Al di là del pozzo

di Alys93
(/viewuser.php?uid=112521)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un sogno assurdo ***
Capitolo 2: *** Nuovi istinti ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Allenamenti e confessioni ***
Capitolo 5: *** Pazzia o coraggio? ***
Capitolo 6: *** Un incubo del cuore ***
Capitolo 7: *** Che cosa hai combinato, Inuyasha?!? ***
Capitolo 8: *** Avvertimento letale ***
Capitolo 9: *** Il pericolo è ovunque ***
Capitolo 10: *** Per amicizia... Per amore... ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni, doni e sorprese varie... ***
Capitolo 12: *** Incontro con il nemico ***
Capitolo 13: *** Debito di sangue ***
Capitolo 14: *** Una morte, una vita... e sogni premonitori! ***
Capitolo 15: *** Sesshomaru 2, la vendetta! ***
Capitolo 16: *** Ti odio! ***
Capitolo 17: *** La Grotta degli Spiriti ***
Capitolo 18: *** Un viaggio imprevisto ***
Capitolo 19: *** Una disputa... familiare ***
Capitolo 20: *** La Pietra della Notte ed il bracciale ***
Capitolo 21: *** Una profezia e nuove verità ***
Capitolo 22: *** Scontri nel presente e nel passato ***
Capitolo 23: *** Maschere ***
Capitolo 24: *** Scambio d'identità ***
Capitolo 25: *** Un nuovo colpo ed una piacevole novità ***
Capitolo 26: *** Il lupo perde il pelo, ma non il vizio! ***
Capitolo 27: *** Depressione? Una sbornia di frappé, grazie! ***
Capitolo 28: *** Un profumo antico e letale ***
Capitolo 29: *** Ma chi è questo pagliaccio? ***
Capitolo 30: *** Il duello ***
Capitolo 31: *** Il viaggio delle miko ***
Capitolo 32: *** Un incontro alle basi dell'Hakurei ***
Capitolo 33: *** Coraggio, Sango! ***
Capitolo 34: *** Un maniaco alla porta ed un uragano in cucina ***
Capitolo 35: *** Una gita... movimentata! ***
Capitolo 36: *** Il torneo di karate ***
Capitolo 37: *** Uno scontro inevitabile ***
Capitolo 38: *** Alla ricerca di Rin ***
Capitolo 39: *** Naraku e lo stregone dell'anima ***
Capitolo 40: *** Una riunione ed una sorpresa inaspettata ***
Capitolo 41: *** L'anima errante di Hiroe ***
Capitolo 42: *** Ultimi sprazzi di pace... e di follia! ***
Capitolo 43: *** Che ci fanno quelle tre qui?!? ***
Capitolo 44: *** Persa nei ricordi ***
Capitolo 45: *** Un'alleanza fondamentale ***
Capitolo 46: *** In cerca di una via di fuga ***
Capitolo 47: *** La battaglia finale ha inizio ***
Capitolo 48: *** Il potere dell'Ai no Shiru ***
Capitolo 49: *** Scontro finale ***
Capitolo 50: *** La fine della lotta ***



Capitolo 1
*** Un sogno assurdo ***


Al di là del pozzo

Capitolo 1: Un sogno assurdo

Una calda giornata di primavera riscaldava la città di Tokio, mentre un cielo turchese annunciava il sempre più imminente arrivo dell’estate.
Solitamente, il sabato mattina era molto calmo e c’era poca gente in giro, ma, a casa Higurashi, le cose stavano diversamente.
“Kagome, sei sicura di aver preso tutto?”, “Sì, mamma. Lo zaino è così pieno che lo sollevo a stento” mormorò la ragazza, sistemandoselo sulle spalle.
Perché diavolo doveva sempre riempirglielo in quel modo?
Non doveva mica sfamare un esercito!
Purtroppo, le manie culinarie di sua madre la costringevano a lasciare a casa alcuni libri che le sarebbero stati utili per studiare.
Nonostante affrontasse demoni e spiriti vari nell’epoca Sengoku, nel suo tempo era pur sempre una studentessa che si doveva preparare per gli esami…
“Sta’ attenta quando arrivi dall’altra parte” si raccomandò la donna, sorridendo allegra “E cerca di non litigare con Inuyasha. L’ultima volta che l’ho visto, aveva il segno delle cinque dita in faccia”.
“Questo perché non capisce mai quando è il momento di tenere le mani apposto” replicò la figlia “Non ha il diritto di picchiare il piccolo Shippo solo perché gli ha fatto una domanda”.
Con un sospiro, che sembrava più un borbottio di fatica, Kagome uscì di casa e si diresse verso il pozzo.
Dopo essersi assicurata che nessuno la stesse osservando, entrò nella struttura che circondava il pozzo e vi si gettò dentro.
Una luce suffusa l’avvolse come un morbido manto violaceo e lei sorrise, pensando agli amici ed alle avventure che l’attendevano nell’epoca Sengoku.
Ovviamente la stavano tutti aspettando con impazienza, soprattutto Inuyasha, che era ansioso di riprendere la ricerca dei frammenti della sfera.
“Sono arrivata prima che ho potuto” sussurrò lei, fissandolo un po’ tesa; non aveva un’aria molto tranquilla.
Shippo le saltò in braccio, sorridendo “Non preoccuparti, Kagome. Inuyasha è nervoso perché sente degli strani rumori”.
“Che rumori?” chiese la giovane, “Non sono rumori” specificò lui “Sensazioni, più che altro. Sta per succedere qualcosa”.  
“Allora sarà meglio mettersi in marcia” mormorò Sango, sistemandosi l’hiraikotsu sulle spalle “Abbiamo una lunga ricerca da portare a termine”.
“Giusto, mia cara Sango” esclamò Miroku, sorridendo allegro “Non perdiamo altro tempo in inutili chiacchiere”.
Di colpo, si ritrovò a terra con un grosso bernoccolo sulla fronte, mentre la ragazza sibilava “Toccami di nuovo, e giuro che ti stendo”.
“Come se non l’avesse già fatto!” ridacchiò Inuyasha, incamminandosi verso il villaggio della vecchia Kaede per fare un minimo di provviste.
Shippo scosse la testa e saltò accanto al bonzo, mormorando “Miroku, fattelo dire: sei un caso disperato!”.
“Diciamo pure senza speranza” mormorò Sango, voltando le spalle al monaco riverso nell’erba.
Il mezzo-demone ridacchiò di nuovo e, poggiata una mano sull’elsa di Tessaiga, aumentò lievemente il passo per raggiungere il villaggio.
Dovevano sbrigarsi, o Naraku avrebbe ottenuto i frammenti della sfera prima di loro.
Kagome sospirò e lo seguì, chiedendosi cosa stesse per succedere di così strano da impensierire lo youkai.
 
Dalla parte opposta rispetto al piccolo tempio shintoista, qualcosa di strano e quotidiano al tempo stesso si faceva largo nella casa riparata dalle fronde di maestosi cedri.
Kaori si agitava in preda agli incubi, gemendo nel sonno mentre cercava di capire cosa diamine stesse succedendo.
Vedeva una foresta, oscura e piena di sussurri che la terrorizzavano.
Occhi luminosi la fissavano tra gli alberi e sentì un brivido di paura scivolarle lungo la schiena.
Dove sono? si chiese spaventata Chi sono questi che mi guardano? Che cosa sta succedendo?.
Un improvviso sibilo attirò la sua attenzione, ma non ebbe il tempo di capire cosa fosse, che la luce del sole riuscì a far breccia oltre le palpebre, svegliandola.
Sbatté gli occhi un paio di volte, cercando di mettere a fuoco il soffitto della sua camera, e tirò un lungo sospiro.
Che razza di incubo! borbottò tra sé, cercando a tentoni le pantofole sul pavimento freddo Vorrei proprio capire cosa diavolo stavo sognando…
Sbadigliando, scese in cucina per mangiare qualcosa, ma, persa com’era tra i suoi pensieri, urtò nello spigolo dell’arcata in legno.
Il suo gemito attirò l’attenzione della madre, che sorrise “Buongiorno, tesoro. Cos’hai sognato di così strano, stavolta?”.
Ormai aveva imparato a capire quando la ragazza faceva strani sogni, perché non riusciva ad evitare lo stretto angolo tra il corridoio e l’arcata del salotto.
“Niente che si possa definire normale” mormorò lei “Cosa può legare una foresta, occhi luminosi che ti fissano ed un sibilo acuto, che è tutt’altro che rassicurante?”.
Fumiyo ridacchiò “Magari ti perderai nella foresta sulla montagna e gli occhi che vedi sono gli animali del bosco”.
La giovane borbottò, mentre mangiava una barretta ai cereali, “No, c’è qualcosa di più. Me lo sento.
“Allora, come stanno le mie stelle?” tuonò una voce alle loro spalle, mentre un uomo attraversava la soglia della cucina.
“Bene, Masaru” sorrise la moglie “Ma tua figlia ha avuto ancora quegli strani sogni. Me lo stava appena raccontando”.
“Stanno diventando sempre più frequenti” mormorò Masaru, fissando Kaori “Come ti senti adesso, piccola?”.
“Bene” replicò la ragazza “Tanto era solo un sogno. Assurdo, ma pur sempre un sogno. Non ti devi preoccupare, papà”.
“È una bella giornata, oggi” disse Fumiyo “Perché non vai a fare una passeggiata? Magari ti aiuterà a distendere i nervi”.
“Sì, credo che andrò al parco” mormorò la figlia, iniziando a salire le scale, “Perché non esci con qualche amica?”.
Kaori sbuffò.
Ma perché le faceva sempre quella domanda così idiota?
Sapeva benissimo che non aveva amiche, a meno che non prendesse in considerazione Kagome Higurashi, l’unica che le avesse mai rivolto la parola.
A scuola, tutti la guardavano con una specie di diffidenza, come se fosse un alieno.
E questo, solo perché riusciva ad intuire in maniera sorprendente le intenzioni delle persone o riusciva a sentire rumori che gli altri non percepivano minimamente.
Era una colpa avere un udito più sensibile della norma e, di conseguenza, sentire involontariamente anche quello che non avrebbe dovuto ascoltare?
Kagome era l’unica che si dimostrasse un po’ più gentile nei suoi confronti, ma aveva comunque le sue amiche e lei non voleva metterla in imbarazzo.
Ultimamente però, la si vedeva sempre meno a scuola.
Suo nonno diceva che stava male e la sfilza di malattie che colpivano la ragazza aveva a dir poco dell’assurdo.
Mentre saliva le scale, Kaori rifletté sulla proposta della madre, modificandola.
Magari la sarebbe andata a trovare, tanto per farle compagnia.
Sorridendo, si fiondò nell’armadio e scelse un completo che indossava quando voleva fare qualcosa d’importante o particolare.
Erano una semplicissima maglia verde con stringhe dorate sul davanti ed un paio di pantaloni neri, ma avevano come un effetto benefico su di lei.
Raccolse i capelli scuri in una coda alta, legandoli con un nastro verde, che ben si abbinava con i suoi occhi, e sorrise.
Prima di uscire, scostò la tendina per osservare il cielo limpido ed una sagoma in movimento attirò la sua attenzione.
Kagome stava correndo verso la vecchia struttura accanto al Goshinboku, il Dio Albero protettore del tempio.
Dove diamine stava andando con la divisa scolastica (cavolo, era sabato!) ed uno zaino assolutamente enorme sulle spalle?
Dalle dimensioni del bagaglio, sembrava che dovesse passare almeno una settimana fuori casa!
Incuriosita, la vide guardarsi intorno, come per assicurarsi di non essere osservata, per poi sparire nella struttura che ospitava il vecchio pozzo su cui circolavano tante leggende.
Ma dove starà andando? si chiese Kaori, scendendo velocemente le scale e seguendola a distanza, senza farsi vedere.
Cercando di non far rumore, entrò nella costruzione, corrugando la fronte quando la vide saltare nel pozzo.
“Kagome?” la chiamò nell’oscurità, sicura che stesse cercando di fare uno scherzo al fratello minore “Kagome, sono Kaori!”.
Nessuna riposta arrivò dal buco squadrato ed una strana sensazione le chiuse la bocca dello stomaco.
La ragazza si avvicinò al bordo, sicura di scorgere l’amica sul fondo del pozzo, ma sgranò gli occhi quando non la vide.
Eppure era sicura che ci fosse saltata dentro!
La chiamò più volte, ma non c’era alcun segno della compagna e quella sensazione sembrò acuirsi.
Preoccupata, la giovane si sporse oltre il bordo, ma lanciò un grido quando qualcosa le piombò alle spalle.
Quattro zampette rivestiti di morbidi cuscinetti le erano atterrate sulla schiena; non poteva essere altri che Bujo, il gatto di Kagome.
Nel tentativo di girarsi più velocemente, perse l’equilibrio e cadde nel pozzo, lanciando un altro grido di terrore.
Cadere in quel modo, di schiena… le sarebbe sicuramente venuto il colpo della strega!
Irrigidì i muscoli, sicura di urtare contro il terreno da un momento all’altro, ma rimase sorpresa quando vide una luce violacea avvolgerla completamente.
Che diavolo succede? Cos’è questa luce?! esclamò spaventata, mentre quella luce l’adagiava delicatamente sul fondo del pozzo.
Sconvolta, si passò una mano sulla fronte e fissò le pareti del pozzo, rimanendo sconcertata nel non vedere la scaletta in legno.
Tutti i muri erano ricoperti da fasci d’edera, che pendeva dal bordo, appena un paio di metri più su.
Kaori prese un lungo respiro, cercando di capire cosa diavolo fosse successo, e, afferrata una delle piante, si issò in cima.
Uscendo dal pozzo, si guardò intorno e dovette darsi un pizzicotto per essere sicura che non stesse sognando.
Attorno a lei non c’era più la vecchia struttura del tempio, ma una grande foresta che si perdeva a vista d’occhio in ogni direzione.
“Ma dove sono finita?” si chiese spaventata, mentre si lasciava cadere tra l’erba “Cos’è questo posto?”.
Sentendo il cuore batterle in maniera pazzesca, si portò le mani attorno alla bocca e gridò “C’è nessuno? Ehi! C’è qualcuno qui? Kagome! Kagome, dove sei?”.
Nessuno rispose e la ragazza si passò le mani sulle braccia, cercando di scacciare i brividi.
Cercò di sciogliere i muscoli, percorsi da uno strano formicolio, e si diresse verso la foresta.
Un grido di sollievo le sfuggì dalle labbra quando intravide il Goshinboku, che svettava ben oltre le chiome degli altri alberi.
“Non sono lontana da casa” mormorò più tranquilla, dirigendosi rapidamente verso l’imponente pianta.
“Kagome!” esclamò mentre correva “Kagome, dove sei?”, le parole le morirono in bocca quando vide che, oltre il Dio Albero, la foresta continuava senza fine.
Il tempio e la casa di Kagome erano come svanite nel nulla.
La paura tornò a stringerla nella sua morsa, mentre si appoggiava al grosso tronco per non cadere a terra.
“Ma dove diamine sono capitata?” sussurrò “Sembra la foresta del mio sogno! Dov’è finita Kagome? E io dove sono?!”.
Il formicolio sembrò improvvisamente aumentare, divenendo così insopportabile da costringerla a grattarsi furiosamente, sopratutto le orecchie, le mani e… il fondoschiena!
Ma cosa succede? si chiese la giovane Sono stata punta da mille zanzare?.
Mentre si grattava, sentì un lieve strappo e lanciò un’imprecazione quando si accorse di aver inavvertitamente bucato il retro dei pantaloni.
Fantastico…
Con un borbottio infastidito,cercò una fonte oppure un ruscello in cui bagnarsi e calmare il prurito.
Per sua fortuna, in pochi minuti raggiunse un piccolo lago e lasciò andare un piccolo sospiro.
Non appena si sporse sullo specchio d’acqua e vide il proprio riflesso, un urlo terrorizzato le invase la gola.

“Avanti, Kagome!” esclamò Inuyasha “Perché difendi sempre quella pulce? Non capisci che se approfitta?!”.
“Ma è un bambino!” replicò Kagome “Come puoi pretendere che capisca tutto quello che ti passa per la testa?”.
“Già è difficile per noi” aggiunse uno sghignazzante Miroku, poggiando il bastone tintinnante contro un albero.
Ormai era sera inoltrata ed il gruppo si era preparato per la notte.
Le fiamme accese da Sango scoppiettavano allegre, illuminando il viso dei due ragazzi che si fronteggiavano.
Come al solito.
“Nessuno ha chiesto la tua opinione, bonzo!” esclamò lo youkai, fissandolo innervosito.
Tornò a rivolgere lo sguardo sulla ragazza davanti a lui e ripeté “Shippo se ne approfitta perché sa che tu lo difenderai sempre. Possibile che non ci arrivi?”.
Kagome sbuffò e scandì seccata “Shippo. È. Un. Bambino! Lo sei anche tu, Inuyasha? Possibile che ti arrabbi per cose così stupide?”.
“Non mi va che mi dia consigli indesiderati” mormorò il ragazzo, voltandosi verso gli alberi “Parla sempre a sproposito”.
“E c’è bisogno di colpirmi sulla testa?” esclamò il piccolo demone volpe, massaggiandosi il bernoccolo che spuntava tra i capelli rossicci.
“Sì, dato che non impari a tenere chiusa la bocca” replicò l’altro, fissandolo con aria truce.
Kagome gli rivolse un’occhiata fiammeggiante “Devi lasciarlo stare, mi hai capito? Solo perché hai un orgoglio smisurato, non vuol dire che Shippo debba pagarne le conseguenze!”.
“Orgoglio smisurato?! Io?!?” ripeté incredulo Inuyasha “Dannata! Tu non sai proprio che vuol dire essere orgogliosi!”.
Una delle sue mani artigliate era pericolosamente vicina al viso di Kagome, che non batté ciglio.
“Se credi di spaventarmi, ti sbagli di grosso” disse tranquilla “Ormai ti conosco, cuccioletto”.
Cuccioletto?!” sbottò il mezzo-demone “A chi hai dato del cuccioletto? Ma con chi credi di parlare?!”.
Si avvicinò ulteriormente alla giovane, deciso a dirgliene quattro, ma un fruscio proveniente dalla foresta lo distrasse.
Un calcio volante lo colpì in pieno volto, mandandolo a sbattere contro un albero poco distante.
Una sagoma scura sbucò dagli alberi, sibilando “Prova a toccarla e giuro che te ne pentirai amaramente!”.
Kagome sgranò gli occhi nel sentire quella voce, chiedendosi se non stesse avendo un’allucinazione.
Quella che aveva davanti non poteva essere…
Inuyasha si rialzò rapidamente e, afferrando l’elsa di Tessaiga, sibilò “E tu chi diavolo sei?”.
“Una che ti spacca la faccia, se solo osi fare un altro passo” ribatté una voce indubbiamente femminile.
Innervosito, si passò una mano sulla guancia; faceva davvero male ed erano pochi quello che riuscivano a fargli provare dolore.
Sango scattò in piedi e lanciò l’hiraikotsu contro la figura davanti al fuoco.
Questa si gettò rapidamente a terra nel vedere l’enorme boomerang arrivarle contro con un sibilo agghiacciante e rabbrividì nel sentire alcuni alberi cadere al suolo.
Si voltò per vedere dove fosse finita quell’arma e sgranò gli occhi, vedendo diversi alberi tranciati di netto.
Se quella cosa poteva tagliare gli alberi come se fossero burro, non osava immaginare cosa sarebbe successo se l’avesse centrata in pieno.
Fissò la donna che aveva lanciato il boomerang ed esclamò “Ma sei matta?!? Avevi intenzione di farmi a fette, per caso?!?”.
Un sibilo alle sue spalle la fece girare di botto, mentre l’hiraykotsu tornava all’attacco.
Con un istinto riflesso, saltò per evitarlo, riatterrando esattamente sull’enorme boomerang.
Iniziò a vorticare furiosamente con esso, esclamando “Fermate questo coso!!”, sotto lo sguardo attonito dei presenti, finché l’arma non si schiantò contro un altro gruppo di alberi.
Un’imprecazione giunse dall’ammasso di fronde, mentre la figura di una ragazzina emergeva dai rami.
Kagome la fissò per un attimo, poi afferrò la mano di Inuyasha, pronto a sfoderare Tessaiga.
“No!” esclamò allarmata “Non attaccatela! Io la conosco!”, “Cosa?” chiese Miroku, mentre afferrava la benda sacra che bloccava il Vortice del Vento.
La ragazza lo ignorò e fissò la giovane che aveva davanti; ormai non aveva più dubbi sulla sua identità.
“Kaori?” la chiamò incredula “Ma sei proprio tu?” 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nuovi istinti ***


Capitolo 2: Nuovi istinti

Kagome si avvicinò alla giovane che aveva davanti e sussurrò incredula “Kaori? Ma sei proprio tu?”.
Kaori la fissò per un istante, poi si poggiò le mani sui fianchi e rispose “E chi accidenti dovrebbe essere? La pizza a domicilio?”.
Rivolse uno sguardo al resto di quello strambo gruppo e chiese “Che siamo, ad una festa in maschera?”.
“Che cosa ci fai qui?” le chiese Kagome “E..Come accidenti hai fatto a seguirmi? Il pozzo…”.
“A proposito del pozzo” mormorò l’altra “Com’è che ti ci sei tuffata dentro? Dove accidenti siamo, Kagome?”.
“Ti ho seguita per capire cosa stessi facendo e… mi sono ritrovata qui. È tutto così assurdo!” esclamò poi, sedendosi a terra.
L’amica le si sedette accanto “Il pozzo non avrebbe dovuto farti passare… Solo io ed Inuyasha possiamo farlo”.
La ragazza le rivolse uno sguardo incuriosito “Come? Non sarei dovuta passare? Ma che vuoi dire? E chi è questo Inuyasha?”.
Il mezzo-demone fece un sbuffo “Sono io. Tu, piuttosto, chi sei? E come mai conosci Kagome?”.
Kaori lo fissò, seccata dal suo tono duro “Mi chiamo Kaori Shibuja. E, per tua informazione, io e Kagome siamo vicine di casa e la conosco da parecchio tempo”.
Il suo sguardo si soffermò prima su Tessaiga, poi sui suoi vestiti ed infine sulle orecchie che spuntavano dalla chioma argentata.
Incuriosita, si alzò in piedi e cercò di sfiorarle “Ma sono vere, oppure è un bel fermaglio per una festa in maschera?”.
Miroku trattenne a stento una risata davanti all’espressione dell’amico, che replicò “No, sono vere. Almeno quanto la tua coda!”.
La ragazza arrossì vistosamente e ricadde a sedere, come per nascondere quel’assurdità che le era spuntata poco dopo che era uscita dal pozzo.
Si sentiva male al solo pensiero che quell’appendice pelosa le appartenesse davvero e non fosse solo un brutto scherzo.
Kagome le rivolse uno sguardo confuso “Kaori, com’è possibile che ti sia spuntata una coda da lupo e che le unghie ti si siano allungate in questo modo? Anche le orecchie sono... diverse. Non eri così dall’altra parte…”.
Sango si appoggiò all’albero alle sue spalle e mormorò “Forse è meglio che la tua amica ci racconti tutto dall’inizio, o non ci capiremo niente”.
Kaori sospirò “Stamattina ti ho visto uscire con uno zaino gigantesco sulle spalle e mi sono chiesta dove stessi andando così presto… Ti ho vista saltare nel pozzo e credevo che stessi facendo uno scherzo a Sota, ma poi, quando mi sono affacciata, tu non c’eri. Eri sparita nel nulla!”.
Si passò una mano tra i capelli, nervosa nel sentire le nuove unghie graffirle la pelle; maledizione! Se non stava attenta, rischiava di ferirsi da sola come una povera stupida!
“Ti ho chiamata più volte, ma non mi rispondevi” aggiunse cupa, allontanando quei pensieri.
“Ma come hai fatto a finire nel pozzo?” le chiese l’altra, sempre più sorpresa, “Devi ringraziare quel’idiota del tuo gatto, se sono caduta lì dentro”.
“Bujo? Che c’entra il mio gatto?”, “Mi è saltato sulla schiena, facendomi rischiare l’infarto!” spiegò lei “Ho perso l’equilibrio e sono finita nel pozzo. Quando ne sono uscita, mi sono ritrovata qui”.
“Questo però non spiega perché tu abbia la coda e tutto il resto…” mormorò Kagome “Cosa ti è successo?”.
“Ho visto il Dio Albero in mezzo alla foresta” la sentì sussurrare “Ma, quando l’ho raggiunto, intorno c’era solo la foresta. Di case, neanche a parlarne. Di colpo, mi è venuto un prurito micidiale e non ho ben capito cosa mi è successo. Volevo bagnarmi in un laghetto per calmare quel formicolio, ma, appena mi sono affacciata, ho visto il mio riflesso e…”.
Nascose il viso tra le mani, mugugnando “E mi sono accorta che le orecchie si erano allungate e, andandole a toccare, mi sono graffiata. Solo a quel punto mi sono accorta di questi..artigli. Poi è sbucata anche la coda… Mi sono spaventata a morte!”.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra “Quando mi sono calmata, mi sono accorta di sentire molto meglio gli odori. Ho sentito il tuo profumo..non so come ho capito che fossi tu, ma ho seguito la scia e sono arrivata qui”.
Prima aveva camminato per ore, senza capire cosa fare, in preda al panico più totale; la scia dell’amica era stata una vera e propria benedizione.
Si lanciò un’occhiata alle spalle “Non ho mai corso così velocemente in tutta la mia vita. Ero un fulmine! Lungo la strada, ho anche oltrepassato un burrone con un salto! Non ho la minima idea di come ci sia riuscita”.
“Quindi… ti sei trasformata quando sei arrivata qui? E.. tutte le tue capacità si sono… come affinate, ho capito bene?” le chiese Kagome, confusa da quella strana situazione.
“Vuoi dire che prima non era un demone lupo?” esclamò Inuyasha, piuttosto sorpreso.
“A chi hai dato del demone?” sibilò Kaori, alzandosi in piedi “Ma come ti permetti?!”.
“Non è che ha tutti i torti” sussurrò Sango “Sei quasi identica a Koga ed a tutti gli altri demoni lupo che scorrazzano qua in giro”.
“Io non sono un demone!” esclamò la ragazza, scuotendo la testa “Non posso esserlo! È una cosa assurda! Non sono un demone… I demoni non esistono”.
“Ed io cosa sarei, allora?” borbottò Inuyasha, “Beh, a dire la verità, tu sei un mezzo-demone, Inuyasha” mormorò Miroku.
Quando si accorse dell’espressione incavolata dell’amico, capì che il suo commento era stato del tutto inappropriato.
“La tua aura sembra dire proprio il contrario” riprese seccamente il ragazzo, rivolgendosi alla nuova arrivata “Sei un demone lupo, la tua puzza è inconfondibile”.
“Io non puzzo” replicò lei “E, tanto per essere chiari, tu non profumi di lavanda, tipo con le orecchie strane!”.
“Ehi!” esclamò il mezzo-demone “Bada a come parli con me, ragazzina!”, “Sta’ attento tu a come ti rivolgi! Guarda che ti stendo in meno di un secondo, sono cintura nera di karate!”.
Lo youkai la fissò perplesso e si rivolse a Kagome “Cos’è questo karate? Non ne ho mai sentito parlare”.
Kaori gli rivolse un’occhiata incredula “Ma dove accidenti vivi? Nel medioevo, forse?”. Kagome rise nervosa “Kaori.. In effetti, noi siamo nel medioevo. Questa è l’epoca Sengoku”.
L’amica sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di capire se, nonostante il nuovo finissimo udito, avesse sentito male “Mi stai prendendo in giro?”.
“Forse è meglio che ti siedi, così ti spiego tutto” mormorò l’altra “È una cosa piuttosto complessa”.

Un paio d’ore dopo, Kaori gettò un ramoscello nel fuoco e mormorò “Mi stai dicendo che il pozzo è una sorta di barriera spazio-temporale e che tu salti le lezioni per cercare i frammenti di questa.. Sfera dei quattro Spiriti?”.
“Esatto” rispose Kagome “Li sento, perché sono la reincarnazione di un’antica sacerdotessa. Dato che l’ho frantumata, devo recuperare ogni singolo frammento”.
“E questo, prima che Naraku ci metta sopra le mani” aggiunse Miroku, “Se dovesse riuscirci, sarebbe la fine” convenne Sango.
“Allora tutte le leggende che racconta tuo nonno non sono cavolate” sussurrò Kaori “È tutto vero… I demoni, le maledizioni… addirittura i talismani”.
Una bassa risata le sfuggì dalle labbra “Certo che ha una bella fantasia per tutte le malattie che s’inventa per giustificare le tue assenze”.
“Già” commentò l’amica “Certe volte mi spaventa con tutte le frottole che dice alla scuola…”.
“Questo però non spiega perché tu ti sia trasformata una volta da questa parte del pozzo” disse Shippo “Com’è possibile che tu sia umana ed anche demone?”.
“Non ne ho idea” mormorò la ragazza “So solo che è tutto così assurdo… Sembra uno dei miei incubi”.
“Intendi quelli di cui mi parli di tanto in tanto? Quei sogni premonitori?” chiese Kagome, “Sì. Ieri notte ho sognato questa foresta e il sibilo di quel boomerang gigante”.
Ma gli occhi luminosi non li ho ancora visti. Chissà cosa volevano dire… 
“Comunque sia, hai l’odore più strano che abbia mai sentito” commentò Inuyasha, “Che vorresti dire?” chiese lei, fissandolo storto.
Certo che il primo incontro non era stato esattamente dei più amichevoli…
Quel tipo le dava sui nervi con quella sua aria superiore; ma chi si credeva di essere?
“Sai di demone, ma sento anche una debole traccia umana” spiegò il mezzo-demone “Non sembri un demone completo, ma non sei nemmeno come me”.
Un essere a metà mormorò cupo, fissando l’oscurità davanti a sé.
“Non so che dirti” la sentì mormorare “So solo che, stamattina ero una normalissima ragazza, e, adesso, mi ritrovo protagonista di una delle leggende che si raccontano ai bambini”.
Lasciò andare un sospiro e chiese “Come faccio a tornare a casa in questo stato? A mia madre verrà sicuramente un infarto!”. “
Questa è l’ultima cosa di cui ti devi preoccupare al momento” sibilò lo youkai, balzando in piedi “Abbiamo compagnia”.
Un folto gruppo di occhi luminosi li fissavano tra gli alberi ed il giovane fu rapido a sguainare Tessaiga.
“Cosa credi di fare con quella vecchia spada arrugginita?” chiese Kaori “Non credo che possa fare granché…”.
Non ebbe neanche il tempo di finire la frase, che Tessaiga assunse la sua forma da combattimento, facendole morire le parole in bocca.
“Una vecchia spada arrugginita, eh?” ridacchiò Inuyasha, afferrando con più decisione l’elsa “Non hai ancora visto niente, ragazzina”.
Il gruppo di occhi si mosse improvvisamente verso di loro, rivelando i propri possessori.
Sango si preparò a lanciare l’hiraikotsu contro l’ammasso di vermi, serpenti e demoni vari che li stavano attaccando e si lasciò sfuggire una smorfia nel vedere quanti fossero.
“Naraku ci ha mandato la solita comitiva” commentò Miroku, affiancandola “Che vorrà stavolta?”.
“Bando alle ciance. Qui è ora di fare disinfestazione”; detto questo, Inuyasha si tuffò in quel mare di esseri disgustosi, eliminandone il più possibile.
Kagome incoccò rapidamente una freccia e colpì un demone serpente che si stava pericolosamente avvicinando.
L’orrenda sagoma sparì di colpo e Kaori fissò l’amica con gli occhi sgranati. “Da quando sai tirare con l’arco?”, “Da quasi un anno, ormai. È piuttosto utile” rispose lei, colpendo un altro mostro.
Shippo si rannicchiò dietro le gambe delle ragazze, sussurrando “Sono più del solito. Che cosa facciamo adesso? Kaori…”.
La giovane lo fissò incredula “Cosa vuoi che faccia? Questi cosi… Io non so come affrontarli! Non ho mai fatto niente del genere!”.
“Ma che razza di demone sei?” esclamò Inuyasha, abbattendo l’ennesimo demone “A cosa credi che ti servano quegli artigli, se non per difenderti?”.
Un colpo improvviso gli fece perdere la presa sulla spada, che finì poco lontano, ed il mezzo-demone di fece largo tra i nemici a suon di artigli per recuperarla.
Pezzi di esseri disgustosi cadevano tutt’intorno a lui, impregnando l’erba con l’odore metallico del sangue.
Kaori lo fissò sorpresa, ma non ebbe il tempo di rimuginarci oltre, che qualcosa la sbalzò per aria, ferendola ad un braccio.
Cadendo a terra, la ragazza si portò una mano sulla ferita ed alzò lo sguardo sull’enorme verme che la sovrastava.
“Questa me la paghi, essere schifoso!” ruggì, lanciandosi contro di esso con le unghie tese.
Il demone cadde al suolo in decine di pezzi, mentre la giovane demone riatterrava con un elegante balzo.
Fissò i resti del suo avversario e fece scrocchiare le dita artigliate, sentendo qualcosa di nuovo agitarsi dentro di lei.
Era una sorta d’istinto, qualcosa d’innato, che la spingeva a combattere ancora, a fare a pezzi tutti i nemici che le si paravano davanti.
Voleva eliminarli tutti, fino all’ultimo.
Con un grido selvaggio, si lanciò nella mischia, facendo strage degli emissari di Naraku.
Alla fine, di un centinaio di demoni non rimanevano che le carcasse mutilate, mentre Inuyasha e gli altri fissavano la radura ormai silenziosa.
Miroku riavvolse la benda attorno alla mano destra e sospirò “Stavolta erano molti più del normale. Eppure non sono stati seguiti da nessuna emanazione. Piuttosto strano, non trovate?”.
Sango iniziò a ripulire il proprio hiraikotsu e disse “Meglio così. Almeno possiamo rilassarci un po’, non credete?”.
Poi lanciò uno sguardo sorpreso alla demone che le stava davanti “Per essere il tuo primo combattimento, te la sei cavata piuttosto bene”.
Kaori scosse la testa e si poggiò una mano sulla fasciatura fattale da Kagome “Non ho mai provato niente di simile. Io volevo farli a pezzi. Non capisco cosa mi sia preso”.
“È semplice: la tua natura demoniaca sta venendo rapidamente a galla” spiegò Inuyasha “L’istinto di sopravvivenza ha avuto il sopravvento su tutto il resto”.
“Sarà, ma sono distrutta” sussurrò la ragazza “Tutte queste emozioni mi hanno tolto ogni briciolo di energia”.
Con un grosso sbadiglio, si stese accanto al fuoco e sprofondò rapidamente nel mondo dei sogni.
“Deve essere proprio stremata per addormentarsi così” mormorò Kagome “Di solito, è un tipo davvero energico”.
“Dovrà imparare a sfruttare al meglio le proprie energie” disse Inuyasha, sedendosi accanto a lei “È molto inesperta. Avrà bisogno di qualcuno che le insegni a combattere, se vuole sopravvivere qui” .
“Potresti aiutarla tu” propose la ragazza “Chi, meglio di te, le può insegnare a combattere come un vero demone?”.
“Non sarà facile” mormorò lui “La tua amica è davvero cocciuta. Non credo che andremo molto d’accordo”.
“Neanche noi due andavamo d’accordo, all’inizio” gli rammentò l’altra con un sorriso “Mentre adesso.. siamo amici”.
“Già” sussurrò il mezzo-demone, fissandola di sfuggita, Amici. Se solo sapessi cosa provo per te, Kagome… Ma dirtelo non è così semplice, soprattutto adesso che il fantasma di Kikyo sembra sovrastarci con la sua ombra oscura.

I raggi del sole svegliarono il gruppo, impaziente di rimettersi in marcia, ma Kagome si accorse subito dell’assenza di Kaori.
“Dove sarà andata?” chiese a Sango, la prima ad aver aperto gli occhi, “Non è da lei sparire così”.
“Forse ha bisogno di pensare a quello che le è successo” suggerì saggiamente Miroku “Non dev’essere facile per lei accettare tutto questo”.
“Sarà, ma, inesperta com’è, è un facile bersaglio per gli altri demoni” borbottò Inuyasha, cercando quella nuova scia nell’aria.
Con uno sbuffo, indicò gli alberi alla propria destra “Non è molto lontana. Si è fermata davanti al ruscello che abbiamo guadato ieri pomeriggio”.
Kagome si morse un labbro “Sarà meglio che vada a parlarle. Probabilmente, è ancora scossa per quello che l’è successo ieri”.
A passo svelto, s’incamminò lungo il sentiero, raggiungendo l’amica che fissava pensierosa lo scorrere del corso d’acqua.
“Ciao, Kagome” mormorò, gettando una pietra nell’acqua “Scusa se mi sono allontanata così, ma avevo bisogno di pensare”.
“Posso capirti” la rassicurò lei “Anch’io, la prima volta che finii qui, mi sentivo piuttosto spaesata. Mi ci è voluto un po’ per ambientarmi”.
“Lo immagino, ma almeno tu sei rimasta la stessa” la sentì sussurrare cupa “Io, invece… Non so più chi sono”, “Sarai anche diventata un demone, ma dentro sei sempre la stessa Kaori”.
Le parole di Kagome la aiutarono a riflettere meglio e la ragazza lasciò andare un sospiro “Spero solo di capirci qualcosa di più in tutta questa faccenda”.
Doveva calmarsi e pensare ad una soluzione, ma, se avesse continuato a crucciarsi sul problema, non avrebbe risolto granché.
Inclinò la testa verso gli alberi e sorrise “Sarà meglio tornare indietro. Penso che Inuyasha ci stia per raggiungere”.
“Come fai a capire che è lui?” le chiese l’altra, “Solo lui può camminare a piedi nudi in questo posto” ridacchiò Kaori “E… sento come una strana sensazione.. Forse percepisco la sua aura”.
“Sarà meglio che impari alla svelta, perché qui il saper distinguere le aure demoniache è fondamentale” l’avvertì lo youkai, uscendo dalla cerchia di vegetazione.
“Kagome, il frammento che hai sentito è molto distante?” chiese poi alla giovane in divisa scolastica, “No” rispose lei “Anzi, si sta avvicinando”.
“Sarà meglio prepararci, allora” disse il mezzo-demone “Andiamo a dare il benvenuto al nostro amico”.
Questi frammenti devono essere davvero preziosi se un tipo come lui vi è tanto interessato mormorò la demone lupo, preparandosi psicologicamente ad un nuovo scontro.
Mentre ancora rimuginava tra sé, un demone dalla pelle bluastra apparve tra gli alberi, puntando dritto verso Kagome.
“Percepisci gli altri frammenti, eh?” chiese sardonico Inuyasha, sguainando Tessaiga “Vedremo se sei capace di affrontarmi!”.
Il demone ruggì, mostrando una doppia fila di zanne accuminate, poi si lanciò all’attacco.
Lo youkai sorrise, capendo che quel tipo era tutto muscoli e niente cervello, e si voltò appena verso le ragazze dietro di sé “Kaori, resta vicino a Kagome”.
Fissò divertito il nemico che cercava di colpirlo ed aggiunse “Non credo che ce ne sarà bisogno, ma, se questo demone dovesse mettermi fuori gioco, dovrai fare di tutto perché non si avvicini a Kagome, sono stato chiaro?”.
“Cristallino” replicò lei, sfoderando gli artigli mentre l’adrenalina le scorreva rapida nelle vene.

Come Inuyasha aveva previsto, il demone era decisamente stupido e facile da sconfiggere ed il frammento della sfera brillava nella ferita aperta dalla lama di Tessaiga.
Il giovane sorrise “Ecco fatto. Un altro frammento è nelle nostre mani”, fece per prenderlo, ma un improvviso ronzio lo distrasse.
Un enorme insetto calò rapido sul frammento, afferrandolo tra le sottili zampe nerastre, per poi librarsi nuovamente nell’aria.
Il mezzo-demone diede una forte imprecazione “È uno degli insetti di Naraku! Maledizione! Se non ci sbrighiamo, non lo troveremo più!”.
Kagome incoccò una freccia, che però non raggiunse l’insetto, ormai diventato solo un puntino nero contro il cielo terso.
Kaori non perse tempo e, seguendo il proprio istinto, iniziò a correre dietro quella specie di ape troppo cresciuta, saltando di ramo in ramo per avvicinarsi il più possibile.
Alle sue spalle, sentiva Inuyasha seguirla, mentre lanciava imprecazioni contro Naraku ed i suoi maledetti insetti.
Non me lo lascerò sfuggire pensò tra sé, spiccando un balzo dal ramo di una grossa quercia.
Annullò rapidamente la distanza tra sé e quel coso volante, colpendolo con gli artigli ed afferrando il frammento di sfera prima che cadesse assieme ai miseri resti dell’insetto.
Sorridendo, atterrò facilmente sul terreno, osservando quella scheggia luminosa chele brillava in mano.
“Allora sarebbe questo uno dei frammenti che cercate” disse sorpresa, rigirandoselo tra le dita.
“Grazie, Kaori” mormorò affannata Kagome “Non sai quanto sia importante ogni singolo frammento”.
“Lo sento” replicò l’altra, mettendoglielo in mano “Avverto una forte energia provenire da questa scheggia. Non so se la cosa mi piace”.
“Comunque sia, hai fatto un buon lavoro” disse Inuyasha “Finalmente hai capito a cosa servono gli artigli”.
La ragazza sorrise appena “Lo devo considerare un complimento? Lo hai detto tu stesso che devo imparare alla svelta, no?”.
Scuotendo la testa, ritornò alla radura ed il gruppo continuò la ricerca di altri frammenti fino a pomeriggio inoltrato.
Sango prese alcune mele dalla sacca e le porse agli altri, dicendo “Questa zona è totalmente priva di alberi da frutto. Fortuna che facciamo sempre delle scorte”.
Miroku addentò il frutto, sorridendo allegro “Niente da fare. Sei sempre la migliore, Sango”.
Lei fece per sorridere, ma la sua espressione cambiò si colpo quando sentì la mano del monaco scivolarle sul fondoschiena.
Una sberla lo colpì in pieno volta, mandandolo a terra, mentre la sterminatrice gli rivolgeva un’occhiata fiammeggiante.
“Pervertito che non sei altro!” ringhiò, allontanandosi il più possibile dal bonzo, che ancora si massaggiava la guancia.
Kaori inarcò un sopracciglio “Il monaco fa la mano morta?”, “Abituatici” le mormorò Shippo “Miroku fa così con tutte le ragazze che incontra”.
La demone sgranò gli occhi, ridendo “Complimenti. Che bella moralità per un monaco. Spero per lui che non ci provi mai con la sottoscritta. Non gli conviene”.
Poi si rivolse all’amica “Kagome, tu quanto pensavi di rimanere qui? Io dovrei tornare a casa. Se davvero i giorni passano alla stessa maniera da entrambe le parti, i miei saranno fuori di testa”.
Si passò una mano tra i capelli, mormorando “E poi, devo ancora studiare per il compito di matematica di domani”.
Per Kagome fu come un fulmine a ciel sereno “È domani?! Ma come? Il prof non aveva detto che era la prossima settimana?”.
L’altra la fissò, inclinando appena la testa da una parte “Kagome, domani è lunedì. È la prossima settimana”.
La ragazza si mise le mani nei capelli “Accidenti! Allora devo tornare anch’io! Non posso mancare ad un esame!”.
“Avevi detto che restavi almeno una settimana” sbottò Inuyasha, afferrandole un braccio “Non puoi andartene dopo appena due giorni!”.
Non poteva lasciarlo da solo dopo così poco tempo, maledizione! Non poteva andarsene così presto!
“Devo” mormorò lei, correndo verso la radura dove si erano fermati poco prima per prendere lo zaino.
Kaori scosse la testa “Kagome è sempre un po’ distratta, ma ci credo, con quello che deve affrontare qui”.
La seguì, muovendosi rapida tra gli alberi secolari e prese il pesante zaino che l’amica cercava di sollevare.
La sua forza era decisamente aumentata, perché lo sollevava con la massima facilità, neanche fosse una piuma.
Se lo sistemò sulle spalle e disse “Dai, Kagome. È meglio se ci sbrighiamo, o non riusciremo a combinare niente”.
“Non credo che riuscirei mai a tenere il tuo passo” ribatté l’altra con un sospiro, “Non c’è problema. Ti porto io”.
Senza darle il tempo di domandarle come, la caricò sullo zaino e ridacchiò “Tieniti forte, mi raccomando!”.
Si voltò verso il gruppo e li salutò con un cenno della mano “A presto, ragazzi. Credo proprio che tornerò a farvi visita”.
Poi iniziò a correre attraverso la foresta, ridendo nel sentire le esclamazioni spaventate di Kagome, che si reggeva con forza alle sue spalle.
Quando saltò oltre un piccolo burrone, la ragazza lanciò un grido di panico, mentre l’amica continuava imperturbabile attraverso le praterie.
Arrivate al pozzo, la demone lupo fece scendere la compagna e chiese “Ci dobbiamo gettare di nuovo qui dentro?”, “Sì, è l’unico modo per tornare”.
“Va bene, allora andiamo” mormorò lei, tuffandosi nel buco, subito seguita da Kagome.
Con un sospiro, le due ragazze tornarono nella loro epoca ed uscirono dal piccolo tempio, illuminato ormai dal sole che tramontava dietro la montagna.
Kaori cominciò a grattarsi furiosamente, gemendo “Forse sto tornando normale. Ti prego, fa che la coda sparisca!”.
“Direi che sei stata accontentata” ridacchiò Kagome  “Ora hai solo un buco nei pantaloni ed anche le orecchie sono quelle di sempre”.
La ragazza sospirò grata, poi sembrò ricordarsi del compito che le attendeva il giorno seguente e mormorò “Kagome, ti dispiace se studio da te? I miei mi farebbero di sicuro un interrogatorio e non mi lascerebbero concentrare”.
Lei sorrise “Vieni pure, li avviseremo dopo che sei tornata. Adesso, però, concentriamoci su quello che ci aspetta domani”.
“Credimi, preferirei affrontare cento demoni, piuttosto che fare quel compito” disse l’altra, avviandosi di malavoglia verso casa Higurashi.

“Tesoro, Kaori è tornata” sussurrò Masaru, fissando la finestra “E con lei c’è anche Kagome. Sembra che stiano bene”.
“Ma dove sarà stata tutto questo tempo?” chiese la moglie “Non è da lei sparire così di colpo, senza dire niente”.
“Le ho viste uscire dal pozzo”.
Quella frase conteneva in sé più significati di quello che sembrasse e Fumiyo sospirò “Dovremo dirle tutto, ormai può capire. Abbiamo aspettato anche troppo per raccontarle la verità”. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rivelazioni ***


Eccomi di nuovo qui, a sistemare i capitoli che mi creano problemi. la verità sta per venire a galla, spero possa interessarvi


Capitolo 3: Rivelazioni

“Posate le penne”.
La voce del professore di matematica si fece bruscamente largo nel silenzio formatosi appena cinquanta minuti prima e molti ragazzi sospirarono sconfortati.
Kagome fissò per l’ultima volta gli schemi tracciati e sorrise, lievemente speranzosa; non era stato troppo difficile.
Lanciò uno sguardo a Kaori, che si passava nervosamente la penna tra i capelli, alla ricerca di qualche ultimo passaggio da correggere.
La matematica non era proprio il suo forte. Ridacchiò appena al pensiero del bigliettino che le aveva lanciato poco prima per aiutarla.
Lei era più brava in matematica, ma, in compenso, l’amica era un fenomeno in italiano e aveva sempre nuove idee per temi liberi e cose varie.
Si aiutavano a vicenda ed il fatto di vivere a poca distanza l’una dall’altra faceva decisamente comodo.
Con un sospiro, consegnò il compito e si unì a Yuka e le altre che si organizzavano per la consueta sosta al vicino McDonald.
Come al solito, Ayumi e Yuka si lamentavano per la difficoltà degli esercizi, mentre Eri rideva per quanto li avesse trovati facili.
“Oggi non posso venire con voi, mia madre mi aspetta a pranzo” si scusò Kagome “Sono stata via tutto il week-end e adesso mi sembra brutto lasciarla sola”.
Eri annuì tranquilla “Non preoccuparti, Kagome. Però, dicci una cosa. Come va la storia con il tuo teppista geloso e prepotente?”.
La ragazza arrossì “Tutto bene, per ora. Sta diventando più dolce…”, “Bene” esclamò Ayumi “Però digli che, se ti fa soffrire, se la dovrà vedere con noi”.
“Grazie dell’interessamento” mormorò l’amica, ancora più rossa in viso “Ma riesco a gestirlo piuttosto bene”.
Salutò le compagne e si diresse velocemente verso casa, mentre Kaori correva per raggiungerla, “Ehi, aspettami un attimo! Ma che fretta c’è, Kagome?”.
Finalmente raggiunse l’altra e chiese “Che cos’hai? Mi sembri un po’ nervosa…”, “No, non è niente”.
La giovane fece un mezzo sorriso “Di’ la verità. Il teppista di cui stavate parlando tu e le tue amiche, in realtà è Inuyasha, non è così?”.
La vide diventare praticamente scarlatta e scosse la testa, con aria comprensiva “Mi ero immaginata qualcosa, ma… Non mi aspettavo che ti piacesse”.
“All’inizio eravamo amici, ma… pian piano, le cose sono cambiate” spiegò Kagome, con aria impacciata “Ormai, lui è tutto per me”.
“Cavoli, te lo sei cercato bene” ridacchiò l’altra “Geloso, prepotente ed un po’ teppista. Un pezzo di pane nascosto dietro un barriera d’acciaio”.
Quando le due ragazze arrivarono davanti al tempio, la madre di Kagome e si affacciò dalla porta e disse “Kaori, vieni dentro. Oggi mangiate da noi”.
“La ringrazio, signora Higurashi” sorrise la ragazza “Vado a cambiarmi e torno subito”.
Odiava portare la divisa scolastica e meno tempo la teneva, meglio era.
Non capiva come facesse Kagome a tenerla anche nell’epoca Sengoku.
In pochi minuti, fu di ritorno e sorrise tesa nel vedere i suoi genitori guardarla con aria piuttosto seria.
L’interrogatorio era alle porte.
Si sedettero intorno alla tavola ed ognuno si servì dai grossi vassoi, pieni di ogni ben di Dio.
“Kaori” disse improvvisamente Fumiyo “Non ci hai ancora detto dove sei stata tutto il fine settimana. Io e tuo padre eravamo in preda al panico”.
“Non ci credereste mai” mormorò la figlia, fissando i chicchi di riso nella sua tazza “Mi mandereste da uno strizzacervelli”.
“Prova a convincerci” replicò Masaru “Sono poche le cose che riescono a sorprendermi, ormai”.
Lei sospirò e, dopo aver lanciato un’occhiata significativa a Kagome, disse “Ok. Sono caduta nel pozzo dentro il tempio e mi sono ritrovata in piena epoca Sengoku con degli artigli da far paura ad una strega, un paio di stranissime orecchie ed una coda da lupo”.
Fissò i suoi genitori e rimase sorpresa nel vederli sorridere alla parola lupo; era sempre così.
Ogni volta che nominava quel’animale, erano tutti sorrisini divertiti, come se avesse detto una battuta che non capiva.
Che diavolo ci trovassero di divertente, non l’aveva ancora capito.
Lei si era trasformata in un demone e loro ridevano…
Sbuffò con forza e mormorò “Non c’è bisogno che vi alziate, lo chiamo io il centro di igiene mentale”.
Il signor Higurashi strabuzzò gli occhi “Sei passata attraverso il pozzo? Come fa sempre Kagome?”.
“Sì, ma Kagome non si trasforma in un demone, quando va dall’altra parte” borbottò la giovane.
“Ti sono spuntate le orecchie come a fratello Inuyasha?” chiese Sota, tutto eccitato “Anche tu hai le orecchie di cane?”.
Fratello Inuyasha?” ripeté incredula Kaori, poi scosse la testa “Te lo sei scelto un idolo…”.
Prese un grosso respiro e mormorò “Comunque no, le mie orecchie non sono come quelle di Inuyasha”.
“Non ho mai conosciuto un tipo come quello” aggiunse pensierosa “Crede di sapere tutto e mi guarda come se fossi un alieno. Lui ci è nato demone, la sottoscritta no”.
“Quindi hai già conosciuto gli amici di Kagome” sorrise la madre dell’amica “Inuyasha è davvero buffo”.
“Buffo?” ridacchiò la ragazza “Non credo sia la parola adatta”; un improvviso rumore di passi attirò la sua attenzione e si voltò appena in tempo per vedere il mezzo-demone entrare nella stanza.
Aveva un’aria decisamente… scarmigliata. Sembrava che avesse dovuto lottare con qualcuno per arrivare lì.
“Parli del diavolo…” commentò la giovane, alzando gli occhi al cielo.
Inuyasha, ignorando i presenti, si avvicinò a Kagome e, presala per un braccio, disse “Devi venire subito con me. Forse abbiamo trovato un altro frammento, ma non ne siamo sicuri”.
“Non puoi aspettare che mi prepari?” protestò lei, cercando di liberarsi dalla sua presa, “Non mi sono liberato di Sango e Miroku per sentirti lamentare. Avanti, muoviti”.
“Ti ho detto che devi aspettare che mi prepari!” ribatté la giovane, tentando di allentare la presa sul suo braccio.
Lo youkai sembrò non sentirla, perché la strattonò di nuovo, ma si bloccò di colpo quando una mano si strinse intorno al suo polso.
“Ti è così difficile dire per favore?” chiese la ragazza accanto a Kagome “Se la vuoi costringere, te la vedrai con me, amico”.
Inuyasha la fissò confuso “E tu chi sei?”, “Fantastico, hai pure la memoria corta” commentò l’altra, con una vena acida nella voce.
Il giovane la fissò attentamente, cercando di ricordare dove avesse visto quegli occhi verdi così decisi e penetranti.
Quel viso gli era familiare…
Quando la riconobbe, sgranò gli occhi “Tu sei la demone lupo! L’amica di Kagome”.
Kaori sorrise sarcastica “Sono onorata del fatto che tu mi abbia riconosciuta, Inuyasha”.
Lo vide portarsi una mano alla guancia destra e ridacchiò “Non dirmi che ti fa ancora male quel calcio? Non ti facevo così delicato”.
“Non mi fa affatto male” replicò lui seccato “Ho semplicemente collegato il colpo alla tua faccia”.
L’annusò per qualche istante, poi mormorò “Da questa parte del pozzo la tua aura demoniaca è quasi inesistente. Sembri proprio un umana”.
“Allora vi siete già conosciuti nel migliore dei modi” ridacchiò Masaru, fissando il mezzo-demone davanti a lui “È molto che non ci si vede, eh Inuyasha?”.

Lo youkai si voltò verso l’altro capo del tavolo e sorrise “Masaru. Chi l’avrebbe mai detto? Come ci sei finito qui?”.
Kagome e tutti gli altri strabuzzarono gli occhi nel sentire con quanta familiarità si parlassero quei due.
“Qualcuno ci spiega cosa sta succedendo?” chiese la ragazza “Inuyasha, come… come fai a conoscere il signor Shibuja?”.
Fumiyo sorrise a sua volta “Perché veniamo dalla stessa parte del pozzo, mia cara Kagome”.
Il mezzo-demone le lanciò un’occhiata “Ci sei anche tu, Fumiyo. Avevo sentito delle voci, ma non mi aspettavo che fossero vere”.
Si rivolse nuovamente a Masaru e disse “Avevo sentito dire che eravate spariti da una cinquantina d’anni, ma non credevo che vi sareste rifugiati qui. Come avete fatto ad attraversare il pozzo?”.
“Uno scherzo del destino” commentò l’uomo “Avevamo appena affrontato il Demone Gatto con tuo fratello e tutta la banda, ma ci siamo ritrovati con parecchi nemici alle costole”.
Ridacchiò appena, mentre spiegava “Siamo arrivati nei pressi del villaggio di Edo e ti abbiamo visto inchiodato al Dio Albero. Doveva essere successo da pochi giorni, perché gli abitanti erano ancora molto nervosi e ci hanno attaccato. Per evitarli siamo corsi via, non valeva la pena di affrontarli… Ma non ci siamo accorti del pozzo alle nostre spalle e ci siamo finiti dentro”.
“Quindi avete vissuto in un epoca totalmente diversa fino ad ora?” chiese sbalordito lo youkai “E non siete più tornati indietro?”.
“Ci abbiamo provato” disse Fumiyo “Ma il pozzo era invalicabile. Ci siamo dovuti adattare…”.
“Oh! Oh! Oh! Stop! Aspettate un momento!” esclamò Kaori, balzando in piedi “Mi state dicendo che venite dall’epoca Sengoku? Che siete demoni anche voi?”.
Guardò i suoi genitori, le persone più ordinarie di questo mondo, incapace di credere a quello che avevano appena detto.
Era assurdo!
“Come credi che sia possibile, allora, che ti sia spuntata la coda e tutto il resto?” chiese la madre, sorridendo allegra “Ce l’hai nel sangue, tesoro”.
La ragazza cadde nuovamente a sedere “Nooo. State scherzando. Non è possibile! Voi due… demoni. Ok, dov’è la videocamera?”.
“Non è uno scherzo, piccola” mormorò Masaru “Sei nostra figlia e, come tale, hai dentro di te sangue di demone”.
Inuyasha li fissò uno per uno, poi scoppiò a ridere “Adesso capisco tutto. La traccia umana che sentivo… Figlia di un demone e di una mezzo-demone. Piuttosto strano, direi”.
Kaori sbatté più volte le palpebre “È uno scherzo. No, dico sul serio, tutto questo non ha senso!”.
Il padre scosse la testa “Pensala come vuoi, ma è così. Avremmo dovuto dirtelo prima, ma nessuna occasione sembrava quella giusta. Poi, ieri, ti abbiamo vista uscire dal pozzo con Kagome ed abbiamo capito che era arrivato il momento di dirti la verità”.
Kagome gli rivolse uno sguardo sorpreso “Ma allora.. Sapevate che io andavo nel pozzo per arrivare nell’epoca Sengoku?”.
“Sì, la tua aura di sacerdotessa è piuttosto forte ed abbiamo subito capito che eri una ragazza particolare” spiegò Fumiyo.
Si rivolse ad Inuyasha e sorrise “Immagino che sia stata lei a liberarti dal sigillo che ti teneva imprigionato. Hai passato più di cinquant’anni a dormire, ragazzo mio…”.
“Cinquanta?!” esclamò Kaori “Ma quanti anni hai, Inuyasha? Sembri appena un diciottenne”.
“Come demone, è ancora piuttosto giovane” disse Masaru “Duecento anni non sono poi molti”, “Quanti!?!”.
La figlia lo fissò incredula “Ho capito bene? Duecento? E tu quanti accidenti ne hai, papà?”.
L’uomo rimase sovrappensiero per qualche istante, poi disse “Cinquecentosettanta, più o meno”, poi sorrise “Direi che me li porto piuttosto bene, non credi?”.
Kagome fissò il volto dell’amica, leggendovi la stessa espressione incredula nel sentire quella cifra assurda.
“Non ci posso credere” sussurrò sorpresa “Non li dimostrate affatto! Ma quanto vivono i demoni?”.
“Non hanno un ciclo di anni ben definito come gli umani” disse Fumiyo “Possiamo anche vivere per sempre, ma è difficile che un demone superi gli ottocento anni. Non con tutti i potenziali nemici che ci sono in circolazione”.
Un’espressione cupa le adombrò il viso “Per i mezzi-demoni è ancora più difficile. Mi reputo fortunata ad aver raggiunto i trecentonovantotto anni”.
Kaori ebbe come l’impressione che la mascella le si fosse staccata, arrivando sul pavimento in legno.
Tutte quelle frasi non avevano senso! Non era umanamente possibile che i suoi genitori fossero ultracentenari e sembrassero appena dei trentenni!
Si diede un pizzicotto per svegliarsi da quel sogno senza senso, ma dovette accettare quell’incredibile realtà.
“Ok” mormorò prendendo un grosso respiro “Adesso forse capisco perché mi è spuntata la coda e tutto il resto. Ma perché avete aspettato tanto per avermi? Cavoli, ne ho sentito di donne che hanno figli oltre i cinquant’anni, ma oltre i trecento mai!”.
I suoi genitori sorrisero appena “Avere dei figli nell’epoca Sengoku non è affatto semplice. I nemici potrebbero approfittarsene e non avremmo mai potuto permettere che accadesse una cosa simile. E poi, la nostra situazione è un po’ particolare”.
“L’amore tra demoni completi ed umani è ritenuto assurdo, figuriamoci quello tra un demone ed una mezzo-demone” mormorò Inuyasha, sedendosi contro la parete.
Lui, personalmente, non aveva niente in contrario, ma tanti altri non erano dello stesso avviso.
Lo aveva subito sulla sua pelle per ogni singolo giorno della sua vita.
“Il cuore segue sempre la sua strada, in ogni caso” replicò pacatamente Masaru “Tu sei giovane e ne hai ancora di cose da imparare”.
Un sorriso gli fiorì sulle labbra “L’amore è come una tempesta, che ti cattura e difficilmente ti lascia andare. E non fa differenza tra demoni, umani e mezzi-demoni. Tutte queste cose non contano. Quando succederà anche a te, capirai quello che ti ho detto”.
Il mezzo-demone si morse un labbro, pensando che gli era già successo due volte e non aveva idea di cosa fare.
Con un sospiro, si rialzò in piedi e disse “Va bene. Ho aspettato abbastanza. Kagome, andiamo! Dobbiamo trovare i frammenti della Sfera”.
La ragazza annuì “Prendo lo zaino e ti raggiungo. Dammi solo un attimo e sono pronta”.
Infilò alcuni libri e vaschette di cibo nel grosso zaino e fece per sollevarlo, ma Kaori lo afferrò e lo tenne sospeso, come se non pesasse neanche un grammo “Te lo porto io. Dai, andiamo”.
“Come, andiamo?” chiese Inuyasha sorpreso “Che, vieni anche tu?”, “Sì” replicò lei “Adesso che so la verità, non ti aspetterai certo che resti qui mentre la mia migliore amica rischia la vita nel passato?”.
“L’ha rischiata fino ad oggi e non mi pare che le sia accaduto qualcosa” sbottò il giovane, sentendosi colpito nell’orgoglio.
“Non sto mettendo in dubbio le tue capacità” ribatté l’altra “Ma una mano in più potrebbe farvi comodo”.
Lo youkai fece una smorfia “Ci saresti solo d’impiccio. Non sai combattere, non sai un accidenti dei demoni. Come pretendi di poterci aiutare?”.
Kaori gli rivolse un’occhiata fiammeggiante “E quei mostri chi li ha fatti fuori? Chi ha recuperato quel frammento dall’insetto? Sono una che impara in fretta, caro il mio Guerriero Perfetto”.
“Non hai la minima esperienza in battaglia, mocciosetta” borbottò il mezzo-demone “Ci farai solo perdere tempo prezioso”.
La ragazza ringhiò infastidita “Vuoi che te le suoni come due giorni fa? Guarda che non mi fai paura! Non sono una neonata, ho sedici anni, per la miseria! E certo non mi farò mettere i piedi in testa da te!”.
Vedendo che l’altro stava per ribattere, Masaru intervenne “Suvvia, dalle una possibilità. Non è colpa sua, se non sa niente dell’epoca Sengoku”.
Gli rivolse un’occhiata decisa ed aggiunse “Consideralo un favore personale. Così saremo di nuovo pari”.
Inuyasha lo fissò per un attimo, poi sospirò “E va bene. Vedi solo di non creare problemi, ragazzina. O ti rispedisco qui seduta stante”.
“Kaori” sibilò lei, correndo rapidamente verso casa sua per riempire il proprio zaino con tutto il necessario “Mi chiamo Kaori, pezzo di idiota!”.
Fumiyo sorrise divertita al marito “Credo proprio che quei due ne combineranno di tutti i colori”, “Ne sono certo. Adesso prepariamoci, tesoro. Torniamo a casa anche noi”.

Kaori fu di ritorno in un battibaleno, con uno zaino da viaggio che le penzolava dietro la schiena, riempito di libri scolastici e cibo.
Guardò l’amica e sorrise “Ho preso tutti i libri che potrebbero servirci. Così tu non dovrai caricarti in maniera assurda”.
Kagome ricambiò il sorriso “Ti ringrazio, Kaori. Mi stai facendo davvero un enorme favore”, “Siamo pur sempre studentesse, no?”.
Inuyasha fissò il gruppetto che si era formato davanti al pozzo e borbottò “Vogliamo andare? Non ho alcuna intenzione di perdere altro tempo in inutili chiacchiere!”.
“Siamo pronti” replicò Masaru, cercando di evitare discussioni “Possiamo andare quando vuoi”.
Il giovane annuì e si diresse verso il pozzo, mentre Kagome salutava la madre ed il fratello, per poi abbracciare il nonno, che le infilò in mano un piccolo talismano.
“È una protezione contro i pericoli minori, tipo i folletti maligni” disse “Spero ti sia utile anche con quei due. Sembrano pronti a darsi battaglia in qualunque momento”.
La ragazza sospirò “Andrà tutto bene, nonno. Ci vediamo presto!”, poi corse verso la struttura e seguì gli amici.
Fumiyo si voltò verso la signora Higurashi e mormorò “Per favore, occupati di Kaori quando tornerà qui per la scuola. Non credo che noi potremmo attraversare nuovamente il pozzo”.
La donna annuì “Non c’è nessun problema. Kaori potrà stare da noi tutto il tempo che vuole”.
Rassicurata, Fumiyo seguì il gruppo all’interno del tempio, pronta a ritornare nella sua epoca d’origine.
Ormai erano tutti pronti a ritornare nell’epoca Sengoku.
Il mezzo-demone fissò Kagome per un attimo, chiedendosi se, dopo che avessero recuperato tutti i frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti, la giovane sarebbe tornata per sempre nella sua epoca.
Quel pensiero per lui era insostenibile.
Scosse il capo con forza e disse “Prendetevi tutti per mano. Se Masaru e Fumiyo hanno difficoltà a passare, ci saremo noi ad aprirgli un varco”.
Afferrò delicatamente la mano di Kagome, che arrossì appena, e quella di Masaru, che a sua volta stringeva quella della figlia, per poi tuffarsi nel pozzo.
La solita luce violacea li avvolse come un manto, adagiandoli sul fondo dell’altro pozzo, da cui uscirono rapidamente.
Fumiyo sorrise nel rivedere quei luoghi così familiari e lasciò andare un sospiro “Non è cambiato molto da quando siamo finiti dall’altra parte”.
“Cinquant’anni non sono poi molti” commentò il marito, cingendole la vita con un braccio.
Lanciò un’occhiata alla figlia, che si grattava furiosamente le orecchie, in procinto di assumere la loro nuova forma.
Davanti al suo sguardo incuriosito, la ragazza spiegò “Quando mi trasformo, mi prude dappertutto. Non è una cosa piacevole”.
Di colpo, una lunga coda nera sbucò dal retro dei pantaloni, segnalando la mutazione.
Lei sospirò seccata e si voltò per vedere l’espressione dei suoi genitori, che ridevano sornioni.
Dovette trattenere un’esclamazione quando li vide in volto, ma, passandosi una mano tra i capelli, dovette riconoscere che sembravano più normali sotto forma di demoni, che da umani.
Inuyasha sorrise “Non siete affatto cambiati dall’ultima volta che vi ho visti. Spero per voi che non vi siate arrugginiti”.
“Su questo puoi esserne certo” lo rassicurò Masaru con un sorrisetto “Non abbiamo mai smesso di allenarci”.
“Lo confermo” ridacchiò Kaori “Mi avete insegnato un sacco di cose sull’autodifesa e sul karate”.
La madre l’abbracciò con forza “Mi raccomando, piccola. Cerca di stare attenta ed evita di cacciarti nei guai”.
“Ma come.. non restate con noi?” chiese la ragazza, “No, tesoro” rispose il padre “Ci sono delle cose che abbiamo lasciato in sospeso per troppo tempo. È ora di andarle a sistemare”.
Le arruffò i capelli e sorrise “Cerca di imparare in fretta come difenderti qui. Non siamo più a Tokio, dove basta un pugno ben piazzato. Qui non si scherza, ti giochi la vita”.
“Lo so” mormorò lei “Ho già affrontato qualche verme gigantesco, so cosa vuoi dire”.
Kagome le poggiò una mano sulla spalla “Sono sicura che darai filo da torcere a Naraku. È un anno che lo combattiamo, ma sento che siamo vicini a sconfiggerlo definitivamente”.
“Lo spero, Kagome. Non ho idea di cosa sia capace questo tipo, ma, se è davvero un anno che fai spola tra qui e la nostra epoca, allora dev’essere piuttosto forte” mormorò l’altra.
Masaru salutò i tre ragazzi e disse “Kaori, se mai ti chiedessero chi sei, rispondi che appartieni alla tribù Xenjo, la tribù del Sud. Capiranno immediatamente”.
“Quante tribù di lupi ci sono qui?”, “Quattro” rispose Inuyasha “Noi conosciamo quella dell’Est, la tribù Yoro”.
Quell’idiota di Koga ed i suoi amici borbottò seccato Spero di non incrocialo tanto presto.
“Per vostra fortuna, abbiamo buoni rapporti con i demoni lupo dell’Est” mormorò Fumiyo “Ma state lontani da quelli dell’Ovest. Sono piuttosto aggressivi”.
“E come facciamo a riconoscerli?” chiese Kagome, “Hanno la coda fulva. Ogni tribù si distingue dal colore del pelo” spiegò Masaru.
Lasciò andare un lieve sospiro e mormorò “Spero di rivedervi presto. Se avrete mai bisogno di aiuto, sappiate che potete contare su di noi”.
Detto questo, lui e la moglie si dileguarono nella foresta, lasciando i tre giovani accanto al pozzo. Inuyasha sbuffò “Bene. Adesso che abbiamo chiarito tutte le questioni, sarà meglio muoverci”.
“Dove ci aspettano Sango e Miroku?” chiese Kagome, fissando il paesaggio davanti a sé, “Al villaggio della vecchia Kaede” rispose lui.
Si voltò parzialmente verso Kaori e ridacchiò “Ti consiglio di tenerti sempre all’erta, ragazzina. Da domani incomincerai il tuo addestramento su come diventare un vero demone”.  

Che cosa ne dite? come sarà quest'addestramento? se siete curiose, continuate a seguirmi, ne vedrete delle belle! 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Allenamenti e confessioni ***


Adesso è venuto il momento di vedere Kaori alle prese con l'allenamento di Inuyasha... Cosa combineranno? chiedo scusa se il capitolo non è molto ricco d'azione e ci ho messo tanto per aggiornare, ma la scuola mi blocca non poco. Vi prometto di fare del mio meglio, intanto, buona lettura!
 

Capitolo 4: Allenamenti e confessioni

“Allora, sei pronta?” chiese Inuyasha, guardando la giovane demone davanti a sé; ancora non poteva credere che stesse per darle lezioni di combattimento…
Gli veniva da ridere al solo pensiero, ma non era il momento di distrarsi; doveva mostrarle come combatteva un vero demone.
La vide mettersi in posizione e si chiese che diavolo di disciplina fosse quel karate che nominava così spesso.
Se quella era la posizione di guardia, allora era già un piccolo passo avanti per farle imparare qualcosa.
La cosa che non riusciva a capire era il motivo per cui continuava a saltellare sulle punte dei piedi, muovendosi continuamente da una parte e dall’altra.
“Perché saltelli come un pollo zoppo?” le chiese ridendo “Sei ridicola!”, “È un modo per tenermi sempre pronta a schivare i colpi, stupido”.
“Sarà come dici tu, ma sembri una scema che si è pestata i piedi” replicò il ragazzo, cercando di trattenere un sorriso.
Di colpo, il suo sguardo cambiò, facendosi più attento “Vediamo cosa sei capace di fare!”.
Senza darle ulteriori avvertimenti, le si lanciò contro, colpendola in pieno viso con un pugno deciso.
La vide indietreggiare appena e commentò “Se hai dei riflessi così lenti, ti faranno fuori alla prima occasione”.
“Mi hai colto di sprovvista, tutto qui” ribatté la ragazza, fissandolo seccata “Dai, ricominciamo”.
Questa volta, riuscì a parare in tempo il colpo rivolto al suo stomaco, chiudendo la mano del mezzo-demone nella propria.
“Quando un nemico cerca di colpirti, se è più forte di te, limitati ad evitarlo” le disse il giovane “Se è più debole, cerca di neutralizzarlo il più in fretta possibile”.
Kaori annuì appena, poi partì all’attacco, cercando di colpirlo al volto, ma si ritrovò a riversa a terra con un dolore pulsante alla schiena.
“Inuyasha, credo che tu stia calcando troppo la mano” disse Kagome, fissando i due che si scambiavano colpi su colpi.
“Non ho mai detto che ci sarei andato leggero” ribatté lui “Se la tratto con i guanti, non imparerà niente e non sarà capace di difendersi in maniera adeguata”.
Parò il pugno che minacciava di colpirgli la mascella e sorrise “Mettici più grinta o finirò con l’addormentarmi!”.
La demone lupo si lasciò sfuggire un ringhio e ripartì all’attacco, facendo finte per confondere l’avversario e riuscire a colpirlo.
Quel maledetto sorriso che gli incurvava le labbra la mandava fuori di testa!
Aveva una voglia matta di colpirlo con un cazzotto e cancellare quella smorfia di scherno dalla sua faccia da idiota!
Sango li fissò preoccupata e chiese “Com’è che Inuyasha ha accettato così facilmente di aiutare Kaori nel combattimento?”.
L’amica le rivolse lo stesso sguardo “Non lo so, ma il padre di Kaori glielo ha chiesto come favore personale. Si conoscono da un bel po’, per quello che ho capito”.
Vide la ragazza finire nuovamente a terra e rialzarsi con uno scatto di reni per evitare l’ennesimo colpo e sospirò, “Se continuano così, dovrò dare fondo a tutta la scorta di bende che mi sono portata”.
Miroku affiancò le due giovani e disse “Divina Kagome, non vi sentite toccata da questa situazione?”, “E perché dovrei?”.
Il monaco sorrise “Beh, Inuyasha non si è minimamente lamentato quando gli avete chiesto di aiutare la vostra amica. Forse l’ha colpito in modo particolare”.
Davanti allo sguardo scettico della ragazza, continuò “Non temete, divina Kagome. Se mai dovreste avere bisogno di una spalla su cui piangere, sono sempre pronto ad aiutarvi”.
Kagome strinse gli occhi in una smorfia infastidita nel sentire le sue dita accarezzarle il fondoschiena e colpì Miroku con la scatola di medicinali che aveva in mano, ma a mandandolo a terra ci pensò il colpo di Sango.
“Pervertito di un monaco!” ringhiò la sterminatrice, voltandogli sdegnosamente le spalle “Certe volte mi chiedo come faccio a sopportarti”.
“Forse perché, in fondo in fondo, provi qualcosa nei miei confronti, mia dolcissima Sango” propose il bonzo con un sorriso speranzoso.
Un secondo pugno alla testa lo convinse a tacere, prima che la cosa finisse per degenerare.
Shippo scosse tristemente il capo e riportò la sua attenzione sui due demoni che si affrontavano in mezzo allo spiazzo erboso.
“Avanti, lupacchiotta!” la prese in giro Inuyasha “Se continui così, non mi stimoli affatto a combattere!”.
La vide stringere gli occhi, mentre una scintilla di rabbia le illuminava lo sguardo verde smeraldo, prima che ripartisse all’attacco, più determinata di prima.
Accidenti! ridacchiò tra sé Se la istigo così, potrebbe farmi male sul serio! Ma forse è proprio di questo che ha bisogno…
Di colpo, fece scrocchiare le dita artigliate e si slanciò verso di lei, urlando “Attenta, che arrivo!”.
Kaori evitò di un soffio gli artigli del mezzo-demone, ma uno di essi le lasciò un sottile graffio sulla guancia.
Un piccolo rivolo di sangue le colorò il viso, ma lo asciugò come se niente fosse e si rimise in posizione.
Se credeva di batterla così facilmente, si sbagliava di grosso!
“Prima di ricominciare, ti mostro una cosa che potrebbe esserti utile” disse lo youkai, posizionandosi di fronte ad un grosso albero.
“Guardami attentamente” mormorò serio, prima di tendere le dita artigliate ed urlare “Sankon-tessou!” (spero si scriva così).
Il legno gemette appena quando gli artigli del ragazzo lo tranciarono in più parti e si fracassò rumorosamente al suolo.
La demone lupo fissò i resti dell’enorme pino ed annuì, comprendendo in quale modo potesse usare quelle unghie abnormi per difendersi.
“Quello era un tipico attacco dei demoni provvisti di artigli?” chiese incuriosita, fissando il giovane che le stava accanto, “Sì, e sarà meglio che lo impari in fretta”.
Nel sentire un fruscio, Kaori mise istintivamente un braccio a difesa del volto, mentre partiva un’altra sequenza di attacchi, “Ehi! Non avevi detto che ricominciavamo subito!”.
“Smetti di lamentarti e difenditi!” ribatté Inuyasha, continuando a colpirla “Un nemico non ti darebbe mai tregua!”.
La ragazza trattenne un gemito quando un pugno la prese in pieno stomaco, ma si rialzò subito e contrattaccò, parando al tempo stesso alcuni affondi mirati a varie parti del suo corpo.
“Mostrami quello che sai fare” esclamò il mezzo-demone con un sorriso soddisfatto sul volto “Coraggio! Usa la tua rabbia! È quella che ti dà la forza di reagire, no?”.
Non gli aveva detto una cavolata quando aveva affermato di imparare in fretta; tanto meglio per lei.
Solo che aveva un modo di neutralizzare i colpi in un modo davvero strano…
Sembrava stesse dando la cera al pavimento (Karate Kid!).
Doveva aver notato il suo sguardo incuriosito, perché la sentì mormorare “È una mossa di karate per evitare di essere colpiti. Efficace, no?”, “Non credo. Stiamo combattendo, non dando la cera ad un pavimento”.
Quando evitò l’ennesimo calcio volante, le rivolse uno sguardo pieno di scherno e ridacchiò “Avanti, datti da fare! Sei sicura di voler imparare a combattere come si deve? Parli tanto di questo karate, ma sei davvero scarsa, fattelo dire”.
La sentì ringhiare furiosa e, preso com’era dal prenderla in giro, non riuscì a parare il pugno che lo colpì dritto sul naso.
Lanciò un’imprecazione di dolore e si portò le mani al viso; accidenti se era forte, quando riusciva a colpire il bersaglio!
Vedeva le stelle!
“Allora? Chi è quella che si lamenta, adesso?” lo prese in giro la ragazza “Avanti, non dirmi che ti ho fatto così male! Non eri tu quello forte ed esperto?”.
Si poggiò le mani sui fianchi e ridacchiò “Forse non te l’ho detto, ma, oltre il karate, io pratico anche la boxe. Quindi so benissimo come colpire un avversario”.
Lo youkai fece diverse smorfie per assicurarsi che il naso non fosse rotto, poi annuì “Devo riconoscerlo, hai una bella forza. Ma devi ancora imparare a sfruttarla come si deve!”.
Ripartì all’attacco con più energia, ma la voce di Kagome si fece improvvisamente largo tra loro, “Adesso basta, continuerete domani”.
“No, la tua amichetta non è ancora pronta” replicò lui “Deve esercitarsi parecchio, se vuole sopravvivere qui”.
“Ho detto basta” disse la ragazza “Inuyasha, non capisci che non può imparare tutto in un giorno solo?”.
Vedendo che il giovane non l’ascoltava, esclamò “Inuyasha! A cuccia!”; subito il rosario sacro scaraventò Inuyasha  a terra, sollevando una nube di polvere.
“Accidenti a te, Kagome” borbottò Inuyasha, alzandosi faticosamente in piedi “Tu e questo maledetto rosario!”.
Adesso, oltre al naso, gli faceva male anche la schiena!
Un ringhio misto ad un borbottio gli sfuggì dalle labbra, mentre fissava la foresta attorno a sé.
Kaori osservò la scena incredula, poi scoppiò a ridere, tenendosi le mani sulla pancia “Non posso crederci! È troppo divertente!”.
Il giovane le rivolse uno sguardo fiammeggiante, ma lei lo ignorò a bella posta, presa com’era dal prenderlo in giro.
Gli occhi le lacrimavano, ma non riusciva a smettere di ridere; quella scena era davvero il massimo!
“Tu che vai a cuccia come un bravo cagnolino!” esclamò, cadendo a terra “Mamma mia, è troppo forte!”.
Il mezzo-demone la fissò infuriato “Smettila di ridere! Devo ringraziare la vecchia Kaede se ho questa stramaledetta collana al collo!”.
Sospirando, Kagome scosse la testa e si avvicinò ai due, “Coraggio, fatevi medicare. Certo che ve le siete suonate proprio di santa ragione!”.
Pochi minuti dopo, Inuyasha si sedette con la schiena appoggiata ad un grosso albero, storcendo il naso ricoperto da un cerotto.
Faceva davvero male; accidenti a quella ragazzina!
Non sopportava che lo prendesse in giro sul potere che Kagome aveva su di lui.
La vide appoggiarsi ad un albero, mentre si massaggiava una delle tante fasciature che aveva sulle braccia.
Un sottile cerotto le copriva il graffio che le aveva lasciato sulla guancia, mentre le mani erano ricoperte da una crema dall’odore tremendamente acre.
Non la invidiava affatto; forse aveva esagerato davvero con l’allenamento…
Era ancora così inesperta ed i pericoli potevano aggirarsi ovunque.
Forse era stato duro, ma, se non imparava in fretta a difendersi, non avrebbe avuto vita facile.
Per sua fortuna, memorizzava facilmente i tipi di attacchi degli avversari e riusciva a capire come evitarli.
Lo aveva capito a proprie spese…
Lanciò uno sguardo a Kagome, seduta a poca distanza da lui, e si chiese come avrebbe mai potuto dirle ciò che provava nei suoi confronti.
Ancora faticava a spiegarsi quella marea di sensazioni che lo travolgeva ogni volta che i loro sguardi s’incrociavano.
Possibile che bastasse un suo sorriso per mandargli il cuore a mille?
Che tremasse solo nel vederla andar via, per quegli esami che lei riteneva tanto importanti?
Riflettendo sul proprio passato, si chiese come fosse possibile che lui, un mezzo-demone che aveva sempre nascosto le proprie emozioni dietro una maschera, fosse diventato così sensibile…
Non aveva una risposta a quell’interrogativo, ma, da quando Kagome era entrata nella sua vita, si sentiva più vivo che mai e più ottimista verso il futuro.
Rivolse uno sguardo al cielo stellato, chiedendosi cosa avrebbe potuto dirgli sua madre… cosa gli avrebbe potuto consigliare.
Con un amaro sospiro, rammentò che non avrebbe più potuto sentire le sue mani accarezzargli la testa, come faceva quand’era bambino.
Izayoi era morta da molto tempo, ormai. Gli mancava la sua voce calda e rassicurante, ma non poteva crogiolarsi nei ricordi di un passato ormai irraggiungibile.
“Inuyasha…”, la voce di Kagome lo riportò improvvisamente alla realtà.
Si voltò verso di lei, guardandola incuriosito “Cosa c’è, Kagome? Vuoi farmi un’altra ramanzina?”, “No” rispose la ragazza “Ma pensavo che sarebbe meglio spostarsi in un posto più appartato…”.
Miroku sogghignò sornione “Divina Kagome, non mi aspettavo una simile richiesta da parte vostra! Sono decisamente sorpre..”.
Non riuscì a completare la frase, perché Sango lo colpì con un pugno dietro la testa “Non hai capito niente, come al solito. Stasera ci sarà la luna nuova, per questo sarebbe meglio spostarci”.
“Già” mormorò Inuyasha cupo, mentre stringeva Tessaiga “Me n’ero accorto”.
Kaori li guardò perplessa, mentre si preparavano a spostarsi altrove “Perché? Cosa succede con la luna nuova?”.
Nessuno le rispose, ma la giovane demone si accorse dell’espressione di Inuyasha; sembrava piuttosto nervoso.
Ma che gli era preso?
 
Kagome si caricò lo zaino sulle spalle e guidò il gruppo verso una fitta macchia di alberi, dove sarebbero stati al sicuro da occhi indiscreti.
Quando la luna scompariva del tutto, era sempre meglio accamparsi in luoghi più nascosti e difficili da trovare.
Si voltò a guardare il mezzo-demone e rimase sorpresa nel vedere il suo sguardo ambrato fisso su di lei.
Sentì le guance colorirsi vistosamente e tornò a guardare avanti, sperando che non si fosse accorto di niente.
Chissà che avrebbe pensato…
“Kagome, va tutto bene?” le chiese il giovane, avvicinandosi con aria preoccupata “Hai le guance rosse…”.
La fissò per qualche istante, facendola arrossire ulteriormente, poi mormorò “Ti stai affaticando troppo”.
Prima che la ragazza potesse dire qualcosa, le sfilò lo zaino dalle spalle e se lo sistemò dietro la schiena “Ti carichi sempre come un mulo! Che motivo c’è di portarsi dietro tutta questa roba?”.
Kagome abbassò lo sguardo per non mostrargli le guance in fiamme “I libri di scuola pesano e… Poi porto sempre molte bende e medicinali vari. Quelli servono parecchio”.
Sentiva sempre il cuore batterle all’impazzata quando lo youkai si dimostrava gentile nei suoi confronti.
Chissà se aveva capito cosa provava per lui…
“Sarà, ma per me esageri” commentò Inuyasha, osservando la piccola radura dov’erano arrivati.
Annusò l’aria circostante, in cerca di tracce demoniache, ma l’unico odore che sentiva era quello di umani, ma risaliva almeno a qualche settimana prima.
Indicò la piccola capanna semi-nascosta tra gli alberi e disse “Passeremo la notte qui. Non viene usata da parecchio, ma dovrebbe andare”.
Shippo annuì “Almeno avremo un tetto sopra la testa. Sembra proprio che stia per piovere!”.
Miroku sparì tra le fronde per raccogliere un po’ di legna, che Shippo provvide ad accendere con il suo fuoco fatuo.
Le fiamme verdastre illuminarono le spoglie, ma solide pareti della capanna, creando giochi d’ombre piuttosto suggestivi.
Kirara, fedele compagna di Sango, si accoccolò in un angolo della stanza, mentre il gruppo mangiava qualcosa.
“Queste polpette di riso sono davvero ottime” mormorò Sango, prendendone una, “Kagome, stai diventando decisamente brava”.
La ragazza sorrise “Meno male! Temevo che avrei causato un’indigestione a tutti”.
“No.. Sono..buonissime” mormorò Shippo, ingozzandosi come un matto “Deliziose!”, “Vedi di lasciarcene qualcuna, pulce!” esclamò Inuyasha.
Prima che l’ultima polpetta sparisse tra le mani del piccolo demone volpe, la prese, ingoiandola intera.
“Se mangi in questo modo, rischi di soffocarti da solo” commentò Kaori, finendo la propria, “Tu sta’ zitta. Parli troppo per i miei gusti”.
Miroku scosse la testa e si sedette sul piccolo portico, “Faccio io il primo turno di guardia. Andate pure a riposarvi”.
Lo youkai si passò una mano dietro la nuca, trattenendo uno sbadiglio “Chiamami, quando tocca a me”.
Si sedette contro la parete e si addormentò in pochi minuti; non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma l’allenamento lo aveva sfinito.
Sango si stiracchiò, mormorando “Credo che ci convenga dormire un po’. Non sappiamo quanto sia lontano il prossimo frammento…”.
In poco tempo, tutto il gruppo si sistemò sulle stuoie trovate nell’abitazione, sprofondando nel sonno.
Kaori lanciò un ultimo sguardo a Miroku, dicendo “Dopo Inuyasha, faccio io la guardia. Almeno mi renderò utile a qualcosa” .
“Pensa a dormire” le suggerì il monaco “Domani ti aspetta una giornata dura. L’allenamento con Inuyasha è davvero pesante!”.
“Non me lo dire! Secondo me, mi vuole morta” replicò lei, chiudendo gli occhi e girandosi dalla parte opposta.

Un improvviso rumore la svegliò dal dormiveglia in cui era sprofondata e Kaori si passò una mano sul volto, chiedendosi cosa stesse succedendo.
La vista doveva essere migliorata da quando era diventata una demone, perché l’oscurità non le causava alcun problema.
Ogni cosa era nitida e chiara come se fosse pieno giorno; solo i colori si erano fatti più scuri.
Vide un’ombra muoversi lentamente al di fuori della capanna e si alzò silenziosamente.
Raggiunta la porta, facendola scorrere senza far rumore, e fissò la radura avvolta nella notte.
Un odore strano le arrivò alle narici, facendole aggrottare la fronte; sembrava familiare, ma le era estraneo al tempo stesso.
Incuriosita, uscì fuori, ammirando la bellezza di quella notte illuminata solo dalla luce argentea delle stelle.
Seguendo la nuova scia, si addentrò tra gli alberi, sobbalzando quando udì dei passi alle sue spalle.
“Si può sapere che cosa ci fai fuori a quest’ora della notte?” le chiese una voce alle sue spalle.
La ragazza si voltò con un’espressione seccata, ma sgranò gli occhi quando vide il giovane davanti a sé.
“Inu..Inuyasha? Ma sei proprio tu?” chiese incredula, fissandolo in volto, “E chi dovrebbe essere, scusa?”.
Inuyasha scosse la testa “Perché ti sei svegliata? Avevo detto che potevo benissimo continuare tutta la notte”.
L’altra sbatté le palpebre per assicurarsi di non avere un’allucinazione “Ma… cosa hai fatto ai capelli? E le orecchie… sono quelle di un umano!”.
Il ragazzo sbuffò “Mi dimentico sempre quanto tu sia ignorante in fatto di demoni”.
Si sedette contro un albero e mormorò “Sono un mezzo-demone e, come tale, una volta al mese perdo i miei poteri demoniaci, diventando un umano a tutti gli effetti”.
“Perdo buona parte della mia solita forza e non sono capace di difendermi come sempre” aggiunse cupo “Anche Tessaiga rimane una normalissima spada quando sono umano. Reagisce solo con il mio sangue demoniaco”.
Un vago sorriso gli incurvò le labbra “Capita anche a tua madre, sai? Per una notte, ha l’aspetto di una normalissima umana. È così per tutti i mezzi-demoni”.
“Ecco perché Kagome ha proposto di spostarci” concluse lei “Vuole che tu sia al sicuro”.
Si abbracciò le ginocchia e vi poggiò sopra il mento, riflettendo su quello che le aveva detto l’amico.
“Sono comunque più forte di un normale essere umano” replicò il giovane “Non avete motivo di preoccuparvi”.
“Tu non sei abituato ad avere degli amici, vero Inuyasha?”.
Quella domanda proprio non se l’aspettava e rimase in silenzio per parecchi minuti.
“Direi di no” commentò la demone lupo “Non sei abituato al fatto che ci sia qualcuno che si preoccupi per te”.
Un lieve sospiro le sfuggì dalle labbra “Devi aver avuto un’infanzia molto difficile”.
“Me la sono sempre cavata da solo” borbottò Inuyasha “Non ho mica bisogno di una balia!”.
“Non ho detto questo” lo interruppe Kaori “Sto solo dicendo che, per comportarti così, non devi aver avuto molti amici, fin’ora”.
“Quelli come me non hanno mai vita facile”, il giovane si pentì immediatamente di quella frase, che lasciava intendere più di quanto avesse voluto.
“Beh, abituati all’idea che, adesso, ci sono diverse persone che si preoccupano di te” sorrise la ragazza “Gli amici si vedono soprattutto nel momento del bisogno”.
Lo guardò negli occhi, ora color nocciola scuro, e continuò “Si accorgono se stai male con una semplice occhiata e si preoccupano di ogni minima cosa”.
“Ad esempio, Kagome ti ha consigliato di cercare un posto più sicuro, dato che questa notte sei più vulnerabile” aggiunse sorridendo.
Lo youkai fissò il terreno erboso, chiedendosi se lui si comportasse come un amico verso gli altri.
Un sorriso ben poco allegro gli apparve in volto “Non è facile sopportarmi, vero? Non sono esattamente un buon amico”.
“Solo perché hai dovuto difenderti e non riesci ad esprimere tutti i tuoi sentimenti” lo rassicurò l’altra “La tua non è stata una vita facile, quindi posso capirti”.
Si stese tra l’erba fresca e mormorò “Io ho avuto la fortuna di avere sempre accanto i miei, ma non credere che io abbia molti amici. Oltre Kagome e suo fratello, nessuno mi rivolge la parola”.
“Sono spaventati dalle tue mosse di karate?” chiese il mezzo-demone, sorpreso nel scoprire un lato fragile in quella demone solitamente così decisa.
“No, quello lo praticano in molti” ridacchiò la giovane “Ma hanno paura della… mia diversità, ecco. Dal fatto che intuisco subito le intenzioni di una persona o che riesca a sentire cose che loro neanche immaginano”.
La sua risata si spense di colpo “All’inizio, pensavo di essere strana, di avere qualcosa che non andasse. Adesso, invece, so che dipende dal fatto che sono un demone a tre quarti”.
“Una demone a tre quarti?” ripeté lui, “Sì, mio padre è un demone completo, mia madre è una mezzo-demone… Di conseguenza, io sono una demone a tre quarti”.
“Dubito che ce ne siano molti come me” aggiunse con una nota malinconica nella voce, “Non capita certo tutti i giorni che un demone accetti di avere un figlio con una mezzo-demone”.
Inuyasha guardò il cielo stellato, cercando le parole giuste “I mezzi-demoni non sono molto amati, sai? Siamo esseri a metà, destinati a guardarci continuamente le spalle”.
“Gli umani ti allontanano perché ti temono. I demoni completi ti ritengono indegno di esistere” mormorò in un filo di voce “Nessuno vuole avere a che fare con te”.
“Forse sarà stato così, nel tuo passato” replicò Kaori “Una volta eri solo, adesso hai noi. So che il cambiamento è difficile, ma gli amici ti migliorano la vita. La rendono più bella, viva, allegra…”.
Lo vide socchiudere gli occhi e mormorò “Vai a dormire, tanto ci sono io a fare la guardia”.
“Ce la faccio benissimo” ribatté lo youkai, “Vai, ti ho detto. Se c’è qualche problema, ti chiamo”.
La ragazza lo vide avviarsi di malavoglia verso il portico, per poi stendervisi sopra “Sarà meglio che sia a portata d’orecchio. Inesperta come sei, potremmo ritrovarci accerchiati da un momento all’altro”.
La demone lupo scosse la testa e sorrise Niente da fare, Inuyasha. Vuoi sempre tu l’ultima parola.
 
L’alba arrivò presto e Kaori ammirò estasiata i colori dell’aurora che illuminavano in paesaggio, donandogli sfumature magnifiche.
Non aveva mai visto il sorgere del sole e restò incantata nel vedere ogni cosa risplendere alla luce dei raggi infuocati.
Sorridendo, si voltò verso la capanna dove dormivano gli amici ed il suo sguardo si concentrò su Inuyasha, che stava lentamente cambiando aspetto.
I capelli neri si schiarirono fino a diventare argentei e le mani, strette attorno al fodero di Tessaiga, si armarono di artigli.
Anche gli occhi avevano assunto la loro tipica colorazione ambrata, ma, per il momento, ciò non era visibile.
La cosa più buffa fu vedere le orecchie tipiche degli esseri umani sparire tra la chioma argentea, sostituite da un paio di morbidissime orecchie da cane.
Che cosa strana…
Si chiese se sua madre, quando diventava umana, avesse l’aspetto che aveva sempre avuto nell’epoca moderna.
E lei? Sarebbe cambiata anche lei, una volta al mese?
O il sangue puro di suo padre avrebbe influito impedendo che ciò accadesse?
Essere l’unica demone a tre quarti non era molto confortante, perché non aveva idea di come avrebbero influito le diverse nature dei suoi genitori.
Forse Inuyasha avrebbe potuto dirle qualcosa a riguardo…
Fissò l’amico addormentato, riflettendo sulla conversazione che avevano avuto la notte precedente.
Forse è il caso che lo svegli mormorò tra sé Ma è ancora così presto! No, meglio lasciar perdere.
Tornò a fissare il sole nascente e sorrise, pensando alle avventure che l’aspettavano.
Sentiva i muscoli formicolarle di nuova energia, segno che stava per succedere qualcosa di particolare.
Dopo una mezz’oretta, il gruppo aprì gli occhi, svegliato dal riverbero accecante del sole.
“Buongiorno” mormorò Kagome “Cos’è? Hai fatto la guardia al posto di Inuyasha?”.
“Non proprio. Ho fatto il turno dopo” ridacchiò l’amica, vedendo il mezzo-demone svegliarsi sotto una morbida carezza di Kagome.
Un sorriso le incurvò le labbra; la sua amica doveva tenerci davvero molto a lui e sperò con tutta se stessa che il giovane youkai se ne rendesse conto.
Fortuna che Miroku era intento a fare i bagagli, o avrebbe subito detto la sua…
Inuyasha sbadigliò, mormorando qualcosa a proposto di una battaglia che doveva aver affrontato in sogno.
Shippo uscì stropicciandosi gli occhi e mormorò “Dove dobbiamo andare, Kagome? Il frammento è distante?”.
“No” lo rassicurò la ragazza “Dev’essere a pochi kilometri da qui. Se partiamo adesso, dovremmo raggiungerlo in poche ore”.
Sango salì sulla groppa di Kirara e disse “Allora andiamo, mangeremo qualcosa lungo la strada”.
Miroku e Shippo la seguirono di corsa, mentre Kagome saliva sulla sua bicicletta per tenere il passo dei due demoni.
Il frammento era custodito in un villaggio, che lo riteneva indispensabile per avere buoni raccolti.
Gli abitanti non avevano la minima intenzione di cederlo, neanche dopo le minacce di Inuyasha, pronto ad usare la forza pur di recuperare il frammento.
L’intervento di un demone, anch’esso interessato al frammento, sbloccò la situazione, convincendo il villaggio a chiedere l’aiuto del gruppo.
Un colpo ben mirato dell’hiraikotsu di Sango mise fine al breve, ma concitato combattimento.
Gli abitanti cedettero immediatamente il prezioso frammento, una volta venuti a sapere che quella piccola scheggia avrebbe attirato altri demoni al loro villaggio.
“E con questo, abbiamo ben cinque frammenti” si congratulò Miroku “Siamo sempre più vicini alla meta finale”.
“Ma Naraku ha sempre il pezzo più grosso” mormorò Inuyasha, riponendo Tessaiga nel fodero.
“Vedrai, riusciremo a batterlo” lo rassicurò Kagome “Adesso che c’è anche Kaori, le possibilità di battere quel mostro sono ancora più alte”.
“Sarà, ma ne ho ancora di cose da imparare” ridacchiò la ragazza “Che dici, Inuyasha? Oggi continuiamo con l’allenamento?”.


Bene, e siamo a quota 4. vi prometto che il prossimo capitolo sarà più interessante, grazie anche all'arrivo di un personaggio motlo amato da molte "colleghe". se volete saperne di più, continuate a seguirmi! ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Pazzia o coraggio? ***


Salve ragazze, scusate il madornale ritardo, ma ho avuto il test di mate... ringrazio tt le persone ke mi seguono e sn felice di dire ke ho ottenuto circa 100 visite.. X me è un bel traguardo! Ringrazio caldamente Visbs88 x le bellissime recensioni e ne approfitto x rispondere alla sua osservazione. Inuyasha si apre molto cn Kaori xké sn molto simili e vuole farle capire cm sia dificile la vita in quel mondo pieno di demoni. è una sorta di insegnamento. Cmq nn vi importuno oltre. vi auguro buona lettura


Capitolo 5: Pazzia… o coraggio?

“Cerca di non mulinare le braccia in quel modo” borbottò Inuyasha, guardando la sua allieva\avversaria “Se ti muovi troppo, è più facile colpirti!”.
“Uffa!” si lamentò lei “Ma possibile che non ti va mai bene niente? E se non mi muovo sono un facile bersaglio, se mi muovo troppo è ancora peggio… Ma sei di una noia mortale!”.
Sango trattenne una risata e si rivolse a Kagome “Non si può certo dire che la tua amica abbia peli sulla lingua”.
“In effetti, li ha in tutt’altri posti” commentò ridendo Miroku, indicandole la coda nera, prima di essere centrato in piena fronte da un sasso, “Taci, idiota di un bonzo!”.
Ma come diavolo faceva a parare i rapidissimi colpi di Inuyasha e colpirlo con un sasso allo stesso tempo?
Shippo sgranò gli occhi sorpreso nel vedere come fosse migliorata Kaori in un solo giorno, ma dovette saltare su un ramo per evitare di essere travolto dai due combattenti.
I loro colpi diventavano sempre più rapidi e decisi, segno che la ragazza stava mettendo a frutto ogni insegnamento ricevuto.
Si vedeva che nelle sue vene scorreva il sangue di un potente demone.
“Beccati questo, Inuyasha!” esclamò Kaori, lanciandosi in una capriola aerea per poi precipitare sul suo avversario.
Il colpo andò a segno, ma non del tutto, e lei si ritrovò a penzolare a testa in giù da un grosso ramo sul quale era atterrata, simile ad un trapezista.
Lo youkai si asciugò la piccola ferita alla mascella e sorrise “Bene, adesso iniziamo a ragionare. Se continui così, in poche settimane potrai tenere testa a buona parte dei demoni che circolano qui in zona”.
E, se non stava attento, in capo a pochi giorni, avrebbe potuto stendere anche lui.
Quella ragazzina era maledettamente forte, degna figlia di Masaru.
Non avrebbe mai dimenticato il loro primo incontro ed il giuramento che aveva fatto a se stesso. Doveva la vita a quel demone lupo…
Si riscosse velocemente dai suoi pensieri, parando un colpo mirato al torace, e, con una rapida mossa, le torse il braccio dietro la schiena, costringendola a terra.
“Accidenti a te!” mormorò la giovane demone “Hai una presa spaventosa! Se continui a stringere così, rischi di rompermi il braccio, razza di stupido!”.
“Prova a liberarti” le ingiunse il mezzo-demone “Se ci riesci, vedrai che nessun avversario potrà tenerti ferma per più di qualche istante”.
Kaori si dibatté come un pesce arenato sulla sabbia, con l’unico risultato di aumentare il dolore al braccio, che si diffuse fino alla spalla.
Trattenendo un gemito di dolore, raccolse le gambe e fece forza per rialzarsi in piedi, cercando al tempo stesso di affondare gli artigli nel braccio di Inuyasha.
“Bel tentativo, ma devi impegnarti di più, se vuoi farcela” disse il giovane, aumentando la presa.
“In quanto al braccio, le tue ossa sono più resistenti di quanto tu possa immaginare, quindi è difficile che riesca a romperti qualcosa” aggiunse tranquillo.
La ragazza si lasciò sfuggire un ruggito di rabbia e, usando tutta la propria forza, fece un salto mortale all’indietro, colpendo lo youkai alle spalle.
“Maledizione!” imprecò lui, massaggiandosi la nuca “E questa che roba era? Karate acrobatico?”.
La sentì ridere divertita e sbuffò “Al posto di perdere tempo ridendo, cerca di impegnarti di più”.
“Sta andando peggio di ieri” mormorò Kagome, preparando il kit del pronto soccorso “Di questo passo, con tutte le bendature che dovrò fare, diventeranno due mummie”.
“Nah!” ridacchiò l’amica, evitando un assalto frontale “Da quando sei così pessimista, Kagome?”.
“Da quando conosce Inuyasha, questo è sicuro” mormorò Miroku, abbassandosi appena in tempo per evitare un pugno.
“Tu parli sempre a sproposito” ringhiò il mezzo-demone “Perché non taci, una buona volta?”.
Kagome rise di gusto “Non sono pessimista, ma vedendo quanta foga mettete in questi allentamenti, non posso fare a meno di preoccuparmi”.
Sango sorrise a sua volta, poi le batté una mano sulla spalla e disse “Vieni ad aiutarmi con le provviste. Ho come l’impressione che quei due ne avranno ancora per un bel po’ di tempo!”.
Shippo le seguì allegramente, trascinandosi dietro anche il monaco, che aveva ancora voglia di divertirsi alle spalle dei due demoni.
Approfittando che il resto del gruppo fosse impegnato in altre attività, Kaori rivolse un’occhiata all’amico. Uno sguardo che conteneva molte domande.
“Che hai da guardarmi in quel modo?” chiese Inuyasha, fissandola confuso.
“Niente, mi stavo solo chiedendo una cosa” rispose lei, scuotendo appena la testa “Ma non è importante”.
“Avanti, spara. Cosa vuoi sapere?” domandò il mezzo-demone, “Beh… Mi ha incuriosito il fatto che tu conosca molto bene mio padre”.
La ragazza si sedette tra l’erba, riavviandosi i capelli con una mano “Sembra che tu lo conosca meglio di me”.
“L’ho incontrato solo un paio di volte” disse lo youkai “Ma so riconoscere un demone potente, quando lo vedo”.
“Non riesco a capire quale favore ti deve” aggiunse la demone lupo “L’ho sentito chiedertelo piuttosto esplicitamente…”.
“Una volta mi ha salvato la vita” spiegò il giovane “Avevo appena otto anni e non sapevo combattere. Mi ha salvato la pelle da un gruppo di demoni che avevano deciso di fare colazione con me”.
“Ci sono demoni che mangiano i propri simili?” esclamò l’altra incredula, “Sì, è abbastanza comune”.
Sospirò appena, ricordando quel giorno lontano, ma perfettamente impresso nella sua memoria.

Flasback

Stava correndo nella foresta, cercando qualche mela matura da portare a sua madre.
Voleva farle una sorpresa ed erano ore che gironzolava tra gli alberi in cerca di quei frutti rosso intenso.
Finalmente, scorse un grosso melo a pochi metri di distanza e, sorridendo, corse in quella direzione.
Un improvviso fruscio lo bloccò dov’era, mentre un enorme demone dalla pelle a squame compariva davanti a lui.
Inuyasha sentì un brivido di paura scorrergli dietro la schiena; era grosso almeno il doppio del melo ed era tre volte più largo; inoltre, i grossi artigli che gli uncinavano le mani non promettevano niente di buono.
Non aveva idea di cosa fare; non poteva correre molto, quel coso lo avrebbe preso in un attimo!
Ma non poteva neanche combatterlo; non sapeva niente di come si affrontava un avversario così imponente.
Altri fruscii lo fecero trasalire, mentre altri tre demoni simili al primo lo circondavano da ogni direzione.
“Guardate un po’ quiche cosa abbiamo” mormorò il primo, facendo saettare la lingua biforcuta “Un piccolo mezzo-demone”.
“Ha un’aria decisamente succulenta” aggiunse quello alla sua destra, fissando il bambino con aria vorace.
Il piccolo youkai trattenne un gemito di panico e cercò velocemente una via di fuga, ma quei corpi così massicci non lasciavano alcuno spiraglio.
Istintivamente, tese le dita, già provviste di artigli ben affilati; se doveva difendersi, lo avrebbe fatto fino all’ultimo respiro.
Sua madre gli aveva detto che era figlio di un potente demone, adesso era venuto il momento di dimostrare che era degno di suo padre.
“Lasciatemi stare, o ve ne pentirete!” gridò con quanto fiato aveva in gola, cercando di mascherare la propria paura.
Una sonora risata invase la gola di quei mostri, che lo indicarono con scherno “Ma guarda! Il moccioso ha anche un gran bel fegato!”.
“Che cosa credi di fare contro di noi?” chiese uno dei quattro, tendendosi le zampe sulla pancia squamata e verdastra.
Approfittando che fossero troppo impegnati a ridere, il piccolo mezzo-demone si lanciò tra le gambe di uno di quei cosi, riuscendo ad uscire dal quel cerchio letale.
Senza perdere un solo istante, corse a perdifiato nella direzione da cui era arrivato, ma si bloccò di colpo quando vide il burrone davanti a sé.
Il ponte di legno che aveva attraversato era una decina di metri più a nord, ma non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungerlo.
I demoni-serpente lo avevano raggiunto, bloccandogli ogni via di fuga; “Sei furbo, mocciosetto, ma non abbastanza!” commentò uno di loro, grattandosi la pelle rosso scuro.
“Tranquillo, vedremo di essere rapidi e indolori” aggiunse un altro “Partiremo direttamente dalla testa, così non sentirai niente”.
Inuyasha fece un passo indietro, ma si bloccò di colpo quando sentì il vuoto sotto il tallone nudo.
Se arretrava ancora, sarebbe sicuramente finito nel crepaccio, ma se rimane va dov’era, sarebbe stato divorato da quei mostri.
No! Non voleva morire in quel modo!
Sentendo una rabbia sconosciuta invaderlo da capo a piedi, il piccolo youkai si slanciò contro quegli esseri, lasciando ferite sanguinanti al suo passaggio.
Erano piccole, ma dovevano fare davvero male a giudicare dalle espressioni furiose dei demoni.
Uno di loro lo afferrò per il collo, sibilando “Questa me la paghi, mezzo-demone!”.
Il bambino tentò di liberarsi e, con un impeto di rabbia, gli affondò i denti nel braccio squamoso, lasciandogli profondi solchi.
Il demone lo colpì al volto con un potente manorovescio, che lo mandò a sbattere contro una roccia.
Un gemito gli sfuggì dalle labbra, mentre la testa prendeva a girargli vorticosamente. È finita si disse sconfortato Non sono nemmeno riuscito a difendermi… Mamma, ho paura! Voglio tornare da te.
Vedendo che i mostri si stavano avvicinando, fece uno sforzo per rimettersi in piedi, ma senza risultato.
Si sentiva tremendamente debole… Stringendo i denti, fissò i suoi carnefici; se doveva morire, lo avrebbe fatto guardandoli in faccia!
Una grossa ombra si parò improvvisamente tra lui ed i demoni-serpente, falciandone due con un colpo d’artigli.
Gli altri rimasti lo fissarono terrorizzati, prima di fare la fine dei loro compagni sotto gli artigli dello sconosciuto.
“Va tutto bene, ragazzino?” chiese un demone lupo, voltandosi nella sua direzione “Sei ferito?”.
“N..No” sussurrò lui, rialzandosi faticosamente in piedi “Ma tu chi sei? Perché mi hai salvato?”.
Usando tutte le poche energie che sentiva in corpo, si allontanò di qualche passo, mormorando “Mi hai salvato perché vuoi mangiarmi tu, non è vero? Beh, non ti sarà facile!”.
Sapeva benissimo che non poteva competere con un demone adulto, ma e l’avrebbe messa tutta per difendersi!
“Devi ave preso una bella botta se pensi che voglia mangiarti” replicò l’altro “Avevo un conto in sospeso con quei demoni-serpente e li tolti di mezzo, tutto qui”.
Lo fissò in volto per un lungo istante, poi mormorò “Conosco solo due demoni con gli occhi di quel colore. Ma è possibile che..?”.
Alzò lo sguardo al cielo con un’espressione incredula “Mi aveva detto che aveva avuto un figlio mezzo-demone, ma non mi aspettavo di vederlo con i mie occhi…”.
Tornò a guardare il piccolo e chiese “Tu sei il figlio di Inu no Taisho, non è così? Quello sguardo è inconfondibile”.
Inuyasha gli rivolse uno sguardo incredulo nel sentire il titolo che sapeva appartenere a suo padre “Tu conoscevi mio padre?”, “Sì, lo conoscevo. Era un demone eccezionale”.
Sul volto del demone si dipinse un lieve sorriso “Sei un mezzo-demone, è evidente. Sono rimasto colpito da come hai cercato di difenderti. Si vede che sei suo figlio, ti difendi bene, per essere così piccolo”.
“Come l’hai conosciuto?” gli chiese il piccolo youkai, “Abbiamo combattuto insieme in diverse occasioni” mormorò lui, fissando il cielo stellato.
Era evidente che sapeva della morte di suo padre. Avrebbe tanto voluto conoscerlo, ma era morto quando lui era ancora molto piccolo.
Fissò il demone che lo aveva salvato ed una lunga coda nera attirò al sua attenzione, “Che buffo, hai la coda!”.
“Tu invece hai proprio un bel paio di orecchie” ridacchiò l’altro, sorridendo allegro “Come ti chiami, piccoletto?”.
“Inuyasha” rispose il bambino, “Io mi chiamo Masaru” disse il demone lupo.
“Com’è che ti trovi così lontano da casa?” gli domandò “L’insediamento umano più vicino è a qualche kilometro da qui”.
“Cercavo qualcosa da mangiare” mormorò il piccolo “Volevo prendere qualche mela per mia madre”.
Masaru si voltò verso la foresta, attirato da fruscii impercettibili per un umano “Hai scelto un posto infestato da demoni di ogni tipo. Non ti conviene tornarci, se ci tieni alla pelle”.
Sul suo volto apparve un sorriso allegro “Sei forte per la tua età, mezzo-demone. Se ti allenerai duramente, un giorno potresti diventare forte come tuo padre”.
“Davvero?”, gli occhi di Inuyasha brillavano al solo pensiero di diventare forte come il genitore, che tutti definivano così potente.
“Sì, se t’impegnerai a dovere” ridacchiò il demone lupo, poi tornò serio “Ti conviene ritornare a casa, prima che arrivino altri demoni. Non credo che ti piacerebbe”.
“Va bene” mormorò lui, correndo verso il ponte; arrivato dall’altra parte si voltò “Grazie di tutto, Masaru! Ti devo la vita!”.
Lo vide fargli un lieve cenno, prima di sparire tra gli alberi, e sorrise, giurando a se stesso Diventerò forte come mio padre, ce la metterò tutta! E, un giorno, ti restituirò il favore, Masaru. Questa è una promessa!

Fine flashback

Inuyasha sospirò e si stese tra l’erba, chiedendosi se avrebbe mai raggiunto la potenza di suo padre.
Era diventato molto più forte da quel giorno, ma era ancora lontano dall’eguagliare il genitore.
“Quindi, tu stai ricambiando il favore a mio padre allenandomi in modo che io possa difendermi, giusto?” gli chiese Kaori, strappandolo ai suoi pensieri.
“Esatto” mormorò lui “E sarà meglio che ti dai da fare con l’allenamento, o rischi grosso”.
“Cos’è, una minaccia?” ridacchiò la giovane, rialzandosi di scatto “Avanti, ricominciamo!”.
Lo youkai ghignò divertito “Va bene. Vediamo se riesci a difenderti a dovere, Kaori!”.
L’allenamento riprese più rapido e deciso di prima, finché Kagome non venne ad interromperli per medicarli.
“Se continuate così, finirete per ammazzarvi a vicenda” commentò, srotolando il fascio di bende “Guardate in che stato siete!”.
“In Giappone” ridacchiò l’amica, prendendola in giro “E dai, Kagome! Ti rendi conto che, più ci alleniamo, più saremo preparati in un eventuale scontro?”.
“Non posso darvi torto, ma, di questo passo vi farete a pezzi da soli” sospirò la ragazza, fasciando il braccio di Inuyasha.
Rimase immobile quando il giovane le afferrò il polso e lo fissò confusa “Ehi, ma che ti prende?”.
Il mezzo-demone annusò l’aria circostante e lanciò una bassa imprecazione “Questa non ci voleva!”.
“Cosa c’è?” chiese Miroku, fissando la zona circostante “Naraku è nei dintorni? O è qualcuna delle sue emanazioni?”.
“Peggio” borbottò lo youkai, alzandosi in piedi “Forza, allontaniamoci finché possiamo”.
“Inuyasha, non dirmi che c’è un demone che ti spaventa?” domandò Kaori, lanciandogli uno sguardo incredulo.
“Non dire scemenze!” sbottò lui “Non è ancora nato un demone, per quanto forte, che mi possa spaventare, ma certamente c’è né uno che preferisco non vedere”.
Senza darle il tempo di rispondere, si avviò verso un sentiero semi-nascosto tra gli alberi, aguzzando l’udito per essere sicuro di captare ogni minimo segnale.
Gli altri lo seguirono velocemente, addentrandosi tra le fronde per non perderlo di vista.
La demone lupo si bloccò di colpo nell’avvertire qualcosa di strano nell’aria; era un’aura demoniaca, non aveva il minimo dubbio.
Era maledettamente forte; chissà a chi apparteneva?
Chiunque fosse, somigliava in modo incredibile a quella di Inuyasha, anche se non avvertiva la minima traccia umana in quell’aura.
Rischiò seriamente si sbattere contro un albero quando Sango, davanti a lei, si bloccò di colpo assieme agli altri.
L’aura si stava avvicinando rapidamente e, con essa, anche due aure decisamente più deboli; una era umana e l’altra demoniaca.
Ma che diavolo stava succedendo?
Inuyasha digrignò i denti nel vedere tre figure avanzare nella pianura davanti a loro, Accidenti! Questa era l’ultima cosa che volevo!.
Kagome gli poggiò una mano sulla spalla “Inuyasha, è lui, non è vero?”, “Sì, è proprio Sesshomaru”.

 

Un demone dall’aspetto freddo come il ghiaccio apparve nella visuale del gruppo, seguito da un cavallo demoniaco a due teste, su cui erano seduti una bambina umana ed una specie di demone rospo.
Dalla fascia che gli cingeva i fianchi spuntavano due spade, mentre la manica sinistra della tunica svolazzava nella brezza.
Kaori sentì l’aura avvertita poco prima intensificarsi, così come la sensazione che le cose non promettessero bene.
Quel tipo aveva un’aura così forte da farle venire i brividi! Il demone si fermò a poca distanza da loro, fissandoli con uno sguardo così freddo che avrebbe potuto gelare l’intera pianura.
Il vento che penetrava nella pianura gli agitava la lunga chioma argentea, che si muoveva assieme ad una soffice coda bianca adagiata sulla spalla destra.
“Inuyasha” mormorò tranquillo “È da molto che non ci si vede. Sei sempre a caccia di Naraku?”.
“Non credo che la faccenda ti riguardi, Sesshomaru” ribatté lo youkai “Cosa diamine ci fai qui?”.
Sesshomaru non rispose e si limitò a posare lo sguardo su Tessaiga, che vibrava per la presenza della sua gemella.
“Cosa credi che possa volere da un misero mezzo-demone come te?” chiese sardonico, ma senza l’ombra di un sorriso sul volto freddo.
“Se vuoi Tessaiga, dovrai prima passare sul mio cadavere!” lo avvertì l’altro “Sai bene che non puoi usarla, perché ti ostini tanto?”.
“Trovo assolutamente insensato che nostro padre ti abbia lasciato un’arma così potente. Tu non potrai mai usarla nel modo giusto” disse il fratello, avvicinandosi.
Nostro padre?” sussurrò Kaori “Kagome, ho capito bene? Quel tipo è… Lui ed Inuyasha sono… fratelli?”.
La ragazza annuì cupa “Non sono esattamente fratelli, ma fratellastri. Hanno solo il padre in comune”.
“E la cosa mi disgusta profondamente” mormorò Sesshomaru, fissando la giovane sacerdotessa “Non c’è bisogno che tu lo ripeta, mocciosa”.
La demone lupo alzò gli occhi al cielo e sospirò “Certo che la gentilezza è proprio di famiglia…”.
“Fossi in te, non ci scherzerei tanto” mormorò Sango “Sesshomaru ed Inuyasha si odiano dal profondo. Ogni incontro tra quei due si trasforma sempre in uno scontro”.
Fantastico! borbottò la ragazza La faccenda non mi piace per niente. Sesshomaru è un demone completo, non c’è alcun dubbio su questo, ed è più forte di Inuyasha ha un’aura a dir poco spaventosa! Qui finisce male…
Lanciò uno sguardo incuriosito alla bambina che sedeva su quello strano cavallo a due teste, chiedendosi perché il demone la portasse con sé.
Se odiava così tanto il fratello, che era un mezzo-demone, allora non osava immaginare che opinione avesse degli umani.
Allora perché quella bambina era con lui?
Inuyasha aumentò la presa su Tessaiga, sibilando “Vattene per la tua strada, Sesshomaru. Sai benissimo che non ti cederò mai la spada!”.
Nostro padre me l’ha lasciata per un motivo ben preciso mormorò tra sé Senza Tessaiga, rischio di trasformarmi e perdere il controllo di me stesso, rischiando di uccidere le persone che mi sono più care.
No, non voleva pensare a quello che gli succedeva in quei momenti!
Vedendo che il fratello non accennava ad ascoltarlo, ridusse gli occhi ambrati a due fessure e sibilò minaccioso “Vuoi che ti tagli anche l’altro braccio, dannato? Se non sparisci immediatamente, te ne pentirai!”.
L’inu-youkai scoppiò a ridere, ma la sua era una risata fredda come una notte d’inverno polare.
Ormai lo scontro era nell’aria e tutti ne erano consapevoli.
Sesshomaru guardò il fratello con aria di scherno “Tu e la tua banda di poveri idioti pensate davvero di poter fare qualcosa contro di me?”.
Jaken agitò il bastone donatogli dal padrone e rincarò la dose “Non siete all’altezza del grande signore dell’Ovest! Arrendetevi, o morirete tutti!”.
“Jaken, tu e Rin allontanatevi. Io ho una faccenda da sistemare” disse l’inu-youkai, avanzando verso il gruppo.
Il suo sguardo si posò su Kaori, che lo fissava con un’espressione che mostrava timore e determinazione al tempo stesso.
“Vedo che avete un nuovo componente” sussurrò tranquillo “Una demone lupo della tribù Xenjo. Cosa ci fai così lontana dalla tua tribù, con questi poveri idioti?”.
La ragazza incrociò le braccia sul petto “Questi poveri idioti, come li definisci tu, sono miei amici. Ti consiglio vivamente di abbassare i toni, carino”.
Sesshomaru rimase lievemente sorpreso dal suo tono deciso; era evidente che era molto giovane e non sapeva niente di chi avesse davanti.
Altrimenti non gli avrebbe parlato con così poco rispetto.
“Conosco quello sguardo” mormorò con un impercettibile sorriso “Anche se il colore degli occhi non è quello… Tu sei figlia di Masaru, non è così?”.
“Sì, Masaru è mio padre” rispose lei, rivolgendogli un’occhiata gelida “Qualche problema, forse?”.
Il demone scosse il capo “Tuo padre ha ancora molto da insegnarti, se ti ostini ad usare quel trono con me”.
L’odore della giovane lo raggiunse velocemente, trasportato dalla lieve brezza che aleggiava nella pianura.
Non aveva mai sentito un odore simile, così impregnato di aura demoniaca, ma anche di una lieve traccia umana. Che fosse...?
“Tua madre è forse un’umana?” le chiese disgustato “Hai un odore molto simile a quello di Inuyasha”, “E anche se fosse? Che cos’hai contro i mezzi-demoni?”.
Quelle parole lasciarono Inuyasha lievemente interdetto.
Kaori non sapeva niente di quel mondo pieno di demoni e non si rendeva conto che il fatto di essere demoni puri era la cosa più importante per essere rispettati.
Anche se erano simili, si era abbassata al suo livello… Perché? Non capiva che, in quel modo, si sarebbe cacciata nei guai?
Sesshomaru storse il viso in una smorfia disgustata “Adesso capisco perché non provi ribrezzo nel far parte di questo ammasso di esseri inferiori. Sei una di loro”.
Kaori fece una smorfia ed accennò al braccio mozzato “A quanto pare, però, gli esseri inferiori possono causarti seri problemi, potente signore dell’Ovest”.
Miroku le poggiò una mano sulla spalla “Non lo istigare, Kaori. Non hai idea di quello che è in grado di fare!”.
“Dovresti dare ascolto al tuo amico” commentò l’inu-youkai “Potresti fare una brutta fine, ragazzina”.
Un’altra folata di vento gli colpì il volto, permettendogli di avvertire con maggiore chiarezza la scia di quella piccola impudente.
Si era sbagliato, non era una mezzo-demone, ma non era neanche una demone completa. Che razza di essere aveva davanti?
Quando lo comprese, scosse il capo, incredulo e disgustato al tempo stesso “Non avrei mai creduto che Masaru si sarebbe abbassato fin a questo punto…”.
Lanciò uno sguardo schifato alla ragazza che aveva davanti “Lui, un potente demone di tutto rispetto, ha accettato come sua compagna una misera mezzo-demone! Come ha potuto arrivare così in basso?”.
La giovane demone lupo strinse i pugni fino a ferirsi con gli artigli, ma non se ne curò; non aveva tempo per provare dolore mentre sentiva quel… demone parlare in quel modo dei suoi genitori.
Sesshomaru fissò prima il fratello e poi nuovamente quel frutto di un amore assurdo e privo di ogni senso logico.
“Avere un’umana come compagna è già di per sé una cosa disgustosa, ma… addirittura una mezzo-demone! È a dir poco abominevole!” commentò schifato “Credo di non aver mai provato così tanto ribrezzo in tutta la mia…”.
Non riuscì a completare la frase, perché un potente schiaffo lo colpì in pieno volto, costringendo a voltare il capo.
Incredulo, si portò una mano al viso, rivolgendo uno sguardo scioccato alla demone che gli stava davanti.
Una demone che aveva avuto il coraggio e la pazzia di colpirlo con il chiaro intento di provocargli dolore. Era assurdo, ma c’era riuscita…

Un silenzio di tomba scese sull’altopiano, mentre i presenti guardavano la scena senza riuscire a dire una sola parola. Non era mai successa una cosa simile!
Quello era davvero un colpo tremendo per l’orgoglio smisurato di Sesshomaru; in poco più di quattrocento anni, nessuno era stato così pazzo e così coraggioso da affrontarlo così apertamente, fatta eccezione per il fratello minore.
L’inu-youkai continuò a fissare la giovane davanti a sé, chiedendosi se non stesse sognando.
Era inconcepibile che lo avesse schiaffeggiato per difendere la madre mezzo-demone.
Nessun demone con un minimo di buon senso lo avrebbe mai fatto! Kaori lo fissò con gli occhi pieni di rabbia e frustrazione, sibilando “Non osare mai più parlare dei miei genitori in questo modo!”.
Lo afferrò rabbiosamente per i lembi della tunica e, nonostante fosse più alto di lei di almeno tutta la testa, lo fissò negli occhi, mostrandogli tutta la sua rabbia.
“Chi accidenti ti credi di essere per osare giudicare i miei genitori e quello che provano l’uno per l’altra?” esclamò furiosa “Chi ti dà il diritto di parlare di loro in questo modo?”.
“Padron Sesshomaru!” sussurrò Jaken, fissando la scena sconvolto.
Rin scese dalla schiena di A-Un e si avventò contro Kaori, prendendola a pugni sui fianchi “Perché hai picchiato il signor Sesshomaru? Perché l’hai fatto?”.
La ragazza le rivolse uno sguardo sorpreso, chiedendosi per quale motivo quella bambina difendesse così accanitamente il demone, poi disse “Tu lo difendo perché gli vuoi bene, non è così?”.
La bambina la guardò “Sì, gli voglio bene. Il signor Sesshomaru è sempre tanto gentile con me”.
“Beh, anch’io voglio bene ai miei genitori, per questo non permetto a nessuno di parlare male di loro”.
“Kaori, allontanati subito!” esclamò Inuyasha, fissando il volto del fratello; era ancora scioccato per il colpo, ma non ci avrebbe messo molto a riprendersi.
Ed allora sarebbero stati guai seri! Sesshomaru l’avrebbe fatta sicuramente fuori per quell’affronto e non gli andava di ricomporre i pezzi del cadavere di quella ragazzina.
Kagome ne sarebbe uscita distrutta e l’ultima cosa che voleva era vederla soffrire.
Inoltre, Kaori non era solo l’amica di Kagome, ma anche sua. Non avrebbe permesso al fratello di ucciderla, ma, se voleva evitare il peggio, doveva agire in fretta.
Sesshomaru agì prima che potesse muovere un passo, cercando di colpire al volto la giovane demone lupo.
Kaori mollò immediatamente la presa sulla tunica e si curvò all’indietro, evitando per un soffio la mano artigliata.
Si curvò velocemente a ponte, eseguendo diverse capriole all’indietro per allontanarsi dal pericolo.
Fortuna che Inuyasha le aveva insegnato ad evitare attacchi improvvisi, altrimenti non osava immaginare cosa le sarebbe successo.
Trasalì spaventata, quando vide il volto del demone; gli occhi ambrati erano diventati di un verde scurissimo, mentre il resto della pupilla aveva assunto una tonalità rosso sangue.
Inoltre, le strisce violette disegnate ai lati del viso si erano allargate, invadendogli gli zigomi, ed anche le unghie della mano si erano allungate. Aveva un aspetto davvero terrificante!
Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso neanche volendo; sentiva il panico invaderla da capo a piedi.
La sua aura demoniaca era aumentata in maniera esponenziale, avvolgendola in una morsa ferrea.
Sentì un brivido di terrore scivolarle lungo la schiena; le cose si mettevano male!
Improvvisamente, Sesshomaru diede il via ad una rapida serie di attacchi, cercando di colpirla in tutti i modi.
La ragazza si sforzò di schivarli, scartando di lato ed eseguendo acrobazie aree per non farsi ammazzare.
“Come hai osato colpirmi, mocciosa?!” urlò infuriato l’inu-youkai “Non vivrai abbastanza per pentirtene!”.
“Io non permetto a nessuno di parlar male dei miei genitori!” urlò la giovane demone “Menché mai ad un pallone gonfiato come te!”.
Evitò la buona parte degli attacchi con un avvitamento unito alla sua esperienza come karateca, ma era davvero difficile.
Se non fosse stato per il duro allenamento a cui era stata sottoposta, sarebbe morta entro pochi minuti.
La mano di Sesshomaru scattò improvvisamente, serrandosi attorno alla sua gola e sollevandola a quasi dieci centimetri dal suolo.
“Maledetta piccola mocciosa!” sibilò furioso “Questo affronto lo pagherai con la vita!”.
Kaori cercò di liberarsi in tutti i modi, cercando di colpirlo con un calcio, ma senza risultato.
Quella presa minacciava di spezzarle l’osso del collo da un momento all’altro.
“Lasciami andare, pezzo d’idiota!” esclamò con voce soffocata “Lasciami!”, “Tra poco non sentirò più la tua irritante voce”.
Le unghie artigliate si strinsero ulteriormente attorno al collo, lasciandole solchi sanguinanti nella pelle.
La ragazza non riuscì a trattenere un gemito, ma smise di lottare per liberarsi; era totalmente inutile sforzarsi.
Kagome trattenne un grido di panico “Inuyasha! Dobbiamo fare qualcosa, o la ucciderà!”.
Il mezzo-demone non si fece pregare e si slanciò contro il fratello, “Lasciala andare, Sesshomaru!”.
Arrivato a pochi passi dal demone, fu bloccato da una fiammata proveniente dal bastone di Jaken.
“Non osare avvicinarti al mio signore!” sbottò il demone rospo “Questa è una faccenda che non ti riguarda!”, “Questo lo dici tu, rospo!”.
Shippo si rannicchiò contro la schiena di Kirara “Cosa facciamo? Kaori rischia di morire da un momento all’altro!”.
“Ci penso io” sussurrò Kagome, incoccando una freccia “Sesshomaru! Lasciala andare , o ti conficco una freccia in corpo!”.
“Non credere di potermi spaventare, ragazzina” sibilò l’inu-youkai “La tua amica ha i secondi contati, ormai”.
Aumentò la stretta, sorridendo nel sentire quella mocciosa gemere ancora “Preparati a vedere l’oblio!”.
“Mollami, sottospecie di ghiacciolo ambulante!” mormorò lei, cercando di ferirgli la mano, ma sentiva le braccia tremendamente pesanti.
“Possibile che tu abbia un orgoglio tanto smisurato da trattare gli altri con tanto disprezzo?” gli chiese affaticata “Ma cos’hai al posto del cuore? Un pezzo d’iceberg?”.
Trattenne a stento un grido quando le unghie le affondarono crudelmente nella carne e Kagome capì che doveva agire subito.
La sua freccia s’infilò nel terreno a pochissimi centimetri dalle gambe di Sesshomaru, avvolgendolo in un alone violetto, costringendolo a mollare la presa.
Successe tutto molto in fretta. Inuyasha approfittò della situazione e, attraversata la striscia di fuoco, afferrò Kaori prima che cadesse a terra e la trascinò lontano dal fratello.
Nello stesso istante, la ragazza lanciò un grido di dolore, mentre l’amico se la caricava in spalla e la portava via, gridando “Forza! Allontaniamoci, presto!”.


Sesshomaru fece per inseguirli, ma Jaken lo trattenne per un lembo della veste, dicendo “Mio signore, aspettate! Non vale la pena di inseguire quella mocciosa”.
Il demone lo fissò con uno sguardo di fuoco “Mi stai dando degli ordini, Jaken?”.
“No! Assolutamente no!” esclamò il servitore, allontanandosi “Il mio era solo un consiglio, mio signore!”.
Abbassò lo sguardo e mormorò “Quella demone è così insignificante che non merita la vostra attenzione. Se mai la rincontrerete, potrete farla fuori senza alcun problema”.
L’inu-youkai annuì “Ogni tanto il tuo cervello funziona a dovere, Jaken. Credo che seguirò il tuo consiglio”.
Fissò la mano insanguinata e fece una smorfia Ora che conosco l’odore del tuo sangue, ritrovarti sarà estremamente semplice. E, quando ci rivedremo, ti farò fuori, ragazzina!.



Bene, e anke questa è andata, Sesshomaru è fedele a se stesso... ma bisogna dire ke Kaori è un tipo davvero tosto. Cmq, il nostro beneamato ghiacciolo nn si smentisce, sia quando è freddo, sia quando... Eh, ma se ve lo dico, ke sfizio c'é? vi prometto ke il nostro beneamato Sessho nn sarà un personaggio di sfondo, lo vedremo ancora... Spero ke il capitolo vi sia piaciuto. Bacioni!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Un incubo del cuore ***


Eccomi qui, pronta cn un altro capitolo appena sfornato. scusate l'attesa, ma trovare tempo x scrivere, ora ke mia sorella si è fatta FB, è davvero un'impresa! innanzitutto, ringrazio caldamente Visbs88 x la recensione. Sessho fa il duro, ma poi vedremo se qualcuno riuscirà ad intaccare la sua gelida corazza!  sperando ke continuerete a visitare la storia e ke possiate darmi dei consigli x migliorarla, vi lascio al nuovo capitolo. bacioni a tutte!

Capitolo 6: Un incubo del cuore

Inuyasha continuò a correre in mezzo agli alberi, seguito a ruota dagli amici, sistemati sul dorso di Kirara.
Ancora non riusciva a credere a quello che aveva visto: Kaori era stata la prima ad avere il coraggio di colpire Sesshomaru!
Non aveva mai visto il fratello così furibondo, se non il giorno in cui gli aveva tagliato il braccio sinistro con la stessa spada da lui tanto bramata. 
Quella situazione aveva dell’incredibile!
Per sua fortuna, aveva imparato bene ad evitare gli attacchi; l’addestramento stava dando i suoi frutti.
L’amica non aveva detto una parola dopo quell’urlo, ma le sue sensibili orecchie percepivano dei gemiti sommessi.
Stava stringendo i denti per non gridare… Doveva essere ferita in modo più grave di quanto immaginasse.
Shippo si sporse dalle spalle di Miroku e mormorò “Inuyasha, credi che Sesshomaru ci inseguirà?”.
“Spero proprio di no. Non ho intenzione di farvi rischiare la pelle solo perché mio fratello è stato ferito nell’orgoglio” rispose il mezzo-demone.
“Non credevo che Kaori potesse essere così pazza e coraggiosa da fare una cosa simile” disse Sango “Sono davvero… colpita”.
“Io non permetto a nessuno di parlare in questo modo dei miei genitori” sussurrò la ragazza “Neanche a quell’iceberg ambulante”.
Kagome sospirò; conosceva bene il carattere deciso dell’amica e aveva visto più volte alcuni ragazzi ben più grandi di lei finire in infermeria per aver offeso Masaru e Fumiyo.
Kaori aveva una sorta di abbonamento alla presidenza, cosa che non aveva affatto migliorato la sua situazione sociale.
Gli amici misero fine a quella folle corsa solo diversi minuti dopo, quando trovarono una radura ben riparata da alte pareti scoscese.
“Fermiamoci” disse Miroku “Se Sesshomaru avesse voluto inseguirci, ci avrebbe già raggiunti. Credo che possiamo stare tranquilli”.
La sterminatrice si morse il labbro “Hai ragione, ma non mi sento sicura. Quel demone è imprevedibile”.
Improvvisamente, Shippo saltò sulla testa di Kirara, annusando l’aria circostante “Io non sento niente. Non ci sta seguendo nessuno”.
“Bene” mormorò Kagome “Accampiamoci qui, allora”, Devo occuparmi delle ferite di Kaori.
Mentre Sango ed il monaco andavano a raccogliere legna, Inuyasha fece scendere Kaori e la fissò mentre lei cercava di restare in piedi. Sembrava davvero a pezzi.
Il piccolo demone volpe fissò la casacca dello youkai “Inuyasha, ma… sei ferito? Hai la casacca tutta sporca di sangue!”.
“Non è mio, ma di Kaori” borbottò lui, osservandola appoggiarsi ad un albero; aveva un fianco totalmente impregnato di sangue e dal collo scendevano diversi rivoli che le macchiavano il colletto della maglia.
Sesshomaru era riuscito a ferirla quando l’aveva trascinata con sé; per sua fortuna, il fratello aveva ritenuto la demone lupo troppo inferiore per usare Tokijin.
Contro quella spada, non avrebbe avuto la minima speranza di cavarsela. Kaori si lasciò scivolare lungo il ruvido tronco, premendosi una mano sul fianco e trattenendo un’imprecazione.
“Ritieniti fortunata ad essere ancora viva” le disse Inuyasha “Pochi demoni del tuo livello riescono a sfuggire a Sesshomaru”.
La ragazza digrignò i denti per il dolore; doveva riconoscerlo, aveva avuto una fortuna sfacciata!
Quel demone era potentissimo; era riuscito a metterla in seria difficoltà usando l’unica mano che aveva. Doveva avere secoli di esperienza alle spalle…
“Maledizione!” gemette “Fa un male cane! Possibile che non riesca a sopportare questo dolore? Dannazione, sono pur sempre un demone!”.
“Questo non vuol dire che non provi dolore o che non puoi essere ferita” mormorò Kagome, prendendo le bende “Sai quante volte ho dovuto medicare Inuyasha?”.
Le slacciò le ultime due stringhe della maglia, scoprendo un ampia ferita che le attraversava il fianco sinistro.
Una smorfia preoccupata le distorse il volto “Temo che dovrò cucirla. È piuttosto ampia”.
La compagna strinse i denti, mentre un velo di sudore le inondava la fronte, “Dimmi che stai scherzando!”, “Temo proprio di no, Kaori”.
La vide prendere un profondo respiro per tenere a bada il panico crescente; se c’era una cosa che terrorizzava a morte Kaori erano proprio gli aghi.
Da bambina aveva rischiato di perdere un occhio e le era rimasta una profonda paura per ogni cosa appuntita.
Mandava parecchi ragazzi in infermeria, ma lei evitava quel locale in ogni modo possibile, a costo di scappare dalla scuola.
Era un miracolo che usasse la penna stilografica senza problemi.
Le passò uno spesso pezzo di cuoio, sussurrando “Purtroppo non so fare anestesie e non mi sembra proprio il caso di fare siringhe”.
La frase le uscì a stento dalle labbra “Quindi questo è l’unico modo che ho per aiutarti. Stringilo forte tra i denti”.
Lei annuì, poi concentrò lo sguardo sulle fiamme accese dal piccolo Shippo, cercando di non pensare a quello che stava per succedere.
Nonostante i suoi sforzi, non riuscì a trattenere un forte gemito quando l’ago le penetrò nella carne.

Dieci estenuanti minuti dopo, Kagome si passò una manica sulla fronte per asciugare il sudore e bendò accuratamente il fianco della compagna.
La sentì respirare a fatica, mentre quasi si accasciava su se stessa; un brutto colorito verdastro le tingeva il viso, segno che rischiava di sentirsi male da un momento all’altro.
Sango finì di bendarle il collo e fece una smorfia comprensiva quando vide il cuoio bucato dai quattro canini della giovane.
Sapeva quanto potesse essere dolorosa una ferita di quel genere.
Dopo che la sterminatrice ebbe convinto i maschi ad allontanarsi momentaneamente, Kagome aiutò la compagna ad indossare una maglia pulita.
Era piuttosto pallida e sembrava che stesse per perdere i sensi, ma era più che comprensibile; aveva perso parecchi sangue durante la fuga.
Shippo fu il primo a tornare quando Sango li richiamò “Cavoli! Sarai anche un demone, ma in questo momento mi sembri più uno straccio, Kaori”.
“Mi sento uno straccio, Shippo” mormorò la giovane, poi vide Miroku ed Inuyasha uscire dalla cerchia di alberi.
Il monaco aveva un grosso bernoccolo sulla testa, segno evidente che aveva cercato di sbirciare e lo youkai gliel’aveva impedito.
Un lieve gemito invase la gola della ragazza, mentre si sforzava di avvicinarsi al fuoco per riscaldarsi.
“Sarà meglio che ti stendi” le consigliò Miroku “Se domani dobbiamo ripartire, ti converrà riposare il più possibile”.
La sentì emettere un borbottio incomprensibile, mentre si stendeva sulla stuoia, stringendosi nelle coperte.
Inuyasha si sedette su un ramo sopra di loro e sospirò “Faccio io il primo turno, stasera. Ti chiamo dopo mezzanotte, Miroku”.
“Va bene” mormorò il monaco, preparandosi a lasciarsi cullare nel mondo dei sogni per un po’.
Shippo ne seguì l’esempio, accoccolandosi accanto a Kirara e Sango, che sistemò l’hiraikotsu a portata di mano.
Con Sesshomaru infuriato in giro, non c’era da stare tranquilli.
Kaori fissò Inuyasha e mormorò “Ehi, chiamatemi quando avete finito. Non ho intenzione di dormire tutto il tempo”.
“Pensa a riposarti” ribatté lui “Quella ferita ci metterà qualche giorno a guarire, quindi vedi di rimetterti in forze al più presto”.
“Non se ne parla!” esclamò la ragazza “Non ho la minima intenzione di essere un peso per la squadra!”.
“Sei ancora inesperta e un po’ di tranquillità non ti farà male” disse lo youkai “Hai energie e talento da vendere, quindi non farti problemi. Recupererai in fretta”.
“Sarà, ma per poco non ho fatto la fine di uno spezzatino contro tuo fratello” mormorò lei cupa.
“Certo che come primo avversario, sei andata a scegliere quello peggiore” mormorò il giovane, poi rise “Tranquilla, imparerai in fretta. Sei pur sempre la figlia di Masaru”.
“Mio padre è davvero così forte?” la sentì chiedere incuriosita, “È uno dei demoni lupo più forti in circolazione”.
“Spero di riuscire a diventare forte come lui” mormorò Kaori, prima di sprofondare in un sonno profondo, Lo spero davvero.
 
Quando il sole svegliò il gruppo con i suoi raggi luminosi, Inuyasha rimase sorpreso nel vedere Kaori seduta sul ramo che aveva prima occupato lui.
Miroku dormiva contro lo stesso albero, ma in una posizione piuttosto strana, dato che era steso su un basso ramo.
Incredulo, mosse nervosamente le orecchie argentate e si avvicinò all’amico, notando un piccolo bernoccolo sulla tempia.
“Sei un tipo davvero testardo” commentò, rivolgendosi alla ragazza, che, per tutta risposta, sorrise allegra.
“Non volevo svegliarmi discutendo con il monaco” la sentì rispondere “Così l’ho mandato a nanna in modo silenzioso”.
“Ti rendi conto che rischi seriamente di farti uccidere?” le chiese lui,scuotendo la testa “Lo scontro di ieri non è stato una passeggiata…”.
“Lo so, lo so, ma il fatto che sono inesperta non può essere una scusa per non fare niente” replicò l’altra.
Lo youkai sospirò e lasciò vagare lo sguardo sui compagni che si stavano svegliando.
Una lieve brezza gli portò il dolce profumo di Kagome, facendolo sorridere; non esisteva una ragazza più bella, dolce e determinata di lei.
Testarda e pronta a difendere gli altri, ma anche fragile e bisognosa di protezione.
Era tutto quel mix ad averlo catturato nel suo dolce vortice, facendolo innamorare perdutamente di quella ragazza venuta dal futuro.
La vide stiracchiarsi sotto i tiepidi raggi mattutini, mentre la luce l’avvolgeva in un alone dorato.
“Buongiorno, Inuyasha” sorrise lei, accorgendosi del suo sguardo “Dormito bene?”.
“Sì” mormorò il mezzo-demone “Ma Kaori ha messo al tappeto Miroku pur di fare un turno di guardia”.
Kagome aggrottò la fronte e fissò l’amica “Non ti ho medicato per farti svenire in mezzo alla strada”.
“Avanti, Kagome!” replicò l’altra sorridendo “Ho pur sermpe sangue demoniaco nelle vene. E poi mi sento molto meglio”.
“Non sottovalutare le ferite. Potrebbero aggravarsi di colpo” replicò Sango, passandosi una mano sulla nuca.
“Va bene, va bene. Ho capito l’antifona” mormorò la demone lupo, scendendo cautamente dal ramo su cui aveva passato la notte.
Per sua fortuna, le ferite al collo si erano totalmente rimarginate, ma quella sul fianco… era un altro paio di maniche; almeno non le faceva male!
“Dove dobbiamo andare, Kagome?” chiese Inuyasha “Percepisci dei frammenti nelle vicinanze?”.
“No” rispose lei con un sospiro “Ma ho come la sensazione che saranno frammenti a venire da noi”.
“Che ci provi, quel dannato!” ringhiò il mezzo-demone, pensando a Naraku “Lo farò fuori una volta per tutte!”.
Un rantolo di Miroku lo distolse da quei pensieri e dovette trattenere una risata quando vide Sango sforzarsi di rimetterlo in piedi.
“Avanti, Miroku!” sbottò la ragazza, strattonandolo a viva forza, “Alzati! Dobbiamo metterci in marcia!”.
Il monaco socchiuse gli occhi “Non capisco perché, ma ho un gran mal di testa. Chi mi ha dato una clava sulla fronte?”.
Kaori non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere “Addirittura una clava? Non credevo di averti colpito così forte!”.
L’uomo scosse la testa e sorrise malizioso alla giovane accanto a lui “Grazie dell’aiuto, mia dolce Sango. Sei sempre molto disponibile”.
La sterminatrice aggrottò le sopracciglia in un’espressione furiosa e diede un sonoro pugno al bonzo, che le stava accarezzando il fondoschiena.
Miroku cadde di schiena, ma sorrise “Eh, sì. Adesso sono proprio sveglio”, “Cammina, pervertito di un monaco!”.
Shippo scosse la testa e si rannicchiò nel cesto di vimini della bicicletta di Kagome, che iniziò a pedalare dietro allo youkai.
Nel tardo pomeriggio, raggiunsero un villaggio situato in una rigogliosa vallata e già pregustavano una notte al caldo quando si accorsero che non c’era anima viva in giro.
“Cosa sarà successo?” chiese Kagome “Un demone, forse?”, “Non lo so” disse Inuyasha “Questo posto sembra abbandonato da parecchi giorni”.
“Io sento solo polvere e qualche vago odore umano” mormorò Kaori “Ma di demoni  neanche l’ombra”.
“Teniamo gli occhi aperti” si raccomandò Sango, stringendo l’hiraikotsu “Non si sa mai”.
Camminarono tra le case deserte ed i campi abbandonati, cercando di capire cosa fosse accaduto.
Quel silenzio era innaturale, non prometteva niente di buono.
Le sensibili orecchie dello youkai captarono qualcosa e, prontamente, si parò davanti a Kagome, sguainando Tessaiga.
La lama risplendeva sotto i raggi mattutini ed il mezzo-demone vi vide riflessa l’immagine di un ragazzino che tendeva un arco.
Una freccia sibilò improvvisamente nell’aria, bloccata dalla spada demoniaca, ed il tiratore rimase immobile a fissare il gruppo.
Incoccò un’altra freccia ed esclamò “Se siete venuti per divorare qualcun altro, sappiate che non c’è più nessuno qui. In quanto a me, venderò cara la pelle!”.
“E perché mai dovremmo mangiarti?” gli chiese Kaori “Scusami, ma la cosa… non è che abbia molto senso”.
Il ragazzino la fissò incredulo, poi le puntò contro la freccia “Stammi lontano, demone! Se credi di potermi ingannare, ti sbagli di grosso!”.
La giovane scosse la testa “Ok, resto qui. Stai calmo, piccoletto, nessuno vuole farti del male”.
“Cosa volete, allora?”, “Stavamo solo attraversando la zona” spiegò Miroku con voce tranquilla “Cos’è successo in questo villaggio?”.
Il giovane arciere abbassò appena l’arma “Demoni. Un grosso branco. Hanno ucciso quasi tutti”.
“Non sono molti i demoni che attaccano in gruppo” mormorò Shippo “Forse erano…”.
“Dei demoni lupo” disse cupa Kaori “Non ne so granché, ma mi sembra l’unica possibilità”.
“Già, demoni come te!” sibilò il ragazzo “Lo vedo che sei una di loro, anche se il colore della coda è diverso”.
Rimase sorpreso nel vederla sospirare sollevata “Quindi non era la tribù del Sud. Meno male”.
“No, non siamo della tribù Xenjo, ma abbiamo un conto in sospeso con loro!” esclamò una voce roca alle loro spalle.
Una coppia di demoni lupo dalla coda fulva sbucò da dietro alcune case, fissando con occhi bramosi il giovane umano.
“Tribù dell’Ovest” mormorò Inuyasha con una smorfia “Adesso si spiega tutto. Siete l’unica delle quattro tribù che si ciba abitualmente di umani”.
“Guarda, guarda. Un mezzo-demone” ridacchiò uno dei due “Che ci fa un bel cagnolino come te nel territorio dei lupi?”.
Lo youkai sorrise sadico “Ti avverto, nessuno di quelli che mi hanno chiamato mezzo-demone è sopravissuto per raccontarlo”.
“Oh-oh!” rise l’altro lupo, sistemandosi la benda che gli copriva l’occhio mancante “Il piccoletto vuole giocare”.
“Accontentiamolo” suggerì il compagno “E poi faremo un bel banchetto con le due donne”.
Si passò la lingua sulle zanne, sussurrando “Hanno un aspetto davvero delizioso!”.
Kagome incoccò una freccia, pronta a colpire uno dei due se si fosse avvicinato troppo.
Sango fece lo stesso, assicurandosi di avere abbastanza spazio per poter lanciare l’hiraikotsu. Spaventato dagli sguardi famelici dei due demoni, Shippo si rannicchiò dietro le gambe della ragazze “Questi ci vogliono mangiare!”.
“Tranquillo, Shippo” lo rassicurò Kaori “Quei due lupi spelacchiati non si avvicineranno a voi di un millimetro”.
Facendo scrocchiare pericolosamente le dita artigliate, si affiancò ad Inuyasha, che, dopo averle lanciato uno sguardo d’intesa, partì all’attacco.
“Sapevo che erano solo due buffoni” commentò Inuyasha, rinfoderando Tessaiga, “Abbiamo solo perso tempo con questi idioti”.
“Però abbiamo evitato che Kagome e Sango diventassero spezzatino per lupi” replicò Kaori “E che Shippo facesse da contorno”.
“Grazie mille” sussurrò il piccolo demone volpe, prima di cadere a terra, sollevato “Non ci tengo a fare da pasto”.
“Se per questo, neanche io” mormorò il ragazzino, sedendosi sul portico di quelle che era stata la sua casa.
“Non hai idea di dove andare?” gli chiese Kagome, “Andrò nel villaggio al di là della valle. Lì c’è mio nonno”.
La ragazza sorrise, mentre lo vedeva allontanarsi con i suoi pochi averi, “Allora ti auguro buona fortuna”.
Una volta che fu scomparso all’orizzonte, Miroku scosse la testa “Di frammenti di sfera, neanche l’ombra. Sarà meglio cercare ancora, prima che faccia notte”.
“Una volta tanto, dici qualcosa di sensato, monaco” borbottò Sango, oltrepassandolo.
Il monaco le si avvicinò, assumendo un’espressione malinconica “Sango! Così mi ferisci nel profondo…”.
La sterminatrice gli afferrò la mano con cui la stava palpando e gliela torse dietro la schiena “No, io ti mando all’altro mondo, pervertito che non sei altro!”.
Miroku iniziò ad agitarsi come un matto, finché Sango non lo lasciò andare, non prima di avergli detto cosa gli sarebbe successo se avesse provato di nuovo a toccarla.
Kagome scosse la testa “Ti conviene ascoltarla, Miroku, o la prossima volta ti troverai davvero in una fossa!”.
“Comunque, ormai è tardi” mormorò Inuyasha “Sarà meglio trascorrere la notte qui, che all’aperto. Ho l’impressione che si siano altri demoni lupo in giro”.
Miroku fu spedito a raccogliere legna con Kirara, mentre gli altri si sistemavano nella casa più protetta del villaggio.
Era meglio tenere i sensi all’erta, non si poteva mai sapere.
Quando il monaco tornò con una grossa fascina di rami sotto braccio, Shippo usò il suo fuoco fatuo per accenderla e le solite fiamme verdi e blu illuminarono la stanza.
“Come va la ferita al fianco, Kaori?” le chiese Kagome, “Alla grande. Non la sento quasi. Quei demoni lupo non sono nemmeno riusciti a sfiorarmi!”.
Un sorriso sorpreso le incurvò le labbra “Sai? Temevo molto peggio. Non credevo che mi sarebbe stato così semplice affrontare uno di quei due”.
“Lascia stare” mormorò lo youkai “Quelli erano solo due palloni gonfiati. Non erano molto forti”.
Si appoggiò alla parete e rimase a fissare il fuoco, ma, in realtà, i suoi occhi erano puntati su Kagome.
Sembrava tesa, ma non ne capiva il motivo; cosa aveva percepito? Per quanto si sforzasse, non riuscì a cavare un ragno dal buco e decise di lasciar perdere.
A volte, era tremendamente difficile capirla e sapeva che, se le avesse chiesto il motivo di tanta preoccupazione, lo avrebbe sicuramente guardato male, dicendogli che stava bene e che non doveva preoccuparsi.
“Faccio io il primo turno, stasera” disse Kaori “Ti chiamo più tardi, va bene?”, “Fa’ come vuoi”  borbottò lui, chiudendo gli occhi “Tanto fai sempre a modo tuo”.
La demone lupo ridacchiò e si sistemò sul portico, scrutando l’oscurità che avanzava inesorabile.
Kagome si stese accanto al fuoco, chiedendosi perché quella sera si sentisse tanto nervosa. Cosa stava per succedere?
Confusa, si avvolse nelle coperte e cercò di farsi rapire dalle braccia del sonno, l’unico luogo dove poteva avere un po’ di pace.
Si svegliò dopo quelli che le erano sembrati solo pochi minuti; la sensazione di nervosismo si era acuita.
Si passò nervosamente le mani sule braccia per scacciare il freddo, accorgendosi di avere la pelle d’oca.
Eppure il fuoco era ancora acceso e mandava un tiepido calore.
Confusa, decisa di fare due passi, non prima però di essersi assicurata che Inuyasha dormisse profondamente; se l’avesse vista sgattaiolare fuori nel bel mezzo della notte, si sarebbe infuriato.
Un lieve sorriso le incurvò le labbra quando lo vide steso accanto alla parete; aveva un’espressione così calma ed indifesa da farle venire voglia di stringerlo a sé e non lasciarlo più andare.
E avrebbe voluto farlo, con tutta se stessa, ma sapeva che era impossibile.
L’ombra di Kikyo li avvolgeva come in una micidiale cappa che le impediva di manifestare i propri sentimenti.
Lei ed Inuyasha si erano amati e non era sicura che quel sentimento fosse andato spegnendosi, soprattutto da quando avevano scoperto di essere stati ingannati da Naraku.
Scosse velocemente il capo, cercando di scacciare quei tristi pensieri dalla propria mente, e decise di fare quattro passi per distendere i nervi.
Sperava che, se Kaori l’avesse vista, non avrebbe detto niente agli altri.
L’aria fredda la fece rabbrividire, mentre scrutava l’oscurità alla ricerca dell’amica; sentiva il bisogno di parlarle, di confidarsi con lei.
Kaori lo aveva sempre fatto, anche se non si conoscevano molto; il loro rapporto si era consolidato da quando avevano intrapreso quel viaggio nel passato, legate dallo stesso segreto.
Mentre cercava la sagoma scura della giovane demone, un improvviso fruscio attirò la sua attenzione.
Tendendo le orecchie, prese l’arco dal portico e si avvicinò con cautela alla fonte del suono.
La cautela non era mai troppa in quel mondo pieno di pericoli.
Era pronta a scoccare una freccia contro l’intruso, quando la luna decise di fare capolino tra le nubi, illuminando la foresta.
Kagome trattenne il fiato davanti alla figura che le stava davanti. No, non poteva essere…
Sbatté più volte le palpebre per essere sicura che quello non fosse un sogno: davanti a lei c’era Kikyo.
“Kagome” disse l’antica miko, avanzando lentamente verso di lei “Cosa vuoi fare con quell’arco?”.
La ragazza si affrettò ad abbassarlo, senza però smettere di tenere la corda tesa; aveva imparato a non fidarsi ciecamente ai suoi sensi.
“Cosa ci fai qui, Kikyo?” le chiese con voce ferma, cercando di nascondere il tremore delle mani.
“Mi era sembrato di sentire la tua aura spirituale” spiegò la donna “E, di solito, dove ci sei tu, c’è anche Inuyasha”.
Kagome sentì il cuore mancarle un battito; cosa voleva da lui? Aveva forse intenzione di mantenere la sua promessa e portarlo con sé nel regno dei morti?
No! Non lo avrebbe permesso! Anche a costo della propria vita.
Senza quel mezzo-demone così dolce e testardo, la sua esistenza non aveva più senso e non avrebbe certo permesso alla sua antenata di portaselo via.
“Cosa vuoi da Inuyasha?” le chiese fredda “Vuoi forse ucciderlo per portarlo con te?”.
Alzò l’arco e puntò la freccia contro Kikyo “Beh, prima dovrai passare sul mio corpo! Non ti permetterò di portarmelo via, hai capito?!”.
La sacerdotessa sorrise comprensiva “Anche tu lo ami, non è così, Kagome?”.
Nonostante la scarsa luce, la vide arrossire e capì di aver colto nel segno.
“Mi dispiace per te, bambina” sussurrò con tono dolce “Ma dovresti sapere meglio di me cosa accade ad Inuyasha ogni volta che mi vede”.
“Viene tormentato dai ricordi” mormorò la giovane, cercando di frenare le lacrime che le pungevano gli occhi.
“Dai nostri ricordi, Kagome. Dal ricordo del nostro amore, un amore che lui non ha né dimenticato, né tantomeno spento” aggiunse l’altra.
“Come fai ad esserne tanto sicura?” sbottò la ragazza “Come fai ad essere certa che voglia venire con te tra i morti? Lui è ancora vivo, ha diritto a crearsi un nuovo destino! Non puoi decidere al suo posto!”.
“Dimmi una cosa” disse Kikyo, avvicinandosi lentamente, “Cosa credi che veda Inuyasha, quando ti guarda negli occhi?”.
Prima che lei potesse parlare, la precedette “Vede me. Me e l’amore che prova nei miei confronti”.
Un lieve sorriso le incurvò le labbra “Tu sei la mia reincarnazione, Kagome. Nient’altro. Solo una reincarnazione che non potrà mai imitare l’originale”.
Quelle parole le fecero più male di uno schiaffo in pieno volto; no, non poteva essere vero.
Inuyasha… non poteva vedere Kikyo in lei, perché lei non era Kikyo!
Aumentò la presa sulla corda, pronta a scoccare “Su una cosa hai ragione, Kikyo. Io non sono te”.
I suoi occhi color cioccolato erano pieni di rabbia e dolore “Non sono Kikyo. Sono Kagome Higurashi. Me stessa. Solo me stessa”.
La voce le uscì quasi in un sibilo quando aggiunse “E non devo dare dimostrazioni a nessuno”.
L’antica miko sorrise “E cosa sei disposta a fare per amore di Inuyasha? Io sono morta per lui. Non puoi fare niente per dimostrare che il tuo amore è più grande del mio”, “Ti sbagli”.
Quella frase la lasciò interdetta e rimase sorpresa nel vedere lacrime di rabbia scivolare sulle guance della sua reincarnazione.
“Tu non sei morta per dimostrare il tuo amore, Kikyo” replicò Kagome con ferocia “Tu sei morta perché Naraku vi ha ingannati”.
“E non puoi immaginare neanche lontanamente cosa sia in grado di fare pur di tenere Inuyasha al sicuro” aggiunse gelida “Non sai quanto lo amo”.
Kikyo sorrise di nuovo “Forse è vero, non so quanto lo ami. Ma so quanto lo amo io”.
Si voltò tranquillamente verso la foresta, dicendo “Ricordati una cosa, Kagome. Tu sei e sarai sempre una mia copia. Non puoi competere con me, così come la luna non può competere con il sole”.
Fissò le fronde degli alberi, incurante della freccia che minacciava di colpirla da un momento all’altro “Tu non riuscirai a far breccia nel suo cuore, come ho fatto io. Tu sei solo la numero due, non dimenticartelo”.
Con queste ultime parole, sparì nell’oscurità, come un incubo che svanisce alle prime luci dell’alba.

Kaori continuò il suo giro di perlustrazione, affidandosi al suo naso per assicurarsi di non aver mancato nessun punto.
Aveva fato il giro completo della zona, alla ricerca i qualche potenziale nemico, ma tra gli alberi non c’era niente.
Adesso doveva muoversi a tornare, altrimenti Inuyasha avrebbe iniziato a farle la predica perché non l’aveva svegliato.
Come se fare la guardia per tutta la notte la stancasse…
Ancora si stupiva di tutti cambiamenti che aveva subito dopo la trasformazione. Le ci sarebbe voluto un po’ per abituarsi del tutto.
Mentre si avviava verso la capanna, due nuovi odori la colsero di sorpresa; odori che non aveva mai sentito.
Odore di terra e cenere bruciata… una puzza che riusciva ad associare solo alle persone bruciate vive.
Quella puzza di morto nelle vicinanze non le diceva niente di buono.
E poi, di acqua e sale, accompagnati da un profumo che conosceva benissimo.
“Kagome!” sussurrò spaventata, correndo nella direzione da cui proveniva la scia.
Cosa ci faceva fuori a quell’ora della notte? Non sapeva che era pericoloso?
Oh, Kami! E se fosse stata attaccata da un demone? No, non voleva nemmeno pensarci. Saltando di ramo in ramo, la scovò in pochi istanti in una piccola radura; accasciata su se stessa, stringeva spasmodicamente l’arco.
“Kagome” esclamò raggiungendola con un rapido balzo “Kagome, cosa ti è successo?”.
La sollevò tra le braccia, aiutandola a mettersi seduta, e la fissò in volto, alla ricerca di graffi o ferite varie.
L’amica stava singhiozzando disperata, ma non sembrava ferita; che diavolo era successo?
“Ma che ti salta in mente?” sbottò preoccupata “Perché sei qui fuori? Sai meglio di me quanto è pericolosa la foresta di notte!”.
Kagome non rispose, ma si strinse a lei come un naufrago si regge ad una tavola di legno.
La sua mente continuava a ripetere le parole dette da Kikyo ed il dolore la trafisse con più forza. Quante volte quel pensiero l’aveva turbata, togliendole il sonno?
E adesso, aveva preso vita, sotto le spoglie di Kikyo. Un incubo che le aveva sempre ferito il cuore.
“Non sono la numero due” sussurrò con la voce piena di dolore “Io non sono la numero due!”.


Fatto! bene, ragazze. nn sn mai stata una grande amante del personaggio di Kikyo e vi prometto di farlo comparire il meno possibile nei prox capitoli. dovrà aprire gli occhi davanti alla cruda realtà. cmq, Kagome avrà bisogno di tempo x riprendersi da quest'incubo e... Beh, scoprirete tt nel prox capitolo, ke vi prometto; sarà esilarate! ok, forse mi sto montando la testa, ma, vi assicuro, qnd me lo sn immaginato, sn scoppiata a ridere. nn vi dico altro. Bye, bye! 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Che cosa hai combinato, Inuyasha?!? ***


Ehi, ciao a tutte! scusate se ci ho messo tanto a postare il nuovo capitolo, ma mi ci è voluto + di quanto pensassi. è stata 1 faticaccia... Non è venuto esilarante cm speravo (è + lungo del previsto e la parte ke ritenevo divertente arriverà + tardi), ma spero ke faccia almeno sorridere... Ringrazio tantissimo tt coloro ke seguono la storia e, in particolare, Visbs88 e Lady_Kadar x le recensioni. adesso vi lascio alla storia, sperando ke vi piaccia

Capitolo 7: Che cosa hai combinato, Inuyasha?!?  

“Sei sicura di dovertene andare?” chiese Sango all’amica, che si preparava ad attraversare il pozzo e tornare a casa.
“Sì” replicò Kagome “Ho un esame importante e non posso mancare. Ci vediamo tra qualche giorno”.
Senza guardare gli amici, si tuffò nel pozzo, attraversando la barriera che l’avrebbe riportata a casa sua. Kaori fece un sorriso di scuse al gruppo e la seguì velocemente, promettendo che sarebbero tornate al più presto.
In un lampo di luce violetta, le due ragazze scomparvero e Shippo lanciò un’occhiataccia ad Inuyasha.
“Di’ la verità. Hai fatto arrabbiare Kagome” lo accusò “Non ci ha nemmeno salutato!”.
“Non ho fatto niente, Shippo” mormorò lo youkai “Neanch’io so cosa le sia preso, stavolta”.
So solo che, quando mi sono svegliato per il turno, l’ho vista piangere come non aveva mai fatto aggiunse tra sé Cosa le sarà successo?.
Ripensò allo sguardo che aveva lanciato a Kaori, chiedendole una spiegazione, ma lei aveva alzato le spalle, sussurrandogli “L’ho trovata nella radura. Non ha detto una sola parola”.
Qualcosa gli diceva che la demone lupo gli aveva mentito, ma non ne era certo.
Quella ragazza era enigmatica come poche.
Con un sospiro amareggiato, si chiese se Kagome si fosse stancata di lui ed avesse deciso di restare nel suo tempo.
Da quella mattina, non aveva detto quasi niente ed il suo umore era nero come una nube temporalesca.
Eppure non avevano litigato e non gli sembrava di aver fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti.
Devo assolutamente capire cosa è successo ieri disse deciso, prima d’incamminarsi verso la foresta dove avevano trascorso la notte Non voglio perdere Kagome! È troppo importante per me!.
“Ehi, Inuyasha!” lo chiamò Miroku “Dove diavolo stai andando?”, “A cercare delle risposte” rispose lui, sparendo rapidamente tra gli alberi. 
 
Kagome tirò un sospiro di sollievo quando toccò il fondo del pozzo ed iniziò a salire rapidamente la scaletta in legno per lasciare spazio a Kaori, appena dietro di lei.
Sorrise appena nel rivedere i grattacieli che svettavano nell’azzurro e s’incamminò a passo deciso verso casa, intenzionata a gettarsi anima e copro nello studio.
Qualunque materia era la benvenuta, purché l’aiutasse a dimenticare le crudeli parole dette da Kikyo.
Strinse le mani fino a sentire le unghie penetrare nella carne, ma non se ne curò; qualunque dolore era sopportabile in confronto all’idea di perdere Inuyasha.
Sentì l’amica chiamarla un paio di volte, ma continuò a camminare imperturbabile, sorda ai suoi richiami.
Kaori le si parò davanti, sorprendendola con la sua velocità; da quando si era trasformata per la prima volta, anche da umana le sue abilità erano aumentate in maniera impressionante.
A volte si chiedeva quanta fosse rimasta umana…
“Cosa c’è, Kagome?” le chiese preoccupata “È da ieri notte che non parli se non sei costretta. Cosa ti è successo?”.
Davanti al suo silenzio ostinato, le afferrò le spalle e la scosse appena “Non ti ho fatto domande perché eri troppo scossa, ma sono preoccupata per te, lo capisci? Io voglio aiutarti, Kagome, ma, se non mi dici niente, allora ho le mani legate”.
La ragazza sospirò; doveva dire la verità a Kaori, spiegarle cosa provasse e lasciar uscire quell’angoscia che si portava dentro.
“Va bene” acconsentì sospirando “Andiamo a casa tua. Prima studiamo e poi ti dico tutto”. L’amica sorrise “Ok, allora andiamo. Per nostra fortuna, domani abbiamo storia. Non sarà così difficile…”.
Dopo un paio d’ore di studio intenso, Kagome chiuse il libro e si passò una mano sulla nuca, cercando di sciogliere i muscoli indolenziti.
“Direi che abbiamo finito” mormorò stancamente, stendendosi sul pavimento in legno “Non ne posso più!”.
Kaori sorrise divertita “Dai, non abbiamo dovuto studiare granché. Sul medioevo giapponese ne sappiamo più noi, che tutti i nostri compagni di classe messi insieme!”.
“Questo è poco, ma sicuro” sussurrò l’altra, sciogliendosi suo malgrado in un sorriso, “Solo che la nostra conoscenza è soprattutto sulle leggende…”.
“Che non sono poi così surreali” concluse la ragazza, sistemandosi il nastro che le bloccava i capelli.
La fissò dritta negli occhi e mormorò “Kagome, ti vedo proprio a terra. Cosa ti è successo? Vuoi parlarne?”.
La giovane annuì “Sì, ho bisogno di sfogarmi un po’. Non ce la faccio a tenermi tutto dentro”.
Kaori si stese a pancia in giù, appoggiando il viso tra le mani “Sono tutt’orecchi. Come posso aiutarti?”.
Kagome sospirò, poi iniziò a raccontare di Kikyo, del suo legame con Inuyasha e della sua paura che lo youkai scegliesse lei.
“Ma scusa…” la interrupe l’altra “Ma questa tipa non è morta circa 50 anni fa? Di che ti preoccupi? Inuyasha non può stare con una morta”.
“No, Kikyo è una morta che cammina. Una strega l’ha riportata in vita usando un frammento della mia anima” spiegò la ragazza “E adesso vuole uccidere Inuyasha”.
La demone lupo aggrottò la fronte “Ma non sa che è stato tutto un inganno di Naraku? Perché vuole uccidere Inuyasha, se sa che non è colpevole della sua morte?”.
La giovane miko sospirò di nuovo “Vuole ucciderlo per portarlo con sé nel regno dei morti. Così potranno restare insieme per sempre”, “COSA?”.
La compagna non riusciva a credere alle proprie orecchie “Ma è totalmente andata? E Inuyasha lo sa?”.
Kagome annuì “Sì. Ogni volta che la vede, è tormentato dai ricordi. Non riesce a smettere di pensarla”.
Una lacrima le solcò la guancia perlacea “Io temo che, prima o poi, decida di seguirla. Io… io non voglio, non posso perderlo! Non potrei mai sopportarlo…”.
Incapace di trattenere oltre il suo dolore, scoppiò in lacrime e si portò una coperta al volto, macchiandola in più punti.
Kaori la strinse a sé, cercando di calmarla “Ehi! Kagome, non piangere… Non devi farti abbattere”.
“Ma… ma Kikyo vuole portarselo via. Io non so cosa fare per impedirlo” singhiozzò lei “Me l’ha detto… Io sono solo una sua copia. La numero due…”.
L’amica la scosse le spalle, fissandola negli occhi “Ascoltami bene, Kagome. Tu sei una persona totalmente diversa da Kikyo. Tu sei Kagome. Non Kikyo. Mi hai capito?”.
Si assicurò che la stesse ascoltando e rincarò la dose “Non devi dimostrare niente a nessuno, se non a te stessa! Dimentica le parole di quella miko affumicata e riprendi in mano la situazione. Ribellati, Kagome! Solo tu puoi decidere chi vuoi essere e nessuno ti può dire il contrario”.
“Lo pensi davvero?” le chiese la compagna, “Sì, che dico sul serio!” esclamò l’altra “Kagome, devi avere più fiducia in te. Non permettere a quella tipa di prendersi Inuyasha”.
Le sorrise comprensiva ed aggiunse “Quando tieni a qualcuno, devi tenertelo stretto. Devi lottare con le unghie e con i denti, pur di riuscirci!”.
Kagome tirò su con il naso e provò a ridere “In quanto a denti ed artigli, non ti batte nessuno, Kaori”.
L’amica scosse la testa “Se il tuo senso dell’umorismo è sceso a questi livelli, allora ci vuole proprio la mia arma segreta contro la tristezza”.
Iniziò a frugare in un baule, tirandone fuori di tutto, e sbottò “Ma dove ho messo quella dannata chiave?! Possibile che non la trovo mai?”.
La giovane miko lasciò vagare lo sguardo sulla stanza e vide una piccola chiave appesa sulla maniglia dell’armadio, “Kaori, è forse questa?” le chiese mostrandogliela.
L’altra si drizzò, facendo scoppiare a ridere l’amica per come si era conciata; aveva un pantalone di traverso sulle spalle, una maglietta adagiata sul collo ed un grosso foulard che le penzolava dalla testa come uno strano turbante assieme ad una collana di grosse sfere azzurrine.
“Ehi, è proprio quella!” esclamò incredula, liberandosi da vestiti e cianfrusaglie varie, “Ma dov’era?”, “Sulla maniglia dell’armadio”.
Kaori rise ed usò la chiave per aprire un cassetto del comodino, dicendo “Ricorro a questi metodi quando sono particolarmente depressa”.
Aprì il cassetto e l’amica rimase incredula nel vederlo praticamente foderato di tavolette di cioccolata, sistemate secondo i gusti della proprietaria.
Davanti a tutto, cioccolato bianco, poi quello fondente, seguito da tavolette di cioccolato al latte e, in fondo, il suo preferito: cioccolato alle nocciole.
Da quando suo padre ne aveva portato una tavoletta dall’Italia, Kaori ne andava praticamente pazza.
“E questa è la tua arma segreta contro la depressione?” chiese Kagome, sforzandosi di non scoppiare a ridere.
“Già. Il cioccolato contiene delle sostanze… mi pare si chiamano endorfine o qualcosa del genere. Aiutano a risollevare il morale” ridacchiò l’altra “A volte, lo mangio anche durante il ciclo. Mi aiuta”.
Le passò una tavoletta di cioccolato al latte -sapeva che era il suo preferito- e ne prese una alle nocciole per sé.
“Al diavolo la dieta e le calorie. Abbiamo bisogno di riprenderci un po’, non credi?” le disse sorridendo “E poi, con tutto il movimento che facciamo nell’epoca Sengoku, le smaltiremo in pochissimo tempo”.
La ragazza sorrise “Sì, hai ragione”; addentò un pezzo della tavoletta e si rese conto che, più che il cioccolato, era stato l’aiuto dell’amica a farla sentire meglio.
Quando la finì, lanciò un’occhiata all’orologio e disse “Mia madre ci starà sicuramente chiamando per la cena. Sarà meglio andare”.
La vide annuire, mentre masticava l’ultimo pezzo della barretta, “Sai, Kagome? Domani potremmo concederci anche un po’ di shopping, non credi? Così ci distraiamo un po’…”.
La giovane sorrise “Sì, anche se credo che sia tu quella che ha bisogno di distrarsi. Non lo dai a vedere, ma anche tu sei giù di morale”.
Kaori annuì mesta “Non riesco a nasconderti niente. Mi conosci bene, ormai…”, si portò le mani dietro la nuca e sussurrò “È che mi mancano i miei. Non sono mai stata lontana da loro per tutto questo tempo”.
“Ti capisco” disse la compagna “Anche per me è lo stesso, quando resto per parecchi giorni dall’altra parte”.
Le cinse le spalle con un braccio e la guidò verso casa sua “Dai, andiamo. Avremo tempo di parlare anche dopo, in camera mia. Tanto resti a dormire, no?”.
La demone lupo sorrise “Grazie, Kagome. Sai sempre come farmi tornare il sorriso”, “E gli amici a che servono, altrimenti?” ridacchiò la ragazza.

Poco prima dell’alba, una sagoma scura sbucò fuori dal pozzo e si diresse verso casa Higurashi.
Saltò sul davanzale di una finestra socchiusa ed entrò nella camera, cercando di abituare gli occhi all’oscurità che andava ritirandosi.
Fissò le due figure addormentate ed un sorriso gli incurvò le labbra. Adesso che era lì, si sentiva decisamente più tranquillo; le cose sembravano andare per il verso giusto.

Driiiiiin! Driiiiin!
Maledetta sveglia! pensò Kagome, cercandola a tentoni sul comodino accanto, Possibile che siano già le 7;30?!?.
Mentre cercava di spegnere quel dannato aggeggio, la sua mano toccò qualcosa di morbido e caldo… un’altra mano che provava a mettere fine a quel trillo infernale.
Sorpresa, spalancò gli occhi e si trovò davanti un viso ben conosciuto; l’ultima persona che pensava di vedere in quel momento.
Rimase immobile per una frazione di secondo, poi urlò “Ahhhhhhhh! A CUCCIA!!”.
Kaori balzò in piedi di botto dal futon, allarmata, e la coperta volò per la stanza, mentre lei si metteva in posizione di difesa.
Fissò l’amica ed esclamò “Kagome! Ma che diavolo ti prende? Perché hai urlato in quel modo?”. Poi il suo sguardo si concentrò sulla figura che si stava rialzando imprecando, coperta dalle lenzuola che aveva lanciato, e rimase a bocca aperta.
La porta della camera di Kagome si spalancò di colpo e la signora Higurashi, il nonno e Sota si affacciarono preoccupati.
“Kagome, cosa succede?” chiese la madre “Perché hai urlato?”, ma le parole le morirono in bocca quando vide un ragazzo sbucare dalle coperte.
“Ma volevi farmi diventare sordo?” sbottò nervoso “Ti pare il modo di gridare così forte?”.
“Inuyasha!” esclamò Kagome “Ma che diavolo ci fai tu qui? A quest’ora del mattino, poi!”.
Inuyasha lasciò cadere la coperta e disse “Ero venuto a vedere come stavi. Ieri avevi una faccia… Mi stavo preoccupando”. “Ma ti pare il modo di entrare così?” sbottò Kaori “Come un ladro..o un maniaco?”.
“Ehi! Non osare paragonarmi a quel bonzo di Miroku!” esclamò lui, fissandola di sbieco.
“E comunque” mormorò seccato “Posso sapere come mai c’era il tuo odore vicino al pozzo? L’hai attraversato durante la notte?”.
La ragazza arrossì appena “Sono andata a farmi un giro, e allora? Non posso sgranchirmi le gambe?”.
Flashback
Kaori continuò a girarsi e rigirarsi nel piccolo futon, tormentata dal dubbio. Aveva dato i consigli giusti a Kagome?
Ripensandoci, non ne era più tanto sicura.
Con un sospiro, allontanò le coperte con un calcio e si diresse verso la finestra, aprendola appena.
L’aria fresca le avvolse il viso, strappandole un sorriso, e decise di fare una passeggiata per schiarirsi le idee.
Indossò la maglietta verde ed i pantaloni scuri sopra la canotta e gli shorts che usava come pigiama ed uscì sul terrazzo.
Un ghigno le incurvò le labbra, mentre saltava sulla sottile ringhiera e si lasciava cadere nel vuoto.
Niente da fare, il suo lato demoniaco stava influenzando profondamente anche quello umano. Non era mai stata così agile prima di allora!
Fece il giro dell’intero cortile e si accorse di essere davanti al pozzo solo quando rischiò di cadere dalle scale.
Forse riuscirò a schiarirmi le idee in un posto più silenzioso mormorò lanciando uno sguardo seccato al rumore della città, immersa nella vita notturna.
Si mordicchiò appena le labbra e si buttò nel pozzo, sorridendo quando vide un cielo stellato salutarla dall’apertura.
Una volta salita, si stese nell’erba fresca e rimase ad osservare le stelle, che brillavano come gioielli in un manto di velluto blu.
Avrò detto le parole giuste? si chiese nervosa Avrò dato i consigli giusti a Kagome? O avrò sbagliato tutto?.
Un improvviso fruscio attirò la sua attenzione e scattò in piedi, pronta a difendersi da un eventuale attacco.
Rimase sbigottita nel sentire un profumo familiare nell’aria, mentre una figura longilinea si avvicinava con passo tranquillo, “Ciao, Kaori”.
La giovane demone aprì e chiuse la bocca un paio di volte, prima di riuscire a ritrovare la voce. Quante volte aveva sperato di risentirla, in quel mese passato a fare spola tra il presente e l’epoca Sengoku!
Si gettò tra le braccia della donna e sussurrò “Mamma! Mi sei mancata tantissimo!”, “Anche tu mi sei mancata molto, tesoro”.
Fumiyo strinse a sé la figlia “Come sta andando, piccolina? Che ne pensi di questo posto? Ti trovi bene?”.
“Non mi crederai, ma è il massimo!” ridacchiò lei “Lo so che ci sono migliaia di demoni pronti a farti fuori in ogni momento, ma mi sento… così a mio agio!”.
“È normale che sia così” ridacchiò la madre “In fondo, appartieni a questo mondo”.
Si sedette tra l’erba e le fece cenno di sedersi accanto a lei “Allora, cosa mi racconti?”.
“Beh, Kagome ci ha aiutato a recuperare altri due frammenti di sfera, ma sono tremendamente piccoli. Abbiamo in mano solo una minima parte della sfera” mormorò Kaori.
“Abbiamo affrontato diversi demoni, ma non ho avuto molte difficoltà” aggiunse sorridendo “L’addestramento di Inuyasha sta dando i suoi frutti”.
Le lanciò uno sguardo incuriosito, soffermandosi sui vestiti; indossava abiti stranissimi, che non aveva mai visto, eppure stava davvero bene.
Sembrava una sorta di armatura leggera, coperta a tratti da una pelliccia scura come la notte.
Alti gambali le fasciavano le gambe fin sopra le ginocchia, per essere seguiti poco più su da un paio di pantaloncini coperti di pelliccia.
La lunga coda nera si agitava dietro di lei, muovendosi delicata nella brezza notturna.
“Ma… papà?” le chiese incuriosita “Dov’è? Non è venuto con te? È parecchio che non lo vedo”.
Fumiyo sospirò “Doveva sistemare alcune cose ed è rimasto indietro. Non preoccuparti, sta benone. Tuo padre è un tipo tosto”.
“Oh, non ne dubito!” ridacchiò la figlia, poi si lasciò sfuggire un sospiro che incuriosì la madre. “C’è qualcosa che non va, tesoro?” le chiese preoccupata, “Sono preoccupata per Kagome” ammise l’altra “Ha una piccola crisi sentimentale”, “Spiegati meglio”.
La ragazza si strinse le ginocchia al petto e raccontò tutta la storia, “Non sono sicura di averle dato i consigli giusti” ammise infine “Le ho detto quello che avrei fatto io, ma…”.
Sentì il braccio di sua madre stringersi attorno alle spalle “Hai fatto tutto il possibile per lei. Ti sei comportata alla grande, piccola mia. Sono fiera di te”.
“Ma dimmi una cosa” aggiunse di colpo “Cosa ti fa pensare che Inuyasha sceglierà Kagome e non Kikyo?”.
Kaori sorrise, leggermente imbarazzata, “Glielo leggo negli occhi. Farebbe di tutto per lei. Si preoccupa di qualunque cosa possa ferirla o farla star male”.
Reclinò la testa all’indietro ed aggiunse “Quei due possono litigare quanto vogliono, ma si amano. Si vede lontano un miglio che darebbero la vita per salvare l’altro”.
“Allora, devi solo dare una leggera spintarella ad Inuyasha” le suggerì Fumiyo “E tutto si sistemerà”.
“Lo spero per loro” mormorò la ragazza, E se quella sottospecie di sacerdotessa affumicata osa avvicinarsi di nuovo a Kagome, giuro che la sfondo!.
Fissò l’orizzonte, notando una sottilissima striscia di luce che le sarebbe stata impossibile scorgere con occhi umani, e sospirò.
“Devo andare” sussurrò triste “Se Kagome si sveglia e non mi trova, scoppierà un casino pazzesco”.
La madre la strinse a sé “Ci rivedremo presto, piccola. Vedrai che non riuscirai neanche a sentire la nostra mancanza”.
“Mamma…” sussurrò lei con le lacrime agli occhi “Mi manchi già adesso. Non immagini quanto”. Si alzarono in piedi ed una folata di vento le avvolse, sollevando i lembi dei vestiti; “Kaori!” esclamò Fumiyo “Come ti sei fatta quella ferita?”.
Il suo sguardo era puntato sulla lunga cicatrice biancastra che solcava il fianco sinistro della figlia. La vide arrossire nervosa, mentre sussurrava “Un combattimento. Uno dei primi. Ho preso sottogamba il mio avversario e ne ho pagato le conseguenze”.
Non era proprio il caso di dire a sua madre che aveva rischiato di morire per mano di Sesshomaru; sarebbe andata nel panico più totale.
La vide scuotere la testa, mentre la stringeva con forza “Devi promettermi che starai attenta. Questo luogo è più pericoloso di quello che sembra”.
“Lo so, sta’ tranquilla” disse la giovane “E poi, Inuyasha è bravissimo a tirarci fuori dai guai, quindi non preoccuparti. Con un amico del genere, sono praticamente in una botte di ferro!”.
Fine flashback
Kaori ritornò velocemente al presente e fissò l’amico, che ancora le rivolgeva uno sguardo nervoso.
“Fratellone?” sussurrò Sota incredulo “Ma sei davvero tu? Mi sembri… diverso dall’ultima volta”.
Lo youkai aggrottò la fronte “Ma che stai dicendo, si può sapere?”. Kagome lo spinse verso lo specchio e disse “Ieri notte c’era la luna nuova, ma… all’alba non dovresti tornare normale?”.
Il ragazzo fissò incredulo il proprio riflesso: era rimasto umano! Il sole era spuntato da un pezzo, ma era rimasto umano! Come diavolo era possibile?
“Questo è un bel problema” sussurrò Kaori “Anche se, così, dai decisamente meno nell’occhio”. “Qualcuno ci spiega cosa sta succedendo?” chiese la signora Higurashi “Quando ti sei tinto i capelli, Inuyasha?”.
Le due ragazze dovettero trattenersi per non scoppiare a ridere, ma la faccia del giovane era troppo divertente.
“Non si è tinto i capelli, mamma” sussurrò la miko “Gli capita, di tanto in tanto, che la sua parte umana abbia il sopravvento”.
“Ma certo!” esclamò il signor Higurashi “La leggenda dei mezzi-demoni! Perdete i vostri poteri, in determinati giorni”.
“Ma perché non sono tornato normale?” chiese il mezzo-demone “Non mi era mai successa una cosa simile!”.
“Quando hai attraversato il pozzo, esattamente?” gli domandò la demone lupo, “Verso l’alba. Il sole non era ancora spuntato…”.
Cosa?!?” urlò Kagome “Vuoi dire che sei rimasto in camera mia per tutto questo tempo? Ma che ti salta in mente, razza di stupido?”.
Inuyasha la ignorò e continuò a fissare l’amica, che rifletteva sull’accaduto; ad un certo punto, la vide annuire, come se la cosa spiegasse tutto.
“Tu ritorni alle tue sembianze di mezzo-demone alle prime luci dell’alba” mormorò “Se hai attraversato il pozzo in quegli istanti, può darsi che questo abbia influito sulla tua aura demoniaca”.
Lo youkai stava per chiederle di spiegarsi meglio, quando la ragazza fissò la sveglia e lanciò un urlo acuto “Oh, Kami-Sama! Kagome, sono le 8 meno un quarto! Se non ci muoviamo, faremo tardi!”.
L’amica scattò come una molla e spinse fuori tutta l’allegra combriccola “Fuori, adesso!”.
“Ma che ti prende?” sbottò il ragazzo “Fate tardi… per cosa?”, “Per la scuola! Dobbiamo muoverci!”.
Dopo un paio di minuti, le due compagne furono giù in cucina e la signora Higurashi chiese “Volete qualcosa, ragazze?”.
“No, grazie” disse Kagome “Non abbiamo tempo. Mangeremo qualcosa per la strada”.
Kaori fissò Inuyasha e disse “Tu resta qui. Anche se sei umano, non sai minimamente comportarti nel nostro tempo. È meglio che non esci dal tempio”.
“Scherzi?” esclamò lui “Non ci penso nemmeno. Torno dall’altra parte e vi aspetto lì”.
L’anziano accanto a lui rischiò di strozzarsi con il the e disse “Temo che non sia possibile, ragazzo mio. Questa mattina venivano degli operai a ristrutturare l’edificio”.
“COOOOSA?!?” esclamarono in coro i tre giovani “Il pozzo è bloccato?”, “Per un paio di giorni, credo”.
“No!” sussurrò Inuyasha, cadendo a sedere “Ditemi che è uno scherzo… Non posso restare qui per tutto questo tempo! Naraku potrebbe attaccare da un momento all’altro!”.
“Temo che non abbiamo altra scelta” mormorò Kagome e l’amica dovete, suo malgrado annuire. Fissò il mezzo-demone e gli lanciò una chiave “Vai a casa mia e sistemati in una stanza. Resti da me, per questi giorni”.
“Ma, io…”, “Niente ma” ribatté la ragazza “Tu sei un pericolo pubblico ed è meglio che resti all’interno del tempio. Non uscire per nessun motivo, chiaro?”.
Fece cenno alla compagna di iniziare ad avviarsi e guidò lo youkai a casa propria, “Cerca di non fare disastri mentre non ci sono, ok?”, “Che diavolo dovrai fare, mentre voi siete… in quel posto strano?”.
La demone lupo sospirò e, dopo aver frugato in un cassetto, gli porse una pila di fumetti. “Questi me li ha regalati mio padre e sono una collezione molto rara” disse seria “Se me li macchi o li rovini, ti strozzo. Sono stata chiara?”.
Edizione limitata con parti inedite; suo padre glieli aveva presi proprio perché sapeva quanto le piacessero ed aveva affrontato una fila di quasi un’ora per comprarli.
Guardandolo, si accorse della sua espressione confusa e gli chiese “Tu sai leggere, vero?”. “Ovvio che so leggere!” sbottò lui “Non lo faccio spesso, ma ne sono capace, cosa credi?”.
La vide sorridere, mentre diceva “Ci sono parecchie immagini, così non ti annoi. Trattali con cura”.
Poi corse fuori, ma la sentì chiaramente urlare “Cercheremo di tornare il prima possibile. Resta con il signor Higurashi, mi raccomando!”.
Il mezzo-demone rimase incredulo e la seguì nel cortile, dove la ragazza stava spingendo una bicicletta simile a quella di Kagome.
Kaori si affiancò all’amica e le disse “Sali, dobbiamo fare presto”, “E, secondo te, faremo prima con la bici?”, Kagome sembrava piuttosto dubbiosa.
“Siamo in divisa!” obbiettò nervosa “Vuoi andare in bici con la gonna? E poi, dove mi siedo io?”. La giovane demone sbuffò “Tu la porti anche nell’epoca Sengoku. E vai in bicicletta per tenere il nostro passo. Quindi non dire cavolate e sali!”.
Vedendo la sua espressione, aggiunse “Abbiamo solo dieci minuti per arrivare puntuali. Non fare tante storie e sali!”.
Le indicò il retro del veicolo, imbottito con un grosso cuscino arrotolato, e le passò il suo casco. “È meglio se te lo metti” commentò con un sorrisetto “Sarà un viaggio alquanto movimentato!”. Poi si diresse verso le scale, sorridendo quando la sentì stringerle la braccia attorno alla vita. “Kaori, non vorrai mica….”, “Oh, sì, invece” ridacchiò lei, dando il via ad una discesa spericolata sul piccolo muretto che costeggiava i lati della lunga scalinata.
La ruota si muoveva a zig-zag tra i bordi in pietra, scivolando ad una velocità pazzesca.
“Kaori!” urlò Inuyasha “Se succede qualcosa a Kagome, te la faccio pagare cara! Mi hai capito?”, “Tranquillo, te la riporterò sana e salva!” replicò lei, continuando a scendere a rotta di collo verso la strada.
Kagome gridò terrorizzata ed aumentò la presa “Così ci ammazzeremo! Rallenta! Kaori, rallenta!”. L’altra sembrò non sentirla ed iniziò a pedalare lungo la strada, evitando per un soffio di finire sotto un’auto.
Fece una smorfia quando sentì il clacson alle sue spalle -quel suono le spaccava i timpani!-, ma, più che il rumore, era la presa dell’altra a darle fastidio.
Aveva forse intenzione di soffocarla?
Capendo che era meglio muoversi, pedalò con tutte le sue forze in direzione della scuola. Attraversò rapidamente il centro cittadino, facendosi largo tra i passanti e sforzandosi di respirare, dato che la presa dell’amica era ulteriormente aumentata, dopo che avevano evitato un grosso camion.
La bicicletta sembrava quasi volare sull’asfalto e sull’erba, evitando gli ostacoli come se neanche ci fossero.
Passò tra due auto che stavano attraversando l’incrocio, incurante delle espressioni furibonde degli autisti.
Il suono della campana riecheggiava nel cortile, quando le due arrivarono e Kaori si fermò con una potente sgommata, che sollevò una densa nube di polvere.
Alle sue spalle, sentì chiaramente Kagome che tirava un sospiro di sollievo.
Le disse di sbrigarsi ad entrare e di prenderle il posto, mentre lei sistemava la bici nel parcheggio.
Arrivarono appena in tempo per la consegna dei vecchi compiti ed il professore le guardò sorpreso, “Higurashi, ti sei data al ciclismo, per caso?”.
La ragazza arrossì e si sfilò velocemente il casco, infilandolo sotto il banco.
“Avete fatto tardi, stamattina?” le chiese Eri sorridendo “Cos’è? Non hai sentito la sveglia, per caso?”.
“Lasciamo perdere” boccheggiò lei, accasciandosi sulla sedia “È già un miracolo che sia ancora viva, te lo posso assicurare. Ho rischiato l’infarto!”.
Kaori le lanciò un’occhiataccia dal proprio posto“Tu avrai rasentato l’infarto, ma io ho rischiato di morire asfissiata. Hai una presa micidiale!”.
“Silenzio!” esclamò il professore “Dobbiamo iniziare la lezione, non fare salotto!”.
Poi iniziò a distribuire i compiti della settimana precedente e Kagome rimase sorpresa nel vedere che aveva ottenuto un voto ben superiore alla sufficienza.
Lanciò uno sguardo a Kaori e le fece un segno di vittoria, a cui l’amica rispose con un sorriso. Quel compito era andato bene, per loro fortuna.
Di tanto in tanto, la loro fatica veniva premiata!
 
Inuyasha fissò le due ragazze sparire lungo la strada, conscio dello stato di panico in cui doveva essere Kagome.
Kaori guidava come una pazza! Sarebbe stato un miracolo se fossero tornate sane e salve…
Se fosse successo qualcosa a Kagome, avrebbe fatto fuori Kaori con le sue mani!
Lasciò andare uno sbuffo e si voltò verso il signor Higurashi, che fissava il punto in cui erano sparite le due giovani.
“Speriamo che stavolta Kaori sia più prudente” mormorò l’anziano “Ha la brutta abitudine di non rispettare del tutto le regole della strada”.
“Spero per lei che Kagome torni qui sana e salva!” ringhiò il giovane, poi entrò in casa della ragazza.
Stizzito per la sosta forzata, iniziò a camminare avanti e indietro per il salotto.
Il suo sguardo si soffermò sui vari oggetti che ornavano la stanza, osservando incuriosito la televisione e le foto sul ripiano dietro di essa.
Masaru non era cambiato affatto in tutto quel tempo!
Kaori, invece, era cresciuta parecchio; per avere solo sedici anni, aveva subito una crescita incredibile.
Con un’alzata di spalle, si sedette sul pavimento e cominciò a sfogliare il primo fumetto della pila.
Al contrario di quello che si aspettava, lo trovò piuttosto interessante; la storia era ambientata nella sua epoca, ma di demoni non ce n’era traccia.
I guerrieri, invece, c’erano, e parecchi anche. Le immagini colorate lo incuriosivano più dei dialoghi e ben presto, finì di leggerli tutti.
Forti questi racconti colorati pensò sorridendo Non credevo che leggere un libro potesse essere così divertente!.
Posò l’ultimo fumetto sulla pila e si stiracchiò per distendere i muscoli indolenziti.
Poggiò una mano sull’elsa di Tessaiga e si diresse verso il cortile del tempio, mormorando “Il modo migliore per sciogliere i muscoli è un buon allenamento”.
Ruotò il collo per eliminare gli ultimi fastidi e sguainò la spada, puntandola davanti a sé.
Il signor Higurashi sgranò gli occhi “Quella spada ha un’aria molto antica! Deve avere parecchi secoli”.
“Apparteneva a mio padre” rispose Inuyasha, iniziando a ad abbattere nemici immaginari, “È tutto ciò che mi ha lasciato, oltre il sangue demoniaco nelle vene”.
Mentre lanciava un affondo, la spada vibrò nelle sue mani e s’illuminò di colpo; “Ma che diavolo..?”.
Quando l’alone di luce si dissolse, il giovane rimase incredulo nel vedere che Tessaiga aveva assunto la sua forma da combattimento.
Ma com’è possibile? si chiese sorpreso Quando sono umano, Tessaiga non subisce trasformazioni! Cosa sta succedendo?.
L’anziano dietro di lui emise un’esclamazione incredula “Ma… la spada! Che cosa è successo alla spada? È diventata enorme.. sembra quasi una zanna!”.
Lo youkai fissò la lama, chiedendosi cosa avesse provocato quel cambiamento e per poco non finì gambe all’aria dalla sorpresa quando vide il proprio riflesso.
L’altra parte di sé lo fissava con lo stesso sguardo sbigottito; gli occhi ambrati erano spalancati nella stessa espressione confusa che sentiva di avere.
Sorpreso, scosse il capo e tornò a guardare il riflesso nella lama; possibile che vedesse il proprio aspetto di mezzo-demone?
Rivolse uno sguardo al signor Higurashi e chiese “Sono sempre nelle mie sembianze umane, vero?”.
“S..Sì” mormorò il vecchio sacerdote “Non sei cambiato… Perché? C’è qualcosa che non va?”. “La spada non dovrebbe reagire quando sono in forma umana” spiegò il ragazzo “Ma, nella lama, vedo il mio aspetto di mezzo-demone”.
Rinfoderò l’eredità del padre e raggiunse la piccola vasca accanto alla casa, aggrottando le sopracciglia quando vide il proprio riflesso.
“Non capisco” mormorò confuso “Che diavolo mi sta succedendo?”.
L’anziano signore gli si affiancò e, dopo aver osservato il volto riflesso nell’acqua, prese a grattarsi la piccola barba con aria pensierosa.
“Strano. È decisamente strano” mormorò infine “Credo che Kaori abbia visto giusto. La tua aura demoniaca è stata influenzata dal pozzo nel momento più delicato per te”.
Lo guardò in volto e chiese “Cosa riesci a percepire? I tuoi sensi sono più acuti di quanto fossero durante la notte?”.
Inuyasha chiuse gli occhi ed ascoltò i rumori attorno a sé, restando sorpreso nel notare che erano acuti come sempre; come quando era mezzo-demone.
Incuriosito, provò a saltare sul Dio Albero e sorrise quando riuscì a raggiungere uno dei rami più alti.
“Adesso comincio a  capirci qualcosa!” ridacchiò sollevato “È come se fossi tornato un mezzo-demone, ma il mio aspetto è ancora umano”.
Scese agilmente dal ramo e tirò un sospiro di sollievo, “Quindi, solo il tuo aspetto è rimato umano” mormorò il signor Higurashi “Ma la tua forza e le tue abilità sono tornate quelle di sempre”.
“Per fortuna” borbottò il giovane “Mi sento limitato nei periodi in cui divento umano”.
Il suo stomaco iniziò improvvisamente a brontolare e lo youkai si rese conto che ormai era ora di pranzo.
“Tra quanto torneranno Kagome e Kaori?” chiese nervoso, “Tra una decina di minuti” lo rassicurò il vecchio “Inizia ad andare in casa. Saranno qui tra poco, vedrai”.
Il ragazzo sospirò ed iniziò a cercare qualcosa da mangiare in casa di Kaori; non gli piaceva il paragone, ma aveva una fame da lupi!
Seguendo il proprio naso, arrivò in cucina ed aprì il frigorifero, rabbrividendo nel sentire la temperatura decisamente più bassa che veniva dall’elettrodomestico.
Dentro c’era un po’ di tutto, dalle verdure alla carne, perfino del formaggio e delle uova… Storcendo la bocca, chiuse lo sportello Se mangio questa roba, finisce che mi congelo lo stomaco!. Altri odori attirarono la sua attenzione e si ritrovò davanti alla dispensa; “Adesso sì che si ragiona!” esclamò allegro, fissando i vari pacchi pieni di biscotti, rape secche -di cui andava matto!- e quegli strani barattoli pieni di spaghetti che Kagome riscaldava sul fuoco.
Un sorriso gli incurvò le labbra, mentre afferrava un po’ di tutto, ma inciampò nello spesso tappeto e si afferrò d’istinto alla maniglia del frigorifero per non cadere.
Peccato che lo sportello si aprì di colpo, riversando parte del suo contenuto sul povero mezzo-demone con un fracasso incredibile.
 
Kaori sorrise nel sentire la campana che annunciava la fine delle lezioni e si stiracchiò come un gatto per distendere i muscoli indolenziti.
“Finalmente abbiamo finito” mormorò allegra, mentre prendeva lo zaino e precedeva Kagome nel cortile.
Sciolse la catena della bicicletta e si mise ad aspettare l’amica, che si era fermata a parlare con Eri, Yuka ed Ayumi.
“Allora, Kagome? Non vieni con noi?” le chiese Yuka, “Non posso, ragazze…” mormorò lei “Mi dispiace, ma ho… un ospite inatteso a casa”.
“Che s’infurierà non poco se non ci vede tornare in fretta” disse Kaori, appoggiandosi al muro dietro di sé.
Ayumi le rivolse uno sguardo seccato e sussurrò alle amiche “Ma possibile che debba sempre ascoltare quello che diciamo?”.
La ragazza storse la bocca e borbottò “Non è colpa mia se ho un udito più sensibile della norma, Ayumi”.
Eri s’irrigidì di colpo e sibilò “Quella non ha un udito sensibile, ma un radar degno di un pipistrello!”, “Francamente, preferisco i lupi a quei roditori volanti” la sentì borbottare con aria cupa.
“Ma chi è che ti sta aspettando, Kagome?” chiese Yuka incuriosita “È forse il tuo ragazzo? Il teppista geloso e prepotente?”.
“Sì, proprio lui” mormorò la giovane, sorridendo nervosa “E sarà meglio che mi sbrighi a tornare, o si arrabbierà parecchio”.
Subito fu sommersa da una valanga di domande da parte delle sue amiche, che volevano assolutamente conoscere quel misterioso ragazzo.
“Non oggi” mormorò infine, cercando di allontanarsi “Uno di questi giorni, magari”, “Vuoi fare la misteriosa, Kagome?” ridacchiò Eri “Va bene, staremo al gioco”.
Lei fece per ribattere, ma Kaori la chiamò con forza “Kagome! Dobbiamo andare! Sbrigati, dai!”. La giovane miko annuì e si accomodò di lato sul cuscino, stringendosi all’amica, che subito partì a razzo.
“Potresti andare più piano, per favore?” la supplicò nervosa “Non ho molta voglia di rischiare ancora la vita!”.
La demone lupo fece una smorfia “Non oso immaginare quello che potrebbe aver combinato Inuyasha. Scusami se vado un po’ più in fretta”.
In pochi minuti furono alla base dalla lunga scalinata che portava al tempio e Kaori, dopo essersi assicurata che non ci fosse nessuno nei paraggi, si caricò la bici sulle spalle e cominciò a correre.
Aveva una strana sensazione…
Kagome la seguì ansante fino alla porta e chiamò lo youkai “Inuyasha, siamo tornate!”.
Non sentendolo rispondere, le due si guardarono in faccia ed entrarono, cercandolo nel salotto. La giovane demone sentì un forte miscuglio di odori provenire dalla cucina e, sentendo il nervosismo aumentare, si diresse a destra.
Lo spettacolo che le si parò dinanzi era indescrivibile. Incapace di urlare, cadde a sedere ed il rumore mise in allarme Kagome, che la raggiunse subito.
“Inuyasha!” esclamò la ragazza “Ma che diavolo hai combinato?!?”.
Il mezzo-demone si alzò in piedi e, togliendosi una buccia di banana dalla testa, sbottò “Ma come diavolo tenete il cibo, qui?”.
Kaori aprì e chiuse la bocca un paio di volte, incredula davanti allo stato in cui si trovava la sua cucina.
Lentamente si rialzò in piedi e la voce le uscì più forte di quanto si sarebbe aspettata “La mia cucina! Che cosa hai combinato, Inuyasha?!?”. 


Fatto!  anke questo capitolo è andato... Inuyasha è davvero un combinaguai d'eccezione. secondo voi.. Kaori lo ammazzerà? ;-) cmq, la sua permanenza nel tempo di Kagome è ancora lunga e ne succederanno delle belle. Continuate a leggere e scoprirete tutto! Bacioni!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Avvertimento letale ***


Eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo. mi dispiace di averci messo così tanto, ma è stata un'impresa concluderlo, data la pazzesca mole di compiti e le rotture di scatole di mia sorella... comunque. volevo ringraziare caldamente Visbs88 per la bella recensione e spero che continuerà a seguirmi, così come tante altre che leggono questa storia. adesso vi lascio al nuovo capitolo, buona lettura!

  Capitolo 8: Avvertimento letale

 

 Inuyasha dovette tapparsi le orecchie per non rimanere sordo; “EHI! Cerca di non urlare in questo modo! Voi due siete proprio decise a rendermi sordo a vita?”.
Kaori gli fu addosso senza che potesse neanche reagire e per poco non finì gambe all’aria per il contraccolpo.
“Cosa hai combinato, razza di stupido idiota rincretinito che non sei altro?!?” gridò lei, scuotendolo per la casacca “Guarda come mi hai ridotto la cucina!! Ma sei diventato pazzo?!?”. Kagome fece una smorfia e si massaggiò le orecchie doloranti (non aveva l’udito sensibile di Inuyasha, ma l’urlo era stato piuttosto acuto), mormorando “Sembra che sia passato un uragano, qui dentro”.
Lo sportello della dispensa ondeggiava aperto, così come quello del frigorifero. A terra, un caos totale fatto di pacchi rotti e scatole ammaccate, con il relativo contenuto disperso sulle mattonelle bianche.
Tre uova rotte, un paio di banane spiaccicate (una delle bucce è sulla testa di Inu) e diverse scatole di spaghetti take-away, oltre ad un paio di lattine di carne in scatola totalmente distrutte e l’equivalente di due cartoni per il latte, imbrattavano il pavimento.
“Ma come hai fatto a combinare questo macello in meno di dieci minuti, si può sapere?” chiese il signor Higurashi, attirato dall’urlo della giovane vicina.
Lo youkai si liberò della presa di Kaori ed arrossì “Non l’ho mica fatto apposta! Avevo fame ed ho cercato qualcosa da mettere sotto i denti”.
Che razza di pasticcio! Ma che colpa ne aveva se era scivolato su quel dannatissimo tappeto? Kagome si passò una mano sulla fronte “Che disastro! Ci vorranno ore per ripulire tutto!”, “Non se facciamo lavoro di squadra”.
La demone lupo si diresse a passo pesante verso lo sgabuzzino e prese un paio di scope, diversi stracci ed un secchio, che riempì velocemente nel lavello.
Passò una delle scope all’amica e lanciò uno straccio al mezzo-demone, che la fissò confuso. “Aiutaci a ripulire questo porcile” sbottò furiosa “O finisce male”, poi iniziò ad ammucchiare il tutto in un angolo.
Il ragazzo s’inginocchiò di malavoglia ed iniziò ad asciugare il latte disperso a terra, borbottando su quanto fossero fragili gli oggetti di quella casa.
Non poteva crederci; lui, un potente mezzo-demone, costretto a pulire un pavimento…
Il suo orgoglio aveva preso una clamorosa batosta, ma qualcosa gli suggeriva che era meglio evitare di far infuriare ulteriormente Kaori.
Lo sguardo fiammeggiante che gli aveva rivolto era piuttosto eloquente e non aveva molta voglia di farsi rompere qualcosa.
Dopo una decina di minuti, il pavimento tornò lucido e profumato, soprattutto grazie al detersivo alla lavanda usato dalla padrona di casa.
Kagome si passò una mano sulla fronte e mormorò “Abbiamo finito. Lavorando in tre, abbiamo fatto decisamente prima”.
Inuyasha sbuffò contrariato e si sedette sul tappeto, causa di quel disastro apocalittico.
La demone lupo sembrava ancora piuttosto nervosa, ma gli rivolse un impercettibile sorriso “Sono felice di vedere che i fumetti sono ancora integri. Ti sono piaciuti?”.
Lui annuì “Quelle immagini sono davvero incredibile. Non ho mai visto niente di così colorato!”. “Mi fa piacere” la sentì mormorare, mentre andava ad aprire la porta e prendeva la consegna di take-away che aveva fatto pochi minuti prima.
“Almeno mangeremo qualcosa” disse con un sospiro “Domani dovrò andare a fare la spesa… E mi sa che potremo approfittane per farci un giro”.
Passò i vari contenitori agli altri e decise di gustarsi gli spaghetti al curry, prima di buttarsi nuovamente sui libri.
Appena ebbero finito, squillò il telefono e Kaori fu piuttosto sorpresa nel sentire la signora Higurashi, che quella mattina era andata ad Osaka per commissioni varie.
“Kaori, potresti ospitare Kagome e Sota per questi giorni?” le chiese la donna “Mio padre mi raggiungerà oggi pomeriggio qui ad Osaka ed abbiamo diverse commissioni da fare…”.
“Non c’è problema, signora Higurashi” la rassicurò la ragazza “Sarà un piacere… E poi, Sota sarà felicissimo di stare qui, dato che c’è anche Inuyasha”.
“Davvero? Beh, la cosa mi rende più tranquilla” ridacchiò l’altra “Salutameli tanto, va bene?”. “Sì” rispose la giovane “Sì, non si preoccupi. Le auguro buon viaggio”, poi riagganciò e comunicò la situazione ai due fratelli.
Sota iniziò a saltare, tutto contento, e rischiò seriamente di far cadere la sua ciotola di spaghetti. Inuyasha l’afferrò prima che si schiantasse al suolo e borbottò “Non voglio lavare altri pavimenti”.

“Padrone! Padrone!”, la voce squillante di Jaken echeggiò tra gli alberi, ferendo le sensibili orecchie di Sesshomaru.
Che diavolo voleva adesso, quel dannato rospo? Se avesse nuovamente perso di vista Rin, lo avrebbe fatto a pezzi.
Non era neanche in grado di badare ad una piccola umana.
Storse la bocca al pensiero che potesse essere successo qualcosa alla bambina; non riusciva a spiegarsi il motivo, ma… era preoccupato.
Era piccola ed ingenua, facile preda di demoni affamati.
Ridusse gli occhi ambrati a due fessure, chiedendosi se non stesse impazzendo; che diamine poteva importargli se succedeva qualcosa a quella mocciosa?
“Che vuoi, Jaken?” chiese glaciale al suo servo, che si appoggiava al bastone per riprender fiato.
“Padron Sesshomaru” sussurrò il piccolo kappa, sforzandosi di tirar fuori un po’ di voce “Ho ottenuto… delle notizie…”.
In quello stesso momento, Rin uscì dalla cerchia di vegetazione, ridendo allegra “Signor Sesshomaru! Jaken ha una cosa importante da dirvi!”, “Cosa?”.
Il demone rospo si sforzò di riprendere fiato e mormorò “Sono riuscito a scoprire delle cose… mio signore. Notizie che potrebbero..interessarvi”.
Lo inu-youkai lo fissò per un istante, poi chiese “Allora? Cosa vuoi dirmi?”, “Solo avvisarvi” disse l’altro “Sono riuscito ad ottenere delle informazioni sulla giovane demone lupo della tribù Xenjo”.
Lo vide lanciargli un’occhiata gelida, segno evidente che doveva passare al sodo, ed in fretta. “Beh, è sparita nei pressi del villaggio di Edo, assieme all’umana con quello strano kimono” disse velocemente “Ma ho sentito dire che dovrebbe tornare a giorni”.
“Bene” disse lui “Sei riuscito a sapere solo questo, Jaken?”, “No. Volevo anche avvertirvi che ci sono stati degli strani movimenti a qualche kilometro da qui, verso nord”.
“Che genere di movimenti?”, ormai Sesshomaru iniziava a spazientirsi; “Due demoni, entrambi con i capelli neri, che si muovono su di una piuma gigantesca. Naraku e quella strana donna con il ventaglio”.
Naraku e Kagura pensò il signore dell’Ovest Cosa starà facendo quel dannato demone?.
Prima che potesse chiedere altro, Jaken si accasciò a terra, sospirando “Perdonatemi, signore, ma sono esausto. Ho corso più che ho potuto per darvi queste notizie”.
L’inu-youkai scosse la testa argentata e fece cenno a Rin di salire sulla groppa di Ah-Un. “Andiamo” fu l’unica parola che uscì dalle sue labbra, prima che iniziasse a camminare.
Verso sera, raggiunsero una radura nascosta tra alte pareti rocciose ed il demone fu sorpreso nel sentire, seppur molto vagamente, l’odore del fratello.
Doveva essere stato lì poco meno di quattro settimane prima, tanto era flebile la scia. Ma non c’era solo il suo odore di mezzo-demone…
Fece una smorfia divertita nel sentire l’odore del sangue di quella dannata che aveva osato colpirlo.
La ferita che le aveva inferto doveva essere piuttosto profonda per causare tutta quella quantità di sangue.
L’intera radura ne era impregnata, soprattutto nei pressi di un grosso albero. Il pensiero lo fece sorridere, ma la sua attenzione fu improvvisamente attirata da un lievissimo fruscio proveniente dagli alberi.
La sua mano scattò verso l’elsa di Tokijin, mentre faceva cenno a Rin di nascondersi dietro ad un grosso masso.
Jaken afferrò con più forza il bastone, pronto a respingere un eventuale attacco… che sperava non avvenisse.
Aguzzando l’udito, Sesshomaru colse due voci ben distinte, una delle quali gli era piuttosto familiare.
“Puoi anche togliere la mano da quella spada, Sesshomaru” disse la voce, proveniente da un grosso ramo sopra di lui, “Non ho molta voglia di combattere, al momento”.
“Masaru” disse l’inu-youkai con un lieve accenno di sorriso “È molto tempo che non ci vediamo”.
Il demone lupo ridacchiò “Più di cinquant’anni, direi”, poi il suo sguardo si concentrò sul braccio mancante “Qualcosa mi dice che ne hai viste delle belle, in tutto questo tempo”.
Lo vide fare una smorfia, mentre diceva “Mio padre ha deciso di lasciare Tessaiga nelle mani di Inuyasha. Non trovo il senso di tale decisione, ma il mio caro fratellino ha voluto mettere in chiaro le cose”.
Una voce femminile si fece largo tra gli alberi “Inuyasha ti ha tagliato il braccio? Non si può certo dire che andiate d’amore e d’accordo”.
Jaken fece una smorfia di disgusto quando vide una mezzo-demone appoggiarsi ad un albero e fissarli con aria sorpresa.
Assomiglia tanto alla demone che ha osato colpire il mio padrone borbottò nervoso Beh, Masaru è suo padre, quindi questa dev’essere per forza la sua compagna.
Anche Rin notò la somiglianza ed esclamò “Signor Sesshomaru, quella donna assomiglia tanto alla ragazza che vi ha dato quello schiaffo, un mese fa!”.
Sesshomaru storse il viso in un’espressione seccata e la bambina capì che avrebbe fatto meglio a stare zitta, ma ormai la frittata era fatta.
Masaru spalancò la bocca, incredulo “Non starà dicendo sul serio! Non può essere che…”.
“Ho avuto l’insolito piacere di conoscere la tua erede” commentò acido il signore dell’Ovest “Non avrei mai pensato che ti saresti abbassato a tanto, Masaru”.
Il demone lupo scosse la testa e scese dal ramo, dicendo “So quello che pensi, Sesshomaru, ma dubito che tu ti sia mai innamorato”.
L’espressione schifata sul volto dell’inu-youkai parlava da sé; per lui, l’amore era solo un mucchio di stupidaggini che indebolivano i demoni più forti.
Si accorse dello sguardo di Fumiyo su di sé e mormorò glaciale “La tua cara pargoletta ha avuto la sfrontatezza di colpirmi per difendere te, mezzo-demone. Ritieniti fortunata che se la sia cavata solo con una bella cicatrice”.
La donna s’incupì per un attimo, ma poi sorrise orgogliosa “Ecco come si è procurata quella ferita. Kaori è decisamente folle”.
Folle è il termine più adatto per quella demone incompleta” borbottò Jaken “Se non fosse stato per la sua amichetta sacerdotessa, non sarebbe ancora in vita”.
“Non si è lasciata spaventare…” sussurrò Masaru, con lo stesso sorriso orgoglioso della moglie “Testarda come sempre”.
“Adesso capisco anche l’odore del suo sangue qui in giro” aggiunse, fissando la radura “Conoscendoti, la ferita che devi averle inflitto non è certo da poco”.
Puntò gli occhi scuri in quelli ambrati di Sesshomaru e sorrise “Sarà anche pazza e sfrontata, ma niente può far imbufalire mia figlia più di un’offesa rivolta a noi. Non guarda in faccia a nessuno e credo che te ne sia accorto…”.
Dare uno schiaffo a niente poco di meno che Sesshomaru in persona; Kaori era davvero incredibile!
La sua cucciolotta non finiva mai di sorprenderlo.
Fortuna che Kagome era intervenuta, ma sospettava che ci fosse anche lo zampino di Inuyasha, altrimenti le due ragazze non se la sarebbero scampata.
Era davvero fiero della sua bambina.
Jaken avanzò con fare minaccioso (con il solo effetto di far ridere i due demoni lupo) e ringhiò “Non avete insegnato alcun tipo di educazione a quella mocciosa! Non ha mostrato il minimo rispetto per il mio potente signore!”.
Fumiyo sorrise “Non è cresciuta in questo mondo. Ha scoperto da poco di essere un demone e certo non ci aspettavamo una tale dimostrazione da parte sua”.
Rin salì sul masso e mormorò “Vi deve volere molto bene per aver avuto il coraggio di colpire il signor Sesshomaru…”.
“Ma, se la incrocerò ancora sul mio cammino, la farò fuori seduta stante” aggiunse il demone con voce gelida.
Fece cenno a Rin di seguirlo e si voltò un’ultima volta verso i due, “Ditele di stare molto attenta, perché non se la caverà così. Pagherà questo affronto con la vita e niente potrà impedirlo”. Masaru lo vide sparire assieme ai suoi strambi compagni di viaggio e mormorò “Kaori l’ha combinata davvero grossa. Non credevo potesse arrivare a tanto!”.
La moglie gli si strinse contro e sorrise “È pur sempre nostra figlia, che ti aspettavi? Sono davvero molto fiera di lei”.
Lui sorrise a sua volta “Avrà bisogno di un aiuto in più, se Sesshomaru è davvero così deciso a farla fuori”, “Che cosa hai in mente?”.
Fumiyo lo vide fare una smorfia, mentre diceva “Forse è il caso di andare da quella vecchia conoscenza di Inu no Taisho. Tanto è di strada…”.
Masaru si massaggiò la mascella, mormorando tra sé Spero solo non faccia troppo male. Ho sempre odiato i dentisti! E questo tipo non è molto diverso da quei maledetti medici!

