...I still need you...

di Marti_PenguinOwl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** AVVISO! ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutte ragazze !!! =D=D Eccomi qui con il sequel di “Don't Jump” … ho fatto prestissimo !!! VIVA MEEEEEEE !!! Ok, Buona lettura !!! =D=D=D

       ...Capitolo 1... 
       

 

-Sora!- Samantha si butta tra le mie braccia e le faccio fare una giravolta.

-Auguri amore mio!- le dò un bacio sulla guancia e la metto a terra. -Quanti anni fai?- chiedo, come se già non lo sapessi.

-Così!- alza una mano mostrandomi cinque dita.

-Cinque?? Ma sei una signorina!- le sorrido e le porgo un pacchetto.

-Cosa è?- chiede eccitata con la vocina squillante.

-Aprilo!- comincia a strappare la carta, rivelando un cartone rosa.

-Una barbie!- esclama felice.

-Vai a giocare dai!- annuisce e sale piano le scale.

-Zia...-

-Piccolina, come stai?- mi abbraccia.

-Bene...-

-Al bar?-

-Benissimo! E anche a casa...!- rispondo sorridendo. Ogni volta che vengo a trovarla mi fa sempre le solite domande seguite da...

-Sei sicura che non vuoi tornare a vivere qua con noi?- ecco, come sempre. Scuoto la testa e mi siedo sul divano.

-Frankie?- chiedo.

-A lavoro, sarà qui per pranzo- annuisco.

-Ha una sorpresa per Samy...-

-Si è fatto perdonare in questi cinque anni eh?-

-Già... non mi sono pentita una sola volta di averlo perdonato-

-Meglio così!- esclamo contenta.

-Tu? Ragazzi?- mi da una gomitata sul braccio.

-La verità?- chiedo, annuisce. -Penso ancora a Lui...- sospiro.

-Oh, ma Marty... sono passati cinque anni...- la fulmino con lo sguardo.

-Hai ragione… Angela...- sorrido.

-Zia.. non ci posso fare niente! Cerco sempre i loro video su Internet, leggo le interviste, guardo le sue foto...-

-Lo ami ancora eh?- mi accarezza il braccio.

-Si... però.. insomma... non lo vedo da cinque anni... dovrebbe essermi passato...- sussurro.

-Il vero amore non passa mai...-

 

 

-Sicura che non vuoi dormire qui?- sorrido.

-No Frankie... mi piacerebbe ma domani mattina devo lavorare...- annuisce e mi bacia le guance.

-Ciao zia... ciao amore mio! Mi raccomando non fare impazzire la mamma!- annuisce stringendo la barbie tra le mani. Mi allontano dalla porta, in direzione della mia macchina.

Salgo su e metto in moto, accendo la radio e parto.

Dopo un po' imbocco l'autostrada per Berlino e mi rilasso un po'.

 

 

-'Giorno Angela!- mi saluta Karla.

-'Giorno...-

-Mmh... che hai?- scuoto la testa. -Ho sonno...- annuisce e scompare dietro il bancone. Afferro il grembiule e me lo lego alla vita.

Quello che la zia non sa è che per mantenermi quel buco di appartamento che mi ritrovo qui a Berlino, devo lavorare anche in una disco la notte.

-Un caffè, per favore- annuisco e carico la macchinetta.

-Angela volevo chiederti una cosa...- comincia all'improvvisa Karla.

-Dimmi... ecco a lei...-

-Tu in quale disco lavori?-

-E' una disco nel centro di Berlino... quella vicino all'albergo Bjòrge-

-Uh, si ho capito...-

-Perché?-

-Sai se cercano qualche altra barista?- faccio spallucce.

-Ti faccio sapere...- le sorrido.

-Grazie mille...-


 

 ...Continua...


 

Ringrazio:
-Mamy881
-ThE_hUmAn_ToRcH_
-Giady_crazy
-Emobilla483
-Catgirl483
-Julss -Kira key

non vi ringrazio singolarmente perché se non posto subito Giada mi trucida. v.v Recensiteee e grazie mille a tutte !!! =)=)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ciao ragazze !!! Ecco il secondo capitolo !!! Ho notato che siete diminuite =( daiii per favoreee !!! Recensiteee !!! In fondo cosa vi costa??

...Capitolo 2...

 

La giornata passa tra caffè, bicchieri d'acqua, qualche pizzetta... tutto normale.
-Ho finito il turno... ciao Karla io vado...- la saluto con due baci sulle guance ed esco dal bar.
Torno a casa e prendo una birra dal frigo, per poi lanciarmi sul divano e accendere la TV. Continuo a cambiare canale alla ricerca di qualcosa da vedere.
Sintonizzo su RTL e chiudo gli occhi, porto la bottiglia alle labbra e mi beo del liquido giallastro che mi scende giù per la gola.
-Tokio Hotel?- apro gli occhi e volto lo sguardo verso la TV. -A Berlino per una premiere...- continua un altro. E quindi sono qui...
Il telefono comincia a squillare, di malavoglia lo afferro e rispondo.
* Zia...* mi passo una mano sui corti capelli neri.
* Mar... Angela! *
*Dimmi *
* Si tratta di Chante*
*Cos'è successo? * salto a sedere sul divano.
* Si è sentita male... adesso è in ospedale...*
* Oh, ma cos'ha?*
* Ancora non lo sappiamo...* Volto lo sguardo sull'orologio appeso alla parete. Le 22:30... cazzo!
*Ehm... zia io adesso ti devo lasciare... Fammi sapere mi raccomando! Ciao, ti voglio bene...! *
*Ok, ciao ti voglio bene anch'io * Chiudo e rimetto la birra nel frigo, afferro un tozzo di pane. Prendo le chiavi della macchina e mi dirigo alla disco. Ci vuole sempre mezz'ora per raggiungerla. Sono preoccupata per Chante, in fondo mi sono affezionata a lei e le voglio molto bene... anche se ormai non la sento più da quasi due anni.
Posteggio nel primo posto libero e scendo dall'auto.

-Una vodka alla fragola!- è l'ennesima volta che riempio il bicchiere alla stessa ragazza. Ha cominciato a ridere da sola già al sesto bicchiere. Le porgo la bibita ed estraggo dalla tasca il cellulare. Sono solo le 11 e mezza e sto morendo di sonno.
Sbadiglio sonoramente e mi volto quando mi sento chiamare.
Scorrono fiumi di alcool e la musica a palla comincia a darmi fastidio, mi pulsano le orecchie.
-Ehi bellezza!- mi sento urlare. Mi volto e mi pietrifico.
-Beh? Che fai non mi servi? Voglio un altro bicchiere di rum!- continuo a fissarlo senza muovermi.
-Angela!- Lola mi afferra per un braccio e mi strattona.
-Ehm … si...- afferro la bottiglia del rum e ne verso il contenuto sul bicchiere, il cuore non la vuole smettere di battere.
Lui è qui, e accanto a lui i ragazzi. Spero solo che non mi riconosca.
-Ancora!- esclama Tom, già mezzo ubriaco. Gli riempio il bicchiere e lo butta giù tutto in una volta.
Gli riempio ancora il bicchiere, e ancora, e ancora.
Mi sento afferrare il braccio e qualcuno mi tira. Vado a sbattere contro il bancone e mi ritrovo a pochi centimetri da Tom.
-Vieni a ballare con me dolcezza...- non è una domanda. Guardo Lola che mi sorride e mi fa segno di andare.
Ma non andrò. Non voglio andare. Ritraggo il braccio e mi volto. Faccio il giro del bancone e lo raggiungo.
Si, ecco appunto, questo perché non volevo andare in pista con lui!
Mi afferra il braccio e mi trasporta in mezzo alla gente. Comincio a scatenarmi e a ballare. Devo ammetterlo, sculetto un po'... un po' tanto...
Mi metto di spalle e comincio a strusciarmi sul suo corpo. Mi mette le mani sui fianchi e me li accarezza, mi tira verso di lui e mi fa voltare.
Continuo a ballare senza incontrare il suo sguardo.
Dio, quanto mi è mancato sentire le sue mani su di me!
Poggia una mano sul mio sedere e prende a baciarmi il collo. Sospiro e chiudo gli occhi.
Devo smetterla, subito, ora! Continuo a muovermi fino a quando Tom, mette una mano sotto la mia maglietta. Posso sentire la sua eccitazione crescere.
Ma non lo farò. No, non lo farò.
-Vieni con me...- mi prende un braccio e mi tira verso l'uscita.
-Dove?!- mi blocco all'improvviso.
-Nella mia stanza d'hotel!- risponde come se fosse una cosa ovvia.
Mi trascina fuori e mi indica il Bjòrge. Mi prende una mano e mi porta dentro. Si fa dare la chiave dalla reception e mi porta in ascensore.
Comincia a baciarmi il collo, passando le mani sotto la maglietta. Puzza terribilmente d'alcool.
Una parte di me mi urla di fermarmi, l'altra lo desidera.
L'ascensore si apre e afferra una mano, frettoloso, apre la porta e mi getta sul letto. Sale a cavalcioni su di me e chiudo gli occhi quando sento il suo pearcing freddo percorrermi l'addome. Si sfila la maglietta e comincia a disegnarmi il contorno del reggiseno con le labbra. Il respiro si fa corto e comincio a sentire piacere al basso ventre.
Lentamente mi sfila i jeans e mi sposta le mutandine penetrandomi con due dita. Butto indietro la testa e sorrido.
-Mi vuoi... lo sento...- mi sussurra all'orecchio.
Già... ti voglio...
-Ti prego!- ansimo. Si leva i jeans e infila un preservativo, con una spinta entra in me e inizio a gemere. Con le mani mi sfila il reggiseno e mi accarezza il seno, prima con le mani, poi ci lascia su leggeri baci umidi e morsi.
Spinge sempre più velocemente e i nostri gemiti aumentano.
Spinge sempre più forte, strappandomi un urlo. Un'ultima spinta ed esce. Si accascia accanto a me e chiude gli occhi.
Mi giro verso di lui e lo vedo dormire. Chiudo gli occhi e mi faccio cullare dal silenzio della stanza.

Sbatto più volte le palpebre e metto a fuoco gli oggetti attorno a me.
-Tom...- farfuglio.
Mi volto e trovo un biglietto.

Ehi, ciao bellissima... sei stata davvero fantastica stanotte... ;) … Ti va di lasciarmi il tuo numero? Così magari ci sentiamo... non so se mi sono spiegato... :)... ciao.
Tom.


Mi alzo e mi rivesto. Prima di uscire dalla stanza fisso il biglietto.
No, Martina, non ti azzardare! No non lo fare! E' stata solo una notte... s-o-l-o- u-n-a- n-o-t-t-e
. Afferro il biglietto e una penna che trovo sul comodino, scrivo il mio numero e lo lascio sul letto.
Brava Martina! Complimenti!
-E stai zitta!- urlo. Apro la porta ed esco, sbattendomela alla spalle.
E' tutto così assurdo! Sbuffo e torno alla macchina. Benissimo! Sono le già le 8:00 … e tra mezz'ora devo essere al bar.
Mi dirigo direttamente lì.
Appena arrivo lancio la borsa sulla sedia e afferro il grembiule con foga.
-Buon giorno eh! Siamo allegre stamattina!- esclama ironica Karla. La fulmino con lo sguardo.
-Mmh... è successo qualcosa?- annuisco e mi metto accanto a lei.
-Ti ricordi del mio ex? Quello che ti ho raccontato...- annuisce.
-Com'è che si chiamava? Ah! Hagen!-
Scusa Georg! Non potevo mica dirle davvero chi era... annuisco e gli racconto tutto.
-Il problema è che lui ha il vizio di portarsi a letto una ragazza e poi via! Beh, lui ha delle specie di sue groupies...- aggrotta le sopracciglia.
-Le groupies non ce l'hanno le persone famose?- mi maledico mentalmente.
-Si, infatti ho detto: “ha delle specie di sue groupies”- annuisce.
-Ma se ti chiama che fai?-
-Bo!-
-Ti piace ancora?- chiede, scuoto la testa.
-Lo amo...- confesso poi.

...Continua...

=D devo dire che questo capitolo mi piace !!! ù.ù Ringrazio:
Giady_crazy_: No ma dico io!!! Cazzo vuole Tom!!! Bah !!! Disturba sempre le recensioni !!! Tom: Ehy!! Te ne vuoi andare?!?!?!?!?! Sto parlando con Giada!!! Pussa via !!! ù.ù Ciao ciao Gia!!! Ti voglio beneeeeeee !!! =)
ThE_hUmAn_ToRcH_: Eh?? Cosa ne pensii??? spero ti piaccia...!!!
Memy881:
Amòòòò !!! Eccola qui Chante !!! =D eh si, Frankie ha messo la testa a posto !!! Ciao ciao TI AMOOO !!!
Metto i link di alcune foto:

Questa è Martina in don't jump: http://missvivien.altervista.org/_altervista_ht/dianek.jpg
Martina (Angela) adesso: http://dieta-e-bellezza.myblog.it/album/hairstyles_-_capelli_corti_e_a_caschetto/Hairstyles%20(19).jpg
La zia: http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:x1O3VP6uCieFjM:http://img518.imageshack.us/img518/1158/evangelinelilly1mg5.jpg&t=1
Frankie: http://www.tgcom.mediaset.it/bin/24.$plit/C_0_articolo_292643_listatakes_itemTake_3_immaginetake.jpg
Samantha: http://www.blogmamma.it/wp-content/uploads/2009/02/scuola-a-5-anni.jpg
Erich: http://www.piccoliscalzi.com/wp-content/uploads/2009/11/32-679x1024.jpg
Chante: http://www.tuttoreality.it/wp-content/uploads/2010/01/Lucia-Marranzano.jpg
Grazie mille a tuttiiiiiiii !!! =D

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ciao ragazze, scusate per il ritardooo !!!

 

...Capitolo 3...


 

Sono di nuovo a casa, sempre se questa si può chiamare casa.

La odio, solo Dio sa quanto! Vorrei andarmene, ma dove? Dalla zia non ci torno, quindi mi tocca rimanere in questo schifo.
Prendo il cellulare e chiamo la zia.
*Pronto? *
*Zia... Chante?*
*Siamo andati in ospedale perché aveva forti dolori al petto.... *
*E?*
*E beh, i medici hanno detto che devono fare delle visite... *
*Oh, capisco... *
*Tu come stai? *
*Oh, ehm … bene... voi? *
*Tutto bene... adesso scusa devo attaccare... ci sentiamo tesoro... ti voglio bene! *
*Anch'io... ciao, salutami la piccola!! *
*Certo! *
Chiudo la telefonata e rimetto il cellulare in tasca. Sbuffo e mi sdraio, chiudo gli occhi per cercare di dormire un po'.
All'improvviso sento il cellulare vibrare. Lo prendo tenendo gli occhi chiusi e rispondo.
*Si pronto? *
*Ehm... ciao sono Tom! * Il mio cuore si ferma e le gambe cominciano a tremarmi.
*T-Tom... ehm.. si dimmi... *
*Beh... hai da fare stasera? *
*Beh veramente lavoro alla disco... *
*Oh... e a che ora stacchi? *
*La mattina... ieri mi ha coperto la mia collega quando... beh si insomma... *
*Oh, capisco... * mi sembra dispiaciuto.
*Però comincio alle 23:00... * dico speranzosa. No, ma che cazzo faccio! Sono per caso diventata matta?!?!
*Perfetto! * esclama lui.
*P-posso venire prima... *
*Si, bene... beh come ti chiami? Così magari avviso la reception di farti salire quando arrivi... *
*Angela *
*D'accordo... a dopo Angela... *
*A dopo... * sospiro e riattacco.
Martina ma cosa cazzo ti è venuto in mente? Avevi detto solo una notte!
-Ma da dove sei uscita fuori coscienza del cazzo?!- urlo fuori di me, afferro un cuscino e me lo metto sul viso reprimendo l'istinto di farlo a pezzi.

-Ma che schifo!- da quanto ho cominciato a dare tutta sta importanza a come mi vesto? Dopo ore e ore passate a provare magliette e pantaloni, opto per una magliettina nera abbastanza scollata, un jeans blu scuro e scarpe da tennis. Ultima ripassatina a trucco e capelli ed esco di casa.
Destinazione hotel Bjòrge. Il tragitto da casa mia all'hotel mi sembra durare troppo poco. In pochi minuti sono già davanti l'hotel.
Scendo tremante e do il mio nome alla signora della reception che mi indica il piano e il numero della stanza di Tom. Prendo l'ascensore e all'improvviso le immagini della sera prima mi invadono.
Scuoto la testa come per mandarli via e le porte si aprono. Alzo il pugno e, tremante, batto le nocche sulla porta che viene subito aperta da Tom.
Mi accoglie con un gran sorrisone e mi guarda come se mi volesse mangiare. Si sofferma qualche minuto in più sulla generosa scollatura della maglietta.
-Entra...- mi invita. Metto un piede dentro la stanza e un forte odore di tabacco mi riempie le narici.

Come ieri sera, lui è sopra di me che mi bacia con foga il seno. Porta le mani sulle mie cosce e comincia ad accarezzarle per poi sfilare le mutandine con lentezza disarmante.
Chiudo gli occhi e butto la testa indietro ansimando. Lo sento entrare e cominciare a spingere.
Godo da morire, lo stringo a me e gli mordo la spalla. Lo sento gemere sul mio orecchio, mi strappa perfino qualche urlo. Insieme raggiungiamo l'apice del piacere e si accascia accanto a me.
Quando il respiro torna normale, si alza e si riveste. Mi lancia i miei vestiti.
Beh, mi sta dicendo che me ne devo andare. Ammetto che ci rimango male.
Beh, cosa mi aspettavo? Che mi portava a cena, un bel mazzo di fiori e una bella dormita con me dopo aver fatto sesso?
Mi rivesto e prendo la borsa. Si avvicina e mi apre la porta, forzo un sorriso.
-Beh allora ciao... ci vediamo...- annuisce piano. 

-Buon giorno...- Karla mi saluta con la mano.
-Stanca?- annuisco.
-Mi scusi?- mi volto e sorrido.
-Si mi dica...-
-Cosa c'è qui dentro?- mi indica una cartocciata.
-Prosciutto, mozzarella, pomodoro e olive- rispondo.
-Perfetto- lo avvolgo in un tovagliolo e glielo porgo. Karla lo fa pagare e se ne va.
-E con il tuo ex?-
-Ci ho fatto sesso un'altra volta...-
-Oh, senti... non è per criticarti, è solo un consiglio...- mi volto verso di lei mentre porgo un caffè.
-Insomma, non dovresti più vederlo... secondo me stai sbagliando...- annuisco.
-Lo so... ma non ci riesco...-
-Può farci quattro caffè?- mi volto a sentire quella voce.
-Oh, ciao...- no, anche qui no!
-Ciao...- sorrido appena. Karla mi guarda come per dire “Conosci Tom Kaulitz?!?!?!”
Carico la macchinetta.
-Quindi lavori anche qui...- dice all'improvviso, si accomoda su uno sgabello insieme ai ragazzi.
-Già...- rispondo senza voltarmi; le mani mi tremano.
-Ecco...- mi volto appena per poggiare le tazzine sul bancone, stando ben attenta a non alzare lo sguardo.
-Grazie...- Gustav, quanto mi è mancato. Sempre gentile lui, a differenza di qualcun altro. Sento il suo sguardo puntato addosso. Comincio a sentirmi a disagio.
-Dai Tomi andiamo, Saki ci sta aspettando qui fuori...- lo osservo con la coda dell'occhio. Annuisce e poggia la tazzina vuota davanti a me.
-Ci vediamo stasera?- chiede.
Alzo lo sguardo e mi fa l'occhiolino.
-D-d'accordo...- sussurro appena. Sorride e se ne va. Mi giro verso Karla.
-Cosa?!- sospiro e le spiego tutto dall'inizio, partendo dall'incidente.
-Oh, capito... Angela lo vuoi un consiglio?- annuisco.
-Non andare stasera...- sbuffo.
-Non ce la faccio a non andare...-

Getto la borsa sulla sedia e mi sdraio nel divano.
Ho deciso: non andrò stasera. Questa cosa deve finire prima che la situazione degeneri. Anche se potrei andare, visto e considerato che fra cinque giorni partono per la Spagna.
Infondo, riflettendoci, si tratterebbe solo di cinque serate e poi più nulla. Posso anche bearmi di nuovo di lui per questo breve arco di tempo. Certo, mi farei ancora più male ma tanto vale sbagliare fino alla fine e pentirsene dopo.
Anche se sono perfettamente cosciente del fatto che mi abituerò troppo e non riuscirò a stare senza di lui dopo. Soffrirò, ovvio, ma soffrirò anche non andrò da lui.
Mi pentirò comunque, se vado o se non vado. Quindi:
A) Andare da lui per i restanti cinque giorni, pentirmi di essere andata e soffrire perché mi sono troppo abituata all'idea di averlo mio.
B) Non andare da lui, pentirmi di non aver approfittato della situazione e soffrire perché ho perso cinque giorni di contatto ravvicinato con lui.
Bene, A o B soffrirò come un cane ugualmente.
Però pensandoci meglio, se devo comunque soffrire preferisco soffrire per essere arrivata fino in fondo.
Però potrei respingerlo e fargli capire come mi sono sentita io cinque anni fa, anche se qui si tratta di sesso e lì si trattava di amore.
Conclusione? Non so che cazzo fare.
Credo che l'unica opzione sia rifugiarmi in un'isola deserta sperduta nel bezzo dell'oceano.
Beh, mi sembra un'idea sulla quale si può lavorare.

Fisso il cellulare come un'idiota. Seduta nel tavolo della cucina fisso l'apparecchio posto sotto il mio naso.
Poche ore prima ho deciso che vado solo se lui mi chiama. E finora nessun segno di vita. Forse è meglio così. E allora perché cazzo continuo a fissarlo?! Perché sono un'idiota, spero che si illumini e cominci a vibrare e che sullo schermo compaia “TOM”.
Che sciocca che sono. Decido di alzarmi e di prendere qualcosa da mangiare.
Gelato, perfetto.
Torno a sedermi e affondo il cucchiaio nel barattolo. Il cellulare comincia a vibrare e mi ci fionda sopra, lasciando cadere il cucchiaio sul pavimento marrone.
*Pronto! *
*Ciao, sono Tom... beh volevo solo chiederti se potevi venire più tardi stasera... *
*Più tardi? *
*Si, siamo a cena con... beh, in realtà non si chi sia... ma è uno importante. *
*Ehm, ok... a-a che ora? *
*Non so... oggi lavori? *
*No... * balla, super mega galattica... e io ora come faccio alla disco?!
*Perfetto! Puoi venire verso le due? *
*O-ok... a dopo *
*Ciao *
Attacco. Bene, tra A e B ho appeno scelto la C: Andare da lui per i restanti cinque giorni, pentirmi di essere andata, soffrire perché mi sono troppo abituata all'idea di averlo mio, perdere il lavoro alla disco e andare a dormire sotto un ponte.
Perfetto.. cosa c'è di meglio?!

...Continua...

 

Ringrazio:
 

Giady_crazy_: Eeeeeeeeeeee non te lo dico !! ù.ù xD ahahah la tua recensione mi ha messo paura !!! O.O … xD !! Ti vollo bene amùùù !!! <3
Emobilla483: Amichaaaaaaaaaaaaa !!! =D sono contenta che ti piacciaaaaaaaaaaaa !!! =)=)=)=) … eeeeeh l'amour... O.O sono diventata franceseeee !!! =D … mmh … preferivo diventare tedesca... xD ciau ciau molle TiViBiiiii !!! <3
ThE_hUmAn_ToRcH_: Mitica??? O.O sono onorataaaaaaaaaaaaa !!! =D=D … ah, beh anch'io sono sommersa di compitii !! Questa settimana ho avuto compito di inglese, interrogazione di religione e compito di mate... e la prossima ho compito di italiano e di francese !!! >.< non ne posso piùùù !!! Comuuuunque spero ti sia piaciuto... ciao ciao Ti voglio troppo beneee !!!
Memy881: Amòòòò !!! Visto eccola qua Chante... nei prossimi capitoli si capirà di più cosa le sta succedendo... Spero ti sia piaciuto questo capitolo !!! Ti amoooooooooo !!!
LaIlla: *_* una nuova lettriiiceeeee !!! =D Waaaaaaaaaaa grazie mille per i complimentiii !!! Mi hai resa davvero molto feliiiceeee !!! Spero continuerai a leggere (e a recensire se ti va!) Ciao ciao !!! =)=)=)
PuffaShine: Un'altra nuova lettriiiceeeeeeeeeeeeee !!! *salta felice e contenta * ahahah pericolo BigBubble !!! ù.ù xD ahahah sono davvero molto contenta che ti piacciaaaa !!! fammi sapere se questo ti è piaciuto !!! *_* ciao ciao e grazie milleeeee !! =)

E infine ringrazio quelle che leggono in silenzio e che ha aggiunto tra le preferite/seguite... Ciao a tutte alla prossima !!! =)=)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Eccomi ragazze !!! Scusate il ritardo !! Il capitolo è corto, ma mi serve come capitolo di transizione... scusate davvero molto!!
 

...Capitolo 4...

 

*Pronto? *
*Lola! Ho un favore da chiederti... *
*Angela... dimmi... *
*Senti, beh... io oggi... non posso venire al lavoro... non è che potresti coprirmi? *
*Ehm... *
*Ti prego! *
*E' già la seconda volta! Dovrai restituirmi il favore...! *
*Grazieeeee !!! Grazie davvero! *
*Scusa, devo andare... ci si vede *
*Ciao... *
Attacco e poso il cellulare sinceramente grata a Lola. Ok, adesso arriva la parte più difficile: Cosa mi metto?
Vabbè che tanto i vestiti Tom nemmeno li guarda... li toglie solamente.
Faccio una doccia veloce e indosso una semplice maglietta rossa con dei normalissimi jeans, fondotinta e matita, una spazzolata ai corti capelli neri ed esco di casa.
In poco tempo raggiungo l'hotel e mi ritrovo ad essere indecisa sul da farsi.
Entro o no?
Sbuffo e mi accascio sul sedile. Potrei andare a lavorare. All'improvviso mi torna in mente una frase di mia madre:

<< Tu sei sempre stata una ragazza insicura e indecisa su cosa fare... ti sei sempre appoggiata alle decisioni degli altri e questo ti ha fatto soffrire molte volte... come me...>>

Già, Tom ha deciso di ballare quella sera e io mi sono lasciata trascinare, ho fatto sesso con lui perché lui l'aveva deciso... e questo mi ha fatto e mi fa soffrire...
Odio quando mia madre ha ragione!
Do un'occhiata all'orologio e mi rendo conto di essere in anticipo di 15 minuti... non voglio fare la parte di quella che impaziente di passare una notte di fuoco con lui... anche se lo sono.
Rimetto in moto l'auto e vado a farmi un giro in un centro commerciale lì vicino. Entro decisa e mi guardo intorno: non comprerò niente, non posso permettermelo.
Mi siedo in uno dei tanti bar e sospiro.
-Ehi, ciao carina...- mi volto di scatto e vedo un ragazzo che mi sorride, ricambio.
-Posso sedermi o è occupato?- chiede.
-Prego...- si siede e mi porge la mano.
-Mi chiamo Daniel-
-Angela- gli stringo la mano.
-Hai uno strano accento...-
-Sono Italiana-
-Oh, capisco...- il cellulare prende a squillargli e si alza scusandosi.
Lo osservo: è alto, muscoloso e con corti capelli corvini, gli occhi verdi. Indossa un paio di jeans chiari e la maglietta è nascosta dal giubbotto in pelle nera. E' davvero un bel ragazzo.
-Scusami, devo andare... lavoro... beh questo è il mio numero- prende un tovagliolo e ci scrive sopra dopo aver estratto dalla tasca del giubbotto di pelle una penna. Mi fa l'occhiolino e se ne va. Rimango seduta e prendo in considerazione l'idea del “Chiodo Schiaccia Chiodo”.
Magari se comincio a frequentare Daniel dimentico Tom, dopo tutto è un bel ragazzo.
Dopo qualche minuto mi alzo anch'io e vado da Tom.

Solo quando lo vedo di fronte a me che sorride mi rendo conto che Daniel non è alla sua altezza e che forse l'operazione “C.S.C” (Chiodo Schiaccia Chiodo) fallirà. Ma per il momento non me ne preoccupo, voglio solo sentirlo mio un'altra volta.

Come la sera prima mi lancia i miei vestiti e mi saluta con un semplice “Ciao, ci vediamo domani”.
Perfetto, mi vesto e me ne vado.
Mezzanotte.
Vado alla disco dove Lola alza gli occhi come per ringraziare Dio.
-Presto Angela! Sta venendo il direttore! Qualcuno gli ha spifferato che non sei venuta a lavoro!-
Mi catapulto dietro al bancone.

...Continua...

 

Questo capitolo non è gran che, scusate. Non posso ringraziarvi singolarmente... >.<... Scusateee!!!
Grazie a:

-Giady_crazy_
-PuffaShine
-Memy881
-ThE_hUmAn_ToRcH
Scusate, sono imperdonabile ma non posso davvero... alla prossima e GRAZIE DAVVERO A TUTTEE !!!
Recensite?? *Occhi lucidi *

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ecco il nuovo capitolo, ragazze. =) … Spero vi piaccia! Piccola parentesi
 

       Ma... ma... AUGURI amoreeeeeeeeeeeeeeeeeee !!! =D

 

        Ehm, scusate dovevo farlo... ù.ù

...Capitolo 5...

 

-Beh, questa è l'ultima sera, no?- chiedo con voce roca mentre me rivesto.
-Si, però magari la prossima volta che veniamo a Berlino...- non completa la frase e dopo qualche secondo mi volto verso di lui. E' seduto sul letto, vestito, e mi guarda, non appena si accorge che mi sono voltata mi sorride maliziosamente e mi fa l'occhiolino. Esibisco un sorriso forzato e finisco di allacciarmi la scarpa destra.
-Beh, allora io vado...- lo vedo annuire, si alza dal letto e mi apre la porta. Mi saluta con due baci sulle guance e finalmente varco la soglia di questa stanza testimone di tanti peccati, per non farvi mai più ritorno.
Cammino svelta e quando esco dall'hotel mi sento... Libera?
Non so perché, ma mi sentivo come oppressa... ogni sera fare sesso con lui mi faceva sentire come se fossi prigioniera. Eppure tutto questo l'ho voluto io.
In questi due giorni non ho chiamato Daniel, in qualche modo mi sembrava scorretto nei suoi confronti vedermi con lui e poi andare da Tom. Ma adesso che con Tom è finalmente finito tutto potrei frequentarlo.
Sfilo il cellulare mentre entro in auto e cerco il nome in rubrica, lo trovo e schiaccio la cornetta verde.
*Pronto? *
*Ehi! Ciao Daniel, sono Angela... non so se ti ricordi di me... *
*Angela! Ma certo che mi ricordo! * sorrido inavvertitamente.
*Beh, mi chiedevo se ti andava di vederci... *
*Vederci? Oh, si certo! Dimmi dove e quando e ci sarò! *
*Bene, che ne dici di vederci al bar del centro commerciale? *
*Quello dell'altro giorno? *
*Si *
*D'accordo... quando? *
*Hai impegni adesso? *
*No, sono appena uscito da lavoro *
*Bene! Tra mezz'ora? *
*Perfetto, a dopo *
*A dopo... *
Metto in moto l'auto e mi avvio al centro commerciale.

Entro e lo trovo seduto allo stesso tavolino di qualche giorno prima che gioca distrattamente con il pennino del cellulare touch. Mi avvicino e poggio la borsa sul tavolo, lui alza gli occhi e mi sorride.
-Credevo che mi avresti dato buca...-
-Oh, scusa ma c'è stato un...-
-Tranquilla, sei qui no?- mi interrompe, sorrido sincera e mi siedo di fronte a lui.
-Beh, non so niente di te! Dimmi, quanti anni hai?- esplodo all'improvviso.
-Ventiquattro... non credo sia cortese chiedere l'età ad una donna...-
-Ventidue...- lo interrompo e sorrido.
-Scusate, prendete qualcosa?- mi volto verso la fonte di quella voce e scorgo una bella ragazza sui vent'anni con un blocchetto in mano ed una pena.
-Si, una cioccolata calda... grazie... tu cosa prendi?- chiede  Danie lrivolgendosi a me.
-Anche per me una cioccolata calda-
-Bene, arrivano subito...- la ragazza sorride amabilmente pochi minuti dopo ritorna con un vassoio e due tazze fumanti.
-Grazie- mormoro. Non appena rimaniamo soli, alzo lo sguardo su Daniel che mi guarda intensamente.
-C'è qualcosa che non va?- chiedo, lui scuote la testa.
-Sei davvero molto carina- arrossisco fino alla radice dei capelli e borbotto un grazie.
-Mmh... sei arrossita?- avvampo ancora di più e lui scoppia a ridere, ha una risata davvero molto bella e contagiosa, infatti dopo qualche secondo mi ritrovo anch'io a ridere.
-E tu che lavoro fai?- chiede, senza smettere di sorridere, ha un sorriso stupendo.
-Oh, beh... ecco, di giorno lavoro in un bar e la notte in una disco qui vicino...-
-Capisco...-
-E tu?-
-Io lavoro con mio padre, lui è avvocato e io lavoro da lui quando non vado all'università... voglio laurearmi in giurisprudenza-
-Oh- davanti a questa rivelazione mi sento immensamente insignificante.
Lui, di buona famiglia, bello, ricco, con un lavoro assicurato.
Io, una normalissima ragazza che vive in uno squallido appartamento nella periferia di Berlino, con due lavori vacillanti e senza alcun futuro.
Abbasso lo sguardo sulla mia cioccolata.
-Ho detto qualcosa di sbagliato?- alzo lo sguardo su di lui e vedo la sua mano vicinissima alla mia.
-No, no... è che...- sospiro. -Lascia stare...- abbozzo un sorriso.
-D'accordo... ti va di fare un giro?- annuisco e poco dopo arriva la ragazza di prima con un piattino e uno scontrino.
-Tre e ottanta- prendo la borsa ma Daniel mi ferma.
-Faccio io...- sorride e porge una banconota da dieci alla ragazza che comincia a frugare nel grembiulino alla ricerca del resto.
-Mi scusi, non ha per caso uno o due euro? Non so come tornarle il resto...- Daniel comincia a cercare qualche spicciolo nel giubbotto e nelle tasche dei jeans.
-No... ehm... non è molto elegante da parte mia ma se li hai tu...-
-Ma va, tranquillo...- prendo la borsa e ne tiro fuori il portafogli. Lo apro sotto lo sguardo di Daniel e avvampo.
Cazzo, nemmeno una banconota da cinque. Faccio cadere sulla mano tutti i miei spiccioli e comincio a contarli.
-No, ehm... è-è tutto quello che ho e arrivo a...- sospiro e abbasso il tono della voce, riducendolo ad un sussurro appena. -Trentadue centesimi...- soffio.
La ragazza si allontana e parla con una sua collega.
-Chissà cosa penserai ora di me...-
-Perché, scusa?-
-Beh, tu sei un'aspirante avvocato... io lavoro in un bar e in una disco per pochi spiccioli al mese e tutto quello che ho sono trentadue centesimi...- Lui sorride bonario.
-Davvero credi che io sia così superficiale?-
-No, no … è che...- abbasso nuovamente lo sguardo e sorrido amaramente. -Sono una stupida, scusa...-
-Non devi assolutamente scusarti e non sei stupida... beh, nella vita ci sono momenti meno belli no?- sorrido. La ragazza ritorna.
-Ce l'abbiamo fatta!- porge il resto a Daniel e poi usciamo.
-Comunque grazie per la cioccolata, te li restituirò...- lui ridacchia e lo guardo interrogativa.
-Non ce n'è mica bisogno!-


Apro la porta di casa e la chiudo, nel farlo la vernice del tetto cade giù.
Mi sono trovata davvero bene con Daniel, chissà magari nascerà qualcosa. E' un ragazzo fantastico, spiritoso, educato.
Tutto il contrario di Tom.
Tom... già Tom...
Daniel è fantastico, ma non potrà mai e poi mai riempire il vuoto che Tom mi ha lasciato dentro. 

 

...Continua...

 

Questo capitolo MI PIACE! L'ho detto davvero poche volte, ma mi piace. Non posso ringraziarvi singolarmente, SORRY!!! Userò il nuovo metodo di EFP per rispondere alle recensioni di questo quinto capitolo... ehi, una piccolissima recensione non uccide nessuono, ok? ;)
 

 Ciao ragazze, grazie mille a tutte!!! Alla prossima ;)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Ecco qui il capitolo... Buona lettura... spero vi piaccia... (a me no... v.v)
 


     …Capitolo 6...


