Terra ed Acqua di Bethan Flynn (/viewuser.php?uid=92550)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo arrivo ***
Capitolo 2: *** Ali nere ***
Capitolo 3: *** Contatti ***
Capitolo 4: *** Freddo, buio, acqua. ***
Capitolo 5: *** Conversione! ***
Capitolo 6: *** In volo ***
Capitolo 7: *** Regole infrante ***
Capitolo 8: *** Avvicinarsi scappando ***
Capitolo 9: *** Rivelazioni pericolose ***
Capitolo 10: *** Luci e ombre ***
Capitolo 11: *** Acqua scura ***
Capitolo 12: *** Proteggersi ***
Capitolo 13: *** Fiamme ***
Capitolo 14: *** Illusioni da infrangere ***
Capitolo 15: *** Pronti, partenza... ***
Capitolo 16: *** Cuore Nero ***
Capitolo 17: *** Scioglimento ***
Capitolo 18: *** Terra ed Acqua ***
Capitolo 1 *** Un nuovo arrivo ***
Era iniziata come una comunissima domenica mattina al quartier generale
dell’Ordine degli esorcisti. Allen mangiava come uno
sfondato, Linalee cinguettava accanto ad Allen e Lavi cinguettava
accanto a Linalee. Di fianco, Marie e Miranda mangiavano in silenzio
l’uno accanto all’altra, con un tale imbarazzo che
avrebbe fatto arrossire anche un cadavere. Poco più in
là Kanda non risparmiava occhiate gelide a nessuno dei
presenti, i quali sembrava stessero facendo di tutto per alterare la
sua già scarsa pazienza.
Tutto rientrava nella normalità. O almeno, fino a quel
momento.
L’enorme portone si spalancò con uno schianto,
facendo sobbalzare tutta la sala. Entrò una vagonata di
pioggia, e la penombra fu rischiarata per qualche istante dalla luce
dei lampi provenienti dall’esterno.
Una figura incappucciata in un mantello lungo fino ai piedi aspettava
immobile sull’uscio un Komui trafelato che arrivò
cinque secondi dopo, con tanto di occhiali rosa e tazza di
caffè col coniglietto. Strinse la mano che gli veniva porta
da sotto numerosi strati di stoffa ed accompagnò la figura
sconosciuta verso l’ala del palazzo riservata alle stanze,
senza una parola.
-Linalee, tu ne sai qualcosa?- sussurrò Lavi.
Quell’apparizione aveva fatto un certo effetto a tutti, e non
era certo stata rassicurante. La ragazza scosse la testa pensierosa
–mio fratello aveva accennato ad un nuovo arrivo tempo fa, ma
non aveva voluto dirmi niente-.
-Ehi, dov’è Miranda?- la voce ingolfata dal cibo
di Allen fece notare l’improvvisa scomparsa
dell’esorcista.
-E’ andata dietro a Komui e a chiunque fosse arrivato- era
stato Marie a parlare, riemergendo dallo stato catatonico che gli
provocava la vicinanza della ragazza.
-Volete smetterla di fare tutto questo chiasso? Mi sembrate un branco
di galline- la voce acida di Kanda riuscì a riportare il
silenzio, se non altro per evitare una rissa, ma nessuno smise di
pensare al nuovo arrivo.
---
-Bethan!-
-Mir!-
Le due ragazze si abbracciarono saltellando nello studio di Komui. Un
mantello color rame era appeso ad un attaccapanni, bagnato fradicio, e
stava lasciando una gigantesca pozza d’acqua in terra.
-Allora eri veramente qui! E pensare che non ci credevo!- a parlare era
stata una ragazza pallida e smilza, con lunghi capelli castani e grandi
occhi verde scuro. Miranda tossicchiò imbarazzata
–è incredibile già il solo fatto che io
riesca a fare qualcosa…- ma l’altra le
tirò una ciocca di capelli –sce-e-ma! Lo sai che
non intendevo dire questo! Sono contentissima che tu sia qui!-
Komui si schiarì la voce, e entrambe smisero di parlare
all’istante. Bethan sorrise innocente –stavo solo
salutando- ma poi si mise seduta di fronte alla scrivania. Sapeva che
ciò che Komui aveva da dirle era tutt’altro che
divertente. L’Ordine non l’aveva convocata per
caso, non una come lei.
-La situazione è critica, Bethan. Sai perché
abbiamo chiamato te- disse questo, seriamente.
-Vi serve il mio potere- era un’affermazione. Il suo volto si
era fatto attento, ma non sorpreso. Sapeva quanto l’Ordine la
temesse, ma sapeva anche quanto avrebbero avuto bisogno di lei se le
cose si fossero messe male.
-Si. Vogliamo che tu collabori con gli esorcisti della nostra sede.
Pensi di poterlo fare?- la ragazza annuì –non
c’è bisogno di tutta questa formalità.
Nonostante tutto, Komui, sono anch’io un’esorcista-
rispose secca –e poi- proseguì
–sarà bello lavorare con Miranda. Non devi
preoccuparti- fece un sorriso gelido –saranno al sicuro con
me. Collaborerò, ma ad una condizione- l’uomo la
fissò da dietro gli occhiali –userò il
mio potere solo quando si farà realmente necessario. Non
voglio rischiare- gli lanciò un’occhiata
d’intesa, che ricevette in risposta un cenno
d’assenso. L’accordo era fatto.
-Linalee ti mostrerà la tua stanza- disse Komui,
visibilmente sollevato dal fatto che non ci fossero state obiezioni.
Chiamò sua sorella in un microfono, e la ragazza
bussò poco dopo. Bethan si congedò dal
supervisore ed uscì assieme a Miranda.
-Tu devi essere la nuova arrivata- la sorella di Komui le stava
porgendo la mano. Bethan la strinse senza molto entusiasmo,
squadrandola. Linalee iniziò subito a ciaccolare, parlandole
del più e del meno, di come fosse organizzato
l’Ordine e via dicendo, tutte cose che Bethan sapeva alla
perfezione. Non era così sprovveduta da farsi mandare in una
sede estranea alla propria senza neppure impararsi la pianta. Ma che
aveva quella, nel cervello?
-Questa è la tua stanza- disse infine Linalee, dopo che
ebbero salito svariati piani di scale. Bethan le sorrise, mostrando per
la prima volta un po’ di interesse. La stanza era molto in
alto, e la cosa le piaceva. Dubitava che le sue abitudini mattutine
avrebbero entusiasmato i suoi compagni, ma ci avrebbero fatto
l’abitudine, pensò sogghignando.
-Grazie. Sei stata molto gentile- si congedò, sempre
sorridendo. Ma l’altra non ne voleva sapere di mollarla, non
ancora.
-Se più tardi hai voglia di scendere, oggi nessuno
è in missione, potresti conoscere il resto del gruppo-
Bethan si maledisse per non riuscire a trovare nessuna scusa per
sottrarsi ed accettò con un falsissimo sorriso a trentadue
denti e un –ne sarò molto felice- che avrebbe
fatto cariare anche i denti di Aleister Crowley. Linalee la
salutò e finalmente la lasciò in pace, sola nella
sua stanza.
Bethan si guardò intorno, poggiando la borsa sul tavolo.
Oltre ad esso c’erano un letto, un armadio e un bagno. Niente
di che, ma le piacque ugualmente. In una stanza piccola
c’erano meno pulizie da fare, il che era un vantaggio,
perché era enormemente pigra.
Sul letto era poggiata la sua divisa: pantaloni neri, morbidi e comodi,
una casacca bianca con lo stemma della Rose Cross sul petto e una
giacca lunga fino alle ginocchia, anch’essa con
l’emblema dell’Ordine. Si cambiò e
osservò la propria immagine allo specchio del bagno.
I capelli erano sempre più lunghi, constatò. Le
arrivavano fin sotto i fianchi, scendendo in una cascata di boccoli
color rame. Meditò di farsi una coda, poi lasciò
perdere e uscì a malincuore dalla camera. Avrebbe preferito
starsene lì da sola, invece le toccava pure andare a
“fare amicizia” con gente che non sapeva niente di
lei, e che sarebbe stato meglio che “niente” fosse
stato esattamente quello che avrebbero continuato a sapere.
“Prima il dovere, poi il
piacere” pensò sospirando. Sparì
rapidamente nel buio dei corridoi.
Note dell'autrice:
E' la primissima fanfiction più lunga di mezza pagina che
scrivo. Penso che il mio subconscio preferirebbe suicidarsi piuttosto
che pubblicare una cosa simile, ma la mia parte oscura e malvagia ha
deciso di dilettarsi torturando a morte i poveri avventori di questo
sito (B. Oscura: "mwahahahahahahahahahahahaha" / B. Bianca: "sta'
zitta! ç_ç farò una figura di merda
assoluta per colpa tua e di quest'allocca di autrice!")!
Spero vivamente che a qualcuno possa piacere, se non altro per passare
il tempo!
Sono ben accetti tutti i commenti che vi vengano in mente, dal "fa
schifo, datti all'ippica" a cose un po' meno distruttive verso la mia
già scarsa autostima ^^
Ciao a tutti!
Bethan <3
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Capitolo 2 *** Ali nere ***
-Allora? Chi è?
Com’è?- Lavi ed Allen stavano subissando Linalee e
Miranda di domande da almeno mezz’ora.
-E’ una mia cara amica, vivevamo nella stessa
città, poi lei si trasferì e non ne ho saputo
più niente fino ad oggi- Miranda continuava a schivare ogni
domanda diretta, e Linalee non era da meno, ripetendo incessantemente
–fra poco la conoscerete, ha detto che sarebbe scesa dopo
essersi sistemata- la sala degli allenamenti era un cicaleccio continuo.
-Siete soliti fare tutto questo baccano quando vi allenate?- una voce
ironica fece voltare tutti e quattro. Bethan era appena comparsa sulla
soglia della porta, fissandoli sorridendo.
-Io sono Bethan, tanto piacere. Lavoreremo insieme- cercò di
tagliare corto, ma il ragazzo con la benda e i capelli rossi le fu
subito addosso.
-Io sono Lavi! Quanti anni hai? Da dove vieni? Miranda ha detto che
eravate amiche, come mai non vi siete più sentite? Di che
tipo è la tua innocence?- Linalee e Allen fissavano Bethan,
incuriositi dallo scoprire come avrebbe reagito ad un simile assalto,
ma Miranda era sbiancata.
-Ehi, stai bene?- le chiese l’albino. Lei scosse piano la
testa –pregate che Lavi non la sfiori neanche con un
dito…- sussurrò.
Furono, come si potrebbe dire, le ultime parole famose.
Lavi passò un braccio attorno alle spalle di Bethan, e
nessuno fece in tempo ad aprire bocca che il rosso volò in
aria per un paio di metri, atterrando sul fondoschiena. Sarebbe stata
una scena molto comica, ma nello sguardo della ragazza nessuno avrebbe
potuto trovare qualcosa di cui ridere.
-Non mi toccare mai più- sibilò lentamente,
perfettamente udibile nel silenzio sceso di schianto nella sala
–mi hai capita? Mai più!- Lavi annuì
sbalordito. Bethan non lo degnò di uno sguardo e si rivolse
a Miranda –tu sai tutto. Voglio evitare che cose del genere
accadano di nuovo. Puoi spiegarglielo, quando inizieranno a farsi
troppo curiosi- disse secca, andandosene.
Allen aiutò Lavi a rimettersi in piedi e, ancora allibiti, i
tre si fecero intorno a Miranda. L’esorcista
sospirò –ve ne parlerò, visto che
Bethan mi ha autorizzata, ma non voglio ripetere la sua storia per
più di una volta. Andate a chiamare anche gli altri,
sarà meglio che la sentano anche loro- Linalee
annuì e filò fuori dalla sala.
Erano tutti lì. Allen, Lavi e Linalee che non stavano
più nella pelle, Marie e Crowley, che avrebbero tanto
preferito farsi gli affari propri, e Kanda, che era della stessa
opinione dei compagni ma l’aveva espressa molto meno
gentilmente con un “e a me cosa importa?!”. Ma
Miranda aveva insistito.
-E’ difficile raccontare la storia di qualcun altro, e avrei
preferito starmene zitta- esordì –ma
sarà meglio che tutti siate avvertiti: non sfiorate Bethan
neppure con un capello. Potete parlarle, potete dirle tutto
ciò che volete senza paura, ma non potete toccarla. Non lo
sopporta-
-Perché, Miranda?- Linalee la fissava sorpresa
–Lavi è un po’ espansivo, ma non ha
fatto niente di male. Nessuno avrebbe potuto intenderlo come un
contatto molesto- il rosso e Allen annuirono al’unisono.
Miranda sospirò.
-Conoscete l’esorcista dalle ali nere?- chiese. Le sue parole
caddero nel silenzio.
Linalee, Kanda, Lavi e Marie si scambiarono un’occhiata
sbalordita. Allen e Crowley erano gli unici a non sapere di cosa
stessero parlando.
-L’innocence legata con la dark matter…- il
sussurro di Linalee era atterrito.
-Esatto- rispose Miranda impassibile
–quell’innocence è la sua. Non
è chiaro come vi sia entrata in contatto, ma Bethan
è l’esorcista dalle ali nere, e ciò
significa- alzò una mano per tappare le bocche che si erano
appena aperte –che oltre all’evocazione normale,
come la nostra, della propria arma anti-akuma, Bethan ha la
facoltà di utilizzare la dark matter come
l’innocence, evocandola. In questo modo si rende immune agli
akuma e al loro virus, ma la sua anima viene sempre più
corrotta dal potere del Conte. Se la utilizzasse troppo finirebbe per
divenire un akuma lei stessa-. Tutti avevano gli occhi spalancati,
persino Kanda, che in vita sua ne aveva visti di esperimenti assurdi,
era sorpreso che l’Ordine la lasciasse a piede libero.
-Bethan ha imparato a controllare la dark matter- proseguì
Miranda, intuendo i dubbi di tutti –adesso è
completamente sotto il suo comando, credo che neppure il Conte
riuscirebbe a portarla dalla sua parte. Il motivo per cui non sopporta
di essere toccata è…- prese un respiro profondo.
Quella era decisamente la parte più difficile da raccontare.
Avrebbe preferito che a farlo fosse stata la stessa Bethan.
-Ho paura che la dark matter possa fare di testa sua, in parole
spicciole- come evocata dai suoi pensieri, la ragazza
scavalcò il circolo di esorcisti e si sedette accanto a
Miranda –ho un po’ di problemi nel fronteggiare le
varie reazioni quando la gente viene a sapere chi sono, per cui
preferisco che siano altri a raccontarla, quando gli va- disse con
finta leggerezza. Gli sguardi per metà curiosi e per
metà diffidenti le scivolarono addosso come i milioni di
occhiate simili o peggiori che aveva ricevuto fino a quel momento.
-Sapete già tutto di innocence, quindi è inutile
che vi racconti i problemi che ho avuto per controllare quella. Ma con
la dark matter è tutta un’altra cosa- il suo volto
si adombrò, e rimase per un bel po’ di tempo in
silenzio.
Tutti iniziarono a sussurrare fra loro. Numerosi gli “e
allora?” “perché non va
avanti?”. Ma la ragazza non voleva decidersi a parlare; era
evidente che le faceva male. Aprì la bocca un paio di volte,
ma la richiuse subito.
-Ora basta!- la voce di Lavi sovrastò il mormorio. Si era
alzato in piedi, ed andò ad accucciarsi di fronte a Bethan
–non parlarne. Non sei obbligata. Mi dispiace di non aver
saputo prima quanto ti desse fastidio l’essere toccata. Non
lo farò più- la ragazza alzò gli
occhi, un’espressione stupita sul volto, ed
incontrò lo sguardo smeraldino di Lavi. Abbassò
gli occhi, annuendo bruscamente. Il rosso sorrise.
-Allora, avete finito di stare lì come delle vecchie comari?
Dovreste saperlo che non è facile per nessuno-
iniziò a disperdere il capannello di finder e persone varie
che si era formato attorno a loro.
Tutti sussurravano spaventati, girandole al largo.
Non era cambiato niente, pensò amaramente, alzandosi.
-Fermati un po’! Non puoi andar via così!
E’ l’ora dell’allenamento!- una katana di
legno si conficcò nella porta, sibilando a pochi centimetri
dal suo orecchio.
-Ma che ti prende?! Fra un po’ mi staccavi la testa!-
sbottò Bethan veementemente all’indirizzo di Lavi,
che però ghignava divertito.
Evidentemente voleva farla reagire.
Che tipo curioso. Preoccuparsi per una che lo aveva appena preso a
pugni.
Decise di stare al gioco.
Estrasse la spada dal legno, lanciandola al rosso. -Preferisco usare la
mia, non sono portata per le armi orientali- disse. Lavi
l’afferrò al volo e si girò di scatto
verso il ragazzo con i capelli neri.
-Yuuuuuu! Hai sentito? Abbiamo un’altra spadaccina!- quello
roteò gli occhi in un moto di stizza
–sta’ zitto, stupido coniglio, o ti faccio a
fette!-. Ma il rosso saltellò fuori dalla sua portata
gongolando –bene! Mi dispiace per voi, ma l’ordine
di rotazione indica che oggi sono io a scegliere le coppie!-
proclamò solenne.
-Coppie?- sussurrò Bethan a Miranda, mentre il ragazzo
continuava a blaterare. L’altra annuì, sollevata
nel vederla più tranquilla –ogni domenica ci
alleniamo tutti assieme, facendo una specie di torneo, e ogni settimana
uno di noi decide chi deve combattere con chi. Credo ti
toccherà Kanda. Lavi sa essere veramente sadico, quando
vuole- deglutì, mentre il rosso annunciava
-…quindi decreto che oggi Yuuuuuu…-
urlò, mentre il giapponese lo fissava sempre più
omicida –…dovrà sfidare la nostra nuova
arrivata!- fece un cenno col braccio verso Bethan così ampio
che quasi cadde dalla balaustra su cui si era arrampicato –ma
che sorpresa, non me lo sarei mai aspettato- sussurrò lei
alzando gli occhi al cielo.
Il “buona fortuna” di Miranda le era suonato quasi
come un “meglio a te che a me”, riflettè
la ragazza, mentre si posizionava di fronte al suo avversario.
Utilizzava una katana, e tutti lo temevano, segno che doveva essere
molto bravo. A giudicare dalla sua corporatura, la velocità
era uno dei suoi punti di forza, ma Bethan non poteva escludere che
fosse anche dotato di una discreta potenza.
Ghignò, mentre nella sua mano compariva una spada lunga e
dalla lama trasparente come vetro.
Quella situazione iniziava stranamente a piacerle.
Al fischio di Lavi, Kanda partì all’assalto.
Bethan gli tenne testa semplicemente schivando il suo affondo, e
così fece con i successivi per almeno dieci minuti buoni. Il
gruppo di esorcisti la guardava strabiliato. Nessuno era mai riuscito a
resistere contro Kanda senza fare assolutamente niente in quel modo.
Quando fu sicura che il giapponese avesse usato una buona parte della
sua riserva di colpi per l’allenamento, partì
all’attacco.
Per tutti fu chiaro che quel giorno sarebbe crollato un mito, e che
quella ragazza si sarebbe fatta un nemico per
l’eternità.
I colpi di Bethan saettavano velocissimi, trovando ogni minima falla
nella difesa di Kanda, ma senza mai ferirlo. Era come se volesse far
notare al suo avversario i suoi punti deboli.
Come strategia per un allenamento avrebbe anche potuto essere corretta,
pensò Lavi mentre guardava il combattimento, ma decisamente
non era una cosa che chiunque si sarebbe permesso di fare con Kanda.
Tutti, in silenzio, stavano pensando la stessa cosa.
Dopo un altro paio di minuti, Bethan decise di finirla. Si
spostò impercettibilmente verso sinistra, facendo credere a
Kanda di aver trovato un altro suo punto scoperto. Cercando di
prevedere un possibile colpo, il giapponese si slanciò
completamente da quella parte, lasciando scoperto il fianco opposto.
-Un errore non da poco, per uno bravo come te- sussurrò
Bethan. Kanda spalancò gli occhi: aveva capito il trucco, ma
era troppo tardi.
La ragazza afferrò la spada dalla parte della lama e, con
l’elsa, sferrò un affondo che colpì in
pieno il suo avversario, catapultandolo a terra in una nuvola di
polvere.
Veloce, forte, micidiale. Bethan aveva vinto.
La spada scomparve nel palmo della sua mano, e la ragazza si diresse
verso Kanda, steso a terra ansimante. Si teneva il fianco con una mano,
evidentemente gli aveva fatto parecchio male.
-Non dovresti avere niente di rotto o spappolato, sono stata attenta-
sorrise, raccogliendo la katana da terra e porgendogli
l’elsa. Il giapponese la afferrò strattonandola, e
Bethan fece appena in tempo a lasciarla andare.
-Che comportamento poco sportivo. Non me lo sarei aspettata, da un
combattente del tuo livello- sbuffò allontanandosi di un
passo –e io che volevo chiederti se potevamo allenarci
insieme! Vabbè, se ti passa la voglia di ammazzarmi fammi un
fischio!- cinguettò, salutandolo con una mano.
-Mi sono divertita- disse sorridendo a Lavi, mentre gli passava accanto
–chiamatemi quando avete intenzione di rifarlo. Adesso credo
che andrò a farmi una doccia- uscì dalla porta,
lasciandosi alle spalle un brusio non più spaventato e
sospettoso, ma eccitato e stupito.
Era una cosa piacevole, pensò.
Note dell'autrice:
Ecco il secondo capitolo! Finalmente Kanda entra in scena, facendo pure
una bella figura da scemo... credo che aggiungerò l'avviso
OOC per questa fanfiction, ho paura che Kanda come lo vedo io non
rispecchi esattamente il carattere con cui è comunemente
identificato XD XD Per dirla in breve, questa storia è
ambientata dopo tutto il casino che sta succdendo or ora nelle night
190 e seguenti, quindi dopo che si è scoperta tutta la sua
storia con Alma ecc ecc. Questo secondo me cambierà il
carattere di Kanda, sempre se riuscirà a scamparla pure
stavolta, quindi nella mia fanfiction potrà risultare un bel
po' ammorbidito... Oh, insomma, io per evitare equivoci l'avviso lo
metto!
Per quanto riguarda la storia di Bethan, non vi preoccupate, non si
esaurisce così in fretta XD vi torturerò
moooooolto più a lungo! Ho avuto tutto il tempo di d.gray
man per pensarci, mwahahahahahahahaha (B.bianca: "Oh, sta' zitta!
così spaventi tutti!!)
Ah, Miranda ha un ruolo essenziale in questa fanfiction *___* non per
niente è il mio secondo personaggio preferito!
Ringrazio Cazzobanano
(che nome...strano! XD) per la recensione (il primo commento
ç___ç sono commossa! XD)... Allora, questa storia
è nata dai miei continui pensieri peregrini sul personaggio
di Yu Kanda, e il fatto che la protagonista abbia il mio stesso nome
è spiegato col fatto che io cambio nickname a periodi, e
ogni personaggio (femminile, ovviamente XD) che mi invento in un dato
periodo si becca quel nome lì... Sarà
perchè mi piace impersonarmi nelle mie creazioni :P
Come ho già detto, non voglio farti spoiler se non hai letto
gli ultimi capitoli del manga su internet, questo aborto chiamato
fanfiction è ambientato in un futuro immediatamente seguente
alle ultime vicende... In cui si viene a sapere un sacco di cose sulla
storia personale di Kanda, quindi se non vuoi saperle non leggere la
mia storia (scherzo, leggilaaaaa! >.< XD)
Ciao a tutti, e al prossimo capitolo!! ^^
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Capitolo 3 *** Contatti ***
-Ma dico, avete visto che roba? Ha battuto Yu! Lo
ha steso come un novellino!- la voce di Lavi, perfino più
alta del solito, rimbombava nel corridoio mentre lui, Allen, Linalee e
il giapponese si dirigevano ognuno verso la propria stanza. Miranda e
Marie li seguivano poco distanti.
-Lavi, io la smetterei…- Allen sussurrava atterrito, tenendo
d’occhio Kanda che non aveva aperto bocca da quando erano
usciti dall’arena neppure per farli stare zitti. Ma il rosso
continuò imperterrito.
-…e come si muoveva veloce! Praticamente non riuscivo a
vederla! Sembrava un gatto che gioca con il topo!
Però…- abbassò la voce, assumendo un
tono pensieroso –non ha detto tutto sulla sua storia. Se ha
imparato a controllare la dark matter come Miranda ha detto,
perché ha paura che possa prendere il sopravvento se
qualcuno la tocca?-
-Questa è una cosa che dovrete chiedere a lei. Io non ho
intenzione di dirvi una parola di più riguardo a questa
storia- fece Miranda, gli occhi bassi –non meravigliarti
perché ha dei segreti, Lavi. Non credo sia
l’unica, no?- tutti tacquero.
Improvvisamente Kanda svoltò un angolo, verso un corridoio
che si immergeva nell’oscurità e scomparve lungo
una rampa di scale.
Linalee sospirò –è più tetro
del solito, da quando siete tornati da quella missione- disse rivolta
ad Allen. L’albino annuì –certo, non ci
si potrebbe aspettare niente di diverso. Lo capisco- rispose.
-Allen, fammi capire una cosa, però- interloquì
il rosso –se dentro Alma era impiantata l’anima
della donna che l’uomo a partire dal quale è stato
creato Yu amava- disse tutto d’un fiato, cercando di non
ingarbugliarsi –adesso che lei è morta,
l’anima di lui che fine ha fatto? Credevo fossero legate-
Allen sospirò –è sparita, esattamente
come quella di lei, ma Alma è morto e Kanda no. E’
come se dovesse ripartire da zero, come se fosse completamente qualcun
altro- spiegò, poi scosse la testa –non ci ho
capito molto nemmeno io, ad essere sincero, e non mi sembra il caso di
chiederglielo- aggiunse saggiamente. Lavi e Linalee annuirono
all’unisono.
-Spero che riesca a superarla- disse lei pensosa.
-Perché ti interessa tanto?- Allen arrossì sotto
il suo sguardo di rimprovero –è un nostro
compagno! E’ ovvio che mi interessa! Farei lo stesso se ci
fossi tu al suo posto!- esclamò lei indignata, camminando
appena più velocemente.
Allen e il rosso la seguirono, continuando a vociare.
Da dietro il corridoio che portava alla sua stanza, Bethan aveva gli
occhi spalancati.
Kanda apparteneva al secondo progetto, ed era ancora vivo.
Capì immediatamente il motivo della sua freddezza: quando
hai vissuto a lungo senza che niente della tua vita dipendesse da te,
iniziavi a vedere gli altri come da dietro una barriera, come se
nessuno potesse realmente capire.
E in effetti era proprio così. Nessuno poteva.
“Yu, voglio
che tu mi prometta una cosa”
“Quello che
vuoi”
Una risata soffocata
“non dirlo mai, se prima non sai la proposta”
“Dimmi,
Alma”
“Voglio che tu
viva come Yu, e non come l’anima da cui sei nato”
“Non so se
posso farcela”
Occhi accigliati, i suoi
occhi. Che presto si sarebbero chiusi.
“Devi. Devi
farlo per me. La sua anima deve raggiungere la mia”
Colpi violenti di tosse,
sangue dovunque.
“Alma,
resisti. Non morire”
“E’
tardi, per me” un sorriso, luminoso così come lo
aveva sempre aspettato.
“Non
è tardi per noi” da dove uscivano quelle parole?
Chi le stava dicendo?
Yu? O l’altro?
“Non
è tardi per te, Yu. Devi promettermi che non ti seppellirai
nel dolore. E’ già durato troppo a lungo”
Altra tosse, il respiro
di Alma sempre più affannoso, le sue iridi che lo fissavano
come impazzite.
“Promettimelo”
Un nodo alla gola che
non andava né su né giù. La voglia di
urlare e piangere, la rabbia che per la prima volta usciva dalla sua
gabbia.
Non trasparì
niente di tutto ciò.
Un sorriso tirato
“te lo prometto”
Un altro sorriso, vero
stavolta, per non farlo andar via col ricordo della sua freddezza. Le
dita gelide di Alma strette attorno al suo braccio, che cadono
lentamente.
E poi il dolore, forte,
intenso, bruciante.
-Ehi! Che ti prende?!-
Lo vide spalancare gli occhi con uno sguardo così smarrito
che non avrebbe creduto possibile in un tipo del genere. Sospirando, si
chinò al suo livello.
-Stai bene? Credevo ti stesse venendo un colpo- Kanda fissò
quelle iridi verdi che lo scrutavano con un misto di preoccupazione,
preplessità e fastidio. Distolse lo sguardo bruscamente
–non è niente. Mi succede- sbottò
alzandosi. Lei non si lasciò impressionare dalla scortesia.
-Se hai bisogno chiamami, sono in camera mia, al piano di sopra-
sospirò.
Il suo –non ci penso nemmeno- le arrivò
distintamente, anche se appena borbottato. Alzò gli occhi al
cielo: sarebbe mai finita quella giornata?
Quante volte si era trovata a pensarlo, negli ultimi dieci minuti.
---
Si chiuse in camera, sospirando di sollievo, e tirò le
tende. Tutto piombò nell’oscurità
più totale. Seduta sul letto, avvicinò le
ginocchia al petto e le strinse forte.
Non lo aveva previsto.
Non aveva previsto di far sapere ad altri la sua identità
così presto, non aveva previsto che si sarebbe divertita
–una risata sarcastica le risuonò nella mente a
quella parola- in quel posto, con quelle persone. Era giunta
lì sicura che tutti, eccetto forse Miranda,
l’avrebbero schivata. Invece per poco non aveva rivelato loro
ciò che da anni non usciva dalla gabbia che lei stessa gli
aveva creato.
La sua tragedia, come avrebbe amato definirla il Conte.
Se non si era trasformata in akuma dopo quello, niente avrebbe
più potuto corromperla.
Cercò di inquadrare le persone che aveva conosciuto quel
giorno, com’era sua abitudine. La faceva sentire
più sicura.
Miranda era Miranda, semplicemente una sorella, quindi la
scartò a priori. Era l’unica persona che le era
rimasta vicina pur sapendo tutto.
Il ragazzo che le stava sempre appiccicato, Marie, non sapeva
definirlo. Sembrava una persona tranquilla, di quelle che si fanno gli
affari propri ma che non esitano a darti una mano, ed era chiaramente e
irrimediabilmente perso per Miranda.
Poi c’era l’albino, Allen Walker. Avrebbe mentito
se avesse detto di non averlo mai sentito nominare. Il distruttore. Al
di là di ciò che sapeva di lui, non poteva dire
di averlo trovato simpatico, sempre lì ad annuire con aria
ebete a ciò che usciva dalla bocca di Linalee e a fare
domande come una mitraglia.
Linalee. Lei era… era ciò che Bethan non
sopportava in assoluto. Gentilezza sempre e comunque, anche con le
persone che avrebbero voluto farla fuori, con stampato in faccia a
caratteri cubitali l’ideale della crocerossina e della
“buona compagna”. Non poteva dire di averla trovata
scortese o che altro, ma era proprio quella gentilezza continua,
costretta, asfissiante che lei non sopportava. Odiava quando qualcuno
si preoccupava per lei.
Poi c’era Lavi. Dopo il cazzotto che s’era beccato
per averla toccata, era stato fin troppo gentile. Ridacchiò:
quel tipo era tutto meno che sincero, si vedeva da un miglio, eppure in
quel comportamento da clown esternava ciò che avrebbe voluto
essere. Loro due si somigliavano, ma in modo opposto.
Kanda non avrebbe saputo definirlo. Era il classico “figo di
ghiaccio”, ma come espressione le sembrava un po’
riduttiva. Dopo aver sentito ciò che avevano detto
l’albino e gli altri non si stupiva affatto che Kanda volesse
starsene per i fatti suoi. Doveva ammettere di essersi inquietata
quando lo aveva trovato steso in terra a quel modo: chissà
che gli era preso, pensò. Quell’ultima missione di
cui avevano parlato doveva essere stata abbastanza sconvolgente, e in
effetti si ricordò di averne sentito parlare anche in altre
sedi. Forse era per quello che avevano chiamato lei.
Ripensò allo sguardo che le aveva lanciato il giapponese
quando si era ritrovato a gambe all’aria. Evidentemente non
era mai stato atterrato.
Ghignò: le piaceva demolire quei miti, ma qualcosa le diceva
che lui non era il tipo da cadere in depressione dopo una sconfitta.
“Aveva dei bellissimi occhi” pensò, ma
subito scosse la testa. Che accidenti le saltava in mente?
Un sordo bussare alla porta interruppe i suoi pensieri.
Sbuffò sonoramente.
-Avanti- chiunque fosse, se avesse voluto infastidirla si sarebbe
beccato come minimo un pugno.
-Bethan!- quella voce giuliva avrebbe potuto essere già di
per sé un motivo sufficiente a scaraventare fuori con una
pedata quel tornado dai capelli rossi che le si era appena infilato in
camera senza permesso. Si buttò sul letto accanto a lei, che
sbottò stizzita.
-Insomma, non vi insegnano l’educazione in questo posto?!-
Lui alzò le braccia al cielo –non fare
così, sembri Yu!- disse, con un finto sguardo spaventato.
Sospirando, Bethan si lasciò ricadere sul letto.
-Cosa vuoi?-
-Perché è così buio qui?-
-Senti, ma tu rispondi sempre alle domande con altre domande?- adesso
iniziava ad irritarsi. Perché non la lasciava in pace?
-Quasi. Sono il futuro Bookman, indagare è il mio lavoro.
Chiamala deformazione professionale- la ragazza lo interruppe
bruscamente. Non aveva nessuna intenzione di continuare a sorbirsi la
sua parlantina.
-Ok, ok, adesso mi dici perché sei qui, prima che ti mostri
come sono brava a tirare tavoli addosso alla gente?-
Il rosso scoppiò a ridere –vorrei che tu ti
allenassi con me- disse.
Bethan alzò un sopracciglio, sbadigliando –si
può fare. Ma non adesso, sono stanca. Dovremmo essere in
missione insieme, se non sbaglio- disse –puoi considerarlo il
tuo primo allenamento, se vuoi- lo sentì sbuffare
–andare a recuperare un generale quasi sicuramente morto non
è un granchè, come allenamento- disse mogio.
Bethan ghignò –aspetta e vedrai, futuro Bookman.
Essere mandato in missione con me non è mai un segno di
tranquillità. Adesso, per favore, visto che
esaudirò la tua richiesta, vuoi andartene e lasciarmi
dormire prima di cena?- chiese poi, con un sorriso così
acido che avrebbe fatto cagliare il latte appena munto.
Lavi sbuffò, dirigendosi verso la porta –sai, se
non somigliassi a Yu prenderei in seria considerazione l’idea
di provarci con te!- esclamò prima di uscire.
-Che idiota- sbottò lei, gettandosi sul cuscino.
L’indice di gradimento di quel tizio era rapidamente sceso.
Che cavolo voleva da lei? Conosceva giusto un paio di metodi per
rimettere a posto cose del genere. Li avrebbe sperimentati, qualora ve
ne fosse stato bisogno, pensò chiudendo gli occhi.
Un bagliore blu la accompagnò nel sonno.
Note dell'autrice:
Ecco il terzo capitolo, nel quale (perdonatemi >.<) non
succede praticamente un accidente niente!!! Però nel
prossimo capitolo la situazione inizierà a movimentarsi, o
perlomeno non ci saranno solo dialoghi e complessi interiori della mia
disgraziata protagonista!
Rispondendo di nuovo a Hellie
e ad ogni altro (magari!) avventore, fra Bethan e Lavi non, non, NON ci
sarà assolutamente niente, quindi le fan possono stare
sicure ed odiarmi per quanto lo farò soffrire XD (perdonami
Lavi! ^^')
Finalmente qualcun altro che apprezza Miranda, pensavo di essere
l'unica XD finora ogni fanfiction che ho scritto è stata su
di lei, Bethan è il mio primo esperimento! Speriamo in
bene!!!
Ciao a tutti!! Vi prometto che aggiornerò presto XD
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Capitolo 4 *** Freddo, buio, acqua. ***
La carrozza li attese di fronte
all’entrata dell’Ordine di prima mattina. Bethan
salutò appena Miranda che faceva colazione con gli occhi
ancora impastati di sonno e infilò il gigantesco portone,
leggendo il fascicolo della missione mentre camminava.
Si sarebbero recati in una landa desolata molto a nord, dove alcuni
nomadi avevano riferito di aver visto strane luci illuminare il
ghiaccio come se provenissero dagli abissi.
Sbuffò, infilandosi il plico di fogli in tasca: quello che
la irritava di più era il dover fare il viaggio con quel
tipo. Lavi non aveva smesso un attimo di fare domande, e anche la
simpatia che aveva provato verso di lui il giorno prima iniziava
rapidamente a scemare.
-Senti un po’, ma non ti si secca mai quella lingua? Credevo
che i Bookman leggessero- disse acida ad un certo punto, quando fu
sicura che ad un’altra parola avrebbe lanciato Lavi
direttamente sul luogo della missione.
-Sfortunatamente per quelli come te, no- rispose lui senza fare una
piega –e ringraziami per non averti chiesto niente sulla dark
matter. Sono stato fin troppo disciplinato- Bethan impallidì
e rimase zitta.
-Scusami, io…- il rosso sembrava aver appena realizzato di
aver toccato il tasto sbagliato.
-Non è niente- replicò lei secca, guardando
ostinatamente fuori dal finestrino. Il paesaggio andava piano piano
colorendosi delle tinture dell’alba, mentre la carrozza
macinava chilometri verso quel luogo freddo ed inospitale.
Arrivarono ormai nel tardo pomeriggio. Il sole era già
tramontato da un pezzo lassù, ed il buio pesto rendeva
confusi cielo e terra. Il finder fece loro cenno di seguirlo: conosceva
quelle terre, ed uno dei testimoni era suo fratello. Gli aveva spiegato
il posto.
Iniziarono a camminare in silenzio, Bethan al centro e Lavi che
chiudeva la fila. Ad un tratto, la ragazza sentì il rosso
fermarsi e si girò.
-Che c’è?- lui la guardò con il viso
intorpidito dal gelo.
-Ho sonno, non riesco a proseguire…- mormorò.
Bethan vide allarmata la palpebra dell’unico occhio di Lavi
calare, ed il suo corpo barcollare in avanti.
-Idiota, non devi dormire! E’ l’effetto del freddo,
morirai se ti addormenti!- ma il ragazzo sembrava aver perso ogni
energia. Il finder se lo caricò in spalla, e Bethan gli mise
sulle spalle il proprio mantello. Aveva un freddo cane, ma era sempre
meglio che lei si prendesse una polmonite che il futuro Bookman ci
rimettesse la pelle perché si era rifiutata di dargli una
coperta.
Anche se, doveva ammetterlo, un pensierino ce l'aveva fatto eccome.
-Poco distante da qui c’è una capanna di
cacciatori. E’ vicina al luogo indicato da mio fratello,
potremmo riposarci lì- suggerì l'uomo. Bethan
annuì battendo i denti –muoviamoci. Questo freddo
ha effetto anche su di me- era rimasta con addosso solo la divisa
dell’Ordine, e non era certo l’abbigliamento adatto
ad una spedizione fra i ghiacci.
Poco dopo avvistarono la capanna: era poco più di una
casupola, Bethan calcolò che in tre sarebbero stati belli
stretti, ma era sempre meglio di niente, specialmente ora che il vento
serale aveva iniziato a soffiare. Lavi sarebbe morto assiderato se
avessero continuato a camminare in quel modo.
Spalancò la porta con un calcio e osservò
l’oscurità. Il finder le porse una candela accesa,
che illuminò parzialmente l’ambiente: constava di
una sola stanza, molto piccola, in cui sarebbero stati stretti loro tre
assieme. Le pareti erano di legno, e accatastate in un angolo
c’erano numerose pellicce. Probabilmente i cacciatori le
lasciavano lì per trovarle quando andavano in cerca di cibo
nel periodo invernale.
-Si arrabbieranno se le prendiamo in prestito?- balbettò
intirizzita –sembrano calde- il finder sorrise –se
libererete questo posto da quella luce, vi daranno quante pellicce
volete. Prendetene pure, questa capanna è di mio fratello-
la ragazza afferrò la prima e se la avvolse attorno al
corpo, avvicinandosi alla candela. Poi accennò al ragazzo
che ancora dormiva –come sta?- l’uomo
sospirò –dorme, ma non è un bene.
Potrebbe risentire del freddo se non mangiasse. Devo svegliarlo?-
chiese guardandola. Bethan ringraziò mentalmente Komui per
aver informato anche il finder della sua avversità al
contatto –si, è meglio. Prendo da mangiare-
rovistò nella borsa e tirò fuori tre grosse
pagnotte ripiene.
-Eh? E’ già mattina?- la voce assonnata del rosso
fece capolino dall’angolo in cui era steso.
-No, è notte, e stavi per morire assiderato-
replicò Bethan, lanciandogli un panino –quando ti
sarai rifocillato, restituiscimi il mio mantello. Non sei stato il solo
a rischiare una polmonite stasera- disse bruscamente. Lavi si
guardò addosso sorpreso, vedendo il pesante tessuto color
rame con cui Bethan era arrivata.
-Grazie- disse solamente.
