Una vez mas

di Columbrina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Il peso delle conseguenze ***
Capitolo 2: *** Le leggi di gravità ***
Capitolo 3: *** Le bugie hanno vita corta... Ma molto corta! ***



Capitolo 1
*** Prologo - Il peso delle conseguenze ***


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Quella fresca sera di Maggio, alla Casa Magica, gli animi erano più fervidi che mai. In cucina, l’onor virile celebrava l’addio al celibato di Simon Arrechavaleta, mentre gli estrogeni muliebri erano occupate a crogiolarsi nello sconforto a causa della dappocaggine con cui avevano pianificato la festa di addio al nubilato di una Mar molto adirata

“Possibile che non sappiamo come divertirci?” sbraitò la futura moglie del povero Simon che avrebbe dovuto subire i suoi sbalzi d’ira per il resto della sua vita

“Possiamo ballare” propose Jazmin, adagiata su una poltrona di velluto rosso

“Sinceramente non ne ho voglia!” disse Mar, acida nei confronti di quella che una volta era la sua vera migliore amica

“Non c’è bisogno di essere bruschi. Ho solo fatto una proposta”

Mar decise di non mandare avanti quel dibattito, anche a causa dei margini stabiliti da Cielo dopo una vorticosa lite tra le due avvenuta qualche mese precedente che segnò la scissione della loro amicizia e la fine definitiva della sua storia d’amore con Thiago

“Non ci servono proposte. Dovevate pensarci prima. In fondo è un addio al nubilato, no?”

“Si, ma non è stato neanche facile conciliare la tua festa con le visite dal ginecologo!” strepitò Valeria sulla soglia di una crisi isterica incrementata anche dagli ormoni della gravidanza. Tra due settimane esatte sarebbe diventata madre di un piccolo Ordonez

“Rilassati Vale… Lo sai che Mar è un’impulsiva!” la placò Jazmin, mentre coccolava il membruto pancione dell’amica

“Ah, certo, tu invece sei un autentico angelo!” la stuzzicò Mar passando al contrattacco

“Andiamo, Mar… Lo sai che scherza!” si intromise Caridad, nell’intento di indebolire la palpabile tensione tra le due

“Io non ci credo affatto…” disse Mar

La bionda si alzò dalla poltrona e si mise a una distanza di sicurezza da Mar “Hai superato il limite, Mar!”

“E tu? Credevo lo avessi superato per prima quella sera in cui ti ho trovata avvinghiata come un parassita a Thiago proprio in camera mia”

“Ora basta…”

Proprio mentre Jazmin stava per varcare il limite di quella distanza, Valeria finse una contrazione che attirò l’apprensione delle sue amiche creando un subitaneo tramestio

“Valeria! Come va?” chiese Tefi mentre la sua mano alitava sul suo volto

“Vuoi un bicchiere d’acqua?”. La voce tuonante di Melody emerse sul tumulto collettivo

“Si, grazie” gemette Valeria, continuando la simulazione

“Mar, valle a prendere un bicchiere d’acqua…”

“Perché io, Tefi?”

“Perché sei la più vicina alla porta… E già che ci sei, va a prendermi la borsa. Abbiamo bisogno di un maquillage urgentemente!”

“Ma tu guarda!” inveì Mar, mentre si dirigeva in cucina alla velocità di un bradipo, non curandosi minimamente che la sua amica stava gemendo e prossima al parto

“Chi è?” chiese Tacho dalla parete opposta

“Tacho, sono Mar!”

“Non ci siamo!” scherzò il biondo

“Apri o con un pugno ti rompo i denti!” intimorì la ragazza, picchiando con violente percosse sulla superficie legnosa

“Vietato l’ingresso alle donne!” si intromise Luca

Mar sbuffò giungendo alla soglia della tolleranza “Sentite, zucche vuote, aprite immediatamente che Valeria sta partorendo!”

Un silenzio calò subitamente. “Ragazzi…”. Mar poggiò il lobo sulla porta per cogliere eventuali brusii

Lo scatto fulmineo della serratura la fece sobbalzare

“Come che sta partorendo?” gridò Rama in preda al panico

“Beh, le contrazioni sono più violente del solito quindi…”

“Ma come fai a essere così calma? Poi i gemelli dovevano nascere tra due settimane!”

“Saranno prematuri”

“Devo sbrigarmi… Valeria sto arrivando!”

Rama, con fervida euforia, si diresse nella sala da ballo dove l’atmosfera sembrò essersi rabbonita

“Era un falso allarme, quindi!” sospirò Nacho, sorreggendosi su Tefi e ricevendo un occhiata da Luca

“Si, sono le contrazioni di Braxton-Hicks. Il ginecologo ha detto che è normale”

“Meno male…”

“Sai che a me non piace quel tipo” disse Rama palesando ancora una volta la sua morbosa diffidenza

“Ora non cominciare con le tue paranoie e poi ho visto che facevi lo smorfioso con l’ostetrica!”

“Faremo anche noi questa fine?” mormorò Simon alla sua futura moglie che iniziava a captare i primi segnali di esitazione del giorno prima del matrimonio

“No, tranquillo” mentì, consapevole che ci sarebbe sempre stato un intralcio che avrebbe impedito una normale e felice vita matrimoniale

“Allora, vuoi andare a prendere questa borsa!” borbottò Tefi petulante alla sorella, inabissata nelle sue meditazioni

“Si, vado!” ed emise uno sbuffo

Thiago intravide l’ andatura sgraziata di Mar dileguarsi nell’ androne che conduceva alle camerate “Io vado al bagno” disse, ricevendo una reazione di totale disinteresse tranne che da Simon, diffidente come al solito e da Jazmin. Che Thiago avesse tradito Mar era un assioma, ma che la bionda si fosse invaghita di lui non rientrava nei canoni della fiducia tra amiche.

***

La stanza era avvolta dalla penombra e Mar arrancava nel fosco corridoio. I suoi nervi si dilatarono quando raggiunse la sua stanza

“Vediamo, dov’è questa borsa!”

Perquisì scrupolosamente le ante dell’armadio fino a quando scovò, sotto un cumulo di camice gualcite, l’agognata borsa richiesta dalla bizzosa sorella che la indugiava con fervida attesa

“Così finirà di fare la petulante!”

“Sai che sarà sempre così” si intromise una voce che non rientrava nelle sue grazie

“Che ci fai qui?” chiese Mar, vociando come un orso intento nel difendersi dai predatori

Thiago ridusse progressivamente la distanza da lei, adunando i sentimenti maturati durante il loro amore e che non si erano ancora dileguati “Sono venuto a rubarti un bacio”

Per l’ennesima volta, ci fu un bacio clandestino che fece adirare la futura signora Arrechavaleta “Che fai?” domandò Mar, distanziandosi bruscamente da lui

“Ti dimostro che tra noi due non è davvero finita… Mar io ti amo e anche tu. Sei perdutamente stregata da me che devi sposare un altro per dissimularlo”

“Ma che dici, Thiago? Sei ridicolo…”

Ora l’ interstizio si era repentinamente ridotto “Ridicola sei tu ad ammettere che non mi ami”

Mar rise sottovoce. Ma non era un sogghigno divertito. “Io non ti amo, rinbambito”

“Rimbambito” corresse Thiago con fare provocatorio

“Non mi correggere stupido…” strepitò Mar, pressandolo contro il muro e prendendolo a ceffoni

“Ma se è così…”

“No, ma…”. La frase venne mozzata da un secondo bacio, ancora più vorticoso del primo

“Basta, ora vattene!” sbraitò la ragazza, distanziandosi nuovamente per evitare un ulteriore risonanza magnetica

“Me ne vado a una condizione”

“Quale?” chiese Mar mentre il dito indice lambiva il labbro. Sapeva che i compromessi con Bedoya non andavano a fin di bene

“Che tu ammetta i tuoi sentimenti”

“Io non ho nulla da rivelare! Anzi dovevi essere tu il primo a farlo… Tipo quando ti sei invaghito di Jazmin, della mia migliore amica”

“Tra invaghire e amare c’è un enorme discordanza” disse Thiago sostenuto

“Ora non fare il sostenuto, sono inutili queste frasi fatte sul serio! Poi domani dovrò sposarmi e mio marito non sei tu!”