 

     -C'è qualcosa che non va?- mi volto di scatto verso Daniel che mi fissa incuriosito.
-Eh?- chiedo come una scema.
-Ti eri incantata su quella fotografia dei Tokio Hotel...- mi volto verso destra e corro il pericolo di incantarmi di nuovo a fissare Tom.
-Oh... no, ero solo... pensierosa...-
-Capisco, se vuoi ti riaccompagno a casa...-
-No, no... andiamo- sorrido debolmente e riprendo a camminare per la via. Quel cartellone annunciava il luogo e la data della premier che i ragazzi avevano fatto quando ci siamo incontrati. Ormai è passato poco più di un mese e il poster è rovinato, corroso dalla pioggia e dal sole.
Entriamo in auto e mi volto a guardare la strada.
Tom non mi ha più cercata, e da una parte ne sono felice... ma da un'altra no. Con Daniel sto benissimo, ma io amo Tom e direi una bugia se lo negassi. Ma devo rifarmi una vita, no? E credo che Daniel sia la persona giusta.
Mi volto verso di lui e lo vedo concentrato nella guida, sorrido e gli accarezzo la mano che sta sulle marce. Lui si volta e mi sorride, torna a guardare la strada e mi prende la mano tra la sua.
La mia è così fredda e piccola rispetto alla sua.
Mi fa sentire protetta.
Anche se non è lo stesso senso di protezione che mi dava Tom.
-Dove mi porti?-
-In un bel posto...-
-Sempre l'enigmatico tu, eh?-
-Certo! Se te lo dico che sorpresa è?-
-Giusto, giusto... però lo sai che sono curiosa!-
-Appunto per questo adoro farti le sorprese!-
-Cattivo...- gli do un schiaffo sulla spalla e mi perdo ad osservare i lineamenti del suo viso. Sono più maturi e mascolini rispetto a quelli di Tom, ma comunque sono due bellezze differenti. Ha il naso fine e proporzionato, per occhi ha due pozzi verdi, la fronte alta, i suoi capelli neri e corti che mi fanno impazzire, il suo profumo.
Come può un ragazzo tanto perfetto, uscire con una ragazza come me?
Faccio una smorfia. -Posso chiederti una cosa?- lui annuisce. -Perché esci con me?- devo levarmi il dubbio e se non lo faccio ora non lo farò mai più.
-Perché mi piaci-
-Ma... come faccio a piacerti?- chiedo perplessa.
-In che senso?-
-Tu sei dannatamente perfetto e io...-
-Tu sei perfetta- mi interrompe.
-No... non è vero...- mormoro.
-Avanti, sentiamo... cosa c'è in te che non va?- Svolta a destra e parcheggia dopo aver percorso qualche metro, mi lascia la mano e, dopo essere sceso dall'autovettura, mi apre la portiera. Mi porta all'interno di un ristorante molto raffinato, luci bianche soffuse, tavoli ben apparecchiati con un mazzo di fiori sopra ad ognuno, pareti bianche ricche di dipinti famosi.
-Ti piace?- mi chiede.
-E' stupendo!- rispondo mentre osservo quel posto meraviglioso.
-Ne sono felice...- sorride.
-Grazie, Daniel... di tutto...-
-Di tutto cosa?-
-Di tutto!-
-Per qualche ristorante in cui ti ho portata?-
-Non solo...- Mi sfila la giacca e mi fa sedere sulla sedia, sorrido.
-Allora, cosa c'è che non va in te?-
-Guarda!- esclamo indicando il locale. -Questo! Tu... tu sei bello, ricco, raffinato... io sono rozza, povera e per niente bella...- rispondo con tono ovvio. Daniel scuote la testa e mi prende la mano.
-Tu sei stupenda- mi dice con tono dolce mentre mi accarezza il dorso della mano. Il cuore mi batte, ma se lo avesse fatto Tom non avrei avuto più abbastanza saliva in bocca per parlare.
-Rimango rozza e povera- gli faccio notare, lui ridacchia e prende il menù.
-Bene, madame... cosa vuole?-
-Oh, la ringrazio messier... io prendo... ravioli ai funghi!-
-E ravioli ai funghi, sia- Daniel chiama il cameriere che prende le ordinazioni e ci lascia nuovamente soli.
-Beh, siamo usciti molto in questo mese... ma non mi hai mai parlato di te, della tua famiglia...-
-Oh... beh...-
-Sempre se vuoi...-
-Si, si... beh... sono Italiana e ho vissuto lì fino all'età di sedici anni...- gli racconto tutto: della sera dell'incidente, del trasferimento dalla zia, della morte dei miei, di Frankie, della gravidanza della zia e di Tom. Non gli dico però che si tratta di Tom Kaulitz, un Tom qualunque.
Nel frattempo arrivano i ravioli ai funghi e quando capisco di aver parlato troppo mi fermo e lo guardo.
-Che c'è?- chiede.
-Sto parlando troppo...-
-No, no... continua...-
-Beh, non c'è molto altro da dire... quando mi ha lasciata sono andata a vivere da mia e successivamente sono andata via, e da quattro anni vivo in un appartamento in periferia... ora però devi parlarmi un po' di te...-
-D'accordo... mmh... beh... non ho molto da dire... mio padre è avvocato e mia madre insegnante di matematica... quando avevo tredici anni hanno divorziato perché mia madre è andata a letto con un altro uomo, un suo collega e io sono rimasto con mio padre. Mia madre non mi ha mai cercato e dopo circa quattro anni mio padre si è risposato. Lei è una donna fantastica, mi ha aiutato durante la mia adolescenza e con gli studi... mio padre voleva che diventassi avvocato ma io non volevo studiare, in realtà volevo aprirmi un'attività... un ristorante, un bar... ma mio padre mi ha obbligato ad iscrivermi a giurisprudenza e quando non ho lezione e non studio vado in ufficio da lui. C'è una cosa che devi sapere...- mi faccio curiosa e lo guardo. - Mio padre vorrebbe che io mi trovassi una ragazza di alta società... una riccona insomma, con tanto di studi- abbasso lo sguardo e comincio a torturarmi le mani. -Però...- lo rialzo. -Però ha già deciso sulla mia professione, stavolta non mi lascerò comandare...- mi sorride, ma non riesco a ricambiare.
-Daniel io... non ho finito nemmeno il liceo e non voglio che tu abbia dei problemi con tuo padre per colpa mia...-
-Sai perché mia madre l'ha tradito? Perché mio padre la comandava, gli faceva fare quello voleva, gli faceva frequentare solo le persone che lui considerava all'altezza... mia madre è stata costretta a tagliare i ponti con molte sue amiche... voleva divorziare ma non aveva il coraggio... e così si è fatta beccare a letto con un altro di proposito...-


-Grazie per la serata...- metto una mano sulla maniglia e apro la portiera. -Vuoi salire?- mi pento quasi subito non appena mi rendo conto del luogo in cui vivo.
Comincio a pregare che non abbia capito o che rifiuti l'invito.
-D'accordo- dice, invece, scendo dalla macchina ed estraggo le chiavi dalla borsa, apro il portone e aspetto che Daniel finisca di posteggiare. Lo faccio entrare e gli faccio strada su per le scale.
-Non spaventarti, ok?- apro la porta e lo lascio entrare, varco la soglia e chiudo la porta. La vernice del tetto, come sempre, cade giù e va a finire sulla testa di Daniel.
-Oddio, scusa... scusa... davvero...-
-Non preoccuparti...- comincia a pulirsi con le mani, io corro in cucina e prendo un panno.
-Tieni... fai con questo...-
-Grazie...-
-Ehm... accomodati- lo porto in salotto e lo faccio sedere sul divano, che ha la fodera scolorita. Le pareti macchiate di muffa mi fanno sentire a disagio.
-Non avrei dovuto dirti di salire- sospiro. Lui mi guarda incuriosito. -Guarda che schifo!- indico le pareti, il tetto, il divano, le porte.
-Non posso farti vivere ancora in questo posto...-
-Cosa?-
-Ti aiuterò a trovarti una casa decente...-
-No, no... a stento posso pagare questa...-
-Pago io- mi interrompe, lo fisso sconvolta.
-No! Assolutamente no!- scuoto la testa energicamente e mi prende il viso fra le mani. Mi perdo nei suoi occhi verdi, che lentamente, si fanno sempre più vicini. Sento il suo respiro caldo sulle mie labbra, la mano di Daniel mi sfiora la guancia, inclino la testa per unire le nostre labbra e chiudo gli occhi.
All'improvviso il viso di Tom riempie il nero e i suoi occhi nocciola mi inebriano i sensi, ma l'odore che sento non è il suo.

Daniel.

Mi stacco violentemente e lo vedo osservarmi confuso.
-S-scusa... io...-
-Tranquilla...- si alza dal divano e si avvicina alla porta d'ingresso, lo seguo, apro la porta e prima di andarsene mi bacia la fronte.
-Buonanotte principessa-
-'Notte...- mi sorride e poi se ne va.
 

...Continua...

 

Bene, non ho molto da dire... a parte supplicarvi di recensireeeeeee !!! =)=)=) Per favoreeeeee !!! Grazie mille a tutte... a chi legge e mette tra le preferite/seguite/ricordate. Al prossimo capitolo. Kuss. <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ciao ragazze! Ok, lo so: dovevo postare qualche giorno fa, ma non è colpa mia! Il sito non mi accettava l'HTML...sorvolando, spero vi piaccia!

...Capitolo 7...
 


-Perché? Perché? Perché? Perché? Perché? Perché? Perché? Perché?- urlo e mi premo il cuscino sul viso. -Perché cazzo ci devi essere sempre tu?! Eh? Me lo spieghi?!?!- urlo fuori di me, rivolgendomi al soffitto. -Sono passati cinque anni, cinque anni cazzo! Perché mi ritorni in mente sempre nei momenti meno opportuni? Io dovevo e volevo baciare Daniel! Io... io... io non ti amo... io ti odio!- continuo ad urlare, solo quando mi rendo conto della sciocchezza che ho detto mi calmo e chiudo gli occhi. -Si, magari non ti amassi... che poi è assurdo! Insomma... tu mi hai lasciata cinque anni fa dicendomi che non mi amavi più, poi torni facciamo sesso e non ti rendi conto nemmeno di chi sono veramente, e io come una stupida che sono ancora innamorata di te!- sbuffo e stringo il cuscino macchiato di lacrime e di mascara al petto. -La devo smettere di parlare da sola...- mormoro.
Io sto bene, solo che non sono felice: la felicità, chissà com'è essere felici. Non lo sono mai veramente stata da cinque anni a questa parte e i ricordi dei momenti passati con Tom, col tempo, diventano sempre più lontani, sfuocati, come se non li avessi mai vissuti. Però so che in qualunque momento, se cerco a fondo dentro di me, li trovo. Trovo ogni gesto, ogni parola, ed è come se lo rivivessi, in un certo senso. E li vorrei rivivere davvero, perché in quei momenti ero realmente felice, e poi ero convinta che quella felicità non poteva togliermela nessuno, quella felicità era mia, faceva parte del mio essere, della mia anima... ed ero convinta che non se ne sarebbe mai andata.
Vedevo la mia famiglia felice: io e Tom; ci saremmo sposati dopo qualche anno, saremmo partiti, il nostro viaggio di nozze. Poi mi sono vista con il pancione e in seguito con un fagottino tra le braccia con gli occhi nocciola e i capelli biondi. E poi, passati gli anni, avevo visto due anziani, ancora innamorati, stretti in un abbraccio mentre alcuni bambini giocavano intorno a loro.
Insomma, immaginavo una vita intera con lui, immaginavo di invecchiare e di morire al suo fianco.
Ma all'improvviso, come in un puff, tutto è sparito e il mio futuro con Tom è andato a farsi benedire, pensando bene di portarsi anche la mia felicità.
Quindi, la domanda è una: come faccio ad essere felice se il futuro che avevo progettato, e che mai si realizzerà, ha portato tutto quello che di gioioso avevo con lui?
Credo che ci rifletterò.

-Buongiorno!- mi saluta allegramente Karla non appena varco la soglia del bar.
-'Giorno, Karla...- ricambio con meno entusiasmo.
-Sempre giù?- sbuffo in risposta. Saggiamente, Karla, decide di non fare domande e si allontana. Indosso il grembiule e poggio la testa nel marmo freddo del bancone. La domanda che mi sono posta mi rimbomba in testa ed è insopportabile, quando credo che finalmente si stia pian piano rintanando nella parte più oscura e nascosta del mio cervello... ecco che ricompare in superficie e guizza nella mia mente, come un pesce che è appena stato pescato.
-Buongiorno...- alzo di scatto la testa, il pesce smette di guizzare e ritorna nelle profondità dell'oceano.
-Che ci fai qui?!- esclamo.
-Sono venuto a prendere un caffè, non posso?- sorride, sorrido anch'io.
-Certo, è solo che... l'ufficio di tuo padre è parecchio lontano da qui, o sbaglio?- chiedo mentre carico la macchinetta.
-Non sbagli... ma volevo vederti...- non ho idea di cosa rispondere così faccio finta di non aver sentito e gli porgo il caffè.
-Grazie- lo beve ed è... perfetto...
Stringe la tazzina tra due dita e alza il mignolo. Sorseggia piano, senza far il minimo rumore, non appena finisce poggia la tazza delicatamente e prende un tovagliolo dal bancone per asciugarsi le labbra.
Fosse stato Tom avrebbe tenuto la tazzina con l'intera mano, avrebbe bevuto facendo un gran casino, poi avrebbe poggiato la tazzina con poca grazia e infine si sarebbe leccato le labbra o usato il dorso della mano per pulirsi, altro che tovagliolo!
Però, nonostante Daniel sia perfetto in tutto, i modi rozzi di Tom li porto nel cuore e mai potrò dimenticarli. Mentre faccio le mie riflessioni, Daniel paga poi torna da me, mi lascia dieci euro e mi bacia la guancia.
-E questi?- chiedo sventolando la banconota.
-La mancia!- risponde come se fosse ovvio.
-Dieci euro di mancia?!- chiedo sconvolta, lui annuisce e fa per andarsene. -No! Aspetta... io non posso accettarli...- ma ormai è andato via, intasco il denaro e continuo il mio lavoro, sempre se il pesciolino non torna a galla.
Uh, guarda, eccolo qua. Bene!

Alla disco hanno deciso di licenziare qualcuno perché siamo in troppi e non possono più permettersi di dare tutti gli stipendi.
E indovina, indovinello chi hanno licenziato?
Me, ed altri tre ragazzi. Bella sfiga.
Senza contare il fatto che lavoravo in nero e quindi non mi tocca nessuna liquidazione, poi aspettavo proprio lo stipendio della disco per pagare l'affitto, e sono in ritardo di ben una settimana. Salgo le scale sbuffando e pensando a come poter racimolare trecentosettanta euro in pochi giorni. Arrivo davanti la porta e trovo la signora Stein, la padrona di casa. E' una donna talmente acida da far invidia ad un limone, è alta, con lunghi capelli bianchi e grigi raccolti sempre nel suo solito tupè, si muove con grazia, quasi non toccasse il pavimento con i piedi quando cammina. Credo sia stata una ballerina, in passato. Ma ha un carattere davvero pessimo: devo essere sincera, la prima volta che l'ho vista ho creduto che fosse una strega di qualche libro fantasy che avevo letto, chissà, magari ero finita in un racconto. Bello, no? I buoni se la cavano sempre, nei racconti.
Il problema si poneva se la signora Stein era la strega “cattiva”. Magari avrei combattuto contro di lei.
In questo momento, siccome già so perché è qui, combatterei volentieri per il dominio dell'appartamento venticinque... sfida interessante, davvero. Sono sicura che lascerà il lettore col fiato sospeso per tutto il tempo.
-Salve...- saluto fermandomi davanti a lei.
-I soldi?- chiede, guardandomi accigliata. Ma che bello! Cosa c'è di più bello al mondo di sentirti dire: “i soldi?”, nulla.
-Signora Stein, mi hanno licenziata alla disco, non so da dove prendere i soldi...- -Non mi interessa... io voglio i soldi dell'affitto adesso... ce li hai o no? E' già una settimana che aspetto- come se senza i soldi dell'affitto non può campare.
-No, non li ho...- mormoro.
-Bene, domattina voglio la casa libera-
-Cosa?!-
-Hai capito benissimo!-
-Ma...-
-Nessun ma...-
E se ne va, lasciandomi lì. Apro la porta, rassegnata, poso la borsa in cucina e comincio a raccogliere le poche cose che ho. Tiro fuori la valigia e comincio a mettere i miei vestiti, poi passo a prendere le cose dal bagno, i miei amati libri e chiudo la valigia. La lascio sul letto e mi avvicino alla finestra, la apro ed esco, mi tengo alla grondaia e salgo sul tetto. L'aria fredda di Berlino mi entra nelle ossa e scoppio in lacrime.
Come faccio, adesso?
Piango e do la colpa all'incidente di sette anni fa, se non fosse successo io non sarei andata a vivere dalla zia, non avrei conosciuto i ragazzi, non mi sarei innamorata di Tom, lui non mi avrebbe lasciata e non sarei andata a finire in uno squallido appartamento. Anche se in realtà è tutta colpa mia, che me ne sono andata da casa della zia.
-Tom!- urlo al cielo continuando a piangere.
Ora più che mai ho bisogno di lui: ho bisogno di sentire il batticuore quando lo guardo; ho bisogno di sentire le sue braccia stringermi forte al suo petto; ho bisogno di lui, dei suoi occhi, delle sue labbra carnose, della sua faccia da schiaffi; ho bisogno di lui, del suo profumo, dei suoi modi poco delicati...

Scesa dal tetto, l'unica cosa che mi rimane da fare è chiamare Karla e chiederle aiuto.
* Karla... ciao... ho un favore da chiederti...*
* Dimmi tutto...*
* Sono stata licenziata alla disco e la padrona di casa mi ha cacciata... non ho dove andare... e mi chiedevo se potevo venire da te... giusto il tempo di trovare una casa...*
* Certo!*
* Grazie mille, davvero! Sicura che non è un problema?*
* No, no... i miei non si faranno alcun problema... Ti vengo a prendere... *
* No... non c'è bisogno...*
* Insisto*
* D'accordo* mi arrendo.
Circa mezz'ora dopo Karla mi aspetta sotto casa, prendo la valigia e scendo. Mi aiuta a caricarla in macchina e poi salgo. Getto un ultimo sguardo all'appartamento che per quattro anni mi ha ospitata. Non sono per niente dispiaciuta di lasciarlo. L'unica cosa che mi mancherà è il tetto: ci salivo spesso, soprattutto se avevo bisogno di riflettere.
-Grazie mille, Karla-
-Di nulla!- mi sorride e non riesco a non ricambiare.
 

...Continua...

 

Ok, non ho molto tempo (quando mai) quindi ringrazio le ragazze che hanno recensito (ho fatto i ringraziamenti singoli con il nuovo metodo di EFP), chi legge e quelli che mettono tra le preferite/seguite/ricordate. Grazie mille a tutte!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ciao ragazze! Beh, su questo capitolo volevo solo dire che ci tenevo a postarlo oggi perché è l’ultimo del 2010, anno in cui è iniziata la mia avventura con “…Don’t Jump…” e questo è un capitolo dove ci sono molti ricordi! Spero vi piaccia, buona lettura! =)

       ...Capitolo 8...


        -Scusa, non ho avuto il tempo di sistemare come si deve la stanza degli ospiti...- mi fa strada verso un palazzo, alto, con la facciata bianca, entriamo e prendiamo l'ascensore. Il suo appartamento è davvero molto carino: il salone è arancio, con mobili moderni e una tv al plasma posta sul un finto caminetto, la cucina spaziosa, bianca, il bagno tanto grande che si ci può fare una festa.
-Tu dormirai qui...- mi porta dentro una stanza grande, con una porta-finestra che da su uno splendido giardino, le pareti azzurrine ed al centro un letto singolo con il copriletto blu a fiori, accanto, un comodino con sopra una lampada, un armadio sta all'angolo della stanza.
-E' stupenda! Grazie mille Karla, davvero!- rispondo sinceramente grata.
-Oh, di nulla- mi avvicino e l'abbraccio.
-Sarei finita sotto un ponte senza di te...-
-Puoi stare qui quanto vuoi-
-Oh, non voglio essere d'intralcio... mi cercherò un nuovo lavoro ed una casa...-
-Senza fretta! Anzi, mi fa piacere averti qui... non sarò l'unica ventenne in questa casa...- rido e poso la valigia accanto al letto. -I miei non ci sono, sono andati... beh, non so dove sono andati... che ne dici di mangiare qualcosa?- annuisco e scendiamo in cucina, mi fa accomodare e poi prende due pizze dal frigo e le mette nel forno.
-Allora...- si siede accanto a me. -Daniel?- le racconto del nostro quasi primo bacio. -Lo ami ancora... non te lo volevo dire... ma non sembri molto interessata a Daniel...- scuoto la testa.
-Non è questo...è che è stata una storia importante per me... e si lo amo ancora... mi sento anche un po' meschina ad usare Daniel per dimenticare Tom... ma con questo non voglio dire che Daniel non mi piace-
-Ma preferiresti avere Tom al tuo fianco-
-Già... ma devo farmene una ragione... sai credevo di averlo dimenticato... poi lui è ricomparso all'improvviso... puff... e mi sono ricordata di amare i suoi occhi nocciola, la sua fronte spaziosa, le sue labbra carnose...- lei sorride dolcemente, si alza e mette a tavola le pizze.
-Ho avuto una storia simile alla tua...- la guardo in attesa che continui. -E' successo un paio di anni fa- morde la pizza. -Lavorava al bar, e beh dopo qualche uscita ci siamo messi insieme e andava tutto a meraviglia... siamo stati insieme senza alcun problema per... circa otto mesi e mezzo- si ferma per bere un bicchiere di coca-cola. -Poi ho scoperto che lui spesso sentiva la sua ex... non ci ho dato peso, lui diceva che erano rimasti buoni amici. Dopo qualche settimana lui mi lascia, mi dice che ha capito che ama ancora quella sua ex... e tante altre cose. Poi ho scoperto di essere rimasta incinta, non gli ho detto niente e ho deciso di vivere questa mia gravidanza e di godermi al meglio mio figlio, o figlia- altra pausa. -Ero al quinto mese ed ero in macchina, stavo accompagnando mio nipote a scuola perché mia sorella stava male, a letto con la febbre alta. E... beh, ho avuto un incidente- pronuncia l'ultima frase in un sussurro.
-Oddio, mi dispiace...- tira su col naso e si asciuga una lacrima all'angolo dell'occhio. Scuote la testa e torna a guardarmi.
-Beh, l'altra macchina non si era fermata allo stop ed io non ero riuscita a frenare in tempo, per fortuna mio nipote non si è fatto niente e nemmeno io, ma avevo sbattuto il pancione e avevo delle fitte terribili, mio nipote ha chiamato l'ambulanza e mi hanno portato in ospedale, ho perso il bambino e ho voluto a tutti costi sapere chi era stato a provocare l'incidente. E sai chi era?- scuoto la testa, mordendo la pizza. -La sua ex, o meglio, la sua ex che in quel momento era la sua ragazza...-
-Mi dispiace, davvero...-
-Non fa nulla... è solo che... mi è cresciuta una rabbia dentro quando mi hanno detto il nome...- sospiro e addento nuovamente la pizza. La serata passa tra chiacchiere allegre, abbandonato i discorsi di ex, abbiamo preso a scherzare serenamente.
Nel frattempo i suoi sono tornati, sono dei tipi simpatici.

-Grazie mille, Karla... mi sono divertita-
-Anch'io...- mi alzo dalla sedia seguita da Karla.
-Buonanotte a tutti- sorrido, ricambiano e poi salgo in camera mia. Prendo il pigiama dalla valigia e vado in bagno, mi lavo, infilo il pigiama e torno in camera. All'improvviso mi viene in mente che non ascolto più musica italiana da un secolo. Prendo il cellulare, una cartella qualsiasi e faccio partire la musica. Note a me familiari cominciano a inondare la stanza, ma non riesco a ricordare di che canzone si tratta.
-Ripensavo ai giorni passati con te... e a quel bacio che mi ha lasciato un'impronta profonda nel cuore... insolita malinconia di te che sei andata via... il dolore è troppo forte e non sai quanto ti vorrei...-
Chiudo gli occhi e sento le lacrime bagnarmi le guance.

-Bruciabruciabruciabruciaaaaaaa!!!- mi alzo e comincio a saltellare con un piede solo, tengo quello infortunato fra le mani, soffiandoci sopra.
-Lo so... cazzo... stai ferma- ridacchia e mi fa sedere di nuovo. Lo avvolge con la garza e mi sorride. -Fatto...- sorrido e lo ringrazio. -Ehm... Marty... che ci facevi qui?- assumo un'espressione idiota e comincio a boccheggiare.
-Beh... ecco... vedi... io... nonriuscivoadormireehopensato... perchénonandaredaTom? E cosìsonovenutaqui... perguardartimentredormivi...- concludo. Tom mi guarda perplesso. Mi sa che da come ho parlato veloce non ha capito niente. Sorrido come una demente e abbasso il viso. Lui lo rialza con un dito e noto che è a un soffio da me.
Deglutisco rumorosamente e Tom congiunge le mie labbra con le sue.
Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare sul letto dalle sue mani. Schiude le labbra e io faccio lo stesso. Porta una mano sulla magliettina del mio pigiama e la sfila, presto i miei pantaloncini fanno la stessa fine, seguiti dalla sua maglietta e dai pantaloni della tuta che usa per dormire.
Mi leva il reggiseno e si mette sopra di me, dolcemente mi sfila le mutandine e i suoi boxer finiscono a terra.


-Per dirti che... se si potesse giuro venderei l'anima per riavere te così splendida, ma io so... so che non ci sei... se si potesse ruberei un nostro attimo per riaverti qui e riviverlo, ma io so... so che non ci sei... vicino a me...-

-Venivo sempre qua da bambino quando ero triste- sorride. -Guarda...- prende una scatola conservata nell'angolo della caverna dove non arriva l'acqua e la apre. All'interno ci sono un sacco di fotografie e di piccoli giochi... lettere... ritagli di giornali... mi porge delle foto... comincio a guardarle curiosa... due bambini di circa 5 anni sorridono felici... Tom e Bill... cavolo com'erano uguali!! Sorrido e passo ad un altra foto... da quando avevano poco più di qualche settimana di vita a quando avevano 12 anni...
-Non hai più messo foto dopo questa...- osservo, lui scuote la testa.
-Non ci venivo da tanto...-
-E' bellissimo...- sorride. -Cavolo!! Io non ho mai trovato un posto segreto così bello...- dico sorridendo appena.
-D'ora in poi questo sarà il nostro posto...- lo abbraccio e noto il riflesso della luna nell'acqua. Alzo di poco il viso e la vedo.
Una luna piena che sembra sorriderci. Tom alza un dito e mi indica una stella. È molto grande, luminosa... la più bella...
-Ti amo...- si avvicina, mi mette una mano sulla guancia e mi bacia dolcemente. I fuochi d'artificio ci sovrastano. Ci stacchiamo e li guardiamo abbracciati.
-Ti amo..-


-So che non ci sei qui vicino a me... non è importante, lo sai... ripensare a una storia rovinata da un pensiero tra noi... insolita malinconia di te che sei andata via... il dolore è troppo forte e non sai quanto ti vorrei...-

All'improvviso Tom si mette sopra di me e comincia a spogliarmi.
-Ehy! Tom!- urlo divertita. Mi lascia solo in intimo e si spoglia, si sfila i boxer e poi mi spoglia totalmente. Aspetto che entri in me, ma invece mi solleva di peso e mi butta nel laghetto.
Riemergo e me lo ritrovo accanto che se la ride.
-Stronzo! Cazzo tutto il trucco...-
-Eddai amore... chi se ne frega del trucco- si, ha ragione. Mi avvicino a lui e lo bacio con passione. -Mmh... amore?- mi chiama.
-Si?-
-Sembri un panda!- e scoppia a ridere. Mi passo una mano sugli occhi ed effettivamente me la tingo di nero. Se me lo diceva che ci dovevamo buttare in un lago non mi mettevo né mascara né matita.
-Lascia faccio io...- mi passa le mani sul viso e mi leva tutto il trucco. Lo abbraccio e involontariamente sfioro le sue parti basse con la mano.
Divento bordeaux e per l'ennesima volta Tom scoppia a ridere e contagia anche me.


-Per dirti che... se si potesse giuro venderei l'anima, per riavere te così splendida, ma io so... so che non ci sei... se si potesse giuro venderei l'anima per riavere te così splendida, ma io so... so che non ci sei... immaginarti vorrei qui vicino a me... non rifarò più errori con te... ti prego torna da me... ho bisogno di te!-

-Cazzo!!! Sei scemo?!?!-
Tom scende dalla macchina, mi apre la portiera, mi afferra per un polso e mi porta in una via di campagna desolata. Si avvicina pericolosamente.
-Lo sai che ti amo… ti prego… torniamo insieme…- mi perdo nei suoi occhi nocciola e mi faccio avvolgere dalle sue braccia. Quanto mi è mancato il suo calore!! Fa per baciarmi ma lo allontano.
-No- dico fredda. Sospira.
-Perché?-
-Perché sei un mostro, un insensibile, un vigliacco, un’egoista, orgoglioso, schifosamente ipocrita!!- comincio a dargli pugni sul petto sforzandomi di fargli male, ma mi mancano le forze e i miei pugni sembrano carezze. Mi lascia fare e poi scoppio a piangere, poggio la testa sulla sua spalla, non si muove di un centimetro.
-E mi chiedo come cazzo faccio ad amarti?!?!- urlo tra le lacrime. Avvicina il suo viso al mio. Mi mette una mano sotto il mento e mi alza il volto.
Chiudo gli occhi e sento le sue labbra calde sulle mie. Le schiudo e la sua lingua comincia a giocare con la mia.
Un vortice di passione ci avvolge e mi aggrappo con le mani alla sua schiena. Mi mette la mani sui fianchi e me li accarezza dolcemente. Mi avvicino di più fino a sfiorargli il petto col seno.
Mi stringe e gli metto una mano sulle treccine nere.
Continuiamo a baciarci con passione…


-Se si potesse giuro venderei l'anima, per riavere te così splendida, ma io so... so che non ci sei... se si potesse giuro venderei l'anima per riavere te così splendida, ma io so... so che non ci sei... vicino a me...-

“Ed ecco qui con noi i Tokio Hotel!!” alzo di più il volume e ascolto attentamente tutte le domande... sempre le solite... a volte mi chiedo come fanno a rispondere sempre alle stesse domande!!
“Domanda per Tom!! Quella ragazza che abbiamo visto insieme a te qualche mese fa, era solo un divertimento o una cosa seria?” fisso la TV, inquadrano Tom e lui sorridendo risponde.
“Un gioco... ero ubriaco... ma... adesso... beh... ho trovato quella giusta...”
“No... aspetta... il sexgott è fidanzato?” interviene l'intervistatrice.
-SI!! CON ME !! CARA DI UNA MIA INTERVISTATRICE, IL SEXGOTT STA CON ME!!- urlo rivolta alla TV.
“Si... e sai una cosa? La amo... con tutto me stesso... per la prima volta mi sono innamorato veramente e voglio portarla fino in fondo questa cosa...!” gli occhi mi si riempiono di lacrime e comincio a saltellare per tutta la cucina urlando come una pazza.
La zia entra preoccupata.
-Che è successo?-
-Ha detto in TV che mi amaaaaaaaaaa!!- strillo e le salto al collo.


I ricordi mi invadono e le lacrime continuano a scorrermi lungo le guance.

…Continua…

 

Ciao a tutte! Oddio, mi è scesa una lacrima, ho ripensato a tutti i momenti in cui passavo delle ore a scrivere, cancellare e riscrivere duecento volte! =’)
Beh, questo capitolo mi piace! v.v Spero sia piaciuto anche a voi! =)
Me lo lasciate un commento? Eddaiiiiii è l’ultimo dell’anno! =)
Grazie milleee! =)
Buon Anno a tutteeeeeeeeeee!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ciao ragazze, =)... OK, sono tornata! Scusate ma avevo avuto una specie di “blocco” … beh, volevo solo dirvi che adesso, per un po' di capitoli, parlerà Tom e non Martina... e che in questo capitolo si scoprono delle cose... Buona lettura =)=)

...Capitolo 9...

 

------> Tom <------

Un'altra. L'ennesima.
La sento ansimare sotto di me, ma io non provo nessun piacere. Mi sta solo riscaldando il letto. Solo con lei fare sesso significa qualcosa di speciale per me. Con lei non faccio sesso, faccio l'amore.
Averla lasciata non è stato facile, ma non me ne sono mai pentito. Perché la amo. Da quando era uscita sul giornale quella foto di me e lei insieme, le fan erano come impazzite. E poi è successo: è stata picchiata, e anche se non si è fatta nulla di grave poteva succedere di peggio.
Quindi ho deciso di lasciarla. Per il suo bene. E poi l'avevo tradita, un'altra volta, credo che il tradimento fa parte del mio DNA. Non volevo che lo scoprisse, mi lasciasse, soffrisse... poi saremmo tornati insieme (forse) e la storia sarebbe ricominciata.
L'avrei tradita un'altra volta. Perché la mia carne è debole, cedo facilmente alle avance di una bella ragazza, a volte vorrei che quel “coso” che ho tra le gambe scomparisse. Non sono capace di cambiare, lo so, per questo ho preferito lasciarla: deve trovare uno che l'ami davvero, che non la tradisca.
E il fatto che non mi ha più cercato, il fatto che non mi ha più voluto vedere mi ha stretto il cuore in una morsa e attanagliato lo stomaco, ma so che è un bene.
Non appena l'ho lasciata, mentendole nella maniera più atroce, ho fatto in modo che tutti lo sapessero. Nel tempo, in questi lunghi cinque anni, ho cercato di autoconvincermi che non l’amo. Ma è una bugia.
-Sei stato fantastico!- mi dice la ragazza, di cui non conosco il nome, mentre si riveste, le sorrido amaramente e torno a guardare il soffitto.
-Vuoi che ti lascio il mio numero?- scuoto la testa e la vedo incupirsi. -Bene, ciao Tom Kaulitz- e se ne va sbattendo la porta. Prendo il cellulare appoggiato al comodino ed apro la rubrica. Il suo numero. A volte mi viene la tentazione di chiamarla, di dirle perché veramente l'ho lasciata, dille che l'ho riconosciuta subito, dirle che la voglio di nuovo accanto a me, dirle che la amo. Ma non lo faccio.
-Tom! Noi andiamo a mangiare... tu scendi?- mi urla Bill da dietro la porta. -Non ho fame- rispondo, lo sento sospirare e poi mi chiede di aprirgli la porta. Mi alzo, infilo i boxer e faccio come mi ha chiesto per poi rigettarmi a peso morto sul letto.
-E' da quando abbiamo lasciato Berlino che stai così...- mi giro su un fianco dandogli le spalle. -Tom... perché non vai da lei? Le spieghi tutto e tornate insieme...- sbuffo.
-Non tornerà mai con me... e poi non è così semplice!-
-Si, invece... avrebbe fatto sesso con te altrimenti? Lei ti ama ancora, e tu ami lei-
-Non è vero, io l'ho dimenticata- mento.
-Certo, per questo non fai altro che pensare a lei...- sbuffo di nuovo. -Tom, ti conosco come le mie tasche... tu quella notte non eri ubriaco, tu l'hai riconosciuta... hai solo fatto finta di aver bevuto troppo... non è così?- sospiro e mi volto verso di lui.
-Si, è così...-
-E allora?!-
-Allora, potrebbe succedere quello che è successo cinque anni fa!-
-E quindi tu non starai mai con nessuna ragazza?-
-No! Non starò mai con alcuna ragazza per paura di tradirla!-
-Beh, sai cosa avrei fatto io al posto tuo?- lo guardo in attesa che continui. –Le avrei chiesto in ginocchio di venire in tour con me... e avrei cercato di frenare i miei istinti, avrei dato un freno ai miei ormoni, Tom. Per amore si cambia- lo fisso incredulo. -E adesso io vado a mangiare. Continua pure a fare il cane bastonato, Tom. Ma ricorda che prima o poi qualcuno prenderà il tuo posto nel suo cuore... e allora sarà troppo tardi- poi esce dalla stanza e mi lascia disteso sul letto, in balìa dei miei pensieri.
Mi alzo di scatto, mi vesto e li raggiungo.

Bill non mi guarda, si limita a consumare il suo pasto parlottando con Gustav. Io accanto a Georg non tocco cibo, lo rigiro con la forchetta.
-Hai intenzione di mangiare?- chiede Georg, scuoto la testa. -Stai proprio messo male, amico- sbuffo e lascio cadere la forchetta nel piatto.
-Dovresti stare a sentire tuo fratello, è scemo e terribilmente logorroico...-
-E presuntuoso, insopportabile, vanitoso...- lo interrompo.
-Si, però... se si ci mette è saggio... ed ha ragione su di lei- lo guardo e sospiro.
-No... e poi non mi fido di me...-
-Tom, anch'io ero come te. Anch'io amavo le scopate. Ma da quando c'è Lei nella mia vita, ho smesso. L'ho fatto per amore. La amo e sai perché non la tradisco?- scuoto la testa. Sorride e guarda il vuoto, perso nei suoi pensieri. -Non perché penso che è sbagliato, ma perché ho lei accanto a me... e mi basta... lei è il mio tutto, non sento il bisogno di qualcun’altra nella mia vita. Anche se stiamo lontani mesi. E sai una cosa?- torna a guardarmi.
-Cosa?- chiedo, colpito dalle sue parole, non lo facevo così profondo.
-Voglio chiederle di sposarmi...- lo guardo e mi apro in un sorriso.
-E' fantastico!- lui sorride.
-Già, e poi se per voi non è un problema... vorrei chiederle di venire in tour con me-
-Sarei solo contento di averla con noi, dimentichi che quando stavo con…- non riesco a pronunciare il suo nome senza provare un lancinante dolore al petto. -La volevo in tour con me?- decido di concludere in questo modo. Si, sono un vigliacco, lui annuisce e mi sorride.
-Ehi, non lo dire a tuo fratello... sennò poi incomincia ad organizzarlo da ora il matrimonio!- scoppio a ridere seguito da Georg.
-Stai tranquillo...- ci sorridiamo. Lascio tutto quello che ho ordinato nel piatto e ascolto in silenzio la conversazione.

