Eternity against us

di clacli87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** San Pietroburgo (Bella) ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni (Jacob) ***
Capitolo 3: *** Lo stregone inglese (Elton Kane) ***
Capitolo 4: *** Mezze verità (Renesmee) ***
Capitolo 5: *** Dolore e furia cieca (Edward- Elton Kane) ***
Capitolo 6: *** Futuro cieco (Alice) ***
Capitolo 7: *** Ritrovarsi (Carlisle) ***
Capitolo 8: *** PROVVEDIMENTI (Jasper) ***
Capitolo 9: *** Dal Maestro (Aro) ***
Capitolo 10: *** Inattesa scoperta (Emmet) ***
Capitolo 11: *** Un passato sconosciuto ( Elton Kane) ***
Capitolo 12: *** Preparativi(Bella) ***
Capitolo 13: *** Cambiamenti (Elton Kane- Rosalie) ***
Capitolo 14: *** Ritorno a Volterra(Edward) ***
Capitolo 15: *** Poteri e Maledizioni (Elton Kane) ***
Capitolo 16: *** La riunione (Bella) ***
Capitolo 17: *** La resa dei conti parte prima ***
Capitolo 18: *** La resa dei conti parte seconda ***



Capitolo 1
*** San Pietroburgo (Bella) ***


"Bella, amore, mi stai ascoltando?" la dolcezza della sua voce, alla quale non mi sarei mai abituata del tutto, mi distolse dai miei profondi pensieri. Edward mi fissava con sguardo interrogativo, cauto ma dolce, quasi a voler cogliere tutti gli impercettibili movimenti del mio volto di marmo. Anche se ora era in grado di leggere i miei pensieri grazie al mio "scudo flessibile" non voleva dire che ne approfittava ogni due secondi, e neanche quella volta sembrava che mi stesse leggendo.Aveva tra le mani un volume di poesie di Keats che adoravo, e con la sua voce perfetta e melodica stava declamando una delle poesie che mi aveva dedicato. 
"Scusami Edward, ero distratta" ammisi alla fine.
"L'ho notato" replicò Edward chiudendo il volume e sfoderando uno dei suoi sorrisi irresistibili.
Missione compiuta, ora sono distratta del tutto. 
"Ah, questo l'ho letto..." ammiccò sfiorandomi la guancia con un dito. 
"Imbroglione" arrossii (se riuscivo ancora ad arrossire) e sorrisi anch'io. 
Tuttavia ero ancora inquieta e mi alzai per osservare l'ipnotica danza delle fiamme nel camino. Non era acceso per scaldarci ovviamente ma solo perché era ciò che facevano tutti gli umani in una grande casa in inverno. 
O in un immenso castello. 
Da tre mesi ormai non vivevamo più a Forks ma a S. Pietroburgo, e avevamo acquistato questa dimora infinita costituita da quattro piani, quindici stanze, cinque biblioteche, una cucina che ricopriva metà della casa (ma che ovviamente non utilizzavamo mai), sei bagni (anch'essi inutilizzati) e un fantastico giardino all'esterno, cornice di quel perfetto maniero
antico. Si diceva addirittura che fosse stata una residenza invernale di uno zar, e non riuscivo a credere che l'avessero venduta proprio a noi. Poi ripensai al potere di persuasione di Edward e dovetti ricredermi. Quel posto era magnifico ma, nonostante ciò, non ero del tutto felice. 
Carlisle ed Esme erano dei nostri, così come Alice e Jasper. Emmett e Rosalie erano partiti per l'ennesima luna di miele; avevano scelto la Scozia come loro ultima attrattiva. 
"Da un pò di tempo ti vedo preoccupata e poco serena, e vorrei tanto aiutarti se posso" 
"Non è questo, è che..." cominciai, poi osservai il suo volto attento e curioso e ponderai bene le parole. 
"Cosa?" mi esortò lui con gentilezza. Con un movimento fulmineo e aggraziato mi raggiunse accanto alle fiamme. Il suo volto alla luce del fuoco era ancora più perfetto, i suoi occhi d'ambra splendevano di una luce innaturale e allo stesso tempo familiare e rassicurante. Riuscivo a vedere la sua anima attraverso i suoi occhi, perché ero certa che ne avesse una.
Il mio Edward. "Non fuorviarmi facendomi credere che stai pensando a me" sogghignò a mezza voce. 
Mi voltai spazientita. "Se ti è tanto facile leggermi perché chiedermi che cos'ho?"
Mi cinse la vita con le sue braccia forti e calde. "Non oserei mai, lo sai. Anche se ora posso leggere i tuoi pensieri, non esplorerei mai la tua mente a meno che tu non voglia. Prima non ti stavo leggendo, ma conosco quello sguardo su di me..." si abbassò per baciarmi il lobo dell'orecchio e per un momento dimenticai quello che volevo dirgli. 
Mi voltò con determinazione e gentilezza, e con un dito mi sollevò il mento verso di lui.
"Ora dimmi che cos'hai". 
A malincuore mi sciolsi dal suo abbraccio e cominciai a passeggiare avanti e indietro per l'ampio salone. Lui attendeva con pazienza. 
"Beh... non so se sia stata una buona idea venire qui". Edward fece per replicare ma con un gesto lo fermai. "Aspetta...voglio spiegarti. Non è solo nostalgia di Forks, della famiglia, la mia famiglia umana almeno, e anche se lì c'era tutta la nostra vita, sapevo che prima o poi avremmo dovuto spostarci e "cambiare scenario". E' solo... il motivo, lo sai. Ho paura."
Edward mi fissò comprensivo. "Amore, era necessario, lo sai" fu tutto ciò che disse.
Mi sedetti sul grande divano di pelle nera. "Lo so... ma non riesco a togliermi di dosso questo senso di paura e di angoscia. Non è da noi scappare e nasconderci". 
"Non ci stiamo nascondendo, è una misura precauzionale" precisò Edward.
Quel termine tecnico mi fece sorridere, ma era comunque un sorriso amaro. 
"Già... tutto per colpa di Elton Kane" solo quel nome aveva il potere di farmi rabbrividire.
Anche Edward sussultò lievemente e guardò altrove. Poi rivolse il suo sguardo su di me e continuò.
"Sì, Elton Kane. Il cacciatore di ibridi più spietato che esista al mondo. Devo aggiungere altro?"
Quella frase ebbe il potere di sconvolgermi. 
Elton Kane... lo studioso e pseudo stregone anglosassone che andava a caccia di ibridi, umani, animali e persino vegetali. Era letteralmente ossessionato da loro, e più un caso era insolito e bizzarro, addirittura fuori dal comune, più la sua sete di sperimentazione aumentava. Anche lui, come me, si era convinto ben presto che questo mondo non era abitato solo da comuni mortali.
Ripensando alla sua smaniosa avidità solo un nome si affacciava alla mia mente: Renesmee.
Rabbrividii mentre pensavo alle storie che avevamo sentito su di lui...si divertiva a fare esperimenti sugli ibridi, a vivisezionarli o nella peggiore delle ipotesi, a ridurli in stato catatonico. Tutto nel nome della sua scellerata ricerca scientifica e mistica al tempo stesso. Un mostro. Peggiore di noi addirittura. Edward aveva letto tutto nella mia mente, volevo che lo facesse, e ora stava fissando addolorato il mio volto. 
"Solo questo dovrebbe bastare a persuaderti che ciò che abbiamo fatto è stata la scelta giusta"
disse posando la sua mano ferma e rassicurante sulla mia guancia.
"Lo sono, ma continuo ad aver paura. Chi sarebbe capace di farle del male? E' perfetta, buona, 
ed è tutta la nostra vita." Cercavo di convincere me stessa più che altro, ma avrei voluto soltanto piangere. 
Edward e io alzammo gli occhi contemporaneamente, fissando il soffitto. Renesmee era nella sua stanza, al quarto piano, noi al piano terra. Camminava e i suoi passi erano lievi come quelli di danza, appena percettibili e aggraziati. Nessun orecchio umano avrebbe potuto udire quella magia né comprenderla. E nessuno, alla sua vista, sarebbe stato capace di un tale scempio. 
Eccetto Elton Kane. Le sue doti da sensitivo e stregone gli avevano permesso di scoprire l'esistenza di Renesmee sin dalla sua casa madre a Londra e subito si era messo all'opera nella ricerca. 
Aveva captato che tale "abominio" si trovava negli Stati Uniti, ma non sapeva ancora dove. 
Una sera, a Forks, Alice aveva previsto il suo arrivo con una delle sue visioni, ricordo ancora il suo sguardo. Era di pietra, indurito dallo shock, e ricordo che non riuscì a far altro che fissarmi pronunciando solo: "Renesmee". Subito dopo aveva perso conoscenza, cosa mai accaduta tra noi, e questo ci inquietò ancora di più. Quando rinvenne disse soltanto: "Andiamo via più veloci del vento". 
Da allora non aveva fatto altro che spiare le mosse del cacciatore, ogni suo cambiamento di programma o, con un pò di fortuna, una sua rinuncia. Ma non era andata così. 
Elton Kane aveva scoperto che Renesmee era a Forks e stava organizzando un piano d'attacco per mettersi sulle sue tracce precise, stordirla e magari rapirla. Ancora non sapeva con cosa aveva a che fare.
La mia splendida, straordinaria, perfetta creatura tra le sue mani...mai. 
Renesmee aveva ormai sei anni, ma la sua maturità e il suo intelletto erano pari a quelli di una donna di venti.
"Bella" - Edward mi prese tra le braccia - "Per questo siamo venuti qui. Non gli verrebbe mai in mente di venire qui... in un posto freddo come questo. Siamo in Russia, non in California. E comunque, non ci resteremo per sempre.
Siamo qui solo per temporeggiare. Per sviarlo. Io, Carlisle e Jasper studiamo notte e giorno un piano per far sì che Kane non la trovi mai. Alice ha detto che sta per raggiungere Forks e ancora non ha idea che una volta arrivato lì non troverà nulla. Lui non ha visioni, è solo uno stregone, un sensitivo. Non ha il potere che ha Alice". 
"Lo so... lo so bene. Spero tanto che tu abbia ragione. Nessuno me la porterà via" posai i miei occhi su di lui con decisione. "Non dubitarne mai. Neanche per un secondo." il suo sguardo era altrettanto fermo e i suoi occhi fiammeggiavano alla luce del fuoco scoppiettante. 
I miei pensieri ora si dirigevano su un percorso diverso. Jacob. Ancora non riuscivo a sopportare il dolore di Renesmee di stare lontana da lui, la sua malinconia, le sue giornate intere trascorse senza dire nulla. A volte la sorprendevo a fissare fuori dalla finestra come se si aspettasse da un momento all'altro di vederlo.
Edward le aveva detto che sarebbe stato per poco, che Jacob aveva capito e che anche lui condivideva la decisione della sua famiglia di stare lontani per un pò. Nonostante ciò, non aveva ricevuto nessuna lettera da lui, nessuna telefonata. Credeva quasi che l'avesse dimenticata, anche se le sembrava impossibile. 
"Mi chiedo come starà Jacob. Non si è fatto vivo in questi tre mesi, neanche una parola. Nessie sta male per lui e sono certa che anche lei gli manca tantissimo. Ma allora perché... cosa sa di preciso su questa storia?"
Edward fissava le fiamme profondamente assorto, come se qualche pensiero estemporaneo lo inchiodasse al fuoco.
"Edward? Mi ascolti?" lo fissai incuriosita.
Edward si voltò verso di me, lo sguardo era calmo ma accigliato, rilassato ma con qualche accenno di tensione.
"Bella... Jacob non sa nulla. Non sa dove siamo né dove sia Renesmee. Non sa nulla di questa storia. Né lui, né il branco." 
Se i miei riflessi vampireschi non fossero stati perfetti e sincronizzati, credo che la mia vecchia goffagine mi avrebbe di nuovo tormentata facendomi cadere dal divano. Ma non caddi. Mi limitai a fissarlo costernata, completamente sconvolta dalla assoluta e incredibile verità delle sue parole. 