-Di niente- sospirò lei –purtroppo non ho
l’autorizzazione per lasciarti fare sciocchezze come quella
di addormentarti nel bel mezzo di un ghiacciaio- disse addentando il
pane –adesso mangia, così ti scaldi. Poi
sarà meglio dormire- si sentiva sfinita. Quella giornata era
stata snervante e faticosa, se un akuma fosse arrivato in quel momento,
probabilmente non avrebbe risposto di sé stessa.
-Sei sicura di non avere freddo? Se vuoi…-
-No, Lavi, non voglio che mi abbracci. Smettila di chiedermelo e dormi-
un tono acido rispose alla richiesta del rosso, che si girò
dall’altra parte. Stavano stretti in quella stanzetta, e
Bethan era finita col muro da una parte e Lavi dall’altra.
Sarebbe stata un’impresa non sfiorarsi neppure,
pensò. Ma durante la notte non se ne sarebbe accorta.
Si addormentò appena scese la calma, il rumore della
tempesta di neve che imperversava all’esterno le conciliava
il sonno.
Appena prima di chiudere gli occhi, un’immagine le
tornò alla memoria con una stranissima sensazione di
nostalgia.
Due cerchi blu scuro, come quello dell’acqua notturna, calmo
e profondo, rassicurante e terribile.
---
-Bethan quando dovrebbe tornare?- Linalee e Miranda stavano facendo
finta di leggere un libro in biblioteca. Di fatto, stavano
chiacchierando.
-Credo domani sera, se tutto andrà bene- rispose Miranda
–sono un po’ preoccupata. Spero che Lavi non faccia
pazzie, Komui dovrebbe avergli spiegato tutto-
-Tutto cosa?- la cinese la guardò interrogativa.
Miranda tergiversò –ecco, io… non so se
è il caso di dirlo ai quattro venti…- ma Linalee
la fissò seriamente –lo verrei a sapere in ogni
caso, Miranda. Possiamo avere molti segreti fra di noi, ma tutto
ciò che riguarda le nostre armi anti akuma prima o poi viene
a galla- disse. L’altra sospirò
–purtroppo hai ragione. Se Bethan userà la dark
matter per distruggere gli akuma, Lavi in questo caso, ma qualunque
esorcista dovrà stare molto attento. Se vedesse il minimo
segno di una perdita di controllo, dovrebbe attaccarla. La dark matter
esaurisce il suo effetto solo sotto l’influsso
dell’innocence- concluse. Linalee la guardò
inorridita –deve colpirla? Ma non le fa male?-
-Certo che le fa male. Ma non ha altra scelta- replicò
Miranda, chiudendo il libro con uno scatto. Diventava sempre nervosa
quando qualcuno le chiedeva di Bethan. Si era immediatamente adattata
al fatto di averla rivista, ma la realtà era che per dieci
anni non ne aveva saputo più niente.
Chissà che fine aveva fatto.
---
Come erano finiti in quella situazione?
Ricordava solo che ad un certo punto la capanna era come saltata in
aria, e lei si era ritrovata sbalzata sulla neve ghiacciata. Aveva
chiamato i nomi degli altri, ma non aveva ricevuto risposta.
Gli akuma si schierarono di fronte a lei, mostruosi come al solito.
-Maledizione- imprecò fra i denti. Erano tutti dei livello
tre, non poteva tenergli testa da sola, senza contare il fatto che era
mezza congelata. Uno di loro attaccò e stalagmiti appuntite
di ghiaccio fuoriuscirono dal terreno sotto di lei, che
spiccò un balzo evocando l’innocence e riuscendo a
schivarle.
Sulla sua schiena brillava un grosso paio di ali candide più
della neve.
-Dove sono i miei compagni?- gridò, ma gli akuma
sghignazzarono.
-Io mi preoccuperei per te stessa, vero Dig?- grugnì uno.
-Già, Dug- rispose l’altro, con ua voce ebete.
-Io mi guarderei le spalle, se fossi in voi- replicò Bethan
con un ghigno perfido sul volto. L’akuma Dig
sbuffò sonoramente –ma per chi ci hai
pre…- non fece in tempo a finire la frase che il timbro di
fuoco di Lavi si abbattè su di lui, disintegrandolo.
-Ottimo tempismo, Bookman Junior!- gli gridò Bethan
–il finder è con te?- il rosso annuì
–andiamo- disse. Poco lontano, come se provenisse da sotto il
ghiaccio, una luce azzurra molto intensa illuminava il cielo grigio.
-Dev’essere là! Vi precedo!- gridò
Bethan, dando veloci colpi d’ala per volare più in
fretta.
Arrivata sul posto la luce era quasi insopportabile. Evocò
la lunga spada di cristallo con cui aveva battuto Kanda.
-Innocence, evocazione. Ricerca- mormorò, piantando la lama
a fondo nel ghiaccio. Sentì l’elsa bruciare e
capì di aver fatto centro: la sua spada stava assimilando
l’innocence. Lì sarebbe stata al sicuro.
Il bagliore diminuì poco a poco, come risucchiato
dall’arma di Bethan.
-Attenta!- il grido arrivò troppo tardi, ed il proiettile
dell’akuma esplose di fianco a lei, frantumando il ghiaccio e
facendola precipitare nell’acqua gelida.
Il freddo le tolse ogni capacità di movimento. Vedeva
l’azzurro sfumare sempre di più, lasciando il
posto alla fredda oscurità del mare glaciale.
Non riusciva a pensare, sentiva il gelo afferrarle ogni singolo nervo,
e i polmoni bruciare come fuoco. Ad un tratto, quando stava per perdere
completamente le forze, scorse un oggetto estraneo, come un manico. Vi
si aggrappò con la poca forza che le rimaneva e si
sentì trascinare verso la superficie.
-Respira! Grazie al cielo!- Lavi continuò a tirare il
bastone verso di sé, cecando di accertarsi nel modo migliore
delle condizioni della ragazza.
-Accidenti a te, non potevi scegliere un limite un po’
più gestibile del “non mi toccate”?-
sbottò, avvicinandosi a Bethan distesa sul ghiaccio. Si
tolse pelliccia e mantello, e lo stesso fece il finder. La ragazza,
seppure semincoscente e stravolta, rifiutò ogni contatto e
si avvolse da sola nelle pelliccie, tossendo e tremando a
più non posso.
-Ce la fate ad alzarvi?- le chiese il finder. Lei scosse la testa in
segno di diniego, poi indicò la spada conficcata nel
ghiaccio, che ora risplendeva della luce azzurra che prima aveva
illuminato il ghiacciaio.
-Vado a chiamare la carrozza. Aspettatemi qui voi due- disse Lavi,
montando a cavalcioni della sua arma anti akuma. Bethan e il finder
annuirono.
-Immagino che mi toccherà ringraziarlo- sussurrò
lei col fiato corto poco dopo. L’uomo sorrise –non
siate così dura con Lavi, signorina esorcista. Era disperato
quando vi ha vista sprofondare nel ghiaccio. Credo che si sarebbe
buttato lui stesso, se non gliel’avessi impedito- disse
–come vi sentite?- aggiunse poi.
-Male- rispose lei con voce roca –mi fa male dappertutto e ho
freddo-
-Avete preso un bel colpo, siete quasi rimasta schiacciata contro il
ghiaccio, ed anche il freddo vi ha messa a dura prova. Dovrete riposare
un bel po’ quando torneremo alla base-
Videro avvicinarsi Lavi con la carrozza al seguito. Il ragazzo
smontò dalla sua arma e le si fece vicino, ma Bethan si
alzò per conto proprio. Salì sulla carrozza, e
subito il tepore le avvolse il corpo.
-Ho fatto mettere del carbone per scaldare l’interno- disse
il rosso –così ti asciugherai più in
fretta- lei annuì, ma non le sfuggì lo sguardo
preoccupato di quell’unico occhio verde smeraldo.
Fece un sorriso tirato –adesso sto meglio, Lavi. Grazie di
tutto- disse, sprofondando nelle pellicce. Poco dopo si
addormentò.
Lavi rimase a fissarla per tutto il tempo del viaggio.
L’impressione che ne aveva avuto non era cambiata di una
virgola.
---
-Mio Dio! Ma cos’è successo?- Linalee
afferrò al volo Bethan che stava per crollare a terra. Le
forze non la sostenevano più, e le girava immensamente la
testa. Le sembrava di trovarsi su un’immensa trottola.
Lavi spiegò sinteticamente la situazione, mentre la cinese,
aiutata da una preoccupatissima Miranda, trascinavano Bethan verso
l’infermieria.
-Ha la febbre alta!- mormorò Miranda, mettendole una mano
sulla fronte –ed è fradicia- aggiunse, ma si
guardò bene dal rimproverare Lavi per non averle detto di
cambiarsi i vestiti. Sapeva benissimo quant’era testarda.
L’infermiera, appena la vide, ospitò almeno un
miliardo di diavoli su ognuno dei suoi capelli risecchiti.
-E’ sempre la stessa storia! Sempre più giovani,
sempre più pericolose le missioni, voi partite e io vi
ritrovo in polpette! Ah, ma quel Komui adesso mi sente! Una missione
fra i ghiacci! Ad una ragazzina simile!- continuava a blaterare ad alta
voce.
-Se le dà così fastidio posso curarmi anche da
sola. Mi basta un po’ di riposo- la voce di Bethan sembrava
uscire direttamente dall’oltretomba. Miranda la
ricacciò dritta a letto –non se ne parla neppure!
Hai idea di quanto hai rischiato? Adesso riposati- ordinò
perentoria. Bethan evocò la spada e gliela porse: la luce
continuava a pulsare al suo interno.
-Questa è l’innocence. Portala a Komui, la spada
si dissolverà subito dopo- mormorò ricadendo sui
cuscini. Miranda annuì –d’accordo. Tu
non pensare ad altro che a riposarti, chiaro?- la ragazza
annuì debolmente e chiuse gli occhi. Le faceva male la
testa, e sentiva ancora le membra paralizzate dal freddo e dalla paura.
L’oscurità che si stagliò sulle sue
palpebre chiuse somigliava a quella che aveva scorto sotto di
sé nell’acqua sovrastata dal ghiaccio.
Sentì il respiro venirle meno e spalancò gli
occhi.
L’infermieria era deserta. Evidentemente doveva essersi
addormentata, pensò sospirando.
All’improvviso si accorse dell’ombra di fianco al
suo letto e sussultò, spaventata.
-Sono solo venuto a prendere un libro. Non hai bisogno di agitarti- Yu
Kanda. Che ci faceva lì a quell’ora? E
perché lei non l’aveva nemmeno visto? La testa le
mandò una fitta dolorosa.
-Come stai?- la domanda giunse precisa e inaspettata, così
come la risposta.
-Uno schifo. Mi fa male dappertutto e mi scoppia la testa- si
lamentò lei. Sentì uno sbuffo che avrebbe potuto
essere assimilato, con molta fantasia, ad una risata.
-Che ci trovi di divertente?- sbottò, per quanto la sua
condizione le consentisse di mantenere un tono sostenuto.
-Nessuno si aspetterebbe mai di sentirti lamentare- replicò
lui. Nell’ombra Bethan scorse il luccichio dei suoi occhi.
Possibile che quel blu si distinguesse anche nel buio?
-Nessuno si aspetterebbe mai di sentirti chiacchierare amabilmente con
la prima venuta- rispose piccata, più brusca di quanto non
volesse essere realmente. Tossì violentemente, facendo un
baccano terribile. Una mano le porse un bicchiere d’acqua.
-Prego- Bethan lo prese e la finì a sorsate, rinfrescandosi
la gola.
-Grazie- disse poi, restituendogli il bicchiere. Sentì Kanda
poggiarlo sul comodino e dirigersi verso la porta. Si
rilassò solo quando la sentì richiudersi dietro
le spalle del giapponese.
Che gli era preso? Perché si era messo a fare conversazione
con quella novellina? In quei termini, per di più, come se
gliene potesse importare qualcosa della sua salute. Fece un verso
scocciato con la lingua mentre apriva la porta della propria stanza:
anche se non voleva ammetterlo, le sue parole l’avevano
scosso, seppure insignificanti.
“Nessuno si aspetterebbe mai di sentirti chiacchierare
amabilmente con la prima venuta”.
Era vero. O almeno, lo era stato fino a dieci minuti prima, quando
vedendola svegliarsi di soprassalto spaurita in quel modo non aveva
potuto far altro che rimanere immobile, senza sbottare come al solito.
Certo, non che lei si fosse data molto da fare per sembrare amabile e
gentile, pensò sciacquandosi la faccia in una bacinella. Gli
bruciava ancora il ricordo di quando era riuscita ad atterrarlo, manco
fosse un novellino qualunque, e più di tutto gli dava
fastidio il suo sguardo.
Quegli occhi verdi, magnetici, trasparenti e oscuri al tempo stesso.
“Ma che mi metto a pensare? Sto impazzendo” di
malumore si lanciò sul letto, cercando di addormentarsi.
Tentativo fallimentare.
Rimase tutta la notte sveglio, con le parole di Alma e di Bethan che
gli si mescolavano in testa.
Note dell'autrice:
Allora, visto che nello scorso capitolo non succedeva un'emerita mazza,
eccovi il seguito (e ringraziate che oggi sono tornata prima
dall'università XD)... Abbiate pietà di me se le
missioni fanno un po' pena, ma è difficile inventarsele,
quando sono totalmente svincolate dalla storia principale! Mi sono
scavata la fossa da sola T_T siate clementi! XD
Questa missione in particolare sarà abbastanza importante,
ve ne accorgerete nei capitoli più avanti, e in uno in
particolare... ma dovrete soffrire con me ancora un po'! XD sto
allungando il brodo apposta!!!
Grazie a Sherly per
il commento, anche se ti ho smascherata alla grande :P se vuoi sapere
qualcosa in più del manga ti consiglio di leggerlo,
perchè la mia storia lo prende molto alla larga... specie
per quanto riguarda quel disgraziato di Lavi, e pure per Yu se
è per questo... non tutti sarebbero d'accordo con la mia
interpretazione XD
Hellie,
c.a.l.m.a.t.i.!!! XD XD XD
Primo, non
ti voglio morta, secondo, non
voglio che tu abbandoni la mia povera Bethan, terzo, anche
se secondo me Lavi è un gran donnaiolo non vuol dire che
Bethan ci stia XD sennò avrei messo il pairing LavixNuovo
personaggio, no? :P Non sto bluffando u.u
Se ti sconvolgi per così poco, o mi vieni a cercare armata
di katana dopo aver letto questo capitolo o dopo aver finito di leggere
la mia fanfiction (se mai sarai così clemente da continuare
>.<'') mi butterai direttamente una bomba atomica sulla
casa XD E tutto questo senza che Lavi e Bethan si sfiorino nemmeno, da
notare XD XD su quel versante non smetterò mai di ripeterti
che puoi stare tranquilla!
Buona settimana a tutti i disgraziati avventori che capiteranno su
questa pagina!
Bethan <3
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Capitolo 5 *** Conversione! ***
-Bethan! Come stai?-
-Parla piano, Lavi. Mi fa male la testa- la risposta era, considerati i
canoni della ragazza, sorprendentemente mansueta. Il rosso si sedette
su una sedia di fianco al letto assieme ad Allen e le poggiò
un vassoio sul comodino.
-Stai ancora male, eh? Prova a mangiare qualcosa- suggerì
l’albino, ma al solo vedere tutta quella roba a Bethan si
attorcigliò lo stomaco. Decise di non essere troppo brusca.
-Mi dispiace ragazzi, proprio non me la sento di mangiare…-
rispose vagamente.
-Stai proprio male. Non sei mai così gentile-
replicò Lavi. Bethan ebbe un moto di stizza –oh,
sta’ zitto!- esclamò. La testa le mandò
una fitta dolorosa e si portò una mano alla tempia,
chiudendo gli occhi.
Di nuovo sentì freddo, e sussultò.
-Tutto bene?- chiese Allen scrutandola preoccupato. Lei fece un cenno
secco con la mano –sto benissimo, non è niente-
sospirò sprofondando nei cuscini.
-Ci sono missioni in programma per caso?- domandò a Lavi,
che annuì –quando ti sarai rimessa partirai
assieme a Marie per un luogo sperduto nel nulla vicino a dove viveva
prima Miranda- disse guardandola negli occhi –a quanto pare
akuma e Noah si stanno dando un gran daffare per cercare qualcosa
lì intorno, quindi Komui ritiene che sia probabile
individuarvi l’innocence- Bethan fece un cenno
d’assenso –quando?- chiese.
-Martedì- Lavi spostò lo sguardo, imbarazzato.
Mancavano tre giorni, e lei aveva la febbre altissima, per non parlare
del principio di congelamento. Sapevano tutti che non avrebbe potuto
farcela, ma la ragazza ghignò –non sanno proprio a
chi rifilarle qui dentro le missioni suicide, eh?- si tolse la coperta
con uno scatto e buttò le gambe giù dal letto. La
testa le girò.
-Ehi, che fai? Torna subito a letto!- Lavi cercò di
spingerla, ma urtò contro qualcosa di non meglio
identificato.
-Ma che…- il sorriso di Bethan si fece più ampio
–barriera, giovane Bookman. Non sapete ancora tutto
ciò che posso fare- disse. Tracciò un simbolo
nell’aria con un dito e sussurrò
“cura”. Le piaghe sulle mani si rimarginarono
lentamente, sotto lo sguardo allibito di Allen e Lavi, e il mal di
testa e i capogiri scomparvero in un attimo. La ragazza sorrise
sollevata, si alzò e afferrò un panino dal
vassoio.
-Prendo questo. Grazie!- cinguettò sgattaiolando via
dall’infermieria. I due continuarono a guardarsi sbalorditi.
---
Ebbe appena il tempo di farsi una doccia e di cambiarsi che
sentì bussare alla porta.
-No, Lavi, non mi va di scendere. Ho altro da fare-
-Ti pare che quell’idiota di un coniglio sia capace di
orientarsi fin quassù? Se mai gli venisse la balzana idea di
farlo, lo ritroverebbero fra milioni di anni ridotto a un mucchio di
ossa- le rispose una voce acida.
-E’ aperto- disse Bethan. Il cuore le fece uno strano
sobbalzo.
“Che la cura non abbia funzionato?”
pensò preoccupata.
Kanda aprì piano la porta, rimanendo però sulla
soglia.
-Disturbo?-
-Se così fosse, saresti già volato fuori dalla
finestra- si mise a sedere sul letto in maniera un po’
più dignitosa –come posso aiutarti?- a nessuno dei
due sfuggì la lieve sfumatura ironica nella sua voce.
-Intanto aprendo le tende-
In effetti il buio nella stanza era pressoché totale, fatta
eccezione per il tenue bagliore proveniente dal corridoio. Bethan amava
stare nell’oscurità, quando doveva riflettere.
Sbuffò e spalancò le strisce di tessuto lasciando
entrare la luce. Per un attimo rimase abbagliata.
-Allora?- chiese, ripiombando a sedere sul letto. Il moro continuava a
starsene impalato sulla soglia della porta, senza dire una parola.
“Questo qui è peggio di me” sospirando,
battè una mano sul materasso –non ti
fucilerò se entri, chiudi la porta, ti siedi e finalmente mi
dici perché sei qui- sorrise, per la prima volta un sorriso
non forzato, mentre Kanda si sedeva rigido accanto a lei.
-Grazie per l’altra sera. Stavo morendo di sete-
tentò di allentare quella strana tensione, ma le
riuscì male.
-Vorrei allenarmi di nuovo con te- disse lui secco, come se non
l’avesse sentita.
Sulle labbra di Bethan spuntò un sorriso: aveva visto
giusto, non era il tipo che si dava per vinto. Ma non voleva dargliela
buona così facilmente –nella vostra sede non si
usa il “per favore”?- vide chiaramente gli occhi
del giapponese restringersi. Stava giocando col fuoco, ma se Kanda
aveva un minimo di cervello come voleva far credere non avrebbe
replicato.
Era necessaria, era sempre stato così per tutti, Ordine
compreso.
-Vorrei allenarmi di nuovo con te, se me lo permetterai- disse a denti
stretti.
“Però, si fanno passi avanti”
pensò Bethan. Sorrise di nuovo –per me non ci sono
problemi, cominceremo stanotte. Fatti trovare al portone della mensa a
mezzanotte in punto- concluse. Evidentemente l’ora non gli
era congeniale, a giudicare da come aveva spalancato gli occhi, ma fu
abbastanza intelligente da non replicare. Annuì solamente.
-Grazie-
-Non c’è di che-
Kanda si alzò e fece per andarsene, ma Bethan lo
chiamò quando stava per richiudersi la porta alle spalle.
-…Kanda-
-Si?-
-Prendilo come un esercizio, non come una lotta. Preferirei che avessi
vinto tu, l’altra volta- le labbra del giapponese si
curvarono in un qualcosa di molto simile ad un vago sorriso, e i suoi
occhi blu scuro, prima fissi a terra, incontrarono quelli di Bethan. Ma
fu solo un istante. In un lampo assunse nuovamente il suo gelido
contegno e, con un cenno secco della testa, si richiuse la porta alle
spalle.
---
Miranda era preoccupata. Era ora di cena, e Bethan non si vedeva. In
compenso, Kanda era seduto nel suo angolino come al solito.
-Sono preoccupata- sussurrò a Marie –forse
è meglio che vada a vedere, non
vorrei che stesse di nuovo male-
-Tranquilla, Mir. Sembri mia madre- la voce ironica della ragazza fece
capolino alle loro spalle.
-Bethan! Ma che bello riveder…- Lavi fece per correrle
incontro, spalancando le braccia come un perfetto buffone, ma lei lo
schivò all’ultimo minuto. Il poveretto prese una
gigantesta testata contro una colonna, seguita da una risata generale.
-Non scherzare con me, Lavi Bookman- sussurrò lei con uno
sguardo omicida.
Marie prevenne il rosso che non aveva esitato a riaprire bocca
–ci hanno assegnato una missione insieme, Bethan. Partiremo
martedì- sorrideva, il suo tono di voce era profondo e
gentile. La ragazza fu sollevata che non le avessero affidato
un’altra missione con Lavi. Quel tipo le dava sempre di
più sui nervi.
Mangiarono allegramente, e persino lei riuscì a spendere
qualche parola in più, poi fu tempo di andare a prepararsi
per l’allenamento. Passando di fianco a Kanda, Bethan
sussurrò –all’uscita della torre, quella
che dà sul giardino, fra mezz’ora- prima che il
ragazzo potesse rispondergli, se n’era già andata.
---
La trovò immersa in un esercizio di meditazione. Le gambe
incrociate, gli occhi chiusi, le mani poggiate sulle ginocchia. A
quanto pareva, non aveva neppure notato la sua presenza, e Kanda non
fece niente perché se ne accorgesse.
Il prato verde scuro sembrava la sua cornice naturale, come se fosse
nata per sedersi in mezzo a quel colore.
Scosse la testa: da quando pensava cose simili? La sbirciò
nuovamente per vedere se si fosse accorta del suo movimento brusco, ma
Bethan continuava a rimanere immobile.
Semplicemente, aspettò che avesse finito.
L’attacco arrivò improvviso, e solo per un
riflesso uscito da non si sa dove riuscì a schivarlo. Non
aveva neppure notato la spada, quando accidenti l’aveva
evocata? Pensò, sguainando Mugen. Bethan aveva ancora gli
occhi chiusi, ma la precisione dei suoi attacchi non era affatto
diminuita, e tantomeno la velocità.
-Fai troppo rumore. Potrei sentirti da un chilometro-
afferrò l’elsa della sua katana e la storse,
rendendo l’arma inoffensiva.
Ma che cavolo di forza aveva? Il giapponese sentì un brivido
percorrergli la schiena: aveva evidentemente preso la situazione
sottogamba. Bethan riguadagnò le distanze e gli
lanciò un pezzo di stoffa nera.
-Bendati. La tua lezione di oggi riguarda il muoverti senza farti
sentire- ordinò abbassando la spada.
Kanda obbedì, e tutto attorno a lui si fece ancora
più buio. Era completamente disorientato.
-Un combattente deve far affidamento su tutti i suoi sensi, dovresti
saperlo- la voce della ragazza sembrava provenire da tutte le parti,
non aveva idea di dove potesse scovarla.
-Lasciami almeno il tempo di concentrarmi!- sbottò
esasperato, girandosi a casaccio. Sentì il fiato di Bethan
sul collo –nessun akuma ti lascerà il tempo di
concentrarti, Yu Kanda- sussurrò. Il ragazzo si
allontanò di scatto, percependo chiaramente il rumore del
suo spostamento.
Nessuna meraviglia che lei riuscisse ad individuarlo così
facilmente. Quanto tempo era che non si allenava in quel modo?
Avvertì uno spostamento d’aria alla sua sinistra e
scattò, parandosi con Mugen. Lo stridore delle lame che
cozzavano l’una contro l’altra gli disse che aveva
sentito giusto. Iniziò ad abituarsi all’assenza di
immagini, mentre Bethan continuava ad attaccarlo.
Durante la meditazione, le era sembrato che le cose stessero andando
meglio.
Oh, quanto si era sbagliata.
Non appena aveva perso la concentrazione, aveva immediatamente
avvertito il freddo congelarle i muscoli ed i polmoni comprimersi come
se fosse ancora sott’acqua.
Cercava di respirare e di controllare il tono della voce, mentre
sgusciava vicino a Kanda il più possibile attenta ad evitare
il contatto, ma si sentiva soffocare sempre di più, le
braccia e le gambe che sfuggivano al suo controllo, immobili,
paralizzate da un freddo che non riusciva a capire da dove venisse.
“Qui si mette male” pensò, rallentando
il ritmo.
Dopo un po’ iniziò a sospettare che la ragazza si
stesse muovendo più lentamente. Aveva parato troppi colpi
fino a quel momento.
-Ehi, ma hai rallentato di proposito?- sbottò. Non gli
andava che lo lasciasse vincere. Una vittoria concessa
dall’avversario era peggio di una sconfitta.
-Assolutamente no. Non avrebbe senso- replicò lei con un
lieve tremito nella voce, menando un fendente dall’alto.
Kanda lo schivò per un pelo.
-Allora perché adesso riesco a parare tutti i tuoi colpi?-
ansimò. Quell’allenamento era sfibrante. Non
sapeva da quanto stessero combattendo, ma gli facevano male tutti i
muscoli, e lo sforzo di concentrazione era altissimo.
- Molti akuma si trovano in luoghi in cui non è possibile
usare gli occhi per scovarli. E’ essenziale saper combattere
senza vedere i colpi dell’avversario, riuscire a percepire lo
spostamento d’aria è un ottimo mezzo per
individuare l’esatta traiettoria di un colpo- la lama
sgusciò sotto il suo braccio, sfiorandolo lievemente ma
senza ferirlo –la potenza- continuò, slanciandosi
contro il giapponese con tutta la forza che aveva e incontrando
nuovamente la lama avversaria –e la posizione
dell’avversario- concluse, saltandogli dietro le spalle.
Kanda si girò di scatto e attaccò.
Sentì un –ahia- soffocato, e il clangore di una
lama che cadeva a terra.
Si tolse subito la benda.
Bethan si reggeva il polso ferito, che perdeva una considerevole
quantità di sangue, ed aveva gli occhi sbarrati.
-Visto? Non è stato così difficile, no?- disse
con finta leggerezza, ma lui continuava a fissare la ferita.
Le si avvicinò lentamente, poi stese la benda davanti a lei
–non ti toccherò- disse –ma metti qui
quel polso, prima di morire dissanguata- Bethan lo fissò per
un istante, poi appoggiò la ferita sulla stoffa. Kanda la
legò alla bell’e meglio.
-Direi che per stanotte può bastare. Fra tre ore devo
partire, sarà meglio che curi questa cosa o in missione
saranno guai-
-Perché non hai schivato?- chiese. Bethan
ridacchiò –semplice, perché ho
abbassato la guardia e non mi aspettavo il tuo colpo- disse con
leggerezza –sei stato bravo. Ti eri già allenato
così?-
Kanda abbassò gli occhi –in passato si, ma mai con
qualcun altro- rispose. La ragazza sorrise –beh, se avrai
voglia di perdere ore di sonno, sai dove trovarmi- un paio di candide
ali apparvero sulla sua schiena –io prendo
l’ascensore. Ci vediamo quando torno- lo salutò,
spiccando il volo verso l’ultimo piano della torre.
Il moro rimase a fissarla finchè non entrò in una
finestra lasciata aperta, poi si diresse verso l’ingresso.
---
-Fa’ attenzione, Komui ha detto che è una missione
pericolosa- Miranda camminava veloce al fianco di Bethan. Aveva
insistito per salutarla prima della partenza.
-Potrebbero esserci dei Noah- la ragazza si fermò di botto
–Mir- disse, alzando gli occhi al cielo –ci sono
abituata ormai. Quando mai l’Ordine mi ha affibbiato missioni
facili? Sarà meglio che tu lo dica a Marie, di stare
attento. Far coppia con me in missione non è mai un buon
segno- concluse amaramente –vallo a salutare, so che ci
tiene- le fece l’occhiolino, e Miranda avvampò. Si
abbracciarono e Bethan rimase sola.
Non ci mise molto. Il tempo di sciacquarsi il viso e prendere un
borsone con dei vestiti di ricambio. Mentre armeggiava per trovare il
necessario, leggeva il fascicolo riguardante la missione.
Segnalava la presenza di innocence in un bosco vicino alla sede Asia.
Un posto che pullulava di akuma e Noah. Sbuffò lanciando le
carte sul letto.
-Ma perché non ci vanno i piani alti a suicidarsi in questo
modo?!- inveì.
Era ancora scossa per quell’allenamento: mai il buio
l’aveva tradita in quel modo. Sentì un brivido
percorrerle la schiena: cosa avrebbe fatto se avesse dovuto utilizzare
la dark matter?
-Perché dovrebbero farlo, quando hanno dei poveri cristi
convinti di essere eletti pronti a farlo per loro?- la voce di Lavi le
giunse dalla porta, rispondendo alla sua imprecazione e interrompendo i
suoi pensieri. Senza che fosse invitato, il ragazzo entrò e
si sedette sul letto.
-Non si usa chiedere permesso?- sottolineò lei, con una
lieve stizza nella voce.
-Sono solo venuto a salutarti- il rosso fece quella che avrebbe dovuto
essere interpretata come un’espressione accattivante,
riuscendo solo ad assomigliare vagamente ad un coniglio col mal di
pancia. Il paragone la fece scoppiare a ridere.
-E’ così divertente?- chiese quello risentito,
mentre lei continuava a sghignazzare.
-No, scusa. Non so che mi sia preso. Grazie, comunque.
Cercherò di riportarvi Marie tutto intero- chiuse la
cerniera della borsa con uno scatto e se la mise in spalla.
-Cerca di tornare anche tu tutta intera, eh- le gridò dietro
Lavi, mentre Bethan imbucava la porta e scendeva le scale.
Lo sperava anche lei, con tutto il cuore.
---
-Siamo nei guai! Bethan non può farcela da sola, sono
troppi, e anche io sono al limite!- la voce di Marie gridava nel
microfono e rimbombava nello studio di Komui, dove
l’atmosfera era così tesa da sembrare cemento.
-Quanti sono i Noah, Marie?- chiese il supervisore.
-Sono tre. Road e i gemelli. Bethan li sta affrontando, io sono sotto
la sua barriera assieme all’innocence, ma non può
resistere ancora per molto!- non serviva un genio per capire che la
situazione era disperata. Komui sospirò, poi
osservò i volti tesi dei ragazzi che gli stavano di fronte
–vi mando rinforzi. Tu intanto di’ a Bethan di
convertire-
-Di far che?-
-Dille di convertire, Marie, convertire! E non fare domande!-
gridò Komui nel microfono, poi attaccò con un
secco “passo e chiudo”.
-Bookman, Lavi, mando voi due. La situazione è critica,
pensate di farcela entro un paio d’ore?- i due annuirono.
-Col mio bastone faremo in un lampo- disse Lavi -Lascia fare a noi- il
supervisore annuì e i due schizzarono fuori dalla porta.
-Lavi! Aspetta!- Miranda gli corse dietro mentre si dirigeva verso
l’uscita –il comando di conversione vuol dire che
Bethan userà la dark matter per tener testa ai Noah. Se
vedete che perde il controllo non esitate, dovete attaccarla! Avete
capito?- lo guardò seriamente finchè non
annuì. Poi lui e il vecchio esorcista si sedettero a
cavalcioni dell’innocence di Lavi e partirono come schegge
verso il cielo.
Miranda rimase a fissarli col cuore pieno d’ansia.
Per loro, per Marie, per Bethan.
---
-Converti, Bethan! Converti!-
La ragazza lo fissò allibita –mandano rinforzi?-
urlò, schivando l’ennesimo attacco dei gemelli.
-Si!-
Il bosco era ridotto ad un ammasso di cenere e akuma ridotti a statue
di vetro dal tocco della spada di Bethan.
Sembrava un giardino degli orrori.
Con un colpo delle candide ali, Bethan creò uno spostamento
d’aria che mandò in frantumi decine di statue,
liberando un grande spazio.
“Maledizione” pensò, mentre il gemello
biondo la attaccava alle spalle. Road Kamelot era impegnata ad inveire
contro la sua barriera, senza sapere che non avrebbe mai potuto
infrangerla. Era opera dell’ “altra”
Bethan.
-Innocence, conversione!- urlò, avvolgendosi con le piume
bianche.
Aveva paura. Quando usava la dark matter non vedeva altro che buio,
attorno ai bersagli.
Un grande abisso nero, lo stesso che l’aveva terrorizzata.
Ma doveva provarci, si disse, lottando contro il gelo che la avvolgeva
come se fosse ancora sepolta dal ghiaccio.
In lontananza, Bookman vide il cielo oscurarsi, e fulmini precipitare
in un unico punto.
-Dev’essere là!- Lavi annuì, e
continuarono a sfrecciare verso la battaglia.
Nuvole nere iniziarono ad addensarsi sopra di lei, cariche di
elettricità. La battaglia si fermò, e gli occhi
di tutti, Noah compresi, si puntarono verso il cielo.
Fulmini caddero a ripetizione, squarciando il buio e rimbalzando sulle
ali di Bethan, lasciandovi sopra chiazze nere che si espandevano piano
piano, rendendo le piume scure come la notte.
L’oscurità si fece ancora più densa, e
Marie riusciva a vedere ad un palmo dal suo naso solo grazie al
bagliore della barriera che lo circondava.
Poi, tutto sembrò esplodere.
Le ali si spalancarono con uno scatto, nere come carbone, sventolando
sulla schiena di Bethan che non era più Bethan. Una ventata
scosse le chiome degli alberi.
Capelli neri che scendevano fino alle caviglie. Simboli che le
ricoprivano le braccia e la schiena, circondando il segno lasciatole
dall’innocence, nero per metà.
Occhi dorati, feroci, e un pentacolo sulla fronte.
Il potere della dark matter.
Nelle sue mani comparve una lunga spada, stavolta nera, e la battaglia
ricominciò.
Ma tutto era diverso, ora.
Marie guardò sbalordito la furia della ragazza abbattersi
sui Noah. Sembrava che non potessero più niente. I loro
attacchi non avevano effetto, e non appena la punta dell’arma
di Bethan riusciva a sfiorarli pietrificava istantaneamente la loro
pelle. Se fosse riuscita a ferirli più a fondo, sarebbe
bastato un colpo d’ala per mandarli in frantumi.
-Marie!-
Lavi e il vecchio Bookman scesero di corsa dall’innocence del
ragazzo, che riacquistò le dimensioni consuete. Non
riuscirono ad entrare nella barriera.
Bookman fissava la battaglia che imperversava poco più in
là.
-Quindi è quello il suo potere…-
mormorò –affascinante-.
Bethan combatteva senza pensare, letale, precisa. I suoi colpi erano
persino più veloci del solito, ma mentre
l’innocence non le concedeva di uccidere, la dark matter era
di gran lunga più flessibile da quel punto di vista.
Aveva solo una cosa in mente: sterminarli tutti.
-Vecchio, così non va. Deve annullare la barriera, e
dobbiamo portare Marie e l’innocence via di qui- Lavi, al
contrario del suo maestro, osservava la scena con preoccupazione
–ricordati cos’ha detto Miranda. La dark matter non
deve sopraffarla- non fece in tempo a finire di parlare che la terra si
modificò sotto i loro piedi. Strisce simili a serpenti
cercavano in ogni modo di afferrarli nelle loro spire.
Road si era accorta di loro.
-Vecchio, scappa!- il bastone di Lavi spinse Bookman fuori dalla
traiettoria dell’attacco, ma il ragazzo era in trappola.
-Lavi!- l’urlo di Marie e dell’anziano esorcista
arrivò all’unisono alle orecchie di Bethan, che
smise di combattere.
Le gambe del ragazzo erano ormai ancorate al terreno, e non era
difficile capire quali fossero le intenzioni di Road.
Lavi sarebbe morto soffocato.
Agì così rapidamente che nessuno se ne accorse. I
gemelli erano di fronte a lei, vivi, ed un attimo dopo immobili. Croci
nere erano disegnate lungo il loro corpo, ferite fumanti e impossibili
da guarire.
“Dark matter, virus”.
-Ora statevene fermi per un po’, mi avete intralciata fin
troppo- mormorò Bethan, spostandosi a mezz’aria
verso l’ultima Noah.
-Ehi, Road Kamelot!- gridò. Quella si volse verso di lei,
con sguardo indifferente.
-Si?-
-Non sarei così tranquilla se fossi in te. I tuoi amici non
stanno passando un bel momento- gli occhi della bambina si spostarono
di scatto sui suoi compagni. Erano immobili, ma le loro pupille
saettavano da una parte all’altra come impazzite. Le ferite
sprigionavano un fumo nerastro.
-Smettila subito!- le urlò. Intanto, i serpenti che si erano
avvolti fino al torace di Lavi si erano fermati.
-Mi spiace, non si può. Il virus dei vostri Akuma mica si
può fermare così facilmente- spiegò
Bethan noncurante –dato che voi siete Noah, la sua azione
è più lenta e molto più dolorosa, ma
avrà effetto, non dubitare- gli occhi dorati incrociarono
quelli neri come il carbone di Road.
Bethan schivò l’attacco che seguì le
sue parole e ebbe un violento capogiro. Si sentiva gelare, e se avesse
potuto si sarebbe messa ad urlare.
“Non adesso, resisti!” si disse, sforzandosi per
non mostrare cenni di cedimento.
-Lasciali andare!- Road strillava.
-Potrei anche farlo, ma solo se tu lasci stare i miei, di compagni-
replicò Bethan –altrimenti fra un po’
comincerai a sentire le urla dei tuoi immortali fratellini, e
scopriremo se sono davvero così immortali- il suo tono era
spietato, ma la reazione di Road la lasciò senza parole. Le
spire che avvolgevano Lavi si dissolsero, tornando a terra.
-Ora liberali- mormorò lei.
Ma Bethan non era così sprovveduta.
Saltarono tutti sull’innocence di Lavi, compresa Bethan
ancora in forma di akuma.
-Liberali subito!- strillò Road, furiosa.
-Parti, Lavi- mormorò Bethan –muoviti- la Noah
cercò di attaccarli, ma erano troppo veloci. Quando furono
in vista della sede centrale, Bethan fece cessare
l’evocazione della dark matter, e con essa il veleno che
stava corrodendo i Noah.
Miranda corse loro incontro.
-Grazie a Dio! State bene?- gridò.
Qualcosa non tornava. Bethan aveva cessato l’evocazione, ma i
suoi occhi erano rimasti dorati. Al posto della furia assassina che
aveva sprigionato contro i Noah, però, vi era uno sguardo di
terrore e smarrimento.
-No! Non voglio! Basta!- gridò improvvisamente, prendendosi
la testa fra le mani.
-Ehi! Che ti succede?- Lavi si chinò accanto a lei, che lo
respinse bruscamente.
-Ho freddo! Basta! Basta! Aiuto!- continuava a gridare e a dibattersi.
Miranda cercò di afferrarle le braccia, ma Bethan si
liberò con uno scatto.
-Bethan, fermati! Che hai?- Miranda era disperata, poi d’un
tratto Bethan le crollò inerme fra le braccia. La ragazza si
ritrovò a fissare lo sguardo indifferente di Kanda, che
aveva appena colpito Bethan in modo da farla svenire.
-Beh? Preferivi che continuasse?- chiese, in risposta allo sguardo
stupito di Miranda. Lei scosse la testa e, aiutata da Linalee,
trasportò la ragazza svenuta verso la sua stanza.
-Non ho mai visto un potere simile- mormorò il rosso
sgomento. Il giapponese scosse la testa
–c’è poco da invidiare, visti gli
effetti-.
Lavi lo squadrò –sei terribile, lo sai Yu-chan?
Potresti almeno mostrarti dispiaciuto per lei!- esclamò con
un tono fintamente drammatico.
-Ci sono fin troppi modelli di falsità qui dentro, stupido
coniglio guercio. E non chiamarmi per nome- sibilò, girando
i tacchi. Lavi sospirò.
Era davvero un modello di falsità, pensò. Se non
lo fosse stato, avrebbe finito per impazzire a stare lì
dentro.
