le mani dietro la nuca e buttò la testa indietro prendendo a fissare il soffitto.

Le immagini di quello che aveva vissuto poco prima con Cinthia gli sfilavano davanti agli occhi facendolo sorridere maliziosamente per poi lasciare spazio ad un espressione imbronciata quando gli tornarono in mente le parole che gli aveva detto.

“Draco… quello che volevo dirti è… che tu NON sei il primo!”

Chi poteva essere la persona con cui lei aveva avuto rapporti per la prima volta si chiese, forse un ragazzo della scuola che frequentava prima di venire ad Howard o forse semplicemente un altro amico di famiglia! E perché ora non erano insieme? E se lei fosse dovuta tornare alla sua vecchia vita e lo avesse rivisto? Con lui che sarebbe successo?

Queste e un altro milione di domande gli rimbombavano in testa.

Era sicuro di quello che provava per lei ed era sicuro al novanta per cento di quello che lei provasse per lui, ma… quel dieci percento lo turbava non poco!

Si distese sul divano, sapendo che quella notte avrebbe dormito molto poco, e prese a giocherellare con un filo della cucitura dei pantaloni.

Non era mai stato lasciato da una ragazza, a dire il vero non si era mai nemmeno posto il problema che potesse accadere ma ora…

Un rumore sospetto proveniente dal camino lo fece drizzar in piedi mettendolo in allerta. Della cenere mista a polvere scendeva giù dall’immensa canna di tiraggio soffocando del tutto quel poco che era rimasto acceso delle braci.

Velocemente, si nascose dietro la spalliera del divano e si tenne pronto a lanciare un incantesimo di difesa.

Quel rumore non cessava, anzi si fece più forte, tanto che riuscì a riconoscerlo. Era un frusciar di carta ma che a tratti rimbombava come se fosse un tubo di cartone che sbatteva contro le pareti di mattoni del vecchio camino.

Si avvicinò inchinandosi leggermente per guardare su per la cappa. Una pergamena arrotolata cadde giù andandosi a infilare tra le braci spente e la cenere alzando un gran polverone.

Draco rimase senza respiro quando vide, man mano che la nebbia di polvere si diradava, il marchio impresso sulla cera lacca nella legatura della pergamena. Era un teschio dalla cui bocca usciva un serpente.

Quel simbolo era inconfondibile e non poteva di certo sbagliarsi sulla provenienza della nuova lettera.

Con le mani che gli tremavano, la raccolse e rotto il sigillo, srotolò e lesse senza mai staccar gli occhi dal foglio. Arrivato all’incirca a metà, sbiancò e si dovette mettere seduto a terra guardando incredulo quelle righe.

Leggeva e rileggeva quello stesso pezzo da dieci minuti buoni, cercando di dar un nuovo significato alle parole che vi erano scritte ma senza nessun risultato.

La prova che doveva superare era li, nero su bianco.

D’impulso appallottolò la pergamena e la lanciò nel camino. Poi prese la bacchetta pronunciando con voce severa “Lacarnum Inflamare” e la puntò dritta verso la lettera da cui si generò una fiammella.

Il fuoco si fece alto e un fumo nerissimo si sprigionò invadendo la stanza. Pian piano prese la stessa forma del marchio che era sulla ceralacca sovrastando Draco, che tirandosi bruscamente indietro sbatté contro il tavolino.

Il serpente che usciva dal teschio era spaventoso e lo divenne ancora di più quando spalancò le fauci. Sembrava intenzionato a divorare chiunque si fosse trovato davanti mentre una macabra risata si espandeva per l’aria.

All’improvviso la serpe si piegò su se stessa e si gettò sul fuoco spegnendolo ed evitando che la pergamena bruciasse.

Il fumo si dissolse lentamente e le parti annerite dalle bruciature sulla carta scoccarono qualche scintilla e pian piano svanirono anch’esse..