“Questo secondo il registro civile” stuzzicò lui, riassumendo la consueta inflessione maliziosa offuscando ancora di più la ragione della ragazza

“Ora vattene… Ciao!”

Thiago si avvicinò alla porta come per andarsene “Aspetta…” indugiò “Che hai lì” indicò un punto impreciso della bocca

“Dove?”

Il ragazzo si riavvicinò nuovamente alla svagata Mar “Fa vedere… Ma è lì!”

“Qui?” si portò l’indice all’angolo destro delle labbra attendendo la sospirata risposta che non arrivò mai

“Bastardo” sibilò lei dopo l’ennesimo bacio traditore di Thiago. Le emozioni provate in quei atti di affetto, però, la aiutò a squarciare il subbuglio che le impediva di accedere alla follia che tanto agognava

“Ti amo”

Si persero in un altro vorticoso attimo di amore reciproco

“Anch’io” mormorò Thiago, accostandola al suo corpo

***

La tanto sospirata mattina del matrimonio arrivò senza ulteriori indugi. Il sole accompagnò anche aggiuntivi pentimenti relativi alla folle notte trascorsa con il suo grande amore e il vacillamento sulla futura famiglia che avrebbe costruito con Simon.

Rianimata da nuove vigorie, dopo una doccia calda, Marianella guardò il suo riflesso impresso nel vetro della specchiera

“Coraggio Mar… Oggi sarai una sposa favolosa. Non importa se Thiago è il tuo testimone e sarai costretta a vederlo per tutta la durata della cerimonia, viaggio di nozze permettendo, insomma…”

Percepì un conato risalire lungo l’esofago e si sporse verso il lavandino per emetterlo. I rimasugli vomitevoli della nausea discesero lungo il tubo pigiate da un getto d’acqua fresca

“Che mi succede?” si chiese, consapevole dell’idea che non era dovuto all’emozione del matrimonio. Un rumore sordo turbò ulteriormente il tumulto interiore

“Chi è?”

“Mar…” chiamò Valeria con voce attutita “Tutto bene? Ho sentito vomitare”

“Si, sarà l’emozione…” mentì, anche se consapevole di aver bisogno di prove certe per liberarsi da un dubbio che la logorava “Valeria… Puoi entrare?”

Valeria, accortasi dell’inflessione mogia dell’amica non esitò oltre, sebbene i due embrioni cresciuti nel suo corpo smorzavano l’ incedere

“Cosa c’è, Mar?”

“Ecco… Dovresti in farmacia e comprarmi un test di gravidanza” bisbigliò Mar in modo che solo lei percepisse il messaggio vocale

“Cosa? Credi di essere incinta? Così presto?”. In realtà già lo pensava da un pò. Non era la prima volta che si abbandonava in questo modo all'amore di Thiago e non era la prima volta che le veniva un conato

“Dopo ti spiego. Ora vai e sbrigati che tra poco arriva Malvina per truccarmi!”

Senza esitazioni, Valeria si diresse in farmacia prendendo in prestito l’auto di suo marito mentre Mar rimase nella più angosciosa attesa, confidando nella poca speranza che le era rimasta. Per tutta la durata dell’adolescenza aveva pianificato scrupolosamente che la sua prima volta sarebbe stata in fascia protetta, ma il peso delle conseguenze rese quel pensiero marginale. Volente o nolente avrebbe dovuto fronteggiarle.

“Eccomi…” annunciò Valeria entrando trafelata. Poggiò una busta azzurra sul lavandino e serrò la porta

“Finalmente. Come funziona questo coso?” domandò Mar, confidando nell’esperienza passata della sua amica

“Allora, non ricordo con precisione… Ma sono certa che se è blu non sei incinta o era il contrario…” farfugliò incerta “Facciamo una cosa… Fai il test e controlliamo”

“D’accordo!” disse Mar, dirigendosi al gabinetto

Attesero circa cinque minuti prima che Valeria rivelasse l’esito del test di gravidanza. Rimase con il bastoncino a mezz’aria, alimentando ancora di più l’apprensione intrinseca

“Allora?” bofonchiò Mar in un richiamo sommesso, ciondolando sulla gamba destra

“Pronta…” emise un sospiro “È blu” sentenziò Valeria

“Quindi?”

L’amica lesse la nota sul retro della confezione “Se è blu, l’esito è positivo”

“Bene!” esultò Mar nella convinzione che ‘positivo’ indicasse un esito che rientrava nelle proprie aspettative

“Mar, non voglio fare l’uccello del malaugurio, ma… Secondo il mio ginecologo, se l’esito di un test di gravidanza casalingo è positivo c’è la massima possibilità che tu sia incinta”

Il peso delle conseguenze crollò come un castello di carte a una folata di vento “Cosa?!”

“Quindi tu e Simon vi siete dati già da fare, eh!” la schernì Valeria incline ad insinuazioni

“No, non c’entra Simon…” rivelò Mar, certa che nulla poteva procedere in modo peggiore

“Allora chi, Mar?” chiese Valeria mentre la sua mano lambiva il suo addome

“Aspetto un figlio da Thiago Bedoya Aguero!”

La rivelazione lasciò Valeria completamente spiazzata 'Ma sei sicura?'

Mar annuì debolmente 'Sicura come il fatto che diventerò la signora Arranchata!'

'Arrechavaleta' corresse Valeria

'E io che ho detto?'

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Capitolo 2
*** Le leggi di gravità ***


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In quel momento sembrava che un sisma avesse devastato la vita di Mar facendola precipitare nell’abisso più buio e privo di fondo. Come un buco nero che attrae le disgrazie con la sola forza di gravità

“E adesso? Non puoi rimandare il matrimonio, vero?”

“Ma sei pazza! E poi non è questo il mio più grande dilemma” disse Mar lasciando vaga qualche parola. Non poteva farne a meno data la svolta conclusiva che avrebbe preso il suo corso

“Hai ragione...” sospirò Valeria sconfortata “Però una soluzione c’è!” annunciò con una subitanea euforia

“Quale?” chiese Mar con molta enfasi

“Rimandare il matrimonio, ma farlo passare per un incidente” propose la futura mamma, prossima al parto, ma a quanto pare gli ormoni della maternità avevano ammattito le cellule neurali tanto che Mar si domandava se anche lei avrebbe avuto idee tanto demenziali

“La maternità ti ha fatto uscire di senno!”

“Oh, andiamo, che c’è di male?”

“Tutto va male! In primis, sono incinta di un uomo che non è mio marito!” la ammonì Mar mentre le vene rabbiose guizzarono dai centimetri di carne

“Il lupo perde il pelo, ma non il vizio!”

Mar la folgorò con un tagliente piglio “Che vorresti insinuare?”

Valeria alzò le mani come per giustificarsi da un lapsus marchiano “No, niente, parlavo di Thiago!”

“Ah, sarà meglio per te!”

“Tesoro, vieni in camera che la zia Malvina ti farà un maquillage da favola!” annunciò Malvina con la tipica cantilena enfatica

“Arrivo subito!” replicò Mar con fittizia flemma

“Cos’è che è bruciato?”

Era uno sforzo troppo difficoltoso per Malvina dialogare in due sedi opposte

“Niente, Malvina! Ho detto che arrivo adesso!”

“Cosa? Il pesce lesso… Sta bruciando in padella, per caso?”

