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I Potter erano sempre stati persone orgogliose. Orgogliosi del loro
lignaggio, che dicevano avesse origini dallo stesso mago merlino. Del loro
lignaggio e del posto da loro occupato nel mondo dei maghi. Ci furono pochi
Potter abbastanza avventati da rischiare la loro reputazione per il potere
oscuro, e quei che lo avevano fatto, se ne erano rapidamente pentiti. Ciò non
vuoleva dire che tutti i Potter erano buoni...
No,vi furono dei Potter che agirono per il lato della luce e dei Potter
che amarono il lato oscuro della magia. Dei Potter che bramarono il potere, e
quelli che si accontentarono di ciò che avevano. Dei Potter che erano
completamente virtuosi, e dei Potter che avevano un tocco di amoralità.
Ed il clan dei Potter era stato sempre una delle famiglie più rispettate
del mondo dei maghi, nessuno sapeva perché, ma lo erano da sempre. Molti esseri
magici si erano imparentati con questo clan, inclusi i veela, numerosi
folletti, fate, vampiri ed anche una o due creature ignote. Questo portò al
sangue dei Potter nuovo potere, e ogni tanto nasceva qualche individuo con
delle caratteristiche di queste oscure creature.
Un buon esempio, poteva essere William Potter, che visse nell’epoca del
famoso drammaturgobabbano, William Shakespeare. William Potter era un mago
saggio, con un potere eccezionale. All’età di sedici anni, ricevette una
eredità che scioccò la sua famiglia. Si scoprì un vampiro di nascita. Questi,
al contrario dei vampiri normali, ricevevano i loro poteri da un gene recessivo
che doveva essere passato al figlio da entrambi i genitori. Questi nuovi poteri
costrinsero William ad una vita pericolosa e difficile, che lo portò a sposarsi
con uno dei suoi distanti cugini, il quale portava già a sua volta il nome
Potter.
I Potter come William erano rari, ma comparivano di tanto in tanto,
portando alla famiglia ancor più rispetto incutendo sempre più paura al
restante mondo dei maghi. Cerano molti rami del clan Potter, sebbene si
estinsero per la maggior parte sul finire del diciannovesimo secolo. Infatti,
nell’anno 1910 vi era rimasto, ormai, un solo ramo, discendente dal sangue più
puro che ogni mago potesse desiderare.
La maggior parte delle streghe e dei maghi di tale ramo, per mantenere
questo sangue il più puro possibile, si sforzarono di sposarsi solo ad altri
conle stesse qualità, i cosiddetti “purosangue”… anche se loro, di PURO,
avevano ben poco. Ci furono, comunque, alcuni che osarono unirsi a qualcuno dal
sangue ignoto, dando origine a… strani fenomeni.
Il ramo dei Potter aggiunse molti nomi al loro clan col passare degli
anni, incluso un giovane di nome James Harrison Potter. Costui, con grande
dispiacere della sua famiglia, si innamorò e sposò una strega di nascita
Babbana, chiamata Lily Anthea Evans.
James Potter e la sua bella e giovane moglie, avrebbero giocato un ruolo
molto importante nel portare l’ultimo cattivo nel loro mondo… ma non lo
potevano ancora sapere.
Il clan dei Malfoy invece, era associato con le Arti Oscure. Era noto a
tutti. Come i Potter, anche loro erano di sangue puro, altrettanto rispettato,
ma al contrario dei Potter, disederedavano chiunque pensasse diversamente. Come
per i Potter, si mescolarono col sangue di altre creature magiche. E anche
loro, ebbero alcuni membri che ereditarono caratteristiche particolari. Sebbene
fosse di conoscenza comune che Potter e Malfoy fossero nemici, era altrettanto
noto che alcuni membri di tali clan si sposarono tra di loro, tanto per
aumentare la propria fama.
Nel 1976, l’erede dei Malfoy, era Lucius Octavian Malfoy. Come i Malfoy
prima di lui, gli si insegnò ad odiare i babbani, e le streghe e i maghi nati
da essi e chiunque altro non ritenessero degni della loro attenzione.
La famiglia Black, non rientrava in tale categoria.
Il giorno in cui Lucius compì cinque anni, venne annunciato il suo
fidanzamento con Narcissa Allona Black, una delicata bimba di tre anni. Da quel
momento, il bimbo venne sottoposto ad un vero e proprio lavaggio del cervello
sul suo prossimo matrimonio.
Durante la loro permanenza ad Hogwarts, cominciò effettivamente a
svilupparsi tra i due un delicato sentimento di amicizia, che sviluppò in amore
pieno. Lucius, che si era aspettato di prendere il marchio oscuro al servizio
di Voldemort, immediatamente accantonò l’idea, per evitare qualsiasi pericolo
alla sua amata. Nello stesso modo, Narcissa aveva temuto il momento in cui,
l’uomo da lei amato, sarebbe dovuto diventare seguace dell’ oscurità... ma così
non fu.
Nonostante fossero stati allevati in ambienti i cui ideali volgevano
verso la causa del Signore Oscuro, e non escludendo il fatto che entrambi
ancora credessero in molti di tali ideali, entrambi non desideravano questa
vita. La preoccupazione che ognuno di loro due provava per l’altro era troppo
grande per procurare dolore al partner.
Vedendo la possibilità in ciò di portare dalla loro parte di un mago
piuttosto potente, Dumbledore immediatamente si mise all’opera per convincerlo
a congiungersi all’Ordine della Fenice. La sicurezza per Narcissa e un porto
sicuro per Lucius, convinsero entrambi ad accettare l’offerta del vecchio, ma
potente, mago.
Fu durante una delle tante missioni di spionaggio alla corte del Signore
oscuro che Narcissa conobbe una giovane, il cui marito stava affrontando gli
stessi pericoli. Lily Evans in Potter. Sebbene Lily fosse di nascita babbana,
era la strega più brillante apparsa ad Hogwarts negli ultimi cento anni. Questa
giovane donna provò presto a Narcissa che non tutte le credenze erano corrette,
e come erano errati i criteri con cui era cresciuta.
Cautamente, tra le due nacque una fragile amicizia. I loro mariti, in
virtù di questa, riuscirono anche a formare una specie di tregua, che lasciò
spazio a giorni divertenti e a speranze per il futuro.
Dopo due anni di dura lotta contro Lord Voldemort, un raggio di luce
apparve nella vita di entrambe le famiglie. A distanza di pochi mesi l’una dall’altra,
le due donne scoprirono di esser incinte. Narcissa di uno, Lily di un trio di
gemelli.
IL 19 febbraio dell’anno successivo, Draco Lucius Malfoy fece la sua
comparsa nel mondo. Divenne presto il fulcro della giovane coppia. Il piccolo
possedeva un carattere forte e esigente, e i suoi strilli, esigevano un
immediata attenzione. Con la sua espressione angelica e i suoi capelli di un
bianco brillante, era adorato dagli adulti, che divennero schiavi di ogni suo
minimo piagnisteo.
Cinque mesi più tardi, il 31 luglio, nacquero i tre Potter. Due maschi ed
una femmina. Il primo nato era un maschietto, che venne chiamato Adrian Byron
Potter. Il secondo nato era una bella femminuccia, Amarillis Jade Potter. Il
terzo, il più giovane, era un altro maschietto, Harry James Potter. Mentre i
primi due avevano preso i capelli rosi della loro madre e gli occhi marroni del
padre, e pelle scura, Harry, era una replica in piccolo del padre con solo gli
occhi verdi della madre e una pelle chiarissima.
I caratteri dei gemelli, non avrebbero potuto essere più diversi, come il
giorno e la notte. Mentre Amarillis (Amy) tendeva ad essere più attaccata al
padre, Adrian era preso dalla madre. Entrambi, comunque, possedevano un buon
paio di polmoni. Harry non aveva preferenze, ed era quieto anche per gli altri
due. Sembrava esser contento di restare sullo sfondo dell’azione,intento ad
osservare tutto quello che accadeva intorno a lui.
I Potter e i Malfoy, immediatamente cercarono di creare un’ amicizia fra
i loro eredi. Draco, di sei mesi, già era capace di stare seduto da solo quando
i gemelli gli furono presentati. Nonostante all’inizio non avesse gradito
l’intrusione di quei piccoli estranei nel suo mondo dorato, sembrò arrivare
alla conclusione che quelle piccole e strane creature erano qui per restare. E,
anche se di malavoglia, finì per accettare la loro presenza.
Per il loro primo compleanno, si era giunti ad una cauta accettazione
della presenza degli altri bambini. Semplicemente, restavano per conto loro ed
erano felici.
Ma le loro madri erano di altro parere.
Ogni notte che la famiglia di Draco rientrava a casa, il piccolo era
costretto a baciare ogni piccolo Potter su una guancia, come un “grazie” per
aver accettato di giocare con lui. Il piccolo ed innocente Draco, non vedendo
nulla di strano in ciò, eseguiva alacremente il compito senza lagnarsi. Ed ogni
volta, le due madri sospiravano, e i padri lanciavano occhiate sapute.
Nessuno di loro avrebbe mai pensato che di li a pochi giorni,
precisamente ad Halloween, Voldemort avrebbe attaccato l’abitazione dei Potter.
E, grazie ad una decisione del fato, ogni membro della famiglia, sarebbe
sopravvissuta a causa di un bambino.
Anche se nessuno seppe mai con sicurezza quale fu dei tre bambini a
salvarli.
“LILY! LUI È QUI! PRENDI I BAMBINI E CORRI!”
Lily gridò sentendo una risata terrorizzante riempire Godric Hollow.
Raccolti due bambini strillanti dal pavimento del soggiorno, tentò di prendere
anche il terzo tra le braccia. Ma con Adrian e Amy che lottavano per liberarsi,
ed Harry pietrificato sul pavimento, era un compito assai difficile da portare
a termine.
“Lily!” Gridò James, entrando e correndo nella stanza, fermandosi solo
per raccogliere Harry. Lily lanciò un grido come sentì avvicinarsi
ulteriormente la risata. Improvvisamente, una figura vestita di nero entrò
nella stanza, facendo inorridire i presenti, facendo zittire anche il bambino
più isterico.
“Avada Kedavra!”
Un silenzio terrificante invase la stanza, mentre un getto di luce verde
si riversò sulla famiglia indifesa.
Ci fu un bagliore verde...
Un grido orribile...
E poi nulla.
“La Profezia affermava che questo sarebbe accaduto. Però, i tre bambini,
videro la luce nello stesso giorno. Chi di loro fu la causa della sua
sconfitta?” Chiese James cullando la figlia vicino al suo torace. Lui e la sua
famiglia erano stati liberati dai resti della casa distrutta e portati in salvo
ad Hogwarts prima che le notizie dell’attacco giungessero ai giornali. I loro
salvatori, Sirius Black e Remus Lupin, non avevano perso un secondo per portare
i loro amici in salvo.
“Per piacere, James. Mi permetti di controllarli?” Chiese dolcemente
Dumbledore, facendo cenno ad Adrian, cullato da Lily. Di malavoglia, la donna
lo porse al vecchi mago. Con calma, questi eseguì un controllo completo del
ragazzo. Ripeté il controllo su Amy ed Harry (in braccio a Sirius, il suo
padrino).
“Harry ed Amy, hanno una ferita. Amy sulla spalla, Harry sulla fronte. Ma
Adrian non ne ha nessuna” Fu la conclusione di Dumbledore. La voce del vecchio
mago non implicava niente, ma James aveva gli occhi accesi.
“Così è Adrian. Lui è il bambino della profezia? Il suo potere era
abbastanza forte da fermare la maledizione di Voldemort e distruggerlo, ma non
abbastanza da salvare i suoi fratelli da ferite leggere?” Disse con voce
eccitata. Lily coccolò il figlio e cercò conferma dal mago. Questi aggrottò le
sopraciglia.
“Non c’è modo di dirlo. Potrebbe essere ognuno di loro. Le ferite non
significano nulla!” Mormorò mentre prendeva Harry, ormai sveglio, dalle braccia
di Sirius, tenendo il piccolo all’altezza dei suoi occhi. Quelli del piccolo,
due verdi smeraldi brillanti, lo fissavano. Un’intelligenza che andava oltre la
sua apparente età, brillava nel fondo di essi. Dumbledore sorrise e tirò
dolcemente il piccolo nel suo abbraccio, permettendogli di giocare con la sua
barba.
“E Voldemort...è morto?!?” Chiese con voce tremante e la speranza negli
occhi Lily. Il vecchio mago sospirò.
“Ci sono molti modi in cui potrebbe ritornare, sig.ra Potter, non le
mentirò...Ma se e quando, non ci è dato saperlo, e nemmeno me ne curo. Io mi
raccomando che voi vi godiate la pace che abbiamo ora…” Rispose quietamente,
lisciando i neri capelli del più giovane dei gemelli. Gli occhi del piccolo si
alzarono rapidi, ed un piccolo sospiro uscì dalle sue piccole e rosee labbra.
“Si, godetevi ciò che avete ora…” Bisbigliò Dumbledore, allontanandosi
dal gruppo, sollevato come vide che il bimbo nelle sue braccia era giunto ad un
sonno contento.
Harry aprì gli occhi, le ultime
tracce di sonno che evaporano alla luce della mattina.
La mente ritornò al sogno su Draco Malfoy,e quello che era accaduto seguente.
Adrian ed Amy aveva rifiutato di
venire giù dalle scale a salutare il fratello, Lily era riuscita stento a non
piangere, vedendo il figlio salutare il nuovo insegnante. James, Sirius e Remus
tentavano di alleggerire la situazione, scherzando sulle future birichinate che
Harry poteva fare una volta giunto nella nuova scuola.
Ma
quando venne il momento di andare, Harry rifiutò di volgere il capo. Sapeva che
cosa avrebbe visto. I suoi due fratelli e forse Draco, che
forse stavano guardando la macchina allontanarsi dalle finestre. Sua
madre che singhiozza mentre il marito e gli amici tentano di consolarla.
Come sempre, al ricordo, non
riuscì a contenere un sospiro. Non aveva rammarichi, ma non poteva fare a meno
di pensare che avrebbe dovuto.
Una volta lasciata dietro a se la
cosiddetta ‘casa’, aveva trovato difficile ritornare. I genitori l’avevano
riportato a casa dopo un anno e mezzo che si trovava alla Scuola di Arti Domyoji, con molta
felicità di suo fratello e di sua sorella. Ma Harry
precipitò quasi immediatamente in depressione a causa della nostalgia per la
scuola.
Il professor Albus Dumbledore,
noto anche come nonno Albie ai bambini dei potter, fu
l’unico adosservare
che cera qualcosa di sbagliato nel ragazzo, e cercò di rimediare. Durante una
passeggiata nei giardini di Hogwarts, mentre guardava il trio Potter, riuscì
finalmente a capire cosa stesse infastidendo Harry. A
quel punto, andò da James e Lily, chiedendo loro il permesso di far ritornare
il ragazzo alla scuola.
E qui si
trovava tuttora, due anni più tardi e una quantità di felicità maggiore.
La scuola che così
tanto amava, non era un unico edificio come Hogwarts, ma l’insieme di
più costruzioni attorno ad una piazza centrale. C’erano grandi ingressi su ogni
lato, che conducevano nel cortile centrale. Oltre alla costruzione principale,
ve ne era uno più piccolo (usato soprattutto come
classi). Una grande torre risiedeva vicino alla parte
posteriore dell’edificio. All’arrivo, parlando con Isao
Hisashi, aveva commentato come sembrava che l’insieme sembrasse
un solido muro messo a protezione del cortile. L’insegnante aveva riso,
informandolo che il luogo era stato costruito come un palazzo fortificato,
adottando l’idea di rendere difficile il conquistarlo.
“Dannazione, Ri,
come puoi svegliarti così presto!” Gemette una voce attraverso la stanza. Harry
si volse verso il suono, cercando di nascondere un sorriso, vedendo Ai Hisashi scalare goffamente fuori dal suo letto e
inciampare verso il bagno.
All’arrivo alla scuola, Harry venne informato che avrebbe diviso la camera con altri tre
ragazzi della sua età, Ai, Quentin Bridge e KertMcHenrey. Da prima si era
sentito esitante, ma i ragazi l’accettarono
volentieri nel loro gruppo, e presto si abituò alle
loro buffonate. Ai aveva capelli neri e corti, con
occhi a mandorla color dell’onice. Quentin era un
allegro piccolo ragazzo americano, con pelle del color del bronzo e capelli
neri e ricci. Kert era un baldo australiano, con
pelle abbronzata, capelli bioni e occhi blu e
innocenti, che nascondevano un atteggiamento ardente.
Nonostante
l’evidente diversità, erano diventati molto uniti. Gli insegnanti si stupirono
nel vedere il loro progresso, dato i problemi che ognuno portava con se come
bagaglio. Ai e la sua gemella, Kyoko, erano stati
affidati allo zio quando i genitori morirono in un incidente di macchina. Quentin veniva dai bassifondi, ed era stato liberato dalla
schiavitù ad una banda di medicine-contrabbandieri. Kert, figlio di un ricco tycoon e
di una prostituta. Era stato abbandonato ancora infante.
Nonostante
tutti i loro problemi, erano riusciti ad aiutarsi l’un con l’altro. Anche Harry, che nel principio aveva rifiutato di aprirsi
verso gli altri, si era trovato a confortare Ai che singhiozzava a causa di un
incubo sui suoi genitori. Era stato quello il momento in cui si era creato il
legame. Tutti insieme avevano cercato di confortare il
compagno. Insieme, Ai con il suo senso di colpa per
esser sopravissuto, Quentin con la sua tendenza a
diffidare di tutti, Kurt con la sua rabbia repressa e
Harry, con la sua naturale tendenza ad isolarsi.
Harry guardò i suoi due compagni
alzarsi, lamentandosi incessantemente di quanto fosse
presto. Harry gettò uno sguardo al suo orologio, leggendo l’ora:
6 e 03 di mattina.
“Ci svegliamo alla stessa ora tutte le mattina. Non capisco perché vi lamentate così tanto.” Si lagnò divertito. Questo commento, gli
guadagnò una cucinata in pieno viso.
“Dillo di nuovo e ti arrivo un
pugno in faccia.” Gemette Kurt.
Quentin, non ancora pienamente sveglio, ridacchiò.
Kurt
ringhiò al suo indirizzo, causando una risata maggiore.
“Sbrigatevi, o saremo in
ritardo!” Si lamentò Ai, scivolando nel giapponese,
sua lingua natia. A causa di un incantesimo di traduzione messo su di loro all’arrivo, poteva esser capito da tutti gli altri,
che si affrettarono a prepararsi.
C’erano altri cinque studenti
dell’età di Harry alla scuola, e tutte erano ragazze. Kyoko Hisashi, la sorella
di Ai, era una energica ragazza dai corti e neri
capelli, che arricciavano attorno al suo viso da folletto, e con neri e
brillanti occhi scintillanti. Deborah Ingénue era una
vivace brasiliana con capelli ricci e occhi color caffé. LeighMcArthur era una bambina irlandese con capelli rossi
e occhi color del cielo, dati colori, i più credevano che fosse di carattere
ardente, sebbene non ci fosse nulla di più lontano dal vero.
MayJohnson era una cinica
americana, dai capelli biondi, occhi blu e un senso dell’umorismo così asciutto
da rivaleggiare col Sahara. L’ultima ragazza, Rosalie Barrocciaio, era una
dolce italo-americana, con capelli marrone dorato e
occhi di un espressivo blu.
Normalmente, i nove studenti,
avrebbero avuto lezione all’interno, a meno che
l’insegnante avesse pietà in un bel giorno di sole e permettesse loro di farla
all’esterno. Dopo le loro lezioni, i nove studenti di otto
anni, si unirebbero al resto degli studenti nella sala da pranzo per mangiare,
per poi tornare di nuovo fuori alle lezioni fisiche.
Queste lezioni trattavano
qualsiasi cosa, dal Karate e tiro con l’arco, alla
meditazione. Per i più giovani, furono insegnate attività meno difficili da
seguire, ma con l’avanzare dell’età, le lezioni divennero sempre più faticose.
Mentre i ragazzi si divertivano ad imparareKarate e Kendo, le ragazze facevano
meglio a meditazione ed esercizi di rilassamento.
Alla fine del giorno, agli
studenti veniva concesso del tempo libero, che
potevano spendere come meglio volevano. La maggior parte degli alunni andavano alle terme naturali per un bagno, o alla cascata per
un massaggio rilassante.
“Penso di essermi tirato un
muscolo.” Si lamentò Kert, affondando nell’acqua, per
permettere alla cascata di massaggiargli le spalle e la schiena.
“Dove?” Chiese Ai, dall’altro lato di Harry. Kert
sorrise pericolosamente, giungendo ai suoi pantaloncini.
“Vuoi vedere?”
“Eww!
No, nessuno di noi lo vuole!” EsclamòQuentin, un ghigno sulle sue labbra.
“Il termine d’inverno sta
finendo.” Disse Ai, cambiando soggetto.
“Si...tornerai dalla tua
famiglia, Ri?” Chiese Quentin,
aprendo un occhio per vedere la risposta di Harry. Il sospiro del bambino causò
uno schizzo d’acqua sulla faccia dell’amico.
“Non sono sicuro. Non li ho visti
da così tanto tempo...e adrian e Amy sono ancora
adirati con me per voler ritornare qui...” Disse mestamente, alle occhiate
comprensive degli altri ragazzi.
“Ehi, ho un’idea! Chiediamo a mio
zio se possiamo andare al sacrario della città, domani, per Hanami!”
Suggerì Ai. Kert sbuffò.
“Si a
guardare tutti quei individui con le ragazze? Certo sarebbe
divertente!” Nitrì. Ricevette in ritorno delle occhiatacce dagli amici,
che ignorarono il suo commento maleducato.
“Possiamo portare le ragazze con
noi.” Propose pensieroso Quentin. Kert
ringhiò alla proposta, ma non disse niente.
“Chiederò a mio zio domani. Noi,
adesso faremo meglio ad andare a dormire.” Affermò Ai, indicando il cielo che diventava scuro. Una cacofonia di
lagnanze venne dai suoi compagni, che però lo seguirono
in ogni modo a scuola.
“Oh, guardate fuori!”
Harry guardò il compagno
americano correre sul bordo della strada e guardare verso l’Oceano Pacifico,
che si vedeva attraverso gli alberi. Stavano camminando su di un sentiero
affollato di persone ridenti e petali floreali colorati di rosa, svolazzanti
nell’aria. Le persone erano là per Hanami,
erano venuti a vedere i petali.
Harry era convinto di non aver
mai visto nulla di più bello degli alberi di
Satura(ciliegio) in fiore. Sicuro, anche in Inghilterra vi erano fiori a
primavera, ma in qualche modo, era diverso. Più sacro e speciale. Soprattutto siccome gli alberi fiancheggiavano entrambi i lati del
sentiero, che proseguiva per miglia. Non importava dove tu andassi, eri sempre circondato da una folata di petali
sempre.
“È bello.” Bisbigliò Rosalie,
toccando il suo bel chimono. Harry si volse verso di lei, sorridendo.
“Davvero. Non c’è nulla disimile in
Inghilterra.” Commentò, guardando la folla che li circondava. L’amica ridacchiò
guardando un uomo ubriaco, con una cravatta legata intorno alla testa, tentare
di scalare un albero e lanciare verso di loro un sorriso idiota.
“Rosie!
Venite! Miyagi-sensei ha tenuto un posto per noi!” Li
chiamòLeigh, con i capelli
rossi che le volavano sul viso. Rosalie, rapidamente guidò il gruppo verso di
lei, per poi sedersi tutti sulla coperta che l’insegnante aveva posato a terra
per loro.
“Ah-ah-ah! Niente di questo per
voi!” Disse Miyagi-sensei, requisendo una bottiglia
semiaperta di sake dalle mani di Kert.
Il ragazzo sporse le labbra, ma si accontentò di mangiare un pezzo di sushi.
“Dovremmo fare più spesso di queste
riunioni. È divertente!” Commentò Kyoko, seduta accanto ad Ai.
“Forse. Siete fortunati che il
preside ha permesso di farlo. Chiaramente, ciò può dipendere dal fatto che
anche lui voleva venire...”Hisashi-sensei
si allontanò come il preside iniziò a ballare il valzer, cercando di cantare
una canzone di Enya. Il
gruppo iniziò a ridere come compresero che doveva aver goduto un poco troppo
del sake.
Harry guardò al gruppo,
sorridendo alla vista.
Si, questa era casa sua. Equeste persone... erano loro la sua famiglia.
“Amo queste interruzioni estive!
Solo noi, senza ragazze chiassose!” Si lamentò Kert,
stravaccato nell’erba verde del cortile. Harry alzò lo sguardo dal libro che
stava leggendo, alzando un sopracciglio, ma saggiamente non replicò.
Durante l’estate, molti degli
studenti ritornavano alle loro famiglie, per passare con loro le vacanze.
Quelli che non avevano nessuno a cui ritornare, solitamente godevano
di vacanze attentamente programmate per loro dai professori. Come per
gli amici di Harry, che solitamente sceglievano di spendere le loro vacanze
alla scuola, godendo lunghe passeggiate in città per prendere un gelato e di lunghe
notti passate a giocare tra loro.
Quel giorno, Quentin
ed Ai, erano andati con lo zio del giovane giapponese,
in città per dei generi alimentari, mentre Kert e
Harry avevano scelto di restare a scuola.
“Bellimbusto! Vecchio a ore dieci!” Disse improvvisamente Kert,
sedendosi. Harry, ancora una volta guardò su dal suo libro, e spalancò gli
occhi.
“Nonno Albi?” Mormorò, alzandosi
da sotto l’albero sotto cui sedeva. Gli occhi blu e brillanti del vecchio,
incontrarono i verdi confusi.
“Ciao, Harry.”
Lo salutò il vecchio mago, avvicinandosi al giovane. Harry
sorrise, correndo ad abbracciare l’uomo.
“Cosa stai
facendo qui?” Chiese. L’uomo sorrise.
“Il tuo sensei...Il sig. Hisashi
ed io abbiamo tenuto il contatto, durante questi anni.
Mi ha invitato a visitare la scuola e a vedere come stavi.”
“Io sto bene.” Affermò Harry,
drizzandosi un poco. Albus Dumbledore rise.
“Posso vederlo. E sei anche cresciuto parecchio. Ormai sei grande come tuo
fratello.” Commentò, mettendo una mano sul capo del giovane. Dietro a loro, Kert stava diventando irritabile.
“Ri,
chi è questo?” Esclamò, non riuscendo a frenarsi.
“Kert,
questo è mio...voglio dire...è Albus Dumbledore. È il
direttore di Hogwarts, la scuola di cui vi ho parlato. Nonno Albie, questo è il mio amico, KertMcHenrey.”lo presentò Harry. Il viso dell’uomo si accese alla parola
‘amico’, e prese la mano offerta con un sorriso.
“È un piacere conoscerti.”
“Quanto tempo resterai?” Chiese
Harry, con occhi ansiosi. Albus sorrise.
“Almeno una settimana. Gli altri
professori, hanno pensato che avevo bisogno di una
vacanza, così, più o meno, mi hanno intimato di venire a trovarti e prendermi
una lunga vacanza.”
I due ragazzi iniziarono a
ridere, scaldando il cuore del più vecchio uomo.
Il piccolo Harry Potter, aveva
finalmente trovato il luogo a cui apparteneva.
Il soggiorno di Dumbledore si
rivelò molto piacevole, e molto divertente per i quattro ragazzi. Non solo
raccontò a loro storie su Hogwarts e i suoi fantasmi, ma insegnò a loro anche
alcune delle magie per cui la scuola era conosciuta.
Incantesimi, Pozioni, Erbologia, e Trasfigurazione erano cose a cui i ragazzi
si erano interessati grazie alle sue storie.
Isao,
lo zio di Ai, li aveva informati che non tutti gli
studenti a Domyoji erano capaci di magia. Comunque, quelli che invece la possedevano, avrebbero potuto
frequentare le lezioni di tali cose quando avrebbero compiuto gli undici anni.
Tale notizia, aveva spinto i ragazzi a desiderare di avere già tale età. Tutti loro avevano mostrato di possedere la magia.
Per Ai,
era accaduto quando, praticando karate nella loro
camera, aveva accidentalmente colpito una mensola che ospitava i libri favoriti
di Harry. Questi stavano per colpire Kert che stava riposando. Nel momento in cui stava per accadere ciò,
questi si gelarono a mezz’aria, per poi volare nelle braccia di
Ai.
Per Kert,
era accaduto quando, in un accesso di rabbia contro
suo padre, provocò l’incendiarsi di un albero. I servi del padre erano riusciti
a domare l’incendio in breve tempo, ma l’accaduto aveva scosso profondamente il
ragazzo.
Quentin,
era una storia completamente diversa. I suoi scoppi di magia avevano spaventato
una banda di strada mentre si trovava ancora era allo
sbando, e anche alcuni studenti quando era giunto li. Quando
era spaventato, tendeva a spingere via le persone senza toccarle, finendo per
mandarli in infermeria con ossa rotte o abbondanti lividi.
Come per Harry, anche lui aveva
sperimentato molti scoppi magici, sebbene i più grandi vennero
quando lui stava correndo con la sua classe, durante una corsa di
routine in una parte pericolosa della montagna. Scivolò su una pietra bagnata,
cadendo lungo il versante della montagna. Senza sapere come,
si ritrovò accanto ai suoi compagni, che già stavano per farsi prendere
dal panico, e che gli chiedevano come avesse fatto a ritornare su.
Dumbledore aveva ascoltato queste
storie con divertimento, sebbene quando Harry raccontò la sua storia, gli lanciò continuamente delle strane occhiate.
Ad ora che venne
il tempo di ritornare, il vecchio mago aveva legato piuttosto bene con tutti i
ragazzi, promettendo di visitarli nuovamente. Li invitò, parimenti, a venire,
un giorno o l’altro, ad Hogwarts, guadagnandosi cenni
impazienti dai ragazzi.
Una volta
tornato al castello, comunque, Dumbledore chiese al giovane Professore
di Pozioni, Severus Snape, di preparare una pozione piuttosto difficile. Il più
giovane uomo, riuscì a portare a compimento la richiesta, e alla fine della
settimana, il direttore di Hogwarts, stava fissando un calderone, con un
piccolo sorriso sulle sue labbra.
In quel calderone, vi era
un’immagine.
L’immagine di un ragazzo, con
incredibili ali nere che spuntavano dalla sua schiena, ed occhi verdi che
splendevano come smeraldi.
SIGNIFICATO DELLE PAROLE
STRANIERE
Hanami: antica tradizione
popolare giapponese. La gente va nei sacrari e nei parchi della nazione, per
ammirare i primi fiori di ciliegio fioriti. Ci si va in compagnia della
famiglia e dei amici, dividendo canzoni, cibo e sake(liquore tradizionale giapponese).
Chimono: abito tradizionale giapponese portato sia da uomini che da donne in occasioni speciali.
Sensei: significa maestro.
Sushi: tipico piatto festivo giapponese, consistente di riso e pesce
crudo.
Veela child, moonchild di Twilight Goddess7
tradotto da Freya beta da Rowan_Mayfyr
cap.3: I compleanni
"Buon Compleanno, Adrian e Amarilli! Buon
compleanno a voi!"
Draco gemè e roteò gli occhi come una folata di
gryffindor corse in avanti per augurare un buon compleanno ai due Potter. Lui,
essendo l'unico slytherin alla festa, si rifiutò di unirsi al branco.
Avrebbe voluto poter non andare, ma i suoi genitori avevano insistito.
Sembravano pensare che avesse bisogno di vedere la sua `fidanzata'.
Draco ghignò alla ragazza dal viso arrossato che ora stava aprendo i suoi
regali. Se i suoi vecchi davvero pensavano che avrebbe
sposato quel piccolo, stupido idiota gryffindor, stavano sbagliando!
"OH! GUARDATE! Harry mi ha mandato un regalo!"
La testa di Draco si alzò, la maschera fredda che
quasi scivola via.
Amy stava tenendo su un grande pacco, avvolto in una
carta da regalo color blu. Strappatola rapidamente, rilasciò un sospiro appena
vide il contenuto. Sopra c'era una busta, che immediatamente lesse.
Cara Amarilli,
Buon dodicesimo compleanno! Spero che il tuo sia buono come
il mio.
Questo è un chimono giapponese autentico. Le ragazze in Giappone lo portano,
solitamente, per occasioni e feste speciali, e sarei onorato
se tu l'accettassi. ho dovuto indovinare la taglia, ma
mi ha aiutato Kyoko, una ragazza della mia classe, così credo che vada bene.
La clip per capelli e le scarpe, sono un suo regalo. Pensava che dovessi avere
qualcosa per completare l'abito.
Le scarpe vanno portate solo all'esterno, ma le altre cose possono essere
portate ovunque. Spero che tu possa godere il regalo. Di nuovo Buon
Compleanno.
Tuo fratello,
Harry.
Quando Amy alzò il regalo dalla
scatola, nella stanza, calò il silenzio. il chimono
era splendido. Era bianco, con fiori di ciliegio rosa, tutti cosparsi sulla
fronte dell'abito. Amy prese il tutto e lasciò la stanza. Qualche minuto dopo,
tornò abbigliata nel chimono, con i capelli tirati su dalla clip.
"Non è bello?!" Strillò con occhi brillanti.
I suoi amici cominciarono a fare commenti sull'abito, mentre la madre piangeva
di felicità e suo padre sorrideva ansioso.
Adrian scavò rapidamente attraverso i suoi regali, finché trovò quello di suo fratello. L'aprì impaziente, lanciando grida quando vide che cosa era.
Era un drago, rosso ed oro, fatto completamente di vetro. Le ali erano aperte e
il corpo in una posa nobile. Il dettagli erano incredibili,
ed i colori, a seconda dell'angolazione in cui lo colpiva la luce, cambiavano.
"Successo notevole, Harry..." Adrian era stupefatto. Il suo regalo era
senza nota, ma era ovvio. Mentre gli ospiti si
fiondarono sul nuovo regalo, Draco sedeva sullo sfondo, un cipiglio sul viso.
Harrison potter era una leggenda tra i bambini di Hogwarts, soprattutto perché
lui era il fratello di due altre leggende. La sua assenza da scuola l'aveva
fatto diventare un enigma. Ed ecco un'altra ragione.
Regali belli e costosi da un fratello che nessuno di loro aveva
mai incontrato.
Draco non fingeva che gli piacessero i Potter...Sicuro, aveva giocato con loro
da bambino, ma non aveva avuto scelta nella questione. Come erano
cresciuti, una antipatia unilaterale aveva preso luogo tra i due Potter e
l'erede dei Malfoy. Draco cominciò ad odiare il fatto il fatto che il suo nome venisse collegato con i Potter, specialmente ad Amarilli a
cui lui fu fidanzato da sempre. Odiare il fatto che i Potter lo considerassero un
terzo figlio...perchè lui non lo era! Lui era un Malfoy, per
Merlino! Uno slytherin. A lui non piacevano le sdolcinatezze da gryffindor!