-Ehi Tom… vieni con noi?- faccio una smorfia. -E dai! E’ solo un party!- scuoto la testa mantenendo la smorfia. -Vuoi che resto qua con te?-
-No, se vuoi vai…-
-No dai… infondo non m’interessa così tanto…- si siede nel letto, faccio zapping con il telecomando e sbuffo.
-Non c’è un cazzo!- spengo e lancio il telecomando.
-Ehi! Calmo!- brontolo qualcosa di incomprensibile. –Allora… cos’hai deciso?-
-Bill, non rompere! No!- mi alzo di scatto e prendo una lattina di birra dal frigo-bar, gliene lancio una e mi guarda con rimprovero.
-Ma perché no?- sfuggo al suo sguardo e lo pianto sul soffitto, ultimamente è sempre lì che mi cadono gli occhi. -Fai come vuoi!- e se ne va.
-Come siamo suscettibili! E poi è la mia vita! La MIA!- urlo fuori di me.
-E la stai rovinando! Renditi conto che rimarrai da solo- a quelle parole lancio un urlo e scaravento la lattina contro il muro. Dio, che nervi! Pretende di conoscere la mia vita, i miei sentimenti. Ma la verità è che non sa niente, non sa come mi sento, non sa la voglia che ho di andare da lei, non sa quanto vorrei stringerla tra le braccia, non sa quanto mi manca il suo sorriso. E pretende di consigliarmi, di giudicare le mie scelte.

 
…Continua…

 

 Spero vi sia piaciuto! =) Me la lasciate una piccolissima recensione? Daiiiiiii!!!! =)=)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Ciao ragazze! =) Scusate se ci ho messo tanto ma avevo il “BLOCCO DELLO SCRITTORE”… Buona lettura!

…Capitolo 10…


Finita l’intervista torniamo in hotel, dove David ci annuncia che partiremo tra poco. Finalmente si torna a casa. Un po’ di relax ci vuole.
Preparo in fretta le valigie e poi faccio una doccia veloce. Sceso nella hall trovo già tutti lì.
-Buongiorno- saluto, ricambiano tutti: chi con un cenno del capo, chi con un sorriso, chi con un debole sussurro. Tutti tranne Bill. Mi sa che si è incazzato.
Gli passerà.
Credo.
Lo so che dovrei scusarmi, ma non sono dell’umore adatto ad affrontare un’altra discussione. Mi passo una mano sul viso e poi seguo gli altri in auto. Bill non mi degna di uno sguardo, osserva il panorama e ha gli occhi lucidi.
Mi scappa un sorriso. Lui è sempre così sensibile. Lui, io no.
Si volta verso di me e mi guarda male, smetto di sorridere e mi volto anch’io. Odio litigare con mio fratello, è una parte di me, non posso vivere senza e può sembrare stupido, ma ogni volta che litighiamo, ho paura di perderlo. Non sono mai stato capace di dirgli quanto gli voglio bene, non sono così sentimentale, ma credo lo sappia.
In meno di venti minuti arriviamo in aeroporto. Continuo a non guardare mio fratello fino a quando non saliamo sull’aereo, si siede accanto a me e si infila le cuffie nelle orecchie. Faccio lo stesso e sparo la musica a tutto volume, cercando invano di dormire.
Un’altra cosa che odio sono gli aerei. Ma non riesco a darmi pace. Mi volto dal lato di Bill e gli levo le cuffie, mi guarda malissimo e tenta di rimettersele.
-No, aspetta!-
-Che vuoi?- mi urla, tutti i passeggeri si voltano verso di noi, indignati, e faccio segno a Bill di fare piano.
-Scusa- sussurro, tenendo lo sguardo sulle mie scarpe.
-Come?-
-Scusa, sono stato un coglione!- mi guarda e dopo qualche minuto si apre in un sorriso. Il nodo allo stomaco si scioglie e mi sento finalmente libero. Il bello di litigare con Bill è che poi quando facciamo pace mi sento benissimo, e soprattutto felice.
-Ti perdono coglione- sorrido anch’io e mi allungo per abbracciarlo, ricambia subito e mi sento piccolissimo tra le sue braccia. Come farei senza Bill? Non so immaginarmi una vita senza di lui. E’ la cosa più importante che ho.

-Casa dolce casa!- urla Bill varcando la soglia, lascia le valigie e si butta sul divano. –Tomi, Tomi?- alzo gli occhi al cielo.
-Mi porti tu le valigie di sopra?- dico in falsetto, imitando la sua voce, Bill sorride e annuisce. Io, da bravo fratello quale sono, le lascio in salotto, Bill mi urla dietro qualcosa e ridacchio.
Sistemo velocemente i vestiti nell’armadio ed afferro la giacca per uscire. Scendo le scale frettolosamente, arrivato al penultimo scalino inciampo su qualcosa e cado. Mi ritrovo schiacciato da qualcosa di molto pesante e non riesco a liberarmi.
-Bill! Bill!- mi dimeno cercando di togliermi il peso di dosso. Il mio dolce fratellino spunta dalla cucina con un pacchetto di orsetti gommosi in mano, e scoppia a ridere.
-Oh mio dio! Ma sei così scemo da non vedere le mie valigie?!- si avvicina, sempre ridendo, e mi aiuta. Lo guardo malissimo mentre lui non smette di ridere.
-Perché cazzo hai messo le valigie sulle scale?!- urlo, non mi risponde e continua a ridere. –Si vabbè, io vado da Marie…-
-V…ng… nch…o!- dice tra le risate, piegato in due, si indica. Riesce per miracolo ad infilarsi la giacca ed a uscire di casa.
-La smetti?- non mi ascolta e continua a ridere, sull’orlo di una crisi isterica suono al campanello e subito vengo travolto dall’abbraccio di Marie.
-Ragazzi!- esclama, poi abbraccia Bill e io saluto cordialmente Frankie. Non è che mi va molto a genio. Entriamo in casa e troviamo Chante ed Erich in cucina, abbraccio Chante e le chiedo come sta.
Non ce l’ho più con lei, in fondo che ne sapeva?
Nello stesso momento arrivano Georg e Gustav.
Chante mi guarda preoccupata, mi siedo accanto a lei.
-Ho cominciato ad avere dolori al petto qualche mese fa, all’inizio pensavo fosse una stupidata, un po’ di fresco… ma poi i dolori erano sempre più frequenti e così sono andata in ospedale- ascolto a bocca aperta, prende un grosso respiro. –Angina Pectoris, letteralmente ”costrizione del petto“, caratterizzata da crisi dolorose al petto dovute a insufficiente irrorazione sanguigna del cuore. Le crisi sono dolorose e accompagnate da fame d’aria e senso di forte oppressione al petto, sono solitamente di breve durata, ma nei casi gravi possono portare all’ infarto miocardico. Questo è quello che mi hanno detto i medici. Colpisce con più frequenza gli uomini sui quaranta-cinquant’anni, soprattutto se fumatori e sottoposti a stress-
-Ma tu non hai quarant’anni!- esclamo.
-Si, ma non viene solo a quelli di quarant’anni, Tom! Sai che fumo tantissimo e che bevo, e sai anche che ho iniziato all’età di dodici anni-
-E… quindi?- abbassa lo sguardo.
-I medici hanno detto che devo fare ancora molte visite, ma… non vogliono darmi false speranze…-
-Vuol dire che morirai?- soffia Bill, incredulo quanto me. Non ho più saliva in bocca.
-Probabile- a quelle parole mi sento cadere il mondo addosso. Comincio a scuotere la testa e ad urlare.
-No! No! Insomma…No!- le scende una lacrima e mi sento terribilmente impotente.
Nella stanza cala il silenzio.
Improvvisamente penso al piccolo Erich: non ha un padre, e presto non avrà nemmeno più una madre. Non dico di sapere cosa significa, ma quando i miei si sono separati è stato orribile. Non vedere più papà tornare a casa dal lavoro, non poter più giocare con lui, non poter più piangere sulla spalla se Bill mi faceva cadere e sbucciare un ginocchio (Ok, ho fatto cadere più volte io a lui), e cercavo sostegno in mia madre.
Erich ha solo cinque anni, ma non credo non abbia capito che manca qualcosa, non credo non abbia mai visto un papà e un bambino giocare. E mi chiedo cosa ne sarà di lui quando Chante non ci sarà più.

…Continua…
 

Bene ragazze! Spero vi sia piaciuto! =)
Ricordate che una recensione non fa male a nessuno! ;)
Grazie a tutti! *-*

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ciao a tutte! =)… Ok, posso annunciare che l’ispirazione è finalmente tornata! *Stappa lo champagne e fa festa*… quindi credo posterò più regolarmente. Spero vi piaccia, il capitolo all’origine era più lungo ma ho deciso di farlo più corto. =)
 

…Capitolo 11…

 
----> Martina <----
 
Sono passate ben sette settimane dal mio “momentaneo” trasferimento da Karla. Non ho ancora trovato nulla di gestibile per me, non un secondo lavoro la sera, non una casa.
In queste settimane io e Karla abbiamo legato molto e posso dire che siamo diventate molto amiche. Adesso sa tutto quello che è successo, non mi pento di averglielo detto, sento di potermi fidare.
Se non trovo qualcosa al più presto sarò costretta a chiedere aiuto alla zia, ed è l’ultima cosa che voglio.
Prendo il cellulare e chiamo la zia, non la sento da un po’.  Al terzo squillo risponde.
-Amore!-
-Ciao zia, come stai?-
-Bene, e tu?-
-Bene!-
-Il lavoro?-
-Tutto bene.- mento, non voglio che si preoccupi.-
-Sono contenta.-
-Samantha, Chante, Erich, Frankie?-
-Ehi, ehi calma!- ridacchia.
-Beh, si, stanno bene.-
Sento la voce di Chante chiedere alla zia con chi sta parlando, non appena le dice che si tratta di me, le chiede di passarle il cellulare.
-Martina!-
-Chante! Ciao, come stai? La zia mi ha detto che sei stata male…-
-Oh, si beh… è… è una cosa lunga.-
Aggrotto le sopracciglia, come se lei possa vedermi.
-Spiegati.-
-E’ una cosa davvero troppo lunga.-
-In breve?-
-Sono malata.-
-Cosa?!- chiedo incredula.
-Si… si… beh…-
-Vengo da te.- dico sicura, cominciando a riempire una borsa.
-Ma no, non…-
-Niente ma… vengo e basta. -
-D’accordo.- la sento sospirare.
-Adesso vado, vengo subito. A dopo.-
-A dopo.-
Metto le ultime cose in borsa e poi cerco Karla per avvertirla.
-Ehi Karla, senti vado a fare una visita a mia zia.-
-Si, si ok.-
-Non credo di essere di ritorno per domani, sai una mia amica è malata e voglio stare con lei.-
-Tranquilla, ci penso io al bar.- mi sorride, ricambio sincera, poi mi avvicino e la abbraccio calorosamente.
-Grazie mille. Ciao.- mi saluta con un cenno della mano e poi esco di casa, salgo in auto e mi dirigo senza esitazioni ad Amburgo.
Per strada mi viene in mente che i ragazzi dovrebbero essere a casa. Spero di non incontrarlo. Che figura ci faccio? 
Scuoto la testa come per scacciare i pensieri ed accendo la radio.
 
----> Tom <----
 
-Grazie, per essere venuto.-
-Ma figurati! Per me è un piacere.- le sorrido e mi siedo accanto a lei sul letto. -C’è qualcosa di cui vuoi parlarmi?- le chiedo poi, rompendo il silenzio.
-No, è solo che non so quanto mi resta, e non voglio passare nemmeno un minuto da sola. Voglio vivere al massimo ogni secondo della vita che mi resta, con mio figlio e con le persone a cui voglio bene.-
-Non dire così, io…-
-E’ così Tom, così andrà.- abbasso lo sguardo.
-Ehi- lo rialzo e incontro i suoi occhi, sembrano sereni, le sue labbra si curvano in u sorriso appena accennato. –Non essere triste, ok? E’ il mio destino, fallo per me. Non farmi pesare ancora di più questa situazione, aiutami a dimenticarmi che mi resta poco da vivere.- le sorride e annuisco.
-D’accordo.-
-Raccontami qualcosa, dai!- batte le mani come una bambina e siede meglio sul letto.
-Oh, beh… non saprei cosa raccontarti.- Chante sbuffa e si guarda intorno, all’improvviso le si illuminano gli occhi.
-Mi insegni a suonare la chitarra?-
-Ora?-
-Si!-
-Adesso?-
-Si!-
Di fronte al suo sorriso non posso che acconsentire.
-D’accordo, la vado a prendere.-
-Si!- si alza dal letto e comincia a saltellare battendo le mani. Rido divertito poi esco dalla stanza per andare a  prendere la chitarra a casa mia.
E’ stranamente silenziosa, segno che Bill non c’è. Salgo le scale ed entro nella mia stanza perfettamente in ordine. Prendo la Gibson ed improvvisamente i ricordi ritornano, uno ad uno.
 
 
Sto cercando da ore la mia amata Gibson in mezzo al disordine creato da quella pestifera della mia ragazza. Una cosa che odio di lei è proprio il disordine.
Afferma di non poter vivere nell’ordine perché le dà fastidio. Non è del tutto normale, la ragazza. Ma la amo e mi sono dovuto adeguare al casino perenne nella mia stanza che è sempre stata nel più perfetto ordine.
Sono un perfezionista, si.
E lei è una casinista, si!
Accetto tutto: posso sopportare di trovare le sue mutande appese sulla TV, posso sopportare di trovare il suo reggiseno sul lampadario, posso accettare di trovare i suoi libri (sono centinaia!) sul letto, posso sopportare di trovare i miei e i suoi vestiti sparsi per la stanza, posso sopportare il tonfo del suo cellulare che cade la notte perché lo lascia sul letto, posso sopportare i suoi trucchi distribuiti per la stanza.
Ma non posso sopportare la scomparsa della mia amata chitarra.
Il diavolo fatto a persona entra nella stanza con solo un asciugamano sul corpo, i capelli legati. Canticchia.
Deglutisco per reprimere la voglia di saltarle addosso e le urlo in faccia:  -Dov’è la mia Gibson?!-
Mi squadra per un momento, poi si scioglie i lunghi capelli biondi che le cadono scomposti sulle spalle.
-Bo.- risponde. Sento la rabbia montare.
-Cercala. Ora.- lei sbuffa sonoramente e si avvia alla ricerca della chitarra canticchiando.
Osservo i suo movimenti, come si muove senza alcun problema in mezzo a tutto quel casino, si abbassa per scostare una maglietta e l’asciugamano si alza fino a scoprirle un parte delle natiche.
Deglutisco ancora, finalmente si rialza. Mette le mani sui fianchi e si guarda intorno.
-Allora, allora. Vediamo un po’.- sussurra tra sé e sé. Si gira e comincia a spostare si tutto: vestiti, libri, trucchi, intimo, costumi da bagno (e siamo in pieno inverno).
Poi all’improvviso si ferma e si precipita dietro l’armadio, corrugo la fronte sentendo rumore e vedendo volare oggetti di tutte le specie e dimensioni dall’angolo in cui si trova Martina.
-Eccola!- esclama vittoriosa, uscendo da quello spazio angusto.
-Potresti evitare tutto questo casino?-
-No- dice scuotendo la testa, con un sorriso beffardo stampato sul volto. –Piuttosto…- si avvicina. –Che ne dici…- si avvicina di più, fino mettermi le mani dietro al collo.
-Oh si!- esclamo sorridendo, poggio la Gibson all’armadio e poi la getto sul letto, mettendomi sopra di lei che ride divertita.
 

Scuoto la testa e torno da Chante. Entro in casa, ormai ho le chiavi, e sento parlare Marie e Chante in cucina. Mi avvicino, non è da me origliare, ma ho paura si tratti della malattia di Chante.
-Sta venendo.-  dice Chante.
-Chi?- chiede Marie mentre porge a Samantha il panino con la nutella.
-Martina.-
Un colpo al cuore, forse due. Un ronzio mi riempie le orecchie.
-Quando?-
-Adesso.-
-Oh, ma… Tom?-
-Non lo sa. Non devono incontrarsi.-
-Hai ragione, tienila lontana da lui.-
Chante annuisce e si muove verso la porta, mi allontano e faccio finta di essere appena entrato.
-Andiamo?- annuisco, ancora un po’ scosso.
 

…Continua…

 
Eccomi qua! Spero vi sia piaciuto. E’ inutile pregarvi di recensire, tanto non lo fate. V.v
Grazie mille a tutteeeeeeeeeee! <3 *.*

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Ciao ragazze, dico solo: Buona lettura! ;D
 

…Capitolo 12…

 
 ----> Martina <----
 
Sto ormai per entrare in autostrada quando vengo fermata dalla polizia posta qualche metro prima dei caselli. Mi fanno segno di fermarmi, lo faccio ed abbasso il finestrino.
-C’è qualche problema?- chiedo.
-Dove deve andare, signorina?- mi chiede uno dei due poliziotti.
-Amburgo.-
-E’ troppo lontano, non possiamo farla passare.-
-Perché?- chiedo aggrottando le sopracciglia.
-Una tempesta, si prevede anche una tromba d’aria tra qualche ora, e per Amburgo la strada è lunga.-
-Oh- alzo gli occhi verso il cielo e in effetti noto che è plumbeo e le nuvole gonfie di pioggia, l’aria è pungente.  –Sapete se c’è un motel qui vicino?- non ho intenzione di avventurarmi verso casa di Karla con questo tempaccio. Mi stupisco del fatto che non me ne sia accorta prima, forse non me ne sono accorta perché il sole non era ancora tramontato ed avevo premura di raggiungere Chante.
-Si, certo. Torni indietro, è ad un centinaio di metri da qui.- sorrido e lo ringrazio, poi mi rimetto in strada stando ben attenta a non superare il motel. Poi lo vedo, alla mia destra. Non è altro che motel molto piccolo, ma infondo mi interessa solo avere un testo sopra la testa fino a quando la tempesta non passerà.
Entro, le pareti sono marroni, qualche quadro qua e là raffigurante Berlino, vecchi presidenti. –Mi scusi- un tipo di una cinquantina d’anni si volta verso di me sorridente.
-Vuole una stanza?-
-Si, la meno cara che avete.- sorrido anch’io, non ho molti soldi con me. Il tipo mi porge una chiave e mi indica il piano, decido di prendere le scale. Preferisco camminare dopo aver passato un periodo della mia vita senza poter fare uso delle gambe, e comunque ho solo una borsa da portare.
Entro in camera e mi guardo attorno, non è altro che una piccola stanza con un letto poggiato al muro, un piccolo armadio e un comodino.
Poggio la borsa sul letto e mi siedo, decido di chiamare Karla e Chante per avvertirle.
-Pronto?-
-Chante, ciao! Ascolto, la polizia mi ha bloccata poco prima dei caselli autostradali a causa di una tempesta che ci sarà fra qualche ora.-
-Oh, Dio! Tutto bene?-
-Si, sta’ tranquilla. Adesso sono in motel.-
-Mi dispiace che tu…- non la faccio finire.
-Cosa? Ma sta’ tranquilla! Sono stata io a dire di voler venire! Come stai?-
-Bene, per ora.-
-D’accordo, adesso devo avvertire un’amica, appena posso vengo, ok? Ti voglio bene e sii forte, pensa a tuo figlio.-
-Si, ciao. Grazie di tutto, ti voglio bene!-
Chiudo la chiamata e faccio lo stesso con Karla, poi mi lascio cadere sul letto e nel giro di pochi minuti crollo tra le braccia di Morfeo.
 
----> Tom <----
 
-Scusate- Chante rientra in cucina dopo aver ricevuto una telefonata. –Rimanete a cena?- chiede poi, speranzosa.
-Certo!- esclama subito Georg, lei sorride e si mette ai fornelli con Marie.
-Oh, Marie… lei non viene.- Marie si volta verso Chante e la guarda interrogativa.
-Lei chi?- chiede Bill mentre aiutato da Gustav sistema la tavola.
-Oh, ehm… un’amica…- fa titubante Chante. –Lei, doveva venire a trovarmi. Non ci vediamo da parecchio, vive a Berlino ma la polizia l’ha bloccata prima dell’autostrada.-
-Per la tempesta?- chiede allora Georg, Chante annuisce. Bill mi guarda con la coda dell’occhio, annuisco piano facendogli capire che “Lei” è Martina.
Sospiro, non so se di sollievo o di delusione. Forse entrambi.
Non so cosa avrei fatto se me fossi trovata davanti, ma ho anche una voglia assurda di vederla! Forse ho sbagliato a fare sesso con lei, a Berlino, adesso non riesco più a levarmela dalla testa.
I suoi capelli corti sotto le dita, la sua pelle calda, le sue forme, le sue labbra rosee, i suoi occhi castani attraversati da bagliori verdi.
Mi manca tutto di lei e le parole di Bill mi rimbombano in testa, ininterrottamente, come se qualcosa voglia farmi a tutti costi ricordare che Bill ha ragione, e che se non corro da lei la perderò per sempre.
-Tom!- Gustav mi passa una mano davanti gli occhi facendomi tornare nella realtà.
-Eh?-
-Pasta al pomodoro?- annuisco debolmente.
 
 
-Tom! Dai sta’ fermo!- la tengo stretta per i fianchi e le bacio il collo, facendo aderire il mio bacino al suo sedere. Ride di gusto ed avvolte sospira e si lascia scappare qualche gemito, piano, come se non voglia farmelo sentire. –Tom- sussurra. –Devo cucinare, dai. Ti prometto che dopo sono tutta tua.-
-Tutta mia?- chiedo malizioso.
-Si, tutta tua, tutta la notte.- mi allontano sorridendo e preparo la tavola. Una cosa positiva del fatto che Marie è da Frankie questa sera, è che la casa è tutta nostra.
-Che si mangia?- chiedo con l’acquolina in bocca. Martina si volta raggiante e con un sorriso che va da un orecchio all’altro, esclama: -Pasta al pomodoro!- e scoppia a ridere mentre io scuoto piano la testa.
Non imparerà mai a cucinare, sa fare solo pasta al pomodoro e uova fritte.
-Amore, amore! Fai bruciare tutto!- urlò osservando la pentola, si volta di scatto e per miracolo riesce a salvare la salsa, poi si volta verso di me con un dito sul labbro e l’espressione colpevole.
-Se ci sposiamo, ricordami di pagarti un corso di cucina!- scoppiamo a ridere e, finalmente, riusciamo a mangiare la “famosa” pasta al pomodoro.
 
 
----> Martina <----
Un lampo squarcia il cielo e il tuono mi fa svegliare di soprassalto, guardo fuori dalla finestra: piove a dirotto e un forte vento scuote le cime degli alberi.
Sbuffo e mi guardo allo specchio appeso accanto all’armadio, ho il trucco tutto colato e i capelli scompigliati. Li sistemo e mi accorgo della ricrescita che, sinceramente, fa abbastanza schifo. I capelli ormai non li taglio da un po’ e sono cresciuti fino ad arrivare alla spalle.
Non so per quale assurdo motivo, ma sento la mancanza della mia chioma bionda.
Forse perché mi ricorda la mia infanzia, lì nella mia Sicilia. Si sa, le mediterranee sono per lo più scure, e questa caratteristica mi faceva sentire “speciale”. Tutti invidiavano i miei capelli così uguali a quelli di mio padre. Vedere i miei lunghi capelli biondi cadermi morbidi sulle spalle mi faceva sentir importante.
Credo che tornerò al mio colore naturale, basta più capelli neri. Si ritorna alle orgini.
 

…Continua…

 
Ok, ragazze. A me questo capitolo piace! Non so perché, ma p così! xD
Spero piaccia anche a voi… recensione? No, eh…
Vabbè ringrazio tutte quelle che leggono, vielen danke! ^-^  

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Ciao ragazze! Scusate il ritardo, ho avuto dei casini, spero vi piaccia (a me no! >.<). Buona lettura!
 

…Capitolo 13…

 
---->Tom <----
 
La pioggia non ha smesso di cadere nemmeno per un minuto, rinchiuso nella mia stanza la mia unica consolazione è la chitarra.
Comincio a suonare “In die nacht”, chiudo gli occhi e comincio a canticchiare le parole.
Quando la canzone finisce apro gli occhi e lo sguardo si posa sul mio cellulare. Lo prendo e, come al solito, le mie dita scorrono sui tasti fino ad arrivare al suo numero.
Come ogni volta sono indeciso se premere la cornetta verde o no.
 
 
----> Martina <----
 
Il cielo è nero, il vento scuote gli alberi e piove a dirotto da un po’, e io sono rinchiusa nella stanza del motel da due giorni. Mi sdraio sul letto e prendo il libro che mi sono portata dietro, proprio mentre sto per iniziare a leggere mi squilla il cellulare. Prima di rispondere guardo il nome sul display, e mi sul mio viso si allarga un sorriso.
Un sorriso amaro.
-Pronto?- rispondo alla fine.
-Ehy! Ciao, piccola.-
 
Piccola, lui mi chiamava sempre così…
 
-Ciao, Daniel.-
-Come stai?-
-Bene, tu?-
-Bene… beh, niente… volevo solo assicurarmi che eri a casa, con questo tempo.-
-Non sono a casa, ma sono al sicuro il un motel.-
-In un motel?-
-Oh, si… è una storia lunga, ti spiego quando ci vediamo ok?-
-Si, ok. A proposito, la tempesta dovrebbe durare fino a domani, sabato ti va di uscire?-
-si, certo.-
-Perfetto! Allora ci sentiamo, ciao piccola.-
-Ciao Daniel.-
Chiudo la telefonata e mi metto a leggere.
 

-Finalmente!- dice Karla aprendomi la porta.
-A chi lo dici! Al bar?- le chiedo mentre salgo le scale.
-Ho detto che dovevi andare da un parente malato e che sei rimasta bloccata a causa della tempesta.-
-Grazie mille.-
-Figurati.- sventola una mano in segno di non curanza. –Però Cristopher ha detto che ti leva una parte dello stipendio.- sospiro.
-Fa niente.- mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e torno a parlare:- Domani che orari abbiamo?-
-Solo la mattina, il pomeriggio ci pensano Paul e Sebastian.-
-Perfetto, cos’ vado dal parrucchiere.-
-Colore? No perché otto centimetri di ricrescita…-
-Lo so, ma non ho avuto né tempo, né denaro e nemmeno voglia. Comunque no, li taglio.- indico con la mano fino a dove voglio tagliarli, un caschetto appena sotto le orecchie. –Voglio tornare al mio colore naturale, e sinceramente, uscire con otto centimetri di ricrescita su capelli così lunghi sta malissimo, e poi faccio prima se li taglio.-
-Sei sicura? Ora che ti erano ricresciuti.- mi fa notare, ma sono convinta della mia scelta.
-Li farò crescere una volta biondi.-
-Capisco. Beh, mangiamo?-
-Certo.- scendiamo in cucina e mangiamo pasta col pomodoro, la amo.
Mentre ceniamo parliamo un po’ di questo, un po’ di quello. Finiamo di cenare, decido di fare una doccia e di andare subito a letto.
Mi rilasso sotto il getto caldo dell’acqua e perdo la cognizione del tempo.
Esco dal bagno che sono le ventidue e trentaquattro. Entro nella mia camera momentanea e mi avvicino alla finestra, mi siedo sul davanzale ed osservo le stelle. Una in particola attira la mia attenzione, è grande e sembra comandare tutte le altre.
-Chissà se anche tu stai osservando questa stessa stella.- sussurro. –Infondo non siamo così lontani.- osservo ancora per qualche minuto la stella, poi chiudo gli occhi e il suo viso fa capolino tra i miei pensieri, involontariamente sorrido. Torno a guardare la stella e rimango a fissarla per un po’.
-Buonanotte Tom.- dico, non staccando gli occhi dal cielo. –Ti amo.- sussurro poi.
 
-----> Tom <----
 
-Vabbè, io vado a dormire. ‘Notte Bill.- lascio mio fratello in lacrime davanti la TV e vado a farmi una doccia.
Maledetti film d’amore strappalacrime!
Quando esco dal bagno mi rendo conto che sono appena le ventidue e trentaquattro, così prendo una sigaretta ed apro la finestra. Immerso nei mie pensieri comincio ad ammirare il cielo. Una stella cattura la mia attenzione, non so perché ma mi viene in mente Martina.
-Non so perché ma so che anche tu stai guardando questa stessa stella.-  sorrido, un sorriso un po’ amaro. –Buonanotte piccola, ti amo.-
 

…Continua…

 
Ok, ODIO questo capitolo… ç__ç
Speravo di scriverlo meglio, ma vabbè fatemi sapere che ne pensate. Ci conto…;)
Grazie mille a quelle che hanno recensito e a chi legge in silenzio…=)
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Ciao ragazze, beh non ho molto da dire su questo capitolo, solo che mi piace molto com’è venuto..:) E’ un evento raro, lo segno sul calendario…;) Buona lettura!
 

…Capitolo 14…

 
Sono passate altre cinque settimane e io sono ancora a casa di Karla. Non ho più avuto la possibilità di andare dalla zia, ma sento Chante tutti i giorni. La malattia non migliora, ma per ora dice di sentirsi come prima. Il ritorno al mio colore procede bene.
Daniel è sempre più affettuoso con me, abbiamo un bel rapporto. Dopo il “quasi-bacio” a casa mia non ci ha più provato, usciamo, parliamo e ci troviamo benissimo insieme. Lo aspetto sempre con ansia quando dobbiamo uscire, il problema è che forse lo vedo più come un amico che come un eventuale ragazzo.
Questa sera devo uscire proprio con lui, sono già pronta da una quindicina di minuti e faccio avanti e indietro per la stanza, mi fermo davanti allo specchio e mi osservo. Indosso un vestito rosso di seta che mi arriva a metà coscia, scollato che finisce a V sul seno, copri spalle bianco a maniche lunghe e scarpe bianche abbastanza alte.
-Non ti sembro troppo elegante?- chiedo a Karla che è seduta sul letto.
-Ma va’! Sei stupenda.- le sorrido attraverso lo specchio, sento suonare un clacson e il mio cuore parte per Honolulu. Quasi cado per la fretta di prendere la borsa, la afferro con poca grazia e mi precipito giù.
-A dopo.- dico a Karla.
-Cerca di fare quello che ti ho detto… l’operazione C.S.C inizia solo se fai quella cosa!- mi dice facendomi l’occhiolino.
-Ci proverò, ma non andrò oltre!-
-Va bene, ma ora vai. E divertiti!- le bacio la guancia e poi mi avvicino a Daniel. Indossa dei jeans grigi e una camicia bianca con sopra il solito giubbotto di pelle. Mi sorride, ha un sorriso stupendo.
-Ciao, principessa.- si abbassa per potermi baciare la guancia, è troppo alto per me nonostante abbia messo scarpe alte. –Sei stupenda.- avvampo, credo di essere diventata dello stesso colore del vestito.
-Grazie.- sussurro e ricambio il bacio, mi apre la portiera e mi fa entrare, fa il giro della macchina e sale.
-Fa un po’ freddo, se vuoi puoi mettere un paio di jeans…- comincia ma lo interrompo.
-Per favore, Daniel! Mi porti sempre in posti elegantissimi e mi sento sempre a disagio quando decido di indossare i jeans perché tu dici “ti porto a mangiare una pizza”- dico imitando la sua voce. –E poi mi ritrovo in un posto per ricconi!- mi volto verso di lui e sorrido, lui scoppia a ridere e mette in moto.
-Come vuoi…- durante il viaggio parliamo del più e del meno e scherziamo un po’.
Devo ammettere che non ho mai sopportato i ricconi con l’aria da fighetti, ma lui è diverso. Si è ricco, ma non se ne vanta e non si mette mai in mostra.
In una parola, lo adoro.
-Dove mi porti?- chiedo tutta pimpante.
-A mangiare una pizza.- mi guarda e sorride furbescamente. Lo guardo di sbieco e scoppio a ridere.
-Immagino la tua “pizza”!- sorride e si ferma davanti ad un ristorante molto, ma molto elegante. Spalanco occhi e bocca quando entriamo, è un posto molto raffinato, le pareti sono rosse, l’atmosfera romantica, la sala è illuminata da lampadari di cristallo e da qualche candela sparsa un po’ qua, un po’ là.
Un cameriere si avvicina e ci scorta ad un tavolo, Daniel mi sposta la sedia per farmi sedere.
-Meno male che non ho messo i jeans.- gli sussurro allungandomi per farmi sentire solo da lui che ridacchia. –Ormai so che non mi devo fidare della tua “pizza”.-
-La prossima volta andiamo a mangiare una pizza, promesso. Però se non indossi i jeans ti lascio a casa.-
-Vabbè mi porto il cambio in borsa!- ride e mi guarda.
-E tu faresti entrare un vestito, più la giacca, più le scarpe in una borsa?-
-Se fossi in te non mi stupirei affatto! Avevo quattordici anni e mia mamma aveva fatto il compleanno, mio padre era partito per lavoro ed avevo ordinato al bar una torta, era piccola, e dovevo nasconderla. L’ho messa in borsa.-
-Davvero?-
-Si! Una volta una mia amica mi aveva invitato al diciottesimo di sua sorella, avevo tredici anni, non sapevo come vestirmi e in più il regalo per la festeggiata l’avevo io a casa. Dovevamo confezionarlo direttamente lì al ristorante, allora ho indossato una gonna e una camicia, ma per sicurezza ho messo in borsa un vestito e la giacchetta, più il regalo. Poi devi mettere che lì dentro avevo di tutto: tre cellulari, gomme da masticare, pacchetti di fazzoletti, I-pod, trucchi… e ti assicuro che questa borsetta,- ed indico la borsa rossa appesa alla sedia. –E’ peggio di quella di Mary Poppins.-
-Quindi potrei trovarci dentro anche un alligatore?- chiede.
-Si, aspettati di tutto!-
Nel frattempo arriva un cameriere che ci porta i menù. Comincio a leggere con attenzione.
-Cosa prendi tu?- chiedo infine a Daniel.
-Ehm, ravioli ai funghi e… costoletta di maiale in salsa dolce. Ti va?- sorrido leggermente, sono state le cose che ho mangiato prima dell’incidente.
-Si.-
-Ho detto qualcosa che non va?-
-No, no.-
-Sicura? Mi sembri turbata.- è inutile rovinare la serata per una cosa così insignificante, scuoto la testa e chiamo il cameriere che prende le nostre ordinazioni. Mentre aspettiamo torniamo a parlare sereni.
 
-Grazie, è stata una serata stupenda.- dico quando Daniel si ferma davanti casa di Karla.
-Sono stato benissimo.- sorride e ricambio.
-Anch’io.- metto una mano sulla maniglia quando mi ricordo di fare la “cosa” del C.S.C di Karla. Ho una voglia incredibile di farlo e  poi non ho molta voglia di andarmene.
Mi volto verso di lui e mi apro in un sorriso.
-Beh, allora ‘notte.- dico abbassando lo sguardo.
-Buonanotte.- risponde e si avvicina per il solito bacio sulla guancia, quando ormai le sue labbra sfiorano la pelle della mia guancia volto la testa e faccio unire le nostre labbra. Chiudo subito gli occhi e sento Daniel avvicinarsi di più, mi cinge la vita con un braccio, porta l’altra mano sul mio viso e lo accarezza, schiude le labbra e preme la lingua contro le mie. Le schiudo anch’io e permetto alle nostre lingue di giocare, porto le mani sul suo collo e mi avvicino, stringendolo in una morsa possessiva. Sento la sua mano accarezzarmi la schiena e spingermi verso di lui. Il ferro a mano mi si conficca nello stomaco ma non smetto di baciarlo, anzi mi avvicino di più e gli accarezzo i capelli.
Le sue labbra perfette sulle mie, il suo respiro sul mio viso, la sua mano che accarezza piano la mia guancia.
Mi stacco da lui quando ormai non ho più ossigeno, rimango qualche secondo con gli occhi chiusi e poggio la mia fronte sulla sua, non smettendo di accarezzargli i capelli. Poi li apro e trovo due pozzi verdi che mi osservano. Respiro affannosamente e lo guardo, sorrido e lo abbraccio, beandomi del battito del suo cuore e del suo profumo.
-Principessa, io…- alzo gli occhi e sorrido.
-Non devi dire niente.- gli lascio un bacio a stampo e poi scendo dall’auto. Solo quando sono dentro sento l’auto ripartire.
Salgo in camera e sorrido come un’ebete mordendomi le labbra e passandoci un dito sopra.
 