Note dell'autrice:
Uff! Sono riuscita ad aggiornare, pensavo di non farcela!!! Va
bè che gran parte della storia l'ho già scritta,
però rivederla e far combaciare tutto è sempre un
gran casino! Perdonatemi se ci saranno cose un po' contorte XD XD
Allooooora, che dire di questo capitolo? Intanto che è
luuuunghissimo!! E poi che adoro l'allenamento fra Bethan e Yu, ma
questo non è che l'inizio *__* quando una storia non
combacia con nessuna delle vicende principali uno si deve dare da fare
a inventarsi degli espedienti!!! >.<
Purtroppo non sono riuscita a evidenziare Marie quanto avrei dovuto, lo
ammetto, ma dedicherò più spazio ai miei adorati
piccioncini (Marie e Miranda) più in là nella
storia <3
Ah, descrivere Kanda imbarazzato è, come dire...
imbarazzante!!! E pure incoerente, aggiungerei, dato che prima sembra
che sappia tutto della vita e poi casca come una pera cotta sui
fondamentali... Però, come la mia amata Bethan, adoro
smontare pezzo per pezzo questi personaggi gelidi; mi piace
immaginarmeli un po' più malleabili :)
Passiamo ai commenti:
Sherly, la
mia nuova abbonata! Ti ho passato le foto di tutti i personaggi, quindi
dovresti essere al corrente della figaggine che impera in questo
manga... So che avresti preferito Lavi, ma non posso accontentarti per
due semplici motivi:
1)Io amo Kanda alla follia, quindi non posso tradirlo;
2)Hellie mi staccherebbe la testa col pensiero, e siccome ci terrei a
tenermela anche se vuota credo che lascerò perdere XD
Spero che leggerai il manga prima o poi XD ti costringerò,
un giorno o l'altro!!!
Hellie: Sono
felice che tu non abbia abbandonato la mia storia T___T
ç___ç *___* *momento di
commozione*
In questo capitolo hai risolto il dubbio esistenziale riguardante le
ali candide... mi dispiace di non essere riuscita a spiegarmi in
anticipo, ma l'ho modificata così tante volte questa storia
che alla fine qualche pezzo per la strada l'avrò anche perso
XD
Se ti può consolare, io sono tornata a casa ADESSO da
stamattina alle 7:00 O__O l'università mi
ucciderà, lo so -____-''
Fosse stato per me, sarei stata ben felice di accontentare la tua
immaginazione perfida, ma se avessi fatto succedere tutto e subito le
fan di Kanda mi avrebbero come minimo fucilata (della serie: "ma ti
sembra che uno del genere si tiri addosso alla prima venuta?! Ma datti
all'ippica, Kandofila ninfomane!" or something like that XD XD) quindi
la sofferenza continua!
Uff, ma quanto ho scritto in fondo stavolta??? Finirà che
inizierò a farvi spoiler dalle note!!!
Al prossimo, spero utile (perchè non lo so nemmeno io
>.<), capitolo!
Bethan ^^
|
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Capitolo 6 *** In volo ***
Si svegliò che aveva più
sonno di quando era andata a letto... Ma quand’era andata a
letto?
Si ricordò di essere salita sul bastone di Lavi, e di aver
fermato l’evocazione, ma qualcosa non aveva funzionato. Aveva
continuato a sentire freddo, e le era mancato il respiro, come quando
l’acqua l’aveva avvolta.
Poi aveva perso i sensi.
D’istinto si toccò la nuca e sentì
male: evidentemente le avevano dato un colpo per farla svenire, ecco
perché non si ricordava niente, pensò.
Guardò fuori dalla finestra: era il tramonto.
-Ma quanto ho dormito?- mormorò, saltando in piedi. Corse in
bagno e si sciacquò la faccia, poi si vestì e
uscì di corsa dalla stanza, andando quasi a sbattere contro
Allen.
-Buongiorno, anzi, buonasera. Come stai?- disse lui –stavo
venendo a chiamarti, Komui dice che ti aspetta un’altra
missione- Bethan lo fissò con gli occhi spalancati
–un’altra? Ma io sono stanca morta, non avete
decine di esorcisti quaggiù?-
-Si, ma sei tu la più forte- replicò Allen.
-E quindi mandano me al macello… ma che gioia-
sbottò sarcastica –meglio che vada a mangiare
qualcosa… a che ora è la partenza?- chiese.
-Non ti interessa nemmeno sapere con chi andrai in missione?-
-Dovrebbe?- lo scrutò con un sopracciglio alzato, e Allen
sospirò –andrai con Kanda. Mi spiace per te, ma ti
tocca. Per mandare voi due assieme deve essere davvero una cosa
difficile- disse. La salutò con un sorriso davanti alla sala
da pranzo.
-A quanto pare ci mandano in missione assieme- mugugnò,
sorseggiando un succo di frutta con una mano e leggendo il rapporto con
l’altra.
Kanda annuì senza dire nulla, Bethan lanciò i
fogli sul tavolo –rischio di Noah, rischio di akuma di
livelli elevati, difficile rintracciabilità
dell’innocence… che tu sappia, aspettavano me per
tirarsi fuori queste missioni sadiche?- sbuffò addentando un
biscotto.
-Può darsi che cerchino un modo elegante per farti fuori,
si- replicò secco Kanda. Bethan lo fissò per un
attimo –finalmente- disse poi –credevo di essere
l’unica a pensarla così- tirò indietro
la sedia –ti aspetto fuori. A tra poco- posò il
vassoio sulla pila pericolante di quelli sporchi, resa pericolosamente
alta dalla cena di Allen, e si avviò verso la porta. Aveva
bisogno di prendere un po’ d’aria.
Kanda rimase a fissarla con le bacchette sospese a mezz’aria.
La carrozza partì velocissima, diretta verso una cittadina
alle pendici di un vulcano. Stando ai racconti di quelli che erano
riusciti a scappare, la città era sommersa di lava fino alla
punta del campanile più alto, ma nei fatti, da fuori,
appariva perfettamente normale. Gli stessi testimoni affermavano di
essersi bruciati, ma sui loro corpi non c’erano tracce di
ferite.
-Un’illusione creata dall’innocence…-
mormorò Bethan fra sé.
Allora lei non era l’unica a poterle creare.
-Penso che per precauzione sarà meglio entrare avvolti in
una mia barriera- disse pensierosa –illusione o no, se
entrati lì dentro ci sentiremo bruciare fin nelle viscere
non potremo svolgere nessuna missione- Kanda si vide costretto ad
annuire.
-Meglio se crei due barriere, così possiamo dividerci- disse.
-Non posso. Posso crearne una sola- replicò lei. Al suo
sguardo interrogativo sospirò.
-La mia innocence, e così la dark matter, ha varie funzioni-
spiegò –attacco- nel suo palmo comparve la spada
argentea –volo- sulla schiena brillò la sagoma
delle due ali –difesa- lo scudo ricoprì un porta
ombrelli messo vicino allo sportello della carrozza. Bethan lo
colpì con tutta la propria forza col piatto della lama, ma
esso non ricevette neppure una scalfittura.
-Ce ne sono altre, ma per la battaglia sono fondamentalmente inutili.
Quelle che a voi serve sapere in quanto miei compagni sono queste- poi
continuò la spiegazione –allo stesso modo di come
non posso creare due spade, non posso creare due scudi. Il che
significa che se io e te siamo a un chilometro l’uno
dall’altra e stanno per farti fuori, se uso la barriera con
te non potrò proteggermi- lo guardò negli occhi
–tutto chiaro?- chiese. Il giapponese annuì.
-Che differenze ci sono fra la dark matter e l’innocence?- le
chiese poi. Si stupì della sua stessa curiosità,
ma si disse che lo faceva solo per essere preparato, nel caso in cui
quella ragazzina avesse perso il controllo.
-L’innocence non ha la funzione della difesa. Ha altri tipi
di compiti, che non starò a spiegarti- disse –e
inoltre, con l’innocence non posso uccidere altro che akuma.
Non mi concede di uccidere i Noah- Kanda sgranò gli occhi
–come sarebbe a dire? Non ne ho mai sentito parlare- disse
scettico.
-Le vostre funzionano diversamente. Se io voglio uccidere un Noah, devo
usare la dark matter, che mi permette anche di creare barriere.
Inoltre, quando uso “ali nere” si potenziano la
velocità, la potenza e l’istinto omicida-.
-Certo che sei complicata- sbuffò il moro.
-E non ti ho spiegato nemmeno la metà di tutto quello che
posso fare- ghignò lei, abbandonandosi contro il sedile
–credo di essere il percolo pubblico numero uno sia per
l’Ordine, sia per il Conte-
-E’ per questo che non ti fai toccare da nessuno?- la domanda
arrivò improvvisa, stupendo tutti e due. Entrambi si
chiesero perché l’aveva posta. Bethan sorrise
tristemente –questo è un altro discorso. Ma non ho
voglia di parlarne- sospirò –se avete delle
curiosità su di me che non vi fanno dormire la notte, andate
da Miranda. Ha raccontato per così tanto tempo quello che mi
è successo che un paio di volte in più non
faranno differenza-
-La tua storia dovresti essere tu a raccontarla- obiettò il
moro, squadrandola. La ragazza fece una mezza risata –non
tutti sono forti e decisi come te, Yu Kanda- disse amaramente
–ci sono delle cose per cui la nostra voce si rifiuta di
funzionare-.
L’ingresso delle mura cella cittadina si ergeva davanti a
loro, e davvero sembrava un qualsiasi ingresso. Un portone gigantesco,
di legno massiccio, lo chiudeva senza alcun segno di bruciatura.
-Secondo me, quei tre erano pazzi- borbottò Kanda, riferito
ai testimoni. Fece per avviarsi verso il portone, ma Bethan lo
fermò –creiamo ora la barriera. Pazzi o no, nel
nostro lavoro è sempre meglio prendere le cose alla lettera-
tracciò un arco in aria, e si trovarono avvolti in una sfera
di circa tre metri di diametro, dalle sfumature violette.
-Neppure il Conte potrebbe entrare qui dentro- disse Bethan
soddisfatta. Kanda annuì e si avvicinarono alla porta. Non
c’era anima viva, e la serratura, ovviamente, era bloccata.
“Mai una volta che decidano di rendermi la vita
facile” pensò la ragazza sbuffando.
Uscì dalla barriera –sta’ lì-
ordinò a Kanda, sguainando la spada. Con movimenti rapidi
incise una croce nel legno, che lentamente iniziò a cambiare
colore, divenendo bianco. Avvicinò la bocca alla porta e
soffiò. Quella andò in polvere, e con un salto
Bethan si era già rimessa al sicuro nella barriera.
Kanda la fissava con tanto d’occhi, lei gli
restituì uno sguardo lievemente ironico –che
c’è? Dopo milioni di missioni come questa o
peggio, sarebbe grave che io non sapessi nemmeno aprire una porta-
constatò compiaciuta –ti spiegherò
anche questo, se vuoi, ma adesso abbiamo altro da fare- aggiunse,
facendosi seria.
Quando varcarono l’ingresso, a entrambi fu perfettamente
chiaro che gli abitanti che erano riusciti a scampare a
quell’orrore pazzi non erano davvero, e avrebbero avuto molta
fortuna a non diventarlo con l’andare del tempo.
Ogni singolo edificio era in fiamme, e la lava arrivava circa
all’altezza delle loro ginocchia, sprigionando un caldo
infernale. Il paesaggio era accecante e sfocato, e dappertutto si
sentivano le urla degli abitanti, condannati da
quell’illusione a bruciare per finta.
-Maledizione, ma che razza di innocence può fare tutto
questo casino?- Kanda si guardava attorno.
-Credo che sia nel vulcano. Dovremmo scalarlo- disse Bethan
–ma prima liberiamoci di un po’ di roba, o moriremo
di caldo- gettò a terra lo zaino, si tolse la giacca e gli
stivali, rimanendo in casacca e pantaloni. Kanda fece lo stesso.
-Che ne facciamo di questa roba?- chiese. Bethan infilò
tutto a forza nelle borse e le lanciò fuori dalla barriera e
fuori dalle mura.
-Ci intralcerebbero se ce le portassimo dietro- disse semplicemente. Si
misero a camminare in direzione dell’enorme massa
fiammeggiante che troneggiava sopra il paese. Mano a mano che
avanzavano la lava si alzava sempre di più di livello, e il
caldo si faceva sempre più atroce.
-Eeeeeeeeeeesooooorciiiistiiii!- lo stridio dell’akuma
riempì loro le orecchie, e la barriera vibrò
quando respinse l’attacco.
Aveva la forma di un gigantesco volatile, con un becco mostruoso e
piume nere. Gli artigli sembravano mani umane.
-Un livello tre- disse Kanda. La ragazza annuì, sguainando
la spada –ci penso io a lui. Posso volare fuori dalla
barriera e portarmi al di sopra della lava. Tu pensa a raggiungere la
cima del vulcano più in fretta che puoi, capito?- il ragazzo
annuì. Bethan evocò le ali bianche e
schizzò velocissima fuori dalla barriera. La lava si
richiuse dietro di lei, lasciando Kanda solo in quell’oceano
di fiamme.
Iniziò a correre verso la montagna.
-Il Conte non insegna più il galateo alle sue macchine? Un
attacco alle spalle non è una cosa che mi sarei aspettata da
lui- gridò bethan all’indirizzo
dell’akuma. Doveva distoglierlo da Kanda, in modo che potesse
arrivare indisturbato a scoprire qual’era l’origine
di quel casino.
Una fiammata partì dal becco del nemico, mancandola per un
pelo.
“Questo si che è veloce”
pensò riprendendo quota.
Il combattimento iniziò.
L’akuma era velocissimo, perfino lei stentava a stargi
dietro, e continuava a sputare fiamme. Una la colpì di
striscio alla spalla, e le fece un male cane, dandole una specie di
scossa. Guardò la ferita: i bordi erano anneriti e
sanguinava a più non posso.
-Sssseiiiii moooorta, esorcistaaaaa!- belò
l’akuma. Bethan sogghignò –ma
sta’ zitto, i polli come te con questo caldo possono solo
finire arrosto!- il virus arrestò la sua azione, e rimase
solo una normale bruciatura. Il nemico rimase per un attimo fermo, un
attimo di troppo che Bethan sfruttò all’istante:
lo trapassò con la spada e lo ridusse in polvere.
-Peccato, avevo giusto un languorino- mormorò.
Ebbe un capogiro, e si riprese appena in tempo per non finire dritta
nel mare di lava. Il caldo aumentava sempre di più, e la
ferita le pulsava dolorosamente.
“Perché devono essere così reali queste
illusioni? Non fanno che complicare le cose!”
Riusciva a malapena a muovere il braccio e l’ala sinistra.
Forse non l’aveva colpita poi così di striscio.
Doveva trovare Kanda in fretta, pensò volando verso la cima
del vulcano.
Trovare l’entrata era stato facile, e anche resistere al
caldo tutto sommato, pensò Kanda, ma tutti quegli akuma
proprio non li aveva previsti.
Erano centinaia, radunati attorno a lui che, protetto dalla barriera,
stringeva al petto una grossa pietra rossa, gelida in confronto a tutto
il bendidio di fuoco che aveva sprigionato. Gli attacchi rimbalzavano
sulla bolla violetta uno dopo l’altro, e lui si
ritrovò a sperare con tutto il cuore che reggesse,
perché non avrebbe mai potuto farli fuori tutti.
Come volevasi dimostrare, la barriera emise un bagliore tremolante e
poi svanì completamente, lasciandolo nel mezzo a un esercito
di akuma assassini.
Attaccò immediatamente quelli più vicini a lui,
fulmineo. Se non si basava sulla velocità, per lui sarebbe
stata la fine. Doveva essere successo qualcosa a Bethan,
pensò. Era per quello che la barriera si era dissolta.
Dopo un tempo che parve interminabile, iniziarono a mancargli le forze.
Gli attacchi degli akuma lo colpivano da tutte le direzioni, il caldo
era sempre più insopportabile e gli faceva male dappertutto.
Fu così che non vide l’ultimo assalto, micidiale,
da dietro le spalle, se non all’ultimo minuto. Una lancia di
fuoco sparata a tutta velocità puntava dritta verso di lui.
Non aveva scampo.
Fu un frullio di ali bianche, e si ritrovò sospeso da terra,
le magie infide degli akuma che si schiantavano nel punto dove lui si
trovava poco prima.
Bethan lo stava sollevando, volando sempre più lontano e
sempre più veloce, in alto sopra la bocca del vulcano che,
privo dell’innocence, smise immediatamente di sputare lava.
La frescura improvvisa sembrò svegliarlo come una secchiata
d’acqua.
-Reggiti forte. Non riusciranno mai a starci dietro- Kanda fece appena
in tempo ad afferrarsi alle braccia che lo sostenevano che
l’accelerazione aumentò ulteriormente. Il
paesaggio attorno a loro sfumava in una macchia indistinta di verde e
blu, di cielo e terra, finchè con un tonfo non sfondarono
una macchia di alberi e precipitarono.
La barriera di Bethan, riattivata, attutì la caduta, ma
appena furono in salvo l’evocazione sparì e la
ragazza rimase a terra incosciente.
-Maledizione- sbottò Kanda, facendosi vicino a lei e
girandola su un fianco. Respirava affannosamente, e dalla ferita sulla
spalla perdeva un mucchio di sangue. In quelle condizioni fu sorpreso
che fosse riuscita a volare.
Si strappò un brandello di stoffa dalla casacca e
fasciò la ferita alla bell’e meglio. Non avevano
nemmeno un po’ d’acqua, senza contare che non
sapeva assolutamente dove fossero finiti.
Appoggiò la schiena contro un albero. Non sarebbero potuti
andare da nessuna parte finchè lei non si fosse ripresa.
Gli doleva ogni singolo muscolo per lo sforzo del combattimento. Era
durato poco, ma non aveva mai visto tanti akuma tutti insieme.
Guardò la pietra rossa che si era tirato dietro: brillava di
riflessi cupi, ma non sembrava diversa dalle miriadi di altre specie di
innocence che avevano recuperato. Perché là
c’era tutto quell’assembramento di akuma, allora?
Spostò lo sguardo sulla figura minuta distesa a terra. Era
più bassa di lui, volendo sarebbe potuta scomparire sotto la
sua giacca. Se pensava alla tenacia e alla potenza che era capace di
sviluppare gli venivano i brividi.
Un altro pensiero gli colpì la mente poco dopo: per
salverlo, Bethan lo aveva toccato. Non che gli importasse, ma non era
lei che aveva quasi ammazzato Lavi perché l’aveva
sfiorata? Decise di non pensarci più di tanto. Che
risolvesse da sola le sue beghe, in quel momento non c’era
stato altro da fare.
Note dell'Autrice:
Com'è bello scrivere fanfiction invece di studiare Petrarca!
XD
FINALMENTE vediamo Kanda e Bethan in missione insieme, quando cerco di
allungare il brodo come sto facendo finisco per diventare impaziente
pure io! Vi annuncio già che dal prossimo capitolo entreremo
nel regno delle pippe mentali dei miei protagonisti, quindi preparatevi
a una conversione radicale del "figo di ghiaccio"! Del resto, non si
può pensare che dopo tutta la vicenda di Alma Kanda rimanga
un ghiacciolo tale e quale a prima! Chi ha letto la night 199
capirà! Ad ogni modo, cercherò di non farla
risaltare troppo.. non si metterà a mandare fiori e
scatole di cioccolatini, e tantomeno appenderà lenzuoli alle
pareti dell'Ordine con scritte smielate (per carità!!! X__X
piuttosto mi suicido!!!), quindi spero che nessuno vorrà
linciarmi per questo XD del resto, io l'avviso l'ho messo apposta u.u
Cara Sherly,
visto che non ti faccio attendere tanto con gli aggiornamenti? Se mai
vorrai una fanfiction in cui qualcuno si metta con Lavi o vai a leggere
quella di Hellie o te ne scrivo un'altra in separata sede XD tanto le
idee non mi mancano ^^''
Felice che ti stia appassionando al manga anche se questa storia
c'incastra poco o niente... quando lo leggerai capirai! XD
Hellie! Si,
quel pezzo che hai citato piace molto anche a me *__* anche se a dire
il vero adoro descrivere un qualsivoglia allenamento fra Bethan e
Kanda, sarà perchè non so mai come farli parlare,
preferisco quasi che tentino di uccidersi a vicenda XD
Si, che l'innocence di Lavi è un martello lo so, infatti mi
sto lambiccando il cervello su come abbia fatto a scrivere "bastone"...
Devo aver fatto casino >.<'' Chiedo umilmente perdono!!!
Quel telefilm non l'ho mai visto, praticamente la televisione non la
guardo XD Comunque Bookman mi sta un po' sulle palle sinceramente,
spero che ne spieghino presto la storia nel manga, così
posso mettermi l'anima in pace!
Via, vi lascio a questo capitolo interrotto a metà... prima
di scrivere il seguito ho bisogno di un po' di meditazione, ci
rivedremo fra due o tre giorni! Ciao a tutti! <3
Bethan ^^
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Capitolo 7 *** Regole infrante ***
Un fruscio. La sensazione di qualcosa che le
stringeva dolorosamente la spalla, e tanto freddo.
Dolore sulla schiena, come se le avessero impresso un marchio a fuoco.
Ma in quel momento non le interessava.
Aveva rotto la regola del contatto. Riusciva a pensare solo a questo,
nel suo sonno tormentato.
Aveva salvato Kanda, lo aveva toccato.
Aveva giurato che non avrebbe mai più sfiorato nessuno, ma
quando lo aveva visto in quella situazione qualcos’altro che
non era il suo cervello aveva agito per lei. “Devo portarlo
via” aveva pensato.
Ok, la situazione era disperata, tutti e due erano stremati, e lei
poteva volare più velocemente di tutti gli akuma messi
insieme. Perché allora sentiva che c’era
dell’altro?
Miranda avrebbe detto che era una cosa meravigliosa, che finalmente si
era sbloccata, ma non era così.
Aveva paura, tanta. Aveva più paura di questo che degli
akuma e dei Noah.
Perché l’aveva salvato?
“E’ ora che tu dimentichi Alpha” il
pensiero la colpì così di schianto che si
svegliò sobbalzando.
-Era ora. Mi vorresti dire, di grazia, dove siamo?- la voce acida del
ragazzo la riportò alla realtà.
Avevano volato, ma non sapeva dove. Mentre lo portava via, pensava solo
ad andare il più lontano possibile da quel luogo infernale.
-Io non…- balbettò, ma poi si fermò.
Non era vero che non conosceva quel posto, lei l’aveva
già visto.
“Non è possibile…”
scattò in piedi e si diresse decisa verso gli alberi, quasi
correndo.
-Aspetta!- le gridò dietro Kanda. Ma lei sembrava non
sentirlo.
“E ora che le prende?” schizzò nella
direzione in cui l’aveva vista sparire.
Sbucarono assieme in una radura, con un laghetto rotondo esattamente
nel centro e qualche cespuglio di bacche rosse sparso qua e
là. La luce della luna si rifletteva nello specchio
d’acqua ed illuminava il tutto.
Sembrava il paesaggio di una fiaba.
Kanda vide Bethan cadere in ginocchio e prendersi la testa fra le mani.
I capelli lunghi scivolarono a coprirla come una spessa tenda, poi
iniziò a piangere piano, i singhiozzi appena udibili da
dietro quella cascata di rame.
“Voglio che tu
viva come Yu”
Quelle parole si affacciarono prepotentemente nella sua testa. Kanda
non avrebbe saputo dire cosa gli fosse preso, fatto sta che fece tre
passi e le si inginocchiò accanto, esitante, circondandole
le spalle con un braccio.
-Andiamo via. Torniamo indietro- disse semplicemente. Si aspettava un
gran calcio solo per il fatto di averla sfiorata, ma la ragazza
annuì e si alzò in piedi voltandogli le spalle.
-So dove siamo, è lontano dall’Ordine, ma con un
giorno di volo dovremmo farcela- parlava piano, cercando di controllare
il tremito della voce.
-Non se ne parla. Sei rimasta svenuta per ore, già pensavo a
come evitare che Miranda mi facesse la pelle. Da che parte è
la stazione più vicina?-
-Posso farcela- mormorò atona, ma si sentì
afferrare bruscamente per la spalla illesa da una mano che la fece
voltare e trovare a un passo dagli occhi scuri del ragazzo.
Ancora una volta pensò a quanto fossero belli.
-No. Andremo in treno. Non puoi nemmeno volare in questo stato- disse
secco.
Si fissarono per qualche istante, ma fu lei ad abbassare gli occhi per
prima. Indicò altri alberi –da quella parte
c’è un sentiero. Seguendolo si arriva in
città. Là c’è una ferrovia-
sussurrò.
Kanda annuì –andiamo- disse.
Bethan, semplicemente, lo seguì.
---
-Bethan! Grazie a Dio! Non tornavate più!- Miranda la
abbracciò, ma si scostò subito quando vide
l’espressione sul volto dell’amica.
-Bethan, che cosa…- ma l’altra la interruppe.
-Non ora, Miranda, non ho voglia di parlare. Sono stanca- disse
laconica, dirigendosi verso le scale.
Miranda si voltò verso Kanda
–cos’è successo?- chiese. Il giapponese
le aveva raccontato i fatti striminziti, sorvolando sulla radura e
dicendo solo che lei l’aveva salvato e poi era svenuta.
-Mi ha sollevato in volo- disse –credo sia per quello-. La
ragazza lo guardò per un istante con gli occhi appena
spalancati, poi sorrise –si riprenderà. Ci
pensò io-. Il giapponese fece per andarsene.
-Kanda- Miranda lo chiamò –non l’avrebbe
fatto per chiunque- il ragazzo tacque pensieroso, poi fece un secco
cenno d’assenso e se ne andò.
Durante il viaggio di ritorno nessuno dei due aveva aperto bocca.
Bethan aveva continuato a guardare il paesaggio notturno con gli occhi
spalancati, come se sognasse, sussultando di tanto in tanto.
Suo malgrado, si era chiesto perché lei l’avesse
salvato in quel modo, quando avrebbe potuto pietrificarli tutti in
dieci secondi, e che cosa ci fosse in quella radura che
l’avesse spaventata tanto.
Per togliersi quei pensieri dalla testa, aveva chiuso gli occhi
fingendo di dormire, ma la tentazione di riaprirli e di osservarla gli
aveva impedito ogni concentrazione.
Ricordò la sensazione della sua pelle gelida quando le aveva
appoggiato il braccio sulle spalle, e il suo cuore mancò un
battito.
Cosa gli stava succedendo?
Era davvero giusto non seppellirsi nel dolore, per uno come lui? Era
giusto che continuasse a vivere utilizzando la vita di un altro?
-Mir, tu sai perché l’ho fatto?- Miranda non aveva
fatto in tempo a mettere un piede nella stanza di Bethan che si era
resa subito conto di quanto la situazione fosse critica.
Il buio era totale, non si vedeva niente, tipico di quando Bethan
entrava in crisi. Incespicò verso il letto, urtando un bel
po’ di volte contro i gambi del tavolino prima di riuscire a
mettersi in salvo sul materasso. L’altra era rannicchiata in
un angolo.
-Bethan, era in pericolo e l’hai salvato, punto. Non
è una tragedia- consolare le persone non era mai stato il
suo forte, e da parte sua, Miranda era contenta che Bethan avesse rotto
la regola del contatto, come la chiamava lei. Ma l’amica non
era della stessa opinione.
-Sai dov’eravamo, quando mi sono svegliata?- chiese.
-No, dove?- Miranda fece la vaga, ma temeva di sapere la risposta.
-Eravamo là, Mir. Eravamo nella radura dove ho bevuto
l’acqua con l’innocence e dove l’ho
ucciso- la voce di Bethan tremò –e quando Kanda mi
ha abbracciata io non l’ho scansato, io volevo che restasse
così- sussurrò –perché
nessuno l’aveva mai fatto dopo lui-. Miranda
percepì la sua paura, ma anche qualcos’altro,
qualcosa che la stessa Bethan aveva paura di ammettere.
-Beth, sei stata sola finora. Prima dicevi che sarebbe stato
finchè tu non avessi imparato a controllare la dark matter,
poi è diventata una regola. Perché?
Perché hai paura?-
-Miranda, io l’ho ucciso, capisci?- scattò Bethan
all’improvviso -Questo corpo non è normale, la
dark matter può prendere il sopravvento in ogni mio attimo
di distrazione! Odia gli esseri umani, odia ogni contatto!-
iniziò a piangere –ma lo sai, tu, come ho vissuto
gli ultimi dieci anni?-
-No- sussurrò l’altra –non lo so. So
solo che Alpha non l’avrebbe voluto, e nessuna delle persone
che ti vogliono bene lo vuole- disse secca.
Le rispose uno sguardo allibito. Miranda sapeva di aver colpito nel
segno: Bethan non aveva mai più pronunciato il suo nome da
quando l’aveva ucciso. Senza aspettare una risposta,
uscì dalla stanza lasciandola sola nel buio.
-I problemi non si risolvono da soli. Serve anche un po’ di
forza di volontà. Cerca di trovarla, perché so
che ce l’hai- mormorò.
Bethan ricadde sul letto, premendosi una mano sulla bocca per frenare i
singhiozzi.
Fu tutto inutile.
---
A cena, nessuno aprì bocca. Erano tutti lì,
seduti nei soliti posti, mangiando nel solito modo, ma in un silenzio
totale.
-Come sta?- una voce ruppe il silenzio. Linalee guardava Miranda.
-Male- sospirò –e forse ho peggiorato le cose-
Marie le mise una mano sulla spalla.
-Ma cos’è successo?- chiese Lavi.
Scoccò un’occhiata a Kanda, ma il giapponese
continuò a mangiare imperturbabile.
In realtà ascoltava eccome.
-Ha rotto la regola del contatto- sospirò Miranda, ma
nessuno capì cosa intendesse dire. Davanti ai loro sguardi
interrogativi, la ragazza sbuffò.
-Bethan aveva un ragazzo, quando ancora vivevamo nella stessa
città. Si chiamava Alpha- disse –erano innamorati,
si sarebbero dovuti sposare- fece una pausa. Ricordarsi quei giorni era
triste anche per lei.
-E invece..?- sussurrò Allen.
-Invece, quando Bethan si svegliò dopo il sonno causatole
dall’innocence, quando assieme ad Alpha tornarono dove aveva
bevuto l’acqua, la dark matter prese il sopravvento-
dall’angolo del tavolo si udì il tintinnio delle
bacchette di Kanda, ma nessuno si girò.
-Mi ha raccontato che Alpha le si fece vicino per accarezzarle il viso,
e lei lo trafisse con la spada- proseguì Miranda tutto
d’un fiato –lo pietrificò, e un soffio
di vento fu sufficiente a polverizzare la pietra e a non lasciarne
traccia- Linalee si portò le mani davanti alla bocca.
–E’ per questo che non vuole che nessuno la tocchi.
Ha paura che la storia possa ripetersi- dopo aver detto questo, Miranda
tacque. E nessuno fece domande.
-L’ultima cosa che mi disse fu che era felice che fossi con
lui- tutti saltarono sulle loro sedie come se avessero preso la scossa.
Bethan era in piedi dietro il tavolo, gli occhi rossi, spettinata, con
indosso l’uniforme dell’Ordine.
-Subito dopo lo trafissi- continuò secca. Poi
alzò gli occhi su di loro e a tutti, anche se non la
conoscevano affatto, fu evidente quanto realmente fosse
sull’orlo di un baratro.
Kanda si trovò a desiderare di volerla portare via da
lì. Dall’Ordine, dall’innocence, dalla
dark matter, da tutto.
Quando era morto Alma, anche lui si era sentito così, per
non aver potuto salvare l’anima che era al suo interno. Per
averlo lasciato anni in balia del Conte. Per avergli dato due volte una
morte orrenda.
Erano simili, in un certo senso. E la vicenda di Alma l’aveva
cambiato: sentiva di non poter ignorare quella ragazza. Lo attraeva
come una calamita fa col metallo.
-Va’ a dormire, Bethan. Non è stata una bella
giornata. Grazie per tutto quello che hai fatto- Komui comparve dietro
di lei, senza toccarla, sorridendo. La ragazza annuì, fece
un cenno di saluto e filò via.
Nessuno si mosse, tutti pensarono a come si sarebbero sentiti al suo
posto, a come avrebbero agito.
Ma non Kanda.
Lui lo sapeva perfettamente, e nonostante questo non sapeva cosa fare.
Per l’ennesima volta in quel giorno pensò che non
ci stava capendo più niente.
Note dell'Autrice:
Rieccomi! Non potete dire che non sia brava con gli aggiornamenti,
però u.u
Dunque, come preannunciatovi nelle scorse note, eccovi le prime
avvisaglie di complessi inutili e masochisti dei miei poveri
personaggi... A me questo capitolo piace abbastanza, quindi siate
clementi nel commentarlo, anche se vi fa schifo X__X sono un caso
patologico, lo so, ma adoro quando Kanda manifesta la propria
attenzione per qualcosa *___*
Siete ormai venuti a conoscenza di buona parte della storia di Bethan,
anche se purtroppo manca un particolare fondamentale che vi
rivelerò più tardi, sennò la
fanfiction finisce subito XD XD XD
Rispondiamo ai commenti:
Sherly, sono
felice che ti sia piaciuto il capitolo, anche se conoscendoti forse
sarai una delle poche che apprezzerà il lato complessato,
drammatico e puccioso di tutta questa vicenda! XD Grazie per i
complimenti, comunque <3
Cara Hellie,
ricordati che se muoio questa fanfiction non vedrà mai una
fine XD spero che continui a piacerti la storia anche se si
farà via via più incentrata sul rapporto fra i
nostri due... e tutte le loro seghe mentali ^^' cercherò di
non far mancare l'azione, in un modo o nell'altro!
E comunque non ti voglio morta XD
Baci a tutti, vi saluto perchè sennò muoio io (di
sonno =__=)
Buonanotte!
Bethan <3
|
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Capitolo 8 *** Avvicinarsi scappando ***
La svegliò il cinguettio degli
uccellini che popolavano i davanzali della torre. La luce filtrava
dalle fessure fra le tende, penetrando l’oscurità.
Bethan fissò le strisce luminose di polvere correre fino al
suolo, dove si trasformavano in chiazze chiare.
Avrebbe voluto che anche la sua vita fosse così: pura,
luminosa, lineare, semplice.
E invece non lo era. Non lo era mai stata e non lo sarebbe stata mai.
Aveva ragione Miranda, doveva smetterla di nascondere la testa sotto la
sabbia. Alph era morto, lei lo aveva ucciso. Ma continuare a farsi del
male e a negarsi la vita non le sarebbe servito a niente.
Sapeva che Miranda aveva ragione, eppure aveva paura lo stesso.
Tutto ciò che era successo corrispondeva a ciò
che le aveva detto il generale che l’aveva sorvegliata in
quei dieci anni, nelle segrete in cui l’avevano rinchiusa
perché imparasse a controllare il suo potere.
“Imparerai a controllare la dark matter, e prima o poi le
emozioni si faranno di nuovo strada nella tua anima, perché
nessun potere, per quanto malefico, può fermarle”.
E così era successo, ma perché proprio con una
persona di cui non sapeva nulla?
Perché proprio con quel Kanda, che era ancora più
scostante di lei?
Ed era veramente lui?
Una cosa era certa: era per lui che aveva rotto la regola del contatto,
e quando aveva provato a pensare cosa avrebbe fatto se al posto del
giapponese ci fossero stati Allen o Lavi, si vide a immaginare una
ventina di strategie differenti e tutte ugualmente valide.
Si prese la testa fra le mani.
Non avrebbe mai smesso di farsi domande se l’oggetto dei suoi
pensieri non avesse bussato alla porta.
-Avremmo un allenamento da recuperare…- la voce era
indolente come al solito, lievemente attutita dallo spessore del legno,
e Bethan trovò il fatto quasi rassicurante. Doveva far finta
che niente fosse successo. Ormai, imbarazzarsi fino alla morte sarebbe
stato alquanto infruttuoso.
-Ma è giorno, io mi alleno di notte- replicò,
ficcando la testa sotto le coperte.
-Mi sembra che la scorsa notte abbiamo avuto entrambi altro a cui
pensare, no? E poi con un po’ di luce forse
eviterò di farmi…- la voce si interruppe
bruscamente, ma Bethan capì al volo ciò che Kanda
stava per dire. Tacque.
La porta si aprì piano, ma lei tenne gli occhi chiusi.
Sentì dei passi, e poi avvertì il bordo del letto
abbassarsi.
-Scusami. Non intendevo dirlo in quel senso- disse Kanda.
“Si sta scusando? Il mondo finirà
presto” pensò sarcastica.
Lo sapeva. Sapeva che non voleva ferirla. Ma era scossa ugualmente.
“Ma che cavolo mi succede?!” pensò,
cercando di trattenere le lacrime. Non si era mai lasciata andare, non
aveva mai pianto, non aveva mai fatto vedere quanto realmente soffrisse.
-Sono stato creato a partire dall’anima di un esorcista
già morto, e il mio migliore amico a partire da quella di
sua moglie. Credevo di averlo ucciso molto tempo fa, e quando ho
scoperto che era ancora vivo era troppo tardi. Il Conte
l’aveva trovato prima di me. L’anima del mio
predecessore ha continuato a cercare la sua, ma quando finalmente
sembrava fosse vicina il meccanismo del Conte è scattato, ed
Alma è morto come gli akuma- la voce di Kanda si interruppe,
stupito della sua improvvisa loquacità riguardante la sua
storia. Quel fiume di parole aveva lasciato disorientati entrambi.
Bethan non disse niente, rimase sdraiata con gli occhi aperti, ma
capì che non era l’unica ad aver sperimentato
l’orrore di quell’organizzazione.
-Autodistruzione- mormorò poi. Il giapponese
chinò la testa.
Era più bravo di lei a nascondere il dolore,
pensò. Eppure, anche lui soffriva.
Si tirò su a sedere. Nel suo petto il cuore batteva forte,
unico sintomo di un’emozione che credeva scomparsa,
polverizzata assieme alla pietra che creava il suo potere.
-Dammi cinque minuti- disse. Kanda annuì e uscì
dalla stanza.
Si guardò allo specchio: non aveva più tagliato i
capelli dal giorno in cui lui era morto. Adesso le arrivavano fino alla
vita, come un lucido tronco d’albero. Gli occhi erano gonfi e
arrossati.
Sembrava che l’avessero appena picchiata a sangue,
pensò, dirigendosi verso il bagno e sciacquandosi la faccia.
La ferita le faceva sempre male, ma non se ne curò: avrebbe
potuto badarci più tardi, e in ogni caso per combattere le
serviva solo il braccio destro.
Indossò abiti puliti e uscì.
---
La sala degli allenamenti era deserta. I loro passi rimbombavano sulle
pareti mentre si districavano nel labirinto di colonne.
Bethan seguiva in silenzio l’ondeggiante coda nera di Kanda.
I suoi capelli erano del colore delle sue ali quando diventava
“ali nere”.
Giunsero nel cortile dove lei e il giapponese avevano combattuto la
prima volta, e la ragazza fece comparire la propria spada.
-Mettila pure via. Non combattiamo con quella oggi- Kanda si tolse la
casacca, restando a torso nudo. Sul suo cuore spiccava
l’enorme tatuaggio che lo legava alla sua innocence.
-Non dovrei essere io a decidere le modalità di
allenamento?- la ragazza lo fissava con un sopracciglio alzato
–mi è forse sfuggito qualcosa?-.
Il moro la fissò con un ghigno, poi attaccò senza
preavviso.
Bethan parò il calcio con il braccio sano, per un soffio.
-Tu alleni di notte, no? Quindi il giorno è mio- la
fissò con gli occhi socchiusi –in guardia-
sussurrò, e le sferrò un pugno.
Lavi e Allen guardavano il combattimento ammirati. Nessuno dei due
contendenti si era accorto degli intrusi.
-Mai visti due stili tanto diversi- commentò
l’albino. Il rosso annuì senza dire una parola,
guardando fisso Bethan. La ragazza continuava a schivare i colpi di
Kanda, senza mai attaccarlo. Continuava a scappare. Ma il giapponese
era più veloce di lei.
La colpì in pieno allo stomaco con un calcio, ma non fece in
tempo a ritirare la gamba che Bethan gliel’aveva afferrata e
lo aveva scaraventato a terra, fulminea tanto quanto quando combatteva
con la sua spada. Il giapponese rimase immobile.
-Ehi, ma che gli prende a Kanda?- sussurrò Allen. Lavi
fissò il ragazzo steso a terra –Bethan gli ha dato
una bella botta, ma non basta certo questo a stenderlo. Per me
è un trucco- bisbigliò nell’orecchio
dell’albino, sul cui volto balenò un lampo di
comprensione.
-Kanda..? Bethan si chinò su di lui. Il cuore le andava a
mille nel petto.
L’aveva scaraventato a terra senza pensarci, ma non era
possibile che fosse… scosse la testa e avvicinò
una mano alla sua spalla.
La mano del giapponese afferrò di scatto il suo polso e la
ribaltò come se fosse un fuscello. Bethan sbattè
violentemente il braccio ferito a terra, e il dolore esplose in una
miriade di puntini che le ballavano davanti agli occhi. Ma il sollievo
di vederlo in piedi era troppo, unito alla rabbia per averle fatto uno
scherzo simile.
Gli mollò uno schiaffo in pieno viso.
-Deficiente! Volevi farmi venire un colpo?! Non farlo mai
più!- gli strillò addosso, poi gli
tirò un pugno, e un altro, e un altro ancora, incurante
della ferita, e il combattimento riprese.