Malvina raggiungeva livelli di scempiaggine pari a quelli di un macaco e di certo gli ormoni della gravidanza non contribuivano alla loro lontananza dal limite della soglia che eludeva alle due di compiere ulteriori eccidi

“Sarà meglio che ora vai. Al test ci penso io” la rasserenò Valeria

“Grazie, tu sei una vera amica!”. E si scambiarono un rapido bacio sulla guancia

“A noi due, bello” disse Valeria, dedicandosi al dissolvimento di ogni inconfutabile prova e prima di uscire dal bagno verificò che non ci fosse il consueto e caotico viavai mattutino.

***

La prima ora della mattina del matrimonio è trascorsa con fervido subbuglio e mentre la sposa era assediata da una truccatrice ossessiva e con improvvisi slanci irriflessivi contro una tavolozza screziata e impolverata. L’unica che non sembrava risentire dell’insonnia di quelle ventiquattro ore con effetto analogo a quello del jet – leg era la damigella d’onore, ossia Estefania Elordi, assorta dalla ricerca di qualche imperfezione della sua rappresentazione riflessa sulla lastra dello specchio

“Va tutto bene… Nessuna inadeguatezza!” annunciò con fare superbo “Sarà meglio che mi eserciti sulla camminata da damigella”

Con andatura mogia improvvisò una passerella, mentre vagheggiava con la mente lo scenario dei presenti con lo sguardo spianato sulla sua fine sagoma in un abito di filati bianchi e costellato di perle; il tutto corredato da un bouquet di anemoni bianche. Il sogno svanì subitamente quando il suo piede venne a contatto con un corpo estraneo che quasi turbò il suo equilibrio

“Ma cosa…” si fermò per esaminare meglio l’oggetto non meglio identificato. Era solo il cestino dove di solito gettavano i cartoni del dentifricio o i rotoli di carta igienica terminati “Accidenti… Eppure avevo detto a Feli di mettere tutto a posto!” borbottò, ricollocandolo al suo posto

“E questo?”

I suoi occhi intravidero un oggetto vagamente somigliante a una scatola da test di gravidanza, anche se questa idea neanche minimamente rasentò la mente di Tefi

“Non può essere!”

Prolungò il braccio per trarre fuori l’oggetto, ma la voce squillante di Malvina che chiamava il suo nome attrasse l’attenzione

“Arrivo!” annunciò Tefi, lasciando il cestino al centro della stanza.

Mentre usciva il suo corpo si scontrò con quello di Nacho

“Scusami…” disse lui, vestito con sobria eleganza, con i suoi soliti modi da garbato corteggiatore

“Però potevi stare un po’ più attento!” replicò lei con una punta di acidità

“Scusa, non ho potuto resisterti”

Nacho amava comportarsi in questo modo con Tefi, in quanto era l’unica insieme alla paesana, a gradire quei modi singolari e a volte da ganimedi e quel giorno era piacevolmente affascinato da quell’abito dalla fine silhouette e dai suoi occhi affinati da un filo di matita nera e rimmel

“Smettila Perez Alzamendi, che io sono fidanzata!”

“Credevo avessi già intenzione di tradire quell’infiltrato con il sottoscritto” scherzò Nacho con la sua meditata ironia; comunque non ricevette alcuna replica dal fatto che Tefi roteò gli occhi in segno di congedo.

Thiago, dopo appena pochi istanti, si avvicinò al suo amico con aria affannata “Nacho, hai visto le fedi che non le trovo da nessuna parte?”

“Ha, allora ti ho scoperchiato, brutto fanfarone! A te questo matrimonio interessa!” lo punzecchiò Nacho

“Smettila! Lo sai che ci tengo alla felicità del mio amico”

“Non mentire con queste frasi fatte… Dove le hai messe le fedi?”

“Uffa, ma allora hai le orecchie intasate da una caterva di cerume! Non le trovo!” bofonchiò Thiago sulla soglia di un crepacuore

“Ah… Allora cerca in bagno, forse sono lì!” disse Nacho, prima di congedarsi anche lui e dirigersi verso l’ inferriata principale

“In bagno… Ma che idiota!” grugnì digrignando i denti

“Andiamo Mar, devo solo ultimare le labbra!” strepitò la voce di Malvina che proveniva attutita dalla porta di fronte alla postazione di Thiago

“No, Malvina…” protestò Mar mentre rimase sulla soglia e lo sguardo spianato su di lei “Tranquilla, sto bene così! Grazie!”

Malvina tentò di replicare, ma Mar le chiuse letteralmente la porta in faccia. La futura sposa si trovò davanti la sagoma di Thiago e i suoi occhi la scrutavano intrigati dalla linea soffocante del corpetto e l’ ingombrante gonna che scendeva appena sotto le scarpe. Era stato difficile trovare un abito che si adattasse alla sua statura e risaltasse i pregi fisici, ma quello era più che esauriente

“Wow!” esclamò il ragazzo stimolando l’emissione di un risolino spontaneo

“Ti piace, davvero? L’ha scelto Corina”

“Riconosco la sontuosità” commentò in riferimento ai filati di pietre preziose che si intersecavano sul corpetto tracciando un disegno non meglio identificato

“Non ti avevo mai visto con gli abiti ingessati”

“Non mentire. Ricordi la festa per i tuoi quindici anni?”

“Si…” disse Mar attonita, anche se ci fu un improvviso incupimento “Se non erro, è stato il giorno del nostro primo bacio”

“E se non sbaglio, oggi festeggiamo quattro anni da quel momento”

“Non solo quello” disse Mar, fingendosi schernita

Thiago rise sommessamente “Hai ragione. Buon compleanno!”. Le sue labbra esangui sfiorarono languidamente la sua guancia, causandole un lieve sussulto

“Grazie, ma… Non sperare che ti ringrazi”

“Perché?” chiese Thiago, compiaciuto dal suo tono

“Non mi hai organizzato una festa!”. Ma la sorpresa gliel’aveva fatta, eccome.

“Non vorrei che Simon si ingelosisca. Ricordi com’è finita quella del tuo sedicesimo compleanno?”

“Punto uno, non è stata colpa mia se per penitenza mi hai dovuta baciare e Simon ha dovuto pagare una salatissima bolletta telefonica. Punto due, non ti ho chiesto io di organizzare quella festa!” borbottò, un po’ alterata

“Povero Simon… Non solo dovrà prenotare visite giornaliere dall’analista, ma dovrà sopportare i tuoi sbalzi d’ira per il resto della sua vita”

“Tu l’avresti fatto?” chiese lei, anche se doveva essere una domanda retorica

“Si” ammise lui, lasciandola attonita sull’uscio della porta e mentre lui si dirigeva in bagno per trovare le fedi. Solo all’ultimo istante considerò quel momento di trance transitoria, la situazione ideale per rivelarle di aver perso gli anelli nuziali

“Accidenti, ma dove saranno?” bofonchiò, mentre rovistava sui ripiani dei mobiletti. Poi guardò per un istante il cestino, ipotizzandolo come possibile luogo di ricerca

“No, non possono essere lì…” mentì, nauseato solo dal cumulo di pattume conglomerato là dentro, ma era anche conscio che se non avesse ritrovato quei dannati anelli la colpa sarebbe stata esclusivamente sua e non era consigliabile dati i suoi rapporti con la futura sposa.

Rovistò sul fondo del cestino, ma il solo contatto con quei corpi di cartone causava una sensazione inesorabile di repulsione

“No, qui non ci sono!” sentenziò, dopo appena due secondi

“Ce la devo fare!” si animò, facendo affidamento alle sue doti mascoline

“E questo?”. Il suo tatto aveva captato un qualcosa simile a una barra, ma non analoga a un rotolo di carta igienica o altro “Non può essere…” sibilò, mentre la scoperta di una futura gravidanza si materializzò davanti ai suoi occhi

“No, Malvina, pensiamo dopo ai capelli!” disse Mar, facendo capolino in bagno. Quasi sussultò alla vista dello smorto colorito di Thiago alla vista di un bastoncino che doveva finire nell’omissione

“Di chi è questa roba?” chiese Thiago con voce cupa innescando una nuova diffidenza nella ragazza, sinceramente impaurita da quell’improvviso cambio di piglio

“Non lo so” farfugliò incerta, alimentando nuovi sospetti che albergavano nella mente del ragazzo, facile alle insinuazioni

“Non mentire, Mar. Ti conosco abbastanza da capire se stai dicendo il vero”

Mar tentò di reggere l’opprimente fardello “Andiamo Thiago… Come puoi insinuare una cosa talmente infondata!”

