Garjzla

di Evelyn Wright
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 01 ***



GARJZLA
quando una ragazza può decidere le sorti di un mondo a lei quasi sconosciuto



 

Ciao a tutti ragazzi fan di Eragon! Mi chiamo Roberta e ho deciso di scrivere questa storia che ho sognato per dare anche io un contributo alle tante fanfiction che sono state pubblicate su questo sito e non.. volevo far vedere anche io come vorrei che fosse andata questa storia e come penso che finirà, ma aggiungendo un nuovo personaggio speciale che creerà un pò di scompiglio in Alagaesia e nei cuori di due baldi giovani della storia. Come preannunciato quindi ci sarà anche una storia d'amore.. quale trionferà? Boh! Sinceramente non lo so nemmeno io.. Sarà scrivendo questa storia che le idee incominceranno a venire! E chissà.. magari anche con i vostri commenti potrei essere influenzata più da una parte che dall'altra XD quindi commentate in molti e datemi i vostri consigli!!
Un bacione dalla vostra Roberta! ^_^


Capitolo 1:

Thud.. Thud.. Thud..
Nessun rumore mi aveva terrorizzata tanto in vita mia, ma non potevo fare niente per calmare il mio cuore impazzito che minacciava seriamente di scoppiarmi nel petto, e non potevo neanche curare quella fitta al fianco provocata dalla lunga corsa tra i vicoli stretti in cui mi ero rifugiata in cerca di protezione dalla furia implacabile di quella creatura antica e potente oltre ogni dire che però non poteva neanche considerare l’idea di intrufolarsi dentro quegli spazi così stretti, adatti solo a far passare degli umani come me.

L’unica soluzione sarebbe stata quella di fermarmi per calmare il dolore, ma era fuori discussione, a meno che non desiderassi di essere catturata! E sinceramente non avevo tutta questa voglia di marcire in una fetida prigione di Uru’baen e così continuavo a correre non sapendo esattamente dove tutto questo correre mi avrebbe portata.
E poi non avevo neanche via di scampo perché i cancelli di Uru’baen erano stati opportunamente chiusi decisamente molto prima del mio arrivo data l’ora tarda e quindi non capivo proprio perché non riuscissi a rassegnarmi al mio destino.

Non avevo scampo e questa era la verità!
Tra le altre cose non ero neanche abituata a tutto quell’esercizio fisico perché nella mia vita ero stata parecchio pigrona e ancor di più perché le mie condizioni fisiche non me lo permettevano perché mi stancavo facilmente e infatti dopo poco tempo il mio passo divenne sempre più lento fino a quasi fermarsi del tutto e anche le gambe, fuori allenamento da anni, alla fine cedettero facendomi cadere di schianto a terra ferendomi in più punti.
Riuscivo di già a sentire il sangue sgorgare dalle mie ferite e gli occhi mi si appannarono per le lacrime che cercavo di trattenere ma che alla fine bagnarono il mio viso.

Thud.. Thud.. Thud..
Di nuovo quel battito d’ali.. Questa volta però sapevo che non potevo fare nulla e nella mia mente si stava già facendo largo la prospettiva di lasciar perdere e non fare niente per impedire la mia cattura perché tanto non sarebbe servito a niente.
Così rimasi immobile con la testa appoggiata al mio braccio aspettando di essere catturata e nel frattempo cercavo di levare la terra dalle mie ferite. Ma non avevo assolutamente nessuna voglia di alzarmi da dove stavo. Se mi volevano che mi venissero a prendere!

Thud.. Thud.. Thud..
Con mia grande sorpresa sentivo quel battito d’ali sempre più distante e per un attimo sperai di essere lasciata in pace, ma dovevo immaginarlo che era per un altro motivo per cui il drago rosso come il sangue si allontanava da me. Pian piano sentivo le finestre della case circostanti aprirsi intorno a me e non ci voleva un genio per capire che tutti mi stavano osservando e naturalmente avrebbero capito che io ero diversa da qualsiasi persona di quella terra, anche se a prima vista potevo sembrare simile. Ma i miei vestiti stessi non lo erano e questo saltava subito all’occhio.
Nessuno avrebbe potuto dire con certezza chi fossi o da dove venissi, tranne me, ma era un informazione che non avrei mai divulgato a nessuno.

Ero lì per uno scopo troppo importante per lasciar trapelare certe informazioni, e già mi preparavo psicologicamente a quello che avrebbero potuto fare di me per estorcermele.
Se solo non mi avessero condotta direttamente in quel posto! A quest’ora sarei stata salva.. ma evidentemente il mio destino era quello di incontrare un’ altra persona prima, e quando sentii rumore di passi davanti a me capii che era arrivato.
Pian piano alzai lo sguardo e nel buio che regnava in giro riuscii solo a vedere una macchia scura avvicinarsi sempre più a me con una spada in mano.

Mi alzai anche io e con fare disinvolto presi a scotolare i vestiti dalla terra e una volta soddisfatta del risultato alzai nuovamente lo sguardo e lo posai sul ragazzo che mi stava di fronte.
Ora che i miei occhi si erano abituati all’oscurità potevo distinguere i tratti del suo volto e con mia grande sorpresa notai che non era poi così diverso dalla persona che avevano scelto per interpretare il suo ruolo nella mia terra. Aveva gli stessi capelli scuri lunghi fino alle spalle e la stessa muscolatura possente di uomo allenato e bravo combattente. Non riuscivo a vedere gli occhi, ma ero sicurissima che non fossero come quelli della persona che lo interpretava, perché i suoi erano sul verde, mentre quelli della persona che mi stavano davanti dovevano essere marroni.

Anche lui mi scrutava con evidente curiosità, ma io non abbassai mai lo sguardo, pronto a sfidarlo in qualunque momento anche se la mia sconfitta sarebbe stata naturale.
Quando vidi alzare Za’roc sopra la sua testa temetti per un attimo che mi avrebbe uccisa immediatamente piuttosto che catturarmi, e così chiusi gli occhi stringendo i pugni pronta all’inevitabile, ma non successe nulla.
Aspettai ancora un po’ tenendo gli occhi chiusi, ma ancora niente e così decisi di vedere perché tardava tanto a darmi il colpo di grazia, e capii che aveva messo la spada nel fodero.
Non voleva uccidermi, ma ora non potevo fare a meno di pensare che forse non sarebbe stata poi una cosa così brutta.. Ma che stavo dicendo? Neanche un secondo in Alagaesia e già sentivo il peso della responsabilità che portavo e volevo andare via?

Beh in effetti non avevo neanche torto dato che la magia che mi aveva portata lì aveva fatto anche in modo che il primo posto in cui andavo a finire era proprio Uru’baen.
Scossi la testa per scacciare questi pensieri e continuai a scrutarlo aspettando che facesse qualcosa, cavolo, qualunque cosa! Ma lui rimaneva immobile come se stesse decidendo sul da farsi.
Non ero una persona molto paziente quando si trattava di decidere del mio destino e non adoravo perdere tempo e non potei fare a meno di sbottare << Insomma, vuoi restare lì tutto il giorno? Io sono qui e tu sei lì.. Sappiamo perfettamente che tu sei molto più potente di me.. Che intenzioni hai? Sai com’è non mi piace molto aspettare.. >> e lo guardai in cagnesco per un attimo.

Un sorriso comparve sul volto di Murtagh ma faticavo a credere di averlo davvero visto perché così come era comparso, scomparve velocemente e tornò la sua solita espressione seria che lo contraddistingueva.
Sapevo del suo passato, e mi sentivo forse un po’ in colpa per come gli avevo risposto.. Murtagh era un personaggio che mi piaceva moltissimo e probabilmente avevo esagerato.
<< Scusami.. Sono solo un po’ nervosa.. Posto nuovo.. Sono ferita! Non è un buon momento per essere gentile con te.. >> e una volta detto questo pensai decisamente di essere pazza. Avevo davanti un uomo che poteva uccidermi all’istante e gli chiedevo pure scusa? Non avevo colpa io se la sua vita era stata sfortunata e piuttosto della sua dovevo curarmi un po’ della mia, ma a quanto pare non era possibile.
Metti poi che stavo in una situazione assurda e in presenza di uno dei miei personaggi preferiti, beh.. era logico che alla fine non ero lucida!

Mi guardò per un attimo perplesso e io timida gli sorrisi e lui ancora più stranito dalla mia reazione si allontanò di un passo per poi riprendere il suo controllo e subito dopo incominciò a parlarmi << Per rispondere alla tua domanda non so ancora cosa farò di te.. Sei una persona molto strana e penso che Galbatorix abbia voglia di esaminarti.. Per quanto ne possiamo sapere tu potresti essere un alleata dei Varden, e potrebbero averti mandata per spiare qualsiasi nostra mossa.. E poi sarebbe interessante scoprire il metodo che hai utilizzato per entrare in quel modo ad Uru’baen.. Hai attirato parecchio l’attenzione.. Se poi avessi evitato anche di scagliare pietre contro i soldati sarebbe stato molto meglio.. Ma devo catturarti.. Che ne sarà di te lo deciderà poi Galbatorix.. Io non voglio prendermi alcuna responsabilità in merito.. >> e con aria stanca allungò una mano e mi prese per un braccio con delicatezza probabilmente per non gravare ancora sulle numerose ferite.

Per uno strano caso del destino era la prima persona che mi aveva vista in Alagaesia, e per un altro strano caso del destino non mi aveva uccisa, anche se forse mi stava condannando ad una fine peggiore della morte.
Lo seguii arrancando con difficoltà dovuta alla stanchezza di tutti i miei arti e lui cercò di adeguarsi al mio passo lento e affaticato ed è per questo che gli mormorai un timido “Grazie”.
Pian piano le finestre delle case o forse caserme si chiudevano rapidamente al nostro passaggio e non riuscendo a vedere molto mi affidavo completamente a Murtagh.
Mi guidò verso uno spiazzo ampio e incominciò a scrutare il cielo e quando compresi che stava aspettando il suo drago Castigo, non so se potevo definirmi più impaurita che terrorizzata perché questo voleva dire solo una cosa, che mi avrebbe portato al castello di Galbatorix in volo!
L’idea mi faceva venire i brividi in tutto il corpo e lo guardavo per fargli capire che l’idea non mi piaceva neanche un po’.