 

Draco non poteva credere a quello che aveva visto, la pergamena era intatta, doveva essere stata incantata con chissà quali magie oscure.

Ma ancora di più non poteva credere,  che come prova gli avessero chiesto così tanto, come potevano!

Si guardò intorno con la paura che quel trambusto avesse svegliato qualcuno. Mai avrebbe voluto farsi vedere in quello stato.

Sconvolto e disperato.

Lentamente si tirò indietro posandosi con la schiena contro il tavolino e si prese la testa tra le mani incurvandosi sulle ginocchia. I capelli gli scivolarono davanti al viso nascondendolo e lui si sentì come al sicuro da sguardi indiscreti.

Un lungo sospiro gli uscì dalle labbra interrotto quasi subito da lievi sussulti delle spalle.

Calde e amare lacrime presero a rigargli il viso mentre i singhiozzi si fecero sempre più prepotenti.

 Non ricordava da quanto tempo era che non piangeva, non era consentito ad un Malfoy…  ma quella sera…  per lui non c’erano più regole e… pianse!

 

 

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborry – Sono felicissima di quello che mi dici, una delle mie più grandi paure è proprio quella di annoiare!

Si si Draco e Cinthia, stanno insieme ufficialmente^^ i tira e molla mi piacciono ma credo che su questo argomento, soprattutto sulla volubilità di Draco, ne abbiano scritte a bizzeffe di FF e volevo dare un impronta diversa a questa. Anche sul fatto che lui non è il primo per Cinthia, la ragione è la stessa ^^ quel pezzo, ti dico la verità, mi è venuto spontaneo mentre scrivevo e m’immaginavo la scena!

 

Ecco il nuovo capitoletto, non nascondo che spero di averti fatto venire un po’ di lucciconi agli occhi *_* la scena finale di Draco me la sono vista davanti momento per momento e spero di esser riuscita a trasmettere quello che ho sentito. Però… non disperare… a tutto c’è un perché e posso aggiungere anche che… non finisce qui! :-P

Un bacio enormemente grande :-*

 

 

E non manco di mandare Besitos a tutti quelli che continuano a seguirmi! ^_^

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 12

 

 

 

 

Alla fine dell’ultima ora di lezione i corridoi di Howard si animavano di voci e di un via vai frenetico e gioioso. I ragazzi si sbrigavano a raggiungere la Sala Grande per il pranzo cercando relax e chiacchiere tranquille.

Cinthia appena uscì dalla classe fu attratta da un qualcosa che non seppe spiegare e che la spinse a voltarsi. In fondo al corridoio vide Draco.

Era dalla parte opposta alla sua, appoggiato contro un alto mobile che la fissava serio, aveva un’aria quasi arrabbiata. Nel vedere quell’espressione il suo cuore fece un sobbalzo e interrotta la conversazione con Hermione, si apprestò ad andargli incontro.

“Ciao tesoro, che aria truce stamattina!” esclamò una volta davanti a lui sporgendosi in avanti per schioccargli un bacio sulle labbra.

Draco non si mosse, non cambiò espressione, ne ricambiò in alcun modo il saluto della ragazza che rimase sorpresa e soprattutto preoccupata nel vedere quel comportamento tanto distaccato.

“Dobbiamo parlare!” le disse in tono secco incamminandosi verso una rientranza nel corridoio poco più in là.

Lei lo seguì senza fiatare e una volta raggiunta la piccola nicchia aspettò che Draco si voltasse e le desse spiegazioni, ma lui non si girò. Rimanendo di spalle con un tono ancora più freddo e duro del precedente le disse solamente “E’ finita, tra me e te non c’è più nulla… non c’è mai stato nulla! Va per la tua strada!”

“Ma Draco che vuoi dire, che significa… perché?” chiese lei sconcertata cadendo nella confusione più totale “Non capisco, cosa è successo? Ieri sera siamo stati insieme e… ed era tutto a posto… credo!”