…Continua…

 
Capitolo interamente dedicato a Martina e a Daniel…:) Forse è un po’ corto, ma a me piace così. Fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie mille a tutte! :) 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Ciao ragazze! Ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia… Buona lettura! :)

 
…Capitolo 15…

 
I raggi del sole che filtrano dalla finestra mi colpiscono gli occhi disturbandomi, mi volto su un fianco e affondo la testa nel cuscino. Proprio quando sto per riaddormentarmi il fastidioso “Driiiiin” della sveglia digitale mi perfora i timpani. Impreco un paio di volte e quando ormai sono al limite della sopportazione mi alzo e faccio cessare il suono di quell’apparecchio che tanto odio.
Sbadiglio e mi strofino la faccia prima di dirigermi in bagno trascinando i piedi. Non appena entro la voglia di sfilarmi il pigiama per fare una doccia si rintana non so dove e rimango minuti interminabili a fissare la mia immagine riflessa allo specchio.
-Maledette le uscite con Daniel la domenica sera!- sbuffo e mi sciacquo la faccia. Farei volentieri a meno di andare al bar, ma non ho scelta. Di malavoglia mi spoglio e mi infilo dentro il box doccia, faccio una cosa molto veloce e mi avvolgo nel caldo asciugamano. Mi asciugo velocemente e lascio i capelli così come sono, li legherò.
Ritorno in camera per vestirmi e poi, ancora con gli occhi semichiusi, scendo in cucina dove trovo Karla tutta sistemata e pimpante.
-Buongiorno!- mi saluta allegramente porgendomi un piatto con un paio di frittelle. La saluto mogia con una mano per poi appoggiare la testa sull’altra e masticare piano. –Beh? Il C.S.C?- chiede mentre si siede e addenta una frittella, ingoio quello che stavo masticando e alzo un pollice per farle capire che ci ero riuscita. Lei mi guarda male, afferra il mio pollice e si avvicina al mio viso.
-Voglio i dettagli!- esclama come se fosse una cosa ovvia. Sbuffo e comincio a riordinare le idee, le racconto velocemente la serata e senza troppi giri di parole annuncio:- Ci stavamo salutando e l’ho baciato.- e poi riprendo a masticare svogliatamente la frittella.
-La prossima volta che devi raccontarmi qualcosa vai prima a leggere il significato di “dettagli” millecinquecentotrentatrè volte, grazie!- esclama portandosi poi la tazza col caffè alle labbra. Le faccio una smorfia e poi mi alzo per legare i capelli e prendere la borsa.
-Sei pronta?- le chiedo. Lei annuisce finendo di bere il suo caffè.
 
Entriamo al bar e sbuffo peggio di una ciminiera.
-La smetti di sbuffare?!- in tutta risposta sbuffo un’altra volta. Mi metto dietro al bancone con gli occhi più chiusi che aperti e comincio a svolgere il mio lavoro chiacchierando un po’ con Karla.
-Finalmente vi siete baciati!- esclama tutta contenta.
-Già…- sussurro e sorrido al ricordo. -E tu?- chiedo con tono malizioso, lei mi guarda come se fossi divenuta matta all’improvviso. –Ragazzi?-
-Zero virgola zero zero zero!- sbuffa e alza gli occhi al cielo.
-Lo troverai, prima o poi.- Karla mi guarda come se stessi bestemmiando.
-Piuttosto! Com’è stato?- chiede mentre fa uno scontrino.
-Bello.- rispondo semplicemente.
-Solo bello?- chiede scettica alzando un sopracciglio.
-E’ stato…- mi blocco per raccogliere un po’ le idee. –Ah, è stato…- comincio a scuotere piano la testa e sorrido. –E’ stato, bello! E’ stato un insieme di emozioni indescrivibili baciarlo. Cioè, non so come spiegartelo.-
-Va bene, va bene! Stai entrando nel pallone, e poi è appena entrato.- mi fa l’occhiolino e mi volto sorridente.
-Daniel!- esclamo con troppa enfasi, tanto che gli altri clienti mi guardano male. Mormoro un “mi dispiace” e sussurro: -Daniel!- lui mi sorride e mi viene in contro. Mi stendo al limite del possibile per baciarlo, un piccolissimo bacio a stampo che diventa in pochi istanti un bacio tutt’altro che casto.
-Buongiorno amore mio!- dice staccandosi, divento rossa in viso e mi allontano.
-Buongiorno!- sorrido per poi preparargli il solito caffè. Sento la porta aprirsi e due buffi individui, vestiti come se stessero andando a fare una rapina, si siedono negli sgabelli accanto a Daniel.
-Principessa sei bellissima stamani!- esclama Daniel, sorrido.
-A dire la verità sto dormendo, e poi sembro una disperata! Guarda che capelli!- rido e mi indico i capelli. -Tutta colpa tua! Se non mi avessi invitata a uscire ieri sera non starei in questo stato!- scherzo, poi mi allungo per lasciargli un bacio a stampo.
-Si, eh? Beh, però se non ti avessi invitata non ci saremmo dati il nostro primo bacio, no?- mi dice sorridendo. Sbuffo e lo guardo.
-Vabbè, questi sono dettagli!-
-Principessa devo andare…- dice guardandosi l’orologio al polso.
-D’accordo.- dico un po’ dispiaciuta.
-Ci sentiamo. Ciao, Principessa.- si avvicina, mi cinge i fianchi e mi bacia appassionatamente. Quando si stacca guardo gli sgabelli davanti a me. Che strano, quei due sono andati via.
 
----> Tom <----
 
-E’ stata un’idea folle!- esclamo voltandomi verso mio fratello che cammina tranquillo in direzione del bar in cui lavora Lei. Mi sistemo gli occhiali da sole e il berretto, sembriamo due agenti segreti in missione da come siamo conciati: berretti, occhiali da sole, cappotti lunghi.
Ma almeno fino ad ora nessuno ci ha riconosciuti.
-Perché? E comunque è una tua idea! Che io condivido, però questi sono dettagli.-
 
-Bill, Bill!- esclamo scendendo le scale a tre a tre.
-Dimmi fratellone…- dice lui continuando a sfogliare la sua rivista di moda, la afferro e la getto sul divano.
-Mi è venuta un’idea!- esclamo tutto contento e convinto di quello che sto per fare.
-Cioè?-
-Vado da lei e me la riprendo una volta per tutte!- gli si illuminano gli occhi e mi butta le braccia al collo soffocandomi in un abbraccio.
-Ma io ti amo!- esclama tutto felice e contento della mia “grandiosa” iniziativa. –Beh, direi di andare subito a Berlino! Ricordi il bar dove lavora?- mi chiede mentre sale le scale per prendere la borsa e metterci dentro qualche vestito. Lo seguo e mi appoggio allo stipite della porta della sua camera.
-E me lo chiedi? Certo!-
-Bene! Preparati una borsa, partiamo subito. Così domani mattina siamo lì, belli, pronti e freschi e tu ti riprendi la tua donna!- vado in camera mia e preparo una borsa mettendoci dentro qualche paio di mutande e una felpa.
-Sono pronto!- esclamo scendendo le scale, poco dopo Bill mi raggiunge e saliamo in macchina.
 
-E poi…- incalza, -Fino a ieri sera la reputavi un’idea geniale!-
-Beh, ora non la reputo più tanto geniale!- ribatto con la voglia di tornarmene ad Amburgo. –Torniamo indietro.-
-Ormai siamo qui, e lo fai!- sbuffo e continuo a camminare al suo fianco. –E quello lì?- mi chiede indicandomi un bar dall’altro lato della strada.
-Sì.- rispondo col cuore che martella.
-Andiamo!- mi tira per la manica della felpa. Attraversiamo la strada, i rumori attorno a me scemano. Rimango solo io e la soglia che fra poco varcherò. La troverò all’interno, stupenda come sempre.
E se non vorrà tornare con me?
E se mi rifiuta?
Ho paura che non mi ami più. Ho paura di perdere l’unica speranza che ho di riaverla con me.
Sento il cuore martellare forte nel petto, il sangue pulsare nelle vene, l’agitazione crescere. Tutto intorno si svolge come se il mondo andasse a rallentatore, e quella porta sembra lontana miglia e miglia da me.
Sembra che un muro invisibile si sia messo fra me e l’ingresso del bar.
All’improvviso mi ritrovo con la mano sulla maniglia, indeciso su cosa fare.
Entriamo e rimango bloccato sulla soglia, col fiato mozzo.
La mia Martina sta baciando un altro.
-Buongiorno amore mio!- esclama quello stronzo staccandosi dalle sue labbra, che una volta erano mie. Si sorridono felici e lei le risponde esclamando: -Buongiono!- allegra come una Pasqua. Rimango pietrificato a guardarli per qualche minuto, mentre si sorridono e si scambiano qualche bacio a stampo, stanno parlando ma non riesco a sentirli da qui.
Mi avvicino, non so nemmeno perché, mi siedo su uno sgabello e mi ritrovo a qualche centimetro dallo stronzo che mi ha fottuto la donna. Sto di spalle e faccio finta di parlare con Bill.
-Principessa sei bellissima stamani!- esclama, vedo Martina sorridere.
-A dire la verità sto dormendo, e poi sembro una disperata! Guarda che capelli!- ride e la sua risata mi riempie la testa. Quant’è bella quando ride. -Tutta colpa tua! Se non mi avessi invitata a uscire ieri sera non starei in questo stato!- scherza allungandosi per baciarlo.
-Si, eh? Beh, però se non ti avessi invitata non ci saremmo dati il nostro primo bacio, no?- le risponde sorridendo.
Una fitta al cuore, come se qualcuno mi avesse conficcato cento lame nel petto.
Sono arrivato troppo tardi…
Penso, chissà magari se avessi ascoltato Bill e sarei andato prima da lei adesso al posto dello stronzo potrei esserci io.
Vaffanculo a me che non devo mai ascoltare mio fratello.
-Vabbè, questi sono dettagli!-
-Principessa devo andare…-
Principessa…fa così da “ragazzo palloso”.
-D’accordo.- gli dice lei, dal tono di voce sembra dispiaciuta.
-Ci sentiamo.- il suono della voce di quel gallo mi dà al quanto fastidio. –Ciao, Principessa.- mi alzo dallo sgabello per non vedere le loro lingue che si intrecciano. Bill mi segue, ma prima di uscire mi volto verso il bancone e vedo le sue mani intorno al collo dello stronzo, e le mani dello stronzo strette sui fianchi di quella che era stata la mia donna. Apro la porta ed esco, senza dire una parola e a passo spedito, mi dirigo alla macchina che avevamo lasciato qualche isolato più avanti.
 

…Continua…

 
Ciao ragazze! Caspiterina, siamo già a 15 capitoli? O__O Non me n’ero nemmeno accorta! xD Beh, come al solito, grazie mille a quelle che leggono in silenzio e a quelle che recensiscono…;)
A me questo capitolo piace, fatemi sapere cosa ne pensate! :D
Alla prossima, ciao a tutte! 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Ciao ragazze…:) ecco il nuovo capitolo, non mi piace molto a dirla tutta…xD… Beh, prima di lasciarvi al capitolo ho due cose molto IMPORTANTI da dirvi. Questo… (http://newsroom.mtv.com/2011/03/30/march-madness-paramore-tokio-hotel/) è il link dove si possono votare i Tokio Hotel. Votate, votate e votate! Stiamo perdendo contri i Paramore…Dai! Su! :)… E’ anche il compleanno del nostro Manzo, no? Beh, credo che sia un bel regalo di compleanno farli vincere! :)… Lui che con il suo basso ci regala sempre emozioni uniche, oggi compie ben 24 anni, cavolo come passa il tempo! *-*…Dopo questo discorsetto ci tenevo a precisare che ho voluto postare questo capitolo proprio oggi perché è appunto il compleanno di Gerorg, capirete perché! xD Basta, ho scritto troppo…ù.ù… Buona lettura! :)
 

…Capitolo 16…

 
----> Georg <----
 
-Buongiorno Gustav!- dico tutto allegro entrando in cucina, lui mi sorride da dietro la tazza col caffè e ricambia il saluto:-Giorno! Sei già andato in bagno?-
-Certo!- esclamo ridendo. –E sì, ho aperto la finestra, spruzzato il profumo e bla, bla, bla…-
-Ma dove sono Bill e Tom?- chiede dopo aver bevuto un sorso dalla sua tazza, alzo le spalle.
-Staranno dormendo.-
-Probabile.- mi siedo accanto a lui e faccio colazione, ma non riesco a stare fermo un secondo e cambio in continuo posizione.
-Beh?!- esclamò dopo un po’. –Non mi chiedi come mai non riesco a stare fermo?- chiedo con il sorriso che mi va da un orecchio all’altro, Gustav mi guarda per qualche secondo, come se si stesse chiedendo se sono diventato matto, poi poggia la tazza sul tavolo, congiunge le mani e mi scruta ancora per qualche secondo. Alzo un sopracciglio e lo guardo in attesa che parli o faccia qualcosa.
-Perché non riesci a stare fermo un attimo?- chiede cantilenando. Lo guardo male, ma poi mi lascio andare ad un altro sorriso e rispondo: -Voglio chiedere a Doris di sposarmi!- esclamo. Gustav mi sorride, poi si alza e mi viene vicino per abbracciarmi.
-Che bello, Georg! E quando intendi farlo?-
-Oggi! Cioè, stasera. Le chiamo e la invito a uscire. Guarda, questo è l’anello che voglio regalarle.- mi alzo e, seguito da Gustav, salgo in camera mia. Apro il secondo cassetto del mobile accanto la porta e ne estraggo una busta argentea, metto la mano dentro la busta e mostro a Gustav la custodia rossa. La apro delicatamente rivelando quel che contiene: un anello d’argento con un diamante bianco sopra. Non è nulla di che, ma a Doris piacciono le cose semplici.
-Che ne dici?-
-E’ davvero bellissimo, sono sicuro che a Doris piacerà.- mi sorride e ricambio. Rimetto a posto l’anello e poi sospiro. –Che hai?-
-Io… ho-ho paura di rovinare tutto con questa proposta.- alzo lo sguardo e incontro gli occhi di Gustav.
-Georg, tu la ami no?- annuisco. –E lei ti ama, no?-
-Almeno credo…-
-Se ti ama e si sentirà pronta accetterà. Sta’ tranquillo.- mi sorride e mi batte una mano su una spalla per rassicurarmi.
-Si, hai ragione.- la porta d’ingresso sbatte, scendiamo frettolosamente le scale e scorgiamo Bill e Tom che si stanno togliendo berretti, occhiali da sole e chi ne ha più ne metta.
-Ma dove siete stati?- chiedo, Bill guarda Tom che gli sorride debolmente. Ci fa segno di sederci sul divano e Bill comincia a raccontare.
Mentre Bill parla, Tom tiene il capo e lo sguardo basso.
-Siamo usciti dal bar e ci siamo subito diretti verso casa.- conclude Bill in un soffio, so che fa male anche lui, vorrebbe vedere suo fratello finalmente felice. Sospiro e mi sfrego le mani, Tom si alza e si va a chiudere nella sua stanza.
-Come ha reagito?- chiedo subito a Bill.
-Male, molto male. In macchina non ha fiatato tutto il tempo.- mi alzo e vado da lui, con la speranza che voglia sfogarsi. Busso piano alla porta, un mugugnare lieve mi risponde. Apro la porta e mi affaccio con la testa: -Posso?- lo vedo annuire ed entro, sedendomi accanto a lui sul letto.
-Mi dispiace.-
-No, è giusto.- mi risponde guardando il soffitto.
-In che senso?- chiedo confuso da tale affermazione.
-E’ giusto che si sia rifatta una vita. Insomma, l’ho lasciata dicendole che non avevo mai provato niente per lei, cosa mi aspettavo? Che mi corresse in contro e mi abbracciasse pregandomi di restare per sempre con lei? Andiamo Georg! Sono passati cinque fottutissimi anni, cazzo! Che mi aspettavo andando da lei? Avrei dovuto immaginarlo che ormai stesse con qualcun altro. E poi lui la trattava come… come… una principessa… cosa che io probabilmente non ho mai fatto.-
-Dimmi la verità Tom, l’ami?- lui rimane a fissare per qualche secondo il soffitto, per minuti rimane in silenzio, assorto nei suoi pensieri. Chiude gli occhi e li tiene così per un po’, sorride e poi li riapre, continuando a tacere e a guardare il soffitto, un sorriso amaro si fa spazio sul suo viso.
-Io… non lo so.- risponde alla fine. –Cioè,- riprende. –Io non ho mai amato nessuno, non so se quello che provo per lei è amore, oppure è solo una cotta.-
-Una cotta che dura da sei anni?-
-Beh, considera che l’ho tradita molte volte, e allora mi chiedo: davvero io l’amavo come dicevo? Oppure mi sentivo solo ed ero stanco di essere il SexGott e  ho creato questo rapporto con lei solo per avere una ragazza?-
-Beh, questa non è affatto una cosa bella.-
-Già, mi chiedo perché l’ho fatto. Le volevo e le voglio bene, perché ho reagito così d’impulso sputandole in faccia che l’amavo se non ne era nemmeno così tanto convinto?- volta lo sguardo su di me. –Insomma cosa mi ha spinto a farlo? Ricordo che mi attraeva, questo sì, ma ero combattuto: non sapevo se sarei stato in grado di creare qualcosa di serio con lei, oppure era semplice attrazione fisica. Poi è successo tutto così in fretta, forse troppo: le ho detto che l’amavo e siamo finiti a letto.- si blocca all’improvviso e tace per qualche minuto. –Forse era a quello che miravo, ed avendolo avuto subito mi sono auto-convinto che l’amavo. Ma forse non l’amavo affatto.-
 
-Ehm, ehm! Doris, vuoi diventare mia moglie?- silenzio.
-Naaaaaaaaaaaaaaaaah, così non va bene! Devi metterci più sentimento, Georg!- sbuffo e mi alzo, Bill mi guarda critico seduto comodamente sul divano.
-Mi fanno male le ginocchia!- mi lamento.
-Dai, su! Prova ancora.- sbuffo e mi inginocchio nuovamente.
-Doris, vuoi sposarmi?- recito.
-No! Fa troppo “me lo sono preparato prima”-
-Bill, sto per ammazzarti!-
-Dai, riprova.-
-Doris, ti prego stavolta dì di sì, vuoi sposarmi?-
-Ma Georg! Sono prove ufficiali queste! Non puoi improvvisare!-
-E allora perché ti lamenti che fa tanto “me lo sono preparato prima”?!- urlo alzandomi.
-Perché in una richiesta importante come questa deve esserci amore, sentimento! Ti devi preparare psicologicamente, devi sapere cosa dire! Non è che vai da Doris e le dici: “Ehy ciao! Ninete volevo chiederti se ti andava di sposarmi.”- esclama con fare ovvio.
-Georg, lascia perdere mio fratello. Dille quello che ti viene in quel momento, sono sicuro che lo apprezzerà di più.- dice Tom sedendosi accanto a Bill con un pacco di patatine in mano.
-Prendi esempio da duo fratello, una volta tanto!- urlo rivolto a Bill, Tom sorride e accende la TV, anche se non sembra seguirla. Mi volto verso l’orologio appeso alla parete e caccio un urlo.
-Oh cazzo! E’ tardissimo!- corro in bagno e faccio una doccia molto veloce, mi asciugo, mi vesto e poi ripongo la vita dei miei capelli nelle mani di Bill. –Non bruciarli, ti prego!-
-Ehy, so fare la piastra!- dice stizzito. In meno di mezz’ora i miei capelli sono liscissimi. –Pronto?- dice Bill.
-Si, credo…- mi infilo malamente il giubbotto, mi tremano le mani.
-L’anello l’hai preso?- porto una mano nella tasca dei jeans.
-Sì, ce l’ho.-
-Bene, vai amico!- Tom si avvicina sorridente e mi abbraccia. –In bocca al lupo!-
 

…Continua…

 
Ciao ragazze! :)… Beh, dovevo PER FORZA postarlo oggi! xD…Non è lunghissimo ma mi piace… Vi lascio così… vediamo cosa farà Doris…;)… Spero vi sia piaciuto…:)
Ciao! <3 (Corro a fare i ringraziamenti singoli! xD)

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Ciao! Bah, non dico nulla…ù.ù… Buona lettura! :)
 

…Capitolo 17…


----> Georg <----
 
-Ok, sta’ calmo Georg. Va tutto bene.- continuo a ripetermi da quando sono salito in macchina, diretto a casa di Doris. Infondo cosa può succedere? Un rifiuto.
E come lo interpreterò se mi dirà: “Scusa amore, ma non mi sento ancora pronta.”, semplice! Non vuole sposarsi con me perché non si sente pronta, non perché non mi ama.
Ha ventisei anni, magari non vuole ancora impegnarsi in cose del genere per non mettere in crisi la sua attività di stilista.
E poi, diciamoci la verità ora prima che sia troppo tardi, io sono pronto? Ho ventotto anni sì, ma bastano per essere pronti a fare un passo del genere?
Bastano per impegnarsi in un rapporto vero e proprio con il matrimonio? Poi arriveranno i figli, e allora sarò pronto a essere padre?
L’ansia mi sta attanagliando lo stomaco, comincio a respirare affannosamente e a chiudere e ad aprire gli occhi in maniera convulsiva.
Ma che sto facendo? Sì che sono pronto, altrimenti non avrei preso la decisione di chiederglielo. O no?
-Cazzo!- esclamò stringendo convulsamente le mani sul volante. –Io voglio sposarla.- mi ripeto tra me e me. In men che non si dica mi ritrovo sotto casa sua. L’agitazione prende il sopravvento, rimango seduto in auto per qualche minuto, alla ricerca del coraggio che non ho affatto.
Osservo la palazzina, la finestra della sua camera da letto, dove tante volte abbiamo consumato il nostro amore, è accesa, segno che mi sta aspettando.
Prendo un grosso respiro ed apro la portiera: -Ora o mai più!- sussurro. Nello stesso momento in cui la portiera sbatte, Doris si affaccia alla finestra e mi sorride, ricambio con un po’ di difficoltà e la vedo allontanarsi dal davanzale, la camera diventa buia e qualche minuto dopo, quando ormai mi ritrovo appoggiato al muro accanto il portone, sento i suoi tacchi battere sulle scale di marmo del condominio.
Il portone si apre, rivelando la donna che amo: indossa un vestito rosa scollato allacciato dietro il collo con scollatura a V sul seno, corto fino alle ginocchia con una strisce di pailettes bianche sull’estremità, scarpe bianche molto alte, i capelli corvini ricadono sciolti sulle spalle coperte da un copri spalle sempre bianco, gli occhi azzurri sono contornati da ombretto rosa e matita nera appena accennata, le labbra rosee, contornate solo da un filo di matita.
E’ stupenda.
-Ciao amore.- si avvicina e mi bacia.
-Sei stupenda.- è più forte di me, non riesco a trattenermi.
-Grazie.- abbassa lo sguardo e arrossisce, le prendo una mano e la porto verso la macchina, le apro la portiera e la faccio accomodare per poi fare il giro dell’abitacolo e mettermi alla guida.
Tiene le mani riunite sulle gambe nude e mi sorride. –Come va la produzione del nuovo album?- chiede mentre io parto.
-Molto bene! Bill ultimamente sta scrivendo testi bellissimi, e nemmeno io , Tom e Gustav siamo messi male con la musica.- rispondo, mi volto appena ed accenna un sorriso. –E il tuo lavoro?-
-Mi sta portando via parecchio tempo, il capo vuole la nuova collezione pronta entro il primo lunedì del prossimo mese, e per “vuole pronta” intendo non solo i disegni, ma proprio i vestiti.-
-Mi dispiace amore.- le accarezzo una guancia.
-Si però è il mio lavoro, e mi piace. Sai che adoro disegnare.-
-Già…- sorrido e giro, per poi parcheggiare qualche metro prima dall’entrata del locale. Scendo dall’abitacolo e, come sempre, faccio il giro e le apro la portiera.
-Grazie.- ci incamminiamo e mi prende la mano, le sorrido dolcemente e poi le poso un bacio a stampo sulle labbra. Entriamo nel locale e il cameriere ci porta subito ad uno dei tavoli più appartati.
Mentre scegliamo cosa prendere parliamo un po’.
-Sai mi dispiace molto.- le dico abbassando il menù.
-Che cosa?-
-Dall’altro lato ci sono delle vetrate con delle viste stupende, ma ho paura dei paparazzi, e così ho dovuto rinunciare.- lei sorride.
-Ehy,- si avvicina e mi prende una mano. –Anche un cassonetto dell’immondizia va bene, l’importante è che sto con te.- la guardo negli occhi e mi rendo conto di quali sentimenti provo per lei.
-Ti amo.- sussurro poi, sta per replicare quando il cameriere ci interrompe:- Cosa prendete?-
-Ehm…- ci pensa su un attimo, poi risponde. –Per me Gosse Bohnen mit Speck.-
-Per me la stessa cosa.- il cameriere scribacchia sul suo taccuino e poi ci lascia nuovamente soli.
-Amore posso chiederti un favore?- mi chiede dopo qualche minuto Doris.
-Certo!-
-Sono indecisa se presentare o no alcuni schizzi che ho fatto, se dopo te li faccio vedere mi dai un consiglio?-
-D’accordo.-
-Però devi essere sincero!-
-Non posso promettertelo, sono di parte.- scoppiamo a ridere, è stupenda quando ride.
-Allora non devo fidarmi di te?-
-Cercherò di essere il più obiettivo possibile.-
-Vabbè ho capito, li faccio vedere a Bill, lui è sempre obiettivo.- mi guarda con aria di sfida.
-Da questo devo dedurre che mi tradisci con uno dei miei migliori amici?- ribatto sostenendo il suo sguardo.
-Beh, un paio di notti di fuoco…- accenna con fare vago.
-Doris Zimmermann!- esclamò ridendo.
-E non sai quant’è bravo!- continua ridendo.
-Si, eh? Altro che vero amore, quello!- ride e poi beve un sorso d’acqua dal suo bicchiere.
-A parte gli scherzi, allora mi aiuti?-
-Certo.- le sorrido ed arrivano le nostre ordinazioni.
-Mmh,- mugugna finendo di masticare. –Mia sorella si sposa.- alzo gli occhi su di lei.
-Si?-
-Si! E’ stupendo, no? Ho sempre sognato di indossare il vestito bianco, e visto che ancora non ne ho avuto la possibilità, vivrò un po’ il mio sogno con lei.- sorride. –Non vedo l’ora di disegnarle il vestito! Mi sono già offerta per organizzare tutto.-
-E’ stupendo, sì… e quando si sposa?-
-Fra dieci mesi, a dicembre.- non so perché, ma adesso che so che sogna di sposarsi mi sento più tranquillo e sicuro di quello che voglio fare.
La serata la passiamo tra chiacchiere tranquille e qualche bacio rubato.
-Vuoi il dolce?- le chiedo, spalanca gli occhi e scoppio a ridere a quell’espressione buffa.
-Sto scappiando! Altro che dolce!-
-D’accordo, andiamo.- pago il conto e poi usciamo dal ristorante. Mi dirigo spedito a casa sua, in pochi minuti sono già sotto il portone.
Non ho avuto il coraggio di chiederglielo al ristorante, la paura che ci potesse essere qualche paparazzo mi ha impedito di farlo, dovrei compierlo ora il grande passo, ma spero che mi inviti a salire.
-Beh, vuoi salire?- chiede infatti qualche secondo dopo.
-D’accordo.- parcheggio la macchina e poi scendiamo, Doris apre il portone e saliamo le scale.
-Non fare caso al casino che c’è.- sorride e poi apre la porta d’ingresso del suo appartamento. –Siediti, vuoi qualcosa?- scuoto la testa. –Ok, torno subito eh?- e se ne va lasciandomi solo nel soggiorno.
Comincio a guardarmi intorno, infondo non ho mai osservato bene l’ambiente.
Sulla parete accanto la porta c’è una libreria piena di libri e quaderni con degli schizzi, accanto un mobiletto il legno con sopra tantissime foto di quando Doris era più piccola, con i suoi genitori, con gli amici. Una in particolare attira la mia attenzione: c’è Doris insieme ad una ragazza di qualche anno più piccola, si somigliano molto, la stessa forma del viso, gli stessi occhi, lo stesso sorriso, solo i capelli sono diversi, l’altra ragazza è bionda. Sono sicuro sia sua sorella.
Doris ritorna in salone con addosso un enorme pigiamone e le ciabatte.
-Scusami, eh. Ma non ce la facevo più a stare dentro quel vestito!- esclama ridendo.
-Figurati. Questa è tua sorella vero?- indico la fotografia.
-Si, ha ventidue anni.- sorrido.
-Vi somigliate molto. Vabbè, mi fai vedere questi disegni?-
-Certo!- si avvicina alla libreria e ne estrae un raccoglitore. –Sono questi due,- apre il raccoglitore e mi indica due disegni. –E questo.- girà qualche pagina e me ne mostra un altro. Li osservo attentamente, seduto sul divano.
-Mmh, questo è quello che mi piace di meno, obbiettivamente.- e gliene indico uno composto da una camicetta ricca di merletti, una giacca altrettanto ricca e una gonna.
-Anche a me, non mi ha mai convinta.- arriccia il naso. –E gli altri due?-
-Mi piacciono molto entrambi, soprattutto questo.- è un vestito che arriva a metà coscia, lascia le spalle scoperte e si arriccia dove i seni si uniscono. Lei sorride.
-Grazie amore!- e mi bacia, porto le mani sui suoi fianchi e glieli accarezzo.
-E cosa hai in progetto per tua sorella?- chiedo, lei si alza, posa il raccoglitore e ne prende un altro.
-Guarda, ho buttato giù qualcosa.- mi mostra un paio di disegni.
-Il tuo preferito tra tutti?-
-Ehm,- sfoglia un po’ il raccoglitore. –Questo! Non è stupendo? Non lo fatto da sola, mi ha aiutato una collega, mi piace moltissimo.- lo osservo attentamente: lascia le spalle e parte della schiena nude, il corpetto si stringe appena sotto il seno che copre il ventre a mo’ di fascia e si unisce sul fianco sinistro con un fiore ricamato, poi si allarga sui fianchi e sulla gonna che è piegata in più punti e tenuta da dei ricami.
-E’ davvero stupendo.-
-Si…- farfuglia con aria sognante. Prendo coraggio ed apro la bocca per parlare.
-Potresti indossarlo tu…- si volta di scatto e mi guarda con aria interrogativa. Porto le mani alla tasca dei jeans e stringo convulsamente la custodia dell’anello. Mi inginocchio di fronte a Doris ed estraggo l’anello dalla tasca. Lei strabuzza gli occhi, le diventano lucidi e si porta le mani davanti la bocca. Prendo una grossa boccata d’aria e comincio a parlare: -Mi ero preparato tutto un discorso prima di venirti a prenderti, con Bill, e mi sembrava così complicato da dire. Avevo paura di non dire le parole giuste.- ridacchio nervoso. –Ma ho completamente dimenticato tutte le raccomandazioni di Bill. Quindi, beh si, io… io ti amo e ormai credo di non poter fare a meno di te.- pausa, non oso guardarla in viso. –Mi vuoi sposare?- dico alla fine, mi sento sollevato ora che l’ho fatto.
-Oddio.- sussurra Doris con le mani sul viso, una lacrima le scivola lungo la guancia. –Io… io…- ridacchia nervosamente. –Si!- incontro il suo sguardo velato dalle lacrime.
-Si?- ripeto alzandomi.
-Si! Si! Si! Si! Si! Si! Si! E ancora si!- mi alzo definitivamente e Doris si butta fra le mie braccia ridendo istericamente e piangendo dalla gioia. La stringo forte a me e una lacrima mi riga il volto, sorrido sollevato, poi le prendo il viso con entrambe le mani e la bacio intensamente, le sue lacrime mi bagnano le mani e le labbra, rendendo il bacio salato.
-Ti amo.- sussurro sulle sue labbra.
-Ti amo.- mi risponde, poi mi bacia nuovamente, lentamente la faccio sdraiare sul divano e mi metto sopra di lei cominciando a mettere le mani sotto il pigiamone. Lei mi sfila la maglietta e subito dopo i pantaloni, faccio lo stesso con i pantaloni del suo pigiama, lasciandola in intimo. Le sfilo il reggiseno e prendo a giocare un po’ con i suoi capezzoli.
Le mordo il labbro inferiore e le accarezzo i fianchi mentre le sfilo gli slip, poco dopo anche i miei boxer finiscono a terra, prese le dovute precauzione, entro in lei con una spinta, cercando di farle il meno male possibile, comincia ad ansimare sotto di me e ad affondare le unghia nella mia schiena che velocemente si impregna di un velo di sudore. Comincio ad ansimare anch’io e a spingere più velocemente.
-Georg!- urla e poi ansima. Qualche altra spinta e poi raggiungiamo l’apice insieme, mi lascio cadere sfinito su di lei, respirando affannosamente sul suo petto, inspirando il suo profumo cha da si albicocca. Doris mi accarezza i capelli e mi bacia la fronte, quando i nostri respiri tornano regolari, Doris si alza e mi porta in camera da letto. Ci sdraiamo e la stringo per i fianchi.
Poco dopo mi addormento. 
 

…Continua…

 
Ciao ragazze! :)… Beh, questo capitolo MI PIACE! Inizialmente era più lungo e prevedeva anche un dialogo tra Martina e Daniel, ma ho preferito ometterlo e lasciare spazio ai due piccioncini…;)… Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate! :) Ringrazio chi legge in silenzio e chi recensisce (corro a fare i ringraziamenti singoli)… alla prossima! :)
Questo è il vestito da sposa:
http://www.guidaacquisti.net/_immagini/guida/Vestito-da-sposa.jpg

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Buonasera ragazzuole! ** Come state? Vi lascio al capitolo, va! Buona lettura! :)
 

...Capitolo 18...