Kaori si stiracchiò voluttuosamente, spingendo via con un piede il libro di matematica che aveva davanti.
“Basta!” esclamò seccata “Non ne posso più di vedere formule di geometria e cose simili!”. Kagome alzò gli occhi dal proprio libro e sorrise “Hai ragione. Per oggi, può bastare alla grande”.
Si passò una mano sulla schiena e mormorò Ci vorrebbe un bel bagno caldo per distendermi i muscoli.
Fece una smorfia e seguì l’amica in salotto, dove Inuyasha era tutto concentrato sulle immagini di un’enciclopedia illustrata.
Grazie a tutti quei disegni, perfino le cose più noiose gli sembravano interessanti e quello era un buon metodo per capire meglio il mondo di Kagome.
Un ghigno gli incurvò le labbra quando vide le raffigurazioni di samurai e spade varie, con sotto le varie didascalie.
Le leggende scritte qui sopra non sono poi così irreali pensò allegro Chissà che direbbero quelli che hanno scritto queste montagne di roba!.
Sfogliò un paio di pagine e si concentrò sui disegni di demoni e rappresentazioni di leggende varie, ripensando a tutto quello che aveva imparato.
Nelle due ore precedenti, Sota gli aveva spiegato un sacco di cose che lui non aveva mai visto, come le auto o i camion.
Quel moccioso non si stancava mai di parlare e doveva ammettere che aveva capito molte più cose su quel mondo così strano.
Sentendo dei passi, alzò lo sguardo dal volume e sorrise nel vedere le due ragazze fissarlo semi-sconvolte.
Non si aspettavano che volesse imparare così tanto.
Kaori fu la prima a riprendersi e mormorò “Inuyasha… Vedo che ti stai acculturando parecchio”, “Questo libro è buffo” commentò lui “tute queste immagini lo rendono simile ad uno dei tuoi fumetti…”.
La ragazza aprì e chiuse la bocca un paio di volte, sorpresa, poi mormorò “Noi andiamo a farci un bagno. Tu e Sota restate qui, ok?”.
“Fate con comodo” rispose l’altro, pensando che un bel bagno caldo gli sarebbe piaciuto parecchio.
“Dopo preparo l’acqua anche per voi due” sentì dire alla demone lupo, come se gli avesse lento nel pensiero.
Sota mise il broncio “Non ho voglia di farmi il bagno!”, “Non fare storie” lo rimproverò la sorella “L’acqua non ti mangia mica!”.
“Ma l’ho fatto da poco!” protestò il bambino, “Vorrà dire che lo farai di nuovo” ribatté la ragazza “Male non ti fa!”, poi seguì l’amica nel corridoio.
Per un attimo si chiese come avrebbero fatto. Kaori aveva detto che andavano a farsi un bagno, ma in due… la cosa la metteva un po’ a disagio.
La compagna sorrise e, aprendo la porta del bagno, disse “Tu non hai mai dormito qui, vero?”, “No, perché?”.
La vide ridacchiare allegra, mentre le mostrava la stanza “Perché il mio bagno è un po’ particolare”.
Entrò dentro e le indicò una porta scorrevole, che divideva in due la camera, poi ridacchiò “Da una parte c’è la doccia, stile moderno. Dall’altra, il bagno tradizionale”.
La sua risata si fece più acuta, mentre faceva scorrere l’imposta “Quando mio padre ha finito di ristrutturare questa parte della casa, ho pensato che fosse uno di quei tipi iper tradizionalisti. Adesso, invece, capisco che ci è talmente abituato da non poterne fare a meno!”.
Kagome sgranò gli occhi, sorpresa nel vedere una vasca circolare che aveva tutta l’aria di essere una fonte naturale di acqua calda.
Per un attimo si chiese se non fosse finita per davvero nel medioevo senza passare dal pozzo… Sembrava davvero una fonte. Intorno al bordo c’erano perfino delle piante e la parete era stata decorata con un paesaggio tipico dell’epoca Sengoku.
L’amica fece una smorfia “Strano, eh? Io ho sempre preferito la doccia. È più veloce. Però, qualche volta mi sono concessa un bagno qui dentro. È davvero forte”.
Le indicò un accappatoio color pesca e disse “Fai pure con comodo, tanto io sto di là. Per qualunque cosa, basta che mi chiami”.
Si toccò le orecchie con un gesto divertito ed aggiunse “Come ha detto Eri, ho un radar degno di un pipistrello!”.
La ragazza sorrise e, dopo essersi svestita, si lasciò cullare dall’acqua calda, sospirando soddisfatta.
Il vapore che saliva dall’acqua creava un’atmosfera suggestiva e si ritrovò a sorridere, ripensando agli amici ed a tutte le avventure che avevano passato assieme.
Oltre la porta, sentiva chiaramente lo scroscio d’acqua della doccia e trattenne una risata nel sentire Kaori canticchiare un allegro motivetto.
Era il suo modo di rilassarsi.
La giovane demone sorrise e lasciò che il getto caldo le sciogliesse i muscoli della schiena, sorridendo.
Si strofinò vigorosamente i capelli con uno shampoo profumato alle erbe e si crogiolò sotto la piccola cascata artificiale.
Adorava la sensazione che le dava la doccia, calda, ma energica.
Ci voleva proprio! mormorò soddisfatta Mi rilasso un po’ e poi vado a preparare la cena. Speriamo solo che Inuyasha non mi crei casini anche qui dentro…
Un improvviso rumore di passi attirò il suo sensibile udito e la ragazza socchiuse gli occhi nel vedere la sagoma scura dell’amico vicino alla porta.
“Inuyasha!” esclamò, vedendolo avvicinarsi “Non aprire quella porta, o giuro che ti faccio nero!”.
Lo vide bloccarsi di colpo “Da qui viene un sacco di vapore! State bene?”, “Sì, è l’acqua calda, non preoccuparti”.
Kaori fece un sospiro e, avvoltasi nel proprio accappatoio, aprì leggermente la porta “È normale che ci sia del vapore. Tu fai il bagno con l’acqua fredda?”.
Inuyasha arrossì nel vederla vestita in quel modo, dato che l’indumento le lasciava scoperta buona parte delle gambe e lo scollo aveva una certa profondità.
Dopo aver dato una rapida occhiata alla stanza, abbassò lo sguardo e mormorò “Kagome dov’è?”, “È di là. Sta facendo il bagno”.
La ragazza apparve un istante dopo, stretta nell’accappatoio e, vedendo il ragazzo davanti alla porta, arrossì di botto e gridò “A cuccia!”.
Il rosario scaraventò il poveretto sul pavimento, mentre lei si stringeva il più possibile nel telo “Ma che diavolo stai facendo? Vuoi diventare un pervertito come Miroku?”.
L’amica scoppiò a ridere “No, era solo preoccupato. Non ha mai visto tanto vapore in una volta e temeva che ci fosse successo qualcosa”.
Niente da fare aggiunse tra sé È proprio cotto di Kagome. Qui ci vuole un piccolo aiuto. Devo solo trovare il modo ed il gioco è fatto!.
Si strofinò i capelli in un asciugamano e disse “Dacci il tempo di asciugarci i capelli e vi preparo il bagno, va bene?”.
Lui borbottò una risposta affermativa e, dopo aver lanciato un rapido sguardo a Kagome, tornò nel salotto.
Si sentiva tremendamente in imbarazzo, ma non poteva negare quanto fosse attraente quella ragazza quando arrossiva.
Aveva un’aria così dolce ed indifesa…
Fece una smorfia quando sfiorò il rosario sacro e mormorò Indifesa fino ad un certo punto. Ha una grinta che fa paura! Però.. è proprio per questo che mi piace così tanto<.
Un sorriso gli incurvò le labbra Kagome è davvero speciale. La ragazza più speciale di questo mondo.
Aspettò pazientemente che le due amiche uscissero e dovette trattenere una risata quando Kagome trascinò il fratello nella stanza.
Sota non ne voleva proprio sapere di fare il bagno!
Gli batté una mano sulla spalla e disse “Dai, piccoletto. Muoviamoci a fare questo bagno”.
Il ragazzino fece una smorfia e lo seguì di malavoglia, poggiando la maglietta sul piccolo ripiano nell’angolo.
Kaori si passò una mano tra i capelli e disse “Il bagno è dietro quella porta. Vado a riscaldare l’acqua”.
Fece per uscire, ma si bloccò di colpo ed aggiunse “Lo shampoo è sul bordo a destra, Sota. E, per favore, aiuta un po’ Inuyasha. Qualcosa mi dice che non l’ha mai usato prima d’ora”.
Il bambino sorrise allegro “Ci penso io al fratellone, sta’ tranquilla!”, È proprio questo che mi preoccupa mormorò lo youkai.
Quando aprì la porta, rimase spiazzato nel vedere quanto sembrasse una fonte termale, “Masaru non è riuscito a staccarsi granché dal nostro mondo”.
Poggiò i vestiti dove li aveva messi Sota e s’immerse nell’acqua calda con un lieve sospiro.
La temperatura era perfetta e sentì che sarebbe potuto rimanere lì per un bel pezzo.
Il fratellino di Kagome sorrise ed iniziò ad insaponarsi, stando ben attento a pulire anche le dita dei piedi.
Sotto lo sguardo incuriosito del mezzo-demone, disse “Sapone. Serve per lavarsi. Tu non l’hai mai usato?”.
Il giovane scosse la testa e fissò incuriosito la saponetta nella mano del bambino e come questi la strofinasse per ottenere una schiuma biancastra e pian di bollicine.
Sota gli mostrò come sua madre gli avesse insegnato ad usare il sapone, poi ridacchiò “Kaori usa sempre roba profumata alle erbe!”.
Inuyasha ripensò allo strano odore che aveva sentito tra i capelli della ragazza ed annuì “Adesso capisco che cos’era”, poi guardò il bambino prendere un contenitore e versarsi una crema nel palmo della mano.
“E quello che cos’è?” chiese incuriosito, “Shampoo. È per lavare i capelli” spiegò il piccolo “Tu cosa usi, di solito?”.
“Qualcosa del genere” mormorò l’altro “Mia madre usava degli impacchi di erbe profumate, simili a queste”.
Il bambino annuì, poi gli spalmò quella strana roba nei capelli ed iniziò a strofinare “Certo che, anche da umano, hai i capelli davvero lunghi! Qui potrebbero prenderti per un gay!”.
Lo youkai lo fissò stranito “E che diavolo sarebbe un gay?”; non aveva mai sentito una parola del genere.
Kagome trattenne una risata e spiegò “Sai la mania che ha Miroku per le donne? Beh, è la stessa cosa, solo che sono uomini a cui piacciono altri uomini”.
Il mezzo-demone sgranò gli occhi “E voi mi paragonate ad.. ad un tipo del genere solo perché ho i capelli lunghi?!? Ma in che razza di società vivete, si può sapere?”.
Kaori scoppiò a ridere, rischiando seriamente di rovesciare la pentola con la salsa, e mormorò “Kagome, puoi aiutarlo ad asciugarsi i capelli? Altrimenti qui facciamo notte”.
La ragazza annuì e, bussando alla porta, chiese “Ragazzi, posso entrare? Siete presentabili?”. Sota ridacchiò “Aspetta, sorellina. Ti apro io”, poi passò un asciugamano ad Inuyasha e, stretto nel proprio, aprì la porta scorrevole.
La sorella prese l’asciugacapelli e lo accese, spaventando il giovane con quel rumore improvviso.
“E quello che diavolo è?” chiese sconcertato, “Un asciugacapelli” mormorò lei “Così faremo prima. A meno che tu non voglia beccarti un raffreddore, tenendo i capelli umidi”.
Cercando di non fissare troppo il corpo ben delineato dello youkai, iniziò ad asciugargli i capelli, sfiorandoli con la massima delicatezza.
Erano così morbidi e setosi che solo a fatica riuscì a non affondaci le mani e stringersi contro di lui. Ma quello non era l’unico problema.
Tenere gli occhi lontano da quei muscoli così definiti era davvero un’impresa e, per un attimo, si chiese se Kaori non l’avesse mandata apposta.
A quel pensiero, arrossì fino alla punta dei capelli e si sforzò di sgombrare la mente da certi pensieri.
Più facile dirlo, che farlo…
Sota uscì velocemente, raggiungendo l’amica in cucina e la giovane rimase sola con il mezzo-demone, che la fissava a metà tra l’imbarazzato ed il confuso.
Quel tiepido calore era davvero piacevole, ma sentire le mani di Kagome tra i capelli era ancora più bello.
Si accorse appena che la ragazza aveva spento quel marchingegno e gli passava una spazzola, “La cena è quasi pronta. Ti aspettiamo di là”.
Kaori vide l’amica entrare nella sala da pranzo, seguita pochi minuti dopo da Inuyasha, che si era rimesso il suo abito rosso.
“Inuyasha, perché ti sei rimesso quel vestito?” gli chiese inarcando un sopracciglio “Non è meglio che ti cambi?”.
“Non credo che tu abbia degli abiti della mia taglia” borbottò lui “E comunque, mi sento più a mio agio così”.
La ragazza servì la cena e, scuotendo la testa, mormorò Tenere qui Inuyasha per un paio di giorni sarà una vera e propria Mission Impossible…

 

Oplà! anche questa è andata. Inuyasha è alle prese con un mondo molto diverso dal suo, ma certo non perde tempo... Ne vedremo ancora delle belle, ve l'assicuro. Sesshomaru è più che mai deciso a far fuori Kaori.e Masaru capisce che deve dare uan mano alla figlia, ma come? eh, sono curiosa di vedere chi indovina ;) Questi capitoli mi stanno venendo + lunghi del previsto e spero possiate apprezzarli. spero di leggere presto le vostre recensioni, in modo da capire come posso migliorare la storia. bacioni a tutte!!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il pericolo è ovunque ***


Salve ragazze! eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo fresco fresco. Voglio ringraziare tutti colori che mi seguono, siete davvero tantissimi! sono davvero commossa! grazie! ci tengo molto a ringraziare Visbs88 e Miss Alder per le bellissime recensioni, inoltre un enorme grazie va a Charris e Zakurio per aver inserito la mia storia tra quelle da ricordare e Nicole221095 e Visbs per averla inserita tra le seguite. grazie a tutti, davvero!  adesso vi lascio al capitolo, bacioni!

Capitolo 9: Il pericolo è ovunque

La sveglia suonò insistente e Kagome la bloccò con un gesto stizzito, alzandosi di malavoglia dal dolce tepore delle coperte.
“Kaori. Svegliati, dai!” borbottò, strofinandosi gli occhi e dirigendosi verso il bagno.
Si accorse improvvisamente che l’amica non c’era, il futon in cui aveva dormito era già sistemato ed un vassoio con la colazione era poggiato sul comodino.
L’odore del cornetto e del latte caldo le solleticarono le narici, facendole brontolare lo stomaco. Corse a sciacquarsi il viso per svegliarsi del tutto e lesse il bigliettino lasciatole dalla compagna:
 

Sono scesa a preparare qualcosa per Inuyasha; non voglio pulire altri disastri. Fai colazione con tutta calma e poi scendi in cortile, tanto andiamo in bici.
Kaori
 

Sorridendo, afferrò il cornetto e ripensò alla discussione che avevano avuto la sera precedente.
Kaori le aveva ceduto il proprio letto, nonostante tutte le sue proteste, dicendo che dormiva molto meglio nel futon.
“Dormi nel mio letto e non fare tante storie” le aveva detto sorridendo “Tanto, mi trovo meglio nel futon. Non farti problemi”.
Così, loro avevano dormito nella stanza della ragazza, mentre Inuyasha e Sota erano stati sistemati nella camera degli ospiti.
Rise al pensiero di come fosse eccitato suo fratello nel poter dormire con il suo idolo.
Certe volte, Sota era davvero un bambino, ma in fondo aveva solo dieci anni…
Con un sospiro, infilò la divisa e si fiondò fuori, trovando Kaori ad aspettarla sotto il piccolo portico.
“Ho lasciato un pacco di biscotti ed un paio di cornetti sul tavolo della cucina” stava dicendo la ragazza al mezzo-demone “Non fare disastri come ieri, mi raccomando”.
Inuyasha sbuffò “Ho capito, ho capito. Stai pure tranquilla, non mi avvicinerò a quel coso freddo dove tieni il cibo”, Non ho molta voglia di rischiare la vita come ieri.
“E non uscire dal tempio” aggiunse Kagome, sorridendo conciliante “So che rischi di annoiarti, ma è meglio che resti qui mentre non ci siamo”.
Sota si sistemò lo zaino e sbuffò “Io voglio rimanere con il fratellone! Perché devo andare per forza a scuola?”.
“Perché sì” ribatté la sorella “Dai, saremo di nuovo a casa per pranzo”, “Uffa!” borbottò lui, scendendo mestamente per le scale.
Kaori scosse la testa “Torneremo il prima possibile, Inuyasha. Sta’ attento, mi raccomando”.
Salì sulla bici e fece cenno a Kagome di fare lo stesso, prima di salutare l’amico e fiondarsi giù dalle scale.
Il mezzo-demone sospirò e tornò dentro casa, fissando gli oggetti nel salotto.
Sbuffando annoiato, iniziò a vagare per le stanze, fino ad arrivare in quella di Kaori; gli sfuggì un sorriso mentre osservava le foto sulle pareti ed i disegni sulla scrivania.
Aveva notato che la giovane demone adorava disegnare ed era anche piuttosto brava, soprattutto nei ritratti.
Trattenne un sorriso quando vide un proprio ritratto in cima alla pila e si chiese se, una volta tornato nella propria epoca, avrebbe riassunto le solite sembianze.
La scrivania era totalmente ricoperta da disegni, matite colorate e libri scolastici, ma la sua attenzione fu attirata da un piccolo volume che non aveva l’aria di uno tomo della scuola. Incuriosito, lo osservò meglio e riconobbe il diario personale della ragazza, che aveva già visto pochi giorni prima.
L’aveva vista riempire quelle colonne con i suoi pensieri e, non appena lei si era accorto della sua presenza, aveva chiuso di scatto il diario, dicendogli di allontanarsi perché stava scrivendo delle cose personali.
Un ghigno gli incurvò le labbra, pensando che poteva leggerlo senza che la giovane se ne accorgesse.
Sfogliandolo, il suo sguardo si concentrò su una data: un mese prima, quando Kaori era finita nel pozzo.
Non riuscì a trattenere una smorfia divertita, quando lesse del panico che aveva provato quando si era trasformata per la prima volta.
Ho camminato per ore ed ore! Ero fuori di me dall’angoscia. Non riuscivo a credere a quello che mi era successo… Com’era possibile che mi fosse spuntata una coda e le orecchie somigliassero più a quelle di un elfo che a quelle che avevo prima? Per non parlare delle unghie… Sembravo un mostro! Ad un certo punto ho sentito un odore familiare e, non so come ho capito a chi appartenesse, ma l’ho seguito. Ho attraversato pianure ed ho oltrepassato un burrone in un attimo! Mi sentivo un po’ come Wonder Woman. Un’energia in corpo da far paura! Era pazzesco! Alla fine, ho trovato Kagome in una radura, con un tipo che sembrava minacciarla. C’erano anche altre due persone, ma non ci ho badato molto; ero concentrata sul tipo con le orecchie da cane. Non ci ho pensato due volte e l’ho colpito in faccia con un calcio; nessuno si può permettere di far del male alla mia amica! Quel tipo è finito contro un albero, ma una donna mi ha lanciato contro un boomerang gigante. Per poco non mi tranciava in due! Fortuna che Kagome li ha fermati, perché quei tre sembravano decisi a farmi fuori. Poi mi ha fatto sedere accanto al fuoco e mi ha spiegato tutto. Sono finita nell’epoca Sengoku! Nel medioevo! Non è assurdo? Il pozzo è un passaggio spazio-temporale e Kagome va avanti ed indietro per recuperare i frammenti di una sfera magica. Inuyasha, il tipo con le orecchie da cane, ha detto che sono una demone lupo, ma per me quello è tutto matto! I demoni non esistono! O almeno, era quello che credevo…
Quindi aveva pensato che Kagome fosse in pericolo.
Questo spiega perché mi abbia attaccato in quel modo mormorò tra sé Ci tiene davvero molto a lei. Devo ammettere che sono contento che Kagome possa contare su di lei.
Un improvviso rumore attirò la sua attenzione, ed Inuyasha si sbrigò a mollare il diario dove l’aveva trovato.
Se Kaori lo trovava con il suo diario in mano, come minimo lo sbranava!
Prima di uscire, fissò di nuovo la camera, ripensando a come si fosse silenziosamente intrufolato durante la notte solo per vedere Kagome dormire.
Era rimasto lì per delle ore, a fissarla mentre riposava tranquilla, cullato dal lieve ronfare di Kaori, che dormiva nel futon poco distante.
Durante il sonno, la ragazza si era girata verso di lui ed aveva mormorato “A cuccia”; c’era mancato poco che si svegliassero con il tonfo che aveva fatto!
Chissà che diavolo aveva sognato.
Fece una smorfia e uscì nel cortile, deciso ad esercitarsi con Tessaiga per non perdere l’allenamento.
Quando Kaori e Kagome tornarono a casa assieme a Sota, lo trovarono ancora intento a destreggiarsi in attacchi e finte, ma il pacco di biscotti vicino alle radici del Goshinboku dimostrava che aveva fatto una pausa per mettere qualcosa sotto i denti.
Almeno però non aveva combinato disastri in cucina, con gran sollievo della padrona di casa. Sota gli corse incontro sorridendo ed esclamò “Wow, fratellone! Fortissima la tua spada!”, “Si chiama Tessaiga”.
Lo youkai aveva preso proprio a ben volere il piccoletto e Kagome si ritrovò a sorridere felice. Poteva fare il duro quanto voleva, ma, prima o poi, la sua parte più fragile veniva a galla.
Era parecchio tempo che se ne era resa conto, ma mai come in quel momento avvertì la forza dei propri sentimenti ne confronti di Inuyasha.
Notando la sua espressione, l’amica scosse lievemente il capo e, trattenendo a sua volta un sorriso, disse “Andiamo a preparare il pranzo, dai. Oggi dobbiamo andare a fare la spesa”.

Sango sospirò di nuovo, lanciando l’ennesimo sguardo al pozzo mangia-ossa, “Ma perché non sono ancora tornarti? Non è normale!”.
Miroku fece tintinnare il suo bastone dorato e disse “Devono esserci stati dei problemi. Altrimenti Inuyasha sarebbe già tornato”.
Un sorrisetto gli incurvò le labbra “Oppure ha deciso di appartarsi un po’ con la Divina Kagome…”.
Dovette chinarsi di colpo per evitare il colpo di hiraikotsu mirato alla sua nuca e mormorò “Che cosa ho detto?”.
Shippo fece una smorfia “Ti ricordo che Inuyasha non è come te, Miroku. Inoltre, c’è anche Kaori dall’altra parte”.
“Magari ha deciso di avere più di una compagna!” propose il monaco, prima di essere centrato in piena fronte da un cazzotto.
“Sei sempre il solito pervertito!” commentò la sterminatrice “Come puoi solo pensare una cosa del genere?!”.
Il piccolo demone volpe si affacciò nel pozzo ed esclamò “Ragazzi, venite a vedere! C’è una cosa strana che sporge dal fondo del pozzo!”.
I due arrivarono di corsa e la giovane si calò all’interno, osservando le varie protuberanze che sporgevano dal fondo.
“Sono rocce” mormorò sorpresa “Pietre varie e polvere. Ma cosa vuol dire? Non capisco!”. Miroku si passò una mano sul mento, commentando “Decisamente strano. Immagino che avremo delle spiegazioni solo quando i nostri amici torneranno indietro”.
“Speriamo che lo facciano presto” sussurrò Shippo “Mi manca tanto Kagome!”.
 
Era pomeriggio inoltrato quando le ragazze finirono di sistemare i libri sulla scrivania e Kaori fece una smorfia “Quando potremo tornare nell’epoca Sengoku?”.
“Domattina, credo” rispose Kagome “Ormai, gli operai hanno quasi finito di ristrutturare l’edificio”.
Le lanciò un’occhiata di sottecchi e chiese “Sei impaziente di tornare, per caso?”, “Ormai quella è casa mia” rispose l’altra “Faccio parte di quel mondo”.
“Ti capisco. Anch’io non vedo l’ora di tornare” ammise la ragazza, “E saresti disposta a viverci per sempre?”.
Quella domanda la fece arrossire, ma annuì “Solo se lui me lo chiedesse. Non voglio imporgli la mia presenza”.
“Sei davvero cotta a puntino, mia cara Kagome” ridacchiò la demone lupo, facendole l’occhiolino “Vedrò di aiutare Cupido ad aprire gli occhi del tuo bello”, “Kaori!”.
Trattenendo una risata davanti all’espressione della compagna, la giovane si alzò in piedi e scese nel salotto, mormorando “I negozi stanno per aprire. Prima andiamo, meglio è”.
“Andare dove?” chiese Inuyasha, distraendosi dal racconto di Sota, “A fare la spesa. Devo comprare il latte e diverse altre cose, che ieri erano sul pavimento” spiegò la padrona di casa. Gli lanciò un’occhiata ed aggiunse “Non possiamo lasciarti qui da solo per tutto il pomeriggio, ma certo non puoi venire così!”.
“Che intendi dire?” borbottò lo youkai, “Che, con quel vestito e Tessaiga al fianco, attirerai gli sguardi come le mosche al miele”.
Kagome fece una smorfia preoccupata “E come facciamo a camuffarlo? Quelle volte che è venuto a trovarmi, rimaneva solo qualche ora, quindi non era un problema. Ma adesso…”.
Kaori rimase sovrappensiero per qualche istante, poi s’illuminò di colpo e, preso il mezzo-demone per un polso, lo trascinò al piano di sopra, fin nella stanza dei suoi genitori.
“Come ho fatto a non pensarci prima?” si chiese incredula, mentre scavava nei cassetti “È la cosa più logica da fare!”.
Sota e Kagome la seguirono confusi, chiedendosi cosa avesse in mente la loro amica.
La ragazza lanciò un piccolo grido di trionfo e mostrò ai compagni una camicia del padre, dicendo “A occhio e croce, Inuyasha ha la stessa taglia. Potrebbe andare, no?”.
La giovane miko sorrise entusiasta, dicendo “Sei un genio, Kaori!” e le si affiancò, cercando qualcos’altro da far indossare al ragazzo dietro di loro.
Questi lanciò uno sguardo perplesso a Sota, che alzò le spalle dicendo “Le ragazze sono un totale mistero, fratellone”.
Dopo pochi minuti, le due amiche sistemarono gli abiti sul letto e Kagome assunse un’espressione indecisa “Tu dici che andrà bene?”. “A meraviglia!” sogghignò l’altra, facendo cenno ad Inuyasha di avvicinarsi.
“Ci siamo mantenute sul sobrio, ma credo che così sarai una favola!” ridacchiò lei, mostrandogli i vestiti.
Una camicia candida a maniche corte, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica bianche formavano il sobrio completo e Sota annuì allegro.
“Così il fratellone passerà inosservato e nessuno farà domande strane” commentò sorridendo. Lo youkai inarcò un sopracciglio e, prendendo uno degli indumenti poggiati sul letto, chiese “Questo cosa sarebbe?”.
Le due ragazze divennero scarlatte quando lo videro fissare il paio di boxer scuri e Kaori mormorò “Biancheria. È biancheria intima, Inuyasha. Mai sentito parlare di mutande e cose simili?”.
Come avesse trovato il coraggio di dirglielo così tranquillamente, non lo sapeva neanche lei. “Eh?” chiese il mezzo-demone, più confuso di prima, “Voi portate queste cose così strane? Non ho mai sentito di vestiti simili”.
Kagome divenne prima rossa, poi bianca e di nuovo rossa, ma si sforzò di domandargli “Inuyasha, scusami… Ci stai dicendo che tu.. non porti niente sotto i pantaloni?”.
Il giovane inclinò la testa in un lato e chiese sorpreso “Perché, dovrei?”.
La miko ebbe l’impressione di rasentare un infarto con la “I” maiuscola e si portò le mani al viso. Ma come poteva dirlo con tanta naturalezza?
Era assurdo che avesse quell’aria ingenua da bambino, mentre parlava di un argomento così… “Oh, Kami-sama!” sussurrò incredula, scuotendo la testa “Che imbarazzo!”.
Kaori strabuzzò gli occhi per un attimo, cercando di recuperare l’uso della parola, poi guardò Sota e disse “Sota, aiuta Inuyasha a vestirsi, per favore. Noi.. andiamo a cambiarci e vi aspettiamo giù”.
Il bambino le fissò confuso “Ma perché io? Ho solo dieci anni!”, “Beh, sarebbe un tantino indecente se lo facessimo noi” rispose la sorella, chiudendosi la porta alle spalle.
Pochi minuti dopo, Sota scese nel salotto e disse “Kagome, non riesco ad aiutare il fratellone con la camicia!”.
“Va bene, vado io” mormorò lei, sperando vivamente che il mezzo-demone indossasse correttamente i pantaloni.
Strinse gli occhi e scosse la testa in un’espressione imbarazzata, cercando di allontanare le probabili immagini che le si sarebbero parate davanti.
La sua mano si bloccò sulla maniglia, chiedendosi come avrebbe dovuto comportarsi, poi prese un grosso respiro ed entrò.
La scena che le si presentò davanti la lasciò senza fiato… Inuyasha era un vero e proprio schianto!
I jeans erano perfetti e gli fasciavano le gambe muscolose come se fossero fatti apposta per lui. La camicia bianca metteva in risalto i capelli neri, dall’aria setosa ed invitante, oltre che le braccia forti e sode.
Braccia che più di una volta l’avevano stretta per difenderla e tra le quali si sarebbe lanciata seduta stante, se non fosse rimasta paralizzata dalla sorpresa.
Santo cielo, era bellissimo! Non riusciva a trovare parole per descrivere i propri pensieri.
Le sembrava di avere un uragano nella testa, in cui l’unica immagine definita era quella del giovane davanti a lei.
Si ritrovò a boccheggiare come un pesce fuori dall’acquario e dovette fare uno sforzo per riprendersi.
Inuyasha la fissò sconcertato “Kagome, ma che ti prende? Hai una faccia stranissima! Ti senti male?”.
La ragazza arrossì fino alla punta dei capelli “No, no. È… è tutto apposto, sta’ tranquillo”.
Poi il suo sguardo si concentrò sui bottoni mal sistemati della camicia e scosse la testa. Sorridendo “Dai, ti do una mano”. Cercando di controllare l’improvviso tremore alle mani, liberò i bottoni dalle asole, per poi infilarli in quelle giuste.
Gli lisciò il tessuto sul petto e ridacchiò “Stai benissimo, Inuyasha! Questo completo di dona parecchio!”.
Lui arrossì vistosamente, mentre mormorava “Kagome, sii sincera. Ti piaccio più così o con i miei soliti abiti?”.
Ma come accidenti gli era venuto in mente di chiederle una cosa simile? Era andato fuori di testa?!
Si passò una mano tra i capelli e distolse lo sguardo, chiedendosi cosa avrebbe pensato la giovane.
Kagome arrossì a sua volta, ma si costrinse a fissarlo negli occhi e disse tranquilla “Per me stai bene comunque. Sei sempre lo stesso Inuyasha, qualunque cosa indossi”.
Si avvolse una ciocca di capelli attorno al dito ed aggiunse “Con il vestito del Cane del Fuoco mi sembri un vero guerriero… Con questi abiti, invece.. sembri un ragazzo della mia epoca. Ma sei sempre Inuyasha, il ragazzo testardo e coraggioso che conosco”.
Un sorriso le incurvò le labbra “Potresti indossare anche degli stracci, ma saresti ugualmente stupendo”.
Chiuse la bocca di scatto quando si rese conto di aver parlato troppo ed arrossì, ma alzò lo sguardo quando sentì la mano di lui sfiorarle la guancia.
“Grazie, Kagome” mormorò il mezzo-demone, con gli occhi che gli brillavano, “Sapere che, per te, sono sempre lo stesso, mi fa sentire meglio”.
Era così bella e dolce… Come si poteva starle accanto senza innamorarsene?
Lasciò scivolare lo sguardo su di lei e sorrise “Quel vestito ti sta davvero bene. Il rosso ti dona”. La vide arrossire di nuovo, mentre mormorava un “Grazie” sommesso.
Le sue labbra morbide erano a poca distanza, sembravano quasi invitarlo ad avvicinarsi ulteriormente per posarvi le proprie.
E lo avrebbe fatto, se la voce di Kaori non si fosse fatta largo tra di loro, “Ehi, Kagome! Siete pronti?”.
Inuyasha si schiarì la gola e le fece cenno di precederlo, borbottando “Muoviamoci, non ho voglia di sentirla lamentarsi”.
Quando scesero in salotto, trovarono l’amica con un cesto di vestiti rossi tra le mani, “Ho pensato di fare una lavatrice” spiegò lei “Ho pensato di lavare anche i tuoi vestiti, Inuyasha”.
Lo youkai fece una smorfia, ma annuì e disse “Allora? Prima ci chiami e poi sei tu quella che non si muove?”.
La sentì ridere, mentre tornava in meno di un minuto “Dai, che sono pronta da una vita! Andiamo!”.
Sorridendo, li guidò fuori dal tempio, poi si bloccò di colpo e disse “Cavoli, Inuyasha! Ma sei uno schianto! Kagome, hai visto?”.
La ragazza annuì, cercando di mascherare il rossore che le aveva invaso le guance.
L’aveva visto, eccome se l’aveva visto!
La demone lupo le fece un sorriso smagliante, prima di arrivare all’inizio delle scale con uno svolazzo del mini abito verde, che volteggiò sui leggins neri.
“Accidenti, oggi è davvero piena di energie!” mormorò Sota, guardandola stupito “Non l’ho mai vista ridere così”.
Kaori era davvero su di giri e li guidò prima nel supermercato, dove Inuyasha fece fatica a districarsi in mezzo a tutti quegli scaffali pieni di cibo, e poi in un enorme centro commerciale. “Lo shopping sfrenato è la migliore cura contro la tristezza!” commentò la ragazza, entrando nel primo negozio.
“Mamma mia!” esclamò Kagome “Non la riconosco più! Da quando le piacciono così tanto i vestiti?”.
“Mi sa che ha battuto la testa da qualche parte” mormorò lo youkai, prima che l’altra lo trascinasse nel reparto maschile, dicendo che dovevano trovare qualcos’altro per lui, nel caso di una futura visita.
Gli fece provare di tutto, dai giubbini da motociclista ai jeans stile anni ’80, fino alle tute.
“Ma che cosa vuoi fare?” si lamentò il giovane, quando gli portò l’ennesima felpa, “Un guardaroba intero?!”.
L’amica rimase in silenzio per qualche istante, poi annuì “Scusami, hai ragione. Mi sa che sto esagerando” .
L’espressione seccata sul volto di lui era più che comprensibile.
Andò a posare la maggior parte degli abiti, per poi tonare con vestiti decisamente femminili e disse “Kagome, hai visto qualcosa che ti piace?”.
“Non ancora” rispose lei “Ma.. tu vuoi provare tutti quei vestiti?”, “No, solo quelli che mi attirano”.
Dopo una decina di febbrili minuti, la giovane disse “Questa la prendo assolutamente”.
“Sì” concordò la miko “Quella maglietta ti sta benissimo. E ti consiglierei anche la minigonna che avevi prima”.
“Ma… sei sicura?” chiese la compagna “Non mi sento troppo a mio agio con le gonne, lo sai”. “Sì, ma quella ti sta davvero bene” rincarò lei “Devi prenderla assolutamente, Kaori!”. “Va bene, ma credo che potrò indossarla solo in un’occasione speciale” mormorò la demone.
E non immagina che quell’occasione sarebbe arrivata prima di quanto pensasse.
 
“Allora, ma quanti altri negozi dobbiamo girare?” chiese Sota, trascinandosi dietro un paio di buste colorate.
“Solo uno” lo rassicurò la sorella, “Dove protrai scegliere un videogioco” aggiunse Kaori “Tra poco è il tuo compleanno. Quindi scegli pure, te lo regalo io”.
Il bambino iniziò a saltare come uno yo-yo impazzito e si fiondò nel negozio di giocattoli, puntando verso quelli per la Playstation.
“Kaori, tu lo vizi troppo” ridacchiò Kagome “Di questo passo, ti chiederà di adottarlo!”.
“Ma dai!” rise l’altra “Non esagerare! Piuttosto, andiamo da lui, prima che svaligi il negozio!”. Inuyasha sbuffò di nuovo, ma si sentiva stranamente nervoso; c’era qualcosa di strano nell’aria, qualcosa che non gli piaceva affatto.
“Inuyasha, ma cosa ti prende?” gli chiese Kagome “Hai un’aria così preoccupata…”, “No, niente”.
Dopo pochi minuti, Sota uscì con un videogioco incartato ed un sorriso che andava da un orecchio all’altro, “Grazie, grazie!” esultò contento “Grazie mille, Kaori!”.
La ragazza sorrise “Mi fa piacere che ti piaccia, ma non c’è bisogno che mi ringrazi mille volte”. Non avevano ancora messo piede fuori dal negozio, quando un gruppo di uomini incappucciati bloccò ogni uscita, puntando fucili e pistole contro i presenti.
“Fermi!” esclamò uno di loro “Il primo che si muove, avrà un biglietto di sola andata per l’Aldilà!”.
Inuyasha sgranò gli occhi e si parò automaticamente davanti a Kagome, che strinse a sé il fratellino; qualunque cosa stesse succedendo, non gli piaceva affatto.
Kaori s’irrigidì di colpo “Ragazzi, non muovetevi! Qui le cose si mettono male!”.
“Tutti a terra!” intimò il capo banda, alzando la propria pistola “O vi piazzo una pallottola in fronte!”.
La demone lupo trascinò Sota sul pavimento e fece cenno al mezzo-demone di seguire il suo esempio.
“Ma come, non li affrontiamo?” chiese lui, “No, non possiamo” ribatté l’altra “A meno che tu non voglia ritrovarti all’altro mondo con un buco in mezzo alla testa. Di questi tipi si occupa la polizia!”.
I banditi minacciarono la cassiera di consegnare tutto l’incasso e, dopo averlo ottenuto, indietreggiarono velocemente verso l’uscita.
Il capo sentì in lontananza le sirene della polizia e, con un’imprecazione furiosa, esclamò “Gli sbirri ci lasceranno andare solo se avremo una carta da giocare. Bene, l’avranno!”.
Lasciò vagare lo sguardo sui presenti ed afferrò il braccio di Kagome, costringendola a seguirlo. “Muoviti, ragazzina! Sarai un perfetto lasciapassare per andarcene da qui” borbottò trascinandola.
La ragazza iniziò a divincolarsi con tutte le sue forze, ma si raggelò quando l’uomo le premette la canna della pistola contro la tempia.
“Sorellina!” gridò Sota, fissandola terrorizzato, “Lasciatela stare!”; Kaori lo tenne a terra, dicendogli di stare fermo.
Inuyasha capì che la situazione poteva finire male; non sapeva cosa fosse quello strano oggetto che stavano puntando contro la giovane, ma sentiva che era decisamente pericoloso.
Si alzò in piedi e sibilò “Lasciala subito, dannato, o giuro che te ne pentirai amaramente!”. “Inuyasha” sussurrò lei “Ti prego, non fare pazzie!”, “Ti consiglio di ascoltarla, moccioso” ridacchiò il ladro “O potresti finire molto male”.
“Se non la lasci subito, ti pentirai di essere nato” esclamò il giovane, facendo un passo verso di lui.
Negli occhi gli brillava una scintilla furiosa; la sua Kagome era in pericolo e lui non avrebbe mai permesso che le accadesse qualcosa.
A costo della proprio vita!
“Ci tieni così tanto alla tua amichetta?” chiese il bandito, sorridendo maligno “Bene. Prenditela, allora!”.
Lanciò Kagome contro di lui ed alzò la canna della pistola, pronto a metter fine alla sua vita in un istante.
Accadde tutto molto velocemente. Inuyasha la prese prima che cadesse e si voltò per farle da scudo.
Lo sparo echeggiò nella stanza, assordando tutti i presenti.
Kagome urlò quando si ritrovò a terra, assieme al giovane che la teneva stretta a sé.
Ci furono diversi tonfi, mentre la polizia entrava di colpo e bloccava tutta la banda contro la parete.
Sota si alzò e sorse verso la sorella, chiedendole “Kagome! Kagome! Come stai, sorellina? Sei ferita?”.
“No” sussurrò lei “Sto bene”, poi si voltò verso il mezzo-demone, che non si era minimamente mosso e sentì il cuore mancarle un battito.
Inuyasha era accanto a lei, che la fissava con occhi vacui, la bocca aperta in un grido muto, immerso una pozza di sangue.


Ok, ho finito anche questo capitolo. Forse ho esagerato un po' con il finale, eh? questa scena ce l'avevo in mente da una vita, ma purtroppo le mie mani non sono veloci quanto la mia mente e purtroppo il tempo non è mai abbastanza.Spero che continuerete a recensere la storia, ho un disperato bisogno dei vostri consigli! bacioni a tutte, ciao ciao!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Per amicizia... Per amore... ***


Ciao, ragazze. finalmente sn riuscita a postare il nuovo capitolo dopo ke, per cause di forza maggioere (mia madre...) sn dovuta rimanere lontana dal pc x un po'. scusate se vi ho fatto aspettare così tanto, ma avere una madre insegnante è dura... xké, kissà cm mai, conosce tt i tuoi prof! ke palle!. cmq, bando alle ciane. mando un grazie megagalattico a chi mi ha recensito e chi continua a seguirmi. grazie di cuore a tutte!

 

Capitolo 10: Per amicizia… Per amore…

Era accaduto tutto in un istante; Kagome che veniva lanciata contro Inuyasha, lui che la proteggeva con il proprio corpo e l’eco dello sparo.
Kaori non riuscì neanche a muoversi mentre il mezzo-demone cadeva a terra assieme a Kagome, con un’espressione di dolore atroce impressa sul volto.
“No!” urlò con quanto fiato aveva in gola, slanciandosi verso di loro “No!”.
La ragazza s’inginocchiò accanto all’amico, senza riuscire a fare nulla; era come se mente e corpo fossero totalmente scollegate.
Si ritrovò ad abbracciare Kagome, che singhiozzava disperata e gridava il nome di Inuyasha, senza rendersi conto di potersi muovere.
La mente era in subbuglio ed il corpo sembrava agire per conto suo.
“Un’ambulanza” sussurrò terrorizzata, poi scattò in piedi e gridò “Chiamate un’ambulanza, presto!”.
Afferrò la ricetrasmittente che pendeva dalla cintura di uno dei poliziotti ed urlò con quanto fiato aveva in gola “Un’ambulanza! Fate presto! Ci serve un’ambulanza!”.
Non avvertì quasi la presa dell’agente che le diceva di calmarsi, che l’ambulanza era già stata chiamata.
Riusciva solo a vedere il corpo di Inuyasha, immerso in una pozza che si allargava sempre più.
Sota le prese la mano, gridando “Kaori! Kaori, Kagome… Ti prego, aiutami a calmarla! Le ho detto che il fratellone starà bene, ma lei non mi ascolta!”.
Muovendosi come un automa, la giovane si inginocchiò accanto all’amica e la strinse a sé; doveva trovare la forza di riprendersi, o non sarebbe stata di nessun aiuto.
Si morse violentemente la lingua, in modo che il dolore l’aiutasse a schiarirsi la mente, e sussurrò “Kagome, abbiamo chiamato l’ambulanza. Sta’ calma, andrà tutto bene”.
Con la massima delicatezza possibile, prese il polso dello youkai e quasi svenne nel sollievo di sentire il battito cardiaco, seppur in maniera flebile.
Vedendo che la miko non la smetteva di piangere, l’afferrò per le spalle e la scosse “Kagome! Il cuore batte ancora. Ce la farà, Inuyasha non è uno che si arrende. Ma tu devi essere forte per entrambi!”.
La giovane alzò lo sguardo, fissando con occhi vacui gli infermieri che portavano via la sua unica ragione di vita, ormai appesa ad un filo.
“Inuyasha” sussurrò spaventata e Kaori l’aiutò a mettersi in piedi, seguendo la barella fino all’ambulanza.
Uno degli infermieri si voltò e disse “Può salire solo uno di voi. Ma sbrigatevi, l’emorragia dev’essere subito fermata”.
Kagome fissò l’amica, che annuì e la spinse dolcemente nel veicolo “Va’ con lui. Ha bisogno di sentirti vicina, ora più che mai”.
La ragazza annuì e si sedette accanto alla barella, prendendo la mano di Inuyasha tra le proprie.
“Non morire, Inuyasha” lo supplicò “Non morire, ti prego! Non posso stare senza di te… Ti prego, resisti!”.

Kaori fissò l’ambulanza partire a sirene spiegate, pregando che i medici riuscissero a salvare l’amico.
Si piantò le unghie nel palmo delle mani, ringhiando Devo finirla di fare certi pensieri! Ce la farà. Io so che ce la farà! Devo mostrarmi forte, almeno per Kagome.
Afferrò la mano di Sota e disse “Andiamo, piccolo!”, “Ma l’ospedale è lontano a piedi. Come facciamo?” mormorò lui.
La ragazza si guardò intorno e, vista una bicicletta poggiata contro il muro, la prese, esclamando al proprietario “Gliela riporto più tardi!”.
Salì in sella ed aiutò il bambino a fare lo stesso, prima di iniziare a pedalare in mezzo al traffico cittadino.
Superò velocemente diverse auto in fila, sorda ai richiami dei clacson ed alle grida dei proprietari.
Ignorò a bella posta diversi semafori rossi, incurante delle auto che frenavano di botto per evitarla e delle grida spaventate di Sota.
Da come si stringeva, doveva essere terrorizzato, ma non aveva tempo per rassicurarlo.
Doveva raggiungere Kagome al più presto, doveva restarle vicino e darle coraggio.
Arrivata verso il centro della città, svoltò rapidamente in una serie di stretti vicoli, pieni di curve a gomito nelle quali rasentava il muro.
Non poteva perdere tempo ad evitare auto e camion vari, doveva sbrigarsi!
Lanciò un’imprecazione furiosa quando, alla fine del vicolo, vide un deficiente parcheggiare malamente l’auto, bloccando tutto il passaggio.
Senza farsi troppi problemi, aumentò la velocità e, alzando il più possibile la ruota anteriore, salì sul cofano ed atterrò con un lieve tonfo dall’altra parte.
Sentì l’esclamazione sorpresa del proprietario, ma non si voltò; non aveva tempo da perdere!
In pochi minuti, l’ospedale fu in vista e la giovane demone impresse tutte le proprie energie nelle gambe, cercando di accelerare ulteriormente.
L’ambulanza era appena arrivata e lei vide Kagome seguire la barella con Inuyasha all’interno dell’edificio.
Il ragazzo sembrava conciato davvero male.
Accidenti a lui! imprecò la demone lupo Accidenti a quei banditi! Accidenti alla mia stupidissima idea dello shopping! Non sarebbe in questo stato, se non li avessi portati al centro commerciale!.
Ricacciando indietro le lacrime di rabbia, frenò in un angolo e saltò letteralmente verso l’entrata, seguita da un ansimante Sota, felice come non mai di poter correre con le proprie gambe.
Arrivarono giusto in tempo per vedere i medici portare lo youkai in sala operatoria, mentre Kagome veniva fatta accomodare fuori, su una serie di sedie rigide.
“Sorellina!” esclamò Sota, correndole incontro, “Sorellina, come sta Inuyasha? Ce la farà, vero?”.
La sorella lo fissò per un attimo, poi scoppiò in lacrime “Non sarebbe successo se fossi in grado di difendermi!”.
Il dolore che sentiva dentro era lancinante e non sapeva come fermarlo “Ma perché deve sempre rischiare la vita a causa mia? Non sono buona a niente! Se non dovesse farcela, io…”.
Improvvisamente, Kaori l’afferrò per le spalle e la scosse con forza “Kagome Higurashi! Ma che diavolo stai dicendo, si può sapere? Non puoi fare la bambina frignona in un momento del genere!”.
La costrinse a guardarla negli occhi e sbraitò “Continuando a piangere, non aiuterai Inuyasha! Lui ha bisogno che tu sia forte per entrambi! Devi reagire, mi hai capito?”.
Si accorse di aver stretto troppo la presa quando la sentì gemere per il dolore e la lasciò andare con un sospiro.
“Kagome, anche io sono spaventata” mormorò con un filo di voce “Se non vi avessi trascinato al centro commerciale, tutto questo non sarebbe successo…”.
Deglutì a fatica, cercando di mandar via il groppo che sentiva in gola, “Ma dobbiamo farci forza. Inuyasha ha bisogno del nostro sostegno. Soprattutto del tuo, Kagome”.
Le prese le mani nelle proprie e mormorò “Non permettere alla paura di bloccarti. Il tuo bello ha la pelle dura, lo sai meglio di me”.
La ragazza si asciugò gli occhi umidi “Kaori… Grazie. Hai ragione, devo riprendermi. Devo avere fiducia in lui!”.
Stava per aggiungere qualcosa, quando la spia luminosa sulla porta della sala operatoria si spense ed un medico si diresse verso di loro.
“Siete voi le ragazze che hanno accompagnato qui quel giovanotto, vero?” chiese con voce ferma, “Sì. Ci dica, come sta?” chiese la giovane miko, sentendo il cuore accelerare di colpo.
Il dottore si sistemò gli occhiali “Abbiamo fermato l’emorragia, ma il proiettile è ancora dentro, bloccato in una costola. Ha perso molto sangue”.
“E?” chiese Kaori, capendo che c’era dell’altro in sospeso, “Cosa possiamo fare? Ce lo dica, la prego!”.
Lo vide sospirare “Non possiamo operarlo senza un’adeguata aggiunta di sangue. Ha urgente bisogno di una trasfusione”.
A quelle parole, Kagome si sentì il cuore profondarle nel petto e si accasciò sulla prima sedia, “Oh, no! Inuyasha! Cosa facciamo adesso?”.
Il medico le rivolse uno sguardo preoccupato “Non potete avvisare i suoi genitori o dei parenti?”.
“Ha perso i genitori da bambino” sussurrò la ragazza, prendendo la testa fra le mani, “Ma non ha fratelli o sorelle?”.
La giovane scattò “Ma certo! Sesshomaru! Dobbiamo cercarlo… Deve venire assolutamente…”.
“Non può, Kagome” le rispose Kaori, lanciandole un’occhiata significativa “Non ce la farebbe mai dalla Francia. È troppo lontano”.
Guardò il medico e spiegò “Il fratello lavora fuori e, al momento, è a Parigi. Non può arrivare in così poco tempo…”.
Inoltre, dubito fortemente che donerebbe spontaneamente il proprio sangue per salvare il fratello borbottò tra sé.
“E non c’è nessun altro parente che potrebbe che potrebbe fare la donazione?” chiese il dottore, che iniziava seriamente a preoccuparsi per il nuovo paziente.
Kaori rimase in silenzio per un lungo istante, poi, capendo che era l’unica cosa da fare, disse “Ci sono io”.
Si armò di tutto il coraggio disponibile e mormorò “Siamo cugini di secondo grado… Tante volte ci prendevamo in giro, dicendo che siamo simili come un lupo ed un husky”.
Inventarsi tutte quelle informazioni di sana pianta non era semplice, ma doveva farlo; Inuyasha aveva bisogno di sangue e subito!
Doveva combattere la propria paura e fare tutto ciò che era in suo potere per aiutarlo!
Il medico rimase sovrappensiero, poi annuì “Potreste essere compatibili, ma ho bisogno di un campione per esserne sicuro”.
La fissò dritta negli occhi e chiese “Fai uso di sostante pericolose o di alcool?”, “No. Non bevo, non fumo, non ho mai assunto droghe di nessun tipo e… sono ancora vergine. Quindi non si preoccupi, il mio sangue è pulito”.
“Bene, sono felice di sentirtelo dire” mormorò l’altro, prendendo una lancetta sterile e una boccetta per il campione.
La ragazza deglutì a vuoto, sentendo un velo di sudore imperlarle la fronte, e chiuse gli occhi quando l’uomo le punse il dito con un ago, prelevando una goccia di sangue da usare come campione.
Vedendola sudare freddo, le chiese “Soffri di belofonobia, non è così? Hai il terrore degli aghi”.
“Sì” sussurrò lei, cercando di controllare il panico “Ma non importa. Per un amico, sono pronta a questo ed altro!”.

“Kaori, ma sei sicura di quello che fai?” chiese Kagome, fissando l’amica con un’espressione preoccupata.
“Al cento per cento” ribatté l’altra, fissando il pavimento verdastro, “Devo farlo, Kagome. Non c’è altra soluzione”.
“Ma c’era Sesshomaru! Certo che ti sei inventata una bella scusa per quel demone” la sentì commentare “Lavora a Parigi. Dove di preciso, in una boutique internazionale?”.
“Certo non potevo dire al medico che è un demone che vive oltre la barriera del tuo pozzo” disse lei.
Sospirò tesa ed aggiunse “Non sarei riuscita a trovarlo. Potrebbe essere ovunque e poi… Dubito fortemente che avrebbe accettato di donare il proprio sangue per il fratello”.
“Non posso darti torto” mormorò la ragazza, sedendosi accanto al fratello “Però… Tu ed Inuyasha non siete come due fratelli. Sei sicura che non correrà rischi?”.
“Hai ragione, ma siamo simili” replicò la giovane “Tra lupi e cani c’è una certa affinità e.. inoltre, io sono l’essere più simile a lui, in questo momento”.
Si passò una mano tra i capelli, cercando di restare calma, ma era tutt’altro che facile; il suo migliore amico era in coma farmacologico e lei stava per sottoporsi ad una trasfusione per cercare di salvarlo.
“Sono una demone a tre quarti, quanto c’è di più simile ad un mezzo-demone” sussurrò “Devo farlo io, anche se ho il terrore degli aghi”.
Sota le prese la mano “Ma così, il fratellone si riprenderà?”, “Avrà buone speranze di cavarsela” lo rassicurò lei “Inuyasha è uno tosto”.
Di colpo, il suo cellulare prese a squillare insistente e sospirò nel vedere che era la signora Higurashi.
“Pronto?”, “Kaori, ma dove siete tutti quanti?” chiese la donna “La casa è vuota e fin’ora eravate irraggiungibili”.
La demone lupo fece una smorfia “Siamo all’ospedale, signora Higurashi”, “Come in ospedale? Che cosa è successo?”.
Era evidentemente spaventata; probabilmente aveva subito pensato ad uno dei figli.
“Si tratta di Inuyasha” spiegò l’altra “Eravamo andati a fare spese e… sono entrati dei ladri. Lui è intervenuto per proteggere Kagome e gli hanno sparato”.
La signora Higurashi trattenne a stento un gemito, poi esclamò “Arriviamo subito. Restate lì”, poi riattaccò.
Kaori spense il cellulare e lasciò andare un sospiro, “Vostra madre sta arrivando. Speriamo bene”.
Kagome si sforzò di trattenere le lacrime e strinse i pugni Inuyasha, resisti! Ti prego, non lasciarti andare! Devi farcela, io so che puoi farlo!.
Dopo un’attesa che sembrò interminabile, la signora Higurashi e suo padre arrivarono nell’edificio, cercando immediatamente i tre ragazzi.
“Oh, Kagome! Sota! Kaori! State bene?” chiese preoccupata, abbracciando il figlio più piccolo.
“Il fratellone sta male, mamma” piagnucolò lui “Dicono che ha bisogno di una trasfusione!”.
“E Kaori si è offerta come donatrice” aggiunse la sorella “È l’unica che può farlo… Mamma, ho così tanta paura per Inuyasha!”.
La donna la strinse a sé, accarezzandole i capelli “Sta’ calma, tesoro. Andrà tutto bene, vedrai”.
Poi guardò l’amica della figlia e mormorò “Kaori, ma tu non avevi paura degli aghi?”, “Sì, più di qualunque altra cosa… ma Inuyasha ha bisogno di sangue al più presto. Non posso tirarmi indietro”.
In quel momento, il medico ritornò, dicendo “Signorina, lei è compatibile con il paziente. Possiamo fare la trasfusione, ma ho bisogno del permesso dei suoi genitori”.
La ragazza si morse nervosamente il labbro, mentre raccontava l’ennesima bugia “I miei sono in viaggio di lavoro. Non so dove, esattamente”.
“Ma l’hanno affidata a me” disse la signora Higurashi “Sono un po’ la tutrice di Kaori, finché i suoi genitori non tornano”.
Kagome ringraziò sua madre con uno sguardo colmo di gratitudine; aveva capito che quelle bugie erano necessarie per Inuyasha e le stava aiutando a salvarlo.
“Il suo nome?” chiese il dottore, “Yumico Higurashi” rispose l’altra, poi prese la demone lupo per mano e la sospinse dolcemente verso la sala trasfusioni.

Kaori fissò terrorizzata l’infermiera che prendeva un lungo ago sterile da un cassetto e collegarlo ad un tubo sottile, a sua volta unito ad una grossa sacca di plastica.
Che presto sarebbe stata piena del suo sangue.
Oh, Kami-Sama! mormorò in preda al panico Non ce la faccio, non ce la faccio! Ma Inuyasha ne ha bisogno… Oh, cavolo, eccola che viene! Aiuto!!.
La signora Higurashi le sfiorò la fronte, cercando di rassicurarla, “Andrà tutto bene, tesoro”.
Lei si sforzò di sorridere, ma sentiva lo stomaco totalmente sottosopra; poteva fingere quanto voleva, ma era sul punto di correre via e lanciarsi dalla finestra.
No! sbottò a se stessa Inuyasha lo farebbe per te! Smettila di fare la fifona e reagisci!.
Si guardò intorno, ritrovandosi a fissare lo sguardo speranzoso di Kagome; la sua amica contava su di lei, non poteva tirarsi indietro! L
’infermiera finì di sistemare l’ago e si avvicinò, sorridendo “Ti senti pronta, cara?”.
La ragazza deglutì a vuoto più di una volta, sentendo il panico avvolgerla nella sua morsa.
Kagome le strinse la mano, sorridendo comprensiva “Kaori, non immagini quanto ti sia grata per quello che stai facendo per Inuyasha”, “Non è niente, Kagome… È solo... una dannata trasfusione”.
Le rivolse uno sguardo spaventato e sussurrò “Non è che puoi farmi un favore? Mi racconteresti qualcosa per distrarmi?”.
Un vago sorriso le incurvò le labbra “Magari il tuo primo incontro con Inuyasha… Sono curiosa”.
L’altra ridacchiò nervosamente, poi iniziò a raccontare tutta la vicenda, mentre l’infermiera infilava delicatamente l’ago nel braccio della compagna.
La vide sussultare appena, mentre il suo volto si tingeva di un pallido colorito verdastro; faceva davvero paura.
Nonostante il dolore e la paura, gli occhi verdi della demone non lasciarono i suoi neanche per un attimo; cercava in ogni modo di concentrarsi sul racconto.
“Davvero ha cercato di ucciderti?” chiese strabiliata “Certo che non andavate mica d’amore e d’accordo!”. “No, per questo ha quel rosario al collo” sospirò Kagome, poi si sciolse in un sorriso “Ma le cose sono migliorate, non credi?”. “Già” rise la demone, cercando di mascherare una smorfia di dolore, “Adesso è spaventato da tutto quello che potrebbe ferirti”. La vide arrossire vistosamente, ma si accorse che le si stava annebbiando la vista; sentiva le forze scemare velocemente.
“Ehi.. Kagome” sussurrò a fatica “Fammi un favore. Quando Inuyasha si sveglia, digli che la prossima volta che non mi ascolta, lo strozzo”.
Un lieve sorriso le illuminò il volto “E tienitelo stretto, mi raccomando. Dimenticati di Kikyo e combatti. Uno come lui non lo trovi nemmeno se vivessi mille anni. Non devi permettere a nessuno di portartelo via”.
Alzò gli occhi al soffitto e mormorò “Un po’ t’invidio, sai? Non capita tutti i giorni un tipo disposto a morire per te”.
Vide lo sguardo confuso dell’amica ed un sorriso comprensivo le apparve in volto “Kagome, mica avrai frainteso?”.
Le strinse la mano e sussurrò “So quanto tieni ad Inuyasha e so quanto lui tiene a te. Certo, è molto carino, dolce e premuroso. Anche se ha la testa più dura del marmo e tante volte non mostra quello che prova…”.
Con un lieve sforzo, scosse la testa “È il ragazzo che tutte vorrebbero avere, ma, sta’ tranquilla, non è il mio tipo”.
Sospirò appena, sussurrando “Per me è un carissimo amico, quasi un fratello. Quindi non devi preoccuparti. Tienitelo stretto, Kagome. Mi raccomando”.
Poi le si chiusero gli occhi, mentre sprofondava velocemente tra le braccia di Morfeo.

Kagome sospirò mentre tornava a fissare la spia luminosa sulla sala operatoria; erano due ore che non aveva notizie di Inuyasha.
Dopo la trasfusione, l’infermiera era corsa con la sacca piena di sangue nella sala operatoria e, da allora, le porte erano rimaste chiuse.
Sua madre le strinse la mano “Sta’ tranquilla, tesoro. Vedrai che le cose si sistemeranno”.
Anche suo nonno la rassicurò “Coraggio, piccolina. Se ho ben capito il tipo, non si arrenderà così facilmente. Fatti forza”.
La ragazza si limitò ad annuire e tornò a fissare la spia luminosa, sperando che qualcuno venisse a darle notizie.
Era spaventata per il giovane mezzo-demone, ma era anche in pensiero per Kaori, che aveva affrontato la sua paura più grande per aiutare un amico.
Aveva dimostrato un coraggio incredibile e si pentì di aver dubitato di lei, anche solo per un attimo.
Si sentiva davvero terrorizzata e continuava a tormentarsi le mani, mentre il suo sguardo non abbandonava la spia luminosa.
Oh, Inuyasha sussurrò con le lacrime agli occhi Ti prego, non abbandonarmi così! Ho bisogno di te! Non lasciarmi!.

Un lieve bip, totalmente sconosciuto, si fece largo nella sua mente annebbiata.
Inuyasha sollevò a fatica le palpebre, ritrovandosi in una stanza bianca piena di strani oggetti.
Dove sono? si chiese confuso, mentre cercava di orientarsi Cos’è questo posto? E come ci sono finito?.
Di colpo, i ricordi della rapina gli invasero la mente e si lasciò sfuggire un gemito di panico “Kagome!”.
Non si era accorto di non essere e si voltò di scatto quando sentì qualcuno esclamare “Ma che diavolo succede?”.
Una donna vestita di bianco lo fissò sorpresa, poi mormorò “Vedo che ti sei svegliato presto, ragazzo. Devi essere un tipo davvero forte. Pochi si riprendono così velocemente da un colpo di pistola”.
“Cosa?” chiese il mezzo-demone, ancora più confuso di prima, “Dove sono finito? Dov’è Kagome?”.
“Kagome?” chiese l’infermiera con aria confusa, poi sorrise “È la tua ragazza?”. A quelle parole, lo vide arrossire ed il suo sorriso si allargò “Vado a chiamartela”.
Il ragazzo la seguì con lo sguardo e fissò gli strani oggetti che aveva intorno, chiedendosi a cosa servissero.
Qualunque cosa siano, l’unica cosa che m’importa è che Kagome stia bene mormorò tra sé.

Kagome aveva le mani sul volto; non sapeva ancora nulla di Inuyasha e la sua paura aumentava sempre di più.
Avevano appena portato Kaori nel corridoio e la ragazza si era raggomitolata su due sedie, sprofondando di nuovo nel sonno.
Era davvero stravolta…
Improvvisamente, sentì una voce chiamarla “Chi di voi due ragazze è Kagome?”.
Alzò la testa di scatto e mormorò “Sono io, perché? Cos’è successo?”; vide una giovane infermiera sorriderle allegra “Quel giovanotto che avete portato qui, si è svegliato e chiede esplicitamente di lei”.
“Si è svegliato?” esclamò lei, sgranando gli occhi “Davvero si è svegliato?!”, “Sì, e chiede di lei”.
Kaori, svegliata da tutto quel trambusto, socchiuse gli occhi e le diede una lieve spintarella “Avanti, che aspetti? Va’ da lui”.
La miko non si fece pregare e corse nella stanza, sentendo il cuore batterle furiosamente nel petto.
L’infermiera la seguì con occhi sognanti e mormorò “Però, quel ragazzo è davvero molto carino. Quasi quasi…”.
“Non ci provare, carina” l’avvertì la demone lupo, fissandola cupa “Lui è solidamente fidanzato con la mia amica. Ci ha già provato un’altra a separarli, senza alcun risultato. Quindi gira i tacchi e sparisci!”.

Kagome entrò velocemente nella camera, sentendosi come se tutta l’angoscia che aveva provato si fosse dissolta come neve al sole.
Il cuore le diede un balzo quando vide gli occhi scuri di Inuyasha illuminarsi nel vederla.
Gli corse accanto e, stringendogli la mano, sussurrò “Inuyasha! Finalmente ti sei svegliato… Sapessi..Sapessi quanto sono stata in pensiero per te!”.
“Stai bene?” le chiese lo youkai, cercando segni di ferite sul suo volto, “Sì, va tutto bene… adesso che ti sei svegliato”.
Kagome si asciugò le lacrime e sorrise “Come ti senti? Il medico ha detto che sei stato parecchio fortunato. Il proiettile si era incastrato in una costola…”.
“Mi fa un po’male il fianco, ma per il resto va tutto bene” rispose lui, poi sorrise “Sono abituato a cose peggiori”.
La ragazza scosse la testa “Mi hai spaventato a morte! Se tu non stessi così male, ti manderei subito a…”.
S’interrupe di colpo, conscia che avrebbe potuto causargli ulteriore dolore se avesse pronunciato quella frase.
Lo vide ridacchiare ed arrossì, mentre lo sentiva dire “Non ti ricordi che Kaori ti ha detto di togliermelo prima di uscire? Diceva che stonava con i vestiti”.
La giovane annuì, pensando che aveva dovuto concentrarsi molto per togliere il rosario dal collo del mezzo-demone.
Non riusciva ancora a padroneggiare bene i suoi poteri spirituali.
Si riscosse velocemente e mormorò “Sei un pazzo, lo sai? Kaori mi ha detto di avvisarti che la prossima volta che fai di testa tua, ti strozza”.
Inuyasha si lasciò sfuggire una risata, poi il suo sensibile naso avvertì un odore poco rassicurante e si voltò verso sinistra, sobbalzando nel vedere una grossa busta di plastica piena per metà di sangue.
Il liquido gocciolava ritmico in un sottile tubo scendeva verso di lui, fino ad un grosso ago che gli penetrava nel braccio.
L’odore che ne veniva era inconfondibile.
La giovane seguì il suo sguardo e disse “Ti hanno dovuto fare una trasfusione.. avevi perso molto sangue. Kaori si è offerta di fare da donatrice”.
“Cos’è una trasfusione?” chiese il ragazzo, “Una donazione di sangue che si fa tra persone simili. Soprattutto tra parenti”.
Sul viso di lei comparve una smorfia “All’inizio avevo pensato a tuo fratello, ma Kaori mi ha fatto capire che era impossibile”.
“Sesshomaru non accetterebbe mai una cosa simile” convenne lo youkai “Ma Kaori non era terrorizzata dagli aghi?”, “Sì, ma l’ha fatto per aiutarti”.
Per un amico, sono pronta a questo ed altro!” mormorò, ripetendo le parole pronunciate dalla demone lupo.
Il giovane scosse leggermente la testa, poi mormorò “Quindi, ho dentro di me parte del suo sangue… Spero stia bene, adesso”.
“Dorme nel corridoio” spiegò l’altra, con un lieve sospiro “Le trasfusioni  tolgono rapidamente le energie”.
Poi lo fissò negli occhi e mormorò “Sei davvero uno stupido. Ti rendi conto che sei quasi morto, per colpa mia? Non devi fare mai più una stupidaggine del genere!”.
Le lacrime le inondarono gli occhi “Ho passato ore nell’angoscia, temendo il peggio… Non devi più rischiare la vita per me, Inuyasha. Se ti accadesse qualcosa, io…”.
“Kagome…” sussurrò il mezzo-demone “Sono disposto a dare la vita, purché tu sia al sicuro”.
Quelle parole la colpirono in maniera inaspettata e sentì il cuore partire in quarta, ma si costrinse a schiacciare ogni germoglio di speranza.
Kikyo non li avrebbe mai lasciati in pace e non sapeva cosa provasse Inuyasha nei suoi confronti.
Eppure, quella frase…
Con uno sforzo, lo guardò negli occhi, rimanendo sorpresa nel vederli brillare come mai prima di allora.
Lui la fissò a lungo, prima di dire “Kagome, non posso permettere a nessuno di farti del male. Neanche a me stesso. Io voglio che tu sia al sicuro, sempre. Perché tu sei tutto per me”.
Finalmente, le parole che aveva tanto cercato fluivano leggere nella sua bocca, permettendogli di esprimere quei sentimenti che si era tenuto dentro per tutto quel tempo.
Con un lieve sforzo, alzò la mano e sfiorò il volto “Kagome, io ti amo. E non permetterò a nessuno di farti soffrire, in alcun modo”.
Kagome sentì il respiro mozzarsi in gola e si chiese se non stesse sognando, se quelle meravigliose parole non fossero solo frutto della sua fantasia.
A fatica, distolse lo sguardo e mormorò “Chissà che ti farebbe Kikyo se ti sentisse… Sai che vuole portarti nel’aldilà con sé”.
“Ma io non ci andrò” rispose il giovane “Perché amo te, Kagome, e non ho alcuna intenzione di lasciarti”.
“Non posso dire che i miei sentimenti nei suoi confronti siano svaniti” ammise “Ma non è amore, non più”.
Fissò il soffitto candido della stanza ed aggiunse “Le sarò sempre grato per avermi aperto gli occhi, mostrandomi l’amore. Ma non tengo a lei quanto a te”.
“Kikyo mi ha mostrato un mondo più caldo, che prima non conoscevo” mormorò “Ma tu… Mi hai accetto per quello che sono, senza cambiamenti… Mi hai mostrato qualcosa di ancora più prezioso, Kagome”.
Per un attimo, si perse in quello sguardo color cioccolato che lo fissava stupito e felice allo stesso tempo, poi si sciolse in un caldo sorriso.
Era bellissima…
“Voglio che tu dimentichi Kikyo” disse serio “Non voglio che ti faccia soffrire ancora, come la sera prima che sei tornata qui”.
Davanti alla sua espressione sorpresa, aggiunse “So che è venuta a parlarti. Quando ti ho vista andartene così arrabbiata, ho capito che era successo qualcosa e sono tornato indietro per cercare delle risposte”.
“Kaori non mi aveva detto niente quando ti ha riportato alla capanna” mormorò “Così ho dovuto cercare degli indizi. L’odore di Kikyo nella radura era molto forte e, allora, ho capito tutto”.
La fissò in volto, dicendo “Non voglio vederti piangere, soprattutto per quello che è avvenuto tra me e Kikyo in passato. Dobbiamo lasciarcelo alle spalle, non credi?”.
Kagome sentì lacrime di gioia scivolarle lungo le guance e si appoggiò alla sua mano, coprendola con le proprie, “Inuyasha… io… Vorrei dirti tante cose, ma non ci riesco… Sono così felice..”.
Lo youkai sorrise “Non devi dirmi niente. Ho capito”, poi l’attirò a sé, sfiorando le sue morbide labbra con le proprie.
Sentendola sospirare, la strinse più forte, accarezzandole il viso delicato.
Quante volte aveva sognato quel momento?
Quante volte si era chiesto se lei lo avrebbe accettato per quello che era davvero?
Adesso sentiva che le cose sarebbero andate per il verso giusto e che niente avrebbe potuto impedirgli di essere felice con la sua Kagome.
Adesso aveva un altro motivo per sconfiggere Naraku; creare un mondo migliore per la donna che amava più della sua stessa vita.

Kaori sorrise, felice che i suoi amici fossero finalmente riusciti a dichiararsi, abbattendo tutte le barriere; compresa Kikyo.
Il suo sensibile udito aveva captato ogni parola, compresa la decisione del mezzo-demone nei riguardi della sacerdotessa defunta.
Se proverà a separarli, quella miko affumicata se la dovrà vedere con me! mormorò decisa Kagome ed Inuyasha meritano di essere felici insieme.
Quando l’infermiera di poco prima venne a dire ai due ragazzi che l’orario delle visite era finito e che il paziente doveva riposare, fu tentata di suonarle qualcosa in piena fronte.
Possibile che certa gente riusciva ad interrompere i momenti più belli, senza alcun rispetto?
Kagome uscì lentamente dalla stanza e la sentì promettere ad Inuyasha che sarebbe tornata presto.
La giovane miko incrociò lo sguardo dei parenti e gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre correva ad abbracciare Kaori.
“Avevi ragione” sussurrò felice “Mi ama, Kaori. Vuole restare con me… Non con Kikyo”.
La ragazza scosse la testa e sorrise “Te l’avevo detto, no? Come assistente di Cupido non ho fatto chissà che, però…”.
Le cinse le spalle con un braccio e disse “Adesso però smettila di piangere. Vedrai che le cose andranno per il meglio, da adesso in poi. Me lo sento”.
Sota sorrise allegro alla sorella maggiore “Allora, tu e il fratellone, un giorno vi sposerete?”.
Il nonno dei due ragazzi divenne paonazzo per la sorpresa “Cosa?!? Ma non credi di correre un po’ troppo?”.
Improvvisamente, si fece serio in volto “Non intendo celebrare alcun matrimonio prima di tre anni, sono stato chiaro?”.
La signora Higurashi sorrise, felice che la figlia avesse trovato finalmente un po’ di serenità, “Oh, andiamo! Non puoi fare niente per fermare l’amore, papà”.
Kaori annuì complice, pensando che, in fondo in fondo, quel bandito meritasse un piccolo grazie.
Un lieve sospiro le sfuggì dalle labbra e fissò gli occhi lucidi d’amore dall’amica, sperando che, un giorno, anche lei avrebbe potuto trovare un ragazzo che l’amasse per quello che era. 

 

Ecco qui, è andata. che ne dite? ho esagerato? spero di no, ma ditemelo se qualcosa nn vi piace. mi è piaciuto esprimere la gratitudine di Inuyasha x Kikyo, premettendo ke nn prova più nnt x lei, se nn un sincero affetto. il caro Inu ha fatto la sua scelta, ma la questione nn è mica finita... Secondo voi, cm reagirà Kikyo? E Kaori... troverà qualcuno disposto ad amarla x quello ke è? per scoprirlo, dovete sl continuare a seguire. Bacioni a tutte! ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Rivelazioni, doni e sorprese varie... ***


finalmente, sono di nuovo qui a postare un nuovo capitolo. scusate se vi ho fatto aspettare, ma questo capitolo mi ha dato diversi problemi... Non mi piaceva mai, spero che a voi possa piacere. Ringrazio tutte colori che mi seguono e soprattutto coloro che mi recensiscono. grazie mille, ragazze! sono felice che la storia sia seguita così... adesso vi lascio al nuovo capitolo. bacioni!

 

Capitolo 11:Rivelazioni, doni e sorprese varie…

“Allora, quando pensate di tornare?” chiese la signora Higurashi, salutando la figlia, di nuovo in partenza.
“La settimana prossima, in modo da prepararci per il prossimo compito di giapponese antico” rispose Kaori, sistemandosi lo zaino sulle spalle.
Sorrise caldamente alla donna e disse “Ancora grazie di tutto, signora Higurashi. Se non ci avesse sostenute, non so cosa sarebbe successo…”.
La donna sorrise “Era il minimo che potessi fare, quindi non c’è bisogno che mi ringrazi”.
Lanciò uno sguardo a Inuyasha e disse “Mi raccomando, tratta bene la mia bambina. O giuro che ti prendo a padellate, sono stata chiara?”.
Il ragazzo arrossì di colpo, ma annuì; quei discorsi lo mettevano ancora in agitazione.
La demone lupo sghignazzò “Stia pure tranquilla, lo controllo a vista. E poi Kagome sa farsi rispettare ampiamente!”.
Fece un cenno di saluto a tutti e si tuffò nel pozzo, non prima di aver sentito la madre della sua amica chiederle di salutare la sua, se l’avesse incontrata.
Lasciò andare un sospiro di sollievo quando vide la solita luce violetta avvolgerla e si voltò appena per osservare i due amici.
Si tenevano per mano, sorridendo felici come possono esserlo solo gli innamorati; per un attimo provò una punta d’invidia, ma si costrinse ad ignorarla.
Quando uscirono dall’altra parte, Inuyasha fu sollevato nel vedere che era tornato al solito aspetto, “Meno male. Temevo che sarei rimasto bloccato nelle mie sembianze umane…”.
Kagome lo abbracciò “Stavi benissimo anche prima… Però devo ammettere che un po’ mi mancavano quelle orecchie. Sono tremendamente carine!”.
Lo vide arrossire di nuovo e sorrise allegra, trascinandolo dolcemente verso il villaggio di Kaede, dove probabilmente li attendevano gli altri.
Non erano ancora arrivati in vista delle prime case, che Shippo sbucò dalla foresta, gridando “Kagome! Finalmente siete tornati! Eravamo così in pensiero!”.
“Ciao, piccolo Shippo” lo salutò la ragazza “Come stai? È successo qualcosa mentre non c’eravamo?”.
“Questo dovremmo chiedervelo noi, divina Kagome” mormorò Miroku “Quando ve ne siete andata, Inuyasha è sparito di colpo!”.
Rivolse uno sguardo all’amico e chiese “Di’ un po’. Dove cavolo sei stato? Hai seguito la divina Kagome?”.
Gli diede una giocosa gomitata nel fianco e ridacchiò “Sii sincero, che avete combinato?”.
Il mezzo-demone fece una smorfia di dolore e si scostò “Puoi evitare di darmi gomitate, per favore? E, comunque, non è successo niente di quello che pensi tu, bonzo”.
Il monaco rimase sorpreso “Da quando sei così delicato, Inuyasha?”, “Da quando gli hanno estratto una pallottola dal fianco, Miroku” disse Kaori.
Sango sgranò gli occhi davanti a quel piccolo oggetto nero che pendeva dal polso della demone, attaccato ad una sottile catenella.
“Kaori, ma cosa ci fai con quello?” chiese la giovane miko, sorpresa quanto la sterminatrice, “È diventato una sorta di portafortuna”.
Che cavolo di risposta! pensò lei, fissando il proiettile che per poco non le aveva portato via Inuyasha Certe volte non la capisco!.

 
Il gruppo, finalmente riunito, si avviò in direzione di un villaggio da poco attaccato da un gruppo di demoni.
“Forse quei tipi hanno un frammento di sfera” mormorò Shippo, comodamente seduto nel cestello della bici di Kagome.
“È quello che andremo a vedere” replicò Inuyasha, facendo strada tra le varie macerie.
Per fortuna, gli abitanti erano riusciti a fuggire in tempo ed erano impegnati nel recupero delle poche cose sopravissute alla furia dei demoni.
Kagome non avvertiva nulla, ma era sicura che un frammento di sfera fosse da qualche parte nelle vicinanze, troppo lontano per essere percepito; eppure ne era sicura.
Kirara procedeva velocemente assieme ai due demoni, silenziosa quanto il fruscio delle foglie smosse dal vento.
“E così, Inuyasha è rimasto bloccato nella vostra epoca per tutto questo tempo?” chiese Sango, dopo aver ascoltato tutto il racconto.
“Sì, e non è stato affatto facile” commentò la demone lupo “Il primo giorno mi ha devastato la cucina!”.
Lo sentì sbuffare contrariato e gli fece un gran sorriso “Però poi ci ha aiutato a pulire quel casino”.
Solo perché mi hai minacciato di morte borbottò lo youkai E so quanto puoi essere cocciuta. Ho solo aggirato il problema.
Lanciò un veloce sguardo alla ragazza accanto a lui, sorridendo quando vide la sua espressione comprensiva.
Lei si sorbiva il carattere strambo di Kaori da molto più tempo, eppure le voleva bene come ad una sorella.
Non aveva mai visto due persone così legate senza essere parenti.
Kagome era davvero speciale e sentì i propri sentimenti nei suoi confronti aumentare ancora, costringendolo a concentrarsi sul percorso per non andare da lei e stringerla tra le braccia, con il serio rischio di farla cadere dalla bici.
Il suo sguardo non sfuggì ad un paio di occhi blu intenso, che ammiccarono felici nella sua direzione.
“Cos’è quella faccia, Miroku?” chiese Shippo “Perché sorridi così?”, “Perché credo proprio che qualcuno abbia finalmente ammesso i propri sentimenti per qualcun altro”.
Il mezzo-demone si fermò così di botto da costringere Kaori a superarlo con un salto per non finirgli contro.
Lanciò uno sguardo fiammeggiante al bonzo e ringhiò “Impara a tenere la bocca chiusa, dannato monaco!”.
L’altro si limitò a sorridere “Beh, era ora… Solo un cieco non se ne sarebbe accorto, mio caro Inuyasha!”.
“Vogliamo parlare di te, allora, monaco depravato che non sei altro?” chiese lo youkai con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono “Di quello che provi tu..?”.
Miroku divenne porpora e ringhiò “Inuyasha! Non osare dire una sola parola, o non sarò responsabile delle mie azioni!”.
“Dipende tutto da te, bonzo” lo avvertì l’amico, sorridendo allegro “Tu non scocciare me ed io non dirò niente”.
“Questo si chiama ricatto!” esclamò il monaco, “Senti da che pulpito viene la predica!”.
Sango scosse la testa “Siete peggio di due bambini. Perché non la smettete di punzecchiarvi, una buona volta?”.
Poi il suo sguardo fu attirato da Kaori, che si grattava furiosamente la folta coda scura, “Kaori, ma che hai?”.
“È maledettamente imbarazzante da dire” mormorò lei “Ma…Temo di avere le pulci. Mi prude da morire!”.
Affondò gli artigli nel pelo, cercando quella maledetta creaturina che la stava facendo ammattire.
Sentì un lievissimo fruscio attraversare l’aria, poi qualcosa le punse il collo e lo schiacciò automaticamente.
Un flebile “Ahi!” risuonò nel silenzio che li aveva avvolti e la ragazza rimase sorpresa nel ritrovarsi in mano una piccola pulce dall’aria piuttosto anziana… e vestita di tutto punto!
“Ma questo… È il vecchio Miyoga!” esclamò Inuyasha, fissando l’esserino spiaccicato nella mano dell’amica. “Chi?” chiese l’altra, voltandosi sorpresa, “Che conosci anche le pulci?”, “Signorino Inuyasha!”.
Una voce sottile la costrinse a voltarsi di nuovo e fissò con occhi increduli la pulce, che si era alzata in piedi.
A occhio e croce, non era più alta di sette centimetri…
“Vecchio Miyoga” ripeté il giovane “Che cosa ci fai qui? E perché ti eri infilato nella coda di Kaori?”.
La vecchia pulce iniziò a saltellare tutta contenta “Signorino Inuyasha, che bello rivedervi!”.
Saltò sulla spalla del suo padrone e subito tentò di succhiargli un po’ di sangue, ma il mezzo-demone fu rapido a fermarlo.
“Ehi, non ci provare neanche” lo avvertì serio “Posso sapere da cos ti nascondi, stavolta?”.
Miyoga assunse un’espressione offesa “Io non scappo, signorino! Semplicemente evito di trovarmi nei conflitti”.
“In una parola, scappi” commentò Kaori, prima di rivolgersi all’amico con uno sguardo scettico “Signorino Inuyasha? Qualcuno mi spiega chi è questa pulce?”.
“Era il servitore di mio padre” disse l’altro “E, da quando è morto, si ritiene la mia guida”, “Una pulce?”.
“Ehi, ragazzina!” esclamò il vecchio parassita “Impara un po’ di educazione! So più cose io sui demoni che tutti voi messi insieme!”.
La demone lupo scoppiò a ridere “Di me, di sicuro. Sono giusto un paio di mesi che ho scoperto tutto…”.
Kagome ridacchiò, prima di rivolgersi a Miyoga “Cosa ci facevi nella coda di Kaori? Volevi fare uno spuntino?”.
La pulce scosse il capo “L’ho vista discutere con il signorino Inuyasha e credevo fosse un nemico. Così ho pensato di fare la mia parte…”.
Lo youkai scoppiò a ridere, imitato da tutto il gruppo “Fare la tua parte? Proprio tu, che corri a nasconderti appena senti odore di guerra nell’aria, volevi affrontare Kaori?”.
“Io posso essere molto utile, signorino” sbottò offeso il parassita “Vi avrei dato una mano a mettere fuori combattimento questa ragazza, se fosse stata vostra nemica!”.
“Sì, dissanguandomi” commentò lei, alzando gli occhi al cielo “Di questo sei sicuramente capace!”.
Miyoga le puntò addosso i suoi grandi occhi scuri “Tu… piccola insolente! Come osi parlarmi così? Non hai il minimo rispetto!”.
La vide ruotare gli occhi, seccata “Senti, Inuyasha. Ma non è che fa da servitore anche a Sesshomaru? Parla esattamente come quel freezer umano!”.
Inuyasha sorrise “No, non credo. Sesshomaru fatica già a sopportare Jaken! E poi, Miyoga ha troppa paura di lui per avvicinarsi”.
La pulce ridusse gli occhi a due fessure “Siete davvero impertinente, signorino Inuyasha! Ritengo che la compagnia di questa ragazza vi stia influenzando in maniera negativa”.
“Questa ragazza ha un nome” borbottò la giovane demone “Kaori. Kaori Shibuja!”.
Sentì un lieve nervo pulsarle sulla tempia quando il piccolo essere succhia sangue commentò “Non ho mai sentito un sapore del genere… Hai un sangue decisamente strano. Però c’è qualcosa di familiare…”.
“Probabilmente perché hai fatto qualche spuntino anche con Masaru” disse il mezzo-demone “Non credo che ci sia molta differenza tra padre e figlia”.
Gli occhi della pulce divennero enormi a quel nome, riempiendo del tutto il viso rotondo “Cooosa? Questa ragazzina è la figlia di Masaru?”.
“Sì, qualcosa in contrario?” sibilò la demone lupo, fissandolo truce; sembrava sul punto di incenerirlo con lo sguardo.
Miyoga si rannicchiò nella capigliatura argentea di Inuyasha “No, no! Non intendevo dire questo! Ma Masaru ha sempre detto che non si sarebbe mai legato a nessuno!”.
L’altra sbatté le palpebre, sorpresa, poi alzò le spalle “Evidentemente, mia madre gli ha fatto cambiare idea. Dopo tutti gli anni che stanno insieme, la guarda ancora con una faccia da pesce lesso!”.
E la cosa la faceva sentire meravigliosamente bene.
La pulce si sporse appena, sbigottita “Quale umana potrebbe aver compiuto un tale miracolo?”, “Mia madre è una mezzo-demone” replicò la giovane “E si chiama Fumiyo”.
Gli occhi del parassita si fecero nuovamente enormi nel sentire quella notizia, “Non posso crederci! Lui, un demone completo…”.
Non ebbe il tempo di finire la frase, che lo youkai mormorò “Non dire un’altra parola, Miyoga. Non te lo consiglio”.
Un sorriso compiaciuto gli incurvò le labbra “Quando Sesshomaru ha detto le tue stesse parole, si è beccato uno schiaffo degno di questo nome!”.
Quel ricordo lo faceva sorridere come un bambino, anche se provava una punta d’invidia; avrebbe voluto dare lui una lezione del genere al fratello!
Il povero Miyoga rischiò seriamente l’infarto e fece fatica a rimettere insieme le parole “Hai… Hai davvero colpito il signorino Sesshomaru?”.
“Chi, il demone ghiacciolo?” chiese Kaori “Certo che l’ho fatto! Nessuno può parlare male dei miei genitori senza pagarne le conseguenze!”.
Sbuffò seccata al ricordo delle sue parole e si sistemò una ciocca dietro l’orecchio, dicendo “Vogliamo andare? Vorrei essere al villaggio prima di notte!”.
Non ebbe il tempo di fare un passo, che avvertì l’imminente arrivo di un’aura demoniaca e subito la sua mano si tese a mostrare gli artigli.
Meglio essere prudenti.
Sgranò gli occhi nel vedere un piccolo ciclone arrivare verso di loro, soprattutto perché sentiva un intenso odore di lupo provenire dall’interno…
Inuyasha ringhiò innervosito e Sango sospirò “Ecco che ci risiamo! Ci mancava solo Koga a completare il quadro!”.
“Chi è questo Koga?” chiese la ragazza, prima di ritrovarsi faccia a faccia con un demone lupo dalla folta chioma nera, raccolta in una coda.
“Sono io” rispose il ragazzo “E tu, invece? Da quando i lupi del Sud si trovano in questa zona?”.
La demone si mise in posizione di difesa “Ehi, spero che tu non sia in cerca di guai! Perché, in quel caso, hai trovato pane per i tuoi denti!”.
Lo vide ridere con scherno e sentì un nervo pulsarle sulla fronte, ma rimase sbigottita quando la fissò intensamente negli occhi.
“Ehi!” sbottò, allontanandosi d’istinto, “Che diavolo hai da fissarmi in quel modo?”.
Lui ridacchiò appena “Hai fegato, ragazzina. Non sono molti quelli che hanno il coraggio di fissarmi direttamente negli occhi”.
“E chi sei, il re dei lupi?” chiese Kaori, con una nota sarcastica nella voce, “No, il capo della tribù Yoro”.
“E questo dovrebbe impressionarmi?” chiese la ragazza, poggiandosi le mani sui fianchi.
Se credeva di spaventarla, si sbagliava di grosso.
Koga le lanciò un’ultima occhiata sarcastica, poi si avvicinò a Kagome, sorridendo allegro.
“Kagome!” esclamò gongolante “È da molto che non ci vediamo! Di’ un po’, il botolo ringhioso ti tratta bene? Altrimenti, gli faccio capire io come si tratta una bella ragazza!”.
Inuyasha ringhiò innervosito “Che diavolo vuoi, lupastro? Sei venuto a rompere le scatole come tuo solito?”.
Koga gli sorrise poco amichevole “Spero per te che tu stia trattando la mia Kagome con i guanti, cagnolino… Se le hai fatto qualunque cosa, te la vedi con il sottoscritto”.
“La tua Kagome?!?” ruggì l’altro, poggiando una mano su Tessaiga “E da quando ti appartiene, brutto pulcioso che non sei altro?”.
La ragazza si mise in mezzo prima che le cose precipitassero, “Va tutto bene, Koga. Grazie dell’interessamento”.
Fece un lieve sorriso ed aggiunse “Non devi preoccuparti per me, so difendermi bene. E comunque, Inuyasha ed io stiamo insieme. È molto premuroso con me”.
Il mezzo-demone sentì un’immensa soddisfazione nel vedere il lupo spalancare la bocca, incredulo.
Sembrava dovesse ingoiare una torta intera! E non era l’unico.
Miroku aveva un’espressione così sorpresa da sembrare sul punto di perdere i sensi da un momento all’altro.
Un conto era sospettare che fosse successo qualcosa, ed un’altra era sentirselo confermare con tanta tranquillità e naturalezza!
Soprattutto da parte della miko, solitamente così riservata…
Sango fu l’unica a rimanere più o meno tranquilla, limitandosi a dire “Sono felice per voi, ragazzi. Fatevelo dire, ma… Era ora!”.
Kaori trattenne a stento una risata e batté una mano sulla spalla di Koga “Eh, caro mio. L’amore non vede differenze! Spero non ci rimarrai troppo male”.
Il capo della tribù Yoro ci mise un po’ a recuperare l’uso della parola, “Ho sentito bene? Tu… hai scelto Inuyasha?”.
Lei annuì, arrossendo appena “Sì, Koga. Spero non te la prenderai… Ma è questa la mia decisione”.
Lo vide fissarla totalmente stupito, ma poi sorrise, cercando di mascherare la delusione “Se questa è la tua decisione…”.
Fece un cenno allo youkai e disse “Abbi cura di lei, botolo ringhioso. Sappi che però non mi arrendo. Resterò in attesa di una tua mossa falsa”.
Inuyasha sogghignò nel vederlo sparire con un lieve cenno a Kagome, “Lo vedremo, lupo. Lo vedremo”.
Si avvicinò alla ragazza, prendendole la mano, e la vide arrossire compiaciuta “Scusa se l’ho ufficializzato così, ma.. pensavo fosse bene mettere subito le cose in chiaro”.
Il mezzo-demone sorrise “Preferisco così. Almeno qualcuno smetterà di rompere le scatole”.
E poi, non abbiamo niente da nascondere. L’unica incognita è come reagirà Kikyo… Se proverà a fare del male a Kagome, non esiterò ad attaccarla mormorò tra sé.
La sterminatrice scosse la testa “E così avete chiarito tutto… Si vedeva lontano un miglio che vi piacevate a vicenda”.
“Lasciamo perdere” sussurrò Miroku, poggiandosi al suo bastone “Abbiamo ancora molta strada da fare, sarà meglio muoverci!”.
Non poso crederci! Alla fine Inuyasha ha ammesso i suoi sentimenti! Il mondo sta proprio girando al contrario!.
 
Nel tardo pomeriggio, Kaori, che si stava divertendo a superare gli altri passando da un ramo all’altro, avvistò una colonna di fumo oltre gli alberi.
“Ehi! C’è del fumo più avanti!” li avvertì, “A giudicare dalla zona, dovremmo essere vicini alla fucina del vecchio Totosai” commentò Inuyasha.
La demone lupo sbuffò infastidita “Dovrete farmi un elenco di tutti i tipi che conoscete. Solo oggi ho conosciuto due demoni nuovi! Chi è questo Totosai?”.
“Un demone fabbro” spiegò Miroku “È il migliore in circolazione”.
“È stato lui a forgiare sia Tessaiga che Tenseiga da una zanna di mio padre” aggiunse lo youkai “Chissà cosa sta combinando adesso, quel vecchio”.
“Eh?” esclamò la giovane demone “Vuoi dire che ricava le spade dalle zanne dei demoni?”, “E come credevi che le forgiasse, scusa?”.
Sango sorrise comprensiva “Inuyasha, non puoi alzare il tono così. Sai bene che Kaori ne ha ancora di cose da imparare”.
Le mostrò l’hiraikotsu e disse “Le armi più forti sono sempre state ricavate da zanne, artigli o ossa compresse di demoni. Non c’è niente di più resistente”.
L’amica sgranò gli occhi “Cavoli! Quindi, il padre di Inuyasha si è fatto togliere due denti per creare le spade…”.
“Gli sono ricresciute subito, sta’ tranquilla” ridacchiò l’altro “In un’ora o poco più”, “Lo sai bene, dato che il vecchio Totosai ha dovuto usare una delle tue, quando Tessaiga si è spezzata” ridacchiò Shippo “Di’ un po’, fa male?”.
“Certamente non dev’essere piacevole” commentò Kaori “Mi fa pensare tanto al dentista!”.
“E che diavolo è un dentista?” chiese Miroku confuso, “Un dottore che cura i denti. Mio padre li ha sempre odiati con tutte le sue forze”.
Le sfuggì una lieve risata al ricordo dell’ultima visita medica; il dentista si era congratulato con Masaru, dicendo che aveva dei denti perfetti, tranne per i canini, un po’ più lunghi della norma.
Suo padre era diventato scarlatto quando l’infermiera aveva scherzato, chiedendogli se non fosse un vampiro.
Se non fosse stato per lo sguardo omicida lanciatole da Fumiyo, probabilmente l’infermiera avrebbe finito con il chiedergli il numero di telefono!
Moriva dal ridere ogni volta che lo ricordava!
“Perché non passiamo da lui?” chiese Shippo, strappandola ai suoi pensieri, “Forse può procurarci qualche arma in più… Contro Naraku, non si è mai troppo prudenti!”.
“Ogni tanto la tua testa funziona bene, Shippo” lo prese in giro Inuyasha, “Andiamo pure dal vecchio”.
L’immensa caverna che si profilò loro davanti spaventò Kaori, che chiese “Siete sicuri che questo tipo è innocuo? Non ho mai visto un posto del genere!”.
“Solo Miyoga è più innocuo di Totosai” la rassicurò Sango “Non lasciarti impressionare. È solo un vecchio che fabbrica spade!”.
Kagome le diede una lieve spinta “Dai, non preoccuparti. Il vecchio Totosai è una brava persona!”, “Ma vive in un luogo da brivido!”.
Il ritmico martellare sul ferro li raggiunse prima che potessero vedere il vecchio demone e la demone lupo fece un balzo all’indietro quando lo vide sputare fuoco per riscaldare la lama che aveva davanti.
Ma che razza di demone è questo? si chiese preoccupata Una specie di mangia fuoco?.
L’anziano si accorse dell’insolita compagnia e li salutò allegro “Buongiorno, ragazzi. Come vanno le cose? Inuyasha, Tessaiga funziona ancora a dovere?”.
“Meglio di così non potrebbe” sorrise il diretto interessato “Ci sono novità su Naraku, Totosai?”.
“No” replicò l’altro, tornando a sputare fiamme “Però ho ricevuto l’inaspettata visita di un demone lupo della tribù Xenjo… Un certo Masaru, con la sua compagna”.
“Cosa?!?” esclamò Kaori, facendosi avanti “Mio padre è stato qui? Da quando usa la spada?”.
Totosai si voltò verso di lei “Quindi sei tu sua figlia… Bene, hai fatto presto. Temevo di dover aspettare ancora parecchio prima di fare la consegna”.
“Quale consegna?” chiese Kagome “Totosai, ma di che stai parlando, si può sapere?”.
Il vecchio demone si alzò a fatica e si diresse verso un mucchio di spade posizionate contro la parete.
Ne prese una dal centro e la lanciò alla ragazza, che l’afferrò d’istinto; uno strano calore si propagò dalla spada, infondendole una sensazione di familiarità.
“Quella è Sendeiga” le disse il fabbro “È  la prima spada che creo usando una zanna di lupo. Non credevo fossero così lunghe…”.
Incrociò le braccia dietro la schiena ed aggiunse “Mi è avanzato abbastanza materiale da costruire anche un piccolo pugnale”.
L’arma scintillò nella penombra della caverna, mentre la mano della demone lupo si chiudeva attorno al fodero decorato.
Sia il fodero del pugnale che l’elsa della spada erano di un rosso intenso, abbellite da un sottile nastro verde che s’intrecciava a più riprese, creando giochi geometrici davvero eleganti.
“Mio padre ti ha fatto forgiare queste armi per me?” chiese incredula, “Sì, ha detto che avevi bisogno di un aiuto. Devi esserti fatta parecchi nemici, ragazzina”.
Uno solo e, purtroppo per me, anche maledettamente forte! borbottò la giovane Se Sesshomaru mi trova indifesa, mi fa a pezzi in un millisecondo!.
Totosai si lasciò sfuggire una lieve risata “Mi è sembrato piuttosto nervoso quando mi sono avvicinato con la tenaglia…”.
“Sendeiga, eh?” mormorò Inuyasha “Zanna di luna. Direi che è piuttosto azzeccato come nome”.
“Perché?” chiese l’amica con aria confusa “Che intendi dire?”, “Beh, tu sei una demone lupo…”.
“E allora?” incalzò l’altra, chiedendosi dove volesse andare a parare, “Che c’entra questo con il nome della spada?”.
“I lupi non ululano alla luna?” chiese il mezzo-demone, “Ma che sei scemo?” esclamò Kaori “Ma ti sembro il tipo che si mette ad ululare alla luna piena?”.
Scosse tristemente la testa e mormorò “Mi sa che hai battuto la testa… I lupi ululano per rinforzare l’unità del branco e per far capire ad eventuali intrusi che il territorio è già occupato, non certo alla luna!”.
“E come fai a sapere tutte queste cose?” chiese Miroku, “Nella nostra epoca, studiamo il comportamento degli animali. Quindi, anche i lupi e di cani”.
Il monaco ridacchiò, dando una lieve gomitata all’amico “Adesso che ci penso, anche i cani ululano qualche volta”.
“Io non ululo, stupido bonzo!” sbottò lo youkai, con aria stizzita “Si può sapere come ti vengono certe idee?”.
“Una volta hai ululato. Eccome, se lo hai fatto!” ridacchiò Shippo “Quella volta che Kagome ti mandò a cuccia e ti finì un masso sul piede! Hai ululato come un matto!”.
Avrebbe aggiunto volentieri qualcosa, se non fosse stato bloccato da un pugno di Inuyasha, che lo colpì dritto sulla testa.
Totosai osservò la scena divertito “Mi sa che dovrò creare qualcosa che ti aiuti a difenderti dai colpi di Inuyasha, mio caro Shippo”.
“Una bella armatura” convenne Miroku “O, perlomeno, un elmo resistente! È un miracolo che la testa sia ancora intera!”.
“Non me ne parlare” mormorò Kagome, stringendo il piccolo demone volpe tra le braccia ed accarezzandogli la testa rossa.
Kaori fissò la spada, un nuovo dono di suo padre, e sentì nuovamente una sensazione di calore e familiarità.
Totosai si accorse del suo sguardo sorpreso e disse “È normale che tu ti senta confusa, ma sappi che la spada ti sta facendo capire che ti ha riconosciuta”.
“Mi riconosce?” chiese la ragazza, ancora più confusa, “Che intendi dire?”, “Che sa di appartenerti” spiegò il fabbro.
La giovane demone sfilò delicatamente la lama dal fodero, ammirandone la lucentezza e l’eleganza.
Sotto i suoi occhi stupiti, la spada s’illuminò di un tenue alone verde smeraldo, allargandosi appena nei pressi della punta affilata.
“Tuo padre mi ha chiesto di non crearla troppo pesante” disse Totosai “Mi ha avvertito che non hai mai usato una spada prima d’ora”.
“Mi sento un po’… stranita” ammise lei, fissando la spada, “Credo che mi servirà parecchio allenamento per imparare ad usarla a dovere!”.

“Allora, Kagura, hai capito bene?” chiese Naraku, fissando gli occhi cremisi della sua emanazione.
“Certo, Naraku. Ho capito bene” replicò lei, fissandolo tranquillamente “Seguirò alla lettera le tue istruzioni”.
“L’unica cosa che non mi è chiara” mormorò, battendosi leggermente il ventaglio sul palmo della mano “È perché sei così preoccupato di questo demone. Ti spaventa?”.
Il demone scosse la testa e sorrise sardonico “Credi davvero che io abbia paura di lui?”.
“Se non è così, perché vuoi eliminarlo a tutti costi?” chiese la signora del vento, rivolgendogli uno sguardo incuriosito.
“È potente, dannatamente potente. Almeno quanto quella spina nel fianco di Sesshomaru” disse lui “Se si alleasse con quel mezzo-demone di Inuyasha, avremmo dei seri problemi”.
“Quindi vuoi farlo fuori, prima che lui ed Inuyasha possano allearsi” concluse la demone dagli occhi cremisi.
“Bene” disse Naraku, sorridendo in modo crudele “Ora che ti è tutto chiaro, andiamo. Abbiamo un problema di cui liberarci al più presto”. 

Ecco fatto, il nuovo capitolo è finito. che ne dite? fa schifo? nn sn tanto sicura del punto in cui Kagome dice a Koga che sta insieme ad Inuyasha... Aspetto cn ansia le vostre recensioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Incontro con il nemico ***


Eccomi di nuovo qui, con un capitolo scritto a tempo di record (complice una mattinata libera da ogni impegno, nella quale mi sono dedicata anima e corpo alla storia). innanzitutto, voglio ringraziare di cuore Visbs88 e Ekiyo per le recensioni.
Visbs88= Kaori ne vedrà delle belle in questo cappy, e non solo lei. sorprese in quantità! L'amore ancora nn si vede, ma n si può mai sapere
Ekiyo= nno importa se la recensione è corta, mi basta ke il cappy ti sia piaciuto! grazie di tutto!

Capitolo 12:Incontro con il nemico

Inuyasha fissò tranquillamente il cielo punteggiato di stelle, felice come non si era mai sentito in tutta la sua vita.
Finalmente aveva ammesso quello che si portava dentro da troppo tempo e sentiva il cuore battergli con più forza.
Un vago rossore gli invase le guance quando Kagome gli si strinse contro, cercando di proteggersi dalla brezza fredda che veniva da Est.
Nel tardo pomeriggio del giorno prima aveva avvertito un frammento di sfera verso Sud, ed era lì che si stavano dirigendo.
Si erano fermati solo al calare del sole, per cercare un luogo tranquillo dove passare la notte.
Strinse a sé la ragazza, coprendola meglio con la casacca rossa; non voleva che prendesse freddo.
Poco più in là, sentivano il sibilo di Sendeiga nell’aria; da quando aveva ricevuto la spada, Kaori si allenava come non mai.
Era davvero decisa ad imparare alla svelta!
Sentì un lieve tonfo, come di metallo sul legno, e Shippo lanciò un grido spaventato.
Evidentemente, la ragazza aveva lanciato il suo pugnale, Ookami no tsume, contro un albero.
L’Artiglio di lupo era maledettamente affilato, non si stupiva che Shippo si allontanasse il più possibile ogni volta che la demone lupo lo usava!
Trattenne una risata e strinse a sé Kagome, proteggendola dal freddo che continuava a peggiorare.
Eppure quella non era la stagione fredda, mancavano ancora delle settimane prima dell’arrivo dell’inverno.
La ragazza si accorse della sua espressione preoccupata “Sei pensieroso, Inuyasha. C’è qualcosa che non va?”.
“No” la rassicurò il mezzo-demone, sfiorandole il viso “È solo che non capisco tutto questo freddo. Stiamo andando a Sud e l’inverno è ancora lontano”.
“A volte capita” mormorò lei “Sarà un caso. Non credo che sia qualcosa di così preoccupante”.
Si appoggiò alla sua mano e sorrise serena “Sono felice che siamo tornati. Mi mancava questo posto”.
“Ti mancava un luogo pieno di demoni e pericoli vari?” chiese il giovane, “No, mi mancava questo posto… perché in fondo è casa tua. Il luogo in cui ci siamo conosciuti” rispose la miko.
E spero possa diventare anche casa nostra, un giorno mormorò tra sé, abbracciandolo.
Un vago rossore le imporporò le guance quando lo youkai la strinse a sé e la baciò con dolcezza.
Ancora stentava a credere che il suo desiderio si fosse avverato e che Kikyo fosse solo un fosco ricordo.
Si strinse a lui, prolungando quel meraviglioso momento; cosa ci poteva essere di più bello di stare con la persona amata, racchiusi in una piccola bolla di silenzio?
Inuyasha si allontanò appena per poterla guardare in viso e la luna illuminò i suoi occhi ambrati, mentre un lieve fruscio rompeva il silenzio attorno a loro.
Nell’avvertire quel rumore, Kagome ridacchiò divertita; anche se non aveva l’udito sensibile del suo amato, poteva sentire chiaramente Kaori dirigersi verso la piccola fonte nascosta tra gli alberi.
Evidentemente, voleva rinfrescarsi dopo l’allenamento.
Un lieve tonfo, accompagnato da un lamento di dolore, la fece ridere “Mi sa tanto che Miroku ha provato a seguire Kaori”.
Lo youkai fece una smorfia “Per sua fortuna, non l’ha palpata troppo spesso. La cara lupacchiotta non scherza mica!”.
“A scuola, c’è un ragazzo che la tormenta peggio di Miroku” gli spiegò la miko “È molto sensibile su questo argomento”.
“Non oso immaginare cosa sia successo a quel tipo” commentò lui, “È finito più di una volta in infermeria, ma non desiste. È più cocciuto di un mulo!”.
Kagome sospirò “Per colpa sua, Kaori ha una specie di abbonamento in presidenza. Se continua così, rischia di non essere ammessa agli esami finali”.
“Ancora esami…” lo sentì brontolare “Ma si può sapere quando finiranno questi dannatissimi esami?”.
“A giugno, se va tutto bene” mormorò la ragazza “Non vedo l’ora di togliere di mezzo la scuola e…”.
Si bloccò di colpo, quando un grido spaventato trapassò l’aria, prima di essere risucchiato nel silenzio più totale.
“Ma.. Quella era Sango!” esclamò, scattando in piedi, “Cosa sarà successo? Perché ha urlato?”.
Inuyasha annusò l’aria “C’è puzza di demone. Che sia stata attaccata?”; fissò Kagome e disse “Nasconditi tra i cespugli. Io vado e torno”.
Lei gli passò la casacca “Tienila, così sarai più protetto. E poi… Il rosso risalta tra i cespugli”.
“Hai ragione” mormorò lo youkai “Vado a vedere cosa succede”, ma rimase bloccato nel sentire Miroku urlare “Ma che diavolo..? No, lasciatemi!”.
Un forte rumore di zuffa arrivò dalla radura, prima che anche Miroku svanisse nel nulla.
Il mezzo-demone afferrò Tessaiga, mentre correva velocemente nella radura; il fuoco era stato spento e di Miroku e Sango non c’era traccia.
L’odore di demone era dannatamente forte, ma non riusciva a capire perché gli sembrasse familiare e sconosciuto al tempo stesso.
Un fruscio lo mise in allerta, ma sospirò sollevato quando vide Kaori, con la maglietta messa per metà di traverso, arrivare di corsa brandendo Sendeiga.
“Che cosa è successo?” chiese spaventata “Ho sentito Sango e Miroku urlare!”, “Vorrei tanto saperlo anch’io” sibilò il mezzo-demone “A giudicare dall’odore, sono stati attaccati”.
“Ma non c’è odore di sangue” gli fece notare l’amica “Almeno non sono feriti. Probabilmente li hanno colti di sorpresa!”.
Lo fissò nervosa e chiese “Dov’è Kagome?”, “Le ho detto di nascondersi, finché non avrei capito cos’è successo”.
“Aiuto!”, la voce di Shippo si fece largo tra gli alberi, mentre il piccolo demone correva a rifugiarsi tra le braccia della demone lupo.
“Cos’è successo, Shippo?” chiese la ragazza, “Demoni.. Non li ho visti bene, ma hanno preso Sango!”.
Il piccolo sembrava davvero scosso e la demone ci mise un po’ a calmarlo; “C’è qualcosa che non mi torna” mormorò “Perché prendere Sango e Miroku, quando è Kagome ad avere i frammenti?”.
Fissò gli occhi ambrati dello youkai e disse “Va’ da lei! Corri, stupido! Questo era un diversivo! Il vero obiettivo è Kagome!”.
Lo vide sgranare gli occhi, mentre correva dove aveva lasciato la ragazza, ma, prima che riuscisse a raggiungerla, la voce della miko risuonò acuta nella notte.
“Ehi, ma che..? No, lasciatemi! Lasciatemi! Inuyasha!”, poi ogni suono fu assorbito dall’oscurità. Il giovane corse più veloce che poteva, ma non riuscì a fermare le ombre che avevano preso Kagome.
“Kagome!” gridò spaventato “Kagome, dove sei? Rispondimi!”.
Kaori strinse più forte l’elsa di Sendeiga, fissando l’oscurità attorno a sé, in cerca di un qualche segnale.
Shippo le si strinse contro la gamba, tremando peggio di una foglia al vento, “Cosa facciamo? Kaori, che facciamo?”.
“Tu restami incollato” replicò la ragazza, scrutando il buio sotto le fronde “Al resto ci penso io!”.
Sapeva bene di essere osservata, ma non sapeva da qualche direzione e, soprattutto, da chi.
L’odore demoniaco, impregnato di muschio e salice, che aleggiava nell’aria le sembrava familiare, eppure non ne era sicura.
Un movimento flebile come il vento attirò la sua attenzione, prima che qualcosa, o meglio qualcuno, la colpisse in pieno viso con un pugno, mandandola contro un albero.
Si rialzò di scatto, ma non riuscì ad impedire che un’ombra afferrasse Shippo per la coda e sparisse nell’oscurità.
Il piccolo demone si divincolò come un matto, urlando “Aiutami, Kaori!”, poi la sua voce svanì nel nulla.
La giovane demone si passò una mano sul gonfiore, ringhiando “Questa me la paghi, brutto idiota! Lasciate subito Shippo!”.
Improvvisamente, vide Inuyasha correre nella direzione dov’erano sparite le ombre, gridando “Fermatevi, dannati! Liberate subito Kagome!”.
“Hanno preso anche Shippo!” esclamò lei “Dannazione, ma che cosa vogliono? E chi diavolo sono?”.
Lo youkai corse verso gli alberi, deciso a riprendersi Kagome, ma un nutrito gruppo di ombre lo attaccò alle spalle, stordendolo prima che potesse provare a difendersi.
Kaori li fissò incredula, mentre trascinavano via il suo amico con una velocità che aveva poco da invidiare a Koga.
Ma dove stanno andando? si chiese spaventata Chi sono queste ombre? E perché hanno un odore così familiare?.
Si piantò le unghie nei palmi delle mani e sibilò E perché io sto ancora qui come una scema?
Perché non li inseguo e cerco di fare qualcosa?
.
Innervosita dal proprio stupido comportamento, strinse con maggiore forza l’elsa della spada e si lanciò all’inseguimento dei demoni.

Un ramo particolarmente robusto era perfetto come riparo temporaneo e Kaori si rifugiò tra le fronde, osservando le ombre che saettavano veloci tra i massi della pianura.
I suoi amici erano legati come salami, come nel caso di Inuyasha e Miroku, mentre Sango e Kagome erano semplicemente stordite.
Shippo, invece, era stato infilato a forza in un sacco, e si dimenava senza sosta, urlando come un matto.
Erano almeno due ore che l’inseguiva, passando da un ramo all’altro, e ancora non capiva dove diavolo stessero andando.
Kirara, l’unica scampata assieme a Kaori, ringhiò dall’alto del ramo e la giovane dovette trattenerla.
“Sta’ calma, piccola. Adesso andiamo a riprenderci i nostri amici” sussurrò, cercando di mascherare il nervosismo.
L’oscurità le impediva di vedere chiaramente chi fossero i rapitori e la cosa non le piaceva.
Preferiva sempre vedere in faccia ilo nemico.
Li vide entrare in una grotta e decise che era il momento di muoversi; fece cenno a Kirara di seguirla e si lasciò scivolare lungo il tronco.
Cercando di fare meno rumore possibile, seguì le tracce dei rapitori e si rannicchiò dietro una roccia, cercando di capire cosa fare.
Li vide sistemare i suoi compagni contro una parete, mentre sghignazzavano divertiti. “Bene, abbiamo fatto un bel bottino” commentò uno di loro, iniziando ad accendere il fuoco.
“Un bonzo, una sterminatrice, una ragazzina e un demone volpe?” chiese perplesso un altro “Tu lo definisci un bel bottino?”.
“No, mi riferivo al mezzo-demone. Ultimamente, non ce ne sono molti in giro” replicò il primo che aveva parlato.
“Prima di portare i prigionieri dal capo, che ne dite se ci divertiamo un po’ con le ragazze?” chiese un terzo, sogghignando.
“Tu prova a toccarle, e giuro che ti ammazzo!” sibilò Inuyasha, che si stava riprendendo dal colpo subito.
“Ma guarda un po’, il mezzo-demone si è ripreso” commentò il primo assalitore “Devi essere piuttosto resistente!”.
Lo youkai cercò di liberarsi dalle corde che lo bloccavano, ma era legato troppo strettamente.
I tre demoni ridacchiarono divertiti, poi, notato il suo sguardo su una ragazza in particolare, uno di loro afferrò Kagome, alzandola in piedi, e sorrise “Tranquillo, cagnolino. Te la tratto bene, la ragazzina”.
“Tu prova a metterle le mani addosso e te la vedrai con me!” ringhiò Kaori, colpendolo al volto con un calcio volante.
“Questo è per il pugno di prima” sibilò furiosa, poi lo colpì di nuovo “Questo è per aver rapito i miei amici”; un altro colpo lo centrò in pieno stomaco “E questo è per aver anche solo pensato di poter fare di noi quello che volevi”.
Con un rapido colpo di artigli, liberò Inuyasha dalle corde e si parò davanti agli amici, mostrando i denti per la rabbia.
Dal fondo della caverna arrivarono alcune voci, segno che quei demoni non erano gli unici in quell’antro “Ehi, ma che succede? Cos’è questo casino?”.
Altri demoni sbucarono dall’oscurità e la giovane sentì il cuore farle un balzo nel petto nel vedere che erano demoni lupo… demoni lupo della tribù Xenjo.
La tribù di suo padre, la sua tribù…
Anche gli altri demoni la fissarono con lo stesso sguardo incredulo, “Avete visto… La ragazzina è della nostra tribù!”, “Ma che razza di abiti indossa?”. “Sarà figlia di un disertore? Solo i disertori non vivono con la tribù…” aggiunse uno di loro.
“Ehi! Mio padre non è un disertore!” esclamò lei “Bada a come parli, dannato!”, “Allora, perché non ti avevamo mai vista?” chiese uno con una grossa benda verde sulla fronte.
“Ma che ce ne importa!” ringhiò quello che gli stava accanto “Ci ha attaccato, per difendere un mezzo-demone e degli umani!”.
“Il primo che tocca i miei amici, lo faccio nero!” li avvertì la demone “IO non faccio differenze tra umani, mezzi-demoni e demoni!”.
“Bene, allora farai la loro stessa fine, mocciosa impicciona!” ringhiò l’altro, attaccandola.
Gli altri lo seguirono a ruota, ma la ragazza non diede segni di paura o nervosismo e li limitò ad attenderli con il sorriso sulle labbra.
“Vediamo cosa siete in grado di fare” sussurrò con sguardo fermo, colpendo il primo della fila con un pugno sul naso.
Inuyasha liberò gli altri, pronto ad intervenire nello scontro, ma l’amica lo bloccò “Tu pensa a loro.
Miroku è ancora privo di sensi e lo stesso vale per Sango. Se li lasci indifesi, diventeranno carne da macello”.
Sorridendo sardonica, si lanciò nella mischia, colpendo ogni avversario che le si parava davanti.
Si limitava a stordirli, non riusciva a far loro del male; erano comunque membri della sua tribù…
Parte di una famiglia che ancora non conosceva, ma a cui sentiva di appartenere fin dal profondo del suo animo.
Il rumore dei colpi giunse ad un paio di orecchie particolarmente sensibili, che si tesero nel sentire delle voci familiari, Ma che diavolo succede di là?.
Kaori abbatté l’ennesimo avversario, colpendolo con un calcio alla nuca, usando una sporgenza per slanciarsi contro il successivo.
Alcuni avevano sguainato spade e mazze ferrate, ma la maggior parte usava gli artigli.
Era un’impresa evitare di rimanere ferita e stordirli al tempo stesso, ma ce la metteva tuta per riuscirci.
Inuyasha, con Kirara al suo fianco, era impegnato a tenerli lontani da Kagome e dagli altri, che si stavano lentamente riprendendo.
Peccato che ci fossero qualcosa come un centinaio di demoni lupi in quella dannata grotta!
La ragazza usò il fodero di Sendeiga per mettere a nanna l’ennesimo assalitore, ma iniziava a sentire i primi accenni di stanchezza.
Non aveva mai combattuto per più di mezz’ora di fila e quelli che mandava al tappeto tendevano ad alzarsi fin troppo presto.
“Allora, ragazzina” la schernì uno degli avversari “Sei già stanca? Vuoi riposarti? Presto potrai farlo, nell’aldilà”.
“Ho ancora abbastanza energie per mettervi tutti al tappeto!” ringhiò lei, mostrando gli artigli “Non mi fate alcuna paura!”.
Quello che le aveva parlato sorrise più ampiamente e si preparò ad attaccarla, ma una voce bloccò tutti i presenti, “Ehi, fermi tutti! Ma che diavolo state facendo? Quella è mia figlia!”.
 
Per la seconda volta nella sua giovane vita, Kaori ebbe l’impressione che la mascella si staccasse e finisse al suolo.
Non poteva credere ai suoi occhi! Non poteva essere…
Papà?” esclamò incredula “Ma che diavolo sta succedendo?”, “Questo dovei chiedertelo io, Kaori” replicò lui “Posso sapere perché vi state azzuffando?”.
“Capo…” mormorò incredulo il demone a lui più vicino, “Questa ragazzina è davvero vostra figlia?!?”.
Inuyasha allentò la presa su Tessaiga, fissando la scena incredulo “Masaru… Da quando sei il capo della tribù del Sud?”.
“Lo ero già prima di finire nel pozzo” ridacchiò il demone lupo “Ma, in cinquant’anni, le cose sono un po’ cambiate”.
“Era questo che dovevi fare, papà?” chiese Kaori, ancora semi-scioccata “Quando ho rivisto mamma e tu non c’eri, mi ha detto che avevi delle cose da sistemare”.
“E così era, piccola” ridacchiò Fumiyo, sbucando dal fondo della caverna “Mi fa piacere rivedervi, ragazzi”.
“Io ci capisco sempre meno” mormorò Kagome “Ma perché ci avete attaccati? Cosa volete da noi?”.
“Odiamo gli intrusi!” sibilò uno dei lupi “Tutti quelli che passano nel nostro territorio, finiscono automaticamente qui”.
“Se si rivelano innocui, li liberiamo” aggiunse serio “Altrimenti, fanno una brutta fine”.
“Calmati, Akio” lo riprese Masaru “Sono alleati, non nemici”, “Mai visto un gruppo così mal assortito. Umani e mezzi-demoni insieme!” commentò un’altro.
“Saremo anche un gruppo strano, ma almeno ci rispettiamo a vicenda” replicò Sango, poi si rivolse all’amica “Kaori, perché non ci hai detto che tuo padre è il capo della tribù Xenjo?”.
La giovane demone la fissò “Non lo sapevo neanch’io, Sango. È stato… una sorta di shock”.
Incrociò le braccia sul petto, borbottando “Della loro vita qui non so praticamente niente”.
Fumiyo cinse le spalle della figlia “Ne abbiamo di cose da dirti, piccola. Ma anche tu ne hai da raccontarne, non è così?”.
La vide sospirare, mentre si lasciava condurre verso l’interno dell’antro, dove scoppiettava un bel fuoco.
Sorrise al resto del gruppo e disse “Vedo che ci sono altri componenti”, “Lei è Sango, sterminatrice di demoni” li presentò Kagome “Il monaco si chiama Miroku ed il piccolino è Shippo”.
“Lieti di fare la vostra conoscenza” mormorò il bonzo, con voce tranquilla; il suo sguardo era però puntato sugli altri lupi. Non si poteva mai sapere.
“Allora” disse Masaru, facendoli accomodare su delle stuoie “Vedo che Totosai ti ha dato quello che gli avevo chiesto, Kaori”, “Sì, grazie, papà! È una spada magnifica”.
“L’hai già usata?”, “No, ma mi sto allenando molto” lo rassicurò lei “Sai che è la prima volta che ho qualcosa del genere tra le mani”.
Una lieve risata le sgorgò in gola “Non oso immaginare quanto fossi nervoso quando Totosai è arrivato con la tenaglia!”.
Lo vide sbuffare contrariato e ridacchiò di nuovo, decidendo di distrarlo “Beh, devo essere sincera. Ti vedo meglio con questi abiti. Mi sembri più te stesso”.
“Totosai è un grande fabbro. Ho pensato che una spada ti avrebbe fatto comodo, dopo che hai avuto quell’incontro con Sesshomaru” disse il padre “È un miracolo che tu sia ancora viva!”.
Scosse leggermente il capo e ridacchiò “Non avrei mai immaginato che saresti arrivata al punto di schiaffeggiarlo! Sei davvero incredibile”.
Kaori lo fissò sbigottita “Come fai a sapere che ho preso a schiaffi Sesshomaru?”, “Lo abbiamo incontrato poco tempo dopo che lo hai colpito. Era furioso”.
“Lo immagino” mormorò Inuyasha “Lui non è certo il tipo che lascia certi gesti impuniti”.
“Devo ringraziare te e Kagome, se mia figlia è ancora viva” mormorò Fumiyo “Vi siamo debitori”.
“Non lo dica nemmeno” si schernì Kagome “Lei avrebbe fatto lo stesso per noi”, “Su questo puoi esserne certa” ridacchiò l’amica.
Poi guardò i genitori “So cosa volete dirmi, che sono stata un’incosciente e via dicendo, ma io non permetto a nessuno di parlar male di voi. Neanche al principe dei surgelati!”.
Masaru mascherò una risata in un colpo di tosse; Sesshomaru il principe dei surgelati, solo a Kaori poteva venire un’idea simile!
Si voltò verso Inuyasha e disse “Credo di avere qualcosa che potrebbe interessarvi” e mostrò loro un frammento della sfera.
“Un frammento della sfera dei quattro spiriti!” esclamò lo youkai “Come te lo sei procurato?”.
“Me l’ha offerto uno strano demone” disse l’altro “In cambio della tua testa. Hai parecchi nemici, mio giovane amico”.
Un ghigno gli incurvò le labbra “Ha cercato la mia alleanza, offrendomi questo frammento. Ovviamente ho rifiutato e lui mi ha attaccato. Durante lo scontro lo ha perso”.
Glielo porse e sogghignò ancora “Se credeva di battermi, si sbagliava di grosso. Ma devo ammettere che aveva un’aura demoniaca davvero impressionante”.
Kagome mise il nuovo frammento assieme agli altri e chiese “Che aspetto aveva questo demone?”, “Non lo so esattamente, ma indossava una pelliccia di babbuino”.
“Naraku” sibilarono contemporaneamente Miroku ed Inuyasha e Sango aggiunse “Quel dannato ti vuole proprio morto!”.
Kaori stava per chiedere qualcosa, quando un grido si fece largo all’interno della grotta “Kagome!”.
In un vortice di vento, Koga arrivò nel cuore dell’antro e sibilò al mezzo-demone “Stupido botolo! Meno male che dovevi proteggere Kagome! Sapevo che di te non mi potevo fidare!”.
Lo afferrò per la casacca e ringhiò “Seguendo le tracce di Naraku, ho trovato le vostre. E l’odore di Kagome era quasi del tutto coperto da quello dei lupi del Sud!”.
Il demone cane si liberò della sua presa e disse “Se non te ne fossi accorto, pulcioso, non siamo in pericolo. Puoi piantarla di sbraitare come una gallina”.
Kaori fissò la scena divertita e commentò “Certo che è proprio peggio di una vongola allo scoglio!”.
Si alzò in piedi e disse “Ehi, re dei lupi dell’Est. Ti pare questo il modo di entrare in casa di altri?”.
Koga la fissò scocciato “Ragazzina, ma tu sei sempre tra i piedi?”, “Veramente, faccio parte del gruppo, quindi è normale che sono sempre dove si trovano Kagome  ed Inuyasha”.
Masaru si alzò in piedi e chiese “Tu devi essere Koga, il capo della tribù Yoro, dico bene?”.
Il demone lupo annuì “E tu? Sei il capo dei lupi del Sud?”, “Precisamente. Sei anche tu un amico di Kagome?”.
Miroku mascherò una risata “Più che altro, è un aspirante alla mano della Divina Kagome”.
“Che però ha già scelto” replicò la giovane miko “Potete piantarla di fare casino, tutti e due?”.
Sango rivolse uno sguardo preoccupato a Koga “Hai detto che stavi seguendo le tracce di Naraku, ho capito bene?”.
Lui annuì cupo “Il suo odore conduce in questa direzione. Ne sono sicuro”, “Spero proprio di no” disse Fumiyo “Questo Naraku ha qualcosa di subdolo. Non mi piace”.
“È un vero mostro” mormorò Shippo “E può creare emanazioni a piacimento! È davvero un essere terribile”.
Kaori rimase sovrappensiero per qualche istante, ma un improvviso odore, non esattamente gradevole, si fece largo nelle sue narici.
Oh, Kami! Qui qualcuno ha ne ha sganciato una pesante! mormorò disgustata, poi guardò gli altri “Nessuno di voi sente questa puzza?”.
Inuyasha e Koga s’irrigidirono di colpo nel sentire quel tanfo, che ben conoscevano.
Il mezzo-demone scattò in piedi ed estrasse Tessaiga “Quel dannato! Sta arrivando… e non è solo!”.
Masaru gli si affiancò con aria cupa “Riconosco l’odore. È lo stesso di quel demone con la pelle di babbuino”.
“Il tuo fiuto non sbaglia, lupo” ridacchiò una voce dall’entrata della caverna “Infatti sono qui”.
 
Naraku fece la sua comparsa nell’antro così come si materializza un incubo dall’oscurità.
Accanto a lui c’era Kagura, che fissava i presenti con i suoi occhi cremisi, non esattamente rassicuranti.
“Dannato! Hai deciso di uscire allo scoperto, allora!” ringhiò Inuyasha, puntandogli contro Tessaiga.
Il comune nemico sorrise “Inuyasha, che piacere vederti! Non mi aspettavo di trovarti qui. Molto bene, vorrà dire che prenderò due piccioni con una fava”.
Poi il suo sguardo incrociò quello furioso di Koga, bramoso di vendicare i compagni caduti per un suo inganno, “Anzi, potrei dire addirittura tre”.
“Non so se lo hai notato” disse Kaori, fissandolo “Ma tu e la tua amica siete in netta minoranza”.
“Il numero non è mai stato un problema per me” ridacchiò Naraku “Anche perché so giocare le carte giuste”.
Fece un cenno a Kagura, che, agitando il suo ventaglio, smosse le pietre dal suolo, facendole vorticare con violenza.
Shippo si riparò dietro una sporgenza, mentre Sango usava il suo hiraikotsu come scudo, riparando anche Miroku.
“Tutto qui quello che sai fare?” chiese Masaru “Far agitare u po’ di vento? Mi aspettavo di meglio!”.
“Aspetta, prima di parlare” ridacchiò l’altro, stendendo il braccio sul suolo roccioso.
Con orrore dei presenti, questo iniziò a gonfiarsi in maniera disgustosa, fino a quando il proprietario non lo recise con un colpo di spada.
L’ammasso di carne continuò a crescere e dimenarsi, assumendo un intenso colorito violaceo, per poi squarciarsi e rivelare un enorme demone, molto simile ad un rospo.
La sua mole era tale da ricordare un grosso camion; sembrava riempire l’intera caverna con la sua sola nauseabonda presenza. “
E questo non è che l’inizio, miei cari avversari” sogghignò Naraku, mentre il braccio gli ricresceva e la sua aura impregnava ogni angolo della grotta.
Improvvisamente, il suolo iniziò a muoversi e dalla terra uscirono numerosi cadaveri di demoni lupo, appartenenti alla tribù dell’Est, “Non riconosci i tuoi cari compagni, Koga?”.
Il lupo mostrò le zanne, furioso come non mai “Hai ancora intenzione di usare i miei compagni come burattini? Sei un essere abominevole! Vieni a combattere di persona, dannato!”.
L’altro scoppiò a ridere e, ad un suo cenno, gli zombi si avventarono urlando contro i presenti.
Subito si scatenò una battaglia, mentre ognuno cercava di difendersi meglio che poteva dall’assalto di quell’orda di morti.
Inuyasha gridò a Kagome di ripararsi da qualche parte, mentre fendeva i nemici con una Cicatrice del Vento.
La ragazza usò una sporgenza come scudo ed iniziò a scagliare frecce contro gli zombi, dissolvendoli al solo contatto.
L’hiraikotsu di Sango falciò una decina di morti ambulanti, mentre Miroku usava il proprio bastone e sigilli sacri.
Non poteva usare il Vortice del Vento in quella situazione, rischiava seriamente di assorbire anche i suoi compagni.
Vedendo che la madre era stata colta di sorpresa da un nutrito gruppo di avversari, Kaori le lanciò il pugnale, prima di estrarre Sendeiga e lanciarsi nella mischia, liberandole un varco.
Sapeva bene che era una valente guerriera, glielo leggeva nello sguardo, ma ogni sostegno poteva farle comodo e lei era decisa a darle tutto l’aiuto possibile.
Durante il combattimento, si ritrovò schiena contro schiena con suo padre, anch’egli armato di una robusta katana. “Vedo che ti stai divertendo” commentò lui, notando il sorriso che le incurvava le labbra.
“Non ci crederai, ma adoro mettermi alla prova” rispose la figlia “E, soprattutto, questa è un’ottima occasione per dimostrarti quanto sono migliorata”.
Con un grido di battaglia, si slanciò contro una decina di nemici, sparpagliando attorno a sé membra tagliate.
Aiko e gli altri demoni della sua tribù la fissarono sorpresi “È degna figlia del nostro capo! Quella ragazzina non scherza affatto!”.
Masaru sorrise orgoglioso nel vedere la cucciolotta dimostrare il proprio valore e tornò all’attacco, deciso a liberarsi di ogni zombie che gli si parasse davanti.
Koga rimase pietrificato nel vedere i suoi fidi compagni, ridotti a burattini nelle mani di Naraku; non riusciva ad attaccarli.
Quando uno degli zombie lo aggredì, si limitò a schivare i colpi, incapace di attaccare a sua volta; non poteva far loro del male, non ci riusciva!
Inuyasha evitò che lo zombie gli staccasse la testa e ringhiò “Vuoi deciderti a reagire, stupido lupo? O preferisci che i tuoi vecchi amici ti facciano fuori?”.
Il capo della tribù Yoro scosse la testa “Tu riusciresti ad uccidere i tuoi familiari, anche se fossero ridotti in queste condizioni?”.
Lo youkai capì cosa stava cercando di dirgli “So che è difficile, ma loro non si fermeranno. O tu, o loro. Decidi, Koga”, poi tornò all’attacco.
Una freccia di Kagome gli passò vicino alla spalla, distruggendo uno zombie troppo vicino e lui si girò appena per ringraziarla con un sorriso.
Falciando i nemici, si avventò contro Naraku, che fissava beatamente la scena dalla piccola sporgenza dov’era salito.
“Preparati a morire, dannato!” urlò il mezzo-demone, cercando di colpirlo con una Cicatrice del Vento.
L’altro erse velocemente una barriera ed il colpo fu deviato, colpendo alcuni zombie nei paraggi.
“Dovresti sapere che adesso Tessaiga può distruggere le tue maledette barriere” sorrise Inuyasha “Perché non esci e combatti, dannato? Hai troppa paura, forse?”.
Naraku rise divertito “Nient’affatto, mio caro Inuyasha. Però non dovresti preoccuparti di me, ma di Kagura”.
Infatti, la Signora del Vento scagliò un colpo che il giovane riuscì ad evitare appena in tempo, riparandosi dietro la spada.
“Ti nascondi dietro le tue emanazioni, maledetto bastardo! Non sei altro che un vigliacco!” urlò lo youkai.
Non poteva fargli niente finché non si liberava di Kagura e la yasha era più che mai decisa a dargli filo da torcere.
Vedendolo così impegnato, Naraku sorrise più ampiamente e disse al rospo che gli stava accanto “Questo è il tuo momento. Ricordati, il tuo obiettivo è uno solo. Non mancarlo”.
Il demone annuì e si spostò più al centro della grotta, in modo da visualizzare meglio il bersaglio assegnatogli.

Kaori si ritrovò al fianco dei genitori, a poca distanza da Sango e Miroku, che stavano facendo strage degli avversari.
Anche Shippo stava dando il suo contributo: diversi zombie si dimenavano al suolo, avvolti in fiamme verdi che li incenerivano in pochi minuti.
“Allora, a che punto siamo?” chiese Fumiyo, stringendo il pugnale della figlia, sporco di sangue.
“Direi che stiamo andando bene” mormorò Masaru “Sei diventata davvero brava, piccola. Ti faccio i miei complimenti”.
La ragazza sorrise “Sono pur sempre vostra figlia, no? Con due genitori così, cosa poteva uscirne?”. La madre annuì “Attenta a non avvicinarti troppo. Questo cadaveri odorano di veleno in maniera assurda!”.
“Non sono i cadaveri a puzzare di veleno” disse il marito “Ma quel rospo gigantesco. Mi preoccupa. Sembra ci stia puntando”.
“Sei molto furbo, Masaru” ridacchiò Naraku “Avresti dovuto accettare la mia offerta di alleanza quando potevi. I miei nemici non vivono mai a lungo!”.
Si rivolse alla sua ultima emanazione e disse “Svolgi il tuo compito. Non credo avrai altre possibilità”.
Kaori sgranò gli occhi e l’adrenalina le scorse rapida nelle vene, permettendole di vedere più particolari insieme.
Vide il rospo aprire l’immensa bocca, mostrando una lingua violacea dalla punta acuminata come una lancia.
L’orrenda appendice saettò nell’aria, simile a quella di un camaleonte, dirigendosi velocemente verso di loro.
L’obiettivo era suo padre!
Durante gli ultimi istanti si erano divisi e lei sapeva che suo padre, circondato com’era dagli zombie, non poteva evitarlo.
Fissò terrorizzata la distanza che la separava dal genitore, conscia che non sarebbe riuscita a raggiungerlo in tempo.
No! gemette tra sé Non posso permetterlo! Devo fare qualcosa! e si slanciò verso il padre, urlando “Papà! Attento!”.
 
Il colpo rimbombò in tutta la caverna, assordando i presenti.
Masaru cadde a terra, gemendo di dolore e subito la moglie gli fu accanto, difendendolo dagli zombie.
Gli rivolse uno sguardo preoccupato e chiese “Come stai, Masaru? Sei ferito?”, “No” sussurrò lui “Più che altro è stato il colpo”.
Vide Inuyasha tranciare il demone rospo con un fendente della sua spada, ma ormai il colpo fatale era stato vibrato.
Si lanciò un’occhiata alle spalle e sentì il cuore mancargli un battito; a pochi metri di distanza, accasciata contro la roccia, c’era Kaori, che sanguinava copiosamente dalla spalla sinistra.
“Kaori!” gridò spaventato, correndole vicino “Kaori! Rispondimi!”, “Papà…” sussurrò la ragazza “Sei ferito?”.
“Pazza incosciente!” esclamò lui “Ma che cosa ti è saltato in mente?!”, “Il bersaglio eri tu… non potevo permettere che ti colpisse”.
La risata di Naraku risuonò nell’antro “Povera stupida! Farsi ammazzare al posto tuo… Beh, se non altro ho ottenuto il mio scopo”.
Fissò gli occhi scuri di Masaru e continuò “Il mio obiettivo era distruggerti, ma, uccidendo tua figlia, otterrò lo stesso risultato”.
Kaori si rialzò faticosamente in piedi e gli si avventò contro, urlando “Se credi che un semplice colpo possa mettermi fuori gioco, ti sbagli di grosso!”.
Lo raggiunse velocemente, saltando oltre alcuni zombi, e con un rapido fendente, gli tagliò di netto la testa, che cadde lontano.
Un dolore acuto le trafisse la spalla, costringendola in ginocchio e dovette aggrapparsi alla spada per non accasciarsi al suolo.
I genitori le furono subito accanto, proteggendola da eventuali assalti, e la giovane si aggrappò al braccio della madre.
Sentiva la testa girarle come una trottola e faticava a tenere gli occhi aperti; era tutto così confuso…
La testa di Naraku, seppur separata dal corpo, emise un’oscura risata “Il veleno ha già iniziato a fare il suo effetto. Sei stata una stupida, ragazzina. Non hai che una manciata di ore da vivere”.
Kagome sgranò gli occhi e, presa dalla rabbia, scagliò una freccia piena della sua forza spirituale che dissolse tutti gli zombi in un sol colpo.
Eliminati i cadaveri, accorse verso l’amica, sorreggendola.
La sua pelle era diventata tremendamente fredda e si rese conto che faticava a respirare.
La giovane, circondata da tutti i suoi amici, strinse spasmodicamente il pugnale e lo scagliò con tutte le sue forze contro la testa di babbuino, centrandola in piena fronte.
Questa rise di nuovo “Goditi la tu morte, ragazzina. Il veleno ti paralizzerà a poco a poco, fino a bloccare il cuore. Non ti resta molto da vivere”, poi si dissolse in un cumulo di cenere.
“Dannato bastardo!” gemette la demone lupo, portandosi una mano alla ferita, ormai piena di orribili bolle di pus e veleno.
“Kaori!” sussurrò Fumiyo, stringendola a sé, “Sta’ tranquilla, piccola. Troveremo un modo per togliere il veleno”.
Miroku scosse la testa “Conosco una radice che potrebbe aiutarla, ma è molto distante. Ci metterei troppo per trovarla”.
Masaru strinse i pugni, furioso, “Ci dev’essere qualcos’altro! Non permetterò che mia figlia muoia solo per questi maledetti frammenti!”.
Kagome alzò la testa di scatto “Ma certo! I frammenti!”, “Cos’hai in mente?” le chiese Inuyasha.
La ragazza si voltò verso Koga e, lanciatogli due frammenti, disse “Koga, devi portare Miroku a prendere questa radice! Usa i frammenti per aumentare la velocità, non abbiamo tempo da perdere!”.
Il demone lupo la fissò sconcertato “Devi portare il bonzo in spalla?”, “Sì, e devi sbrigarti!” insistette lei “Usa bene questi frammenti! Devi essere più veloce del vento!”.
Vedendolo titubante, gli schiaffò personalmente i frammenti nelle gambe e gridò “Sbrigati! Ogni istante che passa, Kaori è sempre più debole! Non possiamo perdere altro tempo!”.
Vedendola così agitata per l’amica, Koga si caricò velocemente il monaco sulle spalle e disse “Cercherò di fare il prima possibile. Tieniti stretto, bonzo”.
Miroku lanciò uno sguardo agli amici e raccomandò “Non fatela addormentare. Il veleno agirà più lentamente finché è sveglia”, poi svanì in un vortice di vento.
Kaori strinse i denti e sibilò “Con un dolore del genere, addormentarmi sarà impossibile!”.
La madre le tamponò la fronte con un fazzoletto, rassicurandola “Resisti, piccola. Vedrai che Miroku tornerà in fretta. Stringi in denti, tesoro”.
Shippo fissò preoccupato la ferita “Miyoga non potrebbe aspirare un po’ di veleno?”, “Non so quanto sarò in grado di aspirarne” sussurrò la pulce “Questo veleno è dannatamente potente!”.
Saltò verso il collo della demone lupo e cominciò a succhiare, cercando di portar via tutto il veleno possibile.
La sentì gemere appena, mentre diceva “Se riesco a scamparmela, ti permetterò di fare un bello spuntino, Miyoga. È una promessa”.
“Pensa a tenere duro!” esclamò Inuyasha “Al resto penseremo dopo”, “Ci proverò, ma non è facile” sussurrò l’altra, sentendo il dolore aumentare ancora.
Si voltò verso Kagome e chiese “Come si chiamava quel tipo che fui avvelenato con la cicuta? Questo veleno ha lo stesso effetto”.
La miko si asciugò le lacrime “Ma come puoi pensare a Socrate in questo momento? Sei davvero assurda, Kaori!”.
“Beh, l’assurdità è sempre stato un mio grande pregio” ridacchiò la ragazza “Dovresti saperlo bene, ormai”.
Miyoga si staccò con un lieve rantolo dal collo della ragazza e sussurrò “Mi dispiace, ma non posso fare più di così. Sono desolato”.
Sango scosse la testa “Hai fatto del tuo meglio, Miyoga. Non hai niente di cui rimproverarti”.
Fissò l’oscurità fuori dalla grotta e pregò affinché Miroku e Koga arrivassero in tempo per salvare l’amica.
 
Kaori perse totalmente la cognizione del tempo; ogni istante era lungo come un secolo di agonia.
A volte non riusciva a trattenere i gemiti e sentiva sua madre stringerla con più forza.
Avvertì il calore delle sua lacrime, ma, quando Shippo le urtò involontariamente la gamba, si rese conto di non percepire più niente dai polsi in giù.
Kagome le stringeva la mano, ma non riusciva a percepirne il calore e la morbidezza.
Ormai, il veleno l’aveva totalmente paralizzata e capì che non avrebbe resistito ancora a lungo.
Fissò i genitori e sussurrò “Nonostante tutto, sono felice di aver scoperto questo mondo. Ci credo che volevate tornarci… è davvero meraviglioso”.
Fumiyo le accarezzò i capelli “E potrai vederne ogni parte, quando ti sari ripresa. Tieni duro, piccola. Miroku sarà qui a momenti!”.
La vide scuotere appena la testa “Non credo che ce la farò… Scusami, mamma. Mi sento troppo debole per continuare a combattere”.
Si voltò verso il demone volpe e sussurrò “Sei stato davvero bravo, Shippo. Mi raccomando, continua ad allenarti e non permettere ad Inuyasha di picchiarti. Fagli vedere chi sei”.
Il piccolo la fissò sconvolto “Non dire così! Ci sei tu a difendermi, no? Tu e Kagome! Kaori, devi resistere!”.
La ragazza sospirò, mormorando “Mi dispiace, piccolo. Non credo di riuscirci…”.
Il cucciolo scoppiò in lacrime “No, Kaori! Devi farcela! Non puoi lasciarci così!”.
Inuyasha lo guardò serio “Piantala di frignare, Shippo! Cerca di crescere! Un uomo non deve piangere”.
Kaori gli rivolse uno sguardo cupo “Di’un’altra stupidaggine del genere e giuro che ti faccio un occhio nero”, poi incrociò lo sguardo di Sango.
“E tu non lasciarti scappare l’occasione giusta, Sango” mormorò affaticata “Non si sa mai quanto tempo abbiamo davvero da vivere…”.
Sforzandosi di stringere la mano della sua migliore amica, sussurrò “In quanto a te, Kagome… non permettere a nessuno di mettere in dubbio le tue capacità. Mai! Neanche da parte di quella sacerdotessa abbrustolita, sono stata chiara?”.
Chiuse gli occhi per un attimo, mentre aggiungeva “Inuyasha, abbi cura di lei, mi raccomando. Proteggila a qualunque costo!”.
Lo youkai sbottò più aggressivo di quanto volesse “Piantala di dire scemenze e sforzati di resistere! Non puoi arrenderti così!”.
La vide sorridere a mo’ di scusa “Kagome, ti prego. Continua a scrivere tu nel mio diario… Ricorda ogni attimo di questo luogo.. delle avventure che affronterete… Anche senza di me”.
Masaru afferrò la figlia per le spalle “No, Kaori! Non devi arrenderti! Continua a combattere, piccola! Non puoi gettare la spugna!”.
“Grazie di tutto, papà” la sentì sussurrare a stento “La mia vita è stata bellissima, nonostante tutti gli alti e bassi. Ti voglio bene…”.
Improvvisamente, il suo cuore diede un ultimo battito sordo, che riecheggiò nel silenzio della grotta.
La sua presa si allentò di colpo, mentre si accasciava tra le braccia del padre, fissando gli amici che ormai non poteva più vedere.  


Piuttosto lungo questo cappy, eh? francamente, volevo un finale d'effetto e spero di esseri riuscita. mi auguro che non mi lincierete x cm è terminato O.o Abbiate pietà di me! prometto di aggiornare al + presto, bacioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Debito di sangue ***


Eccomi a voi, con  il nuovo cappy appena concluso! scusate il ritardo, ma il tempo nn c'è mai... Mi dispiace avervi lasciato sulle spine x tutto questo tempo. cmq, prima di passare al capitolo, un piccolo consiglio (rivolto soprattutto a Visbs88, ke ringrazio caldamente x aver recensito il capitolo precedente). dei cuscini attorno alla sedia dove vi trovate nn farebbero male!

Capitolo 13:Debito di sangue

L’urlo straziante di Fumiyo si propagò nella grotta, arrivando fino alle sensibili orecchie di Koga, che si fermò di botto.
“Temo che siamo arrivati troppo tardi” sussurrò cupo a Miroku, che strinse spasmodicamente l’ampolla in cui aveva raccolto il succo benefico della radice.
“Dannazione!” imprecò furioso “Se non fosse stato per quei maledetti Onii, a quest’ora saremmo già arrivati!”.
Naraku aveva previsto tutto ed aveva mandato diversi di quei dannati a bloccare loro la strada.
Koga, aiutato dai due nuovi frammenti, ne aveva eliminati parecchi in un unico colpo, mentre Miroku cercava disperatamente la radice.
Aveva però dovuto fare ricorso al Vortice del Vento per evitare di essere schiacciato da uno di quei demoni.
Che tu sia dannato, Naraku! sibilò furioso Quante altre vittime farai in questa maledetta guerra? Di quanto altro sangue hai intenzione di sporcarti le mani?.
Scese dalla schiena di Koga e corse verso la grotta, fissando impotente la giovane amica ormai morta.
Aveva gli occhi ancora spalancati, chiaro segno che avevano tardato solo di pochi minuti nel portare l’antidoto.
Una manciata di tempo così misera, eppure le era costato la vita…
Fumiyo era accasciata sul corpo freddo della figlia e lacrime di dolore le inondavano le guance.
Non potevano esserci parole per descrivere la sofferenza che sentiva dentro, simile ad una lama nel cuore.
Il marito la strinse a sé, incapace di lenire quel dolore che li attanagliava nell’aver perso la loro piccola, ancora così giovane.
Un genitore non dovrebbe mai sopravvivere ai propri figli… Anche tra i demoni sussurrò sconvolto Perché l’hai fatto, Kaori? Avevi ancora tutta una vita davanti a te! Perché ti sei messa in mezzo?.
Il monaco si avvicinò silenziosamente al gruppo, stringendo le spalle di Sango in un abbraccio di conforto.
La sterminatrice lo fissò con gli occhi pieni di lacrime “Per così poco… Mancava così poco e ce l’avrebbe fatta!”, poi affondò il viso nella toga di Miroku, scossa da violenti singhiozzi.
“Mi dispiace” mormorò Koga “Abbiamo fatto tutto il possibile per tornare in tempo”.
S’inginocchiò accanto al corpo di Kaori, fissando quegli occhi verdi che solo pochi giorni prima lo avevano sfidato.
Avevi fegato, ragazzina disse cupo E un grande cuore. Pochi avrebbero compiuto un gesto così generoso….
Un singhiozzo soffocato attirò il suo sensibile udito, ma non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire chi lo avesse emesso.
Estrasse i frammenti dalle gambe e li lanciò a Kagome, dicendo “Riprenditeli. Devi usarli per eliminare quel dannato, una volta per tutte”.
La ragazza li prese titubante, mentre le lacrime le offuscavano la vista; non poteva credere di aver perso la sua migliore amica, una sorella, in quel modo.
Era assurdo!
Inuyasha la strinse a sé, cercando di aiutarla, ma dentro sentiva lo stesso dolore.
Non aveva perso un componente del gruppo, ma un’amica sincera, che era sempre riuscita a capirlo.
Aveva detto a Shippo di non piangere, ma era davvero difficile reprimere la sofferenza che sentiva.
Permise a Kagome di sfogarsi per tutto il tempo necessario, ignorando le vistose macchie che gli lasciava sulla casacca.
Ci sarebbe voluto del tempo per riuscire a soffocare quel dolore, ma sapeva bene che non sarebbe mai scomparso del tutto.

Fu Miroku il primo a rialzarsi, dopo quelle che parvero ore, dicendo serio “Kaori è morta con onore. Merita un degno funerale”.
Chiese ad alcuni dei lupi presenti di raccogliere della legna profumata, che provvide lui stesso a posizionare adeguatamente, fino ad ottenere una pira.
Aiko e gli altri componenti della tribù rimasero in rispettoso silenzio, fissando il monaco lavorare con così tanta solerzia.
Non doveva essere il primo funerale che celebrava, ma sicuramente era il primo di una persona a lui cara.
Miroku recuperò dalla borsa alcune candele, che sistemò ai lati della struttura, ed iniziò a mormorare una preghiera che potesse guidare lo spirito dell’amica nell’aldilà.
Capendo di poter fare altro, Masaru chiuse delicatamente gli occhi della figlia, mentre una lacrima solitaria gli bagnava il viso.
“Ti vendicheremo, piccola” giurò con voce ferma “Elimineremo Naraku, affinché questo luogo possa tornare com’era”.
Shippo si asciugò gli occhi umidi, mormorando “Cercherò di fare del mio meglio, Kaori. Diventerò più forte e ce la metterò tutta, te lo prometto”.
Fissò Inuyasha prendere delicatamente la giovane demone tra le braccia, per poi adagiarla sulla pira funebre.
“Ognuno di noi sa cosa vuol dire perdere qualcuno di caro” sussurrò “Ma questo non ci impedisce di soffrire nel vedere che, ancora una volta, Naraku ha fatto una nuova vittima”.
Sango si sforzò di trattenere le lacrime “Soprattutto quando è una persona a noi vicina… È assurdo che sia andata così! Non lo meritava!”.
“L’unica cosa che possiamo fare è pregare affinché il suo spirito possa guidarci nella lotta” mormorò Miroku “Vendicarla è il minimo che possiamo fare per onorare la sua ingiusta morte”.
Chi ci ama davvero non ci lascia mai del tutto sussurrò Kagome, stringendosi al mezzo-demone, Era una delle tue frasi preferite, Kaori. Spero che sia davvero così….
Gliel’aveva sussurrata il giorno in cui suo padre era morto, lasciandola che era ancora una bambina.
Ma lei almeno lo ricordava quando era ancora in salute; Sota era troppo piccolo e non aveva che frammentari ricordi della malattia che lo aveva stroncato.
Era stata quella frase, assieme alla sincera amicizia che le legava, ad averle permesso di superare quel terribile trauma.
Altre lacrime le inondarono il viso, mentre ripensava a tutto quello che avevano affrontato insieme.
Le sarebbero mancati i suoi sorrisi, le sue battute, i racconti che avevano condiviso fin da bambine; persino le sue spericolate corse in bici per arrivare in tempo a scuola.
Inuyasha la strinse delicatamente a sé “Mi dispiace, Kagome. So cosa stai provando; anche per me è dura”.
“Era come una sorella per me” sussurrò lei “Mi mancherà… non sarà più la stessa cosa senza di lei”.

Sesshomaru fissò la coltre di alberi che lo sovrastava, chiedendosi se stesse andando nella direzione giusta.
Il penetrante odore di Naraku lo aveva portato più a Sud di quanto avrebbe immaginato.
Cosa diavolo aveva in mente di fare quel maledetto?
Si assicurò che Rin fosse ben protetta dal vento freddo; non aveva intenzione di fermarsi solo perché la bambina si era presa qualche malanno.
Gli esseri umani erano così fragili, così esposti ad ogni tipo di malattia…
Ancora non capiva cosa lo spingesse a portarsi dietro quella mocciosetta, sempre allegra e sorridente coma se stessero facendo una passeggiata di piacere.
Annusò nuovamente l’aria, cercando anche la minima traccia di quel nauseabondo odore e trovò una scia piuttosto recente.
“Muoviti, Jaken” intimò serio, iniziando a camminare nella nuova direzione “Ci siamo quasi. Naraku è vicino”.
Il kappa si sforzò di tenere il passo del suo signore, cosa tutt’altro che facile, dato che doveva trascinare A-Un per le redini.
Quel dannato cavallo a due teste non ne voleva proprio sapere di avanzare ancora!
“Aspettatemi, mio giovane signore!” esclamò nervoso “A-Un si è bloccato qui! Non riesco a convincerlo a seguirvi”.
L’inu-youkai si voltò lentamente verso la cavalcatura demoniaca, lanciandole uno sguardo ben preciso.
Se non si fosse mossa, l’avrebbe fatta a pezzi senza esitare.
A-Un emise uno strano sbuffo e riprese la marcia, affiancandosi al proprio padrone, mentre Rin rideva allegra.
“Mettete paura a tutti, signor Sesshomaru! Anche A-Un ha il terrore di disubbidirvi!” esclamò, stringendosi nel mantello che le avevano procurato.
Lo vide avanzare con passo lento, ma deciso e capì che non era in vena di parlare; da quando erano quelle tracce di Naraku, Sesshomaru era sempre più silenzioso.
Non le piaceva quando si rinchiudeva nel suo mondo, senza neanche guardarla, ma non voleva farlo arrabbiare e decise di rimanere zitta.
Jaken sospirò affaticato, mentre seguiva il suo signore meglio che poteva; quando lo perdeva di vista, e questo succedeva abbastanza spesso, doveva affidarsi al naso per ritrovarlo.
Dopo diversi minuti, sbucarono in una vasta radura, dalla quale proveniva un intenso odore di morte.
Sesshomaru storse il viso in un’espressione seccata quando vide una pira funebre, pronta ad accogliere il cadavere.
Decise di rimanere tra gli alberi, sottovento per non farsi notare; voleva capire cosa fosse successo.
Il tanfo di Naraku era forte e sembrava provenire da una caverna poco distante, dalla quale arrivavano molti altri odori.
Ci mise un po’ a decifrarli tutti, ma il quadro generale non gli piacque per niente.
Rin scese dalla groppa di A-Un e si rannicchiò tra i cespugli, sussurrando “Signor Sesshomaru, è morta una persona, vero?”.
Jaken si appoggiò al bastone e brontolò “Chiunque sia, puzza quasi quanto Naraku. Neanche fosse stato lui in persona a farlo fuori!”.
Il demone gli fece cenno di tacere all’istante e ridusse gli occhi a due fessure ambrate, vedendo una sagoma familiare aggirarsi presso la pira.
Era il monaco che faceva parte del gruppo di suo fratello…
Ma che diavolo ci faceva lì?
Stava per avvicinarsi, quando vide Inuyasha deporre una ragazza sulla pira, una ragazza che lui aveva già visto.
Quando la riconobbe, rimase sorpreso: era la figlia di Masaru!
Quella mocciosa insolente che aveva osato sfidarlo, dandogli uno schiaffo!
Possibile che fosse proprio lei?
Rin sgranò gli occhi ed esclamò “Ma quella è Kaori! Signor Sesshomaru, ma è morta?”.
“Ovvio che morta, ragazzina” ribatté Jaken “La domanda che mi pongo è: chi l’ha fatta fuori?”.
L’inu-youkai gli intimò di tacere; voleva ascoltare ciò che stava dicendo il suo indegno fratellastro.
“Ognuno di noi sa cosa vuol dire perdere qualcuno di caro” stava dicendo il mezzo-demone “Ma questo non ci impedisce di soffrire nel vedere che, ancora una volta, Naraku ha fatto una nuova vittima”.
La sterminatrice al suo fianco aggiunse qualcosa, ma era troppo concentrato sulle informazioni appena ottenute per prestarle attenzione.
E così era stato Naraku a far fuori la ragazzina… Ma perché?
Il suo sguardo si soffermò su Masaru e la sua compagna, che piangeva come una stupida umana.
Inutili mezzi-demoni…
Non era mai stato bravo a capire i sentimenti altrui (non lo aveva mai giudicato importante), ma leggeva una profonda rabbia nello sguardo del demone lupo, che era spesso stato al fianco di suo padre in varie battaglie.
Era furioso ed addolorato, come solo un padre può esserlo.
Rin gli si attaccò improvvisamente alla gamba “Signor Sesshomaru, non può fare niente per lei?”.
Il demone la fissò sorpreso “E perché mai dovrei fare qualcosa per quella mocciosa impertinente? Se non l’avesse fatta fuori Naraku, sarebbe morta per mano mia”.
La bambina cominciò a piangere “Kaori è stata così buona con me… Mi ha salvato la vita! Per favore, signor Sesshomaru!”.
Poggiò una mano su Tenseiga e disse “Potreste farla tornare in vita… come avete fatto con me. Vi prego, signor Sesshomaru! Fatelo per me…”.
Il principe dei demoni scosse la testa, “Che diavolo ti salta in mente, Rin? Non ho un solo motivo per fare ciò che mi chiedi”.
Strinse i pugni nervoso, quando si rese conto che invece un motivo ce l’aveva.
E non era certo dei più logici ed onorevoli per un demone potente come lui…
 
Flashback
Sesshomaru si stava concedendo un breve riposo all’ombra di alcuni alberi; la caccia a Naraku procedeva troppo lentamente per i suoi gusti e aveva trovato troppi scocciatori lungo il suo cammino.
Rin stava raccogliendo dei fiori lungo la riva del fiume, controllata a vista da un seccatissimo Jaken.
Io, servo fedele del grande Sesshomaru, costretto a fare da balia ad una mocciosa umana! borbottò il kappa Che misera vita, la mia!.
La bambina non faceva che sorridere, correre e sparire nel bosco, costringendolo a seguirla ovunque.
Prima o poi, lo avrebbe fatto ammattire! Il suo padrone si stava concedendo un meritato riposo, dopo un’intera nottata passata ad eliminare scocciatori vari.
Era difficile vederlo addormentato… Con l’ennesimo sbuffo, tornò a guardare la mocciosa, sperando vivamente che non ne facesse una delle sue.
Peccato che la lunga notte avesse spossato anche lui, dato che aveva dovuto assicurarsi che nessuno si avvicinasse alla bambina.
Quella piccola peste aveva dormito placidamente accanto ad A-Un, senza sentire neanche un solo rumore! Beata lei…
Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti, finché non riuscì più a tenere gli occhi aperti e sprofondò nel sonno.
Rin si fermò di colpo nel sentire un debole russare e soffocò una risata nel vedere Jaken, appoggiato al suo bastone, dormire placidamente.
Ridacchiando allegra, si chinò sulla sponda del fiume, raccogliendo fiori bianchi dalle tonalità argentate; voleva fare una ghirlanda.
Dopo qualche minuto di febbrile lavoro, fissò la sagoma addormentata del demone che riposava all’ombra di un grande acero.
Chissà se avrebbe gradito il suo regalo…
Avvicinandosi lentamente in punta di piedi, si avvicinò a Sesshomaru, infilandogli la ghirlanda al polso dell’unico braccio.
Aveva appena sfiorato la pelle dell’inu-youkai, che questi aprì di scatto gli occhi e la fissò sorpreso, “Qualche problema, Rin?”.
La bambina si ritrasse appena, spaventata dal suo movimento repentino, “No, va tutto bene” sussurrò “Volevo solo…”.
Gli occhi ambrati di lui si posarono sulla piccola ghirlanda che gli cingeva il polso; i petali argentati sembravano richiamare il colore dei suoi capelli, mentre il pistillo era di un bell'oro vivace.
“Volevo solo farvi una ghirlanda” mormorò la piccola “Mi dispiace avervi svegliato… Scusatemi tanto”.
Il demone fissò ancora per un lungo istante l’intreccio di fiori ed assunse un’espressione corrucciata.
“Se non vi piace, ditemelo pure” mormorò Rin, preoccupata dalla sua espressione “Non volevo disturbarvi, mi dispiace, signor Sesshomaru”.
Lui scosse la testa e si limitò a dire “Sei diventata piuttosto brava ad intrecciare”, poi si alzò deciso a fare un piccolo sopralluogo.
Si diresse verso il cuore della boscaglia, scuotendo la manica del kimono decorato per assicurarsi che la ghirlanda non fosse visibile.
Non sapeva spiegarsi il motivo, ma non gli andava di rompere quell’intreccio di fiori.
Ma non voleva neanche che qualcuno lo vedesse; aveva una reputazione da difendere!
Rin lo fissò andar via ed un sorriso le incurvò le labbra: il signor Sesshomaru non aveva rifiutato il suo regalo!
Allora un pochino di bene le voleva!
Sollevata da quel pensiero, tornò saltellando verso la riva del fiume, decisa a fare una ghirlanda anche per A-Un e Jaken.
Si mise a lavorare di buona lena e non riuscì a trattenere una risatina quando il cavallo demoniaco cercò di mangiare i fiori rossi della sua ghirlanda.
Poggiò quella di Jaken sul bastone, osservando divertita il contrasto tra i due volti scolpiti nel legno ed i fiori colorati.
Si allontanò per lavarsi le mani nell’acqua fresca e scorse un fiore particolarmente bello, di un intenso azzurro cielo.
Si sporse per prenderlo, ma un tentacolo spesso quanto una corda le si avvolse intorno al polso, trascinandola in acqua.
Ebbe appena il tempo di urlare, che l’acqua si richiuse su di lei, mentre il tentacolo la faceva sprofondare sempre più.
Si dibatté con tutte le sue forze e riuscì ad infrangere la superficie, prendendo un grosso respiro.
“Signor Sesshomaru!” gridò con tutto il fiato che aveva in gola “Aiuto! Signor Sesshomaru, aiutatemi!”.
La sua richiesta di aiuto fu udita da più di un paio di orecchie decisamente sensibili ed una sagoma scura apparve dagli alberi sulla riva opposta rispetto a quella in cui si trovava Jaken.
Rin sentì il tentacolo di poco prima stringersi attorno alla caviglia ed urlò di nuovo, mentre cercava di restare a galla.
Sentì una voce semi-sconosciuta urlarle “Rin! Tieni la testa fuori dall’acqua! Sto arrivando!”.
Era una ragazza, riuscì a capirlo anche se il tentacolo la stava portando verso il fondo del fiume.
Sgranò gli occhi nel vedere la giovane demone che aveva dato uno schiaffo al signor Sesshomaru poco tempo prima; stava nuotando verso di lei con un pugnale stretto tra i denti.
Cosa ci faceva lei lì? Non riusciva a capirlo, ma…
Aveva un’espressione preoccupata, come se le importasse davvero della sua salvezza, e fissava il fondo scuro.
Anche lei guardò verso il basso e vide un orribile demone piovra che la trascinava inesorabilmente verso le proprie fauci.
Sembrava impaziente di divorarla e sentì un brivido gelido correrle lungo la schiena.
No, non voleva morire!
Non voleva essere separata da Sesshomaru!
Tese le braccia verso la demone, sperando che l’aiutasse, e la vide nuotare più velocemente nella sua direzione.
Kaori afferrò il pugnale e tagliò di netto il tentacolo, liberando la bambina da quella presa mortale.
L’aiutò a risalire in superficie e, dopo essersi assicurata che stesse relativamente bene, disse “Aggrappati alla riva. Io torno giù a sistemare quella cosa!”.
Detto questo, si immerse nuovamente nei flutti scuri e l’acqua si colorò di rosso, segno che la creatura era stata uccisa.
La demone lupo riemerse dopo pochi secondi e l’aiutò a ritornare a riva, dicendo “Va tutto bene, Rin?”.
“Sì” sussurrò la bambina, tossendo l’acqua che aveva ingerito, “Grazie… Scusami, non so neanche come ti chiami”.
“Kaori” sorrise l’altra, poi fissò la riva silenziosa, se non fosse stato per un beato russare “Certo che il caro Jaken ti custodisce proprio bene!”.
Si mise carponi e si scrollò da capo a piedi, proprio come un lupo, e la piccola non riuscì a trattenere una risata.
Era troppo buffa!
La coda, poi, le si era gonfiata in modo incredibile e sorrise nel sentire la proprietaria lamentarsi mentre la strizzava come fosse un panno, non senza una smorfia di dolore.
Kaori la guardò, ridendo a sua volta, “Lo so, sono ridicola. Vorrei vedere Sesshomaru al mio posto!”.
Anzi pensò tra sé È meglio che alzo i tacchi, prima che arrivi! Non ho voglia di finire come quella specie di polipo giù nel fiume!.
Fece un cenno a Rin e disse“Ci vediamo in giro, piccolina”, poi fece tre grossi passi indietro e, presa la rincorsa, superò il fiume con un unico balzo.
Il gridolino di stupore della bambina svegliò Jaken, che mormorò “Ma che cosa..? Il padrone si è svegliato?”.
“Eh sì...” ridacchiò la giovane, atterrata su un ramo frondoso “Sai come si dice da me, rospetto? Chi dorme, non piglia pesci!”.
Lo vide strabuzzare gli occhi, già grandi di per loro, e ridacchiò “Salutami tanto il caro Sesshomaru, quando arriva!”.
Neanche l’avesse evocato, il demone sbucò dagli alberi, esclamando “Rin! Che cosa succede? Perché hai gridato?”.
Nel sentire l’invocazione di aiuto della bambina, aveva sentito lo stomaco contrarsi nervosamente, senza che fosse riuscito a capirne il motivo.
Non aveva mai corso così velocemente…
E l’aveva fatto per una mocciosa umana!
La nottata di combattimento doveva averlo spossato più di quanto credesse.
La vide sulla riva, totalmente bagnata, ma apparentemente illesa e chiese “Cos’è successo?”.
“Una piovra enorme mi aveva catturata!” esclamò lei “Ma Kaori si è tuffata e l’ha fatta fuori! Mi ha salvato la vita, signor Sesshomaru!”.
L’inu-youkai inarcò un sopracciglio e rivolse lo sguardo verso l’altra parte del fiume, dove, appollaiata su un ramo, si trovava una ragazzina dall’aria impertinente.
“Tu!” ringhiò furioso, associando quel volto al colpo subito poco tempo prima, “E così ti sei fatta viva, dannata!”.
La vide sorridere con aria tranquilla, come se rivedesse un vecchio amico e non un demone deciso a farla fuori, “A quanto pare”.
Rin si attaccò alla gamba di Sesshomaru, ripetendo “Mi ha salvato la vita! Kaori ha impedito a quel mostro di mangiarmi!”.
Il principe dei demoni fissò la figlia di Masaru e sibilò “Non aspettare che ti ringrazi!”, “E perché dovrei farlo?” chiese l’altra.
Scosse leggermente la testa e ridacchiò “Non ho salvato Rin per avere la tua gratitudine, re dei ghiaccioli. L’ho fatto perché ritenevo fosse la cosa giusta, tutto qui”.
Vide gli occhi ambrati del demone socchiudersi in modo pericoloso ed evitò appena in tempo un filo dorato che, partito dai suoi artigli, tagliò di netto il ramo su cui era atterrata.
Con una capriola all’indietro fu di nuovo al sicuro, su quello che restava del ramo, e si appoggiò tranquillamente al tronco.
“Siamo un tantino irascibili, eh?” chiese sorridendo “Una bella camomilla non ti farebbe male!”.
Anche se era impegnata a fissare Sesshomaru, non le sfuggì lo starnuto soffocato di Rin e mormorò “Procurale degli abiti asciutti, o si prenderà un malanno!”.
Si portò l’indice ed il medio tesi alla fronte e fece un cenno di saluto alla bambina, sorridendo “Alla prossima, Rin. E, mi raccomando, la prossima volta che vuoi fare delle ghirlande, manda avanti il rospetto per assicurarti che non ci siano demoni affamati in giro!”.
“Dove credi di andare, dannata?” esclamò Sesshomaru, pronto ad usare nuovamente i suoi poteri per colpirla.
La ragazza, che gli dava le spalle, si voltò appena e disse “Sento che ci rivedremo presto, ghiacciolo reale. Quindi non farti troppi problemi e pensa alla bambina”, poi svanì tra gli alberi senza lasciare traccia.
Fine flashback
 
Rin aveva ormai il viso rigato dalle lacrime, mentre continuava ad implorare il demone di usare la sua Tenseiga per riportare in vita Kaori.
“Per favore, signor Sesshomaru!” sussurrò addolorata “Vi prometto che non vi chiederò più niente! Ma, vi prego, salvatela!”.
Jaken fece una smorfia “Ha avuto la fine che meritava. Noi non c’entriamo nulla con tutto questo”.
Arrabbiata per il suo comportamento, la bambina prese un grosso bastone da terra e glielo suonò in piena fronte, “Sei cattivo, Jaken! Come puoi dire queste cose? Kaori mi ha salvato! Sei insensibile!”.
Stupito dalla sua reazione, Sesshomaru s’inginocchiò fino ad incontrare il suo sguardo “È così importante per te, Rin?”.
“Sì” sussurrò la piccola “Kaori non aveva un motivo per salvarmi, ma l’ha fatto! Io non posso fare niente per lei, ma voi sì…”.
Il demone dai capelli argentei scosse la testa e s’incamminò verso la radura, chiedendo “Cos’è successo qui?”.
L’intero gruppo trasalì nel sentirlo e si disposero immediatamente a protezione della pira, ma non ci fece molto caso.
Come si aspettava, il suo indegno fratellastro s’irrigidì di colpo e mise subito la mano sull’elsa di Tessaiga, “Che diavolo vuoi, Sesshomaru? Che cosa ci fai qui?”.
“Ho seguito il tanfo di Naraku” ribatté lui, deciso a non perdersi in chiacchiere inutili, “Cos’è successo? C’è odore di morte”.
Kagome non riuscì a trattenere un singhiozzo e mormorò “Sei arrivato tardi, Sesshomaru. La tua vendetta è sfumata”.
Si scostò dalla pira, mostrandogli il corpo senza vita di Kaori, ed aggiunse “Naraku ti ha preceduto. È morta pochi minuti fa”.
Masaru sospirò amaramente “Io non sono il tipo che implora, ma, ti prego, Sesshomaru. Non rendere questo momento più difficile di quanto sia”.
“Ho perso mia figlia” aggiunse a stento, trattenendo il dolore che sentiva dentro di sé, “Non voglio combattere. Ti prego”.
“Non sono venuto qui per combattere” ribatté l’inu-youkai, “E, allora, perché sei qui?” chiese Miroku “Spero tu non voglia infierire sul suo corpo. Kaori ha dato la vita per salvare suo padre. Merita di essere rispettata”.
Anche Shippo mostrò i denti, cercando di trattenere le lacrime “Tu la volevi morta. Naraku l’ha uccisa prima di te. L’ha avvelenata!”.
“Se solo l’antidoto fosse arrivato in tempo…” aggiunse a stento, “Ce l’avrebbe fatta e ti avrebbe affrontato. Kaori non aveva alcuna paura di te!”.
Sesshomaru strinse gli occhi, visibilmente seccato; quelle chiacchiere lo innervosivano non poco.
Tra lo stupore generale, si avvicinò alla pira e sfoderò Tenseiga, che brillò alla luce delle candele.
Non conoscendo gli incredibili poteri della spada, Fumiyo si parò davanti alla figlia e ringhiò “Non osare avvicinarti!”.
Incrociò il suo sguardo ambrato, per nulla intimorita dalla sua forza, “Sarò anche una mezzo-demone, ma, in questo momento, sono anche una madre che appena perso la figlia. E non c’è demone completo che possa spaventarmi. Se ti avvicini, giuro che ti faccio fuori!”.
Sesshomaru trattenne uno sbuffo e disse “Spostati”; già non gli andava di compiere quel gesto, adesso si ci metteva anche quella stupida a rendergli tutto più difficile.
Vedendo che non l’ascoltava, l’allontanò con una spinta e si avvicinò al corpo di quella mocciosa che aveva dimostrato più fegato di quanto si sarebbe mai aspettato.
Senza indugiare oltre, fendette l’aria al di sopra della giovane, eliminando i demoni dell’aldilà venuti a reclamarne lo spirito.
Un alone di luce avvolse la ragazza, mentre, nel silenzio più assoluto, il suo cuore ricominciava a battere.
“Datele immediatamente l’antidoto” mormorò l’inu-youkai, rinfoderando la spada “Non ho alcuna intenzione di ripetere due volte lo stesso gesto”.
Kaori batté un paio di volte le palpebre e si mise a sedere, sentendo la testa stranamente vuota.
Non appena la vide muoversi, Miroku fu rapido a farle bere l’antidoto, rischiando anche di soffocarla.
La ragazza tossì un paio di volte e borbottò “Ma che cavolo ti prede? Volevi strozzarmi?”.
Poi fece una smorfia di disgusto “E che roba mi hai dato? Bleah! È peggio delle medicine della mia epoca!”.
Rin uscì dai cespugli e si arrampicò sulla pira, abbracciandola, con il serio rischio di farla cadere, tanta era la sua foga!
“Kaori!” esclamò felice “Meno male, adesso stai bene! Sono così contenta che tu sia viva!”.
La giovane demone scosse appena il capo, cercando di schiarirsi le idee, e ricambiò l’abbraccio “Sono felice di rivederti, piccola. Ma cosa ci fai qui?”.
La bambina si asciugò gli occhi e sussurrò “Il signor Sesshomaru ti ha riportato in vita con Tenseiga”.
Le strinse la mano ed aggiunse “Ero così spaventata per te!”, “Beh, incredibile a dirsi, ma sono viva” mormorò l’altra.
Sorrise nel vedere il nuovo kimono che indossava la piccola e disse “Vedo che ti hanno preso un bel vestito”.
Guardò Sesshomaru e sorrise riconoscente “Non so perché tu l’abbia fatto, ma ti ringrazio. Ti sono debitrice”.
“E non sei l’unica” mormorò Masaru, ancora sorpreso dall’immenso potere di Tenseiga “Grazie, Sesshomaru!”.
Il demone fece una smorfia “Non fraintendetemi. Non l’ho fatto per voi. L’ho riportata in vita solo perché Naraku non ha il diritto di eliminare qualcuno che ho deciso di fare fuori personalmente”.
Fissò lo sguardo color smeraldo della giovane e disse “Ti conviene stare attenta, ragazzina. Se devi morire, sono io quello che avrà il piacere di toglierti la vita. Nessun altro. Sono stato chiaro?”.
“Come vuoi tu, Sesshomaru-sama” acconsentì lei, scendendo dalla pira su cui avrebbe dovuto bruciare.
Lo fissò dritto negli occhi e si graffiò la guancia, mostrandogli il polpastrello insanguinato,
“Adesso ho un debito di sangue con te. Se mai ti servirà il mio aiuto, sarò al tuo servizio”.
L’inu-youkai fece una smorfia sprezzante “Non avrò mai bisogno del tuo misero aiuto. Ma su una cosa hai ragione, hai un debito di sangue con me. E, un giorno, verrò ad esigerlo!”.
Poi, seguito da Rin e Jaken, svanì nella boscaglia, lasciando tutti a bocca aperta per quel suo incomprensibile gesto.
L’intero gruppo lo fissò sparire, mentre un sorriso incurvava le labbra della demone lupo, al pensiero che la piccola Rin fosse riuscita a creare una breccia per penetrare quella corazza ghiacciata. 


Bene, ecco fatto! anke il cappy 13 è concluso. ragazze, mi dispiace avvisarvi ke potrebbero esserci parekki rallentamenti cn l'aggiornamento della storia (se volte prendervela cn qualcuno, prendetevela cn quelli ke hanno inventato la Matematica! stupida materia insensata!) sperando ke il cappy vi sia piaciuto, mi auguro vivamente di poter aggiornare presto, ma, purtroppo, non dipende da me :(
Bacioni a tutte!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Una morte, una vita... e sogni premonitori! ***


Salve a tutte! finalmente sono riuscita ad aggiornare la storia! Sono felice nel vedere quante visite ricevo! ragazze, siete fantastiche! vi ringrazio di cuore! Mia cara Visbs88, a te va un grazie speciale x la bellissima recensione! grazie per i tuoi numerosi consigli! sono fondamentali x me! ma nn ho intenzione di annoiarvi oltre. buona lettura!

 

Capitolo 14: Una morte, una vita e… sogni premonitori!

Kaori fissò la sagoma argentata del demone svanire oltre i primi alberi, ma non ebbe il tempo di riprendersi dalla sorpresa, che si ritrovò sommersa da abbracci e lacrime.
La madre la strinse con forza “Tesoro! Sono così felice che tu sia ancora qui! Sapessi il dolore… che ho provato..”.
Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra, mentre le accarezzava il volto “Temevo di averti perso… Non immagini cosa abbia provato”.
La ragazza sorrise “Sto bene, mamma. Come vedi, sono ancora viva”, “Già, allegra e pimpante come un cerbiatto” mormorò Masaru, stringendola in un abbraccio soffocante.
“Ehi!” sussurrò la figlia, cercando di respirare “Se continuate a stringere così, mi ammazzate voi!”.
Inuyasha scosse la testa “Evita battutacce, per favore. Non sono proprio in vena!”, “E dai! Non fare lo scontroso!” sorrise Shippo “Tanto lo sappiamo che ci stavi male anche tu!”.
Prima che lo youkai lo colpisse in testa, il piccolo demone volpe saltò tra le braccia di Kaori, bisbigliando “Sono felice che tu sia ancora qui!”.
Lei sorrise e gli accarezzò la testa rossiccia “Sì, Shippo. Anche io sono felice. La vita è qualcosa di meraviglioso, te lo posso assicurare”.
Sentendo odore di lacrime, si voltò verso Kagome e Sango e le abbracciò, entusiasta come non mai di averle accanto.
Anche Miroku si unì al gruppo, trascinandosi dietro Inuyasha, e, a sorpresa, la demone lupo gli buttò le braccia al collo.
“Grazie per quello che hai fatto” sussurrò “Ti sono davvero grata. A te, ed anche a Koga. Vi devo la vita, almeno quanto la devo a Sesshomaru”.
Il capo della tribù Yoro arrossì vistosamente “Piantala di stringere così! Non ho fatto niente di eccezionale!”.
Aiko e gli altri della tribù sorrisero “La ragazzina è una tosta. Mi sa che quel Naraku avrà parecchio filo da torcere, d’ora in poi”.
Miyoga, anche lui sollevato dall’esito della situazione, saltò sulla spalla della ragazza, che sorrise “Avevamo fatto un patto, no? Abbuffati pure”.
“Ma non esagerare” lo avvisò Kagome “Kaori, ti devi riposare. Ci è mancato davvero poco che non tornassi più indietro!”.
Cercò di trattenere un singhiozzo e l’abbracciò commossa “Non ce l’avrei fatta a continuare questo viaggio senza di te. Noi siamo come sorelle…”.
L’altra sorrise e, trascinata Sango accanto a lei, ridacchiò “Ma noi siamo sorelle! Dai, e chi ci divide?”.
La sterminatrice sorrise a sua volta, poi chiese “Kaori, cosa volevi dirmi quando mi hai detto di non lasciarmi sfuggire l’occasione?”.
La vide ridere, allegra come non mai, “A buon intenditore, poche parole! Quello che ti ho detto vale anche per qualcun altro!”.
Kaori sentiva la vita, la felicità ed il calore dell’affetto donatole dagli amici scorrerle dentro e si strinse ai genitori, consapevole di aver rischiato di non rivederli.
Dopo aver viaggiato verso il confine di non ritorno, riusciva ad apprezzare meglio tutto ciò che aveva.
All’improvviso, il padre le diede un cazzotto in testa e sibilò “Guai a te, se fai di nuovo una pazzia del genere! Hai idea di quello che abbiamo provato, razza d’incosciente?”.
La giovane gli fece la linguaccia “Se credi che un semplice cazzotto m’impedisca di rischiare nuovamente la vita per voi, ti sbagli di grosso”.
Gli sorrise comprensiva, ma la sua voce era ferma “Tu non sei solo mio padre, sei anche il mio capo. Fattene una ragione”.
Il suo sguardo s’illuminò quando aggiunse “È mio preciso dovere difenderti, anche a costo della vita. Così come difenderò ad ogni costo tutte le persone che amo”.

Il sole annunciò allegramente l’inizio di una nuova giornata e Kaori si stiracchiò voluttuosamente sotto i tiepidi raggi.
Adoro questo posto! sospirò allegra, mentre fissava gli amici prepararsi per riprendere il viaggio.
La ricerca dei frammenti poteva continuare a tutta forza e lei non aveva alcuna intenzione di permettere a Naraku di impossessarsi della sfera.
Non sapeva cosa ne avrebbe fatto Kagome, una volta che il gioiello fosse stato ricomposto, ma sicuramente sarebbe stato qualcosa di migliore rispetto ai subdoli desideri di quel dannatissimo demone.
Lanciò uno sguardo ai genitori, che ancora le rivolgevano occhiate un po’ tese, e sorrise raggiante.
“Dai, mamma! Non fare quella faccia!” mormorò sorridendo “Sto bene! Potrei stendere papà, se questo servisse a calmarvi!”.
“Ne dovrà passare di tempo, prima che tu riesca a battermi!” ridacchiò Masaru “Non sono un tipo facile da sconfiggere, sai?”.
“Non ne dubito” ridacchiò lei, abbracciandolo con forza, “Ci vediamo presto. Adesso che so dove trovarvi, mi avrete tra i piedi prima di quanto pensi!”.
“Sta’ attenta a Sesshomaru” si raccomandò la madre “Non so perché abbia messo da parte l’orgoglio e ti abbia salvata, ma non credo che rinuncerà ai suoi propositi”.
Le accarezzò la guancia “Non voglio che ti ferisca ancora. E, soprattutto, non voglio che tu faccia pazzie, sono stata chiara?”.
La figlia sorrise “E dai! Quella cicatrice è quasi scomparsa! È una sciocchezza!”.
“Intanto, la sciocchezza te la dovetti cucire” ribatté Kagome, sistemandosi lo zaino sulle spalle.
“Cucire?” sussurrò Fumiyo “Accidenti! Immagino che Kaori ti abbia dato un sacco di problemi! Dopo quell’incidente, la paura non l’è più passata”.
“Io non direi” sorrise la miko “Ha coraggio da vendere. Ha accettato di fare da donatrice quando Inuyasha ha avuto bisogno di una trasfusione!”.
Buona parte della tribù rimase in silenzio, chiedendosi cosa diavolo avesse detto la ragazza, mentre Masaru e la moglie sgranavano gli occhi, increduli.
“Kaori ha fatto cosa?” esclamò il capo tribù “Ho sentito bene? Una trasfusione?”; la demone lupo arrossì “Ho fatto quello che andava fatto. Fine della questione!”.
Lanciò un’occhiataccia all’amica e chiese “Ma glielo dovevi proprio dire?”, “Beh, è stato il primo passo per sconfiggere la tua paura”.
Inuyasha scosse la testa “Coraggio, dobbiamo rimetterci in marcia. Abbiamo parecchia strada da fare!”.
Masaru sorrise “Spero di rivedervi presto, ragazzi. Se mai aveste bisogno di aiuto, potete contare su di noi”.
Il suo sguardo si fece più duro quando aggiunse “Quando troverete Naraku, spero di esserci anch’io. Quel dannato non ha idea di chi si è messo contro”.
Sango trattenne un brivido e sussurrò a Miroku “Certo che il padre di Kaori non scherza proprio! Mi mette i brividi!”.
Il monaco la strinse a sé, sorprendendola, e ridacchiò “Meglio averlo come alleato che come nemico”.
Lei fece per rispondere, ma sentì la mano del bonzo scivolare lungo le sue curve e gli affibbiò un cazzotto in piena faccia, “Sei un maniaco!”.
Shippo scoppiò a ridere davanti alle espressioni sorprese dei demoni lupo, che non conoscevano quel lato di Miroku, e mormorò “Miroku non cambierà mai!”.
“Mi auguro per lui che lo faccia” sibilò Sango, sistemandosi l’hiraikotsu “O giuro che, prima o poi, lo ammazzo!”.
Kagome ridacchiò, pensando a quello che lei e Kaori avevano intuito e che invece sfuggiva ancora alla povera Sango.
Scosse la testa e disse “Adesso è meglio che andiamo, o non riusciremo a raggiungere il prossimo villaggio”.
Prima che la figlia si allontanasse, Fumiyo la trattenne “Tesoro, come sta andando la scuola? Hai avuto altri… problemi a scuola?”.
La vide sbuffare “Per mia fortuna, no. Takeru si tiene alla larga, per il momento. Quindi, il preside non mi ha più chiamata”.
Un vago sorriso le incurvò le labbra “E, comunque, non me ne preoccupo. Credo proprio che, dopo quest’anno, lascerò la scuola”.
Il padre la fissò serio “Vuoi restare qui a vita? Rinunciare al mondo dove sei nata e cresciuta?”, “Sì, perché è questo il mio mondo. Il luogo in cui posso essere me stessa” rispose lei. A
bbracciò i genitori e disse “State tranquilli, starò lontana dai guai. Ci vediamo presto!”; poi seguì gli amici, sparendo rapidamente alla vista.

Kagome fissò il cielo plumbeo e si strinse nella giacca, reprimendo un brivido di freddo.
Per fortuna, l’inverno era quasi finito e, nell’epoca Sengoku, quei mesi erano stati caratterizzati dalla neve, fredda e tremendamente fastidiosa.
Una volta erano stati sorpresi da una tempesta e ci erano volute ore prima che riuscissero a liberare un passaggio per uscire dalla grotta dove si erano rifugiati.
Inuyasha non la smetteva di lamentarsi che quelle continue nevicate rallentavano la loro marcia e la ragazza non poteva dargli torto.
Aveva dovuto montare le catene da neve alla sua bicicletta per evitare di restare impantanata in qualche cumulo freddo!
Si strinse ulteriormente nella giacca e si rannicchiò vicino al fuoco, cercando un po’ di calore.
“Forza, ormai manca poco alla fine di questa stagione” mormorò agli amici, che, imbacuccati in sciarpe, cappelli e guanti portati dalla sua epoca, si stringeva tra loro.
“Sarà, ma non ho mai visto un inverno più freddo!” commentò Sango “Persino Inuyasha si è dovuto mettere il cappello…”.
“Altrimenti gli si congelavano le orecchie!” ridacchiò Miroku, “Guarda che ti sento benissimo, bonzo!”.
Il mezzo-demone si sedette sul portico rialzato e sbuffò “Neanch’io ho mai visto tanta neve in una volta sola. Non vedo l’ora che smetta!”.
“Guarda i lati positivi” gli suggerì Shippo “Stiamo dormendo più spesso al caldo e, con questo tempaccio, anche Naraku avrà non poche difficoltà a muoversi”.
“E inoltre” aggiunse il monaco “Questo freddo ti da il pretesto di stare più vicino alla Divina Kagome!”.
“Non farti venire strane idee” lo avvertì l’altro “Io non ho due mani che si muovono come tentacoli, al contrario di te!”.
“Non posso darti torto” convenne Sango, bloccando il braccio di Miroku, che si stava pericolosamente avvicinando al suo fondoschiena.
Kaori trattenne uno starnuto e mormorò “Come diavolo fai a non gelarti? Cammini continuamente scalzo, eppure non hai neanche un po’ di raffreddore!”.
“I demoni sono più resistenti alle basse temperature” replicò lui dal bordo della porta “Anzi, mi chiedo come mai tu senta tutto questo freddo”.
“Vorrei saperlo anch’io” mormorò la demone lupo, stringendosi nel maglione, “Mi sa che ho sopravvalutato le mie capacità”.

Il sibilo del vento non conciliava certo il sonno, ma la ragazza strinse a sé Shippo e cercò di dormire almeno qualche ora.
Fortuna che si erano procurate dei sacchi a pelo invernali, o sarebbero morti di freddo!
Nell’oscurità della notte, poteva sentire chiaramente il respiro di Kagome, rannicchiata contro Inuyasha.
Un po’ la invidiava.
La sua amica non si era mai resa conto del potere che aveva sul sesso maschile (Hojo era solo uno dei tanti che speravano di uscire con lei!), ed ora stava beatamente abbracciata al suo ragazzo.
Un sorriso le incurvò le labbra nel vedere il mezzo-demone coprirla meglio, evitando che prendesse freddo.
L’amava in un modo incredibilmente intenso e la demone lupo trattenne a stento un sospiro.
Perché nessuno si era mai interessato a lei?
Perché l’avevano sempre vista come una strana?
Una che non sembrava mai normale?
Accidenti a me borbottò innervosita Sono una demone. Che cavolo pretendo? È normale che sia sembrata strana….
Scacciò quei pensieri dalla propria mente e non riuscì a trattenere un sorriso materno quando Shippo cercò rifugio tra le sue braccia.
Quel cucciolo le faceva davvero tenerezza.
Il suo sensibile udito fu improvvisamente attratto da un fruscio di passi, appena oltre la tormenta.
Chi poteva essere così pazzo da sfidare gli elementi e camminare a quell’ora della notte?
Un leggero scricchiolio la fece voltare e vide Inuyasha fissare il punto da cui proveniva il rumore.
Vedendo che era sveglia, le fece cenno di restare lì ed uscì silenziosamente dalla capanna.
Per quanto la neve fioccasse in vortici di vento, riusciva a vedere una figura che avanzava sul manto bianco.
L’odore che ne proveniva lo mise in allarme e, conscio che l’amica avrebbe sentito le sue parole anche oltre il vento, sussurrò “Resta di guardia. Devo sistemare una cosa”.
Avanzando tra i cumuli gelati, giunse in una piccola radura riparata dal vento, per nulla sorpreso nel trovarvi Kikyo.
Sapeva che prima o poi sarebbe venuta a cercarlo e lui era deciso a mettere in chiaro la situazione una volta per tutte.
Non voleva che Kagome soffrisse, mai più.
La miko alzò lo sguardo dal terreno brullo e sorrise “Inuyasha, da quanto tempo… È molto che ti cerco”.
“Come sempre” replicò lo youkai, infilando le mani nelle larghe maniche del kariginu “Cosa vuoi, Kikyo?”.
“È questo il modo in cui accogli una persona che ti ha cercato a lungo?” chiese la donna, fissandolo cupa.
Poi sorrise di nuovo e gli si avvicinò “Inuyasha… Sai bene cosa voglio. Ciò che ho sempre voluto fin da quando ci siamo conosciuti”.
Si appoggiò a lui, cercando quel tepore da sempre negato al suo corpo di terra e cenere, “Ciò che voglio è restare con te. Per sempre”.
“Kikyo” mormorò Inuyasha, cercando le parole migliori per spiegarle quella situazione.
“Kikyo, non voglio scendere negli inferi. La mia vita sta continuando e non voglio mettervi fine. Non adesso”.
La miko lo fissò incredula “Cosa stai cercando di dirmi? Non hai intenzione di venire con me?”.
“Ho ancora molto da fare, in questo mondo, Kikyo” rispose il mezzo-demone “Devo sconfiggere Naraku e, per farlo, devo restare qui”.
“Cosa t’importa di Naraku?” chiese lei, mentre il dubbio iniziava ad insinuarsi nella sua mente “Possiamo stare insieme! Che c’importa se continuerà a vivere? Noi saremo insieme! Come abbiamo sempre sognato”.
“Devo farlo. Non solo per vendetta” lo sentì rispondere “Ma anche per rendere questo posto più sicuro”.
A quel punto, tutto si fece più chiaro; il dubbio si era trasformato in certezza e la rabbia si fece largo tra i suoi pensieri.
“Lo stai facendo per quella femmina, vero?” esclamò Kikyo, riducendo gli occhi a due fessure “È per lei, non è così?”.
Afferrò i lembi del suo kariginu, costringendolo a fissarla in volto, “Per quella ragazzina… Kagome. Per una mia copia! Una mia stupida reincarnazione!”.
A quelle parole, lo youkai sentì la rabbia montargli dentro, ma controllò la voce “Kagome non è la tua copia. È una persona totalmente diversa da te”.
Rimase sorpreso nel vederla sorridere, “Non ti rendi conto che io e te siamo ancora legati?” gli chiese la miko “Ti sei innamorato di lei perché il suo viso ti ricorda il mio”.
Gli accarezzò la guancia, sussurrando “Credi di amarla, ma è me che vedi nei suoi occhi. Perché mi ami ancora”.
Il giovane sospirò “All’inizio la odiavo, proprio perché mi ricordava il tuo viso e quello che credevo il tuo tradimento. Ma le cose sono cambiate”.
Le puntò addosso i suoi meravigliosi occhi ambrati ed aggiunse “Kagome mi ha mostrato un mondo pieno di comprensione, di amore. La mia vita non ha senso senza di lei”.
La vide impallidire a quelle parole, ma non si fermò “Non sto dicendo che non provo più niente nei tuoi confronti, ma quell’amore che provavo è diventato gratitudine. Affetto. Non è più amore, Kikyo”.
La miko si staccò con un’espressione sconvolta “Non puoi dire sul serio! Stai mentendo! Quello che dici è assurdo!”.
Il suo sguardo, lo sguardo che tante volte si era sentita addosso, pieno di amore e speranza, adesso mostrava una chiara decisione.
Aveva scelto, e non sarebbe tornato indietro.
Si passò una mano sul viso, sussurrando “Non posso crederci… Dopo tutto quello che ho fatto… tutto quello che ho sofferto per te!”.
“Kikyo” mormorò lui “Anch’io ho sofferto. Sono rimasto inchiodato a quell’albero per cinquant’anni. Il dolore di quel momento in cui credevo che mi avessi tradito mi ha accompagnato per molto di più”.
Il suo sguardo si accese “Kagome è riuscita a mostrarmi che c’era ancora del bene in questo mondo. Lentamente, con dolcezza, è riuscita a curare tutte le mie ferite”.
“E, ogni volta che ci vedeva insieme, che tornavo da te, soffriva. Soffriva, ma si è sempre fatta da parte, cercando di non mostrarmi i suoi sentimenti per non mettermi in difficoltà” aggiunse in un sussurro “Capiva il nostro dolore e l’ha condiviso”.
La sua voce si fece più ferma quando disse “Per questo voglio che tu la lasci stare. Non voglio che soffra ancora. Ha già patito troppo. Lei non è una tua copia, Kikyo. È una persona totalmente diversa da te”.
Kikyo sorrise amaramente “E quindi… hai scelto lei. Non vuoi più vedermi, Inuyasha? Vuoi che sparisca per sempre?”.
“Non ho detto questo” replicò Inuyasha “Ma voglio che le cose siano chiare. Mi dispiace farti soffrire così, Kikyo, ma…”.
“Tu sarai sempre una persona molto importante per me” sussurrò, fissandola in volto, “Non potrò mai dimenticarti o odiarti. Io…”
Non riuscì a completare la frase, che un sibilo attraversò l’aria ed una freccia attraversò la radura, colpendo la miko in pieno petto.
Kikyo si accasciò al suolo, macchiando la veste e la neve candida con un fiotto vermiglio che le sgorgava dalla ferita.
Sembrava quasi che fiori purpurei nascessero dal sangue della sacerdotessa, nei punti dove la neve veniva macchiata dal caldo fluido vitale.
Il mezzo-demone le fu subito accanto, cercando con lo sguardo il punto da cui il misterioso arciere aveva scoccato la sua arma.
Vide una sagoma scura fuggire rapidamente, saltando da un ramo all’altro come solo un demone poteva fare. Ma chi?
Un lieve rantolo lo fece voltare e fissò gli occhi scuri della sacerdotessa, pieni di lacrime.
“Inu..yasha” sussurrò a stento “Mi.. dispiace… per non aver.. capito ciò che… desideravi”.
“Non parlare” mormorò lo youkai “Conserva le energie. Possiamo ancora salvarti! Coraggio, Kikyo!”.
La donna sorrise appena “Forse… forse era destino che le cose andassero così. Che noi non… potessimo stare insieme”.
Con uno sforzo, alzò la mano e gli sfiorò il viso “Promettimi.. promettimi che non mi dimenticherai, Inuyasha. Che non ti dimenticherai di quanto ti amo”.
“Resisti!” gemette lui, sostenendo quel fragile corpo tra le braccia “Kikyo, dannazione, resisti! Puoi farcela!”.
“Ormai… è giusto così” sussurrò la miko “Spero che tu possa essere felice con Kagome. Come avremmo potuto esserlo insieme”.
Poi una luce accecante l’avvolse ed il frammento dell’anima di Kagome, che le aveva permesso di tornare a vivere, tornò dalla legittima proprietaria.
Quando la luce scomparve, Inuyasha si ritrovò a sorreggere solo un corpo freddo come la neve che lo circondava.
Un dolore profondo gli trafisse il cuore, perché, nonostante tutto, Kikyo sarebbe sempre rimasta una persona importante della sua vita.
“Non ti dimenticherò mai, Kikyo” sussurrò a stento “Mai”, poi adagiò il corpo sulla neve.
Con l’aiuto di Tessaiga, spaccò il suolo gelato e scavò una fossa, dove adagiò la donna.
Fissò per un’ultima volta quel viso che aveva tanto amato in passato e gli sfuggì un sospiro.
Quando ebbe finito di seppellirla, pose un grosso masso sulla tomba e vi incise alcune parole. Qui giace Kikyo, sacerdotessa e donna che mi ha mostrato per prima il calore della vita.

Kaori fissò la tormenta che continuava ad abbattersi sulla capanna, chiedendosi dove accidenti fosse Inuyasha.
Sentiva chiaramente l’odore di cadavere bruciato e strinse gli occhi nel riconoscere l’odore di Kikyo.
Quella miko era tornata a cercarlo!
Innervosita, cercò di scorgere l’amico in mezzo ai fiocchi di neve, ma una piccola luce attirò la sua attenzione.
Una sfera luminosa si stava dirigendo verso di loro e la ragazza la vide attraversare il legno come se non ci fosse, per poi adagiarsi sul petto di Kagome, dove svanì rapidamente.
La giovane si alzò di scatto con un’espressione spaventata in volto e sussurrò “Kikyo è morta…”.
La demone lupo la fissò incredula “Cosa..? Ma cosa stai dicendo? Come fai a sapere che è morta?”.
“Il frammento di anima” sussurrò l’altra “Kikyo è stata riportata in vita con un pezzo della mia anima”.
Si poggiò una mano sul petto e sussurrò “Adesso mi sento nuovamente completa. So che il frammento è tornato dentro di me e… Questo vuol dire che Kikyo è morta”.
Si guardò intorno e sussurrò “Ma..Inuyasha! Dov’è Inuyasha?”, “Fuori” rispose la compagna “Ha detto che doveva sistemare una cosa”.
Che abbia ucciso Kikyo? si chiese incredula No, non potrebbe mai farlo! Non è da lui! Ma allora cos’è successo?.
Kagome fece per slanciarsi fuori, ma la yasha la fermò “Ferma! Vuoi congelare, per caso? Mettiti il mantello, o morirai assiderata!”.
Non l’aveva mai vista così sconvolta e l’aiutò ad indossare un pesante maglione ed il mantello, infilandole anche un berretto che le copriva anche le orecchie.
Poi la prese in spalla e corse fuori, cercando Inuyasha attraverso la tempesta di neve.
Lo trovarono fermo davanti ad un masso che aveva la vaga forma di una lapide, incurante della neve che gli copriva le spalle come un freddo mantello.
“Inuyasha” sussurrò Kagome, avvicinandosi a lui, “Cos’è successo? Il frammento di anima…”.
“Kikyo era venuta a cercarmi” rispose il mezzo-demone “Le ho detto che le cose tra noi sono cambiate… Che amo te e non voglio farti soffrire..”.
Fissò gli alberi dove si era nascosto l’arciere che aveva ucciso la miko ed aggiunse “Ma qualcuno ci ha seguiti. Ha ucciso Kikyo con una freccia. Non sono riuscito a fare niente”.
La ragazza gli strinse la mano “Non è vero. Le hai dato una degna sepoltura… Lei sa che non la dimenticherai. È una parte importante di te, così come lo è per me”.
Kaori rimase in rispettoso silenzio e si avvicinò alla tomba, sussurrando Forse mi ero sbagliata su di te, Kikyo. Tutto quello che hai fatto, lo hai fatto per amore. Dubito fortemente che Inuyasha e Kagome potranno odiarti, conoscendo i tuoi sentimenti.
Guardò gli amici e disse “Torniamo alla capanna. Domani verremo a rendere l’ultimo saluto a Kikyo".

Erano passate due settimane dalla morte di Kikyo ed il gruppo era ancora in marcia, stavolta riscaldato dal tiepido sole di primavera.
Finalmente la neve si era sciolta, anche se l’ultimo periodo dell’inverno era stato maledettamente freddo.
Ormai era tardo pomeriggio ed il sole stava rapidamente calando dietro le montagne, tingendole di sfumature infuocate.
Inuyasha era a capo della fila, sempre con gli occhi vigili sul sentiero; negli ultimi giorni, Naraku aveva dato il peggio di sé.
Non ricordava più quanti dannatissimi demoni aveva falciato con Tessaiga!
Una moltitudine!
Si voltò appena ne sentire il cigolio della bici di Kagome appena alle sue spalle e la vide fermarsi, il volto illuminato dagli ultimi raggi di sole.
Era bellissima.
Sembrava che, tra i suoi capelli, si nascondesse qualche fuoco sovrannaturale…
Kaori li aveva chiamati riflessi ramati.
Ancora si stupiva di come il cuore gli balzasse in gola solo nel sentire la sua voce.
“Inuyasha” mormorò lei “Tra poco sarà buio. Non è meglio iniziare a cercare un posto per accamparci?”.
“Sì. Abbiamo fatto abbastanza strada, per oggi” replicò il mezzo-demone, saltando su di un ramo per esaminare la zona.
Per loro fortuna, riuscivano spesso a trovare vecchie capanne abbandonate e, quindi, ad avere un tetto sopra la testa.
Dopo qualche minuto di attenta osservazione, scorse un rifugio che faceva al caso loro e guidò gli amici nella direzione giusta.
Shippo fece un grosso sbadiglio e si accoccolò subito sul sacco a pelo di Kaori, che sorrise e si premurò di rimboccargli le coperte.
Aiutò Kagome a preparare il fuoco e mangiò distrattamente qualcosa passato da Sango.
Era così distratta che si rendeva appena conto dei propri movimenti e gli amici non ci misero molto a capire che c’era qualcosa che non andava.
“Kaori, ti senti poco bene?” le chiese Miroku “Hai un’aria così pensierosa!”, “No, sto bene” mormorò lei “Non preoccupatevi”.
“Hai una faccia troppo strana” commentò Inuyasha “Che diavolo ti prende? Naraku non è mica nei dintorni!”.
“Non me ne frega un accidente di quel dannato idiota” borbottò al demone lupo “È che… ho una strana sensazione”.
“Mi sa che ti stai affaticando troppo” mormorò Kagome “Insomma, fai sempre i turni di guardia. Ti preoccupi che non ci siano imboscate varie e corri sempre avanti per essere certa che vada tutto bene”.
Uno sbuffo le sfuggì dalle labbra “La scuola, poi, è quello che è. Takeru ha ricominciato con i suoi tormenti…”.
“Sei stressata” concluse infine “Per stanotte, riposati. Faccio io il turno al posto tuo”, “Non se ne parla. Ormai non devo dormire come prima per recuperare le energie”.
Si stese accanto a Shippo, beatamente nel mondo dei sogni, e mormorò “Magari faccio l’ultimo turno, stavolta. Sarà meglio che faccia una tirata di sonno”.
Sango annuì “Sì, Kagome. È proprio stressata. Qualcosa mi dice che ci sono novità in arrivo”.
“Speriamo siano buone” sussurrò il monaco, stendendosi a sua volta, mentre Inuyasha iniziava il primo turno.

Il mezzo-demone si appoggiò allo stipite della porta, fissando la luna quasi piena, che risplendeva come un gioiello nel cielo.
Per fortuna, la luna nuova era distante e poteva concedersi un po’ di tranquillità.
Chissà cos’è preso a Kaori… mormorò incuriosito Non l’ho mai vista così distratta. Sento puzza di guai.
Un improvviso scricchiolio attirò la sua attenzione e rimase sorpreso nel vedere Kaori agitarsi nel sacco a pelo, come se non riuscisse a trovare una posizione comoda.
Eppure stava dormendo…
Perché diavolo si agitava tanto? Preoccupato per l’amica, le andò vicino e notò che aveva la fronte imperlata di sudore, aggrottata come se fosse in preda ad un incubo.
Non sapeva di quanto ci fosse vicino.

Non appena si era coricata, Kaori aveva sentito la tensione che si portava dietro aumentare a dismisura.
Qualcosa non andava, ne era certa.
Il suo istinto non aveva mai sbagliato e temeva che un pericolo minacciasse i suoi amici.
A fatica, era riuscita a prendere sonno, ma si era immediatamente ritrovata in uno dei suoi incubi.
Spaventata, fissò la foresta oscura che la circondava, sentendosi esattamente come la notte precedente alla scoperta del pozzo, avvenuta quasi sei mesi prima.
Non sentiva niente, neanche con il suo nuovo finissimo udito, e la situazione non prometteva niente di buono.
Si assicurò di avere Sendeiga con sé e un sospiro di sollievo le invase la gola quando si accorse di avere anche il pugnale.
Meglio essere pronti a tutto. Questo posto non mi piace per niente! mormorò cupa, guardandosi intorno.
Un improvviso fruscio la fece voltare e, stupefatta, vide una figura che correva rapidamente tra gli alberi.
Sentiva il suo respiro affannoso, il cuore che gli batteva furiosamente nel petto, sentiva la sua paura.
Sospettosa, iniziò a seguire l’ombra, che saettava rapidamente tra i cespugli; non aveva dubbi, era un demone.
Solo uno di loro poteva correre a quella velocità. Ma chi era?
Di colpo, la luna fece capolino tra le nubi, illuminando la scena, e la ragazza trattenne un’esclamazione sorpresa.
Un ragazzo, sicuramente un demone, ma piuttosto giovane.
Stranamente, nonostante la luna illuminasse tutta la radura, riusciva a vederne solo gli occhi.
Erano bellissimi, azzurri e luminosi come il ghiaccio sotto i raggi del sole, ma esprimevano paura e sofferenza.
Qualcosa lo minacciava, qualcosa di oscuro.
E lui era bloccato contro una parete rocciosa; non aveva vie di fuga ed il suo inseguitore lo sapeva bene.
La giovane provò ad avvicinarsi, ma un paio di occhi rosso sangue fecero improvvisamente la loro comparsa tra gli alberi.
Vide lo sconosciuto irrigidirsi, mentre i tratti del suo volto assumevano un pallore tremendo, appena celato dietro una maschera di orgoglio.
La creatura dagli occhi rossi sembrò sorridere e le sue zanne luccicarono sotto i raggi argentei dell’astro.
Kaori lo vide slanciarsi verso il giovane e, istintivamente, un urlo si fece largo nella sua gola, mentre quell'orribile creatura puntava dritta contro il collo della sua vittima.

Kaori si alzò a sedere con un grido, sentendo il cuore batterle a mille nel petto.
Shippo fu letteralmente catapultato contro Miroku, che a sua volta colpì Sango e Kagome.
L’arco della giovane si abbatté di lato, colpendo la povera Kirara ed Inuyasha, che si era allontanato di scatto nel vederla urlare.
“Kaori!” esclamò lo youkai “Ma che cavolo ti prede? Sei diventata matta, per caso?”.
La ragazza lo fissò con gli occhi ancora sgranati per la paura e si portò una mano sul cuore, che continuava a martellarle senza sosta.
“Scusami” sussurrò a stento “Un incubo… orribile. Scusatemi, non volevo svegliarvi”.
Miroku si massaggiò la spalla e chiese “Cos’hai sognato?  Naraku? Sarebbe comprensibile, dato che ti ha quasi spedito all’altro mondo”.
“No” la sentì sussurrare “Non era Naraku. Era… Una bestia, con gli occhi vermigli. L’ho vista attaccare qualcuno…”.
Kagome le cinse le spalle con un braccio “Sta’ tranquilla, era solo un sogno. Va tutto bene, non preoccuparti”.
La demone si portò le mani al viso “È proprio questo il punto! Non era un sogno! Me lo sento, accadrà davvero!”.
“Un altro sogno premonitore?” chiese Sango; non era la prima volta che capitava e, se l’amica era così preoccupata, un motivo ci doveva essere.
“Chi è stato attaccato?” chiese rapida, “Nessuno di noi. Non conosco la persona che rischierà la vita… Ma era spaventata! Lo sentivo dentro!”.
Shippo le si accoccolò in grembo, rassicurandola, e la ragazza prese un grosso respiro “Speriamo che vada tutto bene. Non ho voglia di incappare in cadaveri”. 

Ok, ragazze!  ci siamo! chi sarà questo misterioso personaggio? che cosa ne dite? Kaori e gli altri ne vedranno delle belle, ve l'assicuro! le visioni della nostra demone sono maledettamente precise! state attente a questo sogni, mi raccomando ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Sesshomaru 2, la vendetta! ***


Salve a tutte, ragazze. scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma il Pc mi ha dato un sakko di problemi. sono felicissima di vedere quante persone seguono la FF, vi adoro! ringrazio tutte coloro che hanno messo la FF tra le preferite (visbs88), chi cm Charris e Zakurio  che l'hanno messa tra quele da ricordare, e chi, cm Nicole221095, shadow_shine e Targul   l'ha inserita tra le seguite. cmq, il miserioso personaggio del sogno adesso farà la sua comparsa. (risatina) Visbs88= Non farti venire niente quando leggerai il titolo, per favore! grazie x le precedenti recensioni, i tuoi consigli sono fondamentali x andare avanti
DivinaKagome=Wow! ho rischiato l'infarto x la gioia quando ho visto tt le tue recensioni! grzie! sn felice ke la storia ti piaccia!
beh, adesso bando alle ciance. buona lettura!

Capitolo 15: Sesshomaru 2, la vendetta!

Il sole sorse prima del previsto, ma Kaori fu ben felice di rivedere la luce; il sole scacciava le tenebre e tutti i suoi incubi.
Nonostante le rassicurazioni di Kagome, non riusciva a scacciare la tensione che l’aveva assalita dopo quell’incubo.
Non riusciva a capire perché fosse così preoccupata per quel giovane demone; cavoli, neanche lo conosceva!
Eppure… Non riusciva a dimenticare quegli occhi così spaventati, quello sguardo così… maledettamente bello.
Non riusciva a pensare ad altro, se non a come fosse consapevole della propria sorte, come se ormai fosse conscio che la fine era vicina.
E lei non voleva che ciò avvenisse! Non conosceva quel tipo, eppure temeva per la sua vita…
Sto ammattendo! sussurrò nervosa Sto letteralmente impazzendo! Ma cosa mi prende, così di botto?.
Si bloccò di colpo, costringendo Inuyasha a fare altrettanto per non sbatterle contro, e sbuffò “Basta! Così non può continuare!”.
Kagome la guardò sorpresa “Ma cos’hai? È da stamattina che sei strana! Kaori, sei sicura che va tutto bene?”.
“No” la sentì rispondere “Non sono sicura di niente! Non ho idea di cosa fare e mi sento… totalmente su un altro pianeta”.
Miroku le si avvicinò, con un’espressione seria sul volto, “Forse hai solo bisogno di qualcuno che ti dia affetto e calore”.
La demone lupo aggrottò le sopracciglia in un’espressione furiosa, “Togli quella manaccia da lì, o ti strozzo! E stavolta faccio sul serio!”.
Il monaco rimase immobile, con la mano poggiata sul fondoschiena della ragazza, appena sotto la coda; stava scherzando, o lo aveva appena minacciato seriamente di morte?
Un pugno gli si abbatté sulla fronte, mandandolo a gambe all’aria, e la sentì sibilare “Toccami di nuovo, e giuro che ti faccio fuori!”.
Nonostante la testa gli girasse, riuscì a vedere la sua espressione mutare di colpo, diventando cupa “Non è questo il calore di cui avrei bisogno…”.
Senza dire una parola, Kaori si allontanò di scatto, sparendo velocemente tra gli alberi.
Kagome osservò il punto in cui era sparita l’amica, capendo improvvisamente il suo stato d’animo.
Come aveva fatto a non rendersene conto prima?
Doveva sentirsi sola, in mezzo alle coppie che si andavano formando.
Lei ed Inuyasha passavano ogni momento possibile insieme e anche Sango e Miroku si stavano avvicinando.
E, a proposito di Miroku.
Fissò il monaco rialzarsi a fatica e commentò acida “Certo che hai il tatto degno di un elefante! Potevi anche evitare di metterle le mani addosso! Non vedi in che stato è?”.
Senza curarsi dell’espressione sorpresa del bonzo nel sentire la parola, “elefante”, tornò a fissare la foresta.
Era chiaro che Kaori si sentiva come un terzo incomodo e, probabilmente, era andata via perché non voleva mostrare quanto soffrisse…
Capiva bene come si sentisse.
L’unica volta che un ragazzo le aveva chiesto di uscire, era stata vittima di un orribile scherzo e, da allora, era diventata più fredda di quanto fosse mai stata.
È tutta colpa di Dembe e dei suoi stupidi amici! sibilò nervosa Se non avessero fatto quella dannata scommessa, Kaori sarebbe ancora la ragazza fiduciosa che conoscevo!.
Ma, ormai, il danno era fatto e non poteva fare niente, se non cercare di aiutare la sua amica come poteva.
Se tendeva a nascondere i suoi sentimenti, non aveva tutti i torti; quando la gente ti sfrutta per divertirsi alle tue spalle, è logico che si tenda a chiudersi.
Sango fissò anche lei gli alberi e chiese “Ma cosa le sta succedendo? Non la riconosco più! Prima era sempre così allegra…”.
La miko scosse la testa “Ha bisogno di stare un po’ da sola. Ci raggiungerà quando si sentirà pronta”.

Kaori saltò sull’ennesimo ramo, chiedendosi cosa le fosse preso.
Ormai era quasi un’ora che fuggiva nella foresta, ma, da cosa scappasse, non lo sapeva neanche lei.
Esausta, si fermò sul ramo più robusto di una grossa quercia e si lasciò scivolare contro il duro legno.
Chiuse lentamente gli occhi, ascoltando il battito furioso del cuore, che le rombava nelle orecchie.
si sentiva così a disagio nel vedere i suoi amici formare le coppie già intuite da tempo?
Forse perché sei l’unica ad essere sola, come lo sei sempre stata mormorò cupa a se stessa Sei invidiosa della loro felicità, perché sai che nessuno ti ha mai amata in quel modo. E forse… nessuno lo farà mai.
Strinse i denti, furiosa con se stessa e con tutto il mondo che l’aveva sempre schernita ed isolata, e prese a colpire l’albero secolare su cui si era rifugiata.
“Stupida! Stupida! Stupida!” imprecò, prendendo a pugni il tronco scuro, “Non sono che una povera stupida che ancora spera in un miracolo!”.
Quando sentì il legno spezzarsi sotto i suoi colpi, fissò le nocche insanguinate e si accasciò su se stessa.
“Sono una stupida” sussurrò a stento “Sono felice per loro, ma l’invidio. Perché non riesco ad essere serena?”.
Un singhiozzo le invase la gola “È questo il mio mondo, qui dovrei trovare serenità. Essere accettata per ciò che sono senza troppi problemi. E invece…”.
Non riusciva più a restare impassibile in quella nuvola di felicità, perché sentiva di non appartenervi.
Si abbracciò le ginocchia, poggiandovi la testa, e lasciò sfogare tutto il dolore che sentiva dentro di sé.
Non seppe dire esattamente quanto fosse rimasta sul quel ramo, a ripetersi quanto fosse stupida, ma, quando alzò lo sguardo, la luna risplendeva alta nel cielo.
Che scema! Sono rimasta qui un sacco di tempo! si rimbrottò Adesso saranno tutti in pensiero!.
Con uno sbuffò, si asciugò i segni delle lacrime e si lanciò verso il suolo, atterrando lieve e silenziosa come un gatto.
Sospirando, si massaggiò le nocche (per sua fortuna, già rimarginate) e si diresse nella direzione dalla quale era arrivata, ore prima.
L’odore di Inuyasha era il più facile da riconoscere in quel bosco pieno di odori così diversi.
Doveva essere notte fonda, ormai, perché la temperatura si era abbassata e lei si passò le mani sulle braccia per scacciare la pelle d’oca.
Innervosita dal proprio stupido comportamento, seguì la scia lasciata dall’amico, attraversando diverse radure.
La luna veniva coperta a tratti da nuvole scure e, in quei momenti, benediva il fatto di avere una vista decisamente acuta, o sarebbe andata a sbattere da qualche parte!
Di colpo, si bloccò, pervasa da una strana sensazione; si sentiva come attraversata da una specie di scarica elettrica a basso voltaggio.
Riconobbe subito quella sensazione e si mise in allerta; avvertiva quel fastidioso formicolio solo quando uno dei suoi sogni stava per avverarsi.
Proprio come ne suo incubo, si assicurò che Sendeiga fosse nel suo fodero, che portava appeso di traverso sulla schiena.
Si passò nervosamente una mano sulla gamba e sospirò sollevata nel sentire la custodia in pelle che aveva cucito (sì, avete capito bene. Cucito!) per tenere il pugnale più a portata di mano.
Meglio essere pronti a tutto. Questo posto non mi piace per niente! mormorò cupa, guardandosi intorno.
Il suo sguardo percorreva senza sosta l’intrico di rami, alla ricerca di quella figura che avrebbe seguito.
Sapeva che sarebbe andata così; le sue premonizioni non avevano mai sbagliato, belle o brutte che fossero.
Il suo finissimo udito colse il fruscio che avrebbe dato il via a quell’assurda corsa e subito si lanciò all’inseguimento dello sconosciuto.
Era dannatamente veloce e dovette usare i rami degli alberi per stargli dietro, dato che sfrecciava in mezzo ai cespugli strappandone i rami nella sua disperata corsa per la sopravvivenza.
Un altro fruscio, che sembrava pelle gonfiata dall’aria, li seguiva a poca distanza, ma la giovane non se ne curò.
Il suo sguardo era puntato sulla figura sotto di lei, che continuava a correre imperterrita.
Dopo qualche minuto, raggiunsero la parete rocciosa e la ragazza osservò il giovane fissare lo strapiombo con aria spaventata.
Grazie alla luna, che era tornata sovrana del cielo, poteva vedere la manica del suo abito, totalmente intrisa di sangue.
Questo non l’aveva notato nel suo sogno, ma era comprensibile.
Era come se avesse avuto una telecamera continuamente puntata sui suoi occhi e non aveva potuto vedere altro.
Era ferito ad un braccio; non ce l’avrebbe mai fatta a scalare quella parete così ripida.
Si accucciò su di un grosso ramo e rimase in attesa, sentendo il cuore batterle velocemente contro le costole.
Quel demone… Maledizione, non riusciva a concentrarsi sulla situazione, incantata com’era dai suoi occhi.
Sembravano proprio dei frammenti di ghiaccio illuminati dall’alba…
Era dannatamente belli, ma celavano una sofferenza che non era legata alla ferita.
Era qualcosa di più profondo, lo sentiva, così come avvertiva la sua paura nel vedere la fine avvicinarsi sempre più.
Annunciato da un rumore di rami spezzati, un’enorme creatura dagli occhi rossi si fece largo nel mezzo della radura.
Sembrava un gigantesco pipistrello dalle fattezze vagamente umane.
Bleah! Che essere disgustoso! commentò la giovane demone Se c’è un animale che odio, è proprio il pipistrello! Detesto perfino i film sui vampiri, tanto schifo queste bestiacce!.
L’orribile demone sorrise, mostrando zanne tremendamente affilate e lucenti, da cui grondava una bava verdastra, densa e puzzolente.
“Hai smesso di scappare, finalmente” sussurrò con voce roca e minacciosa “Hai capito che non hai più vie di scampo”.
Il ragazzo stinse i denti e la sua mano si tese verso l’elsa finemente lavorata di una spada “Non mi avrai così facilmente!”.
Kaori sentì un groppo in gola nel sentire quella voce; era determinato a non soccombere da vittima.
Bene sussurrò a se stessa Non accadrà! Se ho sognato questo momento, vuol dire che posso fare qualcosa!.
Il demone vampiro si avvicinò ulteriormente alla sua vittima, ghignando in maniera spaventosa.
“E come credi di resistere? Ti ho ferito la spalla, non puoi usare la tua spada” ridacchiò tranquillo, certo della sua imminente vittoria, “Ho sempre i miei artigli” ribatté l’altro “Vedrai come sono capace di usarli!”.
“Sei solo uno stupido ragazzino. Cosa credi di poter fare, ormai?” replicò il vampiro, avanzando sulle punte artigliate delle ali, “Non hai più via di scampo!”.
Si slanciò contro la sua vittima, che tese tutti i muscoli, pronto a ricevere l’assalto, e ci fu un balenio di zanne.
La ragazza represse un gemito nel vedere la scena; i denti affilati del mostro erano penetrati nel fianco del giovane, che, a sua volta, aveva lasciato profondi solchi sulla schiena del suo nemico.
Vide i suoi lineamenti, fieri ed orgogliosi, contrarsi in una smorfia di dolore, mentre si sforzava di liberarsi di quella presa mortale.
Riuscì ad allontanarlo a fatica e si portò una mano sul fianco, dove spiccava una grossa macchia di sangue.
Il demone pipistrello sogghignò, leccandosi le zanne fino a  ripulirle del tutto “Il tuo sangue ha un sapore semplicemente delizioso! Non vedo l’ora di berlo, goccia per goccia!”.
“Dannato” sibilò il ragazzo, ormai allo stremo delle forze, “Non finirà così!”, “Cosa speri, moccioso? Che venga qualcuno a salvarti la pelle?”.
Kaori lo vide accasciarsi contro la parete rocciosa, lasciandosi dietro una lunga striscia di sangue.
E quel dannato mostro sembrava non vedesse l’ora di affondargli le zanne nella gola!
Se non interveniva subito, le cose sarebbero precipitate.
No, non lo avrebbe permesso!
A quel punto, afferrò con più decisione l’elsa della spada, facendola lentamente uscire dal fodero.
Vide quell’abominio della natura avvicinarsi alla sua vittima, pregustando il momento in cui avrebbe assaporato quel sangue così delizioso.
“Vedrai, alla fine di te non resterà che un guscio vuoto!” ridacchiò quell’essere immondo, “Non così in fretta, scherzo della natura!”.
La ragazza si lasciò cadere dal ramo e si frappose tra il demone ed il giovane ferito, puntando la spada contro l’aggressore.
“Se vuoi farlo fuori, prima te la dovrai vedere con la sottoscritta!” ringhiò inferocita “Esseri schifosi come te non dovrebbero nemmeno esistere!”.
Il demone vampiro la fissò sorpreso, poi sorrise beffardo “Bene, bene. Chi abbiamo qui? Un altro delizioso spuntino?”.
“Non credo proprio, rigurgito schifoso. Sono una che vende cara la pelle!” replicò lei, stringendo la presa su Sendeiga.
Sentiva lo sguardo del ragazzo su di sé; probabilmente si stava chiedendo chi fosse, ma non poteva permettersi la minima distrazione contro quel succhia-sangue.
Quest’ultimo non sembrava affatto preoccupato dell’intrusione, anzi, sperava vivamente in un dolce dessert.
“Sei coraggiosa, ragazzina. O molto stupida” commentò ghignando “Ma cosa credi di poter fare contro di me?”.
“Semplice, farti a pezzi!” ruggì l’altra, pronta a difendersi da un eventuale attacco.
Fissò il proprio avversario e si sentì pervadere da una strana tranquillità; non aveva alcuna paura, aveva solo una voglia matta di farlo a fette.
E avrebbe goduto di ogni singola goccia di sangue che gli avrebbe fatto versare!
Sentì le labbra incurvarsi in un ghigno beffardo, degno di un demone, e ricambiò lo sguardo ostile del vampiro.
Questi ridusse gli occhi vermigli a due fessure “Se credi di spaventarmi, ragazzina, allora ti sbagli di grosso!”.
Fu rapidissimo; Kaori ebbe appena il tempo di alzare la lama che quel demonio le era già addosso!
Sentì una fitta di dolore quando le lunghe zanne di quell’essere le penetrarono nell’avambraccio, ma non ci fece caso e lo respinse con forza.
Lo vide leccarsi le labbra con aria deliziata “Oggi sarà un banchetto davvero da ricordare! Mai sentito un sangue così appetitoso!”.
“Goditelo finché puoi, perché non ne berrai più neanche una goccia!” lo avvertì la ragazza.
Era più veloce del previsto, lo aveva sottovalutato; ma non avrebbe ripetuto lo stesso errore due volte!
Quel coso volava, ma, in mezzo agli alberi avrebbe avuto non poche difficoltà a colpirla.
Oppure… aveva un altro piano, che le piaceva ancora di più.
In quel momento non desiderava che un bel corpo a corpo, prima di fare a pezzi quell’essere nauseabondo.
Sogghignando, si lanciò oltre la sua schiena, affondandoci Sendeiga, e lo sentì urlare di dolore.
Presa da chissà quale sadica natura, avrebbe volentieri fatto scorrere la lama per tutto il corpo di quella schifezza vivente, se quest’ultimo non si fosse inarcato all’indietro, facendola cadere.
Con un balzo, fu di nuovo in piedi e fissò il demone alzarsi in volo per proteggere la schiena già ferita.
“Me la pagherai, dannata!” ruggì furioso “Questo affronto ti costerà la vita!”.
Rimase sorpreso nel sentirla ridere, “Ho già sentito una frase del genere, mesi fa. Eppure, nonostante me l’abbia fatta un demone decisamente potente, sono ancora qui”.
“Non sarai così fortunata, stavolta!” ringhiò quello, lanciandosi in picchiata verso di lei.
Fu questione di un attimo; Sendeiga scintillò sotto la luce della luna, prima di scagliare un tremendo fendente.
Il demone vampiro ululò di dolore, mentre si schiantava al suolo; un’ala giaceva tranciata pochi metri più in là.
La giovane sorrideva beffarda “Cosa stavi dicendo? Mi sa che sei tu quello che perderà la vita, mio caro ammasso di rigurgiti!”.
Alzò la lama della propria katana e rimase piacevolmente sorpresa nel vedersi riflessa sul lucido acciaio.
Quella che vedeva non era più la solita ragazzina isolata e derisa da tutti: era una nuova Kaori, la demone.
Forte e sanguinaria.
Con un sorriso sadico dipinto in volto, afferrò il pugnale e si diresse a passo tranquillo verso il suo avversario, che cercava faticosamente di rimettersi in piedi (se così si può dire).
“Non mi va di sporcarmi gli artigli per uccidere una feccia come te” disse serena, come se stesse progettando una festa e non un’esecuzione, “Ma non temere. Sarò rapida”.
Il demone vampiro ebbe appena il tempo di sgranare gli occhi, che le due lame lo colpirono simultaneamente, riducendolo a brandelli.
La ragazza fissò i resti del suo nemico, ormai ridotto a poco più di un ammasso di carne, e sorrise sprezzante.
Da quando era così crudele e sadica?
Era meglio riprendersi, prima che rischiasse di trasformarsi in un essere sanguinario come quello che aveva appena fatto fuori.
Ma, doveva ammetterlo, quella sensazione le piaceva.
Non sapeva spiegarselo, ma quella parte di sé la faceva sentire più forte, più degna di quel mondo a cui sapeva di appartenere.
Uno scintillio attirò la sua attenzione ed afferrò il frammento di sfera che quella specie di topo volante aveva in corpo.
Un altro frammento in più per noi ridacchiò divertita Naraku, vecchio idiota, mi sa tanto che stai perdendo colpi.
Si mise il frammento in tasca e fissò per l’ultima volta la carcassa del suo ultimo nemico.
Doveva riprendere il controllo di sé, o sarebbe diventata peggio di Sesshomaru!
Fece un lungo sospiro per calmarsi del tutto e si voltò verso il giovane ferito, che la guardava con gli occhi sgranati.
Eppure, qualcosa le disse che faceva una fatica immane a tenerli aperti.
Cosa più che probabile, dato che sanguinava copiosamente dal braccio destro e dal fianco.
S’inginocchiò accanto a lui e chiese “Ehi, va tutto bene? Riesci a dirmi qualcosa?”; gli passò una mano sulla fronte, accorgendosi che era calda, e mormorò “Devo portarti in un luogo più sicuro per medicarti”.
Fece per aiutarlo ad alzarsi, ma quello strinse la mano sinistra attorno all’elsa della propria spada, sussurrando “Chi sei?”.
La demone sorrise rassicurante “Sta’ calmo. Non ho intenzione di farti del male. Voglio solo aiutarti”.
“Pe..Perché?” sussurrò il giovane “Cosa vuoi… da me?”, “Solo che tu ti riprenda. Adesso sta’ tranquillo. Le spiegazioni possono aspettare”.
Sembrava che l’altro volesse chiederle qualcos’altro, ma le forze gli vennero meno e perse i sensi.
Kaori si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore, poi se lo caricò in spalla ed iniziò a correre verso la zona dove i suoi amici si erano accampati.
Non sapeva nulla di quel ragazzo, ma sentiva che doveva aiutarlo.
 
