La storia nell'anonimato

di Milena90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO I: Simon Riff, l'ultimatum ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO II:Questione d'affari ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


***

PROLOGO

Montando in sella la mantella lo seguì rigida in quel suo gonfiarsi d'aria, ricadendo immediatamente sul dorso del cavallo; quel tessuto spesso e pesante ingannava le forme della figura. Un cenno dei talloni e la bestia iniziò a trottare davanti a se lasciandosi sfuggire un breve nitrito.

La notte continuava imperterrita a coprire l'aria, nascondendo ogni particolare all'immaginazione, recando quelle poche ombre visibili alla luna e alle lucenti stelle, in quel deserto e sconfinato spazio di campagna, dolci con sinuosi confini.

Il tempo passando senza controllo rimaneva a ritmo di quel monotono battito di zoccoli sulla nuda terra. Avanzando ancora senza indugi, d'un tratto, raggiunta una piccola casa desolata tra la campagna, la decisa mossa di redini fermarono quel moto.

La discesa rapida della figura avvolta da quel suo pesante mantello parve sgraziata e stentata, ma il pensiero mai si fermò a tali preoccupazioni; lasciando persino il cavallo a libere briglie si mise di piede diretto per quella casetta, in quell'oscurità, ancor più piccola di quanto potesse essere in verità.

Il passo convinto di quella figura portava energia di un coraggioso cavaliere pronto a sfidare il proprio destino in battaglia, ma nessuna vittoria sperata portava il passo di quell'ombra nella notte, solamente raggiunta la porta, la fioca luce si fece notare in una piatta linea appena sotto la porta.

In contrasto con quel vigore nel moto, il gesto di quel braccio, scostò l'ostacolo a se di fronte con tale premura quasi quella fosse di vetro sottilissimo. La luce si fece avanti, sempre più debole sulla terra quasi brulla.

Silenzio.

La figura sull'uscio rimase placida in quella posa d'osservatore.

Il volto coperto dall'ombra del cappuccio non lasciava intravedere le sembianze di quel viso, ma quel corpo ancora inerte continuò ad aspettare immobile.

Una brezza, entrando, mosse quella luce fino ad un momento nel quale il buio prese il possesso di quel luogo. Rumori d'assi pestate, passi veloci si alternavano a più rudi spostamenti e sbattimenti d'oggetti, quando, un urlo acuto, voce di donna, fanciulla, un urlo terribile di paura, altri rumori agitati, altri urli, tonfi, terribili sibili nell'aria, fino a giungere al silenzio. Quella piccola casetta sperduta divenne muta, fredda, non più con un alito di calore, ne di presenza, perdendosi in quel panorama di campagna dorata.

***

-Signore, un nuovo ritrovo, nella piccola casa di Padre Mc'Onell, una sola vittima, una ragazza, non è stata trovata negli archivi della città, non è di queste parti; la casa è stata trovata in subbuglio quasi a spiegare una colluttazione. La ferita mortale è stata provocata da un'arma da taglio, ma sembra che sul resto del corpo vi siano-- -

-Una donna è stata assassinata. In mezzo al nulla. E chi sarebbe mai stato colui che ha dato l'allarme di questo omicidio?..-

-Il ragazzo della famiglia Kandinsky, signore, è arrivato in sede tutto trafelato- è venuto diretto da me- aveva lo sguardo terrorizzato e disperato e mi ha avvisato del fatto, ci ha anche accompagnati direttamente sul posto. Abbiamo quasi fatto fatica a tenergli dietro con la motorina -.

-Il ragazzo Kandinsky... e cosa le ha detto di preciso quando si è precipitato da lei?..-

-In verità, ha detto poco in effetti, le uniche parole che ha pronunciato sono state il nome probabilmente della ragazza, Isabelle, e il luogo dell'omicidio.. alla fine ci ha fatto segno di seguirlo e nemmeno il tempo di radunare un piccolo gruppo tra gli agenti che era già montato a cavallo...-

-Capisco.. -

-Crede, signore, che il ragazzo possa centrare qualcosa?... Mi sembrava così disperato per l'accaduto...-

- L'unica cosa che ora si può fare è interrogarlo il più possibile, essendo questo ragazzo il nostro unico testimone, al momento..-

- D'accordo signore..-

***

Col venire d'una lieve brezza primaverile, il lume si dimenò pericolosamente, finché, dopo un'ultima bava quello cedette spegnendosi. Pochi secondi di silenzio e oscurità in quella piccola casa di campagna.

La vista gli si annebbiò di nero fino a quando in poco tempo le iridi si adattarono a tale attimo, ricominciando ad individuare i deboli confini gli interni grazie alla flebile luce del cielo stellato proveniente dall'uscio.

Avanzò diretto senza preoccuparsi dei mobili che spostava sbattendoci contro con i fianchi e le gambe; estrasse da sotto la mantella un sottile oggetto, affilato. Ogni rumore del suo incedere incurato provocava quasi di reazione dei versi di paura e sorpresa da un'altra figura nella stanza. Versi di fanciulla.

Raggiungendola, la prese per la prima parte che riuscì ad individuare nell'oscurità; la folta chioma fu tirata con forza e la povera ragazza urlando fu trascinata a terra sbattendo le ginocchia sul pavimento ligneo, provocando un tonfo sordo. Cercando di divincolarsi da quella presa cominciò a dimenare le braccia cercando di colpire colui che ora la teneva per i capelli. Più cercava di farsi lasciare, più il braccio la tirava facendole quasi sollevare le ginocchia dal pavimento; in quegli attimi le grida di dolore della ragazza avvampavano in scosse di terrore sempre più disperate; un veloce scatto del braccio fece cadere di lato la giovane, che sbattendo contro un mobile quello traballò alla collisione, in un diretto colpo. La figura distesa ora non aveva più forza nella sua difesa ma a malapena muoveva le gambe, gemendo per il dolore e la confusione.

Tornandole affianco più lentamente e tranquillo di quei secondi precedenti di colluttazione, la mano occupata da quella lamina rilucente alla flebile luce si fece avanti, fino a quando, inginocchiandosi verso la ragazza, le portò la lama alla gola.

Debolmente, la giovane portò la mano sopra a quella della figura armata, cercando di allontanarla dalla propria gola, deglutendo silenziosa mandava sottili respiri faticati.

Con più decisione, la mano armata, tornò a puntare la gola d'ella, premendole le carni quanto bastasse che non si ferissero.

D'un tratto quella lama veloce passò ad altra meta, tagliando la stoffa della leggera veste della ragazza ancora stesa sul pavimento, con la testa poggiata al mobile.

La morbida pelle si mostrò sotto quegli ormai stracciati panni.

Lentamente il coltello fu allontanato da quel corpo e con circospetta attenzione senza lasciare lo sguardo sulla giovane, la figura poggiò quella lama sul mobile a cui ella aveva sbattuto la testa.

Cogliendola da terra la portò sul letto, tornando retto sulle sue gambe, ma raggiungendo di nuovo la sua arma, armandosene, in una veloce mossa si provocò una ferita al palmo della libera mano; iniziando a perdere sangue, si riavvicinò al letto.

La giovane con gli occhi appena aperti guardava la scena con vacua espressione, non riuscendo ancora a capire cosa stesse succedendo, ma appena vide riavvicinarsi la figura, si lasciò sfuggire un lamento cercando di indietreggiare.

Appena le fu davanti si chinò di nuovo su ella e la mano insanguinata avanzo verso di lei.

Passò tra le gambe e poggiando il palmo sulle vergini carni della giovane, le sporcò: null'altro fece quella mano se non tingere quella candida pelle, fino ad allora immacolata, di quel sangue.

