Docta Fragmenta

di Karyon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Principia Philosophiae (29 Maggio) ***
Capitolo 2: *** Epigramma (02 Giugno) ***
Capitolo 3: *** Amarantine (30 Settembre) ***



Capitolo 1
*** Principia Philosophiae (29 Maggio) ***



Questa fiction partecipa a “A year together” del Collection of Starlight.
163. «Smettila di parlare per citazioni!»

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{ «Collection of Starlight», said Mr Fanfiction Contest. «Since 01.06.08»


Il caso del Mostro di Denver aveva sottratto loro molto tempo, oltre che un gran numero di energie: per ben due settimane avevano vissuto sotto costante pericolo di diventare il suo prossimo bersaglio, soprattutto perché si era dimostrato pronto a sfidare le forze dell’ordine, lasciando messaggi criptati su ogni scena del crimine.
Alla fine, grazie alla solita intuizione da ultimo minuto del loro genietto, erano riusciti a catturarlo.
Morgan sorrise, mentre tra la folla del locale aveva intravisto il solito asociale che se ne stava sprofondato in poltrona sul terrazzino, con un tomo enorme sulle gambe.
«Ehi, bimbo. Che fai qui?» Chiese, chiudendo la porta-finestra e isolando il caos della sala.
Reid alzò per un attimo gli occhi scuri, poi tornò alle pagine ingiallite «Sto leggendo» fece, come se la cosa non fosse già abbastanza chiara.
L’altro roteò gli occhi, prima di sedersi di fronte a lui «Un altro trattato di filosofia?»
Reid si limitò ad alzare il libro la cui copertina recava un titolo talmente consunto, che Morgan dovette avvicinarsi per leggerlo.
«Principia Philosophiae? Non è troppo leggero per una situazione come questa?» Ironizzò, mentre il Dottore lo guardava male.
«Su genio, lo sai che scherzo! Sai quanto adoro il fatto che tu sia una piccola enciclopedia portatile, però dovresti anche scendere tra i comuni mortali ogni tanto…» continuò.
Reid sospirò, lanciando un’occhiata attraverso la vetrata – dove riusciva a vedere chiaramente una grande quantità di persone che ballava e beveva. «Lo sai che non sono fatto per quelle cose… e poi sono in ottima compagnia: Descartes diceva che “leggere buoni libri è come conversare con i migliori spiriti dei tempi passati”» snocciolò sotto lo sguardo perplesso del collega.
Morgan lo fissò per qualche altro secondo, poi guardò il libro «In realtà mi riferivo a qualche conversazione più… viva. Sai, con persone ancora esistenti» lo prese in giro, guardandolo innervosirsi; come al solito cominciava a tormentarsi le ciocche dei capelli lunghi e a serrare le labbra.
«Ma… io non sono capace di-di stare in una stanza così affollata» si lamentò lui, gesticolando nervosamente.
Morgan sorrise, posando a terra il suo cocktail alla frutta, poi si sporse verso di lui «Facciamo così: tu vieni dentro ed io non ti costringerò né a ballare, né a fare qualsiasi cosa tu non voglia. Dopo potrai persino spiegarmi un po’ di quelle cose filosofiche» provò a dire, con il solito tono accattivante.
Reid sgranò gli occhi, poi tornò a fissare il grosso tomo «Vorresti che ti spiegassi Descartes?»
L’altro annuì, convincente «Potrei cominciare a pensare alla Filosofia, chissà!» Esclamò, mentre si alzava.
«Beh, pensare di farlo è già una cosa positiva! Lo sai che proprio Descartes diceva che il solo atto di pensare ammetteva l’esistenza dell’uomo, mentre ogni altra cosa poteva essere messa in dubbio. Infatti, la sua famosa frase “cogito ergo sum” significa che: io, in quanto uomo, sono in virtù del mio stesso pensiero e-» cominciò a sciorinare Reid, mentre lo seguiva.
Morgan si girò di scatto, passandogli una mano a scompigliargli i capelli già disordinati «Ehi ragazzino, smettila di parlare per citazioni! Ricorda il nostro patto…» fece, mollandogli in mano un bicchiere pieno di liquido rosso.
Reid lo fissò circospetto, poi sospirò sconfitto «D’accordo. Però poi ritorno alla mia Filosofia…» borbottò, rimestando il ghiaccio con la cannuccia colorata.
Morgan ghignò «Certo!» Esclamò trionfante, poggiandogli una mano sulla spalla e guidandolo verso gli altri: aveva la netta sensazione che il piccolo genietto avrebbe dimenticato Cartesio e le sue citazioni almeno per una sola, normale notte.