<< A meno che non vuoi farti tutta questa strada a piedi Castigo è l’unico mezzo disponibile.. >> disse lui contrariato dalla mia reticenza più che naturale e poi mentre tentavo di protestare Murtagh mi zittì e continuò a guardare in alto.
Thud.. Thud.. Thud..
Nel cielo era finalmente comparso l’enorme drago rosso e Murtagh l’accolse con un sorriso compiaciuto e la creatura incominciò a volteggiare in aria probabilmente contento della vittoria.
Non si doveva dimenticare il fatto che Castigo nonostante le apparenza probabilmente era ancora piccolo.. E a proposito di questo io non avevo neanche idea di che periodo della storia mi trovassi.
Nella mia mente regnava solo confusione e non avevo idea di cosa dovevo fare adesso.
Castigo atterrò con un tonfo sulla terra e ruggì facendo tremare il terreno sotto i nostri piedi.
Non potevo fare a meno di essere terrorizzata e quando Murtagh cominciò a trascinarmi verso il drago rosso non potei fare a meno di opporre un po’ di resistenza.

Scocciato Murtagh mi strattonò in maniera più violenta e in un attimo volai praticamente accanto al drago e cercai di guardare altrove tranne che il drago che mi stava accanto.
Lui girò la testa verso di me e sbuffò facendo uscire del fumo dalle sue narici e in maniera del tutto imprevista prese ad odorare i miei vestiti con maggiore interesse fino a che tentò di morderne un pezzo e io stizzita dissi << No no! Se me lo mordi poi io che indosso? Non ho altri vestiti con me! >> e compresi la gravità di quello che avevo detto. Avevo appena rimproverato un drago!
Probabilmente mi credevo ancora nel mondo dei sogni se avevo fatto una cosa del genere.
Il drago allora si allontanò bruscamente e incominciò a produrre fumo a intervalli regolari, probabilmente anche lui seccato dalla mia reazione.

Murtagh mi guardò sbalordito perché probabilmente nessuno aveva mai tentato di tener testa ad un drago, tranne Galbatorix in persona, e per un attimo fissò Castigo.
<< Sta pesando se schiacciarti sotto le zampe o darti un colpo di coda per quello che hai detto.. Ma non farà nessuna delle due cose perché percepisce che sei importante.. Ritieniti fortunata.. E ora andiamo che ho voglia di finirla con questa storia! >> e con nessuna grazia mi prese in braccio e con forza mi aiutò a salire su Castigo e tra le mie proteste perché non sapevo neanche dove agganciare le mani per salire e tra le proteste di Castigo a cui non stavo poi così simpatica, riuscimmo finalmente a posizionarci.
Non appena il drago spalancò le ali mi attaccai a Murtagh e poggiai la testa sulla sua schiena per non guardarmi attorno. Non volevo scoprire proprio su un drago in volo se soffrivo di vertigini oppure no quindi meglio evitare di guardare giù o di lato o da qualunque altra parte che non fosse la schiena di Murtagh.

La forza dell’aria mi investì in pieno e per un attimo non riuscii neanche a respirare poi sentii Murtagh dire << Dovresti guardare invece >> ma ero intenzionata a non ascoltare il suo consiglio, anzi nascosi ancora di più il viso.
<< Come vuoi.. >> disse lui e cercò di rilassarsi, anche se ovviamente non era facile data la situazione nuova anche per lui. Un estranea che usa la tua schiena come appoggio e per di più è una tua prigioniera ti rende decisamente per un attimo perplesso e poco rilassato ma sinceramente a me non importava assolutamente nulla.
In un attimo arrivammo al castello e Castigo atterrò sopra una torre abbastanza grande per permettergli appunto di atterrare. Con un balzo Murtagh scese da Castigo e io cercai di fare altrettanto, ma come prima non sapevo esattamente cosa fare e così mi aggrappai ad una punta di Castigo e cercai di lasciarmi andare per scendere ma Murtagh non mi diede il tempo e mi prese direttamente lui di nuovo in braccio.

Era gentile e come prima mormorai un altro “Grazie” sinceramente riconoscente mentre mi sistemavo i vestiti con le guance in fiamme. Non ero mai stata presa in braccio da nessuno, tranne che da mio padre quando ero piccola.
<< Seguimi.. >> disse lui e senza neanche aspettarmi proseguii verso l’unica porta della torre e incerta lo seguii anche perché non potevo fare nient’altro.
Con un altro battito d’ali Castigo si rimise in volo e mi guardò per un attimo prima di sbuffare di nuovo e volare via il più velocemente possibile.
<< Non gli sto proprio simpatica.. >> dissi mentre entravo all’interno della torre seguendo Murtagh e lui con un sorriso rispose << Diciamo che tenergli testa non è stata una bella mossa.. >> e continuò a camminare a passo spedito mentre io mi guardavo intorno.

Non c’era alcun tipo di arredamento e la torre era fatta in pietra come quelle dei castelli medievali nella mia terra e toccare qualcosa che poteva essere familiare alla mia casa mi fece piacere.
Mi guardai le braccia e le gambe pieni di lividi e ferite e sospirai mentre le ferite mi prudevano e mi dolevano quasi da impazzire.
<< Manderò un guaritore a sistemarti.. >> disse lui senza guardarmi. Mi sorprendeva sempre di più Murtagh e non potevo fare a meno di constatare che avevo ragione a dire che lui alla fine era buono come credevo. Se solo Eragon avesse trovato un modo per salvarlo! Ma forse mi avevano mandata qui appunto per questo.. Magari ero io quella che doveva salvarlo da Galbatorix!

Entusiasta di avere finalmente uno scopo lo seguii con maggior partecipazione e mi misi esattamente a poca distanza da lui cercando qualcosa di cui parlare.
<< Dove andava Castigo? >> chiesi sperando che mi rispondesse e come previsto lo fece.
<< In camera mia.. Io devo accompagnarti in cella per il momento.. >> disse lui senza lasciar trasparire alcuna emozione. Non ero decisamente contenta di andare in cella ma non potevo aspettarmi nient’altro.
<< E dove si trova la mia cella? >> chiesi io cercando di sembrare normale.
<< Manca poco.. Arrivati al corridoio che porta alle scale della torre c’è un’altra scala che scende e dopo le celle.. Diciamo che sei fortunata che io ti stia portando in quelle.. Le vere prigioni si trovano sotto terra. >> e detto questo mi guardò per un attimo e dopo affrettò il passo.

Non pronunciai più alcuna parola per tutto il tempo. Arrivammo al corridoio sempre senza alcun tipo di arredamento e poi imboccammo per un altro corridoio che portava alla scala di cui aveva parlato ed infine giungemmo a luogo dove sarei rimasta prigioniera.
Un soldato stava lì di guardia e appena vide passare Murtagh si inchinò rispettosamente e cedette a lui il mazzo di chiavi e Murtagh mi portò nella mia cella.
Non era come me l’aspettavo, perché c’era un letto e delle coperte e anche un tavolinetto in legno posto sotto la finestrella con le sbarre.

<< Questa è la tua stanza.. Starai qui fino a nuovo ordine.. >> disse e mi fece cenno di entrare e io in fretta obbedii per non creare altri problemi.
Il soldato entrò con un bicchiere di acqua in mano e lo porse a Murtagh che disse << Tieni.. Bevilo tutto.. Probabilmente starai morendo di sete! >> e mi porse il bicchiere e io come una stupida bevvi avidamente fino all’ultima goccia.
Poi dopo un po’ incominciai a sentirmi frastornata e la testa mi girava tutta e Murtagh si affrettò a mettermi nel letto.
<< Mi dispiace ma era necessario fintanto che non sappiamo di cosa tu sia capace. Dormi. >> e dopo questo i suoni incominciarono a giungermi in maniera ovattata.
<< Un ultima cosa.. Come ti chiami? >> chiese lui guardandomi intensamente negli occhi.
<< Evelyn.. mi chiamo Evelyn.. >>

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Capitolo 2
*** 02 ***



Ciao a tutti miei cari lettori/lettrici!! Ho visto che nonostante non abbiate commentato la mia storia, ci sono state molte visite ^_^ ed è per questo che mi sono decisa a postare e quindi a farvi leggere il secondo capitolo della mia storia! E' un pò più lungo del precedente, ma cosa dire a mia discolpa? Ero troppo presa dallo scrivere e non mi sono accorta di stare facendo un poema XD
Inoltre, se avete notato, ho aggiunto anche un immagine per la "copertina" di questa fanfiction! La ragazza che sta al centro naturalmente è Evelyn, interpretata da Emma Watson! Spero tanto che vi piacciaaaa!!

Devo ringraziare anche stefy_81 che ha messo la mia storia tra le preferite e anche rosi33 che ha messo Gajzla tra le storie seguite!!

Spero tanto di ricevere dei commenti, che mi renderebbero davvero piena di gioia!!

Un bacione a tutti dalla vostra Roberta ^_^ e buona lettura!


Capitolo 2:

Con la schiena appoggiata al freddo muro di pietra della mia cella, tamburellavo distrattamente le dita sul letto mentre osservavo il cielo azzurro fuori dalla finestra e un senso di malinconia mi invase non appena mi resi conto appieno che ero completamente sola in un mondo nuovo e senza né genitori né famiglia che potessero darmi il loro appoggio.

Nessuno era venuto a cercarmi da quando avevo ripreso conoscenza, anche se Murtagh mi aveva promesso che sarebbe venuto qualcuno a curare le mie ferite che prudevano e dolevano ogni volta che mi muovevo perché la crosta si era in parte già formata, e ancora mi rimproveravo per la mia stoltezza perché avrei potuto prevedere facilmente che Murtagh avrebbe certamente cercato di drogarmi dato che ero un possibile “pericolo”.

Ma in realtà non ero affatto una persona pericolosa anche se le circostanze avrebbero fatto pensare a tutti che io lo fossi, quindi in parte potevo comprenderlo. Ero semplicemente un umana debole come tutte le altre umane, solo che avevo un pizzico di sapienza in più e qualche conoscenza dell’antica lingua per quel che bastava per dire qualcosa di cortese davanti agli elfi (assolutamente inutile in quella circostanza) e qualche parola che se avessi saputo usare la magia, poteva essere offensiva per i miei nemici, ma per mia sfortuna io non avevo alcun potere magico da utilizzare contro di loro.

Per di più non sapevo neanche usare un arma, ad esempio la spada o l’arco o persino un pugnale, e l’unica arma che avevo mai usato in vita mia era una pistola giocattolo di mio fratello ed ero anche brava a centrare il bersaglio e quindi avevo un ottima mira, ma anche se ero brava ad usare una pistola la cosa non mi avrebbe portato alcun vantaggio dato che mi trovavo in un epoca dove non si era mai vista una pistola per fortuna e come se tutto ciò non bastasse non ero mai stata neanche addestrata al combattimento ma avevo provato io ogni tanto a cercare di imparare qualche mossa di tecnica giapponese.