Un altro attimo di silenzio, quando ad un tratto, degli scalpicci lontani al di fuori della casa si fecero sentire. La figura notando la finestra alla sua sinistra tolse la mano dalle le gambe della giovane. D'un tratto il trotto lontano, si fece più vicino, e da quel poco che passò anche quello ebbe fine, sostituendolo ad un altro più debole e leggero.

Indietreggiando dal letto, poggiò la lama sul tavolo, a pochi passi sulla sua destra, dopo averla ripulita sulla pesante mantella.

Lasciandola ora inerte su quel piano, tornò ritto e immobile, aspettando. I passi sempre più vicini. D'un tratto una fioca luce si avvicinò, illuminando l'uscio. La figura sotto il suo mantello corse attraverso la stanza sbattendo contro una sedia che ribaltandosi fece trasalire la ragazza.

La porta si aprì ulteriormente sbattendo, ma appena il nuovo venuto illuminò la stanza, l'unica vista dall'entrata era di una ragazza denudata sul letto; il resto della stanza era vuoto, con i mobili scostati a caso e una sedia ribaltata: la finestra aperta mostrava la luna.

Quella campagna desolata che ospitava la piccola casa si fece silenziosa quando d'un tratto, un urlo di donna.

***

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Capitolo 2
*** CAPITOLO I: Simon Riff, l'ultimatum ***


Alzando il braccio, solleva con una lunga pinza una provetta piena di liquido rossastro. Avvicinandosela al viso lo sguardo oltremare studia quella sostanza in piena controluce della finestra. Scuote appena quel miscuglio provocando una reazione: una schiuma rosata comincia a salire rischiando di uscire dal recipiente ma, probabilmente, ciò era già aspettato dall'uomo che ancora fissa la provetta senza battere ciglio, lasciando che la schiuma esca, cadendo in una bacinella d'acciaio.

Finita la reazione un sorrisetto nasce dalle sottili labbra di quell'osservatore attento, che lasciando cadere le ultime gocce prende in mano il vetro e in un sorso ne consuma il contenuto. Ripone tutto sul tavolo di lavoro.

Girandosi ora pone l'attenzione ad una vasca piena d'acqua, fino ad allora stata alle sue spalle. Si sfila la vestaglia, e scoprendo il fine corpo, si immerge, lasciandosi scivolare lentamente sul fondo fino a non avere più nessun punto di pelle a contatto con l'aria.

Dopo qualche attimo uno spasmo smuove l'uomo nell'acqua fumante, lasciando affiorare bolle d'aria dal naso, mentre la bocca rimane sigillata. L'espressione si fa contratta, quasi sofferente, e un secondo spasmo scuote il corpo nell'acqua, lentamente, dopo quest'ultima, l'acqua inizia a prendere una tonalità rosata e, con il passare del tempo, diviene sempre più torbida.

D'un tratto un turbinio di bolle frastaglia la superficie fumante, facendo riemergere la testa e le spalle dell'uomo che annaspando riprende il respiro. Il viso corrugato ancora in un'espressione di sforzo, tiene gli occhi chiusi, fino a che, ripreso il normale andamento d'inspirazione, il volto si distende lasciando aprire gli occhi dagli iridi azzurri.

I corti capelli bagnati lasciano scivolare sul collo gocce di quell'acqua torbida. Muovendo il braccio nella vasca a tentoni cerca lo scarico, e poco dopo in rumore basso è accompagnato dall'abbassamento del livello della sostanza. Spostandosi sulla destra coglie con un poco di sforzo una tinozza sul pavimento, se la rovescia addosso e un'ondata d'acqua fredda lo investe sciacquandolo. Finita la scarica ripone il contenitore dove l'aveva preso e, lasciando uscire un lungo sospiro, si adagia nella vasca tenendo i gomiti e il capo sui suoi bordi. Gli occhi fissano oltre la finestra luminosa quasi abbassati.

Vestito oramai dei suoi abiti migliori si sistema le maniche della giacca sotto quelle del lungo cappotto mentre passa verso l'uscita; porge il braccio verso il muro alla sua sinistra ove è poggiato il suo bastone da passeggio, finemente levigato e pomellato nell'impugnatura con una fine cesellatura su argento splendente, prendendolo.

Attraversato l'uscio lascia che la porta si chiuda alle sue spalle osservando la strada da sopra la scalinata della sua casa; scende lentamente ogni scalino senza staccare lo sguardo dalla strada, d'un tratto una carrozza attira la sua attenzione facendogli spostare lo sguardo sulla destra.

Fermatosi, il mezzo, davanti al marciapiede diretto alla scalinata, l'uomo continua il suo incedere, e appena apre la portella fa un cenno con la testa al cocchiere: - Puntuale come sempre Signor Albinon-

- Come voi d'altronde, signor Griff- risponde il vecchio seduto alla sua postazione - Dove intendete andare quest'oggi? Solita strada del primo della decamana, signore?..-

-Oltre che puntuale, siete anche molto attento..-

-E' il mio lavoro, signore, ma vi ringrazio..- finita la frase uno schiocco di redini fanno ripartire la carrozza con una dolce accelerazione, segno della lunga esperienza del vecchio cocchiere ora concentrato sulla strada.

-Ditemi Albinon, ha notato movimenti strani nella zona di recente, intendo nell'ora tarda..-

- Ah, signore, come al solito direi, nulla di strano, anzi, la scorsa notte è stata fin troppo tranquilla, più del solito.-

-Capisco, la ringrazio…-

Il resto della corsa passa nel più totale silenzio se non per i rumori della città e della carrozza ma, poco dopo, vengono fermati nuovamente i cavalli.

-Eccoci, signore-

-Grazie ancora, spero di metterci meno del'altra volta…- dice l'uomo uscendo dall'abitacolo accompagnato dal suo bastone, si allontana per le strette vie di quel quartiere.

Il cocchiere osservandolo uscire e andarsene dopo quel solito saluto, si china verso la finestrella in collegamento con l'interno dell'abitacolo, manda un cenno di sorriso: sul sedile rivestito di robusta stoffa rossa imbottita vi è adagiato un sacchettino di velluto blu.

***

In una vecchia palazzina, circondata da abitazioni in mattoni grigiastri scuriti dal tempo, un piccolo via vai di persone continua a entrare ed uscire attraverso la sua porta stranamente piccola e poco fatiscente; le persone che passano per il vicolo umido si mescolano e si confondono con quella processione, rendendola indistinta.

Una figura familiare ora subentra seguendo il muro opposto alla facciata del palazzo. Cammina lento con il suo bastone che segue ogni suo passo, scivolando tra quella folla senza dare nell'occhio; finisce per entrare in quella stretta entrata.

Fermatosi impugna il bastone più verso la metà per non farlo più poggiare al suolo e guardandosi attorno cerca una presenza. Dopo un attimo d'attesa, s'incammina sulla rampa di scale che si divide in due curve, raggiungendo il bivio prende quella destra e sempre con molta calma raggiunge un piccolo corridoio, subito seguito da un salotto d'aspetto. Continua a camminare e arrivando davanti alla porta interessata, con il pomello argenteo del bastone, bussa tre colpi regolari sul piano robusto.

-Avanti-

Una voce dà il permesso all'uomo di entrare. Una vecchia donna vestita in grande stile e tutta incipriata sul viso sta comoda su una piccola ottomana ricoperta di porpora. Mandando qualche altro passo si chiude nella stanza con la vecchia che gli ha concesso udienza. Rigirandosi per dare attenzione alla signora manda un cordiale ma pur sempre accennato inchino, piegando lievemente la schiena, ma non il capo.