Solamente una persona, nel mondo, capiva la sua antipatia per loro, ed era il
suo padrino, Severus Snape. L'uomo era piuttosto consapevole del disdegno del
suo figlioccio ad essere collegato così da vicino ai Potter, e faceva quanto
era in suo potere per tenere la salute mentale di Draco corretta. Soprattutto
quando Amy e i suoi amici, lo prendevano in giro ed Adrian si vantava sul fatto
di essere il suo futuro cognato.
Snape gli aveva spiegato che non era colpa loro. Erano stati allevati nell'idea
che sarebbe stato così. Ma
diversamente da loro, Draco, era deciso a ribellarsi. Il biondo sorrise, ricordando la sua decisione, e
continuò a guardare i due Potter aprire i loro regali.
"Harry? Stai bene?"
Un occhio verde si aprì leggermente, ed un gemito uscì dalle labbra del ragazzo
ancora a letto. Ai, in piedi accanto a lui, lo
guardava preoccupato. Dietro a lui Kert e Quentin, che sembravano nervosi.
"No," finalmente mormorò. Il suo corpo doleva, ed il suo stomaco doleva come se si stes-se rigirando su se
stesso. Per non menzionare il fatto che sentiva la
schiena, precisamen-te tra le scapole, come
se bruciasse.
"Grande! Tutto nel giorno del tuo compleanno," fu il gemito di Kert.
Gli altri due ragazzi, gli gettarono un'occhiataccia.
"Idiota, non è certo colpa sua", disse con un sibilo Quentin.
All'emozione presente nella voce del ragazzo, Kert
elevò un sopracciglio, ma saggiamente non disse nulla.
"Vado a chiamare lo zio", mormorò Ai, lasciando la stanza.
"Vado a prendere un panno bagnato. Stai bruciando." Aggiunse Quentin, affrettandosi verso il bagno.
"Io mangerò la tua torta", fu l'affermazione di Kert,
causando una debole risata ad Harry.
Il biondo sorrise all'amico, prima di crollare nuovamente sul suo letto.
"Spero che quei buoni a nulla dei tuoi fratelli abbiano gradito i regali.
Non che loro te ne abbiano spedito uno..." Disse monotonamente
Kert. Harry lo guardò male, ma non disse nulla, dato che
il suo stomaco stava tentando di scappare attraverso la sua bocca.
"Davvero, sig. McHenrey, l'hanno fatto." Kert si girò al suono della voce di
albus Dumbledore, ed arrossì.
"Zio Albus! Harry è ammalato, così possiamo mangiare anche la sua parte di
torta noi!" Il biondo saltellava su e giù sul suo letto, facendo ridere il
vecchio uomo.
"Non sarà necessario, Kert. Harry sta
bene."
"Cosa?!" Fu il coro a tre voci, una dalla
porta del bagno, una dal letto e da Ai, ritornato.
"Sto bene?" riuscì a chiedere, con voce soffocata, Harry. Dumbledore sorrise.
"Si, stai bene. Questa è solo una parte della tua
trasformazione."
"La sua cosa?" Fu la domanda di Isao-sensei,
dietro al nipote.
Dumbledore sospirò.
"Forse è meglio se mi spiego. Quando venni a
visitare Harry l'ultima volta, mi ha raccon-tato la storia di come lui era precipitato
giù dalla montagna, e poi si era trovato nuova-mente dove era prima. La maggior
parte della magia fortuita, non funzionava così. Nella maggior parte dei casi,
la vittima rimbalzerà inoffensivamente, attenuando la caduta. Non ritorna al
luogo da dove è caduta." Fermò di parlare,
attendendo che le parole si im-primessero nelle menti, prima di continuare.
"Quando sono tornato ad Hogwarts, questo fatto non lasciava la mia mente.
Avevo sentito un tale fatto solo una volta prima, e quello avvenne
quando ero piccolo. Incominciai a ragionarci su, ed ebbi un
lampo di genio. Chiesi al nostro Pozioni Domine di
preparare una pozione che doveva mostrare l'albero genealogico dei Potter e i
loro collegamenti magici."
"Oh, come una carta babbana che mostra i tuoi nonni e bisnonni?"
Chiese Quentin. Dumbledore assentì col capo.
"Solo che questo `albero genealogico'mostra le abilità magiche delle persone. Mentre guardavo,
ho visto qualche cosa di interessante. Uno degli
antenati di Harry, ha sposato un veela. Il loro figlio era, quindi, un mezzo
veela, e si sposò con un uomo..."
"Aspetta un attimo! Era un
gay?" Lo fermòKert. Dumbledore sorrise.
"Nel mondo babbano può non essere accettato, nel mondo
dei maghi, è una relazione perfettamente normale. Ci sono anche pozioni
che permettono ad un uomo di restare incinta, se lo desidera."
"Strano!" Fu il commento di Kert. Dumbledore rise.
"Continuando, lui si sposò con un uomo. Ciò che non sapeva era che lui era
un Draconian. Il Draconian
è il risultato di una unione tra un drago ed un veela,
o il risultato della predominanza del sangue proveniente da un antenato.
Continuando a guardare l'albero genealogico, ho compreso che nei Potter, il sangue
di Draconian era molto forte, dominante quasi,sulla parte umana dei Potter. Ma mai forte abbastanza per creare un nuovo Draconian o
anche a suggerire che fosse possibile... fino ad Harry."
Il gruppo volse lo sguardo al ragazzo costretto a letto, che diventò pallido,
come le parole di Albus arrivarono alla sua comprensione.
"Aspetta...allora...io sono un Draconian?"
fu la domanda di Harry, con i pensieri confusi che facevano dolere
ulteriormente la sua testa. Dumbledore assentì.
"Draconian sono diversi da qualsiasi altro
essere magico. Ricevono parte della loro eredità prima che i veela, folletti e
simili.
Normalmente, iniziarono a ricevere l'eredità magica dai nove ai sedici anni. Si
sa poco su essi, ma qualcosa sono riuscito a trovarla.
Penso che ti sarà utile", affermò. Ai sembrava confuso.
"Zio Albus...come hai fatto a trovare informazioni, se i Draconian sono così rari?" Gli chiese.
"Lo sono. Alcuni però, scelsero di tenere dei diari delle
loro esperienze personali. Ho dovuto cercare parecchio, ma ne ho trovati due. Erano riposti nel Settore
Misteri del Ministero, ma usando le mie conoscenze, sono riuscito ad
averli."
"Quindi...che cosa fanno, di preciso, i Draconian?"
chiese esitante Quentin.
"Bene, la cosa principale è...che possono volare. Gli crescono le ali
sulla schiena e sono capaci di usarle."
"Allora...avrò le ali?" Chiese con disgusto Harry. Il vecchio mago rise.
"Si. Puoi ritirarle quando vuoi, ma durante la
tua prima eredità, loro...bene, scoppiano fuori dalla tua schiena, in parole
povere. Ecco perché ti senti ammalato. Le ali dovrebbero apparire presto."
"Accidenti! Harry avrà le ali! Ora può andare in città per ciò di cui
ha bisogno, senza dover aspettare noi!" Ai rise,
ricevendo un'occhiataccia da Harry.
"Non è tutto. Harry ha sempre avuto la capacità di capire gli animali, ma
ora sarà anche più grande. I Draconian hanno la
capacità di capire le creature, incluso i dragoni. Questi riconoscono lo spirito
di parentela, e sono attratti immediatamente da lui. Molti animali faranno lo stesso", fu la spiegazione di Dumbledore. "Non
solo, essendo un Draconian, Harry ha anche tratti di
veela nel volto. Oltre ad essere irresistibilmente attraente per entrambi i generi,
avrà anche un coniuge. Qualcuno che lo completa, corpo, mente
ed anima. Questo coniuge potrebbe essere chiunque, e quando Harry
troverà lui o lei, sarà una cosa permanente."
Concluse.
I ragazzi si guardarono l'un con l'altro, ghignando,
poi si volsero verso di Harry, che sembrava davvero misero.
"Meraviglioso. Ed io che speravo di vivere tutta la mia vita da solo",
fu il suo borbottio, che causò la risata dei suoi amici. Da fuori della porta,
provennero altre risa. I ragazzi si volsero, Isao-sensei,
muovendosi rapidamente, aprì di scatto la porta.
Con un grido, cinque ragazze caddero nella stanza.
Per un momento, lottarono per districarsi dal nodo umano di gambe e braccia,
poi guardarono a loro, colpevolmente.
Veela child, moon
child
di Twilight Goddess7
tradotto da Freya
beta Rowan_Mayflower
cap.4: I compleanni(2° parte)
"Posso presumere che abbiate sentito tutto?" Chiese con un
sospiro
Isao-sensei. Sem-brando vergognose assentirono, per poi alzarsi,
spolverandosi gli abiti. Dai ragazzi, provenivano sguardi
arrabbiati, mentre Dumbledore sembrava divertito.
"Credo che sia meglio così. In questo modo, Harry non avrà
segreti
con voi."
Harry sospirò, accennando con il capo, mentre i ragazzi
continuavano
a sfolgorare verso le amiche.
"Uhm...non mi sento troppo bene..." Annunciò
improvvisamente harry,
con una smorfia di dolore sul volto, tenendosi lo stomaco.
Dumbledore guardò attentamente, per poi spostarsi rapidamente.
"Allontanatevi", comandò. I ragazzi obbedirono
prontamente, anche in
considerazione degli occhi che avevano incominciato ad ardere di un
brillante color rosso.
Harry iniziò a contorcersi dal dolore, piagnucolando. La camicia
del
pigiama si attaccò al corpo sudato, permettendo di vedere i
muscoli
che lavoravano, sotto la pelle, violente-mente.
Alla comparsa di un bagliore di luce nera, lanciò un grido di
dolore. tutti i presenti si riti-rarono, proteggendo i loro occhi.
Quando li riaprirono, aneliti di sorpresa esplosero nella stanza.
"Successo notevole...Harry...Successo notevole..." Fu
l'esclamazione
di Ai, con gli occhi spalancati.
harry, ora, aveva un paio di grandi ali nere, che spuntavano da tra
le sue scapole. Le penne color nero inchiostro, sembravano
incredibilmente morbide, e riflettevano la luce. harry si sedette, e
cercò di guardare i suoi nuovi acquisti. come se rispondessero ad
un
comando silenzioso, si piegarono un poco, avvolgendo il suo corpo,
permettendogli di far scorrere le dita su loro.
"Stupendo", alitò sottovoce. I suoi occhi erano tornati al
loro
verde normale, ma conte-nevano ora, un timore reverenziale.
"benvenuto alla tua prima parte di eredità, ragazzo mio. Usala
bene." Scherzò Dumble-dore.
Harry gli rivolse un sorriso, per poi tornare a guardare le sue ali.
"Harry...posso toccarle?" Chiese Rosalie, un poco impaurita
da un
suo rifiuto. Quando ricevette un accenno affermativo, si avvicinò
rapidamente, facendo scorrere le mani sulle morbide penne, con
delizia.
"È bello! Sono così morbide!" Annunciò, un largo
sorriso sul volto.
Subito anche le altre ragazze vollero toccare le ali, con i ragazzi
dietro a loro. Dumbledore, vedendo l'occhiata di sopportazione di
Harry, sorrise.
"ora basta. Quando vorrai ritirarle, dovrai semplicemente
concentrarti sul fatto che loro non devono essere là. Per
riaverle,
dovrai semplicemente desiderare che ci siano."
Harry chiuse gli occhi, concentrandosi. In pochi secondi, le ali
svanirono, una sola goccia di sangue che scorre in giù sulla sua
schiena nel processo. Dumbledore, rapidamente, la raccolse in una
fiala, la tappò, e gliela diede.
"Il sangue dei Draconian è molto potente. Raccogli le
goccioline del
tuo sangue qui, e forse, un giorno, troverai un uso per esso."
Disse
allegramente il vecchio mago. Harry os-servò la fiala, arricciando
il naso.
"Penso che lo nasconderò dove nessuno possa vederlo. Non credo
che
sia gradevole ve-dere una fiala di sangue ogni volta che si entra
nella stanza", commentò, causando risate dagli amici.
"Oh! Abbiamo dimenticato che avevamo preparato una festa per te,
e
stavamo venendo a prenderti!" Fu il commento di Kyoko, sembrando
agitata."Ora mi sento benissimo..." fu l'affermazione di
harry,
lasciandoli sorpresi. Dumbledore rise.
"Era solo l'eredità. nulla di preoccupante. Non credo che
possa
esserci di nuovo qualcosa di simile." L'assicurò.
"Bene. Allora possiamo festeggiare." Disse con voce asciutta.
"Vieni! Noi siamo ritornate dalle vacanze solo per il tuo
compleanno! Non sprechiamolo. È tutto pronto nel cortile",
disse
Leigh, afferrando un braccio di Harry. Rosalie prese l'altro, e
lo
trascinarono, incurante delle sue proteste, fuori dalla stanza.
"Uh! Sono tutto bagnato!" Fu il lamento di Kert, mentre
staccava la
camicia inzuppata d'acqua dal torace. Il gruppo stava giocando
con
pistole a spruzzo magiche, che dumble-dore aveva portato loro.
May aveva ricevuto la pistola che spruzzava acqua normale( ogni
pistola, aveva la capaci-tà di sparare un diverso materiale), e,
senza sorpresa Kert( che aveva ricevuto la pistola che sparava
palline di carta) era stato il suo obiettivo principale. Harry, era
stato abba-stanza fortunato da beccare la pistola che sparava dardi
di vernice, mentre Quentin ave-va sparato fiori. Questo aveva
causato non poche risate, vedendo amici bagnati con i fio-ri,
cercare di nascondersi dal `cercatore'.
"Difficile", disse May, crollando a terra accanto a rosalie.
"Accio regali!" annunciò Deborah, sventolando la sua
bacchetta ad
una fila di regali ad un lato del cortile. i regali volarono verso
Harry, seppellendolo sotto una montagna di scatole.
"Quello era utile", rise Kert, come Dumbledore, ridacchiante,
usò la
sua bacchetta per ordinare in pile i regali davanti ad Harry. Il
ragazzo ringraziò con uno sguardo l'uomo, prima di prendere il
primo
regalo.
"È da parte di mamma e papà", disse pensierosamente,
cominciando ad
aprirlo. I suoi amici gemerono.
"Solamente tu, Harry", fu il mormorio di Ai. Il Draconian
guardò si
confuso.
"Voleva dire, che solamente tu potresti aprire così calmo ed
attento
i tuoi regali. Voglio dire! Non è come se i tuoi regali stiano per
ucciderti se laceri la carta della confezione!" Fu il lamento di
Kert. Le labbra di Harry si arricciarono in un ghigno raro quanto
danno-so, ed iniziò ad aprire i suoi regali ancora più
lentamente.
Ciò causò ancora più gemiti, e diede luogo ad una ritorsione
di May
su Kert, che ricevette un coppetto sulla testa.
Quando il regalo fu rivelato, si udirono molti rumori.
"Oh!" strillò Rosalie, cercando di avanzare per ammirarlo.
"Ti hanno spedito un gufo?" Fu la domanda confusa di Kert.
Harry
accennò col capo, fis-sando colpito l'animale.
Era un gufo della neve. Di un bianco puro con occhi neri, contenenti
una notevole intel-ligenza. Lei lo fissò, come valutandolo, poi
diede un grido molle. Gli occhi di Harry si spalancarono, e quasi si
soffocò con la propria lingua.
"Uhm...Nonno Albus...è normale che la capisca?" Chiese
esitante.
Dumbledore sorrise.
"È parte della tua eredità, Harry. Ma non temere, ti ci
abituerai."
"Lo spero. Hedwig ha detto che posso..." disse, accarezzando
il gufo.
"Hedwig?" L'interrogò Deborah, spedendo dietro le
spalle una ciocca
di capelli scuri.
"È il suo nome. Hedwig", fu la calma risposta di Harry. Il
gufo
stridette di nuovo, e Harry assentì col capo, facendo segno a dove
erano le stanze del ragazzo. Il gufo diede un nuovo grido molle
prima di volare nella direzione indicatagli.
"era stanca. Starà su stanotte", spiegò, attaccando il
prossimo
regalo.
Quando la pila di regali fu quasi alla fine, Harry era circondato da
una varietà di doni strani.
Dai fratelli, aveva ricevuto un set di scacchi magici. Da Isao-
sensei, Ai e Kyoko, a sorpre-sa, una vera katana(una spada
giapponese). Kert e Quentin avevano trovato un set di col-telli da
lancio, con incisi antichi kanji.
Rosalie gli aveva regalato un grande dipinto rappresentante
l'aurora
sulla linea costiera giapponese. Era stato incantato in maniera che
potesse muoversi ed emanare suoni, calmanti, del mare e degli
uccelli che volano nel cielo.
Deborah gli diede una tenda brasiliana originale, tessuta da sua
nonna. Leigh, un cusci-no di velluto nero, sul quale aveva ricamato
a punto croce un sacrario circondato da ci-liegi in fiore. May gli
diede un ritratto incorniciato dell'intero gruppo che lei aveva
in-
grandito ed incantato per muoversi.
"Davvero molti regali", annunciò Kyoko. Dumbledore sorrise
misteriosamente.
"Non completamente. Devo ancora dargli il mio", li
informò. Harry
sospirò ed aprì l'ultimo dono. Come sentì la voce
provenire dalla
scatola, ebbe un soprassalto.
"Sssstupidi umani! Mi hanno sssssballottato qui dentro, al buio,
tutto il giorno. Giuro che la prossssima perssssona che mi tocca lo
mordo!"
"Uhm...sono spiacente..." mormorò Harry, aprendo
rapidamente la
scatola per permet-tere l'entrata della luce.
"Tu parli la mia lingua?" disse fischiando l'animale.
"Sono un Draconian. Posso farlo."
"No. Draconian non parla a no con la bocca. Loro usssano la loro
mente."
"Davvero?" L'interrogò sorpreso Harry, sbirciando
nella scatola.
Dentro vi si trovava un piccolo serpente bianco, che stava
fissandolo con molto interesse.
"Sssi. Tu sssei capace di parlare il sssserpentessse", fu la
sua
risposta.
"Oh...posso prenderti?"
"Ssssi."
harry allungò la mano nella scatola, permettendo al serpente di
scalare il suo braccio, prima di alzarlo lentamente, più vicino.
Harry vide che il serpente era di un bianco mar-morizzato, con
colori dell'arcobaleno che brillava lungo le scaglie quando si
muoveva.
"Sei molto bello", bisbigliò, facendo scorrere su e giù
un dito
sull'animale.
"Grazie, giovane massster Harry", sibilò. Gli occhi di
Harry si
spalancarono, spaventato.
"Come conosci il mio nome?"
"I tuoi amici ti sssstanno chiamando", fu al risposta.
Harry si girò bruscamente, vedendo il gruppo intero che lo fissa a
bocca aperta. Anche Dumbledore sembrava scosso.
"Harry, tu sei un parselmounth!" bisbigliò Leigh. Harry
agrottò le
sopracciglia, confuso.
"Un che cosa?"
"Puoi parlare con i serpenti", fu la spiegazione di Ai. Harry
assentì col capo.
"Si, è quello che ha detto lui", fu la risposta del
giovane,
indicando il serpente sul suo braccio.
"Solitamente solo i maghi scuri possono parlare con i
serpenti." Si
lamentò Rosalie. Gli occhi di Harry si volsero Dumbledore con
paura.
"È vero?"
"È vero che salazar Slytherin parlava serpentese, come Voldemort.
Ma
questo non vuol dire che tu sia oscuro. probabilmente quando
Voldemort ha colpito te ed i tuoi fratelli, ha trasferito il potere
a te." Fu la calma risposta del vecchio uomo, un bagliore
pensieroso
negli occhi. Harry sospirò di sollievo, per poi rivolgersi
nuovamente al serpente.
"Chi ti ha spedito?"
"Una famiglia chiamata Malfoy. Mi hanno comprato in un negozio in
un
posssto chia-mato Diagon Alley. Ne hanno mandato uno anche a tuo
fratello, ma io sssono molto più bello", lei si vantò.
Harry
ridacchiò.
"Qual è il tuo nome?"
"Alasssha. Ssssono un ssserpente Lindorm."
"Alasha. mi piace il nome", disse Harry. Il serpente
assentì col
capo. harry guardò verso Albus.
"Nonno Albus? Hai un regalo per me?" fu la quieta domanda.
Dumbledore radiò di felici-tà.
"Si. Aspetta un momento."
Dumbledore ancora una volta prese la sua bacchetta,agitandola
dolcemente, nella dire-zione di uno degli ingressi. Ci fu una pausa,
poi, qualcosa al piccolo galoppo, arrivò d'innanzi a loro. il
gruppo
ansò come la creatura si fermò in piena luce.
"È un piccolo cavallino!" strillò Kyoko. Dumbledore sorise.
"Non completamente. È un piccolo Daicorn. L'equivalente
giapponese
dell'unicorno, sebbene un poco più potente. L'avevano
trovato dei
babbani, e stavano tentando di ven-derlo come un cavallo.
Fortunatamente, il Daicorn può nascondere il corno se necessa-rio.
È
ancora un puledro, probabilmente è rimasto separato dal suo
branco.
Non è possi-bile ritrovare il branco di origine, con tutti quelli
presenti in giappone, così ho pensato che potresti prendertene
cura." L'animale si era, nel frattempo, fermato vicino e li
guar-
dava stancamente.
Harry si alzò, avviandosi lentamente verso di lui, la mano in
fuori.
Il Daicorn si mosse nervosamente, ma rimase dove era. Tese il collo
in fuori, annusando la mano del ragaz-zo, poi strofinò su essa il
naso. Harry sorrise, e dolcemente iniziò ad accarezzarlo.
L'animale
chiuse gli occhi, dando un nitrito contento. Harry si volse
nuovamente verso suo nonno e sorrise.
"Grazie. È molto bello."
"I Daicorn raramente permettono agli umani di vederli, ancora
più
raramente di toccarli. Ma avevo il presentimento che non avresti
avuto problemi con lei." Il vecchi mago rise nel vedere come
l'animale si strofinò nel torace del giovane. Il ragazzo rise,
e
scioccando i presenti, abbracciò il collo dell'animale, stando
bene
attento a non fare male ad Alasha.
"Sera. Il suo nome è Sera."
"Questo è davvero strano. Prima scopriamo che Harry è un
Draconian e
che lui può par-lare con gli animali...o qualcosa di simile...poi,
nello stesso giorno trova tre animali. Qual è la possibilità
che
accadesse?" Fu la sarcastica domanda di Kert.
"Non grande. In ogni modo, perché non mangiamo la torta,
ora?" fu il
suggerimento di Ai, guardando la grande torta di cioccolato. Questo
provocò una grande risata.
Harry si mise a sedere,
afferrandosi il capo per il dolore che la cicatrice gli provocava. La fronte
pulsava dolorosamente, ma non come un mal di testa. Era un dolore più acuto,
localizzato nell’area della cicatrice.
“Harry?”
“Che cosa sta succedendoti?” Chiese
Kert, alzandosi dal suo letto ed avvicinandosi all’amico.
“Che c’è?” Chiese Quentin, scattando su, all’improvviso, non pienamente
sveglio.
“Ri, va tutto bene?” Intervenne Ai, con la preoccupazione identica negli occhi. Harry sospirò.
“Mi spiace. E’ solo questa cicatrice. Sin dall’estate
scorsa, continua a farmi male. E sto facendo, anche,
dei sogni strani.”
“Su che cosa?”
“Sono vaghi…ma sento persone che
gridano, e c’è questa risata, cattiva, che mi sembra di aver già sentito, da
qualche parte. Poi c’è un lampo verde e persone che sono colpiti. Vorrei
aiutarli, ma non riesco a muovermi. E’ appena…strano,” mormorò. Quentin li aveva
congiunti, arricciandosi in fondo al letto. Kert, si
era avvicinato ulteriormente, sedendosi sul pavimento, inclinato contro il
letto di Harry.
“Quello non è strano, è pauroso,”
fu il mormorio di Quentin. Kert
sbuffò.
“Sembri un bambino piccolo. Per l’amor di Dio, hai sedici anni!” Sbuffò nuovamente Kert.
Quentin lo colpì sulla testa, quando gli altri due
ragazzi lo guardarono.
“Va tutto bene massster?” Chiese Alasha,
scivolando sul suo braccio dal cuscino su cui aveva dormito, risvegliata dal
loro parlare.
“Sto bene. Era solo un altro sogno,”
rispose Harry, accarezzandola in cerca di conforto. Alasha vibrò felicemente la lingua, chiudendo gli occhi.
“Scusami per svegliarti. E’ solo, quando la cicatrice mi fa
male…Non so. Avverto che c’è qualcosa di sbagliato,” disse
con tono calmo, indicando la sua cicatrice. Gli altri ragazzi borbottarono la
loro comprensione, facendo ritorno ai loro letti, gettando
sguardi preoccupati al loro amico silenzioso.
Caro zio Albus,
mi spiace di doverti scrivere per questo
motivo, ma Harry si rifiuta di parlarne con chiunque,
ed io sento che è importante che almeno tu ne sia la corrente.
Fin dall’estate
scorsa, Harry si sveglia periodicamente a causa di
sogni ricorrenti. Con questi sogni,vengono anche
dolori di testa e emanazione di luce dalla sua cicatrice. Qualche volta, dice,
il dolore compare anche senza sogni, sebbene sia meno doloroso.
Forse stò reagendo in maniera eccessiva, ma credo che ciò abbia
un qualche significato. Comunque, non essendo
competente, io lascio l’ultima decisione a te.
Grazie per avermi
ascoltato, e spero che questa lettera ti trovi in buona salute.
Distinti saluti,
Quentin Bridge.
“Gli hai scritto?”
La voce di Harry era bassa,
pericolosa, mentre dominava l’amico sul letto. Quentin
si ritirò, guardandolo esitante. La faccia di Harry
era scura come una nube temporalesca, mentre guardava in giù al giovane.
“Scusami…ma ero preoccupato per te!” Bisbigliò l’americano,
ritornando lo sguardo ai propri compiti. Harry lo fissò per un lungo momento, poi, con un sospiro, crollò
vicino all’amico.
“Lo so. Scusami. Ma sai che cosa mi
ha scritto, a causa tua?”
“Che cosa?”
“Vuole che ritorni. Mi è permesso di rimanere fino a che
compirò diciassette anni. Poi, dovrò finire la mia istruzione a Hogwarts. Ha già scritto ad Isao-sensei,” disse sconsolatamente Harry. Quentin sedette su, con gli occhi allarmati.
“Non può farlo!”
“Lo fa. Assicura che è per il mio bene. Voldemort…quello
che mi ha fatto questa…è tornato. I miei genitori volevano che tornassi quest’anno maDumbledore è riuscito a
convincerli a concedermi un altro rinvio,” e indicò la cicatrice mentre
parlava. Quentin fremette.
“Ma…ma non puoi andartene! Voglio dire…noi abbiamo bisogno di te qui!” Guaì il ragazzo
più piccolo, evidentemente pentito della sua decisione di scrivere al Direttore
di Hogwarts. Harry l’osservò,
scuotendo la testa.
“Non è colpa tua, Quentin. Mi avrebbe
richiamato in ogni caso, la tua lettera ha solo affrettato le cose,” sospirò.
“E noi?”
“Dumbledore sta negoziando con la
direzione del Domyoji per vedere se potete venire
tutti con me. Isao-senseiverrà
con noi, chiaramente, ma solo per continuare i nostri corsi di discipline marziali…”
Harry fu interrotto dall’abbraccio eccitato di Quentin.
“E’ meraviglioso! Ho sempre desiderato vedere Hogwarts, da quando zio Albus ci ha raccontato tutte quelle storie strane…ed ora
posso davvero andarci! Spero davvero che ci diano il
permesso!” Guaì.
“Il permesso per che cosa?” Chiese Ai, che
stava entrando nella stanza per posare i libri sopra il suo letto. Kert era subito dietro a lui. Quentinsi girò, ghignando estesamente.
“Dumbledore sta cercando di avere
il permesso per farci frequentare il settimo anno a Hogwarts!
Non è grande?”
Fortunatamente, gli altri due ragazzi divisero il suo entusiasmo,
e né Harry né Quentin,
dovettero spiegare per quale motivo Dumbledore stava
tentando di averli tutti a Hogwarts.
“Era divertente la Golden Week, vero?” Disse Ai, inclinandosi nuovamente verso l’albero. I
ragazzi avevano approfittato del caldo giorno estivo per fare una lunga
escursione nei boschi. Trovato un posto adatto, si erano fermati, e avevano
ripercorso l’anno passato.
Alla fine di aprile, la scuola
intera aveva approfittato della festa della Golden Week,
ed affittato un autobus, erano andati lungo la costa. La scuola aveva affittato
molte case con vista sull’oceano, enormi, per dare ospitalità agli studenti. Vicino
c’era una piccola città, dove a volte si recavano per un gelato o qualche
spuntino. La spiaggia era sempre piena di studenti, anche quando mancava il
sole.
“Si. Ho desiderato che potesse durare più a lungo. Voglio
dire, non mi stancherei mai del sole e del mare,”
mormorò Quentin, con un sorriso sul viso.
“Mi piaceva il mare. Era bello,”
ridacchiò Kert. Dato che spese la maggior parte del
suo tempo a nuotare, non facendo null’altro, era più che ovvio che gli
piacesse.
“Personalmente, penso che ti piacciano le ragazze nei bikini
in acqua, più che il mare.” Fu l’arida affermazione di
Harry.
Kert sfolgorò all’amico, mentre
gli altri due ridevano.
“Mentre tu non guardavi neppure due volte una ragazza,” fu la sua replica. Harry
sorrise furbescamente.
“Potrei, se lei fosse il mio coniuge.”
“Potresti, se lei fosse un ragazzo.”
Tale affermazione fece sobbalzare Ai e Quentin,
mentre Harry lanciò sguardi adirati al ragazzo.
“Io non guardo due volte i ragazzi,”
sparò fuori Harry. Kert
alzò gli occhi al cielo.
“Tu guardi a me tutta la durata,”
disse questi. Un cattivo sorriso apparve sul viso di Harry.
“Chiaramente che lo facevo. Non guardo maschi o donne due
volte. Non ho mai affermato che non guardo le persone strane, due volte.”
Quentin ed Ai scoppiarono a
ridere, Kert sparò a tutti
occhiatacce.
“Ok, ok.
Vinci tu. Solo, non aspettarti qualsiasi cosa per il tuo compleanno,” mormorò. Gli altri ragazzi fermarono di
ridere, guardando Harry.
“Oh, si! Domani è il tuo compleanno! Hai
già sedici anni!” Si finse sorpreso. Harry
sospirò all’arte drammatica dell’amico.
“Si! E tu non hai detto nulla, ragazzo orrido!” Disse Ai, fingendo di piangere, mentre colpiva il braccio di Harry.
“Buon compleanno a me,” disse Harry, con indifferenza, causando ai suoi amici un nuovo
attacco di riso.
“OhmioDio! Harry!
Svegliati!”
“Checosa?” Guaì Harry, sedendosi intontitamene sul suo letto.
“Merda!”
“Lingua, Kert!”
“Che cosa? Cosa c’è?”
Chiese Harry, confuso, guardandosi attorno. I
suoi compagni di stanza erano raggruppati attorno al suo letto, fissandolo con
espressioni sbalordite sulle loro facce.
“Uhm…Ri…dovresti guardarti allo
specchio…” Disse esitante Quentin. Ai fece apparire un grande specchio, ed i ragazzi guardarono Harry alzarsi e porsi di fronte ad esso.
“Ma che ca…volo!”
Finì zoppamente, Harry, l’ultima
parte, ricevendo un’occhiataccia dall’amico americano. Gli altri ragazzi
iniziarono a ridere, ma l’umorismo fu perso nella serietà della situazione.
“Dannazione, Ri! Una notte e POOF!
Improvvisamente diventi appetitoso come una focaccina,”
causando il rossore di Harry.
Il ragazzo nello specchio non gli assomigliava per nulla. Lunghi
capelli neri e ricci giungevano alle sue ginocchia, a parte una frangia che
copriva la sua fronte, dandogli un’occhiata innocente.
La sua pelle sembrava di porcellana, e la sua faccia non era più incavata. Gli
occhi luccicavano come smeraldi appena tagliati, attirando l’attenzione.
Il corpo si era alzato mettendo su
muscoli, le spalle si erano all’argate. Ora
superava il metro e novanta, contro il metro e sessantacinque di prima
(qualcosa per cui i ragazzi l’avevanospietatamente
stuzzicato).
“Sembro una dannata ragazza,” disse
Harry, con voce bassa e minacciosa. Gli altri ragazzi
lo guardarono nervosamente.
“Veramente, io penso che sembri piuttosto bello…” Finì Quentin con voce bassa, quando Harry
gli sparò un’occhiata a livello 8 sulla scala mortale.
Lert rise, mentre Ai sembrava
incomodo.
“I guerrieri, nei tempi antichi, portavano i capelli lunghi…solo
li intrecciavano,” commentò Ai, pensierosamente. Harry si girò a guardarlo.
“E tu sai come intrecciarli?” Ghignò
Harry. Le guance di Ai
arrossirono.
“Kyoko mi ha insegnato, quando
eravamo piccoli, così posso farlo,” mormorò. Harryringhiò, poi si volse, dando
le spalle all’amico.
“E va bene. E’ sempre meglio che
andare la fuori sembrando una ragazza,” Kert rise sguaiatamente, mentre Quentin
cercò di nascondere il suo sorriso. Ai cominciò rapidamente a lavorare sui capelli
di Harry.
“Aspetta che ti vedano le ragazze. Si entusiasmeranno,” mormorò Kert, mentre la risata
si spegneva. Gli altri ragazzi sfolgorarono all’amico, e Kert,
saggiamente, decise di chiudere la bocca.
“Un momento…Dumbledore non disse
qualcosa sulla tua eredità che veniva in diversi tempi? La prima fu per i tuoi
dodici anni sai, quando trovasti le ali…” Quentin
fece una pausa, quando Harry si spostò leggermente. Le
sue ali germogliarono dalla sua schiena, causando spavento ad
Ai, che saltò indietro per non venir colpito.
“la seconda volta si è manifestata tra i tredici e i
quattordici.” Proseguì l’americano. Harry sorrise,
tendendo fuori una mano da cui eruttò fuori una palla di fuoco. Un’improvviso acquazzone
lo spense, venendo asciugata da una raffica di vento che finì con una pioggia
di fiori di ciliegio nella mano del draconian. I
ragazzi alzarono gli occhi al cielo a tale mostra di potere.
Durante il corso degli anni passati, Isao-sensei
stava insegnandogli l’uso della magia senza bacchetta. Sia
maghi che streghe, se volessero, potevano fare a meno della bacchetta. Tutti
e quattro i ragazzi avevano imparato rapidamente, ma Harry
era il più potente,capace di chiamare tutti e quattro
gli elementi dal nulla in rapida successione.
“E la terza fase è questa. Hai
cambiato aspetto perché il tuo sangue di Draconian ha
superato la parte che ti faceva un mago. Ora sei un draconian,” finì Quentin, sembrando
orgoglioso del ragionamento. Harry assentì col capo,
pensierosamente, facendo girare un fiore tra il pollice e l’indice.