----> Georg <----
 
Doris sii volta verso di me e mi butta un braccio sulla pancia, sorrido, e così bella quando dorme.
-Affa Gor vuò sps- borbotta mentre dorme, ridacchio e le accarezzo la fronte, è tardi dovrei tornare in studio, ma non voglio lasciarla. Sospiro e le guardo l’anello che indossa, quello che le ho regalato io.
Aggrotta le sopracciglia, come infastidita, e si volta dall’altro lato, continuando a dormire. Mi alzo lentamente per non svegliarla e mi rivesto, vado in cucina e frugo un po’ tra i cassetti alla ricerca del caffè e di qualche croissant.
Trovo dei biscotti, va bene lo stesso. Faccio il caffè e imburrò qualche fetta di pancarrè, poi ci metto sopra la marmellata di ciliegie, che Doris ama tanto, e le porto tutto in camera.
Spingo la porta con un piede ed entro.
-Buongiorno amore mio!- sussurro sulle sue labbra, poi la bacio.
-Buongiorno! Mmh… che profumino!- dice sorridendo ed alzandosi, si copre il seno con il lenzuolo e mi guarda. –Non te ne sei pentito, vero?- mi domanda squadrandomi dalla testa ai piedi.
-No, perché avrei dovuto?-
-Che ne so, quando mi porti la colazione in camera è perché devi darmi qualche brutta notizia!- sorrido.
-No no, oggi si festeggia!- guardo l’ora dalla sveglia di Doris appoggiata al comodino e spalanco gli occhi. –Amore devo andare, è tardissimo.- la bacio, poi prendo la giacca ed esco.
Arrivo il studio circa quindici minuti dopo, e ovviamente, Bill mi assale con le sue domande.
-Allora?! Beh, ma quale allora! E’ ovvio che ti ha detto di si, se no saresti tornato prima! Oh, forse ti ha detto di no e ti sei ubriacato tutta la notte! Mmh… non sembri sbronzo!- lo afferro per le spalle e lo avvicino al mio viso.
-Non sono ubriaco! Mi ha detto di si!-
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!- urla, mi porto le mani alle orecchie mentre Bill comincia a saltare e a battere le mani. In seguito all’urlo di Bill, scendono in cucina Tom e Gustav che vedendo in quale stato è il cantante, non mi chiedono nulla, mi abbracciano solamente.
-Avevo ragione io, quindi. E tu che te la facevi sotto!- esclama Gustav mentre mi da una pacca sulla spalla.
-Già…-
 
----> Martina <----
 
-Silenzioso, oggi?- sorrido, voltandomi verso Daniel che guida.
-Uhm… no, stavo solo pensando…-  fa il vago, ormai ho imparato che quando fa così non vuole parlarne.
-Ok…- mi volto e guardo la strada.
-Comunque, con i capelli biondi stai meglio.- mi sorride, mi tocco le punte ancora nere.
-Non sono ancora del tutto biondi.-
-Beh, ma non sono completamente neri come prima.-
-Già… cavolo, mi erano mancati!- ridacchio e Daniel posteggia davanti una pizzeria. –No! Non ci credo!- esclamo ridendo, Daniel mi guarda accigliato.
-Cosa?- chiede confuso.
-Mi hai portata in una pizzeria!- scoppio a ridere e lui fa lo stesso.
-Te l’avevo detto di non vestirti così elegante!-
-Ho il cambio in borsa!- gli faccio l’occhiolino e scendo dall’auto, non appena entriamo in pizzeria mi dirigo in bagno, sono troppo elegante! Velocemente mi spoglio dell’elegante vestitino che avevo scelto ed indosso i jeans neri e la maglietta che avevo portato in borsa, ripongo il vestito nella medesima e poi raggiungo Daniel al tavolo.
-Allora non scherzavi!- dice alludendo al cambio di vestiti.
-No!- ridacchio e poi prendo il menù per scegliere la pizza. –Tu cosa prendi?-
-Quello che prendi tu.-
-D’accordo…- nel frattempo arriva il cameriere, ordiniamo due pizze margherita e poi parliamo un po’.
-C’è una cosa di cui vorrei parlarti…- comincia Daniel con gli occhi rivolti alla tovaglia rosa di carta.
-Dimmi.- dico con tono leggermente ansioso e preoccupato. Cosa può essere successo?
-Io mi chiedevo se magari ti andava di venire a lavorare all’ufficio di mio padre, come segretaria.-
-Ah, io… non lo so. Lasciare solo Karla, al bar…-
-No, non dovrai lasciare il lavoro al bar. Da quanto mi hai detto lavori tre giorni il pomeriggio e tre la mattina no?- annuisco. –Potresti venire da mio padre l’altra mezza giornata, non è un lavoro molto pesante, e mi hai detto che hai bisogno di soldi, e visto che da me non ne accetti avevo pensato a questa soluzione.-
-Oh, beh, si così potrebbe andare! Ma sei sicuro che a tuo padre vada bene? Fare solo mezza giornata, intendo.-
-Ci ho già parlato, ha detto che va bene, tanto abbiamo anche altre due ragazze che lavorano lì.-
-D’accordo allora!- gli sorrido grata.
-Ti faccio sapere allora gli orari al più presto.-
-Grazie mille!- arrivano le pizze e mangiamo chiacchierando.
-Uhm,- comincia, alzo lo sguardo su di lui che sembra imbarazzato. –Ti chiedo solo di non dire a nessuno di quelli che lavorano lì dentro che ci frequentiamo. Ti ho parlato di mio padre, sai com’è, preferisco parlargliene con calma, ok?- mi guarda come a volermi chiedere scusa.
-Figurati! Va benissimo.- gli sorrido per fargli capire che non c’è nessun problema.
Mangiamo e parliamo, come sempre, poi dopo una breve passeggiata, mi riaccompagna a casa di Karla.
-Vuoi salire? Karla mi ha detto che potevo chiedertelo, i suoi non ci sono e lei usciva con un gruppo di amici.-
-Se non ci sono problemi, si.- sorrido.
-Perfetto.- scendo dalla macchina ed apro la porta di casa mentre Daniel posteggia, poi mi raggiunge ed insieme saliamo nella “mia” camera. -Questa è la stanza dove dormo, Karla è stata un angelo a cedermela, ormai sono due mesi che sono qui.- sbuffo e poso la borsa sul letto, faccio segno a Daniel di sedersi, obbedisce. Mi siedo accanto a lui e lo abbraccio, affondando il viso nella sua camicia nera.
-Che buon profumo.- dico, lo sento ridacchiare. –Ti batte forte il cuore.- bofonchio col viso spiaccicato sul suo petto.
-Sei tu che mi fai questo effetto.- mi sussurra all’orecchio, un brivido mi percorre la schiena quando il suo alito caldo mi accarezza il collo. Non rispondo, non so cosa dire, porta una mano sul mio fianco e me lo accarezza dolcemente.
Ho paura che voglia portarmi a letto, io non voglio fare l’amore con lui. Non ancora, ma non ho intenzione di staccarmi dal suo petto.
-Principessa, io…- sento il cuore partire a mille. –Ti voglio bene.- sorrido, meno male che non aveva intenzione di fare sesso.
-Anche io te ne voglio!-
-Vieni qui.- mi prende per i fianchi e mi fa sedere sulle sue gambe, gli circondo il collo con le braccia e gli sorrido, lui fa lo stesso. –Sei importante, lo sai?- sussurra.
-Anche tu.- poi lo bacio sul collo. –Ho una richiesta imbarazzante da farti.- dico arrossendo.
-Dimmi tutto, principessa.- il suo sorriso mi fa prendere coraggio.
-Beh, come ti ho detto i genitori di Karla sono fuori per lavoro, viaggiano molto per questo motivo. E a Karla non darebbe fastidio. Si, insomma… non voglio restare da sola, rimani qui con me?- dico abbassando lo sguardo, poi mi affretto a precisare:- Non voglio fare niente, eh! Solo… dormire. E’ da cinque anni che ormai non dormo con nessuno accanto, mi sento sola certe notti.- Silenzio, sorrido e scuoto una mano. –Lascia stare, non avrei dovuto chiedertelo.- mi alzo dalle sue gambe e mi stiro i jeans imbarazzata. –Beh, si, magari devi andare ecco…- si alza e si avvicina a me, mi mette le mani sui fianchi e mi sfiora la guancia con le sue labbra.
-Non ho detto che non voglio restare.- sorrido e lo abbraccio.
-Grazie. Vuoi farti una doccia?- chiedo sorridente.
-Si, e poi vado a letto senza mutande?-
-Giusto.- faccio una faccia idiota.
-Ti vuoi sciacquare la faccia?-
-D’accordo.- ridacchia e lo accompagno in bagno.
-Ti aspetto di là.- annuisce e poi chiude la porta, ritorno saltellando in camera e recupero il mio pigiama, quando Daniel esce entro io e mi faccio una doccia, poi torno da lui che nel frattempo si è sdraiato sul letto con solo i boxer addosso. Divento bordeaux e mi copro il volto con le mani.
-Che c’è?- chiede ridendo sotto i baffi.
-Niente…- gli do le spalle, lui fischia ammiccante. –Daniel!-
-Che c’è?! Il fischio era rivolto al tuo splendido pigiama rosa con gli ippopotami disegnati sopra!- scoppia a ridere e faccio lo stesso.
-Non prenderti gioco del mio fantastico pigiama!- dico sedendomi accanto a lui.
-Oh, scusi!- alza un braccio e mi fa accomodare sul suo petto.
-Almeno io non dormo in mutande!-
-Non è colpa mia se la signorina qua presente non mi ha permesso di andarmene a casa!-
-Eri e sei liberissimo di andartene.- mi alzo velocemente dal suo petto e lo guardo accigliata.
-Principessa scherzavo…- cerca di abbracciarmi, ma lo scanso. –Bimba, dai…-
Bimba…
Mi sciolgo nel sentirlo chiamarmi così. Mi volto e lo bacio a stampo.
-Perdonato.-  poi lo bacio con più passione, fino a ritrovarmi sotto di lui. Velocemente si stacca dalle mie labbra e si sdraia accanto a me.
-Scusa.-
-Non fa niente.- sorrido, poi afferro un cuscino e glielo premo sul viso, lui si dimena e io rido.
-Mm feffivo!- cerca di urlare.
-Ok, ok!- levo il cuscino continuando a ridere, Daniel rimane qualche minuto fermo cercando di riprendere fiato, poi si mette in ginocchio, mi afferra per le gambe e comincia a farmi il solletico.
-No! No! Il solletico no!- urlo tra le risa e le lacrime provocate dal troppo ridere. Comincio a scalciare cercando di prenderlo, ma non ci riesco e mi ritrovo senza più pantaloni del pigiama, per il troppo scalciare. –Basta, basta ti prego!- finalmente mi lascia respirare e riprendo fiato, sdraiata in mutande sul letto.
-Adesso anche tu sei in mutande!- osserva, afferro il pigiama e glielo tiro in faccia.
-Non mi guardare!- urlo.
-Adesso però il tuo pigiama ce l’ho io…-
-Dammelo!- mi lancio su di lui a peso morto, ma si alza e se ne va. –Bruto stronzo!- mi lancio all’inseguimento, lo raggiungo in salotto e mi lancio su di lui, lo faccio cadere a faccia sotto sul divano ed io, trionfante, mi riprendo il mio pigiama.
-Potresti scendere dalla mia schiena?- chiede implorante, scendo ridendo e mi rimetto il pigiama, risaliamo in camera e finalmente ci addormentiamo, abbracciati.
 

…Continua…

 
Ok, ragazze! Sto postando regolarmente! Viva me! **… Aw mi piace questo capitolo! xD… Fatemi sapere cosa ne pensate….:)
Grazie mille a tutte, chi legge in silenzio e chi recensisce (ringraziamenti singoli…ù.ù), GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE! :)
 
Ps: Mi ricorda tanto Daniel! **
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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Ciao ragazze! :)… questo capitolo fa schifo, scusate! >.<

 

…Capitolo 19…

 

-Sveglia!- sento sussurrarmi all’orecchio, mi giro su un fianco ignorando Daniel e la sveglia che ha cominciato a suonare. –Devi andare a lavorare!- sbuffo e borbotto qualcosa. -Dai su! Che io devo andare a parlare con mio padre per il tuo lavoro.- mi afferra per le ascella e mi costringe a mettermi seduta sul letto. Dallo specchio posto di fronte al letto noto la mia espressione scocciata e i capelli tutti arruffati, per non parlare degli occhi che sono piccoli piccoli e lucidi. –Mmh,- fa Daniel, guardandomi mentre mi gira intorno. –Sei sempre così raggiante la mattina?- sorride, gli lancio un cuscino in faccia e poi mi alzo riluttante. Ciabatto fino al bagno e vi entro, trovando Karla addormentata sul pavimento. Mi avvicino e la scuoto per farla svegliare.

-Karla? Tutto bene?- domando mentre lei mi fissa.

-Si!- urla forse un po’ troppo euforica. –Vaffanculo al mal di testa!- borbotta, si alza e barcolla fino al lavandino, spalanca gli occhi e corre in direzione del gabinetto, non fa in tempo ad alzare la tavoletta che ha già dato di stomaco.

-Cazzo! Ma ti sei ubriacata?!- urlo afferrandola per la vita, per evitare che cada.

-Chi?- domanda con voce stridula, poi inizia a ridere come una matta. –Aaaaah! Io! Si beh, forse un po’!- e riprende a ridere convulsamente-

-Bene! E ora che faccio?- chiamo Daniel per farmi aiutare e la portiamo in camera sua, le do un’aspirina per il mal di testa e le rimbocco le coperte.

-Bel problema.- commenta Daniel dietro di me.

-Già! Che racconto al bar? Ti dovevi ubriacare per forza tu, eh?!- sbuffo sonoramente per poi andare a prepararmi e andare a fare colazione con Daniel al bar. Prendo un cappuccino e un cornetto e nel frattempo penso a qualche scusa.

-Allora oggi parli con tuo padre?- chiedo a Daniel, lui annuisce.

-Si,- dice mentre finisce di masticare il suo cornetto. –Ti faccio sapere quando cominci, l’orario e il posto.-

-Grazie.- gli sorrido, poi mi avvicino e lo bacio. –E’ tardi, devo andare!- mi alzo prendendo la borsa, lo bacio e poi mi allontano con la mia macchina.

Quando arriva al bar racconto una frottola un po’ banale, sperando sia credibile: visita medica.

Entra un gruppo di ragazze, due di loro portano una maglietta nera con un immagine dei Tokio Hotel. Si siedono sugli sgabelli del bancone e ordinano due cornetti, due briosch e quattro cappuccini.

-Hai sentito?- dice una delle due fan dei Tokio Hotel, quella bionda, rivolta all’altra amica fan.

-Cosa?- risponde la mora mentre mi ringrazia per i cappuccini.

-In un intervista Bill ha detto che stanno lavorando al nuovo album!-

-Non vedo l’ora che esca!- fa la bruna gettando un gridolino eccitato, sorrido involontariamente e finisco di servire la ragazze.

 

 

Una suoneria familiare si espande per la stanza mentre controllo come sta Karla.

-Fallo smettere! Ho un mal di testa tremendo!- esclama lei aprendo poco gli occhi.

-Così eviti un’altra sbronza, la prossima volta!- esclamo uscendo dalla stanza e rispondendo al cellulare: -Si?-

-Ehy, principessa!-

-Daniel!-

-Novità… cominci domani mattina.-

-Mmh mmh, a che ora?-

-Alle otto e dieci devi essere qui.-

-E dov’è qui?-

-Uh, giusto. Mmh… facciamo così: ti passo a prendere io alle otto ok?-

-Ok, grazie Daniel, sei un angelo!- sorrido.

-E di che! Adesso però vado che mio padre ha cominciato a sbraitare. A domani!-

-A domani, Daniel.- attacco e poi mi butto sul letto, afferro uno dei miei libri e comincio a leggere, sperando di allontanare per qualche ora quel chiodo fisso.

 

-Buongiorno Karla, come ti senti oggi?- dico entrando nella stanza.

-Molto meglio! Esci?- chiede maliziosa.

-Nein! Lavoro.-

-Lavori? Ma non abbiamo il turno pomeriggio?-

-Si, ma Daniel mi ha offerto un lavoro e…- sento il clacson ormai familiare di Daniel suonare. –Vabbè, devo andare, ti spiego stasera! Speriamo bene.- incrocio le dite e prima di raggiungere la macchine grigia di Daniel mi do un’ultima occhiata allo specchio. Entro tremante in macchina e lo fisso con sguardo impaurito.

-Dai, sta’ tranquilla!- mi sorride, annuisco e non parlo per tutto il tragitto, quando arriviamo davanti l’edificio, il cuore mi comincia a battere forte ed ho una paura tremenda di fare una figura di merda col padre di Daniel.

Scendo dall’auto in preda all’ansia e mi dirigo all’entrata.

-Hai mandato a monte uno delle mia cause migliori! Sai quanto era disposta a pagare quel tizio?!- urla un uomo alto, vestito elegantemente, con pochi capelli bianchi rasati e gli occhiali trasparenti sul naso.

-N-no, signore. Mi… mi dispiace… io…- risponde una ragazza più o meno della mia età, minuta e con lunghi capelli castani.

-Niente scuse, Schmitz! Che non accada più, o dovrò licenziarti!- sbraita l’uomo, poi se ne va a grandi passi sbattendo la porta.

-Quello è mio padre…- mi sussurra Daniel all’orecchio, spalanco gli occhi.

-C-cosa?! Quello mi butta fuori manco il tempo di stringergli la mano!- Faccio per andarmene:- Io me ne vado, grazie di tutto Daniel!- e comincio a camminare in direzione della porta d’ingresso, quando Daniel mi afferra un polso e mi fa voltare.

-Tranquilla.- lo guardo in cerca di sicurezza e lui mi sorride.

-Ok…- prendo un grosso respiro e mi avvio con Daniel alla porta precedentemente sbattuta da suo padre. Daniel bussa ed entra, io aspetto fuori, lo sento dire: -Papà, ti ho portato quella mia amica, posso farla entrare?-

-Si, si certo.- dal tono di voce sembra tranquillo, Daniel torna da me e mi dice che posso entrare, mi spinge dentro.

-Buona fortuna!- sussurra prima di chiudersi la porta alle spalle, rimango immobile a fissare l’uomo.

-Prego.- mi dice con un sorriso invitandomi a sedere, mi metto di fronte a lui e lo osservo: somiglia molto a Daniel, ha gli stessi occhi verdi e piccoli, lo stesso naso dritto, gli stessi lineamenti della bocca e delle guance. Si leva gli occhiali e mi porge una mano: -Io sono Clark Keller.- gliela stringo e mi presento.

-Martina Angela Faghenk.- sorrido.

-Daniel mi ha detto che è italiana. Posso darle del tu?-

-Certo! Si, mia madre era italiana e mio padre tedesco.-

-Capisco. Mio figlio mi ha detto che impari in fretta.- mi guarda unendo le mani dinnanzi al viso.

-Oh, beh…- arrossisco. –Beh, si, imparo in fretta…-

-Bene, fammi vedere il tuo curriculum.-

-Certo!- lo prendo dalla borsa e glielo porgo, si mette gli occhiali.

-Mmh… mmh… Beh, non vedo perché non dovrei assumerti.- sorride.

-Grazie mille.-

-Ti chiamo una tua collega, così ti spiega un po’ cosa dovrai fare. Per adesso prenderai gli appuntamenti, poi si vedrà!- prende il cellulare e chiama qualcuno, poco dopo una ragazza di qualche anno più grande di me entra nella stanza e mi invita ad andare con lei.

-Grazie mille, signor Keller.- dico prima di seguire la ragazza fuori dalla stanza.

-Piacere! Io sono Aida Huber.- dice non appena si chiude la porta alle spalle.

-Piacere! Martina Angela Faghenk.- le stringo la mano e la seguo all’interno di una stanza con un paio di scrivania e tre librerie colme di fascicoletti.

-Bene, questa è la tua postazione.- sorride e mi indica una delle due scrivanie, quella accanto alla finestra. –Prenderai gli appuntamenti, mi raccomando: uno ogni mezz’ora.- mi porge un’agenda rossa, la apro mentre mi siedo e la apro al giorno 16 giugno. –Oggi siamo pieni, quindi non prenotare nessuno per oggi, d’accordo?- annuisco. –Buon lavoro!- mi sorride a va a sedersi nella scrivania dall’altro lato della stanza e comincia a leggere alcuni dei fascicoletti sistemati nelle librerie.

 

-Com’è andato il primo giorno di lavoro?- mi chiede Daniel quando esco dall’ufficio.

-Piuttosto bene!- sorrido anch’io ed entro in auto, poco dopo lui fa lo stesso e mi allungo per baciarlo, ci stacchiamo e prende la strada di casa mia. –Che ne dici di mangiare qualcosa insieme?-

-Certo!-

-Però devo andare a casa e vestirmi con qualcosa di più comodo.- dico sistemandomi il tailleur.

-Certo. Ridacchia e posteggia davanti casa di Karla.

-Arrivo subito, eh?- scendo dall’auto e mi affretto ad entrare e ad indossare un paio di jeans e una felpa, afferro la mia borsa marrone e raggiungo Daniel in macchina.

Andiamo a pranzare in una rosticceria e poi mi accompagna al bar.

-Vuoi che ti passi a prendere io stasera?- mi chiede mentre scendo dalla macchina.

-No, vado con Karla, grazie mille Daniel!- chiuso la portiera ed entra al bar.

-Racconta, racconta!- mi assale Karla mentre poso la borsa ed indosso il grembiule, le racconto dell’incontro con il signor Keller, e della mattinata passata a rispondere al telefono e scribacchiare sull’agenda rossa.

 

…Continua…

 

Capitolo orrendo, lo so! °-°… Ho cercato di fare del mio meglio ma è venuto una schifezza… sorry! >.< … grazie a tutte (quelle che hanno recensito e quelle che leggono in silenzio) 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Ciao ragazze! :)… Bah, questo capitolo era decisamente troppo lungo, così ho deciso di dividerlo in due…xD… Buona lettura! :)
 

…Capitolo 20…

 
-Mmh… credo cha fra poco ti lascerò finalmente la casa libera!- esclamo alzando gli occhi dal quotidiano che sto leggendo.
-Peccato! Mi faceva piacere averti qui.- sospira sorridendo mentre beve dalla sua tazza blu, ricambio il sorriso e torno a leggere qualche annuncio.
Ormai lavoro dal padre di Daniel da due mesi e mezzo e, se vado avanti così, a breve potrò permettermi un monolocale. Il lavoro all’ufficio non è affatto pesante, prendo ancora gli appuntamenti sull’agenda rossa, ma a volte Aida mi affida anche delle pratiche.
Cerchio col pennarello rosso un annuncio e alzo gli occhi per prendere un biscotto, il cellulare di Karla prende a squillare.
-Mmh,- dice mentre poggia la tazza sul tavolo e si precipita a rispondere. –Si?... Oggi?- pausa. –Ma è successo qualcosa?... D’accordo… A dopo, buona giornata.- la guardo interrogativa.
-Era Christopher, dice che ci vuole parlare per una cosa del bar...-
-Chissà che è successo…- borbotto. –Vabbè, andiamo?- annuisce e prende la borsa.
Arriviamo al bar e troviamo dentro anche Sebastian e Paul. Cristopher ci fa segno di andare con lui, lo seguiamo e ci sediamo con lui ad un tavolo.
-Bene ragazzi, mi dispiace ma devo licenziare due di voi.- colpo secco, strana sensazione.
-Perché?- chiede Paul mentre si sistema meglio sulla sedia.
-Il profitto è calato e non posso pagare tutti e quattro.-
-Quindi? Chi resta e chi se ne va?-
-Rimanete voi due, Paul e Karla. Sebastian, Angela, mi dispiace molto ma non posso fare nulla. Vi tocca la liquidazione, comunque.-
-Bella consolazione!- esclamo.
-Mi dispiace, non posso fare altro.-
-D’accordo. Allora non c’è bisogno che faccio il mio turno oggi?- chiedo afferrando la borsa, Cristopher scuote la testa. –Bene, buona giornata a tutti. Karla ci vediamo stasera a casa, ok?- le do un bacio in guancia ed esco seguita da Sebastian.
-Bella sfiga, eh?- esclama lui passandosi una mano nei capelli neri.
-Già! A chi lo dici! Ero a un passo dal potermi permettere un monolocale.-
-E allora io? Proprio ora che la mia ragazza è incinta, cazzo!- mi volto verso di lui.
-Mi dispiace.-
-Beh, dai, su con la vita! Un altro lavoro si trova, non credi?- lo guardo e sorrido.
-Quando nascerà?-
-Fra meno di due settimane.- spalanco gli occhi.
-Caspiterina! Come farai?-
-Non ne ho idea! Lei non lavora… io ho perso l’impiego! Sono nei casini!- Si porta le mani sul viso, disperato. Abbasso lo sguardo.
-Beh, io adesso vado a casa. Buona fortuna, Sebastian. Gli sorrido e gli do una pacca sulla spalla.
-Grazie, ciao Angela!- entro in auto e do un pugno al volante. Metto in moto e torno a casa di Karla, chiamo Chante per sapere come sta.
-Ehy! Ciao, io sto bene… e tu?- mi risponde lei.
-Bah, diciamo bene. Ci sono novità?-
-A dire la verità, no. Ma cos’è successo mi sembri giù?-
-Oh, no nulla.-
Passiamo una buona mezz’oretta a parlare, poi mi butto sul divano e leggo qualcosa, ma non riesco a concentrarmi. Penso a Sebastian e vorrei poterlo aiutare, ma come? Trovargli un lavoro non è così facile, e di certo io non ne sono in grado. Sbuffo, rendendomi conto di non essere in grado di poter aiutare un amico.
Mi alzo dal divano per magiare qualcosa, poi vado spedita all’ufficio.
-‘Giorno Aida!-
-‘Giorno Angela! Tutto bene?-
-Diciamo…-
-Successo qualcosa?- dice mentre mi porge delle cartelle grigiastre e si siede alla sua scrivania, le racconto del licenziamento e parliamo per un po’.
Mentre prendo un appuntamento mi viene un’idea. Non ha più senso rimanere, ho comunque un solo stipendio e mi ritrovo come prima. Potrei tornare dalla zia e proporre a Daniel di assumere Sebastian
Che dovrei fare? In fondo se torno dalla zia non avrebbe problemi a mantenermi fino a quando non trovo qualcosa, e di certo aiuterei Sebastian. Decido di parlarne stasera con Daniel, non appena arriverò a casa.
 
---->Tom <----
 
-Buona sera, Marie!- mi affaccio in cucina e la trovo trafficante ai fornelli.
-Buona sera!- risponde lei ridendo.
-Dov’è Samy?-
-Di sopra con Chante e Erich.- sorrido e la ringrazio per poi salire al piano di sopra, busso piano alla porta e sento delle risate provenire dall’interno della stanza. Entro e trovo i tre sul letto che giocano.
-Zio Tom!- esclamano entrambi i bambini saltandomi al collo.
-Dove è zio Georg?- chiede Erich mentre lo metto giù, si è subito affezionato a Georg, forse perché passano sempre molto tempo insieme. –E’ di sotto con zio Bill e zio Gustav! Andate da loro?-
-Si!- esclamano tutti contenti e poi si precipitano di sotto.
-Non correte!- urla Chante, mi avvicino a lei e mi siedo sul letto.
-Come stai?-
-Potrei stare meglio, stamattina ho avuto una crisi. Per fortuna c’era Marie.-
-Oddio, Chante.- abbasso lo sguardo dispiaciuto.
-Ehy! Dai, pensiamo a cose allegre!- le sorrido, è incredibile con quanta vitalità sta affrontando la sua malattia, la invidio molto.
-Posso abbracciarti?- mi chiede.
-Certo che si!- si avvicina e mi stringe in un abbraccio, chiudo gli occhi e le bacio una guancia. Non so come mi ritrovo a giocare con la sua lingua. La faccio stendere sotto di me e le sfilo la maglietta, le sgancio il reggiseno e le accarezzo il seno. Lei mi toglie la maglia, e in contemporanea le sfilo i jeans.
Ci ritroviamo mezzi nudi sul letto. La guardo e mi rendo conto si quello che sto facendo. Mi alzo di scatto e mi rivesto in fretta. Chante si mette seduta sul letto coprendosi con una mano il seno.
-Cosa…?- chiede.
-I-io non posso. E’ sbagliato.- abbassa lo sguardo e si riveste anche lei.
-Pensi ancora a Martina, non è vero?- dice voltandosi verso di me, abbasso il capo e non rispondo. –Sono passati cinque anni! Lei ora sta con un altro!-
-Come lo sai?- chiedo alzando lo sguardo.
-Me l’ha detto lei. Si chiama Daniel ed è un futuro avvocato.- rido amaramente. –Vuoi saperla una cosa?- continua.
-Cosa?-
-Te lo leggo negli occhi che sei innamorato di lei. Non appena l’ho nominata ti si sono illuminati gli occhi.-
-Non è vero.- ribatto.
-Si, tu non puoi vederti, ma io si! Quando guardi me non hai la stessa luce che ti illumina gli occhi.- li chiudo e sospiro. –Sai come faccio a saperlo?- dice in un sussurro, avvicinandosi.
-Come?-
-Sono gli stessi occhi che ho io quando guardo te.- rimango immobile a fissarla. –Mi sono innamorata di te, Tom. Ma so che non avrò mai un’opportunità. Tu ami lei, e io sto per morire.-
-Non dirlo.- sussurro stringendo i pugni. La sento ridere tristemente e toccarmi un braccio.
-Speravo non ti fermassi.-
-Io non posso.- dico guardandola negli occhi.
-Lo so.- chiude gli occhi e mi da un bacio a stampo, poi scende di sotto e mi lascia da solo.
 

…Continua…
 

Ciao ragazze! Ok, questo capitolo mi piace…ù.ù… xD… spero sia piaciuto anche a voi! :)… Ringrazio tutte quelle che leggono e che recensiscono! :)… Alla prossima! Crazieh Milleh!
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Ciao! :D… che sono brava! Nemmeno una settimana è passata dall’ultimo aggiornamento… *Applauso*… vi lascio al capitolo che ho tanto aspettato di postare (*-*) anche se è uscito una schifezzuola! D:… Buona lettura!
 
…Capitolo 21…
 
 
---->Martina<----
 
Sento il cellulare suonare sul davanzale della finestra, esco dalla doccia e rispondo.
-Pronto?-
-Principessa, sono Daniel!-
-Daniel, grazie per avermi chiamata.- mi avvolgo in un asciugamano e mi siedo a terra.
-Dimmi tutto, ti ascolto.- gli racconto brevemente tutto.
-E quindi pensavo di tornare da mia zia, ad Amburgo. Non ha senso restare, sono di nuovo punto d’accapo.- concludo.
-Beh, certo Amburgo è lontano. Però devo ammettere che hai ragione.- sorrido.
-Beh, non mi serve a niente restare, non credi?-
-Si, lo penso anch’io.-
-Quindi sei d’accordo con me?-
-Certo che si! Anzi ne parlo subito con mio padre e ti richiamo.-
-Grazie, Daniel!-
Attacco e velocemente mi asciugo i capelli, torno in camera ed apro un cassetto alla ricerca di un pigiama.
-Cazzo! Sono tutti sporchi.- sussurro. Mi rialzo e cerco in valigia se ne ho lasciato qualcuno dentro. Trovo una felpa grigia enorme. E’ la sua felpa, la indosso.
-Sa ancora di lui.- sussurro annusando l’odore. Il mio cellulare comincia a squillare e rispondo.
-Daniel.- dico.
-Mio padre ha detto che per lui non ci sono problemi.-
-Grazie Daniel! Allora io comincio a preparare le valigie. Ah, Daniel! Un mio amico avrebbe bisogno di un lavoro, magari visto che io me ne vado potreste lasciarlo a lui!-
-E’ una buona idea! Voglio salutarti, posso venire li da te?-
-Si, certo.- mi metto sul letto e lo aspetto. Non appena arriva lo saluto con un bacio e lo porto in camera mia.
-Di chi è questa felpa?- chiede aggrottando le sopracciglia. Cazzo! Mi sono lasciata addosso la felpa di Tom!
-Oh, e-era di mio padre…- sussurro.
-Scusa, principessa. Pensavo fosse di qualche ragazzo…-
-Tranquillo.- gli sorrido e lo abbraccio. Non voglio però che la felpa perda il suo odore, così prendo una tuta e mi cambio in bagno.
Decidiamo di guardare un film in salotto con Karla, ordiniamo al pizza e ci addormentiamo tutti e tre sul divano.
 
La mattina dopo mi sveglio con un gran dolore alla schiena. Mi stiracchio e poi mi alzo dal divano, preparo la colazione e sveglio Karla e Daniel.
-Beh, allora io vado a sistemare le ultime cose.- dico salendo in camera, Daniel mi segue e si mette sul letto.
-Ci vedremo tutti i fine settimana, vero?- dice.
-Certo che si!- gli sorrido e ripongo i vestiti in valigia. Vado in bagno, mi vesto e poi trascino le valigie giù, Daniel mi aiuta a caricarle in macchina.
-Allora ciao.- dice, mi alzo sulle punta delle dita e lo bacio.
-Ciao.- sussurro. Mi avvicino a Karla e l’abbraccio. –Grazie di tutto, Karla.- lei mi sorride, poi salgo in macchina e parto. Vado a casa di Sebastian per dirgli tutto, mi fanno entrare e faccio gli auguri ad Anna, poi mi siedo sul divano beige e comincio a parlare.
-Beh,- dico. –Io avevo un impiego come segretaria, ma visto nella situazione in cui mi sono trovata, ho preso la decisone di tornare da mia zia e, beh, lascio il lavoro e ci ho messo una buona parola per te, Sebastian.-
-Scherzi?!- esclama lui.
-No, affatto!-
-Oh mio dio! Grazie!- esclama Anna e mi abbraccia.
-Figuratevi!- Sebastian mi ringrazia e mi abbraccia, mi augura di fare buon viaggio e dopo avergli lasciato il numero di Daniel, torno in macchina diretta ad Amburgo.
Arrivo verso sera, scendo dall’auto e suono al campanello. La zia mi apre e mi abbraccia.
-Che ci fai qui?-
-Oh beh, se non è un problema ho deciso di tornare a stare qui per un po’.- ed indico la valigia dietro di me.
-Certo che puoi! Entra!- mi fa entrare e mi porta di sopra. –Ho dato la tua stanza a Chante da quando si è ammalata, ma sono sicura che ci starete in due!-
-Si, certo. No c’è problema.- bussa ed entra, Chante è sdraiata con le cuffie nelle orecchie e muove ritmicamente il piede che ha lasciato penzolare dal letto. La zia la scuote e lei apre gli occhi.
-Martina!- esclama e mi salta al collo. –Come mai qui?- le spiego tutto e poi vado a salutare Samantha ed Erich che stanno guardando i cartoni in TV.
-Sora! Che bello che stai qua con noi!- abbraccio entrambi e poi scendo in cucina a chiacchierare con la zia e con Chante. Verso le venti torna Frankie che dopo avermi salutata gioca un po’ con i bambini.
-Che bell’atmosfera che c’è qui.- sorrido e poggio la testa sulle braccia incrociate. Sento suonare il campanello e mi precipito ad aprire.
Non lo avessi mai fatto, mi ritrovo davanti Tom. Rimango a fissarlo fino a quando Gustav non giunge in mio aiuto.
-Martina!- esclama passando davanti a Tom ed abbracciandomi, lo stesso fanno Georg e Bill. Quando Tom entra abbasso lo sguardo e chiudo la porta, li seguo in cucina, dove si siedono.
-Come mai qui?- chiede Bill.
-Oh, lavoravo in un bar ma ho perso il posto, quindi sono tornata.- abbozzo un sorriso e guardo di sottecchi Tom che fissa le sue mani unite sopra il tavolo. –Rimanete a cena qui?- dico, Tom alza lo sguardo su di me, ma faccio finta di nulla.
-Si, perché no!- sorride Georg, poi tutti si mobilitano per aiutare la zia, vado da lei e la aiuto a cucinare, Chante fa lo stesso, mentre Bill e Tom sistemano la tavola e Frankie, Gustav e Georg giocano con Erich e Samy.
-Quanto resterai?- chiede sempre Bill.
-Non lo so…- rispondo senza voltarmi, finiamo di preparare e dico sia alla zia che a Chante di sedersi, metto il cibo nei piatti e servo tutti, prendo il mio patto e mi rendo conto che l’unico posto libero che è rimasto è tra Tom e la zia. Deglutisco e mi siedo.
-Allora, che ne dite se sabato andiamo a magiare fuori? Per festeggiare il ritorno di Martina.- propone Frankie.
-Oh, in realtà avevo promesso a una persona di vederci il fine settimana.- rispondo.
-Daniel?- chiede Chante maliziosa. Sento Tom irrigidirsi appena.
-S-si, dovrei uscire con lui.-
-E chi è questo Daniel?- chiede Frankie sorridendo.
-Il mio attuale ragazzo.- sorrido appena e getto un’occhiata a Tom che non si muove.
-Non ce ne avevi parlato…- dice la zia portandosi degli spaghetti alla bocca.
-Oh, beh, va all’università, è un futuro avvocato.-
-E come l’hai conosciuto?- chiede sempre la zia.
-Scusate, mi sta suonando il cellulare.- dice Tom alzandosi, nella stanza cala il silenzio e finiamo di mangiare.
-Zia vado un minuto in bagno, ok?- lei annuisce ed esco dalla cucina, non vado in bagno bensì esco in giardino, ho bisogno di un po’ d’aria. Fuori ci trovo Tom che fuma una sigaretta. Quando sente la porta aprirsi si volta verso di me.
-Scusa, non pensavo ci fossi tu, me ne vado.- faccio per rientrare.
-No, puoi restare se ti va.- scrolla le spalle e io mi siedo sui gradini.
-Allora, come va?- chiedo nel tentativo di aprire un dialogo.
-Non mi lamento, e tu?-
-Piuttosto bene. Vedo che non ti sei levato il vizio, eh?- sorrido ed indico la sigaretta. Sorride anche lui.
-Che vuoi farci, è l’unica cosa che mi è rimasta.- la porta alle labbra, aspira e poi rigetta il fumo dal naso. –Futuro avvocato, eh? Te lo sei scelto bene.- dice mentre getta la sigaretta a terra e la schiaccia con la punta della scarpa.
-Già.- rispondo.
-E dimmi, com’è?- alzo lo sguardo su di lui.
-Beh, innanzitutto non fuma.- ridacchia. –Poi è… insomma, ci sto bene.- annuisco e mi lecco le labbra diventate secche per via del vento gelido.
-Perché te ne sei andata a Berlino?-
-Volevo essere indipendente.-
-Capisco. Ma potevi esserlo anche qui.- non rispondo. –Fa freddo, io entro, tu che fai?-
-Arrivo.- mi passa accanto e rientra in casa. Rimango qualche minuto a pensare, poi decido di rientrare. 
 
Lascio gli altri chiacchierare in cucina, io salgo in camera mia per disfare la valigia e riposare, sono abbastanza stanca. Saluto tutti e mi butto sul letto prima di cominciare a sistemare i vestiti. Quando ormai ho svuotato mezza valigia mi accorgo di non aver ancora trovato la felpa di Tom. Mi porto le mani ai capelli.
-Cazzo! L’ho persa!- comincio a cercarla disperatamente, spargendo il resto dei miei indumenti per la stanza.
 
---->Tom<----
-Sono decisamente stanca e devo mettere a posto la mia roba, quindi io vado. Buonanotte a tutti!- dice Martina, saluta con un bacio tutti, tranne me, e poi sale di sopra.
-Ho bisogno del bagno, scusate.- dico io poco dopo alzandomi e salendo al piano di sopra. La porta della camera di Martina è aperta e ci sbircio dentro. Quant’è bella. I corti capelli quasi del tutto biondi gli cadono disordinatamente sul viso e lei li sposta spazientita. Il suo corpo perfetto, i suoi occhi. Ad un tratto smette di svuotare la valigia e si guarda intorno.
-Cazzo! L’ho persa!- esclama frustrata, comincia a cercare disperatamente qualcosa spargendo vestiti ovunque. Rimango ad osservarla fino a quando non si getta su un mucchio di vestiti accanto alla finestra e ne estrae un’enorme felpa grigia.
La mia enorme felpa grigia.
La vedo sorridere ed odorarla, sorrido anch’io. Forse ho ancora una possibilità di riaverla per me.
 
