Death Black Parade

di Colours_
(/viewuser.php?uid=111916)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Never coming home ***
Capitolo 3: *** New Life,New York ***
Capitolo 4: *** Experiences ***
Capitolo 5: *** Warner Bros ***
Capitolo 6: *** Things ***
Capitolo 7: *** First day ***
Capitolo 8: *** Hysteria ***
Capitolo 9: *** Drawings ***
Capitolo 10: *** I Write Sins,Not Tragedies I ***
Capitolo 11: *** I write sins not tragedies II ***
Capitolo 12: *** Untitled ***
Capitolo 13: *** Wife danger wife ***
Capitolo 14: *** Nightmare ***
Capitolo 15: *** I just know I can trust you ***
Capitolo 16: *** Sleepover ***
Capitolo 17: *** I'm Falling in Love Again ***
Capitolo 18: *** The Truth ***
Capitolo 19: *** Meet Myself ***
Capitolo 20: *** Happiness only real when shared ***
Capitolo 21: *** We will fight to the death ***
Capitolo 22: *** To The End ***
Capitolo 23: *** Someday ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salveeeeeee!
Siamo Dawn e Mavih eabbiamo deciso di partorirescrivere e pubblicare questa storia sui My Chemical Romance,essendo questi,uno dei nostri gruppi preferiti.
La storia avviene tutta nel nostro cervellino, nel periodo dopo The Black Parade e l'arrivo di Danger Days: ... .
In primis vi vogliamo dire che noi adoriamo Lyn-z *w* e quella piccola creaturina paffuta di Bandit *w* che fa tanto andare in coma diabetico e se nella storia non ci sono, è solo per esigenze di copione u_u
Naturalmente tutto ciò che troverete scritto è frutto delle nostre cadute dalla culla da neonate. I My Chemical Romance sono persone con una vita sociale che non stanno a fare quello che diciamo noi.
Detto ciò, speriamo che la lettura sia gradita e che vogliate sprecare un commento per noi. Ci farebbe taaaaanto piacere e venir voglia di continuare a scrivere <3
Ci va bene anche se ci scrivete che la storia fa cagare e che ci odiate a morte <3
Grazie per l'ascolto
 
Killjoys has the power
 
***

 

 

 

Nero, grigio e bianco. Gli unici colori che potevi trovare nella città. Nella città dell’abbondanza dove si moriva di fame. Che città fosse? Non si sapeva. Si sapeva solo che, dopo la morte, si sarebbero trovati  tutti di là. In quella città. E avrebbero marciato per ore, giorni, settimane, mesi. Sempre. Era come una punizione. Una punizione per essere stati afflitti, sconfitti e dannati.

 

In realtà, la città era abitata solo da quella tipologia di persone, non c’erano anime che avessero avuto delle belle vite o dei bei ricordi, c’erano solo sofferenti e dannati. Questo li rendeva a tutti gli effetti soldati della Parata. La Parata Nera. Quella che trasportava le anime dall’altra parte, senza mai poterci entrare.

Chi ero io?

Hollow, capitano delle spedizioni di ricerca del territorio.

Il mio lavoro era semplice. Consisteva solo nel cercare le anime perdute e portarle dall’altra parte, prima che si corrompessero.

Se un anima si fosse corrotta, non avrebbe più potuto ricevere la pace eterna, diventando uno spirito corrotto, un essere che arrecava danni ai vivi, cibandosi delle loro anime.

Quindi il mio lavoro era essenziale,importante e pericoloso. Le anime corrotte non si lasciavano sfuggire facilmente probabili nuovi apprendisti… e questo significava lunghe ed estenuanti lotte che portavano alla morte. Ecco perché questo lavoro veniva dato a me… La ragazzina strana, quella con gli occhi violacei, quella senza ricordi.

 

Quando morivi ed entravi a far parte della Parata,scolorivi irrimediabilmente. I tuoi capelli diventavano neri così come i tuoi occhi e la pelle diveniva candida come la neve. Una copia sbiadita di te stesso. Senza contare che, essendo tu dannato,ricordavi ogni insignificante particolare della tua vita.

Ma io no. Io avevo gli occhi viola e non ricordavo niente della mia vita passata. Ero giunta di là quando avevo otto anni, e da allora avevo sempre fatto parte della città, della Parata. Ero diventata qualcuno, un esempio di rispettabilità, ma tutti continuavano ad essere diffidenti verso di me. Nonostante tutti i miei sforzi.

 

 

-Daimònos- dissi accarezzando lo scuro manto del mio cavallo-A quanto pare un’altra anima non ha trovato la via di casa- gli spiegai,sicura che avrebbe capito. In risposta ebbi un lieve nitrito,simile ad uno sbuffo. Sorrisi,mentre mi facevo leva col piede per salirgli in groppa.

-Capitano!-

-Che c’è?- sbuffai al cadetto più odioso che avessi al mio seguito.

-Devo completare il mio apprendistato per diventare soldato,Capitano.-mi rispose lui

-E con ciò?- chiesi torva.

-Devo venire con lei… Capitano.- mi rispose lui

-Non se ne parla nemmeno Sin- sbottai- saresti solo un intralcio-

-Ho un ordine…- mormorò lui piano

-Chi?! Chi ha più potere di me su di te!CHI?- urlai

-Envy, mio Capitano- mi rispose sommesso. Le mie nocche già bianche,sbiancarono ancora di più mentre stringevo le redini del cavallo.

-Quell’idiota… mi sentirà…-dissi a denti stretti –TU!- gli urlai- Che ci fai ancora a terra?! Mi vuoi far perdere tempo?!-

-No, Capitano-

-Corri a prendere le armi, idiota!- lo rimbeccai,mentre lui mesto usciva fuori dalla stalla per dirigersi all’armeria. Controllai con minuziosa cura che tutte le parti della mia giacchetta da parata fossero nei punti giusti e coprii il tutto con un mantello grigio scuro.

Sin tornò poco dopo con tutte le armi e un ronzino di dubbia qualità al suo seguito.

-Cos’è quello? -chiesi indicando il cavallo

-Il buon vecchio Deathly, mio Capitano- mi rispose sommessamente lui

-Che ha fatto il suo tempo.-commentai acida- Forse Sin- gli spiegai scendendo dal cavallo e  cercando di sovrastarlo,impresa inutile perché non superavo i 164 cm e lui era di almeno 30 cm più alto di me,-non hai forse capito bene dove dobbiamo andare-

-Mi scusi- mormorò affranto mentre riportava quella bestiola dentro la stalla.

Sbuffai sonoramente mentre risalivo a cavallo e mi infilavo i guanti.

-Problemi con i tuoi tirapiedi?-

Avarice fece la sua splendente apparizione nella stalla. Quel ragazzo aveva un certo atteggiamento da diva che mi dava tremendamente sui nervi.

-Fatti i fattacci tuoi, piccolo sapientone- dissi torva mentre tiravo il cavallo per farlo spostare.

-Mi hanno mandato a dirti che…-

-Lo so- sbottai- me lo devo portare dietro- come se non sapessi che mi avrebbero tenuta d’occhio

-Certe volte penso che tu non sia veramente così acida sai?- mi disse seriamente- che sia solo un metodo di difesa per come ti trattano e…-

-Sparisci- lo interruppi – Ora!-

- Hai per caso fatto colazione con Sloth e Wrath? –

- Vuoi per caso finire,di nuovo,appeso per i piedi al lampione dietro il quartier generale?- chiesi retorica

-Capito.- disse lui dissolvendosi con un puff nell’aria

 

-Sin- reclamai l’attenzione del piccolo bamboccio al mio seguito  -Devi sapere alcune cose fondamentali.- gli spiegai fermandomi davanti al ponte sul fiume delle ceneri, davanti al cartello “starved to death in a land of plenty”.

-Non c’è pietà dall’altra parte e mai ce ne sarà- spiegai concisa – Se ci attaccheranno dovrai fuggire. Immediatamente…- interruppi il suo “ma” prima che diventasse un suono – Sei il mio subordinato. Esegui gli ordini. E comunque io me la so cavare.-

-E se… e se non ci riuscisse?- mi chiese quasi sull’orlo delle lacrime

- Se vedrai il mio corpo viaggiare su questo fiume,dì ad Avarice che mi deve comunque  i miei soldi e che non ci sono ma che tengano. Chiaro?!- dissi solennemente per infondergli coraggio.

-Si capitano!- mi rispose lui di rimando.

-Bene. Adesso calati il cappuccio e stai in allerta. Ti confonderanno.-

Detto questo ci coprimmo il volto con il cappuccio e oltrepassammo il ponte.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Never coming home ***


Eccoci ritornate con un altro nuovo capitolo di questa storia. Ringraziamo Evazick. Grazie mille per aver letto e commentato il capitolo,sei stata veramente gentile :D Speriamo che questo capitolo ti piaccia.
Ringraziamo anche chi ha solo letto,ma se non sappiamo il vostro parere non sapremo mai se continuare xD
 
Ah... abbiamo introdotto un nuovo pov '-'
 
 
Guardate ho mal di testa e non ho voglia di scrivere altro,se non
 
Felicitatevi di ciò u_u

 

Never coming home

 

La nebbia era onnipresente e i rumori degli zoccoli del cavallo venivano amplificati. Rabbrividì per il freddo. Per nostra fortuna la nebbia era densa solo per  settanta centimetri da terra,per il resto si diradava lasciando comunque una patina grigia al paesaggio. Ogni nervo del mio corpo era teso come una corda di violino, pronto a scattare per ogni evenienza. Gli alberi che costeggiavano il sentiero erano tetri e spogli; l’alone di morte era asfissiante e ti opprimeva come un macigno sul petto.

D’un tratto,mi parve di vedere un ombra. Bloccai il cavallo e controllai con minuzia ogni centimetro presente tra gli alberi. Alla fine conclusi che fosse solo la mia fervida immaginazione che aveva deciso di tirarmi brutti scherzi. Chiusi gli occhi e feci cenno a Sin di continuare.

Camminammo per alcuni chilometri finchè gl’alberi iniziarono a diradarsi per formare una pianura.

Là, proprio nel mezzo,si trovava un uomo. Intorno ad esso si propagava una scia di sangue cremisi; il suo corpo era bruciacchiato e tumefatto e un occhio penzolava fuori sinistramente dall’orbita.

Il mio stomaco sobbalzò quando l’uomo ci venne incontro. Aveva il volto sciolto dall’acido che scopriva,in certi punti le ossa della faccia. Cercai di mantenere un contegno anche quando sentii Sin vomitare dietro un cespuglio.

-Come ti chiami?- chiesi con sicurezza

-Kyle. Tu chi sei? Dove sono?- mi chiese piangendo

-Sei morto Kyle- gli risposi

-Non mi prendere in girò-

-Non ti sto prendendo in giro.- gli risposi dolcemente- Ma devi seguirmi…-

-Mi hanno detto che non devo seguire coloro che non mi mostrano il volto- disse risoluto- Chi sei?-

-Hollow- sospirai- Una traghettatrice. Come Caronte -

Kyle squittì spaventato scappando dall’altra parte della radura

-KYA!- urlò

Kya?KYA! In un millesimo di secondo realizzai tutto.

-SIN SCAPPA!- urlai tirando un calcio alla pancia del mio cavallo e lanciandomi al galoppo

-Scappa!Ti do dieci secondi di vantaggio- la voce agghiacciante dell’essere mi fece congelare il sangue. La nebbia si faceva sempre più fitta e l’adrenalina viaggiava in corpo come veleno. La mia lucidità era andata a puttane. La priorità era salvarlo e poi salvarsi. La mia vita e la mia dannazione eterna passavano in secondo piano.

-Ci sta raggiungendo!- mi stillò il mio subordinato.

-Scappa più velocemente che puoi mentre io creo un diversivo-dissi fermandomi in mezzo alla strada

-Ma…-

-SCAPPA!- gli urlai con ferocia. Scappa. Salvati. Non avevo mai seriamente pensato a come sarebbe stata la dannazione eterna,non almeno,fino a quando mi comparve quella creatura davanti. Se volevo un pass esclusivo dovevo prendermelo con onore,non come un uomo che stava per essere decapitato e quindi con la testa bassa,ma come qualcuno che avrebbe lottato per la propria sopravvivenza,a testa alta. Nessun errore, nessun rimpianto. Me lo avevano sempre ripetuto, all’inizio, quindi perché non ripetermelo anche alla fine?

I suoi occhi bianchi mi fissarono stupiti in un primo momento,ma cambiarono espressione quando si leccò le labbra fameliche.

-Che gesto di nobiltà. La tua vita per la sua. Che gentile!- pronunciò queste parole con abbondate sarcasmo. Incassa a testa alta. Mi ripeteva la mia mente. Non rispondere.

-Che cara ragazza. Fino alla fine- mi disse avvicinandosi. Io, dal canto mio, scesi dal cavallo con una lentezza innaturale, come d’altronde era quella situazione, sistemai con cura le briglie e fissai gli occhi neri del mio cavallo.

-Da questo momento non mi appartieni. Non devi morire né per me,né con me. Vai!-dissi mentre gli accarezzavo la criniera- A Sin servirà un cavallo- sorrisi,quasi sull’orlo delle lacrime. Quella era la fine. Lo sapevo. Ogni parte del mio corpo mi diceva che non ci sarebbe stato un domani –VAI!- urlai tirandogli uno schiaffo sulla coscia e facendolo fuggire a gambe levate.

La creatura mi fissava come si fissa il tuo pasticcino preferito dopo un settimana senza mangiare.

-Solo io e te- sussurrai sicura che mi avrebbe sentito

-Addio, piccola principessa dai sogni infranti-

Tutto durò una frazione di secondo. La mia spada sguainata. Lui che si avvicinava. Contatto. Sangue. Poi un volo di una decina di metri e il mio corpo e le mie ossa che si opponevano al tronco dell’albero. Buio.

 

 

 

Trasferirsi a New York non era nei miei programmi. Non dopo quello che era successo con Lyn, ma, mi ero ripetuto più volte che dovevo voltare pagina, e qual era il modo migliore se non trasferirsi?

Ma chi volevo prendere in giro, non avevo deciso io. Se fosse stato per me, sarei rimasto per sempre rinchiuso nel mio appartamento, al buio, con una vecchia foto. Una vecchia foto di quand’ero felice insieme a lei. Quando credevo che la piccola anima che avrebbe rallegrato le mie giornate fosse frutto del mio seme, di me. Mio. Ma così non era stato. In quel momento, in quel attimo in cui la porta si era chiusa sbattendo. In quel battito di ciglia, di ali di farfalla, la mia felicità si era frantumata come il cristallo del bicchiere pieno d’acqua che tenevo in mano; in quel momento; e il sangue si era sparso per terra. E li era rimasto per giorni, come tutte le cose in quella casa. Il mio letto, la cucina, il bagno. Tutto si trovava nella perfetta posizione in cui l’aveva lasciata lei, nella posizione in cui si trovava quando la mia vita si era sgretolata davanti ai miei occhi. Ed ero diventato morboso perché nessuno doveva toccare quella parvenza di perfezione. Mai!

Ed erano stati i miei amici, l’unica nostra ragione di vita, fan. Loro che ci avevano salvato. Loro che ci avevano fatto capire quanto fosse importante la nostra insignificante vita agl’occhi del creatore. Ad urlare per farci notare.  A gridare al mondo chi eravamo e che non eravamo inutili.

Non io. Io ero solo quello che scriveva sbiaditi ricordi di ciò che aveva provato,come un pittore ormai cieco che ricorda a mala pena cosa significhi vedere e sa di essere finito, perché quella era l’unica cosa che lo distingueva dagl’altri, dalla massa. Non avevo pianto, non perché lo ritenevo da persone deboli, ma perché, nella mia vita, avevo finito le lacrime a causa dei troppi  sogni che si erano infranti ai miei occhi.

Ero rimasto solo. Con quella sensazione costante di nulla nello stomaco che mi avrebbe accompagnato per tutta la mia vita.

Ma loro,loro mi avevano preso in braccio,mi avevano schiaffeggiato e mi avevano buttato dentro una vasca d’acqua gelida. Mi avevano donato una brace per ravvivare il mio fuoco ineriore,ormai spento. Avevano acesso la luce di quella stanza e avevano buttato via ogni mio ricordo di quella vita. Con un diario in mano con su scritto “Voltare pagina. Ieri è finito. Ieri era giorno differente.”

 

Così mi ritrovai su un auto,con il diario tra le mani, a scrivere pezzi di canzoni per voi,perché sapevo che le aspettavatate. E ci ero riuscito. Dopo quattro anni ci ero riuscito ed avevo deciso di cambiare. A partire dai capelli. Rossi.

Il giorno che ero arrivato a casa di Frank con quei capelli, Mikey aveva rischiato di strozzarsi con il suo caffè delle 19.10, Ray aveva fatto morire il suo alter-ego del suo nuovo gioco splatter della playstation e a Jamia era caduto il vassoio con i bicchieri di coca cola. Frank era stato l’unico a sorridere con gli occhi a cuore.

-Sono bellissimi!- mi aveva detto mentre ci affondava dentro le mani.

Poi aveva fissato Jamia con fare sognate –Me li posso fare anch’io?-

Per tutta risposta l’amabile mogliettina gli aveva tirato un sonoro scappellotto sulla nuca e lo aveva dolcemente appellato “Cretino rincoglionito”. Mai esistita definizione più giusta per Frankie.

 

 

 

Ci si vede al prossimo capitolo . Cià

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** New Life,New York ***


Sono incredibilemnte di fretta diamine.... Ringrazio comunque Evazick per aver gentilmente letto e recensito :D

Grazie a chi legge

 

New Life. New York.

 

-Holly. Holly. Sveglia-  la voce di Avarice

-Che… sono morta?- chiesi con voce impastata mentre dei dolori lancinanti mi attraversavano il corpo

-No… Sei sopravvissuta- mi disse dolcemente- Sin mi ha chiamato e sono venuto a prenderti-

-E’ sopravvissuto?-chiesi con ansia. La cosa che più mi faceva provare odio ed ira contro me stessa era il fatto che avrei potuto uccidere qualcuno.

-Certo! Sta benissimo. Neppure un graffio-

-Bene- sussurrai aprendo lentamente gli occhi

-E tu come stai?- mi domandò

-Ho avuto momenti migliori- risposi sarcastica . La testa mi pulsava,la gamba probabilmente era rotta e al millecento per cento era successo qualcosa alla mia colonna vertebrale.

-Ho chiesto che il tuo impiego venga preso da qualcun altro- esordì tutto d’un tratto. Non capì subito quello che aveva detto, ero ancora intenta nella mia analisi interiore quando l’eco della sue parole mi giunse ed esplose nel mio timpano.

-COOSA?!- strillai alzando si scatto il busto dal letto. Una brutta idea, poiché il dolore mi smorzò il respiro.

- Lavorerai con me. Di sopra-

Lo fissai sbigottita. Mentre una sensazione di eterno gelo mi attraversava il corpo. Sarei tornata di sopra. Là. Da dov’ero stata cacciata con tanta violenza. La mia bocca si spalancò e una lacrima cremisi scese dalla mia guancia. Avarice mi abbracciò.

-Lo so…- sussurrò al mio orecchio – Ma ci riuscirai-

-Lasciami da sola- gli strillai contro togliendomi le sue mani di dosso.

-Come. Hai. Osato.- proferii gelida – Cos’hai nel cervello? Prugne messicane?-

-Trattami con rispetto!- mi inveì contro lui –Sono pur sempre un tuo superiore!-

-Superiore di ‘sto…- mi ficcai un pugno in bocca per non continuare.

-Te la dai una calmata? Ti ho pure già fatto fare il corpo- asserì lui.

-Sai cosa me ne frega! Io me ne rimango qua! Ciao!-

-Spiacente. Ora sottostai a me- mi disse facendo apparire dal nulla un documento. Lo lessi con gli occhi e con un espressione crucciata  e sgomenta,soprattutto nella parte dove si diceva che il mio atto di buonismo verso il mio subordinato era stato bla bla bla bla e  che era stato deciso di elevarmi ad un grado successivo e bla bla bla bla mondo vivente bla bla e infine, sottolineato con molti trattini c’era scritto “sotto la protezione del Generale SR del mondo dei vivi, Avarice”

Un suono strozzato mi uscì dalla gola. Perché?! PERCHE’?

-New York ti piacerà. Ti ho già trovato un lavoro…- fece tutto entusiasta sbattendo le mani velocemente e con una faccia da schiaffi  che ci manco poco che non  ricevette un pugno sulle gengive.

- Sento che mi verrà un esaurimento nervoso- sospirai guardando il paesaggio grigio dalla mia finestra .

-Quindi…?- mi domandò lui

-Facciamolo- ero determinata e lo sarei rimasta. –Me ne voglio andare da questa merda!-

 

 

-Ti prego riportami a casaaaa!- Strillai dopo dodici minuti, sette secondi e 6 decimi di secondo.

-Holly è un taxi,non è uno strumento del diavolo- mi aveva rimproverato Avarice.

-Ma a me fa paura!- borbottai  con le mani sulla testa a mo’ di protezione. Avarice sospirò e guardò fuori dal finestrino, dove io non avevo ancora voluto guardare. Il mio amico fissava la città come se ne fosse innamorato, come se fosse il paradiso. E io non avevo capito il motivo. Non finchè non alzai lo sguardo e le mie pupille furono investite da un turbinio di luci

-E’…è…è…. Semplicemente fantastico- sussurrai incantata

-Lo so,testolina- mi rispose Avarice, cingendomi le spalle con un braccio e sfregandomi il pugno sopra la testa- Ti piacerà New York-

-Ahia!-brontolai,togliendomi malamente le sue mani di dosso.

-Uno di questi giorni ti porterò a fare shopping- proclamò teatralmente

-Sisi… Tanto per non dare nell’occhio no?- gli mormorai per non farmi sentire dal tassista

-Che c’è?-mi sussurrò lui

-C’è che siamo troppo appariscenti!- sussurrai stizzita. Ed era vero. Avevamo un catalogo di corpi di ogni genere, tutti perfettamente perfetti, senza neppure un difetto.

-Intendi per l’aspetto,vero? Beh, sono le sembianze che abbiamo nell’aldilà,solo ricostruite per vivere qua- mi spiegò sottovoce- Ti senti così… come dire… “a disagio” perché dall’altra parte siamo tutti perfetti e l’aspetto non importa più di tanto. Capito?-

Annuì vigorosamente.

-Perciò qui siamo belli e tenebrosi?- domandai

-Usciti da Twilight!- borbottò lui

-Da che?- strillai. L’autista spaventato si fermò di botto

-Tutto bene- domando terrorizzato

-Scusi!- gli risposi grattandomi la nuca a disagio,cosa che non avevo mai fatto precedentemente.Ero stupefatta.

-Ti stai abituando al tuo nuovo corpo- rispose alla mia domanda Avarice- E’ naturale essere stupefatti o impauriti-

Lui era calmo,anzi, calmissimo, perfettamente a suo agio. Come se lui appartenesse a questo mondo.

-Siamo arrivati- ci informò il tassista.- Fanno 32 dollari e 40 pence-

Avarice gli allungò una banconota da cinquanta- Tenga il resto-

-Grazie e arrivederci- ci  salutò

-Arrivederci- gli risposi con un sorriso.

 

 

 

 

 

 

-Questo è il tuo appartamento?!- mi urlò Frank nell’orecchio – E’ anche più bello del mio.-

-Frank calmati- intervenne  Ray – Non ci serve un cantante sordo. Ma grazie per l’impegno-

Frank lo guardò male,come potevano guardare male i bambini di  cinque anni, cioè gonfiando le guance.

-Seriamente, bell’appartamento- mi sussurrò Mikey misteriosamente comparso al mio fianco – Essenziale-

-Già- mormorai avvicinandomi alla finestra.

Le luci di New York mi investirono come fari. Il paesaggio era stimolante, fantastico, che ti mozzava il respiro. Sorrisi felice verso i taxi gialli che sfrecciavano nella via. Sembravano minuscole formiche imbottigliate in un traffico senza ragione e senza senso. Stupendo.

-Noi andiamo!- mi salutò Mikey, sapevo che loro avevano delle mogli a cui badare e non potevano sempre fare da balia a me.

-Ciao!- dissi loro con entusiasmo – Ci si vede domani alla Warner- li congedai.

Dalla finestra li vidi prendere le relative macchine per tornare a casa,sorrisi mesto e mi girai verso il mio appartamento. Era piccolo, adatto a me. E mi piaceva,tanto. Soprattutto la camera da letto,che era enorme, con una grande finestra che dava su Manatthan e sui suoi grattacieli. Mi misi ad urlare alla Jared Leto per un minuto buono e mi buttai sul letto. Ero felice, punto. Felice di tutto ciò che i miei amici avevano fatto per me. Domani sarebbe stato il nuovo giorno.

 

Mi svegliai all’alba. Di cattivo umore per giunta. New York la città che non dorme mai. Quant’era vera quella definizione?Il chiasso non si era fermato per un solo fottutissimo secondo e il tran tran mattutino non accennava a smettere,anzi, aumentava ogni minuto che passava. Sospirai,incamminandomi verso la cucina per il primo caffè della mattinata. Ero letteralmente a pezzi. Il letto nuovo era scomodo per la mia schiena, abituata al vecchio letto con la rete che si adattava ad ogni mia curva, soprattutto per l’assenza della rete,sostituita da una lastra di legno gigante. Fottuto nuovo design del cazzo dei letti! Cosa diamine non andava nella rete eh? Mi è sembrato tutta la notte di dormire su una brandina. Fanculo!

Dovevo lamentarmi con qualcuno, e non me ne fregava niente che fossero le sei e mezzo del mattino, così presi il telefono e digitai in fretta e furia il numero dell’appartamento di Mikey. Dopo una quarantina di secondi in cui il mio nervosismo aumentava, la voce del mio amabile fratello si degnò di rispondermi

-Pronto…- mormorò assonnata la sua voce

-Michael James Way! Come diamine hai OSATO mettermi una brandina al posto del letto?-

-Gee… è l’alba-

-Sai quanto me ne frega! E’ tutta la notte che…- il costante tu tu tu tu tu  mi fece capire che mio fratello aveva chiuso la telefonata. M’imbestialii ancora di più; corsi in camera e tolsi il materasso dalla suo scheletro con una foga inaudita, per poi buttarmi sopra a peso morto e perdere coscienza.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Experiences ***


Ci scusiamo per l'immenso ritardo,ma abbiamo entrambe molte cose da faregrattarcilapancia.Siamo donne in carriera noi ù_ù
AnyWay,finalmente si entra nel vivo della storia(eeeeeeeeeeeh)
Occhei basta.
Ringraziamo il nuovo acquisto Mony per aver commentato :D Siamo contente che la storia ti piaccia e spero ci seguirai ancora
 
Detto ciò
Enjoy it Killjoys
 
 
Fangul (AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA...)

 

 

Experiences

 

-Bleah, che schifo! Cos’è questa roba?- esclamai guardando nella tazza.
-Frappuccino.- rispose Avarice bevendo un sorso –Strano che non ti piaccia, questa roba piace a un mucchio di gente, compreso me-
-Sarà, ma a me non piace per niente! Sa di cioccolato muffito! E comunque, devi ancora spiegarmi un mucchio di cose.-
Avarice sospirò. Era da una settimana che mi faceva da guida per le affollate vie di New York cercando di spiegarmi gli usi e costumi dei vivi, con risultati disarmanti,se non disastrosi.
Per prima cosa mi aveva avvertita di non parlare con le anime in pubblico se non volevo esser presa per mentalmente instabile e portata da uno psicologo: gli umani infatti, non potevano né vedere, né sentire gli spiriti, quindi sarei apparsa come la solita ragazza pazza che parla da sola. Cosa che, dal canto mio,sembrava la più normale del mondo visto che, la fauna che mi circondava era messa male,se non molto peggio, di me. Come diamine si poteva camminare per la strada con il cavallo dei pantaloni rasente praticamente terra, uno stereo grande quanto un armadio sulla spalla e con quattordicimila differenti catene, catenine e catenacci appesi intorno? Come? Oppure con cinque centimetri di stoffa avvolti addosso e una borsa grande come una capanna?
Mi veniva il mal di testa solo a guardarli!

Avarice,invece, con calma mi spiegava ogni cosa che io,principalmente, non sarei mai riuscita a spiegarmi ed infine,era passato a spiegarmi le cose più utili di questo mondo cioè, come attraversare la strada, i modi da usare per essere gentili e rapportarsi con gli altri e altri usi che comportava la società umana. Ovviamente io, che quando si trattava di imparare ero più lenta di una lumaca, continuavo a salutare tutti per strada tentando di baciarli e a scambiare il rosso del semaforo con il verde, rischiando di essere investita.
Almeno non avevo fatto alcun danno notevole, tranne per la vecchietta che mi aveva tirato una borsata in piena faccia quando avevo provato a darle un bacio e avevo cercato aiutarla ad attraversare la strada.
E io che cercavo di essere gentile!

New York era l’esempio di quanto caotica fosse la superficie. Gente che andava avanti e indietro,che ti faceva sbattere ai muri per la foga con cui stava camminando/parlando al telefono e non ti chiedeva mai scusa. Insomma,un posto dove non avrei mai voluto vivere,ma in cui ero costretta a farlo,per forza. E questo mi faceva incazzare non poco.

 

 

Era passata una settimana da quando ero arrivato a New York. Ammetto che all’inizio ero un po’ scettico ma mi ero dovuto ricredere, non ci avevo messo molto tempo ad ambientarmi.
La maggior parte del tempo l’avevo passata nel mio appartamento, a dire il vero; non ero abituato a stare recluso in casa ma non mi andava di buttarmi subito nel caos della metropoli. Nella mia abitazione si respirava una bella aria di serenità, in particolar modo dopo che avevo fatto riverniciare le pareti rosso sangue,che mi faceva girare la testa. Nonstante fosse piccolo, c’era una bella cucina con soggiorno, una camera da letto un ripostiglio e un bagno con idromassaggio dove rilassarsi e pensare a delle idee per le canzoni.
Quella mattina mi svegliai di buon’ora, feci colazione e mi preparai con cura per andare alla Warner.
A dire il vero ero piuttosto irritato: una settimana fa eravamo andati subito dopo pranzo agli studi per incontrare il signor Cavallo ma avevamo scoperto con disappunto che in quel momento era ancora in vacanza alle Hawaii con la famiglia e non era ancora tornato a causa di uno spostamento del volo; quindi l’incontro era stato rimandato.
Mentre prendevo le ultime cose sentii il telefonino squillare, segno che i ragazzi erano già arrivati e mi stavano aspettando di sotto. Scesi di corsa le scale rischiando di far capitolare una signora che rientrava dalla passeggiata con il cane e mi infilai nella Land Rover grigio metallizzata di Frank,ridendo. Erano tre mesi ormai,che quando entravo in quella macchina mi veniva voglia di ridere. Probabilmente perché quella macchina era stata presa solo per riappagare l’ego ferito di Iero,che,essendo un nano da giardino, si era comprato l’auto alta per non mostrare agl’altri le sue vere dimensioni.
-Buongiorno- dissi sedendomi sul sedile posteriore accanto a Ray e, sostituendo le risate con un tono cupo e serio, continuai –vi avverto, se Cavallo dà buca anche oggi ci rinuncio, ragazzi; mi godo la vita da nullafacente a New York!-
-Da zitella acida, vorrai dire…- mi rispose un ghignante Ray, a cui mostrai un fantastico dito medio.
-Non ce ne sarà bisogno- sentenziò Frank -mi ha chiamato stesso lui ieri sera per evitare inconvenienti; e ci ha anche chiesto scusa per le Hawaii-
-Sarà, ma io non mi fido comunque-

 

-Fammi uscire! Fammi uscireee!- strillai battendo i piedi per terra –questo aggeggio mi sta facendo girar la testa, basta!-
-Adesso rilassati Hollow, e ringrazia che abbiamo trovato i posti- sentenziò Avarice guardando la folla ammassata dell’autobus che ormai si era girata verso di noi, attratta dalle mie urla.
-Non capisco perché non abbiamo preso quel coso, il taxi, come prima! Si stava moooolto più comodi- mi lamentai.
-Perché devi fare esperienza! E non brontolare sempre altrimenti ti faccio sperimentare la metropolitana di New York di notte-
-Metroche?-
La signora seduta dietro di noi cominciò a fare strani versi simili a sghignazzi.
-Metropolitana- disse piatto Avarice –una specie di treno sotterraneo che trasporta le persone, è molto utile nel caso tu voglia spostarti per la città velocemente. Ti procurerò una mappa-
-No grazie-
L’idea di prendere un treno sotterraneo non mi allettava affatto, bastavano i taxi e gli autobus pieni di persone.

Dopo aver bevuto quella strana roba io e Avarice ci stavamo dirigendo nel posto in cui avrei lavorato, il cui nome e luogo era ancora ignoto per me. Sapevo solo che trattava con gli artisti.
Artisti.
Avarice me ne aveva parlato con aria sognante, spiegandomi che queste persone hanno il compito di trasmettere al pubblico svariate emozioni e sensazioni che cambiano a seconda di ognuno di noi.
Fu una delle prime cose del mondo esterno che mi incuriosii, e all’improvviso mi sentivo emozionata all’idea di scoprire che sensazioni avrei provato io di fronte agli artisti.
-Siamo arrivati- esclamò Avarice balzando in piedi –scendiamo, su-
Il palazzo era uno dei più grandi che avessi mai visto. Era un grattacielo, con delle colonne greche all’entrata e un’enorme porta di legno e ferro. Era la cosa più bella che avessi mai visto.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Warner Bros ***


SeeVaaa.
Ci scusiamo perchè non abbiamo mai tempo çOç.
E siamo di fretta anche oggi.
Denghiù a Mony e a Evazick,ci fate venire tanta voglia di continuare,grazie :DDDDDDDDD
 
Il desclaimer lo scriviamo adesso: è tutto opera della nostra mente bacata
 
Dopo ciò,ci teniamo a puntualizzare che sappiamo che i my chem non registrano le canzoni alla warner,ma l'abbiamo messa per esigenze di copione.
Detto ciuò.
Ciaaa

 

Warner Bros.

 

Allora-iniziò Avarice- Ripassiamo le cose fondamentali-

-Mi chiamo Olivia Jensen,ho ventisei anni e ho vissuto per la maggior parte della mia vita nello Utah,da una nonna deceduta da poco.-ripetei monotona ciò che mi era stato detto e ridetto la settimana precedente.

-Bene-sentenziò lui soddisfatto-Io chi sono?-

-Tu sei Avery Jensen,nonché mio fratello. Hai ventotto anni e lavori nella sezione di Criminologia del dipartimento di New York. Sei una persona molto influente,guadagni un pacco di soldi e adori la tua piccola sorellina bislacca con gli occhi viola- gli sorrisi

-Bene- mi disse porgendomi una cartellina

-Cos…-

-Questo è il tuo curriculum vitae. Ci sono scritte tutte le cose che hai fatto e che sai fare-

-E’ inventato?- domandai sospettosa

-No-mi rispose lui tranquillamente-sono cose che hai realmente fatto e che sai fare. Sono le cose burocratiche di cui ti occupavi nella Parata-

-Aaah- annuì poco convinta

-Beh possiamo entrare- disse cingendomi le spalle con un braccio e sorridendomi

 

L’accettazione era sfarzosa ed emanava ricchezza da tutti i pori. Ero sicura al cento per cento di aver gli occhi spalancati e a palla per lo stupore.

Avery si avvicinò ad una ragazza che stava dietro un bancone di vetro colorato con il simbolo della casa discografica ed io lo seguii come una cagnolino scodinzolante che aspetta di essere coccolato.

-Salve-esordi Avarice con un sorriso sfavillante. La segretaria strabuzzò gli occhi così tanto che per un momento, ebbi paura che questi le potessero cadere dalle orbite.

Avarice non ci fece caso e continuò a parlare- Sono Avery Jen…- ma venne interrotto dallo stillo acuto di lei.

-AAAAH! Avery Jensen!Ommiodiiio!-  stillò facendo girare verso di noi tutte le persone presenti al piano.

-Cossa posso fare per lei?- pronunciò in modo seducente e accattivante. Quella donna era assolutamente fuor ti testa

-Ho un appuntamento con Robert Cavallo- spiegò

-Mmh io comprerei tutti i tuoi cd- affermò la segretaria con uno sguardo che beh… i peli delle mie braccia si rizzarono per l’orrore. – Comunque …venticinquesimo piano,si, in perfetto orario-

-Oooookey,grazie mille- la salutò  mentre questa gli dava un pezzetto di carta.

-Chiamami!- strillò contro Avarice che si era già diretto verso gli ascensori a passo spedito.

 

-La gente è matta-continuai a borbottare per tutto il tragitto dell’ascensore-me ne voglio tornare a casa-

-Smettila… -giustificò lui

-Chiamami!-mimai mentre le porte dell’ascensore si aprivano con un don.

-Va bene… forse quella dell’accettazione è un po’ svitata, ma tutte le altre persone sono normali. Un po’ stravaganti, ma è solo perché sono artisti. Chiaro?- mi spiegò mentre camminavamo verso una stanza tutta colorata con delle poltroncine.
-Eccoci- esordì lui aggiustandosi la camicia e abbottonando il mio cardigan- Sei abbastanza presentabile-
Bussò alla porta e aspettò che una voce ci concedesse di entrare.

 


-Dannazione Frank! Non troveremo mai un parcheggio per questo carroarmato d’auto!-
Mikey aveva perso la pazienza,dopo aver visto per la seconda volta il palazzo della Warner Bros in neppure  cinque minuti.
-Calmati Way! Adesso troviamo un parcheggio e ti vai a prendere un caffè allo starbucks più vicino-
Ray,invece, era pacatamente calmo. Emanava una sorta di tranquillità da tutti i pori,della quale io mi beavo. Sospirai dopo l’ennesimo giro in tondo compiuto da Frank e lo sbuffo irritato di Mikes.
-Tu e i tuoi complessi da nano da giardino!-borbottò irritato mio fratello
-Stai zitto,zitella acida con gatti-gli rispose borbottando Frank
-Rincoglionito -
-Acidone-
-Paraculo-
-Asociale-
-Sociopatico-
-BASTA!- urlò infine Ray
-Frank! Frank! Là! Un parcheggio!- gli dissi battendogli la mano sulla spalla. Lui fece una manovra brusca, raccattandosi tutti gli epiteti indicibili e i clacson, e posteggiò.
-Finalmente!- disse stizzito Mikey mentre scendeva dall’auto sbattendo la portiera –Mai più!-
-Mfphopfhha- Ray tappò la bocca di Frankie con la mano, prima che potesse dire l’ennesima stronzata.
-Adesso ci facciamo una bella passeggiatina e, con calma, ci accingiamo ad andare alla Warner.- sentenziò Ray -Non voglio discussioni, né dal nano da giardino, né dall’essere superiore che ficca le forchette nel tostapane. Chiaro?- e aggiungendo queste ultime parole mise la sua testa tra quelle di Frank e Mikey e li fulminò con lo sguardo.
-Ci muoviamo!- pronunciai stizzito –Questa non è una ludoteca e io e Ray non siamo i baby-sitter-
Detto ciò c’incamminammo dentro l’imponete edificio e,dopo aver chiesto informazioni a una segretaria, che ci disse che Cavallo aveva un colloquio e potevamo aspettare fuori dal suo ufficio. Così, ringraziata la segretaria,prendemmo l’ascensore e salimmo al 25esimo piano.
Lo studio di Rob non era cambiato di una virgola, da quando ci avevamo messo piede la prima volta, sempre tutte le pareti colorate e le poltrone i pelle nera. L’unica differenza, era che una poltrona era occupata, da una ragazza che fissava un disegno della parete di fronte, e che non si era accorta delle nostra presenza, finchè Ray la rivolse la parola.
-Scusami, devi parlare col produttore?-
La ragazza si girò di scatto verso di noi,mostrandoci due occhi viola intenso. I suoi capelli erano di un colore stranissimo,neri e bianchi,come la cenere, ed era tremendamente pallida,più pallida anche di me,il vampiro per eccellenza.
-Oh… No…- ci disse spostandosi una ciocca dal viso –Io ho già fatto. C’è mio fratello là- e indicò la porta.
-Ok, grazie- le rispose cordialmente Ray.
-Non c’è di chè- disse ritornando a guardare la parete davanti a lei con uno sguardo vacuo. Ci fu subito silenzio,interrotto da qualche sporadica risata proveniente dall’ufficio del produttore. Ad un certo punto,la ragazza si voltò di scatto verso l’ascensore e spalancò gl’occhi piuttosto spaventata,scosse la testa,come se fosse stata in preda ad un’allucinazione e si mise a fissare,in imbarazzo,le sue converse. Era tremendamente spostata . Mi voltai verso Frank e lo trovai intento a fissarla e mordersi le labbra. Oh santo cielo.Pensai. Conoscevo quell’espressione di Frank,era un espressione comunissima a Belleville,era l’espressione che avevano le vecchiette di ottant’anni e passa quando bramavano gossip e non vedevano l’ora di cianciare.
-Ciao!- Frank quasi urlò.
Io, Mikey e Ray ci fissammo sconsolati,quando iniziava, quel imbecille non finiva più. La ragazza, dal canto suo sobbalzò.
-C… c..ciao- balbettò.
-Io sono Frank. Frank Iero. Sono un musicista sai? Facci musica con i miei compagni da una vita sai? Ci conosci? Siamo i My Chemical Romance siamo abbastanza conosciuti a livello mondiale Hai mai sentito parlare di noi?Eh?- come cazzo aveva fatto a pronunciare una frase così lunga senza prendere un respiro era un mistero. La ragazza lo fissò basita.
-Wow- fece poco euforica -Che bel lavoro-
-Già- disse pomposo Frank –Tu perché sei qui?-
-Emh… Non sono un’Artista. Sono qui solo per il lavoro da segretaria- rispose con un sorriso.
-Come ti chiami?- oddio aveva iniziato il terzo grado.
-Hollo… Holly. Mi chiamo Holly.-
-Holly? Diminutivo di?-
-Olivia- mormorò –Olivia Jensen-
-Bel nome-
In quel momento la porta dello studio si aprì e uscirono due persone: Rob e
-AVERY JENSEN- strillò Frank –OH MIO DIO!-
-Sorellina, andiamo?- domandò Avery ad Olivia.
-Tu…- Frank indicò la ragazza -Oddio tu sei sua sorella!- e quasi gli partì un embolo.
-Si- rispose Olivia con un sorriso -Arrivederci, è stato un piacere conoscervi!-

-Olivia?-la chiamò Rob- Ci vediamo lunedì-Lei gli rispose con un sorriso e s'incamminò dietro il fratello

-Ora-riprese il produttore-tocca a voi.-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Things ***


Ci scusiamo dell'immenso ritardo,ma i nostri professori hanno deciso di dimostrarci affetto,dandoci almeno una ventina di cose di cui non conoscevamo neppure l'esistenza da studiare.
Ringraziamo tantissimo la nostra assidua Mony_SpacerGirl,ci fai venir veramente voglia di continuare,ti ringraziamo tantissimissimo :D
In questo capitolo non ci sarà il pov di Gerard,non possiamo descrivere le cose noiose e da Nerd che fa quell'uomo ,perciò IMMAGINATEVELO u_u
detto ciò il desclaimer è sepre lo stesso
Enjoy

Things.

 

-Perciò…che cos’è un lunedì?-

Eravamo appena usciti dall’edificio della Warner con qualche difficoltà. Data soprattutto da  quella sottospecie di bambino poco cresciuto che avevamo incontrato davanti all’ufficio di Rob Cavallo. Il suo strillo acuto aveva fatto girare non poche teste verso di noi,e mi(ci) aveva messo in imbarazzo totatale. Avarice,a quanto pare,era noto tra gli amanti dei misteri,ciò avrebbe significato non pochi pregiudizi verso di me,l’amata sorellina proveniente dal deserto dello Utah. Ah-a

-Il lunedì è il primo giorno della settimana- mi rispose Avarice

-Ma perché proprio il lunedì?-chiesi

-Perché,nella bibbia,il lunedì è…-

-Checcos’è una bibbia?-

-Un libro-sbuffò- in cui si parla della…-

-Ah e quindi danno retta ad un libro? Quindi esistono i maghi?-

-NO! I maghi non esistono-

-Ma se devo dare retta ad un libro…-

-Lasciamo stare-terminò sconsolato il discorso

Avarice chiamò un taxi per ritornare a casa.Il suo sguardo si era fatto serio,come se fosse successo qualcosa di grave. Non osai domandare sull’accaduto così, presi il nuovo aggeggio che mi aveva regalato qualche giorno prima ed iniziai a pigiare tasti a caso,finchè non ne uscì una voce.

-AAAAAAAH- strillaì gettando l’aggeggio fuori dalla finestra

-Olivia!-mi riproverò Avarice-Cosa diamine hai fatto?-

Il taxista ci fissava preoccupato,accelerando per abbandonarci il prima possibile.

-Quel cellulare costa un pacco di soldi!Perchè l’hai buttato? Perchèèèè?-

-Aveva intrappolato una persona-mi scusai mestamente.

Lui trattenne un ruggito in gola e si voltò dall’altra parte. Non mi parlò per tutto il viaggio e io mi sentii tremendamente in colpa. Mi dispiaceva tantissimo.

 

Appena chiuso lo sportello del taxi,questo partì in fretta e furia,sgommando.Mi voltai di nuovo verso Avarice,che si trovava già davanti al cancello di ferro battuto.

-Eddai! Ti ho già detto che mi dispiace-gli dissi

Lui non mi rispose,ma trattenne con ostinazione la porta sfacendo scorrere in fretta la sguardo fra la strada e la porta d’ingresso.

-Entra-sibilò-Senza girarti-

Capii al volò ciò che stava succedendo ed entrai in casa lentamente,seguita a ruota dal mio amico. Rimanemmo in silenzio totale per più di cinque minuti,poi ci spostammo nel grande atrio della casa.

La casa in cui soggiornavamo era d’epoca e molto grande. Era sempre stata una specie di quartier generale del mondo di sopra da secoli,ma nonostante ciò,nel corso degl’anni erano state apportate delle consistenti modifiche dell’interno che la rendevano vivibile al giorno d’oggi,senza contare l’ingente impegno del nostro “maggiordomo” . La prima volta che l’avevo visto gli avevo sferrato un pugno in piena faccia,facendolo rotolare per metà della stanza. Artemis,questo era il suo nome,era uno spirito corrotto che aveva tradito la sua parte e si era schierato con la parata. Per proteggerlo,i grandi capi,decisero di mandarlo nel mondo dei vivi, e affinché potesse aiutare coloro che lavoravano i superficie.Gl’avevano dato la mansione di maggiordomo,insieme ad un corpo,su cui, comunque,erano stati riportati gli sfregi della sua anima. Questo era ciò che mi era stato spiegato da Avarice mentre gli poggiava una bistecca sull’occhio.