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Capitolo 2
*** Rivelazioni (Jacob) ***


“Jacob!” gridò una voce familiare, era lei, il candore della sua pelle, il colorito rossastro sulle gote… non mi sbagliavo, era davvero Nessie. Mi richiamava a sé, con aria torva e misteriosa, che donava ai suoi occhi cioccolato un carattere vuoto, assente: tremava, forse era la paura, ma la paura di cosa?
Mi avvicinai verso di lei, cercavo di afferrarla, la rincorrevo, le tendevo le braccia, ma lei era sempre un passo avanti a me, poi un sospiro… finalmente l’avevo raggiunta. Riuscii a toccare uno dei suoi morbidi riccioli, cercando di accarezzarla, di farla sentire protetta come non mai, non riuscii ad assaporare a pieno la bellezza di quel momento, era già svanita… il nulla era in agguato, ed era riuscito a prenderla, a portarmela via!
Mi svegliai sudato, non capivo dove mi trovavo, non era possibile che avessi fatto di nuovo lo stesso sogno, era da quando lei… beh dal giorno in cui erano scomparsi che mi tormentava, questa volta però era più vivido, sembrava come se fosse tutto vero, non bastava essere straziato di giorno, anche la notte non era facile per me.
Erano passati tre mesi, due giorni, otto ore e trenta minuti da quando l’avevo vista l’ultima volta, nessuna spiegazione, erano semplicemente scomparsi tutti i succhiasangue della zona e si erano portati dietro anche lei. Ricordo ancora quegli istanti terribili…
Dovevo andare a casa Cullen per portare la mia… beh Renesmee, nel bosco, per cacciare insieme, ma arrivato lì trovai il vuoto più totale. Fui invaso da una rabbia incontrollabile, inconsciamente avevo già capito che lei non c’era più, non gli importava niente a quei maledetti succhiasangue del legame che c’era tra noi, pensavo che l’avessero accettato ormai, che non avrebbero mai fatto una cosa del genere senza prima parlarmene, sarei andato con loro se fosse stato necessario, eppure, mi avevano liquidato con un biglietto, dove c’era scritto a grandi caratteri : “Jacob, non cercarci, è meglio così, addio!”
Strinsi i pugni e per la prima volta dopo molto tempo sentii una fitta al cuore, non volevo pensare, non volevo dover provare un dolore così grande, non potevo averla persa, non ora che stava andando tutto per il meglio, no! Quei Cullen me l’avrebbero pagata cara… Renesmee non poteva andarsene così, la mia vita non avrebbe avuto senso senza di lei, era tutto il mio mondo! La dovevo cercare!
Mi trasformai in lupo per annusare l’odore della mia Nessie, doveva essere ancora mia, cominciai a correre nella foresta, annusando ogni singola traccia che mi conducesse verso di lei, correvo in fretta come non mai, sperando che fossero vicini, che avrei potuto riabbracciarla presto, ma le tracce mi portarono ad un punto morto, quei maledetti si erano curati anche di questo, cosa avevo fatto per meritarmi una cosa simile?io l’amavo più di ogni altra cosa! Un ululato acuto usci dalla mia gola e attirò l’attenzione di Seth e Leah, che corsero verso di me in fretta e furia, me li ritrovai di colpo addosso, avevano ormai ascoltato i miei pensieri, non c’era più nulla che potevo tenere nascosto, ormai sapevano già tutto.
Mi guardarono come non avevano mai fatto prima, gli facevo pena, potevo sentirlo nelle loro menti, come biasimarli, , se avessero provato a dirmi qualcosa non so come avrei reagito, forse li avrei addirittura attaccati, il dolore era straziante, dovevo starmene da solo, ordinai a Leah e Seth di seguire gli ordini di Sam e fuggii velocemente verso nord, non sapevo dove ero diretto precisamente, ma sapevo che dovevo andarmene, dovevo fare qualcosa, non potevo arrendermi.
Non appena fui lontano mi ritrasformai in umano, l’emozione prese il sopravvento su di me e iniziai a grondare lacrime, piangevo, non ero in me, avevo il cuore in mille pezzi ed ero solo come un cane, o meglio come un lupo. Tra le lacrime iniziai a decidere il da farsi, era escluso tornare a Forks, io la dovevo cercare, dovevo fare tutto ciò che era in mio potere!
Pensai ai luoghi in cui i Cullen potessero essere scappati, la cercai in ognuno di quei luoghi: l’isola Esme, Rio, persino in Alaska, in ogni luogo dove fossero mai stati io c’ero e avevo dovuto adattarmi nel parlare con quei succhiasangue disgustosi che tanto odiavo, fino a giungere nel luogo dove ebbi l’incubo, ancora una volta.
L’incubo atroce che mi aveva riportato alla realtà lasciandomi in bocca un’amara consapevolezza: me l’avevano portata via davvero!Mentre tutto il dolore e l’angoscia provata da quando l’avevo persa mi assalivano, cercavo di prepararmi al meglio per un altro estenuante tentativo: dovevo paralare con le amazzoni e scoprire se sapevano qualcosa!
Mi diressi verso la foresta dove la vegetazione era più fitta, in cerca di Zafrina, Senna e Kachiri che avevo conosciuto durante la battaglia contro i volturi, tutti volevano bene a Nessie e ai Cullen, se avessero saputo che erano in pericolo me l’avrebbero detto, infondo sapevano che ero dalla loro parte anche se non ne capivano il perché.
Mi avvicinai ad un rifugio abbandonato, situato all’interno della foresta, seguendo le tracce della puzza inconfondibile di succhiasangue e le vidi lì che discutevano animosamente, si voltarono improvvisamente di scatto, forse a causa del mio odore e mi piombarono addosso in un istante in posizione di attacco.
“Ehi state buone, non mordo mica!” dissi quasi sorridendo, loro mi guardarono stupefatte.
“Cosa ci fa qui questo sudicio cane?” disse Zafrina a Senna, erano più spaventose di quanto mi ricordassi, nulla a che vedere con i vegetariani, sei grandi occhi rubino mi fissavano ,mentre parlavano tra loro ma non riuscivo a capire cosa si stavano dicendo.
“Guardate che sono ancora qui! Se volete sapere perché sono venuto da voi potete chiederlo direttamente a me!” dissi impetuosamente, stanco della discussione che stavano portando avanti, c’erano cose più importanti da fare.
“Su allora parla!” disse Senna in risposta
“Sono venuto a chiedervi un favore, volevo sapere se i Cullen erano stati qui di recente o se avevate avuto notizie di loro, sono spariti nel nulla portando Renesmee con loro e ho come l’impressione che sia successo qualcosa di brutto, sento che Nessie è in pericolo, vi prego se sapete qualcosa ditemelo. Lo so che la mia razza e la vostra non sono in buoni rapporti ma fatelo per lei, so che le volete bene e io la potrei proteggere molto meglio di voi, ditemi dov’è!” a queste parole le tre figure che avevo davanti ricominciarono la loro discussione, capii solo che Kachiri era decisa a dirmi qualcosa e le altre due si opponevano, non riuscivo a capire cosa però… poi d’un tratto parlò Kachiri
“ Non sappiamo dove sono i Cullen, ma qualche settimana fa sono venuti a trovarci Alice e Jasper, cercavano Nahuel e Huilen, Alice aveva avuto una visione, diceva che erano in pericolo e ci hanno spiegato che sono fuggiti da Forks perché anche Renesmee correva lo stesso pericolo.”
A queste parole mi balenarono in mente un insieme di pensieri, facevo fatica anche a respirare, se il mio sangue avesse potuto ghiacciare in quel momento l’avrebbe fatto… La mia Nessie era davvero in pericolo! Come avevano osato portarla via da me, non pensavano che avrei sacrificato la mia vita pur di difenderla? Cosa potevo fare se non sapevo neanche dove fosse, non potevo starmene con le mani in mano aspettando che il pericolo la raggiungesse.
Dovevo saperne di più, se non potevo difenderla stando vicino a lei avrei scovato ovunque fosse questa minaccia e l’avrei eliminata!
“Chi vuole fare del male a Nessie? ti prego dimmi di più, io devo sapere, devo proteggerla, io devo…” dissi guardando disperato Kachiri negli occhi.
“ Si chiama Elton Kane, ma non penso sia saggio per te dargli la caccia, o sarà lui che caccerà te! Kane è uno spietato cacciatore di ibridi, Renesmee è in pericolo proprio per questo motivo, ma tu non sei da meno, ti ricordo che tu sei mezzo uomo e mezzo cane, ehm, lupo scusa. I licantropi che si trovano in giro sono molto diversi da te, saresti un’ottima preda per lui e credimi le sue prede non gli sfuggono mai. Quando Alice è venuta ad avvertirci per Nahuel era troppo tardi. C’è stato uno scontro spietato e Huilen ha perso la vita per difendere il nipote, ora Nahuel è sotto la nostra protezione, ci stiamo organizzando per difenderci al prossimo attacco, perché ce ne sarà sicuramente un altro, i Cullen hanno fatto bene a scappare.”
Alle sue parole ricollegai tutto, non se n’erano andati solo per proteggere Renesmee da Kane, volevano anche proteggere il mio branco, ma l’unica soluzione era quella di scappare? Potevamo benissimo affrontarlo, batterlo, eravamo tutti pronti a sfidare i Volturi andando in contro alla morte, perché invece non affrontare questo ignobile essere che era da solo. Il mio branco era veloce, agile e forte, i succhiasangue avevano i poteri aggiuntivi, uniti ce l’avremmo fatta, tuttavia la fuga era stata l’unica soluzione, che aveva questo Kane di così tanto spaventoso, perché nessuno poteva sfuggirgli?
Mi tornò in mente il sogno della notte passata, ora capivo, l’ombra che avvolgeva Nessie e la faceva sparire non erano i Cullen che la portavano via da me, ma era Kane. Un brivido mi percosse la schiena, rimasi di pietra per un attimo e poi dissi con voce decisa: “Devo parlare con il ragazzo, portatemi da lui”.

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Capitolo 3
*** Lo stregone inglese (Elton Kane) ***