“Ho le mie prove. Una settimana fa, ad esempio, a colazione non hai toccato cibo e hai avvertito un improvviso malore e sei svenuta; pochi istanti dopo, quando ti sei risvegliata, hai vomitato. Il giorno seguente ti sei scagliata bruscamente contro Felicitas perché aveva aggiunto il tè d’orzo al caffellatte e subito dopo ti ho vista che l’aiutavi in cucina e ancora dopo che piangevi come una fontana nell’angolo della cucina”

Mar deglutì per mandar giù l’amaro “Sarà stata l’emozione del matrimonio”

“Strano. Non stai ansimando”

“Trai pure le tue conclusioni, ma io non sono incinta!”

Malvina entrò subitamente, recependo solo l’ultima frase del dialogo “Chi è incinta?”

“Jazmin” disse Mar senza ragionare

“Cosa?!” enfatizzarono all’unisono zia e nipote

“Di me” aggiunse Thiago, in segno di spregio

“Cosa?!”. Questa volta a esclamare con enfasi furono Malvina e Mar; la seconda uscì dalla stanza oppressa dallo sdegno.

***

L’ora prevista per la cerimonia religiosa era arrivata. Gli invitati erano giunti con largo anticipo e i parenti attendevano con trepidazione l’arrivo della sposa. Nico e Cielo si presentarono con la piccola Paz di appena un anno e il solito indugio dovuto un eccessivo traffico sulla circonvallazione

“Forza, venite qui!” incitò Sandra, seduta accanto a Dora e Mauro che non riusciva a contenere l’ emotività

“Su, figliolo, un po’ di contegno” esortò la madre del poderoso e nerboruto pugile

“Scusa, mamma, ma non capita tutti i giorni che tua figlia si sposi… E ora mi fai piangere”. E il forzuto Terremoto esplose in un pianto scrosciante

“Smettila, Mauro, così fai piangere anche me” gemette Dora, annettendo al piagnisteo

“Tu sposati il più tardi possibile” mormorò Nico alla sua piccolina, adagiata sulle morbide gambe di sua madre, seduta all’estremità della panca

Malvina era seduta accanto a Jazmin. Dopo aver appreso quella sconcertante notizia, ignara che fosse una frottola che celava un segreto ancora più grande, si era ripromessa di starle vicino

“Tutto bene, tesoro?” chiese Malvina alla bionda con lo sguardo deformato dallo sbigottimento

“Si, Malvina… Grazie” farfugliò lei

“Di niente, cara. Mi piace quel vestito, dove l’hai preso?”

“Me l’hai regalato tu proprio in occasione del matrimonio”

“Ah”. Ci fu una pausa. “Sarà meglio non parlare, ho visto che il sacerdote… Salve eh!” gridò rivolta al reverendo che la guardava con impassibilità “Quanto è torvo questo tipo!” sussurrò a Jazmin

borbottò Corina a suo figlio

“Mamma, ora siediti che comincia la cerimonia” intimò Simon con palese ingombro morale

L’organo in fondo alla chiese intonò una nota che servì a intimare i presenti di fare silenzio e alzarsi per accogliere la sposa

“Eccola che arriva, mamma, cosa faccio se svengo?” chiese Mauro sulla soglia di un cardiopalma

“Allora prima di tutto, spostati che se cadi mi rovini la piega dell’abito”

Mauro fulminò la madre con il solo sguardo

“Shhh… Sta entrando” borbottò Sandra

La platea trepidava. Gli occhi dei parenti trasudavano tensione e orgoglio, inclusi quelli di Francisco e Corina, poco invogliati dall’idea di imparentarsi con esponenti di una balorda famiglia di ceto medio a differenza dei loro figli minori. Si poteva dire che Mar era amata e odiata con lo stesso trasporto da tutti i componenti del nucleo Arrechavaleta perché trasudava una vitalità anfibia. Corina, infatti, aveva intravisto nel suo sguardo segni di una palese incertezza

“Fermi! Fermi! Sono io!” annunciò Rama, alzando le mani al cielo e facendo svanire la piacevole trepidazione consueta in un matrimonio

“Sei un vero guastafeste, Rama!” borbottò Caridad

“Non è colpa mia se non trovavo un dannato parcheggio!” si giustificò il ragazzo

“Questi ragazzi non hanno il minimo contegno” mormorò Corina a suo marito

“Sono tutti amici della sposa, sia chiaro”

La platea era intenta in un animata discussione, sebbene parlassero sommessamente a causa della solennità della circostanza

“Ma che succede qui, sono tutti morti?”. La voce distinta e argentina di Mar echeggiò per la sala attirando gli occhi dei presenti

“Non ci riesco… Devo piangere!”

“Zitto, Mauro o giuro che ti faccio pentire!” lo ammonì Sandra

La solenne melodia dell’organo ripartì, intonando un Ave Maria distinto dalla classica marcia nuziale. L’uniformità non si incuneava con i canoni dei Rinaldi.

Tenui raggi di sole che filtravano dal rosone della chiesa si posavano sul viso ormai maturo di Mar, evidenziandone i lineamenti morbidi che avevano ammorbidito il suo piglio. La camminata solenne e l’andatura mogia precedevano quelle di Tefi e Valeria, le due damigelle dagli abiti coordinati; mentre andavano in sincronia con il passo di Aleli e Luz mentre sorreggevano il velo dai fini orli in merletto della sposa

Mar percorse la navata senza indugi o intralci. I suoi occhi non trasudavano trepidazione e il sorriso splendente sul suo volto era una palese documentazione. Ma l’intersezione con lo sguardo scrutatore di Thiago le lacerava il respiro e più volte il suo palmo lambì impercettibilmente il ventre. Pregò che la giornata finisse presto prima che gli incupimenti palesassero il suo dubbio, lo stesso che intravedeva Corina

“Pronta?” le mormorò Simon dolcemente

“Si” si strinsero la mano

Il sacerdote diede iniziò alla cerimonia con le consuete e untuose liturgie

“Fiu…” rantolò Valeria subitamente

“Che ti prende, Vale?” le domandò Tefi

“Nulla, tranquilla!”. Emise un altro rantolo

“Saranno le contrazioni di Johnny Boston”

“Braxton – Hicks” la corresse l’amica

Il sacerdote giunse al momento fatidico “Chiunque vorrà opporsi a questo matrimonio parli adesso o taccia per sempre”

Francisco era la personificazione della tolleranza, mentre Corina era più esitante e per un attimo venne tentata dal rimorso che nutriva nei confronti di Mar e dalla convinzione che lei non fosse la persona giusta per suo figlio

“Ehm”. Thiago finse di avere un attacco di tosse

“Vuole dire qualcosa?”

“No, solo un po’ di tosse!” mentì il ragazzo

“Bastardo… Anche il matrimonio devi rovinarmi” sibilò Mar in modo che non si udisse nulla

“Bene, allora procediamo…”

Un grido subitaneo echeggiò per la navata e richiamò l’attenzione dei presenti. L’immagine di Valeria prostrata al suolo, mentre intollerabili dolori devastavano il suo grembo, non era uno scenario promettente al buon proseguimento della cerimonia.

“Che succede?” chiese Jazmin con l’apprensione di un’amica

“Credo che Valeria se la sia fatta addosso” disse Tefi, ignorando la serietà della circostanza

“Credo che mi si siano rotte le acque!” rantolò, mentre emise un altro vagito

Rama si avvicinò alla sua amata moglie “Vale, dicci che dobbiamo fare!”