…Continua…
 
Tarataratattà! Ed ecco qui il rincontro! :)… Spero vi sia piaciuta, io sono soddisfatta solo del mini dialogo tra Tom e Martina… Tutto il resto mi fa schifo…xD… Ringrazio chi ha recensito (volo a fare i ringraziamenti singoli!), chi legge e chi ha aggiunto tra le preferite/seguite. Grazie mille! <3

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Ciao a tutte! :D
Sono tornata col nuovo capitolo…ù.ù Spero vi piaccia! :D

 

…Capitolo 22…

 
---->Martina<----
 
Mi addormento stringendo la felpa di Tom e quando mi sveglio mi sento il suo profumo addosso.
Decido di fare una doccia per rilassarmi, rimango sotto il getto caldo dell’acqua per alcuni minuti, mi insapono per bene e poi esco dalla doccia. Tampono i capelli bagnati e mi guardo alla specchio, quella che vedo non è più la triste ragazza condannata a qualcosa che odia, ma una ragazza felice. E il bello è che non so nemmeno il motivo di questa felicità. Forse perché ho rivisto le persone che amo. Forse perché ho rivisto lui. Solo adesso mi sono resa conto di quanto io mi stia comportando da ipocrita con Daniel.
Andiamo, a chi voglio darla a bere? Io non provo niente per lui, si gli voglio bene, ma nient’altro. Il mio cuore appartiene a Tom, anche se l’ha fatto a pezzi molte volte. Sospiro, ma non è sospiro triste, tutt’altro!
Mi asciugo in fretta e poi raggiungo la zia in cucina che sta preparando la colazione ai due bambini, seduti al tavolo tutti contenti.
-Zia, stavo pensando ad un viaggetto.- dico sorridendo e versandomi del caffè in una tazza.
-Un viaggio?-
-Si. In Italia. Voglio dire, non vado a trovare i miei al cimitero da sei anni, mi è venuta voglia di andarci.- dico scrollando le spalle ed afferrando un croissant.
-Oh beh, è una bella idea! Che ne dici di andare non appena sarà finito l’asilo e Frankie potrà prendersi una pausa dal lavoro?- dice sorridendo e poggiando due fumanti tazze di latte sul tavolo.
-Si si, certo. Mmh, che si fa oggi?-
-Beh, shopping?- propone la zia.
-Oh si, ci sto! Però voglio anche i ragazzi, non li vedevo da un casino di tempo.-
-Sei sicura?- chiede la zia, sospettosa.
-Certo che si! Vado a prepararmi. Tu avvisali!- urlo salendo le scale, entro in camera e mi vesto. Indosso dei semplicissimi jeans, scarpe da ginnastica blu e una maglietta a maniche lunghe bianca. Metto un velo di trucco e poi raggiungo la zia in salotto, trovo anche i ragazzi, ci sono tutti tranne Tom.
-E Tom?- chiedo appunto.
-Oh, ehm…- Bill è in visibile difficoltà, non sa che inventarsi. –Sta… sta male!- esplode alla fine, come colpito da un’illuminazione.
-Già,- rincara Georg. –Aveva la febbre molto molto alta.-
-Oh capisco.- non ci credo per niente. –Siete sicuri di poterlo lasciare da solo?-
-Conosci mio fratello no? Pensi che si farebbe curare da qualcuno?- dice Bill ridacchiando nervosamente.
-D’accordo.- detto questo usciamo di casa e andiamo a fare un giro in centro. Nel frattempo parliamo di questi anni in cui non ci siamo visti, mi raccontano del nuovo CD, del tour, dei prossimi progetti. Io racconto loro di Karla e di Daniel.
Come al solito Bill si carica di buste talmente tanto che non riesce nemmeno più a reggerle, così mi offro di portarne un paio.
-Quindi sei proprio sicura che sabato devi vederti con Daniel?- dice Gustav abbracciandomi da dietro e poggiando la testa sulla mia spalla. Mi volto verso il suo viso e noto che sta giocando la carta del ragazzo dolce bisognoso d’affetto.
-Si, Gus. Gliel’ho promesso.- scrollo le spalle.
-Ah ah!- esclama Georg puntandomi un dito contro e guardandomi con aria di sfida.
-Che c’è?- chiedo perplessa.
-Hai detto “gliel’ho promesso”, non “voglio andare”. Vuol dire che non ti interessa sul serio uscire con lui!- risponde con fare ovvio, riduco gli occhi a due fessure e stringo le labbra.
-Hobbit, mi stupisce il tuo ragionamento e potrebbe anche essere più che logico, ma non è così. Te lo assicuro!- Gustav si stacca da me ridacchiando, Bill stranamente non ha detto niente, così mi volto per assicurarmi che sia ancora vivo.
-Ehy, Bì. Come mai non parli?- chiedo.
-Sono… leggermente… occupato… a… cercare… di… non… far… cadere… tutto!- risponde con voce sottile cercando di mantenere in bilico le miriadi di buste, pacchetti e sacchettini che regge in mano. Scoppiamo a ridere e decidiamo di fermarci a prendere qualcosa in un bar, ci sediamo e io prendo del thè. Dopo circa mezz’oretta decidiamo di tornare a casa.
Mi ha fatto piacere passare una mattinata con loro, mi sono divertita parecchio!

Il pomeriggio la zia va a lavorare e io decido di andare a casa dei gemelli, devo dire che anche se non mi ha convinto la risposta di Bill stamattina sono preoccupata per la salute di Tom. Mi do una sistemata veloce e attraverso la strada, suono il campanello e un Tom in boxer mi apre.
-Ciao.- dice. –Se cerchi Bill, è uscito con Natalie.-
-Oh.- dico abbassando lo sguardo. –Comunque no, sono venuta per te.-
-Entra.- dice mettendosi di lato per permettermi di entrare, chiude la porta e mi fa segno di sedermi sul divano. Lo faccio e lui si siede sulla poltrona di fronte a me.
-Beh, niente… sono venuta perché Bill stamattina mi ha detto che avevi la febbre molto alta. Volevo sapere come stavi. Tutto qua.- ridacchia.
-Non avevo la febbre.-
-Si, l’avevo intuito.- sorrido. –Perché non sei venuto con noi? Ci siamo divertiti.- scrollo le spalle.
-In realtà…- si blocca e mi guarda. –Mi fa uno strano effetto guardarti e averti vicino. Mi fa…- si blocca di nuovo, come in cerca delle parole giuste, volta lo sguardo fuori dalla finestra e con lo sguardo perso dice:- Mi fa male.- rimango sbigottita.
-Sei stato tu a lasciarmi, dovrebbe fare male a me.- la mia risposta viene fuori con tono acido.
-Hai ragione.- dice più a se stesso che a me. –Lascia stare, è una storia troppo lunga.- conclude poi tornando a guardarmi.
-C’è tempo.- dico alzandomi ed avvicinandomi a lui che si alza a sua volta e va vicino alla finestra. Mi avvicino e gli tocco una spalla.
-Non capiresti.-
-Posso fare uno sforzo.- si volta verso di me e punta i suoi occhi nocciola nei miei castani. Sposta lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, poi mette una mano sulla mia guancia e lentamente si avvicina. Chiudo gli occhi e sento le sue labbra sfiorare le mie. Lentamente, senza fretta.
Mi allontano di scatto e Tom riapre gli occhi. Mi guarda a metà tra lo stupito e il dispiaciuto.
-Tom, io… io ho un ragazzo adesso. E tu mi hai mollata anni fa ammettendo di avermi solo presa in giro. Sono venuta qui solo per assicurarmi che tu stessi bene. Ora posso anche andarmene.- afferro la borsa e mi dirigo verso la porta, lui non mi ferma, non parla, rimane immobile. Lo guardo un’ultima volta e poi esco decisa.
 
…Continua…
 
Hallo leute! :D
Beh, il capitolo che avevo scritto era IMMENSO! Diciamo che mi ero fatta prendere la mano! xD… così l’ho diviso in tre capitoli… non so se darà lo stesso effetto, ma vi lascio così! *O*
Grazie mille a chi ha recensito (vado a rispondere singolarmente…ù.ù), chi legge in silenzio e chi ha aggiunto tra le preferite/seguite/ricordate, siete sempre di più! :D **
Grazie, grazie, grazie! Fatemi sapere che ne pensate, ci conto! ;)

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Ecco qui il nuovo capitolo! *W* Spero vi piaccia, a me si! :D

 
…Capitolo 23…
 

La settimana passa in fretta e in un batter d’occhio è già sabato, dopo essermi vestita di tutto punto, raggiungo Daniel in una pizzeria a Berlino. Mi parla di Sebastian, di suo padre ed io dal canto mio gli racconto di come sto bene con la zia.
Dopo aver mangiato decidiamo di fare un giro, mi mette una mano intorno alla spalla e mi fa strada.
-Peccato che possiamo vederci solo il fine settimana.- dice all’improvviso, alzo lo sguardo su di lui ed annuisco, pensierosa.
-Già. Sai, una volta in una rivista ho letto che il novanta percento delle relazioni a distanza finiscono molto male.- dico.
-Che pessimista!- ride lui, gli tiro un pugno sul petto.
-Sono seria! Sai con quante potresti tradirmi in una settimana intera?!- esclamo sforzandomi di non scoppiare a ridere.
-E che ne so io se tu non hai già avuto l’opportunità di baciare qualcun altro?- il suo tono è scherzoso, ma io ripensando al quasi-bacio con Tom mi incupisco.
-Che ne sai se l’occasione c’è stata e io mi sia rifiutata?- chiedo cercando di non sembrare troppo seria.
-Beh, in quel caso saresti la ragazza perfetta.- sorrido debolmente e lo bacio. –Sai una cosa?- dice poi.
-Cosa?-gli faccio eco.
Mi risponde:- Non capisco come i tuoi ex si siano lasciati scappare una come te.- sorrido debolmente e poi cerco di cambiare discorso.
-Beh, questo sabato ho un impegno in famiglia, che ne dici se ci vediamo domenica?-
-D’accordo.- mi sorride e poi mi accompagna alla mia macchina. Sono appena le ventitrè quando percorro l’autostrada per tornare a casa, ma Daniel non voleva che mi mettessi alla guida di notte. 
 
La settimana passa senza ex-fidanzato-buono-solo-a-confondermi-le-idee fra le palle e il sabato sera resto a casa con Samantha, Erich e Chante visto che la zia e Frankie vogliono passare una seratina romantica. Lasciamo i due bambini in camera a giocare con pastelli e foglietti e ci sediamo sul divano.
-Guardiamo un film?- propongo, la mora annuisce e vado alla ricerca di qualcosa di carino. –Mmh… allora, “Titanic”?-
-Non voglio piangere, per favore!- ridacchio e col dito scorro su tutti i DVD, di cui nella maggior parte ci sono uomini che staccano le teste ad altri uomini. Non fa per noi. –“Cinquecento giorni insieme”?-
-Visto, rivisto e stravisto.- sbuffo.
-“Io vi dichiaro marito e marito”?-
-Visto.-
-“Vi presento Joe Black”? Oppure “City of Angels”?-
-Tu non hai idea di quante volte Bill mi ha costretto a vederli!- esclama ridacchiando, rido anch’io.
-Basta mi arrendo, niente film!- mi butto sul divano accanto a lei.
-Beh? Che mi racconti?- chiedo.
-Solita vita.- alza le spalle. –Tu?-
-Anche.-
-Con Daniel?-
-Va tutto bene.- sorrido. –E’ dolcissimo, sai? Ci vediamo domani.- continuiamo a parlare del più e del meno per un po’, poi decidiamo di mettere i bambini a letto e di andare a dormire.
La mattina successiva passa serenamente ed anche la serata con Daniel.
 
Sono ormai passate cinque settimane dal mio ritorno ad Amburgo e cerco di vedere Tom il meno possibile, tranne quando la zia invita i ragazzi a cena. Evito accuratamente di restare da sola con lui e di guardarlo in viso, anche se la tentazione di alzare lo sguardo è forte. Troppo forte per poterlo gestire. E così ogni tanto lo guardo di sottecchi, facendo attenzione a non farmi beccare da Tom. Questo comportamento, tuttavia, non è sfuggito all’occhio attento di Chante che me l’ha fatto notare una sera, dopo che i ragazzi erano andati via.
-E’ inutile guardarlo di sottecchi, alza il capo e affronta il suo sguardo!- mi aveva detto solamente, lasciandomi alquanto basita. Inutile dire che non le diedi ascolto, continuando a lanciargli delle occhiate. Non lo so, ma forse se n’è accorto. Ma comunque nessuno dei due ha il coraggio di intraprendere una qualche sorta di dialogo con l’altro, e a me va bene così.
E’ sera ed abbiamo appena finito di mangiare, stiamo chiacchierando allegramente, ma io ascolto poco della conversazione, sono occupata a guardare Tom. E devo dire che guardare una persona cercando disperatamente di non farti vedere da altri dieci individui attorno a te è alquanto difficile.
Oserei definirlo uno sport estremo.
Getto un’altra occhiata al chitarrista ma il suono insistente del mio cellulare mi riporta alla realtà.
-Scusate.- sfilo il cellulare dalla tasca ed esco dalla cucina.
-Amore mio!- trilla una voce maschile.
-Daniel.- rispondo io, mettendoci quanto più entusiasmo possibile.
-Tutto bene?-
-Si, si. E tu?-
-Benissimo! Dopodomani ci vediamo? E’ sabato.-
-Certo! Che ne dici di vederci a casa di Karla? Così la saluto.-
-Certamente! Adesso scusa ma devo scappare. A sabato!-
-Ciao.- riattacco e mi volto per tornare in cucina. Quasi mi viene un infarto nello scorgere nel buio della veranda la figura alta di Tom. Mi porto una mano sul cuore e dico:- Dio, Tom mi hai fatto prendere un colpo!- accende la luce esterna e mi guarda con aria innocente.
-Io stavo solo andando a fumare una sigaretta.- risponde con tono freddo. –Quella che organizza appuntamenti amorosi al buio sei tu.-
-Beh? Hai qualche problema, forse?- sputo con tono acido.
-Molti.-
-Ti consiglio di farti aiutare a risolverli, allora.-
-Grazie del consiglio, ma di certo non li avrei se evitassi di nominarlo in mia presenza!- tuona.
-Che c’è di male? E’ il mio ragazzo e lo nomino tutte le volte che voglio! Se ti da fastidio puoi benissimo infilarti un paio di cuffiette nelle orecchie e spararti Samy Deluxe a tutto volume, così non mi senti!- strepito, rossa in volto dalla rabbia.
-Credimi se potessi lo farei! Almeno non sarei costretto a sentire la tua voce! Dio, ma hai sentito quanto è stridula?!- urla a sua volta.
-La mia voce sarà anche stridula, ma non sarà mai odiosa quanto la tua!-
-Sai che ti dico? Vai a fare in culo!- dice strattonandomi per un braccio.
-Ci vado volentieri, basta che tu vai dalla parte opposta alla mia.- non urlo stavolta, uso un tono normale.
-Allora e vuoi avermi così lontano smettila con queste stupide occhiate.- dice, glaciale. Mi divincolo dalla sua presa e torno dentro.
 
Mi preparo per uscire con Daniel, abbiamo deciso di vederci a casa di Karla, così nel frattempo saluto anche lei, e poi io e Daniel andiamo a mangiare da qualche parte. Indosso dei pantaloni bianchi e una maglietta rosa, scarpe argentate e un velo di trucco.
Saluto la zia e salgo in macchina.
Devo ammettere che in questi giorni ho pensato molto al quasi-bacio con Tom e al litigio, che mi hanno confuso le idee. Se prima avevo dei dubbi sulla mia sincerità nei confronti di Daniel, adesso sono sicura che lo sto solo prendendo in giro. Sbuffo sonoramente e per scacciare un po’ i pensieri accendo la radio, cambio molte stazioni. Alla fine recupero un CD dal cruscotto e lo inserisco senza nemmeno guardare di cosa si tratta. Parte una melodia a me molto familiare.
-Mentre attraversavo London Bridge un giorno senza sole, vidi una donna pianger d’amore, piangeva per il suo Geordie.- sorrido. De Andrè, il grande De Andrè. Comincio a canticchiare sporadicamente. –Geordie non rubò mai neppure per me un frutto o un fiore raro, rubò sei cervi nel parco del re, vendendoli per denaro.-
Arrivo a casa di Karla con sottofondo De Andrè, che per un po’ ha messo da parte i pensieri. Scendo dall’auto e mi fiondo in casa della mia amica. Ci abbracciamo e ci raccontiamo un po’ di cose, da comprendere, non ci vediamo da cinque settimane!
Poco dopo arriva anche Daniel che saluta Karla e poi prendiamo la mia auto.
-Ciao, principessa.- dice baciandomi, da parte mia riceve solo un freddo bacio a stampo. Mi porta in una pizzeria e mi racconta un po’ di cose. Quando finiamo di mangiare mi propone di andare a casa sua dato che suo padre farà molto tardi questa sera. Accetto e mi porta in  una delle zone più ricche di Berlino. Casa sua è una bella villa bianca, immensa, con tutt’intorno un giardino ben curato. Mi porta all’interno che non è meno appariscente. Mobili molto costosi, quadri, orologi d’oro appesi alle pareti. Rimango a bocca aperta, poi Daniel mi prende una mano e mi porta al piano di sopra.
-La mia stanza.- entro e mi trovo davanti una camera molto grande dalla pareti azzurre, attaccato al muro il letto, accanto un comodino e una finestra, dall’altra parte un’enorme libreria piena di libri, credo siano quelli dell’università. E poi l’armadio. Mi siedo sul letto e lui fa lo stesso. Mi prende il mento con una mano e mi bacia, lo assecondo fino a sdraiarmi sul letto, si mette su di me e infila le mani sotto la maglietta. Mi accarezza la pancia senza smettere di baciarmi, me la sfila e scende a baciarmi il collo e il ventre. Gli tolgo la maglietta e passo le mani sulla sua schiena liscia. Mette le mani sul mio seno ancora coperto dal reggiseno e scende a sbottonare i pantaloni. In questo preciso momento un pensiero mi fulmina.
Io amo Tom.
-No!- urlo bloccando le sue mani che stanno per infilarsi dentro gli slip, mi guarda sorpreso. –Io… io non potrò mai provare niente per te che non sia amicizia, io amo un altro uomo. Mi dispiace.- dico tutto d’un fiato, tolgo le sue mani dalla mia intimità, mi alzo e mi rivesto. Esco in fretta dalla villa di Daniel e mi fiondo in macchina. Metto subito in moto e torno dritta ad Amburgo. Non mi va di tornare a casa, voglio stare un po’ da sola.
 
-Non ci venivo da tanto...-
-E' bellissimo...- sorride.
-Cavolo!! Io non ho mai trovato un posto segreto così bello...- dico sorridendo appena.
-D'ora in poi questo sarà il nostro posto...- lo abbraccio e noto il riflesso della luna nell'acqua.
 
La grotta!
 

…Continua…

 
Inizialmente questo capitolo era cortissimo ma mi è venuta la brillante idea di modificarlo e ne è venuto fuori un papiro! Il prossimo è il mio capitolo preferito e dovevo per forza interrompere qua! *W* xD. Spero vi sia piaciuto, ringrazio chi ha recensito, chi legge in silenzio e chi aggiunge tra le preferite/seguite/ricordate e bla, bla, bla…xD
Grazie mille! *O*

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


*Sbuca la testolina dalla folla* Ma ciao! :D… vi chiederete: come mai sta postando così frequentemente?! Ebbene, eccovi la risposta: perché avevo già i capitoli pronti, perché non vedevo l’ora di postare questo capitolo e perché Giada mi ricatta…T.T… basta, vi lascio al capitolo! :D
 

…Capitolo 24…

 
E’ notte quando arrivo al mare, spero solo di ricordare dove si trova la grotta. Scendo in spiaggia e cammino un po’, poi la vedo. Sorrido e mi ci fiondo dentro.
All’interno vi trovo l’ultima persona che vorrei vedere. Quando sente i miei passi sulla sabbia alza lo sguardo.
-Tom.- dico in un sussurro bloccandomi.
-Che ci fai qui?- dice aggrottando le sopracciglia.
-Io… è successa una cosa e volevo stare un po’ da sola e ho pensato di venire qui.- dico scrollando le spalle.
-Che ti ha fatto?- urla alzandosi dalla roccia in cui era seduto e venendomi incontro, fa per prendermi il viso tra le mani ma se ne pente e lascia le braccia lungo i fianchi, si limita a guardarmi negli occhi. –Che ti ha fatto quello stronzo?- ripete visibilmente alterato.
-Niente. Sono io che ho fatto del male a lui, ed è tutta colpa tua!-dico, poi lo spingo. Mi guarda interrogativo e io mi metto le mani sul viso. 
-Che cosa è successo?- chiede, sorrido amaramente.
-Noi, stavamo per fare l’amore… ma io l’ho fermato dicendogli che non sarei mai stata capace di innamorarmi di lui perché amo un altro.- non so nemmeno perché gliel’ho detto, continuo a tenermi la testa tra le mani, e comincio a piangere. –Ed è tutta colpa tua! Perché non mi sono ancora dimenticata di te?! Lui, lui è il ragazzo perfetto! Lui mi ha dato tutto, mi ha dato affetto senza pretendere nulla in cambio! Tu, tu invece!- urlo per la frustrazione e gli punto un dito contro:- Tu! Il tuo solo interesse era quello di portarmi a letto! Tu e le tue belle parole! Sei una persona schifosa e io non capisco come mi sia potuta innamorare di te! Sai qual è stato il problema?! Che te l’ho data subito, come una bambina! Non redendomi conto che mi stavi solo prendendo in giro, bravo Tom! Complimenti, mi hai rovinato la vita! Io non dovrei essere qui, io dovrei essere con Daniel, tra le lenzuola del suo letto.- respiro affannosamente cercando di calmarmi. –Tu non mi hai mai amata e io ancora come una stupida soffro per te! In questi fottutissimi cinque anni non ho fatto altro che stare male a causa tua, mentre tu te la spassavi tra le lenzuola con un’altra! Ma cosa te n’è mai fregato di me?! Un emerito cazzo! E invece Daniel mi trattava come se fossi la cosa più preziosa di questo mondo. E io… e io… l’ho lasciato in quel modo, per colpa tua!- dire che sono furiosa è dir poco, Tom non dice niente rimane immobile e aspetta la smetta di andare su e giù per la grotta insultandolo con le peggiori parole.
-Tu sei uno schifoso, ipocrita, insensibile che non è capace di voler bene a nessuno!- a questo punto mi sento afferrare per le braccia, Tom mi sbatte al muro della grotta facendomi un male cane alla schiena.
-Non dirlo! Tu non sai niente, niente!- urla a pochi centimetri dal mio viso, ridacchio nervosa e dico:- Non so niente? Quante volte sei stato in grado di amare qualcuno col cuore, apparte Georg, Gustav e la tua famiglia?!-
-Una! Una sola e quella persona sei tu, stupida!- mi urla in faccia, buttandomi addosso tutto il suo profumo. Rimango basita e non proferisco parola. –Io ti amo, e ti ho sempre amata.-
-Certo!- ridacchio, rossa in volta dalla rabbia. –Se mi ami, perché mi hai detto l’esatto contrario cinque anni fa?! Illuminami!- lui chiude gli occhi e prende un grosso respiro, la voglia di spaccargli la faccia è incontenibile.
–Non è vero niente, ti ho detto una cazzata, ma era l’unico modo per lasciarti. Io ti ho tradita con quella francese si, ma non è vero che ho capito di non amarti. Mi sono sentito un verme, mentre tu eri in ospedale perché ti avevano picchiata per me, io ero a letto con un’altra. Non riuscivo ad accettare il fatto che ti avevano fatto del male, non riuscivo ad accettare di averti nuovamente tradita. E così ho preso la decisione di lasciarti, sperando che non soffrissi e che trovassi un ragazzo adatto a te. Ma io ti amo, ti ho sempre amata, e quel giorno, al bar, quando ti ho vista amoreggiare con lo stronzo…- fa una smorfia. -Io ho capito tutto il dolore che ti avevo fatto provare. Scusami per tutti i tradimenti, scusami per tutte le volte che ti ho fatto soffrire, scusami se ti ho trattata come una qualsiasi groupie a Berlino, ma avevo bisogno di risentirti mia. Scusami, amore mio.-  Spalanco gli occhi e lo guardo con le lacrime agli occhi. All’improvviso sento le sue mani calde poggiarsi sulle mia guance e fare una leggere pressione verso l’alto. Alzo lo sguardo su di lui.
-C-come mi hai chiamata?- chiedo
-Ti ho chiamata così perché è quello che sei, quello che sei sempre stata.- scuoto la testa energicamente.
-No, no, no, no. Non mi farò più prendere in giro da te, sono solo belle parole.- dico.
-Piccola, ti prego devi credermi. Pensi che io dica ti amo a tutte quelle che incontro? In tutta la mia vita l’ho detto solo a te, perché è quello che sento.-
-Uno che ama non tradisce.-
-Posso cambiare! Io non voglio perderti più, cazzo!- esclama stringendo la presa e facendomi male.
-Hai detto che saresti cambiato anche dopo avermi tradito con Chante.- ribadisco.
-Non ho più ventun’anni, non sono più un ragazzino. Ho capito cos’ho perso per delle stupide scopate, non commetterò lo stesso errore un’altra volta.- Rimango in silenzio e lo guardo negli occhi, i suoi stupendi occhi nocciola. –Perdonami.- sussurra al mio orecchio chiudendo gli occhi. –Io ho ancora bisogno di te.- continua,  stringo le palpebre per non piangere ancor di più.
-Torna con me.- nel pronunciare queste parole mi accarezza una guancia.
-Tom, promettimi che non mi stai prendendo in giro. Promettimi che non mi farai mai più soffrire. Promettimi che non mi tradirai più. Promettimi che non mi lascerai mai più da sola, stammi sempre vicino, ti prego.- lo guardo negli occhi e mi avvicino, poggio la testa sul suo petto, mentre lui comincia ad accarezzarmi i capelli. -Tu mi avevi riconosciuta?- continuo poi, lui annuisce. –Non era vero che non mi amavi?- annuisce di nuovo. Sorrido col viso inondato dalle lacrime e lo abbraccio. Sento le sue mani sulla mia schiena, mi stringe a se con fare possessivo.
-Te lo prometto.- borbotta poi. Avvicino le mie labbra al suo orecchio e sussurro:- Baciami.- non se lo fa ripetere due volte, si allontana un po’ per avvicinare le sua labbra alle mie. Quando sento il contatto sorrido e mi stringo di più a lui, dopo pochi secondi sento la sua lingua premere sulle mie labbra, le schiudo e finalmente sento la sua lingua giocare con la mia, sento il suo respiro mischiarsi al mio, sento il suo profumo invadermi le narici. Le sue mani dalla schiena passano ai fianchi e li stringe con forza, facendomi quasi male, mi morde il labbro inferiore e poi mi spinge malamente verso di lui. Si stacca dalle mie labbra e mette il viso fra i miei capelli, inspirando.
-Dio, quanto mi sei mancata.- borbotta con voce roca.
-Non lasciarmi più, ti prego.- affondo il viso nell’incavo del suo collo, stringendo la presa sulla sua felpa.
-Adesso che ho capito cosa significa perdere la persona che ami, non ripeterò lo stesso errore. Ti amo.- dice.
-Ti amo.- ripeto.
Non mi va di fare l’amore, e nemmeno a lui. Preferiamo restare abbracciati a coccolarci dopo cinque lunghi anni passati lontani. Tom comincia a canticchiare con le labbra chiuse la melodia di “I don’t wanna miss a thing” degli Aerosmith, dopo un po’ lo sento schiudere le labbra ed avvicinarsi al mio orecchio:-Don't wanna close my eyes, I don't wanna asleep 'coz I miss you baby and I don't wanna miss a thing 'coz even when I dream of you the sweetest dream would never do, I still miss you baby and I don't wanna miss a thing.*- gli sorrido.
 

…Continua…
 
*Traduzione: Non voglio chiudere gli occhi, non mi voglio addormentare, perché mi mancheresti, baby. E non mi voglio perdere niente perché persino quando ti sogno il sogno più bello non basterebbe. Mi mancheresti ancora, baby.  E non mi voglio perdere niente.
 

Ecco quaaaaaaaaaaaaaa! Sono tornati insiemeeee! *Festeggia* :D… contente?! xD… Ho ricevuto minacce di morte, quindi dubito che non lo siate…xD Questo capitolo l’ho riscritto tre volte! ‘-‘ Non mi convince molto, speravo in qualcosa di meglio ma non è così orrendo, dai…ù.ù
Basta, me ne vado! D:
Grazie mille a chi ha recensito (giorgina r8; giady_crazy_; memy881; Marti TD e Holly94 (Ti ringrazio moltissimo, la tua recensione mi è arrivato come “commento breve ad una tua storia” nella casella messaggi… sono contenta ti piaccia! **) e a chi legge in silenzio, e a chi ha aggiunto tra le preferite/seguite/ricordate.
Alla prossima, conto in una vostra recensione! EDDAI! xD :)
 

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Capitolo 25
*** AVVISO! ***


...Avviso...


Ciao a tutte ragazze! Allora, con questo avviso non voglio dire che eliminerò la storia o che non la porterò a termine, ma la devo sospendere per un pò! So bene che gli esami di terza media sono una cazzata, ma visto che la sottoscritta non ha fatto un cazzo tutto l'anno, se non studio qualcosa sono nei guai. :3... Inizierò quelli scritti il 14, e dovrei finire con quelli orali il 22, riprenderò a scrivere e a postare finito tutto. Detto questo, auguro buona fortuna a chi come me deve sostenere esami, e un buon fine anno scolastico a tutti gli altri! Ci vediamo a luglio! Grazie mille a tutte! :D 

Marty. 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Ciao ragazze! :DD… Ebbene si, ecco qui il nuovo capitolo… capitemi, stavo soffrendo! Dovevo per forza postare, tanto ormai ho quasi finito, ho gli orali lunedì. Lo so, non ve ne fraga niente…xD Vi lascio al capitolo, penosa tra l’altro.
 

…Capitolo 25...

 
Torniamo a casa che è notte fonda, prima di andare ognuno nella propria, ci salutiamo con un bacio.
-La barba mi pizzica.- dico passando una mano sul viso di Tom e arricciando il naso, lui ridacchia.
-Se vuoi la tolgo.-
-No! Assolutamente no!- esclamo, lo bacio un’ultima volta, poi entro in casa e salgo di sopra, mi butto a peso morto sul letto sospirando, con il sorriso che mi va da un orecchio all’altro.
Nella mia mente rivivo gli attimi passati con Tom nella grotta, e all’improvviso mi sento vuota, fragile. Lui non è qua con me.
Non so esattamente come, ma il mio pensiero vola a Daniel, so di averlo ferito, ma non riuscivo più a stare con lui, era palese che lo stavo solo prendendo in giro.
Certo, magari avrei dovuto parlargli con calma e spiegargli come stavano le cose, invece di scappare a quel modo da casa sua. Il problema è che sentivo le sue mani troppo violente sul mio corpo, sentivo che se avessi cercato di parlargli in quel momento, lui avrebbe reagito in modo violento.
Avevo provato paura.
Avevo avuto paura che potesse farmi del male. Sciocco, no? Mi ha sempre trattata con i guanti d’oro, eppure, qualcosa nei suoi occhi mi diceva che dal suo volto era caduta una maschera, ed era scivolata via nello stesso istante in cui gli avevo permesso di toccarmi. Avevo visto nei suoi occhi un lampo di pazzia. Avevo visto nel suo viso l’ombra di un ghigno crudele.
Ma che cosa dico?
Mi passo una mano sul volto, sto diventando paranoica. Che cose stupide ed assurde che vado a pensare!
Decido di stendermi meglio e di pensare a cose felici, così da potermi addormentare. Ma l’euforia per quello successo nella grotta non me lo permette, e poi ci sono questi assurdi pensieri su Daniel che mi tormentano.
Devo pensare a qualcosa che mi rende felice. 
Continuo a pensare alla felicità, a cosa sia, e senza accorgermene nella mia mente si forma l’immagino del volto di Tom che mi sorride. Mi rilasso e finalmente riesco ad addormentarmi.
 
La mattina dopo mi sveglio alle dieci passate, il letto accanto al mio è vuoto, segno che Chante si è già alzata. Mi stiracchio e volto lo sguardo alla finestra. E’ una splendida giornata: sole, sole, sole!
Mi passo una mano sul viso e sui capelli e dopo un sonoro sbadiglio metto i piedi a terra per alzarmi.
-Bill, dammi il mio caffè!- sento urlare Tom dalla cucina. Sorrido, i ragazzi sono venuti a fare colazione qui. Mi metto a correre giù per le scale per arrivare prima, e per poco non mi rompo l’osso del collo. Ruzzolo giù, e mi faccio un’intera rampa di scale col fondoschiena.
-Ahi!- dico massaggiandomi la schiena, subito dopo tutta l’allegra famigliola sbuca dalla cucina. Il primo a corrermi incontro è Tom.
-Amore, ti sei fatta male?- si avvicina e mi aiuta ad alzarmi prendendomi da sotto le ascelle.
-Un po’.- dico arrossendo e massaggiandomi il sedere.
-Oddio, piccola, dovresti vedere la tua faccia!- e scoppia a ridere, lo guardo male ma poi mi lascio andare anch’io. Quando smettiamo di ridere lo bacio e poi ci voltiamo verso gli altri, li troviamo tutti a bocca aperta che ci guardano sconvolti.
-Amore? Piccola? Bacio?!- chiede sconvolto Bill.
-Ehm… si… noi… ecco…- balbetto grattandomi la testa, Tom sorride imbarazzato.
-Mi fate girare la testa!- esclama la zia, la guardiamo tutti incuriositi. –Vi mettete insieme, poi vi lasciate, poi vi rimettete insieme, poi vi rilasciate, poi dopo cinque anni vi rimettete insieme, e basta! Prendete una decisione!- scoppiamo tutti a ridere e abbraccio Tom.
-Io non vi capirò mai!- esclama Georg sorridendo. –A proposito di coppie…- continua poi. –Io… vorrei farvi conoscere Doris.- dice guardando la zia, Frankie, Chante e me.
-Doris?! Che mi sono persa?- chiedo guardando Georg e poi Tom.
-Doris è la mia futura sposa…- risponde Georg in evidente imbarazzo, sgrano gli occhi e boccheggio.
-Ti sposi?!- mi stacco da Tom e salto addosso a Georg. –Che cosa stupenda! Sono troppo felice per te! Congratulazioni!- esclamo stritolandolo, lui ride. –Io la voglio conoscere! Invitala a cena qui, stasera!- esclamo sorridendo.
-D’accordo!-
-E’ una santa, per accettare di sposare l’Hobbit!- lo prende in giro Tom, poi se la svigna per evitare un pugno dall’amico.
-Dovrebbero fare santa Martina, che ancora una volta ha accettato di stare con te!- ribatte allora Gustav. E così comincia un dibattito.
Tipico, se si sta con loro.
Nell’aria sento profumo di casa, adesso si che mi sento di nuovo io.
 