La mia mente era pervasa da una moltitudine di colori, che non erano in contrasto tra loro, erano piuttosto omogenei. Chiudevo gli occhi cercando di mettere a fuoco le immagini, le sensazioni, ma c'era solo una gran confusione. Le immagini erano fredde e calde al tempo stesso, riuscivo quasi a percepirle, a sentire i colori invadere ogni fibra del mio essere. Era un luogo, ma non sapevo quale. Era una mente, incontaminata, perfetta, senza ombra di sbagli... era la mente di un predatore innocente. La mente dell'ibrido che cercavo. L'essere mostruoso che avrei trovato anche a costo di perdere la vita. 
C'era serenità intorno all'ibrido, riuscivo a percepirlo... era amato, venerato... cosa inaudita... ma d'altronde ero abituato a questo tipo di energia che si crea intorno al mostro. Tutti ne sono attratti, non per il suo valore affettivo, ma per la sua bizzarra e peccaminosa esistenza. Colori, suoni, ombre... la mia mente era il teatro di quelle sensazioni. Tuttavia l'ibrido non aveva ancora volto per me. Né un nome. Non che fosse importante. L'ibrido è solo un numero, un esperimento da classificare e analizzare al microscopio, nient'altro. 
Ne avevo visti tanti nella mia vita, ma l'esistenza di questo essere fuori dal comune aveva raggiunto la mia mente, non sapevo da quale luogo, né da quale strano e surreale universo parallelo, e l'aveva riempita.
L'aveva riempita facendola sentire...completa, come se tutta la mia vita fosse stata vissuta solo per arrivare a lui. O a lei. Non riuscivo a pensare ad altro. Ero riuscito a percepire la sua traccia e sapevo che si trovava negli Stati Uniti... Tuttavia la traccia era sfuggevole, inquieta, si spostava di continuo. A volte sembrava arrestarsi, altre procedere lungo un sentiero buio creato apposta per deviarmi. Ma non poteva sapere di me, non potrebbe mai. Non potevo lasciarmela sfuggire. Attraversare continenti era sempre stato un gioco da ragazzi per me in nome della ricerca, sempre e solo per la ricerca... e avrei trovato pace solo quando... 
Da qualche parte lontana... nel presente... qualcosa cercava di riportarmi alla realtà... 
Un colpo secco alla porta del mio studio mi fece aprire gli occhi di scatto. 
"Sì?" fissai la porta chiusa come se avessi voluto bruciarla. 
"Signor Kane, c'è il signor Cheung per lei. L'ho avvertita anche qualche minuto fa, ma non mi ha risposto." 
"Un attimo, Margareth" - dalla mia posizione, seduto per terra a gambe conserte e mani giunte, mi alzai in un unico, fluido movimento con la sola forza del pensiero. Del tutto impercettibile all'occhio umano. 
Nello stesso modo spensi le candele a cerchio intorno a me e solo fissando l'interruttore della luce la riaccesi. Non è un trucco da "mostro", come quello che cercavo, ma il frutto di anni di perfezionamento nell'arte della stregoneria. 
Raccolsi la mia vestaglia viola da camera dal pavimento e la infilai. Poi cercai di ricompormi passandomi una mano tra i capelli. 
"Fallo entrare" - dissi infine alla governante al di là della porta. 
Cheung mi guardò divertito, un mezzo sorriso ad incurvargli le labbra, un sorriso che conoscevo bene. Nessuno avrebbe detto che quell'uomo asiatico di trentacinque anni, dall'aspetto ordinario, reso perfetto solo dalla sua innegabile bellezza, era il più potente stregone del mondo orientale. 
Per fortuna dava le spalle a Margareth, anche se comunque lei non avrebbe capito nulla. Gli feci cenno di accomodarsi e prima di chiudere la porta Margareth annunciò che avrebbe servito il té dopo pochi minuti. 
"Cos'hai da sorridere?" gli chiesi quasi brusco.
"L'hai fatto di nuovo. Non hai rispettato le regole del bon-ton. Sei stato anche troppo pigro per rialzarti da comune mortale quale sei... immagino la faccia di Margareth se avesse assistito" - il suo sorriso era diventato ora un sogghigno. 
Lui aveva visto il gesto dalla porta chiusa, mentre Margareth al massimo aveva creduto che mi fossi addormentato. 
"Che vuoi farci, ero preso da una faccenda e tu sei venuto a disturbarmi nel momento meno opportuno. E poi, di che ti lamenti? Tutto quello che so lo so solo grazie a te". Quel suo mettere in mostra l'evidenza mi dava sui nervi.
"Non mi lamento infatti, è uno di quei tanti casi in cui l'allievo supera il maestro" mormorò orgoglioso Cheung guardandomi dritto negli occhi.
"Già..." mi limitai ad annuire mentre dal mio portasigarette d'oro bianco sfilavo una sigaretta e l'accendevo. Fissai il fumo raggiungere lentamente il soffitto. 
Cheung mi fissò a lungo. "Sei inquieto... c'è qualcosa che dovrei sapere?" 
Lo fissai esitando poi mi lasciai sfuggire un sorriso amaro. "Perché chiedermelo... puoi riuscire tu stesso a scoprirlo ipnotizzandomi a tradimento, se solo volessi."
Cheung guardò altrove spazientito poi rivolse nuovamente la sua attenzione verso di me. "Non tutto è stregoneria Elton. Non tutto è magia, pratiche occulte ed esoterismo. I rapporti umani e le confidenze esistono ancora. Sembra quasi che la stregoneria sia una droga per te, sei ridotto... ad un automa. Quel giovane laureato di Oxford, pieno di talento, intraprendente e loquace che conobbi anni fa ad Hong Kong sembra scomparso." 
Ascoltai meravigliato la sua filippica dopodiché replicai. "Non so spiegarlo... ma quel giovane ragazzo non esiste più. Ho scoperto troppo presto quanti segreti, oscuri misteri nasconda questo mondo. Misteri che vanno al di là della nostra comprensione e ne sono rimasto nauseato. Sono nauseato dalla loro volgare esistenza, e di come essi convivano con le specie evolute e normali del nostro pianeta. Per questo anni fa ti chiesi di insegnarmi tutto ciò che sai, perché solo attraverso la magia avrei potuto trascendere la superficie di questo mondo".
"So a cosa ti riferisci... gli Ibridi" Cheung alzò gli occhi al cielo come se avesse sentito quella storia milioni di volte e ogni volta si sentiva in dovere di rendere disciplinato un bambino capriccioso. Ma quello non era un capriccio, era la storia della mia vita. 
Margareth entrò e servì il té, quindi lasciò la stanza.
"Non è come credi, e questo è forse il traguardo per cui ho tanto lottato nella ricerca in questi anni... " mormorai, più a me stesso che a lui. "Devi aiutarmi" dissi fissandolo negli occhi, mentre il fumo della sigaretta ombreggiava il suo volto. 
"Come se non l'avessi intuito... per questo sono qui. Silenziosamente mi hai chiamato attraverso l'oceano..." sorrise lievemente prima di aggiungere: "Cosa vuoi che faccia?" 
Meditai un attimo sulle parole da dirgli, spensi la sigaretta e sedetti alla mia poltrona di pelle color porpora dietro la scrivania di legno di mogano. 