“Fatto!” Harry osservò nuovamente
i suoi capelli, raccolti in una treccia attraente, che lo faceva sembrare più
potente e pericoloso. Harry sogghignò perfidamente
alla sua riflessione nello specchio, e si girò verso gli amici.
“Isao-sensei vorrà un chiarimento,
prima che io apra i miei regali,” disse beffardamente.
I ragazzi ghignarono l’un con l’altro.
“Almeno abbiamo un’idea di ciò che dire!” Rise Ai, mentre uscivano alla luce del sole.
Note:
Golden Week: un
gruppo di feste nazionali in vigore in Giappone, dal 29 aprile al 5 maggio.
Società e scuole chiudono durante tale periodo, e pressoché ognuno ne approfitta per fare brevi vacanze.
Harry era di fronte alla foresta, fissandola
silenziosamente. Sera era in piedi accanto a lui, immobile, salvo per
l’occasionale onda della coda. C’era un sentimento di malinconia.
“Dovresti essere
addormentato, bambino della luna.”
Il ragazzo alzò lo sguardo verso un gufo bianco che
starnazzava da un ramo vicino. Harry sospirò.
“Non ci riesco. Qualcosa mi ha chiamato qui. E’ strano
Hedwig. E’ come se riuscissi a sentire che c’è qualcuno che ha bisogno del mio
aiuto”, disse calmo. Il gufo stridette, quasi ridendo.
“Quello è uno dei
poteri del draconian, amore. I draconian possono avvertire i sentimenti. Ma tu hai ragione. Qualcosa ti ha attirato qui, stasera”,
fu d’accordo lei, gli occhi che spaziano nei dintorni.
“Oh, tu pensi di
sapere tutto, vero?” Intervenne una voce accanto a Harry. Hedwig abbassò lo
sguardo, verso il draconian, arruffando le penne.
“Stavo solo
affermando un fatto”, ribatté dura. La creatura nera nitrì la sua risata.
“Certo, certo.”
“Basta. Devo concentrarmi”, intervenne
Harry, accarezzando il Daicorn, per riportare poi, l’attenzione al paesaggio
che lo circondava. Non ci volle molto per trovare la ragione per cui aveva
avvertito il richiamo.
“Mamma! Mamma, per
favore! Svegliati! Mamma!”
Harry richiamò rapidamente l’attenzione del grande animale
scuro accanto a lui, per potervi salire sopra e partire al galoppo verso la
foresta. Seguì l’uggiolare, finché arrivò ad una piccola vallata, molto distante
dai normali percorsi.
“Mamma!” Era il
gemito che udiva. Harry smontò rapidamente, gli occhi che si adattarono rapidamente
all’oscurità che lo circonda, avvicinandosi alla voce infantile. Ci fu un
singulto spaventato come provocò rumore, grazie ad un ramoscello calpestato.
Poi, ci fu silenzio. Gli occhi di Harry percorsero la terra, fino a trovare la
figura prona di un animale parecchio strano. Accanto a lui, c’era una piccola
palla di pelliccia, abbastanza piccola da stare nel
palmo della mano. La piccola cosa stava scuotendo violentemente, irradiando
onde di paura.
“Va tutto bene, piccolo. Non voglio farti
del male”, bisbigliò Harry, restando fermo. La palla di pelliccia stette
dove era.
“La mamma, la mia mamma”, frignò. Harry sospirò. Non avvertiva vita nella
creatura più grande, e sembrava che fosse già da un pò che la morte avesse
colpito. Probabilmente, aveva trovato del veleno, perché non sembravano esserci
ferite visibili.
“La tua mamma non può risponderti, piccolo. Ora si trova in cielo”, disse piano, con voce tranquillizzante,
avvicinando la mano. Dolcemente, fece scorrere un dito sulla palla tremante di lanugine.
Rabbrividì e due occhi blu guardarono nei suoi. I suoi occhi erano di un blu quasi metallico, molto grandi al confronto del
piccolo corpo. Non doveva avere più di qualche giorno.
“Ho paura”,
bisbigliò.
“Lo so. Ma io posso aiutarti”,
rispose Harry. La piccola creatura continuò a tremare per qualche altro minuto.
Poi camminò, lentamente, verso le mani di Harry. Il giovane
sorrise al suo piccolo nuovo amico e lo mise dolcemente nella sua
camicia, poi risalì sul Daicorn.
“Dove andiamo?” Chiese la piccola voce
improvvisamente. Harry l’accarezzò dolcemente.
“Stiamo ritornando alla mia scuola. Là potrò prendermi cura
di te, e potrai incontrare i miei amici”, mormorò
Harry. Dopo, ci fu silenzio, e Harry indovinò che si addormentò.
“E’ un Kneveral delle Foreste. Si distinguono per il loro
aspetto, simile a quello di un gatto, la pelliccia nera e la coda doppia. Si
mostrano solamente a chi si perde nei boschi, e che sono incapaci di trovare un
percorso sicuro. La gente li crede leggende, anche se i loro
simili, i Kneveral delle Nevi, sono noti. Come i loro cugini, i Kneveral
delle Nevi hanno una doppia coda ma pelliccia bianca.”
Rosalie alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo
ad alta voce, con occhi larghi. Le ragazze erano ritornate dalle vacanze per
passare del tempo con i ragazzi. Le ragazze erano rimaste sorprese al rumore
sulla nuova creatura. Immediatamente, decisero di aiutare nella ricerca.
“Maledizione! Perché è Ri che trova
tutto ciò che è raro?” Mormorava Kert.
“E’ un draconian. E’ ciò che fanno, Kert. Aiutano gli
animali in bisogno e, solitamente, loro si alleano con loro.
nel caso di Ri,
questi si limitano solo a venire, chiaramente, da lui perchè gli piace. Voglio
dire, ha già un serraglio!” Disse Leigh, ridendo
scioccamente, facendo segno agli animali che li circondavano. Sera sbuffò leggermente
al commento, mentre Alasha sibilò ed il piccolo Kneveral sfolgorò dai grandi
occhi.
Hedwig era addormentata nella stanza del
ragazzo al momento, così non sentì i commenti.
“Mi chiedo cosa penseranno a Hogwarts, alla nostra piccola
parata”, disse May ridacchiando. Deborah, che stava giocando con i capelli di
Leigh, ghignò.
“Io vorrei sapere cosa penserà la
famiglia di Harry quando lo vedrà. Voglio dire, i suoi
capelli sono più lunghi di quelli di una ragazza!” Rise allegramente.
“E’ virile, devi ammetterlo. E, mescolato al suo bell’aspetto
ed il potere che ha, farà venire l’acquolina in bocca alla maggior parte delle
persone”, affermò Kyoko. Nessuno poteva negarlo. E
loro, che erano i suoi amici più vicini, dovevano ammettere che se Harry mai
mostrasse interesse per alcuno di loro, accetterebbero in poco tempo.
“Sono contenta che verremo a Hogwarts con te. Finalmente la
vedrò. Quella sala enorme di cui ci hai parlato, con
sciami di ragazzi caldi che aspettano solo di essere colti...”
May sparò a Deborah un’occhiata disgustata.
“Quello è solo sbagliato”, sibilò quieta. Dietro a lei,
Rosalie, sembrò scandalizzata al commento della ragazza brasiliana, e Kyoko
alzò semplicemente i suoi occhi.
“Ok, ragazzi, indietro al
soggetto. La piccola palla di pelo. Cosa facciamo con
lui?” Chiese rumorosamente Kert, sembrando irritato alle ragazze.
“Lo terrò. E’ troppo giovane per andare
la fuori da solo. Ha solo pochi giorni”, mormorò
Harry, lisciando la piccola creatura accoccolata sul suo stomaco. Harry era
steso sulla sua schiena, una mano dietro la testa, mentre l’altra confortava il
suo nuovo compagno.”Come lo chiamerai?” Chiese Kyoko.
“Shadaren”, fu la risposta immediata.
“Oh, bene! Così possiamo accorciarlo in
Ombra!” Strillò lei. Harry la guardò calmo, mentre gli altri
sospirarono.
“Il suo nomignolo sarà Ren”, la corresse
lui. Questo non sembrò distogliere il suo entusiasmo per il piccolo animale.
“Allora, Ri, hai sentito ancora il tuo coniuge?” L’interrogò
Deborah, ormai stanca di parlare del Kneveral.
Harry le sparò un’occhiataccia.
“No, senza dubbio si trova in Inghilterra, visto che non
l’ho trovato qui. La cosa strana è che non conosco molte persone là. E io avevo solo cinque anni, quando me n’andai”, rispose a
denti stretti Harry.
“Bene, i diari che abbiamo letto, affermano che il tuo
probabile coniuge sarà potente, come un folletto o un veela, perché maghi e
streghe non sono abbastanza potenti. Indovino che la tua specie cerchi il
meglio o nulla!” Sbuffò Kert. Harry gli lanciò un’occhiata inceneritrice e
sventolò verso di lui la mano.
Immediatamente, gli occhi di Kert divennero distanti, ed un
ghigno divertente venne alla sua faccia. Kert guardo gli amici placidamente,
per poi cominciare a giocare con l’erba di fronte a lui.
“Cosa gli hai fatto?” Chiese May,
guardando entusiasta. Harry permise ad un raro sorriso di apparire sulle sue
labbra.
“Fascino alietante”, fu l’incurante risposta. Gli altri
allargarono gli occhi, per poi passare a fissare Kert.
“Gran lavoro, amico”, ridacchiò Quentin. Deborah sbadigliò,
accendendo la radio portatile al massimo del volume, provocando lo spavento
degli animali. Shadaren tremò sullo stomaco di Harry, mentre Sera scalpitò e
nitrì in allarme. Anche Alasha sibilò adiratamente
alla piccola e rumorosa scatola.
Kert era tutt’altra storia.
“YAY! Musica!” Gridò, alzandosi e tirandosi dietro una
sbalordita Deborah. Senza preavviso, cominciò a farla girare e a condurla in
uno strano ballo lungo il cortile. Gli altri stentavano a respirare dal ridere,
vedendo che Deborah era entrata nello spirito della cosa, e usando il buon
umore provvisorio di Kert per fargli fare un ballo
molto strano e piuttosto lascivo con lui.
“Ok...Sono temporaneamente cieco”,
mormorò Ai, distogliendo lo sguardo.
“Si...” Continuò Quentin, mentre il restante gruppo si
allontanava rapidamente, lasciando a se stessi i due ballerini.
Harry spinse la spada contro il suo oppositore, facendo
molte rotazioni, mentre cercava di scansare l’attacco. Lo spaventapasseri, che
aveva incantato per muoversi, usava la propria spada per rendere impraticabile
l’attacco, provocando la caduta e il rotolare per alcuni metri di Harry, prima
che questi potesse infilare la spada nel suo torace.
La figura di paglia, ancora una volta, ritornò immobile e
Harry estrasse la spada, rimettendola nel suo fodero prima
di rimettere lo spaventapasseri a posto.
“Dovresti trovarti un
altro avversario, bambino della luna. Questo è troppo facile
da sconfiggere per te”, fu
l’affermazione di Hedwig appollaiata su di un albero vicino. Harry usò un
asciugamano per asciugare il sudore sul collo, prima di guardare con un
sopracciglio alzato.
“troppo facile? Mi ha quasi tagliato in due”, ritorse lui.
“Io penso che tu sia
bravo”, disse, esitante, Shadaren, ancora incerto sul grande
gufo bianco.
“Grazie”, disse Harry, appoggiando la fronte all’albero su
cui si trovava Hedwig. Harry, sospirando, volse lo sguardo verso il luogo in
cui si trovava la scuola.
“Solo un altro anno.”
“Dobbiamo realmente
andarcene da qui?” Fu la domanda di Sera, accanto a lui. Harry gli
accarezzò il collo.
“Così dice Dumbledore. Fino a che Voldemort non è distrutto,
è troppo pericoloso per noi, restare qui. Nonno Albus già sta rischiando, permettendoci
di restare un altro anno.”
“Ma questa è la nostra casa”, protestò il
Daicorn. Harry assentì con il capo.
“Vero. Non riuscirò mai a chiamarlo cosa, né qualsiasi altro
altra che questa. Ma può essere un bel cambio di
scena, almeno per un pò di tempo. Inoltre, nonno Albus ha assicurato che ci
sono molti armenti di unicorni nella Foresta Proibita,
che è vicino alla scuola...”
“Grande! Portami da loro!” Esclamò
Sera, eccitata. Hedwig diede un grido sdegnoso.
“Unicorni...Specialmente
se si parla di femmine, e lui è pronto a consegnarti al nemico per un loro sguardo”,
disse con disdegno. Harry le lanciò un’occhiata d’avvertimento, mentre Sera
scoprì i denti verso il gufo.
“Io non tradirei mai Harry, neppure per tutti
gli unicorni del mondo”, disse con calore l’animale.
“Però, voi due vi comportate come marito e
moglie, guardando a come lottate l’un con l’altro”, annunciò Alasha,
scivolando sulla gamba di Harry, arricciandosi al suo collo. Il suo commento
gli guadagnò un grido indignato ed un ringhio profondo, mentre il piccolo
Shadaren rise.
“Io verrò con te,
vero?” Chiese il piccolo Kneveral, sembrando improvvisamente spaventato.
“Certamente. Non ti lascerei qui”, disse
tranquillamente Harry, raccogliendo la creatura tremante e coccolandolo. Sera
sbuffò.
“Sei
davvero troppo dolce, sai? Il
tuo coniuge sarà un fortunato figlio di...”
“SERA!
Basta così!” Fu il grido di Hedwig,
penne arruffate in disgusto. Erano tutti piuttosto consapevoli di ciò che il
Daicorn stava per dire.
“Onestamente. Non so
dove hai imparato certe frasi”, fu d’accordo
Alasha, cercando di sembrare severa. Il Daicorn sembrò confuso.
“Ma l’amico di Harry con fieno-per-capelli
dice frasi simili per tutto il tempo”, nitrì lui. Le due femmine, così come
Harry alzarono gli occhi al cielo.
“Quello lo spiega”,
brontolò Hedwig.
“Ma lui ha ragione, Harry. Il tuo coniuge ssssarà molto fortunato ad averti. Da
quello che ho sssentito, i draconian non sssono di buon temperamento o anche sssolo
gentili. E la maggior parte di loro usssano il loro potere per guadagnarne di più”, mormorò
Alasha. Harry non fece commenti a questo.
“Si sta facendo
tardi, bambino della luna. Forse dovresti tornare al tuo letto”, suggerì Hedwig. Harry assentì
col capo, camminando fuori della piccola valletta senza una parola.
“Cosa gli succede?” Fu la domanda di Sera.
Hedwig sospirò.
“E’ difficile per
Harry accettare che ha bisogno del suo coniuge per avere una vita normale. E’
sempre stato un lupo solitario, che non ha mai avuto bisogno di nessuno.
Chiaramente, noi siamo suoi amici, e lui sente come se non avesse bisogno di
altro. Eppure, ha bisogno del suo coniuge per essere
completo”, lei stridette. Sera sospirò.
“E lui non lo vuole. Harry odia dipendere da
altri, e quando troverà il suo coniuge, sarà precisamente quello che accadrà”,
finì Sera per lui.
“Vai pure, Sera.
Harry starà bene. Un giorno o l’altro capirà”, mormorò,
prendendo il volo. Sera guardò la sua partenza, e con un piccolo sospiro seguì
il ragazzo.
“Mamma!
Papà! Sirius sta affermando la verità? Harry sta tornando?”
Gridò Amarilli, entrando nella sala di Hogwarts. Molti studenti che erano
già intenti a far colazione, all’esclamazione della ragazza, si girarono.
Al
tavolo dei professori, Lily e James si sorrisero, per poi accennare con il capo
allaloro
figlia.
“Albus
l’ha convinto a tornare per il suo settimo anno”, Lily ammise. Amy diede un altro strillo acuto, per poi rivolgersi verso
i suoi amici, Hermione Granger, LavenderBrown, ParvatiPatil e Ginny Weasley.
“Harry
sta tornando a casa! Sta tornando davvero! Potrete vederlo e tutto!” Frignò, gettando le braccia al collo della ragazza più
vicina, Lavender. I suoi amici risero scioccamente e,
presto, furono presi in una conversazione eccitata sull’arrivo del misterioso ‘Potter’.
Qualche minuto più tardi, apparve anche Adrian,
facendo la stessa domanda, a cui ricevette la stessa risposta. Presto, lui e i
suoi amici, si ritrovarono a parlare della stessa persona.
“Non
è meraviglioso! Il nostro bambino sta tornando a casa!” Bisbigliò
Lily, afferrando, emozionata, la mano del marito.
Vicino,
Dumbledore, guardò alla coppia felice, scuotendo la testa. Loro si aspettavano
un ragazzo simile agli altri due figli, spumeggiante e aperto, vibrante. Si aspettavano
un ragazzo diverso dal quieto, malinconico ragazzo che
avevano spedito via tutti quegli anni fa. E, sebbene
ora avesse i suoi propri amici, Dumbledore era sicuro che Harry sarebbe stato
una completa sorpresa, e forse, anche una certa delusione per loro.
Lily
e James furono determinati a fare del loro figlio quello che consideravano
l’epitome di un ‘Potter’. Volevano che i tre gemelli fossero simili in tutto. Erano
stati duri su come trattare Harry a causa della sua differenza, e ora, l’ avrebbero
capito ancore meno, se i sospetti di Dumbledore fossero
reali.
Tutto
ciò l’irritò senza ragione. Harry era un giovane intelligente, illustre e
potente. E, sebbene fosse un poco distante dagli altri, ancora era uno dei giovani
più straordinari che Dumbledore aveva conosciuto.
Come
i suoi occhi si posarono sul duetto di Potter, intento in un dibattito su che
aspetto avrebbe avuto ora il loro piccolo fratello, e ancora una volta, lui
sospirò.
Attraverso
la stanza, Draco sedette in un silenzio tempestoso, alla tavola degli
Slytherin. Aveva appena ricevuto una lettera da sua madre, informandolo che
quella stessa estate avrebbe avuto luogo la cerimonia
matrimoniale, così ‘lui e Amarilli potevano sposarsi immediatamente dopo la
loro laurea’.
Poi,
guardò nuovamente la ragazza dei Potter strillante, con quella sua voce irritante,
sull’imminente arrivo del fratello. L’umore di Draco era diventato oltre il
semplice termine di cattivo, a quel momento. Grande. Un altro Potter con cui
trattare.
Comunque,
ciò che occupava la sua mente, era un sogno avuto la notte precedente. Era in
una stanza oscura, incapace di vedere qualsiasi cosa se non il proprio corpo ed
un letto sul quale stava steso. Improvvisamente, un paio di forti braccia si avvolsero
attorno alla sua vita. Ali, di seta nera, l’avvolsero in un caldo, confortante
abbraccio. Poteva ricordare poco altro, salvo quelle braccia e quelle ali...quelle incredibili ali!
Ali
che gli facevano sembrare i suoi problemi lontani. Ali che sembravano avere una
vita propria.
Ringhiò,
irritato con se stesso per permettere a pensieri così sentimentali di comparire
nella sua mente. Era solo un sogno, dopo tutto. Non
era neppure possibile che una simile sensazione di conforto e sicurezza esistessero
nel mondo reale.
Con
un altro ringhio irato, si alzò, uscendo dalla sala, il sangue di veela che
ribolliva nelle sue vene all’aumentare dell’ira.
Molti
degli studenti e degli insegnanti guardarono la sua uscita, espressioni innamorate
sulle loro facce. Solitamente, la sua attrazione aumentava con l’aumentare
della sua ira, ed apparentemente, questa volta non era diverso.
“Draco!
Caro, i Potter sono qui!”
Draco
alzò lo sguardo dal suo lavoro e gemette. Spinse una ciocca di capelli biondo-bianco
fuori dei suoi occhi, per poi raccoglierli in una coda di cavallo, per poi dirigersi
alla sala da pranzo.
Quando
entrò, la ragazza dei Potter alzò lo sguardo da un periodico di nozze, gli
occhi che brillavano.
“Oh,
Draco! Guarda questo vestito!” Disse, sorridendo
affettatamente, indicando l’indumento in questione e tenendo il periodico in
modo che lui potesse prenderlo. Il ragazzo l’ignorò, dirigendosi sull’altro
lato della stanza e sedendosi al pianoforte che si trovava nell’angolo.
“Draco,
abbiamo bisogno del tuo aiuto per le decisioni...la
tua opinione sullo stile...”
Draco
cominciò a suonare la ‘Sonata al Chiaro di Luna’, escludendo
efficacemente il suono della voce della madre. Sicuro, era costretto ad essere
presente, ma quello non voleva dire che dovesse
aiutarli in qualsiasi modo. Era stato costretto a prendere lezioni di
pianoforte dall’età di quattro anni fino ai tredici, e per la barba di Merlino,
poteva come bene mettere in pratica tutte quelle ore
di tortura a buon uso!
Riuscì
ad evitare la conversazione finché esasperata, sua madre spinse un fascio di
giornali e carte sotto il suo naso.
“Che colore vuoi per i fiori?” Gli chiese, facendo sbarcare
le carte sulle sue mani, finché fu costretto a prenderle di malavoglia. Draco
gemette alla vista dei ritratti di rose, gigli e altri fiori.
“Stavamo
pensando alle rose bianche, con dei gigli bianchi messi qua e là...”
“Il
nero”, disse duro, interrompendo il rumore ansioso di Lily.
“Co...cosa?” Quasi soffocò.
Draco dovette frenarsi parecchio per non sfolgorare alla donna.
“Voglio
dei fiori neri. Stoffa nera, le panche della chiesa nere,
tutto nero”, fu la sua risposta, mentre si alzava e camminava verso la
finestra. Lontano, sotto di loro, poteva vedere il padre, James Potter ed il
ragazzo dei Potter più grande, che facevano un giro
nella veranda, chiaccherando e gustandosi delle
bevande fresche.
“E’
assurdo, Draco!” Lo sgridò Narcissa, guardandolo come
se non desiderasse nulla di più che urlargli contro. Draco si girò, producendosi
in una spensierata alzata di spalle.
“Il
mio aspetto sembra migliore quando sono circondato dal
nero. Mi rifiuto di avere qualsiasi altra cosa. Se
avete bisogno di qualsiasi altro, sono nei giardini”, le informò, andandosene il
più rapidamente possibile senza sembrare scortese.
“Fiori
neri?” Fu la costernata domanda di Amarilli.
“Avete
deciso sul colore, poi?”
Draco
sfolgorò verso il padre, che ghigna, ed ai Potter.
“Il
nero. Tutto sarà nero. Dai fiori ai vestiti”, li informò. Immediatamente, i
loro sorrisi scomparvero.
“Quello
è assurdo!” Disse, bruscamente, Lucius Malfoy. Draco gli diede un sorriso
furbo.
“Strano, anche madre disse la stessa cosa. Ma,
dato che non m’interessa molto quello che lei pensa, la decorazione e tutto il
resto, sarà nero”, fu la ferma replica di Draco, per poi girarsi e camminare
impettito via dai giardini. Sapeva che stavano fissandolo in colpo e(nel caso
di suo padre) con rabbia, ma non gli importava.
“Nero?”
Draco
gemette e diresse la sua testa verso i suoi migliori
amici. Pansy stava inclinandosi su Blaise, rovinando
su di lui con una risata, mentre l’altro ragazzo sorrise furbamente verso di
lui.
“Che cosa stai facendo qui?”
“Siamo
venuti ad assicurarci che non stessi commettendo un suicidio. Nero, Drake?” Chiese Blaise, nuovamente. Draco sorrise scaltro.
“Ehi,
se pensano che mi sposerò a quella ragazza, dovranno accettare la mia opinione.
Non avrò nient’altro che il nero, ed ho deciso che non
mi presenterò se decideranno altrimenti”, disse calmo. Blaise sbuffò.
“Non
ti presenterai in entrambi i modi. Moriresti piuttosto che sposarla. Perché pensi che siamo venuti, oggi?”
“Assicurarsi
che non mi conficchi quel pugnale nelle mie costole?” Chiese, sarcasticamente,
Draco, facendo segno al pugnale che si trovava sulla sua scrivania. I suoi
amici, immediatamente, divennero seri e Pansy lo
prese rapidamente, per poi dirigersi alla finestra aperta e gettandolo fuori,
tra gli arbusti.
“EHI!
Quello era un pugnale da cerimonia antico, che gli antenati dei Malfoy usavano
per tagliare il cuore dei nemici!” Uggiolò il biondo. Gli amici sfolgorarono verso
di lui.
“Quello
è precisamente la ragione per cui lo lanciai fuori. Non voglio che il prossimo
cuore che taglia sia il tuo!” Fu la ritorsione di Pansy. Draco sospirò.
“Voi
due sapete perfettamente che non ero serio. Quello era solo per decorazione.
Non ho nessun’intenzione di suicidarmi, oggi.”
“Ah,
ma che mi dici di domani?” Chiese Blaise. Draco ringhiò frustrato.
“Non
ora ne mai! Stavo solo scherzando! Per la barba di Merlino, non ho intenzione di suicidarmi! Ci sono modi
migliori per uscire da questa situazione”, battibeccò
lui. Gli altri due lo guardarono poco convinti.
“Oh?
E...sarebbero...”
“Dovrei
ucciderti, se te ne parlassi”, fu la risposta alla domanda di Blaise.
“Bene.
Ti crediamo, Drake. Ora, cosa ne pensi di fare una
passeggiata lungo i tuoi giardini, e parlare delle ragioni per non uccidersi?”
Fu il suggerimento dell’altro ragazzo, che afferrò un braccio di Draco, mentre Pansy afferrò l’altro.
Insieme,
trascinarono il biondo, che protesta, fuori della stanza.
Draco
si girò, voltando le spalle alla giovane ragazza dei Potter, cercando di nascondere
il sorriso furbo che ornava le sue labbra. Stava supplicandolo per permettergli
di portare il tradizionale vestito da sposa bianco, ma lui rifiutava completamente
di darle quel piacere. Ehi, se la sua famiglia e quella dei Potter potevano
torturarlo, lui era all’interno dei suoi diritti per torturare loro indietro!
“Ma
sembrerà di essere ad un funerale!” Frignò lei, quasi piangendo. Draco rispose.
“matrimoni,
funerali, qual’è la differenza?” L’interrogò, prima di camminare via impettito.
“Entrambi stanno deprimendo in ogni modo,” mormorò una volta fuori dalla
portata d’orecchio.
Finalmente,
giunse ai giardini, il suo rifugio durante la permanenza dei Potter, rilasciando
un sospiro di sollievo; rivolse il capo verso il cielo che stava, lentamente,
oscurandosi.. Le stelle stavano incominciando ad apparire, e la luna stava sorgendo.
La
sua mente ritornava, nuovamente, al progetto del matrimonio, che sicuramente
sarebbe continuato l’indomani. Certamente, tutte e tre le donne avrebbero
tentato di persuaderlo a cambiare idea.
“Oh,
Merlino, io sono nella merda fino al collo,” gemette disperato.
Harry
si svegliò ad un sentimento di disperazione che riempiva il suo torace. Aggrottò
le sopracciglia chiedendosi perché stava sentendosi così, quando non c’era
ragione per esserlo. Vero, stava per lasciare la sua adorata scuola entro pochi
giorni, per ritornare in Inghilterra...ma sapeva che non era permanente.
Quindi,
perché il sentimento non andava via?
“Bambino
di luna? Tutto bene?”
Harry
guardò in su, per vedendo una Hedwig stanca, ritornata dalla sua caccia
notturna. Sospirò e scosse la testa.
“Indifeso.
Sto sentendomi indifeso, e non sò perché. Mi sono svegliato sentendomi così, ma
non ho nessuna ragione perché accada...” mormorò. Il gufo rimase silenzioso per
un poco, ma poi cominciò a stridere leggermente in risata.
“Oh,
bambino di luna, non c’è nulla da temere. Non sono le tue emozioni. Sono quelle
del tuo coniuge. Evidentemente, sebbene non vi siete mai incontrati, la vostra
obbligazione sta diventando più forte,” mormorò lei. Gli occhi di Harry si
allargarono a questo pensiero.
“Oh...”
Strascinò via lui, desiderando che potesse sentirsi calmo e confortato. Dopo
pochi secondi, il sentimento che provava svanì, e lui sospirò di sollievo.
“Non
mi piace,” finalmente, bisbigliò. Hedwig sospirò.
“Dovrai,
un giorno o l’altro, accettarlo, bambino di luna. Hai bisogno del tuo coniuge,
e il tuo coniuge ha bisogno di te. Vi state, inconsapevolmente, chiamando l’un
l’altro, e rispondendo l’un l’altro nell’unico modo che potete.”
Harry
sospirò di nuovo.
“Lo
so. Solo...”
“Non
vuoi dipendere dal tuo coniuge. Lo capisco. Ma tu dipendi dai tuoi amici. Non
vedo perché una persona in più faccia questa grande differenza,” stridette
lei. Harry gemette e tirò la sua frangia.
“Ma
lo fa! Io avrò bisogno di questa persona non solo mentalmente,
ma...fisicamente,” e Harry arrossì, mentre lo disse, provocando altre risate da
parte di Hedwig. Nessuna questione come Harry fosse potente o sicuro di sé,
Ancora era puro e innocente come il giorno che era nato. E, vedendo come fosse
probabile che fosse la parte dominante della relazione...non era facile per
lui.
“Non
preoccuparti, bambino. Quando il tempo viene, l’istinto ti aiuterà,”rise
scioccamente, lei.
Harry
continuò ad arrossire e girò le spalle all’uccello, determinato a non proseguire
con il soggetto.
“...L’aeroplano!
Questa è la prima volta che volo su uno di loro!” Strillò Kyoko, toccando tutto
ciò a cui poteva arrivare. Isao-sensei aveva noleggiato uno jet privato per
portarli in Inghilterra. Pensò che fosse più sicuro che volare su di un aereo
pubblico con tutti gli animalie il parlare d’incantesimi. Era stato
abbastanza fortunato a trovare un mago con la licenza di pilotaggio.
“Si.
Solo speriamo di non cadere. Non sarebbe ironico? ‘Oh, il grande Harry Potter
sta ritornando a casa, senza problemi, quando...SPLAT-BOOM! Oh, il grande Harry
Potter è appena andato in mille pezzi!”Kert diceva, con una voce falsata.
Tutti, eccetto Harry, morivano dalle risate. Harry, semplicemente, sorrise
furbescamente, guardando fuori del finestrino.
“Zio
Albus ci ucciderebbe se permettessimo di accadere una cosa simile,” disse Ai.
Kert rise.
“SPLAT!
Oh, il grande Harry Potter è appena andato in pezzi! A proposito Albie, Harry è
andato! SLAP, PUNCH, BOOM, SPLAT! OWWWWWW!”
“Questo
fece ridere ancora di più il gruppo. Presto, però, furono annoiati, e si trovarono
d’accordo a guardare un film muggle.The
Princess Bride.
Kyoko,
May, Rosalie ed Ai, erano addormentati in poche ore, mentre Harry stava
leggendo un grosso libro sugli ‘Animagi’; Quentin stava ascoltando un CD
muggle. Kert era nuovamente annoiato e stava motteggiando la trama del filma
voce alta.
“Oh,
Westley!”
“Perché
hai rotto la tua promessa?”
“Bene,
tu sei morta!”
“Non
lo sai? Il vero amore dura per sempre! EHEHEHEHEHEHE!”
“Non
erano quelle le battute,” mormorò Harry, non prendendo gli occhi dal suo libro.
Kert sfolgorò verso l’amico.
“C’era
vicino abbastanza. Questo volo sta durando dannatamente troppo! Non c’è niente
da fare!” Uggiolò. Harry aggrottò le sopracciglia.
“Avresti
dovuto pensarci prima di salire. Avresti potuto procurarti un libro,” mormorò.
Kert sporse le labbra.
“Odio
leggere. E’ dannoso per gli occhi...anche se...indovino che potrei provare le
lenti a contatto come hai fatto tu...” brontolò.
“Io
non sto usando le lenti a contatto. Ho usato un incantesimo specializzato per
riparare i miei occhi,” ritorse il draconian.
Quentin
si tolse le cuffie dagli orecchi per un momento, ascoltando la conversazione. Con
un sospiro, intervenne.
“Non
c’è speranza nel tentare di acquietarlo. Diventerà solo più chiassoso,” affermò.
Tale commento gli guadagnò una cuscinata in faccia da Kert.
“Per
Merlino, pensavo che non saremmo più usciti da quella cosa!” Gemette Kert,
uscendo dal Corriere Speciale di Hogwarts. I suoi amici mostrarono vari segnali
di seccatura al suo tono.
Per
tutto il viaggio, Kert si era lagnato su tutto ciò su cui aveva viaggiato.
Prima l’aereo, poi la macchina, alla stazione ferroviaria, ed infine, il treno.
Harry
fuggì rapidamente ad un’altra replica delle precedenti concioni scalando in una
delle carrozze che li aspettavano sulla piattaforma. Di seguito a lui, venivano
Ai, Kyoko e Rosalie.
“Finalmente
silenzio!” sospirò Ai, sedendosi, mentre le ragazze iniziarono a ridere. Harry,
semplicemente, fissava fuori il finestrino, guardando tutto quello che era
cambiato dalla sua ultima visita, all’età di sei anni.
“Quella
che cosa è?” Chiese Rosalie, indicando una capanna vicino all’orlo della
foresta.
“La
casa di Hagrid. E’ il custode delle chiavi ed un insegnante ora, se ricordo bene,”
mormorò Harry, la mente che ripescava l’immagine dell’enorme mezzo-gigante
amichevole. C’era silenzio nella carrozza per il resto del viaggio.
Come
arrivarono d’innanzi alla scuola, Harry vide una faccia amica che li guardava
dalle enormi porte della scuola.
“Zio
Albus!” Kyoko strillò, quasi cadendo nell’uscire dalla carrozza tra le braccia
del vecchio uomo. Rosalie non era molto lontano da lei.
“Benvenuti!
Vi stavamo aspettando,” ridacchiò il Direttore, i scintillanti occhi su di
Harry, da sopra le teste delle ragazze.
“Quesssto
è Hogwartss, Masssster?” sibilò Alasha, guardando a tutto. harry fece cenno
di si col capo, gli occhi che facevano lo stesso.
“E’
grande.”
Harry
guardò in giù alla creatura che assomigliava ad un gatto vicino a lui, e sorrise.
Shadaren era cresciuto parecchio, nell’ultimo anno. Il suo corpo si era allungato,
diventando lucente. La doppia coda era cresciuta, diventando più elegante. Le
sue grandi orecchie, erano erette sulla cima della testa, e gli occhi, erano spalancati,
nella paura di perdere qualche dettaglio. Sembrava che potesse vedere cose che
si mostravano solo hai suoi occhi.
“E’
vero. Deve esserlo, dato il gran numero di studenti che lo frequentano,”
l’informò Harry. Il giovane Kneveral lo guardò, irrigidendosi.
“Sono
qui, ora?”
“No,
non per un’altra settimana,” fu la sua assicurazione al piccolo amico.
“Bene.
Ci sarà più tempo per abituarsi a questo luogo.”
Nessuno
parlò più, mentre seguivano il Direttore che li condusse nell’enorme ingresso.