N/A

Ok, lasciate che mi giustifichi! XD
Appena ho letto quel prompt, ho pensato a lui, è stato più forte di me! Andiamo, chi altri parla per citazioni, se non il nostro caro, amato genio? Spero che questa cosetta non sia terribile e – soprattutto – che sia I.C.!
Con i telefilm ho sempre paura di uscire fuori personaggio, sarà che sono poco abituata… dovrò lavorarci di più!
Nel frattempo, buona lettura ^_^
Oh, già, due note: ovviamente il libro che legge Reid è “Principia Philosophiae” di Descartes – che poi sarebbe Cartesio, ma io preferisco il suo nome originale.
Proprio nell’opera, vabbé in tutte le sue opere, si parla del principio del “Cogito Ergo Sum” (Penso dunque sono, esisto); invece l’altra citazione in corsivo sono sicura di averla letta in un libro di filosofia alle superiori, ma non sono proprio certa che sia sua.
Se qualcuno sa dirmi qualcosa di specifico, beh grazie. Ho scelto la Filosofia, a parte perché la adoro, anche perché ricordavo che il nostro genio vuole prendere anche quest’ennesima Laurea.
Penso sia tutto, alla prossima!

Edit 02.05.10

Ho deciso di trasformarla in una piccola raccolta di cosette legate allo sconfinato e saccente (XD) sapere di Reid e, quindi, a piccole scene o con Morgan o forse anche con latri del gruppo.
Il titolo in latino sarebbe “frammenti dotti”, ma poiché non faccio latino da tre anni, spero qualcuno possa dirmi se il titolo è giusto o ho miseramente fallito. Io comunque ho cercato di rispolverare un po’ di grammatica. 
Grazie.





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Capitolo 2
*** Epigramma (02 Giugno) ***


19. Dissertazioni sull’antico.
Questa fiction partecipa a “A year together” del Collection of Starlight.

Ancora una volta, mi sembrava un Prompt perfetto per il genietto.
Mi spiace se, anche questa volta, si tratta di qualcosa di breve.
In ogni caso, è probabile – probabile eh – che mi dedichi a qualcosa di più lungo, in C.M.
Abbiate fede. ù.ù
Buona lettura!


Epigramma

« […]difficile est longum subito deponere amorem,
difficile est, verum hoc qua lubet efficias:
una salus haec est ».


||E' difficile deporre improvvisamente un lungo amore,
è difficile, ma questo, come sia possibile, fallo:
questa è l'unica salvezza.||