Valeria, ansimante e segretamente inquieta, afferrò i lembi del colletto causando una progressiva restrizione delle vie respiratorie “Portami in ospedale, imbecille!” sbraitò, prima che riprendesse il susseguirsi delle contrazioni

“Agli ordini!”

Rama, alla velocità di un bradipo, scortò la gemebonda Valeria all’auto, seguito da Tefi, Luca, Jazmin e Tacho

“Ma allora che si fa?” esordì Sandra, creando uno squarcio nella tensione collettiva

“Ovviamente si rimanda!” fu la risposta immediata di Mar

“Come?!” si intromise Corina, sdegnata

“La mia amica sta partorendo, se ne rende conto?!”

“Si, mamma, ha ragione. Andiamo tutti in ospedale!”

L’intervento di suo figlio lasciò Corina letteralmente spiazzata. Senza emettere alcun suono, aiutò Soledad a salire in auto.

***

Il resto della comitiva annetté al grumo formatasi nel trepidante atrio pochi istanti dopo che Valeria era entrata in sala parto, scortata da suo marito con indosso il camice da paramedico

“Come sta?” esordì Nico, ansimante. Gli sguardi che trasudavano impazienza da tutti pori non poteva essere di certo interpretato come un segnale di liberazione, come se il parto fosse terminato

“Ancora dentro” rispose Melody, seduta accanto a Tefi che bofonchiava parole confuse

“Quel che mi chiedo è… Quando i bambini sono prematuri, non nascono con malformazioni?” disse Nacho con la solita vena di negatività ironica

“Nacho!” borbottò Luca

“Era solo una domanda” si giustificò il biondo

“In genere, però, esaminano accuratamente i nascituri nell’incubatrice” informò Nico che la sapeva lunga di bambini

“Pensa quando ne avremo uno nostro” mormorò Simon a Mar, ignaro che il tempo previsto sarebbe stato molto breve

“Non ci sperare subito” scherzò la bruna, consapevole che non c’era nulla da prendere alla leggera

“Mar… Visto che sei vicino al distributore va a prendermi un caffé” le disse Thiago porgendole delle monete

“Vado subito Thiago, è sempre un piacere farti un favore” disse Mar con finta disposizione

La ragazza si diresse alla macchinetta, inserì l’importo necessario per un espresso bollente e premette un bottone, il primo a destra.

“Vedi che è destino… Dobbiamo stare noi insieme” mormorò la voce di Thiago, dietro alle sue spalle e cogliendola di sorpresa

“Io non credo al destino, Thiago” replicò Marianella porgendogli il bicchiere monouso ancora ardente

“Ragazzi, presto venite!” annunciò la voce trepidante di Tacho quando vide che le porte della sala parto si spalancarono subitamente.






Angolo Autrice
Ma salve ragazze mie! Addirittura dieci recensioni dopo un solo capitolo... Sono commossa T.T
Prima di inondarvi... Sarà un titolo retorico quello che ho scelto per il capitolo, ma era per simboleggiare lo squilibrio di Mar che è attratta da Thiago come se fosse un chiodo in un campo magnetico. Ora ringrazio...

Girlstar : Serenita!!! Scusa Simon se non ti ha invitato al matrimonio, ma mi ha detto che eri impegnata XD Tranquilla, tra Thiago e Jaz non ci sarà niente e nel corso dei capitoli approfondirò un pò quel che è successo tra loro e ha causato un disguido tra i Thiaguella. Io come Mar? Siiii, magari! Come Jazmin vedrei Reina Gitana assolutamente! Valeria... Tu saresti perfetta Sere! Noemi... Non so, forse Tefi. ReinaNena92 come Melody o Cari mentre Jazmin... Forse Malvina o va bene anche Cielo ^-^ Bacioni. Saria. Salutoni collega mia e aspetto un tuo sproloquio

Noemi_moony: Eh, Marianita fa la furbettina! Eh eh eh ^-^
Ma insomma come potevo farla sposare con Simon senza che Thiaguccio non ci fosse di mezzo... Oppure è il contrario, perchè è sempre Simon il terzo incomodo XD
Bacioni. Saria

ReinaNena92: Povera Marianita! Che brutta situazione... Ma io saprei già chi scegliere XD. Bacioni, Chiara! Da Saria

9Anny7 : Nuova lettrice! Mi è piaciuta la frase su Mini Bedoya ihihih. Bacioni. Saria

Fataflor : Ciao, Anna! Che onore ricevere una recensione da una delle autrici più acclamate del sito, secondo il mio modesto parere, ma anche di quello di molte autrici ^-^ Scusa se ho surclassato la reputazione di Jaz, ma era necessario XD Spero continuerai a seguirmi che ricevere recensioni da te è un grande onore. E aggiorna presto anche le tue fic. Bacioni. Saria.

_gIuLiNa_: Giulii, tesoro! Vocina 2 saluta Zia Elly e le dice che le manca tantissimo e che... *Legge un foglio* Che noi siamo due... Censuriamo.
Tranquilla, Thiago non prova nulla per la Gitana, ma è stato necessario inserire questo pezzo... Quindi non prendertela con la povera Jaz. Bacioni. Saria.

DaliThiaguella : Ciao Dali! Grazie per il tuo sostegno! Già Valeria e Tefi saranno essenziali in questa fic e non mancheranno momenti comici con i loro rispettivi fidanzati, più... Un pizzico di Nachefi che nelle mie fic non può mancare (Si è capito che mi piace un pò Nachefi, vero XD). Bacioni. Saria

LudoCullen96 : Ciao, Ludo! Ma che bello ricevere una tua recensione ^-^
Ti piace l'idea dei gemellini Ordonez? Se sono belli come i genitori, io farei un pensierino sul maschietto XD. Grazie per i complimenti, li apprezzo molto. Bacioni. Saria

MissTata55: Ciao, Fede! Sapevo che i Thiaguella avrebbero riscosso successo! Spero ti piaccia l'idea. Bacioni. Saria.

Approfitto per salutare la mia grande amica Piera registrata su questo sito come ChuckandBlair. Ciao, bellissima ^-^

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Capitolo 3
*** Le bugie hanno vita corta... Ma molto corta! ***


">mar y thiago Pictures, Images and Photos

Di rimandare il matrimonio non se ne può parlare...
Ah! Quante storie pur di doversi sposare!
Ma Marianella è incinta del Bedoya Aguero,
mi immagino già "mio fratello" livido di rabbia, vero?
Ma per mandare tutti fuori pista,
sono convinta che presto qualcuno avrà bisogno dell'analista
quella incinta diventa Jazmin Romero,
per di più incinta del killer vestito di nero!
Tefi ha un intreccio con Nacho Alzamendi...
Ah, noi sappiamo che è uno dei più tremendi!
Vale ha un'idea geniale, sarà colpa di Rama che le sta troppo vicino,
speriamo che il figlio non erediti la loro sfortuna, povero piccino!
Si occupa lei del test di gravidanza, nascondendolo però male nel cestino
tanto che lo trovano in troppi facendo capolino...
Malvina, sempre la solita rintronata
si ostina a voler stare vicino a Jazmin che ormai la fissa preoccupata...
Causa forse le sue tante figuracce?
Tanto si sa che Malvina ha molte facce...
Intanto Rama entra in chiesa
ricordando allo sposo la lista della spesa!
Ma proprio durante il "sì" atteso da tutti, in ogni dove,
anche da Terremoto che si commuove,
Vale è in travaglio e deve partorire,
il matrimonio quindi non può proseguire!
durante un attacco isterico, mentre viaggiano verso
l'ospedale, sulla macchina di Jazmin Nana,
minaccia suo marito di tradirlo con Hannah Montana
Cosa succederà alle nostre coppie?
Rimarranno davvero coppie doppie?
Lo scoprirete nella prossima puntata,
o nel riassunto di Girlstar la svitata!


