Verità svelate

di FeyM
(/viewuser.php?uid=110299)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un segreto non più mantenibile ***
Capitolo 2: *** Il nuovo mondo ***
Capitolo 3: *** Un castello di racconti ***
Capitolo 4: *** Tempo di chiarimenti ***
Capitolo 5: *** Avvertimenti d'amara abitudine ***
Capitolo 6: *** Confessione ***
Capitolo 7: *** Un amore reciprocamente incompreso ***
Capitolo 8: *** Pericolo al varco del tempo ***
Capitolo 9: *** Attacco senza preavviso ***
Capitolo 10: *** Saluti ***



Capitolo 1
*** Un segreto non più mantenibile ***


Quella sera Daniel e Jodie non avevano apparecchiato la tavola per due, ma per cinque. Aspettavano infatti, l'arrivo del colonnello John Freeland con sua moglie Sylvia e il figlio piccolo Martin. Che piccolo lo era relativamente perché maggiorenne e appassionato di sport era tutt'altro che un ragazzino.

Una riunione di famiglia. Pensò Daniel.

Però anche nelle tavolate più disparate, anni prima, c'era sempre una persona che quella sera non si sarebbe presentata.

Ian... rammentò Daniel. L'amico fraterno era sempre stato presente alle cene di famiglia, ma da qualche anno non si era più presentato. Comprensibile data la difficoltà del viaggio di ritorno.

Ian, che starai facendo in questo momento? Molti pensieri gli frullavano in testa come uccelli impazziti. Sbuffò mettendo in tavola un piatto bianco adatto alle occasioni speciali.

-Daniel, che succede?- Jodie aveva smesso di muoversi per guardare il marito, evidentemente in pensiero.

-Non è niente, Jodie. Solo mi chiedo come faremo stavolta a dire ai miei genitori che Ian non si presenterà.- Non c'era bisogno di dire che Martin sapeva già tutto. Sapeva da molto tempo che il segreto che conservavano era tabù con i suoi genitori e aveva giurato di non parlarne ad anima viva se non con il fratello, Jodie e lo stesso Ian, quando lo avrebbe rivisto.

-Sono stanco di tutte queste menzogne.-

Jodie gli cinse le spalle e cercò di confortarlo:-Vedrai che riusciremo a risolvere tutto, in qualche modo. Hanno solo bisogno di tempo.- Era la solita frase che si ripetevano in occasioni come quelle per farsi forza e coprire Ian nel modo migliore, ma quella volta Daniel aveva la sensazione che non avrebbe funzionato.

-Hanno bisogno di tempo, è vero. Ma intanto considerano Ian un ingrato e lo trattano come se fosse il peggior traditore d'America.-

-Se fossi al loro posto penso che reagirei così anch'io, Daniel.- Il giovane la guardò sorpreso da quelle parole:-Cerca di capirli. Lo hanno accolto in casa quando era poco più di un ragazzo, lo hanno fatto diventare di famiglia e lui poi se ne è dovuto andare facendosi sentire sporadicamente e facendo dire a te dove si trovava.-

-Ma..- azzardò Daniel.

-Possibile che non capisci? Si sono sentiti rinnegati e respinti. Cosa avresti fatto se Ian fosse sparito all'improvviso senza dare più notizie e presentandosi sempre più sospettoso e sospettabile?- disse la giovane.

Daniel osservò il pavimento meditando su quella opzione impossibile e concluse:-Hai ragione. Mi sarei sentito tradito nel peggiore dei modi.-

Si scrollò le spalle per allontanare i brutti pensieri generati da quell'idea:- Finiamo di apparecchiare, o arriveranno con la tavola fatta a metà.-

-Io torno in cucina. Tua madre dovrebbe portare qualcosa, no?-

-Sì. Le sue miracolose patate arrosto. A volte penso che dovrebbe aprire un ristorante.-

-Vero. É una bravissima cuoca.-

Qualcosa di grosso e corpulento “tutto nervi” passò tra le gambe di Daniel facendolo quasi cadere.

-Skip! Via di qui! Torna in giardino e subito!- imprecò il giovane che aveva quasi fatto cadere il prezioso piatto che aveva in mano. Il grosso cane dovette fare dietrofront all'ordine del padrone per evitare un'altro grido molesto.

Poco dopo la sua uscita dalla porta abbaiò tutto eccitato. Le risate di Martin per i numeri di Skip raggiungevano la sala da pranzo facendosi più intensi mano a mano che Daniel si avvicinava alla porta. Quando la aprì vide la figura slanciata e leggermente ingrigita del padre.

-Buonasera, signor Freeland. Possiamo entrare o ci fa sostare tutti sulla porta?- ovviamente il temperamento da comando del padre non si era incrinato negli anni. Per fortuna quella volta era una delle sue battute alle mire del figlio per strappargli un sorriso.

Dietro di lui si notava appena la figura minuta e agitata della madre. Poi, nel prato, Martin si stava rotolando nell'erba con Skip riempiendo i capelli biondi di polvere.

Sembra un bambino, pensò Daniel.

-Oh, Martin! Non un'altra volta!- lo ammonì esasperata Sylvia.

-Tranquilla mamma, ci penso io.-disse Daniel mentre prendeva una grossa palla di gomma dall'aspetto di una groviera rotonda:-Qui Skip! Qui!- lo incitò Daniel. Il cane percorse il tratto che lo separava dall'intrigante gioco in pochi secondi afferrandolo e correndo in casa per non farselo rubare e lasciando Martin sul terreno che si rialzava dalla polvere.

-Dovrai lavarti di nuovo.- gli disse Sylvia:-Tu e le tue sciocche abitudini di infangarti in ogni dove. Non ti bastano le partite?-

-Dai mamma, non essere così dura.- Daniel guardava il fratello, divertito dal fatto che Martin non fosse cambiato per niente da quando lo aveva visto l'ultima volta.

-Entrate. Jodie ci sta aspettando dentro.-

-Ma che buon profumo.-disse Sylvia analizzando ogni odore da brava donna di casa quale era:-Chissà cosa avrà cucinato la tua Jodie per noi.-

-Qualcosa che si intona molto bene con le tue patate, tranquilla.- dovette dire con un sospiro.

Jodie apparve dalla cucina lentamente, il ventre ingrossato dal figlio di lei e di Daniel.

-Che piacere vedervi!- esordì con emozione. Ogni cena con la famiglia Freeland era sempre fonte di buoni rapporti.

La donna minuta si avvicinò alla ragazza e con un gesto delicato le tocco il ventre:-Ti trovo bene, Jodie. La gravidanza procede regolarmente?-

-Certo signora Freeland.- Jodie e Sylvia andavano d'amore e d'accordo. Quasi fossero madre e figlia.

-Molto bene. Per qualunque cosa non esitare a chiedere, d'accordo?- Sylvia stava come sempre facendo raccomandazioni sottintese su quanto fosse importante una certa cosa e su quanto potesse danneggiare un'altra.

-Non si deve preoccupare. Per ora siamo più che tranquilli.-

Il colonnello distolse le due donne dalla conversazione:-Forza. Non siamo venuti solo per chiacchierare.-

Quando furono nella cucina, Daniel servì i piatti al posto di Jodie, ma benché la ragazza avesse protestato più volte, sapeva che il marito lo faceva per non farla affaticare troppo.

Seduti tutti a tavola e dopo aver preso tutti una porzione delle patate di Sylvia cominciarono a parlare dei progressi di Martin nello sport, del lavoro dei due coniugi freschi di matrimonio della dannazione che Skip procurava loro e delle novità su varie cose come gli eventi speciali.

Un solo argomento era evitato da tutti. Il più spinoso che fosse mai stato affrontato dalla famiglia Freeland. Quella che faceva restare la sesta sedia a capotavola vuota e abbandonata. Ian.

Daniel vide che a poco a poco lo stesso pensiero passava nella mente di tutti. Chi con preoccupazione, chi con offesa e delusione.

John Freeland, alla fine, fece la domanda a cui Daniel non sapeva mai come rispondere:- Hai avuto più notizie di Ian?- Si erano fermati tutti di mangiare, aspettando una risposta da lui.

-No, ma credo sia in Francia a fare qualche tipo di lezione.- disse infine Daniel con cautela.

Dopo quella frase ricominciavano tutti a mangiare, ma quella volta doveva andare tutto maledettamente storto.

-Io non credo.- ammise il colonnello Freeland.

-Che intendi?- chiese Daniel stupito.

-Te lo spiego dopo. Prima finiamo di mangiare.-

Con aria corrucciata finirono i piatti velocemente e andarono tutti nel salotto.

-Che intendevi?- lo incoraggiò la moglie.

-Intendo che sto cominciando a pensare che Ian non sia dove noi pensiamo che possa essere.-

-Papà, te l'ho detto tante volte. Non lo troviamo perché è impegnato e quindi possiamo vederlo solo quando può venire.-

-Non mi riferivo a questo.- gli intimò il padre.

-E a cosa allora?- cercò di precederlo Daniel.

-Intendo che è ora che sappiate una cosa che ho taciuto per molti anni. Una cosa che riguarda l'incolumità di Ian e forse anche qualcos'altro.-

Daniel ebbe un tuffo nel cuore a quelle parole. Non può aver scoperto qualcosa. Abbiamo fatto più attenzione possibile ad ogni particolare. Non può esserci sfuggito niente. Cercò di dirsi il ragazzo in preda ad un muto panico.

-Ma che dici John?- Sylvia si stava agitando.

-Vi chiedo di fare attenzione e di scusarmi in anticipo perché questa doveva essere una bella serata e io la sto per trasformare in sospetto e in ansia per tutti voi.-

Daniel, Jodie e Martin si guardarono preoccupati, poi di comune accordo Daniel parlò per tutti:-Va bene, papà. Dicci cosa è successo.-

-Sembri così tranquillo. Non immagini nemmeno cosa mi è toccato vedere.- Cosa mai avrà visto che potrebbe farci inorridire più di quello a cui abbiamo già assistito? Pensò Daniel sulle spine.

-John, per l'amor del cielo, parla!- lo implorò Sylvia angosciata.

Il colonnello sembrò per la prima volta in difficoltà con le parole. Tacque per un momento, poi cercò di mantenere un ritmo stabile e senza interruzioni:-Quando ci fu l'incidente che provocarono i terroristi, quello che distrusse la camera di Daniel e buona parte del quartiere,  Ian fu ricoverato per quella ferita all'addome, i medici mi presero in disparte e mi dissero che aveva una ventina di cicatrici o forse più dietro la schiena vecchie di qualche mese. Me le hanno fatte vedere e non posso essermi sbagliato mentre facevo le mie conclusioni. Quelli erano segni di frusta.- Sylvia sobbalzò violentemente dal divano come se fosse stata percorsa da una corrente elettrica.

I tre giovani si rilassarono un poco. Per ora la cosa pendeva solo sulla reputazione di Ian e non poteva danneggiare la vita che si era faticosamente costruito nell’”altra parte”.

-Non ho idea di come se li sia procurati, ma deve essere stato quando era in Francia. Questo è sicuro.- Sylvia era bianca come un lenzuolo.

-E c'è di più.- A quelle parole si gelò la stanza. Questa volta John si rivolse direttamente al figlio:-Come hai detto tu poteva essere in Francia ma, quando ho cercato una sua lezione con l'intenzione di fargli una sorpresa facendoci trovare lì, ho scoperto che non aveva più tenuto lezioni da molto tempo. Abbastanza da mettersi nei guai fino al collo. Temo per lui, Daniel e soprattutto temo che senza volerlo sia finito in mezzo a un brutto giro.-

Maledizione! Questa proprio non ci voleva! Come rimediamo? Imprecò Daniel, muto.

Jodie era ugualmente tesa e preoccupata, Martin quasi tratteneva il fiato. Si guardarono tutti e tre di sottecchi cercando una soluzione, ma una sola persona poteva far sbollire i sospetti del padre di Daniel, e quella persona non era lì.

-Daniel.- lo chiamò il colonnello. Il giovane alzò la testa di scatto.

-Tu ne devi sapere qualcosa. Sei rimasto in contatto con lui per molto, e sei quello che ci recapita i suoi messaggi.- lo stava quasi implorando. Che faccio ora? Pensò. Ma poi riconvertì il pensiero: Cosa farebbe Ian in questo momento?

Il suo silenzio fece intuire qualcosa al colonnello:-No, tu non ne devi sapere qualcosa. Tu sai!- suonava come un'accusa. Daniel stava zitto, le dita intrecciate in cerca di una soluzione. Si guardò intorno. Sylvia stava quasi per svenire.

C'era un'unica soluzione, anche se avrebbe solo portato ad un altro mare di guai. Doveva dire la verità. Guardò ancora Martin e Jodie, e vide che loro non ipotizzavano altro che quello.

-Daniel...-lo incitò il padre:-Qualunque cosa tu sappia dilla subito!-

Il giovane strinse le nocche con le dita nel tentativo di far sparire la tensione. Aveva uno straccio di soluzione, ma doveva giocare bene ogni sua carta, altrimenti non gli avrebbero creduto.

-So dov'è.-ammise:-In Francia.-

-Ma non è possibile.- disse il colonnello:- Nei siti dei musei e delle università non è segnato da nessuna parte, e mi rifiuto di pensare che sia lì per qualunque altro motivo.-

-Non è nella Francia che pensi.- disse Daniel amaro:-Te lo voglio spiegare con calma e posso assicurarti che Ian non è in nessun giro clandestino o roba del genere, che non corre nessun pericolo.-

-Come fai ad esserne sicuro?-

-Perché ci sono dentro anche io.- Detto ciò, entrambi i genitori si volsero a guardare Martin che osservava teso tutta la scena:-Martin, potresti andare a giocare con Skip per qualche minuto?- gli chiese il padre.

-Non ce né bisogno. Lui sa già tutto, e anche Jodie.-

-Come?- cominciò John.

-Lascia che ti spieghi.- fece una pausa:- Ma vi devo chiedere una cosa molto importante prima. Voi volete bene a Ian, giusto?- entrambi annuirono confusi:-E non fareste mai qualcosa per metterlo in pericolo, vero?-

Il padre era spazientito:-Ma certo, Daniel! Che stai farneticano?-

-Non sono matto, ma voi mi dovete fare una promessa. Dovete giurarmi che mai e poi mai parlerete ad anima viva di quanto sto per dirvi. Ho bisogno che lo giuriate.-

Entrambi acconsentirono sempre più stupiti.

-Molto bene. Ricorderete sicuramente Hyperversum, il gioco di ruolo. Bene, è assurdo ma, Ian ha sostituito nel tempo il conte Jean Marc de Ponthieu. Quel conte che nel 1200 circa doveva sposare Dama Isabeau de Montmayeur.-

-La ragazza della miniatura.- ricordò Sylvia.

-Proprio lei. Ora non pensiate che sia una sciocchezza apocalittica, perché è vera.- Li guardò negli occhi cercando di capire cosa pensassero. Era semplice. Vada per la sciocchezza apocalittica.

-Con quali prove ci dici questo?-

-Che tu ci creda o no, è tutto vero. Hyperversum è il portale che ha permesso a Ian di andare indietro nel tempo e a me di fare avanti e indietro tra più secoli.- Lo sbigottimento negli occhi dei genitori spinse Daniel a mostrare una miniatura di Ian del 1200.

-Guardate. Guardate la somiglianza.- In effetti, la figura che faceva capolino nel vecchio libro era la foto medievale di Ian. Questo era inequivocabile.

-Ma come è possibile?- Chiese John con gli occhi fissi sulla miniatura.

-Era tutto destinato, papà. Mi dispiace molto, ma il fatto che fosse innamorato di Isabeau ancora prima di conoscerla, che fosse appassionato di Storia, forse, che perdesse i genitori e ogni legame familiare, e che si sostituisse a un feudatario francese, forse era tutto predestinato.- Daniel abbassò lo sguardo a terra sapendo di aver toccato un tasto dolente.

Quel colpo fu troppo perfino per il padre.

-Non credo ad una parola di quello che dici!- esclamò alzandosi.

-Ascoltami, ti prego. Non è come sembra. Non è malvagio. È un miracolo.- si sentiva come quando Ian aveva dovuto spiegare al conte di Ponthieu la stessa cosa. Perso.

Poi, un lampo gli folgorò la mente e l'idea si trasformò in parola:-Venite domani nel primo pomeriggio, e vi porterò da lui.- Quella proposta era troppo allettante per essere rifiutata e alla fine accettarono. Uscirono dalla casa imbronciati e tesi, Martin più di tutti era preoccupato per quello che avrebbe dovuto dire una volta a casa.

Quando la casa fu sgombra dagli ospiti, Jodie chiese ansiosa:-Come farai ora?-

-Semplice. Vado da Ian, gli dico che c'è una riunione familiare nel medioevo e non nel mondo moderno, troviamo un posto dove incontrarci, inventiamo una grande bugia come le altre, e se ci scoprono il conte ci manderà tutti quanti alla forca.-

-Perfetto.- mormorò Jodie impaurita.

-Stai tranquilla. Non ci scopriranno.- la rassicurò abbracciandola.

Dopo pochi minuti era già al computer con i visori e i guanti infilati e stava inserendo le coordinate dell'incontro con Ian.

Il salto temporale si attivò non appena vide l'amico e Daniel venne risucchiato nel mondo medievale.

Era a Chatel-Argent. Nella stanza di Ian e Isabeau. L'amico era prontamente lì ad aspettarlo.

Dopo i convenevoli del benvenuto, Ian notò che l'espressione di Daniel era cambiata:-Che succede Daniel?-

-Devo darti una brutta notizia.- cominciò già esausto.

Ian si rabbuiò preoccupato:-È successo qualcosa a casa?- Daniel sapeva che intendeva lo stato di salute dei familiari, ma non era proprio quello l'argomento.