Carmina LXXVI (Epigrammi) – Siqua


Come ogni Venerdì sera, Morgan attraversò la porta dell’ ufficio con un ultimo sospiro e una preghiera: che – almeno per il weekend – potesse spegnere qualsiasi tipo di gingillo elettronico e godersi in pace qualsiasi cosa gli venisse in mente di fare.
«Ehi, buon fine settimana bimbo! Non fare troppa baldoria!» Lo apostrofò Penelope Garcia, meglio nota come La Fonte di Ogni Sapere, mentre scappava verso l’ascensore: probabilmente anche lei temeva di essere richiamata per qualche emergenza dell’ultimo minuto.
L’agente sorrise accattivante «Non preoccuparti tesoro, sai che mi conservo illibato per te…»
Con un’occhiata sarcastica e una smorfia, la ragazza premette il pulsante sul pannello luminoso e le porte scorrevoli si richiusero.
Continuando a sogghignare, Morgan pensò bene di sporgersi un’ultima volta verso le scrivanie, ritrovandosi il solito ritardatario chino su chissà quale altra opera intellettuale.
«Buonanotte, ragazzino» fece all’improvviso, facendolo sussultare.
«Oh… buonanotte Morgan…» balbettò Reid dopo essersi guardato intorno, per poi rituffarsi tra le pagine del libricino.
Ovviamente l’altro non riuscì a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo, sbuffando «Vuoi fare di nuovo tardi?» provò a domandare.
Reid si sistemò velocemente le lunghe ciocche di capelli dietro l’orecchio, guardandolo interrogativo «Eh?»
Morgan scrollò il capo, mentre gli si avvicinava con fare minaccioso «Non ci provare genio, lo so che la scorsa settimana sei rimasto qui anche di Sabato!» Lo rimproverò, appoggiando entrambe le mani sui braccioli della sedia, obbligandolo ad alzare la testa.
Reid batté un paio di volte le palpebre «E che stavo leggendo un interessantissimo articolo che non si trova facilmente e qui ne abbiamo persino due copie! Lo sapevi che l’ ex direttore era un appassionato di poesia?»
«Di cosa diavolo stai parlando?»
Per tutta risposta, il Dottore gli alzò la copertina del libro sotto al naso, dove il titolo – Liber – riluceva a lettere dorate.
«Non mi dire: è l’opera originale scritta di prima mano da Catullo in persona?» Ironizzò l’agente di colore, con un grosso ghigno.
Reid fece una smorfia «Non prendermi in giro, è un grande letterato e poeta latino! Ha scritto di politica, di amicizia, di tradimento, di amore… ha saputo rendere vivi e moderni tutti queste prospettive universali, eppure lui è vissuto nell’84 BC!» Spiegò, illuminandosi come ogni qualvolta che gli spiegava qualcosa.
Morgan adorava, amava, quel suo buttarsi totalmente nelle passioni che lo catturavano come una falena alla luce; beveva praticamente gli scritti antichi, i difficili calcoli matematici, le traduzioni, le sperimentazioni e la cultura – semplicemente.
Dopo qualche secondo di silenzio assorto, Morgan si schiarì la gola pensando che, per una volta, poteva anche assecondarlo.
«Che leggi lì?» Chiese, muovendo il mento in direzione delle pagine aperte; era ancora piegato su di lui in una posizione particolarmente scomoda, soprattutto per lui che era anche alto, tuttavia non voleva spostarsi o allontanarsi, non ancora.
Non riusciva a capire cosa frullasse nella mente di quell’erudita testolina, ma era sicuro che il piccoletto si sentisse a disagio: prima gli chiese di che libro parlasse, pur essendo probabilmente conscio del fatto che lo avesse posizionato sulle gambe accavallate, poi emise un paio di balbettii lamentosi e, alla fine, si decise a leggere.
«Ehm, allora…» cominciò, tossendo, per poi cominciare a leggere un paio di versi in latino; sotto lo sguardo perplesso di Morgan, rise. «Ok, come non detto, faccio una traduzione!»
Quando lesse: “E' difficile deporre improvvisamente un lungo amore, è difficile; ma questo, come sia possibile, fallo:questa è l'unica salvezza”, Morgan proruppe in un verso leggero che lo fece fermare.
«Cosa?» Gli domandò, curioso.
«Mmh, sono versi molto tormentati…» notò.
Reid sgranò gli occhi scuri per un attimo, poi annuì velocemente «E’- è vero! In quest’opera Catullo parla soprattutto d’amore; ci sono più di quattordici carmina che parlano d’amore e questo in particolare parla della disperazione e della fede… di distruggerlo, perché gli fa troppo male…»
Morgan lo vide abbassare improvvisamente la testa, come se l’argomento stesso fosse troppo intimo per essere analizzato o – più probabilmente – lo imbarazzava parlarne con lui.
«Sono dei bei versi. Davvero belli…» commentò, mentre continuava a fissarlo.
Con una breve e impercettibile esitazione, Morgan si rizzò «Sai, mi piacerebbe ancora parlarne» provò a dire e, scoprì due istanti più tardi, gli interessava davvero.
Reid lo guardò nuovamente con quell’espressione di sorpresa, mista a circospezione, che lui spesso non sopportava; infatti sbuffò come tutte le volte «Guarda che sono capace anch’io di leggere un libro, ogni tanto…» replicò sarcastico e ghignando nel vederlo boccheggiare.
«No! Non volevo dire questo!» Esclamò quasi scandalizzato Reid. «Solo non credevo che i classici latini potessero interessarti» borbottò, arrossendo.
Morgan gli passò la mano nei capelli, scompigliandoglieli come al solito «Piccolo scherzavo, non farti prendere dal panico» lo prese in giro. «Comunque diciamo che per adesso è… Catullo a piacermi molto. E credo che tu sia la persona più preparata in materia che conosca» continuò poi, molto più seriamente.
Il Dottore si alzò, infilando il libro nella pesante borsa a tracolla «Sì, Catullo è molto… passionale» disse, soppesando la parola come se fosse la prima volta che la pronunciava; in realtà, la cosa che lo destabilizzava era legare la parola “passionale” all’uomo che gli sogghignava a pochi passi di distanza.
«Sai cosa vuol dire questo?» Riprese dopo qualche secondo Morgan.
«C-cosa?»
«Che il nostro sarà un bel weekend catulliano!» Esclamò, precedendolo all’uscita.
Se Reid non fosse stato addossato alla vetrata, a quel punto sarebbe probabilmente caduto; si fermò di botto e lo guardò seriamente perplesso «D-Davvero?»
Tutto quello che si guadagnò fu un’occhiataccia «Credevi che scherzassi? Quando voglio, so acculturarmi anch’io, genietto. Devi andare a trovare tua madre a Las Vegas?»
«Eh? No, io…» replicò fievolmente Reid, preso in contropiede.
«Bene!» Lo abbagliò Morgan, con il suo migliore sorriso e un braccio intorno alle spalle ossute. «Allora non hai più scuse!»