E la mia collega ci ha deliziato con uno dei suoi riassunti che in una mia storia proprio non può mancare. Godetevi il capitolo dopo un epico lasso di tempo.

***





“E’ finita… E’ andato tutto a meraviglia” annuncia una voce untuosa con fare trionfante. Lo scenario sfocato avanzava dinanzi a lei, ansimante. Ne poteva cogliere solo i pochi brandelli, svincolati dalla gradazione pesta.
“Ma sono così oleosi i bambini da appena nati?” Stavolta a parlare era stata una donna, dalla modulazione articolata, penetrante in negativo, con analogie al verso di un corvo
“E Rama? Non lo vedo…”
“Forse perché è svenuto…”
“Dall’emozione?”
“Attacco di panico”

Piccoli lembi di pulviscolo volteggiavano nella vuota ed esanime stanza ospedaliera, preavvertendo che un tumulto, tacito a lei, aveva travasato una piacevole, anche se consciamente transitoria, percezione di distensione.
Le sue narici inspiravano un aroma caldo, baciato dai bagliori del sole, rimestato al sapore ortopedico delle strutture sanitarie.
Le iridi screziate d’azzurro di Valeria contemplavano la complessa danza, come fosse un cimelio astratto, ribadendo il concetto che non si era mai sentita così fiacca e appagata col medesimo trasporto da tutti i suoi istinti. Inclinò il capo verso un angolatura mancina, per rilevare qualche elemento familiare. Individuò soltanto degli obsoleti armamentari chirurgici, scarmigliati qua e là come quelle cesoie da cesareo che adagiavano su un bancone lontane dal loro scomparto; adiacenti a esse, quasi congiunte alla porta, giacevano involucri di pacchetti regalo, un cesto di vimini omaggiato da un foglietto merlato e un vistoso fiocco, di cui la poca prestanza della ragazza non riusciva a coglierne il colore.
Emise un gemito, generato da una subitanea trafittura all’altezza del grembo e ritornò nella posizione originaria, senza che le sue articolazioni, allo stremo delle forze, potessero replicare; la visibilità era nuovamente pesta e funerea, alternata da un girotondo della stanza d’ospedale numero diciassette e un rigurgito che risaliva lungo la trachea. Era un bisogno imprescindibile, il suo stomaco era saturo di emozioni.
Esalò un secondo vagito, che in linea di massima avrebbe potuto preavvisare una circostanza dalle conseguenze poco gradevoli e ad alto contenuto di amaro alleviamento.
Ora, nella sua mente, svolazzava la vellutata voce del suo amato Rama, che le lambiva il viso con schematiche e vezzose coccole
“Guardatela… Non è l’essere più bello che si sia mai visto?” disse una voce untuosa, trasognando in scialbe adulazioni. La mano di Valeria era divenuta inaspettatamente calda, di un afa asfissiante. Uno stiletto infilzò nuovamente lo stomaco. Sentì la morsa restringere le vie venali e il sangue non fluiva più alle dita
“Guardate le gote… Quando diventano rosse è un chiaro segno di compiacimento”
Sentiva l’ipotetico stiletto trafiggerle il fegato, come se qualcuno volesse attentare alla sua incolumità e iniziò a respirare piombo, ansimando in certi punti e non per un piacevole formicolio al punto G
“Ora apre la bocca… Scommetto che mi sussurrerà piacevoli parole d’amore…” disse Rama, con il tono trasognante che mandava avanti da almeno dieci minuti, con scialbe lusinghe e il tono intriso di leziosaggini
“Dai, tesoro, è passata… Dì Rama…”
Valeria mugugnò, gli occhi ridotti a una saracinesca.
“Coraggio, è facile… Ra-ma” sillabò il biondo, scandendo con la massima calma ogni singola parola
Il fardello era divenuto insostenibile.
“Lasciami la mano, imbecille!” sbraitò subitamente, mentre i presenti rimasero basiti, gli occhi fuori dalle orbite, screziati di fini capillari rossi. Il colorito di Rama, ora, era di un pallore albino come quello di un cencio, i tessuti muscolari in tensione terminale, transitori e rapidi palpiti guizzavano dai mitili di carne. Sicuramente non attendeva un risveglio così brusco da parte della donna che aveva scelto come compagna per la vita. E solo il Cielo sa il rancore che ora prova verso quel putto alato di Cupido!
“Non mi parlare così!”
“Smettila di fare la femminuccia!”
La loro unione era assodata dal fatto che a poche stanze da loro, due piccoli fagotti nuotavano nell’incubatrice, ma che quei poveri figli fossero anche loro geneticamente pazzi era ancora da testimoniare. Se consideriamo i geni recessivi, ci sono buone probabilità.
Frattanto Valeria ritornò nei cardini e ritrovare la comitiva di sempre fu un sollievo per il suo animo stanco.
Gli unici non assorti nella tacita conversazione erano Nacho e Caridad, assorti in un chiassoso scambio di opinioni su una futura maternità. Alzamendi alle prese con omogeneizzati e pannolini andava fuori dai cardini cosmici; non era lo stesso per la paesana che spiazzava il povero fidanzato con aneddoti della sua rimpianta campagna.
“Quei due non cambiano mai!” esordì Tefi, con il solito slancio di tracotanza, beccando una spallata dalla sorella che in fatto di maniere, faceva invidia a uno scaricatore di porto dopo che un gabbiano aveva deposto le regali feci sulla sommità della testa
“Modera i termini, tesorino” la intimò Mar, di bianco vestita e una chiazza di caffè in bella vista sul corpetto, tingendo di repulsione il sogno roseo di Corina e soldi sborsati per comprare quell’abito di alta sartoria
“Già, un po’ di rispetto” aggiunse Jazmin, abbastanza vicina alle sorelle al punto da udire la loro conversazione
“Immaginala alle prese con dei bambini!” disse Mar, canzonando la sorella e per un effimero istante, ritrovando la perduta affinità con la migliore amica di un tempo. La bionda abbozzò un sorriso trasversale, mentre la seconda rientrò nei ranghi.
“Bene, adesso stai bene e sei pronta per la notizia…” esordì Nicolàs, emergendo dalla baraonda esplosiva che era appena innescata. Il partito di Caridad (E ciò vuol dire le ragazze) intimò di cessare la conversazione.
“Quale notizia?” domandò Valeria, vagamente intrigata.
Nico esibì un ghigno sghembo, nel tentativo di dissimulare ciò che doveva essere un’autentica bomba atomica, anche a giudicare dalla contrazione nervosa alla gamba ciondolante.
“Già, quale notizia, Nicolàs?” si inserì Cielo, rilevando con molta enfasi la parola ‘notizia’, mentre cullava la bebè Paz, che a quanto pare già se la rideva sotto i baffi
“Così non mi aiuti…” mormorò il marito, digrignando i denti in modo da risultare enigmatico. Un vivace brusio prese il sopravvento che quasi cancellò la considerazione su Valeria.
“Ehilà…”
Il vano tentativo di Valeria per zittire la marmaglia fu recepito solo da Nicolàs.
“Un attimo soltanto, Vale…” disse con voce ovattata “Va bene, ora calmiamoci…”
Come volevasi dimostrare, il parlottio incrementò. Alcuni gesticolavano febbrilmente con le mani, distanti anni luce dalla dimensione di Nico
“Su, ragazzi, un po’ di contegno… Siamo in un ospedale!”
Neanche Valeria lo vagliava più di tanto. I suoi istinti fermentavano fragorosamente in un tacito colloquio.
“Ai mali estremi, estremi i rimedi… Ora basta!!!”
L’apocalisse era avvenuto. Vigeva un silenzio religioso, come alla messa della Vigilia poco prima della mezzanotte; nessun arto, tessuto muscolare o palpebra era in movimento. Si udì solo il subitaneo crepitio della porta ed entrò una donna, di bianco vestita e un copricapo demodé corredato all’uniforme, dal quale traboccavano piccoli racemi di un biondo sporco. La fronte era solcata da bieche increspature e trasudava noia da tutti i pori, scrutando Nico come uno scarafaggio
“Ma insomma, siamo in un ospedale! Si dia una calmata!” sbraitò l’infermiera, dando in escandescenze
“Ma ecco, non sono stato io…” si giustificò Nico, costernato
“Vuol dare la colpa a questi poveri ragazzi… Guardi che la paziente è ancora convalescente, quindi si rabbonisca o dovrò farlo io con una spazzola per strigliarla!”
L’infermiera uscì, sbatacchiando la porta con malgarbo. Nicolàs la salutò con uno sberleffo, prima di riprendere il filo del discorso.
“Dicevamo, la notizia… Vuoi dirla tu, Malvina…” disse Nico, con il tono di incitazione più fittizio che si sia mai sentito
“Cosa?” disse la bruna svampita che fino a pochi istanti fa, contemplava con fare tedioso le unghie laccate di blu vagamente indaco
“La notizia…” rammentò Cielo, bisbigliandole la frase come fosse una rudimentale nozione elementare. Malvina ebbe come un sussulto, che rassettò i suoi grilli mentonieri.
“Giusto, quella notizia… Pronta, tesoro?”
Valeria assentì con un cenno del capo.
“Sei pronta, eh… Ma che bello! Rama visto che è pronta perché non glielo dici tu?”
A giudicare dal colorito marmoreo che subitamente comparve sulla sua pelle, Rama era pronto a questa controffensiva a dir poco efficace. La patata bollente era sua e la musica si era fermata.
“Come?” disse confusamente, in modo che il concetto si incuneasse alla meglio nelle sinapsi
“In fondo sei suo marito, devi dirle tu la notizia! La grande, enorme, numerosa… Numerosa!”
“Si, Malvina, ha afferrato il concetto!” si interpose Nicolàs, con finta codardia
“La smettete di girarci intorno?” esordì Valeria, riacquistando subitamente la vigoria compulsiva di un tempo.
Rama si avvicinò alla branda ospedaliera, sentendosi invadere da un subitaneo olezzo ortopedico, di medicinale sistematicamente amalgamato ad alcol; le prese la mano, stringendola in modo lezioso, in modo da eludere qualsiasi escandescenza.
“Amore della mia vita… Tesoro… Dolce spina del Sinai… Sostanza dei giorni miei…”
“Vuoi parlare?!” sbraitò con eccessiva enfasi l’adirata Valeria, di nuovo fuori dai gangheri
“Si, amore mio…”
“Che fegato che ha…” mormorò Thiago all’orecchio di Tacho, in modo che risultasse inudibile a Rama, in lotta con un forte livello di pH arginato all’altezza dello stomaco
“Già…” assentì Tacho, provando commiserazione per il suo amico. D’ora in poi si sarebbe impegnato solennemente a sottoporsi alla vasectomia
“Mi spiace per lui…” aggiunse Thiago “Dai parla!”
“Si…” tremò e deglutì una pallottola di bile “Il fatto è che… Sai i nostri gemelli?”
Un brivido percorse la schiena di Valeria, come siluro dentellato, confidando nella peggiore sorte. Ma fu un’ effimera riflessione considerato il fatto che erano goffamente sibillini ed esaltati, più di tutti suo marito che vacillava e i suoi denti battevano febbrilmente
“Dimmelo e basta!” sbraitò la ragazza, sull’orlo di una nevrosi
“Il dottore ci disse che ne erano due, giusto?”
Valeria sbuffò. “Si” disse svogliatamente e contemplando con fare tedioso i lembi del lenzuolo bianco
“Invece non sono due, sapevi?”
“E quanti sono?” chiese con il consueto fare flemmatico
“Il doppio…” ammise, come se un fardello profugo fosse evaso dallo stomaco
“Rama, non sono mai stata brava con le divisioni!”
“E va bene, invece di due gemelli ne sono quattro!”
“E come è possibile?”
“Non mi uccidere, ma… Ho preso il doppio della dose di pastiglie per la fertilità consigliate”
"Bene, almeno ammetti che è colpa tua!"
"Non ne avevo alcuna idea!"
"Sei tu quello che è andato a scuola di noi due!"
"Tu hai più esperienza, però"
Manovra azzardata quella di Rama.
Valeria alzò lo sguardo, fino a pattugliare uno ad uno i presenti, scrutandoli con sguardo svogliato e scialbo, come un morto vivente. Ora era in tacita connessione con le iridi azzurre di Rama che trasudavano panico, di quelli loschi. Vi fu un intervallo religioso.
“E allora, che mi dici?”
“Che voglio ritornare a dormire…”