“Io amo questo luogo! E’ così tranquillo!”
Disse Kyoko, saltellando lungo le rive del lago. Harry grugnì, non
alzando gli occhi dal suo libro. Il gruppo intero stava godendosi gli ultimi
raggi del sole estivo, rilassandosi all’ombra di alcuni
grandi alberi che si trovavano poco distanti dalle rive.
“Aspetta fino a stanotte. Allora non sarà così pacato,” mormorò lui.
“Perché?” L’interrogò Quentin.
“Gli altri studenti arriveranno stasera. Il resto degli
insegnanti, anche, arriveranno oggi...”
“OH! Quindi è per questo che stai
evitando la scuola! I tuoi genitori, probabilmente ti staranno cercando,” disse, di proposito, Ai. Harry gli lanciò un’occhiata che
diceva ‘i fatti tuoi, mai, vero?’, per poi ritornare alla
lettura.
“Non capisco perché stai evitandoli...” Intervenne Deborah.
“Perché...L’hanno spedito al
Domyoji per cambiarlo, perché diventasse una persona ‘normale’, come i fratelli.
Dubito fortemente, che saranno lieti di scoprire che non solo Harry è lontano
dall’essere un ragazzo all’ordine del giorno, ma che anche tutti i suoi amici
non lo sono!” Rise Ai.
“Suppongo...Oh, guardate! C’è Hagrid! Ciao, Hagrid!” Chiamò
Rosalie, sventolando la mano. Il mezzo-gigante, al suono della voce, si girò,
in evidente confusione.
“Rosalie, in inglese. Sono poche, qui, le persone che
conoscono il giapponese,” mormorò Harry. La ragazza
arrossì.
“Oh, Hagrid, scusami! Dimenticavo,”
rise la ragazza, un poco scioccamente, ritornando all’inglese. L’uomo ghignò,
avvicinandosi ai ragazzi.
“Tutto bene, Rosie. Qual’era, comunque, la lingua che
parlavi?” Le chiese. Lei arrossì di nuovo.
“Il giapponese. Per un attimo avevo dimenticato dove mi
trovavo,” disse piano. Hagrid rise nuovamente. “Ma non sei americana?” Le chiese, una volta calmatosi. Rosie accennò col capo.
“Si, io sono americana, ma vivendo in Giappone per così
tanti anni, ormai lo parliamo in modo talmente scorrevole, che a volte ci si
dimentica completamente di parlare in inglese. E, dato che veniamo tutti da
paesi differenti, con lingue diverse, abbiamo imparato
le altre. Deborah, per esempio, lei è brasiliana; così, abbiamo imparato a
parlare il brasiliano. Kert è australiano; e noi abbiamo imparato la sua
lingua.” Fu la spiegazione, che fece molto interessato
Hagrid.
“E’ davvero molto interessante.” Mormorò il custode,
lisciandosi la barba. “Oh, a proposito, i tuoi genitori ti stanno cercando,
Harry,” aggiunse. Harry accennò col capo, ma non alzò
lo sguardo dal libro.
“Sta evitandoli,” disse Kert, in un
finto tono bisbigliante. Hagrid sembrò sorpreso, e poi rise di nuovo. “Potrei dire che è solo colpa loro; ma è meglio che vada. Ho molte
cose da fare.”
“Ok! Ciao Hagrid! Ci vediamo stasera alla festa!” Lo salutò rosalie, guardando il
mezzo-gigante andarsene.
“Qualsiasi cosa ma non quello,” si
lamentò Harry, colpendo il libro aperto con la fronte. I suoi amici risero.
“Che c’è, vuoi fallire tutto quel
ben di Dio?” Lo stuzzicò Quentin. Harry gli sparò un’occhiata inceneritrice.
“Oh, guardate! Il sole sta tramontando,”
e Kyoko indicò dove il sole stava scivolando, lentamente, dietro alle montagne
distanti, lasciando tracce di color arancio e rosso nel cielo.
“Non è bello come in Giappone,”
mormorò May.
“Lo è, a suo modo. In Giappone non ci sono montagne che
rendono impraticabile la vista. Qui, ci sono, ma aggiungono, solamente, altra
bellezza,” fu la risposta di Rosalie.
“Dunque, quando arrivano gli altri
studenti?” Chiese Ai. Harry sospirò.
“Entro una mezz’ora, penso...Ci sarà la selezione, ne ho
vista una quando avevo quattro anni, e non è divertente.
Possiamo andare dopo che è avvenuta,” fu la risposta
di Harry.
“E’ un bene, allora, che zio Albus ci ordinò al nostro
arrivo, vero? E che siamo tutti in Gryffindor! Ancora
non ci posso credere che quel dannato cappello volesse
mettermi in Slytherin! Che nervi!” Battibeccò Kert.
Harry alzò un sopracciglio.
Si chiese che cosa direbbero i suoi amici, se gli dicesse che anche lui, era quasi stato smistato in Slytherin...
“Mamma mi ha promesso che Harry sarebbe qui,” disse Adrian, in tono calmo, come sua sorella iniziò ad
agitarsi nel suo posto. Erano in viaggio verso Hogwarts, per il loro finale anno
scolastico, ed Amarilli era tutto fuori che tranquilla, quando le carrozze,
trainate dai cavalli invisibili, arrivarono d’innanzi alla scuola.
“Sono sicuro che sarà ansioso di vederti come lo sei tu, Amy,” disse Hermione Granger, cercando di calmarla, e
prendendole la mano per incamminarsi verso la sala d’ingresso.
“Si. Sono più preoccupato da come reagirà Draco. Non gli è
mai piaciuto molto, Harry...” Intervenne Adrian,
entrando nella sala.
“A proposito. Come vanno i piani matrimoniali?” Chiese Ginny Weasley, dall’altro lato di Hermione. Amy
sospirò.
“Insiste che tutto sia nero...ma mamma e zia Narcissa, hanno
puntato i piedi. Hanno tutto sotto controllo, anche se non credo che Draco sarà
molto contento. Gli piace così tanto, il nero...” Concluse malinconicamente. Hermione e Ginny si guardarono,
incredule.
“Vuole un matrimonio in nero?” Chiese Hermione,
scandalizzata. Amy fece di si col capo, e la sua amica
rabbrividì.
“Che il cielo impedisca una cosa
simile! Mi rifiuto di fare da damigella aduna sposa in nero!”
Disse Ginny, rabbrividendo evidentemente. Ron Weasley e
Adrian, alzarono gli occhi al cielo, sedendosi davanti alle ragazze, intente a
chiacchierare.
“Ha spedito dei nuovi regali di compleanno. A me, un pugnale
da lancio, con rune incise su di esso; ad Amy, una
bambola che rappresenta una geisha giapponese da collezione,” mormorò Adrian ai
suoi amici, tirando fuori il pugnale per mostrarglielo.
“Dov’é!? Non riesco a vederlo da
nessuna parte!” Sospirò Amy, mentre i primi anni entrarono
nella stanza. Adrian mise via il pugnale, cominciando a cercare anche lui il
fratello.
“Forse, non verrà,” suggerì Neville
Longbottom, nervosamente, Adrian gli lanciò un’occhiata sporca(non aveva mai
capito il ragazzo, così si limitava a ignorarlo per la maggior parte del
tempo), e Neville si ritirò impaurito. Quando anche
l’ultimo dei primi anni fu smistato al rispettivo tavolo, Adrian osservò i suoi
genitori che diventavano sempre più ansiosi.
Notò anche che, alla tavola dei professori, c’era un nuovo
arrivato. Era un uomogiapponese, di mezza età. Sembrava avere un fisico forte e
muscoloso. Aveva capelli neri, che raggiungevano le spalle, raccolti in una
coda di cavallo. I suoi occhi brillavano come onice, mentre guardava per la
stanza, ma appena giunsero su di lui, il bagliore scomparve e lui allontanò lo
sguardo.
Dumbledore fece il suo discorso di
inizio cena solito, e poi il cibo apparve sulle tavole.
Ma ancora, niente Harry!
Draco sorrise. Guardava alla tavola dei Gryffindor. Il
duetto dei Potter stavano osservando, ansiosamente,
tutta la sala; ed i loro amici, stavano tentando di distrarli.
Quindi, il più giovane della
triade dei Potter, non si era presentato.
Comunque, il sorriso scomparve
rapidamente, quando una piccola onda di profumo giunse al suo naso, causandogli
un gemito di pura seccatura. Era fin dal suo arrivo, che avvertiva un profumo
delizioso. Sfortunatamente, era troppo debole per riuscire
a trovarlo.
Sapeva che il suo coniuge era vicino. Il suo corpo era teso
come la corda di un pianoforte, e un formicolio stava camminandogli per il
corpo.
“Drake, va tutto bene?” Chiese Blaise, guardandolo preoccupato.
Draco ringhiò.
“Sto bene,” sibilò lui.
“Oh, certo, sembri davvero eccellente. Del tutto caldo e...”
“Piantala, Parkinson!”
RinghiòDraco, gli occhi grigi ardenti.
I suoi due amici lo guardarono stupefatti.
“Drake, che cosa sta succedendo...”
In quel momento, una grande onda di
profumo arrivò su lui, soffocando i suoi sensi, facendogli chiudere gli occhi
in delizia. Quel profumo...quell’incredibile
profumo! Onda dopo onda, lo colpì, facendolo ondeggiare, quasi ebbramente.
“Draco, riprenditi!” Sibilò PansyParkinson, schiaffeggiandolo sulla guancia. I suoi occhi si
spalancarono, ma di nuovo l’ignorò, concentrandosi sulla persona coperta con un
mantello che era appena apparsa accanto al Direttore Dumbledore.
“Ah, il giovane sig. Potter. Immagino che stessi godendoti
la prima pioggia dell’anno scolastico?” Chiese Il
vecchio uomo, con la voce piena di risa. Draco divenne immediatamente vigile,
furia che percorre tutto il suo corpo.
Potter? Ha detto Potter?!
“Possiamo rientrare, ora? Sono
completamente ammollata!” Uggiolò Deborah, stringendosi nel mantello. La
pioggia era iniziata improvvisamente, dopo che il sole era tramontato e nubi
avevano coperto il cielo.
“Finiscila di lagnarti. Questi mantelli sono a tenuta
d’acqua,” Ringhiò May, nuovamente. Harry sospirò.
“Ha ragione. E’ migliore che la facciamo finita, ora,” mormorò, guardando meno che felice. Ai gettò
un braccio, in conforto, sulle sue spalle, mentre Quentin faceva lo stesso
sull’altro lato. Il gruppo ritornò, insieme, alla scuola, ed entrò nella sala
d’ingresso, trovandosi faccia a faccia con Peeves.
“Oh, è il più piccolo Potty col
suo gruppo di potty(gioco di parole, Potter=Vasaio e potty=vasino da
bambini)!” Il poltergeist rise, gettando palloncini
ripieni d’acqua su di loro. Harry si mise rapidamente fuori del tiro, guardando
Kert che usava la sua capacita di far magia senza
bacchetta per scongiurare dozzine di palloncini e gettarli addosso al piccolo,
cattivo, spirito. Rosalie, che anche lei era riuscita a starne fuori, gli fece
cenno di andare.
“Ci pensiamo noi. Sei tu che stanno aspettando, dopo tutto,” bisbigliò in giapponese. Harry acconsentì, seppur di
malavoglia, e si mosse verso l’ingresso posteriore della sala, che Dumbledore
gli aveva mostrato, quando era più giovane.
A poca distanza dalla porta che lo condurrebbe al suo
‘destino’, un profumo incantevole, giunse al suo naso,
facendolo sorridere. Aveva avvertito lo stesso sorriso, quando erano arrivati
gli studenti, ma ora era molto più forte. In qualche modo, sapeva di aver già
sentito questo profumo, molto tempo fa. Tentò di accoppiare un volto al
profumo, ma senza successo.
Scuotendo la testa, si avvicinò ulteriormente. La memoria che ripensava ad una lettera, che gli aveva spedito
Adrian. Su Amarilli, che si sposava. Qualche
cosa circa un matrimonio, in nero...
ASPETTA!Malfoy! Draco Malfoy!
Il nome ritornò alla sua mente, accoppiandosi al profumo. Un
ricordo, seppellito in profondità, tornò prepotentemente avanti. Labbra morbide, giovani, che toccavano le sue. Un senso di
panico.
Draco Malfoy. Il fidanzato di mia sorella.
Il suo coniuge.
Harry gemette, chiedendosi perché queste cose sembravano
dover accadere sempre a lui. Sua sorella e Malfoy, erano impegnati fin da
bambini, e da quello che lui potrebbe capire dalle sue
lettere, lei l’adorava totalmente. Ma c’era qualcosa
completamente...non giusto nel loro fidanzamento...
Aspetta! Ecco cosa era! Quel piccolo aroma nel profumo.
Piccolo ma distinguibile. Era il profumo che ogni veela aveva unito al proprio
profumo... un’aroma unico che li identifica come veela.
Draco Malfoy era un veela! Harry era il suo coniuge e
viceversa. C’era poco che potrebbe essere fatto circa quello, non considerando che un
draconian non permette che i loro coniugi precipitino nelle mani di un altro...
Draco Malfoy era il suo. Solo suo. Non d’Amarilli, il suo!
Harry sorrise scuramente. Poi spinse la porta ed entrò,
trovandosi dietro agli insegnanti. Nessuno osservò il suo ingresso, il che era
un bene. gli diede un momento per osservare i nuovi
dintorni.
Lily e James Potter stavano parlando l’un
con l’altro, sembrando preoccupati. Alla tavola di Gryffindor, Amy ed Adrian,
stavano sembrando ansiosi e i loro amici tentavano di distrarli. E al tavolo
degli Slytherin...dolce barba di Merlino! Il biondo Adone
dagli occhi grigi, era seduto calmo, un’occhiata irritata sulla faccia. Harry
potrebbe dire che stesse tentando di dedurre l’origine
dell’odorato del suo coniuge.
Sentendosi cattivo, spedì con un colpo di vento, il suo profumo
verso la tavola degli Slytherin, sapendo che l’altro ragazzo lo avrebbe sentito.
Draco presto, fu completamente su di giri, se la sua occhiata di pura e
semplice beatitudine, significava qualcosa.
Sapeva che era ora di rivelarsi, Harry uscì dalle ombre e
scivolò fino a Dumbledore, intento a mangiare.
Il vecchio uomo sembrò sentirlo, e lo guardò con un sorriso,
che cambiò in una risata alla vista delle macchie di pioggia sul suo mantello.
“Ah, il giovane sig. Potter. Immagino che stessi
godendoti la prima pioggia dell’anno scolastico?” Gli chiese un poco ironico. Harry sorrise, prima di usare le sue capacità magiche per bandire
il suo mantello alle proprie stanze.
Aneliti si alzarono attraverso la stanza,
ma Harry li ignorò.
“Davvero. Era piuttosto rinfrescante,”
fu la quieta risposta, mentre il professore si alzava per raggiungerlo.
“Immagino di si. E, suppongo, che
sia la tua, l’idea di restare fuori nel temporale, così a lungo?” L’interrogò il vecchio uomo, gli occhi che gli scintillavano
di allegria.
“Si. Non avevo alcun’intenzione di
dare ai miei genitori l’opportunità di mettere in dubbio il mio nuovo aspetto.
O, qualsiasi altra cosa, se per quello,” mormorò il
draconian. Dumbledore accennò col capo.
“Piuttosto giusto. Dove sono, però,
gli altri? Non erano con te?”
“Si. Peeves ha deciso di giocare
con i palloni pieni d’acqua sulle teste degli studenti, anche se, per qualche strana
ragione, ha evitato di colpirmi,” mormorò Harry, con
voce divertita.
“Probabilmente, teme che tu lo danneggeresti più di quello
che lui potrebbe fare a te...e avrebbe ragione,” disse,
pensierosamente, l’uomo. Harry sbuffò.
“Sera può danneggiarlo più che Peevespotrebbe ritornare. L’unica arma che ha quella
creatura, è l’abilità di trasformare gli oggetti in armi che lui potesse usare.”
“Il che mi ricorda...dove sono le tue creature?”
“Alasha è qui, al mio collo. Hedwig è salita dagli altri
gufi, e Shadaren potrebbe essere dovunque. Sera si è
rifugiata nella Foresta Proibita quando ha iniziato a
piovere. Non gli piace come a me...o, se è, lo nasconde molto bene.” Dumbledore sorrise, ricordando che Harry gli aveva detto,
una volta, che Sera nascondeva la sua opinione raramente.
Continuarono a parlare per alcuni altri minuti, finché le
porte della sala si aprirono, rivelando otto figure completamente bagnate.
“HARRISON JAMES POTTER, IO TI UCCIDERO’ PER LASCIARCI ALLA
MISERICORDIA DI QUEL CATTIVO POLTERGEIST!!!”
NOTA: Ho ripostato il cap. 4 e 5, a cui è stato aggiunto
ognuno una parte nuova. Sbadatamente, non mi ero accorta di aver dimenticato di
postare un capitolo. Per evitare troppi problemi, ne ho aggiunto metà a ciascun
capitolo, quindi, per una maggior comprensione, consiglio di rileggerlo.
X Pulcerica-ti ringrazio, non me ne ero affatto accorta.
freya
p.s-MEA CULPA,MEA GRANDISSIMA
CULPA!!!!!!!!
p.p.s.-non ho intenzione di far venire
a nessuno attacchi di cuore, ma i cap. originali, sono troppo lunghi! Abbiate
pietà...
cap.10: L’incontro 2° parte
Potter.
Il
suo coniuge era un Potter.
Costernazione
riempì Draco. Il mantello del ragazzo svanì nell’aria, permettendogli di vedere,
per la prima volta, il suo coniuge. Il cuore di Draco si fermò alla sua vista.
Il
ragazzo era alto, anche se non come lui. Lunghi capelli color dell’ebano, precipitavano
fino alle sue ginocchia, raccolti in una treccia molto attraente. La sua pelle
era color latte, ed il suo corpo magro, era messo in risalto dall’oro della camicia
di stile giapponese, come dai pantaloni di seta verde scuro che portava. Dava le spalle agli studenti, ma a giudicare dalle reazioni dei
professori, il davanti, doveva colpire come vederlo dal dietro.
Draco
fisso, ammutolito, il ragazzo che aveva conosciuto così tanto
tempo prima. Questo ragazzo era lontanissimo da quello che aveva saputo. Il
potere lo circondava come un mantello, e Draco sospettò che ciò che sentiva,
era solamente un solletico, comparato a quello del quale doveva essere capace.
Sembrava anche più fiducioso e sicuro di se stesso. Draco poteva dire questo
basandosi solo sul modo in cui si stava in piedi, fermo
a conversare quietamente con il Direttore.
Improvvisamente,
le porte della sala scoppiarono aperte, e Draco si scosse fuori
dai suoi pensieri in tempo per vedere otto figure entrare.
Improvvisamente,
una voce femminile che grida qualche cosa in un’altra lingua, riempì la stanza.
Draco vide gli occhi di Dumbledore allargarsi, mentre ascoltava quello che
stava dicendo una delle ragazze. Tutto quello che lui riuscì a capire, erano le
prime parole, Harrison James Potter, prima di un fluente ruscello di quello che
suonava come giapponese, alquanto adirato. Ci fu un attimo di silenzio sbalordito.
Poi, l’infame Harry Potter, lentamente si voltò.
Come
il giovane si voltò, verso il gruppo sulla porta, permettendo di vedere il suo
viso, ci furono ulteriori aneliti nella stanza.
La
sua faccia sembrava esser cesellata nel più liscio dei marmi. Le sue labbra erano
perfettamente plasmate, del colore del corallo rosa. Comunque,
lo smeraldo verde dei suoi occhi erano la sua caratteristica più assordante.
Erano di rilievo nel suo viso, circondati da lunghe ciglia, spesse. Ciglia che
qualsiasi ragazza gli avrebbe invidiato.
Per
Draco, era l’assoluta perfezione.
Poi,
lui rispose.
Quando
la ricca, profonda voce parlò, correntemente, nella stessa lingua, Draco
rabbrividì.
Quando
la ragazza aveva parlato...o meglio, gridato, la lingua era
sembrata solo un barbugliamento. Ma come le
parole fluirono dalle labbra del suo coniuge, sembrarono dolci e lisce come
l’ambrosia.
Voce
che, a quanto sembrava, aveva lo stesso effetto sulla ragazza, perché, lei
rispose molto più calma a qualunque cosa lui disse. Molte voci congiunsero
nella conversazione, ed il gruppo si mosse in avanti, più vicino a dove si
trovava il più giovane dei Potter. Sembrarono dimenticare tutto ciò che li
circondava, mentre parlavano seriamente, le voci basse.
“Scusami
per averti gridato contro,Harry” disse Deborah, come
si fermò vicino a lui, parlando in inglese, questa volta. Aveva un piccolo
accento brasiliano, ma lo parlava correntemente.
“Bene,
tu non avresti dovuto gridare, ma era anche colpa mia, dato che sono stata io a
mandarlo avanti. Pensavo che avrebbe voluto parlare con zio Albus per un poco,” disse Rosalie, la voce calma e dolce.
“Nessuno
sta biasimandoti, Rosalie,” disse Quentin,
ridacchiando.
“Non
è successo nulla, bambini. Ma
mi chiedo. Come siete riusciti a convincere Peeves a lasciarvi in pace?” Chiese Dumbledore,
interrompendo la conversazione.
“Gli
dicemmo che avremmo chiesto a Harry di dargli addosso,
se non andava via; poi, chiaramente, dovemmo usare la stessa minaccia su Kert,
quando non si fermò di infastidire lo stupido poltergeist con i palloni pieni
d’acqua,” disse May, con voce divertita.
“Mi
hanno minacciato con un incantesimo Allietante!” Guaì Kert, col suo accento
australiano.
“Sai,
potrei decidermi di farlo comunque...” ritorse lei, spedendo Kert in un silenzio immediato e meditabondo.
“Forse
è meglio se spiego chi siete al resto della scuola, così da evitare confusione,” suggerì Dumbledore. Il gruppo guardò da uno all’altro,
per poi accennare concordante con lui.
“Si,
credo che sia il caso. Pensavamo che Harry stesse venendo da solo,” venne una voce dalla tavola dei professori. Il gruppo si
volse verso la voce, per vedere una donna dai capelli rossi che si alzava, con
la confusione chiara, sul viso.
“Tua
mamma?” Chiese Ai, inclinandosi verso l’orecchio di
Harry. Harry sentì un fiotto di gelosianel profumo provenire dal suo coniuge,
ma l’ignorò, accennando col capo in risposta alla domanda del suo amico.
“Veramente,
Lily, non ho mai detto che stesse venendo da solo.
Infatti, dubito fortemente che Harry fosse d’accordo a
venire se io non avessi suggerito che i suoi amici venissero con lui,” disse,
quietamente, Dumbledore, così che nessuno degli studenti potesse sentirlo. Lily
Potter lanciò un’occhiata sbalordita a suo figlio, prima di sedersi lentamente,
spedendo un’occhiata nervosa a suo marito, che stava fissando muto il ragazzo.
“Gli
studenti che vedete, sono del settimo anno della Scuola delle ArtiDomyoji, in Giappone.
Hanno accompagnato il sig. Potter, e con lui, frequenteranno l’ultimo anno ad Hogwarts. La loro scorta, il
sig. HisaishiIsao, starà
con noi per aiutarli nelle classi che sono costretti a continuare, ma che
Hogwarts non ha. Spero che tutti voi, diate un caloroso benvenuto a tutti loro.” Ci fu un applauso gentile in
risposta al discorso di Dumbledore, ma gli studenti erano ancora evidentemente
sconcertati dall’incontro con il misterioso(e splendido) Potter più giovane e
gli altri studenti del Domyoji.
Draco
era consapevole che, i suoi amici, lo guardarono preoccupati per ildella cena, ma li
ignorò in favore della vista del suo coniuge recentemente ritrovato.
Il
ragazzo era potente, poteva dirlo solo guardandolo. Ma il suo potere sembrava molto diverso da quello di
qualsiasi mago da lui incontrato. Questi, voleva forse dire
che il suo coniuge non era un mago? Ma come poteva
essere? Adrian era, definitivamente, un mago, ed Amarillis...bene,
francamente, non era molto sicuro di quello che lei era, oltre che una cagna
capricciosa a cui lui piaceva solo per l’aspetto.
Ma
questo ragazzo...lui era diverso dai suoi fratelli. Draco lo aveva saputo
dall’esatto momento in cui posò gli occhi su di lui.
I
suoi occhi, ancora una volta, scivolarono a dove sedeva il più giovane Potter,
lontano dai suoi fratelli che parevano delusi e circondati dai loro amici di
scuola. I nuovi venuti stavano parlando a voce bassa gettando,di
quando in quando, sguardi alla stanza, ma senza fare tentativi di conoscere i
loro nuovi compagni di scuola.
“Draco?
Stai agendo stranamente stasera. Sei sicuro di star bene?” Pansy l’interrogò, gli occhi pieni di
preoccupazione. Draco fece di si con il capo.
“Sto
bene, Pansy. Solo...stanco. Ho passato l’estate
intera ad evitare i Potter, e ora, c’è né un’altro da
evitare,” mormorò lui, fremendo mentre disse l’ultima parte. Per qualche ragione,
non riusciva a trovare alcuna ragione di evitare il
più giovane dei Potter...il contrario, piuttosto.
“Non
penso che ci sia da preoccuparsi, Draco. Mi sembra un poco...differente dai
suoi fratelli...”
“Più
maturo,” Pansy aggiunse, gli
occhi sul ragazzo. Draco cercò di contenere il fiotto di gelosia che stava
sorgendo nel suo petto all’occhiata nei suoi occhi.
“Bene,
lui sembra...Non so...differente. Non riesco a
spiegarlo,” disse in tono un poco sconfitto, Blaise.
“Credo
di capire quello che vuoi dire. Ha potere. Potere che loro due non hanno,” disse Draco, scegliendo del cibo. Il profumo
opprimente del suo coniuge stava facendolo meno affamato di cibo, e più affamato d’altre cose.
“Si...o
forse, solo maneggia quel potere in maniera differente da loro, così da esser
più visibile,” disse Blaise, pensierosamente. Ci fu
qualche momento di silenzio, in cui non si accorsero di un paio di occhi verdi che li osservavano.
“Quei
ragazzi stanno parlando di te. E continuano a guardare qui,”
mormorò Kert.
“Penso
che l’intera sala stia parlando di lui, idiota. Stanno tutti guardando qui. Anche
alcuni degli insegnanti,” intervenne May.
“Uno
di loro è piuttosto bello...in un bel modo, voglio dire,”
commentò Kyoko. E indicò chiaramente ad un ragazzo
biondo che era seduto alla tavola vicina alla loro. Sembrava
immerso in una conversazione con i suoi amici, ma, di tanto in tanto, gettavano
uno sguardo al gruppo dei nuovi venuti. Gli occhi di Harry incontrarono quelli
del suo coniuge, ed il fantasma di un sorriso apparve sulle sue labbra.
“E’
davvero sfarzoso, vero!” Sorrise affettatamente Deborah, leccandosi le labbra,
guardando l’Adone biondo. Harry tese. Un fiotto di rabbia riempì il suo petto vedendo
la chiassosa approvazione della ragazza. Rosalie, che era seduta seguente a lui,
lo sentì muoversi e guardò la sua espressione fredda.
“Harry...è
il tuo coniuge?” Bisbigliò, in modo che nessun altro potesse sentire, con la comprensione
visibile nei suoi occhi. Harry accennò col capo brevemente, e lei trattenne il
respiro.
“Oh,
Harry, è meraviglioso!” Sospirò, mettendo una mano sul suo braccio. Immediatamente,
Harry, si rilassò.
“Me
ne parlerai...più tardi?” Bisbigliò lei, gettando occhiate ai loro amici. Harry
accennò col capo di nuovo e poi risalì ad ascoltare la conversazione.
“...così
Ri è una celebrità immediata,” stava dicendo Quentin,
la voce seccata.
Sembrava
come se gli altri erano intenti in una litigata,
mentre Harry e Rosalie erano persi nella propria conversazione.
“Non
ho detto quello. Sto solo dicendo, che non gli piace tutta l’attenzione. Chi può?” Ritorse Leigh.
“Io
posso!”
“Non
abbiamo chiesto a te!” Sei voci cantarono. Deborah sembrò confusa, e riportò la
sua attenzione sul ragazzo biondo e grazioso all’altra tavola.
“basta.
Penso che sia ora di andare, per noi,” disse improvvisamente
Harry, in tono seccato. Il gruppo fermò di parlare, e
lo seguì rapidamente mentre lasciava la stanza. Avevano appena raggiunto le
porte della sala, quando una voce quieta intervenne.
“Harry?”
Harry
si girò, per vedere Adrian che stava in piedi, incerto,
dietro a loro, con Amy solamente alcuni passi dietro.
“Possiamo...parlare?”
Chiese la testa rossa, con voce esitante. Harry fece cenno agli amici di
continuare senza di lui, essendo obbedito immediatamente.
“Seguitemi,” mormorò Harry, girando improvvisamente e camminando
fiduciosamente per la sala. Una volta giunti al ritratto di Merlino
che nascondeva le sue stanze dal pubblico, disse tranquillamente la parola
d’ordine e fece entrare il fratello.
“Toglietevi
le scarpe alla porta e, per favore, mettetevi comodi,”
disse, passando alla sua piccola stanza comune. Suo fratello e sua sorella osservarono la stanza, in timore reverenziale,
cercando di assorbire ogni dettaglio.
Al
loro arrivo, Dumbledore, aveva concesso agli studenti del Domyoji, il permesso
di decorare personalmente le proprie stanze. Harry aveva scelto di fare suo lo
stile giapponese, con tatami che coprivano il
pavimento, cuscini di velluto nero ed oro che
circondavano la tavola da tè, e cuscini blu messi negli angoli della stanza in
cui rilassarsi comodamente. Paraventi giapponesi erano posti qui e là nella
stanza, il colore bianco e nero che contrastava perfettamente col colore ambra
del legno dei muri. Un focolare era sulla loro destra, mentre quadri con ideogrammi giapponesi e tappezzerie erano appesi
ai muri, completando il ritratto.
Ad
un lato della stanza, una porta scorrevole con pannelli di carta, conduceva a
quello che sembrava essere un giardino...interno. C’era un muro di mattoni che disgiungeva il giardino da qualunque cosa fosse sull’altro
lato, ed alberi alti ricoperti da fiori rosa erano d’innanzi a lui. Le piccole
fontane e stagni erano posti, in maniera molto raffinata, fra arbusti verdi. Un
piccolo sacrario, rimaneva in un angolo del giardino. Una campana giapponese di
legno(tipo di ciondolo che al levar del vento risuona) era vicina al sacrario,
spandendo il suo suono al levar del vento.
Due
altre porte si trovavano sul lato del giardino, lungo la parete a sinistra, ma erano
ermeticamente chiuse, nascondendo qualunque cosa ci fosse
dietro loro.
“Davvero
bello. Chi ha fatto tutto questo?” Chiese Amy.
“Io,l’ho fatto.”
Adrian
e Amy guardarono al loro più giovane fratello, increduli.
“Tu
hai fatto tutto questo?”
“Si.
Il professor Dumbledore accordò a me ed ai miei amici,il
permesso di decorare le nostre stanze come noi desiderammo,” disse calmo Harry,
sedendosi alla giapponese su uno dei cuscini di velluto nero. Con un’onda della
bacchetta, trasportò la tavola da tè all’altro lato della stanza e spostò altri due cuscini direttamente davanti a lui. Poi, fece
segno ai due di sedersi, cosa che eseguirono, anche se un poco apprensivamente.
“desideravate
parlare con me?” Chiese Harry. Amy rimase silenziosa, guardando le proprie mani,
mentre gli occhi di Adrian vagarono sul suo più
giovane fratello.
“Sei
cambiato,” bisbigliò. Harry accennò col capo.
“Le
persone lo fanno. Tu sei cambiato. Sei diventato meno invadente,
più attento alle emozioni delle persone che ti circondano. Amarilli pure
è cambiata. E’ cresciuta in una giovane attiva con un senso della realtà...piuttosto
iperattivo.”
Amy
sembrò leggermente offeso a questo, ma gli occhi di Adrian
si accesero di accordo.
“I
tuoi amici sembrano conoscere bene il professor Dumbledore. Ti ha visitato prima?”
Chiese, cambiando soggetto come vide l’occhiata-meno-che-lieta della sorella.
“Si.
Mi ha visitato praticamente ogni estate da quando
avevo sei anni,” disse quietamente Harry, guardando fisso nel focolare prossimo
a loro.
“Davvero?”
Chiese sorpresa Amy. Harry accennò col capo.
“Si.
Ho ricevuto alcuni dei miei regali di compleanno più preziosi da lui.”
“Oh?”
Disse Adrian, con la confusione chiaramente visibile sulla sua faccia. Dumbledore
non era mai venuto alle loro feste di compleanno, e loro avevano sempre
ricevuto cose come libri e ciondoli da lui, come regali.
“Per
il mio tredicesimo compleanno, mi diede un piccolo di daicorn.”
“Un
cavallo?! Un cavallo vivo?”
“Si.
Il suo nome è Sera. Forse l’incontrerete, un giorno o l’altro,”
commentò Harry. Ci fu un fischio dal suo collo, che fece spaventare i suoi fratelli.
“Nessuna
ragione di allarme. E’ semplicemente il mio serpente,
Alasha.”
Harry
la districò dolcemente dal collo, e la tenne fuori per mostrarla a loro. Adrian
sembrò impaurito, mentre Amy si allontanò.
“I
Malfoy mi diedero un serpente, nel mio compleanno, un anno...”
“Il
tredicesimo. Lo stesso anno in cui mi diedero Alasha,”
finì Harry per lui. Adrian sorrise e accarezzò il serpente. “Il mio è un
serpente di Conrar nero. L’ho chiamato Vipera,” commentò Adrian. Harry nascose il suo sbuffo all’altro
ragazzo, ed Alasha lo gli sparò uno sguardo d’avvertimento.
“Oh!
Parlando dei Malfoy, hai sentito dei piani di matrimonio?” Chiese Amy, impaziente,
sollevata di cambiare il soggetto. Solamente Adrian sembrò osservare l’irrigidirsi
improvviso di suo fratello, ma finse di non vederlo.
“Oh?”
Disse Harry, con voce gelida. Amy sorrise felicemente.
“Draco
vuole tutto nero, ma io penso che ,mamma e zia Narcissa,
riuscirono a convincerlo a cambiare idea,” rise scioccamente. I pugni di Harry
si strinsero ed Alasha lanciò un fischio allarmato come le sue dita la
strinsero.
Adrian
rapidamente prese il serpente dalla sua presa, cullandolo al suo petto,
guardando come gli occhi di suo fratello divennero d’acciaio.
Adrian si chiese che cosa poteva aver detto Amy, per farlo agire così, ma pensò
fosse meglio non chiedere.
“Il
matrimonio è appena finita la scuola. Tu,
naturalmente, ci sarai...” continuò lei, parlando dei
piani che lei e le due più vecchie donne avevano fatto, lasciando Harry bollire
dentro.
Come
osava parlare così di Draco! Draco era suo! Il SUO!