N/A
Pooiché tutti i Prompts vagamente intelligenti mi fanno ricordare Reid, penso proprio di poter riunire tutti i piccoli frammenti colti in una raccolta, che però non sarà niente di eccezionale – temo.
Dunque, un po’ di notizie:
Il Liber è una raccolta di carmi, divisi idealmente in Nugae (Carmina I-LX), Carmina Docta (Da LXI-LXVIII) e Epigrammi (Da LXIX-CXVI); da qui il nome della One Shot.
Qui la struttura del Liber, qui cos’è l’epigramma e il carmina LXXVI (76).
Vi consiglio di leggere l’intero Liber, perché è davvero emozionante.
Ovviamente anche qualche piccola informazione su Catullo.
E’ tutto preso da Wikipedia – l’enciclopedia libera, ma dovrebbe essere attendibile.
Poi volevo sottolineare una cosa: quando Reid parla della data di nascita di Catullo, usa la dicitura BC (Before Christ), perché così si usa in lingua inglese (oppure anche BCE: Before Common Era); noi invece usiamo AC – Ante Christ. In realtà avevo pensato che anche Reid potesse usare la dicitura latina, insomma conoscendolo, ma poi ho pensato che fosse uhm, esagerato? Non so xD
Detto ciò, spero di scrivere altre cosucce su questi due e, come ho detto sopra, qualcosa di più lungo!
Volevo ringraziare Melmon che ha recensito lo scorso frammento: in realtà non avevo intenzione di continuare, ma sia i Prompts che la tua recensione mi hanno fatto cambiare idea XD
Grazie per il commento e spero continuerai a leggere!
E anche Slayer87 (uhh, ma sei Lady Slytheriiin *O*) sono contenta che ti sia piaciuta e non sai come io sia contenta che siano IC! Ho sempre paura di buttarmi nei telefilm, perché per qualche infausto motivo ho il timore di renderli troppo diversi dagli originali. Grazie mille!
Alla prossima ♥

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Capitolo 3
*** Amarantine (30 Settembre) ***


Recitiamo tutti in coro: partecipa al “A year together” del Collection of Starlight, con prompt numero 78. Yoga e musica New Age (Ebbene sì).
 
Sono in supermega ritardo e mi cospargo il capo di cenere ma tra trasferimenti, esami, virus superintelligenti eccetera e anche – ammetto – mancanza di idee, sono scomparsa per un po’.
Per prima cosa volevo ringraziare chi ha recensito secoli fa: Slayers87 e Melmom, oltre che chi l’ha inserita tra seguiti/preferiti/ricordati: BlackCobra, iaia2392, lolitosa, Taila, takara, Alice89, LoLe, pralinedetective, Risa_chan,  _ToBeHappy_.
Grazie! Siete fin troppi per questa idea bislacca!
Purtroppo devo dire che la lentezza di questo e altri scritti sono dovuti al fatto che al momento non ho internet, quindi posso usare solo internet in giro per il globo (quindi stare pochissimo e pubblicare altrettanto). Mi spiace di questo inconveniente e spero di poterlo risolvere presto. Intanto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che mi farete sapere.
Buona lettura!
 