-Non preoccuparti, stanno tutti bene. Ma il guaio non è per loro...- Non riusciva a continuare, sapeva che a Ian sarebbe quasi partito un colpo al cuore appena avesse sentito quello che Daniel aveva da dirgli.

-E alloro che è successo?- l'amico era nervoso per quella novità, e non faceva niente per nasconderlo.

-Mamma e papà hanno cominciato a sospettare più di quanto avessimo immaginato.- Non riusciva proprio ad andare avanti, ma Ian lo stava guardando sempre più incuriosito e sulle spine.

-Papà ha ipotizzato che ti fossi infilato in un brutto giro, ma questo te lo avrò già detto, e ha fatto ricerche per vedere dove facevi lezione, ma non risulta che tu ne abbia più tenuta alcuna da quando sei ritornato qui per quella faccenda degli Inglesi.-

-Quindi vuoi dire che...- Ian stava cercando di immaginare che piega avesse preso il discorso a casa Freeland, ma non immaginava quanto fosse grave:- tuo padre pensa che io sia un capo di qualche banda di briganti?-

-No, molto peggio.- disse Daniel amaro:-Pensa che tu sia in grave pericolo, e sai che quando succedono cose del genere può mobilitare una buona parte dell'Esercito.-

-Ma come può?- Ian si stava evidentemente perdendo nel discorso.

-Troverebbe i mezzi e i motivi per convincere i suoi capi, te lo assicuro. Fino a che ho potuto ho cercato di tacere...-ora parlava spedito, senza pause:-ma era troppo ostinato e alla fine ha pensato che io sapessi qualcosa. Il che in effetti è vero.-

Ian era diventato bianco come Sylvia.-Oh no, Daniel. Non avrai mica...-

Daniel sapeva bene cosa intendeva:-Ho dovuto, Ian. Se si fossero messi a cercarti e non ti avessero trovato non so cosa sarebbe venuto fuori.-

-Dici che avrebbero potuto arrivare ad Hyperversum?- L’altro Americano era incredulo.

-Sì, e non è solo questo che temo. Cosa ne sarebbe stato della tua vita qui se qualche pazzo di quegli scienziati dell'Esercito avesse voluto valutare i pro e i contro di questa situazione?-

Ian rabbrividì al pensiero. Provò ad immaginare la gente medievale con i cellulari e gli mp3 o peggio, una guerra combattuta con armi da fuoco contro spade. Sarebbe potuto succedere di tutto se Daniel non avesse fermato per un'po’ la decisione di John Freeland.

-Non ho potuto fare altro se non dire la verità. Ho detto loro che se fossero venuti domani ti avrebbero visto.-

-Daniel, lo sai che non ho intenzione di andare dall'altra parte, quindi inventati qualcos'altro.- lo rimproverò Ian riacquistando la lucidità.

-Ma non sei tu che devi venire.- Daniel parlava quasi sottovoce:-Ho deciso di portarli di qua.-

Ian taque fulminando l’amico con lo sguardo.

-Devi dirmi tu quando ci possiamo incontrare.- disse il giovane sentendosi in colpa.

Il giovane riflette per un po' su quale giorno fosse il più adatto, poi concluse:- Tra una settimana ci sarà una battuta di caccia con il re. Ci troviamo in occasione della riunione per arroggiarnarlo sui feudi.-

-Durante la battuta di caccia?- Daniel era incredulo.

-Ovviamente no!-sbottò Ian:-Come potresti spiegare a tutti i feudatari di Francia primo la tua scomparsa e secondo l'arrivo inaspettato dei tuoi genitori?-

-Vero, vero.-convenne Daniel.

-Quella caccia è il modo di re Filippo per salutare i suoi feudatari, il giorno dopo ripartiremo.- Disse Ian con gli occhi semichiusi.

-Quindi suggerisci di incontrarci durante il viaggio?- azzardò Daniel

-Esattamente.- Fece eco l’altro.

-Ma come farai a spiegare tutto a mamma e a papà?-

-Non è detto che debbano sapere tutto, e poi il resto glielo portai spiegare tu. In fondo, a loro basta sapere che sono vivo e vegeto, giusto?-

-Penso di sì, anche se faranno fatica ad accettare una cosa del genere. A capirla poi...-

-Perché l'abbiamo capita noi.-buttò lì l'amico soprappensiero.

-Cosa macchini?- indagò Daniel preoccupato. Quando Ian aveva il viso corrucciato e le braccia incrociate stava sempre pensando a qualcosa di complicato.

-Niente. Pensavo solo che in fondo sono davvero felice di rivedere i tuoi.-

-Lo spero per te. Altrimenti c'è rischio che papà riesca a portare un fucile da questa parte.- disse Daniel ridendo.

-Piantala con queste battute.-lo rimbeccò Ian. Era già abbastanza teso all'idea di incontrarli di nuovo, per non parlare del fatto che avrebbe dovuto tacere di nuovo una cosa importante a Guillaume de Ponthieu, suo fratello adottivo ormai da molti anni.

Con tensione crescente domandò:-Daniel, se dicessimo di questo incontro a mio fratello?-

Il giovane lo guardò come se lo avesse visto per la prima volta:-Ma tu sei matto! Penso che già abbia fatto fin troppa fatica ad accettare il fatto che tu non sia una specie di creatura del demonio. Vuoi pure far sbucare fuori altra gente?-

-Come mi avevi detto tu, Guillaume è una persona dalla mente aperta, può accettare di vedere i tuoi genitori. Se ti ricordi quando dovevate partire la prima volta, ti ha chiesto di porgergli i suoi saluti e di ringraziarli. Penso che sia arrivato il momento che lo dica a loro di persona.- disse beffardo.

-Ma tu pensi che sopporterà anche questo? Gli avevamo promesso che non avremmo più creato scompigli con la nostra presenza...- gli ricordò laconico.

-Ma non era stata inclusa un'eventuale visita di chi lui si sente in dovere di ringraziare, e una cosa di cui sono certo è che Guillaume mantiene sempre la parola data.- lo redarguì a denti stretti.

-Quando ha scoperto la verità e ti ha cacciato a colpi di spada, non sembrava proprio un amorevole fratello.-

-Può capitare però che due fratelli abbiano una divergenza disastrosa. E che poi si riappacifichino.- disse Ian con un sorriso di sfida.

-Come ha fatto a riprenderti in famiglia evitando uno scandalo non lo so proprio.-Si arrese Daniel evitando di fare una battaglia a battute già persa in partenza.

-Beh in questo, è un genio.-

Ian squadrò l'amico con quella scintilla negli occhi che preannunciava una risata.

-Va bene, mi arrendo. Di ciò che vuoi al conte e facciamola finita.-

Poi fu lui a guardarlo, falsamente risentito:-Sai, su una cosa aveva ragione il conte quando ti ha accusato di stregoneria.-

-Cosa?- si incuriosì Ian

-Sei proprio un diavolo. Rigiri le cose in modo che facciano sempre al caso tuo. E non lo fai solo con la Storia.-

-Che permaloso che sei.- sbuffò.

Poi non riuscirono a trattenersi dal ridere.

Chiacchierarono per un bel po' di tempo ancora, poi Daniel tornò indietro nel tempo reale.

Jodie lo guardò seduta sulla poltrona dello studio.

-Allora?- gli chiese.

-Tutto sistemato. Domani mamma e papà faranno una bella gita nel Medioevo.-

-Con il conte di Ponthieu?-

-Anche. Ian vuole dirlgi dell'incontro, così evitiamo di scatenare le ire di uno dei feudatari maggiori di Francia.-

-Vieni a dormire ora, sarai stanco.-

-Giusto.-Il giovane fece per muoversi, poi trovò accoccolato sul suo piede uno Skip dolcemente addormentato.

-Non è possibile!-imprecò sottovoce per non svegliarlo:-Possibile che si mette sempre qua?-

Jodie chiamò Skip e il cane rispose subito stiracchiandosi e uscendo dalla stanza.

-Ci fa dannare, ma come faremmo senza i suoi guai a mobilitarci la giornata?-

-Hai ragione.-fece eco Jodie.