Ancora mi chiedevo come mai avessero scelto proprio me per una missione del genere perché al mondo non potevo credere che non esistesse qualcuno più preparato e più forte di me!
Ma era quello che mi era toccato e anche se avessi tentato di protestare la situazione non sarebbe cambiata né ora né mai.. L’avevano detto chiaramente quelle voci che una volta arrivata in Alagaesia non avrei avuto alcun tipo di aiuto, ma che dovevo essere io l’aiuto che veniva inviato da un mondo altrettanto lontano.

Ripensando a come ero stata portata via da casa non potei fare a meno di deprimermi ancora di più perché avevo appena litigato con mia mamma ed era invece da 6 mesi che non parlavo con mio padre quindi adesso che ero da sola capivo veramente che non aveva avuto molto senso litigare con loro e che avremmo potuto invece passare ancora parecchi momenti felici insieme. Non li avevo neanche potuti salutare, né mia madre né mio padre né mio fratello né mia nonna, e a questo pensiero alcune lacrime incominciarono a rigare le mie guance mentre io tentavo disperatamente di fermarle perché odiavo piangere.

La consideravo una debolezza eccessiva e io detestavo sentirmi debole in qualunque circostanza e la cosa buffa è che ogni volta che pensavo questo non facevo altro che piangere ancora di più, come in quel momento che scoppiai in un pianto a dirotto e questa volta sapevo benissimo che niente e nessuno mi avrebbe mai fermata finchè non avessi finito tutte le lacrime che avevo a disposizione.
Continuai così a piangere per un tempo indefinito ed era una cosa che mi faceva impazzire non avere chiaro quanto tempo fosse passato da quando ero chiusa in cella.

Probabilmente sarei impazzita comunque se non avessi provato a fare qualcosa, ma cosa? Cosa si poteva mai fare in una cella? Mi potevo fare portare una penna.. ah no.. non penso che le penne esistano in quest’epoca naturalmente e quindi come scrivono? Con le piume e l’inchiostro forse.. Quindi mi sarei dovuta far portare una piuma e un foglietto di carta per scrivere qualcosa.. Ma cosa?
Quello che provavo in quel momento?

Difficile descrivere quello che sentivo.. Essere presi quasi senza permesso dalla tua vita non era una cosa facile da provare e poi se qualcuno avesse letto quello che scrivevo sarebbe stato peggio dato che era un segreto che non avrei mai rivelato a nessuno.
Non che avesse importanza perché nessuno poteva raggiungere la mia terra, ma era una parte di me e in quanto tale non andava divulgata con leggerezza.

Per fortuna quando Murtagh mi aveva chiesto come mi chiamavo ero ancora abbastanza lucida da rispondergli con un nome non mio ma che avrei usato durante la mia permanenza in Alagaesia come mi avevano imposto di fare quegli esseri luminescenti. L’importanza dei nomi era evidente in questo mondo e io dovevo proteggere il mio. Non ero immune a qualsiasi influenza magica purtroppo e quindi anche io dovevo in qualche modo mettermi al sicuro su certe cose come precauzione contro eventuali pericoli.
Quindi me ne stavo seduta cercando di coprirmi il più possibile con il lenzuolo che avevano messo nel letto. Avrei tanto voluto cambiare i vestiti che portavo dato che erano tutti sporchi e strappati ma dopo che avevo rimproverato Castigo per aver cercato di morderli era l’ultima cosa che avrei chiesto spontaneamente e me li sarei tenuti esattamente come erano, a meno che qualcuno non mi avesse portato qualcosa di meglio.

Ma stare a rimuginare sui miei vestiti non era utile alla mia sanità mentale perché mi ricordavano sempre da dove venivo ed era abbastanza doloroso, quindi invece pensai che fosse più utile analizzare i fatti come si erano svolti fino a quel momento, ed è per questo che mi sforzai di ricordare quanto più possibile e la mia mente incominciò a vagare nei miei ricordi di quel giorno:

***Quella notte non avevo dormito molto bene perché non ero riuscita a prendere sonno e quando pensavo finalmente di essermi addormentata mi accorgevo che ero ancora cosciente e che quindi non mi stavo addormentando affatto. Solo alle prime luci della mattina mi ero finalmente addormentata ma la mia sorte non era molto benigna e poco tempo dopo la sveglia aveva deciso di porre fine alla mia notte di sonno e io stanca e angosciata avevo provato a girarmi dall’altra parte ignorando completamente che si stava facendo tardi e che dovevo alzarmi per andare a scuola e quando finalmente credevo che nessuno si sarebbe alzato per svegliarmi mia mamma era entrata in scena urlando a squarciagola che se avessi perso l’autobus era meglio che non mi facevo più neanche vedere a casa.

Non era servito a nulla il fatto che avessi tentato di spiegarle che non avevo chiuso occhio tutta la notte.. Quando si trattava della scuola mia mamma era intransigente e mi avrebbe mandato anche con la febbre a 40 pur di non farmi fare neanche un assenza.
Ed era per questo che ero uscita di casa di malumore sbattendo la porta senza neanche girarmi per salutarla.. e ci mancava! Ero furibonda in quel momento.
In fretta andai alla fermata del bus, arrivando tra le altre cose appena in tempo, e mi misi le cuffie del mio mp3 per rilassarmi un po’ ed evitare di addormentarmi sul sedile.
Fatto sta che probabilmente mi ero addormentata lo stesso perché non mi ero resa conto affatto della strada e in un lampo arrivammo a scuola.

Entrai in classe e diciamo che la giornata trascorse in modo tranquillo, anche se più volte avevo appoggiato la testa sulla mano cercando di dormire un po’, ma essendo al primo banco non era una cosa del tutto facile e più di una volta il prof di fisica mi aveva beccato ad occhi chiusi ma io avevo fatto finta di avere qualcosa negli occhi, anche se non so se ci ha creduto sul serio!
Ah se mi avesse vista mia mamma! Sapevo quello che avrebbe detto: “Invece di dormire perché non ascolti il professore?! Hai 17 anni e ancora non sai che in classe devi comportarti bene? Come fai ad imparare se non ascolti l’insegnante? Per forza che poi dobbiamo prenderti il prof privato di matematica!” e così via dicendo.. quanto la odiavo quando faceva così!

E questo era un motivo frequente dei nostri litigi più feroci. Avrei tanto voluto badare a me stessa senza intromissioni alcune perché al contrario di quello che pensava lei ero molto più matura di certe persone della mia stessa età e anche della mia stessa classe e sapevo benissimo quello che si doveva o non si doveva fare.
Mah vabbè.. Era meglio scacciare questi pensieri o probabilmente il mio carattere eccessivamente emotivo mi avrebbe portata a piangere davanti a tutti.

Così mi concentrai per le ultime ore di lezione a scrivere tutto quello che ricordavo delle parole dell’antica lingua di Eragon su un quadernetto che portavo sempre con me per quei momenti bui.
La sera prima avevo cominciato a rileggere per l’ennesima volta tutti i libri scritti da Paolini con rabbia crescente dopo aver letto in un articolo ufficiale su internet che aveva annunciato da poco che non avrebbe mai finito di scrivere l’ultimo libro perché gli mancava l’ispirazione necessaria. Aveva provato e riprovato ma non ci era riuscito e quello che aveva scritto non andava bene neanche per un tema di fantasia per la scuola delle elementari.

Non potevo credere che dopo tutti questi anni le nostre speranze erano svanite in un turbine di vento solo perché quel tizio lì non aveva l’ispirazione!
Eragon era una storia che mi aveva fatto sognare nei momenti difficili e che mi aveva acceso un pizzico di speranza quando tutto mi sembrava perduto, ad esempio quando avevo perso mio nonno, ed era per questo che ero particolarmente legata a questa storia.
Ma le parole di Paolini erano chiare. Niente quarto libro.
Così come al solito mi ero rifugiata tra quelle pagine, anche se era quella storia stessa a darmi dolore perché non avrebbe mai avuto fine.
Pensando a questo la campanella di fine lezione riecheggiò nei corridoi e in un lampo fui fuori ad aspettare l’autobus come ogni santissimo giorno.

Era pressante tutta quella routine e non vedevo l’ora di poter cambiare vita, ma avendo 17 anni ancora dovevo aspettare almeno altri 2 anni per finire la scuola e poi decidere della mia vita.
Salii sull’autobus e tirai fuori di nuovo il mio fedelissimo mp3 mentre una mia compagna di classe che odiavo con tutta me stessa, mi si sedeva accanto perché non c’era nessun’altro posto libero.
Ma tanto non le avrei rivolto mai la parola, a meno che non fosse stato strettamente necessario. Non ero proprio in vena di essere gentile con lei, anche se nonostante la odiassi lo ero sempre.
Ancora una volta in quella giornata non mi resi conto di quanto il tempo passasse in fretta e mi ritrovai davanti al cancello di casa mia.

I miei genitori non erano ancora tornati e io accolsi la notizia con un pizzico di gioia perché non avevo nessunissima voglia di vederli. Probabilmente mia madre era andata a prendere mio fratello a scuola perché andava ancora alle medie.
Poggiai lo zaino a terra accanto all’armadio nella mia stanza e il mio occhio si soffermò sul libro di Eldest che ieri avevo lasciato sulla scrivania quando avevo deciso di rileggerli tutti e tre.
Non capivo il motivo ma mi attirava enormemente e così lo presi e aprii una pagina a caso del libro e compresi subito che si trattava della parte in cui veniva narrato il viaggio di Eragon verso la Du Weldenvarden in compagnia di Orik e Arya e poi da altri nani che erano stati, diciamo “ingaggiati” per proteggere Eragon a causa della sua menomazione fisica.

Mi dispiaceva enormemente per lui, ma tanto ero a conoscenza del fatto che sarebbe guarito presto grazie alla magia elfica e quindi non mi preoccupavo ormai più di tanto, anche se la prima volta che avevo letto del fatto che non poteva più sforzarsi più di tanto a causa del colpo infertogli da Durza ero sul punto di piangere anche io come più di una volta aveva fatto lui, ma per motivi diversi.
Ma ad un tratto sentivo che qualcosa era cambiato, o che stava cambiando. Sentivo un dolore alla parte sinistra dello stomaco e le orecchie incominciarono a fischiare tanto che per cercare di attutire il dolore le avevo tappate, ma non era servito assolutamente a niente. Mi sentivo come se fossi salita su un aereo e che questo aereo stesse decollando e che si trovasse a mezz’aria.
I colori intorno a me si erano fatti sempre più opachi e un vento proveniente da non so dove stava incominciando a mettere a soqquadro tutta la stanza.