Una voce continuava ad entrare ed uscire dai suoi sogni, o, forse, sarebbe stato meglio chiamarli incubi.
Non riusciva a cancellare quella maledetta risata dalla propria mente, così come gli ultimi istanti di quella che, fino ad allora, aveva chiamato vita.
Un dolore acuto gli trafisse il petto, più doloroso delle zanne di quel dannato demone vampiro che gli aveva dato la caccia per giorni interi.
No, non voleva credere che tutto quello fosse realmente accaduto!
Era un sogno, un orribile incubo da cui sperava di svegliarsi al più presto.
Improvvisamente, un’altra voce si fece largo tra i suoi dolorosi pensieri, strappandolo a quel mondo oscuro.
I sensi avevano ripreso a funzionare; riusciva a sentire il battito pulsante di un cuore, piuttosto vicino a lui, il fruscio di qualcosa di sottile…
Cosa accade? Sento di nuovo…” mormorò la voce “Com’è possibile che io oda ancora i suoni del mondo? Non è dunque giunta la mia fine?”.
Ma chi diavolo era che ripeteva i suoi pensieri con parole così strane?
Un poeta di corte?
Possibile che io sia ancora in vita, dopo un sì fiero colpo?” continuò la voce “Sento il mio cuore battere… con forza. Ma vorrei che non lo facesse. La vita… che senso ha ormai?”.
Il tono divenne più cupo e triste, mentre aggiungeva “Ora che ho perso tutto ciò che amavo, che senso ha restare in questo mondo? Che senso ha vivere, senza più alcuno scopo?”.
Chiunque stesse parlando, descriveva benissimo le sensazioni che gli riempivano l’animo.
“Dove sono?” sussurrò a fatica, sforzandosi di aprire gli occhi e mettere a fuoco ciò che lo circondava.
Sentì un lieve rantolo di sorpresa, subito seguito da un tonfo; qualcosa di pesante che colpiva il pavimento.
Batté un paio di volte le palpebre, cercando di schiarirsi la vista, ed il suo sguardo ne incrociò un altro, sorpreso e sollevato.
Quegli occhi verdi, brillanti come le radure bagnate di rugiada sotto il sole di primavera… dove l’aveva già visto?
“Hey, ti sei svegliato!” esclamò una ragazza, fissandolo attentamente “Dì un po’, come ti senti?”.
“Chi.. Chi sei?” le chiese lui, cercando di associare quel volto ad un qualunque ricordo, “Ti era salita la febbre, ma adesso ti sei ripreso” replicò la giovane sorridendo “Sta’ tranquillo, va tutto bene”.
Quella frase gli riportò alla mente lo scontro con il demone e provò a sollevarsi, temendo che fosse nei dintorni.
Una fitta lancinante al fianco gli strappò una smorfia di dolore e subito sentì due piccole mani artigliate poggiarsi sulle sue spalle, spingendolo delicatamente sul futon.
“Sei ancora debole, la tua ferita non è mica da niente!” lo rimproverò la sconosciuta “Devi riposarti”.
Su una cosa aveva ragione, si sentiva maledettamente debole!
La testa gli girava come una trottola e non riusciva a mettere a fuoco quel viso, ma era sicuro che appartenesse ad una yasha; le orecchie non erano rotonde come quelle degli umani.
“Chi sei?” ripeté con un filo di voce, “Il mio nome è Kaori. Ti ho trovato in una radura poco distante da qui”.
Kaori… non era esattamente un nome comune dalle sue parti.
La ragazza gli sorrise di nuovo, mentre gli poggiava un panno freddo sulla fronte, “Avevi un demone vampiro alle calcagna. È un miracolo che non ti abbia dissanguato!”.
“L’hai ucciso tu?” lo sentì chiedere, “Sì. Dopo ti ho portato in questa capanna e ti ho medicato. Hai delle ferite spaventose, lasciatelo dire!”.
Una smorfia le contrasse il volto, mentre si massaggiava il braccio fasciato “Era dannatamente forte. Ci credo che sia riuscito a metterti in difficoltà. Io stessa ho fatto una certa fatica a liberarmene”.
Una voce si fece largo nel silenzio “Ehi, Kaori! Va tutto bene? Ti ho sentita parlare… Il tuo amico si è ripreso?”.
“Va tutto bene, Inuyasha” replicò l’altra “Si è appena svegliato. Mandami Kagome con le erbe, per favore”.
Si voltò verso il ragazzo e disse “Non preoccuparti, sono miei amici. Adesso devo controllare le bende. Hai perso parecchio sangue e le ferite non accennano a rimarginarsi”.
Lui socchiuse gli occhi, chiedendosi perché quella demone si preoccupasse tanto per la sua salute.
Non si conoscevano, anzi!
Erano due perfetti estranei, eppure si occupava di lui come se si conoscessero da sempre…
La sua attenzione fu improvvisamente attirata da una ragazza umana, vestita con un kimono stranissimo che le lasciava scoperte le gambe.
Questa si avvicinò all’amica e disse “Ecco le erbe curative. Spero bastino”, “Andranno bene, Kagome”.
Kaori si voltò verso il giovane e, aiutandolo a mettersi seduto, disse “Adesso cerca di stare fermo. Devo disinfettare le ferite”.
Sentendosi vagamente imbarazzata, scostò le coperte e gli aprì la parte superiore del kimono azzurro, mostrando un’enorme quantità di bende che coprivano due profondi morsi.
Uno gli attraversava la spalla destra, impedendogli di usare correttamente il braccio, mentre l’altro gli incideva la carne del fianco.
La cosa peggiore era che le bende erano zuppe di sangue; le ferite non volevano accennare a richiudersi.
Nel vedere in che stato era, il ragazzo strinse i denti con rabbia: quel dannato lo aveva conciato davvero male.
Gli ci sarebbero voluti giorni per riprendersi!
Vide la sua salvatrice prendere una strana ampolla bianca e versarne il contenuto su uno strano materiale simile a cotone.
Dopodiché, lo poggiò delicatamente sugli squarci e lui dovette stringere i denti per non urlare.
Quella roba bruciava da impazzire!
La ragazza si accorse del suo gemito represso e disse “Kagome, dì a Miroku di cercare quella radice che usò con me. Mi sa che quel dannato pipistrello troppo cresciuto aveva le zanne avvelenate!”.
La giovane miko annuì e corse rapidamente dai compagni.
La demone lupo continuò a premere delicatamente l’ovatta sulle ferite e disse “So che brucia, ma ti assicuro che è meglio così. Almeno siamo sicuri che non s’infetteranno”.
Lo fissò in volto, rimanendo nuovamente catturata da quegli occhi azzurri e limpidi come fonti di montagna.
Era un demone lupo, lo aveva capito fin dall’inizio, ma apparteneva alla tribù del Nord.
Suo padre le aveva detto che quelli del nord avevano la coda bianca come la neve che ricopriva le loro montagne, perennemente ricoperte di ghiaccio.
I capelli argentei erano corti e lucenti come raggi di luna e mettevano in risalto la delicata frangia nera che gli ricopriva la fronte.
Non aveva segni sul viso, come Sesshomaru, né voglie di alcun genere, ma aveva la stessa gelida bellezza.
Inoltre, dovendolo medicare, non aveva potuto non notare il suo fisico asciutto e ben modellato.
Nel complesso, non era niente male!
Kaori si sentì avvampare a quei pensieri e concentrò la propria attenzione sulle ferite, cercando qualcosa da dire per spezzare quel silenzio.
“Allora, posso sapere come ti chiami?” chiese con il tono più gentile di cui era capace, “Ce l’avrai un nome, no?”.
“Perché diavolo t’interessa?” mormorò il giovane, stringendo i denti per il dolore “Non so neanche chi sei. Per quale motivo dovrei fidarmi di te?”.
La ragazza fece una lieve smorfia “Ma tutti i demoni sono così sospettosi? Te l’ho già detto, mi chiamo Kaori e tutto ciò che voglio è che ti lasci medicare”.
Un leggero sospiro le uscì dalle labbra “Capisco che, non conoscendomi, tu stia sul chi va là… Ma non temere. Non ho intenzione di farti del male”.
Incrociò il suo sguardo scettico e sorrise di nuovo “Vorrei solo sapere il tuo nome. Altrimenti non ho proprio idea di come ti dovrei chiamare”.
Vedendo il suo sguardo non molto conciliante, chiese ironica “Sei sempre così gentile con tutti, o è perché ti sto particolarmente simpatica?”.
Dalla sua espressione, intuì che non aveva un gran senso dell’umorismo; non sembrava aver gradito la battuta.
“Reito” sibilò ad un certo punto il demone del Nord, fissandola in modo non esattamente amichevole, “Ma che diavolo stai usando? Dell’acido?”.
“No” rispose lei, cercando di essere il più delicata possibile “È disinfettante. Cerca di resistere un altro po’. Ho quasi finito”.
In quel momento, Kagome rientrò nella capanna seguita da Miroku, che porse all’amica un’ampolla piena di un denso liquido giallastro.
“Ecco qui l’antidoto. Fortuna che avevo fatto scorta di quella radice” mormorò il monaco “Sentivo che sarebbe servita ancora”.
Avvertì su di sé lo sguardo della sconosciuto e sorrise “Vado a rassicurare gli altri. Inuyasha è praticamente impaziente di partire”.
“Beh, digli che non ci muoveremo da qui finché lui non si sarà ripreso” ribatté Kaori decisa.
Finì di bendare le ferite di Reito e si assicurò che il kimono fosse ben chiuso, in modo che non prendesse freddo.
“Possiamo anche prenderci una pausa” aggiunse tranquilla, sentendo l’amico avvicinarsi dietro di lei, seguito da Shippo e Sango, “In fondo, abbiamo trovato la bellezza di due frammenti della sfera in pochissimo tempo”.
Due?” chiese il mezzo-demone “Ma se noi ne abbiamo trovato solo uno ieri e tu non eri con noi”.
“Beh, io ne ho trovato uno nel corpo di quel dannato demone pipistrello” rispose la ragazza, mostrando il frammento ottenuto “Con tutto questo casino, me n’ero totalmente dimenticata”.
Nel vedere la scheggia rosata, Reito sentì la rabbia ribollirgli violenta nelle vene e, con uno scatto furioso, lo scagliò contro la parete, dove rimase conficcato.
“Che siano maledetti questi frammenti!” sibilò inferocito, mentre una nuova fitta di dolore lo colpiva violentemente, costringendolo a piegarsi su se stesso, “Loro e quel bastardo di Naraku!”.
“Naraku?” chiese sorpreso Inuyasha “Come fai a conoscerlo, si può sapere?”. 
Gli occhi azzurri del demone lupo si posarono su di lui, mentre sibilava “Se siete alleati di quel bastardo, allora avete fatto un grosso errore nel salvarmi la vita! L’unica cosa che desidero è farlo fuori nel modo più lento e doloroso possibile!”.
“Tsé!” esclamò Inuyasha “Ma senti un po’ a questo! Noi, allenti di Naraku? Ma per chi diavolo ci hai preso?”.
Kaori gli rivolse un’occhiataccia e tornò a fissare il ragazzo; era davvero fuori di sé per la rabbia.
Preoccupata, si mordicchiò il labbro inferiore nel vederlo così agitato; qualunque cosa gli avesse fatto Naraku, doveva soffrirne molto… “
Ognuno di noi ha un motivo per far fuori quel maledetto demone” mormorò prendendo l’antidoto “Siamo tutti sulla stessa barca. Abbiamo tutti lo stesso nemico”.
Sapendo che, se Reito non si fosse riposato, le ferite non si sarebbero mai rimarginate, lanciò uno sguardo a Sango.
L’amica capì subito le sue intenzioni e, presa l’ampolla con l’antidoto, versò qualche goccia di un sonnifero che aveva sempre con sé.
La demone lupo riprese il contenitore e lo porse al giovane, dicendo “Bevi questo. Ti aiuterà a far rimarginare le ferite”.
Lui le rivolse uno sguardo freddo e storse il naso “Ci hai messo del sonnifero. Sento chiaramente l’odore”.
La sua voce era fredda almeno quanto il suo sguardo, mentre diceva “Non sono uno stupido. Se vuoi farmi fuori, parla chiaro”.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, ormai ai limiti della pazienza, “Senti, se avessi intensione di farti fuori, non perderei tempo a medicarti. Quindi, piantala di fare lo scontroso e bevi!”.
Lo aiutò a scolarsi tre quarti dell’intruglio e lo fece stendere, dicendo “Adesso riposati. Quando ti sarai ripreso, potrai andare dove ti pare. Per ora, cerca di stare calmo, ok?”.
Reito le rivolse un ultimo sguardo , prima che il narcotico facesse effetto, facendolo cadere in un sonno senza sogni.
Kagome scosse la testa “Che tipo allegro… Somiglia tanto ad un demone di mia conoscenza”.
Rivolse uno sguardo all’amica, che si massaggiava il morso sul braccio, e disse “Sarebbe bene che bevessi anche tu l’antidoto. Quel coso ha ferito anche te”.
L’altra annuì “Fa niente se mi faccio un’oretta di sonno? Non posso evitare il sonnifero, adesso”.
Miroku sorrise conciliante “Dormi tranquilla, Kaori. Ci siamo noi di guardia. Non accadrà niente, vedrai”.
“E della tua idea di guardia che mi preoccupo” ribatté lei “Se sento le tue manacce addosso, ti stendo all’istante. Sono stata chiara?”.
Detto questo, si sedette sul sacco a pelo, svuotando l’ampolla di tutto il liquido rimasto.
Subito sentì i primi effetti del sonnifero e si stese, cercando di trattenere un grosso sbadiglio.
“Sai che ti dico, Inuyasha?” sussurrò mezza addormentata “Questo lupo somiglia tanto a tuo fratello…”.
“Anzi” aggiunse sorridendo, mentre Morfeo l’avvolgeva tra le sue braccia “Mi sa proprio che è Sesshomaru 2: la vendetta!”.  


Allora, ke ne pensate? mi sono divertita un sakko a scrivere l'ultima parte... xD
Spero di aver reso bene le sensazioni di Kaori, qnd il sangue demoniaco puro le scorre più rapidamente nelle vene... Spiegherò meglio in seguito. fatemi sapere se vi piace, aspetto con ansia le vostre recensioni! 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Ti odio! ***


Finalmente! eccomi di nuovo qui, con un cappy nuovo nuovo! ragazze, spero tanto ke la storia vi stia interessando... Che n pensate del nuovo personaggio? un po' freddino, eh? beh, tenetevi forte, xké diventerà anche peggio!
Visbs88=non si kiama Sesshomaru 2 la vendetta x nnt!  ma ha un carattere un po' diverso dal ghiacciolo. nel caso facessi qualche errore, dimmelo. come ti ho già detto, le tue recensioni mi sono utilissime!
LittleSango= grazie x aver recensito la storia! sono felicissima che ti piaccia! spero continurai a seguire, anche xké Sesshomaru ricomparirà a breve...
Adesso vi lascio al cappy, buona lettura!

Capitolo 16: Ti odio!
 

Il sole aveva quasi concluso il suo lungo tragitto nel cielo, quando Reito riprese conoscenza.
Sbatté un paio di volte le palpebre e cercò di sollevarsi a sedere, ma le ferite gli facevano ancora troppo male.
Con un gemito si accasciò sul futon, non prima di aver notato una figura longilinea stesa poco più in là.
Cercando di non aumentare il dolore al fianco, si spostò finché la figura non fu nel suo campo visivo e rimase sorpreso nel vedere la ragazza che lo aveva medicato.
Era addormentata su uno strano futon colorato, che gli ricordava vagamente una salsiccia dai colori più improbabili.
I capelli scuri, sfuggiti al nastro con cui solitamente li raccoglieva, le avvolgevano il volto come una cascata d’ebano.
La bocca era semiaperta, facendo risaltare i denti aguzzi e candidi, oltre che le labbra rosate.
Non riusciva a credere che fosse davvero una demone; in quel momento gli sembrava una fragile umana.
Eppure… Possibile che fosse stata lei a sconfiggere quel dannato demone vampiro che non gli aveva dato tregua per giorni?
Non sapeva dirlo con certezza, aveva ancora ricordi piuttosto confusi su quanto era successo.
Fece una smorfia e tornò a fissare la giovane demone, che si stava muovendo nel sonno.
Che strano, si era appena voltata verso di lui e sorrideva… chissà che diavolo stava sognando.
Fissandola, si chiese perché quella sconosciuta si preoccupasse tanto della sua salute; non sapevano niente l’uno dell’altro, eppure lei si era affannata a curarlo.
Si passò una mano sulla fronte, sforzandosi di far affiorare qualche ricordo della notte in cui aveva pensato di morire.
E forse sarebbe stato meglio…
Aveva perso tutto ciò che amava per colpa di una stupida scheggia!
Non riusciva a trovare un senso per continuare a vivere, se non per ottenere la vendetta.
Avrebbe ucciso Naraku, anche a costo della propria vita!
Gli avrebbe fatto provare lo stesso dolore che provava lui in quel momento, e anche di più.
Quella che attendeva il demone nato dall’animo di Onigumu era davvero terribile e lenta.
Il giovane si riscosse da quei pensieri e, aguzzando l’udito, si accorse di riuscire a sentire i discorsi delle persone fuori dalla capanna, ma non vi prestò molta attenzione.
Aveva altro per la testa, che ascoltare uno strano gruppo di umani e demoni, anche se era incuriosito dal fatto che viaggiassero insieme.
Possibile che avere un nemico comune potesse unirli così tanto?
Un rumore di passi attirò la sua attenzione e vide la ragazza con lo strano kimono avvicinarsi con una tinozza piena d’acqua.
Kagome si accorse che era sveglio e sorrise “Buongiorno. Ti senti meglio? Come vanno le ferite?”.
“Voi siete sempre così assurdamente gentili con chiunque vi capiti tra i piedi?” chiese Reito, fissandola sospettoso.
La vide fare una smorfia, mentre diceva “No, non sempre. Ma avevi bisogno di aiuto e noi abbiamo fatto quello che ritenevamo giusto”.
Lo fissò seccata e chiese “Tu sei sempre così freddo con tutti quelli che ti capitano a tiro? Sembra quasi che tu abbia una corazza di ghiaccio sul cuore!”.
Niente da fare. Kaori ci ha proprio azzeccato borbottò, vedendolo voltarsi sdegnosamente dall’altra parte È proprio uguale a Sesshomaru. Lo stesso brutto carattere schivo e decisamente poco cordiale!.
Il suo sguardo si posò sull’amica addormentata e sorrise “Avevi proprio bisogno di una dormita, Kaori. Non hai chiuso occhio per tutta la notte”.
Le sfiorò la fronte e la coprì con il lembo del sacco a pelo, evitando che prendesse freddo. “Ti ha assistito per tutta la notte” disse, rivolta al demone del Nord, “Ci credo che adesso sia così stremata…”.
“Pazza” fu l’unico commentò del ragazzo, prima che Inuyasha e Miroku entrassero nella capanna.
Il mezzo-demone si sedette accanto alla ragazza e chiese “Allora? Come vanno le cose?”.
“Kaori è ancora nel mondo dei sogni” mormorò lei “Mentre Reito è sveglio. Ma devo ancora vedere se le ferite vanno meglio”.
Il monaco fissò la giovane demone e sorrise “Mi sa tanto che la nostra amica aveva un gran bisogno di riprendere le energie”.
La sua mano scivolò furtivamente verso le curve della ragazza, che scattò di colpo, bloccandogli il braccio dietro la schiena.
“E, come vedi, le ho riprese alla grande” disse tranquilla “Dovresti sapere che il mio udito è piuttosto fine, ormai”.
Lasciò andare il bonzo e si stiracchiò “Mi ci voleva proprio un riposino. Tu come stai, Reito? Le ferite ti fanno ancora male?”.
Lo sguardo imperscrutabile del giovane incrociò il suo e lei sospirò, dicendo sarcastica “Vedo che sei proprio di buon umore…”.
Si alzò con una smorfia e distese i muscoli indolenziti, prima di avvicinarsi al futon e prendere le bende.
“Coraggio, fammi vedere in che situazione sei” mormorò conciliante “L’antidoto dovrebbe aver fatto effetto, ormai”.
“Sto bene” sibilò il giovane con voce gelida “Non c’è bisogno che ti preoccupi tanto. Sono un demone e, come tale, mi riprendo decisamente presto”.
Dovresti saperlo, se sei davvero una yasha sussurrò tra sé Ma, più ti guardo, e più ho dei dubbi sulla purezza del tuo sangue.
“Ok, signor Demone” replicò l’altra “Sarai anche forte, ma quel pipistrello ti ha morso due volte”.
Cercando di bloccare il rossore che minacciava d’invaderle le guance al pensiero di dovergli togliere la casacca, aggiunse “Ed i morsi sono profondi. Hai perso parecchio sangue… Adesso cerca di fare il bravo e lasciati medicare”.
S’inginocchiò accanto al ferito e fece per sollevare le coperte, ma dovette ritirarsi di scatto quando vide i suoi artigli arrivarle a meno di un centimetro dal viso.
“Ti ho detto di lasciarmi stare!” ringhiò Reito “Sono capace di curarmi da solo. Quindi, se ci tieni alla pelle, ti conviene stare lontana”.
Kaori lo fissò male, ma, a discapito di quello che si aspettavano i suoi amici, si sedette in un angolo e sibilò “Bene, allora fa da solo, signor So-fare-tutto-io. Voglio proprio vedere di cosa sei capace!”.
“Sei solo una mocciosetta, che diavolo pretendi di sapere?” sbottò sgarbatamente lui, fissandola con uno sguardo gelido come il ghiaccio.
“Tanto per la cronaca, caro il mio saputello, ho compiuto diciassette anni. Non sono una bambina” replicò l’altra con aria furiosa “So benissimo cavarmela da sola”.
“E non c’è bisogno che ti scaldi tanto solo perché la sottoscritta vuole aiutarti” aggiunse acida “Fai pure da solo, voglio vedere come te la cavi!”.
Kagome rivolse uno sguardo sorpreso all’amica, mormorando “Diciassette? Aspetta! Kaori, ma il tuo compleanno era ieri!”.
Si passò una mano sulla fronte e sussurrò “Ma come cavolo ho fatto a dimenticarmelo? Accidenti, sono proprio una stupida!”.
“Non importa, Kagome” replicò l’amica con noncuranza “Avevamo tutt’altro per la testa. E poi, è solo un compleanno. Sai quanti me ne aspettano ancora?”.
“Beh” mormorò la miko, abbracciandola stretta, “Scusa per il ritardo, ma… Tanti auguri, Kaori!”.
La yasha ridacchiò “Grazie, Kagome. Ma non c’è bisogno che ti scusi. In compenso, il tuo sarà tra un mesetto, alla fine di aprile. Vedrò di non dimenticarlo”.
“Mi fai sentire in colpa” borbottò l’amica “Cavoli, non era mai successo!”, “Capita a tutti, non farti problemi”.
Anche gli altri amici le fecero gli auguri (Kagome aveva spiegato in precedenza cosa fosse un compleanno) e la giovane sorrise allegra.
Almeno qualcuno le voleva bene… e si scusava anche per le cose più assurde!
Ridacchiando, tornò a sedersi sul sacco a pelo e si passò una mano tra i capelli, cercando di sciogliere i nodi con le dita.
La miko sorrise di nuovo, ancora imbarazzata per la sua smemoratezza, e tornò accanto ad Inuyasha, dicendo “Il suo comportamento nei confronti di Reito mi sorprende… Non è da lei lasciar scorrere così un gesto tanto maleducato”.
“Ero sicura che gli avrebbe dato come minimo un cazzotto in testa!” aggiunse “Com’è che si limita a guardalo male? Kaori non si è mai fatta scrupoli!”.
“Evidentemente non le va di peggiorare la situazione di quel ghiacciolo. È già messo male” propose saggiamente Miroku, che ancora si massaggiava il braccio.
Kaori aveva una presa pazzesca; fortuna che non aveva esagerato con la sua forza, o gli avrebbe rotto un braccio!
Sango non riuscì a trattenere un sorriso e sussurrò a bassissima voce “Certo che quei due mi ricordano tanto due persone di mia conoscenza…”.
“Piantala, Sango!” sbottò l’hanyou, rivolgendole un sorriso seccato “Adesso le cose stanno diversamente, lo sai”.
“Oh, lo sappiamo bene!” ridacchiò Shippo, saltando di lato per evitare un cazzotto ed andandosi a rannicchiare tra le braccia di Kaori.
Ultimamente si era molto affezionato alla yasha, che lo trattava proprio come se fosse suo figlio.
Sapeva bene che Kaori non era sua madre, ma, quando lo coccolava o gli rimboccava le coperte la sera, gli ricordava i bei momenti passati con la sua famiglia.
Grazie all’affetto del gruppo, non soffriva quando quei ricordi venivano a galla, e si lasciò andare beatamente alle braccia del sonno, sotto le morbide carezze della ragazza.
“Tu sì che sei un bravo bambino, Shippo” sussurrò lei sorridendo, mentre il cucciolo le dormiva in grembo.
Lanciò un’occhiataccia al demone lupo del Nord e sbuffò “Allora? Hai fatto l’inventario delle ferite?”.
Lo vide rivolgerle lo stesso sguardo di fuoco e capì che la sua era una maschera; semplicemente, non voleva mostrarsi debole.
Avrebbe dovuto aspettarselo…
Però, che tipo cortese aveva incontrato!
Niente da fare, proprio Sesshomaru 2, la vendetta! sbottò mentalmente Mi chiedo che razza di cuore hanno dei tipi così!.
“Beh” mormorò con aria tranquilla “Spero per te che le cose vadano bene. Io ho molte cose da fare, non perdo certamente tempo a convincere la tua testa dura che è meglio lasciarsi curare!”.
Kagome le si avvicinò sorridendo e le sciolse la benda sul braccio, mettendo in mostra una sottile cicatrice che ripeteva esattamente il morso del demone pipistrello.
“Direi che ha smesso di sanguinare” commentò sollevata “L’antidoto ha fatto effetto”.
“Sì. Grazie ancora, Miroku” sorrise l’altra, dando una lieve pacca al monaco “Fortuna che siete esperti di erbe medicinali!”.
Riavvolse la benda attorno alla ferita e, dopo aver depositato Shippo nel sacco a pelo, uscì fuori a respirare un po’ d’aria fresca.
Ne sentiva davvero il bisogno, dopo tutte quelle ore trascorse dentro la capanna.
Fece un lieve cenno agli amici e si diresse al fiume, decisa a rinfrescarsi un po’ i piedi nella corrente.
“Se il signorino desidera qualcosa, basta che chiama!” disse sarcastica, mentre si allontanava.
Reito digrignò i denti, infastidito dal comportamento di quella ragazzina, ed approfittò del fatto di essere solo per controllare le ferite.
Cercando di evitare movimenti che l’avrebbero costretto a piegarsi in due dal dolore, si sfilò la casacca celeste e la sottoveste bianca, osservando attentamente la pelle sotto le bende.
I morsi di quel dannato vampiro erano ancora ben visibili, ma quella sostanza disgustosa che lo aveva costretto ad ingurgitare aveva dato gli effetti sperati.
Non sanguinava più, solo le cicatrici gli rammentavano lo scontro contro quell’essere immondo.
Con un sospiro sollevato, si lasciò andare contro la parete, pensando che presto avrebbe potuto riprendere il cammino e cercare quel bastardo di Naraku.
E, quando ti troverò, ti farò fuori! promise a se stesso Li vendicherò tutti! E ti farò patire le pene dell’inferno! È una promessa!.

 
Dopo un paio di giorni, Kaori si stava godendo il tiepido sole di primavera, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Le cose stavano andando abbastanza bene; nessun demone li aveva attaccati e le ferite di Reito si erano del tutto rimarginate.
Il ragazzo era sempre freddo e scontroso, ma almeno evitava di attaccarla come aveva fatto qualche giorno prima.
Anche se sapeva che non l’avrebbe mai presa sul serio, lo aveva avvertito su quello che gli avrebbe fatto se ci avesse riprovato.
E non era qualcosa di piacevole…
“Kaori!”, la voce di Kagome la riportò alla realtà e scattò in piedi, pronta a qualunque imprevisto.
Vide l’amica sbracciarsi per richiamare la sua attenzione e la raggiunse con un rapido balzo, oltrepassando Miroku e Sango, che si godevano un po’ di privacy in una fitta macchia di cespugli.
Quei due avevano finalmente messo da parte ogni barriera, rivelando all’altro i propri sentimenti.
La demone lupo si ritrovò a sorridere sollevata; almeno loro erano riusciti a fare il fatidico passo e si godevano la meritata gioia.
Represse velocemente la tristezza che le invadeva l’animo ogni volta che vedeva coppie felici e rivolse uno sguardo incuriosito alla miko.
“Che c’è?” le chiese preoccupata “Qualche problema?”, “Sì, domani abbiamo il compito di matematica, te lo sei scordato?”.
A quelle parole, la ragazza si diede una manata in fronte “No! Accidenti! Mi era totalmente passato di testa!”.
“Fortuna che me ne sono ricordata io…” ridacchiò Kagome “Dai, dobbiamo andare!”.
In pochi minuti, i bagagli furono pronti e la yasha si mise in spalla lo zaino dell’amica, stracarico come al solito.
Improvvisamemte, sentì uno sguardo su di sé e vide Reito fissarle incuriosito; sicuramente si stava chiedendo dove stessero andando.
“Ehi, vedi di comportarti bene!” gli disse con aria allegra “Noi torniamo tra un paio di giorni!”.
Il demone lupo inarcò un sopracciglio e Shippo, appollaiato sul ramo vicino a lui, disse “Tornano nell’epoca di Kagome. Devo fare un.. esame, mi pare si dica così”.
“Un che..?” chiese il demone, ancora più confuso “E che vuol dire che tornano nell’epoca della sacerdotessa? Parla chiaro, pulce!”.
Il piccolo spiegò rapidamente tutto quello che sapeva, temendo una qualche ripercussione se non fosse stato soddisfacente.
“Quindi, quelle due non vengono dalla nostra epoca?” mormorò scettico Reito, dopo aver ascoltato tutta la faccenda.
“Beh, Kaori appartiene a quest’epoca” spiegò il piccolo demone “I suoi genitori finirono per caso dall’altra parte del pozzo, cinquant’anni fa, ed è vissuta nel periodo di Kagome per tutto questo tempo…”.
“Mai sentita una storia più assurda!” commentò l’altro, lasciandosi cadere al suolo con un elegante balzo.
“Beh, credici” replicò Kaori, sistemandosi meglio lo zaino “Perché le cose stanno esattamente così, che tu ci creda o no”.
“E come fai a camuffarti in quel mondo? Infili la coda in un abito?” chiese il demone del Nord, sogghignando scettico.
“No, lì prevale la mia parte umana. Non ho alcun bisogno di nascondermi” rispose la yasha.
Non gli andava di dirgli che non era una demone completa (già la odiava così), ma non aveva avuto altra scelta per spiegare la situazione.
Sperando che non desse troppo peso alle sue parole, gli fece un cenno di saluto e sorrise agli altri, dicendo “Torneremo presto. Il tempo di consegnare quel dannato esame”.
Un sospiro sfuggì dalle labbra di Kagome, mentre salutava Inuyasha “Ci vediamo domani, ok? Cerca di non fare cavolate, mentre non ci sono”.
Lui sorrise “Tu pensa solo a tornare presto. Vi vengo a prendere domani pomeriggio, se vedo che tardate”, poi le si avvicinò ulteriormente e sussurrò “Sarà dura, ma cercherò di resistere dal venire prima. So che devi studiare in quel posto strano”.
Approfittando del fatto che tutti gli altri erano impegnati in varie attività, le prese il viso candido tra le mani e le sfiorò le labbra con un rapido, ma dolcissimo bacio.
La ragazza rispose immediatamente, stringendosi a lui con un sospiro carico di emozioni.
Non riusciva a smettere di stupirsi del meraviglioso vortice che l’attraversava ogni volta che si baciavano, nonostante tutti quei mesi insieme…
Era la cosa più bella di tutta la sua vita.
“Torna presto da me” le disse lo youkai prima di lasciarla andare, “Lo farò” sussurrò lei, sorridendo felice.
Kaori si gettò nel pozzo, facendo un ultimo saluto agli amici, e svanì in un lampo di luce violetta, subito seguita dall’amica.
Le due ragazze sospirarono nel rivedere i grattacieli che svettavano nell’aria tiepida del tardo pomeriggio e si diressero verso casa Higurashi.
“Odio la matematica più di ogni altra cosa!” borbottò la demone, grattandosi distrattamente un orecchio, “Fortuna che questo è l’ultimo anno che faccio!”.
“Sei proprio decisa a restare nell’epoca Sengoku per sempre, eh?” chiese l’altra, “Kagome, è quello il mio mondo. Sono una demone, non un’umana” mormorò lei “Cosa ci farei laggiù? Almeno lì, sono me stessa, senza problemi”.
“Non posso darti torto” acconsentì la miko “Ma cerca di andare bene, quest’ultimo periodo. Giusto per non fare insospettire i prof”.
Mentre disfacevano gli zaini, Kaori lanciò un’esclamazione seccata “Oh, no! Ho dimenticato il libro di algebra dall’altra parte! Ma che diavolo ho per la testa?”.
Lanciò uno sguardo di scuse all’amica e corse verso il tempio, riattraversando velocemente il pozzo.
 

Reito rimase incredulo nel vedere le due ragazze svanire nel pozzo; allora la storiella del piccolo demone volpe era vera!
Non riusciva a crederci, eppure l’aveva appena visto con i suoi occhi! Andava contro ogni razionalità!
Scosse la testa per schiarirsi le idee e tornò a fissare il pozzo, dove gli altri erano radunati.
“Speriamo che tornino presto” disse Sango “Mi sento sempre nervosa quando se ne vanno”.
“Mi piacerebbe seguirle, qualche volta” ammise Miroku “Vorrei vedere il loro mondo, per una volta”.
“Il mondo di Kagome è stranissimo” disse Inuyasha “Il periodo che ho passato da loro è stato il più assurdo di tutta la mia vita!”.
Ma anche il più bello, non poteva negarlo…
Shippo gli si appollaiò sulla spalla e mormorò “Un po’ t’invidio. Tu puoi facilmente passare dall’altra parte, noi no…”.
Il demone lupo si avvicinò lentamente, chiedendo “Davvero sei l’unico che riesce ad attraversare questo pozzo?”.
“Io, Kagome e Kaori” replicò il mezzo-demone “Per tutti gli altri è impossibile valicare la barriera”.
“Purtroppo è così” sospirò Sango “Del loro mondo non sappiamo assolutamente niente. Dev’essere un posto davvero incredibile!”.
Reito sbuffò e tornò sul ramo della grossa quercia su cui su era appollaiato prima; quei discorsi non avevano senso.
Eppure aveva visto con i suoi occhi oggetti incredibili provenienti da chissà quale mondo.
Non riusciva a capire tutta quella situazione, ma non gliene importava granché; presto se ne sarebbe andato per conto suo.
Un fruscio di passi attirò il suo sensibile udito e vide un demone lupo della tribù Xenjo; a giudicare dall’aura demoniaca che lo avvolgeva, era sicuramente un demone maggiore.
Ma cosa ci faceva lì, così lontano dai suoi territori?
E perché aveva un odore vagamente familiare?
Si stese sul ramo a pancia in giù, osservando tutta la scena nascosto dalle maestose fronde dell’albero.
Aveva scelto un ottimo posto, ben celato alla vista altrui; tra quei rami, neanche l’azzurro della sua casacca, di solito così visibile, spiccava nel verde.
Anche Inuyasha si era accorto della nuova presenza, ma non ne sembrava turbato, anzi!
Il mezzo-demone sorrise tranquillo “Salve, Masaru. Come vanno le cose, nel Sud? Hai avuto altre visite poco gradite?”.
Masaru sorrise a sua volta “Tutto bene, per fortuna. E voi? Come procede la ricerca dei frammenti?”.
“Kaori ce ne ha procurato uno giusto un paio di giorni fa” disse Miroku “Mi dispiace dirtelo, ma sei arrivato un po’ tardi. È appena andata nel pozzo con Kagome”.
Il demone lupo sospirò “Peccato, volevo rivedere quella piccola canaglia. Spero non stia dando problemi”.
Sango scosse la testa “Kaori dà un aiuto incredibile. Impara molto velocemente. Adesso Inuyasha fa fatica ad evitare di essere colpito quando si allenano!”.
L’hanyou le rivolse uno sguardo seccato, ma annuì “Si vede che è tua figlia. Ha grinta da vendere!”.
Reito si massaggiò un orecchio, chiedendosi se avesse sentito bene: Kaori era figlia di un demone maggiore?
Che assurdità era quella?
Miroku fissò il bordo del pozzo e ridacchiò “Non sembrava molto contenta di tornare dall’altra parte. Ha parlato di… Cos’ha detto? Matematica?”.
Il demone lupo scoppiò a ridere, mentre la coda scura si agitava nella brezza, “Se c’è una materia che mia figlia odia, è proprio quell’ammasso di numeri e formule senza senso!”.
Una tenue luce violetta invase il fondo del pozzo, mentre la diretta interessata sbucava fuori con un balzo.
“Accidenti a me ed alla mia distrazione!” sbottò nervosa “Come ho fatto a dimenticarmi il libro?”.
“Forse hai troppi pensieri per la testa” suggerì Masaru, sorridendo allegro, “A volte capita”.
La ragazza si voltò di scattò, fissando il padre per un lungo istante, poi gli buttò le braccia al collo “Papà! Quanto mi sei mancato! È una vita che non ti fai vedere!”.
“Ehi!” ridacchiò l’altro, stringendola a sé “Ma se è passato solo un mese dall’ultima volta che ci siamo visti!”.
“Lo so, ma a me è sembrato molto di più” sussurrò la giovane “La mamma come sta? Non è venuta con te?”.
“No, è rimasta ad allenare un paio di reclute piuttosto scontrose” ridacchiò lui “Non sembrano molto soddisfatti dell’insegnante, ma nessuno può battere tua madre in agilità e tattica”.
Le arruffò i capelli e chiese “Come vanno le cose, piccola? Successo qualcosa in questo periodo?”.
“Un po’ di tutto, scuola compresa” replicò la figlia “Sono tornata a prendere il libro di matematica… Vorrei potermi ritirare da quella stupida scuola!”.
“Prima finisci l’anno” replicò il genitore “So che ti sembrerà inutile, ma sarebbe difficile spiegare perché noi non possiamo venire a firmare i documenti necessari per permetterti di lasciare la scuola”.
La vide sbuffare appena “Lo capisco, ma non vedo l’ora di trasferirmi qui a vita! Non mi sono mai sentita più a casa da quando sono arrivata”.
Masaru sorrise più ampiamente “Sbaglio, o una certa signorina ha da poco compiuto gli anni?”.
“Sei venuto apposta!” esultò Kaori, abbracciandolo stretto, “Papà, sei davvero insuperabile! Grazie! Grazie!”.
“La mamma sarebbe voluta venire, ma, come ti ho detto, non è stato possibile” mormorò lui “Ti manda gli auguri ed un abbraccio. Spera di poter venire presto, ma l’allenamento la terrà impegnata per un po’…”.
Lanciò un’occhiata alla quercia alla sua destra e chiese “Chi è ragazzo che ci sta osservando? Un vostro amico?”.
La ragazza fece una smorfia seccata ed esclamò “Reito! Esci subito da lì! Non è educato spiare le persone!”.
Guardò il padre e spiegò “L’ho trovato un paio di giorni fa, ferito. Non ho avuto il coraggio di lasciarlo al suo destino e l’ho portato qui per medicarlo… Anche lui sta cercando Naraku, stiamo dalla stessa parte”.
Preceduto solo da un flebile fruscio, il giovane demone apparve alla base del grosso tronco, lanciando uno sguardo poco amichevole alla yasha, poi si concentrò su Masaru.
Non poteva credere che quella mocciosa fosse davvero la figlia del capotribù del Sud, era assurdo!
Come diavolo era possibile?
Non aveva un’aura così potente da spiegare quella stretta parentela…
“Appartiene alla tribù del Nord” constatò il demone maggiore, rivolgendogli uno sguardo tranquillo, ma attento.
Non era difficile capirlo, soprattutto dagli abiti; i demoni delle montagne preferivano i colori della neve.
Non c’era da stupirsi se portava quella casacca celeste, anche se i pantaloncini scuri stonavano un po’ in quella gelida figura.
Quel ragazzo doveva aver persappoco la stessa età di Inuyasha, ma il suo sguardo freddo gliene conferiva molti di più.
“Sì” mormorò la figlia “Non dirmi che non siamo in buoni rapporti con la sua tribù… Tutte queste alleanze e ostilità mi confondono! Non ci capisco niente!”.
“No, no” la rassicurò il genitore “Non abbiamo problemi con i lupi del Nord. Ci limitiamo ad ignorarci a vicenda”.
Scosse la testa e tornò a fissare la sua piccola, che sorrise radiosa “Sono felicissima di rivederti, papà”.
“Spero che tu non abbia collezionato altre cicatrici, dall’ultima volta che ti ho vista” ridacchiò Masaru, “Una, ma non è niente di che”.
“Sei sempre la solita” la riprese il genitore, fissandole il braccio sinistro, “Eppure ti avevo detto di stare attenta! Possibile che non mi stai mai a sentire?”.
“Kaori!”, la voce di Kagome si fece largo tra loro, mentre la ragazza saliva dal pozzo “Posso sapere cosa stai combinando? Hai detto che tornavi subito!”.
Poi vide Masaru e sorrise “Ah, adesso capisco. Buongiorno, signor Shibuja! Sono felice di rivederla”.
Il demone alzò gli occhi al cielo “Kagome, quante volte ti devo dire che mi devi chiamare per nome? Lascia perdere tutti questi formalismi!”, “Mi scusi”.
L’altro sorrise e lanciò un’occhiata alla figlia, dicendo “Se domani hai un esame, allora è meglio che corri a studiare. Ci vedremo presto, piccola”.
La vide sbuffare contrariata, ma annuì “Purtroppo, sono costretta! Avrei voluto restare con te ancora un po’…”.
“Dai, non fare così. Hai diciassette anni, ormai” sorrise il padre “È incredibile quanto tu sia crescita in così poco tempo. Alla tua età, i demoni sono poco più che bambini”.
“Evidentemente, il quarto di sangue umano che hai nelle vene ha influito parecchio dall’altra parte” mormorò pensieroso.
“Beh, sono comunque una ragazzina” ridacchiò lei “Quasi adulta, ma ancora una ragazza”.
Improvvisamente, si chinò sullo zaino e, dopo aver scavato per qualche istante, ne prese un grosso fagotto profumato.
Sciolse il nastro che lo chiudeva, rivelando altri pacchetti più piccoli, e li lanciò agli amici, che li presero con espressioni sorprese.
Ne lanciò uno a Reito, che lo prese al volo e, dopo averlo fissato, chiese “Cos’è? Non ho mai sentito un odore così strano!”.
“Focaccine al miele” replicò Kaori, infastidita dal suo tono scontroso, “Non sono avvelenate, puoi mangiarle tranquillamente”.
Diede l’ultimo pacchetto al padre e sorrise “Le ho fatte poco fa e volevo che le assaggiassi… Forse me lo sentivo che ti avrei rivisto presto”.
Lui sorrise orgoglioso “Sei proprio identica a tua madre… Anche se hai la mia cocciutaggine”, “Mai visto un demone che non fosse testardo” sorrise la ragazza, prima di fissare l’ultimo arrivato del gruppo.
Stava ancora fissando il pacchetto con aria scettica, come se si aspettasse di vederlo esplodere da un momento all’altro.
Si poggiò le mani sui fianchi e borbottò “Ti ho già detto che non sono avvelenate. Possibile che tu sia sempre così schizzinoso? Le ho date a tutti, quindi sono commestibili… Non mi sembrava educato lasciarti a mani vuote”.
Reito storse il viso in una smorfia seccata e sparì velocemente tra gli alberi, troncando la discussione.
Non aveva voglia di attaccar briga con quella neonata troppo cresciuta; non era così pazzo da attaccarla davanti al padre.
Masaru sorrise appena “Molto simpatico, non c’è che dire. Un tipo decisamente cordiale e festaiolo…”.
“Ti dico solo che l’ho ribattezzato Sesshomaru 2, la vendetta” borbottò la giovane, “Il nome dice tutto” ridacchiò il genitore.
Arruffò nuovamente i capelli della figlia e sorrise “Adesso è meglio che vada. Non mi conviene lasciare la tribù nelle mani di tua madre per troppo tempo”.
Le fece l’occhiolino ed aggiunse “O finirei per rivederli tutti pesti ed ammaccati!”, “Mai mettersi contro mamma” concordò lei. Il suo sguardo si fece improvvisamente serio “Il primo che osa chiamarla mezzo-demone, lo faccio nero! Dillo a quei quattro idioti”.
Masaru scosse la testa, divertito dal comportamento della sua cucciolotta, “Lo farò, anche se tua madre è capacissima di metterli a tacere. Tu cerca di non metterti nei guai, d’accordo? Tieni sempre i sensi all’erta”.
“Contaci, papà” rispose la yasha, abbracciandolo un’ultima volta, “Salutami tanto la mamma. Presto verrò a trovarvi”.
 
Quindi sua madre era una mezzo-demone…
Questo spiegava la traccia umana nel suo odore, oltre il fatto che, dall’altra parte del pozzo, prevalesse la sua parte umana.
Reito si appoggiò al grosso tronco di un pino secolare, riflettendo su quello che aveva scoperto sul conto di quella ragazzina così seccante e cocciuta.
Qualcosa iniziava finalmente a quadrare in quella situazione così assurda, ma doveva vederci chiaro.
Fissò il pacchetto che gli aveva lanciato, annusando l’inconsueto odore che ne proveniva; chissà se quelle cose erano davvero commestibili.
Usò un artiglio per aprire l’involucro colorato e ne assaggiò cautamente una, inarcando un sopracciglio nel sentire quel sapore così nuovo.
Non erano poi così male, ma non le avrebbe mai dato la soddisfazione di sentirselo dire.
Le finì velocemente (a stomaco pieno ragionava molto meglio) e ripensò a tutte le informazioni ottenute.
Kaori… quella ragazzina era figlia di un demone maggiore e di una mezzo-demone…
Il suo non era sangue puro.
Arrivato a quella conclusione, digrignò i denti per la rabbia: era stato salvato da un’insulsa mocciosetta di appena diciassette anni che, per di più, non era una demone completa!
Maledizione! Non si era mai sentito così umiliato in tutta la sua vita; quello era davvero un duro colpo.
Ma come era potuto cadere così in basso?
Doveva la vita ad un’insulsa yasha incompleta, testarda, seccante e molto, molto più giovane di lui.
Dannazione, non poteva accettare una cosa del genere!
Era maledettamente umiliante…
Come poteva pretendere di sconfiggere un essere potente come Naraku, se non riusciva nemmeno ad eliminare un demone che era stato sconfitto così facilmente da quella piccola scocciatrice?!?
A furia di ripensare a quello che era successo quella notte, i ricordi erano lentamente riaffiorati nella sua mente.
Finalmente riusciva a ripercorrere tutti gli eventi, istante per istante.
Ci rifletté a lungo, ma non riusciva ad associare la demone sanguinaria che aveva sconfitto velocemente quel demone pipistrello alla ragazzina disgustosamente dolce e premurosa che aveva visto una volta ripresosi.
Non era possibile che fossero la stessa persona!
La Kaori che l’aveva medicato con una pazienza assurda non poteva avere quel sorriso così crudele, quello sguardo bramoso di uccidere, quella freddezza nell’uccidere che aveva dimostrato appena un paio di giorni prima…
Era semplicemente impossibile!
A meno che il sangue puro ereditato dal padre non influisse su di lei quando era maggiormente in pericolo, proprio come accadeva nei mezzo-demoni.
Era assurdo, ma quella era l’unica spiegazione che riusciva a darsi.
Ma quella non era l’unica cosa che lo feriva… quella dannata era sembrata così felice di rivedere il padre, anche se era passato poco tempo dall’ultima volta che si erano visti.
Lui e suo fratello avevano passato anche anni senza vedere i genitori e, adesso… non poteva più farlo.
Per colpa di quel dannato bastardo di Naraku! Si sforzò di scacciare la sofferenza che lo attanagliava, ma era maledettamente difficile.
Il suo sguardo si posò sulla sua spada, Nelseiga, fida compagna di battaglia. Zanna di ghiaccio, la sua zanna.
Fece brillare la lama sotto il sole pomeridiano, giurando a se stesso Padre, madre… Con questa spada, vendicherò la vostra morte! Anche a costo della mia stessa vita!.
 
“Finalmente un po’ d’aria pura!” esclamò Kaori, stiracchiandosi come un gatto sotto il sole che illuminava il cortile della scuola.
“E anche questa è andata” mormorò Kagome, seguendola a poca distanza “Speriamo solo che sia andata bene!”.
“Non farti troppi problemi” la rassicurò l’amica “Abbiamo studiato come matte, ieri sera. E poi, ti trovi sei esercizi su otto con Eri, che è la più brava di tutte. La sufficienza è assicurata”.
Sorrise allegra e disse “Allora, quando partiamo? Ho una voglia matta di tornare nel pozzo!”.
La miko la fissò camminare in perfetto equilibrio su di un muretto ed inarcò un sopracciglio.
“Perché non scendi da lì e ne parliamo più a bassa voce? Sai com’è… Non vorrei che qualcuno ci sentisse”.
“Comunque, anch’io non vedo l’ora di tornare dall’altra parte” ammise sorridendo “Sono impaziente di vivere altre avventure”.
“E allora, che aspettiamo?” la incalzò la yasha, sorridendo entusiasta, “Dai, sbrighiamoci ad andare! Dobbiamo ancora preparare i bagagli!”.
“Vorrei capire a cosa è dovuta tutta questa fretta. Io ho Inuyasha che mi aspetta, quindi sarebbe comprensibile se fossi io quella impaziente” disse la ragazza.
Improvvisamente, le rivolse un sorriso malizioso “E tu? Sei forse impaziente di rivedere una certa persona, con grandi occhi color ghiaccio?”.
La demone lupo, che aveva portato le braccia dietro la nuca, le lanciò un’occhiataccia “Non dirlo neanche per scherzo! È proprio l’ultima persona che voglio rivedere!”.
Fece una smorfia ed aggiunse “Non ho mai visto un tipo più scontroso, antipatico e freddo di lui. Eccetto Sesshomaru, è ovvio. Ma lui si sta ammorbidendo, grazie a Rin”.
“E chissà che tu non compia lo stesso miracolo” ridacchiò l’amica, poi disse “Sai che, quando fai così, mi ricordi un sacco Inuyasha?”.
Le fece un sorriso complice e disse “Magari siete davvero imparentati, non credi?”, “Ha, ha. Divertente”.
“Kaori!” esclamò improvvisamente una voce alle loro spalle “Ehi, aspetta!”. Le due ragazze si voltarono, sorprese nel vedere Eri, Yuka ed Ayumi correre verso di loro.
“Ma cosa succede?” chiese la demone incredula “Il mondo sta girando al contrario, per caso?”.
Da quando quelle tre avevano deciso di rivolgerle la parola, senza che fossero costrette? Ayumi le si avvicinò sorridendo e disse “Scusaci, non abbiamo potuto fare a meno di sentire quello che dicevate tu e Kagome e…”.
E poi sarei ioquella che origlia! borbottò la ragazza, rabbuiandosi di colpo e preparandosi psicologicamente ad un interrogatorio serrato.
“E allora?” chiese con aria seccata, che però non scoraggiò minimamente le tre amiche di Kagome.
“Beh, abbiamo capito da tempo che Kagome si è felicemente sistemata” disse Eri “Ma, a quanto pare, anche tu cerchi un ragazzo!”.
Ecco spiegato il mistero, volevano sapere se c’era davvero un ragazzo interessato a lei… Per loro doveva essere una specie di miracolo!
Che tipi! pensò la giovaneTi vengono vicino solo perché hai l’aspetto di un succulento gossip da servire alle amiche!.
“No, non c’è nessun ragazzo” replicò fredda, cercando di troncare immediatamente la discussione “Kagome ha frainteso, e voi pure!”.
“Dai, non fare la misteriosa con noi!” la supplicò Ayumi, “E scendi da quel muretto, che sembri un maschiaccio!” aggiunse Yuka “Se ti comporti così, è normale che nessuno ti venga dietro!”.
Kaori strinse gli occhi, cercando di non rispondere in modo poco educato e ripetendosi come un mantra Non perdere le staffe! Non perdere le staffe, o rischi di farle fuori. Mantieni il controllo!.
Kagome si accorse che l’amica era al limite della pazienza e decise d’intervenire, prima che le cose degenerassero.
“Dai, ragazze. Lasciatela stare” mormorò nervosa “La stavo prendendo in giro, ma non ci sono ragazzi in giro”.
“A parte Takeru, eh?” chiese Yuka, fissando la ragazza che ancora camminava sul muretto.
“Non mi parlare di quel verme!” sibilò lei “Ha dei tentacoli al posto delle mani! La prossima volta che mi si avvicina, si ritroverà dritto dritto in infermeria, prima che possa neanche capire come ci è arrivato!”.
Magari con qualche osso rotto…
Di sicuro, gli avrebbe spaccato la faccia!
“Se ti comporti in modo così aggressivo, è normale che nessuno osi avvicinarti a te” le disse Eri, “Vorrei vedere te, con un maniaco che ti tormenta ogni giorno e prova ad infilarti le mani nella biancheria!”.
Era colpa sua se finiva in presidenza almeno una volta al mese; sua e delle sue mani troppo lunghe!
Chissà se era imparentato con Miroku…
Avrebbe spiegato molte cose, anche se il monaco era molto più educato e galante di quel maledetto verme!
“Beh, io vi saluto” disse improvvisamente, saltando da un muretto all’altro “Kagome, cerca di sbrigarti!”.
Ayumi sgranò gli occhi nel vederla muoversi con tanta grazie e velocità e mormorò “A qualche palestra va? Voglio andarci anch’io!”.
Kagome ridacchiò nervosa ed iniziò a correre, salutando le amiche con un gesto della mano.
Meglio sbrigarsi a tornare nell’epoca Sengoku e cercare di far sbollire la rabbia alla yasha, prima che facesse fuori qualcuno!
“Che razza di impiccione!” sbottò Kaori, sbucando fuori dal pozzo, “Certe volte non capisco come fai a sopportarle! Sono… Guarda, non lo voglio neanche dire!”.
Kagome sospirò “Lo so che a volte esagerano, ma cerca di non essere troppo dura. Per loro è una novità”.
“Una sorta di miracolo, vorrai dire!” sbottò l’altra con astio “Secondo quelle tre idiote, io non sono capace di attirare un ragazzo! Beh, non mi conoscono ancora bene!”.
La miko fece una smorfia preoccupata; quando la sua amica perdeva le staffe, c’era da aspettarsi di tutto.
Però, poteva capirla; essere trattata come un’emarginata ogni giorno passato a scuola doveva essere frustrante, soprattutto ora che ci si era messo anche Reito a trattarla con freddezza.
Mi sa tanto che, se non sbollisce in fretta la rabbia, qui qualcuno ci rimetterà le penne mormorò tra sé, avviandosi verso il villaggio della vecchia Kaede.
L’anziana sacerdotessa le accolse sorridendo “Bentornate, ragazze. Inuyasha è nel bosco, assieme a tutti gli altri”.
Rivolse un’occhiata alla giovane demone e chiese “Per caso, hai pestato la coda a quel lupo freddo come il ghiaccio?”.
Davanti alla sua espressione confusa, spiegò “Da quando siete partite, non fa altro che ringhiare il tuo nome, come se gli avessi fatto chissà cosa!”.
Lei inarcò un sopracciglio, sorpresa da quel comportamento così assurdo, e mormorò “E che diavolo gli sarà preso? Non gli ho fatto niente! Mi sa che non gli sono piaciute le focacce…”.
Preparandosi mentalmente ad una sfuriata da parte di quel iceberg in forma umana, si diresse verso il bosco, dove trovò tutto il gruppo.
Inuyasha sorrise radioso nel vedere Kagome, che subito gli corse incontro, felice come non mai. “Anche questa è fatta” mormorò dicendo “Un altro esame lasciato alle spalle… Tra pochi mesi sarò libera come l’aria!”.
“Non vedo l’ora che succeda” sussurrò l’hanyou “Questa storia della scuola inizia a darmi sui nervi”.
Il suo sguardo si soffermò su Kaori, che avanzava apparentemente tranquilla verso di loro.
Ormai aveva imparato a conoscerla bene; da come agitava la coda, era chiaro che era piuttosto nervosa.
E non ci voleva un genio per capirne il motivo, dato che il lupo artico ringhiava a più non posso da quando se n’era andata.
Continuava a sibilare il nome della ragazza, assieme a “assurdo”, “neonata”, “umiliazione” ed altre cose del genere.
Neanche Sango, la più sveglia tra tutti loro, aveva capito cosa accidenti gli fosse preso, così di colpo.
La demone lupo salutò gli amici con un grosso sorriso, che scomparve appena il suo sgurdo incrociò quello furioso di Reito.
“Che diavolo hai da guardarmi in quel modo?” chiese nervosa “Cos’è? Le focacce non erano di tuo gradimento?”.
Non voleva mostrarsi spaventata, ma quello sguardo metteva davvero paura; le ricordava maledettamente Sesshomaru sul punto di attaccare!
Si piantò le mani sui fianchi, pronta a rispondere a tono a qualunque accusa, rimanendo alquanto sorpresa nel vederlo avvicinarsi senza una scintilla omicida nello sguardo.
E adesso?
Com’era che aveva cambiato espressione così di colpo?
Le disse solo poche parole, ma con un tono così gelido da bloccarla sul posto “Vieni con me!”.
Titubante, lo seguì in una piccola radura, chiedendosi cosa volesse dirle da invitarla ad allontanarsi dagli altri.
Se aveva in mente qualcosa di poco piacevole, lo avrebbe mandato al tappeto in un battibaleno; a costo di lasciargli qualche cicatrice!
Lo vide fermarsi di colpo, per poi voltarsi verso di lei con un’espressione indecifrabile sul volto.
“Cosa vuoi dirmi, Reito?” chiese la giovane, cercando di mascherare la tensione che sentiva, “Qualcosa non va?”.
L’altro non rispose, ma, spiazzandola totalmente, le prese il mento con una mano, fissandola dritta negli occhi.
Kaori sentì il cuore iniziare a battere come impazzito contro le costole e, solo a fatica, riuscì a mandar giù il groppo che le aveva invaso la gola.
Ma che diavolo aveva in mente?
La stava fissando in un modo stranissimo… maledettamnete intenso, neanche volesse leggerle l’anima.
Cercò di respirare normalmente, ma sentiva il sange rombarle nelle orecchie ed era conscia che anche lui poteva sentire il battito aritmico del suo cuore.
Avrebbe dato tutto ciò che aveva pur di fermare quel martellio assordante!
Si sentiva così in imbarazzo… Cosa voleva fare?
E perché lei sentiva le gambe tremarle come se fossero fatte di gelatina?
Perché accidenti non riusciva a fare un solo pensiero coerente? Improvvisamente, lo sguardo del giovane si fece cupo e la lasciò andare di botto, allontanandosi con un’espressione disgustata.
“Proprio come immaginavo” sibilò gelido “Come ho anche solo potuto pensare che potessi essere tu… Sono stato un vero idiota”.
La ragazza sbattè le palpebre un paio di volte, cercando di rimettere in funzione il cervello, e lo fissò schoccata. Ma che cavolo…?
Reito la guardò come se volesse vederla sparire sedustante “Ma come ho potuto credere che tu, una misera demone incompleta, avessi potuto far fuori quel demone? Sei poco più che un mezzo-demone… Una neonata di appena diciassette anni!”.
A quelle parole, la giovane si riscosse “Cosa? Tu.. tu… Ma come diavolo ti permetti?!? Dovresti ringraziarmi per essere ancora vivo!”.
Lo sguardo che le rivolse era così freddo e crudele che si sentì come se le avesse dato una pugnalata al petto.
Ma il peggio doveva ancora venire.
“Sei figlia di un demone maggiore e di una misera mezzo-demone” sibilò il ragazzo “Non è assolutamente possibile che tu sia riuscita a sconfiggere quel demone pipistrello!”.
Incrociò le braccia sul petto, mettendo in risalto i muscoli che sbucavano dalle corte maniche azzurrine, ed aggiunse “Avrei potuto capirlo se tu avessi almeno qualche secolo… Ma sei solo una mocciosa di diciassette anni!”.
La yasha rimase a bocca aperta, incapace di pronunciare una sola parola. Ma come poteva essere così cinico?
La rabbia prese rapidamente il posto della sorpresa e strinse i pugni fino a ferirsi con i suoi stessi artigli.
“Scusa tanto se ho rischiato la mia vita per salvarti la pelle!” esclamò furiosa “Scusa tanto se mi sono presa la briga di curarti e fare tutto ciò che potevo affinché ti riprendessi!”.
Reito fece una smorfia “Non mi pare di averti chiesto di intervenire”, “Oh, capisco” mormorò l’altra, stringendo i denti “Beh, perdonami se ho un cuore nel petto e non un pezzo di ghiaccio come te!”.
Scoprì le zanne in un’espressione inferocita “Ma come puoi parlarmi in questo modo? Con che diritto mi giudichi così, se non ti sei preso neanche la briga di rivolgeremi la parola se non per insultarmi?”.
Lui le diede le spalle “La demone che mi ha salvato era degna di questo nome. Ho visto il suo sorriso crudele, mentre faceva fuori quell’essere senza il minimo ripensamento. Ho letto la brama di sangue nei suoi occhi”.
Si voltò appena per lanciare un’occhiata gelida e disse “E, invece, mi ritrovo di fronte una mocciosa che non riesce neanche a mascherare i propri stupidi sentimenti!”.
I suoi occhi sembravano lastre di ghiaccio impenetrabili, mentre aggiungeva “Una stupida ragazzina che si emoziona per un semplice contatto. Come puoi farti chiamare demone, con un cuore così debole?”.
A quel punto, Kaori perse totalmente il lume della ragione e gli si avventò contro con ferocia.
Un pugno lo colpì con tale forza da costringerlo ad indietreggiare di un passo, mentre la sentiva ringhiare “Sarò anche una demone incompleta, ma almeno ce l’ho un cuore! E provo dei sentimenti!”.
Lo inchiodò con uno sguardo tremendo, mentre si sforzava con tutta se stessa di non ucciderlo, ma tremava da capo a piedi.
Sentiva il sangue ribbollirle nelle vene come mai prima di allora e vedeva il riflesso del proprio viso in quegli occhi così gelidi.
Quella non era più la ragazza gentile che era sempre stata, ma un’essere pieno di rabbia e dolore.
“Per te queste sono debolezze, per me no” sibilò con rabbia “Anzi, sono felice di non essere un demone completo! Perché almeno so cosa vuol dire amare una persona, so cosa significa l’amicizia!”.
Reito lanciò un’imprecazione di dolore; quella dannata l’aveva centrato in pieno stomaco e con parecchia forza, anche! Quando s’infuriava era maledettamente forte…
“Se credi di spaventarmi, ti sbagli di grosso” sussurrò rabbioso “Non sei che una povera stupida che non riesce neanche a controllare ciò che prova. Non puoi considerarti neanche alla stregua di un mezzo-demone!”.
La inchiodò con lo sguardo e sibilò “Come diavolo puoi essere la figlia di un demone maggiore, se sei così debole e schiava dei sentimenti? Mi fai quasi pena”.
A quel punto, Kaori perse ogni traccia di razionalità, ogni più piccolo frammento di autocontrollo.
Nessuno le aveva mai parlato in quel modo così cinico e crudele!
Lo colpì in faccia con un potente schiaffo e gridò “Sei un essere senza cuore! Io ti odio! Ti odio!”.
Poi corse via in lacrime, sotto lo sguardo sconvolto degli amici, che avevano assistito alla scena.

 

Beh, non c'è che dire. Reito è stato piutosto crudele con Kaori... Non disperate, xò.  ho ancora in serbo diverse sorpreisne! aspeto con ansia le vostre recensioni. un bacione! Alys93

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** La Grotta degli Spiriti ***


Et voilà! non mi fermo neanche a Natale, quando si tratta di postare un nuovo cappy! Ragazze, vi adoro! siete tantisime a seguirmi! nn so davvero cm ringraziarvi! innanzitutto, auguri a tutte voi (è comunque Natale!). beh, ke dire, sono felice ke la FF stia piacendo. visbs, senza di te nn so cm farei! grazie di esisistere!

 

Capitolo 17:La Grotta degli Spiriti

Kagome fissò l’amica scappare via in preda alla lacrime, ferita da quelle parole così fredde che le erano penetrate nel cuore come lame.
“Kaori…” sussurrò incredula, poi gridò “Kaori, ma dove stai andando? Torna indietro! Kaori!”.
Ma ormai la ragazza era troppo lontana per sentirla e, anche se l’avesse udita, non aveva alcuna intenzione di restare lì neanche per un altro minuto.
La miko provò ad inseguirla, ma Inuyasha la fermò “Lasciala stare, Kagome. Adesso ha bisogno di stare da sola e sbollire la rabbia”.
Il suo sguardo ambrato si concentrò sul demone lupo, che si stava massaggiando la guancia colpita.
Il segno della mano di Kaori era ancora ben visibile, così come la sorpresa nei suoi occhi color ghiaccio.
Doveva essere rimasto shoccato dal fatto che l’avesse colpito due volte e con tanta rabbia…
Per lui, la giovane era poco più che una seccatura, eppure lo aveva colpito con tale violenza da fargli provare dolore.
Il mezzo-demone lo guardò per un lungo istante, prima di tornare a fissare il punto dove era sparita la sua amica.
Era preoccupato per lei; in quelle condizioni, Kaori era un facile bersaglio per qualunque demone.
Sentendo una bassa imprecazione, si girò verso il lupo del Nord, notando che era particolarmente nervoso.
Probabilmente faticava a mandar giù l’affronto…
Quando la ragazza lo aveva soprannominato Sesshomaru 2, la vendetta, l’aveva guardata male; odiava sentire parlare del fratello maggiore.
Ma adesso riteneva che avesse trovato proprio il nome giusto; quello aveva un cuore di ghiaccio.
Anzi, si sarebbe stupito se ne avesse davvero uno!
Shippo si arrampicò su un ramo e sussurrò “Credete che tornerà prima di sera? Questa è la notte peggiore per lei…”.
Kagome trattenne un grido nel sentire quelle parole; come aveva fatto a dimenticarselo?
Quella notte ci sarebbe stata la luna piena!
“Questa non ci voleva, non ci voleva!” sussurrò spaventata “Dobbiamo trovarla, prima che faccia buio!”.
“Che diavolo ti prende, ragazzina?” chiese Reito “La tua amichetta è capacissima di difendersi da sola. Non c’è bisogno che ti agiti tanto”.
Doveva ammetterlo, quella mocciosa ne aveva di energie!
La guancia gli faceva un male cane; era un miracolo che non gli avesse rotto la mascella!
Nel sentirlo parlare in quel modo, Kagome lo inchiodò con uno sguardo fiammeggiante e gli si parò di fronte.
“Sei un idiota!” esclamò furiosa “Un deficiente! Un mostro! Ma cos’hai al posto del cuore, si può sapere? Una pietra?”.
Lo afferrò per la casacca e lo scosse con tutta la forza che aveva “Come diavolo ti sei permesso di parlarle in quel modo? Ma chi accidenti ti credi di essere?”.
La rabbia le faceva scintillare gli occhi, rivelando il grande potere spirituale che aveva dentro, “Solo perché sei un demone completo, ti credi migliore di tutti gli altri? Beh, fattelo dire. Non sei altro che un povero stupido!”.
Inuyasha la staccò dal demone lupo, dicendo “Lascia perdere, Kagome. Sprechi solo fiato con questo idiota. È totalmente inutile: per i demoni completi, quelli come me e Kaori non sono niente”.
In realtà, anche lui era piuttosto furioso; se non fosse stato per il pensiero dell’amica, fuggita chissà dove, non avrebbe esitato a dargli un cazzotto ben piazzato.
Tanto per dimostrare che non bisognava essere demoni puri per essere forti…
Trattenendo la rabbia che sentiva dentro, fece allontanare la giovane miko da quel demone gelido; dovevano trovare Kaori prima che succedesse qualcosa di grave.
La ragazza scosse la testa e, cercando di tornare all’attacco, sibilò “Non ha il diritto di trattare Kaori in questo modo! Non ne ha il diritto!”.
“Lo so, ma adesso è meglio che la cerchiamo” rispose l’hanyou “Se stanotte ci sarà la luna piena, allora dobbiamo trovarla prima del tramonto”.
Miroku salì con Sango sulla groppa di Kirara e disse “Sconvolta com’è, sarà ancora più difficile per lei mantenere il controllo dei suoi poteri”.
Shippo saltò in grembo alla miko e mormorò “Miroku ha ragione, dobbiamo trovarla al più presto!”.
Nel vederli così tesi per quella mocciosetta, Reito inarcò un sopracciglio “Cosa le succede nelle notti di luna piena? Perde i suoi poteri come accade ai mezzi-demoni?”.
Kagome gli rivolse uno sguardo di fuoco “Non esattamente. Lei non è una mezzo-demone, ma non è neanche una demone completa. È molto più vulnerabile di un mezzo-demone, che perde semplicemente i poteri demoniaci per una notte”.
Sango annuì, rammentando le precedenti nottate di plenilunio, “Non riesce a controllare i propri poteri. Vanno e vengono, lasciandola a tratti totalmente sorda al mondo circostante”.
Inuyasha digrignò i denti “Basta chiacchiere! Dobbiamo trovarla. Miroku, tu e Sango andate verso est. Io e Kagome ci dirigeremo ad ovest”.
Prese la ragazza in spalla e corse attraverso gli alberi, non prima che la giovane sibilasse al demone lupo “Se le accade qualcosa, giuro che ti spedisco all’altro mondo con una delle mie frecce!”. 

Kaori continuò a correre imperterrita, sorda ai richiami preoccupati di Kagome; non poteva restare lì un minuto di più!
Le lacrime le scendevano copiose sul viso, ma non aveva né il tempo né la forza di cancellare quei segni di dolore.
Il cuore le batteva ancora forte, ma il suo movimento le procurava un dolore indicibile.
Ogni pulsazione era come una stilettata in pieno petto.
Se lo sarebbe strappato con le proprie mani, pur di mettere fine a quella sofferenza!
Attraversò rapidamente una fitta macchia di alberi secolari, oltrepassando un burrone ed un passo semi-nascosto tra due catene montuose.
Non voleva fermarsi, anche se aveva i polmoni in fiamme e le gambe che urlavano la propria stanchezza.
Voleva solo mettere più spazio possibile tra sé e quel demone così cinico, che l’aveva ferita come nessuno era mai riuscito a fare prima di allora.
Ma perché? Perché l’aveva trattata in quel modo così freddo e crudele?
Cosa aveva fatto di male per meritarsi un trattamento del genere?
Perché diavolo quelle maledette parole le facevano così male?
Non riusciva a trovare una risposta a nessuna di quelle domande, ma non le importava.
Voleva solo allontanarsi il più possibile da quel luogo.
Aveva sperato di essere felice nell’epoca Sengoku, la sua epoca, e invece soffriva più di quanto avesse mai patito dall’altra parte del pozzo.
Improvvisi fruscii attirarono la sua attenzione e la ragazza si bloccò di colpo, tendendo le orecchie per captare anche il più flebile rumore.
Dalla boscaglia, uscirono diversi demoni di varie sembianze animalesche; lucertole, uccelli ed un drago le sbarravano la strada.
Da come si leccavano le zanne lucenti ed i becchi appuntiti, avevano deciso di banchettare con lei.
Li guardò uno per uno, accorgendosi che l’avevano totalmente circondata, e sibilò “Toglietevi di mezzo!”.
Il demone drago sogghignò sarcastico, mentre si avvicinava “Guarda, guarda! Un demone lupo del Sud. Che ci fa qui, piccoletta?”.
“Lasciatemi passare, e vedrò di risparmiarvi la vita” sibilò la ragazza con aria feroce “Non sono proprio dell’umore adatto per attaccar briga con degli idioti come voi!”.
L’intero gruppo scoppiò a ridere, riempiendo l’aria con le loro risate rauche e cavernose.
Uno dei due demoni uccello, con il viso coperto parzialmente da una coltre di piume rosse, ridacchiò “Credi di spaventarci, ragazzina?”.
“Vi ho avvertito” ribatté lei gelida “Se non vi togliete di mezzo, farete una brutta fine. Non ve lo ripeterò una terza volta, quindi vi conviene muovervi”.
Una seconda risata si propagò nel cerchio, che si strinse ulteriormente attorno alla giovane.
Siete piuttosto duri di comprendonio, eh? sussurrò la yasha, fissandoli truce Beh, ve la siete cercata!.
Sfoderò gli artigli e si mise in posizione di difesa, pronta a parare qualunque assalto da parte di quel branco di stolti che osava fermarla.
Le ci voleva proprio una piccola battaglia per sbollire la rabbia che sentiva dentro, pronta ad esplodere come un vulcano assopito da troppo tempo.
Un sorriso raccapricciante le incurvò le labbra, mentre diceva “Avanti, allora! Chi è il primo idiota che vuole finire nell’Oltretomba?”.
Il demone drago, evidentemente il capo-banda, fece cenno ad una delle tre lucertole di dare il via al combattimento.
“Vedi di non sfiancarla troppo, la mocciosa. Voglio divertirmi anch’io” sibilò allegro.
Il sottoposto annuì e si fece avanti, fissando l’avversaria con i suoi occhi gialli a fessura.
La sua lingua biforcuta assaporò l’aria, mentre il possessore pregustava il momento in cui avrebbe affondato i denti in quella carne morbida e dall’aria invitante.
Kaori gli fece cenno di avvicinarsi, decisa a divertirsi il più possibile con quegli stupidi.
Adesso vediamo chi è un vero demone! mormorò tra sé Fatti avanti, brutta feccia! Ti farò fuori in pochi secondi!.
Come le era già accaduto la sera del suo compleanno, quando aveva salvato Reito da quel demone pipistrello, sentì la brama di sangue scorrerle rapida in tutto il corpo.
Adesso sì che poteva combattere!
Avrebbe goduto di ogni grido, di ogni ferita inferta agli avversari e avrebbe riso di loro e della loro patetica debolezza.
Con una punta di soddisfazione, notò che il desiderio di combattere e di uccidere l’aiutava a non pensare, a non soffrire.
Bene, allora si sarebbe comportata come un demone, uccidendo tutto quello che le capitava a tiro!
Sarebbe diventata come Sesshomaru, freddo ed impenetrabile, e, se Reito le fosse capitato a tiro, gli avrebbe inferto una lezione che non avrebbe più dimenticato.
Gli avrebbe dimostrato cos’era in grado di fare, anche se non era una demone dal sangue puro.
Non appena il demone lucertola si fece avanti, sguainando gli artigli, la ragazza sorrise e, prima che quello avesse anche solo il tempo di capire cosa fosse accaduto, gli cavò gli occhi con le unghie.
Lo sentì ululare dal dolore e decise di mettere fine alla sua patetica vita, facendo a pezzi quel corpo verdastro.
Fissò il sangue che le impregnava le mani e sorrise sadica, chiedendo “Chi è il prossimo? Avanti, non siate timidi! Ne ho per tutti!”.

Sesshomaru alzò lo sguardo verso il cielo nell’avvertire un’aura demoniaca a lui piuttosto familiare, non troppo distante dal luogo in cui si trovava.
Lanciò un’occhiata a Rin, che dormiva placidamente accanto ad A-Un, e disse a Jaken di sorvegliarla.
“Se, al mio ritorno, non sarà qui, ti ucciderò. Sono stato chiaro?” disse gelido, prima di allontanarsi verso la fonte dell’aura.
Era sicuro di averla già sentita, ma mai in quelle proporzioni, né in modo così intenso.
Possibile che fosse proprio la figlia di Masaru, quella Kaori?
Gli sembrava assurdo che quella demone incompleta potesse sprigionare un tale potere, quando l’aveva vista solo pochi mesi prima.
Incuriosito, attraversò rapidamente un tratto di foresta fino ad arrivare nei pressi di una gola, dove si stava consumando lo scontro.
Celato dal tronco di una grossa quercia, osservò la situazione: la mocciosa era circondata da un gruppo di sei demoni di medio livello.
Uno solo non sarebbe dovuto essere un problema per lei, ma erano in parecchi ed era curioso di vedere come se la sarebbe cavata.
Improvvisamente, si accorse dell’espressione sul viso della giovane e rimase sorpreso nel vederla sorridere in modo agghiacciante.
Sembrava un vero demone, entusiasta di spargere sangue nemico sul terreno circostante.
La sua aura era molto più intensa del solito, caratterizzata da una rabbia profonda che ne permeava ogni singolo punto.
Non l’aveva mai vista in quel modo, così desiderosa di uccidere chiunque le si parasse di fronte.
Vide uno dei tre demoni lucertola avvicinarsi con gli artigli tesi, ma, a sorpresa, la ragazza attese il suo arrivo con gelida calma.
Solo quando fu a pochi centimetri di distanza, lei gli cavò gli occhi con un colpo degli artigli e sorrise soddisfatta nel sentirlo ululare di dolore.
Vedendo la sua espressione sadicamente felice, si rese conto dell’immane cambiamento che era avvenuto.
Quella non era la ragazzina che aveva incontrato, che aveva salvato la vita a Rin solo perché lo riteneva giusto.
Quella che vedeva era una sorta di lato oscuro dell’animo di quella yasha, emerso dopo chissà quale evento.
La vide sorridere più ampiamente dopo che ebbe ridotto a brandelli il corpo dell’avversario.
Sembrava entusiasta del sangue che le macchiava le unghie e disse agli altri intorno “Chi è il prossimo? Avanti, non siate timidi! Ne ho per tutti!”.
Gli altri demoni ringhiarono furiosi, attaccandola in massa, ma Kaori sorrise in modo più ampio e crudele, mettendo in mostra le zanne, che si erano leggermente allungate.
Ormai, gli occhi avevano assunto una tonalità rossastra e gli artigli erano diventati ancora più lunghi.
La trasformazione era in atto, ma avrebbe fatto la fine di suo fratello?
Avrebbe perso totalmente il controllo di sé, o il sangue puro di Masaru lo avrebbe impedito?
Queste domande rimbombavano nella mente del signore dell’Ovest, che fissava la scena con sguardo incuriosito.
Per un attimo, la giovane sparì tra i corpi squamosi di quegli esseri, prima di ricomparire all’improvviso, circondata da carcasse mutilate in modo orribile.
Sembrava davvero soddisfatta del proprio operato, quasi orgogliosa…
La vide ridere sguaiatamente alla luce rossastra del crepuscolo, che rendeva il suo aspetto ancora più terrificante.
Rin ne sarebbe rimasta sconvolta; aveva fatto bene a lasciarla in quel boschetto assieme a Jaken.
Sempre che il rospo non la perdesse ancora di vista… in quel caso, lo aveva già avvisato di quello che lo aspettava.
Improvvisamente, la ragazza sembrò accorgersi della sua presenza, perché si voltò verso di lui e sogghignò sadica “Guarda un po’ chi è venuto a trovarmi! Sesshomaru! È passato un bel po’ di tempo dal nostro ultimo incontro”.
“A quanto pare” ribatté l’inu-youkai “Sei diversa dall’ultima volta. Hai forse deciso di abbandonare definitivamente il tuo lato umano?”.
“Gli umani soffrono” rispose l’altra “Hanno il cuore troppo pieno di sentimenti. I demoni no. Loro sono freddi, impenetrabili. Ed è così che voglio essere!”.
La sua voce era dura come una lastra di ghiaccio ed altrettanto fredda.
No, non era più la mocciosa che aveva incontrato in precedenza; quella che aveva di fronte era una demone in piena regola.
Una demone che poteva creargli non pochi fastidi.
Avvertendo il suo desiderio di sangue, ridusse gli occhi a due fessure e si preparò a ricevere un assalto.
Era ovvio che quella ragazzina non riusciva a controllare a dovere i propri poteri, ma non era un motivo per sottovalutarla.
Kaori fece scrocchiare le falangi artigliate “Perché non mi attaccate, Sesshomaru-sama? Non dicevate che un giorno mi avreste uccisa? Beh, sono pronta a combattere!”.
Avrebbe fatto di tutto pur di cancellare il dolore che le serrava il petto, anche perdere la vita.
“Sei così desiderosa di morire?” le chiese Sesshomaru, fissandola sorpreso “Credevo che tu fossi decisa a vivere per aiutare i tuoi compagni…”.
La voce di Kagome, che chiamava a gran voce l’amica, li fece voltare entrambi; non erano molto distanti.
Dalla stessa direzione arrivava anche la scia di Inuyasha…
Non aveva molta voglia di rivedere il fratellastro; era meglio liberarsi immediatamente di quella scocciatrice.
“Pare che ti stiano cercando” disse il demone “Dovresti raggiungerli, prima che io decida di accettare la tua sfida e ti riduca a brandelli”.
“Se credete di spaventarmi, vi sbagliate di grosso!” replicò la yasha con freddezza “Non desidero altro che misurarmi con un demone maggiore. Vi dimostrerò di cosa sono capace!”.
Detto questo, si lanciò all’attacco, tranciando di netto diversi alberi nella foga di colpire l’avversario.
Sesshomaru si limitò a schivarla; non aveva voglia di perdere tempo con quella mocciosa irragionevole e fuori controllo.
La vide ripartire all’attacco e di nuovo evitò l’assalto, sfruttando la morbida coda che aveva in spalla per lanciarla contro un grosso masso.
La ragazza sfruttò la roccia per darsi lo slancio e provò a colpirlo al volto, ma si ritrovò stesa al suolo con un dolore pulsante alla spalla.
Ma perché non l’attaccava?
Perché non le dava quella soddisfazione?
Perché si limitava a schivare i suoi attacchi ed a spedirla il più lontano possibile?
Credeva che non fosse in grado di affrontarlo?
Beh, avrebbe avuto una dimostrazione di quello che era capace!
Lo fissò inferocita e tese gli artigli, pronta ad attaccare nuovamente, ma una luce argentea la bloccò dov’era.
La luna piena apparve in tutto il suo splendore nel cielo blu terso, simile ad una perla in un drappo di velluto.
Il signore dell’Ovest rimase sorpreso nel sentire l’aura di quella scocciatrice subire un brusco calo, contraendosi come un’onda attorno a lei.
La giovane demone cadde in ginocchio, sentendosi improvvisamente troppo debole perfino per restare in piedi.
Questo non ci voleva! Non ci voleva proprio!
Non in quel momento!
Il respiro le divenne corto ed accelerato, come se il cuore non riuscisse a funzionare a dovere, e lei si portò le mani al petto, cercando di riprendersi e reagire.
“Maledizione!” imprecò furiosa, mentre si accasciava su se stessa “Non adesso!”.
Si sforzò di restare lucida e fissò Sesshomaru, che si stava lentamente avvicinando. Il suo volto non esprimeva alcuna emozione, ma, negli occhi ambrati, riluceva una scintilla di sorpresa.
L’inu-youkai le lanciò uno sguardo tranquillo “La luna piena ti fa brutti effetti, ragazzina. Non credo che potresti difenderti neanche da un kappa, in questo stato”.
Osservò attentamente l’aura della demone lupo, che stava nuovamente aumentando in maniera sproporzionata, per poi ridursi ancora.
“Maledetta nottata!” sibilò Kaori, portando le mani alla testa “Dannato, stupido lupo artico! Se fossi stata tranquilla, tutto questo non sarebbe successo!”.
Il suo stato d’animo influiva parecchio su di lei in quelle notti, dove la natura di sua madre e quella paterna si sovrapponeva in continuazione.
Se era calma, quelle sovrapposizione non le creavano troppo disagio, dato che le causava solo un po’ di stordimento.
Ma, se invece era nervosa, spaventata o comunque ansiosa, la situazione precipitava di colpo.
E, grazie a quell’idiota di Reito, adesso stava male come non mai.
Se non l’avesse tratta in quel modo, sarebbe riuscita a controllare quelle maledette ondate di malessere!
La testa le girava come una trottola, impedendole di concentrarsi su qualunque cosa la circondasse.
Le era già successo quando era ancora umana, ma il tutto si limitava ad un mal di testa atroce, che scompariva con le prime luci dell’alba.
Da quando la sua parte demoniaca si era risvegliata, le cose erano notevolmente peggiorate.
L’aura demoniaca andava e veniva, rendendola a tratti potente come non mai e con sensi così acuti che un semplice bisbiglio era insopportabile per le sue orecchie, e riducendola ad una povera nullità cieca e sorda al mondo circostante un attimo dopo.
In quelle notti, gli amici le avevano sempre impedito di fare la guardia, sapendo che persino un debole essere umano avrebbe potuto ucciderla, ma adesso era sola ed in balia di un demone che avrebbe potuto ucciderla da un momento all’altro.
Una lacrima di rabbia le solcò la guancia, mentre alzava coraggiosamente lo sguardo sul gelido youkai, che ancora la fissava.
“Che cosa state aspettando?” ruggì con il poco fiato che aveva in  corpo “Fatemi fuori, no? Non è quello che volete? Farmi pagare l’affronto del nostro primo incontro?”.
Sesshomaru ridusse gli occhi a due fessure e le voltò sdegnosamente le spalle “Non combatto contro un avversario che non può neanche reggersi in piedi. Non ne trarrei nessuna soddisfazione”.
Detto questo, sparì velocemente tra gli alberi, proprio un attimo prima che il fratello arrivasse con Kagome.
La miko lanciò un’esclamazione di sollievo nel rivedere l’amica, ridotta ad uno straccio, ma ancora viva.
Le corse accanto e l’aiutò a rimettersi in piedi, chiedendo “Kaori, come ti senti? È tutto apposto?”.
La guardò negli occhi, ancora vagamente rossi, e disse “Eravamo tutti in pensiero per te! Sai bene che in queste notti devi stare calma!”.
La yasha la fissò con sguardo vacuo, come se non riuscisse neanche a vederla, ed Inuyasha borbottò “La rabbia ha peggiorato la sua situazione. Sarà meglio portarla in luogo più sicuro”.
Non era stato facile seguire le tracce della ragazza, poiché, più di una volta, aveva attraversato ruscelli e corsi d’acqua.
Aveva percorso per un tratto enorme, dato il suo stato d’animo…
Il ritrovamento dei cadaveri di sei demoni, orrendamente mutilati, lo aveva preoccupato non poco.
Sapeva bene di cos’era capace l’amica quando andava fuori controllo e sarebbe potuta facilmente soccombere sotto i colpi di un demone esperto.
L’odore del fratello, poi, non lo aveva rassicurato, ma sentiva la sua scia allontanarsi verso nord-ovest, nella direzione opposta alla loro.
Con un sospiro, prese il viso di Kaori tra le mani, fissando preoccupato le pupille ancora rossastre e le zanne più lunghe del normale.
Ci era mancato davvero poco ad una trasformazione completa… e loro non avevano la minima idea di quelle che le sarebbe potuto accadere in quel frangente.
Per quella volta, poteva tirare un sospiro di sollievo.
Lanciò uno sguardo a Kagome e, dopo essersele caricato entrambe in spalla, corse verso la radura dove li aspettavano Sango e Miroku.
La sterminatrice fu la prima a scorgerli e chiese “Ragazzi, come sta? Poco fa, Miroku ha avvertito un’aura demoniaca parecchio potente, ma è svanita subito”.
Kagome sospirò “Kaori deve aver perso il controllo dei suoi poteri. Adesso non ci può né vedere, né ci sentire”.
Fissò Inuyasha depositare l’amica su una stuoia e scosse il capo “Probabilmente, si riprenderà solamente domattina. Sarà meglio fare dei turni serrati”.
“Con Sesshomaru in giro, non mi sento tranquillo” aggiunse l’hanyou “Anche se non capisco perché abbia risparmiato Kaori. L’aveva praticamente su un piatto d’argento!”.
“Non prova soddisfazione nell’affrontare un avversario che non riesce neanche a restare in piedi” sussurrò la ragazza, voltandosi verso di lui “Questo è l’unico motivo”.
Alcune lacrime iniziarono a scivolarle sul viso “Non voglio che mi accada una cosa del genere! Mai più! Non voglio essere debole!”.
Improvvisamente, il suo sguardo si fece cupo, mentre fissava le fiamme rossastre al centro della radura.
Rosse… come era i suoi occhi poco prima, ma cosa le era successo?
Non le era mai capitato di perdere il controllo in quel modo!
Non aveva mai desiderato così intensamente la morte di un altro essere, chiunque esso fosse…
Altre lacrime le invasero le guance, mentre sussurrava “Non voglio diventare più un mostro! Non voglio che mi accada qualcosa del genere!”.
Inuyasha le rivolse uno sguardo comprensivo “La rabbia ed il dolore portano a questo, a volte. Ma anche lo spirito di sopravvivenza, quando sei in una situazione decisamente pericolosa”.
Abbassò gli occhi, mormorando “È capitato anche me, un paio di volte… so cosa stai provando. Non sei un mostro, Kaori. Non devi mai dubitarne”.
“Ma io volevo uccidere quei demoni!” gemette lei “Volevo sentirli invocare pietà, prima di farli fuori. Volevo che soffrissero…”.
Si strinse le braccia attorno al petto, reprimendo un singhiozzo “Perché? Perché sentivo il desiderio di ucciderli?”.
“Purtroppo, per i demoni incompleti come noi, trattenere la parte più violenta non è sempre facile” disse l’amico “Ma la cosa importante è avere accanto persone pronte ad aiutarti a ritornare in te”.
Kagome gli strinse la mano, rassicurandolo, e sussurrò “Per te, ci sarò sempre. In ogni momento. Non ti lascerò mai”.
Le fiamme calde si rifletterono sul volto dell’hanyou, che sorrise e la strinse a sé, pensando che non poteva essere più felice.
Kaori sospirò amaramente “Non voglio che accada ancora! Per me è un’esperienza orribile… Perdo totalmente la testa! Ho addirittura attaccato Sesshomaru!”.
Una smorfia le distorse il viso “Mi ha risparmiato la vita… Non mi sono mai sentita così umiliata!”.
La sua voce si ridusse a poco più di un sussurro “Non voglio più soffrire in questo modo… Perché devo essere così maledettamente debole?”.
Sango le sfiorò il viso “Dimentica quello che ti ha detto quell’idiota di Reito. Lui non ha la minima idea di quanto tu sia speciale”.
“E non sei affatto debole” aggiunse il monaco, sorridendo a sua volta “Provare sentimenti non è una debolezza, Kaori. Anzi, è un punto di forza”.
Fece tintinnare il suo bastone ed aggiunse “E, se Sesshomaru ti ha risparmiato, non è perché non sei una degna avversaria. Evidentemente, vuole affrontarti quando sei nel pieno delle tue forze, e non in queste notti in cui sei così vulnerabile”.
Shippo le si accoccolò accanto, strappandole un sorriso quando le disse “E sono sicuro che gli farai vedere i sorci verdi! Tu sei più forte di quello che pensi, devi solo avere più fiducia in te stessa”.
La yasha trattenne un singhiozzo e si avvolse nelle coperte, fissando con gratitudine i suoi amici.
Si era sbagliata, in quell’epoca poteva trovare un po’ di serenità… i suoi amici erano le persone più speciali del mondo, doveva solo fidarsi di loro.

“Basta, non ne posso più di questa situazione!”.
Lo sfogo di Inuyasha si propagò in tutto il villaggio e Reito, appollaiato come suo solito su un grosso albero, si voltò a fissare il mezzo-demone.
Ancora? Possibile che in quel gruppo non accadesse mai niente di normale?
Con uno sbuffo infastidito, si chiese perché avesse preso l’insensata decisione di restare con loro.
E, di nuovo, si diede la stessa risposta: restando con quel branco di matti, aveva più possibilità di trovare Naraku.
I frammenti della sfera che la ragazza con lo strano kimono aveva con sé lo avrebbero attirato come le mosche al miele.
Doveva solo pazientare… Ma i suoi nervi avevano un limite!
Erano tre giorni che nessuno di quei pazzi dormiva, tormentato in sogno da chissà quale incubo.
Motivo in più per restarmene in disparte mormorò tra sé Almeno evito di essere svegliato di continuo dai loro strepiti!.
Beh, quello era solo l’ultimo di una lunga serie di motivi, in cima alla quale c’era l’avere a che fare il meno possibile con quella demone incompleta.
Kaori… la mocciosa del Sud.
Non avrebbe mai potuto dimenticare lo sguardo omicida che gli aveva rivolto quando era tornata con i suoi amici.
Non gli piaceva ammetterlo, ma gli venivano i brividi al solo pensiero!
Quello sguardo valeva più di mille parole, ma non avrebbe mai potuto credere che quegli occhi verdi come smeraldi potessero diventare così freddi e minacciosi.
Forse perché buona parte dei ricordi che aveva di quella mocciosa la rispecchiavano come una fanciulla dolce e premurosa…
Basta! Ma che pensieri faceva?
Doveva aver perso la testa!
Quella ragazzina era una demone incompleta, un essere che doveva essere evitato come la peste.
Dal breve, ma concitato momento del suo ritorno, s’ignoravano a vicenda e la cosa gli stava più che bene.
Più le stava lontano, meglio era!
L’unica cosa che lo disturbava erano i continui lamenti di quel gruppo, che da tre giorni riempivano l’aria circostante.
Ma cosa diavolo avevano?

Kaori si strofinò gli occhi gonfi di sonno e sbadigliò teatralmente, “Inuyasha ha ragione. Questa situazione deve finire!”.
Erano tre giorni che nessuno di loro riusciva a chiudere occhio, tre giorni che non si dormiva.
Ognuno di loro si svegliava nel cuore della notte, cercando di scacciare le voci e le visioni che tormentavano il sonno.
Kagome versò ciò che restava del caffè in una tazza e lo bevve avidamente, cercando di svegliarsi un po’.
Con tutto quel sonno arretrato, aveva dovuto dare fondo a tutta la sua scorta di caffeina per restare vagamente lucida.
Lanciò uno sguardo preoccupato ad Inuyasha, che se ne stava silenzioso in disparte, e sospirò.
Doveva aver nuovamente sognato la madre…
Ormai erano tre notti che si svegliava chiamandola, per poi restare in silenzio per tutto il resto della giornata.
Poteva capirlo, quei sogni lo facevano soffrire molto, poiché gli ricordavano la morte della donna che lo aveva dato alla luce.
Almeno lui, Miroku e Sango sanno chi accidenti sognano mormorò stanca Io e Kaori non ne abbiamo proprio idea! Ma chi sarà la donna che mi chiama ogni santa notte?.
Shippo si accoccolò in grembo alla demone lupo, sbadigliando stremato, ma, dopo appena pochi minuti, si svegliò di soprassalto, sussurrando “Mamma… eri tu?”.
“Shippo, ma che stai blaterando?” chiese Miroku “Che c’entra tua madre, adesso?”, “Mi ha chiamato” spiegò il piccolo “Mi ha detto che devo andare da lei”.
“La stessa cosa che mi ha detto mio padre” sussurrò il monaco, “Anche il mio mi ha ripetuto la stessa frase” disse Sango, piuttosto perplessa.
“Allora siamo in quattro” borbottò l’hanyou “Mia madre non fa che chiedermi di raggiungerla”.
“Diciamo pure in sei” borbottò Kaori “La tipa che chiama Kagome le ripete la stessa identica frase”.
Fissò il prato ed aggiunse “E quella vecchia miko non fa che dirmi di seguire il mio istinto… Ma che diavolo vuol dire?”.
Kaede, venuta a portare alcune erbe alle ragazze, aggrottò le sopracciglia nel sentirli parlare in quel modo.
“Ancora quei sogni, ragazzi?” chiese preoccupata e l’intero gruppo annuì, “Sono tre notti che va avanti così! Qui c’è qualcosa che non torna”.
La vecchia miko li fissò uno per uno, chiedendo “Sognate continuamente persone a voi care… Persone che conoscete”.
“Mica tutti” brontolò la demone lupo “Io non conosco affatto la miko che mi chiama in sogno! È una totale estranea per me”.
A parte per gli occhi aggiunse tra sé Ha gli stessi occhi di mia madre. Il mio stesso sguardo….
“Parlami di questa donna” la invitò l’anziana miko, “Beh, ha un abito diverso dal vostro. La casacca è rossa, mentre i pantaloni sono verde scuro…”.
“Una sacerdotessa del Sud” mormorò Miroku “Cosa c’entra con te? Non riesco a capirlo”.
“Neanch’io” disse la ragazza “So solo che mi dice di seguire il mio istinto e vedo una caverna stranissima…”.
“Per caso, ci sono dei simboli incisi sull’entrata?” domandò Kaede, voltandosi di scatto, “Sì, simboli parecchio antichi. Non ho mai visto niente del genere”.
“Allora tutto si spiega” mormorò l’anziana donna, alzandosi faticosamente in piedi “Gli spiriti vi stanno chiamando”.
“Cosa?” chiese Kagome “State dicendo che gli spiriti vogliono parlarci? Ma è assurdo! E perché, poi?”.
La sacerdotessa sospirò con aria grave “Non lo so, ma ci sarà sicuramente una ragione. La caverna sognata da Kaori è la Grotta degli Spiriti, il luogo dove il confine del nostro mondo e quello dell’Aldilà si assottiglia fino a sparire”.
“Ci capisco sempre meno” ammise Shippo “Perché i miei genitori mi chiamano? Cosa vogliono dirmi?”.
“Questo potranno dirtelo solo loro” disse la miko “Ma non mi piace. C’è qualcosa che non torna”.
“Perché siete così nervosa, Kaede-sama?” chiese Kaori “Cos’ha questa grotta di così spaventoso?”.
“È un dedalo di cunicoli che s’incrociano di continuo” spiegò lei “Chi ci entra, non riesce più a trovare la via del ritorno”.
Lanciò uno sguardo ad Inuyasha ed aggiunse “L’olfatto non ti servirà granché. In quel posto, gli odori si confondono in maniera impressionante”.
Il gruppo rimase in silenzio per un lungo minuto, riflettendo sulle notizie ricevute.
Come potevano uscire da un posto simile, dove anche i sensi più fini non servivano a nulla?
“Ho io la soluzione al problema!” esclamò improvvisamente la yasha, sorridendo entusiasta “Useremo il filo di Arianna!”.
“Il filo di chi?” chiese Sango, piuttosto confusa, “Ma di che stai parlando?”.
Cercò una risposta negli sguardi degli amici, ma perfino Kagome era confusa quanto lei…
Inuyasha fu il primo a riuscire ad articolare una frase, chiedendo “Kaori, ma di che stai parlando, si può sapere? Chi è questa Arianna?”.
La giovane sorrise e, dopo aver afferrato il libro di geografia, lo aprì sotto gli occhi esterrefatti degli amici, mostrando loro un disegno del planisfero.
“Vedete questo gruppo di isole?” chiese allegra “Questo è il Giappone, dove siamo noi”.
Spostò il dito su un pezzo di terra all’angolo opposto del continente asiatico e disse “Questa, invece, è l’Europa. Vedete questa piccola penisola? Si chiama Grecia, è una terra piena di leggende varie”.
“Kaori, ma che c’entra la Grecia con questa Arianna?” chiese Kagome, ancora più confusa.
Proprio non riusciva a capire dove volesse andare a parare…
“Ho letto moltissimi racconti della Grecia antica e c’è un mito che fa proprio al caso nostro” spiegò l’altra.
Indicò una piccola isola a sud della Grecia e disse “A Creta viveva un re molto malvagio, Minosse, che aveva un mostro, il Minotauro. Questo mostro era metà essere umano e metà toro… e si cibava di carne di umani”.
La sua espressione si fece più seria “Minosse lo teneva rinchiuso in una struttura formata da un intrico di vie e sentieri, chiamato Labirinto. Si diceva che, chi entrava, non poteva più uscirne, tanto era intricato”.
“Un giovane, chiamato Teseo, si stancò di vedere la sua gente divorata da quel mostro e decise di uccidere il Minotauro” aggiunse tranquilla “Ma il problema non era tanto far fuori il mostro, quanto uscire dal Labirinto!”.
“E allora?” chiese Shippo, che ormai si era appassionato alla storia, “Beh, fu aiutato proprio da Arianna, la figlia di Minosse”.
La yasha sorrise trionfante “La ragazza gli diede un grosso gomitolo, dicendogli di legarne un capo all’entrata del Labirinto e di svolgerlo man mano che si addentrava nella struttura. In questo modo, avrebbe potuto ritrovare la strada del ritorno”.
“Adesso mi è tutto chiaro!” esclamò Kaede, sorridendo sollevata, “Ragazza mia, hai avuto un’idea geniale!”.
“La ringrazio, Kaede-sama” sorrise lei e, fissando gli amici, disse “Ma devo procurarmi il filo. Voi andate alla grotta, vi raggiungerò più tardi”.
Si toccò il naso con un sorriso soddisfatto e disse “Tanto non sarà difficile trovarvi. Ormai, sarei capace di trovarvi tra migliaia di persone!”.
Reito si lasciò sfuggire uno sbuffo e la giovane demone lo fissò gelida “Trovi che la mia sia un’idea stupida? Beh, se hai qualcosa di meglio, saremo lieti di ascoltarti”.
Il giovane rimase in silenzio, limitandosi a rivolgerle un’occhiata seccata, e tornò a fissare il cielo attraverso i rami.
Quella mocciosa avrebbe finito per farlo ammattire! 

 

Fatto, e siamo a ben 17! mamma mia! nn avrei mai pensato ke venisse così lunga! ho ancora tante di quelle idee da far paura! beh, ke dire, spero ke il cappy sia di vostro gradimento... Bacioni a tutte e ancora Auguri!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Un viaggio imprevisto ***


Salve a tutte! scusate il ritardo, ma nn ho avutomolto tempo x scrivere. a stento potevo postare qualke recensione... Vabbé, nn sto qui ad annoiarvi cn i miei problemi. spero ke il nuovo cappy sia di vstro gradimento! attenzioni, nuovi personaggi sono all'erta, quindi, state all'erta!

Capitolo 18:Un viaggio imprevisto
 

Inuyasha fissò l’entrata della Grotta degli Spiriti, indugiando sugli antichi simboli incisi sulle pareti.
“Non m’intendo di queste cose” mormorò nervoso “Ma qualcosa mi dice che questi simboli impediscono agli spiriti di uscire dalla caverna”.
“Il tuo intuito ha fatto centro” confermò Miroku “Sono sigilli molto antichi e potenti. Questo spiega perché siamo noi a dover andare dagli spiriti e non viceversa”.
Lanciò uno sguardo preoccupato a Sango, che si stava sistemando l’hiraikotsu sulla schiena, ed aggiunse “Non mi va il fatto che dobbiamo andarci tutti”.
“Anche io sono preoccupato per Kagome” ammise l’amico “Ma non abbiamo altra scelta. Siamo stati chiamati tutti, compreso quel ghiacciolo di Reito”.
“E come lo sai?” chiese Shippo “Lui non ha mai detto una parola e sembra sempre così riposato!”.
L’hanyou fece una smorfia “Può fingere quanto gli pare, ma l’ho sentito chiaramente chiamare il padre nel sonno. Si è svegliato di soprassalto appena un attimo dopo”.
Non sapeva se però quello di Reito fosse stato un semplice sogno, o qualcosa di più, com’era successo a loro.
Forse aveva frainteso…
Fissando la Grotta, si chiese cosa li aspettasse in quel posto così strano e dovette scuotersi per scacciare il nervosismo.
Non si sentiva tranquillo e la cosa lo metteva a disagio, soprattutto perché temeva per la sua Kagome.
A furia di rifletterci sopra, la ragazza era riuscita ad associare il viso della donna che la chiamava in sogno, ma ne era rimasta totalmente spiazzata.
Perché Midoriko, la creatrice della Sfera dei quattro Spiriti, l’aveva chiamata?
Nessuno di loro aveva trovato una risposta a quella domanda, ma la cosa era piuttosto strana.
“Credete che l’idea di Kaori funzionerà?” chiese Sango “Quest’idea del filo non mi convince molto…”.
“Fidati, Sango” esclamò la diretta interessata, comparendo con parecchi gomitoli sotto braccio.
“Ho preso i più grossi che ho trovato” mormorò, passandoli agli amici, “Ma quel cretino del commesso era più tonto di Jaken! Per averli, ho dovuto dirgli che stavo organizzando una caccia al tesoro!”.
Guardò il gruppo e chiese “E Reito, dov’è? Il Gran Capo Ghiacciolo non è stato chiamato dagli spiriti?”.
Kagome scosse la testa “Ha detto che, se volevamo rischiare la pelle per seguire dei sogni, erano fatti nostri”.
“Ogni giorno che passa è sempre più scontroso ed antipatico!” sbottò la demone, facendo una smorfia, “Di questo passo, toglierà a Sesshomaru il titolo di -Demone più gelido dell’epoca Sengoku-!”.
Afferrò i capi di tutti i gomitoli e ne fece una grossa treccia, che infilò nel buco praticato in una roccia poco distante.
Dopo aver fatto un grosso nodo, si assicurò che il cappio non sfuggisse dall’apertura e disse “D’accordo, possiamo andare”.
Prima di entrare nella caverna, prese dallo zaino alcune lampade ad olio e chiese a Shippo di creare alcune sfere di fuoco fatuo, intrappolandole velocemente sotto il bulbo di vetro.
Le porse a Sango, Miroku e Kagome, dicendo “Il fuoco fatuo non ha bisogno di essere alimentato, quindi non correte il rischio che si spenga”.
Lei, Shippo ed Inuyasha non ne avevano bisogno, ma gli altri sì.
Fortuna che aveva già fatto campeggio con i suoi…
Prese un profondo respiro e mormorò “Andiamo. Prima entriamo qui dentro, prima sapremo cosa vogliono gli spiriti da noi!”.
Passò i gomitoli agli amici e, preso il proprio, iniziò a svolgerlo man mano che avanzava nella grotta.
L’imboccatura non era molto grande e, dopo poche centinaia di metri, tutto fu avvolto dal buio e dal silenzio.
Il muschio che ricopriva le rocce attutiva il rumore dei loro passi e la giovane non poté fare a meno di chiedere ad Inuyasha come facesse a camminare scalzo su quella coperta verde e bagnata.
Lui si limitò a rispondere che il muschio era morbido, prima di rinchiudersi nel suo silenzio.
Il nervosismo era tangibile nell’aria fredda ed umida della caverna, mentre ognuno di loro si chiedeva cosa avrebbero scoperto.
Fortuna che Kaori ha scelto dei colori accesi per i gomitoli mormorò Kagome, continuando a svolgere il filo fuxia Così sarà più facile ritrovarli.
Si avvicinò ulteriormente al mezzo-demone, sentendosi più tranquilla quando le loro mani s’intrecciarono.
La vecchia Kaede aveva ragione: quel luogo era pieno di cunicoli che s’intrecciavano a più riprese.
Perdersi era maledettamente facile…
Kagome…”; una voce proveniente da un cunicolo laterale la fece sobbalzare e la ragazza si bloccò sul posto.
Shippo la guardò preoccupato “Kagome, che ti prende? Qualcosa non va?”, “Midoriko” sussurrò la giovane miko “Mi ha chiamato di nuovo”.
Indicò la grotta laterale da cui veniva la voce e mormorò “Devo andare di là… La voce viene da quella parte”.
Lo youkai aggrottò le sopracciglia “Vengo con te. Sento la voce di mia madre venire da quella stessa direzione”.
“Fate attenzione, mi raccomando” mormorò Kaori “E non tendete troppo il filo. Meglio evitare di rischiare di spezzarlo…”.
I due annuirono, sparendo rapidamente nel cunicolo da dove provenivano le voci che erano più volte entrate nei loro sogni.
Gli altri proseguirono lungo il cunicolo principale, osservando i simboli incisi della roccia.
Shippo saltò sulla spalla della yasha, che sorrise per tranquillizzarlo e continuò a camminare.
La voce di quella sacerdotessa non si era ancora fatta sentire e si ritrovò a fissare ogni piccolo meandro alla ricerca di un qualunque indizio.
Quella ricerca alla cieca non le piaceva affatto!
Mi chiedo chi sia quella miko… mormorò tra sé Che cosa vorrà da me? E perché somiglia tanto a mia madre?.
Si bloccò quando avvertì una presenza alle loro spalle, ma si limitò a fare una smorfia nel vedere un innocuo pipistrello sorvolare l’ampia caverna.
“Bleah!” commentò Sango disgustata “Odio i pipistrelli!”, “Allora siamo in due” mormorò l’altra.
Le venivano ancora i brividi di disgusto ogni volta che ripensava alla notte in cui aveva affrontato quel demone pipistrello per salvare la vita a Reito.
E quell’ingrato che aveva fatto per ringraziarla?
L’aveva insultata e ferita come nessuno aveva mai fatto prima d’allora.
No, doveva smettere di pensarci, o si sarebbe innervosita.
Stringendo i pugni, continuò a camminare con gli amici nel cunicolo, che tendeva a restringersi man mano che avanzavano.
La sterminatrice lanciò uno sguardo incuriosito a Miroku, che si era improvvisamente fermato e fissava insistentemente una delle tante vie laterali.
“Hai sentito qualcosa?” gli chiese impensierita, “Sì, mio padre mi sta guidando” replicò lui.
La guardò negli occhi per un lungo istante, soffermandosi su ogni dettaglio del suo incantevole viso, e sorrise.
“Tornerò presto, sta’ tranquilla” la rassicurò “Cerca di stare attenta, anche per me. Voglio rivederti sana e salva, d’accordo?”.
La vide aprire la bocca per dire qualcosa, ma la bloccò con un morbido bacio “Non mi farò ingannare da nessuno, non temere. Per me ci sei solo tu, mia dolcissima Sango”.
“Volevo dirti di stare attento, ma anche questa raccomandazione mi sta bene” sorrise lei, abbracciandolo, “Tieni gli occhi aperti, Miroku. Torna presto da me”.
Il monaco sorrise di nuovo, poi disparve velocemente nella caverna, lasciandoli in tre a proseguire, ma non passò molto che ognuno prendesse la propria strada.

Kaori fece una smorfia, fissando la fitta oscurità che l’avvolgeva; fortuna che era dotata di una buona vista, o sarebbe andata in panico…
Con un sospiro, continuò a camminare, stando ben attenta a dove metteva i piedi.
Più di una volta, era incappata nel corpo scarnificato di qualche poveraccio che non era riuscito a trovare l’uscita di quella dannata grotta.
E non tutti erano umani…
No, non devo pensarci! mormorò risoluta Se continuo a fare questi pensieri, mi farò prendere dal panico e buonanotte!.
Una strana sensazione l’avvolse come una calda coperta e la giovane si ritrovò a fissare la fine del cunicolo che stava attraversando.
“Chi c’è?” chiese con voce ferma “Se sei uno spirito, mostrati senza indugio. Se sei un nemico, ti avverto che non sono una con cui si scherza!”.
Una leggera risata la fece voltare e si ritrovò a ricambiare lo sguardo verde smeraldo di un’anziana miko, vestita di un abito verde e rosso.
I capelli, raccolti in una bassa coda, erano ormai totalmente argentati, ma qualcosa le disse che una volta dovevano essere stati color mogano.
Era proprio la stessa donna che le era apparsa più volte in sogno…
“Chi sei?” chiese senza tanti preamboli “E che cosa vuoi da me? Perché mi hai chiamato?”.
La miko sorrise indulgente “Hai ereditato lo stesso sguardo di tua madre, giovane demone”.
“Come fate a conoscere mia madre?” domandò la ragazza, cercando di mostrarsi un po’ più rispettosa, ma senza riuscire a calmare l’impazienza, “Posso sapere chi siete?”.
La vide sorridere più ampiamente, mentre aggiungeva “La cocciutaggine e l’impazienza, però, le hai sicuramente prese dal ramo demoniaco della famiglia”.
La donna incrociò le braccia dietro la schiena e disse “Proprio come la mia cara nipotina… Si vede che sei sua figlia”.
La yasha sgranò gli occhi, stupita, “State dicendo che… o siete la sorella di mia nonna, o…”.
“O sono la nonna di tua madre Fumiyo” replicò l’altra, sorridendo amichevole “Il mio nome è Nazuna”.
La mia bis-nonna? si chiese la demone lupo Sto parlando con la mia bis-nonna! Oh, Kami-Sama! E questa chi se l’aspettava?!.
“Perdonate la mia curiosità, Nazuna-sama” mormorò incerta “Ma, per quel poco che so, le miko non dovrebbero avere figli…”.
Il volto della sacerdotessa s’indurì appena “Lo so bene, mia cara ragazza. Ma non sono riuscita a sfuggire alla rete dell’amore”.
Le fece cenno di seguirla ed iniziò a raccontare “Ero diventata una miko già da qualche anno, quando conobbi un giovane artigiano. È stato un vero e proprio colpo di fulmine”.
“L’amore è davvero imprevedibile…” mormorò Kaori, comprendendo la situazione, “Ma come avete fatto a nascondere vostra figlia?”.
“La mia piccola Hiroe…” sussurrò Nazuna “Dissi agli abitanti del villaggio che era mia nipote, la figlia di una sorella persa da poco. Così nascosi la sua identità e potei crescerla senza problemi”.
Un leggero sospiro le sfuggì dalle labbra “Vivace, come tutte la bambine, ma costretta a non sapere nulla di sua madre…”.
“Le cose andarono bene, finché non raggiunse l’età di diciannove anni” continuò tranquilla “Fu allora che conobbe un demone lupo della tribù Xenjo, tuo nonno”.
Una scintilla a metà tra il divertito ed il sofferente le illuminò lo sguardo “Quel Noriaki… Neanche le mie minacce di creare una barriera che lo uccidesse gl’impedirono di frequentare la mia Hiroe. Eppure, sapeva bene che ero abbastanza potente da metterlo in difficoltà”.
Lanciò uno sguardo alla giovane pro-nipote, che arrossì lievemente, e chiese “Voi demoni siete sempre così cocciuti?”.
Scosse la testa ridendo e continuò “Pochi mesi dopo, mia figlia mi annunciò che era incinta ed io mi ritrovai ad inventare continue scuse per coprire le sue mancanze”.
“Quando nacque tua madre, credetti di morire di gioia. Non credevo che avrei riprovato sensazioni così forti nel tenere un neonato tra le braccia” aggiunse sorridendo “Ma la cosa che mi rese felice fu soprattutto il fatto che Noriaki continuò a venire al villaggio. Non voleva abbandonare Hiroe”.
La giovane demone rimase sorpresa nel apprendere tutte quelle notizie sulla famiglia di sua madre e si ritrovò a sorridere, pensando che suo nonno non aveva abbandonato la donna umana che gli aveva dato una figlia.
Non tutti i demoni completi lo avrebbero fatto.
Il sorriso le scomparve improvvisamente dal volto, quando vide l’espressione di Nazuna; il peggio era in agguato.
“Purtroppo, in un villaggio così piccolo, i segreti non restavano tali a lungo” mormorò la miko “Gli abitanti scoprirono Fumiyo e cercarono di ucciderla, sicuri che, una volta eliminato il demone più piccolo, l’altro non sarebbe tornato”.
Un’espressione addolorata le contrasse il volto “Hiroe morì nel tentativo di proteggere la sua creatura ed io mi ritrovai a crescere tua madre, proteggendola continuamente con una barriera, in modo che gli abitanti del villaggio non potessero ferirla”.
“Noriaki tornò alcuni mesi dopo, rimanendo sconvolto nel sapere della scomparsa di Hiroe” continuò Nazuna “La tribù l’aveva tenuto lontano per molto tempo e sua figlia aveva ormai due anni. Disse che sarebbe tornato, ma sapevo che non si sarebbe rifatto vivo tanto presto”.
“Così, crebbi tua madre, finché la morte non decise altrimenti” concluse infine “Prima che me ne andassi, affidai Fumiyo a suo padre. Da allora, non l’ho più rivista”.
Kaori abbassò lo sguardo “Mia madre non deve aver avuto vita facile, tra i demoni, così come non l’ha avuta tra gli umani”.
Guardò la donna negli occhi e mormorò “Non ho parole per esprimere la gratitudine che vi devo, Nazuna-sama. Però… non capisco perché mi avete chiamato”.
La miko annuì “Saprai tutto a breve” e la guidò in un’immensa cavità della Grotta, dove la giovane rivide tutti gli amici.
“Ragazzi!” esclamò sorpresa “Anche voi qui?”, poi vide diversi spiriti accanto a loro e rimase in silenzio.
Aveva di fronte buona parte della famiglia dei suoi amici e non poté trattenere un sorriso nel vedere Shippo con i suoi genitori.
Il piccolo sembrava finalmente felice.
Lasciò scorrere lo sguardo sui vari spiriti e rimase piacevolmente sorpresa nel vedere Inuyasha accanto a sua madre.
Era davvero una bella donna, dai lunghi capelli neri e dallo sguardo dolce, avvolta in un elegante kimono che faceva risaltare la carnagione chiara e gli occhi neri.
Il mezzo-demone le somigliava in maniera impressionante, quando, con la luna nuova, assumeva sembianze umane.
“Bene” disse Nazuna, spostandosi verso il centro della sala “Direi che ci siamo tutti. Possiamo iniziare”.
“Iniziare cosa?” chiese Inuyasha, lanciando un’occhiata a Kaori “Chi è quella miko?”, “La mia bis-nonna, Nazuna”.
Il gruppo rimase in silenzio, mentre tutti gli spiriti si spostavano sotto un cono di luce che proveniva dal soffitto.
“Preparatevi” disse Midoriko, fissandoli uno per uno, “Non molti esseri viventi hanno potuto assistere ad una cosa del genere”.
Un improvviso boato scosse l’intera Grotta ed il gruppo si mise in posizione di difesa, mettendo mano alle armi che avevano con sé.
“Che scherzo è questo?” chiese l’hanyou, con una mano pronta a sfoderare Tessaiga, “Madre, che cosa volete fare?”.
“Non avrai bisogno di usare Tessaiga, Inuyasha” disse una voce profonda e piena di autorità “Nessuno ha intenzione di attaccarvi”.
Kaori strabuzzò gli occhi nel vedere un demone avanzare verso di loro e si chiese se non stesse avendo un abbaglio a dir poco pazzesco.
Quel demone aveva gli stessi occhi ambrati di Inuyasha e Sesshomaru, i capelli lunghi ed argentati erano raccolti in un’alta coda ed un morbido mantello, che le ricordava tantissimo la coda che Sesshomaru aveva sulla spalla destra, gli ricopriva la schiena.
Sul viso, due segni bluastri gli corpivano parte delle guance, chiaro segno della sua potenza. Non poteva essere…
“Padre?” sussurrò Inuyasha, sgranando gli occhi per la sorpresa (fate conto che Songa sia già stata sconfitta).
La yasha cercò di ricomporsi, ma non poté trattenere un brivido nel sentire l’immensa aura emessa dal padre del suo amico.
Era a dir poco spaventosa, ma, dopotutto, aveva di fronte nientepocodimeno che Inuken, il Gran Generale Cane!
Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi al cospetto di un demone tanto potente!
Le mettava soggezione e a fatica riusciva a guardarlo negli occhi, ma se c’era una cosa che aveva imparato, era proprio quella di non mostrarsi debole.
Inuken guardò il figlio minore per un lungo istante, poi disse “Ne è passato di tempo, da quando ci siamo rivisti”.
“Dopo la sconfitta di Songa” mormorò lui, rammentando il terribile scontro che lo aveva coinvolto assieme al fratello.
“Perché ci avete chiamato, padre?” chiese poi, avanzando di un passo, “Cosa desiderate dirci?”.
Il demone maggiore sollevò appena gli angoli della bocca in un accenno di sorriso “Voi state lottando per sconfiggere il demone che è chiamato Naraku. Forse, posso indicarvi un modo per eliminarlo”.
A quelle parole, Sango e Miroku si fecero avanti, con gli occhi che scintillavano “Cosa dobbiamo fare?”.
Lo spirito del monaco rivolse al figlio un sorriso indulgente “Non siate impazienti. Capiamo il vostro desiderio di vendetta, ma sarà meglio che ascoltiate tutta la situazione”.
Izayoi si affiancò al suo amato e disse “Tempo fa, nel mio palazzo era custodito un potente monile, la Pietra della Notte. Il suo potere può aiutarvi a sconfiggere Naraku”.
“Parlate del palazzo dove sono nato, madre?” chiese Inuyasha “Mi raccontaste che bruciò quella stessa notte!”.
“Ormai, il territorio sarà cambiato moltissimo. Duecento anni non sono pochi…” notò Kagome “Come potrete trovare questa Pietra?”.
“Semplice, farete un viaggio nel passato” ribatté Nazuna, “Un ulteriore salto nel tempo?” mormorò la demone lupo “Wow… e di quanto torneremo indietro, stavolta? Già io e Kagome facciamo un salto di cinquecento anni!”.
“Un bel salto, non c’è che dire!” ridacchiò Sango “Chissà di quanto aumenterà, stavolta”.
Inuken mise fine alle loro congetture, dicendo “Inuyasha, devi trovare quella Pietra. Solo così, avrai una possibilità di farcela. Naraku ha alleati potenti, che potrebbero darti parecchi problemi”.
“Bene, ditemi solo come posso fare a tornare indietro nel tempo” replicò il figlio “C’è per caso un pozzo simile a quello da cui passa Kagome?”.
“No” disse il padre di Sango “Ci penseremo noi a creare un passaggio che vi permetta di andare indietro nel tempo”.
“Allora non perdiamo altro tempo in chiacchiere!” esclamò Kaori “Prima partiamo, meglio è”.
Lanciò uno sguardo alla sua bis-nonna, attendendo pazientemente che le dicesse cosa dovessero fare.
“Figlia di Masaru” disse Inuken, richiamandola “Vieni avanti”; la giovane s’irrigidì di colpo e si voltò nella sua direzione, fissandolo sorpresa.
Cosa voleva da lei, il Gran Generale Cane?
Cercando di mascherare la tensione, avanzò lentamente fino ad arrivare a pochi passi dal demone maggiore e rimase in silenzio.
Lui le rivolse uno sguardo carico d’autorita e disse “Tu accompagnerai mio figlio in questo viaggio. Dovrete essere rapidi ed attenti. I vostri sensi più affinati vi saranno fondamentali”.
La demone lupo sbatté un paio di volte le palpebre, chiedendosi se avesse capito male; dovevano andare solo lei ed Inuyasha?
Per quale motivo? Che c’entrava lei?
Kagome si fece timidamente avanti “E noi? Dovremo restrae qui, mentre loro cercano la Pietra della Notte?”.
“Esattamente” rispose Midoriko “Un piccolo gruppo passa più facilmente inosservato e, grazie alle loro capacità, potranno coprire grandi distanze in pochissimo tempo”.
Davanti alle espressioni contrariate dei giovani, sorrise comprensiva “Ma non temete. Il vostro tempo non andrà sprecato. Ci sono molte cose di cui dobbiamo parlarvi”.
Sango fece una smorfia “Certo, i demoni sono più forti e veloci degli umani. Possono attraversare un villaggio senza essere notati…”.
Cercava di convincere se stessa a restare, ma non era affatto felice di quella situazione.
Non le andava di restare lì, con le mani in mano, mentre i suoi amici cercavano un’arma per eliminare Naraku una volta per tutte.
Vide Kaori rivolgere uno sguardo confuso a lei e Kagome e capì che anche l’amica non riusciva a comprendere quella decisione.
“Nazuna” mormorò Inuken “Dobbiamo aprire il passaggio. È tempo che vadano”, “Certamente” rispose la miko.
Si posero a circa cinque metri di distanza l’uno dall’altra e tesero un braccio davanti a sé.
Dalle loro mani scaturirono fasci di luce multicolore, che presero a girare vorticosamente fino a formare un cerchio dalle mille sfumature.
L’intero gruppo fissò quel fenomeno con gli occhi sgranati, mentre l’intera caverna veniva illuminata da quel vortice.
Nazuna fissò la pronipote e disse “Anche tu hai un oggetto da cercare, Kaori. Tempo fa, tua madre possedeva un bracciale formato da sfere spirituali”.
La fissò seria ed aggiunse “È un oggetto che ci tramandiamo da generazioni ed è fondamentale che tu lo ritrovi e lo restituisca a tua madre”.
La ragazza annuì e prese un grosso respiro, pronta a varcare quella strana soglia, ma la voce di Izayoi la bloccò “Dovrete lasciare qui le vostre armi” disse la donna “Non potete portarle con voi, in questo viaggio”.
Inuyasha fissò Tessaiga per un lungo istante, poi la slacciò dal kariginu e disse “Sarebbe un bel guaio se vi incrociassi, padre. Non possono esistere due spade uguali nello stesso periodo”.
Affidò la spada a Kagome, sussurrando “Torneremo il prima possibile, non preoccuparti”.
“Lo so, ma state attenti” mormorò la giovane miko “Non correte rischi inutili, mi raccomando”.
Kaori lanciò Sendeiga ed il pugnale a Sango e Miroku, dicendo “Faremo il possibile, ma non credo che sarà una passeggiata”.
“Questo è poco, ma sicuro” mormorò Miroku, afferrando il pugnale “Tornate presto, ragazzi. E fate attenzione”, “Anche voi”.
La yasha lanciò uno sguardo d’intesa all’amico e, sistemandosi lo zaino sulle spalle, mormorò “Dovremo trovare il modo di camuffarci, in qualche modo”.
Lui si strinse nelle spalle e si avviò verso il vortice “Qualcosa ci verrà in mente. Adesso andiamo, dobbiamo trovare quella Pietra”.
Rivolse un ultimo sguardo a Kagome ed attraversò il portale, seguito a ruota dalla demone lupo, mentre, alle loro spalle, gli amici mormoravano “Buona fortuna”.
 
I due si ritrovarono in un’ampia foresta, dall’aspetto antico e selvaggio.
Inuyasha mosse le orecchie, leggermente a disagio senza il peso familiare di Tessaiga al suo fianco.
“Beh, direi che siamo arrivati” mormorò Kaori “Siamo tornati indietro nel tempo di circa duecento anni… Quindi tu, o non sei ancora nato, o hai solo pochi mesi”.
Scosse leggermente la testa e sorrise “Dai, cerchiamo un modo per passare inosservati in questo posto”.
Lasciò scivolare lo zaino a terra e si mise a frugare tra i vari oggetti, cercando qualcosa che potesse rivelarsi utile.
Di colpo, aggrottò le sopracciglia e ne tirò fuori un pacco quadrato, su cui era forte l’odore di Yuka, Eri ed Ayame.
Che cavolo si saranno inventate, quelle tre? si chiese sorpresa, mentre scioglieva il nastro.
Il suo volto si contrasse in una smorfia quando vide il bigliettino Questi ti potrebbero servire, nel caso volessi mettere alla prova la fedeltà del tuo ragazzo. Usali bene e buona fortuna!.
Dentro c’era una tintura per capelli, di un nero molto intenso e dai rilfessi bluastri, assieme ad una parrucca castana, un miliardo di forcine e perfino uno scatolo di lenti a contatto.  
“Cos’è quella roba?” chiese Inuyasha, fissando quegli strani oggetti, a lui totalmente sconosciuti.
La yasha sorrise di colpo e rispose “La soluzione ai nostri problemi! Cavoli, quelle tre non sanno che favore ci hanno fatto!”.
Il suo sguardo riluceva quando disse “Dobbiamo procurarci degli abiti meno vistosi, poi vedrai a cosa serve tutta questa roba”.
“Davvero vuoi rubare dei vestiti?” chiese il mezzo-demone, fissando l’amica, stesa accanto a lui tra l’erba alta che circondava un piccolo villaggio.
“L’idea non mi piace affatto, ma non vedo altro modo. Non ho soldi di quest’epoca con me” ribatté lei, fissando alcuni vestiti appesi ad asciugare.
Facendogli cenno di muoversi n silenzio, si avvicinò alla casa e prese un kimono femminile ed un abito da uomo, scomparendo rapidamente tra gli arbusti.
Gli porse una veste tipica degli artigiani e mormorò “Vediamo di farceli andare bene. Spero solo di non doverli portare per molto”.
I due si allontanarono velocemente nella foresta e si cambiarono in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Inuyasha storse il naso nel sentire l’odore della veste che gli era toccata, ma si costrinse a fare finta di niente e finì di allacciarla.
Lanciò uno sguardo alla macchia di cespugli dove si era nascosta la ragazza e strabuzzò gli occhi nel vederne uscire una giovane con lunghi capelli castani, raccolti in una bassa coda.
La veste verde ne risaltava lo sguardo serio, mentre la fascia grigia che le stringeva la vita riprendeva il colore del nastro con cui aveva raccolto i capelli.
“Allora” disse lei “Sei pronto con quel vestito? Non è che abbiamo molto tempo da perdere”.
Notando l’espressione sorpresa dell’amico, sorrise “Che c’è? Perché fai quella faccia? Guarda che sono sempre io!”.
“Ma che cos’hai fatto ai capelli?” chiese l’hanyou “Sono… diversi!”, “Ho solo messo una parrucca” replicò Kaori, sfilandosela per fargli capire meglio il concetto “Sono capelli finti”.
Lo vide sbattere le palpebre un paio di volte e sorrise di nuovo “Dai, vieni, che ti devo sistemare”.
Prese il flacone con la tintura e lo fece sedere su di un ceppo “Adesso sta’ fermo. Mi ci vorrà un po’, dato che hai capelli così lunghi. Ma ne vale la pena, te l’assicuro”.
Si versò il liquido sulle mani e, armata di pettine e di santa pazienza, iniziò a tingergli la chioma argentea.
Ci volle almeno un’ora buona, ma, alla fine, il risultato era impeccabile; “Se Kagome ti vedesse, mi darebbe ragione. Sei fantastico!” ridacchiò la ragazza.
Lo youkai la fissò corrucciato “Posso sapere che cosa hai fatto? Sento una puzza tremenda venirmi dai capelli”.
“Li ho tinti” ridacchiò l’amica “Ma adesso viene il difficile. Come faccio a camuffare le orecchie?”.
Alzò un paio di ciocche, adesso nere come la pece, e iniziò ad intrecciarle, cercando un modo per nascondere le morbide orecchie canine.
Lui storse il naso per l’odore e fece una smorfia, sentendola armeggiare con i suoi capelli.
Ma che cavolo stava combinando?
Dopo qualcosa come un quarto d’ora di stress, durante il quale la yasha aveva sbuffato a più non posso, infilandogli chissà che cosa nella chioma, la sentì allontanarsi.
“Benissimo!” commentò Kaori, porgendogli uno specchio davanti al viso, “Sei praticamente irriconoscibile!”.
Il giovane si guardò nella superficie riflettente e per poco non gli venne un colpo!
Aveva i capelli totalmente neri, come quando perdeva i suoi poteri demoniaci, raccolti sulla testa in un’acconciatura tipica dei samurai.
Chissà come, la sua amica era riuscita a raccoglierli in modo che coprissero le orecchie canine.
Sbatté un paio di volte le palpebre, chiedendosi come diavolo avesse fatto, poi mugugnò “Ehi, genio. Come la mettiamo con il fatto che non ho orecchie umane?”.
La ragazza annuì e, sfilando un paio di forcine, lasciò cadere due lunghe ciocche ai lati del suo viso, in modo da non far notare quella mancanza.
“Adesso, se ufficialmente perfetto!” ridacchiò allegra “Scommetto che neanche tua madre sarebbe in grado di riconoscerti, in questo momento”.
Gli porse una scatolina di lenti a contatto e disse “Mettitele. Gli occhi dorati non sono esattamente tipici degli esseri umani”.
“Che roba è?” chiese lo youkai, “Lenti a contatto. Servono a cambiare il colore degli occhi”.
Lo aiutò a mettersele e ridacchiò “Cavoli! Così passerai totalmente inosservato! Basterà che non muovi troppo le orecchie”.
In effetti, con i capelli neri e raccolti in quel modo, oltre che con quello sguardo castano scuro, il suo amico era praticamente un altro.
Con un sospiro, si sistemò la fascia del kimono e disse “Andiamo, dai. Dobbiamo andcora scoprire dove siamo, esattamente”.
Lo vide annuire e, dopo aver fissato meglio la parrucca in modo che le coprisse le orecchie appuntite, iniziò a corrergli dietro, attraversando la foresta secolare.
Continuarono con quell’andatura per qualche ora, finché non incrociarono un grosso villaggio.
“Credo ci convenga chiedere informazioni” mormorò la giovane, “Tsé!” ribattè l’altro “So riconoscere l’odore di mia madre. Non abbiamo bisogno di chiedere niente”.
“Non sappiamo quanto dista il palazzo” gli fece notare lei “Potrebbe essere a giorni di cammino! Almeno cerchiamo di non sbagliare direzione”.
Si mordicchiò il labbro inferiore e disse “Dovremo cambiare nome. Certo non possiamo usare i nostri!”.
“Pure i nomi?” esclamò l’hanyou “Prima l’aspetto, poi questo! Ma si può sapere che altro dobbiamo cambiare?”.
“Noi non esistiamo ancora, scemo” la sentì replicare “Sarebbe strano che uno sconosciuto avesse lo stesso nome di un piccolo mezzo-demone che, forse, non è ancora venuto al mondo!”.
Le lanciò un’occhiata scettica e si sedette tra l’erba, mentre la sentiva mormorare vari nomi.
“Mi piacerebbe Shiori” disse all’improvviso la demone lupo “Tu che ne pensi, può andare?”, “Sì, non è tanto diverso dal tuo vero nome”.
“Per te… mi viene da dire Kentaro. Ti sta bene?” chiese lei, abbracciandosi le ginocchia, “Non è difficile da ricordare…”.
Inuyasha annuì “Adesso vogliamo andare? Il sole ha già superato il punto più alto”.
I due scesero nel villaggio e fermarono un vecchio che portava sulla schiena un grosso carico di fascine.
“Mi scusi, buon uomo” disse Kaori “Potrebbe cortesemente indicarci la strada più breve per il palazzo della principesa Izayoi?”.
L’anziano oscillò pericolosamente sotto il carico, che lo youkai afferrò prontamente, e mormorò “Grazie, ragazzo. Il palazzo della principessa Izayoi, dite? È a due giorni di marcia verso est, se camminate di buon passo”.
“La ringrazio molto, signore” sorrise la ragazza, dirigendosi nella direzione indicata.
Due giorni a buon passo umano volevano dire una buona giornata di corsa, senza fare soste…
Non era poi così vicino come speravano.
“Ah! Aspettate!” li richiamò l’uomo “A metà strada, incontrerete un piccolo tempio. Se prendete il sentiero dietro il tempio, vi risparmierete una buona mezza giornata di viaggio”.
“Molte grazie dell’informazione” disse lei, sorridendo più ampiamente, “Ci è stato di grande aiuto”.
Lanciò uno sguardo all’amico, che poggiò le fascine a terra e si mise a seguirla, mormorando “Soddisfatta, adesso?”.
“Sì” rispose la yasha “Dai, andiamo. Ne abbiamo di strada, prima di arrivare a destinazione!”.
Si rimisero in marcia e, verso sera inoltrata, avvistarono il tempio menzionato dal vecchio.
Avevano incrociato solo altri due villaggi, prima di arrivarci, e si erano fermati a chiedere informazioni, giusto per essere sicuri.
Era sempre stata Kaori a chiedere informazioni sul tragitto, ma, ringraziando il cielo, Inuyasha non si era lamentato, né si era dimenticato i nomi che si erano dati.
Era evidente che si stava sforzando di tenere a mente ogni informazione importante e la giovane apprezzava moltissimo quel gesto.
Sapeva che non vedeva l’ora di tornare indietro, da Kagome, e anche lei fremeva di tornare a casa sua.
Voleva rivedere il villaggio di Kaede, la foresta ed il Dio Albero, oltre che…
Arrossì di botto e frenò quel pensiero prima che si facesse largo nella sua mente; doveva essere ammattita, se faceva quei pensieri così assurdi!
Imbarazzata, si passò una mano dietro la nuca e fissò la strada davanti a loro, chiedendosi se fosse sicura.
Il sentiero di montagna che si snodava dietro al tempio aveva l’aria di non essere molto trafficato, né molto sicuro.
Inuyasha annusò l’aria corconstante “Non sento odore di demoni, in giro. Io direi di proseguire, finché c’è luce”.
L’amica annuì “Sì, andiamo avanti. Tanto abbiamo ancora mezz’ora di tempo, prima che il sole tramonti del tutto”.
La stradina era piuttosto scoscesa e, più di una volta, la giovane riflettè su quanto fosse stata appropriata la decisione di Inuken nel mandare solo loro due a cercare quella Pietra della Notte.
Kagome e gli altri avrebbero fatto parecchia fatica a stare al loro passo, solo Reito non avrebbe avuto problemi; era meglio che fossero rimasti nella Grotta degli Spiriti.
Diversi arbusti costeggiavano il sentiero, rendendo più difficile scorgere le varie buche che costellavano il tragitto.
Fortuna che riuscivano a salire senza troppi problemi!
La forza demoniaca era una vera e proprio benedizione.
Mentre si arrampicavano su alcuni speroni di roccia, si chiese cosa avrebbero fatto una volta arrivati a palazzo.
Non sarebbe stato affatto facile farsi ricevere da Izayoi, e, sicuramente, sarebbe stata circondata di guardie…
La situazione non era delle più rosee.
Inoltre, c’era un’altra cosa che la preoccupava; una cosa che non riguardava affatto la missione.
Perché, ogni volta che pensava, anche solo vagamente, a Reito, sentiva il cuore farle un tuffo nel petto?
Che diamine le stava prendendo, così di botto?
Ogni volta che incrociava quello sguardo color ghiaccio, si sentiva come fatta di gelatina e faticava molto a nasconderlo agli altri.
Basta! si disse risoluta Quell’idiota non merita che io lo pensi, ed io stessa non so perché lo faccio. Devo darmi una regolata!.
Con un sospiro, superò l’ultima cresta rocciosa e seguì Inuyasha fino ad una sporgenza.
“Ci fermiamo qui” propose lui “Ormai è troppo buio per proseguire e non abbiamo idea di cosa ci aspetta domani”.
“Va bene” rispose la yasha, sistemandosi la veste “Vado a cercare un po’ di legna per il fuoco”.
Quando tornò con un grosso carico di fascine, trovò il mezzo-demone a scrutare la radura sottostante.
“Qualcosa non va?” chiese, accendendo rapidamente il fuoco, “Senti qualche presenza demoniaca?”.
Lui annuì “Due, per l’esattezza. E si stanno avvicinando molto velocemente”.
La demone lupo gli si affiancò e rimase sorpresa nel vederlo così serio; cosa aveva percepito?
Si concentrò a sua volta e trattenne un lieve gemito “Inuyasha… Ma quello che sento.. non sarà mica chi penso io?”.
L’hanyou non rispose, ma si stese a pancia in giù nell’erba, fissando un tratto ben preciso di foresta.
Improvvisamente, tra gli alberi illuminati dalla luna quasi piena, apparve un enorme cane argentato.
Un cane demoniaco che Kaori aveva già visto in sogno, molto tempo prima…


ke ne dite? è venuto bene? spero tanto di sì. il viaggio nel passato di Inuyasha e Kaori nn è ke all'inizio, vedrete cosa succederà in seguito! ringrazio tutte coloro che mi seguono ed in Particolare Visbs88n ed eien91. grazie a tutte! bacioni! 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Una disputa... familiare ***


Bene, eccomi a voi, ragazze! ho appena finito un nuovo cappy, spero vi potrà piacere. Noto con molto, molto piacere ch siete sempre più numerose ed è mio preciso dovere ringraziarvi tutte.
Ringrazio 
Marti_18  e visbs88 x aver messo la FF tra le preferite,  chariss, eien91 e Zakurio x averla messa tra quelle da ricordare e  Nicole221095sara1996, shadow_shine, shiroganegirl Targul e yako_chan x averla mesa tra le seguite. ragazze, vi adoro!

Capitolo 19: Una disputa… familiare

Kaori trattenne a stento un gemito nel vedere l’enorme cane argentato arrivare nella loro direzione.
Non avrebbe mai potuto sbagliare sulla sua identità, l’aura che emetteva era fin troppo chiara.
Maledizione! sibilò E ora, come la mettiamo? Se Inuken ci scopre, qui succederà un casino madornale!.
Strinse i denti, cercando rapidamente una soluzione a quel problema, e fissò il gigantesco cane argenteo stendersi nella radura sotto di loro.
Da come puntava il muso verso la foresta, dava l’impressione di aspettare qualcuno o qualcosa…
Di colpo, riprese le sue normali sembianze ed Inuyasha fremette nel sentire l’enorme potenza del padre.
Faceva davvero paura e, per di più, quella situazione non era molto tranquilla.
Se li avesse scoperti… non voleva neanche pensare a quello che sarebbe potuto succedere!
Inuken rimase a fissare per un altro istante la foresta, poi emise una leggera risata ed accese un fuoco.
La luce rossastra si rifletteva in maniera magnifica sulla sua armatura e sui suoi capelli argentei e Kaori deglutì a fatica.
Si sentiva leggermente imbarazzata anche solo a pensarlo, ma doveva ammettere che quel demone aveva un fascino non comune.
Un fascino più caldo di quello di Sesshomaru o di… quell’idiota di Reito, ma comunque era evidente che quel tipo non era di molte parole.
Accidenti a lei!
Ma perché pensava a quel lupo congelato in un momento come quello?
Seccata, fece una smorfia che mise in mostra le piccole zanne e tornò a controllare il padre del suo amico, che respirava appena, accanto a lei.
Un improvviso ululato le fece alzare lo sguardo e sentì il cuore mancarle un battito quando vide un grosso lupo avanzare verso la radura.
Il suo pelo era così scuro che, nonostante la sua vista acuta, lo scorgeva a stento dagli alberi neri che sovrastava.
E quello? Chi diavolo era?
Qualcosa, dentro il suo animo, le disse che le cose potevano solo peggiorare.
Inuyasha sgranò gli occhi e fissò la ragazza accanto a lui, sussurrando appena “E adesso? Qui le cose peggiorano sempre più!”.
“Non lo dire neanche per scherzo!” sibilò lei “Pensa positivo! Cerchiamo di non attirare l’attenzione”.
Con il cuore in gola, i due ragazzi continuarono ad osservare la scena, sperando vivamente che non venissero scoperti.
Sentendo l’ululato, Inuken si alzò in piedi e sollevò appena gli angoli della bocca in un leggero sorriso “Sei arrivato, finalmente”.
Il lupo nero lo squadrò con aria corrucciata e depose a terra un grosso cervo, catturato pochi minuti prima.
Poi, avvolto da un leggero alone di luce, assunse sembianze umane e lanciò un’occhiata nervosa all’altro demone, “Posso correre quanto voglio, ma non riesco proprio a tenere il passo! È assurdo!” .
Dalla cima della rupe, la giovane yasha dovette tapparsi la bocca con entrambe le mani per non lasciarsi sfuggire un gemito sorpreso.
Quel demone sbucato dal nulla era niente poco di meno che suo padre, di circa duecento anni più giovane!
A guardarlo bene, non era poi così diverso dall’uomo che l’aveva cresciuta, dato che non dimostrava più di ventidue, venticinque anni.
Il suo sguardo però… quello sguardo che tante volte l’aveva rassicurata e protetta, adesso le incuteva timore.
La situazione era più intricata del previsto e non era molto promettente.
Ma che diavolo stava succedendo?
Lanciò un’occhiata incredula al mezzo-demone che le restituì la stessa espressione incredula.
Nessuno dei due si aspettava che Masaru fosse in compagnia di Inuken, anche se sapevano che avevano combattutto spesso fianco a fianco.
Il demone lupo si pulì un angolo della bocca, ancora sporco del sangue del cervo, e borbottò “Non c’è giorno che non mi alleni, ma tu sei sempre troppo oltre! Ma come accidenti fai?”.
Il demone scosse la chioma argentea e si sedette su di una roccia “Sei ancora giovane, Masaru. Ne hai di cose da imparare, te lo posso assicurare”.
“Ho trecentocinquant’anni, ormai” ribatté l’altro “Non puoi più usare la scusa che sono troppo giovane”.
Con uno sbuffo seccato, si sedette a terra ed iniziò a preparare la carne della preda, cuocendola sul fuoco.
“Inizio a pensare proprio che non riusciò mai a starti dietro” mormorò frustrato “Demoni come te sono dannatamente difficili da emulare! Un caso su un milione, ecco cosa sei!”.
“Lo prenderò come un complimento” rispose il Gran Generale Cane, poggiandosi una mano sul ginocchio.
Gli rivolse uno sguardo compiaciuto ed aggiunse “Ma devo essere sincero. Sei migliorato parecchio, dall’ultima volta che ti ho visto”.
Masaru sorrise appena e gli lanciò un pezzo di carne ben cotta “Questo vuol dire che i miei allenamenti non sono del tutto inutili…”.
Mentre mangiavano, i suoi occhi scuri come la notte incrociarono quelli ambrati di Inuken, mandando un messaggio silenzioso.
“Cosa vuoi dirmi, Masaru?” chiese lui, cogliendo il segnale “C’è qualcosa che ti turba?”.
Il lupo scosse la testa “No, niente d’importante. Ma… Ho sentito delle strane voci, ultimamente. Voci che ti riguardano”.
Inuyasha si sporse appena un po’ di più, curioso di vedere l’espressione di suo padre.
Se il suo intuito aveva fatto centro, quelle storie potevano riguardare sua madre e la sua futura nascita…
“Delle voci?” chiese Inuken, inarcando un sopracciglio scuro, “Che genere di voci, esattamente?”.
“Chiacchiere vaghe, ma voglio sentirlo dire da te se corrispondono a verità” replicò l’altro “Non voglio credere a scemenze messe in giro da chissà chi”.
Lo fissò a lungo negli occhi e disse “Si dice che tu stia frequentando una donna umana…”.
“È così” rispose il demone cane, per nulla turbato, “Le voci che ti sono giunte sono esatte. La cosa ti disturba?”.
Masaru si stese sulla schiena e sbuffò “Non m’importa quello che fai. È la tua vita, io non c’entro per niente”.
Lanciò uno sguardo al cielo stellato e mormorò “Non m’importa se frequenti un’umana. Io non faccio tante differenze, lo sai…”.
Lo guardò di nuovo e chiese tranquillo “È vero anche che lei aspetta un figlio da te?”.
“Sì” mormorò Inuken, alzando lo sguardo al cielo “Dovrebbere nascere a giorni, ormai”.
Inuyasha sentì il cuore balzargli in gola nel sentire una nota di tenerezza nella voce del padre.
Era una sensazione davvero strana, che non aveva mai sentito prima d’allora, ma gli piaceva; lo faceva sentire bene.
Masaru fece un breve fischio “Sai che molti non la prenderebbero come me, ma ti faccio i più vivi complimenti. Sarai padre per la seconda volta”.
Gli rivolse un’occhiata incuriosita e chiese “Come l’ha presa Sesshomaru? L’ho incontrato appena pochi giorni fa, verso est. Più cresce e più ti somiglia…”.
Inuken scosse la testa “Sesshomaru non mi ha parlato. Ultimamente è diventato piuttosto taciturno”.
“Non è che sia un tipo di tante parole” commentò il demone lupo, alzando gli occhi al cielo “Sai che il figlio che sta per nascere serà un mezzo-demone, vero?”.
“Da come parli, sembra che tu abbia qualche conto in sospeso con uno di loro” disse l’inu-youkai.
Vide l’amico socchiudere pericolosamente gli occhi, mentre ringhiava “Non ho niente contro i mezzo-demoni, ma quella dannata ragazzina…!”.
“Di chi stai parlando?” chiese incuriosito “Della giovane mezzo-demone della tua tribù?”.
“Sì” borbottò Masaru “Quella Fumiyo è una cosa assurda! Non c’è giorno che non mi sfidi in un combattimento! Mi farà ammattire…”.
Kaori sgranò gli occhi nel sentire il padre parlare con tanto astio della futura moglie e si chiese quale fosse il loro rapporto prima del matrimonio.
Da quello che sentiva, non doveva essere stato esattamente dei più rosei.
“Per sfidarti ogni giorno, vuol dire che tu non accetti mai le sue sfide” commentò Inuken “O lei è dannatamente cocciuta”.
“Entrambe le cose” rispose lo youkai, stendendosi tra l’erba, “Non voglio perdere tempo con quella mocciosa, ma lei insiste! Un giorno di questi, le farò vedere cosa succede a chi m’importuna troppo!”.
Il demone dai capelli d’argento sorrise appena “Ne deve avere di fegato per sfidare tanto apertamente il figlio del capo tribù!”.
“Sì, è coraggiosa” ammise l’altro “Ma è una seccatrice nata. Non vuole proprio capire che, ormai, l’onore di Noriaki è macchiato”.
“Macchiato?” chiese il Generale “Perché ha avuto una figlia da un’umana?”, “Esatto. Non è una regola che approvo, ma le leggi sono queste. È ovvio che Noriaki sia stato messo da parte. Io non posso farci niente”.
Kaori lanciò uno sguardo incredulo all’amico, che fece una smorfia e sibilò “Tuo padre è davvero assurdo, lasciatelo dire!”.
Scosse la testa e tornò a fissare giù, dove Inuken stava osservando l’espressione del giovane davanti a lui.
“Perché ti sfida?” chiese incuriosito, “Per riabilitare l’onore del padre. Sconfiggendomi, avrebbe più rispetto nella tribù”.
Masaru fece una smorfia contrariata “Avrà anche sangue demoniaco nelle vene, ma è troppo… gentile! Ha ereditato troppo dalla madre. Un demone così non ha molte chance di sopravvivere”.
“Ne parli come se t’importasse davvero di lei” commentò il demone cane “E la nomini abbastanza spesso, da quando è arrivata”.
Lanciò uno sguardo penetrante al compagno e chiese “Non è che, sotto sotto, questa Fumiyo t’interessa?”.
Rimase sorpreso nel vederlo arrossire di botto e replicare con voce roca dall’ira “Neanche per idea! Ma che ti passa per la testa? Quella mocciosa mi fa letteralmente saltare i nervi!”.
Si voltò dall’altra parte e borbottò “Le darò una lezione che non scorderà tanto facilmente! Così la pianterà di rompermi le scatole…”.
Un leggero sospiro gli sfuggì dalle labbra, mentre aggiungeva “L’unica nota positiva è che si allena continuamente per riuscire a battermi. Tutto quell’esercizio l’aiuta molto, quando veniamo attaccati dai lupi dell’Ovest”.
“Ancora cercando d’impossessarsi del territorio?” chiese Inuken, “Sì. Nell’ultimo scontro, quella scema si è pure fatta ferire! Come se il sottoscritto non sapesse difendersi!”.
Uno sbuffo seccato si fece largo nella sua bocca “E, ovviamente, l’ho dovuta difendere dai restanti avversari. Come se non avessi già altri problemi per la testa…”.
Kaori reprimette un attacco di risatine isteriche nel sentirlo parlare in quel modo così scocciato.
Lo conosceva abbastanza bene da capire che, sotto quel tono seccato, era davvero preoccupato per sua madre.
Anche Inuken se ne accorse, perché rivolse all’altro uno sguardo divertito e mormorò “Prevedo un bel matrimonio all’orizzonte per te, mio giovane amico”.
“Non dirlo neanche per scherzo!” ribatté il lupo del Sud “Io con quella mocciosetta? Tu stai dando i numeri!”.
“Che hai intenzione di fare, con la tua donna umana?” chiese improvvisamente, cercando di cambiare discorso, “Stai andando da lei?”.
“No, prima devo andare a sistemare un demone chiamato Ryokotsusei. Sta dando parecchie noie” replicò il demone “Ma spero di raggiungerla pirma che metta al mondo nostro figlio”.
“Perché sei così preoccupato?”, “La sua vita è minacciata da molti” rispose l’inu-youkai “Non accettano i sentimenti che prova verso di me. Temo che attacchino lei ed il bambino”.
Inuyasha sorrise commosso, sentendo il padre preoccuparsi così tanto per sua madre… e per lui.
Sentì la mano dell’amica stringere la sua e sospirò appena, Avrei voluto conoscerti meglio, padre. Sento che avrei potuto imparare molto da te.
Improvvisamente, il vento cambiò direzione e i due ragazzi rabbrividirono per il freddo.
Il fuoco alle loro spalle si mosse crepitando, mentre una serie di scintille li superava, cadendo nella radura.
Entrambi i demoni alzarono lo sguardo nel sentire odore di fumo ed il lupo commentò “Qualcuno ci sta osservando… Fin’ora il vento ha coperto il suo odore”.
Una smorfia stizzita gli contrasse il volto “Se c’è una cosa che non sopporto, sono quelli che origliano le conversazioni altrui!”.
Kaori sentì il cuore balzarle in gola e lanciò uno sguardo terrorizzato ad Inuyasha; li avevano scoperti! Erano nei guai, nei guai fino al collo!

Sango sospirò seccata e si sedette su di una roccia, mormorando “Speriamo che il loro viaggio vada bene”.
“E che tornino presto” aggiunse Shippo, accucciandosi accanto a lei “Kaori già mi manca”.
Il padre sorrise comprensivo e gli sfiorò la testa con una lieve carezza “Se ho capito bene il tipo, tornerà presto”.
Gli rivolse uno sguardo serio ed aggiunse “Nel frattempo, potrei mostrarti nuovi modi per sfruttare i tuoi poteri”.
Il piccolo kitsune si alzò di scatto “Davvero lo faresti? Oh, grazie! Grazie, papà! Così potrò aiutare meglio gli altri contro Naraku!”.
Kagome sorrise nel vederlo così allegro e Midoriko si unì a lei, prima di aggiungere “Vieni con me, Kagome. Devo parlarti di alcune cose che riguardano la Sfera dei Quattro Spiriti”.
La ragazza le rivolse uno sguardo sopreso, seguendola in una piccola grotta adiacente a quella principale. “So che vuoi ricomporre la Sfera” disse Midoriko con voce pacata “Anche se, tu stessa, non sai ancora se chiedere qualcosa al gioiello, o no”.
L’altra abbassò il capo, imbarazzata, “L’unica cosa che desidero è restare per sempre con Inuyasha. Ma non vorrei causare disastri, esprimendo questo desiderio”.
Arrossì ulterioremente, mentre aggiungeva “Dopo che l’ho involontariamente distrutta… Per ora, cerco solo di impedire a Naraku di completare la Sfera”.
“Il tuo è un intento molto nobile, giovane Kagome” disse la sacerdotessa “E posso aiutarti, permettendoti di scoprire tutte le tue potenzialità”.
Davanti all’espressione sorpresa della giovane, aggiunse “Non sei ancora riuscita a sviluppare del tutto i tuoi poteri. Posso aiutarti a risvegliare il tuo dono assopito”.
Le prese le mani nelle proprie ed una sfera d’energia rosata comparve di colpo, sotto gli occhi stupiti della giovane miko.
“Puoi creare barriere incredibilmente potenti” le spiegò Midoriko “E sfere d’energia che ti permetterebbero di sconfiggere nemici molto potenti”.
Un sorriso materno le ingentilì il viso candido “Devi solo credere in te stessa”.
Kagome sorrise a sua volta “Questa è una delle frasi preferite di Kaori. Scommetto che mi direbbe lo stesso…”.
Alzò lo sguardo sulla sacerdotessa, mostrando la scintilla di determinazione che lo illuminava “D’accordo, Midoriko-sama. Sono pronta ad ascoltare i tuoi insegnamenti”.
Miroku si appoggiò al suo bastone, chiedendosi cosa avrebbero dovuto affrontare i suoi amici in quel tuffo nel passato. Sicuramente, non sarebbe stato facile riuscire a trovare la Pietra della Notte.
Conosceva i poteri di quella gemma ed era fiducioso nel fatto che, se fossero riusciti ad ottenerla, Naraku avrebbe avuto non pochi problemi in futuro.
Un leggero sospiro gli sfuggì dalle labbra quando il suo sguardo si poggiò sulla figura di Sango, che stringeva l’Hiraikotsu.
Ormai, la conosceva abbastanza da capire che era preoccupata e le rivolse uno sguardo comprensivo.
“Anch’io avrei voluto accompagnarli” mormorò alla ragazza “Ma, evidentemente, c’è qualcosa che dobbiamo fare qui”.
“Esattamente, figlio mio” disse suo padre “Ci sono cose che devo spiegarti e che potrebbero esserti molto utili”.
Gli poggiò una mano sulla spalla e lo condusse in un angolo della grotta, dicendo “Purtroppo ti è toccata una grave maledizione, come colpì me, tempo prima”.
Miroku scosse la testa “Sono fiducioso nel coraggio dei miei amici. Sento che abbiamo buone speranze di eliminare Naraku, una volta per tutte”.
Il padre sorrise, prima di tornare maledettamente serio “Ne sono certo, ma il tuo vortice continua ad allargarsi, ogni giorno che passa”.
Lo guardò negli occhi, blu come i suoi, e disse “Ma posso svelarti un metodo per rallentare questa maledizione”.
Il monaco scattò in piedi con lo sguardo che brillava “Come, padre? Ogni giorno guadagnato potrebbe essere fondamentale!”.
Soprattutto perché non sono ancora riuscito a confessare a Sango che desidero sposarla mormorò cupo.
Lanciò un rapido sguardo alla sterminatrice, che stava parlando con il padre, e un nuovo sospiro gli invase il petto Non voglio perderla. È anche per lei che voglio vincere questa battaglia e tornare normale. Perché Sango ormai è tutto per me.
Il padre intercettò il suo sguardo e sorrise “So cosa provi. Per questo sono sicuro che farai del tuo meglio”.
“Ascoltami bene, figlio mio” disse serio “Non sarà facile, ma sono certo che ce la farai”.
“Vi ascolto, padre” rispose il giovane “Sono pronto a tutto”, “Lo so. Te lo leggo neglio occhi”.

Capendo che la situazione stava per mettersi davvero male, Kaori si voltò verso Inuyasha e lo trascinò in piedi.
“Vattene!” sibilò spaventata, spingendolo con forza verso la foresta, “Va’ via! Corri, fa’ presto!”.
“Ma cosa vai blaterando?” chiese lui, fissandola sconcertato, “Vuoi affrontare i nostri genitori? Sei diventata matta, per caso?”.
“Io non sto per venire al mondo!” replicò la yasha “Sono più difficile da riconoscere. Vattene, Inuyasha! Vai nel bosco, subito!”.
Vedendo che non si muoveva, sfruttò tutta la propria forza e lo lanciò letteralmente tra gli alberi, sussurrando “Scusami, ma lo faccio per te”.
Alle sue spalle, sentiva il fruscio degli abiti dei due inu-youkai che scalavano la parete; ancora pochi istanti e sarebbero arrivati in cima.
Deglutendo a fatica, pensò febbrimente ad un modo per nascondere l’odore di Inuyasha, troppo familiare per Inuken.
Doveva fare in fretta. Stringendo i denti, si ferì il braccio con gli artigli e lasciò che il sangue macchiasse il terreno, cancellando l’odore del mezzo-demone.
Adesso devo fare qualcosa per nascondermi mormorò spaventata Se non faccio qualcosa, sono spacciata!.
Presa dal nervosismo, iniziò a correre il più velocemente possibile verso la foresta dove aveva spedito l’amico, ma inciampò in un lembo del kimono e cadde in una grossa pozza di fango, macchiandosi il viso.
Con una smorfia stizzita, pensò che, almeno, il suo odore sarebbe stato più difficile da riconoscere…
Sentì dei passi sull’erba e pregò tra sé Ti prego, nonna Nazuna! Se puo sentirmi, aiutami! Aiutami a diventare più umana! Aiutami!.
Sapeva che, entro pochi istanti, suo padre ed Inuken l’avrebbero raggiunta e, se la vedevano nelle sue vere sembianze, con tanto di coda nera, sarebbe successo un macello colossale.
Doveva concentrarsi sul proprio aspetto umano, fare qualcosa per risolvere quella situazione!
Un alone di luce verde l’avvolse di colpo e sentì la sua forza demoniaca attenuarsi notevolmente.
Grazie, nonna sussurrò sollevata, mentre cercava di rialzarsi e correre via.
Non aveva fatto un passo, che si sentì afferrare per il colletto dell’abito e si ritrovò a fissare gli occhi scuri di suo padre, visibilmente seccato.
Deglutì a fatica, sentendo il cuore batterle all’impazzata nel petto, e provò istintivamente a liberarsi.
Era in guai seri e la cosa peggiore era che non sapeva come uscirne.
Se suo padre l’avesse riconosciuta…
No, non poteva farlo.
Lei non era ancora venuta al mondo ed i suoi genitori avevano tutta l’aria di essere perennemente ai ferri corti.
Non mostrarti debole si disse come un mantra Non mostrarti debole. Guardali negli occhi e mantieni la calma!.
Masaru inarcò un sopracciglio, commentando “Un’umana. Eravamo spiati da una mocciosa umana”.
“Mollami subito!” esclamò la ragazza, divincolandosi come una matta, “Lasciami andare, o giuro che ti concio per le feste!”.
L’altro scoppiò a ridere fragorosamente “Tu, cosa? Vorresti davvero affrontarmi, ragazzina? Questa sì che è buona!”.
Mentre la scherniva, allentò appena la presa  sull’abito e la figlia ne approfittò per liberarsi e correre via.
Sapeva di non avere molte speranze, ma doveva almeno provarci!
Prima che potesse allontanarsi abbastanza, il demone la riafferrò per il colletto, sollevandola da terra.
Quella situazione le ricordò tantissimo il suo primo incontro con Sesshomaru e sentì il cuore batterle con forza nel petto.
Era semplicemente terrorizzata, ma non doveva assolutamente mostrare quello che provava.
Doveva farsi forza!
“Mollami!” sbottò furiosa, cercando di colpire il genitore con un pugno “Lasciami andare! Ma che cavolo vuoi da me?”.
Inuken si avvicinò silenziosamente ed inarcò un sorpacciglio “Perché ci stavi spiando? Vuoi ottenere qualcosa, ragazzina?”.
La vide deglutire a fatica e, nonostante i suoi sforzi per nasconderlo, lesse il terrore nei suoi occhi; era consapevole di rischiare la vita.
“Io non stavo spiando proprio nessuno!” sussurrò lei, cercando di non far tremare la voce, “Non mi ero accorta che ci fosse qualcun altro nella radura”.
Deglutì di nuovo e mormorò “Volevo solo trovare un posto tranquillo… Non so neanche chi siete, perché dovrei spiarvi?”.
Mentire così spudoratamente le costava molto, ma che altra scelta aveva per salvarsi la pelle?
Masaru la fece voltare verso di sé, fissandola per un lungo istante, poi fece una smorfia e commentò “Quello sguardo…”.
Lanciò un breve sguado all’altro demone e disse “Mezzo-demone. La sua aura è molto debole, ma ne sono sicuro”.
“Può darsi” mormorò il demone cane “Questa dev’essere la notte in cui perde i suoi poteri demoniaci…”.
“Avete qualcosa contro i mezzi-demoni?” chiese Kaori con voce dura “Beh, troverete pane per i vostri denti! Posso crearvi problemi anche così! Non mi fate paura!”.
Sperava che non la prendessero sul serio; era perfettamente consapevole di non avere alcuna speanza contro di loro.
Erano demoni maggiori, mica dei demoni qualunque!
“Certo che hai bella lingua tagliente!” commentò Masaru “E con quegli occhi… Non è che sei imparentata con una mezzo-demone di nome Fumiyo?”.
“No” sussurrò l’altra con un filo di voce “Non ho la minima idea di chi sia questa Fumiyo”.
“Perché? È una tipa che non puoi vedere?” chiese poi, con tono incuriosito, “Non credo che la cosa ti riguardi, mocciosa” ribatté il demone lupo.
“Allora, che ci facevi qui?” domandò seccato, “Stavo cercando un posto dove restarmene tranquilla. Tutto qui”.
La yasha tornò a divincolarsi ed esclamò “Ti dispiace lasciarmi? Così mi rovini tutto il kimono, pezzo d’idiota!”.
Nonostante sapesse a cosa rischiase di andare incontro, provò a rifilare al padre un pugno in faccia, che lui evitò tranquillamente.
Sarebbe stato un avversario formidabile in combattimento; un avversario contro il quale non aveva la minima speranza.
“Piantala di agitarti come un’anguilla. Non risolvi niente” le disse il lupo con aria seccato, poi si accorse del sangue che le scorreva dal braccio sinistro.
“Sembri reduce di un combattimento” mormorò “E ancora ti ostini a fare la dura! Però, che tipetto energico!”.
Vide una scintilla di sfida brillarle nello sguardo e si sorprese nuovamente nel notare la somiglianza con Fumiyo.
Eccetto il colore dei capelli e certi tratti del viso, più decisi, ma comunque delicati, era molto simile alla mezzo-demone che lo importunava continuamente.
Nonostante il fango che le macchiava il viso, riuscì avedere che aveva i suoi stessi occhi, la stessa aria impertinente… che poteva nascondere un animo dolce.
No, non aveva voglia di pesnare a quella seccatrice; doveva smetterla!
Ma da quando era così sentimentale?
“Torna sui tuoi passi” le disse serio “Rifugiati in qualche buco e restaci fino a domattina”.
La lasciò andare di botto e la ragazza evitò per un soffio di slogarsi una caviglia.
Gli rivolse uno sguardo furioso e si sistemò l’abito “Ne ho incontrati di demoni, in vita mia, ma nessuno era così… dannatamente antipatico! Che razza di tipo!”.
“Dì un po’, la tua compagna ce la fa a sopportarti?” chiese con aria seccata “Perché io perderei subito la pazienza”.
Vide suo padre ridurre gli occhi a due fessure color onice e capì di aver parlato troppo.
Nonostante ciò, bloccò i lineamenti in una maschera impassibile, decisa a non mostrare la sua paura.
Inuken si concesse una lieve risata, mormorando “Mi sbaglio, o la ragazzina ti sta sfidando?”.
“Non le conviene” ribatté l’altro, gelando la giovane con lo sguardo “Non sono in vena di clemenza, questa sera”.
La sentì sbuffare e strinse gli occhi; quella mocciosa si stava cacciando in grosso guaio.
Ancora una parola della sua lingua impertinente e non ci avrebbe pensato due volte a metterla a tacere.
Kaori si sistemò i capelli e mormorò “Se a voi gentil demoni non dispiace, io me ne andrei. Non ho molta voglia di attaccar briga”.
Ignorando l’istinto, che le urlava di non voltarsi, diede loro le spalle e si avviò verso la foresta.
Mentre si allontanava, sentì chiaramente Inuken dire “Quella ragazzina ha coraggio. Sapeva che avremmo potuto farla fuori in pochi istanti e non ha mostrato nessuna debolezza”.
“Sarà, ma è una saccente!” sbottò Masaru “Su questo somiglia maledettamente a Fumiyo… Non mi stupirei se fossero parenti!”.
L’altro gli diede una pacca sulla spalla “Sono sicuro che quella donna ti cambierà totalmente la vita. Come ha fatto Izayoi con me”.
Kaori sentì suo padre sbuffare seccato e trattenne un sorriso, mentre s’inoltrava verso gli alberi. Quando fu sicura che i due non avrebbero potuto sentirla, sussurrò “Inuyasha! Inuyasha, dove

sei?”. L’hanyou sbucò da un albero pieno di fiori e sbottò “La prossima volta che fai una cavolata del genere, giuro che ti strozzo! Hai idea di quello che hai rischiato, razza di scema?!?”.
“Lo so, ma che altra scelta avevo?” replicò lei, concentrandosi per riassumere le sue sembianze demoniache.
Si massaggiò il braccio ferito e mormorò “Sai se c’è una fonte, da queste parti? Avrei bisogno di un bagno”.
“Di là” disse l’altro, indicandole una piccola fonte calda tra gli alberi, “Certo che sei davvero una scema! Potevi rimetterci le penne!”.
“Beh… Tutto quello che posso dire è che è stata un’esperienza piuttosto interessante” ridacchiò la yasha.
Si avviò alla fonte e, dopo aver lasciato il kimono e la parrucca sulla sponda, lasciò che l’acqua calda l’avvolgesse totalmente.
Sospirando soddisfatta, iniziò a pulire la ferita, imprecando tra sé su quanto l’avesse resa profonda.
Un fruscio la fece voltare verso la sponda e tirò un sasso contro il mezzo-demone, che si stava avvicinando.
“Inuyasha!” sbottò furiosa, coprendosi al meglio con le mani, “Vuoi fare la fine di Miroku, per caso?”.
Il giovane si massaggiò la fronte colpita e sbuffò “Ho sentito odore di sangue. Ti hanno ferita?”.
“No, me la sono fatta da sola, per coprire il tuo odore” ripose l’altra “Adesso sparisci, prima che ti conci per le feste!”.
Inuyasha si allontanò con una smorfia ed iniziò a preparare il fuoco, pensando che quella ricerca sarebbe potuta dirare più del previsto.
  
 

Ok, è andata. ci vediamo presto cn un altro cappy! bacioni a tutte!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** La Pietra della Notte ed il bracciale ***


Fatto! ragazze, ecco un nuovo cappy, fresco fresco! sn felicissima di constatare ke la FF è parecchio seguita, siete sempre di più! *.* sono davvero commossa, grazie! mille volte grazie! Visbs, yako-chan, Rika Red... A voi va un mega-super-grazie! mille volte grazie! vi adoro!  

20: La Pietra della Notte e il bracciale

Sango sgranò gli occhi, incredula e felice al tempo stesso, “Dite sul serio, padre? Davvero esiste un modo per liberare Kohaku?”.
Lo sterminatore annuì “Kohaku è ancora sotto l’influsso di quel demone perché ha paura di ricordare. Ma c’è ancora speranza”.
“Era manovrato da Naraku” mormorò grave la giovane “Non fu colpa sua…”, “Lo so, figlia mia, ma tuo fratello teme i ricordi di quella notte. Tu devi aiutarlo a combattere questa sua paura”.
“Farò tutto il possibile per liberare Kohaku” promise lei, stringendo i pugni, “Naraku pagherà amaramente ciò che ha fatto!”.
Lo spirito sorrise nel vedere con quanta determinazione intendesse combattere e le prese le mani nelle proprie.
“Per aiutare tuo fratello, devi prima aiutare te stessa” le disse serio “Devi affrontare le tue paure e sconfiggerle”.
Sango deglutì a fatica; ciò che temeva di più era perdere Kohaku… e Miroku.
Quel monaco libertino, che l’aveva fatta soffrire per tanto tempo, ormai era il centro del suo mondo.
Lo amava disperatamente e perderlo… avrebbe voluto dire morire assieme a lui.
Lanciò uno sguardo alla persona più importante della sua vita e lo vide osservare il padre con un’espressione intensa.
Ricordava ancora quando aveva guardato lei con quello sguardo, la notte in cui si erano confessati i propri sentimenti…
Chissà cosa gli stava dicendo suo padre per renderlo così taciturno.
La voce del padre la riscosse e sussurrò “Padre, voi sapete esattamente cosa temo in questo momento. Cosa devo fare?”.
Lo sterminatore le cinse le spalle “Ti guiderò in una visione, che non corrisponde alla realtà. Dovrai affrontare i tuoi più grandi timori, come se accadessero realmente”.
La vide annuire decisa e creò una sorta di nebbia nerastra, che penetrò nelle narici della figlia, mandandola in uno stato di trance.
Shippo, seppur impegnato a creare grosse sfere di fuoco verde, se ne accorse e lanciò uno sguardo preoccupato al padre.
Il demone volpe lo rassicurò con un sorriso “Ognuno di noi ha le sue prove da superare, Shippo. Sango deve capire come aiutare suo fratello”.
Il piccolo annuì serio e tornò a concentrarsi sulle sfere di fuoco, cercando di mantenere il controllo su di esse.
Le unì sopra la propria testa e le fiammelle crearono un grosso cerchio, che lo circondò del tutto.
Fissando il fuoco, si sforzò di guidarlo secondo la propria volontà, sotto lo sguardo vigile dei genitori.

Kagome strinse i denti per lo sforzo, mentre cercava di tenere alzata la barriera spirituale che aveva creato.
Era dannatamente sottile e debole, ma non riusciva a fare di più al momento.
Era più difficile del previsto.
Midoriko poggiò una mano sulla cupola rosata, mandandola in frantumi, nonostante gli sforzi della sua allieva.
La vide accasciarsi in ginocchio, con il fiato corto, e l’aiutò a rimettersi in piedi “Come inizio può andare. Hai buone potenzialità, mia cara”.
Lei sorrise appena e sussurrò “Riproviamo, vi prego. Voglio riuscirci, Midoriko-sama”.
Una scintilla determinata le illuminò lo sguardo “Voglio essere in grado di difendere me e gli altri. È importante che ne sia capace”.
La miko sorrise “Questo è l’atteggiamento giusto, brava. Credi nelle tue capacità e riuscirai a farcela”.
La giovane annuì e tornò a concentrarsi, così come Miroku, dall’altra parte della grotta.
Il padre lo stava sottoponendo ad un duro addestramento, mirato a rallentare l’accrescimento del Vortice del Vento.
Piccole perle di sudore gli coprivano la fronte, mentre si sforzava di raccogliere le proprie energie spirituali a creare una sorta di sigillo.
Lo spirito del genitore gli aleggiava intorno, incitandolo e sostenendolo nel suo difficile compito.
Sapeva che il suo ragazzo aveva buone speranze di farcela, ma doveva sfruttare ogni minima parte della sua energia.
Ed i pensieri potevano aiutarlo, se scelti con cura tra quelli che potevano dargli maggior forza.
Sorrise nel capire che suo figlio si stava concentrando sul viso della giovane sterminatrice, la donna che amava.
“Sì, Miroku” sussurrò compiaciuto “Concentrati su quel volto. Pensa a quello che sei disposto a fare per lei”.
“Tutto” rispose il monaco, stringendo i denti per lo sforzo “Anche dare la mia stessa vita”.
Inuken sorrise appena nel vedere quell’insolito gruppo così impegnato nei propri compiti.
Erano decisi ad eliminare Naraku e vendicare i cari persi, oppure determinati a proteggere coloro che amavano.
Il loro coraggio li avrebbe portati lontano, ne era certo.
Izayoi gli strinse il braccio e gli indicò Kagome, che aveva eretto una nuova barriera.
“Quella giovane ce la sta mettendo tutta. Riesco a leggerle sul viso il motivo di tanta determinazione”.
Un sorriso felice le incurvò le labbra “Inuyasha è fortunato ad averla al suo fianco. Il sentimento che li lega è forte”.
Il demone annuì, prima di lanciare uno sguardo al grande specchio che Nazuna aveva tra le mani.
Grazie a quell’oggetto, poteva seguire gli spostamenti di suo figlio e della giovane erede di Masaru.
Le sue labbra si curvarono in un lieve sorriso, ripensando al suo ultimo incontro con il demone lupo del Sud; gli aveva detto che Fumiyo gli avrebbe cambiato totalmente la vita e così era stato.
Aveva avuto una figlia da quella mezzo-demone, che prima disprezzava così tanto, e questa si stava dimostrando degna del sangue che le scorreva nelle vene.
Così come Inuyasha, che stava affrontando tutta quella situazione con una determinazione incredibile.
Ti auguro buona fortuna, figlio mio sussurrò tra sé, osservando il riflesso dello specchio So che ce la farai. Non arrenderti.

Inuyasha si lasciò sfuggire un’esclamazione sollevata nel vedere il palazzo di sua madre all’orizzonte.
Dopo due estenuanti giorni di cammino, finalmente erano arrivati a destinazione.
La Pietra della Notte era lì, da qualche parte, e Naraku era sempre più vicino alla disfatta.
Una volta che avremo quel monile, per quel dannato si prepareranno dei gran brutti momenti! sussurrò entusiasta.
Kaori lo raggiunse ansante e, poggiandosi le mani sulle ginocchia, chiese “Siamo arrivati? Ti prego, dimmi di sì!”.
Ormai era pomeriggio inoltrato e non avrebbe sopportato l’idea di passare un’altra notte all’aperto, non con il rischio di incontrare suo padre ed Inuken.
Un’esperienza le bastava ed avanzava!
“Prepara un bel discorso per farci ricevere da mia madre” sorrise l’hanyou, rassicurandola, “Ci siamo! La Pietra della Notte è vicina!”.
Stupita dal suo entusiasmo, la ragazza prese a seguirlo lungo la discesa, sistemandosi meglio l’abito e la parrucca.
Fortuna che non aveva rovinato il kimono quando si era ferita, e che il fango se ne fosse andato con un po’ d’acqua calda.
Si attardò nei pressi di una fontana che costeggiava la strada e si assicurò di avere un aspetto presentabile.
Doveva incontrare una principessa, mica una contadina!
Con un sospiro, si sbrigò ad affiancare l’amico, che camminava rapidamente.
Probabilmente, l’idea di vedere la madre lo emozionava non poco.
Quando furono a poca distanza dal grande portone, lo vide prepararsi a saltare oltre le mura e lo trattene per l’abito.
“Datti una calmata!” lo rimproverò seria “Vuoi che ti riconoscano immediatamente per quello che sei? Dobbiamo passare inosservati, scemo!”.
Il mezzo-demone sbuffò ed infilò le mani nelle larghe maniche, “Parli proprio tu, che ti sei quasi fatta ammazzare da tuo padre, l’altra notte!”.
La yasha si portò una mano alla fronte, sconsolata, e si diede da fare per sistemargli meglio i capelli, in modo che le orecchie canine non si notassero.
Gli rivolse uno sguardo deciso e si avviarono verso il portone, dove furono fermati da quattro guardie armate di tutto punto.
“Chi siete?” chiese una di loro, “Viaggiatori” rispose la giovane “Siamo venuti da molto lontano per conferire con la principessa Izayoi”.
Gli uomini si guardarono per un lungo istante, indecisi se farli passare o no.
Lo youkai sospirò “Ve ne prego, lasciateci entrare. Siamo in viaggio da parecchio e non abbiamo molto tempo a nostra disposizione!”.
Notò appena che l’amica gli rivolgeva un’occhiata incredula, sorpresa dal suo tono inaspettatamente mite.
Certo, lui non era il tipo che chiedeva spesso, ma doveva sforzarsi di apparire più accomodante.
I soldati annuirono tra loro e si fecero da parte, lasciandoli avanzare in un vasto cortile, dove aleggiava un dolce profumo di fiori di ciliegio.
Il ragazzo respirò a pieni polmoni quel profumo, che gli ricordava tanto il breve periodo felice passato con sua madre.
Avanzò verso il palazzo, un’imponente struttura di legno, a tratti colorato da smalti vivaci.
Era quasi giunto alle scale, quando un’anziana serva apparve dalle stanze interne e chiese “Cosa desiderate, stranieri?”.
Kaori si fece avanti e, dopo aver chinato il capo, mormorò “Siamo qui per conferire con la principessa Izayoi. Avremmo urgente bisogno di parlarle”.
“Nessuno può vedere la principessa” sbottò una voce dura, seguita immediatamente dal suo possessore.
Inuyasha trasalì nel riconoscere, nel samurai che stava avanzando verso di loro, Takemaru Natsuna.
Quel dannato umano che, aiutato dall’immenso potere di Songa, aveva cercato di farlo fuori assieme a Sesshomaru, tempo prima.
Istintivamente, digrignò i denti verso il futuro nemico, beccandosi una leggera gomitata nelle costole da parte dell’amica.
Ma lei non sapeva chi aveva di fronte, non poteva comprendere il motivo di quell’odio così intenso.
“Nobile Takemaru” sussurrò la serva “La principessa aveva chiesto di non essere costretta a restare nelle sue stanze, finché non fosse stato necessario”.
Il samurai le rivolse uno sguardo gelido “La principessa non riceverà nessuno. La sua salute è troppo cagionevole e non voglio che degli estranei qualunque la importunino inutilmente!”.
Si voltò a fissare i due giovani, che se ne stavano inginocchiati di fronte a lui con atteggiamento rispettoso, ma non gli sfuggì lo sguardo ostile del ragazzo.
“Che cos’hai da guardare in quel modo, ragazzino?” chiese brusco, avvicinandosi con passo deciso.
Kaori colse il pericolo nell’aria ed attirò l’attenzione del generale “Perdonatelo, mio nobile signore. Mio fratello ed io abbiamo viaggiato molto a lungo per conferire con la principessa”.
“Che cosa volete dalla principessa?” chiese lui, “Abbiamo sentito dire che, in questo palazzo, è custodito un potente amuleto” mormorò la ragazza, tenendo la fronte bassa.
Cercò di reprimere il brivido di disagio che le serpeggiò lungo la schiena ed aggiunse “Nostro padre è gravemente malato e solo quell’amuleto può salvarlo”.
Davanti al gelido silenzio dell’uomo, continuò con voce supplicante “Vi prego di ascoltare la nostra umile preghiera, nobile signore. Non sappiamo cos’altro fare per salvare nostro padre!”.
Takemaru le rivolse uno sguardo freddo, che le ricordò maledettamente Sesshomaru, e disse “Mi dispiace per voi, ma la principessa non può ricevere nessuno. Tornatevene al vostro villaggio”.
Poi scomparve nell’intreccio di corridoi che si snodavano all’interno del palazzo.
Inuyasha digrignò i denti con più forza, furioso contro quell’uomo che si frapponeva tra loro e l’amuleto.
Dannato Takemaru! sibilò inferocito Quanto vorrei poterti ammazzare adesso che Songa non ti ha ancora trovato!.
Sentì la stretta conciliante dell’amica e si sforzò di riprendere il controllo di sé, almeno per non mostrare le piccole zanne che avrebbero potuto smascherarlo.
La serva rivolse loro uno sguardo rammaricato e mormorò “La principessa sta per dare alla luce un figlio ed il generale è preoccupato per la sua salute. Mi dispiace che vi abbia trattato così…”.
“Non è colpa vostra” mormorò lo youkai “Ma abbiamo davvero bisogno di parlare con la principessa…”.
Quindi, sua madre stava per darlo alla luce…
Chissà perché Takemaru era così nervoso; doveva sapere che il figlio che stava per avere era per metà demone.
Non riusciva a capirlo.
La donna si guardò intorno per qualche istante, poi fece loro cenno di seguirla nel palazzo.
“Fate piano” disse ansiosa, arrivando in una stanza utilizzata per lavare i panni “Se Takemaru vi scopre, non esiterà ad uccidervi!”.
Il mezzo-demone fece scrocchiare le nocche “Che ci provi pure! Gli farò vedere io, di cosa sono capace!”.
“Kentaro!” lo richiamò la ragazza, usando il nome che avevano scelto per camuffarsi, “Non devi farlo! Abbiamo cose più importanti a cui pensare, adesso!”.
Lui sbuffò, ma il nervosismo che provava era tangibile e l’altra non tardò ad accorgersene.
La vecchia spostò una piccola leva su una delle ampie vasche, aprendo una botola nel soffitto.
“Questo è un vecchio passaggio per arrivare alle stanze della principessa” disse “Viene usata in caso di emergenza. Cercate di non farvi scoprire!”.
Kaori fissò il buco, abbastanza grande da far passare una persona, e sorrise “La ringrazio. È molto importante per noi. Ma adesso vada, non vorrei che la scoprissero ad aiutarci”.
La donna annuì e si ritirò rapidamente, mentre l’hanyou si aggrappava al bordo della botola, mormorando “Muoviti, Shiori! Dobbiamo fare in fretta!”.
La yasha lo seguì rapidamente, infilandosi in un basso cunicolo di legno che si snodava per l’intero palazzo.
Il soffitto era così basso che dovevano procedere carponi, ma procedevano piuttosto spediti, data l’andatura.
“Perché ti sei innervosito così tanto, quando hai visto quel samurai?” chiese incuriosita “Hai rischiato grosso! Poco ci mancava che provasse a tagliarti la testa…”.
“Quel Takemaru…” ringhiò Inuyasha “Lo abbiamo affrontato poche settimane prima del tuo arrivo. Lui e quella maledetta Songa!”.
“Chi è Songa?”, “Una spada” mormorò lui “Apparteneva a mio padre, ma aveva una volontà propria. Aveva il potere di riportare in vita cadaveri dall’oltretomba”.
Un’espressione accigliata gli fece corrugare la fronte, mentre raccontava a grandi linee lo scontro con la spada.
“Quindi, quella è stata la prima volta che hai visto tuo padre?” chiese la ragazza con gli occhi sgranati, “Sì. Sconfitta Songa, ci è apparso per dirci poche parole. È stata un’esperienza molto strana”.
Di colpo, il giovane si bloccò e disse “Ci siamo, sento l’odore di mia madre”, poi iniziò a cercare una fessura che indicasse una botola per uscire.
Stranamente, il cunicolo scendeva verticalmente, nascosto tra le pareti, e si apriva con una specie di porta scorrevole.
I due si rannicchiarono nello spazio angusto e rimasero immobili, trattenendo il fiato, quando un poderoso ululato arrivò alle loro orecchie.
“Inuyasha” sussurrò la demone lupo “Non vorrei dire una cavolata, ma questo mi sembra proprio tuo padre”.
“Sì, è proprio lui!” confermò il mezzo-demone, altrettanto stupito, “Ma che ci fa qui? Accidenti, non ci voleva!”.
Avrebbe potuto riconoscere Kaori e non ci teneva a sapere cosa sarebbe successo in quel caso.
Un flebile gemito attirò la loro attenzione e, sbirciando da una fessura nel muro, i due videro una sagoma stesa, nascosta dalle tende di un baldacchino.
“Quella è sicuramente tua madre” sussurrò la yasha, usando gli artigli per allargare appena la fessura, “Mi sa che sta per partorire…”.
Come a confermare la sua ipotesi, sentirono una serva poco distante mormorare “Padron Takemaru, non potete entrare! La principessa sta per partorire!”.
“La creatura che porta in grembo è figlio di demone” replicò secco Takemaru “Non merita tutte queste attenzioni!”.
Il rumore di passi s’intensificò ed i ragazzi trattennero il fiato per non farsi scoprire, ma Kaori dovette tappare subito la bocca ad Inuyasha, quando il samurai uccise Izayoi con una lancia.
“Dannato bastardo!” ringhiò lo youkai, con la voce soffocata dalla spessa stoffa del kimono, “Maledetto! Questa me la paghi!”.
“Inuyasha!” lo richiamò l’altra “Rifletti! Se tua madre fosse davvero morta, chi ti avrebbe cresciuto? Come saresti nato? Accadrà qualcos’altro, sta’ calmo!”.
“Stare calmo?!? Come diavolo potrei stare calmo?!” ruggì lui “Mia madre! Quel bastardo l’ha uccisa!”.
Lanciò un’imprecazione quando l’amica lo bloccò contro la parete, ma il suo udito fu attirato da una voce che ben conosceva.
“Izayoi! Izayoi!”; dopo il trambusto di quella che sembrava una battaglia, suo padre era arrivato nel castello, mentre un odore di legno bruciato si faceva largo nell’aria.
Takemaru aveva ordinato ai soldati di bruciare il palazzo!
Ma non potevano muoversi, non ancora… prima dovevano scoprire dov’era la Pietra della Notte.
Tornarono a sbirciare dalle fessure e videro che Inuken aveva scaraventato via il baldacchino, mostrando il corpo senza vita di Izayoi.
L’hanyou sentì un groppo in gola quando udì suo padre pronunciare il nome dell’amata in un sussurro che somigliava più ad un singhiozzo.
Di colpo, lo vide estrarre una delle spade che portava al fianco, dicendo “Tocca a te, Tenseiga!”.
Con due rapidi fendenti, eliminò i demoni dell’aldilà e sentirono chiaramente Izayoi gemere; era viva!
La giovane lanciò uno sguardo d’intesa all’amico e tornò ad osservare la scena, ma non riuscì a trattenere un sorriso quando vide il demone coprire l’amata ed il bambino che aveva tra le braccia con la Veste del Cane di Fuoco.
Che teneva a loro era evidente…
Il fuoco continuava a divorare la struttura, mentre Takemaru, privo di un braccio, appariva davanti alla soglia, con la katana sguainata.
“Non avrò rimpianti, se morirò insieme a te” sibilò, avanzando tra le fiamme, “Che il nostro viaggio verso gli Inferi abbia inizio!”.
Inuken si alzò tranquillamente, ponendosi davanti ad Izayoi con una spada sguainata, “Tu devi vivere!”.
Lei gli rivolse uno sguardo ansioso e carico di lacrime, mentre stringeva la sua creatura al petto, “Amore mio…”.
Inuyasha dovette deglutire per mandar via il groppo che aveva in gola, ma si sforzò di non perdere la concentrazione.
“Inuyasha”; la voce di Inuken fece sobbalzare entrambi gli amici, che si guardarono in volto, chiedendosi se fossero stati scoperti.
Anche Takemaru lo guardò stranito “Cosa?”, “È il nome del bambino” mormorò il demone “Il nome del bambino è Inuyasha”.
Anche Izayoi ripeté quel nome, con un sussurro così dolce che il ragazzo sentì l’improvviso bisogno di piangere.
Suo padre, prima di lasciare quel mondo, gli aveva dato quel nome.
Quel gesto significava moltissimo per lui e dovette sforzarsi per non lasciarsi andare alle emozioni.
“Ora va’! Presto!” esclamò Inuken, ingiungendo alla sua amata di scappare da quell’inferno di fiamme.
“Sì” sussurrò lei, correndo via nella neve fresca che fioccava incessantemente, sciogliendosi sul fuoco.
Capendo che non potevano fare nulla lì, i due demoni si affrettarono a cercare un’uscita; il rumore del legno spaccato da una spallata del mezzo-demone fu coperto dal ruggito delle fiamme che imperversavano nel palazzo.
Una volta fuori, Kaori lo trascinò per un braccio, dicendo “Dobbiamo allontanarci! Presto qui crollerà tutto!”.
Lui rimase in silenzio, fissando la figura del padre che sprigionava il potere di Songa, prima di avventarsi contro Takemaru.
A fatica, distolse lo sguardo e seguì la ragazza nella neve, che continuava a cadere incessante.
Un rombo improvviso li fece voltare e la yasha si portò le mani alla bocca, vedendo il castello crollare su se stesso, divorato dalle fiamme.
Izayoi, poco più in là, fissava la stessa terribile scena, il dolore ben evidente nei suoi occhi scuri.
Non poteva vedere i due ragazzi, perché nascosti da una grossa roccia, ma era perfettamente visibile da parte loro.
I presenti rimasero impietriti davanti a quell’orrendo spettacolo, ma trasalirono quando la voce di Inuken, appena percepibile, riecheggiò nell’aria come un sussurro Vivi, Izayoi. Non devi arrenderti. Devi continuare a vivere, insieme ad Inuyasha.
La donna posò lo sguardo sul figlio che aveva tra le braccia, così fragile e bisognoso di cure.
Il vagito del piccolo si fece largo nel silenzio appena calato e la demone lupo sorrise “Tuo padre ha dato la vita per salvarvi. Non c’è morte più onorevole di questa”.
Lo vide annuire, incapace di parlare, ma notò che aveva gli occhi lucidi ed il suo sorriso si allargò.
Poteva immaginare cosa stesse provando in quel momento…
Gli cinse le spalle con un braccio e mormorò “Dai, andiamo a vedere se tua madre ha trovato un riparo. Sta per scatenarsi una vera bufera”.
Entrambi attravesarono la neve fredda, in cerca di Izayoi e di un probabile rifugio, trovando quest’ultimo in una piccola grotta nella parete della montagna.
“Io inizio a prendere della legna” mormorò Inuyasha “Tu cerca mia madre… Non credo che.. riuscirei a parlarle, adesso”.
Kaori annuì e cercò la scia della principessa nell’aria sempre più fredda, rimanendo sorpresa nel sentire così intensamente anche l’odore dell’amico.
Beh, che poteva dire, si sarebbe ritrovata davanti ad un baby Inuyasha.
Il pensiero la fece sorridere, mentre cercava la donna in quel paesaggio innevato e sempre più cupo.
Sapeva che era rischioso parlarle in quel momento, rischiando di cambiare qualcosa nel futuro, ma non poteva lasciarla nella tormenta.
Quella notte, probabilmente ispirata proprio dallo spirito di Izayoi, aveva capito com’erano andate le cose e non le andava proprio di lasciarla al freddo, per di più con il bambino così fragile.
La trovò poco distante, che si stringeva il più possibile nel kariginu per proteggere se stessa ed il figlio dal vento gelido.
“Principessa Izayoi!” esclamò raggiungendola “Mia signora, venga con me. Il tempo peggiorerà in fretta, ma c’è un rifugio che può fare al caso vostro”.
Izayoi la guardò sorpresa “Come fai a conoscermi? E perché mi stai aiutando? Cosa vuoi da me?”.
Nel vedere il suo atteggiamento difensivo e da come stringeva a sé il bambino, la ragazza sorrise amichevole “Non voglio farvi del male, non temete. Voglio solo proteggervi dalla tormenta che sta per arrivare”.
La guidò verso la piccola grotta e la fece accomodare su una stuoia, davanti al fuoco acceso da Inuyasha.
Il mezzo-demone fece una fatica immane a trattenere le proprie emozioni nel vedere la madre e si limitò a dire “Riscaldatevi e non datevi pensiero. Siete al sicuro, qui”.
Le lacrime che sentiva pungergli gli occhi gli resero la voce più roca, camuffandola meglio.
Lei gli rivolse uno sguardo sollevato, prima di guardare la creatura che stringeva a sé.
La yasha si avvicinò appena “Eravamo venuti a cercarvi, mia signora. Volevamo parlarvi, ma il vostro generale non ci ha permesso di entrare”.
Sorrise conciliante ed aggiunse “Io mi chiamo Shiori e lui è mio fratello Kentaro. Abbiamo fatto molta strada per incontrarvi”.
“Capisco” mormorò la principessa, stringendo gli occhi nel sentir parlare di Takemaru.
Aveva sempre riposto fiducia in quell’uomo e lui… lui l’aveva uccisa.
Non sapeva come fosse tornata in vita, ma sentiva che era merito del demone che amava.
Ed ora… il suo amato era bruciato nel palazzo, assieme a quel maledetto.
“Cosa desideravate dirmi?” chiese alla giovane e quest’ultima raccontò di nuovo la bugia del padre malato.
“Quindi eravamo venuti per la Pietra della Notte. È importante per noi” mormorò infine.
“Era nel palazzo” disse Izayoi “Sono sicura che è lì, tra le macerie. È un amuleto potente, il fuoco non può averlo danneggiato”.
Le rivolse un sorriso, dicendo “Sono felice che voi intendiate usarlo per uno scopo così nobile”.
“Domani andremo a cercarla” mormorò lo youkai, prima di rivolgere uno sguardo al bambino.
Era stranissimo sapere che quel piccolo, che la madre teneva amorevolmente tra le braccia, fosse davvero lui. Si sentiva come… sdoppiato.

“Questo bambino… è vostro figlio, mia signora?” chiese la ragazza. “Sì. Si chiama Inuyasha” sussurrò lei con una voce così calda e dolce che il giovane dovette voltarsi per nascondere le lacrime che gli avevano invaso gli occhi.
“È un bambino davvero meraviglioso” mormorò Kaori, fissando il piccolo Inuyasha, rannicchiato contro il corpo della madre.
Aveva gli occhi chiusi ed i pugnetti serrati, ma le morbide orecchie si muovevano incessantemente.
A quella vista, non poté fare a meno di sorridere Adesso sei così piccolo, ma so che diventerai un grande youkai. Degno di tuo padre.
Con un sospiro, iniziò a prendere alcune provviste dallo zaino e preparò una zuppa calda, che versò in tre scodelle di legno.
E pensare che le aveva fatte suo padre, in un giorno di totale relax…
Scosse la testa al ricordo di quella giornata e porse una scodella ad Izayoi, che sistemò meglio il figlio in grembo.
Il piccolo iniziò a lamentarsi e la ragazza sorrise, dicendo “Mangiate pure, mia signora. Lo tengo buono io, nel frattempo”.
La donna le rivolse un sorriso grato mentre la vedeva prendere il suo bambino con tutta la delicatezza possibile.
Inuyasha lanciò uno sguardo confuso all’amica, che sorrideva beatamente nel cullarlo… o meglio, nel cullare lui da bambino.
Accidenti, che casino! borbottò imbarazzato Mi sento proprio strano… che razza di situazione!.
Si appoggiò alla parete rocciosa e continuò a mangiare, ma senza riuscire a staccare gli occhi da sua madre.
Poco dopo, il dolce canto della donna lo trasportò nel mondo dei sogni, senza rendersi conto che, ad accarezzargli i capelli non era Izayoi, bensì Kaori.
 
Il sole fece presto breccia nella grotta e Kaori sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di svegliarsi del tutto.
Con un grosso sbadiglio, si mise a sedere e rimase sorpresa nel ritrovarsi sola nel rifugio.
Ma dov’era andato Inuyasha?
E Izayoi?
Preoccupata, uscì rapidamente dalla caverna, scorgendo l’amico poco più avanti, che fissava i resti del palazzo, ormai raso al suolo.
“Dov’è andata…?” iniziò a chiedere incuriosita, ma il giovane la precedette “Sono passati alcuni dei suoi soldati e l’ho affidata a loro. È così che doveva andare”.
Si voltò appena per rivolgerle un mezzo sorriso e disse “Non ti ha voluto svegliare, non dopo tutto il tempo che ci hai messo a farmi addormentare…”.
La yasha si sentì arrossire, ma scacciò la sensazione e mormorò “Andiamo a cercare quel monile, dai”.
Insieme, corsero fino alle macerie, dove iniziarono a scavare sotto il legno carbonizzato ed i teli bruciati.
Dopo pochi, febbrili minuti di ricerca, lo youkai lanciò un’esclamazione trionfante “Eccola! Trovata, finalmente!”.
Un sorriso soddisfatto gli illuminò il volto, mentre mostrava una pietra blu scuro, grossa quanto una noce e ricca di riflessi argentati.
“Naraku avrà qualche problemino in più, da adesso in poi!” ridacchiò l’amica, prima che una voce acuta li facesse trasalire.
“Voi due! Cosa state facendo?” esclamò un inviperito Miyoga, saltellando come un matto “Allontanatevi immediatamente!”.
Si avvicinò con aria minacciosa ed aggiunse “Non avete il diritto di profanare il luogo dove il mio nobile padrone ha perso la vita!”.
“Miy…” iniziarono a mormorare i due ragazzi, prima di tapparsi la bocca a vicenda per non farsi sfuggire niente.
Si lanciarono un’occhiata eloquente e si allontanarono di corsa, decisi a non farsi riconoscere dalla vecchia pulce; che comunque non poteva avere idea di chi si fosse trovato di fronte.
Corsero rapidamente per un buon tratto, prima di fermarsi nei pressi di un bosco e lasciarsi andare ad una sonora risata.
L’hanyou si accasciò a terra, mormorando “Oh, Kami-Sama! Ci è mancato poco e ci facevamo scoprire! Ma Miyoga era troppo buffo!”.
La ragazza annuì, incapace di trattenere le risate, poi si asciugò gli occhi e disse “Bene, la Pietra della Notte l’abbiamo trovata. Ma come faccio a trovare il bracciale di mia madre?”.
“A questo, ci penserò io” disse la voce di Nazuna, riecheggiando nell’aria circostante.
Un’improvvisa ondata di energia si abbatté su di loro, facendo vibrare il paesaggio circostante, che, in un battito di ciglia, cambiò del tutto.
Gli amici si fissarono negli occhi per un istante, prima di iniziare ad esplorare la zone per capire dove fossero finiti.
“Mi sembra di essere tornata nei pressi del villaggio di Kaede” mormorò Kaori, aggirandosi nell’ombra dei grandi alberi, “Infatti”.
Incuriosita dal tono del mezzo-demone, seguì il suo sguardo e rimase sorpresa nel vederlo sigillato contro il Goshinboku.
“Siamo tornati avanti di centocinquant’anni” mormorò sorpresa “Cavoli, non hai una gran bella cera!”.
Lo sentì sbuffare, ma entrambi trasalirono nel sentire una voce ben conosciuta esclamare “Inuyasha?”.
Impietriti, si voltarono verso la voce e trattennero un’esclamazione sorpresa nel vedere Masaru e Fumiyo increduli, davanti al Dio Albero.
Fortunatamente, non li avevano visti ed i due si concessero un piccolo sospiro di sollievo; l’avevano scampata bella!
Masaru si avvicinò al giovane sigillato e sussurrò “Non posso crederci! La sacerdotessa lo ha sigillato davvero!”.
Provò ad avvicinare una mano alla freccia sacra, ma una barriera spirituale gl’impedì di afferrarla.
Fumiyo gli poggiò una mano sulla spalla per consolarlo “Non puoi fare niente per lui, Masaru. Il sigillo è potente”.
Il demone lupo poggiò la propria mano su quella di lei e scosse la testa “Non doveva succedere. Ma cos’ha fatto di male per meritarsi questo?”.
Un coro di voci inferocite li fece voltare, mentre una folla di contadini correva verso di loro.
“Basta demoni!” urlò uno di loro, brandendo una lancia, “Andatevene subito, o farete la fine di quel mezzo-demone!”.
I due lupi si lanciarono una rapida occhiata, prima di iniziare a correre in direzione del pozzo.
I due youkai si lanciarono subito all’inseguimento, correndo tra le ombre del sottobosco per non farsi notare.
Kaori sentiva il cuore batterle con forza, pensando che stava per assistere al passaggio dei suoi genitori nell’epoca moderna.
Chissà come l’avevano presa, all’inizio…
Le bastò rammentare la sua caduta nel pozzo per capirlo e scosse la testa, cercando di non perderli di vista.
Il pozzo mangia-ossa fu improvvisamente davanti a loro e si fermarono di colpo, nascosti dall’ampia fronda di un olmo.
Inuyasha le fece cenno di non fiatare, mentre vedeva Masaru e Fumiyo fermarsi davanti alla struttura.
Il demone fremeva di rabbia; non era abituato a scappare, soprattutto davanti a degli umani.
La compagna lo trattenne per un braccio, sussurrando “Non ne vale la pena. Devono essere ancora sconvolti per la morte della sacerdotessa…”.
Lui annuì, ma ridusse gli occhi a due fessure quando vide i contadini avvicinarsi con gli archi pronti.
Capendo che erano pronti per scoccare le loro frecce, Masaru afferrò la moglie per la vita e si tuffò nel pozzo per evitarle.
Una di esse però, colpì Fumiyo al polso, facendole perdere il bracciale di sfere verde acqua che indossava.
La struttura fu avvolta da un alone di luce, mentre la giovane demone riconosceva l’aura spirituale della bis-nonna.
Era intervenuta di persona per proteggere la nipote, mandandola in un’epoca diversa e, per certi versi, più sicura di quella in cui era vissuta fino ad allora.
Subito, gli abitanti del viaggio si precipitarono verso il pozzo, rimanendo sbalorditi nel non trovare tracce dei due demoni.
“Il pozzo li ha inghiottiti!” esclamò uno “Come fa con le ossa che gettiamo qui… Credo che non li rivedremo”.
Sollevati dalla situazione, iniziarono a dirigersi verso le loro capanne, ma una donna raccolse il bracciale di Fumiyo, mormorando “Questo.. non era al polso della demone?”.
Alcuni annuirono e l’uomo che li guidava lo poggiò a terra, pronto a distruggerlo sotto un colpo di martello.
A quel punto, la yasha uscì come un lampo dagli alberi e, preso il bracciale, svanì prima che chiunque potesse accorgersi di quello che era successo.
Si rigirò un paio di volte le grosse sfere tra le dita, assaporandone l’aura spirituale che ne proveniva.
Capì immediatamente che era un monile molto importante, anche se non ne comprendeva fino in fondo il potere.
L’hanyou le rivolse un’occhiata incuriosita “Come farai a restituirlo a tu madre? Ormai è dall’altra parte del pozzo!”.
Lei si mordicchiò il labbro, prima di mormorare “La seguirò. Sarà una cosa rapida.  Mordi e fuggi, direi”.
“Eh?” chiese l’altro “Cos’è che dovresti mordere?”, ma l’amica era già corsa verso il pozzo, sparendovi all’interno.
“Speriamo non si faccia beccare” mormorò cupo, appoggiandosi ad un albero poco distante.

Kaori sorrise nel vedere la solita luce violetta avvolgerla, mentre attraversava la barriera che collegava le due epoche.
Non appena toccò il fondo, spiccò un rapido balzo verso il soffitto, nascondendosi su di una grossa trave.
Una volta che si fu assicurata di non poter essere vista, si sporse appena per dare un’occhiata alla situazione.
I suoi genitori erano lì, sani e salvi, ma piuttosto confusi da tutto quello che li circondava; non poteva dargli torto… doveva essere un’esperienza davvero assurda!
Masaru si guardò intorno, annusando la zona, “Ma dove siamo finiti?” chiese sbalordito “Cos’è questo posto?”.
Fumiyo lo affiancò, mormorando “Sembra l’interno di un tempio… Ma allora è vero che il pozzo collega due dimensioni diverse!”.
“Beh, cerchiamo di tornare nella nostra” borbottò lui, fissando il fondo scuro del pozzo.
Si ci tuffò dentro, ma urtò dolorosamente il ginocchio contro la terra battuta.
Con una smorfia corrucciata, si rese conto che non potevano riattraversare quello strano passaggio.
Preoccupato da quella nuova situazione, da cui non vedeva alcuna via d’uscita, tornò indietro e si sedette su uno dei gradini di legno.
La compagna gli strinse la mano e sussurrò “Mentre cadevamo, mi è sembrato di avvertire l’energia spirituale di mia nonna… Forse non è un caso se siamo qui”.
“Nazuna? La sacerdotessa?” chiese l’altro “Beh, vorrei sapere perché ci ha fatto finire qui…”.
La ragazza sentì la stessa domanda formarsi nella sua mente, ma decise di non perdere altro tempo e lanciò il bracciale verso la madre.
Approfittando del fatto che i suoi genitori si fossero voltati verso la fonte del suono, si tuffò nuovamente nel pozzo, tornando indietro.
Mamma, papà… Ci rivedremo presto. Abbiate coraggio! Una nuova vita vi aspetta sussurrò mentre riattraversava la barriera.
Con un elegante balzo, fu di nuovo fuori e sorrise ad un impaziente Inuyasha “Missione compiuta! Mia madre ha riavuto il bracciale”.
Lo vide annuire sollevato, mentre le diceva “Bene. Quindi non abbiamo più niente da fare, qui”.
Lo youkai le rivolse un’occhiata confusa “Però non ho ancora capito cos’è che dovevi mordere…”.
La giovane demone lupo scosse la testa e sorrise “È solo un modo di dire, Inuyasha!”.
“Non credo di aver capito cosa vuoi dire” ammise lui, ancora più perplesso, e l’amica si passò una mano sul volto Niente da fare! Certe volte sei proprio un caso disperato!.    

 

Ok, e ci siamo. a quota 20! cavoli, la fine è ancora lontana, mie care ragazze, quindi non temete. ne ho ancora di cse da dire! spero ke il cappy vi sia piaciuto. ke  ne pensate dell'addesramento dei nostri amici rimasti nel preente? tranquilli, Kaori ed Inuyasha li raggiungeranno molto presto! la caccia a Naraku, ora ke hanno la Pietra della Notte, riprenderà + vivace di prima!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Una profezia e nuove verità ***


Eccomi di nuovo a voi, ragazze, dopo settimane di assenza. (Alys trema davanti alla folla armata di fiaccole e forconi) No, pietà! non ammazzatemi! ho fatto prima ke ho potuto, lo giuro! imploro la vostra clemenza!!!! vabbé, lasciamo stare...
c'è da dire xò ke siete tantissime a seguirmi, ormai, ed io nn so davvero come ringraziarvi! innanzitutto, grazie a
Gnam_Gnam,Marti_18 e visbs88 x aver messo la storia tra le preferite; chariss, eien91 e Zakurio x averla inserita tra le ricordate e Inuyasha_Fede, Ielle31, Misao13, Nicole221095, RikaRed, rossanadaipensaciunpotu, sara1996, shadow_shine, shiroanegirl, Tagul e yaco_chan x averla messa tra le seguite. davvero, grazie a tutte, di cuore!!!! 


Capitolo 21: Una profezia e nuove verità

Una grossa sfera di energia rosata attraversò improvvisamente l’aria della Grotta degli Spiriti con la forza dirompente di un proiettile.
Shippo sgranò gli occhi nel vedere che si trovava esattamente nella sua traiettoria e si buttò a terra, coprendosi la testa con le mani.
La sfera di energia si schiantò contro la parete, provocando un boato che rieccheggiò nell’ampia caverna.
Il piccolo kitsune rivolse uno sguardo terrorizzato al buco creato dal colpo, rabbrividendo nel vedere che era grosso almeno quanto la sua testa.
Fortuna che aveva i riflessi pronti!
Miroku, che aveva appena terminato di creare il sigillo attorno al Vortice del Vento, sgranò gli occhi per la sorpresa “Divina Kagome! Mi sa tanto che avete concentrato troppa energia in quella sfera!”.
La ragazza arrossì imbarazzata, mentre osservava i danni fatti con quel colpo; controllare le sfere di energia era dannatamente difficile!
“Mi dispiace…” mormorò mortificata “Io… Sono davvero desolata. Non sono riuscita a controllare l’energia…”.
Midoriko le poggiò una mano sulla spalla “Devi solo continuare ad esercitarti. Non abbatterti, Kagome. Tu hai enormi potenzialità! Devi solo imparare a sfruttarle a dovere”.
Gli altri annuirono fiduciosi e la giovane miko lanciò loro un sorriso riconoscente, prima di cercare di concentrarsi per creare una nuova sfera.
Doveva dosare ogni più piccolo movimento per evitare che le sfuggisse di mano come prima; non ci teneva a mettere a repentaglio la vita dei suoi amici.
L’unica che non si era accorta di nulla, era stata Sango, ancora bloccata nella visione creata da suo padre.
Eppure la sfera le aveva sfiorato la schiena, creando un refolo di vento che le aveva sollevato la lunga coda castana.
Quello stato di trance in cui era caduta doveva essere più profondo di quanto credesse…
Scosse leggermente la testa e tornò a fissare il piccolo globo rosato che aveva tra le mani, cercando di non perderne il controllo.
Shippo le lanciò un’ultima occhiata, pronto a gettarsi nuovamente a terra in caso di pericolo.
Vedendo che Midoriko aveva avvolto l’amica in una barriera per evitare altri spiacevoli inconvenienti, riuscì a rilassarsi e tornò a concentrarsi sul fuoco, utilizzandolo per creare una barriera protettiva.
Suo padre sorrideva, orgoglioso dei suoi rapidi progressi, ed il cucciolo si sentiva più degno del sangue che gli scorreva nelle vene.
Di colpo, interruppe i suoi allenamenti quando un vortice colorato apparve in mezzo alla Grotta e sorrise nel sentire la voce allegra di Kaori.
“Naraku si troverà una gran bella gatta da pelare!” stava ridacchiando la ragazza “Lo conceremo per le feste, me lo sento!”.
“Dobbiamo ancora capire come possiamo usare il potere della Pietra” ribatté Inuyasha “Vacci piano con l’ottimismo”.
L’altra si lasciò sfuggire uno sbuffo “Mamma mia! Da quando sei così cupo? Abbiamo recuperato la Pietra della Notte! Abbiamo una speranza in più! Dovresti fare i salti di gioia!”.
Sospirando, uscì dal vortice e sorrise agli amici, ancora impegnati nelle loro esercitazioni.
Shippo lasciò svanire la sfera di fuoco che aveva tra le mani e le corse incontro, impaziente di abbracciarla, ma si fermò di botto quando la vide in volto.
Ma cos’aveva fatto ai capelli?
Kaori gli sorrise radiosa “Ciao, Shippo-chan! Come stai, piccolino? Va tutto bene?”, poi notò il suo sguardo perplesso e mormorò “Shippo, perché mi guardi in quel modo?”.
Il piccolo kitsune le indicò i capelli e disse “Quando hai cambiato colore dei capelli, Kaori? Sei diversa…”.
Lei ridacchiò divertita e spiegò “Non preoccuparti, Shippo. È solo una parrucca, capelli finti!”.
Sollevò un lembo della parrucca, mostrandogli una ciocca di capelli scuri, e disse “Me la sono messa per camuffarmi meglio”.
Miroku sgranò gli occhi “Però! Direi che ci sei riuscita piuttosto bene! Con quel kimono e… i capelli di quel colore, sei praticamente irriconoscibile!”.
Anche Kagome le rivolse uno sguardo sorpresa e perse la concentrazione sulla sfera, che le sfuggì di mano, attraversando la Grotta.
Nel vedere la sua precedente concentrazione, Midoriko aveva lasciato cadere la barriera, che non offriva più riparo.
Per fortuna, Nazuna alzò le mani con un gesto quasi annoiato, fermando il piccolo globo prima che colpisse Inuyasha, appena sbucato dal vortice.
L’hanyou fissò la sfera rosata ed esclamò “Che novità è questa? Chi è che lancia sfere di energia, adesso?”.
La ragazza lo fissò imbarazzata, ma rimase incredula nel vedere il suo nuovo aspetto e sussurrò “Inuyasha… ma che hai fatto ai capelli?”.
Shippo gli saltò sulla spalla, dicendo “Hai un’acconciatura molto strana! E i capelli sono totalmente neri! Che fine hanno fatto le tue orecchie?”.
Il mezzo-demone fece una smorfia “Ringraziate Kaori. È stata lei a conciarmi in questo modo assurdo!”.
“Dovevamo passare inosservati” ribatté lei “Ho solo cercato di renderti un po’ meno riconoscibile… E comunque, non stai poi così male”.
Izayoi soffocò un sorriso e sfiorò i capelli del figlio, “Kaori ha ragione. Non devi sentirti in imbarazzo”.
Lui abbassò lo sguardo, cercando di mascherare il rossore, poi disse “Beh… Adesso siamo di nuovo qui, quindi non ho motivo di nascondermi. Kaori, mi levi questa roba dalla testa?”.
L’amica alzò gli occhi al cielo, poi mormorò “Kagome, mi dai una mano a togliergli le forcine? Ne ho dovuto usare un centinaio per nascondere le orecchie!”.
La miko trattenne una risatina ed iniziò a sfilare le forcine, liberando le lunghe ciocche del mezzo-demone.
“Senti un po’, ma dove te le sei procurate?” chiese incuriosita “E la parrucca? Non dirmi che avevi tutto nello zaino!”.
Lei sorrise, continuando a sfilare le forcine, “A dire la verità, sì. Erano in un pacco che mi hanno fatto Eri, Yuka ed Ayame… Quelle tre non finiranno mai di sorprendermi!”.
Quando finirono, Miroku non riuscì a trattenere uno sguardo divertito “È strano vederti con i capelli neri e le orecchie da cane… Ma Kaori ti ha cambiato pure il colore degli occhi!”.
Inuyasha sospirò infastidito e, dopo qualche concitato istante, riuscì a sfilarsi le lenti a contatto.
Lanciò le lunette alla yasha, dicendo “Non provare mai più a travestirmi, sono stato chiaro?”.
Kaori annuì “Come vuoi. Però non puoi negare che il travestimento ci è stato utile! Nessuno ci ha riconosciuto”.
“E com’è andata?” chiese Kagome “Avete la Pietra della Notte?”, “Sì” rispose l’hanyou, mostrandola agli amici.
“Fantastico!” esclamò Shippo “Adesso Naraku avrà dei problemi in più! Possiamo sconfiggerlo!”.
Lanciò un grosso sorriso alla ragazza e disse “Scommetto che non è stato facile recuperarla. Siete stati bravissimi!”.
“Più che recuperarla, il difficile è stato arrivare al palazzo della principessa Izayoi” replicò lei “Ne abbiamo passate di tutti i colori!”.
“Non ne dubito” disse Inuken, rivolgendole uno sguardo penetrante “Riconosco quell’abito… oltre al taglio dei capelli. La ragazzina della rupe”.
La giovane demone arrossì “Il nostro non è stato esattamente un incontro facile… Devo essere sincera, ho temuto che mi faceste fuori”.
Kagome sgranò gli occhi “Avete incontrato Inuken-sama nel passato? Ma siete matti?!? È un miracolo che non vi abbia riconosciuti!”.
“Guarda che ha visto solo Kaori” ribatté Inuyasha “E con lui c’era anche Masaru… Poteva finire male. Per un attimo, ho creduto davvero che si sarebbero affrontati”.
Un sorrisetto gli incurvò le labbra “Di certo, Kaori non ha peli sulla lingua con nessuno. Neanche con suo padre!”.
Cosa?!” la voce della giovane miko si fece bruscamente largo nelle orecchie dei presenti “Kaori, ma che ti passa per la testa?! Volevi farti uccidere?”.
L’amica fece una smorfia “Piantala di agitarti! Non è successo niente! E comunque, è stato un incontro assai interessante”.
Rivolse uno sguardo eloquente a Inuken, dicendo “Non mi sarei mai aspettata di sentire mio padre inveire in quel modo contro la futura compagna… La situazione aveva un che di assurdo”.
Il demone maggiore annuì “Stranamente, il loro rapporto era tutt’altro che felice, all’inizio. Eppure, da quel che vedo, non riescono più a separarsi”.
“Chissà chi mi ricorda…” sussurrò Kagome, cercando di trattenere una risata, che fu però intercetta da Inuyasha.
Sì, la situazione di Masaru e Fumiyo somigliava tanto alla loro…
“Bene” mormorò Nazuna, riportandoli alla realtà, “Avete recuperato la Pietra della Notte”, “E mia madre ha riavuto il suo bracciale” sorrise la yasha “Come mi avevate chiesto”.
“Molto bene” annuì la sacerdotessa “Avete portato a termine questa missione in maniera impareggiabile. Siete in gamba”.
Kaori non riuscì a trattenere un sorriso, che però si spense di colpo quando vide Sango; l’amica era ancora in trance e non si era accorta del loro arrivo.
“Cos’ha Sango?” chiese preoccupata, “Il padre la sta guidando in una visione, in modo che possa aiutare Kohaku” replicò Miroku “Ma sono ore che non si muove”.
Improvvisamente, lo spirito dello sterminatore riapparve ai presenti “Sango, adesso puoi sperare. Sei pronta ad affrontare Naraku”.
La ragazza però non si mosse ed il padre sospirò “Quello che hai visto non è semplice, lo so. Ma so anche che hai il coraggio per riuscirci”.
Miroku rivolse uno sguardo preoccupato alla sterminatrice e le si avvicinò, sussurrando “Sango? Sango, riesci a sentirmi?”.
Impensierito, poggiò delicatamente le mani sui fianchi di lei, cercando un modo per farla uscire dalla trace, ma la giovane, con un movimento riflesso, gli rifilò un ceffone che lo mandò a gambe all’aria.
Shippo scosse la testa e ridacchiò “Ok, Sango si è ripresa alla grande. Possiamo smettere di preoccuparci”.
La diretta interessata sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco ciò che aveva davanti.
Un sospiro sollevato le sfuggì dalle labbra “Ce l’ho fatta… Temevo che non sarei più uscita da quella visione”.
“Felice di riaverti tra noi, Sango” sussurrò Miroku, fissandola dal basso e massaggiandosi la guancia colpita; possibile che lo picchiasse anche in stato di trance?
Eppure, non aveva fatto niente… Cioè, niente che meritasse uno schiaffo.
Sango lo guardò sorpresa “Miroku! Ma che ci fai lì, per terra?, “Niente” rispose lui “Mi stavo solo riposando…”.
Nella Grotta si propagò una risata generale e Kaori esclamò “Ragazzi, quanto mi siete mancati! Senza di voi, il viaggio non è la stessa cosa!”.
“Kaori! Inuyasha!” esclamò la sterminatrice “Quando siete tornati? E il viaggio? È andato bene?”.
La demone lupo cercò di liberarsi dalla presa soffocante dell’amica “Sì, è andato tutto bene. Abbiamo la Pietra della Notte”.
Riuscì ad allentare la stretta e mormorò “Sono stati tre lunghi giorni, ma è andato tutto bene”.
Tre giorni?” chiese Miroku, con aria sorpresa “È davvero passato tutto questo tempo? Noi non ce ne siamo proprio resi conto!”.
Anche Kagome aggrottò la fronte, confusa “Direi che la cosa è piuttosto strana. Avremmo dovuto avvertire la fame o la stanchezza, e invece…”.
Izayoi le andò accanto “Ciò non è accaduto per la particolare aria che si respira in questa sala della Grotta. In qualunque altro punto, le cose sarebbero state molto diverse”.
“Cavoli!” mormorò Shippo “Questa Grotta è davvero piena di sorprese!”.
“Beh, adesso che abbiamo tutto ciò che ci serve, possiamo anche andare a scovare quel dannato” propose Inuyasha.
Alzò una mano davanti al viso, fissando gli artigli affilati, e fece un sorriso ben poco rassicurante “Naraku ha i giorni contati, ormai!”.
“Frena la tua impazienza, ragazzo” lo richiamò Nazuna “Sconfiggere Naraku, anche con il potere della Pietra della Notte, non sarà così semplice”.
“Ma abbiamo una speranza in più, e tanto ci basta” replicò la nipote, sfoderando un sorrisetto feroce “Quel maledetto non ha idea di quello che lo aspetta!”.
La giovane miko la guardò perplessa, prima di dire “Quando fai così, mi spaventi. Quasi non riconosco la ragazza tranquilla con cui sono cresciuta…”.
L’altra rise “Guarda che sono sempre io. Piuttosto, ho visto che hai creato delle sfere di energia! Qualcosa mi dice che vi siete allenati come matti in questi giorni”.
“Puoi esserne certa. Abbiamo dato fondo a tutte le nostre energie” rispose Miroku, massaggiandosi il palmo attraversato dal Vortice del Vento.
“Ricorda, Miroku” lo avvertì il padre “Per qualche giorno, sarà meglio che non usi il Vortice. O il sigillo non avrà il tempo di agire”.
“Lo ricorderò” promise lui, stringendo con forza il bastone; adesso doveva solo sperare in una rapida morte di Naraku, poi sarebbe stato libero da quella terribile maledizione.
Libero di vivere una vera vita, assieme a Sango.
Inuyasha rivolse agli amici un rapido sguardo, poi disse “Andiamo, adesso. Non vorrei che Naraku fosse riuscito ad impadronirsi di qualche altro frammento”.
A quel pensiero, strinse con forza l’elsa di Tessaiga e sentì la voce del padre alle proprie spalle.
“Ho notato che Tessaiga è diventata più robusta e pensate di quanto ricordassi” disse Inuken, con una scintilla incuriosita nello sguardo.
“Sì” mormorò lui, sfiorando il fodero, “Un’emanazione di Naraku riuscì a spezzarla e Totosai l’ha riparata con una delle mie zanne”.
“Se riesci a padroneggiala con tanta naturalezza, vuol dire che sei diventato molto forte” commentò il demone maggiore “So che hai sconfitto Ryokotsusei”.
Un sorriso, un vero sorriso, gli incurvò le labbra ed il figlio sentì il cuore fargli una specie di capriola nel petto.
Non aveva bisogno di parole per capirne il significato, glielo leggeva negli occhi.
Suo padre sorrideva orgoglioso; era fiero di lui.
Un’ondata di soddisfazione lo avvolse come un caldo mantello, facendolo sentire meravigliosamente bene.
Izayoi sorrise a sua volta, mentre diceva “Buona fortuna, piccolo mio. So che potete farcela”.
Il mezzo-demone abbassò lo sguardo ed una delle ciocche gli cadde davanti al viso, ricordandogli che aveva ancora quella strana sostanza sui capelli.
Si voltò verso Kaori e disse “Ehi! Devi ancora dirmi come si fa a levare questa roba dai capelli!”.
L’amica sorrise “Appena usciamo, cerco una fonte e ti spiego come fare. Abbi pazienza”.
Nazuna scosse il capo, sorridendo soddisfatta, poi disse “Venite con me. Vi guiderò verso l’uscita”.
Il gruppo si fermò appena per salutare i propri cari, poi prese a seguire la miko verso l’uscita della Grotta.
Improvvisamente, Inuken si rivolse a Kaori “Sono rimasto colpito dal modo in cui hai affrontato tuo padre, giovane demone”.
La ragazza arrossì e prese a tormentarsi un lembo del kimono “Sono stata proprio una folle… Però mi è sembrata la cosa più giusta da fare”.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra “Chi si mostra debole o non riesce a nascondere le proprie emozioni non ha vita facile…L’ho imparato a mie spese”.
Il demone maggiore annuì “Hai fegato, ragazzina. Tuo padre può essere fiero di te”.
L’altra arrossì ulteriormente, sentendosi vagamente confusa da quel complimento inaspettato.
Il grande Inuken l’aveva elogiata, le aveva detto che era coraggiosa…
Oh, Kami-Sama! Non riusciva a crederci!
Le sembrava di avere un’allucinazione.
Lei, la goffa e scapestrata Kaori, elogiata da uno dei demoni più potenti mai vissuti nell’epoca Sengoku!
Deglutendo a fatica, chinò il capo davanti al Gran Generale Cane e, dopo aver mormorato un “Grazie” sommesso, si sbrigò a raggiungere gli amici.
Mentre attraversavano una serie di cunicoli, la giovane sentì una voce chiamarla, Kaori…
Sorpresa, si voltò indietro e Shippo chiese “Kaori, cosa c’è? Cosa stai guardando?”.
Lei gli rivolse uno sguardo sorpreso “Non hai sentito anche tu? Qualcuno mi ha chiamato dalla Grotta…”.
“Io non ho sentito niente” mormorò il cucciolo, “Eppure, una voce mi ha chiamato… Ne sono sicura”.
“Mi chiedo cosa voglia da te” mormorò Nazuna, attirando l’attenzione degli altri del gruppo.
“Ma allora la sentite anche voi?” chiese Shippo, “Sì” replicò la sacerdotessa “La voce appartiene ad uno spirito. Io posso sentirla perché sono una di loro”.
“E cosa vuole?” domandò Sango, aggrottando la fronte, “Perché ce l’ha con Kaori?”.
La miko fece per rispondere, quando la voce ricominciò a parlare Kaori. Ascoltami bene, quello che ho da dirti è molto importante.
“Cosa?” chiese la giovane demone, sempre più sorpresa; che diavolo poteva volere quello spirito da lei?
La voce risuonò come un’eco nella sua mente, severa, ma con un tono quasi implorante.
Qualunque cosa dovesse dirle, era davvero importante per lui… la voce era indubbiamente maschile.
Dovrai attingere a tutta la tua forza di volontà ed al tuo coraggio per curare le ferite del suo animo disse lo spirito Sei l’unica che può farlo.
“Ma di cosa state parlando?” esclamò Kaori, confusa da quelle strane parole, “Ehi! Chi è che devo aiutare? Siate più chiaro!”.
La voce svanì così com’era arrivata, sussurrando Ho fiducia in te.
“Che cosa ti ha detto lo spirito?” domandò Inuyasha, sorpreso dallo sguardo dell’amica.
La vide abbassare gli occhi con un’espressione corrucciata, “Ha detto che devo curare una persona… Ma non da ferite fisiche”.
“Eh?” esclamò Shippo “Non credo di aver capito molto bene”, “Ha detto che devo curare le ferite del suo animo”.
“Non ho mai sentito una cosa più strana” ammise Miroku, “Sapessi io!” commentò l’altra.
“Non c’è che dire, ti ha dato proprio una bella gatta da pelare” disse Nazuna “Ma anch’io credo che riuscirai a farlo”.
“Ma di chi stava parlando quello spirito?” chiese la nipote, “Devi scoprirlo da sola, piccola mia. Io non posso parlartene”.
“Ma devo capire!” la supplicò la ragazza “Come posso aiutare questa persona se non so neanche chi è?”.
Vedendo l’espressione della donna, sospirò “Spero di trovare almeno qualche indizio per capirlo”.
Improvvisamente, un sorriso le fiorì sulle labbra “Grazie per avermi aiutato alla rupe, Nazuna-sama. Credevo davvero che ci sarei rimasta secca!”.
La bisnonna sorrise a sua volta “Ma io non ho fatto niente, mia cara. Hai fatto tutto da sola”.
“Cosa?!” esclamò la demone “Ma… non è possibile! Io non posso essere riuscita a diventare umana da sola! Non ho la minima idea di come abbia fatto!”.
Nazuna scosse la testa “Però sei riuscita a farlo. Ed a tornare con le tue sembianze demoniache, poco dopo. È istintivo per te, non c’è una spiegazione logica”.
Vedendo la sua espressione confusa, aggiunse “Sei comunque mia nipote e parte dei miei poteri dev’essere arrivata a te. Non sei una ragazza comune, neanche tra i demoni!”.
“Questo è certo!” mormorò lei cupa “Io non sono mai stata normale. Forse, non lo sarò mai…”.
Salutò la bis-nonna e si avviò con gli amici, continuandosi a chiedere chi diavolo fosse lo spirito che le aveva parlato e, soprattutto, chi mai dovesse curare.