Intanto, richiamati dal caos, gli altri esorcisti erano giunti sul
posto.
-Bethan è abile anche nel combattimento corpo a corpo,
invero?- chiese Crowley. Miranda annuì sorridendo: erano
anni che Bethan non combatteva senza la sua spada. Era così
felice che avrebbe abbracciato Kanda, se solo non avesse saputo che
sarebbe stata l’ultima cosa che faceva.
Un colpo del moro ben assestato la scaraventò contro una
colonna e Bethan piombò a terra.
-Basta, Kanda, hai vinto. Se continuiamo così, va a finire
che mi uccidi- ansimò. Le faceva male da tutte le parti, ed
era sicura che la spalla avesse ripreso a sanguinarle, eppure era
felice.
Kanda sbottava contro tutti perché si levassero di torno, e
alla fine ebbe successo, ma non riuscì comunque ad evitare
il sobbalzo del suo stomaco quando Miranda gli sussurrò un
“grazie” all’orecchio prima di andarsene.
Non si chiese il perché. Aveva fatto sì che
Bethan non scappasse, non da lui almeno, e quello era già un
passo avanti. Aveva deciso di smettere di chiedersi perché
volesse a tutti i costi avvicinarsi a lei; era troppo complicata la
risposta, non era sicuro di poterla digerire.
Buffo, pensò sarcastico, stava cercando di non farla
scappare… scappando. Si passò una mano fra i
capelli: era davvero un casino.
Bethan era ancora stesa a terra, stanca morta. Le andò
vicino e le tese una mano, ma lei si alzò per conto proprio,
e il ragazzo la lasciò fare.
Camminarono assieme verso l’uscita, in silenzio
com’erano venuti.
-Kan…- fece lei ad un tratto, ma il moro la interruppe.
-Senti, fammi un favore, io ho un nome e non è Kanda. Usa
quello, eh- il cuore di Bethan fece una capriola involontaria e
maledetta dalla proprietaria con una serie di improperi.
-Va bene… Yu- disse piano. Erano arrivati
all’uscita, ormai.
Kanda alzò una mano in segno di saluto e fece per
incamminarsi, ma fu bloccato istantaneamente da due braccia sottili che
gli stringevano la vita, posandosi sul petto.
Fece per girarsi, il cuore che batteva forte.
-Non voltarti. Per favore- il sussurro di Bethan era impercettibile, ma
lo udì ugualmente. Rimase fermo al suo posto per qualche
istante, poi portò le mani a stringere quelle di lei.
Le sentì gelide.
“Non devi
seppellirti nel dolore. Vivi, Yu”.
-Non devi aver paura di me- disse. La fronte della ragazza si
appoggiò alla sua schiena.
-Non ho paura di nessuno. Ho paura di me stessa-.
Dopo qualche attimo Bethan sciolse l’abbraccio.
-Grazie, Yu- lui non si voltò finchè i passi
frettolosi non furono completamente scomparsi alle sue spalle.
Sentiva ancora sulle dita il freddo della pelle di Bethan, gelida come
quella di una statua.
Avrebbe voluto essere capace di renderla più calda.
Diede un pugno al muro, non sentì il dolore.
“Che mi sta succedendo?”
Gli risposero solo buio e silenzio.
Note dell'Autrice:
Eeeeeeeeeeee nel pieno di Lucca Comics eccovi uno dei miei capitoli
preferiti in assoluto!!! Come ho già detto, adoro, adoro,
adoro scrivere le scene di allenamento!! Questa qui poi è
proprio pucciosa!!! >.< Adoro Yu *___* non per nulla a
Lucca sono saltata letteralmente addosso a tre povere sventurate che
avevano avuto la malsana idea di portare lui come cosplay con me a giro
XD XD E domani faccio il bis *___* non vedo l'oraaaaaaaaaah!!!
Rispondendo ai commenti:
Sherly:
grazie x i complimenti, mi fa piacere che anche a te piaccia Yu
puccioso *__* insomma, mica sta scritto nella pietra che debbano essere
sempre delle merde questi "fighi di ghiaccio"!!
Hellie: non
preoccuparti, capita a tutti di non saper che cavolo scrivere nelle
recensioni XD Spero che questo capitolo ti piaccia, non è
propriamente un bacio ma si inizia a intravedere un qualche barlume di
romanticismo!
Vi saluto perchè sto morendo di sonno: ho camminato dalle
9.00 fino alle 19.31 XD
Baci!!
Bethan <3
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Capitolo 9 *** Rivelazioni pericolose ***
-Cosa? Dopodomani è il suo
compleanno?- Linalee, Miranda e Lavi chiacchieravano nella sala da
pranzo. Erano arrivati in anticipo, e stavano aspettando gli altri per
mangiare. L’esorcista annuì –allora
dobbiamo fare qualcosa!- Lavi saltellava quasi dalla gioia: adorava le
feste a sorpresa.
-C’è qualche tipo di festa che le piace in
particolare?- chiese Linalee, non badando al rosso giulivo. Miranda ci
pensò su un istante, poi rispose –non saprei con
precisione, ricordo solo che le piaceva molto stare
all’aperto-fece una faccia contrita –sono dieci
anni che non sapevo più niente di lei, cosa vi aspettate?-
balbettò, di fronte agli sguardi scettici degli altri
esorcisti. –Potremmo organizzare una festa in giardino. Un
po’ di musica, vestiti eleganti, cose così-
propose Linalee entusiasta. L’idea fu subito accolta, anche
perché era l’unica, in effetti. Nessuno conosceva
la nuova arrivata abbastanza bene da decifrarne con precisione i gusti.
-Yu! Ci stai anche tu vero?- Lavi si rivolse al moro che mangiava in
disparte come al solito, e che come al solito gli scoccò
un’occhiata raggelante.
-Avete davvero tempo da perdere- sibilò. Il rosso avrebbe
replicato volentieri se in quell’istante non fosse entrata
Bethan nella sala, chiacchierando allegramente con Allen. A quanto
pareva, avevano appena finito di allenarsi.
-…e insomma, hai capito si o no? Con uno spadone di quelle
dimensioni, se lo tieni troppo in basso dopo mezzo colpo sei da
raccattare col cucchiaino! Devi reggerlo più vicino
all’elsa, e fare esercizio per rinforzare i muscoli del
braccio destro!- lo ammoniva lei. Salutarono gli altri, che si erano
subito ammutoliti, e andarono a prendere da mangiare. Allen
afferrò una quantità industriale di cibo,
così tanto da indurre anche Bethan a guardarlo schifata.
-Ma come fai? E pensare che sei così
mingherlino…- l’altro alzò le spalle
–boh, ho fame- rispose semplicemente, prima di dedicare tutta
la sua attenzione ai venti pacchetti di mitarashi dango spaparanzati
sulla sua tovaglietta. La ragazza scrollò la testa con un
sorriso e ordinò i suoi soliti spaghetti al tonno.
Poi andò a sedersi di fronte a Kanda e gli rubò
una forchettata di soba, con un semplice “non l’ho
mai assaggiata!”.
L’interessato non fece una piega e continuò a
mangiare.
-Se lo facessi io finirei i miei giorni sul filo di mugen…-
sussurrò Lavi, ben attento a non farsi sentire.
Miranda sorrise, e Marie le strinse una mano.
-Andrà tutto bene- disse –sembra che le cose si
stiano aggiustando- la ragazza dapprima diventò di tutti i
colori, poi annuì.
---
Grida sempre più alte riempirono i corridoi davanti allo
studio di Komui mentre Linalee cercava di ottenere una serata libera da
missioni per festeggiare il compleanno di Bethan. Fuori dalla porta
Lavi, Allen, Marie, Crowley, Miranda e Kanda, suo malgrado, aspettavano
impotenti, sentendosi raggelare nel profondo da ogni urlo
più alto dei precedenti.
Poi, d’improvviso, scese la calma e la porta si
aprì. Ne uscì una Linalee barcollante e rossa in
viso –Bethan parte stasera per una missione, ma non dovrebbe
essere una cosa complicata come l’ultima volta, infatti
andrà da sola- disse, prevenendo le ovvie lamentele
–possiamo organizzare la festa per il suo rientro,
così non si accorgerà di niente. Io e Miranda
penseremo all’abito, voi badate alle decorazioni- i ragazzi
annuirono e si dispersero.
Kanda infilò il corridoio verso la propria camera, e quando
aprì la porta si prese la cosa più simile ad un
infarto della sua vita.
Le tende della finestra erano aperte, e vide Bethan piombare nel vuoto,
con gli occhi chiusi. Evidentemente era caduta dalla finestra di camera
sua, all’ultimo piano.
-Bethan!- gridò e, senza pensarci neppure un secondo,
spalancò i vetri e si lanciò dietro di lei. Poi
la vide aprire gli occhi e rimanere di sasso.
-Ma che accidenti stai facendo?! Vuoi morire forse?!- fu un lampo
bianco e le braccia della ragazza lo afferrarono al volo. Planarono
dolcemente sul prato antistante l’Ordine.
“E con questa siamo a due. Dovrò vendicarmi, prima
o poi” pensò Bethan, mollandolo a terra senza
troppi complimenti.
-Io voglio morire?! Ti ho vista volare giù come un sasso
dalla finestra!- le urlò in risposta, ancora scosso.
-E se vedi qualcuno volare di sotto che fai, ti lanci anche tu?! Io ho
le ali, lo faccio sempre, per me è un allenamento!- si
passò una mano fra i capelli, poi si sedette a terra di
schianto.
-Tu che cosa avresti fatto?- le chiese, fissandola. Si sedette anche
lui accanto a lei.
Bethan sospirò –la stessa cosa. Ma per me
è diverso, posso volare. Se tu ti fossi schiantato da
quell’altezza saresti diventato marmellata-
-E io che ne so che è per allenamento e non
perché… che ne so, perché un
pipistrello assassino ti ha fatta volare fuori dalla finestra?-
sbottò.
-Un che cosa?!- disse lei, scoppiando a ridere. Kanda
avvampò –e va bene, forse è
un’idea stupida, ma per favore avverti quando stai per fare
cose del genere. Non è carino per chi non lo sa e ti vede-
mise su il broncio.
Bethan sorrise –d’accordo, non lo farò
più- disse, guardandolo con espressione angelica, ma la
smorfia rigida di Kanda non accennava ad andarsene.
---
-Che cos’hai, Lavi? E’ da prima che sei silenzioso-
Allen lo stava squadrando. Lavi si riscosse –niente, pensavo-
disse.
“Risposta sbagliata, Lavi. E troppo, troppo corta”
pensò l’albino aggiungendo –non
è da te-
-Cosa, pensare o essere silenzioso?- chiese il rosso ironico.
-Entrambe le cose, a dire il vero- rispose a tono Allen, poi
sospirò cambiando argomento –speriamo che Linalee
riesca ad organizzare quella festa, altrimenti ci asfissierà
per una settimana…-
-Allen, tu cosa pensi di Bethan?- chiese Lavi all’improvviso.
“Ah. Adesso ci siamo” pensò Allen
soddisfatto, cercando una risposta –è simpatica-
disse semplicemente –quando mi sono allenato con lei
è stata molto più clemente che con Kanda, per
fortuna. Sembrava capire la mia totale ignoranza nell’arte
della spada- ridacchiò –per certi versi lei e
Bakanda si somigliano, non trovi?- il rosso gli scoccò
un’occhiata pensierosa –non saprei. Yu è
così tetro, lei riesce perlomeno a sembrare allegra-
-Non è detto che lo sia, però- replicò
Allen –deve averne passate di tutti i colori per via della
dark matter. Penso di capirla, dopotutto- continuò a
rimuginare –anch’io quando ho scoperto di
condividere il corpo con un Noah non è che fossi tanto
entusiasta… però detesto quando qualcuno si
preoccupa per me, quindi cerco di non darlo a vedere. Credo che per lei
sia lo stesso- concluse, sorpreso dalla propria inaspettata
abilità di psicanalista.
-Credo che lei mi piaccia, Allen- disse Lavi serio, tutto
d’un colpo. L’albino lo fissò con tanto
d’occhi: si era immaginato uno scenario infinito di battute
su quanto fosse bella eccetera eccetera, com’era solito fare
il compagno, ma mai una cosa simile.
Lui era il futuro Bookman.
-Ah- disse solo.
-Ah, e..?-
-Non credo sia una grande idea provarci con lei, Lavi- Allen
esitò. Non era certo il tipo adatto a cui chiedere consigli
di quel tipo.
-E perché?-
-Per una serie di motivi- elencò –per esempio, il
fatto che non si faccia neppure sfiorare senza staccare come minimo una
gamba al malcapitato- il rosso fece spallucce –non credo che
varrebbe tutto questo, se riuscisse a fidarsi di nuovo di qualcuno-
Allen sospirò –e come la metti col fatto che molto
probabilmente Kanda le ha già messo gli occhi addosso?- era
fatta, aveva sganciato la bomba. Se ne accorse dallo sguardo sgranato
di Lavi, che non rispose alla domanda –e poi, sono il futuro
Bookman, nel caso te lo fossi scordato- disse secco.
Allen non seppe più cosa dire.
-Da cosa te ne sei accorto, scusa?- chiese poi il rosso, cogliendolo
alla sprovvista.
-Come?- fece Allen.
-Come ti sei accorto che Yu le sta dietro?-
L’albino ci pensò su –non ho elementi
certi, è piuttosto una sensazione. Quando sono tornati dalla
missione, Miranda ha detto che Bethan ha “rotto la regola del
contatto”, e non può che averlo fatto con Kanda
per salvarlo, no?-
In effetti, aveva una sua logica, pensò Lavi.
-E poi?-
-E poi lui è andato a chiederle se possono allenarsi
insieme. Cioè, Lavi, hai mai visto Kanda fare una cosa
simile? Chiedere a qualcun altro di allenarlo?- domandò
guardandolo in maniera molto eloquente. Lavi annuì
–l’avevo trovato strano, in effetti-
mormorò –gli ha rubato la soba, e lui non ha mosso
un muscolo- l’albino assentì, sollevato del fatto
che l’amico avesse capito
l’impossibilità della situazione.
-Però…- fece Lavi. Allen alzò gli
occhi al cielo, preparandosi al peggio.
-…anche se Yu le va dietro, non è detto che
Bethan ci stia, o no?-
L’albino non rispose, continuando a camminare. Si chiese se
il compagno avesse omesso di proposito il dettaglio principale, o se
semplicemente non vi avesse fatto caso.
Kanda poteva toccarla senza rischiare la morte, e questo avrebbe
già dovuto accendere un campanello d’allarme nelle
menti di altri ingenui avventori.
Lavi continuava a camminare, immerso nei suoi pensieri.
---
Ormai era quasi il tramonto. Bethan fissò il sole calare
sempre di più oltre la rocca dell’Ordine, che si
stagliava nera contro l’arancio del cielo.
Si fece un po’ più vicina a Kanda e
inclinò la testa, guardandolo.
-Dai, devo anche partire… non tenermi il muso. Ti ho detto
che non lo faccio più- disse con aria angelica. Era
incredibile come riuscisse a fingere sembrando molto più
spensierata di quanto non fosse, pensò Kanda. Chiunque
l’avesse vista in quel momento, avrebbe pensato che non aveva
un solo problema al mondo. Gli occhi blu del ragazzo si spostarono nei
suoi. Bethan non aveva mai notato quanto assomigliassero alla notte in
cui lei amava tanto allenarsi. Kanda sospirò –e va
bene. Ma non credere di poter risolvere sempre tutto con due occhioni
innocenti- sbuffò alzandosi. Bethan ignorò ancora
una volta la mano che le porgeva.
-Parto adesso, non rientro all’Ordine. Non ho tempo.
E’ una missione che va svolta di notte, e i finder saranno
già alla stazione ad aspettarmi- non sapeva
perché, ma faticava ad andarsene da lì. Avrebbe
voluto che quel tramonto durasse in eterno, e che Kanda rimanesse di
fianco a lei.
Da dove venivano quei pensieri non lo sapeva, e non era affatto sicura
di desiderare una risposta.
Il ragazzo annuì. Le afferrò un polso mentre
stava per andarsene.
-Sta’ attenta- mormorò solamente, ad occhi bassi.
Bethan sbattè un paio di volte le palpebre, poi gli sorrise
spavalda –non preoccuparti, devo ancora restituirti
l’allenamento!- poi saltellò poco più
in là, salutandolo agitando la mano.
Kanda aspettò di vederla scomparire in un lampo di ali
bianche, poi si avviò verso i cancelli dell’Ordine.
---
-Che cosa si regala ad una ragazza per il suo compleanno, Marie?-
La domanda gli fece quasi andare il caffè di traverso,
considerando chi gliel’aveva posta.
-Rispondimi prima di morire soffocato, per favore- Kanda guardava in
basso, rosso come un peperone, il cuore che andava a mille.
L’amico dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere: quello
non era uno stato d’animo che tutti avrebbero avuto il
privilegio di sentire addosso a lui.
-Non ho idea di cosa possa piacerle- disse, sincero –ma
proverò a chiedere a Miranda. Non preoccuparti-
continuò, quando lo sentì protestare
–Lavi non saprà assolutamente niente-
sentì il giapponese rilassarsi.
-E’ strano, sai- disse poi Marie.
-Che cosa?-
-Sembra che vi stiate cambiando a vicenda-
-Ed è un male?-
-Tutt’altro-
Kanda riflesse a lungo su quelle parole, mentre si lambiccava il
cervello.
Aveva un piano, o meglio un’idea, ma nessuno, nessuno, doveva
venire a saperlo.
---
-Che cosa?!- se Marie avesse potuto vedere, la faccia di Miranda non se
la sarebbe scordata mai più, ma anche dalla voce era
riuscito a farsi un’idea abbastanza precisa del suo stupore.
-Hai capito bene, Kanda ha in mente qualcosa per la festa di
dopodomani, ma ti pregherei di non farlo sapere a nessun altro, a meno
che tu non voglia vedermi decapitato- ridacchiò. Miranda
mise su il broncio, pensierosa –non ci penso nemmeno. Per chi
mi hai presa?- sbuffò. Marie sorrise, sfiorandole piano una
mano –scherzavo. Allora, qualche idea?- Miranda
cercò di far tornare il colore della sua faccia ad un
normale rosa pallido con profondi respiri, poi rispose –ora
che mi ci fai pensare, mi ricordo che Bethan ha una vera passione per
le pietre dure- disse –che so, tipo turchese, giada, e
così via- elencò i pochi nomi che le venivano in
mente.
-Una in particolare?- chiese Marie. La sentì ridacchiare
–in questo momento penso che il lapislazzulo andrebbe
benissimo- disse sorridendo. Il ragazzo sospirò
–vada per il lapislazzulo. Certo che fare da intermediari
è davvero una fatica- disse –mi è pure
venuta fame- come evocato dalle sue parole, un sonoro gorgoglio
salì dal suo stomaco.
-Andiamo a mangiare qualcosa?- propose Miranda. Marie annuì
imbarazzato, prendendola per mano.
Note dell'Autrice:
Dunque... so già che con questo capitolo
rischierò la pelle per vari motivi (per esempio Hellie e le
fan di un Kanda glaciale e sostenuto), ma la mia storia purtroppo
necessita anche di questi capitoli, quindi pensate che se l'avete
seguita finora e per qualche strano motivo volete anche sapere come va
a finire, nel caso in cui la mia testa volasse via dal corpo tutto
ciò non avrebbe una conclusione... XD
Il prossimo capitolo sarà più incentrato su
Bethan e Kanda, quindi portate pazienza... aggiornerò ad una
velocità proporzionale al grado omicida delle minacce XD
Rispondiamo ai commenti (alla svelta perchè sto crepando di
sonno ç___ç):
Hellie,
tesoro, ti voglio tanto bene, quindi metto le mani avanti e ti
scongiuro di non staccarmi la testa virtualmente XD a parte questo,
praticamente sono riuscita a riassumere tutta la vita di Kanda in
cinque righe (un risultato ica male, dato che nel manga dura una
quindicina di capitoli XD) e si, il fatto che chieda di usare il suo
nome è sconvolgente, ma avevo già deciso di
renderlo molto più malleabile dopo tutto quello che gli
è successo... Per darti un'idea (SPOILER-SPOILER-SPOILER-SPOILER)
prima che succeda il finimondo nella night 200 Yu ringrazia Allen
chiamandolo PER NOME!!! Quindi non è del tutto infondata
l'idea di ammorbidirlo!
Perdona la mia assoluta rincoglionitezza da universitaria, ma non ho
capito la tua ultima domanda XD di cosa deve parlare? e chi??? XD
queste giornate mi stanno uccidendo!
Grazie ad ogni eventuale commento di Sherly che è incasinata
quanto me con l'uni XD
Baci a tutti (e non vogliatemi troppo male)
Bethan <3
ps. si vede che questo capitolo mi mette un po' in ansia??? XD XD XD
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Capitolo 10 *** Luci e ombre ***
Solo le stelle rischiaravano quella notte senza
luna. Non tirava un alito di vento, e neppure le fioche lanterne appese
sull’uscio di qualche locanda solitaria riuscivano a dare la
parvenza di un po’ di calore.
Una figura ammantata percorse a passo svelto, quasi marziale, la strada
principale del paese, diretta a quanto sembrava verso la parte bassa,
la zona del porto.
Il lezzo di pesce giungeva fin lì, facendo accapponare la
pelle, e le risate da ubriachi che provenivano dalle bettole affacciate
sul molo stridevano in modo nauseante contro il silenzio della notte,
rotto solo dal lieve sciabordio dell’acqua sulle chiglie
delle navi.
Un marinaio palesemente sbronzo afferrò un lembo del
mantello della figura, che si bloccò all’istante.
-Ma guarda un po’! Dove te ne vai, tutta bardata? Devi essere
proprio una bella signorina, per…- un polso ossuto
scattò fuori dalla manica nera e afferrò
l’uomo per il bavero, scaraventandolo in mare senza nessuno
sforzo.
Prima che quello potesse riemergere, la figura se n’era
già andata, scomparendo nella lieve nebbiolina che aleggiava
fra i pennoni e fra i vicoli del porto, rendendo l’atmosfera
ancor più spettrale.
Il vecchio udì un sordo bussare alla porta. Faticosamente si
alzò dalla sua poltrona davanti al camino, si avvolse in una
coperta a scacchi rossi e neri e si avviò verso la porta,
camminando in punta di piedi fra gioielli, abbozzi e disegni.
L’orefice più bravo del paese, così lo
chiamavano. Ma lui sapeva benissimo di avere un degno rivale,
l’aveva sempre saputo. Ed ora quel rivale gli stava davanti,
appena visibile oltre il cappuccio, ma sempre con la solita ostinazione
a volerlo chiamare “maestro”, per quanto lui
sostenesse che non c’era più niente che potesse
insegnargli.
-Ho bisogno degli strumenti, maestro- disse la figura, semplicemente.
Il vecchio alzò gli occhi: la voce era cambiata, non era
più la stessa. Non avrebbe saputo dire in che modo, ma una
sfumatura che prima non c’era adesso era ben presente.
Fissò il nero nel cappuccio con le palpebre socchiuse
–quelli ce li ho. Ma hai l’idea?- chiese,
lanciandogli uno sguardo d’intesa. La figura annuì
e aprì il palmo della mano, facendone rotolare fuori una
grossa pietra blu dalle venature dorate.
-Ti serve altro?- il vecchio si fece da una parte per farlo passare. Lo
sconosciuto si tolse il cappuccio e ne piovve una cascata di capelli
corvini e lucenti, più scuri della notte che rendeva fioche
anche le fiamme più brillanti.
-Dell’argento, se ne avete- rispose annuendo. Non si fece
mostrare la strada, la conosceva fin troppo bene. Osservò
con occhi attenti i modelli sparsi per la casa –non siete
cambiato, maestro. Il disordine è rimasto il vostro unico
compagno- mormorò. Il vecchio sorrise –senza
emozioni, mio giovane allievo, un uomo deve trovare altri intermediari
per consentire alla sua anima di esprimersi- disse. Poi gli fece cenno
di entrare in una stanza –lì troverai tutto il
necessario. L’argento è sul secondo scaffale a
destra, come…-
-Come sempre- concluse per lui il moro. Il maestro annuì
–buon lavoro. Chiamami se vuoi qualcosa da mangiare- disse,
rimettendosi a sedere in poltrona. Poco dopo udì il
“clic” della porta che si chiudeva.
Nel silenzio della sala da lavoro, Kanda iniziò a
concentrarsi. Cercò di ricordare tutto quello che il vecchio
gli aveva sempre detto a proposito dell’arte
dell’orefice.
“Non devi essere tu a scolpire e a modellare, devono essere
pietra e metallo a comunicarti in cosa vogliono che tu li
trasformi” diceva sempre.
Chiuse gli occhi. Pensò a lei e a cosa avrebbe potuto
rappresentarla. L’immagine affiorò spontaneamente
nella sua testa, e sulle sue labbra comparve un sorriso.
Iniziò a lavorare.
La porta si aprì con uno scatto. Il ragazzo che ne
uscì aveva un’aria stravolta, gli occhi blu
circondati da occhiaie profonde. Osservò il vecchio che
dormiva sulla poltrona e sospirò, dirigendosi verso la
cucina.
Se non si fosse fatto almeno un caffè, sarebbe stramazzato
ancor prima di riuscire a tornare all’Ordine.
Mise su la macchinetta cercando di non fare molto rumore, poi attese.
Nella sua testa continuava a ripensare a ciò che aveva
creato quella notte.
C’erano le proporzioni, c’era la giusta lavorazione
della pietra, che l’aveva resa lucida al punto giusto,
c’era la brillantezza dell’argento.
Eppure mancava qualcosa.
-Possibile che sia così brillante? Senza neppure una minima
parte di oscurità?- la voce del vecchio si
aggrappò direttamente al filo dei suoi pensieri.
-Oscurità…- sussurrò Kanda, assorto
–ma certo- si diede dello stupido per non averci pensato
subito. Infilò la porta, prendendo dalle mani del maestro il
ciondolo non ancora compiuto.
Ma c’era quasi.
Accese il fornello nella stanza da lavoro, e piano, con pazienza, per
non rovinarne l’intagliatura, annerì completamente
una delle due ali che avvolgevano la pietra.
-Adesso va meglio- la voce improvvisa lo fece quasi sussultare.
Sospirò –immagino di si. Posso fare colazione
prima di togliere il disturbo, maestro?- chiese. Il vecchio
annuì con un sorriso –è molto tempo che
non vieni a trovarmi. Pensavo che non avresti più
intagliato- disse, versando il caffè in due grosse tazze e
avvicinandogli un grosso barattolo di latta colmo di biscotti.
-La vita riserva sorprese- disse il giapponese, soprappensiero.
L’anziano mastro lo scrutò –sei
cambiato. Ne vuoi parlare?- un cenno di diniego.
-E’ un bene che non sia fatta solo di luce- quella frase gli
fece quasi andare il caffè di traverso. Possibile che quel
vecchio capisse sempre di più di quanto lui gli dicesse?
-Non so. Dovrei essere io l’ombra- quelle parole non
spiegavano un bel niente, pensò. Sperò solo che
l’intuito del maestro funzionasse anche quella volta e gli
consentisse di non dire di più.
-Se fosse solo luce, non potreste comprendervi- rispose quello,
sorseggiando il caffè. Poi andò ad una finestra e
la aprì- i raggi del sole entrarono copiosi, e Kanda li
fissò sbigottito.
-Che ore sono?- chiese.
-Le dieci del mattino-
Sospirò: non si era accorto di aver lavorato così
tanto.
-Speri che lei ti dia il tuo cuore in cambio?- la domanda
arrivò a tradimento, ma Kanda se l’era aspettata.
Anche lui ci aveva pensato. Scosse la testa.
-No, se lei non vuole farlo- rispose solamente.
Per tutta risposta, il vecchio gli lanciò il solito sorriso.
-Torna ogni tanto a trovarmi- disse, mentre lo accompagnava alla porta
–quella stanza sta diventando fin troppo polverosa. Serve
qualcuno che la utilizzi- uno sbuffo che avrebbe potuto essere
interpretato come una risata, poi un cenno di saluto e la figura del
giovane sparì nella luce.
Il vecchio rimase a fissarlo finchè non girò
l’angolo.
---
Il viaggio in treno era stato estenuante. Non aveva neppure potuto
chiudere occhio perché doveva studiarsi il piano e le
informazioni sulla missione, ma la concentrazione sembrava sfuggirle a
ogni riga.
Prima era la sua voce, poi i suoi occhi, poi la sensazione che aveva
provato quando le aveva stretto le mani.
Non riusciva a pensare che a lui, a Yu.
Sospirò, strofinandosi gli occhi.
Non era giusto. Lei aveva ucciso Alpha, lei era per metà un
akuma, lei non poteva lasciarsi andare alle emozioni.
“Scappare non ti servirà a niente”.
Già. Non era servito a niente.
“Alpha non l’avrebbe voluto”.
Probabilmente nemmeno lei, se fosse stata al suo posto, avrebbe
desiderato che Alpha si rinchiudesse a vita in una prigione di pietra.
-Signorina Bethan?- la voce del finder la riscosse.
-Si?-
-Siamo arrivati- il treno si fermò lentamente, lasciandoli
nel bel mezzo di un paesaggio spettrale. Del resto, la missione
consisteva nel riesumare un cadavere, non poteva certo trattarsi di un
luogo molto allegro.
Scesero dalla carrozza e Bethan avvertì l’aria
gelida solleticarle il viso. Si strinse ancora di più
nell’uniforme. Un campo d’erba alta spazzata dal
vento si stendeva tutto intorno a loro, ed ogni tanto spuntava qualche
pietra bianca a segnalare la presenza di una lapide.
Bethan si concentrò.
“Innocence, evocazione. Ricerca”
Poco distante una roccia iniziò a brillare di una luce
azzurrina.
-E’ laggiù- disse la ragazza sicura, e si
avviò con i finder verso la pietra. Era più
grande delle altre, e le sue venature rilucevano anche senza il potere
dell’innocence di Bethan.
-Piazzate la barriera, nel caso arrivino akuma- disse ai finder. Una
volta che furono al sicuro, la ragazza pose le mani sulla lapide.
“Sei sul mio territorio!” una voce possente le
rimbombò in testa, e tutto attorno a lei si fece nero.
Galleggiava nel buio. La lapide era rimasta l’unica fioca
luce, che tuttavia non riusciva a penetrare
quell’oscurità così densa e pastosa.
-Dove sono?!- gridò –c’è
qualcuno, qui?!-
-Bethan- una voce la chiamò alle sue spalle. Una voce che
conosceva molto bene.
“Non è possibile…”
pensò atterrita.
Si girò, e lui era lì in tutto e per tutto, con i
suoi occhi castani e i suoi capelli color del rame.
Alpha.
-Alpha..?- sussurrò.
-Quella lapide è la mia, Bethan. Tu mi hai ucciso- disse il
fantasma. La ragazza si alzò di scatto, correndo verso di
lui.
-No, Alpha, aspetta! E’ stata la dark matter! Ti ricordi
quell’acqua che avevo bevuto, e quel lungo sonno,
io…- era completamente fuori di sé. La voce la
interruppe.
-Tu mi hai ucciso, Bethan. E’ stata tutta colpa tua-
sussurrò maligna.
-No!- gridò lei, con tutto il fiato che aveva in corpo
–non è stata colpa mia, Alpha, io ti amavo,
io…- si interruppe di botto. Anche lo spirito
l’aveva notato.
-Mi amavi?- sussurrò mellifluo –non mi ami
più, dunque. Chi è stato a sostituirmi?- Bethan
iniziò a tremare. Cercò di impedire con tutte le
sue forze di pensare all’inevitabile, ma l’immagine
di Yu le passò vivida nella mente.
-Oh, è stato lui? Bene, dopo aver finito con te
sistemerò pure questo Yu Kanda- la voce del fantasma di
quello che una volta era stato il suo unico amore si deformò
fino a diventare terrificante.
La ragazza aveva ben chiaro come agire.
Quello non era Alpha.
Doveva essere così. Lei doveva esserne certa, o non sarebbe
sopravvissuta a quello che stava per fare. Alzò gli occhi
sullo spirito.
-Tu non sei Alpha, e se lo sei, non mi hai mai amata-
sussurrò.
-Cosa..- il fantasma indietreggiò quando vide la spada di
cristallo comparire nella mano di Bethan.
-Vuoi uccidermi una seconda volta?- ma la ragazza non si fermava.
-Tu non sei Alpha! Alpha non avrebbe mai detto una cosa simile!-
gridò, e lo trafisse dritto al petto.
Con uno stridore lancinante, tutto il buio venne risucchiato
dall’immagine dello spettro, e Bethan cadde a terra
sull’erba da cui era partita, ansimando. La pietra non
brillava più, e fra le sue mani vi era un cubo trasparente.
“Bethan” la voce di Alpha.
-Alpha! Dove sei?- gridò.
“Non puoi vedermi. Ormai mi hai liberato. Quello che hai
ucciso era un akuma, era mia madre. Aveva preso il mio posto, e ha
assunto le mie sembianze” la voce andava via via sfumando
nella testa di Bethan.
-Torna qui, non lasciarmi di nuovo…- singhiozzò
–mi dispiace! Non volevo ucciderti!-.
“Adesso posso andare, perché so che non sei
più sola. Vivi, Bethan, e non pensare più a me.
Non è a causa tua che sono morto” il pianto della
ragazza si fece ancora più forte.
Avvertì qualcosa che le sfiorava una guancia, come una
carezza.
“Addio, Bethan”.
Una folata di vento più intensa delle altre, poi
più nulla.
-Alpha…- sussurrò, incapace perfino di gridare.
-Signorina Bethan…- i finder le si fecero attorno e la
aiutarono a rialzarsi. Era inerme, come un sacco vuoto.
-Portatemi via, portatemi via da qui…- piangeva, non
riusciva neppure a vedere dove stesse mettendo i piedi. Gli uomini la
portarono fino alla ferrovia, e l’aiutarono a salire sulla
carrozza e a sistemarsi, poi la lasciarono sola.
Cominciò a singhiozzare sempre più forte, come se
il cuore le si stesse spaccando in due.
E sapeva che solo una persona avrebbe potuto rimetterlo insieme.
---
Il portone si aprì, e Bethan entrò di corsa.
-Bethan! Sei tornata pri…- l’esclamazione di
Linalee fu troncata sul nascere –ma che
cos’è successo? Tu stai piangendo!-
cercò di fermarla, ma l’altra si liberò
con uno strattone –lasciami in pace!- gridò. Corse
a perdifiato lungo le scale, incurante delle voci di Linalee e di
Miranda che cercavano di starle dietro.
Arrivata al terzo piano svoltò di scatto,
sfrecciò fino alla porta in fondo al corridoio e la
spalancò violentemente.
Si trovò a fissare gli occhi assonnati di Yu che cercavano
di capire cosa stesse succedendo.
Senza pensare a niente, si sbattè la porta dietro le spalle
e gli si lanciò addosso, piangendo disperata. Il ragazzo la
strinse a sé senza dire niente, e Bethan gli fu grata di
questo. Non voleva domande, non voleva spiegarsi, non voleva ammettere
quello che provava.
Voleva solo rimanere lì dove i pezzi sembravano andare
miracolosamente tutti al loro posto, senza che lei si sforzasse per
farli combaciare.
Kanda si sdraiò nuovamente, trascinandola di fianco a
sé senza smettere di abbracciarla, e tirò su le
coperte.
Miranda e Linalee si bloccarono di colpo quando videro
dov’era andata.
-Sarà meglio lasciar perdere…-
sussurrò la cinese. Sentivano la ragazza piangere da dietro
la porta.
Miranda annuì –non credo abbia voglia di parlare-
meste, ridiscesero le scale fino alla sala d’ingresso.
-Che facce, ma che è successo?- Miranda si sorprese ad
alzare gli occhi al cielo: iniziava a non poterne più del
rosso e della sua voglia di impicciarsi in tutto. Lasciò a
Linalee la bega di rispondere qualcosa di vagamente sensato e si
concentrò su quello che stavano facendo prima che Bethan
tornasse.
Stavano mettendo a punto la festa, che si sarebbe svolta nel giardino
dell’Ordine, ma a Miranda tutto quel buio non piaceva.
Avrebbe voluto che ci fossero più luci. Interruppe la
disquisizione di Linalee e le fece presente il problema. La ragazza
annuì –ci avevo pensato anch’io. Dopo
questa missione poi, qualsiasi cosa sia successa sarà meglio
aggiungere un po’ di luce- guardò il cielo
stellato fuori dalle vetrate –dovrebbe essere una bella
nottata anche domani- disse. –Potremmo usare delle candele-
suggerì Allen, tirando una gomitata di soppiatto a Lavi.
-Ahia! Ma perché?- frignò quello.
L’albino lo guardò con un candido sorriso
assassino –perché così la prossima
volta imparerai a giudicare quando è il momento di chiedere
e quando non lo è- tornò a voltarsi verso le
ragazze, sospirando. Lui e il rosso non avevano più parlato
di Bethan, ma Allen aveva l’inquietante sensazione che
l’amico non fosse disposto a lasciar perdere.
-Avete già pensato ai vestiti?- chiese poi. Linalee
annuì –fortunatamente Miranda conosce la taglia di
Bethan, così non abbiamo avuto problemi- ammiccò
all’altra esorcista –cercate di non stramazzare,
quando la vedrete con quel vestito- ridacchiò.
Continuarono a chiacchierare animatamente, apparentemente dimentichi di
cosa stesse succedendo al terzo piano.
Contrariamente ad ogni maliziosa previsione, non successe assolutamente
niente. Bethan si addormentò esausta fra le braccia di Yu
senza neppure accorgersene, e il ragazzo rimase sveglio a guardarla.
Anche nel sonno aveva un’espressione stravolta,
pensò, ma che razza di missione le avevano assegnato? E
soprattutto, perché gli importava così tanto?
Non riusciva più a riconoscersi. Da quando Bethan era
entrata nell’Ordine era successo tutto troppo in fretta, e
sentiva già che non ce l’avrebbe fatta a lasciar
perdere. Per lei sentiva un trasporto inusuale, troppo intenso, ma non
riusciva a frenarlo in alcun modo. Avrebbe voluto strapparle la dark
matter di dosso, e cancellare il ricordo di Alpha.
Sentì un moto di rabbia mentre ci pensava, seguito da uno
sbuffo sarcastico.
Patetico. Era geloso. Di un morto, per di più, e senza
neppure averne ragione.
Fra lui e Bethan non c’era niente. Il cuore sembrò
diventargli di piombo a quel pensiero.
La ragazza si mosse nel sonno e mugolò qualcosa. Le sue dita
si intrecciarono ai capelli corvini del ragazzo, e Yu la strinse
più forte.
Non l’avrebbe persa, non lei.
Freddo. Buio. Gelo.
La sensazione di soffocare.
Spalancò gli occhi.
Fece fatica a ricordarsi cos’era accaduto la sera prima. La
prima cosa che vide fu che non era nella sua stanza, i ricordi
arrivarono poco alla volta.
Rivide Alpha, riascoltò mentalmente il loro dialogo.
Richiuse gli occhi.
Era davvero finita?
“Io ti amavo”
“Vuol dire che adesso non mi ami più?”
Sobbalzò sul materasso. Già, si era scordata di
quel piccolo particolare. Aprendo lentamente gli occhi riconobbe la
stanza, era quella di Yu.
“Ma come cavolo sono arrivata qui?” si chiese. Il
ragazzo non c’era.
Si rese conto di indossare gli stessi vestiti che aveva quando era
andata in missione.
“Sistemerò anche questo Yu Kanda” la
voce deformata dello spettro le venne di botto alla mente, e fu presa
dal panico. Saltò giù dal letto,
guardò in tutta la stanza, ma Yu non c’era.
“Calmati, sicuramente è uscito”
pensò. Il cuore le andava a mille. Spalancò la
porta e si ritrovò davanti il suo incubo.
Alpha trafisse il giapponese dritto al petto con una spada nera,
identica a quella di “ali nere”.
Bethan cadde a terra, incapace di muoversi, di gridare, di piangere.
-Bethan! Bethan!- la voce che la chiamava arrivava come da molto
lontano.
-Svegliati! Apri gli occhi!-
Dischiuse le palpebre serrate, e si ritrovò a fissare non la
scena di poco prima, ma due occhi blu che la guardavano sotto
sopracciglia aggrottate.
Quando la vide aprire gli occhi sospirò di sollievo.
-Era solo un incubo, sei al sicuro- le accarezzò la schiena
per tranquillizzarla. Bethan respirò profondamente, cercando
di recuperare un minimo di autocontrollo. La sensazione di soffocamento
diminuì lievemente. La prima cosa che capì fu di
essere arrivata al capolinea.
“A questo punto, sono rimasti pochi dubbi”
pensò. Yu era subentrato ad Alpha, ma le cose rimanevano
tutt’altro che semplici.
-Stai bene?- la domanda diretta la mandò in confusione.
-Ecco, è…- cercò le parole adatte.
-…complicato- concluse per lei il moro. Bethan
annuì.
-Potresti cominciare col mangiare qualcosa. Dicono che lo stomaco pieno
faccia miracoli- ma la ragazza si rannicchiò sotto le
coperte –non ho voglia di scendere- mugolò. Non se
la sentiva di affrontare il fuoco di fila delle domande degli altri,
non ancora.
-E chi ha parlato di scendere?- Yu si mise a sedere e le
indicò il tavolino. Bethan dovette trattenersi dallo
scoppiare a ridere.