-Buongiorno signorini- la sua cupa presenza occupò lo spazio dietro di me. Fu come un sistema a molla,mi voltai di scatto e gli sferrai un pugno in pieno stomaco.

-Scusa,scusa,scusa!-gli strillai mentre cadeva in terra dolorante-Non dovevi metterti dietro-piagnucolai affranta

-Colpa mia Hollow,colpa mia- mi disse con un sorriso forzato-Mi ha solo incrinato alcune costole-

-Holly,cazzo! E’ il quarto corpo che cambia da quando sei arrivata tu!-mi riproverò Avarice

-Ma io non lo faccio apposta-tentai di scusarmi

Avarice,sbuffò mentre aiutava Artemis ad alzarsi e lo accompagnava al portale per l’altro mondo.

 

Ritornò dopo una decina di minuti,fulminandomi con lo sguardo. Io feci un sorriso innocente e lui scosse la testa.

-Oggi,-sentenziò dopo un minuto di silenzio-Ti insegnerò alcune cose utili per la tua nuova mansione-

-Mah… Ma fare la segretaria mi sembra semplice- risposi con uno sguardo ebete

-NO! Sei un’idiota!Non quel lavoro. L’altro.-

-Aaaaaaaaaaaaaaaaaah-annuii

-Vedi,ci sono molte tecniche per uccidere i corrotti-inizò

-Oggi ne ho visto uno,ma non era propriamente un corrotto- mormorai soprappensiero,mentre un flash back di quella scena mi ritornava in mente. Lo sguardo di Avarice si fece serio

-Parlamene- ordinò

-Era… strano-dissi, cercando un termine più appropriato- Quando incontro uno spirito corrotto,lo sento,sento la sua presenza,ma…-mi interruppi notando la gravità della cosa- con questo no. Ho pensato “Magari il mio corpo è in fase di rodaggio” ma la cosa è stata subito smentita dal mio cervello,visto che la settimana scorsa ne ho fatto fuori uno che importunava un bambino-

Fissai Avarice preoccupata

-Descrivilo-

-Non aveva una forma…no cioè, ne aveva una,ma era terribilmente sfocata e avvolta da una densa nebbiolina. Non produceva nessun suono mentre si avvicinava ad uno di quei ragazzi,poi ho sentito un rumore,come un risucchio.Mi sono rigirata e la figura è sparita nel buio.-finii

-Ho capito-disse Avarice battendo un pugno sul palmo- E’ uno spirito della disperazione….porta al suicidio molti umani. Di solito se ne sceglie uno e lo fa disperare al tal punto di uccidersi-

-Checculo!- sussurrai

-Beh-riprese Avarice-Adesso passiamo a cose più importanti-

Mai l’avesse detto.Fui costretta a passare intere giornate ad esercitarmi con trucchetti mentali e distacco dell’anima dal corpo. Era una cosa estenuante ma di vitale importanza. Dovevo combattere cose che giocavano sporco,perciò io dovevo giocare più sporco di loro. La fantasticità della cosa fu il fatto che avrei potuto usare questi “superpoteri” anche per fare i lavori più semplici,anche se questo era  candidamente accompagnato da minacce che prevedevano le peggiori torture se mi avessero scoperta.

Alla fine di questi terribili giorni me ne aspettava uno ancora più terribile.

Warner Bros. trema

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** First day ***


Ritardissssssssimo.
Ci siamo riuscite.
Abbiamo finalmente postato.
E siamo anche contente del fatto che lo scontro tra fans sia finito :D
Beh che dire, non ci piace come è stato scritto questo capitolo ma beh, speriamo in un miglioramento nel prossimo (ci sono tanti di quei compiti che il tempo per scrivere è praticamente pari a zero).
Qui ritorna il pov di gerard,per nostra gentile concessione xD
Un grazie speicale a chi legge e a
Mony:Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! Siamo felicissime che la stria continui a piacerti. Si,anche per noi questa è un mistero. Chi vivrà vedrà u_u
Regina:Ci siamo gonfiate tantissimo per tutti i complimenti :DDD Grazie mille, speriamo di vederti commentare ancora e si, appena ci sarà possibile leggeremo una tua storia :D
Cià

First Day

La mattina, il paesaggio Newyorkese era qualcosa di tremendamente sconsolante; ma tanto simile all’altro mondo che, fui investita da un’immane ondata di nostalgia. La finestra dava solo una pallida copia della mia vita precedente. Mi mancava ogni cosa, a partire dalla mia vecchia casetta diroccatata, dal mio cavallo ai miei amici,che non sapevo quando e se li avrei rivisti. Mi mancava Sin, il ragazzino maldestro che mi avevano affidato per istruirlo e che mi aveva salvato la vita, lo ritenevo oramai un amico fidato. E mentre mi chiedevo più volte come stavano gli altri, mi scese una lacrima; ma, quel giorno, non potevo avere una crisi di pianto. Perciò, mi passai frettolosamente una mano sotto l’occhio per asciugarmi la lacrima e, dopo lunghi minuti, decisi di preparami per il mio primo vero giorno di lavoro. Così, corsi verso il mio bellissimo armadio (amore a prima vista dall’antiquario) e lo aprii. La prima cosa che mi si parò davanti fu la mia divisa da parata. La sfiorai con un sorriso e, delicatamente, la spostai per avere la piena visione dello specchio.
Oddio.
Ero un totale e completo disastro. Avevo due occhiaie enormi e i capelli che parevano una balla di fieno colo grigio cenere. Singhiozzai infelice davanti allo specchio. Non provai neppure a districarli con le mani per paura che mi mordessero; così, dopo aver preso l’utile, sperai in un miracolo del balsamo alla fragola che avevo comprato un paio di giorni prima.


Un'ora dopo ero pronta, vestita in maniera impeccabile, pettinata e scattante. In giro per la casa c’era solo Artemis, che mi stava a debita distanza.
-Il Signorino Avery è già uscito Miss- m’informò col suo tono da impeccabile maggiordomo Inglese. Quell'uomo aveva qualche guasto al cervello.
-Ah- sospirai tristemente
-Il Taxi la porterà a lavoro fra quindici minuti. Gradisce qualcosa nel frattempo?-
“Un pochino d’affetto?” pensai –Niente, ma grazie comunque per la premura-
-Oh non c’è di che, Miss-mi disse.

Proprio mentre stavo per uscire di casa, Artemis mi chiamò.
-Miss?-
-Si?- risposi istericamente mentre trattenevo un foglio con la bocca e lui sbucava da dietro una porta.
-Spacchi il culo a tutti!- il foglio mi cadde in terra- E passi una buona giornata-
Quel uomo era veramente, ma veramente svitato.


L’ansia cominciò ad attanagliarmi lo stomaco non appena scorsi l’imponente edificio della Warner Bros in tutta la sua maestosità.
Dopo essere scesa da due minuti buoni dal taxi, ero ancora ferma davanti all’entrata, con un’espressione alquanto terrorizzata sul volto. Accanto a me passarono quei ragazzi che avevo incrociato davanti all’ufficio del produttore qualche giorno prima. La scimmia urlatrice, che si chiamava Fr… F… Frog? Vabbè. Mi fece un sorriso e un cenno di saluto. Ricambiai timidamente mentre sparivano dietro il colonnato dell’entrata. Sospirai più volte guardando l’orologio finchè mi decisi ad entrare.
Fu molto peggio. Il miei occhi saettavano da una parte all’altra, con velocità inumana, per cercare una via di fuga. Ero in bilico fra una crescente nausea e una voglia pazzesca di fuggire. Trattenni la prima e frenai la secondo mentre  prendevo l’ascensore per arrivare nell’ufficio del capo. Il tragitto fu un costante dialogo tra me, il mio essere cordarda e la mia coscienza, che si ammutolì all'avvicinarsi della porta.
Ce la posso fare. Ho combattuto contro cose peggiori.
-Avanti- mi disse una voce da dentro la stanza.
Cazzocazzocazzocazzocazzocazzo! Saltellai da un piede all’altro facendo salire le pieghe della gonna, contai fino a dieci, presi un respiro e, in apnea, entrai nell’ufficio.

 

Eravamo nello studio di Rob da una decina di minuti a chiacchierare del più e del meno. Rob ci stava raccontando della sua nuova segretaria, una ragazza, che a detta sua, pareva molto simpatica ed efficiente.
-E’ in ritardo- mormorai guardando l’orologio. Rob mi sorrise.
-Non lo saresti anche tu Gerard, se, questo fosse il tuo primo giorno, con un ruolo molto importante? Non saresti combattuto dal desiderio di fuggire e il dover dare rispetto a chi ti sta dando una mano?- mi spiegò.
-Probabilmente si- sospirai – Ma penserei di irritare i mio capo-
-Ma vedi Gerard, io so che lei non è in ritardo. E’ proprio la fuori!- mi disse indicando la porta.
-Come fa a saperlo?- chiese curioso Mikey.
-Si vede un’ombra sul pavimento- fece Frank con un sorriso gigante. Lui era eccitato. Gli piaceva da matti conoscere persone nuove, soprattutto per vantarsi. Cosa molto irritante dal canto mio, visto che assumeva un tono pomposo degno di Percy Weasley.
-Non vorremmo certo lasciarla fuori dalla porta- disse Cavallo- Avanti!-
Sentimmo un respiro brusco e dei tonfi. Ray soffocò una risata. Un manciata di secondi dopo la porta si aprì, svelandoci la ragazzina che avevamo visto qualche giorno prima.
-Olivia!- la salutò Rob con un gran sorriso.
-Cap… gen… Signore, giorno, signore!- incespicò.
Il produttore rise -Non ti comanderò certo a bacchetta. Portami del caffè, adesso-
L’espressione sul volto della ragazza mutò, diventando seria. Il suo sguardo si affilò su un qualcosa alle spalle del produttore.
-Stavo scherzando!- le disse il produttore, ma lei non sentì. Nel suo sguardo c’era qualcosa di veramente anomalo, come un desiderio di guerra represso e tanto, ma tanto odio. Un secondo dopo cadde svenuta. Tutti accorsero al suo capezzale, tranne me, ancora inchiodato al mio posto.
Sentii una carezza sul viso e per una frazione di secondo credetti di aver visto qualcuno


-Bastardo di un’essere immondo!- gli urlai contro -come osi venire a cacciare nel mio territorio-
Il corruttore mi fissò, i suoi occhi bianchi lampeggiavano d’ira. Strozzava una povera anima indifesa dietro il capo, l’anima di una bambina.
-Vattene, scricciolo-
-Mollala!- dissi tirandogli un pugno in pieno volto. Il sangue schizzò sui miei vestiti e sulla faccia del ragazzo coi capelli rossi e lui sembrò accorgersene. Il corrotto era caduto in  terra,con le enormi mani a fare scudo al suo volto. Ordinai alla bambina di mettersi dietro il mio corpo mentre io cercavo di pulire il sangue dalla faccia del ragazzo. Questo piantò gl’occhi nei miei,come se mi avesse visto. Mi spaventai, ma poi capii che doveva essere solo una mia impressione e mi rilassai, ma solo per un secondo, visto che mi ritrovai scaraventata contro il muro.
-Stronzo! Mi hai rovinato la gonnellina nuova!- inveì mentre lui, in una frazione di secondo, si era avvicinato a me e mi aveva inchiodato contro il muro tenendomi per la gola.
Nonostante una persona fosse morta, aveva, comunque, una seconda vita. Viveva anche dopo la morte, ma non in forma corporea. Questa, comunque poteva morire, sparendo e assicurandosi la dannazione eterna. Ed ero certa che ciò sarebbe successo anche a me, se non fossi intervenuta subito. Il mio essere parte della parata,rimasto assopito per molto tempo venne fuori, portando con se un freddo e calcolatore modo di uccidere. Caricai il braccio e conficcai la mano al centro del petto di quell’essere,prendendo in pieno il punto vitale più importante:Il cuore. Sorrisi quando vidi sparire la luce dai suoi occhi e accasciarsi a terra,diventando sempre più inconsistente,fino a sparire. Mi leccai inconsciamente le labbra voltando lo sguardo verso lo specchio vicino alla scrivania. Rabbrividii vendendo i miei occhi che erano diventati neri. Respirai più volte tentando di calmarmi finché questi non ritornarono al loro colore naturale. Sospirai stancamente e ritornai nel mio corpo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Hysteria ***


Dopo un periodo indiscutibilmente lungo siamo ritornate!Ci dispiace tanto avervi fatto aspettare ma siamo ritornate ç^ç e non vi lasceremo maai
Volevo un po' parlarvi di come è nata questa storia,ma adesso non ho nessuna voglia di dilungarmi.
E' stata,comunque, un misto fra Bleach,un manga molto figo u_u e una Trilogia,quella di Gemma Doyle(solo in piccola parte),molto carina;ve la consiglio.
Poi che altro dire,beh, che siamo due menti disturbate,non c'è storia D:
E io sono tanto irritata che mi abbiano messo ics factor di sabato,ma questo non c'entra niente °-°
Ringraziamo:
Regina_Loves_Dante:Grazieeeeeeeeeeeeeeeeee! La protagonista la puoi chiamare come vuoi :D Siamo contente di farti divertire e di piacerti osì tanto da sprecare un commento per noi.
Noi abbiamo provato a leggere una delle tue storia,ma purtroppo non conosciamo gli argomenti DDD: chiediamo venia! See ya
Mony_Spacegirl:i tuoi complimenti ci fanno diventare Diveh al pari del Gerardo. Grazie. Sei una nostra sostenitrice da così tanto che ci viene da chiamari Amicah. Speriamo,comunque che anche questo capitolo ti piaccia come i precedenti. See ya soon
 BBBlondie:Come la cantante ç^ç Siamo contentissime che tu ti stia innamorando della stroia*sorriso malefico* nonn sai quanti colpi di scena ci saranno . See ya anche a te
Hysteria
 
-Holly! Holly, mi senti?-
La voce di Avarice mi rimbombava forte nella testa, ma non riuscivo a capire da dove provenisse.
-HOLLY!-
La voce eccheggiò così forte che mi costrinse a svegliarmi. Aprii gli occhi.
-Holly, per la miseria, finalmente! Non fare mai più una cosa del genere!- disse Avarice, con un'espressione indecifrabile sul volto.
-Io... mi dispiace- mormorai, guardandomi intorno -ma dove siamo?-
-Infermeria- rispose lui -si sono presi tutti un bel colpo, sai? E ho dovuto insistere per lasciarci da soli-
-Grazie, Avery- risposi.
-Ora riposa, e promettimi di non fare mai più nulla del genere mentre sono via- disse -io sbrigo alcune faccende e ti passo a prendere per riportarti a casa, ok?-
Feci un cenno con la testa e guardai il mio presunto fratello scomparire dietro la porta.
Sarebbero stati giorni moooooolto lunghi.

 


-Holly! Mi vai a prendere un caffè?-
-Holly! Hai fatto le fotocopie?-
-Holly! Hai chiamato il manager?-
-Holly! Hai chiamato l’idraulico?-

-NO!-
Ma questo fu solo il principio. Un mese dopo il mio "svenimento" le cose andavano veramente male. Ogni sacrosanta volta che mi degnavo di andare in mensa ero accolta da un’enfatica riproduzione del mio svenimento da parte di alcuni colleghi.
Ero una persona matura no? Perciò mi ripromisi di non rimetterci più piede in quella mensa.
Ma il lavoro era la cosa più stressante del mondo. Ora ero costretta a far da balia a quattro a due pestiferi bambini e ai loro cani giorno e notte; tornavo a casa stanchissima e non avevo nemmeno la forza di mettermi il pigiama.
-Mi dispiace cara, ma prima di darti un lavoro importante devo testarti- aveva detto Cavallo, almentando la mia antipatia verso di lui.
-E quanto durerà questo test?- gli avevo chiesto ribollendo di rabbia.
-Almeno un mesetto, se tutto va bene-
-Benissimo!- pensai sarcasticamente fra me e me.
Ma dopo trenta giorni di nervosismo e psicosi convulsa potevo dirmi soddisfatta e felice di dover staccare "ludoteca" dalla porta del mio ufficio.
I ragazzini, almeno, mi dimostravano un certo rispetto. Certo, rompevano in modo devastante, ma un briciolo di rispetto verso di me c’era, e potevo comunque avere una certa supremazia su di loro.
Con musicisti fatti e finiti no! Mi giudicavano al pari di un’inserviente. Uno mi aveva perfino fatto pulire il pavimento! Non tenevano neppure conto del mio lavoro, anzi, mi toglievano il sonno per finirlo. Senza poi contare che, a causa di tutti i caffè che consumavo ero diventata isterica al pari di una donna incinta. Andavo avanti a forza di tranquillanti.
In un mese e mezzo, ero riuscita a diventare un’impasticcata da centro di cura, tanto che anche quell'egocentrico di Cavallo si era preoccupato.
-Ma sei sicura di stare bene?- mi aveva chiesto.
-Oh… si... sto... sto benissimo!-
-Perché non vai a casa e ti prendi il weekend lungo?-
Cosa diamine era il weekend lungo, adesso? Uno di quei stramaledetti tipi di caffè?
-Mmmh si, certo- avevo annuito per poi andarmene in trance e senza salutare.


Riprendere il lavoro fu molto meno traumatico, soprattutto grazie a dei fiori bianchi trovati sulla mia scrivania con un biglietto.
“Ben tornata :D”
Quando vidi cosa c’era nascosto sotto di essi il mio sorriso svanì. Almeno una ventina di pratiche differenti. Sospirai e mi rimisi al lavoro finchè, di soppiatto, entrò l’inserviente. Non alzai neppure lo sguardo, lo sapevo.
-Ciao Greg!- lo salutai.
-Tu non mi hai visto, ma sai che ci sono. Dannazione!- imprecò mentre usciva dalla stanza.
Quell’uomo era proprio uno svitato. Un paio di giorni prima aveva fatto piangere Rebecca dell’ufficio Marketing perché aveva lasciato un’impronta sul pavimento appena lavato.
Feci una risatella e mi rimisi a lavoro su una richiesta di un’intervista per un certo Billie Joe Armstrong quando fui nuovamente interrotta.
-Buongiorno!- esordì Rob Cavallo entrando nel mio ufficio -Piaciuti i fiori?-
-Fantastici, grazie- risposi nascondendo il mio accigliamento mostrandogli la pila di pratiche da svolgere.
-Oh quelli dalli a Sheila- disse Cavallo -Da oggi avrai un ruolo fondamentale!-
-Fare il caffè?- chiesi ironica mentre battevo l’ennesimo contratto per l’ennesima band sconosciuta.
-Cara il tuo umorismo mi uccide!- esclamò teatrale, come suo solito.
-Aha-
Nonostante si comportasse da egocentrico l'antipatia verso di lui cominciava ad alleviarsi.
-Dovrai supervisionare la creazione di un CD!- mi strillò euforico –My Chemical Romance, quarto album da incidere.. alcune tracce pronte… studio 27!-

 

 

 

 

 

 

Una chicca per voi : Hollow,come la immaginiamo noi

 

Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Drawings ***


Salve! Siamo riuscite ad aggiornare praticamente subito e ne siamo molto contente.
Questo capitolo ha solo il p.o.v.(point of view) di Gerard,perché sentivamo di aver trascurato troppo la nostra amatissima Divah :D Speriamo che non lo troviate troppo depressivo*patt patt sulla testa di Gerard*, e anche noioso, visto che è un capitolo”ponte” Abbiamo anche messo Jeff ‘-‘ che mi pare dica due battute in croce ma vabbè ù_ù.
Probabilmente non avremmo dovuto mettere Hollow. E’ sempre bello immaginarsi i protagonisti,perciò, se ne avete voglia,diteci come immaginate Avarice :D
Un’altra cosa.
Sappiamo che la storia da’ molti interrogativi,dopo tutto, noi diamo alcune cose per scontate e quindi non le approfondiamo più di tanto,perciò, siete caldamente consigliate (e sottolineiamo caldamente )di chiedere le cose che non capite o che per voi non hanno senso :D Siamo qui anche per spiegarvi.
Ora, possiamo ai ringraziamenti,che ho presentimento saranno più lunghi del capitolo
Mony_spacergirl: Oooh,tu non sai quanto ci siamo litigate per cercare una Hollow che piaceva ad entrambe xDDDD Visto che Mary(l’altra autrice) ne voleva una con la testa a forma di uovo,orrenda,bruttissima e brutta (U_U) mentre io(Dawn) volevo Michelle Trachtenberg,quella che fa(faceva. Non lo guardo da una vita Gossip Gherl) gossip girl. E in realtà l’avevamo già una Hollow, solo che non abbiamo trovato una foto(quella che avevamo noi era una copertina di un libro).
AnyWay ,si che dobbiamo ringraziarti :) sono stati i tuoi commenti a farci venir voglia di continuare. Ci scusiamo anche che il capitolo fosse breve,ma non ce ne siamo rese conto D:
Billie Joe Armstrong  \O/
Che commento luuuuuuunngooo. See ya
BBBlondie: Aggiorniamo! Certo che aggiorniamo! u-u Soprattutto dopo la tua minaccia di morte ò_ò. Non ci uccidere! *fuggono* See ya
Regina_loves_dante: Fai l’infermiera !*bavetta e occhi luccicanti* Chebbello *-* bello,bello,bello*-* E non sei neppure accorta di quanto io faccia schifo con la photoshop *-*
Io ai videogiochi non ci so giocare =.= perdo sempre e quindi li detesto,mentre Mary gioca solo a pes e fifa (=_=’’’’’’’’’’’). Comunque si, erano scritte bene, e per quanto ne abbiamo capito erano belle. Seee ya
Dorothy_ : Ciao! Nuova abbonata *w* ti ringraziamo per tutti i suggerimenti(culinari) li abbiamo apprezzati.E anche per tutti i tuoi complimenti. Thanks.(sono sintetica,perché adesso ti devo spiegare.Altrimenti,sul serio, ci saranno più ringraziamenti che capitolo  xD)
Le risposte:
-La Parata è un esercito che si occupa di traghettare le anime dall’altra parte(Tipo il Caronte della divina commedia,senza però chiedere l’obolo).L’ho chiamata Parata,in onore di Welcome to the Black Parade.E no, non è un movimento ribelle. Ha una funzione precisa nel sistema di smistamento nell’aldilà.
-Si,Hollow è un membro dell’esercito. Gli abitanti che vivono nel regno della parata ne fanno tutti parte e svolgono diverse mansioni.Possono essere cadetti,soldati,generali,tenenti,maggiori,ecc…
Poi ci sono i Magnifici sette,che sono i pezzi grossi…di cui ne fa parte Avarice,ma di questo ne parleremo più avanti
-Le anime della parata sono gli afflitti,sconfitti e dannati. Cioè,le persone morte premature, in guerra,in un conflitto a fuoco in cui non c’entravano niente,investite,malate terminali ,ecc.. le  morti ingiuste,insomma. E’ per quello che si differenziano dalle anime comuni.
-Partendo dal presupposto che,noi siamo un perfetto equilibrio di male e bene,i corruttori,fanno leva sul primo elemento,trasformandoti in una persona “malvagia”.Per diventare malvagi,però, bisogna cibarsi di altre anime.
Mi spiace essere stata sintetica,ma questi ringraziamenti sono lunghissimi
 
Grazie anche a chi legge!!!
 
 

Drawings

-Così Rob ci manda la segretaria?- chiese Ray a Jeff

-Si,dovrebbero arrivar…- la porta si aprì mostrandoci le ragazzina di qualche tempo fa-Salve!-la salutò cordiale Jeff. Io la guardai ironica,Rob ci aveva mandato una ragazzina per supervisionarci?

-Sono Olivia!-si presentò-Olivia Jens…-

-En-la interruppe Frank-Come stai?-

-Oooh bene,Fred.Tu?-soffocai una risata per l’enorme gaffe che aveva fatto,mentre Frank metteva il broncio

-Mi chiamo Frank- le disse arrabbiato

La ragazza abbozzò un sorriso di scuse mentre diventava del colore dei miei capelli.Jeff efficiente come sempre fece le dovute presentazioni e le fece qualche domanda.Sorrisi cattivamente mentre lei arrossiva dicendo di non averci mai ascoltato. Questa fu la prova di quando fosse inadeguata ai miei occhi e quando glielo feci notare,si mise guardarsi le scarpe in imbarazzo.

-E’ la verita,punto. Non ci conosci,non conosci il nostro sound.Sei inutile qua e sei pure una ragazzina-le dissi pacatamente

-Ho ventisei anni- mi rispose lei

-Non m’interessa-

Tutti mi fissarono male sibilando un “Gerard” a mo’ di rimprovero-Vattene- continuai

-No!-mi rispose lei offesa

-Bambina!-la rimproverai irritato-Non mancarmi di rispetto-

-Cooosa?-mi strillò contro furibonda,alzandosi e puntandomi un dito al petto-Sei da dieci minuti che mi manchi continuamente di rispetto e pretendi pure che io te ne Dia? Io do rispetto solo a chi ne da a me –i suoi occhi viola,incatenati furiosamente ai miei diventarono gradualmente più scuri- Non me ne fotte un cazzo su chi sia lei,su chi sia stato,su cosa siete e su cosa avete fatto!Siamo nel presente;Sveglia! Il passato è passato e voi siete qui ad incidere un nuovo cd. Non a scegliere le vostre Greatest Hits o la compilation da regalare alla mamma!Chiaro?Non puoi sputtanarmi a manetta il tuo grande passato. Se sei qui,davanti a me, vuol dire che tutto ciò è finito. Accettalo. E non mi merito i tuoi insulti,testa di cazzo!E qua il bambino sei tu! Cresci,quando hai cinque minuti di tempo liberi dalle tue manie di egocentrismo planetario-

Respirò un paio di volte per calmarsi e si sedette sul divanetto. Gl’altri rimasero ammutoliti,facendo oscillare gl’occhi fra me e lei.

Probabilmente credevano che sarei scoppiato a quelle irritanti provocazioni,ma l’unica cosa che feci fu entrare in sala di registrazione,prendere le mie cose  e mettermi a disegnare. Non sapevo bene il perché,ma avevo voglia di disegnare e le mani mi prudevano da morire per farlo. Rimasi così in un angolino,in silenzio,mentre gli altri chiacchieravano con la ragazza,lanciandomi comunque occhiate preoccupate.

 

Ok, capitava molto spesso, se non sempre, che non mi ricordassi mai cosa avessi disegnato. Non era colpa mia, ma la mia trance mistica mi portava a questo e io…
-Hai disegnato Holly!- strillò Frank euforico
-Chi?-
-Eh si, quella è proprio Olivia!- bisbigliò Ray divertito.
-Olivia chi?- chiesi sempre più confuso e sospettoso.
-La ragazza da cui le hai prese verbalmente poco fa- spiegò Mikey.
-Impossibile- mormorai -impossibile davvero-
Cercai disperatamente quella figura, ma Frank mi sfilò il blocco dalle mani
-Ma Gee! L’hai riprodotta così fedelmente-
-Sembra che qui, qualcuno abbia una cotta- sghignazzò Ray.
-Cosa? Per quella ragazzina! Mai!- strillai tutto d’un fiato.
-Però- fece pensoso mio fratello -E’ strana.-
Poggiò il blocco al centro del tavolino per renderlo visibile a tutti.
-Guardate- indicò quattro personaggi -questi, a rigor di logica dovremmo essere noi-
Tutti fissammo i quattro personaggi basiti, soprattutto io che li avevo disegnati. Avevano tutti un qualcosa che li riportava a noi.
-Noi siamo disegnati… felici, in un certo senso. Ora, fissate Olivia- spostò il dito sulla sua figura -E’ vestita simile alle nostre divise da Black Parade ed è… triste.-
Fissammo tutti l’immagine della ragazza.
-E’ vero!- mormorò Frank.
-E guardate il contesto- disse Ray -Sembra ambientato nel deserto. Siamo tutti sporchi di sabbia e leggermente abbronzati. Abbiamo delle pistole laser! Mentre lei è pallida, ha una spada in mano ed è su un cavallo. Sembra quasi piazzata lì per sbaglio. Anche il modo con cui l’hai disegnata, è differente. Sembra quasi un fantasma. E’come…-
-Se non appartenesse a questo mondo- terminai io.
Nessuno rispose.
-E’ solo un disegno. Non ci faremo mica suggestionare da un disegno, fatto da uno che gioca ai GDR con ragazzini che non hanno nemmeno la metà dei suoi anni- fece Frank scettico, buttandosi sul divanetto.
Lo guardai torvo.
-T’informo che io ho portato avanti la grafica di The Black Parade- constatai mentre lui alzava gl’occhi al cielo facendo un verso molto simile ad un “Che palle, Gerard”
-Beh… adesso torno a casa che devo decidere il colore delle tendine del soggiorno. Jamia vuole costringermi a prendere quelle rosa di pizzo perché dice che quelle verde acido con i ragni viola acido sono orrende. Io, invece, le trovo assolutamente fantastiche e di buon gusto- e se ne andò.
-Qualcuno dovrebbe spiegargli che cosa sia il buon gusto- commentò sconsolato Mikey.
-Io l’ho detto che è caduto dalla culla quand’era neonato- constatai.
-No, Gee. L’ho chiesto a Linda. Dice che non è mai caduto dalla culla- mi disse Ray sconsolato -E’ stata la Cocacola a fargli questo. Uno di questi giorni manderò una querela per danni mentali-
-Beh… sarà meglio che me ne vada anch’io. Alicia vuole cucinare e io non voglio che anche questo appartamento vada a fuoco-
-Anche io vado Gee. Christa si è messa in testa di fare un figlio ed ha comprato quel coso… il ClearBlue, quello della pubblicità. Insiste che oggi è il grande giorno- sospirò.
-Oh si! Vado anche io, devo fare…- niente, ma non lo dissi. Mikey mi guardò tristemente.
-Gee, vuoi venire a cena da noi?- mi chiese dolcemente -Potresti morire avvelenato, ma fa niente-
-Grazie, ma devo ancora disegnare un capitolo per l’ultimo numero di Umbrella Academy-
-Sicuro?-mi chiese quando era già sull’uscio
-Oh si- dissi tranquillamente mentre riordinavo tutte le mie cose -Buona serata Mikey. Buona serata Ray!-
-Ciao!- mi salutarono loro in coro.

Chiusi la porta della sala a chiave e presi l’ascensore per lo studio di Rob. La canzoncina dell’ascensore aveva un ché d’inquietante, e la canticchiai finché un "don" mi avvisò di essere arrivato.
-C’è qualcuno?- la mia voce si espanse nel corridoio vuoto. Aspettai alcuni secondi e andai a bussare la porta dello studio di Rob, ma, naturalmente non c’era nessuno.
-E’ andato via-
Strillai e mi buttai a terra per lo spavento.
-Signor Way?- qualcuno mi toccò la spalla facendomi voltare. Era Olivia.
-Si sente bene?-
-Si, si...- feci alzandomi dal pavimento -Mi avevi spaventato-
-Ah mi scusi- disse sorridendo, sembrava essersi dimenticata del nostro battibecco -Comunque Cavallo non c’è. E’ già andato via-
-Oh… Io devo restituire le chiavi però- le dissi sconsolato.
-Aspetta- mi prese le chiavi di mano e le mise nel cassetto della sua scrivania, poi, chiuse a chiave la porta e ritornò al mio fianco.
-Anche lei sta andando via?-
-Si- le risposi -prendiamo l’ascensore insieme?-
-Si, sono troppo pigra per fare le scale- m’informò.
-Siamo fatti della stessa pasta allora-
-Lei dice?-
-Non mi dare del Lei, ti prego. Mi fa sentire vecchio-
-Ok, Gerard-
Il viaggio in ascensore fu piacevole. Le chiesi scusa per il mio comportamento e lei mi chiese scusa per averle urlato in faccia nello stesso momento, facendo scatenare l’ilarità di entrambi.
Stavo per salutarla quando lei, con uno strillo acuto, corse incontro ad un ragazzo, comprimendolo in un abbraccio soffocante.
Scossi la testa sconsolato e li fissai. Erano felici insieme. Sembravano me e Lyn agli inizi, quando ci amavamo davvero. Sorrisi mentre Olivia mi faceva ciao con la mano e io glielo facevo di rimando.
Poi lei si girò.

"Se c'è una persona che potrei essere, allora sarei un altro ricordo" pensai mentre scuotevo la testa ed uscivo dall’edificio.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** I Write Sins,Not Tragedies I ***


address>Siamo tornateeeee! Non disperate,noi ci siamo sempre,certo,io m'iberno per scrivere i capitoli,però ci siamo eh,perciò non sparite.
Non sappiamo bene che collocazione dare a questo capitolo.La storia si plasma nel momento in cui noi la scriviamo; certo abbiamo già delineato la trama,ma comunque,ogni giorno, qualcosa viene cambiato.
Il titolo non è appropriato perchè manca un pezzo del capitolo,che probabilmente verrà messo nel prossimo,perchè questo sarà un lungo capitolo diviso in due parti.
Detto ciò,beh, qualcuna ha azzeccato con la comparsa del capitolo precedente. Congratulazioni! hai vinto una bambola di Hollow e una di Gerard  che puoi far accoppiare come più ti piace :DD
Oraa i Ringraziamenti!
Regina_Loves_Dante: Aahahahahahahah Fidati,Hollow ne combinerà di peggio... Anche io,comunque ho la passione per il disegno,solo che non mi reputo molto brava e certamente non lo sono ç^ç.
A me piacciono invece le tendine coi ragni verde acido U_U
P.s. mi sono fatta spiegare un po' di cose su nana da una mia amica (Shin <3) perciò adesso potrò leggere la tua FanFiction *momento di giuoia*
See ya
Mony_spacegirl:Le tendine regnano!
Ahahahahahahahahahahaha I Mikey l'avevo igurato come l'urlo di Munch davanti alla casa in fiamme e beh... su Ray... non potevamo non scrivere qualcosa sull'idiozia di quella pubblicità ahahahahahahah
Su Hollow e Gerard beh... speriamo che continuino ad inucuriosirti
Ci si rivede al prossimo capitolo u_u
Dorothy_:Preeeegooooooooooooooooooo! Ti ringraziamo tantissimo e si,diamine hai azzeccato  xDD ele tendine sono fescion u_u
cia cia

I Write Sins,Not Tragedies I

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAH! Sin! Che ci fai qui?-
Eravamo arrivati a casa da neppure un secondo, e già lo stavo tempestando di domande. Ero veramente felice di non essere stata dimenticata dai miei amici e che, qualcuno, fosse venuto a trovarmi. Artemis si era già messo ai fornelli per cucinarci qualcosa da mettere sotto i denti fra una chiacchierata e l’altra,anche se, non credevo di riuscire a mangiare qualcosa. Ero troppo euforica per fare qualcosa di così impegnativo come stare zitta per masticare. Sicuramente avrei lanciato asteroidi dalla bocca per tutta la durata della cena,cosa non molto educata.
-Sono Shin, in questo mondo- mi rispose lui con aria saccente.
-AAAAAH- esultai di gioia stritolandolo ancora.
-Capitano!- mi rimproverò in imbarazzo lui mentre mi strusciavo sulla sua guancia.
-Non sono più il tuo capitano- singhiozzai rattristandomi.
-Oh mamma- fece lui sotto shock da l mio repentino cambiamento d'umore.
-Scusala Sin, è femmina- gli sussurrò Avarice mentre appendeva il cappotto all’appendiabiti.
-Fottiti- gli risposi di rimando con una boccaccia.
-Dio mio quanto sei permalosa-
-E tu sei un rompicoglioni-
-Frignona-
-Imbecille-
-Bambina-
-Ameba-
-Idiota-
-Rincoglionito-
-Calma adess…- cercò di intromettersi Sin beccadonsi un “stai zitto!” urlato all'unisono.
-Befana!- mi urlò Avarice irritato.
-Che cos’è una Befana?- domandai curiosa.
Il mio finto fratello fece una faccia stile “ma che cazz…?” ed iniziò a ridere a crepapelle subito seguito da Sin. Anche io decisi di ridere, pur non avendone capito il motivo.
-Aahahahahahahahahahhaha… si, una bella battuta- dissi fra le risate. Entrambi si zittirono.
-Holly, ma sai almeno perché stiamo ridendo?- mi domandò Avarice.
-Per qualcosa di divertente?- domandai sorridendo.
Sin si colpì la fronte con la mano in un gesto sconsolato mentre Avarice si coprì la faccia con le mani.
-Sai che sei un caso perso?- mi domandò.
Io, per tutta risposta alzai le spalle e mi diressi in cucina da Artemis.

Stare con qualcuno che conoscevo fu una cosa assolutamente fantastica e scoprii un sacco di cose che non avevo mai immaginato poter esistere a New York.
Sin, nella sua vita precedente, si chiamava David e viveva proprio a New York, con la sua famiglia, perciò Avarice ci permise di farci un giro per la città senza di lui, cosa molto costruttiva per me, visto che non avevo nessun tipo di freno che il mio “capo” mi aveva dato.
Era bello passeggiare per la città di New York e disperdersi tra immense folle di turisti e adolescenti che, invece di andare a scuola, passavano i pomeriggi a Central Park a giocare a baseball, a fare picnic o a giocare a football.
Sin mi accompagnava personalmente a lavoro, facendomi prendere ogni giorno una strada diversa, stupendomi sempre di più mentre dava indicazioni ai turisti o quando mi portava nei piccoli locali dove mi assicurava vendessero i migliori muffin al cioccolato di tutta la città.
Un po’ mi dispiaceva andare al lavoro e lasciarlo fuori a gironzolare da solo, dopottutto avevo sempre avuto un certo istinto protettivo verso di lui e me ne ero tremendamente affezionata... così, chiesi gentilmente a Rob se poteva rimanere in ufficio con me.
Ne fu entusiasta. Per poco non si mise a piangermi addosso. Anche se dopo diventò irritante, perché mi ringraziava ogni tre gradini. In realtà mi aveva ringraziato solo un paio di volte, ma io non ero mai stata un tipo incline alle continue manifestazioni di gratitudine, perciò, dopo una bella ramanzina in cui avevo sottolineato più volte di essere il suo capo (anche se in realtà non lo ero più, ma comunque ero sempre di grado superiore al suo), avevamo concluso che un unico e minuscolo grazie pronunciato a mezza voce sarebbe bastato.

-Questo è il mio ufficio!- dissi mentre aprivo la porta e mi trovavo davanti una muraglia composta da i My Chemical Romance più assistenti suono e manager davanti.
-E loro sono quelli per cui lavoro!- pronunciai scettica guardandoli uno ad uno.
-Ma sono i My Chemical Romance!- urlò Sin dietro le mie spalle -Oddio! Io facevo parte del loro fun club nel Jersey!-
-Uuuh un nostro vecchio fan!- disse compiaciuto Frank.
-Come mai hai usato il passato?- chiese Gerard affilando la vista.
-Ah beh…. Perché sono m….- gli tappai la bocca con la mano per evitare che dicesse la stronzata del secolo.
-Perché è stato mandato in un collegio in Svizzera. Vero?- gli chiesi conficcandogli le unghie nella guancia. Lui per tutta risposta spalancò gl’occhi spaventato ed annuì vigorosamente.
-Comunque, perché siete qui?- domandai incrociando le braccia e volgendo loro uno sguardo torvo.
-Perché tu si sei portata il fidanzatino?- mi chiese Gerard -Non dobbiamo certo badare a due adolescenti che pomiciano. Noi dobbiamo lavorare-
-Punto primo- elencai con le dita -Lui è un mio amico. Punto secondo bado io a me stessa e non ho bisogno di una balia con i complessi dell’andropausa e punto terzo, se sei qui a rompere non stai lavorando, e nemmeno voi che l’assecondate- conclusi rivolta agli altri tre.
-Piccola bambina testarda- disse Gerard avvicinando la faccia alla mia, fino a far sfiorare i nostri nasi -Tu sottostai a me. Qui dentro sono i che ti comando-
-Piuttosto inizio a scavarmi la fossa- ribattei velenosa.
Ci fissammo in cagnesco per alcuni secondi finchè lui sorrise. I suoi occhi diventarono più limpidi e luminosi e il mio cuore iniziò a battere in modo strano. Corrugai la fronte. Che mi stesse per venire un attacco cardiaco?
Gerard mise il dito sulla ruchetta che si era formata tra le due sopracciglia, distraendomi.
-Se continui così ti verrà una bella ruga. E chi vuole una ragazza che a ventisei anni sembra una settantenne?- sentenziò.
-Fottiti- pronunciai lentamente mentre toglievo in modo sgarbato la sua mano dalla mia faccia -Si…Shin, vieni.-
-Ma…-
-Shin- pronunciai a mo' di ordine.
-Signor si, signore-

-Way dei miei stivali che mi fa imbestialire come una iena e che mi rompe i cosiddetti…- mi tappai la bocca con un pugno per evitare di continuare a sproloquiare su quello a cui, effettivamente, sottostavo; perciò continuai a mugugnare fino allo Starbucks più vicino.
-Ho bisogno di caffè- ordinai a me stessa mentre varcavo a passo di carica la porta.
-Ma Holly… non puoi…- cercò di fermarmi Sin -Ti renderà ancora più nervosa-
Lo fissai in cagnesco e ringhiai. Lui si spaventò e mi seguì sconsolato alla cassa.


-Gerard sei un sadico- mi rimproverò Ray –Ci provi gusto a farla uscire fuori dai gangheri-
-Vedila così… è uno stimolo in più no? Magari mi verrà l’illuminazione artistica- dissi passandomi platealmente la mano fra i capelli.
-Però io non voglio più far parte di queste inutili scenate Gee- continuò a rimproverarmi -Non puoi renderti antipatico alla gente e alle donne perché l’ultima ti ha messo le corna-
-Ma io non ce l’ho con le donne. Se non avrei dovuto trattare allo stesso modo tutte le vostre mogli-
-Loro non contano- sentenziò Mikey.
-Ti ricordi di Amy?- fece Frank.
-O di Lily…-
-O di Alice… e tutte le altre?- concluse Ray.
-Loro non fanno contesto!- strillai stizzito.
-O si che lo fanno!- mi stillò di rimando Mikey –Se no, non avresti passato uno degl’ultimi concerti a sostituire le frasi delle canzoni con accuse e insulti verso tutto il genere femminile.-
-Ma comunque non abbiamo perso le fan-
-E ci credo!- disse esausto Ray -Hai strillato accuse citando i loro nomi per tutto il concerto-
-Mmpf… dettagli- sbuffai.
-Dettagli un corno- mi rimproverò Mikey.
-Ho voglia di muffin al cioccolato con tanti mini marshmellow sopra e i pezzettini di cioccolato- diceva nel frattanto Frank, dimostrandosi più spostato di quanto non fosse in realtà.
Tutti lo guardammo basiti, mentre lui ci domandava il perché della nostra espressione.
-Ho bisogno di un caffè- dissi massaggiandomi le tempie.
-Anche io- affermò mio fratello.

Lo Starbucks. Il mio paradiso personale, la cosa che più amavo al mondo dopo il caffè. Peccato per le due losche figure un paio di tavolini più in là, che parlavano concitatamente di qualcosa.
-Toh! Guarda- dissi avvicinandomi con nonchalance -Chi non muore si rivede!-
I due rimasero pietrificati da quell’affermazione, fino ché non abbassarono lo sguardo e fissarono il tavolo.
-Cos..?-
-Scusatelo!- s’intromise Mikey -ma oggi ha le sue cose-
Lo fissai in cagnesco mentre loro si alzavano, sempre a testa bassa, e uscivano dal locale.
-Gee, ma che li hai detto?- mi domandò Frank -Erano così giù di morale-
-Niente!- dissi, e tutti mi guardarono torvi -Lo giuro!-
-Certo che sono proprio strani- mormorò Ray scuotendo il capo, fissandoli mentre attraversavano la strada fino alla Warner Bros.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** I write sins not tragedies II ***


Il capitolo è stato scritto da Mary,che credo detesti Gerard perchè il suo pov lo faccio sempre io.
E ultimamentelo detesto anch'io,visto che attenta alla mia fedele promessa di non ascoltare tutto Danger Days finché non avrò il cd fra le mani.
Il capitolo mi pare corto,ma vi promettiamo che il prossimo sarà lungo(speriamo) e che verrà pubblicato presto perchè è già bello che scritto,perciò Stay Tuned!
Ed ora i ringraziamentii per quelle fantastiche persone che ci seguono :D che saranno molto ristretti perchè oggi sarebbe dovuta essere giornata tabù
Regina_loves_dante: naturale che Holly faccia sbellicare..è nostra figlioccia sai? Ci teniamo moooooolto a lei U_U In ogni caso li faremo smettere di litigare prima o poi...più poi che prima .
La tua shot è stata recensita,come promesso :D Alla prossima.
Mony_spacergirl: Aaaah mancano tanto anche a me i Panic! chissà che fine hanno fatto ç^ç. Gerard non ha l'andropausa però(o almeno lo spero per sua moglie) e già l'abbassa la sua bella cresta da gallina.Siamo felicissime che tu ti rispecchi nella protagonista,per noi significa che apprezzi tanto la storia :D Ci si vede
Dorothy_:E' sempre un piacere leggere i tuoi commenti perchè sono lunghissssssssimi e fanno sbellicare e Gerard per le bastardate rispecchia tantissimo il mio carattere u_u. Complimenti per la descrizione su Avarice,ma non rispecchia quella che ci siamo imposte noi quando abbiamo iniziato,in ogni caso è bello vedere le diverse interpretazioni che date ai personaggi :D
E si... prometto che quando avrò tempo recensirò una tua storia :D
BBBlondie:  Bentornata,ci rincuora tantssimo sapere che non ti hanno arrestato per la minaccia di un paio di capitoli fà :D Guai a te se ti assenti nuovo eh U_U
Lady Numb: Oooooooh i tanti complimenti ci fanno alzare la cresta di gallina e ci rendono molto "Gerard",in ogni caso graziiiiiieee! Speriamo di accontentarti su ciò che succederà ai due protagonisti(e adesso mary mi ucciderà perchè ho già detto troppa roba DDDD: )
See yaa

 

I write sins not tragedies II

Morti.
Proprio così, eravamo morti.
Non c'entravamo niente con questo mondo. Ci avevo riflettuto appena arrivata qui a New York, ma la battuta di Gerard mi aveva provocato un forte senso di disagio, all'improvviso mi sentivo realmente estranea a questo mondo.
Ora mi ritrovavo a camminare con Sin lungo una strada della metropoli, sicura che anche lui stesse pensando a quello che pensavo io.
-Ci siamo quasi- mi disse lui all'improvviso, risvegliandomi dai miei pensieri -non manca molto-
-Ma dove è che andiamo?-
-Lo saprai quando saremo arrivati-

Camminammo per un po' fino a quando non arrivammo davanti ad un cancello nero che si affacciava su un parco alberato attorniato da un alto muro; Sin disse qualcosa all'uomo che si trovava vicino
all'ingresso e mi fece cenno di seguirlo.
Facendoci strada tra le lastre di pietra nel terreno, arrivammo vicino ad una lapide ai piedi di un albero. Era ricoperta d'erba e di segni, a differenza delle altre, tanto che le scritte incise sopra si leggevano a stento.
-Qui sono sepolto io- disse Sin -come vedi qui la gente non bada a dove scrive le proprie stupidaggini-
Ridacchiai vedendo scritte stupide della serie “Ti amerò per sempre” o “Il nostro amore non morirà mai”. Sin, stizzito ed infastidito cercò di pulire la lapide con una manica della felpa, con il disarmante risultato di peggiorare le cose. Risi di gusto nel vedere la sue concentrazione scemare in vero e proprio disprezzo per l’indelebile. Alla fine, stanco dalla fatica si sedette sulla lastra di marmo li davanti e d iniziò a fissare alcune scritte.
-Le hanno fatte tutti i miei amici- disse lentamente -Mike, Lyla, Justin…-
-Per questo è così illegibile?- gli chiesi senza togliere lo sguardo dalla lapide.
-Si- rispose lui -tuttavia non stiamo parlando di molto tempo fa, dato che questo posto non è poi così antico rispetto agli altri, sono passati più o meno 8 anni-
-Sono pochi- feci io.
-Si, otto anni son pochi, e se sapessi quanti anni son passati per alcuni della parata ti metteresti le mani nei capelli- rispose lui con un sorriso.
-Sin, posso chiederti cosa ti è successo?- dissi all'improvviso,di getto, ignorando la sua affermazione precedente.
Mi pentii di averlo fatto. Sin abbassò lo sguardo e voltò il capo dall'altra parte, quasi come il mio quesito l'avesse fatto sentire particolarmente male.
-Scusa- mi affrettai a dire -non dovevo, non...-
-Quando ero vivo- mi interruppe Sin -passavo i miei pomeriggi a Central Park, leggendo e pescando nel laghetto nonostante il divieto. Un giorno fui colto in pieno dalla pioggia e non avevo un posto dove ripararmi, quando qualcuno mi pose qualcosa sul capo proteggendomi dall'acqua. Quando mi girai vidi una ragazza bionda che mi sorrideva chiedendomi se mi servisse un ombrello. Si chiamava Alice e viveva vicino Broadway;veniva a Central Park ogni giorno per guardare il tramonto, cosa che faceva con la madre da bambina e che ha continuato a fare dopo la morte di lei quando aveva quindici anni-

Si fermò all'improvviso, mentre io mi stavo incuriosendo sempre di più ma non volevo forzarlo, se non voleva.

