°Un Bacio A Mezzanotte... O Uno Schiaffo A Mezzogiorno?°

di Fenandinha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** SPAZIO SCUSE. ***
Capitolo 6: *** 5. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Salve a tutti(: Inizio col dire che questa Ff è basata sui personaggi del Mondo di Patty ma non è per niente svolta nel luogo natale, tutti gli avvenimenti sono diversi. Insomma ho solo "rubato" i personaggi per poi crearne una storia abbastanza divertente(: Buona lettura! <3


                                                                                                                     
                                                                   

                                                                                                                PRIMO CAPITOLO.


Odiavo l'ora di pranzo. Sentivo troppo la mancanza di Matias.
Quando eravamo alle medie la trascorrevamo sempre insieme. Uscivamo di corsa appena suonava la campanella, divoravamo in dieci minuti d'orologio quello che ci eravamo portati da casa, e ci rimaneva quasi un'ora intera tutta per noi. Raggiungevamo furtivi uno dei nostri posti preferiti. Se c'era il sole andavamo a sdraiarci accanto al recinto della sabbia, o a sederci, dondolando i piedi, sul muretto vicino al deposito delle biciclette. D'inverno ci rifugiavamo quasi sempre in biblioteca. Non era molto importante il dove, purchè fossimo insieme.
Certi giorni non parlavamo quasi, ognuno leggeva il suo libro, e ogni tanto ridacchiavamo o scambiavamo qualche parola. Qualche altra volta ci mettevamo a disegnare o a fare giochini con carta e penna, tipo battaglia navale. Ma la maggior parte delle volte inventavamo qualche nuovo episodio delle Cronache di Vitria e le mettevamo in scena, anche se a scuola non potevamo realizzarlo bene come nel Capanno di Vetro. Gli altri ragazzi ci consideravano già abbastanza strani. Se fossero capitati mentre nei panni di Re Matias e della sua Regina Patrizia ci dichiaravamo eterno amore si sarebbero rotolati dalle risate. Perciò parlavamo a sussurri e facevamo gesti impercettibili e la magia cominciava a funzionare e ci trovavamo trasportati in un turbine nello scintillio di Vitria, il nostro Mondo di Vetro incantato.
Il suono della campanella era sempre uno shock, che mandava in frantumi le nostre corone e le nostre calzature di cristallo. A malincuore ripercorrevamo corridoi che odoravano di pizza, con ai piedi le nostre vecchie scarpe da ginnastica, desiderando di poter rimanere a Vitria per sempre.
Io mi preoccupavo di tenere aggiornate le Cronache di Vitria nel nostro grande libro manoscritto, e qualche volta Carl le arricchiva di note o di un'illustrazione, ma da un pò di tempo questo succedeva sempre più di rado. Matias aveva troppi barbosi compiti da fare. C'erano delle volte che per giorni di fila non veniva neanche al Capanno di Vetro, e mi toccava andarlo a chiamare.
E, anche in quei casi, non sempre le cose funzionavano a dovere. Sì, Matias mi seguiva in giardino ed entrava con me nel capanno, ma se ne restava tutto zitto e di malumore senza dare nessun contributo,oppure si metteva a fare lo stupido, facendo confusione e declamando la sua parte in falsetto, e rovinava ogni cosa. In genere alla fine riuscivo a farlo giocare come si doveva, ma facevo una gran fatica.
-Non saraii un pò asfissiante, con Matias? Non puoi pretendere che giochi sempre con te- ha detto Mamma.
-Ma Matias è il mio migliore amico. Abbiamo sempre giocato insieme- ho risposto.
-Oh, Patrizia- ha sospirato Mamma. Da un pò di tempo è facile che sospiri parlando con me. -Sei troppo grande, ormai, per inventare storie e giocare a tutti quei giochi segreti e immaginari. Non è normale. Hai tredici anni, santo cielo. Quando comincerai a comportarti da adoloscente?-
-Cosa ne sai tu di quello che facciamo?- ho risposto arrogante. -Non sono storielle da bambini. Noi stiamo scrivendo una nostra serie di libri. Aspetta e vedrai. Un giorno saranno pubblicati e io io Matias guadagneremo milioni di sterline, con tutti i diritti d'autore e di traduzione e di adattamento cinematografico-.
-Oh, bene, vuol dire che potrai finire di pagari il mutuo, allora- ha detto Mamma, e ha sospirato di nuovo. -Chi credi di essere, J.K. Rowling? E poi non mi sembra che Matias abbia più tanta voglia di recitare... pardon, scrivere, quelle storielle. State diventando grandi tutti e due. Forse è ora che vi facciate qualche nuovo amico. Non c'è nessuno con cui tu possa fare amicizia, a scuola?-
-Ho un sacco di amici- ho mentito. -C'è Caterina. E' una mia amica.-
In fondo era abbastanza vero. Caterina e io avevamo fatto amicizia quel pauroso primo giorno di scuola superiore, all'Istituto Comprensivo Milstead. La conoscevo già dalle elementari e dalle medie, ma non avevo ma avuto bisogno di un'amica del cuore perchè c'era sempre stato Matias.
E ora, arrivata al nono anno, non era facile farsi degli amici. Quasi tutti venivano della stessa scuola media, e quindi continuavano a frequentare il proprio amico del cuore o il proprio gruppetto. Nella nostra classe c'erano alcune nuove arrivate, ma facevano gruppo a sè. Nell'altra sezione c'era anche Antonella Lama Bernardi, ma era assolutamente fuori dalla mia cerchia.
Per me è stato un gran sollievo quando Caterina ha proposto che ci mettessimo vicine di banco e si è dimostrata gentile con me. Era una ragazzina ridancina, con le guance rosse che la facevano sembrare come se fosse in imbarazzo. Cantava nel coro ed era sempre molto buona. Portava i capelli alla paggio, indossava sempre una candida camicia bianca, non cercava mai di tirarsi su la sottana che arrivava al ginocchio e calzava sempre scarpe marroni coi lacci. Come me, aveva un aspetto infantile. Così ci sedevamo vicine in tutte le lezioni e all'intervallo ci scambiavamo ciocolato e patatine. Parlavamo di cose banali, tipo programmi televisivi (lei adorava tutto quello che aveva a che fare con gli ospedali e da grande voleva fare l'infermiera) e pop star ( andava matta per una serie di componenti di gruppi musicali che seguiva con devozione assoluta, e ne conosceva le date di nascita e i segni zodiacali, i cibi preferiti e il singolo di maggior successo di ogni loro album, in ordine di uscita).
Caterina andava bene come amica. Naturalmente non mi sarei mai sognata di considerarla l'amica del cuore. Abitava proprio dietro l'angolo della scuola, perciò tornava a casa a mangiare. Io stavo troppo lontano per farlo. E poi mia madre era impegnata col suo lavoro presso una società di costruzioni, e quindi non avrebbe potuto cucinarmi uova e patatine come faceva la mamma di Caterina. Quindi all'ora di pranzo non avevo compagnia. A scuola non avevamo il permesso di usare i cellulari ma ho mandato mentalmente un sms a Matias: MI MANCANO LE NS KIAKKIERE. CI VDM POI AL CDV?
Dicevamo sempre che eravamo tanto in sintonia da essere telepatici. Forse però le nostre onde celebrali non riuscivano a sintonizzarsi con le nuove tecnologie. Nessun bip-bip è risuonato nella testa di Matias.
E se per caso era lui a cercare di trasmettermi i suoi messaggi e io non riuscivo a coglierli, anche se, concentrata e all'erta, ce la mettevo tutta.
Tante volte avevo domandato a Matias che cosa faceva all'ora di prenzo al Liceo Kingsmere, ma era insolitamente laconico. Mangiava. Leggeva.
-Su, dai, Matias! Raccontami tutto- gli dicevo. - Sii un pò più esplicito. Voglio i particolari-.
-Ok. Vuoi che ti descriva la mia visita ai gabinetti nei minimi dettagli?-
-Piantala di essere così irritante. Sai che cosa intendo. Con chi parli? Che cosa fai? Che cosa ti passa per la testa?-
-Scommetto che ti piacerebbe seguirmi con una webcam- ha detto Matias. Ha fatto un ghigno e si è trasformato nel tipico presentatore tv. -Eccovi la nostra vittima inconsapevole, Matias Beltran. Facciamogli un primo piano. Ah! Che cosa sta facendo? Sta alzando un dito. Che ci abbia scoperti? Ha forse intenzione di protestare? Ma no, se lo sta mettendo nel naso! Facciamo una zoomata sulla caccola, ragazzi-.
-Che schifo!-
-Ok, la cara amica di Matias, Patty, ha fatto un succinto commento. Inquadriamo Patty. Sorridi verso l'obbiettivo, bellezza- ha proseguito, avvicinando le dita unite a formare un quadrato proprio di fronte al mio viso.
Ho fatto una linguaccia.
-Fermi! Fermi! E' proprio lei! Stiamo per collegarci con 'l'Operazione in Diretta', il nostro canale preferito. Per tutta la sua infanzia la signorina Patrizia Castro ha sofferto della sindrome della lingua appuntita, ma l'eminente otorinolaringoiatra, Mr Matias Beltran, si accinge a operarla. Forbici, per favore, infermiera!-
-Eccole, le forbici- ho detto aprendo e chiudendo le dita. -Ma ora ci siamo sintonizzati su Mystery Channel, dove faccio la parte di una terrificante ragazza che, fatta impazzire dal suo migliore amico, ha deciso di accoltellarlo a morte!-
Ho colpito con le mie dita-forbici il petto di Matias, e lui con un urlo è crollato a terra lungo disteso ai miei piedi, mimando una morte sanguinosa. E' stato così credibile che mi pareva quasi di veder allargarsi una pozza di sangue scarlatto.
Mi sono chinata su di lui che giaceva immobile, gli occhi aperti ma rivolti oltre me, senza un battito di ciglia.
-Matias? Matias!- ho chiamato, scuotendogli piano una spalla.
Non si è mosso. Il cuore ha cominciato a battermi forte. Mi sono avvicinata di più, abbassando la testa finchè le mie lunghe treccie gli hanno sfiorato le guance. Nessuna reazione. Ho provato ad ascoltare. Non sentivo il suo respiro.