-Hai svaligiato la dispensa dell’Ordine!- esclamò.
Un lieve rossore colorò le guance del ragazzo –non
sto certo a gardare cosa mangi a colazione…- disse,
distogliendo lo sguardo. La ragazza stava già fissando con
sguardo famelico una fetta di torta al cioccolato.
-Piantala di guardarla, puoi pure mangiartela eh- il modo in cui Bethan
si avventò sul cibo lo fece sorridere. Era evidente che
amava i dolci, stava scartando a priori tutta la roba salata.
-Grazie! Stavo morendo di fame!- mugugnò a bocca piena. Il
giapponese scoppiò in una mezza risata –sei piena
di cioccolato! Non ti corre dietro nessuno, mangia più
piano-.
Quel suono la fece bloccare per un attimo, così come il suo
tono.
Non era il solito ghigno acido, e non era la solita voce dura.
Ricambiò il sorriso incerta e continuò a mangiare
in silenzio.
Possibile che…
-Yu, cos’ha Bethan?-
-E io che ne so? Togliti dai piedi, demente di un coniglio. Devo
passare- la risposta di Kanda giunse più secca ed acida del
solito. Lavi si scambiò uno sguardo d’intesa con
Allen, che alzò gli occhi al cielo.
Quella situazione non gli piaceva affatto. Sentiva la tempesta
avvicinarsi, ma non sapeva come fare per impedirla.
-Eppure Lina e Miranda l’hanno vista salire verso la tua
stanza, ieri- il rosso non fece in tempo a finire la frase che la lama
di Mugen gli scintillò sotto la gola –non. Mi.
Seccare. Chiaro?- sillabò Kanda, gelido –quello
che fa non è affar mio. E quello che faccio io non
è affare né tuo, né di nessuno-
sibilò, rinfoderando l’arma. Uscì
precipitosamente dalla sala da pranzo, diretto in un punto imprecisato
del giardino. Accidenti a quell’idiota e alle sue domande!
Si fermò di botto, sedendosi a terra. Aveva bisogno di
pensare, e quegli alberi facevano al caso suo. Con un po’ di
fortuna, non sarebbero riusciti a scovarlo tanto presto.
Respirò profondamente, cercando di trovare la concentrazione.
Il verde che lo circondava gli ricordò i suoi occhi.
In un lampo, gli passò nella mente la sua immagine.
Spalancò le palpebre e scosse la testa.
Doveva smettere di pensarci.
“Non è vero”
Doveva tornare come prima.
“Non voglio”
Non doveva aprire il suo cuore ad altre ferite.
“Lei non è Alma”
Era altrettanto instabile. Doveva dimenticarla.
“Non lo sarà, se non userà la dark
matter. Aiutala”
Sospirò profondamente, passandosi una mano sugli occhi. Era
tutto inutile. Per quanto ci provasse, per quanto tentasse di
recuperare il suo scudo gelido, la sua immagine riusciva sempre a
trovare una breccia e, quando non la trovava, la creava.
Potevano essere i suoi occhi, o i rari sorrisi in cui non fingeva
allegria, o il modo in cui inclinava la testa, ma in un modo o
nell’altro entrava sempre nella sua mente. E stranamente, la
cosa non lo irritava.
Ripensò a quando se l’era vista piombare in camera
in quello stato: non gli era passato neppure per l’anticamera
del cervello di mandarla via in malo modo, come invece avrebbe fatto
con qualsiasi altro essere vivente. Avrebbe voluto sapere cosa le fosse
successo, ma sapeva che in certi casi le domande non fanno altro che
grattare sulle ferite, e lui non voleva farle del male, non voleva che
avesse paura di lui come tutti gli altri.
Anche lui aveva paura.
-Allora? Mi vuoi dire cos’è successo ieri?-
Miranda si piazzò fermamente sulla porta di camera sua,
decisa a non spostarsi finchè Bethan non le avesse detto la
verità.
Ma l’altra era di ben altro avviso.
-Niente. Una missione infelice, come al solito- rispose laconica
–mi faresti passare, Mir? Devo andare ad allenarmi- era una
bufala, ovviamente. Non aveva voglia di parlare, per niente, e stava
solo cercando un angolino dove rimpiattarsi e riflettere in silenzio e
da sola.
-E piantala con queste scuse, guarda che lo so che ti alleni solo di
notte- il silenzio di Bethan si fece colpevole. Miranda
sospirò –Bethan, sono tua amica. Sai che tutto
ciò che mi dirai non uscirà mai di qui se non
sarai tu a volerlo-.
-Non è per questo, Mir, è…-
balbettò Bethan.
-Complicato- concluse per lei Miranda –lo so, ma dalle
complicazioni non si scappa, non spariranno solo perché
continui a non guardarle- ma Bethan non voleva saperne di smuoversi.
-Oh, fa’ come ti pare!- sbottò l’amica
all’improvviso –credi di essere l’unica
ad avere dei problemi? Ti ricordi con chi è che stai
parlando?- Bethan rimase allibita. Miranda non perdeva mai la pazienza.
Mai.
-Anch’io mi sono sentita persa, ma non ho mai mollato, e
quando qualcuno si è fatto avanti per aiutarmi io non
l’ho mandato via a furia di silenzi!- gridò. Fu in
quel momento che in Bethan qualcosa si ruppe.
-Io non ho mai chiesto niente a nessuno, non ho mai chiesto aiuto!
Neppure quando ero rinchiusa in quel posto! Non pretendere di insegnare
a me cosa vuol dire non mollare!- gridava anche lei, ora
–sembra che tu e quell’altra combriccola di finti
allegri non abbiate mai avuto un momento in cui preferivate che nessuno
venisse a farvi domande, ma c’è chi li ha, quei
momenti!-
-Quale posto, Bethan?- sussurrò Miranda, apparentemente
dimentica del resto.
Bethan si morse la lingua -lascia perdere- sbottò secca.
-Di che posto parlavi, Bethan?- ripetè l’altra,
seria.
Bethan deglutì –delle segrete della sede
principale dell’Ordine, quella situata esattamente sotto il
covo del Conte- mormorò –ci si arriva dai
sotterranei della sede Asia- non ebbe bisogno di continuare. Miranda
capì al volo la situazione, e pensò che avrebbe
preferito continuare a non saperne niente.
-E’ lì che sei stata per tutti questi anni?- la
voce era incredula.
-Si-.
Miranda non poteva crederci. Nel silenzio della stanza le parole di
Bethan le rimbombavano in testa. Dieci anni. L’avevano tenuta
rinchiusa per dieci anni nella cantina del Lord del Millennio, per
farle controllare la dark matter.
E lei le aveva pure detto che era arrendevole. Si maledisse in una
decina di lingue diverse.
-Mi dispiace, Bethan, io…- provò a dire, ma
l’altra la interruppe con un sorriso –no, non devi
scusarti. Non l’ho mai detto a nessuno, non mi va che la
gente mi tratti con i guanti per via di quello che ho passato. Tutti
abbiamo storie difficili- disse. Poi fece un lungo sospiro.
–Komui mi ha spedita in missione per resuscitare un frammento
d’innocence posto sotto la tomba di Alpha- disse mesta -tutto
sarebbe andato a meraviglia, se solo me l’avesse detto, se
solo fossi stata preparata all’eventualità di
trovarmelo davanti in forma di spirito- Miranda spalancò gli
occhi, ma Bethan non si lasciò interrompere
–immagina la gioia- sputò quella parola con
sarcasmo –di scoprire che la madre di Alpha ne aveva fatto un
akuma che, con le sue sembianze, mi ha detto tutto quello che io ho
sempre, sempre pensato in questi anni- le si spezzò la voce.
-Bethan…-
-Mi ha detto che era tutta colpa mia. Che io l’avevo ucciso.
E sai cos’ho risposto io?- Miranda scosse la testa. Bethan la
spaventava, quando faceva così. Sembrava perdersi in un
mondo solo suo, dove non conosceva altre regole che le proprie.
-Gli ho detto che lo amavo. Al passato, Miranda- l’esorcista
spalancò gli occhi.
-Bethan, ma tu…-
-Ha individuato subito chi l’ha rimpiazzato, e ha minacciato
di ucciderlo. Allora ho evocato l’innocence e l’ho
trapassato da parte a parte- la voce di Bethan si era ridotta ad un
mormorio spento. Cadde a sedere sul letto, la testa fra le mani.
-Ora oltre al senso di colpa per averlo ucciso due volte devo anche
trovare un filo logico a tutto questo casino. Questa è la
conclusione- aveva un tono disperato.
-Bethan, Alpha fa parte del tuo passato- disse Miranda –non
sei tu ad essere un mostro. L’uomo è stato creato
per vivere come tale, non come una roccia priva di sentimenti- la
ragazza rimase in silenzio a quelle parole. Miranda continuò
–il senso di colpa che hai non ha ragione di esistere. Eri
una ragazzina, Bethan. Come avresti fatto a sapere cosa sarebbe
successo? Non sapevi neppure cosa fossero l’innocence o la
dark matter. Niente di tutto quello che è accaduto
è stato colpa tua-
-Ma io l’ho ucciso, Miranda…- mormorò
debolmente, ma l’altra scosse la testa –no, Bethan.
E’ stata la dark matter che l’ha ucciso, e tu non
sei un cubo di una sostanza indefinita dal colore violetto. Tu sei
Bethan, ed è contro ciò che ha ucciso Alpha che
stai lottando ora- disse decisa –ma non devi pensare che,
sconfitto il Conte, Alpha potrà tornare. Devi andare avanti.
Del resto, te l’ha detto lui stesso, no?- concluse sorridendo.
-E come faccio a muovermi, se nemmeno so cosa mi aspetta? Non potrei
sopportare di passare di nuovo ciò che ho già
passato, Miranda- disse piano, fissando il muro bianco.
-Nessuno sa cosa lo aspetta nei giorni a venire- disse Miranda
alzandosi –eppure tutti quanti ci facciamo coraggio e
scegliamo di tentare una strada. Rimanere bloccati non risolve niente-
mormorò, ripensando a quando Allen e Linalee
l’avevano recuperata, nella sua città dove il
tempo si era fermato –il bello della vita è che
può sempre accadere qualcosa che non ti saresti mai
aspettata. Questo vale per le cose brutte tanto che per quelle belle,
Bethan. Sta a te poi decidere quale strada prendere, nessuno
può farlo per te- la guardò con affetto: avevano
la stessa età, ma l’aveva sempre considerata come
la sua sorellina. Bethan annuì –va bene. ci
proverò, grazie Mir- rispose pensierosa, continuando a
fissare il muro.
Miranda uscì silenziosamente dalla stanza. A dispetto
dell’apparentemente laconica risposta, sapeva che le sue
parole avevano avuto un certo effetto, o che perlomeno Bethan non vi
aveva trovato nulla da obiettare.
Era sempre stato così, fra loro: Bethan era quella
più fragile, nonostante le apparenze, e Miranda era
l’unica da cui accettasse consigli. Con lei, Miranda non si
sentiva mai come l’incapace che era, sentiva di essere
importante per qualcuno.
Note dell'Autrice:
Allooooooooora, capitolo megagalatticamente lungo oggi O__O
però non sapevo come spezzarlo, quindi beccatevelo e siate
felici perchè non so quando riuscirò ad
aggiornare di nuovo T__T maledetta università!!
Prima che qualcuno pensi a uno spoiler, il maestro intagliatore me lo
sono inventato di sana pianta, è tutto frutto della mia
mente malata XD mi sembrava un po' troppo banale che KANDA andasse in
un negozio a scegliere un regalo, cioè, ve lo immaginate???
Va bene la ooc, ma senza esagerare! XD
In effetti mi sono divertita un sacco a disegnarla, quella parte ^^
spero che piaccia a qualcuno!
Questo è stato un capitolo piuttosto impegnativo, fra la
missione tragica, Yu che incredibilmente si trasforma in una sorta di
maggiordomo e Miranda che fa da psicanalista non so davvero se vi
piacerà o se lo odierete XD a me personalmente piace, ma
penso che questo sia abbastanza relativo ^^''
Ora rispondiamo ai commenti ^^
Si, Sherly,
la scena degli occhi dolci, come ti ho già detto, NON
è stata per nulla casuale XD Meno male che almeno una
sostenitrice rimarrà fino alla fine e andrà in
brodo di giuggiole quanto me a vedere il lato dolce dei personaggi!
(Per la serie "Disney, che cos'hai fatto?????" XD)
Hellie,
GRAZIE per ravermi risparmiata, avevo la seria paura che mi avresti
fucilata virtualmente ^^' sono stracontenta che la storia continui a
piacerti, vorrà dire che il "ti uccido" d'ora in poi lo
prenderò come una manifestazione di gradimento XD XD XD
Che bello, Kano_chan!
Sei passata, sono felicissima ^^ anche perchè in quanto a
università e impegni non posso non capirti T_T FINALMENTE
qualcuno che ha letto le Cronache del Mondo Emerso, io le adoro *___* e
adoro Licia, credo che dopo tutte le volte che ho letto i suoi libri
qualcosa delle sue protagoniste sia inevitabilmente finito nella mia XD
sono contenta che Bethan ti piaccia, ad essere sincera ero convinta che
questa fanfiction sarebbe stata odiata da tutti per via dell'eccessivo
romanticismo di Kanda -____-'' però non sarebbe stato molto
realistico fare una storia in cui lui sta con lei ma la tratta a pesci
in faccia XD sono troppo femminista per fare una cosa simile u.u
Ah, si, io ho una vera passione per Miranda *__* non per nulla ho anche
portato il suo cosplay, è un personaggio che adoro...
sarà perchè mi somiglia ^^'' Per quanto riguarda
Linalee la cosa è un po' complessa... diciamo che dopo aver
finito questa fanfiction ho iniziato a rivalutarla, infatti (piccolo
spoiler) alla fine ci sarà una conclusione felice anche per
lei :)
Ringrazio le mie fedelissime e la mia new entry (sono commossa
ç___ç) e voi che passate a leggere questa mia
povera creazione, commentate! L'ho già detto all'inzio, sono
ovviamente apprezzatissimi i commenti di persone a cui piace (mi pare
ovvio) ma anche le critiche, quindi fatevi avanti! ^^
See you soon!
Bethan :3
|
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Capitolo 11 *** Acqua scura ***
-Allenamenti… in acqua?- Kanda la
fissava con un sopracciglio alzato, e lei arrossì
violentemente sotto quello sguardo.
-Ho bisogno che tu mi aiuti- balbettò –ti prego-.
Era stato difficile trovare il coraggio di chiederglielo, ma dopo
un’altra settimana passata a sobbalzare sul letto sentendosi
soffocare si era decisa. Da quando aveva rischiato di affogare non
sopportava più il buio, le sembrava gelido come quello del
mare ghiacciato che le si era richiuso sopra.
-La piscina è nel seminterrato. Ci troviamo fra
mezz’ora- fu la risposta secca del giapponese.
-Grazie- disse Bethan, sollevata.
La vasca era enorme, sembrava un piccolo lago, ed aveva varie
profondità. Nel centro l’acqua era così
scura che non si riusciva ad intravederne il fondo. Bethan si tolse i
vestiti, rimanendo con addosso un paio di calzoncini e la solita
casacca nera, e si sedette sul bordo, abbandonando le gambe
nell’acqua.
Era gelida.
Si tirò subito fuori, respirando affannosamente, i polmoni
che si rifiutavano di collaborare.
“Dannazione, calmati! Non può succederti niente,
sei ancora fuori!” si disse, cercando di calmarsi. Il cuore
le batteva a mille.
-Come pensi di allenarti in acqua rimanendo sul bordo?- la voce aspra
di Kanda rimbombò nella sala. Il giapponese indossava i
soliti pantaloni, ma non portava la maglietta. Sul suo petto spiccava
nitido il tatuaggio collegato alla sua innocence.
Il cuore di Bethan mancò un battito, mentre la ragazza si
sentiva le guance in fiamme.
“No, no e no. Non è proprio il momento”
pensò agitata, ributtando le gambe oltre il bordo.
L’acqua gelida la terrorizzò abbastanza da farle
passare di mente ogni fantasticheria.
Kanda si lanciò in acqua con un tuffo, sollevando una
miriade di spruzzi, e nel giro di dieci secondi Bethan lo stava di
nuovo fissando con aria ebete, mentre si scrollava l’acqua
dai capelli sciolti. Il giapponese la fulminò con lo sguardo
–finiscila di fissarmi e tuffati. Non eri tu che volevi
allenarti?- la sua voce dura la fece restare di sasso. Non riusciva a
muovere un muscolo, l’acqua le sembrava terrificante, come se
da un momento all’altro la potesse inghiottire di nuovo.
Kanda sospirò: evidentemente il rischio che aveva corso
l’aveva traumatizzata più di quanto si aspettasse.
Nuotò lentamente verso di lei e si aggrappò al
bordo, guardandola negli occhi. Vi lesse solo paura.
-Calmati. Respira. L’acqua è bassa qui, non
andremo verso il centro. Se ti butti, tocchi con i piedi-
cercò di usare un tono più tranquillizzante
possibile, ma il cenno d’assenso di Bethan era teso come una
corda di violino. La ragazza si lasciò scivolare lentamente
nell’acqua con gli occhi sbarrati.
“Così non va” pensò il
giapponese.
-E’ fredda- il sussurro di Bethan era atterrito. I suoi occhi
continuavano a sgusciare verso il centro della piscina, come se si
aspettasse che l’acqua fonda potesse arrivare fin
lì e inghiottirla.
-Se ti muovi ti scaldi. Coraggio, cammina attaccandoti al bordo,
davanti a me- disse, staccandosi per farla passare. La ragazza mosse
qualche passo, ma il suo corpo restava rigido, troppo rigido. Non
sarebbe mai riuscita a stare a galla in quel modo. Kanda la fece andare
ancora un po’ più avanti, poi si immerse.
Aveva una strategia. Sperava solo di non spaventarla troppo.
-Yu?- il suo sussurro rimbombò in tutta la sala. Poco prima
era dietro le sue spalle, dov’era finito adesso?
Stava congelando. Non sapeva quanto di quel freddo provenisse dalla
reale temperatura dell’acqua e quanto invece dalla sua mente.
Un suono ovattato le fece voltare la testa di scatto, verso il centro
della vasca, e lo vide.
La schiena di Kanda spuntava dall’acqua, i capelli che
mulinavano tutto attorno, il corpo immobile.
-Yu!- gridò, e senza pensarci un attimo schizzò
verso di lui.
-Yu! Che ti succede?- l’acqua era sempre più alta,
ad un certo punto le mancò il terreno sotto i piedi e
andò a fondo. Spalancò gli occhi e vide il volto
del ragazzo immobile, gli occhi chiusi.
Con una spinta di gambe riemerse ed iniziò a nuotare verso
di lui, terrorizzata.
“Ma che è successo? Non
può…” il moro sembrava morto. Quel
pensiero le arrivò alla mente come un pugno, spingendola a
dare bracciate sempre più veloci.
Lo raggiunse e lo girò in modo da tirargli la testa fuori
dall’acqua.
-Yu, per favore rispondi- non le importava più
dell’acqua, non sentiva più il freddo. Il
giapponese aprì gli occhi di soprassalto, ghignando
–visto? Era così difficile?-
Avrebbe dovuto aspettarselo, si disse, mentre si massaggiava la
guancia. Lo schiaffo che gli aveva rifilato Bethan non gli aveva fatto
molto male, ma tutt’altro avrebbe potuto dire
dell’espressione della ragazza. Si era sentito decisamente un
verme, ma cos’altro avrebbe dovuto fare? Perlomeno, in quel
modo era riuscita a nuotare fin lì senza morire per un
attacco di panico.
La vide uscire dalla piscina e asciugarsi senza dire una parola,
dandogli la schiena.
Si tirò su sul bordo, aprendo bocca, ma subito la richiuse.
Non sapeva cosa dire. Bethan lo tolse da quell’impiccio,
mettendolo forse in uno ancora peggiore.
-Avrei preferito continuare ad avere paura dell’acqua,
piuttosto che passare quello che mi hai fatto passare oggi-
mormorò, secca. Kanda sentì il cuore accelerare
di colpo. Aveva davvero avuto così paura che fosse morto?
Una piccola parte di sé si sentiva anche seccata, doveva
ammetterlo. Insomma, era lei che gli aveva chiesto di allenarla, o no?
Ma si poteva definire un allenamento, farla spaventare in quel modo?
Bethan chiuse la borsa con uno scatto secco, poi si avviò
verso l’uscita.
Decise che non poteva lasciarla andare così.
Saltò in piedi e in un paio di passi la raggiunse,
afferrandole un polso.
Lei strattonò la mano, i capelli che le nascondevano il viso.
-Lasciami- disse piano.
-No- Kanda percepì i molteplici significati di quella
negazione nell’esatto istante in cui aprì bocca.
Non voleva lasciarla andare in quel momento, perché gli
dispiaceva di averla fatta star male, ma la verità era che
non avrebbe voluto lasciarla andare affatto.
-Allora non fare mai più una cosa simile- Bethan
piantò gli occhi verdi nei suoi –non spaventarmi
mai più così- chinò la testa per
nascondere le lacrime, e fu allora che il suo corpo, la sua voce, la
sua mente, si mossero tutte insieme e senza alcuna premeditazione.
Le lasciò andare il polso e portò la mano sul suo
viso, asciugando una lacrima. Si chinò fino a poterla
guardare negli occhi, vicinissimo, a un soffio dalle sue labbra. La
vide restare immobile, respirando piano.
-Mi dispiace- disse –perdonami-
Credeva che il rimbombo del suo cuore sarebbe stato udibile da un
chilometro, in quel momento. Bethan infilò le proprie dita
fra quelle di lui e annuì impercettibilmente, continuando a
guardarlo con gli occhi sgranati. Per un istante, Kanda odiò
quello sguardo: non riusciva a decifrarlo, non capiva se avesse paura,
non capiva come fare per sganciarsi da quel gelo in cui si era sempre
rinchiuso, se lei gliene opponeva un altro fatto di terrore.
-Ehi! Qui sotto c’è qualcuno!- il grido li fece
sobbalzare. Lavi.
-Ora lo ammazzo sul serio- ringhiò la ragazza, scattando
verso le scale, ma Kanda la trattenne, trascinandola verso
un’altra porta, nascosta alla base della scalinata.
Era una specie di sgabuzzino, strapieno di ogni sorta di attrezzi per
il mantenimento della piscina. Ci si infilarono dentro pigiati come
sardine, e Bethan si ritrovò di nuovo incollata a lui.
Poteva sentirgli il cuore, in quel silenzio. Aspettavano che Lavi se ne
andasse, muti come pesci.
Tum. Tum. Tum.
Chiuse gli occhi. Il buio che la avvolse non era più freddo,
non era più vuoto: quel suono faceva da tramite costante con
il mondo esterno, senza cessare mai.
Una lacrima le sfuggì, scivolando sul petto di Yu.
Sentì le braccia del giapponese stringersi attorno alle sue
spalle, sentì i battiti del suo cuore accelerare.
Non dissero niente, nessuno dei due. Non c’erano parole.
Bethan fece scorrere le dita sui bordi del tatuaggio che si allargavano
come fiamme fino alle spalle.
“Soffrirai, Bethan. Il suo dolore non è ancora
cessato del tutto” le disse una voce.
-Oh, sta’ zitta- sibilò lei fra i denti, ad alta
voce, senza pensarci.
-Come?- il sussurro sorpreso di Yu la riscosse.
-Non è niente. Quell’idiota è ancora
lì?- chiese, tanto per cambiare argomento. Lo
sentì annuire –credo che ci stia provando con
qualche tipa della sezione scientifica- una risata femminile seguita da
un rumore di spruzzi d’acqua confermò la sua
ipotesi.
-Direi che uscire di qui è fuori discussione- disse Bethan.
Il moro annuì, e nella sua mente passò in un
lampo, come un incubo, l’immagine della faccia di Lavi che li
vedeva uscire da lì dentro. Arrossì di schianto,
benedicendo l’oscurità.
Decisamente meglio rimanere, pensò.
Bethan si staccò lievemente da lui, cercando di non
inciampare in tutti gli oggetti accatastati nella stanza.
-Che fai? Se ci sentono…- sussurrò lui, ma la
ragazza si mise a spostare secchi, canne di gomma e salvagenti fino a
creare uno spazio dignitosamente piccolo, in cui perlomeno si sarebbero
potuti sedere.
Il silenzio li avvolse, rotto di tanto in tanto dal vociare di Lavi e
delle povere ingenue che erano cadute nelle sue trame.
-Beato lui- sussurrò Bethan ad un tratto. Yu si
girò a fissarla –che intendi?- la ragazza
sospirò.
-Lui può ben fregarsene di quello che fa. Con tutte le
identità che ha avuto e che avrà nella sua vita,
non ha neppure la possibilità di crearsi dei problemi-
mormorò –se anche come “Lavi”
ne avesse, col suo prossimo incarico da Bookman si scrollerà
di dosso ogni cosa- il giapponese la fissò in silenzio.
-Non farci caso. Sono solo una manica di discorsi inutili-
minimizzò poi lei, ricadendo nel mutismo più
assoluto.
Spostando un braccio, Kanda urtò violentemente lo spigolo di
un mobile arrugginito.
-Ahia- imprecò sottovoce, massaggiandosi. Gocce rosse
caddero a terra.
-Ti sei tagliato? Dammi qua- sussurrò Bethan, indicando il
suo braccio. Il ragazzo glielo porse, e lei tracciò sicura
un simbolo nell’aria.
-Cura- sussurrò. Con un brillio argentato, il taglio si
cicatrizzò immediatamente.
-Avrei potuto aspettare. Si sarebbe rimarginato comunque- disse lui.
-Ma nel frattempo ti avrebbe fatto male-
-Perché fai così?- chiese d’un tratto.
Vide gli occhi di Bethan brillare nel buio, mentre lo fissavano
–così come?-
Kanda cercò le parole. In quel momento si stava pentendo di
aver aperto bocca, ma dato che l’aveva fatto sarebbe dovuto
andare fino in fondo.
-Perché con gli altri non sei… così?-
avrebbe potuto trovare qualcosa di meglio, ma pensò di aver
reso l’idea, perché Bethan rimase in silenzio,
riflettendoci.
-Non ne ho idea- ammise, dopo un po’ –tu
perché fai così?- gli chiese di rimando. Il
ragazzo scosse la testa –non lo so- mormorò.
Nessuno dei due disse più niente, e ad un certo punto Kanda
sentì il corpo di Bethan appoggiarsi sul suo, pesante. La
guardò e vide che stava dormendo.
Sospirò, facendola sdraiare e poggiandole la testa sulle
proprie gambe.
Avrebbe dovuto ammetterlo, prima o poi.
Con lei, con il mondo, con se stesso.
---
-M-ma siete sicure che non sia eccessivo? Insomma, è solo
una cena, dopotutto!- Bethan si osservava imbarazzata allo specchio.
Quanti anni erano che non metteva un vestito del genere?
Rimirò la stoffa color rosso scuro che le fasciava il corpo,
allargandosi sempre di più a partire dai fianchi. Il simbolo
sulla sua schiena era scoperto per metà, e il liquido
argenteo che vi scorreva all’interno sembrava un fiume in
piena.
-Non essere ridicola! Sei una meraviglia!- Linalee era letteralmente al
settimo cielo, e il vestito chiaro si intonava perfettamente al suo
umore –moriranno tutti d’infarto quando ti
vedranno! Specialmente Lavi!- una gomitata di Miranda la
spedì ad acconciarsi per l’ennesima volta i
capelli. Bethan le lanciò uno sguardo interrogativo.
-A quanto pare Lavi ti sta dietro- le bisbigliò con aria
complice Miranda –ma non devi preoccuparti, è
successo un po’ a tutti gli elementi femminili
dell’Ordine di subire le sue avances- ridacchiò.
Bethan non si scompose –oh, bhè… mi
dispiace per lui. Credo che se non cambia obiettivo sarà
l’unico a restare senza una dama, stasera- si morse la lingua
e si maledisse in trecento idiomi contemporaneamente quando
realizzò di aver fatto scattare la molla della
curiosità di Linalee.
-Perché? Vuoi dire che lo rifiuteresti? Sai già
chi sarà il tuo cavaliere, allora!-
La mente di Bethan volò col pensiero a quella notte. Quando
si era svegliata, aveva pensato di stare ancora sognando. Non era
sicura di capire appieno cosa stesse succedendo, si stava facendo
trasportare da eventi e stati d’animo come non aveva mai
fatto in vita sua.
-Tu pensa a come accalappiarti Allen, al mio cavaliere ci
penserò da sola- ribattè secca, con un sorriso
sadico stampato in volto. La cinese arrossì fino alla radice
dei capelli. Bethan si addolcì –eddai, ognuno ha i
suoi segreti. Ci sarebbero fin troppe cose imbarazzanti da dire sui
vari desiderati cavalieri, qui dentro- scoccò
un’occhiata a Miranda, che si guardava preoccupata allo
specchio.
-Sei bellissima- le sussurrò mentre Linalee era affaccendata
in altro. L’esorcista sospirò, lisciando le pieghe
del vestito nero –ma lui non mi noterà affatto-
mormorò tristemente. Bethan scosse la testa –non
ti serve un bel vestito perché lui ti noti. Ti ha
già notata- disse sicura, abbracciandola.
-Ehi, ragazze! E’ ora!- la cinese le trascinò
fuori dalla porta della sua stanza e richiuse la porta. Arrancando fra
strati di stoffe, le tre si diressero verso l’ingresso.
-Che ne dite? Secondo voi ho qualche possibilità con
Bethan?- Lavi si spettinò i capelli per l’ennesima
volta –aaah, quanto mi manca la mia fascia! Ma non posso
proprio metterla?- scongiurò Allen, ma quello scosse la
testa –no, Lavi. E’ lurida, e per di più
non c’entra niente con i vestiti- gli scoccò
un’occhiata critica mentre si chiudeva la camicia
–e comunque, ti ho già detto che non credo sia una
buona idea- puntualizzò. Il rosso fece uno sguardo ebete.
Allen sospirò –intendevo provarci con Bethan. Non
mi sembra il caso-
-Dici che ha già il ragazzo?- Lavi fece il finto tonto.
-Dice che forse non ha voglia di essere seccata dalle tue domande,
visto tutto quello che ha passato- la risposta di Kanda giunse
più acida e accorata del solito. L’albino
alzò gli occhi al cielo con uno sguardo della serie
“ecco, io lo sapevo, me lo aspettavo, ma perché
Lavi non capisce mai un accidente?” afferrò il
rosso per una manica –se non vuoi finire per diventare
marmellata ti consiglierei di lasciar perdere- bisbigliò
all’orecchio.
Kanda sbuffò, stizzito. Accidenti a lui! Possibile che
quell’idiota di un coniglio non sapesse far altro che sbavare
di fronte ad ogni essere vagamente femminile? Si chiuse la giacca con
uno strattone. Alla fine Linalee l’aveva praticamente
costretto a partecipare, e del resto dopo quella nottata sarebbe stato
un idiota a rifiutare, riusciva a capirlo persino lui.
Scosse la testa. Non doveva pensarci, non ora, o se ne sarebbero
accorti. Era certo che Marie e la mammoletta avessero già
fiutato qualcosa, ma c’erano buone probabilità che
Lavi, tonto com’era, non avesse preso neppure in
considerazione l’idea di avere un rivale.
(Oh, quanto si sbagliava, lo avrebbe scoperto in seguito.)
Per fortuna qualcuno lì dentro sapeva tenere la bocca
chiusa.
Afferrò un involto blu scuro e lo fece sparire nel risvolto
della giacca.
-State buoni. E’ ora di scendere- la voce calma di Marie
sembrava quella di una mamma chioccia che rimprovera i pulcini. I
ragazzi si accinsero a scendere le scale: dovevano arrivare prima loro,
o Linalee li avrebbe fucilati sul posto.
“Dovete guardarci ammirati mentre facciamo il nostro ingresso
trionfale!” aveva esclamato. Kanda non dubitava che fosse
più eccitata la cinese di Bethan, all’idea di
quella festa.
---
“Rimasti di sasso” sarebbe stato riduttivo. Bethan
non sapeva più dove guardare mentre seguiva Linalee in
giardino: i ragazzi le fissavano allibiti, con tanto di bocche aperte.
Tutti tranne Kanda, ovviamente, che se ne stava un po’ in
disparte.
Però la stava guardando, notò, avvampando sotto
lo sguardo degli occhi blu. Ricordò come se li era trovati
vicini la sera prima, e il suo cuore mancò diversi battiti
prima di realizzare che, se avesse continuato a ballare la samba in
quel modo, alla sua proprietaria sarebbe venuto come minimo un infarto.
Scorse la cinese fare un segnale, e mezzo Ordine si riversò
sul prato, saltando fuori da dietro gli alberi.
-Buon compleanno!- gridarono in coro.
Restò letteralmente basita, cercando di balbettare qualcosa
in ringraziamento. Questa proprio non se l’aspettava!
-Ma non doveva essere un’innocua cena?- chiese a Miranda,
guadandola con un mezzo sorriso. Lei rise –volevamo farti una
sorpresa! Tanti auguri!- esclamò abbracciandola.
La trascinò verso il resto del gruppo, dove Linalee era
indaffarata a tagliare un’immensa torta ricoperta di
cioccolato.
-Ma cos’avete fatto?- domandò Bethan a
metà fra il felice e lo sconcertato.
-Hai uno sguardo famelico!- Lavi ridacchiò facendola
sussultare. Si chiese quando le fosse arrivato accanto.
La cinese le rivolse un sorriso smagliante –e questo non
è che l’inizio!- cinguettò, spostandosi
di fianco ad Allen. L’albino arrossì.
Mangiarono allegramente il dolce, che Bethan trovò squisito,
poi Linalee battè le mani –musica, ragazzi!- dagli
alberi si diffuse una melodia dolce simile ad un valzer. Bethan la
conosceva, l’aveva ballata spesso nel paese dove abitava
prima; le vennero le lacrime agli occhi –questa è
opera tua, suppongo…- sussurrò a Miranda,
commossa. L’amica l’abbracciò, ma Bethan
si scansò quando vide Marie che tentava di avvicinarsi con
un imbarazzo fuori dal comune.
-Sarà meglio che tu vada, o non troverà mai il
coraggio di farsi avanti- sussurrò ammiccandole
–buona fortuna!-.
L’aveva osservata uscire. Aveva registrato ogni suo contorno,
ogni suo particolare, dal colore degli occhi, così scuro
eppure così vivido, al neo sotto l’orecchio
sinistro, eppure non avrebbe mai cessato di starla a guardare.
La stoffa scura faceva risaltare la carnagione, rendendola ancora
più luminosa, e in quei capelli così simili ad
una cascata di rame avrebbe voluto affondare le mani e mettere radici.
Sussultò impercettibilmente, guardandosi intorno. Nessuno
fortunatamente sembrava aver notato la sua adorazione: Allen era perso
dietro a Linalee e Lavi… Strinse gli occhi quando lo vide
avvicinarsi a Bethan con quello che il rosso probabilmente considerava
un sorriso irresistibile. Kanda pensò che somigliava di
più ad un coniglio colpito da un ictus.
Il suo animo esultò quando vide Bethan schermirsi
dall’invito a ballare e Lavi ritirarsi con la coda fra le
gambe. Ma era una ben magra consolazione: il fatto che la ragazza
avesse rifiutato il rosso non voleva certo dire che lui avrebbe potuto
avere maggior successo.
La vide ridere, e decise che doveva tentare perlomeno di avvicinarsi a
lei. Si sentiva un perfetto idiota, oltre che un probabile suicida.
Quando Bethan si avvicinò agli alberi, le sfiorò
una spalla, nascosto nell’ombra.
-Seguimi- sussurrò. E sparì verso
l’interno del bosco.
Bethan ebbe un brivido quando sentì quelle dita sfiorarla.
Seppe all’istante che era lui, e il sussurro che
seguì subito dopo confermò i suoi sospetti.
Guardò i compagni presi dal ballo: Miranda guidava Marie, e
Allen e Linalee erano l’immagine della coppia perfetta. Lavi
non sembrava rimasto troppo sconvolto dal suo rifiuto e ora stava
ballando con una ragazza molto carina della sezione scientifica. Bethan
decise che per un bel po’ nessuno si sarebbe accorto che era
sparita, e si inoltrò negli alberi.
Fruscii e oscurità la circondarono dopo appena pochi passi.
La musica era ancora ben udibile, il giardino non era vasto, ma era
inframmezzata dai rumori del bosco. Ogni tanto, un fruscio diverso
dagli altri le rivelava dove stava andando Yu. Lo seguì a
passo svelto.
Per tutto il tempo aveva evitato i suoi occhi, ma li aveva sentiti su
di sé costantemente, e resistere alla tentazione di girarsi
a guardarlo era stato difficilissimo. Avrebbe voluto che per un istante
sparissero tutti, e che rimanessero solo loro due.
Sbucò dal folto del bosco, e vide che si trovava al limitare
del giardino della rocca. Oltre, vi era solo un prato verde e uno
strapiombo infinito. Kanda stava in piedi sul bordo.
“Il bello della vita è che può sempre
accadere qualcosa che non ti saresti mai aspettata. Questo vale per le
cose brutte sia per quelle belle”.
Fece un respiro profondo e avanzò di un passo.
-Non ti ho seguito per poi salvarti se voli di sotto. Linalee e Miranda
mi ucciderebbero se sgualcissi questo vestito- la sua voce gli giunse
alle orecchie portata dal vento. Kanda sorrise e si girò.
-Non preoccuparti. Se avessi voluto uccidermi non mi sarei fatto
seguire da qualcuno che potrebbe salvarmi- si avvicinò a
lei. La musica raggiungeva anche quell’angolino, rendendo il
tutto decisamente più romantico.
Kanda si soffermò ancora ad osservare il modo in cui il
vento si insinuava fra i capelli di Bethan, spandendoli in una nuvola
di onde castane.
-Sei su questo pianeta?- lo stava fissando con il suo solito sguardo
indagatore.
Che figura, imbambolarsi proprio davanti a lei. Avrebbe voluto scavare
una fossa e nascondercisi dentro, invece fece una cosa ancora peggiore.
-Scusa, è che… stavo pensando- disse.
-Oh- replicò lei, col suo solito sorriso ironico
–e a cosa stavi pensando?- Kanda era incerto se amare o
odiare quella finta innocenza, ma in quel momento era troppo impegnato
a tentare il suicidio per badarci.
-Al fatto che… sei bellissima- ecco, l’aveva
detto. A questo punto, tornare indietro non era
un’alternativa possibile da contemplare.
Vide gli occhi di lei sgranarsi, e temette di averla spaventata. Di
nuovo.
“Maledizione, ma perché è
così difficile?”
-Yu..?-
-…posso fare una cosa?- chiese esitante. Cercò di
controllare il tremito della voce, ma non le riuscì molto
bene. Non si era mai sentita così felice e terrorizzata al
tempo stesso; era come se fosse sull’orlo di un baratro
spirituale, oltre che fisico.
-Tutto quello che vuoi. Ma nel caso tu volessi picchiarmi, sappi che
sto già cercando un modo per uccidermi- borbottò
lui. A Bethan venne da ridere: era incredibile vederlo così
imbarazzato, ma lei non era certo da meno, quindi si trattenne.
-No, non voglio picchiarti. Chiudi gli occhi- disse. Il ragazzo
obbedì. Bethan lo osservò per un attimo, poi si
avvicinò.
Fu un attimo, e i capelli corvini ricaddero sulle spalle di Yu come
un’onda silenziosa, come ali nere. L’elastico cadde
a terra, scivolando via dalle dita della ragazza.
E in un attimo altrettanto breve si ritrovò di nuovo stretta
fra le sue braccia.
-Yu… per favore, no- sussurrò, ma il ragazzo si
staccò da lei quel tanto che bastava per fissarla dritta
negli occhi. Quei pozzi blu la mandavano in confusione, non sapeva
più cosa dire, non sapeva più cosa fare. Aveva
solo paura, paura che la storia potesse ripetersi.
-Non avere paura di te stessa, Bethan. Io non ne ho- Yu la
avvicinò a sé, ma si limitò ad
abbracciarla. Bethan appoggiò la testa sulla sua spalla.
-Non so cosa fare…- sussurrò.
-Fai quello che vuoi. Nessuno può importi niente-. Le stesse
parole che le aveva detto Miranda.
Rimasero così, abbracciati. Entrambi avrebbero voluto
sentirsi meno soli, meno abbandonati, avrebbero voluto comunicare
all’altro il loro bisogno di aiuto. Ma nessuno dei due disse
nulla.
Tornarono alla festa e ballarono tutta la sera, con i pensieri che
vagavano come impazziti, con le barriere che si erano eretti attorno al
cuore che stentavano a cadere.
Quando tutto finì, a Bethan sembrò come se si
fosse rotto un incantesimo, come se avesse gettato via la notte magica
concessale da una fata madrina. Tornata in camera, vide sul letto un
involto di velluto blu che prima non c’era.
Sorrise mentre lo apriva: ne uscì una lunga catena argentea,
con appeso un ciondolo formato da due ali, una bianca e una nera. Fra
le due vi era incastonata una pietra. Uno zaffiro.
Un biglietto cadde a terra –non seppellire questa notte fra i
ricordi dolorosi. Non voglio che lo sia. Yu- Bethan chinò la
testa.