Continua…

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il nuovo mondo ***


La notte passò lenta. Entrambi i giovani erano tesi all'idea di fare un passo così lungo, e a Jodie dispiaceva molto di non poter vedere Ian di nuovo, ma nelle condizioni in cui era, poteva solo stare a casa e riposare.
Come la notte passò la mattina, e arrivò spedito anche il momento in cui il campanello suonò, inesorabile.
Daniel corse ad aprire la porta. Davanti a lui si ergeva la figura minacciosa del padre, poi quella minuta della madre e infine quella di Martin, che probabilmente aveva ricevuto una bella sgridata dai genitori la sera prima.
-Dov'è?- domandò il colonnello freddamente.
-Lo troviamo su, ma prima devo farvi una domanda.- I due genitori lo guardarono sospettosi.
-Se ci vuoi chiedere ancora di giurare sul fatto che non diremo niente a nessuno non ce n'è bisogno. Abbiamo già detto, ma ricordati che se Ian è finito in qualunque giro illegale non esiterò a parlarne alle autorità-
-Datti una calmata, papà. Da dove è adesso credo che le autorità di oggi non possano fargli niente.-
-Speri ancora di convincermi con quella storia del Medioevo?-
-Ti ripeto che è vera e lo vedrai tra poco. Ma prima devo chiedervi se avete mangiato e se siete nelle condizioni di affrontare un viaggio a cavallo.-
-A cavallo?- il padre era più che incredulo. Si guardò intorno per cercare di adocchiare un animale, ma l'unico che c'era era Skip.
-Di certo i cavalli non sono qua dentro, non ti pare?- Il padre si riscosse.
-Per mangiare abbiamo mangiato, ma per affrontare un viaggio a cavallo, non so proprio cosa tu intenda.-
-Non ti aspetterai di sbucare davanti ai cavalieri medievali senza una buona scusa, vero?-
-Ancora con questa storia, Daniel!-Il rimprovero veniva da sua madre ora.
-Beh, pronti o no non aspettatevi che sia una cosa semplice.- disse seccato.
Salirono al piano superiore e si accomodarono davanti al computer.
-Ancora questo maledetto gioco!- disse il colonnello a mezza voce.
-Questo maledetto gioco, ci porterà diritti da Ian, se l'hai dimenticato.- Poi si rivolse a Jodie:-Tesoro, tu e Martin dovrete restare di guardia al computer. Non dovremmo metterci molto, ma non si può mai sapere. Quando c'è Ian di mezzo, non è mai detta l’ultima parola.-
-Non c'è il rischio che verrai rapito di nuovo da Martewall, vero?- chiese preoccupata.
-No, quella è acqua passata ormai. Lui e Jean sono amici. Ti ho già raccontato di come ha salvato la vita a Jean e a Ty.-
-Sì, è vero. Che sciocca.- sorrise Jodie abbassando lo sguardo.
-Jean?- chiese il padre a Daniel.
-Sì papà, e ricordati tu che quando saremo nel Medioevo dovrai comunque trattarlo come il conte cadetto Jean Marc de Ponthieu, ovvero il falco d'argento, e non come Ian.-
Daniel continuò con le sue istruzioni relative solo all'identità di Ian e a quello che lo riguardava indirettamente, compreso che era una specie di James Bond del tredicesimo secolo.
Il padre rise più volte a quelle affermazioni, ma il giovane non si lasciò intimorire.
Quando aprì la schermata dei personaggi saltò subito all'occhio il suo personaggio, e non fu solo lui ad avere ricordi su quelle frasi che costituivano il suo curriculum: Sir Daniel Freeland, cavaliere sassone delle isole a nord della Scozia, alleato del Falco d'argento e vassallo di Jean Marc de Ponthieu ha ricevuto l'investitura da sua maestà Filippo Augusto di Francia sul campo di battaglia a Bouvines, 1214.
Quanti ricordi...pensò laconico. Guardò i suoi genitori. Sua madre in particolare era concentrata sulle frasi come se volesse trapassare ogni parola con gli occhi.
-Daniel,-cominciò:-Se ciò che ci stai dicendo è vero, questo cosa vuole dire?-si riferiva al curriculum del personaggio del giovane.
Daniel distolse lo sguardo, preso in contropiede.
-Non sono solo fantasie quelle scritte qui dentro, vero?- non era una domanda.
Il giovane si rivolse al padre ignorando la domanda:-Volevi che facessi il militare? L'ho fatto, anche se Ottocento anni fa.-
E non aggiunse altro, perso nei ricordi più dolorosi di quelle battaglie.
Fece creare un personaggio a entrambi i genitori, sempre in silenzio. L'ultima frase che aveva detto doveva aver suscitato qualcosa nel padre, perché non sembrava così incredulo all'idea di andare nel Medioevo.
-Si parte!-annunciò.
Vennero catapultati dal gioco nella partita. Erano circa a metà strada fra il luogo della ritrovo e il castello di Ian. Erano in mezzo ad un bosco. Davanti a loro c'erano tre cavalli legati ad un tronco. Tutti trasportavano un carico: per Daniel e il padre una spada e un mantello e per la madre una piccola arma e un mantello.
Rimasero ad aspettare fino a quando videro la carovana dei francesi spuntare all'orizzonte.
-Bene.-disse Daniel:-Tra un'pò avverrà il passaggio. Appena saremo dall'altra parte salite sul cavallo e seguitemi senza fiatare.-
-D'accordo Daniel, ma spero per te che non sia tutta una messinscena perché non siamo venuti qui a sprecare un pomeriggio intero per giocare ad uno stupido videogioco!- Suonava come una minaccia.
Ma il colonnello Freeland dovette ricredersi. Quando Daniel avvertì di essere in posizione eretta era praticamente già salito sul cavallo ed era pronto ad incamminarsi, ma come il padre era riuscito a montare in sella a fatica, la madre non ci era ancora riuscita.
-Datti una spinta con il piede, mamma.- la incoraggiò
Una volta che furono tutti in sella, Daniel spronò il cavallo al galoppo nel mezzo della foresta.
-Seguitemi, e cercate di non cadere.- li avvertì.
Purtroppo però, sia John che Silvia erano talmente impacciati che ci voleva solo un miracolo perché non rotolassero a terra nella polvere, al contrario di Daniel che teneva il ritmo senza scomporsi.
Qui non andiamo da nessuna parte. Pensò risentito il ragazzo. Dobbiamo raggiungere l'incrocio per il monastero di Saint-Michel e sbucare da lì come se niente fosse, o salta tutto il piano.
Alla fine, riuscirono ad arrivare all'incrocio con il tempo necessario per riprendersi.
Il colonnello John Freeland non sarebbe stato capace di comandare nemmeno il figlio in quel momento, e Sylvia stava aggrappata al collo del cavallo con gli occhi febbrili.
-Daniel, ma come è possibile?- cominciò il padre.
-Non chiedertelo. Non lo so nemmeno io, ma so che questo miracolo può permettermi di rivedere Ian in qualunque momento, e questo mi basta per rischiare ogni volta.- gli disse con un sorriso velato.
-Oh, Dio. Oh, Dio.- continuava a ripetersi Sylvia sgomenta.
-Cercate di riprendere il controllo di voi stessi. Una parola sbagliata e potreste mettere in pericolo Ian. Siete gli unici che potrebbero nuocergli in questo momento- I genitori lo stavano guardando con delusione, ma drizzarono la schiena pronti a recitare la loro parte.
Forza Ian, è ora di fare una riunione di famiglia. Pensò rivolto all'amico e, come se avesse udito il suo pensiero, il convoglio comparì in fondo alla strada.
-Aspettate un attimo e poi seguitemi. Mi raccomando le facce. Dovrete sembrare contenti, non spaventati a morte.- Quest'ultima frase l'aveva indirizzata a Sylvia in particolare che era ancora su di giri per la galoppata.
Si misero in marcia un minuto dopo, e nello stesso istante in cui il gruppo di cavalieri era sbucato dall'incrocio, loro stavano per svoltare.
Davanti ai genitori di Daniel si ergeva un nutrito gruppo di cavalieri medievali sorridenti e chiassosi, con Ian tra loro.
Lo riconobbero subito, e il colonnello non poté fare a meno di notare quanto fosse cambiato dall'ultima volta che l'aveva visto.
Lo ricordava come un normale laureato e professore di Storia dall'intuito notevole, ma davanti a lui c'era un cavaliere armato di tutto punto con la spada al fianco.
Di fianco a Ian stava una figura silenziosa che sembrava la sua copia invecchiata di qualche anno, con i tratti più severi: Guillaume, intuì.
Dall'altro lato stava parlando un uomo con una massa disordinata di riccioli scuri, anche lui cavaliere.
Ian girò la testa in quel momento, e i tre poterono vedere la sorpresa, la gioia e il rimorso nei suoi occhi, ma dalla sua bocca uscì un unico nome:-Daniel!-
Entrambi i cavalieri si voltarono verso i tre che arrancavano sul terreno polveroso.
Il primo a riprendersi fu Etienne de Sancerre, che fece girare il cavallo e si diresse verso Daniel.
-Che piacere potervi vedere in circostanze normali e non in critici malintesi di guerra!-esordì il cadetto radioso. Daniel salutò volentieri il giovane compagno d'armi di Ian e poi rese i suoi omaggi al conte di Ponthieu:-Signor conte, sono lieto di rivedervi in buona salute.-
Il conte era ancora un'pò restio a riprendere del tutto i contatti con Daniel al contrario che con Ian, ma non lo diede a vedere in alcun modo:-È una piacere anche per me monsieur Daniel. Non aspettavamo di incontrarvi qui.- Daniel intuì che era una frase forzata per la messinscena.
Per ultimo salutò Ian e l'amico era felice quanto lui di ritrovarlo senza un graffio.
-Stavamo venendo al castello da Saint-Michel per salutarvi tutti, ma a quanto pare ci avete preceduto.- disse Daniel divertito.
Purtroppo l'atteggiamento dei genitori non fece guadagnare punti alla causa perché Sancerre domandò:-E questi signori che vi accompagnano?-
-Siamo i genitori di Daniel, monsieur.- disse John Freeland azzardando un inchino.
Il cadetto si rivolse a Daniel:-Ma non mi dite. Siete riuscito a portare qua i vostri genitori senza problemi dalle isole dove abitate?-
-Sì. Il viaggio è stato lungo, ma ne valeva la pena per poter salutare Jean ancora una volta e portagli notizie direttamente da casa.-
-Peccato che la vostra sposa sia stata impossibilitata a venire. Piuttosto, come procede la gravidanza?-
-Senza alcun problema.- rispose vago. Non capiva l'interesse di Sancerre.
Guardò Ian in cerca di spiegazioni, ma l'amico gli rivolse uno sguardo che diceva chiaramente: Sopportalo, ha i suoi buoni motivi. Neanche l'avesse mimato con le labbra.
Poi il giovane cadetto domandò:-Spero per voi che vostra moglie non vi perisca di raccomandazioni ogni volta che partite, perché a giudicare dalle vostre rocambolesche comparse non penso che lei sarebbe contenta.-
-In effetti, tenta sempre di tenermi a casa ad ogni costo, ma quando devo partire, devo partire.- gli disse indifferente.
-Buon per voi...- quello del cadetto fu quasi un mormorio, e Daniel non riusciva ancora ad intenderne il motivo.
-La mia cara moglie non sopporta proprio quando devo partire per qualche motivo senza che lei possa seguirmi.- Rivelò infine perdendo il suo vigore per un momento.
Ian aggiunse per rincarare la dose di autocommiserazione all'amico:-Consolati, solo per questo viaggio Isabeau a momenti non mi rinchiudeva in una cella in catene per non farmi partire.-
-Come avrei dovuto fare io prima che tu scomparissi nel nulla per mesi...- disse il conte con un tono ferreo che tradiva l'affetto che provava per il fratello adottivo:-o prima che ti andassi ad immischiarti negli affari di Gant facendoti quasi ammazzare.- concluse.
-Quel maledetto corvo.-esplose Sancerre:-gliel'abbiamo spaccato il becco a quel fanatico.-
-Etienne...-intervenne Ian a bassa voce.
Entrambi gli americani sapevano cosa sarebbe uscito dalla bocca di Sancerre e non sarebbe piaciuto per niente ai genitori di Daniel, soprattutto a John. Ma non fecero in tempo a fermarlo.
-Tuo fratello ha ragione, Jean. Se non fosse stato per monsieur Daniel saresti morto tu al posto suo. Ma come ti è venuta l'idea di batterlo da solo?- lo stava rimproverando facendo uscire dalla bocca un impeto represso da troppo tempo perché l'imperterrito Sancerre tacesse ancora.
-Potevi aspettarci! Ingrato!- disse per concludere.
Ian tentò di difendersi, ma la posizione avrebbe reso più a favore se avesse incassato il colpo.
-Te l'avevo detto che Gant era il mio bersaglio. Anche se foste arrivati l'avrei affrontato io e io soltanto.- disse a capo chino.
-Francamente, se il tuo amico qui presente non gli avesse piantato una freccia in corpo l'avrebbero rotto a te il becco. Puoi ringraziare solo la Provvidenza.-
La bomba è innescata pensò Daniel in evidente disagio. É solo questione di tempo.
Entrambi i genitori lo guardavano come se avessero visto uno sconosciuto, un criminale. Nella loro logica lo era. Per fortuna però si limitarono ad osservare la scena attoniti.
-Meglio ripartire. Ci accamperemo appena farà buio, e confido nel fatto che potremmo godere della vostra compagnia, signori Freeland.- Riprese Sancerre di nuovo bonario.
Il francese arrugginito del padre nascondeva bene la tensione:-Ma certamente. Saremmo lieti di poter viaggiare con voi.-
Il conte diede di sprone al cavallo e fece ripartire la compagnia con un tranquillo passo sciolto, a sua insaputa, a beneficio dei nuovi arrivati.
Il colonnello si accostò al figlio e gli parlò con quel tono che prevedeva una litigata in famiglia di quelle catastrofiche anche se entrambi sapevano che non ce ne sarebbe stato il tempo:-Daniel cosa è questa storia?-
-Niente papà, te lo spiego poi. Goditi intanto il privilegio di viaggiare tra i cavalieri medievali, e di rivedere Jean, soprattutto.- gli rispose aspro.
-Non credere che sia finita qui. E spero tu abbia un buon motivo per venirmi a dire che hai ferito un uomo.- gli ringhiò sottovoce.
-Papà, non adesso...- mugugnò il giovane spaventato dal fatto che il padre avesse capito solo metà della faccenda.
-Va bene, ma quando torniamo a casa mi chiarirai la situazione, intesi?- disse guardandolo e indagando la sua espressione.
-Papà non sono più un bambino.-e spronò il cavallo per accostarsi a quello di Ian e chiudere sul nascere qualunque motivo di lite, per quel momento.
-Come hai fatto a convincerli?- gli chiese l'americano con un sorriso nascosto.
-Volevano rivederti. Bastava solo convincerli a fare un salto nel tempo.- disse ancora teso:- E tu? Come hai fatto a convincere tuo fratello?-
-I motivi che ti ho detto una settimana fa non hanno fatto una piega.- disse beffardo.
-Sei terribile.- ammise Daniel.
-Perché tu no?-lo incalzò Ian:-Ho visto la faccia di John e Sylvia quando Etienne gli ha detto che avevi ucciso il corvo.-
-Spiacente di informarti che hanno capito che io l'ho solo ferito.-lo rammonì con la bocca contratta in una smorfia.
-Oh, no.- scherzò Ian:-Aspettati i tribunali dell'inquisizione per questo. Credo che avrai una bella discussione da disputare a casa.-
-Ma tu non dovevi fermarti alla sala delle torture come conoscenze, signor conte?-
-Può darsi.- tergiversò il giovane.
Continuavano a ridere di quella situazione inaspettata e in parte preoccupante, ma sapevano di aver affrontato di peggio.
-A proposito, cosa intendeva Sancerre prima mentre mi chiedeva di Jodie?-
Ian riuscì a trattenere a stento una risata:-In questi ultimi tempi ha qualche problema con Donna. Lei è preoccupata perché teme che si faccia male, e lui cerca di capire se non è solo sua moglie che lo ammonisce in questo modo.-
-Poveretto...- disse Daniel:-Come lo capisco.-
-A chi lo dici...- Ian portò gli occhi al cielo.
Per il resto della camminata parlarono e ridacchiarono senza fermarsi fino a quando arrivarono al luogo dove si sarebbero accampati.
Quando scesero da cavallo, sogghignarono vedendo la difficoltà di John Freeland, gran colonnello andato in guerra in Medio Oriente, nello scendere dall'animale. E lo stesso valse per Sylvia, ma dovettero spegnere il viso illuminato quando si accorsero che non erano stati i soli a notare quell'handicap. Il conte stava analizzando i due come se avesse voluto trapassarli con gli occhi, cosa che sarebbe riuscito a fare se avessero incrociato il suo sguardo.
Se solo si togliesse quello sguardo assassino dalla faccia, magari oserebbero alzare gli occhi... pensò Daniel ansioso.
Fu una fortuna che per una volta Sancerre si mettesse a parlare, doppia fortuna fu che la vittima del colloquio era Ponthieu.
Daniel e Ian trascinarono i Freeland in un angolo appartato dove avrebbero potuto parlare liberamente, ma proprio mentre ancora si osservavano con un miscuglio indecifrabile di emozioni negli occhi, apparve un ragazzetto dall'aria trafelata.
-Monsieur Jean, monsieur Jean.- chiamò.
Ian dovette fare ricorso a una buona parte della sua pazienza per non inveire contro il  ragazzino per aver interrotto un momento così importante, ma mitigò il tono perché Beau non poteva saperlo.
-Dimmi Beau.-
-Ho governato anche i cavalli dei signori Freeland come avevate chiesto. Avete altri ordini per me?- chise speranzoso.
-No Beau, ti ringrazio. Vai pure. Anzi già che non hai compiti da svolgere ripassa su quel libro che ti ho dato.- Il ragazzino si allontanò doppiamente deluso per non poter ascoltare la conversazione e per dovere studiare, cosa che odiava tanto.
-Il professore di Storia sopravvive al cavaliere...- lo incalzò Daniel.
-Non è una fissa. Beau deve studiare. Deve imparare il francese e per quanto può il latino.-
-Si si, come no. E tu gli avresti dato un libro per studiare anche se sai che sarebbe potenzialmente votato ad essere bruciato nelle sue mani.- gli disse Daniel.
-Ehi, ma mettiti nei miei panni! Non posso permettermi di avere uno scudiero ignorante!- escalmò
Stavano discutendo escludendo completamente i due ospiti che si intromisero piuttosto in ansia.
La prima a parlare fu Sylvia che si avvicinò al giovane e mormorò:-Ian, sei veramente tu?-
-Sì Sylvia, sono io.- disse Ian commosso:-Mi dispiace di avervi tenuto nascosto il vero per tanto tempo, ma temevo che se aveste scoperto la verità avreste potuto corrompere la mia vita.-
-Ian, ma come possono venirti in mente certe idee?- si allarmò Sylvia:-Avremmo taciuto comunque. Tutto purché tu stessi bene. Oh Ian, sapessi come ci hai fatti stare in pena. Non sapevamo dove eri, come stavi...- la voce della donna era rotta dai singhiozzi.
-Perdonami, perdonami davvero.- mormorò il giovane tenendola per le spalle.
-John...-mormorò Ian guardando il colonnello:-Ovviamente queste scuse sono anche per te. Rettifico quanto ho detto prima, e so che vi sarà difficile perdonarmi, ma come avrei potuto dirvelo?- Il silenzio dell'uomo fece capire a Ian di non essere ancora stato perdonato.
-John, se ti avessi detto che grazie ad un videogioco potevo tornare indietro nel tempo di ottocento anni, se ti avessi detto che lì avevo e ho una vita da portare avanti, mi avresti creduto?- gli chiese incredulo lui stesso.
-Al diavolo!- sibilò il colonnello:-Maledizione a me e alle mie stupide scuse!-
-Ma...- Ian non capiva.
-Solo uno stupido non gioirebbe nel vederti sano e salvo ovunque tu sia!- Il giovane fece per ribattere, ma l'uomo lo avvertì:-No, Ian. Non sei tu che devi chiedere scusa. Ne avevi tutte le ragioni. Io ho sospettato di te oltre l'immaginabile e ora mi sento un vigliacco.-
-Come potevi sapere che mi ero fatto una nuova vita ottocento anni fa?- disse Ian con sorriso.
-L'importante è che tu sia felice e che stia bene, il resto non conta.- gli rispose con uguale emozione.
Ian li guardò occhi negli occhi tutti e due e mormorò un grazie dal profondo dell'animo.
-Sarà meglio che torniamo da tuo fratello e da Sancerre. Potrebbero insospettirsi se restiamo a confabulare come comari che spettegolano.- intervenne Daniel.
-Per Guillaume sai che non c'è niente da temere. Per Etienne avrei qualche dubbio. Con la sua lingua lunga potrebbe inventarsi storie che sarebbero più lunghe e complesse di una telenovela.-disse con gli occhi al cielo.
-Penso anche io che farebbe successo nel modo moderno. Se fosse nato ottocento anni più tardi avremmo trovato i cartelloni di una sua invezione sparsi in tutta America.- convenne Daniel.
-Ma la Francia avrebbe perso un grande cavaliere.- gli ricordò Ian alzando le spalle.
-Su questo non c'è dubbio.- Daniel stava ancora immaginando che genere di colori potessero avere i cartelloni quando si fermarono davanti ai due uomini dall'aria stanca.
-Che ne dite di cenare?- esordì Sancerre
-Buona idea. Il viaggio ha stancato tutti, ma per fortuna domani arriveremo a destinazione.- aggiunse Ian.
-Tu arriverai a destinazione! Io dovrò proseguire versò Soeur facendomi altri giorni di cammino prima di arrivare da Donna!- Il cadetto Sancerre era leggermente agitato e il motivo, Daniel e Ian, lo sapevano.
Mangiarono in silenzio ognuno assorto nei propri pensieri, e Ponthieu ogni tanto guardava i nuovi arrivati e Daniel con un sospetto degno di chi ha visto il diavolo in persona, ma non disse niente comunque.
Beau ogni tanto spuntava da dietro qualche albero per servire il suo signore come gli altri scudieri e stranamente non spiccicava parola da quando Ian lo aveva mandato a studiare.
Che ci si può fare... il lupo perde il pelo ma non il vizio. Pensò Daniel divertito.
Fatte portare via le porzioni, Sancerre cominciò a parlare concitato:-Allora Monsieur Daniel, che ne dite di raccontarci qualcosa della vostra ultima missione?- Stava rigirando il coltello nella piaga, a sua insaputa.
-Temo di dovervi deludere ma, la mia ultima missione è consistita nel portare qui i miei genitori per fargli vedere la Francia e salutare un amico.- si volse verso Ian per rendere più significativo il messaggio:-Ovviamente tengo le orecchie tese, ma posso dirvi che non mi è giunta voce di nessun complotto o intrigo politico nascosto.-
-Buon per tutti, allora.- Sancerre aveva già perso voglia di fare conversazione, come un bambino che aveva perso il fascino del suo gioco.
Non ci furono molte altre parole a parte un “buonanotte” abbandonato al vento per quella sera, e tutti si ritirarono nei loro giacigli.
A Ian non pareva vero di aver rivisto John e Sylvia: Chissà quante cose avremo da dirci. Domani arriveremo a casa, e potremo parlare tranquillamente, per quanto consentito da Marc. Sorrise pensando al figlio di appena tre anni. Il pulcino lo chiamavano, ma era già più di un pulcino. Era intelligente almeno quanto il padre, da quel che si era visto, e non si lasciava sfuggire occasione per combinare guai. Nella mente  vide il volto del piccolo Michel, nato da poco più di un anno. Era ancora un angioletto, con i capelli d'oro come la madre, ma presto sarebbe diventato un terremoto come il fratello. Infine contemplò il volto di Isabeau nei suoi ricordi. Era lei l'angelo che lo aveva portato alla luce dopo tanti anni di buio ed era sempre lei quella che accudiva amorevolmente i loro figli, il bene più prezioso che avevano.
Si addormentò guardando il cielo, felice per quello che stava accadendo.
Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un castello di racconti ***