 
Reito seguì le scie del gruppo fino all’imbocco della Grotta degli Spiriti e gli sfuggì un sospiro seccato.
Erano tre giorni che quegli idioti non si facevano vedere!
Che siano morti nei meandri di questa Grotta? borbottò tra sé Sarebbe facile. Solo un folle si addentrerebbe qui dentro!.
Iniziò a guardarsi intorno, alla ricerca di qualche indizio che rivelasse il contrario, ed il suo sguardo si posò su una roccia bucata, dalla quale partiva una treccia di fili colorati.
Su ogni filo c’era un odore diverso, come a segnalarne il possessore, ed il giovane non si stupì affatto nel sentire il profumo di quella rompiscatole sul filo verde.
Era fissata con quel colore, identico a quello dei suoi occhi.
“Che scema” mormorò tra i denti “Crede davvero che con un filo possa tornare indietro da quel posto!”.
Seccato, si sedette sulla roccia ed il suo sguardo fu attirato da un grosso gomitolo azzurro, posto sopra un biglietto.
Non so se gli spiriti ti hanno chiamato, ma se fosse così, lega un capo del filo agli altri e seguici. Con questo filo ritroverai la strada per tornare. Kaori
“L’ho detto che è una scema” commentò lui, lasciando cadere il biglietto a terra, “Io lì non ci entro. E nessuno mi ha chiamato…”.
Con un sospiro, estrasse la spada che portava al fianco, ripensando alla sua tribù ed a ciò che doveva fare.
Gli mancavano le montagne innevate, l’odore della neve appena caduta, la grande cascata vicino alla grotta, dove tante volte si era allenato.
Con una smorfia, scacciò quei ricordi dalla sua mente; non era il momento di indugiare nel passato, adesso doveva solo pensare a come uccidere Naraku.
Ma senza quei pazzi ed i frammenti, non aveva la minima idea di dove andarlo a cercare.
“Accidenti a loro!” esclamò rabbioso “Non ho alcuna speranza di trovare Naraku, senza quei frammenti! Dannazione!”.
La roccia si spaccò in più punti sotto il suo colpo, spargendo schegge affilate ovunque nel raggio di qualche metro.
“Ehi!” esclamò una voce fin troppo nota “Guarda che la roccia ci serviva! Senza quella, come bloccavo i fili, scemo?”.
Reito alzò lo sguardo dal terreno, fissando con aria cupa il gruppo che era appena uscito allo scoperto.
Qualcosa non tornava…
La mocciosa che aveva davanti non poteva essere che quella rompiscatole di Kaori, ma il suo aspetto era… diverso.
“Cos’è? Hai deciso di tornare con il tuo aspetto umano, o cosa?” chiese seccato, “Questo non è il mio aspetto umano” replicò lei con aria seccata.
Il ragazzo inorridì quando la vide afferrarsi la chioma castana e tirarla via come se fosse niente, ma strabuzzò gli occhi nel vedere i capelli neri comparire al di sotto.
“Ma che diavolo…?”, “Questa è una parrucca, scemo” lo rimbrottò la giovane “Capelli finti. Mi sono dovuta camuffare”.
“In effetti, sembravi un’altra persona con quel vestito” borbottò lui, girandosi “Quasi una vera donna”.
Kaori si sentì avvampare di rabbia e lo afferrò per un orecchio, sibilando “Stai dicendo che non sembro una donna? Ma come ti permetti, razza di…!”.
Non riusciva a trovare un aggettivo abbastanza brutto per descriverlo, ma come osava parlarle in quel modo?!?
Dio, quanto ti odio! sibilò inferocita Sei un essere insopportabile! Un giorni di questi, ti concerò in modo tale che neanche tua madre potrebbe riconoscerti!.
Stringendo i pugni per trattenersi, gli diede le spalle e si allontanò a grandi passi, cercando di sbollire la rabbia, prima di fare qualcosa di cui si sarebbe pentita.
“Certo che sei sempre molto simpatico” commentò Shippo “Se continui così, un giorno o l’altro, Kaori ti spedirà dritto nell’Oltretomba!”.
Il demone lupo fece per colpirlo, ma la mano della ragazza lo bloccò, dato che gli aveva rifilato un bel ceffone. “
Lascia stare Shippo” lo avvertì con voce rotta dalla rabbia “Lascialo stare, o te la vedrai con me!”.
“Se credi di spaventarmi, ti sbagli di grosso” ribatté l’altro, ignorando il pulsare sordo della guancia, “Cosa credi di potermi fare, mocciosa?”.
Possibile che quegli schiaffi facessero così dannatamente male?
Quell’impertinente gliel’avrebbe pagata cara!
Era già la seconda volta che lo colpiva in quel modo, dannazione!
“Quello che ti ho dato è solo un assaggio di quello che posso farti” ruggì la giovane “Tocca Shippo e sei morto, sono stata abbastanza chiara?”.
“Al posto di sbraitare come un’idiota, perché non mi dici cosa siete andati a fare in quella dannata grotta?” replicò Reito.
“Beh, in effetti, anche noi vorremmo sapere cosa avete fatto nel vostro viaggio” ammise Sango.
Inuyasha si sedette su una roccia e disse “Kaori, mi sa che ci conviene accontentarli. Così, dopo, potremo rimetterci in viaggio”.
La yasha annuì e cominciò a raccontare le loro avventure una volta oltrepassato il vortice creato da Inuken e Nazuna.
Tralasciò alcuni particolari, come i vari villaggi doveva avevano chiesto informazioni, e si concentrò sulle cose essenziali.
“E così, alla fine, abbiamo recuperato la Pietra della Notte” mormorò infine “E mia madre ha riavuto il suo bracciale”.
“Accidenti!” esclamò Kagome “Certo che ne avete viste proprio di tutti i colori!”.
“A proposito di colori” disse Reito “Ehi, mezzo-demone! Che hai fatto ai capelli? Stai perdendo i tuoi poteri, per caso?”.
L’hanyou gli rivolse un’occhiata di fuoco “Per niente, stupido lupo. Kaori ha usato non so cosa per tingerli. Non dovevamo farci scoprire”.
L’amica annuì, poi gli passò un flacone pieno di una strana sostanza e disse “Appena troviamo una fonte, ti aiuto a levarti la tintura dai capelli”.
“Quindi avete affrontato un viaggio nel passato per trovare questa roba?” chiese il demone del Nord “Tsé, che racconti assurdi!”.
“Guarda che non è stata una passeggiata” sbottò Kaori “Avrei proprio voluto vederti al nostro posto, dato che ti atteggi tanto da Super Demone!”.
L’altro le rivolse un’occhiata annoiata, mentre commentava “E così… Non solo non sei una demone completa, ma hai pure sangue di sacerdotessa nelle vene”.
Una leggera risata gli sfuggì dalle labbra “Che razza di demone sei, si può sapere? Non ho mai visto niente del genere!”.
Un sorriso di scherno gli comparve sul volto “Quindi, in teoria, dovresti avere anche dei poteri spirituali…”.
La sua risata si fece più intensa “Un demone… Un demone con poteri spirituali! Questa sì che è bella!”.
“Avanti, perché non provi a purificarmi?” la incitò “Dai, fammi vedere di cosa sei capace!”.
La ragazza strinse i pugni fino a conficcarsi gli artigli nei palmi delle mani; ma perché quelle parole le facevano così male?
Possibile che lui riuscisse a ferirla in quel modo con le sole parole?
E dire che lei lo aveva anche pensato, in tutti quei giorni… Che stupida!
“Adesso basta. ADESSO BASTA!”, l’urlo rieccheggiò nella piccola radura ed il gruppo fissò Sango, in piedi davanti a Reito.
La sterminatrice lo afferrò bruscamente per la casacca e sbraitò “Ma chi diamine ti credi di essere, razza di emerito idiota che non sei altro?!?”.
Il demone mostrò le zanne in segno di avvertimento “Levami le mani di dosso, stupida umana!”.
Lei lo ignorò a bella posta e prese a scuoterlo con rabbia “Hai idea di quello che dici? Di come tratti gli altri? Possibile che tu abbia davvero un pezzo di ghiaccio nel petto?”.
“Dovresti ringraziare gli dei, se Kaori ti ha aiutato!” esclamò furiosa “Ti ha salvato la vita e tu? Tu la umili di continuo, come se valesse meno di niente!”.
La yasha cercò di calmarla, anche perché temeva una brusca reazione da parte del lupo, “Sango, ti prego. Non ne…”.
“Non dire che non ne vale la pena!” esclamò l’amica “Perché ti fai trattare così? Dov’è finito il tuo orgoglio di demone?”.
“È questo il punto” disse Reito con scherno “Non ha orgoglio perché non è un vero demone, ma solo una mocciosa con improbabili poteri spirituali”.
Kaori sentì quelle parole affondarle nel petto come una lama affilata, gelida quanto i meravigliosi occhi azzurri che la fissavano.
Perché doveva farle così male?
Perché soffriva in quel modo?
Sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma non permise a nessuna di esse di scivolarle sul viso.
Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla umiliata e sofferente per colpa sua, anche a costo della vita.
Sango aveva ragione; era il momento di tirar fuori le unghie e dimostrare chi era e di cosa fosse capace!
Doveva fargli capire che era meglio non scherzare con lei, o ne avrebbe pagato le conseguenze a caro prezzo.
Una scintilla di determinazione le illuminò lo sguardo, attirando l’attenzione degli altri.
Il demone lupo fece un mezzo sorriso “Cosa c’è, ragazzina? Le parole della tua amichetta ti hanno riscosso, per caso?”.
La sterminatrice sorrise, felice che si fosse ripresa, prima di tornare a fissare in cagnesco il giovane davanti a sé.
“Tu la deridi tanto per i suoi poteri spirituali” sibilò “Se non fosse stato per quelli, tu, a quest’ora, non saresti qui!”.
“Se Kaori non avesse previsto in sogno il tuo attacco, di te non sarebbe rimasto che un cadavere dissanguato!” sbottò furiosa “Anzi, con gli animali feroci che ci sono in giro, non sarebbero rimaste neanche le ossa!”.
“Sango!” esclamò la ragazza “Davvero credi che quei sogni… abbiamo a che fare con i miei poteri spirituali?”.
“Sì” mormorò l’altra “Tu riesci sempre a prevedere le cose importanti. Ci hai cavato da parecchi impicci, grazie a quei sogni premonitori”.
“Sono poteri particolari, che i normali demoni non hanno” aggiunse decisa “Tu sei speciale, Kaori. A discapito di quello che dice questo deficiente!”.
A quelle parole, Reito sgranò gli occhi; possibile che quella mocciosa fosse davvero in grado di prevedere il futuro?
Era assurdo!
Non riusciva a crederci… era una cosa senza senso!
“Tu hai dei… sogni premonitori?” chiese incredulo, “Sì” ammise lei “Ma non li ho a comando”.
Un leggero sospiro le sfuggì dalle labbra “Certe volte..ho come una strana sensazione, durante il sonno, e questo mi fa capire che sto avendo un sogno premonitore”.
Il giovane si liberò della presa di Sango e le si avvicinò “Hai sognato l’attacco di quel demone vampiro? Sapevi che avrebbe provato ad uccidermi?”.
“Non sapevo né chi fossi, né perché quel demone voleva ucciderti” replicò la ragazza “L’ho sognato e basta. Non so perché sia successo”.
Alzò gli occhi al cielo, mentre diceva “Non ricordo tutti i sogni che faccio, solo quelli più intensi”.
“Come la prima volta che sono finita nel pozzo” aggiunse cupa “O il giorno in cui sono morta…”.
“Cosa?” esclamò lui “Tu… sei morta? Ma che diavolo vai blaterando, si può sapere?”.
A quelle parole, Kagome scattò come una molla e si parò davanti all’amica “Sapevi che quel giorno ci avresti rimesso le penne e non hai detto niente?”.
Kaori la fissò tranquilla “Quando ho fatto quel sogno, non ho capito che sarei morta. Ricordavo solo un forte dolore in tutto il corpo e un’oscurità intensa, che mi avvolgeva come una cappa. Secondo te, come potevo capirlo?”.
“Avresti dovuto parlarcene comunque” ribatté Inuyasha “Magari avremmo capito qualcosa…”.
“Io non sapevo ancora che fossero sogni premonitori. È da poco tempo che ho imparato a riconoscerli” rispose la yasha.
“E che c’entro io con i tuoi sogni?” chiese Reito, ancora più confuso, “Non ne ho idea. Forse ti ho sognato perché quella notte per me era importante” mormorò lei “Ho compiuto diciassette anni proprio quel giorno”.
“Non capisco” ammise il giovane “Che c’entro io con te?”, “Non lo so. Non lo so!” sbottò l’altra “So solo che ho avuto quel sogno, punto e basta! Piantala di assillarmi!”.
Con uno sbuffo, si alzò in piedi e disse “Inuyasha, vieni con me. ti aiuto a levarti quella roba dai capelli”.
Con tutti i pensieri che aveva per la testa, quasi non si accorse che l’amico la stava seguendo a breve distanza.
La sua mente era totalmente concentrata sulle sibilline parole di quello spirito e, ancora una volta, si chiese chi diamine dovesse aiutare.
Forse, il tempo l’avrebbe aiutata a fare luce su quel mistero così assurdo.  


Ok, è andata. scusate se questo cappy è quasi totalmete privo di azione, ma vi prometto ke il prox sarà diverso. ora devo scappare, ma spero di poter aggiornare presto. bacioni a tutte!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Scontri nel presente e nel passato ***


Ed eccomi qua, pronta cn un nuovo capitolo appena concluso! ragazze, grazie mille x le bellissime recensioni e sn felice d'informare RikaRed e Visbs88 ke il loro intuito nn ha sbagliato! nello scorso cappy nn c'è stata molta azione, ma adesso i nostri amici dovranno affrontare dei seri problemi! cn questa frase sibillina, vi lascio al cappy cn un bacione e 1000 ringraziamenti


Capitolo 22: Scontri nel presente e nel passato

Kaori fissò il paesaggio che aveva davanti, tracciando linee e schizzi vari nel tentativo di rappresentare al meglio ciò che la circondava.
Aveva deciso di fare un disegno a carboncino, ma aveva trovato solo una matita scura nel proprio astuccio.
Poco male, era abituata ad usare di tutto quando prendeva l’album da disegno, anche il gesso colorato.
Cambiò la posizione della matita e cominciò a creare dei chiaroscuro, rendendo più realistiche le colline davanti a sé.
Le sfuggì un sospiro quando sentì le voci delle compagne arrivare dal campo di pallavolo, dove si stavano allenando in vista del torneo.
Prima di scoprire di essere un demone, aveva partecipato a quasi tutti i club sportivi, ma l’unico che non aveva lasciato era quello di karate.
Solo quella disciplina riusciva ad aiutarla veramente a calmare il suo spirito irrequieto, molto più della boxe.
A tirare cazzotti, sfogava solo la tensione, ma con il karate ritrovava sempre una specie di equilibrio interiore.
Il che le faceva molto comodo, soprattutto in quei giorni; da quando era uscita dalla Grotta degli Spiriti non riusciva a smettere di pensare alle parole di quello spirito.
Dovrai attingere a tutta la tua forza di volontà ed al tuo coraggio per curare le ferite del suo animo le aveva detto Sei l’unica che può farlo.
Quelle frasi le rimbombavano nella mente come un’eco ossessivo.
Ma chi diavolo doveva aiutare? Proprio non lo capiva…
Sua nonna sapeva chi le aveva parlato, ma non aveva voluto rivelargli la sua identità; perché?
Con uno sbuffo, chiuse l’album da disegno e poggiò il mento sulle mani, fissando l’orizzonte.
Le colline che aveva disegnato erano l’unico sprazzo di verde in quel mondo dominato dai grattacieli, che si stagliavano grigi e cupi contro il cielo turchese.
Le mancava l’epoca Sengoku, con i suoi spazi aperti e la sua aria pura, priva del fetore di benzina e smog.
Non vedeva l’ora di tornarci, aveva una voglia matta di rivedere gli amici e ripartire alla ricerca di Naraku.
L’unica nota stonata in quel pensiero era che epoca Sengoku voleva dire anche Reito e le bastava pensare a quella specie di iceberg ambulante per farle ribollire il sangue nelle vene.
Lo detestava con tutte le sue forze!
Ma perché doveva sempre trattarla male, guardandola come se fosse qualcosa di disgustoso?
La cosa che la faceva infuriare più di tutto era il fatto che, non appena incrociava quello sguardo color ghiaccio, si sentiva le gambe molli come ricotta.
Lei non era mai stata una ragazza debole e schiava dei sentimenti, ma quel dannato demone le faceva un effetto stranissimo.
Digrignò i denti per la rabbia, ripensando al modo in cui l’aveva trattata pochi giorni prima.
Che razza di essere freddo e scontroso aveva incontrato!
Certe volte si pentiva di essersi prodigata tanto per salvargli la pelle!
Eppure… la incuriosiva non poco la sua reazione quando aveva scoperto del sogno premonitore che aveva avuto su di lui.
Era rimasto a dir poco sconvolto.
Bah, chi lo capisce è bravo borbottò tra sé la giovane Quello è un enigma vivente… Peggio della Sfinge!.
Mentre era assorta nei propri pensieri, sentì un lievissimo fruscio, seguito da una mano piuttosto invasiva sul suo fondoschiena.
Kaori prese un lungo respiro, pensando che, non appena si fosse girata, Miroku avrebbe ritirato la mano, come suo solito.
Lo sguardo che gli rivolgeva in quelle poche occasioni gareggiava in ferocia e freddezza con quello di Sesshomaru.
La prima volta che l’aveva vista con quell’espressione, Inuyasha si era addirittura spaventato; il che era tutto dire.
In un battito di ciglia, si rese conto di essere nell’epoca moderna e che, di conseguenza, quello non poteva essere Miroku.
Con un movimento repentino, si voltò e colpì il ragazzo al volto con un potente schiaffo.
Quello si allontanò di un passo e, massaggiandosi la guancia, sorrise malizioso “Complimenti, Shibuja. Oggi sei più irritabile del solito”.
“Stammi lontano!” sibilò l’altra “Ti avverto, Nagai. Non sono proprio in vena per i tuoi viscidi giochetti!”.
Per tutta risposta, il compagno l’afferrò per un polso, sempre con quel suo dannato viscido sorriso sulle labbra.
“Avanti, Shibuja” mormorò allegro “Possibile che tu debba sempre trattarmi così male? Io vorrei solo farti divertire un po’!”.
“Conosco i tuoi modi per divertirsi” replicò la yasha “E ti consiglio di starmi lontana, se ci tieni alla pelle”.
Vedendo che non pendeva sul serio i suoi avvertimenti, sibilò “Takeru, lasciami. Adesso! O giuro che te ne pentirai amaramente!”.
Takeru Nagai era il suo incubo peggiore in quell’epoca, un dannato maniaco che la tormentava ogni singolo giorno.
Uno dei tanti lati positivi della scoperta delle sue origini erano i giorni di scuola saltati.
Niente scuola era uguale a niente palpeggiamenti indesiderati da parte di Takeru.
Certo, nell’epoca Sengoku era il monaco a mettere le mani dove non doveva, ma almeno non era una cosa quotidiana e, soprattutto, lo faceva con una sorta di… garbo.
Quell’infame, invece, aveva dei tentacoli al posto delle mani, che infilava ovunque ci fosse una curva femminile degna di attenzione.
E non era mai molto delicato.
Purtroppo per lei, Kaori era diventata la preda preferita di quel maniaco, che non le dava mai tregua.
Ogni volta che doveva svolgere un esame, viveva con l’ansia di trovarlo nei corridoi, lui e le sue luride manacce!
Un ghigno divertito curvò le labbra del giovane, mentre spingeva la compagna contro il muro.
“È troppo tempo che cerchi di sfuggirmi, Shibuja” sussurrò minaccioso “Ma stavolta, non ti lascerò scappare!”.
Lei iniziò a divincolarsi con tutte le sue forze, sicura di riuscire a liberarsi in pochi istanti.
Diamine, era pur sempre una yasha!
Quanto avrebbe potuto metterci a liberarsi di quella piovra umana?
Invece, un odore stranamente dolciastro le invase le narici, creandole una sorta di capogiro.
Non riusciva quasi a respirare con quell’idiota che la schiacciava contro la parete e quell’odore non faceva che peggiorare le cose.
Quando vide il suo volto avvicinarsi pericolosamente, ebbe appena il riflesso di voltarsi, prima che la bocca di Takeru si posasse sul suo collo.
Le tracciò una scia umida lungo tutta la gola, prima di provare a baciarla di nuovo e la sentì fremere nauseata.
“Levati di dosso, dannato!” esclamò la giovane, disgustata da quella presenza, mentre cercava di divincolarsi, “Lasciami subito!”.
Lui sorrise appena, mentre la sua mano insidiosa cercava di penetrare sotto la divisa della giovane.
“Sei sempre così riottosa” commentò sarcastico, lasciando che la mano scorresse sul suo fianco morbido, “Tranquilla, ti farò divertire io. Magari, dopo, sarai un po’ più dolce”.
Capendo che doveva reagire, la ragazza si morse la lingua per riprendere il controllo di sé e, con uno scatto improvviso, la situazione si ribaltò.
Takeru le rivolse uno sguardo incredulo, mentre lo costringeva spalle al muro con una mano stretta attorno alla gola.
Un brivido di paura gli percorse la schiena nel vedere quegli occhi verdi tingersi per un attimo di un intenso rosso cremisi.
Ma che le era preso?
E da quando le sue unghie erano così simili ad artigli?
“Tu!” ringhiò l’altra, facendogli sbattere la testa contro il muro, “Tu non hai idea con chi hai a che fare!”.
“Mi credi una ragazzina goffa e debole, non è vero?” sussurrò inferocita “Credi di potermi fare tutto quello che ti passa in quella mente perversa, eh?”.
Digrignò i denti per la rabbia, mentre aggiungeva “Beh, ti sbagli! Posso diventare molto, molto cattiva, se voglio!”.
Il giovane sogghignò, per nulla spaventato, “Sai? Mi sono sempre piaciute le ragazze cattive. È più divertente piegarle!”.
Un pugno lo colpì in pieno stomaco, costringendolo a piegarsi su se stesso, contro di lei…
Prima che potesse approfittarne in qualche modo, Kaori lo afferrò per i capelli e sibilò “Non mi sfidare! Non hai idea di quello che potrei farti!”.
Poi lo lasciò andare di colpo, allontanandosi a grandi passi nel grande corridoio, “La prossima volta, ti andrà peggio! Quindi, attento a te, Takeru Nagai”.

 
“Di nuovo!? Kaori, ma che diamine! Ti sei fatta sbattere di nuovo in presidenza!” esclamò Kagome “Ma perché?”.
L’amica le rivolse uno sguardo furioso “E c’è da chiederlo? Quel dannato… maniaco! Ci ha provato di nuovo!”.
Si passò nervosamente una mano tra i capelli “Ogni volta, è sempre peggio! Non si arrende mai!”.
“Ma perché non lo dici al preside?” le domandò la miko “Potrebbe aiutarti! E gli insegnanti dovrebbero prestare più attenzione a quello che fanno gli studenti nei corridoi!”.
La yasha sbuffò “Credi che non ci abbia provato? Kagome, apri gli occhi! Qui nessuno se ne frega niente di me!”.
Con un gesto di stizza, si passò nuovamente una mano sul collo, cercando di cancellare la fastidiosa sensazione di quella bocca viscida su di lei.
Niente da fare, non se ne andava in nessuna maniera!
Rabbrividendo per il disgusto, si caricò lo zaino sulle spalle e corse direttamente nel pozzo, tirando un sospiro di sollievo quando vide nuovamente il cielo azzurro.
Shippo fu il primo a scorgerla e le corse incontro, sorridendo “Kaori! Siete tornate, finalmente!”.
“Ciao, Shippo” sorrise lei “Anch’io non vedevo l’ora di tornare qui. Ne ho abbastanza della scuola!”.
“E allora che ci vai a fare?” chiese Inuyasha, alzandogli gli occhi ambrati dalla lama di Tessaiga.
“Perché sono obbligata” borbottò la yasha, lasciandosi cadere sull’erba “Non posso mollare gli studi di punto in bianco, purtroppo”.
“Mi sembri parecchio nervosa” commentò Sango, scrutandola intensamente, “Ti è successo qualcosa, per caso?”.
Improvvisamente, aggrottò la fronte mentre la mano di Miroku le carezzava le morbide curve e gli rifilò un ceffone.
Il monaco cadde lungo disteso, ma sorrideva allegro; ormai ci aveva fatto il callo a quegli schiaffi.
Era una prassi quotidiana. Kaori li fissò per un attimo, poi sbuffò “Quello che è appena successo a te, ma in peggio”.
“Takeru le ha di nuovo messo le mani addosso” spiegò Kagome, uscendo dal pozzo, “E Kaori è finita in presidenza”.
“Davvero c’è un umano come Miroku, dall’altra parte?” chiese Reito “Mi chiedo cos’abbia al posto del cervello… Gli va così tanto di rischiare la vita, a provarci con te?”.
L’altra gli rivolse un’occhiataccia “Che vorresti dire? Che solo un pazzo mi troverebbe minimamente interessante?”.
“Più o meno” replicò il lupo, sghignazzando divertito; adorava stuzzicarla, anche se sapeva a cosa andava incontro.
Da quando era uscita da quella benedetta Grotta, quella ragazzina era più agguerrita che mai.
La vide stringere i pugni, visibilmente alterata, e sorrise più ampiamente “Cos’è quella faccia? Vuoi provare a spaventarmi con una smorfia?”.
“Ti do’ un consiglio, idiota” sibilò lei stizzita “Sta’ zitto, o ti ammazzo! Capito il concetto?”.
Lo vide ridere ed artigliò furiosamente il terreno per non affondare le unghie nella sua faccia, decisa com’era a cancellare quel maledetto sorriso da ipocrita.
Capendo che le cose potevano degenerare, Kagome salì rapidamente sulla sua bici e disse “Dai, andiamo. Vogliamo trovare Naraku, sì o no?”.
Il gruppo si mise rapidamente in marcia, nuovamente alla ricerca di un qualunque indizio su dove potesse trovarsi quel dannato demone.
Sembrava svanito nel nulla ed erano due settimane che continuavano a cercare anche la più flebile traccia.
Come al solito, Inuyasha era in testa alla colonna, subito seguito da Kaori e Reito, anche se quest’ultimo si teneva a debita distanza.
Kagome veniva poco dopo, sforzandosi di tenere il loro passo con la bicicletta, ma non era facile come sembrava.
Miroku e Sango, seduti sulla schiena di Kirara assieme al piccolo Shippo, chiudevano la fila.
Ormai era la loro formazione, in modo da essere protetti da ogni lato.
Non sapendo cos’avesse in mente il nemico, era sempre meglio stare all’erta; i pericoli potevano aggirarsi ovunque.
Era ormai pomeriggio quando qualcosa smosse la tranquillità del paesaggio montano.
Una forte energia demoniaca si stava avvicinando rapidamente da ovest ed Inuyasha non esitò un attimo ad estrarre Tessaiga.
“Oni” sibilò nervoso “E anche bello grosso, a giudicare da tutto rumore che fa”.
“Cosa c’è, mezzo-demone?” chiese Reito, ridendo sarcastico “Un Oni basta a spaventarti, per caso?”.
L’hanyou gli mostro le zanne, irritato “Io ho un nome, lupastro. E comunque, no. Sono abituato a cose ben peggiori di uno stupido Oni!”.
“Oh, va bene! Ti credo” ridacchiò l’altro, alzando le mani come in segno di resa, “Andiamo ad accogliere il nostro ospite” sibilò Kaori, precedendo gli amici.
Ma possibile che quel demone lupo dovesse essere sempre così dannatamente antipatico?
Le dava proprio sui nervi; quello scontro era perfetto per sbollire la rabbia che sentiva dentro.
Almeno si sarebbe sfogata!
Non appena entrò in una radura, un grosso albero cadde davanti a lei, costringendola a rifugiarsi sulle fronde della pianta più vicina.
Sorpresa, osservò l’enorme Oni afferrare il tronco di un altro albero e scagliarlo contro gli altri, che erano appena arrivati.
Sango spaccò il tronco con un unico movimento dell’hiraikotsu, lasciando che i due pezzi cadessero poco distante.
Miroku fece una smorfia nel vedere un nugolo di insetti velenosi circondare l’Oni; in caso di bisogno, non avrebbe potuto usare il Vortice del Vento.
Naraku sapeva bene come neutralizzare quella dannata maledizione!
“Tranquillo, Miroku” disse Inuyasha “Questo coso è tanto grosso quanto stupido. Non ci metteremo molto a farlo fuori”.
“Questo è quello che pensi tu, Inuyasha” esclamò una voce proveniente dall’alto.
Il gruppo alzò gli occhi e Kagome si preparò ad incoccare una freccia contro Naraku, che li sovrastava da un grosso ramo.
“Naraku!” sibilò il mezzo-demone “Finalmente sei uscito allo scoperto, dannato bastardo!”.
Naraku sorrise tranquillo da sotto la sua maschera di babbuino e lasciò vagare gli occhi sui suoi avversari.
“Noto che vi manca qualche componente. O mi sbaglio?” chiese con noncuranza “Dov’è quella mocciosa impertinente?”.
Improvvisamente finse di ricordarsi qualcosa “Oh, giusto. È morta un po’ di tempo fa. Si è sacrificata per il suo paparino…”.
La sua risata si spense di colpo, quando un pugnale gli portò via la maschera, inchiodandola contro un albero.
“Sbagliato, vecchio idiota” replicò Kaori, sbucando dalle fronde “Come puoi ben vedere, sono qui”.
Una scintilla di ferocia le illuminò lo sguardo “E sono pronta a ripagarti con la stessa moneta!”.
Il demone le rivolse uno sguardo sorpreso, poi, incredibilmente, sorrise “Chi non muore si rivede”.
“Non potevi trovare frase più azzeccata, dannato” replicò lei “Ma, presto, tu sparirai dalla faccia della Terra!”.
“Ma bene!” esclamò Naraku, ridendo incredulo “Allora i tuoi amici sono riusciti a salvarti. Hai avuto una fortuna a dir poco sfacciata, mocciosa!”.
La vide sorridere in modo poco amichevole e le lanciò contro alcune delle proprie appendici, in modo da parare il suo attacco.
La ragazza sguainò la propria spada, falciando quelle spine appuntite che si protendevano contro di lei.
“Se credi di tenermi a distanza con questi trucchetti, ti sbagli di grosso!” esclamò con foga, cercando di raggiungerlo.
Intanto, l’Oni stava dando qualche difficoltà agli altri, dato che, nonostante la sua incredibile mole, si muoveva piuttosto agilmente.
Kagome dovette allontanarsi di colpo quando il gigantesco demone cercò di schiacciarla sotto un piede.
Innervosita da quella sua debolezza, creò una sfera di energia e la scagliò contro il nemico, provocandogli diverse bruciature all’addome.
L’Oni ruggì di dolore e si avventò verso la ragazza, ma fu bloccato da un tremendo fendete di Inuyasha.
“Se provi ad avvicinarti, te ne pentirai amaramente!” ruggì il giovane, lanciandosi nuovamente all’attacco.
Improvvisamente, dalla foresta sbucò un grande ammasso di demoni vari, venuti a dar man forte al loro padrone.
Shippo si guardò intorno, spaventato da tutta quella parapiglia, ma non si lasciò prendere dal panico.
Memore degli insegnamenti del padre, creò diversi globi di fuoco e li scagliò contro i nemici, incendiandone alcuni.
Sango ne falciò una decina con l’hiraikotsu, mentre altri venivano bruciati dai fuda sacri di Miroku.
Naraku osservò la scena, sogghignando compiaciuto; il suo piano stava funzionando.
Impegnati com’erano con gli altri demoni, non avrebbero potuto affrontare insieme l’Oni e questo avrebbe causato la loro fine.
Non avevano idea di quello che aveva preparato per loro.
Si scansò appena in tempo per evitare un fendente di Sendeiga e sorrise “Sei davvero decisa a farmi fuori, mocciosa”.
Kaori gli rivolse lo stesso sorriso, mentre stringeva la spada, “Sì. Ti pentirai di aver provato ad uccidere mio padre, bastardo. Non hai idea di chi ti sei messo contro!”.
Fece per slanciarsi nuovamente contro il nemico, ma un lampo bianco la precedette, “Non ti avvicinare! Lui è mio!”.
Reito comparve dal nulla, con la spada sguainata ed una scintilla di vendetta che gli illuminava lo sguardo color ghiaccio.
La sua lama tracciò un arco letale a pochissimi centimetri dal viso di Naraku, che si allontanò di scatto.
Il giovane lo incalzò senza sosta, inseguendolo attraverso gli alberi frondosi, tranciando diversi rami nel tentativo di ottenere la sua vendetta.
La sua furia sembrava non avere limiti ed il demone ebbe non poche difficoltà ad evitare i suoi attacchi.
Ma chi diavolo era quel ragazzino che lo attaccava con una tale furia omicida?
Quando lo riconobbe, un sorriso sardonico gli incurvò le labbra “Questa sì che è una sorpresa! Ma bene, adesso anche tu mi dai la caccia, giovane lupo!”.
Lo vide socchiudere pericolosamente gli occhi e rise con più forza “Vuoi forse vendicare i tuoi genitori, lupo? Quelle stesse persone che non sei stato in grado di difendere?”.
Lo youkai lanciò un grido di rabbia e dolore, calando un tremendo fendente contro il suo nemico, che riuscì ad evitarlo per un soffio.
La candida pelliccia di babbuino finì in pezzi, ma il suo proprietario era miracolosamente illeso e sorrideva spietato.
“L’unica cosa che mi chiedo è come sia possibile che tu sia ancora vivo” commentò sorpreso “Ero sicuro che quel demone vampiro ti avrebbe fatto fuori facilmente”.
Rimase sovrappensiero per un istante, prima di dire “In effetti, eri conciato piuttosto male quando me ne sono andato. Hai fatto di tutto per proteggere i tuoi cari”.
Un ghigno divertito gli apparve in volto “Peccato che non sia servito a niente… Come credi di potermi sconfiggere, se non sei stato neanche in grado di difendere coloro che ti erano più cari?”.
Reito emise un ringhio intriso di profonda sofferenza e calò la spada, sibilando “Ti farò pagare amaramente quello che hai fatto, dannato!”.
Ancora una volta, mancò il bersaglio di pochissimi centimetri e Kaori rimase attonita nel vedere quello sguardo, solitamente così freddo, acceso dal dolore della perdita.
Cercò di intervenire in suo aiuto, quando lo vide alle prese con alcune appendici munite di artigli, ma lui la respinse con rabbia. “Non intrometterti!” esclamò furioso, lanciandosi nuovamente all’attacco, “Non ho bisogno del tuo patetico aiuto!”.
La ragazza mostrò le zanne in un’espressione innervosita e, ignorandolo deliberatamente, attaccò a sua volta il comune nemico.
Tranciò di netto alcuni bracci pieni di spine velenose, decisa a non lasciarli fermare.
E fu allora che successe qualcosa di incredibile.
Durante lo scontro, i due ragazzi non si erano accorti di essersi avvicinati e, quando alzarono le proprie spade per lanciare un ulteriore attacco, le due lame si toccarono.
Un’improvvisa scarica di energia demoniaca le pervase, creando due aloni di luce accecante.
Kaori si fermò di colpo quando avvertì quella forza e rimase basita nel vedere che la lama di Sendeiga era diventata di un verde intenso, mentre la spada di Reito aveva assunto una tonalità azzurra.
Nel punto in cui si toccavano, le due lame avevano formato una sorta di sfera di energia, che brillava come un secondo sole.
I due demoni si guardarono per un istante, poi calarono simultaneamente le proprie armi e la sfera venne scagliata come un proiettile contro Naraku, che evocò prontamente una barriera per difendersi.
Lo scudo s’infranse a contatto con il globo, che però fu deviato ed andò a colpire il gruppo di demoni venuti in aiuto del loro oscuro signore.
L’intero agglomerato di vermi e serpenti vari venne polverizzato in meno di un istante, sotto lo sguardo attonito dei presenti.
“Ma come ci siamo riusciti?” chiese la giovane demone, fissando incredula ciò che rimaneva dei demoni.
“Non è il momento di pensarci!” ribatté l’altro, lanciandosi nuovamente contro Naraku.
Il demone rise, schivando il nuovo assalto, “Sei molto determinato, ragazzo. Peccato che il tuo coraggio non ti servirà a nulla!”.
Lo youkai non fece in tempo a realizzare cosa stesse succedendo, che si ritrovò inchiodato all’albero alle sue spalle, con un’appendice aguzza conficcata nella spalla.
Strinse i denti per trattenere un gemito di dolore e, sfruttando tutte le proprie energie, riuscì a liberarsi da quella specie di lancia demoniaca.
Si portò una mano alla ferita e digrignò i denti nel sentire il sangue scorrergli tra le dita, “Me la pagherai, maledetto bastardo!”.
Naraku scoppiò a ridere e si preparò a dargli il colpo di grazia, ma si ritrovò improvvisamente bloccato da Kaori, che prese ad incalzarlo furiosamente con la propria spada.
La ragazza lanciò un rapido sguardo ai suoi amici e gridò “Inuyasha! Non ho trascorso tre giorni in quel posto per tornarne a mani vuote!”.
L’hanyou le rivolse un’occhiata sorpresa, poi capì e, preso qualcosa dal kariginu, glielo lanciò dicendo “Attenta a non sbagliare bersaglio!”. La yasha sorrise maligna ed afferrò la Pietra della Notte, sibilando “Preparati, Naraku! La tua ora sta per scoccare, ormai!”.
Prima che il demone potesse capire quali fossero le sue intenzioni, gli lanciò contro l’amuleto, imprimendogli maggior forza spirituale.
Naraku fissò incredulo quel sasso blu intenso che gli stava arrivando contro e cercò di evitarlo, senza esito.
La Pietra della Notte tracciò un arco sulla sua testa, per poi fermarsi di colpo e sprigionare un’intensa forza spirituale.
Il demone fu avvolto da una cascata di raggi blu, che lo imprigionarono senza dargli alcuna via di scampo.
Nel sentire quell’energia purificatrice sulla pelle, iniziò ad urlare ed a dimenarsi, come in preda ad una terribile agonia.
Con un immenso sforzo, riuscì a creare una barriera protettiva e richiamò a sé i propri insetti, che furono inceneriti dalla luce dell’amuleto.
Furioso per essere stato giocato in quel modo, Naraku sfruttò ogni stilla della sua energia demoniaca e riuscì a sfuggire a quella cappa letale.
La Pietra della Notte cadde nel vuoto, prontamente afferrata da Shippo, e perse la sua luce intensa, ritornando al suo precedente aspetto.
Inuyasha digrignò i denti, frustato; perché quell’amuleto non era riuscito ad eliminare Naraku una volta pere tutte?
Come aveva fatto quel dannato a sfuggire al suo potere?
Però, quella forza spirituale scaturita dall’amuleto sembrava aver parecchio indebolito il loro avversario, che ansimava pesantemente.
Miroku abbatté un colpo del suo bastone sacro su uno degli insetti sopravvissuti e sbottò “Questa non ci voleva! La Pietra non ha funzionato!”.
Naraku si rialzò faticosamente in piedi e rise “Speravate di esservi sbarazzati di me? Non avete ancora compreso la mia immensa potenza!”.
“Fai tanto lo sbruffone, ma non mi sembri poi così in forma!” commentò Kagome, scoccandogli contro una delle sue frecce.
La nuova ondata di energia spirituale lo scosse nel profondo, togliendogli anche le ultime energie.
Il demone rivolse alla miko uno sguardo feroce e, mentre cercava scampo in una delle sue nuvole violacee, ringhiò “Me la pagherete! Tutti voi! la mia vendetta sarà terribile!”.
Reito cercò di inseguirlo, ma l’Oni lo scaraventò contro una roccia, prima di attaccare il resto del gruppo.
Furioso per la mancata riuscita del piano, Inuyasha si scagliò contro il gigantesco demone, pronto ad eliminarlo con una Cicatrice del Vento.
Sorprendentemente, l’Oni si mosse ad una velocità assurda per la sua mole e lo afferrò per il collo, scrollandolo con forza.
Il mezzo-demone perse la presa su Tessaiga, che cadde all’altro capo della radura, ed emise un gemito strozzato.
Sforzandosi di liberarsi, prese ad artigliare la gigantesca mano che lo soffocava, ma senza alcun risultato.
“Inuyasha!” gridò Kagome spaventata, mentre cercava d’incoccare un’altra freccia, ma le mani le tremavano troppo e l’arco le cadde di mano.
“No!” urlò con rabbia, creando una sfera grande quanto la propria testa “Lascialo andare, dannato! Lascialo!”.
L’Oni strinse la presa sulla gola dell’hanyou, che cercò in tutti i modi di allentare quella stretta mortale, e la sfera d’energia volò sibilando verso di loro.
Il demone ruggì dal dolore, mentre piaghe purulente si formavano sul suo ventre, ma non allentò la sua presa. S
ango lanciò il suo hiraikotsu nel tentativo di tranciargli il braccio, ma il boomerang d’osso venne rispedito al mittente senza aver causato alcun danno.
Il gruppo si sentiva dannatamente impotente; nessuna delle loro tecniche sembrava funzionare contro quell’Oni, ma non potevano lasciare il loro amico nei guai!
Ormai Inuyasha sembrava sul punto di perdere i sensi e penzolava inerte nel pugno del mostro.
Ringhiando per la rabbia, Kaori si slanciò contro il nemico, ma si bloccò di colpo quando, dal corpo dell’hanyou si sprigionò una potente ondata di energia demoniaca.
Alla prima, ne seguirono rapidamente delle altre, sempre più frequenti ed intense, che fecero tremare l’aria circostante.
Kagome si portò le mani alla bocca e gemete terrorizzata “No! No, Inuyasha! Non farlo! Non farlo!”.


Allora, ke ne dite? la situazione si fa piuttosto pericolosa x i nostri amici! Naraku ha resistito alla Pietra della Notte, nn xò senza danni. capirete in seguito cosa voglio farne di lui! Vi-chan, tu un'idea dovresti averla; ho intenzione di accontentarti. Spero solo di esserne in grado. un bacione a tutte coloro ke seguono la FF e ke la recensiscono, ma anke a ki la legge solamente. cerkerò di aggiornare presto, promesso!!! 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Maschere ***


Rullo di tamburi e... Alys è nuovamente tra voi, con un nuovo capitolo appena terminato. spero ke possa piacervi. Vi ho lasciate cn Inuyasha ormai in procinto di perdere il controllo... Preparatevi, nn sarà l'unica sorpresa! ringrazio caldamente ttte color ke recensiscono questa storia, ki l'ha messa tra le preferite, nelle seguite o nelle ricordate. e grazie anke a ki si limita a leggere questi capitoli. grazie a tutte!

 

Capitolo 23: Maschere

Sesshomaru alzò gli occhi ambrati verso il cielo terso, nel quale galleggiavano pigramente alcune innocue nuvole biancastre.
Qualcosa si stava agitando a qualche kilometro di distanza, un’energia demoniaca che stava aumentando di colpo.
Storse il viso perfetto in una smorfia seccata quando riconobbe il possessore di quell’aura e ricominciò a camminare.
Non aveva tempo da perdere con il suo indegno fratello, non ora che l’odore di Naraku era così intenso nell’aria.
Non ora che poteva finalmente ottenere la sua vendetta su quel dannato che aveva osato ingannarlo in modo così subdolo.
Quello era un affronto che non poteva tollerare!
Ignorando i segnali di pericolo provenienti da ovest, continuò a percorrere il sentiero nascosto nel sottobosco.
Ma anche A-Un aveva percepito qualcosa e Rin, attenta e curiosa com’era, non tardò ad accorgersene.
“Signor, Sesshomaru!” esclamò sorpresa “A-Un sta guardando il cielo con aria preoccupata!”.
Il demone maggiore scosse la testa e tirò il cavallo a due teste per le redini, dicendo “Andiamo. È solo quello stupido di Inuyasha. Niente di cui dobbiamo curarci”.
Jaken si bloccò di colpo e strinse il bastone Niton “Si sta… trasformando, mio signore? Lui non ha mai avuto un’aura così forte!”.
“Infatti” replicò seccamente l’inu-youkai “Sta perdendo nuovamente il controllo del suo sangue demoniaco”.
A fin dei conti, è solo un misero mezzo-demone borbottò tra sé Un semplice mezzo-demone, incapace di difendersi senza perdere il controllo di sé.
Ben deciso a non incrociare il suo fratellastro in quelle condizioni, quando non era neanche in grado di ricordarsi il suo nome, si diresse nella direzione opposta, sempre alla ricerca di quella dannata scia che lo tormentava da tempo.

Kaori rimase sorpresa e spaventata dall’impressionante aura demoniaca sprigionata dall’amico e sussurrò “Che sta succedendo? Kagome, che diamine è preso ad Inuyasha?”.
L’amica aveva un’espressione a dir poco terrorizzata e non riusciva neanche a parlare, tanto tremava.
Miroku strinse i denti per la rabbia, suo malgrado impotente in quella situazione, “Maledizione! Questa non ci voleva!”.
Shippo si rannicchiò dietro un grosso masso “E adesso? Cosa facciamo? Che cosa facciamo?”.
Anche Reito aveva stretto i denti, sibilando una feroce imprecazione “Fantastico! Adesso sì che siamo nei guai!”.
La yasha fissò uno per uno i proprio compagni di viaggio, confusa dalle loro reazioni spaventate ed impensierite.
“Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?” chiese ansiosa “Perché l’energia di Inuyasha sta aumentando così?”.
Dal corpo dell’amico continuavano a provenire ondate di energia demoniaca, sempre più forti e frequenti.
Anche se non riusciva a capire cosa stesse succedendo, la cosa non le piaceva per niente; il suo istinto era teso al massimo, come davanti ad un nemico particolarmente forte.
Il lupo accanto a lei le rivolse un’occhiata incredula “Come fai a non saperlo? Diamine, ho capito che sei poco più di una mocciosa, ma dovresti sapere cosa accade ai mezzi-demoni!”.
L’altra lo fissò confusa “Cosa dovrei sapere? Ma tu lo sai che sono qui da meno di un anno? Non quasi niente di demoni e cose varie!”.
Sango strinse con più forza l’hiraikotsu e disse “Quando un mezzo-demone è particolarmente in pericolo, la sua parte demoniaca prende il sopravvento, donandogli una forza inimmaginabile”.
“Ma allora perché siete tutti così tesi?” chiese la ragazza, “Perché l’istinto demoniaco è difficilissimo da controllare” rispose Miroku.
Si morse nervosamente il labbro inferiore e continuò “Inuyasha è controllato dalla brama di sangue. Non desidera che uccidere”.
“Non capisco” ammise Kaori, “Farà a pezzi tutto quello che incontro, baka che non sei altro!” sbottò Reito “Compresi noi, se non riusciamo a fermarlo!”.
Kagome annuì sconfortata “L’unico modo è rimettergli Tessaiga in mano… Senza la spada, non riesce a tenere a freno la sua parte demoniaca!”.
Improvvisamente, un’ondata più intensa si sprigionò dall’hanyou, che aprì gli occhi e fissò con un ghigno l’Oni che ancora cercava di stritolarlo.
Questi non ebbe neanche il tempo di emettere un suono, che si ritrovò al suolo, agonizzante e pieno di profonde ferite.
Davanti a lui, Inuyasha osservava il proprio operato con un ghigno crudele sul volto.
“Credevi di uccidermi, stupido?” chiese con scherno “Mi dispiace, ma sei tu quello che finirà all’Altro mondo!”.
Con un rapido colpo, mise fine alla vita dell’Oni, che disparve in una nuvoletta di fumo nero.
Il tutto si era consumato in poco più di un minuto, facendo comprendere quanto fosse critica la situazione.
Kagome fece automaticamente un passo avanti, ma non poté trattenere un brivido di paura quando lui si voltò nella loro direzione.
Quando vide l’aspetto dell’amico, Kaori ebbe l’impressione di essere stata colpita da un fulmine.
Gli occhi, solitamente ambrati, avevano assunto una tonalità rosso cremisi e, sul volto, spiccavano due strisce viola scuro.
Inoltre, sia le zanne che gli artigli si erano allungati in maniera a dir poco spaventosa e la giovane non riuscì a reprimere un brivido di terrore.
Non sembrava più lui, ma quasi una sua copia malvagia.
Quell’aspetto le ricordò tantissimo il suo primo incontro con Sesshomaru ed un fremito più intenso la scosse da capo a piedi; le cose rischiavano di finire parecchio male!
L’hanyou fissò prima il sangue che aveva sulle mani, poi il gruppo, che ancora non si era mosso, e un sorriso sadico gli curvò le labbra.
“Credo proprio che mi divertirò molto, oggi” sussurrò roco “Non vedo l’ora di ricoprirmi del vostro sangue!”.
Agendo d’istinto, Miroku creò una barriera spirituale che respinse l’improvviso assalto del mezzo-demone, mandandolo a gambe all’aria.
Peccato che quel colpo non fosse sufficiente a fermare la sua brama di sangue; dovevano assolutamente recuperare Tessaiga!
Kagome si guardò intorno, alla ricerca della spada, individuandola poco distante dal punto in cui si trovavano.
Senza pensarci due volte, uscì dalla barriera protettiva e si slanciò verso la zanna, sperando di essere abbastanza veloce.
Inuyasha la scorse immediatamente e si lanciò all’attacco, ruggendo “Sei mia, ragazzina!”.
La miko ebbe appena il riflesso di creare uno scudo, prima che gli artigli del mezzo-demone cercassero di staccarle la testa.
Il contraccolpo con la barriera spedì l’altro a qualche metro di distanza, causandole un dolore profondo nel petto.
Mai e poi mai avrebbe voluto o potuto fargli del male… era troppo importante per lei!
Inuyasha gemette spaventata Permettimi di aiutarti a tornare come prima, ti prego! Cerca di ritornare te stesso!.
Capendo che l’amica rischiava grosso, Kaori uscì a sua volta dalla barriera ed afferrò il giovane da dietro, cercando di trattenerlo.
“Kagome, prendi la spada!” urlò, mentre si sforzava di bloccare l’hanyou, “Corri, presto! Non so per quanto riuscirò a trattenerlo!”.
“Kaori!” gridò Shippo, spaventato dall’enorme rischio che correva la sua amica, “Sta’ attenta!”.
La yasha gemette per la fatica, mentre Inuyasha si dimenava come un pazzo per raggiungere Kagome e farla fuori.
Faceva una fatica immane a tenerlo fermo, Miroku non aveva detto una cavolata quando l’aveva avvisata che Inuyasha otteneva un’energia incredibile!
“Possibile che non ci riconosci?” sbottò furiosa “Svegliati, razza di scemo! Sono io, Kaori! Avanti, Inuyasha! Riprendi il controllo!”.
Con un movimento repentino, Inuyasha si liberò dalla sua presa ed iniziò ad attaccarla, lo sguardo rosso come il sangue che tanto bramava.
La giovane riuscì ad evitare gli attacchi, ma non aveva il coraggio di ferire l’amico; non poteva attaccarlo.
Scartò di lato per evitare che la mano artigliata la tranciasse in due e sibilò quando si rese conto di non esserci riuscita del tutto.
Sango cercò di distrarre l’hanyou con il suo hiraikotsu, che fu abilmente evitato dall’altro.
La situazione volgeva al peggio ed il gruppo non sapeva cosa fare per fermare l’amico e farlo tornare come prima.
Ogni tentativo sembrava inutile contro la sua forza spaventosa.
Vedendo che il monaco faceva fatica a reggere la barriera, continuamente forzata dal mezzo-demone, Reito digrignò i denti.
Come al solito, qui devo risolvere io la situazione! sbottò innervosito, uscendo dalla cupola protettiva e slanciandosi contro l’hanyou.
Quest’ultimo lo attese con fredda tranquillità, sorridendo in maniera crudele, “Credi di potermi fermare, demone?”.
“Che tu ci creda o no” rispose l’altro, preparandosi allo scontro, “è proprio quello che farò!”.
Con un rapido movimento, si portò alle spalle di Inuyasha e lo mandò a terra, bloccandogli le braccia dietro la schiena.
Non gli piaceva ammetterlo, ma, in quello stato, il mezzo-demone poteva metterlo in seria difficoltà.
Aumentò la stretta quando lo sentì divincolarsi con tutte le proprie energie e faticò a tenerlo fermo.
Doveva trattenerlo, o quel giorno ci avrebbe potuto rimettere la pelle, ma farlo era dannatamente difficile.
Con un urlo disumano, l’hanyou si rialzò in piedi, scaraventandolo a metri di distanza, “Non hai abbastanza forza per fermarmi, stupido demone!”.
Il demone lupo si rialzò con uno scatto di reni e si asciugò il sangue che gli macchiava il labbro inferiore, “Lo vedremo!”.
Kaori intervenne a bloccare l’amico, nel tentativo di fermarlo e guadagnare un po’ di tempo per permettere alla miko di prendere Tessaiga.
Inuyasha si liberò facilmente dalla sua presa e si voltò per fronteggiarla, con gli artigli tesi.
“Non costringermi a farti del male, Inuyasha” lo supplicò lei con voce ferma “Sforzati di riprendere il controllo di te stesso!”.
L’altro emise una risata a dir poco agghiacciante e le si scagliò contro, ma la ragazza venne bruscamente allontanata da una forte spinta di Reito.
“Levati di mezzo, baka!” esclamò innervosito “È totalmente inutile che provi a parlarci, tanto non ti ascolta!”.
“A chi hai dato della stupida?” sbottò la giovane con una scintilla pericolosa nello sguardo “Ma chi diavolo ti credi di essere?!”.
Se il lupo del Nord voleva replicare, non ebbe la possibilità di farlo, poiché il mezzo-demone era ripartito all’attacco.
Riuscì a parare appena in tempo un colpo d’artigli ed usò lo slancio per scaraventarlo via; qualcosa gli disse che. se non stava attento, le cose sarebbero potute andare piuttosto male.
Mentre lo scontro tra i due andava avanti, Kagome era riuscita a raggiungere Tessaiga ed a estrarla dal terreno.
“Resisti, Inuyasha” sussurrò tesa, stringendo la spada, “Ti farò tornare normale, non temere!”.
Un gemito di dolore la fece voltare e fece appena in tempo ad abbassarsi, prima che Reito la oltrepassasse volando.
Lo vide cadere poco distante e sbiancò nel percepire Inuyasha a pochissima distanza da lei.
Sentiva il cuore batterle furiosamente nel petto, a tal punto che sembrava dovesse sfondarlo.
Con deliberata lentezza, si voltò ed il sangue le diede un tuffo quando si ritrovò quasi faccia a faccia con il mezzo-demone.
Lui sorrise in maniera agghiacciate e sussurrò “Muori, ragazzina!”, poi calò il colpo mortale.
“No, Kagome!”, il grido si fece bruscamente largo nel silenzio tombale che era sceso nella radura, seguito da un tonfo attutito ed un gemito.
Kaori si era improvvisamente frapposta tra Kagome ed Inuyasha, colpendo l’amico allo stomaco con il fodero di Tessaiga.
L’hanyou si accasciò contro di lei con un rantolo e la yasha lo sorresse dolcemente, sussurrando “Scusami, Inuyasha. Ma non avevo altra scelta per fermarti”.
Mentre lo faceva distendere a terra, vide i suoi occhi schiarirsi fino a tornare ambrati e capì che la spada lo stava aiutando a riprendere il controllo di sé.
Con un sospiro sollevato, lo affidò alle cure di Kagome e si sedette tra l’erba fresca, chiedendosi se anche lei correva il rischio di perdere il controllo in quel modo, in caso di grave pericolo.
Una volta è quasi successo rammentò cupa Quando Reito mi umiliò in quel modo tremendo, dopo aver scoperto che non sono una demone completa.
E a proposito di Reito…
La ragazza si voltò verso di lui, preoccupata dall’odore metallico del sangue che veniva dalla sua spalla.
Mordendosi leggermente un labbro, gli si avvicinò e chiese “Posso vedere la tua spalla? Sanguina parecchio…”.
Fece per allungare una mano, ma il giovane l’allontanò con una sonora spinta, lasciandole una grossa macchia di sangue sulla maglia.
“Stammi lontano!” ringhiò con aria minacciosa “Non ho bisogno di te, mocciosa! Piantala di seccarmi!”.
Kaori sentì il sangue ribollirle nelle vene e strinse i denti per la rabbia; ma possibile che dovesse sempre trattarla in quel modo?
“Scusami tanto se mi sono preoccupata per te, signor Ghiacciolo Ambulante!” sbraitò, ormai al limite della sopportazione, “Perdona questa povera stupida che vorrebbe solo aiutarti!”.
“Hai detto bene, sei una povera stupida” ribatté il lupo bianco “Cosa credevi di fare, prima? Volevi forse farti ammazzare dal mezzo-demone?”.
La yasha strinse furiosamente i pugni e, dopo avergli rifilato un sonoro ceffone, urlò “Non mi preoccuperò mai più per te, dannato idiota! Puoi anche crepare, per quel che mi riguarda!”.
Detto questo, si allontanò a grandi passi verso la foresta, decisa a sfogarsi sulla prima creatura poco amichevole che avesse incrociato.
Ma come diavolo osava trattarla in quel modo?
E perché lei si ostinava così tanto a stargli vicino, se farlo non le causava altro che sofferenze?
Possibile che fosse diventata così scema?!
Furibonda, diede un pugno ad una grossa pietra, frantumandola in milioni di schegge appuntite.
Perché?
Perché si ostinava tanto a cercare di capirlo, se lui non faceva altro che trattarla male e causarle dolori atroci?
Da quando era diventata così masochista?
Infuriata com’era, non si accorse di essersi allontanata quasi di mezzo kilometro dal gruppo, né percepì l’aura demoniaca che si stava rapidamente avvicinando.
Un improvviso fruscio attirò la sua attenzione, ma non ebbe che il tempo di voltarsi verso la fonte del suono, che si ritrovò contro un grosso albero con una mano artigliata stretta attorno alla gola.
Sgranò gli occhi incredula quando vide chi l’aveva aggredita così di colpo e si ritrovò a fissare uno sguardo dannatamente familiare, eppure sconosciuto.
Il demone la squadrò con ferocia, prima di sibilare “Che cosa gli hai fatto, dannata ragazzina? Che cosa hai fatto a Reito?!?”. 

Kaori cercò di riprendere fiato, ma quella stretta minacciava seriamente di spezzarle l’osso del collo.
Ma chi cavolo era quel tipo?
E che c’entrava con Reito?
Ma, soprattutto, che diamine voleva da lei?
Il suo sguardo si concentrò improvvisamente sugli occhi dello sconosciuto e ritrovò a fissare due pozze d’acqua cristallina che già conosceva.
Ma non… non poteva essere che quel tipo..?
Doveva ammettere che, però, c’erano alcune differenze tra i due.
Il tipo che l’aveva assalita aveva i capelli totalmente argentati, lunghi fino alle spalle, e due fulmini gemelli di un intenso verde acqua che gli solcavano le guance.
“Che cosa hai fatto a Reito?” sbraitò nuovamente lo youkai “C’è il suo sangue sui tuoi assurdi abiti! Che cosa gli hai fatto?! Parla!”.
La yasha sbuffò sonoramente e si sforzò per rilassare ogni singolo muscolo del proprio corpo.
Poi, a sorpresa, sferrò un calcio in pieno petto al suo aggressore, allontanandolo quel che bastava per potersi difendere da un altro attacco.
Tuttavia, rimase ferma come una statua di marmo e si limitò a rivolgergli uno sguardo visibilmente seccato.
Vedendo che l’altro stava per ripartire alla carica, alzò una mano come un vigile, facendogli segno di fermarsi.
Dopo di che, si poggiò i pugni sui fianchi e sbraitò “REITO! So che puoi sentirmi! Vieni immediatamente qui!”.
Un leggero suono di foglie smosse annunciò l’arrivo del demone, che le rivolse uno sguardo decisamente seccato.
Aveva ancora il segno delle cinque dita sulla guancia e la giovane non poté trattenere un sorrisetto, che fu rapidissima a dissimulare.
“Che diavolo vuoi, adesso?” sbraitò Reito “Ti ho detto che devi piantarla di seccarmi, stupida mocciosa!”.
Kaori si piantò le mani sui fianchi, con una scintilla minacciosa nello sguardo, e sibilò “Insultami di nuovo e con quella coda bianca che ti ritrovi mi ci faccio un cuscino!”.
“La devi smettere di trattarmi come se fossi il fango dei tuoi calzari!” lo avvertì fredda “Sono una persona, e, come tale, merito un minimo di rispetto!”.
Vedendo lo sguardo che le rivolgeva, aggiunse “Hai capito bene, lupo artico. Impara a comportarti come si deve, o ti insegnerò io le buone maniere. E, ti avverto, non sarà piacevole”.
Quella velata minaccia lo infastidì parecchio; davvero credeva di spaventarlo?
Il giovane roteò gli occhi, visibilmente annoiato, ma doveva riconoscere che quell’impiastra aveva un bel coraggio.
Prima lo schiaffo, ultimo di una lunga serie che non vedeva l’ora d’interrompere, poi quella sfuriata…
“Che diavolo vuoi?” chiese seccato, incrociando le braccia sul petto, “Perché mi hai chiamato in quel modo?”.
La spalla gli trasmise una fitta di dolore, che ignorò volutamente, e fissò la ragazzina davanti a sé.
Una scintilla pericolosa le illuminava gli occhi verdi, facendolo sentire improvvisamente nervoso.
Quando lo guardava in quel modo così cupo, poteva aspettarsi solo il peggio.
“Ti ho chiamato per un valido motivo, a discapito di quanto credi” replicò la yasha, con aria stizzita.
Indicò lo sconosciuto che l’aveva attaccata e disse “Per colpa della tua arroganza e del tuo stupido orgoglio, questo qui mi ha attaccata, pensando che ti avessi fatto fuori”.
“Cosa che sarei ben lieta di fare, in certi momenti” aggiunse in un sibilo feroce, appena udibile da orecchie demoniache.
Reito le rivolse un’occhiata incredula, prima di scoppiare a ridere, “Tu? Farmi fuori? Una mocciosa del tuo calibro non potrebbe farmi nemmeno un graffio!”.
Kaori strinse spasmodicamente i pugni, cercando di controllare il proprio umore, ma senza molti risultati.
Lo afferrò per il bavero della casacca e sbraitò “Continua ad istigarmi così e vedrai di cosa sono capace! Tu non hai la minima idea di quello che sono in grado di fare!”.
Un lampo rosso le illuminò lo sguardo, mentre diceva “Ti avverto, Reito. Un altro insulto da parte tua e giuro che ti faccio fuori! Sono stata abbastanza chiara?”.
“Demone completo o no, sono capacissima di tenerti testa” aggiunse gelida “Quindi, attento a te”.
Detto ciò, gli voltò sdegnosamente le spalle, incurante del fatto che la coda, in cui teneva raccolti i capelli, lo aveva colpito al volto come una frusta.
Lo youkai le rivolse uno sguardo corrucciato, prima di voltarsi verso il demone appena arrivato.
“Però!” commentò quello “Una ragazzina piuttosto decisa… Hai trovato una bella gatta da pelare, fratellino!”.
“Yamato!” esclamò il giovane, stringendosi al fratello maggiore, “Accidenti! Non speravo più di rivederti!”.
Yamato scosse la testa argentata, sorridendo sollevato, “Non immagini quanto sia felice di vederti. Ho temuto il peggio”.
Si allontanò quel che bastava per fissarlo in volto e mormorò “Quando ho saputo cos’era successo ai nostri genitori… credevo di averti perso”.
Incapace di trattenere il dolore, Reito abbassò il capo “Mi dispiace, Yamato. Non sono stato in grado di difenderli… Non sono riuscito a salvarli”.
“Hai fatto tutto quello che potevi per loro” lo rassicurò l’altro “Non devi sentirti in colpa. So che ce l’hai messa tutta per impedire che accadesse”.
“L’unica cosa che conta, adesso, è che tu stia bene” aggiunse con un filo di voce “Avevo sentito dire che quel bastardo ti aveva messo alle calcagna un demone vampiro”.
“Sì” sussurrò il giovane “Mi ha inseguito per quattro giorni, senza darmi mai tregua… Ho temuto davvero di perdere la vita”.
Sentì la mano del fratello poggiarsi sulla sua spalla, “Quando ho visto cos’era successo, ti ho cercato ovunque. Ho persino spedito dei lupi messaggeri alle altre tribù”.
Gli occhi azzurri di Yamato erano fissi su di lui, mentre diceva “Nessuno di loro sapeva niente, ma ho avuto fortuna. Eri stato notato da alcuni demoni minori”.
Un sorriso sghembo gli curvò le labbra “Mi ci è voluto un po’ per convincerli a parlare, ma mi hanno detto che ti eri diretto ad est. Alla fine, ho sentito il tuo odore ed ho incrociato quella ragazzina”.
“Piuttosto” mormorò incuriosito “Che ci fai in compagnia di una lupa del Sud? Non mi sembra che tra voi scorra buon sangue…”.
“Quella mocciosa” borbottò il fratello minore, aggrottando la fronte, “Non ho mai incontrato una ragazzina più cocciuta e impertinente di lei! Se penso che le devo la vita… Mi sento profondamente umiliato”.
“Ti ha salvato lei?” chiese l’inu-youkai, “Sì. Non so come abbia fatto, ma… Ha ucciso il vampiro, proprio quando pensavo di essere spacciato”.
Un’espressione assorta gli apparve in volto “Da quello che ho capito in seguito, ha avuto… una sorta di sogno premonitore. Sapeva che sarei stato attaccato e, anche senza sapere chi fossi, è intervenuta in mio aiuto”.
“Questa ragazzina rivela parecchie sorprese” ridacchiò Yamato, alludendo alla sua guancia arrossata “Deve avere un bel caratterino!”.
Lo sbuffo che seguì quella frase non fece che allargare il suo sorriso; il suo fratellino aveva trovato pane per i suoi denti!
“Perché mai dovresti sentirti umiliato?” chiese sorpreso “Può capitare a chiunque di aver bisogno di una mano. So che eri conciato parecchio male dopo lo scontro con Naraku”.
“Kaori non è una yasha pura” sussurrò l’altro, passandosi una mano tra i capelli, “Sua madre è una mezzo-demone…”.
“La cosa che mi innervosisce è il fatto che abbia solo diciasette anni! Capisci come mi sento?” esclamò frustato “Sono stato salvato da una mocciosa…”.
Il fratello rimase in silenzio, assimilando le informazioni ricevute, poi mormorò “Kaori, hai detto? Per caso è la figlia del capo della tribù Xenjo?”.
“Sì” lo sentì rispondere, “Allora non dovresti farti troppo problemi” disse tranquillo “Da quello che ho sentito sul suo conto, non ha nulla da invidiare ad un demone completo. È tenace e coraggiosa”.
“E decisamente folle” ribatté Reito “Poco fa, il suo amico mezzo-demone ha perso il controllo e lei ha cercato di farlo ragionare!”.
Una smorfia gli apparve in volto “Come se si potesse ragionare con un hanyou fuori controllo… Quella ragazzina non ha la minima idea di come sia questo mondo”.
Sospirando, si sedette tra l’erba e, a grandi linee, raccontò al fratello quello che gli era successo dopo l’attacco del demone vampiro e del motivo che lo aveva spinto a seguire quell’insolito gruppo.
Lui rimase ad ascoltarlo in silenzio, poi mormorò “Però, viaggi con un gruppo davvero singolare!”.
Alzò gli occhi al cielo e sussurrò “Un mezzo-demone, una miko capace di trovare i frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti, una sterminatrice, un monaco maledetto, un cucciolo di demone volpe e quella Kaori…”.
Scosse la testa, mormorando “Ne hai passate di tutti i colori, non c’è che dire… Avrei voluto esserci per eliminare quel bastardo di Naraku!”.
Improvvisamente, il suo sguardo si focalizzò sulla casacca insanguinata del ragazzo e disse “Non mi piace l’odore che viene dalla tua spalla”.
L’altro scrollò le spalle con nonchalance “Non è niente di preoccupante, Yamato. Guarirà presto, vedrai”.
“Scommetto che non ti sei voluto far medicare” sogghignò Yamato “Sei sempre stato restio alle medicine”.
Lo vide stringere gli occhi e rise più forte, “Sono pronto a scommettere che quella ragazzina voleva aiutarti e tu l’hai mandata via… Altrimenti non mi spiego il tuo sangue sui suoi abiti così strani”.
“Possiamo lasciar perdere quella scocciatrice?” chiese Reito “Mi irrita al solo pensarci!”.
Lo vide scuotere la testa con un sorrisetto, che però scomparve quando lo fissò direttamente negli occhi.
“Dovresti tornare alla tribù” disse con voce ferma “Almeno per rasserenare gli animi… Eravamo tutti in pensiero, anche Ayame”.
Il giovane youkai sorrise, pensando alla sua migliore amica, ormai ufficialmente fidanzata con Koga, capo della tribù Yoro dell’Est.
Quel matrimonio, che sapeva bene non essere solo di convenienza, avrebbe appianato parecchie divergenze tra le due tribù.
“Dì loro che sto bene e che tornerò non appena avrò eliminato Naraku” replicò tranquillo “Adesso non posso tornare, Yamato. Lo vorrei tanto, ma non posso”.
Il fratello gli poggiò una mano sulla spalla sana “Devi. Stanno iniziando a mettere in dubbio la tua autorità, Reito”.
“È la tua che non devono mettere in dubbio” rispose l’altro “Tu devi aiutare il Patriarca nelle sue decisioni, come ha fatto nostro padre. Quel posto spetta a te, non a me. Lo sai bene”.
Un sospiro rassegnato sfuggì dalle labbra di Yamato “Sei deciso, allora?”, “Sì, devo farlo. Non sarò in pace con me stesso finché Naraku non sarà morto”.
Il demone annuì gravemente e, dopo aver abbracciato il fratello minore, disse “Manderò un lupo ogni mese per avere tue notizie. Sta’ attento, fratellino”.
“Contaci” sorrise lui, dandogli una pacca affettuosa sulla schiena, “Tornerò presto, te lo prometto”.
“Lo spero” mormorò l’altro, prima di sorridere “Anche se mi chiedo se tornerai solo o… in lieta compagnia”.
Poi sparì, avvolto in un vortice di vento, prima che Reito potesse comprendere appieno il significato di quelle parole.

Kaori abbatté il proprio pugno su una roccia accanto al fiume, spaccandola in più punti, ma questo non servì a sbollire la rabbia che si portava dentro.
Ma perché doveva sempre trattarla in quel modo?
Le ribolliva il sangue nelle vene al solo pensiero di quello sguardo color ghiaccio, che aveva l’assurdo potere di suggestionarla.
Un ringhio frustrato si fece largo tra le sue labbra, mentre saltava sul ramo di una grossa quercia.
Doveva mettere un freno a quella situazione, non poteva andare avanti in quel modo!
Mentre rifletteva sugli ultimi avvenimenti, udì le voci di Reito e del demone che l’aveva aggredita poco prima.
Incuriosita, aguzzò le orecchie, ascoltando la loro conversazione; sapeva che era maleducato origliare, ma resistere era praticamente impossibile.
Rimase sorpresa nel sentire quella specie di lupo congelato ridere e parlare così tranquillamente con l’altro demone.
Ancora una volta, il suo intuito non si era sbagliato; quei due erano davvero fratelli e sembravano anche molto uniti.
Rimase basita nel vederli abbracciarsi, prima di separarsi.
E lei che aveva sempre pensato che Reito fosse un tipo gelido e discostante al pari di Sesshomaru!
Dietro quella corazza dura e fredda come il ghiaccio, si nascondeva una persona totalmente diversa…
Quella scoperta la lasciò confusa per qualche istante, prima che il suo cervello si decidesse a funzionare di nuovo.
Quella che mostrava agli altri era solo una maschera, una maschera che lei intendeva distruggere per vedere il vero Reito.
Si sorprese di quel pensiero appena formulato, da quando le interessava così tanto quel demone che non le mostrava il minimo rispetto?
Con la coda nell’occhio, notò che lo youkai stava tornando al campo e decise di allontanarsi per un po’.
Improvvisamente si ricordò della vistosa macchia di sangue che aveva sulla maglietta e, dopo averne presa una di ricambio dallo zaino, si diresse al fiume per lavarla.
S’inginocchiò sulle pietre levigate ed iniziò a sfregare il tessuto nell’acqua, sperando che la macchia non vi lasciasse un alone.
Quella era la sua maglietta preferita!
Se vi fosse rimasta anche solo la minima traccia, avrebbe spelato vivo quella specie di iceberg vivente.
Dopo alcuni minuti di febbrile lavoro, sorrise soddisfatta nel vedere che la maglia era come nuova.
L’odore del sangue c’era ancora, ma sarebbe sparito in fretta.
Un altro odore, però, attirò la sua attenzione e si premette la stoffa verde sul viso, inspirandolo profondamente.
Quello che sentiva era il profumo di Reito!
Era un odore a dir poco delizioso e premette più forte il naso tra le pieghe della maglia, inebriandosi di esso…
Sapeva di montagna e di neve… pura e fresca; non aveva mai sentito niente del genere, ma le piaceva.
Arrossì di colpo, rendendosi conto di quello che stava facendo, e sbatté l’abito in acqua, sollevando alcuni schizzi cristallini.
Ma che diavolo le era preso, adesso?
Devo essere ammattita borbottò tra sé Sì, sono diventata totalmente scema! Ma che diamine mi passa per la testa? Mettermi ad annusare il suo profumo come se fosse una droga!.
Le guance le divennero color porpora quando ricordò di aver letto su una rivista che l’odore, oltre l’aspetto fisico ed il carattere, influenzavano molto sulla scelta di un futuro ragazzo.
Per lei, il profumo di Reito era a dir poco delizioso, il più buono che avesse mai sentito…
Che si fosse…?
No! sbottò dentro di sé Kaori, riprendi il controllo di te stessa! Così ti caccerai solo in un mare di guai!.
Strizzò ben bene la maglietta e tornò al campo, posizionandola su un grosso ramo in modo che potesse asciugarsi.
Seccata, si sedette accanto a Kagome, che sfiorava dolcemente il viso di Inuyasha, ancora privo di sensi.
Nel vedere l’amico incosciente, la giovane si morse leggermente il labbro inferiore, pensando che, forse, l’aveva colpito troppo forte.
La miko si accorse della sua espressione e disse “Non preoccuparti, sta bene. Il colpo che gli hai dato non era poi così potente”.
Improvvisamente, notò un piccolo rivolo di sangue sul suo fianco e mormorò “Cosa ti sei fatta?”.
La yasha si riscosse dai suoi pensieri e rispose “Niente, è solo un graffietto. Niente di cui preoccuparsi”.
L’altra sbuffò e, dopo aver afferrato la scatola con i medicinali, le intimò di lasciarsi curare.
“Il graffio non è profondo” sussurrò dopo averlo esaminato “Ma penso sia il caso di metterci un cerotto, tanto per stare tranquilli”.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma il suo finissimo udito fu improvvisamente attirato da un’esclamazione soffocata.
Incuriosita, si voltò verso la foresta e rimase sorpresa nel vedere Reito, visibilmente imbarazzato alla vista dei suoi fianchi.
“Si..si può sapere che diamine stai facendo?” boccheggiò lui, sforzandosi di non balbettare.
Ma che le saltava in mente di mostrare così tranquillamente le sue curve?
Possibile che quella ragazzina non avesse un minimo di pudore?
Kaori gli rivolse uno sguardo sorpreso e disse “Mi sto medicando… Santo cielo, Reito! Non ti facevo così timido! Guarda che non sono mica nuda!”.
In effetti, le sembrava assurdo che il demone fosse imbarazzato solo perché lei mostrava i fianchi.
Se reagiva in quel modo solo perché teneva la maglietta un po’ sollevata, non osava immaginare come avrebbe reagito davanti agli abiti succinti indossati da alcune sue coetanee.
Probabilmente, gli sarebbe venuto un infarto in piena regola…
Ridacchiò appena quando vide un lieve rossore imporporargli le guance; le sembrava così tenero…
Un cucciolotto bisognoso di rassicurazioni.
Arrossì a sua volta quando si rese conto di quello che stava pensando ed abbassò lo sguardo sulla scatola di medicinali.
“Come ti sei fatta quella cicatrice?” chiese improvvisamente lo youkai, fissando di sottecchi la lunga linea biancastra che le attraversava il fianco sinistro.
“Oh, questa?” mormorò lei, indicandola, “Beh, questo è un grazioso ricordo di Sesshomaru, il fratello maggiore di Inuyasha”.
Un leggero sorriso le incurvò le labbra “Gli ho dato un ceffone in piena regola, quando ha parlato male dei miei genitori”.
Il demone lupo rimase basito “Hai… hai colpito davvero Sesshomaru? Di’ un po’, mediti il suicidio, per caso?”.
La sentì ridere allegra e, per l’ennesima volta, si chiese se quella ragazzina avesse tutte le rotelle apposto.
Kaori abbassò la maglietta e gli andò vicino, “No, voglio godermi la vita il più possibile. Ma non permetto a nessuno di parlar male dei miei genitori”.
Si abbracciò le ginocchia e mormorò “Quel demone che mi ha aggredito era tuo fratello? Ti somiglia molto”.
“Sì” mormorò l’altro, sorridendo appena, “Mio fratello Yamato sa essere un po’ impulsivo quando si tratta della mia incolumità”.
“Siete molto uniti” sussurrò la yasha “Ho visto come ti guardava quando me ne sono andata”.
Gli rivolse un’occhiata incuriosita ed il suo sguardo si concentrò sulla macchia rossastra che gli imbrattava la casacca.
“Dovresti medicare quella ferita” disse seria “Non vorrei che s’infettasse… o peggio”.
A sorpresa, il giovane si sfilò la casacca e diede un’occhiata al colpo infertogli da Naraku.
Con una smorfia, iniziò a bendare la spalla, ma la mano della ragazza lo fermò “Devi prima disinfettarla. Aspetta, che ti aiuto”.
S’inginocchiò al suo fianco e prese a tamponargli la ferita con dell’ovatta bagnata di disinfettante, cercando di essere il più delicata possibile.
Mentre lo medicava, si accorse che il suo sguardo azzurro era puntato su di lei e cercò di bloccare il rossore che minacciava d’invaderle le guance.
Quando ebbe finito, posò tutto nella scatola e fece per andarsene, ma la voce del ragazzo la fermò “Perché sei sempre così gentile? Diamine, sei un demone! nessuno di noi è così premuroso nei confronti di qualcun altro!”.
La demone lupo inarcò un sopracciglio “Mi stai chiedendo perché sono gentile? È nella mia natura, Reito. Sono sempre stata così”.
Si sedette tra l’erba e mormorò “E poi, perché dovrei indossare una maschera? Essere qualcosa che non sono? Solo perché sono un demone, non vuol dire che non posso essere me stessa, non trovi?”.
“Non mi va di seguire un copione” aggiunse tranquilla, poi si accorse della sua espressione confusa e spiegò “Non mi va di recitare, ecco tutto. Voglio essere me stessa, senza maschere”.
Reito la fissò per un lungo istante, riflettendo su quello che gli aveva detto, e sentì una specie di scossa quando la sentì dire “So che indossi una maschera, Reito. Non puoi essere davvero così freddo come vuoi sembrare”.
Detto questo, la ragazza si allontanò verso gli amici, lasciandolo solo con un tumulto di pensieri che gli si agitavano nella mente. 

 

Fatto! ke ne dite? i nostri amici hanno rischiato grosso! x fortuna, Kaori ha avuto presenza i spirito, anke se si è ritrovata faccia a faccia cn un altro pericolo, fortunatamente sventato. Yamato è un nome ke ho scelto x ringraziare un mio pro-cugino d'oltreoceano, ke si kiama proprio così e vive a Kyoto cn i fratelli. beh... x la gioia di molte di voi, il rapporto tra i due lupetti inzierà a migliorare sensibilmente. spero ke apprezzerete questi sforzi e ke recensirete numerose... Bacioni a tutte!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Scambio d'identità ***


Ehilà!! ciao a tutte! vi sono mancata? ^_^ Lasciamo perdere.... NN voglio annoiarvi inutilmente. innanzitutto, voglio ringraziare tutte coloro ke leggono questa FF, in modo particolare ki la recensisce e mi sprona a continuarla, con nuovi consigli ed idee.
allora... Dove vi avevo lasciate? Ah, sì! Kaori ha iniziato a comprendere il vero carattere di Reito, il quale è stato smascherato. la corazza si scioglierà! ^_^ oh, sì! il loro rapporto migliorerà. vedrete! adesso vi lascio al nuovo cappy. buona lettura!


Capitolo 24: Scambio d’identità

Un sibilo improvviso fendette l’aria, accompagnando il fluido movimento della spada e della ragazza che la maneggiava.
Ormai, lei e la sua fedele Sendeiga erano tutt’uno; ogni movimento era un armonico insieme di grazia e velocità.
Miroku fischiò ammirato “Kaori, sei migliorata tantissimo nell’arte della spada! Sono piacevolmente sorpreso dai tuoi progressi!”.
La yasha sorrise “Grazie, Miroku. Ma potrai migliorare molto di più, se qualcuno si esercitasse con me. Attaccare nemici immaginari non è come combattere sul serio”.
“Questo è vero” annuì Sango, coccolando Kirara, “Ma dubito che Inuyasha sia in vena di fare qualcosa”.
La ragazza si lasciò sfuggire uno sbuffo, guardando l’amico, ancora di umore nero dopo la sua trasformazione.
Da quando aveva ripreso conoscenza, se ne stava in disparte a rimuginare su chissà cosa.
Kagome le aveva spiegato che lui non si ricordava mai niente della trasformazione, ne vedeva gli effetti solo una volta ripresosi.
Il che non li aiutava, dato che c’era un forte odore di sangue nell’aria, sia dell’Oni, che di Reito e Kaori.
Le ferite non le aveva causate lui, ma si riteneva ugualmente responsabile e continuava a borbottare “Non avrei dovuto cedere”.
Shippo scosse la testa “Niente da fare. Tutte le volte che gli succede, dopo diventa una sorta di mummia”.
Miroku sorrise comprensivo “Inuyasha, devi smetterla di tormentarti. Nessuno si è fatto male… Non c’è bisogno di tenere il muso”.
L’hanyou borbottò qualcosa d’incomprensibile ed il gruppo sospirò; niente, proprio non si voleva calmare.
Alla fine, la demone lupo si piantò davanti all’amico e disse “Smettila. Una volta per tutte. Inuyasha, devi piantarla di fare così. Non vedi che siamo tutti preoccupati?”.
L’altro sembrò non sentirla e lei lo costrinse a fissarla negli occhi “So bene come ti senti, cosa credi? È capitato anche a me, una volta. Ma, adesso, devi lasciartelo alle spalle!”.
“Tu non perdesti totalmente il controllo, rischiando di uccidere i tuoi amici” replicò lui cupo.
Era questa la sua paura più grande, quella di ferire i suoi amici e… soprattutto Kagome.
Sapeva bene che, in quel caso, non sarebbe sopravvissuto al dolore.
Sgranò gli occhi quando la yasha lo afferrò per il kariginu “Basta. Non risolverai niente se continui a mugugnare come uno stupido! Devi solo allenarti e diventare più forte”.
Kagome annuì vivacemente “Kaori ha ragione, Inuyasha. Devi avere più fiducia in te stesso… E poi, lo sai che noi ti siamo sempre vicini”.
Gli strinse dolcemente la mano ed aggiunse “So che per te è difficile accettare questa parte di te, ma io ti amo per quello che sei. Non voglio che cambi”.
Il mezzo-demone abbassò lo sguardo, imbarazzato e felice al tempo stesso; i suoi amici erano sempre pronti ad aiutarlo, in qualunque situazione.
Specialmente Kagome, capace di fargli tornare il sorriso con una semplice parola o un gesto affettuoso.
Un sorriso colmo di gratitudine gli apparve sul volto, rasserenando gli animi dei compagni.
Kaori sospirò sollevata e, poggiatasi Sendeiga sulla spalla, chiese “Chi è che vuole allenarsi un po’ con me? Ho voglia di fare una sessione bella tosta!”.
“Perché non ti alleni con Reito?” chiese Shippo, indicando il demone che fissava le nubi, all’ombra di un grosso albero.
Il diretto interessato si voltò verso di loro, mentre la giovane sospirava Beata innocenza!.
Il piccolo kitsune non si rendeva conto che, in quel modo, avrebbe quasi sicuramente causato l’ennesimo litigio…
A sorpresa, il lupo bianco si alzò sorridendo “E perché no? Ho giusto bisogno di un po’ di riscaldamento”.
Riscaldamento?” sibilò la yasha, sentendosi colpita nell’orgoglio, “Davvero mi ritieni così debole? Altro che riscaldamento! Ti farò sudare sette camicie, razza di presuntuoso!”.
“Sono proprio curioso di vedere cosa sai fare!” ridacchiò lui, sfoderando Nelseiga, che rilucette di energia azzurra sotto i raggi del sole.
Si posizionarono uno di fronte all’altra, con le spade in pugno, restando per un lungo istante a fissarsi negli occhi.
La ragazza si sforzò di scacciare i brividi che le invadevano la schiena ogni volta che lo guardava in volto e strinse la presa sull’elsa.
Senza alcun preavviso, si slanciò contro di lui, menando un potente fendente mirato alla sua spalla sinistra.
L’altro sorrise mentre si spostava quel che bastava per evitare il colpo e partì all’attacco.
La vide alzare la katana appena in tempo e, ridacchiando, si accorse del fremito che l’aveva percorsa quando le lame avevano strusciato tra di loro.
Quel rumore era insopportabile per i demoni, ma ormai ci aveva fatto il callo; lei no e questo gli forniva un piccolo vantaggio.
Cambiò l’angolazione di Nelseiga ed iniziò ad incalzarla senza sosta, costringendola ad arretrare rapidamente.
Doveva riconoscerlo, era forte e riusciva ad intuire dove avrebbe diretto il colpo, ma non era abbastanza forte per contrastarlo.
Con un colpo più incisivo, le si avvicinò a tal punto che i loro corpi s’incontrarono e Kaori sentì il cuore batterle furiosamente contro le costole.
Ma perché mai doveva farle quell’effetto? Stava combattendo, accidenti!
Datti una svegliata, Kaori! ringhiò furiosa, respingendo il colpo, Dimostragli quanto vali realmente, senza farti influenzare da questi stupidi pensieri!.
Lo vide sogghignare divertito e si preparò a dargli pan per focaccia, quando lo sentì ridacchiare “Non dirmi che sei già così stanca! Io non ho ancora iniziato a riscaldarmi”.
Aveva frainteso quell’improvviso aumento del battito cardiaco, ma la demone lupo ne fu felice; se ne avesse compreso il vero motivo… non voleva neanche pensarci.
Inoltre, quelle parole l’avevano riscossa nel profondo, spronandola a reagire con tutte le proprie energie.
“Anche io non ho ancora iniziato a fare sul serio” lo avvertì tranquilla “Questo era solo il riscaldamento. Il vero combattimento inizia adesso!”.
Si rese conto del ghigno che le aveva incurvato le labbra solo quando si vide riflessa negli occhi di Reito, che le rivolgeva uno sguardo compiaciuto.
Rinvigorita dalla brama di battaglia, diede il via ad una rapidissima sequenza di attacchi, decisa a dimostrargli di cosa fosse capace.
Sendeiga calava a più riprese, da varie angolature e ad intervalli sempre più frequenti, ma la potenza era sempre la stessa.
Il giovane dovette riconoscere che la sua avversaria aveva la stoffa della spadaccina e doveva ringraziare i suoi numerosi anni in più di duro addestramento, se adesso riusciva a parare quei colpi tanto facilmente.
Quell’allenamento si stava rivelando più divertente del previsto!
Evitò l’ennesimo affondo e, con un rapido movimento, si portò alle sue spalle per colpirla di sorpresa, ma la giovane si scansò con una ruota.
Senza perdere tempo, le si slanciò contro e sorrise quando Sendeiga brillò davanti al volto della proprietaria, fornendole uno scudo.
Kaori socchiuse appena gli occhi e tornò all’attacco, stando bene attenta a non utilizzare tutte le proprie energie.
Quel combattimento sarebbe potuto andare avanti per molto e lei non aveva la minima intenzione di farsi battere!
Con un ringhio di battaglia, iniziò ad attaccare con maggiore velocità, costringendolo a chinarsi per evitare un fendente particolarmente rapido.
Di colpo, si ritrovò la punta della spada a pochi centimetri dal petto e, reagendo d’istinto, saltò per evitarla.
Lo youkai rimase sorpreso nel vederla reagire così prontamente e cercò di colpirla con un affondo, che però non tranciò che aria.
Un peso improvviso gravò leggermente la spada e si ritrovò a fissare la sua avversaria, che era atterrata in punta di piedi proprio sulla lama.
La vide sorridere compiaciuta e ghignò a sua volta “Però… Sei rapida, ragazzina. Ma vediamo come te la cavi adesso!”.
Con una rapida torsione del polso, fece girare la spada nella speranza di farla cadere, ma l’altra saltò via con grazia, atterrandogli al fianco.
Le spade cozzarono ancora ed ancora, sprigionando ogni volta una pioggia di scintille luminose, mentre i loro proprietari si scontravano a più riprese.
A volte, lo slancio dei colpi era tale che i loro corpi si avvicinano pericolosamente, permettendogli di avvertire il respiro dell’altro.
Ma poi, era lo slancio stesso a separarli con forza, mandandoli a metri di distanza, e la giovane ringraziò il cielo che quei contatti non durassero mai più di qualche istante.
Ogni volta che si trovavano così vicini, sentiva una vera e propria cascata di brividi scivolarle sulla schiena e non era sicura che quella sensazione le piacesse.
La faceva sentire dannatamente debole e fragile, oltre al fatto che faticava a nascondere il tremito delle gambe.
Si riscosse appena in tempo da quella serie di pensieri e rispose all’assalto del proprio avversario, mirando alla sua testa.
Il demone respinse il fendente ed i due si fermarono per un istante, respirando a fatica.
Inuyasha sgranò gli occhi “Però! Quei due non intendono proprio fermarsi! Sarà almeno un’ora e mezza che combattono!”.
Sango annuì, semi-spaventata da quella raffica di colpi che riusciva appena a percepire.
Era a dir poco incredibile!
Stavano dando fondo a tutte le loro risorse pur di prevalere sull’altro e Kaori si stava dimostrando all’altezza di quel combattimento.
Era evidente che Reito era leggermente in difficoltà, anche se aveva dalla sua una maggiore esperienza.
Improvvisamente, la yasha si sfilò la maglietta e la lanciò a Kagome, rimanendo solo con una canotta bianca a giromanica.
Per quanto quella fosse una maglietta primaverile, non riusciva più a sopportarla; sentiva un caldo assurdo.
Ignorò volutamente lo sguardo languido di Miroku, attirato dalla sua scollatura, sia quello scandalizzato di Reito. “Ehi, piantala di guardami in quel modo!” esclamò “Il combattimento non è ancora finito!”.
Possibile che diventasse rosso come il kariginu di Inuyasha solo perché lei mostrava appena un po’ il suo corpo?
In fondo, era pur sempre una ragazza; era naturale che avesse delle curve!
Che tipo…
Lo vide riscuotersi e, mentre un ghigno gli incurvava le labbra, partire nuovamente all’attacco.
Parò facilmente l’assalto e cercò di colpirlo al fianco, ma senza alcun esito; quello stupido era dannatamente bravo!
Ormai aveva il fiato corto e non aveva idea di quanto avrebbe dovuto combattere ancora.
Dopo un’altra lunga serie di colpi, anche il giovane iniziò a sentire parecchio caldo; la casacca gli si era incollata alla schiena e gli creava un certo impiccio.
Se ne liberò velocemente e sorrise, dicendo “Devo ammetterlo, sei riuscita a farmi sudare. Non sono molti quelli ci sono riusciti”.
“Preparati al peggio” replicò lei, slanciandosi nuovamente nella sua direzione, con una scintilla feroce nello sguardo.
Di colpo, però si ritrovò disarmata e con Nelseiga puntata alla gola, mentre il suo avversario rideva divertito.
“Pare che il combattimento sia finito, bellezza” ridacchiò compiaciuto, “Io non credo!” replicò la ragazza, rifilandogli un pugno che gli fece perdere la presa sulla spada.
I due caddero a terra, avvinghiati, ed iniziarono a rotolare per ottenere un vantaggio sull’altro.
Shippo fissò la scena confuso e mormorò “Che razza di combattimento è questo?  Non avevo mai visto niente del genere…”.
Miroku sogghignò sornione “Questa, mio caro Shippo, è un tipo di lotta molto particolare! Oserei dire, molto accesa! Ma sei ancora troppo piccolo per capire…”.
Sango gli rifilò un pugno sulla nuca, sussurrando “Sei sempre il solito maniaco! Piantala di fare certi pensieri, razza di depravato!”.
Kagome ridacchiò divertita, attirando l’attenzione dei due combattenti, che la fissarono confusi.
La miko indicò prima loro, alludendo alla posizione poco casta nella quale si trovavano, poi Miroku, che si massaggiava la testa.
La demone lupo divenne color porpora e, raccogliendo le gambe contro il busto, le usò come catapulta per allontanare Reito.
Accidenti a Miroku ed ai suoi pensieri sconci!
Si sentiva dannatamente in imbarazzo, ma cercò di non darlo a vedere e fissò il proprio avversario, in attesa della mossa successiva.
Il lupo bianco ridacchiò “Te la cavi bene anche a mani nude. Riservi molte sorprese, ragazzina…”.
“E non hai ancora visto niente! Preparati!” ringhiò lei, lanciandosi nuovamente all’attacco.
Il combattimento riprese con più foga ed energia e lo youkai rimase sorpreso dalle tecniche di combattimento della sua avversaria.
Era uno stile di combattimento totalmente sconosciuto, che però sembrava dare i suoi frutti.
Inoltre, doveva ammette che la yasha si muoveva con una certa grazia, che difficilmente non sarebbe stato notato.
I capelli sembravano fluttuarle intorno, creando un’aureola color ebano, che contrastava con il viso candido.
A quel pensiero, aggrotto la fronte, chiedendosi da quanto tempo notasse certi particolari.
Innervosito, iniziò ad imprimere maggior energia nei proprio colpi, nel tentativo di mettere fine a quel combattimento.
Sfruttando un masso poco distante, si lanciò oltre la ragazza, arrivandole alle spalle.
Prima che potesse reagire, usò un braccio per bloccarle qualunque movimento, mentre le puntava l’altra mano alla gola.
La sentì ansimare per la fatica ed il desiderio di liberarsi, ma i suoi artigli erano solo a pochi centimetri dalla sua gola d’alabastro.
Un minimo movimento e rischiava di ferirsi, in maniera anche grave; non poteva che arrendersi.
Kaori non sembrava dello stesso avviso e cercò di divincolarsi, ma lui aumentò la stretta, attirandola contro di sé.
La yasha sentì il cuore partire in quarta e smise di lottare, incapace anche solo di pensare lucidamente.
Riusciva solo a percepire il calore che veniva da lui, la sua presa decisa intorno alla vita ed il suo respiro profumato che le accarezzava la guancia.
Si sentì come sciogliere a quel contatto e si chiese se non fosse impazzita del tutto; perché si sentiva così inerme?
Capendo di poter fare altrimenti, deglutì a fatica e sussurrò “Ok, mi arrendo. Sei riuscito a sconfiggermi…”.
La presa attorno a lei si sciolse di colpo e ritrovò a fissare quel meraviglioso sguardo color ghiaccio, capace di ammaliarla come nient’altro.
Reito sorrise “È stato un bel combattimento. Certo che ne hai di forza, Kaori! Non ho mai affrontato un avversario così determinato, prima d’ora!”.
La ragazza annuì appena e si lasciò cadere tra l’erba, cercando di respirare a fondo e calmare il tumultuoso battito cardiaco.
Mentre lo guardava allontanarsi, un grosso sorriso le curvò le labbra, pensando che l’aveva finalmente chiamata per nome.

 
“Voi due non la finirete mai di stupirmi” ammise Inuyasha, fissando i due lupi che si affrontavano nel vasto campo del villaggio di Kaede.
Ormai, erano più di due settimane che continuavano a scontrarsi ogni giorni, migliorando a vista d’occhio.
Kaori, in particolare, ce la metteva davvero tutto per riuscire a battere Reito e, un paio di volte, era anche riuscita nel suo intento.
Dal suo canto, il lupo del Nord sembrava compiaciuto nel misurarsi quotidianamente contro la ragazza, ed aveva anche cominciato a chiamarla per nome.
Il che aveva appianato parecchie divergenze tra i due, con gran sollievo di tutto il gruppo.
Kagome gli strinse la mano e sussurrò appena “Non trovi che tra quei due stia nascendo un certo feeling?”.
“Un che?” chiese lui, confuso da quella strana parola; riusciva sempre a sorprenderlo con quei termini assurdi della sua epoca.
“Intendo che sta nascendo qualcosa” ridacchiò la miko “Non vedi il modo in cui aspettando ansiosamente di combattere? Non è solo per dimostrare chi è il più forte”.
L’hanyou lanciò uno sguardo sorpreso ai due che si stavano ancora affrontando e mormorò “Ma sei sicura? A me non sembra”.
La vide scuotere la testa, mentre diceva “Fidati, è così. Me lo sento… Chissà quando se ne accorgeranno loro”.
Sorrise nel vedere l’amica sforzarsi di mettere l’avversario alle strette, pensando che, oltre al combattimento, si stava impegnando tantissimo anche nel potenziamento dei suoi poteri spirituali.
Aveva imparato come usarli, ma ne aveva ancora di strada da fare, anche se era riuscita a caricare le frecce con parte della propria energia spirituale.
E questo era già un bel passo avanti.
In quel momento, Kaori riuscì a bloccare Reito a terra e, sedendosi sul suo stomaco, gli puntò gli artigli alla gola, sussurrando affaticata “Allora? Ti arrendi?”.
Suo malgrado, il giovane dovette ammettere la sconfitta “Ci sei riuscita. Ma io conservo ancora un bel vantaggio, non credi?”.
Un sorrisetto gli incurvò le labbra “Ti ho sconfitto la bellezza di dodici volte, mentre tu sei riuscita a battermi solo tre”.
“Presto, questo vantaggio sparirà” lo avvertì lei, sorridendo a sua volta, “Non ho intenzione di lasciarmi battere ancora”.
“Ehi, voi due!” esclamò Miroku, arrivando con Sango, “Sapete di essere in una situazione un tantino equivoca?”.
La ragazza sbuffò e si rialzò in piedi, borbottando “Possibile che tu debba sempre arrivare a certe conclusioni? Sei un depravato…”.
Sango scosse la testa davanti al sorriso del monaco e mormorò “Perché non andiamo a rinfrescarci un po’ al fiume? Oggi fa maledettamente caldo”.
Kagome si aggregò immediatamente, ridendo divertita quando la sterminatrice avvisò Miroku di non azzardarsi a seguirle.
“Se ti pesco nei pressi del fiume, sei morto” lo avvertì seria “Ragazzi, tenetelo d’occhio, per favore!”.
Inuyasha si appoggiò alla casa retrostante ed annuì serio, “Tranquille, non lo lasceremo avvicinare alla sponda”.
Le tre ragazze si diressero al fiume, rilassandosi nell’acqua fresca, ottimo rimedio contro la calura di quel giorno.
“Allora, Sango” mormorò Kaori “Com’è andata la purificazione di quel villaggio?”, “Bene, io Miroku non ci abbiamo messo molto”.
Sul volto della sterminatrice comparve un sorriso soddisfatto “Sono felice di come stanno andando le cose. Miroku continua a fare l’idiota con le ragazze, ma… quando mi guarda…”.
“Ti fa capire che, per lui, ci sei solo tu” concluse la miko “Sango, sono felicissima per te! Non mi stupirei se ti chiedesse di sposarti!”.
L’amica arrossì di colpo, lasciandole entrambe di stucco; “Non me lo dire… Te l’ha già chiesto!” esclamò allegra Kaori “Complimenti!”.
“Però, non mi aspettavo che Miroku fosse così rapido!” ammise poi “Quando si tratta di te, ci mette sempre una vita ad esprimere quello che prova”.
Sospirando, appoggiò la testa contro un piccolo masso che affiorava dall’acqua, lasciandosi cullare dalla corrente.
I suoi pensieri furono improvvisamente interrotti proprio da Sango, che disse “Adesso che io e Kagome abbiamo trovato i nostri compagni, tocca a te. C’è forse un qualche candidato al tuo cuore?”.
La yasha si sentì arrossire per l’imbarazzo e cercò di mascherarlo al meglio, immergendosi sotto il pelo dell’acqua.
Kagome scosse la testa e ridacchiò “Scommetto che è alto, con capelli argentati e due occhi color ghiaccio… Tu che ne dici, Sango?”.
“Direi anch’io” ridacchiò l’altra, fissando la sfilza di bollicine che saliva a galla, “Mi sembra proprio il suo tipo!”. L
a demone riemerse di colpo, dicendo “Voi state dando i numeri! Solo perché abbiamo smesso di litigare, non vuol dire che possa nascerne qualcosa! Quello che dite è… semplicemente assurdo”.
“Ma guardati! Sei diventata rossa come un peperone!” ridacchiò Kagome “Dai, ammettilo che hai un debole per lui!”.
“No” replicò lei ostinata, voltandosi verso il villaggio “Quello stupido mi è del tutto indifferente!”.
Accidenti, l’aveva detta proprio grossa!
Non riusciva ancora a capire cosa provasse esattamente nei confronti di quel demone, ma gli era tutto, fuorché indifferente…
Miroku fissò con desiderio la sponda del fiume, chiedendosi se avesse mai potuto raggiungerla prima che i due amici lo riacciuffassero.
Con uno sbuffo, si rese conto che le sue probabilità di riuscita erano praticamente pari a zero.
Battere in velocità due demoni era impossibile…
Accidenti! sbuffò contrariato Mi sarebbe piaciuto seguirle. Anche se, probabilmente, avrei rischiato seriamente la vita.
“Ah, le donne…” sospirò plateale “Meravigliose dee scese dal cielo, pronte a rubarti cuore ed anima”.
“Da quando sei così poetico?” chiese Reito, sistemandosi la casacca, “Sango lo ha cambiato in meglio” ridacchiò Inuyasha.
“Anche tu sei molto migliorato, mio caro Inuyasha” replicò il monaco, fissandolo malizioso, “La Divina Kagome ha compiuto un vero miracolo con te!”.
“Che vorresti dire, dannato?” ringhiò l’hanyou, afferrandolo per l’abito, ma l’altro sorrise “Niente, niente. Stavo solo scherzando!”.
Lo youkai scosse la testa, divertito da quella quotidiana routine a cui si era velocemente abituato.
Più ci pensava e più si sentiva sollevato nell’essere diventato parte di quello strambo gruppo.
Improvvisamente, Miroku gli diede una leggera gomitata e sussurrò “E tu? Hai già messo gli occhi su qualche graziosa fanciulla?”.
“No” ripose lui, “Questo pensiero non mi ha mai sfiorato. E, comunque, adesso sono troppo concentrato su come sconfiggere Naraku”.
“Ma così ti perderai tutto il meglio della vita!” esclamò il monaco “Reito, devi guardare il mondo con occhi diversi! Non esiste solo la vendetta…”.
“Certo, non lo guarderò mai con i tuoi” replicò il lupo “Non sono mica un depravato!”.
L’altro non si scompose, ma gli poggiò una mano sulla spalla e disse “So bene cosa provi. Voglio eliminare Naraku per lo stesso motivo, ma ho imparato ad apprezzare anche altre cose”.
Un sorrisetto gli curvò le labbra “Dai, andiamo a chiamare le ragazze. Credo sia ora di rimetterci in marcia”.
“Se permetti, andrò io a chiamarle” s’intromise Kaede, fissandolo in maniera eloquente, “C’è una cosa importante di cui devo discutere con Kagome”.
“Cosa?” chiese Inuyasha, improvvisamente preoccupato; quello sguardo non gli piaceva per niente.
La sacerdotessa non rispose e si avviò al fiume, richiamando le ragazze dal loro bagno ristoratore.
Kagome si sistemò la maglia e chiese “Kaede-sama, cosa succede? Avete un aspetto così preoccupato…”.
“Kagome, devi venire con me ad un raduno di sacerdotesse. È una riunione molto importante e si tiene una volta ogni cinque anni” spiegò la donna “In quanto protettrice della Sfera dei Quattro Spiriti, devi essere presente”.
“Allora, cos’è che vi preoccupa?” chiese Kaori “Se è solo un raduno…”, “Il viaggio potrebbe essere rischioso. Molti demoni saranno attirati dai frammenti del gioiello”.
La giovane miko si mordicchiò il labbro inferiore, ma annuì risoluta “Non temete, venerabile Kaede. Con Inuyasha e gli altri, non corriamo alcun rischio”.
“Non potranno accompagnarci” rispose l’anziana “Le altre sacerdotesse potrebbero fraintendere ed attaccarli”.
Inuyasha, che era appena arrivato, sbottò “Io non mi faccio spaventare da un branco di sacerdotesse! Non lascerò Kagome sola!”.
Kaede annuì mesta “Neanch’io vorrei tutto questo, ma è inevitabile. Temo che, se vorrete seguirci, dovrete farlo a debita distanza. Senza farvi notare”.
Dopo che si furono accordate per la partenza, ormai imminente, la venerabile miko tornò alla propria capanna ed il gruppo iniziò a discutere sul da farsi.
“Non ti lascerò andare da sola!” esclamò Inuyasha, fissando la ragazza che si tormentava il fazzoletto della divisa.
“Neanche a me fa piacere, cosa credi?” sussurrò lei “Ma non voglio che ti accada qualcosa per colpa mia”.
“Di certo, seguiremo la vostra carovana” assicurò Miroku “Non vi perderemo di vista, Divina Kagome”.
Anche gli altri annuirono, decisi a sostenere l’amica in quella situazione non esattamente facile.
“Kagome avrà bisogno di protezione e noi ci saremo” disse Sango “Anche se mascherare le aure demoniache sarà tutt’altro che semplice”.
A quelle parole, Kaori s’illuminò di colpo ed abbracciò l’amica “Ma certo! Potrebbe funzionare! Sango, sei un genio!”.
“Ma che ho detto?!” chiese la sterminatrice, confusa da quell’improvvisa euforia, “Te lo spiego dopo!” esclamò la yasha “Ho la soluzione al problema!”.
Fece cenno agli amici di aspettarla lì e, afferrata Kagome per un polso, la trascinò in una capanna.
Reito inarcò un sopracciglio, stupito da quella reazione, “Che ha in mente? Voi lo avete capito, per caso?”.
Gli altri scossero la testa, perplessi quanto lui sullo strano comportamento dell’amica.
Di colpo, si sentì la voce di Kagome che esclamava “Ma tu sei pazza!” e la loro confusione si accrebbe ulteriormente.
Dopo pochi minuti, le due ragazze tornarono indietro e Shippo mormorò “Ma… ci vedo doppio, o ci sono due Kagome?!”.
Anche Inuyasha sgranò gli occhi e dovette osservare attentamente le due giovani per notare qualche differenza.
Indossavano entrambe lo stesso abito da sacerdotessa e Kaori si era sciolta i capelli, che le ricadevano morbidamente sulle spalle.
Se non le conoscesse da così tanto tempo, avrebbe sicuramente preso fischi per fiaschi.
L’unica differenza che riusciva a scorgere era il colore degli occhi, ma qualcosa gli disse che la demone lupo sapeva già come risolvere quel problema.
Una volta l’aveva già fatto con lui, quando erano andati alla ricerca della Pietra della Notte.
Prese la miko per un braccio e chiese “Che avete in mente, voi due? Avete intenzione di duplicarvi, o che cosa?”.
Lei scosse la testa “Volevamo fare una prova per vedere se la cosa può funzionare. Kaori prenderà il mio posto durante il viaggio”.
“Cosa?” esclamò Reito “Ma sei diventata scema? Come farai a nascondere la tua origine demoniaca? Se le sacerdotesse ti scoprono, sarai in un mare di guai!”.
La giovane lo fissò intensamente “Prova ad avvertire la mia energia e dimmi se qualcuno potrebbe accorgersene”.
Il demone lupo rimase basito nell’accorgersi che la sua aura era quasi inesistente; solo un sesto senso molto allenato avrebbe potuto scorgerlo.
“Ma… ma come hai fatto?” chiese Miroku “La tua energia demoniaca è… praticamente inesistente!”.
La vide sorridere compiaciuta, mentre si rivolgeva a Kagome “Hai visto? Il mio piano può funzionare! E tutto grazie ai poteri che ho ereditato dalla mia bis-nonna!”.
“Io non ho ancora capito cos’hai in mente” mormorò Inuyasha, grattandosi la testa con aria confusa.
Kaori ghignò “Semplice. Io andrò con Kaede per tutta la durata del viaggio, in modo che Kagome non corra pericoli, e custodirò i frammenti”.
Fece un cenno al proprio zaino ed aggiunse “Le darò i miei vestiti e farò in modo da renderla simile a me. Verrà con voi e l’odore dei mie abiti confonderà eventuali scocciatori”.
“Cercate solo di restare nel raggio di mezzo kilometro” raccomandò seria “Nel caso ci fossero dei problemi, dobbiamo essere in grado di raggiungerci velocemente”.
“Nessuno deve sapere niente” mormorò la giovane miko, ancora riottosa all’idea dell’amica, “Neanche Kaede, siamo intesi?”.
“Meno gente sa tutto questo e più aumentano le speranze di riuscita” mormorò Sango “Ma come farai a trasformare Kagome in un demone lupo?”.
Una scintilla di sfida illuminò lo sguardo di Kaori “Credo sia ora di dimostrare come sono capace di camuffare la gente”.
 
“Allora, Kagome. Sei pronta?” chiese Kaede, prendendo posto sul carro ed afferrando saldamente le redini.
“Sì” rispose la ragazza, sedendosi accanto a lei e stringendo l’arco tra le mani, “Possiamo andare”.
Speriamo che non si accorga della differenza! sussurrò tra sé, tormentandosi un lembo della veste da sacerdotessa.
Si sentiva stranamente nervosa, come se l’aria portasse con sé un presagio di pericolo.
La cosa non le piaceva affatto, così come la sensazione causata dai frammenti della sfera che portava in un sacchettino legato al collo.
Quelle sembravano voler risvegliare la sua parte demoniaca, attirandola come una calamita.
Odiava sentirsi attratta da quel potere; non voleva ridursi alla stregua dei demoni che lottavano ed uccidevano pur di ottenerli.
I cavalli, incitati da un colpo secco delle redini, iniziarono a trottare lungo il sentiero, trascinandosi dietro il carro.
Kaori fissò la foresta che si estendeva alla sua destra e sperò che gli amici non fossero troppo distanti.
I suoi sensi erano limitati quando era in forma umana e temeva di non riuscire a percepire eventuali pericoli.
La sua stretta aumentò, finché non le si sbiancarono le nocche, e l’anziana sacerdotessa mormorò “Vedrai, non appena arriveremo al villaggio di Hurimo, i demoni non saranno più un problema”.
Davanti al suo sguardo sorpreso, aggiunse “Durante il raduno, viene eretta una barriera protettiva. Nessun demone può attraversarla”.
Speriamo bene mormorò la ragazza, fissando sospettosamente ogni singolo arbusto lungo il sentiero Chissà come se la sta cavando Kagome con il mio travestimento…
Una leggera risata le sfuggì dalle labbra, ma riuscì a mascherarla con un improvviso colpo di tosse, che soffocò nelle maniche dell’abito.

Kagome sbuffò spazientita e tornò a sistemarsi i capelli; quel dannato nastro non ne voleva sapere di restare al suo posto!
Si passò le mani ai lati del viso e non riuscì a trattenersi dallo sfiorare la nuova forma delle proprie orecchie.
Ancora non riusciva a capire come avesse fatto Kaori a renderle appuntite con del semplice cerone!
Era incredibile come fosse riuscita a camuffarla da demone lupo, con tanto di coda ed artigli.
Aggrottò la fronte nel ripensare che quella finta coda nera era legata al pantalone che indossava.
L’amica le aveva consigliato di indossare un paio di shorts sotto, per evitare spiacevoli incidenti nel caso la coda si fosse incastrata da qualche parte.
Inuyasha le andò accanto e lei si perse in quelle pozze d’ambra, che riuscivano a rassicurarla in ogni situazione.
“Kaori è davvero matta” commentò il giovane “Ma ha fatto davvero un bel lavoro! Sembri proprio lei!”.
La vide scrollare le spalle e ridacchiò “Dai, sistema il fodero di Sendeiga. Dobbiamo andare”.
L’aiutò a sistemare il balteo sulla spalla sinistra e, dopo essersela caricata sulla schiena, iniziò a correre in mezzo alla foresta, seguito dagli altri amici.
“Speriamo che non ci siano attacchi” mormorò Sango, stringendosi al pelo di Kirara, “Sono un po’ in ansia per Kaori”.
“Tranquillizzati, mia cara Sango” la rassicurò Miroku “La sua aura demoniaca è perfettamente camuffata. Le sacerdotesse non si accorgeranno di niente”.
“Mi auguro che tu abbia ragione, monaco” disse Reito, tenendo la propria spada a portata di mano.
Si sentiva stranamente agitato e, per quanto ci si arrovellasse sopra, non riusciva a comprenderne il motivo.
“Cosa c’è, Reito?” chiese Shippo “Mi sembri preoccupato… Non è che, anche tu, sei in ansia per Kaori?”.
Il lupo inarcò un sopracciglio, poi sbuffò “Quella mocciosa sa badare a se stessa. È il pericolo in agguato che mi irrita… Non mi piace sentirmi spiato”.
Quando si accorse del sorrisetto malizioso di Miroku, si trattenne a stento dal dargli un pugno ben piazzato.
“Non è come credi tu, bonzo” borbottò seccato “Quindi, vedi di levarti quel dannato sorriso dalla faccia, prima che te lo faccia sparire io!”.
Inuyasha e Kagome si scambiarono un’occhiata divertita; i dubbi della miko sembravano aver fondamento.
Proseguirono tranquillamente per alcune ore, restando a debita distanza dal carro su cui viaggiavano Kaori e Kaede.
La sorpresa era fondamentale.
Un improvviso fruscio attirò l’attenzione dello youkai del Nord, che si voltò di scatto, parando appena in tempo un fendente mirato alla sua testa.
Fece una smorfia quando vide il proprio aggressore, un disgustoso demone cobra armato di una katana dentellata e dall’aria letale.
“Ma che diavolo?” esclamò Inuyasha, sguainando rapidamente Tessaiga “Chi siete e che diamine cosa volete?”.
Il demone cobra, infatti, non era solo; dietro di lui sbucava almeno una dozzina di demoni di varie razze.
E nessuno di loro aveva un aspetto gradevole…
Kagome soffocò a stento l’impulso di rannicchiarsi dietro Inuyasha e si sforzò di assumere un’espressione feroce.
Adesso non era una miko armata di arco e frecce sacre, ma una yasha provvista di artigli e di un’affilatissima spada.
Non doveva mostrarsi debole, per nessun motivo!
I suoi amici erano attorno a lei, senza però dare l’impressione di doverla difendere a tutti i costi.
Inconsciamente, digrignò i denti ed estrasse Sendeiga dal suo fodero con un movimento fluido.
La spada iniziò a vibrare con forza e la giovane faticò a mantenere la presa, anche perché l’elsa scottava.
Sapeva che, ad impugnarla non era la sua legittima proprietaria, e reagiva di conseguenza.
Ti prego! implorò la ragazza, sforzandosi di tenere salda la presa So di non essere Kaori, ma ho bisogno del tuo aiuto!.
Quasi come se avesse percepito la sua richiesta, Sendeiga smise di vibrare, anche se l’elsa non si raffreddò molto, ma almeno poteva impugnarla senza troppi problemi…
Sango afferrò saldamente l’hiraikotsu e si preparò a scagliarlo contro i nemici, che li fissavano sogghignando dal sottobosco.
“Che cosa volete?” ripeté con rabbia “Perché ci state attaccando? Chi diavolo siete, si può sapere?”.
Il demone cobra sogghignò “Nessuno che ti possa interessare, sterminatrice. Non ci interessi tu o i tuoi amichetti”.
“E, allora, che volete?” chiese Kagome, facendo coraggiosamente un passo avanti, “Parlate chiaro!”.
L’aggressore si voltò verso di lei ed il suo ghigno si fece più ampio “Te, dolcezza! Ho un conto in sospeso con il tuo caro paparino”.
La miko s’irrigidì, ma aumentò la stretta sulla katana e sorrise feroce “Bene. Spero che tu sappia con chi hai a che fare!”.
“Con una mocciosa impertinente” replicò l’altro “Una mocciosa che, presto, spedirò all’inferno!”.
“Sempre che tu riesca ad avvicinarti!” ringhiò Inuyasha, puntandogli contro Tessaiga.
Ad un cenno del demone cobra, tutti i suoi sottoposti si scagliarono contro il gruppo e lo scontro iniziò con ferocia inaudita.
Reito abbatté rapidamente alcuni demoni serpente, cercando di tenere gli altri lontano da Kagome.
La ragazza non era brava con la spada, anche se i suoi sforzi per reggere la messinscena erano evidenti.
Ce la stava mettendo tutta per sembrare un vero demone e doveva ammettere che recitava abbastanza bene.
Non ebbe tempo di rimuginarci oltre, perché un demone scorpione lo attaccò di sorpresa con il suo pungiglione velenoso.
Miroku e Sango combattevano affiancati, respingendo le ondate avversarie con ammirabile caparbietà.
Non avrebbero permesso ad un ammasso di esseri di quel genere di sconfiggerli, né di avvicinarsi troppo a Kagome!
La ragazza stava dimostrando una gran dose di coraggio e mulinava la spada senza sosta, impedendo ai nemici di avvicinarsi troppo.
“Non sei male, mocciosa” ridacchiò il demone cobra “Non temere l’oblio. Dopo di te, faremo fuori anche tutti i tuoi amici”.
Un ghigno crudele gli incurvò le labbra “Compresa la giovane miko. Alcuni dei miei sottoposti si stanno già occupando di recuperare i frammenti in suo possesso”.
Shippo, che aveva appena dato fuoco ad uno dei propri avversari, sgranò gli occhi e si lanciò verso Miroku, che gli rivolse lo stesso sguardo preoccupato.
Reito allontanò con rabbia il demone scarafaggio che lo intralciava, sibilando tra sé Kaori è nei guai! Nella sua forma umana non può combattere questi esseri!.
Lanciò uno sguardo al gruppo, chiedendosi se potesse allontanarsi per dar man forte alla giovane yasha, ma uno strillo improvviso lo fece voltare.
Approfittando della loro preoccupazione per l’amica, il demone cobra aveva afferrato Kagome per la coda, facendola cadere a terra.
“Oh, scusa” si scusò ironico “Ti faccio male, ragazzina? Dev’essere umiliante farsi afferrare in questo modo, eh?”.
Diede un forte strattone alla coda scura e… quasi si ribaltò quando, in seguito ad uno strappo, gli rimase in mano assieme ad un pezzo di pantaloni.
Kagome digrignò i denti furiosa; avevano scoperto il trucco!
Si liberò velocemente del resto dei pantaloni, benedicendo mentalmente Kaori per il suo suggerimento, e puntò la spada contro il suo nemico.
Questi gettò via la coda, sibilando inferocito “Ci hanno giocati! La vera yasha è travestita da miko!”.
Senza aspettare un istante di più, si lanciò nella foresta, in direzione della strada per Hurimo.
Verso Kaori e la vendetta che bramava.
Reito si lanciò un rapido sguardo alle spalle, poi iniziò a correre a sua volta verso il convoglio di sacerdotesse, con il nome della ragazza che gli riecheggiava ossessivamente nella testa. 


Allora? vi è piaciuto il cappy? io mi sn divertita moltissimo nella descrizione del combattimento, ke rappresenta il 1° passo x avvicinare i nostri cari lupetti! ^_^ Kaori, poi, deve fare i conti con la propria mente bacata.... Prendere il posto di Kagome tra un gruppo di sacerdotesse... Ne vedrete delle belle, nel combattiemnto ke seguirà con questo gruppo di demoni! ci sarà una sorpresa nel prox cappy, una sorpresa ke riguarda specificamente Kaori ed una cosa ke le appartiene! cn questo tarlo nella mente, vi saluto, sperando di poter aggiornare presto. bacioni a tutte!!! <3 <3

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Un nuovo colpo ed una piacevole novità ***


Eccomi di nuovo tra voi, ragazze! vi sono mancata? lo so, avrei dovuto aggiornare prima, ma nn ho proprio avuto tempo! danata scuola" preferisco affrontare Naraku, che tutte quelle ore sui banki! vabbé, bando alle ciance. volevo ringraziare tutte coloro ke hanno recensito lo scorso cappy, sperando che anke questo possa essere di vostro gradimento. vi auguro buona lettura!
 


Capitolo 25: Un nuovo colpo ed una piacevole novità

Kaori fissò ansiosamente il convoglio di sacerdotesse che avevano incrociato lungo la strada maestra, pregando tra sé che la sua copertura funzionasse a dovere.
Se quelle miko la scoprivano, era nei guai fino al collo!
Nonostante la paura che provava, non poté fare a meno di guardarle incuriosite; a giudicare dalla diversa foggia degli abiti, dovevano provenire dai quattro angoli del Giappone!
Sembravano divise in quattro gruppi principali, almeno questo le faceva pensare i colori dei loro abiti.
Sorrise quando scorse alcune sacerdotesse del Sud, facilmente riconoscibili dalla casacca rossa e dai pantaloni verdi.
Le ricordavano tantissimo la sua bis-nonna, incontrata appena qualche mese prima nella Grotta degli Spiriti. Le mancava quella saggia sacerdotessa…
Con un sospiro, abbassò lo sguardo sull’arco, chiedendosi se sarebbe riuscita ad usarlo, in caso di bisogno.
Non ne era del tutto sicura, dato che lo aveva usato poche volte nei suoi allenamenti, e la cosa la spaventava.
Si passò una mano sulla fronte, cercando di calmare la sensazione di nervosismo che provava, quando questa si fece più intensa.
Reagendo d’istinto, la giovane scattò in piedi e, afferrata la vecchia Kaede per un braccio, saltò giù dal carro.
Nello stesso istante, un gruppo di demoni vari attaccava il convoglio, riempiendo l’aria con urla di battaglia.
Le sacerdotesse reagirono immediatamente, incoccando frecce sacre ed erigendo barriere protettive, ma avevano davanti qualcosa come una ventina di nemici e loro erano appena dodici!
Kaori trascinò l’anziana sacerdotessa dietro alcuni carri, preparando alcune frecce da spedire contro quegli esseri immondi.
Con uno scatto repentino, si sollevò in piedi e scoccò rapidamente un paio di frecce.
Queste s’illuminarono di una fioca luce verde, sprigionando un alone più intenso quando colpirono due demoni uccello.
I feriti gridarono per il dolore, ma, anziché sparire in un mucchietto di cenere, si accasciarono a terra in un’intensa puzza di bruciato.
Le frecce della ragazza non erano ancora in grado di uccidere i demoni, ma bruciavano loro le carni, privandoli a volte di un arto.
La yasha digrignò i denti, vedendo che le sue frecce non sortivano l’effetto sperato, e ne preparò delle altre, sperando di poterli tenere a bada per un po’.
“Ma da dove sbucano fuori tutti questi demoni?” chiese nervosa “Non ne avevo percepito la presenza…”.
Kaede la vide lanciare un’altra freccia ed aggrottò le sopracciglia “Kagome… Questa non è la tua solita forza spirituale! Cosa ti è successo?”.
L’altra non rispose, ma la fece scansare appena in tempo per evitare il fendete di un demone, che sembrava fermamente deciso a farla fuori.
Una freccia lo colpì dritto al cuore e la giovane fissò spaventata il numero di nemici, che era improvvisamente aumentato. Da dove sbucavano tutti quei demoni? Avvertita dal suo istinto, si scansò appena in tempo per evitare il colpo di un demone cobra armato di una katana dentellata.
“Ti ho trovata, mocciosa!” sibilò furioso, incalzandola con ferocia, “Mi dispiace tanto per te, ma il tuo stupido trucchetto non ha funzionato!”.
Kaori evitò un altro colpo, chiedendosi cosa volesse quel dannato da lei, ma trasalì quando lo sentì dire “La tua amichetta non è poi così brava a combattere. I miei seguaci si stanno occupando di lei e di quegli altri stupidi”.
“Che cosa le hai fatto?” sibilò la giovane “Parla, dannato! Che cosa hai fatto a Kagome?”.
“Dovresti pensare più a te stessa che a quella ragazzina, figlia di Masaru!” replicò il nemico, continuando ad incalzarla senza sosta.
Un ghigno crudele gli incurvò le labbra “Chissà come reagirà tuo padre, quando saprà della tua prematura scomparsa!”.
“Sempre che tu riesca nel tuo intento!” ringhiò lei, assumendo una posizione di difesa “Non mi sottovalutare, non ti conviene!”.
Dando fondo a tutta la propria abilità di karateca, scansò i colpi della katana, ma sapeva che, senza i suoi poteri demoniaci, non avrebbe avuto molte speranze.
Ma non poteva correre il rischio di essere colpita dalle frecce sacre delle sacerdotesse! Cosa poteva fare?
Ragazzi, dove siete? sussurrò spaventata, mentre saltava su uno dei carri, Che cosa vi è successo?.
Di colpo, sentì il legno venirle meno da sotto i piedi e cadde malamente a terra, battendo la spalla sinistra.
Con un gemito, cercò di rialzarsi in fretta, ma si ritrovò con una ferita all’addome che la costrinse a terra.
Stringendo i denti, si rialzò sulle ginocchia, tenendosi una mano sulla ferita, mentre il suo nemico sorrideva nel vedere la propria katana sporca di sangue.
“Bene, bene…” commentò compiaciuto “Vedo che, in quella misera forma umana, non riesci a combattere al meglio. Beh, vorrà dire che la cosa sarà più veloce del previsto!”.
“Questo lo credi tu, dannato mostro!” sibilò la ragazza, riuscendo faticosamente a rialzarsi in piedi.
Quella ferita doveva essere abbastanza profonda, perché stava perdendo parecchio sangue e la vista le si andava lentamente oscurando.
Stordita dal dolore, non riuscì ad evitare del tutto l’ennesimo fendente, che le lasciò una scia sanguinante sulla gamba.
Se non si decideva a tornare demone, non sarebbe mai riuscita a sconfiggere quel demone… doveva farlo!
Improvvisamente, si accorse che il suo avversario era proprio sopra di lei, con la spada pronta a lanciare un attacco mortale.
No, non avrebbe mostrato a quell’essere abietto che aveva paura!
Lo fissò dritto negli occhi, incurante dei brividi di dolore che la scuotevano senza sosta. Era pronta.
La katana calò rapidamente su di lei, ma un’altra spada intervenne a fermarla, sprigionando una pioggia di scintille.
“Ehi, Kaori. Come stai? Sei ancora tutta intera?” le chiese una voce familiare che le causò una scossa in tutto il corpo.
“Reito!” sussurrò sorpresa e felice al tempo stesso “Cos’è successo da voi? Kagome e gli altri stanno bene?”.
“Meglio di te, stanne certa” commentò il lupo bianco, lanciando un’occhiata critica alle sue ferite.
La casacca bianca era strappata in più punti e, dove il tessuto era ancora integro, spiccavano grosse macchie di sangue.
Anche sul pantalone rosso era ben visibile un grosso alone scuro; Sarei dovuto arrivare prima! ringhiò tra sé Kaori è troppo debole in forma umana per combattere altri demoni!.
“Resta con Kaede e vedi di riassumere le tue sembianze” disse serio “A questo idiota ci penso io”.
Kaori annuì e, dopo essersi rialzata, si rannicchiò in uno dei carri con l’anziana sacerdotessa.
“Kaori?” sussurrò Kaede, fissandola stupita, “Ma come è possibile che io non sia stata in grado di percepire la tua aura?”.
“Per via del mio sangue spirituale” mormorò lei “Posso diventare umana quando e come voglio… Perdonatemi se non vi ho detto niente prima, ma non potevo…”.
“E Kagome?” chiese l’altra, “Con Inuyasha e gli altri. L’ho camuffata meglio che potevo. Sembra proprio me”.
“Che razza di idea avevi in mente?” esclamò la miko “Sai l’entità del rischio che hai corso, razza d’incosciente?”.
“Sì, ma dovevo farlo” replicò la yasha, concentrandosi per riacquistare le proprie sembianze demoniache.
Una volta riuscita nell’intento, notò con sollievo che le ferite le facevano meno male e, sorridendo soddisfatta, si lanciò fuori dal carro, raccomandando alla donna di restarci.
Con una rapida mossa, eliminò alcuni demoni che stavano mettendo alle strette un gruppo di sacerdotesse.
Ignorando le loro grida sorprese, si affiancò a Reito e, spostandolo gentilmente, disse “Se non ti dispiace, il nostro amico è mio!”.
“Che credi di fare con quelle ferite?” ridacchiò il demone cobra “Non puoi farcela contro di me!”.
“Ho subito di peggio” replicò la giovane “Adesso vedrai di che cosa sono capace!”.
Vedendo la scintilla di sfida che le brillava negli occhi, Reito pensò saggiamente di farsi da parte, anche se non era sua abitudine abbandonare un combattimento in quel modo.
“Sta’ attenta a non farti ferire ancora, baka” mormorò seccato, dirigendosi verso altri demoni.
“Sai che questa me la pagherai, vero?” la sentì sussurrare “Ti avevo avvertito che non dovevi più insultarmi, o ne avresti pagato le conseguenze”.
Un sorriso gli incurvò le labbra “Sempre che, dopo, tu abbia energie sufficienti per affrontarmi”.
“Lo vedrai” ridacchiò la yasha, prima di iniziare ad affrontare il proprio avversario.
“Se credi di spaventarmi, ti sbagli di grosso!” ruggì quello, mostrando i denti velenosi, “Ti farò a pezzi!”.
Kaori scosse la testa e, prima che il demone se ne rendesse conto, gli era alle spalle, con gli artigli sporchi di sangue.
Il cobra ruggì per il dolore e si voltò per affrontarla, lanciandole contro un affondo particolarmente violento.
Si accorse appena che quel branco di insulsi umani ed il mezzo-demone erano arrivati a dare man forte alle sacerdotesse.
Il suo esercito si stava lentamente disintegrando, ma lui non vedeva che la figlia dell’odiato rivale.
Non riusciva a focalizzarsi su niente che non fosse il suo sfrenato desiderio di vendetta.
Quella dannata mocciosa, ora che aveva assunto le sue vere sembianze, era dannatamente veloce. Sembrava quasi divertirsi a stuzzicarlo con finte ed attacchi improvvisi, mentre evitava i suoi colpi.
“Non puoi scappare per sempre!” ringhiò furioso “Fuggi come le mosche! Avanti, affrontami direttamente, dannata mocciosa!”.
Vide la demone lupo sogghignare ironica ed un rantolo gli sfuggì dalle labbra, quando, con una rapida torsione del polso, gli infilzò la sua stessa spada nell’addome.
“Prima di spedirti direttamente nell’Oltretomba, voglio sapere una cosa da te” sussurrò la ragazza “Perché odi mio padre?”.
“Mi ha portato via l’onore dei miei simili” boccheggiò il demone cobra, sputando sangue “Mi ha umiliato in uno scontro… Che sia dannato per sempre!”.
La yasha sospirò “Voi demoni odiate gli altri per le ragioni più assurde. Siete impossibili!”.
Lasciò cadere a terra il suo avversario, che spirò prima di toccare il suolo, e si passò una mano sulle ferite.
Quella all’addome le faceva davvero male.
Improvvisamente, si rese conto di essere circondata, ma sorrise quando Kagome le lanciò Sendeiga.
La spada vibrò dolcemente nel riconoscere la presa della propria padrona e la giovane sentì un nuovo, spaventoso e rassicurante, potere avvolgerla.
Le parole le fluirono sulle labbra senza che se ne rendesse conto, il suo corpo si muoveva senza che lei decidesse di farlo.
Afferrata la katana con entrambe le mani, la sistemò in modo che il filo affilato fosse perpendicolare al suo viso.
Con deliberata lentezza, la ruotò di circa novanta gradi e le fece compiere un cerchio completo, facendola girare nella mano destra.
Sendeiga fu improvvisamente avvolta da un alone color ruggine, mentre la sua proprietaria lanciava un fendente contro i propri nemici, ruggendo “Beccatevi questo, bastardi! Colpo d’Eclissi!”.
Un lampo di un’intensa sfumatura bronzea si staccò dalla lama, attraversando rapidamente l’aria come un fulmine.
Il gruppo di demoni non fece neanche in tempo a spalancare gli occhi, che fu ridotto ad un cumulo di cenere, sotto lo sguardo allibito dei presenti.
“Come… Come diavolo ho fatto?” sussurrò Kaori, fissando la propria spada con aria incredula “Non credevo che Sendeiga avesse una tecnica simile!”.
Reito inarcò un sopracciglio, pensando che quel colpo aveva una potenza a dir poco spaventosa.
Sarà meglio che stia più attento a come le parlo, d’ora in poi mormorò tra sé Non mi va di finire ridotto ad un mucchietto di cenere!.
Le sacerdotesse si guardarono in volto per un lungo istante, prima di lanciare uno sguardo incredulo all’insolito gruppo che avevano davanti.
“Chi siete?” domandò una di loro, “Amici” replicò Kaede con voce dolce “Non avete nulla da temere, state pure tranquille”.
“Siamo semplicemente degli amici della Divina Kagome” mormorò Miroku, inchinandosi con deferenza “Tutto ciò che vogliamo è che arrivi sana e salva a destinazione. Come tutte voi”.
Miroku è sempre bravo con le parole sussurrò Sango, sorridendo Questa sua abilità è parecchio utile, in situazione come questa. Una smorfia le incrinò per un attimo il volto Speriamo solo che abbia un minimo di buonsenso nel non chiedere a quelle sacerdotesse di dargli un figlio….
Nonostante il monaco le avesse chiesto di sposarlo, facendole capire quanto fosse importante il posto che occupava nel suo cuore, continuava a fare il cretino con le altre fanciulle.
Ma la sterminatrice aveva notato che non lo faceva più con la solita malizia; probabilmente si divertiva a farla ingelosire…
Scosse la testa, divertita e seccata al tempo stesso, e lanciò uno sguardo al resto del gruppo.
Per fortuna, stavano tutti bene, anche se Kaori sembrava parecchio indebolita.
Osservandola meglio, si accorse delle vistose macchie di sangue sugli abiti da sacerdotessa e strinse i denti.
Quella ragazza aveva una resistenza a dir poco pazzesca; nonostante fosse ferita in quel modo, non si lasciava sfuggire neanche un gemito. I demoni erano davvero esseri coriacei…

Attenta a non farsi notare, la demone lupo si appoggiò al carro più vicino, trattenendo una smorfia di dolore.
Quelle ferite le facevano più male di quanto fosse disposta ad ammettere.
Dannato demone cobra! gemette tra sé Accidenti a lui ed alla sua katana con i denti di squalo! Mi sento praticamente uno schifo!.
Sentendosi improvvisamente stordita, la yasha si passò una mano sulla fronte, sussurrando “Se non vi dispiace, io faccio un giro di ricognizione. Non vorrei avere qualche altra sorpresa”.

Assicurandosi che nessuno la seguisse, si allontanò tra gli alberi e si sfilò la casacca per vedere in che stato fosse.
Quella ferita le attraversava il corpo in diagonale come una saetta, dal fianco destro fino quasi al seno.
Accidenti a quel bastardo! sibilò furiosa Se non fosse già morto, gli farei patire le pene dell’Inferno!.
Inoltre, anche il lungo taglio che aveva sulla gamba iniziava a pulsare in maniera dolorosa.
Se non si medicava, rischiava di non essere in grado di camminare per un po’; il che non era consigliabile.
“Kaori!”, la voce di Kagome rieccheggiò tra gli alberi, mentre la ragazza si avvicinava correndo.
“Kagome!” sussurrò la giovane, sistemandosi la casacca, “Come stai? Quel demone…”.
“Non mi ha fatto niente” la rassicurò la miko “Appena si è accorto che non ero chi sperava, è corso a cercarti. Voleva ucciderti nel peggiore dei modi”.
“Beh, è lui quello che ci ha rimesso le penne” ribatté Kaori “Hai con te i medicinali? Credo di averne parecchio bisogno”.
La miko diede un’occhiata alle ferite e trattenne un gemito “Certo, li ho qui con me. Accidenti! Ti ha conciato proprio male!”.
“Nella mia forma umana, non sono in grado di affrontare demoni così potenti” borbottò l’amica, stringendo i denti quando il disinfettante iniziò a bruciare sui tagli.
Nella sua mente, lanciò una serie d’imprecazioni, alcune piuttosto colorite, contro il demone cobra.
“Se quella spada fosse arrivata un po’ più a fondo, avremmo raccolto i miei resti” mormorò cupa “Quel tipo era forte, non posso negarlo”.
Kagome finì di pulire le ferite e prese un rotolo di bende dalla scatola, borbottando “Sei una pazza. Possibile che tu riesca sempre a cacciarti nei guai?”.
“Non me li vado certo a cercare” replicò la yasha, sorridendo nel tentativo di sdrammatizzare, “Sono loro che trovano me!”.
“Scusami per il tuo abito” mormorò dispiaciuta “Non volevo rovinartelo in questo modo…”, “Non importa, tanto ne ho un altro. Quello che conta è che tu stia bene”.
Un improvviso rumore di passi attirò la sua attenzione e la giovane, riconoscendo l’odore nell’aria, mormorò “Reito, non venire”.
“Guarda che volevo solo sapere se eri tutta intera” rispose il demone lupo, con tono leggermente seccato.
La ragazza inarcò un sopracciglio, chiedendosi come mai si stesse preoccupando così tanto per lei.
Da quando era così premuroso nei suoi confronti?
“Non mi fraintendere, ma adesso è meglio che non vieni” mormorò, “Spiegati meglio”.
La sentì ridacchiare appena “Se diventi rosso come un gambero cotto quando mostro leggermente il mio corpo, come sono adesso, rischi proprio l’infarto”.
Lo youkai aggrottò le sopracciglia e fece un passo verso le voci, chiedendosi cosa volesse dire, quando la casacca insanguinata di Kagome lo colpì dritto in faccia.
Se la tolse da dosso, rimanendo spiazzato dalla quantità di macchie rossastre che vi erano sopra.
“Cavoli!” esclamò sorpreso “C’è più sangue qui, che neve sulle montagne! Sei sicura di stare bene?”.
Impensierito, fece per avvicinarsi alle due ragazze, ma la voce dell’altra lo bloccò dov’era.
“Reito, ti ho detto di non venire” borbottò la giovane “Al momento, sarei un tantino… indecente. Ho reso l’idea?”.
L’altro, capendo finalmente a che cosa si riferisse, divenne scarlatto e si voltò, dandole le spalle.
“Volevo solo sapere in che stato eri” borbottò imbarazzato “Non mi sei sembrata troppo in forma, poco fa”.
E tutto questo sangue non mi piace aggiunse tra sé Solo sulla casacca ce n’è una quantità impressionante! E mi pare di aver visto che è stata ferita anche alla gamba….
“Grazie” la sentì sussurrare flebile “Ma non devi preoccuparti per me. Io sono una tosta!”.
Dopo che l’amica ebbe finito di medicarla e le ebbe passato ricambio d’abiti, Kaori si avvicinò al ragazzo “Grazie, davvero. Anche per prima. Mi hai salvato la vita”.
Lo vide scuotere la testa, mentre un lieve sorriso gli incurvava le labbra, “Di niente. Ho solo fatto quello che fanno tutti gli amici”.
La yasha sentì il cuore farle un balzo nel petto a quelle parole e dovette sforzarsi per non lasciar trasparire nulla.
Ok, il loro rapporto era decisamente migliorato nell’ultimo periodo, ma non si aspettava di certo una tale affermazione! Amici… La considerava un’amica!!
“Grazie” sussurrò a stento, mentre si sforzava di tenere a freno le proprie emozioni “Di tutto”.
Lo sentì ridacchiare allegro e pensò che non aveva mai sentito un suono più bello in tutta la sua vita.
“Credo sia il caso di andare” mormorò, cercando un modo per sbloccare la situazione, “Kagome ha quel maledetto raduno… E qualcosa mi dice che ci vorrà un po’, prima che finisca”.
La diretta interessata annuì “Temo di sì. Questi raduni sono importanti, ma non so ancora per quale motivo”.
“Andiamo, forza” disse lo youkai, incamminandosi tra gli alberi “Prima finirà questo raduno di miko, prima potremo tornare alla ricerca di quel bastardo di Naraku”.
Kaori rimase ferma per un istante, prima di iniziare a seguirlo, ma si bloccò di colpo quando Kagome la trattenne per una manica.
“Sai? Quando quel demone cobra ha scoperto il trucco, Reito è stato il primo a correre da te” disse sorridendo “Sembrava piuttosto preoccupato…”.
L’amica annuì, sorridendo a sua volta, “Inizia a considerarci amici. Direi che è già un bel passo avanti!”.
“L’unica incognita è fin dove vuoi spingere quest’amicizia” mormorò maliziosa la miko.
La yasha arrossì di colpo, ma si sforzò di fare l’indifferente e continuò a camminare attraverso il sottobosco.
Chissà che intendeva Kagome… Non sapeva nemmeno lei cosa voleva da Reito; sapeva solo che, stargli accanto, la faceva sentire bene.
Confusa da quel groviglio di sentimenti sconosciuti, aumentò il passo per restare dietro al convoglio, che si era rimesso in marcia verso il villaggio di Hurimo.
 
“Ma dovete proprio andare?” chiese Shippo, guardando le due ragazze con occhioni da cucciolo.
Erano passati tre giorni dalla fine del raduno delle miko, dove la giovane sacerdotessa aveva ottenuto diverse informazioni sulla situazione del paese.
Ogni gruppo di miko proveniva, infatti, da un diverso angolo del Giappone e, ognuno di essi doveva quotidianamente affrontare vari problemi.
In quei raduni si confrontavano, cercando la soluzione migliore ai loro problemi.
Il gruppo poteva ritenersi soddisfatto della situazione: erano riusciti ad ottenere qualche informazione sulla probabile posizione di Naraku.
Sembrava che il demone si fosse diretto verso Nord-Ovest, verso una catena montuosa.
Ovviamente, Inuyasha era impaziente di partire per poter stanare quel nemico così duro a morire, ma un imprevisto aveva bloccato la partenza.
Un altro stupido esame dell’epoca di Kagome…
Ancora non riusciva a capire perché fossero così importanti da costringere le due giovani a restare per alcuni giorni nella loro epoca.
Per studiare dicevano loro… A suo parere, era solo una gran perdita di tempo!
Shippo, poi, era ancora più riottoso di lui a lasciarle andare; ogni volta che partivano, non faceva che lamentarsi di quanto si sentisse solo.
 Per forza! Kaori non faceva che coccolarlo da mattino a sera!
“Sì, piccolo Shippo” mormorò Kagome, accarezzando il piccolo kitsune, “Abbiamo un esame importante e non possiamo proprio mancare”.
“Guarda il lato positivo” disse Kaori, cercando di tirargli su il morale, “Questo è il penultimo esame prima delle vacanze estive! Ancora uno e poi, per tre mesi, saremo libere come l’aria!”.
“Non dirmi che, dopo, dovrete tornare a fare questo andirivieni!” esclamò Inuyasha, che mal sopportava quella situazione.
Non gli andava per niente che Kagome facesse continuamente spola tra i due mondi; ormai era essenziale come l’aria che respirava.
“Purtroppo” sussurrò la miko “Non possiamo lasciare la scuola di punto in bianco… Il prossimo anno, però, sarà l’ultimo. In ogni senso”.
A quelle parole, la yasha sbuffò innervosita “Inuyasha, dimmi la verità. Hai portato mio padre dall’altra parte, ultimamente?”.
L’hanyou s’impietrì di colpo “S..sì. Perché?”, “Perché quello scemo di mio padre mi ha iscritto al prossimo anno delle superiori!”.
Si passò nervosamente le mani tra i capelli e sbottò “Questo sarebbe dovuto essere il mio ultimo anno a scuola, e invece…”.
Il mezzo-demone abbassò lo sguardo “Non sapevo quello che doveva fare. Mi ha chiesto di farlo passare ed io l’ho fatto”.
“Lascia stare” mormorò lei “Mio padre non cambierà mai! A che cavolo mi serve l’esame finale, se quello che so già mi basta e mi avanza in quest’epoca?”.
Inoltre, un altro anno di scuola, significa altri nove mesi a sopportare Takeru… pensò cupa Come farò? Io non lo reggo più quel bastardo!.
Trattenendo un sospiro malinconico, salutò gli amici con un sorriso, che si allargò quando Reito le restituì lo sguardo allegro.
Era incredibile come quel sorriso potesse farla sentire dannatamente bene…
Oh, Kami-Sama! Possibile che riuscisse a farla arrossire come un pomodoro maturo ogni volta che si guardavano in faccia?
Ma che le stava accadendo? Proprio non lo capiva…
Fece un ultimo cenno ai compagni di viaggio e si tuffò nel pozzo, subito seguita da Kagome.
Sango sospirò “Mi chiedo fino a quando continuerà questo via vai… Kaori è sempre più insofferente sull’argomento”.
“Sa che è questa casa sua” disse Miroku, abbracciandola da dietro, “È normale che non le vada di andarsene”.
Lei annuì “Chissà se, una volta finiti questi esami, si fermeranno perennemente qui… Kaori non ha dubbi, ma Kagome ha la sua famiglia di là”.
Inuyasha sbuffò seccato e si sedette tra l’erba; quello stesso dubbio lo rodeva da tempo.
Non sapeva se, una volta completata la Sfera dei Quattro Spiriti, Kagome decidesse di restare con lui, e quel dubbio lo faceva impazzire.
Capiva che aveva la sua famiglia in quell’epoca così strana da cui proveniva, ma, soprattutto adesso che era certo dei suoi sentimenti, non voleva lasciarla andare.
Ogni volta che partiva per uno di quei dannati esami, si sentiva dannatamente male, incompleto…
Shippo tirò su con il naso, sussurrando “Mi mancano già… Non mi piace quando se ne vanno”.
“Non fa piacere a nessuno, scemo” borbottò l’hanyou “Quindi, vedi di finirla di piangere come un moccioso!”
. Il kitsune gli rivolse un’occhiataccia “Smettila di parlarmi così! Sei antipatico! Solo perché non ci sono Kaori e Kagome a difendermi, non puoi approfittartene!”.
L’altro si rialzò in piedi, avvicinandosi al cucciolo con un’espressione poco rassicurante sul volto.
“Che cos’hai detto, Shippo?” sussurrò in un basso ringhio, facendo scrocchiare pericolosamente le nocche.
Quel piccoletto meritava una bella lezione e lui sapeva esattamente cosa fare.
Shippo non si lasciò intimorire e, alzata una mano davanti a sé, ne fece scaturire una sfera di fuoco fatuo.
Se credeva di poter fare quello che voleva, si sbagliava di grosso! Adesso sapeva come metterlo a tacere, sfruttando appieno tutti gli insegnamenti del padre ricevuti nella Grotta degli Spiriti.
Un sorrisetto divertito gli incurvò le labbra, mentre lanciava il globo infuocato contro il mezzo-demone, “Beccati questo, Inuyasha!”.
Il giovane si tuffò di lato per evitare il colpo, ma inciampò in una radice e si ritrovò catapultato in direzione del pozzo.
Reito, che si era appoggiato al bordo di legno, sgranò gli occhi nel vederselo arrivare addosso, ma non riuscì a scansarsi in tempo.
Con un’imprecazione sorpresa, i due demoni finirono all’interno del pozzo, svanendo in un alone di luce violetta.
Miroku si affacciò immediatamente dal bordo, ma dovette tornare indietro con un’espressione seccata, “Sono passati” borbottò “Ma quando potremo andarci anche noi?”.
Shippo mise il broncio “Non è giusto! Noi conosciamo Kagome da molto più tempo e non siamo mai potuti passare dall’altra parte! Perché Reito c’è riuscito?”.
Sango trattenne a stento una risata “Beh, è caduto insieme ad Inuyasha. Lui deve avergli aperto involontariamente un varco per il tempo di Kagome…”.
Miroku annuì serio e mormorò “Speriamo solo che non combinino qualche disastro dei loro. Con Inuyasha, non si può mai stare tranquilli”.
Un improvviso sorriso gli illuminò il volto “Comunque, qualcosa mi dice che, molto presto, anche noi potremo visitare il mondo della Divina Kagome”.
“Come ne fai ad essere così sicuro?” chiese la sterminatrice, accarezzando il morbido pelo di Kirara, vogliosa di coccole.
“Non lo so dirtelo” mormorò lui, ridendo divertito “È una sensazione. Dobbiamo solo trovare il modo giusto per cogliere Inuyasha di sorpresa ed il gioco è fatto!”.

Reito si lasciò sfuggire un gemito quando atterrò malamente sul fondo del pozzo, battendo la testa contro il muro in pietra.
Accidenti ad Inuyasha ed i suoi stupidi litigi con Shippo! Ma che diamine! Possibile che dovessero sempre fare caciara, quei due? E, stavolta, c’era andato di mezzo pure lui…
Un rantolo gli invase improvvisamente la gola, quando Inuyasha ed suo “dolce peso” gli piombarono dritti sullo stomaco.
“Inu..yasha!” sibilò senza fiato, cercando di liberarsi di quel macigno vivente, “Togliti di dosso, pezzo d’idiota!”.
L’hanyou rotolò di lato e si massaggiò la testa, imprecando contro Shippo e le sue dannate tecniche di fuoco.
“Dove siamo?” chiese seccato, trattenendo una smorfia di dolore, “Non lo so” replicò l’altro “Nel pozzo, credo”.
Si rialzò in piedi e, dopo aver osservato le pareti, aggrottò la fronte “C’è qualcosa che non mi torna”.
In effetti, piuttosto che un cielo azzurro e privo di nubi, dall’imboccatura del pozzo riusciva a scorgere solo un soffitto di travi.
“Lo so io, non preoccuparti” mormorò il mezzo-demone, fissando il soffitto “Siamo passati dall’altra parte della barriera”.
Lo youkai inarcò un sopracciglio, confuso da quella frase; dall’altra parte della barriera? Ma di che diavolo stava parlando quello scemo?
Seccato, iniziò a salire la scaletta in legno posta sul muro davanti a lui, quando sentì la voce delle ragazze.

“Kaori, tutto bene?” chiese Kagome, lanciando un’occhiata incuriosita all’amica, che si era fermata di colpo.
“Non saprei” mormorò lei “Sento una presenza… Anzi, per essere precisi, due. Ma non riesco a capire di chi si tratta”.
Uno sbuffo le sfuggì dalle labbra “In forma umana capto poco e niente rispetto a quando sono demone. La cosa mi irrita non poco”.
Non sapendo chi fosse improvvisamente giunto dall’epoca Sengoku, decise di usare prudenza. Non si poteva mai sapere…
Afferrò saldamente l’elsa di Sendeiga e fece cenno alla miko di seguirla in silenzio, mentre si avvicinava al pozzo.
Le due aure demoniache venivano da lì; che fosse Inuyasha, deciso a seguire Kagome? La cosa era piuttosto probabile, ma, allora, a chi apparteneva la seconda aura?
Camminando in punta di piedi, si avvicinò al bordo in legno, ma non fece in tempo ad affacciarsi, che un viso sbucò di colpo dall’apertura.
I due demoni lupo si fissarono negli occhi per un lungo istante, poi Kaori lanciò un grido acuto, che rieccheggiò nel piccolo capanno.
Reito si lasciò sfuggire un’esclamazione sorpresa e, per sfuggire a quel grido penetrante, si portò le mani alle orecchie.
Nel movimento, perse l’equilibrio e cadde all’indietro, colpendo il fondo di terra battuta con un tonfo sordo.
Inuyasha, ritrovatosi sotto il demone del Nord, lanciò un’imprecazione e sbottò “Levati, scemo! Guarda che non sei un peso piuma!”.
“Inuyasha! Reito!” esclamarono le due ragazze, affacciandosi nel pozzo, “Ma che cavolo ci fate qui?”.
L’hanyou si scrollò di dosso l’amico e mormorò “Ringraziate Shippo. Quel moccioso aveva deciso di darmi fuoco!”.
“Tu lo stuzzichi di continuo, che cosa pretendi?” mormorò Kaori, alzando gli occhi al cielo.
“E Reito? Da quando può attraversare il pozzo?” chiese poi, rivolgendo uno sguardo sorpreso al giovane che si stava rialzando.
Lui sbuffò appena “Per evitare il colpo, questo baka è inciampato e mi ha trascinato qui. Io non posso attraversare questa… barriera”.
“Già” commentò Kagome, trattenendo una risatina, “Altrimenti, con quella caduta, saresti già tornato indietro”.
Scosse leggermente la testa e fece loro cenno di salire, “Forza, non restate lì! Venite su”.
I due si guardarono per un attimo, poi saltarono oltre il bordo e lo youkai rimase sorpreso nel vedere Kaori in forma umana.
Non che non l’avesse già vista, ma non aveva mai notato come cambiasse il suo viso.
I lineamenti erano più morbidi, gli occhi non avevano più quel taglio tipicamente demoniaco e le orecchie erano più arrotondate.
Non cambiava poi di molto, eppure ne rimase colpito, soprattutto dallo sguardo, sempre caratterizzato da quel verde così intenso…
“Ehi, ti sei imbambolato?” chiese lei ridendo “Dai, vieni!”, poi lo prese per mano e lo guidò fuori, ignorando la scarica elettrica che l’aveva pervasa.
Reito fissò sorpreso quell’enorme ammasso di torri nere e grigie che si stagliavano a perdita d’occhio contro il cielo.
Dov’era la foresta? Che fine aveva fatto il villaggio di Kaede? Dove diavolo era finito?
Sentì Kaori ridacchiare sommessamente e si voltò a guardarla, “Questo è il mondo in cui sei cresciuta? Questo… posto rumoroso e pieno quelle strane torri?”.
“Sì” rispose la yasha “Al rumore ci si fa l’abitudine, lo so per esperienza. Comunque, preferisco di gran lunga il silenzio delle foreste”.
“Questo è poco, ma sicuro” mormorò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli argentati, “Troppo rumore per i miei gusti”.
Fece per voltarsi, ma cambiò idea quando vide Inuyasha e Kagome baciarsi sotto i rami del Goshinboku, l’unica cosa familiare in quel luogo assurdo.
Sentì le guance andargli a fuoco e trattenne una smorfia, che però fu notata dalla giovane accanto a lui.
La vide sorridere tranquilla, prima che gli dicesse “Dai, vieni. Ti faccio vedere il tempio”.
Un lampo malizioso le illuminò lo sguardo, lasciandolo totalmente spiazzato, “Così li lasciamo un po’ da soli… i cari piccioncini!”.
Reito alzò gli occhi al cielo e si lasciò condurre nel piccolo tempio shintoista; quel posto aveva una forte aura spirituale…
Incuteva rispetto, ma si sentiva anche molto calmo, forse grazie alla familiare presenza di Kaori.
Non riuscì a reprimere un sorriso quando la ragazza iniziò a raccontargli alcune leggende sul tempio.
Sembrava divertirsi molto nel narrare quelle storielle e doveva ammettere che erano piuttosto interessanti.
Mentre la guardava sorridere, si chiese perché, tutt’ad un tratto, si sentisse felice di essere finito in quel posto così strano. 


Ecco fatto! ke cosa ne dite? Il rapporto tra Reito e Kaori va sempre meglio, anke se ci vorrà ancora un po', prima ke si dikiarino. prima devono capire bene i loro sentimenti, nn trovate? ^_^ Il prox cappy nn sarà molto ricco d'azione, sarà una specie di "pausa riflessiva", vedrete poi cos'ho in mente. ok, vi ho annoiato abbastanza, adesso vi saluto anke xké è tardi e dmn c'è scuola... é_é odio quel posto!!! vabbè, bacioni a tutte! x favore, lasciate un commentino, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate!

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Il lupo perde il pelo, ma non il vizio! ***


Ehilà, ciao a tutte! vi sn mancata? ^_^ Sn felicissima di vedere ke la storia è seguita, sn contenta ke vi piaccia. In questo cappy, i nostri amici affronteranno una situazione particolare. il titolo dice tt! buona lettura!!

Capitolo 26: Il “lupo” perde il pelo, ma non il vizio!

“Basta!” esclamò Kaori, ruotando il collo per mandar via gli ultimi residui di fatica, “Non ne posso più di questi rompiscatole!”.
Rinfoderò velocemente Sendeiga e lanciò uno sguardo schifato alle carcasse di demoni che impregnavano la zona con il loro fetore.
Da quando Naraku era sparito, non c’era giorno che non incontrassero un gruppo di demoni esaltati, convinti di poterli fare fuori e prendersi i frammenti della sfera!
Quella situazione iniziava davvero a stancarla, erano più di due settimane che andava avanti in quel modo!
Reito le rivolse un sorrisetto divertito “Cosa c’è, Kaori? Sei già stanca, per caso?”, “Ma figurati!” replicò lei “Ho ancora abbastanza energie da ottenere la mia ventiduesima vittoria”.
“O la tua trentasettesima sconfitta” ridacchiò lo youkai, riponendo Nelseiga nel fodero bianco.
“Stai mettendo in dubbio le mie capacità?” chiese la ragazza, sorridendo minacciosa, “Non so quanto ti conviene…”.
Lo vide rivolgerle un’occhiata a metà tra il serio ed il divertito e sentì una vera e propria scarica di brividi percorrerle la schiena.
Ultimamente, sentiva il cuore mancarle un battito tutte le volte che si guardavano negli occhi.
Reito aveva come il potere di suggestionarla, lasciandola senza fiato ogni volta che le sorrideva.
“Vedremo” sorrise lui “Ma, stavolta, preferirei evitare le spade. Tanto non durano mai più qualche minuto”.
Una smorfia divertita gli distese il volto “Comunque vada, alla fine arriviamo sempre ai pugni. Tanto vale partire da quelli, non credi?”.
La yasha annuì e, lasciato cadere il fodero tra l’erba, si mise in posizione, pronta al combattimento.
Attese che il suo avversario fosse pronto, poi partì rapidamente all’attacco, mirando alla testa.
L’altro si scansò appena in tempo e si lasciò sfuggire un sorrisetto, mentre la incalzava a suon di artigliate.
Quei continui allenamenti erano un bel modo per trascorrere il tempo, anche se, da un po’ di tempo, non li attendeva solo per scaricare la tensione.
Provava un certo piacere nello scontrarsi con Kaori, nel vedere tutti i suoi miglioramenti e, soprattutto, starle vicino.
Ormai ci rifletteva da tempo, ma ancora non riusciva a spiegarsi il perché di quella nuova sensazione, che lo avvolgeva ogni volta che le stava accanto.
Perso com’era nei suoi pensieri, non riuscì a schivare un pugno, che lo colpì sullo sterno, mandandolo a terra. Il fiato gli si mozzò bruscamente in gola e dovette allontanarsi di scatto per evitare un nuovo colpo.
Scosse la testa per riprendersi e si slanciò contro la giovane, che lo aspettava sorridendo.
Sembrava determinata a non lasciarsi sconfiggere ancora ed una scintilla di sfida le illuminava lo sguardo.
Sfruttando un gruppo di rocce per evitare i suoi attacchi, il giovane le arrivò alle spalle e l’afferrò da dietro, costringendola a terra.
La ragazza ringhiò appena e prese a divincolarsi con forza, sforzandosi di ribaltare la situazione.
I due presero a rotolare tra l’erba, ognuno deciso a non lasciarsi battere dall’altro.
La loro lotta s’interruppe di colpo, quando entrambi non sentirono più il terreno sotto di sé e finirono in una fonte nascosta tre i cespugli.
Riemersero tossendo e Kaori rise “Questo è un modo ben strano di concludere un combattimento, non credi?”.
Reito si unì volentieri alla sua risata, riavviandosi alcune ciocche che gli coprivano la visuale.
La fissò divertito ed il cuore gli balzò improvvisamente in gola; il nastro in cui raccoglieva i capelli era rimasto tra l’erba ed il suo viso sembrava dolcemente incorniciato da quella cascata d’ebano.
Gli occhi le brillavano per il divertimento e l’acqua faceva risplendere la sua pelle come una distesa di diamanti. Non gli era mai sembrata così bella…
Non appena quel pensiero gli si affacciò alla mente, sentì le guance andargli a fuoco e si voltò, dandole le spalle.
Sentiva il cuore battergli stranamente forte nel petto e non ne comprendeva il motivo. Da quando, Kaori gli scatenava dentro certe sensazioni?
La voce di Kagome interruppe le sue domande prive di risposta, “Ehi, voi due! Avete trovato una fonte calda!”.
Il sorriso della miko andava da un orecchio all’altro “Che bello! Potremo farci un bel bagno!”.
Di colpo, sembrò rendersi conto della situazione e chiese “Volete che vi lasci soli? Non mi ero accorta che eravate già a mollo”.
I due youkai arrossirono di colpo e Kaori scosse la testa “Non dire scemenze. Non ci siamo accorti della fonte, finché non ci siamo finiti dentro!”.
Il giovane lupo sospirò appena ed uscì dall’acqua, scuotendosi con foga; “Sarà meglio che Shippo accenda un fuoco” mormorò “Il bagno non era esattamente previsto”.
Sentendo le sue parole, il piccolo kitsune sorrise e diede vita ad una dolce fiamma verde, che illuminò il crepuscolo, ormai giunto alla sua conclusione.
“Davvero avete trovato una fonte calda?” chiese Sango, sorridendo allegra, “Diciamo pure che la fonte ha trovato noi” borbottò la yasha, strizzando i capelli umidi.
“Io ho una gran voglia di farmi un bagno caldo” gongolò Kagome, afferrando un grosso telo, “Ne sento proprio il bisogno!”.
“Allora cosa aspettiamo?” chiese la sterminatrice, precedendola alla fonte calda, “Anche io ho voglia di rilassarmi”.
Dopo qualche minuto e le solite minacce a Miroku, le tre ragazze s’immersero nell’acqua termale, sospirando beate.
“Ci voleva proprio” mormorò Sango, appoggiando la testa contro la sponda “Con tutti quei combattimenti, un po’ di relax è d’obbligo”.
Kaori annuì appena, lasciandosi cullare dal morbido tepore della fonte; quel bagno era perfetto per rilassare i muscoli.
“Allora, Kaori” disse Kagome, svegliandola da un sogno ad occhi aperti, “Cos’hai intenzione di fare?”.
“Mmm?” chiese l’altra, alzando appena una palpebra; di che stava parlando la sua amica?
“Intendo, quando ti deciderai ad ammettere quello che provi?” domandò la miko, guardandola divertita, “Sono due settimane piene che non fai che lanciargli sguardi!”.
“Ma di chi stai parlando?” mormorò la yasha, fissandola sorpresa, “Kagome, che vuoi dire? Proprio non ti capisco”.
“Di Reito, ecco di chi parlo” replicò l’altra “Non fare la finta tonta! Si vede da un miglio di distanza che ti piace!”.
Stava per aggiungere qualcosa, quando lei gli tappò la bocca, sibilando “Sta’ zitta! Vuoi farlo sapere al mondo intero!?”.
“E poi, parli proprio tu, che per ammettere tuoi sentimenti per Inuyasha, ci hai messo un’eternità!” aggiunse seccata.
“Allora lo ammetti!” ridacchiò Sango, “No, perché non c’è niente da ammettere. Solo, non voglio che fraintenda le vostre sciocchezze”.
Un leggero sospiro le sfuggì dalle labbra “Smettetela di dire scemenze. Siamo amici, tutto qui. Solo amici”.
E solo i Kami sapevano quanto avrebbe voluto qualcosa in più, ma non riusciva ad ammetterlo neanche a se stessa.
Kagome fece per replicare, ma la demone le fece cenno di tacere; un lieve fruscio aveva attirato il suo sensibile udito e si mise automaticamente in allarme.
Si sporse appena dalla sponda, usando un cespuglio per non farsi notare, e notò una sagoma scura poco più in là.
“Miroku!” sbraitò, sicura che fosse il monaco venuto a spiarle, “Sparisci! Adesso! O giuro che ti faccio un occhio nero!”.
La figura si allontanò di scatto con qualcosa tra le mani e la giovane divenne paonazza quando si rese conto che si stava portando via i loro vestiti!
Miroku!” urlò inferocita “Miroku, torna immediatamente qui! Ridacci i nostri vestiti, maniaco che non sei altro!”.
Anche Sango iniziò a gridare, innervosita dal comportamento del bonzo, ma non poteva seguirlo.
Aveva portato via tutti gli abiti, impedendo loro di uscire dalla fonte.
“Accidenti a lui!” sbottò Kagome, sbattendo un pugno nell’acqua, “Avremmo dovuto aspettarcelo” borbottò la yasha “Era fin troppo tranquillo negli ultimi giorni!”.
Le tre ragazze guardarono cupamente la sponda e la miko notò il telo che aveva preso poco prima.
“Una di noi può inseguirlo” mormorò “Ma ci sono solo due teli ed uno è molto corto…”.
Improvvisamente, Inuyasha apparve vicino alla fonte e le giovani lanciarono grida acute, immergendosi il più possibile e coprendosi al meglio con le mani.
“A cuccia!” esclamò Kagome, mandando il malcapitato a sbattere contro il terreno, “Inuyasha, si può sapere perché sei venuto?”.
“Ti ho sentito urlare” rispose lui, alzando lo sguardo dal suolo, “Volevo essere sicuro che stessi bene”.
Il suo viso divenne color fiamma quando si accorse che la miko era immersa nella fonte, ma l’acqua non poteva nascondere più di tanto il suo corpo.
Cavoli! mormorò tra sé Sapevo che era bella, ma non così… Assolutamente splendida! Oh, Kami! Sto diventando come Miroku! Inuyasha, riprenditi, prima che succeda un casino!.
Imbarazzato, le diede immediatamente le spalle e chiese “Perché avete urlato? Che cosa è successo?”.
“Miroku ci ha preso i vestiti” ringhiò Kaori “E noi non possiamo seguirlo per dargli la lezione che si merita!”.
L’hanyou fece per scattare nella direzione presa da Miroku, quando si bloccò e lasciò cadere la casacca rossa a terra.
“Prendilo, Kagome. Almeno potrai coprirti” mormorò, leggermente imbarazzato, “Io cerco di bloccare quel dannato bonzo”.
La ragazza annuì e, non appena lo vide allontanarsi, sistemò il kariginu in modo che la coprisse al meglio.
Sango la seguì dopo un attimo, avvolgendosi nel telo bianco, mentre Kaori cercava disperatamente di coprirsi con quello più corto.
Aveva ceduto l’altro alla sterminatrice, consapevole del suo desiderio di farla pagare al monaco, ma quel pezzo di stoffa era dannatamente piccolo!
La copriva a stento e buona parte delle gambe rimaneva scoperta; non che per lei fosse un problema mostrare le gambe, ma sapeva bene che si sarebbe trovata in una situazione decisamente imbarazzante, se avesse incrociato Reito.
Al solo pensiero, divenne scarlatta e decise di sfruttare gli alberi per passare più inosservata.
Sistemate alla meno peggio, le tre ragazze presero ad inseguire il bonzo, decise a fargliela pagare per quello scherzo di cattivo gusto.
Sango aveva afferrato anche l’hiraikotsu, segno inconfondibile di quanto fosse arrabbiata.
Per Miroku si preparava un gran brutto quarto d’ora!

Nel frattempo, il monaco continuava a correre nella radura, stringendo a sé il suo bottino.
Sorrise tra sé, pensando alle fanciulle bloccate nella fonte, e diede un’occhiata agli abiti che aveva tra le mani.
Quelli di Sango erano i più riconoscibili, anche perché erano gli unici che potesse ritenere più familiari.
I vestiti di Kaori e Kagome erano parecchio strani…
Le voci infuriate delle ragazze gli arrivarono improvvisamente alle orecchie e si sforzò di accelerare il passo, consapevole che, se lo avessero acciuffato, poteva considerarsi un uomo morto.
Si lanciò qualche sguardo alle spalle, controllando che non lo stessero per raggiungere, e si scontrò con Reito, appena tornato con un carico di legna.
I due caddero a terra, tra abiti femminili e ciocchi di legno, ma il monaco afferrò rapidamente il suo tesoro e corse via, lasciando il demone totalmente spiazzato.
Dove sta correndo quello scemo? si chiese incuriosito E che cosa diavolo stringeva tra le mani? Sembravano vestiti….
Si rialzò in piedi e fece per raccogliere i rami che gli erano caduti, ma si bloccò quando si ritrovò in mano un indumento piuttosto strano.
Era di un tenue colore azzurro, con delle piccole rose disegnate sopra… ma che fosse esattamente, non riusciva proprio a capirlo.
Se lo rigirò tra le mani, osservandolo con curiosità, e l’odore della demone lupo lo colpì con forza.
Un dolce miscuglio di erba fresca, vaniglia e qualcosa che non riusciva ad identificare; nel complesso, un profumo a dir poco inebriante…
Senza quasi rendersene conto, avvicinò appena il viso a quell’inconsueto abito, respirando più a fondo il profumo che ne proveniva.
Improvvisamente, si rese conto a cosa potesse servire quello strano pezzo di stoffa e sentì il viso diventare praticamente porpora intenso.
Accidenti! imprecò, imbarazzato come non mai, Che faccio ora? Se Kaori mi vede con i suoi vestiti, penserà che ho aiutato quel depravato! Per tutti i Kami! Che cavolo faccio?!?.
Mentre si arrovellava su quell’imbarazzante problema, vide Kagome e Sango, rispettivamente avvolte nel kariginu di Inuyasha ed in un grosso telo bianco, inseguire Miroku.
A giudicare dalle loro espressioni e dalle loro urla inferocite, per il monaco si prospettavano dei guai tremendi!
Guai che lui non era minimamente intenzionato a condividere.
Impacciato e confuso, il demone lupo si lanciò un’occhiata alle spalle e cercò Kaori con lo sguardo, sperando che lo lasciasse parlare e non saltasse a conclusioni affrettate.
Un singulto imbarazzato attirò la sua attenzione e si voltò verso gli alberi, scorgendo la ragazza dietro alcuni cespugli.
Lo stava guardando con un’espressione a metà tra l’imbarazzo più totale, che condivideva appieno, e la sorpresa.
Qualcosa gli disse che era meglio parlare subito, prima che la yasha prendesse un colossale granchio e lo conciasse per le feste.
“Credo che questo… sia tuo” mormorò a stento, porgendole l’indumento, “Prima, Miroku mi ha urtato e mi è rimasto in mano… Scusa, io… ti..Ti stavo cercando per ridartelo”.
Non aveva mai balbettato tanto in tutti i suoi duecentosei anni di vita; si sentiva un perfetto imbecille.
La giovane si sporse dai cespugli, stringendo al meglio il telo, e sorrise imbarazzata, “Grazie. Miroku ci ha rubato i vestiti… Quando lo prendo, giuro che lo sfondo!”.
Approfittando del fatto che lo youkai le stesse dando le spalle, si sistemò il reggiseno, facendo del suo meglio per restare coperta.
Possibile che, tra tutti i suoi abiti, proprio quello dovesse finire tra le mani di Reito?
Quel bonzo deviato gliel’avrebbe pagata cara! Che razza di figura le aveva fatto fare!
Fece per correre dietro le amiche e dargli una lezione esemplare, quando sentì l’esclamazione soffocata di Reito.
Evidentemente, doveva essersi accorto di quanto fosse striminzito quel pezzo di stoffa in cui si stringeva.
Sentì le guance diventare tizzoni incandescenti; sapeva bene di essere in uno stato piuttosto increscioso e la cosa la metteva parecchio a disagio.
Non si era mai sentita così in imbarazzo in tutta la sua vita!
Cercò di coprirsi ulteriormente, ma con scarsi risultati; quel telo era davvero troppo corto.
Il demone lupo si passò nervosamente una mano tra i capelli, cercando un modo per uscire da quell’imbarazzante situazione, poi si sfilò la casacca azzurra.
“Copriti con questa. Non puoi andare in giro così, sei… indecente” borbottò porgendogliela, ma evitando accuratamente di guardarla.
Cosa che si stava rivelando piuttosto ardua, dato che il suo sguardo era attirato come una calamita da quella ragazza.
Demone o non demone, era comunque un uomo e, come tale, aveva certi istinti… i quali gli stavano causando un grosso disagio.
Sentì il sangue corrergli più rapido nelle vene e chiuse gli occhi, pregando i Kami affinché non lo rendessero un maniaco come Miroku.
La yasha prese l’indumento quasi con timore, sussurrando un flebile “Grazie”, e lo infilò, restando inebriata dalla dolce nuvola di profumo che ne proveniva.
Sentì il cuore batterle più forte contro le costole e si rese improvvisamente conto di quanto fossero vicini.
Senza riuscire ad impedirselo, annullò la distanza tra loro e gli posò un lieve bacio sulla guancia, “Grazie ancora e…scusami”.
Prima che lui potesse accorgersi di quello che provava, si strinse meglio nella casacca e corse dietro le compagne, decisa a dare al monaco una lezione che non avrebbe dimenticato tanto facilmente.

Inuyasha abbassò le orecchie e fece una smorfia spaventata quando sentì i gemiti di dolore di Miroku.
Le ragazze ci stavano andando giù pesante!
A quel punto, non osava immaginare cosa sarebbe rimasto del monaco; probabilmente, solo un mucchietto di ossa polverizzate…
Si passò una mano tra i capelli e sospirò quando Sango scaraventò il povero bonzo nella sua direzione.
Miroku aveva tanti di quei bernoccoli in testa, che i capelli castani erano quasi invisibili.
Inoltre, le guance erano rosse e gonfie, segno evidente del gran numero di ceffoni ricevuti.
A suo parere, poteva già considerarsi fortunato nell’essere ancora vivo.
Lo afferrò per il colletto della tunica e lo trascinò fino alla fonte, borbottando “Sei irrecuperabile, Miroku! Possibile che tu debba sempre fare il maniaco?!”.
L’altro gemette appena “Ne è valsa la pena, mio caro Inuyasha. Quelle delicate fanciulle hanno degli argomenti parecchio interessanti!”.
Un sasso lo centrò dietro la nuca, formando l’ennesimo bernoccolo, mentre Kaori sibilava “Ti ho sentito, dannato porco! Ancora una parola e ti ammazzo davvero!”.
Reito gettò la legna raccolta nel fuoco e mormorò “Hanno ragione. Miroku, devi smetterla di comportanti così! Datti una calmata, accidenti!”.
Si passò una mano sul volto, ripensando alla figuraccia appena fatta, e scosse la testa sconfortato, “Vediamo di calmarci, tutti quanti. Vorrei rilassarmi un po’ nella fonte, se non vi dispiace”.
Si fermò di colpo quando le dita scivolarono sul punto in cui Kaori aveva posato le sue labbra e sentì un fremito sconosciuto attraversargli il corpo.
Era stato un innocente bacio sulla guancia, eppure lo aveva scosso nel profondo… non gli era mai successa una cosa simile.
Quel contatto così morbido sembrava come marchiato a fuoco sulla sua pelle e quasi si stupì quando gli amici non dissero nulla riguardo alla sua espressione persa nel vuoto.
Probabilmente avevano altro per la testa, che preoccuparsi del suo stato d’animo in quel momento.
“Forza” mormorò secco, cercando di pensare lucidamente, “Andiamo alla fonte. Un bagno caldo ci serve proprio”.
L’hanyou annuì e, dopo aver lasciato i propri vestiti vicino alla sponda, s’immerse nell’acqua calda, subito seguito dal lupo.
Miroku li imitò con un po’ di difficoltà; tutti quei pugni lo avevano stordito alquanto… Ma ne era valsa la pena, oh sì!
Aveva potuto apprezzare le grazie delle tre fanciulle, specialmente quelle della sua dolce Sango, e questo ripagava ampiamente il dolore che provava.
Reito abbandonò il capo contro la sponda, sospirando sollevato, e si lasciò cullare dal tepore della fonte.
Gli ci voleva proprio!
Lanciò uno sguardo divertito al bonzo, che si massaggiava la testa, e disse “Te la sei cercata. Non dovevi prendere i vestiti delle ragazze”.
“Non si può dire che voi siate rimasti a guadare” replicò lui “Anche tu, mio caro Reito. Ho visto come osservavi quell’indumento di Kaori…”.
A quell’accusa, lo youkai divenne a dir poco scarlatto e sbottò “Non è colpa mia se mi è rimasto in mano, quando mi sei venuto addosso!”.
“Sarà, ma non mi hai neanche fermato” ribatté il bonzo “So che, in fondo in fondo, provi un certo interesse per Kaori. Abbi il coraggio di ammetterlo!”.
Il lupo bianco si sentì avvampare, ma si sforzò di fare l’indifferente “Non dire assurdità. Tra noi c’è solo una bella amicizia. Non partire sparato senza avere prima le conferme di quello che dici!”.
“Nega pure quanto vuoi” mormorò Miroku, sorridendo malizioso, “Ma sono pronto a scommettere che, quando hai visto Kaori avvolta in quel piccolo telo, hai avuto la tentazione di approfondire quest’amicizia…”.
Con un gesto repentino, il giovane gli spinse la testa sott’acqua, ringhiando “Non sono un maniaco come te, Miroku. Io sono in grado di controllarmi”.
“Ma non puoi negare che ci tieni molto a Kaori” ridacchiò Inuyasha “Miroku, stavolta, ha ragione”.
“Cosa?” esclamò l’altro, allentando la presa che bloccava il monaco, il quale ne approfittò per tornare a respirare, “Ma che vai blaterando anche tu?”.
“Ogni volta che la vedi, soprattutto quando torna da uno di quegli esami, il tuo sguardo s’illumina” spiegò l’hanyou “Si vede che non provi solo amicizia nei suoi confronti”.
Reito deglutì a fatica, chiedendosi quale Kami si stesse accanendo su di lui, facendogli capitare tutte quelle situazioni imbarazzanti.
“Si nota davvero così tanto?” chiese in un filo di voce “Io… Io non so esattamente cosa provo per lei. So solo che.. ogni volta che non c’è, mi sento vuoto. Ho come l’impressione che mi manchi qualcosa”.
Inuyasha sorrise comprensivo “Provo la stessa sensazione quando Kagome torna nella sua epoca. È dura da sopportare”.
Gli diede una leggera pacca sulle spalle ed aggiunse “Per prima cosa, devi fare chiarezza dentro di te. Se non riesci ad essere sincero con gli altri, devi esserlo almeno con te stesso. Cerca di capire cosa provi per lei”.
“Una cosa è certa” ridacchiò Miroku “Non ti è indifferente, soprattutto fisicamente! Ho visto come la guardavi! Sembravi proprio un lupo affamato!”.
Si lasciò sfuggire un’imprecazione soffocata quando finì nuovamente con la testa sott’acqua e si dibatté nel tentativo di riemergere.
“Taci, dannato bonzo!” sbraitò lo youkai “Sei tu quello che brama di poter guardare le curve delle ragazze, non io!”.
Vedendo che l’amico non era intenzionato a liberare il monaco, il mezzo-demone gli afferrò il braccio, “Lascialo, dai. O, assieme al suo corpo, dovremo raccattare il tuo. Sango ti farebbe sicuramente a pezzi!”.
Il lupo bianco fece una smorfia ed allentò la presa, lanciando però uno sguardo omicida al bonzo.
Questi capì che era meglio stare zitto e decise di rilassarsi nell’acqua calda, cercando di riprendesi da tutti i colpi ricevuti poco prima.
Anche Inuyasha si lasciò andare alla morbida carezza della fonte e sospirò beato, lanciando uno sguardo alle stelle che illuminavano il cielo.
Kagome sorrideva sempre nel vederle, lamentandosi del fatto che, nella sua epoca, non poteva vederle a causa delle luci della città.
Ripensò a come l’avesse conosciuta ed a come fosse cambiato il loro rapporto in quell’anno che viaggiavano insieme.
Un sorriso gli incurvò le labbra Kagome è la cosa migliore che mi sia capitata. Non potrei essere più felice di così.
Reito si accorse della sua espressione e non ci mise molto a capire a cosa stesse pensando; Kagome era l’unica che poteva farlo sorridere in quel modo.
Con un sospiro, lanciò uno sguardo al campo e non riuscì a trattenere un sorriso nel vedere Kaori stringere la sua casacca.
Chissà cosa stava pensando in quel momento…
Per un momento, si chiese come fosse potuto essere così cieco da non rendersi conto di quanto fosse speciale quella ragazza.
Si era comportato come un perfetto idiota, ma adesso voleva rimediare!
Peccato che non sapesse proprio come fare…
Si accarezzò nuovamente la guancia, sfiorando il punto dove le labbra di lei lo avevano sfiorato con tanta dolcezza.
Le sensazioni che gli si agitavano dentro erano ancora piuttosto confuse, ma di una cosa era certo: Kaori era una ragazza davvero fuori dal comune.
Sospirando, si appoggiò alla sponda della fonte e rimase a fissare le stelle, chiedendosi come avrebbe potuto spiegare a quella fanciulla ciò che sentiva agitarsi nel suo animo.

Un caldo sole primaverile accompagnava il gruppo nel suo viaggio verso le catene montuose di Nord-Est.
Reito sorrideva nel ritrovarsi nei luoghi in cui era cresciuto e la sua gioia sembrava contagiare tutti gli altri.
Dopo tutto quel tempo, finalmente poteva rivedere le montagne imbiancate e le valli scoscese in cui aveva vissuto fino ad allora.
Gli sfuggì una risatina al pensiero che avrebbe potuto fare una breve visita al fratello; chissà come avrebbe reagito alla sorpresa.
Kaori si accorse del suo stato d’animo e sorrise a sua volta; “Mi piace questo paesaggio” ammise “È a dir poco maestoso… ma ti fa sentire in pace”.
Inspirò a pieni polmoni l’aria frizzantina che proveniva dai monti e sorrise, chiedendosi quanto sarebbe durata quella pace.
Si sentiva così bene… Era una sensazione meravigliosa!
Un leggerissimo fruscio attirò la sua attenzione e notò una macchia color pece tra le foglie verdi degli alberi.
Ecco, ho parlato borbottò tra sé Chissà chi diavolo è a seguirci, stavolta! Possibile che non riusciamo a stare tranquilli più di un paio di giorni?.
Sorpresa, si accorse che nessuno dei suoi amici si era accorto di niente e decise di non allarmarli.
Senza farsi notare, si addentrò tra gli alberi, cercando la misteriosa figura che li stava pedinando.
Inuyasha sospirò sollevato e tornò a fissare la catena montuosa che avevano davanti; Naraku era lì, da qualche parte.
Finalmente avrebbe potuto mettere fine a quella caccia senza tregua e mettere una pietra sopra il suo passato.
La sua mano si strinse appena attorno a Tessaiga, mentre faceva vagare lo sguardo sulla foresta.
Reito sembrava parecchio a suo agio e li guidava senza indugio attraverso piccoli sentieri, nascosti nella vegetazione.
Ripensò alla discussione avuta la sera prima e gli sfuggì un sorriso; Kagome aveva di nuovo fatto centro!
Quasi come se gli avesse letto nel pensiero, la ragazza gli strinse la mano libera e sorrise.
Ogni volta che lo faceva, il mezzo-demone sentiva il cuore battergli più forte nel petto…
Quel sorriso era la cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
“Presto saremo in una valle scoperta” li avvisò improvvisamente il demone lupo “Sarà meglio tenere gli occhi aperti”.
“Oh, sta’ pure tranquillo!” ridacchiò una voce femminile “Stiamo venendo proprio da lì e la via è libera!”.
Il gruppo si fermò di colpo quando si vide davanti due demoni, uno dei quali fin troppo conosciuto.
“Koga?” esclamò Shippo, precedendo un alquanto sorpreso Inuyasha, “Si può sapere che cosa ci fai tu, qui?”.
Il capo della tribù Yoro fece una leggera smorfia “Bel modo di salutare, pulce. Io sono qui per Ayame, non certo per voi”.
“Ayame?” mormorò Kagome, fissando la ragazza dietro di lui, che sorrise allegramente.
Aveva i capelli rosso fiamma, raccolti in due morbide code ai lati della testa, ed occhi verde chiaro.
A giudicare dal mantello di pelliccia che indossava sopra un bustino in metallo, doveva appartenere alla tribù del Nord…
“Ragazzi, lei è Ayame” sorrise il lupo, facendo ondeggiare la coda scura, “La mia futura sposa”.
La giovane miko fu la prima a riprendersi dalla sorpresa e sorrise caldamente “Ma che bella notizia, Koga! Sono davvero felice per te!”.
Lui sorrise a sua volta, stringendo a sé la giovane, che arrossì compiaciuta e sorrise al gruppo.
“Credo che tu conosca già qualcuno di loro” ridacchiò il capotribù dell’Est, “Non è così, Ayame?”.
A quel punto, la yasha si accorse di una presenza ben conosciuta ed una scintilla di gioia le brillò negli occhi verde chiaro.
“Reito!” cinguettò, sorridendo allegra e gettando le braccia al collo del giovane, “Accidenti a te! È una vita che non ci vediamo!”.
Lo abbracciò con forza e lo sgridò “Ma perché diavolo non sei tornato alla tribù per dirci che stavi bene? Per tre mesi sono stata in preda all’ansia, perché non sapevo cosa ti era successo!”.
Lo youkai rispose all’abbraccio “Anche io sono felice di rivederti, Ayame. Sei cresciuta parecchio!”.
Alle ultime parole della ragazza, aggrottò leggermente le sopracciglia “Yamato non ti aveva ancora detto niente? Sono almeno due mesi che sa che sto benissimo!”.
Lei sgranò gli occhi per un attimo, poi sibilò “Quando lo prendo, giuro che me la paga! Che gli costava avvisarmi?”.
Scosse la testa, a metà tra il seccato ed il felice, “Però sono contenta che tu stia bene. Eravamo tutti in pensiero per te!”.
“Beh, come vedi, sto bene” ridacchiò Reito, cingendole le spalle con un braccio, “Puoi smettere di preoccuparti”.
Per tutta risposta, ricevette un pugno in pieno petto e sorrise “Sempre la solita, eh?”.
Koga si avvicinò appena e chiese “Quindi sei tu il lupo che aveva affrontato Naraku. Nella tua tribù non si parla d’altro”.
Il suo volto si fece cupo “Mi dispiace per quello che ti è successo. So cosa si prova. Quel dannato ha distrutto quasi tutta la mia tribù”.
“Adesso non chiedo altro che la vendetta” rispose lo youkai, riducendo gli occhi a due fessure.
“Siamo in due, allora” replicò l’altro con un leggero sorriso “Naraku ha contro tre delle quattro tribù. Non so se ti è giunta voce di quello che ha fatto al Sud, un po’ di tempo fa”.
“No, non ne so niente” mormorò lui, piuttosto incuriosito, “Di che si tratta? Cos’ha fatto Naraku, nel Sud?”.
“Lo potresti chiedere direttamente ad una di quella tribù” ridacchiò Koga, poi chiese “Dov’è Kaori? Quella ragazzina mi lasciò letteralmente spiazzato!”.
Lasciò vagare lo sguardo sul gruppo e, aggrottando le sopracciglia, mormorò “Ve la siete persa per la strada? Qui non c’è!”.
“È vero!” esclamò Miroku “Dove si è cacciata, adesso? Era dietro di noi fino ad un attimo fa!”.
Un fruscio di foglie smosse li fece voltare e la giovane sbucò dal sottobosco, rinfoderando Sendeiga.
“Eccovi!” borbottò seccata “Ma possibile che sparite così, come un fil di fumo?”.
Poi si rese conto che c’era qualcosa di strano ed il suo sguardo si concentrò su Reito, che abbracciava una ragazza dai capelli rossi. Ma cosa...?
Un vortice di sensazioni l’avvolse con prepotenza, lasciandola vagamente stordita e si portò una mano alla tempia per lenire la sensazione.
Sorpresa, dolore, rabbia… e sì, gelosia allo stato puro, la trafissero come milioni di lance affilate.
Improvvisamente, si sentiva male, come se fosse fuori posto.
Ma chi era quella ragazza? Perché stava così vicina a Reito?
E cos’era quella sensazione terribile come se qualcuno la stesse segando in due?
Senza neanche capire come, mantenne un’espressione neutra e fredda; Comportati come Sesshomaru. Pensa di essere lui. Sii fredda ed impassibile, ecco cosa le ripeteva la sua mente.
Probabilmente era una sorta di autodifesa…
“Bene” commentò sarcastica “Adesso capisco. Siete così impegnati, che non vi siete nemmeno accorti di questo”.
E così dicendo, lasciò rotolare il cadavere di un demone corvo nel bel mezzo della radura.
Gli indicò la schiena e borbottò “A giudicare dalla cicatrice a forma di ragno, dev’essere un’emanazione di Naraku”.
“E l’hai eliminata da sola?” chiese Koga, “Guarda che questo qui non era niente di che. Anche Shippo non avrebbe avuto difficoltà”.
“La Pietra della Notte deve averlo parecchio indebolito, se crea emanazioni tanto scarse” aggiunse compiaciuta.
Si poggiò una mano sul fianco e, seppur a fatica, sorrise “Allora, Koga. Come vanno le cose ad Est?”.
Poi lanciò uno sguardo alla ragazza tra le braccia di Reito e, mascherando una fitta di gelosia, chiese “Mi sono persa qualcosa?”.
Ayame la guardò per un lungo istante, poi sorrise a Koga e mormorò “È lei la famosa Kaori? Quella di cui mi hai tanto parlato?”.
La demone del Sud aggrottò le sopracciglia, ma non fece in tempo a chiedere nulla, che la sconosciuta le prese le mani e le sorrise allegra.
“Koga mi ha parlato tantissimo di te e del tuo scontro con Naraku!” esclamò quella “Hai avuto un coraggio a dir poco incredibile!”.
“Beh.. io… Grazie” mormorò l’altra, visibilmente impacciata, “Ma ho fatto solo quello che dovevo”.
La rossa sorrise più ampiamente “Comunque sia, sono davvero colpita. È bello vedere che anche noi ragazze ci facciamo valere, non credi?”.
“Sì, immagino di sì” rispose la yasha, chiedendosi da dove fosse sbucata quella tipa così esuberante.
Koga e Reito scossero la testa, sorridendo; evidentemente la conoscevano piuttosto bene.
“Io mi chiamo Ayame” sorrise lei, riportandola alla realtà, “Piacere di conoscerti!”, “Piacere mio” sorrise Kaori.
La guardò per un lungo istante, poi chiese “Anche tu fai parte della tribù del Nord?”, “Sì, come Reito” ridacchiò Ayame.
La yasha del Sud avrebbe preferito che non dicesse quelle parole, le ricordavano che lei e Reito appartenevano a tribù diverse…
Quella sensazione dolorosa andava aumentando sempre di più e non sapeva più come nasconderla. Stava male, male dentro.
Non le era mai successa una cosa del genere.
Kagome si frappose tra loro, dandole inconsapevolmente un po’ di sollievo, ed iniziò a chiacchierare animatamente con la nuova amica.
Che tipo… Certo, lei non aveva problemi, era finalmente felice con Inuyasha e anche Sango sapeva che Miroku amava solo lei.
Il problema era il suo, che si sentiva come un’intrusa in quella piccola bolla di felicità.
Cercò rapidamente una qualsiasi scusa per allontanarsi, ma senza esito; era destinata a soffrire lì.
Con un sospiro, si appoggiò all’albero dietro di sé e rimase a fissare l’aura di gioia pura che si stava diffondendo nell’aria.
Una fitta più dolorosa la colpì quando vide Ayame abbracciare nuovamente Reito ed arruffargli i capelli.
E lui la lasciava fare, ridendo come se tutto quello gli fosse mancato da tempo.
Sentì le lacrime pungerle il retro degli occhi, ma si sforzò di non far trasparire nulla e rimase impassibile.
Improvvisamente, alzò gli occhi verso la sua amica e chiese “Kagome, quanto ne abbiamo oggi?”.
“24 aprile, perché?” chiese l’altra, fissandola incuriosita; da dove saltava fuori quella domanda, adesso?
La ragazza saltò su con un’imprecazione soffocata “Il compito!! Accidenti! Il compito finale! Ma come ho fatto a dimenticarmene?”.
Afferrò rapidamente lo zaino e, dopo esserselo caricato in spalla, disse “Io devo correre a studiare! La prova finale è matematica e non so assolutamente niente!”.
Lanciò uno sguardo alla miko e mormorò “Tu che fai? Mi raggiungi più tardi, Kagome?”.
“Sì” rispose lei, chiedendosi il motivo di tutta quella fretta, “Arrivo stasera. Tanto, per me, matematica non è troppo difficile”.
“Beata te” sorrise la yasha, prima di salutare gli amici e correre tra gli alberi, sparendo rapidamente alla vista.
Reito la seguì con lo sguardo finché non svanì tra la vegetazione, sentendo lo stomaco contrarsi a disagio.
Non sapeva in cosa consistessero quegli esami, ma qualcosa gli diceva che non era quello il motivo per cui Kaori era andata via così velocemente.
Un sospiro amaro gli sfuggì dalle labbra, pensando che, senza di lei, niente gli sembrava più così bello e degno di attenzione.
Senza quella ragazza, tutto perdeva di significato.
Improvvisamente, si accorse dell’espressione confusa di Kagome e, presala in disparte, chiese “Cosa c’è? Non mi piace quello sguardo, Kagome”.
Lei fissò il terreno per un istante, poi mormorò “Mi sa che Kaori non è corsa via per quell’esame. C’è qualcos’altro sotto, ne sono certa”.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Depressione? Una sbornia di frappé, grazie! ***


Un piccolo sipario lilla si alza ed Alys93 rientra in scena, sorridendo. il suo sorriso scompare di colpo quando vede una sfilza di mitra puntarle contro e s'inginocchia a terra, implorando pietà. Kiedo umilmente scusa!!! sì, lo so. sn in un ritardo assurdo!! ma il Pc nn mi si connetteva, nn riuscivo a finire il cappy e... Uffa! kiedo scusa!!! spero ke questo nuovo cappy vi possa piacere, anke se c'è poca azione. un bacione a tutte!!

Capitolo 27: Depressione? Una sbornia di frappé, grazie! 

Kaori fissò malinconicamente il foglio bianco che aveva davanti a sé; non aveva proprio spunti per disegnare…
L’esame era appena finito ed il professore aveva dato loro il permesso di rilassarsi come preferivano.
Si poggiò la matita tra il labbro superiore ed il naso e sospirò, ripensando ai problemi di matematica appena risolti ed alle domande di cultura generale.
Non era sicura di aver fatto tutto bene, ma era certa di aver preso la sufficienza piena; conclusione, era ammessa all’anno successivo.
La cosa non faceva altro che deprimerla ulteriormente…
Erano due giorni, da quando era letteralmente scappata via dall’epoca Sengoku, che non faceva altro che pensare a Reito.
E, ogni volta che lo faceva, sentiva una lama trafiggerle il cuore.
Come aveva solo potuto pensare di poter essere interessante ai suoi occhi, quando aveva vicino una ragazza meravigliosa come Ayame?
Era indubbiamente molto carina e anche simpatica, non poteva assolutamente negarlo.
Cos’era lei in confronto a quella yasha così esuberante e bella da mozzare il fiato?
Ancora non riusciva a capire come avesse fatto a restare pressoché impassibile davanti ai loro abbracci.
Era stata un’impresa titanica non far trasparire quello che provava, eppure nessuno si era accorto di niente.
Una lacrima, colma di speranze infrante, le percorse lentamente la guancia, macchiando il foglio in un angolo.
Lei fece per asciugarla, quando si accorse che quella lacrima aveva formato una specie di piccola luna piena.
Prima che potesse anche solo rendersene conto, afferrò la penna e la fece scorrere lungo il foglio, lasciando dietro di sé una morbida scia di parole.
Non sapeva da dove le stessero nascendo quelle frasi, ma non le importava.
Dopo qualche minuto, osservò quello che aveva appena scritto e sentì le guance colorirsi vistosamente.
Trasalì quando sentì la voce di Yuka alle sue spalle e cercò inutilmente di nascondere il foglio.
“Ehi, Kaori!” la chiamò la compagna dai capelli castani, arrivandole alle spalle, poi si accorse che cercava di accartocciare un foglio e s’incuriosì.
“Cos’è questo?” chiese, afferrandolo ed iniziando a leggerne rapidamente le frasi impresse.
“Ridammelo, Yuka!” esclamò lei, cercando di riprendersi il foglio, “Avanti, restituiscimelo! Dammelo, accidenti!”.
La ragazza sorrise divertita e lo passò ad Eri, che prese a leggerlo avidamente, prima di sorridere a sua volta. Questa sì che era una sorpresa!
“Da quando ti sei data alla poesia romantica, Kaori?” le chiese allegra, mentre teneva il foglio al di fuori della sua portata.
“Ridammelo!” sbottò la yasha “Avanti, ragazze! È una cosa personale! Smettetela di fare le stupide!”.
Ayumi lo afferrò prima che potesse riprenderselo e sorrise maliziosa “Accidenti! Possiamo sapere chi è il fortunato, Kaori?”.
“Ridammi quel dannato foglio!” esclamò la giovane, sforzandosi di recuperarlo, ma quelle tre se lo passavano di continuo.
Maledisse mentalmente il fatto di essere nell’epoca moderna e di non poter sfruttare i suoi poteri demoniaci.
In quel caso, quelle stupide avrebbero fatto una fatica immane solo a vederla!
“Kagome, dammi una mano!” sbottò innervosita, mentre inseguiva Ayumi per tutta la classe.
Ma perché quelle tre sceme non potevano farsi gli affari loro, una volta tanto?!?
Kagome bloccò l’amica in un angolo, cercando di aiutare Kaori, ma la ragazza lanciò la pagina ad Eri.
Lei ridacchiò allegra ai tentativi delle due compagne e si sollevò sulle punte per evitare che prendessero quella piccola poesia, quando una mano glielo sfilò dalle dita.
“Posso sapere cosa state combinando?” chiese il professore, fissando il gruppo con aria incuriosita.
Lanciò uno sguardo al foglio e chiese “Di chi è questo?”, “Mio, professore” sussurrò Kaori.
Accidenti! Di bene in meglio! borbottò tra sé, mentre sentiva le guance colorirsi vistosamente.
L’insegnante scorse rapidamente il testo e sorrise “L’ho sempre detto che sei più portata per le lettere che per i numeri, Shibuja. Il romanticismo, poi, è tipico delle ragazze…”.
Le restituì il foglio e fece cenno alla classe di sistemarsi, prima di cominciare il solito discorso di fine anno.
Mitico sbottò la yasha Per colpa di quelle sceme, ho appena fatto la figura del secolo! Che nervi!.
Si sedette nel suo banco e sbuffò innervosita, mentre si passava nervosamente una mano tra i capelli scuri.
Kagome sospirò annoiata e lanciò uno sguardo alla sua amica, che fissava il foglio appena recuperato con aria piuttosto afflitta.
Che si fosse stropicciato mentre cercava di riprenderselo? No, non le sembrava… ma allora che aveva?
Ultimamente, si comportava in maniera piuttosto strana; non l’aveva mai vista in quello stato.
Le rivolse un’espressione incuriosita e l’altra sospirò, tornando a fissare fuori dalla finestra.
Aveva fatto una figura del cavolo davanti all’insegnante e, come se non bastasse, adesso avrebbe subito battutine a tutta forza da parte dei compagni.
Come aveva potuto essere così scema da scrivere quelle cose proprio in classe, ben sapendo che quelle tre rompiscatole se ne sarebbero accorte?
Con una smorfia contrariata, tornò a concentrarsi sul discorso del professore, ma il suo sguardo cadde sulle frasi scritte sul foglio candido.
Aveva descritto quello che provava quando vedeva Reito, concentrandosi in particolare sulle sensazioni che le provocava il suo sguardo color ghiaccio.
Era stata una perfetta imbecille.
Nonostante tutto, un leggero sorriso le fiorì sulle labbra, mentre si crogiolava in un breve sogno ad occhi aperti, da cui fu bruscamente scacciata dal ricordo di Ayame.
È inutile sospirò amareggiata Io non ho alcuna speranza. Sarebbe meglio dimenticarlo e cercare di andare avanti… Ma come faccio?.
Dopo un quarto d’ora, che era sembrato lungo quasi un secolo, la campana annunciò la fine delle lezioni ed il professore si congedò con un “Ci rivediamo l’anno prossimo”.
Già mormorò cupamente Kaori L’anno prossimo sarà di nuovo qui, a rompermi la testa su questi stupidi problemi ed a evitare le manacce di Takeru. Che meraviglia….
Con un sospiro, si alzò dal proprio banco e si appoggiò alla porta, aspettando che Kagome finisse di salutare le sue amiche.
Non aveva fretta di tornare nell’epoca Sengoku, voleva solo andare a casa sua e non pensare a nulla.
Aveva bisogno di sfogarsi in qualche modo… si sentiva davvero a pezzi.
Peccato che il trio “Raccontami tutti i tuoi segreti” avesse ben altre intenzioni per l’adolescente sacerdotessa.
“Kagome, stavolta non scappi!” esclamò Yuka, mettendole in mano uno spazzolone, “Devi aiutarci a pulire la classe!”.
La giovane miko ridacchiò nervosamente davanti alle espressioni determinate delle amiche, ma rimase sorpresa quando Kaori la raggiunse, dicendo “Voi andate. La pulisco io, l’aula”.
“Eh?” mormorò Ayumi “Kaori, ma non è il tuo turno!”, “Lo so, ma voglio farlo. Devo distrarmi” replicò lei “Andate pure a casa. Kagome, ci vediamo dopo”.
“Ma… da sola? In cinque, faremo molto prima!” obiettò Ayumi, “Ve lo ripeto. Lo voglio fare. Adesso fuori!”.
Detto questo, afferrò lo spazzolone e si diede da fare per ripulire la stanza, sperando che le altre se ne andassero presto.
Eri le rivolse uno sguardo incuriosito e chiese alle amiche “È solo una mia impressione, o è un tantino depressa?”.
Kagome alzò le spalle, pensando che erano due giorni che l’amica era in quello stato. Ma che diavolo le era preso, così di colpo? Non riusciva proprio a capirlo.
Con un sospiro, seguì le altre fuori dalla scuola, sperando che la yasha non ci mettesse troppo a rimettere tutto in ordine.
Chiedendosi il motivo dello strano umore della compagna, le quattro si fermarono nel parco vicino, aspettando che le raggiungesse.
Impegnate com’erano a scervellarsi sulle recenti condizioni della ragazza, non si accorsero del tempo che passava rapido.
Per poco, Yuka non lanciò un urlo acuto quando si accorse che era trascorsa più di mezz’ora!
“Accidenti!” esclamò “Ci siamo proprio addormentate! E adesso? Kaori sarà già tornata a casa?”.
“Non saprei” mormorò Eri “Andiamo a controllare se è ancora in classe. In fondo, l’ha voluta pulire tutta da sola! Non può aver finito tanto presto”.
Le altre annuirono e si diressero velocemente verso la scuola, restando sorprese nello scorgere il custode chiudere il cancello.
Che avrebbe atteso l’arrivo degli studenti per tre lunghi mesi.
“Signor Hakihito!” lo chiamò Kagome “Ma ha già chiuso la scuola?”, “Certo. Se ne sono andati tutti” replicò l’uomo.
“Anche Kaori Shibuja della sezione F?” domandò la ragazza, “Se n’è andata circa dieci minuti fa” mormorò il custode “Aveva una faccia tremenda… Mi sa che ha bisogno di una bella vacanza!”.
Le salutò con cenno della mano e si avviò lungo la strada, lasciandole senza parole e senza un minimo indizio su dove cercare la compagna di classe.
“Ok, adesso che si fa?” chiese Ayumi “Sarà sicuramente andata a casa! Però… il signor Hakihito ha ragione. Non ha una bella cera”.
Eri annuì con forza “Andiamo a cercarla! Scommetto quello che volete che non è a casa, ma in qualche posto qui in giro”.
“Quando è nervosa, va sempre a fare passeggiate” aggiunse convinta “Quindi è più che probabile che sia qui, nei paraggi”.
Trascinate dal suo entusiasmo, le altre la seguirono in vari negozi e parchi pubblici, cercando una traccia di Kaori.
Ma, dopo dieci, estenuanti minuti di ricerca, Ayumi sbottò “Basta! Ma dove diavolo si è cacciata quella scema? Io non ce la faccio più… Abbiamo girato mezza città!”.
“Fermiamoci in quel bar” propose Kagome “Dopo continuo io a cercarla, non preoccupatevi”.
Entrò nel locale e si appoggiò al bancone, pronta a chiedere una bella bibita fresca, quando una voce atona la fece voltare.
“Me ne porti un altro, per favore” mormorò una ragazza poco distante “E, stavolta, al cioccolato fondente”.
Allontanò appena il grosso bicchiere, ormai vuoto, e non si accorse nemmeno dell’espressione incredula del barista.
“Ma ne è sicura, signorina?” chiese lui “Questo è il terzo frappé che ordina in dieci minuti!”.
Vedendo che non rispondeva, aggiunse “Non eravate voi ragazze ad essere sempre così attente alla linea?”.
“La linea è l’ultimo dei mie pensieri, adesso” borbottò la giovane, appoggiando la testa sulle braccia.
Il barista scrollò il capo e preparò un altro frappé, mettendoglielo davanti pochi minuti dopo.
Prima ne aveva ordinati altri due, di due gusti differenti; yogurt magro e poi fragole e panna. Adesso voleva il cioccolato…
Che ragazza insolita!
Lei iniziò a bere il contenuto del bicchiere, quando una voce acuta e decisamente incavolata le trapanò le orecchie, rischiando di farla strozzare.
Kaori Shibuja!” sbottò un’inferocita Kagome “Ma lo sai da quanto ti stiamo cercando?!? Perché sei sparita in quel modo, si può sapere?”.
Kaori lasciò perdere il frappé e la guardò sconsolata, prima di tornare a poggiare la testa sul ripiano in legno.
“Sono una stupida, Kagome” sussurrò flebile, mentre gli occhi le si inumidivano, “Una povera stupida! Una scema senza speranza”.
La miko sospirò “Beh, solo una scema se ne va così, senza dire niente alle amiche e facendole preoccupare come matte!”.
L’altra scosse la testa ed alcune lacrime silenziose le bagnarono le guance “Sono davvero una scema. Ma come ho potuto anche solo pensarlo?!?”.
Eri inarcò un sopracciglio, decisamente sorpresa, “Ma di che diamine sta parlando? Proprio non la capisco!”.
“Se non ci riuscite voi…” sospirò il barista “O la vostra amica è depressa, o non so che dire. Ha ordinato ben tre frappé in meno di dieci minuti!”.
Yuka spalancò gli occhi “Ma sei diventata scema? Ti finiranno tutti sui fianchi e sulle gambe!”.
“La linea non m’interessa proprio” borbottò Kaori, fissandole con aria cupa, “Li smaltisco come niente, questi frappé”.
“Si può sapere cos’hai?” le chiese Kagome, visibilmente preoccupata, “Sono due giorni che sei strana… Da quando abbiamo incontrato Ayame e Koga”.
A quelle parole,  la yasha ricominciò a piangere silenziosa, mentre sussurrava “Sono una stupida! Ecco cosa sono: una stupida!”.
“Ok, è depressa” mormorò Ayumi, con l’aria di chi la sa lunga, “Ma perché saresti una stupida, Kaori?”.
“Mi sono innamorata, ecco perché!” singhiozzò lei “Tra tutte le persone, proprio lui doveva attirarmi così? Ma perché? Non ho già patito un rifiuto tremendo?”.
L’unica volta che si era interessata ad un ragazzo, Dembe, lui aveva organizzato una scommessa con gli amici ai suoi danni.
L’aveva invitata ad uscire solo per dimostrare che era in grado di abbindolare qualunque ragazza e lei ci era cascata come una povera stupida.
Da allora, aveva giurato a se stessa che non si sarebbe più innamorata di nessuno; la sofferenza che aveva provato era stata tremenda.
E adesso… era finita di nuovo nello stesso errore, come una perfetta imbecille.
“Ma di chi stai parlando?” chiese Eri “Del ragazzo che hai descritto nella poesia che hai scritto prima?”.
La vide annuire mesta e domandò “E qual è il problema? È un tipo scontroso che non vuole relazioni? Vive in un altro paese?”.
Kagome capì improvvisamente la gravità della situazione e sperò che l’amica non si lasciasse sfuggire qualcosa di troppo.
Sarebbero successi dei casini tremendi!
Le poggiò una mano sulla spalla e chiese “Stai parlando di Reito? È di lui che ti sei innamorata?”.
“Sì” sussurrò Kaori “Sono davvero una scema, vero? Non sono minimamente alla sua altezza! Mi riderà in faccia, se lo verrà a sapere!”.
“Chi è questo Reito?” chiese Yuka, “Un ragazzo che ha conosciuto qualche mese fa” spiegò prontamente Kagome.
“È carino?” chiese Ayumi sorridendo, “Fin troppo” replicò la yasha “Per questo non ho speranze… E poi, lui…”.
“Non sarà già fidanzato!” esclamò Eri, “Temo di sì. Con una ragazza di nome Ayame”.
La miko sgranò gli occhi e comprese il motivo di tutta quella fretta che aveva spinto l’amica a volatilizzarsi il prima possibile.
Allora i suoi sospetti su quella fuga assurda erano fondati!
L’amica aveva affrontato l’emanazione di Naraku e, quando era arrivata da loro, non aveva sentito che Ayame era la promessa sposa di Koga.
Aveva frainteso tutto e non si era minimamente accorta dello sguardo di Reito quando lei era fuggita via.
Inoltre, sapendo di non essere una youkai completa, non si riteneva all’altezza del ragazzo e, vedendolo con Ayame, il cui sangue puro era indiscutibile, aveva deciso di non tentare nemmeno di far breccia nel suo cuore.
Un sorriso comprensivo le incurvò le labbra “Kaori… Non buttarti giù in questo modo! Non sai quale rapporto ci sia davvero tra loro”.
“Ho visto come si abbracciavano” replicò l’altra cupa “Direi che era abbastanza eloquente…”.
“Dicci, com’è questo Reito?” chiese Yuka, sedendosi sullo sgabello vicino ed appoggiando il mento sulle mani.
“Come spiegarvelo… Lui è.. praticamente indescrivibile” sussurrò la compagna, fissando il legno scuro.
Un leggero sorriso le apparve in volto “È bellissimo. Alto… I suoi capelli sono color argento, ma ha una frangetta scura sulla fronte. Gli dà un’aria maledettamente tenera”.
Una risatina nervosa le sgorgò in gola “Anche se, quando vuole, sa essere tutt’altro che tenero! Sa tirar fuori gli artigli, nel vero senso della parola”.
“Wow!” esclamò il trio “Raccontami tutti i tuoi segreti”, lanciando gridolini eccitati, “Ha i capelli così chiari che sembrano argentati? Che forza!”.
“E cos’è che ti piace di più di lui?” chiese Eri, con lo sguardo che le brillava per la curiosità, “Gli occhi. Sembrano due fonti di montagna… Limpidi e profondi. Ci potrei annegare, in quello sguardo”.
“Hai una sua foto, per caso?” chiese Yuka “Mi hai fatto incuriosire troppo! Voglio capire com’è, questo fantomatico Reito!”.
Kaori annuì appena “Non ho una sua foto, ma un ritratto che ho fatto qualche giorno fa”.
Scavò nello zaino e ne tirò fuori il suo album da disegno, mostrando alle amiche un ritratto del giovane.
Kagome si lasciò sfuggire un leggero sospiro nel notare che il disegno raffigurava solo il volto dello youkai.
Se quelle tre avessero visto gli abiti e la coda, chissà che avrebbero detto!
Speriamo che non notino le orecchie appuntite si augurò la ragazza, sorseggiando a fatica la sua Coca Cola.
Con un flebile sorriso, non poté non ammettere a se stessa che il demone lupo aveva il suo fascino, specie quando sorrideva.
Ma, per lei, nessuno era all’altezza di Inuyasha.
“Ma è… Stupendo!” esclamò Ayumi, fissando incredula il ritratto, “Wow, Kaori! Tu sei una vera artista! Sai scegliere benissimo i soggetti più affascinanti!”.
La giovane ripose il disegno e sospirò amara “Ma non sono alla sua altezza… Non ho alcuna speranza di farmi notare”.
“Io dico che dovresti tentare!” esclamò Ayumi “Non puoi arrenderti così! Se sei davvero innamorata di lui, devi lottare con le unghie e con i denti!”.
Quelle parole fecero sorridere sia lei che Kagome, che ricordarono il periodo in cui era stata proprio la miko ad aver bisogno di conforto in campo sentimentale.
“Ayumi ha ragione!” concordò Eri “Non devi arrenderti al primo ostacolo! Fagli vedere di che pasta sei fatta!”.
“Inoltre, c’è da dire che l’ostacolo te lo sei creata da sola” ridacchiò Kagome “Tu sei arrivata dopo e non hai sentito quello che ha detto Koga”.
“Perché? Che ha detto lui?” chiese la demone lupo, alzando la testa di scatto, “Beh, Ayame sta con lui” rise la miko “Si sposeranno a breve”.
“CHE COSA?!?” gridò Kaori incredula, facendo voltare almeno mezzo bar nella sua direzione, “Stai dicendo sul serio, Kagome?”.
“Potrei mai mentirti su una cosa così seria?” la sgridò lei “So cosa stai passando, dato che l’ho provato di persona”.
La vide aggrottare le sopracciglia, ancora scettica, e sbottò “E ti sbagli anche sul fatto che non sei alla sua altezza”.
Le cinse le spalle con un braccio, sussurrando appena “Non lasciarti condizionare dal fatto che non sei una demone completa. È una cosa assolutamente ridicola”.
Un sorriso le incurvò le labbra “Avresti dovuto vedere la sua faccia quando te ne sei andata… Era decisamente preoccupato. Non credo che tu gli sia totalmente indifferente”.
Quasi si ribaltò dalla sedia, quando l’amica l’abbraccio con impeto “Kagome, non sai che gioia che mi hai dato! Allora posso sperare!”.
“Eh, direi!” biascicò lei, sforzandosi di respirare “Puoi sperare, eccome! Devi solo avere più fiducia in te stessa”.
Le asciugò i segni delle lacrime e sorrise “Dai, adesso andiamo. Dobbiamo preparare gli zaini”.
Kaori sorrise a sua volta e si lasciò trascinare fuori dal locale, dopo aver lasciato una banconota sul bancone.
“Ehi, signorina!” la richiamò il barista “Le devo dare il resto!”, “Se lo tenga!” sorrise lei “Come ringraziamento per aver sopportato il mio deprimente monologo”.
Poi sparì in strada assieme alle sue amiche, avvolta in una nube di felicità pura, che contagiò pure l’uomo.
 
“Uffa! Ma quando tornano?” esclamò Shippo, affacciandosi nel pozzo con aria corrucciata, “Perché non sono ancora tornate?”.
“Abbi pazienza, piccolo Shippo” lo rabbonì Sango, accarezzandogli la chioma rossiccia, “Arriveranno presto, vedrai”.
“Lo spero” mormorò lui “Ma sono preoccupato per Kaori. Non aveva una bella cera quando se n’è andata”.
Reito artigliò nervosamente il terreno a quelle parole; anche lui aveva notato l’espressione della ragazza quando era fuggita e ancora non riusciva a capire cosa le fosse preso. Si sentiva dannatamente teso e sapeva che, finché lei non fosse riapparsa da quel dannato pozzo, con quel sorriso così bello da farlo sciogliere, non si sarebbe sentito tranquillo.
Con un sospiro seccato, afferrò l’elsa di Nelseiga e mormorò “Inuyasha, ti va un po’ di allenamento? Ho bisogno di sfogarmi”.
“Sfogare cosa?” chiese Miroku, fissando lo youkai con un leggero sorriso, “Sei forse nervoso per l’assenza di Kaori?”.
Il lupo gli rivolse uno sguardo furioso, che lo convinse sedutastante a starsene zitto.
Non gli andava di rischiare di nuovo la vita, dopo essere stato quasi affogato nella fonte, qualche giorni prima.
Inuyasha si poggiò Tessaiga sulla spalla e sorrise appena “Io sono pronto, Reito. A te la prima mossa”.
L’altro annuì deciso e partì all’attacco, cercando disperatamente un modo per distarsi ed allentare quella morsa di nervosismo che lo serrava in una presa soffocante.
Le lame cozzarono con forza, sprigionando una pioggia di scintille, ed i loro proprietari non persero tempo nel lanciare un nuovo attacco.
Si scambiarono diversi colpi, allontanandosi sempre più dal pozzo e dagli amici, ma i loro sguardi erano concentrati solo sul proprio avversario.
“Sei preoccupato per lei, non è vero?” chiese improvvisamente il mezzo-demone, lanciandogli uno sguardo comprensivo.
“Non sai quanto” fu la laconica risposta “Non riesco a capire perché, ma non mi piace il modo in cui se n’è andata”.
“In effetti, non è da Kaori comportarsi in quel modo” commentò l’hanyou, parando un fendente particolarmente rapido.
Rispose all’attacco con una serie di affondi decisi e costrinse lo youkai ad indietreggiare verso una parete rocciosa.
Qualcosa però, lo fece fermare di colpo ed anche Reito tese le orecchie; un’aura demoniaca piuttosto potente si stava avvicinando a gran velocità.
I due si scambiarono una rapida occhiata e corsero verso il gruppo, che si era già messo in posizione di difesa.
“Pensate che sia Naraku?” chiese Sango, aumentando la presa sull’hiraikotsu, “No, è troppo debole per essere lui” mormorò Miroku.
“A giudicare dalla puzza, dev’essere una specie di Troll. Di quelli cornuti che vivono ad Ovest” aggiunse Inuyasha, lanciando uno sguardo preoccupato al pozzo.
Se fosse stato danneggiato nello scontro, Kagome e Kaori non avrebbero più potuto raggiungerli. Quel pensiero per lui era insostenibile!
“Andiamogli incontro!” sbottò furioso, dirigendosi a Sud-Est, “Dobbiamo tenerlo lontano dal pozzo!”.
Gli altri lo seguirono rapidamente ed il giovane si fermò su di un’altura, osservando l’enorme essere che si avvicinava a grandi passi.
Come sospettavo mormorò cupo, osservando il grosso corno aguzzo che spiccava sulla fronte del loro nemico, Quel coso potrebbe causarci non pochi problemi.
Reito si sbatté un pugno nella mano e sorrise “Bene. Avevo proprio bisogno di un po’ di movimento!”.
A quelle parole, Shippo scosse tristemente la testa e si preparò a sfruttare tutte le tue tecniche di fuoco; i Troll odiavano le fiamme.
Il grosso demone apparve in tutta la sua orribile stazza contro il cielo plumbeo ed i due youkai dovettero tapparsi il naso, tanto era forte la puzza che emanava.
“Bleah!” commentò il kitsune, coprendosi a sua volta il viso con una manica del vestito, “Quel coso puzza peggio di un cadavere!”.
“Peccato che sembri un po’ troppo vivo per esserlo, Shippo” mormorò Miroku, “Tranquillo, tra poco lo sarà per davvero” fu la secca risposta dell’hanyou.
Attese appena qualche istante, deciso a cogliere di sorpresa l’enorme avversario, poi scattò, lanciando una Cicatrice del Vento.
Il Troll evitò l’attacco per un soffio e ruggì nel vedere il profondo solco lasciato dal colpo di Tessaiga.
Con un manorovescio, spazzò via diversi alberi per avere una visuale migliore su quei minuscoli seccatori che lo intralciavano.
Avvertiva la presenza dei frammenti della Sfera ed aveva tutta l’intenzione di appropiarsene.
Un boomerang d’osso gli lasciò un lungo graffio sul volto e ruggì di nuovo, avventandosi sul demone gatto che volteggiava davanti a lui.
“Kirara, allontanati! Presto!” esclamò la sterminatrice, spronando la sua cavalcatura, che aumentò rapidamente la distanza tra sé e il nemico.
Miroku, nascosto da alcuni alberi secolari, si avvicinò silenziosamente al Troll, lanciandogli contro alcuni fuda sacri.
I sigilli crearono una sorta di scarica elettrica sul piede del demone, che urlò per il dolore e cadde al suolo, scatenando un vero e proprio terremoto.
Reito ruotò il collo un paio di volte per sciogliere la tensione, poi si lanciò all’attacco, sorridendo quando la lama di Nelseiga si tinse di rosso.
Sentì il nemico ringhiare inferocito e si scansò appena in tempo per evitare di finire schiacciato da quegli enormi piedi, mentre il nemico si rialzava in piedi.
Una smorfia di disgusto gli contrasse il viso; quel coso puzzava in maniera assurda!
In quella situazione, il suo naso sensibile gli era più d’intralcio che altro.
Quell’odore nauseabondo lo stava praticamente stordendo, neanche avesse preso un cazzotto in piena faccia!
Sfruttò l’ombra di alcuni olmi per celarsi alla vista dell’avversario, ora troppo impegnato a respingere i feroci attacchi di Inuyasha, e gli arrivò alle spalle.
Con un ghigno che non prometteva niente di buono, lasciò che parte della sua energia si trasferisse a Nelseiga, che prese a brillare di un intenso alone azzurro.
Il fendente partì con potenza inaudita, facendo cadere il Troll al suolo, e Shippo ne approfittò per scagliargli contro una vera e propria pioggia di sfere infuocate.
Il demone ruggì infuriato e colpì il terreno con la mano, creando un potente spostamento d’aria che colpì in pieno il gruppo.
Neanche Kirara riuscì a contrastare il vortice che si era formato e venne catapultata a metri di distanza, trascinando Sango e Miroku con sé.
Inuyasha si aggrappò al terreno con la forza della disperazione, affondando Tessaiga ed i propri artigli nel tentativo di resistere.
Con un gemito di fatica, si accorse che non avrebbe resistito ad un secondo colpo e si sforzò di rimettersi in piedi.
Con la coda dell’occhio, scorse una figura azzurrina sfrecciargli accanto ed aggrottò la fronte nel vedere Reito slanciarsi contro il Troll.
Ma che aveva intenzione di fare? Quel coso si era rialzato e minacciava di schiacciarli tutti da un momento all’altro!
Lo youkai ignorò deliberatamente il richiamo dell’amico e, poggiatasi la spada contro il fianco, corse verso il demone, lasciando dietro di sé una grossa ferita sanguinante.
Il Troll ruggì con più forza e, afferrato il giovane nella sua enorme mano, lo scaraventò al suolo, per poi prepararsi a schiacciarlo come un insetto.
Il suo tanfo, unito al colpo appena subito, colpì il demone lupo come un pugno nello stomaco, lasciandolo completamente intontito.
Vide il gigantesco piede del suo nemico scendere rapidamente su di lui, pronto a mettere fine alla sua vita, ma non riusciva a reagire.
Aveva sbattuto la testa contro il terreno e tutto gli appariva sfocato, come attraverso una fitta coltre di nebbia.
Capendo che non ce l’avrebbe fatta a scansarsi in tempo, rivolse un ultimo pensiero alla ragazza che tanto lo aveva colpito e chiuse gli occhi, pronto al peggio.