“Um...Amy, penso che dovremo andare via. Harry deve essere
stanco, e anche noi abbiamo avuto una giornata lunga,”
mormorò Adrian, dando di nuovo il serpente ad un Harry apparentemente calmo. Amy
lo guardò pronta a protestare, ma Adrian afferrò la sua mano e la trascinò
verso la porta.
“Grazie
per lasciarci entrare, Harry. Ci vediamo domattina!” Disse
allegramente il più vecchio ragazzo. Come condusse giù in sala la sorella, però
la sua facciata di noncuranza crollò e un’occhiata decisa apparve sul suo
volto.
“E
dovrai rispondere, poi, a molte domande,” bisbigliò.
Labbra scivolarono sul petto che si alzava e abbassava,
lasciando ovunque si posassero, scie deliziose di calore. Mani vagavano su di
un addome bagnato di sudore, causando, per risposta, brividi.
Poi, quelle dita danzanti, si abbassarono...
Draco s’inarcò, quando il suo innamorato prese possesso
della sua virilità. Aneliti esplosero dalla sua gola,
quando le dita iniziarono a spremere dolcemente, iniziando
una tortura paradisiaca.
Rapide, le labbra seguirono il percorso delle mani,
librandosi allettanti vicino al membro eretto. Draco si lamentò, disperato per
quello che stava quasi per accadere. Il suo corpo vibrò con bisogno, ed il suo
cuore iniziò a battere selvaggiamente nel suo petto, minacciando di scoppiare
da un momento all’altro. Mai aveva avvertito tali sensazioni, mescolate con
beatitudine, pura e semplice.
“Implora.”
La parola fu sussurrata, ma il potere che era dietro a lei,
fece tremare Draco dal piacere.
“Per favore. Per favore!” Mormorò. Questo sembrò essere
abbastanza.
La bocca scese, le labbra si
posarono sulla cima dell’erezione...
“MERDA!”
Gli occhi di Draco si
spalancarono, e lui scese dal letto, il cuore che batteva in petto, mentre si
dirigeva verso la finestra e la apriva. Si sporse, affannato al ripensare al
sogno, con il corpo che rabbrividiva al piacere proibito.
Aveva scoperto l’identità
del suo coniuge da solo un giorno, e già stava sperimentando sogni bagnati! E, a peggiorare le cose, non aveva neppure il controllo in
quello che accadeva nei sogni. Se non avesse saputo
che era impossibile, avrebbe pensato che nel sogno era la parte sottomessa...vero?
Guardò il sorgere dell’aurora,
lamentandosi. I dintorni di Hogwarts erano ancora scuri, ma sapeva che era solo
una questione di tempo, prima che il sole arrivi là. Draco sapeva che, a quest’ora, c’erano poche persone alzate, e quelle erano o
alienate, o abituate così, o(come lui) incapaci di
continuare a dormire, per una ragione o per l’altra.
Improvvisamente,un movimento nel cortile, attirò la sua attenzione ed i
suoi occhi si concentrarono su tre figure in ombra, che sedevano vicino all’orlo
della foresta. Erano sedute formando un triangolo, affrontandosi un con l’altro.
Draco avvertì il profumo debole del suo coniuge ed il profumo del più vecchio
dei gemelli Potter, facendogli capire che due di loro erano nel gruppo. Comunque, il profumo della terza persona, era sconosciuto.
Aveva l’impressione che era uno degli amici giapponesi di Harry Potter.
Ma perché si trovavano fuori a quest’ora?
“Dove
stai andando, Harry?”
Harry si girò, vedendo
Rosalie che sbirciava da dietro il ritratto di una fenice che posava su di una
pietra. La sua faccia era vigile, e lui sapeva che era sveglia già da tempo
prima che lui osasse emergere dalle sue stanze.
“Fuori, a meditare. Ti
andrebbe di venire con me?” Le chiese. La ragazza accettò, e rapidamente uscì
da dietro il quadro, seguendolo giù per la sala. Tutti gli studenti di Domyoji,
erano stati messi nella stessa sala. Vi erano ritratti diversi, che nascondevano
le entrate alle loro stanze.
Tranquillamente, arrivarono
all’esterno, giungendo fino all’orlo della foresta, sedendosi uno di fronte all’altro.
Sedettero a gambe incrociate, con le mani posate sulle loro ginocchia.
“Che
cosa state facendo?”
Rosalie sobbalzò,
e Harry, aprì un occhio, per vedere suo fratello che si librava poco distante
da loro, sul Firebolt che aveva ricevuto nel suo quindicesimo compleanno.
“Meditiamo,”
fu la breve risposta, e chiuse nuovamente l’occhio. Rosalie si spostò, facendogli cenno di sedersi accanto a lei.
“Come lo
fate?” Chiese Adrian, cercando di imitare la loro posizione e guardando verso
Rosalie per avere una guida. Lei
l’istruì quietamente, dicendogli di chiarire la sua mente di tutti i pensieri,
per poter diventare consapevole di tutto ciò che li circondava.
Harry ascoltò la sua voce
calma, la mente completamente chiarita da ogni pensiero. La brezza scivolò
oltre di lui, e gli uccelli svegli, trillarono le loro canzoni. Animali, si
spostavano nel profondo della foresta all’avanzare del sole, e le piante, frusciavano
consapevoli. Ogni suono, senso, ed odorato, mescolarono fino a creare una nube
gloriosa attorno a lui. Nient’altro importava ora.
Poi, una
nuova presenza invase la calma. Quel profumo attraente, congiunse gli
altri, facendoli sembrare anche più dolci.
Un sorriso
un poco superbo, apparve sulle labbra di Harry, quando Draco fece nota la sua
presenza, anche se inconsapevolmente.
Il ragazzo stava guardandoli, chiedendosi quello che cosa stessero
facendo...voleva scoprirlo, ma Harry sapeva che non avrebbe osato venire,
mentre Adrian era presente. Sembrava che Draco sapesse della precarietà del
loro collegamento, vedendo come lui era fidanzato a sua sorella, ma che avrebbe
dovuto essere con lui.
I minuti passarono, e Harry
stava divertendosi. Ma doveva tenere la sua mente
limpida, poiché sapeva, per esperienza, che se la mattina non meditava, la sua
magia sarebbe stata pericolosa e meno controllabile per il resto del giorno, creando
pericolo per chiunque lo avrebbe irritato.
Dopo circa un’ora, Harry,
finalmente, aprì gli occhi e toccò dolcemente Rosalie sulla spalla, risvegliandola
dalla sua meditazione. Lei, fece la stessa cosa con Adrian, che sembrò
spaventato, quando aprì gli occhi.
“Magnifico. Era...magnifico,” bisbigliò, guadagnandosi un sorriso da Rosalie.
“Tutti noi meditiamo, ma lo
facciamo a durate diverse del giorno. Solitamente, io lo faccio da sola, salvo
che incontri Harry,” spiegò lei. Adrian accennò col capo,
pensierosamente.
“Posso capire perché. E’
molto rilassante. Solitamente, devo volare per ore, per giungere a tale calma,” ammise lui.
“Anche
Harry, vola molto.”
A tale uscita, Harry diede
una leggera spinta nelle costole della ragazza, quando
lei lo guardò ghignando. Comunque, suo fratello sembrò
molto contento.
“Sirius ti ha spedito un
Firebolt per il tuo compleanno, vero?” Chiese lui. Harry accennò col capo.
“Allora, uno di questi
giorni puoi venire a volare con me. Amo volare. E’ così...non sò...” strascinò via, ghignando alla
propria ansia.
“Harry usa raramente la sua scop...ouch!” Mormorò Rosalie,
quando Harry gli pizzicò il braccio. Adrian sembrò confuso, mentre Rosalie sparò a Harry un ‘Devi dirglielo’
occhiata. Harry sfolgorò verso l’amica.
“Non usi la scopa?” Chiese
Adrian, confuso. Harry gemette. Avrebbe voluto nascondere la sua condizione alla
famiglia, ma Rosalie sembrava di differente parere, a
quanto pare.
“Ti spiegherò
stanotte...vieni alle mie stanze alle undici. Non portare Amarilli,” l’istruì. Adrian accennò col capo, ancora perplesso.
“Verrò anche io,” disse ferma la ragazza. Harry gli lanciò un occhiata d’avvertimento, ma lei fece finta di nulla.
“E’ meglio che andiamo a
colazione,” mormorò Harry, sapendo che era inutile disputare
con lei.
Alla fine della giornata,
Draco non desiderava altro che trascinare il suo coniuge in un corridoio scuro
e saltargli addosso.
Ogni giorno, il Potter più
giovane, l’aveva stuzzicato. Poteva essere un semplice sguardo, o una toccatina
‘fortuita’della spalla contro la sua come si incontravano
nelle sale. Ogni mossa che il semidio moro faceva, lo mandava più vicino alienazione
mentale. Era appena riuscito a nascondere le sue reazioni agli amici...Dubitava
fortemente che il suo coniuge fosse così ‘inconsapevole’ come voleva sembrare.
Harry Potter era un giovane
brillante. Questo era chiaro nel modo in cui riusciva a ricevere rispetto
perfino dal Professor Snape, l’uomo che odiava ogni Gryffindor. Molti degli
insegnanti erano rimasti scioccati dalla calma conoscenza del ragazzo dei loro
soggetti, e l’ovvia comprensione dei temi trattati in classe. Stava guadagnando
rispetto anche dai suoi amici studenti, dal modo in cui ignorava le manovre
delle studentesse che cercavano la sua attenzione(almeno, gli studenti maschi
furono estasiati di questo), ed il modo con cui trattava insegnanti difficili
come Snape, senza batter ciglio(le ragazze pensavano che lo rendesse ancora più
affascinante).
Ma la
maggior parte del rispetto di Snape per Harry, venne dal fatto che il giovane
sembrava disgustato da tutte le volte che i suoi compagni di Gryffindor, lo lodavano
per ogni più piccola sciocchezza. Qualcosa che era visibile,
all’occhiata fredda, che compariva sul suo viso a tale comportamento.
Draco notò che molte delle
ragazze di Gryffindor(ed anche dei ragazzi) era attratto dal giovane
misterioso, incluso Hermione Granger. Granger era insieme a Ronald Weasley, ma
quello non sembrava distoglierla nel suo tentativo di attirare l’attenzione di
Harry. Nello stesso modo, LavenderBrown e ParvatiPatil, bisbigliavano e ridevano scioccamente, dietro alle
loro mani, ogni qual volta lui passava, tentando di attrarre la sua attenzione
mandandogli note durante le lezioni.
Draco, con soddisfazione,
aveva guardato come Severus Snape, le colse in flagrante, per poi cominciare a
leggere la nota con voce beffarda. Prima della fine
della lettura, le due ragazze avevano raggiunto una tonalità di rosso che aveva
creduto fisicamente impossibile, e gli occhi di Harry, mostravano un’occhiata
di ghiaccio puro, e labbra strette in seccatura. I suoi amici lo guardavano con
compassione, mentre una delle ragazze( il cui nome doveva essere Rosie o qualcosa di simile) gli accarezzò il braccio in
maniera confortante.
Draco aveva lanciato ai due
un’occhiata assassina, mentre la sua gelosia raggiungeva livelli stratosferici.
Ma non poteva far nulla.
Ora, mentre riposava sul
suo letto, ripensando agli avvenimenti della giornata, si chiese perché
sembrava che tutto girasse attorno a Harry Potter. La sua mente non era
riuscita a staccarsi neppure per un secondo dal ragazzo in tutta la giornata,
non lasciandogli tempo per pensare a nient’altro.
Harry era il suo coniuge.
Lui era destinato ad essere il suo coniuge d’anima...Ma
c’era qualcosa che ancora non riusciva a capire. Qualche cosa che, gli fece chiedersi
se non fosse solo il suo lato di veela che lo faceva adorare in tale maniera il
giovane Potter.
Quando
erano più giovani, Draco non aveva avuto molto interesse nel più piccolo dei
Potter. Draco aveva preferito trattare con Adrian ed Amy, incupendosi al fatto
che l’altro ragazzo non desiderasse congiungerli, come qualsiasi altro bambino.
Harry Potter era sempre stato un enigma, per lui. Qualcosa di distante ed intoccabile...qualcosa
di proibito. Draco era sempre stato un bambino più responsabile di loro, ed era
probabile che si risentisse un poco di dover comportarsi come meri bambini. Ma
quello, era appunto, ciò che erano loro...bambini.
Harry, era stato diverso,
meno fanciullesco e più adulto sempre. Draco non lo ammetterebbe mai a nessuno,
ma quasi era intimidito dallo strano ragazzo più piccolo,
eppure così molto più grande di lui, in altri modi.
E
poi, la divisione tra loro, era stata oltrepassata. Un bacio innocente, aveva costretto
Draco ad ammettere che forse il ragazzo non fosse così distante come aveva pensato
una volta. Il bacio era stato un incidente, ma il sentimento di avere fatto
qualche cosa incredibilmente bene, non si era affievolita, neppure dopo che lui
se n’era andato. E poi, il giorno dopo, la speranza di
creare un’amicizia col ragazzo, era svanita. L’aveva baciato ancora...per
scoprire quello che era cambiato.
Poi, Harry se ne andò. Draco, rimasto nella stanza, avvertì un senso di
perdita. Aveva gettato uno sguardo fuori della finestra, per vedere solamente Harry
intento a salire in una macchina e scomparire lungo la strada. Il senso di
vuoto ritornò, e Draco scese le scale, tornando dai suoi genitori, incapace di
rimanere anche un solo secondo di più in quella fredda, stanza vuota.
Ritornando al presente comprese
che, inconsapevolmente, aveva avvertito il rompersi
della loro obbligazione. Anche allora, a quell’età
così giovane, era presente. Il loro inconscio, aveva saputo che erano destinati
l’un con l’altro, ed essere separati ad un’età in cui
non avevano alcun controllo sulle loro emozioni, gli spiegò perché lui avesse
passato le seguenti settimane che piangeva per dormire.
L’obbligazione che
dividevano era forte. Non vi era dubbio alcuno di quello. Dai libri che aveva letto sui veela, un coniuge, si supponeva che li avrebbe
completati, cuore, corpo ed anima. Draco era stato capace di ammettere con se
stesso la parte dell’anima e indubbiamente, era attirato da Harry, fisicamente...ma l’amò? Potrebbe offrire, completamente, il
suo cuore a Harry?
La mente di Draco stava
agitandosi su questa domanda.
Amava Harrison James Potter?
Si.
Adrian s’inginocchiò di
fronte a Harry, spostando scomodamente le sue gambe, ormai quasi addormentate.
Rosalie, seduta vicino a lui, sorrise. A causa del loro addestramento, si erano
abituati a sedere sulle loro ginocchia. Era difficile per una persona non
addestrata, se Adrian era un esempio.
“Ok.
Spiegati,” disse Adrian, finalmente, gli occhi d’ambra
seri fissi in quelli verde smeraldo di suo fratello. Harry sospirò.
“Io sono sempre stato
diverso dal resto della famiglia, Adrian. Non puoi obiettare a questo. Ma ti sei mai chiesto il perché?”
Adrian aggrottò le
sopracciglia, scotendo poi, la testa. Harry sospirò. La cosa stava essendo molto
più difficile del previsto.
“I nostri antenati erano
persone orgogliose. Amavano il sangue puro almeno quanto i Malfoy facevano e
ancora fanno. Ma, alcuni di
loro, divennero coniugi di creature magiche, come veela e folletti. Così, il
sangue dei Potter, fu fortificato, mantenendo i livelli magici alti,” spiegò Harry. Adrian sembrò leggermente sorpreso.
“Alcuni dei nostri antenati
si sposarono con famiglie di veela?”
“O
viceversa. Come sai, veela e altre creature di quel genere, hanno coniugi...persone
con cui devono vivere, persone che li completano
corpo, cuore ed anima. E’ quasi impossibile rifiutare le avance
di un veela, specialmente se la tua anima lo vuole. Neppure i Potter, erano
abbastanza potenti da evadere tale fato, non che lo vollero.”
A tale asserzione, Adrian
sbuffò, mentre Rosalie, cercava di nascondere un sorriso.
“Il punto è, che il sangue
dei Potter è unito col sangue e la magia di creature potenti
che si sono sposati nella nostra famiglia. Ogni volta che una persona casuale
mostra tratti di uno dei nostri antenati magici, come tratti dei veela per
esempio, al momento di ricevere la loro eredità, lo diverranno. E’ raro che
accada, ma è già accaduto nella nostra famiglia,” proseguì
Harry. Adrian sembrò pensieroso.
“Così, io potrei avere
tratti di un veela o qualche altra creatura magica?” Chiese a Harry. Harry
scosse la testa.
“Non è probabile. L’eredità
si riceve di fronte al sedicesimo anno di una persona, solitamente. Tu hai
ereditato molti tratti di mamma e papà, ma oltre a questo...”Si interruppe Harry, mentre Adrian sospirò.
“Oh bene. Non penso di aver
bisogno di altre complicazioni nella mia vita, in ogni
modo,” disse ridacchiando lui.
“Ho paura che sia
inevitabile. Tu non hai ricevuto tratti magici, ma non ho mai detto che non sia successo a me,” disse con noncuranza
Harry. La risata d’Adrian morì, e lanciò un’occhiata incredula al fratello.
“CHE
COSA?”
“Posso continuare io, da
questo punto?” Chiese Rosalie, quieta. Harry fece di si
col capo, e lei si rivolse al ragazzo sbalordito accanto a lei.
“Il giorno che Harry compì dodici
anni, i suoi amici ed io, preparammo una festa per lui. Quando
non si presentò alla sua solita ora a colazione, ci preoccupammo, e decidemmo
di spedire i ragazzi alla loro stanza per controllare. Alcuni minuti più tardi,
uno dei ragazzi, Ai, venne da noi spaventato, per poi
andare a cercare suo zio e il professor Dumbledore dietro a lui. Il professore
avrebbe dovuto essere l’ospite a sorpresa alla festa così, quando lo vedemmo
dirigersi alla stanza dei ragazzi, le altre ed io, decidemmo di spiare,” qui, Rosalie divenne rossa all’alzarsi di un sopracciglio
di Harry.
“Harry era
steso...stava nel suo letto con un mal di stomaco e mal di testa. Anche la sua schiena gli provocava molto dolore. Fummo tutti
molto sorpresi, quando il professor Dumbledore affermò che non vi era nulla di
cui preoccuparsi; Harry era solo entrato nella sua Eredità. Chiaramente,
nessuno di noi capì quello che volle dire, così spiegò che Harry aveva ereditato
tratti di uno dei suoi antenati. Era raro, ma il sangue dei Potter era divenuto
abbastanza potente in Harry perché potesse accadere.”
“Perché io ed Amy non li ricevemmo?”
“Questo è il modo in cui
lavora l’Eredità, Adrian. E’ completamente causale,” ammise
Harry.
“Il professore ci disse
poi, quale era l’eredità di Harry. Lui è...un Draconian,”
disse Rosalie, con voce quieta all’occhiata confusa di Adrian.
“Un che cosa?”
“Un Draconian.
Il risultato dell’unire di un dragone ed un veela. Nel caso di Harry, lui
ereditò il sangue di Draconian da uno dei suoi
antenati distanti,” spiegò lei. Gli occhi di Adrian si allargarono, ed un ghigno apparve sulla sua
faccia.
“Oh diavolo! Tu sei in
parte un dragone, ed in parte un veela! Hai avuto la
presenza e l’atteggiamento grezzo!” Rise Adrian, ricevendo dal fratello uno
sguardo in cagnesco, ma Rosalie poteva vedere che l’amico
stava nascondendo un sorriso.
“Quello che accadde quel
giorno, era la prima parte della sua eredità.”
Adrian volse lo sguardo a
Harry.
“Che
cosa accadde?”
Harry guardò verso Rosalie,
per poi accennare brevemente col capo. Rosalie si alzò,
tendendo una mano per aiutare Harry ad alzarsi. Poi, li condusse fuori.
“Guarda,”
bisbigliò verso Adrian.
Gli occhi d’Adrian si allargarono,
quando un paio d’ali nere si spiegarono dalle spalle del fratello.
Un arcobaleno di luci balenò
sulle ali nere, mentre la luce le colpiva.
“Per i nove inferni...” esclamò, li
occhi ripieni di timore reverenziale.
“Harry usa queste per
volare, la maggior parte del tempo,” spiegò la ragazza.
Adrian guardò il suo piccolo fratello, con un rispetto crescente.
“Smetterai mai di stupirmi?”
Chiese, dopo alcuni minuti. Rosalie scoppiò a ridere a
tale uscita, e Harry si permise un sorriso.
“No,”
fu la sua risposta.
Meno di un’ora più tardi,
dopo che Rosalie era tornata a letto, e Harry aveva
fatto scomparire le sue ali, i due ragazzi, d’innanzi al fuoco, erano intenti a
parlare quietamente. Shadaren era entrato nella stanza poco prima, richiedendo
un altro chiarimento. Il Kneveral immediatamente, ed anche un poco sorprendentemente,
prese il ragazzo in simpatia, e gli si accoccolò sul grembo, mentre i due erano
intenti a parlare.
“Harry, posso chiederti una
cosa?”
“Che
cosa?”
“Perché ti sei agitato in
quel modo quando Amy ha cominciato a parlare del matrimonio?”
Harry fissò il fuoco, gli
occhi distanti. Non doveva sorprendersi del fatto che Adrian se ne fosse
accorto. Sapeva che il ragazzo era percettivo.
“Ti ho
già detto del compagno predestinato...coniuge d’anima, come alcuni li chiamano.
Noi siamo capaci di riconoscerli dal profumo e dall’attrazione inconscia che sentiamo
verso loro.”
“Così?”
“Così...draconian, veela,
folletti, fate, noi tutti abbiamo qualcuno con cui è destinato fin dalla
nascita, siano loro maschio o femmina. Di solito li troviamo,
quando compiamo i sedici anni, quando la nostra Eredità ci colpisce. Nel mio
caso, tuttavia non scoprii il mio coniuge finché non venni qui.”
“Così, il tuo coniuge era a
Hogwarts il tempo intero?” Chiese Adrian. Harry assentì.
“Ma
nel mio caso, ci sono complicazioni. Il mio coniuge è un veela, sebbene dubito
che chiunque ne sia consapevole.”
“Perché
è un problema? Veelasono veramente
potenti, non è una buona cosa?”
“Può esserlo...se il mio
coniuge già non fosse promesso a Amarilli.”
Adrian diventò pallido, a
tale risposta, la mascella che toccava terra. Harry era ancora seduto, odorando
l’orrore e l’incredulità nel profumo del fratello.
“Dray...Draco
Malfoy è il tuo coniuge?” Chiese
Adrian, con voce scossa. Harry accennò col capo.
“Si. E
poiché lui è un veela, accadranno due cose, quando diverrò il suo coniuge. Voglio
dire, che la nostra obbligazione, sarà più forte del normale, perché il bisogno
di essere con il proprio coniuge, proviene da entrambi,”
disse piano.
“Il fatto che sia fidanzato
a Amarilli, sta trattenendoti dal chiederlo?” Gli domandò
Adrian. Harry produsse uno sbuffo amaro.
“Ho saputo della sua
identità da solo un giorno, Adrian. E, mentre se è vero che mi preoccupo della
reazione di Amy a questo, mi preoccupa di più la
reazione di Draco.”
“Come?” Gli chiese Adrian,
completamente confuso.
“Draco è un veela
insolitamente forte, e molto caparbio. Non permetterà a
Amy di interferire nella sua relazione con me, te l’assicuro. Trascurerà
completamente i suoi sentimenti, pur di arrivare a me. E se non mi piace, non
posso dire che non ha diritto a fare così,” mormorò
Harry. Le spalle di Adrian si abbassarono.
“Amy soffrirà. So che il
suo ‘amore’ per Draco, è basato soprattutto sul suo aspetto...ma
sono sicuro che una parte di lei, lo ami davvero. Il fatto che Draco non sia
mai stato molto felice sul fidanzamento, gli piacerà...”
“Non lo era, Adrian. Voleva
decorazioni nere. Quello avrebbe dovuto essere un chiaro indizio,”disse Harry, con una delle sue rare risate, mentre suo
fratello sogghignò.
“Così, Draco, ora è dietro
a te?”
Harry sorrise
furbescamente.
“Lo sarà finché comprenderà
che sono io, la parte dominante della relazione. Non credo che gli piacerà...”
“No, non gli piacerà. Draco
è una persona che ama avere il controllo,” ammise
Adrian.
“Allora, dovrò appena
romperlo, no?” disse Harry, la voce piena di divertimento. Suo fratello lo colpì
sul braccio a tale commento.
Le classi ad
Hogwarts erano molto diverse da quelle frequentate da Harry a Domyoji. Gli
studenti erano costretti a cambiare classi per ognuna delle loro lezioni,
invece di avere gli insegnanti che entravano nella loro classe per insegnare.
C’era anche l’abitudine di
sparlare dietro alle spalle degli insegnanti, che gli alunni del Domyoji non
capivano. Sicuro, c’erano gli avvertimenti occasionali su un certo insegnante,
ma non il pettegolare sulle loro azioni che gli studenti di Hogwarts sembravano
ricercare continuamente.
Severus Snape era molto
severo su questo, specialmente, quando comprese che la maggior parte degli
studenti del Domyoji erano capaci di creare qualsiasi
pozione che lui poteva insegnare. Harry comprese presto che l’uomo era alquanto
prevenuto verso i Gryffindor, e che a questi, lui piaceva come loro piacevano all’uomo. Ma, notò anche,
che l’insegnante aveva un modo di assicurarsi che riuscisse a trovare fuori il
meglio dai suoi studenti, anche se implicava la crudeltà, il favoritismo o il
silenzio.
Professor McGonagall, era un
insegnante equo, sebbene anche lei, sembrava un poco
prevenuto verso la sua casa. Puniva tutti gli studenti come meritavano, ma
faceva anche eccezioni, se lo studente aveva una scusa plausibile.
Per quanto riguardava gli
altri studenti, Harry osservò che tutti mostravano tratti del volto delle loro
case. Il Ravenclaws era studioso, l’Hufflepuff era
fedele, lo Slytherin era astuto ed il Gryffindor era coraggioso. C’erano
chiaramente, delle eccezioni a questa regola. Persone che mostravano anche
altri tratti, oltre a quelli comuni delle loro case, ma tutti erano nel loro
giusto posto.
Una delle cose che stava
disturbandolo, era il fatto che i suoi genitori, erano
insegnanti li. Era abbastanza disturbante che gli spedissero
lettere ogni settimana chiedendogli se tutto fosse a posto, se fosse felice e
sano. Ora, erano praticamente giornalieri gli incontri
con i due, mentre cercavano di costringerlo ad aprirsi a loro, come la
mettevano i due. Amava i suoi genitori, nessuna questione su di ciò, ma era
abituato ad non avere controlli esterni sulle sue
azioni. Averli, improvvisamente, addosso,cercando di
essere parte della sua vita, richiedendo il controllo su ciò che faceva, era
troppo.
Dumbledore sembrava trovare
l’intera situazione molto divertente, specialmente quando
Harry dovette rifugiarsi nel suo ufficio, per sfuggire agli ansiosi genitori.
Anche Adrian lo trovava divertente, non perdendo nessuna occasione
per stuzzicarlo su di ciò. Capiva, però, il desiderio di Harry per la sua
indipendenza.
Ma era la presenza di Draco
Malfoy, che rendeva il soggiorno ad Hogwarts molto più
divertente per Harry. Sapeva che Draco iniziava ad essere diffidente sul fatto
che lui conoscesse o meno la loro obbligazione, e che
lo stava facendo apposta a tormentarlo. Molto spesso, onde di seccatura e
concupiscenza, riempivano il profumo del veela, causando ad
Harry momenti molto duri dal resistere alle risate che desideravano sgorgare
dalla sua bocca.
Stuzzicarlo, era molto
divertente, e più divertente, era il fatto che stava
funzionando. La frustrazione che il biondo stava sentendo, continuerebbe fino a
che Harry non decidesse di smettere, e quando
finalmente succederebbe...Harry non poteva pensare nemmeno a quello che
accadrebbe.
“Odio la mia vita. Odio la
mia vita. Odio la mia vita. Odio...”
“Abbiamo capito!” Blaise e Pansy dissero insieme, guardando come Draco continuava a
colpire la testa contro il muro.
“Davvero, odio la mia
vita...”
“OK, Dracke!
Abbiamo capito!” Sospirò Blaise, camminando verso il biondo, ed afferrandolo
per la testa, così che non potesse continuare a
danneggiarsi.
“Perché
odi la tua vita, Draco?” Chiese Pansy, in tono calmo.
Draco gemette.
“Mi stuzzica. Mi stuzzica
continuamente. E’ dappertutto, ma non posso toccarlo!” Frignò,
affondando in uno dei divani di cuoio neri della stanza comune dello Slytherin.
Blaise e Pansy, lanciarono l’un l’altro
uno sguardo spaventato, poi, si sedettero sui lati dell’amico.
“Aspetta un minuto...tu...tu sei innamorato!” Ansò Pansy,
portando la mano alla bocca. Draco accennò col capo.
“Qualcuno...qualcuno che non
è la Potter,
un ragazzo,” continuò Blaise. Draco assentì
rumorosamente.
“Chi?” Chiese Pansy. Draco, lamentandosi, seppellì la testa nei cuscini
del divano vicini alle sue gambe.
“Il mio coniuge,” fu la risposta borbottata.
“Il coniuge?”
“Si, Blaise, coniuge! Io
sono un veela!” Ruppe, finalmente, Draco, il cui controllo
andò a farsi benedire. I suoi amici lo guardarono assordati.
“Da...da
quanto tempo lo sai? Lo sanno i tuoi?”
“L’anno scorso, e no. E voi non ne parlerete con loro,”
disse Draco, con tono di voce assai duro.
“Bene...perché non ne parli
con il tuo coniuge?”
“Lo sa. So che lui sa. Finge, ma lo sa. Gli piace stuzzicarmi...” Disse Draco,
in tono sofferto.
“Mi sembra come se stesse cercando di romperti...e che stia funzionando. Sta
aspettando che tu vada da lui,” disse calmo Blaise.
Draco ringhiò.
“Vuole che io mi sottometta.
Non riesco a capire che pensa di essere, ma se pensa
che io mi sottometterò, anche se per un momento...”
“Draco, odio ad essere
quello che farà scoppiare la tua piccola bolla di sogno, ma tu stai gia sottomettendo. Il solo fatto che riesca
a farti stare così male, lo prova,” disse Pansy, con
tono divertito. Draco alzò lo sguardo, spaventato, poi, con
un nuovo gemito, nascose nuovamente il capo.
“NonononononoNO! Non può stare accadendo questo. Io sono un Malfoy!
Malfoy non inarca a nessuno! Malfoy non si piega alla volontà
dei Potter!” Disse quasi delirando.
“OH! Allora il tuo coniuge è
Adrian?”
“NO! Harry!” Ammise Draco.
Ci fu uno sbuffo divertito da Blaise.
“Oh, tutto è perso, allora,
amico! Non credo proprio che sarai tu la figura dominante della coppia. Dubito
che ti permetterà anche di scamparti con il tuo atteggiamento di uomo alto e possente!” Disse ridendo. Con un urlo
adirato, Draco si lanciò sull’amico, sbarcando sul petto di Blaise, che
continuava a ridere.
“Faremo meglio a scambiare i
vostri nomi, Pansy. Da adesso tu sarai Draco e lui Pansy!”
Il nuovo commento, gli guadagnò
una seconda persona desiderosa di ucciderlo.
Borbottando
adiratamente, Draco camminava impettito attraverso le sale, la frustazione che fluiva da lui ad ondate. Era stato perfettamente consapevole del fatto che non
era lui in controllo nella relazione quasi inesistente tra di
lui e Harry Potter. No, Harry aveva distrutto tutto ciò in cui credeva, e lui,doveva raccogliere i cocci della sua realtà fracassata.
Dapprima, si era sentito
oltraggiato.Non solo era un veela, ma era anche più
vecchio di cinque mesi del più giovane Potter. Questo avrebbe dovuto bastare per dargli il controllo.
Al fato, purtroppo, piaceva
giocare con la sua vita.
Lui non aveva alcun
controllo su ciò che stava accadendo. Harry intendeva giocare, permettendogli
di credere qualcosa, facendolo sentire della falsa sicurezza, per poi tirargli
via il pavimento dai piedi, lasciandolo con qualcosa di completamente opposto a
ciò che si aspettava. Un tocco di spalle nell’atrio, per quello che ne sapeva
Draco, poteva intendere qualsiasi cosa. Da un ‘non ti avvicinare’ ad un ‘vieni, trovsmi
e sarò tuo’.
Ed era perfettamente consapevole dell’effetto che aveva
su di lui. Oh, Draco sapeva molto bene quello. Gli sguardi, apparentemente
innocenti, che gli lanciava lo tradivano. I ‘tocchi’ fortuiti erano
avvertimenti di quello che sarebbe venuto. Mostravano a Draco chi era in
controllo e lo avvertivano di non tentare di lottare contro di
lui.
Oh, si. Harry Potter sapeva
perfettamente quello che faceva. Sapeva come agire per rompere Draco e quale
punto colpire per assicurarsi che succedesse. Sapeva come apparire innocente di
tutto e come reagire ai tentativi di Draco di torcere contro di
lui le sue azioni.
Harry Potter era la parte
dominante nella relazione Malfoy/Potter.
E Draco iniziava a sottomettersi.
Draco non sapeva per quanto
tempo era rimasto fuori, solamente che la luna era alta
quando pensò di tornare a letto.
Come si alzò dalla pietra,
al bordo del lago, su cui era seduto, qualcosa attirò la sua attenzione, facendolo guardare sulle cime degli alberi della Foresta
Proibita. Un’ombra scura volò di fronte alla luna, disegnando la creatura in
maniera perfetta.
Aveva una forma quasi umana,
salvo per le grandi ali che si trovavano sulla sua schiena. Scivolò con grazia
attraverso l’aria, volando basso sugli alberi prima di innalzarsi nuovamente
verso la luna.
Questo durò per parecchio,
la figura che spariva per alcuni secondi, per poi riapparire in un luogo
diverso. Quasi stesse giocando al gioco muggle ‘tocca e fuggi’.
Finalmente, la figura sembrò
stancarsi, scivolando disinvolto in giù, finché toccò terra, a poca distanza
dalla scuola. Draco lo fissò, in colpo, che si trasformò in furia, quando le
ali scomparvero, lasciando spazio ad una buona occhiata
alla...persona che stava guardando.
Era Harry Potter. La sua
treccia ondeggiava dolcemente, mentre scalava i gradini che portavano alla sala
dell’ingresso, inconsapevole che il suo coniuge lo stava guardando. La sua
pelle sembrava ardere, nel chiaro di luna, e quando il giovane volse il volto,
prima di entrare, Draco vide un’occhiata pacata sul
suo volto, solitamente così neutrale.
Fu in quel momento che Draco
seppe.
Il suo coniuge non era un
mago all’ordine del giorno. C’erano solo due specie che potevano dominare un
veela. E lui sapeva a quale apparteneva il suo comiuge.
Harry Potter era un Draconian.