Daniel non si accorse dell'arrivo dell'alba, e quando si svegliò, il sole gli accecò gli occhi.
È già ora di ripartire? Pensò assonnato. Guardò gli altri sui loro giacigli. I medievali si stavano alzando con la lena di chi si svelgia all'alba tutti i giorni, Ian compreso, mentre i genitori di Daniel avevano appena aperto gli occhi e se li coprivano per ripararli dal sole pallido del mattino.
Era una fresca mattina di primavera e gli uccelli non attardavano ad assecondare l'esempio degli uomini lì presenti nello svegliarsi e cantare allegramente.
Ci fosse metà di questa pace nel mondo moderno potremmo dire addio a problemi come il riscaldamento globale. Osservò ammirando la distesa di verde e dei colori più disparati del terreno sotto i suoi piedi.
La colazione fu l'orribile lardo con uova e vino cotto che Daniel non sopportava nemmeno di vedere, ma dovette trangugiare tutto il cibo per non insospettire ulteriormente i presenti e per dare il buon esempio ai genitori che guardavano lui e il loro piatto con aria nauseata.
Tra un conato di vomito nascosto e un altro, riuscirono a finire la colazione senza tanti preamboli e ripartirono a cavallo.
Sylvia e John erano in evidente difficoltà, ma resistettero al trotto sostenuto arrancando per reggersi.
Mamma è un conto, ma Papà pensavo che sapesse andare a cavallo. Pensò Daniel con fare divertito.
Scambiò uno sguardo con Ian, e l'amico cercava di distrarre almeno Sancerre dalla pietosa scena alle loro spalle buttandosi a capofitto in una conversazione che veniva intervallata ogni tanto dal conte con frasi brevi e concise.
Daniel si accostò ai cavalli dei genitori trovandosi proprio nel mezzo.
-Come va?- chiese in imbarazzo.
-Potrebbe andare meglio.-disse il padre senza mezzi termini, affaticato dalla cavalcata.
-Nel primo pomeriggio arriveremo al castello e vedrete che splendore. Lo chiamano Chatel-Argent per qualcosa.-
-Se vuoi dire che tutto rivestito d'argento ci credo, tanto ormai credo di non potermi più stupire.- ansimò.
-É stato un duro colpo, lo so, ma non vi fa piacere poter rivedere Ian?- chiese indagando i loro volti.
-Certo che ci fa piacere, vero Sylvia?- il volto del colonnello aveva ripreso vigore dopo quella domanda.
Lei imitò il marito e cercò di reggersi sul cavallo con più forza:-Ovvio!- si voltò verso il figlio:-Daniel, sarò anche imbranata a cavalcare, ma se per poter farmi spiegare tutto da Ian dovrò stare su questo ronzino per altri venti giorni non mi ritiro di certo ora!.-
Eccoli, gli orgogliosi signori Freeland. Rifletté Daniel con un sorrisetto.
-Allora non date uno spettacolo pietoso durante il tragitto perché penseranno che siete rammolliti.-disse con una risata trattenuta.
-Se solo avessimo una macchina potremmo essere già arrivati.- gli disse il padre stentoreo.
-E poi come lo spieghi al conte? Quell'uomo ne ha già viste fin troppe su Hyperversum.- disse cogliendo l’argomento.
-Vuoi dire che lui sa?- disse Sylvia
-Certamente. Di certo all'inizio non gli è piaciuto quello che ha visto, ma vuole troppo bene a Ian e alla fine l'ha perdonato.- disse segretamente beffardo.
-Non riesco a credere che un uomo del Medioevo non vi abbia fatto impiccare giù dalle mura del castello per la vostra stregoneria.- sorrise il padre.
-Beh, subito non l'ha presa bene e stava per linciare Ian sul posto, ma penso che questo ve lo debba dire lui.-
-Allora aspetteremo fino a che non saremo arrivati al castello.- concluse John.
Il viaggio passò velocemente e troppo presto arrivò il momento in cui dovettero separarsi dal convoglio del cadetto Sancerre.
-Ci rivedremo presto, spero.- Ian si era incupito quando aveva salutato l'amico.
-Contaci! Non rilassarti troppo perché presto ti verrò a fare visita assieme a mia moglie.- urlò già avviatosi il cadetto.
-Non fare troppo in fretta, altrimenti non farò in tempo a tornare la castello!- Risero fragorosamente, felici che non ci fossero complicazioni di nessun genere in vista.
Dopo che l'altro cadetto ebbe svoltato dall'incrocio delle strade, rimasero solo i Ponthieu, Daniel e i suoi genitori, più la scorta dei loro signori.
-Manca poco ormai.- Ian era raggiante al pensiero.
Daniel fece un esclamazione quasi teatrale:-Trattenete questo falco ribelle, o volerà via e non lo riprenderemo più.-
Una risata imbrazzata dell'amico risvegliò l'attenzione del conte:-Penso anche io che ci vorrebbe una bella catena di ferro per tenere a freno costui e tutti i suoi guai.-
Il giovane sbuffò in silenzio contrariato.
La luce del mezzogiorno non si fece attendere e nemmeno quella pomeridiana quando giunsero in vista del castello.
Daniel disse ai suoi genitori:-Guardatelo bene, perché di castelli così non ne avrete mai visti.-
In risposta i due spalancarono occhi e bocche osservando incantati quella meraviglia.
Il giovane li lasciò a commentare da soli la struttura del maniero anche mentre entravano.
I due feudatari ricevevano saluti rispettosi e gioiosi da tutti coloro che li vedevano passare ed essi salutavano con un sorriso ed un cenno del capo.
Quando furono entrati nell'alta corte il saluto cominciò a farsi via via più militare che contadino perché l'area era quasi interamente presidiata dai soldati del castello.
Ian smontò da cavallo commosso nel rivedere quelle mura anche solo dopo giorni e Ponthieu riuscì finalmente a rilassarsi sentendo di essere arrivato a destinazione.
Daniel e i suoi genitori smontarono e lasciarono i cavalli ad un garzone che li avrebbe portati nelle stalle a riposare.
Con Ian a capo della fila, entrarono nella struttura interna e furono indicate le rispettive stanze a tutti. Quando ebbero lasciato il conte alle sue stanze, i quattro si diressero verso una grande stanza per gli ospiti destinata ai coniugi Freeland.
-Sembra di essere in un albergo con te che fai gli onori di casa.- commentò Daniel divertito.
-Spero che questa idea non venga a qualcuno nel mondo moderno. Mi darebbe fastidio se qualcuno dormisse nella stanza mia e di Isabeau come se fosse una suite.- fece una smorfia al pensiero.
-Isabeau?- chiese Sylvia ricordando:-Ma non era la ragazza che ci avevi fatto vedere nella foto?-
-Proprio lei.-sospirò Ian:-A volte i sogni si avverano.-
-Vuoi dire che l'hai...-Sylvia non finì la frase sopraffatta dall'emozione.
-Sì, l'ho sposata. Ora è mia moglie, e sono l'uomo più felice del mondo ad avere accanto una donna come lei.-
-Oh, Ian! Che bella notizia! E pensare che ne eri già innamorato...- Sylvia versava goccioloni sul pavimento.
-La storia è lunga, e prima vorrei farvela conoscere. Assieme ovviamente a Marc e Michel.-
-E chi sarebbero?- chiese John alzando improvvisamente lo sguardo che aveva tenuto puntato a terra fino a quel momento.
-I miei due figli. Marc è il primogenito.-
-Oh, Ian!- Sylvia era rasente allo svenimento.
Santo cielo! Non si è commossa così nemmeno quando mi sono sposato! Pensò Daniel alzando gli occhi al cielo.
-Vi lascio a riposare. Vi va bene se tra mezz'ora ci troviamo giù nel cortile?-
-Va bene. Ma come troviamo quello giusto?- chiese Daniel
-Li andrai a prendere tu.- disse Ian.
-Usciamo, allora.- Ian stava invitando Daniel per una delle loro solite chiacchierate che più volte avevano fatto insospettire la gente. Infatti appena fuori, Daniel esordì compiaciuto:-Fino a qui tutto bene. Ora devi presentare la tua famiglia, farli ringraziare dal conte e poi sarà finita anche questa.-
-Prima temo che vorranno un rapporto dettagliato su quanto accaduto in questi anni.- Ian fece una smorfia.
-Se vuoi cominciare a stenderlo adesso...- ipotizzò Daniel, ma sorrise capendo al volo i pensieri dell'altro:-Ma penso che ora tu non veda l'ora di rivedere la tua amata, giusto?-
-E non dimenticarti di quel terremoto di Marc. E nemmeno di Michel.-
-Sei già orgoglioso ora!-lo incalzò Daniel:-Come farai quando riceveranno l'investitura e si sposeranno?-
-E che ci posso fare? Sono i miei figli.-
-Meglio che ti lasci andare, ora.-
-Ci vediamo tra mezz'ora.-
-Sempre che riesca a capire quando sarà passata la mezz'ora...-
-Una meridiana può aiutare?- disse l'amico porgendogliela. L'altro la guardò dubbioso poi si diresse alla sua stanza con l'oggetto stretto in mano.
Daniel dette più volte occhio alla meridiana mentre sistemava le proprie cose sul letto e si cambiava d'abito. Guardò restio la tinozza, ma tentato di lavarsi.
Dannazione! Mi ci vorrebbe una doccia calda, non una tinozza di legno! Ma si lavò lo stesso, contrariato. Quando fu asciutto, prese uno degli abiti che erano dentro alla sacca che gli aveva messo a disposizione Ian per il viaggio.
Guardò di nuovo la meridiana. Dovevano essere passati grosso modo venticinque minuti e il giovane andò a prelevare i genitori dalla loro stanza.
-È ora di scendere.- esordì sulla porta.
-Eccoci.- disse la madre radiosa:-Senti ma, come sono i figli di Ian?-
Daniel si aspettava una domanda del genere:-Se hai nostalgia di Ian da piccolo, Marc è la sua copia ringiovanita. Se invece preferisci un angioletto, Michel è uguale alla madre.-
-Devono essere meravigliosi.- mormorò Sylvia ancora non credendoci.
-Andiamo.- disse John in tono amichevole e leggermente emozionato.
Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Tempo di chiarimenti ***


Chiedo immensamente perdono per l'enorme ritardo del nuovo capitolo, ma spero che la sua lunghezza compenserà l'attesa.

Grazie infinite a chi recensisce e grazie anche per avermi segnalato che non era presente l'HTML.

Spero di sentire le vostre opinioni sul capitoloe anche su eventuali e probabilissimi "ORRORI" ortografici.

Ringrazio molto anche chi legge e spero che quesot capitolo non vi deluda.

Buona lettura.

Per chi veniva dal mondo moderno il castello era un labirinto ed era già abbastanza difficile trovare le proprie stanze, figurarsi un cortile.

Percorsero il portico ombreggiato uscendo per un cortile circolare, abbastanza piccolo, ma adatto per farci giocare dei bambini.

Davanti ai genitori di Daniel, si presentava una scena degna del quadro di un pittore rinomato: I fiori ricoprivano il terreno e sembravano comporre ghirlande intorno al cortile, nel mezzo c'erano Isabeau e Ian teneramente abbracciati con Michel tra le braccia che sonnecchiava.

Marc intanto stava guardando con curiosità i fiori ed era molto tentato nell'assaggiarli, ma era evidente che i genitori gli avessero insegnato a non farlo.

A distanza rispettosa stava la madre di Beau che sorvegliava attenta il bambino che curiosava in terra per evitare che si mettesse in pericolo.

Daniel sentì sciogliersi il cuore a quell'atmosfera così pacifica. D'un tratto, Ian sciolse l'abbraccio dalla moglie e si rivolse ai tre Freeland con gli occhi ancora scintillanti:-Siete arrivati in orario, nonostante tutto.- scherzò. Daniel rise capendo il riferimento al dialogo che avevano avuto prima.

-Cosa credevi? Sarò arrugginito ma qualcosa di meridiane mi ricordo.- Si riscosse evasivamente accorgendosi di essere osservato da Brianna, ma la donna non proferì parola se non per chiedere a Isabeau di potersi congedare capendo che l'intenzione dei cinque era di rimanere soli. La ragazza le fu riconoscente nel capire al volo il motivo del suo allontanamento.

Ian osservò la donna allontanarsi poi disse con un sospiro:-Qui possiamo parlare liberamente senza avere il timore che ci ascoltino.-

Ci fu un minuto buono di silenzio imbarazzato in cui il giovane e i coniugi Freeland si fissarono intensamente accompagnati dallo sguardo curioso di Isabeau e da quello annoiato di Daniel.

Alla fine, fu John Freeland a prendere la parola:-Tutto mi sarei aspettato tranne questo.- disse con una punta amara.

-Lo so che ho sbagliato a tacere, ma i motivi ve li ho già detti e...- Non riuscì a finire perché il colonnello lo aveva interrotto.

-E non c'è bisogno che ti scusi. Avevi tutte le ragioni e noi temevamo per te, tutto qui.- Ian guardava colui che era stato il suo tutore dalla morte dei suoi genitori con ammirazione nel vedere quanto fosse lucido di fronte ad una cosa del genere.

-Vederti sano e salvo e soprattutto felice è il meglio che volevamo per te.-

-Non sai quanto sono lieto di sentirtelo dire.-

Dopo un'altra occhiata a Sylvia, Ian disse:-Permettetemi di presentarvi Isabeau, la mia sposa.-

I due coniugi salutarono la ragazza e poi si rivolsero di nuovo a Ian:-Oh, santo cielo! Che anime sante!- esclamò Sylvia commossa nel vedere Michel che si strofinava gli occhi e Marc che richiamava l'attenzione del padre. Ian prese in braccio il figlio già di una stazza considerevole per un bimbo di tre anni.

-Si vede bene a chi assomigliano.- mormorò la donna.

-Già.- disse Ian:-Michel ha preso tutto da Isabeau. Persino il carattere a quanto pare.-

-E Marc da te.- disse la giovane con un sorriso beffardo:-Non hai idea di quanto si lamenti Chailly quando si mette a fare guai.-

Ian guardò il figlio dritto negli occhi:-E così combini guai sempre più grossi, eh birbante?- Il bambino gli rivolse un sorriso tutto denti e aggiunse:-Anche mamma dice che faccio guai.-

-Mio dio. Persino la voce...- Sylvia era oltremodo commossa.

-Cosa?- chiese Ian.

-Non dirmi che sei stupito perché non ci credo.- Sylvia aveva il viso più raggiante del sole:-Ti sei dimenticato che ti abbiamo visto crescere?-

Ian sorrise.

-Ian- gli disse il colonnello:-Tuo padre sarebbe molto orgoglioso di te. Dico davvero.-

-Lo so.- dovette ammettere il giovane ricordando quella famiglia che aveva cercato di dimenticare.

-Sediamoci.- disse per cambiare discorso.

Si sistemarono tutti su una panca di pietra e Michel cominciava ad aprire gli occhi stanco del sonno. Ian guardò la moglie con affetto infinito poi disse:-Parlate pure liberamente. Isabeau sa tutto. E anche il conte.-

-Vuoi dire quell'uomo che sembra un capitano dell'Esercito?- chiese il colonnello perplesso.

-Sì, lui. È mio fratello maggiore, ora.-

-Qui facciamo più confusione che nella torre di Babele...- commentò l'uomo con un sospiro:-Che ne dici di spiegarci tutto dall'inizio?-

-Vi riferite alla prima avventura qui?- I due annuirono all'unisono. Daniel intanto lo guardava preoccupato per quello che avrebbe detto.

-E voglio che tu mi chiarisca come ti sei procurato quelle cicatrici.- aggiunse l'uomo per rincarare la dose.

Ian sospirò e poi disse rivolto a Daniel:-Da dove comincio?- più che altro parlava a se stesso, ma più che mai in quel momento aveva bisogno di sostegno morale. Senza trovare risposta, cominciò:-Quando eravate partiti per quel fine settimana, quello in cui i terroristi hanno bombardato il quartiere, noi ci eravamo messi a giocare ad Hyperversum. Da lì, deve essere successo qualcosa quando sono entrato in gioco io, perché il passaggio funziona solo se sono presente o se qualcuno mi vede.- O se c’è Daniel… aggiunse mentalmente:-Insomma, ci siamo ritrovati da soli e sperduti in una terra che non conoscevamo e non sapevamo come tornare a casa.

Abbiamo vagato per tutta la notte in cerca di Carl e Donna, ma non ci hanno mai risposto, e mentre stavamo camminando su una strada, è apparsa una carrozza lanciata a folle velocità, che fuggiva da un convoglio di briganti e assassini. Rimanemmo nascosti nel bosco e aspettammo che venisse l'alba. Quando tornammo sulla strada la carrozza della sera prima era devastata, gli uomini di scorta morti e chiunque fosse stato dentro la carrozza era stato rapito.- Isabeau si irrigidì di fianco al marito ricordando che al posto della donna che aveva preso le sue sembianze avrebbe potuto esserci lei. Il giovane le scambiò uno sguardo premuroso spiegando:-Cercavano lei per ragioni politiche e territoriali ma per fortuna non avevano trovato lei in carrozza, ma una sosia.-

-In poco arrivammo ad una città, ma non ci registrammo come avremmo dovuto fare, in quel momento non lo sapevamo, e incontrammo Isabeau sotto finte spoglie che ci indicò un monastero dove trovare riparo.-

La giovane si strinse a lui dicendo:-Chi poteva pensare che quel forestiero malandato sarebbe divenuto mio marito?-

-In effetti non mi hai trattato molto bene al nostro primo incontro.- rifletté Ian.

Lei gli rivolse un sorriso innocente .

-Comunque, mentre stavamo per avviarci fuori dalla città, Isabeau è stata fermata da un soldato per non essersi registrata all'ingresso e ho preso le sue difese.-

-Diciamo che se avessi potuto avresti spaccato la faccia a quel soldato, eh?- Daniel aveva un sorriso beffardo sul volto.

Ian riprese il discorso interdetto:-Ho cercato di essere cortese, ma prima che potesse succedere qualunque cosa è arrivato quel farabutto di Jerome Derangale.-pronunciò quel nome come se avesse appena ingerito veleno.

-Chi era?- chiese Sylvia vedendo la reazione del giovane.

Isabeau rispose al posto del marito:-Colui che amministrava quelle terre. Lo sceriffo di Flandre soprannominato Sans-Piète.-

-Di nome e di fatto.- commentò Daniel disgustato.

Ian guardò i presenti con aria torva e si accorse che Marc lo fissava con enorme punto interrogativo stampato in faccia.

-Dopo un colloquio spinoso aveva deciso di sbatterci tutti in una cella e di farci probabilmente impiccare il giorno dopo, e io feci il dannato errore di ribattere.-

Daniel intervenne severo:-No, Ian. Non confondere le acque. So che non vuoi che loro lo sappiano ma devono.- si rivolse ai genitori con l'orrore di quel giorno negli occhi:-Io ho ribattuto, e io avrei dovuto ricevere cinque frustate per punizione. Ma Ian si è offerto al mio posto sapendo che non avrei mai sopportato una tortura del genere.-

John e Sylvia erano bianchi come il marmo.

Il danno è fatto. Tanto vale dire tutto, almeno avremo l'anima in pace. Scambiò questo pensiero con l'amico e l'altro annuì in risposta.

-Quel figlio di un cane invece di infliggergli cinque frustate ha continuato fino a quando non è svenuto.- Daniel non aveva ancora messo a tacere il rimorso di quel giorno. Non l'avrebbe mai fatto.

Il colonnello abbassò lo sguardo:-Dunque è così. In fondo, sei sempre stato tu quello che proteggeva Daniel dai pericoli.- diceva amaro:-E poi?-

Ian riprese fiato e continuò a raccontare:-Quella stessa notte siamo scappati dalla città per il condotto che ci avrebbe portato fuori. Ma, tanto per dire che ho un abbonamento speciale ai guai, io non ho fatto in tempo a passare. Nella mischia dell'inseguimento ho ferito un uomo per la prima volta, forse l'ho ucciso ma non ricordo.-

Isabeau era diventata come una statua di cera:-Buon Dio, se solo ripenso a come sei stato vicino alla morte quella notte...-

-Ma tu sei rimasta lì per me. Se non fossi arrivata tu mi avrebbero preso nonostante fossi saltato giù dalle mura.-

Ian continuò a parlare con voce sommessa:-Abbiamo preso una barca e abbiamo risalito il fiume per raggiungere il feudo di Montmayeur ed io ero praticamente svenuto quando i suoi soldati ci hanno trovato.-

John guardò il figlio, preso dal racconto:-E voi?-

-Abbiamo fatto la stessa cosa ma siamo arrivati prima dai soldati e loro ci hanno preso in custodia.- Non voleva aggiungere che se non ci fossero stati un ragazzino e una donna probabilmente i soldati non avrebbero perso tempo a portarsi dietro i prigionieri, era superfluo.