***

Nel pomeriggio Simon aveva insistito, ostinato come un caprone, nel scortare la sua famiglia a casa e che il matrimonio era stato definitivamente rimandato a data indeterminata. E così era iniziata una diatriba contro sua madre, culminata con la risoluzione di Nico, promettendo fiori e confetti a ognuno dei parenti Arrechavaleta che erano sopraggiunti con il primo volo dalla Francia. Corina parve ammansirsi, ma non lasciò che suo figlio le aprisse lo sportello della vettura.
Anche Cielo, con Paz ed Esperanza che dormivano beate, tornò a casa insieme a Caridad, Nacho e Luca che, con uno slancio di cavalleria, aveva scortato i passeggini fino alla porta automatica a doppia entrata che fungeva da ingresso.
Valeria stava allattando i gemelli e già si delineava come un rito tribale. Il primo, un maschio, era assestato, anche se pochi istanti dopo l’allattamento aveva rigurgitato sul vestito formale di Tefi e stavolta fu lei a ricevere un’ esortazione severa dalla stessa infermiera.
Ora nutriva il secondo gemello per nascita, una femmina, e fu sicuramente più travagliato del primo dato che gli altri due (Il terzo per nascita fu un altro maschio e il quarto una femmina) non cessavano il loro concerto di piagnistei, convocando cibo.
“Uno alla volta, ragazzi… E tu vuoi smetterla di guardarmi?” sbraitò Valeria, rivolta a suo marito, più disorientato di una bussola che indica il sud.
Mar aveva contemplato la scena in silenzio, dall’uscio della porta, e istintivamente scortò una mano al centro dell’addome, all’altezza dell’ombelico ed espirò profondamente.
“Non hai un altro con te, vero?”
“Parli con qualcuno?”
Mar non sobbalzò. Confidava nell’attesa un’ ingerenza provvidenziale di Thiago, provvisto della strafottenza ironica che si beffava di lei
“Non sono affari tuoi”
“La tua risposta per tutto… Per me sei un tabù, ormai”
“Avrei dovuto esserlo il giorno che ci siamo conosciuti”
“E adesso saresti annegata nella fontana, quindi mi devi la vita in un certo senso”
Mar pattugliava il suo sguardo, attizzante come al solito e traboccante di derisioni e l’ombra di commiserazione più fittizia che si sia mai vista. E pensare l’eredità dei geni recessivi di Thiago nel suo povero figlio.
Frattanto, anche Thiago, scostando con una lieve spallata Mar si unì alla contemplazione del quadro familiare, vivacemente ornato da un vestito gessato colorato di rigurgito e una Valeria stravaccata sulla branda, intenta a ultimare il ciclo dell’allattamento
“Poveracci… Quattro figli tutti in una volta” esordì Thiago, beffandosi del disastro di Rama e quelle maledette pastiglie della fertilità. Mar si portò nuovamente la mano all’addome, lambendo l’incavo che disegnava il vortice dell’ombelico
“Non sarebbe male…”
“Ma sei pazza? Io non mi assumerei mai la responsabilità di quattro gemelli…” vociò lui, facendo fluire i peggiori timori della ragazza, insudiciandosi di un duplice omicidio. Subitamente Mar si prostrò a terra, dominata da travagli inestinguibili esattamente all’ombelico. Si sentiva presa da un irrefrenabile bisogno di vomitare.
“Mar… Stai bene? Ti porto da un’infermiera… Ora alzati, ti aiuto” la esortò Thiago, ma la visuale era velata, ora sfocata e adesso non vedeva più nulla.