-Circa un mese dopo- riprese Sin -io e Alice ci fidanzammo e la presentai anche alla mia famiglia. Lei era una bellissima persona e tuttora è l'unica che abbia mai amato davvero. Ma non tutto va sempre per il verso giusto, Hollow. A volte la vita sa essere crudele-

Mi sentii tutto d'un tratto come se avessi del piombo nello stomaco, per qualche strana ragione lo pregai mentalmente di non continuare. Avevo intuito il continuo della storia e mi misi silenziosamente a piangere mentre il suo sguardo vagava sulla lapide.

-Una sera la stavo riaccompagnando a casa quando vidi all'improvviso una macchina sfrecciare verso di noi. Istintivamente presi Alice per un braccio e la gettai via... io però rimasi coinvolto nell'incidente-

La voce gli si spezzò e io gli poggiai una mano sulla spalla. -Sin- dissi -mi dispiace, mi dispiace davvero- dissi singhiozzando.
-Lo so Hollow, lo so. Ma io credo che Alice non mi abbia mai perdonato per non essermi messo in salvo insieme a lei, lasciandola da sola. Ed è questo che mi fa rabbia- disse Sin con un filo di voce -sai, credo che lei sia ancora viva ma non l'ho mai cercata, non so che fine abbia fatto ma mi basterebbe sapere che sia felice-
Tracciò lentamente con le dita le incisioni sulla lapide.
-E’ l’amore, non la ragione, che è più forte della morte- mi lesse ad alta voce.
-Che bella frase…- pronunciai con le lacrime che mi rigavano il viso.
-Sai- mi disse Sin dopo un minuto di silenzio -c’è chi dice che la morte, nel mio caso, sia stata romantica. Morire per qualcun altro è la cosa più romantica che esista- pronunciò atono -Io però non ci credo. Non c’è niente di romantico nella morte, e chi vuole vedere questo sentimento è solo un pazzo. La morte è ingiusta ed arriva sempre per rovinare qualcosa a qualcuno. Non rimpiango di essere morto e non lo rimpiangerò mai- si asciugò una lacrima e singhiozzò -La sua vita valeva molto di più della mia-

Non sapevo che dirgli; erano cose che io non avevo mai provato e dunque avevo paura di dire qualcosa di sbagliato e peggiorare la situazione. Ma, tuttavia, mi feci coraggio.
-Sin- dissi -è una storia molto triste, non sapevo che avessi passato tutto questo ma se... se vuoi possiamo provare a rintracciare Alice-
-No- rispose lui -starei ancora più male e poi non avrei assolutamente il coraggio di farmi vedere! Ricorda che io sono morto, per lei sarebbe uno shock-
-Allora, c'è qualcosa che posso fare per te? Mi sento davvero impotente...-
-Grazie mille Hollow, ma davvero è a posto così.Preferirei che tu facessi qualcosa per te...- disse lui

-in che senso?-chiesi

-Scopri chi sei... E adesso andiamo,che si sta facendo tardi

 

Ci incamminammo per l’acciottolato, finchè uno scricciolo di nemmeno cinque anni ci si parò davanti.
-David!- sentimmo strillare da quella figura che, probabilmente doveva essere sua madre.
-Signore! Lo sa che lei assomiglia tanto tanto all’amico della mamma che è volato via?-
-David! Lascia stare i signori!- lo riproverò candidamente una donna piuttosto bella.
-Mamma! Mamma!- strillò il bimbo tirandole il cappotto -Questo signore somiglia a Dave!-
-Non dire sciocchezze! Andiamo!- prese la mano del bimbo -Scusatelo… sapete come sono i bambini-
Il bambino si divincolò dalla stretta e corse verso la tomba che lei e Sin avevano appena lasciato. Vi poggiò sopra un piccolo tulipano rosso e fissò la foto.
-Salve signor Dave!- salutò la foto con la manina –Come stai lassù? La mamma dice sempre che tu ci proteggi. Io lo so che tu mi proteggi e proteggi la mamma, che ti vuole tanto bene. Tanto così- allargò le braccia più che poté e si mise a ridere.  La madre, ancora davanti a noi, fissava il bimbo con un sorriso dolcissimo.
-Conoscevate anche voi David Harrison?- ci domandò.
-Benissimo, quasi quanto me stesso- le rispose dolcemente Sin.
Lei lo fissò, cercandosi di ricordare il suo volto.
-Sto per fare una gaffe, ma non mi ricordo chi tu sia…- mormorò grattandosi il capo -Conoscevo tutti i suoi amici… ero la sua… ragazza-
In quel preciso istante mi venne il peggior diabete del mondo. La dolcezza di quel momento era estenuante, stavo quasi per piangere.
-E benedici la mamma!- urlò il bambino con tono cantilenante -Perché si sente tanto sola nel letto!-
-Sfacciato!- strillò di rimando la madre mentre correva da lui.
-Arrivederci!- ci salutò.
-Ciao…- sussurrò Sin mentre mi cingeva la spalla e mi trascinava fuori dal cimitero. L’ultima immagine che vidi nel cimitero fu quella della donna che accarezzava dolcemente la foto di un ragazzo morto ormai da tempo e che nello stesso tempo si allontanava da lei con le lacrime agl’occhi e il sorriso sulle labbra.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Untitled ***


Siamo tornateee! Yuuuuuuuu uhhhhhhhh. E i Chimici hanno messo in circolazione il video di Sing. Se non l'avete visto,andatelo a vedere ORA. E' veramente eccezionale <3
In ogni caso! Ecco il nuovo stupefacentissimo capitolo. Il titolo è Untitled,perchè non sapevamo che titolo metterci. Non ha un fulcro questo capitolo quindi questo titolo è più che leggittimo U_U
E voglio Danger Days fra le mie manine!
Dio,sembro una donna in menopausa con tutti questi sbalzi di umore.
Desclaimer:Pensi sul serio che ci sprecheremmo a scrivere sta storia se li conoscessimo?
E ora i Ringraziamenti che sarenno superveloci perchè non ho mai tempo DDDDD:
Regina_loves_dante:Aaaaah è un piacere ritrovarti qui :D Speriamo che questo capitolo sia all'altezza delle tue aspettative e ancora Auguri di buon compleanno :D
Perchè è una brava ragazza,
Perchè è una brava ragazza,
Perchè è una brava ragazzaaaaaaaaaa!
Nessuno lo puà negarr
YEAH
Mony_spacegirl:Postaaaaaaatoooooooooooooooooooo! Evvaih! E continua a romanerci totally addicted eh U_U. E sono felicissima che il mio rincoglionitissimo discorso sulla morte(perchè l'ho scritto IO Dawn) sia piaciuto :DDDDDDDD E speriamo che questo capitolo ti piaccia ancora dippiù ù_ù
See yaa
Lady Numb:aspettare rende le cose molto più affascinanti,e,in ogni caso,eccoti il capitolo! Grazie dei complimentoni! E' fantastico vedere che ciò che scriviamo piace alla gente :DD Perciò continua così e Stay Tuned!
Dorothy_:Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! No,la frase non è nostra è una citazione di cui ci siamo dimenticate l'autore e quindi non l'abbiamo scritto e poi ci siamo anche dimenticate di notificarvelo. nell'aldilà si cambia nome per questioni burocratiche. Se sei morto mica di puoi chiamare Felicity ù_ù
xox Ciaa
p.s. quando avrò tempo commentero promesso ò_ò
BBBlondie: Gne gne ...questa è la vendetta per averci minacciato U_U Siamo vendicative noi. E aspetta questo è solo l'inizio.Tra un poco farai invidia a fontana di trevi u-u
ciaaaaaa
E grazie a chi legge.Sappiamo che ci siete u_u
Untitled

 

Nonostante Sin se ne fosse andato da un paio di settimane mi sembrava di averlo sempre vicino, ogni tanto, per abitudine mi giravo a chiedergli un parere, trovando però il nulla che mi rispondeva. Avarice mi aveva più volte chiesto se stessi bene, se avessi nostalgia del mio amico, ma io alzavo sempre le spalle in risposta.

In realtà mi mancava tantissimo, ma sarebbe stato veramente egoista da parte mia chiedergli di rimanere. Lo vedevo, vedevo le sue espressioni e capivo che non era veramente felice e che gli faceva male ritornare nei posti dove aveva vissuto. Ah la nostalgia!

Però pensavo sempre che gli avesse fatto bene incontrarmi, dopotutto. Pensavo che senza di me non sarebbe mai andato avanti perché morire significava accettare e non molti accettavano tutte le cose che accadevano. E non era vero che il tempo curava le ferite. Il tempo ti bombardava la testa di nuovi ricordi, ma sotto quei ricordi c’era sempre quella cicatrice, ben netta e visibile; certe volte avresti potuto pure dimenticarla, ma lei, in un modo o nell’altro si sarebbe sempre fatta rivedere, da gran bastarda che era.

Perciò, seguendo il mio ragionamento iniziai a tenermi perennemente occupata. Avevo deciso di uscire fuori dall’amnesia che condensava i ricordi della mia vita precedente con una fitta e impenetrabile nebbia. Avevo espressamente ordinato ad Avarice tutti i fascicoli sulle morti del1991 ed erano non tanti.Di più!. E in più si stava avvicinando Halloween, festa che reputavo stupida. Cosa mai ci poteva essere di divertente di quattro scemi vestiti da ragni, vampiri, elfi, ecc… Frank avrebbe potuto fare il nano però. Lo avrei visto benissimo con un fantastico berrettino rosso, la barbetta lunga e bianca e una piccola falce nella mano. Mi stavano già brillando gl’occhi al pensiero. Riprendendo comunque il discorso di Halloween, beh, mi ero messa(ero stata costretta a suon di minacce) nella lista del comitato per l’organizzazione del ballo. Perciò avevo un’enorme e insormontabile valanga di cose da fare e cosa più grave, mi trovavo a fare, per la metà del giorno, la balia a Frank, che aveva tentato più volte di tagliarsi le dita nel distruggi documenti. E ci rideva pure su!

Mi sarebbe venuto uno sfogo sulla pelle: lo sapevo, visto che, nonostante fossero solo le undici del mattino, Frank aveva procurato più danni di una mandria di bambini dell’asilo. Era futile dire che aveva impasticciato tutta la sala prove con i pennarelli quasi scarichi che gli aveva regalato Gerard, com’era futile dire che i suoi compagni di band o se n’erano andati a fare shopping oppure allo Starbucks per prendersi l’ennesimo caffè della giornata.

Osservai Frank che scuoteva un povero pennarello per cercare di farlo funzionare ancora e con uno sbuffo mi rimisi ad organizzare tutto per il ballo. La location era già stata trovata e pagata. Mancavano solo gli inviti e un quarto delle decorazioni.

-Sai Halloween è il mio compleanno- disse Frank. Mi portai una mano al petto e lui ridacchiò compiaciuto.

-Complimenti- risposi cercando di concentrarmi sul budget rimanente.

-E mi farebbe piacere che tu venissi a pranzo a casa mia per festeggiare- continuò.

Rimasi un attimo interdetta –Ma tua moglie non si arrabbierà vedendomi?- chiesi perlplessa.

-Jamia ti adora!-

-Cosa?-

-Tutti noi abbiamo parlato così tanto alle nostre mogli di te, che … beh… ti adorano già!-

-Frank- gli diedi un buffetto sulla guancia -non penso di poter venire…-

-Perchè?- domandò facendo gli occhi tristi.

-Perché io non andrò al ballo!-

-COSA?- quasi mi sfondò un timpano -Stai scherzando spero? E’ il mio compleanno! Ho delle pretese su di te!-

-A me non piace Halloween… la trovo una festa inutile. Non si disturbano i morti!-

Quasi si mise a piangere.

-Ok, Frank… vengo!- dissi infine esasperata.

-Chiamo Jam- strillò euforico mentre usciva fuori dalla saletta, probabilmente scontrandosi con Mikey che gli ringhiò contro.

-Gliel’hai data vinta?- mi domandò mentre occupava la sedia di fronte a me.

-Mmh… si- mormorai cercando di completare il calcolo della spesa per il rinfresco.

-Se vuoi ti possiamo passare a prendere io, Alicia e Gerard…- propose lui.

-Grazie!- gli risposi sorridendo

-Come mai Way senior non viene con la moglie? Hanno litigato? Non mi stupirei da uno come lui…- domandai dopo un minuto di silenzio.

-Gerard…- cercò di spiegarmi Mikey, ma il diretto interessato entrò dalla porta alle mie spalle con assoluta compostezza e silenzio.

-Gerard?- continuai a chiedere ignara di chi ci fosse alle mie spalle.

-Gerard è stato cornificato! E ti prega di farti assolutamente i fatti tuoi- alzai di botto la testa dai fogli e fissai Mikey pietrificata.

-Oh cazzo…- sussurrai mentre raccoglievo alla meglio tutti i fogli e mi alzavo di scatto.

Sinceramente parlando, non ero mai stata una persona fortunata. Magari avevo botte di culo, ogni tanto, ma la sfortuna mi amava da morire e non voleva mai lasciarmi in santa pace. Perciò mi ritrovai un Gerard, sinceramente alterato a meno di cinque centimetri, che mi avrebbe volentieri ucciso con lo sguardo.

-Ciao Gerard!- cercai di sembrare spontanea mentre il mi sguardo controllava ogni possibile via di fuga. Lui mi fissò atrocemente strattonandomi fuori dallo studio e facendomi cadere tutti i miei documenti.

 

 

 

Non avrei mai voluto strattonarla così fortemente. Non ero così ineducato, s’intende, ma detestavo chi si facesse i fatti miei. Lei fissò prima tutto il suo lavoro della mattina sparpagliato in terra e dopo mi fissò con rabbia.

-Sei matto?- mi urlò di colpo facendo affacciare molte teste dai diversi uffici e che, con un ringhio ben definito, feci ritornare dentro e chiudere a doppia mandata.

-Io matto? La mia vita non sono fatti tuoi!-

-Era solo una semplice domanda!-

-Io odio che la gente parli della mia vita privata!-

Inutile dire che facevamo scintille da quante, mentalmente, ce ne stavamo dando.

-Scusami se volevo sapere qualcosa di più sul mio capo!- fece in tono bisbetico.

-Per poi dirmi che ti dispiaceva? Per trattarmi come uno sfigato che è stato cornificato dalla moglie e che ha creduto per cinque mesi che il figlio che portava in grembo fosse suo!- a questo punto non mi trattenni più -Sai cosa significa passare alla vista di tutti come un poverino? Sentire tutti i giorni “mi dispiace tanto”? Sentirsi come se a nessuno importasse un cazzo di te? Sentirsi solo ed abbandonato a se stesso?-

-Si che lo so! SI!- mi strillò tutto d’un tratto.

-Gerard, io ho un’amnesia irreversibile da quando ho otto anni! E non c’è stato nessuno e ti ripeto nessuno che…- iniziò a singhiozzare mentre mi fissava con rabbia -Che mi abbia aiutata! Sono sempre stata trattata come una nullità, una persona di cui aver paura, una persona cattiva! E avrei dato tutto pur di poter avere un ricordo di cos’ero! Di cosa sono stata. E mi sono dovuta alzare in piedi da sola. Perchè vicino a me non c’era nessuno pronto per tendermi una mano. E mi sono fatta male tante di quelle volte che non ti puoi neppure immaginare! E tu- mi puntò il dito contro il petto rabbiosamente -non hai fatto altro che farmi ritornare dall’abisso da cui ero uscita! Ti detesto Gerard!- tuonò prima di buttarsi tra le mie braccia continuando a singhiozzare.

Rimasi letteralmente sotto shock dalla sua confessione, non avrei mai creduto possibile una cosa del genere. Non avrei mai creduto possibile che lei si potesse buttare fra le mie braccia e piangere. Rimasi stordito dalla sensazione di avere una ragazza fra le mie braccia. Dopo Lyn, gli abbracci gli riservavo solo alle mogli dei miei compagni di band. Ma con Olivia mi venne quasi spontaneo e normale stringerla a me. Forse perchè mi capiva. Forse perchè entrambi avevamo bisogno di questo contatto, di questo conforto. Forse perché io stesso ne avevo bisogno più che mai.

Come una formula magica per farle ritrovare il buon umore e lo spirito combattivo che la caratterizzavano ai miei occhi,le ripetei

-Va tutto bene…non è successo niente,Holly-

Era il suo spirito, il suo ribattere continuamente ogni piccola cosa che me l’aveva resa una persona … unica. Istigarla era solo un modo per farle rivolgere ogni sua attenzione a me. Mi piaceva litigare con lei perché mi piaceva lei! Ma non mi sarei esposto. Ero sempre rimasto scottato nella vita e non avevo voglia di scottarmi ancora… Lei avrebbe fatto il primo passo, non certo io e non, di certo, in quel momento. Con Holly ci voleva una strategia molto fine e impercettibile. Le avances spudorate l’avrebbero resa più irritante e poco incline all’innamo… Ma cosa diamine stavo pensando? Io e lei mai!

Ma  la vocina del mio cervello non era del tutto d’accordo

La ami mi sussurrava malignamente.

-Non è vero! Spudorata coscienza del cazzo!-

Ti sei innamorato di nuovo Gerard.

-No! Lasciami!-

E sai che lei è diversa Gerard. Ci faremo male.

Rimasi stupefatto.

Poi le sue braccia circondarono la mia schiena.

-Chiamami un taxi. Voglio tornare a casa- mi sussurrò con voce impastata dal pianto.

-Ti ci porto io, non ti preoccupare- le dissi mentre le afferravo la mano e la trascinavo dentro la sala prove alla ricerca della mia sacca con le chiavi.

-Gerard!- mi rimproverò Mikey accorrendo al capezzale della ragazza piangente.

Tutte le attenzioni che loro le rivolgevano mi facevano imbestialire più di tutto. La trattavano come una principessina viziata!

No Mikey! Non si sarebbe mai tagliata accarezzando i petali delle rose.

-Sei uno stronzo!- mi inveì contro un Frank piuttosto alterato, con corrispettiva moglie isterica che cercava di urlarmi contro,dal telefono.

-Una delusione!-

-Un…- Mikey non riuscì neppure a trovare una definizione per me -hai passato il limite- mi disse solamente.

-Non è colpa sua- spiegò con voce roca Olivia. Mi stava forse difendendo?

-E’ colpa mia. Gerard non c’entra…- ok, mi stava difendendo e io ne ero stupito.

-E’ stata anche colpa mia…-le dissi mestamente-Non volevo… mi…- mi fulminò con lo sguardo. Stavo per dire quelle parole che io avevo tanto detestato e che probabilmente lei detestava quanto me.

-Scusa- mormorai sommessamente.

-Fregatene- fece lei asciugandosi le lacrime col dorso della mano.

-Vuoi che ti accompagni ancora a casa?- le domandai serio.

-Oh no! Ho promesso all’inserviente una partita a dama!-Gl’occhi rossi non le rendevano giustizia,pensai.

Per poco con caddi per terra per lo stupore. Aveva appena avuto una crisi di pianto in pieno stile e si metteva a dire che voleva giocare a dama con l’inserviente. In cosa diamine mi stavo imbarcando?

-Ma sei sicura?- le chiese Mikey stupefatto.

-Certo!- fece lei risoluta -C’è in palio un mese di caffè al ginseng. Caffè italiano.Al ginseng. E io devo averlo. Ad ogni costo!-

Uscì in tutta fretta dallo studio.

Per alcuni minuti rimanemmo basiti per il suo repentino cambio di comportamento…

-Gerard sei sicuro di non avere una gemella al femminile?- mi stuzzicò Frank.

-O che lei sia la tua anima gemella?- sghignazzò mio fratello -Non sai quanto stareste bene insieme. Lei svitata. Tu di più. Sareste una bella coppia di matti. No?-

-Ma smettimela! Fratello mezzo anoressico e slavato. Vai a giocare con i tuoi modellini di animali della savana! Magari riesci pure a far accoppiare un rinoceronte con un leone-

-Taci! Uomo mestruato-

-Gne gne gne!-gli mimai mentre uscivo dalla sala di registrazione.

Davvero, ma davvero una pessima giornata.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Wife danger wife ***


Un ringraziamento veloce a tutte le giovincelle che hanno commentato e che ci seguono *-* purtroppo vado di fretta quindi non posso ringraziarvi come si deve e per bene! Stavolta è Mary che posta ed è del tutto ignorante riguardo gli HTML xD Alla prossima!

Wife danger wife

I risultati della mia ricerca erano stati un vergognoso fallimento. Non avevo concluso nulla, in una settimana di notti insonni, e non avevo nessuna voglia di estendere le mie ricerche. Ultimamente, mi ero tanto scoraggiata da non riconoscermi più. L’andare ad aiutare le anime era una delle cose più noiose che sbolognavo ad un irritato Avarice. Non c’era neppure da combattere, visto che tutti i Corruttori sembravano spariti nel nulla, cosa di cui il mio capitano non era convinto.

-Non capisco perché siano spariti dalla circolazione- aveva detto pensoso un giorno.

-Semplicemente- gli avevo risposto io -si saranno rotti le scatole di essere sempre intralciati da noi-

Ma Avarice, con il suo animo sospettoso, non ne era del tutto convinto ed io non avevo nessuna voglia di distrarlo e\o aiutarlo. Halloween era praticamente alle porte ed io non avevo neppure comprato un vestito. Il lavoro era diventato la cosa più assolutamente imbarazzante di questo pianeta. E tutti ne avevano concluso che io e Gerard non potessimo stare chiusi nella stessa stanza per trenta secondi senza diventare della stessa tonalità dei capelli di lui. Imbarazzante.

E, per raggiungere l’apice dell’imbarazzo, quel giorno erano arrivate in gran carriera le mogli dei tre.

Un incubo. Gerard aveva tentato di mettersi in salvo, non prima di venire nel mio ufficio e urlarmi…

-Scappa!-

-Perché?- chiesi allarmata.

-Le loro mogli!- disse con un sibilo strozzato, diventando rosso -Sono qui!-

-Frank mi ha detto che mi adorano- gli risposi compiaciuta, mentre arrossivo anch’io. Potevamo sembrare più idioti?

-Se ti beccano affari tuoi!- mi salutò fuggendo poi via.

Poi sentii solo uno strillo agghiacciante e delle risatine isteriche.

-Inserviente!- strillai.

Sapevo che si trovava nei dintorni. Infatti, vidi spuntare la sua faccia da dietro un divanetto.

-Nasconditi!- mi ordinò impaurito -Il signor Way aveva ragione! L’hanno preso! Siamo in guerra.-

E si rifugiò giù.

Ok. Quello era un posto di matti…

Ma dove si sono mai visti degli uomini che hanno paura delle donne? Frignoni.

Mi rimisi a battere al computer le ultime cose per Halloween. Qualcuno bussò alla porta.

-Avanti- dissi, senza neppure guardare chi fosse.

La porta si aprì e tre ombre oscurarono la luce.

-Ciao!-

Alzai lo sguardo per vedere chi avesse parlato. C’erano tre “ragazze” che, compresi, fossero le mogli dei tre svitati di sotto. Scossi la testa e pronunciai un ciao.

-Sei tu Olivia?- mi domandò la più bassa con un sorriso dolce.

-Holly!- detestavo che usassero il mio nome comune. Era orrendo! Lo odiavo a morte. E quel giorno non era neppure giornata.

-Noi siamo Alicia, Jamia e Christa, le mogli di…-

-Dei ragazzi, si. E’ passato Gerard per dirmi che sareste passate- dissi caustica.

Dalla loro parte si levarono dei risolini acuti e dei sussurri simili a “te l’avevo detto Christ” e “sono fatti l’uno per l’altra”. Io arrossii di botto, continuando comunque nella mia impresa di far quadrare quel cavolo di bilancio sulla statua in ghiaccio di Frankenstein (espressamente richiesta da un pressantissimo Frank). Ci rinunciai. Quella roba non avrebbe mai quadrato se non per miracolo, ed io i miracoli non li facevo. Facevo disgrazie, piuttosto.

Sbuffai e rivolsi la mia attenzione alle tre grazie che mi confabulavano dinnanzi.

-Che posso fare per voi?- chiesi con aria affabile.

Loro non mi risposero, anzi, continuarono a cianciare fra di loro. Dietro di loro, naturalmente sotto la poltrona c’era l’inserviente che mi fissava terrorizzato e mi faceva segno di tacere. La voglia di stanarlo era tanta, ma i lunghi anni passati nell’esercito mi avevano inculcato nella testa il principio, inviolabile, del non poter mai tradire un compagno, così rivolsi l’attenzione alle tre donne. Una di loro aveva i capelli nerissimi, una figura filiforme, un anellino al naso e due occhi azzurri. La mia mente la associò in un secondo a Mikey. Nonostante le sostanziali differenze di carattere, pensai potesse essere la miglior scelta. Con Ray non l’avrei mai potuta immaginare. Con un Frank neppure, visto che, coi due bei caratterini che si ritrovavano,o si sarebbero uccisi a vicenda distruggendosi le dita nel trita documenti, o sarebbero finiti in un manicomio specializzato in casi patologici. Perciò conclusi che potesse essere associata solo al piccolo Way. Il carattere esuberante di lei, con quello timido e pacato di lui, si completavano a vicenda, creando un’unione praticamente perfetta. L’altra ragazza che fissai aveva lunghi capelli castani e, quando sorrideva, formava due fossette che le davano un aria dolcissima. Era la più alta delle tre e quindi, dal principio esclusi Frank. Frank poteva essere anche un idiota, imbecille, stupido e altri epiteti vari, ma era troppo ferito nell’orgoglio per potersi prendere una moglie molto più alta di lui, quindi ne conclusi che, dal carattere educato e gentile potesse essere la moglie perfetta di Ray. L’ultima, su cui si posò il mio sguardo non poteva che essere Jamia, la moglie del piccolo chitarrista con ingenti e gravi problemi al cervello. Era piuttosto bassa, con un espressione dolce e timida. Mi stava già simpaticissima e si vedeva che amava Frank alla follia, dal piccolo tatuaggio con una “F” stilizzata vicino all’incavo del polso sinistro.

Posai lo sguardo, poi, sull’orologio e notai che ero non in ritardo, ma in ritardassimo.

Per la fretta sbatti la sedia al muro provocando un solco. Avevo già detto che ero specializzata in disastri, no? E in più, inciampai nel filo del computer, disperdendo tutti i miei documenti.

-Cazzo!- tentai di recuperare l’irrecuperabile. I fogli si erano sparsi in ogni dove e l’ordine in cui li avevo impilati era andato a farsi benedire.

-E’ tardi! E’ tardi! E’ tardi!- ripetei.

-Aspetta…- disse la moglie di Frank piegandosi per aiutarmi a recuperare tutti i fogli.

-Grazie- la ringraziai semplicemente con un sorriso.

-Aspetta, ti aiutiamo anche noi-

Così, nel minimo tempo possibile riuscimmo ad impilare tutti i fogli in maniera corretta.

Praticamente avrei avuto un linciaggio pubblico visto l’immane ritardo che avevo creato, così, senza pensarci chiesi loro un favore.

Regola numero 1: Mai chiedere favori alle mogli dei tuoi amici. Ti porteranno alla disgrazia.

-Scusate?-  iniziai abbozzando verso di loro un sorriso -Potreste portare questi documenti ai vostri mariti? Per favore-

-Certo!- sghignazzò la moglie di Mikey.

La fissai curiosa per un momento, ma poi, mi ricordai che beh…ero in ritardo e Amèlie non mi avrebbe mai perdonato se non le avessi portato in tempo tutti i bilanci. Così, senza pensarci presi la pila dei budget e corsi alla reception.

 

 

 

 

-Perché diamine avete portato quelle tre arpie qua?- urlai beccandomi le occhiatacce dei loro fedeli mariti. Mio fratello mi fissò torvamente.

-Ok, ficcanaso- lui sempre guardandomi torvo annuì.

-Ma il concetto non cambia!- lo rimbeccai io -Perché- inspirai -sono- espirai- qui?!- strillai.

-Volevano conoscere Holly- mi disse semplicemente Ray.

Mi avventai su di lui e con un mormorio strozzato gli dissi -Tu non capisci!-

-Gerard, smettila di fare il matto- mi rimproverò staccando le mie mani dalla sua faccia.

-Ma sai come sono quelle tre allegre comari di Windsor- gli spiegai spaventato -mia cognata è sempre alla ricerca costante di una moglie per me! Di una a cui poter traviare la mente!-

-Smettila, Gerard! Alicia non è così!- mi rimproverò mio fratello.

-Ah no?- dissi avvicinandomi a lui con fare malato.

Frank si avvicinò da dietro e, tappandomi il naso, mi fece aprire la bocca, in cui versò del caffè bollente.

-Ecco!- disse trascinandomi poi verso il divanetto -va meglio?-

-Si, grazie- risposi in modo teatrale.

-Eccoci!- la voce squillante di mia cognata la si poteva riconoscere fra mille. Sobbalzai e conficcai le unghie nel divanetto e fissai con aria spaventata Ray.

-Amato cognato!- come logico si buttò sopra di me -la tua fidanzatina è così carina- disse con aria sognante.

-Non è la mia fidanzata- ribattei debolmente.

-Ma lo sarà- disse determinata -presto.-

-Oh smettila, Alicia- la rimproverò Christa. Santa donna quella Christa. -Stanno già insieme!- la rimbeccò. Maledetta donna! Maledetta Christa.

-Cosa?- strillammo io e mia cognata all’unisono.

-Io e quella bambina mai!-dissi arrossendo. Ma, per mia sfortuna, la diretta interessata entrò dalla porta e mi fissò con aria truce.

-Way!- abbaiò Rob dietro di lei –Devo sentire la vostra prima demo-

Olivia mi fissò con aria appagata, come se si aspettasse un completo disastro da parte mia. Io le sghignazzai contro.

-Jack fai partire la demo- dissi sempre fissandola ironico.

Queste nostre occhiate, fui certamente sicuro, che non passassero inosservate agl’occhi dei miei compagni e relative compagne. La canzone partì e Olivia chiuse gl’occhi assumendo un aria neutra. Mi spaventai, perché sembrava morta. Lei riaprì gl’occhi (la canzone era finita e non me n’ero neppure accorto) fissandomi con apprensione e a me sembrò che fossero passati solo due secondi.

-Emh… Gerard- mi disse Rob tossendo -mi sembra buona- sorrise a tutti noi e poi si rivolse ad Olivia che aveva abbassato lo sguardo -a te com’è parsa?-

Quando sentì rivolgersi questa domanda fece un respiro pesante.

-Devo proprio dirlo?- fece in tono supplicante.

Alicia mi diede una gomitata alle costole pronunciando qualcosa simile ad un “è già caduta ai tuoi piedi” ed io arrossii.

-Si, dai Holly! Dicci che ne pensi- le disse Frank con un sorriso a trentaquattro denti

-E’…- si fermò e ci fissò tutti con uno sguardo da cane bastonato. Abbassò lo sguardo e si fissò le scarpe -vuota- concluse.

Sgranai gl’occhi.

-Cosa?- le ripetei stupefatto.

-Quello che ho detto- disse lei nervosamente.

-Perché- le domandò Mikey -perché è vuota?-

-Pretendiamo una spiegazione- continuò Ray serio.

-Non… mi ha trasmesso niente- cercò di spiegare lei.

-Dai… lei è inesperta di musica- provò a difenderla Rob.

-Ha ragione lei- dissi tutto d’un tratto -questo disco è da rifare!-

Tutti mi fissarono sbigottiti.

-Scherzi Gee?- mi rimproverò shockato mio fratello -cosa diremo ai fan? Cosa dire a loro che stanno aspettando questo CD da una vita?-

-Diremo che avevamo preso un abbaglio-

-Ma non puoi annullare tutto per il commento di una segretaria- ribattè acido.

-Lei non c’entra niente. Mi ha solo aperto gl’occhi.-

-Ha ragione Gerard- s’intromise Frank -Holly è la voce del popolo-

-Ma…- cercò di ribattere Mikey. Mi mandò un occhiata eloquente a cui io sorrisi.

-Va bene…- acconsentì alla fine.

-Questo incontro ha avuto dei risvolti inaspettati, grazie a te, Olivia- disse Rob sfregando i capelli della sua segretaria che, con espressione da bambina gli sorrideva -Non ti aumenterò la paga, ma ti concederò la giornata libera. Vatti a comprare un bel costume per Halloween che ti dovrò presentare ad un po’ di gente!-

-Agl’ordini mio,capitano!- lo salutò mentre usciva dall’ufficio.

Ad Alicia, per sfortuna della ragazza, non sfuggì l’ultima parte del discorso di Rob, così si fiondò su di lei come un avvoltoio.

-Cara- disse maliziosa -ho sentito che non hai un costume-

-Beh insomma… si- tentò di spiegare lei.

-E che hai la giornata libera- continuò.

-Si…- Olivia la fissò preoccupata.

-Shopping!- strillò.

-Eh?-chiese la ragazza.

-Ci devi un favore!- detto ciò la strattonò via per il polso, seguita dalle altre due.

-Matte!- sospirai prendendo la pila di fogli che aveva posato Alicia. Lessi un paio di pagine finchè non ne trovai una che non c’entrava niente. Comprendeva solo due righe.

 

Comprendeva solo due righe.
“Omicidi di Long Island.
Carattere strettamente personale”
Piegai il foglio e lo misi in tasca.
Cosa diamine significava

Comprendeva solo due righe. “Omicidi di Long Island. Carattere strettamente personale” Piegai il foglio e lo misi in tasca. Cosa diamine significava?

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Nightmare ***


Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaao! E' uscito Danger *piange* e anche la notizia del concerto a Milano a Marzo *crisi isterica* E io ci andròòòòòòòòòòò(forse). Quindi ci si becca tutte là U_U
Apparte ciò che dire... Bulletproof Heart è bellissima ç^ç e Palnetary mi fa soffocare dal ridere ahahahahahahaha Quella Divah di Gerard  ahahahahahahahah.
Basta!
Occhei voglio sing su emmtivi non i Take That( un gruppo che si chiama "Prendilo" è un poco ambiguo)
E x-Factor lo ha vinto Nathalie *w*
Aaaaaah è stat una bella settimana si...proprio bella *w*
e ora passaiamo ai ringraziamenti
Mony_spacegirl:ahahahahahahahah siamo contentissime che ti piaccia così tanto *w* E che addirittura tu te la stia rileggendo da capo ahahaha. Io non riuscirei mai a rileggere ciò che ho scritto da capo perchè mi anticiperei da sola e lo detesto. Lo detesto come quando al cinema ti vuoi godere il tuo bel Harry Potter in santa pace e dietro di te ci sono due universitari che ti commentano tutte le battute -.- patetici. See yaa
Regina_loves_dante:Aloooooooora! Ehsì litigare fa bene al cuore e soprattutto alla pressione (!) Per il vestito...beh io ho fatto una bozza ...ma non so se farvela vedere U_U e la situazione si sta scaldando si U_U
Ciaaaaaa
Lady_Numb:Cercano di farli accoppiare per avere bambini con l'atteggiamento da diva e l'intelligenza di un criceto U_U. E Mikey si è risollevato il morale facendo accopiare i leoni coi rinoceronti ... mi assicura di dirti che è tanto felice :D
Frank è scemo. Noi riusciamo solo a figurarcelo come l'imbecille che voleva entrare in una cassa da morto xDDDD
Ciaaaa
Dorothy_:Oh ogni tanto delle critiche non fanno mai male  :D Inanzitutto ti spieghiamo ciò che ci hai chiesto. In primis abbiamo messo il '91 perchè nel '91 Holly aveva otto anni e, come dice nel primo capitolo(mi pare) entra nel regno della parata a 8 anni. Per la seconda parte,mi spiace ma non possiamo metterci bocca(XD)
Per il fatto di aver dipinto i personaggi in modo infantile...beh.... è come li immaginiamo noi e,in ogni caso se fossero stati tutti seri la storia sarebbe sata tremendamente noiosa(Amiamo la felicità e l'allegria,noi).
Però...vedi tutto ciò che noi scriviamo ha comunque uno scopo preciso ai fini della storia. Ci siamo incentrate di più su Holly e Gerard perchè è una cosa che comunque serviva per questo capitolo. Più in là ci saranno scene molto più interessanti sulla parata,perciò... beh pazieta xDD. E il fatto che beh non ci sia più la situazione surreale è perchè tutti i personaggi hanno comunque creato dei legami e quando leghi con una persona non ci fai più caso al fatto che lei sia strana...no?
E speriamo che questo capitolo ti piaccia più dei due precedenti... Per lo meno... abbiamo abbondato col Mistery xDDD
Ciaaaaaaaao!
P.s. esigiamo una recensione visto che questo capitolo è stato rifatto più volte u.u

 

 

 

Nightmare

 

 

Sto camminando per un viottolo canticchiando una di quelle filastrocche per scacciare via la paura. Non mi piace Boston. L’ho sempre detto alla mamma. Le persone sono così cattive. E sono tutti rossi perché nonna dice che sono tutti irlandesi e gl’irlandesi sono rossi. Tutti tutti! Però tutti mi ammirano per gl’occhi! E questo mi rende tanto felice! Il signor McKinley mi ha regalato di nuovo quel leccalecca tutto colorato che mi piace tanto! Mamma e papà saranno felicissimi. Chissà quando torneranno a riprendermi per portarmi a Princeton con loro. Vivere in New Jersey sarà fantastico! Lì non hanno tutti l’aria da folletto!
Questi viottoli fan veramente paura però! Sono tanto alti e strett. Sembrano quelli dove si arrampica Spiderman. Dico mentre mi fisso intorno con area spaesata.
-Ciao…-
-Chi c’è là?- chiedo tutta impaurita per aver sentito una voce dal nulla. -Esci fuori!-
Non c’è nessuno ed io inizio ad aver tanta paura. Affretto il passo nel viottolo ma mi trovo la strada sbarrata da un bambino.
-Eri tu?- gli chiedo più tranquilla -Mi hai voluto fare uno scherzo!- lo rimprovero -Non si fanno gli scherzi alle bambine!-
Lui non risponde e io non riesco a vederlo in faccia. E’ in controluce e guardarlo mi fa venire tanto male agl’occhi. Capisco solo che ha i capelli rossi. Irlandese.
Lui emette un sibilo strozzato.
-Ti senti bene? Mio papà fa il dottore e oggi mi viene a prendere…- gli dico avvicinandomi per toccarlo. E’ più alto di me, ma non mi stupisco,io sono bassa per la mia età. Da vicino riesco a vederlo in faccia è… strana… e senza pensarci la tocco.
Qualcosa di bagnato mi rimane tra le mani.
Strillo. Quello che mi ha sporcato le mani è sangue.
Lui mi afferra il polso e mi mostra una fila di lunghi denti aguzzi e…

-AAAAAAAAAAAAAAAAH- mi svegliai tutta sudata fra le lenzuola. Le mani mi tremavano e avevo gl’occhi sgranati.
-Che cos’è successo?- mi chiese Avarice mentre entrava in fretta e furia nella mia camera.
-I… incub.. o- sussurrai.
-Holly, sei ghiacciata e non dovresti esserlo- mi disse allarmato mentre mi tasta la fronte e il collo.
-Sicura che non sia successo niente? A me puoi dirlo- mi domandò gentilmente.
-Ho fatto un incubo- ripetei ancora sotto shock
-E che cos’è successo?- continuò a domandarmi.
-Non lo so- dissi tastandomi fortemente la testa. Mi faceva malissimo. Come se qualcuno la stesse trapanando dall’interno.
Mi lasciai sfuggire un gemito.
-Che cos’hai?- mi chiese apprensivo.
-L’emicrania dovuta allo stress psicofisico– spiegai.
Avarice mi fissò in modo strano. E io tentai, nonostante il dolore, di spiegargli qualcosa.
-Ero…- provai a parlare -una bambina, credo. Mi pare fossi a Boston e dicevo qualcosa sugli irlandesi… che non mi piacevano perché… rossi?- Avarice sgranò gl’occhi ma non disse nulla.
-Camminavo per un vicolo- continuai -e a me non piaceva… dicevo qualcosa su un certo Spiderman che… beh…. non sapevo cosa fosse. Poi c’era un bambino… con il volto sporco di sangue che mi mostrava i denti aguzzi e penso mi…. portasse via. Ma era solo un incubo per Halloween- conclusi ridendo.
Avarice rimase in silenzio per alcuni minuti. Era concentrato su qualcosa.
-Rob ti ha mai detto qualcosa sugli irlandesi a Boston?- mi chiese mentre meditava.
-No…- risposi confusa.
-Hai letto qualche libro di storia americana sulle prime colonizzazioni?- continuò a chiedermi.
-No…- risposi sempre più confusa.
-Hai letto Spiderman?-
-Emh… no. E’ un peccato?-
-Scusami- si congedò Avarice mentre usciva fuori dalla stanza.
Rimasi a fissare la porta per un sacco di tempo. Scossi la testa e le fitte di emicrania mi fecero strizzare gl’occhi. Avevo bisogno di un caffè e di un’aspirina. Stavo diventando una Way a furia di venir paragonata ai fratelli.
Decisi di farmi una doccia per pensare, rilassarmi e togliermi, soprattutto, quella schifosissima sensazione di appiccicume dal corpo. Bleah. Scusa in più per usare il bagnoschiuma al cioccolato che avevo comprato un paio di giorni prima con le mogli di quelli là.

La doccia fu rilassante, ma l’emicrania non passò. Anzi, più pensavo più faceva male. Così ero scesa in cucina da Artemis per chiedergli qualche cosa che potesse evitarmi il volontario sfracellamento del cranio contro lo stipite della porta.
-Artemis- lo chiamai quasi piangendo -dammi qualche cosa. Ti prego!-
Mi tenevo i palmi sulle tempie, premendo forte per tentare di placarlo, ma era solo una reazione fisica al dolore, perciò non faceva un bel niente.
In un istante Artemis mi fu davanti porgendomi con una mano una tazzina di schiumoso caffè al ginseng e nell’altra una piccola pillola bianca.
-Fa sempre male la prima volta- mi disse lui tutto d’un tratto.
-Cosa?- domandai mentre buttava giù la pastiglia e il caffè con un solo sorso.
-Il mal di testa. Noi non ci siamo abituati.- mi spiegò.
-Ah già… Non so come facciano a sopportare tutto questo stress, gli umani-
-Sono umani. Soffrire ti rende più umano sai. Questa è la sostanziale differenza-
Rimasi a bocca aperta. Da quando Artemis faceva il filosofo di professione?
-In ogni caso,- continuò -Questo è il massimo dolore che puoi ricevere. Avarice ha una media di tre mal di testa al giorno, perciò non ti preoccupare. E’ normale. All’inizio saranno un po’ più frequenti. Mi stupisco perché tu li abbia avuti solo adesso-
-Già- dissi schioccando la lingua sul palato per sentire ancora il sapore di caffè in bocca -A proposito sai dov’è?-
-In biblioteca- disse indicandomi la porta dall’altra parte dell’andito.
-Bene- gli risposi mentre andavo a bussare alla porta.
-Avy… Avery-
-Entra!- mi urlò da dietro la porta.
Appena aprii quella sgranai gl’occhi.
-Ma è scoppiata una guerra qua dentro?- chiesi cercando Avarice con lo sguardo.
-Oh la guerra! Io l’ho vissuta sai? Molto più ordinata di qui- mi disse mentre si toglieva un libro dalla testa.
-Vissuta… sei morto alla prima battaglia- gli rinfacciai.
-Alla quarta- mi corresse lui -E i tedeschi baravano-
-Ah si?- lo stuzzicai.
-Si! Non puoi colpire un avversario a terra da un aereo! Soprattutto se questo è solo e disperso per i campi!-
-In amore e in guerra tutto è lecito- gli dissi con aria di sufficienza.
La sua risposta fu un’occhiata torva.
-Vai vestita così al compleanno di Fred… Fren… Frick o come si chiama?-
-Frank. Si, comunque. Mi porto dietro il vestito per la festa.- risposi.
Lui mi fece un verso e si riconcentrò sui libri.
-Che cosa stai leggendo?- gli domandai curiosa.
-Bambini rapiti e scomparsi nel 1991-
Lo fissai seria –Avarice,cosa hai scoperto?-chiesi
-Sospetto che, beh… tu sia stata rapita-
-Cioè?-
-Quello che ho detto. Non sei tra gli omicidi e morti perché ti hanno rapita e il tuo corpo non è stato ritrovato… ma…- disse mentre mi fissava.
-Ma?-
-Non sei neppure qui!-
-Cosa?-
Ma cosa diamine mi era successo?
-Non ci sei! Ho cercato tutti i rapimenti e i bambini scomparsi a Boston e…-
-Boston?- domandai stupefatta. -Perché Boston?-
-Temo che… quello che hai sognato, il tuo incubo sia stato l’ultimo tuo ricordo-
Lo fissai shockata. Impossibile. Io non avevo mai avuto incubi di questo tipo!
-Impossibile!- dissi dando voce ai miei pensieri -Perché oggi? Perché non prima?-
-Rosso- disse lui con aria saccente.
-Che c’entra?- chiesi irritata.
-Il rosso è la causa scatenante. I capelli rossi sono la causa scatenante- mi spiegò.
-Non penso proprio. Gerard ha i capelli tinti di rosso da quando lo conosco. E lo conosco da mesi-
-Gerard?- mi domandò serio -Hollow… devo spiegarti qualcosa di anatomia umana?-
-Smettila!-
-Ti ricordo che là- mi indico la vita -hai tutto.-
Lo fissai torva.
-In ogni caso… penso che sia dovuto al fatto che tu abbia abbassato le difese con lui. Di che colore aveva i capelli il bambino?-
-Rossi…-
-Anche con quel bambino hai abbassato le difese. Con Gerard, presumo,lo stesso. La tua mente ti sta avvertendo di non fidarti e ti ha fatto vedere che cos’è successo.- mi spiegò Avarice.
-Ma perché tu credi che non sia stato un incubo?- gli domandai con aria estremamente irritata.
-Perché tu non sai cosa sia uno Spiderman, non sai dov’è Boston, per lo meno io non te l’ho spiegato; e non sai, perciò, che è stata colonizzata dargli irlandesi- rispose lui.
Tentai di ribattere ma,fui interrotta da Artemis.
-Signorina?- entrò in biblioteca -Ha delle visite-
-Meglio fare gl’onori di casa- fece Avarice alzandosi dalla sedia -in ogni caso non abbiamo concluso. E…- mi fissò seriamente -Hollow non devi- calcò sul “devi” -distruggere la vita ad un umano. Se questa tua amicizia diverrà qualcosa di più beh… non ci metterò molto a rispedirti nell’ Ohio, intesi?-
Gli tirai uno scappellotto mentre uscivo dalla porta.