Un improvviso urlo di dolore lo riscosse e vide una figura davanti a sé, con braccia sollevate a reggere una spada, la cui lama era infilata profondamente nel piede del demone.
Quando la riconobbe, il cuore gli diede un tuffo nel petto, invadendogli il corpo di un calore che non aveva mai provato prima di allora.
“Ti sono mancata?” chiese Kaori, sorridendogli allegra, “Spero di essere arrivata in tempo per darti una mano”.
Lui sorrise a sua volta, felice come non mai di rivederla, e si rialzò in piedi, rivolgendole uno sguardo colmo di gratitudine “Grazie, mi sa proprio che ho bisogno d’aiuto”.
Davanti alla sua espressione vagamente incuriosita, ammise “Questo coso puzza così tanto che mi fa star male. Faccio fatica a rimanere lucido”.
“Capisco” commentò la yasha, storcendo il naso per il disgusto; quell’essere emanava davvero un tanfo terribile!
Con una smorfia, estrasse Sendeiga da quel piede nauseabondo, lasciandovi un profondo solco dall’aria piuttosto dolorosa.
Il Troll ruggì di dolore e si chinò per afferrare quella piccola pulce che osava ostacolarlo in quel modo.
La giovane evitò appena in tempo gli artigli di quella creatura e si tuffò in mezzo agli alberi, cercando di non farsi scorgere.
Ci voleva un piano, non poteva attaccarlo così allo sbaraglio!
Digrignò i denti, innervosita, mentre cercava il modo migliore per eliminare quell’essere nauseabondo, ma dovette scansarsi rapidamente per evitare di essere schiacciata.
Mentre si allontanava, si scontrò quasi con Inuyasha, che la squadrò incuriosito “Ma che razza di abiti indossi? Sei ancora più strana del solito!”.
La giovane storse il viso, borbottando “I vestiti che porto di solito sono impregnati di sangue. Non potevo certo indossare quelli!”.
Sbuffò contrariata e strinse l’elsa di Sendeiga, cercando di ignorare gli sguardi sorpresi dei compagni.
Devo proprio ricordarmi di ringraziare Kagome sibilò seccata La sua geniale idea mi sta procurando più fastidi che altro.
In effetti, quei calzoncini bianchi al ginocchio e la maglia candida, che sembrava quasi una tunica incrociata sul davanti, non erano abiti adatti ad un luogo del genere.
Si sentiva dannatamente impacciata e avrebbe dato qualsiasi cosa per riavere la sua maglia verde ed i pantaloni scuri.
Con un elegante balzo si portò fuori dalla visuale del Troll e si preparò a lanciare un Colpo d’Eclissi.
Aveva appena iniziato a muoversi, quando il demone la scorse e, come se avesse intuito le sue intenzioni, le si avventò contro.
Kaori cercò di evitarlo, ma quello sbatté violentemente il piede contro il suolo, scatenando una scossa di terremoto che la scaraventò contro un tronco, spezzandolo in due.
La yasha si ritrovò accasciata sul tronco con un dolore tremendo alla schiena e si sforzò di rimettersi in piedi.
Vide la figura del nemico stagliarsi su di lei come una cappa oscura e rotolò di lato per evitarlo, ma cadde malamente e sentì il fiato mozzarsi in gola.
Prima che potesse anche solo muovere un dito, si ritrovò stretta in una morsa micidiale e fece fatica a rendersi conto che quel dannato essere l’aveva stretta in una delle sue gigantesche mani.
Gemendo per il dolore, si divincolò con tutte le proprie forze nel tentativo di liberarsi, ma non ottenne altro che aumentare la fitta di dolore.
Sentì la ruvida pelle del Troll graffiarla in più punti, lasciandole una grossa quantità di ferite; neanche si fosse sfregata contro il cemento o la carta vetrata!
Un gemito acuto le invase la gola quando il demone strinse la presa, evidentemente intenzionato a stritolarla.
Avvertì appena le grida degli amici; tutto stava diventando confuso e sfocato e sentiva i polmoni bruciarle.
Non riusciva a respirare e lanciò un grido quando la mano artigliata del nemico si strinse ulteriormente attorno a lei.
Aveva come l’impressione che le ossa le si sarebbero spezzate da un momento all’altro.
Nel sentirla, Kagome gemette terrorizzata e creò una sfera di energia spirituale, lanciandola contro il mostro.
Il colpo gli lasciò una grossa ferita al fianco, ma quello non ridusse la presa sulla sua vittima, che perse i sensi.
Vedendola reclinare il capo all’indietro, Reito sentì un’ondata di paura serrargli la bocca dello stomaco.
Se non faceva qualcosa alla svelta, per la ragazza non ci sarebbe stato nulla da fare.
Quel pensiero gli provocò una fitta atroce al cuore e strinse spasmodicamente l’elsa di Nelseiga.
Digrignando i denti, si slanciò contro il Troll, deciso a distrarlo e costringerlo a mollare la presa sulla giovane.
Un potente manorovescio lo spedì contro Inuyasha, scaraventando entrambi su una grossa roccia, che finì in frantumi.
Il mezzo-demone lo spinse appena per rimetterlo in piedi e sussurrò “Muoviti! Kaori non reggerà per molto!”.
Lui annuì e, dopo essersi concentrato per un lungo istante, si slanciò contro il demone.
La lama di Nelseiga prese a brillare di un intenso alone azzurro, mentre il suo proprietario le faceva compiere un arco davanti al proprio viso, “Suisei kori!”.
L’aura della spada aumentò e, a seguito di un morbido movimento di polso, una vera e propria sfera di ghiaccio si staccò da essa.
Il Troll fu colpito al braccio che si staccò di netto all’altezza del polso, ed entrambe le estremità si ricoprirono di  uno spesso strato di acqua solidificata.
Un tremendo urlo di dolore si fece largo tra le sue zanne, mentre si reggeva il moncherino ghiacciato.
La possente mano cadde al suolo e Kaori con essa, ma il freddo aveva bloccato i nervi e la presa non accennava a diminuire.
Con un ringhio furioso, Reito scagliò nuovamente il suo attacco migliore, ricoprendo l’intero demone di uno spesso strato di ghiaccio ed Inuyasha completò l’opera con una Cicatrice del Vento.
La carcassa congelata del mostro crollò al suolo in mille pezzi, disseminando la radura di frammenti gelidi.
Kagome non perse tempo e corse verso l’amica, ancora imprigionata nella gigantesca mano.
Con orrore, si accorse che la stretta non diminuiva e sentì la paura avvolgerla come una cappa oppressiva.
“No! No!” gemette, sforzandosi di staccare quelle dita dal corpo della yasha, “Kaori, resisti! Non cedere!”.
Lo youkai del Nord le fu subito accanto e unì le sue forze a quelle della miko, ma quella presa non accennava a sciogliersi.
Stringendo i denti per l’angoscia, sfoderò gli artigli e fece a brandelli la mano del Troll.
Resisti, Kaori. Resisti! gemette tra sé Ti prego, non lasciarti andare! So che puoi farcela!.
La ragazza rimase immobile in quello che restava della mano demoniaca, priva di sensi, ma il giovane tirò un sospiro di sollievo nel sentire il suo cuore battere.
Sango e gli altri accorsero rapidamente e la sterminatrice mormorò “Sia lode ai Kami…”.
“Se l’è cavata con poco” sospirò Miroku, voltandosi di spalle, “Ferite superficiali ed abiti praticamente a brandelli”.
I vestiti della yasha erano ridotti in pessime condizioni; si erano stracciati contro la pelle squamosa del Troll, mentre lei cercava di liberarsi.
Un imbarazzante inconveniente, e forse era un bene che la giovane fosse priva di conoscenza.
Reito chiuse gli occhi per un istante, poi avvolse Kaori nella propria casacca e la prese tra le braccia, dirigendosi verso il villaggio della vecchia Kaede.
L’angoscia che aveva provato nel timore di essere arrivato troppo tardi era svanita come neve al sole e trasse un profondo sospiro, sentendosi dannatamente sollevato.
Per un terribile istante, aveva temuto il peggio; il solo pensiero gli fece accapponare la pelle e si sforzò di scacciarlo dalla propria mente.
Improvvisamente, la sentì mormorare qualcosa d’incomprensibile e sorrise appena, stringendola a sé con delicatezza, “Tranquilla, Kaori. Va tutto bene, adesso”. 


Ecco fatto, ke ne dite? spero di nn avervi deluso... Ah, Nei prox cappy Kaori e Reito compariranno un po' meno, poi capirete il motivo. spero sl di riuscire ad essere abbastanza fedele al manga... Augurandomi ke questo cappy vi sia piaciuto, vi saluto cn un grosso bacione. nn vedo l'ora di leggere cosa ne pensate!!!
P.s. "Suisei kori" significa "Cometa di Ghiaccio". nn so xkè ho scelto questo nome, ma m'ispirava!!! ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Un profumo antico e letale ***


Ciao a tutte, ragazze!! cm state? vi sn mancata? ^_^
Allora, vediamo un po' dv vi ho lasciato. Ah, sì! Kaori è viva x miracolo, ma i guai, x lei, nn sn ancora finti... Vedrete ke succederà! Vi dovrei fare una statua d'oro, a
tutte!!! siete davvero meravilgiose!! grazie 1000 x le bellissime recensioni! adesso vi lascio al cappy! bacioni!

Capitolo 28: Un profumo antico e letale 

 

Kaori riaprì gli occhi poche ore dopo e gemette nel sentire il corpo indolenzito e dolorante come non mai.
Aveva l’impressione di essersi sfregata contro un enorme foglio di carta vetrata e la pelle le tirava in modo tremendo.
Si alzò faticosamente a sedere e, passandosi una mano sugli occhi, si accorse di avere il braccio totalmente bendato.
Ma cos’è successo? si chiese sorpresa, rendendosi conto di avere bende e fasciature un po’ ovunque.
Si sentiva semi-immobilizzata, neanche fosse diventata una specie di mummia vivente.
Ad aumentare la sua confusione, si rese conto di indossare i tipici abiti di sacerdotessa e, guardandosi intorno, si rese conto di essere nella capanna di Kaede.
Ma come ci era arrivata? L’ultima cosa che ricordava era quel Troll nauseabondo e la sua presa che tentava di stritolarla.
“Finalmente ti sei svegliata” mormorò qualcuno dal lato opposto della stanza “Come ti senti?”.
La ragazza si voltò e rimase sorpresa nel vedere Reito sorriderle; il cuore iniziò a batterle più velocemente e cercò di camuffare il rumore in un colpo di tosse.
“Cosa mi è successo?” chiese stranita “Mi sento come se avessi una trottola al posto della testa”.
“Quel Troll ha cercato di stritolarti” mormorò l’altro con aria cupa “E c’è mancato poco che ci riuscisse. Sei rimasta priva di sensi fino ad ora”.
“Kaede e Kagome sono andate a cercare altre erbe medicinali” aggiunse poi “Sei coperta di bende… praticamente dalle spalle in giù”.
La vide stringersi nervosamente nella grossa casacca bianca e mormorò “Tranquilla, non ho visto niente. Ma i tuoi abiti sono totalmente inutilizzabili”.
Un sorriso gli incurvò le labbra “Spero che tu abbia qualcos’altro in quello zaino enorme che ti trascini dietro. La casacca di Kaede è un po’ troppo grossa per te”.
“In effetti…” sussurrò l’altra, stringendosi meglio nel tessuto, “Tu come stai? Qualcuno è rimasto ferito?”.
“Inuyasha ha un bel bernoccolo dietro la testa e Sango ha qualche graffio superficiale sulla braccia. Per il resto, stiamo tutti benissimo” la rassicurò lo youkai.
Soprattutto ora che ti sei svegliata, mi sento decisamente meglio sussurrò tra sé, rivolgendole uno sguardo sollevato. Con un sospiro, si alzò in piedi e disse “Se hai bisogno di qualcosa, basta che ci chiami. Siamo qui fuori”.
La yasha annuì e si stese sul futon, sentendo un dolce calore invaderla al pensiero che Reito le fosse rimasto accanto per tutto il tempo.
Il cuore prese a batterle più forte, mentre si chiedeva se avrebbe mai potuto mai rivelare al giovane ciò che provava nei suoi confronti.
 
Il sole di fine estate riscaldava l’aria, promettendo ancora lunghi giorni di pace e tranquillità.
Kagome si stiracchiò voluttuosamente, assaporando la dolce sensazione dei raggi tiepidi sulla pelle.
Un sorriso le incurvò le labbra, quando si rese conto che il suo piccolo sole personale la stava guardando.
Si voltò lentamente e si perse in quelle meravigliose pozze d’ambra, che le mostravano quanto fosse intenso il sentimento che li univa.
Inuyasha la prese per mano e la guidò verso la sommità della rupe sulla quale si erano accampati.
“Ho pensato che questo posto ti sarebbe piaciuto” mormorò, mentre le mostrava il paesaggio che si stagliava sotto di loro.
“È… assolutamente meraviglioso” sussurrò la miko “Credo di non aver visto un luogo più bello”.
Sentì le sue braccia forti stringerla delicatamente ed avvertì un brivido quando il respiro dell’hanyou le solleticò una ciocca dietro l’orecchio.
“Sai, ho la netta impressione che Kaori si sia presa una cotta per Reito” mormorò lui.
La giovane trattenne a stento un sospiro; ma possibile che lo avesse capito solo adesso?
Erano mesi che la yasha non faceva che lanciare sguardi furtivi allo youkai, senza trovare il coraggio di dirgli niente.
Una smorfia le contrasse il viso, pensando che la sua amica era ancora bloccata dall’assurda convinzione di non essere all’altezza del demone del Nord.
Inuyasha la guardò preoccupato “Cos’è? Ho detto qualcosa che non va?”, “No, stavo pensando a Kaori”.
Abbassò la voce fino a ridurla ad un sussurro “Lei crede che, non essendo una demone completa, Reito non la degnerà di uno sguardo. Ritiene di non essere abbastanza per lui”.
“Ma è totalmente scema?!?” chiese il mezzo-demone “Come può pensare una cosa del genere, quando quell’altro stupido…”.
S’interruppe di colpo, indeciso su come spiegare la situazione a Kagome, poi disse “Non le è indifferente. Il guaio è che nemmeno lui sa spiegarsi cosa prova nei suoi confronti”.
Un sospiro sfuggì dalle labbra della ragazza “Che casino! Ma possibile che debbano complicarsi la vita in questo modo?”.
Le parole le morirono in bocca quando si rese conto che anche lei ed Inuyasha ci avevano messo un bel pezzo per riuscire a confessarsi i propri sentimenti.
Anche lui dovette rendersene conto, perché soffocò una risata e la strinse a sé, sussurrando “Ad essere sincero, la situazione non mi è poi tanto nuova”.
Le loro mani s’intrecciarono ed entrambi sorrisero, mentre osservavano il sole illuminare la vallata sottostante.

“Secondo me, ci conviene fare un po’ di provviste in quel villaggio” mormorò Miroku, indicando la piccola schiera di case che si stagliava all’orizzonte.
“Sì, è la cosa migliore” annuì Sango “Siamo quasi a corto di cibo e l’estate non durerà ancora molto”.
“Purtroppo per noi” sospirò cupamente Kaori “Tra poche settimane ci toccherà tornare a scuola…”.
Uno sbuffo le fece gonfiare le guance “Se becco mio padre, giuro che gliene dico tante da farlo scappare via! Questa non doveva farmela!”.
Reito non poté fare a meno di sorridere davanti a quella smorfia contrariata; era a dir poco adorabile!
Trattenne a stento una risata e le si avvicinò, dicendo “Non vorrei essere nei panni di tuo padre, allora”.
Una scintilla divertita gli brillò nello sguardo “Sai essere davvero temibile quando ti arrabbi”.
“E non solo quando è incavolata nera” ridacchiò una voce, facendoli voltare sorpresi.
“Mamma!” esclamò incredula la yasha, correndole incontro, “Ma tu che ci fai qui?”.
“Sei nei territori del Sud, te lo sei dimenticato?” ridacchiò Fumiyo, abbracciandola.
Sorrise al resto del gruppo e disse “Allora, ragazzi. Come vanno le cose? Notizie del nostro nemico numero uno?”.
“Niente di niente” borbottò Inuyasha “Sembra sparito nel nulla, quel dannato! Non ha lasciato la minima traccia, se non qualche stupida emanazione”.
Fumiyo annuì “Capisco. La cosa non mi sorprende. Molti demoni stanno iniziando a prendere coraggio e danno parecchie noie. Non c’è giorno che non avvenga una zuffa colossale”.
Sospirò affranta “E poi tocca a me bendare tutti quegli stupidi, compreso Masaru. Mio marito è un caso disperato!”.
“Non posso darti torto” borbottò la figlia, aggrottando le sopracciglia, “Avrei giusto due o tre paroline da dire a papà, sai?”.
“E cosa vorresti dirmi, piccola?” chiese il diretto interessato, apparendo praticamente dal nulla.
La ragazza gli si avvicinò tranquilla, poi gli rivolse un’occhiata di fuoco e sbottò “Ma cosa ti è venuto in mente, si può sapere?!?”.
Masaru fece automaticamente un passo indietro, sorpreso da quella reazione apparentemente senza senso; ma che diavolo le era preso?
“Come ti è saltato in mente di iscrivermi all’ultimo anno di scuola?” sbraitò Kaori “Papà, perché l’hai fatto? Ti rendi conto che non ne posso più di quel posto?”.
Il demone lupo sospirò “Kaori, non sei ancora pronta ad affrontare pienamente questo mondo. Sei ancora troppo inesperta. Qualche altro mese di spola non ti farà male”.
“Qualche mese?” esclamò l’altra “Qualche mese?!? Nove mesi di agonia, tra quegli stupidi libri che non mi servono più a niente! Nove mesi ad evitare…”.
Si bloccò i colpo, conscia che non era saggio parlare a suo padre di quello che subiva ultimamente da Takeru Nagai.
“Evitare cosa?” chiese lui, riducendo gli occhi a due fessure color onice, “Cosa stavi dicendo, Kaori?”.
La vide tormentarsi un lembo della maglia e la fissò innervosito, inarcando un sopracciglio quando notò che era sbiancata di colpo.
“Kaori?” chiese Kagome, notando la sua espressione terrorizzata, “Kaori, ma che ti prende? Sei pallida come un cadavere!”.
Seguì lo sguardo dell’amica e spalancò la bocca quando scorse un ragazzo dal volto tristemente noto.
“Ta…Takeru Nagai?” sussurrò incredula la yasha, arretrando spaventata; possibile che quel dannato fosse davvero lì? No, non poteva essere vero! Era un incubo!
Sango inarcò un sopracciglio, “Chi? Aspetta, non è il tipo che ti tormenta dall’altra parte del pozzo? Quello dalle mani lunghe?”.
Reito trattenne a stento una smorfia alle parole della sterminatrice, seguite da un flebile assenso della demone lupo.
La cosa non gli piaceva; troppe volte aveva sentito Kagome parlare di quell’umano dalle mani simili a tentacoli che braccava Kaori ogni volta che andava in quella scuola.
Se mai lo avesse incrociato, lo avrebbe conciato per le feste!
Fumiyo sospirò gravemente, comprendendo ciò che la figlia non aveva detto; il suo sguardo spaventato parlava chiaro. Quel ragazzo la stava ancora perseguitando e, per qualche ragione a lei sconosciuta, Kaori non riusciva a liberarsene.
Anche Masaru fece una smorfia contrariata “Adesso capisco cosa stavi dicendo”. Scosse la testa e mormorò “Tesoro, lo so che è difficile, ma ti assicuro che è meglio un altro anno con Takeru alle costole, che spedirti qui allo sbaraglio”.
“È un posto pieno di insidie” continuò imperterrito “Non sei ancora pronta per restarci a vita. Hai bisogno di prepararti”.
Un leggero sorriso gli incurvò le labbra “E poi… Hai fatto trenta, puoi fare benissimo trentuno. Non ti farà male avere il diploma”.
Solo in quel momento si accorse che la giovane lo ascoltava distrattamente, lo sguardo ancora fisso sul giovane che raccoglieva legna poco più in là.
Le poggiò una mano sulla spalla e disse “Non è lui, piccola, ma un suo antenato. Ha il suo stesso nome e lo stesso viso, ma è una persona diversa”.
Kagome le strinse la mano per rincuorarla “Non preoccuparti. Non è proprio lui, quindi puoi stare tranquilla. Lui ed il suo dannato profumo non possono seguirti qui”.
“Di che profumo state parlando, Divina Kagome?” le chiese Miroku, fissandola con aria incuriosita.
“Il profumo di Takeru è una specie di narcotizzante per me” sussurrò la yasha “Quando mi si avvicina troppo… la testa inizia a girarmi. Non riesco a difendermi come al solito… Mi stordisce come un pugno in piena faccia”.
Reito sentì un groppo occludergli la gola quando si rese conto dell’enorme terrore che quegli occhi verdi tentavano inutilmente di nascondere.
Se Kaori era così spaventata da quell’umano, non osava immaginare cosa fosse riuscito a farle.
Al solo pensiero di quelle sudice mani su di lei, sentì lo stomaco agitarsi a disagio, mentre una rabbia improvvisa gli bruciava nelle vene.
Scosse la testa, chiedendosi cosa gli stesse prendendo, ma deglutì a fatica quando si diede la risposta.
Era preoccupato per lei ed era preoccupato perché… perché Kaori era diventata maledettamente importante.
Senza la sua presenza dolce ed allegra, niente aveva più interesse, niente gli appariva degno di essere osservato.
Si sentiva incompleto, senza il suo sorriso e la sua determinazione, anche se sarebbe stato meglio chiamarla testardaggine.
Distolse rapidamente lo sguardo, concentrandosi sul ningen che si dirigeva verso una grossa capanna con un fascio di legna sotto braccio.
Voleva memorizzarne i tratti, nell’assurdo caso si fosse trovato faccia a faccia con il tipo che insidiava continuamente Kaori.
In quel caso, quel dannato umano si sarebbe ritrovato con i connotati completamente stravolti!
Fu la voce di Fumiyo a riportalo alla realtà, “La cosa non mi sorprende. La famiglia Nagai è molto antica e produce un’essenza particolare”.
“Che tipo di essenza?” chiese Inuyasha, “Un profumo che ha il potere di stordire i demoni. Se uno di noi lo respira, inizia a sentirsi male e…”.
“E cosa?” chiese Sango, chiedendosi se quella famiglia non avesse insegnato agli sterminatori come creare alcuni dei loro più potenti veleni.
Masaru fece una smorfia corrucciata “Più il demone è puro e più quel dannato profumo fa danni. Alcuni sono addirittura morti, dopo averlo respirato”.
Si portò una mano alla fronte ed aggiunse “Peccato che la tradizione di creare questo profumo sia rimasta. Nell’epoca moderna, credono sia un’essenza pregiata”.
Kagome si portò le mani alla bocca, inorridita da quell’informazione; Kaori era quasi costretta ad inalare quel veleno ogni volta che Takeru la molestava.
Non faticava a capire come mai l’amica fosse così terrorizzata all’idea di tornare a scuola per gli esami.
“Sarebbe meglio farla restare qui, allora” mormorò Miroku “Per quello che ne sappiamo, questo tipo si avvicina fin troppo spesso a Kaori. Non vorrei che questo veleno avesse effetti irreparabili”.
“No” ribatté la ragazza, stringendo i pugni per la rabbia, “Non mi nasconderò come una debole. Dovrò solo evitarlo, tutto qui. Non sarà poi così difficile…”.
Sei sempre così ostinata, Kaori mormorò Reito Pur di non mostrarti debole agli occhi degli altri, preferisci rischiare di respirare ancora quel veleno.
Perchè non ammetteva che aveva bisogno di aiuto per allontanare quel timore, incarnato da quel dannato ningen? Perché non capiva che doveva stare sempre allerta?
Dopo aver rischiato di perderla nello scontro contro quel Troll, non aveva la minima intenzione di farle correre altri rischi.
Non poteva neanche pensare ad un mondo senza di lei…
Quel pensiero lo scosse nel profondo e fu costretto a distogliere lo sguardo dalla figura rigida della giovane. Sentiva il cuore battergli con forza e si rese finalmente conto di quale fosse la reale entità dei sentimenti che provava nei suoi confronti.
Il suo sguardo preoccupato non sfuggì a Fumiyo, che sorrise comprensiva; per lei non era difficile capire cosa si agitasse nell’animo di quel giovane.
Masaru, che lo aveva conosciuto in occasione del compleanno della loro piccola, lo aveva descritto come un tipo freddo e scostante.
Anche Kaori lo aveva ribattezzato inizialmente Sesshomaru 2, la vendetta; eppure, a guardarlo adesso, sembrava tutt’altro che gelido.
Forse la sua cucciolotta era riuscita a sciogliere la sua corazza, mostrando la sua vera natura.
Sospirò appena ed abbracciò la figlia “Per qualunque cosa, noi siamo qui. Kagome o Inuyasha possono farci passare oltre il pozzo, se serve”.
“No.. Non dovete farlo” sussurrò lei “Me la devo cavare da sola. Se non riesco ad affrontare Takeru, come posso solo pensare di sopravvivere qui?”.
La determinazione aveva cancellato solo in parte la sua paura ed i suoi genitori sospirarono; Speriamo che le cose vadano bene mormorò tra sé Fumiyo.
Un leggero sorriso le apparve in volto quando vide Reito poggiare delicatamente una mano sulla spalla della ragazza, sorridendo.
Era evidente che stava cercando di rincuorarla e farla stare meglio ed apprezzò molto quel gesto.
“Sono sicuro che ce la farai” disse lo youkai “Nessuno ti tiene testa, in quanto a testardaggine! Lo farai nero, non ho dubbi su questo”.
Il suo sorriso si allargò, diventando dolcemente impacciato, quando aggiunse “E, in ogni caso, ci siamo noi ad aiutarti”.
Kaori arrossì, imbarazzata e felice al tempo stesso, e gli sorrise caldamente “Grazie, Reito. Ce la metterò tutta”.
Masaru fece una smorfia a metà tra il felice ed il nervoso; la sua piccola stava crescendo e lui non poteva fare niente per impedirlo.
Stava scoprendo nuovi sentimenti, che l’avrebbero allontanata dal nido, ma era ora che imparasse a volare.
La compagna gli strinse la mano per rassicurarlo ed il demone sospirò “È stato bello rivedervi, ragazzi”.
Un sorriso di scuse gli incurvò le labbra “Purtroppo, abbiamo parecchie incombenze alla tribù. spero di rivedervi presto”.
Abbracciò la figlia e le sussurrò “Stai attenta, mi raccomando. Non fare colpi di testa, ok?”.
“Sì, papà. Stai pure tranquillo” lo rassicurò la ragazza “Non sono sola. Ho i miei amici ad aiutarmi”. E, adesso, c’è anche Reito… aggiunse tra sé, arrossendo vistosamente a quel pensiero.
“Già” mormorò lui, lanciando una rapida occhiata al lupo bianco, “Comunque, se hai bisogno di aiuto, sai dove trovarci”.
 
Kaori sospirò per mantenere il controllo di sé e continuò a camminare nel corridoio, sperando e pregando che Takeru non le desse la caccia.
Speranza vana, perché ne percepì la presenza pochi secondi dopo, mentre la seguiva con fare distratto.
Aveva tutti i sensi all’erta e prese a respirare profondamente, nel caso fosse stata costretta a trattenere il fiato.
Non le andava di rischiare la vita per colpa di quello stramaledetto profumo, così letale per i demoni.
Le venivano i brividi al pensiero di quello che avrebbe potuto causarle e si sbrigò a scacciare quella sensazione.
Stava per entrare in classe, ultimo baluardo sicuro per evitare quei tentacoli appiccicosi, quando sentì una presa ferrea sul polso.
S’irrigidì come una statua e si voltò lentamente, sentendo il cuore batterle furiosamente quando vide uno sguardo malizioso che non prometteva niente di buono.
“Vai da qualche parte, Shibuja?” le chiese Takeru, sorridendo sardonico, “Lontano da te, verme!” sibilò lei tra i denti.
Rendendosi conto di quanto le fosse vicino, trattenne il fiato, sperando di riuscire a levarselo dai piedi, in un modo o nell’altro.
“Lasciala stare, Nagai!” sbottò Kagome, arrivando di corsa per aiutare l’amica, “Levale le mani di dosso!”.
“Cosa c’è, Higurashi?” chiese il ragazzo “Vuoi forse unirti a noi? Io non ho problemi”.
La vide assumere un’espressione schifata, mentre diceva “Lascia stare Kaori! La devi smettere di braccarla come una preda!”.
“Se no?” chiese lui, sorridendo più ampiamente, “Che mi fai, bellezza? Mi prendi a schiaffi?”.
“Non mi provocare!” esclamò la miko “Non hai idea di quello che potrei farti! Non mi conosci”.
“Questa frase mi ricorda qualcosa” ridacchiò il giovane “Non è così, Shibuja? Non eri tu che mi dicevi che mi avresti ucciso, se non ti lasciavo stare?”.
Le si avvicinò pericolosamente e la yasha trattenne il respiro, chiedendosi cosa potesse fare. Non poteva restare in apnea per sempre! Mica era un pesce!
“E lo farei, Nagai” sibilò appena “Se solo tu evitassi di usare quella dannata essenza puzzolente! Mi fai venire la nausea”.
Ok, come scusa era un po’ debole, ma non le era venuto niente di meglio. Takeru sembrava deciso a dire qualcosa di depravato, come suo solito, quando una voce li fece voltare tutti.
“Ehi, Nagai!” esclamò Dembe, arrivando con i suoi amici, “Ma non ti stanchi mai? Possibile che tu debba sempre tormentarla?”. “Nessuno ha chiesto il tuo parere, Dembe” ribatté lui “E poi, parli proprio tu, che per primo le sei stato addosso”.
“Sì, ma io non le ho mai messo le mani addosso” disse il giovane “Menché mai sotto la divisa. Cosa che tu fai con almeno mezza scuola”.
Takeru fece una smorfia e Kaori si chiese perché Dembe avesse deciso di difenderla.
Dallo sguardo che le rivolse, capì che era un modo per farsi perdonare dall’orribile scherzo che le aveva fatto tempo prima.
Nagai si voltò nuovamente verso la ragazza, sorridendo “Allora, il mio profumo ti dà fastidio?”.
“E tu, quella roba la chiami profumo? È una cosa disgustosa!” sbottò la compagna “Fatti controllare il naso, che è meglio!”.
Si bloccò di colpo quando si ritrovò una boccetta piena di liquido violaceo a pochi centimetri dalla faccia. Quello… Oh, Kami-Sama!
“Sì, tesoro. Questa è un’essenza che la mia famiglia produce da generazioni, ormai” ridacchiò il compagno.
Come se non lo sapessi! mormorò Kaori, iniziando a sudare freddo; cosa aveva intenzione di farle?
Improvvisamente, la boccetta sparì e Takeru boccheggiò sbigottito nel vedere Dembe e la sua banda passarsela come se fosse una palla da rugby.
“Ehi!” esclamò “Ridatemela subito!”, “Prova a prenderla!” ridacchiò Naoto, lanciandola a Dembe.
Continuarono a passarsela, ridendo come matti, mentre il proprietario cercava inutilmente di prenderla.
Kagome fissava preoccupata le varie traiettorie della boccetta, consapevoli del pericolo che la demone rischiava.
Le lanciò uno sguardo ansioso, notando che anche lei osservava con timore il liquido violaceo. Poi accadde.
La boccetta non venne intercettata da Naoto ed andò a schiantarsi contro il muro, proprio sopra la testa di Kaori, che si abbassò d’istinto.
Il contenuto si sparse ovunque con una pioggia di schegge, bagnando la schiena ed i capelli della ragazza.
Lei cadde a terra, gemendo appena a causa delle numerose piccole ferite che le costellavano la schiena e le braccia.
Kagome le fu subito accanto, aiutandola a rialzarsi, ma l’amica sembrava incapace di stare in piedi.
Di colpo, si accasciò a terra, scossa da violenti attacchi di tosse, che la scuotevano come in preda alle convulsioni.
 
Un violento colpo di tosse rieccheggiò nella piccola gola, causando una leggera pioggia di sassolini e terriccio.
Inuyasha si scosse dalla polvere e, starnutendo infastidito, sbottò “Kaori, ma che diamine! Da quando sei arrivata, non fai che tossire! Ma che ti è preso?”.
La yasha fece un lieve sorriso di scuse “Niente di preoccupante. È solo un po’ di allergia”.
“L’allergia fa starnutire, non tossire” esclamò Miroku “Kaori, smettila di dire assurdità! Cosa ti è successo?”.
Kagome lanciò uno sguardo preoccupato alla compagna; da quando il profumo di Takeru l’aveva colpita, non faceva che tossire continuamente.
Non aveva voluto dire niente agli altri, probabilmente per non farli preoccupare, ma le sue condizioni la mettevano in ansia.
Quella tosse non le piaceva per niente, soprattutto se unita agli arrossamenti sulla schiena e sulla nuca, dove quel dannato liquido l’aveva bagnata. Kaori aveva dovuto fare una doccia gelata per lenire il bruciore, ma non era scomparso del tutto.
Le rivolse un’occhiata seria, ma l’altra scosse la testa; non voleva parlare di quello che era successo a scuola.
Quando la giovane tossì di nuovo, coprendosi la bocca per soffocare il rumore, Reito le si avvicinò e le poggiò le mani sulle spalle.
“Kaori” sussurrò impensierito “Questa tosse non è normale. Cosa ti è successo? Perché non vuoi dirci niente?”.
La vide arrossire appena, prima che un nuovo attacco di tosse la costringesse a piegarsi in due.
Fece per aiutarla, ma un odore dolciastro, proveniente dai capelli della ragazza, lo stordì come un pugno in faccia.
Arretrò di un passo, scuotendo la testa per riprendersi, e mormorò “Ma che diavolo è questo odore?”.
Una scintilla di comprensione gli balenò nello sguardo ed afferrò Kaori per un braccio, rimettendola in piedi.
“Dimmi la verità, c’entra quel dannato ningen. Non è così?” chiese con voce rotta dalla rabbia “Che cosa ti ha fatto?”.
Lei cercò di abbassare lo sguardo, spaventata dalla sua reazione, ma la sua mano la costrinse a guardarlo in faccia.
“È stato un incidente” disse Kagome, venendole in aiuto “Quello stupido ha cercato di nuovo di… In poche parole, un nostro amico gli ha preso la boccetta con il profumo ed ha iniziato a lanciarla ad altri ragazzi”.
La voce le si affievolì, quando aggiunse “All’improvviso, la boccetta si è rotta contro il muro ed il liquido ha colpito Kaori. Le ha bagnato tutta la schiena ed i capelli”.
“Ecco perché hai quest’odore addosso” mormorò lo youkai “E capisco anche perché non riesci a difenderti come vorresti contro quel dannato. Quest’odore stordisce in maniera assurda!”.
“Ma perché non hai voluto dirci niente?” chiese Sango, guardando l’amica, che aveva ripreso a tossire.
“Non volevo… farvi preoccupare” sussurrò la yasha, sforzandosi di tirar fuori la voce.
Improvvisamente, i colpi di tosse si fecero più intensi e la giovane cadde a terra, tenendosi una mano premuta contro il busto.
Gli amici le furono subito accanto, ma dovettero ripararsi gli occhi quando, in un alone di luce verde, la ragazza riassunse la sua forma umana.
“Ma cos’è successo?” chiese Inuyasha “Kaori, perché sei tornata umana? Cosa diavolo ti è preso?”.
L’altra non riuscì a rispondere, scossa da violenti attacchi di tosse, e Kagome sussurrò “La cosa non mi piace! Sta peggiorando a vista d’occhio”.
“Kaori, tu stai male!” sbottò l’hanyou “Di questo passo, rischi di rimetterci le penne! Torna nella tua epoca e fatti curare, prima che le cose precipitino”.
“È questa la mia epoca, scemo” sbottò lei, cercando di rimettersi in piedi, “Io speravo che l’aria pura di quest’epoca mi avrebbe aiutato…”.
“Kaori, è meglio che tu ti faccia curare nel futuro” ribadì Miroku “Coraggio, ti accompagniamo al pozzo”.
“Miroku ha ragione” mormorò Shippo, guardandola preoccupato, “Non riesci nemmeno a restare in piedi…”.
“Certo non può cavalcare Kirara” osservò Sango “Né può essere trasportata da Inuyasha o Reito”.
“Se l’odore ha stordito Reito in questo modo, sarà meglio che sia io ad aiutarla” disse il monaco “Essendo un umano, l’essenza dei Nagai non ha alcun effetto su di me”.
Il demone lupo trattenne a stento una smorfia preoccupata, ma Miroku aveva ragione. Quell’odore aveva un effetto tremendo sui demoni, lo aveva appena provato di persona.
Lo vide caricarsi Kaori sulla schiena, mentre lei faceva una smorfia “Sono ridotta proprio ad uno straccio…”.
“Vedrai, presto starai meglio” la rassicurò Kagome “Devi solo restare a riposo per un po’ e farti curare”.
“Speriamo” sussurrò la yasha, chiudendo gli occhi; pochi minuti dopo, si era profondamente addormentata.

Shippo lanciò una pietra nel fiume, osservando i cerchi concentrici che si formavano sulla superficie.
“Voi credete che Kaori si riprenderà presto?” chiese impensierito “Non aveva una bella cera…”.
Reito incrociò le braccia e sbuffò nervoso; avevano appena lasciato la ragazza davanti al pozzo, che aveva attraversato con l’aiuto di Kagome.
Non riusciva neanche a reggersi in piedi e faticava a tenere gli occhi aperti; in poche parole, non stava affatto bene.
“Credo di sì” mormorò Inuyasha, riscuotendolo dai suoi pensieri, “Nell’epoca di Kagome, ci sono guaritori molto più esperti. Vedrete che ce la ritroveremo presto tra i piedi”.
Sango annuì mestamente “Speriamo. Questa faccenda non mi piace per niente, ragazzi. Quest’essenza anti-demone ha un potere incredibile”.
Miroku fece per rispondere, quando un improvviso ululato rieccheggiò nel fitto della foresta.
Kirara si alzò e mostrò i denti al lupo bianco che era apparso tra i cespugli, fissandoli come se fosse alla ricerca di qualcuno. Reito gli andò subito incontro e mormorò “Howaito, che cosa c’è? Perché sei arrivato così presto?”.
“Chi è quel lupo?” chiese Shippo “Fa parte della tua tribù, Reito?”, “Sì, è il lupo che mio fratello manda ogni mese per avere mie notizie”.
Howaito iniziò a guaire e lo youkai lo guardò sempre più preoccupato, “Sei sicuro di quello che dici?”.
L’animale annuì gravemente ed il giovane ringhiò infuriato “Che tu sia maledetto, Naraku!”.
“Cos’è successo?” chiese Sango, “Sta organizzando qualcosa contro la tribù Yoro del nord” mormorò Inuyasha, mostrando le zanne per la rabbia.
“E tu che ne sai? Da quando capisci i lupi?” chiese Miroku, “Tra cani e lupi non c’è poi chissà quale differenza” ribatté l’altro “Lo ha detto anche Kaori, quando restai per un po’ nella sua epoca”.
Reito si rialzò in piedi e disse “Ragazzi, Naraku sta mandando un vero e proprio esercito contro la mia tribù. Devo andare ad aiutarli”. Un’espressione preoccupata gli distorse il volto “Non so per quanto starò via. Dovrete continuare senza di me”.
La sterminatrice annuì “Vai. La tua famiglia ha bisogno di te. Noi ce la caveremo, non preoccuparti”.
Lui annuì e sibilò ad Inuyasha “Se trovate quel bastardo, infilzalo da parte a parte con Tessaiga. Fagli provare più dolore possibile”.
“Come lui ha fatto con i miei genitori” sussurrò flebile, stringendo i pugni fino a ferirsi con gli artigli.
Li salutò con un cenno della mano, mormorando “Buona fortuna”, poi svanì in un vortice di vento, subito seguito da Howaito.    


Fatto! siamo a quota 28!! ke ne pensate, ragazze? l'essenza di casa Nagai ha un potere incredibile sui demoni e Kaori sarà fuori gioco x un po'. Nel frattempo (AVVISO IMPORTANTE X VISBS88. prepara la bobola x l'ossigeno, xkè stanno x arrivare LORO!!!!), il gruppo dovrà fare i conti cn.... Eh eh! lo vedrete!!! Ah, dimenticavo! Howaito significa "bianco". nn veo l'ora di leggere le vostre recensioni!!! bacioni a tutte!!!Mio malgrado, devo aggiungere ke i prox capy saranno aggiornati un po' più lentamente. colpa della scuola, >.< abbiate pazienza! cercherò di fare il possibile!

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Ma chi è questo pagliaccio? ***


Alys entra timidamente in scena, reggendo in una mano uno scudo anti-sommossa. la situazione sembra calma... troppa calma. l'autrice si affaccia da dietro lo scudo "Ehm.... Ciao a tutte". una sfilza di proiettili di varia natura, dalle mele marcie ai forconi, fino ad un tavolo sgangherato, piombano sul palco, costringendo l'autrice a ripararsi dietro lo scudo. "Ehi!! sì, lo so ke sn in un ritardo assurdo, ma ho avuto quintali di cose da fare!! ke colpa ne ho, se i miei prof sn pazzi?". 
mi dispiace sul serio di avervi fatto aspettare tanto! imploro il vostro perdono!! ho aggiornato prima che potevo, dato che venerdì parto e sarò di ritorno solo martedì sera tardi. nn volevo prolungare l'attesa. vi chiedo ancora scusa!!! adesso vi lascio al cappy, cn un grazie ENORME a tutti coloro che mi hanno seguito e ke hanno lasciato un commento! grazie, vi adoro!!Avvsi x tutte color ke amano la Squadra dei Sette: nn mi morite davanti al computer, qundo arriveranno! specie tu, Vi-chan! mi raccomando!


Capitolo 29: Ma chi è questo pagliaccio?
 

Inuyasha fissò ansiosamente il cielo nuvoloso, chiedendosi dove si fosse cacciato quel maledetto bastardo. Naraku sembrava come sparito nel nulla e loro non avevano la più pallida idea di dove andarlo a stanare.
Inoltre, senza Kaori, bloccata nel futuro da una tosse tremenda, e Reito, impegnato a difendere la sua tribù, l’atmosfera del gruppo si era decisamente incupita.
Senza quei due a battibeccare o ad affrontarsi per dimostrare la propria abilità, le cose non sembravano più le stesse.
Tamburellò le dita artigliate sull’elsa di Tessaiga e sbuffò “Dobbiamo capire dove si è cacciato Naraku. Non possiamo continuare a girare in tondo!”.
“Fosse facile!” brontolò Miroku, fissando impensierito il Vortice del Vento “Quel dannato è come sparito dalla circolazione!”.
“Qualcosa mi dice che ha trovato un buon nascondiglio” suggerì Kagome “E ci sta aspettando lì, mentre recupera le forze”.
“La cosa non mi piace” mormorò Sango, accarezzando leggermente Kirara “Anche perché Kohaku è ancora sotto il suo controllo”.
“Libereremo tuo fratello dall’influsso di quel maledetto” le promise il monaco, prendendole le mani nelle proprie “Abbi fiducia, Sango”.
La sterminatrice sorrise appena, sperando intensamente che le parole di Miroku potessero diventare realtà. Suo padre, nella Grotta degli Spiriti, le aveva insegnato un modo per liberare Kohaku dal controllo di quel dannato demone.
Tuttavia, non riusciva a tranquillizzarsi; quella tecnica esigeva l’energia spirituale di un uomo illuminato, un monaco, e non c’era la certezza di riuscita.
Se avesse fallito anche in un minimo passaggio, avrebbe rischiato di perdere sia il fratello che l’amore della sua vita.
Sentì un brivido attraversarle la schiena, ma s’impose di scacciarlo; doveva avere fiducia in Miroku e nei suoi amici. Loro l’avrebbero aiutata.

 

Il giorno successivo, il gruppo si rimise in cammino, cercando una labile traccia del loro nemico comune.
Mentre attraversavano i campi di un villaggio, notarono una nutrita guarnigione di soldati, armati di tutto punto, che si dirigevano nella direzione opposta alla loro.
“Si preparano ad un’altra guerra?” chiese Inuyasha, “Non credo” replicò Miroku “Sembra più una spedizione di cattura”.
“Comunque sia, sono armati pesantemente” notò l’hanyou, fissando il reggimento sfilare dinanzi a loro. E questo vuol dire solo una cosa mormorò tra sé Il loro nemico dev’essere piuttosto potente.
Con uno sbuffo seccato, riprese a camminare, seguito dagli amici, ma non si sentiva tranquillo. Nell’aria aleggiava un odore strano… stava per succedere qualcosa, se lo sentiva dentro.
Dopo qualche ora di cammino, si ritrovarono a costeggiare rigogliosi campi di riso, ma l’atmosfera che si respirava non era affatto tranquilla. Un trio di contadini stava discutendo animatamente sul ritrovamento della guarnigione di frontiera, totalmente massacrata.
“Era una scena spaventosa. Non sembrava opera di esseri umani” mormorò uno di loro. “Si dice in giro che siano stati gli spettri della lapide dei Sette” aggiunse un altro “che avrebbero invocato una maledizione su di noi”.
Gli spettri della lapide dei Sette? si chiese Kagome, continuando a condurre la sua bicicletta. Ma di che stavano parlando quegli uomini?
Miroku si fermò di colpo e, dirigendosi verso di loro, disse “Scusate. Posso farvi una domanda?”.
Inuyasha incrociò le braccia sul petto “Ma che fa, adesso?”, “Non possiamo mica passare oltre senza indagare” replicò la miko. Con uno sbuffo, il mezzo-demone seguì gli altri e si fermò ad ascoltare le parole dei tre contadini.
“La lapide dei Sette è una pietra tombale costruita per placare lo spirito della Squadra dei Sette” spiegò uno di loro. Interessato da quella strana situazione, Miroku si fece più vicino, chiedendo “E la Squadra dei Sette?”.
Il contadino interpellato spiegò “La storia risale a dieci ani fa. La Squadra dei Sette era un gruppo di guerrieri provenienti dalle terre ad Est”.
“Erano mercenari” aggiunse “Dicevano di non voler giurare fedeltà a nessun signore ed andavano ad offrire i loro servigi dove c’era guerra, spostandosi di villaggio in villaggio”.
L’uomo alla sua destra continuò “Erano combattenti straordinari. In sette, valevano almeno come cento soldati!”. Il terzo scosse la testa “Solo che il loro modo di uccidere era eccessivo. Chi veniva attaccato dalla Squadra dei Sette, veniva sempre smembrato, o arso vivo”.
Il gruppo storse il viso in un’espressione preoccupata; quella storia non prometteva niente di buono. Il primo contadino continuò “In breve, era una banda di degenerati, che provava piacere nel causare morte e sofferenza”.
Kagome rabbrividì e strinse con forza il piccolo Shippo, che divenne improvvisamente rosso per mancanza d’ossigeno.
“Perciò, ad un certo punto, i feudatari della zona, temendo la loro forza ed il loro comportamento disumano, decisero di eliminarli una volta per tutte” continuò l’uomo. “Ma ci volle molta fatica per prenderli” aggiunse serio, “Posso immaginarlo” mormorò Miroku.
“I Sette cercarono di scappare, passando per le montagne” continuò uno dei contadini “Ma i nemici li superavano enormemente in numero”.
“Alla fine, furono catturati in un villaggio isolato, poco a Nord di qui” continuò un compagno “E lì furono tutti decapitati e seppelliti”. “Nonostante ciò, la gente del luogo aveva paura di una loro maledizione” mormorò serio “Così costruì una lapide ai piedi della montagna Sacra, per compiacere e rasserenare i loro eventuali spiriti inquieti”.
“E quella è la lapide dei Sette” concluse, “Però, prima stavate parlando di una maledizione attuale” mormorò Kagome.
I tre storsero il volto, decisamente preoccupati; doveva essere successo qualcosa di grave per far temere una maledizione da parte di quei mercenari.
“Sì” mormorò uno di loro “Corre voce che la lapide dei Sette si sia spaccata in due. Da sola, senza essere colpita da un fulmine o altro”. “Così, si crede che gli spiriti dei Sette ne siano usciti, giusto?” chiese un compagno, ricevendo risposte affermative dagli altri due.

“Mmm… Dei non-morti?” mormorò Miroku, quando ripresero il viaggio, lasciandosi alle spalle i campi coltivati.
“Tu che ne pensi di questa storia, Miroku?” gli chiese Sango, fissandolo incuriosita. “In giro ci potrebbe essere solo una banda di demoni qualunque, venuti alla luce dopo la scomparsa di Naraku” commentò il monaco.
“Spettri, demoni…. Qualunque cosa siano, a me non importa” rispose Inuyasha “Adesso, andremo in quel posto e cercheremo di sistemare questa faccenda alla svelta. Basterà ammazzarli non appena si faranno vedere”.
Kagome lo ascoltava distrattamente, quando si fermò di colpo e l’hanyou le rivolse uno sguardo incuriosito “Kagome, hai sentito qualcosa?”.
“Sì” mormorò lei, guardandosi intorno, “C’è un frammento della Sfera nelle vicinanze”.
Kirara balzò giù dalla spalla di Sango, che la richiamò, ma il demone gatto sembrò non sentirla. Assunse le sue sembianze da felino ed iniziò a correre verso la foresta, subito seguita dalla sterminatrice.
Le due si alzarono in volo, svanendo ben presto tra le nubi candide, senza che gli amici avessero capito cosa fosse successo. Confusi, si fermarono ad aspettare la giovane in una piccola radura, quando un improvviso scoppio attirò la loro attenzione.
“Avete sentito?” chiese Shippo, affacciandosi dalla cesta in vimini dove amava viaggiare, “Cos’era quel rumore?”.
Kagome alzò lo sguardo verso la fonte del suono “Non so se sia possibile ma sembravano dei fucili”. “Dei fu-cosa?” chiese Inuyasha, fissandola confuso; ancora quelle dannate parole della sua epoca! Possibile che ne tirasse sempre fuori una nuova?
Dopo qualche istante, s’irrigidì, percependo un odore ben poco rassicurante, e saltò sul ramo di un albero per osservare il paesaggio circostante.
“C’è odore di sangue nell’aria” mormorò Miroku, “Sì, hai ragione. È sangue umano” confermò l’hanyou “Ed anche in grandissima quantità, temo”. Con un balzo, iniziò a correre verso il luogo da cui proveniva quell’odore, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo.
Riesco a sentirlo mormorò nella corsa È un odore lieve, ma è proprio quello di una tomba!.
Quando raggiunse il punto da cui proveniva l’essenza di sangue e sepolcro, rimase a bocca aperta davanti al massacro che gli si presentò davanti.
“Che cos’è successo, laggiù?” gli domandò Kagome, raggiungendolo assieme a Miroku, “Non venite!” ordinò lui. La ragazza si fermò di colpo, inorridendo alla scena che scorse poco più avanti.
Cadaveri di uomini e cavalli giacevano in pozze di sangue vermiglio, mentre, a poca distanza dal massacro, una figura era intenta ad osservare un fucile, incurante dei corpi che la circondavano.
“Sono i soldati che abbiamo incontrato per strada” disse Miroku, osservando la scena.
Ma chi sarà quel tipo laggiù? si chiese il mezzo-demone Ha un aspetto strano… Per non parlare dell’odore! Qualcosa non mi quadra….
“Li ha uccisi tutti da solo?” sussurrò Kagome, fissando incredula la quantità di cadaveri sparsi nella gola. Sembrava impossibile, eppure era l’unica spiegazione plausibile.
Sentendo le loro voci, lo sconosciuto si voltò verso di loro, mostrando un viso delicato, quasi effeminato. Gli occhi neri brillavano come due pezzi d’onice, risaltando sulla pelle bianca dipinta da due segni violetti. I capelli castani erano raccolti dietro la testa da un grazioso fermaglio azzurro, con piccoli dettagli rossi.
Per un attimo, Inuyasha si chiese se quello che aveva davanti fosse un uomo oppure una donna… Questi si alzò in piedi e, dopo averli squadrati per un lungo istante, sgranò gli occhi e chiese ridendo “Ma tu non sarai per caso… Inuyasha?”.
La sua voce, maledettamente femminile, mise a disagio l’interpellato, confondendolo ulteriormente sulla natura di quello strano tipo che aveva davanti.
“E tu come diavolo fai a conoscere il mio nome, pagliaccio?” sbottò nervoso, pronto a mettere mano a Tessaiga.
Lo sconosciuto arrossì lievemente e, facendo gli occhi languidi, sussurrò “Che carino!!”.
Il gruppo rimase bloccato in silenzio alquanto imbarazzante, mentre l’hanyou mormorava Questo tipo non mi piace. È… strano!.
Dai recessi della sua memoria, riaffiorò una conversazione avuta con Kagome e Sota, risalente a diverso tempo prima.

Flashback
Era stato quando era rimasto bloccato per alcuni giorni nel mondo di Kagome.
Sota gli stava strofinando una strana sostanza oleosa tra i capelli; per lavarli, diceva lui.
“Certo che, anche da umano, hai i capelli davvero lunghi! Qui potrebbero prenderti per un gay!”.
Lo youkai lo fissò stranito “E che diavolo sarebbe un gay?”; non aveva mai sentito una parola del genere.
Kagome trattenne una risata e spiegò “Sai la mania che ha Miroku per le donne? Beh, è la stessa cosa, solo che sono uomini a cui piacciono altri uomini”.
Il mezzo-demone sgranò gli occhi “E voi mi paragonate ad… ad un tipo del genere solo perché ho i capelli lunghi?!? Ma in che razza di società vivete, si può sapere?”.
Fine Flashback

Gay. Quella parola gli rimbombava nella testa come un’eco. Sì, quel tipo era sicuramente uno a cui piacevano gli uomini; e lui non aveva alcuna intenzione di finire tra le sue grinfie!
Per un attimo, si chiese cos’avrebbe detto Kaori, se fosse stata lì… Probabilmente sarebbe scoppiata a ridere come una matta, piangendo per le risate.
Il tipo si poggiò la spada insanguinata sulla spalla e mormorò “Quelle orecchie sono così incredibilmente adorabili!”.
Uno sguardo ben poco rassicurante gli apparve in volto, mentre si leccava le labbra, dicendo “Le voglio”.
Ma che cos’ha in mente, questo tizio? si domandò il giovane, tenendo tutti i sensi all’erta. “Insomma, posso sapere chi sei in realtà?” chiese teso “Non hai l’odore di un essere umano vivo. Puzzi di carne putrefatta e di terra tombale”.
Kagome sgranò gli occhi, mentre Miroku s’irrigidiva “Inuyasha… vuoi dire che lui…?”. L’altro non gli lasciò finire la frase “Sì. Purtroppo la gente di quel villaggio aveva ragione. Gli spiriti della Squadra dei Sette sono usciti dai loro sepolcri”.
“I Sette mercenari deviati a cui fu data la caccia e che finirono per essere decapitati” sussurrò il monaco, comprendendo appieno chi avessero di fronte. Poi si rivolse direttamente al giovane che aveva davanti “Tu sei uno di loro, giusto?”.
Vedendo che quel pagliaccio non gli rispondeva, limitandosi a fissarlo incuriosito, alzò il tono di voce, puntandogli contro il bastone “Rispondimi!”.
Il mercenario sorrise, mentre gli occhi neri gli brillavano come gemme “Inuyasha è carino, ma anche questo monaco è un tipo affascinante!”.
Un secondo, imbarazzante silenzio cadde sul gruppo, mentre Inuyasha e Miroku aggrottavano la fronte: quel tipo era proprio un caso disperato!
“Vi prego!” implorò il monaco, mettendo mano al rosario “Lasciate che lo risucchi!”; lui era abituato a fare avances, non a riceverne! Specie da un altro uomo! Questo era troppo! Ne andava del suo orgoglio!
Il mezzo-demone non batté ciglio a quella richiesta “Fa’ pure”, ma la voce di Kagome lo bloccò “Aspetta! Ha un frammento della Sfera dei Quattro Spiriti su di sé”.
“Dev’essere grazie a quello che dev’essere ritornato in vita” aggiunse seria, mente il dubbio su come se lo potesse essere procurato si faceva largo nella sua mente.
Fu l’hanyou a dare voce ai suoi pensieri “Dannazione! Dove l’avresti preso quel frammento, maledetto?”.
Il tizio ridacchiò, dicendo “Ma lo sai che se ti arrabbi… diventi ancora più carino?”.
“Basta con le chiacchiere!” sbottò l’altro, lanciandoglisi contro, “Adesso, se non vuoi venire fatto a pezzi, ti conviene dirmi tutto ciò che sai!”.
La lama letale di Tessaiga brillò sotto la luce del sole, sottolineando la serietà della minaccia.
Il mercenario sorrise “Ma guarda. Anche tu hai una spada niente male… Chissà, fra la mia e la tua… Quale sarà la più letale!”.
Il suo attacco fu rapido ed imprevedibile, mentre la lama che aveva tra le mani serpeggiava nell’aria, pronta a colpire il bersaglio.
Inuyasha rimase sorpreso e fece appena in tempo a ripararsi con la propria katana, smorzando il colpo. Quel tizio riservava parecchie sorprese. Avrebbe fatto bene a non lasciarsi cogliere impreparato.
“Inuyasha, attento!” gridò Kagome, facendo per avvicinarsi, ma Miroku la fermò e si rivolse all’amico “Non sottovalutarlo. La sua spada ha dei poteri nascosti”.
Come a confermare le ultime parole del bonzo, il mercenario ritirò la spada e sussurrò “Vedrai!”.
Mi era sembrato strano il modo in cui quei soldati erano stati uccisi rifletté il mezzo-demone Abbattuti con un unico colpo, senza che avessero il tempo di preparare una risposta.
Fissò con rabbia il proprio avversario, mormorandoImmaginavo un’arma lunga e rapida, ma non è solo questo. La sua spada è….
Non ebbe tempo di rifletterci ulteriormente, che l’avversario sferrò un altro colpo, riuscendo a ferirlo ad un braccio. Quella dannata lama si muoveva in maniera stranissima, neanche fosse una frusta o qualcosa di quel tipo!
Prevederne i movimenti non era affatto facile, neanche per i suoi sensi sviluppati.
“Oh, no!” gemette Kagome “È stato colpito!”, “Quella spada si piega!” esclamò Shippo, sbarrando gli occhi per la sorpresa.
Non era difficile capire perché Inuyasha non fosse riuscito a prevedere il colpo; era quasi impossibile capire come si sarebbe piegata quella lama!
“Sì, signori!” esclamò il mercenario, scagliando un altro fendente “È la spada del grande Jakotsu, capo avanguardia della Squadra dei Sette!”.
“Sei solo un esaltato!” replicò il mezzo-demone, respingendo l’attacco, rivelando così varie mezzelune di metallo, unite tra loro nel formare una lunga lama decisamente letale.
Un brevissimo silenzio calò sulla gola, mentre i componenti del gruppo si rendevano conto di quanto fosse pericolosa quella spada.
Jakotsu lanciò un ulteriore attacco, poi altri in rapida successione, incalzando l’hanyou, costretto alla ritirata per non farsi colpire.
“Anche se la respinge, riesce a colpire” sussurrò Miroku, “Più che una spada, sembra un serpente” aggiunse la miko, stringendo Shippo tra le braccia.
Gli attacchi di quella dannata lama saettante si susseguivano senza sosta, costringendo l’avversario a compiere continui balzi all’indietro.
“Allora, ti piace?” chiese il mercenario, con una scintilla d’eccitazione nello sguardo nero.
Dannazione! imprecò Inuyasha, evitando un’altra sequenza di attacchi; quella spada gli stava causando più problemi del previsto!
“È divertente!” esclamò allegro Jakotsu, apparentemente entusiasta del fatto che il suo nemico si stesse rivelando piuttosto caparbio.
Il giovane gemette appena quando la lama gli causò una ferita al viso, Accidenti! non riesco a prevedere da dove arriverà il prossimo colpo.
Vide il mercenario ansimare, gli occhi illuminati da una scintilla di bramosia ed eccitazione che lo facevano rabbrividire.
“Sì, così!” sussurrò affannato, fissandolo con cupidigia “Quello sguardo deciso mi eccita da morire! Ancora!”.
Un altro fendente si diresse verso il mezzo-demone, ma venne prontamente fermato dall’hiraikotsu di Sango, arrivata proprio in quel momento.
Il boomerang d’osso venne avvolto dalle mezzelune metalliche, rendendole inoffensive, e la sterminatrice apparve agli occhi dei compagni, in groppa a Kirara.
“Sango!” esclamò Kagome, vedendo l’amica atterrare, ma questa non la sentì e si rivolse all’hanyou “Inuyasha! Che succede? Stai bene, Inuyasha?”, “Certo!” replicò lui.
Una scintilla d’odio puro attraversò lo sguardo di Jakotsu, mentre questi fissava la sterminatrice appena sopraggiunta, “Una donna?!”.
No, quell’essere inferiore non doveva interferire nello scontro! Con rabbia, menò un potente attacco, mirando proprio a Sango, che rimase leggermente ferita all’avambraccio.
“Non metterti in mezzo, donna!” sibilò furioso “Non devi disturbare l’incontro di passione tra me ed Inuyasha!”.
Troppo tardi si accorse che il suo focoso avversario gli stava arrivando contro e non riuscì ad evitare il pugno che lo colpì in pieno volto.
“Ora mi hai stancato, brutto pagliaccio!” sbraitò Inuyasha, colpendolo con forza; doveva mettere fine a quella storia! Subito!
Sorprendentemente, il mercenario riuscì a non perdere l’equilibrio e, dopo qualche capriola all’indietro, riatterrò sulle ginocchia, poco distante.
Si massaggiò la guancia colpita e mormorò “Andiamo… Non essere così freddo!”.
“Adesso basta. Da chi hai avuto quel frammento della Sfera?” esclamò l’hanyou, sempre più nervoso “Confessalo e non farmi perdere altro tempo!”.
Miroku e Kagome corsero velocemente da Sango, che era rimasta immobile dopo il colpo subito. “Sango!” mormorò il monaco, subito seguito dalla ragazza “Stai bene?”.
Shippo si affacciò dalle braccia della miko e mormorò “Stai perdendo sangue!”, “È solo un graffio” lo rassicurò la sterminatrice.
“Piuttosto, credo che il frammento della Sfera glielo abbia dato Naraku” mormorò seria “La presenza che Kagome ha avvertito prima… era Kohaku. E, intorno a lui, c’erano i soliti insetti velenosi”.
Miroku sgranò gli occhi a quelle informazioni “Quindi tuo fratello è ancora nelle mani di Naraku”. Sango annuì mestamente e Kagome mormorò un piccolo “Mi dispiace”.
Doveva essere terribile per lei sapere che il fratellino era ancora sotto l’influsso di Naraku, il demone che l’aveva manovrato, facendogli uccidere tutta la sua famiglia.
Inuyasha ascoltò le parole degli amici, senza però perdere di vista il proprio avversario, che lo guardò sorridendo, mentre un leggero rossore gli tingeva le guance.
Quello sguardo gli provocò una smorfia, mentre si chiedeva cos’avrebbe potuto fare per togliere di mezzo quel dannato pagliaccio.
Lo metteva in agitazione e la cosa non gli piaceva per niente. “Maledetto” sussurrò irritato, sentendo lunghi brividi di disagio percorrergli la schiena.
Ma altri occhi li fissavano divertiti, mentre una piccola sagoma si affacciava sulla gola in cui si trovavano.
“Eccolo lì, già a far baruffa con un uomo” ridacchiò la figura “Quel Jakotsu non cambierà mai!”.
 
Un forte colpo di tosse rieccheggiò dalla stanza fin nel corridoio e la signora Higurashi sospirò, decisamente preoccupata.
Erano giorni che Kaori non faceva che tossire e sembrava che la medicina fornitele dal medico non sortisse alcun effetto.
Kagome le aveva spiegato a grandi linee cosa fosse successo all’amica; quel profumo aveva effetti davvero spaventosi sui demoni.
E la povera demone lupo lo stava subendo sulla propria pelle. Bussò leggermente alla porta ed entrò, dicendo “Kaori, ti ho portato la tisana. Bevila, finché è calda”.
La ragazza alzò gli occhi dal grosso libro che aveva davanti e sorrise da sotto la mascherina di tela che portava.
“La ringrazio, signora Higurashi” sussurrò con la voce arrochita dalla tosse continua “Non ha idea di quanto le sia grata”.
“Non dirlo neanche, cara” sorrise la donna, poggiando un grosso bicchiere sulla scrivania, “Bevila tutta, mi raccomando”.
La fissò per un breve istante e chiese “Hai preso la medicina che ti ha dato il dottore?”. La vide annuire, mentre le indicava il flacone, svuotato per metà; “Non serve a niente. la medicina di questo tempo non mi aiuta”.
“Continua a prenderla” le suggerì Yumico “Magari ha solo bisogno di tempo per agire…”. In realtà, non ci credeva nemmeno lei, ma doveva cercare di tenere alto il morale della giovane.
Le avvicinò il bicchiere con la tisana e sorrise “Dai, prendila. Vedrai che dopo starai meglio”.
“Devo ringraziare le conoscenze di vostro padre, se posso sperare di stare meglio” mormorò la yasha “Questa tisana è un vero balsamo per la gola”.
La medicina che le aveva dato il medico non dava alcun miglioramento e solo quell’infuso di erbe medicinali le donava un po’ di sollievo. Per un paio d’ore, la tosse scompariva, ma, anche se l’effetto non durava molto, era sempre meglio che tossire continuamente!
Fortuna che il signor Higurashi se ne intende quasi quanto la nipote, di erbe curative sussurrò tra sé Peccato che non riesca a capire quello che serve a questa tisana per diventare un antidoto.
L’anziano sacerdote aveva fatto numerose ricerche, tra vecchie pergamene ed antichi libri di medicina che conservava nel magazzino accanto al tempio.
Ma i suoi sforzi non avevano dato i risultati sperati; mancava l’ingrediente principale per neutralizzare il veleno contenuto nel profumo che Takeru le aveva lanciato addosso.
“Notizie di Kagome?” chiese ansiosa, cercando di distrarsi dalla propria situazione, “No, Kaori. Non è ancora tornata dall’epoca Sengoku”.
La giovane sospirò “Mi mancano, sa? Non mi piace dover restare qui, mentre loro continuano a combattere Naraku. Dovrei essere al loro fianco, per aiutarli”.
Mi mancano tutti, compreso Reito… mormorò tra sé Anzi, soprattutto lui. Chissà cosa starà facendo? Avranno trovato il nascondiglio di Naraku? Avranno già affrontato qualche nemico?.
Si passò una mano tra i capelli, borbottando “C’è qualcosa che non mi piace… Ho una strana sensazione. Sta succedendo qualcosa, dall’altra parte. Me lo sento”.
Yumico le accarezzò la fronte, ricordandole maledettamente sua madre; sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma si sforzò di trattenerle. Non voleva che la madre di Kagome si preoccupasse ulteriormente per lei.
“Adesso devi pensare a guarire” le disse la donna “Presto potrai raggiungerli e continuare il viaggio”.
Lei annuì, tornando a fissare il libro di letteratura; non potendo andare nell’epoca Sengoku, si vedeva quasi costretta ad andare a scuola, prendendo appunti per sé e per Kagome.
L’unica nota positiva di quei giorni era che Takeru le stava alla larga, dopo l’incidente della boccetta. Qualcosa le diceva che erano Dembe ed il suo gruppo a tenerglielo lontano, soprattutto adesso che sapevano cosa le facesse quel pervertito.
Inoltre, sembravano aver intuito che la causa di quella tosse perenne era l’essenza creata della famiglia Nagai e facevano di tutto per farle respirare aria più pulita.
Kaori si ritrovò a sorridere, pensando che Dembe si stava comportando da vero amico. Il passato era passato, nessuno dei due voleva più pensare a quello che era successo due anni prima ed a lei andava benissimo così.
Con un sospiro, si tolse la mascherina e bevve avidamente la tisana, sorridendo quando sentì il bruciore alla gola diminuire.
Amici, anche se non sono con voi, vi penso sempre sussurrò tra sé, fissando il paesaggio fuori dalla finestra, Vorrei tanto riprendere il viaggio, ma ora.. sarei solo un peso. Vi prego, state attenti!.
Se avesse saputo in che situazione si trovavano i suoi compagni, probabilmente avrebbe mandato al diavolo la propria salute e li avrebbe raggiunti.
Lei non ne sapeva ancora niente, ma la Squadra dei Sette si sarebbe rivelata un’avversaria decisamente dura da abbattere.      

 

ecco fatto, ragazze, nuovo cappy postato!! spero tanto vi sia piaciuto, ho voluto inserire la Squadra dei Sette, xkè è qualcosa di assolutamente fenomenale!! scusate se nn posso ringraziarvi cm si deve, ma vado di corsa. bacioni a tutte!! presto inserirò un immagine di Kaori. bacioni!! besos y saludos desde Madrid!! vi penserò tantissimo!! vi adoro!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Il duello ***


Salve a tutt! nn starò a perdere tempo x scusrmi el mi madornale ritardo, nn voglio annoiarvi inutilmente sui miei problemi di vario genre, piuttosto, voglio ringraziare tt coloro ke seguono questa Ff, dandomi un motivo x continuarla. in particolare, ringrazio Rika Red (visto ke ce l'ho fatta? ^_^), Franky91, Inuyasha_Fede, Shadow_shine, little Natsune, Nozomi-chan, visbs88 e ultime, ma nn meno importanti, Mei91 e DolceLuna91. ragazze, senza di voi, nn ce la farei ad andare avanti. grazie, grazie mille! dal profondo del cuore! adesso vi lascio al cappy, spero sia di vostro gradimento.

Capitolo 30: Il duello
 

Reito fissò ansiosamente il confine da poco tracciato, aguzzando lo sguardo alla ricerca di potenziali nemici.
Ayame, nascosta sulla cima opposta della gola, gli lanciò un’occhiata impensierita ed il ragazzo vide le sue labbra muoversi in un sussurro impercettibile.
“Non mi piace questa calma” stava mormorando “C’è qualcosa che non mi torna”.
Annuì in segno di assenso e tornò a fissare il fondo della vallata; pochi kilometri più in là, c’era l’accampamento nemico, se poteva definirsi tale un ammasso informe di rifugi improvvisati tra le rocce e gli alberi.
Erano settimane che quella guerra andava avanti ed il giovane sospirò, pensando che se non fosse stato per l’aiuto fornito da Koga e dai suoi, si sarebbero trovati in una gran brutta situazione.
Ovviamente, il giovane capo della tribù Yoro dell’Est non aveva alcuna intenzione di lasciare la propria futura sposa in pericolo ed era arrivato con un numeroso gruppo di guerrieri.
Un movimento improvviso attirò la sua attenzione e fece segno ad Ayame di non muoversi, mentre lui scendeva nella gola, nascosto da alcuni gruppi di rocce.
Celandosi alla vista del grosso demone orso, lo seguì a debita distanza, chiedendosi cosa diavolo avesse in mente.
Riconosceva l’intenso odore di muschio selvatico che lo accompagnava; quello era il comandante delle truppe di Naraku.
Ma perché si stava dirigendo verso il loro territorio senza una scorta che lo proteggesse? 
Ayame ha ragione, qui c’è qualcosa che bolle in pentola mormorò il giovane Mi chiedo cos’abbiano in mente questi dannati!.
Lanciò uno sguardo d’intesa all’amica, che corse via, in direzione della valle dove si nascondeva la tribù. Era meglio prepararsi al peggio, nel caso che l’orso avesse avuto cattive intenzioni.
Saltando da un ramo all’altro, superò il demone e raggiunse il resto della piccola armata che formava l’avanguardia della tribù Yoro del Nord.
“Sta arrivando il comandante. Ed è solo” mormorò a Yamato, che smise subito di affilare la katana.
Solo?” ripeté incredulo “Ne sei sicuro?”, “Sì, e la cosa non mi piace. Sento puzza di trappola”.
Il fratello annuì serio e si avvicinò al Patriarca, che stava seduto su una roccia poco distante.
L’anziano lupo ascoltò attentamente le ultime novità e mormorò “Aspettiamo. Non credo molto in questa ipotesi, ma potrebbe venire in pace”.
Sussurrò qualcosa al giovane accanto a lui e questi annuì cupo, riferendo agli altri compagni gli ordini ricevuti.
Cinque lupi sparirono nel folto della macchia, pronti a respingere qualunque eventuale attacco a sorpresa.
Non ci si poteva fidare degli emissari di Naraku!
Dopo qualche minuto, il grosso demone orso apparve alla fine dello stretto sentiero e si avvicinò con passo deciso e spavaldo.
Molti lupi gli mostrarono le zanne in segno di avvertimento, ma il Patriarca fece loro segno di restare ai loro posti.
“Cosa ti conduce qui, Genjo?” chiese con voce pacata, “La fine di questo conflitto” replicò l’orso.
“Mi auguro che tu non stia cercando d’ingannarci” sibilò Yamato, stringendo l’elsa della katana “In quel caso, non riusciresti a tornare al tuo campo”.
Il demone si grattò distrattamente un orecchio nero come la pece e sorrise “Se avessi avuto queste intenzioni, non sarei venuto da solo e disarmato”.
Koga, ormai onnipresente assieme alla propria tribù, ringhiò appena “Conosco abbastanza Naraku ed i suoi trucchi per essere certo che tu stai nascondendo qualcosa”.
Gli occhi rossi del demone scintillarono per l’ira, che però fu immediatamente soffocata. “Sono qui per farvi un’offerta ragionevole” disse con tono spavaldo “Un’offerta che non potete rifiutare, se avete un minimo di cervello”.
Sakura ringhiò in segno di sfida “Se stai cercando di convincerci con le buone a lasciare il territorio in cui viviamo da secoli, stai solo sprecando fiato grassone!”.
Yamato socchiuse gli occhi e le poggiò una mano sulla spalla, sussurrandole “Non otterremo niente di buono in questo modo. Ascoltiamo cos’ha da dirci”.
La giovane scosse la chioma rosso rubino e sibilò “Vuole ingannarci, me lo sento! C’è odore di tradimento nell’aria”.
Genjo sbuffò “Mi permettete di parlare? La mia offerta è molto semplice. Organizzeremo un duello”. Una scintilla eccitata gli illuminò lo sguardo color sangue “Il nostro campione contro il vostro più valente guerriero”.
Davanti alle facce attonite dei presenti, continuò “Chi vince, resterà in questo territorio. I perdenti avranno tempo fino al tramonto per raccogliere le loro cose e smammare”.
“Il duello si svolgerà con delle regole molto semplici. Nessuno dei contendenti dovrà essere armato” disse sorridendo “Potranno contare solo sulla loro forza fisica”.
Uno sguardo divertito gli apparve in volto “In teoria, dovresti essere tu a batterti, vecchio lupo. Ma direi che l’età ti stroncherebbe ancor prima del nostro campione”.
Un ringhio di rabbia e sfida eccheggiò in tutta la vallata, mentre le due tribù Yoro reagivano all’offesa della loro guida.
Il Patriarca si limitò a rispondere “Vedo che conti molto sul tuo campione. È vero, l’età ha appesantito i miei muscoli, ma non ti conviene sottovalutarmi”.
Si erse in tutta la sua mole ed aggiunse “Non sarò più forte come un tempo, ma ho compensato la forza scemata con la saggezza. È una cosa che tu non potrai mai capire”.
Il demone orso rise “Certo, lupo bianco, continua a credere in un sogno. Ma adesso ti conviene scegliere il tuo campione”.
Koga si fece avanti e, inginocchiandosi davanti al Patriarca, disse “Sono pronto a difendere la tribù fino all’ultimo respiro. Anche a costo della mia vita”.
Ayame si portò le mani alla bocca, reprimendo un gemito; non poteva immaginare Koga sfidare quel colosso e rischiare la propria vita per lei e la tribù. Quel pensiero le era insopportabile!
Il vecchio lupo scosse la testa “Ammiro il tuo coraggio, giovane Koga, e la tua forza è riconosciuta da tutti”.
Un sospiro gli sfuggì dalle labbra “Ma il tuo compito è quello di difendere mia nipote e prendere il mio posto quando i Kami mi chiameranno al loro cospetto”.
Koga annuì, comprendendo il compito che gli era stato affidato, ed Ayame gli strinse la mano.
Yamato si fece sentire oltre il coro di voci che si era formato “Se siete d’accordo, mio signore, affronterò io il campione dell’esercito di Naraku”.
Reito scosse la testa e gli poggiò una mano sulla spalla “No, Yamato. Tu devi restare qui, accanto al Patriarca”.
Lanciò uno sguardo alla giovane poco distante ed aggiunse in un sussurro “E devi stare accanto a Sakura. Non voglio che il mio nipotino cresca orfano”.
Il fratello arrossì appena “Come… come lo sai?”, “Non ci vuole un genio per capirlo, dato che fai di tutto per non farla affaticare”.
“Inoltre, ti pari sempre davanti a lei durante i combattimenti” aggiunse “I vostri sguardi parlano da soli”.
Un sorriso comprensivo gli illuminò il volto “Tu hai lei ed il piccolo da proteggere, Koga ha Ayame… Io non ho nessuno. È meglio che affronti io quel tipo”.
“Ma Reito…” cercò di bloccarlo Yamato, ma l’altro scosse la testa, facendogli capire che insistere era totalmente inutile.
S’inginocchiò davanti al Patriarca e mormorò “Mio signore, affronterò io il campione di Genjo, se lo desiderate”.
“Reito, sei ancora molto giovane” disse il lupo “Sei sicuro di questa decisione? Potresti perdere la vita”.
“Ne sono consapevole, Patriarca” sussurrò lui “Ma conosco i miei limiti e so che questo è il primo passo per arrivare a Naraku e vendicare il sangue di cui si è macchiato”.
La scintilla che gli brillò nello sguardo color ghiaccio indusse il capo tribù ad acconsentire.
Sapeva bene che non desiderava altro che vendicare la morte dei suoi genitori, uccisi proprio da Naraku; non poteva negargli quell’occasione.
“E sia” mormorò, arrendendosi davanti all’evidenza, “Ma bada, giovane Reito. Il futuro della tribù è nelle tue mani”.
Il ragazzo annuì serio e si avvicinò a passo deciso al comandante di Naraku, che ridacchiò “E voi vorreste mandare in campo questa pulce?”.
Il demone orso ruggì allegro “Vi volete condannare! Non resisterà un minuto contro il mio campione!”.
“Questo è tutto da vedere” replicò Reito, fissandolo con aria truce, “Non ti conviene sottovalutarmi”.
Il tono carico di disprezzo che aveva usato sorprese l’avversario, che rimase basito per qualche istante, poi annuì “Bene. Il duello si svolgerà sull’altopiano domani all’alba. Vedi di esserci”.

Reito osservò cupamente il sole tramontare oltre le colline, chiedendosi cosa stessero facendo i suoi amici.
Chissà se erano riusciti a rintracciare Naraku, se l’avevano sconfitto, se stavano bene… Ma sopratutto, Kaori stava bene?
Erano riusciti a darle un antidoto che l’aiutasse a mettere fine a quella terribile tosse che non le dava pace?
Quelle domande gli rimbombavano ossessivamente nella testa, mandandogli i primi sintomi di una tremenda emicrania.
Aveva mandato Howaito a raccogliere qualche notizia, ma quelle che aveva ottenuto non gli piacevano. Il suo fido amico non aveva più visto la yasha del Sud con il resto del gruppo dal giorno della loro partenza.
Con un sospiro, si appoggiò alla parete in pietra e fissò Nelseiga, chiedendosi come si sarebbe battuto senza la sua arma.
Non che non l’avesse mai fatto, ma quella katana era un simbolo per lui, un ricordo prezioso del passato che rimpiangeva accanto ai suoi genitori.
Anche se la zanna con cui era stata forgiata gli apparteneva (e storceva ancora il viso al dolore provato quel giorno), era stato qualcosa di meraviglioso vedere suo padre sorridere con orgoglio nel porgergliela.
Non avrebbe mai dimenticato quei momenti e sentì il dolore della perdita farsi più forte.
Scosse la testa per allontanare quei pensieri e decise di riposarsi un po’; il combattimento contro quel gigante di un demone drago non sarebbe stato affatto facile.
Ne conosceva la forza, dati gli ultimi scontri, e sperò intensamente di non dover ricorrere al tutto per tutto.
Innervosito, strinse con più forza la propria spada e fissò il sole morente, mentre il cielo si tingeva di un blu intenso.
Yamato apparve improvvisamente al suo fianco e gli poggiò una mano sulla spalla “Nel campo, stanno tutti parlando della tua decisione. Perfino il Patriarca si è spaventato!”.
Una leggera risata gli sgorgò dalla gola “Quando ti metti in testa qualcosa, è un’impresa farti cambiare idea”.
Il fratello sorrise appena, ma la risata gli morì sul nascere quando l’altro mormorò “Comunque, non puoi mentirmi. Puoi provare ad ingannare te stesso, ma con me non funziona”.
“A cosa ti riferisci?” chiese teso, “Al fatto che non hai nessuno a cui tieni” replicò Yamato “C’è qualcuno che occupa un posto speciale nel tuo cuore”.
Sakura gli arrivò alle spalle, portando con sé alcuni vassoi carichi di cibo, “Posso sapere di chi si tratta? Vorrei conoscere questa ragazza che è riuscita a rendersi interessante ai tuoi occhi”.
“Avete deciso di farmi un terzo grado, per caso?” esclamò il demone, arrossendo involontariamente. Dannazione, in che situazione era finito!
“Tanto non c’è bisogno che parli” ridacchiò il fratello “Io so già chi è questa fanciulla”, “E chi è?” chiese Sakura.
“Ha lunghi capelli neri come la notte, occhi verdi come le praterie ed un caratterino tutto pepe” sorrise Yamato “Ho tralasciato qualcosa?”.
“Conosco una ragazza che corrisponde a questa descrizione” ridacchiò Koga, arrivando con Ayame, “Un tipetto davvero esuberante!”.
Il povero Reito divenne scarlatto ed abbassò lo sguardo, cercando una scappatoia per sfuggire a quei sorrisetti maliziosi.
“Aspetta, non starai parlando di Kaori?!” esclamò Ayame, prima di battere le mani allegramente “Me lo sentivo che quella yasha aveva qualcosa di speciale!”.
“Piantatela!” sbottò il giovane, così rosso che sembrava sul punto di andare a fuoco “Cucitevi quelle dannate boccacce!”.
Un’allegra risata si propagò nella grotta, prima che Sakura chiedesse qualche informazione in più sulla ragazza.
“Kaori è la figlia del capotribù del Sud” spiegò Koga “È piuttosto giovane, ma ha un coraggio incredibile! L’ho vista in azione con i miei occhi! È formidabile!”.
A quelle parole, Reito lo fissò serio “Voglio che mi racconti cos’è successo un anno fa a Kaori, durante il suo primo scontro con Naraku”.
Il suo sguardo si fece improvvisamente cupo “Sango e Kagome mi hanno fatto capire che quel giorno… lei rimase uccisa”.
Il capo della tribù Yoro dell’Est annuì ed iniziò a raccontare tutta la faccenda, senza tralasciare nessun particolare; se lo avesse fatto, probabilmente l’amico lo avrebbe morso per ottenere altre informazioni.
La notte era scesa cupa sulle montagne, quando concluse la storia, spiegando come Kaori fosse tornata in vita grazie alla portentosa spada di Sesshomaru.
La compagna di Yamato rimase senza parole per un lungo istante, poi sorrise “Reito, hai trovato proprio un bel tipetto! È incredibile quello che ha fatto!”.
“E non ha salvato solo il padre” mormorò il diretto interessato, guardando l’orizzonte “Ha salvato anche me”.
“Spero che il vostro rapporto sia migliorato da quando l’ho vista” disse il fratello “Quella volta, minacciò di trasformare la tua coda in un cuscino, se non la smettevi di insultarla!”.
Un vago rossore imporporò le guance dello youkai, che annuì, rivolgendo uno sguardo mesto ai confini meridionali.
“Ma adesso sta male…” sussurrò teso “È stata colpita dall’essenza prodotta dalla famiglia Nagai, a Sud… Non so se gli altri abbiano trovato un antidoto per guarirla”.
“Kaori è una tosta, vedrai che ce la farà” cercò di rincuorarlo il fratello, anche se conosceva benissimo gli effetti di quel profumo maledetto.
“Lo spero” sussurrò l’altro, fissando il cielo scuro ed augurandosi che la giovane stesse davvero bene.
“Dai, adesso riposati” disse Sakura “Domani ti aspetta una prova molto difficile. Dovrai essere nel pieno delle forze”.
Una scintilla determinata brillò nello sguardo del ragazzo “Naraku non sa ancora chi si è messo contro, ma lo capirà presto”.
 
Inuyasha alzò lo sguardo dalla figura addormentata di Kagome e s’irrigidì nel sentire aria di guerra spirare da Nord.
Reito è laggiù a combattere contro l’esercito di Naraku sussurrò nervoso E noi non abbiamo ancora trovato una singola traccia di quel maledetto!.
In compenso, avevano conosciuto i suoi nuovi, formidabili alleati; una banda di mercenari sanguinari riportati in vita dai frammenti della Sfera.
Rabbrividì involontariamente nel ricordare lo scampato pericolo nella gola, dove avevano incontrato i primi due nemici; un mercenario di ambigui desideri sessuali ed un mago dei veleni.
Al solo pensare quell’effeminato di Jakotsu gli veniva la pelle d’oca!
Anche Miroku non ripensava volentieri all’accaduto, ma pensava ancor meno all’incendio in cui aveva rischiato di morire assieme a Sango e Kagome, avvelenati dalla Squadra dei Sette.
Dovevano ringraziare il vecchio Miyoga se non erano passati a miglior vita e, in quell’occasione, Inuyasha aveva pianto per la prima volta da quando si conoscevano.
Il timore di aver perso per sempre la ragazza amata aveva mostrato il suo lato più fragile a nascosto.
Il monaco si sollevò a sedere, osservando l’amico che fissava intensamente a settentrione.
“Brutte sensazioni?” chiese incuriosito, “Al nord si prepara qualcosa” sussurrò l’altro “Qualcosa di grosso”.
“Speriamo solo che Reito se la cavi” mormorò poi “Questa battaglia che sta affrontando non mi piace”.
“Naraku è un essere subdolo, ormai dovresti saperlo” disse Miroku “E Reito non è uno stupido. Vedrai che ci raggiungerà presto”.
“Speriamo che anche Kaori si rimetta al più presto” mormorò l’hanyou “Kagome ha detto che non sta ancora bene, anzi…”.
“Cerchiamo di farci coraggio” lo riprese il monaco “Dobbiamo vedere il lato positivo delle cose, o il destino ci schiaccerà”.
“Sarà come dici tu, ma non mi sento tranquillo” sussurrò il mezzo-demone, lanciando un ultimo sguardo alle montagne innevate, che presto si sarebbero tinte del rosso vermiglio del sangue. 
 
L’alba arrivò limpida e sfolgorante ed i suoi raggi accarezzarono con dolcezza le pendici candide dei monti, tingendole dei colori dell’arcobaleno.
Il sole nascente illuminò la figura di un giovane, stagliata contro la parete di una valle.
Reito socchiuse appena gli occhi quando la luce lo colpì e rimase immobile, fissando con nostalgia i luoghi in cui era cresciuto.
Forse questa è l’ultima volta che posso ammirare l’alba sussurrò tristemente Non mi è mai sembrata così bella e luminosa.
Con una smorfia, cancellò i pensieri cupi dalla propria mente ed iniziò a prepararsi per l’imminente battaglia.
Decise di sciogliere i muscoli indolenziti con un po’ di sano movimento e diede inizio ad alcuni esercizi di allungamento e rilassamento.
Quando si ritenne soddisfatto, si concesse un rapido bagno in una piccola fonte nascosta tra le rocce, per poi tornare nella valle.
La tribù lo attendeva con trepidazione ed il giovane sentì il peso della propria scelta gravargli come un macigno sulle spalle.
Il Patriarca lo fissò per un lungo istante, prima di dire “Sei pronto alla sfida che ti attende, Reito?”, “Lo sono, mio signore”.
La sua voce era chiara e forte e nessuno osò dubitare che avrebbe combattuto fino all’ultimo respiro pur di vincere.
Ayame gli si avvicinò, porgendogli una leggera, ma solida armatura, che il ragazzo accettò con un sorriso grato.
“Farò tutto ciò che posso per difendere il territorio della nostra tribù” promise solenne “Non permetterò a Naraku di vincere”.
Dopo essersi inchinato davanti al Patriarca, iniziò a salire verso l’altopiano dove si sarebbe svolta la sfida, seguito da Koga e Yamato.
Genjo accolse il loro arrivo con una smorfia di disprezzo “Sei venuto davvero, moccioso. Pensavo che avessi quel minimo di cervello per capire che è meglio se voi lupastri smammiate al più presto”.
Il demone lupo gli rivolse uno sguardo gelido come il ghiaccio, prima di voltarsi verso il suo avversario, che sorrise “Hai dimenticato di toglierti la spada, pulce. Devi combattere disarmato”.
Rimase sorpreso quando lo vide rivolgergli un ghigno poco rassicurante, mentre slacciava la katana dall’armatura.
Quel moccioso era molto sicuro di sé.
Reito fissò per un istante Nelseiga, fida compagna di tanti scontri, poi mormorò alcune parole in una lingua arcana e la lanciò al fratello maggiore.
“Nel caso dovessi perire in questo scontro, la spada è tua” disse serio “Ti riconoscerà come legittimo padrone”.
Yamato sgranò gli occhi ed imprecò “Ma tu sei pazzo! Pensa a vincere questa dannata sfida, piuttosto di dire queste idiozie, razza di baka!”.
Il giovane sorrise appena; sapeva che quegli insulti erano un modo per mascherare l’agitazione che provava.
Lanciò uno sguardo al grosso demone drago e trattenne un fremito di preoccupazione.
Nonostante la sua altezza invidiabile, quel tipo era alto almeno il doppio di lui e tre volte più largo.
Le squame verde scuro brillavano sotto i raggi del sole, contrastando con gli occhi cremisi che lo fissavano quasi con bramosia.
Evidentemente, il bestione sperava in un bel banchetto.
“Mi auguro che tua abbia già affidato la tua anima ai Kami” ridacchiò Woyks con voce cavernosa “Perché del tuo corpo non resteranno neanche le ossa”.
“Lo vedremo, essere ripugnate” replicò l’avversario con un sorrisetto feroce, preparandosi allo scontro.
“Se questa sfida privilegiasse quello più brutto o che puzza di più, ammetto che saresti notevolmente avvantaggiato” disse.
Una scintilla di determinazione gli illuminò lo sguardo “Ma qui si gioca tutto sulla forza e sull’agilità. Vedremo chi la spunterà”.
Koga trattenne a stento un risolino e mormorò a Yamato “Tuo fratello è davvero incredibile! Da dove prende tutta questa sfrontatezza in un momento così difficile?”.
L’altro lupo scosse cupamente la testa, pregando tra sé che il giovane se la cavasse.
A giudicare dalla sua espressione, sembrava tranquillo e sorrideva al proprio nemico, che ricambiava con un ghigno feroce.
Di colpo, senza un segnale d’avvertimento, i due contendenti si slanciarono l’uno contro l’altro, con la forza di una valanga.
Si affiancarono per un breve istante, prima di riatterrare dalla parte opposta, apparentemente illesi.
L’odore metallico del sangue, però, faceva capire che le cose stavano diversamente e Yamato strinse le labbra in una linea sottile.
Il fratello aveva subito un lungo graffio lungo l’avambraccio, ma anche i suoi artigli erano sporchi di sangue.
Il drago storse il muso nel vedere il grosso taglio inflittogli da quel moccioso e sogghignò “Sei veloce, pulce. Ma vedremo per quanto resisterai!”.
Con un ruggito di battaglia, si scagliò con forza in direzione del ragazzo, che attese fino all’ultimo momento prima di scansarsi e lasciare un altro grazioso ricordo dei propri artigli sulla pelle squamosa.
Aggrottò la fronte nel constatare che la spessa pelle da rettile rendeva quasi inefficaci i suoi colpi; cercare di attraversare dieci centimetri buoni di grasso e squame era un’impresa.
Vide di sfuggita il grosso demone ripartire all’attacco e sfruttò alcune rocce per darsi lo slancio necessario per evitare quegli artigli affilati come rasoi.
Aveva appena toccato il suolo, quando si ritrovò a contrastare un gigantesco pugno che minacciava di schiacciarlo al suolo.
Digrignò i denti per resistere e cercò di sfruttare a proprio vantaggio l’enorme mole del nemico.
Una volta, Kaori gli aveva detto che era più facile evitare un attacco che contrastarlo, specie quando l’avversario era più grosso.
Il volto della ragazza gli attraversò la mente come un lampo e lasciò scendere il pugno quel tanto che bastava da far calare la concentrazione dell’altro.
Poi, a sorpresa, sgusciò via da quella presa e colpì violentemente il drago al volto, lasciandogli profondi solchi sula fronte verdastra.
Le esclamazioni incredule dei presenti gli fecero capire che nessuno era mai riuscito ad avvicinarsi tanto alle fauci di quel coso senza restarne dilaniato.
Bene sussurrò Uno a zero per me, bestione. La forza fisica non serve a niente senza un minimo di agilità con cui contrastare gli attacchi.
Woyks ruggì per il dolore e prese ad incalzarlo con ferocia, deciso a fargli pagare quell’affronto.
I suoi artigli stridettero contro l’armatura di Reito, che fece una smorfia nell’udire quel suono penetrante.
Ringraziò mentalmente Ayame per avergli dato quell’armatura, decisamente più resistente della casacca che indossava solitamente; senza quella protezione, si sarebbe ritrovato con il torace squarciato.
Un gemito gli sfuggì prepotentemente dalle labbra, quando il drago lo colpì duramente allo stomaco, scaraventandolo a metri di distanza.
Il fiato gli si mozzò bruscamente in gola quando urtò la schiena contro le rocce, ma ebbe il riflesso di scansarsi, prima che il gigantesco pugno calasse nuovamente su di lui.
La roccia si frantumò in miriadi di schegge aguzze ed il demone lupo strinse i denti quando alcune di esse lasciarono scie sanguinanti sulla sua pelle.
L’avversario lo fissò sorridendo, mentre sangue nero gli colava sulla fronte per poi biforcarsi sul muso.
La lingua scura, grossa quanto il braccio di Koga, saettò come quella di un serpente, assaggiando l’aria circostante.
“Sangue fresco” sussurrò deliziato “Non vedo l’ora di farti a pezzi. Sarai un pasto davvero succulento!”.
“Sempre che tu riesca a battermi” replicò il giovane “Ti darò parecchio filo da torcere, bestione!”.
Yamato osservò ansiosamente le mosse del fratello minore, mormorando tra sé qualche imprecazione nelle occasioni in cui restava ferito.
L’armatura lo proteggeva da buona parte degli attacchi più letali, ma ogni colpo incideva più profondamente il metallo, facendo riecheggiare quel terribile rumore nell’altopiano.
“Deve stare più attento” borbottò nervoso, stringendo spasmodicamente il fodero di Nelseiga, “Così finirà per farsi ammazzare!”.
Koga gli poggiò una mano sulla spalla, cercando di rassicurarlo, ma dovette fare forza a se stesso per non intervenire quando l’amico volò sopra le loro teste.
Fortunatamente, Reito riuscì a riprendere l’equilibrio con un paio di capriole, evitando di schiantarsi contro la parete rocciosa.
Si diede un forte slancio ed atterrò sulla schiena del demone, aggrappandosi saldamente al bordo della sua armatura decorata.
Questi cercò di scrollarselo di dosso, girando su se stesso ed artigliandosi la schiena, ma quel moccioso gli sfuggiva in continuazione.
Imprecando furiosamente, si lanciò a tutta velocità verso una parete rocciosa, girandosi di schiena all’ultimo istante.
Il ragazzo non riuscì a scansarsi in tempo e gemette quando una punta accuminata gli penetrò nella spalla.
Quando Wyoks si allontanò, cadde pesantemente al suolo, lasciando una scia vermiglia sulla roccia.
Dannazione! imprecò sommessamente È più furbo di quanto immaginassi! Devo escogitare qualcosa, e in fretta!.
Di colpo, sentì una stretta micidiale avvolgerlo e si ritrovò stretto nel pugno del suo nemico, che sogghignava malignamente.
“Sei pronto a vedere l’oblio, pulce?” chiese sardonico “Vedrai, partirò direttamente dalla testa, così non sentirai niente!”.
L’altro strinse i denti nel sentire quella morsa stringersi attorno a lui e prese ad artigliargli il polso, nel tentativo di allentarla.
La spessa pelle gli impediva di raggiungere i muscoli ed i vasi sanguigni ed il panico iniziò a farsi largo dentro al suo animo.
In un impeto di rabbia, affondò i canini in quella carne verdastra, riuscendo finalmente a penetrare oltre le squame.
Il drago ruggì per il dolore e lasciò la sua vittima, che cadde sulle ginocchia e le mani, cercando di riprendere fiato.
Non aveva molto tempo per riprendersi e doveva sfruttare ogni singolo, prezioso istante.
Con uno sforzo, si slanciò conto il nemico, affondando nuovamente i denti in quel corpo gigantesco e strappandone un brano verdastro.
Con una smorfia, si pulì la bocca dal sangue e si allontanò velocemente, evitando di un soffio di essere schiacciato come una frittella.
Si portò al riparo dietro alcune rocce calcaree e si guardò intorno, cercando il proprio avversario per capirne la prossima mossa.
La zona attorno a lui era totalmente deserta, tranne per il nutrito gruppo dei sostenitori di Naraku. Ma dove diamine era finito quel colosso?
Non poteva essere sparito in quel modo, come se fosse fatto d’aria!
Yamato gli lanciò uno sguardo terrorizzato ed esclamò “Attento! È alle tue spalle! Togliti da lì!”.
Il fratello fece appena in tempo a voltarsi, che si ritrovò bloccato contro la parete rocciosa, schiacciato dalla gigantesca mano di Wyoks.
“Allora, pulce” sghignazzò questi “Cosa intendi fare adesso? Non puoi muoverti in alcun modo. Perché non cerchi di rendere il tuo trapasso più veloce ed indolore?”.
Un ghigno gli incurvò le labbra, mettendo in mostra una doppia fila di zane scintillanti e dall’aria letale.
Il giovane si dibatté con tutte le proprie forze, ma senza esito; quella presa era troppo forte. Un gemito acuto si fece largo nella sua gola, quando la pressione aumentò, creando numerose incrinature nella roccia.
In queste condizioni non posso farcela sussurrò a fatica Non avrei voluto arrivare a tanto, ma… Mi tocca giocarmi il tutto per tutto!.
Con un immane sforzo di volontà, chiamò a raccolta tutte le proprie energie e lasciò che fluissero dentro di lui con la forza di un’onda.
Sotto gli occhi increduli dei presenti, il suo corpo fu avvolto da un intenso alone azzurrino e prese a cambiare.
Koga comprese cosa stava accadendo e sgranò gli occhi “Non… Non riesco a crederci! Non pensavo che Reito ne fosse capace!”.
Yamato non riuscì a dire nulla, incredulo lui stesso davanti a quella manifestazione di forza. Ma com’era possibile?
Reito era ancora troppo giovane per essere in grado di attuare quella trasformazione! Lui stesso ci era riuscito da poco tempo, eppure aveva quasi un secolo e mezzo in più del fratello!
Wyoks fu costretto a ritirarsi davanti a quella luce accecante, ma vide chiaramente la mutazione che stava avvedendo.
Quando finalmente l’alone si dissolse, l’altopiano fu invaso da grida di stupore.
Davanti agli occhi stupefatti dei presenti, il giovane demone aveva assunto le sembianze di un grande lupo argenteo, i cui occhi rossi scrutavano con ferocia l’avversario.
Questi sorrise compiaciuto “Ma bene! Direi che la nostra pulce ha ancora qualche sorpresa da propinarci!”.
Il lupo ringhiò in risposta, tendendo tutti i muscoli in attesa di slanciarsi contro di lui.
Con uno scatto repentino, scattò in avanti, protendendo il muso candido ed affondando le zanne nella gamba del nemico.
Il drago, sorpreso da una tale rapidità, non riuscì ad evitare il colpo ed urlò per il dolore, quando un grosso pezzo della sua carne venne strappato.
Con un ruggito carico di rabbia, abbatté il suo pugno sul giovane, che si scansò appena in tempo.
Alcuni frammenti di roccia schizzarono come frecce in ogni direzione, colpendolo e lasciando sottili scie di sangue tra il pelo color della luna.
La situazione si faceva più difficile ogni minuto che passava ed il giovane youkai era consapevole della gravità delle proprie condizioni.
Buona parte della spalla destra era impegnata di quel liquido scarlatto, così come il fianco ed il muso. Improvvisamente, sotto lo sguardo attonito dei presenti, reclinò il capo all’indietro ed ululò con quanto fiato aveva in corpo.
Yamato deglutì a fatica, sentendo quel suono vibrargli dentro come un’eco profondo, fin dentro le ossa.
Quel richiamo era un giuramento, una promessa di ritorno, e sentì un groppo occludergli la gola quando capì a chi era rivolto.
Sei cresciuto, Reito sussurrò a fatica, ma con una punta di orgoglio nella voce Quella ragazza è riuscita a guarire le ferite che ti portavi dentro. Ora non pensi più alla vendetta, ma alla vita.
Gli occhi gli si inumidirono nel guardare il fratello, che continuava ad ululare, mettendo in risalto la gola candida, su cui spiccava la voglia che contraddistingueva la sua famiglia.
Un fulmine color verde acqua gli copriva l’incavo della gola, sfiorandogli il solco tra i pettorali, nascosti tra il pelo argenteo.
A quella voglia, perennemente nascosta dalla casacca azzurra, era legato un ricordo prezioso e Reito stava attingendo energia proprio da quei momenti.
Flashback
Era successo tutto durante quei mesi estivi in cui Kaori e Kagome non erano state costrette a fare spola tra i due mondi collegati dal pozzo.
Un demone lucertola di dimensioni spaventose li aveva attaccati per i frammenti e lui era rimasto ferito in maniera abbastanza grave, colpito dalla coda uncinata.
Kaori lo afferrò per un braccio, passandoselo attorno al collo, e si diresse verso la capanna dove si erano accampati.
“Razza di stupido!” sussurrò angosciata, aiutandolo a distendersi sul giaciglio “Ma perché ti sei messo in mezzo, si può sapere?”.
Sentì il cuore mancarle un battito quando si accorse che il giovane aveva perso i sensi e si sbrigò ad afferrare un rotolo di bende e le erbe per fermare l’emorragia.
Lottando contro le lacrime che minacciavano di offuscarle la vista, gli sfilò la casacca azzurra, ormai ridotta a brandelli, ed iniziò a preparare un impacco curativo.
Dopo alcuni, febbrili minuti, strinse l’ultimo nodo delle bende e sospirò, vedendo che la perdita di sangue si era bloccata.
“Resisti, Reito” sussurrò in un filo di voce “Resisti! Hai subito di peggio, non arrenderti proprio adesso!”.
Gli sfiorò delicatamente la fronte, assicurandosi che non gli stesse salendo la febbre, ma non riuscì a trattenersi dall’accarezzargli il volto.
Si accorse appena del proprio respiro accelerato, mentre seguiva il profilo del viso, lungo la mascella ed il collo.
Ed allora la vide; una piccola voglia color verdemare a forma di fulmine che spiccava contro la pelle candida della gola.
Non è la prima volta che lo medico mormorò tra sé, con aria incuriosita Allora perché la noto solo adesso?.
Ritornò con la memoria al loro primo incontro, capendo che la fretta di curargli quelle ferite inflittegli dal demone pipistrello non le aveva permesso di notare quel piccolo particolare.
Sentendosi improvvisamente impacciata, avvicinò lentamente la mano alla sua gola e sfiorò quel segno così particolare.
Reito la osservò da sotto le palpebre socchiuse, incuriosito dal suo comportamento, ma dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non farle capire che si era ripreso.
Quel tocco, leggero e delicato come una piuma, gli scatenò una cascata di brividi lungo la schiena e dovette trattenersi per non stringerla a sé.
Possibile che una semplice carezza potesse causargli quelle sensazioni così intense? Cosa rappresentava esattamente Kaori, per lui?
Perché il solo averla vicino lo faceva sentire così bene?
Non riusciva a spiegarselo; sapeva solo che quella yasha era riuscita ad occupare un posto speciale nel suo cuore e che quelle emozioni lo avrebbero accompagnato per tutta la vita.
Fine Flashback  
Wyoks osservò il proprio avversario con uno sguardo inferocito, fermamente deciso a mettere fine a quella sfida.
Respiravano entrambi a fatica, segno inequivocabile che quello scontro non sarebbe durato ancora a lungo.
Doveva farsi venire in mente qualcosa per mettere definitivamente fuori gioco quella pulce troppo cresciuta.
Aveva appena smesso di ululare e gli rivolgeva la stessa espressione furiosa e determinata; era sicuro di farcela? Bene, gli avrebbe dimostrato quanto si sbagliava!
Senza il minimo preavviso, si slanciò contro di lui, facendo leva sulla gamba sana. Reito non riuscì ad evitare l’impatto e si ritrovò scagliato contro la parete rocciosa dell’altipiano.
Un acuto uggiolio di dolore gli sfuggì dalla gola, quando sentì l’osso della spalla sinistra scricchiolare paurosamente. Quel dannato gli aveva rotto il braccio!
Si rialzò a fatica, incitato dalle grida di Koga e Yamato, e ringhiò tutta la sua rabbia, mettendo in mostra le zanne aguzze.
Tenne la zampa sinistra sollevata, consapevole del proprio svantaggio, ma non aveva la minima intenzione di arrendersi.
Si rannicchiò su se stesso, raccogliendo le ultime energie rimastegli, poi scattò come un fulmine.
Il drago, che ancora sghignazzava, ormai certo della propria vittoria, non ebbe neanche il tempo di sgranare gli occhi, che le fauci del lupo argenteo si chiusero attorno alla sua gola.
La risata gli morì tra le labbra, mentre la sua testa prendeva a rotolare sul terreno roccioso, lasciandosi dietro una scia di sangue nero.
Il giovane demone lanciò un lungo ululato di vittoria, poi il dolore e la stanchezza ebbero la meglio e cadde al suolo, privo di sensi.   
   
 

Ecco qui, siamo a quota 30. cosa ne pensate ragazze? spero davvero ke questa FF vi piaccia. cmq, nn temete, Kaori tornerà presto, e cn lei, nuove situazioni! spero di riuscire ad aggiornare presto, ma nn prometto nnt. nn so cm andranno le cose. x ora vi saluto. besos!      

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Il viaggio delle miko ***


Eccomi di nuovo qui, ragaze. scusatemi se ci ho messo tanto... ho fatto il possibile, lo giuro! ho nontato cn piacere ke il duello di Reito vi è piaciuto. meno male! nel prox cappy, l'azione è quasi assente, ma capirete xkè. Kaori è sempre + debole e Kagome deve muoversi a trovare l'antidoto... Beh, prima di lasciarvi alla lettura, voglio ringraziavi dal + profondo del cuore. grazie mille a tutte! grazie!

Capitolo 31: Il viaggio delle miko

La sua mente era avvolta dall’oscurità più cupa, entrava ed usciva dall’incoscienza senza riuscirne a capire il motivo.
Attorno a lui, delle voci concitate riecheggiavano in uno spazio alquanto stretto, almeno a giudicare dal modo in cui si accavallavano.
Riusciva a cogliere solo alcuni sprazzi delle conversazioni, ma, pian piano, la nebbia che gli ottenebrava i cervello andò dissolvendosi e le parole divennero più chiare.
“Piantatela di fare tutto questo chiasso!” esclamò Sakura, sbattendo una pezza nel catino d’acqua “Reito ha bisogno di riposo, lo volete capire?”.
Koga sorrise divertito “Ci saresti dovuta essere, Sakura! Se avessi visto quello che abbiamo visto noi, non riusciresti a stare calma nemmeno tu”.
Ayame gli rivolse un’occhiataccia, prima di stringere il nodo della benda attorno al braccio dell’amico, ma trasalì nel sentirlo gemere.
“Ma bene! Grazie a voi, Reito si è ripreso prima che avessimo finito” borbottò “Adesso sarà un’impresa tenerlo fermo!”.
Yamato scosse la testa e si avvicinò al fratello, mormorando allegro “Come ti senti, moccioso? Sei ancora intero?”.
“Non chiamarmi mai più moccioso” sibilò lui, aprendo gli occhi ed inchiodandolo con lo sguardo “Non ho più dieci anni!”.
L’altro non ebbe il tempo di replicare, che una marea di persone si accalcò accanto al giovane, sorridendo e congratulandosi per la sua strabiliante vittoria.
“Posso sapere cosa diamine è successo?” chiese lo youkai “Cos’è tutta questa confusione?”.
Cercò di alzarsi a sedere, ma un dolore acuto alla spalla ed al braccio lo fecero gemere, costringendolo a desistere.
“Hai vinto, Reito! Hai vinto!” esultò uno dei presenti “Gli alleati di Naraku non volevano credere ai loro occhi quando hanno visto il loro campione decapitato!”.
“Ma come hai fatto?” chiese qualcun altro “Come sei riuscito ad uccidere quel colosso verde?”.
Notando l’espressione dell’amico, Sakura spinse tutti fuori senza tanti complimenti, “Ha bisogno di riprendersi, adesso. Quindi, smammate!”.
Ritornò accanto al giaciglio e riprese a bendargli le ferite, dicendo “Sei stato formidabile, caro il mio eroe. Ci hai salvato tutti”.
Uno sbuffo rieccheggiò nella piccola grotta e Yamato borbottò “Perché non me lo hai detto, si può sapere? Volevi farmi prendere un colpo, sull’altipiano?”.
Reito si mise seduto e chiese “Di che stai parlando? Sii più chiaro. Mi sembra di avere un ciclone nella testa”.
“Quando ti sei trasformato, ci hai lasciato di sasso” spiegò Koga, sorridendo come un bambino “Quando ci sei riuscito?”.
“Ah, quello” mormorò il giovane, passandosi una mano dietro la nuca “Qualche mese fa, credo. È stata una cosa piuttosto istintiva... Altro che i casini che raccontano i vecchi della tribù!”.
“Sei stato sensazionale!” rincarò Ayame “Persino mio nonno è rimasto sbalordito da quello che hai fatto!”.
Vedendo che cercava di alzarsi, lo bloccò di scatto “Eh, no! Tu non ti muovi da qui finché non ti sei ripreso!”.
“Ayame, lasciami alzare” esclamò lui “Non ho alcuna intenzione di fare l’invalido!”.
“A proposito” chiese “Quanto ho dormito?”, “Solo qualche ora” sospirò Sakura “È appena sera”.
“Credo che abbia parecchia di fretta di andare da qualche parte!” ridacchiò Yamato, vedendo i suoi sforzi per rimettersi in piedi “O meglio, da qualcuno!”.
Il fratello non si prese nemmeno la briga di rispondergli per le rime, ma disse “Dato che l’hai già capito, perché non mi aiuti ad alzarmi?”.
“Spero che, prima, avrai la pazienza di ascoltarmi” mormorò una voce dall’entrata, “Patriarca” sussurrano i ragazzi, inchinandosi con rispetto.
Il vecchio lupo sorrise benevolo “Sono molto fiero di te, Reito. Ti siamo tutti debitori. Ci hai dimostrato di cosa sei capace ed hai salvato la tribù”.
“Momentaneamente” sibilò Koga “Quei dannati non hanno la minima intenzione di arrendersi. Hanno giurato di farcela pagare”.
A quelle parole, lo youkai sentì il cuore sprofondargli, mentre il dovere di difendere la proprio terra lottava contro i sentimenti che gli si agitavano dentro.
“Allora… questa sfida non è servita a niente” sussurrò sconfortato, “Ti sbagli. Hai dimostrato a quei bastardi che noi lupi abbiamo la pelle dura” sorrise Yamato “Adesso ci temono”.
“Quanto tempo abbiamo per riorganizzarci?” chiese Reito, “Almeno una settimana” lo rassicurò Sakura “Ce ne vuole di tempo per organizzare una massa tanto imponente di demoni”.
Un sorriso raggiante le illuminò il volto “Noi, invece, siamo già pronti a dar loro battaglia! È probabile che daremo vita ad un’imboscata”.
“Ti dobbiamo la vita, giovane Reito” disse il Patriarca “Se c’è qualcosa che desideri, non esitare a chiederla”.
Il ragazzo sospirò “Mio signore, se mi è possibile, chiedo il permesso di allontanarmi per tre giorni. Ci sono delle cose che ho lasciato in sospeso…”.
“Prometto che sarò di nuovo qui in capo a tre giorni” aggiunse “Ma ho bisogno di sapere come sta continuando il viaggio di alcuni miei amici. Forse sono vicini al nascondiglio di Naraku”.
Koga e Yamato si scambiarono una rapida occhiata, consapevoli del fatto che aveva bisogno di essere rassicurato sulla salute di Kaori.
“E sia” concordò il Patriarca “Non attaccheremo Genjo ed i suoi scagnozzi prima di quattro giorni. Anche noi dobbiamo organizzarci”.
“Va’, Reito” disse pacato “Rasserena pure il tuo animo. Ma cerca di non sforzarti troppo, le tue ferite sono ancora fresche”.
Il giovane sorrise riconoscente e mormorò “Sarò qui prima che il sole tramonti sul terzo giorno. Grazie, mio signore”.
“Ehi, aspetta!” lo richiamò il fratello “Se te ne vai, almeno riprenditi questa, baka!”.
Nelseiga scintillò sotto i raggi del sole, ormai giunto al tramonto, e Reito l’afferrò, sorridendo nel sentirla vibrare dolcemente nella sua mano.
Lanciò uno sguardo di ringraziamento a Yamato, poi, senza attendere oltre, si lanciò nell’oscurità della sera.

I fuochi accesi all’interno del villaggio illuminavano il paesaggio, mentre il calore delle fiamme portava con sé l’odore di legno ed erba bruciata.
“Certo che potevano aspettare, prima di iniziare a bruciare le erbacce” sbottò Inuyasha, storcendo il naso sensibile.
“Per una volta, ci troviamo d’accordo” mormorò Shippo, coprendosi il viso con una manica dell’abito “L’odore si è fatto insopportabile”.
“Ma perché Kagome si sta preparando con quell’aria così cupa?” chiese poi, fissando l’amica che sistemava le cose nella sua enorme borsa.
Kagome finì di chiudere i legacci dello zaino e sospirò “Devo sbrigarmi. Più passa il tempo e più le condizioni di Kaori peggiorano”.
“Le medicine del vostro tempo non stanno sortendo l’effetto sperato?” domandò Sango, “No, non sono fatte per curare i demoni” spiegò lei “Nella mia epoca, i demoni sono solo nelle leggende”.
Afferrò gli spallacci di cuoio e si mise in spalla l’enorme zaino, pronta a tornare nel suo mondo, quando Inuyasha la bloccò.
“Cosa..?” cercò di chiedere, ma l’hanyou le poggiò un dito sulla labbra per indurla a tacere, mentre le sue orecchie si muovevano nervosamente.
“Demone in avvicinamento” sibilò innervosito “Crea una barriera e rifugiati lì dentro. Al nostro ospite ci penso io”.
Con un movimento fluido, estrasse Tessaiga e la puntò verso l’aura che si avvicinava a gran velocità.
“Ti avverto” ringhiò minaccioso “Se hai cattive intenzioni, ti consiglio vivamente di tornartene da dove sei venuto, o assaggerai in mio Kongosoha!”.
“È così che accogli un amico che non vedi da parecchio?” sbottò una voce con tono ironico “E che diavolo è questo… Kongosoha?”.
Il demone sbucò da una fitta macchia di cespugli e, poggiandosi un braccio sul fianco, chiese “Si può sapere cos’avete combinato, mentre non c’ero?”.
“Reito!” esclamò l’intero gruppo, abbandonando le posizioni di difesa, “Felice di rivedervi, ragazzi” sorrise lui.
“Come stai, lupastro?” chiese il mezzo-demone, poggiandosi Tessaiga sulla spalla “A giudicare da come sei conciato, sembra appena uscito da uno scontro con Naraku in persona”.
In effetti, l’armatura indossata dallo youkai era profondamente incisa da vari colpi d’artigli, mentre buona parte del corpo era coperta da bende candide.
Ma quello che preoccupò immediatamente Kagome fu il braccio sinistro, che penzolava inerte dalla fasciatura applicata all’altezza della spalla.
“Sei in pessime condizioni” mormorò Miroku “Ma, a giudicare dalla tua espressione, le cose su al Nord si stanno risolvendo per il meglio”.
“Diciamo che gli emissari di quel bastardo hanno capito che non si scherza con noi” replicò il giovane “Ma non hanno la minima intenzione di abbandonare il nostro territorio”.
Si passò la mano destra sul braccio spezzato, mormorando “Neanche il duello organizzato per concludere questa guerra ha risolto granché”.
Un ringhio furioso gli sfuggì dalle labbra “E pensare che lo avevano giurato! Non ci si può fidare di Naraku e dei suoi sottoposti!”.
“Stop! Stop!” esclamò Sango, protendendo le mani come un vigile “Va’ piano! Adesso siediti e raccontaci tutto”.
Reito si accomodò tra l’erba ed iniziò a spiegare cosa fosse accaduto in quelle lunghe settimane, mentre la miko gli bendava più accuratamente il braccio rotto.
“Quando mi sono ripreso, ho chiesto al Patriarca tre giorni di permesso per venire da voi” concluse “Avevo bisogno di sapere come ve la stavate cavando”.
“Tu sei matto!” esclamò Inuyasha “Avrai impiegato un giorno intero solo per raggiungerci! Ed in quelle condizioni, poi!”.
Un sorriso incredulo gli illuminò il volto “Certo che sei un tipo incredibile… Ancora non riesco a credere che hai abbattuto un colosso come Wyorks, trasformandoti poi!”.
“Anche io stento a crederci” ammise il demone lupo, poi si guardò intorno ed il suo sguardo si fece cupo.
“Kaori sta ancora male” sussurrò con un filo di voce, “Io stavo andando nella mia epoca per prendere parte dell’antidoto” disse Kagome.
Lo vide alzare lo sguardo e cercò di dissimulare la preoccupazione, ma era impossibile mascherare quello che provava.
“Sta peggiorando”; la sua non era domanda e la ragazza annuì suo malgrado, “Le medicine del mio tempo non funzionano su quest’essenza, ma ho bisogno di procurarmela, se voglio ottenere l’antidoto”.
Reito capì istintivamente quello che avrebbe dovuto fare e si alzò in piedi, dicendo “Vengo con te”.
Miroku sgranò gli occhi per un attimo, poi sorrise “Non provi nemmeno a mascherare i tuoi sentimenti, lupo ghiacciato?”.
L’altro arrossì appena, ma replicò “Non m’importa che voi lo sappiate o no… Tutto ciò che voglio è che Kaori si riprenda”.
Il suo sguardo si fece cupo quando aggiunse “Sapete bene quanto me che quell’essenza può ucciderla… E lo sta facendo, lentamente. Non posso restare qui, mentre lei sta male”.
Kagome rivolse uno sguardo agli amici e disse “Dite alla venerabile Kaede di prepararsi. Sarò di ritorno tra poco”.
Poi guardò lo youkai e disse “Vieni pure. Però resterai a casa mia, finché non torno da casa di quel verme… Ed è meglio che mio fratello non ti veda, quindi attento a come ti muovi”.
Il demone lupo annuì, seguendola fino al pozzo, dove le strinse il polso e si gettò assieme a lei nel varco.
Inuyasha fissò il bordo in legno e pietra e sorrise “Sono contento per lui… Kaori è cotta allo stesso modo. Chissà quando riusciranno a dirselo”.

Reito socchiuse gli occhi quando fu investito da un alone di luce violetta, per poi ritrovarsi sul fondo del pozzo nell’epoca di Kagome.
Vide la ragazza salire lungo la scaletta in legno e la precedette con un rapido balzo, cercando l’odore di Kaori nell’aria.
Quel posto era pieno di un odore acre che lo infastidiva, coprendo ogni altro profumo al di là delle scale che scendevano dal tempio.
“Reito, da questa parte” lo richiamò la miko, guidandolo verso la propria abitazione.
Gli indicò una finestra socchiusa e mormorò “Kaori è in camera mia, ma non so se sta dormendo. Entra da lì, così Sota non ti vedrà”.
Una leggera smorfia le contrasse il volto “Se ti incrociasse, non ti lascerebbe un attimo in pace…”.
Curvò le labbra in un sorriso comprensivo ed aggiunse “Io tornerò il prima possibile. Non affaticarla, per favore… È piuttosto debole”.
“E tu? Come ti procurerai l’antidoto?” le chiese lo youkai, fissandola speranzoso e preoccupato al tempo stesso.
“Andrò da Takeru e mi farò dare una boccetta di quell’essenza” spiegò lei seria “Dopo la porterò nell’epoca Sengoku ed andrò con Kaede a cercare la famiglia Nagai per farmi creare l’antidoto”.
Gli poggiò una mano sulla spalla sana e sussurrò “Abbi cura di lei. È come una sorella per me”.
Lo vide annuire, prima di slanciarsi verso il piccolo davanzale ed entrare silenziosamente nella stanza.
Fissò per un istante la pota scorrevole tornare al suo posto, poi si voltò verso la città e prese un lungo respiro.
Coraggio, Kagome si disse risoluta, avviandosi fuori dal tempio, Anche tu hai un compito importante. Devi andare da quell’idiota di Nagai e farti consegnare quella dannata essenza!.

La stanza era immersa nella penombra del tardo pomeriggio ed una leggera brezza agitava le tende chiare.
Reito si avventurò con cautela in quell’ambiente così nuovo e subito il dolce profumo di Kaori gli invase le narici.
Si voltò, vedendola rannicchiata in un futon sollevato grazie ad una struttura in legno, e sentì il cuore mancargli un battito.
Da quanto attendeva quel momento? Da quanto sperava di poterla rivedere, di portele parlare?
Non lo sapeva neanche lui, ma adesso era lì e capì quanto fossero intensi i suoi sentimenti per quella ragazza così speciale.
Si avvicinò lentamente, notando con angoscia che era dimagrita parecchio; quella dannata essenza la stava lentamente consumando, senza darle scampo.
La sua pelle era pallida come quella di un cadavere e solo il leggero movimento di una ciocca, mossa dal suo respiro, lasciava capire che era ancora viva.
“Kaori” sussurrò in un filo di voce, inginocchiandosi accanto a lei, “Cielo, quanto mi sei mancata…”.
Lasciò vagare lo sguardo sulla sua figura addormentata, osservando i capelli scuri sparsi come un’aureola d’ebano sul cuscino candido.
La parte inferiore del viso era coperta da una mascherina di tela, ma quando la yasha si mosse nel sonno, questa cadde, rivendo l’interno, macchiato in più punti da gocce vermiglie di sangue.
Aggrottò la fronte a quella vista, chiedendosi quanto tempo avesse ancora; l’istinto gli diceva che ormai era al limite.
Quel pensiero gli causò una fitta acuta, ma si sforzò di scacciarla e sperare che tutto si risolvesse per il meglio.
Un odore insolito attirò l’attenzione del giovane, che si guardò intorno in cerca della fonte.
Una tazza colma di un liquido verde troneggiava sul comodino e l’odore che ne proveniva gli fece capire che era una tisana curativa.
La famiglia di Kagome si stava prodigando come poteva per aiutare Kaori, ormai sempre più debole.
Un improvviso colpo di tosse la scosse con violenza, e la ragazza si rannicchiò su se stessa, nel tentativo di soffocare quel rumore cupo.
Reito le sfiorò delicatamente il volto, dosando anche il minimo movimento, nel timore che lei potesse rompersi come un fragile cristallo.
Rimase per lungo tempo ad osservarla, sforandole delicatamente il volto candido e mormorandole parole d’incoraggiamento.
“Kaori, resisti. Kagome sta andando a cercare l’antidoto e, tra poco, potrai tornare da noi… da me” sussurrò lieve, riavviandole i capelli che le avevano coperto la fronte.
“Vedrai, tra pochi giorni starai meglio e potremo proseguire il viaggio insieme” aggiunse sorridendo “So che hai coraggio da vendere, piccola. Non abbatterti proprio adesso”.
Kaori si mosse appena sotto quella dolce carezza, accostandosi il più possibile a quella mano delicata che le infondeva così tanta sicurezza.
Un lieve sospiro le sfuggì dalle labbra, attirando lo sguardo del giovane, e si rannicchiò più vicina al bordo del letto.
Lo youkai sorrise dolcemente, posandole un leggero bacio sulla fronte, poi si rialzò, sentendo la voce di Kagome richiamarlo dal cortile.
Nonostante fosse poco più di un sussurro, lo percepì distintamente, e si diresse a malincuore verso la finestra.
Lanciò un ultimo sguardo alla ragazza e sorrise appena, mormorando “Tornerò presto, Kaori. Una parte di me ti sarà sempre accanto”.
A malincuore, uscì da quella camera e si lasciò scivolare giù dal balcone, accanto alla giovane miko, che gli mostrò una boccetta con un sorriso trionfante sulle labbra.
“Ce l’ho!” esclamò sollevata “Adesso io e Kaede andremo al villaggio dei Nagai per farci creare l’antidoto”.
Aveva faticato non poco a convincere Takeru a consegnarle quella dannata essenza, ma alla fine ce l’aveva fatta.
Vide l’amico annuire e, insieme, corsero verso il pozzo, consci che ogni istante che passava, la vita di Kaori si riduceva sempre più.
Sango fu la prima a scorgerli sul fondo e sorrise nel vedere l’essenza recuperata da Kagome. “Finalmente potete partire” mormorò “Kaede ti sta aspettando vicino al villaggio. Il carro è già pronto”.
Lei annuì e salì a bordo del piccolo mezzo di trasporto, stringendo l’arco e la boccetta tra le mani.
Reito poggiò una mano sul bordo in legno e disse “Cerca di fare in fretta, Kagome. A costo di ammazzare i cavalli, ma devi tornare il prima possibile”.
Un’espressione cupa gli apparve sul volto “Kaori non resisterà ancora a lungo, quel veleno la sta uccidendo”.
La ragazza annuì risoluta “Faremo il prima possibile. Il villaggio dista tre giorni a cavallo… Per la fine della settimana saremo qui”.
“Mi auguro che Kaori riesca a resistere” mormorò il demone lupo, prima di dare una leggera pacca ai cavalli per incitarli al galoppo regolare.
Le due miko sparirono presto all’orizzonte ed il giovane si voltò verso Nord, sussurrando “Devo andare anch’io. La mia tribù mi aspetta…”.
Miroku lo bloccò con il bastone, dicendo “Non vorrai rifare il viaggio a piedi con quel braccio rotto, spero”.
“Ho altre alternative?” chiese lui, “Sì” esclamò Sango “Ti porterà Kirara. Così arriverai prima e potrai riposarti”.
Inuyasha annuì “In questo modo, il tuo braccio avrà il tempo necessario per tornare integro. A furia di muoverlo, non faresti che peggiorare la situazione”.
Lo youkai sorrise grato, mentre il demone gatto lo faceva accomodare sulla sua schiena.
“Tornerò il prima possibile!” promise, mentre Kirara si alzava in volo “Abbiate cura di voi!”.

Kagome fissò ansiosamente la pianura dove sorgeva il villaggio di Komuyota, sperando ardentemente che riuscissero ad arrivare in tempo per salvare Kaori.
“Credete che ce la faremo, Kaede-sama?” sussurrò angosciata, “Abbi fede, ragazza mia” la rassicurò la donna “Kaori è una tipa tosta. Vedrai che ce la faremo”.
Fece schioccare le redini, spronando i cavalli al trotto lungo il sentiero tracciato tra l’erba.
Gli animali sembravano stranamente nervosi e le due miko aguzzarono i sensi, cercando un eventuale pericolo. Cosa poteva innervosire così tanto gli animali?
Di colpo, davanti ai loro occhi, un grosso demone lucertola attaccò il villaggio, demolendo una casa sotto le possenti zampe.
“Oh, no!” esclamò la ragazza “Se quel coso distrugge la casa dei Nagai, sarà la fine! Non potremo più avere l’antidoto!”.
La rabbia la pervase da capo a piedi e, incoccata una freccia, la scagliò con forza contro il demone, che ruggì per il dolore e si voltò verso di lei.
Gli occhi rossi scintillavano per l’ira, ma la giovane non si lasciò intimidire ed una seconda freccia partì dal suo arco, incenerendo l’essere in un batter d’occhio.
Dalle capanne uscì una vera e propria fiumana di contadini, sorpresi dal fatto che quel demone fosse sparito così all’improvviso, in un lampo di luce violetta.
Rimasero basiti quando scorsero una giovane miko, in piedi sul sedile di un carro, con l’arco ancora teso tra le mani.
Possibile che una ragazza così giovane avesse in sé un tale potere spirituale?
Un uomo sulla quarantina si fece largo tra la folla, e, dopo averle squadrate, chiese “Chi siete, venerabili miko? E cosa vi porta al nostro villaggio?”.
Kaede scese a fatica dal calesse e disse “Siamo miko del villaggio di Edo, nell’Est. Stiamo cercando il produttore dell’essenza anti-demone”.
L’uomo socchiuse gli occhi castani “Sono io. Suke Nagai, capo della famiglia che da secoli crea quest’essenza, nonché capo villaggio di Komuyota”.
Kagome sorrise sollevata e, scesa dal carro, mormorò “Nagai-sama, abbiamo assolutamente bisogno del suo aiuto. Si tratta di una faccenda molto importante”.
Suke rimase in silenzio per qualche istante, poi annuì dicendo “Seguitemi, venerabili miko. Parleremo nella mia abitazione”.
La ragazza aiutò Kaede a procedere lungo uno stretto viale in salita, raggiungendo un’imponente abitazione, a cui era collegato un grosso magazzino.
Da quella parte, proveniva l’odore tipico dell’essenza che stava consumando la sua amica ed una smorfia preoccupata le apparve in volto.
Non avevano molto tempo e Kaori aveva bisogno dell’antidoto al più presto.
Un movimento improvviso attirò la sua attenzione e si voltò di scatto, ritrovandosi a fissare gli occhi scuri di Takeru, il figlio del capo villaggio.
Eccetto l’acconciatura in cui teneva i capelli color mogano, era pressoché identico al suo compagno di classe.
“Benvenute, venerabili miko” mormorò garbato “Prego, accomodatevi. Mio padre sarà da voi tra poco”.
No, è diversissimo anche nel carattere mormorò tra sé la giovane, ripensando alla fatica fatta per ottenere quella dannata boccetta che stringeva tra le mani.
Le due donne si inginocchiarono su un morbido tatami, mentre il padrone di casa seguiva il loro esempio.
“Come posso aiutarvi?” chiese tranquillo “Immagino che il motivo della vostra visita riguardi in qualche modo l’essenza che produco”.
“Infatti” replicò Kaede, fissandolo seriamente “Abbiamo bisogno dell’antidoto a tale essenza”.
Gli occhi di Suke scintillarono per un attimo, poi domandò “Per quale motivo? Solitamente mi viene chiesta l’essenza, non l’antidoto”.
Kagome si tormentò l’orlo della manica candida, poi alzò lo sguardo e disse “Una mia cara amica è stata colpita accidentalmente da una boccetta della vostra essenza e sono settimane che combatte per sopravvivere”.
“Devo dedurne che la tua amica è un demone” mormorò l’uomo, osservandola incuriosito “Da quando le miko si circondano di simili compagnie?”.
“Ciò non è rilevante” ribatté Kaede “Sappiate solo che il nostro villaggio è protetto da alcuni demoni. Non sono tutti esseri malvagi”.
“Capisco” mormorò serio il capo villaggio “Che tipo di demone è questa ragazza? Una mezzo demone o una yasha completa?”.
Quell’informazione era essenziale per il dosaggio dell’antidoto; se ne avesse messo troppo, avrebbe causato una morte rapida.
Vide la miko più giovane armeggiare con la manica della veste, indecisa sulle parole da usare.
“Vede… Kaori, la mia amica, è un demone lupo… ma decisamente particolare” disse flebile “Non è né una mezzo-demone, né una yasha pura”.
Suke inarcò un sopracciglio nel sentire quelle parole; che razza di essere doveva aiutare?
“Suo padre è un demone maggiore di sangue puro” spiegò la giovane “Mentre sua madre è una mezzo-demone… Lei si definisce una demone a tre quarti”.
“Una yasha decisamente particolare” mormorò l’uomo, prendendosi il mento con una mano ”Credo che, di casi come questi, non ce ne siano molti, anzi…”.
“Conosco un solo demone che ha accettato come sua compagna una mezzo-demone” aggiunse poi “Questa ragazza è per caso la figlia del capo dei lupi Xenjo?”.
“Esattamente” rispose Kaede “Mi pare di capire che conosciate Masaru e la sua consorte”.
“Spesso, lo vediamo nei dintorni” ammise l’altro “Abbiamo un patto con la tribù. Loro non ci attaccano ed io non uso la mia essenza nella loro zona”.
Sul suo volto apparve un’espressione sorpresa “Quindi la figlia è stata colpita da una delle mie creazioni… Questo potrebbe mettere in pericolo la nostra fragile alleanza”.
“No, Nagai-sama” replicò una voce profonda “L’incidente che ha colpito mia figlia va al di là della giurisdizione”.
Masaru apparve accanto alla soglia, rivolgendo uno sguardo preoccupato a Kagome “E così, quel ragazzino ha colpito Kaori con quel dannato profumo…”.
La ragazza annuì “È stato un incidente, ma Kaori c’è andata di mezzo. Sono riuscita a procurarmi una boccetta dell’essenza che aveva… Spero possa essere utile per l’antidoto”.
Il capo villaggio tese una mano per esaminarla e, dopo averne controllato il colore, l’essenza e la composizione, mormorò “È leggermente diversa da quella che produco io… ma posso ugualmente creare un antidoto efficace”.
“La prego, Nagai-sama!” lo supplicò la giovane miko “Non abbiamo più molto tempo per salvarla. Ha bisogno disperato di quell’antidoto!”.
Lui annuì e si diresse verso il magazzino, richiamando il figlio per farsi aiutare, “Tra un’ora, potrò darvi l’antidoto”.
“La vita di mia figlia è nelle tue mani” disse Masaru “Se guarirà, potrai chiedermi qualunque cosa. Anche la mia testa”.
Suke scosse il capo “Tutto ciò che voglio è che rispettiate il patto. Tengo al mio villaggio come tu tieni alla tua gente, Masaru-sama”.
Quando fu sparito dietro il battente scorrevole, il demone si sedette accanto alle miko e chiese “Cos’è successo esattamente? Voglio conoscere tutti i particolari”.
Kagome annuì e cominciò a raccontare l’accaduto, pregando tra sé che Suke Nagai creasse al più presto l’antidoto.
Lanciò uno sguardo a Nord-Est, verso il pozzo, e sussurrò Ti prego, Kaori. Resisti! Presto sarò da te con la pozione curativa.

http://tinypic.com?ref=k539c4" target="_blank">http://i53.tinypic.com/k539c4.jpg" border="0" alt="Image and video hosting by TinyPic">

http://tinypic.com?ref=2q2pv14" target="_blank">http://i54.tinypic.com/2q2pv14.jpg" border="0" alt="Image and video hosting by TinyPic">

Ok, siamo a quota 31... Kagome deve fare una lotta contor il tempo, ma nn è l'unica. Reito ha la tribù da difendere e... Naraku è + vicino di quello ke sembra. cosa credete ke sucederà? ^_^ sorpresa! nel prox cappy, ci sarà una bella sorpresa, promesso. x ora vi saluto, bacioni a tutte! grazie x la vostra pazienza e la vostra gentilezza! grazie! spero ke le immagini sia di vostro gradimento (ovviamente sn modificate alla meno peggio... scusate se nn sn grankè... me frana -.-)

Kaori Reito

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Un incontro alle basi dell'Hakurei ***


Salve, ragazze! scusate x l'enorme ritardo nell'aggiornare la FF, ma la scuola, behh... ormai siamo agli sgoccioli ed ho un compito al giorno, in pratica.. -.- vi kiedo ancora scusa e spero ke il nuovo cappy vi piaccia. Kaori avrà delle belle sorprese, nn c'è ke dire!  e nn solo lei... Anke un suo aprente... eh eh!!! ma nn voglio anticiparvi nnt, vi auguro buona lettura! e grazie a tutte coloro ke leggono la FF, in particolare a ki commenta! vi adoro! ^_^

Capitolo 32: Un incontro alle basi dell’Hakurei 

Rigirandosi tra le lenzuola candide, Kaori gemette nel sonno, tormentata dagli incubi.
“No!” urlò spaventata “Ragazzi, vi prego! Aspettatemi! Non lasciatemi indietro! Aspettate!”.
Calde lacrime le bagnarono il viso, mentre sussurrava “Aspettatemi, per favore. Non lasciatemi da sola…”.
“Non sei sola, piccola” sussurrò una voce rassicurante, mentre una mano le sfiorava la fronte.
La ragazza si aggrappò a quella voce per uscire dall’incubo e si ritrovò a battere più volte le palpebre, accecata dalla luce del sole.
Si alzò faticosamente a sedere, tossendo con forza, e si voltò verso il bordo del letto, dove era seduta sua madre.
“Mamma!” esclamò incredula, abbracciandola con impeto, “Ma cosa ci fai qui? E con chi sei passata? Con Inuyasha?”.
“Ehi, calma!” rise Fumiyo, accarezzandole la fronte per riavviare i capelli scuri “Riavvolgi il nastro e vai piano!”.
La strinse dolcemente e spiegò “Mi ha fatto passare Inuyasha. Kagome è andata con Kaede a cercare l’antidoto”.
La vide abbassare lo sguardo e mormorò “Non è stata colpa tua, piccola. Adesso devi solo pensare a guarire, intesi?”.
“Senza l’antidoto, sono spacciata” dichiarò la figlia con aria cupa “Le medicine di quest’epoca non hanno il minimo effetto”.
“Quando ho incrociato Kagome, era appena arrivata al villaggio di Komuyota. Se va tutto bene, tra due giorni sarà qui con l’antidoto” la rassicurò la donna.
Quando un violento colpo di tosse scosse il corpo smagrito della giovane, la strinse dolcemente a sé, facendole poggiare la testa sulla propria spalla.
“Fatti forza, piccola mia. Ce la farai” le assicurò decisa “Non arrenderti proprio adesso”.
“Ci provo” sussurrò lei, pulendosi le labbra sporche di sangue “Ma non so quanto resisterò ancora”.
La madre l’afferrò bruscamente per le spalle e sbottò “No! Non dirlo mai più! Non ti perderò di nuovo, Kaori! Stringi i denti e continua a lottare!”.
Una scintilla infuriata e sofferente al tempo stesso le brillò negli occhi “Sei o non sei una yasha?! Lotta come hai sempre fatto e non permettere a certi pensieri di abbatterti!”.
Sorpresa da quella reazione, la ragazza abbassò lo sguardo, sentendosi improvvisamente colpevole del dolore apparso negli occhi della madre.
Quelle parole le aveva pronunciate poco prima di morire dopo lo scontro avuto con Naraku…
No, non si sarebbe lasciata andare! Aveva più di un motivo per continuare a lottare, per aggrapparsi a quel filo così sottile a cui era appesa la sua vita.
Annuì appena e sospirò “Non mi darò per vinta, ma tu restami vicino. Mi sei mancata tantissimo in queste settimane”.
Fumiyo si sciolse in un sorriso, dolce come solo quello di una madre può esserlo, “Sono qui, tesoro. Non me ne vado”.
La figlia sorrise a sua volta e si appoggiò a lei, fissando il cielo azzurro oltre le tende mosse dalla brezza.
Un odore sconosciuto le arrivò improvvisamente alle narici e si voltò verso la fonte, rimanendo basita nel vedere un piccolo fiore bianco sul cuscino.
Solo lo stelo verde brillante lo distingueva dalla federa e Kaori lo prese con tutta la delicatezza possibile.
L’interno dorato sprigionava un profumo soave, che la inebriò in pochi istanti e si ritrovò a respirarlo con voluttà.
“Che tipo di fiore è, mamma?” sussurrò estasiata, mostrandoglielo nei palmi aperti “Ha un profumo davvero delizioso! Mi fa sentire così… bene”.
“L’ho visto solo una volta in vita mia” ammise la demone lupo, mordendosi l’interno del labbro inferiore; conosceva benissimo il significato di quel fiore e le sue proprietà.
Un leggero attacco di nausea la bloccò per un attimo e si passò una mano sulla pancia, chiedendosi a cosa fosse dovuto, ma lo sguardo incuriosito della sua piccola la riscosse.
“È una pianta che cresce solo sulle montagne del Nord, lungo i crepacci più scoscesi” disse “Il suo profumo ha delle proprietà lenitive… Si usa per tenere a bada il dolore o malattie particolarmente tenaci”.
Non le andava di spiegare quale significato avesse quella pianta, non toccava a lei farlo.
“Il Nord, hai detto?” sussurrò la figlia, annusando più a fondo quella delicata fragranza “Ma allora…”.
Muovendosi come in trance, appoggiò la testa sul cuscino, seguendo una scia che le sembrava dannatamente familiare.
“Reito è stato qui” mormorò in un fil di voce, percependo l’odore del giovane sul bordo del letto “E di recente… Al massimo, ieri”.
Il cuore prese a batterle più rapidamente nel petto, mentre il sangue le inondava le guance, tingendole di un delicato rossore.
“È stato davvero qui” ripeté incredula “È venuto da me…”, “A quanto pare, sì” mormorò la madre, ridacchiando appena.
“Se davvero cotta di lui, non è così, tesoro?” domandò sorridendo “Il tuo sguardo ha un che di nuovo… una scintilla che non avevo mai visto prima”.
Il viso della ragazza andò letteralmente a fuoco, mentre annuiva appena “Non… Non riesco a non pensarlo neanche per un istante… Vorrei che fosse qui, che… Oh, Kami! Che imbarazzo!”.
Affondò la faccia nel cuscino per nascondere le guance arrossate, mentre Fumiyo le accarezzava i capelli.
“Mi ricordi tanto me stessa, quando m’innamorai di tuo padre” sussurrò “Il nostro rapporto non era iniziato nel migliore dei modi, sai?”.
Oh, lo so. Eccome se lo so! ridacchiò tra sé Kaori, attenta a non farsi scorgere.
“Però… Alla fine, non so come, sono riuscita a farmi notare” continuò la madre “Rimasi di stucco quando tuo padre mi chiese in moglie…”.
Un’allegra risata le sgorgò in gola “Io replicai che avrei accettato solo se mi avesse battuto… Ovviamente, ci riuscì, ma non gli ho reso le cose facili”.
“Me lo immagino!” rise l’altra, voltandosi a guardarla “Però… Nonostante siano passati almeno cento anni, lui ti guarda sempre come un pesce lesso!”.
Un sorriso complice le unì per qualche istante, poi Fumiyo le prese il polso e disse “Credo che sia venuto il momento”.
“Il momento di cosa?” la sentì domandare, mentre fissava incuriosita i suoi gesti “Mamma, che vuoi fare?”.
Lei sorrise e si tolse il bracciale che portava al polso sinistro, chiudendolo attorno a quello della figlia.
“Ma questo... Mamma, è il bracciale di tua nonna Nazuna!” esclamò la yasha “Che stai diavolo facendo? È tuo!”.
Era mio” la corresse l’altra “Come lo è stato di mia madre Hiroe e, prima ancora, di mia nonna Nazuna”.
Le rivolse uno sguardo incuriosito dicendo “Non mi pare di averla mai nominata con te…”.
“Lo hai fatto, una volta” mormorò la figlia, decidendo che non era il momento più adatto per raccontare del suo incredibile incontro con la bis-nonna.
Quando Fumiyo allontanò le mani dal bracciale, le sfere sacre cambiarono improvvisamente colore, passando dal verde acqua ad un verde intenso.
“Perché ha cambiato colore?” mormorò incredula la ragazza, “Donandoti il bracciale, è come se ti avesse passato un testimone… Un potere antico di secoli”.
“L’ho portato per più di trecento anni” disse seria “Adesso è arrivato il momento di darlo a te”.
Un sorriso le incurvò le labbra “A tua volta, lo passerai ai tuoi figli, quando saranno pronti a ricevere questo potere. È un monile molto importante per la nostra famiglia. Conservalo con cura”.
Kaori ammirò il bracciale e la forza spirituale che ne proveniva, mormorando “Grazie, mamma. Qualcosa mi dice che questo mi aiuterà non poco, in futuro”.
“Il bracciale ti aiuterà a controllare non solo la tua aura demoniaca, ma anche quella spirituale” spiegò la madre.
“Che è molto più sviluppata della mia” sorrise orgogliosa “Il che non può essere che un bene”.
“Proteggerò il bracciale a costo della vita” promise la yasha, “Pensa a guarire, adesso” la rimbrottò l’altra “Non affaticarti. Vedrai che Kagome sarà qui a breve”.
E non sapeva quanto aveva ragione.
In quel momento, Kagome stringeva l’ampolla con l’antidoto, aggrappata alla schiena di Inuyasha, che correva a tutta velocità attraverso le pianure e le foreste. Presto, la miko avrebbe potuto attraversare il pozzo e salvare l’amica.
 
Yumico stava lavando alcuni piatti quando sentì la porta aprirsi silenziosamente e si voltò, corrugando la fronte nel vedere Kaori tentare di sgattaiolare fuori casa.
“Dove credi di andare, Kaori?” chiese con un sospiro “Sai bene che non devi alzarti dal letto”.
“Lo so” replicò la ragazza “Ma non ne posso più. Devo andare dagli altri! Devo aiutarli! Sento che hanno bisogno di una mano”.
“Tu non vai da nessuna parte, se prima non guarisci” disse seria la signora Higurashi, sentendola tossire di nuovo.
La prese per le spalle e cominciò a guidarla verso le scale, quando la giovane s’immobilizzò, voltandosi verso l’uscita.
Sentiva che il pozzo si era riattivato, ne era certa!
“Kagome” sussurrò a stento, arrancando verso la porta “È Kagome! Sento il suo profumo!”.
La diretta interessata sbucò dal tempietto del pozzo, stringendo in mano una grossa ampolla piena di un denso liquido blu cobalto.
“Kaori!” esclamò ansante, entrando in casa “Ho l’antidoto!”, l’amica sorrise sollevata, prima che un forte attacco di tosse la costringesse ad accasciarsi su se stessa.
Larghe macchie di sangue apparvero sul pavimento, mentre la demone lupo tossiva convulsamente.
La miko le andò accanto, sussurrando “Coraggio! Resisti ancora un po’!”, poi le fece scolare tutto il contenuto dell’ampolla.
Yumico l’aiutò a sorreggerla, anche perché la yasha sembrava incapace di restare in piedi; si muoveva quasi come una sonnambula.
“Kagome, va tutto bene?” domandò alla figlia, che annuì sollevata “Adesso sì. Kaori ce la farà”.
Le rivolse uno sguardo di scuse e disse “Devo ripartire subito. Abbiamo trovato il nascondiglio di Naraku, nei pressi del monte Hakurei. Sono passata solo per dare l’antidoto a Kaori”.
La madre annuì e prese un pacco di bende dal tavolo “Penso ce ti serviranno. Sta’ attenta, piccola”.
“Contaci” rispose lei, poi indicò l’amica ed aggiunse “L’antidoto ha un forte effetto narcotizzante. Non preoccuparti se dormirà per un pezzo”.
Kaori l’afferrò per un lembo della veste e mormorò “Aspettami… Devo aiutarvi. Devo venire con te”.
“No, tu devi riposarti” replicò la miko, poi sorrise comprensiva “Vedrai, presto sarai di nuovo in forma. Ci rivedremo alla base dell’Hakurei”.
Poi salutò la madre e sparì di nuovo al’interno del pozzo, mentre la demone cercava di seguirla nel cortile. “Aspettami, Kagome…” sussurrò a fatica, aggrappandosi alla porta “Aspettatemi, per favore…”, poi cadde a terra, vinta dal sonno benefico dell’antidoto.

Un raggio luminoso penetrò nella stanza, penetrando sotto le palpebre chiuse di Kaori, che fece una smorfia e si girò dall’altra parte.
Si sentiva stranamente indolenzita e non aveva alcuna voglia di alzarsi da quel morbido letto… Aspetta! Ma lei non si era addormentata nel letto!
L’antidoto l’aveva fatta crollare nel corridoio al pian terreno!
Improvvisamente sveglia, la ragazza scattò a sedere e fissò incredula la stanza, chiedendosi quanto tempo fosse passato dal’arrivo fulmineo di Kagome.
Stordita dai postumi dell’antidoto, guardò la sveglia accanto al letto, sgranando gli occhi nel vedere che segnava le sei e mezzo passate.
Era l’alba… l’alba di sabato!
Eppure l’ultima volta che aveva guardato il calendario era giovedì…
Oddei! Ho dormito duegiorni?!?! gemette tra sé Due giorni e mezzo, di sicuro! Cavoli! Quell’antidoto mi fa proprio brutti effetti!.
Passò una mano sulla federa candida, sorridendo nel vederla candida e priva di macchie rosse; era guarita!
Totalmente guarita!
Il petto non le faceva più male e respirava tranquillamente a pieni polmoni, senza dolorosi attacchi di tosse.
Lanciò un fervido ringraziamento a Kagome ed a tutti gli altri amici ed iniziò silenziosamente a prepararsi, riempiendo lo zaino con tutto il necessario.
Ora che era guarita, non poteva più indugiare! Scese a passo felpato in cucina, prendendo alcune confezioni di ramen istantaneo dal frigo ed un grosso pacco di biscotti.
Guardò soddisfatta il contenuto dello zaino e sorrise, stiracchiandosi voluttuosamente.
Un rumore di passi sul legno la fece voltare e sorrise alla signora Higurashi, scesa per preparare la colazione.
“Buongiorno!” la salutò allegramente, “Kaori!” esclamò lei “Ti sei alzata! Sai che hai dormito per due giorni pieni?”.
“Sì, ma l’antidoto ha funzionato. Sono in piena forma!” ridacchiò la ragazza “Adesso sono pronta per tornare nel Sengoku e cercare Kagome”.
Indicò lo zaino appena preparato e disse “Mi scusi, ma devo partire al più presto. Grazie di tutto, signora Higurashi; il suo aiuto mi è stato fondamentale”.
La donna sorrise “Di nulla, cara. Adesso va’. Vedo che sei impaziente di partire…”, “Grazie ancora”.
La yasha attraversò il cortile come un fulmine e si tuffò nel pozzo, sorridendo nel ritrovarsi nell’epoca Sengoku.
Sono a casa, finalmente sussurrò sollevata Ragazzi, tenete duro! Sto per arrivare!.
Si mise rapidamente in cammino, attraversando pianure e gole incuneate tra catene montuose, chiedendo informazioni nei vari villaggi che incontrava.
Il monte Hakurei era ben conosciuto e, sfruttando le sue capacità innate, riuscì a raggiungerne le pendici in quattro giorni di marcia.
L’odore dei suoi amici sembrava sparito; possibile che non avessero lasciato nemmeno una traccia sul loro cammino?
Sospirando, si avvicinò alla base della montagna sacra, ma dovette bloccarsi di colpo quando un’ondata di nausea la travolse.
Kami-Sama, ma che diamine succede? si chiese impensierita Cos’è questa nausea? E, soprattutto, cos’è quest’immensa energia spirituale che sento?.
Improvvisamente, ricordò le informazioni raccolte sul monte Hakurei e ringhiò, decisamente incavolata.
Si era dimenticata della barriera! Non avrebbe mai potuto attraversarla indenne, non con i tre quarti di sangue demoniaco che si ritrovava.
Borbottando imprecazioni contro la propria sbadataggine, si concentrò per assumere la propria forma umana, ma una voce la bloccò sul posto.
“Chi diavolo sei, demone?” le domandò qualcuno alle sue spalle “E che ci fai qui? Questo non è un posto per gironzolare. Non sai che potrei ucciderti come se fossi una mosca?”.
La giovane si voltò lentamente, pronta a rispondere per le rime a quel tipo così arrogante, ma s’irrigidì nel vedere il suo sguardo.
Due occhi blu intenso la fissavano con ferocia e sembravano urlare un’unica, tremenda parola: morte
 
Inuyasha annusò l’aria circostante, cercando altri segni olfattivi che gl’indicassero la presenza della Squadra dei Sette, o meglio, dei componenti che ne rimanevano.
“Accidenti!” borbottò seccato “Questa dannata barriera m’impedisce di sentire quei bastardi! Ci mancava solo che Naraku scegliesse un posto come l’Hakurei per nascondersi!”.
“Quello che non capisco è come abbia fatto ad entrare nella barriera senza venirne danneggiato” mormorò Miroku, “Il monaco Hakushin aveva un grande potere… Noi stessi ne avvertiamo gli effetti”.
Perfino lui, che era umano, faceva un certa fatica a passare nei pressi della barriera; probabilmente a causa della sua anima non esattamente limpida.
Come a confermare le sue parole, Shippo si accasciò sulla sua spalla, in preda ad una tremenda nausea.
Il visetto del kitsune era dannatamente pallido e non aveva energie sufficienti per restare in piedi.
“Shippo e Kirara fanno fatica a restare coscienti” aggiunse Sango con aria preoccupata “E siamo solo al confine di questa barriera”.
“Naraku e quella banda di morti sadici sono qui” replicò l’hanyou “Quindi stringiamo i denti e vediamo di muoverci”.
Indicò la cima della montagna sacra e borbottò “Dobbiamo trovare un modo per aggirare la barriera, o superarla… Non possiamo restare bloccati qui in eterno!”.
Kagome ricominciò a spingere la bicicletta, per poi lanciarsi uno sguardo ansioso alle spalle.
“Qualcosa non va, Divina Kagome?” chiese Miroku “Siete alquanto pensierosa… Cosa vi preoccupa?”.
“Pensavo a Kaori” ammise la ragazza, abbassando lo sguardo “Chissà se si sarà svegliata, se l’antidoto abbia fatto effetto…”.
Inuyasha le strinse la mano con fare rassicurante “Sono pronto a scommettere che quella matta è già sulle nostre tracce. Vedrai che sarà qui al massimo tra qualche giorno”.
“Lo spero davvero… Era in pessime condizioni quando le ho dato la cura” mormorò lei, per poi sorridergli per ringraziarlo.
“Presto, lei e Reito saranno con noi” sorrise Sango con un’espressione fiduciosa “E chissà se riusciranno a dirsi quello che provano l’uno per l’altra…”.
Il monaco l’affiancò ridendo e disse “Conoscendoli, ci vorrà ancora un po’. Sono più timidi di quanto vogliano ammettere”.
La sterminatrice aggrottò la fronte, mentre una vena le pulsava pericolosamente sulla tempia nel sentire la mano di lui sul proprio fondoschiena, “Tu, invece, passi subito al sodo, eh?”.
L’hiraikotsu calò implacabile ed il bonzo ridacchiò appena nel ritrovarsi steso a terra con un grosso bernoccolo in fronte.
“Non è colpa mia se il tuo fondoschiena è così bello e sodo, mia cara Sango” cercò di giustificarsi “Non riesco a resistere”.
“Miroku” ringhiò lei “Ci tieni a mandare avanti la tua stirpe di depravati?”, “Perché me lo chiedi?” domandò l’altro con un’espressione preoccupata in volto.
Quella domanda non gli piaceva per niente… che aveva in mente la sua amata Sanguccia?
“Perché, se non impari a tenere le mani apposto, tu non avrai una discendenza” lo avvertì Sango, prima di voltargli sdegnosamente le spalle.
Il giovane impallidì per un istante a quella non troppo velata minaccia, per poi ridere nervosamente “Con te come madre, dubito che mi somiglieranno, sai?”.
La sterminatrice si girò di scatto, arrossendo come un pomodoro maturo; possibile che le facesse sempre quell’effetto, quando parlava del loro futuro insieme?
“Vedi di rigare dritto, Miroku, o sai cosa ti aspetta” lo minacciò seria, prima di porgergli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Lui annuì sorridendo “Come la mia dolce metà desidera”, poi riprese a camminarle accanto, cercando di tenere le mani occupate in un modo che non gli facesse rischiare il futuro della sua progenie.
 
Kaori fissò il giovane che aveva davanti, chiedendosi con chi diavolo avrebbe avuto a che fare.
Quello sguardo blu non le prometteva niente di buono, così come l’enorme alabarda che lo sconosciuto portava in spalla con un atteggiamento che le ricordava tantissimo Inuyasha.
Tutto di lui sembrava urlare: pericolo!
Dalla strana voglia a forma di croce che gli spiccava sulla fronte candida, alla la bocca curvata in un sorriso sicuro, quasi di scherno.
Chiunque fosse, doveva essere molto sicuro di sé…
“Sai di tomba” mormorò sorpresa, assumendo un’espressione cupa “Sei forse un non morto, ningen?”.
Non aveva dubbi sul fatto di ritrovarsi ad avere a che fare con un essere umano, anche piuttosto carino, ma sentiva che quel tipo aveva qualcosa di particolare e decisamente letale.
“Acuta intuizione, yasha” replicò l’altro, sorridendo tranquillo “Mai sentito parlare della Squadra dei Sette? Beh, hai di fronte il capitano in persona!”.
Lei aggrottò la fronte, cercando di ricordarsi qualcosa al riguardo, poi annuì “Adesso capisco. Tu sei il capo di quei mercenari sadici, morti dieci anni fa…”.
“Ma senti da che pulpito viene la predica” ridacchiò il mercenario, facendo dondolare la lunga treccia in cui raccoglieva i capelli neri “Voi demoni non siete certo famosi per la vostra pietà”.
La ragazza storse il viso, poi scrollò le spalle, decidendo che non valeva la pena battibeccare con quel pazzo; aveva cose più importanti da fare.
“Dove credi di andare, demone?” esclamò lui “Nessuno volta le spalle al grande Bankotsu e resta indenne!”.
Sentendo il fruscio della lama nell’aria, la demone lupo si scansò d’istinto, saltando di lato e vide chiaramente l’alabarda tranciare in due la roccia su cui si trovava mezzo secondo prima.
“Senti, ningen. Non me ne importa un fico secco di chi sei” borbottò seccata “Ho ben altro da fare che affrontare te, quindi vedi di sparire”.
Per un attimo rimase sorpresa dalle sue stesse parole e si chiese da quando parlasse come Sesshomaru.
L’essenza di Nagai deve avermi fatto ammattire concluse cupa Non ero mai stata così sprezzante nei confronti degli umani, prima d’ora….
“Mi dispiace per te, yasha” replicò Bankotsu, poggiandosi la spada sulla spalla “Ma sei capitata in un pessimo momento”.
Una scintilla pericolosa gli illuminò gli occhi blu “La mia Baryu ha bisogno di mozzare mille teste di demone per aumentare il suo potere e sconfiggere la zanna di quel dannato hanyou”.
Kaori si voltò appena, chiedendosi se non stesse parlando di Inuyasha e di Tessaiga.
“Beh, a me non importa” disse seccamente “Non ho tempo da perdere con te, ho un pesce più grande da catturare”.
“Ma prima… Posso sapere chi ti ha dato i frammenti di Sfera che hai in corpo?” chiese, inarcando un sopracciglio.
Li vedeva chiaramente, nonostante non fosse una sacerdotessa e non avesse poteri simili a quelli di Kagome.
La loro luce corrotta brillava nella gola e nel braccio dello sconosciuto con un bagliore a dir poco sinistro.
“Sei una demone alquanto strana” commentò il mercenario “Solo quella sacerdotessa dagli abiti assurdi aveva visto il mio frammento e quelli dei miei fratelli”.
“Non sono un tipo comune” ammise lei, capendo che i suoi sospetti erano fondati; quel tipo si era scontrato con Inuyasha.
“E credo di aver capito chi ti ha dato i frammenti” aggiunse “Un demone di nome Naraku, non è così?”.
“Perspicace” rise il giovane, afferrando più saldamente l’elsa di Baryu “Ma adesso basta chiacchiere! Preparati a morire, demone!”.
Menò un fendente rapidissimo, che la yasha evitò di un soffio con una capriola all’indietro.
Riatterrò sul suolo roccioso e sospirò “Vedo che sei cocciuto, ningen”, “Piantala di ciarlare e combatti!” esclamò l’altro.
Diede il via ad una rapida sequenza di attacchi, che misero in leggera difficoltà la sua avversaria.
Questa storse il viso nel vedere quanto fosse fuori allenamento, ma non si perse d’animo e riuscì a colpire Bankotsu alla spalla con un calcio.
Lo sentì ringhiare, prima di scagliarle contro un colpo mirato alle sue gambe, che evitò saltandogli oltre.
“Mi pare di averti detto che non ho voglia di perdere tempo con te” borbottò seccamente, atterrando sulla larga lama dell’alabarda e fissandolo con un’espressione contrariata.
“Non m’interessa!” ruggì il mercenario, cercando di affibbiarle un pugno che le facesse perdere l’equilibrio “Combatti! Sei o non sei un demone?”.
Rimase sorpreso nel sentirla sbuffare sonoramente, decisamente seccata da quel contrattempo “Sarò anche una yasha, ma io non parto in quarta solo perché uno scemo mi ha sfidata”.
Il ragazzo ringhiò irato e provò a colpirla di nuovo, riuscendo a spedirla a gambe all’aria.
Stava per colpirla, quando l’altra alzò una barriera protettiva prima che la lama riuscisse a toccarla ed il contraccolpo spedì il possessore diversi metri più in là.
“Ma che razza di demone sei?” chiese incredulo, mentre si rialzava in piedi, “Una che non conviene sfidare” fu la gelida replica.
Respinse buona parte degli attacchi, decisa a non farsi battere da quello sbruffone, ma dovette chinarsi di scatto per evitare l’elsa affilata, che ricordava una falce di luna.
Riuscì ad affibbiargli un calcio in pieno petto, scaraventandolo a terra, e rimase a fissarlo.
Quel Bankotsu non scherzava in quanto a forza fisica, anche se non sembrava brillare d’intelligenza, almeno da come s’irritava o inveiva ogni volta che la mancava.
Un avversario più saggio avrebbe risparmiato il fiato per gli attacchi ed avrebbe cercato di coglierla alla sprovvista.
Scrollò le spalle e si rialzò in piedi con molta tranquillità, decidendo che non valeva la pena sprecare energie con quello.
Gli voltò le spalle, decisa ad andarsene, ma dovette creare una nuova barriera per non farsi tranciare in due dall’alabarda.
“Mi pare di averti detto che non puoi andartene” sogghignò il mercenario “Non puoi sfuggirmi!”.
“Che noia!” sospirò Kaori “Ma possibile che non hai nient’altro da fare, che rompere le scatole a me?”.
“In teoria, dovrei far fuori un mezzo-demone e la sua strana combricola” ridacchiò il giovane “Ma tu sei un piacevole diversivo, ookami-youkai… Anche se non sei rapida come quel Koga, eviti i miei attacchi con facilità”.
La fissò per un lungo istante, prima di mormorare “Suppongo che tu appartenga ad una tribù diversa, almeno a giudicare dal colore della tua pelliccia”.
I suoi occhi erano puntati sulla leggera armatura dell’avversaria, ricoperta a tratti da un morbido manto di pelliccia nera come la notte.
La yasha aggrottò la fronte, capendo che la situazione era più intricata del previsto.
“Sei proprio deciso a farmi fuori, eh?” mormorò gelida “Ma perché Naraku deve sempre circondarsi di fanatici del combattimento?”.
Con un sospiro, si voltò nuovamente verso il nemico, attendendo con rassegnazione il prossimo attacco. Che non si fece attendere troppo.
Bankotsu la caricò alla stregua di un toro infuriato, cercando di colpirla con l’alabarda e guidando la lama in una seria d’intricati disegni, decisamente letali.
La ragazza evitò una nuova sequenza di attacchi particolarmente feroce, usando le rocce come supporto per le sue evoluzioni acrobatiche, prima che queste venissero ridotte in polvere da Baryu.
Quel dannato non era proprio intenzionato a cedere!
Le stava facendo perdere un mucchio di tempo, ma proprio non riusciva a liberarsene!
I suoi attacchi stavano aumentando in intensità e frequenza, causandole anche qualche problema.
Nonostante i suoi sensi affinati, non riuscì ad evitare l’elsa affilata, che ruotando su se stessa dopo un lancio pazzesco, le lasciò un taglio all’altezza dell’avambraccio.
Dannato non morto! Questa me la paghi! imprecò tra sé, lanciandoglisi contro per impedirgli di recuperare la spada.
Caddero a terra, rotolando lungo una breve china, poi la giovane scattò di lato, allontanandosi e riatterrando a quattro zampe su una grossa roccia piatta.
Ansimava per la fatica e sentiva il cuore batterle a mille, ma il riflesso che vide nella lama dell’alabarda la lasciò interdetta.
Il suo aspetto era ancora normale, non aveva gli occhi rossi tipici dei momenti in cui rischiava seriamente la vita, ma il suo atteggiamento, il modo in cui si muoveva…
Si stava comportando più come un lupo che come una persona.
Ringhiando furiosa, colpì duramente l’avversario al petto, scaraventandolo ad una decina di metri di distanza.
Doveva mettere in pratica quello che aveva escogitato adesso, o non avrebbe avuto un’altra possibilità.
Afferrò la spada, decisa a scagliarla a qualche kilometro di distanza, ma rimase incredula nel sentirne il peso.
Lei la maneggiava senza alcuna difficoltà, ma era pur sempre una demone…
Quello che aveva davanti, invece, era un essere umano, per quanto potenziato dai frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti.
Eppure l’aveva visto farla ruotare come se pesasse meno di un fuscello! Ma che razza di ningen era quello?
Pazzesco! esclamò sorpresa Questo Bankotsu è molto più forte di quello che credevo! Sarà meglio ricorrere al piano B.
Poggiò la punta dell’alabarda sul terreno e la fece ruotare a grande velocità, sollevando una grossa nube di polvere.
Quando il mercenario riuscì ad attraversare la cortina polverosa, della yasha non era rimasta alcuna traccia.
Solo l’elsa macchiata di sangue gli impediva di pensare che fosse stato tutta un’allucinazione.
Il giovane capitano ringhiò frustrato e si chinò, pronto a scattare verso la foresta per inseguire la fuggitiva, ma la voce di Jakotsu lo fermò.
“Primo fratello, dobbiamo andare!” stava gridando l’altro “Gli insetti dicono che Inuyasha è vicino!”.
Bankotsu lanciò un ultimo sguardo inferocito alle proprie spalle, poi raccolse la spada e corse verso i meandri del monte Hakurei, dove avrebbe combattuto la sua ultima battaglia.
 
Inuyasha ringhiò, decisamente seccato nel non avvertire minimamente l’odore di Naraku nell’aria.
Eppure era sicuro che fosse passato di là… Come diavolo faceva a scomparire in quel modo, in soli due giorni?
Probabilmente, il suo nuovo corpo lo aveva potenziato notevolmente anche in velocità, altrimenti non riusciva a spiegarsi quella sparizione così rapida.
“Dannato bastardo!” esclamò furioso “Se mi capita a tiro, giuro che…”.
“Calmati, Inuyasha” lo rimproverò Miroku “Non ti servirà a niente continuare ad imprecare in questo modo”.
Anche lui era decisamente contrariato dalle vicende dell’Hakurei, ma non potevano farci niente se il loro nemico era maledettamente furbo.
“Come se non bastasse, non abbiamo nessuna notizia né di Reito, né tantomeno di Kaori!” aggiunse il mezzo-demone, decisamente cupo “Che fine avranno fatto quei due?”.
Kagome sospirò, cercando un modo per calmarlo e sperando con tutto il cuore che i due amici stessero bene.
Ormai era passata quasi una settimana da quando era riuscita a portare l’antidoto alla yasha…
Allora perché non li aveva ancora raggiunti? Che le fosse successo qualcosa?
Kirara drizzò improvvisamente il muso dal braccio della padrona e fissò un punto preciso tra gli alberi.
“Cosa c’è, Kirara?” mormorò Sango “Hai sentito qualcosa? Kohaku è qui vicino, forse?”.
La demone gatto saltò giù e continuò a fissare una grossa quercia che si stagliava alla loro destra ed Inuyasha ringhiò “Demone. Ma non riesco a capire chi sia… Sta nascondendo la sua aura”.
Si guardò nervosamente intorno, accertandosi di non essere circondato, quando un fruscio lo colse di sorpresa.
Prima che potesse fare qualunque cosa, si ritrovò con la faccia spiaccicata in almeno cinque centimetri di terra.
Qualcosa o qualcuno gli era atterrato dritto sulla testa, facendogli sprofondare il viso nel suolo allo stesso modo del dannato rosario che Kagome attivava con la voce.
“Ragazzi!” esclamò la ragazza apparsa dal nulla “Accidenti, ma dove vi eravate cacciati? Sono giorni che vi cerco!”.
“Kaori!” sussurrò Sango, fissandola incredula “Ma da dove sei sbucata? Stai bene? L’antidoto ha fatto effetto?”.
“Sono in piena forma!” ridacchiò la yasha, facendo una giravolta su se stessa e sulla testa del povero hanyou, ancora costretto a terra dal suo dolce peso.
“Che cos’avete combinato, mentre non c’ero?” chiese Kaori “Immagino di tutti i colori. Pochi giorni fa, ho incontrato un tipo determinato a far fuori Inuyasha”.
Improvvisamente, si rese conto che l’amico non c’era e chiese “Ma dov’è quella testa calda? Il ningen che lo vuole morto non è uno da sottovalutare! Non è il caso che se ne vada in giro da solo”.
“Sono sotto di te, baka” mugugnò il diretto interessato, puntando le mani per sollevarsi da terra.
“Kami-Sama, Inuyasha!” gridò lei, scostandosi di colpo “Ma ti sembra il momento di giocare a nascondino, questo?”. Miroku si portò una mano alla fronte e rise “Felice di riaverti tra noi, Kaori. Ci sei manata parecchio”.
L’altra sorrise “Anche voi, amici. Non ne potevo più di stare a letto, sapendo che voi cercavate Naraku…”.
“A proposito, notizie del caro bastardo?” chiese corrucciata, “Sì, lo abbiamo affrontato sul monte Hakurei…” disse Sango “Ma ci è sfuggito e si è creato un nuovo corpo, ancora più potente”.
La ragazza divenne cupa, ripensando alla potente aura maligna avvertita due giorni prima “Fantastico… Già prima ci dava parecchie rogne, figurati ora…”.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri e non riuscì a trattenere un sorriso quando Shippo le corse in braccio.
“Mi sei mancata” ammise il cucciolo “Ma perché indossi l’armatura della tua tribù? Siete in guerra?”. “No, no” lo rassicurò lei “Solo che così viaggio meglio… Mi sento più a mio agio, ecco tutto”.
“E quel fiore che hai tra i capelli, da dove sbuca?” chiese Sango “non l’avevo mai visto”.
La yasha arrossì vistosamente ed abbassò lo sguardo, facendo sorridere il monaco in maniera piuttosto maliziosa.
“Di’ la verità…” ridacchiò allegro “Te l’ha regalato Reito. Magari dopo un bel bacio…”.
L’altra arrossì a tal punto da far temere che le fuoriuscisse vapore dalle orecchie e si sbrigò a scuotere la testa.
“Quando è venuto, io ero priva di sensi” ammise “Mi sono accorta della sua visita solo la mattina dopo”.
Si guardò intorno, cercando la persone che più le era mancata in quelle lunghe settimane, ma non avvertiva la sua presenza da nessuna parte.
Preoccupata, guardò gli amici e chiese “Ma dov’è Reito? Io non lo vedo…”.
Inuyasha lanciò uno sguardo sorpreso alla miko e disse “Ma come, Kagome, non le hai detto niente?”.
“Cosa non so? Kagome, cosa succede?” domandò allarmata Kaori, fissando l’amica e tutto il resto del gruppo.
Che fosse successo qualcosa a Reito? A quel pensiero, il cuore le mancò un battito.
La ragazza interrogata arrossì “Non le ho detto niente per non farla agitare. Era così debole, che temevo di peggiorare le cose…”.
“Kagome Higurashi. Hai esattamente trenta secondi per spiegarmi tutto, prima che ti conci per le feste!” la minacciò la demone lupo.
L’altra spiegò frettolosamente l’accaduto, rivolgendole al contempo uno sguardo di scuse.
“Non volevo farti preoccupare” mormorò timorosa “Eri in condizioni spaventose e temevo di…”.
La yasha scosse la testa “Va bene, non importa. So che l’hai fatto con tutte le buone intenzioni, non preoccuparti”.
Un sospiro preoccupato le sfuggì dalle labbra, mentre rivolgeva un’occhiata apprensiva alle montagne del Nord “Spero solo che stia bene…”.  


fatto! ho postato dp secoli, ma ce l'ho fatta! scusatemi se sn breve, ma è alquanto tardi e nn mi va troppo di sentire le urla di mia madre... -.- x ora vi saluto, sperando di sentrvi tt al + presto. vi adoro!! besos a tutte!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Coraggio, Sango! ***


Bonjour!!! cm state ragazze? vedete? ce l'ho fatta! ho aggiornato! evvai! la vostra Alys è sempre qui!!! ^_^ ok, scleri apparte, sn riuscita a postare il nuovo cappy... Spero possa piacervi. Rivedremo tt il gruppo, finalmente riunito, e anke una persona ke nn ho tenuto molto in considerazione, anke se appare x... diciamo 30 secondi? spero davvero ke sia di vostro gradimento. x ora, Besos a tutte e buona lettura!! ciao!

 

 Capitolo 33: Coraggio, Sango!


 Finalmente, dopo giorni e giorni di cammino, la foresta prese a diradarsi, aprendosi su una vasta pianura.
Un sorriso sollevato gli incurvò le labbra, mentre prendeva a scendere il lieve declino che lo avrebbe condotto alla sua meta.
Quanto tempo aveva dovuto aspettare per raggiungerli? Troppo, per i suoi gusti.
Si chiese se le cose si fossero risolte, durante la sua assenza, e sentì la speranza infondergli nuova forza.
Il viaggio era stato lungo, contando anche gli inevitabili contrattempi, ma l’impazienza dava nuovo vigore alla sua corsa.
Il vento gli accarezzava il volto come una fresca carezza e si lasciò inebriare dai profumi che gli arrivavano.
Dopo qualche minuto, riuscì finalmente a scorgere le prime case del villaggio e si concentrò per catturare l’odore dei suoi amici.
Non erano soli e quel profumo così dolce gli gonfiò il cuore di gioia, mentre si lanciava verso il pozzo.
Era lì, assieme a tutti gli altri.
Seduta su una roccia piatta, teneva un ginocchio alzato verso il petto e le braccia protese all’indietro per poggiare i palmi delle mani sulla superficie liscia.
Aveva gli occhi chiusi ed il capo leggermente reclinato all’indietro, in modo che i capelli scuri le ricadessero morbidamente lungo la schiena.
Tra le ciocche nere come la notte, un piccolo bocciolo candido spiccava dolcemente sulla sua tempia.
Un fiore che lui conosceva molto bene. Lo aveva conservato!
A quella vista, Reito sentì il respiro accellerargli in maniera incontrollata e dovette sforzarsi per renderlo più normale.
Stava bene. Grazie ai Kami, stava bene; l’antidoto era arrivato in tempo e tutta la sua figura risplendeva di salute.
Di colpo, la vide abbassare lo sguardo e voltarsi nella sua direzione, ma niente avrebbe potuto prepararlo alla reazione che seguì.
Kaori sgranò gli occhi nel vederlo e, senza riflettere, gli corse incontro, sorridendo come non aveva mai fatto in tutta la sua vita.
“Reito!” esclamò gioiosa, finendogli contro e buttandogli le braccia al collo “Finalmente sei tornato! Dannazione, sono stata così in pensiero per te…”.
Il gruppo li fissò basito e Kagome sorrise, sussurrando appena “Ehi! Certo che Reito non poteva chiedere un’accoglienza migliore!”.
Il lupo bianco fissò incredulo la ragazza che gli si stringeva contro, prima che un sorriso gl’illuminasse il volto.
L’abbracciò con forza, affondando il viso tra i suoi capelli scuri e mormorando “Sono felice che tu stia bene, Kaori”.
Il suo profumo l’avvolse come una nuvola, mentre un calore dolcissimo lo invadeva fin dentro le ossa.
Cielo, quante volte aveva pensato a quel momento! Avrebbe dato qualunque cosa pur di non lasciarla più andare…
Rimasero in quella posizione per qualche istante, godendo di quel contatto così atteso, poi la giovane si rese conto di quello che aveva fatto.
Arrossì come un peperone e si scostò appena, mormorando “Oh, Kami… Io… Mi sono lasciata un po’ trasportare. Mi siete mancati tutti così tanto, che..”.
Abbassò lo sguardo per non incontrare il suo e sussurrò Oddei! Ma cosa mi è saltato in mente? Devo essergli sembrata una scema... Possibile che non ne faccio mai una giusta?.
Si rese conto di aver pronunciato sul serio quelle parole, quando lo youkai le poggiò un dito sotto il mento, convincendola a guardarlo negli occhi.
“Non sei una scema, Kaori” le disse sorridendo “E poi… Anche a me fa piacere rivederti, dopo tutto questo tempo. Qui si ci annoia a morte, quando non ci sei”.
Annoiare?” mormorò lei “Come cavolo fai ad esserti annoiato quando hai dovuto difendere la tua tribù per tutto questo tempo?”.
Scosse la testa ed un sorriso accondiscendente le apparve in volto “Sei assolutamente incredibile… Irrecuperabile, ecco”.
“Ehi, voi due!” li apostrofò Inuyasha “Avete intenzione di fare i piccioncini ancora per molto? Dobbiamo cercare Naraku, ve lo siate dimenticato?!”.
I due arrossirono violentemente e fecero un passo per allontanarsi, tra le risatine divertite dei compagni che avevano iniziato a muoversi.
Con un leggero sospiro, Reito si accodò al gruppo, appena dietro la yasha, e mormorò Accidenti! Da quando, sono diventato così timido? Ho sprecato un’occasione d’oro per dirle quello che provo.
Lasciò scorrere lo sguardo lungo la sua figura longilinea, beandosi di quella vista così dolce e… desiderabile.
Ancora non capiva come avesse potuto non notare tutte le bellezze, nascoste o meno, di quella giovane.
Si era lasciato condizionare dalla purezza del suo sangue e dall’età ancora così giovane, senza riuscire in realtà a vedere oltre il proprio naso.
Era stato un vero idiota!
Tutto di lei, ogni singolo dettaglio, la rendeva unica e meravigliosa.
Quel caratterino tutto pepe che lo faceva sempre sorridere, la sua incredibile dolcezza, la sua determinazione…
Improvvisamente, la vide voltarsi nella sua direzione, mentre gli si affiancava sorridendo.
“Grazie di cuore, Reito” sussurrò flebile “Soprattutto della tua visita. Mi dispiace solo di non essere stata cosciente quando sei venuto”.
Arrossì appena e lui sorrise benevolo “Non dirlo nemmeno. È stato un piacere”; avrebbe voluto dire qualcos’altro, ma Kaori lo ammutolì di colpo con un rapido bacio sulla guancia.
Gli sorrise più ampiamente e raggiunse Kagome, iniziando a parlare allegramente di chissà che cosa.
Il ragazzo si poggiò una mano sulla guancia, fissandola come imbambolato; come diamine faceva a lasciarlo senza fiato con un gesto così semplice?
Quel contatto così dolce gli fece ribollire il sangue e solo i Kami sapevano quanto avrebbe voluto stringerla a sé, bearsi della vista delle sue labbra rosee ed invitanti, prima di poggiarvi le proprie.
Un brivido gli percorse la schiena, mentre accelerava il passo per affiancarsi a Miroku, che sorrise sornione.
“Ah, cosa non ci fa l’amore, mio caro!” sussurrò allegro all’orecchio dell’amico, mettendogli un braccio attorno alle spalle “L’amore governa tutto… ed anche noi dobbiamo arrenderci a lui”.
 
“Credo che questo posto possa andare bene” disse Inuyasha, dopo aver ispezionato la radura che avevano raggiunto al tramonto.
“È tranquilla e ben riparata” notò Kagome “Il che, va sicuramente a nostro vantaggio”.
Il suo sguardo si posò improvvisamente su Kaori, che stava setacciando le radici degli alberi alla ricerca di qualche ramo caduto.
“Kaori è alquanto strana oggi” ammise seria, osservando l’espressione cupa dell’amica.
“Solo questa mattina, era così allegra e solare… Adesso sembra uno zombie!” commentò l’hanyou.
Improvvisamente, si rese conto che la sua ragazza si era piantata una mano sul fianco ed una alla tempia, come sconsolata.
“Tu sai perché ha cambiato umore così di colpo?” le chiese incuriosito, “Sì, e per un motivo decisamente stupido”.
La sentì sospirare appena, mentre spiegava “Si sente in imbarazzo per come ha accolto Reito perché gli ha fatto capire troppo su quello che prova…”.
“E questo non è un bene?” domandò l’altro “Si vede lontano un kilometro che si piacciono a vicenda!”.
La miko scosse la testa “La sua è tutta insicurezza. Il punto è che lei ancora crede di non essere abbastanza per lui! Che il fatto di non essere una demone completa la renda… sbagliata, ecco”.
“Ma allora è proprio scema!” sbottò il giovane “Ma se è stata proprio lei a farmi una ramanzina coi fiocchi perché io non mi accettavo!”.
Con uno sbuffo, si diresse verso la yasha, borbottando “Sarà il caso che le faccia un bel discorsetto”.
“Inuyasha!” lo richiamò Kagome, allarmata dalla sua idea “Non puoi dirle cosa prova Reito per lei!”.
“No, quello glielo deve dire quell’idiota di un lupo. Io ho ben altro di cui parlarle” la rassicurò lui, allontanandosi velocemente.
La demone lupo alzò lo sguardo quando sentì l’amico avvicinarsi con passo deciso ed inarcò un sopracciglio nel vederlo così scuro in volto, “Che hai, Inuyasha? Qualcosa non va?”.
“Vieni con me!” sbottò quello, afferrandola per un braccio e trascinandola tra gli alberi.
“Hai litigato con Kagome, per caso?” la sentì chiedere “Perché mi stai tirando così?! Ehi, guarda che sto parlando con te!”.
Finalmente, il mezzo-demone si fermò, lanciandole uno sguardo penetrante che la fece arretrare d’istinto.
“Posso sapere perché ti comporti come una scema?” le chiese senza troppi preamboli “Un attimo prima sorridi, l’attimo dopo sei così cupa che sembri quasi mio fratello! Ma che hai?”.
“Ti ci ha spedito Kagome a farmi l’interrogatorio?” domandò l’altra, piantandosi le mani sui fianchi “Io. Sto. Bene. Non c’è bisogno che vi preoccupiate”.
“A me non pare proprio” replicò Inuyasha “Kaori, lo sappiamo tutti che provi qualcosa di speciale per Reito… Vorrei solo sapere perché ti comporti così”.
La vide arrossire vistosamente, a tal punto che la sua Veste del Cane di Fuoco sembrava pallida a confronto.
“Piantala di fare quella faccia” la rimbrottò seccato, incrociando le braccia “Tanto è inutile. È evidente che ti piace, quindi fammi parlare, perché proprio non capisco il tuo comportamento”.
“È come se… Non lo so” mormorò, passandosi una mani tra i capelli argentati “Come se non volessi dirglielo per un motivo particolare… Cos’è, hai paura che ti mangi?”.
Kaori si sedette contro un tronco, sussurrando “Non sono adatta a lui, ecco qual è il problema. Non sono alla sua altezza”.
L’hanyou roteò gli occhi “Ma che scemenze mi tocca sentire! E perché diavolo non saresti alla sua altezza? Perché hai diciassette anni e lui duecento? Tra me e Kagome c’è la stessa differenza!”.
“No, io non sono un demone puro come lui” mormorò cupamente la ragazza, scavando tra le foglie secche “È per questo che non posso dirgli cosa provo…”.
“Ma allora tu sei proprio un’idiota!” sbottò l’amico, tirandola in piedi “Kaori, tu sei stata la prima demone che mi ha fatto capire che bisogna sapersi accettare per quello che si è!”.
“Ricordi quando hai capito che tenevo a Kagome, ma che non ero sicuro se mi avrebbe accettato perché sono un mezzo-demone?” esclamò irritato.
“Lei mi ama per quello che sono” le ricordò severo “E, se anche quello scemo prova qualcosa per te, allora non gliene fregherà un accidente di quanto è puro il tuo sangue, stanne certa!”.
La yasha lo fulminò con lo sguardo “Gliene importa! Non ti ricordi di tutte le volte che me l’ha fatto notare, dopo che ci siamo conosciuti?”.
“Sì, ma mi sembra di ricordare che dopo se n’è stra-fregato se sei un demone puro o no!” replicò lui “Ma perché continui ad avvilirti? Tu sei sempre stata una tosta! Vedi di reagire, e che diamine!”.
A quel punto, la giovane strinse spasmodicamente i pugni e sibilò “Tu non hai il mio stesso problema, Inuyasha. È vero, nessuno dei due ha sangue puro nelle vene, ma almeno tu… Hai dei simili. Io no”.
“Io sono una sorta di scherzo della natura” mormorò a stento, sentendo le lacrime pungerle il retro degli occhi “Non esiste un altro demone come me… E la cosa non è piacevole, stanne certo”.
“So che lo stai facendo con tutte le buone intenzioni, ma tu…” aggiunse flebile, prima di ringhiare furiosa “Tu, il tatto non sai proprio dove sta di casa!”.
Poi girò i tacchi e corse via tra gli alberi scuri, decisa a sfogarsi in santa pace, lontana da tutti.     
 
Kagome sospirò nel vedere Inuyasha uscire dagli alberi da solo e con un’aria così temporalesca che si stupì di non sentire i tuoni scuotere l’aria.
“Voi donne siete incredibilmente complicate!” sbottò irato, “Uno cerca di aiutare e quella scema mi grida contro, prima di correre chissà dove”.
“Magari non hai usato le parole giuste” suggerì la miko, sorridendo nervosamente “Non è sempre facile intavolare un discorso del genere”.
L’hanyou sbuffò, infilando le mani nelle larghe maniche della veste e fissando le fiamme accese da Shippo.
“Quella stupida si caccerà nei guai” borbottò cupo “Quando è nervosa, non si sa mai cosa può combinare”.
Reito aggrottò la fronte nel sentire l’ultima frase, chiedendosi cosa avesse potuto innervosire Kaori.
Senza dire nulla agli altri, si addentrò tra gli alberi, seguendo la scia lasciata dalla ragazza nel sottobosco.
Che diavolo le avrà detto Inuyasha, per averla resa così nervosa? si chiese impensierito, notando la distanza che aveva percorso.
Sembrava stesse correndo, almeno a giudicare dal fruscio appena percepibile delle foglie smosse.
Accelerò il passo, cercando di ridurre la distanza che li separava e lasciando dietro di sé una serie di rametti spezzati e foglie smosse.
Ormai era vicino, l’aveva quasi raggiunta, quando qualcosa di affilato lo mancò di pochi centimetri, affondando con un tonfo sordo tra gli alberi.
“Ma cosa..?” esclamò il giovane, evitando nuovamente quella che sembrava una falce legata ad una catena.
Improvvisamente, scorse una figura tra le fronde e da lì partì un nuovo colpo, sempre mirato alla sua testa.
Se non fosse stato per i suoi riflessi allenati, probabilmente si sarebbe ritrovato con la falce piantata nella fronte.
Reagendo d’istinto, afferrò la catena e strattonò con forza, trascinandosi dietro il misterioso aggressore.
Dal fogliame, apparve un ragazzino di circa quattordici anni, vestito con la tipica divisa degli sterminatori.
Innervosito da quell’attacco senza senso, Reito afferrò il giovane per il colletto della tuta, sollevandolo contro un tronco.
“Posso sapere che diavolo vuoi da me?” sibilò “Non mi pare di averti recato qualche danno che giustifichi le tue intenzioni”.
L’altro rimase immobile e silenzioso nella sua presa, con lo sguardo vacuo, perso chissà dove. Sembrava quasi spiritato…
“Reito!”, lo youkai si voltò nel sentire la voce di Kaori e sospirò sollevato nel vederla incolume, anche se affannata.
“Reito, cos’è successo?” chiese allarmata “Ho sentito dei rumori di lotta e tu che ringhiavi…”.
“Questo moccioso mi ha attaccato senza un motivo apparente” spiegò lui “Quello che non capisco è perché adesso non reagisca”.
La ragazza si voltò a guardare il misterioso aggressore e quel viso punteggiato di lentiggini così familiare la colpì.
Doveva aveva già visto quello sguardo castano scuro così particolare?
“Kami-Sama!” esclamò incredula, portandosi una mano sulla bocca “Non può essere..!”.
“Lo conosci?” le chiese Reito, “Guardalo bene” replicò l’altra “Non ti ricorda nessuno di nostra conoscenza?”.
Il lupo bianco aggrottò la fronte, riflettendo su quei tratti decisi, anche se non del tutto maturi.
“Assomiglia… Mi ricorda Sango, ma non so se lei abbia parenti” mormorò “Il suo villaggio non era stato distrutto?”.
“Sì” rispose la giovane “Ma suo fratello Kohaku sopravvisse, perché era con lei. Ma ora… è un burattino nelle mani di Naraku. Quel verme gli manipola la mente”.
Gli rivolse un’occhiata d’intesa e disse “Portiamolo dagli altri. Forse Sango riuscirà finalmente a liberarlo dall’influsso di quel bastardo di Naraku!”.
 
Inuyasha osservò per l’ultima volta la lama di Tessaiga, prima di rinfoderarla con un gesto secco, e sbuffò “Kaori è via da un bel po’, non credete?”.
“Quello che mi chiedo è che cosa le hai detto per farla correre via così” borbottò Sango “Anche Reito è scomparso…”.
“Per me, è andato dritto dritto a cercarla” ridacchiò Miroku con l’aria di chi la sa lunga “Magari riusciranno a dirsi qualcosa…”.
“Sango!”, il grido dell’amica fece voltare tutto il gruppo, mentre lei e Reito sbucavano dalla cerchia di alberi con qualcuno in spalla.
“Kaori, Reito! Ma si può sapere che diamine succede?” chiese Kagome “E chi state portando..?”.
Le parole le morirono in bocca quando riconobbe il ragazzino che lo youkai aveva in spalla.
Kohaku!” esclamò la sterminatrice “Oh, Kohaku! Ma come ci sei arrivato qui? E… com’è che ha la catena attorno ai polsi?”.
“Scusa per come te l’ho impacchettato” disse Reito “Ma è stata una precauzione necessaria. Questa falce è tremendamente affilata e tuo fratello sa bene come usarla”.
Depositò Kohaku su una stuoia e lo liberò dalla catena, tenendolo però sotto stretto controllo visivo.
Un brivido preoccupato lo scosse quando vide la scintilla di determinazione che illuminò lo sguardo di Sango. Cosa doveva fare?
“Miroku, Inuyasha… venite qui” sussurrò la ragazza con decisione “Mi serve la Pietra della Notte”.
L’hanyou gliela porse e lei la poggiò sulla nuca del fratello, dove brillava il frammento di Sfera che lo teneva in vita.
Subito, il monile prese a brillare di un’intensa luce azzurra, mentre il frammento s’illuminava di colpo.
“Cosa devi fare?” chiese Shippo, rannicchiandosi dietro Kagome per evitare la luce intensa.
“Miroku, metti le mani sulla Pietra” disse Sango “Devi infondere parte della tua energia spirituale”.
Gli rivolse uno sguardo preoccupato, mentre aggiungeva “Ma, ti prego, sta’ attento… Se ti succedesse qualcosa, io..”.
“Andrà tutto bene, Sango” la rassicurò lui, imponendo le mani sulla Pietra della Notte e lasciando che questa assorbisse parte della sua energia.
Doveva stare attento alla quantità di energia passata al monile; se ne avesse ceduta troppa, questa avrebbe ucciso lui e Kohaku sul colpo.
Eppure, doveva provaci, per dare modo a Sango di rimuovere il frammento della Sfera e liberare il fratello dall’influsso malefico di Naraku.
Sapeva quanto fosse importante per lei, ma anche conosceva anche i rischi che correvano.
Se la sterminatrice si fosse mossa troppo in fretta, Kohaku sarebbe morto, ma se avesse esitato anche un minuto di troppo, l’eccesso di energia avrebbe prosciugato Miroku, mettendo a repentaglio la sua vita.
Suo padre, nella Grotta degli Spiriti, le aveva spiegato minuziosamente cosa avrebbe dovuto fare, ma la tensione era tangibile nell’aria.
I minuti passavano lentamente, mentre l’intero gruppo era in ansia per la sorte degli amici; ormai erano al momento cruciale.
La giovane sterminatrice si mosse con cautela, cercando delicatamente la sporgenza del frammento, pronta a sfilarlo, ma un improvviso ronzio la distrasse.
Inuyasha ringhiò furiosamente “Naraku sta cercando di mettervi i bastoni tra le ruote! Ci ha mandato contro il suo comitato di benvenuto!”.
Lanciò uno sguardo a Kagome e disse “Tu crea una barriera per permettere a Sango di continuare. Noi ci occupiamo di questi cosi”.
La miko annuì e subito un globo rosato avvolse lei e gli altri, mentre Kaori, Reito e Shippo seguivano il mezzo-demone.
Le katane brillarono fuori dai loro foderi, mentre i loro proprietari le abbattevano sui mostri sbucati dalla foresta.
Pezzi di demone cadevano al suolo, impregnando l’erba circostante con l’odore metallico del sangue e di carne bruciata, dove il fuoco fatuo di Shippo andava a segno.
Un Colpo d’Eclissi volò attraverso la radura, falciando una ventina di vermi giganti ed esseri simili.
Subito dopo, una Cometa di Ghiaccio sortì lo stesso risultato, bloccando temporaneamente l’avanzata dei nemici, ma Kagome non era in situazione facile.
Gli insetti di Naraku stavano forzando la sua barriera sempre più intensamente e Sango non era ancora riuscita a sfilare il frammento dal collo del fratellino.
Miroku non poteva aiutarla, impegnato com’era nel trasmettere energia alla Pietra della Notte, ma ormai aveva la fronte imperlata di sudore.
Non avrebbero retto a lungo… Shippo bruciò un occhio gigantesco, ma la capriola che fu costretto a fare lo portò più vicino alla barriera di Kagome.
“Inuyasha!” esclamò spaventato, scattando verso l’hanyou “Gli insetti di Naraku! Kagome non ce la fa più!”.
Lui si voltò di colpo, trattenendo un’imprecazione nel vedere che quelle vespe troppo cresciute avevano forzato lo scudo protettivo della ragazza.
Li avevano circondati! Quell’ammasso di demoni vomitevoli era stato solo un diversivo!
Quando la barriera s’infranse, Sango si gettò su Kohaku per proteggerlo, ma qualcosa le avvolse un grosso tentacolo attorno alla vita, scaraventandola via.
“No!” gemette la giovane, fissando la gigantesca piuma che si stava avvicinando al fratello “Kagura, lascialo andare!”.
“Mi dispiace per te, sterminatrice” replicò la yasha “Ma Kohaku è troppo prezioso per permettere che ce lo prendiate”.
Caricò il corpo inerme del ragazzo sulla sua piuma, sparendo velocemente nella foschia.
Inutilmente, il mezzo-demone le scagliò contro una Cicatrice del Vento per bloccarla; ormai era al di fuori della loro portata.
“Dannazione!” imprecò Kaori, mollando la spada e correndo verso gli amici “Kagura, torna indietro! Torna qui, maledetta strega!”.
Vide Sango accasciarsi su se stessa, singhiozzando per l’ennesima sconfitta, ancora più bruciante proprio perché era stata ad un passo dal riuscire a salvare il fratellino.
Questo era troppo! Naraku avrebbe pagato per tutto il dolore che stava causando, e con gli interessi!
In preda alla rabbia, raccolse l’arco di Kagome e, dopo aver preso velocemente la mira, scagliò la freccia contro il nugolo di insetti che ancora li minacciava.
La freccia si caricò di una forte aura verde intenso e, quando sparì in mezzo alle vespe velenose, esplose come un fuoco d’artificio, disintegrandole all’istante.
Senza perdere tempo, la yasha incoccò un’altra freccia, scagliandola contro l’ammasso di vermi e ragni che continuavano a fuoriuscire dalla foresta.
Come un tuono senza rumore, un alone di luce avvolse i demoni, facendoli sparire in un battito di ciglia.
Miroku si rialzò a fatica e, sgranando gli occhi per lo stupore, mormorò “Posso sapere come accidenti hai fatto?”.
Si appoggiò al suo bastone dorato, avvicinandosi all’amica “Quando hai imparato a controllare i tuoi poteri spirituali in modo così efficace?”.
L’altra abbassò l’arco, respirando affannata, e replicò “Non ne ho la minima idea, Miroku…”.
Il suo sguardo cadde improvvisamente sul bracciale che le adornava il polso sinistro ed un lieve sorriso le incurvò le labbra.
“Forse ho capito…” mormorò, rivolgendo lo sguardo verso la Grotta degli Spiriti “Grazie, nonna”.
Il braccialetto brillò come in risposta e la ragazza sorrise più ampiamente, prima di avvicinarsi a Sango ed abbracciarla.
“C’ero.. c’ero quasi riuscita” singhiozzò la sterminatrice, mentre lacrime amare le percorrevano le guance “Perché? Perché non ce l’ho fatta? Perchè ho esitato?”.
Kagome le strinse la mano “Sango, tu e Miroku avete fatto il possibile per salvare Kohaku. Non hai nulla da rimproverarti”.
“Kagome ha ragione” disse Reito “Qualcosa mi dice che lo rivedremo presto e, quando accadrà, nessuno potrà impedirti di liberare tuo fratello”.
Kaori sorrise nel vedere lo youkai aiutare l’amica a riprendersi; lui, Kagome e… beh, anche Inuyasha, sapevano cosa voleva dire avere un fratello e cosa si provasse nel rischiare di perderlo.
Con un sospiro, si sedette a fissare le stelle, chiedendosi perché, tutt’ad un tratto, sentisse l’intenso desiderio di avere un fratello o una sorella da coccolare.
Devo essere ammattita commentò ridendo Non sono mai stata gelosa di Kagome e Sota, perché adesso penso queste cose?.
Raccolse alcuni bastoncini attorno a sé, creando un mucchietto per accendere un fuoco, ed il suo sguardo cadde sulla figura solitaria di Reito, che osservava l’orizzonte ancora buio.
Una stella cadente attraversò il cielo con la sua scia luminosa e la giovane giunse le mani per esprimere un desiderio.
Un desiderio che le nasceva dal cuore e che sperava con tutta se stessa potesse diventare realtà.
 
“Uffa! Uffa e di nuovo uffa!” si lamentò Shippo “Ma quando tornano? Io non ce la faccio più!”.
Inuyasha si trattenne a stento dal dargli un cazzotto ben piantato in testa e strinse la presa sul fodero di Tessaiga.
Ma perchè non sta zitto, una buona volta? ringhiò tra sé Già mi è difficile aspettare qui, quando Kagome è via… Ma lui mi rende tutto più complicato!.
Lanciò uno sguardo innervosito alla struttura del pozzo, inarcando un sopracciglio quando scorse Reito camminare avanti e indietro attorno ad essa.
A giudicare da come borbottava sottovoce e dai movimenti a frusta della sua coda candida, doveva essere parecchio impaziente.
Più il tempo passava e più trovava affinità con quel lupo del Nord; avevano un carattere alquanto simile nelle faccende d’amore.
Ogni volta che Kaori era nel mondo in cui era cresciuta, Reito diventava decisamente intrattabile.
Trattenne a stento una risata e si alzò, deciso a recarsi oltre il pozzo per capire perché quelle due ci stessero mettendo così tanto.
Aveva appena poggiato un piede sul bordo in legno, quando Sango e Miroku gli si attaccarono addosso, simili a due piattole.
“Ehi, voi due!” esclamò l’hanyou, cercando di liberarsi “Che cavolo volete fare? Lasciatemi andare”.
“Neanche per sogno” replicò il monaco “Stavolta porti anche noi dalla Divina Kagome! Non te ne andrai senza di noi”.
Sango annuì con decisione e Shippo salì sulla testa del mezzo-demone, aggrappandosi ai capelli d’argento.
“Voi siete matti” sbottò il ragazzo “Non sapete proprio come muovervi in quel mondo! Causereste un casino incredibile!”.
“Dì pure quello che vuoi, ma non te ne vai senza di noi” lo avvertì il kitsune “Io voglio andare da Kagome e Kaori!”.
Inuyasha si dibatté come poteva, cercando di liberarsi da quella presa alquanto soffocante, ma senza risultato.
Anzi, l’ultimo scossone gli fece perdere l’equilibrio e l’intero gruppo cadde con un grido all’interno del pozzo.
Reito, che si era seduto sul bordo ligneo, scosse la testa sconfortato, ma qualcosa, o meglio qualcuno, lo afferrò per la coda, trascinandolo giù e strappandogli un gemito di dolore che sembrava più un guaito.

I cinque caddero in un buco oscuro, appena rischiarato da una tenue luce violetta, che li fece precipitare sul fondo del pozzo.
Inuyasha lanciò una serie d’imprecazioni quando il resto del gruppo gli piombò sulla schiena, mentre Shippo gli cadeva dritto sulla testa.
“Levatevi di dosso, razza di scemi!” sbraitò furioso “Toglietevi, ho detto! Non siete una piuma, sapete?!”.
Sango mormorò qualcosa a proposito della testa, prima che colpisse il pervertito numero uno in piena fronte con un cazzotto.
“Ma possibile che tu non riesca proprio a tenere quelle manacce a posto?” gridò rossa in viso “Miroku, io ti ammazzerò, prima o poi!”.
“Se data da te, sarà sicuramente una dolce morte” sussurrò Miroku con aria adorante, prima di venire steso da un pugno sul naso.
“Dove siamo?” chiese Shippo, guardandosi intorno “Non vedo il cielo… Ma il mondo di Kagome è così piccolo?”.
“Certo che no, scemo” ribatté Inuyasha “Questa è solo la struttura che contiene il pozzo”.
“Quindi ci siamo” esultò la sterminatrice “Siamo nell’epoca di Kagome! Ragazzi, non avete idea di quanto abbia atteso questo momento!”.
“Sapessi io…” mormorò Miroku, abbracciandola per poi accarezzandole il fondoschiena, “Miroku!!”.
“Piantatela, voi due!” esclamò Reito, massaggiandosi nervosamente il sotto coda Se becco chi mi ha tirato così, giuro che l’ammazzo!.
Indicò la scaletta in legno e disse “Ormai siamo qui, andiamo da Kaori e Kagome. Senza perdere altro tempo!”.
Inuyasha fu il primo ad uscire dalla struttura, guidando gli amici verso la casa della miko; ma non aveva messo in conto l’effetto sorpresa che quel mondo avrebbe avuto sugli altri.
“Wow!” esclamò il kitsune, saltando sulla spalla di Miroku “Che posto strano! Ma la foresta dov’è finita? E cosa sono quelle strane torri scure?”.
“Mi pare si chiamino grattacieli” mormorò l’hanyou “Contengono case e… come diamine si chiamano? Uffici. Cosa siano, però non lo so”.
Miroku avanzò di qualche passo verso le scale che scendevano verso la città “Non c’è che dire… È un luogo molto diverso del nostro”.
Niente alberi, niente erba, niente case di legno… solo larghi sentieri grigi decorati con strane strisce bianche e quelle strane torri che sembravano toccare le nuvole.
“Al posto di stare lì come un idiota, vieni qui” lo rimbrottò Sango “Dobbiamo cercare Kagome”.
“Da questa parte” disse il mezzo-demone, guidandoli oltre il tempio “Casa di Kagome è quella”.
Shippo si sporse così tanto che rischiò di cadere a terra, ma riuscì ad afferrarsi alla manica del monaco.
“Kagome ha una casa così grande?” mormorò incredulo “Non ho mai visto una casa così… È bellissima!”.
“Però non sento il suo odore” mormorò Reito “Né quello di Kaori. Non da lì, almeno”.
“Saranno a casa di Kaori, allora” replicò Inuyasha, indicando un gruppo di cedri secolari poco distante.
Nascosta dal fogliame, l’abitazione era quasi invisibile, eppure, nonostante la struttura moderna, conservava un non so che di antico e misterioso.
Il demone lupo accelerò il passo nell’avvertire l’odore delle ragazze provenire da lì, ma si bloccò di colpo quando scorse una grossa nuvola bianca fuoriuscire da un’apertura della parete, che Inuyasha chiamò finestra.
“Cos’è tutto quel fumo?” chiese impensierito “Non sarà mica scoppiato un incendio?”, “No, quello è vapore” disse Miroku.
“Vapore?” chiese Sango “Ha una fonte termale in casa? Santo cielo! Com’è possibile una cosa del genere?”.
Sentendo una voce nota canticchiare sotto uno scroscio d’acqua, l’hanyou scosse la testa “Non hanno una fonte termale. Tutte le case di quest’epoca hanno l’acqua calda… Arriva con dei canali di metalli, che mi pare si chiamino tubi”.
“Da dove arrivi quell’acqua, però, non ne ho proprio idea” aggiunse poi “Comunque, sono sicuro che Kaori sta facendo la doccia… Solo quella cosa scroscia come una cascata!”.
“E tu come lo sai?” chiese Miroku, sorridendo con aria maliziosa “Non avrai spiato la Divina Kagome o Kaori, quando sei rimato bloccato qui, vero?”.
Sulla fronte dell’amico apparve una vena pulsante, prima che lo afferrasse per il collo e lo sbattesse con la testa nel muro.
“Io non sono un maniaco come te!” ringhiò innervosito “Me lo hanno spiegato le ragazze, cosa credi?”.
Avrebbe voluto aggiungere qualche insulto, ma quando la testa del monaco colpì la parete accanto alla porta, un trillo acuto rieccheggiò nell’aria.
“Ma cosa..?”, Reito scostò la testa del bonzo per esaminare il muro, scorgendovi un buffo cerchio bianco.
Prima che potesse provare a toccarlo, Inuyasha vi sbatté nuovamente Miroku contro, causando un nuovo trillo.
Incuriosito, il mezzo-demone osservò la fronte dell’amico, ora rossa per i colpi subiti e la batté di nuovo nel muro.
Un terzo trillo lo assordò, mentre lo youkai gli tirava un calcio negli stinchi, esclamando “Piantala, idiota! Questo rumore mi distrugge i timpani!”.
“Ma non è possibile che sia la testa di Miroku a fare questo suono” mormorò Sango, avvicinandosi alla porta “Non l’ha mai fatto prima…”.
Ormai il gruppo si era addossato al battente e non sentirono la padrona di casa borbottare un “Arrivo! Un momento!”.
La maniglia si abbassò e il loro peso spalancò la porta di scatto, causando una vera e propria valanga sull’uscio.  

Bell'uscita di scena, eh? ke cosa combineranno Inuyasha e gli altri nel mondo di Kagome? e Reito, riuscirà mai a dire cosa prova nei confronti di Kaori? Kohaku tornerà mai libero? beh, se volete spaerlo, dovete attendere il prox cappy (x Kohaku, un po' di + temo...)! spero di postarlo presto, ma, ci crederete o no, + si avvicina luglio e + il tempo a mia disposizione diminuisce... Il mastino infernale nn mi darà tregua T^T Noooo!! ke pizza! kiedo immensamente scusa x l'eventuale ritardo di aggiornamenti e\o recensioni. mi affido alla vostra clemenza...
Vostra Alys93

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Un maniaco alla porta ed un uragano in cucina ***


Yeaaaaaah!! eccomi qui,  tempo di record! con un cappy povero dla punto di vista dell'azione, ma direi alquanto buffo! ^.^ ragazze, non avete idea di quanto vi sia grata x tutte le magnifike recensioni ke ricevo! wow! io sn commossa! grazie, ragazze! siete mitike! adesso vi lascio al cappy, ditemi se vi piace!

Capitolo 34: Un maniaco alla porta ed un uragano in cucina!   

Kaori sorrise nel sentire l’acqua caderle addosso come una piccola cascata e cercò a tentoni il rubinetto per chiuderla.
Si avvolse nell’accappatoio ed afferrò un asciugamano per frizionarsi i capelli, sospirando sollevata.
Dopo ore passate a pulire la casa dalla polvere accumulatasi durante la sua assenza, quella doccia era stato un vero toccasana.
Aguzzando l’udito, sentì Kagome canticchiare in cucina, intenta a preparare la sua famosa salsa ai funghi.
Chissà come sarebbe venuta… per il momento, il suo naso non percepiva nessun odore preoccupante.
Improvvisamente, il campanello prese a squillare in modo insistente, trapanandole i timpani.
E meno male che non era in forma demoniaca!
Non si era mai accorta di quanto fosse assordante quel rumore!
“Kagome! Puoi andare tu alla porta, per favore?” urlò per farsi sentire oltre lo squillo acuto del campanello.
“Non posso!” esclamò la miko “Sono in una fase critica! Se lascio i fornelli, anche solo per un minuto, qui si brucia tutto!”.
“Ma io sono appena uscita dalla doccia!” esclamò l’amica “Mica posso uscire in accappatoio?!”. Fu come parlare al vento e la yasha si strinse il più possibile nel tessuto, cercando di coprirsi come poteva.
Nel frattempo, lo squillo continuava a più riprese, strappandole una mezza imprecazione “Sì! Sì! Sto arrivando! Un attimo di pazienza!”.
Il rumore continuò imperterrito e la ragazza si chiese se fosse più sorda Kagome oppure il seccatore alla porta.
Ma chi diavolo poteva essere?
La signora Higurashi aveva le chiavi di riserva e certo non si attaccava al campanello in quel modo!
Con un sospiro, si sistemò l’asciugamano in cui aveva raccolto i capelli ed abbassò la maniglia. Un peso imprevisto fece spalancare bruscamente il battente, facendole perdere l’equilibrio e mandandola a gambe all’aria.
La yasha scosse la testa per riprendersi, accorgendosi appena che l’asciugamano era caduto almeno mezzo metro più in là.
Si voltò verso la porta, restando alquanto allibita dall’assurda piramide umana che si ritrovò di fronte.
Miroku, che si trovava quasi in cima, la guardò per un lungo istante, soffermandosi sulla pelle visibile in quello strano indumento.
Era decisamente un bel panorama: le gambe, rimaste scoperte nella caduta, erano un vero spettacolo, così come l’attraente scollatura di quell’abito così buffo.
“Kaori, sei un vero schianto!” sussurrò estasiato, mentre il naso prendeva a sanguinargli. Vedendo tutti i suoi amici sull’uscio, e in particolare Reito, Kaori si strinse il più possibile nell’accappatoio.
Sentì le guance andarle letteralmente a fuoco ed urlò al bonzo “Sparisci, dannato maniaco!”.
Il monaco stramazzò all’indietro, dopo che il piede della ragazza lo colpì in pieno volto e Sango commentò “Te la sei cercata!”.
Kagome apparve nel corridoio con una pentola fumante tra le mani “Ecco, è venuta alla perfezione! Chi è alla porta, Kaori?”.
L’amica le sfrecciò accanto e sibilò “La prossima volta che suonano ed io sono sotto la doccia, vai tu ad aprire! Anche a costo di d’incendiare la cucina!”.
Poi sparì rapidamente in bagno, lasciando la ragazza a bocca aperta, stupita dalla sua reazione. Ma che le era preso?
La sua attenzione fu attirata da un’imprecazione soffocata, “Vi decidete a togliervi di dosso? Ve l’ho detto! Non siete un peso piuma!”.
“Inuyasha!” esclamò lei, sgranando gli occhi per la sorpresa “Ma che ci fate voi qui? Co… Come siete arrivati, tutti quanti?”.
“Kagome!” esultò il piccolo Shippo, saltando oltre la soglia “Hai visto? Finalmente, siamo riusciti a venire!”.
“Lo vedo, Shippo” sorrise la miko “Ma adesso entrate. Forza, tutti dentro! Se qualcuno vi vede, qui succede un casino!”.
Leggermente intimoriti da quell’ambiente così nuovo e strano, i componenti del gruppo entrarono in casa, guidati da Inuyasha.
Miroku, ancora piuttosto stordito dal calcio, fu trascinato per i piedi da Sango, che borbottava a più riprese su quanto fosse stupido.
“Wow!” mormorò Shippo, osservando incuriosito il salotto dalle tinte chiare “Questa casa è enorme!”.
“Ci sono case molto più grandi, Shippo” spiegò Kagome “E quelle se le possono permettere le persone molto ricche”.
“Quante cose strane…” sussurrò Reito “A cosa servono tutti questi oggetti? Non ho mai visto niente del genere!”.
In quel momento, Kaori uscì dal bagno, strofinandosi i capelli nell’asciugamano.
Li squadrò per un lungo istante e chiese incuriosita “Come avete fatto ad attraversare il pozzo? Avete fatto qualcosa ad Inuyasha?”.
“Se per qualcosa, intendi essersi attaccati addosso come sanguisughe ed avermi schiacciato per ben due volte a terra, allora sì!” sbottò il diretto interessato.
“Eddai!” ridacchiò Miroku, rialzandosi in piedi “Ci ha permesso di vedere finalmente il mondo della Divina Kagome!”.
“Già, ma ne avete di cose da imparare se volete evitare guai” mormorò la demone lupo “Tipo evitare di attaccarsi in quel modo al campanello!”.
“Cos’è questo… campanello?” chiese Sango, piuttosto incuriosita da tutti quegli oggetti così nuovi e stravaganti.
“Quella cosa che trillava prima con uno squillo assordante” sospirò la yasha “Mi avete quasi rotto i timpani, sapete? E fortuna che qui sono umana!”.
“Ecco cos’era quel rumore!” esclamò Shippo “Lo sapevo che non poteva essere la testa di Miroku!”.
“Questa ce la spiegate dopo” mormorò Kagome, passandosi una mano sulla fronte “Quello che conta, adesso, è spiegarvi come funzionano le cose qui”.
Armatesi di santa pazienza, le due ragazze guidarono gli amici in una sorta di gita istruttiva (-.- ma cm mi viene, nn lo so), spiegando a cosa servissero i vari oggetti e le stanze.
“Certo che quest’epoca è davvero strana” commentò Reito “Avete un mucchio di cose così… assurde!”.
“L’unica cosa che mi ha sempre dato da pensare è perché non ci siano più demoni, qui” mormorò Kaori sovrappensiero “Eppure non posso credere che siano spariti tutti!”.
“Non pensarci, adesso” le disse Kagome “Abbiamo una cosa ben più complicata da fare... Aiutarli ad ambientarsi”.
“Hai ragione. Non sarà per niente facile…” mormorò l’altra, prima che qualcuno suonasse alla porta.
“Vado io” disse la miko, correndo all’entrata, prima che un grido inarticolato le sfuggisse da bocca “A.Y.E.!”.
Nel sentire quel grido, in realtà un messaggio in codice, la yasha impallidì e spinse Reito e gli altri verso il piano superiore.
“Che succede?” chiese Miroku, mentre l’amica lo trascinava lungo le scale, “Dovete nascondervi! Accidenti, che guaio!”.
“Ma che cavolo dici, si può sapere?” sbottò Inuyasha, “Se quelle tre pazze vi vedono, rischiate la sanità mentale!” mormorò la ragazza, lasciandoli in mezzo al corridoio ed afferrando una sbarra provvista di gancio.
Davanti ai loro occhi increduli, afferrò un piccolo anello di metallo e tirò, rivelando una botola nel soffitto.
“Una stanza segreta?” mormorò Sango, con gli occhi sgranati per la sorpresa “Accidenti! Non finirò mai di stupirmi, qui!”.
“Forza, tutti qui dentro!” esclamò nervosa Kaori “Kagome non può trattenerle in eterno!”, “Se Kagome è in pericolo, io non ci penso nemmeno a salire lì dentro!” replicò l’hanyou.
“Lei è al sicuro. Gli unici che rischiano la vita siete voi” lo rassicurò la giovane “Se quelle tre vi vedono, non ho idea di cosa potrebbe accadere!”.
Li fece salire nella soffitta e chiuse la botola, correndo al piano di sotto, per aiutare Kagome con il trio “Raccontami tutti i tuoi segreti”.
Accidenti! Avevano scelto proprio il momento migliore per arrivare, quelle oche in perenne caccia di scoop!
“Ayumi, Yuka, Eri! Ma che bella sorpresa!” sorrise Kagome “Come mai da queste parti?”.
“Siamo venute a parlare con Kaori” spiegò Yuka, allungando il collo oltre l’uscio “È in casa, vero?”.
“E dove dovrei essere?” ridacchiò la diretta interessata “Stavo sistemando un paio di cose… Venite dentro, non state lì”.
Le tre ragazze si accomodarono sul divano ed Ayame disse “Il professore di disegno ha indetto un concorso e, dato che tu sei piuttosto brava, ci ha chiesto di avvisarti”.
“Cosa dovrei fare?”, “Beh, serve il disegno di un paesaggio di campagna” disse Eri “Privo di qualunque cosa moderna”.
Lo sguardo della demone lupo s’illuminò “Ho già un paio di disegni che potrebbero fare al caso nostro! Un attimo solo, eh?”.
Kagome la vide correre via e scosse la testa, ma si ritirò di scatto quando le altre amiche le rivolsero uno sguardo inquisitorio.
“Qualcosa non va, ragazze?” chiese nervosa, “Possiamo sapere perché, quando ci hai visto, hai gridato in quel modo?” chiese Yuka.
“Ehm.. Io ho battuto il ginocchio” mentì la ragazza, gesticolando come una matta “Scusate, non volevo spaventarvi”.
Poi vide che il loro sguardo non era cambiato e mormorò tesa “C’è qualcosa di particolare che volete chiedermi?”, “Come va la storia di Kaori?” fu l’unica risposta del trio.
“Oh, beh… Meglio” mormorò lei, “Si sono forse dichiarati?” chiese Eri, tutta eccitata.
“No…” sospirò l’altra “Ma non credo che riusciranno a nascondersi ancora per molto. Sono praticamente cotti a puntino”.
Yuka batté le mani euforica “Speriamo bene! Questo Reito mi sembra davvero un tipo affascinante! Quando lo potremo conoscere?”.
La miko sbiancò; se quelle tre pazze vedevano Reito ed Inuyasha, non osava immaginare cosa sarebbe successo.
Probabilmente, una sorta di Apocalisse…
“Beh, non saprei” sussurrò impacciata, cercando freneticamente una scusa con cui uscire da quella situazione.
In quel momento, Kaori arrivò trafelata con alcuni disegni stretti in mano, che poggiò sul tavolino.
“Questi possono andare?” chiese affannata, “Kaori… Ma sono assolutamente perfetti!” esclamò Ayumi ammirata “Sembrano paesaggi dell’epoca Sengoku!”.
Le due amiche si scambiarono un’occhiata divertita, mentre le loro compagne infilavano i fogli firmati in una cartellina.
“Li portiamo subito al professore!” annunciò Eri, strappando loro un sospiro di sollievo, “Però, prima…”.
“Cosa?” domandò Kaori, pensando al gruppo ancora chiuso in soffitta; ma che volevano ancora quelle tre?
“Come va la tua love story, Kaori?” chiese Yuka “Dai, dicci tutto! Reito è diventato più gentile con te? Si è accorto che t’interessa?”.
La yasha divenne pallida, pregando con tutta se stessa che lo youkai non sentisse niente di quel discorso; sarebbe stato un bel guaio!
“Sì e no” mormorò in un filo di voce “Siamo buoni amici, ma… Non gli ho ancora detto niente”. “Ma perché non lo fai?” chiese Ayumi “Avanti, Kaori! Mica siamo ancora nel Medioevo, dove erano i ragazzi a fare il primo passo?!”.
Una risatina nervosa contagiò le due ragazze, causando lo sbuffo malinconico delle compagne. “Kaori, se ti piace, devi dirglielo!” esclamarono in coro “Hai capito?”, lei arrossì come un pomodoro e tappò loro la bocca.
“La piantate di urlare come un branco di sceme?” esclamò nervosa “Abbassate la voce!”, Eri ridacchiò “Eddai! Parli come se lui fosse qui!”.
Davanti alla sua espressione terrorizzata, si fece seria e chiese “O, forse, è proprio così? Non è che lui ci sta ascoltando, eh?”.
“No! No! Ma che vai a pensare?” biascicò l’altra, con i nervi ormai ad un punto critico “Ci siamo solo io e Kagome, qui!”.
“Sarà…” mormorò Yuka, guardandosi in giro con fare sospettoso “Ci vediamo a scuola, ragazze. Ciao, ciao!”.
Lei e Kagome sorrisero tese, mentre le salutavano, poi la padrona di casa si chiuse il battente alle spalle e sospirò sollevata “Non ci credo. Ce l’abbiamo fatta…”.
La miko annuì convinta e chiese “Ma dove li hai nascosti?”, “In soffitta. Dai, andiamo a liberarli…”.
Quando le due ragazze si affacciarono oltre la botola, trovarono i loro amici intenti a frugare tra i vari oggetti che riempivano la stanza.
Shippo giocava allegramente su un cavallo a dondolo, mentre Sango osservava ammirata uno specchio dalla cornice antica.
Miroku sembrava più attirato dagli album fotografici, mentre Inuyasha fissava incredulo tutte le armi Sengoku collezionate da Masaru nel corso degli anni.
“Vedo che la soffitta vi ha incantato” sorrise Kagome “Capita a tante persone… I ricordi hanno sempre quest’effetto”.
“Sì. Ma Reito si è come volatilizzato” mormorò il monaco, alzando lo sguardo dalle fotografie. “Come? Che vuoi dire con… volatilizzato?” chiese Kaori, improvvisamente preoccupata; che fosse uscito dalla botola e le avesse sentite?
A quel pensiero, divenne praticamente scarlatta e si guardò intorno per accertarsi che lo youkai fosse ancora lì.
Un improvviso starnuto la fece voltare, strappandole un sorriso quando vide il giovane scuotere un telo sotto il quale giacevano i suoi album da disegno.
“Hai iniziato quand’eri molto piccola” mormorò sorpreso, sfogliando i vari disegni, ordinati per data.
“Sì, mi è sempre piaciuto” ammise lei, sedendoglisi accanto, “Come fare a pugni, eh?” ridacchiò Miroku, indicando alcune foto dei suoi primi incontri di karate.
A quell’epoca, aveva appena sette anni e già era temuta dai suoi coetanei; l’abilità per il combattimento era difficile da nascondere.
“Tradizione di famiglia” sorrise la yasha, indicando con lo sguardo alcune coppe vinte dai suoi genitori almeno un trentina d’anni prima. Scosse i pantaloni dalla polvere e disse “Dai, ora scendiamo. Dobbiamo ancora preparare la cena”.