-Buona giornata Madame Baudelaire, sono venuto come promesso per risolvere la nostra questione..-

Lo sguardo d'ella muta in un attimo, porgendo quella iniziale eleganza in una sfacciata smorfia di rammarico:

- Certamente, ma…- l'espressione muta istantaneamente appena nota lo sguardo freddo dell'uomo che l'osserva paziente, si sistema in quella sua posa seduta quasi per prepararsi ad una discussione più seria - .. ma, deve credermi, signore, questi sono tempi difficili per la mia attività e non mi è stato possibile raggiungere la somma che le devo.. le chiedo di essere paziente per altro tempo ..-

- Non ci saranno altri favoreggiamenti nel vostro caso Madame, le ho già dato abbastanza, e a quanto vedo-- - abbassa gli occhi nel dare un'occhiata alle vesti della vecchia - -- anche troppo.. richiedo che la somma mi sia restituita entro la nostra conversazione, Madame..-.

-Ma signore non saprei come fare.. - si illumina speranzosa - che ne direbbe di un pagamento con i servizi che le offre la mia attività, credo possa essere un compenso-- -

-No, denaro le ho dato, e denaro voglio indietro, sono stato chiaro?...-in quelle parole piene di fermezza e decisione, la voce non muta, è sempre presente quella profonda calma.

- Ma non dispongo di denaro al momento, le ho detto che è un momento diffi-- -

- Allora venda i suoi vestiti, a quanto posso vedere, quello che indossa quest'oggi assomiglia molto ad uno che ho potuto notare in bella vista nella vetrina della Boutique di moda parigina qui all'angolo.. deve essere costato molto..-

Spaventata ancora più di prima la donna si alza veloce dall'ottomana, portandosi la sinistra sul petto.

- Vendere i miei vestiti??- dice quasi terrorizzata -Lei non può chiedermi questo!-

- Certo che posso, inoltre, se non vuole che le faccia chiudere l'attività, dovrà pagarmi quest'oggi-- -

D'un tratto un rumore metallico a più battiti incede nella stanza senza preavviso e subito dopo un secchio rimbalza sugli ultimi scalini visibili della rampa: una pozza d'acqua s'allarga sulla tappezzeria persiana che ricopre il pavimento. Un urlo di sorpresa dalla vecchia mentre si gira di scatto nel sentire quel casino. Passato il momentaneo fracasso, qualche momento di silenzio blocca il tempo, lasciando i due a guardare perplessi la scena; sofficemente, dei leggeri passi attutiti dalla moquette scendono le scale precipitosi, una piccola figura appare dalla rampa tutta scompigliata: una bambina mulatta, vestita di una sola veste bianca che le raggiunge le ginocchia, raccoglie frettolosa il secchio. Appena si rialza, si accorge che Madame e un uomo la stanno guardando; mostrandosi sorpresa, indietreggia abbracciando l'ingombro che l'era appena caduto dalle scale rovesciandosi.

-Mi-mi scusi Madame..- dette quelle parole corre sulle scale sparendo al piano superiore.

L'uomo osservando la scena sorpreso, d'un tratto torna a guardare la donna ancora girata a mirare stralunata il tappeto bagnato - Che ci fa una bambina nel vostro edificio?!- dice secco.

Girandosi di scatto a quell'improvvisa domanda la vecchia comincia a muovere le labbra senza parlare quando, riordinate le idee, risponde:

- Nulla per ora.. è una ragazzina ancora troppo giovane, la tengo per le pulizie del mio appartamento…-

-Come ha fatto ad arrivare qui?..-chiede l'uomo con freddezza.

- Era con un'altra ragazza, una nuova, sono arrivate insieme e quella non voleva lasciare la negretta, pur di farmela tenere mi ha chiesto di darle metà compenso per il lavoro nella mia attività..-

-Da quanto sono qui..?-

-Da nemmeno due giorni, ma perché vuole sapere tutte queste cose?...-

- Dov'è la ragazza con cui è arrivata la bambina..?

- Non saprei, ecco.. starà lavorando-

- Me la chiami- Dice fermamente mostrando autorità nei confronti della donna.

- Certo, aspetti qui, andrò di persona..-

La donna, preoccupata dalla situazione, esce dalla stanza lasciando l'uomo da solo.

***

Nella stretta via, tra la folla sempre in continuo movimento, un uomo con al suo fianco un agente passa tra la gente attirando degli sguardi per la divisa del poliziotto, un cattivo segno in quella zona della città. Appena davanti ad una piccola porta, l'uomo vestito di semplici vesti da cittadino si rivolge all'altro:

- E' sicuro che il posto sia questo?..-

-Certamente, signore, il nome dataci dal ragazzo corrisponde- risponde convinto,- le descrizioni riportate nei fascicoli in archivio la identificano perfettamente..-

-Bene, allora entriamo>> si blocca d'improvviso e rigirandosi pensieroso verso l'agente riprende << dove ha trovato quei fascicoli?..-

-Non io, signore, li ha trovati il nuovo stamattina.. appena ha ricevuto l'incarico s'è buttato tra le carte, sa com'è all'inizio eheh.. - ridacchia divertito ma, appena nota che l'altro non reagisce allo stesso modo, riprende il suo discorso, - -- nell'archivio dei clandestini, essendo straniera e non di questa città il ragazzo ha avuto una buona intuizione e, sicuramente, anche molta fortuna, nonostante si abbiano pochi dati su questa ragazza, dai rapporti si può leggere che è stata trovata in una barca mercantile, nascosta nella stiva con un gruppo di negri, una cosa stranissima… non crede anche lei signor Holmes?-

-Si , si , certo..- Dice l'uomo attirato da altro riprendendo la strada verso l'interno dell'edificio.

L'agente sospirando lo segue pochi attimi dopo.

Entrando, il detective si guarda attorno e, dopo un'occhiata interrogativa al poliziotto, aspetta maggiori informazioni sul posto:

- Questa è la casa di Madame Baudelaire, è poco riconosciuta in società, ma alla fine, tutti la conoscono, è una casa chiusa.. molti personaggi importanti si possono trovare qui in certe sere… -

- Non mi dica… - Dice portando l'attenzione al via vai della scalinata principale - ..e questa scala dove porta?-

Alzando lo sguardo a osservarle, l'agente risponde preparato - Dipende, prendendo a sinistra si va nell'area con le ragazze ma, sulla destra, vi sono le stanze di Madame Baudelaire..-

- A quanto sento, conoscete molto bene il posto, agente..-

Sentitosi preso da una vampata di calore e ansia, balbettando, cerca di difendersi da quella affermazione: - Ma! Signore-n-non frequento posti del genere, io!... ci sono già stato, ma per dovere.. ho moglie e figli!-- - ,nel frattempo, inizia a seguire l'uomo che ha iniziato a salire la scalinata, ma ancora in panico continua parlargli per fargli cambiare impressione su di se - -- eh.. signore, sono un uomo di legge non potrei mai fare una cosa del genere, e poi , quella volta ero in borghese, non-ecco-non è stata una mia intenzione.. per lavoro.. quella ragazza-- -

- Non si preoccupi, non sono qui ad indagare sulla sua vita privata agente Richards..-

-Mah--- io--.. - blatera con il viso oramai paonazzo ma poco dopo continua a seguire l'uomo in silenzio, convintosi che sia il migliore modo per non peggiorare la situazione.