-Quando Jean e Isabeau sono tornati, credevamo che fosse morto tanto era cereo.-

-Eh sì, ero ridotto male.-Poi il suo sguardo cambiò ed una luce di meraviglia invase i suoi occhi:-Ma mi sono svegliato in un monastero con il più bell'angelo che avessi mai potuto vedere.-

La giovane al suo fianco arrossì al complimento. Il marito girò il capo per rivolgersi ai presenti:-In seguito ho avuto il primo incontro con Guillaume. Voleva ringraziarmi di aver salvato la sua protetta e mi ha detto che potevo chiedere qualunque cosa per sdebitarmi.- I ricordi si rincorrevano nella mente del giovane:-Così, data la nostra precaria condizione ho deciso di rendermi un suo famiglio e diventare lo storico della famiglia Ponthieu.-

-E il professore di Storia non è perito nemmeno nel Medioevo...-commentò Daniel.

Ian dileguò un sorriso per riprendere:-Quando il conte mi fece conoscere suo fratello mi prese come una sensazione di ostilità nei confronti di quell'uomo tanto simile a me d'aspetto.- tergiversò infastidito.

Magari perché era il futuro sposo della tua bella francese...pensò Daniel, ma non osò esprimere quel pensiero in presenza di Isabeau. Sarebbe sembrata un’offesa espressa in quel modo. E poi, sia Ian che la sua sposa non amavano ricordare il vero fratello del conte.

Isabeau si era ritratta in modo quasi impercettibile al nome dell'uomo che avrebbe dovuto effettivamente sposare, ma si ricompose facendo finta di aver avuto uno sbilanciamento della postura di Michel.

-In più Guillaume mi ordinò di accompagnarlo ad Arras per prendere nota del momento in cui sarebbe stato sciolto dagli ordini monastici e avrebbe potuto unirsi in matrimonio con Isabeau.-

Entrambi i coniugi lo guardarono interdetti, ma tacquero aspettando che continuasse.

-Non immaginavamo neanche che dietro a un balordo perennemente incappucciato si nascondesse un traditore.- decretò Ian con disprezzo e pervenne qualunque domanda continuando spedito:-In quegli innumerevoli anni passati in monastero aveva maturato la sua vendetta contro il fratello che l'aveva rinchiuso lì creando un piano diabolico che avrebbe decretato la fine del casato e forse un ribaltamento della Storia intera. Quando fummo a Couronne, lì ancora pensavamo che dietro la sua ostilità ci fosse solo un caratteraccio, la notte in cui alloggiammo in un ricovero notai la mancanza di una sentinella.. Più che altro era un presentimento, e mi alzai per capire cosa ci fosse di strano.-

Isabeau si rabbuiò vistosamente e il suo disappunto per quell'argomento era palese.

Il giovane le cinse una spalla per assicurarla a sé e rivivendo il ricordo di quel giorno disse:- Quando uscì dalla stanza e andai in giro per smorzare la tensione sentì due mercenari che discutevano sul fatto di aver appena ucciso tutti i componenti del gruppo che viaggiava verso Arras. Mi accorsi in tempo che mancavo solo io all'appello. E subito pensai che anche Isabeau fosse in pericolo.- respirò a fondo:-Sulle scale trovai Jean de Ponthieu e dopo un colloquio spinoso con lui appresi che aveva contrattato di far sposare Isabeau con Claude de Dammartin, il figlio del cavaliere che l'aveva addestrato, che in quel momento si trovava nella sua stanza.- rivolse lo sguardo a Isabeau.

Sylvia tentò di sciogliere la tensione con un commento smorzato:-Chissà che rabbia che ti sarà presa...-

-Non lo immagini neanche.- disse lui con gli occhi presi dal ricordo:-In quel momento avrei potuto uccidere e ho buttato il conte cadetto giù per la scalinata. Poi ho cercato di rendere inoffensivo anche quell'altro farabutto ma è stato molto più difficile anche perché con Jean mi avevano stretto in una morsa a due fuochi. Sono riuscito a liberarmi e spero che ora quei traditori stiano pagando le loro colpe all'inferno-

Isabeau interruppe il marito per fargli sbollire la rabbia che stava cercando invano di reprimere:-Il problema era come uscire. Non saremmo mai potuti uscire inosservati, così data la somiglianza di Jean con il conte abbiamo finto che fosse ancora vivo e abbiamo simulato la riuscita del piano. Dopo ciò siamo scappati a cavallo inseguiti dagli uomini di Jean e Claude.-

John era praticamente cereo dopo aver sentito che il giovane che aveva cresciuto aveva ucciso con così tanta leggerezza:-E voi che avete fatto mentre loro due erano ad Arras?- era chiaramente rivolto a Daniel. Il ragazzo rispose:-Con Jodie e Martin siamo riusciti a scoprire la lettera che avrebbe incriminato il casato dei Ponthieu e io ho fatto in tempo a raggiungere il conte per avvertirlo. Il re ha poi deciso in seguito di far sostituire Ian con Jean per evitare uno scandalo diplomatico che avrebbe mandato tutto il casato a monte certa.-

Ian intanto aveva ripreso la calma e il suo sguardo era puntato sugli occhi di tutti:-Al processo per la denuncia dell'aggressione abbiamo incontrato di nuovo Derangale.-

-E?- Sylvia era spaventata dalla storia, ma anche molto incuriosita.

-Ho perso la pazienza e l'ho sfidato a duello durante il torneo di Bearné. É stata un mossa azzardata e pericolosa, ma non avrei resistito oltre a farmi insultare da quel cane.-

-Meno male che l'hai disarcionato. E hai vinto la sfida.- Daniel sorrideva vacuo.

-Vero, ma quel verme non si è accontentato di aver perso...- Ian era livido di rabbia e Isabeau faceva davvero fatica a calmarlo.

Daniel scoppiò a ridere:-Se avessi visto la faccia che avevi...quella che ha fatto il valletto di fianco a Derangale poi è stata incredibile! È sbiancato quando ti ha visto arrivare!-

La giovane di fianco a Ian gli fece un mezzo sorriso dicendo:-A volte voi uomini siete così permalosi da alterarvi per una qualunque sciocchezza...-

-Non era una sciocchezza!- ribatté Ian. Ma era un loro gioco di parole che Daniel conosceva bene quando toccavano l'argomento. Lei sapeva di irritarlo e lui si accorgeva un minuto più tardi che quello che la fanciulla gli aveva detto era volutamente scherzoso.

John e Sylvia in compenso, si stavano rilassando e cominciarono a parlare e a fare domande all'uno o all'altro:-E tu Daniel? Non hai partecipato al torneo, vero?- Sylvia era preoccupata.

Fu Ian a parlare:-No, ha sostenuto la gara di tiro con l'arco e ha battuto tutti.-

-E bravo figliolo!- si complimentò John:-Hai messo in pratica quello che ti ho insegnato.-

Daniel sorrise imbarazzato per quel cambio improvviso d'argomento.

Ian sorrise e disse:-Già. Dovresti vederlo in battaglia, mi ha salvato la vita più di una volta con il suo arco. È stato formidabile.-

Entrambi i genitori guardarono il figlio come se avessero preso una scossa elettrica: Daniel stava rivolgendo a Ian un sorriso tirato che minacciava tempesta nel profondo.

-Ops.- si scusò Ian con tutti e tre:-A volte dimentico che nei tempi cambiati certe cose non sono così usuali.-

Daniel tossì volutamente:-Eh, già.- Poi rivolse uno sguardo di rassegnazione all'amico che faceva intendere di aver esagerato.

Forse ho detto troppo... pensò Ian imbarazzato. Probabilmente aveva messo Daniel leggermente nei guai con i genitori su cose che avrebbero richiesto spiegazioni soprattutto da Sylvia.

Ian cercò di rattoppare il buco:-Va bene. Cercherò di velocizzare il racconto altrimenti all'alba saremo ancora qui a parlare.-

-È successo così tanto?- chiese Sylvia.

-Oh, sì. Poco prima del torneo, quando Daniel era andato a portare i documenti al vescovo di Arras abbiamo ritrovato Donna in convento. Era traumatizzata e per riprendersi le è occorso tempo, ma ora è felice e come me ha scelto di restare, per Etienne. Dopo il torneo invece, abbiamo riacciuffato Carl scoprendo che fabbricava nuove armi per gli inglesi con le sue conoscenze moderne dei metalli. La fortuna ci ha assistito perché se vi ricordate l'esplosione ha danneggiato il computer e noi non potevamo tornare a casa. Carl però aveva la connessione, Daniel i codici. Era un porto sicuro per tornare indietro.-

-E riguardo al vostro matrimonio?- chiese la donna curiosa.

-Ci siamo sposati dopo il torneo e da lì è cominciato tutto. Per questi due piccoli combinaguai, intendo.- Accarezzò il figlio sulla testa che sentiva parlare di cose che non sapeva e che guardava curioso tutti i presenti. Poi rivolse lo sguardo a Michel che aveva richiuso gli occhi poco dopo l'inizio della conversazione e si era riaddormentato in braccio alla madre.

-Sono così belli...- disse Sylvia con gli occhi lucidi:-Non è da credere che siano così perfetti.- Accarezzò la testa di Michel che dischiuse le fessure degli occhi al contatto.

-Dopo il tutto è arrivata la guerra e con i soldati di Chatel-Argènt e di mio fratello siamo partiti per dare sostegno ai soldati di re Filippo. É stata una esperienza traumatica, ma ci ha aiutato a capire molte cose importanti.-

D'istinto i due coniugi guardarono Daniel che cercò di giustificarsi:-Andiamo, non crederete che come scudiero di Jean me ne sia rimasto al castello a fare la bella vita mentre lui era in guerra!-

-Ma Martin?- chiese John con un filo di voce.

-Lui invece è rimasto. Per nessuna ragione gli avremmo fatto affrontare un esperienza simile.- Ian parlava con la voce cupa, di chi purtroppo la sa lunga. Con noncuranza riprese a parlare:-Nella battaglia abbiamo incontrato nuovamente Derangale. Se non fosse arrivato Daniel probabilmente non sarei qui a raccontarvi la storia per intero, ma con Guillaume ferito gravemente è stato davvero difficile superare la battaglia.-

Un brivido gli passò dietro la schiena quando visualizzò ciò che stava per raccontare:-Quando tutto sembrava finito e Derangale era morto, successe un fatto. Poco prima di salutare per sempre Daniel e gli altri ho ricevuto la visita di due monaci. In realtà erano sicari mandati da Derangale prima di morire e hanno approfittato dell'effetto sorpresa per pugnalarmi. Il colpo ha coinciso con la lamiera che è penetrata durante l'esplosione, e sarei morto davvero se non mi avessero riportato a casa.-

-Ecco spiegato perché quando sono venuto a trovarti in ospedale eri più scosso che mai.- John piegò la testa da un lato ripensando al momento:-Ma chi poteva immaginare che eri appena tornato da una gita nel Medioevo?-

Fu Daniel a continuare il discorso:-Ian per fortuna ha scoperto che avrebbe dovuto avere due figli da Isabeau e così abbiamo avuto la certezza che sarebbe tornato. Ci siamo organizzati e siamo ritornati inventando un piano a prova di bomba da raccontare prima al conte e poi al mondo intero, ma qualcosa doveva andare storto.-

-L'amico di Derangale, Martewall, mi ha riconosciuto e ci ha portati in Inghilterra, ma già lì Hyperversum non funzionava più. È stato quando hai spento il computer.- rivolse a Sylvia le ultime parole:-Con fatica immensa sono riuscito a scappare dovendo lasciare là Daniel per fare uno scambio di ostaggi e assieme al mio scudiero, sua madre e Martewall, con cui avevo siglato una tregua, siamo arrivati in Francia. L'unica difficoltà dell'arrivo era spiegare tutto a mio fratello, ma per fortuna ci ha creduto.-

-Quindi tu sei rimasto in Inghilterra.- disse il padre laconico.

-Sì, e nel mentre che Jean otteneva l'udienza con il re per portare qui il principe e dare sostegno ai baroni, il re Giovanni ha fatto giustiziare il padre di Martewall.-

-Oh, cielo. Ma hai visto davvero Giovanni Senza Terra? Quello di Robin Hood?- Sylvia era stranita.

-Non solo, ci ho pure parlato.- commentò Daniel con disgusto.

-È davvero così crudele come lo rappresentano?-

-Peggio. É un lurido verme coronato.- scandì le ultime tre parole con un senso di nausea.

-Robin...Hood?- chiese Isabeau con deferenza e un po' di imbarazzo sul viso.

-É una storia delle terre da cui proviene Daniel.- si affrettò a dire Ian per non confondere oltre la sua sposa.

-Me la racconterai?- chiese la giovane curiosa.

-Questa sera ti racconterò la storia di Robin Hood, e ti piacerà, ne sono certo.-

-Scusate se interrompo questo grazioso dialogo.- tossì il colonnello:-Ma gradirei sapere some si è conclusa una storia ben più reale.-

Ian diede l'anello nobiliare a Marc che smaniava per il “giocattolo” del padre e riprese con il racconto:-Dopo giorni siamo ripartiti verso l'Inghilterra accompagnati da un ambasciatore del Delfino. Io, Martewall e Sancerre, che non ne voleva sapere di restare fuori dalla spedizione abbiamo raggiunto l'Inghilterra e assediato Dunchester, il maniero di Martewall.-

Daniel sostituì l'amico e prese a parlare:-Nel frattempo io e alcuni dei prigionieri di Dunchester abbiamo sabotato le forche per impedire che l'ordine di esecuzione di Giovanni Senza Terra venisse attuato su tutti i soldati. Poi durante l'assedio con l'aiuto di alcuni soldati sono riuscito a distruggere gli argani e ad appiccare il fuoco. Ma sono dovuto scappare subito senza riuscire a vedere Jean perché i mercenari mi avevano trovato e mi avrebbero ucciso senz'altro se non fossi tornato a casa.-

-Oh, Dio..-gemette la madre del giovane:-Ma come hai potuto essere così sprovveduto? Così vicino alla morte?-

-Mamma,- cercò di tranquillizzarla il giovane:-Sapevo quello che stavo facendo. Certo, non avevo previsto di diventare un puntaspilli per frecce, ma sapevo di rischiare.-

-Ma che è successo dopo?- John era sbiancato da un po'.

-Quando abbiamo conquistato il maniero di Dunchester non riuscivo a trovare Daniel da nessuna parte fino a che non ho visto la camera degli argani con i corpi in fiamme. Quello era l'ultimo posto dove era stato visto.- fece una pausa per controllare la voce:-Credevo di impazzire. Pensavo che fosse tutto finito e che Daniel fosse morto per davvero, che non avreste mai saputo cosa gli era successo. E in fondo sentivo che era colpa mia.- Nessuno osò ribattere lasciando che il giovane si riprendesse e continuasse:-Un soldato però era riuscito a sfuggire alle fiamme e cercava di dire che il soldato straniero, cioè Daniel, non era morto ma che aveva evocato un mela rossa come il diavolo tentatore ed era sparito come il demonio. Da lì ho capito che era riuscito a tornare a casa anche se non ci saremmo mai più rivisti.-

-E da lì le finte e-mail, e le menzogne più disparate, vero?- disse John in tono tetro.

-Ehi, ma come?...-cominciò Daniel.

-Non penserai che abbia creduto anche solo per un attimo che quelle e-mail fossero vere?-

-Ma perché non mi hai detto niente?- Daniel si sentì preso in giro.

-Sarebbe servito?- lo redarguì John.

-No.- convenne Daniel.

-Comunque, alla fine ci siamo ritrovati. In circostanze molto pericolose, ovviamente.- disse imitando il tono che assumeva il cadetto di Sancerre quando si riferiva ai Ponthieu.

-Come avete fatto?- chiese Sylvia curiosa.

-Ve lo dirò subito, ma prima...- ruppe la frase a metà e sollevò Marc per poggiarlo a terra dicendogli di andare a giocare vicino al pergolato di fiori e il piccolo gli ubbidì spedito.

-Michel sta dormendo.- disse Isabeau prevedendo ogni obiezione del marito:-Non sentirà.-

-Va bene.- disse Ian:-Prima parla tu Daniel.-

-Allora, adesso è complicato. Due anni dopo l'addio, ho ricevuto una e-mail del falco d'argento e ho pensato che Jean avesse trovato il modo di comunicare con me. Mi aveva dato appuntamento a Pienne, ma poi ho scoperto che era un altro giocatore. Mentre stavo chiudendo la partita, mi sono ritrovato nella vera Pienne e ironia della sorte in mezzo ad una battaglia.-

-Etienne per fortuna l'ha riconosciuto nella mischia e ha impedito che venisse ucciso dal corvo.- aggiuse l’altro americano.

-Il corvo?- fece John:-Con tutti questi soprannomi non ci capisco più niente. Spiegati meglio.-

-Adolphe de Gant.- rispose Daniel al posto di Ian che stava già fumando di rabbia.

-Aspetta, non è quello che hai ferito?- disse rivolto al figlio.

-Ehm, ferito diciamo che non è la parola più appropriata. Ho scoccato la freccia, ma non è colpa mia se ha colpito un punto vitale.- cercò di spiegare Daniel:-E poi era per salvare la vita di Jean.-

I due coniugi si rabbuiarono.

Ian aveva ripreso il controllo della voce in pochi istanti e questo voleva dire che avrebbe continuato a parlare da solo. Scoccò un occhiata a Daniel per rendere evidenti i suoi pensieri e per non far intervenire l'amico.

-La felicità di sapere Daniel sano e salvo di nuovo, è stata enorme, e non ringrazierò mai abbastanza Etienne per il suo intervento. Ma per nostra sfortuna il corvo...Gant, non si era accontentato che Daniel fosse sotto la protezione di ben due conti francesi. E pretese spiegazioni.