In preda al terrore più assoluto mentre vedevo la devastazione di tutti i miei oggetti e i miei ricordi più cari contenuti nella mia stanza, presi il libro tra le mani e tentai di fuggire andando nel corridoio, ma di nuovo un turbine di vento continuò imperterrito a mettere a soqquadro qualunque posto in cui io mi spostassi.
L’occhio cadde sul libro che tenevo tra le mani e mi accorsi che lampeggiava in modo strano e molto stupidamente lo aprii notando che tutte la pagine tranne fino alla parte che avevo letto poco prima, erano diventate bianche.

Con un urlo lanciai il libro il più lontano possibile da me ma era praticamente inutile tentare di fuggire perché qualunque cosa mi stesse perseguitando in quel momento, era intenzionato ad ottenere ciò che voleva a qualunque costo.
Il libro incominciò a inghiottire qualunque cosa fosse nelle immediate vicinanze e man mano anche le cose più lontane ed io impietrita dal terrore perché giusto giusto avevo lanciato il libro proprio accanto all’unica via di fuga esistente, chiusi gli occhi e mi lasciai inghiottire tra le pagine del libro e l’ultima cosa che si sentì in quella casa fu il mio urlo quando tutto divenne buio.

L’unico rumore che si sentiva era quello del mio respiro affannato e per quanto la mia mente confusa non facesse altro che ripetermi che avrei fatto meglio a restare esattamente dov’ero, non l’ascoltai e incominciai a vagare alla cieca, alla disperata ricerca di qualunque cosa.
Era preferibile persino un mostro a cinque teste piuttosto che quel buio e quel silenzio.
Continuai a camminare così per un po’ di tempo finchè non notai una luce flebile in lontananza che man mano si allontanava. Poteva essere pericolosa ma non ce la facevo più a stare al buio e così urlai << Aspetta!! >> e corsi verso di lei il più velocemente possibile, ma quella luce non aveva intenzione di fermarsi.

All’improvviso non la vidi più e mi avvicinai al punto in cui era sparita ma non vedevo alcun segno della luce che avevo visto e sembrava seriamente che fosse sparita nel nulla.
“Allunga la mano davanti a te” disse una voce nella mia testa e quasi senza timore, come se obbedire a quell’ordine fosse la cosa più naturale del mondo, la mia mano si alzò e si allungò formando quasi un angolo retto con il mio busto.
Sentii qualcosa di diverso, come se l’aria fosse diventata d’un tratto palpabile come se fosse stata acqua, e delle lievi crepe ruppero l’armonia di quella strana materia.
“Coraggio.. Allunga ancora la mano” e come prima, guidata da quella strana voce, mi ritrovai ad allungare la mano che scomparve creando numerose crepe in quella strana materia dello stesso colore della zona circostante.

Ritirai in fretta la mano e tentai di osservarla, anche se al buio era quasi impossibile. Niente mi aveva fatto del male fino a quel momento e decisi così di oltrepassare quella specie di materia per porre fine a quella storia.
Non c’erano vie di fuga dove mi trovavo e l’unica cosa che potevo fare era andare avanti.
Così mi presi di coraggio e mi tuffai letteralmente dentro quella materia cadendo dall’altra parte con un tonfo sordo su qualcosa di morbido che mi sembrava di conoscere.
Aprii gli occhi che durante la caduta avevo chiuso, e scoprii di trovarmi su un prato e quella che stavo toccando quindi era erba, erba rigogliosa.

Tutto il mondo adesso era pieno di luce e colori e sentivo risate angeliche provenire di fronte a me, da sopra di me, e anche da entrambi i lati.. come se quelle voci fossero ovunque!
Non riuscivo a vedere altro che un vastissimo prato e di lato a sinistra un gruppo di alberi fittissimi mi impedivano di vedere cosa ci fosse oltre.
“Vai verso gli alberi.. Non avere paura” e naturalmente obbedii senza avere timore.
Non avevo potere contro quelle voci ed ero costretta ad obbedire a qualunque cosa mi dicessero.
In fretta, allungando il passo mi trovai dentro quella specie di foresta, tant’era enorme, e ogni volta che sentivo un fruscio mi giravo ma non vedevo mai nessuno ma pensavo che sicuramente mi stava seguendo qualcuno che non voleva farsi vedere.

“Adesso devi seguire quel sentiero che porta alle cascate” disse di nuovo quella voce e scorto il sentiero che mi aveva indicato lo imboccai senza esitare. Portava molto più in basso rispetto a dove mi trovavo io e in lontananza potevo già sentire il rumore delle cascate.
Nonostante quel luogo sembrasse in apparenza infinito, non ci mettevo molto ad arrivare nei luoghi in cui la voce mi diceva di andare, il che non era male.
Lo scrosciare della cascata si faceva naturalmente più forte e quando finalmente il cielo fu di nuovo visibile perché gli alberi non lo coprivano più, notai nell’acqua tante strane creature fluorescenti che danzavano nell’acqua e si schizzavano fra loro tutti estremamente sorridenti.

“Benvenuta Evelyn.. Io sono la regina di questo mondo chiamato mondo dei sogni” disse una creatura altrettanto luminescente che mi si avvicinava e mi parlava senza aprire bocca. Aveva l’aspetto di una donna buona ma molto anziana.
<< Evelyn? Vi sbagliate io non mi chiamo in questo modo.. >> dissi io ad alta voce e gli sguardi di tutte le altre creature che si trovavano in acqua si concentrarono su di me.
“Da oggi sarà questo il tuo nome.. Il tuo vero nome dovrai tenerlo per te perché è la cosa più preziosa che possiedi..” disse lei ancora una volta senza aprire bocca. Poi capii perché non lo faceva e la comprensione mi fece sorridere. Proiettava i pensieri direttamente nel mio cervello cosicché non avesse bisogno di parlare.

<< Non capisco.. Sono tante le domande che vorrei porgervi.. Per prima cosa perché sono qui? >> chiesi io cercando di far capire anche dal mio sguardo quanto fossi confusa.
“Sei qui perché un mondo in particolare ha bisogno del tuo aiuto.. Lo conosci bene e puoi fare in modo che la sua storia si concluda con la vittoria del bene.. Il mondo dei sogni è il centro di controllo e il nostro compito è quello di selezionare le persone giuste per aiutare la fantasia e salvare quei mondi a trovare un lieto fine..” disse ancora lei aumentando di molto i miei dubbi. Ma di cosa stava parlando? Chi aveva bisogno di me?

<< Non vorrei sembrare scortese, ma sono in un posto che non conosco e con creature fantastiche che non ho mai visto.. Potrebbe spiegare tutto dall’inizio cosicché io capisca? >> chiesi cercando di essere il più gentile possibile anche se stavo incominciando ad innervosirmi per la situazione. Sembravano tutti troppo calmi e io avrei voluto solo urlare.
“Non essere impaziente Evelyn..” mi ammonii lei con sguardo severo per poi riprendere a sorridere bonariamente come prima “Ma hai ragione.. Occorre che ti si spieghi tutto.. Il mondo in cui noi ti manderemo è l’Alagaesia..”
Sconcertata dalla notizia non potei fare a meno di aprire la bocca in un espressione di stupore e una volta che mi fui ripresa incominciai a farfugliare qualche frase sconnessa per poi zittirmi ancora una volta di colpo con la mente confusa e gli occhi luccicanti dall’emozione.

“Siediti ti prego..” disse lei e mi indicò un masso là vicino e io con grazia mi ci sedetti su “Devo spiegarti prima una cosa.. Qualunque storia scritta nel tuo mondo è reale come lo sei tu in questo momento e gli autori di queste storie sono gli unici a poterle raccontare nel vostro mondo. Sono come dei veggenti di altri mondi e riescono quindi a vedere inconsapevolmente quello che succede in regioni a loro estranee. Non hanno idea però che di quello di cui loro parlano sia vero.. La stessa cosa è successo a Paolini che ha visto le vicende di un mondo realmente esistito, mettendoci però a volte del proprio nelle sue creazioni.. Ed è qui che sta il problema. Non avrebbe mai dovuto cambiare il corso degli eventi che la sua veggenza gli ha fatto vedere perché così facendo l’Alagaesia è stata diciamo influenzata dal suo pensiero e adesso che lui non riesce più ad usare il suo potere di veggenza, l’Alageasia è rimasta senza una guida.. Ed è qui che entri in scena tu. Devi prendere il posto di Paolini però all’interno della storia ed aiutare i tuoi eroi a far vincere il bene!” e così dicendo mi guardò intensamente negli occhi cercando di scrutare dentro il mio animo, ma io non avevo niente da fargli vedere in quel momento perché ero come bloccata.

La rivelazione che mi aveva fatto era talmente grande che io non ero riuscita ancora a digerirla e avevo bisogno di tempo.
<< Così io dovrei entrare dentro la storia.. >> dissi io cercando di prendere tempo per parlare in modo serio della situazione.
<< Ci sono stati altri casi come il mio? >> chiesi poi per capirci qualcosa.
“Certamente.. Molti veggenti hanno cercato di fare a modo loro delle storie che vedevano ed è per questo che è stato creato questo mondo che vedi tu adesso..Da anni scelgo io le ragazze giuste per portare al lieto fine queste storie sfortunate e adesso tocca a te.” disse come se fosse la cosa più facile del mondo.
<< Ma io non capisco perché proprio io! >> dissi ancora alzandomi da dove stavo.

“Non hai scelta Evelyn.. Tu sei l’unica che può salvarli e più tempo passiamo a parlare più loro sono in pericolo! Non posso spiegarti molto perché sei tu a dover compiere questa strada da sola, ma posso dirti che tu sarai speciale e che dovrai scoprire da te quale sarà il limite del tuo potere.. Inoltre sarai condizionata dalle leggi del mondo in cui andrai tranne per una cosa sola.. Quale sia non lo so nemmeno io.. al termine della tua missione ci rincontreremo! Ora buon viaggio!” disse lei e senza che io avessi neanche il tempo di dire o fare qualsiasi altra cosa un canto ultraterreno incominciò a farmi fischiare ancora una volta le orecchie e un vento fortissimo riuscì a farmi sollevare da terra.
Urlai, cercai di dimenarmi, ma fu tutto inutile.. Il forte turbine di vento mi portò al centro esatto del piccolo laghetto che si formava grazie alla cascata e all’improvviso mi lasciò cadere al centro esatto di esso e di nuovo, senza che io sentissi il tonfo con l’acqua, il mondo diventò buio finchè non mi ritrovai in uno strana luce abbagliante e all’improvviso la luce si fece sempre più accecante, sempre di più, tanto che dovetti chiudere gli occhi e poi incominciai a cadere.