 


Il viaggio in macchina con quei due era veramente devastante per la mia salute. La zuccherosità che emanavano mi inacidiva come una vecchia zitella. Patetici e diabetici. Li avrei schiaffeggiati se solo avessi potuto. Ma non potevo, se non volevo beccarmi un pugno dritto nell’occhio da Alicia. Eh si… era Alicia l’uomo della coppia. L’uomo con le palle. Mikey era il fedele e scodinzolante cagnolino.
In ogni caso non è che ci avessi badato molto… avevo in mente ancora quel foglietto che avevo trovato tra la pila che aveva portato Alicia da parte di Olivia. Che cosa significava? Perché Oliva stava guardando gli omicidi avvenuti a Long Island? Che fosse una serial killer? Una mentalmente instabile? Mi avrebbe forse ucciso perché troppo bello e fascinoso?
-Eccoci, acidone- mi disse mio fratello distraendomi e fermandosi davanti ad una villetta che sembrava molto antica a prima vista.
-Cazzo!- sillabò finemente Alicia.
-Tsk- feci io avvicinandomi al campanello.
In un secondo il cancello si aprì con un inquietante e sinistro cigolio. Entrammo con un po’ di riluttanza e ci incamminammo per l’acciottolato che portava al grosso portone di legno da cui spuntò una losca figura.
-Salve!- ci salutò quando gli parve che fossimo ad una distanza giusta per farsi sentire.
-Buongiorno!- salutò Alicia –siamo qui per Olivia-
-Certo entrate che la chiamo- disse mentre ci faceva entrare nella casa.
L’uomo aveva un enorme taglio che gli spezzava in due la faccia, ma non ci feci caso per molto, dopo che fui entrato nella casa.
L’andito era… enorme? Era la casa più bella ed inquietante che avessi mai visto. Mentre tutti noi ammiravamo i mobili della casa,da una porta laterale uscirono i due padroni di casa. Prima Olivia, con aria assai irritata e poi il fratello. Tutti noi rimanemmo a bocca aperta. Nonostante lo avessimo già visto un po’ di tempo prima era veramente… bello.
-Salve- ci salutò cordialmente mentre sua sorella lo fissava torva.-Sono Avery, il fratello di Holly-
Ci porse cordialmente e con un sorriso affabile la mano. Alicia aveva la bocca spalancata.
-Bene- pronunciò lui mentre incrociava le mani all’altezza della vita -Non vorrei rubarvi Miss Acidità qui accanto-
Olivia lo fissò, se possibile ancora più torvamente.
-Ci vediamo stasera cara. Alla festa- le disse candidamente mentre con un cenno di capo si congedava e saliva le scale. Tutti lo fissammo.
-Per carità andiamo!- ci strillò Olivia mettendosi davanti a noi.
-Scusa- dissero Alicia e Mikey in coro.
-Artemis… portami la sacca nera sul mio letto- stillò la ragazza –e il pacco bianco!-
-Che bella casa!- le disse Alicia. -Sembra molto antica-
-Lo è- affermò la ragazza -E’ stata fatta nel 1800 circa. L’abbiamo ereditata-
-Wow- fece Mikey.
-Già-
Cadde un silenzio imbarazzante, dove tutti ci fissammo, interrotto solamente dal maggiordomo che portava le sacche.
Dopo averlo ringraziato, uscimmo finalmente dalla casa e ci incamminammo verso la macchina. Alicia sistemò la sacca nera con la massima cura nel bagagliaio e Mikey si mise a fare il gentiluomo. Il risultato alla fine fu che io le ero seduto accanto e che dovetti assistere a tutte le smancerie della coppietta là davanti. Comprese le carezzatine alle mani, l’intreccio delle dita, le sfiorature accidentali. Il tutto accompagnato da risatine e occhiate di miele puro.
E non potevo neppure distrarmi, visto che Olivia fissava fuori dal finestrino con sguardo vacuo e assente.
Conclusi che sarebbe stato meglio pensare un attimo a quel cd da… rifare? Si, rifare. Perchè non c’era un briciolo di sentimento dentro e io non ero per niente d’accordo nel divulgare cose… vuote. Perciò, mentre guardavo l’ennesimo cartellone sul panino della McDonald dove un cactus con un cappello da Cowboy e una pistola combatteva contro un altro cactus mi venne l’idea.
Deserto!
Nel deserto sarebbe stato facile perdersi. Perdersi era sinonimo di avventura. Avventura era sinonimo di emozioni. Emozioni erano la trasposizione incorporea delle canzoni. Canzoni fanno un CD.
Basta. Avevo vinto. Avevo trovato un posto dove mi sarei sentito ispirato, anche se detestavo la musica country.
-Gerard dovresti ritornare dallo psicanalista secondo me- mi disse mio fratello da fuori il finestrino.
Eravamo arrivati e io non me n’ero neppure accorto.
-Hai quest’espressione da pazzo omicida ultimamente che beh… fai paura- mi spiegò mia cognata.
Fissai Olivia e lei mi ricambiò con un accenno di sorriso. Si vedeva che quel giorno non era proprio presente con la mente.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** I just know I can trust you ***


Saaaaalve e scusate il ritardissimo,ma abbiamo avuto vari problemi tecnici per cui non potevamo postare niente.
In ogni caso, Buon dicembre a tutti voi :D
Ricordatevi che ogni giorno che passa diventate più vecchieU_U
 
E ora i ringraziamenti,perchè ho fame e sto per andare a pranzo.
Mony_spacegirl:E' sempre un piacere ritrovarti quando leggiamo le recensioni. Io e Mary stiamo pensando di darti il premio fedeltà u_u. Si...la storia di Hollow è intrigante ed ha una sua spiegazione logica superfiga. Il capitolo,in ogni caso è di passaggio. Fa da ponte.
Ci si vede al prossimo capitolo eh
See yaa
Lady Numb: Vampiri *inizia a cantare Vampire Money* In ogni caso coi vampiri sei proprio fuori strada xDDD  E anche Alicia è umana,solo che Gerard è mezzo psico-sociopatico u_u.
La notizia del concerto l'ha data il MICR(My Italian Chemical Romance) e la data verrà dichiarata il 6/12.
Ciaaaao
Regina_loves_dante:Ben ritrovata!! Nuooh legion noi non l'abbiamo mai visto e,comunque, se non ricordo male Boston è stata una colonia Irlandese e perciò la maggior parte della popolazione è rossa(Weasley pauah). Io odio le sdolcinatezza puah u_u
See yaa
Dorothy_:Mi sorge spontanea una domanda: Ma quando ci metti a scrivere le recensioni? Sono immense o_o (ma noi le apprezziamo taaaaaaaaaaaanto u_u)
Grazie per i complimenti. Ogni tanto ci capita di fare errori,dopotutto siamo umane anche noi e ogni tanto ci scordiamo di correggere qualchecosina. Avarice è aMMore,soprattutto col volto con cui ce lo immaginiamo *çççççç*. Il cartellone non so se sia stata l'ispirazione del vero Gerard. Penso di aver visto una pubblicità simile un paio di anni fa e perciò l'ho messo.Mi sembrava stupido e quindi giusto per gerard u_u.
Ti avvertiamo...questo capitolo è un transito che serve a spianarci la strada per il prossimo u_u. Lo sappiamo che ami il mistery,ma per il momento cooking Mama2 non mi ha dato l'ispirazione.
See yaa
 
 
E grazie a chi legge .
Lo sappiamo che ci siete gne gne

I just know I can trust you

 

Il pranzo da Frank fu unico. Non mi ero mai sentito così tanto parte di una famiglia come in quel momento. Frank ci aveva accolti tutti con un sorriso a trentadue denti e l’aria felice di un bambino a Natale. Prima di farci entrare, aveva preteso di vedere se avevamo portato dei regali. Ci fece entrare solo dopo averli ispezionati millimetro per millimetro. Con Olivia si slanciò in un maxi abbraccio stritolatore.
-Holly. Non dovevi!- le disse falsamente mentre scuoteva il pacchetto per sentire rumore. La ragazza ricambiò con un sorriso di circostanza.
Ma che diamine aveva quel giorno?
La fissavo ogni secondo in cui potevo, cosa che tutti i presenti avevano notato. Tranne lei. Lei se ne stava in disparte, pensando intensamente a qualcosa di grave, come si poteva notare dalla sua espressione crucciata.
Frank era troppo euforico per accorgersene. Spargeva euforia da tutti i pori e fu difficile non esserne contagiati. Dopo tutto era sempre stato un bambino e i bambini portano sempre gioia.
Crack.
I bambini… il bambino. Chissà come era bello quello di Lynz e del… bleah. Mi veniva il voltastomaco a pensarci.
-E voi due musoni!- urlò Frank fissando me e Olivia seduti sullo stesso divano ma ai due lati opposti -E’ il mio compleanno- sorrise sedendosi tra di noi e circondandoci le spalle con le braccia -e bisogna essere felici-
-Seh. E’ nato il salvatore.-
-Si!- mi disse lui compiaciuto -Se fossi nato all’epoca di Cristo mi avrebbero eletto come salvatore del mondo e sulla Bibbia ci sarei io. Non quello là-
-Naturalmente…- feci accondiscendente -Avremmo avuto il Cristo più figo del mondo-
Scoppiò a ridere, poi mi prese il braccio e lo poggiò sulla spalla di Olivia che lo fissò in imbarazzo dopo essersi accorta di cosa aveva fatto.
-Ecco!- dissi io facendole poggiare la testa sul mio petto per fregarle un pugno sul capo.
-Ahiaaa!-mi strillò -Gee…rarddd-
-E ridi suuu!- dissi cercando di farle il solletico.
-Ahahah… Ger…- soffriva il solletico veramente tanto –Non resahahahah…piro- disse cercando di smettere di ridere. A quel punto un flash ci abbagliò.
-Non ci vedo più!- strillò lei mentre cadeva da divano.
Io cominciai a riderle in faccia –Aahahahah seiahah caduta…. Idiota!-
-Mi avresti potuto tenere imbecille!- mi rimbeccò mentre un altro flash ci accecava e lei mi prendeva per il colletto della camicia e mi tirava giù.
-Alicia!- strillammo all’unisono.
-Che c’è?! Quando vi sposerete, mi pregherete di rendervi queste foto!- ci rimbeccò lei guardandole sul display della macchina.
Olivia raggiunse un colorito bordeaux veramente acceso ed io scoppiai a ridere mentre lei mi lanciava un’occhiataccia per poi unirsi a me nelle risate.
Alicia ci lasciò in pace, non prima di averci lanciato un’occhiata maliziosa a cui noi rispondemmo con la linguaccia.
-Ti è passata la malinconia?- le chiesi dolcemente, ancora per terra a fianco a lei.
-Si… notava tanto?- mi chiese tristemente.
-Abbastanza. In ogni caso se ne vuoi parlare- dissi alzando il busto con un colpo di reni -Io ci sono-
-Grazie!- mi disse lei rivolgendomi un timido sorriso.
-In ogni caso- feci tornando serio -Ho trovato questo fra i documenti che ci hai mandato l’altro giorno-
Tolsi il foglietto praticamente distrutto da quante volte era stato riaperto e glielo diedi. Lei fece un ‘espressione shockata, sgranò gl’occhi.
-Qualunque cosa tu pensi è sbagliata- mi disse seriamente.
-Non penso- feci risoluto- Ma ti chiedo perché hai cose di carattere strettamente riservato-
-Sono…- cercò di spiegare lei.
-Di tuo fratello? E perché le hai tu?-
-Io… Non sono fatti tuoi Gerard- mi disse mentre, lentamente, i suoi occhi si facevano più scuri.
-Sappi che se farai qualche cosa e io lo verrò a sapere sarò il primo a rovinarti- le dissi serio.
-Non sono fatti tuoi Way-
-Neppure tuoi Jensen-
-Mi devi portare rispetto- disse poi seria alzandosi. Sbattè le mani sui pantaloni e mi fissò -dopo tutto io ti paro il culo-
La fissai mentre varcava la soglia e decisi di uscire a fumarmi una sigaretta.
 
Decisamente ero troppo nervoso e senza rendermene conto era passato troppo tempo. Me ne ero accorto solamente quando mi era finito il pacchetto e le mie dita non avevano trovato il piccolo cilindro. Ero rimasto stupefatto di me stesso. L’ultima volta che avevo fumato per il nervoso era a causa di Lynz.
Cazzo!
Perché Olivia mi riportava in mente tutte le cose più dolorose della vita? Perché riusciva scoprire ogni ferita aperta del mio cuore e riportare quei ricordi nei miei pensieri?
Decisi di entrare in casa, anche perché le mie dita avevano raggiunto un agghiacciante incrocio di bianco e rosso che mi riportavano ai giorni della disintossicazione e del tour degli ospedali. Rabbrividii, visto che mi riportavano in mente Olivia. Il suo colorito di pelle era troppo chiaro per essere umano, ora che ci pensavo. Sembrava che il suo corpo non avesse sangue, se non nelle rare occasioni in cui si concentrava sulle sue guance creando un forte contrasto. E… il mio disegno. Lo guardavo tutte le notti. Guardavo tutte le notti quel personaggio infelice che  doveva essere Olivia e ogni notte ne scoprivo una cosa nuova.
Uno strillo mi riportò fuori da i miei pensieri.
-Cosa sta succ…?- Olivia scese di corsa le scale con un vestito bianco sporco e con macchie rosse intense in alcuni punti. Il suo colorito era più pallido, ma nelle guance si riconosceva il rosso per lo sforzo della corsa e il trucco nero degl’occhi  le risaltava le iridi, rese ancora più viola per il contrasto con il bianco e il nero. Sembrava quasi un dipinto. Ero rimasto senza respiro. Le mani iniziarono a prudermi per la voglia di disegnare, ma i miei occhi soffrivano al solo pensiero di distogliere lo sguardo dalla sua figura.
Contrasti.
Lei mi fissò,mentre il suo petto si alzava e abbassava a ritmo frenetico. Sembrava un cervo in pericolo.
-Holly!- la rimproverò Alicia -Vieni subito qui-
Lei mi supplicò aiuto con lo sguardo.
Come poteva chiedere l’aiuto del suo nemico? Perché aveva quei repentini cambi d’umore? Perché era così eterea e bella?
Mi faceva sentire inutile; il mostro che voleva rapire lei, la principessa delle fiabe, e portarsela nell’oscurità delle tenebre. O era il contrario? O era lei che voleva portare me nelle tenebre più profonde. Sapevo solo che l’avrei seguita. Anche all’inferno.
Alicia la prese per il braccio e la trascinò lontano, ma lei non distolse mai lo sguardo dal mio.
Perché con lei era tutto così strano. Perché con lei le parole assumevano altri significati? Perché con lei i gesti venivano fraintesi? Perché cavolo mi stavo innamorando della persona sbagliata quando mi ero ripromesso di non innamorarmi più?
-Gee…-  mi chiamò Mikey.
-Si?- chiesi a mio fratello, fissandolo negl’occhi.
-Tu… beh..- balbettò -ti… voglio vedere felice Gee.- mi disse arrossendo e scappando in cucina.
Aveva ragione. Forse un po’ di felicità me la meritavo anch’io dopotutto.
 
 
 
 
Mi avevano torturata. Era stato peggio dei duri anni di allenamento all’interno della parata, quando non riuscivo più neppure ad alzarmi dal letto per il dolore, ma dovevo farlo. In confronto, quelli, sembravano giorni di spensieratezza infantile. In più mi stavano riempiendo la testa di informazioni su Gerard, l’infame bastardo che non mi aveva aiutato a fuggire da queste matte e che loro, pretendevano dovessi avere come fidanzato perché…
-Vi completate!- aveva esclamato Alicia.
-Sareste bellissimi insieme- la assecondò Jamia.
-E tu pensa che figli bellissimi avreste!- aveva concluso Christa.
-No- avevo semplicemente detto io -Non posso-
Mai l’avessi detto. Si avventarono su di me come avvoltoi.
-Sei già fidanzata?- domandò sospettosa Alicia guardandomi le mani.
-Oh lo sapevo- si lamentò Jamia -sei troppo carina e dolce per essere single!-
-Già- acconsentì Christa con uno sbuffo.-Povero Gerard- continuò Alicia tristemente -avrà mai il diritto di essere felice?-
-Certo!- esclamai io -E’ vivo, e penso che questo sia il dono più bello che qualcuno possa ricevere! Voi date superficialità alla vita, ma questa è veramente importante e si ha una sola opportunità di viverla. Gerard non è solo! Gerard ha voi! E Gerard dovrebbe smetterla di deprimersi perché siete le persone più fantastiche che io abbia conosciuto. Gerard ha degli amici e penso che lui lo sappia e che si accontenti!-
Jamia mi abbracciò quasi con le lacrime agl’occhi mentre Christa mi accarezzò dolcemente i capelli mormorandomi…
-Sei una persona fantastica Holly-
Alicia mi rivolse un gran sorriso.
-Spero che tu e Gerard diventiate buoni amici allora- disse lei.
Già, anche io lo speravo, però non lo dissi.
 
 
-Siete?- ci chiese il buttafuori mentre controllava le entrate.
-Olivia Jensen. Sono nella prima lista- gli risposi fissandolo con un sorriso. Lui arrossì ed impacciatamene si mise a cercare il mio nome.
-Ok, puoi entrare- mi disse -Voi, siete?- chiese poi rivolto agl’altri.
-Loro sono a pagina cinque- gli risposi -Quella lista l’ho fatta io-
Lui annuì e li fece passare.
-Cavolo!- si complimentò Mikey -C’è un sacco di security-
-Già. E’ per evitare gl’imbucati- gli spiegai mentre passavamo sotto una cascata di flash, voci di giornalisti e fan scatenati in cui i ragazzi rimasero bloccati.
-Voi fate tutte le foto che volete. Io vado da mio fratello!- urlai loro cercando di sovrastare tutte le voci.
Ray mi fece segno di aver inteso col pollice e io mi addentrai dentro il salone perfettamente decorato da zucche giganti e personaggi mostruosi.
Avevamo fatto un ottimo lavoro, cavolo, e ne ero tremendamente orgogliosa; soprattutto mentre osservavo il frutto dei miei sacrifici: l’enorme Frankenstein di ghiaccio che stava al centro esatto della sala. Da sotto partivano tutti i fumi che davano un aria tetra al paesaggio. In più, ero riuscita a far mettere dei modelli di enormi alberi spogli e qualche lapide con un cumulo di terra da cui usciva un arto. Spaventosamente bello.
-Ottimo lavoro, Hollow- mi sussurrò una voce suadente all’orecchio.
Mi voltai di scatto, trovandomi davanti la persona che più odiavo e che più avevo odiato.
-Envy- biascicai tetra -E’ sempre una tortura vederti-
-Anche per me…- mi rispose alzandomi il mento con le dita lunghe e bianche.
-Perché sei qui?- gli domandai irritata.
-Avevo voglia di vederti–
Gli tolsi la mano da sotto il mio mento e mi avvicinai al suo orecchio.
-Non mi costringere a farti fuori Envy- lo minacciai.
Lui mi rise in faccia, accarezzandomi la guancia.
-Oh dolcezza, non mi potresti mai fare del male…-
Ci fissammo, come due cani che litigano per la stessa bistecca.
-Basta!- s’intromise Avarice separandoci.
Io ringhiai.
-Holly?- mi chiamò spaventata Jamia -Cos’hai fatto agl’occhi?-
Sgranai gl’occhi cercando una superficie riflettente in cui specchiarmi. Erano diventati pece, nerissimi. Fissai con odio Envy mentre Avarice mi abbracciava.
-Calmati…- mi sussurrò.
Feci lunghi respiri e finalmente riuscii a calmarmi. Fissai Avarice e lui mi diede l’ok.
-Emh… andiamo ragazzi- dissi rivolta agl’altri.
-Sei sempre così maleducata Olivia!- mi cantilenò Envy -Non mi presenti ai tuoi amici-
-No.- dissi in tono asciutto e secco -Vattene. La tua presenza non è gradita. Non eri neppure in lista-
-Mi sottovaluti- mi sussurrò mentre si avvicinava ai ragazzi.
-Io sono Irial- disse spostandosi il ciuffo biondo dagl’occhi.
E mentre gl’altri si presentavano presi in disparte Avarice.
-Perché è qui?- gli chiesi in tono isterico.
-E’ stato mandato per controllare i Corruttori. Ho spedito una lettera ai capi dove spiegavo il fatto che fossero spariti e hanno mandato Envy. Dopotutto non me ne stupisco più di tanto. E’ lui che si occupa dei Corruttori. Rimarrà qui solo una settimana- mi disse, mentre io continuavo a tenerlo d’occhio.
I ragazzi lo fissavano torvamente. In neppure due minuti era riuscito a convergere le attenzioni delle ragazze su di lui, facendole arrossire, balbettare e ridacchiare.
-Portalo lontano da qui- sillabai mentre ritornavo dai ragazzi.
-E’ meglio che tu vada, Irial- dissi con odio.
-Certo… E’ stato un piacere conoscervi- disse verso le tre ragazze prima di baciare a tutte la mano.
Da quel che avevo capito, Envy era morto moltissimi anni fa, giustiziato da un signorotto per aver intrattenuto relazioni clandestine con l’unica figlia e addirittura la moglie, mandando in vergognosa rovina l’intera famiglia. Era riuscito a fuggire, ma il signorotto aveva molti sgherri, e così fu impiccato pubblicamente e il suo corpo, nonostante fosse di nobile lignaggio, fu buttato nelle fosse comuni.
-Ci vediamo a casa. Amore- mi disse viscidamente passandomi davanti. Io lo fissai torva. Rispondergli non sarebbe servito a nulla. Anzi, gli voltai le spalle e me ne andai, con grande dignità e una voglia irrefrenabile di piangere per il nervoso.
-Holly, aspetta!- mi sentii chiamare flebilmente, ma non ascoltai, andai dritta incrociando Rob.
-Olivia!- mi urlò venendomi contro e circondandomi le spalle.
Mi condusse da un folto gruppo di persone e me le presentò.
-Lei è quella che ha organizzato tutto ciò- concluse con un grande sorriso.
-Oh Rob, devi essere molto fortunato allora- si complimentò un uomo -Brava, intelligente e soprattutto carina- disse lanciandomi un’occhiata viscidissima.
Storsi il naso.
-Rob, devo andare- dissi al mio capo con un sorriso.
-Oh giusto! Vai a goderti la festa cara-
Godermi la festa un corno. Dovevo subito tornare a casa a prendermi le mie cose per andare ad alloggiare in un albergo. Io non avrei mai vissuto sotto lo stesso tetto di quell’idiota, neppure sotto tortura. Ero nervosa, con una voglia irrefrenabile di piangere e fare a pugni.
-Olivia- mi sentii chiamare nuovamente da una voce familiare.
-Che c’è?- gli dissi isterica.
-Aiutami-
-Ah no, Way. Tu non mi hai aiutato prima-
-Ti prego!- mi sussurrò sull’orlo delle lacrime.
Il mondo stava decisamente girando al contrario. Si.
-Vieni- dissi allungando la mano per prenderlo a braccetto.
Costeggiammo la sala, fino alla porta che dava sul giardino vuoto, per colpa del freddo. Camminammo fino a raggiungere la fontana che vi era al centro e ci sedemmo sul bordo.
Gerard accanto a me piangeva silenziosamente. Rimasi in silenzio e gli passai una mano sulla spalla, per farli sapere che c’ero. Non volevo farlo parlare con la forza e controvoglia, volevo che fosse lui a spiegare le cose, di sua spontanea volontà.
-Grazie- mi sussurrò fra un singhiozzo e l’altro.
-Prego- dissi tirando fuori un fazzoletto dal guanto e passandoglielo.
-Mi dispiace disturbarti…- tentò di scusarsi lui.
-Fa niente Gerard- dissi sinceramente -Non mi andava di stare là. C’erano persone che non volevo vedere-
-Ti capisco…- biascicò lui soffiandosi il naso.
-Naturalmente il fazzoletto te lo regalo- gli dissi con aria schifata.
Lui mi fissò e si mise a ridere e mi abbracciò.
-Hey! Noi dovremmo essere nemici, ricordi?-
-Amici. Nemici. Stessa cosa…. So solo che mi posso fidare di te-
-Io… grazie… sei il migliore nemico-amico che abbia mai avuto- dissi guardandolo negl’occhi e sorridendo, anche lui mi sorrise di rimando.
Poi ripiombò il silenzio.
-C’era Lynz- sbottò tutto d’un tratto- Col… fidanzato e io mi… sono sentito inutile. Mi sento inutile. Sono inutile-
-Non sei inutile Gee!- arrossii usando il suo nomignolo -Hai tante persone che ti vogliono bene e ti invidio un sacco per questo!-
-Davvero?- chiese lui.
-Certo!- affermai -Tutti ti vogliono bene, hai tanti amici. Io ho solo Si… Shin e Avery-
-E Irial e…-
 -Io Irial lo odio- gli spiegai -mi ha sempre trattata come una nullità, non mi ha mai veramente preso sul serio. E’ stato il primo ad additarmi perché strana…- conclusi triste.
-E me. Hai anche me!- mi disse tutto d’un tratto. –E mi dispiace per prima… non erano fatti miei - disse sinceramente.
Lo abbracciai di nuovo.
-Grazie!- gli strillai nell’orecchio.
-Così mi rendi sordo! E chi seguirà mai una band con un cantante sordo?-
-Io!- strillai sinceramente.
Ridemmo per alcuni minuti buoni…
-Allora- dissi io –Nessuno di noi vuole rimanere a questa noiosissima festa, ti propongo un andata allo Starbucks, per suggellare il nostro patto di amicizia con un buon caffè-
-Ci sto!-
Così, incuranti della pioggia di flash e delle fan urlanti prendemmo il primo taxi reperibile per una fuga allo Starbucks più vicino.
-Questi cosi rimangono aperti pure nelle festività- pronunciai compiaciuta davanti all’insegna bianca e verde.
-Lo fanno perché sanno che ci sono caffeinomani come noi- affermò Gerard.
Prendemmo posto al tavolino dopo aver ordinato ed iniziammo a parlare, scordandoci di tutto il resto, finché un cameriere non si avvicinò a noi informandoci che era l’ora di chiusura.

 

-Cavolo!- esclamò lei appena uscimmo.
-Che c’è?-
-Devo tornare a casa a…-
-Cenerentola?- le domandai con un sorrisetto.
-Eh? In ogni caso… devo prendere dei vestiti e trovare un albergo- mi spiegò pratica.
-Perché?- le domandai allibito.
La sua casa era fantastica.-Envy…- sussurrò piano.
-Eh?-
-Non voglio rimanere sotto lo stesso tetto di Irial- mi disse schifata -Perciò devo trovare un albergo-
-Scherzi?-
-No!- mi disse con sguardo serio.
Silenzio.
-Vienidame!- le dissi di getto arrossendo.
-Cosa?-
-Vieni-da-me!- le sillabai.
-Sicuro?-
NO! No che non lo ero.
-Certamente!- risposi io.
Stupido Gerard! Stupido! Stupido! Stupido!
-Grazie!- mi abbracciò in risposta lei.
Che palle! Un’altra notte sul divano.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Sleepover ***


Salve a tutte voi?Come state?
Spero per voi bene :D
Domani è il grande giorno *piange di giuoia*
Penso mi verrà un infarto domattina ma ...uuuh non può. Devo continuare questa cavolo di storia. Perchè... ahimè,sta per finire e siamo praticamente agli sgoccioli.
Ma,in ogni caso, ci sarà un prologo u_u
.
Non faremo un sequel,perchè pensiamo che i sequel rovivino sempre i libri/film.
Ma adesso non disperate eh u_u
 
Thanks to:
Mony:Guarda che noi ci stiamo organizzando eh u_u te lo diamo questo premio fedeltà,non adesso ma più in là :).
In ogni caso,nessuno pensa mai ad Alicia come una cognata ... il chè è strano,visto che lo è... Per la calma beh... questo è il carattere che abbiamo dato noi. Magari nella realtà quello che ne fa una più del diavolo è Mikey.
Speriamo questo capitolo sia degno come gl'altri u_u
Ciaaaaaaaaoooooo!
BBBlondie: Ami ma non recensisci * bacchetta le mani*... Se ti dicessimo quando se ne accorgeranno faremmo spoiler. E siamo molto restie a fare spoiler,noi u_u
Perciò commenta u_u
Pigrona!
Dorothy_:Dire che amiamo da morire i tuoi commenti è un eufemismo :DD.
Non puoi domandarci cose su cui non possiamo parlare. Gli spoiler roviano le storie u_u E Iral è un nome bellissimo *Dawn offesa a morte mode/on* E si, era il vecchio e amabile (amabile lo stiamo dicendo noi perchè come personaggio ci piace da morire)capo di Hollow.
Aspettiamo con ansia il responso su questo capitolo eeeeh! Non ci deludere
See ya
p.s. In realtà non so neppure come ho fatto xDDDDD io manco lo volevo quell  effetto là xDDDD
Regina_loves:Del vestito beh... io ho una bozza "disegnata" da me. Se vuoi,poi, potrei anche fartela vedere. Thanks for the compliments(?). Siamo felicissime di sapere che con la scrittura sttiamo migliorando entrambe... è una grossa cosa per noi.
Grazieh
Lady Numb:Mappovero Irial DDDDDDDD: *coccolano Irial*
Eeeeeeeeeeeeeeeeeh * aria saccente* non caveremo fuori una parola  su ciò che succederà u_u
E gerard detesta complicarsi la vita. Però lo fa sempre(che idiotone).
In ogni caso
Domani annunciano le dateeeeeeeeeee!!!11!!!1!!1!!11111!!!!!11!ONEONE
 
Dopo questo attimo di sclero ringrazio anche
Evazick
 e tutti oloro che leggono
See ya

 

Sleepover

 

-Beh questo è il mio appartamento-le dissi mentre spalancavo la porta di casa.
-Oooh-fu l’unico verso che le uscì dalla bocca.
-Non è niente di che! La tua casa è molto più bella-le dissi imbarazzato.
-Sarà-mormorò lei portando la sacca,con i vestiti ritirati a casa sua poco,prima dentro casa-Ma a me il tuo appartamento piace. E’ piccolo e personale…-
Silenzio.
-Tanto piccola da non riuscire a contenere il tuo ordine-sbottò poi fissando la pila di biancheria pulita che penzolava dal bracciolo del divano.
-Emh-biascicai prendendo la roba e nascondendola dietro la schiena.
Lei alzò il sopracciglio –E sei anche molto furbo- mi disse ironica.
-Hey!-la rimproverai-E’ casa mia-
-Non ho mai detto niente in contrario-affermò,poi, sedendosi sul divano.
Sbuffai andando a mettere la biancheria nel cassetto della camera. Olivia si era già praticamente spalmata sul divano stile ubriacone di prim'ordine e quindi, automaticamente la cosa mi diede subito ai nervi.
-Ma fai come se fossi a casa tua, eh!-la rimbeccai tra l’ironico e l’irritato.
-Grazie-biascicò senza neppure guardarmi in faccia.
Sospirai. Perché avevo deciso di invitarla a stare a casa mia? Perché? Perchè ero una persona masochista?
Ne avrei dovuto parlare con Greg,il mio psicologo/psicoterapeuta. E avremmo dovuto approfondire molti punti,come,perché avevo questo spirito da crocerossina;perché sembravo un uomo mestruato;perché dovevo sempre e costantemente innamorarmi della persona sbagliata.
E perché diamine stavo facendo altro caffè?
Ok,da aggiungere alla lista:
Perché ero un caffeinomane?
Detestavo quella diamine di moka! Non riuscivo mai ad avvitarla senza…
-Tonk-
-Cazzo!-mormorai fissando il caffè  e l'acqua che si espandevano per la cucina.
Mi piegai  subito a pulire tutto quel pantano di roba.
-Aspetta-disse Olivia,mentre le sue mani comparivano da nulla-Ti aiuto-
Il ceffè sulle sue mani,tremendamente bianche,sembrava una bruciatura,una macchia d’inchiosto,un qualcosa di tremendamente insano.Ne rimasi incantato.
-Gerard-mi chiamò.
Alzai lo sguardo dai miei piedi e mi trovai faccia a faccia con la sua lunga gonna bianco sporco con le macchie di sangue. Si era già alzata e, nel pavimento,era rimasto un po’ di caffè da pulire con lo straccio.
Mi alzai di scatto,sbattendomi le mani sui pantaloni,nel vano tentativo di pulirle.
-Dammi qua-le dissi mentre mettevo le mani a coppetta. Okey... molto geniale Gerard,sul serio.
Lei poggiò le mani sulle mie e, molto lentamente,le aprì,per far ricadere tutto nelle mie . La fissai. Ostentava concentrazione,ma,le sue gote,si stavano tingendo del familiare rosso imbarazzo.
-Posso ritrarti?-le dissi senza pensarci.
-Eh?-strillò.
Avete presente nei film,quando c’è la scena idilliaca che viene poi interrotta da una battuta stupida,sullo sfondo si sente un rumore di giradischi che parte? Ecco. Quello era ciò che era appena accaduto nel mio cervello.
-Sei proprio un’idiota-biascicai irritato.
-Ma sta zitto Way!-disse tirandomi un buffetto leggero sulla guancia.
-Troia!-le urlai,visto che,avendo le mani ancora sporche di caffè,mi aveva sporcato la guancia e mi aveva fatto entrarei granelli nel colletto della camicia.Sicchè,per vendetta,presi la polvere rimanente sulle mie mani e la buttai nel suo decolté.
-Dimmi-che-non-l’hai-fatto-disse chiudendo gl’occhi e respirando lentamente.
-Ops.-le dissi con aria prepotente.
-Uffa!-mormorò cogliendomi di sorpresa,mentre tentava di togliersi il caffè di dosso.
-Aspetta-le afferrai il polso e la trascinai fuori dalla cucina-La porta là a destra è il bagno. Cambiati-
Lei mi sorrise e,prendendo la sacca si incamminò al bagno.
Il telefono squillò.
-Ciao,Mikey-dissi atono.
-Hey Gee! Ma dove sei?-
-A casa.-
-E per caso sai dov’è Holly.Perchè qua non la troviamo e ci stiamo preoccupando-
-Geeeeeerard!-mi sentii chiamare-Ho finito!-
-Gee?Cosa stai facendo?-mi chiese sospettoso Mikey
-Quella è la voce di Holly!-sentii mormorare al telefono
-Gee! Ho sempre voluto dei nipotini-mi strillò Alicia nel timpano
-Okey,basta!-urlai-Ci vediamo dopo domani- chiusi. Perchè avevo dei parenti così... così stupidi era per me era sempre stato un mistero. Già la nascita di Mikey fu una disgrazia,durante la mia candida vita di bambino felice.Appena i miei me l'avevano fatto vedere,avevo chiesto loro quando l'avrebbero riportato all'ospedale. Tempo dopo avevo tentato di giocare con lui... lanciandolo dalla carrozzina sulle scale della casa della nonna,ma ahimè,i miei mi avevano beccato ed avevo dovuto passato la giornata seduto con la faccia rivolta verso il  muro. In quel periodo l'avevo odiato a morte.Mi aveva spodestato.Ma poi,iniziò a piacermi,diventando  un delle persone più importanti della mia vita.
-Chi era al telefono?-mi chiese Olivia entrando in cucina e disogliendomi dai miei pensieri.
Rimasi a bocca spalancata. Indossava dei pantaloncini cortissimi,praticamente coperti da una maglietta da uomo,per inciso ,una MIA maglietta e dei calzini lunghi fino a metà coscia con le stelline colorate.
-Tu…Dormi…?- le chiesi shockato.
-Sipperchè?-lei e la sua mania di attaccare le parole come i bambini piccoli e dispettosi.
-Quella è una mia maglietta-le feci "candidamente" notare.
-Io uso un pigiama estivo e qua fa troppo freddo per metterlo.-mi spiegò pratica,non notando le saette che lanciavo dagl'occhi.
-Potevi chieder…anzi lascia perdere-le dissi massaggiandomi le tempie-Ora andiamo… ti faccio vedere dove dormirai-
-Non ho sonno-sbottò tutto d’un tratto.
Dio! L’avevo detto che era una bambina,si?
-E cosa vuoi fare?-le chiesi esasperato.
-Guardiamo un film e mangiamo gelato?-mi propose con uno scintillio negl’occhi.
-Sono le due del mattino!-
-E allora? Cos’hai? Ottant’anni?-mi prese in giro
-Ne ho trenta,quindi sono molto più grande di te!-le rinfacciai [n.d.a. sappiamo che Gerard ha trentatré anni,ma abbiamo deciso di fargli uno sconticino u_u]
-Questo gelato?-fece irritata
-Non ho gelato. Ho la nutella,di Frank per giunta-
-Stessa cosa-
Feci un verso mentre afferravo due cucchiaini dal cassetto ed aprivo la credenza per prendere il vasetto.
-Tieni-gliela passai-Adesso va a cercare il film che più ti piace che io vado a cambiarmi.
-Yeeaaah-strillò fuggendo in salotto.
 

Presi un plaid dall’armadio. Sapevo che c’era freddo e che quella là si sarebbe ibernata,perciò, con una immensa voglia di dormire e pregare di morire durante il sonno, ritornai in salotto.
Lei aveva gl’occhi già incollati allo schermo del televisore. Bene... non mi aveva neppure aspettato
-Cos’hai…?-fissai lo schermo.
Bambi fuggiva,poi lo sparo
-Oh cazzo!-dissi disperato mentre lei iniziava a piangere
-Ma..ma-le tremava la voce-Bambi…-le lacrime gli sgorgavano dagl’occhi
-E’ un cartone!-le dissi con voce isterica.
Lei mi fissò con gl’occhi rossi per le lacrime.
-Lo mettevo a Mikey per farlo stare zitto- biascicai sedendomi accanto a lei e mettendoci il plaid addosso. Circondò il mio braccio e si mise a piangere.
-Dov’è la mamma di Bambi?-mi disse lacrimosa
-E'…- tentati di dire,ma poi ripensai a Mikey,al suo piangere ininterrottamente per una settimana e i mesi successivi quando vedeva dal Macellaio della carne appesa.Così inventai una scusa più che plausibile- In realtà ha mollato tutto e tutti,si è sposata col cacciatore ed è andata a vivere alle Hawaii-
Sentii la sua occhiata torva incenerirmi. Mi si rizzarono i peli della nuca
-Okey è morta-le dissi fra il sadico e l'atono.
Lei si zittì,affogando il suo dispiacere a cucchiaiate di nutella,lanciandomi,ogni tanto,occhiate torve per via dei miei sbuffi continui ed esasperati. Avrei bruciato  quella cassetta/incubo prima o poi. Oh si,l'avrei fatto. E ci avrei goduto come un riccio. 
 
 
 

Il film finì,lasciandomi uno strano senso di vuoto e speranza. Mi ero ritrovata in Bambi,in tutto ciò che gli era capitato… Solo che beh, lui era una animale ed io ero morta.
-Andiamo a dormire-dissi a Gerard mentre spegnevo la tv.
-Mmh… ok- biascicò.
Mi scortò alla fine del corridoio,ed entrammo,finalmente nella sua camera. L’insano rosso sangue delle pareti,era tutto ricoperto da una miriade di disegni. Mi accostai per fissarne uno.
-Sono bellissimi-mormorai-Li hai fatti tu?-
-Si-mi rispose mentre toglieva fuori dall’armadio una coperta e un cuscino.
-Sono fantastici-
-Già…In ogni caso,là c’è l’interruttore. Se ti serve qualcosa chiama.-fece sbrigativo
-Dove vai?-gli domandai
-A dormire,in salotto.Perchè?-
-Scherzi?-gli dissi stupefatta-Ci dormo io sul divano- gli strappai il cuscino e la coperta di mano
-No.-disse lui strappandomeli di mano a sua volta.
Ci guardammo in cagnesco.
-Gerard!-
-Olivia!-
-E’ casa tua.Devi dormirci tu sul letto!-gli dissi irritata
-Sei mia ospite-mi ribeccò lui
Assottigliai lo sguardo,tirando la coperta e il cuscino con le mani.
-Mollaa!-biascicai
-Molla tu!-biascicò lui torvo.
Rimanemmo cinque minuti buoni a tirare le coperte e a ringhiarci come animali.
-Basta!-sbottò-Cosa proponi?-
-Dormiamo entrambi qua-gli risposi semplicemente-Il letto è grande-
-Emh..-tossicchiò lui arrossendo-Non sembrerà un po’…beh…ambiguo.-
-Dio,che palle Gerard!Perchè pensi tutto male?-feci esasperata.
Poi mi venne un idea geniale.
Andai in salotto e raccattai i piccoli e lunghi cuscini poggiati sui divani. Ritornai in camera e,sotto il suo sguardo curioso,lo sistemai al centro del letto,spaccandolo in due.
-Bene.-esclamai-Questi cuscini fungeranno da trincea. Allunga le mani e ti spezzo le dita-continuai buttandomi a peso morto sul letto.
-E spegni le luci-gli ordinai.
Lui non rispose;s’infilò sotto le coperte e spense la luce. In quel preciso istante capii che avevo partorito la più grossa idea stronzata mai esistita. Dormire con lui…Che idiota!
Iniziai a percepire il famigliare rossore alla guance,e, lentamente inizia ad avvicinarmi sempre di più al bordo del letto,fino a che non sentii il vuoto sotto i polsi.
-Imbarazzante,eh?-sussurrai nel buio
-Già…-fece Gerard.
Rimanemmo alcuni minuti in silenzio,di nuovo.
-Gerard…-sbottai alla fine girandomi dalla sua parte
-Si?-mi domandò irritato.
-Perché canti?-mi venne in mente semplicemente.
Sentii il suo respiro bloccarsi di colpo e successivamente precepii che si stava girano fra le coperte.  I miei occhi erano abituati al buio ed evidentemente anche i suoi,che scintillavano nell’oscurità,ci fissammo.
-Canto perché…-si fermò per ponderare bene ciò che voleva dire-Canto per i ragazzi.Canto per le ragazze.Canto per il mondo e per chi mi vuole ascoltare-mi disse semplicemente-Canto perchè non ho altra scelta. E perchè mi piace. Mi piace l'adrenalina che scorre nelle mie  vene quando sto sul palco. Mi piace da impazzire sentire le persone che cantano con me,per me,per noi. E' la sensazione più bella che possa mai esistere. Se potessi-aggiunse infine-non smetterei mai di cantare e fare musica-
-Pensi mai a cosa sarebbe successo se non fossi diventato cantante?-gli domandai curiosa
-Probabilmente sarei andato a New York a lavorare come fumettista da qualche parte. O-s'interruppe per poi riprendere con voce grave-sarei morto per overdose in quel cazzo di Jersey-
Ebbi un sussulto. Se Gerard fosse morto io… io l’avrei incontrato…Lui. Lui avrebbe fatto parte della Black Parade, e , creme de la creme,sarebbe stato inferiore a me .Il mio cervello partorì un pensiero sadico come non mai,ma,il mio cuore realizzò il fatto che se lui fosse morto io …io…
Io cosa? Io non sapevo neppure che significava amare.
-Holly-sussultai di nuovo. Era la seconda volta che usava il mio nomignolo da quando lo conoscevo.
-Che hai?-mi chiese.
-Mi chiedevo-dissi in un lieve sussurro-Cosa significa amare…-
-Non hai mai amato nessuno?-mi chiese shockato
-No.-dissi atona-Ma non perché non abbia voluto solo che… non ho mai potuto farlo-
-Perché?-
-Perché dove stavo io non esistevano sentimenti,esistevano solo pallidi ricordi di tali e,in ogni caso, affezionarsi a qualcuno era sempre stato scoraggiato. Amare significava essere deboli ed essere deboli significava far vincere il nemico…-
-Amare è un contrasto-constatò Gerard-Quando ami ti puoi sentire fortissimo quanto debolissimo. Penso che l’amore sia l’apice dell’appagamento dell’egocentrismo umano. Amare ti fa sentire importante per qualcuno. Amare significa non essere dimenticato.-
-Amare è sbagliato?-chiesi rimuginando su ciò che aveva detto.
-Penso che non sia ne sbagliato né giusto ma, amare,fa male. Male da morire.-
-Perché gl’umani sono così masochisti?-feci retorica
-Perché l’amore,ad ogni modo appaga.Non si conseguono grandi vittorie senza grandi sofferenze. No?-
-Gee?-domandai dopo un attimo di silenzio.
-Si?-
-Secondo te,mi sarà mai concesso di amare qualcuno?-domandai-Perché… non penso di voler essere ricordata. E non voglio essere debole.-
Gerard non rispose.
Ma la stanchezza si,investendomi tutta d'un colpo
-Gee?-mormorai in uno stato di semi coscienza
-Mmh?-
-Tu sei innamorato di qualcuno adesso?-domandai con voce impastata dal sonno.
-Si,adesso si- mi sembrò di sentirlo mormorare. La tensione del materasso si allentò,le coperte si alzarono facendomi venire freddo. Sentii i suoi passi. Se n'era andato.
 