***

Si svegliò quasi due ore dopo, su una brandina bianca e abbacinata da un disco di luce. Scortò istintivamente la mano davanti agli occhi, per velare un po’ di quel riverbero e distinse un uomo in camice, accanto a una donna, anch’ella di bianco vestita. Accanto a loro le figure slavate di Nico, Malvina, Rama e Thiago, impegnati in una conversazione con l’uomo in camice. Si accorse che le mani erano madide di sudore, come la fronte. Le dita dell’altra mano, anch’esse imperlate di gocce di sudore, lambirono la veste e non percepirono il pizzicore merlettato dell’abito da sposa.
“Si è svegliata…” disse una voce argentina, di modulazione femminile che disattivò la luce sfolgorante, quasi come se forgiasse un’atmosfera da film poliziesco
“Cosa mi è successo?” chiese Mar, con voce stranamente smorzata
“Nulla, cara…” rispose in modo artico l’infermiera, dandosi un bel da fare raccattando flaconi di medicinali ed esponendo un rapporto su una cartellina. Nico e gli altri si avvicinarono alla branda, trasudando inquietudine da tutti i pori.
“Come ti senti?” esordì Nico, pattugliando su di lei in cerca di qualche forma di manomissione
“Stavamo parlando e poi sei svenuta…” aggiunse Thiago, stranamente privo di quella smorfia beffarda
“Hai avuto un mancamento… O una vampata…”
“Quella al massimo ce l’ha Justina, Rama”
Per lo meno, Mar non aveva smarrito il solito slancio di ironia.
“Ma allora che è successo?”
“Ve lo dico io…” esordì la voce untuosa del medico, rigorosamente sistemata in una complessa struttura intransigente, tanto per darsi un tono. Gli altri si voltarono subitamente e neanche Mar rivolgeva più interesse alla piccola stanza, trasudante una forte essenza di medicina
“Cosa?”
“La ragazza qui presente è in dolce attesa. Congratulazioni ai genitori”
"E' una Candid Camera, voglio sperare?"
"No" fu la laconica risposta del medico
Da Nicolàs deflagrò un possente grido, mentre Rama aveva il volto non dissimile a quello di un baccalà e non vi dico il povero Thiago, che si sentiva chiamato in causa, dal rigoroso cipiglio del suo tutore
“Ma siete pazzi, accidenti! Diciotto anni… Questa già si vuole sposare e tu con i tuoi maledetti metodi casalinghi!” sbraitò Nico, mentre vene rabbiose guizzavano da ogni centimetro di carne
“Guarda il bicchiere mezzo pieno… Adesso sappiamo come si fanno i bambini” disse Mar, tentando un approccio meno diretto e più puntato sull’ inesperienza; senza disfare il cipiglio truce di Nicolas puntato sull’onor virile.
“Non è stata colpa mia…”
Rama, il solito esule dalle colpe.
“Ora mi interessa di te… Ma di voi due!”
“Perché chiami in causa anche me?” chiese Thiago, dissimulando con un maldestro slancio di ingenuità
“Non credere che non vi conosco…”
Mar era l’unica che fin’ora non aveva proferito parola, ma il suo eloquente imbarazzo sul viso era inequivocabile. Così anche lo sguardo sgranato del ragazzo, che non poteva far altro che maledire i demoni della prevaricazione.
“Nicolas, sua Eccellenza, Vostro Onore… Io sono esonerato dalle colpe perché tecnicamente non ero cosciente delle mie azioni, quindi, se ci tieni alla mia incolumità… Io me ne andrei…”
Thiago azzardò la manovra di Braxton Hicks, giocandosi anche l’ultimo briciolo di integrità maschile. Nicolas non cedette alle palesi moine e agguantò il colletto del completo gessato, restringendo le vie respiratorie.
“Tu non vai da nessuna parte, cocco di mamma. Tu non sei esonerato dalla tua responsabilità e secondo non posso credere che la mia bambina stia per diventare…” piangeva con fare teatrale, tra i singulti convulsi “Stia per diventare mamma… E io sono troppo vecchio per essere nonno, un’altra volta…”
Rama posò una mano sulla manica e la frizionò affettuosamente.
“E tu lasciami!”
“Si, va bene, scusa” farfugliò, dopo aver ripreso il suo normale colorito
“In tutto questo siamo d’accordo, ma… Posso fare una proposta per ristabilire la normalità?” esordì Mar, stravaccata nel letto, come a godersi uno spettacolo di terza visione
“Cosa?” disse Nicolas, dando aria al proprio naso con un sonoro singulto
“Mi vai a prendere qualcosa da mangiare che ho un certo appetito?”
Il resto della programmazione è stato censurato a causa della presenza di forte linguaggio scurrile e scene di follia mentale.
Mezz’ora e un cornetto caldo dopo, Nicolas discuteva con Thiago, mentre sbatacchiava Rama da una parte all’altra come una marionetta, sia come forma di sfogo che come alibi.
Thiago vagliò scrupolosamente le procedure da attuare: E per ora le peggiori ipotesi erano le rivelazioni a Terremoto e Simon, ma anche Malvina era una pietra dura da scalfire.
Come minimo avrebbero dovuto enunciare il concetto di gravidanza per una mezz’ora circa, spiegato il processo dei fiori e delle api, chiarito il malinteso di Jazmin e ricerca sfrenata di vestiti e culle, senza nemmeno conoscere il sesso.
“Quindi sono questi i tre principali problemi” terminò Thiago, mentre Mar metabolizzava i rimasugli del cornetto
“E non dimentichiamoci Corina e l’allegra brigata degli Arranchata… Arrechavala… Insomma, la famiglia del Payasito” aggiunse Mar, con un intervento molto di spirito
“Non aggiungiamo benzina al fuoco”
“E tu che hai detto a Malvina che Jazmin era gravida grazie a te”
L’atmosfera iniziava ad addentrarsi in un turbine di fuoco bollente.
“Che c’è, sei gelosa?”
“Non iniziare a fare l’immaturo! Ti ricordo, sfortunatamente per me, che sei il padre di mio figlio e che me la diano buona!”
“Questo non c’entra un corno!” si difese Thiago, concitato
“Te lo fatta, Bedoya! Uno a zero per la Petisa!”
“Uno a uno perché sono il padre di tuo figlio!”
“Questo non c’entra un corno!” sbraitò Mar
“Sono fatti l’uno per l’altra” mormorò con voce serafica un’infermiera a Nicolas
“Non sa quanto è vero… Va bene, ragazzi, ora basta!”
“No, Nico, dobbiamo stabilire le priorità! Questo non può essere il padre di mio figlio… Erediterà il carattere recessivo dei Bedoya!”
“Si e vorresti traumatizzarlo dandogli come padre uno come Simon?”
“Si e ho le mie buone ragioni…”
“Certo, gli insegnerà a fare la pipì a letto anche in costipazione! Sai alle medie come lo chiamavano… Piscione!”
“Ora basta, però… Basta… Ho detto Basta!”
Inutile fare pronostici. I pesci e il maestrale creavano uno zibaldone in confronto.
“Ve la do io una soluzione…”
“E cioè?” esclamarono in coro i tre presenti.

“No, non è una buona idea!”




Angolo Autrice
Fanciulle mie! Scusate per il ritardo, ma spero non vi siate scordate di questa storia.
Vi ringrazio infinitamente per le recensioni che mi avete lasciato... Mi fate sentire così amata *-*
Alla prossima,
Saria

E vi dico solo che l'idea di Nico è un disastro annunciato

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