“Nulla, è solo che mi sono stancato di te!” la rimbeccò voltandosi e puntandogli addosso quei suoi occhi color ghiaccio che la gelarono all’istante. Lo sguardo che le lanciò lasciava ben poco spazio ad altre domande. Storse la bocca in un mezzo sorriso e scansandola in malo modo si allontanò raggiungendo una ragazza della sua casa che quando lo vide si sciolse in mille moine.

Cinthia li vide allontanarsi insieme, con il braccio di Draco che stringeva le spalle della ragazza e la guardava con disegnato sulle labbra quel sorriso malizioso che tante volte aveva dedicato a lei.

Hermione era rimasta nei paraggi incuriosita dalla fretta dell’amica nel raggiungere Draco. Aveva assistito a tutta la scena, e anche se non aveva sentito nulla, non le era stato difficile intuire perfettamente quello che era accaduto. Tante volte aveva assistito a scene simili e tante altre volte ne aveva sentito parlare. Lentamente si era avvicinata a Cinthia calciando con rabbia un foglio di carta appallottolato a terra.

“Stai bene?” le chiese con un sussurro.

Cinthia rispose di no facendo un leggero movimento con la testa e rimanendo con gli occhi fissi sul punto in cui Draco aveva girato l’angolo sparendo dalla sua vista. Ebbe un lieve capogiro e barcollò appena perdendo l’equilibrio ma sorretta prontamente da Hermione riuscì a rimanere in piedi.

 

 

*** * ***

 

 

“Mi spieghi che cosa è successo?”

Hermione per l’ennesima volta chiese spiegazioni a Cinthia, che seduta sul divano nella sala di ritrovo dei Grifondoro, continuava a dire di no con la testa e a ripetere che non era possibile.

“Cosa? Cos’è che non è possibile, che ti ha detto?” ripeté ancora, sperando di ottenere una risposta.

Cinthia alzò lo sguardo, fino a quel momento perso nel vuoto, su di lei e delle lacrime presero a rigarle le guancie.

“Mi ha lasciato, mi ha detto che non c’è mai stato nulla e mi ha lasciato!”

Il suo tono era più sconvolto che disperato, soprattutto perché non riusciva a capirne il motivo. Che cosa poteva essere successo in quelle poche ore notturne in cui non erano stati insieme, non riusciva proprio a spiegarselo.

Anche se non voleva farlo capire, Hermione stessa fu colpita da quanto detto dall’amica.

“E non ti ha detto perché? Non ti ha spiegato il motivo?”

Cinthia riprese a fare di no con il capo stringendo le mani a pugno fino a farle divenir viola.

“Non ha detto nulla al di fuori del fatto che si è stancato di me!” ripeté come un automa.

Il calamaio sul tavolino di fronte al divano, su cui era seduta Hermione, cadde a terra spinto inavvertitamente dalla stessa maga con un gesto inconsulto. L’inchiostro si allargò sul tappeto come una chiazza d’olio, nero e denso.

“Inaudito!” esclamò livida di rabbia Hermione “Lo sapevo che non ci si poteva fidare di uno come lui, lo sapevo ma… ho voluto dargli fiducia io! Ti vedevo così felice che dentro di me l’ho creduto veramente che fosse cambiato… e invece…”

Cinthia non aveva sentito nemmeno una parola troppo presa a ragionarci su, d’improvviso però si alzò in piedi guardando dritto avanti a se, come avesse avuto una folgorazione e sorrise.

“Sono sicura che ci sia qualcosa sotto, qualcosa che non so e sicuramente ha a che vedere con quella pergamena che ho trovato!”

Un sommesso lamento la riportò in se e abbassando gli occhi vide Hermione a terra che la guardava stupita.

“Ohohoh scusami, non volevo!” le disse aiutandola ad alzarsi e vedendola totalmente imbrattata d’inchiostro, allargò quel lieve sorriso trasformandolo poi in una vera e propria risata.