-Adesso piantala, Matias, mi fai spaventare- ha detto. E' scattato a sedere, con tanto impeto che le nostre teste si sono scontrate. Ho urlato.
-Ah! Bene, sono contento di averti spaventato, perchè ora siamo sintonizzati su Horror Channel, e io sono un fantasma ritornato a perseguitarti. Devu aver paura, Patrizia Castro, perchè adesso ti prendo!-
Le sue mani si sono strette intorno al mio collo, ma io ho combattuto per liberarmi. Sono piccola e magra ma capace di lottare come un gatto selvatico se mi ci metto. Ci siamo azzuffato per un pò, poi le dita di Matias hanno cominciato a farmi il solletico sul collo. Ho cominciato a ridere e gli ho restituito il solletico. Per un pezzo siamo rimasti sdraiati per terra, a ridacchiare. Poi Matias ha allungato il braccio e mi ha stretto la mano con quel gesto speciale che avevamo inventato tanto prima, quando avevamo sette anni, e che significava che noi due eravamo migliori amici del mondo. Ho tenuto stretta la sua mano, sentendo che saremmo restati migliori amici per sempre. Più che migliori amici. Avevamo spesso giocato a sposarci, quando eravamo piccoli. Matias mi confezionava degli anelli con le carte dei cioccolatini. Forse, un giorno, me ne avrebbe dato uno vero.
Come avrei mai potuto paragonare i miei banali chiacchericci con Caterina al fantastico divertimento che sempre mi procurava la compagnia di Matias?
Non c'era proprio nessun'altra ragazza con cui stare, all'ora di pranzo. Andavo d'accordo più o meno con tutte, ma non avevo voglia di imporre la mia presenza a nessuna di loro. Un giorno, mentre stavo seduta in biblioteca, Antonella Lama Bernardi è entrata e ha agitato le dita in un gesto di saluto. Ero così meravigliata che mi sono guardata intorno, convinta stesse salutando qualcuno dietro di me.
-Sto salutando te, sciocca!- ha detto Antonella.
Anch'io ho mosso stupidamente le dita in risposta al suo saluto, poi ho raccolto i miei libri e sono uscita in tutta fretta. Non volevo disturbare Antonella. Erabamo a scuola insieme da poche settimane, ma lei si era già fatta una solida reputazione. Se decideva che non le piaceva il tuo aspetto, era capace di farti a brandelli.
Ero io per prima a non apprezzare il mio aspetto, Ero tanto minuscola che nessuno credeva potessi essere alle superiori. Tra tutte le mie compagne di classe ero quella con l'aria più infantile. Mi chiamavano Scricciolo. Non che mi perseguitassero davvero, più che altro mi consideravano una specie di mascotte tutto sommato ok, ma da non prendere sul serio.
Tutti provavano una gran soggezione nei confronti di Antonella. Sembrava molto più grande di me, molto più grande di tutte le altre. Dimostrava come minimo sedici anni, perfino nell'uniforme scolastica color rosso fuoco. Aveva sgargianti capelli castano-biondo, ovviamente tinti, anche se questo andava assolutamente contro le regole della scuola. Ma aveva allegramente mentito al signor Barcaroli, spergiurando che ogni singola ciocca dei suoi capelli era naturale. I capelli scendevano sotto il mento a punta.
Antonella sembrava fatta per infrangere qualsiasi schema o regola. Era la ragazza a cui tutte avrebbero voluto assomigliare, ma non era propriamente bella, e neanche ultramagra. Ma non sembrava le importasse essere un pò formosa, anzi. Sembrava molto soddisfatta di se stessa, e spesso pareva mettersi in posa, le mani sui fianchi. Le ragazze che facevano ginnastica con lei raccontavano che non si nascondeva mai dietro l'asciugamano, dopo la doccia. A quanto pareva, se ne stava lì arditamente, tutta nuda, senza curarsi degli sguardi altrui.
Era intelligente, e sarebbe potuta diventare una delle prime se si fosse data la pena di impegnarsi seriamente, ma in genere si gingillava e dimenticava di fare i compiti. Sapeva un mucchio di cose, e discuteva con gli insegnanti di architettura, di arte e di musica, ma nessuno si sarebbe mai sognato di darle della secchiona. Non la prendevano neanche in giro per le arie che si dava, anche se parlava con quel tipo di voce piena e pastosa, da quartieri alti, che normalmente avrebbero scimmiottato. L'aiutava il fatto che diceva parolacce, non sempre abbastanza lontano dall'udito degli insegnanti.  Raccontava particolari e aneddoti straordinari su quello che faceva con i suoi ragazzi. Era sempre circondata da ragazze che squittivano: -Ma dai, Anto!-
Quel giorno, nell'intervallo del pranzo, ero capitata nei gabinetti delle femmine e c'era Antonella, circondata da un gruppo di ragazze con gli occhi di fuori. Era seduta in modo precario sopra uno dei lavandini, e faceva dondolare le gambe calzate da uno straordinario paio di stivaletti borchiati che finivano in punta aguzza.
Era nel bel mezzo di una descrizione molto vivida di quello che aveva fatto la notte prima col suo ragazzo. Io mi sono bloccata, arrossendo fin sopra i capelli. Le altre si sono messe a sghignazzare, dando gomito ad Antonella, che non si era interrotta.
-Zitta, Anto. Non vedi che c'è Scricciolo?-
-Ciao, Scricciolo- ha detto Antonella, facendomi ancora quel saluto. Aveva le unghie tutte mordicchiate, ma aveva tinto di nero i mozziconi, e si era anche dipinta con l'inchiostro due artistiche rose nere nella parte interna dei polsi. Poi ha proseguito il suo dettagliato racconto.
-Anto! Taci! Scricciolo è diventata tutta rossa-.
Antonella ha sorriso. -Forse è ora che impari i fatti della vita- ha detto. -Sei d'accordo, Scricciolo? Ti posso illuminare, se vuoi.-
-Ti ringrazio, ma i fatti della vita li conosco già- ho risposto.
Mi scappava la pipì, ma non avevo voglia di chiudermi in un gabinetto, dove tutte mi avrebbero potuto sentire.
-Ah, può darsi che tu abbia una conoscenza libresca dei fatti fondamentali, ma dubito che tu l'abbia messa in pratica-.
-Smetti di punzecchiare Scricciolo, Anto!-
-Come se Scricciolo non potesse avere un ragazzo- ha detto Antonella facendo ruotare gli occhi.
-Io ce l'ho eccome, il ragazzo!- ho ribattuto, piccata. -Non puoi tirare conclusioni affrettate. Tu non sai niente di me-.
Le ragazze hanno drizzato le orecchie, eccitate. Generalemente nessuno rimbeccava Antonella. Io per prima ero stupefatta per aver osato tanto.
Antonella non sembrava tanto seccata. -Voglio sapere tutto di te- ha detto. -E anche del tuo ragazzo. Raccontami di lui-.
-Si chiama Matias- ho detto.
-E...?- ha chiesto Antonella. -Vai avanti, Scricciolo. Che aspetto ha?-
-E' bellissimo. Lo dicono tutti, non solo io. E' moro. Ha dei bei capelli, di un catsano intenso, e lisci. Quando li ha un pò lunghi gli ricadono sulla fronte. Ha gli occgi catsani, e una bella pelle, molto chiara: non ha mai brufoli. Non è molto alto, ma naturalmente è un bel pò più alto di me. Non si preoccupa mai troppo dei vestiti che indossa, eppure è sempre in ordine, elegante e disinvolto-.
-Uauu!- ha esclamato Antonella. Sembrava mi voesse prendere in giro ma contemporaneamente pareva davvero interessata. -E che tipo è, come persona? Io trovo che i ragazzi belli o sono terribilmente pieni di sè oppure non hanno la minima possibilità-.
-No, Matias, non è affatto così. Eì molto spiritoso, fantasioso e creativo. E' motlo intelligente, molto più di me. Sa praticamente tutto. Non finirebbe mai di parlare di un argomento che lo interessa davvero, eppure non è mai noioso-.
-Insomma, da quant'è che lo conosci questo fantastico ragazzo?- ha voluto sapere Antonella. -Sempre se tu lo conosca avvero. Sei una ragazza che legge motlo, forse te lo sei semplicemente inventato-.
-Già, come se un ragazzo del genere perdesse il suo tempo con una come Scricciolo!- ha detto Luciana, un'altra delle nuove.
-Lo conosce davvero- ha detto Pia. -Eravamo tutti nella stessa classe alle medie-.
-Dunque ha solo la nostra età- ha detto Antonella. -E' solo un ragazzino. Io non mi metto mai con dei coetanei, perchè sono tutti stupidi e immaturi-.
-Matias non è uno stupido- ho protestato.
-No, lui, cioè, è un intelligentone- ha detto Pia. - Va al Liceo Kingsmere, no, Scricciolo? Ha vinto una borsa di studio speciale. E' bravo anche in disegno. Ha dipinto un murale quando eravamo alle medie, una scena veneziana coi soffiatori di vento, e sembrava fatto da un vero artista-.
-Sembra interessante- ha detto Antonella. -Voglio conoscerlo. Ehi, Scricciolo, portalo a casa mia stasera.-
L'ho fissata a occhi spalancati. Sicuramente stava scherzando! Anche le altre ragazze sembravano incredule.
-Sì, certo, certo- ho detto per fare sull'ironia.
-Guarda che dico sul seio. Faremo una festa, ci divertiremo-.
-Posso venire anch'io, Anto?-
-Anch'io!-
-Ehi, ehi, l'ho detto a Scricciolo, non a voi. Patty e il suo ragazzo Matias-. Antonella ha allungato il suo stivale appuntito e mi ha dato un calcetto. -Verrai, Patty?-
Nessuno a scuola mi chiamava mai Patty, tranni i professori. Ero talmente sorpresa che non sapevo cosa dire.
Dovevo dire di no, ovviamente. La sola idea di me e Matias che andavamo a una festa di Antonella era insensata. Ma a un tipo come Antonella non è che puoi dire semplicemente No, grazie.
-Bè, sarebbe carino- ho mormorato, pronta a inventarmi una scusa.
Antonella non me ne ha dato la possibilità.
-Fantastico- ha esclamato, saltando giù dal lavandino. -Ci vediamo stasera alle otto. L'indirizzo è Lark Drive 94-.
Se n'è andata in un ondeggiare della sua corta gonna prima che potessi dire una sola parola. Tutte l'hanno seguita di corsa, continuando a scongiurarla cdi essere invitate anche loro.
Sono rimasta lì, col cuore in un tumulto, a chiedermi che cosa diavolo avrei dovuto fare.