"Questo essere che sto cercando è la cosa più importante in cui potrei imbattermi. Non so perché, non so spiegarlo. Il mondo lo accoglie come se fosse un angelo, una creatura celestiale ma non lo è. 
Quale ibrido lo è... ho studiato e analizzato uomini con geni di scimmie, serpenti giganti dalle zampe terrificanti, uomini con code, donne uccelli e tanti altri abomini della natura, ma questo... questo va al di là di ogni comprensione, anche se non conosco ancora la sua natura" - mi fermai un attimo a causa dello sforzo della confessione. Quella situazione minacciava di sconvolgermi. 
"So che puoi aiutarmi... il mio potere è grande, ma unito al tuo, diventa puro... lo sai. Senza margine di errore, un esercizio di stile senza precedenti. So che l'abominio si trova al di là di questo continente, ma si sposta, è sfuggente, danza nella mia mente senza mai fermarsi. Il suo movimento è... perfetto, come quello di una danza. Se non fosse un mostro sarebbe quasi affascinante. Ma la sua perfezione nasconde solo orrore e mostruosità". 
"Hai parlato di questo..."caso" al laboratorio scientifico?" chiese Cheung curioso.
"No, questa volta no. L'ho tenuto per me. Sei l'unico a saperlo. Di te mi fido." pronunciai quelle ultime parole con assoluta convinzione.
"Bene, allora. Iniziamo" disse Cheung alzandosi e chiudendo la porta a chiave. 
Mi alzai e attesi in un angolo mentre lui osservava con attenzione la scrivania e un attimo dopo la sollevava con lo sguardo come se fosse piuma, deponendola accanto alla parete più lontana della stanza. Spense la luce con la mano e in questo riconobbi che era più saggio di me. La magia non l'aveva ancora sopraffatto del tutto.
Riaccese le candele con lo sguardo e mi invitò a raggiungerlo al centro della stanza. Entrammo nel cerchio e creammo una sorta di catena. Io poggiai la mia mano sul suo avambraccio destro e lui fece lo stesso col mio. Era un gesto consueto per noi. I suoi occhi si fissarono sulla catena e una luce blu uscì dai suoi occhi illuminandola. Fui pervaso instantaneamente da un turbine di sensazioni... percepivo le immagini, ora vivide, di una donna con un bambino, e di due giovani visi pallidi che erano giunti per proteggerli. Vedevo la donna in quei ricordi... e l'attimo dopo in cui era caduta sotto il fuoco della mia torcia di legno. Avevo osservato la scena ipnotizzato, disgustato e sollevato da tale esito, mentre i due visi pallidi portavano via il bambino alla velocità della luce.
Spezzai instintivamente la catena e Cheung aprì gli occhi fissandomi sgomento.
"C'è qualcosa che devi dirmi?" chiese ancora incredulo, non tanto per la visione ma perché sembrava che avesse capito qualche oscuro e strano mistero nascondesse.
"Credo di sì... " iniziai, ancora stordito dal suo potere. "Ti ho già accennato prima di avere l'assoluta certezza che l'ibrido si trovi negli Stati Uniti, così la scorsa settimana mi sono messo in viaggio, cercando alla cieca qualche indizio, qualcosa che mi portasse a lui. Sono approdato a Washington, così... d'istinto. La prima notte decisi di restare nei boschi, per non lasciare tracce di me negli alberghi. Mentre riflettevo, mi accorsi che quattro persone discutevano a pochi passi dal mio giaciglio. Presi una torcia di legno e mi avvicinai seguendo il suono delle loro parole. Li vidi e rimasi sconvolto. Erano tutti e quattro simili, pallidi, dalle fattezze marmoree, anche il bambino. Ciò che mi colpì fu proprio quest'ultimo. Non era un bambino normale ma qualcosa di... non umano. Ho ancora i brividi al pensiero. La donna più anziana, per modo dire, non appena mi vide assunse una strana posizione di difesa, simile a quella di un animale, per fare da scudo al bambino. I suoi occhi emanavano una strana luce, sinistra e disumana. In un baleno i due visi pallidi più giovani portarono via il bambino e fecero perdere le loro tracce nella notte senza stelle. Io rimasi solo con la donna, che continuava a fissarmi e ricordo che mi disse: "Non sai ancora con cosa hai a che fare, sta lontano dal nostro mondo" mi fermai per un secondo prima di procedere. "In quel momento mi resi conto che quegli esseri sapevano di me anche se non sapevo come e, non so, ho voluto difendermi... non potevo lasciare che quel mostro, qualunque cosa fosse, intralciasse i miei programmi. Così scaraventai la mia torcia infuocata su di lei che lanciò un ringhio e un urlo come non ne ho mai sentiti in vita mia, neanche dagli animali. Le sue braccia si dimenavano nel fuoco mentre io indietreggiavo sconvolto, quando mi accorsi che l'essere cadde a terra, ormai del tutto carbonizzato e privo di vita. Non avevo più pensato a questa cosa, ed ero ritornato a casa per non dare nell'occhio per qualche tempo. Ma non ho smesso di pensare all'ibrido. Non erano loro che cercavo". 
Cheung mi aveva ascoltato con attenzione, ora sgomento ora affascinato, anche se sembrava non estraneo a quel tipo di racconto. Lo fissai in cerca di risposte nei suoi occhi, ma erano neri come il buio.
"Elton... prima nella visione ho visto altro, oltre alle immagini che anche tu hai visto. E prima di spezzare la catena hai mormorato qualcosa, non ricordi?"
Mi sembrava incredibile, non ricordavo di aver parlato. "No... non ricordo niente. Cos'ho detto?"
"Hai detto: Di sangue ha sete e dalle sue piccole mani puoi conoscere la sua mente." Cheung pronunciò quell'ultima frase lentamente. 
"Cosa vuol dire?" chiesi ancora più incuriosito.
"Quegli esseri che hai visto nel bosco non sono umani. Si dice che siano tra le specie più antiche della Terra" dopo aver detto questo, Cheung sollevò con lo sguardo il mio tagliacarte d'argento posato sulla scrivania, e lievemente, senza che me ne accorgessi, mi procurò un lievissimo taglio sulla guancia. 
"Ma che diavolo... " portai la mano alla guancia ma lui la bloccò, mostrandomi quel minuscolo rivolo scarlatto.
"Ecco con cosa hai a che fare. I bevitori di sangue. E l'essere che loro cercano di proteggere è solo una bambina, in parte umana. Ma il suo aspetto esteriore cela il più antico e pericoloso predatore del mondo".
Ero talmente sconvolto che vacillai, mi guardai intorno e non riuscivo a credere alle sue parole. Prima che potessi anche solo formulare un pensiero razionale le mie membra si irrigidirono e, dopo aver chiuso gli occhi, l'unica cosa che udii furono i vetri infranti delle finestre e dei mobili del mio studio, che galleggiavano senza peso né direzione, spettatori senza volontà della furia che mi dominava. 