Passiamo l’intera giornata a pulire casa, infondo stasera abbiamo ospiti! Salgo in camera mia e metto tutti gli scatoloni di lato.
-Ehi amore.- mi volto e sorrido a Tom che si avvicina e mi abbraccia. –Che ne dici di venire a stare da me?- mi chiede.
-Da te?-
-Si, ti voglio con me.- lo bacio e gli accarezzo un braccio.
-Non so…-
-Non ti fare pregare, su!- chiude gli occhi e poggia il mento sulla mia spalla, gli bacio la punta del naso e rispondo:- Va bene, vengo da te.- sorride ed apre gli occhi.
-Andiamo!- si alza ed afferra uno degli scatoloni.
-Adesso?!-
-Si!- rido e prendo anch’io uno scatolo. Prima di uscire di casa vado ad avvertire la zia che mi trasferisco, lei mi sorride e mi dice che è contenta che finalmente io e Tom siamo tornati insieme.
-Ti brillano gli occhi. Sei felice.- dice accarezzandomi una guancia.
-Si, adesso lo sono.- le do un bacio sulla guancia e poi seguo Tom.
La sua stanza è ordinatissima, non ci venivo da un sacco di tempo. –Non ti è mancato il mio disordine?- chiedo poggiando lo scatolo a terra.
-Non sai quanto! Vado a prendere gli altri scatoloni, tu comincia a sistemare questi.- annuisco e lo vedo sparire oltre l’uscio. Apro uno degli scatoloni e sorrido nel vedere che è uno di quelli con i libri. Alzo lo sguardo sulla libreria e vedo che le mensole dove stavano i miei libri cinque anni fa, sono vuote. Sorrido e comincio a sistemarli, con molta cura, facendo attenzione a non rovinarli. Nel frattempo Tom ritorna caricato di tre scatoli.
-Potevo metterli li, no?- dico indicando le mensole.
-Si, certo. Solo che adesso sono il triplo! Dove cavolo li mettiamo tutti questi libri?- chiede esasperato aprendo le altre scatole, tutte colme di libri, ridacchio.
-Non preoccuparti.- passiamo il pomeriggio a sistemare i mie libri, tra risate e qualche bacio rubato. –No! Tom quello è il seguito di questo, quindi vanno messi vicini!- esclamo indicando due libri.
-Che ne posso sapere io?- sbuffa e li sistema come gli ho detto di fare. Alla fine dell’operato le mensole sono pienissime: ci sono due file di libri, una dietro l’altra, e libri anche sopra posti orizzontalmente.
Procedura sfiancante per me, soprattutto quando dovevo urlare a Tom di fare attenzione, e dovevo riuscire a mantenere la calma quando faceva cadere un mucchio di libri.
Tom si butta sul letto e io sistemo i miei vestiti. Mi volto lo vedo sorridere con gli occhi chiusi.
-Perché sorridi?- chiedo curiosa.
-Niente è che… pensavo di averti persa per sempre.-
-Da quando sei così romantico, Kaulitz?- chiedo ridacchiando.
-Scema. Infondo anche io ho un cuore, sai?- mi avvicino e gli prendo una mano, la poso sul mio cuore e sussurro:- Senti come batte il mio.- prima mi guarda stupito, poi si lascia andare ad un sorriso timido.
-Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo.- dico sulle sue labbra, poi lo bacio.
-Anche io.- ok, non ha detto chissà che cosa, ma a quel semplice “Anche io” il mio cuore batte più forte, e lui se ne accorge, e mi accarezza il petto, lì dove è poggiata la sua mano.
-Ragazzi! Sta per arrivare Doris!- urla Gustav dall’ingresso. Ci alziamo e raggiungiamo la casa della zia, dove come al solito io e Chante ci mettiamo ai fornelli con la zia e i maschiacci di casa apparecchiano.
Georg fa avanti e indietro per la stanza.
-Perché sei così agitato?- chiede Chante.
-E se non dovesse piacervi?-
-Semplice, ci mandi a quel paese e te la sposi.- rispondo. Lui sorride e mi abbraccia da dietro.
-Grazie.- dice, ricambio il sorriso e gli do un bacio sulla guancia. Il suono assordante del campanello ci riporta alla realtà.
-Vado io, vado io, vado io!- esclamo correndo alla porta, la apro e mi trovo davanti una ragazza davvero stupenda. Ha un sorriso da far invidia a chiunque, gli occhi azzurri sorridenti, i capelli neri tirati su da una coda di cavallo. Indossa una maglietta bianca molto semplice e dei jeans blu notte.
-Ciao! Io sono Martina, molto piacere! Entra!- esclamo, mi faccio di lato per farla passare e poi chiudo la porta.
-Doris , piacere mio.-
 

…Continua…

 
E’ una cagata assurda, lo so! °-° Ma mi serviva come capitolo di transizione…ù.ù Spero comunque che non vi faccia  così schifo! xDD
Basta, vi lascio… Grazie mille a tutte! :3

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Eccomi qua, capitolo appena sfornato!:3

 
…Capitolo 26…
 

Adoro Doris. E’ un dato di fatto.
Abbiamo subito stretto amicizia, e ci stiamo lamentando a vicenda dei nostri ragazzi, come se fossimo sposate con loro da anni.
-E Tom? Oddio, Tom è troppo perfezionista ed ordinato! Io odio l’ordine, e devo vedermi a lui che si piega con cura perfino i boxer, quando io getto alla rinfusa tutti i miei indumenti!- esclamo.
-Georg invece è casinista! Non dico che è disordinato, questo no. Ma nel suo ordine, crea casino. Però ala fine riesce sempre a trovare tutto. Non capisco come fa! E’ strabiliante!- scoppiamo a ridere sotto lo sguardo divertito dei due ragazzi.
-Vogliamo parlare di te, ragazza mia?- dice Tom in tono di sfida. –Che mi ritrovo i cereali nel bagno al piano di sopra! Mi spieghi come cazzo ci finiscono i cereali in bagno?-
-Mica è colpa mia! Sono loro che sentono caldo, poveri, rinchiusi in quelle scatole per cereali, tutti ammassati.- faccio una faccia triste e affranta. –E così, decidono di andare a fare una doccia.- concludo sorridendo.
-Mi sembra giusto.- mi da man forte Doris.
-Ma vi siete messe d’accordo?- esclama Georg. –Guarda che queste insieme sono pericolose!- scoppiamo tutti a ridere.
-Caro il mio bassista, posso assicurarti che questa creatura, - e mi indica. –per quanto possa sembrare docile e indifesa all’apparenza, è pericolosa anche da sola! Non ha bisogno di alleati.-
-Oh, suvvia, come la fai lunga!- agito una mano per aria e alzo gli occhi al cielo.
La serata passa tra scherzi e risate varie, fino a quando per Doris arriva l’ora di andare.
-Ti accompagno.- le dice Georg.
-E come fai?- chiede.
-Beh, ecco, io si, insomma…- è in evidente imbarazzo, e io e Tom ci sorridiamo.
-Dormi da me?- chiede lei.
-Si, insomma… se per te va bene…-
-Certo che si!- lo interrompe lei, sorridendogli, le brillano gli occhi. Quanto sono belli insieme!
Li salutiamo, poi escono insieme e si dirigono alla macchina. Lì scoppio.
-Oddio che carino che è stato Georg!- esclamo saltellando. Se fossi stata in  un manga, avrei avuto gli occhi a forma di cuoricino.
-Beh, che ne dici di andare?- mi chiede Tom, fermando i miei saltelli.
-Si, andiamo.- salutiamo la zia, Frankie, Chante e i bambini, e poi ci dirigiamo con Gustav e Bill a casa.
-Che serata!- esclama Gustav.
-Ehy, ehy, ehy!- esclamo saltandogli addosso. –E la tua quando ce la presenti?- sorrido furba.
-Chi ha detti che c’è una lei?- ribatte, rosso in viso.
-Non me la racconti giusta caro il mio Gus! Scoprirò chi è!- scendo dalla sua schiena e salgo in camera, dal piano di sotto sento Tom dire:- Guarda che lo scopre davvero!- poi sale le scale anche lui. Ridacchio e mi butto a peso morto sul letto.
-Stanca?- chiede Tom sedendosi accanto a me.
-Un po’.-
-Che peccato! E io che pensavo di raccontarti la dolce storia di un pisello e una patata!- scoppio a ridere.
-Deficiente!- esclamo colpendolo.
-Ehy! Il pisello e la patata sono delle verdure!- si difende.
-No, la patata è un tubero, il pisello un legume.-
-Gne, gne, gne!- mi fa il verso, arriccio il naso e ringhio.
-Comunque, la vuoi sentire la storia o no?-
-Vai.-
-Allora. C’erano una volta il Signor Pisello e la Signora Patata.- lo interrompo alzando una mano.
-Ma non avevano dei nomi? Che so, Tommy Bau Bau, Marty Pio Pio. No?- chiedo, lui sbuffa.
-Ok, cominciamo da capo. C’erano una volta il Signor Pisello Tommy Bau Bau e la Signora Patata Marty Pio Pio. Un giorno, il Signor Pisello Tommy Bau Bau chiese alla Signora Patata Marty Pio Pio di uscire con lui. La Signora Patata Pio Pio accettò, dopo quell’appuntamento s’innamorarono follemente e vissero felici e contenti fino a quando non arrivò il Signor Barbabietola… Com’è che si chiama lo stronzo?- chiede.
-Daniel.- ridacchio.
-Che nome da finocchio!- storce il naso.
-Continua la storia, dai!-
-Giusto. Quindi, dicevo? Ah si. Fino a quando non arrivò il Signor Barbabietola Dany Miao Miao. Questo signore, rubò la Signora Patata Marty Pio Pio al Signor Pisello Tommy Bau Bau, che s’incazzò e cominciò a rincorrerlo per tutta la casa, fino a quando lo acchiappò per il sedere e gli fece fare un volo di sola andata per Honolulu. Allora la Signora Patata Marty Pio Pio tornò dal Signor Pisello Tommy Bau Bau e si baciarono al chiaro di luna. The end!- sorrido e scuoto la testa, poi mi faccio maliziosa e salgo a cavalcioni su di lui.
-E se io ti raccontassi la nuova versione della storia?-
-La cosa si fa interessante!- capovolge la situazione e mi ritrovo sotto di lui a ridere come una matta.
Poi, facciamo l’amore.
 
Una stanza buia. Io, Tom e Daniel. Non si vede nulla, si sente solo l’eco delle scarpe di Daniel che si muovono verso di noi. Stringo la mano di Tom. Poi l’ambiente viene illuminato di una luce accecante che mi costringe a chiudere gli occhi. Sento solo il fruscio dei vestiti. Poi uno schiocco, un rumore assordante. Tom lascia la mia mano e crolla a terra, apro gli occhi di scatto ed urlo. Mi accascio acanto al corpo insanguinato di Tom e piango disperatamente mentre la risata crudele di Daniel si espande.
 
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaah!- urlo. Mi alzo a sedere sul letto, coperta di sudore. Mi passo una mano sul viso sudato e chiudo gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro. Sento una mano posarsi sulla spalla e urlo di nuovo.
-Ehy, ehy, ehy. Piccola calmati! Ma che ti prende?!- mi abbraccia e finalmente riesco a calmarmi.
-Ho fatto un brutto sogno.-
-Tranquilla, ci sono io con te.- mi culla dolcemente e chiudo gli occhi. All’improvviso un brivido di freddo mi percorre la schiena. Ci credo, sono ancora nuda! Tom prede la coperta e me la poggia sulle spalle.
Mi accarezza i capelli e mi canta Phantomrider. Mi addormento.
 
La mattina vengo svegliata dal fruscio leggero dei vestiti. Apro gli occhi e vedo che Tom si sta vestendo.
-Ehy.- si volta.
-Piccola, ti ho svegliata?- scuoto la testa. –Comunque abbiamo un servizio fotografico, torno verso le quattro del pomeriggio… più o meno. Ok?- annuisco. Mi alzo e lo abbraccio. –Ho capito, però non puoi girarmi nuda per casa, su!- scoppio a ridere e lo bacio, lui mi accarezza i fianchi.
-Vado a fare una doccia.- dico mogia. Lui mi afferra per un polso.
-Tutto ok?-
-Si.- gli sorrido.
-Aspetta!- si mette davanti la porta e urla:- State tutti rinchiusi nelle vostre fottute stanze, la mia ragazza sta per attraversare il corridoio ed è nuda. Non so se mi spiego.-
-Tutto chiaro!- gli urla in risposta Bill.
-Ok, vai.- scuoto la testa ed entro in bagno, credo che solo una doccia fredda riuscirà a rilassarmi un po’. Dopo circa mezz’ora Tom bussa alla porta ed urla:- Amore noi andiamo, a dopo.-
-Ti amo!- gli urlo in risposta.
-Anch’io!- poi sentò la porta d’ingresso sbattere. Quando decido che è abbastanza esco dalla doccia e torno in camera, mi vesto e asciugo i capelli. Poi vado a mangiare qualcosa. Mentre sto ingurgitando una quantità notevole di nutella, sento suonare il campanello ed entro nel panico. E se è Daniel che è venuto ad uccidere Tom?
-Oh Cristo!- afferro una scopa dallo sgabuzzino accanto alla cucina e mi avvicino guardinga alla porta, girò la chiave e abbassò la maniglia molto lentamente. Alzo la scopa, pronta a colpirlo in testa, quando…
-Ma che stai facendo?!- esclama la voce squillante della zia. Tiro un sospiro di sollievo e abbasso la mia “arma”.
-Difesa personale.- sorrido.
-Una scopa?- fa una smorfia. –Meglio un coltello!-
-In effetti… vabbè! Che ci fai qui?-
-Sono venuta per chiederti se puoi tenere Samantha e Erich qui.-  
-Certo, ma è successo qualcosa?-
-Controlli per Chante.-
-Oh..-
-Bambini, dai! Entrate!- mi saltano addosso e li abbraccio.
-A dopo!-
-Fammi sapere!- dico, poi si chiude la porta alle spalle.
-Allora bimbi, che si fa?- sento un rumore provenire dal bagno e aguzzo le orecchie, lo raggiungo coi bimbi dietro che mi guardano come se fossi matta. Entro con la scopa di prima in mano, la abbasso solo quando vedo lo sportello dell’armadio aperto e alcuni flaconi di shampoo, maschere e creme di Bill a terra.
Cazzo, sto diventando paranoica!  

 
…Continua…

 
Ok, lo so che non è un gran chè, ma sono rinchiusa nella mia stanza dalle cinque del pomeriggio, incazzata nera coi miei genitori e con lo stomaco vuoto. Cercate di capirmi!
Comunque, a me la parte della storiella ha fatto ridere, e la cosa più bella è quando sei stra incazzata nera, ma ti basta guardare il Loro poster appeso alla parete per farti tornare il buon’umore e farti sparare cazzate del genere! (: Dopo questa parentesi, mi lancio ai ringraziamenti! Vi adoro, tutte, anche le lettrici silenziose! X)
Grazie mille! <3
 

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Eccomi qua! :D Scusate il ritardo, l’ispirazione è andata a qual paese per un po’…ù.ù Non so da dove mi è venuta una cosa del genere, ma ok…°-°

 

…Capitolo 27…

 

 

Ok, adesso mi calmo. Chiudo gli occhi. Respira, espira. Respira, espira.

-Allora Sora, che facciamo?- chiede Samantha. Apro un occhio con la bocca ancora aperta, pronta per un altro “respira, espira”. La chiudo ed apro anche l’altro occhio, mi concentro sui visi allegri dei bimbi.

-Beh…- balbetto raccogliendo le idee. –Che dite di giocare a… ehm…- mi guardo intorno, alla ricerca di un gioco per impiegare il tempo. –“Strega mangia colori”!- esclamo sorridendo.

-Si!- esclamano i bambini entusiasti.

-Bene!- sposto il divano, la poltrona e il tavolino dal centro del salone e li metto al muro, per aumentare lo spazio. Poi dico a Samantha e a Erich di mettersi davanti il televisore. Io sono la strega.

-Strega, strega mangia colori che colore vuoi?- recita la voce squillante di Erich.

-Mmh…- mi aggiro pensierosa nello spazio a mia disposizione, poi mi fermo e mi metto le mani sui fianchi. –Blu!- i bambini cominciano a correre alla ricerca di qualcosa di blu, mentre io li inseguo.

-Preso!- esclamano all’unisono: Erich regge in mano una lampada, Samantha tocca una sedia della cucina.

-Ok, ok…- tornano alla loro postazione. –Adesso voglio… il rosso!- altre risate e nuovi inseguimenti.

Andiamo avanti così per un po’, rischiando di demolire la casa a forza di cercare oggetti gialli, grigi, neri, lilla…

-Basta! Basta! Sono stanca!- sempre ridendo mi getto sul divano, sfinita. Samantha si sdraia accanto a me e si strofina gli occhi. –Volete dormire un po’?- chiedo osservando i loro visini stanchi. Annuiscono entrambi, li porto di sopra e li metto sotto le coperte. Poi scendo di sotto e sistemo i mobili che ho spostato prima.

-Ciao! Sei Martina Angela Faghenk?- mi volto di scatto e vedo una ragazza fluttuare in aria, con un sorriso enorme stampato in faccia.

-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!- urlo, e mi catapulto in cucina, afferro l’ormai famosa scopa e mi guardo attorno.

-Ehy! Calmati, sai?- di nuovo la voce, mi volto e comincio a prendere a colpi di scopa la ragazza. –Ma la smetti?!- apro gli occhi e vedo il manico della scopa che passa da parte a parte il busto della ragazza. Spalanco gli occhi e tiro la scopa verso di me, nel farlo un striscia di fumo bianco si leva per aria. La ragazza mi guarda stizzita, poi mi fluttua attraverso e scompare.

-Ok. Martina, sei stressata. Adesso ti sdrai, dormi un po’, e vedrai che quando ti sveglierai tornerà tutto come prima. Non era un fantasma, era un’allucinazione. Si, si. Un’allucinazione che parlava.- mi trascino fino al salone e mi sdraio tremante sul divano. Dopo un po’ cado in un sonno profondo, privo di sogni.

 

Quando mi sveglio è quasi ora di pranzo, mi alzo molto lentamente e mi porto una mano alla testa.

Prima sono paranoica, poi ho le allucinazioni. Devo chiedere a Tom se conosce un bravo psicologo.

Ciabatto fino alla cucina e cerco qualcosa da cucinare.

-Finalmente ti sei svegliata!- di nuovo la voce di qualche ora fa. Getto un urlo così sonoro, che credo mi abbia sentita tutta la Germania. Afferro la bottiglia d’acqua che c’è sul tavolo e gliela punto contro. –Senti, ragazza, calma. Rispondimi: Sei Martina Angela Faghenk?- annuisco, continuando a tenere alta la bottiglia. Lei sorride. –Sono Melanie, piacere!- mi porge una mano trasparente, circondata di fumo biancastro. Alzo lentamente la mia, e la avvicino alla sua per stringerla. La sua mano tocca la mia e un senso di fresco mi pervade. –Bello vero?! La sensazione di fresco! Beh, certo. Magari è brutto, non lo so, io quando tocco voi vivi sento una strana corrente calda!- guarda con occhi sognanti la mia mano ancora tesa.

-Che cosa sei? Sei reale? Che ci fai qui?- chiedo a fatica.

-Oh, giusto. Devo darti delle spiegazioni, hai ragione!- agita la mano trasparente e fluttua per la stanza, poi si siede sul tavolo. Che poi non è nemmeno seduta, vi fluttua sopra a gambe incrociate, le braccia unite e la testa poggiata su di essa. Mi sorride e mi guarda curiosa. –Sono un fantasma. Non so se si era capito.- ride. Il capelli lunghi, di un accennato castano, le si muovono graziosamente attorno al viso trasparente, come se fossero fatti d’acqua. Indossa una maglietta viola e un paio di jeans, ai piedi porta delle scarpe da ginnastica nere. I colori, tuttavia, appaiono sbiaditi, coperto da un alone trasparente. L’intera figura e incorniciata da dello strano fumo bianco.

E’ davvero bellissima.

-Mi mandano i tuoi genitori.- annuisce con solennità.

-I-i miei genitori?- chiedo, incredula.

-Oh, si. Mi hanno detto che sei in pericolo e che devo aiutarti.- alla mia espressione sconcertata aggiunge:- “Una persona che lei conosce sta cercando di farle del male, ti prego aiutala.”- in una realistica imitazione della voce di mio padre.

-Oh.- è tutto quello che riesco a dire. –E chi sarebbe?-

-Non lo so. I tuoi sono enigmatici. Idee?- scuoto la testa, confusa. –Beh, te ne verrà qualcuna.- agita una mano.

Oddio, sto diventando pazza.

-Ok, ti ho già assecondata abbastanza, stupida illusione. Sparisci!- mi avvicino a Melanie e le faccio “bu” proprio dritto in faccia. Lei incrocia le braccia e mi guarda stizzita.

-Non sono una stupida illusione! BU!- e scompare.

Preparo il pranzo, poi chiamo i bimbi e ci mettiamo seduti a mangiare. Non riesco a capire che mi prende, va bene essere paranoici per un assurdo sogno, ma sentire e vedere un fantasma è grave come cosa!

Devo parlarne con qualcuno, non sto bene psicologicamente! Devo trovare qualcuno che sia in grado di aiutarmi, magari è solo stress mentale. Insomma, ti tutti i casini che sono successi mi sembra la spiegazione più ottimale!

-Ciao! Sono Stupida Illusione. Come te la passi?- getto la forchetta sul piatto e caccio un urlo. Melanie galleggia sopra la bottiglia dell’acqua e mi guarda.

-Ma te ne vuoi andare?!- sbotto. Samantha ed Erich mi guardano arricciando le sopracciglia. Rido come una cretina. –No.. ehm… lasciate stare. Mangiate, su!- sorrido e riprendo a mangiare la mia pasta.

-Mmh… melanzane, eh?- chiede sbirciando nel mio piatto. Non le rispondo, è un’allucinazione, se non la incoraggio, se ne andrà dalla mia testa. –Intendi ignorarmi eh? Beh, non ti libererai di me, visto che sono reale! R-E-A-L-E.- le getto un’occhiata, poi scompare di nuovo.

Dopo qualche minuto il campanello suona, mi alzo e vado ad aprire. Sono Chante e la zia.

-Com’è andata?- chiedo.

-I risultati li avrò la settimana prossima.- dice Chante, poi Ercih arriva correndo dalla cucina e le salta in braccio. –Grazie per averli tenuti.-

-Figurati!- arriva anche Samantha, li saluto e poi vanno via. Chiudo la porta e mi appoggio ad essa con la schiena.

-A me piacevano le melanzane, sai?- alzo gli occhi al cielo. Il viso di Melanie sbuca dalle scale. –Devi accettarmi, non sono frutto della tua immaginazione e sono qui per aiutarti.-

-Sparisci!- le passo attraverso e salgo in camera, afferro un libro qualsiasi dalla libreria e mi metto a leggere.

 

-Amore!- alzo gli occhi dal libro, è Tom. Mi alzo dal letto e gli salto addosso.

-Com’è andato il servizio fotografico?- chiedo.

-Bene! Tu che hai fatto?-

-Ho fatto giocare Erich e Samantha…- meglio tralasciare la parte dello spiritello.

-Mmh… che hai?-

-Io? Nulla!- lo prendo per mano e lo trascino di sotto, saluto i ragazzi e ci mettiamo un po’ a chiacchierare.

-Io sono stanchissimo!- annuncia Bill sbadigliando, ci fa un cenno con la mano e sale di sopra. Georg invece si alza per andare da Doris. Rimaniamo io, Tom e Gustav.

-Ehy! Non mi avevi detto che avevi un ragazzo! E’ il bel fusto con le treccine, vero?- spalanco gli occhi e salto sulla sedia. Melanie mi guarda sorridendo appollaiata sul davanzale della finestra. La guardo per dirle di andarsene, in tutta risposta le si avvicina e prende a cantarmi nell’orecchio.

-Non me ne andrò, no no! Fin quando non accetterai che io son reale e che son qui per aiutarti! No, nooo!- contraggo i muscoli facciali in una smorfia contrariata.

-Non ti crederò, no no! Sei solo una stupida illusione che se ne deva andare dalla mia testa, no, nooo!- canto in tutta risposta. –Melanie, sparisci!- lei mi guarda storto. Mi volto e vedo Tom e Gustav che mi guardano come se fossi matta.

-Ma che…?- comincia Tom. –Amore stai bene? E’ da stanotte, dopo quel sogno, che sei strana. Si, insomma… adesso parli anche da sola…-

-Ma non parlo da sola!- sbotto interrompendolo e alzandomi dalla sedia. –Sto parlando con Melanie!- e la indico. I due si voltano per guardare il punto da me indicato, dove una sorridente Melanie fa “ciao-ciao” con la mano. Tom mi prende per le spalle e mi guarda negli occhi.

-Senti, che ne dici se andiamo da uno psicologo?- gonfio le guance.

-Credi che io sia pazza?!- urlo.

-No! No! E’ solo che non è normale vedere persone che non ci sono… capisci? E’ solo stress mentale, tutto qui. Però per capirci qualcosa dobbiamo vedere qualcuno, capisci?- mi parla come se fossi una bambina di tre anni.

-Non ho bisogno di nessuno psicologo!-sbotto, poi guardo Gustav in cerca d’aiuto.

-Beh, io appoggio Tom. Non è normale parlare con qualcuno che non esiste…-

-Ma lei esiste! E’ un fantasma, l’hanno mandata i miei genitori perché qualcuno vuole farmi del male!- Gustav mi guarda con aria greve.

-Non la vedete?!- sbotto con voce stridula, i due si scambiano un’occhiata, io guardo Melanie.

-No, puoi vedermi solo tu. E io posso leggere nel pensiero.- inarco un sopracciglio. –Il treccinato pensa che tu sia completamente fuori di testa, e sta pensando di portarti da qualcuno davvero molto bravo. L’altro, sta pensando che magari hai le tue cose.- Afferro il telecomando dal tavolo e lo poggio sul mobiletto della TV.

-Potevi dirmi che ti vedo solo io!- sussurro senza quasi muovere le labbra.

-Ma è più divertente così! Allora, credi ancora che io sia solo un’allucinazione?- sospiro e la getto un’occhiata carica di significato. –Perfetto! Quando saremo sole, parleremo del tuo presunto “molestatore” o “molestatrice”.- lascia una scia biancastra sulla mia testa, poi scompare.

 

…Continua…

 

Ciao ragazze! :D

Ok, questa idea mi è venuta dopo che ho fatto un sogno al quanto bizzarro…O.O

Credo che Melanie creerà un po’ di scompiglio…;) Spero vi sia piaciuto nell’assurdità della situazione! So che è un po’ corto, ma mi serviva per introdurre il nuovo personaggio. xD

Grazie mille a tuttee! :D 

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Ebbene si, sono tornata! :D Ciao ragazze! Godetevi il capitolo! ;) 
 

…Capitolo 28…

 
 
Salgo in camera e mi guardo intorno. Meglio ripulire l’intera stanza, che stare con quei due che mi credono pazza. Non hanno tutti i torti, ma mi aspettavo che mi credessero!
Sbuffo e comincio a raccogliere i vestiti sparsi sul pavimento, mettendoli nella cesta della roba sporca. Sento la porta della stanza chiudersi e mi volto.
-Mel…- sussurro, per non farmi sentire dagli altri. Melanie svolazza per stanza, poi si appoggia al bordo del letto, sospira.
-Mi dispiace aver creato tutto quel casino,- con la testa indica il piano di sotto. –insomma, credono che tu sia super mega extra stressata…- la interrompo agitando una mano.
-Lascia stare, sei qui per aiutarmi, no? Poco importa che mi credono matta.- lei annuisce, poco convinta. –Perché hai deciso di aiutarmi?-
-Perché me l’hanno chiesto i tuoi, e loro.. beh, da quando sono morta… loro, mi hanno trattata come un figlia. Ecco.-
-Come… come sei morta?-
-Ho fatto overdose di droga, e sono morta.- lo dice come se non fosse lei la diretta interessata, con tono troppo freddo. Decido di non fare altre domande.
-Oh, mi dispiace.- scrolla le spalle.
-A me non dispiace, “vivo” molto meglio da morta.-
-E’ bello?- chiedo. 
-Essere morti?- annuisco.
-Dipende da che vita hai avuto. Se avessi avuto una vita come la tua non mi sarebbe piaciuto affatto morire. Insomma, hai così tante persone che ti amano, io non avevo nessuno. Non avevo un ragazzo, i miei genitori mi odiavano, i miei… uhm…- fa una smorfia. –“Amici” erano tali solo quando avevano bisogno che gli passassi la roba. Poi non si facevano sentire mai.- scrolla le spalle. Io non so che dire, cosa si dice a una persona morta che ti racconta la sua triste vita?
Melanie sembra notare il mio imbarazzo, si alza e percorre volando la stanza.
-Urca che caos! Ti aiuto a ripulire, dai.- sorride e raccoglie alcuni boxer di Tom. –Pulito il ragazzo, eh?- scoppio a ridere.
-In realtà è colpa mia, sono io che creo tutto questo casino. Tom è molto pulito, a differenza mia.-
-Non potrebbe essere lui?- chiede poi, la guardo incuriosita. –Dico, non potrebbe essere Tom a volerti fare del male?- la fisso, quando comprendo il significato delle sue parole mi affretto a rispondere.
-No, no, no, no. Cioè, non credo! Non ha mai provato a farmi del male, non vedo perché dovrebbe farlo adesso…- scrollo le spalle. –Però, beh una cosa ci sarebbe…- le raccontò tutta la storia di Daniel e del sogno, lei mi ascolta attentamente con un’espressione buffa sul volto. Quando finisco di parlare cala il silenzio. Ha l’aria corrucciata, come se stesse cercando di collegare più cose.
-Beh, potrebbe essere.- esorta alla fine. –Insomma, l’apparenza inganna, no? Che ne sappiamo noi se è un doppiogiochista?- annuisco pensierosa.
-Amore?- Tom entra nella stanza, sembra preoccupato.
-Si?-
-Con… con chi stai parlando?- si appoggia allo stipite della porta e mi guarda con aria preoccupata.
-Con Melanie.- rispondo, lui sospira e si avvicina.
-Amore, ascolta. I fantasmi non esistono, ok?- dice prendendomi le mani e guardandomi negli occhi.
-Si che esistono!- ribatto. –Non ti ricordi quando sentivo i miei? E’ la stessa cosa con Melanie, solo che lei posso anche vederla.-
-Una cosa è percepirli, una è parlarci.-
-Senti Tom,- mi alzo dal letto e mi allontano da lui. –Se vuoi credermi bene, altrimenti non m’importa. So cos’ho visto, so con chi parlo.- lui sospira. –Io mi offenderei se fossi in lei…- borbotto. Tom alza lo sguardo, confuso.
-Cosa…?-
-Se fossi Melanie!- sbotto. -Insomma, hai appena detto che non esiste!- esclamo, lui si schiatta una mano in faccia e si butta sul letto.
-Oh mio Dio, ma che devo fare?!- borbotta tra sé e sé.
-Melanie, non starlo ad ascoltare. E’ un cretino.- Melanie mi sorride e scoppia a ridere, contagiando anche me.
-Però è simpatico, dai.- annuisce sedendosi accanto a lui.
-Dice che sei simpatico.- riferisco al mio ragazzo.
-Mmh… grazie.- fa una smorfia poco convinta.
-Mel, non puoi mostrarti anche a lui? Così la smette di prendermi per scema?- le chiedo.
-Non so se posso farlo… però posso provare a manifestarmi.- si alza e gironzola per la stanza. Tom mi guarda scioccato.
-Fatti dare il cellulare!- esclama Melanie.
-Tom, dammi il cellulare!- allungo una mano verso di lui.
-Ch…? Perché?- chiede, sempre più confuso.
-Me l’ha detto Mel! Che ne so!- lui me lo da, un po’ indeciso sul da farsi. Mel si avvicina e lo prende dalle mie mani.
-Oddio!- esclama Tom, cadendo dal letto.
-Che c’è?-
-Il… il… il… cellulare, è… è…- lo indica. Stavolta sono io a guardarlo scioccata. Io vedo solo Mel che armeggia col cellulare. –E’ sospeso a mezz’aria!- esclama, terrorizzato.
-Oooh! Giusto! Tu non puoi vedere Mel!- esclamo, schiaffandomi una mano in fronte. Melanie si avvicina a Tom e gli lascia cadere il cellulare sulle gambe. Lui lo prende con le mani tremanti, mi avvicino per leggere.
 

Pezzo di idiota io esisto davvero! v.v… Piacere Melanie! :D Adesso credi alla mia esistenza, o no? Avrei preferito farmi vedere, ma non so come si fa! D: E coooomunque. Al posto di prendere per scema la tua ragazza, renditi utile! Se ti dico che qualcuno vuole farle del male, ti viene in mente qualcuno?
 

Scoppio a ridere, seguita da Tom. Melanie ci guarda ridacchiando, con le mani sui fianchi.
-Mi credi adesso?- gli chiedo circondandogli la vita con le braccia e poggiando la testa sulla sua spalla.
-Ho scelta? Mi fa un po’ rabbrividire, però ok. Dov’è adesso?- gli indico il suo comodino.
-Si è seduta lì.-
-Mmh… peccato che non posso vederla.- fa una smorfia risentita. –Non è una cosa che capita tutti i giorni avere un fantasma che gironzola per casa.- rido. –Però non capisco una cosa… Perché non sono venuti direttamente i tuoi?- guardo Mel.
-Non lo so, ma non tutti diventano fantasmi. Molti restano solo anime, quindi non hanno un corpo da mostrare.- spiega lei.
-Oh.- faccio e ripeto tutto a Tom, che annuisce.
-E quindi chi è che vuole farti del male?- chiede.
-Ci stiamo lavorando. Però non so chi potrebbe essere… insomma, avevo pensato a Daniel. Però non so se…- Tom si irrigidisce.
-Lo stronzo? Allora è stronzo sul serio!- esclama, alterato.
-Ma è solo una supposizione! Non ne sono sicura… ecco.-
-Ehy, qualunque cosa succederà, io sono con te.- mi sussurra, sorrido e ci baciamo.
-Ehm ehm!- fa Mel. –Ehm ehm!- mi stacco dal bacio e la guardo in cagnesco.
-Mel, sta zitta!- Tom ride poi riprende a baciarmi.
-Umani!- esclama stizzita. Finisco sotto il corpo bollente di Tom. –Dovete farlo davanti a me?!- esclama Mel storcendo il naso. Allontano si qualche centimetro Tom e dico:-Beh, se te ne vai ci fai un favore!-
-E se volessi restare a guardare come ve la cavate?- ribatte, divento bordeux ed esclamo balbettando:-Non è necessario! Ce la caviamo benissimo da soli!-
-Potrei darti qualche consiglio!- Tom è lì che mi guarda cercando di capire cosa stiamo blaterando io e Mel.
-Non ne ho bisogno, andiamo Mel!- la imploro con lo sguardo.
-Va bene, d’accordo me ne vado!- mi sorride e scompare.
-Possiamo continuare?- mi chiede Tom con voce roca riprendendo a baciarmi il collo.
-Si…- sussurro. Poi è tutto un vortice di emozioni.
 
Scendiamo in salotto e troviamo Georg e Doris che amoreggiano e Bill e Gustav che giocano alla Play.
-Fantasmi?! Comincio a dubitare della sanità mentale di mia cognata…- ridacchia Bill, mi avvicino silenziosamente e lo colpisco sulla nuca. Lui si volta indignato.
-Ma sei scema?!-
-Scema, pazza, che differenza fa?- rido.
-Ahi!- si massaggia la nuca e mi guarda truce. –Io non vedo fantasmi!- fa il finto offeso.
-Ragazzi, Mel-il-fantasma esiste davvero.- mi viene in aiuto Tom.
-Oddio, è matto anche lui!- esclama Bill, gli do un altro coppino.
-No, ragazzi. C’è davvero, io non posso vederla ma prima il mio cellulare volava e Mel mi ha scritto un messaggio.- ci guardano tutti con gli occhi spalancati.
-Dici davvero?!- esclama Bill, Tom annuisce. –Ah beh, scusa Marty… Comunque io lo dicevo per scherzare, sei sempre stata una tipa strana…- mi avvicino a Bill e mi siedo sulle sue gambe abbracciandolo.
-Sta’ tranquillo!- gli do un bacio sul collo e lui mi accarezza la schiena.
-Beh.- esordisce Doris, ci voltiamo tutti verso di lei. –Beh, ecco…- arrossisce. –Noi ci sposiamo fra due mesi… il 21 settembre 2015, diventeremo marito e moglie.- sorride imbarazzata e abbraccia Georg.
-Oddio che cosa stupenda!- sussurra Mel, comparsa all’improvviso dietro di me. –Mi sarebbe piaciuto sposarmi, indossare il vestito bianco, vivere i miei giorni con l’uomo che amavo…- sembra malinconica, così resto in silenzio ad ascoltarla, mentre gli altri discutono allegramente dell’evento. –Peccato che non succederà mai…- una lacrima trasparente fa capolino dal suo occhio sinistro.
-Oh Mel!- sussurro con aria afflitta. Bill, sul quale sono ancora seduta ed attaccata come un mollusco, mi accarezza un fianco e mi guarda corrugando la fronte. -Lascia stare Bill..- lo stringo di più per reprimere le lacrime. Pensare a Mel, morta così giovane per una sciocchezza, che non vivrà mai il giorno del suo matrimonio, non avrà mai dei figli, mi fa stare male.
-Ehy!- Mel mi alza il mento. –Posso chiederti un favore?- annuisco sulla spalla di Bill. –Loro ti credono, no? Sanno che esisto…- annuisco di nuovo. –Potrei aiutarvi ad organizzare il matrimonio?- mi sorride sincera, e non posso dirle di no. Ricambio il sorriso e mi volto verso gli altri.
-Doris, ti fidi di me? Posso chiederti un favore?- chiedo.
-Certo! Dimmi tutto!-
-Mel può aiutarci con i preparativi? Me l’ha chiesto lei.- Doris si apre in un sorriso radioso.
-Certo!- esclama con enfasi. Vedo Mel sorridere ed asciugarsi la lacrima, poi raggiunge Doris e le volo attorno, accarezzandole i capelli. Doris si guarda intorno incuriosita.
-Credo sia il suo modo di ringraziarti.- sorrido e con me anche tutti gli altri.

 
…Continua…
 

Ehilà! Come va, ragazze? ;D Questo capitolo non è nulla di che, ma finalmente conosciamo la data del matrimonio! *-* Spero vi sia piaciuto, e grazie a tutte! (Cinque minuti e rispondo alle recensioni singolarmente! xD)
Alla prossima! <3
 

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


Ciao ragazze! Eccomi qua! :3 Buona lettura! :D

 

…Capitolo 29…

 

E’ il giorno del matrimonio e io e i ragazzi ci stiamo preparando per andare alla cerimonia.
Prendo un vestito grigio e bianco e lo indosso, passando poi al trucco e ai capelli. Mel, accanto a me, si liscia la lunga gonna del vestito lilla.
-Ok che è un giorno di festa,- comincia. –ma dobbiamo anche pensare a te.-
-Oh, Mel. Abbiamo tempo… potremmo parlarne dopo il matrimonio!- esclamo mentre mi infilo le scarpe.
-No, non c’è più tempo!- esclama piazzandosi davanti a me e guardandomi con quella sua aria altezzosa. Sospiro e la guardo. –Il mio tempo sta per scadere. Mettiti comoda e parliamone.-
-Senti Mel, è tardissimo. Ne parliamo domani.-
-NO!- urla lei, mi blocco e la guardo sbalordita. –E’ importante, perché non lo capisci?! I tuoi mi hanno chiesto di aiutarti e lo farò!-
-Ma c’è tempo per parlarne!- esclamo stizzita.
-Seduta. Adesso!- fa lei con tono autoritario. Sbuffo e mi siedo sul letto. –Allora… Nella nostra lista nera ci sta solo questo Daniel, no?- annuisco. –Io non posso aiutarti più di tanto. Non posso tirarti fuori dai guai quando questo qualcuno verrà a farti del male. Il mio tempo è quasi scaduto, ti chiedo solo di fare molta attenzione a Daniel, di pensare a quali altri nemici tu ti sia fatta. Capisci?-
-Si, si! Sta’ tranquilla. C’è Tom, ci sono i ragazzi… non sono sola.- le sorrido come per rassicurarla, Mel si lascia andare ad un sospiro. All’improvviso mi sento stanchissima. Mel se ne accorge e prende ad urlarmi:- Daniel! Daniel! Devi stare attenta a lui! Devi stargli lontana! Hai capito?! Non dimenticarlo, Daniel!- mi passo una mano sul viso e mi sdraio sul letto, Mel continua ad urlare ma ormai la sua voce mi giunge ovattata.