 
Amarantine_ 23 Agosto

«
 Gli uomini saggi dovrebbero unire il proprio discorso nella propria mente e la propria mente nel loro intelletto. Si dovrebbe unire l’intelletto nella Mente Cosmica e la Mente Cosmica nel Tranquillo Sé ».
« Sorgete! Svegliatevi! Avvicinatevi ai saggi e imparate. Simile alla lama tagliente di un rasoio è quel percorso, così dice il saggio, poiché è duro da percorrere e difficile da attraversare ».
Kaṭha Upaniṣad 
III, 13-14
 
Quando picchiarono alla porta in tono sommesso, Reid sbuffò via una ciocca di lunghi capelli dagli occhi, prima di alzarsi dal sottile tappetino steso sul pavimento chiaro; muovendosi a pieni nudi e nella maglia troppo grande per il suo fisico sottile, aprì la porta facendosi andare di traverso la saliva.
Morgan si tolse gli occhiali da sole con un ghigno ampio sul viso «Ehilà, piccolo!»
«M-morgan? Cosa ci fai qui?» Balbettò Reid, facendo qualche passo indietro.
Il collega entrò, guardandosi intorno con curiosità, poi fissò lo sguardo su di lui come se lo avesse appena visto «Non sapevo fossi un quarterback, ai tempi del College» ironizzò, notando la sua maglia.
Effettivamente la grossa maglia blu recava in giallo la scritta “UNLV – Quarterback 99”.
Reid sorrise «Il mio primo anno di college l’ho iniziato a 13 anni, quindi sarebbe stata una cosa impossibile… Billy Rainolds era Quarterback della Las Vegas University e me la regalò; riuscivo ad indossarla come una coperta!» Esclamò, mentre si muoveva verso il frigorifero.
Morgan inarcò un sopracciglio: non che la cosa fosse molto cambiata, visto il fisico fin troppo smilzo del loro genio; comunque i suoi pensieri furono distolti da una musica di sottofondo molto bassa, ma gradevole che si spandeva per il piccolo appartamento.
«E questa?»
Forse fu una sua impressione, ma lo vide arrossire leggermente per l’imbarazzo; poi ne fu sicuro, quando la sua vocina farfugliante cambiò decisamente argomento.
«Che ci fai qui?»
Morgan sospirò, incrociando le braccia, però decise di assecondare – almeno per il momento – la sua mania di difendersi da chiunque.
«Sono qui per darti una buona notizia, piccoletto!» Annunciò, ridendo.
Reid gli indirizzò un’occhiata circospetta, poi prese del succo dal ripiano più basso «Tieni, non ho della birra, però ho succo di arancia pieno di vitamine del gruppo B!» Scherzò, guadagnandosi un’occhiataccia.
Alla fine, Morgan se ne versò mitemente un bicchiere – tanto per evitare una filippica sulle grandiose proprietà della vitamina B – poi tornò a guardarlo «Sei reintegrato in squadra» disse, ma la reazione non fu quella che si aspettava; lo sguardo basso e le labbra serrate del ragazzino, lo convinsero che qualcosa non andasse.
«Ehi, cosa c’è che non va? Sia il capo sezione Strauss che Hotch sono d’accordo: sei pronto per tornare» spiegò, anche se la sua intonazione sembrava porre un cauto punto di domanda alla fine della frase. In realtà non riusciva a capire per quale motivo fosse così reticente; dopo il caso Raphael, sia Gideon che Hotchner avevano creduto fosse meglio sospenderlo, dargli il tempo di riprendersi psicologicamente dalle torture che aveva dovuto subire. Il comportamento di Reid denotava non solo una forte rabbia da impotenza per quello che era accaduto, ma anche paura di non essere all’altezza e una buona dose di senso d’abbandono.
Morgan conosceva quella sensazione.
Proprio per quello aveva creduto che ottenere quel responso – soprattutto ottenerlo di persona da lui – potesse renderlo felice.
Ora, invece, se lo ritrovava di fronte a guardarlo con occhi furiosi e colpevoli al contempo.
«Spencer?» Lo chiamò dopo un po’ per nome, come raramente faceva.
Ciò nonostante credeva fosse il caso di ridurre un po’ le distanze, in quella situazione; ecco perché aveva deciso di andare fino a Las Vegas. Ricordava ancora le parole che Gideon, spesso molto spesso, pronunciava: “Reid è un genio, vede cose che nessuno – compreso me – vede. Tuttavia è un ragazzo. E’ pur sempre un ragazzo cresciuto troppo in fretta”.
E lo vedeva ora, Morgan, il ragazzino che premeva per uscire da quel corpo e quella mente costretti a crescere troppo in fretta.