Draco cercò inutilmente di lottare contro la mano che
conteneva le sue braccia sopra la sua testa. Un’altra
mano stava accarezzando il suo torace, dolcemente, pizzicando i suoi capezzoli e torcendoli leggermente.
Una bocca persistente succhiò sul suo collo, pizzicando la
sua gola per castigarlo, per i suoi tentativi futili di scappare di quando in quando. Finalmente, le labbra si spostarono in su, sulla mascella, al suo orecchio. Denti mordicchiarono
il lobo, causando un anelito dalla sua bocca.
“Non serve a nulla lottare, Dragone.”
Un alito caldo, dolce, torturò la sua guancia, mentre Draco
chiuse gli occhi, cercando di lottare contro la spinta
per cedere. Una lingua calda e bagnata, tracciò l’orlo del suo orecchio,
provocando un nuovo lamento e uno sgroppare contro il suo catturatore. Un riso
soffocato lo fece rabbrividire deliziosamente.
“Accettalo. Non puoi lottare contro di me, né lo vuoi,” mormorò la voce. Draco frignò disperato. Questo non doveva
stare accadendo. Non si supponeva che si sentisse così fuori di controllo.
“Permettimi di amarti, Dragone Permettimi
di toccare ogni cm. del tuo corpo. Permettimi di riempirti. Accettami.”
“N...no...” Bisbigliò Draco, con la voce rotta. La mano,
ora, strisciava in giù alla sua coscia, toccando tutto ciò che aveva bisogno di attenzione.
“Permettimi di entrare in te e farti gridare. Permettimi di
amarti fino a che non riuscirai più a capire nulla. Arrenditi, Draco. Non puoi
vincere. Io ti sottometterò, sai che lo farò.
Sottomettiti a me.”
“No...per favore...”implorò con lacrime di frustrazione che
scendevano dai suoi occhi, mentre la mano scendeva più vicino al suo bisogno. Dolcemente,
Draco, divise le gambe, permettendogli di posizionarsi
tra loro.
“Dragone, sottomettiti, il mio Dragone.
Sottomettiti a me,” disse la voce calma. Draco si innalzò contro il peso che stava abbassandosi,
lentamente, sopra il suo corpo, lamentandosi indifesamente.
“Hai già perso, Dragone. Tu sei il mio.”
Con una spinta rapida, il suo
innamorato fu nel suo corpo, e Draco singhiozzò in liberazione.
Gli occhi di Draco si spalancarono,
soffocando un uggiolio che tentò di scappare dalle sue labbra a causa delle
emozioni che il sogno aveva risvegliato, facendolo andare su tutte le furie.
Oh, si. Harry Potter era,
definitivamente, il solo dominante nella loro relazione.
“Non capisco per quale motivo tu stia giocando in questo modo con lui,”
sospirò Adrian, guardando verso Draco che gettava uno sguardo, nuovamente,
verso di Harry, per poi allontanare lo sguardo rapidamente. Harry ignorò il
veela, per volgere lo sguardo al fratello.
“E’ necessario romperlo,” fu la sua semplice risposta. Il più vecchio
ragazzo sorrise furbescamente.
“E tu stai godendo ogni minuto che precede tale caduta,” disse Adrian,
ridacchiando. Harry non commentò, ma riprese a fare colazione.
“Mi ha visto, mentre volavo, la notte scorsa. Sa quello che sono,”
finalmente disse Harry. Adrian lo guardò, spaventato.
“Sa che sei un Draconian?”
“Si. E sa che è inutile, lottare contro di me, per il dominio. Era
l’unica cosa che non avevo progettato, ma è stato anche il colpo finale. Può
fingere di lottare ancora, e che non gli piace, ma ora conosce il suo luogo,”
disse Harry, la voce che non mostrava emozioni di sorta. Adrian, però, sentì
che Harry era lieto del fatto che ormai Draco fosse giunto alla conclusione
giusta.
“Sei una persona cattiva, Harry Potter” disse, finalmente, ridendo. Harry
volse lo sguardo verso il fratello, il sopracciglio alzato.
“Oh, no. Sono solo persistente,” ritorgè lui. Adrian, scoppiò in una
nuova risata, ed insieme, si diressero alla loro prima lezione, pozioni.
Come al solito, Snape iniziò a gridare ai Gryffindor per essere
chiassoso. Poi, cominciò ad annunciare le coppie per il lavoro del giorno.
Harry fece fatica a non permettere ad un sorriso furbo di trionfo di
apparire sul suo viso alla vista dell’occhiata spaventata che apparve sul viso
di Malfoy, prima che scomparve dietro alla solita maschera indifferente. Harry,
obbedientemente, camminò a dove sedeva Draco, accomodandosi accanto a lui.
Draco, come Snape iniziò a scrivere le istruzioni, guardò ovunque fuori che
verso di Harry. Per tutto il tempo che i due rimasero seduti in silenzio, Draco
continuò a dimenarsi scomodamente accanto a lui, mentre Harry era totalmente
calmo. Finalmente, Snape finì, e fece loro segno di iniziare a lavorare.
“Vado a prendere gli ingredienti,” mormorò Draco, andando via rapidamente
verso la tavola anteriore.
Alla vista del nervosismo del suo coniuge, Harry sorrise. Harry guardò
come, con mani lievemente tremanti, Draco raggruppò gli ingredienti, con i suoi
occhi fermamente incollati su di essi. Quando Draco ritornò, Harry aveva
preparato il calderone, con il fuoco acceso sotto di lui.
La pozione fu fatta in silenzio, Harry che faceva metà del lavoro, come
Draco. Alla fine, il lavoro fu perfetto, al contrario della maggior parte delle
altre pozioni. Harry si sorprese al vedere che Neville Longbottom (un ragazzo
piuttosto timido e goffo appartenente a Gryffindor), era riuscito a fare
decentemente la pozione. Chiaramente, quello poteva esser il risultato del
fatto che Blaise Zabini stava conducendolo attraverso il processo per tutto il
tempo, parlandogli, a bassa voce, parole rassicuranti ogni volta stava per
commettere un errore.
Quando la classe era finita, Draco era uno dei primi ad uscire dalla
stanza, con Blaise che ghignava e Pansy Parkinson che lo seguiva da vicino.
Harry lanciò a Adrian un’occhiata trionfante, che fece duro a Adrian
trattenersi dal ridere.
“Non voglio sapere quello che è appena accaduto,” fu la quieta
affermazione di Rosalie, come lei e gli altri studenti di Domyoji, seguirono i
due ragazzi fuori della classe.
Draco fu preda dell’ira per il resto del giorno.
Come osava stuzzicarlo così apertamente! Potter aveva goduto ogni secondo
di pozioni, e lui lo sapeva!
Draco sapeva perfettamente di aver perso. Ogni giorno che passava,
intendeva un’altra parte di lui che veniva tagliata via dal cesello maneggiato
dal suo astuto coniuge dai capelli neri. Stava incominciando a precipitare a
pezzi, ed il bisogno che il suo coniuge lo rimettesse insieme, stava
torturandolo.
Ma quello era il piano di Harry Potter, no? Rompere il suo coniuge, farlo
diventare sottomesso, fare in modo che lo rispettasse!
Non era stato rotto abbastanza? Abbastanza sottomesso? La tortura
quotidiana del suo coniuge, non l’aveva curvato abbastanza? E i sogni che aveva
ogni notte, lo confondevano ulteriormente, grazie alle loro continue situazioni
erotiche.
Draco voleva che finisse questo tormento! Voleva sapere che il suo
coniuge sentiva lo stesso per lui. Desiderava la riassicurazione che per Harry,
questo gioco fosse solo...questo. Un gioco che svanirebbe, diventando qualcosa
di più importante, quando se ne fosse stancato.
Dannazione, amava il ragazzo! Ma perché, doveva amarlo così tanto?
Perché doveva amare Harry Potter?
Quella notte, Draco vagò per le sale, la mente persa nel tumulto interno.
Non vedeva dove andava, né si preoccupava di esser preso. Non gli importava
comunque. Era, ormai, una causa persa.
Quando vide un ritratto che rimaneva aperto, venne tratto fuori dai suoi
pensieri. Curioso, si mosse più vicino, sbirciando all’interno della stanza,
con occhi che si sgranavano. La stanza era in stile giapponese, con molti
cuscini blu, neri e oro, cosparsi in tutta la stanza. La decorazione era,
soprattutto, una miscela di quei colori, con punte di ambra e bianco aggiunte
qua e là per dare effetto.
Ma la cosa più sorprendente, era che la stanza era piena del profumo del
suo coniuge! Dovunque si girasse, ne veniva bombardato, provocandone l’avanzata
inconsapevole nella stanza, e osservare più attentamente il luogo.
Non si accorse della chiusura del ritratto alle sue spalle, né l’apertura
silenziosa di una porta dietro di lui. Draco era completamente assorbito
nell’osservazione dei suoi dintorni.
“Posso pensare che tu approvi?”
Draco lanciò un piccolo grido, girandosi immediatamente. La vista del suo
coniuge, alquanto maestosa, gli fece trattenere il fiato. I capelli di Harry
erano sciolti, lasciandoli liberi di mostrare i loro naturali ricci. Indossava
un pigiama di seta dorato, ed un lussuoso accappatoio in stile giapponese, di
color rosso-vino, un poco lento alle anche, allacciato con una cintura sottile
di seta color oro. Le braccia incrociate sul petto, ed i suoi occhi color
smeraldo brillanti di divertimento, mentre guardavano Draco cercare qualcosa da
dire.
“Chiederei quello che stai facendo qui, ma io già ne sono a conoscenza,
così sarebbe alquanto futile, no?” Chiese Harry, non sembrando consapevole che
quello fosse il momento più umiliante della vita di Draco.
“Tu...tu mi hai adescato qui!” Finalmente, Draco riuscì a dire,
chiedendosi se davvero era ciò che era successo.
“Sei venuto da solo,” disse quietamente Harry, ancora in piedi sulla via
d’accesso.
“Non sarei entrato se tu non avessi lasciato aprire il ritratto!” Ritorse
il Slytherin.
“Ah, ma io non l’ho fatto. Si è aperta perché tu l’hai voluto.”
“Io non lo volevo!”
“Stavi pensando a me. Il ritratto si è aperto perché il mio coniuge stava
pensando a me mentre si avvicinava.”
Draco fece per disputare, ma si trovò incapace di pensare una risposta.
Guardò al suo coniuge calmo, e non vide nulla che potesse far pensare che
avesse qualsiasi cosa per fare con questo.
“Ti odio,” mormorò, girandosi per andarsene. Ci fu un delizioso sorriso
soffocato, che spedì brividi lungo la sua spina dorsale, insieme
all’avvicinarsi del giovane a lui, avvolgendo il biondo nel suo profumo.
“Vorresti potermi odiare, ma non puoi,” disse a bassa voce Harry. Un
caldo alito che carezzava la sua guancia, fece chiudere gli occhi a Draco,
mentre cercava di non rispondere. Maledetto Potter! Che fosse dannato...
Draco non riuscì a finire il pensiero, perché un paio di morbide,
incredibili labbra, incontrarono la pelle della sua gola, ed ogni pensiero o
ragionamento, uscì dalla sua mente. Le labbra di Harry si mossero lentamente
sul suo collo, provocando in Draco lamenti indifesi quando trovò punti
particolarmente sensibili. Poi, le mani aggraziate cominciarono a muoversi su e
giù le sue braccia, facendo formicolare la sua pelle ad ogni tocco.
Draco si sentiva come se stesse a galla, il suo corpo che reagiva ad
ognuno degli anticipi del suo coniuge senza il suo beneplacito. Draco lottò per
mantenere il suo controllo, riuscendo a trovarne un poco, a cui si aggrappò con
tutte le sue forze.
“Tu...tu non puoi fare questo...questo a me...” disse Draco, la voce
roca. Dal torace dell’altro ragazzo venne un riso soffocato.
“Posso e voglio,” bisbigliò Harry. “Tu sei il mio, Dragone. Tu sei il
mio.”
Draco non era sicuro a come riuscisse a lasciare la stanza dopo le parole
di Harry, ma qualche attimo più tardi, Draco era in viaggio per le proprie
stanze, al suo sollievo illimitato. Draco doveva pensare attentamente a ciò che
era appena accaduto.
Che Merlino fosse dannato se qualsiasi sogno tornasse stanotte. Non aveva
bisogno di loro! Non dopo aver sperimentato il gusto della realtà.
E, francamente, quello era tutto ciò per cui era pronto, al momento.
“Che cossssa era?”
“Volevo solo esaminare una teoria,” disse qiuetamente Harry, sedendosi di
fronte al fuoco, guardando fisso verso il ritratto attraverso cui il suo
coniuge era uscito.
“Che teoria?” Chiese Alasha dalla sua postazione sul cuscino vicino a
Harry.
“Credo che il mio Dragone sia quasi pronto a sottoporre. Sta ancora
lottando, ma la sua resistenza si sta sbriciolando.”
“E’ sssstanco, Massster. Non romperlo oltre la possssibilità
d’aggiusssstarlo,” sibilò Alasha.
“Non desidero farlo. Voglio che ci sia ancora della lotta in lui. Rende
le cose più eccitanti,” annunciò lui.
“Quello è più di quello che volevo ssssapere,” mormorò lei. Gli occhi di
Harry brillarono verso di lei, ma Harry non replicò.
“Perché vuoi che lotti contro di te?” Chiese Shadaren, gli occhi larghi
dalla curiosità. Il serpente sibilò in risate, mentre le guance di Harry si
arrossarono.
“Te lo dirò quando ssssarai più vecchio, bambino della foressssta,” disse
Alasha, ridendo scioccamente. Harry le sparò un’occhiata di disapprovazione,
prima di raccoglierla dolcemente. Alasha si avvolse al suo collo, liberando le
sue mani per prendere il Kneveral.
“Penso che sia passato da tempo l’orario di andare a letto per tutti
noi,” mormorò, scivolando attraverso la porta che conduceva alle sue stanze.
Camminando, salì per una corta scalinata ed attraverso una porta, che chiuse
dietro di se, per poi rilasciare il Kneveral sul grande letto.
Crollandoci anche lui, aspettò che il serpente scivolasse sopra uno dei
cuscini, prima di posare la sua testa con un sospiro. Shadaren saltò sul letto
accanto a Harry, accoccolandosi vicino al ragazzo, facendo le fusa mentre Harry
lo accarezzava fino a che si addormentò.
Natale si stava avvicinando, e tutti gli studenti l’aspettavano
ansiosamente l’interruzione. Molti, stavano approfittando delle uscite a
Hogsmeade, per comprare i regali, e spendere un poco di tempo con gli amici ai
Tre Manici di scopa, bevendo burrobirra.
“Ho detto a mamma e papà che sarei rimasto qui, per Natale. Loro,
vanno dai Malfoy con Amy, per progettare un matrimonio che non accadrà mai,”
affermò Adrian, mentre lui, Harry ed il resto degli studenti del Domyoji,
camminavano per la strada. Il suo commento sul matrimonio, li fece ridere,
facendo apparire sul viso di Harry, un sorriso furbo.
“Anche Draco, sta restando a scuola. Non penso che le donne lo vogliano
attorno, mentre progettano il ’matrimonio’ dietro alle sue spalle. Sono state
più che felici di accordargli il permesso di restare, secondo Amy. Anche se,
gli è dispiaciuto alquanto,” finì Adrian, alzando gli occhi al cielo.
“Difficile. Non c’è modo che possa riuscire a metterlo nell’angolo,”
mormorò Kert.
“Così, Ri...quando stai progettando di deflorarlo?” Chiese Deborah,
dannosamente. Tutto il gruppo, la guardò incredulo. Adrian, sbuffò.
“Uhmm...Draco è conosciuto come il Dio di Sesso residente. Non penso
che ci sarà una ‘deflorazione’, come la chiami tu.”
“Davvero, è tutto il contrario, fratello. Il tuo ‘supposto’ Dio del
Sesso, è puro come il giorno della sua nascita,” li informò Harry, calmo. Ora,
era la volta d’Adrian di restare scioccato.
“CHE COSA!”
“Oh, capisco benissimo come succede. Draco, esce con una o due
ragazze, e queste, per entusiasmare gli amici, dicono di aver dormito con lui.
Altre ragazze della scuola, non desiderando di esser sorpassate, ripetono la
stessa bugia. Così, lo elevano allo status supposto di ‘Possente Stallone’. E
tutto senza nessun lavoro da parte sua.” Annunciò May. Kyoko e Rosalie risero,
piuttosto scioccamente, alla parola ‘Possente’, ma tutti si dissero d’accordo
che era la migliore teoria.
“Così, quando lo farai?” Pigiò Deborah. Harry le sparò
un’occhiataccia.
“Quello, non è qualcosa che deve interessarti.”
La ragazza, si allontanò rapidamente, trascinando Leigh dietro di se,
a guardare dentro una vetrina di un negozio. Rosalie, Kyoko e May, decisero di
dividersi dal gruppo, dirigendosi al più vicino negozio di dolciumi.
“Così, quando lo farai?” Chiese, astutamente, Kert.
“Una volta o l’altra dopo Natale,” disse Harry, accortamente. Tale
risposta, gli guadagnò ghigni dannosi dal resto dei ragazzi. Suo fratello, ridacchiando,
lo colpì allegramente sulle spalle.
“Ti auguro buona fortuna,” mormorò, entrando ai Tre Manici di Scopa
per alcune burrobirre.
Draco stava percorrendo la strada principale di Hogsmeade con Pansy e
Blaise, posizionati ai suoi lati. I due, stavano disputando circa qualcosa,
mentre lui, era intento alla ricerca del suo coniuge.
Erano passate alcune settimane, dal loro ultimo confronto, ma era
servito per far sì che la sua guardia, fosse costantemente alta. Sicuro, amava
Harry, ma era stanco dei suoi giochi. Se fosse stato lui il dominante,
l’accoppiamento, era un pezzo che sarebbe avvenuto...Draco non gli avrebbe
permesso di allontanarsi dal suo letto per almeno una settimana.
Ma il fatto era che non era lui, il dominante, e quindi, aveva poca
scelta nella questione. Cosa che stava indebolendolo.
“Hey...Drake...guarda là,” sibilò Blaise, fermandosi improvvisamente,
indicandogli un vicolo scuro a poca distanza da loro. Vagamente, Draco poteva
vedere un gruppetto di grandi figure, che circondavano una più piccola,
tremante.
“Quello non mi sembra bello...” Pansy fremette quando, una delle più
grandi figure, colpì la più piccola, attraverso il viso.
“Aspettate qui,” ordinò Blaise, dirigendosi verso di loro. Con rabbia,
si avvicinò ad uno dei ragazzi più grandi, afferrandolo per il colletto e
voltandolo. Draco si sorprese a vedere la sua identità. Crabbe stava lottando
nella presa di Blaise. La sorpresa aumentò, quando le altre persone, si
girarono, rivelando molti dei sesto e settimo anni di Slytherin, e tutti
parevano infelici di esser interrotti.
“Venti punti da Slytherin, da tutti, per molestare un amico studente.
Goyle, da te saranno altri cinquanta punti per dargli un pugno,” ruggì Blaise,
usando il suo status di Prefetto, per dargli la giusta punizione. Gli studenti,
si affrettarono ad andarsene, lasciando la loro vittima tremante dietro di se.
Blaise si avvicinò, posando una mano sulla spalla del ragazzo.
“Hanno fatto qualcos’altro? Oltre allo schiaffo, intendo.” Gli chiese
quietamente, mentre Draco e Pansy si avvicinarono a loro. Neville Longbottom,
un Gryffindor impropriamente messo in tale casa(almeno a parere di Draco),
accennò col capo in negazione. Comunque, stava ancora scuotendo.
“Perchè ti hanno attaccato?” Chiese piano, Pansy. Neville la guardò,
spaventato.
“Crabbe...mi ha visto, mentre visitavo i miei genitori, al S. Mungo,
quest’estate. Ha pensato che sarebbe stato divertente stuzzicarmi su di
loro...Mi sono arrabbiato, e gli ho dato un pugno, e poi...” finì lui, facendo
segno a dove gli Slytherin erano stati, fino ad un momento prima, in piedi.
“Perchè i tuoi genitori sono nell’ospedale?” Chiese confuso Blaise. Il
viso di Neville, mostrò irritazione.
“Sono impazziti. Furono sottoposti alla maledizione di Cruciatus fino
ad andare alienati,” sibilò, con le lacrime negli occhi. Draco avvertì un senso
di colpa, e a giudicare dalle espressioni degli altri due, anche Blaise e
Pansy, non stavano sentendosi meglio.
“Hey...Sono spiacente. Non ne sapevo nulla...”
“Nessuno lo sa,” sospirò Neville, con voce vinta, piena di dolore.
Draco notò che il viso di Blaise, era più serio del solito.
“Mi dispiace molto, Neville. Ehi, che ne dici di venire con noi a bere
una burrobirra? Stavamo andando là, comunque,” suggerì lui. Il Gryffindor
sembrò spaventato.
“Uhm...va bene...” mormorò, seguendoli alla luce del sole, ed ai Tre
Manici di Scopa.
Draco non era molto sicuro, di quello che era successo, ma sospettava
che al loro gruppo, si era appena aggiunto un nuovo membro. Era piuttosto
chiaro che Blaise non intendesse perdere di vista il piccolo Gryffindor per
qualche tempo.
“Va bene...Penso che sto per impazzire,” mormorò Adrian, quella sera,
quando sedettero alla loro tavola.
“Perchè?” Chiese Rosalie.
“Perchè, questo pomeriggio, ho visto Neville Longbottom che camminava
per la strada principale di Hogsmeade, circondato da Draco Malfoy, Pansy
Parkinson e Blaise Zabini.”
“Oh...e che cosa c’è di così straordinario, in questo?” Chiese Leigh.
Adrian sbuffò.
“Il ritratto. Neville Longbottom è uno dei più goffi, studenti
smemorati e meno fiduciosi in se stesso, oltre che uno dei più onesti. In più,
è un Gryffindor. Blaise, Pansy e Draco, sono tutti Slytherin. Non solo, Draco è
considerato il Principe di Slytherin, Pansy è la Donnaccia di Slytherin, e
Blaise, è il Festaiolo di Slytherin. Insieme, fanno il gruppo più potente,
nonché pericoloso, della scuola. Ora, mi dici se non è strano che spendano del
tempo insieme a Neville?” Disse.
“A me, non sembra una donnaccia...” Mormorò Kert, lanciandogli
un’occhiata. Lei, ricambiò lo sguardo, lanciandogli un sorriso. Quale, Kert,
ricambiò volentieri.
“Da quello che ho sentito da...molte fonti attendibili, non lo è. Ma
non è quello il punto. Perchè quest’interesse improvviso in Neville?” Chiese
seccato Adrian.
“Chissà. Forse, si sta preparando per il prossimo atto selvatico dei
Gryffindor, e loro, stanno solo consigliandolo?” Mormorò Deborah. Adrian
sfolgorò alla ragazza.
“Perchè sei così preoccupato per lui?” Chiese, finalmente, Harry. Suo
fratello sospirò.
“Neville è una persona molto bella. Ma, ha molti problemi. I suoi
genitori furono torturati, quando era ancora un bambino, fino a farli
impazzire. E’ stato cresciuto da sua nonna, che è una persona alquanto
difficile su come si deve comportare, per mantenere alto il nome dei genitori.
Fino a prima che ricevesse la lettera per Hogwarts, pensava che il nipote fosse
un piccolo razzo. Dentro di lui vi sono imbrigliate molte emozioni, con cui
deve fare i conti, ed io non voglio che gli Slytherin si approfittino di
quello,” bisbigliò in modo tale che solo Harry potesse sentirlo. Harry accennò
col capo, gli occhi sull’altro ragazzo.
Fu allora, che Harry Potter, fece la cosa più inaspettata per i suoi
amici.
Si alzò, e camminò verso dove Neville era seduto.
I suoi amici, lo guardarono, stupiti, avvicinarsi a lui e sedersi
vicino, avviando una conversazione. Neville sembrò piuttosto stupito, per
prima, ma presto, stava ridendo, mentre Harry gli parlava di questo e quello.
Qualche minuto più tardi, entrambi i ragazzi si alzarono dalla tavola, camminando
fuori della sala, chiacchierando ancora.
“Ok...Io, non avevo pensato a questo...” Mormorò Adrian, fissando dove
fino a soli pochi attimi prima era suo fratello.
Quando Harry si era avvicinato a Neville, voleva semplicemente
esaminare le acque, per assicurarsi che non vi fosse nulla di male in cantiere.
Comunque, ci volle solo pochi secondi per Harry, per comprendere che il ragazzo
aveva sofferto di molto danno morale nella sua corta vita. Harry sentì, anche,
che non vi era alcuna ragione, per cui Adrian si impensierisse, anche se decise
di frequentare un poco di più il giovane, solo per assicurare Adrian che non
c’era nulla di male.
Dopo pochi minuti, Harry si ritrovò ad avere una conversazione
notevolmente divertente sulle classi d’erbologia che avevano frequentato, e la
pianta su cui avevano lavorato quel giorno. Neville, evidentemente, era molto
appassionato al soggetto, ed ammise che desiderava diventare un erborista, dopo
la laurea a Hogwarts.
Neville si offrì di mostrargli alcune delle piante su cui stava
lavorando fuori di classe, e Harry si disse interessato, trovando il nuovo
amico, sempre più interessante. Sebbene nel suo passato vi fosse tale dolore,
Neville aveva trovato il modo di superarlo da solo, come lavorando con le piante
alla scuola. Professor Sprout aveva incoraggiato i suoi sogni, e stava
aiutandolo volentieri a conseguirli.
“Questa è una pianta di Rabarbaro normale, ma l’ultimo proprietario,
lo trattò per farlo blu e porpora, invece di rosso e verde. Abbiamo fatto prove
su di lui, ma non siamo riusciti a trovare differenze tra esso e una pianta
normale; così, abbiamo presunto che usò solo un fascino di colore inamovibile
su di lui,” disse ridacchiando Neville, mettendo dolcemente a posto la pianta.
Come si girò, Harry osservò la pelle attorno al suo occhio sinistro, un poco
colorato.
“Che cosa è accaduto?” Chiese Harry, facendo segno al livido. La mano
di Neville volò al suo occhio nero, arrossendo leggermente.
“Oh. Slytherin,” mormorò brevemente. Harry accennò col capo.
“Immagino che sia per quello che Draco e gli altri stavano camminando
con te a Hogsmeade?” Mormorò, guardando come Neville si volse verso di lui,
spaventato.
“Oh, hai visto? Stavano aiutandomi. Blaise Zabini prese punti da
Crabbe, per questo,” spiegò Neville. Harry accennò col capo, mettendo insieme
il resto nella sua mente.
“Mio fratello era un poco preoccupato per te,” disse leggermente. Di
nuovo, Neville sembrò ammutolito.
“Lui...era preoccupato per me?”
“Si. Apparentemente, i nostri genitori, gli hanno detto sui tuoi...ed
era preoccupato che gli Slytherin potessero starsi approfittando di quello.”
Neville abbassò lo sguardo alla pianta che stava tenendo,
accarezzandone dolcemente le foglie.
“Gli unici che lo hanno fatto, sono chi mi ha colpito. Scoprirono suoi
miei genitori, e pensarono che sarebbe stato divertente stuzzicarmi. Blaise e
gli altri, stavano solo aiutandomi,” bisbigliò. Harry accennò col capo.
“Era quello che pensavo. Da quello che ho visto, sono persone
decenti.”
“Si,” mormorò Neville, sembrando pensieroso.
“Tu sei diverso da quello che pensano gli studenti,” ammise Neville,
dopo un momento di pausa. Harry sembrò divertito.
“Sono?”
“Si. Tu non sei ‘alto e possente’, o altezzoso come dicono alcuni. E
non ti senti migliore di altri...” Strascinò via Neville. Harry sorrise.
“Hai ragione. Non lo penso.”
L’altro ragazzo era di nuovo silenzioso, finché non si sentì un
nitrito, che riempì la serra. Neville, alla vista di un enorme unicorno che
sostava nella via d’accesso, guai. Aveva un corno avvitato, nero e levigato,
come la pelliccia, la criniera e la coda.
“Non c’è bisogno di aver paura. Questo è Sera. E’ un Daicorn che mi fu
regalato da Professor Dumbledore, quando avevo dodici anni,” spiegò Harry,
muovendosi verso l’animale e accarezzarlo lungo il collo dolcemente. Neville si
avvicinò più lentamente, con l’incertezza chiaramente visibile sul viso.
“Un Daicorn?”
“L’equivalente giapponese di un unicorno. I Daicorn possono nascondere
il loro corno con la magia, sembrando un semplice cavallo.”
“Oh...” Neville, esitante, lisciò il naso di Sera. Il Daicorn respirò
un poco affannosamente, spingendo il suo naso contro la mano del ragazzo,
facendolo ridere. Harry lo guardò soddisfatto, sapendo che il Daicorn non
sarebbe stato amichevole, se avesse avvertito qualsiasi cosa diffidente nel
ragazzo.
“E’ bello,” bisbigliò Neville.
“Si, lo è. Gli piace visitare gli armenti degli unicorni della
foresta,” Disse, divertito Harry. Neville, iniziò a ridere.
Nella mattinata di Natale, gli studenti di Domyoji, Neville ed Adrian, si
raggrupparono nella sala da pranzo di Harry, decisi ad aprire i loro regali.
Neville era diventato una vista comune fra loro, da quando Harry gli aveva
parlato, e nessuno di loro badò alla sua timidezza.
“Uh, deve proprio stare qui, il tuo serraglio, Ri?” Gemette Deborah,
guardando verso il gufo, il serpente e il kneveral, che erano tutti appollaiati
lì vicino.
“Si,” rispose aridamente. Adrian, gli spedì uno sguardo divertito, mentre
gli altri, scuotevano le teste.
L’apertura dei regali, era, un qualcosa di piuttosto rumoroso e
indisciplinato, con ognuno che tentava di sfoggiare il loro nuovo regalo agli
amici, cercando di sorpassarsi allo stesso tempo. Harry guardò divertito come
Adrian e Neville cominciarono a esaltare orgogliosamente i loro regali agli
altri amici.
I regali di Harry erano notevolmente i favoriti. Usando la magia, aveva
intagliato grandi statue, da varie pietre, per ognuno dei suoi amici. Deborah
aveva ricevuto un pappagallo brasiliano, intagliato in marmo rosso; Leigh una
scimmia in blocco di giada gialla(sembrava che la ragazza amasse molto questi
animali). Per May, Harry intagliò una pantera da un vetro vulcanico, ed un
cavallo da un granato, per Kyoko. Rosalie aveva ricevuto un gatto intagliato in
un quarzo rosa, che sembrava, sorprendentemente, Shadaren.
Per Kert, Harry fece un canguro da una pietra occhio di tigre, e per
Quentin, una tigre intagliata in un quarzo grigio fumo. Ai, ricevette una
fenice di quarzo blu, Adrian un serpente di giada arancione, e Neville, un
Daicorn di marmo nero.
Harry sapeva di aver fatto la scelta corretta, per quanto riguardava il
regalo di Neville, quando lo vide accarezzarlo dolcemente, le dita che
scorrevano sulla pietra liscia. Era stato incerto di cosa scolpire per lui, ma
ricordando l’occhiata sul suo volto, quando Neville l’incontrò quella sera,
aveva portato Harry a credere che fosse la scelta giusta.
“Che cosa hai spedito ad Amy?” Gli chiese Adrian. Harry nascose un
sorriso.
“Le ho mandato una rosa nera scolpita, chiaramente.”
Questo, li fece tutti ridere, a parte Neville, che non capì il motivo
delle risate.
“DRAKE! PRESENTI!”
Draco gemette e si girò nel suo letto, senza svegliarsi. Comunque, Blaise
insistette.
“DRACO, SVEGLIATI! O io manderò a prenderti il più giovane dei Potter!”
Gridò Blaise dai gradini. Draco sibilò lasciando rapidamente il letto. Poi,
indossata una vestaglia, si diresse giù dalle scale.
“Sei cattivo,” addentò lui, crollando su di un divano di cuoio. Blaise
sorrise.
“Solamente quando devo esserlo. Ora, apri i tuoi regali!” L’istruì,
aguzzando alla pila di regali prossimi al divano.
Presto, Draco era coinvolto nell’apertura dei regali esattamente come i
suoi amici. Tutti rimasero sorpresi dal ricevere un regalo da parte di Neville
Longbottom, con una breve nota di ringraziamento per il loro aiuto. Ad un certo
punto, Pansy aprì un regalo che la fece arrossire, e lo nascose prima che i
ragazzi potessero vederne il contenuto.
Comunque, Draco trovò la più grande sorpresa della mattinata, quando si
apprestò ad aprire il suo ultimo regalo, vedendo da chi era. Guardando
attentamente attorno a se, per assicurarsi che nessuno dei suoi amici, stesse
guardando, e lo nascose rapidamente, non aperto, fra gli altri regali, e li
portò nella sua stanza. Appena giunse là, si liberò degli altri, posandoli sul
proprio letto, lacerando frettolosamente la carta che lo ricopriva.
Gli occhi del ragazzo si spalancarono, quando vide ciò che la scatola
conteneva. Una grande statua, di un dragone, fatta completamente di giada
verde, era posato nella scatola. Dettagli impeccabili, lo facevano sembrare
quasi vivo. Draco vide una nota, piegata, accanto all’oggetto, e l’aprì
velocemente. Nel prenderlo, la sua mano toccò qualcosa che era contenuto
all’interno della nota. Aprendo la mano, vide una collana di cuoio, con un
ciondolo di giada, una replica esatta del dragone nella scala.
Dragone,
Uno è per te portarlo, l’altro per decorazione.
Vieni, stasera alle 11, nella mia camera.
Non ritardare.
Questo, era tutto ciò che la nota diceva, ma Draco capì. Il biondo fissò
la collana per un lungo tempo, prima di decidersi ad indossarla, guardando il
ciondolo di dragone posarsi contro il suo petto. Poi, mise la statua sul suo
comodino, ed andò a cercare i suoi amici.
In tutti i suoi anni a Hogwarts, Neville, poteva dire onestamente, che
quel Natale, era il migliore che lui mai avesse speso qui.
Sin dal suo arrivo, nel primo anno, era stato ignorato e ridicolizzato,
dai suoi compagni studenti, ed anche la maggior parte degli insegnanti. L’unico
professore che dimostrò interesse in lui, era professor Sprout, e quello a
causa del suo potenziale in erbologia.
Non aveva mai avuto amici; mai si era sentito libero di ridere con gli
altri, senza la paura che stessero ridendo di lui. Neville, non era mai stato
abbastanza coraggioso da spedire regali a persone che erano gentili a lui, e
mai prima d’allora, aveva pensato di poter far ridere qualcuno, se non a suo
discapito.
Poi, gli studenti di Domyoji, erano arrivati, ed improvvisamente, lo
studente più misterioso della scuola, gli offre amicizia...lo introduce in un
gruppo di persone a cui piaceva davvero, e che desideravano passare tempo con
lui. Un gruppo che ascoltò quello che diceva, prendendo le sue opinioni
seriamente.