Sango si guardò intorno con curiosità “Certo che è un posto molto strano… Ma a cosa servono tutte queste cose?”.
“A cucinare” mormorò Kaori, frugando nella credenza alla ricerca di qualcosa che potesse andar bene con i funghi preparati da Kagome.
Shippo saltò sul ripiano chiaro, osservando incuriosito il frullatore “Kagome, questo che cos’è?”.
“Un frullatore, Shippo. Serve a frullare le cose in pochi minuti” spiegò lei, cercando la salsa di soia.
“Davvero?” esclamò il kitsune, afferrando un pomodoro ed infilandolo nel contenitore, prima di pigiare il bottone d’accensione.
Subito le lame tritarono il frutto, spandendo il succo in ogni direzione, dato che il demone volpe non aveva messo il coperchio.
Divertito da quel nuovo gioco, afferrò un uovo e quella che si rivelò essere una banana, ottenendo una crema oleosa e biancastra, che imbrattò tutta la stanza.
Nel sentire il ronzio delle lame, Kaori alzò la testa di scatto e, vedendo il cucciolo giocare con il frullatore, sgranò gli occhi “No, Shippo! Può essere pericoloso!”.
Notò solo di sfuggita che Miroku stava ispezionando il contenitore spray di ketchup, ma quando se ne rese conto era troppo tardi.
La salsa rossa colpì in pieno il frigorifero, Sango ed Inuyasha, che iniziò ad imprecare quando il sapore piccante gli bruciò la lingua.
“Oh, Kami!” gemette la yasha, prima di scivolare su quello che rimaneva della buccia di banana e di schiantarsi contro il frigo.
Da uno scaffale traballante, caddero la confezione di salsa di soia ed un cartone del latte, che andarono a colorare le mattonelle candide.
A completare il tutto, il barattolo di marmellata di fragole volò per la cucina, sfracellandosi su un armadietto, assieme ad un sacchetto di farina, che si disperse nell’aria.
Kagome tossì più volte, agitando le mani per dissolvere quella fitta nube biancastra.
Quando la farina si depositò a terra, lo spettacolo era a dir poco tremendo; non c’era una persona che non fosse macchiata di qualcosa.
Il più fortunato fu Shippo, che si ritrovò semplicemente ricoperto di farina da capo a piedi.
Reito si tolse uno strato di soia dalla faccia e porse la mano a Kaori, aiutandola ad alzarsi in piedi.
“La mia cucina” gemette lei “Non è possibile… È un incubo!”, “Però, stavolta, io non c’entro niente” mormorò Inuyasha, ricordando fin troppo bene la passata vicenda.
La miko ridacchiò nervosamente “Dai, Kaori. L’altra volta era anche peggio e ci abbiamo messo dieci minuti a risistemare tutto. Allora eravamo tre, adesso siamo sette!”.
“Mettiamoci al lavoro” borbottò l’hanyou, capendo che gli sarebbe toccato di nuovo pulire quel posto.
La yasha afferrò uno straccio e borbottò tra sé Pazzesco! Questa giornata sta andando alla grande… Un maniaco alla porta ed un uragano vivente in cucina!.
Dopo qualche minuto di febbrile lavoro, la padrona di casa sospirò sollevata “Mi toccherà fare di nuovo la spesa, ma… La cucina è come nuova”.
Poi rivolse uno sguardo agli amici ed a se stessa, notando che erano ancora tutti sporchi di latte, soia, ketchup e quant’altro. Si passò una mano sulla fronte e mormorò “Ok, credo che sia il caso che vada a preparare un bagno per tutti”.
Li guardò per un istante e sospirò “Dovremo fare a gruppi… Il mio bagno non è certo una fonte gigantesca”.
Sentendosi vagamente imbarazzata, indicò la doccia e la vasca ai ragazzi, dicendo “Lasciate i vestiti sul ripiano… Vedrò di pulirli un po’ dal casino di prima”.
Quanto vorrei che ci fosse anche Sota… Mi eviterei un bel po’ di situazioni imbarazzanti mormorò tra sé.
Gli amici non se lo fecero ripetere due volte e la giovane ringraziò il cielo del fatto che Inuyasha sembrava ricordarsi qualcosa della sua precedente e prolungata visita.
Dopo che tutti furono entrati, prese i vestiti ed uscì sul balcone, scuotendoli per mandar via la farina che li copriva.
Aiutata da Kagome e da un’incuriosita Sango, usò lo smacchiatore sulle tracce di soia, marmellata e latte, sorridendo soddisfatta quando gli abiti tornarono pressoché come nuovi. “Avrei dovuto metterli in lavatrice” commentò “Ma poi che gli facevamo mettere a quelli?”.
Dal bagno si sentivano le esclamazioni sorprese ed anche qualche imprecazione da parte dei ragazzi e Kaori si chiese se avrebbe trovato il bagno intatto.
Fortuna volle che fosse solo il contenitore del sapone a sfracellarsi a terra e Miroku e gli altri uscissero indenni dalla stanza.
Kagome sospirò e, dopo essersi spazzolata la gonna verde, mormorò “Adesso è meglio che ci diamo una pulita anche noi…”.
Rivolse uno sguardo eloquente ad Inuyasha e disse “Non permettere a Miroku di avvicinarsi. In quel caso, rischierebbe seriamente la vita”.
Il monaco ridacchiò nervosamente quando i due demoni fecero scrocchiare minacciosamente le nocche e non osò accostarsi alla porta scorrevole.
Dopo una decina di minuti, anche le ragazze uscirono dal bagno e Kaori propose di iniziare a preparare seriamente la cena.
Diverse pietanze bollivano e soffriggevano sui fornelli, dai quali Shippo si tenne a debita distanza, quando si sentì girare una chiave nella porta d’ingresso.
“Kaori, Kagome! Siete qui?” chiese la signora Higurashi, entrando assieme al padre ed a Sota. “Venga pure, signora!” esclamò la yasha “Siamo in cucina!”, “Ho pensato di portare qualcosa” disse Yumico “Ho fatto delle porzioni un po’ più abbondanti”.
“Hai fatto benissimo, mamma” ridacchiò Kagome, uscendo dalla cucina e pulendosi le mani in uno strofinaccio “Siamo più del previsto, stasera!”.
La donna le rivolse un’occhiata incuriosita, mentre poggiava alcuni vassoi sul tavolo “È forse arrivato Inuyasha?”.
La figlia annuì ridendo “Ma non da solo. Finalmente riesco a presentarti tutti i miei amici!”.
Solo in quel momento, lei, Sota ed il nonno si resero conto che il salotto era pieno di persone a loro sconosciute.
Kagome sorrise più ampiamente e disse “Ragazzi, questa è la mia famiglia. Mia madre, mio nonno e mio fratello Sota”.
Miroku si fece avanti, prendendo la mano di Yumico e baciandola da perfetto gentleman “Siamo onorati di conoscere la famiglia della Divina Kagome”.
La donna arrossì lusingata “Ma che ragazzo gentile! Ma… Kagome, perchè ti ha definito Divina?”.
“Per via dei miei poteri spirituali” spiegò lei ridendo “Comunque, lui è Miroku, un monaco errante”.
Poi indicò a turno gli altri amici “Lei, invece, è Sango ed è una sterminatrice di demoni”.
Un lieve miagolio li sorprese tutti, mentre Kirara sbucava fuori da un angolo; “Kirara?” mormorò Sango “E tu da dove sbuchi?”.
La prese in braccio e Kagome disse “Lei è Kirara, la sua compagna di viaggio”, “Com’è carina!” esclamò Sota.
“Chissà come ha fatto a seguirci” mormorò Kaori, prima di continuare le presentazioni.
“Questo cucciolotto è il piccolo Shippo” disse sorridendo “Mentre lui è Reito, un demone lupo come me”.
“Un demone volpe!?” esclamò il signor Higurashi, afferrando dall’abito uno dei suoi inutili fuda “Via da qui, demone maligno!”.
Il piccolo Shippo rabbrividì, andandosi a rannicchiare dietro le gambe di Kagome, che sbuffò seccata “Nonno, piantala! Non c’è nessun spirito maligno, qui!”.
Kaori rise “Dovete scusarlo, ragazzi. È fissato con gli esorcismi e roba del genere”, poi abbassò la voce per non farsi sentire “Ma non funzionano mai!”.
Miroku trattenne a stento una risata, mentre la signora Higurashi sorrideva allegramente “È un vero piacere conoscervi”.
Fece un cenno verso il tavolo e disse “Coraggio, accomodatevi. Sento che questa sarà una cena interessante!”.
Sota sembrava incapace di stare fermo ed il suo sguardo saettava da una persona all’altra, finché Kaori non gli chiese cos’avesse.
Il ragazzino sembrò esitare “Mi chiedevo… Se Reito è un demone lupo come te… Perché lui ha la coda e tu no?”.
La ragazza rimase basita per qualche istante, prima di scoppiare a ridere assieme a tutti i presenti.
“Sota, qui io assumo la mia forma umana” spiegò tra le risate “Ma posso diventare demone come e quando voglio”.
Grazie al bracciale della bis-nonna, riusciva a controllare molto meglio i suoi poteri, sia spirituali che demoniaci, e la trasformazione era diventata una passeggiata.
Vedendo lo sguardo emozionato di Sota, la yasha sospirò “Ok, ok… Ho capito l’antifona”.
Si concentrò per un lungo istante, poi, avvolta in un alone di luce verde, assunse le sembianze di demone.
Il signor Higurashi si lasciò sfuggire un’esclamazione sorpresa, mentre il nipote strabuzzava gli occhi.
La demone lupo continuò imperterrita a bere il suo the, nascondendo abilmente un sorrisetto divertito.
“Kaori… Wow! Hai la coda anche tu!” ridacchiò Sota “Ma perché la tua è nera e quella di Reito invece è bianca?”.
“Perché fanno parte di due tribù diverse” spiegò Kagome “Kaori appartiene alla tribù del Sud e Reito viene dal Nord”.
I due si scambiarono un’occhiata, decisamente divertiti dalla reazione del piccolo Higurashi.
La cena proseguì molto allegramente e Kagome sorrise nel vedere che la sua famiglia sembrava entusiasta di conoscere i suoi amici dell’epoca Sengoku.
“Qualcosa non va, Sango?” chiese improvvisamente la signora Higurashi, notando lo sguardo assorto della giovane sterminatrice.
“Stavo pensando a mio fratello” ammise lei con un sospiro “Naraku lo tiene sotto il suo controllo… E non so se riuscirò mai a salvarlo”.
“Naraku?” chiese il nonno di Kagome “Non è quel demone malvagio che state affrontando da quasi due anni?”.
“Proprio lui” mormorò la nipote “Quel demone è dannatamente forte… Oltre che infido come nessun’altro”.
“Ce la faremo!” esclamò Inuyasha “Quel maledetto può nascondersi quanto vuole, prima o poi lo faremo fuori!”.
Sota scattò in piedi, sorridendo allegro “Ehi, fratellone! Se vuoi, vi vengo a dare una mano nel passato!”.
Mostrò le dita arcuate ad artiglio ed aggiunse “Userò quella tua tecnica! Il Sanco-teshou!”.
Il gruppo scoppiò in una risata divertita, mentre la sorella scuoteva la testa incredula “Sota, non dire idiozie!”.
Yumico Higurashi annuì fiduciosa “Vorrei proporre un brindisi, affinchè possiate sconfiggere questo demone”.
Il signor Higurashi annuì, allontanandosi un momento per prendere alcune bottiglie di birra e di sakè da sotto il lavello.
“Ecco quello che ci vuole per festeggiare!” sorrise soddisfatto, poggiando il tutto sulla tavola. “Nonno, tu non dovresti bere” lo riprese Kagome “Il medico te l’ha proibito, te lo sei dimenticato?”.
L’anziano sacerdote sbuffò seccato “Una volta sola non mi farà niente. Non ho neanche il diritto di festeggiare, adesso?”.
“Evita il sakè, almeno” mormorò la nipote, osservandolo sottecchi mentre versava il liquido ambrato nei bicchieri.
“Cos’è questa roba?” chiese Reito, fissando incuriosito il bicchiere che gli veniva porto.
“Birra” spiegò Kaori, versandosi dell’aranciata “Proviene dall’Europa, ma ormai è prodotta moltissimo anche qui”.
Guardò gli amici e mormorò “Sarà meglio che ci andiate piano… Essendo la prima volta che la provate, non vorrei che vi sentiste male”.
Miroku sembrava più attratto dai bicchierini di sakè e disse “Sono felice di vedere che le tradizioni non sono andate perse, Higurashi-sama”.
“Il mio motto è: Tradizione, ma con innovazione!” ridacchiò l’anziano sacerdote, versandosi l’acquavite di riso.
“Nonno!” esclamò Kagome “Non devi bere il sakè, ti fa male!”, “Uffa” borbottò lui “Nipotina, certo che sai essere davvero seccante!”.
La miko scosse la testa, prima di prendere il proprio bicchiere e mormorare “Allora, a cosa brindiamo?”.
Yumico sorrise “Alla vostra vittoria su questo Naraku. E… ed a tutte le belle coppie che ci sono qui!”.
Miroku sorrise sornione, mentre stringeva a sé un’imbarazzata Sango; Inuyasha e Kagome arrossirono entrambi, ma non riuscirono a nascondere un sorriso.
Kaori sorrise, felice per gli amici, ma le andò quasi di traverso l’aranciata quando la signora Higurashi si voltò verso di lei.
“Anche tu e Reito formate proprio una bella coppia” mormorò la donna “Siete così adorabili!”.
I due lupi divennero color papavero, mentre gli amici ridacchiavano delle loro espressioni. Senza saperlo, la signora Higurashi aveva colto nel segno!
A peggiorare le cose, Sota si sporse sul tavolo, dicendo allegro “Kaori, ma quando tu e Reito avrete dei cuccioli, saranno di un colore unico o avranno le code bianche e nere?”.
Lo youkai divenne prima rosso, poi bianco come un cencio, biascicando a stento “Cuccioli?”.
A quelle parole, Kaori rischiò seriamente di strozzarsi con un boccone ed annaspò per afferrare un bicchiere pieno.
Prese il primo che le capitò sottomano e se lo scolò tutto d’un colpo, sospirando sollevata quando tornò a respirare normalmente.
Prese un grosso respiro e disse “Sota, ma come ti viene in mente di dire una cosa…”.
Si portò una mano alla testa, sentendola improvvisamente leggera “Del genere…”.
“Kaori, ti senti bene?” chiese Inuyasha, vedendola arrossire senza un motivo “Hai una faccia strana”.
“Ma che dici?” ridacchiò lei “Sto benissimo! Mi sento… così leggera e.. senza pensieri”.
“Ma che diavolo ha bevuto?” mormorò Sango, “No! Kaori, ti sei scolata il mio bicchiere!” esclamò il signor Higurashi.
“E che cosa c’era nel tuo bicchiere, nonno?” chiese Kagome con occhio inquisitore.
“Della birra” disse lui, toccandosi le punte degli indici con aria implorante, “E..?” lo incoraggiò la nipote.
“Solo un po’ di sakè” sussurrò l’anziano sacerdote, abbassando lo sguardo, “Quanto, esattamente?”.
“Uffa, mezzo bicchierino” ammise in fine l’uomo “Possibile che, in questa casa, non si possa neanche bere un po’ quando c’è festa?”.
“Fantastico, allora Kaori andrà fuori come un balcone!” sbottò Kagome “Lei è astemia! Non regge l’alcool!”.
In effetti, l’amica aveva preso ad ondeggiare lievemente, vagamente rossa in volto e con gli occhi lucidi.
Reito, accanto a lei, le rivolse uno sguardo impensierito “Ehi, Kaori… Va tutto bene? Mi sembri un po’…”.
“Brilla?” ridacchiò lei “Noo! Io sto bene! Anzi… Non mi sono mai sentita meglio in vita mia”.
“A me non sembra” mormorò il giovane, “Ma smettila!” ridacchiò l’altra, avvicinandoglisi “Io sto a meraviglia”.
Improvvisamente, gli poggiò le mani sulle guance, come per tenerlo fermo “La smetti di ondeggiarmi davanti agli occhi? Mi fai venire il mal di mare…”.
“Kaori, tu sei brilla” esclamò lo youkai “E parecchio, anche. Non sarebbe il caso che..”.
Le parole gli morirono in bocca quando la ragazza gli cadde addosso e sentì le guance andargli letteralmente a fuoco.
“Mamma mia, Reito” sussurrò la yasha “Sei tu che stai girando, o sono io che non riesco a stare ferma?”.
“Penso che tu abbia bevuto” mormorò lui “E che ti ci voglia una buona dormita per riprenderti”. “Piantala di fare lo scontroso” ridacchiò Kaori “Tanto.. Tanto io lo so che, sotto sotto, tu sei un tenerone!”.
Si sollevò per guardarlo negli occhi e sorrise “Lascia perdere la maschera, tanto è inutile. Io so come sei veramente”.
I loro visi erano pericolosamente vicini e Reito sentiva il cuore battergli a mille, chiedendosi cosa dovesse fare.
Kami-Sama! E ora? Che faccio? mormorò imbarazzato Quest’espressione… Santo cielo, sembra mi stia letteralmente urlando di baciarla!.
La ragazza gli poggiò una mano sul cuore impazzito “Avanti, Reito… Io so che qui, sotto la tua espressione da duro, c’è un cuore che batte”.
Il giovane sembrava sul punto di emettere fumo dalle orecchie, tanto era rosso in viso, ed il volto dell’amica era così maledettamente vicino…
All’improvviso, Kaori gli si accoccolò contro, addormentandosi placidamente, come se fosse nel posto più sicuro del mondo.
Kagome tirò un sospiro di sollievo “Direi che si è calmata. Sarà meglio che la portiamo in camera sua”.
Inuyasha scosse la testa “Quella è capace di sorprenderti in ogni situazione. Ehi, Reito. Sei rosso come un peperone! Che hai?”.
Lo youkai si passò una mano tra i capelli “Niente, ma sarà meglio che porti Kaori nella sua stanza”.
La prese in braccio e seguì la miko al piano superiore, pensando Se questa era solo un cena, come sarà il resto della nostra permanenza qui?.
Lanciò uno sguardo intenerito alla ragazza che gli riposava tra le braccia e mormorò Sono sicuro che ne vedremo delle belle.  


Ecco... è andata. ke ne dite? dp questa cena alquanto movimentata, cosa succederà a casa Higurashi? ^.^ eh eh! ne vedremo delle belle, ve l'assicuro! besos a tutte, ragazze! cerkerò di aggiornare quanto prima! ciao!!

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Una gita... movimentata! ***


CIAO a tutti!! cm state, ragazzi? ^_^ vi kiederete xkè sn di nuovo qui cn "Al di là del Pzzo" quando vi ho promesso il sequel di "Non arrenderti"... beh, l'ispirazione nn viene  a comando, putroppo, e dato ke il mastio si è attivato contro di me, le mie storie purtroppo avranno un brusco rallentamento. io farò tt il possibile x nn far passare troppo tempo, ma nn posso prometter nnt, eccetto il mio impegno. vi kiedo infinitamente scusa :-(
ok, lasciamo perdere momentaneamente le cose rompiscatole e passiamo alla FF. dove vi avevo lasciato? ah, sì! a Kaori ke si ubriaca... beh, se la serata è stata sorprendente, aspettate di leggere la giornata ke seguirà! ^_^  spero tanto ke vi piaccia! x ora, besos a tutti!

Capitolo 35: Una gita… movimentata!          

Kaori si svegliò la mattina seguente con una terribile emicrania e si portò una mano alla tempia, gemendo.
“Oh, Kami-Sama!” mormorò tra i denti “Ma chi mi ha colpito con un martello pneumatico?”.
“La sbronza che ti sei presa ieri” ridacchiò Kagome, riponendo il futon in cui aveva dormito nell’armadio “Birra corretta al sakè. Ricetta del nonno”.
“Mamma mia! Ho la testa che mi scoppia” sussurrò l’amica, “Bevi questo, ti aiuterà a riprenderti”.
La ragazza prese il bicchiere pieno di una tisana azzurrina e, dopo una scrollata di spalle, lo svuotò velocemente.
Erbe di montagna pensò sorridendo Proprio quello che mi ci vuole… Speriamo faccia effetto!.
Un sospiro sollevato le sfuggì dalle labbra, quando, pochi minuti dopo, sentì il dolore alla testa diminuire.
Si passò una mano tra i capelli ingarbugliati e mormorò “Ok, cos’è successo esattamente? Come ho fatto a prendermi una sbronza del genere?”.
“Ieri ti sei ubriacata. Hai preso per sbaglio il bicchiere di Higurashi-sama” rise Sango “E… Beh, ti dico solo che Reito ha ancora la faccia rossa!”.
A quelle parole, la yasha divenne color porpora “Che ho combinato? Sango, non avrò detto niente di… compromettente, spero!”. 
“Mi hai dato del tenerone” mormorò una voce accanto alla porta “E mi hai detto di lasciar perdere la maschera, perché tanto sai come sono realmente”.
Reito si affacciò dallo stipite, sorridendo “Come va la testa?”, “Me..me..meglio, grazie” sussurrò lei, arrossendo ulteriormente.
Tormentò il lembo delle coperte, evidentemente a disagio “Mi dispiace per i casini di ieri. Io… non reggo bene l’alcool”.
“E ce ne siamo accorti!” borbottò Inuyasha “Comunque, sono felice che ti sia ripresa. Ieri facevi paura!”.
“Grazie tante” replicò la giovane, scendendo dal letto e dirigendosi verso l’armadio per mettersi qualcosa di pulito.
Dopo qualche minuto, era finalmente pronta e scese con le amiche in cucina, decisa a fare una colazione degna di tale nome.
“Posso sapere come vi siete sistemati per la notte?” chiese incuriosita, mentre prendeva una ciotola di riso.
“Sango e Kagome hanno dormito con te, in dei futon” spiegò Sota “Io, invece, ho dormito nella stanza degli ospiti con Shippo”.
“E Miroku e gli altri?”, “Sempre nella stanza degli ospiti, ma in dei futon. Il letto era uno solo” ridacchiò il ragazzino “Un paio li ha presi la mamma”.
“Dormito bene, ragazzi?” chiese il signor Higurashi, entrando con un cesto di verdure tra le mani, “Magnificamente, la ringrazio” sorrise Miroku “La vostra ospitalità è la migliore che abbia mai sperimentato”.
Kagome ridacchiò sotto i baffi nel vedere suo nonno arrossire come un pomodoro, e mormorò “Sento che questa sarà una bella giornata!”.
“Allora, cosa volete fare, oggi?” chiese la signora Higurashi “Non avete scuola, questa mattina. Potreste godervi la giornata!”.
“Direi che è un’ottima idea!” esultò la figlia, “Però dovremo vestire i nostri amici in maniera decente per quest’epoca”.
“E come?” chiese Inuyasha, alquanto contrariato del doversi mascherare “Tipo l’altra volta?”.
“Credo di sì” mormorò la ragazza “Ma… Come faremo a camuffare la coda di Reito? E Shippo?”.
“Qui non ci sono demoni, quindi un ragazzo ed un bambino con la coda desterebbero non poche domande” disse Kaori.
“Beh, non c’è problema… Almeno credo” mormorò Reito “Il fatto di poter passare dalla forma umana a quella demoniaca non è solo una tua prerogativa, Kaori”.
La ragazza arrossì furiosamente davanti a quel sorriso dall’aria dannatamente furba; che cavolo aveva detto la sera, prima per farlo sorridere in quel modo?
“Anche tu puoi diventare umano?” chiese Sota, tutto interessato, “Sì, ma non benissimo. È difficile che siamo costretti a ricorrere a questi stratagemmi, nella mia tribù”.
“Beh, provaci” disse Inuyasha “Almeno, cerca di far sparire la coda. È quella che attira l’attenzione”.
L’altro annuì ridendo, prima di concentrarsi per assumere un aspetto più umano e passare inosservato nell’epoca di Kagome.
Dopo un paio di minuti, riemerse dall’alone azzurro che si era creato e Shippo lo fissò a bocca aperta “Wow! Sembri proprio un umano, Reito!”.
In effetti, la coda candida e gli artigli erano spariti, mentre le orecchie si erano decisamente arrotondate.
“L’unica cosa che non riesco a modificare, sono i capelli” mormorò lui, passandosi una mano sulla chioma argentata.
“Non importa” disse Kaori, stringendogli un braccio “Così vai benissimo! Non preoccuparti”.
“E per Shippo, come facciamo?” chiese Sango “Lui è un tantino più difficile da camuffare”.
“Dovrei avere un vecchio incantesimo, da qualche parte” disse il signor Higurashi, dirigendosi verso il magazzino.
Aiuto! Questo mi farà a fette! mormorò il piccolo kitsune, impallidendo come un cencio, “Non temere, Shippo. Ci penseremo noi” lo rassicurò Kagome.
Quando l’anziano sacerdote tornò dal retro della casa, la giovane gli prese la pergamena di mano e scorse velocemente il testo.
“Ok, sembra sicuro” mormorò sollevata “Shippo, non preoccuparti. Adesso concentrati”.
Il cucciolo chiuse gli occhi, tremando come una foglia, mentre la miko leggeva ad alta voce l’antico rituale.
Alla fine dell’incantesimo, Shippo era privo della morbida coda rossiccia ed anche gli arti avevano una forma più umana.
“Bene!” esultò Kaori “Siamo ufficialmente pronti”, “Genio, ti sei dimenticata i vestiti” la riprese Kagome, sorridendo allegramente.
L’altra arrossì “Oh, ehm… giusto. Andiamo a vedere cosa possiamo mettere per passare inosservati”.
Si fiondò nella camera dei genitori, che aveva trasformato in una sorta di armadio gigantesco, e prese alcuni abiti, osservandoli con aria pensierosa.
“Questi li prendemmo per Inuyasha” mormorò corrucciata “Ma non so… Miroku è un po’ più magro di costituzione e… Reito non ha proprio lo stesso fisico”.
Lanciò alcune maglie e dei jeans agli amici, assieme a calzini e biancheria, dicendo “Per ora, mettetevi questi. Temo che un giro al centro commerciale sia d’obbligo”.
Miroku scosse una maglia per osservarla da ogni angolazione e chiese “Ma in quest’epoca vi vestite in modo così strano?”.
“Sì, e…” disse la padrona di casa “Inuyasha, spero che tu ricordi come si mettono quei vestiti, vero?”, “Sì, va’ pure”.
La yasha sospirò appena, sperando in bene, e si diresse verso la propria camera, trascinandosi dietro Sango.
“Allora, cosa ti piacerebbe mettere?” le chiese Kagome, mostrandole alcuni abiti “Una gonna? O preferisci un pantalone?”.
La sterminatrice guardò tutto con aria confusa, poi indicò un paio di pantaloni scuri “Non so… Mi sento più sicura con quelli. Somigliano alla mia tuta”.
“Bene!” esultò Kaori “Ho una maglietta che sta divinamente su quei jeans! Aspetta che la trovo!”.
Vedendo l’indumento che le porgeva, Sango aggrottò la fronte “Ma sei sicura? Non è troppo… succinta?”.
“Ma dai! È perfetta!” rise la yasha “Coraggio, provala! Ah, però devi mettere anche questi, sotto”.
“E che sarebbero?” chiese l’amica, fissando imbarazzata la lingerie rosa pallido stesa sul letto, “Biancheria femminile di quest’epoca”.
Per un attimo, le due ragazze temettero che Sango stramazzasse al suolo svenuta, tanto era diventata pallida, ma, per fortuna, la giovane riuscì a calmarsi.
“Scherzate, vero?” esclamò rossa come un papavero “Questa sarebbe… la biancheria intima della vostra epoca? Queste cose così striminzite?!”.
E non ha ancora visto niente sospirò Kagome “Sì, Sango. È questa. Non preoccupati, non ti vedrà nessuno”.
Dopo qualche altra discussione, finalmente la sterminatrice era pronta e le due amiche sorrisero soddisfatte.
“Stai da favola!” rise Kaori “Quando ti vedrà Miroku, dovremo mettergli una bacinella sotto il mento per raccogliere la bava!”.
In effetti, i jeans neri al ginocchio e la maglietta rosso cupo, con un dolce scollo sul davanti e le sfilacciature ad arte sulla schiena, le donavano non poco!
Sango arrossì impacciata, ma poi un sorriso soddisfatto le incurvò le labbra, prima che dicesse “Ora tocca a voi. Vediamo se riuscite a stendere i vostri ragazzi!”.
La demone lupo divenne color porpora “Io non devo stendere proprio nessuno…”, “Certo, come no”.
Kagome rise divertita, mentre prendeva una minigonna a tubo bianca ed un top con maniche a sbuffo trasparenti di un morbido rosa confetto, a cui abbinò la fascia nella quale raccolse i capelli neri.
“Sì, mi piace” commentò sorridendo “Con questo caldo, non sopporterei i pantaloni lunghi o chissà che altro”.
“Tocca a te, Kaori” sorrise complice “Dai! So già cosa potrebbe attirare gli sguardi del tuo bello!”.
La ragazza le tappò la bocca, sibilando “Taci, scema! Ma che, vuoi farti sentire da tutta la casa?”.
Sango rise allegra, mentre osservava gli abiti rimasti nell’armadio, ed il suo sguardo cadde su un top verde smeraldo.
“Questo mi piace” disse sorridendo “E si abbina perfettamente ai tuoi occhi. Dai, mettilo!”.
La yasha lo prese con aria titubante “Sì, ma… Che metto sotto? Questo è abbastanza elegante”. “Questa” rispose semplicemente Kagome, mettendole davanti una minigonna nera “Andrà benissimo!”.
“Ma.. No, Kagome! Quella no!” esclamò l’altra, riconoscendo l’indumento “La volevo conservare per un’occasione speciale!”.
“E cosa c’è di più speciale di un’uscita con il tuo fidanzato?” sussurrò la miko con aria furba. “Ma lui… Lui non è il mio fidanzato!” sbottò Kaori, sforzandosi di non urlare per l’imbarazzo.
“Non ancora…” mormorò sibillina Sango, porgendole la gonna con aria maliziosa.
Quando tornò davanti allo specchio, la yasha arrossì furiosamente; non era da lei mostrare in quel modo le gambe ed il top non faceva che aumentare l’imbarazzo.
Le morbide balze della minigonna arrivavano a stento a metà coscia ed il top, allacciato dietro la nuca, le lasciava buona parte della schiena scoperta.
“Oh, Kami” mormorò “Nooo! Io così, non esco!”, “No, tu ora esci da qui ed andiamo al centro commerciale” la rimbrottò Kagome, spingendola fuori dalla porta.
Tutti i tentavi di fuga furono inutili e le tre ragazze scesero in salotto, accolte da sguardi ammirati ed anche un po’… perversi.
“Miroku, piantala di sbavare!” lo riprese Inuyasha, ma anche lui faceva fatica a distogliere gli occhi dalle meraviglie che gli si presentavano davanti agli occhi.
“Siete… bellissime!” sussurrò Shippo, mentre Reito sembrava aver momentaneamente perso l’uso della parola.
“Anche voi state da favola” sorrise Kagome, lanciando un’occhiata compiaciuta al mezzo-demone, che arrossì.
Tutti e tre indossavano dei pratici jeans, anche se di tonalità diverse, ma le ragazze si erano sbizzarrite con le maglie.
Miroku si sistemò meccanicamente il colletto della camicia candida, ripetendo i movimenti fatti poco prima dalla signora Higurashi.
Inuyasha, invece, sembrava essersi mimetizzato con il rosso intenso della sua maglia, adornata da tribali argentati.
“Cavoli, ragazzi! State benissimo!” esclamò Kaori e Reito si passò una mano tra i capelli, fissando la propria T-Shirt blu come se fosse molto interessante.
Shippo saltò sulla sua spalla, esibendo un pantaloncino rosso ed una maglietta nera e rossa, appartenute a Sota ed abilmente adattate dalla mamma di Kagome.
“Direi che siete pronti” sorrise Yumico “Oh, ragazzi! Siete davvero carini! Mi raccomando, divertitevi in città”.
“Contaci, mamma” rise la figlia, guidando gli amici fuori dal tempio “Torneremo per cena, credo”, “Va bene, ma state attenti”.
L’insolito gruppo si diresse verso il centro cittadino, mentre Kaori dava una gomitata ad Inuyasha, borbottando “Ti sei dimenticato questo, baka”.
Lui sbuffò, infilandosi velocemente il berretto rossiccio che gli porgeva “Che rottura, questo coso”.
“Sempre meglio quello, che una fila di gente che cerca di toccarti le orecchie” commentò Kagome.
Li fece entrare nel centro commerciale, trascinandoli nei vari reparti alla ricerca di qualcosa che potesse andare.
“Abbiamo già dei vestiti, perché siamo venuti qui?” chiese Shippo, alquanto confuso.
“Perché non vanno bene. Miroku, per tenere su i jeans, ha dovuto mettersi la cintura… e l’ha stretta non poco” disse Kaori.
Afferrò un paio di maglie ed alcuni pantaloni e guidò i ragazzi verso i camerini, dicendo “Ora dovete misurarvi questi. Aprite la porta quando siete pronti, ok?”.
Mentre i ragazzi si cambiavano, lei e le altre si tuffarono in mezzo agli scaffali, cercando qualcosa di particolare.
Improvvisamente, Sango scoppiò a ridere e porse una maglietta a Kaori, che faticò a trattenere una risata, mentre la portava ai camerini “Ok, vado”.
Miroku fu il primo ad uscire dal cubicolo e fu accolto da commenti decisamente positivi. Avevano trovato dei jeans chiari della sua taglia che gli stavano benissimo e la camicia bianca con dei ricami azzurri sul colletto risaltava lo sguardo color mare.
Sango sgranò gli occhi per la sorpresa ed arrossì furiosamente quando intercettò lo sguardo divertito del monaco.
Inuyasha non subì cambiamenti e passò buona parte del tempo a sbuffare contro il berretto, che attutiva i rumori attorno a lui.
“Odio quest’affare” sbottò nervoso, tormentando la visiera rigida “Non ci sento bene come vorrei”.
“Piantala di lamentarti. Sai che è per il tuo bene” disse Kagome, accarezzandogli la chioma argentata.
Fissò l’unico camerino chiuso ed esclamò “Reito, manchi solo tu. Come va?”, “Ho quasi fatto” lo sentirono mormorare “Manca la maglia.. o come cavolo si chiama”.
Dopo qualche attimo di silenzio, si sentì la sua risata sarcastica “Ah ah! Chi di voi ragazze ha avuto questa geniale idea?”.
“Dai, muoviti!” lo esortò il mezzo-demone “Mettiti quella cosa e basta, senza fare troppe storie…”.
Il giovane sospirò, uscendo dal camerino, e fissò Kaori con un’espressione a metà tra il divertito ed il seccato “Divertente”.
In effetti, sulla T-Shirt blu chiaro spiccava un lupo che, da uno sperone di roccia, ululava alla luna piena.
La yasha dovette fare una fatica immane a non lasciar trapelare quello che provava; quei vestiti gli stavano divinamente! Era un vero schianto…
Calmati! si impose quasi con rabbia Vuoi sembrare una Miroku al femminile? Datti una regolata!.
Il gruppo scoppiò in un’allegra risata, prima di dirigersi alla cassa, dove Kaori tirò fuori una carta di credito e pagò gli acquisti.
“Da quando hai una carta di credito?” chiese Kagome, decisamente sorpresa, “Mio padre mi ha messo a disposizione i risparmi e…”.
Un sorriso divertito incurvò le labbra della ragazza “Non crederai mai quanto può essere utile una scheggia del Kongosoha di Inuyasha!”.
 
La mattinata passò rapidamente e, dopo una sosta al vicino ristorante tradizionale, il gruppo si rimise in marcia, osservando tutte le particolarità di Tokyo.
Miroku e Sango erano quelli che facevano più domande e si fermavano spesso davanti alle vetrine, per ammirare tutti quegli oggetti così strani.
Le due ragazze, che facevano da guida, spiegavano pazientemente tutto quello che c’era da sapere, ma non c’era fine alle situazioni imbarazzanti da evitare.
Fu necessario l’aiuto di Inuyasha per staccare Miroku dalla vetrina di un negozio di intimo femminile, mentre Kaori si sforzava di far muovere un incredulo Reito.
“Non posso credere che quella sia la biancheria che indossate in quest’epoca” sussurrò sgomento “Questo periodo mi spaventa!”.
Il mezzo-demone, invece, insistette a lungo per assaggiare quella cosa fredda e cremosa che la sua ragazza spiegò essere un gelato.
Alla fine, date le forti insistente di Shippo ed Inuyasha, Kagome si rassegnò a prendere una coppa di gelato per tutti.
E non mancarono le risate, specie quando Sango sbatté la sua in faccia a Miroku perché fissava troppo intensamente le curve di una ragazza di passaggio.
La torre di Tokyo destò nuova curiosità in tutto il gruppo, soprattutto per la sua altezza, ma nessuno ebbe il coraggio di salirvi per la troppa confusione.
Quando, dopo parecchio camminare, arrivano ad un incrocio, Kagome li bloccò “Dobbiamo aspettare che la luce diventi verde”.
“Quale luce?” chiese Shippo, “Quella del semaforo” spiegò la ragazza, indicando il palo su cui spiccavano due luci diverse.
Le macchine correvano come impazzite lungo la strada e Sango strinse maggiormente il braccio di Miroku, impensierita.
“Quei carri impazziti non mi piacciono” sussurrò, “Sango, se ci stai vicino, le macchine non saranno un problema” la rassicurò la miko.
Quando finalmente la luce divenne verde per i pedoni, la ragazza fece cenno agli amici di seguirla e cominciarono ad attraversare.
Mancavano all’appello solo Reito e Kaori, quando un tipo decisamente stupido decise che poteva attraversare l’incrocio con il rosso.
Il ragazzo si voltò automaticamente verso la fonte del rombo e percepì il pericolo imminente.
La macchina inchiodò per non investirlo, ma non si sarebbe mai fermata in tempo!
Seguendo l’istinto, lo youkai saltò per evitarla, atterrando poi a quattro zampe sul cofano lucido con un tonfo sordo.
“Reito!” gridò Kaori, raggiungendolo di corsa “Oh, Kami-Sama! Come stai? Tutto bene? Sei ferito?”.
“Sto bene” sussurrò lui, cercando di calmare il respiro, “Non mi sono fatto niente…”, “Siano benedetti i tuoi riflessi”.
Il conducente scese dall’auto con un’espressione furiosa “Ehi, ragazzino! Ma perché non guardi, prima di attraversare?”.
Kaori gli si parò davanti con uno sguardo feroce, che lo costrinse ad arretrare di qualche passo.
“E lei perché non guarda il semaforo?” esclamò furiosa “È rosso per le auto! Lei ha attraversato quando non poteva farlo! La colpa è sua”.
Stizzita, prese per mano il giovane e lo guidò sul marciapiede, prima di gridare all’uomo “Pirata della strada!”.
“Che razza d’idiota!” sbottò “Se non fosse stato per i tuoi riflessi pronti, non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe successo”.
Improvvisamente, sentì la stretta dell’altro aumentare e si ritrovò a fissarlo negli occhi, mentre una cascata di brividi le invadeva la schiena.
“Grazie” mormorò Reito “Sinceramente, non avrei saputo come comportarmi, se non ci fossi stata tu”.
“Ma figurati…” sussurrò lei, cercando di controllare il cuore che le batteva all’impazzata.
“Dai, raggiungiamo gli altri” mormorò, voltandosi verso la strada, quando qualcuno, volando su dei roller-blade, la urtò violentemente, mandandola contro il muro.
“Ehi!” esclamò nervosa “Guarda dove vai!”; e meno male che indossava delle pratiche zeppe!
Se avesse avuto i tacchi, si sarebbe sfracellata contro il selciato scuro in men che non si dica.
La pattinatrice si voltò appena, sorridendo sorniona “Oh, scusami Shibuja. Non ti avevo proprio visto. Eh sì, che tu passi spesso inosservata”.
“Mariko” sibilò lei “Dovevo aspettarmelo che eri tu. Nessun’altra pattina in pieno centro di Tokyo come se fosse a Los Angeles”.
Mariko Kanata era la ragazza più snob ed altezzosa della scuola, così fiera della sua metà di sangue americano ereditato dalla madre, come potevano indicare i lunghi capelli color oro.
La odiava con tutta l’anima, dato che era la sua prima e più implacabile aguzzina fin dai tempi delle elementari.
Mariko ridacchiò divertita, poggiandosi una mano sul fianco appena coperto da un paio di hot pants neri, a cui aveva sovrapposto un succinto top dorato.
Decisamente, il ritratto della dissoluzione giovanile.
“Oh-oh! Non sapevo che l’Apocalisse fosse vicina” commentò sarcastica, fissando la compagna di scuola “Tu, con una minigonna… Il mondo sta proprio per finire”.
“Pensa al tuo modo di vestire” sibilò Kaori Sottospecie di prostituta adolescente! Ma chi ti credi di essere?!.
La bionda non le diede peso ed il suo sguardo castano si concentrò su Reito, che rabbrividì nel vederla leccarsi le labbra piene.
Ma chi era quella tipa?
“Ciao” sussurrò la ragazza con voce suadente “Tu chi sei, bel fusto? Non ti avevo mai visto in città”.
“Ehm… In effetti, non sono esattamente della zona”, lo youkai si sentiva dannatamente a disagio; quella ragazza non gli piaceva per niente!
Il modo in cui lo guardava… gli dava la sensazione di essere un boccone piuttosto succulento.
“In effetti, mi ricorderei di uno come te, se lo avessi già incrociato” ridacchiò Mariko, spingendo Kaori per allontanarla ed avere più campo.
Le rivolse uno sguardo divertito “Certo che ne riveli di sorprese, Shibuja. Prima la minigonna, ora questo fusto… Non sarà mica il tuo ragazzo?”.
“No, non è il mio ragazzo” ammise la giovane, trattenendo un sospiro Ma tieni giù le tue zampacce da lui, o giuro che te le stacco a morsi!.
La bionda scoppiò a ridere “Lo sapevo! Una stupida come te non può stare con un tipo come lui… Andrebbe contro natura!”.
“Grazie, sei sempre molto gentile, Mariko” sibilò lei, prima di prendere per mano il ragazzo “Forza, Reito. Siamo rimasti indietro… Andiamo dagli altri”.
“Reito, eh?” mormorò Mariko, leccandosi nuovamente le labbra con fare predatorio “Ma che bel nome, complimenti”.
Gli liberò la mano da quella di Kaori e gli poggiò le proprie sul petto, dicendo “Dì un po’, tesoro, che ne dici di lasciar perdere questa scema e di venire con me?”.
Gli rivolse uno sguardo languido ed aggiunse “Conosco dei posticini molto carini e… piuttosto riservati. Che ne dici?”.
Reito la fissò semi-sconvolto; ma che razza di ragazze vivevano nell’epoca di Kaori?
Quella era più sfacciata di un geisha dissoluta!
Gli si stava offrendo come se fosse la cosa più naturale di questo mondo ed anche in maniera alquanto sfacciata.
Lanciò uno sguardo incredulo alla yasha, rimanendo sorpreso nel vedere alcune lacrime riempirle gli occhi.
Stava soffrendo… ma perché? La risposta gli balenò nella testa come un lampo: quella ragazza stava cercando di allontanarli.
Era questo il motivo per cui stava così male.
Quel pensiero gli scatenò dentro una forte rabbia; mai e poi mai avrebbe causato le lacrime della fanciulla che gli aveva preso il cuore.
Prese Mariko per i polsi con decisione e disse “No. Io sono qui con Kaori e certo non mi metto a perdere tempo con una gallina come te”.
Si allontanò di qualche passo e, dopo aver cinto le spalle di Kaori con braccio, aggiunse “Mi auguro che qualcuno ti metta un po’ di cervello in quella testa vuota”.
“Coraggio, Kaori” disse tranquillo “Raggiungiamo gli altri…”, lei annuì appena e si diressero verso le stradine interne, lasciando una Mariko alquanto sconvolta.
La demone lupo non credeva alle proprie orecchie; Reito aveva respinto quella vipera, l’aveva difesa…
Nessuno lo avrebbe mai fatto, nessun maschio almeno. Non per lei.
Il cuore prese a batterle più forte quando si rese conto che l’altro aveva ancora il braccio attorno alle sue spalle e si beò di quel contatto. Stava così bene…
Di colpo, si bloccò per guardarlo negli occhi e sorrise con una dolcezza tale da fargli perdere un battito “Grazie, Reito. Non immagini quanto ti sia grata”.
Lui sorrise a sua volta “Di niente. E poi, dammi un solo motivo per cui sarei dovuto andare con quella specie di… Non so neanche come definirla”.
“Beh… è molto carina e non c’è ragazzo in città che non vorrebbe uscire con lei” mormorò la yasha.
“Tu sei molto meglio di quella” disse Reito “Lei, magari, ha un bel corpo, ma non ha quello che hai tu. Tu sei unica ed inimitabile”.
Rimase sorpreso quando Kaori gli buttò le braccia al collo, baciandolo sulla guancia “Oh, Reito! Sei davvero un ragazzo speciale…”.
Nascose il viso nell’incavo del suo collo per mascherare l’imbarazzo, sussurrando appena “Il mio Re-chan…”.
Re-chan? Il suoRe-chan? mormorò tra sé il giovane, sgranando gli occhi incredulo; ma che voleva dire con quelle parole?
Poi la sentì di nuovo, quella frase che si faceva largo nel suo animo con una dolcezza incredibile.
Per un attimo, ebbe come l’impressione che il suo cervello fosse andato, spento, fuori uso.
Come potevano poche parole mandarlo in confusione in quella maniera? Lo aveva praticamente spiazzato.
Re-chan… ripeté, mentre un sorriso gli incurvava le labbra Io ho sempre odiato i nomignoli, però… Non so, detto da lei mi sembra così… Così dolce.
La strinse a sua volta, sorridendo “Re-chan, eh? Ti prego solo di non usarlo davanti agli altri… Miroku non la finirebbe più con le sue battutine”.
La ragazza arrossì di brutto e tenne lo sguardo basso, conscia di aver rivelato troppo di quello che le si agitava dentro.
Fortuna volle che Kagome si fosse accorta della loro assenza e fosse tornata indietro a cercarli. “Ma che volevate fare?” chiese sornione Miroku “E ditelo… Volevate stare un po’ soli, non è così?”.
“Soli, in un caos del genere?” chiese Reito, inarcando un sopracciglio “Tu sei fuori, Miroku. Totalmente fuori”.
“Ehi, lasciamo perdere” mormorò Inuyasha “Vi consiglio di trattenere il fiato, sta arrivando una vecchia conoscenza di Kaori”.
La yasha impallidì nel vedere Takeru Nagai avvicinarsi con passo deciso ed una scintilla ben poco rassicurante nello sguardo.
“Shibuja, ma che bella sorpresa!” esclamò ridendo, prima di darle una lunga occhiata da capo a piedi “Vedo che ti sei preparata con cura, oggi”.
Per un attimo, la giovane ebbe l’impressione che la spogliasse con gli occhi ed il suo istinto difficilmente sbagliava.
Conoscendolo, era molto probabile che lo stesse effettivamente facendo.
“Che vuoi, Nagai?” sibilò nervosa, “Mi chiedevo se… Se sei pronta ad essere sconfitta” replicò l’altro, fissandola di sottecchi.
“Sconfitta? Da te?” chiese lei incredula, “Sì, al torneo dei Dojo. Non dirmi che te ne sei dimenticata”.
Per Kaori fu come un fulmine a ciel sereno; la sfida annuale tra i quattro Dojo di Tokyo era prevista per quel pomeriggio!
“Ci vediamo lì, Shibuja” rise Takeru, prendendole il mento con una mano “E dopo… Ci divertiremo un po’, insieme”.
La ragazza lo guardò con disprezzo, “Lasciami. Subito. O ti giuro che ti spezzo tutte le ossa”.
Il ragazzo ridacchiò tranquillo, incurante dell’ostilità tangibile nell’aria da parte del gruppo. “Certo, mia cara Kaori” mormorò sorridendo “Fai pure la riottosa quanto vuoi… Prima o poi, cederai”.
“Toglile le mani di dosso” sibilò Reito, frapponendosi tra i due “A meno che tu non voglia più usarle”.
L’altro lo fissò per un lungo istante, poi un sorriso derisorio gli incurvò le labbra “A dopo, Kaori. Sarà un piacere batterti… su ogni campo”.
Kagome strinse i pugni “Ma che verme! Giuro che gli conficcherei una freccia in corpo, a quello!”.
“Davvero molto sfacciato” commentò Miroku “E decisamente sgradevole. Kaori, ma cosa voleva dire con la sfida dei Dojo?”.
La giovane incrociò le braccia sul petto “È una sfida annuale, nella quale si affrontano i più bravi karateca dei quattro Dojo della città”.
“Il Dojo della Gru e quello della Tigre, se non ricordo male” mormorò la miko, “Sì, insieme a quello del Cobra, di cui fa parte Takeru, e quello del Dragone, a cui appartengo io” mormorò l’altra.
Batté furiosamente un piede per terra “Dannazione! Mi ero totalmente dimenticata della sfida! Al maestro verrà una infarto, se non mi presento”.
“E allora andiamo, no?” disse Inuyasha “Sono davvero curioso di vedere tutti questi tipi che combattono come te”.
“Siete sicuri?” chiese la yasha, “Sì, Kaori” la rassicurò Reito “E poi… Voglio proprio vederti suonarle di santa ragione a quel tipo”.       
 
Arrivarono al Dojo del Dragone dopo pochi minuti di corsa sfrenata; Shippo dovette aggrapparsi alla gamba di Miroku per non cadere a terra stremato.
Kaori si appoggiò allo stipite della porta, mentre un uomo sulla quarantina le correva incontro. “Kaori! Finalmente! Credevo che non venissi più” mormorò sollevato “Il torneo inizia tra dieci minuti, corri a cambiarti”.
“Sì, sensei… Vado subito” sussurrò la ragazza, lanciando uno sguardo agli amici, prima di dirigersi verso lo spogliatoio.
Kagome guidò gli altri verso gli spalti, dicendo “Sento che sarà un incontro da non perdere! Kaori è una delle migliori!”.
“Vedremo se arriverà in finale, Higurashi” sussurrò Takeru, sbucandole alle spalle “Temo per lei che non sarà così semplice”.
“Tu pensa a sparire, verme” sibilò la miko, fissando il giovane avvolto in un kimono nero con disegni bianchi.
“Com’è che hai cambiato Dojo?” chiese tagliente “Prima eri nel Dragone… Ora nel Cobra, un animale che ti rappresenta in pieno, direi”.
Il compagno fece una smorfia irritata, afferrandola per un polso “Non giocare con me, Higurashi. Non ti conviene”.
“E a te non conviene osare toccarla” ringhiò Inuyasha, liberandola dalla sua presa “Ti consiglio vivamente di starle lontano, a meno che tu non ci voglia rimettere la pelle”.
Il ragazzo lo fissò per un lungo istante “Ma cos’è, la festa dei parrucconi bianchi? Tu e quell’altro tipo… Non avete idea di chi state sfidando”.
“Forse, l’idea non è ben chiara a te” disse Reito, incenerendolo con lo sguardo “Sta’ lontano dalle ragazze, o passerai dei guai seri”.
Takeru sembrava sul punto di replicare, quando il suo compagno di Dojo lo richiamò, invitandolo a muoversi. Il torneo stava per iniziare.
Kaori sbucò in quel momento dagli spogliatoi, con indosso un kimono rosso sgargiante, decorato con ricami verdi, gialli ed azzurri.
Si affiancò a Hiro, il suo compagno di Dojo, e rivolse un’occhiata nervosa agli amici, che le fecero dei sorrisi incoraggianti.
Ricambiò a stento, sentendo l’agitazione aumentare sempre più, e seguì Hiro assieme agli altri karateca verso il centro dello spiazzo.
Non si sentiva pronta, nonostante tutto l’allenamento fato anche nell’epoca Sengoku, ma ormai era tardi per tirasi indietro.
I Cobra erano davanti a lei e non poté trattenere una smorfia di disgusto quando Takeru, avvolto nel suo kimono nero e bianco, le lanciò uno sguardo da predatore.
Fino a prova contraria, qui il demone sono io! sibilò irritata Sul tappeto gli farò vedere di cosa sono capace!.
No, non gli avrebbe dato al soddisfazione di batterla! A nessun costo!
Ne andava del suo orgoglio.
Distolse lo sguardo da quello affamato di vittoria del suo principale avversario e si concentrò sugli altri.
Subito dopo Takeru ed il suo amico Chomei, c’erano le Tigri, caratterizzate dai loro kimoni di un arancione sgargiante adorna di strisce nere.
“Non sono avversari facili” l’avviso Hiro “Danno colpi potenti, che ti mandano subito al tappeto”. La yasha annuì, concentrandosi sui due ragazzi che li stavano affiancando: erano le Gru, altri avversari da non sottovalutare.
Anche tra loro c’era una ragazza, Suki, che le aveva dato non poco filo da torcere in passato.
Il kimono azzurro e bianco enfatizzava la sua pelle di porcellana ed i lunghi capelli color mogano, tenuti in ordine in un severo chignon.
“Sarà un torneo alquanto movimentato” commentò a bassa voce, “Direi di sì” ammise Hiro.
Le sorrise, dandole una pacca sulla spalla con fare incoraggiante, “Tu bada solo a non farti mettere sotto da Nagai” sussurrò “Lui non aspetta altro per vendicarsi di tutte le sconfitte che gli hai inflitto”.
“È per questo che se n’è andato, allora” mormorò incredula Kaori, “Sì, per batterti ufficialmente e recuperare il suo… onore”.
Dal tono usato dall’amico, era facile dedurre che Takeru non era nelle sue grazie; anzi, non c’era mai entrato.
Quando il giudice degli incontri salì sul tappeto, tutti i ragazzi s’inchinarono in segno di rispetto, causando un’ovazione da parte del pubblico.
Kagome stava spiegando la situazione ai compagni, quando si sentì battere su una spalla e si girò di scatto.
“Ayumi! Yuka! Eri! Ma che ci fate voi, qui?” chiese incredula, “Semplice, siamo venute a fare il tifo per Kaori” rise Yuka, mostrando uno striscione colorato.
“Siamo venute a darle il nostro sostegno” aggiunse Eri “Come te, del resto. Ma chi sono questi ragazzi che ci guardano? Tuoi amici?”.
La miko rise nervosamente, mentre un grosso gocciolone le appariva sulla tempia; e adesso? Come doveva comportarsi?
Come spiegava la situazione agli amici senza che quelle tre la sentissero?
Lanciò un rapido sguardo al campo sottostante, leggendo la stessa preoccupazione sul volto della yasha, che si era voltata verso di loro.
“Sì, sono miei amici. Siamo tutti qui per incitare Kaori nel torneo” disse sorridendo “Dai, facciamole sentire tutto il nostro appoggio!”.
Lei e la demone lupo si scambiarono uno sguardo d’intesa, mentre lo stesso pensiero si faceva largo nelle loro menti Questo torneo riserverà non poche sorprese!.  


fatto, ke ne dite della sfilata di moda a casa Shibuja? ^_^ io mi sn divertita da matti nel descriverla! ora, x Kaori, si prepara una grossa sfida: il torneo dei 4 Dojo (ovviamente è tt frutto della mia fantasia, nn so se a Tokyo si facciano davvero cose del genere...) scondo voi, cm se la caverà? e ke cos'ha in mente Takeru Nagai x metterle i bastoni tra le ruote? lo scoprirete quando pubblikerò il prox cappy (spero al + presto -.-) besos!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Il torneo di karate ***


Ciao a tutti!! come va, ragazzi? beh, sn di nuovo qui, a rompervi le scatole con un nuovo capitolo di "Al di là del Pozzo". ^_^ credo che alcune di voi saranno contente di come si svolgerà questo cappy, anche se la sotoscritta nn è proprio convinta. ke dire? grazie a voi, ho raggiunto le 100 recensioni e vi assicuro ke x me è un traguardo davvero importante. grazie, grazie di cuore a tutte voi! vabbè, nn voglio annoiarvi oltre. besos a tutte, buona lettura!

Capitolo 36: Il torneo di Karate 

  Reito fissò ansiosamente il grande tappeto verde al centro della sala, benedicendo il fatto che la trasformazione avesse ridotto le sue capacità uditive.
Con tutto quel caos, sarebbe sicuramente rimasto sordo!
Era pazzesco che tutta quella gente si fosse riunita per assistere a degli incontri di quello strano combattimento.
I suoi occhi si focalizzarono su Kaori, che sembrava alquanto nervosa; che quella disciplina fosse più dura di quanto immaginasse?
La ragazza spostava il peso da un piede all’altro, osservando con malcelata ansia il giudice che, assieme a due assistenti, stava portando sul tappeto una grossa scatola con un buco in cima.
“Quando vi chiamerò” disse l’uomo “Dovrete venire qui e pescare una pallina dalla scatola. I numeri impressi sulla superficie decreteranno lo svolgersi degli incontri!”.
Tra i karateca si formò un fitto mormorio ed Hiro rabbrividì “Speriamo che il mio primo avversario non sia Nagai”.
“Pensa positivo” sussurrò la compagna, più a se stessa che a lui “Non farti prendere dal panico e pensa al meglio”.
“Nervosa, Shibuja?” ridacchiò Takeru, passandole accanto, “No. Ansiosa di gonfiarti la faccia, piuttosto” fu la gelida risposta.
Il giudice fece segno di tacere e chiamò il primo sfidante a prendere la propria pallina, per poi segnare il nome su un cartellone.
Kaori sospirò sollevata quando pescò la pallina con il numero 2; Takeru aveva preso il 7, quindi era difficile che si sarebbero incrociati.
Non che avesse paura di lui, affatto, ma l’idea di affrontarlo la metteva in agitazione.
Non si sentiva tranquilla quando lui era nei paraggi.
Alla fine, gli assistenti portarono via lo scatolo ed il giudice elencò gli otto combattimenti che si sarebbero disputati.
“Eizo Ito, della Gru, si scontrerà con Kaori Shibuja, del Dragone” tuonò solenne, “Accidenti, Kaori è la prima” mormorò Kagome “Beh, almeno scaricherà la tensione”.
“Chomei Yoshida, del Cobra, affronterà Goro Abe, della Tigre” annunciò il giudice “Hiro Kobayashi, del Dragone, combatterà contro Suki Okawa, della Gru”.
“Infine” concluse rapidamente “Takeru Nagai, del Cobra, si scontrerà con Isao Nakashima, della Tigre”.
Reito si abbandonò contro il sedile, ringraziando i Kami per aver allontanato quel verme da Kaori, almeno per il momento.
“Chissà cosa combineranno adesso” mormorò incuriosito Miroku “Come si svolgono questi combattimenti?”.
Eri aggrottò le sopracciglia, perplessa “Non hai mai visto un incontro di karate, prima d’ora?”.
Il monaco scosse il capo “No, a meno di considerare gli allenamenti di Kaori con te, Inuyasha”.
Ayumi si sporse verso l’hanyou, sorridendo “Quindi sei tu il famoso Inuyasha… Però, Kagome! È proprio un bel ragazzo!”.
“Complimenti, Kagome!” aggiunse Eri “Davvero molto carino! Mi raccomando, tienitelo stretto!”. I due interessati arrossirono vistosamente e la miko si ritrovò costretta a presentare gli amici a quelle tre matte.
Quando sentirono il nome Reito, tutte e tre alzarono lo sguardo sul giovane, che fissava ansiosamente Kaori, alcuni metri più giù.
Fortuna che Kagome aveva trovato dei posti vicino al campo di lotta; aveva un’ottima visuale da quella postazione, essendo proprio al livello del tappeto sopraelevato.
Yuka e le altre sghignazzarono eccitate, sussurrando tra loro “Guardate come fissa la nostra amica! Direi che è praticamente cotto!”.
Inuyasha inarcò un sopracciglio, chiedendosi come quelle tre strambe avessero capito tutto da un solo sguardo, poi scrollò le spalle e si concentrò sul combattimento ormai imminente.
Il giudice avanzò verso il centro, tenendo in mano due bandiere di colore diverso, e fece cenno ai due sfidanti di raggiungerlo.
Kaori ed Eizo si fissarono negli occhi, cercando un punto debole che permettesse una rapida vittoria, senza sprechi di energia.
S’inchinarono davanti al giudice, poi all’avversario, prima di posizionarsi alle estremità del tappeto.
“Mi dispiace tanto dover rovinare un bel faccino come il tuo” ridacchiò Eizo, provocando una smorfia sul volto della ragazza, “Ma io voglio vincere”.
“Vedremo cosa sai fare” replicò lei, pronta ad attaccare “Ti consiglio di risparmiare il fiato, ne avrai bisogno”.
L’altro fece una bassa risata di scherno, che si spense di colpo quando il giudice diede il via e la sua avversaria gli si slanciò contro con una rapidità incredibile.
Parò appena in tempo il pugno mirato alla sua mascella, ma sentì il braccio formicolare; forse era meglio non sottovalutare la sua avversaria.
La yasha non perse tempo e diede il via ad una rapida sequenza di colpi, diretti a vari punti del corpo, ma senza mostrare la minima fatica.
Sembrava stesse danzando, muovendosi sinuosa ed aggraziata, proprio come un dragone, agile e flessuoso nonostante la sua mole.
Un calcio colpì il giovane in pieno sterno, facendolo volare ad un paio di metri di distanza ed il giudice alzò la bandiera rossa, gridando “Punto per il Dragone!”.
Punto?” chiese Shippo sorpreso “Ma è un gioco?”, “No, piccolo Shippo. Un concorrente vince lo scontro quando guadagna tre punti” spiegò Kagome “E li guadagna ogni volta che manda al tappeto l’avversario”.
Il kitsune si alzò sulle punte dei piedi per vedere meglio e sorrise “Quindi Kaori sta vincendo”, “Sì, è in vantaggio”.
Eizo si rialzò velocemente, fissando sorpreso la sua avversaria “Sei rapida, ragazzina” affermò serio “Ma non hai ancora visto la potenza della Gru!”.
La demone lupo scosse appena la testa e, muovendo appena le dita della mano tesa, gli fece cenno di farsi sotto.
Evitò facilmente un calcio volante e, nel medesimo istante in cui lo parava, sferrò un pugno al petto dell’altro, stendendolo di nuovo.
Il ragazzo ringhiò innervosito quando il giudice alzò nuovamente la bandierina rossa, decretando un altro punto per il Dragone.
Furioso, si rialzò con un movimento fluido e decise di tentare il tutto per tutto; non voleva perdere contro di lei!
Si sollevò su una sola gamba, piegando l’altra verso il busto, poi scattò di colpo, cercando di colpire la sua avversaria al volto.
Kaori parò il pugno e gli sferrò un rapidissimo calcio al fianco, scaraventandolo a terra.
Il giudice alzò di nuovo la bandiera rossa e tuonò “Kaori Shibuja del Dragone si aggiudica l’incontro!”.
Kagome e gli altri esplosero in un tripudio di urla festose e la yasha fece loro il segno di vittoria.
Sospirò sollevata, sentendo la tensione svanire, e porse la mano ad Eizo, aiutandolo ad alzarsi.
“È stato un bell’incontro” disse sorridendo “Complimenti. Voi Gru non scherzate per niente”, “Se per questo, neanche tu”.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, poi sorrise “Sei stata brava. Mi auguro di incontrarti ancora”.
I due karateca lasciarono lo spiazzo, cedendo il posto a Chomei e Goro, che si affrontarono con accanimento e determinazione.
Kaori fissò attentamente i loro movimenti, carpendo ogni possibile informazione che potesse aiutarla nelle semifinali.
Alla fine, fu la Tigre ad avere la meglio sul Cobra ed il ragazzo lanciò un’occhiata di avvertimento alla demone lupo; lei sarebbe stata la prossima vittima.
Sì, nei tuoi sogni, bello commentò lei, osservando Hiro e Suki avanzare sul tappeto per il terzo incontro.
“Forza, Hiro!” urlò con fare incoraggiante, “Metticela tutta!”; il compagno annuì, leggermente teso.
La fama di Suki come karateka era pari solamente a quella di Kaori e la cosa non era affatto rassicurante.
Il combattimento fu duro e difficile; Hiro aveva dalla sua parte la forza, ma Suki era agile e scattante.
Sembrava davvero che volasse, tanto si muoveva rapida sulle punte dei piedi… Non per niente era definita la Gru Danzante.
La ragazza evitava con incredibile agilità ogni colpo e ne mise rapidamente a segno due, portandosi in netto vantaggio.
Hiro digrignò i denti per la fatica, ma non si diede per vinto e riuscì ad affibbiarle un calcio al fianco, togliendole l’equilibrio ed ottenendo il primo punto.
Kaori si mordicchiò il labbro inferiore, fissando i due combattenti sul tappeto Hiro è migliorato moltissimo in questo periodo, ma non può battere Suki. Non ancora.
Ricordava perfettamente la fatica immane provata durante il suo ultimo combattimento con la karateca della Gru e non c’erano molte speranze per il suo amico.
Anche se in quell’occasione non aveva ancora scoperto di essere una demone, aveva dovuto usare ogni stilla della propria forza per battere la sua avversaria…
Sospirò quando vide l’amico volare verso il bordo del tappeto e sentì il giudice nominare Suki vincitrice dello scontro.
Aiutò Hiro a rialzarsi e disse “Sei diventato bravo, complimenti”, “Non l’ho battuta, Kaori” borbottò lui.
“Non importa” replicò la ragazza “Hai combattuto al meglio e questo ti fa onore. Suki è un osso duro, lasciatelo dire da una che l’ha affrontata”.
Anche il loro sensei si congratulò con il giovane, nonostante la sua sconfitta, e la yasha sorrise nel vedere il compagno rilassarsi.
“Ehi, cerca di tenere alto il nome del Dragone anche per me” le disse Hiro “Ricordati che devi battere Takeru”, “Contaci, amico”.
I due ragazzi si voltarono per vedere il loro acerrimo avversario salire sul tappeto, pronto ad affrontare Isao Nakashima.
Sapevano già chi sarebbe andato alle semifinali; la Tigre sarebbe stata soffocata dalle possenti spire del Cobra.
Il combattimento non durò molto e Takeru sorrise trionfante, lanciando un’occhiata di avvertimento a Kaori, che rispose con uno sguardo fiammeggiante.
Se era la guerra che voleva, guerra avrebbe avuto.
Si preparò mentalmente all’imminente scontro e si rese conto di essere tesa come una corda di violino.
Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e sobbalzò, trovandosi davanti al proprio maestro, che sorrideva incoraggiante.
“Coraggio, Kaori-san. Va tutto bene” le disse tranquillo “Hai dimostrato quello che sai fare ed io non potrei essere più fiero di te”.
Le strinse appena la spalla “Ora, non devi fare altro che rilassarti e darci dentro. So che puoi farcela. Sei migliorata tantissimo in quest’ultimo periodo”.
La ragazza sorrise appena “La ringrazio, sensei. Ce la metterò tutta per non deluderla, glielo giuro”.
Prese un lungo respiro per calmarsi ed avanzò a passo deciso verso il tappeto, dove l’attendeva la seconda sfida.
Goro sorrise sornione e le fece cenno di farsi sotto, pronto a riceverla; era molto sicuro di sé, ma lei gli avrebbe dimostrato di che pasta era fatta.

Il giudice fece loro cenno di cominciare e la Tigre non si fece attendere; Kaori parò il calcio mirato al collo e sferrò un pugno allo sterno scoperto, ma questo fu intercettato e lei si ritrovò sbalzata ad un paio di metri di distanza.
Fece una capriola aerea per mantenere l’equilibrio e sorrise, quel combattimento prometteva bene.
Lo vide muoversi rapido e saettante in una perfetta imitazione di un agguato del grande felino che rappresentava, ma bloccò con facilità i vari colpi.
Con uno scatto repentino, gli bloccò i polsi e gli sferrò un calcio al petto, mandandolo al tappeto.
E uno sussurrò, concentrata sui movimenti dell’altro Vediamo cosa farà adesso, il caro gattone.
Goro sembrava innervosito dal fatto di aver subito un punto e si scagliò con rabbia contro la sua avversaria, che colta di sorpresa, non riuscì a parare il colpo, che la mandò distesa a terra.
Scosse la testa, vagamente stordita, rialzandosi poi con uno scatto di reni; Accidenti, l’ho sottovalutato ringhiò.
Beh, non avrebbe commesso due volte lo stesso errore.
Si concesse un lungo respiro, prima di scattare nuovamente all’attacco e costringere il giovane a difendersi meglio che poteva.
Peccato che non potesse competere con la forza della yasha e si ritrovò lungo disteso, con un dolore pulsante alla schiena.
Accidenti! Ma come aveva fatto a togliergli il terreno da sotto i piedi così velocemente? Non riusciva proprio a capacitarsene.
Kaori gli sorrise, invitandolo a continuare, ma sul suo volto comparve una smorfia quando sentì le urla penetranti di Eri, Yuka ed Ayumi, che si sgolavano per incitarla.
Era quasi morta dall’imbarazzo quando aveva visto il vistoso striscione che avevano creato per lei e quello non era certo il momento migliore per ripensarci.
Scosse la testa per liberarsi di quegli strilli fastidiosi e si preparò a bloccare un’altra raffica di colpi decisamente potenti.
Hiro non le aveva detto una cavolata, quando diceva che le Tigri lanciavano colpi rapidi e decisi che ti mandavano subito a gambe all’aria.
Con un elegante volteggio, evitò buona parte degli attacchi e gli sferrò un calcio alle costole esposte.
Un brivido le serpeggiò gelido lungo la schiena quando sentì un leggero scricchiolio, seguito dal gemito soffocato di Goro.
Dannazione! Ho usato troppa forza! sussurrò terrorizzata Oh, cavolo! Ma come faccio a contenere tutta la mia energia? Faccio una fatica immane a controllarmi….
Fortuna volle che il colpo non fosse stato poi così forte e, poco dopo, l’avversario si rialzò in piedi per stringerle la mano.
“Hai vinto” mormorò con una nota ammirata nella voce “Cavoli, ma ci vai giù pesante! Per un attimo, ho pensato che mi avessi incrinato qualche costola”.
Lei trattenne a stento una risatina nervosa e scese rapidamente dal tappeto, correndo quasi verso il corridoio che collegava agli spogliatoi.
Aveva bisogno di calma, almeno per qualche minuto.
Peccato che le tre matte del trio “Raccontami tutti i tuoi segreti” avessero ben altro in mente e le corsero incontro, congratulandosi con lei.
“Sei in finale, Kaori!” esclamò Eri, esultando come se avesse appena vinto le Olimpiadi “Te ne rendi conto? Ad un passo dalla vittoria finale!”.
“Ragazze, calmatevi!” le implorò lei, mimetizzandosi con il suo kimono rosso acceso “Ce ne vuole per vincere la finale! Non esagerate!”.
Il suo viso diventò ancora più rosso quando Reito le rivolse un sorriso orgoglioso e sentì il cuore partirle in quarta.
In quel momento, Suki le passò accanto con malcelata grazia e sorrise “Tu hai battuto il mio compagno, io il tuo. Siamo pari, Kaori-san”.
Il suo sorriso si allargò, illuminando gli occhi color caffè, “Mi auguro d’incontrarti in finale. Mi devi la rivincita, ricordi?”.
L’altra annuì, prima di farsi cupa in volto “Stai, attenta, Suki-san: Takeru non è un avversario facile. È subdolo e letale… Non farti incantare dallo sguardo del Cobra, o verrai soffocata dalle sue spire”.
La ragazza rabbrividì appena, sistemandosi nervosamente il kimono azzurro “Grazie dell’avvertimento. Mi auguro di rivederti al prossimo incontro”.
Fu con un vago presagio di timore che salì i pochi gradini che conducevano al tappeto e sentì un nuovo brivido serpeggiarle lungo la schiena quando Takeru sorrise beffardo.
Si sforzò di tenere a mente i consigli della sua amica\avversaria e non lo fissò direttamente in quegli occhi scuri che sembravano ipnotizzarla.
Quando il giudice diede loro il via, decise di non perdere troppo tempo ed iniziò a volteggiare con la sua solita grazia letale.
Takeru l’aspettava con tranquillità, certo della propria vittoria, e quando vide la sua gamba slanciarci contro il proprio viso, l’afferrò per la caviglia, facendola cadere pesantemente a terra.
Suki si liberò velocemente dalla sua presa, ma ormai il punto era stato assegnato e non poté fare altro che allontanarsi per avere più spazio.
Ansimando per lo sforzo, ripartì all’attacco, mettendo in difficoltà il suo avversario, che arretrò visibilmente sotto i suoi colpi.
La Gru Danzante sta combattendo come non mai mormorò Kaori, appoggiandosi al muro retrostante Ma riuscirà a sconfiggere il Cobra?.
Non nutriva molte speranza in proposito ed i suoi timori si facevano più concreti, man mano che Takeru incalzava Suki con i suoi colpi micidiali.
L’allenamento del Dojo del Dragone e poi in quello del Cobra lo avevano reso a dir poco letale e la demone lupo si sentiva sempre più nervosa all’idea di affrontarlo.
C’era qualcosa che sembrava metterla in allerta; il suo istinto era teso al massimo, come se stesse per subire un attacco da un momento all’altro.
Mosse le spalle per sciogliere i muscoli tesi e tornò a concentrarsi sul combattimento che imperversava con accanimento.
Suki stava dando fondo a tutta la sua esperienza per battere l’avversario, ma, nonostante i suoi sforzi, aveva già subito un altro punto.
Sottili rivoli di sudore le imperlavano le tempie, mentre si slanciava contro Takeru, decisa a non farsi battere in un modo così umiliante.
Dalla sua postazione, Kaori si chiese se, prima del karate, si fosse dedicata alla danza classica, perché piroettava sulle punte come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Il giovane rimase a bocca aperta quando la vide spiccare un salto acrobatico e non riuscì a parare il pugno che lo colpì dritto alla mascella.
Gemette forte mentre cadeva oltre il bordo del tappeto ed il giudice assegnò un punto alla Gru, che sorrise soddisfatta.
Reito non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito a quella vista, rammaricandosi del fatto che non fosse stato lui a dargli quel cazzotto.
Solo i Kami sapevano quanto avrebbe voluto ridurre in poltiglia la faccia di quel verme, per tutte le volte che aveva messo le sue sudice mani su Kaori.
Incrociò le braccia sul petto e seguì lo scontro con rinnovato interesse, chiedendosi come sarebbe andata a finire.
Suki osservò ansiosamente il suo avversario risalire sul tappeto e l’espressione che le rivolse la fece rabbrividire.
Takeru le si lanciò contro senza esitare e, arrivatole a pochi centimetri dall’orecchio, sussurrò “Mai sfidare il Cobra”.
Lei si disimpegnò rapidamente e cercò di colpirlo a sua volta, prima che l’altro potesse reagire.
Peccato che il suo avversario fosse molto più veloce di quanto si aspettasse.
Senza alcun preavviso, riuscì a bloccare il suo calcio volante e la colpì sulla gamba sia con il gomito che con il ginocchio, causando un leggero scricchiolio di ossa rotte.
La giovane lanciò un grido acuto, cadendo a terra, e si prese la gamba destra tra le mani, mentre lacrime copiose le rigavano il viso.
Il giudice assegnò la vittoria a Takeru, che scese dal ring e sussurrò a Kaori “La prossima sarai tu, Shibuja. Ti conviene stare attenta”.
Ormai era certo: sarebbero stati loro due a scontrarsi sul tappeto per la vittoria finale.
La giovane socchiuse gli occhi, prima di accorrere da Suki, che gemeva per il dolore acuto.
Il suo maestro le stava tastando la gamba e sospirò cupo “Le ha quasi rotto il femore. Per un po’, non potrà partecipare ai tornei”.
La yasha digrignò i denti per la rabbia “Maledetto bastardo! Questo non doveva farlo!”.
Suki le afferrò il polso e sussurrò a fatica “Kaori, mi dispiace… Non potrò affrontarti”.
Un sorriso triste le incurvò le labbra “Promettimi.. promettimi che lo batterai… anche per me”.
Lei annuì con decisione “Te lo prometto, Suki. Gli farò pagare tutto il dolore che ti sta facendo provare”.

Quando la ragazza fu portata in infermeria, la yasha si appoggiò stancamente al muro, chiedendosi se sarebbe riuscita a battere davvero Takeru.
Lui era la sua Nemesi, come Naraku per Inuyasha e Miroku; l’incubo peggiore, il nemico più duro. Aveva paura, e non solo di essere sconfitta sul tappeto.
Se la poteva anche prendere, quella stupida medaglia; quello di cui aveva davvero paura era quello che avrebbe potuto farle fuori dal Dojo.
Le sue minacce non erano mai vuote e Nagai sapeva sempre attuarle, in un modo o nell’altro.
Sentì le lacrime pungerle il retro degli occhi, ma non permise a nessuna di esse di scivolarle sulle guance.
“Sei nervosa?” le sussurrò una voce alle spalle, facendola sobbalzare; “Reito!” esclamò “Mi hai spaventata”.
Lo youkai le rivolse un sorriso di scuse “Volevo assicurarmi che stessi bene. Soprattutto ora che devi affrontare lo scontro finale”.
“Sei tesa come una corda di violino” disse, poggiandole le mani sulle spalle irrigidite “Cosa ti preoccupa?”.
“Mi riterresti… una debole, se ti dicessi che ho paura?” sussurrò lei, abbassando lo sguardo. “No, saresti una stupida a non averne” replicò il giovane “Quel Takeru metterebbe i brividi a chiunque… E, dopo quello che ha fatto con quella ragazza, anche io avrei qualche preoccupazione”.
La convinse a guardarlo negli occhi e sorrise, vagamente rosso in volto “Ad essere sincero, preferirei che non combattessi contro di lui. La sola idea che possa farti del male..”.
Scosse la testa, come per scacciare quei pensieri “Mi devi promettere che starai attenta, Kaori. Non permettergli di colpirti”.
La vide sospirare, decisamente nervosa, mentre sussurrava “Farò del mio meglio… dato il fatto che faccio una gran fatica a controllare la mia vera forza”.
“Fidati di te stessa” le sussurrò lui, poggiandole una mano sotto il mento per sollevarle il viso. Kaori si perse in quelle pozze d’acqua cristallina, sentendo il cuore iniziare a batterle con forza nel petto, ma niente avrebbe potuto prepararla a quello che successe.
Le labbra di Reito si posarono delicatamente sulle sue, sfiorandole con una dolcezza infinita.
Fu come se un potente, meraviglioso vortice l’avesse avvolta, portandola in un luogo splendido totalmente sconosciuto.
Prima che lei potesse chiudere gli occhi per godere appieno quel momento così atteso, si staccò, fissandola intensamente.
La strinse per un attimo a sé, sussurrandole “Sta’ attenta, ti prego”, poi si dileguò nell’ombra, lasciandola sola e confusa.
La ragazza rimase immobile per qualche istante, troppo scossa per parlare, e si portò le dita tremanti alle labbra.
L’aveva baciata… Reito l’aveva baciata.
Sentì le guance colorirsi vistosamente e dovette appoggiarsi al muro per non cadere a terra.
Il cuore le martellava furiosamente nel petto e fu con molta fatica che raggiunse il ring, quando il giudice la chiamò.
Respirò a fondo per riprendersi da quel ciclone di emozioni che le si agitava dentro e s’inchinò prima al giudice e poi al suo avversario.
Doveva riprendersi da quelle sensazioni, o quel verme l’avrebbe battuta senza alcuna difficoltà…
No, non avrebbe deluso Reito! Avrebbe combattuto al massimo, per renderlo orgoglioso di lei. Takeru le rivolse un sorrisetto poco rassicurante “Sei pronta a perdere la sfida, Kaori?”, “E tu sei pronto a perdere la faccia, buffone?”.
Il ragazzo storse il viso e, al segnale del giudice, partì all’attacco, deciso a sconfiggerla rapidamente, ma lei era pronta e non lasciò che nessuno di quei colpi la sfiorasse.
Riducendo gli occhi a due fessure, si concentrò al massimo per evitare ogni singolo attacco, ma sapeva benissimo che non sarebbe stato affatto facile.
Come a volerglielo dimostrare, Takeru le si slanciò contro con un calcio volante, dandole appena il tempo di incrociare le braccia davanti al volto per pararlo.
Il contraccolpo la fece arretrare di qualche passo, senza però farle perdere l’equilibrio e la giovane decise che era il momento di passare all’attacco.
Muovendosi rapida sulle punte dei piedi, raggiunse l’altro con un calcio al fianco, che la bloccò per la caviglia, ma, cogliendolo di sorpresa, la yasha si diede lo slancio con il piede libero e lo colpì in pieno petto.
Caddero entrambi, riscattando in piedi con un unico movimento e tra il pubblico si diffusero mormorii d’ammirazione.
L’abilità dei due combattenti era indiscussa e tutti erano certi che quel combattimento avrebbe rivelato molti colpi di scena.
Chi avrebbe vinto? Sarebbe stato il Cobra ad avere la meglio, o il Dragone?
Erano queste le domande che affollavano tutte le menti, comprese quelle di Kagome e tutti il resto del gruppo.
Shippo rabbrividì quando Takeru ripartì all’attacco con nuova forza e mormorò “Secondo voi, Kaori ce la farà?”, “Sì, io non ho dubbi” lo rassicurò Inuyasha “È un tipo tosto, lo sai”.
Si sporse verso destra e sussurrò “Tu che ne pensi, Reito?”, ma non avvertì nessuna risposta; solo il quel momento si rese conto che lo sguardo dell’amico era praticamente incollato alla yasha, che schivava agilmente gli attacchi del suo avversario.
Anche se non lo dava a vedere, Kaori stava faticando non poco ed era conscia che non avrebbe resistito a lungo.
Chiuse gli occhi per un breve istante, prima di caricare Takeru e colpirlo con un pugno deciso allo sterno.
Lo vide stramazzare a terra con uno sbuffo soffocato, e si concesse un piccolo sorriso quando il giudice sollevò la bandierina rossa.
Coraggio, Kaori si disse decisa Non perdere la calma. Ce la puoi fare; respirò a fondo e parò appena in tempo un colpo mirato al collo.
Allontanò la sua mano con un gesto secco ed affondò il pugno nel suo kimono nero, non riuscendo però a raggiungerlo.
Il ragazzo ne approfittò per sferrarle un pugno alla schiena, mandandola a terra e si assicurò, con un secondo colpo, che non si rialzasse troppo in fretta.
Dalle labbra della sua avversaria sfuggì un gemito, che mise in allarme i suoi amici, ma si rialzò in piedi, tenendosi una mano sulla pancia.
“Coraggio, fatti sotto” la incitò Nagai “Fammi vedere cosa sai fare… Dimostrami che non sei una pappamolle”.
Senza darle il tempo di riprendersi del tutto, l’assalì di nuovo, scagliandola oltre il bordo del tappeto e facendole sbattere la testa contro gli spalti.
Inuyasha e Miroku dovettero usare tutte le loro energie per trattenere Reito, che si era alzato di scatto con un’espressione furiosa in volto.
Tremava di rabbia ed erano consapevoli che, se non l’avessero fermato, avrebbe ucciso Takeru Nagai.
“Resta fermo!” sibilò l’hanyou “Non possiamo intervenire!”, “Kaori deve cavarsela da sola” aggiunse il monaco “Dalle la possibilità di reagire”.
Gli occhi del demone lupo però tradivano la sua profonda angoscia e Kagome gli poggiò una mano sulla spalla “Ce la farà. Sai bene che lei non è il tipo che si arrende facilmente”.

Anche se era in forma umana, Kaori li sentì benissimo e si sforzò di rialzarsi in piedi, nonostante il forte dolore alla schiena ed alla testa.
Non avrebbe dato al suo avversario la soddisfazione di averla sconfitta!
Risalì sul tappeto e, rivolgendogli un’occhiata furiosa, gli si slanciò contro, mancandolo per un soffio.
“Avanti, Kaori! Ma che ti prende?” la prese in giro Takeru “Sei debole, una vera schiappa… Mi fai pena, lo sai?”.
La vide digrignare i denti e desiderò non aver mai pronunciato quelle parole, quando, dopo aver ruotato su se stessa per togliergli il terreno da sotto i piedi, gli sferrò un colpo alla nuca con la mano rigida.
“Due pari” tuonò il giudice, “Adesso si giocano il tutto per tutto!” disse Eri, agitandosi come un’anguilla sul sedile “Credete che Kaori ce la farà?”.
“Teniamo le dita incrociate e facciamo il tifo per lei!” esclamò Ayumi, prima di alzarsi in piedi ed iniziare ad incitare l’amica con tutto il fiato che aveva.
Sango scosse la testa nel sentire le loro urla e fissò ansiosamente il tappeto “Non sembra anche a voi che Kaori faccia fatica a parare i colpi?”.
“Sì, hai ragione” mormorò Miroku “Ma lei ha affrontato avversari ben più potenti di quello! Ha una forza incredibile… Perché non riesce a sconfiggerlo?”.
“È proprio questo il problema, Miroku” sussurrò Reito “Fa fatica a trattenere la sua forza. Se la usasse appieno, di quel verme non rimarrebbe che polvere”.
Inuyasha annuì serio “Già… Ma di questo passo, quel tipo la farà a pezzi. Deve reagire, o farà la fine di quella brunetta di prima”.
Kaori e Takeru, entrambi esausti e sudati, si fissarono negli occhi come due animali pronti a scannarsi.
Il Cobra ed il Dragone si muovevano sinuosi sul ring, avvicinandosi ed allontanandosi ad un ritmo incredibile.
S’incrociavano a più riprese, avvolgendosi l’uno sull’altra come nel tentativo di soffocare l’avversario.
Dopo un colpo particolarmente violento, si ritrovarono agli estremi del tappeto, con il respiro affannato ed il corpo indolenzito.
La tensione era tangibile nell’aria, così intensa da essere percepita a pelle, simile ad una scarica elettrica.
Come ad un segnale convenuto, i due si scagliarono una contro l’altro, cercando di colpirsi.
Il Cobra, scivolò elegante sul tappeto, cercando di togliere il terreno da sotto i piedi alla sua avversaria, che lo superò con un agile balzo.
Si voltò di scatto, parando con il ginocchio un colpo mirato al petto, e cercò di colpire a sua volta.
Si scambiavano colpi su colpi, senza sosta, ed era facile intuire che nessuno dei due era disposto a perdere.
Ogni movimento era sempre più deciso, intriso di determinazione e volontà di farcela, ma quanto avrebbero resistito?
Improvvisamente, il ragazzo riuscì ad eludere le difese della demone, affondandole crudelmente il pugno nel ventre.
Lei cadde in ginocchio, stringendosi le braccia attorno alla pancia, mentre un dolore lancinante la trafiggeva.
Respirava a fatica, ormai sentiva le energie abbandonarla, ma non poteva arrendersi… non adesso!
Conscia che il suo avversario la sovrastava con un ghigno cinico sul volto, fece finta di accasciarsi a terra, prima di ruotare su se stessa e mandarlo a gambe all’aria.
Prima che potesse toccare terra, però, gli rifilò un micidiale cazzotto allo sterno, scaraventandolo oltre il bordo del tappeto.
Il giudice sollevò nuovamente la bandiera rossa, ruggendo “La vittoria va a Kaori Shibuja, del Dojo del Dragone!”.
Sembrò che fosse scoppiata una bomba, tanto forte fu il boato festoso della folla, che si alzò in piedi, battendo le mani per acclamare la vincitrice del Torneo dei quattro Dojo.
Shippo saltò sullo schienale del sedile davanti a lui, agitando i pugni in aria “Grande, Kaori! Sei la più forte!”.
Kagome abbracciò Inuyasha, ridendo come una matta e gridando allegra “Kaori! Sei mitica!”.
Eri, Ayumi e Yuka sollevarono nuovamente lo striscione, urlando a più non posso, e Sango e Miroku si unirono a loro, sorridendo entusiasti.
Ma, per Kaori, il premio più bello fu il caldo sorriso di Reito, così bello da mozzarle il fiato e mandarle il cuore a mille.
Presa in spalla da Hiro ed altri suoi compagni di Dojo, sollevò entusiasta le mani al cielo, con un sorriso radioso che le illuminava il volto.
Fu portata, tra canti ed applausi, fino al tavolo dei giudici, che le consegnarono una grossa medaglia dorata, “Congratulazioni, signorina Shibuja”.
La ragazza sorrise caldamente e mostrò orgogliosamente il suo trofeo, sentendo di poter toccare il cielo con un dito.
Ce l’aveva fatta, aveva sconfitto Takeru e, con lui, tutte le sue paure più profonde.
Di colpo, si sentì sollevare da terra e rise quando il suo maestro la stritolò in un abbraccio “Sei stata meravigliosa, Kaori. Hai dimostrato di essere un’eccellente karateca! Sono davvero fiero di te”.
La giovane sentì gli occhi inumidirsi, mentre posava la medaglia nelle mani del sensei.
“Questa è vostra, maestro” disse “Senza di voi, non avrei mai imparato così tanto… Non sarei qui, senza i vostri insegnamenti”.
L’uomo la fissò incredulo “Kaori.. Non posso accettarla! Hai lottato con tutta te stessa per vincerla… Te la sei guadagnata da sola”.
La ragazza scosse la testa e, richiudendogli la mano intorno alla medaglia, sussurrò “Conservatela per me… In ricordo del mio ultimo combattimento”.
Hiro la guardò shoccato e faticò a ritrovare l’uso della parola “Kaori.. Stai scherzando, vero? non puoi parlare sul serio!”, “Sì, invece. Questo è stato il mio ultimo torneo”.
Alzò appena lo sguardo sui compagni che l’avevano accompagnata per tutto quel tempo e disse “Alla fine dell’anno scolastico… mi trasferirò con i miei. Non parteciperò più ai tornei”.
Affondò il viso nel kimono di Hiro per non mostrare il proprio dolore e sussurrò “Tieni alto il nome del Dragone anche per me… E fai le mie scuse a Suki. Non credo che potrò più affrontarla”.
Rivolse un sorriso colmo di gratitudine a tutti i presenti e, dopo aver abbracciato gli altri Dragoni, sussurrò “Non vi dimenticherò mai”.
Poi, scossa dai singhiozzi, corse via, sparendo lungo i corridoi sempre più scuri.

Reito e gli altri scesero dagli spalti, pronta ad accoglierla al suo ritorno, e chiacchierando animatamente sugli scontri a cui avevano assistito.
“Certo che questo karate fa paura!” esclamò Miroku “Non ho mai visto una disciplina simile! D’ora in poi, starò molto più attento a non irritare Kaori”.
“Mi sa che ti conviene” mormorò il demone lupo, lanciandogli un’occhiata d’avvertimento.
Il bonzo però sorrise sornione e, passandogli un braccio attorno al collo, mormorò “E tu dove sei andato, poco prima dell’ultimo scontro? Quando sei tornato, eri rosso come il sole al tramonto”.
Lo youkai fece una fatica immane a non lasciar trapelare nulla, ma la sua mente lo riportò immediatamente al breve, ma dolcissimo bacio che aveva dato a Kaori.
Erano mesi che desiderava quelle labbra così morbide ed invitanti ed il sentimento che provava nei confronti di quella ragazza non faceva altro che acuire quel desiderio.
Kagome sorrise complice “Io direi che sei andato a rassicurare Kaori”, “La domanda è: come?” aggiunse Sango.
Inuyasha sbuffò, comprendendo appieno cosa provasse l’amico “La piantate di fare le sceme? Lasciatelo un po’ stare…”.
Reito gli rivolse uno sguardo grato, ma il sorriso gli si congelò in volto quando un grido acuto, proveniente dagli spogliatoi, si fece largo nel silenzio. 
  


Fatto! ke ne pensate del Torneo dei Quattro Dojo? vi è piaciuto? Kaori ce l'ha messa tutta x vincere e c'è riuscita. Ha sconfitto Takeru, ma... allora di ki era quell'urlo? e closa succederà ora? lo scoprirete nel prox cappy, "Uno scontro Inevitabile"! grazie mille a tutti, ragazzi. vi voglio un bene dell'anima! ci vediamo presto! besos, vostra Alys-chan

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Uno scontro inevitabile ***


Ciao a tuti! cm vanno le cose, ragazze (e ragazzi)? spero bn. cm vedete, sn di nuovo qui, a tormentarvi cn questa FF apparentemente senza fine, ma nn posso farci nnt se mi piacciono le storie lunghe... ^_^ mi auguro ke il cappy sia di Vostro gradimento... si sblokkerà qualcosa, vedrete! il titolo dice qualcosa ke molte di voi attendono, credo... Bè, ora è tt, gente! Beos a tutti e buona lettura!

Capitolo 37: Uno scontro inevitabile
 

Kaori corse lungo il corridoio scuro, incapace di trattenere i singhiozzi che la scuotevano senza sosta.
Dire addio ai suoi amici di sempre, al maestro che le aveva insegnato tanto e che l’aveva sempre aiutata, era stato più difficile di quanto avesse mai immaginato.
Arrancò verso lo spogliatoio, decisa a concedersi una doccia e raggiungere al più presto il gruppo.
Aveva bisogno di riprendersi e sapeva benissimo dove andare… ma, prima, doveva tornare a casa.
Lasciò che le lacrime, trattenute fino a quel momento, scorressero assieme al tiepido getto d’acqua, sfogandosi come non aveva osato fare fino a quel momento.
Alla fine, si avvolse in un telo e prese ad asciugarsi, respirando profondamente per calmare il cuore impazzito.
Quella giornata le stava rivelando non poche emozioni ed iniziava a temere che non avrebbe retto oltre.
Si rivestì rapidamente, decisa a non far aspettare troppo i suoi amici, ma, mentre sistemava il nastro tra i capelli, scorse un vago movimento ai bordi dello specchio.
“E così, ce l’hai fatta. Complimenti, Kaori” sibilò una voce alle sue spalle “Mi hai battuto. Spero ti senta soddisfatta, adesso”.
“Takeru!” sibilò lei, girandosi di scatto “È inutile che ti dica che tu non dovresti essere qui, dato che è lo spogliatoio femminile”.
Il ragazzo fece una smorfia, iniziando ad avvicinarsi pericolosamente “Ti sei presa la tua vittoria sul ring, ma ora…”.
Una scintilla minacciosa gli illuminò gli occhi grigi “Ma ora, sarò io a prendermi la mia…”.
La ragazza arretrò d’istinto, sentendo che la situazione rischiava di precipitare da un momento all’altro.
“Takeru, te lo dirò solo una volta” sussurrò, cercando di ottenere un tono feroce “Vattene! O giuro che ti faccio fuori”.
In realtà, si sentiva totalmente inerme e non capiva perché; dannazione, l’aveva sconfitto poco prima!
Il giovane sorrise, o meglio, ghignò pericolosamente, facendole scorrere un lungo brivido di terrore lungo la schiena.
Di colpo, l’afferrò per i capelli, costringendola a guardarlo dritto in faccia “Vedremo se avrai ancora voglia di fare la spaccona, quando avrò finito”.
Senza darle il tempo di reagire, aprì una piccola boccetta sotto il suo naso, facendole inalare un denso odore dolciastro.
Quando riconobbe quell’essenza, la yasha impallidì e cercò di liberasi dalla sua presa, ma ormai era tardi.
Era come se avesse ricevuto una serie di pugni in pieno stomaco. Sentiva i muscoli intorpiditi, la stessa mente lavorava a fatica…
Sapeva solo di rischiare la dignità e la vita, ma non riusciva a muoversi in nessun modo; i pensieri non erano elaborati, le apparivano come rapidi flash.
Scappa. Aiuto. Mostro. Takeru. Pericolo.
“La..Lasciami” biascicò a fatica “Takeru, no… No… Questo odore.. mi ucciderà! Lasciami!”. Takeru rise sarcastico “Come no, Shibuja. Adesso vedi di non agitarti troppo… o sarà peggio per te”.
Kaori faticava a respirare, quel dannato profumo la stava stordendo e solo i Kami sapevano cosa le avrebbe fatto quel maledetto.
“No” gemette terrorizzata, quando sentì le sue mani iniziare a percorrerle il corpo “No!”.
Cercò di liberarsi, dibattendosi con tutte le sue forze, ma riuscì solo a perdere l’equilibrio, finendo contro il pavimento freddo.
L’altro le fu subito addosso, impedendole di fuggire in direzione della porta, e prese a strattonarle la giacca.
Sentiva le sue mani ovunque, alla ricerca di un lembo di pelle da cui partire la tortura, sentiva il suo alito sulla nuca…
No gemette in preda al panico No! Non posso permettere che lo faccia! Devo.. Devo fare qualcosa!. Capendo che, da sola, non ce l’avrebbe fatta, raccolse il poco fiato che aveva nei polmoni ed urlò “Reito! Reito, aiutami! Aiuto!”.
“È inutile che chiami quel damerino” le disse maligno Nagai “Tanto non può fare niente! Sarà meglio che la pianti di strepitare tanto”.
La ragazza gridò di nuovo quando sentì dita insidiose penetrare sotto il top, all’altezza del fianco.
Provò a scalciare ed a dimenarsi, ma Takeru le era addosso con tutto il peso e lei era troppo stordita da quell’essenza per riuscire a difendersi come avrebbe voluto.
Sentiva le sue mani sfiorarla ovunque: sulle gambe, sul busto, sulla scolatura degli abiti…
Cercò di colpirlo in faccia con un pugno, ma lui la bloccò facilmente, torcendole il polso fino a farla urlare.
Lacrime di dolore e rabbia rigarono il viso della giovane, che cercava in ogni modo di liberarsi da quelle mani che la toccavano senza sosta.
Quando sentì la sua bocca viscida percorrerle il collo, singhiozzò; non riusciva a muoversi, era in balia di quel mostro…
Perché? Perché non riusciva a reagire? Perché quel dannato profumo la stordiva in quel modo? I suoi calci andavano a vuoto e le mani non trovavano niente da colpire; possibile che non riuscisse nemmeno a sfiorarlo?
Dannazione, doveva fare qualcosa!  
Dopo essersi divincolata come un’anguilla, riuscì a graffiare il volto di Takeru, lasciandogli lunghi solchi sanguinanti sulle guance.
Il ragazzo urlò per il dolore e si portò le mani al viso, dandole la possibilità di fuggire, di allontanarsi.
Si mosse a gattoni, arrancando a fatica verso la porta, che le sembrava dannatamente distante. Di colpo, si sentì afferrare per la caviglia e si ritrovò a fissare il volto furioso e sanguinante del giovane.
Era una maschera grottesca di rabbia e ferocia, che le fece gelare il sangue nelle vene e mozzare il fiato in gola.
“Adesso ti faccio vedere io” ringhiò furioso, cominciando a colpirla con forza “Vedrai! M’implorerai di fermarmi!”.
Kaori si raggomitolò, gemendo ogni volta che un pugno arrivava in punto sensibile.
Quello che aveva subito sul ring sembrava niente in confronto a quel momento, in cui la rabbia del suo avversario non aveva il benché minimo freno.
Cercò di combattere, di reagire, ma non riusciva a muoversi; anche respirare stava diventando difficile.
Il suo aguzzino aveva preso a ridere eccitato; ogni lamento che le sfuggiva da bocca sembrava attizzare la sua ilarità e la sua violenza.
I denti le facevano male, tanto li teneva serrati, ma continui gemiti le invadevano la gola.
Il dolore non le era mai sembrato così forte come in quell’occasione, forse perché avvertiva la propria impotenza.
Improvvisamente, sentì delle voci echeggiare nel corridoio ed un tenue barlume di speranza si fece largo nel suo animo.
Reito… sussurrò tra le lacrime Reito, aiutami. Ti prego… Aiutami. Ho paura… Reito….

 

Reito s’irrigidì di colpo nel sentire un grido provenire dal fitto intrico di corridoi e subito riconobbe la voce.
“Kaori” sussurrò spaventato, iniziando a correre attraverso il ring, verso la fonte del suono. “Kaori! Kaori, dove sei?” urlò angosciato, cercando una traccia della ragazza nel buio sempre più fitto.
Anche se aveva assunto sembianze umane, riusciva a sentire vagamente il suo profumo e ne seguì la scia, fino ad una porta scura.
Afferrò la maniglia, strattonandola a più riprese, ma il battente non si mosse di un centimetro. Dall’altra parte, sentiva i gemiti soffocati della yasha e quella che sembrava una risata che non faticò ad identificare.
Kagome cercò di aprire a sua volta la porta, ma dovette arrendersi dopo pochi tentativi “Dannazione! È chiusa dall’interno!”.
Il ragazzo ringhiò furioso “Togliti, Kagome. Ora ci penso io”; caricò la gamba e sfondò il battente con un calcio rabbioso.
I cardini semi arrugginiti cedettero di schianto e la porta cadde sulle mattonelle chiare, esibendo un grosso buco all’altezza della maniglia.
Senza perdere tempo, lo youkai si slanciò dentro la stanza, sentendo la rabbia crescere a dismisura quando vide Nagai infierire su Kaori con pugni ed insulti.
Lo afferrò per il colletto della maglia e lo scagliò dall’altra parte della stanza, frapponendosi tra lui e la ragazza.
Kagome accorse subito, aiutando l’amica a rimettersi seduta, ma sembrava che fosse troppo debole anche per restare dritta.
Reito la sorresse e sussurrò “Tranquilla, Kaori. Adesso ci siamo noi con te… Va tutto bene”.
Lei prese a singhiozzare e si aggrappò alla sua maglietta, nascondendovi il viso “Reito… non sono… Non sono riuscita a difendermi…”.
“Perché sono così… debole?” sussurrò a stento “Perché… quel dannato profumo m’impedisce di reagire?”.
Il giovane la cullò dolcemente, accarezzandole i capelli per tranquillizzarla “Non sei debole, Kaori. Quell’essenza stordirebbe chiunque di noi”.
L’aiutò a rimettersi in piedi e trattenne a stento un’imprecazione quando vide in che stato l’aveva ridotta quel verme.
I capelli le ricadevano disordinatamente sul volto arrossato, nascondendo alcuni graffi e piccoli lividi.
Gli abiti era stazzonati all’inverosimile, dimostrando senza ombra di dubbio cos’avesse provato a fare Nagai, e la pelle scoperta era rossa e livida.
L’aveva colpita, picchiata affinchè stesse ferma…
Quel pensiero lo folgorò, mentre la rabbia si espandeva sempre di più nel suo animo.
“Che cosa ti ha fatto?” sussurrò angosciato, sfiorandole delicatamente una guancia arrossata. La yasha si morse un labbro per trattenere il pianto, ma le lacrime continuavano a sgorgare imperterrite.
La paura provata era stata troppa e non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se nessuno l’avesse sentita urlare.
Un violento colpo di tosse la scosse da capo a piedi e il ragazzo l’affidò a Kagome, dicendo “Falle respirare dell’aria pulita”.
I suoi occhi divennero lastre di ghiaccio quando si voltò verso Takeru, “Io penso a questo bastardo”.
L’interessato scosse la testa per riprendersi dal colpo subito e si rialzò velocemente “Oh, evviva. È arrivata la tua cavalleria, Kaori”.
Strabuzzò gli occhi quando si ritrovò sbattuto contro la parete, fissando uno sguardo che sembrava promettergli dolori atroci.
“Come hai osato toccarla?” sibilò lo youkai, digrignando i denti per la rabbia “Come hai osato metterle addosso le tue sudice mani?”.
Nagai fece una smorfia “Senti, sottospecie di damerino, toglimi le mani di dosso o giuro che te ne pentirai”.
Reito gli fece battere la testa contro il muro, rafforzando la presa “Sei tu quello che si pentirà di essere venuto al mondo!”.
Lo fissò con uno sguardo feroce, esclamando “Le hai fatto respirare quella dannata essenza, vero? Solo così non sarebbe riuscita a reagire e tu avresti avuto vita facile”.
Peccato per te, che lei abbia più energie di quello che credevi aggiunse tra sé, osservando i lunghi graffi lasciati dalle unghie della ragazza.
Si era difesa come poteva, nonostante l’intontimento, aggrappandosi all’istinto di sopravvivenza.
Takeru ghignò ironico “Il profumo della mia famiglia la manda letteralmente K.O. Io sfrutto tutte le mie armi, damerino”.
Di colpo, si rese conto che l’altro gli stava frugando nelle tasche e sbraitò “Ehi! Levami le mani di dosso! Ma che diamine stai facendo, sottospecie di pervertito?”.
Il demone lupo afferrò la boccetta di liquido viola e la lanciò agli amici, “Miroku, versa quella robaccia in un lavandino. E sta’ attento che l’odore non arrivi a noi”.
Lui annuì e si volatilizzò in un angolo dello spogliatoio, mentre il proprietario dell’essenza si dimenava per bloccarlo.
“Razza d’idiota!” gridò incredulo “Ma sai quanto costa una boccetta come quella? La ricetta è vecchia di secoli!”.
Lo youkai lo bloccò nuovamente contro la parete “Hai messo in pericolo la vita di Kaori con quel profumo! Per lei, è letale!”.
“Per averlo respirato una volta, ha rischiato di morire!” urlò furioso “È stata per più di tre settimane tra la vita e la morte, per causa tua!”.
“Un po’ di profumo non ha mai ucciso nessuno” replicò seccato Nagai “Mollami, pezzo di scemo! E piantala di dire queste cavolate”.
Un sorrisetto gli incurvò improvvisamente le labbra “Dì la verità… Avresti voluto essere al mio posto, ammettilo. Lei ti piace e non poco”.
Il suo ghigno si allargò quando vide una scintilla di rabbia negli occhi chiari dell’altro e capì di aver toccato un tasto dolente.
“Non l’hai mai sfiorata, vero?” sussurrò maligno “Vorresti accarezzarla, esplorare quella pelle morbida e chissà fin dove ti spingeresti…”.
Un dolore acuto gli impedì di continuare e si portò le mani al naso rotto, fissando incredulo il giovane di fronte a lui.
Ormai, il suo viso era totalmente macchiato di sangue e gli si gelò il sangue nel vedersi riflesso nello specchio, ma non poté pensarci troppo a lungo.
Reito lo afferrò per la maglia, incenerendolo con lo sguardo, e sibilò “Io la rispetto. Non cerco di approfittare di una sua debolezza e violare la sua dignità!”.
“Allora sei solo un povero idiota con idee medievali” mormorò Takeru “Non sai goderti la vita… Io, quando voglio una cosa, me la prendo”.
Affilò lo sguardo, aggiungendo maligno “E mi prenderò Kaori, prima o poi. Non importa come, non importa quando, ma avrò quello che desidero”.
Un violento pugno nello stomaco lo fece piegare su se stesso, strappandogli un gemito acuto. “Tu non la toccherai” ringhiò il demone “Mai più. O giuro che ti farò rimpiangere il giorno in cui sei nato!”.
“E tu credi di potermi fermare?” chiese ironico Nagai, rialzandosi in piedi “Credi di potermi impedire di ottenere ciò che voglio?”.
Un nuovo colpo lo fece cadere a terra e si portò le mani alle costole; aveva come l’impressione di essersene rotte un paio.
Accidenti, quel tipo era dannatamente forte! I colpi ricevuti da Kaori sul ring, a confronto, erano quasi carezze.
“Tu non mi fai paura, damerino” sibilò a denti stretti, appoggiandosi al muro per rialzarsi in piedi. “Non potrai stare sempre con la tua bella” disse maligno “E, quando la troverò da sola, mi prenderò quello che voglio!”.
Il fiato gli si mozzò bruscamente in gola, quando la mano dell’altro gli si strinse attorno al collo, sollevando a diversi centimetri dal terreno.
Dannazione, ma come diavolo faceva a sollevarlo in quel modo con una sola mano?
Un brivido gli percorse la schiena nel vedere una scintilla scarlatta illuminare gli occhi azzurri del ragazzo.
Quello sguardo sembrava quasi presagire morte… Chi diavolo era quello?
“Se ti avvicinerai di nuovo a Kaori” sibilò Reito, parlando lentamente e con tono letale “Ti assicuro che sarà l’ultima cosa che farai”.
Strinse la presa quando vide Nagai scalciare come impazzito, nel tentativo di allentare quella morsa.
Ci vorrebbe così poco… sussurrò cupamente Una minima pressione e gli spezzerei il collo. Lo toglierei di mezzo una volta per tutte.
La forza di quell’umano, per quanto abile, non avrebbe mai potuto neanche lontanamente competere con la sua.
I suoi patetici tentativi di liberarsi dalla sua stretta lo facevano quasi sorridere…
Lo vide impallidire per la mancanza d’aria ed assottigliò lo sguardo, chiedendosi se dovesse lasciarlo andare o no.
“Reito! Reito, lascialo andare, ti prego!” gemette una voce alle sue spalle “Ti prego, lascialo!”. “Kaori” mormorò lui, senza distogliere lo sguardo dall’avversario “Dopo… Dopo tutto quello che ti ha fatto, tu vuoi che se ne vada impunito?”.
Kaori, ancora pallida e tremante, lo abbracciò da dietro per cercare di calmarlo, appoggiando una guancia sulla sua schiena.
“Non farlo, te ne prego” sussurrò flebile “Non macchiarti del suo sangue… Finiresti solo nei guai”.
Una lacrima le solcò la guancia “Lascialo andare… Avrà quello che si merita, ma in altri modi. Ti prego, andiamocene. Andiamocene da qui”.
Con un sospiro, lo youkai allentò la presa, facendo cadere Takeru sul pavimento, dove si contorse tossendo.
“Se ti avvicinerai di nuovo a lei, se proverai di nuovo a farle del male” sibilò gelido “Niente e nessuno m’impedirà di eliminarti una volta per tutte”.
Gli voltò sdegnosamente le spalle, fissandolo con disprezzo “Ricordatelo”, poi seguì i compagni fuori dallo spogliatoio, sorreggendo Kaori.
Vedendo che non riusciva a camminare, la sollevò tra le braccia, stringendola a sé per rassicurarla.
“È tutto finito, Kaori. Adesso va tutto bene” mormorò con tono dolce “Ci siamo noi con te”.
Ci sono io sussurrò poi, appoggiando la fronte contro quella di lei E ci sarò sempre, se mi vorrai.
La ragazza trattenne un singhiozzo “Non.. Non so cos’avrei fatto, se non fossi arrivato. Mi sentivo così inerme…”.
Sentì la sua stretta aumentare appena, quando aggiunse “Ero terrorizzata, perché.. perché non riuscivo a difendermi. Credevo di essere rimasta sola”.
“Non sarai mai sola” la rassicurò Sango, accarezzandole una mano “Mai, puoi starne certa, Kaori”.
L’altra annuì appena, sentendo un sorriso apparirle in volto davanti alle espressioni incoraggianti degli amici.
Il suo cuore non aveva cambiato il suo ritmo forsennato, ma il sentimento che vi aleggiava era diverso dal terrore provato poco prima.
Cercò lo sguardo di Reito e si specchiò nei suoi occhi color ghiaccio, così caldi e dolci da farla sentire al sicuro da tutto.
Una flebile risata le sfuggì dalle labbra, mentre diceva “Non so voi, ragazzi, ma io sento il terribile bisogno di una doccia”.
 
Dopo essere rimasta per almeno un quarto d’ora sotto il getto tiepido ed aver consumato una quantità industriale di sapone, Kaori non avvertì più la sensazione che le mani di Takeru le fossero ancora addosso.
Finalmente si sentiva di nuovo pulita.
Lanciò uno sguardo agli abiti lasciati sul ripiano, per poi distoglierlo rapidamente; solo dopo lunghe insistenze, Kagome era riuscita a convincerla a non bruciali, com’era invece sua intenzione.
“Sarebbe inutile” le aveva detto, “Ma ogni volta che li vedrò, ricorderò Takeru e… quello che voleva farmi”.
La sua amica l’aveva scossa per le spalle “E ti ricorderai anche che Reito è venuto da te, che avete passeggiato insieme, che ti ha fatto capire che non gli sei indifferente… Pensa alle cose belle”.
Già… Pensa alle cose belle sussurrò tra sé, mentre si rivestiva Come se fosse facile, dopo quello che stavo per subire.
Un brivido le serpeggiò lungo la schiena e scacciò quel pensiero, prima che le sensazioni di quegli orribili momenti le tornassero alla mente.
Sistemò la maglietta sui jeans e si lasciò sfuggire un gemito quando il braccio le diede una fitta.
I colpi di Takeru si facevano ancora sentire…
Con una smorfia, si appoggiò alla porta che dava sul corridoio e sentì le voci dei suoi amici riecheggiare lungo il corridoio.
Sapeva che Sango e gli altri si erano sistemati in salotto, quindi non poteva uscire senza farsi vedere… ma lei aveva bisogno di stare da sola, almeno per un po’.
Con un sospiro, sgattaiolò fuori dalla finestra e s’inoltrò tra gli alberi, senza sapere di essere stata notata.

“Quello che mi chiedo è perché non mi ha permesso di far fuori quel… quel bastardo” mormorò Reito, appoggiandosi al tronco alle sue spalle “Perché? Avrei messo fine a quell’incubo che la perseguita”.
“Evidentemente, non lo ritiene così tremendo da giustificarne la morte” propose Inuyasha, accomodandosi tra le radici del Goshinboku.
“Sarà… ma quello tornerà alla carica, ed io..” sussurrò lo youkai “Io non ci sarò sempre. Su questo, aveva ragione”.
“Io voglio solo che sia al sicuro” aggiunse flebile “Non voglio che le accada qualcosa del genere… Non me lo perdonerei mai”.
“Senti, imbranato” lo apostrofò il mezzo-demone “Ma perché non ci dai un taglio e le dici cosa provi? Sono settimane che non fai che rimuginarci sopra”.
“Tu quanto ci hai messo per rivelare a Kagome quanto ci tieni a lei?” chiese l’altro, con fare indagatorio.
L’hanyou arrossì di botto a quell’accusa velata, prima di sbottare “Non credo che c’entri, adesso”.
Gli diede una lieve spinta, dicendo “Dai, fatti coraggio… O lo rimpiangerai per chissà quanto”.
In quel momento, un leggero fruscio attirò la loro attenzione e videro Kaori addentrarsi tra gli alberi.
“Vai. È la tua occasione” sorrise Inuyasha, dandogli una leggera pacca sulla spalla “Li tengo a bada io, gli altri”.
Sentendo il nervosismo crescere, il demone lupo seguì l’amica attraverso la boscaglia, ma, senza i pieni poteri demoniaci, fece non poca fatica a starle dietro.
Più di una volta, la ragazza sparì tra il fogliame, costringendolo ad una lunga ricerca prima che s’imbattesse nuovamente nelle sue tracce.
Improvvisamente, sentì la sua voce tra gli alberi e si nascose tra le fronde di un fitto cespuglio; ma con chi stava parlando?
Era appoggiata con la schiena ad un albero secolare e fissava i rami come se nascondessero qualcuno a lei caro, almeno a giudicare dall’espressione dolce che aveva in volto.
“So che ti stai chiedendo perché l’ho fermato” sussurrò la giovane “Ma… Non potevo permettere che si macchiasse del sangue di Takeru”.
Abbassò lo sguardo, vagamente rossa in viso “Reito ha un’anima troppo nobile… Non avrei mai potuto permettere che lo facesse. Sarebbe stato… orribile”.
Lo youkai inarcò un sopracciglio, incuriosito da quello strano discorso, e si chiese nuovamente con chi stesse parlando.
Una leggera risata gli invase la gola quando la sentì definirlo nobile, anche se continuava a chiedersi perchè il misterioso interlocutore con cui stava parlando non fosse visibile. “Immagino che ti suoni strano… Un demone dall’animo nobile” mormorò Kaori “Ma sai cosa voglio dire. Lo hai visto con i tuoi occhi, con Noriaki”.
Si abbracciò le ginocchia e sorrise “Sai cosa penso… Ho conosciuto umani dall’anima nera come la pece… E demoni che, invece, possono avere un cuore nobile e generoso”.
Il suo sorriso si fece più dolce quando aggiunse “E Reito è tra questi… So che, all’inizio, non facevamo che insultarci a vicenda, ma… L’odio che provavo prima si è trasformato in qualcosa di così… diverso”.
L’improvviso volo di un uccello creò un fruscio che fece scattare entrambi i demoni e Kaori arrossì furiosamente quando scorse Reito a poca distanza.
Da quanto era lì, nascosto tra il fogliame? Quanto aveva sentito? E cosa aveva capito? “Scusami, non volevo spaventarti” disse lui, passandosi una mano tra i capelli “Ma ti ho vista allontanarti e… Mi sono preoccupato”.
La vide distogliere lo sguardo, imbarazzata, mentre gli chiedeva flebile “Da quanto sei qui?”. “Qualche minuto” ammise, avvicinandosi lentamente “Posso sapere con chi stavi parlando?”, “Mia nonna… O, per essere più precisi, la mia bis-nonna Nazuna”.
“Nazuna… Intendi la sacerdotessa del sud?” chiese sorpreso, “Sì, lei” rispose la ragazza “Solo io e mia madre lo sappiamo, ma le sue ceneri sono qui, sepolte sotto quest’albero”.
Si sedette tra le radici e, accarezzando l’erba, spiegò “In punto di morte, chiese a mia madre di portare l’urna con i suoi resti mortali nei pressi del pozzo mangia-ossa. Sapeva che era un luogo magico”.
In effetti, il pozzo è a poche centinaia di metri da qui rifletté il giovane, Proprio davanti a noi…. “Vengo qui ogni volta che ho bisogno di sfogarmi” ammise la yasha “La sento più vicina e riesco a capire cosa devo fare per risolvere un problema”.
Gli rivolse uno sguardo sfuggente “Spero che non mi considererai una pazza da ricoverare in manicomio…”.
“Apparte il fatto che non ho la benché minima idea di cosa sia un manicomio… No, non sei pazza” replicò l’altro, sorridendo.
Le si sedette accanto e la fissò a lungo, dicendo “Sei ancora spaventata, vero? Non devi vergognarti di questo… è più che normale”.
Sentì una stretta al cuore quando scorse una lacrima scivolarle sul viso e cercò di cambiare discorso.
“Ti sbagli a definirmi nobile, sai…” mormorò cupo “Sono sempre un demone, lo sai bene, e… Sarò sincero, volevo uccidere quel Takeru”.
Strinse spasmodicamente i pugni, ricordando le minacce fatte da quel ningen, sibilando “E, se tu non mi avessi fermato, lo avrei fatto”.
“E, invece, ti sei fermato” replicò lei “E questo dimostra che possiedi davvero un animo nobile. Anche se tu non lo credi”.
Lo vide sorridere appena, prima che il suo volto ritornasse cupo, e gli chiese “Va tutto bene?”. “No” sospirò lui “Perché… Perché ho paura per te. Nagai non si fermerà facilmente e… Anche se lo desidero con tutto me stesso, non posso esserti sempre accanto”.
Quella parziale confessione fu come una profonda crepa in una diga; doveva continuare, era il momento di rivelarle tutto.
Non poteva più tirarsi indietro, o non avrebbe più trovato il coraggio di dirle quello che provava.
“Io… Quello che mi preme di più, è sapere che sei al sicuro” ammise, osservando l’erba sottostante “Che stai bene… e, se possibile, starti accanto”.
Non osò guardarla negli occhi, nel timore di perdere quella briciola di coraggio che lo spingeva a continuare.
“Per molto, troppo tempo, non sono riuscito ad andare al di là del mio naso” continuò cupo “Mi sono fermato alle apparenze, senza capire niente”.
Giocherellò con un filo d’erba, cercando le parole giuste per spiegarsi “Non sono mai riuscito a capire quanto tu fossi speciale, quanto…”.
La fissò in volto, quasi intimorito “Quanto tu fossi importante per me. E, come uno stupido, mi sono nascosto dietro una maschera che non mi apparteneva”.
Improvvisamente, le prese una mano e se la poggiò sul petto “E, senza che me ne accorgessi, mi sei entrata nel cuore e… Non c’è minuto che il mio pensiero non sia rivolto a te”.
Il volto di Kaori non gli era mai sembrato così bello e fragile; un delicato rossore le imporporava le guance e gli occhi sembravano brillare come stelle.
Le sfiorò delicatamente il viso, sussurrando “Mi dispiace solo di non essermi reso conto prima di quello che mi si agitava dentro e… di non essere arrivato prima per aiutarti contro quel verme”.
Lei distolse per un attimo lo sguardo, prima di dire “Hai fatto più di quello che immagini…”.
Il cuore le batteva furiosamente nel petto, mentre s’interrogava sul significato di quelle parole. Cosa voleva dirle?
Possibile che il suo desiderio fosse stato ascoltato?
Possibile che quel piccolo miracolo si fosse davvero avverato?
Evitò il suo sguardo e deglutì a fatica, sussurrando “Grazie a te, ho imparato anche a fidarmi di me stessa… Senza il tuo intervento.. sarei morta più di una volta, lo sai”.
Reito le poggiò una mano sotto il mento, facendole alzare lo sguardo “Forse è stata proprio questa parte di te a colpirmi tanto”.
Le sfiorò il viso, accarezzandolo con la punta delle dita “Quella debolezza che tendi a nascondere… e che ti rende assolutamente irresistibile”.
“Sei così fragile, eppure così determinata…” mormorò, ravviandole una ciocca scura, “A volte, mi fai quasi paura per quanto sei testarda”.
Un timido sorriso gli incurvò le labbra “Sei una ragazza così… speciale. Ed io, come un idiota, non me ne ero reso conto”.
Rimasero in silenzio per qualche istante, che sembrò quasi eterno, ascoltando il respiro della terra attorno a loro.
Poi il ragazzo poggiò il capo contro il tronco dell’albero, sospirando teso; doveva dirglielo, adesso.
“Quando ho capito di amarti” sussurrò a stento “Non riuscivo a comprendere quello che provavo, non riuscivo ad esprimerlo”.
Abbassò lo sguardo, sentendosi agitato come non mai, “E, se tu provassi ancora rancore nei miei confronti per come ti ho trattato all’inizio… Ne avresti tutte le ragioni”.
Di colpo, sentì la sua mano riavviagli una ciocca ed alzò lo sguardo, incontrando quello dolce di lei.
“Ti ho perdonato già da tempo” sussurrò Kaori, sorridendo in un modo che gli fece perdere un battito.
Lo amava.
Lo capì dalla sua espressione serena e felice, lo capì guardandola negli occhi, vedendo come si fossero illuminati e sentendo il ritmo accelerato del suo cuore.
Quella consapevolezza sciolse ogni tensione, ogni paura come neve sotto il sole battente e sentì un timido sorriso incurvargli le labbra.
I loro volti erano così vicini… riusciva a sentire il suo respiro sfiorargli la pelle e quella sensazione gli fece accelerare il respiro.
Non si era mai sentito così felice come in quel momento e capì che i suoi sentimenti non si sarebbero mai affievoliti.
Guardandolo, la yasha si perse in quelle pozze cristalline così limpide e, timidamente, prese ad accarezzargli la guancia ed il profilo della mascella.
Solo i Kami sapevano da quanto desiderasse farlo e temette che il cuore potesse scoppiarle da un momento all’altro, tale era la forza di quel sentimento che le si agitava dentro.
“Reito…” sussurrò flebile, ma lui le poggiò un dito sulle labbra, dicendo “Non c’è bisogno di parlare, adesso…”.
Con la mano, seguì lentamente i delicati lineamenti del suo viso e, dopo aver affondato le dita in quel morbido mare color della notte, l’attirò a sé in un lungo e dolcissimo bacio.
 
La terra venne scossa violentemente dall’ennesimo colpo, mentre i due demoni si disimpegnavano con rapidità.
Tronchi spezzati e macerie varie affollavano la radura, trasformatasi improvvisamente in un campo di battaglia.
Sottili spruzzi di sangue coloravano a tratti la terra brulla, ma nessuno dei due contendenti sembrava provato dalle ferite riportate.
“Non potrai sfuggirmi a lungo” ruggì il moko-youkai “Prima o poi, finirai dilaniato dai miei artigli!”. “E, dopo di te” sorrise, leccando il sangue che gl’imbrattava la zampa, “Mi godrò quel grazioso bocconcino che ti segue con tanta apprensione”.
Sorrise più ampiamente davanti alla smorfia che aveva distorto quel viso solitamente così impassibile.
“Ma…” aggiunse “ti prometto che non la farò soffrire. Divorerò prima quella delicata testolina. Almeno questo, te lo devo…”.
Lanciò uno sguardo affamato alla bambina rannicchiata tra i cespugli, che rabbrividì spaventata. “Jaken…” sussurrò appena, tremando come una foglia “Io ho tanta paura. Non voglio che quel mostro mi mangi”.
“Non credo che accadrà” sbottò il kappa, fissandola irritato “Quindi, piantala di frignare!”.
Le sue zampe si strinsero spasmodicamente attorno al bastone Niton, mentre fissava il combattimento sempre più accanito.
Anche se non capiva il desiderio del suo padrone di difendere quella mocciosa umana a cui lo costringeva a badare, capì che avrebbe dovuto fare la sua parte.
Incenerì un paio di vermi demoniaci che si stavano avvicinando troppo e disse “Allontaniamoci di un paio di metri. E vedi di non inciampare!”.
Rin lo seguì rapida, riparandosi dietro il tronco di un grosso albero, ma notò lo sguardo di Sesshomaru seguirla in ogni movimento.
Il demone che li aveva attaccati aveva un conto in sospeso con il Signore dell’ovest, ma aveva deciso di fare colazione con lei, dato che c’era.
Il moko-youkai partì nuovamente all’attacco e Sesshomaru si disimpegnò con un elegante volteggio, prima di mettere mano a Tokijin.
“Sei lento” gli disse sprezzante, quando la sua spada si tinse di rosso “Troppo lento…”.
Senza dargli il tempo di reagire, affondò l’arma nel tentativo di tranciarlo in due, ma ottenne solo parzialmente il scopo.
La coda della tigre si dibatté per qualche istante sul terreno, macchiandolo di gocce scarlatte e l’inu-youkai fece una smorfia.
L’avversario strinse i denti per il dolore, ma era deciso a non arrendersi e gli si slanciò contro con furia omicida.
Il poderoso pugno andò a vuoto, ma creò numerose crepe nel suolo roccioso, così come i seguenti.
Rin e Jaken dovettero aggrapparsi agli alberi per restare in piedi, mentre Sesshomaru non sembrava avere problemi d’equilibrio.
Continuava ad evitare gli attacchi del moko-youkai senza la minima fatica, trovando sempre un solido appoggio da cui far partire i propri colpi.
I suoi piedi non faticavano a trovare un lembo di terra da cui potesse slanciarsi, la sua figura non vacillava mai.
Beato lui… mormorò il kappa, cercando di resistere alle poderose scosse che lo facevano sobbalzare a più riprese.
Dopo l’ennesimo colpo, varie fenditure si unirono tra loro, creando placche di terra instabile che presero ad oscillare paurosamente.
Il kappa finì lungo disteso su una di esse ed artigliò il terreno per non cadere, ma un grido alle sue spalle lo costrinse a voltarsi.
Rin era aggrappata ad un sottile ramo che minacciava di spezzarsi da un momento all’altro e, alle sua spalle, si stava creando un forte dislivello dall’aria letale.
“Signor Sesshomaru!” gridò la ragazzina, tendendo disperatamente una mano verso il demone “Aiuto!”.
Jaken strisciò in avanti, cercando di farle afferrare il bastone, ma una nuova scossa lo fece ruzzolare.
Sesshomaru riuscì finalmente a liberarsi del nemico e si voltò verso la bambina, sentendo una strana sensazione di panico stringergli il cuore.
Con uno schianto agghiacciante, la porzione di roccia dove si trovava Rin si staccò e la bambina precipitò nel vuoto.
Il suo disperato grido d’aiuto fu l’ultima cosa che i due demoni riuscirono ad udire, prima che tutto fosse avvolto dal silenzio.   
 


beh, ke ne dite? (Alys si fa piccola piccola, temendo di aver scritto una cavolata bella e buona) direi ke la situasione sentimentale dei due lupi sia apposto, ormai...  E Rin? ke ne sarà di lei? Cosa farà Sesshomaru, adesso? beh, x saperlo, dovete aspettare il prx cappy! besos a tutte!
vostra Alys-chan

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Alla ricerca di Rin ***


Ehilà! ciao a tutti, ragazzi! cm va la vita? ^_ ok, evieterò altre entarte così.,.. XD Scusate l'incredibile ritardo x aggiornare, ma le cose vanno peggio del previsto (ispirazione compresa -.-) Spero che la FF continui a piacervi e davvero nn so cm ringraziarvi x tt le bellissime recensioni ke ricevo da voi. siete dei tesori! in particolare, vorrei ringraziare  cucciola97Franky91LailaOsquin], lamoonlelle31RikaRed, sara1996 e visbs88 x aver inserito questa FF tra le preferite; 8Kanemi8charisseien91yureiKSaraiFranky91 e Timy21 x averla inserita tra quelle da ricordare e 8Kanemi8CrazyV, cucciola97, erika89, honeysuckle_sinu no taishoInuyasha_Fedelelle31LittleNatsumeLully_93milan010, Misao13, Nozomi,
 
RikaRedrossanadaipensaciunpotu , sara1996, shadow_shine,
shiroganegirlTargulyako_chan e Zakurio x averla messa tra le seguite! grazie!grazie mille a tutti!!
 
 

Capitolo 38: Alla ricerca di Rin

“Sono così felice che quei due si siano dichiarati” sussurrò Kagome, osservando il boschetto in cui Kaori e Reito erano svaniti alla ricerca di legna.
“Era ora che lo facessero” mormorò Inuyasha, appoggiandosi al tronco più vicino “Hanno impiegato parecchio a capire cosa provavano”.
“Senti da che pulpito viene la predica” ridacchiò Shippo, sfuggendo velocemente ad un cazzotto.
Fece una linguaccia al giovane e si dileguò rapidamente tra gli alberi, inseguito da Kirara.
“Shippo non ha tutti i torti” ammise la miko “Ma ognuno ha bisogno del suo tempo… L’importante è che ci siano riusciti”.
Un sorriso allegro le incurvò le labbra “Sono sicura che, adesso, Naraku avrà un motivo in più per preoccuparsi”.
Il mezzo-demone la fissò incuriosito “Che vuoi dire?”, “Oh, rifletti!” lo incitò lei “Quando hai qualcuno di speciale accanto, non fai di tutto pur di proteggerlo?”.
Il silenzio li avvolse, mentre le parole della giovane s’insinuavano nella mente dell’hanyou.
“Hai ragione” ammise, rivolgendo uno sguardo alla volta stellata “Quei due saranno più agguerriti di prima, d’ora in poi”.
Si voltò sorpreso, quando Kagome gli si accoccolò contro, appoggiando il capo sulla sua spalla.
“Sai bene che questo vale anche per me” disse seria “Se Naraku provasse a farti del male, dovrebbe prima affrontare me e le mie frecce”.
“Kagome” mormorò lui, fissandola serio “L’ultima cosa che voglio è che tu ti metta in pericolo per colpa mia. Sai bene quanto sei importante per me”.
La vide annuire appena, mentre gli si stringeva contro, ed un sorriso gli incurvò le labbra nel vedere la stanchezza avere il sopravvento su di lei.
Avevano camminato tantissimo quel giorno, alla ricerca di Naraku; era più che ovvio che crollasse, prima o poi.
Le accarezzò i capelli scuri, apprezzando quei momenti di calma, lontani dai combattimenti e dai rischi.
Cosa farai quando sarà tutto finito, Kagome? mormorò malinconicamente Tornerai dalla tua famiglia? O resterai con me?.
La miko si mosse nel sonno, sussurrando il nome del mezzo-demone, e le sue mani strinsero la veste rossa come se temesse che sparisse da un momento all’altro.
Inuyasha sorrise, abbracciandola più forte per ripararla dal vento gelido che si stava alzando, “Tranquilla, Kagome. Sono qui e non ho la minima intenzione di lasciarti”.

Il sole splendeva abbagliante in una distesa azzurra, priva anche della più innocua nuvoletta candida.
I raggi illuminarono un gruppo di persone in marcia, riflettendosi sui lunghi capelli argentei del mezzo-demone e su quelli più corti del demone lupo alle sue spalle.
Shippo sbadigliò sonoramente, appoggiandosi alla groppa di Kirara “Mamma mia, che sonno! Sono stanchissimo!”.
Miroku gli rivolse uno sguardo sorpreso “Ma se hai dormito fino ad ora! Ronfavi alla grande, questa notte!”.
“Ma io ho sonno!” mormorò il kitsune, prima che Kaori lo prendesse in braccio “Sei sicuro di sentirti bene, piccolo?”.
Gli poggiò una mano sulla fronte per assicurarsi che non avesse la febbre, ma la pelle era fresca come sempre.
Sango frugò per un momento nell’abito e ne trasse un piccolo ramo molto scuro, chiedendo al cucciolo di accenderlo.
Quando la punta del bastoncino iniziò a bruciare, un odore pungente si diffuse nell’aria ed i demoni storsero il naso, infastiditi.
Shippo starnutì un paio di volte e spalancò gli occhi, totalmente sveglio “Ehi! Non ho più sonno!”.
La sterminatrice sorrise “Qualche insetto del sonno deve averti punto. Questo ramoscello emette un odore che annulla gli effetti delle punture”.
“Ed è parecchio fastidioso” commentò Reito, storcendo il viso in una smorfia “Accidenti, che odore pungente!”.
“Meglio la puzza, che Shippo malato” mormorò Kagome, prendendo il kitsune tra le braccia “Coraggio, sarà meglio continuare”.
Gli altri la seguirono rapidamente, lungo un sentiero che percorreva una serie di colline verdeggianti.
Kaori sorrise, distendendo i muscoli indolenziti dopo ore d’immobilità, ed emise un sospiro soddisfatto.
“Naraku non ci ha più intralciato negli ultimi giorni” disse “O sta preparando qualcosa di grosso… o ha capito che siamo avversari troppo duri per lui!”.
“Mi auguro che sia la seconda, l’opzione giusta” mormorò Miroku, facendo tintinnare il bastone ad ogni passo “Dobbiamo sconfiggerlo al più presto”.
Sango gli strinse il braccio con fare rassicurante, strappandogli un sorriso, che si allargò quando una delle sue mani scivolò lungo la schiena della donna.
Lei lo bloccò rapidamente, rivolgendogli un’occhiata fiammeggiante, prima di spingerlo lontano, “Per te, ogni occasione è buona, eh?”.
Il monaco arretrò rapidamente, finendo però per inciampare nei suoi stessi piedi, ed urtò Kagome ed Inuyasha.
Colti di sorpresa, i due giovani caddero lungo la china, finendo alla base della collina, mentre Shippo si salvò appena in tempo, saltando sulla spalla di Sango.
La miko si ritrovò a fissare il cielo terso, sprofondata in un morbido tappeto d’erba, ma arrossì furiosamente quando si rese conto che il mezzo-demone era finito con la faccia sul suo seno.
Lanciò un grido acuto e prese a dimenarsi, esclamando “Inuyasha! Togliti immediatamente! Togliti!”.
L’hanyou stava disperatamente cercando di alzarsi, ma con la ragazza che si agitava come un’anguilla, era pressoché impossibile.
“Levati subito!” strepitò Kagome, continuando a dimenarsi, “Lo farei, se tu stessi più ferma!” esclamò lui “Piantala di agitarti così! Non riesco a ritrovare l’equilibrio!”.
“Ti ho detto di toglierti!” gridò la miko, sempre più rossa in viso “Adesso! Guarda che ti mando a…”, “No, Kagome! Fermati!” la interruppe Kaori.
Scese rapidamente la china e disse “Non ti consiglio di spedirlo a cuccia. Finiresti con la schiena spezzata!”.
Dopo qualche altro concitato minuto, Inuyasha riuscì a rimettersi in piedi e lanciò un’occhiataccia alla ragazza, provocando uno scroscio di risate, dato che la sua faccia era praticamente indistinguibile dal kariginu.
“Ehi!” sbottò nervoso “Cosa vorresti dire? Che peso troppo?!?”, l’altra scosse la testa “No, scemo”.
Si poggiò le mani sui fianchi, fissandolo cupa “Il tuo peso è tutto fatto di muscoli, dato che quella tua testaccia è totalmente vuota!”.
Kagome si rialzò in piedi, anche lei rossa come un papavero, e spazzolò la gonna di fili d’erba, evitando di fissare i compagni.
Che, tra l’altro, erano troppo impegnati a fissare i due demoni, intenti a disputare un duello di sguardi irritati.
La demone lupo si poggiò una mano sulla fronte, sconsolata “Possibile che ti debba sempre spiegare tutto? Non sei grasso, non mi fraintendere…”.
“Ma certamente non sei una piuma, ed il tuo peso, unito al potere del rosario, spezzerebbe sicuramente qualche osso a Kagome” spiegò “Hai capito, ora?”.
Inuyasha sbuffò, infilando le mani nelle ampie maniche del kariginu “Certo che ho capito, non sono mica scemo!”.
Reito alzò gli occhi al cielo, pensando che l’amico fosse decisamente permaloso, ma fu distratto dalla voce di Kagome, alquanto nervosa.
“Non provare mai più a fare una cosa del genere!” disse al mezzo-demone “O giuro che ti faccio sprofondare nel sottosuolo!”.
“E chi ci riprova?” esclamò l’altro, arrossendo di nuovo “Guarda che non l’ho fatto apposta! Sono inciampato!”.
Miroku sorrise malizioso dall’alto della china “Ma non puoi negare che la tua sia stata una dolce caduta, non trovi?”.
La miko e l’hanyou si fissarono per un istante, arrossendo furiosamente, poi gridarono all’unisono “Miroku!”.
Il monaco non fece in tempo a battere le palpebre, che si ritrovò bersagliato di colpi più o meno furiosi, mirati soprattutto alla testa.
Alla fine, si ritrovò a terra, pieno di bernoccoli fumanti, con Sango che borbottava e Shippo che scuoteva la testa. Ormai era prassi quotidiana…
Reito s’inginocchiò accanto all’amico semi-svenuto e commentò “Così imparerai a stare zitto, forse… Ma certo che te le vai proprio a cercare!”.
Un’aura demoniaca alquanto potente attirò la sua attenzione e Kaori mormorò “Ma bene… Sta arrivando Mr. Ghiacciolo”.
Dopo pochi istanti, una figura candida apparve sul declino ed il gruppo si riunì rapidamente.
Gli occhi ambrati di Sesshomaru si soffermarono su ognuno di loro, come se cercasse qualcuno in particolare.
Alle sue spalle, arrancava un decisamente malandato Jaken, che si reggeva al bastone come se avesse qualche osso rotto.
Inuyasha posò la mano artigliata su Tessaiga, esclamando “E tu che diavolo ci fai qui, Sesshomaru?”.
Strinse l’elsa della spada, innervosito dallo sguardo dello youkai, e sibilò “Ti avverto. Se sei venuto a portare guai, è meglio che sparisci. Non sono proprio in vena”.
L’altro gli rivolse un’occhiata sprezzante “Non sono venuto per te, stupido hanyou. Non spreco il mio tempo per uno come te”.
Il fratello ringhiò irritato e Reito mormorò appena “Wow… Certo che quei due si vogliono davvero un gran bene!”.
Kaori storse il viso, preoccupata “E c’è da dire che Sesshomaru sembra stranamente calmo… Ma non è di buon umore. Sarà meglio che Inuyasha stia zitto”.
L’ookami-youkai la fissò sorpreso “Vuoi dire che, di solito, è peggio?”, lo sguardo che gli rivolse la ragazza fu piuttosto eloquente.
Il giovane ridacchiò nervosamente “Dalla tua espressione, direi che di sì… Dopo tutto, stiamo parlando del grande Signore dell’Ovest”.
Come richiamato da quelle parole, Sesshomaru si voltò verso di loro ed afferrò la yasha per un polso, sibilando “Tu, ragazzina! Dimmi subito dov’è Rin!”.
Kaori s’irrigidì a quel contatto, prima di aggrottare la fronte “Rin? Che vuoi che ne sappia, io? Lei è sempre con te…”.
Di colpo, spalancò gli occhi per la sorpresa “Non l’avrai persa… Dannazione, ma è solo una bambina! Ma perché non stai più attento?!”.
Lanciò uno sguardo al kappa, sibilando “L’ho sempre detto che Jaken è una pessima balia! E poi.. lui odia Rin!”.
La sua voce si trasformò in un ringhio furioso, mentre diceva “Quell’idiota non desidera altro che seguirti, elogiarti ed essere protetto dai tuoi nemici. Non sopporta di dover badare a Rin e…”.
Si avvicinò al demone rospo, spedendolo in orbita con un calcio, “E non fa la guardia come si deve!”.
L’intero gruppo sentì un enorme gocciolone scendere lungo la tempia, pensando che la giovane era maledettamente pericolosa quando s’infuriava.
Probabilmente, Jaken si sarebbe ritrovato a qualche kilometro di distanza, con altre ossa in frantumi…
Inuyasha scosse la testa e si rivolse al fratello “Ci tieni davvero molto a quella ragazzina, non è così? Sei preoccupato per lei”.
Sesshomaru lo fissò gelido “Non dire assurdità!”, “E, allora, perché la cerchi così tanto?” replicò l’altro “E cosa ti fa pensare che sia con noi?”.
L’inu-youkai ridusse gli occhi a due fessure “Non sono affari che ti riguardino, mezzo-demone!”.
L’hanyou storse il viso in un’espressione feroce, mettendo mano a Tessaiga, ma Kagome e Kaori si frapposero tra lui ed il gelido Signore dell’Ovest.
“Piantatela!” esclamò la miko, mentre la demone lupo sibilava “Così non troveremo mai Rin! Smettetela di comportarvi da idioti!”.
Si tolse una ciocca dalla fronte e chiese “Piuttosto, quando è sparita? E dove? Devi darmi più informazioni, Sesshomaru”.
Lo youkai fece una smorfia prima di raccontare dello scontro avvenuto due sere prima.
“Quella stupida tigre mi ha mancato” disse sprezzante “ma i suoi colpi hanno creato delle spaccature nel terreno”.
“Peccato che non ti abbia spaccato la faccia” commentò Inuyasha, prima di venire zittito da una gomitata di Kagome.
Sesshomaru fece finta di non averlo sentito e continuò “Rin è precipitata oltre un forte declino e l’acquazzone ha cancellato le sue tracce”.
“Potrebbe essere praticamente ovunque” mormorò Sango “Dopo il temporale, si sono formati molti torrenti e potrebbe essere finita in uno di quelli”.
Kaori annuì preoccupata “Già… Ma Rin è una bambina coraggiosa. Sono certa che ti sta già cercando, Iceberg Imperiale”.
L’espressione feroce che apparve sul volto dell’inu-youkai mise in allerta Reito, che si accostò alla sua compagna, pronto a reagire.
Fortunatamente, l’altro sembrò decidere che non valeva la pena di fare a fettine la giovane e si limitò a squadrarla irritato.
Quella mocciosa aveva una lingua troppo lunga per i suoi gusti.
“Senti” gli disse lei “Se trovo la piccola, verrò subito a cercarti. Purtroppo, più di così non posso fare”.
L’ansia le distorse per un attimo il viso “Spero solo che stia bene… Sono davvero preoccupata”.
Sesshomaru annuì alle sue parole “Quando la troverai, sarà meglio per te che sia in buone condizioni”, ma rimase basito quando la sentì ridere.
La vide mettersi in una posa rigida e portarsi la mano tesa alla tempia, mentre diceva “Signor sì, signore!”.
Ma che diavolo aveva da ridere? Lo stava prendendo in giro, per caso?
Prima che potesse aprir bocca, la ragazza continuò “Perchè, mentre setacci il cielo con il cavallo a due teste, non ti eserciti a sorridere?”.
Inclinò leggermente il capo da una parte, dicendo “Guarda che non è difficile, basta sollevare un po’ gli angoli della bocca”.
La sua richiesta provocò una generale caduta in stile manga, mentre il Signore dell’Ovest la fissava come se fosse impazzita di colpo.
Che quella seccatrice non avesse tutte le rotelle apposto lo aveva sempre sospettato, ma questo… questo era il colmo!
Davanti alla sua espressione sbalordita, Kaori sbuffò “Guarda che lo dico per Rin. Si sentirà rassicurata, se tu sorridi”.
Inuyasha spalancò gli occhi “Sesshomaru che sorride? Kaori, ma tu stai chiedendo un vero miracolo!”.
Per una volta, i due fratelli sembravano d’accordo, perché la fissavano con lo stesso sguardo incredulo.
L’inu-youkai fece una smorfia “Dammi una sola ragione per cui dovrei fare una cosa tanto stupida, sciocca ragazzina”.
Lei sbuffò sonoramente “Primo, perché così Rin si sentirà rassicurata quando ti rivedrà”.
“Secondo” disse seria, fissandolo negli occhi “Perché, magari, in questo modo potresti trovarti una compagna”.
Sesshomaru faticò a mantenere il suo gelido contegno davanti a quelle richieste così… assurde.
Ma quella era totalmente fuori di testa!
“Una compagna?” ripeté, prima di incenerirla con lo sguardo “Io non ho bisogno di una donna che m’intralci”.
Le rivolse un’ultima occhiata irritata e sibilò “Ricordati di Rin. Se ci tieni alla pelle, ti consiglio vivamente di fare in modo che la ritrovi in buone condizioni”.
La yasha sorrise “Come sua ghiacciolosità desidera. Però.. ricordati di sorridere, ok?”.
Gli fece l’occhiolino ed aggiunse “Bastano un paio di millimetri… L’importante è che sollevi gli angoli della bocca, intesi?”.
L’altro la ignorò a bella posta e Reito mormorò “Kaori, non so come tu faccia a non farti uccidere da quello, ma… Ti assicuro che mi spaventi”.

“Uffa” borbottò Inuyasha, poggiandosi le mani sulla nuca “È tutto il giorno che setacciamo la zona, ma di quella bambina non c’è traccia”.
Kagome gli poggiò una mano sulla spalla “Tuo fratello ci ha detto dove è sparita, ma neanche lui può sapere dov’è finita”.
“Infondo, sono passati già due giorni da quello scontro” aggiunse preoccupata “Una bambina così piccola non può sopravvivere a così tanti pericoli, se non è protetta”.
Reito scosse la testa “Con il buio, non potrà fare altro che cercare un riparo… Domani continueremo le ricerche”.
Si diresse verso la boscaglia per raccogliere legna e Kaori lo seguì a ruota, incurante dei sorrisi maliziosi di Miroku.
“Cosa pensi?” le chiese il giovane, fissandola in volto, “Sono preoccupata. Rin è così piccola… Ho paura che possa essere in pericolo”.
“Ma, viaggiando con Sesshomaru, avrà pur imparato a stare lontano dai guai” propose l’altro “Mi hai detto che sveglia. Vedrai che la ritroveremo presto”.
“Me lo auguro” sussurrò la yasha, raccogliendo qualche ramo caduto, prima di sorridergli grata.
“Come fai a farmi stare meglio anche in momenti come questo?” gli chiese, poggiando una mano sulla sua guancia.
“Non lo so” ammise lui, coprendole la mano con propria “Ma sono felice di vederti sorridere di nuovo”.
Vorrei che tu sorridessi sempre mormorò Che niente potesse cancellare quest’espressione dal tuo viso.
Rimasero immobili per qualche istante, prima che Reito l’attirasse a sé, catturandola in dolce bacio.
La ragazza sorrise, felice come non mai, e si lasciò andare al vortice di sensazioni che l’avvolgevano.
Appoggiò la fronte contro la sua e rise “Sarà meglio che non perdiamo troppo tempo… O tremo nell’immaginare cosa direbbe Miroku!”.
Reito ridacchiò appena “Quel monaco se le va a cercare, le rogne. Possibile che non sappia stare zitto?”.
La vide aprire la bocca per rispondere, quando un grido spaventato, seguito da un latrato feroce, li fece girare di scatto.
Senza perdere tempo, si slanciarono verso la fonte del suono e videro una bambina che cercava disperatamente di salire su un albero, mentre un lupo le ringhiava contro.
“Howaito!” esclamò il demone lupo, riconoscendo l’animale, “Ehi, vieni qui! Cos’hai da ringhiare?”.
Kaori si avvicinò all’albero e sorrise con fare rassicurante “Tranquilla, piccola. Va tutto bene, non c’è bisogno di avere paura”.
La bambina sollevò lo sguardo ed un sorriso felice le apparve in volto “Kaori-chan! Ma sei tu!”.
“Rin!” esclamò lei, prendendola in braccio “Rin, per tutti i Kami! Sapessi come sono contenta di rivederti!”.
La squadrò da capo a piedi, sorridendo nel vedere che non aveva graffi o ferite di nessun tipo, e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
“Si può sapere dov’eri finita?” le chiese “Sesshomaru ti sta cercando dappertutto!”, “Mi sono persa” mormorò la piccola.
“Davvero il signor Sesshomaru mi sta cercando?” domandò sorpresa “Dev’essere tanto preoccupato… Mi dice sempre di stare attenta”.
I due demoni si scambiarono un’occhiata incredula, prima che Reito mormorasse “Beh, domani andremo a cercare Sesshomaru. Così potrai tornare con lui”.
Rin annuì, prima di rabbrividire davanti al lupo bianco che le mostrava le zanne con fare minaccioso.
Si rannicchiò contro la ragazza, sussurrando terrorizzata “Kaori-chan, io ho paura! Ho paura del lupo, mandalo via!”.
Il giovane si accovacciò accanto ad Howaito, rimproverandolo “Ehi, ma ti pare il modo di comportarti? È solo una bambina!”.
Ascoltò per qualche istante il brontolio del lupo e si lasciò sfuggire una risata “Che tu ci creda o no, Rin, anche lui si è spaventato. Gli sei sbucata davanti così di colpo, che ha creduto fossi un demone”.
La piccola non smise di tremare e le sfuggì un leggero lamento “I lupi mi hanno uccisa.. Loro mi hanno fatto del male”.
I due si guardarono, prima che Reito mormorasse “Come uccisa? Ma.. è impossibile che tu sai morta, piccola”.
L’altra gli fece cenno di tacere e si rivolse a Rin “I lupi che ti hanno attaccata, erano bianchi?”.
“No, marroni” sussurrò la bambina “Sentivo tanto dolore… Poi c’era solo buio, prima che mi svegliassi ed il signor Sesshomaru mi teneva in braccio”.
Kaori annuì “Quel ghiacciolo ambulante deve averla resuscitata con Tenseiga… Come ha fatto con me”.
Le accarezzò i capelli scuri e sorrise “Tranquilla, Howaito non ti farà niente. Lui è un lupo buono”.
La piccola non sembrava convinta ed il demone del Nord decise di ascoltare velocemente le notizie inviategli dal fratello.
“Yamato è sempre più nervoso” commentò ridendo “Sakura ha davvero una gran pazienza! E pensare che dovrebbe essere lei ad essere agitata per la gravidanza”.
La ragazza scoppiò a ridere, prima di stringere la bambina “Dai, andiamo al campo. Ho come l’impressione che Rin non tocchi cibo da un po’ di giorni”.
Ritornarono velocemente dagli altri e Miroku, vedendoli senza legna, ridacchiò “Ehi, e la legna?”.
Un sorrisetto malizioso gli incurvò le labbra “Dite la verità, volevate stare soli per fare chissà che, non è vero?”.
Reito gli rifilò un cazzotto sulla nuca “Non sono discorsi da fare davanti ad una bambina, idiota!”.
Sango alzò lo sguardo e vide Rin, avvinghiata al collo di Kaori come ad un’ancora di salvezza. “L’avete trovata!” esclamò sollevata “Accidenti, ma come avete fatto?”, “Diciamo che è stata Rin a trovare noi” mormorò l’amica.
Fece sedere la bambina sul proprio sacco a pelo e le porse un sandwich, dicendo “Coraggio, mangia. Ti sentirai meglio”.
Shippo diede l’esempio, ingurgitando un paio di panini, e la piccola rise, prima di iniziare a mangiare.
“Domani, appena spunta l’alba, vado a cercare Sesshomaru” disse la demone lupo, fissando gli amici “Vi raggiungerò il prima possibile”.
“Non se ne parla” ribatté Reito “Andiamo insieme”, “E figurati se la lasciava sola” ridacchiò Inuyasha.
Kagome lo zittì con una gomitata ed il gruppo si lasciò contagiare da un’allegra risata, soprattutto quando Miroku finì a terra con un bernoccolo in testa, dopo aver provato a palpare Sango.
“Che maniaco” commentò Shippo “Ma non ti vergogni? E dire che c’è anche Rin, adesso!”.
“Figurati se quello si trattiene solo perché c’è la bambina” replicò la sterminatrice, sorridendo quando vide quest’ultima sbadigliare.
Kaori l’avvolse assieme a Shippo nel sacco a pelo, sussurrando “Dormi, ora. Domani ci alzeremo presto per cercare Sesshomaru”.
Rin sorrise, sussurrando un “Grazie” sommesso, prima di venire rapita dalle braccia di Morfeo.
La yasha sorrise a sua volta, appoggiandosi appena contro il compagno “Spero solo che quel ghiacciolo non sia troppo distante”.
Lui le cinse le spalle con un braccio “Non ci metteremo molto, vedrai. Scommetto quello che vuoi che è nei paraggi”.
“Di sicuro, ci siamo noi qui intorno” rise una voce profonda, facendoli sobbalzare, “Papà!” esclamò la demone lupo “Hai intenzione di farmi venire un infarto, per caso?”.
“Masaru” disse Inuyasha “Cosa ti porta da queste parti?”, “Volevo vedere come ve la state cavando” rispose il demone.
Fumiyo apparve alle sue spalle, sorridendo allegra “Come state, ragazzi? La battaglia continua?”.
“Come sempre” borbottò Miroku “Naraku si è creato un nuovo corpo ed è ancora più potente di prima”.
“Dobbiamo essere fiduciosi” lo rimproverò Sango “Ce la faremo a batterlo. Me lo sento!”.
Masaru annuì “Quella sottospecie di ragno può cambiare aspetto quanto vuole, ma non vivrà a lungo. Non contro di noi”.
Lanciò uno sguardo alla figlia, accigliandosi appena nel vederla così vicina al lupo del Nord e di come questi tenesse un braccio attorno alle sue spalle.
“Vedo che ci sono delle novità, qui” commentò, prima che la moglie gli rifilasse una gomitata.
Kaori arrossì appena, ma non distolse lo sguardo da quello del genitore “Voi, invece, che ci dite? Al Sud è tutto ok?”.
Fumiyo sorrise “Più che ok, tesoro”, si accomodò accanto al fuoco e sospirò, massaggiandosi il collo con una mano.
Kagome fissò la mezzo-demone per un lungo istante, prima di mormorare “Ma… Signora Shibuja, vi trovo…”.
“Arrotondata?” rise la donna “Kagome, avrei un favore da chiederti. Potresti aiutare Kaori a diventare una brava sorella maggiore?”.
Un silenzio incredulo calò sul gruppo, prima che la ragazza in questione scattasse in piedi “Che cosa?!?”.
Fissò incredula il grembo ingrossato della madre, sussurrando “No.. Stai scherzando? Ma come ti viene in mente di avere un altro figlio dopo diciassette anni?!”.
“Cosa c’è di strano?” chiese Inuyasha “Tra me e Sesshomaru, passano almeno duecento anni!”.
“Anche tra me e Yamato passa poco più di un secolo e mezzo” aggiunse Reito “Tu e.. tuo fratello, o sorella… Sarete molto vicini come età”.
“Sì, contemporanei” ribatté sarcastica Kaori, prima di sospirare “Sono troppo abituata a pensare come umana. I demoni vivono di più…”.
Si passò una mano sulla fronte, sospirando “Mi ci devo ancora abituare del tutto. A quanti mesi sei, mamma?”.
“Sei, quasi sette” rispose lei, sorridendo “Me ne sono accorta quando venni a trovarti, quella volta che stavi male”.
La vide rabbrividire al ricordo di quelle terribili settimane e le poggiò una mano sul braccio per rassicurarla.
“Dovrai stare molto attenta, lo sai meglio di me” le disse la figlia, prima di guardare il padre “Conto su di te”.
Masaru trattenne a stento una risata e le arruffò i capelli “Tranquilla, piccola. Non hai niente di cui preoccuparti”.
Lanciò una rapida occhiata a Reito, mormorando “E tu vedi di tenerla lontano dai guai, intesi?”.
Il giovane annuì serio, sentendosi più sollevato dal fatto che il demone maggiore non sembrava avere nulla in contrario sui sentimenti che lo legavano a sua figlia.
Sono disposto a dare la mia vita per Kaori sussurrò Lei è troppo importante per me.
Dal suo sguardo, fiero e determinato, Masaru capì che la sua piccola era in buone mani ed un sorriso gli apparve in volto.

Il sole era ormai alto nel cielo ed i suoi raggi illuminavano un sentiero che serpeggiava tra un gruppo di colline verdeggianti, piene di fiori profumati.
Peccato che i viaggiatori avessero altro per la testa e non potessero permettersi di osservare un tale spettacolo.
“Accidenti, è parecchio che camminiamo” mormorò Kaori “Ma si può sapere dov’è finito quel ghiacciolo demoniaco?”.
Lanciò uno sguardo al paesaggio circostante, cercando l’inu-youkai nella vallata che stavano attraversando.
Purtroppo, non c’erano che alberi, fiori e colline intorno a loro; di Sesshomaru nessuna traccia.
Reito continuò a scrutare l’orizzonte con aria fiduciosa “La sua aura si sta facendo più intensa. Non dovrebbe mancare molto, ormai”.
“Lo spero” borbottò la ragazza “Conoscendo quella testa calda di Inuyasha, loro saranno già a qualche kilometro di distanza”.
Rin li guardò entrambi, visibilmente preoccupata “Credete che il signor Sesshomaru mi stia ancora cercando?”.
“Sì, stanne certa” la rassicurò il giovane “Ieri è venuto apposta da noi per chiederci di aiutarlo nelle ricerche”.
“Il che, non è esattamente un comportamento che mi aspetterei da lui” aggiunse la compagna “Ma sono felice che lo abbia fatto”.
Un sorriso le incurvò le labbra, mentre gli rivolgeva un’occhiata speranzosa “Vuol dire che si sta sciogliendo, almeno un po’, non trovi? Direi che è una buona cosa”.
Rin le strinse la mano “Sciogliendo? Ma il signor Sesshomaru non è mica un pezzo di ghiaccio!”.
I due giovani si fissarono per un lungo istante, prima di scoppiare a ridere, divertiti dalla dolce ingenuità della bambina.
“Diciamo che, prima di conoscerti, era molto più freddo e asociale” spiegò il ragazzo “Tu lo hai reso più.. umano, ecco”.
“Se ti sentisse, penso che ti farebbe un occhio nero!” ridacchiò Kaori “E dovresti ritenerti anche fortunato!”.
Rin scosse la testa “Il signor Sesshomaru è gentile. Lui non picchia le persone senza motivo”.
Rimase sovrappensiero per qualche istante, mormorando “Però… L’ho visto colpire Jaken, qualche volta. Mi chiedo perché l’abbia fatto”.
“Perché non lo chiedi direttamente a lui?” propose il demone lupo, indicando un puntino bianco che si avvicinava a gran velocità.
“Signor Sesshomaru!” esclamò la bambina, correndo verso il demone “Sono così contenta di vedervi!”.
Il Signore dell’Ovest fissò appena la bambina che gli si era attaccata alla gamba, rivolgendo uno sguardo ai due demoni lupo “Vedo che l’avete trovata”.
“Te l’avevo detto, no?” replicò Kaori, incrociando le braccia “Piuttosto, ti sei esercitato a sorridere?”.
Dall’espressione irritata che apparve sul volto dell’inu-youkai, Reito decise di frapporsi tra i due.
“Qualcosa mi dice che è meglio non insistere sull’argomento” disse flemmatico “L’importante è che Rin stia bene e che sia con te. Fine della questione”.
“Sei saggio, lupo” commentò Sesshomaru “Al contrario della tua amica, che non sa quando deve chiudere la bocca”.
Per tutta risposta, lei sorrise come se le avesse fatto un complimento e ridacchiò “Ok, capito l’antifona. Vedi solo di non perdere di nuovo la piccola”.
Si avvicinò a Rin, poggiandole un fagotto tra le mani “Sono delle provviste. Non so cosa mangi quando sei con Sesshomaru, ma potrebbero servirti”.
La bambina sorrise “Grazie, Kaori-chan! Anche di avermi riportato dal signor Sesshomaru”.
Con una mano strinse il fagotto e, aggrappandosi con quella libera alla gamba del demone, si sporse per salutare Reito “Grazie anche a te! Siete stati davvero tanto gentili a riportarmi dal signor Sesshomaru”.
I due lupi sorrisero davanti a quello sguardo così dolce e decisero che era il momento di alzare le tende.
“Ci vediamo, Rin” la salutò Kaori “E, Sesshomaru… Non perderla più di vista. Quella bambina stravede per te. Abbi cura di lei”.
Prima che lo youkai decidesse di replicare, si erano già allontanati, ma la ragazza non poté non notare il gesto che rivolse alla bambina.
Rin sorrise grata sotto quell'impercettibile carezza, stringendosi al kimono bianco quando lui si alzò in volo per continuare il viaggio.
“Come fa Sesshomaru a volare?” (e me lo chiedo anche io) chiese stupita la yasha, “Alcuni demoni ne sono capaci” mormorò Reito “Ma non ne so molto più di te”.
Le prese la mano e sorrise “Dai, vediamo di recuperare gli altri prima che si allontanino troppo”.
Nonostante avessero corso di buona lena, impiegarono buona parte della giornata per raggiungere gli amici, che ormai si stavano accampando in una vecchia abitazione.
“Ce l’avete fatta a tornare” li accolse Inuyasha, “Sempre gentilissimo, eh?” commentò sarcastica Kaori.
“Tuo fratello era lontano diversi kilometri” spiegò il lupo del Nord “Ci abbiamo messo un po’ a trovarlo”.
“L’importante è che ci abbiate raggiunti” sorrise Sango “Dai, venite a mangiare, che qui si raffredda”.
Le stelle brillavano già da un pezzo quando il gruppo decise di ritirarsi nella capanna per la notte.
Kagome non perse tempo e si rintanò in un angolo caldo, subito seguita da Inuyasha.
Miroku fu spedito a fare il primo turno di guardia da un’inferocita Sango, che mal sopportava le sue mani lunghe.
Kaori si lasciò sfuggire una risata, mentre si sistemava sotto la finestra; dormire sotto le stelle era una cosa meravigliosa.
Un vago rossore le invase le guance quando vide Reito sistemarsi a pochi passi da lei, rivolgendole un sorriso così bello da mozzarle il fiato in gola.
“Domani ci dirigeremo verso Nord” li informò l’hanyou “Naraku si è diretto lì”, “Bene” mormorò Sango “Dovremo attraversare le montagne, lungo la strada. Speriamo solo di raggiungerle entro sera”.
Uno ad uno, tutti i componenti del gruppo caddero preda del sonno, mentre Miroku faceva un giro nelle vicinanze per assicurarsi che non ci fossero pericoli.
Approfittando della sua lontananza, un’ombra si mosse furtiva tra le piante fino ad arrivare sotto l’unica finestra.
“Dormite pure e godetevi i vostri sogni” ridacchiò, scoperchiando un piccolo vaso “Perché, domani, vi sveglierete in un incubo!”.  


Fatto! beh.. spero sia accettabile, dato il fatto ke, di azione, nn se ne vede proprio. ma questa è la quiete prima della tempesta, xciò.. nn preoccupatevi, ok? ^_^ Rin è tornata con Sesshomaru ed il gruppo ricomincia a cercare Naraku.. Ma lo troveranno, o sarà qualcun altro a trovare loro? eh eh! lo vedrete! spero di poter aggiornare prima della mia partenza x le vacanze, in caso contrario Besos a tutte dal Trentino! ^_^ vostra Alys-chan

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Naraku e lo stregone dell'anima ***


Hola a tutti! sn di nuovo tra voi, cn un nuovo cappy! ritengo di aver aggiornato abbastanza presto, ma nn saprei... ^_^ Cm vi avevo annunciato, in questo cappy ci sarà molta + azione... spero apprezzerete. e ke nn vorrete uccidermi alla fine del capitolo... ò_ò Mi auguro ke siate abbastanza curiosi da lasciarmi in vita... Beh, ora bando alle ciance! buona lettura a tutti!

Capitolo 39: Naraku e lo stregone dell’anima
 

“Quelle nuvole non promettono niente di buono” mormorò Kagome “Secondo me, sta per arrivare un bel temporale”.
In effetti, il cielo era di un intenso color piombo e cumuli di nuvole scure si avvicinavano velocemente da est.
“Beh, sembra proprio che il tuo umore abbia influenzato il tempo, Kaori” mormorò Miroku, cercando di fare dello spirito.
La demone lupo lo fissò appena, poi si sistemò lo zaino sulle spalle e continuò a camminare, scura in volto.
“È da questa mattina che è strana” commentò Sango “Ma che le è preso? Di solito, è Inuyasha quello che tiene il muso!”.
Il diretto interessato le rivolse un’occhiataccia infastidita, ma cambiò espressione quando vide l’amica in volto.
Sembrava quasi una condannata a morte che stesse andando al patibolo…
“Ehi, si può sapere che ti è preso?” chiese brusco “Cos’è, ti sei svegliata con luna storta? Guarda che il plenilunio è lontano”.
L’espressione vuota che si ritrovò davanti gli ricordò a tal punto Sesshomaru che arretrò istintivamente di un passo.
Infilò le mani nelle maniche rosse e sbuffò “Ah! Fa’ un po’ come ti pare… Tu guarda che mi tocca vedere”.
“Inuyasha!” lo rimproverò Kagome “Non credo che il tuo modo di parlarle sia tanto adatto, sai? Aggredirla così non ti porterà a niente”.
“Neanche parlarle, se per questo” mormorò Reito, decisamente preoccupato “Non ha aperto bocca da quando si è svegliata, stanotte”.
“Come, stanotte?” chiese Miroku “Non toccava a lei fare i turni di guardia, non stavolta…”.
“Lo so” replicò il demone lupo “Si è svegliata di soprassalto mentre ero di guardia. Dire che sembrava terrorizzata è un eufemismo…”.
“Ti ha detto cos’ha sognato di così tremendo?” domandò Kagome, che sentiva una vaga sensazione di disagio alla bocca dello stomaco.
“No, ma si fissava le mani come se dovessero esploderle… o chissà che altro” mormorò il giovane “Non l’ho mai vista così spaventata”.
“Che abbia avuto qualche premonizione?” suggerì la sterminatrice “Anche la notte in cui ti salvò la vita, si svegliò decisamente stravolta”.
“Beh, qualunque cosa abbia sognato, dev’essere stata tremenda” disse Miroku “Anche se non è da lei tacere su delle cose importanti. Soprattutto se la inquietano”.
“Io sono convinto che c’entri il sangue” borbottò Inuyasha, attirando l’attenzione dei compagni “Avete visto come fissa ogni cosa di colore rosso? Diventa più bianca di un cadavere!”.
“Hai ragione” sussurrò Shippo, saltandogli in spalla “Quando le ho passato una mela, ha iniziato a tremare come una foglia. E anche quando ti sei alzato e le sei passato davanti”.
L’hanyou fece una smorfia, facendo letteralmente danzare le sue orecchie per il nervosismo, “Qualcosa non va, me lo sento”.
“Ma Kaori ce l’avrebbe detto, se avesse sognato qualcosa che rischia di avverarsi” ribatté Sango “Non ci metterebbe mai in pericolo, senza avvertirci di quello che ci aspetta”.
“Soprattutto se è una cosa importante” aggiunse convinta “Forse, ci stiamo preoccupando per niente”.
“Sango ha ragione” rincarò Kagome “E non siamo nemmeno sicuri che sia stato un sogno premonitore. Magari era un incubo e basta”.
Reito sospirò “Mi auguro che abbiate ragione… ma non mi sento tranquillo. Sarà meglio che teniamo gli occhi aperti”.
Un pesante silenzio scese sul gruppo, mentre continuava la sua faticosa marcia lungo la catena montuosa.
Ognuno era perso nei propri pensieri ed uno strano senso d’angoscia serpeggiava tra loro, concentrandosi sulla figura di Kaori, che camminava davanti a tutti.
Aveva chiesto di andare in avanscoperta per non trovarsi più la veste di Inuyasha davanti agli occhi; la vista di quel colore le chiudeva la bocca dello stomaco, rammentandole l’incubo avuto la sera precedente.
Se, quella notte, non ci fosse stato Reito accanto a lei, accorso a rassicurarla quando si era svegliata in preda al terrore, probabilmente sarebbe fuggita.
Gli si era aggrappata con la forza della disperazione e, solo dopo lunghi minuti, era riuscita a calmarsi tra le sue braccia.
Un brivido di paura le percorse la schiena, mentre le immagini che cercava di tenere a bada le invadevano la mente.
Si morse il labbro inferiore per impedirsi di singhiozzare ed aumentò il passo, pregando che gli amici non si accorgessero del suo stato d’animo.
Sta’ calma s’impose rabbiosa Non sei sicura che fosse un sogno premonitore. Potrebbe essere stato solo un incubo… Cerca di calmarti!.
Ma il suo istinto le suggeriva che i suoi timori più grandi rischiavano di avverarsi e lei non poteva permettere che accadesse.
Fu difficile dover aspettare la fine del temporale, al riparo di una grotta, soprattutto perché sentiva addosso gli sguardi ansiosi dei compagni.
Ma non osava parlare di quello che aveva visto in sogno; temeva che se lo avesse fatto, quelle terribili immagini si sarebbero tramutate in realtà.
Ogni goccia di pioggia che vedeva cadere, le rammentava le lacrime che le avevano percorso le guance in sogno, assieme al dolore straziante che le aveva attanagliato il cuore.
Prese a grattare nervosamente il suolo roccioso, fermandosi solo quando Reito le afferrò il polso, dicendole “Fermati. Stai sanguinando”.
La ragazza fissò inorridita il liquido rosso che le imbrattava la mano e si allontanò di scatto, come se l’avesse morsa un serpente.
Iniziò ad ansimare in preda al panico, incapace di distogliere lo sguardo dalla propria pelle ferita.
Le sue mani erano piene di sangue, proprio come nel suo sogno… No! Non poteva essere!
“Kaori” la richiamò il giovane “Sta’ calma. Non è niente, è solo un graffio. Non c’è bisogno di allarmarsi così”.
La vide alzare appena gli occhi, fissando prima lui ed infine gli altri amici, come per accertarsi che il sangue fosse il proprio.
“Cosa c’è, Kaori?” sussurrò impensierito “Perché sei così tesa? È per via del sogno che hai fatto stanotte?”.
La yasha lo guardò, rivelando la paura che le aleggiava nello sguardo “Hai.. Io ho detto qualcosa, mentre sognavo?”.
L’altro si strinse nelle spalle “Gemevi, più che altro. Solo alla fine, hai detto qualcosa del tipo: Quella non sono io…”.
Si rabbuiò quando notò la sua espressione; ormai era prossima al pianto e nessuno di loro riusciva a capire cos’avesse.
Kaori guardò fuori dalla grotta e, vedendo che il temporale era ormai finito, mormorò “Kirara, vieni con me”.
“Andiamo a vedere se, più avanti, la pioggia ha causato qualche danno al sentiero” spiegò con voce piatta, davanti agli sguardi sorpresi degli amici.
Salì sul dorso del demone gatto e lo spronò dolcemente, allontanandosi tra la leggera nebbia che si andava formando.
“Qualcosa non torna” mormorò Inuyasha “Si sta comportando in maniera assurda!”.
Fissò il kitsune ai suoi piedi e disse “Seguila, Shippo. Sei l’unico che può passare inosservato, tra le rocce”.
Il cucciolo annuì e si trasformò in un uccello, seguendo rapidamente Kirara attraverso l’atmosfera.
“Questa situazione non mi piace” sussurrò Reito “Non ha mai reagito così, vedendo del sangue… Aveva lo stesso sguardo di stanotte”.
Sango tormentò il laccio dell’hiraikotsu “Mi auguro che Shippo riesca a scoprire qualcosa. O non capiremo come aiutare Kaori”.

Era pomeriggio inoltrato quando il gruppo raggiunse una piccola vallata, riparata dai venti che aleggiavano sulle creste rocciose.
Kaori era tornata dopo una mezz’ora, rassicurandoli sullo stato del sentiero e li aveva guidati per una scorciatoia tra gli alberi.
“Beh, almeno abbiamo evitato quel declino così ripido” mormorò Miroku, tendendo la mano a Sango.
“Già” replicò lei “Kirara avrebbe dovuto prenderci in groppa, o non ci saremmo riusciti”.
Fissò di sottecchi l’amica, che camminava nuovamente davanti a tutti, e sussurrò “Shippo è cupo in volto, ma non è ancora riuscito a dirci cos’ha sentito”.
Accarezzò la testa di Kirara, sorridendo appena nel sentirla miagolare grata, ma non le sfuggì la tensione che avvolgeva il piccolo felino.
La faccenda si faceva preoccupante.
“Ci sto capendo sempre meno” ammise al monaco “Kaori deve aver sognato qualcosa di davvero terribile, se anche Shippo e Kirara sono così cupi”.
“Ma cosa avranno sentito?” chiese Reito “Inizio ad avere una brutta sensazione, ragazzi. C’è qualcosa di oscuro nell’aria”.
Aggrottò la fronte nel vedere Inuyasha annusare l’aria e gli si affiancò “Cosa senti? Non mi piace la tua faccia”.
“Se per questo, neanche a me piace la tua, al momento” commentò l’hanyou “Annusa. Sbaglio, o c’è un odore simile a quello di Naraku, qui in giro?”.
“Sì, hai ragione” ringhiò lui “Non è quello di quel bastardo, ma ci va vicino. È malvagità pura”.
“Ma bravi, mi avete percepito” ridacchiò una voce alla loro destra e l’intero gruppo si mise in posizione di difesa.
“E tu chi diavolo saresti?” lo apostrofò Inuyasha, senza tanti complimenti “Sei un’emanazione di Naraku?”.
Il demone ridacchiò divertito, mettendo in mostra un paio di orecchie rossicce dalla punta nera, “No, ma non negherò di conoscerlo”.
Kagome si fece avanti, socchiudendo gli occhi “Ha due frammenti di sfera nelle braccia… Ma c’è anche qualcos’altro”.
Incoccò rapidamente una freccia, sussurrando “E qualunque cosa sia, non mi piace affatto. Stiamo attenti, ragazzi”.
“Ma che miko astuta” commentò sarcastico il misterioso avversario “Ma vedremo se riuscirai a sopravvivere, o morirai anche tu con una freccia piantata nel cuore”.
I suoi occhi neri si ridussero a fessure oscure quando aggiunse “Proprio come l’altra sacerdotessa, che ho eliminato lo scorso inverno”.
Inuyasha strinse spasmodicamente l’elsa di Tessaiga, ringhiando furioso “Quindi, sei stato tu ad uccidere Kikyo!”.
“Esattamente” rise l’altro “E ricordo bene che tu le sei rimasto vicino, mormorando chissà quale idiozia”.
Un sorrisetto beffardo gli apparve in volto “Patetico, mezzo-demone. Davvero patetico. E dire che mi aspettavo di doverti affrontare”.
L’hanyou ringhiò di nuovo, estraendo la spada con un rapido movimento “Bene, allora preparati! Perché sto per farti a pezzi!”.
Il demone si piegò in due, scosso da un attacco d’ilarità, e la miko, che era di lato rispetto a lui, mormorò incredula “Ha una coda a piumino, come quella dei conigli!”.
“Quello è un demone lince, Kagome” imprecò Kaori “E sono famosi, quanto rari. Si dice che siano una sorta di stregoni tra i demoni”.
E che possano controllare l’anima delle loro vittime aggiunse tra sé, rammentando alcune leggende.
Un tremore sconosciuto le scosse le membra, facendola sentire improvvisamente inerme davanti a quegli occhi neri come un abisso senza fondo.
Improvvisamente, lo sguardo del demone lince divenne di un intenso rosso sangue e sembrò che un filo, sottile come un capello, lo unisse a quello della yasha.
La ragazza s’irrigidì di colpo, per poi afflosciarsi su stessa come se fosse stata colpita da un fulmine.
“Kaori!” urlò Reito, precipitandosi al suo fianco e stringendola a sé, “Kaori! Kaori, rispondimi! Cosa ti è successo?”.
Sentì la paura stringergli il cuore nel vedere gli occhi vacui della giovane e si voltò verso il nemico, ruggendo “Che cosa le hai fatto, maledetto?”.
“Non temere, ragazzo” rise quello, scendendo dal ramo che l’aveva sorretto fino a quel momento “È ancora viva, se è questo che ti preme”.
“Al contrario di voi” aggiunse letale, affilando lo sguardo e raccogliendo tra le mani la propria aura oscura.
Sotto lo sguardo stupito del gruppo, la nebbia tenebrosa assunse la forma di un arco, che venne immediatamente teso dalla presenza di una freccia della stessa sostanza.
“Non posso crederci” sussurrò Miroku “Nessun demone può essere in grado di fare una cosa del genere!”.
“Beh, credici bonzo. Perché sarai il primo ad essere spedito all’altro mondo!” ruggì il demone, scoccando la freccia.
Kagome innalzò rapidamente una barriera spirituale, ma il viso le si contrasse in una smorfia quando il colpo s’infranse contro la sua difesa.
“È dannatamente forte” ammise preoccupata “Non so quanti colpi potrò deviare…”.
“Tu e Shippo preoccupatevi di Kaori” le disse Inuyasha “Noi penseremo a quel bastardo”.
Senza perdere altro tempo, afferrò più saldamente Tessaiga e si slanciò contro il nemico, mancandolo di un soffio.
“Tu mi sembri il tipico avversario tutto muscoli e niente cervello” lo canzonò quello “Dopotutto, non sarà così difficile battervi”.
“Tu credi?” rise l’hanyou, lanciandogli contro un secondo attacco “Secondo me, ci sottovaluti troppo!”.
Il demone lince evitò un altro affondo, rendendosi conto solo all’ultimo che quel dannato mezzo-demone lo stava spingendo verso una barriera spirituale innalzata dal monaco.
“Maledetto!” sibilò furioso, evitando appena in tempo un fuda incendiario “Ma se credi di battermi con questi trucchetti, ti sbagli di grosso”.
“Senza contare” aggiunse sorridendo “che, se mi uccidete, la vostra amichetta non si riprenderà mai più”.
Reito digrignò furiosamente i denti, stringendo a tal punto l’elsa di Nelseiga da farsi sbiancare le nocche.
“Maledetto bastardo!” ringhiò furibondo, scattando contro l’avversario e cercando di colpirlo con un fendente.
“Non dirmi che sei legato a quella ragazzina” esclamò il demone lince, sorridendo maligno “È forse la tua compagna?”.
Una risata terrificante gli invase la gola, facendogli reclinare la testa all’indietro “Sento che vedervi morire sarà uno spettacolo davvero impagabile!”.
Sempre con il sorriso sulle labbra, scoccò diverse frecce in rapida successione, mirando ai vari componenti del gruppo.
Miroku si lasciò sfuggire un gemito quando la sua barriera venne colpita da uno di quei dardi.
La Divina Kagome aveva ragione, deviare quei colpi era dannatamente difficile!
Kirara si alzò velocemente, portando lui e Sango al di fuori della portata del nemico, e lanciò un ruggito di sfida.
“Credete di sfuggirmi, ningen?” chiese il nemico, lanciando altri dardi oscuri “Così non farete altro che irritarmi!”.
Sango usò l’hiraikotsu come scudo, prima di lanciarglielo contro con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Il boomerang fu facilmente evitato, ma non le sfere infuocate lanciate da Shippo, che invece centrarono il bersaglio.
Reito non si fece attendere e, con una Cometa di Ghiaccio, immobilizzò il demone lince, bloccandogli le gambe in una morsa gelata.
Inuyasha si preparò a lanciare uno dei suoi colpi, ma l’amico lo bloccò “Se lo ammazzi, Kaori non si riprenderà. Prima deve farla risvegliare”.
“Sai bene quanto me che non lo farà” replicò l’hanyou “Kaede saprà sicuramente cosa fare. Ora, lasciami spazio”.
“Kaede non sa niente dei poteri di questi demoni!” ribatté il demone lupo “Senza contare che è a giorni di marcia da qui!”.
Lo vide incrociare le braccia, decisamente irritato da quella situazione, prima che si rivolgesse all’avversario “Ehi, vedi di far risvegliare la ragazza. Così vedrò di renderti più semplice il trapasso”.
Il demone lince iniziò a ridere sommessamente, e la sua voce aumentò di volume finché non divenne insopportabile.
“Credete davvero di avermi sconfitto?” sussurrò derisorio “Forse avete bloccato me, ma il vostro incubo peggiore sta per iniziare!”.
Tese una mano verso la figura immobile di Kaori, che venne sollevata in aria ed avvolta da una coltre scarlatta.
Kagome e Shippo cercarono di riportarla a terra, ma il contatto con quella nebbia color sangue causò loro un intenso dolore e furono costretti a mollare la presa.
Il demone sorrise più ampiamente, mentre gridava “Sorgi, mia creatura! Ed accorri in aiuto del tuo signore!”.
La ragazza venne illuminata da una scintilla nera come la notte, mentre ricadeva al suolo senza un rumore.
Sotto gli occhi attoniti degli amici, si rialzò a scatti, simile ad un automa, fino a ritrovarsi in piedi.
Miroku strinse spasmodicamente il bastone “Non mi piace quell’aura che la circonda. È maligna… E fin troppo simile a quella di Naraku”.
“Ma cosa le sta succedendo?” chiese Sango, “Lo vorrei sapere anch’io, ma temo che i nostri guai siano appena cominciati”.
Videro la yasha avanzare lentamente, trascinando i piedi come se facesse una fatica immane a muoversi.
“Kaori” sussurrò Reito, facendo un passo verso di lei “Kaori, che cosa ti succede?”, ma sentì il sangue gelarsi nelle vene quando la vide alzare la testa.
Un ghigno raccapricciante le curvava le labbra, mettendo in mostra lunghe zanne affilate.
La giovane si portò una mano davanti al viso, segnato da due strisce nere, rivelando la lunghezza spropositata degli artigli, che tese con aria minacciosa.
Kagome deglutì a fatica “Ma… si sta trasformando? Com’è possibile una cosa del genere? Non le era mai successo… non così”.
Fece per correrle incontro, decisa a farla riprendere come una volta aveva fatto con Inuyasha, ma Reito tese il braccio a bloccarla.
“Resta indietro” le disse serio “E preparati a creare una barriera. Temo che ne avremo bisogno”.
Un brivido terrorizzato li percorse tutti, quando Kaori reclinò il capo all’indietro e scoppiò in un’orribile risata, facendo scintillare gli occhi rossi come il sangue che bramava.

Un gemito le sfuggì dalle labbra e cercò di portarsi una mano alla testa, ma si accorse di potersi muovere affatto.
Sentendo il respiro accelerare, si guardò freneticamente intorno, ritrovandosi in un luogo oscuro e privo di luce.
Per un attimo, ebbe l’impressione di essere finita nel nulla più assoluto; non c’era che ombra, intorno a lei.
Provò a divincolarsi, ma le strane corde vischiose che le bloccavano le braccia sopra la testa ressero ad ogni suo sforzo.
“Dove sono?” sussurrò preoccupata “E perché cavolo sono legata in questo modo? Che cosa sta succedendo?”.
“Semplice” ridacchiò una voce tristemente nota “Il tuo incubo peggiore sta per avverarsi, figlia di Masaru”.
“Naraku!” sibilò Kaori, fissando con odio la figura avvolta nella candida pelliccia di babbuino che avanzava lentamente nell’oscurità.
“Dove mi hai portata, bastardo?” ringhiò furiosa, facendo nuovi tentativi per liberarsi.
“Da nessuna parte” rise il demone “Sei semplicemente intrappolata nel tuo stesso corpo. O, per essere più precisi, nella tua mente”, “Che cosa?”.
“Guarda davanti a te” le suggerì divertito, svelando il suo volto da sotto la maschera di scimmia “Che cosa vedi?”.
La ragazza sentì il cuore balzarle in gola quando vide i suoi amici, a pochi metri di distanza.
Fece per chiamarli, ma si rese conto che la stavano fissando in modo strano; sembravano… terrorizzati.
“Che cosa sta succedendo?” chiese spaventata “Perché mi fissano in quel modo? Che cosa..”.
Le parole le morirono in bocca quando si vide riflessa nei loro occhi e sentì il cuore batterle all’impazzata contro le costole.
“No!” gemette “No! Non è possibile! Non può succedere davvero… Ditemi che è un incubo”.
“E lo è” la derise Naraku, prendendole il mento con una mano “Il tuo incubo peggiore… che sta per diventare realtà”.
Kaori iniziò a tremare come una foglia, mentre le immagini del sogno avuto la notte precedente si facevano largo dentro di lei come un fiume in piena.
Rivide tutti i suoi amici, riversi al suolo e privi di vita, immersi nel loro stesso sangue, con i volti eternamente bloccati dal dolore e l’incredulità.
Risentì quella risata inumana echeggiare tutt’intorno, così come rivide se stessa fissare le proprie mani, sporche di sangue.
Del sangue delle persone a cui teneva di più, che lei aveva barbaramente ucciso senza un perché.
“No!” gridò angosciata, cercando disperatamente di spezzare le corde “Non posso farlo davvero!”.
“Oh, sì invece” le disse Naraku, con una scintilla deliziata negli occhi rossi “Anche se non sarai tu, a controllare questo corpo, non potrai fare niente per impedirlo”.
La ragazza cercò di mordergli la mano, continuando a dibattersi come una furia, decisa a non far realizzare l’orribile incubo che l’aveva assalita quella notte.
Preferisco morire, piuttosto che fare del male ai miei amici! ringhiò furiosa Non permetterò che tutto questo accada, anche a costo della mia vita!.
Sentì il suo stesso pensiero riecheggiare in quel luogo oscuro, come se fosse in una caverna, inseguito dalla risata del demone.
“Molto nobile da parte tua” commentò sorridendo “Peccato che non puoi fare nulla per fermare tutto questo. Rassegnati, ragazzina”.
La razionalità prese velocemente il posto della sorpresa; era nella propria mente, quindi era logico che non potesse tenere nascosti i propri pensieri.
Inferocita, iniziò a pensare a tutti gli insulti più tremendi che conosceva, nella speranza di stordire il nemico con quella cacofonia e riuscire a liberarsi, in qualche modo.
Naraku si coprì le orecchie sensibili, ringhiando il proprio disappunto, ma, con somma angoscia della yasha, le corde non cedettero minimamente.
“È inutile che provi a ribellarti” le disse l’hanyou, costringendolo a guardarlo negli occhi scarlatti “Assisterai impotente alla morte dei tuoi compagni. Prima di soccombere a tua volta, per il rimorso”.

“Reito, che diavolo facciamo?” chiese Inuyasha, stringendo Tessaiga “Perché si è trasformata?”.
Lo youkai non rispose, ma afferrò il demone lince per la gola, sibilando “Falla tornare com’era! Subito!”.
L’altro rise sguaiatamente “Ormai è troppo tardi, moccioso. Il veleno che le ho fatto respirare sta facendo effetto e neanche la tua compagna può fare qualcosa per fermarsi”.
Uno sguardo compiaciuto gli apparve in volto “Adesso è una mia creatura e darà ascolto solo a me… ed al mio padrone, Naraku”.
“Naraku?” gemette Miroku “Adesso si spiega tutto. Solo quel maledetto poteva pensare a qualcosa di così crudelmente ingegnoso”.
Le sue mani si strinsero attorno al bastone “E credo di aver capito cos’abbia sognato Kaori, la scorsa notte”.
“Ha capito che ci avrebbe uccisi” ringhiò Inuyasha “Ecco perché rabbrividiva ogni volta che vedeva qualcosa di rosso”.
“Dobbiamo aiutarla a ritornare normale!” esclamò Kagome “Naraku sa, che se il suo piano andrà in porto, Kaori non reggerà al rimorso”.
“E si ucciderà con le sue stesse mani” sussurrò cupa “Così, quel verme si sarà liberato di buona parte dei suo nemici ed infliggerà una grave perdita a Masaru”.
“Maledetto bastardo!” ringhiò Reito, continuando a scuotere il demone lince “Falla tornare com’era!”.
“Te l’ho detto, è troppo tardi” replicò l’altro “Verrete tutti uccisi ed il mio signore mi ricompenserà”.
“Se può consolarti” aggiunse ridendo “Non sarà esattamente lei a farvi fuori, ma un secondo demone che le è entrato in corpo, assieme al mio veleno”.
In preda alla rabbia, il giovane gli piantò gli artigli nel petto, trapassandogli il cuore e mettendo bruscamente fine a quella risata diabolica.
“Dobbiamo far tornare in sé Kaori” sussurrò ansimando “Ci sarà pur un modo per fermare quest’altro demone che la manipola!”.
“Al momento, sarà meglio che tu non le tolga gli occhi di dosso” suggerì Miroku, evitando gli artigli affilati della ragazza, che si era lanciata all’attacco.
“Ma non possiamo colpirla!” gemette Kagome, lanciandosi a terra per evitare un colpo mirato alla sua testa “Non è lei ad attaccarci!”.
“Beh, certo questo ospite inopportuno non sarà altrettanto clemente” replicò Inuyasha “Cerchiamo di stordirla, almeno avremo un po’ di tempo per capire cosa fare”.
Usò Tessaiga per parare un affondo ed afferrò l’amica per il colletto “Fermati, razza di stupida! Vedi di ritornare in te!”.
La yasha rise di nuovo e gli rifilò un colpo di testa sul naso, strappandogli un gemito quando questi iniziò a sanguinare.
“E poi dice che non ha la testa dura” commentò l’hanyou, allontanandosi di scatto per evitare altri colpi.
L’hiraikotsu di Sango falcio l’aria tra loro, attirando l’attenzione di Kaori, che scattò contro la sterminatrice.
Questa fece appena in tempo a scansarsi, mentre la roccia alle sue spalle si frantumava in più punti.
“Maledizione!” gemette affaticata, mentre usava la katana per tenerla a bada “Di questo passo, ci farà fuori davvero!”.
Shippo inviò contro l’amica, ormai in balia del nemico, una sfera di fuoco, che distolse la sua attenzione da Sango.
La giovane gli corse incontro, puntandogli gli artigli alla gola, ma il kitsune creò una barriera infuocata, che la costrinse ad allontanarsi.
“Kaori, fermati!” la supplicò con le lacrime agli occhi “Per favore, torna in te! Io so che tu non ci vuoi fare del male. Lo so che sei buona…”.
Le lacrime del demone volpe ebbero un effetto inaspettato sulla ragazza, che si bloccò di colpo.
Per un fugace istante, Reito fu sicuro di scorgere la vera Kaori dietro quell’espressione feroce.
Stava lottando. In modo diverso da loro, ma stava lottando.
“Kaori” mormorò avvicinandosi “Kaori, so che puoi sentirmi. Ti prego, torna in te. Non permettere a Naraku di manipolarti in questo modo!”.
Dall’interno della propria mente, Kaori sentì il cuore gonfiarsi di speranza e non fece nulla per fermare le lacrime che le invasero le guance.
“Reito” sussurrò a stento “Ci sto provando. Ti prego, non abbandonarmi. Non permettermi di farti del male”.
Stupita, si rese conto che le parole degli amici la stavano aiutando a creare un contatto con il proprio corpo.
I ricordi delle avventure passate insieme, le giornate allegre ed i battibecchi… tutto l’aiutava a contrastare quella parte maligna che cercava di prendere il sopravvento.
Non poteva perdere quell’occasione! Facendo un grosso sforzo di volontà, tese le corde che la bloccavano, impedendo al demone che la possedeva di attaccare ancora.
“Allora… Sono queste le redini del mio corpo” comprese “Bene, allora vediamo come posso fermare questo imbucato!”.
Ma i suoi sforzi non valsero a niente, perché lo sgradito ospite non faticò a riprendere il controllo e continuò ad attaccare il gruppo.
“Sta piangendo” notò Kagome, riparando sé e Shippo dietro una barriera “Ragazzi! Dobbiamo continuare a parlarle! Kaori sta cercando di riprendere il controllo!”.
Sollevati da quella notizia, gli amici cercarono in ogni modo di sostenere la demone lupo in quella battaglia che solo lei poteva vincere.
“Noi siamo con te, Kaori” assicurò Miroku, bloccandola da dietro con il bastone “Continua a lottare! Non arrenderti”.
Il demone lo scaraventò via come se fosse una bambola di pezza, per poi scagliare l’hiraikotsu al mittente con un poderoso pugno.
“Sappiamo che ce la puoi fare, Kaori” gridò Kagome “Non arrenderti! Tu sei più forte di Naraku, devi solo crederci!”.
“Accidenti” ringhiò Inuyasha, afferrando la miko prima che cadesse al suolo dopo il colpo subito “Non basta!”.
Si allontanò con un rapido balzo, mormorando “Ma non aveva dei poteri spirituali, quella baka? Perché diavolo non li usa, allora?”.
“Non ci riesce ancora bene” spiegò Kagome “Può controllarli al meglio solo se riesce a richiamare il potere del bracciale di Nazuna-sama”.
Di colpo, il suo sguardo si puntò sul polso sinistro dell’amica, dove avrebbero dovuto splendere le perle spirituali.
“No…” gemette spaventata, tirando il bracciale fuori dalla propria tasca “Me l’ha dato ieri, quando si è fatta il bagno… E non se l’è più rimesso!”.
“Di bene in meglio” commentò sarcastico Inuyasha “Beh, vediamo di rimetterle questo bracciale!”.
Lanciò un’occhiata d’intesa a Reito, ed i due scattarono da due punti diversi, bloccando Kaori al suolo.
“Adesso ci pensiamo noi” la rassicurò il demone lupo “Vedrai, Kaori. Riusciremo ad aiutarti”.
Prima che Kagome potesse chiuderle il bracciale attorno al polso, la yasha si sollevò di scatto e scagliò i compagni a metri di distanza, lasciando loro diverse ferite superficiali.
Con passo lento e sicuro, si avvicinò a Reito e lo afferrò per il colletto della casacca, sogghignando feroce “Sei finito”.
Il giovane si preparò a fermare il colpo letale, quando l’altra lo mollò di colpo, portandosi le mani all’addome.
No!” gemette “Non ti permetterò.. di farlo! Dovessi uccidermi con le mie stesse mani, non lo farai!”.
Lo youkai la fissò incredulo, accorgendosi che gli occhi tendevano a tornare di quel verde brillante che tanto lo aveva colpito.
“Continua a lottare, Kaori!” la incitò, poggiandole le mani sulle spalle “So che ce la puoi fare. Coraggio!”.
La vide piegarsi su stessa, come se si stesse sforzando di non dare di stomaco ed una lacrima le percorse il viso.
“Kirara!” urlò angosciata “Kirara, ti prego! Devi mantenere la promessa! Non permettermi di farlo!”.
Il demone gatto lanciò un verso carico di dolore, arretrando di qualche passo; con quale animo avrebbe potuto fare quello che, a malincuore, le aveva giurato?
“Kirara, devi farlo!” gemette la ragazza, la voce strozzata dall’angoscia “Ti prego… Fallo. Ora! Prima che sia troppo tardi”.
“Che cosa stai dicendo, Kaori?” mormorò Miroku, “No, Kaori!” urlò Shippo, ricordando le parole udite ore prima, “Non farlo, ti scongiuro!”.
Grosse lacrime gli solcavano il viso, segno evidente della sua paura “Non chiederci di farti del male. Non puoi chiederci di ucciderti”.
Cosa?!” esclamò Reito, raggelato dalla sola idea “No! Non potremmo mai farti una cosa del genere!”.
Kaori si accasciò su se stessa “Dovete farlo! Prima che questo bastardo riprenda il controllo sul mio corpo… Vi prego”.
La sua sofferenza era tremenda e gli amici rimasero immobili, incerti sul da farsi; ma come potevano fare quello che chiedeva?
Gli occhi della yasha si stavano nuovamente tingendo di rosso e gemette più forte “Sbrigatevi! Non riuscirò a trattenerlo ancora per molto!”.
“No, non lo faremo” replicò il lupo bianco con voce ferma “Troveremo un altro modo. Cerca di resistere”.
“Reito, non posso” singhiozzò lei “Sta riprendendo il controllo… Uccidetemi, prima che lui uccida voi”.
Gli rivolse uno sguardo implorante, ormai allo stremo delle forze “Non potrei sopportare l’idea di non essere riuscita a fermarlo. Ti prego.. uccidimi!”.
Kagome sentì un singhiozzo squassarle il petto “Non possiamo farlo, Kaori. Ti abbiamo già persa una volta… Non puoi chiederci una cosa così orribile”.
L’amica lanciò un grido agonizzante, cadendo supina sul terreno roccioso, ormai impotente davanti al sanguinario demone che la controllava.
Kirara afferrò appena in tempo Sango e Miroku, trascinandoli lontano prima che gli artigli della demone lupo li ferissero gravemente.
“Maledizione!” sibilò il monaco “Cosa possiamo fare? Non possiamo certo purificarla! La condanneremmo a morte certa!”.
“Dobbiamo fare qualcosa!” esclamò Reito “Ci sarà pur un modo per liberarla da quel demone!”.
Si abbassò di scatto, evitando un colpo d’artigli particolarmente violento, ed afferrò la giovane per la vita, bloccandola a terra.
“Torna in te, Kaori” la scongiurò angosciato “So che ce la puoi fare. Ti prego, non cedere adesso!”.
Un gemito strozzato gli invase la gola quando lei lo colpì al petto, sbalzandolo via come se non fosse niente.
Inuyasha digrignò i denti, furioso con Naraku e con se stesso; possibile che non fosse un’altra possibilità per liberarla da quel maledetto?
Stava per scattare contro la ragazza, che minacciava di spedire all’altro mondo lo youkai del Nord, quando la sentì urlare.
Kaori strinse i denti fino a sentirli stridere e si afferrò il polso destro con l’altra mano, sforzandosi di allontanare gli artigli dalla pelle del compagno.
Lo sforzo che quel gesto richiedeva era ben visibile nei suoi occhi, tornati quasi alla normalità, e, conscia di fare l’unica scelta possibile, continuò imperterrita.
Si puntò le sue stesse unghie al petto, cercando di affondarvele e mettere così fine alla propria vita.
Preferisco morire, piuttosto che farti del male esclamò decisa, trattenendo un gemito quando gli artigli iniziarono a penetrarle nel corpo.
“Kaori, no!” gridò lui, cercando di fermarla “Ti prego, non farlo!”, “Devo” sussurrò la yasha “Se non mi fermo, vi ucciderò tutti”.
Altre lacrime le invasero gli occhi “Se io muoio, voi sarete salvi e Naraku avrà fallito. E so che voi lo sconfiggerete, un giorno”.
“Non senza di te!” ringhiò il giovane, afferrandola per le spalle “Kaori, ti prego… Non posso permetterti di sacrificarti per tutti noi. Ti prego, non farlo”.
“Ricordami per come sono sempre stata” sussurrò lei “Ricorda tutto quello che abbiamo passato insieme… E non dimenticare che ti ho amato più di qualsiasi cosa”.
Si morse il labbro per non urlare, mentre continuava a spingere gli artigli più in profondità.
Doveva andare fino in fondo, o per i suoi amici non ci sarebbe stato scampo.
Il demone insinuato nel suo corpo tentò in ogni modo di fermarla, ruggendo e dimenandosi e, prima che Reito potesse fermare la mano della ragazza, venne trascinato via da Inuyasha.
“Temo che non abbiamo altra scelta” sussurrò cupo, disgustato dal profondo per quello che doveva fare.
Costretto ad uccidere la sua amica, l’unica demone che gli aveva insegnato ad essere orgoglioso di se stesso.
Non avrebbe più avuto il coraggio di guardarsi allo specchio…
“Cerchiamo di farla soffrire il meno possibile” disse Miroku, controllando a stento la voce, incrinata dal dolore “Glielo dobbiamo”.
“Ma siete impazziti?” esclamò Kagome “Non possiamo ucciderla! È Kaori, la nostra Kaori! Non possiamo…”.
“Credi che lo faremmo, se avessimo un’alternativa?” ringhiò l’hanyou “Sta soffrendo le pene più atroci che si possano provare, pur di salvarci!”.
Le sue mani si strinsero spasmodicamente attorno all’elsa di Tessaiga “Esaudiamo il suo ultimo desiderio. Mettiamo fine al suo dolore”, “No!”.
Reito si frappose tra lui e Kaori, con una scintilla furiosa nello sguardo color ghiaccio.
“Che altre possibilità abbiamo?” gli chiese Miroku “Credi davvero che spezzeremmo la sua vita così alla leggera?”.
“Datemi la possibilità di farla tornare in sé” disse il giovane “Posso farcela, lo sento. Ma dovete fidarvi di me”.
“Ti vuoi far ammazzare, razza di stupido?” gridò Inuyasha, “Ho fiducia in Kaori. E, se dovessi fallire, morirò con la consapevolezza di averci provato”.
“Se fossero Kagome o Sango, a trovarsi in questa situazione, non fareste di tutto, pur di salvarle?” chiese, con un tono che non ammetteva repliche “Io non la lascerò morire così!”.
Il suo sguardo era così feroce e determinato che nessuno osò replicare, ma fu con il cuore in gola che lo lasciarono andare.
Kaori ansimava pesantemente, con le dita affondate per un terzo nel petto, dal quale sgorgava un piccolo fiume rosso.
Il demone di Naraku stava riprendendo il sopravvento e sentiva le sue forze scemare velocemente.
Vi prego, ragazzi li supplicò, ormai allo stremo Fate in fretta. Non riesco a continuare… Aiutatemi a morire, vi scongiuro.
Di colpo, una mano prese gentilmente la sua, estraendola dalla ferita “Non ti permetterò di farlo, Kaori. Non posso”.
“Perché, Reito?” singhiozzò la giovane “Se non muoio, il demone vi ucciderà tutti!”, “Non accadrà”.
Il servo di Naraku si fece sentire con più forza, facendola gemere “Allontanati! Presto! Sta.. sta tornando..”.
“Troppo tardi, ragazzina” ridacchiò una voce roca, proveniente dal suo corpo “Ormai, il tuo amato non ha scampo!”.
Sango si lasciò sfuggire un grido quando vide il demone riprendere il controllo del corpo in cui si era introdotto ed attaccare Reito, ma lui fece nulla per evitarlo.
Si lasciò ferire al braccio senza batter ciglio, continuando a fissare la yasha negli occhi come se nulla fosse accaduto.
Poi, improvvisamente, avanzò di scatto e strinse Kaori a sé, bloccandole ogni movimento.
“So che sei lì dentro, Kaori” sussurrò flebile, ma deciso “So che puoi sentirmi. E che puoi ancora combattere”.
“Ormai, lei non può opporsi a me” rise il demone “La tua cara amichetta è troppo debole per contrastarmi!”.
Divincolandosi come un’anguilla, affondò gli artigli della mano destra nel fianco del giovane, che strinse i denti, senza però allentare la presa.
“Io invece ho fiducia in lei” replicò, determinato a salvare la ragazza “E sappi che non mi arrenderò tanto facilmente”.
Reito, vattene lo supplicò Kaori, bloccata all’interno della propria mente Ti prego… Non posso sopportare l’idea che… Ti prego, allontanati da me.
Come se avesse sentito i suoi pensieri, il ragazzo la strinse maggiormente “Non ti abbandonerò, Kaori. So, che da qualche parte, c’è ancora la ragazza che conosco così bene”.
“Ti prego, torna da me” la pregò, la voce ridotta ad un sussurro “Torna la yasha dolce ed agguerrita che sei sempre stata”.
“Piantala con queste smancerie disgustose!” urlò il demone “Tanto è inutile e te lo dimostrerò!”.
Riprese a divincolarsi e, disposto a tutto pur di riuscire a liberarsi, affondò crudelmente i denti nella spalla dello youkai, che non riuscì a trattenere un gemito.
Tuttavia, nonostante il dolore che lo pervadeva, non desistette “So che puoi farcela, Kaori. Mi fido di te”.
La strinse a sé con dolcezza, accarezzandole i capelli con fare rassicurante “Non lasciarti manipolare in questo modo… Torna da me, te ne prego”.
Una lacrima gli percorse lentamente la guancia, mentre sussurrava “Ti scongiuro… Torna ad essere la ragazza che amo”.
Pura e brillante come una perla, la lacrima cadde sul viso della yasha e lei chiuse gli occhi, pervasa da una strana pace.
Improvvisamente, fu come se nel suo corpo fosse esplosa una sfera di luce bianca, che ne illuminò totalmente la figura.
Gli artigli e le zanne tornarono alla loro naturale lunghezza, mentre le strisce nere scomparirono, lasciandole il viso pulito.
Gli occhi persero gradualmente la tonalità rosso sangue, tornando ad essere di un verde brillante.
Lo stupore di essere libera le invase la mente, ormai sgombra da sgraditi ospiti, e sentì il cuore batterle più forte.
Sentiva le braccia di Reito cingerla con dolcezza, così come il suo viso affondato tra i suoi capelli.
Avvertì dei lievi sussulti provenire dal suo corpo e si rese conto che erano singhiozzi; stava piangendo per lei.
Lacrime di gioia e sollievo le sgorgarono dagli occhi e gli si strinse contro, Grazie per non avermi abbandonato, Reito.
Improvvisamente, la gioia venne spazzata via dai ricordi di quello che non era riuscita ad impedire mentre il servo di Naraku le manovrava il corpo.
Come aveva potuto permettere a quel maledetto di ferire i suoi amici? Perché non era riuscita a fermarlo prima?
Un singhiozzo carico di sofferenza le squassò il petto, mentre affondava il viso nella casacca di Reito.
“Che cos’ho fatto?” gemette terrorizzata “Reito, cos’ho fatto? Che cos’ho fatto?”. 
 
Fatto!  anke questo capitolo è andato! ke ne pensate? vi è piaciuto? *Alys i lancia di lato per evitare una serie di coltelli, mannaie, asce ed anke un colpo di bazooka* Ok, ok, ho capito l'antifona... ò_ò cmq, certo nn la facevo finire in tragedia, mica mi kiamo William Shakespeare! Reito è stato folle o geniale? sta a voi deciderlo! mi auguro ke il cappy vi sia piaciuto. alla prossima, ragazzi! besos, vostra Alys-chan ^.^

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Una riunione ed una sorpresa inaspettata ***


Ehilà, gente!  finalmente sn di nuovo tra voi! ^_^ mi siete mancati un sacco, sapete? (un frinire di grilli fa da sottofondo alle parole di Alys) Ehm.. va bene, bando alle ciance... Vi ho lasciato ad una Kaori posseuta da Naraku ed ora, i nostri amici, si preparano ad affrontare il loro nemico. questo capitolo non ha molta azione, ma spero ke gradirete ugualmente. :-)  besos a tutti! buona lettura!

Capitolo 40: Una riunione ed una sorpresa inaspettata

“Kaori la sta prendendo ancora peggio di Inuyasha” mormorò Shippo, fissando l’amica che sedeva in disparte.
Da quando si era liberata del demone di Naraku, non aveva quasi aperto bocca e se ne stava sola in un angolo, rinchiusa in una bolla di silenzio dove solo Reito riusciva ad entrare.
“Cerca di capirla, Shippo” disse Miroku “Al contrario di Inuyasha, che non ricorda nulla di quando si trasforma, Kaori sa benissimo cos’è accaduto”.
“Non essere duro con lei” aggiunse pacato “Non riesce ad accettare il fatto di non essere riuscita a fermarsi, capisci? Ritiene di essere stata troppo debole”.
“Ma lei è tutt’altro che debole” replicò Kagome “Avete visto anche voi come sia arrivata vicina al suicidio, pur di salvare noi”.
“C’è da dire che, se è ancora viva, lo deve solo a Reito” commentò Inuyasha “Quel lupo è tanto furbo, quanto pazzo”.
“Però sono contento che non ci abbia permesso di ascoltarla” ammise sollevato “Sarei stato disgustato da me stesso, se l’avessi uccisa”.
“Lo stesso vale per noi” disse Sango “Per fortuna, si è risolto tutto bene e nessuno ha riportato ferite gravi”.
“Beh” aggiunse cupa “Tranne Kaori. Ancora non riesco a credere che sia riuscita a piantarsi gli artigli così in profondità”.
“E anche quel baka di Reito non è conciato troppo bene” mormorò Miroku “Ha avuto un coraggio incredibile”.
Si voltò appena in tempo vedere il diretto interessato dirigersi verso la yasha, con un fagotto tra le mani.
“Ti ho portato qualcosa da mangiare” le disse conciliante, poggiandole il fagotto in grembo.
La vide fissare il cibo per un istante, prima di scuotere la testa “Non ho fame… grazie”.
“È da quando sei tornata in te che non tocchi cibo” la rimproverò lui “Non puoi continuare così, t’indebolirai troppo”.
Le poggiò una mano sotto il mento, convincendola a guardarlo in faccia “Kaori… Smettila di tormentarti”.
“Ti ho quasi ucciso, Reito!” gemette la ragazza, nascondendo il volto tra le mani.
Alcuni singhiozzi la scossero con forza “Non sono stata in grado di contrastare quel dannato demone. Non..”.
L’altro le poggiò un dito sulle labbra, sussurrando deciso “Non è stata colpa tua. Naraku avrebbe potuto prendere chiunque di noi”.
“Tu hai combattuto al massimo. Ti sei quasi uccisa, pur di salvarci!” aggiunse serio “Non puoi accusarti di qualcosa di cui non hai colpa”.
Kaori si morse il labbro inferiore, sforzandosi di non piangere “Se non ci fossi stato tu… Se non mi fossi rimasto vicino, non so che cosa..”.
“Basta” la riprese lo youkai “Adesso è tutto finito. Ciò che conta è che stiamo bene. Il resto non ha importanza”. Quando la vide scoppiare in lacrime, la strinse a sé con tenerezza, accarezzandole i capelli con fare rassicurante “Va tutto bene, adesso. Ci sono io, con te”.
“E non potrei essere più felice, sapendo che è in buone mani” mormorò una voce a lui sconosciuta.
La giovane alzò lo sguardo, sussurrando incredula “Nonna Nazuna? Ma siete proprio voi?”.
“Certo, piccola mia” sorrise la donna, comparendo dinanzi a loro “Sono molto fiera di voi. Avete affrontato una delle battaglie più difficili e l’avete superata”.
Reito la fissò sbigottito; possibile che stesse davvero parlando con lo spirito dell’antica sacerdotessa?
Eppure vedeva la sua figura, seppur semi-trasparente, e sentiva chiaramente la sua voce, come se fosse nella sua mente e non davanti ai suoi occhi.
Nazuna gli rivolse uno sguardo grato “Ti sono molto riconoscente, giovane Reito. Sei riuscito ad andare oltre l’incantesimo di Naraku, salvando così mia nipote”.
“La forza dei tuoi sentimenti è stata più forte del demone che la possedeva” spiegò compiaciuta “L’hai aiutata a vedere se stessa, nella sua completezza”.
“Ma… la luce che mi ha avvolto” mormorò la yasha “Cos’era? Io… mi sono sentita così in pace.. Come se tutto fosse tornato al suo posto”.
Come se avessi trovato qualcosa che mi mancava aggiunse tra sé Qualcosa d’importante, che però non riesco a comprendere del tutto.
“Eri disposta a sacrificarti per i tuoi amici e per il tuo compagno” le disse la sacerdotessa “E sei riuscita a risvegliare interamente il tuo potere spirituale. Solo così, avresti potuto vincere contro Naraku”.
“Non capisco” ammise la ragazza “Io riesco a controllare i miei poteri spirituali solo grazie al bracciale che mi ha donato mia madre”.
“Il bracciale che ha ereditato da voi” aggiunse poi, fissando il gruppo di sfere verdi che le adornava il polso.
Kagome glielo aveva restituito poco dopo che si era ripresa, vietandole tassativamente di toglierselo ancora.
Forse, se lo avesse indossato anche durante la battaglia, non si sarebbe mai lasciata soggiogare dal demone di Naraku…
“Quel bracciale è in grado di canalizzare il potere spirituale di una persona” le disse la sua bis-nonna “Ma sei stata tu a ricorrere ad esso, quando ne hai avuto bisogno”.
“Anche senza quel monile, sei riuscita a richiamare i tuoi poteri, purificando e distruggendo il demone che ti possedeva” spiegò sorridendo “E sei l’unica, oltre me, che sia riuscita a farlo”.
“Ora, non è che un piccolo ornamento, per te” aggiunse “Ma contiene comunque un grande potere. Abbine cura”.
La nipote annuì, sorridendo nel sentire la mano di Reito stringere la sua per darle sicurezza.
Nazuna si accorse di quel gesto e sorrise più ampiamente “Ti ringrazio, Reito. Non hai idea quanto sia importante quello che hai fatto”.
I suoi occhi verdi scintillarono divertiti “Kaori aveva ragione a definirti un’anima nobile. Demoni come te, sono molto rari”.
Incrociò le braccia dietro la schiena ed aggiunse “Vi conviene tornare in fretta al villaggio di Edo. Presto vi si terrà un’assemblea delle tribù”.
“Cosa?” esclamò il giovane, scattando in piedi “Al villaggio di Edo? Quando?”, “Tra un paio di giorni. Avete tutto il tempo di arrivare” lo rassicurò Nazuna.
“Cos’è quest’assemblea?” chiese Kaori, sentendosi vagamente esclusa “Ehi, mi spiegate qualcosa?”.
Il giovane si voltò verso di lei “Si tratta di una riunione di tutte e quattro le tribù di lupi che vivono nel paese”.
Una scintilla preoccupata gli attraversò lo sguardo “Il fatto che si tenga in un villaggio umano, non mi piace. I lupi dell’Ovest…”.
“Amano nutrirsi di carne umana” completò l’altra, con una nota cupa nella voce “Beh, se ci provano, dovranno affrontare la sottoscritta!”.
La bis-nonna trattenne a stento un sorriso “Sei proprio come tua madre. Hai la sua stessa determinazione”.
Rivolse ad entrambi uno sguardo intenso e mormorò “Non potrei dirvelo, ragazzi miei, ma… State attenti”.
“Una grave minaccia si sta per abbattere su questa terra” sussurrò preoccupata “E voi siete nell’occhio del ciclone. Fate attenzione”.
Prima che potessero rivolgerle una qualunque domanda, la donna prese a dissolversi nell’aria, sparendo del tutto in pochi istanti.
Kaori si morse il labbro “Bene, minacce in vista. Un’assemblea rischiosa ed un nemico deciso a farcela pagare. Grandioso”.
Non ci voleva un indovino per sapere che Naraku si sarebbe vendicato per lo smacco subito e la cosa non poteva che impensierirla.
“Forza, andiamo a prepararci” le disse Reito, prendendola per mano “Dobbiamo metterci in marcia al più presto”.
   
“Ma siete sicuri che l’assemblea si terrà qui?” chiese Inuyasha, incrociando le braccia dietro la nuca.
“Ce l’ha riferito Nazuna-sama in persona” replicò Reito “E, non so te, ma io inizio già ad avvertire numerosi visitatori”.
Puntò lo sguardo verso nord ed un lieve sorriso gli incurvò le labbra, quando vide un nutrito gruppo della sua tribù avanzare dalle colline.
“Siete i primi” notò Kaori, osservando le figure all’orizzonte “Ma… Sento che anche mio padre è vicino. Sta correndo”.
Shippo si voltò da una parte e dall’altra, alla ricerca delle varie tribù, ma non riuscì a reprimere un brivido quando vide una fitta schiera di lupi dell’Ovest.
“Mi auguro che quelle teste di fuoco stiano buone” borbottò Miroku, stringendo il bastone tra le mani.
“Non possono attaccare nessuno, fintanto che dura l’assemblea” lo rassicurò Reito “Le nostre leggi lo impediscono”.
“Beh, sarà meglio per loro che le rispettino” commentò Kagome, controllando l’arco “O li spedirò all’altro mondo senza problemi”.
“No” la interruppe la yasha “Adesso, tu ed Inuyasha andate dall’altra parte del pozzo e restate lì finché non vi vengo a chiamare”.
“Che cosa?” esclamò il mezzo-demone “Che vorresti dire, scusa? Perché dovremmo stare oltre il pozzo, me lo spieghi?”.
Gli occhi verdi dell’amica lo inchiodarono sul posto, suggerendogli di restare zitto.
“Per quel che ne so, le tribù tendono a riunirsi intorno ad un luogo magico” disse seria “Non vorrei che qualche squinternato decidesse di danneggiare il pozzo”.
Kagome intuì cosa aveva in mente di fare e, seppur controvoglia, annuì “Capisco… Allora, resteremo in contatto tramite le barriere”.
“Esatto” rispose l’altra, fissando la tribù dell’Est che li raggiungeva rapidamente “E sarà meglio che vi sbrighiate”.
Inuyasha strinse Tessaiga tra le mani e borbottò “Kagome, devi spiegarmi perché dobbiamo restare di là”.
La miko annuì e gli fece cenno di seguirla nel pozzo, accompagnati da una battutina di Miroku.
“Vedete di non divertirvi troppo, dall’altra parte” commentò malizioso, prima che il pugno dell’amico gli lasciasse un bernoccolo fumante sulla testa.
Sango lo fissò con aria truce, ma la sua attenzione fu attirata da una demone del Nord dall’andatura alquanto affaticata.
Il suo compagno la sosteneva dolcemente e, più di una volta, le suggerì di fermarsi, ma lei scuoteva sempre la testa.
“Sarebbe stato meglio che Sakura fosse rimasta tra le montagne” mormorò Reito “Ma figuriamo se lasciava andare Yamato da solo…”.
Un sorrisetto gli apparve in volto, mentre andava incontro al fratello ed alla sua consorte, ormai alla fine della gravidanza.
Yamato sollevò lo sguardo nel vederlo arrivare e sorrise a sua volta “Ciao, fratellino. Vedo che sei già arrivato”.
Lanciò uno sguardo incuriosito alle bende che sbucavano da sotto l’armatura e commentò “Sembri uscito da uno scontro… Che cosa ti è successo?”.
“Lascia perdere, adesso” ribatté l’altro “Aiutiamo Sakura a sedersi in un posto all’ombra, piuttosto”.
Rivolse un sorriso allegro alla cognata, chiedendo “Come va? Il piccolo si fa sentire?”, “Oh, sì. Non mi dà tregua, da questa mattina”.
Il volto della yasha si era come illuminato, mentre si passava una mano sul grembo ingrossato.
Si accomodò tra l’erba, sotto le fronde di un grande albero, ed il suo sguardo corse al variegato gruppo che fissava il pozzo.
“Quella dev’essere la famosa Kaori” mormorò sorridendo, osservando la giovane demone lupo “Però! Complimenti, Reito. È davvero carina come l’avevi descritta”.
Il ragazzo arrossì violentemente, ma si costrinse a riprendere il controllo di sé e non lasciar trasparire nulla.
“Sì, è proprio lei” ridacchiò Yamato, riconoscendola, “Quella ragazzina è più agguerrita di quello che sembra. Non la sottovalutare”.
Lanciò un’occhiata maliziosa al fratello minore, chiedendo “Sei riuscito a dirle quello che provi, o sei ancora in alto mare?”.
L’altro fece per replicare, quando Kaori si voltò verso di lui, sorridendo radiosa; quel sorriso valeva più di un intero discorso.
Sakura sorrise complice “Va’ da lei, avanti! Tanto ci rivedremo tra poco alla riunione”.
Lo youkai non se lo fece ripetere due volte e raggiunse la ragazza, provocando le risatine del fratello.
“È proprio cotto” mormorò ridendo “Ma sono felice per lui. Era ora che si desse una mossa”.
Accarezzò dolcemente il grembo della compagna e sorrise “Qualcosa mi dice che, tra qualche tempo, sarò io a diventare zio”.