«E’ normale, sai… avere paura» gli fece con voce bassa, avvicinandosi tanto da sfiorarlo, ma senza toccarlo.
Reid annuì velocemente, come se stesse pensando proprio a quelle esatte parole «E se non sono più lucido come prima? Se…» un guizzò veloce di occhi e si passò velocemente la lingua sulle labbra secche. «… e se metto in pericolo qualcuno?»
Morgan annuì «E’ un pericolo che devi correre» cominciò a dire, prima di sorridere al suo gemito strozzato. «No, davvero. Ascoltami… noi più di altri sappiamo che la mente ha dei propri meccanismi per preservarsi dai pericoli. Sappiamo che la mente impara dal passato e si evolve, sappiamo che spesso la mente sbaglia».
Reid alzò lo sguardo a fissarlo «Ma se la mia mente sbaglia e io ferisco… o uccido qualcuno, non si può tornare indietro» fece, quasi sussurrando, tanto che l’altro dovette sporgersi per sentirlo. Gli appoggiò una mano sulla spalla ossuta e strinse delicatamente le dita «E’ per questo che ci siamo noi. Ti conosciamo, sappiamo cosa hai dovuto subire e non ti giudichiamo. Lavoriamo con la mente e siamo pronti a salvare anche la tua, nonostante sia bella incasinata» aggiunse sarcastico, scompigliandogli i capelli.
Reid fece un debole sorriso «Grazie…»
Morgan lo guardò in silenzio per qualche istante «Sono sicuro che comunque non avrai molto bisogno di noi. Sarai in grado di uscirne, lo hai sempre fatto» gli fece seriamente.
Reid sentì una sensazione strana farsi strada in lui: un miscuglio di gratitudine, felicità con una spruzzata di orgoglio; non lo aveva mai ammesso neanche con se stesso, tuttavia aveva sempre ammirato Morgan per la incrollabile forza, mista a leggera arroganza di sottofondo. La trovava affascinante.
Sapere che lui non lo considerava solo un ragazzetto intelligente, ma sfigato, che passava il suo tempo su libri ammuffiti, lo rincuorava e lo metteva a disagio nello stesso tempo.
Stretto praticamente tra Morgan e il lavabo, così vicini da potersi sfiorare e con quelle parole che ancora gli circolavano in testa, Reid non sapeva esattamente cosa dire o fare; appoggiò le lunghe dita sul ripiano dietro di lui e spostò lo sguardo sulla parete bianca alla sua destra.
Peccato non fosse così interessante da occupargli tutta la mente che stava – decisamente – vagando verso altri inconsci e incontrollabili pensieri.
Il lungo e disagevole minuto di silenzio fu interrotto proprio da Morgan che esclamò «Ehi, io questa canzone la conosco!»
Con una certa apprensione, Reid ricordò di non aver assolutamente spento lo stereo, così come non aveva sgomberato il salotto dalla sua sessione di yoga settimanale.
«Cavolo…» sibilò, mentre Morgan si avviava sulla scena incriminata curioso come un bambino.
«E cosa abbiamo qui?» Esclamò, con un ghigno enorme sul viso scuro, alla vista del tappetino chiaro e di vari manuali su argomenti sospetti sparpagliati sul pavimento.
Reid alzò gli occhi al cielo «N-non sono proprio niente!» Proruppe, cercando di superarlo.
Morgan lo afferrò per la maglia larga e scosse il capo «Nonono, tu non puoi ascoltare Eden Ahbez e dirmi che non è niente!» Fece ancora, godendosi un mondo la sua espressione da pesce fuor d’acqua, rosso come il sole al tramonto.
Senza badare ai suoi leggeri pigolii senza nesso logico, si abbassò ad afferrare uno dei libri e lesse «Jnana Yoga, il sentiero della conoscenza?» inarcò un sopracciglio e si girò a guardarlo. «Non ti facevo tipo da yoga, genietto…»
Reid s’impose di non arrossire, o quanto meno di non superare la soglia della decenza, poi sbuffò «E’ un’ottima filosofia di vita! Secondo lo Jnana Yoga, la causa delle sofferenze umane e l’ignoranza metafisiche che agisce come un velo di Maya sull’uomo, oscurandogli la verità, ossia  la sua stessa condizione di uomo e contemporaneamente “divinità” o Essere infinitivo. Attraverso il cammino della conoscenza, l’uomo riesce quindi a capire di essere un tutt’uno con quella che gli uomini chiamano divinità, che io vedo anche come infinita possibilità dell’uomo stesso…» snocciolò, pescando il tono da saccente che tirava fuori quando si sentiva particolarmente in imbarazzo.