 
-Mollami!- dico strattonando il mio braccio per toglierlo dalle grinfie di quel mostro.
La sua risata agghiacciante mi fa rabbrividire.
-Bastardoo!-strillo assestandogli un calcio  nelle palle,ma l’essere non cede,anzi,la sua stretta si fa più forte e mi fa male.
Do uno strattone più forte e sento un crack sinistro provenire dal mio braccio,ma, per mia fortuna, l’adrenalina non mi fa sentire dolore. Inizio a correre,ma le mie gambe si fermano e sento un risucchio. L’ultima cosa che vedo è una lama che fende l’aria,una divisa nera e poi  nebbia,tanta nebbia grigia e densa. Poi uno strillo… uno strillo acuto di una donna,seguito subito dopo dal mio.
 
-Holly!-mi urlò Gerard scuotendomi.-Holly svegliati,svegliati!-
Gemetti. La testa mi pulsava da morire e nelle mie orecchie riecheggiavano rumori strani.
-Abbassa il rumore della tv Gee-gli mormorai sofferente.
-Holly non c’è nessun rumore-mi disse lui allarmato
I rumori nella mia testa si fecero più forti,tanto che mi premetti i palmi sulle orecchie.
-Falle stare zitte,Gerard!-gli mormorai nel panico totale-Mi stanno facendo male-piagnucolai.
La sua mano ghiacciata mi tasto la fronte.
-Holly. Hai la febbre. La febbre alta- mi disse angosciato- Hai le allucinazioni.-
-Ti prego-lo implorai  piangendo-Fai sparire le voci-
-Calmati-mi mormorò avvicinando la sua fronte alla mia.
-Mi vogliono fare del male-piansi
-Non ti toccheranno-mi disse baciandomi dolcemente la fronte e accarezzandomi i capelli-Non finchè ci sarò io qui a proteggerti.
Le voci si placarono ed io mi calmai
-Va meglio adesso?-sussurrò poggiandomi la mano sulla guancia.
-Mmh… si-mormorai muovendo il capo sotto la sua guancia come una gattino riconoscente-Grazie Gee.-
-Prego- mi rispose.
-Ti voglio bene-dissi e mi riaddormentai.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** I'm Falling in Love Again ***


Mi scuso in anticipo per non poter rispondere alla vostre recensioni,ma è la 5 volta che il pc me le cancella e io devo riprendere tutto di nuovo ;(
E sono anche tremendamente in ritardo per andare a "suonare" la chitarra.
Ringrazio comunque
 
Evazick
Dorothy_
Lady Numb
BBBlondie
Regina_loves_dante
Mony_spacegirl
Per aver commentato l'ultimo capitolo.
Vi promettiamo che nel prossimo io e Mary risponderemo anche alla recensioni dello scorso :D
Non disperate...
probabilmente,se tutto va bene, il prossimo lo avrete entro Domenica-Lunedì
 
Ancora Grazie :DD
E Grazie anche a coloro che leggono. Abbiamo scoperto anche i vostri nomi,indirizzi e numeri telefonici
(scherziamo u_u)
Enjoy it
xoxo Dawn

 

I'm falling in love again

 

-Hai la febbre! FEBBRE!- mi urlò Gerard per l'ennesima volta.
-Sto morendo. Lo so! Me lo sento!- gli risposi io in un sussurro strozzato.
-Finiscila!-
-Vedo la luceeeee, vedo la luce!-
-Non stai morendo, basta! Smettila!- mi strillò esasperato.
-Tieni Gee, ecco il caffè- fece Ray entrando in camera da letto, porgendomi una tazza calda.
Lui e Christa erano arrivati la mattina presto. Non avevo mai sospettato che lei fosse un’infermiera finché non era entrata in camice bianco e con una siringa grande quanto il mio braccio. E non avevo mai neppure sospettato che quel bamboccio di Gerard avesse paura degli aghi.
-Aghi?- gli avevo chiesto allibita.
-Aghi!- aveva risposto lui
-Aghi?- gli avevo domandato di nuovo per sicurezza.
-Si! Aghi! Cazzutissimi aghi!-
-Che bamboccione- avevo mormorato sconfortata poggiandomi una mano sugl'occhi.
In ogni caso Christa dedusse che avevo preso un colpo di freddo e che la febbre stava iniziano a scomparire.
-La febbre sta scendendo- mi disse Christa con un sorriso. -Riposati-
-Grazie- le risposi con gratitudine, per ciò che aveva fatto per me -Sei stata veramente gentile-
-Non c'è di che- sussurrò accarezzandomi i capelli come una mamma -Rimettiti presto, mi raccomando-
Gerard e Ray mi fissarono con un sorriso d'apprensione. L'influenza mi aveva reso docile, ma anche molto debole. Christa convenne che dovessi riposare, così fece uscire tutti fuori con la scusa di dover dare a Gerard una lista di medicinali e cibi utili alla mia ripresa.
Ero molto stanca, perciò chiusi gl'occhi, ma fui investita da un atrocissimo mal di testa. Mi portai le mani alla bocca che per evitare di urlare di dolore e far preoccupare Gerard. Era stato veramente gentile a passare tutta la notte a raffreddarmi la fronte con una asciugamano bagnato e a sussurrarmi parole di conforto. Il mio subconscio, però, mi ripropose le stesse immagini che mi avevano tormentato per tutta la notte. Scoprii poco dopo e con immenso dolore che potevo fermarle e analizzarle a mio piacimento, anche se queste erano appannate e offuscate e anche molto confuse. Con un immenso sforzo riuscii a fermarmi sull'immagine della divisa. Il viso della persona che la indossava era come circondato dalla nebbia e il vestito non era nelle condizioni migliori. Dovevo trovare un modo per vedere nitidamente questi ricordi. Ad ogni costo...
-Olivia?- fui interrotta da un Gerard che fece capolino da dietro la porta -Posso entrare?-
Gli sorrisi in risposta, battendo la mano sul copriletto.
-Come va?-mi domandò timidamente.
-Ho avuto momenti migliori- alzai le spalle -Anche se questo mal di testa mi sta uccidendo-
-Mi dispiace...- mormorò afflitto.
-Dai Gerard- gli diedi una piccola spinta -Non è certo colpa tua. Anzi. Volevo ringraziarti per ciò che stai facendo per me. Scusami per il disturbo-
-Oh, prego, figurati- mormorò lui grattandosi la nuca in imbarazzo.
La stanza piombò in un silenzio imbarazzante. Arrossimmo entrambi.
-Beh- parlò Gerard -Io vado a fare la spesa in farmacia, altrimenti Christa mi fa fuori-
Risi piano mentre lui si alzava dal letto e mi dava un leggero bacio sulla fronte. Le sue labbra sulla mia fronte m'infondevano un dolcissimo senso di pace e benessere. Chiusi gl'occhi mentre Gerard mi accarezzava la guancia rossa.
-Sei bollente- mormorò roco sui miei capelli.
Piacevoli e a me sconosciuti brividi, si espansero per tutto il mio corpo. Gerard si staccò fissandomi malizioso.
-Nessuno può resistermi- disse con un ghigno.
-Fottiti- ribattei soavemente.
Le voci, accompagnate da un dolore lancinante alla testa, ripresero.
-Cosa c'è?- mi chiese Gerard allarmato.
La mia espressione doveva aver vacillato.
-Penso...- chiusi gl'occhi per il dolore -di dover riposare adesso- mormorai con un filo di voce trattenendo le lacrime di dolore che premevano di scendere giù dai miei occhi.
-Dormi-mi sussurrò dolcemente Gerard scompigliandomi i capelli.
Appena sentii la porta d'ingresso chiudersi, gemetti. Le lacrime mi uscirono dagl'occhi mentre, nonostante il dolore atroce, mi concentravo sulle voci-
-Spostare...
-Diciott'anni...
-Pazzia...
-Amore…
-Potrà mai...?-
Poi tutte si sovrastarono, facendomi urlare di dolore. I nervi cedettero ed io svenni.
 
 
 
 
Mi stavo innamorando di nuovo! Non andava proprio bene Gerard. No, no, no! Proprio per nulla. Mi stavo mettendo in guai più grossi di me e di tutto il mio ego come mai avevo fatto. Non ero cotto di Olivia, di più. Rosolavo felicemente come un agnello a pasqua...
Lei occupava tutti i miei sogni. Ed era sempre più difficile resisterle. Ogni volta che si trovava a meno di cinque metri da me il mio controllo veniva sempre meno. Stavo per arrivare a farmi del male fisico per lei. Soprattutto durante la settimana in cui fu a casa mia.
In realtà la cosa non mi dispiaceva per niente, anzi, la febbre mi presentava tutte le occasioni per sfiorarla.
Ero veramente cotto, ubriaco, completamente preso da lei. E se n'erano accorti tutti, tranne l'oggetto stesso delle mie attenzioni, il che era molto frustrante per me.
Lei, in ogni caso, era strana. Passava tutte le giornate a provocarsi il mal di testa. Era una cosa abbastanza preoccupante, ma lei, dopotutto, non era prettamente normale. Magari l'essere masochista rientrava nei suoi hobby, perciò ci passai sopra. Però più soffriva, più pensava a cose gravi...
Matta.
Si, proprio matta.

Dopo un paio di giorni era guarita del tutto, anche se era un po' troppo debole per i miei gusti.
Sorrisi la mattina in cui la trovai in cucina, intenta a preparami una colazione di ringraziamento. Avery era venuto qualche giorno prima per portarle un pigiama. Questo, però, le stava immensamente grande, facendola sembrare più scricciolo di quanto, in realtà, fosse.
-Ciao!- mi salutò gioiosamente con una padella in mano. -Preparo la colazione-
-Ciao...- dissi di rimando con un sorrisone, avvicinandomi a guardarla finto sospettoso -Cerchi di uccidermi?-
-Non fa ridere Way!- biascicò mentre violentava la mia povera moka per preparare il caffè. E...
Tonk!
Sembrava il flashback dell'altro giorno.
Contemporaneamente ci chinammo per raccoglierla. Le nostre testa cozzarono l'una contro l'altra.
-Waaay!- mi rimproverò ridendo e massaggiandosi la testa.
Alzai lo sguardo. Era esattamente a venti centimetri da me.
Io... non potevo resisterle. Non potevo.
Le sue labbra mi chiamavano in una maniera che nel mio cervello passò come perversa. Il suo respiro mi spostava i ciuffi di capelli che avevo sul volto, accarezzandomi soavemente le guance. Mi faceva male. Tutti i muscoli tiravano per avvicinarsi a lei. Lei era una calamita e io il povero pezzetto di ferro che doveva inesorabilmente attaccarsi a lei.
-Gerard?- mi domandò facendo spostare il mio sguardo dalle sue labbra ai sui occhi. La fissai. E senza mai interrompere lo sguardo con lei mi avvicinai sempre di più. Stavo impazzendo. Il tempo che passava, la distanza delle sue labbra mi faceva male. Male psichico. Ma non volevo essere avventato. Lei avrebbe dovuto avere tutte le possibilità di staccarsi, ma non lo fece. Mi fissava. Probabilmente non si rendeva neppure conto di ciò che stava facendo, di ciò che IO stavo facendo. I miei occhi si puntarono sulle sue labbra rosee e invitanti. Con la coda dell'occhi vidi che anche lei veniva attratta dalle mie. Sembrava che fossimo caduti entrambi in una specie di trance.
-Io penso..-
Più vicino.
-Di essermi...-
Più vicino
-innamorato...-
Ancora più vicino.
Sentivo il suo respiro ardente sulle mie labbra.
Mancava un solo, unico, piccolo centimetro.
-Di te-sussurrai sulle sue labbra
Sfiorai le sue labbra e...
Qualcosa andò terribilmente storto.
Holly sgranò gl'occhi.
-NO- mi strillò fuggendo lontano da me per accucciarsi vicino alla lavastoviglie. Si prese il capo tra le mani ed iniziò a dondolare.
-Non posso. Non posso. Non posso!- mormorava come se fosse un mantra, una preghiera.
-Non è successo n...- tentai di dirle.
-NON POSSO!- mi urlò scoppiando a piangere -Io non voglio rovinarti la vita, Gee...-
-Tu non...-
Ero sconvolto.
-Tu non sai Gee. Tu non sai cosa sono veramente. Scappa! Scappa finché sei in tempo!- strillò alzandosi e fuggendo via.
Sentii solo la porta d'ingresso sbattere con violenza. L'impeto fece cadere in terra una tazzina che si trovava già in bilico sul tavolo.
Si frantumò in mille piccoli pezzi.
Con una lentezza disarmante mi misi a raccoglierli.
Come stavo facendo con il mio cuore. Oramai in polvere per tutte le volte che era stato infranto da qualcuno...
Quella, mi promisi solennemente, sarebbe stata l'ultima volta che  il mio cuore fosse andato in pezzi...
Il mondo era orrendo.
Ma lei era sempre stata bellissima, per me.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** The Truth ***


Saaaaaaaaalve!
Mi dispiace tantissimo per il ritardo,ma beh... Io e Mary dobbiamo andare a scuola: Dopo tutto abbiamo sedici anni e dobbiamo imparare come tutti gl'altri D:
Anche se farei volentieri a meno di studiarmi mattoni di cose che probabilmente non sentirò mai più pronunciare nella mia vita. Come se a me interessasse saper risolvere i sistemi di disequazioni in quattro modi diversi. Perchè natutralmente quando andrò a fare la spesa mi troverò davanti cose come 5 mele - 3 banane > -7 kiwi Ma, passiamo oltre(No! Non è vero! Perchè devo fare la matematica dello scientifico se faccio il classico?Eh?Eh?Eh?) Odio la matematica ç__ç
Dopo questo momentanio momento di amabile sclero vi voglio far presenzte che beh, se ci sono orrorierrori grammaticali è causa della fretta. Questo capitolo è stato scritto metà per e-mail e quindi non siamo sicure di aver ben ben ricontrollato.
  
Per rispondere poi alle recensioni a cui non ho risposto nel capitolo precendente volevo mandare un messaggio di ringraziamento,ma ho ancora venti pagine da studiare,perciò vi dico un unico e canonico GRAAAAZIEEEEEE!
in ogni caso se avete fatto delle domande(non faccio sul serio in tempo a ri ri ri ri ri ri ri ri leggere le vostre recensioni) siete pregate di riscrivercele.
  
Rigraziamenti a:
  
Lady Numb:Oh ciaoo! Mi scuso personalmente per il ritardo e per averti fatto aspettare. Eh si,povero Gee,ma in questo capitolo si saprà un po' tutta la verità,anche se ne mancano alcuni accorgimenti,che saranno nel prossimo capitolo. In ogni caso spero che ti piaccia! Ci ho messo tanto a scriverlo e ho dovuto ascoltare almeno un centinanio di canzoni ultra deprimenti DDDDD:
See ya
Mony_spacegirl: Okey! Non sappiamo come farti quel cavolo di premio fedeltà çOç
Però grazieee per la recensione :DD Costringiamo Gerard a diventare poligamo \O/  Più Gerard per tutte!!
See ya
p.s. ti volevo dire che leggo la tua FF,solo che mi dimentico di recensirla D:
BBBlondie: Aaaaaaaaaah! Mi piace tanto far soffrire la gente,appaga la mia acidità\cinicità! E tu mi hai mandato la sventura?! Lo sai che ho preso quattro in greco?! Cattiva!Cattiva!Cattiva! E adesso ti prometto che in uno dei prossimi capitoli ti farò versare tante di quelle lacrime da far invidia a fontana di Trevi. U_U
(scheeeeerzo)
Ciaaa Ciaaa
Alessiafavaron: Uuuuuuuuuuuh nuova!nuova!Nuova!Nuova!!!! Graaaazieee per i coplimentiii >\\\\\< ci faaai arrossire così!
E'ccerto che i prossimi capitoli arriveranno! Li abbiamo già praticamente scritti(nonèvero)
Ci vediamo al prossimo capitolo :DD
Regina_loves_Dante: Ciaaaaaao DonnaH! Scusa se non ti ho risposto su msn,ma ero occupara ;D ! E si, il nostro Gherardo è un gran bell' agnellino che rosola a fuoco lento. E lo sai che anche adesso il pc stava per bruciarmi il lavoro?
Dorothy_:Spero ti sia passata la febbre ... Io l'ho avuta quest'estate (-.-) e mi faceva un po' senso stare sotto i plaid con 35 gradi. Si, io suono la chitarra da un anno e mezzo e l'unica cosa che so fare è Wonderwall e sto imparando Robin hood e little John va per la foresta*Si sente fiera di se stessa*. Ma per favoreh noi ci siamo scisse per osmosi(parola a caso) dalle cellule celebrari di Einstain è logico che siamo geniali. Sai che io odio a morte i thriller psicologici? Mi fanno anche più paura degli Horror. L'ultima parte del capitolo mi pareva di averla copiata da uno squallido copione di uno squallido film americano,però ci stava bene,suvvia!
Ciaaaaa Proud Doryh
 
 
Fiuuu! rispondervi sta diventando più faticoso di scrivere il capitolo vero e proprio.
Denchiu a chi legge
Enjoy it
 

 

 

The Truth
 
 
Probabilmente il mio unico neurone aveva deciso di andarsene in vacanza a Palma De Majorca,abbandonando la povera landa desolata del mio cervello. Correre. Dopo aver passato tutti i gironi dell’inferno con la febbre. Geniale Hollow. Ti avrebbero dovuto dare il riconoscimento come persona più intelligente sugl’astri abitati.
Che poi avevo sempre creduto che Manhattan fosse corta da fare a piedi. Naturalmente. Infatti non avevo avuto un rigurgito spontaneo dei polmoni e la gola arsa dalle fiamme.
 Ero sempre stata una schiappa in corsa,lo avevo sempre ammesso. E per quello che appena entrata nella parata fui dotata di un bellissimo stallone che faticava al posto mio. Io ero sempre stata il tipo di ragazza  brillante. Abile nelle strategie,ma non nel parteciparvi. E in quel momento mi rendevo conto di quanto la mia capacità di resistenza fosse  pari allo zero. E in più non mi aiutava il pensiero di Gerard. Io…lui… Cosa diamine stavamo facendo? A cosa diamine lo volevo condannare? Sarebbe solo stato da egoista baciarlo. Io ero sotto terra,fino a prova contraria e lui no! Lui era vivo e doveva rimanere tale,fino a che non fosse arrivato il suo momento. E io non dovevo intralciarlo per nessun motivo.
Ma a chi la davo a bere?
Se fosse morto morto,non si sarebbe mai ricordato che cosa fosse l’amore e che cosa provasse per me. Stupida. Ero veramente una stupida a credere solamente di poter avere una vita comune. Di poter avere degli amici,ad essere viva. Io avevo perso la mia occasione da tempo. Io ero solo ed unicamente una canzone triste. Un disco rotto. Un pupazzo di pezza distrutto dal tempo.
Mi misi a piangere. Mi sentivo tremendamente idiota a correre in pigiama per Manhattan. E tutto il dolore che provavo scaturì in un altro mal di testa. La mia mente era un totale disastro. La mia vista confondeva immagini reali con immagini immaginarie. I miei ricordi erano come stati sbloccati,riversandosi come cascate su di me,mozzandomi il respiro. Calpestai una bottiglia rotta con il mio piede nudo. Il dolore fisico attenuò quello mentale per un po’. Giusto per darmi il tempo di attraversare la strada e ficcarmi dentro un taxi in direzione di casa mia.
Il tassista mi fissò preoccupato da dietro il vetro.
-Dove la porto?-mi domandò
Singhiozzai l’indirizzo,ma lui lo capì.
-Le dispiace se metto un po’ di musica?-
-No…-bisbigliai-Sa,quand’ero giovane pensavo sempre che la musica si ascoltasse perché il nostro cuore stava iniziando a rompersi… E penso tutt’ora che sia così-
Annuii, tentando di fare un sorriso e di asciugarmi le lacrime con il dorso della mano. Una melodia dolcissima partì dalla cassa vicino al mio orecchio. Mi persi completamente nelle note,ma la voce… quella voce era tremendamente famigliare
-Well. When you go
So never think I’ll make you try to stay
And maybe you get back
I’ll be off to find another way-
Il volto di Gerard offuscò tutte le altre immagini. Il mio respiro si bloccò e fui lacerata dai sensi di colpa. Perché lui aveva veramente sofferto. Ed io lo stavo facendo soffrire sempre di più. Per uno stupido gioco. Perché il mio essere viva era solo un gioco. Un gioco che stava ferendo qualcuno d’importante. Gli avrei scritto una lettera. Gl’avrei detto la verità, e lui sarebbe stato liberissimo di crederci o bruciarla.
Amare non significava lasciare andare le persone?
Ed io ero arrivata alla malata conclusione di provare qualcosa per lui. Qualcosa di illecito per ciò che ero.
Quando anche le ultime sillabe di yesterday si dispersero nell’abitacolo,la mia mentre rincominciò a bombardarmi, con la stessa immagine. L’immagine di una divisa. La divisa della Parata, che sempre più nitida occupava tutti i miei pensieri.
-Signorina…- mi chiamò l’uomo- Siamo arrivati-
-Oh- pronunciai tristemente- Quanto le devo-
-Penso che lei stia già pagando le pene dell’inferno. Questa gliela offro io-
Iniziai a piangere,ma m’imposi di scendere da quella macchina. Piegai gl’angoli della bocca in un falso tentativo di sorriso per il tassista,che mi fissava pieno di paterna apprensione… E nella mia mente si ripeteva lo stesso sguardo. Fatto da una persona diversa. Un uomo di una trentina d’anni e sentii una voce.
-Morgan. Quelli erano i cioccolatini della mamma-
-Oh-
mi uscii dalla bocca.
Aprii il cancello con violenza e corsi fino al patio della casa.
-Sono io! Avarice!-singhiozzai scivolando lentamente sulla porta.
-Hollow? Ma che…?-
Mi buttai fra le sue braccia con uno scatto  ed incastrai la testa nell’incavo del suo collo.
Ma,appena lo abbracciai,strillai di dolore. Sentivo che la mia testa si stava inesorabilmente spaccando in due.
-HOLLY!-

 


Un uomo con una divisa nera e i capelli d’argento si materializza alla mia vista. L’uomo ha una divisa nera. Una divisa simile a quella delle Majorette alle partite di football. Toglie fuori una spada ed infilza il mostro che mi stava alle calcagna.Però succede qualcosa di strano. Il mio corpo è in terra ma io sono in piedi.
-Oh mio dio…- sussurra l’uomo fissandolo-Cosa ho fatto?-
Si porta le mani alla testa.
-Signore!-dico con voce trillante-Grazie!- lo abbraccio,anche se papà mi ha sempre detto di non dare confidenza agli sconosciuti. Lui mi abbraccia di rimando.Poi la sento…
-Mamma!-strillo agitando le mani- Mamma!Mamma! Questo signore mi ha salvato-saltello indicandolo
Ma la mamma m’ignora e si butta tra le lacrime sul …Quella sono io?
Inizio a piangere.
-Signore!-singhiozzo tirandogli la giacca-Voglio tornare dalla mamma!-dico indicando il mio corpo.
La mamma strilla in agonia. Mi fanno male le orecchie. Me le tappo con le mani.
-Cara!-tuona mio papà. Mi fissa. Sbianca.
-E’ viva!-dice tenendomi il polso,come faceva quando gli chiedevo di contare i battiti del mio cuore.
-Papà-strillo tra le lacrime correndo verso di lui.
Ma qualcuno mi afferra e vengo catapultata nella nebbia più densa. Due occhi incolore.
-Tu sei Hollow-mi sussurrano-Tu sei morta.-

 

Il dolore alla testa finì,ma delle  nuove sensazioni si fecero largo nella mia mente: Rabbia e dolore.
-TU!-puntai il dito contro Avarice-Sei stato tu!-
Avarice mi fissò allarmato-Tu… Cosa stai dicendo?-
-Tu mi hai condannato a tutto questo!-gli urlai piangendo dalla rabbia. Lui tentò di abbracciarmi,ma io gli diedi uno schiaffo. Il rumore sordo della mia mano sulla sua guancia riecheggiò per le pareti della sala. Dalle scale Envy mi lanciò uno sguardo triste. Poi silenzio. Interrotto solamente dai miei singhiozzi.
-Hollow..Io ..lasciami spiegare…-supplicò prendendomi un braccio.
-NON MI TOCCARE!- gli urlai con odio.
-C’è una spiegazione a tutto…- disse in tono straziante,con e lacrime che gli solcava il viso perfetto.
-Non voglio ascoltare le tue menzogne! Non voglio più vederti- dissi fissandolo seria,con le lacrime che non accennavano a farmarsi-E’ colpa tua!-gli urlai con odio-Tua!Tua!Tua!- continuai alzandomi e correndo a sulle scale per rinchiudermi in camera mia,dove speravo di poter marcire per l’eternità.
 
Nel buio della mia stanza mi sentivo al sicuro. Nella mia testa si susseguivano una serie di ronzii e strani bip. Nessuno mi disturbava,se non Artemis,che mi portava da mangiare. Non parlavo praticamente più e odiavo vedere il sole. Però scrissi la lettera. La lettera per Gerard. E gli spiegai cos'ero. Sperando che lui mi credesse e non mi ritenesse una mentalmente instabile. La diedi ad Artemis,premurandomi  che fosse consegnata nelle mani del diretto interessato.
 
 
 
 
“Probabilmente ti dovrei una spiegazione,
Gerard.
Probabilmente non mi crederai neppure,ma,io voglio dirti la verità.
Non mi piace giocare con i sentimenti,con le emozioni delle persone.
Io non credevo neppure di poter provare qualcosa del genere.
 
 
  Per te.
 
 
Mi sento stupida.
Stupida per aver creduto di poter essere normale,quando di normale non ho neppure il nome.
Il mio vero nome?
Hollow,piacere.
E sono morta,la bellezza di 18 anni fa.
E’ un po’ strano dirlo…
E mi dispiace.
 
 
Sei libero di non credermi,comunque.
La verità non piace a nessuno,perciò,
chiudi gl’occhi e conta fino a dieci.
E’ solo un brutto sogno,Gee.
 
Ma se crederai alle mie parole,ne sarei felice.
Perché so di potermi fidare di te…
 
 
Hollow”
 
 
Fissai stordito la grafia affilata e appuntita di Olivia. L’inchiostro in alcuni punti era sbavato,ma tutto sommato leggibile. La lessi più volte. Per accertarmi di aver capito tutto bene.
Fantastico.
Questa era stata la miglior scusa per mollarmi.
Appallottolai la lettera e la buttai nel cestino. Mi sembrava di essere ritornato dell’oblio di tempo fa. Le lacrime iniziarono a scorrermi silenziose per le guance,offuscandomi la vista. Ero forte e non volevo piangere,Ma nonostante tutto, io mi ero innamorato di lei.Lei era …l’altra parte della mela? Ed ero sicuro che non mi avrebbe mai mentito. Ero certo che lei sarebbe stata sempre sincera con me. Io mi
Fidavo.
Ed ero stato distrutto.
Di nuovo.
Presi la lettera dalla pattumiera e la rilessi,ancora. Versando sempre più lacrime ad ogni riga. Il foglio ormai era intriso di dolore. Del dolore di entrambi. Le mie lacrime si erano confuse con le sue.
-Perché…?-mormorai nel silenzio del mio appartamento
 
 
 
 
 
-Basta!-borbottò irritato Envy entrando nella mia camera.
Aveva posticipato la partenza di una settimana,ma, a me non era importato. Io non parlavo con lui,lui non si premurava di parlare con me. Semplice.
Fissai la sua figura al buio che andava ad aprire la tapparella della finestra per fare entrare la luce del sole. Fui accecata. Non riuscivo a mantenere gl’occhi aperti,così mi nascosi sotto le coperte in stato semifetale.
-Eh,no!-continuò a borbottare tirandomi le coperte.
Fece un verso strozzato. Dovevo proprio essere conciata molto male…
-Vestiti- mi ordinò
-Perché?-gli chiesi con voce roca e flebile
-Dobbiamo incontrare una persona-
Non risposi. Continuai a coprirmi gl’occhi con le mani. La luce mi faceva male e non volevo uscire. Non volevo aver più niente a che fare con i vivi,volevo solamente crogiolarmi nel mio dolore.
-Hollow…-
-Chi dobbiamo incontrare?-mormorai affranta
-Una persona che ti conosce…-
-Chi?-
-Te stessa-

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Meet Myself ***


Meet Myself

 

C'erano momenti in cui non realizzavo mai totalmente ciò che mi era stato detto. Mi limitavo ad annuire e basta,senza poi pensarci più di tanto;poi arrivava quel momento,quel falso fulmine che mi ti trapassava il cranio,quel fulmine che era fatto solo di luce, e illuminava il buoio della mia testa,dei miei pensieri.
Molte volte rimanevo senza parole,molte altre sgranavo gl'occhi e rimanevo allibita di me stessa. Non ero una persona stupida,per intenderci,ma non ero pronta a sapere che cos'ero e sotto quanti metri di terra mi trovavo. Non era una cosa carina né a chiedersi né a vedere. Però non lo dissi ad Envy,mi limitai a continuare la mia vita e giornata da automa. Bagno,vestirsi,cappotto. E poi se c'era tempo e voglia,recuperavo una parte di me stessa non inghiottita dal buio della mia non-esistenza. Dopo tutto ero morta. Non potevo neppure pretendere di essere felice. La felicità non mi apparteneva, e più me lo ripetevo, più le emozioni umane che mi caratterizzavano morivano. Ed io con loro. Sarei diventata un perfetto esemplare di persona che vive nella parata. Niente sentimenti,niente emozioni. Ciò significava che la pietà,la rabbia,la tristezza e soprattutto l'amore non mi avrebbero più messa in ginocchio. Sarei dovuta uscire dal baratro,perchè avevo toccato il fondo,avevo toccato tutto che ciò che fosse più in basso di me. E...
Basta.
Le parole erano sempre state le cose più semplici da pronunciare,ma i fatti?
I fatti erano praticamente irraggiungibili.
E che le parole ferissero più delle spade non era vero.
Le parole non contavano. Contava solo chi le pronunciava.
Gerard.
Gerard mi odiava a morte,lo sapevo, lo sentivo.
E mi faceva male pensare solo che non m'importasse nulla di lui, di me, di noi.
Noi...
Il noi non esisteva neppure.
Una cosa in meno a cui pensare.

-Hollow-

Realizzai di essere fuori casa quando il vento autunnale mi scompiglio i capelli. Il sole aleggiava pallido nel cielo,c'era ma non si sentiva. Pallido,freddo e distante. Proprio come me in quel momento. Ma non dovevo piangere per l'inesorabile apatia della mia vita. Avevo altro a cui pensare,avrei avuto altro dopo aver abbandonato questo mondo,facendomi dimenticare dagl'altri. Sparendo nella stessa nebbia fitta e densa che mi aveva inghiottito e accompagnato per tutta la mia esistenza.
Io ero la nebbia.
La nebbia era me.
Non c'era nient'altro da dire,se non sporadici mi dispiace verso coloro che avevano provato un sentimento,per me.
-Dimmi-sussurrai fissando una foglia arancione lievitare nell'aria per poi cadere delicatamente in terra.
Envy fissò un punto lontano,perdendosi nell'orizzonte dei suoi ricordi-Devi sapere alcune cose... E' vitale che tu le conosca-
-Envy-mormorai,fissando lo stesso punto lontano che fissava lui-Non m'interessa.-spiegai stancamente-Sono stanca di questo posto,stanca della mia vita,costruita bugia su bugia-
-E' qui che sbagli…-i suoi occhi cioccolato mi fissarono seri-Non hai mai vissuto su bugie-
-Ah no?-rantolai arricciando il labbro per mostrare i denti-E cos'erano tutte le storie sulla mia amnesia? Mistificazione della realtà?-
Mi prese per il braccio e mi trascinò fuori dal la proprietà.
-Una passeggiata ti schiarirà un po' tutto ciò che si trova nella tua testolina bacata-mormorò a denti stretti
-Lasciami!-pronunciai seria mentre con uno strattone toglievo il mio braccio dalle sue grinfie-Non voglio niente da te che non sia un ordine inerente al mio vero lavoro. Chiaro?-
-No,Morgan-mi disse ancora più serio-E' Morgan il tuo vero nome. Morgan Williams-
La mia bocca si aprì formando un cerchio perfetto.
-Com.. come lo sai?-balbettai. Tutte le mie costrizioni menateli si erano infante a quella rivelazione. Non mi ero mai immaginata con un nome diverso da quello che mi era stato dato nella parata,eppure ne avevo uno…
-Facciamo due passi-disse iniziando a camminare lungo il viale. Rimasi indietro con la bocca aperta
-Muoviti!-
Saltellai al suo fianco.
-Parla-ordinai
-Io conosco tutta la tua storia. Me l'ha raccontata Avarice- al solo sentire il suo nome fui soprafatta da un'ondata di rabbia.
-Sai-continuò Envy- Penso che tu stia per diventare un corruttore-
Rimasi di stucco. Come solo osava,dirmi certe cose?
-Ti fai sopraffare dalle tue emozioni,soprattutto da quelle più cupe. E' per questo che non mi fido di te,che non mi sono mai fidato,come invece ha fatto Avarice-
Continuai a camminare al suo fianco,con gl'occhi bassi e le lacrime che premevano per uscire. Non ero un riuscita bloccare le mie emozioni. Ero un fallimento totale.
-In ogni caso,prima di partire dalla tua storia dobbiamo fare un excursus sulla vita di Stefan Owells...-
-Chi?-chiesi sommessamente . Come poteva quel nome,a me sconosciuto,esser parte della mia storia?
-Ma Avarice non ti ha mai raccontato della sua vita?-mi chiese allibito
-No.-dissi torva- Mi ha solo detto che è morto in guerra. Durante la prima guerra mondiale-
-E' stato molto sintetico allora-annuì
-Ma cosa c'entra,in ogni caso?-
-Vedi... Stefan Owells era un soldato,arruolato nell'esercito Britannico,come ogni uomo di quel tempo. Aveva solamente 17 anni,quando gli fu messa in mano una baionetta e fu mandato a combattere. Morì sul campo ti battaglia all'età di 29 anni,lasciando una moglie,una bambina di 8 anni,Marie Lou e un figlio di 4,Oliver... Ti chiederai cosa c'entri,ma beh. E' importante. Perchè Stefan ne fu distrutto e perchè emozioni e sentimenti paterni rimangono per sempre assopiti nel nostro animo.- si fermò un attimo per raccogliere una foglia- Vedi... Stefan divenne un membro particolarmente noto nella parata. Bravo,intelligente,acuto. Uno che non avrebbe commesso nessun errore. Fu promosso con una delle sette cariche più alte e spedito nel mondo dei vivi.- accartocciò la foglia,facendola scricchiolare sotto le sue dita e la fece cadere in terra,in frantumi- Un lato negativo dell’avere un corpo,però, è il fatto che,seppur non del tutto,le emozioni si amplificano. E’ molto frustrante,perché ti mette disagio e in più,non capisci mai cosa ti sta accadendo-Camminava con le mani in tasca,con l’aria da perfetto dannato-E’ questo lo indusse a fare un unico errore.-Si fermò e mi fissò-Con te.-
Non osai fiatare.
-Vedi-continuò pragmatico- A Boston era capitato per caso,perché stava seguendo un Corruttore,uno di quelli che tu conosci bene. Mi pare si chiami… Kya? Ma la cosa è irrilevante…-
-No che non lo è!-lo interruppi isterica -Kya è quello che mi ha spezzato la spina dorsale!-
-Non m’interessa- aprii la bocca per controbattere ma con un occhiata torva mi fece tacere- Riprendendo… Questo Corruttore -mi fissò con la coda dell’occhio-Adorava cacciare le anime dei bambini. La trovava una cosa sadicamente costruttiva, e , quindi, Avarice fu incaricato della sua eliminazione. Ma tu intralciasti i suoi piani-mi sussurrò con uno sbuffo- Sei sempre stata una rompi ciglioni eh!-
-Idiota!-sussurrai fissandolo torvo.
-In ogni caso-continuò,massaggiandosi la nuca-Quel giorno aveva deciso di giocare con te. E a quanto pare gli piacevi un sacco,tanto ché si trasformò in un bambino… Avarice intervenne in tempo per salvare la tua anima,ma ahimè, Kya,riuscì a strapparti dal tuo corpo. E in quel momento Avarice non ci vide più. Fu letteralmente sopraffatto da tutti i suoi ricordi,dall’affetto che provava verso i suoi figli. Ti prese e ti portò con se. -
-Mi ha rapita!-sussurrai sconvolta. Impossibile.
-Tecnicamente no. Ma praticamente si. E' stato per via di quel... bleah...-fece un verso schifato mormorando qualcosa di incomprensibile
-Che cosa?-
-Quella cosa là... la cosa che bleah... quella che ti lega agli umani...- tentò di spiegare
-L'amore. Forse?-
-Si,quella stupida e insulsa roba là.- mugugnai sulla parola insulsa,ma lui riprese- In ogni caso,ti doveva aver visto così simile ai suoi figli,a ciò che aveva perso che beh-mi fissò tristemente-non pensò alle conseguenze di ciò che ti avrebbe fatto e... beh…. Ti portò via-
-Egoista-sussurrai fra le lacrime.
-Non prenderla così...-mi spiegò con tono sommesso-Siamo tutti egoisti. Se a me avessero potuto dare un'altra possibilità.Un altro modo per sentirmi ancora vivo...beh... avrei fatto anch'io così-
Avarice mi aveva strappato dalla vita e portato via con se. E io avrei anche dovuto compatirlo? Mai. Mi aveva tolto troppo per essere perdonato. Mi aveva tolto tutto,per puro e semplice appagamento del suo benessere.
-E per sentirti vivo avresti tolto la vita ad un bambino?Eh?-strillai nel bel mezzo della strada- Lo avresti tolto alle cure di sua madre e suo padre? Al loro affetto?-abbassai il tono di voce,poiché tutti ci stavano fissando- Sai come si chiama questo comportamento?-ribattei velenosa- Egoismo.Puro e semplice Egoismo. E la cosa che mi fa più rabbia-continuai in un sussurro,con le mani che mi tremavano-E’ che non se n’è mai sentito in colpa…-
-Non se n’è mai sentito in colpa?-mi urlò Envy,incazzato nero- Non se n’è mai sentito in colpa?-ripeté e mi tirò uno schiaffo. Rimasi di sasso. Come diamine aveva osato? Stavo per replicare quando mi punto rabbiosamente l’indice addosso-Sei una bambina! Una stronza! Non capisci un emerito cazzo di ciò che fa la gente per te. L’importante è che tutti siano ai tuoi piedi e che tu ti possa lamentare per non aver mai avuto un briciolo di ricordo!-iniziò a spingermi con l’indice,con uno sguardo truce e l’aria di uno che avrebbe potuto staccarmi la faccia a morsi-Non ti accorgi mai dei problemi della gente che ti circonda. Ci sei solo Tu!Tu!Tu!Tuu! Non ti sei neppure accorto che il poveretto che ti viene dietro ha il cuore stacciato e logorato dalle gente come te! Sei solo un’egoista!Un’ inutile ragazzina viziata! Sei solo una canzone triste senza niente da dire…-concluse respirando affannosamente per le urla. I suoi occhi luccicavano di rabbia e le mani gli tremavano. Abbassai lo sguardo e chiusi gl’occhi per evitare di piangere ancora,ancora e ancora. Aveva ragione e io,dentro di me,l’avevo sempre saputo. Avevo sempre saputo di essere una persona tremendamente infantile e capricciosa. L’essere stata trattata da reietta fin dall’inizio della mia non vita,aveva accentuato il mio dispotismo sulle poche persone che mi conoscevano e che mi stavano vicine. E adesso continuavo a farlo… Se ero viziata? Si. Ero sempre stata viziata da Avarice.
Avarice mi aveva regalato arco e faretra. Avarice mi aveva regalato un cavallo. Tutto ciò che io chiedevo Avarice me lo dava sempre.
Ma,cosa più importante, Avarice mi aveva resa la persona che ero. Mi aveva insegnato tutto e in cambio cos’aveva guadagnato? Niente. Se non il mio recente odio verso di lui. E una cosa che mi faceva rabbia era che non l’avevo mai ringraziato veramente ringraziò per ciò.
-Sono una stupida…-mormorai fissando Envy negl’occhi.
-Un pochino…-sussurrò sorridendomi e aprendo le braccia per farsi abbracciare. Lo fissai stupefatta. Envy che voleva un abbraccio era la cosa più anormale del mondo.
-Approfittante perché sarà l’unica e ultima volta che lo farò-mi disse con aria saccente.
Non me lo feci ripetere due volte. Mi buttai fra le sue braccia,stringendolo in un abbraccio soffocante e nascosi la faccia nell’incavo del suo collo.
-Sai di buono…-mormorai beata.
-Oddio!Adesso dovrò farmi di insulina per non diventare diabetico-ci scherzò su.
-Scemo-gli risposi dandogli una pacca sulla schiena.
-Adesso però dobbiamo muoverci-disse staccandosi e cingendomi le spalle con un braccio.
Non gli risposi,mi limitai ad annuire e a camminare,senza fare domande.