“Che casino…”
Note dell'Autrice:
Uff, altro capitolo enormemente lungo, separare questa storia diventa
sempre più complicato! Allora, con questa spero che abbiate
fatto il pieno di sdolcinatezza assoluta... a me a furia di rileggerlo
sta spuntando una carie dopo l'altra XD ah, prima che qualcuno me lo
chieda non ho mai rischiato di affogare XD mi è venuto in
mente scrivend un'altra fanfiction dove la disgraziata eroina rischiava
come Bethan la morte per annegamento... sembra quasi che abbia un
trauma infantile, in realtà l'acqua è solo un
ottimo espediente, facile per l'eroe di turno che deve salvare la
sfigata che rischia di rimanerci e perfetto per creare paranoie
successive ed allungare il brodo... ^^'' lo so, non è molto
da autrice sensata e diligente dire 'ste cose, ma ultimamente i miei
già scarsi neuroni sono in ferie, l'università me
li sta risucchiando... T__T
Scusate per la nota inutile e piena di scemenze ma sono veramente
distrutta... rispondo brevemente ai commenti e poi mi infilo a letto
come le galline >.<
Hellie
eccoti il capitolo! Condivido alla grande i tuoi pensieri su Kanda,
anche se per me rimane irresistibile sia che sia sdolcinato sia che sia
l'essere più bastardo di questo pianeta, i pensieri osceni
me li fa venire comunque XD XD
Sherly, che
dire, di sicuro la tua recensione sarà enormemente
più lunga della mia risposta (il fatto che stessi per
scriverti "del mio capitolo" anzichè "della mia risposta" ti
fa ben capire quanto sia fusa...) però mi ha fatto un
piacere gigantesco, come fortunatamente ti ho già detto ;)
l'orefice m'è venuto in mente mentre cercavo l'ennesimo modo
per far sembrare il tutto meno scontato, del resto ce lo vedi un tipo
solitario come Kanda che esercita la nobile arte dei metalli eccetera
eccetera XD o almeno, io ce lo vedevo e ormai ve lo beccate
così mwahahahahahahaha XD
Ciao a tutti da una bethan più morta che viva X__X
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Capitolo 12 *** Proteggersi ***
-Yu, ma per caso ti p…-
-Azzardati a finire la frase e non avrai neppure il tempo di urlare
prima che ti stacchi la testa-
-Buongiorno ragazzi! Che succede?-
Kanda fece un verso stizzito –parla con la mammoletta, visto
che fra idioti vi intendete alla grande- disse secco, allontanandosi da
loro.
Lavi guardò Allen, che annuì –non
dovresti esserne così sorpreso, Lavi. Io te
l’avevo detto che si vedeva da un chilometro. Ma credo che
Bethan non sia esattamente in vena…-
-In vena di cosa, di preciso, Allen?- la voce gelida della ragazza li
ghiacciò sul posto –ecco, vedi, Bethan…
noi…- Allen cercò di recuperare qualche remota
scusa, ma Lavi dimostrò per l’ennesima volta la
sua idiozia girando il dito nella piaga.
-Crediamo che tu piaccia a Yu. Lui a te piace?- Bethan
sospirò, poi lo guardò seria –mi pare
di averti già detto, Lavi, che la mia sfera privata
è molto- sottolineò quella parola
–privata. Non ammetto intromissioni non autorizzate, quindi
perché non dirotti la tua inflessibile curiosità
su qualcuno prodigo di informazioni? Sono sicura che qui dentro ce ne
sono in abbondanza- fece un cenno con la testa –salutatemi
gli altri quando li vedete, io parto adesso- disse.
-E dove vai?- le gridò dietro il rosso, ma era
già sparita.
L’atmosfera non si poteva certo definire tesa, sarebbe stato
un eufemismo. Quando aveva saputo da Linalee che Yu si era fatto
mandare in missione con lei, Bethan era andata totalmente nel pallone.
Non sapeva come comportarsi, non capiva più dove finiva il
confine fra ciò che voleva fare e ciò che poteva.
Era tutto un macello, e non aveva chiuso occhio, rigirandosi
continuamente il pendaglio fra le dita. Le venature dorate dello
zaffiro spiccavano sul blu intenso della pietra.
Era successo tutto troppo in fretta, le sembrava che gli eventi
sfuggissero da ogni controllo.
Quella mattina, poi, era decisamente irritabile.
-Colazione?- Yu le porse un pasticcino. Si era ricordato che le
piacevano i dolci.
“Basta, smettila di pensarci, Bethan”
-No- rispose, secca, guardando dal finestrino.
“Perché faccio così?”
-Senti…- esordì Yu, ma lei lo interruppe
bruscamente –la missione di oggi sembra pericolosa. Potremmo
incontrare dei Noah, tanto per cambiare. Sembra che ci prendano gusto a
mandarmi al macello- afferrò meccanicamente il plico di
carte poggiato accanto al suo sedile –l’innocence
è in una chiesa diroccata, ci saranno una marea di posti
dove nascondersi, quindi è logico presupporre che il nemico
possa essere rimpiattato dovunque- recitò laconica
–a seconda di com’è organizzato
l’edificio potrebbe essere opportuno restare uniti o
dividerci, direi di decidere sul posto-
-Tutto giusto, ma… quello è il menù
del vagone ristorante- constatò Yu. Bethan lanciò
le carte su un sedile –stavo solo riflettendo. Ad ogni modo,
è segnata anche la presenza di akuma di alto livello, il che
mi fa pensare che ci siano più blocchi di innocence. Il
Conte non schiererebbe una tale armeria per niente- proseguì
imperterrita –direi di procedere come nella scorsa missione:
appena troviamo l’innocence, tu rimani sul posto a
proteggerla sotto la mia barriera, mentre io li faccio a fettine con la
dark matter. Così faremo più in fretta-
-No!- la voce veemente di Yu la fece voltare per la prima volta in
tutta la mattina a guardarlo in faccia. Era serio, e arrabbiato, ma non
del solito raptus omicida, quella era piuttosto preoccupazione.
-Non se ne parla, tu non ti trasformi. Non oggi. Rimani dietro la
barriera, e io li ammazzo- disse secco –e se non hai
intenzione di fare così, allora ci faremo ammazzare tutti e
due, perché se ti azzardi a convertire ti giuro che mi
infilzo da solo con quella spada del cavolo!-
-Ehi, datti una calmata, capito? Io uso l’arma che mi pare e
piace, se è per la riuscita della missione- la voce di
Bethan era alterata. Il rimprovero del giapponese le aveva fatto
scattare i nervi. Perché doveva preoccuparsi per lei?
Perché non poteva far finta che non gliene importasse niente
della sua vita, come facevano tutti? Perché doveva
trascinarla sempre di più verso quel precipizio?
-La riuscita della missione non vale la tua vita. L’Ordine
deve finirla con questa storia. Non può usarti
così, non può farlo con nessuno- la ragazza fece
per replicare, ma Yu non gliene diede il tempo –è
la mia ultima parola. Se usi la dark matter, ti fermerò
facendomi ammazzare. Altrimenti, cerchiamo di improvvisare una
strategia alternativa- concluse.
Non sapeva perché si fosse impuntato in quel modo. Sapeva
solo che non voleva vederla star male di nuovo, come quando era tornata
dalla missione con Marie. Evocare quella cosa la trascinava verso
l’esserne posseduta, e lui non avrebbe permesso a niente di
portarla via. Non voleva che finisse come Alma. Ma questo non lo disse.
Un suono comunicò loro che erano giunti a destinazione. In
un silenzio gelido scesero dal treno, trovandosi sotto una collina
brulla e sassosa. In cima svettava la chiesa, alta e piena di guglie,
ma con numerose parti diroccate.
L’interno era immerso nell’oscurità, e
un puzzo tremendo di muffa aleggiava dappertutto. Bethan
sentì il simbolo sulla sua schiena bruciare: innocence e
dark matter avevano reagito, ciò significava che entrambi,
cubi ed akuma, erano vicini.
-L’innocence è laggiù-
sussurrò ad un tratto, indicando un altare rovesciato in un
angolo.
-Come fai a saperlo?-
-Lo sento e basta. Andiamo- si avviò senza aspettare una
risposta e con un calcio ribaltò le assi di legno, scoprendo
un’ampolla con all’interno un liquido luminescente.
Era piuttosto grossa, e piena quasi fino all’orlo. Bethan
rimase senza fiato –dev’essere tutta qui. Non ne
sento altra- disse.
"Qualcosa non torna. E' stato troppo facile" pensò. Di
nuovo, appena sentì le parole che echeggiarono nella sala
giurò a se stessa che non avrebbe mai più pensato
niente che potesse essere smentito all'istante.
-Grazie, “ali nere”. Ci hai risparmiato il lavoro-
una voce dolce alle loro spalle li fece voltare di scatto: Tyki Mikk.
-Che cavolo vuoi, dannatissimo Noah da rottamare?- gli sputò
in faccia Yu. Quello lo guardò con odio –ripetilo,
se hai il coraggio- sibilò.
Bethan tracciò una barriera attorno a Yu e
all’innocence.
“Perdonami. Non userò la dark matter, ma non
lascerò che ti faccia del male” pensò.
Poi fissò il nemico negli occhi –ha detto che sei
un catorcio. Che sei sfasciato. Che non funzioni più. Che
come Noah sei una schiappa, perché ti sei fatto fregare da
un bambino maledetto dai vostri giocattoli che ti ha pure cambiato
l’anima. Che sei un fallito per il tuo mestiere. Non
complessarti, ne conosco parecchi come te, a partire dalla
sottoscritta- la sfera di vuoto partì all’istante,
e si infranse contro la barriera. Bethan svolazzava vicina al soffitto,
le ali bianche che splendevano candide.
-E’ inutile. Quella non la puoi infrangere, Noah-
gridò.
-Bethan! Fammi uscire da qui immediatamente!- Yu stava prendendo a
pugni la parete. La ragazza scosse la testa –neppure tu la
puoi infrangere, Yu- mormorò.
-Ti ha scaricato, eh?- ghignò il Noah
all’indirizzo del giapponese. Un fendente argenteo evitato
per un pelo non gli lasciò la possibilità di
continuare. Il combattimento ebbe inizio.
Yu aveva ascoltato con orrore crescente tutti gli insulti che Bethan
rivolgeva al Noah. Sembrava che fosse inconsapevole della
pericolosità di ciò che stava dicendo. Ora non
sapeva che fare. Ma chi voleva prendere in giro? Non poteva fare un bel
niente, era impotente, rinchiuso in quel modo. Non poteva aiutarla, non
riusciva a vedere dove si stessero rintanando. Ogni tanto sentiva un
fragore di mura crollate.
-Dannazione!- imprecò. Tirò l’ennesimo
cazzotto alla parete luminescente, ottenendo solo un male cane alle
nocche della mano.
Poi li vide sbucare dal polverone.
Tyki Mikk era ferito, aveva perso un braccio e numerose strisce del suo
corpo erano pietrificate, ma Bethan era messa molto peggio.
Volava male, con un’ala storta, e perdeva sangue da una
ferita al braccio destro. Non riusciva a tenere la spada.
-Bethan! Maledizione, fammi uscire di qui!- gridò. La
ragazza schizzò come un fulmine dentro la barriera,
catapultandosi accanto a lui.
-Yu, devi promettermi una cosa- disse. Le tremava la voce e aveva il
fiato corto.
-Bethan…-
-Devi portare in salvo l’innocence e non preoccuparti per me.
Devi uscire di corsa, il più velocemente possibile, di qui,
non appena io te lo dirò- riprese fiato, ignorando le
proteste del ragazzo.
-Bethan, no!-
-Yu, devi promettermi che non ti volterai indietro a guardarmi,
qualunque cosa accada. Va’ via con l’innocence,
torna alla base-
-Non puoi chiedermi questo! Non voglio farlo!- il ragazzo gridava. Una
sensazione sgradevole gli invase lo stomaco e la gola, come un nodo che
non andava né su né giù. Bethan gli
prese il viso fra le mani –devi! Yu, devi farlo, o qui non ne
usciamo vivi! Ti giuro che tornerò alla home il
più presto possibile-
-Io resto con te- gli occhi profondi di Yu fissarono i suoi, carichi
d’angoscia. Qualcosa scattò in Bethan.
Sentì di non poterlo lasciare così, in quel
momento aveva visto chiaramente quanto fosse fragile. Doveva dargli un
motivo per aspettarla, e doveva dare a se stessa un motivo per
ritornare.
Appoggiò le labbra su quelle del ragazzo, cercando di non
piangere.
-Yu, non posso perdere anche te per non aver saputo proteggerti. Non
posso- sussurrò scostandosi, evitando i suoi occhi
–se Alpha è morto non è stata colpa
mia, ma se ti succedesse qualcosa qui, oggi, lo sarebbe. E non potrei
sopportarlo- chinò la testa –ti prego,
fa’ come ti ho detto, ti prego-. Yu le sollevò il
mento, odiandosi per ciò che stava per dire –ti do
fino a domani mattina. Se domani non sei ancora arrivata vengo a
cercarti- disse. Ogni parola gli costava uno sforzo immane.
Scappare, gli costava uno sforzo immane. Scappare e lasciarla
lì da sola, gli sembrava assurdo. Si chiese come avrebbe
fatto.
Bethan annuì.
-Attento al segnale- disse. Poi si fiondò con un battito
d’ali fuori dalla barriera, mulinando la spada.
Pietrificò gli akuma che si erano raccolti attorno a loro in
un battibaleno, e li dissipò in una nuvola di vapore denso e
maleodorante.
-Vai!- gridò con tutto il fiato che aveva in corpo e sciolse
la barriera.
Tese le orecchie e sentì i passi del giapponese allontanarsi.
Era fatta.
Aprì gli occhi, ed il Noah era lì davanti a lei.
Aprì gli occhi, occhi dorati. E ali nere.
-E ora ti ammazzo- sibilò.
---
-Devo tornare indietro! Devo tornare a prenderla, lasciami,
maledizione!- Kanda cercava di divincolarsi fra le braccia di Marie, ma
quello non mollò la presa –Bethan saprà
cavarsela- disse –e tu sei troppo sconvolto. Non sei in grado
di sostenere un combattimento-.
Come odiava ammettere che aveva ragione! Si guardò attorno
come un leone in gabbia, maledicendosi per aver acconsentito a quella
richiesta assurda.
Komui si era complimentato. Hebraska si era complimentata. Tutti si
erano complimentati, ripetendogli le solite parole vuote. Che andassero
al diavolo e che ci andasse pure lui.
L’aveva lasciata in balìa della dark matter, dopo
averle detto che non avrebbe lasciato che la usasse.
Davvero era così debole, in confronto a lei?
-Basta, Kanda. Bethan non è una novellina, sa quello che fa-
la voce ferma di Miranda potè più delle braccia
del compagno –tornerà. Prima non ne sarei stata
sicura, ma adesso anche lei ha un motivo per farlo- lo
guardò negli occhi –credile, Kanda. Se ti ha
mandato indietro è perché l’idea che ti
potesse succedere qualcosa la spaventava di più della sua
stessa morte- fece un cenno a Marie, che lo lasciò andare.
Kanda si rintanò nella sua stanza, osservando il cielo
scurirsi sempre di più, aspettando.
La videro arrivare in lontananza, poche ore prima dell’alba.
Videro ali bianche, e si rincuorarono. Ma nessuno l’aveva mai
vista conciata così male: era piena di ferite e
l’evocazione dell’innocence sparì quando
era ancora a mezz’aria, facendola piombare a terra. La dark
matter aveva invaso quasi completamente il simbolo sulla sua schiena.
Nonostante tutto, rifiutò ogni cura.
-Dov’è?- chiese solo.
-Di sopra, credo- rispose Miranda –l’ho visto
andare verso gli ultimi piani, ma prima devi curarti…-
Bethan annuì e filò su per le scale senza
lasciarla finire.
Ogni passo era una tortura per ogni suo nervo, ma il dolore fisico non
era niente rispetto a quello che stava provando il suo cuore.
Sapeva che sarebbe stato furioso. Ma sperava che avrebbe capito.
Non ebbe neppure bisogno di starci tanto a pensare: aprì la
porta della propria stanza e lo trovò sdraiato sul letto, i
capelli sciolti. La camera era un disastro. L’armadio
sfondato, lo specchio in frantumi e i vetri della finestra pure.
Entrava un freddo gelido.
-Yu, ma che hai fatto?- sussurrò. Sollevò una
mano e tracciò un arco a mezz’aria.
“Cura”
Il macello si ricompose in un attimo, come sotto l’influsso
di una magia. L’aria divenne appena più calda,
senza gli spifferi della brezza notturna.
Bethan zoppicò fino al letto e guardo Yu. Quasi non lo
riconobbe.
Era evidente che aveva pianto, e che tutta quella roba non
l’aveva fracassata con mugen: le sue mani erano piene di
tagli e lividi, gli occhi erano gonfi e arrossati.
Si sentì stringere il cuore.
Non voleva svegliarlo, o meglio, non ci riusciva. Cosa gli avrebbe
detto? “Mi dispiace”? Era evidente che la causa
della sua rabbia era lei, ma come faceva a spiegargli che
l’aveva fatto solo perché non voleva perdere anche
lui? Solo perché sapeva che era l’unico modo?
E poi… c’era l’altra questione.
L’aveva baciato. Quella, come gliela spiegava?
Avrebbe voluto prendere a testate il muro.
-Sono un caso perso!- mormorò, dandosi una manata sulla
fronte. Le ferite bruciarono dolorosamente.
-Bethan..?- Yu si era svegliato, e la fissava con occhi spalancati.
Mentre demoliva quella stanza aveva pensato a tutte le reazioni che
avrebbe potuto avere se fosse tornata.
Avrebbe voluto gridarle tutta la sua rabbia, tutto il casino in cui
l’aveva fatto cadere, avrebbe voluto arrabbiarsi, o piangere,
ma la verità è che avrebbe solo voluto dirle
tutto.
Il vederla viva, anche se malconcia, cancellò ogni cosa.
Rimase solo il sollievo.
Per qualche istante non parlarono, non mossero un muscolo, si
limitarono a guardarsi negli occhi.
-Yu…-
Lui alzò una mano e, lentamente, le sfiorò una
guancia. Bethan rimase immobile sotto il suo tocco.
-Sono felice che tu sia qui- la vide spalancare gli occhi ancora di
più, e ancora una volta pensò a quanto fosse
bella. Non le diede tempo di parlare, infilò le dita fra i
suoi capelli e la tirò a sé, incrociando le
labbra con le sue.
Ogni parte del suo corpo sembrò tirare un sospiro di
sollievo. Non aveva mai desiderato niente quanto quel momento.
Bethan ricambiò il bacio aggrappandosi a lui, stringendolo
forte.
-Non farlo mai più- le sussurrò, scostandosi per
riprendere fiato –non farmi mai più scappare-
appoggiò la testa sulla spalla di lei.
-Io…-
-Sono io quello che deve proteggerti, capito? Non il contrario- disse,
guardandola e prendendole il viso fra le mani. Aveva le guance rigate
di lacrime.
-Non piangere- l’attirò nuovamente a
sé, circondandole le spalle con un braccio e accarezzandole
la schiena con l’altro.
Sentì il simbolo rovente sotto le sue dita.
-L’hai usata di nuovo- mormorò. Non era una
domanda.
-Era l’unico modo, Yu. Ci avrebbero uccisi entrambi, e non
potevo lasciarglielo fare- il giapponese intensificò
l’abbraccio.
-Non dovrai più usarla. Non se ci sarò io con te-
disse –farò in modo che tu non debba
più usarla. Non devi diventare come loro- avvertì
le dita della ragazza stringere la sua spalla.
-Promettimelo- sussurrò lei –non voglio
più usarla, Yu, non voglio rischiare di perdere tutto
questo-.
Yu la baciò di nuovo, dolcemente.
-Te lo giuro- disse poi –nemmeno io voglio che succeda-.
L’alba fece capolino alla finestra, inaspettata, inondando di
luce la stanza. Bethan fece per tirare le tende, ma Yu la
fermò.
-Basta col buio, Bethan. E’ ora di vedere le cose sotto la
luce- la ragazza gli sorrise e annuì senza dire
nient’altro. Guardarono il sole sorgere.
Note dell'Autrice:
Allora, come avete avuto modo di vedere, anzi, di leggere, la
sdolcinatezza non si esaurisce mai XD In questo capitolo il povero Lavi
l'ho trattato proprio male, ma non avete ancora visto niente... so
essere molto sadica, quando voglio ^_^
Dunque, tutti coloro che stavano aspettando il bacio (si, Hellie, il
riferimento NON è puramente casuale XD) saranno (spero
>.<) soddisfatti... non crediate comunque che adesso le
cosa si risolvano e vivano tutti felici e contenti, ne avrò
ancora un po' prima di finire la storia e di lasciare finalmente in
pace questi poveri disgraziati...
Devo ammettere che come capitolo personalmente preferivo l'undicesimo,
qui Yu mi è uscito VERAMENTE sentimentale, ma del resto dal
momento che si è reso conto di tenere a qualcuno non penso
sia logico farglielo trattare a pesci in faccia... c'entra anche tutto
il senso di colpa per averlo fatto con Alma eccetera eccetera
eccetera... in poche parole, prendetevelo così (penso che
nessuno sano di mente lo manderebbe a scaricare se esistesse...)
X°D
Rispondiamo ai commenti:
Sherly: via,
visto che alla fine ce l'hanno fatta? Tu che conosci la mia disgraziata
situazione potrai ben capire come mi abbia fatta soffrire questo
capitolo T__T spero che ti piaccia comunque ! ;)
Hellie,
adesso puoi tirare un sospiro di sollievo, anche se avrei voluto farvi
stare un po' di più sulle spine >.< non avevo
più espedienti per allungare il brodo, forgive me T__T sono
curiosa, poi dimmi se di capitoli ti è piaciuto di
più questo o il n° 11! ^^ ah, preparati
psicologicamente perchè il tuo povero Lavi non
verrà trattato molto bene in un prossimo futuro... ^^''
Kano_chan:
ciao! ^^ sono felice che tu sia passata a commentare
ç___ç (*lacrime di commozione*)
Se il nostro Yu ti sembrava sdolcinato nello scorso capitolo, in questo
ti sarà come minimo venuta una carie XD però
cavolo, un po' di sentimentalismi se li potrà concedere
anche lui, dopo tutto quello che ha passato? >.< Ti
prometto che aggiornerò più lentamente, anche
perchè ora ci stiamo avviando verso la conclusione, quindi
dovrò stare più attenta alla revisione,
sennò finirò fucilata T__T
Scusate per la brevità delle risposte, ma sono un po' KO
-___-
Al prossimo capitolo (se non mi suicido prima T_T)
Baci <3
Bethan
|
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Capitolo 13 *** Fiamme ***
Scese le scale praticamente saltellando e
andò a fare colazione. Aveva usato l’innocence per
guarire le ferite, ed era riuscita a riparare al grosso dei danni. Si
sentiva ancora debole, ma non le importava. Non si preoccupò
nemmeno per un secondo di nascondere il sorriso che le spuntava
automatico.
Canticchiando passò accanto alla cucina –il
solito, Jerry!- quel tono di voce così allegro sembrava
quello di Linalee. Il cuoco la guardò allibito.
-Che c’è? Mai viste persone di buonumore la
mattina? Certo, qui è piuttosto raro…-
ridacchiò e senza aspettare una risposta afferrò
il vassoio e si sedette pesantemente accanto a Lavi. Il rosso aveva uno
sguardo da paura. Bethan guardò interrogativa Linalee che
scosse piano la testa e le fece un cenno nascosto con la mano, come per
dire “ti spiego più tardi”.
Mangiò ad una velocità degna di Allen e
schizzò su per le scale verso la sala degli allenamenti: se
non scaricava quell’euforia avrebbe finito per distruggere
qualcosa. Erano anni e anni che non si sentiva così.
Il salone era completamente vuoto, e la cosa le piacque. Si
stiracchiò, poi evocò l’innocence.
“Illusione”
Migliaia di specchi coprirono ogni parete ed ogni colonna, riflettendo
l’immagine di lei distorta, mentre invocava “ali
nere”.
Bethan schizzò a mezz’aria con un salto e
lì rimase, sbattendo di tanto in tanto le candide ali.
-Bene, cominciamo- disse.
-Lavi, non puoi reagire così. Non è giusto, e
Allen te l’aveva pure detto- Linalee lo guardava severamente.
Il rosso non rispose, mortalmente silenzioso. La cinese
sospirò –Sapevi fin dall’inizio che non
sarebbe stato possibile. Tu sei il futuro Bookman, in ogni caso, e
prima di tutto, se le tue intenzioni fossero state serie, avresti
dovuto pensare a questo- la mano di Lavi sbattè
violentemente sul tavolo, facendoli sobbalzare.
-Ci ho pensato, maledizione! Cos’è, credete, che
per me sia facile?- sbottò frustrato, tormentando un
pezzetto di torta.
Linalee e Allen si scambiarono un’occhiata.
-Non l’avevo certo previsto! Se avessi potuto farlo,
probabilmente l’avrei evitato!- il rosso respirò
affannosamente.
-Lavi, non posso sapere quanto serie fossero le tue intenzioni- disse
Allen deciso –ma in ogni caso, adesso farai meglio a
dimenticartene. Bethan non lo lascerà-
-E tu come fai a saperlo?-
-Adesso basta, Lavi!- era stata Linalee a sbottare. Guardò
all’altro capo del tavolo, per vedere se Kanda, Marie e
Miranda l’avessero sentita. Tutti continuavano a mangiare
come prima, ma abbassò comunque il tono della voce.
-Bethan ha sofferto, e adesso forse le cose miglioreranno- disse
–sii contento per lei e falla finita con questo
atteggiamento. Non farai altro che danneggiare loro e te stesso- Allen
e il rosso la guardarono senza dire una parola. Raramente Linalee era
così dura con i suoi compagni.
Un fragore assordante bloccò di colpo gli esorcisti
impegnati a fare colazione.
Non c’erano dubbi da dove provenisse, e chi di loro potesse
esserci in quella direzione.
Kanda scattò a sedere e filò su per le scale,
seguito a ruota da Linalee, Lavi e Allen. –Aspettate,
ragazzi, potrebbe essere…- Miranda cercò di
fermarli, ma non fece in tempo quasi ad aprire bocca che erano
già spariti –andiamo, o succederà un
finimondo- disse a Marie. Corsero dietro agli altri.
Kanda spalancò la porta di schianto, e lo spettacolo che gli
si parò davanti aveva dell’incredibile. Frammenti
di specchi volavano ovunque, grossi o ridotti in polvere, sospesi a
mezz’aria come in un quadro impossibile da decifrare.
Bethan stava esattamente nel mezzo, sudata. Impugnava la spada e si
scagliava senza pietà contro le lastre di vetro.
-Ma che cavolo…- fece per andare da lei, ma una mano lo
fermò.
-Fermo… non la interrompere. Questa è
l’illusione- Miranda lo trattenne, ansimando per la corsa
–è una sua tecnica. Crea specchi che riflettono
ciò che chi si allena deve eliminare. Nonostante sembri
innocua, è pericolosa- disse. Kanda non ebbe bisogno di
sentire altro. Capiva benissimo che chiunque, se non abbastanza forte e
deciso, se fosse stato messo di fronte a tutto ciò che
odiava di se stesso sarebbe anche potuto impazzire.
Cercò di focalizzare le immagini negli specchi che Bethan
continuava a ricreare.
“Ali nere”, nella maggior parte, Alpha in altre, la
stanza che lui aveva devastato in altri specchi ancora, più
immagini che non riconosceva. Sbarre spesse di ferro, catene, buio, e
l’immagine del generale Tiedoll.
-Che c’entra Tiedoll?- mormorò.
-E’ una cosa che devi chiedere a lei- disse seria Miranda.
Gli esorcisti guardarono ancora per un bel po’
l’allenamento di Bethan, ma solo due di loro riuscivano a
capirne il significato.
Ad un tratto, Kanda vide i colpi della ragazza farsi sempre
più rabbiosi, meno controllati e più sprecisi.
-Kanda, fermala- il panico nella voce di Miranda fece scattare un
campanello d’allarme nel suo cervello.
-Perché? E’ grandiosa!- esclamò Lavi,
ma il giapponese era già partito.
Non poteva fermarla frapponendosi all’improvviso fra lei e
uno specchio, ci avrebbe rimesso le penne, constatò.
Iniziò a studiare quali specchi colpiva,
individuò una strategia e si arrampicò agilmente
su una colonna, lasciandosi cadere fino ad uno specchio più
in basso.
Rifletteva l’immagine di Alpha.
Le lame cozzarono l’una contro l’altra. Yu si
avvinghiò al suo braccio e si aggrappò a lei per
non cadere.
-Dovresti smetterla di pensare a lui. Anche io so essere geloso- le
sussurrò all’orecchio con un ghigno. Ma in
realtà non sorrideva per niente, sperava solo che
funzionasse.
E funzionò. Gli specchi esplosero tutti assieme, ma
ciò che nessuno aveva previsto fu la reazione di Bethan.
Diede un velocissimo colpo d’ala, che fece chiudere la porta
in faccia agli altri esorcisti, poi sorresse Yu per le braccia e
circondò entrambi con le ali.
-Reggiti! Non lasciarmi andare per nessun motivo!- gridò. Il
rumore era assordante; durò per qualche secondo, poi tutto
finì all’improvviso.
Bethan planò lentamente fino a terra, e Yu vide che aveva
eretto una barriera attorno a loro. Tutta la stanza era piena di pezzi
di vetro conficcati dovunque: nei muri, nelle colonne, nella porta da
dove poco prima spuntavano le facce dei loro compagni.
Richiamò l’innocence, ma i frammenti non
scomparvero. Fissò il giapponese negli occhi, che
ricambiò lo sguardo esterrefatto –ma non erano
un’illusione?- lei scosse la testa.
-Lo sono fintanto che sono vuoti, ma quando iniziano ad esservi delle
immagini riflesse sono molto reali. Ci avrebbero uccisi tutti- disse,
con una sfumatura divertita nella voce.
-Se ti sembra che ci sia da ridere…-
-Oh, si che ce n’è- disse lei sorridendo
–li hai distrutti tutti tu. Non è mica una cosa di
cui essere tristi, sai?- le loro labbra si incrociarono, e nessuno dei
due si accorse della porta che si apriva piano alle loro spalle.
Miranda ripensò spesso alla fortuna che avevano avuto quel
giorno: se non fosse stata lei a sbirciare per prima nella sala e a
richiudersi la porta alle spalle di schianto, di sicuro ci sarebbe
scappato il morto.
-Occhio non vede, cuore non duole, ragazzi. Torniamo di sotto- disse
perentoria.
Sorrise fra sé e sé, pensando a quanto fosse
cambiata Bethan nel periodo in cui era stata lì con loro. Il
fatto che vedere Kanda avesse mandato in frantumi tutti quegli specchi,
voleva dire che aveva trovato veramente qualcosa per cui lasciarsi il
passato alle spalle.
-Miranda? Posso parlarti un momento?- la voce di Marie la fece
sobbalzare. Gli altri erano già scomparsi nei corridoi.
-Certo, dimmi pure- un insolito nervosismo le montò in
petto. Marie di solito non le chiedeva il permesso per parlarle, lo
faceva e basta.
-Abbiamo passato dei bei casini ultimamente- esordì. Miranda
annuì, tornando col pensiero al recupero di Timothy, dove
Marie aveva perso due dita, all’arca, dove tutti avevano
rischiato grosso, all’attacco alla base da parte degli akuma.
Quando loro due avevano scoperto di amarsi.
-Già- rispose solamente, attendendo il seguito. Quel
discorso iniziava a non piacerle affatto.
-Rischiamo la vita un giorno sì e l’altro pure,
non sappiamo neppure se fra un’ora saremo ancora vivi o se il
Conte ci sta preparando un attacco a sorpresa- proseguì
Marie.
-Marie, dove vuoi arrivare?- Miranda decise di evitare i giri di parole.
“I denti malati vanno tolti” soleva dirle Bethan,
quando doveva prendere i problemi di petto. Non pensava che si sarebbe
mai ritrovata a darle ragione.
-Non so per quanto tutto questo potrà continuare, Miranda-
disse lui, prendendole una mano. Lei si sforzò per
controllare la voce che le tremava.
-Vuoi lasciarmi?- sussurrò. Ma Marie sorrise, con quel
sorriso dolce che lei amava così tanto.
-No. Voglio sposarti-.
---
-Perché c’era Tiedoll, negli specchi?- Yu la stava
riaccompagnando in camera. A quella domanda, Bethan si
bloccò di colpo.
Buio. Dolore. Un bruciore intenso sulla schiena. E la voce del generale.
Quelle sensazioni la colpirono come un pugno. Barcollò e si
appoggiò al muro.
-Ehi, tutto bene? Non devi…- ma lei alzò una
mano, respirando per riprendere il controllo –no, sto bene-
disse scuotendo la testa –ma è difficile da
spiegare- esitò. Non sapeva da dove cominciare.
-Ecco… tu sai la storia della mia innocence, intendo che
è legata con la dark matter e tutto quanto…-
Kanda annuì senza interromperla –non è
che l’Ordine fosse entusiasta di lasciarmi a piede libero,
avrei potuto rappresentare un pericolo bello grosso, come puoi intuire.
Perciò…- respirò profondamente. Non
sapeva come fare a sganciare quella bomba. Yu non sapeva niente di
niente, e Tiedoll era il suo maestro.
-Mi hanno tenuta per dieci anni nei sotterranei della vera sede
centrale dell’Ordine, quella ubicata sotto il covo del Conte-
disse tutto d’un fiato. Vide il ragazzo spalancare gli occhi,
la stessa reazione che aveva avuto Miranda –il generale
Tiedoll era incaricato di sorvegliarmi. Per dieci anni non ho sentito
altro che lui e i suoi consigli su come le emozioni sarebbero tornate a
far parte della mia vita- fece una risata ironica –adesso
potrei anche dargli ragione, ma allora avrei voluto darli un pugno-. Il
giapponese non disse niente e continuò a camminare.
Dieci anni. Rinchiusa per dieci anni. Non riusciva a crederci.
-Mi dispiace- Kanda si voltò a guardarla con tanto
d’occhi.
-E per cosa?-
-Non dovevo dirtelo. Tiedoll è il tuo maestro, non avresti
dovuto vederlo in quegli specchi- mormorò rabbuiandosi.
Lui fece un gesto brusco e la inchiodò con le spalle al
muro, imprigionandola con le proprie braccia. Avvicinò il
viso a un soffio di quello di lei, costringendola a guardarlo negli
occhi. Quel contatto magnetizzò entrambi.
Con fatica recuperò l’uso della favella.
-Non devi scusarti per aver sofferto. Piantala di pensare che sia
sempre tutto colpa tua- fu più secco di quanto avesse
voluto, ma il fatto che lei si scusasse per odiare Tiedoll in un
contesto in cui chiunque altro lo sarebbe già andato a
cercare per farlo fuori gli sembrava davvero troppo assurdo.
Si scostò di qualche millimetro, ma le labbra di lei lo
raggiunsero in un istante, silenziose, eppure più efficaci
di un fiume di parole.
-Mir! Che succede?- Bethan balzò a sedere sul letto,
riscuotendosi dalle sue fantasie molto poco lecite. L’amica
non disse una parola e piombò a sedere accanto a lei,
allungando una mano.
-Ti sei fatta male? Fammi ved…- iniziò, poi vide
l’anello e si voltò verso di lei con un sorriso a
trentadue denti, che fu pienamente ricambiato.
Le saltò praticamente al collo –evvai! Io lo
sapevo! Sono così felice per te! Raccontami tutto!- era
euforica, e non scherzava. Dopo tutto l’aiuto che Miranda le
aveva dato, non poteva sperare niente di meglio.
-Calma! Anche tu devi dirmi qualcosa o sbaglio?- rise lei –e
ringraziami per non aver fatto entrare Lavi!- Bethan arrossì
come un peperone.
-Ci hai visti?- sgranò gli occhi in un modo così
buffo che Miranda rise ancora più forte, ma poi la
guardò dolcemente –è una cosa stupenda,
Bethan, solo che…- esitò.
-Cosa?- Bethan la guardava preoccupata.
-Potevi scegliertene uno meno tetro! Certe volte fa paura!-
esclamò Miranda, e entrambe ricominciarono a ridere come
isteriche.
-Stupida, e io che mi preoccupavo!- disse Bethan, tirandole una
cuscinata.
Un bussare alla porta interruppe la battaglia.
-Si?- Bethan cercò di recuperare un contegno. La porta si
aprì e ne spuntò Allen.
-E’ urgente ragazze, si stanno uccidendo sul serio,
sbrigatevi!- era sconvolto.
-Cosa?!- la voce di Bethan era praticamente un urlo. L’albino
annuì –hai capito bene. Lavi si è
infuriato con Kanda e si è messo a attaccarlo di brutto.
Credo che tu sia l’unica che può fare qualcosa-
disse preoccupato. La ragazza saltò in piedi –dove
sono?- chiese.
-In giardino-rispose lui.
-Maledizione, non c’è tempo- imprecò
Bethan. Saltò sul davanzale della finestra.
-Adesso voi mi seguite per una via che non sia questa, chiaro?- li
fissò finchè non annuirono, poi si
gettò di sotto.
-Bethan!- urlò Allen, ma Miranda lo trattenne
–farà più in fretta. Lei ha le ali, no?
Forza, andiamo- corsero fuori dalla stanza, scendendo precipitosamente
le scale.
Arrivarono all’ingresso e videro che una folla si era
radunata di fronte alle vetrate, ma fuori non si vedeva che fuoco.
-Ha usato il timbro?- gridò Miranda –ma che
diavolo gli prende? Linalee!- appena la vide, la ragazza la
abbracciò –Yu è lì in mezzo!
Che facciamo?-
-C’è Bethan. E Lavi è nei guai, ora-
disse Allen.
-Quell’idiota! Ma che gli è preso?!- Miranda era
sconvolta. Allen la fissò tetro –la sua
infatuazione per Bethan era più seria di quanto sembrasse.
Credo che stia cercando di far fuori Kanda-
-Non è possibile…- sussurrò la ragazza.
Quando dall’alto vide il timbro di fuoco, sperò
che fosse solo un incubo e che qualcuno la svegliasse. Evocò
l’innocence e si fiondò in mezzo alle fiamme,
incurante del caldo e della pelle che si scottava al contatto.
-Yu! Yu, dove sei?- gridò. Non riusciva a vedere
nient’altro che altissime lingue di fuoco, poi ad un certo
punto scorse Lavi. Teneva il martello sollevato, e la guardava
implacabile.
-Lavi! Smettila!- gli corse incontro, ma una fiammata li
separò –che cavolo ti prende? Smetti di
attaccarlo!- iniziò a tossire per il fumo, e non risuciva a
vedere Yu da nessuna parte.
-Mugen, prima illusione- la sua voce le giunse da dietro le spalle,
mentre l’attacco virava verso Lavi, ma il rosso
roteò la sua arma e scagliò nuovamente il timbro
di fuoco. Bethan non perse un secondo, non pensò neppure per
un attimo ad un’alternativa.
Si gettò addosso a Yu, coprendolo con le proprie ali e
proteggendolo dalle fiamme. Non fece in tempo ad evocare la barriera.
Non seppe dire per quanto tempo durò, ma quando
all’improvviso tutto finì si sentì
distrutta. La schiena le faceva un male cane, il fumo le faceva
lacrimare gli occhi e la faceva tossire. Si scostò dal
giapponese che le fu subito addosso.
-Ma che hai fatto? Sei impazzita forse?- le gridò, ma non
c’era rabbia in quel grido, non era come gli altri. Bethan
sollevò una mano e spazzò via il solco che una
lacrima aveva creato nel volto annerito dal fumo di Yu.
-Te l’ho detto- tossì –non posso
permettermi di perderti- perse l’equilibrio e cadde a terra.
La testa le girava, e tutto il corpo le bruciava da impazzire. Non era
mai stata così male.
-Bethan!- il ragazzo la prese per le spalle e la girò. Con
uno sforzo immane, Bethan si aggrappò a lui e si
tirò su, fino a portare le labbra vicino al suo orecchio.
-Yu, se tutto dovesse finire così, da un giorno
all’altro…- un attacco di tosse la scosse.
-Ma di che diamine parli? Non finisce niente, chiaro?- Yu cercava di
sembrare sicuro, ma le sue condizioni dovevano proprio essere critiche,
constatò Bethan. Si vedeva che era disperato.
-Ricordati che questo non è stato colpa tua-
sussurrò. Non voleva che anche lui passasse quello che aveva
passato lei. Le forze la abbandonarono improvvisamente, e tutto
precipitò nel buio.
Rimase fuori da quella stanza per una settimana, senza dormire
né mangiare. Perfino la mammoletta era venuta a portargli la
soba. Si sentì male al solo pensiero. Come aveva fatto a
ridursi così?
Cosa avrebbe fatto se lei non ce l’avesse fatta a riprendersi?
Quel pensiero gli chiuse ancora di più lo stomaco, e Kanda
lottò contro quel nodo ormai familiare che non andava
né su né giù, ma rimaneva saldamente
piantato a metà gola.