Continuavo a cadere e non sapevo fino a quanto. Cercai di intravvedere la fine, ma non era riconoscibile da dove mi trovavo.
Ma prima o poi sapevo che sarebbe arrivata ed infatti intravidi un tavolo con tante persone sedute attorno e con un sonoro schianto mi ritrovai proprio in mezzo a loro.
Non avevo idea di dove mi trovassi, ma sapevo che dovevo essere atterrata in Alagaesia perché le persone che avevo di fronte erano armate fino ai denti e avevano l’aria di essere dei soldati.
Inorridita dalla situazione mi alzai in fretta e presi del cibo che si trovava sulla tavola scagliandolo addosso a tutti quelli che mi capitavano a tiro e poi incominciai a scappare con tutte le mie forze inseguita da tutti quei soldati.
Non era stata una gran mossa, ma dovevo ancora imparare come comportarmi.

<< Signore signore! Una ragazza è appena apparsa sul nostro tavolo! Dobbiamo catturarla? >> sentii dire ad un soldato e la risposta mi fece drizzare i capelli in testa << Ci penso io a catturarla.. Voi assicuratevi che i cancelli siano chiusi.. >>
E dopo aver sentito questo mi precipitai fuori dove incominciai a lanciare sassi ovunque con la speranza di scoraggiare eventuali inseguitori.
Ma fu tutto inutile e dopo poco tempo fui catturata da Murtagh e Castigo e portata in questa cella da cui non vedevo l’ora di uscire.***

La mia mente fu riportata bruscamente alla realtà da un incessante rumore di passi che probabilmente erano diretti verso la mia cella non essendoci prigioneri nelle celle che mi stavano di fianco. Impaurita dall'imminente visita incominciai a respirare forte preparandomi al peggio.

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Capitolo 3
*** 03 ***



Ciao a tutti miei cari lettori/lettrici!! Era da moltissimo tempo che non aggiornavo su questo sito "Garjzla" e mi dispiace davvero tantissimo perchè comunque su Eragon Italia ho continuato a postarla, mentre qui purtroppo no.. Chiedo scusa a tutti coloro che stavano seguendo su questo sito la mia storia, e per rimediare posto immediatamente il capitolo successivo! Spero tanto che la storia vi interessi ancora, anche perchè ci ho messo davvero il cuore nello scriverla.. Eragon è stato il libro della mia infanzia, quindi tengo particolarmente a cuore questa fanfiction, forse molto più delle altre che ho scritto, a parte "Dreaming you" che vi invito a leggere e commentare XD Bando alle ciance: chi sarà il misterioso visitatore di Evelyn? Correte a leggere il capitolo e scoprirete gli ulteriori sviluppi di questa intricata vicenda!

Buona lettura, vostra Evelyn.

p.s. commentate pleaseee!! Almeno due commentini a capitoloooo!!


Capitolo 3:

 

In fretta e furia, ascoltando il rumore di passi in avvicinamento che riecheggiavano tra le mura di pietra del castello, mi sdraiai nel letto fingendo di dormire per avere il tempo di studiare il visitatore in tutta tranquillità, anche se dubitavo di poter fare qualcosa anche se avessi capito che era ostile. Se era Murtagh che voleva farmi del male, anche se fossi scappata mi avrebbe catturata con facilità come era già successo, con mio grande rammarico perché adesso mi trovavo rinchiusa. Se era un soldato avrei potuto lottare ma il risultato sarebbe stato lo stesso perché era addestrato a combattere uomini potenti e non delle semplici donne, e se era Galbatorix potevo già incominciare a scavare una bella buca profonda dove seppellirmi perché a causa del potere che gli Eldunarì gli conferivano, Galbatorix era decisamente fuori dalla mia portata, ovviamente, e anche fuor dalla portata di tutti, persino di quella di Eragon che aveva conquistato la sua forza senza l’aiuto di nessuno.

Ma nella battaglia dopo le Pianure Ardenti aveva dovuto far ricorso all’aiuto degli elfi per fronteggiare Murtagh, ma solo perché Murtagh era aiutato dagli Eldunarì, ma probabilmente questa battaglia non si era neanche effettuata. In questo momento Eragon doveva trovarsi con Orik e Arya in viaggio verso la Du Weldenvarden.

Ora che ci pensavo, dato che mi trovavo nel castello di Galbatorix, potevo provare a rubare qualche Eldunarì e cercare di portarli a Eragon! E se ci riuscivo perché non potevo provare a prendere anche il terzo uovo di drago! Ma come potevo fare se non avevo dalla mia parte neanche qualche potere magico? Se il re mi avesse scoperta allora sarei stata davvero uccisa.

Ma forse potevo provare a conquistare la sua fiducia, cosicché potessi passeggiare per il palazzo in tutta tranquillità e cercare di aiutare Murtagh a sciogliere il suo giuramento di fedeltà e lui, così facendo, poteva aiutarmi a prendere quanti più Eldunarì possibili!
Eccitata dai miei ragionamenti, quasi non mi accorsi che il rumore di passi era cessato e che era stato sostituito dal rumore di chiavi che giravano nella toppa della porta della mia cella. Mi irrigidii per un attimo, ma ero pronta ad iniziare la mia recita, perché dovevo salvare Alagaesia e tutte le persone buone di quel mondo!

Mi accartocciai ancora più su me stessa e incominciai a respirare forte, come se stessi dormendo, e continuai imperterrita anche quando il visitatore richiuse la porta alle sue spalle senza neanche irrigidirmi quando compresi che eravamo soli. Solo io e il mio visitatore.

Sentivo che si era fermato davanti alla porta e che poi aveva incominciato a camminare. I suoi passi erano sempre più vicini al letto in cui mi trovavo e quando lo sentii vicinissimo ebbi la tentazione di aprire gli occhi, ma non lo feci, aspettando una sua reazione.

Ma il visitatore non fece assolutamente nulla per svegliarmi e rimase per un po’ in silenzio forse non sapendo come meglio comportarsi in quell’occasione.

Probabilmente si aspettava di vedermi sveglia e questo mi faceva pensare ancora di più al fatto che avessi fatto bene a fingermi addormentata.

Dopo un tempo che parve interminabile sentii ancora una volta rumore di passi che si dirigevano probabilmente verso sinistra e presumibilmente verso la finestra, l’unica fonte di luce della cella.

Sperando che il misterioso visitatore fosse di spalle, aprii un occhio e scoprii con enorme sollievo che si trattava di Murtagh e un sorriso mi si stampò in faccia per la consapevolezza che da lui non dovevo temere nulla, o almeno così speravo!

Aspettai ancora un po’ prima di fingere di svegliarmi perché una parte di me voleva ammirarlo in silenzio e soprattutto senza paura di essere notata da lui perché mi sarei vergognata troppo e avrei incominciato ad arrossire fino a diventare del colore di un pomodoro maturo.

In quel momento il suo viso aveva assunto un espressione così addolorata da farmi venire voglia di alzarmi e correre ad abbracciarlo, anche se temevo che sarebbe stata una brutta mossa perché per una persona che non si fidava di nessuno sarebbe stato facile per lui scambiare quel gesto per una specie di intromissione che non avrebbe tollerato.

Ed era solo per questa stupida paura che mi trattenni dall’abbracciarlo, ma finsi semplicemente di stiracchiarmi nel letto attirando la sua attenzione.

Che tristezza comprendere che probabilmente non ero un bello spettacolo così sporca di terra e con i vestiti logori addosso e in più punti strappati. Avrei voluto fare bella figura davanti a lui e così prima di guardarlo intensamente negli occhi, arricciai il naso e assunsi un espressione contrariata che probabilmente notò e per paura che l’associasse al fatto che trovarlo lì nella mia cella non fosse di mio gradimento, parlai prima io << Murtagh! Non pensavo che saresti venuto a trovarmi.. Non sono molto presentabile.. >> e dicendo questo indicai i miei vestiti.

<< Forse ho esagerato ieri con Castigo.. In fondo che li avesse morsi o no, erano comunque già strappati.. Potresti porgergli le mie scuse? E se gli interessano ancora i miei vestiti sono disposta a regalarglieli pur di non fargli avere del rancore nei miei confronti.. >> dissi ancora cercando di sembrare gentile verso i desideri di un drago che neanche nella storia di Paolini avevo mai conosciuto sul serio.

Il rapporto tra Murtagh e Castigo era davvero ignoto per chiunque e non potevo sapere cosa avrebbe pensato o cosa avrebbe fatto se mi fossi comportata in un modo piuttosto che in un altro.

Tutto questo non sarebbe mai successo con Saphira perché la conoscevo più intimamente e in ogni parte del libro i suoi pensieri erano sempre presenti.

Murtagh mi guardò per un attimo sorpreso poi sembrò assumere un espressione persa nel vuoto e con voce inespressiva rispose semplicemente << Ho riferito le tue parole.. Ha detto che ha interesse ad odorarli ancora perché sanno di cose a noi sconosciute.. E nient’altro.. >> e a quelle parole mi rilassai ancora. Era importante stabilire un qualche rapporto con Castigo perché non avrei potuto mai diventare amica di Murtagh se non avessi convinto anche il suo drago!

<< Sono contenta.. >> dissi io sorridendo ed in fretta mi alzai dal letto stiracchiandomi ulteriormente e con un sorriso gli chiesi << A cosa devo la tua visita? Avete dei progetti per me? >> e al pensiero che potessero decidere della mia vita mi irrigidii un pochino e probabilmente Murtagh lo notò e per tranquillizzarmi rispose subito.

<< Niente di immediato.. Galbatorix ha interesse a conoscerti ed è per questo che mi ha chiesto di guarirti personalmente e di farti rendere presentabile per domani sera.. Sei stata invitata al gran ballo di corte.. Ma non farti strane idee.. E’ un modo per metterti alla prova e sarai circondata da un mucchio di guardie e stregoni di ogni tipo quindi non fare sciocchezze e cerca di essere convincente in quello che dirai al re e alla sua corte. Hai ricevuto questo tipo di trattamento perché il re ti ritiene quasi del tutto innocua, o a quest’ora saresti a penzolare nella sala delle torture.. Ritieniti molto fortunata per questo.. >> e una volta fatto questo discorso Murtagh si avvicinò al letto e si sedette pesantemente con aria stanca e quasi afflitta e si tenne la testa con le mani per un po’ facendomi sinceramente preoccupare per lui, tanto che mi avvicinai e incurante di una sua possibile reazione mi inginocchiai sulla fredda pietra del pavimento e lo guardai intensamente negli occhi poggiando una mano sulle sue gambe, gesto che nella mia vita nella mia terra non avrei mai fatto se non con amici che conoscevo da tanto tempo.