Morgan ascoltò, nel frattempo che sfogliava il volume che mostrava anche un certo numero di posizioni e immagini che giudicava davvero scomode, poi annuì «Non c’è bisogno di essere a disagio, piccolo» chiarì, facendolo sussultare.
«Non sono a disagio» replicò piccato l’altro, anche se il tono non sembrava essere molto convincente.
Morgan alzò il capo a guardarlo «D’accordo, diciamo che non mi interesso proprio di yoga… anche se la musica è davvero interessante» commentò, mentre una dolce voce femminile intonava note molto musicali e rilassanti.
Reid annuì, quasi illuminandosi dall’interno «Sì è bellissima! Questa è…»
«Amarantine di Enya» lo interruppe Morgan saputo, ricevendo uno sguardo perplesso in risposta. «Ehi, ti ho già detto di non sottovalutarmi! Non sei l’unico ad amare la musica new age…» replicò, fingendosi infastidito giusto per guardarlo arrossire nuovamente e scusarsi.
Detto fatto e l’agente sbuffò, roteando gli occhi scuri «Ma sei un caso disperato… ti prendo in giro!» Replicò, bloccandosi per un attimo mentre scorreva i libri incastonati nel ripiano sullo stereo: gliene aveva parlato, durante i suoi soliti sproloqui da professore, di quei libri; erano tutti quelli che sua madre – Diana Reid – gli leggeva da piccolo, quando vivevano soli e la malattia si era già impadronita della sua mente, consumandola poco a poco.
Spesso gli capitava di soffermarsi sulla sua vita e chiedersi a cosa aveva dovuto rinunciare, un ragazzino come lui, nella sua infanzia; probabilmente era il suo carattere possessivo che lo portava a pensarlo, ma – nonostante quello che aveva subito da Carl Buford in passato – continuava ad arrabbiarsi maggiormente per la vita di Reid. Anche se conosceva la sua capacità di sopportare pressoché qualsiasi cosa.
Dopo qualche minuto, sentì Reid schiarirsi la gola, per poi buttarsi «Come mai sei venuto di persona a dirmelo?»
Morgan scrollò le spalle «Mi trovavo da queste parti…»
«Dalla Virginia o da Chicago?» Ironizzò l’altro, con un sorriso nervoso: dopotutto ci voleva un’ora per raggiungere Las Vegas da Chicago e quasi due ore dal BAU in Virginia.
Non poteva aver compiuto un viaggio simile solo per avvisarlo del suo immediato reintegro in squadra.
Il viso di Reid si trasformò per qualche istante nel’espressione preoccupata di Hotch sui comportamenti inusuali, e sospetti, del loro collega; il dubbio che la droga di Tobias Henkel avesse contagiato anche lui e la sua capacità di raziocinio li aveva tormentati tanto che, per una volta, nessuno era sicuro di cosa fare.
Ma alla fine sapevano che la scelta era sua; doveva essere sua per il semplice motivo che da un vortice simile non ci si esce senza una volontà personale molto forte.
Così l’intera squadra aveva preso il comune accordo di controllarlo a vista, guidandolo da lontano nelle scelte migliori; torturandosi quasi, Morgan aveva deciso di assecondare l’idea di Gideon, tuttavia usando la sua solita sfrontatezza.
Doveva comunque fare qualcosa a modo suo o sarebbe impazzito.
«Ero già nei paraggi per una serata galante, ragazzino» si decise a dire dopo troppi secondi di silenzio, guardandolo poi annuire troppo velocemente. «Purtroppo non avevo considerato di fare così tardi… tornare a Chicago sarà un vero inferno» commentò causalmente, lanciando un’occhiata all’orologio da polso che segnava le undici e mezza di sera.
Reid lo seguì per il corridoio fino ala porta, poi solo allora prese coraggio per dirgli «V-vuoi stare qui?» pronunciò, titubante. «Dopotutto hai fatto tardi per avvisarmi del lavoro…» aggiunse velocemente, quasi senza prendere aria.
Morgan si passò una mano sui corti capelli rasati e scrollò le spalle «Se non ti infastidisce avere qualcuno in casa…» commentò, mentre richiudeva la porta di ingresso.
Reid scrollò il capo, poi un sorrisetto gli spuntò sul viso «Così vediamo chi ne sa di più di musica new age!» Esclamò, puntando lo stereo del salotto.
Morgan ghignò di rimando «Così mi farai vedere qualche posizione yoga per… com’era? Comprendere le infinite possibilità dell’uomo stesso?» Replicò, facendogli il verso; poi, quando già il genietto di casa provò a girarsi, magari per mandarlo al diavolo, si sedette a gambe incrociate sul pavimento con la sua migliore espressione diligente.
«Quando inizia la lezione?»
 