Hermione era sempre più sconcertata, non riusciva a capire quelle reazioni ma contagiata dall’ilarità di Cinthia si mise a ridere anche lei guardandosi addosso e allargando le braccia fece un giro su se stessa.

Com’era venuta, quella risata, senza motivo si placò e Cinthia divenuta seria si fece promettere e stra promettere che Harry e Ron non sarebbero mai venuti a  sapere nulla di quella storia.

Anche se riluttante Hermione promise ad un'unica condizione, che se si fosse accorta di qualche pericolo quella promessa sarebbe stata annullata.

Cinthia aveva un piano, doveva parlare con Draco a qualsiasi costo, che lui lo volesse oppure no. Aveva letto qualcosa in quei suoi occhi color ghiaccio che le dava una vaga speranza. Non sapeva di che tipo ma era fiduciosa e sicura di riuscire a farlo parlare e di venire a sapere cosa ci fosse realmente sotto a quella scelta presa così di fretta.

La giornata sembrava non voler passare, i minuti sembravano ore e le ore erano davvero interminabili. Cinthia e Hermione stavano passando il pomeriggio in biblioteca per completare una ricerca che avrebbero dovuto consegnare il giorno dopo ma mentre una scriveva senza sosta fermandosi di tanto in tanto per leggere qualche riga dall’enorme tomo vicino a lei, l’altra non faceva altro che disegnare ghirigori sulla pergamena che aveva davanti.

“Dai Cinthia, non hai scritto ancora nulla!” la rimproverò dolcemente Hermione notando che gli angoli della pergamena della ragazza erano pieni di disegnini astratti mentre il centro era completamente vuoto.

Cinthia mugugnò e continuò a scarabocchiare con non curanza. Era troppo presa dai suoi pensieri per studiare, pensieri che rimasero in sospeso quando vide entrare nella biblioteca Draco. Era solo e stringeva in mano un foglio arrotolato.

Senza farsi accorgere lei continuò a seguirlo con lo sguardo abbassandolo del tutto quando le passò accanto rallentando visibilmente. In quel momento fu tentata di alzare il viso e rivolgergli qualche domanda ma lui si allontanò prima ancora che lei potesse anche solo pensare cosa dirgli.

Draco si sedette ad un tavolo vicino ad una finestra e srotolato il foglio si mise a studiarlo con grande interesse appuntandosi qualcosa su un quadernino che aveva tirato fuori dalla tasca.

Cinthia non ci pensò oltre e alzatasi andò diretta da lui sedendogli di fronte.

“Ciao, posso salutarti o mi è proibito anche questo?” gli disse senza troppe cerimonie.

Lui alzò appena gli occhi e poi si rimise a scrutare quel foglio scritto fitto fitto  stando attento però di spostarlo e coprirlo parzialmente per impedirle di leggerlo.

“Non m’interessa, puoi fare quello che ti pare pur che non mi stia troppo appiccicata! Mi annoi e non poco!”

Con quell’ultima affermazione la gelò completamente e tutti i suoi buoni propositi, sul saper cosa ci fosse dietro a quel comportamento strano, andarono a farsi benedire.

“Ascoltami bene tu!” esclamò molto più che arrabbiata “Non so cosa  hai in quella zucca che ti ritrovi per testa, probabilmente niente,  ma questo non ti scusa dal comportamento  villico e  zappaterra che stai tenendo verso di me. Ma chi ti credi di essere eh?  Solo perché ti chiami Malfoy pensi davvero di poter fare come ti pare e strafegartene dei sentimenti della gente?”

Draco continuava a tener il capo chino sul foglio non mostrando nemmeno fastidio per quello che gli stava dicendo, anzi era totalmente indifferente come se lei non fosse là.

Cinthia s’infuriò ancora di più e con un gesto brusco sollevò il tavolo rovesciandoglielo contro. Draco scivolò dalla sedia finendo sul pavimento. Istintivamente cercò subito, con lo sguardo il suo prezioso foglio.