<< Va tutto bene? >> chiesi sperando che rispondesse qualcosa di più di un semplice “non sono affari tuoi” come temevo che avrebbe detto, ma non si era mai lasciato andare alle emozioni e mi onorava comunque che l’avesse fatto davanti ai miei occhi e questo mi spinse a sperare, anche se a volte la speranza poteva essere un arma a doppio taglio: poteva indurti a superare i tuoi limiti e ad essere felice per un periodo di tempo, mentre poteva anche distruggerti se non fosse accaduto quello che tu avevi tanto sperato.

Mi guardò per un attimo abbastanza stupito della mia vicinanza e dopo aver sbattuto le palpebre per un po’ di tempo e dopo aver riacquistato l’uso della parola rispose << Non è un bel periodo per me e per Castigo a causa di Galbatorix.. E’ molto esigente con noi e se non miglioriamo in fretta come lui desidera ci tortura finchè non raggiungiamo i suoi obbiettivi. Sono stanco di questa vita, ma non posso far altro che sottostare ai suoi voleri per colpa di un maledetto giuramento.. >> disse guardando da tutte le parti tranne me negli occhi come avrei voluto, ma si stava confidando con una perfetta estranea ed era questo l’importante infondo.

Sapevo che nel cuore di Murtagh dovevano esserci un miscuglio di emozioni diverse e tutte dolorose, ma sentirsele spiattellare così era devastante perché non sapevo come rispondergli ma pensò lui a continuare a parlare dato il mio silenzio.

<< Capisco benissimo che la cosa può sembrare strana e probabilmente ti starai anche chiedendo perché dico proprio a te queste cose, ma mi sono lasciato convincere da Castigo.. Lui dice che potresti aiutarci e sente in te qualcosa di diverso rispetto a tutte le cose in questo mondo, ed è per questo che ieri ho assicurato a Galbatorix che eri assolutamente innocua e che non avresti creato alcun problema.. >> disse lui di botto spiazzandomi completamente e imperterrito non avendo il coraggio di guardarmi negli occhi incominciò a giocherellare con il fodero della sua spada continuando a dire << Galbatorix ha annunciato che se mi fossi sbagliato mi avrebbe fatto torturare per settimane intere prima di ritenere che la punizione fosse sufficiente.. >> e fece una smorfia che stava a significare che al solo pensiero gli venivano i brividi.

Troppo scossa per parlare, il mio cervello fu sconvolto da mille pensieri diversi e non riuscivo a formulare una frase coerente ma solo qualcosa del tipo “Ah.. Io.. Si.. Beh..” per poi stare di nuovo zitta che forse era la cosa migliore. Murtagh continuava a fissarmi in attesa di una risposta, ma questa volta fui io a distogliere lo sguardo perché non avevo la più pallida idea di cosa dirgli.

Eh se gli avessi detto semplicemente la verità, e cioè che volevo aiutarlo?

Ero tentata di fargli sapere che davvero avevo a cuore i suoi interessi e che volevo sinceramente che fosse libero dai voleri di quell’usurpatore, ma avevo paura che qualunque cosa avessi detto mi si sarebbe ritorta contro. Galbatorix poteva leggere nella mente tutto quello che Murtagh avrebbe ricordato di questa nostra conversazione, e anche oltre, ed era questo a fermarmi dal dargli una speranza concreta.

Ma più osservavo il suo viso turbato e più avevo voglia di accarezzargli una cicatrice sul viso e più capivo che non potevo tacere. Non ero la persona adatta a salvare Alagaesia perché non c’era cosa più importante per me dei sentimenti e io non volevo che Murtagh soffrisse e per questo mandavo al diavolo tutta la premura che dovevo avere per salvare Alagaesia, ma all’improvviso ebbi un idea geniale e con fare più sicuro incominciai a parlare.

<< Murtagh.. >> incominciai a dire per poi alzarmi dal duro pavimento di pietra e sedermi accanto a lui sul letto << Vorrei essere sincera con te, ma ho paura perché non so fin quanto posso fidarmi di te.. Come hai detto tu stesso Galbatorix ti controlla, e quindi cosa ci guadagnerei io a parlarti? >> e lo vidi incupirsi per un attimo e girarsi dall’altra parte convinto che non avrei aggiunto nient’altro, ma con sua grande sorpresa continuai a parlargli.

<< Vedi.. Io sono qui per aiutare Alagaesia e i suoi abitanti, che sia in senso buono oppure cattivo dipende da me deciderlo >> dissi decidendo di mentire << E corro in aiuto di chiunque me lo chieda e se tu mi chiederai di aiutarti a sciogliere il giuramento, allora lo farò come la mia permanenza qui mi costringe di fare.. Sarò schietta con te, non ho la più pallida idea di come aiutarti, ma sono sicura di poterlo fare se me ne darai l’occasione.. >> e gli sorrisi rassicurante.

Per un attimo Murtagh mi guardò intensamente ma quando comprese che non stavo scherzando, il suo sguardo si perse di nuovo nel vuoto, e lo capii impegnato in una conversazione con Castigo, o speravo che così fosse perché non era solo con Castigo che poteva parlare solo ascoltandone i pensieri e poteva parlare anche in quel momento con Galbatorix!

Non potevo fare a meno di dubitare in parte di lui, ma non perché lo ritenessi cattivo, ma il suo giuramento mi proibiva di fidarmi di Murtagh anche se avrei voluto con tutto il cuore che la situazione fosse meno complicata.

Lo lasciai alla sua conversazione e incominciai a guardare le mie ginocchia sistemandomi le pieghe dei jeans e guardando con orrore la mia maglietta strappata e tutta impiastricciata di fango e terra, ovviamente perché non mi piaceva affatto essere sporca, ma dovevo incominciare a farci l’abitudine. Stando ad esempio a tutti i viaggi che aveva fatto Eragon, era facilmente intuibile che fare la doccia non fosse la priorità, ma un lusso che ci si poteva concedere solo quando non si aveva niente di utile da fare. Inorridivo alla sola idea, ma dovevo sottostare alle leggi di Alagaesia e a quello che comportava stare in quel posto.

<< Va bene.. >> disse lui riportando la mia attenzione alla realtà << Io e Castigo ti crediamo, anche perché non avresti motivo di mentirci per darci una speranza falsa.. Provvederemo a modificare il ricordo di oggi cosicchè Galbatorix non possa scoprire nulla di te.. Sarà un processo lungo e non so se finirà in successo, ma tenteremo. >> e serio si alzò un'altra volta senza lasciar tradire alcuna emozione che potesse essere colta, poi sorprendendomi, mi sorrise e vidi i suoi occhi brillare nella luce fioca della stanza, chiaro segno che il sole si stava spostando nell’arco del cielo e che quindi stava incominciando la sua face discendente.

<< Grazie.. >> disse lui e non sapendo cos’altro dire alzò una mano grattandosi la testa abbastanza imbarazzato dalla situazione e con fare sempre più indeciso mi chiese << Ehm.. Adesso dovrei curarti, ma è meglio che ti porti un cambio di vestiti e una bacinella d’acqua per sciacquarti così starai più tranquilla.. E mi sembra anche il caso che tu mangi qualcosa perché probabilmente nessuno si è curato di.. non importa! Ci penso io.. >> e così in un attimo uscì dalla stanza in maniera molto frettolosa lasciandomi il tempo per ripensare a quello che era successo.

Mi sentivo probabilmente sollevata per aver cercato di dargli una speranza, ma ancora quel senso opprimente di aver fatto male non mi lasciava respirare, ma non volevo sentirmi in colpa assolutamente per quello che avevo fatto e poi ormai era troppo tardi per rimediare e quindi era anche inutile pensarci su. Adesso l’unico problema era come cercare di aiutare Murtagh e fino a poco prima del suo arrivo ci stavo già pensando.

Forse gli sarebbe bastato potersi fidare di qualcuno e il suo carattere sarebbe cambiato di conseguenza.. E forse doveva conoscere un po’ di affetto e questo l’avrebbe reso meno solo!

Poteva funzionare, o almeno tentare non costava assolutamente nulla e con rinnovato entusiasmo attesi il suo ritorno guardando dalla finestra.
L’unica vista sul mondo esterno che avevo era quello della parte interna del palazzo di Uru’baen e quindi non c’era un granchè da vedere, a parte qualche soldato che si dava il cambio per la guardia e qualche contadino, probabilmente, che passava con un carretto in mano forse per rifornire le cucine del malvagio re.

La porta si riaprì di nuovo e vidi entrare Murtagh accompagnato da un servitore che reggeva in mano della stoffa sul beige e portava un carrellino con sopra del cibo fumante che al solo odore fece borbottare immediatamente la mia pancia di fame e una bacinella d’acqua.

Era da un mucchio di tempo che non mangiavo qualcosa di decente e sospettavo che dovessi quella abbondanza di cibo esclusivamente a Murtagh e lo ringraziai con un sorriso e lui imbarazzato distolse lo sguardo e arrossì.

Il servitore silenzio come era venuto uscì fuori dalla stanza, dopo aver lasciato il pezzo di stoffa sul tavolo, lasciando la porta aperta e io con sguardo interrogativo guardai Murtagh e lui prontamente mi rispose << A meno che non vuoi cambiarti davanti a me, devo uscire anche io.. E quella bacinella laggiù puoi usarla per sciacquarti >> e a quella risposta fui io ad arrossire violentemente e senza neanche guardarlo negli occhi risposi << Uh.. Beh si.. Certo.. Allora esci che così mi cambio.. >> e aspettai che tornasse di nuovo fuori.

Con un sorriso divertito Murtagh uscì fuori e chiuse la porta dietro di se con uno sbuffo divertito.

Certo che non lo capivo proprio! Un attimo prima faceva il serio e un attimo dopo mi rideva in faccia facendomi diventare tutta rossa ed io odiavo arrossire, e lo facevo anche troppo spesso.

In fretta presi il pezzo di stoffa che probabilmente era un vestito e lo osservai attentamente una volta capito quale era il verso giusto per indossarlo.

Era molto semplice, ma si notava che era stato lavorato grazie alla presenza di pizzi nell’ampia scollatura posta nel petto e anche nell’orlo della parte finale della gonna. Niente di eccezionale ma ero così tanto contenta di indossare un vestito dell’epoca! Non ne avevo mai avuto l’occasione prima, neanche quando facevo l’attrice in un teatro.

Così in fretta incominciai a togliermi la maglia e i jeans scoprendo che le ferite erano più numerose del previsto e in punti insospettabili del mio corpo e con un sospiro mi affrettai davanti alla bacinella per sciacquarle un po’ e per ridare un po’ di colore al mio viso.