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Capitolo 4
*** Mezze verità (Renesmee) ***


Come ogni sera sentivo i passi che si avvicinavano verso la mia camera, dovevo far finta di dormire, altrimenti avrebbero sentito che c'era qualcosa che non andava. Non volevo fargli vedere quanto soffrivo...chiusi gli occhi, cercai di respirare in maniera regolare....poi sentii le fredde labbra di mia madre posarsi sulla mia fronte, mentre la mano così dura, e forte di mio padre mi accarezzava i capelli, cercando di dosare la forza nel modo giusto.
Da quando ero nata avevano dovuto preoccuparsi fin troppo di me, anche semplicemente toccandomi e avevo causato non pochi guai, non volevo si preoccupassero anche del mio cuore, che ormai era stato strappato via.
Quando se ne andarono ripresi il respiro affannoso che avevo un attimo prima, era difficile fingere, ero sempre stata solare e ogni piccolo tratto di mal umore su di me non poteva che essere generato da qualcosa che mi feriva profondamente.
Ero cresciuta abbastanza per chiedermi cos’ero, quando c’era il mio tenero Jacob non mi importava, i miei occhi erano tutti per lui, ma adesso che ero rimasta sola non potevo fare a meno di chiedermelo, soprattutto dopo quello che era successo. Sapevo che mio padre non pensava che i vampiri avessero un’anima, e che mia madre era umana quando mi avevano messa al mondo, ma io ce l’avevo l’anima? Ce ne avevo mezza? Non ero nulla di preciso e ne soffrivo, volevo essere come i mei genitori, renderli felici, volevo che non dovessero preoccuparsi per me, volevo sapere esattamente quello che ero e quello che potevo fare.
Ero più vicina al mondo dei vampiri ma sentivo l’umanità dentro di me che mi tratteneva, l’unico umano che avevo conosciuto era il nonno, ma da quando eravamo andati via, non c’era più nemmeno lui.
Una volta avevo provato a chiedere alla mamma se avessi l’anima “Renesmee, non vedo perché tu me lo chieda, certo che hai un’anima, anche se tuo padre pensa di non avercela sono certa che non sia così, non devi preoccuparti amore, in tutto l’universo sei la sola bambina sicuramente degna di avere un’anima.” Mi rispose quasi offesa per la domanda che le avevo fatto.
Avevo paura di chiederlo a mio padre, non volevo fargli pesare anche questa, perciò mi tenni il mio atroce dubbio, sapendo anche che il mio essere né l’uno e né l’altro aveva reso di me una preda e che l’unico che avrebbe potuto darmi spiegazioni su ciò che ero era proprio colui che mi voleva nella sua collezione.
Si, io sapevo, sapevo che era me che voleva, tutta la mia famiglia aveva cercato di tenermelo nascosto, ma io la sera non dormivo quasi più ed avevo sia il tempo per pensare, sia quello per sentire e per capire. Mi consolava il fatto che al mondo esistevano altri ibridi, come li chiamava l’uomo che mi dava la caccia, tuttavia diversi da me, loro erano almeno sicuri di avere un’anima.
Mi chiedevo se Kane sapesse se ne avevo una anche io, mi immobilizzai al pensiero di chiedere una cosa così importante per me ad un uomo che mi voleva nella collezione dei mostri! Eppure non potevo parlarne con nessuno, per questo mi ritrovavo ad immaginare di doverlo chiedere al cacciatore, se Jacob fosse stato qui… solo lui avrebbe potuto consolarmi, come aveva potuto lasciarmi andare via? Non farsi sentire per tutto questo tempo? forse ora che ero cresciuta anche lui si era accorto del mostro che sono, e non mi voleva più bene, forse non valeva la pena di lottare per un mostro, si, doveva essere così. Due grossi lacrimoni scesero sulle mie guance, stavo per iniziare a singhiozzare ma non potevo, non dovevo far capire che ero sveglia, soffocai i singhiozzi e cercai di prendere sonno.
I miei sogni erano strani, come non mai, come se sentissi che nel mio sogno non ero sola, che il sogno che facevo era condiviso da qualcun altro, non era la prima volta, c’era un lupo con me, il mio lupo, si avvicinava ma non era mai abbastanza… e poi il sogno si bloccò lasciando visibile solo il nulla.
Svegliandomi di soprassalto mi ritrovai a ragionare sul sogno, avevo letto che i sogni erano delle riproduzioni dei pensieri che si accumulano nell’inconscio e si rimescolano durante la notte, generando le immagini chiare e intense che si percepiscono nel sonno, ma il mio sogno non era frutto solamente di un miscuglio disomogeneo di pensieri.
C’era qualcosa di più, sentivo gli odori, i sapori, i suoni, mi trovavo proprio in un altro luogo mentre sognavo, come se potesse essere possibile una smaterializzazione del corpo.
Anche se potesse essere accaduto ciò, le domande erano tante… dove mi trovavo? perché Jacob era con me? Perché il nulla ci avvolgeva? Mentre le domande circolavano nella mia testa in maniera caotica scesi cautamente al piano terra e sentii nell’altra stanza i miei genitori che parlavano
"Bella... Jacob non sa nulla. Non sa dove siamo né dove sia Renesmee. Non sa nulla di questa storia. Né lui, né il branco." Diceva mio padre a mia madre con sguardo teso.
Come Jacob non sapeva nulla? Non sapeva nemmeno dove mi trovavo? Ora si spiegavano un po’ di cose, tutti questi mesi pensando che lui mi avesse abbandonata, dicendomi che io non meritavo il suo affetto, che la mia mostruosità aveva cancellato tutto quello che avevamo fatto insieme. Forse anche lui stava soffrendo come me, forse gli mancavo almeno un po’, dovevo assolutamente rivederlo, dovevo stare meglio, qualche altro giorno in più e sarei impazzita. Mi diressi verso la grande sala in legno, le voci che sentivo provenivano da lì, sul divano erano seduti papà e mamma, di colpo me li ritrovai di fronte
“Renesmee tesoro, che ci fai ancora sveglia a quest’ora” disse la mamma con tono dolce, ma con aria alquanto spaventata e allibita, che neanche lei sapesse che Jacob era all’oscuro di tutto?
“Mamma, papà, mi dovete delle spiegazioni… Voglio sapere il motivo per cui siamo scappati da Forks.” Dissi, con voce acuta.
“Tesoro, te l’abbiamo detto, non siamo scappati, siamo venuti qui in vacanza, non ti piace la Russia?” Papà proprio non voleva dirmi la verità… infondo lo capivo, la verità era orribile, ma volevo che fossero loro a dirmela.
“Le bugie le conosco già… Voglio sapere il vero motivo per cui ce ne siamo andati!” Alla mia voce si guardarono l’un l’altro cercando qualche segno di approvazione, forse mia madre stava facendo leggere suoi pensieri a papà.
“Nessie, ci dispiace di averti mentito, ma era per il tuo bene, la verità è che siamo di nuovo in pericolo, ci danno la caccia, ma non devi preoccuparti di questo, se ne stanno occupando Jasper e Alice” disse con tono grave il mio adorato papà.
“Che genere di pericolo è? Perché Jacob non può stare qui con noi?” dissi a quel punto, sperando me ne parlassero sinceramente.