-Tu...Tu non ti sei mai chiesta perchè sei l'unica a crescere là sotto?-mi domandò Envy tutto d'un tratto.
-No-lo fissai stupefatta-credevo che fosse normale...Tutti crescono. No?-
-No.Non cresciamo.-affermò cupo-Maturiamo. Più maturiamo più questo cambiamento si nota nel nostro fisico. Tu invece,sei sempre cresciuta normalmente,non perchè maturavii,ma perché dovevi. E questo ci procurò un sospetto...-
-Che sospetto?-sussurrai sbarrando gl'occhi e deglutendo.
-Che tu non fossi morta. Che tu fossi ancora viva-mi fissò serio.
-Io..Cos...?-sgranai gl'occhi stupefatta e il mio cuore iniziò a battere velocemente. Quasi mi venne da piangere al pensiero che forse...forse fossi ancora viva. Mi dovetti sedere,perchè non riuscivo più a respirare e a camminare. Le mani mi tremavano in maniera spasmodica e mi muovevo a scatti. Mi portai una tremolante mano alla bocca e cominciai silenziosamente a piangere. A piangere di felicità,s'intende. E la cosa mi rendeva felicissima. Ero felice, tanto che in un moto di gioia abbracciai anche Envy,che si pietrificò sotto le mie braccia. A lui gl’eccessi d’affetto non piacevano per niente.
-Sono viva!-urlai ridendo di gioia-Viva!Viva!Viva!-
-Emh no…-fece Envy in imbarazzo.-Tecnicamente, non sei “viva”... – e quando mi vide sgranare gl’occhi e aprire la bocca, si affrettò ad aggiungere- Sei viva! Ma non nel modo in cui tu credo stia pensando…-
Corrugai la fronte,pensierosa.
-Ti tengono in vita le macchine…Sei in coma.-mi spiegò tristemente.
Lo fissai basita.
-Tu… Tu mi stai dicendo che per…18 anni io ho vissuto attaccata ad una macchina-
-Si…-mormorò sommessamente
Sentii un netto bum dentro il mio corpo. Come se il cuore si fosse lanciato in una forte corsa e sbattuto contro la mia cassa toracica morendo. Il mio sguardo si fece vacuo,perso nel  vuoto e nel nulla …
-Io...?-tentai di dire.
-Tu... tu non saresti ancora qua se Avarice non avesse donato metà del suo stipendio alla tua famiglia per mantenerti. Come sai,in America la sanità non è gratuita,tutt'altro, riuscirebbe a mandare sul lastrico una famiglia in un giorno. Per questo Avarice ha deciso di donare tutto quello che poteva a te. Per questo Avarice si è occupato della tua educazione. -Mi prese le mani e mi fissò dritto negl'occhi.-Per questo ti ha portato via da là sotto e ti ha fatto vivere con i vivi. Per abituarti...-
Probabilmente avevo la mascella rasente terra e gl'occhi fuori dalle orbite. Ora capivo il suo intestardimento a spiegarmi cose che,per un morto,erano relativamente inutili, come la geografia, la storia, l'arte e l'inglese. Mi stava abituando. Mi voleva abituare a vivere come un vivo,perchè potessi ritornare nel mio corpo…
-Vedo che hai capito-mormorò-però adesso dovremo andare a conoscerti. Non credi?-
Mi prese per mano e mi guidò fino ad un immenso edificio bianco,con un enorme croce rossa ed un nome seguito da Hospital. Fissai l'edificio in trance sperano di vedere da qualche parte una faccia che riuscissi a focalizzare,ma niente.
L'edificio m'incuteva un po' di paura,così strinsi più forte la mano di Envy e lui ricambiò la stretta. Lo fissai grata,facendo un sorriso che sembrava per lo più una smorfia bell'e buona.
-Hai paura?-mi chiese
-Un pochino.-
-Di cosa?-
-Di... Me. Ho paura di vedermi. Ho paura di sapere che tutto ciò che sta succedendo è  realtà. Ho paura che questo sia solo un incubo.Un cattivo scherzo...-
Envy lasciò la mia mano per cingermi la spalla.
-Non è un incubo-mi disse con un sorriso gigante-E' la realtà. Ed io sono molto invidioso di te- spiegò contento,spostandomi la faccia con il pugno-E so che vorresti qualcun'altro affianco a te...- affermò con aria saccente.
Lo fissai torvo.
-Non mi va che tu sappia i fatti miei-gli spiegai cupa.
-Beh... Ti abbiamo sempre tenuta d'occhio-mormorò addentrandosi dentro l'edificio bianco.
-Perchè?- domandai semplicemente. Oramai niente era più come prima. Tutte le mie certezze erano inesorabilmente state distrutte da una valanga di informazioni che ne proclamavano il contrario. Io ero viva. Io crescevo. Avarice mi pagava la retta dell'ospedale.
-Hey Holly!-sussurrò  Envy mostrandomi degli occhiali  da vista giganti ed una parrucca bionda-Mettiti queste cose- mi ordinò indicandomi il bagno
Mi accigliai ma eseguii gli ordini. Entrai e mi misi la parrucca e inforcai gli occhiali.
-Come sto?-chiesi mentre uscivo dal bagno.
-Una parrucca ed un paio di occhiali possono fare miracoli.Ma…-fugò nella sua tracolla,ne tolse fuori un astuccio per le lenti a contatto e me lo porse.-Mettile.-
-Non so come si fa-
Chiuse gl’occhi e sbuffo sonoramente.
-Sei senza speranza- aprì la scatolina mentre muoveva la testa sconsolato-Apri l’occhio e guai a te se osi chiuderlo,perché ti spezzo tutte le dita. Non ho tempo da perdere,Io.-
Seguii alla lettera le sue istruzioni. Sgranai l’occhio sinistro e fissai spaventata il suo dito indice che si avvicinava inesorabilmente alla mia pupilla.
-Guarda su-eseguii e sentii un oggetto estraneo appoggiarsi al mio occhio. Lo chiusi e lo riaprii più volte. La sensazione era abbastanza sgradevole,soprattutto quando mi fu messa anche l’altra. Camminavo sbattendo ripetutamente le palpebre e strizzando gl’occhi.
-Smettila sembri una talpa-mi riproverò a mezza voce Envy in ascensore.
-Mi danno fastidio-piagnucolai ricevendo uno sbuffo infastidito in risposta.
Appena aperto l’ascensore nella mia testa iniziarono ad incanalarsi voci agonizzanti,che urlavano o che piangevano. Ne rimasi disorientata e stordita fissai Envy per avere una spiegazione. Lui mi fissò a disagio mordendosi le labbra,con un’espressione impregnata di dolore.
-Non credevo facesse così male-mi sussurrò strizzando dolorosamente gl’occhi.
-Cosa sta succedendo?-
Mi stavo sentendo male.Le voci si rincorrevano nella mia testa non lasciandomi neppure il tempo di capire che cosa dicessero. Tra un po’ il mio cranio sarebbe diventato una mongolfiera ed esploso.
-Siamo diventati ricettori. –mi spiegò con espressione corrucciata dal dolore- Essendo anime ed essendo loro ad un passo dalla morte,riusciamo a sentire il dolore cheprovano,la loro agonia. E non è una sensazione molto gradevole.-
-Come si fa?-mente l’ennesimo strillo senza senso mi sforava i timpani.
-Respira. Dobbiamo ignorarli. Ascoltarli sarebbe solo un dolore per noi. Non possiamo aiutarli perchè non abbiamo controllo sulla morte. La morte è qualcosa a sé stante. E’ estrania ed imbattibile. Per quanto tu potrai scappare lei ti prenderà sempre.-il suo sguardo si fece serio-Vincitore o Vinto non farà la differenza. Perirai sotto la potenza del tempo e verrai dimenticato.-
Fissai la sua espressione dura ed iniziai ad estraniare quelle voci dalla mia testa. Mi faceva male sapere che non le avrei potute aiutare,ma loro non potevano buttare giù me. Non gliel’ avrei permesso.
Quando anche l’ultima voce mi abbandonò,con espressione cupa,mi girai verso Envy che annuì ed iniziò a camminare per il corridoio bianco.I passi riecheggiavano accompagnati da bip,pianti e ronzii. La morte aleggiava intorno a noi e più camminavamo, più ci rendevamo conto che questa trasudava da ogni porta e da ogni ronzio.
-Questo posto è…-balbettai fissandomi intorno preoccupata. Una sensazione di gelo mi pervase il corpo facendomi rabbrividire.
-Puoi sentirmi?-
Sgranai gl’occhi e feci un respiro brusco. Mi girai intorno,sperando di vedere qualcuno o qualcosa ma niente. Il vuoto totale.
-Mi sei vicina?-continuò la voce.
Chiusi gl’occhi e respirai.
-Chi sei?-
-Ho tenuto duro stanotte…-
Dal nulla mi apparve,davanti,una persona.Era un ragazzo di massimo vent’anni. Lo fissai confusa abbozzando un sorriso di pietà.
-Le cose vanno meglio se resto- mormorò scuotendo la testa.
-Se resti tutto andrà per il meglio. Devi tenere duro-gli dissi seria-Puoi vincere questa battaglia-
Lui mi fissò con sguardo vacuo,donandomi un folle sorriso.
-Tanto tempo fa-mi fissò con sguardo da pazzo-Proprio come un carro funebre,sei morta per tornare di nuovo-mi lanciò uno sguardo sognate per poi continuare-Siamo così lontani da te…-
Sentii una mano afferrarmi il polso e tirarmi attraverso il fantasma.Lo trapassai  e lo vidi trasformarsi in fumo.
-Cosa diamine stavi combinando?- mi sussurrò Envy-Volevi  prenderci il te?- disse in tono cattivo.
-Io…- tentai di spiegare.
-Non devi parlarci! Non devi parlare con nessuno che non sia in carne ed ossa!-mi rimproverò.
-Io non sapevo…- tentati di dire a mo di scusa
-Holly-si girò e mi mise le mani sulle spalle-Non ci devi parlare.Le devi ignorare.Tutte. Chiaro?-
Annuì lanciando uno sguardo alle mie spalle. Il ragazzo era fermo nello stesso punto di prima,ma aveva un luccichio sinistro e uno sguardo allucinato.Rabbrividii e mi misi a camminare.
Poi Envy si fermò,davanti ad una porta aperta e mi fisso. Capii subito. Il mio corpo si trovava aldilà della porta. Volevo  entrare,ma non volevo vedermi. Ero combattuta fra chi ero e chi sarei stata dopo il passaggio da quella porta.E si…lo ammetto,avevo paura,paura di infrangermi davanti allo specchio di me stessa. E mi faceva schifo vedermi attaccata ad una macchina per respirare,sola ed in una stanza che non aveva neppure un briciolo di colore e calore. E avevo anche paura di perdermi e di non ritrovarmi mai più. E avevo paura…
-Salve- mi sentii salutare ad un certo punto.
Piegai il collo e guardai stranita la faccia della persona che sporgeva fuori dalla porta.
-Ciao…Tu devi essere Jamie-spezzò il silenzio Envy-Sono Irial un amico di Avery-
-Oh piacere!-disse tutto contento il ragazzo,stringendogli la mano.
-Lei invece è mia sorella.Olivia-disse Envy indicandomi.
-Chiamami Holly-affermai stringendogli la mano.
-Come mai siete qua?-chiese lanciandoci uno sguardo curioso.
-Ci ha mandato Avery…Oggi non poteva venire a farti compagnia con tua sorella…-fece poi mestamente,lanciandomi un’occhiata piena di tenera commozione.
Ci mancò poco che non rovinassi in terra. Ero rimasta shockata.Basita.Stupita. Non ci capivo più niente. Il cuore mi rimbombava nella cassa toracica come se fosse un tamburo.L’afflusso di sangue mi aveva provocato le vertigini,la nausea, e un impressionate caldo. Stavo letteralmente fumando.Il mio cervello era completamente partito. Poi sbiancai.Di colpo. Iniziai a sudare freddo mentre mettevo a fuoco la frase che aveva detto Envy.Mi stava per venire un infarto.Mi stava partendo un embolo.Diamine mi sentivo male!
-Ti senti bene?-mi chiese il moretto in questione sventolandomi una mano davanti agl’occhi,sinceramente preoccupato. Sgranai gl’occhi immergendomi nei suoi color lapislazzuli che si muovevano come se stessero cercando di  leggermi,come se stesse cercando qualcosa che non andava dentro di me. Poi sentii il calore. Lui mi afferrò la mano e mi portò dentro la stanza,facendo trantumare tutte le mie incertezze,tutte le mie paure. Mi sentivo in pace.Traquilla e protetta dall’amore di un fratello. Di qualcuno che non mi aveva dimenticata,che teneva a me più di ogni altra cosa al mondo
Poi lo vidi.
Il corpo.
Giaceva come addormentato su un lettino bianco.Una massa di capelli neri e lunghi incorniciava il viso pallidamente tetro illuminato da un raggio di sole.I capelli si espandevano per il cuscino come una macchia di petrolio. Da sotto il lenzuolo bianco,che copriva il corpo,uscivano una serie d fili colorati,collegati a degli strani marchingegni,che emettevano continui ronzii e strani bip. Mi soffermai ancora sul volto,così rilassato. Sulle mani,che giacevano immobili fuori dal letto,viola in alcuni punti per colpa delle flebo.
Poi non sentii più  calore. Il ragazzo aveva lasciatola presa della mia mano per andare ad accarezzare con il polpastrello il dorso,fasciato da una benda,da cui partiva un lungo tubo trasparente, di quella del corpo.
-Mo-sussurrò dolcemente,con un sorriso tutto denti-Abbiamo visite. E tu sei tutta in disordine!-la rimproverò dolcemente cercando di sistemarle,delicatamente,i capelli.
Quasi mi sfuggì un singhiozzo.
-Morgan…-continuò a sussurrare con un lieve sorriso,accarezzandole  la fronte e stringendole la mano.
-Ciao Morgan-salutò Envy-Come stai? Io sono Irial- si sedette su una sedia accanto al letto e le strinse la mano-Piacere. Sono un amico di Avery.-
Il ragazzo gli sorrise in un moto d’approvazione mi fissò muovendo le testa verso lei per invogliarmi a presentarmi.
-C-c-iao Morgan…Sono…-non riuscii a continuare e scoppiai in lacrime.
Qualcosa negl’occhi del ragazzo cambiò.La sua espressione si fece improvvisamente triste e mi fece male. Perché mi sentivo tremendamente in colpa per averlo fatto soffrire. Perché,anche se l’avevo conosciuto da neppure due minuti,già provavo un grande affetto verso di lui. Ero tremendamente orgogliosa di lui. Di un ragazzo che non si dava per vinto,così presi tutto il coraggio che avevo e dopo aver inspirato parlai.
-Sono Holly.Piacere di conoscerti- sorrisi,fiera di me stessa.
Il ragazzo mi fece un sorriso dolcissimo e venne ad abbracciarmi.
-Grazie-mi sussurrò all’orecchio.-E’ importante per me-
-Anche per me-sussurrai nel suo orecchio.
Poi accadde una cosa strana. Nella mia testa sentii un eco,un lontano ronzio,come quello che avevo sentito un paio di giorni prima,dopo la sfuriata con Avarice. Più ci pensavo più questo diveniva potente.Fino a riempirmi la testa e le orecchie,poi, come il suono di due chitarre che cercano di sintonizzarsi sullo stesso suono,sentii un ronzio esterno,che pian piano iniziò a combaciare con quello interno,finche non avvenne la perfetta unione dei due.
Chiusi gl’occhi. Concentrandomi sul ronzio interno,tentando di immergermi dentro di lui,di navigarci. Sentii la mia anima tirarsi, estendersi e fondersi.
Sentii il dolore.
Sentii il calore.
 Mi concentrai su quest’ultimo,immergendomi in esso. Mi beai di quel intorpidimento e mi sentii stringere. Strinsi a mia volta e…
-AAAAAAAAAAAAH- strillò Jamie.
Spalancai gl’occhi di scatto spaventata e respirai rumorosamente.
-Oddio!Oddio!Oddiio!Oddio!-Jamie saltellava sul posto come un matto-Mi ha stretto la mano!Mi ha stretto la mano!Mi ha sentito!Mia sorella mi ha sentito!-urlava e piangeva di felicità.-Infermiera!-strillò,alla fine,uscendo di corsa dalla stanza.
-Come hai fatto?-mi chiese basito Envy.
-Io… Io non ho fatto niente-sussurrai ancora sotto shock.
-No…tu hai stretto la sua mano-sussurrò shockato-Tu hai avuto un contatto col tuo corpo-
-Io cosa?-farfugliai.
-Tu… Tu sei riuscita trovare un canale per rientrare nel tuo corpo. Ora…Ora noi possiamo farti ritornare in vita-vidi una lacrima scendegli dall’occhio e ridacchiai.
-Maledette emozioni umane.-borbottò asciugandola-Non vedo l’ora di ritornare nel mio fottutissimo corpo.-
-Miracolo!-sussurrò l’infermiera entrando nella stanza-E’ vero quello che mi ha detto il ragazzo?-ci chiese basita.
-Si.-rispose Envy-L’ho visto con i miei occhi signora.-
-Per l’amor del cielo! Credevamo di perderla e invece…-sussurrò fissando un foglio uscito da uno strano macchinario.
-Allora?-chiese emozionato Jamie.
-Oh Santissimo Signore! Vado subito ad avvertire suo padre signorino!-
Si avvicinò al mio corpo per accarezzarmi il volto.
Sorrisi e sentii il mio cuore scalpitare dalla gioia. Il macchinario sembrò impazzire,i bip si fecero più potenti e veloci.
-Oh mio Dio!-strillò l’infemiera-E’ un miracolo! E’ proprio un miracolo…- e fuggì via dalla stanza.
Jamie abbracciò gioiosamente il mio corpo,facendomi ridacchiare di gioia.
-A tutti coloro che si trovano distanti dalla città. Dovete urgentemente tornare. I corruttori hanno oltrepassato il fronte. Wrath è caduto.-
Mi voltai immediatamente verso Envy,che era totalmente sbiancato.
-Cazzo!-sussurrò alzandosi e aggiustandosi il cappotto.
-E’ successo qualcosa?-ci chiese Jamie perso nella contemplazione del mio corpo.
-Dobbiamo andare-gli rispose caustico Envy-Addio-
Mi prese il braccio e mi trascinò fuori.
-Corri.-mi ordinò

 

 

Note di Dawn_ e MaVih
Inanzitutto vi auguro un buon e felice natale e probabilmente anche un buon anno nuovo. Mi dispiace aver postato proprio oggi,ma, non vi volevo fa aspettare ancora. E dopo tutto sono un pochino un Grinch .D
E questo è fatto.
Ho messo le note giù perchè non mi andava di dirvi troppo ,prima della lettura.
E oddio, oggi non riesco proprio ad esprimermi.
In ogni caso c'è da dire che la fine di questo capitolo non mi piace per niente. E' solo una pallida trasposizione di tante emozioni descritte durante il delirio dell'influenza. E in più sono stata completamente assorbita da un'altra storia.
E adesso non so neppure dirvi se sarà il penul'timo capitolo o il terz'ultimo D:
E Facebook piglia botte stamane arghhhh.
*Tossisce*
*Tossisce*
*Si soffia il naso*
Dannatissimo mal tempo!
Dimenticavo,le frasi dette dal fantasmino(Dorothy non arrevellarti il cervello. Fantasma=Anima) provengono dalla canzone Helena e sono,rispettivamente:
-Can you hear me?
-Are you near me?
-Long ago,just like the hearse you died to get in again. We are so far from you.
 E adesso vi ringrazio tutte
Regina_loves_Dante:Ooooooooh Una che mi comprende çAç. E' una cosa gratificante sapere che la matematica non la detesto solo io.La mia prof di Matematica dice che ho un'avversione psicologica per quella materia . E grazie per i complimenti :D
Ti auguro un felice natale e un felicissimo anno nuovo.
xoxo
BBBlondie: Anche io non le avrei creduto se fossi stata in Gerard.Cioè,se uno mi venisse a dire che è morto,protrei sinceramente soffocare dalle risate. E penso che questa storia provenga dalla mia delirante mattinata senza caffè(Viva la dipendenza dal caffè. Olè!)
Possiamo fondare il club delle apatiche allora! Neppure Mary riesce a provare sentimenti D: E  io i dialoghi tristi li faccio quando m sgridano perchè bevo troppo caffè DDDDDD;
En eni cheis
Buon natale e felice anno nuovo
xoxo
Lady Numb: Il tuo dubbio ha avuto una risposta :D Ehhhh Mary,siamo proprio delle geniacce coi colpi di scena! Meglio dei registi da quattro soldi che fanno orripilanti telenovelas di serie C. In ogni caso il regalino di Natale te lo abbiamo fatto. Contenta no?
Ehmma pure io mi sarei messa a ridere dopo aver letto una lettera del genere xDDD
Ti auguriamo buon natale e felice anno nuovo
xoxo
Dorothy_: Il commentone di Dorothyyyyy YEEEEEEEAAAAAAAH!
Maestre dalla suspance ehhhh! Ahahahahah maddai su! E comunque si, è la stessa matematica perchè quello era programma dell'anno scorso non svolto D: E i radicali sono i prossimi çOç. Impara Wonderwall \O/ Così estenderò il mio potere al  di fuori dei miei compagni di chitarra! E Disenchanted lo ricitata anche qua u_u E per quella parte non molto chiara dove c'è I don't love you(dio spero veramente che tu capisca perchè oggi non riesco proprio ad esprimermi) le ultime sillabe di yesterday si rifersicono alla fine della canzone che fa: I don't love you like I loved you yesterday .
Poi si...gli errorini ci sono sempre perchè ogni tanto m capita di dimenticare il termine e quindi ne scrivo uno approssimativo(mi capita anche con i cognomi DDD: Mia madre dice che mi succede perchè ho sempre la testa fra le nuvole.) Tecnicamente Holly non è stata uccisa(Evviva Envy e i suoi tecnicamente!)
Per la cosa della mela beh... è un paragone e  dovevo scrivere metà*si piacchia sulla testa*.
E mi sa che anche qui ci saranno errori. Mi dispiace.Sto malissimo ed è già stato un grande sforzo aver postato oggi D:
Buon natale e felice anno nuovo anche a te
xoxo
Mony_spacegirl: Ci stavamo preoccupando sai? Non recensivi. Abbiamo pensato al peggio. Il tuo commento è LOL ahahaha
Abbiamo postato. Contenta?
Buon natale e felice anno nuovo
xoxo

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Happiness only real when shared ***


address>Oggi è capodanno e il nostro tempo materiale è notevolmente diminuito,perciò non potremo farvi i ringraziamenti una per una... Chi ci ha posto delle domanda avrà,probabilmente entro domani, delle risposte.
E' dovuto informarvi che questo capitolo ha preso spunto dal libro "Resta anche domani" di Gayle Foreman,mantre il titolo proviene dal romanzo da cui è stato tratto il film "Into the Wild". La felicità è autentica solo se condivisa.
Speriamo sia per voi un augurio e un insegnamento per il nuovo anno.
Siete grandiose!
 
xoxo
Dawn & Mary

 

Happiness only real when shared

 

Allacciai anche l'ultimo bottone del colletto della divisa e fissai il mio riflesso allo specchio. Lisciai con le mani il gonnellino. E rimasi in silenzio, contemplando la mia figura. Mi sentivo terribilmente a disagio con quei vestiti, in quel momento. Sentivo che non mi appartenevano più e che loro non potevano appartenere a me, per il momento. Sospirai ed uscii dalla mia stanza per andare da Avarice. Non gli avevo ancora chiesto scusa e non mi andava morire prima di averlo fatto, perciò, lentamente, camminai fino alla parte opposta della casa,dove vi era la sua camera. Non ero mai entrata in quella camera, a dirla tutta. Non avevo neppure mai capito perchè la evitavo come la peste. Ma non era il momento di mettermi sotto esame.
L'atroce silenzio della casa mi provocava un senso di vuoto, di dolore. Di lì a pochi minuti sarei ritornata a "casa", per combattere. Probabilmente sarei morta, ma l'avevo accettato. Morire un'altra volta, per me, non sarebbe poi stato un gran problema, dopotutto. Certo, non sarei più esistita, non avrei mai più incontrato lo sguardo paterno di Avarice, la figura presuntuosa di Envy, Gerard, Mikey, Frank, Ray e le loro mogli, ma prima o poi ci avrei fatto il callo.
Sospirai ancora ed alzai il braccio, pronto a bussare.
-Non posso farlo...- sussurrai.
Passi pesanti, accompagnati dal loro furioso possessore entrarono nella mia visuale. Neppure un secondo dopo mi ritrovai a ruzzolare in terra, accompagnata da un ringhio molto simile ad un -Levati!-
-Hey!- dissi stizzita alla porta chiusa.
Sbuffai frustrata e mi alzai dal pavimento, lisciandomi il gonnellino tutto stropicciato. Non sarei certamente morta in disordine.
 
 
 
 
-No, Gerard! Ora si va tutti insieme a chiederle spiegazioni- la voce furiosa di Mikey riecheggiava nell'abitacolo della macchina della mamma, perchè si, mi ero trasferito da lei, in New Jersey.
-Ma...- mugugnai, prima di essere interrotto dalla voce petulante di Frank.
-Niente ma, Gerard. Adesso tu vai da lei e le chiedi una spiegazione. O di cosa si è fatta per partorire una scusa del genere- ridacchiò.
Avrei tanto voluto fuggire,ma, per mia sfortuna (o per grande fortuna di Mikey, dipende dai punti di vista) mia madre aveva una macchina a tre porte, e quindi a meno che non volessi buttarmi giù dal finestrino, decisamente troppo stretto per me, non avevo più vie di fuga.
-Dirti che è morta!- strillò nero dalla rabbia -Se la prendo...- continuò brandendo il pugno per aria.
-Santo cielo Mikey!- fece Ray rimettendogli la mano sul volante -Se continui così ci fai fuori tutti!-
-Mmpf-
Il viaggio continuò tra gli sbuffi frustrati e i miei “Riportami dalla mamma se non vuoi che faccia un fratricidio” che non sortirono l'effetto desiderato, anzi ,fecero aumentare i risolini acuti di Frank, che stava proprio al mio fianco, e che quindi si sentiva in dovere di rendermi sordo.

-Questa casa è... Wow- sussurrò Frank meravigliato.
-Già- annuì Ray.
-Bene! Adesso che abbiamo fatto il giro turistico, possiamo ritornarcene a casa- feci mentre entravo in macchina.
-Dove vai tu?- disse despotico Mikey afferrandomi per il colletto del giubbotto e tirandomi fuori dall'auto.
-Così mi strangoli!-lo rimproverai allibito.
-Cammina- mi ordinò spingendomi in avanti e tirandomi un calcio nel sedere.
-Non sono un animale!-
-Allora non capisci proprio, eh?- si avvicinò a passo di marcia e mi prese per un orecchio, trascinandomi fino alla porta d'ingresso incurante delle mie proteste. Premette il campanello ed aspettò che la porta si aprisse.
Due secondi dopo un volto ne fece capolino
-Salve, cosa posso fare per voi- ci chiese cordiale il maggiordomo.
-Cerchiamo Olivia- fece Mikey incolore.
L'uomo ci fissò con occhi tristi.
-Non può venire al momento- spiego in modo sommesso.
-E' urgente- ringhiò Mikey.
-Mi dispiace, ma non posso- fece serio -E vi chiedo, cortesemente, di andarvene-
-Non mi sposterò di un millimetro da qui finchè non ci farà incontrare Olivia- continuò imperterrito a denti stretti.
-Va bene- fece il maggiordomo alzando le spalle e chiudendoci la porta.
-Fermo- sussurrai mettendo il piede sullo stipite della porta -Voglio vedere Hollow-
Lo fissai negl'occhi,determinato a non demordere e lui ricambiò. Ci fissammo così per un'eternità; poi, la porta si riaprii lentamente con un cigolio e lui ci fece spazio per passare.
-Grazie- mormorai mesto abbassando la testa ed entrando dentro casa.
-Prego.- mi rispose con gl'occhi che mandavano scintille per poi sparire su per le scale. Il suoi passi rimbombarono nel silenzio tombale della casa. Lo sentii distintamente bussare alla porta e parlottare con una persona. Poi sentii passi concitati si avvicinarono per mostrarci due figure ben distinte al di sopra delle scale. Avevano una divisa simile a quella che avevo usato per The Black Parade. Ne rimasi sconvolto. Era,forse, uno scherzo?
-Signor Way...- mi salutò frettolosamente il fratello di Olivia -Cosa vi porta qui?- sembrava un vampiro sul punto di azzannarci e farci fuori.
Scese lentamente le scale accompagnato da quello che riconobbi come Irial, che, sghignazzando si appollaiò sulle scale.
-Salve. Cercavo...- mi interruppi ponderando bene ciò che volevo dire -Hollow- dissi fissandolo negl'occhi.
Nello sguardo di Irial passo per un momento un lampo di stupore, tramutatasi subito in compassione. Mi fissò tristemente, invitandomi a salire.
-Noi possiamo aspettare massimo due minuti...- affermò mentre salivo le scale -Quindi goditeli al massimo perchè non ci saranno più poi-
-In che senso?- gli chiesi mentre entravo nello stato di ansia e panico più totale.
-Se Holly ti ha detto quello che penso capirai-  mi spiegò alzando le spalle e alzando il sopracciglio.
-Io... io volevo chiederle spiegazioni- mi uscì dalla bocca in preda all'ansia.
-Siamo morti Gerard- disse delicatamente Avery -Nulla di più.-
-Finitela!- urlò Mikey -Smettela di prenderlo in giro!-
Con una velocità disumana Irial si avvicinò a mio fratello con aria demoniaca, facendolo sbiancare dalla paura.
-Non contraddirmi. Ho 300 anni più di te. Porta rispetto- gli sussurrò a denti stretti.
-Irial calmati- lo richiamò Avery, teso.
-E tu che ci fai ancora qua!- mi ringhiò contrò il biondo -Vai che non abbiamo tempo da perdere!-
Non me lo feci ripetere due volte. Iniziai a correre a per di fiato sulle scale, senza neppure accorgermi di non sapere dove andare.
-A destra. Ultima stanza- sentii l'urlo provvidenziale di Irial.
Lo ringraziai mentalmente e mi diressi verso l'unica stanza aperta, in fondo al corridoio, pregando tutti i santi di trovarla. Arrivato e ansimante mi affacciai alla porta e rimasi a contemplarla seminascosto dallo stipite della porta. Lei si stava specchiando nell'enorme specchio ovale,contornato da rose nere in ferro battuto.Aveva una divisa nera, come quella degl'altri due,ma era diversa. Il giacchetto le copriva solo metà della schiena e da cui sotto usciva una lunga maglietta nera, che finiva dentro il cinturino della gonnellina che le copriva metà coscia da cui sotto potevo notare dei pantaloncini corti. Portava due lunghi anfibi neri che le coprivano metà gamba.
Perso nella contemplazione della sua figura non mi accorsi che lei mi aveva notato.
-Gee- sussurrò, fissandomi attraverso il riflesso dello specchio.
Mi nascosi dietro il muro e la sentii passi frettolosi avvicinarsi alla porta. Un secondo dopo i suoi occhi viola mi fissarono tristi ed io mi sciolsi. Diamine mi ero innamorato come uno sciocco.
-Perché sei...?-
-Ti credo- proclamai interrompendola- Non mi mentiresti mai. Lo so.- continuai vedendo che la sua espressione cambiava in un misto di gioia e stupore.
-Tu...?- cercò di dire.
-Si... Non ho mai dubitato di te. E mai lo farò se t'interessa- le spiegai sorridendo, finalmente felice che tutto si stesse risolvendo per il meglio.
-Io devo andarmene mi spiegò tristemente, sull'orlo delle lacrime.
-Se è per la storia che sei morta- deglutii -Non m'interessa-
-Gerard...-
-No zitta!- la interruppi di nuovo -Penso di non aver mai trovato una persona come te. Sei perfetta. In ogni tuo singolo difetto. Sei petulante, sei dolce, sei stupida, sei ...tutto. Ti voglio bene. Bene da morire e non ti lascerò scappare. Capito?-
-Gerard... Ti sto facendo del male- sussurrò piangendo.
-Scherzi?- chiesi stupefatto alzando la voce di alcuni decibel.
-No, Gerard... Sto andando a morire...-c onfessò tristemente abbassando il capo.
Scossi la testa. Il mio viso si contorse dal dolore ,nel mio intento di cercare di capire, di comprendere ciò che stava realmente dicendo.
-Cosa? -sussurrai basito -Non puoi... cioè... sei già morta- balbettai confuso.
-Ma posso morire... dall'altra parte io posso morire!-
-Ma... ma le anime... Non sono immortali?-
-No. Possiamo morire come puoi morire tu, ma...- si fermò e fissò il tramonto al di fuori della finestra -con la differenza che non esisteremo mai più-
Feci un respiro brusco e sgranai gl'occhi.
-Non voglio- le sussurrai accarezzandole la guancia col pollice.
Lei alzò lo sguardo e mi fissò, per poi rinchiudere lentamente gl'occhi.
-Non voglio dimenticarti- continuai imperterrito,non disposto a demordere.
-Holly-
La figura di Avery apparve davanti alla porta. Aveva il volto sciupato e l'aria di uno che era sul punto di crollare.
-Non verrai- le disse ricomponendosi.
L'espressione di Hollow cambiò. Si fece dura e seria.
-E' un mio dovere- il suo tono di voce era intriso dall'orgoglio e la sua espressione era seria e dura al pari del fratello.
-No che non lo è! Tu sei viva! Non è tuo dovere combattere al nostro fianco-
Viva?
-Come osi!- urlò avventandosi su di lui -Come osi dire che non è mio dovere combattere al vostro fianco- lo fissò seria, dritto negl'occhi -Al tuo fianco-
Con lentezza disarmante si staccò da lui, che la fissava con occhi tristi e paterni. Si fissarono e il loro sguardò illuminò tutta la stanza.
-Hai fatto di me la persona che sono. Ti devo tutto Avarice- mormorò a voce bassa -Anche la mia stessa vita-
Lui l'abbracciò.
-Promettimi che se le cose si metteranno male te ne andrai- le sussurrò fra i capelli.
-Moriremo fianco a fianco allora-
Le loro espressioni si fecero serie e cupe, entrambe consapevoli di ciò che stava accadendo. Di ciò che andavano a fare.
-Sono confuso- mormorò Irial comparso davanti alla porta -In ogni caso dobbiamo andare. Cancellategli la memoria- continuò indicandomi -Io mi occupo degl'altri làggiù-
-Cosa?-sussurrò Frank,seguito da Ray e mio fratello,che basiti fissavano Irial.
-Oh non guardatemi così- fece lui con aria annoiata -E' la prassi-
-Io non voglio dimenticare- affermai serio -Io voglio venire con voi-
Irial scoppiò in una risata isterica.
-Smettila, non stiamo andando a giocare su un finto carro con dietro una parata di fantocci. Stiamo andando a combattere. Non ad urlare per una manica di ragazzini depressi che non vedono l'ora di togliersi di mezzo-
-Ma come ti permetti!- lo sgridò Frank paonazzo dalla rabbia -Noi ogni giorno lottiamo per noi e per gl'altri! Per andare avanti. Per credere in qualcosa che non sia lo schifo che c'è in giro! Non doniamo speranza a chi la vuole accettare. Ogni giorno combattiamo una guerra contro l'apatia disarmante che c'è in questo mondo.-
-Tu non sai neppure che cosa sia l'apatia- lo rimbeccò Irial con disprezzo
-Ah non lo so?- sibilò frustrato il mio chitarrista.
-No!- continuò Irial lanciando saette dagl'occhi -Stupido umano che...-
-Basta!- li interruppe Avery con voce stanca massaggiandosi le tempie -Dobbiamo andare-
Nella stanza calò il silenzio. Potevo sentire il cuore pulsarmi nelle orecchie e la rabbia sormontarmi, ma dovevo trattenermi. Lei se ne sarebbe andata in ogni caso; ma io, questa volta, l'avrei seguita,anche sotto una pioggia di proiettili. La fissai, cercando di farle comprendere che cosa provavo per lei... che cosa volevo che facesse, ma lei si limitò a fissarmi di rimando, con uno strano sguardo vacuo accompagnato dagl'occhi vitrei che mi fissavano incolori. Al momento capii subito quello che voleva dirmi. Lei sapeva, lo sapeva quasi con una certezza disarmante che non ne sarebbe uscita viva, e nonostante tutto l'aveva accettato. Aveva abbracciato la morte come una cosa naturale, una cosa che c'è dopo. Ma a volte, si può scegliere come morire.
 
 
 
 
Avarice mi cinse la spalla con fare paterno, scortandomi fino alla porta che dava accesso all'altro mondo. Dietro di noi sentivo riecheggiare i passi della processione che ci accompagnava alla fine, e non potei non paragonarlo ad un funerale.
Prima di sapere che fossi viva avevo pensato spesso a com'era stato il mio funerale. Probabilmente pieno zeppo di persone che non avevo mai visto,pieno di parenti che mi avevano visto solo una volta, magari quand'ero ancora dentro la pancia di mia madre. Mi ero sempre immaginata un'enorme navata ricoperta di rose bianche, il simbolo della purezza, e l'aria intrisa da un forte odore di incenso. Pensare al proprio funerale, mi dicevo, era sinonimo di creatività.
-Puoi ancora decidere di rimanere qua- mi sussurrò mestamente all'orecchio Avarice -Capiremo tutti se lo facessi-
-No- gli sussurrai a mia volta -Questa è anche una mia battaglia.-
Mi fissò tristemente ma non disse nulla, spalancò la porta e i passi dietro di noi cessarono in un batter d'occhio.
-Arrivederci- li salutò candidamente Avarice -E' stato un piacere-
Nessuno rispose e io non mi voltai. Non volevo piangere in faccia a nessuno. Non volevo più piangere.
Avarice oltrepassò la porta e sparì. Subito dopo toccò ad Envy, che salutò tutti con un cenno ed oltrepassò la porta a passo di carica.
Infine rimasi io, sempre rivolta verso la porta. Non volevo guardarmi alle spalle e vedere cosa stavo lasciando su questo mondo, sarebbe stato solo un rimorso in più...
-Holly...?- mi chiamò Ray.
Presi un respiro e decisi di voltarmi, lentamente. Appena ebbi la loro completa visuale sentii una morsa che mi stringeva il cuore. Frank si buttò fra le mie braccia e mi strinse forte. Un po' stordita ricambiai la stretta.
-Non mi far preoccupare- mi sussurrò per non farsi sentire dagl'altri.
-Tranquillo!- ci scherzai su per sollevare il morale a loro e agl'altri -Ho la pellaccia dura!-
Gli diedi qualche amorevole pacca sulla schiena e lui si staccò, molto più tranquillo. Fu poi il turno di Ray. Quasi soffocai tra i suoi afro, e quando glielo feci notare si mise a ridere, ma senza gioia. Lui, nonostante tutto era il più maturo di tutti e capiva che era inutile trattenermi.
-Se devi andare vai...- mi disse con un sorrisino triste, ma con un tono comprensivo. -La scelta è unicamente tua.-
E dopo un abbraccio silenzioso da parte di Mikey capii, capii che la scelta, solo ed esclusivamente mia, avrebbe ferito altre persone. La morsa sul mio cuore si fece poi più stretta quando Gerard mi abbracciò forte fra le lacrime. Singhiozzava talmente forte che ero sul punto di tapparmi le orecchie con le mani e chiudere forte gl'occhi.
-Non andare- rantolò fra una tirata di naso e l'altra -Per me sei importante-
Affondò di nuovo la testa nell'incavo del mio collo e continuò a singhiozzare. Passai distrattamente le mani fra i suoi capelli rosso fuoco.
-Su, su!- cercai di dire, ma mi si chiuse la gola.
-Non andare!- continuò piangendo -Non lasciarmi da solo. Non sono certo di voler camminare in questo mondo da solo...-
Con uno scatto lo allontanai da me per fissarlo negl'occhi arrabbiata.
-Smettila di fare il bambino!- lo rimproverai.
Lui si asciugò le lacrime copiose con il dorso della mano e tirò su col naso.
-Ritornerò- gli spiegai sorridendogli dolcemente -Mica mi posso perdere il nuovo fantastico cd dei My Chemical Romance!-
Lui ridacchiò e mi mostrò i suoi denti incredibilmente piccoli in un sorriso.
-Falli fuori tutti!- mi raccomandò Frank.
-Stanne certo, gnomo- ironizzai alzando il pollice.
-Portami un souvenir!- continuò Ray scuotendo la mano.
-Sicuro!-
Mi misi davanti allo stipite della porta, rivolsi a tutti un sorriso ed entrai.
Sarei morta, ma lo avrei fatto con un sorriso.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** We will fight to the death ***


One
21 gunssssss
 
Mmh Saaaaaaaaaaalve! Come sono andate le vostre vacanze? Speriamo per voi bene :D
Ci sarebbe piaciuto postare prima ma  non ne avevamo voglia(dopotutto ci siamo prese le nostre dovute vacanze) e dovevamo studiare(=_=) o parlare a telefono(in alcuni e non rari casi '-').
In ogni caso speriamo vi siano capitate un sacco di cose belle,al contrario di Dawn che non andrà al concerto. Poor Dawn.
Un avviso questo è il penultimo capitolo. Dopo di questo ci sarà l'ultimo e un epilogo della storia .
Perciò speriamo che questo capitolo vi piaccia,sia all'altezza delle vostre aspettative e,soprattutto,non vi deluda
(E in ogni caso ad Aprile Dawn se ne va a Berlino u_u)
 
p.s.Non mettetevi a fate l'aerobica nei video musicali.
p.s.(2): il titolo proviene dalla canzone This is War dei 30 seconds to Mars
Enjoy it
Dawn&Mary
(le rispose alla fine del capitolo)

We will fight to the death

Il territorio circostante era stranamente afoso e la nebbia era molto più densa di quanto mi ricordassi. Una cosa che mi fece rabbrividire, però, fu la calma innaturale e satura di elettricità che permeava il luogo. Fissai le radure circostanti e feci un  piccolo sorriso. Dopo tutto ero ritornata a casa e, in un certo senso ero contenta.
-Uscite dai corpi e buttateli là, vicino quell’albero.- spiegò Avarice mentre il suo corpo cadeva inerte a terra la sua anima rimaneva in piedi.
Feci lo stesso, ma quando fissai l'involucro che mi aveva permesso una vita sulla terra rimasi spiazzata. Mi morsi il labbro e tirai l'inerte fantoccio fino al buco, sul tronco di una quercia che mi aveva indicato il mio capitano.
-Che fine farà?- domandai guardandolo sparire nella profonda oscurità del buco.
-Verrà bruciato- spiegò Envy al mio fianco -E' usato. E' inutile.-
Mi rammaricai del fatto che a quel corpo ci fossi indissolubilmente legata.
-Ciao Olivia - lo salutai facendo sporgere tristemente il labbro inferiore.
Al mio fianco Envy espresse la sua disapprovazione con un sonoro sbuffo. Lo fissai torva e lui ricambiò con una finta esasperazione.
-Vossignorie!- sentimmo poi chiamare.
Davanti a noi si materializzarono due ragazzi, gemelli, con la divisa nera della Parata e una sfilza di piccole medagliette.
-Pain! Panic!- li salutò Envy, stringendo la mano al secondo, suo pupillo.
-Hey- li salutai io beccandomi l'occhiata torva di Panic, che, come il suo maestro,mostrava una certa ostilità nei miei confronti. Pain mi si avvicinò di soppiatto e mi abbracciò teneramente. Dopo Sin, Pain era una delle persone più eccezionali e fantastiche che avevo mai incontrato. Pupillo di Pride, si era sempre dimostrato gentile, affabile e pieno di orgoglio.
-Dobbiamo incamminarci- fece risoluto Panic -Hanno già convocato un consiglio-
Lo sguardo di Avarice si fece accigliato, ma non disse nulla; si limitò ad incamminarsi verso il rudere più grande della città, il quartier generale della Parata Nera. Mi misi dietro di lui,con la testa rivolta verso il basso, come avevano fatto sia Pain che Panic. In questo mondo dovevo sottostare nel bene e nel male ad Avarice. Sentii Pain canticchiare una canzoncina delle sue. Nella sua vita precedente lui e suo fratello facevano parte di una band. Pain cantava e Panic suonava il basso. Erano diventati abbastanza famosi nei sobborghi di Seattle, ma entrambi conobbero la droga. Il primo a morire fu Panic, morto in un incidente stradale, poi morì Pain. Pain morì di dolore. Si spense lentamente come una candelina di compleanno abbandonata su una torta distrutta. La morte,  però, l'aveva sempre accettata di buon grado per il semplice fatto che gli permetteva di stare con suo fratello. L'affetto che provava verso di lui lo rendeva stranamente immune all'apatia della morte. Anzi, lo rendeva allegro e spensierato come non mai. Con la battuta pronta e un sacco di consigli da darti. Ma quel giorno, quel giorno canticchiava sommessamente una canzone triste, per niente nel suo stile. Lo fissai abbozzando un piccolo sorriso per rincuorarlo e lui mi fissò di rimando, facendo un minuscolo sorrisino sghembo.
 
La città era deserta e i nostri passi riecheggiavano sull'acciottolato come colpi di pallottole. Sospirai vedendo comparire la grande infrastruttura diroccata in cui si stava per riunire il consiglio. Un grande edificio molto simile a quello che avevo visto in un libro. Vaticano,mi pareva si chiamasse. Probabilmente questo ne era una pallida copia,più piccola e distrutta, però. Passammo attraverso le grandi colonne, fino all'enorme muratura circolare dove avevano luogo le riunioni. Io, Pain e Panic ci fermammo a meno di tre metri dalle porte. Quella zona era insignita a noi. Noi dovevamo rimanere fuori e attendere tutti gl'ordini che ci sarebbero stati impartiti con la massima serietà e profondità. Facemmo un inchino a i nostri capi e li vedemmo sparire dietro la porta.
-Hollow- mi sentii chiamare mentre mettevo in posizione eretta il busto.
-Insanity?- le mie parole riecheggiarono fra le imponenti mura.
Sentii un bisbiglio fitto fitto e vidi tre ragazzi uscire dalla penombra..
-Insanity! Deadly! Hysteria!- urlai correndo ad abbracciarli.
-Come state?- chiesi dimenticandomi di cosa fosse successo.
-Bene...- rispose Hysteria tristemente.
-Ma...- mi fissai intorno, alla ricerca di un'altra persona -dov'è Avenger?-
Insanity mi fissò tristemente,indicandomi la grande stanza circolare.
-Ha preso il posto di Wrath- mi spiegò -E' un suo dovere da pupillo-
-Cosa?- chiesi basita.
-Non capisci mai niente tu- intervenne velenoso Panic -Ti devono sempre spiegare tutto-
-Calmati fratello- lo rimbeccò Pain -E' normale che non sappia niente. E' stata scelta da poco-
-Fermi!- dissi mettendo le mani in avanti in segno di farli placare -Spigatemi-
-E' semplice- spiegò Deadly facendo spallucce -Siamo stati designati come loro successori, nel caso in cui morissero-
-Ma...- cercai di ribattere.
-E' per questo che da oggi Avenger verrà chiamato Wrath- continuò Insanity.
Li fissai tutti scioccata, ma non replicai. Non ne avevo avuto il tempo, visto che la porta si era aperta tutta d'un tratto e ne era uscita la bella e longilinea figura di Lust.
-Insanity!- chiamò a se la sua pupilla,che, come un cane obbediente accorse al suo capezzale.
Uno dopo l'altro tutti i capi della parata uscirono fuori e richiamarono a se i propri protetti.
Quando fu il mio turno quasi inciampai nel mio stivale e arrossendo mi chinai verso Avarice. Quest'ultimo mise la mano sulla mia spalla e mi guidò all'interno della grande sala. Mi ritrovai spalle a spalle con i miei altri compagni, che si fissavano terrorizzati. Nessuno si azzardò a fare una domande.
-Pain.- lo chiamò risoluto Pride -Alza la testa e guardami-
Pain svolse automaticamente il compito.
-Anche voi altri- continuò Pride.
Tutti, in sincrono, guardammo negli occhi i nostri capitani.
-Da questo momento- continuò Gluttony -Prenderete ufficialmente il posto come nostri successori. Alla nostra morte...-
-Avrete di diritto questo posto- disse Sloth.
-Nel bene e nel male- continuò Avarice.
Deglutii.
-Consenzienti o non consenzienti- terminò il discorso Envy.
Trattenni il respiro e sgranai gl'occhi facendo segno di dissenso con la testa.
-Siamo in guerra- affondò il dito nella piaga Lust -E' bene che ne siate assolutamente consepevoli-
Annuimmo, provocando un micro sorriso sulla bocca severa di Pride. Era incredibile come lui e il suo pupillo fossero così diversi. Pride era orgoglioso, severo e detestava i disordini e il disordine in generale. Pain era tutto il contrario; gentile, affabile e disordinato fino al limite. L'ordine gli faceva venire la nausea a detta sua. Soffocai una risatina e tornai ad ascoltare ciò che stavano dicendo.
Avarice mi fissava in modo strano, quasi come stesse pensando ad un modo per farmi scappare incolume. Affilai lo sguardo e lo fissai torva.
-Il consiglio è sciolto. Seguite il vostro superiore- concluse Pride rivolgendomi un'occhiata torva.
Lui sapeva sempre se non ascoltavi, se eri distratto. Gli risposi con uno sguardo colpevole che gli provocò uno sbuffo infastidito.
-Ha già tutto e continua a rimanere qui- sentii mormorare da Slot.
-Se ne sarebbe potuta rimanere dall'altra parte- rincarò la dose Gluttony -Con quelli della sua specie.-
Qualcosa all'altezza del petto s'incrinò violentemente, spezzandomi il fiato. Sentii le braccia paterne di Avarice stringermi. La rabbia mi offuscò la vista e cercai di strattonare il braccio di Avarice per andare a tirare un pugno ad uno dei due, ma la stretta si fece più forte ed io ringhiai facendo voltare tutti dalla mia parte. Lust mi fissò accigliata, facendomi un sorrisino sghembo.
-Dite le cose in faccia- sputai velenosa rivolta ai due interessati che si ammutolirono di botto.
Pride ed Envy spalancarono la bocca stupiti, mentre Wrath senza farsi vedere alzava il pollice nella mia direzione.
-Ma come ti permetti?- borbottò Slot.
-Mi permetto eccome!-
Tutti mi fissarono allibiti.
-Andiamo Avarice. Abbiamo una guerra da mandare avanti. Se aspettiamo loro- dissi indicandoli -Moriremo dopo neppure due minuti-
Presi il braccio del mio capitano che confuso mi seguii.
 