Per la prima volta, Neville si sentì come se appartenesse a qualcosa. Era
in grado di fare conversazioni serie con Harry, che ascoltava ogni sua parola,
senza giudicarlo dalle sue opinioni. Era in grado di ridere e scherzare con
Adrian Potter, uno dei ragazzi più popolari in Hogwarts, senza la paura che
questi gli voltasse improvvisamente contro, ridendogli in faccia. Si dimostrò
capace di fare facilmente amicizia con il resto degli studenti del
Domyoji(anche se, personalmente, ritenesse Deborah, un poco troppo da
maneggiare, qualche volta).
“Neville? Vieni?”
Neville rientrò nella realtà, e guardò verso Adrian che aspettava
risposta, già portando il mantello.
“Il resto di noi, sta andando fuori, a giocare nella neve. Vieni?” Ripeté
il ragazzo. Neville sorrise accennando col capo e, correndo rapidamente a
trovare il suo mantello, seguì Adrian fuori della scuola.
Il resto del gruppo era già fuori, intento a scegliere le squadre per la
guerra di palle di neve. Harry e Kert, erano stati scelti come capitani delle
due squadre, ed erano intenti a scegliere, alternandosi, i propri compagni di
squadra. Alla fine, la squadra di Harry, coesisté di Neville, Rosalie, Adrian,
Kyoko e May. La squadra di Kert aveva Deborah, Leigh, Quentin ed Ai.
Una volta furono eretti i forti (da magia, chiaramente), la battaglia
cominciò, alla piena forza. Palle di neve incantate che volano attraverso
l’aria in entrambi i campi. C’erano grida, di sfida e d’istruzioni, e risate
allegre, che volavano attraverso la folata di proiettili.
Nella fine, era Rosalie che riuscì a catturare la bandiera dell’altra
squadra, ritornandola trionfante al suo lato. Kert tentò di dimostrare che
l’azione era scorretta, perché Deborah e Leigh, erano restii a lanciare palle
di neve alla loro amica, dando perciò a Rosalie l’opportunità di rubare la
bandiera. Ma l’altra squadra tenne duro e nella fine, Rosalie, ottenne la coppa
di ghiaccio (anche questa, ottenuta da magia).
La faccia di Neville splendeva, durante il ritorno al castello. Un
sentimento d’appagamento lo riempì, mentre ascoltava le conversazioni attorno a
lui. Questi che lo circondavano, erano i suoi amici, ora...i suoi!
Un ghigno apparve sul suo viso, quando quel pensiero attraversò la sua
mente, allargandosi, quando vide Harry che lo guardava, sorridendo.
Quella notte,
Draco si avvicinò al ritratto che nascondeva le stanze del suo coniuge. Aveva
passato l’intera giornata ad evitare l’altro ragazzo, ma sapeva che non avrebbe
potuto ignorare la nota e non andare. Sapeva che Harry l’avrebbe punito se ci avesse
provato.
Ancora una
volta, il ritratto si aprì, sebbene questa volta, lo faceva
consapevolmente. Merlino gli lanciò un’occhiata
arcigna al suo avvicinarsi, ed appena il ragazzo entrò nella stanza, chiuse con
forza l’entrata. Draco sobbalzò al rumore, ma mantenne gli occhi puntati in
avanti, determinato a non dare al suo coniuge la soddisfazione di sembrare
spaventato.
C’era
improvvisamente, un suono simile ad un fischio, proveniente da sotto di lui.
Draco abbassò lo sguardo, per trovare una piccola creatura simile ad un gatto
nero che stava in piedi davanti a lui. Gli occhi blu-metallico
della creatura erano fissi su di lui, come se stesse stimandolo, poi girò via,
colpendolo leggermente con la doppia coda. Camminò fino ad una porta
scorrevole, aperta, vicina al dietro della stanza da cui Draco poteva vedere
l’inizio di quello che sembrava essere un giardino. La creatura lo guardò nuovamente,
come se stesse facendogli un cenno, e Draco lo seguì, lentamente, attraverso la
porta.
Alla vista
dell’incredibile giardino, gli occhi di Draco si allargarono. Un suono basso di
campane, filtrò attraverso l’aria, ed una brezza leggera soffiò su alcuni fiori
color rosa e oltre di lui. Alcuni lidi dei capelli, starnazzarono al vento, ma
non se n’accorse.
Draco poteva
vedere il cielo serale sull’orlo del muro di mattoni, completo di una luna quasi
piena che stava sorgendo nel cielo. Draco non poteva dire se fosse incantato o
no, ma non poteva negare che era un luogo molto bello.
Un’onda di
profumo giunse al suo naso. Draco avvertì la presenza dell’altro ragazzo dietro
di lui, ma mantenne i suoi occhi sul cielo. Nessuno dei due parlò per qualche
tempo, anche se Draco si chiese quello che Harry stava progettando di fare.
“E’
incantato?” Si decise a chiedere, finalmente, stanco del silenzio.
“No, siamo
realmente fuori. La stanza è collegata a questo luogo, che è nascosto
dall’esterno”, rispose quietamente Harry.
“Oh.”
Draco non era
sicuro di come continuare. Harry era nuovamente silenzioso ma
Draco sentiva i suoi occhi puntati su di se.
“Vieni.
Voglio mostrarti qualcosa.”
Draco
sobbalzò, quando le parole interruppero il silenzio. Si girò in tempo per
vedere Harry che scompariva nella sua sala da pranzo, per poi attraversare
un’altra porta. Rapidamente, lo seguì, incerto di quello che si supponeva
doveva, ora, fare.
“Vieni qui,” la voce di Harry gli arrivò dalla porta in cui Draco
l’aveva visto entrare. Il nervosismo cominciò a sorgere in lui, quando
attraversò la porta. La stanza in cui si ritrovò, non servì a liberarlo dal
disagio.
Era una
camera da letto.
Con solo un
piccolo fuoco nel focolare e molte candele ben posizionate,
la stanza sembrava stranamente confortante. I muri erano in pietra, ma su di
loro erano appesi delle splendide tende giapponesi, su cui erano dipinti luoghi
del Giappone. Una grande finestra, con un sedile sotto
di essa, si trovava opposto al letto, grande e fissato in una alcova nel muro.
Un guardaroba di mogano, una cassettiera con un grande specchio su di esso, ed una raffinata scrivania in un angolo, completava la
stanza.
Il suo
coniuge era seduto sul letto, uno spesso libro posato sul suo grembo.
“Vieni a
vedere questo con me,” mormorò, facendogli segno di
sedersi accanto a lui. Draco si sorprese allo scoprire che il suo nervosismo
era sparito, e si sedette calmamente nel luogo indicato. I suoi occhi trovarono
quello che stava osservando Harry, ed un piccolo colpo lo riempì.
Era un
ritratto di quattro bambini, seduti insieme, intenti a giocare con i numerosi
giochi che li circondavano. Due dei bambini avevano i capelli rossi, uno li
aveva neri, e l’ultimo, era biondo. Nessuno di loro, sembrava più vecchio di un
anno.
“Questo era
il regalo di Natale che mi spedì il mio padrino,”
mormorò Harry, ricordando la sorpresa al regalo di Sirius. Solitamente, l’uomo
gli spedirebbe delle birichinate o qualcosa di simile, mai un album di fotografie.
“Siamo noi,” affermò Draco, correndo un dito pallido sulla propria
immagine.
“Si. La
maggior parte dell’album riguarda noi. Ci sono ritratti di me in Giappone,
anche se non sono sicuro di come li trovò, e ritratti di te, Adria e Amarilli,
anche,” il giovane affermò, gli occhi che vagavano
sulla pagina.
Insieme,
guardarono attraverso il libro, Draco che fa domande
di quello che stava accadendo in questo ritratto di tanto in tanto, o perchè
gli amici di Harry stavano facendo qualcosa in quel ritratto. Anche Harry,
sembrava piuttosto interessato nei ritratti del suo coniuge, passando più tempo
che guarda alle foto in cui il protagonista era solo Draco oppure ne era il fuoco principale.
“Parliamo,” disse improvvisamente Draco, scioccandosi. Non aveva idea
del perchè aveva detto questo, ma il suo intero essere stava agognando per
sentire la voce del suo coniuge, parlargli un poco di se stesso. Draco conosceva
poco su Harry, altro che quello che aveva conosciuto da altri. Ora, voleva
parlare sul ragazzo dalla sua prospettiva.
“Circa che
cosa?” Chiese Harry, apparentemente non sorpreso dallo scoppio.
“Tutto...Nulla.
Tu. Quello che ti piace e quello di cui provi
antipatia, come era la tua vecchia scuola...nulla,” mormorò
Draco,improvvisamente piuttosto imbarazzato. Comunque,
Harry sembrò pensieroso, quando aprì l’album alla parte in cui vi erano i
ritratti suoi alla vecchia scuola.
“Sono sempre
stato diverso, Draco, questo lo sai. Io sono un
Draconian, posso parlare a più animali—al minimo, li sento mentalmente e poi posso
parlargli verbalmente. I serpenti, sono diversi, tuttavia. io
sono un Parselmouth, che vuol dire che posso parlare
la lingua di serpente.”
“Anche
Voldemort, può farlo,” bisbigliò Draco, gli occhi
larghi, fissi sul fuoco. Una mano calda toccò il suo braccio, facendogli girare
il capo, per soddisfare lo sguardo fisso verde ed intenso.
“Io non sono Voldemort.
Posso parlare ai serpenti, si, ma quello non vuole dire
che sostengo quel pazzo. Completamente il contrario, infatti. Adrian sa che
posso parlare ai serpenti, mi ha visto farlo, ma poche persone ne sanno nulla,
al di fuori dei miei amici e di Dumbledore. Preferisco tenerlo così. Vedi, ho
scoperto che potevo parlare ai serpenti a tredici anni, solo dopo che ricevetti
la prima parte della mia eredità. Parlai ad Alasha dopo che la tua famiglia la
spedì, e Dumbledore mi spiegò che era un regalo molto raro. Ma
è un regalo, Draco. E è la decisione del destinatario
su come usare il regalo. Può essere completamente innocente, come me, o
cattivo, come Voldemort l’ha fatto sembrare.”
Draco accennò
col capo.
“Puoi dire
qualcosa in quella lingua?” Chiese esitante. Draco l’aveva sentito parlare solo
una volta, quando suo padre era stato costretto a portarlo ad una riunione di
mangiamorte, così che Voldemort potesse incontrare ‘la
futura generazione dei suoi seguaci’. Draco aveva
passato la settimana seguente ammalato, con suo padre che si scusava più e più
volte. Draco rabbrividì, al ricordo del modo oleoso in cui suonarono le parole,
sulla bocca di Voldemort.
Improvvisamente,
un molle, gentile suono sibilante riempì la stanza, versandosi nelle sue
orecchie come miele. I suoni scivolavano su di lui, provocandogli sensazioni
sessuali che lo spinsero a chiudere gli occhi, quando spararono attraverso di
lui.
“Bello,” bisbigliò, come i suoni morirono fuori. Harry lo fissò
per un momento, e poi sorrise. L’alito di Draco si fermò, quando vide il suo
coniuge sorridere per la prima volta. Era caldo ed affettuoso, facendo sembrare
il ragazzo giovane e libero da preoccupazioni, opposto al suo solito maturo se
stesso.
“Dovresti
ridere più spesso,” l’informò Draco. Il sorriso di Harry
allargò.
“Oh? Perchè?”
“Ti fa
sembrare più bello,” sorrise Draco, furbescamente. L’altro
ragazzo elevò il sopracciglio.
“Lo fa, ora?”
“Si, lo fa. Se io resterò con te per il resto della mia vita,
insisto che tu sorrida almeno una volta il giorno,”
dichiarò. Harry, inclinò il capo pensierosamente per poi, con gran sorpresa di
Draco, saltargli sopra, facendolo cadere indietro sopra il letto.
“E se io
rifiuto?” Mormorò Harry, stando a gambe divaricate
sopra il suo coniuge, assicurandone le mani sopra la testa. Draco alzò lo
sguardo, gli occhi spalancati, e poi sembrò riprendersi. Draco ringhiò,
lottando contro di lui, cercando di liberare le mani.
“Poi,
diventerai un uomo sessualmente molto frustrato,”
ritorse lui. Un ghigno attraversò la faccia di Harry, che cominciò a
ridacchiare leggermente.
“Vedremo,
Draco Malfoy, vedremo,” disse Harry, gli occhi che
vagano sul viso del biondo. Draco lo fissò in ritorno, rifiutandosi di cedere.
“Mi piace il
tuo fuoco,” disse ridacchiando di nuovo Harry.
Lentamente,
le sue labbra si abbassarono fino a congiungere quelle di Draco. Il bacio era
diverso da quelli che avevano diviso da bambini. Era profondo, pieno di
significato, e Draco iniziò a lamentarsi, quando la lingua di Harry iniziò a
tracciare leggermente il contorno del suo labbro inferiore. Harry n’approfittò
per insinuare la lingua nella calda caverna, duellando con il biondo per il
dominio. Finalmente, Draco si arrese, gemendo profondamente nella sua gola,
quando la lingua di Harry massaggiò la sua deliziosamente.
Finalmente si
divisero, Draco ridotto ad una massa indifesa, ansimante come la bocca di Harry
scivolava in giù la sua gola, trovando luoghi sensibili che provocarono il
biondo per frignare. Draco si lamentò con delusione, quando Harry si allontanò,
fissandolo negli occhi.
“Resta con me
stasera,” bisbigliò. Draco lo guardò, lievemente preoccupato,e Harry sorrise di nuovo.
“Voglio solo
che tu sia qui, quando mi sveglio,” gli spiegò. Draco pensò per un momento, poi accennò col capo. Con un’onda della
mano di Harry, entrambi erano vestiti in serici
pigiami; quello di Draco, di un verde scuro, mentre Harry era in nero. Harry
scivolò quietamente dal biondo, tirando in giù i fogli di raso verdi che adornavano
il letto e scivolando sotto di loro. Draco lo seguì, accoccolandosi accanto al
suo coniuge, dilettandosi nel tocco delle braccia di Harry che lo circondavano,
andando alla deriva in un sonno pacato.
Harry si
svegliò la mattina seguente sorridendo, quando vide il suo coniuge addormentato.
I capelli biondi morbidi di Draco erano sparsi sul cuscino, un gran contrasto
con la sua normale immagine. Le guance erano colorate di un delicato rossore,
dovuto al sonno, e le braccia avvolte ermeticamente alla vita di Harry.
Uno
sbuffo, dall’angolo della stanza, l’allertò della presenza di una persona. Harry vide che si trattava di suo
fratello, seduto alla finestra, con Shadaren accoccolato nel suo grembo.
“Sembra che tu
abbia avuto una grande notte,” rise Adrian, con l’ambra
del suo sguardo che scintillava. Harry gli sparò un’occhiataccia.
“Abbiamo solo
parlato. Gli ho chiesto di restare. Non è accaduto nulla,”
disse quietamente, per non risvegliare Draco. Adrian accennò col capo.
“Posso capire,” mormorò. Restarono in silenzio per un poco, gli occhi di
Harry incollati sul suo coniuge, mentre Adrian guardava i due,lo
sguardo pensieroso. Draco, tuttavia, presto si agitò, aprendo gli occhi. Un
sorriso comparve sulle sue labbra, quando osservò Harry che lo guarda. Draco allungò
una mano, spazzolando dolcemente un ciuffo di capelli fuori degli occhi di Harry.
“Buona mattina,” gli disse, con la voce più tenera che avesse mai sentito.
Harry gli sorrise.
“Buongiorno
anche a te. Spero che dormivi bene,” rispose Harry. Draco
accennò col capo e Harry s’inclinò in giù, piantando un bacio sulle sue labbra.
“Bene, posso
vedere che non avete bisogno di me, qui,” la voce di
Adrian s’intromise. Draco lacerò via dal suo coniuge e si voltò, gli occhi inorriditi
verso il Potter più vecchio. Gli occhi d’Adrian stavano brillando con allegria,
ma quando vide l’occhiata terrificata di Draco, si moderò rapidamente.
“Non
preoccuparti, Malfoy. Lo sapevo già. E non ne farò
parola con la mia famiglia, l’ho già promesso a Harry. Non
che potessi, in ogni modo...” Mormorò, più a se stesso che a loro.
“Ero entrato
solo per chiedere a Harry se desiderava congiungerci per un’altra lotta a palle
di neve dopo colazione. Sei il benvenuto, insieme ai tuoi amici, se vuoi,” disse Adrian, sospettando che era probabile che Draco non
volesse essere diviso dal suo coniuge. Il biondo gli sparò un debole sorriso,
prima di seppellire la testa nel collo di Harry in imbarazzo. Harry e Adrian
ridacchiarono, prima che il più vecchio ragazzo lasciasse la stanza. Draco
guardò su al suono della risata di Harry e sfolgorò al giovane.
“Anche tu,
saresti imbarazzato, se uno dei miei amici camminasse su di noi dormendo insieme,” addentò.
Harry elevò
un sopracciglio.
“Io?” Lo
stuzzicò lui, facendo correre un dito in giù nel collo di Draco. Il biondo
sospirò, per poi guardare dove era Shadaren, seduto sul sedile della finestra.
“Che cos’è?”
“Un Kneveral
della Foresta. Lo trovai in una foresta che circondava la mia scuola l’anno scorso.
Sua madre morì a causa di un avvelenamento, così lo
presi e l’elevai. Il suo nome è Shadaren, ma puoi chiamarlo Ren, se vuoi.”
L’animale lo
guardò, quando sentì il suo nome, portandosi poi, sopra il letto, camminando
con grazia tra i loro corpi prima di sistemarsi sul petto di Draco. Come Draco
iniziò ad accarezzarlo sulla schiena, guardò Harry che iniziò a ridere.
“Cosa c’è? Cos’è così divertente?” Chiese Draco, confuso.
“Ren, vuole sapere perchè c’è tale bella creatura nel mio letto. Chiese,
anche, se io fossi la tua mamma ,” ridacchiò Harry. Le
guance di Draco arrossarono.
“Lui è il mio
coniuge, Shadaren. Quello di cui stavo parlando con Alasha,”
spiegò Harry.
L’animale
inclinò la testa da un lato, guardando di nuovo a Draco.
“Vuole sapere
se diventerai la sua mamma anche tu,” disse Harry, traducendo.
“Lo sarà, Ren.
Lo sarà,” l’assicurò Harry. Draco gli lanciò un’occhiata
sorpresa ma iniziò a ridere, quando la creatura nera cominciò a premere il suo
mento in affezione.
“Ti approva,” affermò Harry, soddisfacendo gli occhi di Draco.
“Così, ci
congiungerai per la lotta a palle di neve?” Gli chiese, cambiando rapidamente il
soggetto, quando Draco aprì la bocca per dire qualche cosa di pungente. L’altro
ragazzo sporse le labbra, ma accennò col capo.
“Non
mi è mai piaciuta l’idea del fidanzamento con tua sorella.”
Harry
alzò lo sguardo dai compiti, per fissarlo su di Draco seduto alla finestra,
intento a guardare fuori. La dichiarazione era stata improvvisa, ma sembrava
come se il ragazzo biondo fosse infastidito da questo soggetto già da molto
tempo.
“Ne avevo il sospetto,” mormorò Harry, alzandosi dalla
scrivania e rivolgendo la sua piena attenzione al suo coniuge. Era passato
Natale da alcuni giorni, e Draco aveva iniziato a dormire nella stanza di
Harry. Dopo Natale, aveva iniziato ad avere ad avere problemi a dormire, e
soccombendo alla stanchezza, era strisciato nella camera di Harry e si era infilato
nel suo letto.
“Non
offenderti, ma ho sempre odiato tua sorella per la maggior parte della mia
vita. Dopo che te ne andasti, cominciò a tentare di
baciarmi sulle labbra quando andavo a darle il tradizionale bacio sulle guance.
Io, rifiutai di farlo, così lei lo trasformò in un gioco. Quando
lei e i suoi amici visitavano il Feudo dei Malfoy, inseguivano me e Adrian per
tutta la casa, tentando di baciarci. Adrian, riuscì a convincerle a lasciarlo
in pace, ma non fermarono mai di tentare con me,”
mormorò il biondo, raccogliendo le gambe sotto il mento, e guardando al cielo
serale.
“Poi,
quando siamo venuti a Hogwarts, i suoi nuovi amici le dicevano sempre com’era
fortunata ad essere fidanzata con me. Era come se io fossi un trofeo o qualcosa
di simile, per lei. Poi, quando uscì la diceria che io
ero uno...bene, uno stallone, ha cominciato a starmi addosso ancora di più.
Specialmente quando LavenderBrown ‘ammise’ che, apparentemente, lei aveva dormito con me dopo
che io la sedussi. La verità è che, io ho baciato solo la ragazza. Speravo che
facendo così, lo dicesse a Amarilli, facendola
decidere di rompere il fidanzamento. Sfortunatamente, l’incoraggiò a tentare di
sedurmi,” bisbigliò.
Harry
continuò a guardarlo, mentre Draco parlava, riuscendo a vedere gli strati che
il biondo aveva eretto in tutta la sua giovane vita,
svanire uno per volta, lentamente.
“Questa estate, tuttavia, era la peggiore. Non solo mi ha
infastidito con i piani matrimoniali, ma tentò anche...”
Improvvisamente si fermò. Harry avvertì un’onda d’angoscia ed incertezza colorare
il suo profumo mentre cercava di ricomporsi.
“Che cosa ha provato a fare, Draco?” Chiese quietamente
Harry. Draco sospirò.
“Una
notte, entrò nella mia camera, quando ero addormentato. Mi risvegliai
mentre mi liberava dal mio pigiama e accarezzandomi...bene, un poco
troppo vicino ai miei beni. Era a gambe divaricate sopra di me, completamente
nuda. Mi disse di rilassarmi e permetterle di darmi piacere. Indovino di
essermi spaventato poi, perchè la spinsi via da me e tentai di rimettermi i
pantaloni. Lei rise, ed usò la bacchetta per vincolarmi in giù al letto, dicendomi che mi sarei divertito. Incominciavo ad esser
colto dal panico. Non potevo muovermi e lei stava tirando in giù i miei
boxer...”
Una
lacrima, scese sulla sua guancia, come Harry sedette scioccato. Sapeva che sua
sorella poteva essere un poco...troppo zelante qualche volta, ma non si era mai
aspettato che fosse capace di tentare di stuprare qualcuno solo per riuscire ad
avere le cose come voleva! Rapidamente, Harry, si sedette accanto al suo
coniuge, tirando il biondo agitato nel suo grembo.
“Non
so quello che accadde. Gli gridai di allontanarsi, e la prossima cosa che
ricordo, era lei che vola contro il muro sul lato
opposto della stanza, per poi cadere inconscia a terra. Le mie obbligazioni
scomparvero e mi alzai, pensando che qualcuno doveva
aver sentito il rumore. Quando nessuno entrò, riuscii
a riprendermi abbastanza da trovare la mia bacchetta e levitarla alla sua
stanza. La mattina seguente, entrò nella stanza di colazione come se nulla
fosse. Non menzionò neppure la notte precedente e, francamente, n’ero contento.
Dopo quella volta, ho usato molti incantesimi di chiusura sulla mia porta, fino
al nostro ritorno qui.” Finì lui. Harry stava continuava
ad accarezzargli i capelli, pensando a quello che il suo coniuge gli aveva
appena detto.
“Perché non ne hai parlato con nessuno?” Mormorò Harry. Draco
sbuffò.
“Non
mi avrebbe creduto nessuno. Madre e Padre l’adorano e
già la considerano una figlia. E per quanto riguarda i tuoi genitori e Adrian,
dubito molto che mi avrebbero creduto.”
Harry,
avvertì un movimento alla porta della camera da letto, e alzando lo sguardo
verso la porta semiaperta, vide un movimento. Harry riconobbe il profumo di suo
fratello, ed accennò col capo. Aveva la sensazione che suo fratello fosse venuto a dargli la buonanotte(lo faceva spesso), ma
quando udì la conversazione, decise di rimanere nascosto. Harry lo ringraziò
silenziosamente per quello.
“I
miei genitori, no, ma Adrian si,” gli disse calmo. Il
biondo rimase accoccolato vicino a lui, ricevendo conforto dalla vicinanza del
suo coniuge.
“Tu
sei il mio coniuge, Draco. Neppure Amarilli riuscirà a separarci,” mormorò Harry, le labbra che accarezzano dolcemente la
fronte di Draco.
“Lo
so,” fu l’ultima cosa che il biondo mormorò, prima di
precipitare in un sonno pacato. Sorridendo, Harry lo portò dolcemente al letto,
posando in giù accanto a lui e coprendo entrambi.
Shadaren
saltò accanto a Harry, accoccolandosi accanto ad entrambi. Sospirando in
appagamento, il più giovane dei Potter, si addormentò.
Dalla
durata che il resto degli studenti tornò a scuola, la rabbia di Harry verso sua
sorella era bollita lentamente ad un leggero disprezzo. Harry aveva parlato con
Adrian della questione, e l’altro ragazzo aveva suggerito di lasciar stare per
ora. Ad Amy, da ora in avanti, non sarebbe permesso di restare da sola con
Draco. Si sarebbero assicurati di quello.
“Harry!
Adrian! Indovinate!”
Entrambi
i ragazzi si girarono per guardare la sorella. La ragazza stava avvicinandosi a
loro con un ghigno sul viso ed un bagliore trionfante negli occhi. Adrian sparò
a Harry un’occhiata d’avvertimento, quando avvertì l’ira del fratello.
“Abbiamo
deciso la data del matrimonio! E’ il giorno della laurea! E tutto è pronto e
mamma e zia Narcissa stanno preparando tutto...Sono
così felice!” Strillò. La faccia di Harry era una maschera di pietra, ed Adrian
guardò a sua sorella con occhi attenti. Non poteva negare che aveva perso alcun
rispetto per sua sorella, quando udì per caso Draco e Harry parlare di ciò che
era successo durante l’estate. Si era chiesto come poteva sembrare così
innocente...
“Non
è meraviglioso! I vestiti delle ancelle della sposa sono color porpora, e
l’abito da sposa è...”LavenderBrown si fermò improvvisamente, notando le occhiate
fredde sui visi d’entrambi i ragazzi. Entrambi stavano
osservandola come se fosse niente di più di sporcizia.
“Molto
bello. Oh, hai sentito degli ultimi pettegolezzi che girano per la scuola?” Chiese calmo Adrian. Amarilli e le amiche, scuoterono la
testa.
“Bene,
gira voce che, il suo caro fidanzato ha un innamorato. Apparentemente, hanno
passato l’intera vacanza natalizia convivendo nella stanza del suo innamorato,” intervenne Kert, con una voce soddisfatta. Il ragazzo
sedeva davanti a loro, e s’inclinò sulla tavola. Il sorriso d’Amarilli si gelò,
ed un’occhiata di stupore puro e semplice gli attraversò il viso.
“Oh?
Beh, io ho sentito dire che lui è ancora vergine, e
che tutte le persone che dicono di aver dormito con lui, stanno mentendo,”
disse Quentin, sedendosi accanto a Kert. Tutte le ragazze si volsero verso Lavender, che sembrò molto nervosa.
“Aspettate.
Ritorniamo all’innamorato. Pensate che sia vero?” Chiese bruscamente, Hermione
Granger. Il resto degli studenti di Domyoji era appena arrivato, e s’informarono di ciò di cui si stava parlando.
“Senza
dubbio. Chiedi a Blaise Zabini o Pansy Parkinson. Draco scompare a tarda notte,
e quando vanno a risvegliarlo la mattina, lui non è nella sua stanza,” commentò Ai calmo. Per la verità, Blaise e Pansy erano
piuttosto consapevoli di dove il loro amico andava ogni notte.
“Si,
e io l’ho visto strisciare attraverso le sale, una notte...”
Intervenne Leigh.
“Quello,
non significa che sia vero,” disse quietamente Rosalie.
“Si,
ma come spieghi, allora, che quando viene a colazione sembra che stia
camminando fuori dal settimo cielo?” Chiese Kyoko.
Nessuno del gruppo poteva rispondere a questo, mentre agivano come se non potessero
trovare una ragione ad un simile comportamento.
“Io,
penso che stiate solo immaginando cose,” intervenne
Ginny Weasley.
“Allora,
come spieghi quello?” Sospirò Adrian, indicando la via d’accesso della sala.
Draco Malfoy stava camminando tranquillamente, i capelli sciolti e lo sguardo
perso nel nulla. Ogni suo movimento era automatico, come se stesse pensando ad
altro, invece di quello che stava facendo. Non diede credito ai suoi amici,
quando si sedette accanto a loro. cominciando a
mangiare.
“Ehi,
ragazzi! Cosa state facendo!” Chiese Neville, avvicinandosi da dietro di Amy ed i suoi amici, per sedersi accanto a Harry.
“Oh,
solo aggiornando Amy sugli ultimi pettegolezzi di Hogwarts,”
annunciò Deborah. Il viso di Neville si accese.
“Oh,
vuoi dire su Draco Malfoy che è una vergine e che ha un innamorato...mi viene
da chiedermi come può essere una vergine ed avere un innamorato,” mormorò. Deborah sorrise furbescamente.
“E’
molto facile.”
Il
gruppo precipitò presto nelle loro proprie
conversazioni, ignorando completamente una Amarilli Potter inorridita ed i suoi
amici.
“Che cosa hai fatto?” Guaì Draco a Adrian Potter che stava
ghignando al biondo. Il gruppo si era trasferito nella sala da pranzo di Harry,
per informare Draco di quello che avevano fatto.
“Bene,
quando Amy ci ha detto che il matrimonio era stato
deciso, aveva una faccia talmente soddisfatta che ho temuto che Harry la
strozzasse sul luogo. Quindi i suoi amici cominciarono a distribuire delle
dicerie che ti coinvolgevano, come essendo una vergine
e che ti eri trovato un innamorato durante le feste,” disse ridacchiando. Draco
gemette, seppellendo la testa nelle mani.
“Ehi,
non è così cattivo. Presto non sarai più una vergine e starai ogni notte con il
tuo innamorato!” Affermò Kert, con uno scintillio
astuto nei suoi occhi. Draco fece un ringhio e lo colpì sulla testa, mentre il
resto di loro rise.
“Ehi,
va bene. Se qualsiasi cosa, questo ha sollevato la tua
popolarità al tetto. Pressoché ogni persona nella scuola tenterà
di sedurti per averti nei loro letti!” Rise Deborah. Draco, per tutta
risposta, gemette e seppellì la testa nella spalla di Harry.
“Lui
non andrà in nessun letto che non sia quello di Ri,”
rise scioccamente Leigh. Questa affermazione, fece ridere il resto del gruppo;
tutti eccetto Harry e Draco. Uno sfolgorò, mentre l’altro non sembrava per
nulla soddisfatto.
“Il
mio Dragone,”
bisbigliò Harry nell’orecchio del biondo, facendolo rabbrividire.
Draco alzò lo sguardo dal compito, per
sfolgorare a Blaise. Era la fine di marzo ma Harry,
fino ad ora, non era andato oltre a del petting spinto. Non che, il biondo badasse. Godeva i giochi che Harry faceva con lui, almeno
ora che davvero n’era coinvolto, e capace di toccare e sentire su base quotidiana
il suo coniuge.
“No, mi lascerai in pace ora, dannazione?”
Mormorò Draco. Blaise ridacchiò, schioccando leggermente la lingua.
“Niente parolacce in biblioteca, Drake. E’
probabile che giovani orecchie possano sentire,” lo
canzonò, indicando un gruppo di primi anni che stavano guardando verso di loro
con curiosità. Draco gli sparò un’occhiata mortale, facendoli immediatamente
allontanare. Blaise si sedette, cominciando a lavorare sui suoi compiti.
Entrambi lavorarono
in silenzio per una mezz’ora, prima che venne la prossima interruzione.
“Mi scusi...Può dirmi dove trovare questo
libro?” Disse la quieta voce di Neville Longbottom. Ci
fu una risposta debole del bibliotecario, ed il ragazzo la ringraziò. Blaise
aveva alzato lo sguardo, quando Neville aveva parlato, gli occhi attenti.
Blaise guardò come il ragazzo mite si avvicinò a dove stavano lavorando loro,
gli occhi che vagano sulle mensole per il libro che cercava. Finalmente lo vide
su di una mensola dietro a Draco. Sfortunatamente, era fuori della sua portata.
Blaise si alzò rapidamente, arrivandogli
vicino e prese il libro, porgendoglielo.
“Oh! Grazie,”
mormorò il più piccolo ragazzo, guardandolo con i suoi occhi marroni spalancati,
con gratitudine. Gli occhi di Blaise si spalancarono, per poi accennargli con
il capo.
“Di nulla. Per che cosa ne hai
bisogno?” Gli chiese, dando uno sguardo al titolo, ‘Erbologia per il futuro Master.’
“La professoressa Sprout
mi ha suggerito di leggerlo prima della fine della
scuola. Ha un amico erbologista, Marcus Green, che è
un master del soggetto. Da quest’estate, mi prenderà come suo apprendista, e pensava
che questo libro mi potrà aiutare,” disse Neville, accarezzando
la copertina del libro. Draco aveva osservato la conversazione fin dall’inizio,
e l’ovvio interesse di Blaise in quello che stava dicendo l’altro ragazzo, non
era sfuggito ai suoi occhi.
“E’ meraviglioso. Finalmente potrai mettere a
buon uso le tue capacità,” affermò Blaise. Un sorriso
comparve sulle labbra di Neville, mentre accennava col capo.
“Si. Il sig. Green vive nel Durbyshire, dove ha una grande
tenuta in cui fa la sua ricerca.”
“Davvero? La mia famiglia possiede della
terra là. Drake e io l’abbiamo visitato quando eravamo
piccoli,” commentò Blaise, pensando a uno dei pochi momenti che i suoi genitori
gli permisero di esser libero da preoccupazioni. I due erano grandi sostenitori
del Lord Oscuro, e volevano che si unisse ai mangiamorte di Voldemort. Blaise,
privatamente, aveva detto a Draco che preferiva morire piuttosto che fare una
cosa simile.
“Oh? E’ bello?” Chiese Neville. Blaise non
riuscì a nascondere il suo sorriso.
“Molto. E’ quasi impossibile da descrivere.
Ma sai...ho delle foto e libri sul posto, nelle mie
stanze. Ti piacerebbe dargli uno sguardo?” Gli chiese.
“Posso?” Chiese con impazienza Neville.
Blaise accennò col capo, per poi guardare verso Draco, che stava lottando per
nascondere un sorriso.
“Drake, ci vediamo a cena, va bene?”
Draco gli fece un cenno con la mano e si
rivolse nuovamente ai suoi studi, prestando attenzione con l’angolo degli occhi
all’uscita dell’amico, che stava ancora conversando con il piccolo Gryffindor.
Draco trovava il sentimento che una volta la scuola sarà finita, Blaise visiterà molto più spesso il suo terreno nel Durbyshire.
“Strano.”
Draco alzò gli occhi, incontrando lo sguardo
del suo coniuge, che era in piedi accanto a lui. Anche
Harry stava guardando Blaise e Neville scomparire dietro uno scaffale.
“Che cosa?” Gli
chiese Draco, chiudendo il libro.