Appena arrivati a metà scalinata, una donna tutta in ghingheri, e visibilmente ansiosa, compare davanti a loro; l'agente la riconosce e con sorpresa la chiama - Madame Baudelaire..-

La signora, alzando lo sguardo dagli scalini, nota i due uomini, tra cui, più in particolare, il poliziotto; ricomponendosi all'istante, prende un'espressione tranquilla e serena, tirando le tinte labbra in un sorriso - Buona giornata signori, posso fare qualcosa per voi?..- si ferma dopo pochi altri passi, poggiando elegantemente la sinistra sul lucido corrimano in legno.

Mostrando riverenza alla donna il detective le risponde cordiale -A dire la verità, si, Madame, dovremmo chiederle di una ragazza che, sappiamo, avete accolto nella vostra casa.. la signorina Isabelle Knox.. è stata trovata questa mattina nella proprietà di Padre McOnell… priva di vita..-.

***

Aspettando in piedi l'arrivo della donna, nel frattempo, l'uomo si guarda attorno: osserva i tendaggi che nascondono la vista degli interni dai balconi, gli arredi eleganti e le scale; si ferma a rimirare quella rampa ripensando alla scena precedente e, dopo qualche altro attimo di riflessione, avanza verso quel suo interesse.

Raggiunge a passi lenti i primi scalini e osserva la fine di quella successione, il piano superiore non è illuminato come la stanza in cui rimane, ma nota comunque, con un poco di sforzo, una debole luce, probabilmente di un lume. Dopo aver percepito quella fonte, inizia a salire la scalinata, raggiungendo dopo alcuni passi la fine della rampa. Vede la candela sul pavimento che dà una fioca tonalità calda. Non sembra esserci nessun'altro oltre l'uomo ma questo si accorge che fino a poco tempo prima del suo arrivo qualcuno ci stava, infatti, nota un piccolo cestino ricamato con all'interno il dispensabile per cucire e, proprio affianco, una piccolissima veste adatta solamente ad una bambola e, per l'appunto vi era anche quel giocattolo poco più avanti.

Abbassa lo sguardo continuando a mirare quei ritagli di stoffa e la figura in miniatura ma, appena ci si china affianco per raccoglierla, un corto lamento trattenuto attira immediatamente l'attenzione dell'uomo, ora è certo di non essere solo nella stanza.

Si raddrizza in piedi con la bambola in mano e si guarda attorno:- C'è qualcuno in questa stanza?..-

Nessuna risposta.

Concentrando lo sguardo negli angoli più bui, comincia a mandare qualche passo mentre riprende a parlare.

- Ho visto questa bella bambola sul pavimento, è di qualcuno?..-

Ancora nessuna parola.

Non notando alcun movimento, ritorna a dirigersi per le scale con un'espressione divertita sul volto.

-Mhh..Quindi posso anche portarmela via.. se non è di nessuno..-

D'improvviso, appena scesi i primi scalini, una vocina esclama un disperato -NO!-

Girandosi continua a sorridere - Allora, c'è qualcuno… - osserva la bambola che tiene nella destra ma poi da uno sguardo alla bambina uscita dal suo nascondiglio, è la stessa che aveva visto prima con Madame Baudelaire. - Questa bambola è tua?..-

-..si..- Risponde la piccola con un filo di voce e gli occhioni lucidi.

Rinvigorisce il sorriso mandando un piccolo sbuffo col naso e, tendendo il giocattolo verso la piccola, le si rivolge continuando a mostrare la bianca dentatura.

- Tieni, scusami, non intendevo prendertela…-

Attendendo che la bambina gli si avvicini mantiene il sorriso, ma quella non fa un passo.

L'espressione dell'uomo muta in quell'attimo, mostrando sorpresa:- Non rivuoi la tua bambola?..-

La bambina continua a guardarlo con quei suoi grandi occhi scuri, silenziosa.

Riportando il sorriso sulle proprie labbra si rivolge ancora alla piccola con voce calma - Non ti preoccupare, voglio solo ridarti la tua bambola..-

Corrugando quel poco la liscia fronte dorata risponde all'uomo - Madame dice che non bisogna fidarsi degli uomini, che a loro interessa solo spassarsela, e che quelli che non pagano sono ancora più disgraziati..-

Ascoltando quelle parole perde il sorriso, immagina la vecchia pronunciare quelle parole, :- Madame ha ragione, non devi fidarti degli uomini che entrano qui dentro..-, manda un ultimo cenno di sorriso, -.. ecco, rimetto la tua bambola sul pavimento, così ti lascio continuare il suo vestito- mentre pronuncia quelle parole poggia il giocattolo a terra dove l'aveva raccolto; raddrizzandosi fa un cenno d'inchino con la testa - Ciao bambina..- si gira e scende le scale.

Appena ritorna al piano inferiore la porta si apre facendo incedere la vecchia seguita da due uomini.

***

Nella stanza, piccoli sprazzi di luce passano come linee a mezz'aria attraverso l'atmosfera cupa.

I mobili al suo interno sono per lo più ribaltati e, in fondo, un letto illuminato parzialmente dall'unica finestra mostra chiazze di sangue e pezzi di stracci leggeri tinti di quel rosso oramai condensato in grumi più scuri, quasi neri, ammucchiati ai suoi bordi; nel mezzo di quella macabra cornice, un corpo è steso in posa innaturale, le ginocchia livide, come un lato della fronte gonfia, le mani chiuse in un pugno non più ostinato, e il petto lacerato da una ferita profonda da cui un colmo rivolo di sangue s'è coagulato seguendo le forme di quel corpo fino al lenzuolo. Tra le gambe vi sono macchie d'altro sangue, anche se non sembrano esservi ferite.

A quella vista, rimanendo sbigottito, indietreggia continuando a fissare quel corpo, nessun pensiero passa per la sua mente, e la sua voce non manda alcun suono se non il faticato respiro dalla bocca aperta. Continuando ad indietreggiare qualcosa si sposta a contatto con il piede del ragazzo; abbassando lo sguardo nota solo adesso un coltello, la lama macchiata di sangue, la lieve luce la fa brillare di una tonalità rossastra.

Immobilizzato da quella vista, non riempie nemmeno il torace d'aria che esce di corsa dalla casa; correndo a perdifiato tra quei campi dorati il respiro è affannato da diversi singhiozzi, le lacrime scorrono lungo le guance, gli occhi stropicciati dal sole e un'espressione sofferta è impressa su quel volto invecchiato di colpo.

***

Raggiungendo la stanza, accompagnati dalla signora elegante, trovano inaspettatamente un uomo già all'interno alquanto sorpreso dell'arrivo dei due uomini.

- Signor Riff, ecco due persone che potranno darle una risposta alla sua domanda..- Dice quasi seccamente, la donna, rivolgendosi a quella figura elegante.

Holmes lancia una squadrata a signor Riff, ma, ritornando subito alla signora, si rivolge con fare stranito - Rispondere ad una domanda del signor Riff? Madame, Noi saremmo venuti da lei per farle delle domande a riguardo…-

- In effetti, Madame, anche io mi sarei aspettato altro, senza immaginare di dover coinvolgere terzi… - ribadisce il signor Riff.

Buttandosi sulla poltrona, quasi mostrando uno svenimento, Madame Baudelaire si lascia uscire un lungo respiro e, allungando il braccio al tavolino affianco all'ottomana, raggiunge il portasigarette d'argento, inizia così a fumarsi una sigaretta attraverso il bocchino in avorio. Dopo una profonda inspirazione inizia a parlare con tono calmato dal fumo:- Signori, io non so nulla di questa ragazza, è qui da nemmeno due giorni, l'ho accolta nella mia rispettata casa dopo che si è offerta di lavorare per me..- rilascia il fumo rimasto nei polmoni son un sospiro, e ricominciando a parlare dopo un respiro sibilato- ..ma quella non ha accettato neanche un cliente da quando ha promesso di lavorare per me… non sono responsabile di ciò che le accade fuori dalla mia proprietà, se l'è cercata lei..-prende un'altra boccata, - Tutte le ragazze qui dentro sono tutelate e non rischiano di finire come quelle sgualdrine che stanno per strada…- soffia una più densa coltre di fumo.