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Capitolo 2
*** 2. ***


                                                                                                         
                                                                                                      SECONDO CAPITOLO.



-Antonella Lama Bernardi mi ha invitato a una festa in casa sua stasera- ho detto a Caterina, all'inizio delle lezioni del pomeriggio.
-Oh, sì, naturalmente!- ha detto Caterina incredula porgendomi un Kit-Kat dal suo sacchetto. -So che non è bello parlar male delle persone, ma davvero non posso soffrire quella Antonella. Si dà un'infinità di arie-.
-Lo so. Ma mi ha invitato davvero. E ha invitato anche Matias.-
-Ma se nemmeno lo conosce! E non conosce nemmeno te, Scricciolo-.
-Lo so, non riesco a capire-.
-E' una gran festa? Pensai che inventerà anche a me?- ha domandato Caterina speranzosa.
-Mi pareva che avessi detto che non la potevi soffrire-.
.Infatti. E non riusciresti a convincermi ad andare a una delle sue feste. Davvero, le chiacchiere che circolano...-
-Che chiacchiere?-
-Bè, quella ragazza del decimo anno la conosce, e suo cugino è andato a una di quelle feste, l'estate scorsa, e sembra che...- Caterina ha cominciato a bisbigliarmi particolari nell'orecchio.
-Scemenze!-- ho detto, imbarazzata. -Stai inventando di sana pianta. Nessuno fa queste cose davvero, nella vita reale-.
-Cosa ne sai tu? Sei così innocentina, Scricciolo.- ha detto Caterina.
L'avrei presa a schiaffi, anche se era mia amica. Avrei potuto sopportare quel tono di sufficenza da Antonella e dalle sue amiche, ma non da Caterina. I suoi genitori la chiamavano Caterina Locket come la bambola, e aveva tre orsacchiotti della famosa Bear Factory - Billy, Bobby e Bernie - e le piaceva ancora guardare i suoi vecchi cartoni animati Disney.
-Vuol dire che se vado alla festa di Antonella non sarò più innocente- ho risposto.
-Non ci vorrai mica andare sul serio, eh?-
-Ma certo- ho risposto, anche se non era vero niente.
-E viene anche Matias?-
-Certo- ho detto, aspettandomi quasi che dalla bocca mi uscissero i riposi della fiaba, tante erano le bugie che raccontavo.
-Ma se hai sempre detto che Matias è un asociale!-
La mia era un'educata bugia. Quando avevo fatto amicizia con Caterina, avevo voluto dimostrare a Matias che ero riuscita a farmi una buona amica, anche se senza di lui mi sentivo sola e smarrita. E volevo anche dimostrare a Caterina quanto io e Matias eravamo uniti.
Avevo quindi avuto la cattiva idea di invitare tutti e due un sabato a prendere il tè a casa mia. Era stato orribile.
Caterina era arrivata vestita con un abito tutto fronzoli e scarpe coi tacchi, che sembravano troppo grandi per lei e forse erano di sua madre. Aveva un trucco pesanre che poi si era dimenticata di avere, e quando si era strofinata gli occhi aveva finito per assomigliare a un panda. Di fronte a Matias si era messa a parlare in un modo tanto lezioso quanto assurdo, e ogni volta che lui diceva qualcosa, anche solo 'mi passi un biscotto per favore', lei non faceva che ridere stupidamente. Se l'era quasi fatta addosso dal ridere. Avrei voluto morire. Matias era schizzato via appena finito di bere il tè. A malapena aveva salutato. Io, non volendo urtare i sentimenti di Caterina, le avevo raccontato che Matias stava passando un periodo di grande timidezza, e non sopportava di stare in compagnia.
Matias non riusciva a capacitarsi di come avessi potuto diventare tanto amica di Caterina. Per un bel pezzo aveva usato il nome della povera Caterina per indicare qualcosa di affettato, stupido o pacchiano.
-Per carità cambia canale, questo è troppo Caterina-, oppure -Perchè ti sei messa questa gonna, non trovi che è un pò Caterina?-, o ancora -Non stai bene col rossetto, Patty, ti Caterifica troppo-.
Non era molto carino, questo, da parte sua. Anch'io non andavo matta per Caterina, ma avevo bisogno di qualcuno con cui stare, a scuola.
-Non me lo immagino proprio, Matias che vuole andare a una festa con un branco di sconosciuti- ha continuato Caterina.
-Forse hai ragione- ho ammesso.
Sono tornata a casa tutta frastornata. Non avevo intenzione di andarci davvero, da Antonella. Speravo proprio che Matias non ne volesse sapere, per usare lui come comoda scusa.
Quanso sono arrivata davanti alle nostre villette a schiera ho imboccato il sentiero di Matias, invece del mio. Ho bussato alla porta e mi ha aperto Giusy, la sorella di Matias. Mi ha fatto una specie di grugnito a mò di saluto ed è tornata su per le scale, lasciando la porta aperta perchè entrassi.
Giusy ha sedici anni e frequenta l'undicesimo anno. Non è una cervellona come il fratello, e non ha mai vinto borse di studio. Non assomiglia per niente a Matias. Ha i capelli scurissimi e ricci e occhi così neri che quasi non gli si vedono le pupille. Ha una discreta intelligenza ma non spende molte energie per fare i compiti. L'unica cosa a cui si applica seriamente è il ballo.
Mi sono domandata che opinione si sarebbe fatta Antonella di Giusy.
-Antonella Lama Bernardi ha invitato me e Matias a una festa che dà stasera a casa sua- le ho gridato mentre correva su per le scale.
Si è fermata sull'ultimo gradino. -Ah sì?- ha commentato, cercando di non mostrare troppo stupore. Mi ha guardato. -Ha invitato Matias?- Ha scosso la testa. -Non ci andrà-.
-Lo so- ho detto. -Dov'è? In camera sua a fare i compiti?-
-Da quello stuoido sgobbon che è- ha detto Giusy, spalancando la porta di Matias. -Ah, qui non c'è. M aho visto la sua bici dietro casa, quindi deve essere nei paraggi-.
-Non fa niente. Vado a cercarlo io.- ho detto.
Ero contenta. Per anni Giusy non mi aveva rivolto più di due parole consecutive.
Sono andata in cerca di Matias. Prima ho provato nel soggiorno, il corrispettivo esatto del mio. Ma quello dei Beltran mi piaceva molto ma molto di più. Mi piacevano il loro divano di velluto rosso, i copripoltrone ricamate a colori vivaci, i cuscinoni sformati, e i grandi quadri rossi blu e viola alle pareti.
La mamma di Matias è una scrittrice dilettante, e le pareti di casa ospitavano la sua galleria personale. Ha sempre coltivato le abilità artistiche di Matias e Giusy, incoraggiandoli a disegnare con i pastelli colorati sui muri della cucina. C'era anche qualche scarabocchio mio. Avevo disegnato un buffo matrimonio lungo tutta una parete, io con un vestito bianco gonfio come una meringa e Matias anche lui in bianco, tanto che sembravamo la rèclame di un detersivo per lavatrice. C'era una lunga e colorata sfilza di invitati, mia madre, mio padre Leandro, e ci avevo aggiunto un sacco di compagni di scuola, il nostro cagnolino Mati e Selvatico, il cane di Matias (così selvatico che era scappato e mai più tornato). Tutti avevano un garofano rosa, anche i cani.
Laura, la mamma di Matias, stava sciacquando la verdura nel lavello della cucina.
-Ciao, Patrizia, tesoro-.
-Salve, Laura.-
Non aveva mai voluto che la chiamassi Zia Laura, e men che meno Mrs Beltran. Era Laura per tutti, anche per i bambini dell'asilo dove lavorava part-time. Evidentemente quel giorno li aveva fatti tutti dipingere con le mani, perchè aveva ditate rosse e gialle sui suoi larghi pantaloni a fiori.
-Credo che Matias sia nel capanno- ha detto.
-Oh, bene-.
-Patty?- mi ha chiamato Laura, mentre scuoteva l'insalata nell'acqua. -Matias è ok?-
-In che senso?-
-Non saprei-. Ha tirato via una lumachina dall'insalata, rabbrividendo. -Bleah, che schifo! In tutti i sensi. Mi sembra un pò... un pò troppo quieto. Non è che avete bisticciato, voi due?-
-Noi non bisticciamo mai- ho risposto.
Qualche volta, in realtà, capitava, ma di solito io cedevo subito, perchè non potevo sopportare che Matias fosse arrabbiato con me.
-Allora forse è qualche cosa che riguarda la scuola- ha proseguito Laura -Continuo a chiedermi se è stata una buona idea sradicarlo per mandarlo lì-.
-No, non è stata una buona idea-.
-Oh, cara! So che dev'essere stato molto dure per te. Per tutti e due. Ma sai che cervellone è Matias, e andare al liceo può essere l'anticamera per Oxford o Cambridge. So che non ha problemi con lo studio, anche se ha un sacco di compiti da fare. Forse è semplicemente stanco per tutto questo studio. Ma non so se è solo questo. Ciondola per casa come se avesse chissà cosa per la testa-.
-E' sempre stato un pò trasognato- ho risposto, piuttosto a disagio.
Mi faceva piacere essere consultata su Matias, come se io possedessi la chiave dei suoi segreti, ma sapevo anche che non gli sarebbe affatto piaciuto che discutessi di lui con sua madre.
-Lavorate ancora al vostro libro, voi due?- ha domandato Laura.
-Oh sì- ho risposto, anche se non avevamo scritto niente di nuovo da settembre, quando io ero andata al Milstead e Matias al Liceo Kingsmere. Avevo cercato di lavorare al libro da sola, ma senza Matias non era la stessa cosa. Avevo scritto solo due pagine per poi decidere che erano troppo stupide e melense e strapparle via dal libro.
-Quand'è che potremo leggerlo?- ha chiesto Laura.
-Oddio! Veramente è personale- ho risposto.
Laura ha cacciato un grido quando ha trovato un'enorme lumaca nell'insalata. Ha buttato tutto nell'altro lavello, e ha aperto l'acqua fredda per risciacquare.
-So che non è buona cosa comprare verdure biologiche, ma, Dio, quanto odio queste lumache viscide!-
-Anche Matias le odia. Odia tutti gli insetti striscianti-.
Nel Capanno di Vetro, ero io l'acchiapparagni titolare. Matias avrebbe voluto essere buddista e non uccidere mai, ma non avrebbe fatto una piega davanti all'olucaustro di tutti gli insetti.
-Parlami un pò di questo- ha detto Lura. -L'ultima volta che abbiamo mangiato insalata ha trovato nel piatto un insettino e ha cacciato uno strillo, per la sorpresa credo, ma Giusy e Roberto non gliel'hanno fatta passare liscia. L'hanno preso in giro per tutta la settimana, poverino, dandogli del fifone-.
Roberto è il marito di Laura. E' un uomo grande e grosso. Con me è sempre stato molto gentile, ma anche capace di prendermi in giro. Mi chiamava 'Patty la Silenziosa' perchè davanti a lui pronunciavo non più di due parole, e quando portavo le treccine non resisteva mai alla tentazione di tirarmele facendo din-don.
Qualche volta Matias diceva che non poteva sopportare suo padre.
Io gli dicevo che era fortunato ad averlo, un padre, e con questo lo zittivo.
Mio padre non è morto. Se n'è semplicemente andato un paio di anni fa. Nei primi mesi lo vedevo ogni weekend, ma dopo che la sua nuova donna ha avuto un bambino ha smesso di curarsi di me.
Matias e io ci eravamo molto divertiti a inventare due re guerrieri a Vitria, un pagliaccio ridicolo e un bellimbusto fedele. Erano ricoperti da pesanti armature di ferro e si scambiavano terribili fendenti con le spade d'argento, a ritmo di musica heavy metal, grondolando di sudore dentro gli elmi. Combattevano tutto il giorno e per metà della notte senza infliggersi nemmeno una ferita, ma poi morivano a un minuto di distanza l'uno dall'altro, per la stanchezza o per un colpo apoplettico.
Lura con circospezione ha passato in rassegna le foglie d'insalata. -Orride lumache lumacose!- ha esclamato. Ha fatto una pausa. -Patty, pensi che a scuola gli diano il tormento?-
L'ho fissata incredula. -Tutti ammirano Matias- ho rispostoo. -A scuola tutti avrebbero dato chissà che cosa per essere suo amico-.
-So che al Milstead era molto stimato. Ma forse al lice è diverso? Quelle classi tutte maschili... Matias dice che si è fatto molti amici, ma non ne parla mai. Ho provato a fargli delle domande ma lui con me si chiude nel suo guscio. Sai, 'Sto bene, mamma, solo lasciami in pace'-.
-Già- ho detto. Faceva lo stesso anche con me.
-Grazie a Dio ha te per amica, Patty. Ma vorrei che si facesse anche altri amici. Se ne sta sempre rintanato, o in camera sua o nel capanno. Vorrei che uscisse di più-.
-Bè, sono venuta a invitarlo a una festa- ho detto.
-Davvero! Ma è fantastico- ha esclamato Laura, così contenta che ha fatto volare in aria l'insalata, spruzzandosi di goccioline d'acuqa.
-Ma non credo che ci voglia venire- ho aggiunto. -E non credo che ci andrò neanche io. Si tratta di una nuova compagna di scuola che fa la grande e mi mette un pò in soggezione... Dio solo sa che cosa sarebbero capaci di fare, a quella festa-.
Avrei voluto che Laura facesse la parde della madre apprensiva e che proibisse a me e a Matias di andarci, ma Laura sembrava invece fiduciosa.
-Tu e Matias siete ragazzi responsabili, e non farete stupidaggini. E poi, se la festa è in casa di quella ragazza, immagino che ci saranno i suoi genitori a dare un occhio-.
Antonella sembrava venire da un mondo così alieno che non riuscivo a immaginare che avesse davvero dei genitori.
-Non farci troppo la bocca, Laura- le ho detto. -Lo sai che Matias non è esattamente un ragazzo da feste-.
-Vaglielo a proporre!-
-Ok, ok!-
Sono uscita nel giardino sul retro della casa dei Beltran dalla porta della cucina. Era il gemello del nostro, ma Laura si era sbizzarrita con ogni sorta di piante multicolori, cespugli e statue dipinte. Campane eoliche tintinnavano al vento appese a ogni albero mentre attraversavo il giardino fino in fondo dove, dietro una specie di tasso, c'era il Capanno di Vetro.