-Andrà tutto bene. Komui ha detto che ce la farà-
fissò incredulo Marie, che lo ricambiò con un
sorriso –Bethan ha la pelle dura. Le bruciature non sono
molto estese, quello che è preoccupante è il
danno riportato dalla sua innocence. E’ questo che
l’ha indebolita così tanto- spiegò. Il
giapponese annuì –posso entrare?- chiese piano.
Aveva aspettato così tanto quelle parole che adesso non
poteva quasi crederci.
-Si, ma fa’ piano. Sta dormendo- Kanda fece per entrare.
-Ah, Kanda?- lo chiamò l’altro.
-Si?-
-Quando Bethan sarà guarita, io e Miranda vorremmo che tu e
lei faceste da testimoni, sai… per il matrimonio- disse
imbarazzato –pensaci su- il giapponese rimase fermo un
istante, poi annuì e varcò la soglia
dell’infermeria.
Bethan era stesa sul letto, i capelli sciolti che arrivavano quasi fino
a terra. In viso non aveva riportato danni, ma le braccia che
spuntavano dalla coperta erano completamente fasciate, e
così anche la schiena.
Si sedette accanto a lei, sfiorandole prima una guancia, poi
prendendole una mano.
-Perché l’hai fatto?- sussurrò,
chinando la testa –non capisci che anch’io non
posso perderti, ora?-
Gli risposero le sue palpebre inesorabilmente chiuse. Si
guardò intorno: la stanza era deserta, la porta chiusa.
Si chinò lentamente su di lei, sentendosi stupido.
“Nelle fiabe funziona. Si, come no. Sono così
disperato da pensare anche a questo” pensò, ma lo
fece ugualmente.
-Ti prego, svegliati- le sussurrò a fior di labbra,
baciandola. Quando sentì una mano di lei infilarsi fra i
suoi capelli giurò che non avrebbe mai più detto
male di una fiaba.
Si staccarono, guardandosi negli occhi. Bethan gli sorrise
–stai bene- disse, facendo ricadere la testa sul cuscino con
un sospiro di sollievo.
Si era aspettata la sua rabbia. Si era aspettata la sfuriata. Non
sapeva perché, ma con Yu le riusciva praticamente
impossibile parlare senza che nessuno dei due si arrabbiasse o desse di
matto. Quindi, quando lo vide sedersi pesantemente e passarsi una mano
nei capelli senza dire niente si preoccupò ancora di
più.
-Posso chiederti una cosa?- disse. Lei annuì.
-Come ti saresti sentita se io fossi morto?- la domanda la colse alla
sprovvista. Cosa c’entrava, adesso?
-Yu, ma cosa…-
-Rispondi e basta- sbottò lui. Bethan si sentì
assurdamente in colpa. Gli aveva salvato la vita, ma se lei fosse stata
al suo posto non avrebbe assolutamente voluto che lui facesse una cosa
simile.
-Penso che non sarei più stata in grado di sentire niente,
Yu- rispose con un filo di voce –avrei ucciso Lavi e poi
sarei diventata un akuma, privo di sentimenti-.
Il moro la guardò. Si sentiva dannatamente confuso, con
tutte le cose che avrebbe voluto dire. Il problema era che gli
arrivavano alla mente tutte insieme, e non sapeva da dove iniziare.
-Credevo di non poter mai cambiare, sai?- disse infine –mi
ero illuso con Alma, ma anche lei non era che un fantasma,
un’ombra appartenuta ad un’anima che non
è la mia- Bethan lo guardava in silenzio –mi
sentivo come un pezzo di ghiaccio, non c’era niente che mi
interessasse. Aspettavo solo che un akuma, un giorno o
l’altro, mi facesse fuori- sbottò in una risata
sarcastica –finchè non ho conosciuto te. Da allora
è andato tutto in frantumi- parlava veloce, ora che
l’argine era rotto –volevo avvicinarmi, ma non
sapevo come fare, sapevo che avevi paura. E io non sono certo un tipo
rassicurante, devo ammetterlo-
-Yu…-
-Quella sera, in giardino- proseguì lui –ho capito
che non potevo più tirarmi indietro. Quel baratro su cui
eravamo era lo stesso in cui io mi ero appena gettato, senza nessuno
scampo-
-Ti dispiace di averlo fatto?- la sua voce gli arrivò
debole, ma quelle parole ebbero l’effetto di una bomba. Le
strinse più forte la mano.
-Non sarei qui, se mi dispiacesse- sospirò –quello
che voglio dirti è che… io non posso pensare a
come sarebbe se tu non ci fossi più- gli si
incrinò la voce. Fece di tutto per nasconderlo, ma lei se ne
accorse comunque. Si sedette sul letto e lo abbracciò
lentamente, stando attenta alle ferite.
-Scusa. Non voglio farti star male, ma non posso prometterti quello che
mi chiedi- sussurrò –se io fossi in pericolo, tu
mi lasceresti?-
-Mai-
-Nemmeno io- guardò dentro gli occhi blu di Yu, e
ringraziò Dio per averlo lasciato vivo, per averle dato la
possibilità di salvarlo.
Note dell'Autrice:
Rieccomi ^^ adoro questo capitolo *____* rendo finalmente giustizia a
quei poveri disgraziati di Marie e Miranda che non considera mai
nessuno T__T
Uff, a volte credo che la sdolcinatezza di Yu non finirà mai
in questa fanfiction... meno male che ho messo l'avviso X°D
Ringrazio Hellie
(visto che alla fine c'è stato questo maledetto bacio? XD) e
Sherly per
il commento, scusate se non mi dilungo ma devo andare a studiare
ç____ç nel prossimo capitolo sarò
più esauriente >.<''
Baci immensi <3
Bethan ^^
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Capitolo 14 *** Illusioni da infrangere ***
-Dov’è Lavi?- Linalee la
guardò sgranando gli occhi –è da
Hebraska, ma non so se è il caso, Beth…- non la
lasciò neppure finire e imboccò di corsa le scale
dei sotterranei.
Il buio laggiù era totale. In
quell’oscurità così densa riusciva a
malapena a vedere i propri piedi, e l’unico punto di luce era
rappresentato dalla gabbia dov’era rinchiuso il rosso.
-Lavi- chiamò. Quello la guardò con indifferenza.
-Perché l’hai fatto?- chiese, senza arrendersi di
fronte alla sua occhiataccia. Il ragazzo distolse lo sguardo
–non lo so- disse –ha importanza?-.
-Si-
-Perché?-
-Sono io a fare le domande. Perché hai cercato di uccidere
Yu?- la voce di Bethan era dura e inflessibile. Lavi le rivolse un
ghigno sbilenco –perché sono innamorato di te,
Bethan. Volevo vedere se anche Yu-chan lo è abbastanza- la
ragazza deglutì a vuoto.
Era innamorato di lei. Allen gliel’aveva già
detto. Ma perché le sembrava così sbagliato, in
quel momento?
Perché Lavi, l’allegro Lavi, il donnaiolo,
l’insopportabile Lavi, adesso le sembrava così
folle?
“Non farti confondere” si impose.
-E lo è abbastanza?- domandò freddamente. Lavi
annuì distratto.
-Bene. Non ho nient’altro da dirti, allora- Bethan si
incamminò verso l’uscita, infilò la
porta e se la richiuse pesantemente alle spalle.
Tirò un sospiro profondo.
“Sono innamorato di te”.
Scivolò fino a terra, a sedere. In effetti era abbastanza
ovvio come movente, come aveva fatto a non pensarci da sola?
“Non è colpa tua se Lavi è
impazzito” si disse. Si alzò a fatica e decise di
tornare ad allenarsi: una settimana di convalescenza era stata anche
troppa, doveva scaricare i nervi.
---
-In missione? Cos’è, ti sei bevuto il cervello? Ma
lo vedi com’è ridotta?- Kanda inveiva contro
Komui, ma Bethan gli fece cenno di smetterla. Le ferite non le avevano
dato pace, dopo l'allenamento, e non era quasi riuscita a chiudere
occhio.
-Dov’è la missione?- chiese con voce stanca.
-Alla sede Asia, nei sotterranei- l'apatia di Bethan svanì
di botto. Non era sicura di aver capito bene.
-Che cosa?- sibilò.
-Nei sotterranei della sede Asia sono state registrate
attività anomale tipo barriere e cose simili. Dovete andare
a controllare. Partirete domattina- disse Komui vagamente. La ragazza
si limitò a fissarlo, il cuore in tumulto, controllando a
stento la frustrazione. Poi annuì impercettibilmente e
uscì dalla stanza senza degnare nessuno di un ulteriore
sguardo.
La sede Asia.
La mandavano di nuovo là.
Nel luogo dei suoi incubi.
-Non devi venire per forza. Andrò io- Yu apparve al suo
fianco, facendola sobbalzare –no. Andiamo insieme,
è un posto tremendo- disse stancamente –vado a
prepararmi-.
Lui la osservò salire le scale.
Un posto tremendo.
Non poteva che darle ragione.
-Linalee pianterà un casino quando lo
saprà…-
-Piantala, Miranda. Devo andarci, la questione è chiusa-
-Non è solo una tua questione, Bethan- l’esorcista
si bloccò –che intendi dire?- chiese.
-Fu alla sezione Asia che Kanda ritrovò Alma- disse Miranda.
Bethan sbuffò, tirandosi una ciocca di capelli
–maledizione, ma Komui ce l’ha con noi o cosa?-
inveì dando un calcio al tavolo.
Miranda le si fece incontro e la abbracciò
–promettimi che farete attenzione- le disse. Bethan
ricambiò l’abbraccio –non preoccuparti.
Finora sono sempre tornata demolita, ma viva. Me la caverò-
fece con un sorriso spavaldo.
Ma non era spavalda per niente.
Sospirò guardando fuori dalla finestra: quanto avrebbe
voluto che tutto quel casino si cancellasse completamente…
Lavi, l’Ordine, le missioni… avrebbe voluto che
rimanessero solo lei e Yu.
Avrebbe voluto avere una vita normale, assieme a lui.
Il mattino dopo partirono all’alba con una carrozza guidata
da un paio di finder.
Bethan guardava indifferente fuori dal finestrino, ripensando al
dialogo fra lei e Lavi.
-Ehi, mi stai ascoltando?- la voce di Yu la riportò alla
realtà, ma non aveva sentito una parola di quello che il
giapponese le aveva appena detto –scusa, Yu, non ho capito-
disse.
-Che ti succede? Come mai sei così…- si
fermò per cercare la parola -…giù?-
disse poi, non trovando niente di meglio.
-Lavi mi ha detto che è innamorato di me- Bethan
lanciò la bomba con voce atona. Yu rimase in silenzio.
Era piuttosto scontato, pensò.
-E allora?-
-Allora niente. E’ questo che ho- si avvolse meglio nella
giacca e riprese a guardare il paesaggio che sfilava veloce davanti ai
suoi occhi.
-Ehi- fece il ragazzo ad un tratto.
-Mh?-
-Se tu dovessi preferire Lavi, non ti fermerei. Lo sai- disse. Bethan
si girò a guardarlo, poi sospirò. Ma che stava
facendo? Così lo faceva solo star male. Si alzò
barcollando e si gettò a sedere accanto a lui,
dall’altro lato della carrozza.
-Non mi importa niente di lui- disse –e comunque dovresti
fermarmi, o perlomeno dovresti provarci- obiettò. Kanda
alzò un sopracciglio –e perché, scusa?
Se tu capissi di amarlo, potrei farci ben poco, no?-
-Non è vero- sussurrò –potresti farci
eccome- un nodo le chiuse la gola. Detestava quando Yu era
così incomprensibile. Se l’avesse amata veramente,
avrebbe come minimo tentato di fermarla, no? O perlomeno avrebbe avuto
qualcosa da obiettare, se lei avesse preferito un altro.
-Lascia perdere- sospirò. Appoggiò la testa sulla
sua spalla e chiuse gli occhi. Si assopì poco dopo, cullata
dal dondolio della carrozza.
Il luogo era esattamente come lo ricordava. Buio, puzzolente di muffa e
di sangue, intriso di echi ormai dimenticati, ma che risuonavano nelle
sue orecchie come se fossero lì in quel momento.
La sua prigione.
-Andiamo, forza- disse secca. Il discorso in carrozza l’aveva
messa di cattivo umore, e quel posto non stava certo facilitando la
situazione.
Yu la fissò precederlo, sorpreso di come riuscisse ad
orientarsi.
“E’ stata rinchiusa qui per dieci
anni…” pensò. Alle sue orecchie giunse
una voce.
“Yu”
disse solamente.
“Non è possibile” pensò
sgomento, fermandosi.
-Bhè? Hai visto qualcosa?- Bethan lo stava fissando con aria
scocciata. Scosse la testa –no, piuttosto ho
sentito… lascia perdere. Questo posto rende nervoso anche
me- tagliò corto, rimettendosi a camminare.
Senza nessun preavviso, il lungo corridoio si gettò in una
stanza circolare, con un altissimo soffitto di pietra nera. Gli unici
punti di luce erano poche fiaccole sparse qua e là, che
illuminavano uno scenario decisamente raccapricciante.
Akuma, tantissimi akuma ridotti in pietra. Per contarli ci sarebbero
volute ore.
I loro piedi pestarono la polvere che ricopriva il pavimento.
-Bentortana a casa- sbuffò Bethan sarcastica –si
è accumulata un po’ di sporcizia. Sarà
meglio fare le pulizie- le ali bianche comparvero sulla sua schiena,
brillando nell’oscurità, e con un solo battito
mandarono in frantumi tutte le statue. La ragazza si guardò
intorno soddisfatta.
“Bentornata a casa” la voce le rimbombò
in testa come se fosse reale. Si girò di scatto verso Yu,
che si guardava intorno.
-Hai detto qualcosa?- gli chiese, col cuore che batteva a mille. Lui
fece cenno di no con la testa.
“Questo non va bene, proprio per niente” decise di
stare all’erta. Evocò la spada e fece cenno al
ragazzo di seguirla.
-E’ qui che ti avevano rinchiusa?- le chiese.
-Si. Come hai potuto ben vedere, la dark matter era indisciplinata-
disse con un tono fintamente leggero. Non voleva assolutamente che Yu
si accorgesse di quanto la facesse star male l’idea di
tornare laggiù.
Bethan si fermò così improvvisamente che il
giapponese le finì direttamente addosso.
-Che ti prende?- sbottò nervoso, ma subito si
bloccò.
E poi lo vide.
Alma, con le fattezze della donna che era stata la sua anima.
Accanto a lei c’era Alpha, che fissava Bethan immobile.
-Andatevene- disse lei, gelida, ma Kanda fece un passo verso di loro.
-Alma?- la donna sorrise radiosa, illuminando la penombra, e gli corse
incontro.
Si abbracciarono.
Bethan rimase immobile a fissarli. Non pensava. Doveva solo tenere la
mente vuota.
-Dovresti farlo anche tu- la voce di Alpha la chiamò
dolcemente, come un amico perso da tempo e poi ritrovato.
-No- sussurrò lei –io non ti amo, Alpha. Non
più- lo fissò negli occhi, gli stessi che un
tempo avrebbe voluto vedere per sempre. Cercò di
concentrarsi su di essi per non far caso alla scena che si stava
svolgendo lì accanto. Alpha dirottò lo sguardo su
Kanda e Alma, che continuavano a rimanere abbracciati.
-Se continui così, non ti farai altro che male- le disse con
voce suadente. Una mano della donna si era alzata per accarezzare il
viso di Yu, che la guardava immobile.
-Lui non può capirti. Se tu decidessi di tornare con me, non
ti fermerebbe-
-Oh, sta’ zitto!- imprecò.
-Cerca solo un rimpiazzo, un modo per dimenticarla- quelle parole la
colpirono dritta al petto, come se fosse stato lui a trafiggerla.
Fece una corsa e menò un fendente con la sua spada,
trapassandolo per la terza volta –quando ti deciderai a
morire e a lasciarmi in pace? Tu non sei Alpha!- gridò. La
figura si pietrificò, polverizzandosi subito dopo.
Bethan raccolse una pietra bianca e luminescente a terra.
L’innocence. Era come aveva pensato, quelle figure erano solo
illusioni, ma Kanda sembrava non interessarsene affatto.
Ora stava sorridendo a quell’illusione.
Le stava accarezzando il viso, i capelli.
La stava guardando negli occhi.
Stava avvicinando il volto a quello di lei.
Ogni gesto del giapponese le bruciava dentro come se avesse ingoiato
fiamme.
-Forse avrei dovuto davvero scegliere Lavi…-
mormorò, sollevando la spada. Si avvicinò
lentamente a lei, cogliendola alle spalle.
Dire che il dolore improvviso la colse di sorpresa sarebbe stato
minimizzare. In un primo momento, non lo sentì neppure: era
troppo impegnata a cercare di capire come fosse potuto succedere.
Kanda aveva estratto mugen, e gliel’aveva piantata nel fianco.
Era troppo assurdo. Tutto in lei si rifiutava di accettarlo.
Vide Alma voltarsi verso di lei e sorridere, un sorriso gelido e
terribile, mentre con ambo le braccia circondava il giovane e iniziava
a svanire.
-Yu…- sussurrò. Non riuscì neppure a
gridare. Le risposero due occhi non più blu, ma di una
sfumatura metallica.
-Ti prego, non portarlo via…- ma in un soffio di vento,
entrambi scomparvero nel nulla.
Rimase sola, nel buio dei suoi incubi.
---
La trovarono due giorni dopo, in fin di vita. Non parlava, a malapena
respirava. Un’enorme chiazza rossa si allargava sotto al suo
corpo, e lei giaceva lì con gli occhi sbarrati.
-Come sta?- chiese Miranda a Komui. Erano passate tre settimane, e il
supervisore non si era schiodato un attimo dal letto di Bethan, assieme
ai medici.
-Il suo corpo è salvo. Ma dentro c’è
qualcosa che non va- tergiversò. Non voleva dire cosa fosse
stato a ferirla.
-Come si è fatta quella ferita?- Miranda lo costrinse a
guardarlo negli occhi, e Komui vi lesse un’enorme
preoccupazione.
-Mugen- disse solo. La ragazza chiuse gli occhi. Le tremavano le mani.
-Posso vederla, Komui?- l’uomo scosse la testa
–meglio di no. Non si è ancora completamente
ripresa, fortunatamente Kanda non ha evocato l’innocence
quando l’ha ferita. Dobbiamo riuscire prima a capire
cos’è successo-
-Posso provare a chiederglielo, Komui. Io conosco Bethan- lo sguardo di
Miranda era così determinato che alla fine il supervisore
acconsentì e la lasciò entrare.
-Fa’ presto. Non può stare sola a lungo-
l’ammonì.
Bethan era stesa supina sul letto, gli occhi spalancati.
Era lì, ma era come se non ci fosse. Miranda le prese una
mano –Bethan- sussurrò.
Le iridi verdi si spostarono verso di lei.
-Fa male- il sussurro era così sottile che Miranda fece
fatica a percepirlo. Ma era già qualcosa: non aveva mai
parlato, fino a quel momento.
-La ferita?- chiese, sapendo benissimo che non era così. Gli
occhi di Bethan tornarono al soffitto –si-
mormorò, assorta –la ferita. Ma quale? Qual
è che mi fa male? Forse è così che si
sente l’ombra, dopo esser stata invasa dalla luce- lo stomaco
di Miranda si strinse. Quei discorsi erano totalmente senza senso, e se
solo pensava di potervene trovare uno, allora era di sicuro il peggiore
possibile.
-Bethan- chiamò di nuovo, la voce che le tremava.
-Mh?-
-Che cos’è successo?- le labbra sottili della
ragazza si curvarono in un sorriso spento.
-C’erano Alpha e Alma- sussurrò –e lui
ha scelto- gli occhi si spalancarono e si riempirono di lacrime. Bethan
scattò a sedere come un automa.
-Erano illusioni, Bethan. Kanda doveva saperlo. Perché ti ha
ferita?- lo sguardo smarrito incontrò il suo.
-Perché lei lo voleva- rispose Bethan, ma poi
sembrò ripensarci. Mise su un lieve broncio –erano
illusioni… illusioni…- sembrò
assaporare come quella parola suonava sulla punta della sua lingua.
Poi si svegliò.
Miranda potè vedere il cambiamento, potè quasi
toccarlo: gli occhi persero quell’espressione folle,
tornarono al loro solito dolore, e finalmente il volto di Bethan smise
di somigliare a quello di una bambola di porcellana.
-Maledizione!- imprecò, voltandosi verso Miranda
–per quanto tempo sono stata in queste condizioni?
Perché non mi avete svegliata subito?- gridò, ma
non perse tempo ad ascoltare la risposta e zoppicò fuori dal
letto.
-Quelle erano illusioni del Conte! Eravamo nella sua cantina,
dannazione! Yu è in pericolo!- sentì delle
braccia trattenerla, ma se le scrollò di dosso con
facilità estrema, incurante del dolore alla ferita. Poi si
trovò faccia a faccia con Miranda, che la guardava
seriamente.
-Lo so, Bethan. E siamo tutti pronti- disse –ma nessuno deve
saperlo. Aspettavamo solo te, partiamo stanotte- le sorrise, poi fece
un cenno alle infermiere –è tutto risolto, sta
benissimo- quelle iniziarono a protestare, ma Bethan si
voltò verso di loro.
“Dark matter. Illusione” le donne si affaccendarono
subito in altro.
Miranda la guardò interrogativa e lei sbuffò
–non c’è mai stato tempo per la
giustizia. Muoviamoci- disse –qual è il piano?-
Note dell'Autrice:
Innanzitutto SCUSATE per il ritardo, ma ho avuto un bel po' di casini
con la linea internet, e con la chiavetta era impraticabile aggiornare
la fanfiction...
Detto questo, ci stiamo avvicinando verso la conclusione, e questo
capitolo credo sia uno dei più angoscianti che abbia mai
scritto >.< però non potevo sorvolare
allegramente il trauma che Alma ha rappresentato per Yu, soprattutto
dal momento che la mia storia è ambientata DOPO che si viene
a sapere tutta la storia... insomma, spero che vi piaccia questo
capitolo, sono tornata adesso da Milano e non vedo l'ora di andarmi a
fare una doccia!
Rispondiamo ai commenti che sono così vecchi da avere le
ragnatele...
Cara Hellie,
per la cerimonia dovrai aspettare ancora un po'... però nel
prossimo capitolo ci sarà un'altra buona notizia per quanto
riguarda la coppietta *___* io li adoro, sono troppo pucciosi <3
<3 <3 ah, rilassati, Bethan non muore, sennò
è finita la storia XD
Sherly ecco
il capitolo, finalmente, tu sai del perchè ci ho messo
tanto, come se non bastassero l'università e l'occupazione,
ci s'è messo pure internet! >.<
Alla prossima, scusate la brevità ma sono stanchissima!
Bethan <3
|
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Capitolo 15 *** Pronti, partenza... ***
Sentì un rumore sgradevole, come di
unghie che grattano contro una superficie liscia, una lavagna o uno
specchio.
Lo stridio rimbombava assordante, perciò intuì di
doversi trovare in un grande spazio chiuso, probabilmente semivuoto,
fatta eccezione per la fonte di quel grattare allucinante.
Aprì lentamente gli occhi: non ci vedeva bene, era come se
vi fosse un velo di nebbia steso sopra ogni cosa. La seconda cosa di
cui si rese conto, dopo il rumore, fu di essere letteralmente appeso ad
un muro, a svariati metri di altezza. Sentiva il freddo del metallo
premergli contro i polsi e le caviglie che bruciavano dolorosamente.
“Dove diavolo sono finito?” pensò.
Cercò di ricordare come fosse arrivato lì, ma gli
risposero solo vuoto e un forte mal di testa.
-Oh, il mio esorcista dagli occhi blu si è svegliato!- il
grattare cessò e una voce da bambina lo sostituì
immediatamente. La riconobbe, e pregò di trovarsi in un
incubo.
Road Kamelot. Maledizione, come aveva fatto a incastrarlo?
-Che ci facco qui?- ringhiò, strattonando le braccia e
ottenendo come risultato solo un male cane. Gli rispose una risata
–ma come? Non ti ricordi più di me, Yu?-
l’immagine della Noah si trasfigurò lentamente, e
i pezzi cominciarono faticosamente ad andare a posto.
Il volto di Alma gli sorrise, un volto di donna, radioso, al quale si
contrappose un bagliore verde: gli occhi di Bethan. Un ricordo doloroso
gli attraversò la mente, ma tutto continuava ad essere
sfumato e indistinto. Si ricordò di essere stato mandato in
missione con lei, ma cos’era successo dopo?
-Vedo che stenti ancora, Yu- sussurrò la donna melliflua,
con un ghigno orribile a deformare il volto
–cercherò di darti una mano- gli sfiorò
la fronte con un dito, e tutto gli tornò alla memoria, come
il peggiore degli incubi.
Vide se stesso
abbracciare l’immagine di Alma.
Vide Bethan uccidere
Alpha, per la terza volta.
-Io non ti amo, Alpha.
Non più- udì le sue parole.
La vide avvicinarsi a
loro, per uccidere l’illusione che lo stava imprgionando.
Poi i suoi occhi verdi
si spalancarono, sgomenti, spaventati. La spada di cristallo scomparve,
e lei cadde a sedere reggendosi un fianco.
Mugen la trapassava da
parte a parte, ma la cosa peggiore era che dalla parte
dell’elsa c’era lui.
-Yu…-
udì il suo sussurro.
-Ti prego, non portarlo
via…-
-Sei stata tu…- sussurrò. Ma non
riuscì ad imprimere in quella frase nessuna sfumatura di
rabbia.
L’aveva prima tradita, e poi ferita.
Con che diritto rimproverava a Road di averlo fregato? Bethan non
c’era cascata, Bethan aveva ucciso la proiezione di Alpha.
E lui aveva rischiato di ucciderla.
Forse l’aveva fatto davvero.
Chinò la testa senza una parola, e sentì le dita
gelide della Noah insinuarglisi sotto il mento.
-Oh, povero Yu… Sei triste- cantilenò. Poi, di
fianco a lui, lo stridore riprese. Alzò gli occhi di scatto
–smettila!- gridò, ma si accorse con orrore che
l’oggetto che produceva quel rumore terribile era Mugen,
rossa di sangue.
-Di chi è quel sangue?- chiese atterrito, temendo di sapere
già la risposta. Road alzò un sopracciglio,
continuando imperterrita il suo gioco –dovresti saperlo, Yu.
Pure tu l’hai visto- rispose candida.
L’urlo superò persino lo stridio del metallo
contro la pietra fredda.
---
-Eccoci, ragazzi! Scusate il ritardo!- Miranda e Bethan entrarono nella
stanza di Linalee, trafelate. Ad aspettarle, la cinese, Allen, Marie e
Lavi.
Bethan si bloccò, fissando il rosso con sospetto
–che ci fa lui qui?- chiese. Miranda sorrise
–Bethan, in due settimane ne sono successe di cose, e tutte
insieme. Ti spiegheremo non appena tutto questo sarà finito-
disse –fidati. E se non vuoi fidarti di loro, allora fidati
di me- aggiunse, guardandola dritta negli occhi. Lei annuì.
Non era il momento di mettersi a fare la schizzinosa
–d’accordo. Qual è il piano?-
-Recuperiamo Kanda, che altro?- disse Linalee decisa
–qualcuno sa dove potrebbe essere?-
-Si- sussurrò Bethan. Tutti la fissarono, alzò
gli occhi –è troppo pericoloso, quel posto. Non
potete venire con me- iniziò, ma un fiume di proteste la
interruppe.
-Non se ne parla! L’idea è stata nostra!- Lavi e
Allen misero il broncio.
-Allen è stato profetizzato come il distruttore! Come
possiamo pensare di farcela senza di lui?!- Linalee sfoderò
la tattica della logica-a-ogni-costo.
-Fatti aiutare, Bethan. Non sei più sola- Miranda la
guardava con affetto.
Deglutì. Adesso capiva cosa intendeva Yu quando le parlava
di quel nodo che non andava né su né
giù.
Già, Yu. Doveva salvarlo, dovevano salvarlo. Non
c’era un attimo da perdere. Annuì.
-So dov’è. Posso condurvi io. Ma non lo
farò, se voi due- disse rivolta a Marie e Miranda
–non mi giurate di non muovervi di qui- aprirono entrambi le
bocche per protestare, ma Bethan alzò una mano
–state per sposarvi, e siete a un passo dall’avere
la felicità che tutti sognamo. Non permetterò che
l’Ordine e il Conte ve la portino via- era irremovibile
–sono disposta a rinunciare a tutto, pur di impedirlo-
concluse.
Dopo istanti di silenzio, Marie fece un cenno d’assenso col
capo –ti ringrazio, Bethan. A dire il vero, ci sarebbero
stati più motivi per cui non avrei voluto che Miranda
venisse con voi- disse. Miranda arrossì –Marie!-
esclamò. Lui la guardò sorridendo
–avanti. Potrebbe non esserci più
l’occasione di dirglielo- la ragazza abbassò gli
occhi, e Bethan vide che si stava controllando per non piangere. Le si
avvicinò –Mir?- sussurrò.
Incrociò i suoi occhi scuri.
-Aspetto un bambino, Beth- rispose lei in un soffio.
Bethan sorrise, abbracciandola. Tutti sorrisero, ma nessuno
parlò. Non c’erano parole sufficienti per
esprimere le loro emozioni.
Sarebbero partiti quella sera, non appena tutti fossero andati a
dormire. Bethan avrebbe voluto partire subito, ma Linalee le aveva
fatto notare con somma intelligenza che se li avessero scoperti
probabilmente avrebbero finito ancor prima di iniziare.
-Molto probabilmente è stata Road a manipolare Yu- aveva
detto Bethan –ho in mente un modo per sconfiggerla, ma
è molto rischioso. Dovrete riuscire a distrarre tutti gli
attacchi da me, o non avrà effetto- dopo che lo ebbe
spiegato nei dettagli, tutti avevano assentito, seppur in buona parte
scettici e terrorizzati.
Era l’unico piano possibile, del resto.
---
Sdraiata sul letto, contemplava ora il soffitto, ora la grossa
cicatrice che le spiccava sul fianco destro. Neppure la sua cura aveva
funzionato: contro l’innocence c’era ben poco da
fare. Poteva sparire il danno, ma rimanevano i segni.
Un lieve bussare la riscosse.
-Avanti- non chiese neppure chi fosse. In quel momento, non le
importava.
Lavi rimase impalato sulla porta –posso entrare?- chiese
piano. Lei gli fece un cenno col braccio, senza voltarsi.
Che ci faceva lì?
Il ragazzo si sedette sul letto di fianco a lei e prese un profondo
respiro.
-Non sono più l’erede di Bookman- Bethan lo
guardò spalancando gli occhi.
-Non fraintendere, non è a causa tua. O meglio, lo
è, ma la situazione è un po’
più complicata- la ragazza attese che si spiegasse. Lavi
sospirò –come sai, Bookman deve eliminare dalla
sua anima ogni sentimento autentico, buono o cattivo che sia- Bethan
annuì. Fin lì ci poteva arrivare anche da sola.
-Se Bookman, o il prescelto per diventare suo allievo, perde il
controllo e si fa dominare da un sentimento, impazzisce-
proseguì –è questo che è
successo quella volta- entrambi tornarono col pensiero alla furia del
timbro di fuoco. Bethan poteva ancora sentirne le fiamme addosso.
-Una volta che i sentimenti si impadroniscono di un Bookman, non
c’è più niente che possa fare per
eliminarli. Li si può chiudere fuori una volta sola-
concluse –perciò il vecchio mi ha cacciato, e io
sono stato ben felice di andarmene- disse. Bethan rimase per qualche
istante zitta.
-Mi dispiace, Lavi. Non volevo che succedesse- disse infine. Era andata
molto vicino ad odiarlo per ciò che aveva fatto, ma dopo
quella spiegazione capiva perfettamente che anche lui non era che una
vittima delle assurde regole di quel mondo.
-Non hai nessuna colpa, Bethan. Un merito, semmai- sorrise il rosso,
passandosi una mano fra i capelli –da quando sono entrato
nell’Ordine, ho iniziato ad odiare il mio ruolo. Sentivo che
non mi era possibile lottare di fianco a voi, vivere assieme a voi,
soffrire con voi e arginare tutto come se fossero cose di poca
importanza. Non riesco a considerare le persone come semplice
inchiostro su dei fogli- fu allora che Bethan fece una cosa che
stupì entrambi, ma molto più se stessa.
Si alzò a sedere e abbracciò Lavi, appoggiandogli
la testa sulla spalla –Lavi, dobbiamo salvarlo. Ti prego,
aiutami. E’ troppo tardi anche per me, non posso
più vivere così- sussurrò, ricacciando
indietro le lacrime. Lavi rimase immobile per un attimo, poi le
accarezzò affettuosamente la testa –lo troveremo,
Bethan, te lo prometto. E lo riporteremo indietro vivo, costi quel che
costi- si sciolse dal suo abbraccio, dirigendosi verso la porta
–grazie- mormorò lei prima che uscisse.
-Grazie a te-.
---
-Sarà una missione dura- Allen prese il discorso molto alla
lontana. Non aveva idea da dove cominciare.
-Già- fu la breve risposta. Linalee fissava il sole calare
oltre le colline, i raggi arancioni che le illuminavano il volto.
Era bellissima, pensò.
-Forse sarà l’ultima per tutti noi- fece fatica a
sentire il sussurro soffocato della ragazza. Vide i suoi occhi scuri
diventare umidi.
Buffo, quando Linalee era con lui finiva sempre per piangere. Possibile
che fosse un tale impiastro?
-Lina?- lei si girò a guardarlo, e il cuore gli fece una
capriola.
-Non sarà l’ultima. Non lo permetterò,
te lo prometto- sorrise, cercando di sembrare sicuro, e in parte lo era.
Non avrebbe permesso che quella fosse l’ultima missione per
tutti loro.
Forse lo sarebbe stata per lui, però.
Era inutile illudersi su quale sarebbe stato il suo avversario.
Sentì un brivido corrergli lungo la schiena al pensiero: non
ce l’avrebbe mai fatta. Ci aveva pensato spesso, ma come a
qualcosa di remoto e lontano, o che si sarebbe presentato
all'improvviso, mentre era già coinvolto in battaglia,
quando non avrebbe avuto il tempo di rimuginarci sopra.
-Non devi promettermi questo- il tono di Linalee era duro. Allen la
guardò sorpreso.
-Devi promettermi che questa non sarà l’ultima
missione per te!- con sommo spavento la vide scoppiare a piangere.
-Linalee, ti prego, non…- ma la ragazza gli si
buttò addosso, stringendogli le braccia attorno alla schiena
e singhiozzando ancora più forte.
-Non voglio che sia l’ultima! Non voglio!- gridò.
Allen le accarezzò i capelli.
Nemmeno lui lo voleva, ma cosa poteva dirle?
-Non posso prometterti cose che non so nemmeno io se potrò
mantenere- mormorò.
-Smettila di fare il gentiluomo!- strillò lei
–dimmi quello che pensi veramente!- l’albino si
sentì chiudere la gola.
-Anch’io… anch’io ho paura, Linalee. E
non voglio che questa missione sia l’ultima-
sussurrò –ma posso mettere tutto da parte, se
è per difendere te e gli altri-
-Non farlo, Allen, ti prego- mormorò Linalee –non
combattere contro il Conte da solo-.
-Devo essere io. Lo sai, Linalee- rispose atono –tutti
l’abbiamo sempre saputo-.
-Allora concentrati solo su di lui. Uccidilo, ma non pensare a
difendere noi. Sei tu a doverti difendere- lo fissò dritto
negli occhi, e Allen sentì di non poter rimandare oltre
ciò che aveva da dire.
-Io ti difenderò sempre, Linalee- disse serio
–neppure il Conte potrebbe impedirmelo- la ragazza rimase
immobile a guardarlo, mentre una lacrima silenziosa le scendeva lungo
la guancia.
Allen l’asciugò con un dito e avvicinò
il volto al suo.
Le loro labbra si incontrarono, silenziose.
Il sole calò del tutto, la notte stese il suo manto, ma
l’imbrunire cotinuava ad essere loro.
---
Allen saltò a cavalcioni dell’innocence di Lavi,
Linalee sfoderò i dark boots e Bethan evocò le
ali. Saltarono sul davanzale –Mir- disse Bethan, prima di
spiccare il volo –sei stata, sei e sempre sarai la mia
famiglia. Grazie per tutto quello che hai fatto per me- disse.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime mentre l’aria
fredda le sferzava il volto. Volò velocemente dietro agli
altri.
-Bethan!- le gridò Linalee –tu cerca Kanda. Ai
Noah e al Conte ci penseremo noi, capito? Tu devi trovarlo!- Bethan
annuì, tesa.
“Sto arrivando, Yu”.
Note dell'Autrice:
Allora, per farmi perdonare per la lunga assenza vi ho messo un
capitolo con anticipo stratosferico... contenti? L'ultimo capitolo
meditativo prima dell'azione finale! Mi sono davvero emozionata a
scriverlo, anche perchè così ho dato un senso
alle vicende personali degli altri personaggi coinvolti.
Ah, sento di dover dire una cosa: non sono riuscita ad inserire Crowley
quasi da nessuna parte nella storia, non perchè non mi
piaccia come personaggio, ma perchè proprio non avrei saputo
dove metterlo. E' un'incongruenza piuttosto grossa, ma non ho mai avuto
un gran feeling col nostro vampiro, se ci sono suoi fan che seguono
questa storia vi prego di scusarmi T__T
Mi sta prendendo una malinconia stratosferica, se penso che fra poco
questa storia finirà... mi sono immedesimata davvero
tantissimo in tutti i personaggi, ho pure smesso di odiare Linalee...
vabbè, i sentimentalismi li lascerò all'ultimo
capitolo ç___ç
Rispondiamo ai commenti:
Hellie,
cara! Visto che il tuo adorato Lavi ha avuto una buona ragione per dar
di matto? Di' la verità, sono brava ad arrampicarmi sugli
specchi, eh? XD XD Il fatto che la storia stia per finire rende
tristissima anche me ç___ç però manca
ancora un pochino, non disperare! Adesso Bethan parte alla riscossa! :D
Grazie a Sherly
per i complimenti ^^ non so cosa rispondere alle tue recensioni
perchè sono corte, comunque lo sai che apprezzo il pensiero
^^ mi fa un piacere immenso che la mia fanfiction ti abbia appassionata
fino a questo punto *_______*
Una new entryyyyyyyyy! Loveless,
ciao!!! Iniziavo a pensare che nessuno avrebbe più
commentato T____T
Per la maggiore umanità di Kanda, l'ho fatto apposta a
renderlo così, anch'io mi ero stancata di vederlo sempre
rigido come uno stoccafisso!!!
Grazie mille per i complimenti, questi non saranno capitoli
particolarmente allegri, ti avviso! Però nel prossimo avremo
anche un po' d'azione, finalmente XD
Kano_chan,
ce l'hai fatta a commentare ^_____^ sono felice :D
No, dai, povero Lavi, non è stata del tutto colpa sua...
alla fine ho cercato di salvare quasi tutti i personaggi, se conti che
ho rivalutato anche Linalee... mi dispiaceva lasciare qualcuno con una
conclusione infelice! Adesso è stato finalmente svelato
anche il mistero del "dove cavolo è finito Kanda?",
però le cose come vedi sono tutt'altro che semplici!
Grazie ancora a tutti x i complimenti! ^^ ^^ ^^
Baci <3
Bethan (che ci ha messo tre ore per postare questo capitolo
perchè sta svolazzando leggiadra per tutta la camera...
scusate, ma a Sherly glielo dovevo XD)
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Capitolo 16 *** Cuore Nero ***
Il dolore gli invadeva tutto il corpo, ma non era
niente in confronto a ciò che sentiva il suo spirito.
Era come se la sua anima si stesse lacerando in mille pezzi. Le torture
di Road servivano solo a distrarlo, erano quasi piacevoli,
constatò mentre la Noah gli infliggeva l’ennesima
ferita al petto con le unghie affilate.
Bethan non l’avrebbe perdonato, mai. L’aveva persa,
era finita.
Sempre che fosse ancora viva.
Il pensiero che non lo fosse per causa sua lo faceva impazzire
più delle ferite.
Non c’era più niente che gli importasse di quella
vita che era sempre stata così vuota, prima di lei.
“Niente è più terribile per
l’ombra del godere prima del calore e poi della perdita della
luce” pensò, abbandonando la testa sul petto. Si
sentiva terribilmente stanco; gli mancava persino la forza per urlare
tutto quel rancore.
Fu così che quasi non si accorse dello schianto.
La parete opposta a quella dov’era incatenato esplose in una
nuvola di polvere, e strisce bianche si avvolsero attorno a Road,
immobilizzandola. La Noah emise un gridolino di gioia –Allen!
Sei venuto a trovarmi!- cinguettò.
-Non da solo, Noah- una lama nera come il carbone fece capolino dal
polverone, seguita da un enorme paio d’ali scure come la
notte. Il corpo di Bethan emerse lentamente, coperto di simboli neri,
gli occhi dorati che fissavano Road feroci, assassini, sormontati dal
pentacolo.
-Oh, ci rivediamo ali nere!- ridacchiò Road –ho
cambiato leggermente look al tuo amico, era così noioso quel
tatuaggio…- lo sguardo di Bethan si spostò
impercettibilmente verso il corpo di Kanda, martoriato dalle ferite,
poi tornò a fissare gli occhi della Noah, gelido.