-Capiamo signora, ma sa, il mio collega, l'agente Richards sta seguendo questo omicidio e ha bisogno di tutte le informazioni che ci può fornire, la polizia non intende metterla in mezzo a questa faccenda, serve solo qualche nozione in più sulla storia di questa ragazza. Sappiamo che non è della città, è figurata tra i clandestini.. per questo le chiedo di collaborare..- dice Holmes con fermezza alla signora presa dal suo passatempo.

Il Signor Riff nel frattempo continua ad osservare la scena assumendo informazioni, rimane silenzioso per non rischiare di perdere nulla a proposito.

***

Raggiunta la sua bambola riposta al suolo, la abbraccia distratta continuando a guardare verso le scale. Avanza pochi passi e solo ora si accorge che nella stanza altre persone stanno parlando alla Madame, comprende solamente alcune parole: clandestini, lavoro, sgualdrine, ragazza.. omicidio. A quell'ultima parola, nonostante non ne conoscesse appieno il significato, una brutta sensazione le percorse la pancia.

Avvicinandosi ulteriormente alla luce più vivida del piano inferiore continua ad ascoltare più attenta.

Ode la voce di un secondo uomo:- Madame, lo sapeva che la ragazza era una clandestina?.. è stata trovata insieme ad un gruppo di negri, probabilmente tutti provenienti dall'Africa.. come ha fatto a prenderla alle sue dipendenze?...-

Ascoltando quelle parole, le gambe della bambina tremarono facendola cadere sulle ginocchia: ha capito di chi stanno parlando quelle persone. -Isabelle…- Gli occhi iniziano a riempirsi di grosse lacrime.

***

- Ma, agente, a quanto pare ne sapete di più voi a riguardo, e poi è venuta lei direttamente da me, l'ho trovata a dormire su una poltroncina d'aspetto all'ingresso, la stavo per mandare via visto che avrebbe dato fastidio ai clienti, ma quella s'è incaponita e mi ha persino convinta a tenere un'altra bambina.. capisce com'è andata?... non so nulla.. - continua a mandare nuvole di fumo dalla bocca.

L'agente scoraggiato dalla risposta della donna annuisce deluso - Capisco, Madame..-

Una vocina all'improvviso si alza da dietro quel gruppo, appena dietro il Signor Riff - Ci aveva promesso che non le sarebbe successo nulla… Isabelle ora non c'è più!..- Dagli occhi straripanti di lacrime anche un'espressione di puro odio è puntato sulla donna che, però, non muta il suo fare: le parole di una bambina, di una mezza negra, non l'avrebbero nemmeno distolta un attimo dal suo vizio. Notando quella passività nella donna, parte di corsa verso di lei, ma il signore a lei vicina, appena nota quello sprint, preso alla sprovvista, cerca di trattenere quella corsa riuscendo a malapena a mantenere il bastone in mano, che gli impedisce una presa più salda, comunque non se ne libera. -Ehi! -

-Lasciatemi!! Madame ci ha mentito, è una bugiarda!!Deve pagare!!- urla, dimenandosi tra le braccia dell'uomo, soffocata dai singhiozzi; quelle dure parole d'odio sarebbero sembrate a chiunque strane pronunciate da una bambina di quell'età, ma il resto dei presenti nella stanza non battono ciglio.

Il signor Riff continua ad abbracciarla per trattenerla ma quell'esuberante grinta avrebbe di sicuro dato la meglio alla bambina in pochi secondi, allora la solleva a fatica mentre numerose tallonate iniziano a colpirgli le gambe. La bambina non da segno di demordere a quel placcaggio ma poco dopo quella rabbia muta rapidamente in passiva tristezza per la perdita della compagna. Singhiozzi trattenuti escono da quella piccola gola dorata, provocando dei singulti e spasmi al corpo della piccola.

L'uomo notando quel repentino cambiamento se la sistema meglio in braccio stringendola e poggiandole delicatamente la destra sulla liscia e corta chioma d'ebano. La bambina s'aggrappa a quel corpo, premendo il viso sul petto d'egli; altri singhiozzi continuano a smuovere quel corpicino tremante, coperto da un'unica veste di tela.

Holmes, notato lo sfogo eccessivo della bambina, riporta lo sguardo alla donna che in quegli attimi ha iniziato una seconda sigaretta come se nulla fosse successo nulla. La voce dell'uomo con in braccio la piccola ruba di nuovo l'attenzione: - Scusatemi, ma credo che sia meglio che vada..con permesso..- manda un cenno di capo ai due uomini, poi qualche passo; raggiunge la donna fermandosi davanti alla poltrona e le si rivolge - ..e con lei, signora.. arrivederla.. tornerò il prossimo mese, e non accetterò più scuse. Buon Pomeriggio.-. Dette quelle parole, l'uomo se ne va con quel piccolo fardello tra le braccia. Scende le scale dell'ampio atrio e prima di attraversare la piccola porta principale, scosta il lungo giubbotto coprendo con un lembo il corpo della bambina per tenerla al caldo.

Uscito dall'edificio, tornato un comune palazzo cittadino tra il caos pomeridiano, si allontana da quel quartiere sempre affollato per raggiungere il posto in cui aveva lasciato il cocchiere. Ad aspettarli v'è ancora la carrozza, il vecchio in piedi affianco ai cavalli lascia che si dissetino; alzando lo sguardo si apre un sorriso - Pomeriggio impegnato questo, signore?- dice Albinon, ma, nel medesimo attimo in cui la sua vista riesce a notare quel piccolo corpicino tra le braccia dell'uomo, la fronte gli si aggrotta lasciando che la bocca gli si apra dalla sorpresa - Per Dio, cosa è successo?-

- Le spiegherò poi, signor Albinon, ma la prego, ora, mi riporti a casa..-

-Certo, signore… - Svuota il secchio a terra, pronunciando quelle parole e, invece che riportarlo nel baule posteriore insieme agli altri oggetti per le bestie, sale insieme a quello sulla sua postazione; appena vede dalla finestrella che i passeggeri si sono seduti e hanno chiuso la portella, con uno schiocco e un basso verso d'incitamento, fa partire la carrozza.

***

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Capitolo 3
*** CAPITOLO II:Questione d'affari ***


Seduta con la schiena diritta e un fare composto, la ragazza dalla bionda chioma se ne sta su una poltroncina al lato di uno stretto corridoio, insieme ad altre fanciulle anch'esse accomodate ad aspettare. Tiene lo sguardo basso e le mani sulle gambe, guardandosele, mentre si stringono tra loro con un poco di ansia.

Nel corridoio il chiacchiericcio delle ragazze si alterna alle risatine e ad alcune voci di uomini che si intrattengono con alcune a parlare; di tanto in tanto le porte posizionate regolarmente tra gruppi di poltroncine si aprono facendo uscire delle coppie. Oltre alle persone uscenti dalla porta altri uomini raggiungono quella lunga sala d'attesa da delle scale sul fondo, alcuni spaesati e altri già sicuri del loro percorso. La ragazza continua a starsene seduta ignorando quel via vai ma, d'un tratto, una voce attira la sua attenzione facendole alzare il capo.

-Buona sera Signorina…-

-Buona sera- ribadisce cordialmente la ragazza con un filo di voce.