“Renesmee, cara, è un uomo che ci tormenta, si chiama Elton Kane, ci dà la caccia perché è interessato a te, tesoro sei troppo speciale, alcune persone capiscono questa cosa, ma sul serio non devi preoccuparti di nulla, nessuno ti potrà mai fare del male! Per quanto riguarda Jacob, Anche lui è in pericolo, anche lui è speciale come te, per questo abbiamo deciso di andare via, per non far arrivare Kane anche a lui.” Le parole di papà uscirono dalla sua bocca tutte insieme, per un momento il mio cuore smise di battere, non era possibile che anche il mio Jacob fosse in pericolo, non poteva essere, nessuno doveva toccarlo.
Non riuscii a trattenermi, delle lacrime amare cominciarono a scendere sul mio viso, non riuscivo a pensare a nient’altro che a Jacob, mi mancava troppo e non potevo pensare che lui non sapesse nulla di dove eravamo, che non sapesse che io soffrivo per lui, lui doveva assolutamente sapere quello che provavo e quello che sentivo.
Ma forse questo il mio inconscio lo sapeva già, ora capivo cosa significava il sogno… capivo che nel sogno non ero sola, ma c’era lui con me, ora sapevo che era l’unica cosa che ci legava, che anche se non era possibile nella realtà, potevamo comunicare tramite i sogni, potevo fargli sapere quello che provavo in sua assenza, ma ancora di più potevo dirgli che volevo solo lui.
“Piccola, non piangere, ci siamo qui noi, ci sono tante persone che ti vogliono bene, non lasceremo mai che ti accada qualcosa, non devi dubitarne mai!” Disse la mamma, come per consolarmi.
“Mamma, non capisci, io non mi preoccupo per me, mi preoccupo per Jacob, non sappiamo nulla di che fine abbia fatto, ho paura che il cacciatore lo trovi, al solo pensiero una parte di me muore. Io e Jacob siamo legati, fargli del male significherebbe farlo a me, dobbiamo impedire che lo trovi, non può rimanere da solo, io… io devo andare da Jacob, devo impedire che gli facciano del male!”
Le mie parole uscirono decise come non mai dalla mia bocca, guardai le facce allibite e costernate dei miei genitori, sembravano ancora più marmoree del solito. Forse la mia decisione non era la migliore, ma mi era impossibile stargli lontano, nessuno me l’avrebbe potuto impedire, non dopo aver scoperto che lui non sapeva quanto stessi male per la sua lontananza, mi feci una promessa: a qualsiasi costo io l’avrei trovato, insieme sarebbe stato tutto diverso!

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Capitolo 5
*** Dolore e furia cieca (Edward- Elton Kane) ***


S. Pietroburgo, Cullen residence, ore 19.05

La neve scendeva fitta e leggera dal cielo stellato. La osservavo dalla finestra e mi chiedevo cosa potesse esserci di più bello oltre quella meraviglia del firmamento che spargeva i suoi immacolati fiocchi sulla Terra impura e contaminata. Era un paradosso piuttosto affascinante, ma allo stesso tempo triste. Nel mondo c'era tanto male, inclusi noi, dipende dai punti di vista, ma uno spettacolo del genere ti portava a riflettere e per un attimo pensavi che forse non eravamo condannati come avevamo sempre pensato. Avevamo il privilegio di assistere a miracoli del genere. Ed era più di quanto molti di noi potessero sperare di ricevere in oltre cento anni di vita, mentre per un comune mortale esso è solo il ripetersi ciclico di un processo. La città era in continuo fermento per l'approssimarsi del Natale, ma per noi era un periodo come un altro. Non ci era permesso e concesso di festeggiare. Siamo solo statue viventi che ammirano, partecipano, sanguinano e qualche volta si commuovono di fronte alla bellezza della vita mortale. Ma nulla di più. Siamo la cornice, non il quadro.
Nonostante ciò non riuscivo a dimenticare che il male, ancora una volta, incombeva su di noi. E questa volta era in cerca della mia adorata figlia, la luce dei miei occhi, insieme a Bella. Il solo pensiero che una delle due potesse essere in pericolo mi faceva desiderare di distruggere tutto, il mondo intero, ma ovviamente non potevo. In cambio però mi sarei offerto in sacrificio al posto loro senza pensarci due volte. Avrei sopportato torture senza fine, avrei anche accettato di non rivederle mai più, se questo fosse servito a salvar loro la vita. Di gran lunga più preziosa della mia. 
Bella era stata in collera con me, per come avevo tenuto Jacob all'oscuro di tutto. Ma non potevo rivelargli nulla, avrei messo in pericolo anche lui e tutto il branco, che subito si sarebbero messi all'opera per proteggere Renesmee e fare a pezzi Elton Kane. Non potevo rischiare che uno scontro del genere avesse luogo perché non potevo mettere in pericolo la loro vita. Anche Jacob poteva essere pane per i denti di Kane, ma lui voleva Renesmee, soltanto lei. Come James una volta aveva voluto Bella. 
Bella aveva giustificato la sua collera verso di me con il motivo dell'abbandono, che aveva sperimentato lei stessa, e anche se non aveva voluto rinfacciarmelo di proposito ne avevo sofferto ricordando quel periodo lontano da lei. Era addolorata perché sapeva ciò che stava passando Renesmee lontana da Jacob, lo stesso senso di dolore e di perdita che aveva provato lei, e più di una volta mi aveva confessato che quando l'aveva fissata negli occhi aveva rivisto se stessa, anni fa.
Ma un attimo dopo, mi aveva posato una mano sulla guancia e mi aveva detto che aveva capito che l'avevo fatto per salvare tutti, ancora una volta. Anche se questo non faceva sentire bene nessuno di noi.
Amavo quella donna, mia moglie, più di me stesso. Da mortale o immortale la amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Lei era la ragione per cui ero venuto al mondo, anche se sembra un controsenso. 
Non so se sia sempre stato il mio destino l'essere dannato per sempre, ma sapevo, avevo sempre saputo, che era Bella il mio personale miracolo. Il motivo per cui ero venuto al mondo e per cui vivevo ancora adesso. E non avrei permesso a nessuno di farle del male, né a lei né alla mia bambina adorata. Renesmee aveva scoperto tutto, sentendoci parlare l'altra notte e io, per la seconda volta in vita mia, mi ero sentito senza forze e completamente solo. Come quando avevo visto Bella agonizzare dopo il morso di James. Questi ricordi mi apparivano ormai lontani, sfocati, ma bruciavano ancora nella mia mente come acido. 
Sentì aprire la porta del soggiorno lievemente e richiudersi senza il minimo rumore. Bella stava ferma sulla porta, senza muoversi. Era tranquilla ma anche inquieta. Io guardavo ancora fuori dalla finestra.
"Cosa c'è, amore?" le chiesi gentilmente senza voltarmi. Non ottenendo risposta mi voltai. Lei aveva un biglietto tra le mani e un'espressione preoccupata sul volto.
"Cos'è?" chiesi ancora, incuriosito. Lei mi raggiunse in due lievi passi falcati e mi porse il biglietto accigliata. Lo presi riluttante e lo osservai. Era di carta azzurra, delicatissimo, di filigrana. 
Riconobbi il gusto raffinato di Alice in tali scelte. Lo aprii e riconobbi la calligrafia aggraziata di Jasper. Già non mi piaceva. 