Non vedendolo lì vicino a se gli prese il panico immaginandosi che fine avesse potuto fare e proprio come pensava, era tra le mani di Cinthia che lo stava leggendo con attenzione.

In un attimo si alzò e glielo strappò letteralmente dalle mani sbraitando violentemente più per coprire la paura che sentiva. Non voleva assolutamente che lei lo leggesse.

Gli occhi di Cinthia erano enormi e limpidi nonostante fossero così scuri, lo guardava non più con l’espressione di qualche momento prima e nemmeno con quella sconvolta della mattina. Era rimasta con le braccia piegate e le mani girate verso l’alto come se ancora tenesse in mano quel foglio.

“Cosa deve succedere domani notte Draco?” gli chiese con un fil di voce. Lui chinò il viso voltandolo leggermente per impedirle di veder il suo sguardo velarsi e divenir lucido.

“Niente e comunque non sono affari tuoi!” le rispose riprendendo un tono gelido.

Cinthia fece un passo verso di lui e con voce implorante cercò di convincerlo ad aprirsi.

“Draco per favore… dimmi che sta succedendo, potrei aiutarti se solo tu lo volessi!”

Lui alzò, per un secondo, gli occhi su di lei e poi inchinandosi raccolse in fretta le sue cose. Le passò volutamente vicinissimo e a voce bassa le ripeté per l’ennesima volta “Stai lontana da me, hai tutto da guadagnarci!”

 Zig zagò tra i tavoli e arrivato alla porta d’uscita, si voltò un’ultima volta. Lo sguardo era spento e pieno di dolore, sembrava quasi che le stesse dicendo davvero addio. Cinthia sentì il cuore spezzarsi al solo pensiero che qualcosa di molto terribile stava per accadere. Lo sentiva dentro di lei, non si era sbagliata, il comportamento che lui aveva tenuto in quella giornata era dovuto a un qualcosa di immensamente orribile e allo stesso tempo inspiegabile. Com’era accaduto nella sala di ritrovo dei Grifondoro non si fece sopraffare dallo sconforto e più determinata che mai s’intestardì ulteriormente nel voler scoprire cosa nascondeva.

 

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborryHeiiiiiiiiiii Ciao Terry^^ Speravo proprio di esser riuscita a farti venir il batticuore e ad alimentare la tua curiosità^^ Ti dico che per ora continueranno tutti e due ma non per molto promesso^^ Sulla prova non posso dirti nulla… altrimenti addio effetto sorpresa (o almeno spero che ci sia! *_*) però ti posso dire che Harry non farà casini e che la nostra Hermione avrà una parte abbastanza importante… Vedrai che andando avanti si capiranno anche i primi capitoli…  ma più di questo non rivelerò^^

Un bacionissimissimo!

 

Bacini a profusione a chi ha ancora la pazienza di seguirmi!

Grazie!

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


“Draco… Draco mi senti

Capitolo 13

 

 

 

 

La giornata seguente passò lenta e monotona come il pomeriggio in biblioteca. Cinthia non riusciva a concentrarsi su nulla se non sul come riuscire a sgattaiolare fuori dalla scuola quella sera, per seguire Draco e riuscire a capire finalmente cosa sarebbe dovuto accadere. Stette per conto suo il più possibile isolandosi dagli altri compresa Hermione che non mancava di lanciarle occhiate preoccupate ma mantenendo la promessa fatta nonostante le insistenti domande di Harry e Ron che cominciavano ad avere forti sospetti.

Quando finalmente arrivò l’ora, per gli studenti di ritirarsi nelle proprie case, Cinthia fu la prima a rientrare e dicendo di sentirsi particolarmente stanca si coricò senza rimanere quella mezz’oretta o più in compagnia dell’amica e degli altri nella sala di ritrovo. Aspettò pazientemente che tutte le sue compagne si mettessero a letto, fingendo di dormire profondamente ma appena udì trasformarsi i respiri delle ragazze in quelli particolarmente leggeri dati dal sonno, scivolò via dalle coperte e in punta di piedi facendo pianissimo uscì dalla stanza.