Mi volto borbottando qualcosa, cercando di non concentrarmi sul lieve fruscio di vestiti che vengono indossati. Tutto inutile, apro lentamente gli occhi e sbadiglio. Tom si volta e mi sorride.
-Buongiorno piccola! Ti ho svegliata?- si avvicina e mi bacia.
-No… ma, che diavolo…? Noi dovremmo essere al matrimonio di Doris e Georg!- scatto a sedere, il lenzuolo mi scivolo di dosso e mi rendo conto di essere nuda.
-Il matrimonio? Amore, non hanno neanche deciso la data… Ma che stai dicendo?-
-Che cosa?! Ma… Doris! Doris quel pomeriggio in salone, quattro mesi fa, ha detto chiaramente che si sarebbero sposati il ventuno settembre!- esclamo, lancio un’occhiata alla radiosveglia.
Il diciassette settembre?!
-Diciassette settembre?!- guardo Tom spaesata.
-Senti piccola,- si siede accanto a me e mi guarda dritto negli occhi. –Io devo andare con i ragazzi, abbiamo un servizio fotografico, ma se non vuoi restare sola inventiamo qualcosa e lo spostiamo. Probabilmente l’incubo di stanotte ti ha turbata…-
-Mel!- esclamo interrompendolo, Tom aggrotta ancora di più la fronte.
-Chi è Mel?-
-Come chi é?! E’ il fantasma che i miei hanno mandato perché qualcuno vuole farmi del male!- Lui sospira.
-Che ne dici se dormi ancora un po’, mmh? Se vuoi non vado, resto qui con te…- salto su dal letto e mi rivesto in fretta.
-No, no, no, no. Sto benissimo, vai!- gli sorrido e sembra rilassarsi un po’. –Vado a fare colazione, vuoi qualcosa?- scuote la testa e io scendo di sotto.
Sono confusa.
Mel, la data, il matrimonio. Era tutto solo uno stupido sogno.
Scuoto la testa e recupero la marmellata dallo sportello.
Daniel, Daniel, Daniel.
Mel non faceva altro che dirmi che devo stare lontana da lui, forse non sono io paranoica. Forse sono una sensitiva e la mia mente ha inconsapevolmente invocato Mel per darmi una dritta.
Sto andando fuori di testa.
Sento i passi dei ragazzi sulle scale.
-Ci vediamo dopo!- mi salutano. Tom, invece, si avvicina a mi abbraccia.
-Sicura che posso andare?-
-Certo che si! A dopo!- lo bacio. Si allontana e mi ritrovo sola in casa. Ho bisogno di pensare, così faccio una doccia e poi esco a fare una passeggiata. Comincio a camminare senza una meta precisa, oltrepasso il parco e noto una piccola libreria. Entro e comincio a spulciare un po’ tra gli scaffali.
Mi ostino a credere che Daniel non mi farebbe mai del male, eppure è l’unica persona che mi viene in mente.
Insomma, chi potrebbe essere?
Bill, Doris, Georg e Gustav sono da escludere, che motivo avrebbero?
Karla, nemmeno a pensarci!
Tom, beh, magari si tratta di dolore emotivo, che ne so! Anche se non credo, mi ha giurato che sarebbe cambiato, no? Niente più tradimenti. E gli credo.
L’unica persona rimasta è Daniel, non c’è nessun altro.
Sospiro pesantemente e cerco di concentrarmi sulla trama del libri che tengo in mano.
Il ventuno settembre è fra quattro giorni. E se la Mel del sogno avesse voluto avvertirmi? Se avesse voluto dirmi che il ventuno succederà qualcosa di brutto?
Il cuore comincia a battermi più velocemente ed esco in fretta dalla libreria, raggiungo una piazzetta e mi ci siedo sopra.
Oh, insomma, era solo uno stupido sogno! No? Cosa può volere da me Daniel?
Ok che l’ho mollato senza dargli spiegazioni, sul suo letto. Però, non mi sembra il tipo “ti-uccido-perché-mi-hai-lasciato”, ecco.
Potrei anche sbagliarmi, ma non posso credere che mi ha intenzione di farmi del male.
Sbuffo e mi prendo la testa tra le mani.
Che devo fare?
All’improvviso sento il cellulare squillare, lo prendo e il nome che leggo sul display mi fa venire la pelle d’oca.
-Pronto, Daniel.- mi trema un po’ la voce.
-Ehy!- Ok, non sembra un “ehy!” da “sto-venendo-ad-ammazzarti”. –Senti, io… è passato un bel po’ di tempo da quella sera in cui mi hai mollato in quel modo…- ridacchia. –E io mi chiedevo se potevamo vederci per parlare. Si, insomma, tu ami un altro e non posso farti cambiare idea. Però vorrei chiarire questa cosa.-
-Oh!- esclamo. –Ehm… si si, va bene. Insomma, è giusto che ti spieghi delle cose… mi dispiace di averti trattato a quel modo. Allora, quando ci vediamo?-
-Io dovrei venire lì ad Amburgo giovedì, per affari, sei ancora lì?-
-Si.-
-Perfetto! Allora ci vediamo venerdì? Puoi?-
-Si si, non credo di avere impegni.-
-Perfetto! Allora a venerdì.-
-Si, ciao.- metto giù e sospiro. Sembrava amichevole al telefono, e quello era solo uno stupido sogno.
E poi, potrei andare con Tom.
Mi alzo e mi incammino verso casa, con mille pensieri che mi frullano in testa.
Entro in casa e mi preparo qualcosa da mangiare, visto che è ora di pranzo, il cellulare squilla nuovamente, ma stavolta è Tom. 
-Ehy amore!- esclamo.
-Piccola! Come stai?-
-Benissimo, non ti preoccupare. E’ solo che ho fatto un sogno strano che sembrava abbastanza reale… Come va lì?-
-Bene, anche se sono già stanco di fare fotografie!- ridacchio.
-Ah amore! Ascolta, tu venerdì hai da fare?-
-Mmh… non saprei. Che giorno è?-
-Oh, aspetta.- prendo il calendario appeso in cucina e sbianco. –E’ il ventuno.-
Merda.
E meno male che avevo detto basta alle paranoie!
-Credo di essere libero. Perché? E’ successo qualcosa?-
-Nulla di grave, ti spiego quando torni.-
-D’accordo. Devo andare, a dopo.-
-A dopo.- metto giù e torno al mio pranzo.

Avete presente quei pomeriggi di noia, noia, noia.
Ecco lo stato in cui mi trovo adesso: noia.
Sbuffo e mi alzo dal divano, devo pur fare qualcosa!
Salgo di sopra e comincio a mettere in ordine la camera mia e di Tom, cosa che non faccio mai.
Mentre sono impegnata coi vestiti sporchi sparsi sul pavimento (sono tutti miei) sento i ragazzi entrare ridendo. Mi fiondo di sotto e mi getto tra le braccia di Tom.
-Com’è andata?- chiedo.
-Foto, foto, foto e ancora foto. Ho già detto foto?-
-Andiamo Tom, è divertente fare foto!- esclama ridendo Georg.
-Bellissimo. Troppo.-
-Avete fame?- chiedo, camminando all’indietro come un gambero, diretta in cucina.
-E lo chiedi?- Gustav mi prende in braccio e mi stritola.
-Mmh, ok. Waffles?-
-Ti amo!- esclama Gustav.

-Buoni, buoni, buoni! Sono finiti?-
-GUSTAV!- esclamiamo tutti.
-Che c’è? Ho fame! Fare fotografie stanca!- si difende.
-Se, Gustav. Guarda che ti finisce tutto in pancia!- esclama Bill.
-Oooh! Lasciatelo stare!- lo abbraccio.
-Qualcuno che mi difende!- rido.
-Ragazzi, io vi lascio. Doris mi aspetta!- Georg si alza e prende la giacca. –Ci vediamo più tardi!-
-Divertitevi!- Fa Tom malizioso.
-Senz’altro!- Georg gli fa l’occhiolino e poi se ne va.
-E noi? Quando ci divertiamo?- ammicca verso di me Tom.
-Non ti è bastato stanotte?- s’intromette Bill masticando, divento una specie di pomodoro. –Oh! Non arrossire. E’ normale, state insieme, perché non dovreste?- continua.
-Già… perché non dovremmo?- annuisce Tom.
-Tom, chiudi il becco!- lo zittisco. –Piuttosto! Devo parlarti di una cosa… ci scusate se andiamo di sopra a parlarne?-
-Fate pure!- esclama Gustav con un sorriso.
-Grazie mille!- prendo Tom per mano e lo porto di sopra. –Senti Tom, prima mi ha chiamata Daniel…-
-Lo stronzo?- chiede allarmato. –Che cazzo vuole?!- alza la voce.
-Tom, calmati! Niente, vuole solo parlare con me… per quello che è successo…-
-E tu?-
-E io ho detto di sì! Solo che non voglio andare da sola… ecco.-
-Tu pensi che io ti lascerei andare da sola?- sorride.
-Grazie.- lo abbraccio.
Se c’è lui con me, non può succedermi nulla.

 

…Continua…

 

Taratarattà! Ebbene si, sono viva! D: Già ventinove capitoli? O.O
Non mi ispira questo capitolo! (Quando mai..v.v) A voi il giudizio… grazie mille a tutte! (: 

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Ciao ragazze! Sì, non sono morta! ‘-‘ … Scusate il ritardo! (: Enjoy!

 

…Capitolo 30…

 

Devo stare tranquilla, è ancora il venti settembre. Sono le ventitrè e cinquantanove. Quindi è ancora il venti settembre.
Sono seduta con Tom, Bill e Gustav sul divano e stiamo guardando un film. L’orologio appeso alla parete, con uno scatto, segna la mezzanotte in punto.
-Aaaaah!- urlo.
-Tutto bene?- chiedono all’unisono Tom e Gustav. Annuisco.
-E dai, fifona! E’ solo uno stupidissimo film horror!- Horror?! Stiamo guardando un film horror? Ah beh, nemmeno me n’ero resa conto. Ridacchio come una scema e sventolo una mano.
-Già! E’ solo un film horror!- torno a guardare lo schermo, senza concentrarmi davvero sul film.
E’ il ventuno settembre e sono poco paranoica. Ho detto poco, eh! Ok, adesso mi addormento. Chiudo gli occhi e comincio a contare le pecore.


-Piccola? Ehi? Devo portarti di sopra io?-
-Eh?- borbotto aprendo un occhio. –Tom…- sbadiglio.
-Il film è finito, che ne dici di andare di sopra?- annuisco e lentamente mi alzo dal divano. Saliamo le scale e mi butto sul letto.
Ok, non è stata una buona idea svegliarmi, non riesco più a prendere sonno. Mi giro dalla parte di Tom e lo abbraccio, sperando di addormentarmi, quando sento un rumore al piano di sotto. Spalanco gli occhi e aguzzo le orecchie. Stavolta il rumore è più nitido.
Merda.
Merda.
Merda.
Mi alzo piano dal letto e prendo la prima cosa che mi capita tra le mani.
Il telecomando.
Bell’arma di difesa!
Scendo piano gli scalini e giunta in fondo alle scale, vedo qualcuno muoversi in cucina. Trattengo il respiro e mi muovo furtiva verso la stanza. Impugno meglio il telecomando e me lo porto sopra la testa, pronta a colpire. Entro nella cucina buia con un balzo e urlo, per spaventarlo.
Lui si volta e si mette a urlare insieme a me, quando realizzo che non è altri che Georg.
-Aaaaaaaaaah! Ma sei scema?!?!- esclama dopo essersi ripreso, con una mano sul petto.
-Ehi! Ho sentito rumore e mi sono spaventata!- abbasso la mia “arma” e vedo spuntare dalle scale Bill, Tom e Gustav.
-Ma che diavolo…?- comincia Bill.
-Quella scema della tua ragazza,- e punta un dito verso Tom, -mi ha fatto prendere un colpo! E’ entrata urlando in cucina e brandendo un telecomando!- Tom scoppia a ridere seguito da Gustav.
-E’ colpa tua! Se non avessi fatto tutto quel rumore, io non mi sarei spaventata!- ribatto.
-Ah adesso è colpa mia?! Ma chi credevi che fosse? Qualcuno che voleva ucciderti?- arrossisco.
-No! Però… potevano essere dei ladri!- mi giustifico.


-Esattamente, dov’è che vi siete dati appuntamento?- mi chiede Tom mentre mi prende la mano.
-Al parco.- forzo un sorriso.
-Andrà tutto bene, ci sono io con te!- mi bacia la guancia e continuiamo a camminare fino al cancello grigio del parco. Entriamo e ci sediamo su una delle tante panchine.
Accavallo le gambe e comincio a mordicchiarmi le dita. E se si presenta armato?
Da lontano lo vedo avvicinarsi con un sorriso appena accennato, mi sforzo anch’io di sorridere e mi alzo dalla panchina, seguita da Tom.
-Ciao.- dico.
-Ciao.- saluta lui, porge la mano a Tom e dice:- Piacere, io sono Daniel. Tu devi essere il suo ragazzo.- mi indica col mento. Tom gli stringe la mano con una smorfia.
-Tom. Sì, sono io.-
-Beh, veramente io preferirei parlare in privato…- dice Daniel guardando Tom negli occhi.
Mi volto verso il mio ragazzo e gli prendo una mano.
-Mi… Mi sembra giusto…- mi mordicchio le labbra e Tom annuisce.
-D’accordo.- dice. –Ma ti do solo cinque minuti.- guarda Daniel con aria di sfida e si allontana di qualche metro.
-Bene. E così è lui.-
-Già.- metto le mani in testa e mi dondolo sui talloni.
-Ora capisco tutto.- afferma, alzo lo sguardo su di lui e punto gli occhi nei suoi.
-Cosa?- chiedo.
-Oh, andiamo! Anche uno stupido c’arriverebbe! Stai con lui per i suoi soldi. E’ banale!- esclama con una risata.
-Che cosa?! Non permetterti di giudicarmi! Tu non sai cosa provo per lui!- quasi urlo.
-Sì, certo. E’ Tom Kaulitz dei Tokio Hotel, no? A meno che non sia un sosia!-
-No, ti sbagli. Per me è solo Tom! E lo amo!- stavolta urlo e tutte le persone che ci stanno intorno si voltano a guardarci. Volto lo sguardo verso di Tom e lo vedo avvicinarsi.
-Ti piace così tanto prendere in giro le persone?! Non ti è bastato prendere per il culo me per tutto questo tempo? Tom mi fa solo pena. Farà la mia stessa fine.- sputa con acidità.
-La tua stessa fine? Sentiamo, che fine avresti fatto tu?!- gli do una spinta. Nello stesso istante Tom ci raggiunge.
-Adesso vattene.- Mi prende per un fianco e mi avvicina a lui. Ho le lacrime agli occhi, ma non abbasso lo sguardo. Continuo a tenerlo fisso su Daniel.
-Vattene?! Vattene un cazzo!- in un istante vedo la mano di Daniel andare dritta contro il viso di Tom. Un attimo dopo la sua mano scivola via dal mio fianco ed emette un gemito di dolore. Spalanco gli occhi. –E’ solo una troia, non capisci?!- urla Daniel. –Sta con te solo perché sei famoso! Solo perché sei ricco!-
-Sta’ zitto!- urla Tom con ira, e gli molla un pugno sul naso. Poi lo colpisce sullo stomaco. Daniel si accascia sulla ghiaia con un lamento, e Tom ne approfitta per colpirlo un’altra volta.
Con un colpo di reni, Daniel si rialza e colpisce Tom.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime e la vista mi si offusca. Chiudo gli occhi e urlo:- Smettetela! Tom, Tom!- Mi porto le mano sul viso e scoppio a piangere. Sento solo il rumore delle ossa che si scontrano e i gemiti di dolore.
Sento uno dei due cadere sulla ghiaia e spalanco gli occhi. Devo fare qualcosa.
Scopro che quello a terra è Daniel. Corro verso di Tom e mi getto tra le sue braccia. –Basta! Basta ti prego!- Singhiozzo sulla sua felpa e lo stringo a me.
-Vattene, stronzo!- urla. Sento Daniel alzarsi e correre via. Alzo lo sguardo sul viso di Tom e reprimo un urlo.
Ha un occhio viola, il sopracciglio tagliato e gli cola sangue dal naso e dal labbro. –Andiamo a casa.- Mi prende per mano e mi trascina fino a casa. Non appena varchiamo la soglia corro al piano di sopra a prendere del disinfettante e del cotone, Tom va in camera nostra e si siede sul letto. Vado da lui e mi inginocchio a terra. Bagno il batuffolo di cotone e glielo passo sul sopracciglio e sul labbro.
-Mi dispiace così tanto! Ho avuto così tanta paura..- sento le lacrime inondarmi gli occhi e li chiudo.
-Sta’ tranquilla.- Mi accarezza una guancia e riapro gli occhi.
-Lo sai che ti amo, vero?- sussurro a un centimetro dalle sue labbra. Lui annuisce e poi mi bacia.
Il mio cellulare ci interrompe, lo sfilo dalla tasca e rispondo senza leggere il nome sul display.
-Pronto?-
-Piccola! E’ successa una cosa tremenda! Non so che fare, vieni qui. Presto!- è la zia, e da come parla sembra sull’orlo di una crisi isterica. Senza rispondere metto giù la chiamata e corro giù per le scale.
-Ma che succede?!- mi urla dietro Tom, inseguendomi. Afferro le chiavi di casa e correndo mi precipito dalla zia, comincio a suonare all’impazzata fino a quando non mi apre.
-Io non lo so! Non so perché! Ho chiamato l’ambulanza, sta arrivando.- si asciuga le lacrime ed indica le scale.
-Ma che…?- salgo le scale e la scena che mi si presenta davanti mi paralizza. Rimango immobile sulla soglia, mentre le urla di Erich mi perforano i timpani. Sul letto, accanto al bambino, Chante si dimena e cerca aria disperatamente. La vista si offusca e senza rendermene conto comincio a piangere. Sento una sirena in lontananza e subito dopo due uomini entrano nella stanza con una barella e portano via la mora.
Io assisto alla scena come se non fossi materialmente presente nella stanza. Tom mi strattona un braccio e mi dice qualcosa gettando un’occhiata ad Erich che piange disperato sul letto. Lo prendo in braccio e seguo Tom in macchina.
I suoni mi giungono attutiti, non sento nemmeno gli strilli del bambino seduto sulle mie ginocchia. Lo stringo forte a me cercando di tranquillizzarlo, ma io non sono affatto calma.

 

…Continua…

 

Eccomi qui! (: Scusate il ritardo ragazze, ma con l’inizio della scuola la voglia, l’ispirazione e il tempo per scrivere hanno deciso di andare a fare una vacanza…v.v Prendetevela con loro!
Che succederà? …Bo, bo! Lo scoprirete nella prossima puntata! *Musichetta di Cento vetrine*
Poi..? Bo. Grazie mille a tutte e bla, bla, bla! Alla prossima!:D

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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


Eccomi! Eh sì, sono ancora viva!xD Scusate L’ENORME ritardo! Colpa della scuola! Comunque, siamo agli sgoccioli!*o*… Non mancano molti capitoli alla fine di questa storia, non so dirvi quanti di preciso perché devo ancora scriverli, ma non credo saranno più di sei/sette. Dopo di ciò, mi dedicherò insieme a Memy881 a scrivere “Incomprensioni” e conclusa anche questa FF, mi dedicherò ad una nuova storia, originale stavolta, che posterò solo quando avrò finito di scriverla. Quindi, per un po’ vi libererete di me…v.v
Dopo tutto questo bla, bla, bla vi lascio al capitolo. ENJOY!

 

…Capitolo 31…

 
Arriviamo in ospedale qualche minuto dopo l’ambulanza, vediamo la zia seduta in una delle sale d’aspetto con la testa fra le mani e Samantha, seduta accanto a lei, la guarda con gli occhi pieni di lacrime. Non appena vede Erich, salta giù dalla sedia e lo raggiunge. Si abbracciano e Samantha gli prende una mano, lo porta fino alla sedia di plastica e lo fa sedere, gli si siede accanto e lo abbraccia, mentre Erich piange. 
 
Aspettiamo più di due ore, e l’aria è tesa. Frankie ci raggiunge quasi subito e consola la zia. Tom fa avanti e indietro per la stanza mentre Georg e Doris abbracciano il piccolo Erich che adesso sembra essere più calmo e si addormenta.
Mi prendo il viso fra le mani, non ce la faccio più.
Finalmente, dopo quasi tre ore e mezza, un medico ci raggiunge. Alzo il viso e lo guardo, ha la faccia di uno che deve dare una brutta notizia.
-Mi dispiace, la signorina non ce l’ha fatta.-
Silenzio.
 
Sono come in una specie di trans, al funerale e al resto pensano i ragazzi. Io non ce la faccio.
Sono passati due giorni dalla morte di Chante, e il piccolo Erich ancora non sa nulla. Come si fa a dire ad un bambino di sei anni che la sua mamma è morta?
Più tardi ci saranno i funerali, è arrivata l’ora di dirglielo. Non posso più aspettare.
Mi alzo dal letto e vado nella camera di Chante, dove Samantha e Erich stanno giocando.
-Bambini.. devo dirvi una cosa molto importante.- comincio, accovacciandomi accanto a loro. –Erich…- mi schiarisco la voce. –Erich, la tua mamma non c’è più. E’ volata in cielo.- ho le lacrime ha gli occhi.
-Perché?- chiede.
-Ecco, perché… perché il destino ha voluto così. Però, lei sarà sempre con te. Ti guarda e ti protegge dall’alto e ti basta pensarla per averla accanto. Va bene?- mi trema la voce.
-La mia mamma è morta?- annuisco e abbasso lo sguardo. Pochi secondi dopo Erich corre fuori dalla stanza. Non lo seguo, so cosa significa perdere i genitori. Mi scende una lacrima e Samantha mi abbraccia.
Scendiamo insieme di sotto e dalla finestra vedo Erich che piange in giardino, vado da lui e cerco di abbracciarlo.
-NO! NO! VAI VIA!- urla respingendo il mio abbraccio.
-Erich.. non fare così, ti prego..-
-Vattene.-
Rientro in casa col cuore a pezzi, solo una persona può stargli accanto adesso, Georg.
Lo chiamo e gli dico quello che è successo, mi raggiunge poco dopo. Questa volta il bambino non rifiuta il suo abbraccio, li guardo da dietro la finestra.
 
--->Georg<---
 
-Lei è cattiva, mi ha detto che la mia mamma è morta! Ma la mia mamma non è morta.- mi dice, asciugandosi le lacrime.
-Piccolo, ascoltami.- prendo il suo viso fra le mani e lo guardo negli occhi scuri. –Martina non è cattiva, ti ha solo detto la verità. E’ la vita che a volte ci toglie le persone che amiamo di più. La tua mamma voleva molto bene a Martina, e non sarebbe contenta di sentirti dire questo. La tua mamma era malata, per questo non c’è più. Ma né io, né tu, né Martina, né chiunque altro può cambiare le cose. Capisci?- lui annuisce abbassando lo sguardo.
-Perché non mi ha portato con lei?-
-Perché non ha potuto. Non possiamo decidere chi portare con noi in cielo, quando ce ne andiamo, e anche se avesse potuto, non l’avrebbe fatto.-
-Perché?-
-Perché la vita è bella, e tu devi viverla.-
-Ma io non voglio senza la mia mamma.-
-Ma lei è ancora con te, nel tuo cuore.- gli prendo la piccola manina e gliela metto sul petto.
Mi da un bacio sulla guancia e mi sorride.
-Grazie, papà.- lo guardo con gli occhi sbarrati e la bocca aperta.
 
 
…Cinque giorni dopo…
 
-Dunque, dunque… siete qui per le ultima volontà della signorina Chante Werner?- annuiamo, stringo la mano di Doris, ammetto di essere nervoso.
Più volte Chante mi aveva detto che Erich mi voleva molto bene, e che molte volte, quando erano soli, le confessava che avrebbe tanto voluto che io fossi il suo papà.
Chissà se Chante, nel suo testamento, ha espresso la volontà di affidare a me suo figlio.
Sarebbe il regalo più bello della mia vita. Amo quel bambino come se fosse mio e il mio più grande desiderio, adesso che Chante non c’è più, è quello di prendermi cura di lui. Avrà un papà e una mamma, senza togliere nulla a Chante, visto che manca poco al mio matrimonio con Doris. Quando le ho detto che speravo nell’affidamento di Erich, lei mi ha sorriso e mi ha detto che mi si legge negli occhi tutto l’amore che provo per lui.
Il tizio incravattato comincia a parlare, ma non lo ascolto. Il cuore che batte a velocità supersonica copre tutti i rumori.
-Dunque, qui, la signorina dice che, in quanto a suo figlio Erich Werner…- drizzo le orecchie. –desidererebbe che venisse affidato dal signor Georg Listing e dalla sua quasi consorte Doris Zimmermann…- alza lo sguardo e accenno un sorriso.
-Siamo noi.-
-Bene, ve la sentite di prendervi cura del bambino? Potete anche rifiutare, e il bambino verrà mandato in un orfanatrofio, in quanto il nome del padre è sconosciuto e così anche quelli dei nonni e di eventuali zii.-
-Erich vivrà con noi.- rispondo con decisione.
-Bene. C’è una lettera per voi.-
 
Nei giorni successivi firmiamo delle carte per l’affidamento di Erich e poi, finalmente, ci trasferiamo nella nuova casa che abbiamo preso io e Doris, anche se ancora mancano alcuni dei mobili che abbiamo acquistato e che arriveranno a breve. Nel frattempo, ci sistemiamo alla meno peggio e parliamo del matrimonio.
-Che ne dici del ventuno ottobre?- mi chiede una sera Doris, mentre stiamo cenando.
-E’ fra due settimane..- rispondo, confuso.
-Lo so, ma sono del parere che ci vuole un po’ di felicità dopo quello che è successo… e credo che un matrimonio possa risollevare tutti. E poi, se proprio vuoi saperlo, Chante mi aveva chiesto di celebrare il matrimonio entro questa data, se possibile.-
-E perché?-
-Perché aveva paura di non riuscire a venire al nostro matrimonio. So che ormai è morta, però volevo rispettare questa sua richiesta..-
-E’ un’idea magnifica.- le sorrido e ci baciamo. Erich è di là, e so, che sta parlando con Chante.
Da quando è morta, ogni sera alla stessa ora, si chiude in camera sua e parla con la madre guardando il cielo dalla finestra. –Cosa le dici?- gli ho chiesto una volta. –Le racconto di quello che faccio, e le dico che sono felice di stare col mio papà e con la mia nuova mamma. E che le voglio tanto bene.-

 
…Continua…

 
Ce l’ho fatta, sì. C’ho messo un po’ a scriverlo, sorry, ma ogni volta che accendevo il PC per scrivere ne succedeva sempre una! Che dire? Non ho molto tempo, quindi ringrazio col cuore coloro che hanno recensito e chi continua a leggere in silenzio. (:
Grazie mille, alla prossima!(:

 
 

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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Buon pomeriggio! Lo so, lo so, è più di un mese che non aggiorno. Sorry, ma è tutta colpa della scuola. Per miracolo non neanche un’insufficenza, media del 6!;) … e a voi com’è andata?
 

…Capitolo 32…

 
--->Martina<---
 
Nei giorni che seguono ci diamo un gran da fare per organizzare il matrimonio nel più breve tempo possibile senza tralasciare nessun dettaglio. Non è affatto un’impresa facile, ma se collaboriamo tutti, possiamo farcela.
L’aria sembra essersi alleggerita, e sembra anche più serena. Erich si trova benissimo con Doris e Georg e, anche se ovviamente sente la mancanza di sua madre, sorride sempre.
E’ un vero angioletto.
Samantha s’è messa in testa che vuole un fratellino, e non fa altro che perseguitare i suoi genitori con questa richiesta. E loro non sanno cosa risponderle, non è il momento giusto adesso. Almeno secondo loro. Mi piacerebbe avere un nuovo cuginetto.
Confesso che anche a me è venuta una certa voglia di avere un bambino con Tom.. ma non ho il coraggio di dirglielo, non ho idea di come potrebbe prenderla. Meglio aspettare un altro po’. In fondo non c’è fretta…
-Allora!- la zia mi picchietta su una spalla e le sorrido. –Che ne dici di andare un po’ per negozi, quest’oggi? Manca davvero poco al matrimonio, e io non ho cosa mettermi! Prima pensiamo all’abito della sposa, poi a noi. Ci stai?- sorride come una bambina.
-Anche se dico di no mi trascinate con la forza, vero?-
-Ovvio!- esclamano la Zia e Doris.
-Va bene, va bene!- Dico mentre rido.
Dopo un veloce pranzo ci prepariamo e andiamo in centro. Ho consigliato a Doris di farsi un’idea prima di comprare, e che magari poi poteva farlo fare ad un sarto come piaceva a lei. E così, mi ritrovo a girar per negozi alla ricerca di qualcosa che le piaccia, mentre la zia indica entusiasta questo o quel vestito.
Perché le stiliste non hanno idea di cosa creare quando si tratta del loro matrimonio e non di una linea di alta moda? Interrogativo esistenziale.
Ero convinta che le stiliste non hanno problemi per il vestito quando si sposano. Mi sbagliavo.
-Aaah! QUELLO!- urla Doris correndo verso una vetrina. La seguiamo ridendo sotto i baffi. –Non è bellissimo?!- esclama col naso attaccato al vetro.
Lo osservo meglio, e devo dire che ha ragione, è un vestito molto bello. Molto semplice, ma davvero bello.
-Sì…è bello. Hai deciso per questo?- le chiedo.
-Mmh… non so! La gonna è davvero bella, stretta come la desideravo io…e quelle pieghe ci stanno benissimo. Però…è la parte superiore che non mi convince molto.- storce il naso. –E’ troppo… come dire? Pomposa rispetto al resto dell’abito. Vorrei qualcosa di più semplice, troppo pizzo, troppi ricami. Che ne dite di mettere sopra la gonna un corpetto scollato con attorno dei paillettes, e sulla vita qualche fiorellino ricamato, ma semplice. E poi lunghi guanti bianchi. Che ne dite?- sorride e ci guarda con gli occhi che scintillano.
-Beh… direi che è perfetto!- risponde la zia, ancor più entusiasta di Doris, le sorrido in segno d’assenso.
-Aah!- urla e ci salta addosso. –Non vedo l’ora! Quando si va in sartoria?-
 
Dieci minuti dopo Doris entra tutta contenta in sartoria.
-Buongiorno!-
-Buongiorno signorina, cosa posso fare per lei?- le sorride bonario il sarto.
-Il mio vestito da sposa!- esclama sorridendo.
-Oh!- il sarto scoppia a ridere. –Ha già qualche idea?-
-Certo… allora… vorrei la gonna stretta in questo modo e…- Doris gesticola per far capire meglio ad Arthur come vuole il suo abito.
-Non so cosa fare.- sbuffa la zia vendendomi vicina.
-A che proposito?-
-Samantha continua a insistere, vuole un fratellino.-
-Perché non accontentarla? Adesso che potete, se aspetti ancora finirà che poi avrete superato i quarant’anni.-
-Non lo so… Non so se Frankie lo vorrebbe, ogni volta che cerco di parlargliene non trovo mai il coraggio.-
-Oh zia, andiamo, è cambiato no? Sono sicura che aspetta solo che tu gliene parli, Samantha ne sarebbe molto felice.- le sorrido e le accarezzo una spalla.
-Oh, lo so questo.- si porta una mano alla fronte e sospira. –Stasera gli parlo.- le faccio un sorriso sincero, sperando per lei che Frankie sia d’accordo.
-Fammi sapere poi…-
-C’è qualcosa che ti turba? Vuoi parlarne?- mi chiede spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
-Io… vorrei che Tom mi chiedesse di sposarlo.. voglio avere una famiglia tutta mia, solo che non credo che lui sia dello stesso avviso.-
-Come fai a saperlo?-
-Zia, lui deve occuparsi della band. Un matrimonio, dei bambini…-
-Ma anche Georg ha una band a cui pensare, eppure sta per sposarsi.- m’interrompe.
-Georg è diverso.- faccio sospirando. –E poi non ha mai nemmeno provato ad accennare qualcosa.-
-Forse è solo un po’ insicuro.-
-No,- dico scuotendo la testa. –è proprio l’ultimo dei suoi pensieri.-
-Prima o poi succederà.- le faccio un mezzo sorriso.
-No! Non così! Accipicchia! Lo voglio più largo il corpetto, non mi sento più le tette!- le urla isteriche di Doris, questo vestito le sta dando al cervello. Guardo la zia e scoppiamo a ridere.
-Signorina, si decida. Se è largo poi le scende, se è stretto le da fastidio. Caspita!- fra poco Arthur la manda a quel paese, me lo sento.
-Lo faccia della giusta misura, allora!-
-Ma era della giusta misura! E’ lei che non si accontenta!- sbraita esasperato.
-Ripensandoci, non voglio sposarmi. Troppo stress! Finirei col farmi odiare da tutti!- sussurro alla zia mentre tengo gli occhi su Doris che sfila il metro dalle mani del sarto e si prende le misure da sola, inviperita.
-Caspiterina!- esclama.

 
…Continua…
 

Lo so, non è un gran che, ma vi prometto che scrivo tutto e posto gli ultimi capitoli regolarmente! Grazie mille a tutte!(: 

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Capitolo 34
*** Epilogo ***


Ciao! Eccomi arrivata all’epilogo!D: Lo so, dovevano essere altri sei capitoli..>.<
 

Epilogo

 
Doris e Georg si sposarono e filò tutto liscio come l’olio. Almeno tutta la fatica che avevamo fatto per rendere questo matrimonio perfetto servì a qualcosa. Due anni dopo diedero alla luce un bellissima bambina che chiamarono Gloria e crebbe accanto al fratellone Erich. Il piccolo crebbe con loro, ma non dimenticò mai sua madre.
Io e Tom ci sposammo tre anni dopo la nascita della bambina e anche noi diventammo genitori di tre piccole pesti in poco tempo: Mary, Jessie e Vic.
Anche Bill e Gustav si sposarono. Due gemellini per Bill e una femminuccia per Gustav.
La zia e Frankie accontentarono Samantha dopo pochissimo tempo, e ora si ritrovavano quasi ogni giorno a dividere i due bambini che battibeccavano.
La carriera dei Tokio Hotel visse anni indimenticabili, poi una volta che si erano fatti più grandi, abbandonarono la vita da star per dedicarsi a una loro casa discografica.
Dopo tanti problemi, finalmente avevamo una vita tranquilla e felice. Alla fine tutto si risolve, bisogna solo aspettare.
Adesso avevo una vera famigli quasi perfetta. Mancavano solo i miei genitori e Chante, tuttavia erano sempre accanto a noi e soprattutto dentro di noi.
 

Fine.

 
Ragazze!:33
Lo so, ho concluso da schifo, ma non ho più ispirazione per scrivere questa FF. Sarei andata avanti ripetendo sempre le stesse cose, quindi meglio concludere qui!:33
Vi ringrazio tutte immensamente.
Innanzitutto TUTTE quelle persone che hanno letto questa storia, che abbiano recensito o meno.
Grazie a:

 
Anna Kaulitz
Veruska Marija
Memy881
Klar
Jiada95
Nobody Is Perfect
Eiko25
Veri_995
Marti TD
Tommolina_483
Sissy_chan_
_Lollipop_
Cassandra Lovegood
LaIlla
_Black_Abyss_
 

Perché hanno recensito, grazie davvero! Senza recensioni questa storia sarebbe rimasta archiviata per sempre nel computer.
 
Grazie anche a:

 
angel1992
Cassandra Lovegood
Charis_Morphine
Deny_death
Eiko25
Jiada95
Kia_salvatore89
Klerkaulitz89
Marti TD
MiLLiMuFFiNGiRL
Naik
Privi93
Psychedelic
Vavy94
Veruska Marija
 

Che hanno messi la storia tra i preferiti!:33
 
E poi grazie a:

 
Psychedelic
Sere_96
Uranie
 

Per averla messa fra le ricordate.
 
E ancora grazie anche a:

 
A ninhiel
Ale✗
Alessia_bill98
Anna Kaulitz
Camilla Peace
Cassandra Lovegood
Chanel Kaulitz
Chiaretta_Vampiretta
Dani290691
Daphne_Traum
Faith_Black
Giulia_Cullen
Glael_87
H E I K E
HilfMirFliegen_TK
Jiada95
kira key
Kira_in_the_heart
Lonely95
Louder_
Marti TD
MelyVanityLove
Nana_95
nike07
PiccolAngy
Psychedelic
Riot93
sissy_chan_
Tomi_Brbì
tommolina_483
trilly1991
_EmyLee_
_FurImmerJetzt_
_Shikas_Shadow_

 
Per averla messa fra le seguite.
 
Grazie ancora a tutte. E’ la fine di una bella avventura, mi sono divertita molto a scrivere ogni singola parola di questa FF, mi dispiace che sia andata a finire così.
Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie! (:
 

Marti_PenguinOwl

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