L'uomo a lei di fronte è sulla trentina, vestito di un elegante completo scuro, tiene una scura barba ben curata che segue i bordi del labbro superiore e del mento, i capelli quasi corti sono tenuti liberi senza alcuna sorta di lozione. Su quel viso un sorriso cortese è rivolto verso ella che arrossisce per quell'attenzione, gli occhi smeraldini d'ei la continuano a fissare fino a quando, riprendendo a parlare, abbassa lo sguardo su quelle pallide mani e, chinandosi davanti alla ragazza, le solleva delicatamente fino a baciarle con un tocco.

-Siete molto carina..- La guarda dal basso di quella posa tenendole ancora le mani davanti a se.

-Vi ringrazio, Signore- abbassa lo sguardo arrossendo più evidentemente.

Sorridendo a quella reazione porta l'altra mano sopra quelle di lei tenendole così tra le sue. -Come vi chiamate Signorina?...- chiede dolcemente guardandola in viso.

-Isabelle, signore..- Risponde con il capo ancora abbassato.

-Sapete Isabelle..-

Alza lentamente il capo sorpresa -.. Cosa, signore?..- chiede con un filo di voce.

- Non sembrate come le altre ragazze qui dentro.. siete molto dolce.. -

Un sorriso imbarazzato smuove le dolci labbra della giovane mantenendole quel colorito rosato sulle guance - E' molto gentile, signore-, continua a guardarlo in volto.

- Siete nuova, non è vero?.. non sembrate abituata a questo ambiente..-

-In effetti, signore, è il mio primo giorno qui..-

Lo sguardo dell'uomo si illumina in un attimo a quelle parole: - Volete dire che non avete ancora accompagnato nessun uomo… Isabelle, per fortuna che mi avete incontrato in tempo.. posso aiutarvi, questo posto vi rovinerà..-

Ascoltando quelle parole, la ragazza rimane stupita dal pensiero dell'uomo.

-Ascoltate,non è la prima volta che mi succede di aiutare ragazze come voi ,Isabelle… mi offro di aiutarvi se me lo permetterete, ma promettetemi che farete quello che vi dirò..- continua lui seriamente abbassando il tono di voce.

Annuendo col capo e guardandolo quasi ipnotizzata, rimane ad ascoltare le condizioni.

- Bene, nel frattempo che vi cercherò un posto sicuro dove farvi rimanere, voi, finché non tornerò, dovrete rifiutare qualsiasi richiesta… è di vitale importanza la vostra convinzione… lo dico per voi.. siete certa di poterlo fare?..-

Mostrando uno sguardo convinto, la ragazza annuisce. - Eccellente-, risponde egli notando quel segno della giovane. Alzandosi lentamente lascia per ultime le mani d'ella, - Siamo ancora in tempo, ora vi saluto,cercherò di metterci il meno possibile mia cara Isabelle, a presto.- Dicendo quelle parole, le manda un ultimo sorriso per poi sparire dopo aver sceso i primi scalini sul fondo del corridoio.

Il pomeriggio successivo, la ragazza sedutasi su una piccola ottomana continua ad aspettare con il viso abbassato e le mani sulle gambe. Fino a quel momento era riuscita a fare cambiare idea ad ogni uomo che le avesse proposto un'incontro, rimanendo ancora fedele alla promessa. Lasciandosi scappare uno sbadiglio chiude gli occhi stancamente quando d'un tratto una voce la sorprende, assomiglia a quella del suo salvatore e questa somiglianza emozionano la ragazza a tal punto che appena riapre gli occhi si alza di scatto per abbracciarlo - Signore, come sono felice che sia qui!-. Stretto a quel corpo un grande sorriso, le guance le diventano rosse di vergogna per la sua felicità nel rivedere quell'uomo, gli rimane attaccato quando ad un tratto si accorge di una differenza. - Eheh, siamo entusiasti..- Si stacca lentamente da quel corpo e osservandolo bene in volto, si accorge di aver sbagliato. Lo sguardo diviene confuso: un volto liscio senza alcun segno di barba, gli occhi marroni e un taglio corto di capelli; quella figura sconosciuta alla ragazza continua a sorriderle tenendo la sinistra nella tasca dei pantaloni.

-Allora, andiamo?..- Dice quello porgendo il braccio per accompagnare in una stanza la giovane. Quella rimane immobile con la bocca semiaperta, ancora stupita per il suo errore, non riesce a pensare ad un modo per scoraggiare l'uomo a tenerla come scelta.- Ecco, io..-

-Su, non mi dire che ora fai la timida..- accennando il braccio teso perché lei lo cinga con le sue.

Facendo un passo indietro risponde con un filo di voce, - Mi scusi c'è stato un errore..-

L'espressione dell'uomo perde giovialità, mostrando una seccata curiosità, - Un errore?...-, domanda retoricamente; manda dei passi decisi verso la ragazza cercando di prenderla per il braccio, - Forza, è il tuo lavoro, poche storie..-

Afferrata per il braccio la giovane manda un urlo, - Lasciatemi! Non voglio!-

L'uomo ride, -Non vuoi?? Ma che razza di prostituta dovresti essere.. non farmi arrabbiare, Vieni!- dice strattonandola ulteriormente.

-No- urla disperata cercando di aggrapparsi all'ottomana e piegando le gambe. -Lasciatemi! Lasciatemi!!!-

A quelle grida tutti nel corridoio si girano, pure alcuni uscendo dalle porte guardano la scena stupiti.

In pochi attimi una voce gracchiante ferma tutto quel trambusto - Che accidenti sta succedendo qui?!-

Madame Baudelaire compare da dietro una piccola folla di persone che osserva la scena, - Ma cosa!? Cosa sta succedendo??!- dice facendosi largo a tastoni. Vedendo la scena si avvicina furibonda a quei due che si sono fermati, anche se l'uomo trattiene ancora il braccio della ragazza.

- Lasciatela!.. Ma dove crede di essere!?... -facendogli perdere la presa, gli si rivolge scandalizzata, - Signore, come si permette di alzare le mani contro le mie ragazze!?.. Sono costretta a chiederle di uscire e, visto che non voglio che si ripeta questa scenata, non si permetta più di chiedere servizio in questa casa rispettata.-

Sentitosi preso in giro e infuriato:- Se il livello delle sue puttane è questo, che bisogna pregarle per fargli fare il loro lavoro, allora non si preoccupi, non metterò mai più piede nella sua "rispettata" proprietà!-, detto questo, l'uomo si sistema la giacca bruscamente e prende per uscire dal corridoio senza più girarsi.

Appena finito con lui, Madame Baudelaire, ancora più nervosa, si gira verso la ragazza:- Cosa diavolo pensi di fare tu??..Qui!.. Non puoi fare quello che ti pare!! Dovresti essermi più che riconoscente per la possibilità che ti ho dato, e mi ripaghi così??-, la guarda con un'occhiata sdegnata ma, successivamente, riprendendo un poco più di calma, continua,- Ho sentito da alcune delle ragazze che, da quando sei qui, hai rifiutato tutti i clienti… Ma che ti salta in mente!?...Ora, ti butterei fuori.. con piacere!.. insieme a quella tua negretta!!..-

-No. Mi scusi, Madame. Le prometto che non capiterà più…-

Guardandola dall'alto in basso, con fare circospetto, le dice infine un poco convinta.. - Bene, se no, puoi anche andartene subito, hai capito?…-

-Si, Madame..- Risponde sottomessa la ragazza massaggiandosi il braccio.