Spazio Ringraziamenti:


_Lety_ :
Eilààààà(: Grazie mille per aver recensito, sei stata davvero carina^^
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto (anche se non succede niente di entusiasmante xD) e che continuerai a leggere questa Fan Fiction. Un Bacio :* <3

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Capitolo 3
*** 3. ***


Mi scuso con tutti per non aver più recensito, ma ero in vacanza xD
Da adesso posterò entro ogni giorno massimo due^^ Besitos.<3






                                                                                                           TERZO CAPITOLO.


A prima vista aveva l'aspetto di un normale capanno da giardino. Era fatto di assi di legno chiaro con una porta chiusa da un paletto e due piccole finestre. Tutte e due avevano un medaglione di vetro colorato che raffigurava angeli biancovestiti con ali dorate che si libravano sopra un tappeto rosso rubino. Li ho accarezzati lievemente seguendo il nero profilo della legatura di piombo, un nostro piccolo rituale da quando Matias li aveva comprati con i soldi che gli avevano regalato il Natale precedente.
Ho bussato alla porta, con il nostro segnale convenzionale, 'vetro' in alfabeto morse. Matias avrebbe dovuto rispondere allo stesso modo. Sono rimasta in attesa. Da capanno nessun rumore.
-Matias?- ho chiamato.
Ho sentito un sospiro.
-Sei tu, Matias?-
-Non adesso, Patty, mi dispiace. Sto facendo i compiti-.
-Ti devo parlare- ho detto, aprendo la porta ed entrando.
Matias non stava facendo i compiti. Non aveva nemmeno tirato fuori i libri dallo zaino. Era sdraiato sul vecchio sofà di velluto, le mani sotto la testa, gli occhi fissi sul lampadario.
Era un vero lampadario vittoriano di cristallo, con dodici pendenti, tre dei quali rotti, appeso per bellezza e non in condizione di funzionare. Roberto non aveva voluto far mettere un impianto elettrico in piena regola nel capanno, cosicchè l'unica luce veniva da una lampadina nuda attaccata a una parete. Matias l'aveva dipinta con ghirigori arcobaleno per renderla un pò più decorativa.
C'erano cinque scaffali che correvano lungo due delle pareti, orignariamente pensati per ospitare vasi e cassetta per la semina. Matias ci teneva alla sua collezione di oggetti di vetro, in file splendenti coordinate per colore: piccoli animali di vetro sullo scaffale più alto, poi bicchieri, poi vasi, e portacenere e fermacarte, e infine i suoi pezzi preziosi. Il Ragazzo di Vetro stava solo nel mezzo di quest'ultimo scaffale, tranquillo, sognante i folti capelli che gli ricadevano sopra la fronte in ciuffetti di vetro. Non indossava alcun vestito ma non sembrava assolutamente esserne conscio. Se ne stava lì, a fissare un remoto orizzonte, le braccia lungo i fianchi, le gambe ben piantate. Sembrava stesse cercando qualcosa, aspettando qualcuno. La prozia di Matias, Esther, lo chiamava 'il mio Cupido', ma non era un puttino e non aveva neanche piccole ali o arco e frecce.
Matias si era innamorato del Ragazzo di Vetro durante una visita alla prozia quando aveva cinque anni. Esther invece si era innamorata di quel nipotino serio e angelico, così diverso da quella monellaccia di sua sorella. Al termine della visita gli aveva regalato il suo 'Cupido'.
I genitori di Matias l'avevano considerato un gesto bizzarro. Perfino Laura era convinta che Matias, giocando col Ragazzo di Vetro, l'avrebbe ridotto in mille pezzi.
Ma Matias l'aveva messo su uno scaffale e custodito gelosamente. A sei anni aveva chiesto come regalo di compleanno un animaletto di vetro. Fattosi un pò più grande aveva cominciato a girare tutti i mercatini e le vendite di beneficenza alla ricerca di oggetti di vetro. Quando la collezione era diventata troppo grande per la stanzetta, durante un'estate aveva cominciato ad adattare il capanno per accoglierla.
Anch'io lo aiutavo, accompagnandolo in tutte le sue spedizioni. Personalmente, però, non provavo un particolare interesse per quegli oggetti. Sì, mi piacevano le capanne eoliche che oscillavano al vento coi loro riflessi arcobaleno, ma non riuscivo a capire perchè tutte quelle cose significassero tanto per Matias. Però mi faceva un grandissimo piacere essere accolta nel suo mondo di vetro. Sapevo tutto sui vetri di Murano, e avevo in mente un nostro viaggio a Venezia... Forse, chissà, per la nostra luna di miele!
Avevo cercato dappertutto una Ragazza di Vetro, ma ancora non ne avevo trovta nessuna. Avevo però inventato le Cronache di Vitria. Tutto era cominciato come una fiaba, quella di un ragazzo e di una ragazza che si ritrovano in un mondo tanto freddo che, ghiacciati, si erano tramutati in vetro. L'avevamo elaborata via via, fino a inventare un intero mondo di vetro, con centinaia di personaggi. Il ragazzo e la ragazza erano diventati il Re e la Regina di Vitria. Avevano una famiglia, degli amici e dei nemici mortali. C'erano molti servitori, alcuni fedelissimi, altri traditori. C'erano molti animali esotici: pinguini e orsi polari, un paio di mammut lanosi e una scuderia di unicorni bianchi, col corno e gli zoccoli di vetro.
Era tutto tanto reale e vivido, che sentivo veri e propri brividi di freddo nel capanno torrido. Da un pò di tempo a quella parte, però, ero sulle spine per quanto riguardava la partecipazione di Matias. Non sapevo esattamente perchè, ma ogni volta che lui si metteva a fare lo stupido sentivo tante piccole fitte allo stomaco, quasi fossi stata un pesce preso all'amo.
-Patty, non sono dell'umore giusto- ha detto Matias, tenendo gli occhi chiusi.
Sdraiato sul sofà, immobile com'era, pareva un'effigie di marmo su una tomba. Ho guardato il suo bel viso, le lunghe ciglia, il naso sottile, le labbra morbide. Mi sono chiesta cosa sarebbe successo se, sovvertendo la fiaba tradizionale, avessi svegliato io Matias con un bacio.
Ho fatto un risolino nervoso. Matias ha aperto un occhio.
-Cosa?- ha esclamato. -Fila via, bambinetta, e vattene a giocare-.
-Non provarti a darmi delle bambinetta! Ho solo due mesi in meno di te. E non voglio giocare. Sono venuta a portarti l'invito a una festa-.
-Oddio- ha detto Matias, richiudendo l'occhio. -Ti prego, risparmiami una festa di Caterina-.
-Non è una festa di Caterina. E' la festa di Antonella Lama Bernardi-.
-Chi?- ha domandato Matias. - Antonella? Non conosco nessuna Antonella-.
-Neanche io. Non bene, almeno. Ma tutti sanno chi è Ho detto a Giusy che Antonella ci aveva invitato a una festa ed è rimasta sbalordita, te l'assicuro. Antonella è semplicemente incredibile. E' la ragazza che tutte vorrebbero essere ma che nessuna osa imitare. Vattelappesca perchè ci ha invitato-.
Matias è rimasto immobile come una statua, ma adesso aveva gli occhi ben aperti.
-Non capisco perchè proprio questo ci- ha detto.
-Bè, stavo parlando un pò di te, nel gabinetto delle ragazze. Antonella e le altre pensavano che esagerassi, ma c'era anche Pia che ha confermato tutto-.
-Dunque sono il principale argomento di conversazione nel gabinetto delle ragazze?- ha domandato Matias.
Ho avuto paura che potesse arrabbiarsi, ed è stato un grande sollievo sentirlo ridacchiare.
-Così, eccole tutte lì, le fresche damigelle dell'Istituto Milstead, rinchiuse ognuna nel proprio gabinetto, sedute in tutto il loro splendore, a lanciarsi come tante colombe impazzite il richiamo: 'Matias, Matias, Matias, Matias, Matias, Matias'-.
Mi sono messa a ridere, seduta sul bordo del sofà, vicino ai suoi piedi.
-Fatti un pò più in là, Matias. Ok, idolo del Milstead. Cosa devo dire ad Antonella?-
-Quando sarebbe la festa?-
-Ecco... stasera. Ha preso una decisione fulminea. Così- ho detto facendo schioccare le dita. -Te lo immagini uno di nuoi due che va dalla mamma ad avvertirla che questa sera dà una festa? 'Dunque, questa sera do una festa. Procura le cose da mangiare e quelle da bere, e la musica e tutto il resto e poi sparisci'. Si mangia a questo tipo di feste, che tu sappia? E pensi che ci saranno alcolici, tipo vino, birra, vodka o che so io?-
-Bè, lo scopriremo- ha detto Matias mettendosi a sedere.
L'ho guardato incredula. -Non hai mica intenzione di andarci, vero? Voglio dire, il preavviso è stato così breve che possiamo facilmente trovare una scusa-.
-E perchè non ci andiamo davvero, se è una ragazza così fantastica?-
-Bè, perchè... mi sento così stupida e timida!-
-Ci sarò io, sciocca-.
-E non ho niente di adatto da mettermi. So che quelle, fuori di scuola, indossano vestiti più incredibili. Antonella sembra come minimo una diciottenne. Vorrei tanto non avere quest'aria da bambina-. Ho dato una tiratina alle mie trecce. -Guarda questi capelli, santo cielo!-
-Puoi spazzolarli ben bene e lasciarli sciolti. Ti stanno a meraviglia, in quel modo.- ha detto Matias incoraggiante.
-Potrei mettermi la mia sottana nera e tirarmela su. Pensi che mi darebbe un'aria... sexy?-
-No, se è tutta arrotolata in vita. Non devi dare l'idea di aver studiato troppo il tuo abbigliamento. Metti i jeans e una maglietta e andrai benissimo-. Matias mi ha dato una piccola stretta di mano in segno di incoraggiamento.