Si soffermò per la breve scalinata che scendeva nella sala di ritrovo, appiattita contro il muro, sondando attentamente il silenzio che incombeva nella casa dei Grifondoro, assicurandosi che non ci fosse più nessuno in giro. Percorse poi lo stretto cunicolo che la portò al corridoio su cui dava il quadro della donna grassa. Era buio e deserto. Anche lì u silenzio quasi surreale invadeva ogni millimetro del castello addormentato, solo i prefetti incaricati della guardia di notte giravano per i vari piani cercando studenti che infrangevano le regole. Regole come quella che proibiva di andarsene in giro a quell’ora tanto tarda, proprio come stava facendo Cinthia.

Stando molto attenta a non farsi vedere, arrivò alla scalinata principale e raggiunto il sotterraneo, si appostò dietro la statua di un Gargoyle situata proprio di fronte all’entrata della casa dei  Serpeverde.

Non dovette attendere a lungo, infatti, pochi minuti dopo con la sua stessa aria furtiva vide Draco uscire dalla casa. Aspettò che si allontanasse un po’ e poi rimanendo nascosta nelle ombre e dal buio lo seguì fino alla torre più alta di Howard, dove si trovava la guferia.

Quando lo vide entrare si accostò al muro aspettando qualche minuto, alzò lo sguardo e vide la finestrella che si apriva sopra di lei. Si aggrappò al bordo tirandosi sulla punta dei piedi e cercò di sbirciare all’interno dello stanzone che ospitava gufi/postini di tutte le razze e dimensioni.

La visuale era minima ma l’acustica perfetta.

“Figlio mio, perché mi hai fatto venire qui?” una voce maschile dal tono profondo e severo fece trasalire Cinthia che cercò di tirarsi ancora più su per vedere meglio chi ci fosse lì dentro oltre Draco.

“Padre, volevo parlarti di quello che mi avete chiesto… della pergamena… della prova… io… io non posso farlo!” gli rispose cercando di mantener la voce ferma e sicura.

“Che intendi con NON posso farlo?” ribatté Lucius indurendo tono ed espressione del viso. Alzò un sopracciglio e sdegnandosi di quel che aveva udito, lo fissò come stesse guardando un pazzo.

“Intendo che non posso fare quello che mi chiedete per la prova, non voglio farlo… io… io… chiedetemi qualunque altra cosa ma non quello!”

Lo schiocco di uno schiaffo riecheggiò per la gelida aria notturna seguita da severissimi rimproveri che a dire il vero assomigliavano più a insulti.

“Stupido ragazzino viziato, osi dire  di no all’Oscuro Signore?” gli tuonò contro “Ma che ti passa per quella testa vuota, vuoi portare il disonore sulla nostra nobile famiglia?” poi voltandosi continuò”Non puoi rifiutare e proprio ora che hai l’occasione di far vedere il tuo valore ed onore rinforzando quello della casta dei Malfoy!” e dicendo questo scagliò un incantesimo che fece saltare in aria una parte del muro della guferia che si sbriciolò come fosse di pane secco rivelando la presenza di Cinthia.

Draco la guardò sbalordito con occhi che assunsero poi un’espressione spaventata “Che ci fai qui?” le chiese abbracciandola stretta come se la volesse proteggere da chissà quali pericoli.

Lei era senza parole, quell’abbraccio l’aveva sconcertata quasi quanto le parole che aveva udito poco prima. Continuava a non capire cosa stesse succedendo e di cosa stessero parlando ma poi le tornò in mente quello che aveva letto nella pergamena e tutto le fu chiaro.

Fece un passo indietro allontanandosi da Draco e lo fissò seria.

“Cosa ti hanno chiesto di fare?” gli domandò non distogliendo lo sguardo da quello del ragazzo “Dimmelo!” continuò con tono autoritario!