Alzando lo sguardo sulla folla, che li osserva, la vecchia agita la mano in aria per fare tornare le persone ai propri interessi, infine, gira sui tacchi ed esce. Poco dopo, il chiacchiericcio e le risate delle ragazze e di alcuni uomini torna a occupare l'atmosfera del corridoio, mentre Isabelle ritorna seduta con lo sguardo basso e un'espressione passiva.

***

Aprendo lentamente gli occhi, si accorge solo ora della luce che pervade la stanza. Muovendo le gambe sente che qualcosa le impedisce un poco i movimenti, infatti, si riscopre in un grande letto, avvolta in pesanti coperte invernali che la tengono bloccata in un caldo abbraccio.

Girando lo sguardo mentre osserva la stanza in cui si è ritrovata nota degli scuri mobili, tra cui uno grande oltre i suoi piedi; in quel grande armadio riesce a vedere la sua immagine immersa, sola, in quel grande letto matrimoniale, grazie a due lunghi specchi verticali che coprono quasi totalmente le ante. Manda uno sbadiglio portandosi in ritardo le manine davanti al viso, coprendoselo.

Rimane qualche altro istante in quel comodo nido, ma poi si alza seduta, lasciandosi sfuggire un altro sbadiglio; piega le gambe per farle uscire meglio da sotto quelle ingombranti e spesse coperte e dopo un attimo di difficoltà riesce a poggiare i piedi nudi a terra che, con grande sorpresa della bambina, scopre essere tutto ricoperto di un morbido tappeto persiano. Segue quell'invitante sentiero fino alla porta, la apre girando il pomello dorato con entrambe le mani.

Oltre la camera, ora aperta, vede un lungo corridoio anch'esso con tappeti a terra e pareti in legno, che sostengono vari dipinti tra cui ritratti di persone e panorami; attraversando quella stretta via, la bambina osserva ogni particolare fino alle strane lampade intervallate dai quadri. Finito di percorrere il lungo tappeto, ritorna con lo sguardo davanti a se notando delle scale pochi passi più avanti; cerca di osservarne la fine ma è obbligata ad avanzare ancora per riuscire nell'intento: poggia il braccio sinistro al corrimano troppo alto e inizia a scendere al piano inferiore.

Arrivata in una nuova stanza, si stupisce dell'enormità di quest'ultima e, ancora di più, dell'estesa libreria che, occupandone i margini, non lascia intravedere nemmeno uno spazio di muro: al centro di questa un gruppetto di poltrone accerchiano un tavolino occupato da un paio di vecchi libri e un candelabro a tre bracci spento.

Inoltrandosi in quella sala, si accorge, solo ora, che in una delle poltrone, che le danno le spalle, vi è un uomo addormentato, completamente sprofondato su quella. La bambina, capendo l'innocua condizione d'egli, gli gira attorno, notandone, infine, il volto: riconosce quella persona, è l'uomo che l'ha trattenuta quando stava per saltare addosso a Madame Baudelaire; ricorda pochi particolari di quel momento a causa di tutti i pensieri che l'avevano investita e della notizia che l'aveva stroncata, solo ora rimembra di essersi addormentata in braccio all'uomo durante il viaggio in carrozza.

Un breve brontolio, da parte della figura affondata nella poltrona, e un piccolo respiro russato disturba il sonno dell'uomo, che passandosi la mano sul naso manda un sospiro, lasciando che il capo s'inclini da una parte.

La bambina sorride nel sentire quel rumore mentre lui, continuando a sonnecchiare, muove la gamba sinistra come preso da uno stimolo involontario, ma poco dopo, il viso si contorce in una smorfia di dolore; lasciando uscire un mugolio lamentoso, passa la mano sinistra sulla medesima gamba, massaggiandosela. La bambina perde il sorriso e indietreggia appena vede che si sta per svegliare; infatti, in quei pochi attimi l'uomo apre gli occhi chinandosi sulla gamba, che stende tirando il tallone:- Accidenti..-, dice tra i denti.

La bambina rimane muta, cercando di non essere notata, nonostante sia di fronte alla poltrona dove l'uomo è chinato a tenersi la gamba, ma ci vuole poco, alzando lentamente il capo, vede sorpreso la bambina che lo guarda, muta, con quei suoi grandi occhi scuri.

Raddrizzandosi da quella seduta, manda un sorriso sofferente alla piccola davanti a se, portando la destra sul bracciolo.

-Buona sera…- dice cortese, sistematosi meglio sulla poltrona, tenendo la gamba sinistra tesa.

Dopo quel saluto nella sala rimane un silenzio sospeso; la bambina non risponde sul momento, così, l'uomo continua sorridendo, - ..ti sei fatta una bella dormita?..-, la piccola continua a guardarlo insicura.

Osservando quella piccola statuina immobile manda un accenno di sorpresa per una terribile dimenticanza, infatti, alza la sinistra e le fa toccare la fronte con la punta delle dita:- Accidenti!.. hai ragione!..- , riabbassa la mano e la porge verso la bambina - Piacere di conoscerti, piccola, io sono Simon Riff, certo, Simon è il mio nome, se vuoi chiamarmi così..- sorride, invece, la bambina indietreggia preoccupata nel vedere che il braccio d'ei si è avvicinato troppo. L'uomo mantiene il sorriso come l'arto teso in attesa del ricambio della presentazione; ci vogliono altri secondi perché venga data in risposta una qualche parola, ma infine la piccola :- … io mi chiamo Sharin..-, quella, l'unica frase che pronuncia con riservato timore.

-Forza, non ti mangio mica…- mantenendo il braccio ancora teso.

La piccola vede che le sorride ancora, e che la sta guardando in viso con espressione serena; abbassa lo sguardo su quella mano e, poco dopo, gliela stringe, tendendo la sua più piccolina.

A quel gesto, il sorriso d'ei si allarga felice per la risposta. -Piacere- dice agitando piano quella stretta.

***

- Credo, allora, che possiamo anche andare, Madame..- dice Holmes dopo che l'uomo ha portato via con se la bambina.

-Certo, certo, signori..-, pronuncia la vecchia mostrandosi come indebolita dallo spiacevole evento capitato,- .. prego, spero sappiate già la strada per l'uscita.. scusatemi, ma non mi sento più tanto bene..- dice prendendo poi una boccata dal suo bocchino d'avorio ed esalando quel fumo con faticosa teatralità, dischiudendo appena le labbra mostrando i denti serrati.

Liberi di andare, i due escono dalla porta senza aggiungere nient'altro; Madame Baudelaire non sarebbe stata più utile di quanto l'è stato fino a poco prima, o almeno, questo è il pensiero del Detective mentre scende le scale seguito dall'agente che si guarda attorno silenzioso.

D'improvviso, una ragazza si sporge dalla scalinata sulla sinistra, e osserva l'agente che si allontana; prende a seguirlo cercando di raggiungerlo il più cautamente possibile ma arrivata a metà scalinata prova ad attirare la sua attenzione con un filo di voce - Signore… signore, fermatevi… Richards!…-, bisbiglia con espressione quasi allarmata.

Il poliziotto, nel sentire quella voce, si gira colto di sorpresa:-..Si?..-, la ragazza raggiungendolo per quei pochi passi che le rimangono di distanza cerca di prendergli una mano, - Per favore, seguitemi, devo dirvi una cosa… forse potrà esservi utile..-… -Janeline!...- esclama allarmato l'agente che riconosce la giovane che l'ha chiamato.

-Si, sono io, Richards, vi prego venite con me... -

-Eh.. certo! Certo.. un attimo.. devo avvisare --- Sherlock…Sherlock!..- dice infine in direzione del Detective che nel frattempo sta continuando a scendere le scale; nel sentirsi chiamare si ferma e si gira, vedendo il poliziotto che gli fa segno di seguirli prende a salire le scale con grinta per raggiungerli il prima possibile.