"Edward, Bella - sappiamo benissimo che non approverete questa temporanea assenza, l'abbiamo già fatto altre volte, ma per ora vi chiediamo solo di fidarvi di noi, come avete sempre fatto. 
Non ci metteremo in pericolo e non permetteremmo mai che qualcuno metta in pericolo la nostra adorata nipotina, né tutti voi. Non cercateci per il momento e vegliate sempre su Nessie. 
Torneremo presto da voi. 

Jasper & Alice 

Fissai Bella sgomento. Dove erano andati? E cosa avevano intenzione di fare? Sapevo che avrebbero badato a se stessi, ne erano capaci, ma non potevo fare a meno di preoccuparmi per loro, come Bella. Il suo viso era teso per la preoccupazione, sapevo bene quanto fosse importante per lei Alice, e non averla vicino in un tale frangente era come sopportare da sola il peso del mondo sulle proprie spalle.
"E' stata un'idea di Jasper" - dissi a Bella richiudendo il biglietto e lei annuì. Evidentemente lo aveva capito anche lei. "Questa situazione lo ha del tutto sconvolto" continuai "Anche se non lo da a vedere si sente toccato fin nel profondo... non so perché. Forse per la sua difficile iniziazione o per la sua sofferenza durante quel periodo. Conosce bene il male nelle persone. Tra noi è quello la cui debolezza lo ha reso più forte. A volte la sera quando andavo a dare la buonanotte a Renesmee lo sorprendevo in camera sua, seduto accanto a lei che dormiva sul letto, accarezzandole i capelli e cercando di tranquillizzare i suoi sogni. Poi le prendeva una manina e se la portava alla guancia, per verificare se fosse più tranquilla. Aveva uno sguardo che non riesco neanche a spiegare. Vuoto. Mi straziava vederlo così". 
Bella ascoltò con le lacrime agli occhi, dopodiché mi abbracciò e mi tenne stretto a sé. Per la prima volta nella nostra vita immortale piangemmo entrambi. 

Londra, National Institute of Hybrid Research, ore 22.45

Da quando Cheung era andato via, ero stato ossessionato dalle sue parole e dalla sua rivelazione. Un ibrido vampiro... mezzo umano. Una bambina. La cosa mi ripugnava oltre ogni dire. Ero talmente preso a consultare volumi, documenti in cerca di notizie che perdevo la cognizione del tempo. Ormai il laboratorio era la mia casa. Avevo cercato ogni voce, ogni parola, ogni cosa potesse riguardare una creatura simile... ma non c'era nulla. Niente di niente. Un mostro tale da non essere mai stato classificato né studiato da vicino. E io potevo avere quel privilegio, lo avrei avuto, a qualunque costo. 
Ecco cosa cercavano di proteggere quegli esseri nel bosco quella notte. E quel bambino portato via da quei due ragazzi era come lei, la bambina che cercavo. Mi ero lasciato sfuggire anche lui, dannazione!
Ma ora non aveva importanza, non era lui che cercavo. La bambina umana-vampira era diversa, lo sentivo. Ed era lei che dovevo trovare. Cheung aveva parlato di "specie tra le più antiche sulla Terra", "bevitori di sangue" e io ancora non riuscivo a crederci. Avevo visto tanto nei miei 28 anni di vita, troppo per un comune uomo della mia età, ma solo ora mi rendevo conto di quali misteri insondabili, oscuri e agghiaccianti era circondato il nostro mondo. Il nostro mondo... invaso da esseri come questi. Ero talmente disgustato che avrei vomitato, ma ero troppo concentrato sul mio lavoro. 
Mi alzai per riempirmi un'altra tazza di caffè, quando un vento gelido mi sfiorò la nuca. Le imposte si erano aperte, così le richiusi. Per un attimo osservai fuori. Tutti erano in giro per le strade, madri, padri, bambini, anziani, giovani... tutti si divertivano, qualcuno piangeva, qualcuno cercava di dare un senso alla propria vita. 
Buffo come l'intero mondo in cui vivi sia all'oscuro di qualcosa che tu sai e che potrebbe minacciare di sopraffarci da un momento all'altro. 
Stavo per rimettermi a sedere e riprendere il lavoro quando mi accorsi di due visitatori a dieci metri di distanza da me. Avevano un'aria vagamente familiare, come quando si cerca di ricordare un sogno appena fatto ma non si riesce. Erano vestiti in modo informale, avevano un'aria rilassata ma ostile al tempo stesso, e i loro volti erano pallidi come un lenzuolo immacolato, le fattezze senza ombra di difetti. 
I loro occhi color caramello liquido mi scrutavano con attenzione, come se cercassero di carpire in me qualche indecifrabile mistero. Li osservai con maggiore attenzione e un nodo mi attanagliò lo stomaco, non per la paura, ma perché li avevo riconosciuti. Erano i due visi pallidi che avevano portato in salvo il bambino vampiro nel bosco quella notte. Non mi facevano affatto paura, ma ero curioso di quella visita.
"Accidenti... chi non muore si rivede. Oh beh, scusatemi... dimenticavo che voi siete già morti. E che la vostra esistenza in questo mondo è solo un'aberrazione della natura" dissi fissandoli dritto negli occhi.
"Bravo Kane, hai fatto i compiti a quanto vedo" era stato il ragazzo a parlare. Sembrava un adolescente, anche se sapevo bene che non lo era. I suoi capelli biondi erano come i raggi di sole al buio e la sua voce chiara era come una melodia che ti trascinava lontano dal mondo terreno. Ebbene erano queste alcune delle loro caratteristiche, pensai affascinato. Bellezza, carisma, fascino, parvenza di gentilezza... tutti trucchi per celare la loro vera natura. La ragazza mi fissava accigliata, mi guardava ma in realtà sembrava pensare ad altro, quasi come se volesse scrutarmi. Sembrava un piccolo folletto venuto fuori da qualche fiaba come quella di Alice nel paese delle meraviglie, tutta candore e affabilità. Altro trucco. 
"I compiti? Niente affatto ragazzo... la vostra esistenza non è poi così segreta. Solo che nessuno fino ad ora vi ha porto rimedio" affermai glaciale. 
Il giovane vampiro sorrise in modo sinistro, poi posò il suo sguardo su di me. "A quanto pare non sai molto di noi, altrimenti non mi avresti apostrofato con il termine "ragazzo". No... hai chiesto aiuto per arrivare a noi. Ma credimi quando ti dico che ciò che hai in mente di fare non si realizzerà. Faresti meglio a tornare ad osservare animali e volatili, questo ti è ancora concesso". 
Rimasi indignato da tale affermazione. Quell'orrido mostro che cercava di dissuadermi dal dare la caccia a loro, i mostri per eccellenza! Tuttavia optai per un altro percorso.
"Siete gentili ad interessarvi a questo... a quanto pare anche voi sapete qualcosa di me. Bene. Ma non siete voi ad interessarmi, almeno non adesso. In futuro magari. Voi sapete cosa cerco. La bambina vampiro e umana al tempo stesso. Abbastanza da ripugnare tutto il mondo mortale al solo udire del termine."
Prima che potessi proseguire, il ragazzo vampiro lanciò un ringhio così feroce che risuonò nell'ampia stanza della biblioteca dell'istituto, facendo tremare mobili, sedie, e lampadari al soffitto. Mi guardò con occhi simili a quelli di un animale, distorti dall'odio e dalla sete di vendetta, dalla voglia di lasciarsi andare e farmi a pezzi. 
La ragazza folletto gli posò una mano sul braccio e disse gentile: "Non così, Jasper. Non siamo come lui. Pensa a Nessie". 
"Non siete come me? Potete ben dirlo!... Nessie... suppongo sia la bambina che cercate tanto di proteggere, giusto?" Fissai i loro volti di pietra e capii. "Bingo". 
La ragazza vampiro mi fissò con sguardo crudele e prima che potessi formulare un solo pensiero spiccò in una posizione diversa, pronta all'attacco. Scoprì i denti che scintillavano alla penombra della stanza e il suo sguardo racchiudeva il buio che separa la linea di confine tra un essere umano e un animale. 
Mi innervosì così tanto che mi bastò tendere la mano, concentrare tutta la mia forza del pensiero in quel punto e farle fare un balzo di tre metri all'indietro. Con una capriola disumana lei si rimise in piedi, sempre su quattro arti, come un felino pronto a spiccare il balzo. 
Il ragazzo fissò prima lei e poi me e senza dire una parola si avventò su di me alla velocità della luce. Non feci neanche in tempo a prevederlo. Mi scaraventò sul tavolo di legno spaccandolo in due, mi tenne per i bordi della camicia e mi fissò con uno sguardo capace di ghiacciare il sangue nelle vene. Il suo volto rivelava che avrebbe voluto uccidermi in quello stesso momento e i suoi denti appena scoperti lottavano contro la tentazione. Poi allentò la presa, mi fece rialzare tenendomi la manica con un solo movimento del braccio e si voltò. 
Ero incredulo, sembrava che stesse per andarsene, che avesse rinunciato a lottare. Poi si girò di scatto e dopo aver alzato il braccio, con una furia indescrivibile scagliò la sua mano da predatore sul mio volto, graffiandomi la guancia in modo permanente e letale. Il sangue seguiva le striature delle quattro dita che si erano avventate su di me e io non potei evitare di urlare a squarciagola. Li fissai entrambi con odio allo stato puro e in quel momento, per un solo attimo, avrei voluto essere come loro, per ripagarli con la stessa moneta. Avrei potuto usare le mie arti da stregone, ma sapevo che sarebbe stata una mossa incauta. Tutto a suo tempo. Mi portai la mano alla guancia, ormai violata e devastata in modo irreversibile. Prima di andare via il ragazzo, Jasper, come l'aveva chiamato il folletto malefico, mi guardò e il suo viso sembrava quello di una statua in movimento. "Questo è stato un atto gentile persino da parte mia, Kane. La prossima volta non sarai così fortunato. Guardati le spalle perché, ora che hai deciso di mescolare la tua vita alla nostra, non avrai più un attimo di tregua". Detto questo, lui e la ragazza uscirono senza che me ne accorgessi. 
Dal nulla feci apparire un fazzoletto che si stendeva nel palmo della mia mano e tamponai la ferita. Quei segni sarebbero per sempre rimasti incisi sul mio volto. Quel mostro orrendo. Almeno ora conoscevo il nome dell'ibrido... Nessie. Quasi come quello di un tesorino indifeso. Assurdo, come tutta quella situazione. Fu in quell'istante credo che feci un giuramento a me stesso. 
Avrei trovato quell'abominio ad ogni costo o avrei preferito morire. Ma sapevo già che, tra le due opzioni, la seconda non aveva la più remota possibilità di accadere. 