N/A
Come scrivere una cosa mezza angst, con un prompt simile e terminarla nel modo più OOC che esista.
Io mi sono divertita molto, nonostante sia meno “docta” delle altre, però ammetto già di mio che forse sono un bel po’ fuori carattere. Voi che ne dite?
In attesa di pomodori, alcune informazioni:
-          Le due frasi iniziali sono traduzioni delle varie frasi, “parabole” in un certo senso, o storie che compongono il Kaṭha Upaniṣad (in questo caso capitolo tre, versetti 13-14) di un libro sullo Jnana Yoga.
-          Lo Jnana yoga è uno dei “yoga” classici, diciamo. “Il sentiero della conoscenza” mi sembrava il più indicato per Reid.
-           La spiegazione che cita Reid riprende sia lo Jnana Yoga che Schopenhauer e la sua filosofia sul velo di Maya (che poi il filosofo ha preso proprio dalle filosofie orientali).
-          La musica new age è musica considerata rilassante e adatta proprio a esercizi di meditazione e spiritualismo. Enya è considerata una di queste e la sua canzone “Amarantine” è tra le più belle, decisamente.
-          Prima che qualcuno lo dica: sì, immagino che Reid non sia granché religioso, avendo lui una mente scientifica. Tuttavia è anche un filosofo (ricordiamo la sua quasi laurea), quindi credo che il suo interesse possa sfociare nella ricerca dei vari “sistemi vitali” propri di certe filosofie.
-          Che la Virginia e Chicago siano a una e due ore da Las Vegas è parola di Google maps.
-          L’università di Las Vegas è chiamata UNLV e i suoi colori sono giallo e azzurro. Almeno il sito universitario dice così.
-          L’episodio, come avrete capito, dovrebbe porsi subito dopo il caso Raphael. Ho immaginato che Hotchner e Gideon avessero deciso per una sospensione. Inoltre, che già tutti sospettassero l’abuso di droga e che quindi cercassero di non lasciarlo troppo solo.
Detto ciò, spero non faccia taaanto schifo. Mi spiace per il ritardo, ma avviso già che sarà più o meno sempre così. Spero comunque di accorciare i tempi (quando le gentili segretarie della Casa Studenti mi daranno l’ok per internet, si intende).
Grazie e alla prossima. ♥
                                                                                       

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