-Non mi stai prendendo in giro, Matias? Ci andiamo davvero?-
-Bè, perchè no? Ci dicono sempre di crescere e di socializzare e di andare alle feste come fanno tutti, e quindi ci proveremo. Non ti preoccupare. Se sarà mortalmente noiosa o in qualche modo pericolosa resteremo il tempo di bene qualcosa e poi ce ne torneremo dritti a casa-.
-Matias... spero che non ti dispiaccia, ma io, ecco... ho praticamente detto ad Antonella che eri il mio ragazzo-.
-Bè, in fondo lo sono, no?- ha detto Matias.
I capelli castani gli sono caduti sulla fronte come al Ragazzo di Vetro sullo scaffale. Mi ha sorriso, con gli occhi che brillavano. Tutti i cristalli appesi agli alberi scintillavano catturando l'ultima luce del sole e gettando riflessi arcobaleno all'interno del capanno. Mi sono sentita raggiante di felicità.
Sono corsa a casa, a provarmi tutti i vestiti e a sperimentare nuove pettinature per la festa. Sulle scale ho incontrato Miss Miles. Miss Miles è la nostra pensionante. E' un'anziana signora che non farà mai concorrenza alla 'Signora in rosso' del film. Veste abiti beige che le si afflosciano alle caviglie, stile casalinga trasandata. Ha i capelli color biondastro-beige e si spalma fondo tinta beige sulle guancie grinzose. I suoi mutandoni e i reggiseni beige penzolano gocciolanti dal portasciugamani una volta alla settimana, segno evidente che Miss Miles veste sempre colori coordinati.
-Sembri piena di gioia primaverile oggi, Patrizia-.
-Vado a una festa- le ho risposto.
-Oh, splendido! Spero che tu trovi gelato in quantità e gelatine di frutta e torta di compleanno-.
-Ehm... già- ho detto, passando oltre. Miss Miles sembra pensare che io abbia sei anni.
-Di che colore è il tuo vestito della festa?- mi ha gridato dietro.
-In realtà non ho un verso vestito della festa- le ho risposto, infilandomi nella mia cameretta.
Quando c'era ancora papà, Mamma dormiva nella camera che ora è di Miss Miles. Adesso si è spostata nella camera piccola. Io avevo preso lo stanzino, non molto più grande di un armadio. Avevo uno specchio, in camera mia, ma se volevo vedermi intera dovevo salire sul letto.
Non mi piacevo un gran che in nessuno dei vestiti che provavo. Stavo ancora facendo esperimenti quando è tornata Mamma.
-Che cosa fai, Patty?- ha domandato infilando la testa in camera mia. -Ehi, spero che tu non stia pensando di uscire vestita così. La gonna è troppo corta-.
-Lo so, e fa un bozzo in vita, proprio come ha detto Matias. E non sembro affatto sexy, sembro solo stupida- ho detto togliendomela disperata.
-Non credo che mi piaccia che tu sembri sexy- ha detto Mamma.
-Matias mi ha consigliato di mettermi semplicemente i jeans, ma non si può andare a una festa in jeans, a meno che non siano griffati-.
-Adesso non cominciare. I tuoi jeans sono i migliori del supermercato, che cosa può volere di più una ragazzina? E che festa è? Non mi hai mai parlato di una festa-.
-Per il semplice fatto che sono stata appena invitata. E' per stasera, da Antonella. Quella ragazza del mio anno, nell'altra classe-.
-Che tipo di festa è? E come pensi di ritornare? Io sono esausta, Patty. Non voglio stare alzata fino tardi per poterti venire a prendere. Non sogno altro che fare un bagno e andare a letto subito dopo cena-.
-Viene anche Matias, per cui o suo padre o sua madre verrano a riprenderci, nessun problema-.
-Viene anche Matias? Di che festa si tratta, insomma? Perchè non me l'hai detto prima?-
-Te l'ho spiegato, perchè prima non lo sapevo. Oh, Mamma, smettila di agitarti. Mi hai sempre detto che era ora che crescessi. Bè, Antonella e i suoi amici sono decisamente cresciuti-.
-Già, è proprio questo che mi preoccupa. C'è una giusta via di mezzo. In questa festa... ci saranno i genitori di Antonella?-
-Naturale!-
-E non gireranno alcolici?-
-E anche se fosse?- ho ribattuto. -Mamma, andrà tutto bene. E ci sarà Matias a badare a me. Posso andarci, vero? Perchè sai, Antonella non è il tipo che te lo chiede due volte-.
-Da che parte sta?-
-Lark Drive-.
Mamma ha alzato le sopraciglia. -Allora è ricca sfondata- ha detto. -Quelle case costano una fortuna. Forse non dovresti andare in jeans-.
-E allora che cosa dovrei mettermi?- ho chiesto, ancore in mutande e reggiseno. In raltà non avevo nessun bisogno di un reggiseno, ma non volevo essere l'unica della mia classe a non portarlo.
-E' un bel problema- ha detto Mamma. E poi, ridacchiando: -Un diadema e un abito da sera?-
-Oh, ha-ha-ha!-
Un vestito buono ce l'avevo, un orrido scamiciato di vellutino ormai vecchio, che mi faceva sembrare una bambina di cinque anni.
Alla fine ho seguito il consiglio di Matias e mi sono messa i jeans e un golf nero con lo scollo a V di Mamma. La lana mi faceva pizzicare la pelle e rischiava di essere troppo pesante per una festa, ma almeno mi faceva sembrare un pò più sofisticata che con le mie solite magliette. Per darmi un pò di forma, di nascosto ho riempito di carta igenica il reggiseno.
Ho spazzolato i capelli all'indietro, ma avevo ancora un'aria pensosamente infantile. Ho provato a copiare l'elaborata pettinatura di Antonella, facendo esperimenti con trecce e treccine, ma non avrei potuto giurare che così stavo meglio.
-E' l'ultimo grido in fatto di pettinature?- ha domandato Mamma, poco convinta. -Potrei tirarteli su e fermarli in cima alla testa, se ti va-.
-No, grazie- ho risposto. -Antonella si pettina più o meno così-.
-Improvvisamente sembra che tu tenga molto a questa Antonella- ha osservato Mamma. -Scrivimi il suo indirizzo esatto, allora. Oddio, non so se è una buona idea lasciarti andare, visto che neancheli conosciamo. Forse farei bene a dare un colpo di telefono alla madre di Antonella, per sapere qualcosa di più su questa festa-.
-Non ci provare, Mamma! Mi faresti morire dall'imbarazzo. Già mi trattano tutte da bambina piccola. Mi chiamano Scricciolo e mi prendono in giro-.
-Questo non è molto carino da parte loro- ha detto Mamma. -Ti stuzzicano molto?-
-Bè, un pochino. Ma è ok. Praticamente ci ho fatto il callo-.
Mamma ha sospirato. -Mah, Era così bello prima, quando andavi alle elementari, e tutti erano così cordiali, e le mamme si conoscevano tra loro. Penso che anche la scuola media fosse ok, ma adesso queste superiori mi sembrano troppo grandi e preoccupanti. Non c'è più quell'atmosfera speciale. Non sono soddisfatta di questo tipo di scuola. E d'altra parte c'è Matias che va al Kingsmere, e neanche Laura ha l'impressione che sia felice. Ha paura che gli diano il tormento-.
-Sì, me l'ha detto. Ma Matias sta bene, Mamma, e anche io-.
Improvvisamente Mamma mi ha abbracciato stretta. -Sì, lo so- ha detto, strofinando la sua testa alla mia.
-Mi scompiglia i capelli, Mamma!-
-Va bene, scusa tanto! Oh, Patty, pensare che stai andando a una festa! Starai attenta, non è vero?-
-Sì, mamma-.
-Sì, sono certa che avrai buon senso. Non badare a me, sto dicendo sciocchezze-. Mamma si è massaggiata la fronte, come fa sempre quando è stanca.
-Laura o Roberto ci verranno a riprendere, d'accordo? Così puoi andare a letto presto-.
-Come se mi potessi addormentare prima che tu rientri! Figuriamoci!- ha detto Mamma.
Era strano che fossi io a salutarla e uscire. Mamma stava mangiando la sua cena su un vassoio davanti alla tv, guardando Coronation Street.
-Divertiti, cara- ha detto. Ha guardato la sua pasta riscaldata al microonde scuotendo la testa. -Mi sembra di essere diventata una triste vecchia signora- ha detto. Poi, abbassando la voce: -Se non faccio attenzione mi trasformerò in una Miss Miles. Oh, cara, vorrei anch'io avere una festa a cui andare-.
-Oh, Mammina!- ho esclamato, improvvisamente dispiaciuta per lei.
-Non badare a quello che dico, mi sento solo supidamente triste per me. Su, vai ora. Sei molto carina, tesoro. Divertiti-.




Spazio Ringraziamenti:

_Lety_ :
Ciaoooooooooo (: Grazie mille^^  Anche per avermi messo nelle preferite*-* Mi ha fatto molto piacere. In questo capitolo, come avrai notato non accade di nuovo nulla -.- ihih ma volevo creare un pò di suspance ù.ù =) Il prossimo chappy sarà più divertente, promesso. Un Baciooo <3

Faith95:
Wèèèèèèiiii =D Ma grazieeeeeee >--< ME ESSERE COMMOSSA XDD Spero ti divertirai prossimamente buahah (: Tvb<3

dolcissima77:
Ciaoooo!! Grazie per aver recensito, benvenuta x) Cmq...Anche qui non succede niente di WOW xD Fra poco però accadrà ù.ù =) E...io sinceramente sto per la coppia Giusy/Guido ma mi piaceva l'idea di Patty e Matias coinvolti in una cosa un pò bizzarra ^^ Bè, alla prossima =D <3

Hermy95:
Ciao Bellissima (: Grazie anche a te per aver recensito. Sinceramente non so se sarà presente anche nel resto della storia, Giusy x) Può essere =D Spero continuerai a seguirmi^_^ Tvb<3


Inoltre, volevo ringraziare
sackiko_chan
 per avere messo la FF nelle seguite *-* Baciniii :* <3

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Capitolo 4
*** 4. ***


                                                                               QUARTO CAPITOLO.