Draco non riusciva a sopportare quel suo sguardo limpido e senza paure ma ancor di meno voleva rispondere a quello che gli chiedeva.

“Fallò figlio mio, dimostra che sei un vero Malfoy… ORA!” tuonò ancora il padre strattonando Draco per una spalla e obbligandolo ad allontanarsi ulteriormente da lei.

“Ora Draco… fallo!”

Tirò fuori la bacchetta e con occhi supplichevoli guardò prima il padre e poi Cinthia che capì finalmente quale fosse la prova che doveva superare per entrare a far parte dei Mangiamorte. Si portò una mano al cuore socchiudendo gli occhi e con voce dolcissima gli disse “Se è questo che ti può rendere felice… se è quello che vuoi… fallo! Ma se solo una piccola parte di te non vuole… ribellati!”

A quel punto riaprì gli occhi che erano diventati di un profondo infinito, sembravano quasi vuoti e allo stesso tempo colmi di emozioni indescrivibili.

Draco non sapeva dove guardare, la vista di Cinthia li davanti che gli si offriva senza remore lo faceva star male, ma anche la vista del padre con quell’espressione così malvagia lo faceva star male…. Lo terrorizzava.

Un forte vento si alzò e un profumo di rose si espanse nella stanza circolare della guferia. Draco si rivide nella radura e rivide l’immagine della ragazza nel vestito bianco che gli chiedeva di rispettare la promessa che aveva fatto. Tornò a voltarsi verso Cinthia e dopo tanto tempo che non ci pensava, la riconobbe come la ragazza misteriosa di quelle notti nel parco dei Khoocs. I capelli le svolazzavano selvaggi intorno al viso e un misterioso alone luminoso la circondò. Come aveva fatto a dimenticarla? Come aveva potuto dimenticarla?

Lucius rimase per qualche istante sorpreso rimanendo con la bacchetta a mezz’aria ma si riprese subito e rivolto verso  il figlio cercando di sovrastare il forte rumore del vento, gli urlò con tutto l’odio che aveva accumulato in quegli anni.

“Uccidila, uccidila adesso!”

Draco al contrario, indietreggiò e si girò verso di lui per ribadirgli che non avrebbe mai fatto quello che gli chiedeva, che lui non avrebbe mai più fatto nulla solo per compiacerlo e che da quel momento sarebbe stato una sua decisione agire in un modo oppure in un altro. Non fece in tempo a finir di parlare, che vide scaturire un raggio luminoso dalla bacchetta di Lucius mentre questi pronunciava la più terribile delle maledizioni!

“Avada Kedavraaaaaaaa!”

Quelle parole si persero nel vento mentre un altro urlo si sovrapponeva alla maledizione. Draco si era gettato verso Cinthia per proteggerla facendogli scudo con il corpo.

“Nooo Draco, noooooo!”

In quel momento altri raggi di luce si fecero strada nella stanza in cui ormai regnava il caos più totale andando a cozzare contro quello lanciato poco prima dal mangiamorte deviandolo verso l’alto. Harry, Ron e Hermione erano tutti e tre schierati davanti a loro. Con le gambe divaricate tenevano una posizione d’attacco puntando le bacchette contro Lucius.

Gufi e piume svolazzavano in ogni dove, voci e stridii di uccelli si mischiavano tra loro portati dal forte vento che contribuiva altamente ad aumentare la confusione e quel profumo di rose si faceva sempre più pungente.

La maledizione senza perdono rimbalzò sulle parti della guferia e tornò a dirigersi verso il basso proprio nella direzione di Draco. Fu Cinthia questa volta ad intervenire spingendo via il biondo mago che cadde a terra perdendo l’equilibrio.

Un urlo strozzato riempì l’aria e quando si voltarono verso il punto da cui proveniva rimasero tutti senza parole, gelati nelle loro posizioni.