L'altro problema era Etienne. Ci siamo inventati una storia su due piedi sperando che funzionasse e Daniel è diventato il James Bond di Filippo Augusto.-Sorrisero entrambi al ricordo della storia inventata quasi per sbaglio. Allo sguardo confuso dei coniugi Freeland il giovane disse:- Era l'unico modo per far credere all'intera corte di Francia, compreso mio fratello, che Daniel non fosse morto nell'incendio e per giustificare il fatto che primo...- fece il segno dell'uno con le dita:-Io fossi così tranquillo e sereno nonostante tutti credessero che Daniel fosse morto. E secondo, che Daniel dal canto suo non fosse ritornato a Dunchester dove si era appostato Etienne con i suoi soldati e non fosse ritornato in Francia con loro.-

-E come si è concluso?- chiese il padre di Daniel ansioso di sapere quale intrigo si fossero inventati per giustificare la ricomparsa del figlio.

-abbiamo finto che Daniel fosse una spia e che era andato ad investigare in Inghilterra scoprendo alcuni intrighi che mi hanno aiutato a concludere il patto con Salisbury. Poi era scappato temendo di essere interrogato dagli inglesi e non sapendo che ci fosse un ambasciata francese a Dunchester. E poi ha saputo di potermi trovare a Pienne e mi ha raggiunto trovandosi però invischiato nella battaglia. Nel difendersi ha ferito un crociato, e da lì...Gant ha fatto una scenata perché voleva sapere assolutamente chi fosse lo strano uomo che aveva aggredito un suo soldato.- Daniel sbuffò al concludersi della frase:-Superato con successo il test su Etienne rimaneva solo da scoprire come il gioco ci aveva beffati quella volta e da discutere con il corvo di faccende spinose.-

Non riesci nemmeno a dire il nome di quel maledetto tanto provi rabbia al solo pensiero...rifletté Daniel e scambiò quel pensiero con i genitori ancora ignari di tutta quella indisposizione.

-Durante la notte Daniel ha liberato due Occitani che sarebbero stati giustiziati senza prove e il piano è riuscito quando poi è ritornato a casa.-

-Perché ce l'avevi tanto con questo Gant?- chiese Sylvia.

Negli occhi di Ian passò un lampo di rabbia e prese a parlare spedito per concludere il più in fretta possibile quell'argomento insidioso:-Gant era l'essere più spregevole, egoista e sanguinario che abbia mai conosciuto finora. Ha praticamente mandato al rogo mezza città per i suoi scopi personali, rubava il bottino di guerra senza darne la giusta parte al suo signore, ha cercato di assassinarmi per ben due volte perché ero un testimone scomodo e la seconda avrebbe potuto uccidere anche Isabeau, Michel e Guillaume con il veleno che ha fatto mettere nei boccali!-

Tutti i presenti raggelarono al tono di astio che aveva il giovane ma che sapevano era rivolto al suo peggior nemico.

Ian si mise una mano sulla fronte per calmare la sfuriata che aveva avuto, ma i ricordi erano ancora troppo vividi per essere dimenticati.

-Nel frattempo Daniel ha scoperto che il mittente del messaggio che gli era arrivato per conto del Falco d'Argento era il mio non so quale bis-nipote del ventunesimo secolo.-

-Che cosa???- si sconcertò Sylvia all'udire le parole:-Tu ti sei ritrovato un discendente di ottocento anni nel futuro?-

-Proprio così.- convenne Ian:-Thierry de Ponthieu è il mio ultimo discendente e nel corso della sua avventura qui ha imparato un sacco di cose su come comportarsi. Perché ci ha causato un sacco di guai.-

-Chissà da chi avrà preso...- disse Daniel beffardo.

Ian ignorò il commento di Daniel per continuare:-L'abbiamo riportato a casa e ora sta bene, ma ha ingerito anche lui del veleno e se l'è vista proprio brutta. Gant aveva preso di mira anche lui e mentre stavamo tornando indietro dopo averlo recuperato i soldati di Gant ci hanno teso un agguato. Di tutti gli uomini del mio seguito e degli Occitani che ci avevano seguito, compreso anche il cavaliere che avevamo liberato quella notte, ci siamo salvati solo io, Beau, Ty, e Chailly, solo che la freccia con cui mi avevano colpito aveva fatto infezione e non avrei avuto speranze di sopravvivere se non fosse arrivato Martewall. Ha curato l'infezione e l'ha fatta guarire e se sono qui a raccontarvelo lo devo solo a lui.-

-Ma Martewall non ti aveva rapito assieme a Daniel quando avete cercato di ritornare?- chiese John serio.

-Sì ma le cose sono cambiate da allora. Siamo buoni amici e lui è votato alla causa francese. Terrà fede alla corona di Francia, ne sono sicuro. E poi, viene qui in visita ogni tanto fingendo di passare per caso per portare le informazioni alla corte, ma in realtà viene a porgere i suoi saluti a Brianna che ora è la dama di compagnia di Isabeau.-

-Oh, allora qui sta sbocciando una bella storia d'amore.- disse Sylvia Freeland con un sorriso sulle labbra.

-Come è bello sentire che qualcuno da ragione ad un sentimento tanto puro e sincero.- disse la giovane di fianco a Ian:-Se non fossero così reticenti a confessare l'amore avremmo già sentito le campane di nozze.-

-Non ne dubito.- la sostenne l'altra donna.

John però voleva sapere fino in fondo tutta la storia:-Come sono riusciti a mettere il veleno nei boccali e a tentare di avvelenarvi?-

Ian rifletté un momento poi disse:-Secondo la ricostruzione dei fatti devono aver bloccato il padrone della locanda e il suo garzone e si sono sostituiti ad essi. Quando però ci siamo resi conto che il cibo era avvelenato, per alcuni era già troppo tardi.- Chiuse gli occhi pregando per le anime dei soldati che erano stati coinvolti in quell'orribile tradimento:-Daniel ha riportato a casa Ty, ma Guillaume l'ha visto ed è scoppiato il finimondo.- disse con la voce storta:-Mi ha accusato di avergli mentito per tutti quegli anni, che non c'era nessuna nave per arrivare nelle nostre isole oltre la Scozia, che le sparizioni erano solo frutto di un trasferimento senza spiegazione ed era tutto maledettamente vero. Mi sono sentito morire quando mi ha tolto l'anello di Jean Marc de Ponthieu con l'ordine di abbandonare per sempre le sue terre e di non ritornare mai più. E praticamente di abbandonare Isabeau e i nostri figli per sempre perché non potevo portare loro con me a girovagare senza metà per tutta la vita. E non avrei avuto la vita facile in Francia.-

Isabeau lo scosse con gli occhi che sembravano d'acciaio:-Tu sai che sarei venuta assieme a te. Non mi sarebbe costato niente se non avessimo avuto Marc e Michel da accudire.-

-Non dirlo, Isabeau. Non ti avrei permesso di seguirmi e lo sai.-

-Poi che è successo?- chiese Sylvia ansiosa.

Ian, con il viso scuro, alzò il capo e disse:-Avevo deciso di fare l'unica cosa che mi rimaneva da fare. Farla pagare a Gant con il sangue.-

-Non è che fosse proprio l'unica cosa da fare....-gli rammentò Daniel portando alla mente i ricordi del loro acceso diverbio.

L'altro americano gli scoccò un'occhiata che zittì subito Daniel evitando di intervenire oltre.

-Ero cosciente di ciò che volevo fare, sebbene non ci avessi ragionato. E con l'aiuto di Etienne, Henri “il grande”, e Henri “il piccolo” siamo riusciti a raggiungere Gant. Geoffrey si è aggiunto alla comitiva durante il tragitto e mi ha tolto un grosso ostacolo individuando il corvo fra tutti gli altri.- Il suo viso si rabbuiò:-Sono riuscito a tenergli testa per molto, ma era chiaro che avrebbe vinto lui se Daniel non fosse intervenuto.-

Un pensiero gli guizzò nella mente, e lo espresse divertito:-Daniel ormai si è preso la briga di salvarmi la vita ogni volta che può.-

-Vogliamo contare quante?- rispose Daniel a tono cogliendo l'imbeccata:-Perché credo che le mie mani non basteranno da sole a contarle tutte.-

Ci fu un momento di sollievo generale, poi la conversazione volse verso una direzione più muta e tesa.

-Ma dopo?-disse Sylvia con un groppo in gola:-Che cosa hai fatto?-

Ian sentì gli occhi umidi quando parlò:-Sono tornato a casa, con Daniel. E ho cercato il più possibile di ricominciare a vivere nel mondo moderno rassegnandomi di aver perso tutto qui.- Mise una mano sul viso per calmare i tremori che stavano arrivando a tradimento.

-Ho sfacciatamente mentito dicendo di stare bene, vi ho perfino convinto di una verità inesistente. Mi sento doppiamente vigliacco se ripenso a quelle settimane. Contavo le ore, sentendomi prigioniero in un epoca non più mia. Dovevo tornare indietro e tentare di parlare con Guillaume, anche se probabilmente non ce l'avrei fatta e non sarei riuscito a rivedere Isabeau.- Strinse la mano della moglie temendo di perderla da un momento all'altro.

-Dopo il matrimonio di Daniel sono tornato indietro, ma come pensavo non sono riuscito a parlare con mio fratello. E a quel punto, quando credevo di non avere altra possibilità, ho tagliato i capelli alla maniera dei servi e sono andato a lavorare nei campi del monastero di Saint-Michel. Una terra di Guillaume.- spiegò troppo immerso nel ricordo per notare lo sconcerto nei volti dei genitori di Daniel.

-Ma perché?- chiese Sylvia dubbiosa.

-Voi che venite dal mondo moderno non potete capire. Avevo peccato in modo ignobile, e dovevo redimermi per fare ritorno alla giusta strada.

Dopo mesi di assoluto silenzio, Guillaume è venuto a pregare nel monastero. Abbiamo discusso di nuovo, ma sembrava che le mie parole non l'avessero toccato nemmeno. Ho realizzato in quel momento, che forse ciò che stavo facendo era inutile, che non avrei riallacciato i rapporti con mio fratello.- fece una pausa per scacciare quei pensieri di arrendevolezza:-Poi ore dopo, Guillaume ha fatto cadere di fianco a me l'anello nobiliare di Jean Marc de Ponthieu. Quel tintinnio è stato per me come un coro di campane che mi ammettevano alla messa, e dopo mi ha riaccolto nella famiglia.-un sorriso gli sfiorò le labbra umide di lacrime per la gioia di quell'evento.

-E dopo?- chiese il colonnello.

-Mio fratello ha riparato la mia posizione nella corte e tutto si è risolto per il meglio.-

-Ed ecco che i cavalieri del Tempo sono tornati alla carica.- concluse Daniel con un sorriso di compiacimento.

Intanto Isabeau aveva voltato di scatto la testa sentendo uno scricchiolio di rami.

-Marc, non di nuovo!- si lamentò Isabeau vedendo il figlio che cercava di arrampicarsi sulle piante.

Ian si alzò e andò a prenderlo prima che cadesse con un tonfo come di suo solito.

-Marc, non muoverti. Vengo a prenderti.-disse mentre andava a prendere il bambino.

-Papà, papà!- lo chiamava divertito facendogli vedere come era seduto a cavalcioni di un ramo.

-Quel bimbo non ha tre anni...-sbuffò Daniel.

John gli rivolse un'occhiata di dissenso:-Ti sbagli. È evidente, invece. Mi ricordo ancora le volte in cui Ian si arrampicava sugli alberi e dopo si buttava a terra per sfuggire al padre prima che lo prendesse. E se l'istinto mi sta dicendo la cosa giusta, quel bambino tra un po' si butterà dall'albero.-

Isabeau guardava interessata il padre di Daniel:-Come avete fatto a capirlo?- nel frattempo il bambino si stava dondolando con le gambe per prendere lo slancio.

-Oh, conosco Ian da quando è nato. Era una peste sempre in movimento, ma era la gioia dei suoi genitori.-

Ian afferrò al volo Marc prima che toccasse terra con le mani.

-Ma perché ti butti sempre giù da questo albero?- gli chiese esasperato.

-Papà, voglio essere il falco.- rise il bambino mostrando tutta la sua felicità.

Il padre lo guardò stupito, poi alzò gli occhi la cielo:-Hai tempo per volare nei sotterfugi politici. Ogni cosa ha suo tempo.-disse con chiara allusione all'origine del suo soprannome.

Michel in tutto quel trambusto si era svegliato, e fissava i presenti con due profondi occhi da cerbiatto.

-Mà...-chiamò.

-Dimmi Michel.- rispose lei con un sorriso sereno.

-Pà...-riuscì a dire con le poche parole che conosceva e che riusciva a pronunciare.

Isabeau lo mise giù e subito il bambino di appena un anno, si mise a camminare verso il padre che stava giocando con Marc.

-Pà!-chiamò di nuovo. Il piccolo si muoveva con ben poche insicurezze, e si reggeva sulle gambe con un equilibrio quasi impeccabile.

-Michel, vieni con noi!- lo esortò Ian. Michel allora si avvicinò e tirò la tunica del padre per essere preso in braccio. Lui lo accontentò e il bambino rimase accoccolato tra le braccia paterne e diede il cambio a Marc che praticamente corse dalla madre.

Ian guardò il sole che avanzava pigramente per andare a creare i primi fasci di luce del tramonto.

-Tra un po' sarà ora di cena. Vi consiglio di andare a riposarvi per qualche momento e poi Daniel vi accompagnerà nella sala del banchetto.- disse Ian con Michel già addormentato tra le braccia.

L'ora di cena arrivò spedita e i commensali erano allegri e spensierati. Tutti tranne Guillaume de Ponthieu che osservava con fare calcolatore ogni mossa dei genitori di Daniel. Dal canto loro, si stavano abituando all'idea di essere in un mondo a loro sconosciuto e osservavano a loro volta Daniel e gli altri per imitarli nel mangiare.

Dopo del tempo, quando ormai tutti avevano finito gli argomenti di conversazione, il conte chiese con fare innocente:-Signori Freeland, dopo un viaggio così lungo immagino che rimarrete qui per un po' prima di tornare al vostro paese.-

-Certamente.-rispose il colonnello pronto a quella domanda:-Avevamo in programma di trascorre del tempo qui, anche se non molto, prima di ripartire verso i nostri luoghi.-

Ian disse bonario:-Sappiate che le porte della mia casa sono sempre aperte per voi.-

Se fossero stati in privato, Daniel avrebbe aggiunto qualcosa riguardo alla parola casa, ma con troppe orecchie indiscrete attorno non era il caso di fare battute.

Non fu una cena movimentata come le altre. Di certo, se fossero stati presenti i compagni d'arme di Ian si sarebbero sentite risate fino all'entrata del castello.

Dopo aver riaccompagnato i coniugi Freeland nei loro alloggi, Ian trascinò Daniel nella sua stanza per dirgli una cosa importante.

-C'è una cosa che non ti ho detto e che forse ai tuoi non piacerà…-

-Dimmi tutto senza intercalari, tanto qui non si può stare senza un buon colpo di scena.- gli rispose Daniel con un gesto vago della mano.

-Domani arriverà qui Geoffrey...-

-E quindi?-

-Nell'esatto pomeriggio ci spostiamo tutti a Soeur, da Etienne. Arriveremo in qualche giorno, quindi la proposta, o meglio l'obbligo per non insospettire nessuno è portare anche i tuoi genitori.-

Daniel lo guardò pietrificato.

-Tu stai scherzando, vero?-disse dopo essersi ripreso dallo schock.

-No, temo di no!- fece un sorriso tirato in segno di scusa.

-Beh, vero o falso, lo dici tu ai miei genitori. Io non voglio avere responsabilità penali.-

L'altro americano lo guardò con aria sconsolata.

-Dici che si arrabbieranno?- chiese infine.

-No. Temo solo che non riuscirò a riportarli a casa tutti interi se tu salti fuori con certe sorprese.-

-Non ci posso fare niente. È da mesi che stiamo cercando un momento per incontrarci tutti, ma un problema si fa sempre vedere.- disse a mò di scusa.

-Va bene, va bene.-disse Daniel sapendo di non avere altra scelta che informare i genitori il mattino dopo. Poi un pensiero gli venne alla mente e non poté fare a meno di esprimerlo frenetico.

-Non verrà anche il conte, vero?-

-No. Rimane qui da Isabeau per qualche giorno e poi torna alla sua residenza. In fondo anche lui ha una famiglia.- disse con un sorriso.

I due rimasero in silenzio per un po', poi Daniel disse:-Non sarà proprio un uscita al bar tra amici, ma è un buon inizio.-

Risero, per un momento estranei al resto del mondo e agli intrighi che erano stati tessuti intorno a loro.

Ian lasciò la stanza di Daniel subito dopo il dialogo con lui e tornò a riposare nelle sue stanze e di Isabeau.

La moglie era seduta sul letto con Michel che sonnecchiava tra le coperte, e guardava il marito con un sorriso aperto e sereno di porcellana.

-I genitori di Monsieur Daniel sono persone di buon cuore....-esordì lei dopo qualche secondo di silenzio.

-Già.-disse Ian con lo sguardo su di lei.

Lei cambiò espressione quando si ricordò di una cosa di quel pomeriggio:-Ti ricordi della promessa che mi hai fatto?- disse.

-Sì.-la strinse a sé con una mano e accarezzo Michel con l'altra:-Ti ho promesso che ti avrei raccontato la storia di Robin Hood.-

-Allora raccontamela.- disse lei ridendo a mezza voce.

-Dunque.-cominciò Ian:-C'era una volta....-

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Avvertimenti d'amara abitudine ***


Rinnovo i ringraziamenti a tutti quelli che leggono o recensiscono, è una gioia ricevere commenti così belli.

Spero che questo corto capitolo sia di vostro gradimento, 

Buona lettura. 

Il sole rischiarava il paesaggio quando il castello cominciò ad entrare in movimento. C'erano molte cose da fare e Daniel si era preparato un discorso prima di andare a dormire. Non ne era proprio soddisfatto, ma almeno avrebbe evitato che i genitori avessero da ridire.

Si alzò presto, ma nonostante ciò trovò già Ian e Isabeau fuori nel giardino. Li salutò con gioia anche se la tempesta doveva ancora arrivare. Pochi minuti dopo stava bussando alla porta delle nubi temporalesche sperando che ciò che aveva macchinato funzionasse.