Non c’era abbastanza acqua per fare qualcosa di più con mio grande rammarico, ma almeno avevo potuto fare qualcosa invece di rimanere sporca!

E una volta più pulita indossai il vestito che mi avevano portata e scoprii che mi stava leggermente largo sui fianchi, ma sul carrellino dove stava il cibo vidi una specie di cintura che mi affrettai a stringere alla mia vita.

Adesso ero pronta e mi avvicinai alla porta per chiamare Murtagh che dalle sbarre della mia finestra potevo vedere che stava appoggiato alla parete con un piede appoggiato al muro.

Si mosse lentamente ed entrò di nuovo nella mia cella osservandomi attentamente per poi commentare infine molto seriamente << Il vestito ti sta bene.. Anche se poteva essere molto più stretto.. Ma era l’unica cosa che sono riuscito a trovare >> e io lo ringraziai per il complimento.

<< Adesso è proprio l’ora che io ti curi che fra poco devo tornare ad allenarmi con Castigo e sono già un po’ in ritardo con il programma dovendo passare anche alle scuderie a prendere il mio cavallo.. >> disse mentre si avvicinava a me.

<< Ma scusa, Tornac non era dai Varden? >> e all’improvviso mi resi conto di aver detto una cosa decisamente di troppo e scuotendo le braccia mi affrettai a dire << No no! Niente lascia stare.. Ignora la mia domanda! >> e lui alzando un sopracciglio, chiaro segno che purtroppo aveva sentito fin troppo bene quello che avevo detto, ma forse aveva deciso di ignorare quella domanda, anche se si era insospettito parecchio a giudicare dallo sguardo.

<< Va bene.. Ignorerò la tua domanda.. E adesso dimmi dove sei ferita che ti curo >> e detto questo gli indicai alcuni punti in cui le ferite erano più gravi, come ad esempio le ginocchia e i gomiti e lui si affrettò a mettere tutto apposto non mormorando neanche una parola.

<< Volevo tanto capire come riuscissi a guarire senza pronunciare neanche una parola.. Di solito bisognerebbe utilizzare le parole nell’antica lingua per piegare tutto ai propri voleri, o sbaglio? Ad esempio adesso avresti dovuto pronunciare “Waìse Heill” o una cosa simile.. >> chiesi sinceramente curiosa di scoprire quale fosse il suo segreto.

Eragon non era mai riuscito ad eseguire un incantesimo senza pronunciare un’antica parola elfica e scoprire qualcosa per aiutarlo sarebbe stato di certo un ottimo punto di partenza.

<< Mi verrebbe da chiederti com’è possibile che tu sappia queste cose, ma per il tuo bene preferisco non sapere nulla, anche se un giorno temo proprio che tu dovrai spiegarmi.. >> e mi guardò sempre con sguardo sospettoso e io sorrisi imbarazzata capendo di essere stata di nuovo una sciocca dalla lingua troppo lunga.

<< Si.. Te lo prometto.. Un giorno ne parleremo! >> dissi e nel frattempo gli indicai un altro punto in cui avevo una ferita che probabilmente mi ero auto inflitta urtando un carrello durante la corsa nei vicoli stretti.

<< Ecco fatto.. E la prossima volta ti consiglio di stare attenta! Evidentemente sei piuttosto gracilina e ti fai male facilemente.. >> e accettando il consiglio abbassai lo sguardo ammettendo a me stessa che aveva perfettamente ragione e che ero davvero troppo gracile.

<< Adesso vado.. Mangia quello che ti ho portato e bevi molta acqua.. C’è del sonnifero all’interno, mi dispiace ma è necessario perché Galbatorix mi ha ordinato comunque di dartelo.. Ma ti avverto prima affinchè tu lo sappia.. Ci vedremo di nuovo domani.. >> e così dicendo uscì guardando per un ultima volta la mia faccia afflitta al pensiero di rimanere di nuovo sola e di bere dell’altro sonnifero, ma aveva ragione, dovevo salvare le apparenze e avrei quindi dovuto berlo.

Con un sospiro sentì la porta chiudersi con un tonfo e la chiave girare nella toppa ed io rimasi di nuovo sola a contemplare il piatto di cibo che avevo di fronte.

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Capitolo 4
*** 4 ***




Salve a tutti! ** Si, lo so.. Non posto un nuovo capitolo da quando? Meglio se non vado a controllare perché penso che mi verrebbe un colpo e non saprei nemmeno come scusarmi per non aver postato nulla per tantissimo, troppo tempo. Spero comunque che mi perdoniate e che leggiate con altrettanta passione questo nuovo capitolo!  Continuo nel frattempo a scusarmi per il tempo passato e spero che continuiate a leggere le mie storie! Prometto che non passerà molto tempo prima che l'altro capitolo venga pubblicato ** Si! Giurin giurello! ** Ma ora basta chiacchere xD Vi lascio al nuovo capitolo.
Sempre vostra, Evelyn.

p.s. Se la storia vi interessa commentate il capitolo please!  I vostri giudizi, sia positivi che negativi, sono sempre ben accetti!

Capitolo 4:

Dopo che Murtagh era uscito dalla mia cella ero rimasta per un po’ a guardare dubbiosa il piatto di cibo che avevo davanti decidendo se mangiare in fretta oppure no prima che il sonnifero avesse effetto quando ancora il piatto era mezzo pieno.

Non era un problema di vitale importanza, ma non sapevo il motivo per il quale incominciavo ad interessarmi per queste minime cose, forse semplicemente perché era più facile preoccuparsi di come mandare giù del cibo piuttosto di come salvare Alagaesia e al solo pensiero che il giorno dopo avrei dovuto incontrare Galbatorix e tutta la sua corte mi tremavano gambe e mani impedendomi di muovermi come volevo tanto ero agitata.

Non avevo scampo contro Galbatorix in persona, e come avrei mai potuto ingannare una persona che passava la maggior parte del suo tempo ad accertarsi di avere la lealtà di tutte le persone che lo servivano? Anche se avessi provato a mentire utilizzando una storia ben congeniata, probabilmente avrebbe richiesto che venisse esaminata la mia mente, e allora come avrei potuto mentire?

Non c’era Saphira ad aiutarmi e a tenere segrete alcune informazioni vitali per la mia incolumità come aveva fatto con Eragon per celare delle informazioni ai Gemelli, ed io da sola non potevo farcela o sarei morta di dolore se solo ci avessi provato, anche se optavo più per l’opzione che non riuscissi proprio a farcela non avendo alcun potere magico.

Ma era inutile lambiccarsi con certi problemi senza soluzione perché tanto anche se ci avessi dovuto pensare giorno e notte non c’era alcuna soluzione. Non avevo poteri, ero rinchiusa in cella e ovviamente non potevo chiedere aiuto a nessuno, nella corte di Galbatorix nessuno avrebbe avuto il fegato di aiutarmi e anche se avessi chiesto a Murtagh probabilmente mi avrebbe detto di no perché già aveva rischiato molto proteggendomi, o forse no.

Forse rischiava di più se non avesse protetto la mia mente!

A questo non avevo assolutamente pensato e prima di incominciare a mangiare, con rinnovato entusiasmo incominciai a misurare la stanza a passi pesanti mentre il vestito frusciava al minimo movimento facendomi sentire una bambolina, cercando di attuare un buon piano.

Murtagh era obbligato ad aiutarmi per la bugia che aveva appena detto a Galbatorix sul fatto che ero completamente innocua. Doveva impedire che avesse accesso alla mia mente o avrebbero scoperto tutti che ero potenzialmente pericolosa avendo come scopo di distruggere Galbatorix, e forse poteva innestare nella mia mente anche un falso ricordo che poteva far credere al malvagio re che in realtà potevo essere una sua buona alleata e così potevo passeggiare per il castello cercando l’ultimo uovo di drago in suo possesso e tutti gli Eldunarì di modo che io potessi indebolirlo!
Per la prima volta non mi chiesi per quale motivo le creature del mondo dei sogni avessero scelto me per salvare questo mondo.. Forse avevo davvero le capacità per salvarlo, anche se non avevo modo di combattere né con la magia né con una spada in mano.

Ma avevo imparato nei libri soprattutto che la vera forza non era quella che si aveva maneggiando una spada o utilizzando al meglio delle formule magie o cose del genere, ma la vera forza era il coraggio, la ragione e il cuore, cose essenziali per vincere, e forse io avevo queste caratteristiche, anche se mi sembrava una cosa impossibile.

Ma se incominciavo a sminuire le mie potenzialità sarei stata sempre meno di aiuto alla popolazione di Alagaesia e quindi dovevo smetterla di farmi tante domande e incominciare ad agire.

Il piano che avevo appena pensato non era male e se Murtagh era in grado di innestare dei falsi ricordi in me non dovevo affatto preoccuparmi di nulla, soprattutto di Galbatorix che non poteva fare altro che credere che potevo essere davvero una buona alleata per lui.

Per il momento non potevo fare nient’altro per Alagaesia perché era inutile continuare a progettare se non sapevo se Murtagh era in grado di fare quello che gli chiedevo.

Mi sedetti di nuovo sul letto e avvicinai il tavolinetto dove c’era poggiato del cibo e di nuovo lo fissai con disprezzo solo perché sapevo che c’era del sonnifero all’interno.

L’idea di non poter decidere io mi mandava su tutte le furie, ma già avevo detto che non potevo fare altrimenti e così incominciai a mangiare il più velocemente possibile quasi non sentendo neanche il sapore di quella specie di spezzatino che stavo mangiando e in fretta mandai giù anche due bei bicchieri d’acqua che diedero subito sollievo alla mia gola. Non bevevo dalla sera prima in cui ero stata risucchiata dentro il libro e ovviamente ne avevo estremo bisogno in quel momento.

Il sonnifero fece subito effetto e dopo poco sentii di nuovo la testa girare e mi accasciai sul letto coprendomi ben bene per non rischiare di prendere freddo mentre ero addormentata.

Incominciai a distinguere sempre meno il soffitto sopra di me finchè il mio mondo diventò buio e mi addormentai piegando la testa di lato come fossi morta.

Probabilmente era già l’alba quando l’effetto del sonnifero era svanito e fu in quel preciso istante che mi svegliai di soprassalto credendo di aver sentito un rumore, ma in realtà c’era solo e soltanto un silenzio tombale a farmi compagnia.

Mi stiracchiai ancora una volta sul letto allungando le gambe e il resto degli arti e quando mi accorsi che avevo un braccio addormentato incominciai a massaggiarlo sperando che passasse presto perché era una sensazione sgradevole.