“Bene, ci siamo tutti” commentò Masaru, fissando il variegato gruppo di demoni lupo che si era riunito attorno al pozzo mangia-ossa, “Possiamo cominciare”.
Il Patriarca del Nord si fece avanti, dicendo “Dopo quasi un secolo, ci siamo nuovamente riuniti in un’assemblea. Abbiamo molto di cui discutere”.
“Siamo qui, perché dobbiamo prepararci a fronteggiare un nuovo e pericoloso nemico” continuò pacato “Un malvagio mezzo-demone, che corrisponde al nome di Naraku”.
Koga strinse violentemente i pugni, ripensando a tutte le volte che era stato sul punto di scontrarsi con quel verme.
Cos’avrebbe dato per distruggerlo e vendicare i suoi compagni massacrati!
Ayame gli poggiò una mano sul braccio, cercando di confortarlo, e lui emise un profondo sospiro, imponendosi la calma.
Tre delle tribù avevano già avuto modo di conoscere la potenza di Naraku, ma i lupi dell’Ovest non sembravano temerlo.
“E voi avete paura di un misero mezzo-demone?” rise il capotribù “Ma cosa mi tocca sentire!”.
“Tu e la tua tribù siete state risparmiate dalla sua sete di potere” disse Masaru “Noi lo abbiamo già incontrato… Non è un avversario da sottovalutare”.
Strinse gli occhi al ricordo dell’ultimo scontro con quel dannato, quando aveva seriamente rischiato di perdere sua figlia.
Rivolse una preghiera di ringraziamento ai Kami per aver impedito che accadesse e lanciò una fugace occhiata alla ragazza al suo fianco.
Teneva lo sguardo basso ed una ruga di concentrazione le solcava la fronte; ma cosa stava facendo?
Di colpo, sentì uno strano formicolio serpeggiargli sulla pelle, che gli fece rizzare i capelli sulla nuca.
Kaori, non può essere! esclamò incredulo Non puoi essere in grado di fare una cosa del genere, non ancora…
Deglutì a fatica, rivolgendo uno sguardo alla moglie, che sorrise soddisfatta; lei vedeva quello che la figlia stava facendo.
Era l’unica, in tutto quell’ammasso di demoni, che fosse in grado di farlo.
Baiko scoppiò in una prorompente risata, strappandolo ai suoi pensieri “Non mi dire! Il potente Masaru è stato forse sconfitto da un miserabile mezzo-demone?”.
“No” ribatté gelida Fumiyo, con una nota minacciosa nella voce “Ma sbagli a sottovalutare Naraku. Sarà anche un mezzo-demone, ma è più potente di molti demone puri”.
Li fissò tutti, uno per uno, sibilando “Tutti quegli attacchi improvvisi, quelle stragi di demoni ed esseri umani che avete incontrato… Sono opera sua e delle sue emanazioni. Non esiste un demone malvagio come quello”.
“Inoltre, in qualche modo è riuscito a separarsi dal suo cuore umano” mormorò cupamente Reito “Si è rafforzato oltre ogni immaginazione…”.
Un leggero brivido gli percorse la schiena “Lasciatevelo dire da chi lo ha incontrato più di una volta. Sottovalutarlo equivale a morte certa”.
Il capotribù dell’Ovest gli rivolse un’occhiataccia “Ho sentito che sei entrato in un gruppo alquanto strambo, pur di trovarlo”.
Alzò gli occhi al cielo, elencandoli “Tre umani, un cucciolo di kitsune, un mezzo-demone…”.
Il suo unico occhio si posò sulla yasha seduta a poca distanza da lui “E quella sottospecie di scherzo della natura”.
La tribù del Sud ringhiò all’unisono ed anche Reito si unì al coro rabbioso, ma Baiko non sembrò curarsene.
Un grido improvviso gli invase la gola, quando una scarica di energia spirituale lo colpì al braccio destro.
“Ma che diavolo..?” imprecò rabbioso, cercando la fonte di quella forza purificatrice “Chi ha osato?”.
“Impara a tenere a freno quella linguaccia” sibilò Kaori, guardandolo di sottecchi “E vedremo di evitare spiacevoli incidenti”.
Alcuni fulmini verdastri, fini come capelli, presero a diramarsi dalla sua figura, rendendo momentaneamente visibile la barriera spirituale con cui proteggeva il pozzo.
Dall’altra parte, Kagome stava facendo lo stesso ed Inuyasha doveva proteggerla in caso di attacco.
La miko non poteva certo combattere e tenere la barriera al tempo stesso!
Esclamaz
ioni sorprese si levarono dalle varie tribù, mentre l’aura della giovane diveniva più intensa. “Ma che razza di essere sei?” chiese un lupo della tribù dell’Est, prima di venire zittito da un’occhiataccia di Koga.
“Una con cui non conviene scherzare” mormorò divertito “Sa diventare pericolosa, quando si ci mette”.
Una scarica più intensa apparve attorno alla giovane, facendolo sorridere più ampiamente “La ragazzina si sta scaldando. Sarà meglio continuare l’assemblea ed evitare inutili battibecchi”.
Guardo Baiko con comprensione ed indicò con un cenno la propria tribù, sussurrando cupo “Anch’io, all’inizio, ritenevo Naraku una minaccia di poco conto”.
“Poi, una sua emanazione ha falciato buona parte dei mie compagni senza neanche combattere” aggiunse “E, con la Sfera dei Quattro Spiriti, il potere di quel bastardo è aumentato ancora”.
Un lupo dalla folta zazzera rossa sogghignò maligno “Voi lupi dell’Est non valete niente. Non mi sorprende che siate stati sopraffatti così facilmente”.
Koga mostrò le zanne in segno di avvertimento, ma la voce di Yamato si fece largo tra i ringhi sordi.
“Eppure, mi pare che sia stata proprio questa tribù così debole ad infliggervi pesanti perdite, in passato” commentò gelido “Fossi in voi, starei attento a cosa dire”.
Baiko strinse le labbra fino a ridurle ad una linea sottile “Passiamo direttamente al nocciolo. Perché ci siamo riuniti?”.
“Per creare una solida alleanza” spiegò il Patriarca “Solo se saremo uniti e metteremo da parte le nostre divergenze, potremo avere la possibilità di sopravvivere”.
“Alleanza?” esclamarono in molti; le tribù non si erano mai unite tutte e quattro insieme per fronteggiare un unico nemico.
Quello era un evento assolutamente imprevisto.
“Alcuni passi sono già stati compiuti” continuò l’anziano lupo “Le tribù Yoro del Nord e dell’Est saranno presto unite”.
Koga ed Ayame si scambiarono un’occhiata eloquente e la giovane arrossì appena, davanti all’intenso sguardo del suo futuro sposo.
A volte, credeva ancora di sognare ad occhi aperti…
“E non mi stupirei, se anche la tribù Xenjo cementasse in qualche modo quest’alleanza” aggiunse il Patriarca.
Reito s’irrigidì appena, chiedendosi in che modo avesse potuto intuire il legame che lo univa a Kaori.
Rivolse una rapida occhiata alla ragazza, il cui volto aveva assunto una tenue sfumatura rossa sulle guance.
Quell’affermazione aveva sorpreso entrambi, ma notarono che molti lupi del Sud si guardavano con aria interrogativa.
Masaru trattenne a stento una risata nel vedere la reazione della figlia; non poteva certo sapere che lui ed il Patriarca si erano incontrati poche settimane prima per discutere sulla necessità di un’assemblea.
In quell’occasione, era trapelata la grande ansia di Reito di tornare dai suoi compagni, nonostante il terribile scontro avuto con Wyoks.
Al demone era bastato poco per capire il vero motivo dell’agitazione che permeava il ragazzo e, ancora adesso, un sorriso gli trapelava sulle labbra al solo pensiero.
Lentamente, si alzò in piedi “Quest’alleanza ci permetterà di fronteggiare al meglio Naraku, dandoci la possibilità di uscirne vivi e liberi”.
I suoi occhi scuri non lasciavano spazio ad incomprensioni; se Naraku avesse vinto, sarebbero stati tutti schiavi.
O sarebbero finiti sotto terra prima del previsto.
Molti annuirono, decisi a dare il massimo pur di rimanere liberi ed indipendenti; meglio morti, piuttosto che schiavi di quel mostro.
Baiko scosse la testa “Ho l’impressione che vi stiate preoccupando troppo per nulla. Un mezzo-demone non può essere così potente”.
“Quando lo incontrerai di persona, allora, magari, aprirai gli occhi” commentò Kaori “Mezzo-demone o no, è l’essere più malvagio e potente che sia mai esistito”.
“Se è davvero forte come dici” replicò l’altro “Allora, come pensi che potremo mai sconfiggerlo? Non sarebbe più saggio unirsi a lui?”.
“Se hai voglia di unirti ad un subdolo assassino, che si è macchiato di atroci crimini, sono affari tuoi” sbottò Reito “Ma, in quel caso, non aspettarti clemenza da parte nostra”.
I suoi occhi divennero lastre di ghiaccio “Non so come, né quando, ma Naraku sparirà dalla faccia della terra. Lui e tutti coloro che lo sostengono”.
“E tu, un mocciosetto del tuo calibro, spera davvero di sconfiggere Naraku?” rise Baiko “Assieme ai tuoi amichetti, magari?”.
“Sì” sibilò Kaori “Sei libero di fare ciò che vuoi, testa rossa. Ma sappi che, dalla tua decisione, dipende la vita della tua tribù”.
Il demone la fissò truce “Abbassa la cresta, mocciosa. Io non prendo ordini da un infimo abominio del tuo calibro”.
Un furioso ruggito si fece largo nel petto di Masaru “Come hai osato definire mia figlia?”.
Fece per avanzare, ma la ragazza lo bloccò, poggiandogli una mano sul petto “Se permetti, ci penso io a farlo tacere”.
Fissò Baiko negli occhi per un lungo istante, sussurrando “Gli farò rimangiare ogni singola parola”.
“Vediamo cosa sai fare, ragazzina” la sfidò lui, alzandosi a sua volta “Coraggio, sono pronto”.
La yasha non se lo fece ripetere e si slanciò a viso aperto contro l’avversario, ma, all’ultimo momento, cambiò direzione e lo attaccò al fianco sinistro.
Il lupo dell’Ovest parò il colpo e cercò di rispedirlo al mittente, ma la giovane si abbassò di scatto, togliendogli il terreno da sotto i piedi.
La morbida pelliccia che le ornava l’armatura si mosse nella brezza, catturando la luce come un buco oscuro.
Baiko riuscì a non battere la schiena contro il suolo e le assestò un poderoso calcio allo stomaco.
La vide digrignare i denti, prima che ripartisse all’attacco con rinnovato vigore, e si preparò ad un nuovo assalto.
Lo evitò facilmente, ma non riuscì a bloccare la ginocchiata che lo colpì in pieno petto.
Cadde nei pressi del pozzo ed un urlo gli sfuggì dalle labbra, quando la barriera spirituale gli provocò una tremenda fitta alla testa.
“Questa me la paghi, dannata!” gridò furioso, caricandola alla stregua di un toro infuriato.
Lei rimase immobile, prima di balzare con eleganza e superarlo, sfruttando la sua schiena come stesse saltando un cavallo ginnico.
Il lupo rosso cadde pesantemente al suolo, ma fu rapido a rialzarsi e contrattaccare, sempre più invaso dalla rabbia.
Incalzò la sua avversaria con una rapida successione di attacchi, mettendola in difficoltà.
Kaori storse il viso quando sentì in bocca il sapore del suo stesso sangue, ma decise di mettere fine a quella pagliacciata.
Quando Baiko la caricò ancora, alzò lentamente la mano davanti a sé, creando uno spesso scudo spirituale.
Un sorrisetto soddisfatto le incurvò le labbra, quando lo sentì impattare violentemente contro la barriera, e si rialzò in piedi.
Il capotribù dell’Ovest rimase a terra, stordito dal colpo imprevisto, e le rivolse uno sguardo infuocato, sibilando “Nazuna… Tu sei imparentata con Nazuna!”.
La vide arcuare un sopracciglio, decisamente sorpresa, e ringhiò “Riconosco l’aura spirituale che ti circonda. E quegli occhi così arroganti”.
Istintivamente, si passò una mano sulla lunga cicatrice che gli solcava la palpebra destra “Devo ringraziare quella strega, se ho questa”.
Lanciò uno sguardo furioso a Fumiyo “Avrei dovuto capirlo quando ho visto te, mezzo-demone. Avrei dovuto capirlo secoli fa”.
“E tu, Masaru” ringhiò disgustato “Unendoti a quella feccia, hai dato vita ad un abominio anche peggiore!”.
Una smorfia di disprezzo gli contrasse il volto, mentre indicava il grembo arrotondato di Fumiyo “Ed un altro sta per venire alla luce”.
“Hai macchiato il puro sangue demoniaco che ti scorre dentro con queste fecce!” urlò inferocito “Ed io non mi alleerò mai con una marmaglia simile! MAI!”.
Incurante del suo gesto, Reito si alzò di scatto e strinse una mano attorno alla gola dell’altro lupo “Rivolgiti di nuovo a lei con quel tono, e ti giuro che sarà l’ultima cosa che farai in vita tua”.
La sua voce era un sibilo letale e Sakura si ritrovò a rabbrividire, intimorita da quello sguardo così gelido.
Anche Kaori deglutì a fatica, temendo le ripercussioni di quella minaccia, che sapeva bene non essere vana.
“Dì la verità, moccioso” ghignò il rosso “Siete tu e quella feccia l’alleanza tra la tribù del Nord e quella del Sud, non è vero?”.
Una risata agghiacciante gli invase la gola “Vi fate guidare dai sentimenti, come degli stolti umani! E non vi rendete conto che andrete dritti incontro alla rovina totale!”.
“Taci, se non vuoi che ti spezzi il collo” lo avvertì Reito, ma Masaru gli poggiò una mano sulla spalla “Non versare sangue inutilmente, ragazzo”.
“Se questa è la sua scelta, noi non possiamo costringerlo” aggiunse il Patriarca “Ma che sappiano. Non avranno pietà, se si alleeranno con Naraku”.
“Avete avuto la vostra occasione e l’avete sprecata” continuò pacato, rivolgendosi ai lupi dell’Ovest “Mi auguro solo che rinsaviate prima che sia troppo tardi”.
“La tribù dell’Est è con voi” esclamò fieramente Koga, avvicinandosi ai due capotribù “Combatteremo per la vita e la libertà”.
Dalla sua tribù si levò un’ovazione di sostegno ed anche le altre due si fecero sentire a gran voce.
Baiko si liberò dalla presa di Reito e sputò a terra con disprezzo “Non ho intenzione di sentire altre idiozie. Andate all’Inferno!”.
Ad un suo cenno, i suoi compagni lo seguirono attraverso la radura, scomparendo in breve tempo nella boscaglia.
“Io ho come l’impressione che sarà l’Inferno a trovare noi” mormorò cupa Kaori “Naraku non ci darà molto tempo per organizzarci”.
“Iniziamo ora” la rassicurò il padre, “Ma temo senza di me” mormorò Sakura, poggiandosi una mano sul ventre.
Yamato divenne pallido come un cencio quando la sentì gemere “Tesoro, non dirmi che…”.
“Ci siamo” sussurrò Fumiyo “Sta per partorire. Dobbiamo trovare un posto tranquillo ed una buona levatrice. Adesso”.
“La venerabile Kaede potrà aiutarci” disse la figlia, indicandole la capanna della sacerdotessa “Andiamo da lei, saprà cosa fare”.
Yamato guardò per un attimo il Patriarca, che annuì “Resta con la tua compagna, ragazzo mio. Noi inizieremo a vedere il da farsi”.
Assieme a Fumiyo, intenta a spiegare alla giovane yasha come respirare per dominare il dolore, il demone sollevò Sakura tra le braccia e si diresse verso la casa della vecchia Kaede.

“Sicura che stia andando tutto bene?” chiese Shippo, ascoltando impensierito le urla che provenivano dalla capanna.
“Shippo, mettere al mondo un bambino non è così semplice” spiegò Kagome “Ma non devi preoccuparti. Kaede è un’ottima levatrice”.
“Quello che mi preoccupa è la reazione della tribù dell’Ovest” sussurrò impensierita “Se si alleano con Naraku… Non voglio neanche pensarci!”.
“Se Baiko è così stupido da farlo, sta’ pur certa che se ne pentirà in fretta” sibilò Kaori con voce letale.
“Il punto è: chi lo farà fuori per primo?” mormorò cupa “Noi, o Naraku?”.
“Adesso abbiamo altro a cui pensare” replicò Reito, fissando la casa della vecchia miko; le grida sembravano non avere fine.
Anche se era fiducioso nella grande esperienza di Kaede, non poteva fare a meno di preoccuparsi.
“Ma perché strilla tanto?” borbottò Inuyasha, appiattendo le orecchie sul capo “Urla come una ferita a morte!”.
L’ookami-youkai gli rifilò una gomitata stizzita, mentre suo fratello rivolgeva un’espressione angosciata all’abitazione.
“Ma vuoi stare zitto?” sibilò furioso “Yamato rischia una crisi di nervi da un momento all’altro. Non c’è bisogno di allarmarlo ulteriormente!”.
Miroku scosse la testa “Inuyasha non sa un bel niente di come viene al mondo un bambino. Per le donne, è un compito gravoso e difficile”.
“Parli come se avessi assistito a qualche parto” commentò Sango, con una nota minacciosa nella voce.
“Non mi fraintendere, Sango” la rassicurò lui “È vero, ho assistito a più di una nascita, ma non per il motivo che credi”.
Il suo bastone dorato tintinnò allegro, mentre camminava sotto le maestose fronde di un albero.
“In alcuni villaggi, le levatrici sono molto care e non tutte le famiglie possono permettersele” spiegò “Ho aiutato alcune donne a mettere al mondo le loro creature. E non è stato facile”.
Kagome rabbrividì appena e si strinse contro Inuyasha, sforzandosi di pensare positivo.
Il suo sguardo prese a seguire i passi ansiosi di Yamato, ma, dopo poco, fu costretta a distogliere lo sguardo.
Le faceva venire il mal di testa, andando avanti ed indietro come una trottola impazzita.
“Se continua così, finirà con lo scavare un solco nel terreno” commentò Reito, osservando la striscia di erba spianata.
Un improvviso urlo, più acuto dei precedenti, rieccheggiò nell’aria, calamitando i loro sguardi.
“Coraggio, Sakura” esclamò Fumiyo, dall’interno della casa, “Ci sei quasi! Ancora un’ultima spinta! Forza!”.
La ragazza gridò ancora più forte, utilizzando tutte le energie che le erano rimaste, ed un lieve vagito si fece largo nel silenzio che era calato sul villaggio.
Dopo poco, quel vagito divenne un pianto acuto e Kaede si affacciò dalla porta, sorridendo “Il padre può entrare. Purché resti calmo… e cosciente”.
“Non vorrà spaventare suo figlio al primo sguardo” commentò ridendo “Coraggio, giovanotto! Sorridi, il cielo ti ha fatto un grande dono”.
In effetti, Yamato sembrava sul punto di perdere i sensi e fu con passo mal fermo che si avviò verso la capanna.
“Congratulazioni!” gli gridò dietro Kaori, sorridendo sollevata; per fortuna, tutto si era risolto per il meglio.
Appoggiò il capo contro la spalla di Reito, ridendo “E congratulazioni anche a te, zietto. Adesso hai un bel nipotino”.
Il giovane sorrise nervosamente, chiedendosi per un fugace istante come si sarebbe sentito se, in quella casa, ci fosse stata proprio Kaori.
A quel pensiero, le guance gli presero letteralmente fuoco e pregò i Kami affinché gli altri non se ne accorgessero.
Miroku avrebbe dato fondo al suo peggior repertorio di battutine e lui non ci teneva affatto ad ascoltarlo.
Alla fine di quel movimentato pomeriggio, il piccolo Iroshi fu ufficialmente presentato alla tribù ed il Patriarca sorrise compiaciuto.
Vedere la nascata di una creatura era sempre una gioia immensa.
“Una nuova vita è arrivata tra noi” proclamò solenne “E sarà nostro compito allevare al meglio questo piccolo. Che tu sia benvenuto, Iroshi”.
I componenti della tribù si lanciarono in grida esultanti e congratulazioni a non finire, mentre il piccolo li fissava con i suoi occhioni chiari, decisamente confuso.
Sakura lo strinse delicatamente, rivolgendogli uno sguardo colmo d’amore, ed un sorriso le incurvò le labbra quando il compagno l’abbracciò da dietro.
Non poteva essere più felice.
Ayame non stava più in sé dalla contentezza e non la smetteva più di dire quanto fosse bello quel cucciolo.
“È semplicemente adorabile” mormorò entusiasta, stringendosi a Koga “Non vedo l’ora di diventare mamma anch’io!”.
Il ragazzo la fissò basito per qualche istante, prima di diventare scarlatto come i capelli della sua compagna, causando le risate dei suoi amici.
“Sento che diventerà un grande guerriero” sussurrò Reito, dando una pacca al fratello “Specie se prenderà la vostra grinta”.
“Allora, non oso pensare a come sarà tuo figlio, fratellino” sogghignò l’altro “Con la madre che si ritroverà, sarà sicuramente una forza della natura”.
Il suo sorriso si allargò nel vedere il viso del giovane farsi letteralmente paonazzo e gli strinse un braccio attorno al collo, sfregandogli le nocche sulla testa.
“Yamato!” sbraitò l’altro, non appena riuscì a riprendere fiato “Ma cosa ti dice la testa, si può sapere?”.
Lo vide ridacchiare allegro e sospirò affranto; era proprio un caso perso…
Un sorriso accondiscendente gli incurvò le labbra e scosse lievemente il capo “Mi sa tanto che le cose diventeranno molto più movimentate, d’ora in poi”.
“Puoi ben dirlo” mormorò Inuyasha “Godiamoci questi momenti di calma, prima che si scateni la tempesta”.
Il suo sguardo si focalizzò su un vecchio salice, a poche centinaia di metri dal pozzo mangia-ossa “Qualcosa è già pronto a scatenarsi, lo sento”.
Kagome e Kaori deglutirono a vuoto nel sentire un’improvvisa forza spirituale innalzarsi da quel luogo; era potente e piena di rancore.
Qualcosa di grave stava per accadere e loro non avevano la minima idea di cosa fare.

ecco qui, anke questo capitolo è andato. vi avverto fin d'ora, ragazzi. ora ke ricomincerò l'anno scolastico, avrò ben poke possibilità di scrivere e recensire le vostre storie. purtroppo, quest'anno ho la maturità ed il mastino di casa non mi permetterà troppo svago :'-( io farò tutto il possibile x non lasciarvi troppo tempo in attesa, ma vi prego, siate pazienti. mi affido alla vostra clemenza...
augurandomi ke il capitolo vi sia piaciuto, vi saluto con un grosso bacio. ah, un'ultima cosa. fate attenzione alle parole di Nazuna, xkè ha ragione da vendere. presto, i nostri amici saranno risucchiati nell'okkio del ciclone.. un ciclone dagli okki rossi e oscuri disegni nella mente subdola. bacioni a tutti! vostra Alys93

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** L'anima errante di Hiroe ***


Eccomi di nuovo tra voi, gente!!! XD sn tornata a tempo di record, credo! lo so, lo so, devo ancora aggiornare "Io non mi arrendo!" ma il nuovo capitolo mi sta dando + problemi del preisto. O.o spero di riuscire a concluderlo presto... X ora, godetevi quest'altra avventura. mi auguro ke vi piaccia 

Capitolo 41: L’anima errante di Hiroe    

“Quest’aura spirituale non mi piace. Per niente” mormorò Kagome, fissando l’oscura voragine formatasi ai piedi del salice.
Era apparsa appena poche ore dopo la partenza delle tribù di lupi, riunitesi per creare una solida alleanza con cui fronteggiare Naraku, ed andava aumentando di minuto in minuto.
“Cos’ha di così strano?” chiese Shippo, ondeggiando sulla spalla del monaco “Oltre il fatto di far stare male tutti i demoni nel raggio di dieci metri?”.
“È carica di rancore” sussurrò Kaori, appoggiandosi ad una roccia per combattere i giramenti di testa “C’è molta rabbia… E dolore”.
Un brivido le percorse la schiena “Chiunque la stia emanando, ha vissuto una vita che le ha riservato ben poco affetto”.
Chiuse gli occhi, tremando come una foglia per le sensazioni che l’attraversavano “O è morto di una morta violenta e brutale”.
“Come, ha vissuto?” mormorò Sango, decisamente confusa e preoccupata “Volete dire che questa… è l’aura di un morto?”.
Gli sguardi cupi delle amiche confermarono i suoi sospetti e la sterminatrice sentì i capelli drizzarsi sulla nuca.
Possibile che uno spirito potesse emettere un’energia spirituale tanto intensa?
Malgrado il terribile mal di testa che lo attanagliava, Reito dovette ammettere che era più che probabile.
Lui stesso aveva avvertito l’immenso potere di Nazuna, la bis-nonna di Kaori, quando l’aveva incontrata pochi giorni prima.
Eppure, l’anziana sacerdotessa era deceduta da quasi quattrocento anni…
Con una smorfia, riprese a massaggiarsi le tempie, descrivendo piccoli cerchi in senso orario.
Un piccolo trucco che gli aveva insegnato la sua compagna per combattere l’emicrania; peccato che, con quell’aura sacra nell’aria, non sortisse molto effetto.
“Cosa possiamo fare?” chiese Inuyasha, passandosi nervosamente una mano sulla nuca per scacciare quelle spiacevoli sensazioni.
In quanto mezzo-demone, soffriva molto meno gli effetti di quell’energia, rispetto a Shippo o Reito, ma questo non voleva dire che fosse nel pieno delle sue facoltà.
Si sentiva attraversato da continui brividi gelidi, come se avesse la febbre alta, e la testa gli pesava come un macigno.
“Dobbiamo capire chi emette quest’aura spirituale” disse Kagome, infilando le dita tra i capelli “Ma come?”.
“Possiamo fare solo una cosa” sussurrò Miroku, con un’espressione così seria da farla tremare “Tornare alla Grotta degli Spiriti”.
“Credi che gli spiriti possano davvero aiutarci?” chiese Sango, ricordando impensierita la precedente visita a quella caverna secolare.
“È l’unica alternativa che abbiamo” rispose il monaco “Solo dei morti possono capire i propri simili…”.
“Ma non possiamo lasciare che la voragine si espanda!” esclamò Kaori “Questo buco s’ingrandisce ogni minuto che passa!”.
Un brivido di terrore le percorse la schiena, mentre fissava il vuoto che si andava estendendo attorno al salice.
L’albero secolare sembrava sospeso su di un burrone senza fondo e quell’ombra oscura andava espandendosi, creando il terribile effetto di fluttuare nel nulla.
“Dobbiamo contrastare quest’energia” aggiunse cupa “O finirà per inghiottire tutto quanto”.
Miroku annuì, comprendendo quello che stava dicendo, “Allora, io e te resteremo qui, mentre gli altri andranno nella Grotta”.
“Perché voi?” chiese Shippo “Noi non conosciamo bene quei simboli incisi sulle pareti! Ci perderemo!”.
“Shippo, l’ultima volta siamo entrati nella Grotta lasciandoci alle spalle dei fili colorati” rammentò la yasha “Farete così anche stavolta”.
Si passò una mano sulla fronte, cercando di ricordare dove avesse conservato i grossi gomitoli utilizzati allora, finché non emise un sospiro.
“Kagome, devi tornare momentaneamente a casa mia” disse infine “Ho lasciato i gomitoli nel fondo del mio armadio”.
La miko annuì e corse rapidamente verso il pozzo, attraversando la barriera temporale e ritornando nella sua epoca d’origine.
Quello che vide una volta uscita dal pozzo non le piacque per niente e, con un brivido che le percorreva la schiena, corse a casa dell’amica.
Quando ritornò dagli altri, aveva la fronte imperlata di sudore freddo ed il viso così pallido che sembrava sul punto di svenire.
“Kagome!” esclamò Inuyasha, sostenendola per impedire che cadesse “Cos’è successo? Perché sei così spaventata?”.
“Non è solo qui” sussurrò la ragazza “Questa voragine è apparsa anche dall’altra parte! E sta inghiottendo tutto”.
“La situazione è più grave del previsto” mormorò Kaori, sforzandosi di mantenere la concentrazione sullo scudo protettivo.
Lei e Miroku si stavano mettendo d’impegno per contenere quell’orribile buco nero, sfruttando le proprie barriere per impedire che avanzasse ancora.
Ma quella dannata energia spirituale torturava la mente della yasha con la forza di un martello pneumatico.
Era come se quella marea di agonia cercasse il modo di penetrarle dentro, d’invaderla e trascinarla con sé.
La giovane strinse furiosamente i denti per resistere alle scariche di dolore che l’attraversavano, ma un improvviso gemito si fece largo nella sua gola.
“Kaori!” sussurrò Reito, correndole accanto “Cosa c’è? Cosa ti sta succedendo?”, “Basta!” implorò lei, tenendosi la testa tra le mani “Smettila, ti prego!”.
Si accasciò su un fianco, continuando a stringersi il capo come se minacciasse di scoppiarle da un momento all’altro.
“Basta!” urlò a stento “Perché sei così furiosa? Cosa vuoi da me? Dannazione, smettila!”.
Lo youkai la prese tra le braccia, allontanandola dal baratro oscuro in cui rischiava di cadere, e la strinse a sé.
“Ma con chi ce l’ha?” chiese Shippo “Con lo spirito del morto?”, “Credo di sì, piccolo Shippo” sussurrò Kagome.
Poggiò una mano sulla fronte dell’amica per aiutarla a lenire il dolore, poi domandò "Mi sbaglio, oppure ha detto che è furiosa? Che sia lo spirito di una donna?”.
“Non un donna qualunque” commentò Sango “Forse, una sacerdotessa. Altrimenti, non mi spiego la potenza della sua aura”.
“È Hiroe” sibilò Kaori, gemendo di nuovo “So che è assurdo, ma so per certo che è lei! Questa è la forza spirituale di mia nonna!”.
Un silenzio preoccupato calò sul gruppo, mentre i componenti si chiedevano come fosse possibile una cosa del genere.
“In effetti, quest’energia sacra è molto simile a quella di Kaori e Fumiyo” mormorò Miroku “La cosa potrebbe avere senso”.
“Ma… Non è Nazuna, sua nonna?” chiese Inuyasha, alquanto perplesso “L’ha sempre chiamata nonna, per quello che ho sentito”.
“Hiroe è la madre di Fumiyo” spiegò Kagome “E, quindi, la nonna di Kaori. Nazuna era sua madre”.
L’hanyou aggrottò la fronte “Anche Hiroe era diventata una sacerdotessa, come sua madre?”.
“No, lei non seppe mai che Nazuna era la sua vera madre. Credeva fosse una zia” spiegò Kaori.
Prese un profondo respiro per tenere a bada il dolore e continuò “Era giovane, quando conobbe mio nonno, Noriaki, e generò mia madre…”.
“Fu uccisa dagli abitanti del suo villaggio, perché aveva messo al mondo un mezzo-demone” sussurrò a stento “Morì per salvare mia madre”.
“Allora, perché non ha raggiunto gli altri spiriti nell’Aldilà?” chiese Sango “Sono passati quattro secoli dalla sua scomparsa!”.
“Forse ha qualcosa in sospeso, o qualcuno la tiene prigioniera qui” propose Miroku “È l’unica spiegazione che riesco a darmi”.
Vide l’amica alzarsi a fatica e la fissò perplesso “Dove stai andando, Kaori? Hai una pessima cera”.
“Alla Grotta degli Spiriti” replicò la ragazza “Ho bisogno di parlare con Nazuna-sama. Lei saprà spiegarmi il perché del dolore che permea l’animo di sua figlia”.
Prese un profondo respiro per scacciare il dolore e disse “Tu e Kagome cercate di tenere a bada la voragine”.
“Hiroe voleva me, ma non so il motivo” sussurrò flebile “Devo capire cosa posso fare per fermarla… Devo andare”.
“Ti accompagno” disse Reito, seguendola attraverso la verdeggiante pianura che conduceva alla Grotta.
Quella situazione non gli piaceva, non gli piaceva per niente… ma dovevano fare qualcosa, prima che quel buco s’ingrandisse troppo.
Si augurò che i suoi amici riuscissero a contenere la sua espansione, mentre loro cercavano una soluzione per lo spirito tormentato di Hiroe.
Una volta giunti davanti alla caverna Kaori afferrò un grosso masso e prese ad annodare frettolosamente un capo del filo alla roccia.
I suoi movimenti erano faticosi e dettati dalla paura e non si rese conto di aver iniziato a correre nei cunicoli senza essersi assicurata che il filo fosse ben saldo al masso.
Reito strinse il nodo appena in tempo, prima che si sfilasse dal buco, e corse dietro la compagna.
“Sei sicura che sia questa, la giusta direzione?” le chiese preoccupato, osservando le varie diramazioni del tunnel principale.
“Sì, percepisco l’aura della mia bis-nonna” rispose la giovane, prima di svoltare a destra “Di qua!”.
Una sagoma scura apparve improvvisamente davanti a loro ed entrambi si fermarono di colpo, tesi come corde di violino.
“Chi sei?” chiese lo youkai “Fatti vedere”, “Quanta impazienza!” ribatté una voce maschile “Senti un po’, giovanotto. Cosa ti spinge nei meandri di questa grotta sacra?”.
Lo spirito si avvicinò lentamente, rivelando una chioma nera come la notte ed uno sguardo altrettanto profondo, nonostante fosse di un intenso grigio caldo.
Il suo sguardo si concentrò su Kaori, che respirava a fatica, attraversata com’era dalla rabbia di Hiroe.
“Fumiyo?!” sussurrò incredulo “Cosa ci fai qui, figlia mia? E vestita in quella maniera così assurda, perdipiù!”.
La ragazza alzò lo sguardo, sorpresa “Tu… Voi siete Noriaki?”, “Cos’è? Non riconosci tuo padre, ragazzina?”.
La vide trattenersi dal sorridere, mentre diceva  “Tra tutti i modi che esistono per incontrare i parenti, non mi sarei mai aspettata di conoscere mio nonno in questo modo”.
Noriaki sgranò gli occhi “Tu.. Tu sei la figlia di Fumiyo? Mia.. mia nipote?”, “Sì, il mio nome è Kaori e lui è Reito, il mio compagno”.
Lo spirito si avvicinò appena “Questa è una sorpresa del tutto inaspettata… Quando ho lasciato il mondo dei vivi, mia figlia non aveva ancora scelto un compagno”.
“La riunione familiare la facciamo un’altra volta, magari” mormorò la nipote “Ho assoluto bisogno di parlare con Nazuna-sama”.
Un groppo le occluse la gola e faticò a mandarlo via “Si tratta dello spirito di Hiroe… Ha creato una voragine che sta inghiottendo ogni cosa”.
Noriaki si adombrò di colpo “Qualcosa la tiene prigioniera nel vostro mondo… Sono trecento anni che l’aspetto”.
Reito percepì il dolore e l’apprensione provate dallo spirito e comprese quelle sensazioni come se fosse lui a provarle.
Era terribile.
Trecento anni passati ad attendere l’anima delle propria amata, che invece non riusciva a raggiungerlo.
Quel dolore era assolutamente indescrivibile.
“Si sta aprendo uno squarcio tra il vostro mondo e l’Aldilà” mormorò una voce dietro di loro “E la cosa peggiore è che non si trova in quest’epoca”.
“Nazuna-sama!” esclamò Kaori “La voragine è apparsa da qualche ora. Kagome e Miroku stanno cercando di contenerla, ma si sta creando anche dall’altra parte del pozzo!”.
Uno sguardo spaventato le apparve in volto “Cosa possiamo fare? Come possiamo aiutare lo spirito di Hiroe a tornare nel luogo a cui appartiene?”.
“Devi trovare la fonte del suo potere” disse la sacerdotessa “E, forse, si trova proprio oltre la barriera del pozzo”.
I suoi occhi erano colmi d’apprensione “Devi trovare il modo di spezzare le catene che la imprigionano, o entrambe le epoche svaniranno”.
“Allora, devo andare dall’altra parte” sussurrò la giovane “Non posso restare qui, mentre mia nonna soffre in maniera così atroce”.
Una lacrima di rabbia le percorse la guancia “Quello che ha passato in vita è già sufficiente. Ha il diritto di riposare in pace, accanto a chi ama!”.
Noriaki le rivolse un’occhiata colma d’ammirazione “Sei davvero determinata, Kaori. Ma sei sicura di potercela fare?”.
Lo sguardo deciso che gli rivolse la nipote lo convinse delle sue capacità ed un leggero sorriso gli apparve in volto.
Gli ricordava così tanto la sua amata Hiroe… e la sua piccola Fumiyo.
Quella determinazione ferrea era un tratto che aveva attraversato intere generazioni e non si stupiva affatto che quella ragazza fosse pronta a tutto, pur di liberare lo spirito di sua nonna.
“Devi portare con te il tuo compagno” sussurrò di colpo, lanciando un’occhiata a Reito “Si è avvicinato troppo alla barriera oscura”.
Solo il quel momento, la ragazza si accorse che lo youkai era pallido come un cencio e faticava a rimanere in piedi.
“Reito!” esclamò spaventata “Reito, cosa ti succede?”, “L’energia spirituale di Hiroe lo ha colpito come una malattia” mormorò Nazuna.
“Devi portarlo alla fonte del potere ed usare la tua energia per purificare il suo corpo, o sarà troppo tardi” disse cupa “Non hai molto tempo”.
La yasha sbiancò di colpo “Purificarlo? Ma così lo ucciderei di certo!”, “Fidati del tuo istinto, ragazza mia” rispose la sacerdotessa “Saprà guidarti in ogni situazione”.
Kaori deglutì a vuoto, cercando di scacciare la sensazione di panico che le attanagliava lo stomaco. Doveva pur esserci un altro modo… O la sua bis-nonna aveva ragione?
Doveva lasciarsi guidare dall’istinto, non c’era tempo per i se o per i ma.
Doveva agire, e subito!
Prese il viso del giovane tra le mani e sussurrò “Sta’ tranquillo. Non ti lascerò andare. Costi quel che costi!”.
“Lo so, mi fido di te” mormorò lui, sforzandosi di sorridere “Cercherò di non rallentarti troppo, ma ammetto che la testa mi gira…”.
Quel tentativo di rasserenarla la intenerì ed un leggero sorriso le incurvò le labbra “Allora, andiamo”.
Si passò un suo braccio attorno alle spalle ed iniziò a dirigersi verso l’uscita, quando la sua bis-nonna la richiamò.
“All’inizio, Hiroe potrebbe non ascoltarti” l’avvertì “Il dolore potrebbe averla accecata. Sta’ attenta”.
Lei annuì decisa, sussurrando “Riporterò Hiroe da voi, lo prometto. La libererò dal dolore, in un modo o nell’altro”.

Inuyasha drizzò le orecchie nel sentire gli amici avvicinarsi e si mosse per raggiungerli, ma si bloccò di colpo nel vedere Reito camminare faticosamente.
“Che diavolo è successo?” chiese allarmato “Kaori, cosa ti ha detto Nazuna? E che ha Reito?”.
“Si è avvicinato troppo alla voragine e.. l’energia spirituale di mia nonna lo ha come contagiato…” sussurrò lei.
Spiegò frettolosamente la situazione agli amici, che inorridirono nell’apprendere che sia l’epoca di Kagome che la loro rischiavano di sparire per sempre.
“Devo andare dall’altra parte con Reito” concluse la yasha “Trovare Hiroe e liberarla dalle catene che le impediscono di trovare la pace”.
Un’ombra di apprensione le attraversò il volto “E non ho molto tempo a disposizione”.
“Voi cercate di tenere a bada la voragine il più possibile” disse cupa “Io vado a cercare mia nonna”.
“Ma se la voragine ed i poteri di Hiroe influiscono anche sull’epoca moderna, tu e Reito non potrete muovervi come vorreste” le fece notare Kagome.
“Un modo lo troverò, sta’ tranquilla” replicò l’altra, dirigendosi verso il pozzo “Voi cercate di bloccare quel buco, intesi?”.
Senza attendere la risposta, si gettò all’interno della struttura, seguita a ruota dal lupo bianco.
In pochi istanti, si ritrovarono nell’epoca moderna e la giovane dovette portarsi una mano alla tempia per trattenere i capogiri.
Kagome aveva ragione, da quella parte era anche peggio!
Digrignando i denti, uscì rapidamente nell’ampio cortile ed iniziò a scrutare l’orizzonte, cercando il punto d’origine di quell’aura spirituale.
Il suo sguardo si focalizzò a Nord-Est, su uno dei più grandi palazzi di tutta Tokyo.
“La stazione televisiva” sussurrò incredula “Accidenti, Hiroe è più lontana di quanto sperassi! Come diavolo la raggiungiamo in poco tempo?”.
Reito fissò la voragine che si andava espandendo in tutta la zona e sussurrò “Dobbiamo sbrigarci, prima che sia troppo tardi”.
Un violento giramento di testa lo costrinse in ginocchio e serrò le labbra, cercando di reprimere i gemiti di dolore.
La situazione stava sensibilmente peggiorando e non aveva la minima idea di quanto avrebbe potuto resistere.
Di colpo, un’ondata di debolezza lo travolse e quasi non si rese conto di essersi trasformato in un umano.
Quell’energia purificante lo stava mettendo in condizioni tali da non poter muovere neanche un muscolo, ma doveva resistere.
Non poteva lasciarsi andare, per nessun motivo, o tutto sarebbe finito.
Avvertendo la stessa sensazione, Kaori si voltò verso di lui e ringhiò “In questo modo, saremo ulteriormente rallentati! Hiroe, ma perché?! Perché ti accanisci così?”.
Aiutò il compagno a rimettersi in piedi e lo giudò verso le scale, mormorando “Coraggio, ci basterà trovare un mezzo. Un mezzo qualunque… Ce la possiamo fare”.
A fatica, raggiunsero la base della lunga scalinata ed iniziarono a dirigersi verso il centro cittadino, incuranti degli sguardi attoniti dei passanti.
La yasha sapeva che erano gli abiti di Reito ad attirare l’attenzione, ma non poteva permettersi il minimo contrattempo.
Che li fissassero pure, aveva ben altro a cui pensare.
Quando raggiunse una delle piazze principali, si guardò freneticamente intorno alla ricerca di un taxi o di un autobus, ma senza esito.
Fu una voce alquanto familiare ad attirare la sua attenzione ed un ringhio sordo minacciò di sfuggirle dalle labbra, quando vide Takeru sorriderle con aria divertita.
“Ehi, Shibuja!” la chiamò ironico “Dì un po’, dove li ha trovati quegli abiti, il tuo damerino? In un cassonetto?”.
“Oppure ad una festa in maschera?” aggiunse, con una nota sarcastica nella voce “Non è un po’ presto per ubriacarsi in quel modo?”.
Una risata gli invase la gola mentre si appoggiava alla fiancata della sua auto scura e fu su quella che la giovane concentrò la sua attenzione.
“Proprio quello che mi serviva” sussurrò, spingendo da parte Nagai ed assicurandosi che le chiavi fossero nel quadro.
“Ehi, ma che diamine stai facendo?” esclamò il ragazzo, vedendola salire nella sua auto con quell’idiota dai capelli argentati “Esci immediatamente da lì!”.
“Te la riporto dopo. Ora levati di torno, idiota” sibilò rabbiosa la demone lupo, girando le chiavi e mettendo in moto il mezzo.
Prima che Takeru potesse aggiungere altro, ingranò la seconda e svoltò verso il centro, cercando la via più rapida per raggiungere la stazione televisiva.
Doveva assolutamente sbrigarsi!
Reito si aggrappò al sedile con tutte le proprie forze, spaventato dal ruggito del motore “Ma che diavoleria è mai questa?”.
“È un’automobile” ribatté l’altra, aiutandolo a sedersi correttamente “Tira quella corda piatta e nera ed infila la parte metallica in questo buco, dai”.
Dopo qualche tentativo, lo youkai riuscì ad infilarsi la cintura di sicurezza e rimase a fissare la città sfilargli davanti, attraverso il parabrezza.
“Assurdo” mormorò “Vedo tutto alla perfezione, eppure il vento non mi colpisce la faccia. Com’è possibile?”.
Vide la ragazza picchiettare le nocche su una lastra simile a ghiaccio, dicendo “Per via del vetro. Ora calmati, devo capire dove andare”.
“Ma tu lo sai guidare uno di questi cosi?” chiese impensierito, vedendola armeggiare con una leva posta tra i sedili ed una strana ruota davanti a lei.
“Non proprio” ammise Kaori “Non ho la patente, cioè il permesso per guidare un’auto, ma mio padre mi ha insegnato le basi”.
Gli lanciò un fugace sguardo, vedendolo sbiancare ulteriormente a quella frase, e tornò a concentrarsi sulla strada.
Papà, devo proprio benedirti mormorò tra sé, sterzando di colpo per evitare un’altra auto Anche se non oso immaginare la fatica che hai fatto per imparare a muoverti in quest’epoca!.
I suoi piedi si muovevano in continuazione, tra frizione, acceleratore e freno, ma non era facile controllare la macchina.
Quella era decisamente più grossa e complessa della vecchia Toyota su cui aveva imparato i concetti basilari e dovette riconoscere che la strada era tutta un’altra cosa.
S’infilò rapidamente in uno stretto vicolo e prese a lottare con il volante, sforzandosi di non colpire i cassonetti ed i rari passanti.
Nonostante i suoi sforzi, si lasciò dietro una serie di bidoni abbattuti e le strilla di alcune persone, sfuggite per un pelo alle ruote del mezzo.
Beh, almeno la multa la prenderà Nagai e non io commentò divertita, decisa a non ascoltare le esclamazioni spaventate del ragazzo al suo fianco.
Dire che era terrorizzato era poco, ma non lo biasimava.
Lei stessa si rendeva conto di guidare come un’evasa dal manicomio!
Una volta tornata sulla strada principale, ignorò il semaforo rosso e premette nervosamente l’acceleratore, sfiorando il limite di velocità.
Mancavano poche centinaia di metri alla stazione televisiva e sentì la forza di Hiroe aumentare sempre di più.
Accidenti, di quel passo non sarebbero mai riusciti ad arrivare fino in cima al palazzo!
Sentiva Reito respirare a fatica accanto a lei e si ritrovò a pregare i Kami, affinché l’aiutassero.
Non poteva mollare proprio ora, dannazione!
Si fermò bruscamente davanti all’immenso edificio e scese rapida, aiutando anche il giovane a liberarsi della cintura di sicurezza.
Lo prese per mano e lo guidò all’interno del palazzo, evitando abilmente le guardie addette alla sicurezza.
“Qualcosa mi dice che non potremmo entrare così” mormorò il giovane, seguendola a fatica in mezzo ad un labirinto di corridoi.
“No, ma non farci caso. Ora dobbiamo trovare un ascensore” replicò la yasha, “Un cosa?”.
Improvvisamente, il ragazzo si ritrovò davanti ad una parete mobile, che rivelò uno stretto ambiente provvisto di una serie di cerchi luminosi.
La compagna lo spinse dentro senza troppi complimenti e premette il pulsante in cima a tutto, dicendo “Ci toccherà comunque salire due rampe di scale, pensi di farcela?”.
“Credo di sì” sussurrò flebile “Ma non so per quanto riuscirò a restare in piedi… Mi sento sempre peggio”.
Non avrebbe voluto dirglielo per non preoccuparla ulteriormente, ma non poteva negare l’evidenza.
Quella forza spirituale lo stava letteralmente uccidendo.
Kaori lo fece sedere su fondo dell’ascensore e gli fece poggiare il capo contro il proprio petto.
“Forza, possiamo farcela” sussurrò determinata “Ormai manca poco. Possiamo farcela”.
Quando la gabbia metallica si fermò con uno squillo acuto, la ragazza si diresse verso una stretta rampa di scale.
Ogni gradino le costava una grande fatica, ma non era assolutamente intenzionata ad arrendersi.
Sfondò la porta con un calcio ed avanzò sulla grande terrazza, cercando l’epicentro del potere di Hiroe.
Una sfera verde scuro, grossa almeno quanto lei, apparve davanti ai suoi occhi e fu sicura di scorgervi una figura umana all’interno.
Da quel punto, partiva una sorta di filo nerastro, che andava in direzione del pozzo ed era da lì che partiva la voragine.
Doveva sbrigarsi!
“Hiroe!” urlò, avanzando verso la sfera luminescente “Hiroe, fermati! Ti prego, basta!”.
Una scarica di dolore la colpì come un fulmine, facendola cadere in ginocchio “Sta’ lontano, ragazzina”.
Reito sgranò gli occhi nel vedere lo sguardo di quella donna; era il ritratto della disperazione.
Non sapeva cos’avesse passato di così terribile per mostrare una tale agonia sul volto candido, ma dovevano trovare il modo di fermarla.
“Ti prego, ascoltaci!” la implorò, avanzando a fatica verso la giovane yasha “Siamo qui per aiutarti!”.
“Non ascolterò nessuno” replicò freddamente Hiroe “Ciò che mi hanno fatto è stato troppo doloroso. Non immagini quello che ho subito”.
Un’ondata di agonia colpì il giovane, che urlò come non aveva mai fatto in tutta la sua vita.
Incapace di reagire, si accasciò al suolo, sentendo le forze scemare sempre di più; faticava a tenere gli occhi aperti ed il respiro divenne affannoso.
“No, Reito!” sussurrò Kaori, terrorizzata all’idea di perderlo “Resisti! Tieni gli occhi aperti, mi hai sentito? Resta sveglio!”.
Lui annuì appena e le fece cenno di continuare “Fermala… prima che sia troppo tardi”.
Sentì le sue mani accarezzargli il volto e sorrise debolmente “Coraggio, dimostrale che siete… della stessa pasta”.
La demone lupo annuì e si voltò verso la sua antenata, dicendo “Fermati, Hiroe. Così non rimedierai a quello che ti è successo”.
“Tu non hai idea di quanto abbia sofferto, ragazzina” sibilò la donna, senza smettere di fissare la voragine davanti a sé.
“Allora permetterai al dolore di abbatterti, facendoti dimenticare ciò che hai avuto di bello nella vita?” le chiese l’altra.
Una strana calma la invase, scacciando in un angolo l’apprensione e la paura; sapeva cosa doveva fare.
Si fece avanti, ignorando volutamente le scariche di potere spirituale che minacciavano di ferirla.
Negli occhi verdi le brillava una scintilla di determinazione, chiaro segno che non si sarebbe arresa tanto facilmente.
“Puoi creare tutti gli scudi che vuoi, puoi anche riempirmi con il tuo dolore, ma sappi che non mi fermerò” sussurrò decisa.
Continuò a camminare imperterrita, senza curarsi delle saette verdi che le balenavano intorno.
I suoi passi rimbombavano contro le piastrelle della terrazza, fondendo il proprio suono con quello crepitante dei fulmini.
Non le importava di niente, se non della grande sfera che aveva davanti.
Hiroe doveva ascoltarla e lo avrebbe fatto, volente o nolente.
I suoi poteri vennero rapidamente a galla, illuminandole lo sguardo e creando una cupola protettiva attorno al suo corpo, permettendole di penetrare la barriera della donna.
Questa la fissò incredula, mormorando “È impossible… Solo una mia consanguinea potrebbe avvicinarsi così tanto senza rimanere uccisa!”.
Quando incontrò i suoi occhi verdi, così simili ai propri, rimase in silenzio per diversi istanti, prima che sussurrasse “Non puoi essere…”.
“No. Non sono tua figlia, Hiroe” sussurrò la giovane “Sono tua nipote Kaori. La figlia della tua Fumiyo. La stessa Fumiyo che tu hai difeso a costo della vita”.
Una lacrima di rabbia solcò la guancia perlacea di Hiroe “Allora… La mia bambina ce l’ha fatta. È sopravvissuta”.
“Sì, grazie all’amore di sua nonna ed alle cure di suo padre” mormorò Kaori, continuando ad avanzare.
Ormai, solo pochi metri la separavano dallo spirito di sua nonna e riusciva a percepire le catene d’angoscia e dolore che la tenevano prigioniera.
Non sapeva perché quelle catene avessero scatenato solo allora il loro potere, ma sapeva che doveva trovare il modo per spezzarle.
“Nazuna l’ha tenuta con sé fino all’ultimo dei suoi giorni, poi l’ha affidata al padre” continuò imperterrita “E Noriaki l’ha condotta alla sua tribù”.
“Le ha insegnato tutto quello che doveva sapere per sopravvivere” aggiunse “Donandole l’amore di un padre disposto anche ad essere esiliato dai suoi stessi simili, pur di tenerla con sé”.
Hiroe sembrava sul punto di crollare su se stessa “Il mio Noriaki… Ha amato la sua creatura, non l’ha rinnegata”.
“No, al contrario” ribatté Kaori “E ti aspetta, Hiroe. Da trecento anni, il suo spirito non si dà pace, perché non riesce a starti accanto”.
Finalmente, riuscì a prendere una mano della donna e la strinse tra le proprie “Pensa a ciò che la vita ti ha donato di bello e di prezioso. Aggrappati a quei ricordi”.
La vide sforzarsi per trattenere le lacrime e capì che doveva continuare a parlarle, doveva convincerla che i Kami le avevano donato anche la gioia e non solo il dolore.
“Ripensa ai giorni passati con tua madre, la donna che ti ha amato più di chiunque altro” sussurrò flebile “Pensa al suo sorriso ed alla sua gioia di vivere”.
“Mia madre morì dandomi alla luce” sussurrò Hiroe “Fui allevata da mia zia…”, “Nazuna era tua madre. Mentì per proteggerti”.
Quella frase colpì lo spirito come una secchiata d’acqua gelida “No.. Non può essere. Mi ha sempre detto che ero sua nipote…”.
“Non poteva rivelarti la verità, perché saresti stata in pericolo” spiegò la nipote “Ed ha sofferto per questo. Per non averti mai potuto rivelare chi fosse in realtà”.
“Ti è sempre stata accanto” continuò “Anche quando ti sei innamorata di un demone, quando chiunque altro ti avrebbe abbandonata”.
“Non posso crederci. Lei minacciava Noriaki… Gli diceva di starmi lontano” sussurrò Hiroe “Ma lui mi amava ed ha rischiato la vita pur di starmi accanto”.
Comprendendo che le sue parole la stavano facendo ragionare, Kaori sorrise caldamente allo spirito di sua nonna.
“Sì, ti ha amato moltissimo e continua a farlo tutt’ora…” sussurrò “Così come Nazuna… E tua figlia”.
Non si accorse delle lacrime che le stavano rigando il volto finché una di esse non le cadde sulle mani, ma non si fermò.
“Ancora oggi, mia madre ripensa a te con nostalgia” mormorò dolcemente “Non fa che ripetermi che eri una donna forte e coraggiosa. Che sei andata incontro alla morte, pur di salvarla”.
“La mia bambina” singhiozzò Hiroe, portandosi le mani al viso “La mia piccola Fumiyo… Cosa darei, pur di rivederla. Anche solo una volta”.
“Era così piccola, quando mi strapparono a lei” sussurrò tra le lacrime “È dovuta crescere senza di me, eppure… Dev’essere diventata una donna stupenda”.
“La vita non dev’essere stata semplice per lei” aggiunse a stento “Non con entrambe le razze che la disprezzano… Come ha fatto a non lasciarsi andare?”.
“Pensando al coraggio con cui sua madre aveva affrontato il proprio destino” sussurrò Kaori “Cercando di essere forte come te”.
Le strinse maggiormente le mani, continuando “Questa forza, che ha ereditato da te e tua madre, le ha permesso di andare avanti. Le ha dato il coraggio di amare tutto ciò che le veniva concesso…”.
Un singhiozzo le impedì di continuare, ma si costrinse a mantenere il controllo delle proprie emozioni.
Doveva infondere la propria forza d’animo a quella donna, doveva permetterle di tornare libera.
“Aggrappati ai tuoi ricordi felici, Hiroe. Liberati dalle catene dell’odio e del dolore” sussurrò con un filo di voce “Torna libera”.
Di colpo, davanti ai suoi occhi attoniti, la figura di sua nonna prese a brillare come una stella.
Le oscure catene caddero al suolo, tintinnando contro le piastrelle prima di svanire come neve al sole.
Hiroe sorrise attraverso l’alone luminoso e sussurrò “Noriaki, amore mio. Sto venendo da te”.
Ci fu un’esplosione di luce e Kaori si coprì gli occhi con le mani, cercando di vedere oltre il riverbero.
La donna le rivolse un sorriso colmo di gratitudine “Ti ringrazio, Kaori. Grazie per avermi mostrato la gioia che avevo perso”.
Senza darle il tempo di rispondere, svanì in un alone luminoso e, da entrambi le parti del pozzo, la voragine prese a richiudersi rapidamente.
La ragazza rimase sola sulla grande terrazza, fissando il punto dov’era scomparsa sua nonna, ed un sorriso le incurvò le labbra.
“Ti auguro di trovare pace e serenità, nonna Hiroe” sussurrò dolcemente, rivolgendo uno sguardo commosso al cielo.
Rimase immobile per qualche istante, cercando di tenere a bada le lacrime che minacciavano di inondarle il viso, e corse verso Reito.
Il suo respiro si era fatto più regolare, ma aveva ancora un colorito spettrale e diversi brividi lo scuotevano di tanto in tanto.
“Non preoccuparti, Reito” sussurrò la ragazza, poggiandogli una mano sulla guancia “Sono qui e non ti lascerò andare da nessuna parte”.
Respirando a fondo, raggiunse un centro di pace interiore e fece appello al proprio potere spirituale.
Seguendo l’istinto, tracciò una sorta di linea immaginaria dal volto del giovane fino al cuore, dove impose la mano con un gesto protettivo.
La sua energia prese a scorrere dolcemente nel corpo del demone, ristabilendo forza e salute.
Ben presto, il sangue tornò a colorargli le guance e Reito si ritrovò a sbattere più volte le palpebre, fissando il cielo sempre più scuro.
Si alzò a sedere ed il sguardo corse immediatamente su Kaori, che lo guardava sorridendo.
“Come ti senti?” gli chiese lei, stringendogli una mano “Va tutto bene?”, “Mai stato meglio” rispose lo youkai.
La strinse a sé, affondando il viso tra i suoi capelli scuri, e sorrise dolcemente “Sei stata a dir poco grandiosa”.
“Non è stato difficile convincere Hiroe a fermarsi” ammise la ragazza, accoccolandosi contro il suo petto “Il difficile è stato non lasciarsi sopraffare dalle sue emozioni”.
“Ha sofferto moltissimo” sussurrò a stento “Ma, alla fine, è riuscita ad aggrapparsi ai suoi ricordi felici”.
“Sono quelli che ci permettono di andare avanti” mormorò il giovane “Il nostro raggio di sole nell’oscurità più nera”.
La vide sorridere alle sue parole e disse “Coraggio, andiamo a rassicurare gli altri, prima che vengano a prenderci”.
Aprì e chiuse un paio di volte la mano artigliata, mormorando “Ma, stavolta, torniamo a modo mio”.
Un leggero brivido lo scosse “Non ho alcuna intenzione di risalire su quell’affare ruggente”.
   

Ecco fatto. ke ne dite? Kaori ke guida un'auto senza avere la patente.. Beh, Reito aveva tutte le ragioni x nn voler + salire su uno di quei mezzi! XD spero ke sia stato di vostro gradimento, ragazzi... Cerkerò di aggiornare il prima possibile l'altra FanFiction, nn appena avrò le idee + kiare su cm continuarla... Besos a tutti! vostra Alys93

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Ultimi sprazzi di pace... e di follia! ***


Ehi! salve a tutti, gente! finalmente sono riuscita a tornare su qusto mitico sito!! (Alys saltella felice per la stanza) Ehmmmm... Ok, sclero finito. ^_^ Sono davvero contenta di rivedervi e mi dispiace da morire di avervi lasciato in attesa per tutto questo tempo... DANNATA SCUOLA! accidenti, quanto tempo mi ha tolto... Vabbè, nn importa. spero ke questo cappy vi piacerà, anke se nn c'è azione. quella è tt riservata x i prossimi cappy! eh eh eh eh! (risatina malevola). grazie a tutti voi x l'immensa pazienza dimostrata, non voglio trattenervi oltre. buona lettura!

P.S.
come dice il titolo, la follia e lo sclero sono mooolto presenti! XD


Capitolo 42: Ultimi sprazzi di pace… e di follia

“Oh, avanti Inuyasha!” mormorò Kagome, poggiandosi una mano sul fianco “Non è terribile come sembra!”.
“Il fatto che tu te ne stia otto giorni nella tua epoca… No, non è terribile” borbottò l’hanyou “È semplicemente catastrofico!”.
La miko alzò gli occhi al cielo “Adesso non esagerare… Naraku è comunque troppo lontano per essere percepito e..”.
“E dobbiamo fare un mucchio di esami, questa settimana” concluse Kaori, stringendo i lacci del proprio zaino.
Uno sbuffo le gonfiò le guance “Non credere che a noi faccia piacere, ma siamo quasi alla fine”.
“Vuoi dire che, tra poche settimane, non dovrai più andare in quella… scuola?” chiese Reito, evidentemente entusiasta a quella notizia.
“Beh.. Sì, più o meno” sorrise lei “Al principio dell’estate ci toccherà l’esame finale, quello più duro”.
Una scintilla di gioia le illuminò lo sguardo mentre sussurrava “Ma dopo… Niente c’impedirà di restare qui”.
Niente più scuola… Le sembrava un sogno.
Niente più esami, niente notti insonni passate a chiedersi se ce l’avrebbe fatta, niente battutine velenose da parte di Mariko…
Solo pace e tranquillità, accanto al demone che amava…
Certo, prima dovevano sconfiggere Naraku, ma era fiduciosa nel fatto che quella minaccia sarebbe presto sparita.
Prese un grosso respiro, riempiendosi i polmoni di aria pura e frizzantina “Non vedo l’ora”.
Lanciò un’occhiata divertita al villaggio di Kaede, dove Sango e Miroku stavano parlando con la venerabile Kaede.
Da bravi fidanzatini, avevano deciso di iniziare a costruirsi una casa tutta per loro, dove avrebbero abitato dopo il loro matrimonio.
Per un attimo, si chiese se anche lei si sarebbe fermata ad Edo, dopo la fine della scuola…
Non aveva idea di come avrebbe vissuto in quell’epoca, anche se lo desiderava con tutta se stessa.
Una dolce, ma solida presa intorno alla sua vita la distolse da quei pensieri ed un sorriso le incurvò le labbra.
“Non hai idea di quanto attenda la fine di questi dannati esami” le sussurrò Reito, poggiando la fronte contro la sua “Ogni volta che te ne vai… Non sono tranquillo”.
“Non corro pericoli, dall’altra parte” replicò la yasha “Ho vissuto in quel mondo per quasi diciotto anni. Lo conosco come le mie tasche, ormai”.
L’espressione che gli lesse in volto la fece sospirare “Non ho detto che è sempre tutto tranquillo, ma so cavarmela”.
“E come la metti con quella piovra di un ningen?” le chiese lui, aggrottando la fronte “Mi auguro che non ti stia più infastidendo”.
La ragazza scosse la testa “Ha capito l’antifona. Lo hai letteralmente terrorizzato, sai? Ogni volta che mi vede, corre dalla parte opposta!”.
Si lasciarono andare ad una risata contagiosa, prima che lo youkai sfiorasse le labbra di lei con le proprie.
Quel morbido contatto le mozzò bruscamente il respiro, mentre il cuore prendeva a batterle con forza contro le costole.
Non si accorse nemmeno che Kagome ed Inuyasha avevano iniziato a discutere come loro solito, tutto ciò che le importava era stringersi al giovane che amava con tutta se stessa.
Gli affondò le dita tra i capelli d’argento, tenendolo più vicino, ed un sorriso le incurvò le labbra quando il loro bacio divenne più intenso.
Reito le sfiorò delicatamente il viso, riavviando alcune ciocche ribelli, e la strinse con più forza.
Il suo profumo delicato gli faceva girare la testa, inebriante come nient’altro…
Posandole delicatamente una mano sulla nuca, la strinse a sé con maggior vigore, beandosi di quel contatto così dolce e morbido.
Senza capire né come, né quando, i due si ritrovarono tra l’erba lussureggiante ed un intenso rossore colorò loro il viso.
“Ops…” ridacchiò Kaori, sentendo le guance andarle a fuoco “Come abbiamo fatto a cadere?”, “Non ne ho idea” sussurrò il ragazzo, altrettanto imbarazzato.
Non si erano mai trovati così vicini e la situazione era alquanto… combattuta.
Se da una parte, la ragione diceva loro di allontanarsi momentaneamente, dall’altra, la forza dei loro sentimenti li spingeva nella direzione opposta.
Un sorriso a metà tra l’imbarazzato ed il divertito apparve sul volto di lei, mentre si accoccolava al suo fianco.
“Vorrei poter restare qui per sempre” sussurrò “Non vedo l’ora di poter mettere da parte la scuola e tutto il resto…”.
“Saresti davvero disposta a lasciare il mondo in cui sei cresciuta per vivere qui?” lo sentì chiedere, con una nota insolita nella voce.
Era qualcosa d’indefinito tra paura, sorpresa e speranza, le stesse sensazioni che sentiva aleggiare nel proprio animo.
“Sì. In fondo, è questo il mondo a cui appartengo” mormorò tranquilla “E poi... Come farei senza di te, dall’altra parte?”.
Ormai, sei tutto per me. Anche se non so cosa mi aspetta in quest’epoca, non riuscirei a starti lontano… aggiunse tra sé.
Reito sorrise, come se avesse capito anche le parole non dette, e le sfiorò la fronte con un bacio.
“Affronta questi… diavolo di esami e torna presto” sussurrò dolcemente “Ti aspetterò con ansia”.

La campana che annunciava la fine delle lezioni aveva suonato già da un pezzo ed un gruppo di ragazze si stava godendo un po’ di relax nel parco cittadino, all’ombra di un enorme olmo.
Ma la discussione non era esattamente tranquilla.
“Ayumi, per me non è una bella idea” sussurrò un’impensierita Kagome, fissando l’amica dai capelli castani.
“Eddai! Una serata così non capita spesso!” ribatté l’altra “Non puoi mancare a questa festa, Kagome”.
“Giusto! Dopo tutto quello stress per gli esami, abbiamo il sacrosanto diritto di goderci una serata sfrenata!” esultò Yuka.
“Ovviamente, sei invitata anche tu, Kaori” aggiunse poi, sorridendo alla mora, sentendosi allegra come non mai.
Da qualche mese, il loro rapporto era decisamente migliorato e l’avevano accolta nel gruppo senza problemi.
La consideravano una sorella, ormai, e la giovane le conosceva abbastanza da sapere che c’era qualcosa sotto.
Il suo istinto le stava chiaramente dicendo di stare all’erta…
“Voi due non mancherete a questa festa, sono stata abbastanza chiara?!” sibilò Eri, con gli occhi che le scintillavano.
Sembrava avere tutta l’aria di volerle sbranare, in caso di rifiuto; quando si arrabbiava, era meglio non sottovalutarla.
La yasha sentì un enorme gocciolone scenderle sulla tempia; ma che avevano in mente quelle tre pazze?!
E che diavolo intendevano per serata sfrenata?
Ormai, aveva imparato ad aspettarsi praticamente di tutto da quelle tipe assolutamente imprevedibili…
“Abbiamo un impegno” cercò di dire Kagome, cercando una scappatoia “Ho promesso ad Inuyasha…”.
“Il tuo ragazzo può aspettare una sera in più” la interruppe Yuka “Voi due, stasera, verrete con noi. Chiaro?”.
Le due amiche si guardarono in volto per un lungo istante, prima di sospirare rassegnate.
Non l’avrebbero mai spuntata con quelle tre; sarebbe stato più facile affrontare Naraku e le sue emanazioni…
Anche se a malincuore, dovevano ritardare il loro ritorno nell’epoca Sengoku al mattino seguente.
“E va bene” si arrese Kaori “Cosa dobbiamo fare?”, “Trovare un costume!” disse Ayumi “Andremo ad una festa in maschera”.
Eri fece una piroetta su se stessa, sospirando sognante “Io ho già scelto cosa mettere. Sarà assolutamente splendido!”.
“Chissà chi ha puntato” sussurrò Kaori all’amica, con una nota rassegnata nella voce “Ci farà fare di tutto, vedrai”.
Lei annuì appena, preparandosi suo malgrado all’idea; quella serata sarebbe stata tutt’altro che tranquilla.
“C’è un tema particolare per questa festa?” chiese poi, mentre faceva un rapido inventario dei propri abiti.
“No, l’importante è che ti diverta” spiegò Yuka “Ad esempio, io sarò una corsara!”.
“Corsara?” chiese la miko, fissandola incredula “Cioè, te ne andrai in giro con una spada di plastica, la benda nera sull’occhio o chissà che altro?”.
“Ma per favore!” ribatté l’altra, gonfiando le guance “Io sarò una corsara trendy, mica una befana travestita!”.
Si poggiò distrattamente una mano sul fianco, mormorando “Certo, la spada ce l’avrò…Quello è un oggetto scenico fondamentale!”.
Si prese una ciocca tra le dita e sospirò appena “Ma devo ancora vedere il cappello e l’acconciatura. Ci metterò delle ore”.
"Hai detto spada, eh?” sussurrò Kaori, con una scintilla divertita nello sguardo “Ho in mente un’idea… Andiamo, Kagome!”.

“Uffa! Ma quanto ci mettono a tornare?!” borbottò Inuyasha, camminando avanti ed indietro nei pressi del pozzo.
“Sono in ritardo” aggiunse Reito, dalla parte opposta della struttura “Avevano detto che tornavano verso il tramonto…”.
Shippo si affacciò nel grosso buco e sospirò “Magari hanno avuto dei problemi con la scuola”.
“Ci avrebbero avvertito” ribatté l’hanyou, stringendo l’elsa di Tessaiga “Se non si sbrigano, giuro che..!”.
“Se voi due continuate a camminare intorno al pozzo in quel modo, scaverete un solco” fece notare Miroku, facendo tintinnate il bastone dorato.
Erano almeno due ore che i due demoni camminavano in circolo intorno al passaggio tra le due epoche e l’erba si era notevolmente appiattita lungo i loro percorsi.
“Vorrei vedere te, al nostro posto” ringhiò Reito, rivolgendogli un’occhiataccia gelida “Dubito che te ne rimarresti tranquillo”.
Il monaco sospirò “Siete più cocciuti di due muli. Vedrete che arriveranno presto, abbiate un po’ di pazienza”.
Il sole tramontò, tingendo le nubi dei colori del fuoco, e le stelle presero a rilucere nella volta celeste, ma delle ragazze neanche l’ombra.
La tensione aveva raggiunto livelli altissimi ed anche Sango iniziava a sentirsi in ansia per il forte ritardo delle amiche.
“Che sia successo qualcosa?” sussurrò preoccupata “Sappiamo bene che neanche il loro mondo è troppo tranquillo…”.
“Io mi sono stancato di aspettare” ruggì Inuyasha “Le vado a prendere!”, “Vengo con te” disse Reito.
Senza perdere altro tempo, si gettarono nel pozzo e Miroku sorrise “Certo che quei due sono davvero cotti!”.
Shippo scosse la testa “Qualcosa mi dice che si cacceranno nei guai. In questo, Inuyasha è un vero maestro”.
La sterminatrice trattenne una risata e ravvivò il fuoco, dicendo “Vedrete che non ce li ritroveremo davanti fino a domattina. Ci scommetto quello che volete”.
“Tutto quello che vogliamo?” chiese il monaco, assumendo un’espressione così depravata che Kirara drizzò il pelo e mostrò gli artigli con fare minaccioso.
Anche Shippo si rannicchiò dietro un masso, spaventato da quel sorrisetto che aveva incurvato le labbra del monaco.
Quando si ci metteva, quell’idiota di un bonzo era davvero inquietante!
Sango rimase impassibile e continuò a muovere le braci con noncuranza, come se non lo avesse sentito.
Eppure, quando lui fece per avvicinarsi, sussurrò gelida “Se mi tocchi con quelle manacce, sta’ certo che non le potrai più usare”.
Quella frase fu così minacciosa che Miroku impallidì vistosamente e si allontanò appena.
Rimase tutta la notte a rigirarsi il bastone tra le mani, incredulo di come quella donna così speciale potesse ridurlo all’obbedienza con una semplice occhiata.

“Rooooar!! Vi divorerò tutte, stupide ningen!” ruggì una voce cavernosa, facendole sobbalzare “Non avete via di scampo!”.
Eri, Ayumi e Yuka lanciarono delle grida acute, che riecheggiarono nella vasta sala addobbata per la festa in maschera.
Le luci multicolori saettavano da un punto all’altro della camera, illuminando i palloncini ed i festoni sgargianti.
“Kaori, ma ti sembra il modo di spaventarle?” mormorò Kagome, spuntando da un angolo “Piantala, dai”.
La yasha rise di gusto “Non posso farci niente, non ho resistito! Avevano delle facce!”.
“Kaori Shibuja!” esclamò Ayumi, smettendo di stringere la gonna azzurra plissettata “Che diavolo pensavi di fare, si può…”.
Le parole le morirono in bocca quando vide come si era vestita la compagna di classe e sbatté un paio di volte le palpebre.
La fissò con occhio critico e chiese “Posso sapere dove hai trovato questo costume? È… assolutamente fantastico!”.
“Trovi?” ridacchiò l’altra, passandosi una mano sulla morbida pelliccia che le ricopriva i fianchi.
“Esattamente, da cosa ti saresti mascherata?” domandò Yuka, sistemandosi il cappello piumato “Non riesco a capire… Una guerriera preistorica?”.
Un gocciolone esasperato scese lungo la tempia della giovane “No. Sei decisamente fuori strada, cara mia”.
Eri le fece un giro intorno, sgranando gli occhi quando vide la lunga coda scura che le sbucava dalla base della schiena.
“Kaori… E questa?” chiese incredula, sollevando la mascherina bianca che le copriva la faccia, “Santo cielo, ma che ti sei inventata?!”.
“Si è travestita da demone lupo” disse Kagome, andandole in aiuto “Forte, non trovate?”.
La demone sogghignò pericolosamente, sussurrando “E sono pronta a fare strage di ningen!”.
“Wow!” esclamò Ayumi “Che spettacolo! Sembri un demone vero! Metti davvero paura…”.
Il sorriso della compagna di fece più largo e minaccioso, scatenando una cascata di brividi a tutte e tre quando i canini aguzzi furono ben in mostra.
Capperi, se metteva paura!
“Sei riuscita anche a cambiare la forma delle orecchie… E guarda che unghie! Ma sono vere?” sussurrò Yuka.
“Sì, vere al cento per cento” rise la diretta interessata “La tua spada non è niente, a confronto”.
“Ma dai!” rise Eri, raddrizzando un lembo della larghissima manica “Quelle potrebbero spezzarsi facilmente! Più sono lunghe e più diventano fragili…”.
“Non le mie” rispose Kaori, sorridendo soddisfatta “Comunque, state davvero bene! La corsara, la fata e…”.
Il suo sguardo si bloccò sul costume dell’amica e la voce le si ridusse ad un sussurro incredulo “Eri, da che ti sei vestita?!?”.
La ragazza rise e piroettò su se stessa, mostrando il suo stravagante costume bianco e blu elettrico “Vi piace il mio personaggio?”.
Davanti alle loro facce esterrefatte, inclinò la testa di lato, facendo ondeggiare il caschetto color platino “Sono Lady Gaga, no?”.
Le amiche sgranarono gli occhi allibite, prima di fare una perfetta caduta in stile manga. Kagome si portò una mano alla fronte “Eri, sei davvero pazzesca! Ma come ti è venuta un’idea del genere?!”.
“Beh, non che tu pecchi di fantasia” replicò l’altra “Quello sembra un tipico vestito da miko feudale!”.
“Con tanto di frecce sacre, poi” aggiunse Yuka, fissando la faretra piena e l’arco che la compagna portava in spalla, sopra la casacca bianca.
La mora ridacchiò appena, ripensando a come avesse reagito inizialmente alla stravagante idea di Kaori per mascherarsi alla festa.
Però doveva ammettere che l’effetto sorpresa era venuto piuttosto bene!
“Ehi, Higurashi!” la chiamò qualcuno alle sue spalle e la ragazza sospirò nel vedere Hojo correrle incontro.
Ci mancava solo lui per completare la serata…
“Ciao, Hojo. Anche tu qui?” mormorò sorridendo, “Vedo che sei venuta” rispose lui “Sono felice di vedere che sei guarita dal colpo della strega”.
L’altra emise una risatina nervosa, mentre il compagno, mascherato da principe azzurro (-.- vi prego, chiedo venia) le elencava tutta una serie di cure per prevenire quel malanno.
“Kami-Sama, Hojo…” sospirò Kaori, alzando gli occhi al soffitto “Dì un po’, vuoi diventare medico per caso?”.
Gli rivolse un’occhiata cupa, mormorando “Parli come se vivessi con un’enciclopedia di medicina in mano!”.
“Ciao, Shibuja” la salutò il ragazzo, leggermente sorpreso “Non mi aspettavo di vedere anche te a questa festa”.
La squadrò da capo a piedi, soffermandosi sui gambali ricoperti di pelliccia “Scusa se te lo chiedo, ma… Hai avuto dei problemi con la ceretta, per caso?”.
Il volto della yasha si tinse di rosso “Ma che hai capito, razza di idiota! Questo è un travestimento!”.
Kagome si coprì gli occhi con una mano, chiedendosi come fosse possibile che Hojo fosse davvero così stupido.
Trasalì sorpresa quando il ragazzo le prese le mani tra le proprie, mormorando “Higurashi, avrei una cosa da chiederti…”.
“Io invece non ti chiedo niente. Te lo ordino” ringhiò qualcuno alle loro spalle “Levale quelle manacce da dosso, o giuro che te le stacco!”.

Reito si guardò intorno più di una volta, cercando la scia familiare di Kaori nell’aria intrisa di smog.
“Niente, non la trovo” mormorò impensierito “L’odore è flebile… Come se fosse stata qui fino a qualche ora fa e poi fosse andata via”.
“Continuiamo a cercare” borbottò Inuyasha, con il viso a pochi centimetri dal suolo per captare il profumo di Kagome.
Si mosse verso la casa della ragazza, prima di tornare indietro fino alle scale che uscivano dal tempio, urtando qualcuno.
“Fratellone! Ma tu che ci fai qui?” gli chiese Sota, fissandolo sorpreso, “Sono venuto a prendere Kagome, che domande!”.
Il bambino si gratto una tempia “Non c’è. Le sue amiche l’hanno portata ad una festa. E ci hanno trascinato anche Kaori”.
“Una festa?” chiese Reito “Ma perché non ci hanno avvisato che tardavano? Giuro che non le capisco”.
“Loro volevano tornare” replicò Sota “Ma Eri e le altre le hanno praticamente costrette ad andarci”.
Un’espressione divertita gli illuminò il volto al ricordo della discussione tra la sorella e la sua amica.
“Kaori non faceva che borbottare che sarebbe stato più facile uccidere Naraku, che dissuadere quelle tre” ammise ridendo.
“Il che è tutto dire” commentò il lupo bianco, alzando gli occhi al cielo “E dove sarebbe questa festa?”.
“In città. C’è un locale molto colorato, che si chiama Great Heaven” spiegò il bambino “Ma mica volete andarci?”.
“Mi pare ovvio” replicò Inuyasha, tornando a cercare la scia di Kagome “Non ce ne andremo senza di loro!”.
Prima che Sota potesse dir loro qualcosa, i due demoni si erano già fiondati oltre le scale e stavano correndo lungo la strada.
“Credi che si arrabbieranno nel vederci?” chiese Reito, saltando da un tetto all’altro “In fondo, non le abbiamo avvisate”.
“Beh, erano loro che dovevano tornare prima” ribatté l’hanyou “Oppure passare per avvertirci. Adesso pensiamo a trovarle…”.
Dopo diversi minuti di febbrile ricerca, trovarono il locale descritto da Sota e, senza perdere tempo, si calarono da una finestra aperta sul soffitto.
“Che confusione!” mormorò il mezzo-demone, cercando Kagome in mezzo a tutto quel casino “Ma che… Si può sapere dove siamo finiti?”.
“Bella domanda” commentò lo youkai “Non ho mai visto dei vestiti tanto assurdi! E dire che ne abbiamo viste di cotte e di crude, qui!”.
Vagamente intimoriti, presero ad avanzare in mezzo a quel caos di costumi e persone in preda ad una voglia matta di scatenarsi.
Inuyasha si beccò un’involontaria gomitata da parte di un ragazzo e Reito dovette trascinarlo via, prima che iniziasse ad imprecare come suo solito.
“Cerchiamo di non attirare troppo l’attenzione” gli disse serio “È già un miracolo che nessuno ci noti”.
Presi com’erano dalla ricerca delle loro ragazze, non avevano proprio pensato a camuffarsi…
Fortuna che la gente sembrava ignorarli!
Evitarono per un soffio di essere catapultati contro un tavolo ricoperto da vivande e cibi vari, tanta era la foga dei presenti e cercarono un angolo più tranquillo dal quale osservare la zona.
Di colpo, sentirono alcune voci familiari a poca distanza e si voltarono automaticamente verso la fonte.
Kaori e Kagome erano lì, assieme al trio delle pazze scatenate che le avevano costrette a partecipare a quella festa.
E tutte erano vestite in maniera decisamente insolita, per non dire assurda nel caso di Eri…
Sembrava un pagliaccio con tanto di parrucca color platino!
“Che cavolo sta facendo Kaori con l’armatura della sua tribù?” mormorò Reito, inarcando un sopracciglio “Vuole farsi scoprire, per caso?”.
“Anche Kagome indossa l’abito da sacerdotessa” sussurrò Inuyasha “Che ci sia qualche problema? Qualcosa non mi torna”.
Improvvisamente, notò un ragazzo dal volto familiare che teneva le mani della sua Kagome tra le proprie.
“Higurashi, avrei una cosa da chiederti..” stava sussurrando, come se dovesse dirle qualcosa di estremamente importante.
L’hanyou sentì la rabbia ribollirgli nelle vene con la forza di uno tsunami pronto a scatenarsi.
Ma come osava quel tipo, perdipiù vestito in un modo tanto ridicolo, avvicinarsi così alla sua ragazza?
Se aveva qualcosa di strano in mente, non gli avrebbe dato il tempo di pentirsene!
“Io invece non ti chiedo niente. Te lo ordino” ringhiò furioso “Levale quelle manacce da dosso, o giuro che te le stacco!”.
Il gruppo si girò verso di lui e Kagome sgranò gli occhi per la sorpresa; quella era l’ultima cosa che si aspettava!
Lanciò uno sguardo preoccupato a Kaori, mentre lo stesso pensiero si faceva largo nelle loro menti; Ok, la situazione non è delle migliori. Vediamo di uscirne vive e senza troppi casini.
“Inuyasha!” esclamò, liberandosi della presa di Hojo “Ma si può sapere che ci fate qui, tu e Reito?”.
“Siamo venuti a prendervi, è ovvio” ribatté lui, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo castano, che lo fissava incredulo.
“Per fortuna” sussurrò Kaori, con voce appena percepibile “Ci state fornendo la scusa perfetta per sfuggire alle tre folli!”.
“Saremmo volute tornare molto prima” ammise, sempre in un filo di voce “Ma quelle non ci hanno dato tregua!”.
“Sota ce l’ha detto” mormorò Reito “Ma chi è il tipo che ci fissa? Inuyasha sembra deciso a farlo fuori”.
“Si chiama Hojo… Un nostro compagno che ha una cotta per Kagome” spiegò lei “Ma è un imbecille come pochi”.
Eri si fece avanti, senza accorgersi della rabbia cieca del mezzo-demone nei confronti del suo compagno di classe.
“Ehi, i vostri ragazzi hanno deciso di imbucarsi?” chiese sorpresa, fissandoli incuriosita “Sono anche vestiti alla perfezione!”.
“Imbu.. che?” mormorò lo youkai, aggrottando la fronte, “No, sono venuti a prenderci” replicò Kaori.
Si poggiò una mano sul fianco e sospirò “Ve l’avevamo detto che avevamo un impegno…”.
“State organizzando una festa in maschera con tema il Sengoku?” chiese Ayumi, fissando gli abiti dei due arrivati.
Lanciò uno sguardo divertito all’armatura di Reito, ridacchiando “Eccetto il colore, tu ed il tuo ragazzo avete scelto lo stesso stile, Kaori… State davvero bene!”.
“Ehm… Grazie, Ayumi!” mormorò l’altra, sentendo un enorme gocciolone scivolarle sulla tempia.
“Siete proprio una coppia perfetta!” ridacchiò Yuka, facendoli arrossire come due peperoni.
“Voi avete deciso di interpretare i demoni?” mormorò poi la ragazza, aggiustandosi il cappello piumato “Avete in mente una sorta di rappresentazione teatrale?”.
“Sì, infatti” sorrise Kagome, cogliendo la palla al balzo per allontanarsi da quella stanza così caotica “Alcuni amici ci aspettano… per finire di preparare lo spettacolo”.
“È per Sota” aggiunse, sperando vivamente che quelle tre non chiedessero troppe informazioni “Vogliamo fargli una sorpresa”.
“Il tuo ragazzo è troppo carino con quelle orecchie, Kaggy!” esclamò Eri “Dove le ha prese? Sembrano quasi vere!”.
L’hanyou rabbrividì al pensiero che quella folle vestita come un pagliaccio potesse toccargli le orecchie e scoprire che non erano finte.
Non osava neanche immaginare il disastro che ne sarebbe uscito fuori, un vero incubo…
“Gliel’ho portate io” mentì la miko, ridendo nervosamente “Da… Dall’America, dove sono stati i genitori di Kaori”.
“Scusateci, ma ora dobbiamo proprio andare” disse, spingendo Inuyasha verso la porta sul retro.
“Peccato, speravo di poter ballare con te, Higurashi” ammise Hojo, facendo irrigidire la coppia “Magari sarà per la prossima volta…”.
“Allora tu non hai capito!” sibilò il mezzo-demone, puntandogli contro gli artigli “Tu devi stare lontano da Kagome, o ti faccio secco! Chiaro?”.
“Inuyasha!” lo riprese lei “Non essere così esagerato!”, “Qualunque ragazzo sarebbe geloso, Kagome” mormorò Reito “Non essere così dura con lui”.
Lanciò ad Hojo uno sguardo a metà tra il compassionevole ed il seccato, dicendo “Possibile che non gliel’abbiano detto? Che lui non ci sia arrivato?”.
“Arrivato a cosa?” chiese il ragazzo, che sembrava pronto a dar battaglia all’hanyou, almeno da come aveva stretto l’elsa della sua spada.
Eri, Yuka ed Ayumi ridacchiarono sommesse “Mi sa che qui ci sarà un bel duello! Kagome è davvero fortunata!”.
La demone lupo decise di mettere fine a quel casino, prima che Hojo finisse all’ospedale ed Inuyasha dietro le sbarre.
E loro ricercati come pazzi criminali travestiti da demoni…
Sarebbe stato proprio il colmo per concludere quella serata già di per sé assurda e stravagante.
 “Hojo… Inuyasha è il ragazzo di Kagome, ancora non ci sei arrivato?” mormorò esasperata “E stanno insieme da un bel po’, ormai”.
Il compagno di classe la fissò allibito, prima di spostare lo sguardo sui due diretti interessati.
“Co.. cosa?” chiese incredulo “Higurashi… Davvero sei fidanzata con questo tipo con i capelli lunghi?”.
“Sì” rispose la ragazza, vagamente rossa in volto “E ti pregherei di chiamarlo con il suo nome”.
“Ma.. ma.. ma”” balbettò il castano “State scherzando? Higurashi, non… È impossibile! Lo avrei saputo, se ti eri già impegnata!”.
“Hojo, è tutta la settimana che cerchiamo di fartelo capire” sospirò Kaori “Sei tu che hai gli occhi foderati di prosciutto!”.
Sembrò che il poveretto (seeeee…!) dovesse svenire da un momento all’altro ed Ayumi commentò “Cavoli, è rimasto sotto shock!”.
L’intero gruppo si poggiò una mano sulla fronte, sospirando Mamma mia, che casino!.
“Hojo…” mormorò Kagome, avvicinandosi al compagno di scuola “Possiamo comunque rimanere amici. Non mica siamo costretti ad evitarci”.
Ignorò volutamente il ringhio contrariato di Inuyasha e tirò un sospiro di sollievo nel vedere Hojo sorridere appena “Davvero?”.
“Ma certamente!” sorrise la ragazza “Purché tu non ti metta in testa strane idee, d’accordo?”.
Gli rivolse un sorriso di scuse e mormorò “Adesso dobbiamo andare, i nostri amici ci staranno sicuramente aspettando”.
“Allora, buona fortuna” sorrise Hojo “Ci vediamo a scuola, la settimana prossima, no?”.
“Temo di no, Hojo” disse Kaori “Io devo andare dai miei, all’estero, e Kagome mi accompagna”.
Il sorriso del giovane si affievolì “Oh, va bene… Vi auguro buon viaggio, ad entrambe”.
Le due ragazze finirono rapidamente di scambiarsi convenevoli con il trio “Raccontami tutti i tuoi segreti!” e si dileguarono tra la folla.
Approfittando della confusione generale, Inuyasha si caricò in spalla la miko ed uscì dalla finestra dalla quale lui e Reito erano entrati.
La sentì tirare un grosso sospiro di sollievo, prima che gli sorridesse caldamente “Ci avete letteralmente salvate. Grazie!”.
“Quando si può essere utili” ridacchiò lui “Dai, torniamo indietro. Andremo dagli altri domattina”.
“Ottima idea” mormorò Kaori, soffocando uno sbadiglio “Ora come ora, sono troppo stanca per affrontare una notte insonne con le emanazioni di Naraku a darci la caccia”.

“Dico, scherzi?” esclamò Sango, arrossendo come un peperone “Perché dovrei indossare quel.. coso così striminzito?”.
“È un costume da bagno, Sango!” mormorò Kagome, ormai sconfortata “Ti abbiamo preso anche uno dei modelli più coprenti! Diamine, è un pezzo intero!”.
“Vuoi dire che voi metterete qualcosa di ancora più piccolo?” domandò la sterminatrice “Ma siete matte?!”.
“Eddai! Vogliamo goderci questa giornata di sole, o no?” borbottò Kaori “E poi non andiamo mica nude!”.
“Quasi” brontolò la bruna, fissando il costume fucsia che le porgevano, “Sango, nella nostra epoca le donne lo mettono per andare al mare!”.
La demone lupo era ormai al limite dell’esasperazione; era più di un quarto d’ora che lottava con l’amica per farle infilare quel maledetto costume!
Erano arrivati su una meravigliosa spiaggia riparata da alcune rocce ed aveva tutta l’intenzione di godersi una giornata di relax.
Inoltre, attendeva un’occasione come quella già da un po’ di tempo e si era organizzata per bene al riguardo. “Ma…” provò ad obbiettare l’altra “Non mostreremo un po’ troppo? Insomma, questi pezzi di stoffa sono così… piccoli!”.
“Non mostreremo niente di eccessivo” la rassicurò Kagome “A meno che tu ritenga troppo la pancia e le gambe”.
Sango rimase in silenzio per qualche minuto, poi si rassegnò ad infilare il costume da bagno, sperando che Miroku non la fissasse troppo.
Cosa alquanto impossibile, conoscendo l’alto livello di depravazione del monaco.
“Mettiti anche questo” le consigliò Kaori, porgendole un pareo intonato al costume “Così avrai le gambe un po’ più coperte”.
La sterminatrice le rivolse uno sguardo grato e si allacciò la stoffa attorno ai fianchi, sorridendo sollevata.
In quel modo, non le sembrava di mostrarsi in modo eccessivo ed avrebbe potuto prendere un po’ di… come l’aveva chiamata Kagome?
Ah, abbronzatura.
Sistemò meglio il cappello di paglia regalatole dall’amica e si appoggiò ad una roccia, aspettando che anche le altre si cambiassero.
“Kaori, ma sei sicura di volerti mettere quella?” chiese improvvisamente Kagome, “Sì, te l’ho detto che voglio immergermi”.
“Ma perché? Vuoi vedere i pesci o altro?” mormorò la miko, sempre più incuriosita dalla sua decisione.
La demone lupo finì di chiudere la lampo della muta e sorrise “Voglio prendere qualcosa da mangiare per stasera. Ho voglia di pesce”.
L’altra si strinse nelle spalle e finì di stringere il pareo azzurro attorno ai fianchi, seguendo lei e Sango verso la piccola conca dove si erano accampati.
Sotto la loro pressante insistenza, anche i ragazzi avevano indossato dei costumi da bagno, appositamente modificati nel caso di Shippo e di Reito.
Una giornata come questa o si gode per bene, oppure è inutile perfino fermarsi mormorò la yasha, sorridendo entusiasta.
Afferrò una piccola borsa fatta di rete e disse “Io vado a cercare qualcosa di commestibile per stasera. Tornerò entro un’oretta, va bene?”.
Stava per avviarsi verso l’acqua, quando il singulto sorpreso di Reito la fece voltare “Qualcosa non va?”.
Il giovane non rispose, ma continuò a fissarla, stupito da quell’assurdo abito che le fasciava il corpo come un velo.
“Dove vai con quella… cosa?” chiese sorpreso, “A pescare qualcosa da mangiare” ribatté lei “Reito, è solo una muta da sub!”.
Vedendolo arrossire, sospirò appena “Se diventi rosso a vedermi così, se mettevo il bikini stramazzavi a terra svenuto!”.
Cavoli, era proprio un timidone!
La muta, anche se di tipo estivo, doveva essere per forza aderente, o non l’avrebbe riparata dal freddo delle acque più profonde…
Trattenne a stento una risata davanti alla sua espressione e gli sfiorò la fronte con un bacio “Vado e torno. Non stare in ansia, ok?”.
Prima che lui potesse risponderle, infilò la maschera e s’immerse, cercando qualche roccia che potesse ospitare telline, patelle o roba simile.
Miroku sorrise divertito “Certo che sa come stupirti, eh lupetto? In effetti, quella.. muta, mostrava abbastanza, ma mica tanto!”.
“Bada a come ti comporti” lo avvertì l’amico “Tieni giù quelle mani da depravato, o passerai un brutto quarto d’ora”.
“Guarda che lo so benissimo” rise il bonzo, ricordando anche le minacce ricevute dalla demone lupo.
“Volevo solo farti notare che, se reagisci così quando è vestita con qualcosa di più… beh, che le risalta il fisico, cosa farai nella prima notte di nozze?” gli disse pacato.
Il ragazzo rischiò seriamente di strozzarsi con la bibita lasciatagli dalla compagna e lo spruzzo investì interamente il piccolo Shippo, che strillò sorpreso.
“Miroku, ma sei impazzito?!?” sbraitò sconvolto “Ma come ti vengono in mente, certe cose?!?”.
“Ti ho solo fatto notare che sei troppo timido in questo campo, amico mio” ribatté Miroku, rivolgendogli uno sguardo divertito.
“Guarda che non ci vuole un genio per capire cosa farete voi due, dopo la morte di Naraku” aggiunse sorridendo.
Reito divenne letteralmente paonazzo, al punto che non si distingueva più dal candido telo su cui era seduto.
“Tu sei sempre il solito maniaco depravato” borbottò Sango, tirando un cazzotto sulla nuca del monaco “Ma ti sembrano cose da dire? C’è anche Shippo, accidenti a te!”.
Lui si massaggiò il collo dolorante e sorrise “Era solo un’innocente osservazione, mia dolce Sango…”. “Tu sei tutt’altro che innocente” mormorò la sterminatrice “E non guardarmi in quel modo!”.
In effetti, gli occhi blu di Miroku stavano lentamente scandagliando il corpo longilineo della ragazza, dolcemente evidenziato dal costume.
“Sei assolutamente splendida!” sussurrò ammirato, sorprendendola quando non fece nulla né per palparla né tantomeno per avvicinarsi.
Quel comportamento da parte sua la lasciava totalmente spiazzata…
“Visto che quel colore ti sta bene?” le disse Kagome, sorridendo compiaciuta “Miroku è rimasto così incantato che non ci prova nemmeno!”.
“Il che è tutto dire!” commentò Inuyasha, alle prese con Kirara a scavare sotto la sabbia alla ricerca di quell’odioso essere rossiccio che gli aveva pizzicato l’alluce.
“Dannata bestiaccia!” esclamò nervoso, continuando a sollevare grosse manciate di sabbia “Dove ti sei cacciato? Fatti vedere!”.
“Se continui a scavare così, farò un castello bellissimo!” ridacchiò Shippo, destreggiandosi con paletta e secchiello attorno al cumolo creato da Inuyasha.
“Taci, pulce” ringhiò l’hanyou, scavando come un forsennato “O ti seppellisco sotto quella montagna di sabbia”.
“Inuyasha!” esclamò Kagome, decisamente contrariata “Non puoi trattare così il piccolo Shippo! A cuccia!”.
Il povero hanyou finì a capofitto nella grossa buca, mentre il contraccolpo causava una piccola valanga di sabbia che lo ricoprì quasi del tutto.
“Kagome!” biascicò incavolato, sputando la sabbia che aveva involontariamente inghiottito “Ma che cavolo fai?”.
“Vedo che voi due vi state divertendo” esclamò Kaori, uscendo dall’acqua “Cos’hai fatto stavolta, Inuyasha?”.
“Lascia perdere” mormorò Miroku, alzando gli occhi al cielo “Soliti battibecchi con Shippo”.
La ragazza scosse la testa “Sempre i soliti, eh? Comunque, v’informo che la cena è assicurata”.
Depositò a terra un grosso pesce dal colorito rossiccio e la borsa di rete piena zeppa di patelle, telline e vongole.
“Wow!” commentò Sango, prendendo la borsa stracarica “Questa sì che è una pesca con i fiocchi!”.
La yasha sorrise soddisfatta, ma inarcò un sopracciglio quando vide Reito, pallido come un lenzuolo, che fissava il vuoto.
Sembrava quasi sotto shock… “Reito” mormorò avvicinandoglisi “Ehi, Reito! Ma che hai? Sei bianco come un cencio!”.
“Dev’essere ancora sconvolto per quello che gli ha detto Miroku” suggerì Inuyasha, battendosi una mano sulla tempia per mandar via la sabbia che gli aveva invaso le orecchie.
“E che gli avrebbe detto per ridurlo così?” chiese la ragazza, decisamente preoccupata.
“Niente di così spaventoso” si difese il monaco “Solo gli ho fatto notare la sua assurda timidezza nel vederti in abiti come quello”.
Si passò una mano tra i capelli castani, sospirando “Se adesso fa così, la vostra prima… Mfmfpmf!”.
Sango era prontamente intervenuta tappargli la bocca, prima che completasse la frase, firmando la propria condanna a morte.
Gli occhi verdi della demone lupo si assottigliarono “Mi sa che è meglio non sapere cosa ti è uscito da quella boccaccia”.
Riportò la sua attenzione su Reito e sospirò “Ehi! Reito, riprenditi… Qualunque cosa ti abbia detto quell’idiota, lasciala perdere”.
Dopo qualche istante, il giovane sbatté le palpebre e sospirò “Ma come gli vengono in mente certe cose… Kami-Sama, non ho parole!”.

Durante il pomeriggio, il gruppo si scatenò in diverse attività da spiaggia e, a sorpresa, Inuyasha si dimostrò un discreto giocatore di racchettoni.
Inizialmente, la sua mira aveva creato qualche apprensione, dato che Miroku era stato centrato in piena fronte e Shippo aveva evitato di un soffio di essere colpito nel sottocoda.
Kirara stupì tutti con le sue doti di pescatrice ed un secondo pesce andò a far compagni a quello catturato da Kaori.
Kagome distribuì una generosa dose di crema protettiva a tutti, evitando così una dolorosa insolazione.
Peccato che quella crema fosse dannatamente appiccicosa e Reito si ritrovò il braccio ricoperto di sabbia, quando lo usò per ripararsi dalle palle di sabbia lanciate da un allegro Shippo.
La sera calò velocemente ed un vento freddo convinse il gruppo a rivestirsi per evitare un brutto raffreddore.
Il calore del pesce alla brace e dei molluschi al vapore li aiutò a sopportare meglio le folate, scatenando anche battute e rispostacce.
Un improvviso ululato si fece largo nella notte e Reito balzò in piedi, riconoscendo quel verso familiare.
“Howaito” sussurrò sorpreso “Cosa ti porta qui così presto? È forse successo qualcosa?”.
Il lupo scosse il capo, e, scodinzolando entusiasta, gli spiegò che Yamato lo voleva vedere per dargli delle belle notizie.
“Scommetto che è estasiato dalle prodezze di Iroshi” ridacchiò il giovane “E va bene, partiamo domattina, d’accordo?”.
Mentre gli altri si sistemavano per la notte, Inuyasha si sedette su un masso sopraelevato per fare il primo turno di guardia.
L’aria è troppo tranquilla mormorò cupo, stringendo Tessaiga nella mano artigliata Sento che presto accadrà qualcosa di serio.

Ecco qua... so ke nn è grankè, ma un cappy di transizione poi... un po' di follia ci stava! Spero ke abbiate gradito e vi prometto ke nei cappy successivi ci sarà molta più azione! mi auguro di poter aggiornare presto, ma... Nn faccio promesse -.- prendetevela con quella stupida scuola... Cmq, volevo ringraziarvi tutti x l'appoggio che mi date in ogni occasione. siete davvero delle persone speciali!  ^_^

besos a tutti, vostra affezionata Alys-chan ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Che ci fanno quelle tre qui?!? ***


Ciao a tutti! vi kiederete cm mai sn di nuovo qui, così "relativamente" presto.. Beh, il capitolo era finito e volevo postarlo, prima ke la tempesta si abbatta su di me come un uragano. mi dispiace informarvi ke questo è l'ultimo capitolo ke pubblikerò x un po' di tempo, almeno finké quella maledetta matematica mi farà grazia. nn voglio dire altro... Y.Y
Cmq, spero ke questo capitolo possa piacervi almeno un po' e desidero ringraziarvi tutti x la grande pazienza ke state dimostrando nel seguirmi tanto assiduamente. siete davvero delle persone meravigliose! ^.^ vi adoro e vi ringrazio dal profondo x tutto quello ke avete fatto x me fin'ora. auguro buona lettura a tutti!
P.S.
questo capitolo, soprattutto la prima parte, è stata ispirata dai fenomenali consigli di Yako-chan, a cui va un grazie stratosferico. GRAZIE MILLE, YAKO-CHAN!! spero ke anke voi gradirete


Capitolo 43: Che ci fanno quelle tre qui?!?

“Uffa” borbottò Kaori, incrociando le mani dietro la nuca “Certo che Naraku si fa proprio desiderare, ultimamente”.
“Già” mormorò Sango, spingendo la bici di Kagome oltre un dosso “Non so se esserne contenta o meno…”.
“Quel farabutto sta sicuramente macchinando qualcosa” fu la cupa risposta di Inuyasha, mentre si guardava intorno.
Gli alberi però non sembravano nascondere nessuna traccia del loro acerrimo nemico, che avrebbe avuto parecchie difficoltà a passare inosservato, specie nella sua pelliccia bianca.
Negli ultimi giorni non erano stati attaccati da nessuna emanazione, né tantomeno da Naraku stesso…
La cosa non gli piaceva, soprattutto perché avvertiva la stessa tensione provata alla spiaggia una settimana prima.
Anzi, quella sensazioni si andava rafforzando con il passare del tempo, innervosendolo oltremodo.
Naraku non è il tipo che se ne sta con le mani in mano sussurrò impensierito Ho una brutta sensazione.
Lanciò uno sguardo alle montagne che si ergevano alla sua destra ed aggiunse Ed il fatto che Reito sia chissà dove, da solo, mi piace ancora di meno.
L’amico si era recato a Nord con il fedele Howaito, sei giorni prima, promettendo di tornare al più presto.
Kaori l’aveva salutato a malincuore, sentendo un peso opprimente schiacciarla, ma si era costretta a sorridere.
Peccato che quella sensazione si fosse acuita con il passare dei giorni e la ragazza faticava sempre di più a nasconderlo agli altri.
Il suo istinto era perennemente in allarme, causandole atroci mal di testa che attribuiva alla stanchezza ed allo stress per non impensierire gli amici. Eppure…
“Ma si può sapere quanto ci mette Kagome a raggiungerci?” borbottò l’hanyou, strappandola ai suoi pensieri “Siamo quasi al villaggio, ormai!”.
“Sua madre le ha chiesto di portarci qualcosa da mangiare” mormorò la demone lupo, sospirando esasperata.
Il nervosismo dell’amico non faceva che aumentare il suo, già alle stelle per la prolungata assenza di Reito.
“E non potevi rimanere con lei per fare prima?” esclamò il mezzo-demone, infilando le mani nelle larghe maniche rosse “Perché tu sei venuta prima?”.
Miroku gli rifilò una gomitata nelle costole, sibilando “Il tuo tatto ha bisogno di un corso accelerato, Inuyasha”.
“È ovvio che è in ansia per Reito e voleva vedere se era tornato” aggiunse cupo “Possibile che tu non ci arrivi?”.
“Chissà dove si è cacciato quel lupo” mormorò l’altro “Ci sta mettendo decisamente troppo a tornare”.
Il bastone del monaco gli si abbatté sulla testa, spendendolo a terra in modo simile al rosario che portava al collo.
“Ma allora sei proprio scemo!” gridò Sango, inchiodandolo al suolo con l’hiraikotsu “Ma quando imparerai a stare zitto, una buona volta?”.
“Lasciatelo stare, ragazzi” mormorò la yasha, con gli occhi bassi “In fondo, ha ragione. Reito è via da un bel po’, ormai…”.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra “Inuyasha è semplicemente preoccupato, come tutti noi. Solo che lui lo dimostra in modo diverso…”.
Si sforzò di sorridere e disse “Dai, lasciamo la bici vicino casa di Kaede e torniamo al pozzo ad aspettare Kagome”.
Shippo le saltò in braccio, cercando di consolarla “Scommetto che anche Reito non vede l’ora di tornare da te”.
Una smorfia divertita gli apparve in volto “Anzi, sono pronto a giurare che sta litigando con il fratello che non lo lascia partire”.
La ragazza gli sorrise grata e si avviò verso la casa della sacerdotessa, liberando Sango del peso della bicicletta.
“Forza, andiamo a prendere la Divina Kagome” disse Miroku “Se ci sta mettendo tanto, significa che sua madre le sta dando davvero un mucchio di roba”.
“Conoscendo la signora Higurashi, è piuttosto probabile” ammise Kaori, ridacchiando divertita.
Non faticava ad immaginarsi l’espressione dell’amica alla vista di tutto quello che avrebbe dovuto sobbarcarsi prima di tornare nell’epoca Sengoku.
Certe volte, le manie culinarie di quella donna spaventavano anche lei…
Ormai erano a pochi passi dalla struttura del pozzo, quando un tonfo sordo, seguito da varie imprecazioni, li bloccò.
“Ma che succede?” chiese Sango, stringendo appena il laccio dell’hiraikotsu “Kagome non fa mai un tonfo, quando arriva”.
“C’è qualcosa che non mi torna” mormorò Inuyasha, mettendo mano a Tessaiga “Possibile che qualcuno l’abbia seguita?”.
“Qualunque cosa sia arrivata con lei, teniamoci pronti a tutto” disse Miroku, mentre Shippo creava un paio di sfere di fuoco fatuo.
Una mano si sporse improvvisamente oltre il bordo in legno e l’intero gruppo si tenne pronto ad affrontare la situazione.
Kagome si aggrappò alla struttura, sospirando esausta “Mamma mia… Che volo! Ma com’è successo?”.
Kaori stava per aiutare l’amica ad uscire dal pozzo, quando altre tre figure sbucarono dietro di lei e la ragazza rischiò seriamente un infarto.
Un leggero tonfo nell’erba le suggerì che Inuyasha aveva perso la presa su Tessaiga, ma era più che comprensibile…
Quella era proprio l’ultima cosa che si aspettava e, perdipiù, non prometteva niente di buono.
Anzi, era un casino di proporzioni mastodontiche!
“Kagome…” sussurrò a stento la yasha “Che ci fanno quelle tre qui?!?”, “Mi hanno seguito” ridacchiò nervosamente la miko.
“Non mi ero accorta che erano alle mie spalle, finché non mi hanno spinto per scherzo e siamo finite tutte e quattro nel pozzo” aggiunse cupa.
“Ed ora che si fa?” chiese Sango “Loro non dovrebbero essere qui… Come spieghiamo tutta la situazione?”.
“Kagome” mormorò Eri, massaggiandosi la testa “Si può sapere dove siamo? Dov’è il capanno che contiene il pozzo?”.
“È vero!” esclamò Yuka “Anche casa tua non si vede più! E si può sapere perché tutti i tuoi amici sono vestiti in maniera così assurda?”.
“Guardate il bambino!” aggiunse Eri, indicando Shippo “Sembra un demone volpe in tutto e per tutto! Cos’è, un altro spettacolo?”.
“Ragazze… Ecco… Come spiegarvi?” iniziò a dire Kagome, chiedendosi come sarebbe potuta uscire da quel pasticcio apocalittico.
“Siamo in un bel guaio” ammise Miroku, sospirando sconfortato “Credi che potrebbero mai crederci, se dicessimo loro la verità?”.
“Non credo” replicò Kaori, sentendo un tremendo gocciolone scenderle lungo la tempia “Anzi, peggioreremmo la situazione”.
“Kaori!” esclamò Ayumi “Ma… Ci sei anche tu! Ma hai ancora parte del travestimento della festa?”.
Uscì rapidamente dal pozzo e le afferrò la coda, cercando di strapparla “Dico, non sai che fa male tenere troppo a lungo questi effetti scenici? Questa colla può essere tossica!”.
La ragazza emise un gemito acuto, mentre cercava di liberarsi dalla stretta della compagna “Mollami, razza di scema! Così mi fai male!”.
L’allontanò con una leggera spinta e si massaggiò il sottocoda, ringhiando “Non osare riprovarci, Ayumi, o giuro che ti sbrano!”.
“Ma si può sapere che sta succedendo?” chiese Yuka, grattandosi una tempia “Siamo in una specie di set cinematografico?”.
“Sembra di essere nell’epoca Sengoku” mormorò poi, guardandosi attentamente intorno “Laggiù c’è anche una sorta di villaggio…”.
“Cos’è un.. set cinematografico, Divina Kagome?” chiese Miroku, riducendo la voce ad un sussurro.
“Una sorta di rappresentazione teatrale” spiegò lei “Forse abbiamo trovato il modo per non farci scoprire”.
“Io ho una brutta sensazione” ammise Shippo, guardandosi intorno “Non finirà bene, me lo sento. Non potrebbe andar peggio di così”.
“Non dirlo mai, neanche per scherzo, Shippo” lo riprese Kaori “Quella frase porta una sfortuna incredibile!”.
Il suo sguardo si fece improvvisamente cupo “Se c’è una cosa che ho imparato è che al peggio non c’è mai limite”.
“Parole sagge, figlia di Masaru” disse una voce alle loro spalle “E voi siete davvero in una pessima situazione”.

“Naraku!” ringhiò Inuyasha, afferrando Tessaiga “Dannato bastardo, ti sei fatto vedere finalmente!”.
“Kagome, il tuo fidanzato dovrebbe usare un linguaggio meno volgare davanti a delle ragazze” mormorò Ayumi, accigliandosi appena.
“Voi non avete idea di quanto sia dannatamente critica la situazione!” esclamò la miko “Allontanatevi, presto!”.
Vide Naraku scagliare un globo oscuro contro di loro e si lanciò su Yuka, facendola cadere a terra.
“Correte al villaggio!” urlò spaventata “Muovetevi!”, poi afferrò una freccia e la scagliò contro il nemico, evitandolo di un soffio.
Le tre capirono che c’era qualcosa di sbagliato e si sbrigarono a seguire il suo consiglio, seguite dal resto del gruppo.
Quel tipo dai capelli neri, avvolto in una candida pelliccia, non sembrava promettere nulla di buono.
“Ma quel tizio vola! Vola davvero!” esclamò Ayumi, correndo lungo il sentiero “Come diavolo ci riesce?!”.
“Risparmia il fiato e corri!” le intimò Sango, evitando appena in tempo un altro globo “Metti più energie in quelle gambe, forza!”.
“Dobbiamo tenerlo lontano dal pozzo!” sibilò Kaori, correndo attraverso gli alberi “Se quel dannato lo distrugge, io e Kagome resteremmo bloccate”.
“Il punto non è tanto per me, ma per la sua famiglia” aggiunse tra i denti “E poi, come le rimandiamo indietro queste tre?!”.
Arrivarono nei pressi del villaggio e Kaede uscì di corsa dalla propria abitazione, preoccupata da tutto quel trambusto.
“Kagome!” esclamò sorpresa, vedendoli arrivare così di corsa “Che cosa succede? Chi sono queste tre ragazze?”.
“Le faccia nascondere, venerabile Kaede” la implorò la giovane “Abbiamo una pessima compagnia!”.
L’anziana sacerdotessa scorse la figura di Naraku oltre alcuni rami ed impallidì vistosamente.
Non era mai capitato che quel nemico si avvicinasse così tanto al villaggio dove era stata custodita per secoli la Sfera dei Quattro Spiriti.
“Venite con me, ragazze” disse alle tre sconosciute, guidandole verso alcune abitazioni “Qui non è sicuro”.
Diversi contadini ed artigiani abbandonarono frettolosamente i propri attrezzi e, con le loro famiglie, fuggirono in direzione del fiume.
Meglio non immischiarsi in un combattimento tra demoni!
“Che cosa fai, Inuyasha?” chiese Naraku con tono sarcastico “Scappi in mezzo agli umani come un povero cagnolino spaurito?”.
Il mezzo-demone ringhiò furioso “Io non scappo mai, bastardo! Figuriamoci davanti ad una feccia del tuo calibro!”.
L’altro fece una smorfia infastidita, prima di sciogliersi in un ghigno dall’aria letale.
“Vedremo se avrai ancora voglia di fare lo spiritoso, quando mi sarò impadronito degli ultimi frammenti e della loro custode” sussurrò minaccioso.
Inuyasha impallidì di colpo, capendo il motivo che aveva spinto quel maledetto a recarsi al villaggio.
“Non toccherai Kagome neanche con un dito!” ruggì furioso, stringendo la propria spada “Prima dovrai passare sul mio cadavere, bastardo!”.
“Con immenso piacere, mezzo-demone” replicò Naraku, scagliandosi contro di lui con uno scatto sorprendente.
Un lampo color ruggine gli sbarrò la strada, costringendolo a bloccarsi ed a parare un fendente di Sendeiga.
La spada riluceva di un intenso bagliore verde, lo stesso che sembrava animare gli occhi della sua padrona.
“Difenditi, maledetto!” ringhiò feroce “Avanti. Mostrami cosa sai fare!”, “Levati di mezzo, ragazzina” imprecò il demone “Non ho tempo da perdere con te”.
Evitò un paio di colpi particolarmente violenti, che gli ricordarono un combattimento avvenuto diversi mesi prima.
Un sorrisetto crudele gli incurvò le labbra “Vedo che sei sola, che strano… Il tuo caro lupo bianco non ti guarda le spalle, stavolta?”.

La vide irrigidirsi a quelle parole ed il suo ghigno si allargò “Bene. Vorrà dire che ti farò fuori più facilmente”.
“Questo è tutto da vedere!” ribatté lei, tornando all’attacco con rinnovata rabbia “Non ti conviene sottovalutarmi!”.
Il demone evitò i suoi assalti e respinse l’hiraikotsu scagliatogli contro da una furiosa Sango, in groppa a Kirara.
Mi è fin troppo facile evitare i loro attacchi mormorò tra sé Sono diventato un essere invincibile, ormai!.
Alcuni fuda lo circondarono di colpo, avvolgendolo in un cerchio di fuoco sacro di un intenso blu scuro, ma lui seppe liberarsene rapidamente.
“Credete che questi miseri attacchi possano fermarmi?” chiese sardonico “Non avete idea di quanto sia aumentata la mia forza”.
I suoi occhi color sangue si focalizzarono improvvisamente su Kagome con fare predatorio “Ma lo capirete molto presto”.
Inuyasha si parò davanti alla ragazza, dicendole frettoloso “Rifugiati nel villaggio. A quel verme ci pensiamo noi!”.
“Ma avete bisogno del mio potere spirituale per sconfiggerlo!” ribatté la miko, “Ti ho detto di nasconderti!”.
Il viso del mezzo-demone era distorto per la preoccupazione, mentre sussurrava “Quel maledetto ti sta puntando, non lo capisci?!”.
“I poteri di Kaori e Miroku basteranno a tenerlo impegnato” aggiunse serio “Tu pensa a metterti al riparo”.
Capendo che la situazione era più critica del previsto, la ragazza si limitò ad annuire e prese a correre tra le case.
Se Naraku fosse riuscito a metterle le mani addosso, non aveva la minima idea di cosa le sarebbe potuto accadere…
Certamente, non sarebbe stato nulla di buono.
Improvvisamente, un Kongosoha fendette l’aria con migliaia di schegge lucenti, che andarono a tranciare in più parti la pelliccia di babbuino.
Kaori approfittò della distrazione del suo avversario per spedirgli contro un Colpo d’Eclissi ben piazzato, che gli troncò di netto un braccio.
Lo sentì ridere sguaiatamente, come se gli avesse fatto il solletico, e dovette trattenere un conato di vomito nel vedere il braccio mozzato muoversi come un tentacolo, prima di riunirsi al suo padrone.
“Sei un essere assolutamente disgustoso e rivoltante” sibilò furiosa, mentre si lanciava nuovamente all’attacco.
“Non ti conviene arrivarmi così vicino” le disse Naraku, stringendola in una morsa soffocante “Potresti rendermi le cose fin troppo facili”.
La giovane si dibatté in quella mano trasformatasi in una sorta di tronco duro come la pietra, cercando di liberarsi.
Dannazione! imprecò tra sé Questa non ci voleva! Inuyasha e gli altri non possono attaccare, o rischiano di colpirmi. A meno che….
Un’idea le balenò in mente, incurvandole le labbra in un sorrisetto feroce che incuriosì il demone.
“Cos’hai da ridere in quel modo?” le chiese cupo “Sei ad un passo dalla morte, figlia di Masaru. Adesso sprezzi il pericolo, forse?”.
“No, sei fuori strada, idiota” replicò la yasha “E mi hai sottovalutato. Di nuovo. Ma stavolta non avrai modo di pentirtene!”.
Senza il minimo preavviso, raccolse le proprie energie spirituali in una sorta di involucro che le aderì addosso come una seconda pelle.
Nei punti in cui il corpo di Naraku venne a contatto con la barriera, prese a sfrigolare in maniera inquietante, emanando un denso odore di carne bruciata.
Il demone urlò per il dolore e cercò di liberarsi di quella mocciosa, ma lei si aggrappò al suo braccio con tutte le proprie forze, arrivando a toccargli il torace e la spalla.
“Fa male, eh?” chiese sarcastica “Il potere spirituale non è di tuo gradimento, mio caro? Peccato, perché te ne posso dare quanto ne vuoi!”.
L’altro prese ad urlare con più forza, agitandosi al punto di farla cadere nel vuoto, ma Kirara fu rapida a recuperarla.
“Grazie mille” sussurrò la demone lupo, aggrappandosi al pelo candido “Mi hai evitato una gran brutta caduta”.
“Tieniti forte” le disse Sango, spronando la sua cavalcatura contro il nemico “Gli faremo vedere di cosa siamo capaci!”.
Improvvisamente, dal corpo di Naraku si staccò una seconda figura, di uguali fattezze “Non così in fretta. Anch’io ho qualche sorpresa per voi”.
Dal corpo del secondo demone partirono numerosi rami contorti, che costrinsero Kirara ad una rapida deviazione.
“Un fantoccio. È riuscito a creare un fantoccio!” sibilò Miroku “Quel maledetto vuole tenerci impegnati!”.
“Non toccherà mai Kagome! Non finché avrò la forza per impedirglielo!” ringhiò Inuyasha, scagliandosi verso il nemico.
Alcune radici lo immobilizzarono a terra, ma lui se ne liberò con pochi colpi d’artiglio, deciso più che mai a difendere la sua amata.
Il fantoccio aumentò le proprie dimensioni fino a ricoprire buona parte del cielo, ridendo in modo crudele “Vedremo cosa riuscirai a fare, mezzo-demone”.
“Kaori!” gridò il giovane “Tu e Shippo andate a proteggere Kagome! Noi ci occuperemo del fantoccio. Muovetevi!”.
Il kitsune non perse tempo in chiacchiere e scagliò contro Naraku una vera e propria pioggia di funghetti esplosivi, che lo rallentarono per via del fumo acre.
Una serie di sfere di fuoco fatuo andò a completare l’offensiva, costringendolo a deviare più di una volta.
Mentre Shippo si dava da fare, Kaori corse a tutta velocità verso la capanna dove si erano rifugiate Kagome ed il trio “Raccontami tutti i tuoi segreti”, esclamando “Uscite da lì, presto!”.
La miko fece cenno alle compagne di seguirla, ma un globo d’energia colpì un lato della casa, creando una gran quantità calcinacci e fumo.
“Non potrai mai sfuggirmi, stupida ragazzina” sibilò Naraku, avanzando tra le tavole di legno spezzate e le tele bruciate dal colpo.
Afferrò la gamba della ragazza e si lasciò sfuggire una macabra risata “Adesso sei in mio potere, Kagome”.
Un calcio lo colpì in pieno petto, cogliendolo di sorpresa, ed una ragazza dai capelli castani lo fissò innervosita, “Bada a dove metti le mani, razza di pervertito!”.
“E tu chi diavolo sei, mocciosa?” esclamò il demone, fissandola incredulo; indossava lo stesso assurdo kimono di Kagome, ma era una persona totalmente diversa.
Non sentiva provenire alcuna scintilla di potere spirituale da quella ragazzina, né dalle altre due che le stavano dietro.
“Io mi chiamo Yuka” replicò la giovane, piccata da tanta maleducazione “Tu invece? Ce l’hai un nome, razza di cafone che non sei altro?”.
Dall’altra parte della stradina, Kaori e Kagome fissavano la scena allibite, chiedendosi cosa potessero fare per aiutare le amiche a non rimetterci la pelle.
E di trovare un modo per non scoppiare a ridere; la situazione che avevano davanti era così assurda da essere maledettamente comica!
“Quelle tre sono in bel casino!” sussurrò la sacerdotessa “Naraku non esiterà un attimo a farle fuori!”.
“Per me, è sotto shock!” aggiunse la demone lupo “Guarda come le fissa! Secondo me, si sta chiedendo se ti sei duplicata o qualcosa del genere”.
“Come mi hai definito, misera ningen?” sibilò Naraku “Come osi parlarmi in questo modo?! Tu non hai la minima idea di chi hai davanti!”.
“Un cafone che si diverte a distruggere tutto quello che incontra” replicò Ayumi “Ma se questo è il tuo personaggio…”.
Lanciò un’occhiata complice alla amiche, sussurrando “Per me, è l’antagonista di questo set medievale. Ma perché Kagome non ci ha detto che è diventata un’attrice?”.
“Forse, vuole prima affermarsi in ruoli più importanti” suggerì Yuka “Temeva che potessimo prenderla in giro”.
L’altra annuì con decisone “Sono pronta a giurare che è stata Kaori a convincerla a lavorare qui… Lei è decisamente più intraprendente di Kagome!”.
Shippo ebbe la vaga impressione di vedere un enorme gocciolone scendere lungo la tempia del loro acerrimo nemico, il che non era uno spettacolo consueto.
“Non augurerei a nessuno di scontrarsi con quelle tre folli” mormorò incredulo “Neanche ad un essere disgustoso come Naraku”.
“Allora, ce l’hai un nome o no?” gli chiese Eri, piantandosi i pugni sui fianchi “Guarda che è da maleducati non rispondere alle domande!”.
“Io sono Naraku, il più potente demone di queste terre!” sibilò lui, riducendo gli occhi a due fessure vermiglie “E non mi faccio insultare da tre stolte ningen come voi!”.
Improvvisamente, vide quella misera umana fissarlo incredula, mentre si avvicinava ulteriormente.
“Ma tu… Hai gli occhi rossi” notò la ragazza, vagamente sorpresa “Cos’è, non hai dormito?”.
Davanti all’espressione allibita del moro, chiese ancora “Sono lenti a contatto, per caso?”.
Decisamente incuriosita, allungò una mano verso il volto del demone, rischiando seriamente d’infilargli un dito nell’occhio.
Naraku emise un ringhio furibondo, scostandosi per evitare di rimanere accecato “Non osare toccarmi, dannata ragazzina!”.
Stava per colpire quella stupida umana con un’artigliata, quando si sentì tirare gli abiti da dietro.
Voltandosi, vide un’altra di quelle tre pazze strattonare quel che restava della pelliccia con un’espressione incuriosita.
“Eri, secondo te questo è visone?” chiese Yuka, saggiando la morbidezza del pelo candido.
“No, è sicuramente ermellino!” ribatté l’amica, afferrandone un altro lembo “Ma… No, neanche. È una pelliccia troppo strana!”.
Rivolse un’occhiata sorpresa al demone e chiese “Che animale hai usato per fare questa stola bianca? È… La pelliccia più assurda che abbia mai visto!”.
A quel punto, Kaori non riuscì a trattenere una risata e cadde a terra, tenendosi le mani sulla pancia.
“Oh, Kami-Sama! Non posso credere che abbiano scambiato una pelle di babbuino per visone!” ululò tra le risate “Aiuto! Non respiro!”.
“Babbuino?” chiese Yuka incredula “Davvero questa è una pelliccia di babbuino? Ma che razza di gusti ha lo scenografo di questo posto?!”.
Naraku puntò lo sguardo sulla yasha, sibilando “Ti spedirò all’Inferno, dannata mocciosa! Nessuno può insultarmi e passarla liscia!”.
La giovane fece cenno a Kagome di rintanarsi nella casa dietro la quale si erano nascoste, per poi rivolgere un’espressione di scherno al nemico, “Vediamo se prima riesci a starmi dietro”.
Con una capriola all’indietro, si portò sul tetto della casa retrostante, prima di saltare da un tetto all’altro con un’agilità che lasciò le sue compagne senza parole (il che è tutto dire, dato che quelle tre chiacchierano solo -.-).
Naraku si piegò appena, pronto a correrle dietro, quando Ayumi e le altre due lo afferrarono per i resti della pelliccia.
“Tu ci devi ancora delle risposte” disse Eri “E non te ne vai finché non ci avrai spiegato tutto, è chiaro?”.
“Mollami subito, stolta ragazzina!” ringhiò l’altro, strattonando rabbiosamente la pelliccia, che finì a terra.
“Ma che razza di abiti indossi?” chiese Yuka, ancora più incredula di prima “E quella specie di occhio sul torace? Che effetto speciale è?”.
“Spara raggi laser?” chiese Eri, provando a toccarlo “No, ma che dico? Se questo è un film sui demoni, non ci sono mica effetti da Star Wars!”.
Non fece in tempo a finire la farse, che Naraku, ormai al limite della sopportazione, l’afferrò per il bavero della divisa, sollevandola fino a che i loro sguardi non s’incrociarono.
“Basta, mi avete stancato!” sibilò furioso “Di’ le tue ultime preghiere, ragazzina. Presto, tu e le tue amiche vedrete l’oblio eterno!”.
Kagome trattenne bruscamente il fiato ed incoccò una freccia, pronta a liberare l’amica da quella morsa letale, quando la sentì lanciare un grido acuto.
Ma tu hai l’ombretto!” esclamò la ragazza, urlando a pieni polmoni tutto il suo stupore per quell’inattesa scoperta.
Fissando incredula le palpebre del demone, mormorò preoccupata “Miseriaccia, ma che sei? Un travestito, per caso?”.
Kaori, Shippo e Kagome caddero a terra in perfetto stile manga, totalmente spiazzate dall’assurdo comportamento delle loro compagne di classe.
Ok, quelle tre sono ufficialmente pazze! sussurrò la miko, sforzandosi di riprendersi dallo shock Non hanno tutte le rotelle che girano nel senso giusto!.
Una risata incredula la fece voltare e sentì un enorme gocciolone scenderle lungo la tempia quando vide Inuyasha rotolarsi a terra per le risate.
Ma anche Miroku e Sango non riuscivano a restare impassibili nel sentire una frase così poco adatta al demone più malvagio e potente dell’intero Paese.
Entrambi si erano appoggiati ai muri delle case vicine, tenendosi una mano sullo stomaco ed una sulla bocca per reprimere l’iralità, ma senza esito.
“Naraku… Naraku, un travestito?” esclamò il mezzo-demone, sforzandosi di tirar fuori la voce tra le risate che lo scuotevano con forza “Questo è davvero il colmo!”.
Il diretto interessato fece per fulminarlo con lo sguardo, ma sentì le dita insidiose di quella ningen abbassargli una palpebra per vedere meglio l’ombretto che la ricopriva.
Ma che diavolo avevano nel cervello, quelle tre folli? Segatura? O concime?
“Pazzesco…” stava dicendo Eri “Kagome, ma con che razza di soggetti lavorate tu e Kaori, si può sapere?”.
Kaori si poggiò una mano sul volto, ormai esasperata; possibile che quelle tre fossero davvero così… così… stupide?!?.
“Allontanatevi da lui, razza di sceme!” gridò Kagome, decisamente impensierita “Non è uno scherzo! Può farvi del male, se lo sfidate in quel modo!”.
Ayumi continuò a rigirarsi tra le mani un lembo della veste blu e viola del demone, mormorando “Però! La stoffa è di ottima qualità! Ci tenete proprio a fare bella figura…”.
“Ehi! Questo tipo ha i capelli morbidissimi! Che prodotti usi, si può sapere?” esclamò Yuka, affondando le dita tra le ciocche corvine dello youkai, che rabbrividì vistosamente.
“Qualcosa mi dice che Naraku ha paura di quelle tre folli” sussurrò Shippo “Sinceramente, non so dargli torto”.
Eri si ritrovò improvvisamente a terra, libera dalla morsa che la teneva prigioniera fino a pochi istanti prima.
Senza perdere tempo, si unì alle amiche, esaminando l’abbigliamento di Naraku centimetro per centimetro.
Il gruppo osservò stupito il corpo del demone tremare come una foglia al vento, mentre la rabbia sembrava prendere il sopravvento.
“Smettetela, maledette ningen!” urlò furioso “Voi, misere fecce umane, non potete neanche immaginare chi avete osato sfidare!”.
“Sta parlando il demone perfetto” lo schernì Kaori “Proprio tu, che prima di diventare quello che sei, non eri che un misero brigante tagliagole!”.
“Credo che tu sia l’ultima che possa criticarmi, figlia di Masaru” replicò l’altro con sarcasmo “Proprio tu, che sei la peggior feccia esistente in questo mondo”.
“Figlia di un demone puro ed un’insulsa mezzo-demone…” aggiunse disgustato “Non esiste niente di peggio”.
La ragazza gli rivolse uno sguardo gelido ed impassibile, per nulla toccata da quegli insulti.
“Come ha potuto quello stupido di un lupo sceglierti come compagna è un mistero” continuò il demone.
“Immagino che farete la stessa fine, in ogni caso…” sussurrò sibillino, fissandola con uno sguardo così crudele da farle venire i brividi “Sì, ne sono certo”.
Ora che aveva avvertito quella scintilla nel corpo della giovane, non aveva più dubbi; anche lei sarebbe stata un’importante pedina del suo piano.
“Cosa stai dicendo?” gridò la yasha, avvertendo un pessimo presentimento farsi largo nella sua mente “Cosa trami, maledetto?”.
“Oh, lo vedrete presto” le assicurò lui, con un ghigno sardonico in volto “Molto presto, a dire il vero”.
Senza aggiungere altro, si librò nuovamente in volo, causando un forte spostamento d’aria e svanendo all’orizzonte in una nube di fumo violaceo.
Anche se non era riuscito a catturare la miko, sapeva di aver in pugno buona parte degli elementi che gli avrebbero permesso di ottenere il suo scopo.
Inoltre, aveva fatto un’interessante scoperta riguardo quella demone dal sangue impuro, il che andava decisamente a suo vantaggio.
Mancava davvero pochissimo alla vetta ed era certo che quel piano sarebbe andato in porto.
Il suo ghigno si allargò al pensiero di quello che lo aspettava al suo castello; decisamente un piacevole diversivo…
Presto, anche la figlia di Masaru sarebbe finita nelle sue mani ed avrebbe goduto di ogni suo lamento di disperazione.
Fino a che non avrebbe più potuto emettere un singolo suono.
   
“Cavoli, c’è mancato davvero poco” sospirò Kagome, fissando le sue amiche prive di sensi dopo la tumultuosa fuga di Naraku.
Il forte spostamento d’aria le aveva spedite contro i muri delle case antistanti, facendole svenire.
Il che era decisamente un bene per lei e gli altri, che avevano avuto tutto il tempo d’inventarsi una scusa credibile e di attuarla.
“Credi che se la berranno?” le chiese Kaori, lanciando un’occhiata scettica al trio “Raccontami tutti i tuoi segreti”.
“Me lo auguro” ammise l’altra, poggiandosi una mano sulla tempia “Ma ho come l’impressione che dovremo essere molto convincenti”.
Le avevano portate a casa Higurashi, dove, con la preziosa collaborazione della madre della sacerdotessa, avevano dato gli ultimi ritocchi al piano.
Avrebbero fatto credere loro che quell’assurda avventura nel periodo Sengoku fosse stato solo un fervido sogno causato da una colossale indigestione.
Il che, pensando alle manie culinarie della signora Higurashi, non poteva poi essere tanto lontana dalla realtà.
Inuyasha le aveva aiutate a trasportarle in casa, prima tornare indietro per dare man forte a Kaede e riparare di danni fatti da Naraku.
Diverse case erano state danneggiate e Miroku e Sango stavano già dando il proprio contributo per rimettere tutto apposto.
A lei e Kaori toccava invece il compito di far credere a quelle tre folli che avevano solo sognato di essere finite nel Sengoku.
“Il compito più ingrato” lo aveva definito la yasha, aiutandola a mettere le compagne nei futon sistemati nella stanza degli ospiti.
Alla fine si sedettero sul pavimento, sospirando sollevate; “Ora dobbiamo solo augurarci che se la bevano” mormorò la miko.
Voltandosi verso l’amica, notò che aveva uno sguardo decisamente preoccupato e le passò un braccio attorno alle spalle “Dai, non fare così. Vedrai che le convinceremo…”.
“Non è questo che mi assilla” ammise l’altra “Stavo pensando a quello che mi ha detto Naraku”.
Si strinse le ginocchia al petto, sospirando “Ho un pessimo presentimento. Non mi sento affatto tranquilla”.
Iniziò a tormentare un angolo del tappeto chiaro, sciogliendo i fili che fuoriuscivano dalla trama.
“Ma cosa ti ha detto quella feccia?” chiese Kagome, fissandola con uno sguardo decisamente perplesso.
C’erano ben poche cose che potevano preoccupare la sua compagna di classe e la cosa non le piaceva per niente.
“Che io e Reito avremmo fatto la stessa fine” sussurrò la ragazza “E sembrava fin troppo compiaciuto del fatto che lui non ci fosse”.
“Questa situazione non mi piace, puzza di trappola” continuò cupa “Quel maledetto sta tramando qualcosa. Qualcosa di estremamente pericoloso”.
L’amica aprì bocca per provare a rassicurarla, quando Yuka si alzò a sedere, sbadigliando rumorosamente.
“Che ore sono?” chiese assonnata, stropicciandosi gli occhi “E dove mi trovo? C’è ancora quel travestito con la pelliccia di babbuino?”.
Le due amiche si guardarono in faccia, sospirando appena; ora dovevano mettere in pratica l’idea progettata con gli altri.
Speriamo bene sussurrò la demone lupo, sforzandosi di sorridere alle amiche che si stavano svegliando Oh, Kami! Fate che se la bevano!.
La fortuna girava evidentemente dalla loro, perché Eri, Yuka ed Ayumi si bevvero la storia dell’indigestione molto più facilmente di quanto si aspettassero.
Soprattutto quando le due compagne fecero finta di non aver capito un accidente di quel sogno così assurdo che avevano fatto.
“Ammetto che il fatto che abbiate avuto tutte e tre lo stesso incubo è davvero buffo” ammise Kagome.
Poi curvò le labbra in un sorriso di scuse “Mi dispiace che mia madre vi abbia fatto ingozzare così tanto”.
“Non fa niente” la rassicurò Ayumi “Tanto, è anche colpa nostra. Ma cosa possiamo farci se cucina così dannatamente bene?”.
Dopo qualche ora, il trio “Raccontami tutti i tuoi segreti” riprese la via di casa e le due amiche si accasciarono a terra, praticamente esauste.
“Non ci speravo più” ammise Kaori “Temevo che sarei scoppiata a ridere da un momento all’altro!”.
Una leggera risata le sfuggì dalle labbra “Ma ci pensi che hanno definito Naraku un travestito? Quelle tre sono davvero assurde! Pazzesche!”.
Nonostante i suoi sforzi di apparire tranquilla e spensierata, la miko si accorse che stava fingendo.
L’angoscia era ben visibile ai suoi occhi, soprattutto nei gesti così tesi e meccanici della sua amica.
Preferì non angustiarla ulteriormente ed andò a preparare una tazza di the per entrambe, lasciandola con i suoi pensieri.
La yasha si appoggiò pesantemente alla parte chiara, lanciandosi sfuggire un profondo sospiro.
Non voleva allarmare troppo Kagome, ma le parole di quel dannato demone l’avevano scossa nel profondo.
Un fremito di paura le percorse la schiena quando il probabile significato di quella frase le si affacciò alla mente.
Ormai non aveva dubbi, il suo istinto le diceva che il peggio doveva ancora venire.

Un improvviso gemito, acuto ed intriso di dolore, lacerò il tessuto stesso dell’aria, propagandosi dalle finestre di un oscuro palazzo avvolto nella nebbia.
“Allora, vuoi dirmi dove si trova la Gemma dell’Alba?” chiese una voce cupa “Ormai, avrai capito che resistere è totalmente inutile”.
Uno sputo vermiglio gli colpì il volto, chiaro segno del disprezzo che il suo prigioniero nutriva nei suoi confronti.
“Vedo che ne hai ancora di energie, moccioso cocciuto” ridacchiò maligno “Bene, vorrà direi che questo nostro dibattito continuerà ancora un po’…”.
Fece un cenno all’ombra alle spalle del prigioniero e questa annuì, prima di sferrare un altro attacco.
Il giovane strinse i denti fino a sentirli stridere, ma non aveva intenzione di mostrare alcuna debolezza.
Non poteva permetterselo.
E non poteva rivelare a quel maledetto bastardo dove si trovava la Gemma dell’Alba; se si fosse impossessato di quel cristallo, sarebbe stata la fine.
Doveva resistere il più possibile ed impedire che quel piano arrivasse in porto, a tutti i costi!
Trattenne a stento un altro gemito, quando l’ennesima falce lo colpì alla schiena, già martoriata dai precedenti incontri.
Un nuovo rivolo di sangue andò a macchiargli la pelle, scivolando lungo i solchi frastagliati delle ferite per poi cadere nel vuoto, creando numerose macchie sul pavimento scuro.
Stremato da quelle continue torture, lanciò un’occhiata furiosa alle corde verdastre che lo reggevano, maledicendole. S
e non fosse stato per quelle dannate catene spirituali, quel bastardo non sarebbe mai riuscito a bloccarlo.
Cercò di strattonarle ancora, ma quelle non fecero che prosciugargli ulteriormente le già labili energie che aveva in corpo.
Dannazione! imprecò stremato Cosa posso fare per rallentarlo? Se continua così, finirò in pasto ai suoi sottoposti! Non ho più forza….
Quando un altro attacco gli sfregiò la schiena, non riuscì a trattenersi e lanciò un grido lancinante.
Incapace di restare in piedi, si lasciò penzolare dalle corde, fissando il pavimento con lo sguardo annebbiato.
Perfino il semplice respirare gli stava diventando faticoso e non aveva la più pallida idea di come avrebbe fatto a restare vivo fino al seguente plenilunio.
Gli sembrava impossibile…
Eppure sapeva che quel maledetto bastardo avrebbe fatto in modo da tenerlo in vita fino a quel momento.
Dannazione, doveva trovare un modo di fuggire o mandare a monte i suoi piani!
“Ti decidi a parlare, dannato testone?” lo apostrofò il suo carnefice, afferrandolo per i capelli per costringerlo a fissarlo negli occhi. Occhi che promettevano solo dolore e sofferenza.
Raccogliendo il poco fiato che aveva, il giovane sibilò “Te lo puoi scordare, bastardo. Non ti dirò niente”.
La stretta si fece più forte, facendo gemere per il dolore “Non ti conviene sfidarmi. Sai bene di cosa sono capace”.
Un ghigno malevolo gli incurvò le labbra “Potrei anche cambiare parte del mio piano, tanto per renderlo più interessante”.
“Posso dimostrarti quanto può essere doloroso veder morire qualcuno a cui tieni, senza che tu possa fare niente per impedirlo” aggiunse crudele “Ma tu dovresti già sapere cosa si prova, non è vero?”.
A quelle parole, il ragazzo perse quel poco colorito che aveva ancora in volto, ma si sforzò di non lasciar trapelare nulla.
“Non te lo permetterò mai” ringhiò deciso “Dovrai prima uccidermi, lurido bastardo!”.
L’altro sorrise più ampiamente “E lo farò, mio caro. Puoi scommetterci. Ma non prima che tu mi abbia rivelato il luogo dove nascondi la Gemma dell’Alba”.
Una scintilla feroce gli illuminò lo sguardo “Ma sta’ pure tranquillo. Non farai il viaggio tutto da solo. La tua cara amichetta ti farà compagnia, vedrai”.
Con una risata agghiacciante che gli scaturiva dalla gola, il carnefice abbandonò momentaneamente la stanza, lasciando il giovane alla mercé dei suoi sottoposti.
Quando un altro attacco gli colpì la schiena, un nuovo grido di dolore gli invase la gola, rimbombando più volte tra le mura oscure.
A kilometri di distanza, una ragazza si svegliava di soprassalto, lanciando un urlo disperato.

Fatto, anke questo cappy è andato. ke ne pensate? ho esagerato? ho reso quelle tre troppo stupide?!?! cavoli, spero di no... Boh, spero ke la situazione vi abbia strappato almeno un sorriso... sinceramente, nn so quando ci rivedremo, ma sappiate ke nn abbandonerò le storie e farò di tt x tornare il prima possibile. vi adoro! siete delle persone assolutamente spendide!
a presto (si spera), vostra Alys-chan (sempre + disperata T_T) 

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Persa nei ricordi ***


Salve a tutti! finalmente sono riuscita a completare un altro capitolo di questa storia, che (purtroppo) sta lentamente volgendo al termine. ma, cm si sa, tt prima o poi deve finire... Ma nn disperate! ci sn ancora almeno 5 o 6 cappy, prima della fatidica parola FINE! ^-^ bn, dov'eravamo rimasti? Ah, sì! le tre folli ke "aggrediscono" Naraku ed il prigioniero miserioso, ma nn troppo. Ragazzi, o io sn troppo ovvia, o voi siete dotati di un intuito fenomenale! pedonatemi se nn vi ancora risposto x le vostre bellissime recensioni, ma nn temete. lo faccio ora! :-D


Dannata93= Innanzitutto, grazie x la tua papiro\recensione. sei stata molto gentile. Secondo, mi sa ke ho reso quelle 3 un tantino troppo sceme, ma quell'idea mi faceva davvro morire e nn ho resistito! XD Cmq, sn felice di nn aver storpiato troppo Naraku; sarà rimasto sconvolto, sì.. ma lui è sempre Naraku! ò_ò mica un idiota qualunque! ho capito benissimo cosa volevi dirmi e ti ringrazio di cuore. spero ke anke questo capitolo ti possa piacere

Shadow-Shine= Cara Stefy-chan! nn temere, io sn la campionessa assoluta dei ritardi! :-) Però sn contenta ke il trio "Raccontami tutti i tuoi segreti!" ke dà a Naraku del travestito ti sia piaciuta. direi ke l'effetto comico è riuscito bn... XD Vedrai cs succederà a Reito.. E nn sl a lui! Ha ha! (risata malefica) vedrai... Grazie mille x la recensione! ^_^

Sixchan= Scusami se ho fatto aspettare tanto x postare un nuovo cappy... MA, cm hai detto tu, la matematica esige TT da una persona.. >.< quella materia x me nn ha senso! è troppo.. Astratta! tipo i pensieri di Naraku, nn so se mi spiego...-.- Cmq, sn qui, finalmente, e temo ke avrai una brutta sorpresa x quanto riguarda i tuoi timori... Kissà se i prossimi cappy ti lasceranno cn il fiato sospeso.. #_#

Lamoon= Ehilà! ke bello leggere una recensione da una voce nuova! sn davvero contenta ke la scena di Naraku, accusato dalle tre folli i essere un travestito ti sia piaciuta. nell'immaginarmela, stavo morendo dal ridere.. nn so cm ho fatto a scriverla, alla fine. X Reito.. Beh, da questo cappy in poi (ma, in particolare dal prox) si capirà tt molto meglio! ò_ò ti consiglio di tenre gli okki aperti!

Inuyasha_Fede= Cavoli, sn davvero contentissima ke questo capitolo ti abbia fatto ridere tanto! ^_^ Sì, forse ho esagerato nella scemenza di quelle tre, ma... Almeno, l'effetto è riuscito! Povero Naraku, un pokino lo compiango (ma sl un pokino!). nessuno vorrebbe avere a ke fare cn quelle tre sceme! Cmq, sì.. Mi sa ke ho lasciato troppi indizi, avete indovinato tt!! ò_ò ne ho di cose da imparare, mi sa... La suspance nn è il mio forte. xò, sn felice ke il cappy ti sia piaciuto. kissà ke mi dirai di questo...

Yako-chan= YAKO_CHAAAAAAN!!!! mia musa ispiratrice! cm potevo NN ringraziarti x la bellissima idea ke mi hai fornito, x mettere una scenetta comica in questa FF?!? ^_^ ti sn debitrice! Sn felicissima di essere riuscita a mettere nero su bianco questa tua ispirazione e di averti fatto ridere., quindi nn temere Naraku *gli dà una martellata in testa x fermalo*. purtroppo, lo rivedremo prima del previsto, al Signor Travestito con la Pelle di Babbuino (e ti assicuro ke quella è uan delle scimmie + brutte ke esistano! O.o). Il Sengoku presto sarà ancora + affollato, quindi, se vuoi preparare le valigie.. basta ke ti accomodi! XD Xò.. Sesshy-travestito NO! lui no.. anke se nn ti do torto a riguardo ke abbia dei tratti mooolto delicati, x essere un uomo (Demone! io sn il Signore dei Demoni dell'Ovest, stupida ningen! Nd Sesshomaru) sì, sì... Ke noioso! cmq, Inu deve fare un corso accellerato di buone maniere, lo so... ma lui è pur sempre Inu-chan! ^.^ In quanto a Reito e Kaori... beh... (Alys si gira i pollici) vedremo. nn ho ancora le idee kiare... Lui o lei? o tt e due? vedremo. Cmq, sei sempre genitlissima! spero ke anke questo cappy possa piacerti ^:^
P.S.
davvero trovi ke abbia reso quelle tre sceme "normali"? à_à Cavoli...


Kagome 123= grazie x il tuo sostegno, Kagome-chan! nn hai idea di quanto mi rincuori vedere ke avete tt una così grande pazienza... Per rispondere alla tua domanda.. Sì, quelle tre possono essere DAVVERO così sceme. almeno, qui... XD Sei davvero gentile nel farmi tt qusti complimenti. nn so se me li merito davvero... Cmq, grazie! spero ke anke questo cappy possa essere di tuo gradimento. ^.^


Capitolo 44: Persa nei ricordi

“Kaori!” esclamò Kagome, gattonando verso l’amica “Kaori, cosa c’è? Perché hai urlato in quel modo?”.
La ragazza non sembrò averla sentita e continuò a stringere convulsamente la coperta, strappandola con gli artigli.
No.. Quello che aveva visto…
Perché era tutto così confuso, eppure così maledettamente chiaro?
Possibile che il suo intuito non sbagliasse? Cosa significava?
Il cuore le batteva come impazzito contro le costole, minacciando di sbriciolarle da un momento all’altro.
“Cos’è successo?” esclamò Inuyasha, catapultandosi dentro la capanna della vecchia Kaede “Kagome, stai bene?”.
“Io sì” lo rassicurò la miko “Ma Kaori si è appena svegliata, urlando. Forse ha avuto un sogno premonitore”.
“Dalla sua espressione, temo che non abbia visto nulla di buono” mormorò Miroku, fissando la giovane in volto.
Era maledettamente pallida e fissava il vuoto, come a cercarvi una risposta che bramava e temeva al tempo stesso.
“Kaori, cos’hai visto?” le chiese gentilmente, poggiandole una mano sulla spalla “Si tratta di Naraku? Hai visto cos’ha in mente?”.
“La luna piena” sussurrò la yasha, in un sussurro appena percepibile “Avverrà tutto con la prossima luna piena…”.
“Cosa succederà con il plenilunio?” domandò Sango, “Non lo so, ma ho visto… Era buio, ma la luna spendeva come una perla nel cielo nero”.
Sforzandosi di trattenere la propria impazienza, Inuyasha strinse la mano attorno al fodero di Tessaiga “Cos’altro hai visto? Naraku ci attaccherà?”.
“No” la sentì mormorare “Saremo noi ad andare da lui. Ma io e Reito non ci saremo…”.
“Come, non ci sarete?” esclamò l’hanyou “Spiegati meglio, dannazione! Se parli per enigmi, non capiremo niente!”.
“Non ho visto né me, né Reito con voi” spiegò la ragazza “Ma ho visto un cerchio… Nero come un pozzo senza fondo. E dentro c’era una sagoma enorme, con le zanne più bianche della luna”.
Un brivido impetuoso la percorse da capo a piedi “Ho visto come tante immagini insieme e non ho capito quasi niente. So solo che accadrà tutto entro la prossima luna piena”.
“Cioè, tra cinque giorni” mormorò Miroku, fissando impensierito la sfera quasi completa dell’astro argenteo.
“Era tutto buio… Non vedevo niente” sussurrò Kaori con voce tremante, attirando nuovamente la sua attenzione.
“Ma sentivo delle urla” gemette poi, prendendosi la testa tra le mani “Soffriva in modo tremendo… e lui rideva!”.
Chi rideva?” chiese Sango “Hai riconosciuto la voce? Sai chi era?”, “Non ne sono certa” ammise l’altra “Era tutto così confuso…”.
“Sta’ tranquilla” la rassicurò Kagome, stringendole una mano “Cerca di fare chiarezza, con calma”.
Lanciò un’occhiataccia ammonitrice ad Inuyasha, che invece fremeva per avere altre informazioni, e tornò a guardare la sua amica.
“C’erano sicuramente due persone” mormorò la demone lupo, stringendo ulteriormente la coperta “Una era legata, non so come faccio a saperlo… Lo so e basta”.
“L’altra lo torturava e rideva ogni volta che lui urlava” aggiunse flebile “È stato orribile. Assolutamente orribile”.
Shippo le saltò in grembo, chiedendo “Pensi che fosse Naraku, la persona che rideva?”, “Sì, ne sono quasi certa”.
“Quella risata ti gela il sangue nelle vene” sussurrò poi “No, non posso sbagliarmi. Era lui, quel dannato verme”.
“Non è un buon segno” borbottò il monaco, stringendo il suo bastone “Se quel maledetto ride, vuol dire che sta macchiando qualcosa di letale”.
“Ho paura” ammise improvvisamente Kaori “Ho un pessimo presentimento… Sta per succedere qualcosa di orribile!”.
Un intenso brivido la scosse da capo a piedi “Sono terrorizzata da quello che potrebbe avere in mente quel dannato”.
“Non preoccuparti” la rassicurò Sango “Vedrai che lo batteremo, una volta per tutte! Pensa positivo”.
“Non è così facile, Sango” mormorò l’altra, stringendosi le ginocchia al petto “Quello che ho visto… è stato orribile”.
La sua espressione s’indurì “Naraku sa bene quello che sta facendo e sa anche che noi cercheremo di fermarlo. Non è uno stupido”.
“Forse stai sopravvalutando la cosa” mormorò Miroku “In fondo, l’abbiamo messo in difficoltà più di una volta”.
“Miroku ha ragione” esclamò Inuyasha, stringendo il pugno con entusiasmo “Vedrai che lo spazzeremo via!”.
La ragazza si sforzò di sorridere, ma le uscì solo una sorta di smorfia preoccupata “Vorrei avere il vostro stesso ottimismo”.
“Fidati di noi” le disse Kagome, stringendole una spalla “E fidati di te stessa. Fatti coraggio e vedrai che tutto si risolverà per il meglio”.
L’altra annuì appena, rannicchiandosi nella coperta ormai sbrindellata “Ci proverò, ragazzi. Ma qualcosa sta per accadere, me lo sento dentro”.

Kaede fissò con aria preoccupata la giovane seduta sulla riva del fiume, lasciandosi sfuggire un profondo sospiro.
“Non mi piacciono i sogni che sta facendo ultimamente” mormorò cupa “Hai detto che è la terza notte che fa lo stesso incubo?”.
“Sì” sospirò Kagome “Ma stanotte dev’essere stato peggiore, perché ha urlato per diversi minuti… Come se non riuscisse a svegliarsi”.
Più passavano i giorni e più i sogni premonitori di Kaori diventano vividi ed oscuri e la ragazza faceva una fatica immane a riprendersi.
Ormai viveva nel terrore di addormentarsi e restare intrappolata in quegli incubi terribili.
L’alba era diventata un vero sollievo per lei, così come il tramonto rappresentava un tormento.
Al ricordo, l’espressione della miko si accigliò “Quando ha aperto gli occhi, non faceva che ripetere qualcosa come -La luna di sangue-, o qualcosa del genere”.
“Hai detto… la luna di sangue?” ripeté la vecchia sacerdotessa, diventando pallida come un cencio “Allora la faccenda è più grave del previsto”.
“Perché siete così inquieta?” chiese Miroku, avvicinandosi “Cosa significa, venerabile Kaede?”.
“Dovete tenerla sempre d’occhio, ragazzi” replicò la donna “Se è ciò che temo, inizieranno a sparire componenti di tutte le tribù di lupi e…”. Abbassò lo sguardo, preoccupata “E Naraku ci spazzerebbe tutti via come fa l’urgano con i granelli di sabbia”.
“Non ho ben capito cosa vuol dire questa storia, ma staremo attenti” promise Inuyasha “Puoi stare tranquilla, Kaede”.
Lei scosse la testa “Non sarò tranquilla finché Naraku non sarà morto”, poi si avvicinò alla sponda del fiume per raccogliere delle erbe dal potere soporifero.
Kaori aveva assolutamente bisogno di dormire, senza che quegli incubi la debilitassero ancora.
Se i suoi timori erano fondati, la ragazza avrebbe avuto bisogno di tutte le proprie energie per combattere.
La situazione minacciava di precipitare da un momento all’altro e si augurò che Inuyasha e gli altri seguissero scrupolosamente il suo consiglio.
Una luna color sangue non presagiva mai nulla di buono.
Dovevano prepararsi ad affrontare il peggio; dovevano concentrarsi sulla missione ed essere in forze per quando la tempesta si sarebbe scatenata.
Un improvviso tonfo nell’acqua la fece voltare di colpo e le si mozzò il respiro nel vedere la giovane demone galleggiare a faccia in giù nell’acqua gelida.
“Kaori!” esclamò Sango, accorrendo a sollevarla per evitare che annegasse “Ehi, svegliati! Kaori, apri gli occhi!”.
L’altra tossì più volte, sforzandosi di tornare a respirare normalmente “Sango.. Io.. mi dispiace, non riesco a tenere gli occhi aperti. Sono così stanca…”.
“È più che normale” la rassicurò l’amica “Sono due giorni che non dormi come si deve. Coraggio, riposati un po’. Ti farà bene”.
“Ma non posso dormire” singhiozzò la yasha “Ogni volta che chiudo gli occhi, quell’incubo m’imprigiona come una gabbia da cui non riesco ad uscire!”.
“Possibile che un sogno possa fare questo?” chiese Inuyasha “Insomma.. Sono solo immagini nella testa!”.
“Non quelli che ha lei” replicò Kaede “Kaori ha visto cos’accadrà da qui a qualche giorno e quelle premonizioni sono molto più vivide di quanto tu possa immaginare”.
“E fossi in te, terrei gli occhi ben aperti” aggiunse severa “Sta per alzarsi un vento oscuro, che potrebbe spazzarci via tutti”.

“Io non capisco perché la vecchia sia così preoccupata” ammise più tardi il mezzo-demone “Abbiamo già affrontato Naraku, non sarà una novità farlo ancora”.
“Probabilmente, Kaede-sama sa più di quanto non dica” commentò Miroku, appoggiandosi alla casa retrostante.
Lanciò un’occhiata alla tenda che faceva da porta, aggiungendo “La situazione non mi piace, Inuyasha. Ho sentito delle voci riguardo alle lune color sangue… E non portano mai niente di buono”.
“Sono solo delle stupide credenze!” esclamò l’altro “La luna è sempre stata bianca. Non vedo proprio come possa diventare rosso sangue”.
“Un’eclissi” spiegò Kagome, fissando la pagine del libro che aveva in grembo “Fra due giorni ci sarà un’eclissi totale di luna”.
“Una cosa?” chiese Shippo “Cosa significa, Kagome?”, “Che la luna sparirà per un paio d’ore, coperta dal Sole”.
“Ci capisco sempre meno” ammise il monaco “Divina Kagome, potreste spiegarvi meglio?”.
“Che ci crediate o no, la Terra si muove in uno spazio infinito, chiamato universo” spiegò la ragazza “Ed anche la luna si muove, ruotando intorno al nostro pianeta, che a sua volta si muove intorno al Sole”.
Indicò le varie fasi che caratterizzavano un’eclissi di luna e continuò “Il Sole coprirà la luna per qualche ora, donandole un colorito rossastro”.
“Ecco spiegato il sogno di Kaori” mormorò Sango, uscendo dalla capanna “E questa.. eclissi non è pericolosa, giusto?”.
“No, è una cosa normalissima” la rassicurò la miko “Anche se non accade spesso. Le eclissi hanno un ciclo un po’ strano…”.
Lanciò un’occhiata alla tenda lasciata cadere dalla sterminatrice e chiese “Come sta Kaori?”.
“Kaede le ha dato delle erbe che la faranno dormire senza che sia tormentata dagli incubi” mormorò l’amica.
“Ne ha disperatamente bisogno, sono giorni che non riposa come dovrebbe” aggiunse preoccupata “Queste premonizioni la stressano troppo”.
“Ed il fatto che non abbiamo ancora notizie di Reito non migliora certo la situazione” sbottò Inuyasha “Ma dove sarà finito quel lupo?”.
“Ammetto che sono piuttosto in ansia” aggiunse flebile “È dal giorno che è partito che ho una pessima sensazione”.
“Perché non me ne hai parlato?” gli chiese Kagome, “Perché non volevo allarmarti inutilmente. Non credevo che si sarebbe acuita così tanto”.
Kaede scosse la testa “Imparate a fidarvi del vostro istinto, ragazzi. Spesso, è proprio quello che ci salva la vita”.
“Non so se sia davvero così” mormorò Shippo, alquanto perplesso “Il mio istinto mi ha sempre detto che certe cose non possono cambiare, eppure..”.
“Eppure cosa, Shippo?” chiese la vecchia sacerdotessa, “Vi ricordate di quando Sesshomaru è stato qui, quando ha ottenuto Bakusaiga?”.
“Cosa c’entra quel ghiacciolo, adesso?” borbottò Inuyasha, rammentando il poco piacevole incontro con Magatsushi.
“Beh, io pensavo che Sesshomaru sarebbe rimasto sempre un essere freddo e spietato” spiegò il kitsune “E invece.. Non so, con Rin sembra più umano”.
“Ringrazia il cielo che non può sentirti, o finiresti a pezzi in un battito di ciglia” ridacchiò l’hanyou, riconoscendo che la pulce aveva ragione. Una volta tanto…
Dall’interno della capanna, Kaori li ascoltava a fatica, ormai sul punto di cadere in un mondo privo di sogni.
Alcune lacrime le rigarono il volto nel sentir nominare Reito e si chiese dove fosse, se stesse bene…
Sforzandosi di pensare positivo, si concentrò sui ricordi di loro due insieme, augurandosi che la sua richiesta fosse esaudita.    

Flashback
Lei e Reito erano appena tornati da una nuova assemblea delle tribù unitesi nella lotta contro Naraku, durante la quale si era discusso il modo migliore per affrontare il comune nemico.
Nelle ore di attesa, Kaori era rimasta incantata a guardare il piccolo Iroshi, che aveva iniziato a fare i primi movimenti.
Il cucciolo si sforzava con ammirabile determinazione di gattonare verso i genitori e la giovane faticò a non ridere davanti allo sguardo di Yamato.
Sembrava più bambino del figlio, che pure aveva solo qualche mese…
Sakura le aveva sorriso con aria complice, dicendole che la maternità era una delle cose più belle che le fossero mai capitate.
Le confidò i suoi timori e le sue speranze, facendola diventare color pomodoro quando le disse che non vedeva l’ora di diventare zia.
Quel pensiero l’aveva assillata per tutto il viaggio di ritorno, rendendola quasi elettrica.
Non che l’idea la spaventasse, ma si riteneva ancora troppo… bambina per un passo così importante.
Infondo, aveva solo diciotto anni, contro i duecentosei del compagno.
Era conscia che quel divario ci sarebbe sempre stato e che non poteva fare nulla per ridurlo, ma…
La stretta di Reito si fece improvvisamente più intensa, distogliendola da quei ragionamenti.
Gli rivolse un’occhiata incuriosita e chiese “Cosa c’è? Qualcosa non va?”, “L’aria è piena di una strana elettricità”.
Rendendosi conto che la ragazza non aveva ben compreso cosa volesse dire, lo youkai le fece cenno di chiudere gli occhi.
“Usa i tuoi sensi” le sussurrò “Non percepisci niente d’insolito qui intorno? Come se si fosse concentrata una grande energia in un solo punto?”.
“In effetti, sento qualcosa di strano” ammise lei, aggrottando la fronte “E, se il fiuto non m’inganna, quest’odore appartiene a Sesshomaru”.
“Che ci farà mai da queste parti?” mormorò il giovane “Sbaglio, o lui tende ad evitare i villaggi umani?”.
“Specie quello di Edo” gli fece eco Kaori “Non è mai troppo contento d’incontrare Inuyasha… Ma, allora, perché è qui?”.
“Andiamo a dare un’occhiata” suggerì, vagamente impensierita “Qualcosa mi dice che è successo qualcosa di decisamente insolito”.
Senza perdere altro tempo, i due scattarono verso il villaggio, fermandosi solo davanti alla capanna della vecchia Kaede, che sorrise conciliante.
“Bentornati, ragazzi. È andato tutto bene al raduno delle tribù?” chiese tranquilla, “Sì, tutto bene” la rassicurò Reito “E qui?”.
La sacerdotessa fece per rispondere, quando una vocina allegra si fece largo tra loro, esclamando “Kaori-chan! Che bello, ci sei anche tu!”.
“Rin” mormorò sorpresa la ragazza, prendendola in braccio “Ma che ci fai qui? Sei con Sesshomaru?”.
La piccola annuì “Il signor Sesshomaru si sta facendo costruire un fodero nuovo per la sua spada”.
“Eh?” chiese la yasha, inarcando un sopracciglio “Ma di che spada parli, Tokijin?”, “No, la nuova spada!”.
Reito si voltò verso le case, socchiudendo le palpebre nel vedere Sesshomaru appoggiato ad un grosso albero.
“La sua forza è aumentata non poco” sussurrò incredulo “Anzi… Credo di non aver mai sentito niente del genere”.
Rin sorrise ancora di più “Il signor Sesshomaru ha sconfitto un demone cattivissimo ed ora ha una nuova spada! Non è una cosa fantastica?”.
“Adesso è diventato fortissimo!” aggiunse entusiasta “Non lo pensi anche tu, Reito-chan?”.
I due lupi sorrisero davanti alla dolce allegria della bambina, che corse verso il gelido signore dell’Ovest, aggrappandosi alla sua gamba.
La yasha scosse appena la testa nel vedere quel volto rimanere impassibile, ma qualcosa attirò la sua attenzione, strappandole un’esclamazione sorpresa.
“Kami-Sama, Sesshomaru!” gridò incredula, indicando la manica sinistra del kimono candido “Quando ti è ricresciuto il braccio?!”.
“Durante lo scontro con Magatsushi” spiegò una voce nei pressi della sua spalla “Il signorino Sesshomaru l’ha ottenuto insieme alla sua spada”.
“Vecchio Miyoga” mormorò la giovane “Puoi parlare un po’ più chiaramente? Guarda che le braccia non ricrescono dall’oggi al domani!”.
“Ne devi ancora imparare di cose sui demoni, ragazzina” commentò freddamente l’inu-youkai, staccandosi dal tronco per raggiungere Totosai.
Se quel vecchio non si sbrigava a forgiare un fodero decente, lo avrebbe ridotto in briciole sedutastante.
Non aveva alcuna intenzione di perdere altro tempo in quel misero villaggio di esseri umani.
“Sempre più antipatico, quello” sbuffò la demone lupo, riducendo la voce ad un sussurro “Ghiacciato fin nelle ossa!”.
Reito trattenne una risata, mormorando “È un fatto piuttosto raro, ma può capitare che un demone riacquisti un arto perduto”.
“Ma succede solo quando quel demone trova una forza interiore non indifferente” aggiunse pensieroso “Deve aver affrontato un avversario molto forte”.
“Chi era questo Magatsushi?” chiese incuriosito “Non certo un nemico di poco conto…”.
“È la parte oscura della Sfera dei Quattro Spiriti” disse Kagome, ancora vagamente scossa da quello scontro.
“E si era fatto prestare un corpo da Naraku” borbottò Inuyasha “La battaglia è stata tutt’altro che facile”.
“Per un misero mezzo-demone come te, forse” ribatté Jaken, stringendo il bastone Niton “Non certo per il mio signore!”.
L’hanyou fece scrocchiare pericolosamente le nocche, chiaro segno che era meglio tenere la bocca chiusa.
“Parli proprio tu, che nel bel mezzo della battaglia, hai perfino dubitato della forza di Sesshomaru” lo rimbeccò Shippo, facendogli una linguaccia.
Il demone rospo divenne pallido come un cencio e scongiurò i Kami affinchè il suo padrone non facesse caso alle parole del kitsune.
“Perché non ci spiegate tutto dal principio?” suggerì Reito, appoggiandosi all’albero retrostante “La faccenda mi sembra più incasinata del previsto”.
Dopo qualche minuto, i due ookami-youkai ebbero un quadro più chiaro della situazione svoltasi un paio di giorni prima.
“Questo però non spiega come mai a Sesshomaru sia ricresciuto il braccio” mormorò Kaori, ancora piuttosto perplessa.
Miyoga si schiarì la voce, declamando “Il signorino Sesshomaru ha riottenuto il braccio che gli era stato tagliato perché ha rinunciato a Tessaiga”.
“Davvero ha rinunciato alla spada di Inuyasha?” chiese Reito “Questa proprio non me l’aspettavo! Non da un tipo così ostinato”.
Un brivido gli percorse la schiena quando percepì lo sguardo gelido dell’inu-youkai alle proprie spalle, ma fece finta di niente.
“Esattamente” continuò la vecchia pulce, riportandolo sul discorso “E, assieme al braccio, ha ricevuto anche la sua spada: Bakusaiga!”.
“E dove diamine era questa spada? È apparsa dal nulla?” chiese la yasha, sistemandosi una ciocca scura, “No, era all’interno del suo corpo”.
Eh? Una spada dentroal suo corpo? esclamò la ragazza Ma che razza… Ma ho sentito bene?!.
“Miyoga, ma ne sei sicuro?” chiese incredula “Le spade non.. Dai! È impossibile che avesse una spada in corpo! Sesshomaru non è mica un fachiro indiano!”.
Il vecchio demone sgranò gli occhi nel sentire quelle parole così strane, ma l’altra fece cenno di non darvi peso.
“È assurdo” mormorò “Una spada all’interno del suo corpo… Ora posso proprio dire di averle sentite tutte!”.
Lanciò uno sguardo scettico al signore dell’Ovest, chiedendo “Ehi, Sesshomaru! Ma, prima di darti alla luce, tua madre adorava ingoiare pugnali per caso?”.
In quel caso, dubitava fortemente che quel demone avesse mai avuto carenza di ferro nel sangue…
Sesshomaru sembrò non cogliere l’ironia di quella domanda, perché le rivolse uno sguardo gelido come l’inverno.
“Quando avrà migliorato la loquacità, dovrebbe darsi da fare sul senso dell’umorismo” commentò l’ookami-youkai, incrociando le braccia sul petto.
Inuyasha si portò una mano alla bocca per nascondere le risate, mentre Jaken strabuzzava gli occhi davanti a quella frase così impertinente rivolta al suo padrone.
“Senso dell’umorismo? Sesshomaru?” chiese Miroku, alquanto scettico “Sono due parole che non possono stare nella stessa frase, Kaori! Nel modo più assoluto…”.
Fine flashback

Era ormai pomeriggio inoltrato, quando Kaori riprese i sensi, liberandosi dal torpore che l’aveva accompagnata in quelle ore.
Dal punto di vista fisico, si sentiva decisamente meglio avendo fatto un buon sonno ristoratore.
Ma, mentalmente, si sentiva peggio di prima; quella tremenda sensazione si era ulteriormente acuita, diventando quasi un pulsare sordo nei retrocessi della sua mente.
Con un ringhio colmo di frustrazione, scalciò via le coperte del futon e si alzò in piedi.
Le ombre si erano spostate ed allungate da quando si era addormentata ed una parte di lei non poteva non rammaricarsi del fatto che avesse perso del tempo prezioso.
“Dovrei essere là fuori a cercare Reito, non a farmi narcotizzare come una scema” sbottò nervosa.
“Non dire scemenze, baka” l’apostrofò Inuyasha “Non hai neanche idea se sia già partito dalle montagne o no!”.
“Potrebbe essere ovunque” aggiunse Miroku, poggiandole una mano sulla spalla con fare comprensivo “Ma immagino che per te non sia facile restare qui”.
“Non angustiarti, vedrai che ce lo ritroveremo davanti prima di quanto tu creda” mormorò fiducioso.
“Lo spero davvero, Miroku” sussurrò lei “Ma non posso fare a meno di preoccuparmi. Quei sogni, le brutte sensazioni che non mi lasciano stare…”.
Strinse le mani in grembo, cercando si scacciare quell’orribile presentimento “E la luna rossa non fa che impensierirmi ulteriormente”.
“Sei ancora scombussolata per la siesta inaspettata” la confortò Kagome, porgendole una tazza di caffèlatte “Bevi questo, ti farà bene”.
L’altra le rivolse un sorriso grato, stringendo appena la tazza per assaporarne il morbido calore.
Abbassò appena lo sguardo, fissando quel liquido marrone chiaro, ma si rese conto di aver commesso un errore.
Chiuse gli occhi con forza, come per bandire quelle immagini dalla sua mente, e porse la tazza alla miko, che la fissò sorpresa.
“Non ce la faccio” sussurrò a stento “È assurdo, ma.. Tutto mi ricorda Reito, tutto! Perfino un po’ di caffèlatte…”.
Un improvviso singhiozzo le scosse le spalle, mentre si accasciava contro la parete, “Non ce la faccio”.
I ricordi le invasero la mente, che lei lo volesse o no, trascinandola nel loro vortice confuso e carico di emozioni contrastanti.

Flashback
“Sei stato gentile a venire qui, ma sto bene” sussurrò sorridendo “Il raffreddore mi è passato da un po’, ma sai com’è Kagome..”.
Reito le strinse una mano tra le proprie “È normale che sia preoccupata, dopo quello che hai rischiato con l’essenza di Nagai”.
“Siamo stati tutti in ansia, da quando sei tornata qui” ammise poi, arrossendo appena “Ma sono felice di vedere che ti sei ripresa”.
“Sono in piena forma” ridacchiò lei, facendo una piroetta su se stessa “Potrei anche stenderti, sai?”.
Una risata contagiosa li unì per qualche minuto, prima che il giovane le rivolgesse un’occhiata ironica “Ne sei sicura?”.
“Devo proprio dimostrartelo?” chiese la yasha, socchiudendo appena le palpebre “Non so quanto ti conviene”.
Prima che potesse aggiungere altro, si ritrovò stretta tra le sue braccia forti e le sfuggì un sorriso “Devo dedurne che mi credi?”.
“Sì, ma solo perché non voglio che ti affanni inutilmente” replicò l’altro, facendole alzare gli occhi.
“Non ora che ti sei ripresa” aggiunse in un sussurro, prima di baciarla dolcemente “Non ho intenzione di passare un altro singolo istante senza di te”.
La vide sorridere, allegra come non mai, e si beò di quel sorriso così dolce che era riuscito a conquistarlo.
Ancora si stupiva di come un semplice gesto o uno sguardo potessero avere un tale ascendente su di lui, ma poi si ricordava chi avesse di fronte ed ogni perplessità svaniva come nebbia al sole.
“Questo kimono ti sta benissimo” commentò compiaciuto, osservando la stoffa chiara che le fasciava il corpo.
Era diverso da quelli che era abituato a vedere, eppure il taglio del tessuto era stranamente familiare e rimase sorpreso quando la sentì ridacchiare appena.
“So che ci somiglia molto, ma non è un kimono” ammise la ragazza “Questa è una vestaglia”.
Davanti al suo sguardo perplesso, spiegò “È un abito che s’indossa sopra il pigiama… Per restare più coperti quando si esce dal letto, per tornarci il prima possibile. Specie quando si è raffreddati”.
“Quindi…” mormorò il lupo bianco, alzando gli occhi al soffitto “Niente da fare, non imparerò mai tutti gli strani abiti che usi in quest’epoca!”.  
Sentì la sua mano sfiorargli la guancia arrossata ed un sorriso imbarazzato gli incurvò le labbra “Sono senza speranza”.
“Non è vero” lo rimproverò l’altra, con tono dolce “È più che normale che ti confonda… Qui le cose sono dannatamente complicate”.
Gli regalò un rapido bacio e si allontanò verso il thermos ancora caldo, chiedendogli “Ti va qualcosa da bere? Ho dell’ottimo caffèlatte, qui dentro”.
“Cos’è.. questa bevanda?” domandò Reito, fissando il liquido chiaro che gli porgeva “Non l’avevo mai sentita, prima d’ora”.
“Beh, si ottiene unendo il latte alla polvere di una pianta chiamata caffè” spiegò Kaori “E questa pianta cresce nei posti molto caldi, come l’Africa oppure il Brasile”.
“E come ci arriva qui?” chiese il ragazzo, ricordando vagamente alcune immagini del planisfero che lei gli aveva mostrato in passato.
Una cosa era certa: se veniva da quell’immenso pezzo di terra che era l’Africa, percorreva delle distanze lunghissime!
“Con navi, aerei ed altri mezzi di trasporto” fu la risposta “Ormai, è una bevanda piuttosto diffusa in tutto il mondo”.
“Avrà anche un’origine strana, ma è buono questo.. caffè” ridacchiò poi, dopo averne bevuto qualche sorso.
La vide sorridere di nuovo e si chiese se ci fosse qualcosa di più bello al mondo; stare con lei era tutto ciò che desiderava.
Improvvisamente, la ragazza gli si accoccolò contro, sussurrando appena “Ma mai quanto te”; poi mise fine ad ogni suo pensiero con un morbido bacio.              
Fine Flashback

“Dobbiamo andare” mormorò convinta, fissando il sole che andava lentamente a concludere il suo viaggio.
“E dove?” chiese Shippo, piuttosto perplesso “Non abbiamo idea di dove sia Naraku, né tanto meno Reito!”.
“Li troveremo, prima o poi” ribatté la ragazza “Ma dobbiamo muoverci. Non ne posso più di aspettare che gli eventi si compiano!”.
Afferrò rapidamente le sue cose e le infilò nello zaino, dicendo “Se volete seguirmi, allora preparatevi. In ogni caso, io vado”.
Sango e Miroku si scambiarono una veloce occhiata, rammentando che Kaede aveva raccomandato di non perderla mai di vista.
“Ok, dacci solo qualche minuto” disse la sterminatrice “Il tempo di preparare il necessario per il viaggio”.
Un lampo di gratitudine attraversò gli occhi verdi della yasha, che finì di stringere i legacci con calma.
Non ce la faceva più a restare con le mani in mano, mentre quelle orrende sensazioni si facevano sempre più forti nel suo animo.
Sentiva che qualcosa stava per accadere e per nulla al mondo si sarebbe fatta cogliere impreparata!
Un’ondata di preoccupazione e malinconia l’attanagliò per un momento, quando fissò il morbido foulard azzurro che aveva intenzione di regalare a Reito.
Sentiva che doveva trovarlo, raggiungerlo prima che gli succedesse qualcosa di terribile, ma non aveva la minima idea di dove cercarlo.
La distanza che li separava poteva essere immensa, o ridotta a pochi kilometri…
Ma doveva pur fare qualcosa!
Non poteva stare lì con le mani in mano!
Attese con impazienza che gli amici terminassero i preparativi, notando appena che Kaede sussurrava qualcosa a Kagome.
Non aveva idea di cosa si stessero dicendo, ma non gliene importava più di tanto; ora aveva solo bisogno di muoversi. Il tempo di attendere era finito.
Quando si fu assicurata che tutti fossero pronti, si avviò di buon passo verso il cuore del bosco, tenendo i sensi all’erta.
Sentiva un’aura demoniaca a poca distanza da loro, ma non riusciva a capire a chi appartenesse esattamente.
Scrollò le spalle per sciogliere i crampi dovuti al sonno e socchiuse gli occhi, cercando di concentrarsi al massimo per cogliere più segnali possibili.
Quando il misterioso demone prese ad avvicinarsi, fece un cenno d’intesa ad Inuyasha e Miroku, che annuirono.
L’affiancarono velocemente, raccomandando alle ragazze di stare all’erta da possibili attacchi laterali, e continuarono a scrutare le fitte volte degli alberi.
Un improvviso tornado li fece arretrare di colpo, strappando loro diverse esclamazioni sollevate ed un’imprecazione seccata.
“Quel lupastro di Koga” commentò l’hanyou “Ecco di chi era quell’aura… Com’è che non l’abbiamo capito prima?”.
“Non credo che sia il momento migliore per chiederselo” mormorò Sango “Guardate com’è nervoso! Qualcosa non mi torna”.
“Che ci fai da queste parti, Koga?” chiese Kagome, allentando la presa sull’arco “Ci sono problemi?”.
“Non lo sappiamo ancora” mormorò Ayame, sbucando dalla fitta macchia del sottobosco “Per questo, stavamo venendo da voi”.
“Spiegatevi meglio” li incitò Miroku, “Beh, da qualche giorno stanno accadendo dei fatti piuttosto strani”.
Koga emise un basso ringhio, sedendosi su di un masso “Akkaku è sparito senza un motivo e non siamo più riusciti a trovarlo. Ma la cosa strana è che anche Jiro, della tribù dell’Ovest, è scomparso da poco”.
Lanciò loro uno sguardo che non prometteva niente di buono “Due lupi, di due tribù diverse, spariti nel nulla. La faccenda mi puzza di trappola”.
“Anche io sento qualcosa di strano nell’aria” ammise Kaori “Secondo te, queste sparizioni possono avere a che fare con la luna rossa?”.
A quelle parole, Ayame e Koga divennero cinerei in volto, facendole presagire il peggio.
“La luna di sangue?” sussurrò la yasha dai capelli color tramonto “Kaori, non dirmi che…”, “L’ho sognata. Più di una volta”.
Koga sembrò impiegare un’eternità ad articolare una frase, gorgogliando come un annegato “No… Non può essere.. Assurdo!”.
“Sbaglio, o Kaede ci aveva avvisati che sarebbero potuti sparire dei componenti delle varie tribù?” chiese Shippo “Quando ci ha raccomandato di tenere d’occhio Kaori”.
Inuyasha annuì “Questa situazione non mi piace per niente. Scommetto quello che volete che c’è quel bastardo di Naraku dietro a tutto questo!”.
Ayame si prese la testa fra le mani, sussurrando “Due ookami-youkai scomparsi, Kaori che ha questi sogni…”.
“Dobbiamo assicurarci che la Gemma dell’Alba sia al sicuro!” esclamò angosciata “Se è ciò che temo, quel cristallo è in grave pericolo!”.
Si voltò di scattò verso Kagome e gli altri, cercando freneticamente la figura dell’unica persona mancante.
“Dove diavolo si è cacciato Reito?!” esclamò, agitata come non mai “È lui il custode di quella gemma! Deve correre a proteggerla!”.
A quelle parole, Kaori sentì il sangue abbandonarle il viso, mentre il cuore prendeva a batterle più intensamente.
“Non è con la tribù?” chiese, ormai sull’orlo di una crisi di panico “Con Yamato e Sakura?”.
Non si accorse quasi di aver stretto il foulard azzurro nella mano a tal punto da macchiarlo con il proprio sangue.
L’altra demone sgranò gli occhi verdi “No… È partito almeno una settimana fa per raggiungervi…”.
Dall’espressione della yasha del Sud, capì che il giovane non li aveva mai incrociati.
“Kami-Sama, no!” gemette incredula “Non ditemi che.. Non può essere stato preso anche lui!”.
“No!” urlò Koga, consapevole di quanto fosse grave la situazione “Maledizione, no! Se Naraku ottiene quella gemma ed un lupo del Sud… Siamo tutti spacciati”.
Lanciò uno sguardo di avvertimento a Kaori, che era rimasta immobile come una statua di marmo.
“Non devi allontanarti per nessun motivo da noi” esclamò “Non devi andare da nessuna parte, da sola!”.
La giovane non diede segno di averlo udito e fissò il vuoto come se fosse caduta in uno stato di trance.
Improvvisamente, prese a camminare verso ovest, dapprima lentamente, poi sempre più rapida, fino a che la sua divenne una corsa disperata.
Poche, terribili parole presero a rimbombarle nella testa, mentre tutti i tasselli del puzzle andavano al loro posto.
Reito. Trappola. Naraku. Sparito. Torturato.
Non sapeva dove stava andando, sapeva solo che il suo Reito veniva torturato da quel maledetto verme.
Doveva trovarlo! Doveva assolutamente trovarlo!
Inuyasha e gli altri le corsero immediatamente dietro, ma la ragazza aveva un notevole vantaggio su di loro e gli alberi limitavano la visuale.
“Quella stupida sta correndo dritta nella bocca del lupo!” sbraitò irritato, ignorando a bella posta gli sguardi seccati di Koga ed Ayame.
“Fermiamola, prima che Naraku riesca a mettere le sue luride mani anche su di lei” esclamò Miroku, standogli dietro.
“Koga, cosa succederà se quel maledetto catturerà un componente di tutte le tribù?” chiese Kagome, rannicchiata sulle spalle dell’hanyou.
“Sarà capace di risvegliare una creatura antica e maledettamente potente” sibilò il capo dei lupi dell’Est “E, se ci riesce, per noi non ci sarà scampo”.
“Ma cosa c’entra quel cristallo con tutta questa storia?” domandò Sango, saldamente aggrappata al pelo di Kirara.
“È la chiave per risvegliare quell’essere” mormorò Ayame “Dobbiamo fermare Kaori, prima che..”.
Non ebbe neanche il tempo di completare la frase, che un urlo acuto lacerò il silenzio della foresta.
Il gruppo si fermò di colpo nell’udirlo, per poi correre con maggior vigore verso la sua origine.
Una radura deserta si aprì davanti a loro e Shippo cominciò a piangere quando si ritrovò in mano il foulard di Kaori tra le mani.
“L’ha presa” sussurrò spaventato, voltandosi verso gli amici “Naraku ha preso anche lei! E adesso che facciamo?”.
Gli occhi blu di Koga s’incupirono, mentre sussurrava “Temo che ci toccherà affrontare la peggior battaglia della nostra esistenza”.    

Fatto.. Lo so, lo so.. Cm azione, in questo cappy nn se ne vede neanke l'ombra.. ma mi serviva da collegamento. i prossimi capitoli sarano molto + concitati, potete starne certi! (breve risata maligna di Alys) ne vedremo di tt i colori, ve l'assicuro! spero ke gradirete questo piccolo intermezzo, prima della Grande Battaglia! alla prossima! e grazie a tutti!
ora mi ritiro, prima ke il mio raffreddore peggiori e nn iresca più a scrivere nnt senza sbattere la testa contro il bordo della scrivania x i continui starnuti... =.= Fortuna, ke questi tipi di virus nn si diffondo tramite Internet! XD spero di poter aggiornare presto, ma nn prometto nnt... Al + presto posibile! 
Besos giganti a tt!
vostra Alys-chan

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Un'alleanza fondamentale ***


Salve a tutti! eccomi di nuovo qui, per augurarvi Buon Natale con il mio ultimo aggiornamento. spero vi piaccia e vi chiedo scusa fin d'ora per i futuri ritardi, perchè nonostante siano iniziate le vacanze ed ora abbia un portatile, ora è l'ispirazione ad avermi abbandonato... -.- ke cavolo! beh, bando alle ciance: mi auguro che il capitolo vi piaccia e che non mi lincierete alla fine. Buona lettura e Buon Natale a tutti!! ^.^


Capitolo 45: Un’alleanza fondamentale

Kaori gemette quando la testa le diede una nuova, dolorosa fitta e si ritrovò a sbattere più volte le palpebre, nel tentativo di schiarirsi la vista.
Era immersa in una densa oscurità e fece fatica a capire come diavolo ci fosse arrivata.
Ricordava solo la terribile consapevolezza che Reito era stato catturato da Naraku e che aveva iniziato a correre.
Poi, qualcosa l’aveva colpita alle spalle, dandole appena il tempo di gridare prima che perdesse i sensi…
Mi sono comportata come una stupida! imprecò furiosa E gli ho permesso di catturarmi con una tale facilità…
Si portò automaticamente una mano dietro la schiena, alla ricerca della propria katana, ma strabuzzò gli occhi quando si accorso che il fodero non era più al suo posto.
E mancava anche il suo pugnale, che teneva solitamente legato alla gamba destra.
L’essere priva di quelle armi non fece che aumentare la sua rabbia e si ritrovò a battere un pugno sulla parete che aveva davanti.
Kami-Sama, quanto sono stupida! esclamò furiosa Proprio da premio Nobel per l’imbranataggine!.
Non che ora fosse inerme davanti al nemico, avere con sé Sendeiga l’avrebbe certamente rassicurata.
Avrebbe dovuto contare solo sulle sue abilità innate e suoi propri poteri spirituali per fuggire.
Digrignando i denti per la rabbia, cominciò a guardarsi intorno, sperando che i suoi occhi si abituassero in fretta a quell’oscurità opprimente.
Pian piano, riuscì a scorgere le prime sagome ed inarcò un sopracciglio nel vedere che si trattava di stalattiti e stalagmiti di roccia nera.
Una caverna? Beh, ecco spiegato quel ritmico, insopportabile ticchettio d’acqua che percepiva.
L’aveva rinchiusa in una grotta umida e profonda… Di bene in meglio.
Per un attimo, si sentì sopraffare dall’angoscia ed alcune lacrime le percorsero le guance, al pensiero dei suoi amici, che la stavano sicuramente cercando.
“Saranno preoccupati a morte” mormorò cupa “Se solo avessi dato retta a Koga.. Ma non potevo restare lì, non al pensiero che Reito…”.
Un leggero singhiozzo le scosse le spalle, mentre i volti dei genitori e del suo fratellino nato da poco le apparivano dinanzi agli occhi.
Chissà come stavano e se Shiro stava combinando quei buffi casini di cui le aveva parlato sua madre in una lettera.
Le mancavano molto; avrebbe dato qualunque cosa pur di rivederli, anche solo per un istante…
Con un impeto d’orgoglio, si passò una mano sugli occhi, cancellando i segni delle lacrime, e si rialzò in piedi.
“Io sono la figlia di Masaru e Fumiyo, due dei più coraggiosi demoni che siano mai esistiti” si disse con forza “E sono la discendente di Nazuna, una delle più potenti sacerdotesse del Giappone”.
No, non si sarebbe lasciata abbattere dalle avversità; non così facilmente!
Avrebbe dimostrato di che pasta era fatta e Naraku avrebbe pagato a caro prezzo tutto il male che aveva commesso.
Non gli avrebbe mai perdonato l’attacco compiuto contro suo padre, né tanto meno quello che aveva ucciso i genitori di Reito.
Avrebbe vendicato le vittime di quel mostro, a costo della vita!
Ma, prima, doveva trovare un modo per fuggire e liberare chiunque fosse caduto sotto il potere di quel maledetto.
Lentamente e sforzandosi di evitare le sporgenze aguzze delle pietre, la ragazza si mosse all’interno di quella vasta caverna.
Doveva capire dove fosse l’uscita e, soprattutto, come fare a liberarsi da quella situazione.
Ora più che mai, era intenzionata a trovare il suo compagno e strapparlo dalle grinfie di quel bastardo!
Al pensiero che lo stessero torturando, per ottenere chissà che cosa, le si accapponò la pelle e dovete mordersi la lingua per reagire.
Avanzando a tentoni lungo le pareti umide, riuscì a scorgere una piccola grata, dalla quale filtrava uno spiraglio di luce.
Quando fece per avvicinarsi, sentì diverse voci concitate, ma non ne riconobbe nessuna; probabilmente, era dei nuovi sgherri di quel maledetto hanyou.
“Che dici, il padrone ci permetterà di banchettare con i loro resti, quando avrà finito?” stava chiedendo uno, che le parve vagamente simile ad un Goblin tozzo e… altrettanto puzzolente.
“No, non credo” borbottò l’altro, dalla pelle cascante e violacea “L’ho sentito dire che saranno il sacrificio per il suo nuovo alleato”.
Un grugnito di disappunto gli rombò nella gola “Ha qualche conto in sospeso con le tribù degli ookami-youkai ed il padrone se lo vuole ingraziare”.
“Bah… Che spreco!” sbottò il Goblin “L’ultima preda è quella dall’aria più tenera! Darei qualunque cosa, pur di nutrirmi di quelle carni dolci”.
“Ho sentito dire che il sangue delle fanciulle fa bene alla pelle” ridacchiò poi, indicando il compagno “Ne avresti bisogno!”.
Il demone violaceo ringhiò irritato, mostrando le zanne coperte di saliva nerastra, ma, prima che si avventasse sull’altro, una voce femminile li interruppe.
“Piantatela, voi due” disse seccata “Possibile che siate capaci solo di azzuffarvi come degli idioti?”.
Kagura?! mormorò incredula la yasha, fissando la donna al di là della piccola grata Che diavolo ci fa qui?.
“Vi conviene prepararvi e farvi trovare in modo… un tanti più decoroso” commentò la Signora del Vento, indicando le vesti stracciate dei due sottoposti “Naraku sta per fare visita ai prigionieri”.
Lanciò uno sguardo alla spessa porta di granito, scorgendo per un istante un paio di occhi verdi, ma questi sparirono così in fretta da farle credere di aver avuto un’allucinazione.
“Vedete di fare la guardia come si deve” aggiunse fredda “Se uno solo di quei lupi scappasse, Naraku ve ne farebbe pentire amaramente”.
“E vi assicuro che non vi piacerebbe vederlo contrariato” aggiunse cupa, abbassando appena lo sguardo cremisi.
Poi, senza degnarli di un ulteriore occhiata, salì una stretta rampa di scale, sparendo alla vista.
Kaori si ritirò nell’ombra più fitta, cercando di trovare una soluzione a quel problema tremendamente spinoso.
Naraku stava per arrivare e qualcosa le disse che quel misterioso alleato che aveva sentito nominare era una creatura maledettamente pericolosa.
Altrimenti, perché quell’hanyou crudele e spietato si sarebbe impegnato così tanto pe ingraziarselo?
Inoltre, il fatto che avesse dei conti in sospeso con le tribù dei demoni lupo non l’aiutava affatto…
Dannazione, ma che sta succedendo qui? chiese impensierita E dove saranno gli altri? Akkaku, quel.. quel Jiro e, soprattutto, Reito?.
Improvvisamente, sentì un lieve gemito dalla parte opposta della grotta e si mosse in quella direzione, stando sempre attenta a non farsi notare.
Se, nel corso di tutto quel tempo, aveva imparato una cosa era proprio che l’effetto sorpresa poteva essere determinante.
La luce sembrò aumentare vagamente d’intensità, grazie a dei piccoli buchi nel soffitto, e questo le permise di distinguere meglio la scena.
Un grosso lupo dell’Ovest stava sbriciolando tutte le rocce che gli capitavano a tiro, costringendo una sagoma più esile a schivare le schegge appuntite.
“Dannazione, smettila!” gridò spaventato “Così, finirai per seppellirci entrambi qui sotto!”.
“Io non mi lascio bloccare da un mucchietto di sassi appuntiti!” sbraitò l’altro, continuando a colpire tutto ciò che aveva intorno “Non permetterò a nessuno di tenermi prigioniero!”.
“Non credere che a me faccia piacere!” esclamò quello che riconobbe essere Akkaku “Ma, così, non farai che peggiorare la situazione!”.
“Taci, pulce vigliacca!” ruggì il lupo rosso, afferrandolo per l’armatura “Nessuno dice al grande Jiro cosa può o non può fare, sono stato chiaro?!”.
Con un moto di stizza, lo scaraventò in un angolo e se il demone dell’Est non si fracassò la testa, fu solo perché Kaori lo afferrò in tempo.
“Kaori!” esclamò sorpreso, riconoscendo quegli occhi verdi nell’oscurità “Dannazione, ha preso anche te!”.
“Lascia perdere, Akkaku” mormorò lei “Spiegami piuttosto cosa sta succedendo! Cosa vuole Naraku da noi?”.
“Usarci come sacrificio” sussurrò Akkaku, tremando come una foglia “Vuole risvegliare il peggior incubo di noi ookami-youkai”.
“Sacrificarci a chi?!” sibilò la yasha “Parla chiaro! Chi è questo nuovo alleato di Naraku?!”.
“Davvero non lo sai?” chiese sardonico Jiro, fissandola con uno sguardo sorpreso “O sei poco più che una poppante, oppure sei molto stupida”.
“Ho da poco compiuto diciotto anni, se proprio ci tieni a saperlo” ribatté la giovane “E so ben poco del passato della mia tribù, quindi vedete di farmi capire cosa diavolo sta accadendo!”.
“Non hai mai sentito parlare di Kurayami?” chiese Akkaku “Beh, lui è stato l’avversario più difficile da sconfiggere di tutta la nostra storia”.
Un brivido più intenso gli percorse la schiena “Il suo nome completo è Kurayami no Musuko, il figlio dell’oscurità… Un nome che gli sta a pennello, credimi!”.
“Beh, Naraku significa Inferno… Direi che la coppia è perfetta” borbottò la ragazza, incrociando le braccia sul petto.
“Non ti conviene fare la spiritosa, mocciosetta” ringhiò Jiro “Tu non hai idea della mostruosa potenza di quell’essere!”.
“Ce l’avrei, se mi spiegaste tutta questa dannata faccenda!” sbottò l’altra, ormai con i nervi a fior di pelle.
Improvvisamente, il lupo dell’Ovest la guardò come se la vedesse per la prima volta ed un ruggito colmo di rabbia gli rombò nel petto.
Tu!” sibilò furioso “Tu sei la figlia di Masaru! Quella maledetta che ha osato umiliare mio fratello davanti alle altre tribù!”.
Oh, fantastico… commentò la demone lupo Ora ci mancava solo che questo decidesse di vendicare l’onore di quel deficiente di Baiko!.
Senza fare una piega, si scansò di lato per evitare un poderoso pugno diretto allo sterno e lanciò all’avversario uno sguardo gelido.
“Non è il momento migliore per azzuffarci” disse seccamente “Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui ed evitare di finire come carne da macello”.
“Se ti faccio fuori, Naraku sarà costretto a cercare un altro discendente” sogghignò Jiro “E, così, finirà per perdere la luna rossa”.
“Se riesco a rimandare anche solo di un’ora, la cerimonia, saremo salvi” aggiunse sorridendo “Escludendo te, ovviamente”.
“Sei davvero convinto di potermi sconfiggere così facilmente?” chiese Kaori, sentendo il sangue ribollirle nelle vene “Vuoi proprio fare la stessa figuraccia di tuo fratello?”.
“Io non mi lascerò battere da una immonda feccia come te!” sbraitò il lupo fulvo, partendo nuovamente alla carica.
La ragazza lo oltrepassò con un unico, agile balzo, rifilandogli al contempo un calcio alla base della schiena che lo spedì contro il muro.
Il tonfo rimbombò in tutta la caverna, facendo staccare diverse stalattiti dal soffitto, che s’infransero al suolo con forti schianti.
“Così finiremo sepolti!” gemette Akkaku, rannicchiandosi sotto una sporgenza “Smettetela di azzuffarvi, per favore!”.
I due sembrarono non sentirlo, perché si fissarono negli occhi con ferocia, prima di ripartire all’attacco.
Jiro cercò di colpirla al volto, ma il suo pugno non trapassò che aria, mentre la sua avversaria gli toglieva il terreno da sotto i piedi con una rapida torsione della gamba.
“Tutto qui quello che sai fare?” chiese sardonica “Sei ancora più debole di quel saccente tuo fratello…”.
“Taci, razza di lurida feccia!” urlò il demone, ripartendo alla carica e rifilandole un calcio nello stomaco.
La giovane riuscì a bloccare il colpo appena in tempo, usandolo per darsi lo slancio e, curvandosi a ponte, riuscì a piantargli un calcio in pieno volto.
Sentì la cartilagine scricchiolare con forza ed un lieve fiotto di sangue le macchiò gli abiti, mentre l’avversario ululava per il dolore.
Senza perdere tempo, lo oltrepassò con una capriola e, afferratolo per la base del collo, usò il suo stesso peso come leva, scagliandolo dall’altra parte della caverna.
Il tonfo rieccheggiò con forza, soffocando sia il gemito di dolore del lupo rosso che le grida di Akkaku.
Jiro non ci mise molto a riprendersi dal colpo, anche se ne sembrava alquanto provato, e investì la lupa del Sud con uno sguardo omicida.
“Questa me la paghi, dannata!” urlò furioso, afferrandola per i capelli e lanciandola verso una stalattite particolarmente aguzza.
Lei evitò per un soffio la punta tagliente e, con un paio di capriole, riacquistò l’equilibrio, pronta al contrattacco.
Di colpo, però, si rialzò in posizione eretta, senza dare alcun segno di voler continuare quello scontro.
“Ci stiamo comportando come due idioti” borbottò amara “Dovremmo unirci contro il nemico comune, non azzuffarci tra di noi”.
Akkaku tirò un sospiro di sollievo “Ci sei arrivata, finalmente. È quello che sto cercando di dirvi da pezzo!”.
“Io non mi alleerò mai con un essere immondo come te” sbraitò Jiro, sprizzando scintille dagli occhi “Non mi abbasso al livello del fango”.
“Il fango ti ha messo in seria difficoltà, bestione!” ribatté Kaori, sentendo l’irritazione crescere nuovamente.
Piantandosi le unghie nei palmi, si costrinse a mantenere la calma, aveva cose ben più importanti da fare, che stare a battibeccare con quell’idiota.
Si diresse a grandi passi verso la spessa porta in granito, cercando un modo per evadere da quel postaccio umido, quando un fruscio attirò la sua attenzione.
Un ringhio le invase la gola, quando si rese conto che il lupo dell’Ovest non era intenzionato a lascarla in pace.
Attaccarla alle spalle era l’atto più vile di cui potesse macchiarsi quel cerebroleso di un demone.
Che razza di lurido…!
Attese fino all’ultimo momento, per poi scansarsi di colpo, lasciando che l’altro sbattesse la testa contro il pesante battente.
“Ancora non hai capito che ti conviene piantarla, razza di idiota?” chiese seccata, preparandosi a creare una barriera spirituale per tenerlo a bada.
“Se credi di potermi sfuggire, allora ti sbagli di grosso” sibilò lui “Ti farò a pezzi e vendicherò l’onore di mio fratello!”.
Irritata oltre ogni modo, la ragazza lo imitò, lanciandoglisi contro con gli artigli tesi e pronti a colpire.
Un’improvvisa esplosione di energia demoniaca li divise bruscamente, costringendoli ad allontanarsi sia dall’avversario che dalla porta.
“Vedo che voi lupi non perdete proprio tempo a fare amicizia” commentò una voce strascicata “Sempre con i nervi a fior di pelle, eh?”.
Kaori sentì la rabbia ribollirle dentro come un vulcano pronto ad esplodere ed un ruggito feroce le si fece largo tra i denti serrati.
“Naraku!” ringhiò furiosa, rivolgendogli un’occhiata che avrebbe fatto arretrare chiunque “Sapevo che c’eri tu, dietro a tutto questo!”.
“Ma che ingegno acuto” ridacchiò l’hanyou, fissandola con i suoi occhi cremisi “Spero che ti piaccia la tua nuova sistemazione e… la compagnia”.
Quando la giovane fece per attaccarlo, fece uscire un tentacolo scuro dal proprio corpo, colpendola a mezz’aria come una frusta.
“Non ti conviene fare troppo la ribelle” l’avvertì divertito “O qualcun altro potrebbe pagarne le conseguenze…”.
“Tu, lurido bastardo! Non osare torcere un solo capello a Reito!” gridò la yasha “Dove lo tieni rinchiuso? Dimmelo! Lo so che lo tieni prigioniero qui dentro!”.
“Oh, non c’e bisogno che tu cerchi a lungo” sogghignò l’altro, scostandosi appena dalla porta “Il tuo amico è più vicino di quello che pensi”.
Un'altra lunga protuberanza, larga almeno quando la vita di Kaori, entrò lentamente nella caverna, trascinandovi il corpo di Reito.
Lo lasciò cadere a terra senza tanti complimenti ed il giovane rimase immobile, troppo stremato per emettere anche un solo gemito.
La gola gli bruciava come se l’avesse raschiata con la carta vetrata a furia di urlare e le torture subite lo avevano privato di ogni forma di energia.
A stento si rendeva conto di quello che lo circondava, ma era come se fosse tutto avvolto da una densa nebbia.
Non aveva neanche la forza di voltare la testa, per assicurarsi che la voce che sentiva appartenesse davvero alla sua compagna.
“Reito!” gemette Kaori, correndogli accanto per prestargli soccorso “Oh, Kami-Sama…”.
Lanciò uno sguardo assassino a Naraku, urlando “Che cosa gli hai fatto, lurido bastardo?! Che cosa gli hai fatto?!”.
“Ho solo provato a farlo collaborare” ghignò lui “Ma quel lupo ha la testa più dura del diamante”.
Il suo sorriso si allargò, quando aggiunse “Peccato che il suo ostinato silenzio non sia servito a niente…”.
“Tra poche ore sarò in possesso della Gemma dell’Alba e voi sarete un sacrificio perfetto per Kurayami” sussurrò maligno “Sarà un immenso piacere vedere le vostre ultime sofferenze”.
Prima che la ragazza potesse anche solo ribattere, chiuse violentemente la porta di granito, rivolgendole un ultimo sguardo raggelante dalla grata.
“Tu sarai l’ultima ad essere spedita all’altro mondo” le disse crudele “Prima voglio che tu assista alla morte del tuo compagno e godrò di ogni attimo della tua sofferenza”.
La yasha si slanciò contro il battente, ringhiando “Sarai tu quello che andrà all’Inferno, bastardo! Ti ci spedirò con le mie stesse mani, stanne certo!”.
“Continua pure a crederci, se ti fa piacere” commentò Naraku, iniziando a salire le scale “La soddisfazione sarà ancora più dolce, quando ogni tua speranza sarà infranta”.
Con una macabra risata, sparì lungo la stretta rampa, seguito a ruota dai suoi nuovi scagnozzi.
Kaori strinse i denti fino a farli stridere, ma capì che non aveva tempo da perdere; Reito aveva un immediato bisogno di cure.
Gli sfilò la casacca malamente gettata sulla schiena, trattenendo a stento un gemito nel vedere l’entità delle ferite.
Non c’era un punto che non fosse stato martoriato e la casacca era interamente coperta di sangue.
“Kami-Sama, che cosa ti hanno fatto?” sussurrò angosciata, sforzandosi di trattenere le lacrime.
I tagli a forma di falce grondavano copiosamente e la giovane si rese conto che doveva assolutamente fermare quell’emorragia.
Che avesse trovato la forza per resistere fino a quel momento era un vero miracolo, ma non poteva continuare a contare solo sulla fortuna.
“Akkaku, vieni qui” disse “Ho bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo portarlo in un posto un po’ meno umido e fermare il sangue”.
“Posso sistemare tutto in meno di un secondo” la interruppe Jiro “Un colpo ben assestato e smetterà di soffrire”.
Un ghigno gli curvò le labbra “Così smetterò di sentire le sue urla e Naraku sarà costretto a cercare un altro discendente”.
Un globo di energia spirituale lo colpì in pieno petto, facendolo volare attraverso la caverna con inaudita violenza.
“Tu prova solo a sfiorarlo con le tue zampacce e ti giuro che sarai tu quello che sarà spedito nell’oltretomba!” ringhiò Kaori, fulminandolo con lo sguardo.
La voce le vibrava con forza, diventando simile ad un cupo ruggito, quasi a sottolineare la serietà di quella minaccia.
Jiro la fissò inebetito “Vuoi davvero perdere tempo nel tentativo di salvarlo? Non vedi che quell’idiota è spacciato?”, “Taci!”.
L’urlo rieccheggiò nella volta rocciosa, attirando l’attenzione di Kagura, rimasta a fare la guardia ai prigionieri.
“Che diavolo hai da strillare tanto, ragazzina?” chiese seccata “Vedi di non rendere la tua permanenza qui ancora più difficile”.
La ookami-youkai fece per risponderle a tono, quando un’idea la folgorò sul posto; forse aveva la soluzione.
Lasciò Reito alle cure di Akkaku e si avvicinò alle sbarre, scrutando quello sguardo cremisi come se volesse leggerle nel pensiero.
“Ho bisogno del tuo aiuto, Kagura” mormorò seria “E sono certa che ne trarremo vantaggio entrambe, se collabori”.
La signora del Vento inarcò un sopracciglio, spiazzata dalla sicurezza che sentiva in quella ragazzina.
Cosa le faceva pensare che l’avrebbe aiutata, ammesso e non concesso che intendesse ascoltarla?
“Io, collaborare con te?” chiese incredula “Cos’è, sei ammattita di colpo, per caso? Come ti viene in mente un’idea del genere?”.
“Siamo sulla stessa barca, e lo sai bene” ribatté l’altra, assottigliando lo sguardo “Né tu, né io vogliamo permettere a Naraku di portare a termine il suo piano, o sbaglio?”.
La donna dagli occhi rossi si guardò intorno, come a volersi accertare che il suo padrone non fosse nelle vicinanze.
Ultimamente, aveva la sensazione che Naraku la stesse facendo pedinare e la cosa la innervosiva parecchio.
Se l’avesse sorpresa a mettersi d’accordo con una prigioniera per sfuggire al suo controllo, l’avrebbe uccisa senza alcun indugio.
“Perché mi dici tutto questo?” chiese sospettosa “Cosa vuoi da me?”, “Perché posso darti quello che brami con tutta te stessa”.
La yasha aggrottò le sopracciglia a quella risposta “E cosa ne sai tu di quello che desidero?”.
“So che vuoi essere libera” replicò la ragazza “Non mentirmi, lo so che non sopporti l’idea di essere assoggettata a qualcuno”.
“Tu sei la Signora del Vento” aggiunse tranquilla “Ed il vento non è fatto per essere imbottigliato. Il vento è libero… E tu vuoi essere come lui”.
Kagura abbassò lo sguardo per qualche istante, prima di lanciarle un’occhiata incredula “E tu saresti disposta ad aiutarmi? Perché?”.
“Perché sento che c’è un minimo di bontà dentro di te” rispose Kaori “E tu sei l’unica in cui nutra un minimo di fiducia, qui dentro”.
“Ti sembrerà assurdo” aggiunse, notando il suo sguardo “Ma tu sei sempre stata costretta ad attaccarci. Non nutri particolari rancori nei nostri confronti”.
“Cosa te lo fa pensare?” chiese l’altra “Le tue idee mi sembrano dei vaneggiamenti assurdi”.
“Pensala come vuoi, ma io ho bisogno del tuo aiuto” ribatté la ookami-youkai “Ed in cambio, sono disposta a darti una mano per ottenere la libertà”.
“In fondo” continuò, con la voce vagamente spezzata “Non andrai contro il tuo padrone, se mi aiuti. Ho bisogno delle medicine che ho nello zaino, o Reito…”.
Un improvviso singhiozzo le si fece largo tra i denti, mentre si sforzava di rimanere impassibile.
“Naraku non sarebbe contento di dover cercare un altro discendente” borbottò Kagura, sbattendosi il ventaglio sulla mano “Sono pochi quelli che hanno ereditato il sangue di quei demoni”.
Lanciò un’altra occhiata alla cima delle scale e disse “D’accordo. Ti porterò quelle medicine. Cosa devo prendere, esattamente?”.
Lo sguardo della ragazza sembrò risplendere a quelle parole “C’è una scatola bianca con una croce rossa sopra. Lì ho tutto quello che mi serve”.
“Bene” replicò la Signora del Vento “Ma bada a non fare qualcosa di azzardato, o te ne farò pentire amaramente”.
“Io mantengo sempre le promesse che faccio” le assicurò lei, “Sarà meglio per te. Vedi di ricordartelo”.
Quando la vide annuire, si diresse verso uno dei tanti magazzini sotterranei, trovando una grossa scatola dall’aria pesante.
“Chissà cosa tiene qui dentro” mormorò perplessa, frugando tra quello strano contenuto.
Apparte un ago sottile, non trovò nulla di affilato o che potesse aiutarla ad evadere; la ragazzina era sincera.
Ma mi aiuterà davvero a recuperare il mio cuore? si chiese preoccupata Se Naraku scopre che sto cercando di liberarmi di lui, non ci metterà molto a farmi fuori.
Con un sospiro, riportò quello strano oggetto alla prigioniera, aprendo la pesante porta per consegnarglielo.
Nel vedere il battente socchiudersi, il lupo dell’Ovest si slanciò verso di esso, sperando di riottenere la propria libertà.
Kagura era già pronta ad usare le sue Lame di Vento per fermarlo, quando una barriera verdastra si frappose tra il demone e l’uscita, mandandolo a gambe all’aria.
“Io tengo fede ai miei giuramenti” ripeté Kaori, prendendo i medicinali e lasciando che l’altra richiudesse la porta della prigione.
“Perchè l’hai fatto, dannata?!” urlò Jiro “Potevamo avere una possibilità di fuga e tu l’hai lasciata sfumare in questo modo!”.
“Ho chiesto a Kagura di aiutarmi” replicò lei “Ma l’accordo non prevedeva che l’avrei lasciata nei guai, facendo scappare te”.
“Ho fatto un giuramento e non intendo infrangerlo” disse con fermezza “Ed ora, piantala di sbraitare come un idiota e sta’ zitto, una buona volta!”.
S’inginocchiò accanto a Reito e, prese alcune erbe dalla scatola dei medicinali, chiese ad Akkaku di intagliare un pestello ed un mortaio nella pietra.
Una volta che l’altro ebbe finito, iniziò a schiacciare gli steli scuri fino ad ottenere una densa pasta dall’odore acre, che spalmò sulle ferite del giovane.
Erano più numerose di quello che pensava e si chiese spesso come avesse fatto a resistere a tutte quelle torture.
Alla fine, usò parte degli ultimi residui del medicinale per coprire i graffi che Akkaku aveva sul viso e le braccia e dovette trattenere una risata quando si rese conto che, conciato in quel modo, somigliava ad un indiano.
“Questa roba brucia!” si lamentò il lupo dell’Est, facendo una smorfia “E puzza da morire… Ma come fa Reito a sopportarne una quantità così grande?”.
“È un’ottima cura contro graffi e tagli profondi” mormorò Kaori, risistemando tutto nello scatolo di metallo “So che dà fastidio, ma vedi di sopportalo. Così le ferite non s’infetteranno”.
Lanciò il mortaio con il resto del medicinale a Jiro, dicendo “Usalo anche tu. Ne hai bisogno, bestione”.
“Io non accetto l’aiuto di una feccia del tuo calibro” ringhiò lui, pronto a frantumare l’oggetto che gli era caduto in grembo.
“Allora, sarai il primo a fare una brutta fine, quando Naraku deciderà di usarci come carne da macello” commentò la ragazza.
Iniziò a bendare la schiena del compagno, mormorando “Se vogliamo sopravvivere, allora dobbiamo fare di tutto per restare in forze”.
“Vediamo di andare d’accordo per un po’, giusto il tempo necessario ad uscire di qui” aggiunse, fissandolo negli occhi “Una tregua, durante la quale metteremo da parte le nostre divergenze. Così avremo maggiori possibilità di sopravvivere”.
Il lupo fulvo la guardò per un lungo istante, prima di borbottare “E sia. Per un po’ eviterò di ricordarmi la tua immonda natura ed accetterò il tuo aiuto”.
“Ma solo fino a quando non saremo usciti da questo posto” ribadì con un ringhio “Non un minuto dopo. È tutto chiaro?”.
La giovane annuì e tornò a concentrarsi sul suo compagno, sforzandosi di aiutarlo in qualche modo.
“Akkaku” mormorò all’improvviso “Sarà meglio che tu faccia un paio di passi indietro. Devo usare il mio potere spirituale per aiutarlo”.
L’amico deglutì a fatica “Ma… Sei sicura che non lo purificherai, in questi modo? Discendi pur sempre da una potente sacerdotessa…”.
“Non è la prima volta che lo faccio” lo rassicurò l’altra “E poi, si tratta solo di passargli parte della mia energia. Non gli accadrà niente”.
Non appena Akkaku si fu allontanato a sufficienza, chiuse gli occhi e si concentrò per raggiungere il suo centro di calma interiore.
Una volta riuscita nell’intento, lasciò che la sua energia scorresse lentamente nel corpo di Reito, finché le guance non ripresero un minimo di colore.
Jiro fissò incredulo quel gesto, chiedendosi di cos’altro fosse capace quella mocciosa impertinente e battagliera.
Era davvero una cosa assurda!
Sentiva chiaramente l’aura del lupo bianco aumentare man mano che quella forza gli scorreva dentro, mentre quella della ragazzina diminuiva.
Dopo qualche minuto, Kaori si poggiò le mani sulle ginocchia, ansimando appena; gli aveva dato quanta più energia possibile per rinvigorirlo ed ora si sentiva stremata.
Un sorriso sollevato le incurvò le labbra quando vide Reito sbattere le palpebre per mettere a fuoco il suo volto.
“Kaori” sussurrò incredulo, fissandola negli occhi “Ma come.. Che ci fai qui?”.
L’afferrò per le spalle, mormorando “Perché sei qui? Ti prego, dimmi che non sei stata catturata perché eri venuta a cercarmi. Io non…”.
Un gemito gli invase la gola quando la schiena gli diede una dolorosa fitta e si accasciò su se stesso.
“Non sforzarti” lo riprese lei, aiutandolo ad appoggiarsi alla parete “È già un miracolo che tu sia sopravvissuto a tutto questo…”.
“Inuyasha e gli altri erano con me, quando Naraku mi ha presa” mormorò, cercando di tranquillizzarlo “E con loro, c’erano anche Koga ed Ayame. Saranno già sulle nostre tracce, vedrai”.
A quelle parole, il giovane si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, che si spense subito dopo.
“Non ci sono riuscito” sussurrò cupo “Nonostante tutto, Naraku è riuscito a trovare la Gemma dell’Alba e potrà evocare Kurayami”.
Un ringhio frustrato gli invase la gola, mentre colpiva la roccia “Io ero il custode di quel cristallo! Dovevo proteggerlo meglio!”.
“Tu hai fatto tutto il possibile per impedirgli di impossessarsene” gli disse Akkaku “Le tue ferite lo dimostrano ampiamente”.
Un sorriso comprensivo gli ammorbidì il volto “Fatti coraggio, in qualche modo riusciremo ad evitare il peggio”.
Kaori annuì con forza “Non perdiamo la speranza. Riusciremo a fermare Naraku ed il suo piano, me lo sento”.
Una piccola ruga le increspò la fronte, mentre diceva “Ma voi dovete spiegarmi esattamente questa situazione”.
“Chi sono i discendenti di cui parlava quel maledetto?” chiese “Ed a che gli serve la Gemma dell’Alba? Ma, soprattutto, perché Kurayami ce l’ha con le tribù?”.

“Sarà meglio che voi due ci spieghiate tutto. Dal principio” mormorò Miroku, sedendosi su un ceppo d’albero.
Erano ore che cercavano Kaori, senza alcune esito, ed Ayame non faceva che mormorare qualcosa a proposito di quella Gemma dell’Alba.
Era il momento di vederci chiaro.
Koga annuì appena e si accomodò tra l’erba umida, sentendosi sconfitto come mai gli era capitato.
Per cinquecento anni, il compito principale dei capo tribù era stato quello d’impedire la rinascita di Kurayami…
Ed ora, grazie a quel maledetto di Naraku, gli sforzi compiuti fino a quel momento rischiavano di essere vanificati.
Secoli di sacrifici, alleanze forzate e scelte non sempre facili sarebbero stati spazzati via in un niente.
“Circa cinquecento anni fa, le nostre tribù si ritrovarono ad affrontare un nemico maledettamente potente” cominciò, facendo appello a tutta la sua concentrazione.
Ricordare quella storia per intero non era affatto facile, ma doveva fornire più indizi possibili agli amici. O non avrebbero avuto nessuna speranza di sopravvivere.
“Fu la prima ed unica volta che tutte e quattro le tribù si unirono insieme, appianando le loro divergenze, per contrastare il comune avversario” disse serio “Non è una cosa da poco, ve l’assicuro”.
“Ma Kurayami era così forte e temibile che, se non avessero fatto quella scelta, avrebbe potuto spazzarli via tutti” aggiunse “Se fosse rimasto in vita, ogni essere vivente sarebbe stato inghiottito dalla sua brama di potere”.
Ayame annuì mesta, continuando il racconto “Kurayami è un demone dalla potenza spaventosa. Pare che sia nato dall’unione di un essere dell’oltretomba con un’ookami-youkai”.
“È per questo che ha un aspetto simile al nostro, ma è molto più grosso” aggiunse cupa “Ha le stesse dimensioni di un Oni”.
Inuyasha emise un verso di disappunto “Possibile che quel verme di Naraku si diverta a scegliere come alleati proprio tipi enormi? Se è davvero così grosso, colpirlo alla testa non sarà facile…”.
“Anche il solo avvicinarti a lui sarà un’impresa” lo avvertì Koga “Molti lupi caddero in quel terribile scontro, tra cui il padre di Masaru”.
“Era un capo intrepido e maledettamente forte” mormorò “Ma il suo sacrificio, e quello di altri tre lupi, permise di sigillare Kuroyami nell’Aldilà”.
Davanti ai loro sguardi perplessi, spiegò “Avevano capito che non avrebbero mai potuto sconfiggerlo, così decisero di bloccarlo nel limbo. Era la loro unica speranza, o sarebbero morti tutti”.
“Un po’ come fece tuo padre, quando sigillò Ryokotsusei con un suo artiglio?” mormorò Kagome, rivolgendosi all’hanyou.
“Possibile” rispose lui, infilando le mani nelle maniche rosse “Questa faccenda mi piace sempre di meno. Ma cosa c’entra questa gemma in tutto questo?”.
“Abbi pazienza, cuccioletto” replicò Koga, rifilandogli un’occhiataccia “Non capirai niente, se non ascolti”.
“In poche parole, quattro dei più forti lupi delle tribù crearono un cerchio attorno a Kurayami” spiegò “E la Gemma dell’Alba servì proprio a questo”.
“È un talismano molto potente” aggiunse Ayame “In grado di creare un varco tra il mondo dei vivi e quello dei morti”.
“Solo quel cristallo può creare una breccia nel limbo dov’è stato rinchiuso quel mostro” sussurrò “Ed ora che Naraku se n’è impossessato…”.
“Come hanno fatto gli ookami-youkai di quel tempo a sigillarlo?” chiese Sango “Dubito che quella Gemma sia stata sufficiente”.
“Infatti” annuì Koga “Per rendere effettivo il sigillo, serviva il sangue delle tribù, unito in uno solo”.
“Così, i quattro Antichi, -come li chiamiamo noi- lasciarono che il loro sangue scorresse nei solchi del cerchio, imprigionando Kurayami” concluse seccamente “Ma lo sforzo, dopo quella battaglia, li uccise”.
La compagna gli poggiò una mano sulla spalla per confortarlo, ma sapeva bene che la situazione era disperata.
“Per rimuovere il sigillo, è necessario quello stesso sangue” sussurrò angosciata “Il sangue tramandato nelle generazioni successive”.
“Vuoi dire che la cattura di Akkaku, Kaori e tutti gli altri non è casuale?” esclamò Miroku “Sono.. I discendenti di quei lupi?”.
I due ookami-youkai annuirono “Il sigillo può essere rotto solo sotto una luna color sangue. E sarà il sangue a rimuoverlo definitivamente”.
Inuyasha emise un ringhio così cupo da provocare il volo di diversi uccelli nelle vicinanze “Non lo permetteremo!”.
Strinse rabbiosamente l’elsa di Tessaiga, sibilando “Naraku non l’avrà vinta. Né lui, né questo lupastro gigante!”.
Fissò gli amici con uno sguardo eloquente “Andiamo. Fermiamo quel pazzo, prima che dissangui Reito e Kaori come una sanguisuga”.
“Una volta tanto, siamo d’accordo su qualcosa” mormorò una voce alle sue spalle “Il che è piuttosto strano, non trovi fratello?”.

Ecco fatto. spero che le cose vi siano abbastanza chiare, ma state certi che il peggio deve ancora venire! Naraku è un essere sudbolo come pochi! nel prox cappy, che non so quando pubblicherò sinceramente, incontreremo anche un altro alleato di Naraku, che molte di voi conoscono bene, ma sappiate fin d'ora che non apparirà molto (io so poco e niente di lui -.-) Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Buon Natale a tutti e Bacioni Giganti!!
vostra Alys93

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** In cerca di una via di fuga ***


*Un leggero rumore di passi annuncia l'arrivo del'autrice, ranncchiata dietro uno scudo anti-sommossa* Ehmm... Salve a tutti. come va? Perdonate la mia lunga assenza, ma i miei prof sono tutti da ricoverare e nno sono riuscita a scrivere uan riga per giorni... ç_ç che sfiga! non avete idea di quanto mi sia dipiaciuto lasciarvi con il fiato sospeso per tutto questo tempo, sono davvero mortificata! Vi chiedo scusa.
ora, però sono riuscita a tonrare e vi propongo un'altro capitolo, a preparazione dell'epilogo, ormai sempre più vicino ç_ç mamma, che tristezza! allora, vi avevo lasciato con un Reito ridotto in pessime condizioni, una Kaori alquanto inferocita ed un subdolo piano da parte di Naraku... Ho scordato qualcosa? AH! L'alleanza con Kagura! non dubitatene, ne vedremo delle belle! dato che rischio già di morire, x il mio tremendo ritardo, vi chiedo umilmente perdono e mi auguro che non mi amazzerete alla fine del capitolo. Se no, mi sa che la storia si concluderebbe qui... Ora bando alle cience. Vi ringrazio per la vostra incredibile pazienza e vi auguro buona lettura. 

P.S.

in questo cappy incontreremo un nuovo personaggio, mentre alcune vecchie conoscenze faranno la loro comparsa


Capitolo 46: In cerca di una via di fuga

"Sesshomaru!" fu la corale esclamazione che riempì la radura, mentre il demone cane veniva avanti con apparente tranquillità.
Inuyasha però si accorse della scintilla rabbiosa che gli illuminava gli occhi color ambra e tese tutti i muscoli, pronto ad un eventuale scontro.
Con quel pezzo d’iceberg non si poteva mai stare tranquilli.
"Non sono venuto qui per battermi con te, idiota" lo riprese il fratello, accigliandosi appena nel vederlo sulla difensiva "Non ho molta voglia di sprecare il mio tempo".
"Allora che diamine ci fai qui?" sbottò l’hanyou "Non sei certo il tipo che ricerca compagnia, gelido come sei!".
"Una volta tanto, abbiamo un obiettivo comune" commentò il Signore dell’Ovest "Ci arriveresti anche tu, se riflettessi un po’, razza di zuccone".
"Dopo tutti questi bei complimenti" l’interruppe Miroku, intervenendo prima che iniziassero a combattere per davvero "Cosa ti spinge fin qui, Sesshomaru?".
"Naraku spera che questo suo nuovo alleato possa farmi fuori" fu il secco commento dell’inu-youkai "Ed ha rapito Rin per attirarmi al suo castello".
Un lampo rosso gli balenò nello sguardo, chiaro segno della sua rabbia repressa "Non ha la minima idea dell’entità di questo sbaglio. Ma lo capirà presto".
Sango batté le palpebre un paio di volte, sorpresa da quella dichiarazione così insolita per un demone di quel calibro.
Rin doveva occupare un posto davvero speciale in quel cuore congelato, se lui era disposto a rischiare la vita pur di liberarla.
Quella bambina dal sorriso così dolce era riuscita a creare una breccia nella gelida corazza di solitudine di Sesshomaru e quel pensiero le provocò un lieve sorriso.
Ma il pensiero di quello che stavano probabilmente subendo i suoi compagni la riscosse e strinse con maggior forza l’hiraikotsu.
"Bene" mormorò dopo qualche istante "Dato che abbiamo tutti lo stesso obiettivo, ritengo che possiamo anche cercare il palazzo di Naraku".
"Una buona idea per un’umana" commentò Sesshomaru "Ma non c’è bisogno che vi affanniate più tanto. Quel verme è a poca distanza da qui".
La sterminatrice ignorò volutamente quell’insulto velato e salì sulla groppa di Kirara, esclamando "Cosa stiamo aspettando ancora? Andiamo a riprenderci i nostri amici!".

"Sei sicuro di quello che mi stai dicendo?" chiese Naraku, rivolgendo uno sguardo intenso al personaggio davanti a sé.
"Certamente, le ho sentite perfettamente" replicò l'altro "E le ho spiate personalmente, proprio come mi avevi chiesto".
"Molto interessante" ridacchiò il demone ragno "La nostra amica è decisa a favorirmi, pur di salvare la pelle al suo amichetto".
Un ghigno crudele gli incurvò le labbra "Bene, molto bene. Questo renderà il gioco molto più interessante".
I suoi occhi rossi si fusero in quelli viola del suo sottoposto "Vedrai. Quando Kurayami tornerà in vita, assisteremmo ad uno spettacolo assolutamente impagabile".
"Non vedo l'ora" ammise il giovane, sorridendo tranquillo "Ma cos'hai intenzione di fare con Kagura? Non avrà fatto nulla che vada contro di noi, ma... sta tramando alle nostre spalle".
Naraku scosse la testa "Ci sarà tempo anche per occuparci di quella traditrice, vedrai. Per ora, facciamo pure che creda di averci ingannato".
Una scintilla crudele gli illuminò gli occhi vermigli "Così potremo godere del suo terrore, quando capirà di essersi illusa".
Il suo sguardo si posò sul cuore che palpitava in una ciotola, posta su di un alto ripiano "Non avrà molto tempo, per rendersi conto di quanto si sia sbagliata a mettersi contro di noi".
Il figlio sorrise a sua volta, prima di appoggiarsi al piccolo davanzale che dava sul cortile interno "La luna è quasi allo zenit. Presto, potremo risvegliare Kurayami dal suo sonno".
Una vaga risata gli inondò la gola "Credo che sarà felice di poter attuare la sua vendetta, dopo tutto questo tempo nel limbo, non credi?".
L'altro sorrise più ampiamente "Ma, prima che diamo il via allo spettacolo, c'è ancora una cosa che dobbiamo fare".
Hakudoshi si drizzò, inarcando un sopracciglio "A cosa ti riferisci? Non potremo usare la Gemma dell'Alba prima che la luna non abbia raggiunto la giusta posizione".
"Dobbiamo preparare a dovere uno dei nostri ospiti" fu la risposta "C'è ancora un piccolo dettaglio da curare, e mi auguro che tu mi darai una mano".
Comprendendo a cosa si riferisse il padre, il ragazzo bianco sorrise "Non rinuncerei a questo compito per nulla al mondo. Cosa aspettiamo?".
Naraku fece per rispondere, quando un forte bussare alla porta scorrevole lo interruppe.
"Perdonatemi, mio signore" disse uno dei suoi corpulenti servitori, entrando nella stanza "Ma ho ritenuto che fosse il caso di venire da voi".
Non ci fu bisogno di chiedere per quale motivo fosse venuto, perché quella sottospecie di Troll gettò ai suoi piedi un ragazzino dal volto decisamente familiare.
"Stava tentando di fuggire, padrone" spiegò il massiccio demone "Assieme all'altra piccola prigioniera che mi avete incaricato di sorvegliare".
Con l'altra mano, spinse nella stanza una tremante Rin, che si aggrappò al braccio del suo unico amico, in quel luogo così lugubre.
Era visibilmente terrorizzata, ma stava facendo del suo meglio per non piangere; coraggiosa, la piccola ningen...
"Ah, Kohaku" mormorò Naraku, sovrastando i due ragazzini con la sua ombra "Vedo che sei riuscito a liberarti del mio influsso".
Gli occhi castani del suo giovane prigioniero erano limpidi e determinati, non velati e vacui com'era abituato a vederli.
Quella novità poteva rivelarsi un problema...
Kohaku si rialzò in piedi e, stringendo a sé Rin, disse "Lasciala andare. Cosa diavolo vuoi da lei? Non è che una bambina!".
"Una bambina che mi sarà immensamente utile per attirare qui un caro amico che detesta gli inviti cortesi" ridacchiò il demone "Anche se trovo assurdo che sia disposto a rischiare la sua preziosa vita per una piccola umana...".
A quel punto, Rin prese coraggio e fece un passo avanti, dicendo "Il signor Sesshomaru te la farà pagare! Non lo sconfiggerai mai! Lui è troppo forte per te!".
Il demone scoppiò a ridere "Oh, non vedo l'ora di affrontarlo. Voglio davvero vedere se riuscirà a sconfiggermi... senza rimetterci le penne".
Anche se tremava da capo a piedi, la bambina lo fissò dritto negli occhi, dimostrando il suo grande coraggio e la sua indiscussa fiducia in Sesshomaru "Ti sconfiggerà, ne sono sicura".
"Vedremo, vedremo" commentò lo youkai oscuro, sogghignando "Intanto, voi due andrete a fare compagnia agli altri ospiti, prima che inizi la cerimonia".
Ad un suo cenno, il Troll afferrò i due ragazzi e li trascinò fino alle segrete, dicendo "Sarà divertente vedere Kurayami divorarvi per spuntino".