-Avanti.-disse la voce della madre. Il giovane entrò trovando entrambi i genitori già pronti e vestiti.

-Che tempismo!-commentò. Ritornò serio vedendo che era l'ora di dire il motivo della visita.

-C'è stato un piccolo cambio nei programmi....-esordì. I due lo guardarono stupiti, come bambini di fronte ad un insegnante.

-Nel primo pomeriggio partiremo per andare a Soeur. É a qualche giorno di cavallo da qui, ma dovremmo cavarcela in breve tempo. E un altra cosa, ci accompagnerà Geoffrey Martewall.- Respirò a fondo, dopo aver detto tutto d’un fiato. Spero che avendo detto tutto così in fretta, i genitori avessero mancato qualche particolare.

-Come?- disse Sylvia sconcertata.

-Dobbiamo partire?-fece eco il colonnello.

-Sembra proprio di sì.- Daniel cercò di scusarsi come Ian aveva fatto con lui la sera prima, ma non sortì lo stesso effetto.

La stessa idea che a Daniel era venuta tante volte passò per la mente di entrambi.

-Non è che quel gioco può portarci direttamente a destinazione?- chiesero quasi in sincrono.

Daniel si fece scuro in volto:-E poi come lo spieghiamo che noi siamo già arrivati mentre il resto del convoglio arranca dietro di noi? Senza offesa ma, non date per niente l'impressione di essere nati su un cavallo.-

-Daniel! Ma cosa pretendi!- inveì la madre spazientita:-Abbiamo appena scoperto che Ian è un cavaliere medievale, che tu lo sei! Che avete affrontato pericoli in ogni angolo a nostra completa insaputa! Che ci considerate solo dei vecchi pesi morti!-

Padre e figlio si stupirono del tono che aveva appena usato Sylvia e si guardarono l'un l'altro con dubbio.

-Eh, no signorino! Vedrai di cosa è capace tua madre se la metti in questa situazione! E tuo padre non sarà da meno, giusto?- Guardò il marito fulminandolo con lo sguardo per evitare che contraddisse il suo sfogo.

-Sì.., certo cara.- riuscì a dire balbettando.

-Benissimo! Ora Daniel, potresti ripeterci cosa dobbiamo fare esattamente?- il suo sfogo era sfumato così come era venuto.

Il giovane di fronte a lei aveva un rivolo si sudore ghiacciato sulla fronte vedendo la madre così decisa:-Ok.- fece per riprendersi:-Nel pomeriggio arriverà Geoffrey Martewall e poi, dato che Ian ha organizzato un incontro con i suoi compagni d'arme andiamo tutti da Etienne per una manciata di giorni.-

-Il tutto nel pomeriggio?- chiese lei ancora più decisa.

-Esatto.- Daniel fece per voltarsi poi dette un ultimo avvertimento cosa ai genitori:-Una cosa soltanto.- cominciò mentre i due lo guardavano aspettando solo altre istruzioni:-State attenti. In questo posto, come hai detto tu ,mamma, il pericolo è sempre dietro l'angolo. Potrebbe capitare l'occasione di dover incrociare le armi con qualche bandito o chiunque altro. Odio doverlo dire ma qui uccidere e veder morire è quasi all'ordine del giorno quando si viaggia.- Abbassò lo sguardo e si diresse alla porta.

-Daniel...- Sylvia lo guardava con gli occhi lucidi:-Grazie.-

Quel grazie non era solo per le raccomandazioni appena fatte, ma per tutto ciò che il giovane aveva procurato loro. Daniel sorrise e uscì soddisfatto di aver compiuto il suo dovere.

Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Confessione ***


Un rumore alla porta fece sobbalzare Ian che stava leggendo assieme alla moglie delle poesie a Marc e Michel dopo essere rientrati dal giardino.. Beau sbucò dalla porta per parlare con il suo signore.

-Monsieur Jean, il signor conte la sta aspettando nelle sue stanze assieme ai signori Freeland.-

-Dì che arrivo subito, Beau.- Ian lasciò la famiglia nella stanza per andare a prendere i coniugi Freeland per farli ricevere dal conte.

Pochi minuti dopo erano riuniti tutti e quattro nella stanza grande adibita al conte.

L'uomo osservò in silenzio entrambi i presenti fino a che la porta si chiuse. Ian attendeva in piedi accanto a lui.

-Immagino sappiate il motivo per cui vi ho fatto chiamare.- esordì:-E immagino già sappiate che da molto tempo desidero assicurarvi che con me Jean non avrà di che temere.- si fermò analizzando la reazione dei due coniugi.

-Ora che ho saputo la verità sulla provenienza di voi tutti e l'ho accettata, non ci saranno più diverbi come quello di tempo fa, a meno che Jean non abbia altro da nascondermi.- concluse evidentemente smentendo con il pensiero quanto detto in finale.

-Possiamo capire il vostro stato d'amino, signor Conte.- esordì a sua volta il colonnello:-E possiamo garantirvi che la verità ci è stata rivelata solo da pochissimo tempo e ne siamo ancora spaventati. Comprendiamo il vostro dolore per una bugia forse troppo grossa per essere mantenuta a lungo, ma teniamo ai nostri cari più di ogni altra cosa e siamo pronti ad accettare qualunque cosa pur di rivederli.-

Ian rimase commosso dalle parole di John Freeland mentre Sylvia cominciava ad avere gli occhi lucidi.

Il conte lo guardò con acceso interesse:-Siete un uomo di sagge parole, Monsieur Freeland. E a giudicare dal vostro aspetto siete un militare.-

Colpito nel segno! Pensò Ian stupito. Non gli aveva mai parlato apertamente della professione del padre di Daniel, ma il conte era fin troppo perspicace per non riconoscere qualcuno che era stato in battaglia. In una qualunque e di qualunque epoca.

-Giudicate bene, monsieur. Sono un ufficiale.- rispose con una punta d’orgolgio.

-Comprendo ora la prontezza di riflessi di vostro figlio.- Rimase muto, voltato verso la finestra. E Ian sapeva che quello era il segnale d'inizio di un discorso difficile per il conte.

Continuò a guardare la finestra:-Come già ho detto a lui stesso anni fa, Jean sarà per me un fratello.

Mi lasciate un grande dono e un grande affetto. Mai ho visto in vita mia dama Isabeau più felice da quando è comparso nella sua vita e mai i guai si sono fatti più seri e frequenti.- concluse con un sorriso amaro.

Si voltò per guardare dritto negli occhi il colonnello:-Da tutta questa “stregoneria” o miracolo, come forse è più giusto chiamarlo, ho capito che un uomo va giudicato per i suoi atti e i suoi sentimenti e non per delle sciocche paure. Jean è uno di questi, e nei troppi mesi di incomprensione che abbiamo avuto l'ho considerato solo un traditore come l'altro cane che ho avuto per fratello quando invece è stato la benedizione della mia famiglia: Mi ha ridato il fratello che ho perduto, ha fatto felice dama Isabeau, ha preso contatti con l'Inghilterra talmente insperati da essere quasi irraggiungibili.-

Ian non l'aveva mai sentito parlare così tanto e così apertamente su di lui. Ebbe una stretta al cuore quando capì di essere stato davvero perdonato.

-Perciò credetemi quando vi dico che in lui non vedrò altro che un caro fratello di cui avere orgoglio e stima e non un traditore e un bugiardo.- Il conte tenne lo sguardo fermo ed a una persona normale sarebbe parso tranquillo come se l'argomento non l'avesse nemmeno toccato, ma Ian lo conosceva abbastanza bene da sapere che quel dialogo era stato difficile perfino per Guillaume de Ponthieu.

Sylvia aveva trattenuto i singhiozzi fieramente durante il discorso del conte e una volta ripresasi disse:-Sappiate conte, che anche io e mio marito abbiamo considerato Ian bugiardo e meschino fino a poco tempo fa. Non una...lettera- incespicò sulla parola non trovando di meglio per sostituire e-mail- Non un messaggio, nemmeno Daniel ci diceva niente. E pensavamo che fosse partito per il mondo senza più curarsi di noi. Abbiamo scoperto tutto da poco più di un giorno e abbiamo capito quanto fosse difficile tenere su tutta questa messinscena tra le due parti. E non ci saremmo stupiti di non credere nemmeno ad una parola.-

Il conte annuì col capo, poi disse:-Ci siamo dilungati più del dovuto e non voglio farvi attendere oltre. Andate pure nelle vostre stanze e preparatevi per il viaggio che dovrete sostenere questo pomeriggio- concluse congedandoli.

I due uscirono salutando il conte.

Quest'ultimo guardò Ian con un'aria stanca e un po' provata.

Lo stesso Ian lo guardò cercando di capire il motivo di tale espressione.

-È per questo che volevi che assistessi?-chiese sicuro della risposta.

Il conte fece un cenno affermativo. Ian lo fissò capendo quanto fosse cambiato il conte dal loro diverbio. Si diresse verso la porta pensando a cosa dire e contemporaneamente uscire ma il conte lo fermò a metà strada.

- Ma se pensi che mi fidi del tutto di te ti sbagli di grosso.- esordì. A Ian si gelò il sangue. Cosa mi vuole dire adesso? Pensò affranto.

-Prova a metterti nei guai un altra volta e ti rinchiudo nelle segrete del tuo stesso castello. In questo viaggio non tentare colpi di testa e cerca di tenere a freno la lingua del tuo scudiero che pare più lunga della tua spada.- disse.

Ian lo guardò per un momento e sorrise vedendo che il buon vecchio Guillaume era sempre al suo posto.

-Grazie.- fu tutto quel che disse. Uscì vedendo con la coda dell'occhio che il conte si stava sedendo su uno scranno lì vicino, esausto.

Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Un amore reciprocamente incompreso ***


Ecco il nuovo capitolo. Grazie come sempre a chi legge e un grande grazie a chi recensisce.

Buona lettura.

Un scalpiccio di zoccoli assordante accolse l'arrivo del convoglio di Martewall che veniva per accompagnare Jean a Soeur.

-Bentornato, Geoffrey!- gli disse stringendogli la mano il cadetto.

-Come sempre ti ringrazio della tua ospitalità. Ho saputo che il tuo amico, il cavaliere sassone, è tornato.- disse vedendo che Jean era stupito.

-Vedo che le notizie volano...-rifletté tutt'altro che entusiasta. Ma in fondo non era un caso che tutti conoscessero Daniel Freeland.

-Quando partiamo?- chiese il barone non affaticato dal viaggio.

-Molto presto, fra qualche ora. Nel frattempo ti accompagno per salutare Daniel e Isabeau.- disse Ian.

E Brianna...Aggiunse solo nel pensiero ma non senza uno sguardo al barone che faceva intendere quanto bastava.

La voce di Beau arrivò come al solito prima del ragazzino:-Signor Barone! Bentornato! Siete venuto per salutare mia madre?-

Quando vide il leggero rossore dovuto ad una risposta vaga di Martewall, Ian fu contento di non aver detto niente al suo scudiero.

-A proposito.-disse invece:-Ci accompagneranno i genitori di Daniel.-

-Il tuo amico ha portato parenti?-chiese perplesso.

-Sì, nonostante il viaggio difficile sono riusciti a venire qui. Tu sai ben per cosa.-

-Giusto. Me lo hai raccontato tempo fa.-capì scuotendo la testa.

Quando giunsero nel giardino adibito ai giochi di Marc e Michel il barone salutò con deferenza Isabeau.

-Madonna, voi e la vostra famiglia mi date motivo di orgoglio nell'avere la vostra amicizia.- esordì.

-E voi barone, siete un grande cavaliere. Gli aiuti che state prestando alla regina Bianca vi rendono un uomo d'onore.-

Poi Martewall spostò lo sguardo sui due piccoli Ponthieu:-Il tuo primogenito ti è uguale in tutto e per tutto. Pare pure nel volare in mezzo alla tempesta.- Ian stava correndo per acchiappare Marc che nel frattempo si era arrampicato di nuovo sull'albero.

-Ma quando la smetterai di fare questo gioco pericoloso?- sbraitò Ian.

Il barone volle cogliere l'occasione per fare un commento:-Quando avrà un esempio meno propenso a cacciarsi nei guai.- Isabeau rise con Michel in braccio mentre Ian stava riappoggiando a terra Marc, imbronciato.

Da un lato del cortile spuntò Brianna con un vassoio pieno di vivande per i signori. Il barone tacque ammirato e Ian dovette trattenere un sogghigno divertito.

Tutti si avviarono fuori dal cortile mentre Martewall e Brianna si incontravano di nuovo.

-Fanno tenerezza.- disse la giovane di fianco a Ian.

-Sono d'accordo.- commentò il marito sperando bene che Beau non arrivasse rovinando la pace dei due.

Si allontanarono con i bambini per portarli in un luogo più adatto.

Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Pericolo al varco del tempo ***


Scusate il ritardo. Spero di non avervi fatto aspettare troppo...

Grazie a chi legge e recensisce, mi fa davvero piacere che questa storia vi sia così gradita!

Buona lettura!

Daniel era disteso sul letto pensando che se fosse stato nel mondo moderno avrebbe ascoltato volentieri della musica.

Ma come fa Ian a vivere così? Si ripeteva tutte le volte che aveva difficoltà a misurarsi con la vita medievale. Poi ripensava all'amore dell'amico per la giovane Isabeau e sorrideva sapendo in cuor suo che Ian aveva fatto la scelta giusta.

Sono cambiate così tante cose da quando siamo arrivati qui. Pensò viaggiando con la mente agli anni passati. Noi siamo cambiati. E pensare che prima di fare il nostro primo passaggio eravamo ragazzini che volevano solo giocare. Storse la bocca in un sorriso amaro pensando a quanti orrori erano stati invece costretti a vedere.

Guardò il soffitto ancora per un attimo poi si alzò dal letto annoiato e andò alla finestra per vedere il cielo e gli uccelli che volavano sulle torri.

Sarà meglio andare ad avvertire mamma e papà. Si disse pensando alla partenza alle porte.

Non fece in tempo a bussare alla camera che la porta si aprì rivelando i due già pronti a partire.

-Che c'è?-domandò la madre:-Ti ho detto che non saremmo stati di peso.- Fece un risolino isterico guardando la faccia del figlio attonito. Il padre intanto stava preparando la sua sacca. Quest'ultimo lo guardò con un sorriso dicendo una cosa simile a quella della donna che era appena uscita.

Ma come hanno fatto ad adattarsi in sì e no due giorni? Si stava chiedendo con uno sguardo torvo.

-Vi ricordo che non è una gita di piacere.- disse all'insegna dei due.

-Ma lo sappiamo, figliolo.- gli disse il padre uscendo.

Daniel si ritrovò da solo appoggiato alla porta della camera dei genitori. Gli venne voglia di sbattere la testa sullo stipite per il nervoso e forse un po' l'invidia dell'adattabilità dei suoi genitori. Poi qualcosa gli folgorò la mente, e capì che il comportamento del padre non solo era insolito, ma anche sospetto.

Poco dopo comparve Ian nel corridoio. Guardò l'amico tanto teso quanto nervoso e gli chiese:-Daniel, ma che ti succede?-

-Hai mai provato invidia in una situazione difficile?-chiese lui con un'altra domanda.

-Sì ma, ti riferisci ai tuoi genitori?- l'altro americano fece di sì col capo.

Ian cercò di tirargli su il morale fino alla partenza, ma non ottenne altro che sguardi vacui e assenti.

Ma che ti sta succedendo Daniel? Si chiese preoccupato. Decise che avrebbe rimandato a dopo la sua inevitabile discussione con Daniel e andò a salutare Isabeau e i loro figli.

-Il papà sta per partire!- disse entrando nella stanza. Marc gli si buttò addosso con la foga di ricevere un abbraccio e fu accontentato subito dopo. Michel era in braccio alla madre ma guardava il padre sorridendo come stava facendo Isabeau.

Il giovane diede un bacio alla moglie e lei gli fece le dovute raccomandazioni, poi uscì nel piazzale dove Beau e gli altri scudieri avevano preparato i cavalli dei loro signori per la partenza.

Vedendo Daniel con lo sguardo rivolto al terreno pensò su due piedi di prenderlo da parte e costringerlo a spiegargli quale fosse il suo problema, ma sopraggiunse Chailly chiedendogli quali ordini doveva lasciare ai soldati una volta che fosse partito. Ian cercò di prestare la massima attenzione al barone, ma per quanto si sforzasse c'era un pensiero fisso che lo tormentava dalla mattina.

Una volta che Chailly se ne fu andato non cercò di ritentare l'attacco, e decise di aspettare di essere già partiti guardando però Daniel con costante apprensione.

Martewall gli si avvicinò confermando i suoi timori:-Mi sembra teso il tuo amico.- disse tanto per cominciare a parlare, ma non sapeva quanto aveva preso nel segno.

-Sì, infatti. Non capisco cosa abbia.-rispose l'altro tergiversando.

Non ci furono molte altre parole prima della partenza, e Ian ebbe solo modo di incoraggiare John e Sylvia e di tenere un trotto lento per evitare di far disperare i due. L'unico problema era Daniel, che ogni tanto scrutava il padre con sguardo accusatore senza farsi notare.

Procedettero attraverso sentieri sterrati per il resto del pomeriggio e si fermarono ad una locanda in un paese vicino. Quando si furono rifocillati e furono pronti per andare a dormire, Ian era già spazientito per il comportamento dell'amico.

Mentre lo accompagnava in camera, chiuse la porta dietro di loro per fargli capire di non poter evitare il discorso. Daniel lo guardò torvo e si arrese.

-Avanti, dimmi quello che vuoi.-gli disse con tono incolore.

-La mia domanda è una sola:-COSA HAI per essere così scontroso?-gli chiese senza mezzi termini.