“Non mi sarei mai aspettato che fosse Blaise
ad aiutare Neville ad uscire dal suo guscio. Ma quando
sono insieme, Neville sembra rivivere. Mi stupisce alquanto,”
commentò Harry, scivolando le sue braccia sulle spalle di Draco, per poi posare
il mento sopra i suoi capelli. Al contatto, Draco chiuse gli occhi e sorrise,
godendosi la vicinanza del suo coniuge.
“Voglio sposarmi.”
Entrambi i ragazzi si gelarono a questo
commento, e Draco quasi svenne, quando si accorse di esser stato quello a
parlare. Harry usò una mano per avvicinare una sedia a Draco per sedersi, mentre
l’altra rimaneva avvolta, dolcemente, al biondo. I loro occhi s’incontrarono, e
Draco si spaventò nel comprendere che intendeva ognuna
delle parole pronunciate.
“Quando?” Chiese
tranquillo Harry, gli occhi verdi posati sul viso adorato. Draco sospirò, posando
la testa sulla spalla del suo coniuge.
“Non so. Presto. Prima della data scelta da
tua sorella. Non voglio che qualcuno tenti di fermarci,”
bisbigliò Draco. Harry sembrava pensieroso, mentre lisciava leggermente i
capelli di Draco.
“Ad aprile, forse?” Disse Harry, la voce che
non dà nessuna indicazione del sentimento esaltato che
stava cercando di controllare all’annuncio di Draco.
“Oh. L’inizio d’aprile,”
enfatizzò Draco. Le braccia di Harry si strinsero attorno a lui, e Draco rimase
accoccolato tra loro.
“Un matrimonio privato?”
“Molto privato. Solamente tre testimoni per
ognuno, più chiunque compirà il servizio,” disse fermamente
Draco. Harry accettò col capo.
“Lo farà Dumbledore. Lo sa già in ogni modo,” indicò Harry.
“E dovrà essere una cerimonia...la cerimonia
vincolante più sacra del mondo magico,” gli disse Draco.
Harry sorrise.
“Capisci quello in cui ti stai
mettendo, vero? Questo è per sempre, Draco. Non ci sarà possibilità di ritorno,
nessun rammarico,” mormorò Harry. Draco sbuffò.
“L’unico rammarico che ho è che i miei
genitori mi fidanzarono a quella...tua sorella...prima che ebbi anche
un’opportunità. Io...ti amo, Harry.” Bisbigliò Draco, seppellendo la faccia nel
collo del ragazzo. Un’occhiata sorpresa attraversò il viso di Harry, prima di
essere sostituita con pura gioia.
“Ti amo, Draco,”
disse, attirando il suo coniuge a se, per dargli un bacio.
“Permettimi di ricapitolare. Hai trovato il
tuo coniuge...e non mi hai detto niente?” Chiese Severus Snape, con voce
pericolosamente molle. Draco si ritirò.
“Um...Avevo paura
che saresti stato arrabbiato con me,” disse
nervosamente.
“Oh? E perché lo sarei?”
“Um...perché il mio
coniuge...accadediessereilpiccolofratellodiquellaputtanadiPotter.”
“CHE COSA?!”
Draco sospirò, mentre guardava le proprie
mani, ermeticamente agganciate. Draco, quella notte, aveva aspettato Severus
nel suo ufficio, sperando di preparare l’uomo, così che non avrebbe attaccato
Harry.
“Harry Potter è il mio coniuge. L’ho saputo
dall’inizio della scuola. Non volevo farti arrabbiare, ma io l’amo veramente e
lo sposerò e...”
Snape coprì rapidamente la bocca del suo
figlioccio, tentando di non ridere. Per la verità, lo aveva già sospettato, ma
non intendeva spingerlo per confidarsi. Pensava che fosse meglio lasciare che
fosse lui a venire.
“Silenzio, Draco. Non sono arrabbiato. Bene,
lo sono, ma non sulla scelta del tuo coniuge. Solo avrei desiderato che me lo
avresti detto prima,” sospirò Severus, sedendosi con
grazia alla sedia della sua scrivania, occhieggiando il suo figlioccio.
“Oh...bene, pensavo che fosse migliore
sposarsi prima del mio supposto matrimonio con la put...ragazza
dei Potter, così ho suggerito un giorno o l’altro d’aprile...come il 7,”
nuovamente, Draco sembrò nervoso, mentre diceva questo, ma il suo padrino
accennò semplicemente con il capo.
“Sarebbe meglio. Magari, di notte, in un
luogo...che non dia nell’occhio...”
“Harry stava pensando ad una bella valletta
che ha visto una volta, vicino all’orlo della Foresta Proibita. E’ fuori dalla vista della scuola...”
“Perfetto. E chi sono
i tuoi testimoni?”
“Tu, Pansy, e Blaise. Harry ha già chiesto ad Adrian, Rosalie, e Neville Longbottom di testimoniare per
lui.”
“Longbottom?” Chiese Severus, spaventato.
Draco sorrise.”Si. Gli ha chiesto, soprattutto,
perché Neville già ne era a conoscenza grazie a Blaise
(non fare domande), e pensava che meno persone ne erano a conoscenza, il meglio
fosse. Quindi, ha appena aggiunto Neville come suo altro testimone,” Spiegò Draco. Snape sbuffò.
“Non mi sorprende che Blaise ne parlò a
Longbottom. Quei due sono, ultimamente, più uniti che dei gemelli siamesi.”
“Fu un incidente. Blaise stava parlando su
qualcosa, e menzionò accidentalmente il nostro matrimonio per esempio. E chiaramente, sono vicini. A Blaise piace molto Neville. E Harry, dice che
per Neville è lo stesso. E’ solo questione di tempo...”Finì
lui, ghignando, al vedere la faccia fatta dal suo padrino.
“In
ogni modo, ritornando al punto. Cosa state progettando
di portare?”
”Entrambi, porteremo abiti bianchi, per il matrimonio. Useremo il prossimo
giorno di Hogsmeade per comprarli,” affermò Draco.
Severus accennò col capo, sembrando pensieroso.
“Dumbledore è a conoscenza di tutto, così
puoi chiedere a lui,” suggerì Draco. Snape sorrise,
accettando il suggerimento, accorgendosi poi, della stanchezza del figlioccio.
Draco gli diede un sorriso grato e rapidamente lasciò le stanze, mentre il più
vecchio uomo l’osservava.
Draco, nervosamente in piedi nella stanza,
fissava il grande specchio di fronte a lui, con occhi non concentrati.
Indossava un abito bianco, con un ricamo di
filo d’argento alla base dell’indumento. L’abito era aperto, lasciando vedere i
pantaloni bianchi e la camicia d’argentea seta. I capelli tirati indietro in
una coda di cavallo, anche se alcune ciocche erano precipitate fuori,
incorniciandone il viso in onde morbide.
“Draco, tutto bene?” Chiese quieto Blaise, da
dietro all’amico. Draco accennò col capo, meccanicamente, facendo sospirare
l’amico. Il ragazzo era in un abito di un ricco blu-scuro,
che ne accentuavano gli occhi blu.
“E’ solo nervoso, Blaise. Dopotutto, è il giorno
del suo matrimonio,” ritorgè Pansy. I suoi capelli
scuri, erano tirati in una bella freccia francese, e indossava
un abito di un blu chiaro. Portava un piccolo mazzolino
di rose bianche, gigli e qualcosa di un azzurro pallido.
“Smettila di parlare di Draco come se non
fosse qui,” addentò Severus, entrando nella stanza. Lui, portava i suoi tradizionali abiti neri, anche se questi erano
più elaborati. Finalmente, Draco sembrò ritornare alla realtà alla voce
del padrino, e si voltò, con occhi ansiosi verso l’uomo.
“Come sto?” L’interrogò Draco. Snape sorrise,
e avvicinandosi Draco, posò le mani sulle sue spalle.
“Sembri splendido. Potter non riuscirà a
distogliere gli occhi da te,” lo calmò.
“Ha ragione, Draco. Sei incredibile,” aggiunse Pansy.
“inoltre, Harry è nervoso esattamente come
te. Ho appena parlato con suo fratello e, apparentemente, non riesce a
smettere di camminare,” ridacchiò Severus. Un piccolo
sorriso apparve sul viso di Draco, e guardò Severus aggiungere una sola rosa
bianca ai suoi abiti.
Il più giovane dei Potter era in effetti nervoso, come se non di più, del suo coniuge. E
Snape diceva la verità quando disse che Harry stava
camminando su e giù, incessantemente.
Anche
Harry portava un abito di seta bianco, anche se il suo era ricamato con un filo
d’oro, con lo stesso disegno di Draco. Portava pantaloni bianchi, ed una
camicia di seta, pure bianca. Sul petto un solo giglio bianco.
“Ri, per
favore, calmati,” mormorò Rosalie, gli occhi blu pieni
di partecipazione che lo osservavano. I suoi lunghi capelli dorati erano
accorciati in ricci, composti sul capo, anche se alcuni erano sfuggiti,
accarezzandole il collo. Portava un abito color rosa, morbido, e come Pansy,
teneva un mazzolino di fiori in mano.
Dietro di lei, Neville stava
sorridendo guardando l’andirivieni di Harry. Lui, portava abiti color scuro,
che faceva apparire i suoi capelli castani quasi rossi.
“E’ quasi ora. Dumbledore ha
preparato il portkey per noi, e tutto quello che noi dobbiamo fare, è
aspettarlo,” annunciò Adrian, entrando nella stanza.
Come Draco, Harry rispose all’intrusione affrontando suo fratello.
“E se
cambia la sua idea?” Chiese al ragazzo. Adrian pose una mano sulla spalla di
Harry, guardando profondamente nei suoi occhi.
“Non lo farà, Harry. Draco ti ama,
e vuole questo matrimonio tanto quanto te,” disse calmo.
Il Potter più vecchio era vestito di blu reale, che accentuava i suoi capelli
rossi.
“Lo so. Solo…In realtà, non so
perché sono così nervoso.”
“Tutti diventano nervosi, il giorno
del loro matrimonio. E’ una regola,” lo stuzzicò
Rosalie. Harry le sparò un sorriso. Adrian sembrò stesse
per aggiungere qualcosa, ma fu interrotto dall’arrivo d’Albus Dumbledore, elegantemente
vestito.
“E’ ora,”
mormorò tenendo fuori un nastro bianco che era il loro portkey. Senza un’altra
parola, i tre giovani toccarono il nastro, che si attivò, portandoli alla loro
destinazione.
La radura era di taglia modesta,
circondata dai grandi alberi, con un piccolo ruscello che l’attraversava. La
luce della luna piena splendeva sopra di lei, bagnando tutto in argento. Nel
centro, due giovani uomini erano circondati da un cerchio di sette persone in
piedi. Alla fronte del cerchio, stando in piedi di fronte alle due figure
vestite di bianco, c’era Albus Dumbledore. Teneva due corde di seta nelle mani;
una d’argento e l’altra d’oro. Le uniche due ragazze presenti, erano in piedi
dietro ai due giovani uomini, tenendo con grazia i loro mazzolini. Gli altri
quattro uomini, erano posizionati in modo da chiudere il cerchio, stando in
piedi accanto e di fronte alla coppia.
Una brezza molle soffiò leggermente
attorno al gruppo, mentre le parole del vecchio uomo crearono un bagliore
attorno alle corde. Tutti i presenti furono circondati dalla luce. Lentamente,
Dumbledore si avvicinò ai due giovani, ed allacciò insieme i polsi dei due,
prima con la corda d’argento, poi con quella d’oro.
Un’altra folata di parole riempì
l’aria, questa volta, congiunte dalle voci di tutti i presenti. La rilegatura
ai polsi dei giovani balenò di un accecante bianco. Nessuno degli ospiti lo vide,
però, perché i loro occhi erano chiusi.
Quando la
luce scomparve, Dumbledore disse un’altra sequenza di parole, piene d’affetto e
sentimento. Tutti i presenti aprirono gli occhi, per vedere gli uomini di
fronte a loro, sorridendo dolcemente l’un all’altro.
Le corde di seta erano sparite dai loro polsi. Dolcemente, i due s’inclinarono
l’uno verso l’altro, condividendo un caldo bacio, ripieno d’amore e promesse.
“E’ fatto,”
mormorò Albus Dumbledore.
Draco fece un sospiro
d’appagamento, quando entrarono nella sala da pranzo di Harry. Era più fioco
del solito, considerando che il fuoco stesse rapidamente spegnendosi. I due giovani
andarono lentamente sui gradini che portavano alla camera da letto, entrambi
persi nei propri pensieri.
Draco sentiva il nervosismo
aumentare man mano che si avvicinavano alla stanza, ma appena loro entrarono,
si rilassò, come aveva fatto quella notte di fronte a Natale. Anche la camera
da letto era fioca, sebbene il chiaro di luna filtrasse attraverso la grande finestra, bagnandola in luce argentea.
Era così intento nel guardare la
stanza, che non osservò il suo coniuge che gli si avvicinava da dietro, finché
non avvertì il caldo braccio attorno alla vita e labbra morbide che accarezzavano dolcemente il suo collo.
“Sei felice, mio Dragone?” Mormorò
Harry nel suo orecchio, causando deliziosi brividi al biondo.
“Si,”
respirò lui, inclinandosi al tocco di suo marito.
“Nessun rammarico?”
“Nessuno.”
“Bene.”
“Draco diede un piccolo urlo,
quando Harry l’abbracciò, alzandolo da terra e cullandolo tra le sue braccia.
Lentamente, camminò verso il letto, per poi depositarlo attentamente sulle coperte,
prima di posarsi sopra di lui a gambe divaricate.
Draco seguì i suoi movimenti con
gli occhi grigi spalancati, il corpo che gridava dal desiderio di un ulteriore contatto con il Draconian.
Le dita aggraziate di Harry
aprirono il vestito, cominciando a sbottonare la camicia. Il biondo tremava,
mentre la camicia fu spinta via dalle sue spalle dolcemente, e mani gentili
alzarono il capo superiore per togliergli la camicia. Quelle mani trovarono
nuovamente il loro modo alle sue braccia, tracciando carezze sulla pelle
lattea, prima di giungere al petto.
Labbra scesero sulle sue,
dividendole per permettere ad una lingua di scivolare su esse
e giocarci. Draco si lamentò leggermente, e quella lingua colse l’opportunità
di entrare e attaccare dispettosamente la sua, lasciando dietro a se una massa
di desiderio ansimante.
Draco, come le labbra abbandonarono
le sue, frignò. Si mossero lungo la sua guancia, verso
il suo orecchio, provocandolo per inarcare violentemente
e lamentarsi di come quella calda lingua scivolava sul suo orecchio. Nel
frattempo, le mani avevano trovato la strada ai suoi capezzoli, e stavano
giocando con loro, pizzicandoli di quando in quando, dolcemente.
“Harry…”, bisbigliò lui, la voce
quasi singhiozzante. Il suo corpo stava dolendo per il suo
innamorato, per il desiderio che lo prendesse…forte e velocemente! Ma Harry aveva altre idee. I suoi gesti erano lenti,
venerabili, e stuzzicanti. Anche se Draco fosse ora
pienamente il suo, sembrava che i suoi giochi non fossero conclusi.
“Pazienza, amore,”
disse Harry, con voce divertita. Draco gemette e lottò per muoversi più vicino
al suo coniuge, ma inutilmente. Poco importava, che Harry, stava avendo la
stessa difficoltà a controllarsi di Draco, mentre assisteva ai suoi tentativi
di convincerlo ad affrettarsi. Harry era determinato a mostrare a Draco quanto…aveva
bisogno di lui.
Harry permise alle sue mani di
giungere alle cosce di Draco, mentre le labbra deviarono verso i capezzoli del
biondo. Draco ansò e s’inarcò, quando le labbra di Harry circondarono il suo
capezzolo, pizzicandolo dolcemente prima di calmare il bottone color rosa con
la lingua.
Draco frignò, mentre la sua bocca
si chiudeva sopra l’altro, dandogli lo stesso trattamento, prima di continuare
verso il suo stomaco. Nei suoi sogni, i suoi pantaloni
erano già andati, ma ora, svanirono con un’onda della mano ed una parola detta
da quella bocca color rosa sopra di lui.
Finalmente, le sue labbra
arrivarono a volteggiare sopra la sua virilità sporgente, e Draco fece un
profondo respiro, ricordando uno dei suoi molti sogni che era
finito come questo.
“Non fermarti,”
l’implorò Draco, occhi chiusi mentre la bocca del suo compagno si fermò. Harry
guardò il suo amato e sorrise.
“Non voglio fermarmi.”
La bocca di Harry si chiuse sopra
la cima dell’erezione, e Draco uggiolò. La testa si muoveva a destra e
sinistra, le mani che afferravano i serici lenzuoli sotto di sé. Gli occhi di Harry, erano fissi sul volto del suo innamorato,
mentre continuava le sue assistenze. “Harry…per favore…Ho bisogno di
te…” Singhiozzò fuori, riuscendo ad aggrovigliare una mano nei capelli del suo
coniuge. Harry rilasciò l’erezione, causando Draco per frignare alla perdita
del contatto. Comunque, i suoi piagnucolii cambiarono
in sospiri quando Harry si alzò e manovrò il suo corpo per ritrovarsi in cima a
lui. Draco avvertì l’improvvisa sensazione di qualcosa di oleoso
in un luogo che non aveva mai provato prima.
“Ti amo.”
Poi, Harry, si spinse in avanti.
L’ultima cosa di cui Draco fu
consapevole per il resto della notte, era il suono del suo mugolare di passione,
mescolato con quello del suo adorato coniuge.
La luce del sole entrò attraverso
le tende del letto, sopra il viso dei due giovani addormentati. Una delle
figure aprì i brillanti occhi color smeraldo, e sorrise alla vista del ragazzo
che dormiva nelle sue braccia. I suoi occhi si richiusero, anche se, questa
volta, non per dormire.
Harry usò il suo potere della
natura per spedire un piccolo ruscello di magia nel corpo del suo coniuge,
cercando qualcosa che sapeva poter trovare…e lo trovò.
Con un largo sorriso, tirò nuovamente a se la magia, cominciando a fissare
adorante il suo coniuge, accarezzandone i biondi capelli dispersi sul cuscino.
Ci vollero solo alcuni minuti per
Draco per riguadagnare abbastanza conoscenza per accorgersi
che qualcuno stava guardandolo. Draco aprì lentamente gli occhi, un brivido che
lo scuote come incontrò lo sguardo di Harry. Poi si
rilassò, ricordando dove era…e quello che aveva fatto.
“Ci siamo sposati,”
bisbigliò, suonando impaurito. Harry ridacchiò.
“Si, lo
siamo.”
“Questa, ora, è la mia stanza. Non
dovrò più andarmene.”
“No, non devi. Infatti,
non ti permetterò di andare via. Dumbledore ci ha concesso una settimana per
fare come noi desideriamo, prima di ritornare a scuola, ed intendo approfittarne,” mormorò Harry. Posando baci lungo la mascella del suo
coniuge.
Draco sospirò e si mosse più
vicino, divertendosi alle sensazioni che il tocco del suo coniuge spediva
attraverso di lui.
“Ma le
persone parleranno…”
“Dumbledore sta dicendo
che siamo ammalati, estremamente contagiosi. Perciò, nessuno può visitarci
finché non siamo completamente a posto…e perché quello accada, dobbiamo avere
sette giorni liberi da compiti, liberi da stress, tempo da soli,” ridacchiò Harry, facendo scorrere la punta delle dita sul
fianco del suo innamorato. Draco rabbrividì e pigiò le labbra alla gola di
Harry.
“Ti amo,”
respirò Draco, ansando come Harry lo fece girare sulla schiena, ponendosi in cima
a lui. L’altro ragazzo ghignò come il gatto del Cheshire,
e iniziò a dargli molti baci lenti, lunghi.
“Ti amo, Dragone. Vi amo entrambi.”
Draco lo guardò, con gli occhi spalancati e un poco
addolorati.
“Entrambi?” Bisbigliò. Harry
sorrise e baciò dolcemente il suo stomaco nudo.
“Draco, devi sapere che la parte
sottomessa nel nostro genere di relazione è capace, grazie alla magia, di
partorire bambini. E dovresti sapere anche che, il primo rapporto con il coniuge,
solitamente termina con il diventando incinta in quell’incontro,” disse calmo, accarezzando lo stomaco piatto del suo
coniuge. Gli occhi del suo coniuge si spalancarono.
“Ma noi…”
“Lo so. Quello non cambia il fatto che posso usare la mia magia per osservare
queste cose. E quando mi sono svegliato…c’era un’altra
presenza. Una presenza molto debole, appena percettibile, ma
che era là. Sei incinta, Dragone. Del nostro
bambino,” disse Harry, premendo il collo di Draco. Il
biondo si gelò, scioccato. Gli occhi spalancati, mentre
trattava con la notizia.
“Un bambino…in me?” Fu l’esitante
domanda. Il suo coniuge accennò col capo.
“L’ombra di un bambino, si.”
“Un bambino,”
mormorò Draco, fissando il soffitto. Harry sorrise.
“Sei felice, amore?” Mormorò Harry,
tirando vicino il suo coniuge.
Draco accennò col capo, un sorriso
brillante che lentamente apparve sulle sue labbra.
“Lo sono. Stiamo per avere un bambino,
Harry. Insieme. Tu ed io…abbiamo creato un
bambino…nostro,” le parole erano confuse, ma il suo coniuge capì e ghignò in
delizia.
“Un’ulteriore
prova che appartieni a me…e non ad Amarilli,” ridacchiò Harry. Draco, immediatamente
emerse dalla sua felice foschia, e rabbrividì d’orrore, occhi ermeticamente
chiusi.
“Per Merlino, amore! Non me lo
ricordare.”
Harry scoppiò a ridere, e lo tirò
ancora più vicino, per confortarlo.
Ci volle la maggior parte della
settimana che avevano come luna di miele, perché i due
ragazzi lasciassero il letto per più di alcuni minuti, ed anche più a lungo
perché fossero mentalmente capaci di stare separati per periodi lunghi di
tempo. La loro obbligazione si era fortificata immensamente, e si erano accorti
di poter parlare telepaticamente l’un con l’altro.
Quando
finalmente riuscirono a separarsi per periodi lunghi di tempo, Draco emanava
continuamente un’aria abbattuta, e mostrava cattivo umore. Harry non era molto
migliore, addentando adiratamente alla minima cosa che l’importunava…a tutti a
parte il suo coniuge.
Per molti giorni dopo che furono costretti
a ritornare a scuola, i ragazzi attrassero molta attenzione attraverso le loro
azioni strane. Dumbledore riuscì a convincere più studenti ed insegnanti che
era a causa di un dopo-effetto della malattia ‘di cui entrambi i ragazzi avevano
sofferto’, ma i loro amici più vicini sapevano
meglio. Blaise e Pansy, lottarono per alzare gli umori di Draco, quando
potevano, e gli amici di Harry si tennero saggiamente fuori del suo modo.
Fu solo quando
il professor Snape chiamò i ragazzi nel suo ufficio e gli diede un’acuta conferenza
che finalmente compresero che non potevano continuare ad agire così. Quello fu
il momento in cui la loro comunicazione mentale giunse alla sua altezza,
vedendo come non potessero sopportare di esser fuori della vista dell’altro.
:Non
sopporto trasfigurazioni.:
:Perché?:
Chiese Harry, lottando per non guardare il suo coniuge, molte file più dietro.
:McGonagall
è una tale santarellina. In più lei favorisce i Gryffindor.:
:Così? Snape favorisce Slytherin.:
:Touché.: Ridacchiò Draco, estraendosi dai suoi
pensieri come McGonagall si avvicinò a lui. La donna gli spedì
un’occhiataccia(soprattutto perché lui non stava tentando di trasformare la sua
scarpa in una lucertola), e poi passò oltre.
:E’ meglio
che tu faccia il tuo compito.: Mormorò Harry, trasformando la sua scarpa in una
lucertola del deserto e indietro. Draco mormorò qualcosa che Harry non riuscì a
sentire e iniziò a lavorare sulla sua trasformazione.
Qualche attimo più tardi, un’onda
improvvisa di nausea lo colpì, e si afferrò lo stomaco, gemendo leggermente.
Blaise che era accanto a lui, gli diede un’occhiata preoccupata.
“Drake, va tutto bene?” Mormorò a
bassa voce. Draco scosse la testa, avvertendo un’onda di disagio. Draco non
notò che il suo coniuge aveva abbandonato il suo
lavoro e stava guardandolo preoccupato.
Un’altra onda di nausea lo colpì, e
iniziò a sudare freddo. Frignando, corse fuori del suo posto, dirigendosi alla
porta. Riuscì ad arrivare nella sala prima di crollare e vuotare i contenuti
dello stomaco sul pavimento freddo di pietra. In lontananza, sentì le chiamate
preoccupate della McGonagall e dei suoi amici.
Poi, tutto si affievolì nella
nerezza, e l’ultima cosa di cui fu consapevole, era un paio di forti,
confortanti braccia che lo cullavano, mentre perdeva conoscenza.
“Che cosa
è successo?” Chiese la professoressa Lily Potter, preoccupata. La sua famiglia
intera era stata chiamata nell’ala dell’ospedale, ed
ora stava in piedi accanto a Draco. Il ragazzo era piuttosto pallido, e la
respirazione era poco profonda.
“Iniziò a star male, per poi
crollare fuori della stanza del professor McGonagall. Il giovane sig. Potter lo
portò dal principio alla fine qui,” disse quietamente
la sig.ra Pomfrey, facendo segno a Harry. Harry era seduto a fianco del letto
di Draco, tenendogli dolcemente la mano…o il contrario, dato che sembrava come
se Draco, inconsciamente rifiutasse di rilasciarlo. Amarilli era seduta
sull’altro lato del biondo, piangendo leggermente, lisciando l’altra mano.
“Che cosa
c’è di sbagliato?” Chiese James Potter, preoccupazione nella voce. La sig.ra Pomfrey
diede un’occhiata al Direttore che era arrivato appena
il ragazzo era giunto nell’infermeria, e che scosse rapidamente la testa,
indicando di non dire nulla.
“Sembra che il sig. Malfoy abbia
una ricaduta. Ma dovrebbe esser bene da domani,”
Disse Dumbledore, uscendo dalle
ombre ed inclinandosi alla fine del letto di Draco. Avvertiva che il biondo
stava per svegliarsi, e poteva vedere la mano del ragazzo che scivolava
lentamente fuori della presa d’Amarilli. Il Direttore sapeva però, che non
avrebbe mostrato di esser sveglio fino a che tutti, a parte del suo coniuge e
forse l’infermiera, se ne fossero andati.
“Credo che il sig. Malfoy sia in
bisogno di riposo. Devo chiedere ad ognuno di andare via,ora,”
disse calmo. Amarilli aprì la bocca per protestare violentemente, ma Adrian avvolse
dolcemente un braccio sulle sue spalle.
“E’ migliore così, Amy. Draco ha
bisogno di riposare,” disse quietamente.
“Ma noi
saremo silenziosi…”
“No, Amy,”
disse fermo, conducendola fuori della stanza.
“Immagino che lei abbia ragione,
suppongo. Vieni, Harry,” disse Lily, inclinandosi
contro James per appoggio. Harry guardò su, aggrottando le sopracciglia.
“Non lascia la mia mano,” finse di protestare. Dumbledore gli fece cenno di
‘restare’ con la mano.”Qualcuno deve restare con lui. Sono sicuro che Draco
preferirebbe aver qualcuno qui, quando si risveglia,”
disse Dumbledore calmo. Lily sembrò stesse per
protestare, ma James e Dumbledore la condussero rapidamente fuori, prima che
lei potesse dire qualsiasi cosa.
Harry rilasciò il respiro che stava
trattenendo e si rivolse di nuovo al suo coniuge, sorridendo come occhi grigi
incontrarono i suoi.
“Se ne sono andati tutti?” Chiese
Draco, debolmente. Harry accennò col capo, spazzolando un lido di capelli
biondi fuori dei suoi occhi.
“Si. Dragone, perché non mi hai detto che stavi sentendoti male?” Chiese Harry, quietamente.
Draco fremette, ricordando quello che era accaduto poco prima.
“E’ stato troppo improvviso. Non so
che cosa è accaduto…”
“lei, sig. Malfoy soffriva di
nausee mattutine,” l’informò la sig.ra Pomfrey,
agitandosi accanto a Harry e mettendo una mano sulla fronte di Draco. Con un
borbottio, porse al biondo un calice che era nella sua altra mano. Draco lo
prese, guardandolo scetticamente il contenuto argenteo.
“E’ una pozione per calmare lo
stomaco, ragazzo. Farà in modo che non abbia nuovamente la nausea causata dalla
sua gravidanza di cui, se posso ricordargli, non m’informò,”
affermò la donna, aggrottando le sopracciglia scuramente. Draco fremette e
bevve la pozione, facendo una smorfia.
“Terribile,”
esclamò, causando Harry per ridere. La guaritrice lo guardò come se stesse nascondendo
un sorriso, quando portò via il calice.
“Ora, era consapevole d’essere incinta, sig. Malfoy?” Chiese la sig. Pomfrey, al suo
ritorno. Draco accennò col capo.
“Per quanto tempo?”
Draco ebbe la grazia di sembrare
vergognoso.
“Fin dal giorno dopo il nostro
matrimonio,” bisbigliò. La guaritrice sorrise, e
sistemò dolcemente le lenzuola attorno al ragazzo.
“Si, Dumbledore mi disse su quello.
Congratulazioni, a proposito. Ma indietro agli affari.
Gravidanze maschie sono molto diverse da quelle femminili. Sono più facili,
considerando che il corpo maschio non ha…l’equipaggiamento per la nascita del
bambino nel modo normale. Lei avrà contrazioni, ma dovremo fare un cesario,” disse lei quietamente.
Draco sembrò inorridire per un momento, pensando evidentemente al fatto del
guaritore che apriva il suo stomaco perfetto. Harry ridacchiò all’occhiata apparsa
sul suo viso e si rivolse a Pomfrey.
“Gravidanze maschie sono rare?”
“Nel mondo muggle, sono
inesistenti. Nel nostro mondo, sono piuttosto frequenti. E’ la magia che
alberga nel corpo di un maschio che lascia spazio a questo. Se
la coppia, vuole un bambino abbastanza fortemente. Possono prendere una
pozione, o in casi come il suo, dove ci sono componenti dominanti e sottomesse,
un uomo può diventare incinta, come il suo coniuge,”
l’informò. Harry ghignò e poi si rivolse nuovamente a Draco, che ancora guardò
atterrito.
“E non si
preoccupi, sig. Malfoy. Il taglio è fatto magicamente, così non c’è bisogno di
spaventarsi,” sospirò lei. La faccia di Draco, immediatamente
si rilassò, e lui sorrise.
“Bene. Io voglio una bambina,” affermò lui. Il suo pubblico sembrò divertito a questo.
“Oh? E se
abbiamo un maschietto?” Lo stuzzicò Harry. Draco fece il broncio.
“L’amerò comunque molto…ma noi continueremo a tentare finché abbiamo anche una
bambina,” disse sicuro. Harry rise.
“Sei un vero gioiello, mio Dragone,” ridacchiò Harry, baciandolo. Draco sorrise felicemente e
si accoccolò contro il suo coniuge, per poi precipitare in un sonno pacato
pochi istanti più tardi.
“E’ rimasto troppo tranquillo. So
che Voldemort sta progettando qualcosa.”
Harry guardò su dal bonsai di cui
stava occupandosi, aggrottando le sopracciglia. Era passato un mese da quando Draco aveva avuto le nausee, ed ora erano nel
giardino di Harry, nascondendo da una iperzelante Amy
ed i suoi amici che stavano tentando di trovarli per provare i loro vestiti per
il matrimonio(che i Potter avevano portato con loro dopo le vacanze di Natale
con i Malfoy).
“Tutti sanno questo, Adrian,” gli ricordò Harry. Adrian rilasciò un sospiro esasperato.
“Lo so! Ma
ancora, il mio ragionamento sta in piedi…attaccherà presto. E, siccome non sa
chi di noi attaccare, aspetterà finché noi si sia
fuori di scuola. Poi colpirà. Chi sa chi ucciderà nel processo?”
Il più vecchio ragazzo si passò una
mano attraverso i capelli color rame. Occhi ansiosi, color ambra, guardarono il
cielo.
“Non vedo perché il mondo magico
non può dedurre quale di noi si tratta. Voglio dire, un solo minuto con noi tre
insieme, ed io ho già i miei sospetti,” mormorò lui.
“Oh?” Chiese Harry, arcuando un
sopracciglio, ma non alzando lo sguardo. Adrian gli diede un’occhiata irritata.
“Si. C’è solo uno di noi con
abbastanza potere per sconfiggere il bastardo! Non è
certamente Amy, né io, anche se non baderei liberarmi di lui. Sei tu.”
Harry non fece nessuna mossa per
dibattere l’asserzione, e Adrian sospirò. Il ragazzo guardò il più giovane
fratello, intento ad aggiustare le gemme nuove dell’albero in certe posizioni,
ma permettendo di crescere in altre. Poteva vedere una forma distinta
nell’albero, ma non poteva capire perché Harry era così determinato nel preservarne
la forma.
“Questi alberi hanno potenti
proprietà magiche,” disse quietamente Harry, come se
sentendo i pensieri di suo fratello.”Possono immagazzinare numerosi ammontari
di potere crudo in loro. E’ possibile attingere in
quel potere, usarlo per le proprie necessità, ma solamente se tu sai come
farlo. La forma aiuta a trattenere il massimo del potere che può immagazzinare.”
Adrian l’ascoltò sorpreso, gli
occhi spalancati. Ora, capiva perché le gemme dovevano essere
rimosse in alcune parti, e lasciate in altre.
“Puoi usarlo?” Chiese
curioso. Harry sospirò e passò amorosamente una mano sulla pianta, prima
di raccogliere le sue cose da giardinaggio e ritornare nelle sue stanze.
“Posso, ma lo faccio raramente.
Solamente quando sono debole e so che non sarò capace di continuare la mia
giornata senza di lui.”
“La qual cosa, è rara,” mormorò Draco. Il biondo era rimasto arricciato su un
palo di cuscini nella porta, leggendo apparentemente, uno spesso libro di
pozioni. I suoi occhi erano rimasti su di loro, comunque, per tutta la durata
della conversazione. Harry sorrise e s’inginocchiò accanto al suo coniuge,
attirandolo in un abbraccio, per poi baciarlo dolcemente sulla fronte. Draco
sospirò contento, rimanendo accoccolato vicino, evidentemente lieto di avere di
nuovo il suo coniuge accanto a se.
“Per la miseria. Voi due agite come
due animali in amore,” borbottò Adrian. Draco gli sparò
un’occhiataccia, mentre Harry l’ignorò completamente. Adrian, sapendo che
questo sarebbe il momento giusto per sparire, rapidamente lasciò la stanza.
Fu solo dopo esser arrivato alla
torre di Gryffindor e alla propria stanza, che si accorse che non era riuscito
a far ammettere a Harry di essere il ‘Ragazzo-Che-Sopravvisse’.
Né avevano terminato la loro conversazione su Voldemort.