Hermione si portò una mano alla bocca che a stento riuscì a chiudere mentre Harry e Ron non osavano quasi respirare. Anche Lucius era impietrito dall’immagine che gli apparve davanti agli occhi quando la coltre di polvere e detriti si abbassò rivelando due sagome a terra.

Draco con fatica si tirò a sedere, scrollò il capo liberandosi dei calcinacci che aveva tra i capelli e poi abbassò lo sguardo ritrovandosi il corpo di Cinthia addosso. La spostò e delicatamente la girò su se stessa.

L’espressione che assunse il suo viso fu indescrivibile. A dire il vero era un susseguirsi di espressioni… sconvolto, stupito, disperato, arrabbiato… anzi furibondo e poi di nuovo disperato.

Prese a scuoterle gentilmente la spalla, le accarezzò i capelli e le parlò dolcemente. Cercò poi di prenderle una mano che però gli scivolò e cadde inerme sul pavimento.

Rimase a guardarla per un lungo istante e poi tirò indietro la testa, gli occhi si socchiusero e un grido assordante e straziante gli uscì dalle labbra. Un dolore lancinante lo travolse mentre la vista gli si offuscava. Calde ed amare lacrime avevano cominciato a scendere copiose sul suo volto disegnando strade irregolari sulla pelle chiara.

Il respiro si fece rapido e affannato, quasi facesse fatica a respirare.

Affondò la testa nell’incavo del collo, strinse il corpo senza vita di Cinthia a se cominciando a singhiozzare senza più nascondere i sentimenti che provava.

All’improvviso si fece serio e si voltò verso il padre. Guardandolo con puro odio negli occhi gli ringhiò contro.

“L’hai uccisa, hai ucciso l’unica persona che mi volesse veramente bene a questo mondo per quello che ero…  a parte mia madre…”

La rabbia che trapelava da quelle parole era immensa, faceva rabbrividire anche i tre amici che erano rimasti immobili come  spettatori di un film.

“TU L’HAI UCCISA!” gridò con tutta la forza che aveva in corpo e senza farsi problemi di sorta puntò la bacchetta contro Lucius che, incredibile a dirsi, spaventato da quell’atteggiamento del figlio indietreggiò mettendosi spalle a muro.

“Draco, sono tuo padre!” esclamò con voce tremante sperando di farlo ragionare “Tu non puoi farlo?”

“Ne sei sicuro… papà!” rispose Draco sottolineando l’ultima parola e avanzando verso Lucius prese a roteare la bacchetta.

“No Draco non farlo!” intervenne Hermione “Diventeresti come lui… e questo non ti ridarà Cinthia…”

Draco si fermò per un istante e prima che potessero intervenire gli altri puntò la bacchetta contro il padre e lanciò una maledizione senza perdono

“Sectumsempraaa!”

La luce che scaturì dalla bacchetta fu abbagliante e velocissima ma andò a scontrarsi contro la parete della guferia infilandosi tra il braccio e il corpo di Lucius sfiorandolo appena. Questi guardò l’enorme voragine aperta nel muro e poi si voltò verso il figlio lasciando cadere la bacchetta a terra e inginocchiandosi in gesto di resa.

Draco tornò accanto al corpo di Cinthia e prendendola tra le braccia s’incamminò giù per la scalinata che riportava verso Howard mentre il cielo si tingeva stranamente di rosso. Il profumo di rose svanì lentamente e il vento si placava mentre il silenzio riprendeva a far da padrone in quella notte infausta.

 

 

 

 

Nota dell’Autrice: x terryborry – Felicissima che ti sia piaciuto così tanto^^ Me gongola tutta ^__^ Ora non rispondo alle tue domande perché penso che questo di capitolo parli da solo… o almeno lo spero! :-P

Volevi tristezze e battaglie? Eccotele! ^__^ Fammi sapere^^

Baciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!

 

Un sacchissimo di bacini a chi mi segue ancora e ancora^^

 

 

 

 

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