 
 
 
-Cosa diamine hai intenzione di fare Gerard!- strillò Mikey puntando i piedi sui cornicioni della porta e tirandomi per la vita insieme a Frank.
-Andare da lei!- spiegai come se fosse una cosa ovvia.
-Gerard!- mi ammonì Frank tirandomi ancora di più.
Ray se ne stava seduto in terra a fissarci scuotendo la testa sconsolato.
-Ray dacci una mano!- gli urlò Mikey mentre cercavo di toglierli le mani dalla mia vita. -Gerard giuro che ti spedisco dallo psicologo a calci!-
-Mmpf- mugugnai cercando di scrollarmeli di dosso.
Ray mi si avvicinò di soppiatto,con le mani dietro la schiena e l'aria da bambino saputello. Si dondolò sui talloni, dandomi letteralmente sui nervi.
-Ray smettila o ti riempio di botte- gli ringhiai contro.
-Ray!- urlò Mikey, che non ce la faceva più.
Ray tossicchiò e si preparò a parlare. Mikey lo stava letteralmente incenerendo con uno sguardo da psicopatico.
-Di grazia, Gerard...- incominciò mettendosi il palmo della mano sotto il mento e fissandomi serio -Cosa faresti appena entrato la dentro?- abbozzò indicando la porta.
-Andrei ad aiutarla- risposi con un'alzata di spalle mentre cercavo di togliere le braccia di Frank dal mio collo.
-E non pensi- continuò imperterrito -che lei non voglia una mano?-
Mikey fece un cenno d'assenso e io gli tirai una gomitata in pieno stomaco.
-Quando si è in guerra, più alleati ci sono più è sicura la tua vittoria- ribattei.
Ray fece un sorrisone. Mikey tolse una mano dal mio bacino per poggiarsela sconsolato sulla faccia, beccandosi un "Hey" da parte di Frank.
-Questo non è vero- spiegò pragmatico -come ci riporta il mito della guerra delle Termopili secondo il quale Re Leonida i...-
-RAY!- urlarono in sincrono Frank e Mikey esasperati.
-Va bene, va bene- acconsentì quest'ultimo -Non fate gli acidoni-
Mikey soffocò un'imprecazione nel mio giubbotto e Ray continuò a parlare.
-Non pensi che probabilmente faresti più confusione di quanta ce n'è già?- mi chiese.
Lo fissai per un minuto buono, in trance, tanto che Mikey e Frank allentarono le prese ed io potei respirare di nuovo.
-Naaah- biascicai cercando di fiondarmi là dentro, ma le strette preparate si fecero ancora più forti. Imprecai, afferrando il nulla che avevo davanti. Ray si mise una mano sulle tempie, molto pensoso. Mi accorsi solo dopo che aveva scaraventato il mio braccio e quello di Mike via da una cornice e, senza troppi indugi, aveva oltrepassato la porta. Mollai di colpo la presa sulla porta, cadendo a terra insieme agl'altri due che ancora mi tenevano saldamente e che non si erano accorti di ciò che avevo fatto.
-Ray...- mugolò Frank spaventato verso il buio della porta.
-Si?- sentimmo la flebile risposta del nostro primo chitarrista e sospirammo.
Dal nulla ne uscì una mano. Corsi ad afferrarla e fui catapultato dentro uno strano strato di nebbia densa,come se l'aria fosse diventata corposa. Ebbi la stessa sensazione di quando poggiavo una mano sulla superficie dell'acqua. Poi ne uscii. Sentii la presa di Mikey e Frank sul mio giubbotto e alla fine anche loro oltrepassarono la nube.
-Oh- fece Frank con uno strano e spaurito tono di voce, che non era assolutamente da lui. -Dove siamo?-
-Nell'aldilà... penso- spiegò Ray corrugando le sopracciglia.
-A me sembra...- incominciò Mikey
-La scenografia di Welcome to the Black Parade- sussurrai.
Rimanemmo tutti in silenzio, fissando l'ambiente circostante e cercando una qualsiasi forma di vita.
Poi ad un tratto sentii il sibilo di una freccia, che si puntò in una zolla vicina al piede di Frank, che naturalmente,si buttò a terra. Mi voltai di scatto, cercando chi fosse il fautore dei quell'attentato alla mia persona.
Un uomo con un lungo mantello nero con il cappuccio sollevato ci fissava da sopra un enorme masso grigio.
-Gerard?- dal suo tono capii che stava per scoppiare a ridere.
-Emh...- corrugai la fronte -Si-
-Oh cielo!-
La figura incappucciata fece un salto che lo porto a meno di dieci centimetri da me. Si tolse il cappuccio e ridacchiò divertito.
-Ti ricordi di me?- mi chiese con un luccichio negl'occhi.
-Shin?- chiese Frank dietro di me.
-Ahahahah... Ciao Frankie- rispose togliendosi in uno svolazzo il lungo mantello mostrandoci la sua divisa. Fece un profondo inchino in segno di rispetto, sempre con il sorriso sul volto ci fissò uno ad uno.
-Lo sapevo che sareste venuti- proclamò battendosi il pugno sulla mano.
-Shin tu che ci fai qui?- domandò Frank.
-Innanzitutto mi chiamo Sin. E sono qui perché mi hanno mandato in ricognizione. Voi perché siete qui?-
-Gerard si è messo in testa che deve aiutare Holly- biascicò irritato mio fratello.
-E Gerard non ha pensato che probabilmente avrebbe creato più scompiglio lui che una guerra?- chiese fissandomi a metà tra il divertito e il serio.
-Io...- tentai di dire, ma lui mi bloccò.
-L'avrei fatto anch'io, tranquillo- mi mise la mano sulla spalla con fare paterno.
Gli sorrisi grato.
-Bene. Ora dobbiamo muoverci però!- fece tutto d'un tratto -Seguitemi.-
Ci mettemmo in fila dietro di lui, che ci marciava davanti. Ad un certo punto lo sentii cantare.
-Do or die, you'll never make me
Because the world will never take my heart
Go and try, you'll never break me
We want it all, we wanna play this part-
Quelle parole non mi rincuoravano affatto.
 
 
 
 
Eravamo schierati. Sentivo la rabbia ribollirmi dentro come veleno. Il mio sguardo era serio, puntato in avanti, verso quelle abominevoli figure. Il mio fedele cavallo respirava pesantemente, anche lui teso. Pride cavalcava dinnanzi a noi come un antico generale, anche se dai suoi movimenti trasparivano i modi di un animale famelico rinchiuso in gabbia. Lo fissai, seria, e lui mi ricambiò annuendo lievemente. I piani erano tutti già stati designati, noi dovevamo solo attenerci alle regole. Certo, avremmo avuto molte perdite, ma eravamo morti. Morire di nuovo non ci interessava. Mi guardai intorno, per memorizzare tutti quei volti che probabilmente non avrei rivisto mai più. Con la coda dell'occhio notai Panic che stringeva saldamente la mano del fratello e lo fissava. Stavo per mettermi a piangere, ma mi trattenni. Poi sentii una fastidiosa sensazione di essere guardata e mi voltai in avanti. Kya mi stava fissando, famelico, leccandosi quelle che sarebbero dovute essere le sue labbra,ma che erano di un colorito grigio insano. Ricambiai lo sguardo ed alzai il medio. E mi sentii soddisfatta di me stessa vedendolo trasalire.
Pride riprese posto fra le file e alzò un braccio. Presi l'arco e la freccia e tesi lentamente la corda, pronta a scoccare la freccia. Tolsi la punta della lingua fuori dalla bocca e me la premetti sul labbro.
3.
2.
1.
Il braccio di Pride si abbassò di colpo e la mia freccia scoccò. Uno stormo di frecce piombò sull'esercito nemico, colpendo gran parte dei Corruttori. Quelli morti cadevano a terra mentre quelli feriti tentavano di rialzarsi per riprendere ad avanzare. Un altro segnale di Pride e fummo pronti a ritirarci dentro la città; dopo pochi minuti tutto lo schieramento iniziale era dietro alle mura, e dall'estremità di quest’ultime si riversò sull’esercito nemico un secondo stormo di frecce. Ne era pronto anche un terzo quando udimmo un suono provenire dalla foresta ai lati delle mura, segno che i fantocci erano arrivati. I Corruttori avevano capito che il suono non proveniva dalla fanteria alleata e si guardarono intorno storditi per cercarne l’origine; così, approfittando della distrazione nemica i fantocci a cavallo sbucarono dagli alberi caricando l’esercito nemico, travolgendolo e disperdendolo.
-Non scagliate le frecce, non ancora, rischiamo di colpire i fantocci!- sentii urlare Pride, con gli occhi fissi sulla battaglia che infuocava nella radura.
Ma i Corruttori erano troppi, circa dieci volte i fantocci, che lentamente venivano sopraffatti.
-Dobbiamo far rientrare i cavalli con i fantocci e riprendere l’attacco! Possiamo cominciare ad accendere i bracieri per incendiare le frecce!- esclamai ad Avarice –Non possiamo accenderli se i nemici scalano le mura, potrebbero usare il fuoco contro di noi!-
-Hai ragione Holly, finchè siamo in tempo dobbiamo tentare il tutto per tutto… aspetta- mi disse lui, lasciandomi per correre da Pride.
I miei occhi lo seguirono finchè non si confuse con gli altri compagni dell’esercito, confusi e spaventati almeno quanto me.
Le mie speranze vacillavano, non ero sicura di quel che sarebbe accaduto e forse non volevo nemmeno saperlo. Loro erano troppi, troppi per noi. Nonostante il nostro arsenale più avanzato la loro superiorità numerica si stava facendo sentire; e io, personalmente non vedevo via d’uscita.
L’urlo di Pride che ordinava l’accensione dei bracieri mi risvegliò dai miei fugaci e disfattisti pensieri. Vidi Avarice ritornare verso di me, ansimante e preoccupato.
-Accendono i bracieri, allora?- chiesi.
-Si- rispose lui –i cavalli sopravvissuti stanno ritornando dietro le mura attraverso le porte secondarie, tieniti pronta, Holly. Mi raccomando.-
Il suo tono di voce mi fece preoccupare ancora di più; feci per rispondere ma appena sillabai la prima parola uno stormo di frecce di fuoco illuminò il cielo, bombardando l’esercito dei Corruttori, che disperatamente cercavano di ripararsi.
-Qui sulle scale non vedo bene cosa succede- mi lamentai, cercando di tendere il collo.
-Holly, non devi vedere bene cosa succede, devi solo essere pronta con la spada nel caso i Corruttori dovessero scalare le mura!- esclamò impaziente Avarice –E spera vivamente che non succeda, altrimenti saremo nei guai. Però è strano…-
-Cosa?-
-Non contrattaccano… perché non contrattaccano? Hanno le balestre, perché non le usano?- si chiese Avarice perplesso.
La risposta arrivò circa due secondi dopo, quando si udì un boato seguito dal rumore assordante di un muro che crolla.
-GIU’!- urlò Avarice.
Mi gettai a terra di fianco a lui quando all’improvviso l’aria si riempì di polvere; tossendo, cercai di rialzarmi per cercare la fonte di quel rumore ma un secondo botto mi fece ritornare a terra, mentre le urla disperate dei miei compagni mi rimbombavano nelle orecchie.
-Avarice! Avarice! Dove sei?- urlai in preda al panico.
-Sono qui, Holly!- rispose lui toccandomi un braccio -Quei maledetti devono avere delle catapulte!-
-Che facciamo adesso? Che facciamo?-
-Resta qui, devo avvisare Pride, dobbiamo attivare i trabocchi altrimenti siamo spacciati.- mi disse lui, lasciandomi da sola al mio posto.
Le catapulte fecero crollare gran parte delle mura interne, uccidendo gli arcieri posti al di sopra di esse; l’aria era irrespirabile a causa della polvere e nella città non si vedeva quasi niente.
La sgradevole sensazione di essere inutile si infilò come un coltello nelle mie viscere. Non riuscendo a guardare i miei compagni morire, decisi di salire tutte le scale per usare il mio arco da sopra le mura esterne.
-Hollow, dove vai? Avarice ci ha raccomandato di restare qui!- mi chiamò un mio compagno che, come me, si trovava sulle scale.
-Edral, io vado a dare una mano sopra, la situazione sta degenerando!- esclamai correndo di sopra.
Gli arcieri continuavano a scoccare frecce una dopo l’altra, cercando di mirare ai portatori delle catapulte, per impedire che venissero azionate. Impugnai il mio arco per aiutarli ma fui distratta da una voce imperiosa alle mie spalle.
-Spostatevi!- ordinò Faint, il capitano del battaglione di arcieri che si trovava lì. –Portano la pece bollente! Non gli piacerà!-
Mi spostai di lato per far passare coloro che portavano il pentolone, che immediatamente fu rovesciato dalle mura, riversando il contenuto bollente di sotto.
-Ora tornate di nuovo alle postazioni! Subito!- urlò Faint –Se le cos…-
Ma si interruppe; i suoi occhi erano ridotti a fessure nel tentativo di identificare quegli oggetti a forma di torre che si avvicinavano lentamente.
Un brivido di terrore mi percosse all’improvviso. Quelle non erano torri… erano scale. Questo voleva dire che, se non fermate in tempo, avrebbero permesso ai nemici di entrare nella città.
Evidentemente anche Faint aveva capito la gravità della situazione, perché urlò –SCALE! Appena sono abbastanza vicine riponete gli archi e sguainate la spada! Avete affrontato battaglie più difficili e pericolose di questa! Coraggio!-
Presi subito posizione, ma all’improvviso si udì un’esplosione. Inconsciamente, invece di abbassarmi al riparo mi voltai, e vidi che le due torri più alte della città erano state colpite dalle catapulte ed erano crollate.
-Capitano Faint!- urlò un soldato –il cancello sta per essere sfondato! E ora che le torri sono state distrutte…-
-Avranno portato un ariete di nascosto in mezzo alla confusione, quei maledetti! Corri giù in città e falli preparare, presto saranno anche qui sulle mura! VAI!-
Il soldato sparì tra la folla. Ma Avarice e i miei compagni di reparto erano giù, e avrei dovuto esserci anche io in quel momento, quindi decisi di ritornare da dove ero venuta.
Scesi le scale, cercando di trovare qualche volto familiare, quando vidi Edral, con la faccia tesa e con la spada in mano, di spalle al muro.
-Edral… - lo chiamai posandogli una mano sulla spalla.
-Hollow… stanno per sfondare il cancello! Tieniti pronta e tira fuori la spada!-
-Edral, tra pochi minuti saranno anche sulle mura!- mugolai estraendo la mia arma.
-Lo so, ho sentito quel soldato che è passato per di qua! Diamine!-
-Dov’è Avarice?- chiesi preoccupata, senza sentirlo.
-Al cancello.-
Ignorando le proteste di Edral, che per l’ennesima volta mi raccomandava mi restare al mio posto, mi precipitai al cancello da Avarice. Se dovevo combattere e morire, volevo farlo al suo fianco. Non impiegai molto a trovarlo; parlava con Pride ed entrambi sembravano tesi quanto Edral, ma tutti e due impugnavano le spade, pronti ad accogliere il nemico.
-Sono qui!- dissi avvicinandomi a loro –ho sentito…-
-Holly!- sbottò Avarice –Dov’eri? Qui stanno per entrare, è questione di secondi!-
-Lo so, ho sentito! E..-
BUM!
Un solo colpo, preciso, secco e potente e il cancello era giù. I Corruttori si riversarono nella città come delle furie; ed io, Avarice, Pride e gli altri miei compagni gli andammo contro con altrettanto fervore.
Erano quasi il triplo di noi, ma fummo abili da non farci prendere dal panico e, di conseguenza, farci sopraffare.
Subito due Corruttori si avventarono su di me; li inflizai con la spada, uccidendoli, e cercai di andare a ad aiutare Avarice; alle prese con quattro di loro.
-Holly dietro di te!- urlò lui vedendomi arrivare.
Senza riflettere mi piegai sulle ginocchia e mi voltai di scatto, colpendo il Corruttore in pieno stomaco; quello emise un gemito sommesso e si accasciò a terra. Sorrisi soddisfatta di me stessa e, rincarata la dose, mi ributtai nella mischia di corpi. Sentivo il clangore delle spade e i colpi che fendevano l'aria. Fui sopraffatta da un'ondata di adrenalina che non mi permetteva di pensare, di ragionare. Ero diventata una macchina letale, una bomba sganciata in quella matassa aggrovigliata di corpi sanguinanti e sudati. Una spada nemica fendette l'aria a meno di due centimetri della mia testa. Fu automatico. Mi abbassai di scatto e con una spinta delle ginocchia affondai la spada nello stomaco del Corruttore, ancora.
-Ritirata!- sentii urlare nella bolgia.
Disarcionai l'ultimo nemico e corsi verso le imponenti porte di ferro e piombo che davano l'ingresso alla cittadella.
Qualcuno mi afferrò lo stivale e mi voltai di scatto, pronto a giustiziarlo.
-No...- sussurrò quello che riconobbi come Edral, esanime e senza forze.
-Andiamo!- lo istigai presa da panico e cercando di trascinarlo dentro le porte.
Ci rinunciai. Mi abbassai e feci passare il suo braccio sulle mie spalle, non calcolando il fattore peso. Arrancavo con sopra il peso morto di Edral. Mi sentivo un topolino impazzito rinchiuso in una gabbia troppo piccola.
-Edral... ti prego!- sussurrai a denti stretti madida di sudore.
Sentivo i Corruttori alle mie spalle, ma dovevo resistere. Feci più salda la presa ed iniziai a correre. Le porte si stavano per chiudere. Eravamo gl'ultimi.
-Hollow!- sentii gridare.
Non alzai lo sguardo, imperterrita continuavo a trascinare il corpo esanime del mio compagno. Poi accadde. Una lama uscì fuori dal suo torace e io mi staccai di colpo dal suo corpo.
-Piccolo insignificante scarafaggio.- sussurrò il Corruttore togliendo fuori la lama insanguinata dal petto di Edral.
Mi fissò ed io sguainai la spada, che con un fendente ben'assortito volò via dalle mie mani.
-Guarda qua- disse puntando la spada sulla mia gola -La piccola guastafeste-
Mi sorrise tetro, poi un lampo e un dolore accecante al braccio. Mi misi a correre, sgusciando dentro la porta socchiusa e caddi in terra.
-Holly! Holly!- riconobbi la voce preoccupata di Pain.
Due mani mi afferrarono e mi aiutarono ad alzarmi. Notai con un certo disappunto il taglio sul mio braccio e borbottai qualcosa di incomprensibile.
-Andiamo in infermeria- fece Pain prendendomi in braccio.
-Mmh- mi abbandonai sulla sua spalla.
Chiusi gl'occhi, ma il torace di Edral trafitto da una spada si ripropose con violenza sotto le mie palpebre. Raprii di scatto gl'occhi ed ansimai.
-Hollow ti sent...- tentò di dirmi il mio amico ma fu interrotto da una voce tonante che rimbombava fra le mura.
-Piccoli sudici parassiti!- sentimmo urlare dall'altra parte del muro.-Rinchiudetevi pure nelle vostre grandi tane. Perirete tutti. Dal primo all'ultimo. E sarà una goduria dormire sopra le vostre ceneri.-
Rabrividii presa dal panico.
 
-Sin!- ululò Panic.
Eravamo arrivati nell'infermeria, sulla parte altra della città. Vidi i miei compagni esanimi, quasi morti stesi sopra i lettini, sotto la sapiente cura delle donne e di chi non aveva preso parte alla battaglia. Un po' mi dava fastidio essere trattata al pari di quei poveretti; dopotutto la mia era una ferita superficiale. Una benda sarebbe bastata.
-Qui c'è un letto libero!- sentimmo urlare.
Pain si mise in moto.
-Senti...- mormorai a testa bassa, vergognandomi -Ma è proprio necessario portarmi in braccio?-
-Sei una reduce di guerra!- fece lui ironico.
-TU!- sentii poi strillare-Cosa diamine ti è successo?-
Sin mi fissava con gl'occhi fuori dalle orbite.
-Niente di che... un taglietto- gli spiegai alzando le spalle.
-Un taglietto?- ululò di rabbia -Sembra più un'accettata mal riuscita al braccio-
Pain, ridendo, mi poggiò sul lettino, in balia di quel pazzo di Sin, imboscatosi da qualche parte per cercare tutto il necessario.
-Mi sembra mia madre. Anche lei dava di matto per un non nulla- sussurrò il mio amico scuotendo la testa -A te fa molto male?- chiese fissandomi.
-Naah... Sono ancora calda e su di giri per l'adrenalina. Non mi fa male- gli risposi pacata, tastando la ferita con un dito.
-Sei stata molto valorosa- si complimentò.
-Mi dispiace solo non averlo potuto salvare- sussurrai tristemente.
Lui fece uno sguardo compassionevole e mi baciò la fronte.
-Riprenditi presto- mi sussurrò prima di andarsene.
-Contaci- dissi alzandomi in piedi e andando ad assistere qualcuno che stava peggio di me.
Vagabondai fa i lettini con la mano sulla ferita. Stava iniziando a prudermi e a pizzicarmi, ma digrignai i denti e m'incamminai nel corridoio, in cerca di pace.
-Quanta gente!- disse una voce terribilmente familiare.
Rabbrividii. Non era possibile, non mi avevano seguito, questo andava oltre la mia immaginazione. Impaurita, mi avvicinai al punto da dove era arrivata la voce, e alla vista dell’inconfondibile chioma rosso fuoco, le mie viscere si contrassero.-
-GERARD!-
-Holly!- si alzò si scatto e mi abbraccio -Sei viva!-
-Cosa ci fai qui?- urlai velenosa e arrabbiata –Vattene subito, ORA! -
-No! Non ti lascio da sola!- ribatté in tono di sfida.
-Gerard, testa vuota, idiota!- ringhiai –Non capisci un bel…-
-Holly!-
Sentii le braccia di Frank avvolgermi e lanciai un grido strozzato.
-Il braccio, porca paletta. Il braccio!-
Frank si stacco di scatto guardando inorridito la mia ferita.
-Ma tu...- tentò di dire lui, ma lo bloccai.
-Non è un gioco- li fissai entrambi seria -Qui la gente muore...-
-E loro stanno dando una mano- aggiunse Sin alle mie spalle -Spero che tu non abbia voglia di cacciarli, visto l'utilità che hanno qua-
Lo fissai basita. Sentivo la rabbia prendermi in tutto il corpo.
-Sono umani- strillai indicandoli. –Umani, Sin! Mortali!-
-Anche tu! Eppure sei qua!- mi strillò di rimando lui
Socchiusi le palpebre per lanciarli un'occhiata torva.
-Co… cosa?- mormorò Gerard al mio fianco.
-E' viva.- sentenziò Sin.

 

Risposte alle vostre amabili recensioni
Regina_loves_dante: Oh cara! E' sempre un piacere leggere le tue recensioni :D Speriamo che anche questo capitolo ti piaccia, eh si, siamo definitivamentearrivati al capolinea. ancora una fermata e la storia può dichiararsi conclusa :D
See ya
Dorothy_: Non c'è il lenzuolone *si disperano*. Siamo contente di averti resa contenta,comunque. Eh sì... è stata un po' una pecca far credere da subito la storia a Gerard,ma non avevamo il tempo di metterci a parlare di quello. Chiediamo,quindi, venia ç__ç. Mikey è <3. (Dawn ama Mikey alla follia perchè si rivede in lui xDDDD)
See yaa
Mony_spacegirl:  Ma sul serio è stato straziante? Sarà che noi due siamo delle apaticone,ma... non l'abbiamo trovato per niente straziante o.o Oddio... Gerard ci è parso normalissimo .-.
Ci stai facendo sentire più apatiche di quello che siamo Mony
See ya
p.s. non ci siamo dimenticate del tuo premio fedeltà.
Lady Numb:Gerard è un bamboccione che crede sempre a tutto u_u E Hollow è sempre stata una tutta d'un pezzo .
Ci dispiace averti fatto aspettare così tanto  per questo capitolo,ma, l'attesa aumenta il desiderio,no?
See ya
E un grande grazie a chi legge :D

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** To The End ***


Se volete ucciderci beh...fatelo pure,ci assumiamo direttamente tutte le nostre colpe e ci scusiamo per l'immenso ritardo D:
Ci dispiace,ma avevamo dei problemi che,beh, dovevamo risolvere e che tutt'ora non abbiamo ancora risolto ma dettagli; e penso che...tutti questi problemi abbiano un po' influenzato il capitolo. Ci duole dire che,purtroppo abbiamo avuto un calo d'ispirazione e che quindi questo capitolo non sarà il migliore e ce ne scusiamo a morte,perchè questo è il capitolo finale della storia. C'è un epilogo.
E promettiamo che quello verrà pubblicato il prima possibile,se vorrete.
Che dire...
E' la fine cavolo.
Non ci sembra vero. Ci eravamo affezionate ad ogni singolo personaggio di questa storia. Dal più frivolo al più complesso e ci sembra un tantino innaturale non poter più scrivere di loro.In ogni caso ci sentiamo molto sollevate,dopotutto. E' stato molto stressante pensare a tutta questa storia,cercare di non cadere nel banale(con scarsi successi crediamo). Probabilmente se ci rimettessimo a leggere la storia da capo troveremmo così tante cose da cambiare da farci dire:"Diamine quanto facciamo schifo",ma in ogni caso non cambieremmo mai niente.
La perfezione la si può trovare solo nell'imperfezione,perchè quando avrai capito tutti i tuoi difetti saprai di essere perfetto :D
E nonostante nessuna delle due non andrà al concerto beh ragazze, fate casino anche per noi.
 
P.s. i saluti verranno fatti nel prossimo capitolo.
 
"And now this could be the last of all the rides we take
So hold on tight and don't look back"
 

 

To The End

Dedicato a Lady Numb,Evazick e Regina_loves_dante.
E' grazie a voi che questo capitolo si trova qui.
xoxo

 

-Tu-che-cosa?- esclamò Gerard fissandomi allibito.
-Io...- tentai inutilmente di scusarmi, ma lui mi interruppe.
-Spero tu stia scherzando- disse irritato -perchè altrimenti mi sentirei un idiota, Hollow. Sempre se è questo il tuo vero nome.-
-Calmati-
Gli presi il braccio nel sommesso tentativo di placarlo, ma lui scansò la mia mano.
-No che non mi calmo!- urlò.
-Gerard... io...-
-Mi hai mentito- il suo tono d'accusa mi fece abbassare lo sguardo.
-Io mi fidavo di te- continuò imperterrito.
Un altro colpo, un'altra pugnalata. Chiusi gl'occhi e sentii fuggire una lacrima da sotto la mia palpebra. Mi ero ripromessa di non piangere ma continuavo comunque a farlo.
-Non è colpa sua...- intervenne la voce sommessa di Sin -Lei... lei lo ha saputo solo da qualche giorno-
-Ma non me l'ha detto!- continuò arrabbiato -Io mi fidavo di lei.-
-E puoi fidarti ancora- continuai asciugandomi le lacrime dagl'occhi per guardarlo.
Tirai su col naso, fissandolo tristemente. Lui mi fissò di rimando, con un cipiglio ancora arrabbiato, tuttavia potevo vedere la felicità nel suo sguardo. I suoi occhi, la sua intera figura, risaltavano nel grigio monotono che lo circondava. Sembrava un angelo.
Alzai lentamente una mano e con il dorso accarezzai la sua guancia, liscia e morbida. Lui chiuse gl'occhi, beato, rilassandosi completamente sotto il mio tocco. Quando anche l'ultimo mio dito scivolò via da suo volto, lui prese la mia mano e la strinse fra le sue, riportandosela sulla guancia.
-Ho sempre saputo che tu fossi diversa- sospirò ad occhi chiusi.
Strofinò delicatamente il viso sulla mia mano.
-Dal primo momento in cui ti ho vista-
Aprii lentamente gl'occhi, guardandomi dolcemente. Afferrò la mia mano libera, incrociò le mie dita con le sue e mi si avvicinò.
-In realtà, in un cantuccio del mio cervello sapevo che sarebbe finita così...-
Scosse la testa con un sorriso sul volto, probabilmente non ci credeva neppure lui.
-Così come?- domandai ammaliata, affogando nel verde delle sue iridi.
-Che mi sarei innamorato di te- confessò fissando il soffitto.
Riabbassò, lentamente lo sguardo, schivando però il mio.
-Sapevo che mi avresti ferito.- sospirò -Mi sento un tale masochista. Probabilmente godo nel farmi male- scosse la testa e sbuffò.
-Gerard...- sussurrai facendolo voltare dalla mia parte.
-Mmh?-
-Ancheiomisonoinnamoratadite- confessai a raffica prima buttarmi sulle sue labbra.
Vidi i suoi occhi farsi delle stesse dimensioni delle palline da golf, per poi chiudersi di scatto. Feci un sorriso contro la sua bocca e ridacchiando dischiusi le labbra per assaporare il forte gusto di nicotina e caffè che caratterizzava Gerard. Allacciai le braccia dietro la sua schiena e lo strinsi forte, mentre mi accarezzava le spalle con le mani. Alla fine mi staccai per riprendere il fiato, gli diedi un altro piccolo e fugace bacio a stampo sulle sue labbra arrossate e nascosi la faccia nel suo petto, timida. Probabilmente se avessi avuto una circolazione sanguinea avrei toccato tutte le tonalità di rosso esistenti sulla terra, ma grazie al cielo non potevo. Sentii Gerard ridacchiare baciandomi più volte il capo. Ridacchiai anche io, beandomi del suo buonissimo bagnoschiuma alla fragola. Alla fine ne conclusi che Gerard fosse dolce e sapesse di dolce.
 
-Ehm, ehm- tossicchiò qualcuno alle nostre spalle.
Ci voltammo e ci trovammo davanti i restanti My Chemical Romance più Sin, Avarice e Pain che ci fissavano con un sopracciglio alzato e un sorriso furbo. Io e Gerard abbassammo di scatto la testa vergognandoci di esserci messi a fare effusioni in pubblico. Tutti si misero a ridere e, dopo un primo momento di confusione ci unimmo a loro.
-Finalmente- borbottò un sorridente Frank.
-Pensavamo che, testardi come siete, non l'avreste mai capito- ridacchiò sornione Ray.
Mi facevano male i muscoli della faccia per quanto stavo sorridendo di gioia. Poi mi accorsi che mancava qualcuno. Mikey, che stava appoggiato ad un balcone del muro,  con aria pensierosa. Mi staccai dall'allegria della festicciola per dirigermi verso di lui.
-Mikey...?- lo chiamai.
Lui mi fissò, con espressione neutra.
-Complimenti- disse atono voltando la faccia dall'altra parte -Vivissimi complimenti-
Lo fissai confusa.
-Non mi guardare così- fece brusco fissandomi con la coda dell'occhio.
Alzai le spalle e lo oltrepassai per affacciarmi al piccolo giardinetto grigio pece alle sue spalle. Sbuffai vedendo l'ennesimo soldato su una barella.
-Sei geloso di me?- gli domandai per pura curiosità.
-No...- sussurrò lui voltandosi per mettersi a fissare il giardinetto. -Ho solo paura-
-Non ti preoccupare... se le cose si mettessero male vi farei portare via- lo rincuorai dandogli delle pacche sulla spalla.
-Non è per questo- mi spiegò tristemente. -Ho paura che Gerard... voglia rimanere qua. Con te.-
Granai gl'occhi. Non avevo pensato a quella cosa... non ci avevo pensato proprio per nulla. Abbassai sgomenta la testa, scuotendola per togliermi tutti quei brutti pensieri.
Mikey mi prese per le spalle, scuotendomi per farmi alzare lo sguardo. Quando incontrai i suoi notai un'incredibile vena di stranezza.
-Se Gerard vuole morire... io... Io me ne farò una ragione- mormorò abbozzando un sorriso.
-Mikey- sussurrai abbracciandolo.
Lo sentii singhiozzare contro la mia spalla. Lo strinsi più forte, accarezzandogli il capelli per farlo calmare.
Quando si fu dato un contegno ed ebbe tirato su col naso mi fissò, regalandomi un vero e sincero sorriso.
-Abbiamo una guerra da combattere no?- mi chiese passandosi il dorso della mano sotto il naso.
Alzai il sopracciglio e lui ridacchiò.
-Fidati... noi americani sappiamo come si fa una guerra!-
-Ooooh e allora...- ridacchiai ironica mettendogli una mano sulla spalla.
 
-Perciò noi faremo saltare i muri laterali.- confermò Frank.
-Noi incendieremo le mura con il kerosene.- continuò Ray
-Poi la parte pratica la deciderete voi-concluse Mikey fissando Pride,che annuì.
-Forse ci sarete anche d'aiuto- mormorò Pride corrugando la fronte.
Lust al mio finaco ridacchiò.
-Questi vivi! Non me li ricordavo così pieni di risorse.-
Vidi Mikey che la fissava curioso, mordendosi il labbro per cercare di non fare domande poco consone. Lust si accigliò, poi sul suo volto nacque un enorme sorriso.
-Non è di cattivo gusto chiedere ad una donna da quanto è morta- gli rispose ridacchiando -In ogni caso dovrebbero essere giù di lì settecento anni circa. Sono la seconda più vecchia qua dentro. Pride è quello più vecchio.-
La faccia di Pride poteva sembrare neutra in quel momento, ma Pain mi aveva spiegato che quello era il suo stranissimo modo di sorridere. Con uno sguardo più attento si poteva notare che le sue labbra tendevano un po’ verso l'alto.
-L'epoca di Augusto- dalla sua voce trasparì il divertimento -quelli si che erano bei tempi... Ma bando alla ciance- disse puntando il pugnale sulla mappa -E dobbiamo creare un diversivo per farli cadere in trappola.-
 
Alle fine nessuno si era arrischiato per l'inutile diversivo di Pride, ma tutti ne avevano concluso che avremmo dovuto usare un effetto sorpresa. Così, per distrarre gli avversari da ciò che stavano facendo i ragazzi ci mettemmo in fila sulle mura della cittadella e scoccammo le frecce, che come pioggia caddero fra le schiere nemiche.
-Caricate!- strillai.
Pride mi aveva messo a capo degli arcieri, essendo io la più pratica in questo campo.
-Mirate!- la mia voce risuonò per le mura cittadine.
-Ora!-
Un'altra immane nube di frecce piovve sulle schiere nemiche. Soddisfatta di me stessa e dei miei soldati diedi loro il libero arbitrio di scoccare le frecce. Io stessa, spalleggiata da Sin, presi di mira il primo corruttore e feci scoccare una freccia, che lo colpì in pieno petto facendolo stramazzare a terra.
-E sono a quindici adesso- sussurrai soddisfatta al mio amico.
-Ventuno. Datti una mossa- mi rispose quello.
Lo fissai scioccata mentre continuava a scoccare e fare la conta. Gli ringhiai contro e con foga continuai a scoccare anche io, fino a quando non ne rimase neppure una nella mia faretra. Imprecai fissando imbronciata l'arco.
-E così l'allievo superò il maestro- infierì.
-E così l'allievo volò giù dalle mura- ribattei acida.
-Suvvia... non vorrai mica...-
-Allontanatevi dalle mura!- sentimmo urlare alle nostre spalle.
Ci guardammo intorno, constatando con grande umiliazione di essere gl'unici rimasti lassù e, dopo una breve risata, durante la quale le mura iniziarono a prendere fuoco, fuggimmo subito dentro la cittadella.

-Siete due idioti!-
Erano venti minuti che Avarice ci urlava contro. Ed erano anche diciannove minuti che io e Sin pensavamo a catturare farfalle con un retino.
-Idioti. Idioti. Idioti- ululò con il viso contratto per la rabbia.
-E' la milionesima volta che ce lo dici- gli feci notare annoiata.
Ci mancò poco che Avarice non mi saltasse al collo e mi facesse fuori con le sue stesse mani. Mi allontanai sgomenta da lui fissandolo dall'alto in basso, seguita da Sin che, pallido per la paura, si arpionò al mio braccio.
-Voi dovete sottostare ai miei ordini- le sue urla disumane riecheggiarono per tutta la stanza -Non stiamo giocando. Proprio per niente!- ci fissò torvo e ci diede uno schiaffo.
Incassammo senza fiatare.
-Potevate morire- il sussurro strozzato che uscì dalla sua bocca mi vece rabbrividire.
Non avevo pensato a quello che stava realmente succedendo. In un certo senso, insieme a Sin, lo trovavo solo ed unicamente un gioco. Probabilmente una piccola parte del mio cervello credeva che fosse solo un'esercitazione e che le ceneri dei miei compagni che impregnavano l'aria fossero finte. Mi aspettavo che uscissero da dietro un muro diroccato e si mettessero a ridere. Sconsolatamente appurai che tutto ciò avveniva a causa dello shock. Edral mi era praticamente morto davanti, anzi, senza praticamente. Era morto. Davanti a me. E io non avevo potuto far nulla per impedirlo.
-Immaturi- sibilò Avarice puntandoci l'indice contro.
Abbassai lo sguardo costernata. Sapevo che Avarice andava nel panico totale quando non mi vedeva. Era uno di quegl'aspetti che lo caratterizzavano di più e che si portava dietro da quando era vivo. Non potevo non biasimarlo,dopo tutto lui era stato un padre di famiglia e l'affetto per i propri figli era una di quelle cose immutabili. E Avarice mi riteneva al pari di una figlia.
-Mi dispiace- sussurrai talmente piano che ebbi il dubbio che lui non mi avesse sentito.
-Sei qua- mi rispose sollevato abbracciandomi. -Promettimi che non farai più cose stupide!-
-Io...-
-Promettimelo. Ti prego. Morirei se non ti sapessi al sicuro- il tuo tono di voce era tormento puro.
-Si...-
Si staccò e mi fissò negl'occhi.
-Non so cosa succederà- dichiarò serio- Non so se sopravvivrò-
Le due parole mi chiusero la bocca dello stomaco. Inspirai bruscamente.
-Ma voglio che sappia che ti voglio bene. Ti ho sempre voluto bene ed ovunque andrò ti proteggerò. Sei come una figlia per me. La tua felicità è la mia felicità-
Detto ciò mi baciò delicatamente la fronte.
-Quando e se non ci sarò- mi sussurrò sorridendomi- Ti saprò comunque al sicuro, con la gente che ami e che ti ama-
Accennai un sorriso.
-E se io non volessi andarmene da qui?- chiesi mesta.
Sul suo volto passarono gioia, pietà, rammarico ed infine tormento.
-Io non posso importi niente. La scelta è solo ed unicamente tua.-
Annuii lentamente, guardandolo dritto negl'occhi.
-Ti voglio bene.- mormorai.
Avarice rimase a bocca aperta. Dai suoi occhi iniziarono a scendere piccole lacrime cremisi. Si portò la mano alla bocca prima di abbracciarmi stretta e singhiozzare contro il mio collo.
Restammo così per una decina di minuti. Beandoci della pace che ci circondava, pensando per un solo istante, che al di fuori dell'edificio non si stesse infuocando una guerra, ma che fosse tutto normale. Ma in fondo entrambi sapevamo che niente sarebbe stato normale.
 
Silenzio.
Eravamo nell'occhio del ciclone, dove una fittizia calma apparente mi faceva credere che tutto fosse finito, ma non era così. Quella era la fine. L'ultima battaglia. Dove saremmo potuti uscirne come vincitori o vinti. Fissai i volti dei miei compagni,per imprimere i loro volti nella mia retina. Quella sarebbe stata l'ultima volta che li avrei visti. Qualche lacrima mi cadde dagl'occhi. Al mio fianco Sin piangeva, serio in volto, tanto che pensai non se ne fosse accorto. Pride e Lust si passavano con insistenza le mani sugl'occhi mentre Envy, impassibile a tutto, sospirava pesantemente. Mi chiesi quanti di loro avrei rivisto e se loro avrebbero rivisto me. Notai sui loro volti la stessa tragica consapevolezza che provavo io; vi era perfino chi cercava di ricacciare dentro le lacrime battendo le palpebre.
Scossi la testa per scacciare quegl'inutili problemi. Quel che era fatto era fatto. E non potevo provare rimorso. Strinsi forte il mio scudo e la mia fedele spada.
-Al galoppo!-
La voce cristallina di Pride mi fece sussultare. Presi le redini e tirai un calcio ai reni del cavallo.
Come il mare sugli scogli, ci abbattemmo sull’esercito nemico, serrati sulla sella dei nostri destrieri. Travolgemmo gran parte dei Corruttori, che tentavano inutilmente di difendersi con le spade, nettamente in svantaggio contro di noi, che eravamo a cavallo.
Dalle loro file arretrate piombò su di noi uno stormo di frecce; istintivamente mi riparai portandomi lo scudo sul capo, ma molti dei miei compagni cadevano giù dal cavallo, feriti mortalmente. Mi feci coraggio, e mi buttai nella mischia, colpendo e uccidendo quanti più Corruttori possibili, gettando di tanto in tanto uno sguardo sperando di vedere ancora qualcuno di familiare ancora in sella.E fu proprio la mia distrazione a permettere ad un Corruttore di buttarmi giù dal cavallo e farmi sbattere violentemente il braccio e la testa sopra l'acciottolato. Non un lamento uscì però dalla mia bocca,anzi,continuai a fendere colpi da tutte le parti ed a correre in aiuto di altri compagni per cui le cose si stavano mettendo male. Mentre estraevo dal petto d’un Corruttore la mia spada, all’improvviso un urlo mi fece voltare. Vidi Hysteria accucciata in terra e un Corruttore pronto a giustiziarla. Iniziai a correre a più non posso, ma un altro Corruttore mi diede un forte spintone con lo scudo, facendomi ruzzolare in terra. Impotente fissai la scena che si presentava ad i miei occhi: la lama che vibrava in aria prima di conficcarsi a fondo nella gola di Hysteria e il suo sguardo implorante verso di me.
-Hysteria…- sussurrai, con la voce mozzata.
Il corpo della mia compagna cadde senza vita, con gl'occhi vitrei fissi verso un punto indefinito. Sentii una lacrima cadere dal mio viso, ma non dissi niente e continuai a rimanere muta anche dopo il violento spintone che mi fece rivoltare a pancia in su.
-Guarda guarda- sussurrò ironico il Corruttore fissandomi negl'occhi. -Un piccolo cuccioletto della Parata dei sette cretini-
Anormalmente annoiata dai suoi insulti infantili afferrai la spada e, fissandolo in volto con aria apatica, lo trapassai. La sua espressione era un misto di stupore e compiacimento.
-Sei come noi- furono le sue ultime parole -troppo attaccata al tuo essere umano e troppo lontana dal divino. La perfezione è la prerogativa degli stolti e la fame degli ambiziosi. Ricordatelo.-
Rimasi turbata da quelle parole, tanto che rimasi muta e in silenzio, nonostante intorno a me la guerra infuocasse. Con la coda dell'occhio vedevo i miei compagni cadere ma il mio cervello, il mio cuore, morto, non davano nessun impulso. Stordita traballai tra la folla di compagni impegnata del combattimento, con a fianco la mia spada, che tracciava una sottile linea nella polvere. Mi addentrai nelle zone della cittadella completamente abbandonate, dove non circolava nessuno, senza saperne il motivo preciso. Sapevo solo che dovevo pensare.
Adocchiai un muro crollato in cui vi era una fessura grande abbastanza per il mio corpo e m'intrufolai là.
Non seppi mai quanto rimasi lì, ferma e al silenzio, a contemplare tutto ciò che era successo nella mia vita; cosa completamente fuori luogo, vista la battaglia che si stava svolgendo a meno di cento metri da me. Mi accoccolai poggiando la schiena contro il muro e la testa fra le ginocchia.
La mia vita era un totale disastro.
La mia vita era irreale e sconvolgente.
Ed io non avevo ancora deciso.
Sbuffai infastidita attorcigliandomi al dito una ciocca corvina di capelli. Possibile che non potessi mai avere un attimo di anormale normalità? Perché dovevo sempre vivere sulle montagne russe?
Tutto sarebbe stato più semplice se io non fossi mai andata nel mondo dei vivi. La mia non-vita avrebbe continuato per il suo naturale corso degli eventi,cioè facendomi sgobbare e faticare. Ma avrei vissuto nella menzogna e a nessuno piace vivere in una fittizzia realtà costuita solo per renderti felice.
Ma sarei stata veramente felice senza conoscere la realtà?
-No- borbottai ad alta voce la risposta alla domanda che mi aveva posto il  mio cervello.
Sbuffai di nuovo e portai le mani sulla testa.
-Voglio dimenticare tutto...-
Ma lo volevo veramente?
Si, più di ogni altra cosa.
E, in realtà, era solo colpa dei Corruttori se mi trovavo in tutta questa confusione.
 
-Hollow!- l'urlo di gioia e sollievo di Sin mi sembrò uno scampanellio.
Mi avviai verso di lui brandendo la spada e fendendo colpi contro i primi corruttori che mi si stagliavano dinnanzi.
-Fuori dalle palle!- ululai rabbiosa ad un Corruttore molto tenace.
In men che non si dica lo feci fuori, pregustandomi la mia meritata vendetta. Con una strana, ma molto giustificata, rabbia mi tuffai in mezzo alla mischia spalleggiata da un tenace Sin.
-Sembri un angelo della morte- mi disse in tono sognante.
-Ah, ah- annui mentre in sincrono conficcavamo la spada nello sterno del corruttore li davanti.
-Come mai tutta questa rabbia?-
-Estirpo i miei problemi dalla radice- sussurrai criptica.
-Naturale... Chi non si metterebbe ad uccidere i propri problemi?-
-Non io- sghignazzai compiaciuta. -Quando si ha questa possibilità, perché non farlo?-
La lama di un Corruttore tentò di colpirmi allo stinco. Con un agile salto la scansai e tirai un pugno, per poi essere soccorsa da Sin, che con un colpo mirato gli tagliò la testa.
-Rimarrai qui con me, vero?- sbottò tutto d'un tratto senza guardarmi.
Lo fissai allibita mentre una spada fendeva l'aria a due centimetri dalla mia testa. Mi girai di scatto irritata da quella distrazione e conficcai con rabbia la spada nello stomaco di un corruttore.
-Non mi rendere le cose più complicate, Sin- borbottai cupa.
-Non voglio che tu vada... voglio che tu rimanga qui. Con me.- e detto ciò intrecciò le nostre dita e continuò a combattere.
Strinsi la presa sulla sua mano e continuai a combattere anch'io, sperando costantemente che un fulmine mi squarciasse in due.
 
La battaglia continuò per ore che a me parvero solo una manciata di secondi. Poi, quando finalmente sentii le urla di Pride che sovrastavano il chiassoso clangore di spade, quasi feci una capriola per la felicità.
-Si stanno ritirando!-
Sin strinse più forte la mia mano e mi fissò felice.
-Ti...-
Ma poi venne colpito.
Davanti a me.
E sospirò.
Per l'ultima volta.
Le nostre mani erano ancora intrecciate...
 