Kaori boccheggiò per la sorpresa, chiedendosi se non avesse capito male.
Dovette deglutire un paio di volte per ritrovare la voce "Mi state dicendo... che questo Kurayami può essere risvegliato solo con il nostro sangue?".
"Purtroppo, sì" mormorò Akkaku "Ed il sigillo che lo imprigiona può essere rimosso solo quando c'è la luna di sangue".
"Il sangue che abbiamo ereditato dagli Anziani è l'unica chiave che può liberarlo dal limbo dov'è stato rinchiuso" aggiunse cupo.
Un sorriso mesto gli curvò le labbra "Peccato che io non abbia ereditato nulla da mio padre, se non il suo sangue. Non sono mai stato all'altezza di niente...".
La ragazza gli poggiò una mano sulla spalla "Io non credo, Akkaku. Ognuno di noi è capace di grandi cose, se ci crede dal profondo. Non sei inutile come credi".
"Ma che scemenze mi tocca sentire..." mugugnò Jiro, roteando gli occhi disgustato "Come diavolo ho fatto ad abbassarmi ad allearmi con questa marmaglia?".
La yasha lo fulminò con un'occhiataccia "Vedi di stare zitto, bestione. Nessuno ha chiesto i tuoi commenti acidi".
Akkaku la ringraziò con un lieve sorriso, che però si spense quasi subito "Come faremo ad impedire a Kurayani di risorgere? Allora, le tribù si erano riunite, ma adesso...".
Un sospiro pieno di sconforto gli invase la gola "Siamo solo in quattro. Cosa possiamo fare per bloccare quel mostro terribile? Non abbiamo speranze".
Reito chiuse gli occhi per un lungo istante, sussurrando "Dopo che fu sigillato, si sono avvicendate almeno quattro lune rosse, ma nessuno ha mai provato a richiamarlo in questo mondo. Fino ad ora".
"Naraku vuole la sua alleanza per spazzarci via tutti, in modo da rimanere l'unico padrone di questi luoghi" aggiunse frustrato "Sa che non possiamo competere contro quell'essere".
"Kami-Sama..." sussurrò la compagna "Tutta questa situazione.. è assurda! Stento a credere che possa accadere una cosa del genere".
"Beh, vedi di aprire gli occhi, stupida  mocciosa" replicò Jiro "Perché, altrimenti, finirai come una carogna".
Lo youkai del Nord si alzò in piedi di scatto, rivolgendogli uno sguardo furioso; "Insultala di nuovo" lo avvertì gelido "E sta' pur certo che ne pagherai le conseguenze!".
"Non saremmo in questa situazione, se tu non avessi rivelato a Naraku dove si trovava la Gemma dell'Alba!" ruggì il rosso "Perché diavolo non te ne sei stato zitto, razza di...".  
Akkaku si frappose tra i due, dicendo imperioso "Piantatela, tutti e due! Se ci azzuffiamo tra noi, come possiamo pretendere di uscire vivi da qui?".
Lanciò un'occhiataccia a Jiro, continuando "Hai visto le ferite che Reito ha riportato dopo gli interrogatori di Naraku, eppure sai benissimo che non ha mai detto niente".
Prese profondamente fiato, come per imporsi un minimo di contegno e continuare quella sorprendete filippica.
"Inoltre, a meno che tu non abbia le orecchie foderate di terra, dovresti aver sentito cos'ha detto quel bastardo di Naraku!" commentò duro "Il silenzio di Reito è stato inutile. Il silenzio, ti è chiaro il concetto?".
Prima che i compagni di prigionia potessero riprendersi dalla sorpresa, aggiunse "E tu, Reito, vedi di restare calmo. Le tue ferite non sono ancora guarite, quindi vedi di conservare le forze. Dobbiamo essere pronti a tutto".
Con un sospiro, si sedette sulla sporgenza che gli faceva da sedile, mormorando "Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui, almeno per avvisare le nostre tribù del pericolo...".
Kaori e Reito si fissarono negli occhi, increduli davanti al fatto che il loro amico fosse riuscito a fare quel discorso.
Io me lo ricordavo decisamente molto più timido, sotto questo punto di vista disse tra sé la ragazza, alquanto sorpresa.
"Koga ed Ayame erano con me, quando sono stata catturata" mormorò poi, cercando di rasserenare gli animi "Vedrai che avranno già avvisato le altre tribù".
"Me lo auguro" ammise lo youkai, prima di alzare la testa di scatto; la porta si stava aprendo.
Come ad un segnale convenuto, i quattro scattarono in piedi e si slanciarono verso l'uscita, ma una parete di potere demoniaco li scaraventò violentemente all'indietro.
"Accidenti!" imprecò Jiro "Quel bastardo ci ha preceduti! Ma come diavolo ha fatto a capire che volevamo fuggire?".
"Non ci vuole certo un genio per sapere cosa pensano dei prigionieri" replicò Naraku, sogghignando divertito.
Si fece leggermente da parte, spingendo dentro la cella due esili figure "Vi ho portato compagnia, spero apprezzerete".
Quando la grossa mano pallida la spinse dentro quella grotta umida, Rin perse la presa sulla tunica di Kohaku e cadde a terra, battendo un ginocchio.
Nonostante il dolore, si costrinse a non piangere e rivolse uno sguardo al demone che la sovrastava.
"Sei cattivo!" sussurrò con voce ferma "Un demone cattivo come te non merita niente. Spero che il signor Sesshomaru te le suoni di santa ragione!".
Naraku assottigliò pericolosamente lo sguardo, suo malgrado irritato da quella minaccia "Mi auguro che Kurayami ti divori, prima che tu possa emettere un altro suono".
Intimorita da quegli occhi color sangue, la bambina arretrò di qualche passo e si rannicchiò tra la braccia di Kaori, che la strinse dolcemente.
"Ho paura, Kaori-chan!" ammise terrorizzata "Non voglio essere mangiata!", "Tranquilla, Rin. Nessuno ti torcerà un capello, te lo prometto".
Nel vedere lo sguardo deciso della yasha, Naraku si lasciò sfuggire una macabra risata "Continua pure a sperare, ragazzina, ma nessuno di voi uscirà vivo di qui".
Rivolse uno sguardo al resto dei prigionieri, mentre un sorrisetto poco rassicurante gli incurvava le labbra "Presto tornerò a farvi visita. Vi conviene godervi il poco tempo che vi rimane".
Dopo che l'hanyou si fu chiuso la massiccia alle spalle, Hakudoshi sorrise tra le grate "Sarà un vero piacere assistere alla vostra agonia".
Accecato dalla rabbia, Reito si slanciò verso la porta, ringhiando "Questo lo vedremo! Ti conviene stare attento, perché la nostra contesa non è ancora finita!".
Lo youkai non aveva dimenticato il loro ultimo scontro, durante il quale il figlio di Naraku lo aveva ridotto in pessime condizioni.
Il suo orgoglio gli imponeva di cancellare quell'onta e quel ghigno di scherno dal volto del suo avversario.
Il ragazzo bianco sogghignò "Non vedo l'ora, lupetto. Mi divertirò non poco a strapparti le ultime urla di agonia".
Con una risata colma di disprezzo, lo lasciò a ringhiare contro il vuoto, in attesa di poter completare gli ultimi preparativi per la cerimonia.
Kaori gli poggiò una mano sulla spalla, sussurrando "Ignoralo. Vuole solo provocarti, lo sai...".
Un sorrisetto complice le incurvò le labbra "Vedrai la sua faccia, quando usciremo di qui e gliele suoneremo di santa ragione".
Lo convinse a dare le spalle alla porta e lo guidò verso il resto del gruppo, dicendo "Ora, però, dobbiamo escogitare un piano per rovinare la festa a Naraku".
Lanciò uno sguardo a Rin e Kohaku, che si erano rannicchiati in un angolo della grotta.
"Tu credi che quel mostro ci mangerà?" gli stava chiedendo la bambina, visibilmente preoccupata "Il signor Sesshomaru è lontano. Non so se arriverà in tempo...".
Il ragazzo le strinse una mano per rassicurarla "Vedrai che andrà tutto bene. Dubito fortemente che Sesshomaru ti lascerà mangiare da qualcuno".
Sentendolo parlare in quel modo, Reito si accovacciò sui talloni per vederlo meglio in volto, ignorando volutamente le fitte alla schiena.
Aveva incontrato un paio di volte il fratello di Sango e ricordava bene lo sguardo vacuo che aveva sempre visto sul suo volto; stavolta, era diverso.
Anche Kaori se ne accorse, perché si lasciò sfuggire un piccolo grido di sorpresa "Non dirmi che...".
Gli prese il viso tra le mani, fissandolo negli occhi "Non sei più sotto il controllo di Naraku... Non sento la minima traccia della sua energia in te!".
"Ricordi chi sei, Kohaku?" gli chiese ansiosa "Ti ricordi di tua sorella Sango? Rammenti la tua vita, prima di essere catturato da Naraku?".
Il giovane ningen annuì, cupo in volto "Sì, ricordo tutto. Anche delle cose che avrei preferito dimenticare...".
"Non sei stato tu a compiere quelle azioni, Kohaku" lo rassicurò la ragazza, comprendendo a cosa si riferisse "Eri sotto il controllo di quel bastardo, non è stata colpa tua".
Kohaku scosse la testa, il viso distorto in una smorfia di dolore e di rabbia "Ma sono stato io ad uccidere tutte quelle persone".
Si fissò le mani con uno sguardo terrorizzato "Il loro sangue mi ha macchiato le mani, quando li ho massacrati senza una ragione".
"Naraku ti manovrava come un burattino, non potevi fare nulla per evitarlo" cercò di dirgli Reito, ma il ragazzo sembrava sordo alle sue parole.
"I miei compagni, mio padre..." sussurrò disperato "Sono morti per mano mia! E Sango... le ho lasciato quella cicatrice sulla schiena...".
Con un sospiro colmo di amarezza, si voltò verso la parete della grotta "Forse è un bene che venga usato come sacrificio. Almeno... almeno non potrò più far del male a nessuno".
"Non devi dirlo neanche per scherzo!" lo rimproverò Kaori "Hai idea di quanto ha sofferto Sango nel saperti prigioniero di quel bastardo?".
"Di quanto tempo ha combattuto contro quel maledetto, attendendo il momento per riabbracciarti? È troppo tempo che ti cerca, Kohaku. Non hai idea di quanto" sussurrò poi.
Un sorriso colmo di speranza le incurvò le labbra "Sango impazzirà per la gioia, quando saprà che sei libero dall'influsso di Naraku".
Reito sorrise a sua volta, pensando alla gioia che avrebbe provato la loro amica nel poter riabbracciare il fratello.
Il quale sembrava stranamente sconvolto dalle parole che aveva appena sentito, "Sango... mia sorella mi sta cercando? Perché? Non capisco...".
"Come, non capisci?" esclamò lo youkai "Tua sorella non ha mai smesso di sperare di liberarti, di poterti restituire una vita vera!".
Il volto di Kohaku s'incupì ulteriormente "Non merito tanto, soprattutto da lei. Non dopo quello che le ho fatto...".
Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche "Non merito di essere salvato. Sarà molto meglio che quel mostro mi divori".
Un improvviso schiaffo lo colpì in pieno volto, lasciandolo basito; "Ma allora sei proprio fuori di testa!" esclamò Kaori.
Lo afferrò per il colletto della tunica, sibilando "Come puoi dire una cosa del genere?! Tu meriti di vivere come ognuno di noi, mi hai capito?! Non voglio più sentirti dire delle simili cavolate!".
Rin la tirò per un lembo della maglia, sussurrando appena "Kaori-chan... Perché hai colpito Kohaku?".
"Perché sta dicendo le più grandi stupidaggini che io abbia mai sentito" replicò la ragazza "Ho tutte le intenzioni di riportarlo sano e salvo da Sango ed è quello che farò!".
Akkaku si lasciò sfuggire una smorfia impensierita e rifilò una leggera gomitata a Reito, sussurrando "Amico, sei ancora in tempo per cambiare compagna. Mi sa che Kaori ti renderebbe la vita... decisamente movimentata!".
Il giovane si lasciò sfuggire un sorriso "È proprio per questo che non ho intenzione di lasciarla andare".
Il lupo dell'Est sgranò gli occhi a quell'affermazione, ma poi si strinse nelle spalle "Fa' come vuoi, la testa è la tua".
Kohaku si massaggiò la guancia colpita per qualche istante, prima di dire "Uscire di qui è praticamente impossibile. Sango ritroverà solo le mie ossa".
La yasha sembrava sul punto di rifilargli un altro ceffone, quando il compagno la fermò, sussurrando "Lascialo stare. Credo si ancora un po' sconvolto da tutta questa situazione".
"E poi..." aggiunse convinto "Dobbiamo trovare il modo per uscire da qui sani e salvi. Non ho alcuna intenzione di fare da spuntino a Kurayami".
Jiro sbuffò con forza "Allora fatti venire un'idea su come infrangere la barriera di quel bastardo, pulce. O rimarremo a marcire qui dentro".
"Come se fosse facile" borbottò Akkaku "Cosa può trapassare quella dannata barriera? Se ci fosse sorella Kagome, sarebbe un'altra storia...".
A quelle parole, Reito alzò la testa di scatto "Ci sono! So come possiamo uscire da questo buco umido!".
"E come?" chiese Rin, tutta interessata davanti a quel sorriso così allegro "Dobbiamo usare le rocce?".
"No, no" ridacchiò il giovane, divertito da quella dolce ingenuità "E non abbiamo bisogno di Kagome, come dice Akkaku".
Rivolse uno sguardo complice alla ragazza accanto a sé, dicendo "Kaori, tu sarai il nostro ariete di sfondamento. Hai già dimostrato che il tuo potere può mettere in seria difficoltà Naraku".
Lei gli rivolse uno sguardo dubbioso, prima di comprendere cosa avesse in mente "Geniale! Ora non ci resta che mettere a punto la formazione!".

"Quanto disterà il castello di Naraku?" mormorò Kagome "Non abbiamo molto tempo per arrivare e non abbiamo idea di quanta strada ci rimane...".
Sesshomaru, che sorvolava le cime degli alberi, mormorò "Se riuscite ad accelerare il passo, non impiegheremo più di un'ora. Il palazzo è proprio davanti a noi".
S'innalzò ulteriormente, cercando di avvistare il luogo dove quel bastardo aveva imprigionato Rin, e Jaken si strinse con maggior forza alla coda che gli pendeva dalla spalla.
Cosa tutt'altro che facile, dato che si sentiva tutte le ossa rotte...
Quando aveva finalmente raggiunto il suo padrone, Miroku e gli altri erano rimasti alquanto sorpresi nel vedere che era in pessime condizioni.
Nel notare i loro sguardi, Sesshomaru aveva risposto seccamente che Jaken aveva fatto quanto era in suo potere per impedire che Rin venisse portata via.
"Si è limitato a fare il suo dovere" aveva aggiunto, intimandogli di muoversi, perché un servo morto non gli era di alcuna utilità.
A quelle parole, il kappa era scoppiato in lacrime, ringraziando e benedicendo il suo nobile padrone per l'onore che gli concedeva nel permettergli seguirlo.
Inuyasha aveva accompagnato il suo andamento caracollante con una smorfia disgustata, prima di prendere in spalla Kagome e seguire il fratellastro.
Erano passate almeno un paio d'ore da quando era iniziata quella corsa contro il tempo, ma solo Sesshomaru sembrava non risentirne minimamente.
Nel sentire il suo ultimo commento sprezzante, Inuyasha digrignò i denti "Cosa darei per fargli ingoiare quel tono saccente! Giuro che lo odio, quando fa così!".
La miko lo confortò, poggiandogli una mano sulla spalla "Lascialo perdere, sai com'è fatto... Ora pensiamo a raggiungere i nostri amici".
L'hanyou annuì, aumentando l'andatura, e Koga gli rivolse un'occhiata comprensiva; neanche a lui andava troppo a genio quel ghiacciolo volante.
E ringraziava i Kami nel non condividere il suo stesso sangue.
Il fatto che si fosse unito a loro per salvare una bambina umana lo aveva lasciato a dir poco sbalordito, ma si era saggiamente trattenuto dal fare domande; sinceramente, ci teneva alla pelle.
Lanciò uno sguardo apprensivo al cielo, che sia andava lentamente oscurando "Mi chiedo se Masaru e gli altri abbiano ricevuto il mio messaggio. Il loro aiuto sarà fondamentale in questa battaglia".
Un improvviso ululato squarciò l'aria intorno a loro e Miroku si voltò all'indietro, commentando "Ti basta come risposta?".
Dal folto della foresta, apparve un enorme lupo nero a loro ben noto, che li raggiunse in pochi minuti.
Fumiyo scese rapidamente dal dorso del marito, stringendo a sé il piccolo Shiro, e li guardò uno per uno con un'espressione angosciata sul volto.
"Koga, abbiamo ricevuto il tuo messaggio! Ti prego, dimmi che è tutto uno scherzo!" sussurrò allarmata "Kaori non può essere...".
Si guardò intorno più volte, alla disperata ricerca della figlia, ma, quando non vide né lei né Reito, dovette affrontare la dura realtà.
"Non può essere vero..." ansimò, con il terrore ben visibile negli occhi verdi "Quel mostro non può essere resuscitato! Sarà la fine per tutti!".
Masaru, che aveva riassunto le proprie sembianze, rivolse uno sguardo al gruppo "Le altre tribù sono state avvisate?".
"Sì" mormorò Ayame "Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile per fermare quel mostro".
"Lo so bene" replicò l'ookami-youkai, rivolgendo uno sguardo incuriosito a Sesshomaru; chissà cosa l'aveva spinto ad unirsi al fratello in quella battaglia.
Non era da lui abbassarsi a fare certe cose, non senza una valida ragione.
Con un sospiro, capì che non era il momento migliore per chiederselo e lanciò uno sguardo al figlio, ancora così piccolo ed indifeso.
Non poteva perderlo come aveva perdo suo padre, né intendeva permettere a Naraku di strappargli nuovamente la sua Kaori.
Doveva fare tutto ciò che era in suo potere per fermare Kurayami e Naraku, in modo da donare ai suoi figli un modo più sicuro in cui vivere.
Con un sospiro carico di preoccupazione, fece cenno al resto della tribù di seguirlo e, dopo aver riassunto le sembianze di lupo, riprese la sua corsa per salvare la figlia.
Ormai, la notte avanzava...

"Avete capito tutti cosa dovete fare?" chiese Reito, finendo di spiegare il suo piano "Dovremo essere veloci e compatti, o non otterremo nulla".
"Abbiamo capito, non preoccuparti" lo rassicurò Akkaku, cercando di nascondere la tensione "Mi auguro solo di non dover affrontare altri inconvenienti".
"Andrà tutto bene" lo rassicurò l'amico, poggiandogli una mano sulla spalla "E dimostrerai a tutti quanto vali".
Magari fosse vero... sussurrò tra sé il lupo dell'Est Ma mi chiedo se sarò davvero in grado di essere degno di mio padre. Non credo di essere meritevole del sangue che mi scorre nelle vene.
"Bene" disse Kaori, alzandosi in piedi "Prepariamoci, sento dei passi che scendono le scale. Non abbiamo un minuto da perdere!".
Subito, il gruppo assunse le posizioni prestabilite, tenendosi però ad una certa distanza dalla yasha.
Reito la osservò richiamare i propri poteri spirituali, rivelati da una scintilla luminosa nello sguardo.
Si stava sforzando di mantenere l'aura a livelli minimi, in modo che Naraku non si rendesse conto di ciò che avevano in mente, ma era pronta a lasciarla esplodere al momento giusto.
Gli avrebbero fatto una bella sorpresa.
Con un sorriso impresso in volto, si sistemò alle spalle della compagna, a distanza di sicurezza per evitare di essere coinvolto nella sua aura spirituale, ma abbastanza vicino da coprirle le spalle.
Lanciò uno sguardo d'intesa ad Akkaku, posizionato sul lato opposto al suo, ed al giovane ningen, che aveva preso in spalla Rin per potersi muovere più agilmente.
Avevano deciso di tenere i due bambini al centro della formazione per ripararli il più possibile dagli inevitabili attacchi che avrebbero subito.
Come aveva saggiamente fatto notare Kaori, era molto meglio prevenire ogni evenienza.
Nonostante la sicurezza che provava nei confronti dei suoi compagni, il giovane non poté trattenersi nel lanciarsi un'occhiata alle spalle.
Non gli andava per niente a genio che fosse quel colosso di Jiro a guardar loro le spalle, ma aveva dovuto ammettere a se stesso che era il più adatto a ricoprire quel ruolo.
Si augurava solo che a quel bestione non venisse qualche idea delle sue...
Con il cuore che gli batteva prepotentemente nel petto, attese con impazienza l'avvicinarsi dei passi dei loro aguzzini.
Non appena la pesante porta in granito iniziò ad aprirsi, Kaori fece loro un cenno d'intesa e si slanciò contro il nemico.
La barriera di Naraku s'innalzò prontamente a sbarrare loro il cammino, mentre il demone commentava ironico "Ancora non avete capito che i vostri tentativi sono del tutto inutili?".
"Fossi in te, non ne sarei tanto sicuro" ridacchiò Reito, percependo l'aura della compagna aumentare di colpo.
Correndo alla stregua di un toro infuriato, la demone lupo concentrò tutte le proprie energie spirituali per infrangere l'ostacolo e si lasciò sfuggire un piccolo grido di trionfo quando si ritrovò nel corridoio.
Modellò la propria aura in modo da formare uno scudo protettivo intorno agli amici, impedendo agli sgherri di Naraku di bloccarli.
Non appena questi venivano a contatto con la barriera, rimaneva ustionati ed i più deboli s'incenerirono di colpo, bruciando come stoppa.
Nel vederli fuggire, protetti dai poteri di quella maledetta mocciosa, Naraku si lasciò sfuggire un'imprecazione ed ordinò ai suoi di inseguirli.
"Non dobbiamo lasciarli scappare!" urlò furioso, prendendo il comando "Fermateli a qualunque costo!".
Kaori lo sentì avvicinarsi pericolosamente e decise di passare al piano B; non conosceva bene i meandri di quel posto ed aveva bisogno di tempo per orientarsi in quella miriade di corridoi.
Cosa del tutto impossibile con quel dannato che alitava loro sul collo alla stregua di un avvoltoio!
Arrivata in un grosso spiazzo aperto al piano superiore, si fermò di colpo, urlando "Tutti a terra!".
Sentendo la sua aura aumentare ancora, Reito non perse tempo e si tuffò di lato, trascinando con sé Kohaku e Rin.
Una sfera di luce verde sibilò a pochi centimetri dalla sua testa, colpendo un emissario di Naraku in pieno petto e riducendolo in cenere, assieme ai due che lo affiancavano.
"Dannazione!" imprecò Jiro, scansandosi per evitare un altro globo "Vuoi stare attenta a dove miri, stupida mocciosa?!".
La ragazza non replicò e, dopo aver lanciato altre due sfere, fece cenno agli amici di continuare a correre.
Dobbiamo uscire di qui il più presto possibile! ringhiò tra sé Non possiamo farci catturare di nuovo!.
Se fossero stati riacciuffati, non avrebbero avuto la benché minima speranza di farcela.
Un improvviso sibilo la fece voltare, ma, nonostante i suoi riflessi, non riuscì ad evitare un cappio che le si strinse attorno al collo, facendola cadere all'indietro.
"Dannazione!" imprecò, cercando di artigliare la corda e liberarsi, ma un improvviso stordimento la colpì con la forza di un maglio.
Cosa diavolo le stava succedendo?
Per un attimo, avvertì la stessa sensazione che aveva provato quando si era ritrovata a respirare l'essenza di Takeru Nagai e sentì il panico avvolgerla.
Incapace di restare immobile, prese a divincolarsi disperatamente, accorgendosi con orrore che più si agitava, più le energie scemavano.
Rin le lanciò uno sguardo preoccupato dall'angolo in cui era caduta "Kaori-chan, che succede? Perché non ti rialzi?".
"Andatevene!" esclamò lei, capendo in che situazione fosse "Correte via il più in fretta possibile!".
Akkaku sgranò gli occhi nel riconoscere il tipo di corda che avvolgeva l'amica e sentì il sangue gelarsi nelle vene.
Ma come faceva quel maledetto verme a possedere quelle erbe?
Con lo sguardo, seguì lo snodarsi della fune, impallidendo nel vedere che spariva nelle mani di Naraku.
"Ma come..?" sussurrò incredulo "Come puoi tenere in mano quella corda senza risentirne? Che razza di essere sei?".
Il demone sorrise maligno "I miei poteri sono molto più forti di quello che pensi, microbo. Anche se non sono del tutto immune agli influssi di queste erbe".
Con un ghigno agghiacciante impresso in volto, prese a trascinare la giovane verso di sé, nonostante i suoi sforzi per liberarsi da quella presa.
"Kaori!" urlò il compagno, slanciandosi verso di lei per aiutarla; "Non venire!" esclamò la yasha "Vattene via, finché puoi!".
Tutto si svolse molto rapidamente; gli occhi vermigli di Naraku si concentrarono su Kohaku, che cadde a terra, come tramortito, mentre una nuova corda avvolgeva il collo di Reito come un pitone intenzionato a strangolarlo.
Jiro ed Akkaku si ritrovarono completamente circondati dai un gruppo di demoni armati fino ai denti e Rin si rannicchiò accanto al corpo inerme di Kohaku, piangendo sommessamente.
Hakudoshi strinse crudelmente il nodo scorsoio attorno al collo dell'ookami youkai, sorridendo nel sentirlo gemere.
"È giunto il momento che aspettavo, vero padre?" chiese con tono impaziente, avvolgendosi un capo della corda attorno al polso.
"Sì, Hakudoshi" lo rassicurò lui "Ma avremo bisogno di una mano in più, per attuare ciò che ho in mente".
Alzò il pugno verso Kohaku, che prese a muoversi come un automa e Kaori impallidì nel vedere nuovamente il suo sguardo vacuo.
"No!" esclamò sconvolta, dimenandosi con maggior forza "Lascialo stare! Non puoi fargli questo, non di nuovo!".
Il demone oscuro rise sommessamente "Non temere, questo suo stato di torpore non durerà molto. Giusto il tempo di assicurarmi che voi due non possiate nuocere ulteriormente".
Rivolse uno sguardo ai propri sgherri, dicendo "Portate gli altri due lupi e la bambina nel cortile interno. La cerimonia avrà luogo tra poco".
Preso dalla rabbia, Akkaku si avventò contro i nemici, intenzionato a vendere cara la pelle, ma sia lui che Jiro dovettero presto desistere.
Gli avversari erano troppi per loro.
Non voglio morire così! sussurrò angosciato, mentre numerosi demoni lo trascinavano nel cortile Non voglio che tutto finisca... .
Sforzandosi di tenere sottocontrollo il panico che sentiva, prese la piccola Rin per mano; almeno avrebbe cercato di difendere lei da quel destino così crudele.
Non aveva idea di come avrebbe fatto, ma sentiva che doveva pur fare qualcosa!
Vedendoli allontanarsi, Naraku si voltò verso la donna che gli stava accanto e sorrise "Kagura, assicurati che i prigionieri vengano sistemati accuratamente".
"Conto molto sulla tua presenza" aggiunse poi, dirigendosi verso il lato ovest del corridoio "Non mancare, uno spettacolo così non ricapiterà".
La Signora del Vento strinse spasmodicamente il ventaglio tra le mani, sentendo la sua unica possibilità di fuga scivolare via come sabbia.
Di quel passo, sarebbe rimasta sotto il controllo di quel bastardo per tutta la vita; no, non poteva sopportare una cosa del genere!
Mille volte meglio la morte!
Per un istante, i suoi occhi color rubino si persero in quelli verdi della giovane demone lupo, che le rivolse uno sguardo atterrito.
Sapeva che stava andando incontro a morte certa e la consapevolezza di essere impotente, che ogni speranza fosse stata infranta, la rendeva più fragile di quanto avesse mai immaginato.
Quell'espressione terrorizzata la colpì nel profondo, rendendola consapevole che era lei, assieme al suo compagno ed ai suoi amici, che stavano per subire il destino peggiore.
La loro non sarebbe stata una fine rapida, al contrario...
Con rammarico, ripensò al giuramento fattole proprio da quella giovane; le aveva promesso che l'avrebbe aiutata a recuperare il suo cuore, per permetterle di tornare libera...
Beh, non poteva certo dire che quella ragazzina non avesse fatto il possibile per tenere fede alla promessa.
Almeno questo glielo doveva riconoscere.
Rimase immobile, in quel tetro corridoio, mentre Naraku ed Hakudoshi si trascinavano dietro le loro vittime, seguiti da Kohaku, trasformato nuovamente in un burattino privo di volontà.

Ecco fatto. Anche questo capitlo è andato... *Alys si lascia sfuggire un sospiro* Bh, sinceramente non che pensarne e so che l'azione non è molta, ma... i casini veri inizieranno dal prox cappy! in realtà, dovevano partire da questo, ma poi sarebbe uscito troppo lungo ed ho deciso di tagliare... Secondo voi, cos'ha in mente di fare Naraku? cosa significano quelle corde e la presenza di Kohaku, nuovamente ridotto ad un burattino?
Ci sarà un certo sconpiglio, mi sa! Spero di aver ben descritto per ora Hakudoshi, ma credo che inserirò un flashback nel prox cappy, almeno x spiegare come si sono scontrati la prima volta... Spero di scrivere cavolate. Cosa farà Kagura? quale sarà la sua sorte e quella dei lupi destinati al sacrificio?
per scoprirlo, vi toccherà attendere i prossimi aggiornamenti. che dite, x Pasqua ce la farò?!? speriamo di sì o non oso immaginare la vostra reazione!!

Besos gianti, vostra Alys '93

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** La battaglia finale ha inizio ***


Hola, ragazzi! ^_^ che piacere rivedervi!! Per qualche strana, ma decisamente apprezzata, grazia del cielo, sono riuscita ad aggiornare relativamente (e sottolineo, reltivamente!) presto entrambe le mie FF. Allora.. Lassù, qualcuno mi ama! ç_ç Ok, mettiamo fine allo sclero, prima che mi prendete davvero x malata mentale XD
Che dirvi? innanzitutto, grazie dal profondo del cuore per le numerose visite che sto ricevendo. almeno, questo vuol dire che non scrivo delle emerite cavolate... Non sapete il sollievo che mi donate, ragazzi! vi adoro!! ^.^ Dove vi avevo lasciati? Oh, sì! guai in vista! guai a dir poco colossali!! é_é per i nostri amici si prepara la grande battaglia!
Riusciranno Inuyasha, Koga e gli altri ad arrivare in tempo ed evitare che la situazione precipiti? E perché Naraku sta trascinando Kaori e Reito in un'altra stanza? Per scoprirlo, non vi serve altro che leggere! ^_^


Capitolo 47: La battagli finale ha inizio

Le scale furono maledettamente dolorose e Reito imprecò tra i denti quando gli spigoli consumati gli provocarono nuove fitte alla testa.
Con quella dannata corda al collo non riusciva neanche a stare in piedi, figuriamoci a seguire il passo affrettato dei suoi aguzzini.
Rivolse uno sguardo ansioso a Kaori, che si sforzava in ogni modo di allentare la presa che minacciava di soffocarla.
Avrebbe voluto dirle qualcosa per rassicurarla, ma era più che evidente quanto fosse disperata quella situazione.
Niente di quello che avrebbe potuto dirle avrebbe migliorato la loro condizione.
Con il cuore pesante come un macigno, si rese conto che tutto stava per finire; il mondo che conosceva e la loro stessa vita, le speranze che aveva cullato in attesa di un futuro migliore...
Sarebbero stati sacrificati a Kurayami e Naraku avrebbe ottenuto il potere che tanto bramava.
Avevano perso; ogni loro speranza si era miseramente infranta contro l'enorme potere di quel bastardo e si sentì debole come non mai.
L'unica cosa che lo lasciava perplesso era il fatto che stesse li trascinando in chissà quale stanza dei piani alti, piuttosto che portarli nel cortile assieme a Jiro ed Akkaku.
Che diavolo aveva in mente quel bastardo?
Ed a cosa gli serviva Kohaku?
Qualunque cosa fosse, non prometteva niente di buono e sentì un brivido gelido attraversargli la schiena.
In poco tempo, i due demoni lupo si ritrovarono in una sala vagamente illuminata da un gruppo di candele poste in un angolo.
Kaori si guardò intorno, atterrita e perplessa al tempo stesso, ma sentì un'orribile sensazione farsi largo nel suo animo quando vide una coppia di alti pali al centro dell'ambiente.
Un rantolo soffocato la fece voltare verso il compagno e sentì il cuore mancarle un battito quando lo vide impallidire vistosamente.
Fece per muovere le labbra, per chiedergli cos'avesse, ma fu Naraku a sciogliere i suoi dubbi.
"Hai riconosciuto questa stanza, non è vero, testone di un lupo?" mormorò sarcastico "Bene, sappi che il nostro dialogo non è ancora finito".
Reito stinse i denti, rivolgendogli uno sguardo feroce "Che diavolo hai in mente, lurido bastardo?!?".
"Lo vedrai tra poco" replicò l'altro, ordinando a Kohaku di raccogliere alcune spesse corde ammucchiate in un angolo.
Muovendosi come una marionetta, il giovane prese un capo della fune e trascinò lo youkai fino alla coppia di pali, dove, dopo avergli sfilato la casacca, legò saldamente i polsi poco al di sopra del capo.
I disperati tentativi del giovane demone per liberarsi furono del tutto vani, ma, anche se conosceva bene le proprietà di quelle erbe, non poté impedirsi di combattere.
Un basso ringhio di frustrazione gli sfuggì dai denti serrati, mentre il fratello di Sango stringeva il più possibile i nodi, segandogli la pelle intorno ai polsi.
Notando che quelle corde erano macchiate di sangue rappreso, Kaori sentì un nodo chiuderle la bocca dello stomaco.
Le immagini dei suoi ultimi incubi le riempirono la mente come un fiume in piena e prese a dibattersi con la forza della disperazione per impedire che accadesse.
Naraku aveva intenzione di distruggere ogni briciolo di speranza, ogni labile possibilità anche solo di morire un po' più serenamente.
No, non poteva farlo!
Non poteva torturare Reito davanti ai suoi occhi, solo per sentirla implorare, per vedere l'angoscia sul suo volto!
Con uno sforzo immane, afferrò un pezzo di corda a poca distanza da lei e lo strattonò con tutta la forza che aveva in corpo.
Hakudoshi rispose a quel tentativo di ribellione con un poderoso calcio, che la spedì contro la parete opposta.
"Muoviti, Kohaku" mormorò impaziente "Lega anche lei e vediamo di sbrigarci con questa faccenda".
"Kurayami sarà risvegliato tra poco ed il sangue puro dei suoi nemici gli conferirà nuova forza" aggiunse sorridendo "Sarà un vero spettacolo assistere alla loro agonia".
Eseguendo gli ordini, Kohaku afferrò la ragazza per i polsi e, senza mostrare la minima fatica, la issò su di una parete, serrandole uno spesso gruppo di corde attorno ai polsi ed alle caviglie.
Stordita dal colpo ricevuto e dall'effetto delle corde, la yasha non riuscì a muovere un singolo muscolo, ma si sforzò di alzare la testa.
Doveva fare qualcosa!
Qualunque cosa potesse tirarli fuori da quel casino!
Lanciò uno sguardo furioso ad Hakudoshi, chiedendosi al contempo cosa intendesse con la sua ultima frase.
"Allora, temo che abbiate fatto un grosso sbaglio" sussurrò a stento "Se vi serve del sangue puro, avete sbagliato demone. Dovresti saperlo, vecchio idiota".
Naraku sogghignò maligno "Oh, io non credo. Tu hai il sangue di un potente demone nelle vene. E so io come portare alla luce tutto quel potere".
Confusa da quel discorso, Kaori si sforzò di schiarirsi la vista per non lasciare campo libero a quei maledetti.
Non gli avrebbe permesso di approfittare della sua confusione.
Strattonò furiosamente le corde che la tenevano immobilizzata, ma quelle sembrarono stringersi ulteriormente, assorbendo le sue energie.
"Agitati pure quanto vuoi, tanto quelle corde non si allenteranno" l'avvertì il demone "Sono composte da speciali erbe capaci di assorbire i poteri di un demone, lasciandolo completamente inerme".
"Solo gli umani possono toccarle senza subirne gli effetti" aggiunse, lanciando un'occhiata a Kohaku, che stringeva accuratamente ogni nodo.
"In effetti" continuò sorridendo "Sono molto utilizzate da una famiglia di ningen per creare una sorta di essenza anti-demone".
I Nagai!
Allora quelle erbe, essiccate ed intrecciate, erano tra gli ingredienti principali che consentivano loro di creare quella dannata essenza!
La yasha digrignò i denti fino a farli stridere, comprendendo il motivo per cui non riuscisse a liberarsi.
Maledizione, questa proprio non ci voleva!
Strattonò nuovamente le funi, sibilando "Se credi di avermi fermato, allora sei solo un povero illuso! Non mi arrenderò così facilmente!".
Con rabbia, si rese conto che quei maledetti non la stavano prendendo sul serio e continuavano i loro preparativi come se nulla fosse.
Vide Hakudoshi estrarre da una cassapanca qualcosa che assomigliava vagamente ad una frusta, ma interamente coperta di punte aguzze e dall'aria poco rassicurante.
Sentendolo avanzare alle proprie spalle, Reito si preparò mentalmente e fisicamente al dolore che sarebbe seguito, quando un'improvvisa consapevolezza lo colpì con forza.
Aveva capito! Sapeva perché li avevano trascinati lì!
Il cuore prese a battergli all'impazzata contro le costole, guidato dal terrore e dall'angoscia.
No! Non potevano fare una cosa del genere!
Questa era malvagità pura, qualcosa che andava oltre ogni possibile immaginazione di perfidia e sadicità.
Sforzandosi di tendere al massimo le corde, si voltò verso la compagna, esclamando "Kaori, qualunque cosa succeda, tu devi rimanere calma. Mi hai capito? Devi mantenere il controllo a qualunque costo!".
La giovane gli rivolse uno sguardo tra lo spaventato e l'incredulo, mentre Naraku scoppiava in una risata agghiacciante.
"Vedo che hai compreso il mio piano" mormorò divertito "Peccato che questo non ti aiuterà ad impedire l'inevitabile".
Si avvicinò a Kaori, prendendole il mento tra le dita e costringendola a fissarlo "Voglio proprio vedere quanto tempo riuscirete a resistere. Hakudoshi, procedi pure".
"Con vero piacere, padre" sorrise il ragazzo bianco, alzando la frusta e facendola sibilare nell'aria.
"Vedo che la tua amichetta ti ha curato le ferite" sussurrò maligno, fissando le cicatrici rimarginate.
Il suo ghigno si allargò pericolosamente, quando aggiunse "Peccato che sia stato tutto inutile...".
Senza il minimo preavviso, abbassò bruscamente il braccio e le spine della frusta si conficcarono nella schiena dello youkai, che non riuscì a trattenere un grido di dolore.
Nuovi rivoli di sangue presero a rigargli la pelle, mentre lui stringeva i denti per non lasciarsi sfuggire un singolo gemito.
Doveva impedire a quei maledetti di raggiungere il loro scopo, anche a costo di farsi scorticare vivo.
Doveva resistere ed impedire alla ragazza di comprendere il dolore che lo attanagliava; doveva proteggerla come poteva, anche da se stessa.
Nel vedere nuove ferite aprirsi sulla schiena del giovane, Kaori emise un gemito strozzato e strattonò le corde.
"No!" urlò disperata, cercando di liberarsi "Lasciatelo stare! Ma cosa volete, si può sapere? Lasciatelo in pace!".
Incurante delle sue parole, Hakudoshi colpì ancora ed ancora, deridendo la sua vittima "Avanti, perché non m'implori di fermarmi? Sai bene quanto me che questo è solo il riscaldamento!".
Sorrise nel notare che l'altro aveva irrigidito i muscoli, nel tentativo di provare meno dolore, e continuò a colpirlo con ferocia, accompagnando ogni sibilo dell'arma a frasi derisorie.
"Sei una nullità!" gli disse con scherno "Guarda a cosa ti sei ridotto, pur di impedire alla tua amica di lasciarsi andare!".
Ad ogni nuova frustata, Reito continuava a ripetersi che doveva resistere per il bene di Kaori; non doveva permetterle di trasformarsi, o sarebbe stata la fine.
Durante i precedenti incontri, Hakudoshi si era alternato a Kagura e lui aveva imparato a temere più la frusta spinata del ragazzo bianco che il ventaglio demoniaco della yasha.
Ciononostante, ogni "interrogatorio" a cui Naraku lo aveva sottoposto era stata una vera e propria agonia e solo il pensiero che la sua compagna fosse al sicuro gli aveva impedito di cedere.
Ora, invece, erano entrambi prigionieri di quel dannato bastardo e lui non aveva idea di come uscire da quella situazione.
Un nuovo colpo gli sfregiò la schiena e dovette lottare per non mostrare quanto fosse intenso il dolore che lo attanagliava.
Con gli occhi puntati sul pavimento sottostante, prese a rievocare ogni possibile ricordo felice per resistere e non pensare alla frusta che lo colpiva, deciso a non permettere a quei vermi di averla vinta.
Nonostante i suoi sforzi per non lasciar trapelare la sofferenza che provava, dei leggeri gemiti gli sfuggivano dai denti serrati e sentiva la ragazza dibattersi e gridare alle sue spalle.
Percepiva la sua angoscia come se fosse propria e questo non faceva che aumentare la sua disperazione.
Dannazione! Cosa posso fare? si chiese terrorizzato, mentre l'ennesima frustrata lo colpiva, facendogli inarcare la schiena in uno spasmo di dolore Non reggerò ancora per molto, ma... Non posso permettere che accada!.
"Basta!" urlò la yasha, incurante delle lacrime che le bagnavano il viso "Smettetela, vi prego! Lasciatelo stare!".
Naraku sorrise crudelmente "Devi amarlo davvero molto, se sei arrivata ad implorarmi per proteggerlo".
Le accarezzò il viso, in un'orribile imitazione di una carezza che le provocò un fremito di disgusto in tutto il corpo, "Peccato che le tue parole non sortiscano nessun effetto su di me".
Fece un leggero cenno al figlio, che annuì e colpì di nuovo con maggior violenza, strappando a Reito un grido atroce.
"Basta!" gridò Kaori, usando tutto il fiato che aveva in gola "Smettila, dannato bastardo! Smettila, ora!".
Non poteva sopportare di vedere il ragazzo che amava in quelle condizioni, non poteva... 
Ogni volta che quella dannata frusta calava su di lui, sentiva come una scarica di dolore abbattersi con forza su corpo e mente, acuendo la sua disperazione.
Sapeva che Reito stava facendo tutto il possibile per non mostrarle quanto soffrisse davvero, per impedirle di star male anche per lui.
Ma non poteva sopportare quella vista; quell'angoscia che le permeava il corpo la stava dilaniando.
Numerose lacrime le bagnarono le guance, mentre gridava a pieni polmoni "Adesso basta! Adesso basta! Lascialo in pace, bastardo che non sei altro! Lascialo stare!".
La rabbia si fece rapidamente largo dentro di lei, simile ad un'onda di tsunami, portando con sé un'energia che non aveva mai sentito in vita sua.
Senza bisogno di uno specchio, capì che il suo corpo stava reagendo a quel fiume di rabbia impetuosa.
Sentì chiaramente gli artigli e le zanne allungarsi, mentre gli occhi assumevano un'inquietante sfumatura rossastra.
Reito si sforzò di alzare il capo e, leggendo il furore più cieco sul volto della compagna, esclamò "Kaori, no! È quello che vogliono! Non perdere il controllo di te, ti scongiuro!".
Si rese conto che le sue erano parole al vento quando i loro sguardi s'incrociarono e scorse una scintilla preoccupata in quegli occhi ormai scarlatti.
Era cosciente di quello che stava accadendo, ma non poteva fare nulla per fermare quel processo ormai avviato.
Con che cuore sarebbe potuta rimanere impassibile mentre lui veniva torturato senza pietà davanti ai suoi occhi?
Lo youkai comprese quel messaggio silenzioso e sentì un macigno gravargli sul petto; se le parti fossero state invertite, la situazione sarebbe stata la stessa.
Eppure, avvertì comunque un profondo senso di sconfitta, quando due strisce verde scuro andarono a colorare gli zigomi di lei.
"Molto bene, davvero eccellente" commentò Naraku, fissando Kaori che si dibatteva con forza per accorrere in aiuto del compagno.
"Ci è voluto meno di quanto sperassi" mormorò Hakudoshi, riponendo suo malgrado la frusta "Avrei voluto divertirmi un po' di più".
"Il vero spettacolo deve ancora iniziare" lo rassicurò il padre "Ora dobbiamo portare i nostri amici nel cortile per dare il via alla cerimonia".
Dopo aver ordinato a Kohaku di tagliare le funi che imprigionavano Reito, lasciò che due lunghe e spesse appendici uscissero dalla sua schiena, pronte ad immobilizzare i prigionieri.
Non appena le corde che lo reggevano cedettero, l'ookami-youkai cadde pesantemente al suolo.
Non c'era un punto della schiena che non urlasse il proprio dolore e fece una fatica immane a risollevarsi sulle ginocchia.
Prima che potesse provare a fare anche un solo passo, un grosso tentacolo lo avvolse completamente, bloccandogli ogni movimento.
Pochi istanti dopo, anche Kaori si ritrovò nella sua stessa condizione e prese a dibattersi con forza.
Le zanne affilate tentarono più volte di tranciare, strappare e dilaniare quell'appendice, ma senza esito.
Con una risata colma di scherno, Naraku scese nell'ampio cortile interno, trasportando con sé i due prigionieri.
Hakudoshi lo aiutò a sistemarli in posizioni ben precise, seguendo i punti cardinali, e la giovane si ritrovò di fronte al compagno, visibilmente stremato.
Dovette mordersi un labbro per trattenere le lacrime che minacciavano di scenderle sul viso, ma rimase allibita quando una grossa radice, sbucata improvvisamente dal terreno, l'afferrò per un polso, costringendola in ginocchio.
A giudicare dalle espressioni degli altri lupi, quell'avvenimento non prometteva niente di buono.
Usando la mano libera, si sforzò di tranciare quel tronco nodoso che la immobilizzava, ma inutilmente.
Sembrava fatto di amianto!
Jiro le rivolse un'occhiata sorpresa "Cosa ti è successo, mocciosa? Sembri sul punto di perdere il controllo".
"Naraku deve aver risvegliato la parte più pura del suo sangue" mormorò Akkaku, rabbrividendo da capo a piedi nel vedere in che condizioni fosse Reito.
Cosa gli avessero fatto era più che evidente; il terreno alle sue spalle si andava tingendo di un rosso ben poco rassicurante e l'amico sembrava sul punto di perdere i sensi.
"Dove arriverà quel bastardo, pur di ottenere il suo scopo?" sussurrò orripilato, lanciando uno sguardo prima al giovane youkai del nord e poi alla sua compagna, che si dibatteva con la forza della disperazione.
Uno strano scintillio attirò l'attenzione dei demoni lupo, che rabbrividirono nel vedere il loro aguzzino tracciare un cerchio appena davanti a loro, usando un cristallo tagliato a goccia, grosso quasi quanto la sua mano.
La superficie sfaccettata rifletteva la luce della luna, spandendo lampi di luce sanguigna tutt'intorno.
"La Gemma dell'Alba" sussurrò Reito, riconoscendo il cristallo che aveva custodito per quasi mezzo secolo.
Con il cuore in gola, fissò il demone oscuro tracciare complicati simboli nel terreno dalla circonferenze fino al centro del cerchio.
Man mano che le linee venivano incise nella terra scura, queste tendevano ad illuminarsi di un tenue bagliore, sotto i raggi della luna rossa.
"Ci siamo" mormorò Naraku, stringendo la Gemma dell'Alba come un paletto "Ora possiamo passare alla fase successiva".
Iniziò a recitare antichi versi in una lingua sconosciuta, ma Kaori riuscì a percepirne l'immenso potere.
Stava dischiudendo la porta del limbo!
Un terrore che poteva definire solo primordiale le attanagliò il cuore, mentre il rito continuava.
Improvvisamente, Naraku si avvicinò a Jiro mormorando alcune frasi incomprensibili, prima di passare la punta aguzza del cristallo lungo il polso bloccato dalla radice.
"Che tu possa essere rievocato, Kurayami, attraverso i discendenti di coloro che ti sigillarono" mormorò con tono quasi religioso, incidendo la pelle del demone lupo "Con il sangue dell'Ovest...".
Una scia vermiglia prese a scorrere lungo il tronco scuro del vegetale, scivolando in una piccola conca, per poi espandersi lungo le linee tracciate dallo youkai delle tenebre fino al centro del cerchio.
Jiro emise un basso gemito, qualcosa a metà tra il dolore e la paura più profonda, mentre il suo sangue andava a riempire la parte sinistra del cerchio.
Non appena l'intera zona fu bagnata dal liquido scarlatto, un fascio di luce gialla s'innalzò dal centro del cerchio, dirigendosi ad ovest.
Ma cosa diavolo succede? mormorò Kaori, fissando con apprensione la scia luminosa che si allontanava verso l'orizzonte.
Il suo sguardo fu letteralmente calamitato dalla figura di Naraku, che si stava dirigendo verso Reito per procedere con l'incantesimo, "Con il sangue del Nord...".
La Gemma dell'Alba andò ad incidere un solco di sangue nel polso del giovane, scorrendo lungo le linee del cerchio.
Non appena ne raggiunse il centro, una scia luminosa di un azzurro acceso si diramò verso nord, illuminando il cielo scuro.
La yasha sentì il cuore darle una dolorosa stretta nel vederlo soffrire in quel modo, dopo quello che aveva già passato.
Possibile che quel lurido verme non si fermasse?
Strattonò nuovamente la radice, cercando di strapparla, ma era come se cercasse di spostare una montagna.
Intanto, quel maledetto bastardo aveva raggiunto Akkaku, incidendogli il polso come aveva fatto con gli altri, sussurrando "Con il sangue dell'Est...".
Il sangue dell'ookami-youkai si unì a quello dei compagni all'interno del cerchio ed una scia di un inteso fuxia si espanse verso est.
Ormai, buona parte del palazzo era illuminata da quelle strane luci, a cui nessuno sembrava fare caso. Eppure...
Ogni volta che il sangue di uno dei discendenti giungeva nel centro dell'intricato cerchio di simboli, l'aria sembrava pervasa da un'ondata di energia oscura.
Kaori si ritrovò a rabbrividire più intensamente, mentre Naraku le si avvicinava a passo lento e cadenzato.
Sentiva un'aura maligna provenire dal centro del cerchio, che si faceva sempre più intensa man mano che la luce della luna, ormai giunta allo zenit, diveniva più forte.
Quasi non sentì la punta del cristallo inciderle la pelle, tale era il terrore che provava in quel momento.
Non aveva mai avvertito un'aura così intrisa di rabbia, perfidia e desiderio di sangue; l'aria intera fremeva per quella presenza crudele.
"E con il sangue del Sud, io spezzo le tue catene" recitò lo youkai oscuro, fissando il sangue della ragazza andare a confluire nel centro dell'intricato sistema di simboli.
Una scia luminosa, di un intenso verde smeraldo, sfrecciò verso sud, disperdendo l'oscurità lungo il suo cammino.
Nel punto in cui le quattro luci s'incontravano, iniziò a formarsi una voragine oscura, sul fondo della quale la giovane scorse un vago balenio di zanne.
Il cuore prese a batterle ad una velocità forsennata, mentre tutti i muscoli s'irrigidivano di colpo.
Quello che vedeva era l'incubo peggiore dei demoni lupo, ormai diventato realtà.
 
Masaru alzò lo sguardo verso il cielo, osservando le stelle che andavano spegnendosi nell'oscurità sempre più fitta.
Ormai, la luna piena diffondeva il suo inquietante bagliore rossastro nel cielo nero, segno che ormai non mancava molto al momento critico.
Alle sue spalle, sentiva il tetro suono di numerose zampe che colpivano il terreno con un ritmo simile ad una marcia, ma decisamente più veloce.
Le quattro tribù si erano riunite pochi kilometri prima, seguendole le labili scie lasciate dai compagni scomparsi ed affidandosi al fiuto di Sesshomaru, che li precedeva sorvolando gli alberi.
La situazione era disperata e tutti erano consapevoli che non sarebbe stato affatto facile riuscire nell'impresa.
Un cupo brontolio gli invase la gola e Fumiyo gli accarezzò il pelo sulla nuca, cercando di rassicurarlo.
"Lo so, anche io sono spaventata" sussurrò "Ma dobbiamo farci forza. Se ci lasciassimo prendere dal panico, chi aiuterebbe Kaori e gli altri?".
Inuyasha mostrò le zanne in un moto di stizza "Quel bastardo la pagherà cara, questa è una promessa!".
Si voltò appena verso Kagome, che fissava l'orizzonte con aria decisamente preoccupata "Vedrai che staranno bene. Hanno la pelle dura, quei due".
"Lo so... È solo che sento una strana energia nell'aria" ammise la miko, sporgendosi oltre la sua spalla "E non mi piace".
"Credi sia Naraku?" chiese Shippo, aggrappato al braccio di Miroku "Ormai, non dovrebbe mancare molto al suo castello...".
"No, non è lui" ringhiò Koga, percependo a sua volta quell'aura poco rassicurante "Naraku deve aver dato inizio al rito".
Quasi a confermare le sue parole, una scia gialla partì da un punto imprecisato davanti a loro, correndo rapida verso ovest.
Dopo qualche istante, altre due scie luminose si diramarono rispettivamente verso nord ed est, indicando con maggior precisione il luogo di provenienza.
"No!" imprecò Yamato, sgranando gli occhi davanti a quelle manifestazioni di energia demoniaca "Il rito è iniziato! Ormai, manca pochissimo all'evocazione di Kurayami!".
Masaru accelerò l'andatura e la compagna dovette reggersi alla sua pelliccia per non essere sbalzata via assieme al piccolo.
Kami, vi prego... Fate che non sia troppo tardi! pregò in silenzio, stringendo a sé Shiro Permetteteci d'impedire questa sciagura.
Senza preavviso, anche Kirara aumentò la velocità, librandosi nell'aria fino ad affiancarsi a Sesshomaru.
"Ci siamo!" esclamò Sango, preparando l'hiraikotsu per l'imminente battaglia "Vedo le mura del castello!".
"Riuscite a vedere i nostri amici?" chiese Inuyasha, "No, ma c'è un grosso cerchio pieno di simboli nel cortile" gridò Miroku "Attenti, arriva qualcosa!".
Non ebbe il tempo di finire la frase, che una quarta scia luminosa, di un intenso verde smeraldo, partì proprio dal cortile, investendo il gruppo sul sentiero.
Automaticamente, Inuyasha si chinò per proteggere Kagome, ma si accorse con stupore che quella luce non li feriva in alcun modo.
Anzi, aveva un che di familiare...
"Questa è Kaori!" esclamò Fumiyo, sollevandosi sul dorso del compagno per sfiorare quella sorta di velo luminoso "Riconosco la sua aura spirituale! Oh, Kami-Sama... È in pericolo!".
"Sta dicendo che quelle... quelle luci sono le aure dei lupi scomparsi?" chiese Shippo, sgranando gli occhi davanti a quello spettacolo.
"Sì" replicò Koga, ringhiando furioso "E dobbiamo sbrigarci, prima che Kurayami riesca ad uscire dal limbo!".
Infondendo più energia possibile nelle gambe, il variegato gruppo di demoni ed umani si diresse verso il castello apparso oltre gli alberi, pregando che potessero ancora fare qualcosa per evitare il peggio.
Sesshomaru fu il primo a raggiungere i maestosi portoni color ebano, storcendo il viso in una smorfia seccata nell'avvertire una forte barriera circondare l'intera struttura.
"A quella ci penso io" ingiunse Kagome, incoccando una freccia e scagliandola contro la cupola protettiva, che finì in mille pezzi.
Senza indugiare oltre, Masaru spiccò un balzo oltre le mura, atterrando ad un centinaio di metri dalla figlia.
Il suo sguardo fu immediatamente attirato dalla voragine che sia andava rapidamente espandendo nel centro del vasto cortile e sentì un brivido gelido attraversargli la schiena.
Erano arrivati troppo tardi; ormai Kurayami era libero dalla sua secolare prigione.
 
Kaori fissò con terrore crescente l'immenso baratro che si andava espandendo nel cerchio segnato da Naraku.
Quella sagoma...
La intimoriva, la terrorizzava, eppure l'attraeva al tempo stesso.
Lanciò uno sguardo colmo di disperazione a Reito, sentendo il cuore farsi pesante come un macigno quando lesse le stesse emozioni nei suoi occhi azzurri.
"No! Maledizione, non può essere vero!" sibilò il giovane, strattonando la radice che lo bloccava al suolo "Non può accadere!".
"E invece, il vostro incubo peggiore si è avverato" sussurrò Naraku, sorridendo soddisfatto.
Il suo piano era perfettamente riuscito e poco importava se gli altri seccatori erano alle porte; ormai non potevano più fare nulla per fermarlo.
Accolse con un cenno del capo le tribù di ookami-youkai che stavano oltrepassando i battenti spalancati da un poderoso colpo di energia spirituale.
"Benvenuti, amici miei" disse pacato "Siete arrivati giusto in tempo per assistere al mio trionfo".
"Questo lo dici tu, lurido bastardo!" sbottò Inuyasha, estraendo rapidamente Tessaiga. Kagome incoccò nuovamente l'arco, mentre Sango e Miroku si preparavano alla battaglia ormai imminente.
"Kaori!" esclamò Fumiyo, precipitandosi accanto alla figlia "Tesoro, come stai? Sei ferita?".
La ragazza trasalì appena nel sentire il tocco apprensivo della madre e sussurrò "Io... sto bene. Mi dispiace, mamma. Non siamo riusciti a fermarlo...".
"Non è stata colpa tua, piccola" la rassicurò Masaru "Avete fatto il possibile per rallentarlo, ne sono certo".
Impallidì nel notare che gli occhi della sua cuccioletta erano rossi e rivolse uno sguardo feroce a Naraku "Che cos'hai fatto a mia figlia, maledetto verme?!?".
L'altro sorrise maligno "Nulla di cui tu dovresti preoccuparti. Ho solo permesso alla sua parte più pura di venire a galla, tutto qui".
"Torturando Reito davanti ai miei occhi!" ruggì la yasha, strattonando nuovamente la radice "Ti farò pentire amaramente di quello che gli hai fatto patire!".
"Dobbiamo fermare quella voragine" disse in un ringhio "Non possiamo permettere a quel coso di uscire dal limbo".
Naraku rise con scherno "Ormai è troppo tardi, ragazzina. Kurayami è libero e voi sarete spazzati via come granelli di sabbia".
Prima che chiunque potesse muoversi, un'ombra gigantesca sembrò oscurare il cielo intero.
Masaru impallidì di colpo nel vedere l'immensa sagoma di Kurayami stagliarsi contro la luna rossa, emettendo un ululato agghiacciante.
I ricordi del precedente incontro con quell'essere maledetto gli riempirono la mente, così come il dolore per la perdita che aveva subito in quell'occasione.
No sussurrò angosciato Non può accadere di nuovo! Non posso perdere nuovamente un membro della mia famiglia. Non lo permetterò!.
"Papà, dovete allontanarvi" disse Kaori "Dobbiamo trovare un modo per fermare quel bestione!".
Lui annuì, prima di provare a spezzare la radice che la imprigionava "Dannazione, ma di cos'è fatta questa radice?".
"È perfettamente inutile che provi a romperla" lo avvertì Naraku, senza celare un sorriso "Non si spezzerà finché Kurayami non avrà divorato le vittime sacrificali".
"Te lo puoi scordare, maledetto bastardo!" ruggì la giovane, mentre gli occhi rossi si tingevano di un'intensa scintilla verde.
Masaru dovette allontanarsi di colpo, mentre il potere spirituale della figlia si espandeva con forza dirompente.
Le radici che bloccavano lei ed i suoi compagni si dissolsero come nebbia al sole, mentre sibilava "Non gli permetterò di passarla liscia!".
Non appena fu libera di alzarsi, la ragazza si precipitò ad aiutare Reito, che le si accasciò contro, privo di energie.
"Kaori..." sussurrò affaticato "Cosa possiamo fare? Lo ha liberato...", "Tu pensa a riprenderti" replicò lei "A stento ti reggi in piedi".
Lo fece appoggiare contro una parete, affidandolo alla madre "Proteggilo come faresti con me o Shiro. Io tornerò da voi tra pochissimo".
Fece una leggera carezza al fratellino, che si agitava tra le coperte che lo avvolgevano "Restate qui. Anzi, no. Rifugiatevi all'interno. Da qualche parte, ci dovrebbero essere anche Rin e Kohaku".
Quel pensiero la folgorò, immobilizzandola sul posto "Devo avvertire Sango! Deve sapere che il fratello sta bene!".
Senza dire altro, si lanciò in mezzo alla mischia che si era formata tra le tribù di demoni lupo e gli sgherri di Naraku, decisi a dar battaglia.
"Sango!" esclamò, cercando di farsi sentire oltre il fragore dello scontro "Sango! Dove sei?".
Improvvisamente, una massa di pelo color crema le impedì la visuale e Kirara se la caricò in groppa assieme alla sua padrona.
"Kaori, cosa succede?" chiese Sango, aiutandola a sistemarsi sul dorso del demone gatto.
"Kohaku" sussurrò lei "Kohaku è libero dall'influsso di Naraku. L'ho visto, Sango. Puoi salvarlo da quel verme maledetto".
Il volto della sterminatrice s'illuminò di speranza, mentre fissava l'amica "Ne sei sicura? Dov'è? Dov'è mio fratello?".
"Da qualche parte, dentro il palazzo" le disse la yasha, facendole cenno di dirigersi verso il centro del cortile "Assieme a Rin. Tu e Miroku dovete andare a cercarlo, subito!".
"E, se puoi, cerca di recuperare le nostre armi" disse cupa "Solo con gli artigli non possiamo fare granché...".
Con un rapido balzo, si portò nel mezzo della mischia, impedendo ad uno dei demoni al servizio di Naraku di colpire Inuyasha alle spalle.
"Vediamo di fare un po' di disinfestazione" sussurrò cupa "È ora che quel bastardo capisca che ha le ore contate".
Senza dargli il tempo di replicare, si gettò nella mischia ad artigli snudati, che presto si tinsero di sangue.
Mentre scivolava tra i nemici, facendone una strage, avvertì il sibilo di diverse frecce sacre passarle sulla testa.
Kagome si stava dando parecchio da fare per annientare quanti più avversari possibile, dando fondo a tutti i suoi poteri.
Bene sussurrò tra sé I suoi poteri di miko ci saranno utili per impedire a Naraku di avvicinarsi troppo. Ed ora... Andiamo!.
Masaru riunì velocemente alla propria tribù, cercando ansiosamente i propri familiari in mezzo ai vari scontri.
Dannazione, ma dov'erano finiti?
Quello non era proprio il momento di dividersi, soprattutto ora che Kurayami era libero dalla sua prigione.
In capo a pochi minuti, le catene che ancora lo legavano al limbo si sarebbero dissolte e quel mostro avrebbe potuto compiere una strage.
Strinse con forza l'elsa della katana, pronto a lanciarsi all'attacco e cercare i propri cari, quando vide la figlia affiancarglisi.
"Dov'è tua madre?" chiese impensierito, "Le ho detto di nascondersi nel castello assieme a Shiro e Reito. Almeno saranno più al sicuro".
"Come lo fermiamo, papà?" sussurrò spaventata "Quell'essere... ha una forza terrificante. Cosa possiamo fare?".
"Non ne ho idea, tesoro" ammise lui "Ma dobbiamo recuperare la Gemma dell'Alba. È l'unico modo che abbiamo per rimandarlo nel limbo".
"E allora, vediamo di recuperare quel cristallo dalle mani di quel lurido ragnaccio" replicò Kaori, snudando gli artigli.
 
Sango strinse spasmodicamente il laccio dell'hiraikotsu, lasciando scorrere lo sguardo lungo le mura e le porte scorrevoli.
"Dove sarà Kohaku?" sussurrò in ansia, sporgendosi dal dorso di Kirara "Dove l'avrà rinchiuso Naraku?".
Miroku le poggiò una mano sulla spalla "Vedrai che lo troveremo. Sarà meglio addentrarci nei corridoi".
Senza bisogno di istruzioni, il demone gatto scese rapidamente verso una delle pareti del palazzo, sfondando il legno che la formava.
"Forza, da questa parte!" disse il monaco, guidandoli attraverso i meandri oscuri "Sento delle voci!".
Senza perdere tempo, attraversarono rapidamente una lunga serie di corridoi, ritrovandosi di fronte ad un piccolo gruppo di demoni di varie specie, che stavano trascinando Kohaku e Rin verso i sotterranei.
"Lasciateli andare!" esclamò Sango, preparandosi a lanciare l'hiraikotsu "Adesso! Non ve lo ripeterò un'altra volta!".
Uno dei demoni le si slanciò contro, brandendo una grossa mazza ferrata, ma si ritrovò tagliato in due dal gigantesco boomerang d'osso.
Miroku fece ruotare il bastone dorato, prima di abbatterlo con forza sulla testa di un secondo nemico.
"Rin, Kohaku!" esclamò, tranciando di netto il braccio di un demone uccello "Nascondetevi in qualche angolo!".
La bambina alzò il viso, rivelando uno sguardo spaventato "Kohaku non si muove! Naraku gli ha fatto qualcosa... Non si alza!".
In preda alla rabbia più cieca, Sango ordinò al monaco di abbassarsi e, ruotando con forza l'hiraikotsu, eliminò i restanti avversari.
Subito si affiancò al fratello, voltandolo sulla schiena e lasciandosi sfuggire un'esclamazione sconfortata nel vedere i suoi occhi vacui.
"Non temere, Kohaku. Ti libereremo" sussurrò, sforzandosi di trattenere le lacrime che le riempivano gli occhi.
Miroku l'aiutò a trasportarlo in una stanza lì vicino e, infilata una mano nella tunica scura, ne cavò la Pietra della Notte.
"Coraggio, Sango" sussurrò determinato "Possiamo farcela. È venuto il momento di aiutare tuo fratello a tornare a vivere".
Senza perdere altro tempo, poggiò il talismano sulla nuca di Kohaku, imponendovi poi le mani per infondervi la propria energia spirituale.
La sterminatrice si sforzò di scacciare la paura che l'attanagliava e, lentamente, prese a cercare il frammento di Sfera che teneva in vita suo fratello.
Non appena questo fu in contatto con la Pietra della Notte, prese a brillare di un'intensa luce rosata.
Nello scorgere quel riverbero, Sango poggiò le mani sul piccolo bozzo che ne rivelava la presenza.
Il cuore le batteva all'impazzata, mentre, con lentezza esasperante, estraeva il frammento della Sfera dei Quattro Spiriti.
Accanto a lei, il monaco si stava sforzando di dosare l'energia spirituale da trasmettere al monile, ma si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando vide la scheggia rosata brillare nella mano della giovane.
C'era riuscita, Kohaku era finalmente salvo.
Grazie alla forza di quel gioiello, avrebbe potuto continuare a vivere anche senza il frammento della Sfera e Naraku non avrebbe più potuto soggiogarlo.
La Pietra della Notte perse gradualmente la propria luminosità, mentre il ragazzino prendeva a sbattere le palpebre.
Ci mise un po' a mettete a fuoco la stanza e si portò una mano sulla fronte, sussurrando "Diamine, che male! Ho la testa che mi scoppia". S
ango lo abbracciò con foga, singhiozzando "Kohaku! Oh, Kohaku! Finalmente, sei libero... Non hai idea di quanto abbia aspettato questo momento!".
Il giovane sterminatore rimase immobile per un lungo istante, prima di rispondere all'abbraccio "Sango.. Sorella, sei proprio tu?".
"Sì, Kohaku. Grazie ai Kami, ora stai bene..." sussurrò lei, "Sango... Perché mi hai salvato? Non merito tutto questo... Non dopo quello che ti ho fatto".
Rin gli strinse la mano "Non dovevi dirlo più, Kohaku. Te l'ha detto anche Kaori-chan...".
Rivolse un tenue sorriso alla sterminatrice, dicendo "Quando lo ha detto nella grotta, Kaori-chan si è davvero arrabbiata. Gli ha dato uno schiaffo, dicendogli che non doveva dirlo neanche per scherzo".
Sango si asciugò le lacrime, annuendo decisa "Kaori ha ragione. Kohaku, tu non hai colpa di quello che è successo. Non sei stato tu a compiere quelle azioni".
Lo strinse a sé con più forza, lanciando un fervente ringraziamento al padre, che le aveva mostrato il modo per liberare il fratello da quella prigionia.
"Adesso possiamo ricominciare una nuova vita" disse sorridendo "Possiamo tornare a sperare".
Si voltò verso Miroku, che la fissava sorridendo "Miroku... Grazie di cuore. Senza di te, non avrei mai potuto salvarlo".
Lui scosse la testa "Non dirlo neanche. L'importante è che tuo fratello stia bene. Da ora in poi, Naraku non potrà fargli niente".
Di colpo, un fragoroso schianto di legno e pietra li riscosse da quell'effimero momento di gioia ed il monaco scattò in piedi.
"La battaglia è iniziata!" disse allarmato "Dobbiamo andare ad aiutare Inuyasha e gli altri".
La ragazza annuì con decisione, dicendo "Kohaku, tu sai dove quel bastardo tiene le armi che toglie ai nemici? Dobbiamo assolutamente recuperare le spade di Reito e Kaori".
Lui annuì, con una scintilla che gli brillava nello sguardo color nocciola "Sì, l'armeria è qui vicino. Seguitemi!".
Prendendo Rin per mano, iniziò a seguire una direzione ben precisa, fermandosi solo davanti ad una grossa porta in ferro.
"Ci siamo. L'armeria è questa, ma le chiavi le ha solo Naraku" mormorò cupamente, provando a forzare la grossa serratura.
"Lascia, ci penso io" sussurrò Miroku, infilando la parte affilata del bastone tra i due battenti.
Dopo alcuni tentativi, una luce azzurrina illuminò l'arma e la fessura si allargò sempre di più, fino a permettere ad una persona di passare agevolmente.
"Tu coprimi le spalle" disse a Sango, insinuandosi in quel buco "Vado a prendere le armi dei nostri amici".
L'altra annuì, stringendo il laccio dell'hiraikotsu, e rivolse uno sguardo fiducioso agli altri due.
Rin prese improvvisamente a tremare, sussurrando "Sango-chan... Secondo te, ce la faremo? Io.. Io non voglio essere mangiata".
"Non accadrà, piccola" la rassicurò lei, abbracciandola "E poi... Sesshomaru è qui. Non permetterà a nessuno di toccarti, stanne certa".
La bambina alzò gli occhi "Davvero è qui? Il signor Sesshomaru è.. è venuto a prendermi?", "Sì, Rin. Presto sarai fuori di qui, non temere".
In quel momento, Miroku sbucò fuori dall'armeria con alcune spade sotto braccio "Forza, muoviamoci".
Un improvviso scintillio si frappose tra lui e Kohaku ed il ragazzo rimase sorpreso nel ritrovarsi in mano la propria falce.
"Credo che questa ti serva" gli disse il monaco, sorridendo compiaciuto "Attento solo a dove miri...".
Sango gli sfiorò la guancia con un rapido bacio, sussurrando "Grazie, Miroku. Grazie davvero... Non hai idea di quanto sia importante quello che hai fatto".
Lui arrossì appena, replicando "Beh, in un modo o nell'altro, dovrò pur assicurare un minimo di tranquillità alla mia futura mogliettina, no?".
 
Intanto, nel vasto cortile si stava consumando la battaglia.
Kurayami era ancora incatenato, ma, ogni secondo che passava, quelle barriere divenivano sempre più deboli.
Kaori strinse i denti nel rendersi conto che era solo questione di minuti, prima che quel colosso si liberasse.
Con un ringhio furioso, si scagliò contro i seguaci di Naraku, riducendoli in pezzi; ma era mai possibile che quei cosi non finissero mai?
Più ne faceva fuori, più sembravano diventare numerosi.
Non c'era uno dei presenti che non fosse impegnato in un combattimento con almeno uno di quegli esseri disgustosi!
Sesshomaru ne falciò un grosso numero con un colpo della sua frusta dorata, avvicinandosi al contempo alle mura interne del palazzo.
Dove poteva essere Rin?
Se quel maledetto di Naraku le avesse torto un solo capello, la sua morte sarebbe stata lenta e dolorosa.
Per un attimo, si chiese nuovamente perché si preoccupasse per quella bambina umana, a tal punto da rischiare la vita pur di salvarla.
E, di nuovo, si diede la stessa risposta. Rin gli era entrata dentro come un raggio di sole, sciogliendo il gelo che si portava dentro con una dolcezza che non aveva mai provato in tutta la sua lunga vita.
Di colpo, gli tornò alla mente l'ultima discussione avuta con il padre, la stessa notte in cui Inuken era morto.
Dimmi Sesshomaru... Tu possiedi qualcosa da proteggere?.
Un profondo sospiro gli sfuggì dalle labbra, mentre il significato di quella domanda gli si affacciava nella mente. 
Ora riusciva a comprendere fino in fondo cos'avesse voluto dirgli quella notte, quel messaggio che gli aveva lasciato, prima di andare a morire per la donna umana che amava ed il figlio mezzo-sangue nato dalla loro unione.
Adesso capisco cosa volevate dirmi, padre sussurrò, falciando altri demoni mentre correva verso l'interno del palazzo Finalmente, sono riuscito a comprendere cosa intendevate.
Sfondò una parete, scrutando le fitte tenebre alla ricerca della bambina Ora ho qualcosa da proteggere e sono disposto a dare la vita, pur di farlo.
Non gl'importava che Rin fosse solo una piccola umana, non gl'importava che fosse una creatura tanto più debole di lui...
Ci teneva a quella piccola, adorabile umana.
Voleva che fosse al sicuro, sempre.
Tutto ciò che desiderava in quel momento era vederla correre verso di lui, sorridente ed allegra.
Incurante di un ansimante Jaken, che si sforzava di stargli dietro, prese a correre in mezzo ai corridoi.
Sentiva l'odore della bambina in quella tenebra apparentemente senza fondo e questo lo spingeva ad aumentare il passo.
Un forte scalpiccio attirò la sua attenzione e si fermò, pronto a sferrare un assalto; i suoi occhi ambrati si socchiusero nel vedere la compagna di Masaru trascinarsi dietro l'ookami-youkai del nord che viaggiava con suo fratello.
Sembrava in pessime condizioni...
La mezzo-demone lo scorse, ma si limitò a rivolgersi uno sguardo incuriosito, prima di sparire nei meandri di quel luogo oscuro.
Probabilmente, stava cercando un posto più sicuro dove nascondere il suo marmocchio ed il compagno della figlia, evidentemente incapace di combattere.
Per un attimo, si chiese se fosse il caso di affidarle Rin, quando l'avesse trovata, in modo da tenerla al sicuro durante il corso della battaglia...
Non gli piaceva ammetterlo, ma gli hanyou erano molto più bravi a capire gli umani, rispetto a lui.
Con uno scatto improvviso, si riscosse e seguì la scia lasciata dalla piccola, sorprendendosi nel trovarla insieme ad altre che ben conosceva.
Di colpo, riuscì a sentire la voce del monaco, che guidava il piccolo gruppo "Coraggio, dobbiamo uscire da qui.
Inuyasha e gli altri hanno bisogno di aiuto". "Non permetterò che Rin finisca in quel caos" ribatté con voce gelida "Quindi, è meglio se ci ripensi, monaco".
Il quartetto di umani si fermò, rivolgendogli un'occhiata sorpresa, poi Rin scoppiò in lacrime e gli corse incontro.
"Signor Sesshomaru!" mormorò sorridendo, aggrappandosi alla sua gamba "Come sono contenta di rivedervi! Ho avuto così tanta paura...".
Il demone le accarezzò la testa bruna "Sono qui, Rin. Smetti di piangere".
"Naraku mi vuole far mangiare da quel mostro" singhiozzò lei "Non voglio, signor Sesshomaru. Io voglio restare sempre con voi!".
Quella semplice frase sembrò scuoterlo nel profondo e Rin si ritrovò stretta al petto dell'inu-youkai "Tranquilla. Naraku ha i minuti contati, ormai".
Incurante di Sango e degli altri, che lo fissavano sbalorditi, si girò in una direzione precisa, dicendo "So che sei qui, mezzo-demone. Esci fuori, ho un incarico da affidarti".
Dopo qualche secondo, Fumiyo apparve dall'ombra, con una scintilla incuriosita negli occhi verdi.
"Sesshomaru" disse semplicemente "In cosa dovrei servirti, sentiamo?", "Bada a Rin, mentre io torno là fuori a sistemare quel bastardo".
Gli occhi ambrati si socchiusero "Ma ti avverto: se le succederà qualcosa, la tua fine sarà segnata".
La ookami-youkai batté un paio di volte le palpebre, chiedendosi se avesse capito bene, poi un lieve sorriso le incurvò le labbra nel vedere la piccola umana stretta tra le braccia di quel gelido demone.
Quella bambina aveva compiuto un vero e proprio miracolo, dissolvendo la dura corazza che aveva avvolto il Signore dell'Ovest in tutto quel tempo.
"Come desideri, Sesshomaru" mormorò tranquilla "Devo portarmi dietro anche il tuo servo?".
Solo in quel momento, l'altro sembrò ricordarsi di Jaken, ma scosse la testa "Lui viene con me".
Il kappa iniziò a piangere come una fontana, ringraziando senza sosta la generosità del suo nobile padrone per avergli concesso un onore tanto grande.
Sempre lodandolo, prese a seguirlo nei corridoi, mentre Rin esclamava "State attento, signor Sesshomaru! Tornate presto da me!".
Fumiyo la prese delicatamente per mano, dicendo "Vieni con me, piccola. Ti porto in un luogo più sicuro".
Rivolse uno sguardo a Sango e Miroku, aggrottando la fronte nel riconoscere la katana della figlia tra quelle rette dal monaco.
"Vi conviene sbrigarvi" commentò seria "Avranno bisogno di quelle armi... Temo che Naraku stia dando il peggio di sé".
Loro annuirono, poi la sterminatrice sussurrò qualcosa all'orecchio del fratello, che s'incupì.
"Io voglio combattere con te, Sango! " esclamò risoluto "Non intendo nascondermi. Sono uno sterminatore di demoni anche io!".
"Lo so, Kohaku. Non sto mettendo in dubbio le tue capacità" lo rassicurò lei "Ma, ora finalmente ti ho trovato, non ho la minima intenzione di permettere che ti accada qualcosa".
"E poi.. Potrai aiutare la madre di Kaori a proteggere Rin e Reito" aggiunse convinta "Il tuo aiuto potrebbe essere fondamentale".
La demone lupo annuì grata "Una mano in più non può fare che comodo. Inoltre... Io devo tornare fuori a recuperare altre yashe con i loro figli. Nessuna è rimasta a casa...".
Una scintilla determinata le illuminò gli occhi verdi "Anche il nostro aiuto potrebbe essere importante per i nostri compagni".
Alla fine, Kohaku si arrese all'evidenza e, presa Rin per mano, si lasciò guidare in una stanza non molto distante.
La bambina si sedette su di una stuoia, accanto a Reito; sembrava conciato proprio male...
"Naraku lo ha ferito gravemente?" chiese preoccupata, "Non abbastanza da impedirmi di andare là fuori" ringhiò lui.
Tentò di alzarsi, ma Fumiyo lo bloccò sul posto, dicendo "Tu non ti muovi da qui. Hai perso troppo sangue e rischi seriamente di rimetterci le penne, se ti sforzi troppo".
Gli rivolse uno sguardo che non ammetteva repliche, aggiungendo "Ho promesso a Kaori che ti avrei tenuto fuori dai guai. Quindi, vedi di collaborare".
"Devo andare ad aiutarla" ribatté il giovane "Non posso restare qui, mentre lei rischia la vita contro Kurayami e Naraku!".
Un ringhio sordo gli rombò nel petto, spaventando Shiro "Non posso permettere che le accada qualcosa!".
L'altra scosse il capo "Credi che per me non sia lo stesso? Ti ricordo che Kaori è mia figlia ed ho già provato il dolore di perderla. Non lo permetterò di nuovo".
Lo fece distendere meglio, stringendo gli ultimi nodi delle bende "Pensa a riprenderti. Qualcosa mi dice che la battaglia non durerà poco".
Dopo essersi assicurata che Shiro e Rin fossero ben riparati dietro ad alcuni paravento, lanciò uno sguardo d'intesa a Kohaku e si fiondò fuori, nel cuore dello scontro.
Imprecando sottovoce, Reito si sforzò di mettersi seduto, incurante delle dolorose fitte alla schiena.
"Non posso restare qui, a giocare all'invalido" sussurrò furioso "Devo andare ad aiutarla! Se le accadesse qualcosa... non potrei mai perdonarmelo".
Rin gli strinse la mano "La mamma di Kaori ha detto che non devi muoverti. Non devi uscire".
"Rin, io devo andare da Kaori" mormorò lui "Ho una pessima sensazione e... Ho paura che sia nei guai. Devo proteggerla".
Appoggiandosi alla parete, prese a percorrere i corridoi bui, incurante dei richiami di Kohaku.
Afferrò senza fatica la piccola sfera posta alla fine della catena del ragazzo, dicendo "Non provare a fermarmi, Kohaku. Non ci riusciresti".
"Pensa a Rin ed al piccolo Shiro" aggiunse allontanandosi "Hanno bisogno della tua protezione".
 
Kaori imprecò furibonda, slanciandosi con rabbia in direzione di un grosso demone scarafaggio, che aveva puntato sua madre, sbucata fuori dal palazzo per aiutare Sakura e le altre yashe venute in aiuto dei compagni.
La loro grinta era a dir poco ammirevole, ma il fatto che alcune di loro avessero anche i propri cuccioli con sé rendeva tutto più difficile.
Gli sgherri di Naraku sembravano avventarsi su di loro con maggior ferocia, decisi a minare le speranze dei loro avversari.
Ma lei non avrebbe permesso a quei vermi schifosi di far del male alla sua tribù o a chiunque altro!
Un ringhio le sfuggì dalle labbra semi-aperte, quando vide Naraku fissarla con uno sguardo che non prometteva niente di buono.
"Dove hai nascosto il tuo amichetto?" chiese sardonico "Gli hai preparato la tomba per seppellirlo?".
"Tu non lo sfiorerai neanche con un dito!" ruggì lei "O ti assicuro che non avrai tempo per pentirtene!".
La rabbia, che le aveva permesso di trasformarsi in un demone puro, le annebbiò nuovamente la vista con una sottile coltre rossastra.
Prima che potesse anche solo riflettere sul suo gesto impulsivo, si scagliò contro il suo peggior nemico ad artigli tesi.
Ti farò a pezzi, maledetto mostro! sibilò gelida E ti assicuro che godrò di ogni tuo gemito di dolore!.
Troppo tardi si accorse della spessa barriera che avvolgeva il demone ed una scarica di dolore l'avvolse, scaraventandola a metri di distanza.
Il muro alle sue spalle s'incrinò, strappandole un grido di dolore quando diverse schegge acuminate le ferirono la tempia e la schiena.
"Maledetto.. lurido...bastardo" sibilò, sforzandosi di schiarirsi la vista "Giuro che questa me la paghi".
Naraku curvò le labbra pallide in un ghigno terrificante, mentre Hakudoshi gli porgeva la propria alabarda.
"Preparati a vedere l'oblio, figlia di Masaru" sussurrò maligno, soppesando l'arma tra le dita bianche "E, stavolta, definitivamente".
"Guarda che io ho un nome!" ringhiò la yasha, cercando di rimettersi in piedi "Non sono solo la figlia di Masaru e Fumiyo. Sono Kaori Shibuja, mettitelo in testa!".
"Come desideri, Kaori" ridacchiò il demone, facendo ruotare l'alabarda nella destra "Di' pure addio alla vita".
La ragazza non ebbe neanche il tempo di sgranare gli occhi, che la lama argentea le venne incontro a velocità impressionante. 
Un "No!" terrorizzato le invase la mente e sentì il cuore rombarle nelle orecchie, scandendo i suoi ultimi battiti.
La bocca le si aprì in un grido muto nell'incontrare quello sguardo che le rivolgeva un ultimo, disperato messaggio.
Poi gli occhi si chiusero e tutto sprofondò nell'ombra.  

Ok, siamo a quota 47. Sapete che non avevo mai superato le 400 pagine, prima d'ora? per me, è un record! Allora, premettendo che il capitolo possa essere di vostro gradimento e che non causerò la morte di nessuno di voi (magari, evitando anche la mia... -.-) vi informo che sto già pensando al cappy successivo. (Sarebbe strano il contrario Nd tutti) Se volete scoprire cosa succederà ai nostri amici, non dovete fare altro che aspettare (si ci augura il meno possibile) il prossimo aggiornamento: "Ai no Shiru"! recensite in tanti! sono proprio curiosa di vedere cosa ne pensate!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Il potere dell'Ai no Shiru ***


Ma ciao a tutti!! dopo secoli di assenza, finalmente la vostra Alys-chan è riuscita a postare il tanto sospirato capitolo. Scusate se ci ho messo così tanto, sono davvero dispiaciuta di avervi fatto attendere tutto questo tempo. Comunque, prima di lasciarvi al tanto sospirato capitolo (seeeh!), vi chiedo di aspettare ancora un momento, perché vorrei ringraziare di cuore tutte le persone che stanno seguendo questa storia. In fondo, è solo grazie al vostro aiuto, ai vostri preziosi consigli ed alle vostre splendide recensioni che questa FF è arrivata fino al 48° capitolo! Quindi , permettetemi di ringraziarvi come si deve.
Innanzitutto, ringrazio caldamente 
CobaltRedQueen, cucciola97, fedelity_angel_92, Franky91, FujiyamaNoKisetsu, iveKagome1495, lamoon, lelle31, LoveAnimeManga,  nakachan,RikaRed, sara1996, visbs88 e _Dela_ per aver inserito questa Ff tra le preferite; 8Kanemi8chariss, Franky91Kaneda Gonbei e Timy21 per averla inserita tra quelle da ricordare e 8Kanemi8bellina97CobaltRedQueenCrazyVcucciola97Dannata93eLLina31erika89honeysuckle_sInuyasha_Fedekagome123lelle31LittleNatsumeLoveAnimeManga89Lully_93milan010Misao13NozomiRikaRedrossanadaipensaciunpotuSAKURACHAN_KumikoKurokawasara1996shadow_shineshiroganegirlTargulyako_chanZakurio _Dela_ per averla inserita tra le seguite. GRAZIE DI CUORE A TUTTI!!
P.S.
prima di linciarmi, squartarmi o fare qualunque proposito omicida nei miei confronti, vi chiedo per piacere di leggere il capitolo fino in fondo, senza fermarvi. ok? spero che, dopo tutto, il capitolo possa piacervi. un bacione immenso e buona lettura!


Capitolo 48: Il potere dell'Ai no Shiru

Era appena riuscito ad affacciarsi da una delle porte scorrevoli, quando l'aveva vista attaccare quel verme, che l'aspettava con un sorrisetto sardonico impresso in volto.
L'aveva sbalzata via come se niente fosse, mandandola a schiantarsi contro il muro, che si era incrinato sotto la forza dell'impatto.
Maledizione, no! esclamò spaventato Non posso permettere a quel bastardo di farle del male!.
Il sangue gli si gelò nelle vene quando vide Naraku ruotare l'alabarda del figlio tra le dita pallide, dicendo "Come desideri, Kaori. Di' pure addio alla vita".
Sentendo l'adrenalina scorrergli più velocemente in corpo, si slanciò verso di lei con un disperato "No!".
Un dolore lancinante gli attraversò la schiena, mentre un gemito soffocato si faceva largo nella sua gola, ma almeno sapeva che lei era salva.
Era tutto ciò che gl'importava.
Il peso dell'elsa fece inclinare l'alabarda, trasmettendogli nuove ondate di agonia prima che la spada cadesse al suolo, lorda di sangue.
Nonostante la sofferenza che lo attanagliava, si sforzò di alzare lo sguardo per guardarla negli occhi un'ultima volta.
Non poteva dire addio a quel modo senza averle ripetuto che l'amava e che l'avrebbe aspettata per l'eternità.
Doveva farlo, o il rimpianto lo avrebbe amareggiato per sempre.
Con un moto di disperazione, si accorse di avere la vista annebbiata, ma cercò di schiarirla.
Era conscio del fatto che non gli restavano che pochi minuti, ormai; non poteva sprecare neanche un istante.
Il viso di Kaori gli apparve in tutta la sua bellezza, seppur distorto dal dolore e dalla disperazione.
Vide i suoi occhi tornare al consueto verde smeraldo che tanto amava ed il cuore gli si gonfiò di sofferenza. Kami, come gli sarebbe mancata...
Una scia lucente si fece strada da quel verde meraviglioso, solcando le guance come un sottile ruscello.
Avrebbe voluto dirle di non piangere, che in un modo o nell'altro si sarebbero rivisti, ma la voce gli si era bloccata in gola.
Le gambe gli cedettero di colpo e si ritrovò a fissare il volto della sua compagna, contornato dalle luci che ancora pervadevano il cortile.
"Kaori" riuscì a sussurrare, sentendo l'oscurità attanagliarlo con forza; aveva bisogno di più tempo, non poteva lasciarla così...
Kaori cadde in ginocchio al suo fianco e lo strinse a sé, incapace di fermare le lacrime che le inondavano le guance.
"No" sussurrò angosciata "No, ti prego... Reito, resta con me. Non andartene! Ti prego... Non lasciarmi sola".
Un gemito colmo di dolore le straziò l'anima "Perché? Dannazione, perché ti sei messo in mezzo?! Perché non sei rimasto al sicuro..?".
"Non avrei... mai potuto sopportare... l'idea... di averti perso" mormorò lui, compiendo un immenso sforzo per poggiarle una mano sulla guancia.
Le lacrime di lei gli bagnarono la pelle, lenendo appena il dolore che lo stava lentamente strappando alla vita.
Ma almeno sapeva di non aver vissuto invano, perché aveva trovato lei, quella ragazza così coraggiosa e dolce che era riuscita a riscaldargli il cuore.
"E non credi che per me sia lo stesso?!" urlò la yasha, stringendolo con più forza, come se potesse impedire alla morte di portarglielo via.
"Reito, perché?" singhiozzò, sforzandosi di cercare una soluzione, un qualcosa che le permettesse di salvarlo "Perché l'hai fatto?".
"Perché ti amo" lo sentì sussurrare, la voce ormai ridotta ad un flebile sussurro "Perché sei... la cosa più preziosa... che la vita mi abbia donato".
La yasha singhiozzò più forte, affondando il viso tra i suoi capelli argentati "Non lasciarmi, ti prego. Resta con me... Ti scongiuro".
Ma non udì alcuna risposta.
In preda al terrore, lo fissò in volto, specchiandosi ancora una volta nei suoi occhi color ghiaccio prima che questi si chiudessero per sempre.

Un grido colmo di dolore si fece largo tra i vari scontri, inducendo i presenti a voltarsi verso la fonte del suono.
Yamato sentì il sangue gelarglisi nelle vene quando vide il fratello riverso a terra, immobile tra le braccia di Kaori.
"No..." mormorò incredulo, sentendo qualcosa spezzarsi nel suo animo "Non può essere... Non è possibile!".
Perse la presa sulla katana, che cadde nella fanghiglia con un tonfo smorzato, mentre si rifiutava di accettare ciò che vedeva.
No, non poteva essere successo davvero... Non poteva aver perso anche suo fratello!
Il destino non poteva essere così crudele da portargli via anche lui.
Inuyasha sgranò gli occhi, incapace di credere a ciò che gli si presentava davanti, mentre, alle sue spalle, Kagome emetteva un gemito strozzato.
Dopo tutti i combattimenti che avevano affrontato insieme, mai avrebbero immaginato di vedere l'amico cadere per mano del nemico che avevano giurato di eliminare.
Un nemico che sembrava ben più che soddisfatto dell'accaduto.
Naraku reclinò il capo all'indietro, lasciandosi andare ad una macabra risata "Che razza di stupido! Si è sacrificato come un povero idiota e per che cosa?".
Lanciò uno sguardo disgustato alla figura di Kaori, che stringeva a sé il compagno con la forza della disperazione.
"Per difendere una misera demone incompleta che non è stata neanche capace di difenderlo" aggiunse maligno.
Un improvviso rantolo di dolore gli si fece bruscamente largo nella gola, quando degli artigli affilati gli si conficcarono nel petto.
"Me la pagherai" sibilò la yasha, torcendo la mano in modo da affondarla più in profondità, alla ricerca di quel cuore inesistente "Giuro che ti farò pentire di quello che hai fatto!".
Gli avrebbe fatto provare ogni possibile dolore prima di spedirlo all'altro mondo; lo avrebbe fatto rimpiangere di singolo istante che aveva rubato a Reito.
Non poteva credere di averlo perso, non quando la libertà era sembrata così vicina...
Possibile che i Kami avessero deciso di portarle via la persona più importante della sua vita?
Perché? Perché proprio lui?
Perché non era stata abbastanza forte da difendersi da sola, costringendolo a sacrificarsi per salvarla?
Le lacrime continuavano a scorrerle sul viso, mescolandosi al sangue che fluiva dalle ferite alla tempia, fino a scivolare sulla mano affondata nel petto del suo nemico.
Infuse maggior forza nel colpo, lasciando che il proprio potere spirituale invadesse il corpo di Naraku, che iniziò ad urlare e contorcersi, nel tentativo di liberarsi.
"Cosa stai facendo, dannata mocciosa?" urlò, cercando di indietreggiare e respingere quel potere che lo corrodeva dall'interno.
"Ti farò provare la stessa sofferenza che hai fatto patire a lui" sibilò la ragazza, afferrandogli il polso per impedirgli di colpirla "Soffrirai per ogni istante di vita che gli hai strappato!".
Improvvisamente, lo youkai oscuro sogghignò "Sai bene che non ho un cuore. Perché ti affanni tanto a cercarlo?".
"Non saprò dov'è il tuo maledettissimo cuore" replicò lei, torcendo nuovamente la mano "Ma sicuramente so dove provocarti dolore".
Il freddo metallo dell'alabarda le sfiorò il collo, ma la giovane si limitò a scoccare un'occhiata furente ad Hakudoshi, prima di spedirgli contro un globo di energia che lo scaraventò dall'altra parte del cortile.
"Non ammetto interferenze" ringhiò gelida, allontanando nello stesso modo altri tre demoni al servizio di Naraku.
Di colpo, qualcosa le si strinse intorno al polso ed inorridì quando si rese conto che il demone oscuro la stava avvolgendo con uno dei suoi viscidi tentacoli.
"Che hai intenzione di fare?" esclamò, fissando con disgusto l'appendice fredda che le bloccava il braccio quasi fino alla spalla.
"Semplice, ti farò diventare parte del mio corpo" ridacchiò quello "Così mi sarò liberato di due discendenti in un colpo solo".
Kaori impuntò i piedi, cercando di mantenere le distanze dal torace di quel verme, ma il terriccio iniziò ad ammucchiarsi intorno ai suoi piedi quando il già esile divario cominciò a ridursi.
"Non sopravvivresti mai" sibilò, sforzandosi di usare la mano libera per tranciare quel tentacolo "Sai benissimo quale potere mi scorra nelle vene!".
"Oh, il potere della tua bis-nonna non rappresenta un problema per me" ribatté l'altro "So bene come soffocare anche la più piccola scintilla di quel molesto potere spirituale".
Aggrottò la fronte quando la vide sorridere compiaciuta; che cos'aveva in mente quella stupida mocciosa?
"Ne sei sicuro?" gli sussurrò glaciale, mentre una densa aura smeraldina iniziava ad avvolgerla.
Fumiyo, che era a poca distanza, capì al volo le intenzioni della figlia e gridò "Allontanatevi tutti! Presto!".
Gli ookami-youkai ebbero appena il tempo di seguire le sue istruzioni, che un'enorme ondata di energia scaturì dal corpo della ragazza, colpendo in pieno Naraku.
"Beccati questo, maledetto bastardo!" gridò, lasciando che quel potere si espandesse liberamente intorno a sé.
I seguaci del demone che non erano stati abbastanza rapidi a mettere le distanze finirono ridotti in cumoli di cenere in un battito di ciglia, lasciando solo le loro armi a testimonianza della loro esistenza.
Kaori si ritrovò a sorridere quando lo youkai urlò, mentre il suo corpo prendeva a dissolversi nell'aria, ma, dopo pochi istanti, la sua risata echeggiò nel cortile.
"Non puoi eliminarmi così facilmente, mocciosa incompleta" le disse con scherno "Finché il mio cuore è al sicuro, sono immortale!".
"E se il tuo cuore non fosse più tanto al sicuro?" chiese una voce alle loro spalle.
"Kagura!" esclamò Naraku "E così sei uscita finalmente allo scoperto, maledetta traditrice! Sapevo che stavi tramando qualcosa, ma non credevo che ti saresti mai spinta a tanto".
Lentamente, i vari brandelli dispersi nell'aria tornarono a ricomporsi, ricreando il suo corpo e la yasha dagli occhi rossi sentì un brivido gelido scorrerle lungo la schiena.
Strinse con maggior forza il ventaglio, mormorando "Non ne posso più della tua tirannia. E non m'importa se finirò uccisa, ma farò tutto ciò che posso per riappropriarmi della mia libertà!".
I suoi occhi si ridussero a due fessure quando aggiunse "Meglio morire libera, che vivere come una schiava".
Un'appendice appuntita si separò dal corpo di colui che l'aveva generata, pronta a trafiggerla, ma una sfera d'energia la spezzò in due.
La Signora del Vento si voltò verso la giovane demone lupo, leggendo nei suoi occhi una tale valanga di emozioni da convincerla ad arretrare.
Quella era una battaglia che intendeva affrontare da sola; non avrebbe ammesso interventi da parte di nessuno.
"Ma bene! Ora vi aiutate a vicenda, che cosa patetica" le canzonò lo youkai "Ma, in fondo, faceva parte del vostro piccolo accordo, non è così?".
"Dato che lo sai, ti converrà tenere gli occhi ben aperti" lo avvisò la yasha del Sud, sfoderando gli artigli "Per quel che mi riguarda, non ti darò tregua finché non sarai sparito dalla faccia della Terra!".
Kagura non attese un istante di più e sferrò le sue Lame di Vento contro Naraku, cercando di ferirlo, o almeno di distrarlo.
L'altro evitò facilmente l'attacco e, sorridendo malignamente, evocò il cuore della sua emanazione, per poi stringerlo tra le dita artigliate.
La donna finì a terra ansimando, stringendosi una mano sul petto, mentre quella morsa si faceva sempre più intensa.
Maledizione, ma perché non poteva neanche provare a difendersi?
Possibile che la sua vita dovesse finire in quel modo?
"Preparati a vedere l'oblio, Kagura" le disse il demone "Avrai ciò che meriti, te lo garantisco".
Un'esclamazione sorpresa gli inondò la gola quando la lama di Tessaiga gli tranciò la mano dal braccio, facendola volare lontano.
Il cuore cadde tra la mischia e la yasha dagli occhi rossi già temeva di sentirlo polverizzarsi sotto i piedi dei combattenti, quando un gemito inorridito le arrivò alle orecchie.
Kagome fissò con disgusto quell'organo caldo e pulsante che le era arrivato addosso e prese a passarselo da una mano all'altra, esclamando "Che schifo! Che schifo! Che schifo!".
Prima che potesse farlo cadere, Kaori si portò le mani intorno alla bocca, gridando "Kagome, da questa parte! Tiralo, avanti!".
L'amica non se n'era resa conto, ma, alle sue spalle, Hakudoshi ed altri sgherri di Naraku si stavano avvicinando pericolosamente per eliminare la traditrice.
"Kagome, tirami quel cuore! Muoviti!" esclamò furiosa "O vuoi che Hakudoshi te lo strappi di mano con l'alabarda, dopo averti fatto a pezzi?!".
"Non le si avvicinerà neanche di un millimetro!" garantì Inuyasha, allontanandosi da un Naraku mutilato e brandendo Tessaiga per affrontare il ragazzo bianco.
Schifata, la miko si voltò verso l'amica e le tirò quella cosa calda e viscida, augurandosi che lo prendesse.
Incapace di seguire la traiettoria di quell'oggetto disgustoso, si chinò sullo zaino che aveva ai piedi, evitando inconsciamente un attacco di un demone uccello, e prese a frugarci dentro "Dannazione, ma avrò portato il disinfettante?!".
La demone lupo afferrò Kagura per un braccio e la fece alzare, permettendole così di riappropriarsi del proprio cuore e della propria vita.
La Signora del Vento fissò incredula ciò che le apparteneva, chiedendosi se non stesse sognando.
"Che aspetti?" le chiese l'altra "Vedi di riprenderti, perché Naraku non aspetterà certamente i nostri comodi!".
La vide annuire, ancora vagamente scossa, e poggiarsi quella parte di sé sul petto, dove scomparve con un breve lampo di luce bianca.
"Non posso crederci..." sussurrò, sentendolo battere con forza dentro di sé "Ho il mio cuore... Sono libera. Sono finalmente libera!".
"Ti avevo promesso che ti avrei aiutata a riacquistare la tua libertà" le disse Kaori con voce spenta "Adesso... Ho ripagato il mio debito".
Kagura le rivolse uno sguardo comprensivo "Il tuo dolore è grande, ma forse non è tutto perduto. Lui non vorrebbe che tu ti arrendessi...".
La vaga ombra di un sorriso le incurvò le labbra scarlatte "Ho imparato a conoscerlo, durante la sua prigionia qui...".
"Ma cosa posso fare per strapparlo alla morte?" singhiozzò la ookami-youkai "Non posso riportarlo in vita. Non ho questo potere".
Di colpo, si accorse che alcuni demoni si erano pericolosamente avvicinati al corpo di Reito e, con un ringhio furioso, si slanciò contro di loro, riducendoli a brandelli.
"Non lo toccherete!" gridò, incurante delle lacrime che avevano ripreso a scorrerle sul viso "Non ve lo permetterò! Anche a costo della mia vita".

Sesshomaru continuò a falciare ondate di nemici con Bakusaiga, trattenendo a stento un'imprecazione nel vedere quanti ancora fossero pronti a combattere.
Possibile che quei cosi spuntassero come funghi?
Al suo fianco, Tenseiga vibrava senza sosta, implorandolo di essere brandita a sua volta per restituire la vita.
Non ancora le sussurrò il demone Prima devo assicurarmi che il tuo potere non risvegli i seguaci di quel verme.
Avvertendo che la spada non si sarebbe fermata finché non l'avesse estratta, strinse la mano libera intorno all'elsa lavorata.
Il sibilo della lama che veniva liberata dal fodero gli giunse nitidamente alle orecchie, mentre i servitori dell'aldilà diventavano visibili ai suoi occhi.
Senza perdere altro tempo, prese a distruggerli con feroce rapidità ogni volta che li incontrava nei pressi dei corpi degli ookami-youkai.
Sotto gli occhi increduli dei presenti, molti demoni si rimisero in piedi, pronti a combattere nuovamente e l'inu-youkai attraversò il cortile, permettendo alla sua eredità di esercitare il proprio, straordinario potere.
Almeno, così starà più calma borbottò tra sé, continuando a risvegliare i suoi alleati in quella terribile battaglia.
Quando giunse nelle vicinanze del muro di cinta, strinse gli occhi nel vedere la figlia di Masaru stringere a sé il compagno.
Anche a quella distanza, riusciva a percepire distintamente l'odore delle lacrime oltre a quello metallico del sangue.
Possibile che quella ragazzina fosse così schiava dei propri sentimenti da dimenticare la battaglia che le infuriava intorno?
Possibile che avesse un cuore così debole?
Strinse con forza l'elsa di Tenseiga, aggrottando le sopracciglia quando non vide alcun demone dell'oltretomba attorno all'ookami-youkai del Nord.
La cosa non lo convinceva; se era morto come supponeva, perché non c'era nessuno di quegli sgorbi a portar via il suo spirito?
Rivolse uno sguardo corrucciato alla spada, che vibrò di nuovo, quasi con gratitudine, fornendogli la conferma alla domanda che gli aleggiava nella mente.
Si avvicinò a passo cadenzato alla ragazza, che non alzò neanche gli occhi, quasi non le importasse se fosse un alleato oppure un nemico.
"Piantala di frignare come un neonato" l'apostrofò il Signore dell'Ovest "Non è ancora morto, se è questo che ti affligge, ma lo sarà se non fai qualcosa".
La giovane alzò lo sguardo verso di lui, mentre una flebile speranza ridonava colorito al volto.
"È ancora vivo" le ripeté Sesshomaru "Ma è debole. Se non smetti di piangerti addosso e non ti sbrighi a fare qualcosa, allora lo ritroverai solo nel mondo degli spiriti".
Senza rivolgerle una seconda occhiata, si slanciò nuovamente nella mischia, deciso a mettere fine a quella pagliacciata.
Ancora incredula, Kaori poggiò due dita sulla gola di Reito e quasi svenne dalla gioia nel sentire il flebile battito del cuore. Era ancora vivo!
Siano lodati i Kami sussurrò riconoscente, mentre nuove lacrime le rigavano le guance Posso ancora fare qualcosa per salvarlo. Ma come?
Non poteva certo passargli la propria energia come aveva fatto altre volte, o sarebbero morti entrambi.
Il colpo che aveva sferrato per liberarsi dalla presa di Naraku l'aveva lasciata senza forze e compiere quel gesto... avrebbe segnato la fine di entrambi.
Dannazione, che cosa posso fare per salvarlo? si chiese angosciata Non ho abbastanza energia per entrambi, ma... Devo fare qualcosa!.
La voce di Miroku la fece trasalire, quando l'amico le arrivò alle spalle, esclamando "Kaori! Abbiamo trovato le nostre spade!".
Si bloccò di colpo nel vedere Reito, immobile e pallido, e faticò a ritrovare la voce "Kaori, non dirmi che...".
"No, se facciamo qualcosa" mormorò lei "Ma non so cosa fare... e ogni minuto che passa...".
Improvvisamente, il suo sguardo si posò sul rosario che il monaco aveva intorno al polso ed ebbe come l'impressione che la sua bis-nonna Nazuna le suggerisse cosa fare.
"Miroku" sussurrò con voce tremante "Hai un altro rosario, come quello che ti blocca il Vortice del Vento?".
"Sì, ne ho sempre un altro con me" rispose Miroku, fissandola con aria titubante "Cos'hai in mente di fare, Kaori?".
Gli occhi della ragazza brillarono di nuova speranza "La nostra unica speranza è utilizzare il potere dell'Ai no Shiru. È l'unica cosa che posso fare per salvarlo".
Al suo fianco, Sango sentì il cuore darle un balzo quando vide il volto del monaco sbiancare "È pericoloso? Miroku, cos'è questo... Ai no Shiru?".
"Il Sigillo d'Amore" sussurrò lui, visibilmente scosso "È un incantesimo potente "Ma è maledettamente rischioso. Se Kaori non avesse abbastanza energia vitale dentro di sé...".
"Non abbiamo altra scelta!" replicò la ookami-youkai "Miroku, ti prego! Dobbiamo fare in fretta, o non ce la farà".
La sola idea di una vita senza di lui era insopportabile.
"Rischi la vita" l'ammonì Miroku "Hai la vaga idea di cosa ti accadrebbe, se non ci riuscissi?".
"Cosa faresti se ci fosse Sango, in questa situazione?" gridò la ragazza "Pensa solo per un attimo a come sarebbe la tua vita senza di lei. Non faresti qualunque cosa, pur di salvarla?".
A quel punto, il monaco estrasse dalla tunica un secondo rosario "Ti prego solo di stare attenta. Quello che hai in mente è maledettamente pericoloso".
"Lo so, ma è l'unica cosa che posso fare" sussurrò la yasha, stringendo a sé Reito ed accarezzandogli il volto con un gesto colmo di tenerezza.
Andrà tutto bene, vedrai sussurrò Presto saremo di nuovo insieme, in un modo o nell'altro....
Seguendo l'istinto, gli fece appoggiare il capo sul proprio cuore, per poi stringergli la mano sinistra nella propria destra.
Senza attendere oltre, Miroku avvolse il rosario intorno ai loro polsi seguendo uno schema ben preciso, mormorando un'antica preghiera affinché l'incantesimo avesse effetto.
"Ho bisogno di qualcosa per chiudere il nodo" mormorò cupo, "Usa il mio bracciale" disse la ragazza, porgendogli il polso.
Non appena il monaco ebbe finito, un leggero alone di luce si propagò dall'intreccio del rosario ai due ragazzi e Kaori sorrise "Ce la faremo, entrambi".
Improvvisamente, tra il clangore delle armi e gli ululati di Kurayami che cercava di liberarsi dalle catene, si levò un canto antico quanto il mondo, che indusse i guerrieri a fermarsi.
Inuyasha spinse via Hakudoshi per capire cosa stesse succedendo e si lasciò sfuggire un'esclamazione sorpresa nel vedere una bolla di luce avvolgere lentamente Kaori e Reito.
"Ma cosa sta facendo?" chiese incredulo, "Credo stia evocando una sorta d'incantesimo" mormorò Masaru "Ma non voglio neanche pensare quale".
Yamato rabbrividì nel sentire un'ondata di energia scaturire dalla sfera luminosa che stava avvolgendo il fratello e la sua compagna, sobbalzando quando Sakura gli strinse la mano.
"Non starà invocando...", "Sì" mormorò lei "Sta cercando di attingere all'Ai no Shiru... Ha un coraggio davvero incredibile".
"L'Ai no Shiru?" ripeté incredulo Masaru, lanciando uno sguardo spaventato alla figlia "Oh, Kami... Maledizione, ma ha idea di ciò che rischia?".
"Cosa sarebbe questo.... incantesimo?" chiese Kagome, spedendo una freccia contro il demone più vicino.
"È una sorta di richiamo dall'aldilà" spiegò Sakura "Se avrà successo, le loro anime saranno legate per sempre e Reito sarà salvo".
I suoi occhi verdi brillarono di speranza "La loro energia vitale si fonderà in un unica entità, permettendo ad entrambi di ritornare dal mondo degli spiriti".
"E se invece non funziona?" osò chiedere il mezzo-demone; Yamato s'incupì, riducendo la voce ad un sussurro colmo di terrore "Allora, li perderemo entrambi".
 
Reito ebbe come l'impressione di galleggiare nel vuoto, in una pace senza fine, dove tempo e spazio non avevano senso; tutto era avvolto dall'oscurità più totale.
Non sentiva più il dolore delle ferite, ma solo un calore che gli si diffondeva morbidamente in tutto il corpo.
Allora... È questa la morte? sussurrò tra sé Semplicemente la fine di tutto?.
In fondo, non gli dispiaceva quel dolce fluttuare nel nulla; era... piacevole, in un certo senso.
Improvvisamente, qualcosa sembrò strapparlo a quella pace così carezzevole ed il cuore gli diede un tuffo quando sentì la voce di Kaori.
Andrà tutto bene, vedrai gli sussurrò Presto saremo di nuovo insieme, in un modo o nell'altro....
Il ragazzo avvertì chiaramente la sensazione di essere avvolto in un morbido abbraccio, un abbraccio che ben conosceva.
Kaori? sussurrò incredulo Dove sei? Dove ti trovi? Sei anche qui in questo luogo di pace?.
La compagna non rispose, ma un canto dal tono dolce e solenne al tempo stesso impregnò l'aria intorno a lui, sollevandolo verso la fonte del suono.
Aprì gli occhi, improvvisamente abbagliato da una luce accecante, ritrovandosi in una sorta di spazio bianco, privo di qualunque usuale connotazione di spazio.
Eppure, il suolo su cui era adagiato aveva l'aria di essere piuttosto solido...
"Ma dove diavolo sono finito?" mormorò incredulo, guardandosi intorno alla ricerca di un qualche indizio che lo aiutasse a capire meglio la situazione.
Di colpo, si accorse di avere la mano sinistra saldamente intrecciata alla destra di Kaori. Attorno ai loro polsi era appena visibile una sorta di filo di luce, che s'illuminò di colpo, per poi svanire, lasciandogli un vago senso di calore sulla pelle.
Non aveva idea di cosa fosse quel filo luminoso, ma sentiva che era collegato alla sua compagna.
La yasha era stesa al suo fianco, il volto pallido quasi quanto lo strambo posto in cui si trovavano ed i capelli che le ricadevano sulla fronte rendevano ancora più evidente il contrasto.
"Oh, Kami. Kaori!" esclamò, stringendola tra le braccia "Kaori, rispondimi! Dimmi qualcosa!".
"Non preoccuparti, sta bene" sussurrò una voce alle sue spalle "È solo stremata. Ha dato fondo a quasi tutte le sue energie vitali per salvarti".
Reito s'irrigidì nel riconoscere quella voce, che non udiva ormai da mesi; ma...
No, non poteva essere vero. Non era possibile che fosse davvero...
Sentendo il cuore battergli a mille, si voltò lentamente fino ad incrociare uno sguardo dall'aria severa e pacata.
Quegli occhi color ghiaccio che lui e suo fratello avevano ereditato...
No, non poteva sbagliarsi.
Deglutì a fatica, prima di mormorare "Pa..Padre? Siete davvero voi?", "Non ti sbagli, figliolo" replicò lo youkai, prima di sorridere "È da diverso tempo che non ci vedevamo".
"Dove siamo? Non avevo mai visto un posto simile...", "Sei in una sorta di limbo tra il regno degli spiriti e quello dei vivi" gli spiegò il padre "L'unico luogo in cui possiamo congiungerci".
Notando che aveva abbassato lo sguardo, gli si avvicinò preoccupato "Qualcosa ti affligge, Reito?".
"È solo per causa mia se siete finito nell'Aldilà" sussurrò il giovane, incapace di staccare gli occhi da terra "Non sono stato capace di aiutarvi.. di difendervi".
Il senso di colpa che si portava dietro da quel giorno sembrò farsi più pesante e sentì gli occhi bruciargli.
Se solo fosse stato più forte, allora i suoi genitori sarebbero stati ancora vivi...
"Reito, non devi rimproverarti per come sono andate le cose" lo rassicurò Izuro "Tu hai dato prova di un grande coraggio. Hai fatto tutto ciò che era nelle tue capacità, pur di aiutare me e tua madre".
Gli posò una mano sulla spalla, sussurrando "Sappi che io sono molto fiero di te. E sono orgoglioso di come tu sia riuscito a crescere in tutto questo tempo".
Un sorriso gli incurvò le labbra quando il suo sguardo cadde su Kaori, ancora priva di sensi.
"Sei stato disposto a sacrificarti per lei, dimostrando quanto siano forti i tuoi sentimenti nei suoi confronti" mormorò "E la tua giovane compagna non è stata da meno".
"Se non fosse stato per il suo gesto, non saresti qui" aggiunse, con una vena di ammirazione nella voce "Ha davvero un coraggio incredibile".
"Credevo di essere morto" ammise il giovane "Non capisco come sia possibile che siamo arrivati qui... Non credo di averci capito molto".
"Hai notato quel filo di luce che vi legava, pochi minuti fa?" gli chiese il padre "Quello non era altro che una traccia visibile dell'Ai no Shiru".
Reito sgranò gli occhi, incredulo nel sentire quelle parole; "No" sussurrò senza fiato "Non... Non può aver attinto a quell'incantesimo. Sono in pochissimi a conoscerne la corretta evocazione".
"Beh, noi spiriti interveniamo più volte di quanto tu pensi nella vita dei nostri cari" mormorò Izuro "E Nazuna sapeva bene come aiutarvi in questo frangente".
Il ragazzo sentì il cuore mancargli un battito, comprendendo fino a che punto Kaori fosse disposta a sacrificarsi per lui.
"Non posso credere che abbia compiuto un simile gesto" disse con un filo di voce "Ha rischiato tutto pur di...".
"Pur di non perderti" completò una voce alla sua destra "Certi legami sono così intensi che neanche la morte può essere un ostacolo".
"Madre... Anche voi qui?" mormorò il giovane youkai, fissandola con un sorriso commosso impresso sul volto.
La yasha sorrise a sua volta, mentre una delicata brezza le faceva ondeggiare la chioma argentea "È bello poterti rivedere dopo tutto questo tempo".
"Non abbiamo molto tempo, figliolo" lo avvertì il padre "La battaglia vera e propria non è ancora iniziata e Kurayami sta per liberarsi".
A quelle parole, Reito socchiuse gli occhi "Ha una forza immensa... Anche con l'aiuto delle altre tribù, non ho la minima idea di come batterlo".
"Dovete rievocare lo stesso rito che ha usato Naraku per liberarlo dalla sua prigione" spiegò Misao, socchiudendo gli occhi violetti "So che non sarà facile, ma è l'unico modo per riuscire a rispedirlo nel limbo".
"Finché un altro pazzo proverà a richiamarlo in questo mondo" commentò amaramente il ragazzo "No, dovrà pur esserci un modo per eliminare Kurayami una volta per tutte".
Di colpo, ebbe come l'impressione che una cascata d'immagini gli inondasse la mente e comprese fino in fondo ciò che doveva fare.
"È fondamentale che i discendenti restino in vita" sottolineò Izuro "Senza di voi, il rito non potrebbe mai essere ripetuto".
Il figlio abbassò il capo, respirando a fatica dopo quelle visioni così preziose; "Faremo tutto il possibile, padre. Ve lo giuro".
"Credo che l'aiuto dei figli di Inu no Taisho possa essere importante" aggiunse lo youkai "Non sottovalutare la loro forza".
Un vago sorriso si dipinse sul volto del ragazzo "Oh, li conosco bene. Soprattutto Inuyasha. So bene quanto valgono".
Un improvviso movimento attirò la sua attenzione ed il suo sorriso si allargò nel vedere che Kaori si stava riprendendo.    
La ragazza si portò una mano alla tempia, lasciandosi sfuggire un lieve gemito quando una fitta l'attraversò da capo a piedi.
"Do... Dove sono?" mormorò, sforzandosi di abituarsi alla luce accecante che impregnava quel luogo.
Una ciocca scura le cadde malamente sulla fronte e lei lottò contro i capelli sciolti per liberare la visuale. Chissà che fine aveva fatto il suo nastro...
Di colpo, si ricordò cosa fosse successo, cos'avesse fatto ed il suo sguardo prese a scandagliare la zona.
Quando incrociò lo sguardo sorridente di Reito, sentì il cuore mancarle un battito e gli corse incontro, buttandogli le braccia al collo.
"Reito!" esclamò al colmo della felicità "Oh, Kami-Sama... Ha funzionato, grazie agli dei ha funzionato".
Gli si strinse contro, lasciando che alcune lacrime le rigassero il viso "Temevo di averti perso... Che non avrei più potuto... dirti quanto sei importante per me... Hai idea del terrore che ho provato?".
"Come ti senti, Kaori?" le chiese il ragazzo, guardandola negli occhi "Stai bene?" ed un sospiro di sollievo gl'invase la gola nel vederla annuire.
"Sinceramente, non so bene se rimproverarti per la tua follia, o ringraziarti di averlo fatto" le sussurrò "Non smetterai mai di sorprendermi".
Le scostò i capelli dal volto ed un sorriso intenerito gli illuminò il volto "Grazie per non aver perso la speranza".
La vide sorridere a sua volta e le fece cenno di voltarsi con lui "Vorrei presentarti qualcuno di molto importante. Sai dove ci ha trasportato l'incantesimo che hai usato?".
"Beh, sinceramente no" ammise la yasha, prima di notare le due figure affiancate a pochi metri da loro; "Oh, Kami..." sussurrò senza fiato.
"Sapevo che stavamo affidando nostro figlio alla persona giusta" disse Izuro, sorridendo compiaciuto "Sei riuscita a fare molto più di ciò che avrei mai osato sperare, Kaori".
"Perdonatemi, padre... Ma di cosa state parlando?" mormorò Reito, inarcando un sopracciglio con aria confusa.
Lasciò scorrere lo sguardo prima sul genitore, che sorrideva tranquillo, e poi sulla compagna, che invece era impallidita.
"Ma, allora... Allora eravate voi che mi avete parlato nella Grotta degli Spiriti, la prima volta che mi ci sono recata!" esclamò infine, fissando il demone con un'espressione sbalordita.
Accidenti, come aveva fatto a non capirlo? Beh, solo la voce non è che avrebbe potuto darle chissà quali indizi...
Vide l'ookami-youkai sorridere più ampiamente ed ebbe come l'impressione di rivedere Yamato, anche se quest'ultimo aveva ereditato i capelli argentei dalla madre.
Fissando Izuro, capì come mai Reito avesse il suo sguardo così intenso, oltre a quella frangia color ebano che la faceva sempre sorridere e dovette concentrarsi per trattenere un risolino.
"Kaori?" domandò il giovane "Vi..vi siete già conosciuti? Avevi già incontrato mio padre, prima d'ora?".
"No" rispose la ragazza "Ma mi ha parlato nella Grotta degli Spiriti quando sono andata con Inuyasha e gli altri per trovare la Pietra della Notte".
Un leggero rossore le colorò le guance "Tu.. eri rimasto fuori. In quel periodo eravamo ancora... come dire? Ai ferri corti".
"Ah" fu tutto ciò che lo sentì dire, mentre alzava gli occhi al cielo per mascherare l'imbarazzo.
"Gli hai salvato la vita più di una volta" mormorò Misao, attirando la loro attenzione "Ti siamo debitori per questo".
La yasha abbassò lo sguardo "Sono io che vi sono debitrice. E poi... Ho perso il conto delle volte che Reito mi ha impedito di finire nell'Aldilà".
"Ora dobbiamo vedere di spedirci Kurayami e Naraku, nell'oltretomba" mormorò il compagno "Questa guerra deve finire, una volta per tutte".
"Ora sai cosa dovete fare per combattere Kurayami" gli disse Izuro, incurante del nuovo alito di vento che gli agitava i capelli neri "È giunto il momento che torniate a compiere il vostro dovere".
Rivolse un'occhiata critica al figlio, commentando "Ma credo che non sia il caso di rimandarvi nel vostro mondo in queste condizioni".
Accennò al torso nudo del ragazzo con un gesto del capo "Le tue ferite si saranno anche rimarginate grazie alla magia di questo luogo, ma in questo modo saresti troppo esposto".
Compì un lieve gesto con la mano ed i due ragazzi si ritrovarono ad indossare le armature tipiche delle proprie tribù.
"Almeno, sarete più al sicuro dagli attacchi dei vostri nemici" mormorò Misao "Buona fortuna, ragazzi".
Regalò loro un rapido abbraccio e disse a Reito "Mi raccomando, bada anche a tua fratello. Credo che la paternità gli abbia dato un po' alla testa".
Una leggera risata li unì nella sua allegria e Kaori s'inchinò ai genitori del giovane "Grazie di tutto. Non vi dimenticherò mai".
 
Inuyasha continuò ad abbattere demoni senza sosta, ringhiando ogni volta che un loro attacco arrivava troppo vicino.
"Possibile che questi cosi non finiscano mai?" imprecò, facendo ruotare la spada per abbatterne altri due.
Miroku gli si affiancò, stringendo il bastone con forza "Credo che Naraku stia dando fondo a tutto il proprio esercito. Non so quanto potrò andare avanti in questo modo".
Fissò con astio gli insetti velenosi che ronzavano in ogni dove, sussurrando "Finché ci sono quelli, non posso usare il Vortice del Vento".
"Vedi solo di far allontanare qualche lupo" gli disse l'hanyou "Se ci sono loro in mezzo, non posso usare nessuna nelle mie tecniche!".
"Siamo tutti un po' limitati, cuccioletto" disse Koga, sfrecciando a meno di un metro alla sua sinistra "Vedi di fare quello che puoi e risparmia il fiato".
Senza attendere la risposta, si scagliò contro un gruppo di demoni lucertola, liberando Ayame da un accerchiamento potenzialmente letale.
La sua compagna se la stava cavando decisamente bene, ma non per questo l'avrebbe lasciata sola.
Se le fosse capitato qualcosa, non se lo sarebbe mai potuto perdonare...
La vide sorridergli con calore, prima di sferrare un nuovo attacco contro gli emissari di Naraku con rinnovata ferocia.
Nell'intero cortile, non c'era un singolo punto privo di corpi o di combattenti ancora alle prese con i propri avversari.
Naraku ridacchiò compiaciuto nel vedere Masaru scagliarsi contro di lui con una scintilla furiosa negli occhi.
"Cosa c'è, lupo?" chiese sardonico "Sei preoccupato per la tua figlioletta? Effettivamente, lei ed il suo compagno sono spariti in quel globo di luce...".
"Non ti conviene istigarmi" lo avvertì l'altro, stringendo l'elsa della propria spada "Non faresti altro che peggiorare la tua situazione!".
"Sto tremando di paura" lo canzonò lo youkai oscuro, lanciandogli contro una fitta schiera di appendici velenose "Avanti, mostrami quello di cui sei capace!".
Il demone lupo ringhiò con ferocia e, aggirando abilmente le punte più grandi, si fece strada attraverso le difese del suo avversario.
Di colpo, si ritrovò sollevato a circa un paio di metri da terra, mentre quella che sembrava una grossa radice gli stringeva la gola.
"Cosa conti di fare, ora?" domandò Naraku "Guardati, sei patetico. Un demone del tuo calibro, appeso come un salame".
Un'improvvisa sfera di energia spirituale tranciò la radice e Masaru fu di nuovo con i piedi per terra, anche se con il fiato corto.
"Perché non ti tappi quella fogna e vedi di combattere?" ringhiò Fumiyo, creando una nuova sfera e scagliandogliela contro.
Il demone dagli occhi rossi rise divertito, evitando l'attacco "Tu, una misera mezzo-demone, credi di potermi battere con qualche trucco di luce?".
Assottigliò pericolosamente lo sguardo, sibilando "Neanche la forza spirituale della tua insulsa mocciosa può farmi troppi danni. Cosa credi di poter fare tu?".
"Sicuramente, darti un bel po' di filo da torcere!" esclamò lei, usando una spada per parare l'attacco.
Al primo assalto, ne seguirono altri, ognuno più violento del precedente e la donna iniziò ad indietreggiare.
Il compagno le arrivò in aiuto, dando fondo a tutte le proprie energie per tenere testa a quei colpi sempre più intensi.
"Ma guardatevi" li apostrofò Hakudoshi, facendo ruotare con noncuranza la propria alabarda "Uniti fino alla fine, eh? Proprio come quella sciocca di Kaori ed il suo adorato amichetto".
I suoi occhi viola s'illuminarono di perfidia "Era semplicemente patetica, mentre c'implorava di smettere di torturare il suo compagno. Ed ora... Sono entrambi nell'Aldilà".
Approfittando del fatto che i due ookami-youkai non potessero difendersi contemporaneamente da lui e dal padre, fece per colpirli alle spalle, ma un globo di energia gli strappò di mano l'arma, facendola volare a metri di distanza.
"Ne sei proprio sicuro, idiota?" gli chiese Reito, sorridendo in modo letale "Io credo che sei tu quello che sta per finire nell'oltretomba".
Al suo fianco, Kaori rivolse un nuovo attacco contro Naraku, spezzando numerose appendici dall'aria mortale. "Il vero scontro inizia adesso" sussurrò dura, stendendo la mano a mostrare gli artigli affilati "E per voi sarà una fine definitiva".

Sentendo un tonfo alle proprie spalle, Kagome si accorse che l'alabarda di Hakudoshi si era incagliata tra alcune rocce, alcuni metri dietro di lei.
Cercandone il possessore, vide una grande sfera di luce bianca sfavillare nel centro del cortile ed un gemito di sorpresa le invase la gola quando vide uscirne Reito e Kaori. Stavano bene!
L'incantesimo dell'Ai no Shiru aveva funzionato! Incapace di trattenere la gioia, si fece largo tra i vari demoni, afferrando Inuyasha per una manica, "Ce l'hanno fatta! Ha funzionato!".
"Cosa ha funzionato?" chiese Sango, abbattendo un demone salamandra con l'hiraikotsu.
"L'Ai no Shiru!" esclamò la ragazza, indicando la zona dove erano improvvisamente riapparsi i loro amici "Kaori e Reito ce l'hanno fatta!".
Yamato e Sakura si voltarono verso la fonte di luce ed entrambi lanciarono un fervido ringraziamento ai Kami per aver permesso quel miracolo.
"Stanno bene" sussurrò Yamato, sentendo la gioia ed il sollievo invaderlo con forza "La forza dell'Ai no Shiru li ha riportati a casa".
I suoi occhi caddero improvvisamente sulle loro mani intrecciate, notando il leggero glifo che le percorreva fino ai polsi.
Quel segno sarebbe stata la testimonianza eterna dell'intensità del loro legame, che era stato capace di sconfiggere anche l'ultimo nemico: la morte.
Un inaspettato refolo di vento lo avvolse, scompigliandogli capelli, ed il giovane ebbe l'impressione di udire la voce di suo padre.
Grazie di averlo riportato da me, padre sussurrò grato E grazie di avergli permesso di trovare una compagna come Kaori. Qualcosa mi dice che la fortuna sta girando dalla nostra.
Un ululato più profondo sembrò scuotere la terra e l'aria, mentre le ultime catene del limbo cadevano.
Kurayami si erse in tutta la sua formidabile altezza e lanciò un grido agghiacciante verso la luna rossa.
La battaglia più dura stava per cominciare.

Fatto! che ne dite? posso rimanere in vita ancora un po' per portare a termine la storia? sinceramente, non so quanti altri capitoli durerà, ma penso almeno un altro paio.... Fatemi sapere se vi piace, se devo cambiare qualcosa, ecc... Vi è piaciuto l'"incontro" tra Kaori ed i genitori di Reito? XD forse era un po' troppo strano, così... Bah, me lo direte voi.  Leggerò i vostri commenti al mio ritorno da Berlino. Per ora, un mega-bacione a tutti!!!
ciao ciao, vostra Alys-chan ^.^

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Scontro finale ***


Capperi sotto sale, non posso crederci! Sono due mesi che non aggiorno questa storia! ragazzi, vi chiedo infinitamente scusa! non posso pensare che vi ho lasciati in attesa per tutto questo tempo... Chiedo umilmente il vostro perdono! Il capitolo mi ha dato più problemi del previsto e così.. in attesa che tornasse l'ispirazione, mi sono dedicata anche ad altro. Chiedo venia! 
beh, bando alle ciance.. Ora è meglio che passi al nuovo capitolo, prima che decidiate di linciarmi, tagliuzzarmi, trucidarmi o chissà che altro. Mi auguro che questo capitolo possa farmi perdonare. Vi auguro buona lettura!



Capitolo 49: Scontro finale

Nel vedere Kurayami libero dalle sue catene, Naraku si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto; ormai niente poteva fermarlo.
Il suo ghigno si allargò quando incontrò lo sguardo dei due ookami-youkai "Voi due sarete anche sfuggiti in qualche modo all'Aldilà, ma credo che vi tornerete presto".
Reito mostrò le zanne in un ringhio furioso "Non contarci troppo, maledetto bastardo. La tua ora è giunta, ormai!".
Improvvisamente, Kaori lo trascinò a terra, evitando che l'alabarda di Hakudoshi lo ferisse alla spalla, sibilando "Dobbiamo trovare un modo per tenere il ragnaccio impegnato".
Il suo sguardo si fece più duro, quando aggiunse "Non possiamo combattere lui e Kurayami al tempo stesso. E, inoltre... Non ho la minima idea di come affrontare quel colosso".
Con un gesto fulmineo, il compagno la strinse a sé, balzando verso il tetto del castello per schivare alcune appendici velenose.
"Tranquilla, io so come possiamo sconfiggerlo" le disse serio "Mio padre mi ha mostrato il modo".
Davanti a quello spiraglio di speranza, la ragazza si sentì rinascere "Allora, che aspettiamo? Andiamo!".
Con un unico movimento, si slanciarono nel mezzo del cortile per spiegare agli amici cosa dovevano fare.

Inuyasha fendette alcuni avversari per farsi strada verso Kagome e Sango, che erano in difficoltà.
"Ma quando finiscono questi cosi?" chiese Shippo, lanciando alcune sfere infuocate "Pare che spuntano come funghi dopo il temporale!".
"Effettivamente, è quello che fanno" borbottò Inuyasha, usando una Cicatrice del Vento "Ci stanno letteralmente sbucando da sotto i piedi".
Con un moto di stizza, colpì con un calcio una testa di Troll appena sbucata dal sottosuolo e Miroku ne colpì un altro con il bastone.
"Accidenti, qui dobbiamo inventarci qualcosa!" imprecò il monaco "O non la smetteremo mai di combattere questi esseri!".
Kagome si lasciò sfuggire un grido spaventato quando una mano le si strinse intorno alla caviglia.
"Mollami, essere disgustoso!" urlò schifata, scagliando una freccia sacra nel terreno.
Il suo potere si espanse nel sottosuolo, distruggendo i demoni presenti nel raggio di qualche metro.
"Kagome, sei un genio!" esclamò Sango, scagliando l'hiraikotsu contro un gruppo di demoni dalle varie forme "I poteri sacri possono purificare questo posto!".
"Ma servirebbe un'energia non indifferente!" ribatté la miko "Non ho tutte queste forze! Non posso farcela da sola!".
"E chi ti dice che sei sola?" le chiese Kaori, arrivando di corsa "Avanti, vediamo di concentrarci tutti insieme!".
Miroku e le due ragazze si fermarono per un istante, richiamando tutte le proprie energie spirituali e lasciandole confluire nel terreno.
Con gemiti e grida, i demoni di Naraku si dissolsero nell'aria, mentre il loro padrone storceva il viso in un'espressione stizzita.
Che però si trasformò velocemente in un sorrisetto compiaciuto.
"Credete di aver risolto i vostri problemi, stupidi stolti?" chiese sardonico "I vostri problemi non sono che appena iniziati".
Sotto i loro occhi attoniti, si librò nell'aria fino a portarsi alla stessa altezza di Kurayami, che gli rivolse uno sguardo poco rassicurante.
"Chi sei, moscerino?" lo apostrofò feroce "Come osi presentarti al mio cospetto?",
"Colui che ti ha liberato" replicò l'altro. Il suo sorriso si allargò "Non temere. Non sono qui per chiedere la tua riconoscenza, solo la tua alleanza".
"Un'alleanza?" ripeté il mostruoso demone, "Esattamente. Ti do l'opportunità di vendicarti dei discendenti di coloro che ti sigillarono nel limbo, cinquecento anni fa".
A quelle parole, lo sguardo di Kurayami si abbassò sugli ookami-youkai presenti nel castello ed un ruggito assordante gli uscì dalle fauci.
"Cinquecento anni nell'oscurità più totale. Dovranno scorrere fiumi di sangue, prima che io possa dimenticare quest'onta!" ringhiò furioso.
"Maledizione" imprecò Masaru, parandosi automaticamente davanti alla compagna "Adesso sì che siamo nei guai!".
"Ce la faremo" disse Koga "Non so come, ma non intendo farmi eliminare da quel coso troppo cresciuto!".
Ayame gli si strinse al braccio, tremando terrorizzata "Ha un potere a dir poco tremendo. Cosa possiamo fare?".
"Pensiamo a recuperare la Gemma dell'Alba" disse Yamato, stringendo con più forza la propria katana "Senza quel cristallo, non possiamo rispedirlo nel limbo".
"Non sarà facile, ma dobbiamo provarci" aggiunse in tono cupo "O non avremo nessuna speranza".
Con un rapido balzo, Sesshomaru si portò nelle loro vicinanze "Finalmente, avrò la possibilità di sfruttare l'intera forza di Bakusaiga".
"E vedi di usarla bene, quella spada" lo apostrofò il fratello, stringendo la presa su Tessaiga "Non mi piace lo sguardo che ci sta lanciando".
"TU!" ululò Kurayami, indicando uno dei membri del gruppo "Riconosco quello sguardo. Tu sei il figlio di quel maledetto che mi ha lasciato questa".
Fumiyo lanciò uno sguardo terrorizzato al marito, che invece non distoglieva lo sguardo dal demone che li sovrastava e dalla lunga cicatrice che gli attraversava il muso.
Quello era un ricordo tangibile della forza di suo padre, che temeva di non poter eguagliare nonostante i suoi costanti allenamenti.
"Allontanatevi" sibilò con rabbia "La sua rabbia è forte e sarò sicuramente il suo obiettivo principale".
"Io non ti lascio!" esclamò la compagna , "Devi. Altrimenti, chi penserà a Shiro e Kaori?".
"Non puoi chiedermi una cosa del genere" sussurrò la mezzo-demone, sentendo il cuore sul punto di spezzarsi.
Masaru fece per replicare, ma la gigantesca mano di Kurayami calò rapidamente su di loro, costringendoli a scartale di lato.
Lo spostamento d'aria prodotto li scaraventò a metri di distanza ed Inuyasha imprecò qualcosa, ricordando una situazione già vissuta.
"Non mi sfuggirai, figlio di Hikuro!" ruggì il demone dell'oltretomba, scandagliando il cortile alla ricerca del suo obiettivo "Ti troverò, stanne certo!".
Kaori si lasciò sfuggire un ringhio colmo di rabbia e frustrazione nel vedere il padre, solo in uno dei punti più liberi del cortile.
Voleva distrarre quel mostro, in modo che sua madre e gli altri non corressero pericoli, ma non poteva permettere che gli accadesse qualcosa.
Saltando da un tetto all'altro, si portò alle spalle di Kurayami, per poi aggrapparsi alla sua armatura.
Le dimensioni di quell'essere erano maledettamente imponenti e si sentì una formica su di un elefante, ma non poteva fermarsi.
Cercando di non farsi scorgere, arrivò fino alla nuca del mostro, dove si concentrò per creare una sfera di energia.
Questa ti farà un po' male, bestione sussurrò, pronta a colpire, ma un'appendice dalla punta biforcuta le si strinse intorno alla gola, immobilizzandola a mezz'aria.
"Cosa credevi di fare, ragazzina?" le rise in faccia Naraku, trascinandola verso di sé "Davvero pensavi che ti avrei lasciato campo libero?".
Lei si dibatté con forza, sentendo la rabbia crescerle dentro "Non credere di avermi fermato! Ho ancora qualche trucchetto da mostrarti".
Slanciando una gamba, l'avvolse intorno alla radice che la bloccava e, con un rapido movimento d'artigli, la tranciò, restandovi aggrappata come una trapezista.
Senza fermare il movimento, chiuse il pugno fino a ferirsi con gli artigli e gli rifilò un cazzotto degno di un pugile.
Il colpo spedì il demone ad un paio di metri, strappandogli un gemito di dolore, mentre la yasha si lasciava cadere nel cortile.
Mentre cercava di ritrovare l'equilibrio per evitare di sfracellarsi al suolo, scagliò un globo di energia contro Kurayami, impedendogli di colpire suo padre.
Reito, sporgendosi da una parete, l'afferrò per la vita, trascinandola dentro il palazzo, appena prima che una freccia la colpisse.
"Accidenti, che tempismo!" mormorò la giovane, sentendo il cuore batterle con forza per la paura.
C'era mancato davvero poco che quella freccia le si conficcasse in petto!
"Devi stare più attenta" la riprese lui "Qui la faccenda si sta facendo sempre più complicata".
"Non possiamo affrontare Kurayami, se Naraku ed Hakudoshi ci sbarrano continuamente il cammino!" aggiunse teso "Stanno facendo di tutto per tenerci divisi".
"E noi diamogli quello che vogliono" suggerì la compagna "Facciamo in modo che la situazione si ribalti. Dobbiamo essere noi a tenerli impegnati".
Il giovane la fissò per un lungo istante, prima di sorridere "Certo che, quando vuoi, sai essere davvero subdola!".
La vide sorridere divertita, mentre si slanciavano verso il cortile, decisi a mettere i bastoni tra le ruote ai loro nemici.
"Io mi occupo di Hakudoshi" le disse con tono deciso "Ho ancora un conto in sospeso con lui", "Vedi solo di stare attento".
Lo youkai non riuscì a trattenere un sorriso intenerito davanti alla sua espressione preoccupata e le prese il viso tra le mani, baciandola dolcemente.
"Devo tornare da te, no?" le disse in un sussurro "Non preoccuparti troppo per me; non è così facile togliermi di mezzo".
Prima che lei potesse trovare il fiato per replicare, le sfiorò il volto con le dita, per poi scomparire tra i vari scontri in cerca del proprio obiettivo.
Sentendosi ancora vagamente scossa, Kaori impiegò un lungo istante a riprendere il controllo del proprio corpo.
Certe volte, Reito riusciva a lasciarla completamente spiazzata...
Il feroce ruggito di Kurayami la riportò alla realtà e la ragazza si sbrigò a raggiungere Inuyasha e gli altri.
"Kaori!" esclamò Kagome, abbracciandola con impeto "Accidenti a te, mi hai fatto venire un infarto! Hai idea di quello che hai rischiato?".
L'amica sospirò appena "Lo so, ma non avevo altra scelta. Piuttosto, dobbiamo cercare di tenere Naraku ed i suoi lontani dai discendenti".
"Quindi, anche da te" mormorò Yamato "Posso solo sapere il motivo di tutto questo? Ci occorre tutto l'aiuto possibile per sconfiggere Kurayami".
"Lo so, cosa credi?" rispose la giovane "Ma io e Reito abbiamo un piano. Vostro padre gli ha mostrato un modo per sconfiggere quel mostro".
A quelle parole, l'ookami-youkai perse momentaneamente l'uso della voce e ci mise un po' a riprendersi.
"No.. Nostro padre?!" ripeté incredulo "Ma come...?", "Nel limbo creato dall'Ai no Shiru" fu la secca risposta "Ora diamoci da fare".
La yasha rivolse uno sguardo ad Inuyasha, dicendo "Reito si sta occupando di Hakudoshi. Qualcosa mi dice che è meglio se non interveniamo in quello scontro".
L'hanyou annuì, posandosi Tessaiga in spalla "Bene, allora io penserò a Naraku. Vediamo di rispedire quel verme da dov'è venuto!".
"Dobbiamo recuperare la Gemma dell'Alba" gli ricordò Kagome "E quella ce l'ha proprio quel maledetto".
"Allora che stiamo aspettando?" chiese Miroku, mettendo mano ai suoi fuda "Andiamo, ragazzi!".
I combattimenti ripresero con maggior ferocia, mentre Sango, districandosi tra i vari scontri, raggiunse lo youkai del Nord, lanciandogli la katana.
Il ragazzo la ringraziò con lo sguardo, usando Nelseiga per parare un affondo dell'alabarda del suo nemico.
"Ora sì che si dà inizio al divertimento" sorrise compiaciuto, stringendo appena la presa sull'elsa.
"Ne sei sicuro, lupo spelacchiato?" replicò Hakudoshi "Sarà meglio che ti prepari, perché intendo farti patire le pene dell'Inferno!".
Spostò indietro un piede, pronto ad attaccare "Quello che ti ho riservato durante gli interrogatori, ti sembrerà una carezza, al confronto!".
"Questo è tutto da vedere" mormorò Reito, parando l'assalto e rispondendo con ferocia "Fossi in te, cercherei di conservare le forze per combattere e non per sbraitare come una gallina".
Il ragazzo bianco si lasciò sfuggire una smorfia di stizza e calò un affondo particolarmente violento, che fu evitato senza troppe difficoltà.
Shippo si lasciò sfuggire un'esclamazione di panico quando i due gli arrivarono pericolosamente vicini, ma riuscì ad evitarli ed a rivolgere alcune sfere infuocate contro altri demoni.
Il fuoco fatuo sembrava sortire un ottimo effetto su quei cadaveri putrefatti ed il piccolo kitsune si diede da fare per dare il proprio contributo agli amici.
Una di quelle sfere passò rasente alla testa di Naraku, che emise un'imprecazione colorita quando sentì puzza di capelli bruciati.
Quel mostriciattolo gliel'avrebbe pagata cara!
Non poté pensarci molto e fu costretto a scansarsi velocemente per evitare di essere colpito dalla lama di Tessaiga.
"Avanti, combatti!" lo aggredì Inuyasha "Cos'è, ti manca il fegato di affrontarmi?", "Bada a come parli, misero mezzo-demone!".
"Tsé. I tuoi insulti non mi toccano per niente, razza di bastardo" ridacchiò l'hanyou, ripartendo all'attacco "Quindi, vedi di risparmiare fiato per il combattimento!".
Dando vita ad una complicata sequenza di attacchi e finte, il giovane riuscì mettere alle strette il demone oscuro, che ripose con rabbia.
Numerose appendici velenose partirono dal suo corpo, cercando di trovare una breccia nelle difese dell'avversario.
Ma, ovunque cercasse di colpire, la lama di Tessaiga compariva con scintillio letale, tranciando la sua carne.
"È tutto quello che sai fare, ragnaccio?" gli chiese Inuyasha, tagliando un'altra serie di punte aguzze.
"Oh, non credere che mi limiti a questo" replicò quello, allontanandosi di scatto "Sbagli a sottovalutarmi, mezzo-demone. Potresti finire.. sciolto".
L'hanyou dovette allontanarsi il più velocemente possibile per evitare di essere intossicato dal denso acido che si stava spandendo dai resti tranciati di Naraku.
Con una smorfia contrariata, Kagome incoccò rapidamente una freccia sacra, scagliandola verso il centro la nube.
Il gas tossico si disperse, evitando che i presenti ne restassero avvelenati, ma Naraku ne approfittò per svanire tra la folla.
"Se quel bastardo crede di potermi sfuggire, si sbaglia di grosso!" ringhiò il mezzo-demone, lanciandosi all'inseguimento.
Dovette fare un grosso sforzo per trovare il tanfo di quel maledetto in mezzo a tutti quegli altri odori, ma riuscì ad individuarlo.
Senza perdere tempo, si slanciò verso il tetto del palazzo, dove lo trovò impegnato a lanciare sfere di energia oscura contro i vari ookami-youkai.
Vuoi far fuori i discendenti che hai usato per evocare Kurayami ringhiò il giovane Beh, ti aspetta una bella sorpresa.
Il suo primo impulso fu quello di scagliarglisi contro, per fare a pezzi quel essere immondo, ma qualcosa gli disse che non sarebbe stata la mossa migliore.
Una volta tanto, doveva mettere da parte l'istinto e sfruttare il cervello; lì ci voleva un piano.
Trattenendo il respiro per non farsi scoprire, si avvicinò il più silenziosamente possibile al nemico.
Fortunatamente, il clangore delle armi, le urla ed i gemiti coprivano il suono del suo cuore, aiutandolo a restare nascosto.
Quando gli fu a pochi passi, strinse con più forza l'elsa di Tessaiga e la calò sulla schiena del demone ragno, proprio dove aveva visto brillare qualcosa di strano.
Naraku emise un grido straziante, ma non fece in tempo ad evitare un secondo fendente che fece volare via un cristallo a forma di goccia.
Intenzionato a non farsi sfuggire l'occasione, il mezzo-demone afferrò la Gemma dell'Alba e la scagliò verso il cortile "Kaori, al volo!".
La giovane si voltò nel sentirsi chiamare e sgranò gli occhi nel vedere il cristallo volare verso di lei.
Prima che potesse recuperarlo, un demone l'aggredì alle spalle, deviando la traiettoria della chiave del limbo.
Koga si lasciò sfuggire un'imprecazione nel vedere la loro unica speranza di rinchiudere quel mostro negli Inferi finire in una fenditura della parete del palazzo.
"Ayame!" esclamò allarmato, raggiungendola appena in tempo per liberarla da un gruppo di demoni inferociti "Il cristallo! È nel palazzo!".
La ragazza sgranò gli occhi "Vado a recuperarlo. Tu coprimi le spalle!"; detto questo, si slanciò verso le stanze del castello.

"Vieni fuori, cane!" ringhiò Kurayami, setacciando con occhi di fuoco l'intero cortile "Dove ti sei nascosto, codardo?!".
Con un colpo di mano, scaraventò via diversi demoni di entrambe le fazioni, cercando il suo obiettivo "Dove sei, figlio di Hikuro?".
"Molto più vicino di quanto tu pensi" sibilò Masaru, usando le ombre per celarsi dalla vista di quel bestione.
Quel maledetto si ricordava bene di lui, nonostante tutto quel tempo passato nel limbo, e la cosa non gli piaceva affetto.
Se aveva riconosciuto lui, avrebbe potuto capire che Kaori e Shiro erano i suoi piccoli.
In quel caso, non voleva neanche immaginare cosa avrebbe fatto loro, pur di ottenere vendetta.
Con uno slancio, si portò sulla schiena di quel colosso, affondandovi la katana per tutta la sua lunghezza.
Non ti permetterò di fare altro male giurò con rabbia Hai già provocato troppa sofferenza in questo mondo.
Kurayami emise un ululato di puro furore e cercò di staccarsi quella pulce dalla schiena, ma il demone lupo rimase saldamente attaccato alla sua posizione.
I movimenti del bestione non facevano che facilitargli lo scopo, dato che, oscillando, riusciva a spostare la katana con il proprio peso, allargando la ferita.
Per quando gli potesse apparire grande, sapeva bene che per Kurayami quello non era più di un graffio.
Imprecando contro il fiume di sangue che usciva dallo squarcio, si sforzò di non perdere la presa sull'elsa della spada.
Ma il liquido rosso rendeva ogni appiglio dannatamente scivoloso e lui faceva una fatica immane a restare dov'era.
Con uno scrollone più intenso, Kurayami riuscì a liberarsi di quella fastidiosa pulce e l'ookami-youkai si ritrovò a precipitare nel vuoto.
Una mano gli si strinse improvvisamente intorno al polso, evitandogli una brutta caduta, e Masaru tirò un sospiro di sollievo.
"Ancora tutto intero?" gli chiese Reito, aiutandolo a salire sul cornicione dove si era sistemato.
"Grazie, giovanotto" rispose l'altro, sforzandosi di riprendere fiato "Tempismo perfetto, non c'è che dire".
Si lanciò uno sguardo intorno, cercando la figlia e la moglie, ma lo youkai del Nord scosse la testa "Sono dalla parte opposta del cortile".
"Kaori se la sta vedendo con un gruppetto di demoni abbastanza determinati" aggiunse, socchiudendo gli occhi.
"Peccato che lei sia fin troppo forte per quei quattro spiumati" ridacchiò appena "Se n'è già sbarazzata".
Masaru lo guardò incredulo per un istante, prima di capire come facesse a capire cosa stesse combinando la figlia.
"Il potere che ha invocato è maledettamente forte" mormorò, ancora a metà tra lo spaventato ed il compiaciuto "Riuscite a capire cosa sta succedendo all'altro anche a questa distanza".
Un dolce sorriso incurvò le labbra del ragazzo "Qualcosa mi dice che, però, lei non si è ancora resa conto fino in fondo di cosa ci renda capaci l'Ai no Shiru".
"Cosa te lo fa pensare?" gli domandò il capotribù del Sud, "Dal fatto che è confusa. Non riesce a capire la valanga di emozioni che la investono".
Un improvviso colpo di alabarda colpì la trave su cui era appoggiato, costringendolo  ad una capriola all'indietro per evitarlo.
"Dove credi di scappare, dannato lupastro?" lo apostrofò Hakudoshi "Davvero pensavi che mi sarei arreso così facilmente?".
"Effettivamente, sarei rimasto deluso se l'avessi fatto" lo canzonò Reito "Una delle tue poche qualità è proprio la caparbietà".
Fece un lieve cenno a Masaru e scomparve tra i tetti scuri, illuminati dalla luce sanguigna della luna.
Nel notare di quanto si fosse spostata durante i combattimenti, il giovane digrignò i denti; non avevano molto tempo per agire.
Deciso a mettere fine a quello scontro, calò con forza Nelseiga, strappando ad Hakudoshi la propria arma.
"Sarà meglio che ti arrendi" gli sibilò, puntandogli la lama contro la gola "Non puoi fare niente, ormai".
Il ragazzo bianco ridusse gli occhi a due fessure violacee e, scagliandogli contro un globo di energia, urlò "Te lo scordi, lupo della malora!".
L'ookami-youkai si lasciò sfuggire un gemito, mentre il colpo lo faceva cadere nel sottostante cortile.
Quel bastardo l'aveva centrato in pieno!
"Pare proprio che io possa restituirti il favore, eh ragazzo?" ridacchiò Masaru, afferrandolo al volo.
"Direi che questo è proprio il mio girono fortunato" sorrise l'altro, lasciandosi sollevare sulla sporgenza "La ringrazio, Masaru-sama".

Un improvviso dolore la colpì al petto e la ragazza si portò una mano sulla parte dolorante, senza però trovarvi segni di sangue o altro.
"Ma com'è possibile?" si chiese, osservandosi con preoccupazione "Ho sentito un dolore fortissimo.. eppure non sono ferita!".
"Forse si tratta di Reito" le disse Sakura, tranciando la mazza di un nemico con un colpo d'artigli, "Cosa?".
La demone dai capelli rossi le rivolse uno sguardo sorpreso "Non dirmi che non conosci gli effetti dell'Ai no Shiru! Kaori, non puoi aver invocato quell'incantesimo, senza sapere cosa comporta!".
"Temo di non saperne molto" ammise la giovane, arrossendo suo malgrado, spedendo un demone uccello contro il muro con un calcio.
Ma perché quei dannati non la lasciavano stare per qualche momento?
"Siete legati, Kaori. Legati in modo indissolubile" le spiegò l'amica "Tu senti cosa prova lui e viceversa. Ogni vostra emozione viene percepita anche dall'altro".
Nel comprendere quanto fosse diventato intenso il loro legame, la yasha sentì sensazioni opposte e complementari avvolgerla.
Imbarazzo, gioia, preoccupazione... un vortice che le riempì la testa, sconvolgendola.
"Wow..." sussurrò incredula "Ecco perché sentivo tutte quelle emozioni che non capivo... Era Reito a provarle".
Quello stesso pensiero che le aveva dato gioia fino all'istante prima, di colpo la raggelò.
"No!" esclamò spaventata, cercandolo con lo sguardo "Allora... Kami-Sama, fate che non sia ferito!".
"Io non direi" la rassicurò Yamato, indicando uno spuntone di legno su cui si stagliavano due figure.
Un sorrisetto divertito gli apparve in volto, mentre respingeva un attacco "Pare proprio che il mio fratellino abbia già fatto amicizia con il suocero".
A quelle parole, Kaori divenne più rossa dei capelli di Sakura, al punto che quest'ultima scoppiò a ridere.
"Avanti, questo non è proprio il momento di farsi prendere dall'imbarazzo" le disse, spingendola appena "Qui abbiamo una battaglia da vincere".
Senza perdere altro tempo, il gruppo si divise, scagliandosi contro i vari nemici che li ostacolavano.
La yasha era intenzionata più che mai a raggiungere il proprio compagno, sentendo che stava per accadere qualcosa.
Mentre si districava tra i vari scontri, sgranò gli occhi nel vedere Akkaku e Ginta battersi con una ferocia che non si sarebbe mai aspettata da parte loro.
Quei due non finiranno mai di sorprendermi mormorò incredula, abbassandosi appena in tempo per evitare un colpo della frusta dorata di Sesshomaru.
Si vedeva lontano un miglio che era incavolato nero e non era difficile capire il perché; diverse ferite gli costellavano il corpo e la forma degli artigli indicava chiaramente che Kurayami non c'era andato leggero con lui.
Peccato per lui che anche Bakusaiga avesse mostrato buona parte delle sue doti, lasciandogli profonde ferite sulle braccia larghe come tronchi di quercia.
Sentendo la voce della sua bis-nonna rimbombarle nella mente, la ragazza si fermò per un istante.
Ascoltò attentamente le istruzioni che la sacerdotessa le stava dando ed annuì Ho capito, Nazuna-sama. Farò come mi avete detto.
Senza mettere tempo in mezzo, afferrò Akkaku per il colletto dell'armatura e prese a trascinarselo dietro; la parte più difficile arrivava adesso.
Dovevano trovare quell'imbecille testone di Jiro in mezzo a quel caos di lame, artigli e quant'altro.
"Ci vorrebbe una bacchetta magica" ringhiò stizzita "Cercare quell'imbecille è come cercare un ago in un pagliaio".
"La smetti di sballottarmi in questo modo?!" la implorò Akkaku, sforzandosi di riprendere l'equilibrio; cosa tutt'altro che facile con quella furia di ragazza che lo strattonava senza sosta.
"Dobbiamo riunirci tutti" replicò lei, senza smettere di correre "Reito ci aspetta dall'altra parte del cortile per rinchiudere Kurayami nel limbo".
"Come?!" chiese il giovane, riuscendo finalmente a mettere i piedi per terra "Sai già cosa fare?".
"Per ora, so solo che noi quattro dobbiamo riunirci nei pressi del cerchio da dove è uscito quel bestione" mormorò la yasha "Quindi, vediamo di muoverci".
Trovarono Jiro impegnato in un fin troppo facile combattimento contro un paio di demoni lucertola.
Il lupo rosso non aveva la minima difficoltà a tenerli a bada e, dopo qualche istante, i loro corpi giacevano a terra, in pezzi.
"Muoviti, pezzo di scemo" lo apostrofò la ragazza "Dobbiamo tornare verso il centro del cortile!".
"Io non prendo ordini da te, dannata mocciosa" replicò lui in un ringhio, afferrandola per la maglietta "Quindi, vedi di mettere a freno la lingua, se vuoi continuare ad usarla!".
"Vuoi o non vuoi che Kurayami sia sconfitto, citrullo che non sei altro?" esclamò Kaori, rifilandogli un calcio negli stinchi per liberarsi.
Si sistemò la maglietta con un gesto stizzito e, presi i due lupi per mano, li trascinò verso il punto prestabilito.
"Cosa dobbiamo fare qui?" chiese Akkaku, "Dobbiamo aspettare un segnale" replicò l'altra "Non so esattamente cosa, ma so che avverrà tra pochissimo".
Con un balzo ferino, Reito si portò al suo fianco "Non abbiamo molto tempo per prepararci. La luna sta per lasciare il punto più alto".
"Qual è il tuo piano?" gli chiese la compagna, "Dobbiamo costringere Kurayami all'interno del cerchio e riaprire il limbo con la Gemma dell'Alba".
Il suo sguardo divenne più freddo del ghiaccio quando aggiunse "A quel punto, dobbiamo trovare il modo per eliminarlo. Una volta per tutte".
Si lanciò uno sguardo alle spalle, dicendo "Sei disposto a darci un mano, Sesshomaru? Se saremo impegnati ad aprire il limbo, non potremo colpire quel mostro".
"E dobbiamo farlo fuori. Definitivamente" mormorò cupo "O finirà con il nascere qualche altro pazzo come Naraku, che potrebbe decidere di rievocarlo".
Il Signore dell'Ovest accettò con un lieve cenno del capo "Vedete solo di non sbagliare qualcosa. Non intendo cavarvi dai guai".
"Non ce ne sarà bisogno, ghiacciolo di un fratello" lo rassicurò Inuyasha "Dato che qui, non ci sei solo tu".
Rivolse un sorriso complice agli amici, dicendo "Vi guardiamo noi le spalle. Voi pensate a recuperare quel cristallo e dare il via allo spettacolo".
"Ayame è andata a prenderlo dall'interno del palazzo" mormorò Koga, stringendo la spada intrisa di sangue "Ma perché non è ancora qui?".
In quel momento, la ragazza sbucò fuori dal castello, stringendo tra le mani il cristallo "Ce l'ho, ragazzi!".
Un'ombra si mosse alle sue spalle e Koga urlò "Ayame, dietro di te!"; la giovane non ebbe il tempo di gridare, che un ammasso di punte avvelenate le arrivò addosso.
Un denso puzzo di bruciato si diffuse nel cortile, mentre il capotribù dell'Est cercava con lo sguardo la propria compagna "Ayame! Ayame, dove sei?!".
"Temo che per la tua amichetta non ci sia niente da fare" ridacchiò Naraku, appollaiato su uno degli estremi del tetto.
"Che peccato" aggiunse sardonico "Una così tenera fanciulla... Ma siete stati voi a mettermi contro di me, non viceversa".
Koga strinse i pugni fino a ferirsi i palmi "Questa me la pagherai cara, maledetto bastardo!".
"Koga, aspetta!" lo trattenne Miroku, "Lasciami andare, bonzo!" ringhiò il lupo "Non gli permetterò di andarsene impunito!".
"Quello deve avere davvero le ragnatele nel cervello, se crede davvero che batterci sia così facile" rise Fumiyo, rendendo visibile la barriera spirituale con la quale aveva protetto se stessa ed Ayame.
"Mamma, sei un genio!" esultò la figlia, "Abbiamo ancora molto da fare, piccola. Non possiamo distrarci".
Prendendola per mano, si voltarono contemporaneamente verso il nemico, scagliandogli contro una vera e propria poggia di sfere spirituali.
A cui si unirono ben presto le sfere di fuoco fatuo del piccolo Shippo, per nulla intenzionato a restare in disparte in quello scontro.
Sotto quella valanga di colpi, il demone ragno fu costretto a ritirarsi, incalzato però dalle frecce di Kagome e dai fuda di Miroku.
Nessuno di loro era intenzionato a dargli tregua finché non sarebbe sparito dalla faccia della Terra.
"Ayame" sussurrò Koga, approfittando di quell'attimo di tregua per abbracciare la sua compagna "Temevo di averti perso".
"Sono ancora qui" rispose lei, sorridendo tranquilla "Avanti, vediamo di sconfiggere quel coso".
Presero a correre verso i bordi del cerchio magico, ancora illuminato dalle aure demoniache dei quattro discendenti.
Senza perdere tempo, la ragazza ripassò l'intero cerchio con la Gemma dell'Alba, dall'esterno fino al centro, facendo un balzo all'indietro quando la voragine riprese ad aprirsi.
"Kaori, Reito!" li chiamò con forza "Venite, presto! Akkaku, datti una mossa, avanti! Non abbiamo molto tempo".
I quattro lupi li raggiunsero velocemente, mentre, attorno a loro Inuyasha e Sango spianavano la zona a colpi di spada.
"Dobbiamo evitare che Naraku e gli altri si avvicinino troppo" mormorò l'hanyou "Ehi, Reito. Ma che cosa ne è stato di Hakudoshi?".
Il giovane scoppiò a ridere, decisamente soddisfatto del proprio operato; "È sul tetto, non lo vedi? Fa la sua figura, non c'è che dire!".
Kagura si lasciò sfuggire un sorrisetto soddisfatto nel vedere il ragazzo bianco tramutato in una statua di ghiaccio, che risplendeva sotto la luna rossa.
Il lupo del Nord sapeva bene come sorprendere il nemico, non poteva negarlo.
Incapace di nascondere la propria soddisfazione, lanciò numerose Lame di Vento contro i seguaci di Naraku.
Sentiva la libertà sempre più vicina e non era minimamente intenzionata a farsi sfuggire quell'occasione.
Era ben consapevole che non avrebbe avute altre, per quanto a lungo avrebbe potuto vivere.
"Naraku non ne sarà affatto contento" ridacchiò Inuyasha, dando un pugno complice all'amico "Complimenti, Reito! Sei un genio".
"Se te lo dice lui, dev'essere vero" ridacchiò Shippo "Lui, di solito, i geni non li riconosce neanche se hanno una scritta in testa".
"Ti ho sentito, pulce!" sbottò il mezzo-demone, mostrandogli gli artigli "Cos'è, le vuoi prendere?", "Inuyasha!" esclamò Kagome "A cuccia!".
Il poveretto finì spiaccicato a terra con un tonfo ben udibile, ma, quando alzò lo sguardo per replicare qualcosa si accorse della freccia che si era piantata nel legno alle sue spalle.
Se la ragazza non l'avesse spedito a terra, probabilmente sarebbe stato colpito; una volta tanto, doveva ringraziare quello stramaledetto rosario.
"Come stai, Inuyasha?" gli chiese la miko, poggiandogli una mano sulla spalla "Va tutto bene?".
"Per un po', credo che non imprecherò più contro il rosario" mormorò lui, rialzandosi in piedi.
"Inuyasha, Miroku, Sango" li richiamò Kaori "Dobbiamo vedere di trascinare qui quel colosso. O il piano non avrà successo".
Non so ancora cosa dobbiamo fare, ma sento che è meglio essere pronti a tutto aggiunse tra sé, stringendo appena i pugni.
Percependo il suo nervosismo, Reito le posò una mano sulla spalla "Non preoccuparti. Andrà tutto bene, vedrai".
"Non so ancora come affrontare l'idea che tu legga ogni mia emozione" sussurrò la ragazza, vagamente imbarazzata "È una cosa così nuova...".
"Ti ci abituerai presto" la rassicurò lui, sorridendole tranquillo "Ora, dobbiamo solo pensare al modo di sconfiggere quell'essere".
"E tu sai già come fare, non è vero?" replicò l'altra, sorridendo a sua volta "Lo sento che hai già un piano".
"Reito, è quello che penso?" mormorò Akkaku "Dobbiamo lasciare che il nostro potere si espanda totalmente, vero?".
"Esattamente" rispose il giovane "Ricordi cosa fece tuo padre, per sigillare Kurayami? Beh, dovremo ripetere pressappoco lo stesso incantesimo".
"Mi auguro che la tua idea funzioni, moscerino" commentò Jiro "Anche se mi chiedo come tu possa sapere tutte queste cose, quando hai appena duecento anni...".
Lo youkai del Nord rivolse uno sguardo al cielo "Mio padre mi ha indicato la giusta via. Tutto ciò che dobbiamo fare è ripercorrere le loro orme".
"La fai facile, tu" replicò il lupo rosso "Ma come la metti con la tua compagna? Si vede lontano un miglio che lei non si è mai trasformata".
"Trasformata?" ripeté Kaori, sentendosi sempre più inquieta "In che senso? Cosa dovrei fare, esattamente?".
Non voleva rivelarsi l'anello debole del piano che Reito aveva in mente; voleva dare tutto l'aiuto possibile.
Ma come poteva farlo, se non capiva? "Ce la può fare" ribatté Reito, stringendole la mano per infonderle sicurezza "Io so che può farlo".
"Cosa?" chiese la ragazza, fissandolo in cerca di una risposta che l'aiutasse a capire quella situazione.
Il compagno la fissò negli occhi, trasmettendole tutta la propria fiducia nei suoi confronti "Ricordi quando hai assistito alla mia trasformazione, qualche settimana fa? Quando abbiamo combattuto quel gigantesco demone salamandra?".
La yasha rimase in silenzio per qualche istante, rievocando quel ricordo nella propria mente.
Alla fine annuì, mormorando "Ho capito a cosa ti riferisci. Quella volta, mi cogliesti del tutto di sorpresa, facendomi spaventare...".
"Devi lasciare che la tua aura demoniaca permei ogni parte del tuo corpo" le spiegò il giovane "Lasciala scorrere liberamente dentro di te".
"La prima volta non è facile, ma io ho fiducia in te" le sussurrò "Evoca la tua rabbia, Kaori, e lascia che questa ti aiuti ad emanare tutto il tuo potere".
"La rabbia?" mormorò Kaori, vagamente perplessa "Devo infuriarmi?", "Sì, devi rievocare tutti i ricordi che ti hanno fatto infuriare e lasciare che la rabbia prenda il sopravvento".
Incurante degli amici intorno, le sfiorò le labbra con un bacio, dicendo "Coraggio, Kaori. Puoi farcela".
La vide annuire appena, mentre iniziava a concentrarsi per fare quanto le aveva chiesto.
"Mi sentirei più tranquilla, se ti allontanassi appena" sussurrò di colpo "Non vorrei ferirti accidentalmente".
Quando si fu assicurata che lui fosse abbastanza distante, cominciò a rievocare tutti i ricordi che le facevano più male.
A partire da tutte le volte che, fin da quando era bambina, era stata isolata dai coetanei perché definita strana.
Le battute, gli scherzi anche feroci che aveva subito, gli insulti...
Ogni piccola cosa che l'aveva fatta stare male, che le aveva causato rabbia e sofferenza.
Lentamente, arrivò ai ricordi più recenti; quando aveva reagito agli insulti di Sesshomaru rivolti ai suoi genitori, la rabbia per non essere riuscita a difendersi a dovere in tante occasioni...
E quando Naraku aveva provato ad uccidere suo padre, la notte che era morta; tutte le volte che lei e Reito erano arrivati ai ferri corti, nei primi periodi del loro rapporto.
La notte in cui era scappata da lui, dopo l'ennesimo, furioso litigio e l'impotenza che aveva provato quando aveva perso i propri poteri nello scontro con Sesshomaru...
E Nagai, quel maledetto che le aveva reso la vita nel mondo moderno una vera agonia, con le sue mani lunghe ed i suoi tentativi di farle del male.
Tutte le volte che si era sentita incapace di aiutare le persone a lei care, o di difenderle.
Tra tutti quei ricordi, spiccava quello della sua possessione da parte del servo di Naraku, quando aveva temuto di perdere i propri cari per mano sua.
Man mano che continuava a scandagliare quei momenti, sentiva la rabbia crescere sempre di più dentro di sé, invadendola come un'onda di tsunami.
Ma il ricordo che permise a tutta la sua furia di esplodere fu quello delle torture subite da Reito affinché lei riuscisse ad evocare il proprio sangue puro per il rito che aveva risvegliato Kurayami.
Ormai senza più freni, la rabbia che aveva in corpo iniziò a diffondersi in ogni angolo del corpo, che iniziò a cambiare.
Reito sorrise nel vedere la trasformazione in atto e si concentrò per eseguirla a sua volta.
Sapeva che la ragazza avrebbe avvertito le sue sensazioni e voleva aiutarla a completare quel processo che era riuscita ad iniziare così brillantemente.
Sapevo che potevi farcela, Kaori sussurrò compiaciuto, affiancandola lungo il bordo del cerchio Sei stata davvero grande.
Percependo la sua soddisfazione, Kaori si voltò verso di lui, rivolgendogli uno sguardo grato.
Dovette trattenere un leggero brivido nel vederlo in forma di lupo; quella forma le incuteva sempre un po' di soggezione.
Ma, ora che anche lei riuscita a trasformarsi nello stesso modo, doveva ammettere che non stava poi così male, in quella forma; si sentiva libera, per nulla impacciata dalla propria nuova mole.
Reito le diede un leggero colpo con il muso, strappandole un sorriso; ora erano pronti.
Kurayami e Naraku avevano le ore contate, ormai.

Eccoci qui... che ne dite? Lo scontro finale è ormai iniziato, ma come andrà a finire? e cosa significa questa nuova situazione che sta vivendo Kaori? Quale sarà il piano di Reito? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che però già avverto non sarà postato presto (E te pareva -.- Nd tutti) lo so, e ne sono davvero dispiaciuta, ma.. quella che per molti è la fine della scuola e l'inizio delle vacanze, per me è l'inizio di un incubo!
il mio esame parte il 20 di questo mese e mi tocca studiare il + possibile, purtroppo... spero avrete pazienza. appena finiti gli orali, tornerò da voi, promesso! nel frattempo, le mie visite sul sito e su FB saranno sporadiche. Per ora vi mando un bacione immenso. Mi auguro che questo esame del cavolo non mi tenga impegnata troppo tempo. A presto!
vostra Alys-chan

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** La fine della lotta ***


Ecco fatto! finalmente sono di nuovo qui, come promesso, con un nuovo capitolo di Al di là del Pozzo. Che dirvi? la battaglia ormai volge al termine ed i nostri amici devono sbrigarsi a rispedire Kurayami nel limbo, prima che la luna rossa lasci lo zenit. Ma Naraku non starà certo a guardare! secondo voi cosa succederà? beh, se lo volete scoprire, non dovete fare altro che leggere! però, prima vorrei ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine fino a questo momento. Scusatemi, ma ritengo sia mio preciso dovere ringraziare di cuore chi ha permesso a questa storia di andare avanti nel corso del tempo. Innanzitutto, ringrazio caldamente:  8Kanemi8aras95bellina97CobaltCobaltRedQueenCrazyVcucciola97Dannata93erika89honeysuckle_sInuyasha_Fedekagome123lelle31LittleNatsumeLoveAnimeManga89Lully_93milan010Misao13NozomiRikaRedrossanadaipensaciunpotuSAKURACHAN_KumikoKurokawasara1996shadow_shineshiroganegirlshoqjaTargulyako_chanZakurio e_Dela_ per aver inserito questa storia tra le seguite. Inoltre, ringrazio:  8Kanemi8charissFranky91Kaneda Gonbei e Timy21 per averla inserita tra quelle da ricordare. Infine, un immenso GRAZIE va a: CobaltRedQueen, cucciola97fedelity_angel_92Franky91, Harmony95ivekagome123Kagome1495kagome2001lamoon, lelle31LoveAnimeManga,  Marimonakachan, niki 96, RikaRed, sara1996, Ultimo Puffovisbs88 e _Dela_ per averla messa tra le preferite. e un gradissimo grazie anche a tutti coloro che hanno sempre letto questa storia. GRAZIE DI CUORE A TUTTI! ora vi lascio al capitolo, dove vedremo la fine della lotta contro Naraku. penso che avrete qualche sorpresa. Buona lettura ^.^


Capitolo 50: La fine della lotta

La figura della ragazza prese a tremare sotto gli occhi attoniti del gruppo, preda dei ricordi che stava evocando.
La sua aura demoniaca sembrava espandersi come un'onda tutt'intorno, causando anche dei vaghi spostamenti d'aria che sollevarono nuvole di polvere all'interno del cortile.
Kagome si lasciò sfuggire un'esclamazione sorpresa quando vide un alone color smeraldo avvolgere l'amica.
Esclamazione che si trasformò in un gemito incredulo quando la vide assumere la forma di un lupo dal pelo scuro come la notte.
"Ma.. Kaori" sussurrò spaventata "Come.. Com'è possibile che abbia cambiato aspetto in quel modo? Come ha fatto?".
"Tutti i demoni ne sono in grado, in occasioni particolari" le disse Miroku, indicando Reito impegnato nella stessa trasformazione.
"Ma, solitamente, non riescono ad ottenere un tale potere fino ai trecento, quattrocento anni..." aggiunse, fissando i due amici con occhi ammirati.
"Trovo incredibile che Kaori ci sia riuscita così presto. In fondo, ha solo diciott'anni" ammise sorpreso.
Si passò una mano sulla nuca, aggiungendo "Beh, c'è da dire che l'aiuto di Reito sia stato fondamentale per lei... Grazie all'Ai no Shiru, deve averle mostrato come fare".
"Non credo ai miei occhi" sussurrò Fumiyo, schermandosi gli occhi con una mano "È.. assolutamente incredibile! Non ho parole".
Rivolse uno sguardo al marito, che fissava la figlia con uno sguardo incredulo "Sta crescendo in fretta, Masaru. Ormai stento a riconoscere quel piccolo maschiaccio sempre imbronciato in lei".
Le sfuggì un sorriso quando si rese conto che il compagno non riusciva a spiccicar parola, incredulo anch'egli davanti a quella dimostrazione di potere da parte della loro piccola.
Sinceramente, non riusciva a dargli torto; quella situazione aveva sorpreso tutti.
"Sarà meglio allontanarsi" gli disse, trascinandolo per un braccio "Avranno bisogno di spazio per effettuare il rito".
Rivolse uno sguardo a Sesshomaru, sussurrando grata "Grazie per l'aiuto che ci stai dando. Dubito che avremmo avuto qualche speranza, se non ci fossi stato anche tu".
L'algido demone non rispose, ma accennò un movimento d'assenso mentre si preparava ad usare Bakusaiga.
Avrebbe dovuto capire quando sferrare l'attacco decisivo per mettere fine alla vita di quel mostro ed a tutte quelle rogne.
Si era stancato di avere il fratellastro ed i suoi amici umani tra i piedi e, prima metteva fine a quella seccatura, prima si sarebbe sentito meglio.

Nel vedere i lupi, che avevano dato vita al precedente rito, riunirsi e prendere sembianze animalesche, Naraku digrignò i denti per la rabbia.
No, non avrebbe permesso a quei quattro cani troppo cresciuti di mandare a monte i suoi piani.
Con un'imprecazione colma d'ira, si slanciò contro gli ookami-youkai, ma la larga lama di Tessaiga gli sbarrò la strada.
"Tu non vai da nessuna parte, maledetto" lo avvertì Inuyasha, puntandogli la spada alla gola "Non ti lascerò passare tanto facilmente".
"Questo lo credi tu, mezzo-demone" rise l'altro, levandosi in volo per superarlo "Non hai ancora capito che non puoi sconfiggermi?".
"Aspetta che ti metta gli artigli addosso e ti farò rimangiare ogni parola, stanne certo" replicò il ragazzo, spiccando un balzo per raggiungerlo.
Kagome fissò ansiosamente il combattimento, sperando che l'hanyou fosse abbastanza cauto da evitare il contatto ravvicinato con il nemico.
Con un moto di stizza, si rese conto che, nonostante la sua attenzione fosse focalizzata su Inuyasha, quel maledetto di Naraku stava diffondendo dense nuvole di miasma in tutto il cortile.
Richiamando le energie che ancora aveva in corpo, la miko le concentrò in numerose sfere spirituali, che andarono a purificare il veleno del demone.
"Non dobbiamo permettergli di continuare a metterci in difficoltà" ringhiò Yamato "Ci sarà pur un modo per fermarlo, una volta per tutte!".
A quelle parole, il volto di Kagura s'illuminò e, prima che qualcuno potesse anche solo notare i suoi spostamenti, svanì all'interno del palazzo.
Forse, aveva finalmente l'occasione per restituire al suo vecchio padrone pan per focaccia.

Inuyasha usò alcune sporgenze del tetto per darsi lo slancio e raggiungere il nemico, ma ben presto dovette riconoscere la propria posizione di svantaggio.
Sesshomaru non avrebbe problemi, in questo caso borbottò stizzito Lui riesce a volare come questo bastardo. Io no.
Prima che i complessi d'inferiorità potessero schiacciarlo, si ricordò di una vecchia discussione avuta con Kagome,
durante la quale la ragazza gli aveva fatto notare tutte le cose che invece era in grado di fare a dispetto del fratello.
Il ricordare quelle parole lo fece sentire subito meglio e, dopo aver aumentato la stretta su Tessaiga, sfoderò un Kongosoha di immane potenza.
"Stavolta non mi scappi, maledetto!" ruggì con foga, fissando le schegge di diamante che si andavano a conficcare nella barriera del suo nemico.
Quella cupola protettiva non lo avrebbe difeso ancora per molto e lui sarebbe stato pronto a colpire.
Era ora di mettere fine alla vita di quel maledetto che aveva causato così tanta sofferenza.
Era venuto il momento di darci un taglio a tutte quelle lotte e di vendicare le vittime di quel bastardo.
Con un ringhio di sfida, si slanciò contro di lui, brandendo Tessaiga con rinnovata rabbia.
"Per te è finita, Naraku!" gridò furioso, calando un fendente con la spada, che si era illuminata di un'intensa aura rossa.
Il colpo andò a segno, ma Naraku riuscì ad evitare i danni maggiori usando un fantoccio, che venne distrutto al suo posto.
"Dannato, torna indietro!" imprecò il giovane, andandogli dietro "Smettila di scappare come un coniglio!".
"Non ho tempo da perdere con te, misero mezzo-demone" replicò l'altro, alzandosi in volo per essere fuori dalla portata della spada.
Improvvisamente, un sasso grande quanto il suo pugno lo colpì alla nuca, strappandogli un'imprecazione colorita, "Chi ha osato?".
Sotto lo sguardo incredulo di numerosi ookami-youkai, Kagome si armò nuovamente di una grossa pietra e la scagliò con tutta la sua forza contro il demone oscuro, evitandolo di pochi centimetri.
"Insultalo di nuovo, e la prossima ti arriverà in faccia" lo avvertì con tono feroce "Tappati quella fogna, una volta per tutte!".
I suoi occhi presero a brillare di una luce intensa, mentre sibilava "Tu non sei nessuno, hai capito? Anzi, non sei altro che un verme che non dovrebbe neanche alzare gli occhi da terra, tanto sei miserabile!".
Dall'altra parte del cortile, Sesshomaru ebbe la netta impressione che quella sfuriata da parte della miko avesse sorpreso non poco i presenti.
Effettivamente, neanche lui la ricordava così agguerrita...
"Bravissima, Kagome-chan!" esultò Rin, affacciandosi da dietro una porta scorrevole "Cantagliene a quel brutto cattivo!".
"Rin, mettiti al sicuro" le disse il demone, prima di accorgersi di un movimento sospetto alle spalle della bambina.
Il sangue gli si gelò nelle vene quando si rese conto che era un demone salamandra dai lunghi artigli uncinati.
L'espressione soddisfatta e bramosa che gli curvava il muso in un ghigno rendeva fin troppo elonquenti le sue intenzioni.
No! Non l'avrebbe permesso.
Senza pensare a ciò che stava facendo, l'inu-youkai si slanciò sulla piccola nello stesso momento in cui le falci uncinate del demone salamandra calavano su di lei.
Rin non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo che si ritrovò stretta tra le braccia del Signore dell'Ovest.
"Signor Sesshomaru..." sussurrò incredula, mentre alzava lo sguardo verso il suo viso.
"Stai bene, Rin?" chiese lui, con un'insolita nota di apprensione nella voce "Sei ferita?".
La bambina scosse la testa per rassicurarlo "Io sto bene, grazie...", ma una sensazione di umido vicino alla gamba la interruppe.
Un piccolo gemito le sfuggì dalle labbra quando si accorse che un fianco del kimono era macchiato di rosso.
"Signor Sesshomaru!" esclamò spaventata, incapace di distogliere gli occhi dalla ferita "Voi...  voi state sanguinando!".
"Non è nulla per me" la rassicurò il demone, rialzandosi in piedi e lanciando uno sguardo colmo di disprezzo ai resti del demone salamandra.
Sentì la piccola aggrapparsi a lui con tutta la forza che aveva, singhiozzando "Siete stato ferito per colpa mia... Mi dispiace, signor Sesshomaru. Io.. Io...".
Le poggiò dolcemente una mano sulla testa bruna, dicendo "Sto bene, non temere. Ora pensa solo a metterti al sicuro".
"Troppo tardi, Sesshomaru" ridacchiò Naraku, lanciando contro di loro alcune appendici velenose "Non ce la farete mai a sfuggirmi!".
"Morirai insieme a quella patetica bimba umana che ti ostini tanto a proteggere" aggiunse crudele "Sarà il mio ultimo dono. Spedirti nella tomba insieme a quella feccia che ti è tanto cara!".
Con un ringhio furioso che le invadeva la gola, Kaori abbandonò la sua postazione e si slanciò verso i due, proteggendoli con la propria mole.
Le frecce avvelenate di Naraku cercarono inutilmente di trapassare la barriera che aveva prontamente evocato, cadendo a terra come tanti ramoscelli.
Il demone ragno socchiuse gli occhi fino a renderli due fessure vermiglie; quella mocciosa era diventata una vera e propria spina nel fianco!
Era incredibile come riuscisse a controllare i suoi poteri spirituali anche in quella forma...
La giovane protese il muso verso il demone oscuro, rivolgendogli un ruggito che prometteva una morte atroce.
"Credi di impressionarmi con quell'aspetto?" le chiese l'altro, con tono sardonico "Sei semplicemente patetica, figlia di Masaru".
Prima che potesse avere il tempo di spalancare gli occhi, Kaori ruggì nuovamente e, dal suo corpo scaturirono numerose sfere di energia spirituale, che andarono a bombardare il nemico con immane potenza.
Rin spalancò gli occhi, incredula davanti a quell'attacco così forte e spettacolare insieme.
Non aveva visto spesso il fratello di Sesshomaru ed i suoi amici in azione, ma sapeva che quelle sfere verdi le poteva creare solo la sua amica Kaori.
Quelle di Kagome erano di un colore più vicino al rosa e le davano anche una sensazione un po' diversa...
Ma era possibile che quella fosse davvero..?
"Ma tu..." sussurrò incredula, avvicinandosi appena alla gigantesca lupa che la sovrastava "Tu sei Kaori-chan?".
L'altra abbassò il muso fino ad incrociare gli occhi color caffè della piccola e mostrò i denti in un sorriso lupesco, prima di darle una leggera spinta con il naso.
Va' da Sesshomaru le disse, anche se era consapevole che la bambina non poteva capirla.
A quel contatto, Rin le poggiò le manine sul muso, sorridendo sorpresa "Sei proprio tu, Kaori-chan! Mamma mia, ma sei diventata grandissima!".
Poi, comprendendo il gesto che la lupa aveva ripetuto, sorrise più ampiamente "Sì, ho capito. Grazie per aver salvato me ed il signor Sesshomaru".
"Posso sapere cosa ti ha spinto a farlo?" le chiese Sesshomaru, avanzando verso di lei "Farci da scudo in quel modo...".
E me lo chiedi pure? replicò l'altra, aggrottando il muso Io proteggo i miei amici, Re degli Iceberg. Dovresti averlo capito, ormai. E tu non fai eccezione.
Il demone fece una leggera smorfia nel sentire in che modo l'aveva chiamato, ma una scintilla sorpresa gli illuminò gli occhi quando udì la fine della frase.
"Amici?" ripeté incredulo, Sì, Signore dell'Ovest. Puoi fare l'altezzoso quanto ti pare, ma sappi che potrai sempre contare su di noi, se ne avrai bisogno.
Detto questo, Kaori si allontanò velocemente, raggiungendo nuovamente il compagno, ma riuscì ugualmente a sentire Sesshomaru alle proprie spalle.
"Puoi considerare il Debito di Sangue estinto, ragazzina" disse l'inu-youkai con tono piatto, ma che vibrava di qualcosa di strano...
Di un'emozione che non riuscì a decifrare se non come riconoscenza, il che era decisamente insolito "Adesso siamo pari".

Ancora incredula per ciò che l'algido principe dei demoni le aveva detto, Kaori corse rapidamente verso il cerchio, dove Reito e gli altri l'aspettavano.
Arrivata a metà strada, si rese conto che Kurayami, pur di trovare ed uccidere suo padre, stava letteralmente demolendo il castello.
Accidenti! imprecò, cambiando repentinamente direzione Se non lo fermiamo, quello farà una strage!.
Quando vide crollare una larga parte del palazzo sotto i piedi di quel colosso, nell'aria riecheggiò l'urlo spaventato di sua madre.
Shiro! gemette la ragazza, sentendo il cuore batterle più forte nel petto Oh, Kami.. No! Lui no!.
Si arrestò di colpo davanti alle macerie, conscia che, con le sue dimensioni, avrebbe potuto peggiorare la situazione.
Dov'era? Dov'era finito il suo fratellino?
Dannazione, non poteva neanche pensare che fosse successo qualcosa a quel piccolo casinista dagli occhi neri.
Di colpo, tra la polvere delle macerie, emerse una cupola rosata, sotto la quale si trovava tutti i cuccioli, Shiro compreso.
Grazie agli dei, i piccoli erano illesi.
La lupa emise un profondo sospiro, ringraziando fervidamente i Kami per aver protetto quelle creaturine.
Kagome, sei una grande sussurrò grata, osservando l'amica che reggeva la barriera Grazie, grazie di cuore.
Lanciò uno sguardo d'intesa alla madre, che era entrata sotto la cupola protettiva per dare man forte alla miko, e si rivolse verso il gigantesco demone che continuava a setacciare la zona in cerca di Masaru.
Mostrando i denti in un ringhio terribile, scattò contro di lui, afferrandolo per un lembo dell'armatura e trascinandolo a terra.
Incurante dei graffi che si procurò nel forte spostamento d'aria causato dal tonfo di Kurayami, prese a trascinarlo verso il cerchio.
Senza perdere tempo, anche Reito si slanciò verso di lei, aiutandola a trasportare il loro nemico, anche perché quel coso non era esattamente una piuma.
Con un leggero scatto di denti, il lupo del Nord richiamò l'attenzione di Inuyasha e Sesshomaru, facendo capire loro che dovevano aiutarli.
Il momento era quasi giunto, ormai.
I due fratelli si guardarono per un istante, prima di scattare verso il cerchio sacro, subito seguiti da Ayame, che stringeva ancora la Gemma dell'Alba.
Kurayami intuì quanto volevano fare e subito cercò di rialzarsi, ma Miroku, utilizzando magistralmente il Vortice del Vento, gli impedì di muoversi.
"Non andrai da nessuna parte, mio caro" disse con tono mortalmente serio "Tu verrai spedito negli Inferi, dove non potrai più fare del male a nessuno!".
Alle sue spalle, Sango e Shippo si stavano dando da fare per tenere la zona sgombra dai nemici, aiutati da molti ookami-youkai di tutte le tribù.
In quella battaglia non c'era posto per le divergenze personali, né per le discriminazioni tra umani e demoni.
Masaru abbatté un grosso numero dei sicari di Naraku, ottenendo un gorgheggio divertito da parte del piccolo Shiro, che lo fissava dalle braccia della madre.
A quella vista, il demone si lasciò sfuggire un sorriso intenerito; quell'espressione sul visetto del suo cucciolo era impagabile.
Pur a malincuore, diede le spalle alla compagna ed al piccolo, seguendo con lo sguardo i movimenti di Naraku.
Non aveva la minima intenzione di permettere a quel bastardo di farne una delle sue; lo avrebbe tenuto a distanza per tutto il tempo necessario.
Intanto, i lupi usati per rievocare Kurayami si erano disposti nelle iniziali zone e, a turno, avevano alzato il muso verso la luna rossa prendendo ad ululare con forza.
La loro aura demoniaca iniziò a fluire all'interno del cerchio, ravvivandone i colori e la forza.
Quasi avesse colto il momento decisivo, Ayame lanciò il cristallo verso il cielo, dove venne illuminato dalla luce sanguigna dell'astro.
I suoi riflessi si diffusero ovunque, cadendo però all'interno del cerchio sacro, che prese a brillare di un riverbero abbagliante.
Kurayami urlò con forza, mentre si rimetteva in piedi "No, non mi rispedirete in quel posto! Vi ucciderò tutti, prima che ci rimetta piede!".
Provò ad uscire dal solco creato con la Gemma dell'Alba, ma la barriera aveva già iniziato a sollevarsi ed una dolorosa scarica lo colpì, costringendolo ad arretrare.
"Non temere, bestione" disse Inuyasha, poggiandosi Tessaiga sulla spalla "Non finirai nel limbo. Perché ci penseremo noi a spedirti direttamente all'Inferno!".
Gli ululati dei quattro lupi riempirono l'aria con intense vibrazioni e la barriera s'inspessì, iniziando a brillare sotto la luce rossa della luna.
Reito si concentrò al massimo per mantenere il controllo della propria porzione di barriera, quando Kurayami cercò nuovamente di sfondarla, ma sentì le forze della sua compagna venirgli in aiuto.
Le rivolse un leggero cenno, ringraziandola del suo appoggio, e lanciò uno sguardo colmo d'apprensione alla volta celeste.
Dovevano sbrigarsi, perché ormai l'astro stava per lasciare il punto più alto del cielo e, a quel punto, non ci sarebbe più stato niente da fare.
Un largo cerchio cupo come la notte prese ad allargarsi sotto le zampe di Kurayami, che impallidì; no, non lo avrebbe permesso!
Non potevano rispedirlo lì dentro! Lanciò uno sguardo colmo d'ira ai vari componenti delle tribù e, con un ruggito furioso, prese a colpire la barriera a pugni.
I quattro lupi cominciarono a uggiolare per il dolore, poiché erano diventati tutt'uno con la cupola luminosa e ne percepivano ogni danno.
Quei colpi erano dannatamente forti e facevano una fatica immane a reggere la barriera.
Nel vedere suo fratello stringere i denti in una smorfia, Yamato si lasciò sfuggire un'imprecazione "Dobbiamo aiutarli! Non ce la possono fare da soli!".
Senza indugiare oltre, si slanciò verso la barriera e vi poggiò le mani, infondendovi le proprie energie.
Sakura, Koga ed Ayame seguirono immediatamente il suo esempio, subito imitati da Masaru e tutti gli altri lupi.
Ognuno di loro cercò di dare il proprio contributo per sconfiggere quel nemico tanto forte e fu con un misto di gioia e sorpresa che gli adulti osservarono i piccoli arrivare gattonando o avanzando mal fermamente sulle gambe per aiutarli.
Le loro piccole manine si unirono a quelle dei genitori, dei fratelli e dei compagni, dando nuova energia alla barriera, che prese a brillare più intensamente.
"Sono fiera di te, piccolino" sussurrò Fumiyo, osservando con tenerezza il proprio cucciolo, che aveva poggiato le manine all'altezza delle sue gambe.
Shiro la guardò sorridendo, prima di usare una mano per indicare la sorella; "Sì, l'aiuteremo tutti insieme" lo rassicurò Masaru, sorridendo orgoglioso.
Kurayami osservò con terrore il gorgo se si andava espandendo sotto i suoi piedi e lanciò un grido furente e disperato verso il cielo.
Ma ogni suo tentativo di fuga si rivelò totalmente inutile.
Ormai, stava sprofondando nell'oscurità come nelle sabbie mobili e ogni movimento non faceva altro che peggiorare la situazione.
Fu a quel punto che i due fratelli scattarono, brandendo le spade con entrambe le mani.
"Forza, signor Sesshomaru!" lo incitò Rin, aggrappata ad una colonna di legno "Fategli vedere che siete il più forte!".
Durante la corsa, Inuyasha si lasciò sfuggire un sorrisetto nel capire quanto fosse forte il legame che si era instaurato tra suo fratello e quella bambina, ma rimase spiazzato quando la piccola si rivolse anche a lui.
"Coraggio, Inuyasha-chan! Anche tu sei forte! Fate andar via quel mostro per sempre!" esclamò la bambina, agitando i pugni.
"Quella piccoletta non smetterà mai di sorprendermi" mormorò Miroku, allontanando alcuni demoni a colpi di bastone.
"Ha compiuto un vero e proprio miracolo con Sesshomaru" convenne Sango, abbassando di scatto l'hiraikotsu per usarlo come scudo.
La falce di Kohaku le passò accanto, colpendo alla testa un demone lucertola, e la ragazza sorrise.
"La tua mira è migliorata parecchio dall'ultima volta che ci siamo visti" mormorò compiaciuta "Sei diventato davvero abile".
Il fratello sorrise a sua volta, prima di ripartire all'attacco e sgomberare un po' il campo, ma dovette tuffarsi di lato per evitare uno dei globi oscuri di Naraku.
"Me la pagherete cara!" esclamò il demone, fissandoli con occhi di fuoco "Ora vedrete cosa vuol dire mettersi contro di me!".
"Non così in fretta, maledetto!" replicò Kagome, scagliandogli contro una freccia sacra per allontanarlo da Inuyasha e gli altri.
Quel verme non doveva avvicinarsi!
Ormai, Sesshomaru ed Inuyasha erano pronti per scagliare il colpo finale e lei avrebbe fatto il possibile affinché Naraku non li fermasse.

Sfruttando le costruzioni del palazzo ancora in piedi, Inuyasha si sforzò di stare al passo con il fratello maggiore, ma si rese conto di non poter continuare in quel modo.
Tra lui e Kurayami si stendeva un baratro troppo ampio anche per i suoi poteri di mezzo-demone.
Ed ora che faccio? imprecò a denti stretti Come raggiungo quel colosso? Non posso mica volare!.
Di colpo, si sentì afferrare per il colletto del kariginu e per poco non gli venne un infarto quando si accorse che Sesshomaru lo aveva sollevato da terra.
"Vedi di renderti utile, idiota, piuttosto di sbraitare inutilmente" lo apostrofò quest'ultimo, lanciandolo contro Kurayami.
"Tsé. Ti farò vedere di cosa sono capace!" replicò l'hanyou, brandendo Tessaiga e lanciando un Bakuryuha alla massima potenza.
Subito dopo, l'inu-youkai menò un terribile fendente con Bakusaiga e l'intensa luce del colpo si unì al vortice creato dal fratello.
In un lampo accecante, Kurayami svanì nel nulla, emettendo un ultimo, tremendo grido di rabbia.
Quando la luce si disperse, i demoni lupo emisero alte grida di giubilo nel vedere a terra i pochi resti del loro più terribile nemico.
L'incubo era finito!
Ayame si lanciò tra le braccia di Koga, baciandolo con una tale passione da mandarlo a gambe all'aria, sotto gli occhi increduli di alcuni lupi nei dintorni.
Accidenti mormorò il ragazzo, sorpreso a sua volta dall'impeto della rossa Con Ayame avrò una vita movimentata, non c'è che dire!.
"Ah, beata gioventù!" ridacchiò Masaru, cingendo le spalle della compagna "Non finiranno mai di stupirmi".
Alle sue spalle, Reito fissò la sua amica con occhi increduli, mentre un gocciolone gli scendeva lungo la tempia.
Ayame è davvero incredibile mormorò spiazzato Non c'è situazione in cui non faccia qualcosa di inaspettato.
Kaori emise una risata divertita, mentre gli dava un colpo con il muso; nei suoi occhi brillava tutto il suo divertimento e la sua gioia.
Lo youkai sospirò, chiedendosi come le donne potessero essere così complicate, ma poi sorrise a sua volta.
Il loro principale nemico era morto e per l'altro si prospettava una fine lenta e dolorosa; Naraku non sarebbe sfuggito al suo destino.
Automaticamente, alzò lo sguardo alla ricerca del demone ragno, trovandolo su uno dei pochi tetti rimasti intatti.
I suoi occhi rossi esprimevano rabbia e furore allo stato puro, ma la cosa lo fece sorridere.
Quel maledetto aveva perso un alleato fondamentale ed ora si ritrovava in netto svantaggio.
Inuyasha sogghignò, rivolgendosi al suo nemico di sempre "Ed ora che cosa conti di fare, ragnaccio? Non puoi farcela contro tutti noi".
"Credete davvero di avermi messo con le spalle al muro?" ridacchiò l'altro "Poveri stolti, non avete idea di quanti problemi possa ancora darvi!".
Così dicendo, creò un'enorme nuvola di miasma che avrebbe sicuramente soffocato i presenti, se Kagome non avesse nuovamente fatto ricorso alle sue frecce.
Peccato che ormai la faretra iniziasse a essere sempre più leggera, segno che le rimanevano ben pochi colpi a disposizione.
"Dobbiamo farlo fuori al più presto" mormorò Sango "Siamo tutti stanchi e lui sembra ancora in grado di darci parecchi problemi".
"Tranquilla, in qualche modo ce la faremo" le disse Miroku, accarezzandole la schiena e... scendendo più in basso.
Lo schiaffo da parte della sterminatrice fu inevitabile ed il monaco ridacchiò nervosamente, mentre si massaggiava la guancia.
"Tu non cambierai mai, depravato che non sei altro" sibilò la ragazza, voltandogli sdegnosamente le spalle "Perfino in momenti come questi devi allungare le mani!".
"La forza dell'abitudine..." cercò di giustificarsi lui, prima che l'hiraikotsu calasse implacabilmente sulla sua fronte.
"Ma fanno sempre così?" chiese Kohaku, sentendo un grosso gocciolone scendergli lungo la tempia.
"Purtroppo sì.. Abituatici, sarà meglio" lo avvertì Inuyasha, con gli occhi fissi sul suo acerrimo nemico.
"Se credi di poter usare i tuoi viscidi trucchetti per svignartela, ti sbagli di grosso" lo avvertì con rabbia "Non te la caverai, stavolta. Per te è giunta la fine!".
La gelida risata di Naraku si diffuse nel cortile devastato "Non sei altro che un povero illuso, mezzo-demone. Tu e tutti i tuoi amici siete destinati a morire qui, oggi".
I suoi occhi si assottigliarono pericolosamente, quando aggiunse "E vi spedirò personalmente all'Inferno. Uno per uno!".
Col cavolo che lo farai! ringhiò Kaori, avventandosi sul tetto per schiacciarlo sotto le zampe.
Naraku sgusciò via facilmente e cercò di colpirla alle spalle con una grossa lancia avvelenata, ma i denti di Reito scattarono a pochi centimetri dal suo braccio, spezzando l'arma in vari pezzi.
"Quei due sembrano essere diventati l'uno l'ombra dell'altra" commentò Fumiyo, erigendo una barriera per deviare la punta spezzata della lancia.
"Già" mormorò Masaru, fissando i due giovani che lottavano affiancati "Almeno la nostra piccola ha scelto bene il suo compagno...".
"Oh, sì" ridacchiò la moglie, prima di trascinarlo via "Dobbiamo permettergli di dare libero sfogo alle loro forze".
"Se non tornano in forma umana, non potranno affrontare al meglio quel verme" mormorò Yamato, affiancandoli assieme a Sakura "Con quelle zampone che hanno ora, finiranno per causare più danni che altro".
Quasi a  dimostrazione delle sue parole, il fratello gli arrivò contro, sollevando un gran mucchio di calcinacci e polvere.
"Reito, vuoi fermarti a riflettere un momento?" lo apostrofò incavolato, mentre si liberava di alcune tegole di terracotta "Se continui così, non otterrai niente! Devi tornare normale se vuoi combattere per bene!".
Inuyasha poggiò una mano su un cumulo di rottami e sogghignò "Perché non vediamo di sfruttare queste macerie a nostro vantaggio?".
Mentre i due lupi e Sesshomaru tenevano Naraku alle corde, incalzandolo con attacchi, finte ed affondi, il gruppo a terra iniziò ad accumulare numerose macerie in modo da creare dei punti da cui partire a loro volta all'attacco.
Non potendo raggiungere altezze troppo elevate con dei semplici balzi, quel cumuli di macerie potevano risultare piuttosto utili.
Mentre i demoni erano all'opera, Rin rimase assieme ai cuccioli in un angolo più riparato del castello.
Sesshomaru le aveva detto di restare al riparo e lei era intenzionata a non disobbedire, anche perché non voleva che il demone si ferisse di nuovo a causa sua.
Improvvisamente, un sibilo attirò la sua attenzione e, voltandosi verso alcune porte scorrevoli ancora in piedi, scorse una donna che aveva già visto.
"Tu sei quella che fa muovere il vento!" disse, afferrando un bastone da terra "Stai con Naraku! Che cosa vuoi da me?".
"Metti giù quell'affare" le disse Kagura "Non servo più Naraku e non l'ho mai voluto. Tu, piuttosto... Vuoi aiutare Sesshomaru, sì o no?".
"Certo che voglio aiutare il signor Sesshomaru" replicò la bambina, senza smettere di stringere il bastone "Ma... come?".
"Seguimi e lo saprai" disse la yasha "Solo tu, piccola ed innocente come sei, puoi prendere una cosa molto importante".
"Una cosa che, se distrutta, decreterebbe la fine di Naraku" aggiunse a bassa voce, mentre svaniva in un corridoio.
Seppur titubante, Rin prese a seguirla attraverso stanze scure ed impregnate di un odore che le dava parecchio fastidio.
Ricordando che il signor Sesshomaru e Jaken avevano un naso molto più sensibile del suo, fu contenta che non l'avessero seguita.
Di colpo, Kagura di bloccò e le si lanciò addosso; la bambina urlò spaventata, ma si accorse che la demone l'aveva semplicemente difesa da un improvviso crollo.
"Stai bene?" le chiese apprensiva, quando la donna si rialzò in piedi, lasciando cadere alcuni pezzi di travi e calcinacci.
"Sto bene. Sono una demone, non un'umana" replicò Kagura "Tu, piuttosto, sei tutta intera?".
Rin annuì appena, battendo una mano sulla manica impolverata del vestito "Però mi hai spaventato... Pensavo che mi volessi attaccare".
L'altra alzò gli occhi vermigli al cielo e riprese a camminare, guidandola in una stanza dove l'odore di poco prima era molto più intenso, al punto da costringerla a tapparsi il naso con le dita.
"Ma che puzza!" si lamentò nauseata "Cos'è quest'odore così brutto?!", "Il cuore di Naraku" spiegò la yasha.
Il suo ventaglio andò ad indicare un alto scaffale, sul quale troneggiava una ciotola nel quale pulsava l'organo che teneva in vita il demone oscuro.
"Solo tu puoi prendere quel coso e portarlo fuori, dove Sesshomaru o Inuyasha potrebbero distruggerlo" aggiunse seria "Tu sei l'unica con un'anima abbastanza pura, qui dentro".
La bambina sgranò gli occhi "Ma mi fa schifo! E poi... se Naraku si accorge che l'ho preso, non cercherà di uccidermi?".
"Secondo te, perché sono con te?" le chiese Kagura "Ti proteggerò finché non saremo nuovamente fuori. Quel cuore dev'essere distrutto, o Naraku non verrà mai sconfitto".
Trattenendo a stento una smorfia, Rin si fece coraggio e, aiutandosi con una cassa, riuscì a raggiungere il cuore.
"Lo faccio per aiutare il signor Sesshomaru" si disse per farsi coraggio "Così gli dimostrerò che posso aiutarlo anche io".
Vincendo la ripugnanza che quell'oggetto le incuteva, lo prese tra le mani e seguì velocemente Kagura tra i corridoi.
Era viscido e caldo e le dava una forte sensazione di nausea, ma sapeva che non doveva farlo a cadere per nessun motivo.
Di colpo, l'organo pulsò con più forza e la demone impallidì "Naraku si è accorto che abbiamo preso il cuore! Corri, piccola! Corri!".
Terrorizzata, la bambina iniziò a correre con tutta la forza che aveva, evitando per un soffio un altro crollo, che però bloccò Kagura.
"Va' avanti! Non fermarti per nessun motivo" le disse la yasha, brandendo il ventaglio per difendersi da eventuali attacchi "Porta quel cuore ad Inuyasha! Deve distruggerlo!".
Seppur spaventata, la piccola fece quanto le aveva detto e riprese a correre, sbucando nel cortile semi distrutto.
"Inuyasha-chan! Signor Sesshomaru!" gridò con forza, facendosi largo tra i vari demoni "Venite, presto!".
L'inu-youkai le arrivò subito accanto, dicendo "Rin! Ti avevo detto di restare al sicuro".
"Kagura mi ha detto di portarvi questo" mormorò lei, mostrando il cuore "Ha detto che voi ed Inuyasha-chan dovete distruggerlo!".
Il demone sgranò gli occhi nel vedere l'oggetto tra le mani della bambina, comprendendo immediatamente cosa fosse.
Provò a colpirlo con i propri artigli velenosi, ma si accorse che quell'organo era protetto da una barriera molto potente.
Seppur con un moto di stizza, dovette ammettere che solo suo fratello poteva disintegrare quel lurido oggetto.
Si voltò automaticamente nella direzione da dove provenivano le imprecazioni del suo indegno fratello e, con un basso ringhio, si diresse verso di lui.
Senza dire una parola, lo afferrò nuovamente per il colletto della veste e lo trascinò in aria, evitando le spade e gli artigli degli ultimi seguaci di Naraku ancora in piedi.
L'hanyou si lasciò sfuggire un'esclamazione sorpresa quando gli mancò il terreno da sotto i piedi e gridò "Ehi! Ma la vuoi piantare di trascinarmi in questo modo? Per chi mi hai preso, si può sapere?!".
"Sta' zitto" ribatté Sesshomaru, facendolo atterrare senza troppi complimenti davanti a Rin "C'è una cosa che solo Tessaiga può fare. Quindi, vedi di darti una mossa, razza di idiota".
Sistemandosi la casacca, il fratello gli rifilò un'occhiataccia esasperata prima di voltarsi verso la bambina.
"Cosa devo fare, Rin?" chiese perplesso, sgranando gli occhi davanti a quello che la piccola aveva tra le mani.
"Quello non sarà..?", "Kagura ha detto che è il cuore di Naraku" rispose Rin, alzandolo verso di lui "E bisogna distruggerlo".
"Quel coso è protetto da una barriera" aggiunse Sesshomaru "Vedi di usare la spada in maniera decente, una volta tanto".
Inuyasha gli rivolse un'espressione incavolata, ma decise che non valeva la pena di gonfiargli la faccia; non ancora.
"Per favore, Inuyasha-chan!" lo implorò la bambina "Devi fare presto, prima che Naraku ci raggiunga!".
"Restituitemi immediatamente il cuore!" urlò il demone oscuro, piombando dall'alto con gli artigli protesi.
Sesshomaru non si fece pregare e gli scagliò contro, dicendo al fratello "Datti una mossa, stupido".
Rin emise un piccolo grido quando vide la lama di Bakusaiga cozzare con le appendici velenose del nemico e pregò che il demone non rimanesse ferito.
Un forte rumore di zampe contro il terreno la fece voltare e la piccola esclamò "Kaori-chan! Aiuta il signor Sesshomaru, per favore! Dobbiamo tenere Naraku lontano!".
La lupa la fissò sorpresa, ma non perse tempo in chiacchiere quando vide cosa era poggiato a terra, ai piedi di Inuyasha.
Con un ringhio, che richiamò gli altri lupi, si slanciò contro il demone ragno, impedendogli di arginare Sesshomaru ed arrivare alla bambina.
Furioso oltre ogni dire, Naraku espanse la propria aura in un'onda che fece tremare la terra, mandando a terra Rin e molti dei demoni presenti.
In quel caos, il cuore finì con il prendere quasi il volo tra i cumuli di macerie ed il suo proprietario si slanciò per recuperarlo.
Qualcosa di bianco cozzò con lui a mezz'aria, spedendolo a terra, e Naraku sgranò gli occhi nel rendersi conto che Reito lo bloccava a terra con la propria spada.
La lama di Nelseiga gli trapassava il petto, dove avrebbe dovuto battere il cuore che tanto disperatamente cercava di riottenere, senza però causargli dolore.
"Credi di avermi fermato, lupo bianco?" chiese ironico, mentre lasciava che numerose appendici gli fuoriuscissero dalla schiena.
"No, ma sicuramente ora hai qualche problema di movimento" replicò il ragazzo, lasciando che dalla lama della propria spada si spandesse una coltre gelida che avvolse il nemico fino alle gambe.
"Cosa stai facendo?" esclamò il demone oscuro, rendendosi conto di essere totalmente immobilizzato.
"Semplice, permetto ad un amico di spedirti all'Inferno" sogghignò lo youkai, facendo un cenno ad Inuyasha.
L'hanyou non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver spiccato un balzo su uno dei tanti cumuli che avevano preparato, cercò la chiave dell'esistenza di Naraku.
Un grido schifato lo fece voltare e quasi scoppiò a ridere quando si accorse che il cuore era finito ai piedi di Kagome.
"Lancialo, Kagome!" le urlò, preparando la spada all'affondo "Mettiamo fine a questa battaglia, una volta per tutte!".
Rabbrividendo per il disgusto, la giovane prese quella cosa viscida tra le mani Possibile che capitano tutte a me, oggi?.
Senza riuscire a resistere oltre, lanciò il cuore verso l'alto, per poi buttarsi di lato per evitare eventuali schizzi.
Inuyasha osservò l'organo compiere una parabola poco oltre la sua testa e, stringendo Tessaiga con entrambe le mani, spiccò un balzo verso di esso.
La lama della spada prese a brillare di un'intensa aura rosso sangue, mentre il giovane gridava "È la tua fine, Naraku!".
Tessaiga riuscì a penetrare senza difficoltà la barriera protettiva e Naraku emise un urlo atroce quando il suo cuore venne tranciato in due.
Il suo corpo iniziò ad essere percorso da spasmi irrefrenabili, simili a potenti scosse elettriche che gli strapparono un grido ancora più acuto.
Sotto gli occhi attoniti dei presenti, i vari demoni che avevano composto fino ad allora il terribile Naraku si dissolsero, lasciando solo un piccolo cumulo di cenere a testimoniarne l'esistenza.
Nel cortile colmo di rottami e cadaveri calò un silenzio quasi innaturale; nessuno osava muoversi.
"È... È morto?" osò chiedere Kagura, sbucando da alcune macerie "L'incubo è quindi finito?".
Deglutendo a fatica, Miroku cominciò a svolgere il rosario che bloccava il Vortice del Vento.
Se finalmente Naraku era morto, allora...
Con un brivido che lo scuoteva, sollevò la benda e rimase a fissare la maledizione di quel mostro divenire sempre più piccola, fino a scomparire.
Il Vortice del Vento era sparito... non c'era più!
Incredulo, guardò Sango, che gli si era avvicinata con aria titubante "Va tutto bene, Miroku? Il Vortice..?".
Il monaco non le diede il tempo di finire la frase che la sollevò tra le braccia, esultando "È finita! Naraku è morto davvero! È finita!".
La ragazza sgranò gli occhi, felice come non mai a quella notizia, ma il fiato le si mozzò in gola quando lui la baciò con passione.
"Finalmente siamo liberi" sussurrò contro il suo collo "Liberi da quel mostro e dalla maledizione che aveva inflitto alla mia famiglia".
"Finalmente, sono libero di poterti amare senza remore, Sango" mormorò commosso "Dopo tutto questo, il futuro ci sorride".
A quelle parole, l'intero gruppo scoppiò in risate e grida di giubilo, a cui Kagura si unì più che volentieri.
Ora che Naraku non c'era più, era finalmente libera, libera come il vento che governava.
"Allora quel mostro cattivo non c'è più?" chiese Rin, fissando gli occhi ambrati di Sesshomaru.
"No, se n'è andato. Una volta per tutte" la rassicurò l'inu-youkai, poggiandole una mano sulla testolina bruna.
Approfittando di un affannato Jaken, accorso accanto al padrone per vedere i miseri resti del loro nemico, la bambina gli salì sulla testa e spiccò un salto tra le braccia del demone.
"Evviva!" esultò felice, stringendosi al petto di Sesshomaru "Adesso nessuno potrà più farvi del male, signor Sesshomaru! Sono così contenta che sia tutto finito... Ho avuto tanta paura per voi".
Il signore dell'Ovest la fissò sorpreso per qualche istante, sorpresa che aumentò quando la piccola disse "Ed io non vi lascerò più. Ve lo prometto. Voglio stare con voi ed aiutarvi come posso".
"Tu hai fatto già tanto, Rin" mormorò lui "Hai portato tu il cuore di Naraku, in modo che potessimo distruggerlo".
"Una volta tanto, sei stato utile Inuyasha" aggiunse gelido, fissando il fratello con uno sguardo di sufficienza.
"Tsé. Ma tu guarda!" borbottò l'hanyou "Ed io che credevo che quella bambina ti avesse un tantino migliorato!".
Kagome sorrise divertita e gli si strinse contro, sbollendo la sua rabbia con un morbido bacio.
"Lascialo perdere. In fondo, sai com'è fatto" disse sorridendo "Pensiamo a goderci la nostra vittoria".
"Sante parole le tue, Kagome" sospirò Kaori, fissando ciò che era rimasto del loro nemico.
Fissò la Sfera dei Quattro Spiriti, che brillava sopra le loro teste, finalmente completa come in origine.
"È davvero finita" sussurrò Kagome, prendendo il monile tra le mani, dove prese a risplendere di nuova luce.
"Pensa a tenere al sicuro quella sfera" le disse l'amica, fulminando con un'occhiataccia Jiro, che fissava l'amuleto con sguardo bramoso.
Un sorriso le incurvò le labbra quando Reito l'abbracciò da dietro e, senza dargli il tempo di dire nulla, incollò le proprie labbra alle sue.
"L'incubo è finito" sussurrò felice "Ora questo luogo può tornare ad essere pacifico come una volta".
Il ragazzo sorrise nell'indicare Miroku, nuovamente a terra dopo l'ennesimo ceffone "Dubito seriamente che qui si possa parlare di tranquillità".
"Sai cosa intendo" replicò lei, fissandolo negli occhi "Adesso, nessuno ci può impedire di vivere tranquilli. Non c'è più nessun ostacolo davanti a noi".
Con un sorriso entusiasta sulle labbra, si voltò verso i genitori e prese in braccio Shiro, facendolo volteggiare.
"Hai visto, piccoletto? Finalmente, Naraku non c'è più!" esclamò al settimo cielo, ridendo dei gorgheggi del fratellino "Siamo finalmente liberi!".
"Ehm.. Veramente, c'è un ultimo ostacolo che dobbiamo superare" mormorò Kagome, facendola fermare di colpo "Noi due non siamo ancora libere. Non del tutto".
"A che ti riferisci, Kagome?" chiese la yasha, decisamente preoccupata dalle parole dell'amica.
"Beh, tu... dopo tutto questo caos, è normale che te lo sia dimenticato..." iniziò la miko, passandosi una mano sulla nuca "Ma domani abbiamo l'esame finale".
La caduta stile manga di Kaori fu decisamente eloquente e Masaru dovette sporgersi per afferrare Shiro al volo.
Si portò una mano al volto per trattenere una grassa risata alla vista dell'espressione della figlia, decisamente sconvolta.
Reito aiutò la compagna ad alzarsi e, rivolgendo un'occhiata incredula all'amica, commentò "Dopo tutto questo, non so proprio come tu abbia fatto a ricordarti una cosa del genere, Kagome".

Una rumorosa folla di studenti si stava accalcando attorno al tabellone dove erano scritti i risultati dell'esame finale e, ovunque, non si sentiva parlar d'altro che di voti, test e quant'altro.
"Speriamo che sia andato tutto bene" sussurrò Ayumi, stringendo le mani a mo' di preghiera "Oh, Kami! Speriamo che sia andato tutto bene!".
"Avanti, non preoccuparti per così poco" le disse Kaori, poggiandosi le mani dietro la nuca "Ormai, è andata!".
"Non capisco come tu faccia ad essere così tranquilla" borbottò Yuka, tormentandosi un lembo della divisa "Proprio tu che agli esami sei sempre un fascio di nervi".
La yasha si strinse nelle spalle "So di aver dato il massimo ai test. Quindi è inutile che m'innervosisca ora, non credi?".
"Effettivamente, il suo ragionamento non fa una piega" mormorò Eri, poggiandosi un dito sulla guancia "Ha una sua logica".
"Il che è tutto dire, dato che Shibuja non ha proprio logica" commentò Mariko, passandole accanto.
"Per me, puoi continuare a parlare anche per le prossime tre ore, Mariko" commentò Kaori, fissandola con sufficienza "A me non importa affatto. Io so quanto valgo e tanto mi basta".
Improvvisamente, Hojo richiamò la loro attenzione, dicendo "Higurashi, vieni! La folla ha iniziato a disperdersi!".
"Grazie, Hojo! Veniamo subito" rispose la ragazza, facendo cenno alle amiche di seguirla.
Una volta arrivate davanti al tabellone, Kagome cercò immediatamente la loro sezione, seguendo i nomi con l'indice.
Una volta arrivata al proprio, sgranò gli occhi per la sorpresa "Non ci credo! È... è incredibile! Ditemi che sto sognando...".
Kaori seguì il suo sguardo e sorrise "Bravissima, Kagghy! Sei stata davvero incredibile! Hai ottenuto un ottimo punteggio".
Dopo pochi secondi di ricerca, si congratulò con le amiche "Ragazze, si vede che avete studiato sodo! Cavoli, avete ottenuto dei risultati pazzeschi!".
Indicò i loro punteggi e sorrise divertita "Eri, ovviamente, ha avuto il massimo. Ci avrei scommesso".
"E tu, Shibuja?" chiese Mariko, fissandola con superiorità e cattiveria "Ce l'hai fatta a passare i test finali?".
La yasha seguì l'elenco fino al proprio nome ed un sorrisetto soddisfatto le incurvò le labbra.
Picchiettò l'indice sotto il voto ottenuto, dicendo "Direi proprio di sì. È anche un voto niente male... Al contrario del tuo, mia cara sapientona".
La bionda strabuzzò gli occhi davanti alla differenza di votazione tra sé e quell'avanzo di tappezzeria.
No, non era possibile che lei fosse passata appena con la sufficienza e quella nullità avesse ottenuto un risultato tanto migliore del suo, soprattutto con l'incredibile numero di assenze che aveva fatto!
Kagome e le altre scoppiarono a ridere e presero a battere le mani per la loro compagna; le aveva dato una bella lezione a quell'arpia!
In quel momento, dall'altoparlante si diffuse la voce del preside "Gli allievi dell'ultimo anno sono pregati di recarsi nel cortile per ricevere i diplomi".
Ridendo e congratulandosi a vicenda, il gruppo si diresse verso il luogo prestabilito, dove indossarono delle lunghe toghe azzurrine alla moda americana con i tipici tocchi adornir di ciuffi dorati.
Seguendo l'ordine alfabetico, salirono una alla volta sul piccolo palco, dove il preside consegnò loro il diploma tanto agognato.
Una volta che tutti gli studenti ebbero ottenuto il proprio diploma, il preside fece un breve discorso per ringraziali della pazienza della costanza con cui avevano studiato in tutti quegli anni, augurando loro buona fortuna per il futuro.
Kagome sorrise entusiasta quando i suoi familiari le vennero incontro per congratularsi dell'ottimo risultato ottenuto.
"Sei stata grande, sorellina!" le disse Sota, abbracciandola tutto contento "Hai visto che sei andata bene? Non dovevi preoccuparti così tanto".
La ragazza ricambiò l'abbraccio con forza, sorridendo a sua volta "Grazie per essermi stati sempre vicini. Non ce l'avrei fatta senza di voi".
"Abbiamo una piccola sorpresa per te, piccola" le disse il nonno, facendosi da parte "Abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere".
La miko sgranò gli occhi nel vedere Inuyasha, vestito con abiti moderni, appoggiato al muro vicino e gli corse incontro.
"Sei venuto anche tu" esultò felice "Inuyasha, non sai quanto sono contenta! Grazie, grazie di cuore!".
"Potevo mai mancare ad una cosa così importante per te?" replicò lui, abbracciandola con forza "Sono contento che sia finito tutto bene".
Eri si lasciò sfuggire un sospiro sognante "Che ragazzo dolce! Kagome è davvero fortunata ad avere un tipo come lui".
"E tu, Kaori?" chiese Yuka "Il tuo ragazzo non è venuto a sostenerti?", "No, ma dubito che sia troppo lontano".
"Che intendi dire?" mormorò Ayumi, "Che è qui anche lui, nascosto da qualche parte. Odia le grandi folle".
Il sorriso sul viso di Kaori convinse le amiche che stava dicendo sul serio e sorrisero a loro volta.
"Ancora congratulazioni" dissero allegre, prima di dileguarsi nel cortile assieme ai loro genitori.
"Kaori, tanti complimenti anche a te" mormorò la signora Higurashi, abbracciandola con dolcezza "Sei stata davvero in gamba".
"La ringrazio" sorrise lei, ricambiando l'abbraccio "Di tutto. Per tutto quello che ha fatto per me in tutto questo tempo".
"Non lo dire nemmeno, cara" si schernì la donna "L'ho fatto con piacere... E poi, ti conosco da quando sei nata".
"Cosa farai, adesso?" le chiese poi, fissandola negli occhi "Kagome sta preparando le sue cose... Anche tu andrai dall'altra parte?".
Kaori annuì, rivolgendo uno sguardo all'orizzonte "La mia vita, ormai, è lì. È quello il mio mondo".
Sorridendo, mise in mano alla donna un piccolo mazzo di chiavi "La mia casa adesso è sua, signora Higurashi. Ne faccia ciò che vuole. La venda, la usi come magazzino.. Non so, ma adesso è sua".
"Mi pare il minimo che possa fare per ringraziarla di tutto quello che ha fatto fin'ora" aggiunse. "Ma.. Non posso accettarlo" mormorò Yumico, fissando l'anello di chiavi "E poi.. Nel caso volessi ritornare, anche se per pochi giorni...".
"I miei sono d'accordo e mi hanno chiesto di pregarla ad accettare questo dono" replicò la ragazza "La prego, non rifiuti".
La signora Higurashi fissò le chiavi per qualche istante, prima di dire "E sia. Ma, quando vorrete venire a farci visita, la casa sarà a vostra disposizione. Su questo non transigo".
Kaori sorrise più ampiamente "Come vuole. Comunque, il pozzo rimarrà aperto. Sfrutteremo il potere della sfera affinché sia sempre possibile passare da una parte e dall'altra".
Rivolse uno sguardo all'amica, che abbracciava il fratellino ed il nonno contale foga da farli impallidire, "Così, Kagome potrà venire quando vuole. Non perderà le sue radici".
"Non hai idea di quanto questo mi renda felice" sussurrò Yumico "La mia piccola potrà stare accanto a chi ama, senza però doverci dire addio".
Vedendo che la ragazza stava fissando una grossa quercia, chiese "Anche tu verrai a trovarci, Kaori?".
"Certo, ogni volta che vorrà" promise lei "Ma, se permette... C'è qualcuno che mi aspetta".
Un leggero fruscio le fece capire che Reito l'avrebbe aspettata al tempio e sorrise, dicendo "Ora devo andare. La mia vita mi aspetta... Al di là del pozzo".

 

Fine


Cavoli, non avete idea di quanto sia stato difficile mettere la parola FINE a questa storia... Mi sento come se si fosse chiuso un capitolo della mia vita... Ebbene sì,, miei cari. Avete letto bene. questa è proprio la fine di "Al di là del Pozzo". *Alys usa l'hiraikotsu di Sango come scudo per evitare mannaie, accette e quant'altro* Ehi, calma! ho detto la fine di questa storia, non della saga! Grazie ad un suggerimento della carissima Ayame_Dragon (a cui mando un GRAZIE ENORME!) ho finalmente le idee chiare per il sequel. Presto vi starò nuovamente tra i piedi, non temete! non posso mica lasciarvi così, no? ^.^ no, no! noi ci rivedremo presto con "Le due Sfere", dove incontreremo ancora Kaori, reito e tutta la banda.. con qualche dolce aggiunta! ^.^ Bacioni a tutti!!! VI VOGLIO BENE!!

Besos giganti, vostra affezionata Alys93

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=583465