Laura ci ha accompagnato in Lark Drive, ribollendo letteralmente di eccitazione.
-Guarda, mamma, non è una cosa così importante. Ti comporti come se avessimo appuntameno con le figlie di Bob Geldof. E' solo una festicciola, rilassati!-
Matias aveva un'aria decisamente disinvolta, nei suoi blue jeans e maglietta bianca, assolutamente tranquillo e imperturbabile, ma muoveva continuamente la gamba su e giù, come gli sucedeva sempre quando era teso. Ho provato un'ondata d'affetto per lui, perchè veniva da Antonella per fare un piacere a me. Gli ho stretto la mano in segno di gratitudine. Avevamo tutti e due le mani sudaticce.
Perfino Laura sembrava nervosa, svoltando in Lark Drive. Era un viale ben illuminato da lampioni, tutti una perfetta riproduzione di quelli vittoriani. Le case erano arretrate rispetto alla strada e circondate da giardini. Alcune avevano l'aspetto di ville in mattoni rossi con tetti spioventi, torri e torrette.
-Perdindirindina!- ha detto Laura scherzosamente. -Questa sera festeggiate con l'aristocrazia-.
-Non può essere che Antonella viva qui!- ho esclamato.
Il cuore si è messo a battermi forte. Forse mi aveva fatto uno scherzo. Ma certo. Non aveva nessuna intenzione di invitarmi alla sua festa e di conoscere il mio ragazzo. Voleva semplicemente prendermi in giro, fingendo di abitare in una di quelle case di favola. In quel momento preciso probabilmente si stava rotolando dalle risate, immaginandomi mentre percorrevo il viale in lungo e in largo alla ricerca di un party inesistente.
-Mi sono sbagliata, Laura- ho detto, praticamente in lacrime. -Torniamo a casa-.
Matias mi si è fatto più vicino. -Ehi, va tutto bene. Non preoccuparti, ci sono io, qui con te-.
-No, adesso ho capito che Antonella mi ha voluto fare uno scherzo. Scommetto che non c'è nemmeno un nmero 94. Che cretina che sono- ho piagnuccolato.
-Qua in fondo alla strada le case non sono poi così pretenziose- ha osservato Laura, mentre passavamo accanto a una serie di case squadrate con colonne in finto stile Regency. -C'è un bel miscuglio di stili! Ecco il 90, il 92... oh, guardate! E' la casa bianca proprio in fondo!-
Non era in stile vittoriano, non era nuova, non imitava nessuno stile, era assolutamente diversa dalle altre case del viale, un'ampia casa bianca degli anni Venti con un tetto piatto e vetri a piombo alle finestre. Era leggermente illuminata, e risplendeva come una grande luna.
-Accidenti, vetrate Art Déco!- ha esclamato Matias.
-E' tutta Art Déco!- ha esclamato Laura. -E' davvero splendida. Sono sicura di averla vista in una di quelle riviste patinate di case d'epoca e arredamento. E' possibile che la tua Antonella viva qui?-
-Impossibile. Vi ho fatti venire tutti qui per niente. Mi dispiace-.
-Bussiamo alla porta e stiamo a vedere- ha proposto Matias.
-No!- ho detto recisamente. E poi: -Vabbè, ma scommetto che non l'hanno mai neanche sentita nominare-.
Io e Matias siamo scesi dall'auto, e anche Laura, che con le dita si è pettinata i voluminosi capelli dietro le orecchie. Ha cercato di grattarsi via una macchina di colore dai pantaloni, sospirando.
-Oh, bè, fate finta che io sia semplicemente l'autista, ragazzi-.
Abbiamo oltrepassato il cancello bianco e ci siamo inoltrati sul vialetto lastricato in pietra di York, alzando reverenti gli occhi sulla casa come se si trattasse di una cattedrale. Matias fissava le vetrate colorate, paralizzato davanti a quei fiori rosa, quelle farfalle azzurrine e quel sole sfolgorante coi suoi raggi.
Laura ha suonato timidamente il campanello. -Funziona? Avete sentito suonare?-
Siamo rimasti in attesa. Non è successo niente. Laura ha riprovato, premendo questa volta più forte. Il campanello ha squillato subito, facendoci sobbalzare. Poi la porta si è aperta, e sulla soglia c'era Antonella in persona.
-Salve- ha detto con naturalezza.
Il suo abbigliamento, invece, era molto studiato. Indossava una camicetta di pizzo nero a maniche lunghe, una gonna attillata e i suoi stivaletti a punta. Attorno al collo aveva un nastro di velluto nero, pesante trucco nero agli occhi e un rossetto rosso scuro sulle labbra.
-Salve- ho detto con voce non molto ferma. -Mmm, questo è Matias e lei è Laura, sua madre. Mmm, c'è sempre la festa?-
-Certo- ha risposto Antonella. -Venite tutti dentro, accomodatevi.
-Bè, io li ho solo accompagnati- ha detto Laura.
-E' sicura di non volersi fermare nemmeno per un drink?- ha chiesto Antonella.
-No, no grazie- ha detto Laura. -Quando posso venire a riprendere Patty e Matias?-
Antonella si è stretta nelle spalle. -Quando vuole-.
-Facciamo... verso le undici?- ha proposto incerta Laura.
-Bene- ha detto Antonella. -Anche più tardi-.
Abbiamo fatto un cenno di saluto a Laura e abbiamo seguito Antonella dentro casa. Per essere precisi, io ho seguito Antonella. Matias era rimasto ad osservare incantato le vetrate da vicino, seguendo con molta delicatezza il piombo che le legava e carezzando il lucido vetro.
-Matias!- ho sibilato.
Antonella si è fermata, la testa piegata da un lato, e ha fissato attentamente Matias. -Ti piacciono queste vetrate? Vieni a vedere quelle della serra-.
Abbiamo attraversato l'ingresso, e poi una cucina dal pavimento di ardesia con una credenza piena di porcellane assortite con un motivo a fiori d'arancio stilizzati, e siamo entrati in una serra piena di palme e di felci, con grandi orchidee rosse e rosa sparse ovunque. Tutt'intorno alla serra correva un fregio di vetro colorato, fantastici fiori e piante rosso cupo, giallo cromo e verde giada. Di vetro era anche la porta-finestra, in ogni riquadro un uccello: canarini, uccelli azzurri orientali, fringuelli, gazze, pappagalli.
Matias stava in punta di piedi, quasi stesse per trasformarsi in uccello anche lui e spiccare il volo. Avevo paura che avesse l'aria un pò troppo incantata. Non volevo che Antonella lo considerasse totalmente strambo. Invece era tutto ok, Antonella gli stava sorridendo.
-Belle, vero?-
-I fiori sono anni Venti originali- ha osservato Matias. -Ma gli uccelli?-
-Sono nuovi, in stile. Anche i riquadri della porta-finestra avevano motivi floreali, ma c'è stato un piccolo incidente. Gli sono finita addosso. Guidavo il mio go-kart e, sai com'è, non avevo ben capito come fare a sterzare. E così, mentre sprizzavo sangue da tutte le parti come una fontana rossa, mia madre se ne stava lì a disperarsi: 'Oddio, le mie povere vetrate!'
-Non aveva tutti i torti- ha detto Matias. -E' molto più facile riparare te che una bella vetrata originale-.
Antonella è scoppiata a ridere. -Già, E così mentre mia madre si apprestava a rimpiazzare con grande spesa i vetri della porta e io a ripagarlo con le mie paghette per il resto della vita, proprio allora ha visto questi uccelli moderni nell'atelier di questo tizio e se ne è innamorata. Doveva averli a tutti i costi: a costo di spendere ancora di più-.
-Che ordine di cifra?- ha domandato Matias. Sapevo che stava pensando al Capanno di Vetro.
-Migliaia di sterline- ha risposto Antonella.
-Oh!- ha fatto Matias.
-Quando prenderemo i diritti d'autore per fare un film tratto da libro- ho detto a bassa voce a Matias.
-Libro?- ha domandato Antonella.
-Sì. Bè, stiamo scrivendo insieme un libro- ho risposto.
Ho guardato subito Matias per vedere se era arrabbiato con me. Ul libro non era propriamente un segreto, ma nemmeno il tipo di roba che saremmo andati a sbandierare ad altre persone.
-Di cosa parla?- ha voluto sapere Antonella, incuriosita.
-E' un fantasy- ho detto restando nel vago.
-Posso leggerlo?
-Bè...-
-Assolutamente no- si è afferrato a rispondere Matias.
-Perchè, avete paura che sia roba da bambini piccoli e stupidi? Draghi e principesse e anelli magici?-
-Proprio il contrario- ha risposto Matias. -Il soggetto è così originale che non vogliamo che nessuno lo legga e ci rubi l'idea-.
Antonella ha sospirato. Ero molto colpita da come Matias le teneva testa. Antonella mi faceva sentire incredibilmente timida, mentre Matias non sembrava affatto in soggezione.
-Allora, dov'è questa festa?- ha domandato. Si è guardato in torno. -Ci siamo solo noi?-
-Aspetta e vedrai- ha detto Antonella. -Venite-.
Ci ha fatto segno col dito dall'unghia laccata di nero lucido. L'abbiamo seguita riattraversando la cucina fino all'ingresso. C'era della musica che veniva da una delle stanza illuminate sulla facciata, e io mi sono diretta da quella parte.
-No, no- ha detto Antonella. -Quello è il territorio dei miei. Noi siamo giù-. Ha  aperto un'altra porta dove c'erano dei gradini che scendevano.
-Fai la festa in cantina?- ha domandato Matias.
-Vedrai com'è divertente- ha risposto lei. -Faremo a turno ad acchiappari al buio. Anche i miei topi si divertono a questo gioco-.
Ha battuto le palpebre. Probabilmente scherzava, ma con Antonella non si poteva mai sapere.
Non si trattava affatto di una cantina, grazie al cielo. L'ambiente era stato trasformato in un piacevole rifugio, con un grande televisore, due divani e parecchi cuscini enormi, e libri che debordavano degli scaffali e affollavano ogni angolo del tappeto.
-Ecco il nostro gruppetto- ha detto Antonella. -Piccolo, ma ultraselezionato-.
C'erano tre persone sedute in fila ordinata su uno dei divani. Non frequentavano la nostra scuola. La ragazza era molto magra e diafana. I capelli lunghissimi che le scendevano fino in vita erano di un nero scurissimo, del colore del petrolio, e la sua carnagione era chiara. Alla sua sinistra stava un ragazzo di bell'aspetto, con capelli simili a quelli di Matias ma molto più chiari, anche lui portava un mezzo ciuffo. E aveva splendidi occhi castano-verdi e lunghe ciglia. Il ragazzo alla sua destra era simile a quello precedente, per i capelli. Ma più alto e con occhi catano chiaro. E aveva labbra molto carnose.
Sembrava quasi che Antonella si fosse scelta gli amici come degli ornamenti, perchè apparissero il più possibile decorativi.
-Luciana, Bruno e Guido- ha detto Antonella indicandoli. -Questi sono Patty e Matias-
Sono stata felicissima di non essere chiamata Scricciolo.
-Che cosa volete da bere?- ha chiesto Antonella, avvicinandosi a un frigo in un angolo.
Ho lanciato un rapida occhiata ai tre ragazzi seduti e mi sono sentita immensamente sollevata. Luciana aveva una bottigli d'acqua minerale gassata, e Bruno e Guido della Cola-Cola.
-Coca-Cola, grazie- ha detto Matias.
-Anch'io-.
Bruno stava guardando Matias da capo a piedi. -Frequenti il Kingsmere, vero?- gli ha chiesto. -Io sono al decimo anno-.
-Oh, bene. Interessante- ha detto Matias. Sembrava innervosito.
-Sei amico di quel ragazzo che gioca a calcio, Paulo Cannone?- ha domandato Bruno.
-Bè, sì. Più o meno- ha risposto Matias.
L'ho guardato con tanto d'occhi. Non mi aveva mai parlato di nessuno del Kingsmere, tanto meno di un calciatore. Matias odiava gli sport. (N.D. Autrice: Si lo so ù.ù ho rivoltato tutto o.O Matias ama il calcio, ma nella mia storia no xD)
-Chi è questo Paulo?- gli ho domandato.
Matias mi ha ignorato. Stava guardando Guido. -Anche tu vieni al Kingsmere?-
-No, io e Luciana andiamo al Southfield- ha detto. -La vecchia scuola di Antonella. Prima che la sbattessero fuori-.
-Sei stata espulsa, Antonella? Che cosa hai fatto?-
-E' stato piuttosto per quello che non ho fatto, tipo frequentare regolarmente, fare i compiti, indossare l'uniforme della scuola, e tutte quelle cose pallose- ha detto Antonella porgendoci le nostr bevande.
Matias si è seduto dul divano vuoto. Antonella gli si è seduta accanto. Io mi sono accoccolata con prudenza su uno dei grossi cuscini, ben felice di aver deciso di non mettermi la minigonna.
-Non definirei una cosa pallosa mettersi a correre nuda intorno alla palestra- è intervenuta Luciana.
-Peccati che non c'ero!- ha sospirao Guido.
Antonella ha preso una patatina fritta da una terrina e gliel'ha tirata. -Era solo una stupida scommessa- ha detto. -Tutto qui. Non riesco a capire perchè ha fatto tanto scalpore-.
-Giochiamo alle scommesse, dai!- ha proposto Guido.
-No, troppo noioso- ha detto Antonella. -E infanile. Guardiamoci un film, piuttosto-.
L'idea mi è piaciuta. Era molto meno stressante che cercare di pensare a qualcosa da dire. Mi chiedevo che tipo di film avrebbe scelto Antonella. Avevo paura che potesse essere un film con espliciti contenuti sessuali. E' stato un sollievo quando è risultato essere un film horror su un gruppo di adolescenti a una festa. Ragazzi come noi, che ciondolano, mangiano e bevono e si fanno scherzi. Sono convinti che i loro genitori siano di sopra, ma quando la protagonista sale per chiedere al padre dell'altra birra non riesce a trovarlo. E neanche sua madre. Poi sente un respiro affannoso proprio dietro le spalle, e allora torna di corsa in camera sua e sbatte la porta e si ritrova chiusa nella stanza con i suoi amici, mentre fuori la Cosa batte contro la porta cercando di entrare.
Se l'avessi visto da sola o anche accoccolata accanto a Matias, mi sarei spaventata, ma vederlo con Antonella era diverso. Teneva in grembo il telecomando e ogni tanto riavvolgeva il nastro nei momenti più significativi, di modo che potavamo recitare tutti insieme la parte dei vari attori, e qualche volta invece aumentava la velocità e noi dovevamo affannarci come matti a stargli dietro, e poi dovevamo fare noi gli effetti sonori all'unisono. Era particolarmente divertente riprodurre il sospiro affannoso.
-I tuoi genitori si staranno chiedendo cosa diavolo stiamo facendo, Antonella- ha detto Bruno.
-Oh, i miei genitori sono troppo occupati a farsi delle canne con i loro amichetti, su di sopra- ha risposto lei.
Non riuscivo a capire se Antonella stava scherzando oppire no. Ha fatto finta di spaventarsi quando la Cosa è passata attraverso la porta, e si è appoggiata a Matias. Aveva spento la luce, ma lo schermo mandava un lieve bagliore. Ho potuto vedere che stringeva il gomito di Matias. Appoggiava la spalla alla sua ascella, come se sperasse che lui la circondasse col braccio.