Probabilmente mi ero addormentata sopra quel braccio per tutta la notte e questo non era mai un bene perché poi ci sarebbe voluto un po’ di tempo per riutilizzarlo. Come aveva detto anche Murtagh ero un po’ lenta a guarire, ed anche in queste circostanze, anche se non si trattava di una vera ferita, ci avrei messo un po’ di tempo prima che il sangue si rimettesse in circolo nel braccio e volevo essere in forma perché sarebbe potuto accadere qualunque cosa in territorio nemico.

Mi alzai con un balzo che mi fece perdere l’equilibrio e con uno schianto mi ritrovai a gambe all’aria sul duro pavimento di pietra e non riuscii a trattenere un sorriso divertito constatando che ero comunque la stessa sbadata di sempre.

Mi alzai in fretta preoccupata per il vestito che poteva stropicciarsi e poi mi diressi verso la finestra prendendo il tavolino e posizionandolo proprio sotto di modo che potessi vedere meglio quello che c’era da vedere fuori da quella cella.

Non potevo credere che quello fosse solo il secondo giorno da prigioniera e il fatto di non sapere quanto tempo ancora sarei rimasta lì dentro mi fece venire un groppo in gola mentre un vento leggero mi scompigliava i capelli.

Strinsi le sbarre della finestra con tutte e due le mani e rimasi in quel modo a contemplare l’agognata libertà che forse un giorno avrei riacquistato e assorta nei miei pensieri continuai ad osservare uno strano uccello volare alto nel cielo per poi cadere in picchiata veloce, sempre più veloce, per poi ritornare su con uno scatto.

A pensarci bene probabilmente era Castigo perché un uccello non poteva essere così veloce, né così grosso e poi era di un bel rosso acceso e non avevo mai visto un uccello tutto rosso, anche se possibilmente potevano anche esisterne.

Persa com’ero nei miei pensieri, questa volta non sentii per niente dei passi in corridoio, ma mi accorsi della presenza di qualcuno solo quando sentii una chiave girare nella toppa della porta della mia cella e fu in quel momento che persi di nuovo l’equilibrio cadendo giù dal tavolo sotto gli occhi sconvolti di Murtagh che si precipitò a prendermi prima che toccassi di nuovo terra sfruttando i suoi riflessi pronti e in seguito, non appena riuscì ad acciuffarmi, mi prese in braccio come aveva fatto quando cercava di aiutarmi a salire sopra Castigo.

<< Grazie Murtagh.. >> dissi con un sorriso mentre portavo una mano sulla testa per il disagio che provavo in quel momento << Mi hai messo paura! Non ti avevo sentito arrivare.. >> dissi cercando di trovare una scusa alla mia sbadataggine.

Lui mi guardò per un attimo negli occhi con un espressione perplessa e poi mi fece scendere dalle sue braccia senza dire una parola. Che era successo? Di nuovo a fare il taciturno?

Dopo tutto quello che aveva detto, e dopo tutto quello che con la sua espressione da cane bastonato mi aveva fatto dire non poteva decisamente tornare a non dire assolutamente nulla come se fossi un’estranea qualsiasi.

Così non appena i miei piedi toccarono terra incominciai ad agitare le braccia davanti alla sua faccia cercando di attirare la sua attenzione dicendo << Terra chiama Murtagh! >> dissi citando una famosissima frase del luogo da cui provenivo e quando Murtagh non accennava neanche al fatto di dire una sola parola continuai ancora più vivacemente a punzecchiarlo attaccandolo con dei pizzicotti che però non avrebbero mai potuto fargli del male, e tentai di fargli anche il solletico, ma con scarsi risultati perché gli abiti che indossava non me lo permettevano.

Terribilmente scioccato dal mio comportamento mi immobilizzò le mani e me le strinse dietro la schiena facendomi sbattere la testa contro il suo petto.

<< Ma sei impazzita? >> chiese lui sconcertato e quando scoppiai a ridergli in faccia probabilmente incominciava a pensare seriamente se fossi pazza.

<< Ah finalmente! Mi sembrava che non mi avresti parlato più per tutto il tempo in cui saresti rimasto qui! Cerca di essere meno serio Murtagh.. Non siamo amici? >> chiesi titubante nel sapere la risposta, ma mantenni comunque un bel sorriso cercando di far capire che ero sincera e vedendo che lui ancora non mi rispondeva aggiunsi << Sai.. Mi hai salvato da Galbatorix, mi hai permesso comunque di avere una cella meno scomoda quindi io ti ritengo mio amico.. Inoltre ti ho detto cose che non avrei mai detto a nessun’altro! Per questo sei mio amico.. >> e lo guardai intensamente negli occhi sperando che capisse quello che gli stavo cercando di spiegare.

Era rimasto solo talmente tanto a lungo che temevo che alla fine si fosse lasciato scoraggiare dall’idea di avere qualcuno accanto, e quel qualcuno potevo essere benissimo io!

<< Si.. Forse hai ragione.. Ma non ti aspettare grandi discorsi da me >> disse lui e il mio sorriso a quelle parole si allargò ancora di più insieme al suo, più timido, ma almeno anche lui sorrideva.

Era difficile parlare con Murtagh, molto più difficile che parlare con chiunque altro in effetti, ma ci avrei provato sempre se la mia ricompensa sarebbe stata un suo sorriso.

<< Mi accontenterò che tu almeno mi risponda anche un monosillabo! Non è bello fare dei lunghi monologhi.. A volte si ha bisogno anche delle risposte >> dissi mentre lui staccava le mie mani dalle sue lasciandomi finalmente libera di muovermi e con altri sorrisi tornai a sedermi sul letto per paura di cadere di nuovo da qualche altra parte e invitai Murtagh a sedersi accanto a me e velocemente lui accettò l’invito sedendosi accanto a me.

<< Bene.. Cosa ti porta qui Murtagh? >> chiesi sinceramente curiosa. Non pensavo che sarebbe venuto così presto a trovarmi, e poi all’alba!

<< Galbatorix mi ha ordinato di renderti presentabile per stasera e quindi ti porterò ovunque io trovi opportuno mandarti per sistemarti e per farti un bagno.. Insomma ti farò uscire per un po’ dalla tua cella prima dell’incontro con il re, ma mi ha ordinato di ucciderti se non dovessi ubbidire ai miei ordini, quindi non costringermi a fare quello che non voglio.. >> e a quelle parole io annuii distrattamente mentre pensavo a come probabilmente sarebbe stato bello vedere il sole e sentirmi libera prima dello scontro con Galbatorix, ma dovevo per prima cosa chiedere a Murtagh se poteva aiutarmi con il falso ricordo.

<< Murtagh devi ascoltarmi attentamente.. Non sono stata del tutto sincera ieri quando ti ho parlato del fatto che sono costretta ad aiutare chiunque mi chieda aiuto.. Non è esattamente così, e come hai detto tu è meglio che non ti racconti proprio tutto, ma sappi che quello che so io metterebbe in pericolo anche te perché hai giurato che io ero innocua.. Ci ho pensato da quando tu ieri sei uscito dalla mia cella e forse ho trovato un modo per toglierci parecchi problemi, ma devi essere tu ad aiutarmi.. Sai innestare dei falsi ricordi nella mia memoria? >> lui che aveva ascoltato senza aprire bocca tutto il mio discorso si irrigidii per un attimo quando comprese in che guaio si era cacciato solo per aver tentato di aiutarmi e per un attimo il suo sguardo si perse nuovamente nel vuoto, come se stesse cercando di trovare una soluzione.

<< Potrei semplicemente dire la verità a Galbatorix e lasciarti al tuo destino.. Mi punirà per averti aiutata, ma non mi ucciderà perché sarò io stesso a dire che mi ero sbagliato su di te.. >> e al quel pensiero inorridii e temetti davvero che avrebbe potuto fare una cosa del genere.

Probabilmente la mia espressione diceva tutto tanto che quando Murtagh alzò di nuovo lo sguardo verso di me disse immediatamente << Ma non lo farò.. Non so il perché ma Castigo dice continuamente che tu sei importante e mi ha fatto promettere che ti avrei aiutata in qualunque modo, ma non ho mai provato ad innestare nella mente un falso ricordo, e non so neanche se è possibile farlo perché un incantesimo lascia comunque delle tracce e quindi non sono sicuro di quello che Galbatorix potrebbe capire.. Sentirà sicuramente che dentro di te c’è qualche magia in atto, ma forse basterà dire quella piccola bugia che hai detto a me, cioè che tu sei costretta ad aiutare chiunque ti chieda espressamente aiuto.. Non so se funzionerà.. >> disse lui scompigliandosi i capelli in un gesto di chiaro nervosismo.

Mi sentivo anche io tremendamente nervosa perché quando avevo pensato a questa soluzione non avevo mica immaginato che sarebbe stata così dura! C’erano troppe cose che potevano andare storte, e troppi forse!

<< Provaci ora che siamo completamente soli! >> dissi io di getto e lo guardai ancora una volta prendendogli una mano e stringendogliela forte. << Dobbiamo provarci! O Galbatorix scoprirà il nostro inganno.. >> e incominciai ad intravvedere una certa determinazione negli occhi di Murtagh che annuì continuando a scompigliarsi i capelli.

<< Allora entrerò nella tua mente e cercherò di coprire tutti i tuoi ricordi compromettenti cercando di metterne di nuovi.. Mi sembra assurdo anche solo pensarci.. Più ci penso più mi sembra improbabile che la cosa riesca.. Ci vorrà un costante apporto di energia, e perdonami se ti dico che tu non ne possiedi abbastanza.. >> disse lui incominciando a manifestare i propri dubbi sul piano << Ma tanto vale provare.. Preparati.. >> e chiuse gli occhi per concentrarsi.

Mi aspettavo di sentire qualcosa perché la maggior parte delle persone sentivano quando qualcuno toccava la propria mente, poi mi ricordai però che le persone non magiche non avevano questa facoltà, quindi pensai che fosse tutto normale.

Dopo un po’ chiesi << Va tutto bene? >> e lui mi rispose con un grugnito in risposta per poi sbottare irritato << Come può andare bene se non abbassi le difese mentali? Non riesco ad entrare nella tua mente! >> e questa volta fu il mio turno di guardarlo interrogativa.

<< Ma io non sto facendo assolutamente niente! Non ho mai imparato ad alzare le difese mentali! E poi non è stata una mia idea? Perché avrei dovuto chiederti di innestare un falso ricordo per poi impedire l’accesso alla mia mente? >> chiesi adirata da non so che cosa.

<< Allora abbiamo un problema.. >> disse Murtagh << Un grosso problema.. >> 

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