-Liberalo- fu l’unica parola. Appena un sussurro, eppure
sembrò rimbombare.
-Facciamo così- disse tranquillamente Road –se tu
riesci a battermi, io te lo restituirò- un fendente menato a
pochi centimetri dal suo naso la fece rimanere pietrificata.
-Non scendo a patti con i mostri, io- sibilò Bethan. Le
corde dell’innocence di Allen si tesero ancora di
più, e Linalee, sbucata apparentemente dal nulla,
sferrò un calcio poderoso dritto nel petto di Road.
Bethan approfittò di quell’attimo e
schizzò accanto a Kanda, creando una barriera attorno a
loro. Il giapponese vide una grossa cicatrice spiccare sul fianco
destro della ragazza, e sentì la testa girargli.
Era stato lui.
Bethan toccò le catene che lo inchiodavano alla parete, e
sulle mani le rimasero delle bruciature.
-Maledetta…- sussurrò. Aveva usato la dark matter
per costruire quella roba. La materia oscura pura e semplice era quasi
intoccabile: il suo potere corrodeva qualsiasi cosa.
-Va’… va’ via, Bethan…- la
voce di Yu era praticamente un rantolo –non salvarmi, non
dopo quello che ho fatto…-. Bethan richiamò
momentaneamente la dark matter e le ali bianche tornarono a splendere
sulla sua schiena. Non voleva che Yu la vedesse in quel modo. Gli
sollevò il volto fra le mani –ti tirerò
fuori di qui- sussurrò –fosse l’ultima
cosa che faccio in vita mia. Nessun dolore potrebbe stare al pari di
quello che proverei se ti perdessi- evocò la spada bianca,
ma un colpo fortissimo fece vibrare paurosamente la barriera.
Sentì la dark matter riprendere il sopravvento, la schiena
bruciare e l’odio crescere, incontrollabile.
Il Conte era lì.
-Bethan, vattene- il sussurro del giapponese era atterrito
–lasciami qui e vattene- lei si girò di scatto
verso di lui –non ricordarti di me in qesto modo, Yu-
sussurrò –io non sono così- Kanda
potè vedere tutta la sofferenza che
quell’evocazione le stava provocando.
-Ma beeeene! Abbiamo la squadra al gran completo, oggi! Dobbiamo
festeggiare!- il Conte sembrava giulivo, come al solito, ma il suo
volto era una maschera orrenda.
Bethan schizzò fuori dalla barriera, ma prima di uscire si
voltò ancora una volta verso Kanda –ti amo-
sussurrò.
---
-Conte!- il grido di Allen risuonò chiaramente in tutta la
sala. L’ambiente era invaso di polvere, e a terra Linalee e
Lavi stavano combattendo contro Road, che adesso aveva creato una serie
di candele e gliele stava sparando addosso. Linalee era ferita in
più punti.
Bethan volò a terra e intercettò numerosi
proiettili prima che potessero raggiungere il bersaglio.
-Bethan! Va’ da Kanda!- gridò Linalee esausta.
-Non posso! Le catene sono create da lei! Dobbiamo prima ucciderla!-
urlò in risposta.
Intanto Allen e il Conte avevano iniziato a combattere. Bethan vedeva
lo sguardo di Linalee sfuggire pericolosamente in quella direzione,
distraendola dalla propria battaglia.
-Lina, va’ da lui! Ci pensiamo noi qui!- gridò
Lavi, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Bethan. La
ragazza annuì e saettò verso il compagno. Bethan
si posizionò accanto a Lavi –riesci ad
imprigionarla, Lavi?- urlò. Il ragazzo annuì -ci
provo! Innocence, timbro di fuoco!- le fiamme avvolsero la Noah,
altissime e terribili.
---
Bethan fece due balzi indietro e tracciò un otto
nell’aria.
Era arrivato il momento.
“Innocence, dark matter, illusione combinata.
Fusione”
Il mondo attorno a lei si distorse e precipitò in una
dimensione grigiastra.
L’anima di Road Kamelot.
La Noah sarebbe rimasta bloccata fintanto che Bethan fosse riuscita a
restare là dentro senza farsi beccare.
Sembrava di essere immersi in un gigantesco banco di nebbia. Poi,
lentamente, affiorarono alcune memorie.
Le memorie di Road, prima di diventare una Noah. Bethan non si
soffermò sulla sua infanzia rubata, non stette a guardare
ciò che era scontato.
Cercava una cosa ben precisa.
Il Cuore Nero.
Come per l’innocence, anche la dark matter aveva un frammento
in grado di raccoglierli tutti, e lei era sicura che fosse Road ad
averlo: nessun altro Noah mostrava una gamma così vasta di
emozioni come faceva lei.
Se avesse distrutto il Cuore, tutta la dark matter sarebbe sparita.
Anche la sua. O almeno, così sperava. Era tutto un
gigantesco azzardo, ma non aveva tempo di calcolare niente.
Improvvisamente scorse di fronte a sé una siepe di spine
acuminate, sormontata da una miriade di candele affilatissime.
Sembravano stelle colorate su un cielo spento.
A quanto pareva era arrivata.
Si sedette, cercando la concentrazione. Doveva chiudere nel profondo di
sé ogni emozione estranea, ogni sentimento che potesse
renderla instabile, l’amore per Yu in primis.
Se Road si fosse accorta della sua presenza lì, sarebbero
stati guai.
Uniformare la propria anima a quel grigiore le fu difficilissimo:
l’angoscia, il dolore e la paura di quei momenti dovevano
essere eliminati alla radice, o sarebbe stata la sua fine. Se le difese
di Road l’avessero colpita, la sua anima sarebbe rimasta
intrappolata là per sempre, il suo corpo come un guscio
vuoto nel mondo esterno.
Ad un tratto, dopo un tempo che sperava ardentemente non fosse stato
troppo lungo, aprì gli occhi e guardò il suo
corpo: vide soltanto la nebbia grigia, come se al posto suo non vi
fosse niente.
Aveva fatto il primo passo.
Oltrepassò rapidamente la siepe e le candele, e si
trovò di fronte ad un palazzo enorme, costruito
completamente di pietra nera, pieno di guglie e pinnacoli.
Road ci sapeva fare con queste cose, doveva ammetterlo.
Spinse il portone ed entrò.
Note dell'autrice:
Si, lo so che vi sto facendo soffrire, ma sono gli ultimi capitoli,
quindi un po' devo tirarmela :P
Scusate ma sono reduce da una nottata all'addiaccio causa
impossibilità di tornare a casa per la neve... non ho molta
testa per scrivere qualcosa a proposito del capitolo, però
volevo postarlo prima di crollare :)
Grazie mille a Hellie
e Sherly
per i commenti (^_____^)... vi saluto, sto reggendo l'anima con i denti
T___T
I love you all <3
Bethan
|
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Capitolo 17 *** Scioglimento ***
Kanda osservava impotente la battaglia svolgersi
sotto di lui.
Le fiamme di Lavi resistevano, stavano tenendo imprigionata Road
decisamente a lungo, ma sospettava che c’entrasse anche
l’intervento di Bethan che giaceva seduta a terra, immobile,
gli occhi spalancati.
Occhi dorati e ali nere.
-Ti prego, non morire…- sussurrò. La barriera
attorno a lui era sempre attiva, e non cedeva neppure sotto i colpi del
Conte che talvolta la raggiungevano.
Odiava sentirsi così impotente.
Odiava pensare che fossero lì per lui.
Eppure, per cos’altro avrebbero potuto essere lì,
quello che lui si era sempre rifiutato di chiamare compagni, e che ora
stavano rischiando tutto per salvargli la vita?
-Linalee, va’ via di qui!- il grido di Allen la raggiunse
mentre schivava un fendente della spada del Conte.
Un altro attacco la colpì improvvisamente alla schiena,
facendola precipitare al suolo.
-Linalee!-
-Non farti distrarre da quella ragazzina, o mio diletto-
canticchiò il Conte –sono io il tuo avversario. A
lei ci penseranno gli altri- Allen vide i Noah entrare tutti assieme
nella sala.
Non ce l’avrebbero fatta, mai.
-Linalee, scappa! Va’ via!- gridò con tutta la
forza che aveva in corpo, mentre vedeva i nemici avventarsi su di lei.
Sentì il Quattordicesimo acquisire potere, attratto dalla
riunione della sua famiglia, ma si lanciò lo stesso verso
Linalee più velocemente possibile.
La raggiunse prima dei Noah, ma se li trovò tutti addosso.
“E’ finita” pensò.
---
Il terreno tremolò leggermente. Bethan si
immobilizzò all’istante: fuori le cose stavano
andando male. Doveva sbrigarsi.
Il pavimento, le pareti, il soffitto del castello avevano la stessa
identica trama a scacchi bianchi e neri, e le tende che partivano dal
soffitto e strusciavano fino a terra erano color rosso sangue.
“La signorina Kamelot non si smentisce
mai…” pensò sarcastica, avanzando fino
ad arrivare nel bel mezzo del salone.
Di fronte a lei c’erano tre scalinate.
In cima a quella di destra c’era l’immagine di Yu,
fermo, in piedi. Bethan distolse immediatamente lo sguardo.
Era quella dell’ “amore”. Non poteva
sceglierla.
Si era fatta una vaga idea di come dovesse essere composto quel luogo:
era una sorta di labirinto fra i ricordi dell’anima di Road e
della propria mescolati assieme. Stava a lei arrivare alla cassaforte.
Nella scala di sinistra, stava l’immagine di una bambina
dagli ispidi capelli neri, con una grossa croce incisa in mezzo alla
fronte, che teneva in mano uno scrigno dorato.
Decisamente troppo facile.
Si diresse verso la scalinata centrale, e vide lentamente comparire
l’immagine di Miranda che la fissava sorridendo.
La “famiglia”. Aveva fatto centro.
Oltrepassò la figura e spalancò il portone,
inoltrandosi più a fondo nel castello e nel cuore di Road.
Dopo un’altra serie di saloni, stanzette e sgabuzzini,
spalancò l’ennesima porta.
Si ritrovò nella propria stanza, come se fosse ancora
all’Ordine. Osservò attentamente ogni particolare,
con calma, restando concentrata per non divenire visibile alle difese
di Road.
A passi lenti, si diresse alla finestra.
Sentì bussare alla porta, ma neppure la finta voce di Yu
riuscì a distoglierla dallo spettacolo che aveva di fronte.
Come se non vi stesse partecipando lei stessa, vide la battaglia che
imperversava nelle segrete del castello del Conte.
Vide Yu ancora incatenato alla parete, che seguiva il combattimento, ma
che perlopiù fissava lei.
Vide Lavi che cercava con tutte le sue forze di trattenere Road il
tempo necessario perché lei trovasse il Cuore Nero.
Vide Allen proteggere Linalee dagli attacchi dei Noah.
E la sua barriera circondava soltanto Yu.
“Road, maledetta” pensò.
L’aveva fregata.
La “scelta” proprio non se l’aspettava.
Rimase immobile a fissare fuori dalla finestra.
“Che devo fare? Che cosa devo fare?”
pensò disperata.
Usami.
La voce rimbombò dentro di lei, sconosciuta.
-Chi c’è?- gridò, cercando di non farsi
prendere dal panico. Road l’avrebbe scoperta.
Sono il tuo cuore,
Bethan. Sono l’opposto di ciò che stai cercando.
Usami, e non sarai costretta a scegliere.
Bethan spalancò gli occhi, incredula.
Aveva il Cuore.
La sua innocence era il frammento capace di raccoglierli tutti.
-Qual è il prezzo?- sussurrò.
Dovrai donarmi, presto o
tardi. La stessa persona può usufruire del mio potere solo
una volta.
La ragazza annuì, sicura.
Una volta distrutto il Cuore Nero, non ci sarebbero stati problemi a
rimanere senza innocence. O almeno, così sperava, ma non era
il momento di farsi venire dubbi.
-Va bene- sussurrò.
---
Fu un lampo, e i Noah volarono all’indietro, respinti da una
specie di scudo invisibile che si allargava attorno a Linalee, Lavi e
Bethan.
Kanda spalancò gli occhi: Bethan doveva aver spostato la
barriera su di loro, non c’era altra spiegazione.
-Linalee! Stai bene?- Allen la afferrò per le spalle e la
girò. Linalee si rialzò a fatica –sto
bene, ho solo preso una bella botta- poi fissò la superficie
rilucente –questo scudo non è di Bethan-
sussurrò. L’albino temette che avesse battuto la
testa troppo forte –che intendi dire?-
-Il suo scudo è ancora attivo attorno a Kanda. Guarda-
indicò il ragazzo che continuava a non subire neppure uno
degli attacchi dei Noah, protetto da una barriera violetta.
Allen distolse lo sguardo e fissò il Conte.
-Linalee, devo andare. Rimani qua sotto- disse. Poi saltò
fuori dalla barriera, che si richiuse dietro di lui.
A niente valsero le urla della ragazza. Allen evocò
l’innocence, e con la sua spada si pose davanti al Conte.
Se Linalee fosse rimasta al sicuro dentro la barriera, di chiunque
fosse, non avrebbe dovuto preoccuparsi di proteggerla.
-Hai deciso, Allen Walker?- sibilò quello. Gli rispose un
cenno d’assenso, e il combattimento vero e proprio
cominciò.
“Non è possibile…” Kanda
fissava sbalordito gli attacchi dei Noah infrangersi contro le barriere
che circondavano lui e Linalee. Anche Lavi e Bethan erano compresi
nella seconda barriera, e i nemici si stavano disorientando sempre di
più.
“Che diamine sta succedendo?”
---
-Così stai infrangendo le regole. Devi scegliere- la voce di
Road arrivò alle sue spalle. Finalmente si era mostrata.
-Oh, ma io ho già scelto, Road Kamelot- mormorò
con un sorriso compiaciuto sul volto. Sentì
l’evocazione sforzarsi oltre ogni suo limite, ma la mantenne.
“Manca poco. Coraggio” pensò.
Si girò verso l’immagine della Noah che le stava
di fronte: era una semplice ragazzina, senza alcun segno in volto, con
un’espressione leggermente contrariata.
Indossava un abito bianco, e teneva fra le mani uno scrigno dorato.
-Sai, io e te siamo simili- esordì Bethan. Le rispose uno
sguardo incuriosito.
-Non sei l’unica a odiare tutto questo- continuò,
facendo un cenno ampio col braccio –anch’io mi sono
sempre chiesta come sarebbe stato essere libera, avere una vita
normale- mormorò, abbassando gli occhi.
-E come immagini che sia?- Road la stava fissando con gli occhi
sgranati.
-Non ne ho idea, Road. A quelli come noi non è permessa
un’esistenza normale- disse. La Noah annuì
–hai ragione. Che cosa ci fai qui?- chiese poi.
Incredibile come la sua vera anima fosse differente da ciò
che mostrava. Sotto quanti strati d’odio era sepolta quella
bambina?
-Sono venuta per cercare di porre fine a tutto questo- disse, prendendo
un respiro profondo –se me lo permetterai-
-Hai bisogno di me?- la voce della bambina si era fatta più
lieve, priva di quella nota sadica che Bethan le aveva sempre sentito.
-Si- rispose, indicando lo scrigno –ho bisogno di quello.
Puoi darmelo, Road?- la bimba se lo strinse istintivamente al petto
–è una cosa preziosa!- esclamò,
scuotendo la testa –potresti romperla!-
-E’ quello che voglio fare. Sai, ne esistono di molto
più preziose- sorrise, ma non si avvicinò a lei.
Era essenziale che Road non si sentisse minacciata, ma che le desse lo
scrigno di propria volontà, altrimenti le difese si
sarebbero attivate.
-Dimmene qualcuna- ordinò infantile.
-Quella che tu tieni stretta contiene una cosa malvagia.
Distruggendola, dai suoi frammenti se ne creeranno altre molto
più belle. Potresti avere la vita, Road, quella vita che
desideri avere- parlava lentamente, sorridendo, ma sempre immobile al
suo posto. Road mosse un passo –se io ti do questa-
iniziò, esitante –poi sarò libera?-
quegli occhi profondi si piantarono nei suoi. Bethan vide la speranza
nascosta in quello sguardo, e capì che non erano solo gli
esorcisti a soffrire. Erano tutti vittime allo stesso modo.
Era anche per la libertà di altri che doveva tentare, si
disse.
-Si, Road. Libererai te stessa e tutti noi- concluse Bethan. Adesso non
poteva che aspettare di scoprire se le sue parole avessero sortito
qualche effetto.
Vide le braccia della bambina tendersi di fronte a lei, reggendo lo
scrigno.
-Prendilo. Ma dammi quello in cambio- disse indicando il ciondolo che
pendeva sul petto di Bethan.
-E’ un ricordo. Non preferisci qualcos’altro?-
-Una cosa preziosa per uno, altrimenti non ti do niente-
Bethan annuì, facendosi forza. Le porse il ciondolo e Road
se lo mise al collo, la pietra blu che mandava riflessi dorati. La
bambina le porse lo scrigno, e fra le mani di Bethan comparvero due
spade, una bianca e l’altra nera.
-Perdonami, Road. Soffriremo, ma poi saremo libere entrambe-
mormorò. Con un movimento rapido trafisse lo scrigno
trasversalmente, poi lo tagliò bruscamente a metà.
Caddero a terra pezzi di legno, e un cuore annerito spezzato
esattamente al centro.
Il terreno iniziò a tremare, le pareti si accartocciarono su
loro stesse.
Bethan strinse a sé la bambina che gridava, terrorizzata
–andrà tutto bene, Road! Ci sono io qui con te,
andrà tutto bene!- gridò.
Un calore infernale le avvolse, sciogliendo ogni cosa attorno a loro.
La ragazza vide le fiamme arancioni danzarle di fronte,
avvertì il pavimento duro sotto i propri piedi, e
capì di essere fuori.
---
Successe tutto in un lampo.
Prima i Noah li stavano attaccando senza pietà, cercando di
infrangere le barriere, poi erano caduti a terra come bambole rotte,
scomposti.
-Lavi, fermati!- l’urlo di Bethan risuonò per
tutto il salone, e il ragazzo cessò immediatamente
l’invocazione. Bethan si alzò di scatto e
afferrò Road al volo, prima che cadesse.
Il Conte si fermò sgomento, nel bel mezzo della battaglia, e
Allen lo trafisse al petto con la propria spada, poco prima di piombare
al suolo inerme.
Bethan si girò faticosamente in direzione di Yu e lo
guardò negli occhi, poi si accasciò, immobile.
Nella sala scese il silenzio.
Le catene che lo tenevano legato si dissolsero improvvisamente,
facendolo piombare a terra. Sbattè violentemente un braccio,
ma non se ne curò e scattò verso Bethan: la
ragazza sembrava addormentata, ma il suo volto era gelido e coperto di
simboli anneriti.
-Bethan, ti prego, svegliati…- sussurrò, ma i
suoi occhi rimasero chiusi. Sentì le lacrime salirgli agli
occhi, sentì quel nodo decidere prepotentemente da che parte
andare, e non riuscì più a trattenerlo. Si
nascose dietro ai lunghi capelli corvini, mentre gocce calde
scivolavano dal suo viso su quello di Bethan.
Lontano da lì, in un punto imprecisato dietro le sue spalle,
sentì i singhiozzi di Linalee che scuoteva invano il corpo
di Allen. Qualsiasi cosa Bethan avesse fatto, aveva messo ko tutti i
Noah in un colpo solo.
Attraverso il velo di lacrime, vide una mano sottile posarsi sulla
guancia della ragazza.
-Tu!- gridò, scostando bruscamente il corpo di Bethan dalle
dita di Road –che cosa le hai fatto? Maledetta!- ma la Noah
non sembrò averlo notato. Guardava il viso di Bethan con
un’espressione triste. Fra le mani stringeva il ciondolo
della ragazza –avevi detto che saremmo state entrambe libere-
mormorò assorta –ma tu non ti muovi
più- iniziò a piangere piano. Kanda la
fissò sbalordito mettere al collo di Bethan la catena
argentata e cominciare a svanire lentamente.
Il viso della ragazza riacquistò colore, i simboli sparirono
e i suoi occhi si spalancarono all’improvviso.
-Road, no! Che hai fatto?- gridò, voltandosi verso la
bambina che stava diventando sempre meno visibile. Quella le rispose
con un sorriso –ho trovato una cosa più preziosa,
e così tutta la mia famiglia. Voler bene a qualcuno
è più divertente che odiare- le lacrime
iniziarono a scorrere sul volto di Bethan –per favore,
aspetta- sussurrò –puoi ancora salvarti, puoi
ancora vivere…- ma Road scosse la testa –ho
vissuto fin troppo a lungo. Adesso tocca a te, Bethan. Addio-
svanì definitivamente, come uno sbuffo di fumo.
La ragazza nascose il volto fra le braccia, singhiozzando.
-Bethan, Allen non si muove- la voce di Lavi la riscosse. Nonostante
avesse vinto, sentiva un peso enorme opprimerle il petto.
Ma c’era ancora una cosa che doveva fare.
Avanzò faticosamente verso il corpo del ragazzo, incurante
di Yu che le camminava al fianco. Era troppo devastata per pensare.
Crollò accanto a Linalee e le scostò gentilmente
le mani dal volto del giovane.
Sospirò profondamente. Cosa ne sarebbe stato di lei? Per
quanto ne sapeva, la dark matter poteva ancora essere nel suo corpo.
Cosa sarebbe successo se l'innocence fosse svanita?
E’ il momento,
Bethan. Fidati.
Guardò il volto immobile di Allen.
Doveva tentare.
“Innocence. Trasferimento”
Sentì come se una parte del proprio cuore le venisse
strappata via a forza. Una sfera bianca le comparve fra le mani, e
tracciando simboli nell’aria, simboli che non sapeva neppure
di conoscere, la pigiò dentro il corpo del ragazzo, che
riprese di botto a respirare.
-Allen!- il grido di gioia di Linalee sembrò rompere la
bolla di tensione in cui tutti erano stati fino a quel momento, seguito
dall’esclamazione dell’albino –cavolo,
ragazzi, ma che è successo? Sto morendo di fame!-
Bethan cadde a sedere, sospirando. Allen stava bene, lei stava bene.
Era come se dark matter e innocence fossero sparite di botto, lasciando
un gran vuoto pronto solo per essere riempito.
-Abbiamo vinto, Allen. Niente più dark matter, niente
più Conte. E il cuore dell’innocence è
dentro di te, adesso- disse. Tutti si voltarono a guardarla sbalorditi.
-Bethan, ma tu…- la ragazza prevenne il sussurro di Lavi con
un cenno affermativo del capo –si. Io avevo il Cuore.
L’ho scoperto mentre ero nell’anima di Road,
è come se mi avesse parlato. Se lo avessi scoperto prima,
non ci sarebbe stato bisogno di tutto questo…- la voglia di
piangere le soffocò la voce in gola.
Linalee la abbracciò –Bethan, ci hai salvati
tutti. Hai distrutto la dark matter, e hai dato ad Allen la
possibilità di uccidere il Conte. Non hai niente di cui
scusarti- disse. Bethan avvertì altre braccia stringersi
attorno a lei, e in quel groviglio si ritrovò davanti al
viso di Yu.
Gli sorrise, nient’altro. Per le parole ci sarebbe stato
tempo più tardi.
Note dell'Autrice:
ç______________ç oddio che tristezza! (*piange
come una fontana*) se penso che manca così poco alla fine mi
viene voglia di aggiornare fra un paio di mesi! T__T
Spero non me ne vogliate per la redenzione di Road, ma anche lei
è uno dei miei personaggi preferiti e non volevo farla
finire male come gli altri Noah.
Non ho dato molto spazio al combattimento vero e proprio
perchè mi sembrava di allungare troppo, e perchè
poi ero così assorbita da quello che stava facendo Bethan da
non riuscire proprio a concentrarmi su altro! A dire il vero avevo
pensato di darlo a Lavi, il Cuore, però poi la storia si
è evoluta in questo modo e avrebbe avuto poco senso...
insomma, mi sono incartata XD
Spero che vi sia piaciuto ;) il prossimo sarà l'ultimo,
rimando i ringraziamenti a quello ^^
Grazie a Hellie
e a Sherly
per le recensioni, ora che stanno tutti bene potete tirare un
gigantesco sospiro di sollievo e prepararvi per la botta di
romanticismo finale!
Un bacio a tutti e buone feste! <3
Bethan
|
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Capitolo 18 *** Terra ed Acqua ***
Li avevano accolti come eroi. Avevano spulciato
Allen e Bethan fino allo sfinimento per trovare conferma del fatto che
nei loro corpi non vi era più traccia né del
Quattordicesimo, né della dark matter.
Avevano seguito le indicazioni di Bethan per arrivare fino al covo del
Conte, e lì avevano trovato tutti gli esorcisti scomparsi
negli ultimi tre anni, generale Cross compreso.
Avevano dato feste, banchetti, cerimonie in loro onore.
Ma a Bethan tutto questo non importava.
Certo, era felice che fosse finita, ma il suo capitolo non si era
ancora concluso.
Conclusi i tre giorni in cui fu rapita assieme ad Allen dalla sezione
scientifica, la prima cosa che fece fu fiondarsi in camera di Yu.
Lo trovò addormentato, i capelli sciolti, il volto disteso.
Sul suo petto spiccavano le cicatrici lasciate da Road, e non vi era
più nessuna traccia del tatuaggio: quando Allen aveva
consegnato il cuore ad Hebraska, ogni frammento di innocence era andato
al proprio posto.
Bethan cercò di fare meno rumore possibile, ma
quant’era difficile senza l’innocence!
Ironico, pensò: l’aveva sempre odiata per motivi
importanti e adesso la rimpiangeva per motivi futili.
Si sedette sul bordo del letto e scostò una ciocca di
capelli dal viso del giapponese. Gli occhi blu si spalancarono
–ti ho sentita da un chilometro- sbuffò, tirandosi
a sedere con una smorfia di dolore.
-Ti fanno ancora male?- la mano di Bethan si posò su uno
squarcio non ancora rimarginato sul fianco sinistro di Kanda. Lui fece
un cenno brusco col capo –niente di insopportabile. Cosa ti
hanno detto alla scientifica?- chiese. Bethan sorrise –a
quanto pare, nel mio corpo non c’è più
traccia né di innocence, né di dark matter. Tutti
hanno convenuto che Road mi abbia donato la vita che non ha mai avuto-
proseguì con un sorriso triste –ma francamente non
ho voglia di rimuginare su queste cose. Non adesso-
Yu annuì senza dire niente.
-Non mi sembra vero che sia finita- mormorò lei con un
sorriso malinconico –credevo che la mia vita sarebbe
terminata come parte di questa organizzazione, distrutta dal Conte o da
qualhe akuma, e invece mi ritrovo a doverla ancora vivere tutta-
sospirò, troncando la frase di botto.
Non voleva ammettere che aveva paura di rimanere sola. Adesso che tutto
era finito, Yu avrebbe potuto benissimo scegliere di starsene per conto
proprio, soprattutto dopo quello che era successo, e lei non avrebbe
potuto far niente per fermarlo. Adesso lo capiva.
Sussultò quando sentì le dita del giapponese
sfiorarle la benda che le circondava il fianco, visibile da sotto la
casacca. Si schernì sorridendo –con tutto quel
casino si era pure riaperta- sospirò –che fatica,
senza l’innocence!-.
In un attimo si ritrovò stretta fra le braccia di Yu
così forte che le mancò il fiato.
Ricambiò l’abbraccio aggrappandosi alle sue spalle.
Rimasero immobili in quella posizione per un tempo indefinito,
finchè Bethan non si decise e prese il coraggio a quattro
mani.
Non potevano rimandare oltre, o si sarebbero persi per sempre, e lei
non poteva permettere che succedesse senza far niente per evitarlo.
Si distanziò lievemente, poi gli prese il volto fra le mani
e lo fissò negli occhi.
Pensò alla paura che aveva avuto di non poter vedere mai
più quel blu profondo come il mare di notte.
Le venne in mente una vecchia frase letta in un libro.
“Dopo
l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare,
non mi è stato più possibile vedere, pensare,
vivere come prima”.
Per lei era stato così: non poteva neppure immaginare come
sarebbe stato vivere una vita intera senza di lui.
Prese fiato.
-Yu, cosa facciamo adesso?- mormorò.
Dopo una vita passata a porsi domande, non avrebbe mai pensato di
trovarsi ad aver paura di una risposta.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi.
Da quando erano usciti da quel posto, non aveva più pensato
a cosa avrebbe fatto dopo, quando all’euforia momentanea
sarebbe subentrato lo smarrimento di una vita intera da smaltire.
Si era chiesto cosa avrebbe voluto fare, ma nella sua mente non aveva
trovato altro che lei. In ogni luogo pensasse di andare, qualsiasi cosa
pensasse di fare, lei era sempre presente, come una costante silenziosa
ma impossibile da ignorare.
Fissò i suoi occhi, sereni ma al tempo stesso ansiosi. Era
un’espressione che ancora non le aveva visto.
Aprì la bocca un paio di volte, ma entrambe le volte la
richiuse.
“Ci sono cose per cui la nostra voce si rifiuta di
funzionare, Yu Kanda”.
Le sue parole gli tornarono in mente; adesso capiva quanto avesse
ragione.
Non aveva idea di come avrebbe condotto la sua vita, ma sapeva di
volerla al suo fianco. Era l’unica certezza che aveva.
-Io… non vorrei che finisse qui, Yu-
La voce di Bethan gli arrivò come da molto lontano. Vide che
lei lo stava ancora guardando.
-Neppure io lo voglio- mormorò –ma tu sei sicura?-
Lei lo fissò con uno sguardo smarrito –lo sono.
Perché me lo chiedi?-
Yu prese fiato. Doveva togliersi quel peso dallo stomaco, o non sarebbe
mai riuscito ad andare avanti.
-Ti ho quasi uccisa, Bethan- la voce gli uscì in un
sussurro. Se pensava a quanto cìera andato vicino si sentiva
ancora stringere lo stomaco.
Bethan sorrise –non sei stato tu. E’ stata Road,
è stata la dark matter- si corresse. Aveva iniziato a
prestare molta più attenzione al modo in cui parlava dei
Noah, dopo essere stata nell’anima di Road.
Guardò quel sorriso, libero da tutto ciò che
l’aveva semore oppresso, libero dalla dark matter e
dall’innocence, e avrebbe voluto che fosse solo per lui. Lo
disse, con una tristezza infinita nella voce.
Una mano gli sfiorò la guancia in una carezza –ma
è solo per te, Yu. E anch’io lo sono, se lo vuoi-
distolse lo sguardo, imbarazzata dalle proprie parole.
Avvertì il bisogno di stringerla, di starle vicino, di
averla vicino.
Rinunciare a lei non era una scelta possibile. Appoggiò la
testa sulla sua spalla.
-Non posso pensare ad un’altra vita senza di te. Ma non so se
posso riuscirci- concluse. Si staccò da lei e ne
studiò l’espressione.
Non era stupita, solo triste.
-Riuscire a far cosa, Yu?-
-A superare quello che ti ho fatto- mormorò. Bethan
annuì –pensaci. Hai tempo- disse, sgusciando via
dalle sue braccia e camminando lentamente verso la porta. Si
soffermò un istante prima di uscire.
-Comunque, io parlavo sul serio- sussurrò, poi vide la
domanda nei suoi occhi –prima che uscissi dalla barriera.
Dicevo sul serio- uscì e si richiuse la porta dietro le
spalle.
Yu fissò il blocco di legno per svariati minuti, dandosi
migliaia di epiteti uno più sgradevole dell’altro.
Non era cambiato niente. Tutto ciò che riguardava i
sentimenti continuava a rimanergli perfettamente oscuro.
---
Il sole splendeva sulla torre dell’Ordine, e le campane
suonavano a festa.
La sala grande era addobbata con nastri e fiori bianchi, il lampadario
scintillava in ogni sua candela, appeso al soffitto.
Miranda fece il suo ingresso nella navata, fiancheggiata da Bethan.
Indossava un vestito bianco e lucente, con un lungo strascico, e il
velo le copriva il volto arrivando quasi fino a terra.
Chiunque l’avesse conosciuta prima che entrasse
all’Ordine, non vi avrebbe mai ritrovato
l’impacciata, incapace Miranda che era abituato a vedere.
Bethan prese posto accanto all’altare, dal lato opposto di
Yu. Gli sorrise, sbirciandolo per un momento, poi tornò a
prestare attenzione alla cerimonia.
Lui, invece, continuò a guardarla. Una decisione sempre
più azzardata, sempre più da aspirante suicida e
sempre più allettante si stava facendo strada nella sua
mente.
Komui pronunciò la formula dell’unione, e i due si
scambiarono le fedi che i testimoni porsero loro.
Era il momento adatto: Bethan era davanti a lui, la mano a pochi
centimetri dalla sua.
Adesso o mai più, pensò col cuore in gola.
Gli applausi appena nati si smorzarono immediatamente quando si
schiarì la voce. Bethan gli lanciò una tale
occhiataccia da far accagliare il latte appena munto, ma la sua
espressione mutò quando le prese la mano.
Tutta la sala trattenne il respiro mentre Kanda, il testardo, acido,
orgoglioso, bastardo Kanda, chinava un ginocchio a terra davanti a lei
e le infilava al dito un cerchietto chiaro con una pietra blu che
sfavillava nel mezzo.
-Ti prego- sussurrò soltanto, guardandola negli occhi.
Bethan scoppiò a piangere e a ridere insieme e gli
saltò al collo, stringendolo forte.
Tutti i presenti iniziarono ad applaudire, e nella sala esplose un
boato che fece tremare le pareti.
-Ti amo, Bethan. E’ questa l’unica cosa che conta-
le sussurrò all’orecchio, infilando una mano fra i
suoi capelli e attirandola a sé.
Miranda lanciò il bouquet, che finì dritto fra le
braccia di Linalee, rossa come un ravanello. Allen le mise un braccio
attorno alla vita, e miracolosamente Komui non lo minacciò
di morte.
Il sole inondava la sala, filtrando attraverso le ampie vetrate.
Per il buio non c’era spazio, quel giorno, e tutti loro,
dentro se stessi, giurarono che avrebbero fatto in modo che non ve ne
fosse più.
---
-Allora? Avete deciso cosa fare?- Miranda si accarezzava il pancione,
mentre assieme a Bethan si godeva gli ultimi raggi di sole autunnale
seduta ai piedi di un grosso albero.
-Yu vuole tornare in Giappone per un po’, e io penso di
seguirlo- disse lei, tormentando un filo d’erba
–non ho nessun posto in cui tornare, quindi vedrò
di crearmene uno- sorrise, appoggiando un mano sulla pancia di Miranda
–ma non ci schioderemo di qui finchè non
sarà nata. A proposito, e il nome?- chiese.
L’altra sorrise –potrà sembrarti strano,
ma dopo tutto quello che ci hai raccontato pensavamo di chiamarla Road.
Cosa ne pensi?- la fissò titubante, ma Bethan fece un gran
sorriso –mi sembra un’ottima idea. Cercate di farla
venir su un po’ più docile della precedente,
però!- ridacchiò, ma tornò subito
seria –sai, quando ci penso mi chiedo se non avrei potuto
salvarla, in qualche modo. Alla fine è stata lei a salvare
me- mormorò. Miranda le strinse affettuosamente una mano
–è stata una sua scelta- disse –nel
profondo del cuore doveva volerlo davvero, o non l’avrebbe
mai fatto- Bethan annuì pensierosa.
-Voi cosa pensate di fare, poi?- chiese.
-I genitori di Marie vivono in Inghilterra. Andremo a vivere
là per un po’- un sorriso triste le si accese sul
volto –mi sa che non riusciremo a vederci spesso…-
mormorò, ma Bethan la abbracciò ridacchiando
–questo dipenderà solo ed esclusivamente da quanto
a lungo riuscirò a sopportare la soba!- esclamò,
facedola scoppiare a ridere.
-In ogni caso, ci aspetta ancora un matrimonio, te ne sei scordata?-
Miranda cercò di frenare l’accesso di risa e
annuì –per quando è previsto?- chiese.
-Per quando nascerà Road. Vorrebbero che ci fosse anche lei-
rispose Bethan sorridendo –Allen e Linalee. Una coppia ovvia-
ridacchiò –li ho sempre visti insieme, fin dal
primo giorno- Miranda non potè far altro che assentire, e
così continuarono chiacchierando.
L’orizzonte si tinse d’arancio, mentre si avviavano
verso l’entrata. Marie le stava aspettando lì,
ansioso come non mai. Bethan fece una finta smorfia di sopportazione
–santo cielo, Mir! Ti ho solo fatto fare una passeggiata, non
una corsa ad ostacoli!- Miranda rise.
-Ehi, che avete da ridere?- Marie avanzava verso di loro, che
ridacchiarono ancora più forte.
Si salutarono contente.
---
-Lavi?- Allen si avvicinò al rosso che guardava il tramonto
dalla sommità della torre. Il vento gli scompigliava i
capelli.
-Mh?- fece quello, distogliendo appena lo sguardo –che
c’è?- l’altro si sedette accanto a lui.
-Aspetterai almeno il matrimonio, prima di partire?-
domandò, girandosi a guardarlo. Lavi gli lanciò
un’occhiata stupita –ma certo che
aspetterò il matrimonio! E poi, chi ti ha detto che voglio
partire, scusa?-
Allen sospirò –Lavi, ormai ci conosciamo da anni.
Non riesci più a ingannarmi, te lo leggo negli occhi- disse.
Il rosso scosse la testa –incredibile. Sei sempre sembrato
più saggio di me pur essendo più piccolo.
Sarà per via di questi capelli bianchi, lo chiamano
invecchiamento precoce- scherzò. Allen gli fece una
linguaccia.
-Riuscirai a dimenticarla?- chiese. Nonostante Lavi si fosse arreso,
non c’erano dubbi sul fatto che per lui Bethan rimanesse una
persona speciale. Era stato per lei che aveva scoperto di non poter
chiudere fuori le emozioni.
-Dovrò farlo, prima o poi. Non sono così
disperato, tranquillo- strizzò l’unico occhio
verde smeraldo –ho solo bisogno di viaggiare un
po’, per capire cosa voglio fare- disse
–avrò tutto il tempo di riprendermi. Una vita
è lunga- mormorò, tornando a guardare
l’ultimo bagliore rossastro del sole che scompariva.
Allen non disse più niente.
---
Sentì bussare piano alla porta.
-Posso?- Bethan osservava con sguardo critico tutto il marasma sparso
in mezzo alla sua stanza, mentre cercava di preparare qualcosa di
almeno grossolanamente simile ad una valigia.
-Ma dove la tenevi tutta questa roba, Yu? La tua stanza sembrava sempre
vuota!- esclamò, raccogliendo una pila di magliette e
piegandole in maniera impeccabile.
Una volta che ebbero finito e la camera fu tornata ad un aspetto quasi
vivibile, Bethan si buttò sul letto, soddisfatta.
-Come sta Miranda?- chiese lui, sedendosi.
-Oh, lei sta benissimo, ma Marie è ansioso
all’ennesima potenza!- ridacchiò.
-Non dirlo a me- sbuffò Yu –credo che pensi che tu
la porti a scalare sequoie o roba del genere- Bethan scoppiò
a ridere, e lui si sentì arrossire.
Continuava a detestare quella sensazione, ma era abituale quando stava
con lei.
-Sai, non vedo l’ora di partire- disse lei ad un tratto,
guardando il sole che calava piano all’orizzonte.
-Sul serio?-
Annuì –si. Non sai quante volte negli ultimi mesi
sono arrivata a sognare una cosa simile- mormorò. Kanda
sospirò, mettendole un braccio attorno alle spalle e
tirandola a sé.
-Anch’io- disse. Lei lo guardò in silenzio.
-Pensavo che avrei trascorso la mia esistenza come ho sempre fatto. Da
solo- continuò, assorto –ma adesso sarebbe peggio
che morire- Bethan si girò nel suo abbraccio, appoggiando la
testa contro il suo petto.
Sarebbe una bugia dire che rimasero immobili come sculture,
perché entrambi avevano eliminato ghiaccio e pietra dai loro
cuori. Si cercarono, così come si cerca chi per lungo tempo
ha vissuto su una linea retta, senza mai incrociare
nient’altro.
Si cercarono come la terra cerca l’acqua, per far crescere le
rarici dei propri figli; si cercarono come l’acqua cerca la
terra, per trovare un appiglio a cui aggrapparsi.
Fine.
Note dell'Autrice:
Oddio, oddio, oddio.
Non ci credo. E' finita davvero.
T______________________________________________T
Non pensavo potessi deprimermi in questa maniera
ç______ç
Grazie a tutti coloro che hanno letto, seguito e commentato la mia
fanfiction, spero davvero che vi sia piaciuta... è quanto di
più lungo io abbia mai scritto finora, sebbene i capitoli
sembrassero corti, in tutto sono 90 pagine!
Tornerò presto con altri esperimenti deliranti, ma a questa
storia ci tenevo particolarmente, perchè mi sono proprio
affezionata ai personaggi così come li ho descritti... mi ha
preso un po' di mesi, quindi pure il tempo per pensarci non
è mancato.
Ancora grazie a tutti, anche a chi la leggerà, i commenti
saranno sempre ben accetti ^^
Un bacio enorme *_______*
Un ringraziamento in particolare a Hellie_
(che mi ha pure dedicato una ff ç__ç <3) e
a Sherly,
mie accanite sostenitrici *____*
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