 
 
Corsi disperatamente per tutte le mura alla ricerca di una scala che mi permettesse di scendere sul campo di battaglia con Frank, Ray e Mikey che mi stavano alle calcagna. Imprecai fissando l'ennesima scalinata distrutta.
-Gerard smettila di fare il topo in gabbia- ansimò Mikey al mio fianco.
Sentii Frank bisbigliare a Ray: -Ma come diamine fa se di secondo lavoro fa la ciminiera?-
Ma non sorrisi. Tutt'altro, feci una smorfia di dolore.
-Guardate!- urlò Ray indicando i cancelli. -Se ne stanno andando!-
Inciampai nelle mie scarpe per controllare se ciò che diceva Ray fosse vero; ed era così, se ne stavano davvero andando. Trattenni un urlo di gioia e con gl'occhi brillanti di felicità mi voltai verso i miei amici, che ricambiarono e corsero ad abbracciarmi.
-E' finita- balbettai piangendo di gioia.
-Si Gee- urlò Frank nel mio timpano.
-Frank la vuoi smettere di renderlo sordo?- borbottò Ray facendo il finto arrabbiato.
Poi, un urlo di dolore squarciò l'aria come un fulmine.
-Cosa?- sussurrò Mikey sbalordito.
Le porte della cittadella si chiusero con un enorme schianto e nella città calò il silenzio, interrotto solamente dai quei lamenti agonizzanti che rimbombavano fra le mura.
-Hollow- urlai riprendendo la mia folle corsa alla ricerca della scala più vicina.
Finalmente ne trovai una poco distante e mi ci catapultai. I ragazzi dietro di me mi seguivano con uno sguardo serio e accigliato. Cosa diamine...?
Vidi una piccola folla stretta in cerchio e, a forza di gomitate e spallate mi feci spazio per entrare nel centro e li vidi... Vidi l'agonia di Hollow.
La ragazza era china sul corpo inerme di...Sin, con le lacrime agl'occhi e l'aria di chi non voleva crederci.
-Sin .Sin. SIN!-
Le sue urla agonizzanti mi costrinsero a tapparmi le orecchie. Erano così forti, così vere da farmi stare male. Involontariamente le lacrime iniziarono a scorrermi sul viso. Piangevo, anche se non ne avevo la forza. E avrei voluto strillare, urlare e buttarmi tra le sue braccia. Che debole che eri, Gerard.
-PERCHE'?- le sue strilla si fecero più acute.
L'aria fu pervasa da un incredibile dolore, tanto che fui costretto ad abbassare la testa. Sentivo Holly che scuoteva il corpo inerme come una bambola e che singhiozzava senza sosta. Non volevo guardare, non volevo vederla sgretolarsi davanti ai miei occhi. All'ennesimo urlo il mio cuore si strinse in una morsa di dolore e nella mia gola si formò un groppo che non mi permise di respirare.
-Non lasciarmi. NON LASCIARMI!- gridò.
La figura di Avarice mi sorpassò ed entrò nel cerchio. Alzai lo guardo e vidi Holly. I suoi lunghissimi capelli corvini le incorniciavano il volto, in contrasto con la pelle pallidissima. La fua figura era così eterea ma allo stesso tempo così carica di tragicità che mi si smorzò il respiro. Era bellissima, anche con il viso contratto dal dolore. Era così bella da far star male.
-Non lasciami Sin- singhiozzò abbasando il tono di voce e abbracciando dolcemente il corpo.
Nel cerchio entrò anche Pride. I due ragazzi si avvicinarono mestamente ad Holly, per cercare di convincerla a staccarsi da quel povero corpo inerme, afferrandola cautamente per le spalle.
-NO!- ruggì lei rabbiosa.
Holly si sdraiò accanto al cadavere e lo strinse forte.
-Non ti lascio Sin. Io non ti lasciò- sussurrò tra i singhiozzi. -Rimarrò con te, Sin. Io rimarrò con te.-
-E' morto- sussurrò Avarice piegandosi su di lei per accarezzarle i capelli.
Holly singhiozzò ancora più forte.
-E'… non possiamo farci niente- le spiegò dolcemente Pride.
-Staccati da lui, forza.-
-No!-
-Non puoi fare più niente- continuò Pride accarezzandole i capelli corvini.
-Era il mio migliore amico- disse Holly con un sussurro strozzato -Il mio migliore amico...-
-Lo sappiamo...- mormorò docilmente Avarice -Lo sapeva anche lui.-
-Non c'è più- balbettò Holly fissando il vuoto.
-NON C'E' PIU'!- urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni, prendendo il capo tra le mani e scuotendo la testa.
-Dammi la mano, Holly- mormorò Avarice, allungando una mano.
La ragazza non protestò quando gliela prese; anzi, docilmente si rialzò e, traballante, iniziò a camminare, a capo chino, singhiozzando. Quando mi passò davanti non si curò neppure di asciugarsi le lacrime, mi fissò negl'occhi, implorandomi perdono. Le presi, senza pensarci un secondo, l'altra mano e m'incamminai con lei ed Avarice in un luogo, dove il pieno dolore di Holly ci avrebbe distrutto.
 
 
C'era stata una specie di funzione funeraria.
Era stato bizzarro parteciparvi, ma tenni questo pensiero per me, soprattutto quando, avvolta in un lungo mantello nero, mi passo davanti Holly, seguita subito da Avarice, che come un ombra le stava sempre accanto. La ragazza, in ogni caso non mi degnò neppure di uno sguardo, ed andò a sedersi su una sedia nera, rimanendo in silenzio.
Non si alzò neppure in piedi quando Pride, al centro del grande spiazzo davanti alle sedie, iniziò ad elencare i nomi dei morti. La lista comprendeva così tante persone che molti, non riuscendo più a respirare per la sorpresa o per la sofferenza si dovettero sedere. Erano stati falciati tutti. Dai grandi capi alle nuove leve, senza nessuna pietà. La voce di Pride poi s'incrinò quando pronunciò il nome dei due gemelli, Pain e Panic. Sentii distintamente Holly inspirare bruscamente e fissare Pride, con le lacrime agl'occhi. E quando questo pronunciò il nome di Sin, sentii un grido di dolore squarciare l'aria e il mio petto nello stesso istante.
-Ed infine- sussurrò Pride con un filo di voce, tanto che dovetti tendere l'orecchio per sentirlo.
-Envy- balbettò prima di lasciarsi scappare qualche lacrima.
-No!- ruggì Avarice scioccato.
Holly lo fissò con gl'occhi spalancati, mentre il suo amico, di fianco a lei, si abbandonava ad un mare di lacrime. Le braccia della ragazza cinsero immediatamente il corpo del poveretto, che cominciò a singhiozzare sulla sua spalla.
Mikey e Frank, seduti al mio fianco,si passavano incessantemente le mani sugl'occhi, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto qualche gemito. Probabilmente la mia faccia e la mia espressione eguagliavano quelle di Holly, ma non me ne curai. Ero abituato a soffrire, a vivere costantemente dentro l'alone della morte, ma vedendo tutte quelle persone che non potevano provare niente piangere disperate, capii che in realtà eravamo tutti fragili come ali di farfalle.
Però nel dolore si può sempre trovare qualche cosa, come nel buio si può sempre trovare una luce.
Ed io la trovai la mia luce, anzi, le mie luci.
Holly e la musica.
 
Le ferite del cuore si curavano solo con il tempo, che non avevamo, in ogni caso, a disposizione. Dopo la funzione richiamai i restanti capi e i loro pupilli nella piccola sala del consiglio. Se avessi avuto un cuore mi sarebbe mancato un battito in quel momento. Eravamo veramente stati distrutti, dimezzati. Fissai la porta per almeno cinque minuti, sperando che Pain vi entrasse con il suo solito sorriso e l'aria di chi era consapevolmente in ritardo.
Persi le speranze solo dopo che Lust mi poggiò una mano sulla spalla.
-Non entrerà, Pride-
Mi voltai e le sorrisi tristemente.
-Lo so...- dissi con un tono di voce alquanto tremolante. -Ma la speranza è l'ultima a morire, no?-
Lei mi rivolse un piccolo sorriso a cui risposi tentennando, e mi voltai per fissare i compagni restanti. Gl'ultimi ad entrare furono Hollow ed Avarice, entrambi distrutti e provati da ciò che era successo. La ragazza fissava incessantemente il vuoto davanti a se con espressione vacua, mentre il suo capo scuoteva mestamente la testa. In quel momento presi la mia decisione. La loro decisione. Lei non poteva rimanere qui.
-Vi ho richiamati qui- esordii ritrovando la potenza della mia voce -Per una questione molto importante.-
-Siamo tutti molto provati signore... Non credo sia il caso- sussurrò Wrath.
-Non dobbiamo parlare di ciò che è successo- decretai -Ma di qualcuno da riportare dall'altra parte.-
-I quattro umani?- chiese sommessamente Insanity.
-Cinque- la corresse Lust fissando Hollow.
Avarice sobbalzò e ci fissò dritto negl’occhi.
-No...- implorò -E' l'unica cosa bella che ho...-
Le mani incominciarono a tremargli, ed io corsi ad abbracciarlo.
-Lo so, amico mio...lo so- sussurrai al suo orecchio mentre mi stringeva.-Ma lei smetterà di soffrire. Lei non ricorderà più niente.-
Avarice scostò la testa per fissarmi negl'occhi.
-Tu non vuoi che soffra vero?-
Annuii lentamente.
-E' la cosa giusta- sopirò massaggiandosi le tempie. -Non voglio essere egoista ma... se lei non vorrà?-
-Deve- sussurrò Lust avvicinandosi.
Guardai negl'occhi i miei due compagni e mi voltai a fissare le altre tre persone nella sala. Insanity e Wrath erano piegati su Hollow, che scrutava vacua i loro volti, come se non sapesse neppure chi ci fosse davanti a lei. Con un paio di falcate mi ritrovai di fronte al gruppo, seguito da Lust e Avarice, che la fissavano dolcemente.
-Holly?- chiamai per farle notare la mia presenza.
-Mmh?- mormorò alzando lo sguardo per fissarmi.
Sgranai gl'occhi, e vidi l'abisso oscuro che celava il suo sguardo. Solo un'altra creatura che avevo incontrato aveva quello sguardo. Gya, il capo dei Corruttori.
-Non è cattiva- sussurrò Avarice al mio orecchio -Sta solo soffrendo.-
Espirai piano rilassando i muscoli e rivolsi un sorriso alla ragazza.
-Holly... no vorremmo...- ma la ragazza m'interruppe.
-Voglio dimenticare- bisbigliò.
Il silenzio piombò nella stanza come grandine.
-Tutto- continuò.
-Se tornerai in vita...- spiegò Avarice -Dimenticherai ogni cosa...-
-Accetto... ma ad un compromesso-
Qualcosa nei suoi occhi cambiò.
-Gerard, Mikey, Ray e Frank. Loro- disse fissandoci seria -Non devono dimenticare.-
-Perchè?- sussurrai solamente.
-Perchè... perchè ho promesso loro che avrebbero inciso un album e so... so che quest'esperienza li aiuterà.-
Annuii.
-Così sia.-

Enjoy it
Dawn&Mary


Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Someday ***


I know you're wondering when
(You're the only one who knows that)
Someday, somehow
gonna make it allright but not right now
I know you're wondering when
(You're the only one who knows that)

 

Affondai la mano nel piccolo recipiente in argento che conteneva i dolci che mio padre offriva ai suoi pazienti. Presi una piccola pralina dall'involucro verde albero e la fissai curiosa, facendola passare fra le dita; stanca di esserne ammaliata, la aprii e la poggiai delicatamente sulla lingua. Chiusi gl'occhi e assaporai il dolce gusto del cioccolato al latte che si espandeva sulla mia lingua, feci un verso soddisfatto e incrociai le braccia dietro la testa, per stare più comoda sul lettino di pelle bianco panna.
-Aaah- sussurrai mentre mi stiracchiavo, scaldata da un raggio di sole che trapassava attraverso le grandi vetrate che davano sull'università di Princeton, in New Jersey.
-Morgan- mi chiamò dolcemente mio padre, intento a scrivere un qualcosa al computer.
-Mmmh?- mormorai mentre cercavo di aprire un'altra caramella con la bocca.
-Tutte quelle caramelle ti faranno male- mi rimproverò.
Annuii ironica, per convincerlo che lo stessi ascoltando.
-E in ogni caso non sono per te!- continuò, aggiustandosi gl'occhiali, che gli erano scivolati sulla punta del naso.
Poi silenzio. Scandito dal rumore dei tasti che premeva mio padre. Alzai gl'occhi e fissai il soffitto giallo soffuso, cercando un qualcosa che potesse aiutarmi a risolvere i miei problemi.
-Papà- chiamai, stufa del troppo silenzio.
-Dimmi tesoro-
-Non voglio fare la mantenuta- gli rivelai a bassa voce.
Sentii lo stridere della sedia sul parquet e dopo pochi secondi lo vidi sedersi sulla sua poltrona, col suo immancabile block notes giallo. Papà amava letteralmente il giallo.
-Non ti ho chiesto di psicanalizzarmi- gli dissi, inacidita dal suo comportamento.
-Ma tesoro...- mugugnò lui.
-Non osare tirar fuori la storia dell'essere un soggetto interessante perché ti defenestro- lo ammonii seria.
Lui sbuffò, fissandomi torvo.
-Morgan!-
Lo fissai di sbieco, ammutolendolo sul colpo. Lui sbuffò ancora e si alzò per accendere lo stereo.
-Sai...- mi disse -un po' di tempo fa è stato qui un mio paziente...-
-Strano- mormorai ironicamente.
-In ogni caso- continuò un po' acido -mi ha regalato il cd del suo gruppo preferito. Sai, lui vorrebbe diventare un cantante-
-Complimenti- dissi affondando di nuovo la mano nel vassoio, che fu prontamente sviata da un colpo di mio padre.
Sbuffai un 'Ehi' frustrata ed incrociai le braccia sul petto.
-Non vedo cosa questo c'entri con me.-
-C'entra perché anche lui ha avuto i suoi problemi e pure si è fatto una vita, grazie alla musica-
-E' rimasto in coma per quasi vent'anni?- soffiai acida, fissando torva mio padre.
-No. Ma questo non toglie il fatto che...-
-Taci- lo riproverai menando l'indice per aria. -Non è un metro di paragone allora-
-Se tu mi facessi finire...- incominciò a dire arrabbiato.
-Nella tua professione non vige il segreto professionale, scusa?- chiesi saccente.
-Piccola mfphgh- farfugliò mordendosi la mano per non insultarmi.
-Ti voglio bene anche io, papà.-
L'uomo emise un borbottio d'insulti e tornò a sedersi alla sua scrivania. Dallo stero iniziò ad espandersi una voce.
"109 in the sky but the pigs don't quit".
Fissai stranita lo stereo e mi rimisi più comoda sul lettino, per riuscire ad ascoltare meglio. Quando iniziò la parte fatta di "Na Na Na" mossi l'indice e il piede destro a tempo di musica ed iniziai a far ondeggiare anche la testa. Quella canzone dava uno strano senso di carica, di potenza. Sarei potuta saltare giù dal lettino e mettermi a saltare e strillare ma, con un tempismo perfetto, mio padre cambiò canzone.
-Grazie, eh!- sputai velenosa.
-Sta zitta ed ascolta questa- sussurrò serio.
"Sing it out,

Boy, you’ve got to see what tomorrow brings.
Sing it out,
Girl, you’ve got to be what tomorrow needs."

Lentamente mi sdraiai di nuovo e chiusi gl'occhi, per concentrarmi meglio sulla voce e sul testo della canzone. Mi sentivo strana... sentivo come... come se conoscessi quella voce, come se sapessi a chi erano state dedicate le parole. Sentivo di sapere chi era quella persona, di conoscerla. Morsi l'interno del labbro crucciata e varai i pochi ricordi che avevo. Niente. Il vuoto totale. 
Ma quella voce mi era così familiare, cavolo...
-Ti ricorda qualcosa?- mi chiese mio padre.
Anche distante potei notare quel luccichio sinistro che prendevano i suoi occhi azzurri quando affilava lo sguardo.
-Mmh...- mugugnai -Mi è... cioè, la voce mi è familiare- spiegai gesticolando a disagio.
-Jamie ti metteva sempre nelle orecchie qualche canzone di questo gruppo. Diceva sempre che Welcome to the Black Parade ti piacesse, perché il battito del tuo cuore variava impercettibilmente-
-Davvero?- chiesi stupefatta, sgranando gl'occhi.
-Si... e il bello è che nessun medico sapeva il perché- sorrise -Lui pensava che la voce del cantante ti piacesse!-
-Oh- mormorai pensando a Jamie e alla totale dedizione che mi aveva dimostato. -Forse... forse lo porterò a comprare un cd!-
Poi il trillo del telefono interruppe tutto. Sbuffai contrariata mentre mio padre rispondeva lanciandomi un'occhiata di scuse. La telefonata fu molto breve, ma dalla sua espressione capii che era successo qualcosa di grave.
-Papà?- lo chiamai mentre in fretta e furia si metteva il cappotto nero -Cos'è successo?-
-Tesoro- mi disse avvicinandosi e scompigliandomi i capelli -Un ragazzo ha appena tentato il suicidio, devo andare…-
Spalancai la bocca, ma non usci alcun suono se non un lieve ‘Ah’.
Mio padre mi baciò la testa e sorrise dolcemente.
-Ci vediamo dopo. Nel caso venga un paziente digli che ho avuto un contrattempo. D’accordo?- mi raccomandò sull'uscio della porta.
-Si, si- annuii sorridendo -Salva qualche vita-
-Ti voglio bene tesoro!- urlò da dietro la porta chiusa.
-Anche io- sussurrai alla stanza vuota.

 
 
-Daaai! E' qua vicino, Morgan!-
Da quando ero ritornata a casa, Jamie non faceva altro che starmi addosso.
Sbuffai infastidita mentre riponevo al suo posto il terzo volume della saga di Harry Potter ed afferravo il quarto.
-Ti porto dopo, Jamie- gli dissi mentre mi accomodavo sulla poltrona beige e portavo le gambe al petto.
-Ma poi terminano i vinili- aveva sussurrato lui, assumendo la collaudatissima espressione da cane bastonato.
Lo fissai, alzando un sopracciglio, e sbattendo ripetutamente le palpebre incredula.
-Non fa più effetto, Jamie-
Il ragazzo fece un verso frustrato ed uscì dalla biblioteca.
-Genitrice!- lo sentii urlare nel corridoio -Morgan non mi vuole portare da Pinkle'n'Needless a comprare i vinili- piagnucolò.
Sbuffai alzando gl'occhi al cielo, aspettandomi l'entrata teatrale di mia madre sull'uscio.
Difatti, dopo pochi secondi la sua figura si stagliò dalla porta.
-Perchè non lo porti, Moghi?-
-Partendo dal fatto che odio essere chiamata Moghi- ribattei acida -Ho detto che l'avrei portato dopo!-
-Ma dopo i vinili finiscono- piagnucolò lui dietro la mamma.
-Ma se ascolti musica di gente che è o sconosciuta o morta! Non penso ci siano altre persone stupide che corrono a comprarsi il cd dei Libertines!-
-Invece si- ribatte lui.
-Jamie hai la patente- dissi stizzita -Puoi andarci da solo-
-Mamma! Dille qualche cosa!-
-Morgan! Accompagna immediatamente tuo fratello.-
Feci un verso frustrato e uscii a grandi passi dalla porta.
 
Eravamo imbottigliati nel traffico del New Jersey da almeno quarantacinque minuti, in una sinfonia di urla e clacson. Strinsi convulsamente il volante dell'auto mentre Jamie smanettava con la radio, alla ricerca di una stazione indie rock o di un brano tremendamente sconosciuto.
-Smettila Cilan!- borbottai usando il suo secondo nome.
-Sta zitta, Rose-
Assottigliai lo sguardo, cercando d'incenerirlo con il pensiero. Odiavo il mio secondo nome, era estremamente orribile e... orribile.
-Aaaah!- urlai stizzita sbattendo la testa sul volante e facendo suonare il clacson. -Odio il traffico. Odio Newark. Odio il Jersey e odio il mio nuovo maglione!-
Jamie alzò un sopracciglio e mi fissò.
-Prude, okay?- borbottai schiaffeggiandogli la mano -E molla questo aggeggio-
Spensi la radio e ritornai a fissare l'immane coda di traffico che si snodava per i due kilometri successivi.
-Ricordami perchè siamo imbottigliati qua!- ringhiai contro il volante.
-Per la svendita di vinili- ribattè ovvio, alzando innocentemente le spalle.
-Quando arriviamo a casa quei vinili te li spacco tutti in testa. Uno per uno!- minacciai.
-E... voglio regalarti un vinile, se lo trovo- mormorò.
Lo fissai stupita.
-Sai che per me quei cosi si potrebbero usare come piatti della pizza, perciò...- ferci una smorfia -evita di sprecare la tua paghetta in cose del genere-
-Volevo solo farti un regalo- mugugnò incrociando le braccia -Non ne ho mai avuto la possibilità...-
-Oooh- mormorai addolcita da quel pensiero -Facciamo che me ne scegli uno tu. Mi fido di te e dei tuoi orribili gusti.-
Gli scompigliai i capelli e gli sorrisi.
-Ti voglio bene, Rosie- mormorò prima di abbracciarmi.
-Anche io, Cilan-
 
 
Pinkle'n'Needless era un negozio con una piccola insegna scolorita dal tempo e una vetrina piena di vecchi e polverosi cd, in una zona molto fuorimano. Non c'erano molte persone in giro e riuscii a trovare subito un parcheggio.
-Sicuro che sia questo il posto?- chiesi fissando confusa la porta piena di fogli di giornale.
-Si!- annui Jamie posandosi gli occhiali da sole sulla testa e scendendo dalla macchina.
-A me sembra una catapecchia-mormorai sbattendo la portiera della macchina.
L'insegna aveva anche qualche lettera fulminata e tutta la vetrina era opaca per lo sporco. Rabbrividii quando Jamie aprì la porta facendo suonare un campanellino.
-Non mi piace questo posto- mormorai nel suo orecchio.
-Ho avuto anche io la tua stessa impressione, ma questo, ti giuro, è il miglior negozio di tutto il paese-
Lo fissai poco convinta,mentre passavamo per un lungo corridoio bianco che assomigliava terribilmente alla corsia di un ospedale,con la differenza che, sui muri, erano attaccate delle teche colorate, con dentro vari oggetti.
-Cosa è?- chiesi a Jamie indicando una maglietta bianca tutta scritta.
-E' una maglietta,no?- mi rispose con il suo solito fare ovvio.
-Grazie tante- ribattei acida.
-E' una maglietta firmata da un gruppo emergente del Jersey. Mi pare abbiano appena avuto un contratto discografico.-
-E perchè è qui?-
-Perchè i membri di questa band si sono conosciuti qui e questo è stato un omaggio per loro-
-Capisco- mormorai passando un dito sui bordi rosso fuoco della teca -E' una bella cosa-
-Ed ora muoviamoci!-disse strattonandomi il braccio per farmi camminare più in fretta.
Da quanto avevo capito, quello era un piccolo museo delle band New Jersiane che avevano, per così dire, sfondato nel mondo musicale. Rimasi rapita da qui piccoli oggetti che avevano significato molto per quelle persone, e ogni tanto commentavo con Jamie quelli più stravaganti. Il corridoio era lungo una cinquantina di metri e, quando finalmente arrivammo alla fine, i miei occhi incominciarono a brillare di gioia e curiosità. Ci trovavamo in cima ad un enorme scala che dava su un'immensa sala piena di scaffali alti almeno tre metri e larghi il quadruplo, piena di persone di ogni genere. 
-Ti piace?- mi chiese Jamie ridacchiando.
Non sapendo cosa dire per lo stupore, annuii con veemenza, fissando il luogo circostante. Jamie scese di corsa le scale ed andò a salutare due ragazzi dietro l'enorme bancone che si trovava proprio attaccato alle scale.
-Monica! Steven!- li salutò.
-Jamie!- strillò una voce femminile -Lo sapevo che ti avremmo attirato con questa svendita-
Sentii ridacchiare mentre scendevo le scale con cautela.
-Ragazzi!- annunciò Jamie in modo solenne, sporgendosi verso le scale e afferrandomi la mano -Vorrei presentarvi mia sorella!-
Mi tirò verso di sè, facendomi cadere come una bambola fra le sue braccia mentre i due ragazzi ci fissavano stupiti.
-Credevo..- mormorò il ragazzo biondo, senza però continuare la frase.
Jamie colse al volo e sul suo viso si aprì un enorme sorriso.
-Si è risvegliata!- urlò stringendomi a se.
-E meno male!- disse la bionda -Saresti finito sul lastrico prima o poi!-
Jamie arrossì mentre i due ragazzi ridevano a crepapelle. Non capendo il senso del discorso lanciai uno sguardo interrogativo alla ragazza che subito mi sorrise.
-Devi sapere che tuo fratello, ogni mercoledì, veniva qua e si comprava almeno metà negozio!- spiegò il biondino.
-Diceva che, secondo lui, la musica riusciva a... come dire... a farti venire la voglia di vivere, ecco.-continuò la ragazza.
-Abbiamo creduto il peggio quando non l'abbiamo più visto...-
I due ragazzi fissarono apprensivi con Jamie, che aveva nascosto il volto nell'incavo del mio collo. Gli scompigliai i capelli e ridacchiai.
-Sul serio facevi questo per me?- gli chiesi dolcemente.
Il ragazzo annui, sempre con la testa ben nascosta nel mio collo. Lo strinsi forte e poi lo presi per le spalle, allontanandolo per riuscire a fissarlo negl'occhi.
-Sei il migliore fratello del mondo!- constatai prima di lasciargli un bacio sulla punta del naso.
-Bleah!- mormorò diventando bordeaux per l'imbarazzo -Non lo fare mai più!-
I ragazzi si unirono a me nelle risate, mentre Jamie arrossì ancora di più.
-In ogni caso...- mormorò la ragazza sventolandosi la mano sulla faccia per riprendersi -Io sono Monica, piacere!-
Mi tese la mano ed io la strinsi. Stessa cosa la fece il biondo, Steven, profondendosi in complimenti.
-Hai degl'occhi fantastici!- mi disse Monica -Sono veramente una cosa eccezionale. Sembrano...-
-Sembrano ultraterreni...- continuò il ragazzo.
Il flash di una landa desolata e grigia apparve ai miei occhi. Scossi violentemente la testa per scacciare via quell'immagine e sorrisi verso i due ragazzi, che mi fissavano straniti.
-E' meglio che vada a cercare Jamie...- mormorai più a me stessa che a loro,incamminadomi verso il corridoio in cui l'avevo visto rintanarsi.
Quegli strani flash erano sempre più frequenti e disuniti fra loro. Non riucivo a venirne a capo e ne avevo anche parlato con papà,che,come me,non riusciva a capirci poi molto. L'unica cosa che aveva fatto era stato prescrivermi delle medicine,per far tacere almeno gl'incubi che mi accompagnavano ogni notte. Rabbrividii ricordando l'immagine di un uomo informe con gl'occhi rossi e i denti aguzzi, e, senza guardare per un secondo dove stessi andando, sbattei contro qualcuno.
-Scusa!- mormorai sfregandomi il mento e alzando lo sguardo verso la persona contro cui avevo sbattuto.
-Fa niente...- mi sorrise questo massaggiandosi la spalla.
-Avevo la testa per aria e...- tentai di giustificarmi.
-Ti giuro, non mi hai fatto niente- ridacchiò -In ogni caso io sono Drew-
I suoi occhi azzurri mi trapassarono come spilli.
-M... Mo.. Morgan- balbettai posando lo sguardo sulle sue braccia tatuate e spalancando la bocca.
Il ragazzo sembrò notarlo perché ridacchiò.
-Ti piacciono?- mi chiese facendo ruotare il braccio, in modo che potessi vederli tutti.
Annuii fissando curiosa le figure che si susseguivano tutte intrecciate sul suo braccio. Le dita iniziarono a prudermi per il desiderio di toccare quei disegni così stupefacenti.
-Non hai mai visto un tatuaggio?- mi chiese un po' stupito a causa del mio sguardo.
-Si... ehm... Mio fratello ne ha uno. Però non ne ho mai visti così tanti tutti insieme-
-Questo l'ho fatto da poco- disse il ragazzo indicando uno smile stilizzato -Infatti ha ancora i bordi rialzati-
Puntai i miei occhi viola nei suoi azzurro cielo e con innocenza chiesi -Posso toccarlo?-
Il ragazzo balbetto un ‘si’ e io iniziai a tracciare i contorni di quel bellissimo disegno.
-Quanti anni hai Morgan?- mi chiese mentre continuavo a sfiorare con le dita i suoi disegni.
-Quanti anni mi dai?- chiesi con una voce assolutamente non da me.
-Venticinque-
-Ne ho ventisette.- mormorai alzando lo sguardo-tu?
-Ventinove-
Feci un verso soddisfatto e gli sorrisi.
-Sei stato gentilissimo... io devo andare-
-Aspetta!- pronunciò il ragazzo afferrandomi il polso e fissandomi dolcemente -Ti andrebbe un caffè?-
Lo fissai per un momento interdetta. Sapevo che stava tentando di abbordarmi, ma sembrava un ragazzo per bene… nonostante i mille tatuaggi sulle braccia, aveva un'espressione gentile.
-Sono con mio fratello- gli spiegai sconsolata.
-Potresti dirgli che stai andando nel bar qua sotto, quello del negozio.- chiese speranzoso.
-C'è anche un bar?- domandai stupefatta.
-Anni sessanta. Molto figo.-
-Che stiamo facendo qua! Andiamo!- urlai trascinandomelo dietro.
 
-Oh mio dio!- balbettai fissando il locale -E' stupendo!-
Drew mi fissò con uno sguardo compiaciuto e m'indicò un tavolo a forma di nota musicale.
-Occupa il tavolo nel mentre che io ordino. Cosa vuoi?-
-Un caffè al ginseng, grazie.-
Trotterellai fino al tavolo,e mi sedetti, aspettando che Drew finisse al bancone. Dietro di me sentivo il vociare di quattro ragazzi.
-Eddai Gee!- disse uno- Non puoi andarla a cercare in lungo e in largo.-
-Io so che la troverò Frankie- ringhiò quello che probabilmente doveva essere Gee.
-Sai benissimo che le probabilità di trovarla sono minime, se non inesistenti- mormorò un altro.
-La speranza è l'ultima a morire, no?-
-Avery che ti ha detto?- chiese una voce più pacata.
-Che vive in New Jersey...- mormorò Gee.
-Santo cielo!- sbottò un'altra voce -Hai idea di quanta gente viva in New Jersey?-
Il ragazzo mugugnò ed io smisi di ascoltare i loro discorsi vedendo Drew che portava un vassoio con due caffè e due ciambelle.
-Pfff... Dovrebbero togliere le ottantenni dalla cassa- ansimò abbandonandosi sulla sedia -Insomma... cinque minuti a spiegarle che volevo un caffè al ginseng!-
Ridacchiai coprendomi la bocca con la mano.
-Dove vivi Morgan?- mi chiese curioso.
-Mio padre lavora ed insegna all'università di Princeton- mormorai assorta, grattandomi la nuca -Io vivo là con la mia famiglia.-
-Frequenti l’università?- 
-Ehm- balbettai arrossendo vistosamente -Io... io non studio-
Il suo sguardo si fece confuso e curioso.
-Come mai?-
-Sono cose di cui vorrei evitare di parlare- borbottai volgendo lo sguardo da qualsiasi parte tranne che al ragazzo davanti a me.
-Capisco...- lasciò cadere il discorso lui.
Rimanemmo un po' di tempo a parlare, ma alla fine Drew dovette andarsene, lasciandomi però, scritto su un foglietto, il suo numero. Arrossii quando lo vidi salutarmi con un enorme sorriso e farmi il gesto della chiamata con la mano.
Quando la sua figura sparì dietro la porta decisi di alzarmi per andare a vedere dove si fosse cacciato Jamie, ma, avendo praticamente sempre la testa sulle nuvole, mentre salivo gli scalini che portavano al negozio di cd, diedi un calcio alla persona dietro di me.
-Scusa!- tentai di dire mortificata mentre quello urlava contro in una lingua molto simile allo spagnolo.
Il ragazzo mi diede un'occhiata truce.
-Scusa, scusa, scusa!- balbettai mentre alzavo il volto alla sua altezza -Ti ho fatto molto male?-
Si scostò in fretta il riccioli stile afro che gli coprivano il volto e mi fissò, prima arrabbiato, poi confuso ed infine scioccato.
-Quegl'occhi...- sussurrò pensieroso.
Alzai un sopracciglio.
-Tu!- quasi mi urlò contro di colpo -Sei tu!-
-Si... penso di essere io...- 
Lo fissai confusa, mentre quello afferrò il mio braccio e mi trascinò zoppicando verso il tavolo vicino a quello dov'ero seduta io poco prima.
-Guardate!- esclamò gioioso, facendo voltare i tre ragazzi.
Per poco il biondino non sputò il caffè in faccia al ragazzo moro con i capelli lunghi.
-Holly?- mi chiese pietrificato.
-Mi chiamo Morgan...- risposi con una smorfia -Morgan St. James, non Holly-
 Tutti mi fissarono stupita, facendomi innervosire.
-Non sono una scimmia dello zoo- sbottai nervosa -Smettetela di fissarmi così-
-Scusaci...- rispose il moro –Ma ciricordi tanto una persona...-
-Che evidentemente non sono- continuai irritata. -Ed ora devo andare a cercare mio fratello, scusate.-
Girai i tacchi, pronta a partire, ma una mano mi fermò. Voltai il capo con il braccio piegato, pronto a caricare il pugno, ma due occhi verdi follemente tristi mi fermarono.
-Resta- sussurrò il ragazzo dai capelli rossi con voce flebile.
 
-No!- l'urlo di Gerard,che aveva appena varcato la soglia, mi arrivò dritto nel timpano.

-Non farlo, non dimenticarmi-

La sua gola si chiuse,lo sentii distintamente dal modo in cui respirava.
-Se non mi dimenticherai farò tutto ciò che vorrai. Mollerò la band, verrò a vivere con te ovunque tu vorrai! E se ti stancherai di me andrò via… sono disposto a perderti così, se non ti perdo oggi. Ti lascerò andare, ma non devi dimenticarmi!-
 
Rimasi senza fiato. Questo era stato il flash più forte e reale che avessi mai potuto avere. Sbattei più volte le palpebre per cercare di scacciare l'immagine del ragazzo coi capelli rossi quasi sul punto di piangere, ma questa non se ne andava via. 
-Tutto ok?- mi chiese il biondo sinceramente preoccupato.
Non risposi... puntai gl'occhi in quelli familiari del rosso davanti a me.
-Ci... ci conosciamo?- gli chiesi balbettando.
Il ragazzo sgranò gl'occhi ma dopo pochi attimi fece un veemente cenno di dissenso. I suoi amici lo guardarono scioccati ma non dissero niente.
-Siediti qui!-mi disse il moro sbattendo la mano sull'imbottitura del divanetto rosso. 
-Devo andare da mio fratello- spiegai indicando con il pollice la scalinata alle mie spalle.
Ma il moro non volle sentire alcuna scusa: mi tirò per un braccio facendomi finire sul divanetto. Stizzita lo fissai torva, maledicendolo in tutte le lingue del mondo.
-Ci tieni tanto a tuo fratello?- mi domandò il riccio, tutto d'un tratto.
-Abbastanza- risposi con finta sufficienza e un sorriso velato.
-Mi sembra di parlare con Gerard- biascicò il biondo- Mai ad esternare l'affetto per i vostri fratelli più piccoli! Mai.-
-Ma io ti voglio bene quando non rompi- ribatté Gerard.
-Ah si? Allora perchè sono sempre uno dei primi, se non il primo a morire, nei video? Non mi sembra un atteggiamento amorevole!-
-Serve ad aumentare la tragicità!-
-Allora nel prossimo video muori tu per primo! Sono stufo di leggere le storie sul web dove io sono SEMPRE il primo a lasciarci le penne!-
-Tu... tu leggi quella roba?- sussurrò il moro scoppiando a ridere.
-Beh... aumentano il mio ego...-
-Già smisurato- lo interruppe il riccio -Mi stavo dimenticando ... Io sono Ray-
-E la  bionda bellicosa è Mikey- disse il rosso sporgendosi verso di me facendomi un sorriso malizioso.
-Cosa vai blaterando tu?!-
-Oddio se continua così non la finiamo neppure per domani mattina...- mormorò Ray sconsolato.
-State dando il cattivo esempio!- disse il moro in maniera molto saccente.
-Tanto Holly ci è abituata-
Mikey si tappò la bocca e tutti mi fissarono con occhi spalancati. Non capendo cos'era successo voltai la testa da tutte le parti per vedere questa fantomatica Holly, che, nel caso in cui fosse una persona reale, nella stanza non ve n'era neppure l'ombra.
-Ma non c'è nessuno!- sbottai mangiucchiando la manica del mio cardigan grigio.
-E' che... come ho già detto mi ricordi una persona che abbiamo conosciuto- mormorò Mikey.
-Io sono Frank- mi disse allegro il ragazzo moro -Mentre il Weasley mancato qua davanti è Gerard-
-Ti piace Harry Potter?- domandai a Frank con occhi luccicanti.
Il ragazzo annuì con veemenza, buttandosi a capofitto in un discorso sul personaggio di Piton, ma fu magistralmente interrotto da Ray che gli tirò uno scapellotto.
-E' da anni che ci fai la testa a palla!-
Ridacchiai sgranocchiando una patatina offertami da Mikey e mi voltai verso Gerard, che non aveva smesso neppure un secondo di fissarmi. Leggermente intontita distolsi lo sguardo e lo puntai sulle scale, dove vidi la famigliare figura di Jamie scendere giù dalle scale in tutta fretta.
-Sei qui!- mi disse ansimante, poggiando una mano sul tavolo e fissando i ragazzi confuso.
-Andiamo?- mi chiese dopo due secondi di silenzio.
-Dove?-.
-A casa! Che domande!-
Feci un'espressione sconsolata e fissai uno per uno i ragazzi.
-Sto andando a pagare...ci troviamo su tra quindici minuti- terminò Jamie, lanciando occhiate torve ai quattro ragazzi e avviandosi verso le scale.
-Devo andare...- mormorai, stranamente afflitta.
Non capivo perché  ma mi ero affezionata a quei quattro ragazzi conosciuti nemmeno cinque minuti prima. Era come se li avessi già conosciuti, ma non ricordavo nè il dove nè il quando. Sapevo che loro erano stati importanti per me e che rivederli aveva risvegliato dei sentimenti strani. Fissando meglio il rosso e tralasciando quell'orrendo colore di capelli mi sembrava di... non lo so, ma nel mio cervello lampeggiavano ad intermittenza due immagini. Una dove i nostri nasi si sfioravano ed una dove le nostre labbra si incontravano. Mi sembrava di sentire in bocca il sapore di caffè e di tabacco. Chiusi gl'occhi beandomi di quella sensazione di calore, affetto e dolcezza. 
-Io...- disse il rosso.
Piantai i miei occhi nei suoi, vedendoci tutto un mondo perfetto dentro. Sorrisi per invogliarlo a continuare.
-Lo so che non ci conosciamo e che probabilmente ti sembrerà un tentativo di abbordaggio assurdo ma...- deglutì e non finì la frase.
-Ma?-
-Mi chiedevo se ti andasse…- si grattò la nuca imbarazzato -…naturalmente non sei costretta ma...-
-Sì- dissi io.
-Cosa?- chiese lui stupefatto.
-Ti lascio il mio numero, Gerard.-
Tirai fuori una penna blu dalla borsa e scrissi il mio numero sul palmo della sua mano. Poi alzai lo sguardo, gli sorrisi e scappai su per scale.
 
Salutai i due ragazzi del bancone ed inseguii Jamie fino all'uscita del negozio. Il ragazzo non si era voltato neppure una volta per guardarmi e sospettavo che, in qualche maniera, fosse arrabbiato con me. Si voltò solo dopo che arrivò alla macchina, lanciandomi occhiate spazientite. Feci scattare le chiusure ed entrambi entrammo in macchina. Jamie continuava a fissare con ostinazione il parabrezza.
-Che c'è?- chiesi sconsolata infilando le chiavi nel quadro e accendendo la macchina.
Lui non rispose, continuò imperterrito a guardare davanti a se.
-Va bene- rigirai le chiavi e spensi la macchina -Non ci muoviamo di qui finché non ti mi dici che cosa ho fatto!-
Incrociai le braccia al petto e fissai anch'io fuori dal parabrezza. Calò il silenzio, interrotto solo dai nostri respiri.
-Non mi va- sussurrò Jamie dopo alcuni minuti.
Con la coda dell'occhi lo vidi voltarsi verso di me.
-Non mi va che tu... Che tu parli con... con dei ragazzi- confessò guardandosi le mani.
Lentamente mi voltai e lo fissai.
-Perchè?-
-Sono geloso-
Le sue gote si tinsero di un rosso acceso.
-Tu... tu sei fragile- balbettò -Cioè... sei inesperta n-non sai di cosa sono capaci i...-
-Jamie so quel che faccio- dissi freddamente.
-Ma non voglio che tu soffra!-
-Jamie se non sbaglio non imparerò mai!- urlai sbattendo le mani sul volante e fissandolo iraconda.
-L'ultima volta che hai sbagliato sei finita in coma per diciotto anni!- urlò lui.
Senti il mio cuore afflosciarsi dentro il petto.
-Scusa- balbettò.
Ma io non potevo sentirlo, poichè avevo appena chiuso la portiera della macchina e correvo lontano. Il più lontano possibile da lui.
Non sapevo dove stavo andando. Svoltavo a destra e a sinistra senza seguire nessuna indicazione, e non mi stupii quando mi ritrovai in un enorme e desolato parcheggio. Rallentai il passo ed andai a sedermi su un pilastro giallo di cemento.
-Come ha potuto...?- mormorai al nulla.
Strinsi forte i pugni e fissai la punta bianca delle mie scarpe. I respiri che uscivano dalle mie labbra assomigliavano a tetri rantolii. Morsi a sangue le labbra, nel vano tentativo di placare l'ira che mi ribolliva nelle vene.
-Come ha osato!- blaterai nel silenzio del parcheggio.
Strinsi più forte i pugni e le nocche sbiancarono. Mi aveva praticamente dato dell'incompetente!
Lacrime di rabbia incominciarono a solcarmi le guance ed io non mi curai neppure di asciugarmele. Mio fratello mi aveva urlato in faccia che ero una bambina. Che non capivo niente di come funzionava il mondo. Probabilmente per lui sarei sempre stata un'idiota che non aveva nessuna percezione del bene e del male.
-Vaffanculo!-
Lo sapevo. Sapevo che lo aveva detto solo per me. Sapevo che non voleva perdermi, ma... ma questo non significava che dovesse urlarmi in faccia il fatto che a causa del coma, non fossi riuscita a farmi una vita. Non era giusto nei miei confronti. Non era giusto rinfacciarmi una cosa che non avevo voluto io. Però un po' lo capivo...Probabilmente anch'io avrei fatto così a ruoli invertiti.
-Basta!-
Mi asciugai le lacrime copiose con il palmo della mano e fissai il cielo nuvoloso. Si preannunciava pioggia, come sempre. Decisi di aver fatto preoccupare per un tempo abbastanza a lungo Jamie e frugai nelle tasche alla ricerca del cellulare.
-Ma...?- borbottai mettendo la mano della tasca sinistra e rovistando.
Ispezionai in tutte le tasche e taschini che avevo, ma del cellulare nessuna traccia.
-Cazzo!- brontolai alzandomi in piedi. -L'ho perso-
La scena di Frank che mi tirava verso il divanetto balenò la mia mente. Doveva essermi caduto in quel preciso istante e...
-Eccoti!-
Mi voltai di scatto, vedendo una nuvola di capelli rossi che mi correva incontro.
-Grazie al cielo- ansimò poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere il fiato -Tuo fratello sta dando di matto!-
-Cos.. Cosa?- 
-Hai dimenticato il cellulare al bar. Frankie l'ha trovato e abbiamo pensato che fosse tuo. Poi ha iniziato a squillare e abbiamo risposto. Era tuo fratello che singhiozzava come un matto. Ci ha spiegato la situazione e siamo venuti a cercarti!- ritornò in posizione eretta e mi sorrise -Vedessi che scenari apocalittici aveva in testa tuo fratello. Mai riso tanto in tutta la mia vita!-
-Come hai fatto a trovarmi?- chiesi sbalordita.
-In realtà ti ha trovato Mikey- spiegò, indicandomi il biondo che si trovava all'inizio del parcheggio -Ha chiamato me perché pensava fossi più tagliato per questo genere di cose.-
-Non è successo niente...- brontolai dispiaciuta -Non dovevate mobilitarvi tutti quanti. Jamie non ha proprio il senso della misura-
-Senti...- poggiò le mani sulle mie spalle e mi costrinse a guardarlo -Qualunque cosa sia successa sappi che Jamie ti vuole bene. Non lo dovresti far preoccupare così-
-Lo so!- sussurrai -Però non doveva dirmi quelle cose.-
-Sai... Mikey ha sempre paura che io possa ritornare nel circolo vizioso dell'alcool e della droga. Per questo molte volte è appiccicoso. Ha paura che io possa stare male di nuovo. Capisci?-
Annuii e abbassai lo sguardo.
-Io... io sono rimasta in coma per diciotto anni- sussurrai mesta, contorcendomi le mani.
Gerard non disse niente. Mi abbracciò e basta. Mettendoci dentro tutto ciò che voleva dirmi.
-Sai- sussurrò fra i miei capelli -Una volta qualcuno mi disse che non importava che cosa avessi fatto, cosa fossi stato, perché adesso siamo nel presente e il passato è passato.-
Mi accarezzò dolcemente i capelli ed io sorrisi nel suo giubbotto.
-In questo momento di sembra di conoscerti, sai?- gli dissi alzando la testa e fissandolo negl'occhi -Ho come la strana sensazione di averti conosciuto.-
-Probabilmente ci saremo conosciuti nella nostra vita precedente-
-No...- dissi affilando lo sguardo -E' come... Non lo so. Quando ti ho visto ho avuto uno strano flash. C'eri tu che mi urlavi di non dimenticare...- arrossii di botto -Penso siano state solo mie fantasie, però.-
Gerard era rimasto impietrito.
-Oddio scusa!- dissi mordicchiandomi un unghia -Parlo sempre a sproposito.-
-No…- disse attorcigliando l'indice ad una mia ciocca di capelli e fissandomi con un enorme sorriso.

-Pensi che sarei avventato nel chiederti un appuntamento?-
-Cosa?- chiesi stupefatta.
-Vuoi uscire con me?- domando più diretto, fissandomi dritto negl'occhi.
Rimasi un attimo zitta per lo stupore.
-Si- sussurrai, sicura che lui non mi avesse capito.
-Cosa?-
-Ho detto si. Si. Mi piacerebbe davvero tanto uscire con te-

 

 

Questa è la fine,cavolo!
Io e Mary non pensavamo neppure di poterci arrivare alla fine di questa storia,ma diamine, ce l'abbiamo fatta!
E siamo entrambe fiere di noi stesse perchè ci abbiamo creduto fino in fondo,perchè abbiamo creduto in ogni singolo personaggio citato in questa storia fino alla fine.
E un po' ci dispiace comunque. Siamo cresciuti insieme a Holly/Morgan e ci fa male abbandonarla,ma ricorderemo sempre questa storia e poi continuerà a vivere nella nostra testa,nella vostra(se vorrete). Una fine dignitosa per una ragazza che non ricordava più niente di se ma che verrà ricordata da tutti quelli che hanno letto la sua storia.
E grazie a voi.
Voi che avete fatto uscire Holly dalla nostra mente e le avete dato vita. Non siamo state noi. Siete state voi! Perciò vi meritate tutto il nostro esagitato applauso. Siamo fiere di voi,che avete letto e recensito o anche solo letto.
Probabilmente questi ringraziamenti non avranno senso perchè non riesco a vedere una cippa con tutte le lacrime che stanno capintolando giù da i miei occhi.
Ci mancherete cavolo.
Ci mancherete Dorothy_,Regina_loves_Dante,Lady Numb,Blondie ed Evazick ;)
Ci mancherete anche voi che avete solamente letto .
E Ci mancherete anche voi che avete messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite.
Siete tutte persone migliori di quanto crediate!
E non ci siamo dimenticate di te Mony_spacegirl che ci hai seguito sempre,fin quasi dall'inizio.te l'avevamo detto che avresti avuto un premio fedeltà,no?
Non sappiamo com'è il tuo carattere realmente,ma speriamo di averci un pochetto azzeccato lo personaggio di Monica :D
Speriamo che questa storia vi abbia emozionato quanto ha emozionato noi.
xoxo Dawn e Mary

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=579009