Spazio Ringraziamenti:

_Lety_ :
Ehi *--* Non ti preoccupare (: bella l'Inghilterra?? x) Cmq...Si sono molto dolciuosi xD Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento ù.ù Un Bacioooo <3

Faith95:
Tesoroooo (: grazie che recensisci sempre^^ Te ne sono grata. E grazie per quello che pensi, cioè che scrivo bene etc xD Grazie grazie, Sis. Ti voglio bene!! Alla prossima.

Inoltre, volevo ringraziare 83ginny  per avere messo la FF nelle seguite *-* Grazie Milleeee! Un Bacio. :* <3

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Capitolo 5
*** SPAZIO SCUSE. ***


Ehi ciaoooooo!!xD volevo chiedere scusa a tutti per non aver più postato, ho avuto dei problemi. Da oggi rincomincio a scrivere e posterò al più presto! Anche stasera se ci riesco (: Un bacio e grazie <3
Fenandinha.

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Capitolo 6
*** 5. ***


                                                                                                         QUINTO CAPITOLO.




Col cuore che mi martellava sotto il golfino nero troppo caldo, tenevo d'occhio Antonella. A che gioco stava giocando? Eppure sapeva che Matias era il mio ragazzo. Non mi riusciva di capira chi tra Bruno e Guido fosse il ragazzo di Antonella, o se tutti e due non fossero che semplici amici. Forse nel loro ambiente gli amici si abbracciavano senza che questo avesse un significato particolare? Non era possibile che Antonella mi volesse soffiare il ragazzo così, di fronte a tutti.
Ero proprio curiosa di vedere che cosa avrebbe fatto Matias. Non l'ha respinta ma non l'ha neanche circondata col braccio. Se ne è rimasto immobile, come se facesse parte del divano, mentre Antonella armeggiava intorno a lui.
- Voglio un vero drink - ha detto Antonella. - Sarà per tutto questo parlare di birra. Qualcuno vuole una lattina? -
- C'è bisogno di chiederlo, pupa? - ha detto Guido.
- Non ti provare a darmi della pupa! - è insorta Antonella, fingendo di dargli un pugno sul naso.
Guido ha risposto mimando un pugno anche lui, e poi ha cominciato a farle il solletico, con lei che lanciava gridolini e si piegava in due. Sono finiti a lottare sul tappeto, e Antonella ha messo in mostra una significativa porzione delle sue belle gambe tornite. Che Guido fosse il suo ragazzo o no, Antonella si comportava in modo molto sensuale con lui. Evidentemente era così che si comportava con loro.
Ho pensato a me e Matias. Anche a noi capitava di fare la lotta, ma era molto diverso. La nostra era infantile e giocosa, niente affatto sexy. Forse era per il fatto che ci conoscevamo da un sacco di tempo. Quando eravamo piccoli Laura ci metteva a dormire nello stesso letto, se mi fermavo fino a tardi da loro. E quando tornavamo a casa sporchi e infangati dopo aver giocato, lei ci ficcava insieme nella vasca da bagno.
- Hai la faccia di una che ha bisogno di una birra, Patty, sei tutta rossa in faccia - ha detto Antonella, fissandomi dal pavimento. - Ehi, ma tu sei arrossita! -
- Non mi meraviglia! Guardati, lunga e distesa sul pavimento, con la gonna tutta tirata su - ha detto Bruno, tirando giù la gonna di Antonella, e facendo schioccare la lingua in rumori di disapprovazione come una vecchia nonna. - Avanti, ragazza. Porta una birra anche a me -.
Ho lanciato un'occhiata a Matias. Io non avevo mai bevuto birra in vita mia, e avrei giurato che neanche Matias l'avesse mai fatto. Eravamo sempre stati d'accordo sul fatto che aveva un odore disgustoso.
- Matias? - ha domandato Antonella, sollevandosi su un gomito. - Ti va una birra? -
- Certo - ha detto lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quindi, ovviamente, anche io ho detto così.
- Luciana? - ha domandato Antonella.
- Birra? Troppe calorie - ha risposto Luciana. - Solo acqua, per me. -
- Finirai oer nutrirti con le flebo nel vicolo cieco degli anoressici, se non stai un pò attenta, ragazza mia - ha detto Antonella. - Dai, Patty, vieni ad aiutarmi a portare le cose -.
Mi sono sentita assurdamente orgogliosa che avesse scelto me per aiutarla. L'ho seguita su per le scale.
- Hai ragione riguardo a Matias - ha detto Antonella. - E' davvero molto carino. Mi piacerebbe che fosse il mio ragazzo -.
- Ma... è il mio- ho protestato.
- Lo so, lo so. Stavo solo scherzando - ha detto Antonella prendendomi a braccetto.
- Che cosa mi dici, piuttosto, di Guido e Bruno? Stanno tutti e due con te? -
- Sono solo amici - ha risposto Antonella. - Bè, sono sicura che a loro non dispiacerebbe essere qualcosa di più, vista la mia bellezza mozzafiato - ha detto, battendo le ciglia e mettendosi in posa con una mano sul fianco. Stava scherzando, credo.
- Ma insomma, chi è allora il tuo ragazzo? - le ho domandato mentre entravamo in cucina.
- In verità non ne ho nessuno -.
- Ma sì che ce l'hai! Non stavi raccontando di lui a Pia e le altre, oggi, ai gabinetty? -
- Oh, stavo solo facendo un pò di scena - ha risposto Antonella ridendo.
Ha aperto il frigorifero e ha tirato fuori una bottiglia di acqua frizzante e quattro lattina. Una dopo l'altra me le ha tirate, come in un complicato gioco di giocolieri. Me ne è sfuggita una, che è caduta con un terribile rumore sul pavimento di ardesia, senza per fortuna esplodere. Antonella ha continuato a frugare nel frigorifero e ne ha estratto formaggio, patè e uva, e poi ha frugato nella credenza estraendo biscotti salati, patatine e una grossa tavoletta di cioccolato svizzero. Poi ha aperto un'altra redenza e ha preso una bottiglia di whisky di malto quasi piena. Ha infilato tutto alla bell'e meglio in una busta della spesa, ha lanciato in aria la bottiglia d'acuqa, l'ha ripresa al volo mentre ricadeva, e mi ha sorriso.
- Si fa festa! - ha detto.
Mentre stavamo per scendere le scale si è aperta la porta del soggiorno. Antonella mi ha preso dalle mani le lattine di birra e le ha nascoste dentro il sacchetto. Un uomo con la barba ha sporto fuori la testa.
- Era birra, o mi sbaglio? - ha domandato.
- Colpa di Patty, Papà. Si fa otto lattine per sera - ha detto Antonella.
Mi è sfuggito un gridolino. Il papà di Antonella mi ha sorriso.
- Non lasciarti traviare da mia figlia, Patty. Vai a scuola con lei? No, aspetta, non è possibile, sei troppo giovane -.
Ho fatto un gran respiro. Odiavo essere presa per una bambina piccola.
- Ma dai, Papà! - ha esclamato Antonella, alzando gli occhi al cielo. - Anche lei è al nono anno. Non badargli, Patty. Vieni, torniamo giù dagli altri -.
- Mi dispiace davvero, Patty. Sono cieco come una talpa, senza i miei occhiali - ha detto Mr Bernardi. - Mi fa piacere che Antonella si sia fatta delle amiche nella nuova scuola. Torna presto! - Mi ha fatto un piccolo cenno di saluto ed è ritornato nel soggiorno.
- Tuo padre evidentemente non si rende conto che tutti darebbero chissà che cosa per esserti amici, Antonella! - ho detto.
- Credi? Non mi sembravi affatto desiderosa di essere mia amica, Patty. Quando ti ho invitato sembravi piuttosto spaventata. Non avrei mai creduto che saresti venuta -.
- E Pia e tutto il resto della compagnia? Perchè non hai invitato anche loro? -
- Loro sono ok, ma vanno bene solo per la scuola. Sono tutte un pò prevedibili e noiose. Tu sei diversa -.
- Già. Dimostro all'incirca sei anni -.
- Non badare a quello sciocco di mio padre! E poi, che cosa importa se sembri un pò più giovane della tua età? Non ti comporti da bambina. Io ti invidio davvero il tuo rapporto con Matias: il fatto che siete amici da così tanto tempo, e fate insieme cose veramente interessanti come scrivere un libro. E poi, lui è così fico! Non è giusto! Quasi quasi mi prendo Matias e ti do Bruno e Guido, cosa ne dici? -
- No grazie -
- Cattiva! Dai, torniamo giù. Matias potrebbe essere sedotto da Luciana. Sono sicura che piace anche a lei -.