Prendendo la rampa a sinistra entrano nel lungo corridoio pieno di poltrone e un discreto numero di clientela e ragazze, seguendo la giovane donna, entrano in una porta in fondo alla lunga sala d'aspetto.

Entrati nella stanza, di solito adibita agli incontri, la ragazza dirige lo sguardo unicamente all'agente, come se fosse diretto solo a lui:- Scusate se vi trattengo , ma forse posso essere d'aiuto per il vostro caso.. centra la ragazzina che avete ritrovato uccisa, vero?..-

-Si, in effetti è così, Janeline, mah, come lo sai?.. -chiede stupito il poliziotto.

-Ecco, qui le voci girano Signor Richards, poi, so di qualcosa, di qualcuno che ha avvicinato la ragazzina durante questi due giorni in cui è stata qui..-

- Un solo uomo?..- Chiede stranito Holmes che attira lo sguardo della giovane.

-Si, proprio il primo che è venuto a farle una proposta, il suo primo cliente.. sembra, però, che dopo la chiacchierata che si sono fatti, lui se ne sia andato… senza nemmeno portarla in camera e, stranamente, la ragazza ha declinato tutte le offerte che le hanno fatto dopo tutti gli altri uomini…e anzi..l'altra sera ha persino fatto cacciare un uomo da Madame stessa… -

-Capisco..- Risponde ancora il detective preso da quelle parole.

-Ma un secondo… come fai a sapere che stiamo parlando proprio della stessa ragazza, questa casa ne conterrà svariate decine… -

-Richards..- dice con tono sicuro - .. sono qui da oramai cinque anni… conosco bene tutte le ragazze.. e, stranamente, l'unica che stamane non mi è saltata all'occhio è stata proprio quella ragazzina..poi, dovevi vedere Madame quando è venuta a parlarci, ha nominato proprio lei, la stava cercando.. due più due, mio caro… - lascia che un sorrisetto le distenda le labbra carnose.

-Grazie mille Janeline..- un sorriso imbarazzato consegue quelle parole.

-Ti pare, tesoro- dice chinandosi verso l'agente porgendo la sinistra ad accarezzare il viso d'egli.

Holmes intanto osserva la scena con uno sguardo quasi seccato. - Eh, ehm.. agente Richards.. credo che ora abbiamo abbastanza informazioni…-

Il poliziotto continua a sorridere alla ragazza, che sembra incantarlo con i suoi modi e attenzioni, non reagisce nemmeno alle parole del detective.

- Signor Richards..- chiama di nuovo l'uomo con più insistenza.

Questa volta l'agente manda un cenno passando lo sguardo sornione dal viso della ragazza a quello del compagno, biascica infine - Signore… credo che rimarrò ancora a fare qualche altra domanda alla gentile signorina.. prego .. le saprò dire quello che ho scoperto in più domani mattina al dipartimento..-

Holmes lo guarda diffidente, ma, alla fine, accennando assenso a quel saluto esce dalla stanza e si incammina per lasciare l'edificio- a parer suo- pieno di corruzione.

***

Adagiata comodamente sull'ottomana di porpora continua a fumarsi la solita sigaretta legge il giornale di moda del giorno: ampie boccate di fumo alternano lo scorrimento delle lunghe strisce di cronaca, pagina dopo pagina, tra le mani della donna. D'un tratto tre colpi la fanno trasalire facendole distogliere lo sguardo dalla lettura e rivolgendo il viso verso l'uscio dice con tono autoritario, dopo essersi liberata di un grosso sbuffo di fumo dal naso - Avanti..-

A quelle parole la porta si apre lasciando intravedere oltre quella una figura alta ed elegante. Un uomo, dal viso curato quanto la sua barba e i capelli lasciati di proposito al caso nella loro media lunghezza, avanza oltre quella soglia mostrando riverenza alla donna mentre la saluta con un lungo inchino - Buona sera Madame…-

Notando ora quella figura, manda un cenno col capo appena la riconosce e riposto il giornale sul comodino affianco all'ottomana sia alza dalla sua postazione per raggiungere lo scrittoio affianco alla finestra coperta dai pesanti tendaggi purpurei. - Buona sera anche a lei Signore… cosa vi porta nei miei alloggi?..-

Tornando ben ritto con il collo e il busto mostra un'espressione di lieve divertimento appena tirando un estremo della bocca - A dirle la verità, Madame.. non so se si ricorda di me… sono Isaac Force… quasi un anno passato mi sono rivolto a lei.. per una questione d'affari..-

Rialza lo sguardo, la donna, mentre si mette a sedere sullo sgabello affianco alla piccola scrivania; squadra l'uomo da capo a piedi, quando in un attimo, lasciando uscire un basso sbuffo dalla bocca semiaperta rilascia che lo sguardo passi alle sue carte sul piano ligneo al suo fianco. - Certo.. signor Force… la nostra scorsa chiacchierata di affari… credevo si fosse conclusa... l'anno passato…- sfoglia intanto le lettere arrivate nel pomeriggio scartandone alcune che rimette in ultimo ordine tra il gruppo che ha tra le dita.

-Certo, Madame.. concluso .. ma, io, quest'oggi sarei venuto a proporgliene un altro…-

-Ahn, davvero…- dice senza distogliere lo sguardo dalla sua occupazione.

- Certo.. - dice inizialmente preoccupato, ma riportando convinzione nelle sue parole, l'uomo elegante, mandando un ulteriore sorrisetto quasi imbarazzato, estrae dalla tasca interna della giacca una stretta busta; la donna a quel gesto spia di sott'occhi la cosa estratta dalle vesti. - Tra le vostre ragazze.. ne ho potuto notare una che mi interessa particolarmente…. Il suo nome, per quanto mi ha detto.. è Isabelle...-

A quel nome alza lo sguardo verso gli occhi dell'uomo che continua a mantenere quel sorrisetto mentre, nel frattempo, si avvicina allo scrittoio porgendo davanti a se la busta nella sinistra. - Vi interessa, avete detto…-, segue lo spostamento della busta fino a poggiarsi sul tavolino. -Esattamente.. e spero che questo possa andarle più che bene in cambio….- dice arretrando appena lasciata la merce di scambio, manda qualche passo indietro portandosi le mani dietro la schiena.

Continuando a guardare Force infine si decide a passare uno sguardo al contenuto dell'offerta, poggia le lettere che prima osservava prendendo ora ad aprire quella appena consegnata; se la porta sotto agli occhi e, scostando appena i due lembi di carta, ne scopre l'interno. Gli occhi d'ella si spalancano in un istante, quasi ad illuminarsi, rimane muta per qualche istante. Riporta uno sguardo soddisfatto e calmo all'uomo che non perde mai il suo ghigno rasente l'imbarazzo,- La sua offerta, Signor Force, posso dire che supera ogni MIA aspettativa..quando vuole.. la potrà portare via.. ma mi raccomando..- si ferma un attimo mostrandosi seria - .. la massima riservatezza, non dia nell'occhio e agisca con molta prudenza…o le serviranno buste ancora più spesse per convincere altri del dipartimento…-, dice queste ultime parole con amara ironia.

-Non si preoccupi ..- risponde l'uomo perdendo di colpo il tirato sorrisetto; finito di parlare manda un inchino di riverenza alla vecchia che non proferisce altro mentre si mette la busta nell'interno del vestito.

- Buona serata..- dice egli poco prima di sparire oltre la porta che gli si richiude alle spalle subito dopo.

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