-Niente.- gli disse semplicemente, come un bambino che cerca di nascondere l'evidenza.

-A me non sembra.-Ian era oltremodo preoccupato. Cosa poteva essergli successo da cambiarlo dal giorno alla notte in qualche ora?

Daniel sospirò e si mise la testa tra le mani. Ma cosa sto facendo? Si disse togliendo si scatto le mani dai capelli.

Rimasero fermi per vari minuti, uno in piedi sulla porta, l'altro seduto sul letto con lo sguardo piantato a terra senza sapere cosa dire. Ian sapeva che a volte il silenzio era il modo migliore per cominciare una conversazione e lasciò Daniel a pensare aspettando paziente che gli desse un motivo.

-Mi dispiace.- disse dopo quell'attesa.

-E di cosa?-Ian aveva aperto bocca senza neanche pensare.

Daniel sorrise amaro compiangendo se stesso:-Ti ho messo nei guai, ma tu sembri non capirlo.-

Ian si fece torvo:-Spiegati.-

-Quando ho portato qui mamma e papà, non ho ragionato. Di per se questo è stato il mio errore. E non avevo fatto i conti con papà.-

-Io non capisco comunque.- continuò l'altro sempre più confuso.

-Andiamo, non ci vuole un premio Nobel per capire che sta macchinando qualcosa!- esclamò.

Ian comprese solo allora il senso di colpa dell'amico. Doveva aver intuito che John aveva ben altri progetti per quel gioco e che avrebbe carpito più informazioni possibili per poi elaborare una strategia tutta sua e forse far davvero arrivare Hyperversum agli scienziati.

-Non ne ho la certezza, ma questo suo adattamento così repentino mi insospettisce.- disse ancora sentendosi in colpa.

-Consolati, non saremmo comunque riusciti a mantenere il segreto ancora a lungo.- cercò di tranquillizzarlo Ian.

-Come è successo con il conte?- I due si guardarono capendo la catastrofe che avrebbe significato se il cerchio del segreto si fosse allargato troppo.

-Già vedo i dibatti tra gli storici...Si deve salvaguardare la storia, non modificarla,-citò:-No, se si possono cambiare alcuni fatti della storia si possono evitare eventi disastrosi.-

-Ma funziona solo come me.- disse Ian.

-E chi dice che con Marc e Michel no? Con Ty è successo.- gli rammentò l'altro giovane.

-Con Ty è stato un caso perché solo quando giocavi lui poteva transitare da un'epoca all'altra.- ribattè Ian, nonostante fosse poco convinto.

Tacquero ancora, ma Ian era già giunto ad una conclusione:-Se i tuoi sospetti su John dovessero rivelarsi esatti, lo convinceremo a cambiare idea.-

-E se non dovessimo riuscirci?- chiese Daniel temendo la risposta.

-Distruggerai il gioco, così nessuno potrà più andare e venire.- disse lapidario.

-Ma in questo modo tu...-Daniel non riuscì a finire la frase per il nodo alla gola.

-...Rimarrò bloccato di qua, lo so. Ma già più volte ho fatto questa scelta e come vedi non me ne sono mai pentito.-

Detto ciò Ian uscì dalla stanza di Daniel dicendo all'amico di non stare in pensiero, ma Daniel non ci riusciva. Accidenti! Ma perché c'è sempre un guaio da risolvere?

Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Attacco senza preavviso ***


Qui il nuovo capitolo e il tanto atteso arrivo a Séour. (grazie mille per la dritta, correggerò il prima possibile)
Buona lettura.

I giorni seguirono e quando giunsero in vista del castello di Soeur gli unici stravolti dal viaggio erano i genitori di Daniel mentre tutti gli altri, più o meno abituati a cavalcate lunghe e con poche soste, procedevano più spediti degli altri.
Quando il sole oltrepassò la linea del mezzogiorno avevano già mangiato e stavano per rimontare in sella ma un rumore distrasse i cavalieri dal muoversi con tranquillità. Anche Daniel percepì qualcosa di insolito nel bosco di fianco al sentiero e avvertì i genitori di restare riparati dietro agli alberi.
Ian e Martewall si guardarono di sottecchi mettendo le mani sulle spade. Daniel fece finta di dover mettere a posto l'arco e lo incordò pronto per scoccare un dardo.
Cercarono di sembrare tranquilli, ma tutti percepivano il pericolo in mezzo agli alberi.
Dove sono?Si chiese Daniel. Ma ancora prima si chiese. Quanti sono? Devono essere briganti per rischiare così tanto sapendo che ci sono dei cavalieri armati pronti alla battaglia.
Tutto rimase inalterato fino al guizzo del primo dardo che cadde poco lontano nel bosco per distrarre i bersagli. Nessuno però si volse nella direzione della freccia troppo a lungo e furono in grado di distinguere quando le prime cinque o sei frecce piombarono dall'alto.
Gli arcieri, Daniel compreso, cominciarono a scoccare le frecce nella direzione della loro partenza e si sentì qualche tonfo, segno che qualcuno era stato colpito.
Un rumore di passi fece sguainare le spade a tutti i presenti, mentre Beau teneva tremando una spada più corta di quella del suo signore, ma ugualmente efficace, se usata nel modo giusto.
I briganti si presentarono veloci come le frecce di poco prima, e Ian impegnò la lama del primo facendolo indietreggiare di parecchi passi. Il suo avversario aveva davvero intenzione di ucciderlo come aveva sospettato, così lo caricò con la forza del braccio che teneva la spada e affondò la lama ferendolo mortalmente.
Geoffrey intanto era circondato da un paio di cadaveri e stava ingaggiando battaglia con terzo uomo che era più grosso e più alto di lui.
Ian si voltò indietro per parare il fendente di un brigante che lo aveva messo sulla traiettoria della spada. Mentre rendeva innocuo anche il secondo avversario guardò in direzione di John e Sylvia. La donna aveva le lacrime agli occhi e nascondeva il viso impaurita e tremante mentre il marito la reggeva guardando la scena con sguardo fermo e cereo.
Daniel non era stato preso di mira da nessun arciere, segno che gli stessi briganti apparsi erano i mandanti dei dardi, e quando vide un uomo alto quasi quanto Ian impegnare la lama contro Geoffrey Martewall e ferirlo ad un braccio non pensò nemmeno di riflettere e scoccò un dardo in direzione dell'uomo che stava per ferire il barone molto più gravemente. Lo colpì in mezzo alle spalle e quest'ultimo cadde perdendo la spada. Un cenno del capo del barone gli fece accertare che non era messo così male come credeva.
Dopo molti minuti di lotta furibonda, venne riscontrato che erano morti due soldati del convoglio che viaggiava verso Soeur. Uno francese e uno inglese. Seppellirono i caduti in fosse scavate in fretta mentre i genitori di Daniel, Sylvia in particolare, erano sconvolti oltre l'immaginabile.
Solo Ian e Martewall parlarono per il resto del viaggio, e fino all'arrivo a Soeur nessun'altro proferì parola.
Quando vennero accolti tra le mura del castello, Sancerre fu il primo dei tre compagni d'arme di Ian a comprendere l'accaduto.
-è opera di briganti?- chiese indicando il braccio ferito del barone.
-Sì Etienne.-rispose Ian al suo posto:-Ci hanno attaccato, apparentemente senza motivo. L'unica cosa che mi chiedo è il perché di un gesto tanto disperato.-
Il cadetto parlò con fare spedito e imperterrito:-Ultimamente ci stanno dando rogne, e non capisco perché portino scompiglio nelle mie terre. Ma lasciamo correre le brutte esperienze e godiamoci un po' di tranquillità che cerchiamo da tempo.- concluse con un sorriso.
-Se ci riusciamo...-commentò de Bar che nel frattempo era arrivato assieme ad Henri de Grandpè.
-Non dubitare. Ci vuole ben di più per far perdere coraggio a Etienne.- disse Ian
-Puoi scommeterci!- esclamò il cadetto:-Non ci fermeranno né se saranno in due né se saranno in duecento. E avete la mia parola.- Risero allegri dell'umorismo del compagno.
-Monsieur Daniel, ma che gioia vedervi assieme ai vostri genitori.- disse bonario Sancerre.
-è un piacere rivedervi, signor conte.- dissero i tre presenti.
Stavano entrando tutti nell'alta corte quando una donna dai graziosi capelli scuri corse verso il gruppo con un sorriso radioso sul volto.
-Jean! Daniel!- Chiamò i due giovani precipitandosi ad abbracciarli contenta di rivederli dopo mesi.
-Moglie! Insomma!- esclamò Sancerre cercando di tenere un contegno esagerato ripetendo una scena già vista diverse volte.
-Etienne, non devi essere geloso. Ti ho detto che per me loro sono come fratelli. Che vuoi di più?-
-Un po' di contegno in pubblico...-commentò aspro.
Donna sospirò e sbuffò insieme facendo ridere non solo Ian e Daniel, ma anche il resto degli aristocratici.
Dopo quella divertente scenetta John e Sylvia si rilassarono e nei giorni seguenti sorrisero cordiali a tutti anche se John Freeland non era proprio così aperto verso quel mondo così diverso.
Ian e Daniel stavano cercando le parole giuste per convincere il colonnello a cambiare idea sui suoi piani per Hyperversum dato che ormai ne avevano conferma guardando come si comportava.
Furono giorni di divertimento e di gioia per tutti anche se ognuno aveva nostalgia della propria famiglia.
L'ultima sera prima della partenza e del fantomatico ritorno alle isole oltre la Scozia, Ian e Daniel rimasero del tempo in più nella camera dei Freeland. Nonostante avessero avuto quasi una settimana di tempo per preparare un discorso convincente, nessuno dei due sapeva come cominciare.
Decisero di andare sul classico dei discorsi difficili:-John, dobbiamo dirti un cosa molto importante.- esordì Ian.
-E parlate, allora.- disse lui forse capendo il contenuto del discorso mentre Sylvia li guardava perplessa.
-Papà, abbiamo capito ciò che pensi riguardo ad Hyperversum e la cosa non fa comodo a nessuno posso garantirtelo.- disse Daniel.
Il padre lo guardò indurendo in volto.
-John-cominciò Ian:-So quanto questo “gioco” possa sembrarti vantaggioso, ma metteresti in pericolo troppe persone.-
-Non vedo il problema, si risolverebbero un sacco di guai avvenuti nel tempo.- disse con un scrollata di spalle.
Sylvia rimase atterrita, evidentemente non sapeva di ciò che il marito pensava.
-Ma non è così che deve andare!- cercò di convincerlo Ian:-Non puoi cambiare il corso della Storia!-
-Ma tu l'hai fatto.- lo accusò il colonnello.
-No, ti sbagli. Era la Storia ad essere sbagliata ed era destino che io fossi così interessato al 1200, a Isabeau, che varcassi il tempo per venire qui e sostituirmi ad un Jean de Ponthieu che odiava suo fratello tanto da farlo condannare a morte!- disse alzando la voce.
L'uomo rimase colpito dalle parole di Ian, su cui probabilmente non aveva pensato di riflettere.
L'altro giovane intanto continuava a parlare:-Non hai idea di quanto sia stato difficile adattarmi qui, ma credimi, non me ne sono mai pentito. Io qui ho una famiglia, degli amici. Una vita che nel mondo moderno non avrei mai avuto. Non so quale miracolo mi abbia permesso di venire qui ma, mi dispiace dirtelo, se tu porti Hyperversum agli scienziati moderni, ti assicuro che non solo cambierai la Storia, ma distruggerai la mia vita. E non credo che tu voglia questo, non è vero?- Ian sapeva che il ricatto era un colpo basso terribile, ma data la situazione pensò di poterselo permettere.
Si guardarono occhi negli occhi per un minuto buono nel gelo della stanza, poi Ian riprese:-Se queste parole non ti hanno nemmeno sfiorato, non ti permetterò comunque di passare di qua per scopi che non siano una visita di cortesia. Io e Daniel ci siamo già accordati. Al primo sentore di pericolo, Daniel distruggerà Hyperversum e non ci rigiocherà mai più. Così ognuno rimarrà nella parte che ha scelto.-
Quando ebbe finito di parlare, girò sui tacchi e fece per uscire dalla stanza, quando John Freeland lo fermò con la voce malferma.
-Ian, capisco i tuoi motivi e ti chiedo scusa per non aver riflettuto. Sono passato a delle conclusioni affettare senza capire che avrei compromesso non solo la tua vita, ma anche quella di tanta altra gente che non merita di veder cambiare tutto ciò che ha intorno. Mi dispiace, ti prometto che tutto ciò che riguarda te e Hyperversum rimarrà nascosto a chiunque non sia della nostra famiglia.- Disse accalcando le parole nel timore che il giovane se ne andasse senza ascoltarlo.
Ian aveva gli occhi lucidi e sentì il fantasma dell'emozione che aveva provato quando Guillaume gli aveva restituito l'anello nobiliare diffondersi in tutto il corpo per poi sforzarsi di non piangere e mormorare un grazie uscendo dalla porta.
Daniel rimase nella stanza guardando prima l'uno poi l'altro genitore e disse:-Domani torniamo a casa.-
Sylvia Freeland volse gli occhi al cielo con un sorriso serafico:-è stata una bella avventura.-
-Ma non è detto che non si ripeta.- fece eco Daniel.
-Speriamo che sia meno movimentata di questa!- esclamò il padre di Daniel guardandolo sorridendo dopo aver sciolto il groppo che aveva in gola.
-Penso di sì, a meno che Sancerre non voglia fare una sortita a dare la caccia ai briganti.-disse ridendo.
Il resto della notte fu agitato, ma in fondo nessuno rimpiangeva quanto trascorso.
Continua... 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Saluti ***


Questo è l'ultimo capitolo. Ringrazio infinitamente chiunque si sia interessato alla storia. Mi avete fatto un grandissimo regalo.
Spero che questo ultimo capitolo vi soddisfi,
Buona lettura.

I saluti furono tesi e con qualche lacrima, e per gran parte del tragitto fino all'incrocio per la strada verso Parigi Ian lo passò a parlare con Martewall dell'immediato futuro e stuzzicò il barone più volte per farli confessare, come al solito senza successo, il suo amore per Brianna Foxworth che si vedeva dal suo leggero avvampare quando si incontravano.
Quando furono soli con il resto della scorta diretti a Chatel Argent ci furono frasi di saluto diverse dalle altre e allo sbocco della strada per il monastero di Saint-Michel, Sylvia iniziò a piangere.
-Dai mamma, torneremo presto.- le disse Daniel per calmarla. E lei abbracciò Ian con l'amore di una madre giurandogli di mantenere qualunque segreto lui le avesse presentato.
Ian salutò il colonnello con una stretta di mano e la stessa promessa la fece anche il colonnello.
Daniel disse ai genitori di andare avanti e ne approfittò per scambiare due parole con Ian prima di tornare nel mondo moderno.
-Anche questa volta sei riuscito a tenere a freno la situazione.- commentò.
-Già.- disse semplicemente lui guardando il cielo.
-Finiranno mai i nostri guai?- disse Daniel con un sorrisetto.
-Spero di no! Altrimenti chi mi dirà il risultato della stagione di football?- Risero fragorosamente.
-allora ci riverdremo, signor Conte!-
-Puoi contarci!-
Dopo un quarto d'ora Daniel aveva spento la partita ed erano tornati tutti sulla panca dello studio.
-Allora,come è andata?- chiese Martin sollevandosi dalla sedia.
Daniel guardò il fratellino dicendo:-Avremo qualcosa in più di cui parlare nelle cene di famiglia.-
Era tutto quello che c'era da dire e il resto lo si capiva dalla faccia ancora sorridente dei coniugi Freeland.
-Daniel! Siete tornati.- disse la voce di Jodie prima che lei entrasse nella stanza seguita a ruota da Skip che abbaiava felice.
-Penso che dovremmo portare più spesso mamma e papà a farsi un giro nel Medioevo. Sono un po' arrugginiti.- disse Daniel dopo tutto il racconto dell'avventura.
-Attento a quello che dici, eh?- gli disse John:-Tuo padre non è mai stato così in forma in vita sua!-
Risero ancora e cenarono assieme con una pizza aspettando il domani e di poter incontrare di nuovo Ian.
 
Nella stanza dei signori di Montmayeur Ian, Isabeau e Guillaume parlavano per salutarsi prima della partenza del conte.
-Torneranno, ma non faranno guai.- disse Ian riferendosi a Daniel e alla sua famiglia.
-Mi fido di ciò che dici.-gli disse il conte. Marc e Michel giocavano sul pavimento del tutto disinteressati agli argomenti degli adulti.
-Monsieur Freeland è molto perspicace.- commentò Guillaume. I due annuirono.
Ian lo rassicurò:-Manterranno il segreto, ne sono certo.-
-Molto bene, allora io faccio ritorno a casa.- disse il conte alzandosi.
-Fa buon viaggio, Guillaume.- gli intimò Ian mentre usciva.
-Non ho intenzione di ritardare il mio arrivo.- gli rispose con aria torva.
Quando la porta si richiuse, Ian si lasciò crollare sul letto.
-É sempre il solito...-sbuffò.
-É sempre stato così.- gli sorrise Isabeau. La giovane andò ad aprire la finestra e ispirò una profonda boccata d'aria.
-Spero che ritornino presto.- disse al marito.
-Torneranno molto prima di quanto ci possiamo immaginare. Intanto possiamo solo aspettarli.- le cinse la vita guardando il cielo con lei.
Marc e Michel tirarono i vestiti dei genitori per essere presi in braccio e furono accontentati come al solito anche se Marc cominciava a diventare più pesante ogni giorno che passava.
Il sole rischiarava la giornata primaverile a Chatel-Argent dove quel giorno non ci sarebbe stata altro che pace e serena tranquillità. 

p.s: Il resto lo lascio solo alla vostra immaginazione! Cosa mai potrebbe succedere? A voi immaginare!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=567145