- Luciana era la tua amica del cuore nella tua vecchia scuola? -
- Già. Ehi, tu puoi essere la mia amica del cuore in quella nuova! -
- Bene - ho detto, fingendo noncuranza.
Ero immensamente lusingata, ma allo stesso tempo spaventata. Non ero sicura di poter essere l'amica di Antonella. Come mi sarei comportata con Caterina? Ho quasi desiderato di stare con Caterina, in quel momento. Quando io e lei eravamo insieme mi potevo rilassare, sentirmi a mio agio e dire la prima cosa che mi passava per la mente. Anche a Caterina piaceva Matias, ma non aveva mai cercato di stringerglisi addosso e di staccarlo da me.
Mi sono domandata che cosa sarebbe successo dopo che tutti avremmo bevuto la birra. Grazie al cielo Luciana non sembrava particolarmente interessata a Matias. Quando siamo tornata nella stanza, stava parlando con Guido di cose di scuola. Anche Matias e Bruno stavamo facendo altrettanto. Sono andata rapidamente a sedermi accanto a Matias, prima che lo facesse Antonella.
- Chi è questo Paulo? - ho chiesto ancora.
- E' semplicemente un mio compagno di classe - ha risposto Matias.
- E si intende molto di calcio? -
- Oh, è una specie di David Beckham più giovane - ha detto Bruno. - Sbaglio, Matias, o sta per entrare in una delle squadre più prestigiose? -
- Sì, mi sembra - ha risposto Matias. - Non lo conosco poi così tanto. Insomma, lo conoscono tutti, no, Bruno? -
- Come me! - ha esclamato Antonella, pavoneggiandosi con tutti e due. - Anch'io gioco a calcio. A Southfield ero il capitano della mia squadra, vero Luciana? -
- Sì, fino a quando non ti sei messe due palloni sotto la camicetta, durante la partita amichevole davanti al pubblico dell'Open Day - ha risposto Luciana ridendo.
Tutti hanno applaudito quando Antonella ha rovesciato il sacchetto di plastica e la bottiglia di whisky è rotolata sul tappeto.
- Laphroaig... Buono! - ha detto Matias, come se fosse un gran conoscitore. Ha bevuto per primo, direttamente dalla bottiglia. Sono rimasta davvero impressionata. Senza neanche un brivido, ha bevuto con l'aria di apprezzare e poi si è passato il dorso della mano sulle labbra, come se fosse un gesto abitudinale. Antonella ha preso la bottiglia da lui e ha bevuto a più sorsate. Poi Guido. Poi Bruno, che però ha abilmente inclinato la bottiglia e ne ha preso appena un sorso. Io ho fatto lo stesso tappando con la lingua il collo della bottiglia. Ho sentito il whisky bruciarmi la lingua, così forte e disgustoso, con quel sapore di torba.
Luciana ha scosso la testa per rifiutare il whisky e ha sorseggiato pudicamente l'acqua. Le birre le abbiamo bevute direttamente dalla lattina. Neanche la birra mi è piaciuta. Era sì più fresca, ma amara e sgradevole. Ho fatto una gran fatica a buttarla giù e non risputarla immediatamente. Per cacciare il saporaccio ho mangiato un pò d'uva. Tenevo d'occhio Matias. Continuava a bere dalla lattina, e ha preso un altro sorso di whisky quando sono tornati a far girare la bottiglia.

- Io sapevo che whisky e birra non vanno mescolati - ha detto Bruno dopo un altro minisorso.

- Se vuoi divertirti ben bene, birra e whisky bevi insieme! - ha detto Antonella alzando le sopracciglia.

- No, no. Birra e whisky mescolati, fanno i maschi effemminati! - ha detto Guido. Ha guardato esplicitamente Bruno e Matias, battendo le ciglia in modo porovocante. - In guardia, dolcezze -.

Antonella ha fatto passare il cibo. Non c'erano piatti nè posate. Ognuno staccava a morsi pezzi di formaggio o di cioccolato.

Cominciavo a meravigliarmi di non sentirmi sbronza. Il whisky l'avevo appena assaggiato, ma avevo bevuto mezza lattina di birra, senza risentirne il minimo effetto. Forse bisognava berne chissà quante. In quel caso mi chiedevo come fosse possibile. Sarebbe come tracannare più di una bottiglia di sciroppo per la tosse.
- Posso avere un pò d'acqua, Luciana? - le ho chiesto. Ne ho bevuta un pò, ma è stato solo uno sbaglio. Mi è venuto il singhiozzo.
- Ehi, sentite Patty! E' già sbrozna - ha detto Antonella.
- Non sono sbronza neanche un pò! E' colpa dell'acqua frizzante - ho protestato. Ho fatto due tremendi singhiozzi e mi sono tappata la bocca con le mani.
- Forse non dovresti finire la tua birra, Patty. Dai qua, la bevo io - ha detto Matias.
- Non sono sbronza! - ho ripetuto, trangugiando un altro sorso di birra e quasi strozzandomi per via di un altro singhiozzo.
- Dobbiamo distrarla - ha detto Antonella. - Facciamo un gioco. Che cosa ne dite del gioco della bottiglia? -
- Siiiiì! -
- Doppio sì, coi fiocchi - ha rincarato Bruno.
- Dio, come siete materiali, ragazzi! - ha detto Luciana sospirando.
Io e Matias non abbiamo detto niente. Non sapevamo che cosa fosse il gioco della bottiglia, ma era ovvio che non si trattava di una specie di innocente mosca cieca a una festa di bambini.
- Ok. Ci occorre una bottiglia - ha detto Antonella.

Ha afferrato la bottiglia di whisky, ha preso un'altra bella sorsata e poi ha riavvitato bene il tappo.
- Sedetevi in circolo, miei cari, e che il gioco della bottiglia abbia inizio -.
Ho fatto un altro singhiozzo e sospirando mi sono seduta per terra a gambe incrociate. Ho sentito un piccolo giramento di testa mentre mi muovevo, una strana vertigine. Forse, dopotutto, cominciavo a essere un pò sbronza.
Matias è venuto a sedersi accanto a me. Antonella ha preso posto accanto a lui, poi Guido, poi Luciana e poi Bruno, che si è seduto al mio fiano dall'altra parte. Abbiamo cominciato a ridacchiare. Tutti, perfino Luciana, che non poteva certo essere sbronza.
- Ok - ha detto Antonella, imprimendo una forte rotazione della bottiglia, che si è messa a girare e girare, molto veloce all'inizio e poi sempre più lenta. Tutti la fissavano ipnotizzati. Il tappo della bottihglia si è fermato davanti a Matias.
- Aha! - ha esclamato Antonella. - Tocca a te -.
L'ho visto deglutire, anche se in apparenza restava imperturbabile.
- E allora? -
- Allora dobbiamo scegliere la vittima che dovrai baciare - ha detto Antonella, facendo girare di nuovo la bottiglia.
Girava, girava, girava, la bottiglia, mentre tutti la fissavano affascinati. Io sapevo con certezza dove si sarebbe arrestata.
- Ooops! A quanto pare sono io - ha detto Antonella, sorridendo e scoprendo i piccoli denti aguzzi da gatta.
- E' un imbroglio! - ha protestato Guido con aria dispettita, perchè non era stato scelto.
- Imbroglio! Imbroglio! Imbroglio! - ha fatto eco Bruno.
- Come avrei potuto imbrogliare? - ha detto Antonella. - Ho dato una rotazione tremenda. Piantatela, voi due. Bene, Matias. Tu e io. E' giunto il momento -.
- Di fronte a tutti? - ha domandato Matias.
- Che problema c'è? -
Matias ha di nuovo deglutito. - E' un pò... infantile - ha avuto la furbizia di dire. Si è alzato in piedi e ha teso il braccio ad Antonella. - Andiamo un attimo fuori -.
Antonella si è alzata ridendo e lo ha preso per mano. Ho avuto un singhiozzo e lei mi ha guardato. - Non hai problemi, vero, Patty? E' solo uno stupido giochino - ha detto.
- Già, già. Tranquilla - ho risposto.
Che cos'altro avrei potuto dire davanti a tutti? Sono restata a guardare Matias e Antonella che, mano nella mano, uscivano dalla stanza e si immergevano nell'oscurità.


Spazio Ringraziamenti:

_Lety_ :
Ehiii :D ciao cara. Da quanto tempo ^^ ahahah hai ragione u_u con tutti i bei ragazzi, proprio Matias ha scelto !! eheh.....spero che questo capitolo sia di tuo gradimento *-* aspetto una tua recensione. Baci baci.

Faith95:
Wèilà!! hahaha hai ragione...grazie x aver recensito(: spero ti sia piaciuto il chappy. baciniiii <3

Inoltre, volevo ringraziare vale_misty per avere messo la FF nelle seguite *-* Grazie Milleeee! Un Bacio. :* <3

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