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Capitolo 6
*** Futuro cieco (Alice) ***


L’aria fredda di Londra si rifletteva sulle mie pallide guance marmoree, correvamo molto veloci, più di quanto avessimo mai fatto, dovevamo allontanarci il più possibile, dovevamo lasciarci alle spalle quell’essere spregevole. Non mi capacitavo di come Jasper avesse potuto contenersi in quel modo, era stato difficile persino per me, non avevo mai voluto un essere umano morto come in quel momento.
Non riuscivo a non pensare al suo sguardo, era quasi inumano, non aveva negli occhi nessuna pietà; forse era la consapevolezza di essere diventato come ciò a cui dava la caccia che lo rendeva un avversario terribile, lo aveva cambiato persino nell’aspetto fisico: lui non era più umano. Noi non avevamo altra scelta che essere mostri, certo potevamo non uccidere nessuno, potevamo limitarci ad avere contatti con gli uomini, ma eravamo comunque dei mostri, ma lui… lui era peggio di noi: era un mostro per sua scelta, era molto peggio di noi, di questo ero sicura.
Nessuno mai avrebbe potuto giudicare Nessie un mostro, anche di questo ero certa, nessuno dotato di compassione almeno, ma era evidente che questo sentimento gli era totalmente oscuro.
Le visioni che avevo su di lui, beh… avrei preferito non averle, erano più terrificanti di qualsiasi altra cosa avessi mai visto, e io avevo visto moltissimo. Ogni sua preda non aveva avuto mai una bella fine, una volta catturata le varie sfumature che avevano i suoi occhi si intrecciavano tra loro creando scintille infuocate, realizzando di averla finalmente in pugno, la portava in seguito nel suo laboratorio ed è lì che la sua insana follia prendeva il sopravvento, torturava senza pietà l’ibrido facendo ogni sorta di esperimento esistente, doveva provare di tutto, per capire, per gioire, gli toglieva ogni singola goccia di sangue avesse in corpo e la preda moriva ancor prima che si potesse placare la sua sete di conoscenza e di sperimentazione.
Era alla ricerca di qualcosa che avesse potuto resistere tanto da soddisfare tutta la sua brama, per lui era come una droga, non si sarebbe potuto mai fermare ed in Nessie riconosceva quell’essere così forte tanto da resistergli per un tempo quasi sufficiente.
Avevo rivisto la scena centinaia di volte, avevo sentito i sapori, gli odori e persino le grida delle sue vittime e non potevo permettere che a Nessie toccasse un destino così crudele, né a lei, ne a nessun’altro, Kane andava fermato. Si ma come? A quanto pare anche lui aveva dei poteri, bisognava fare delle ricerche, scoprire qualcosa in più su di lui…
Tutti questi pensieri mi avevano fatto agitare, per un attimo ringraziai il cielo che Edward non fosse con noi o gli sarebbe venuto il mal di testa, come ora ce l’avevo io, stavo per svenire, avevo sforzato troppo la mia mente, in cerca di visioni per aiutare Nessie, poi di colpo sentii una sensazione di pace, la mia rabbia si affievoliva pian piano, potevo ricominciare a sentire i suoni e i rumori che ci circondavano, guardai Jasper e lo vidi concentrato, quindi capii.
“Grazie tesoro...non puoi immaginare quanto ti sia grata per avermi calmato un po’… stavo per scoppiare.” Dissi guardandolo come si guarda il proprio salvatore personale.
“Di cosa devi ringraziarmi, piccola faccio quello che posso, per farti stare meglio, per farti essere felice, non voglio che i tuoi mal di testa ti facciano del male, devi stare attenta.” Era abbastanza preoccupato, mi faceva tenerezza quando si preoccupava per me, la paura era un sentimento che lo toccava da vicino.
Io potevo sentire quanto avesse paura, tutte le sue esperienze gli avevano insegnato sia ad accettare le sfide, soprattutto quelle pericolose, sia ad avere paura di queste. La sua formazione da vampiro lo aveva messo in pericolo non solo una volta e ora ne aveva i segni su tutto il corpo, come per doversi ricordare chi era, come per doversi ricordare che lo scontro era sempre in agguato. Più lo guardavo più mi chiedevo come avesse fatto ad arrestarsi e non uccidere Kane, lui voleva molto bene a Renesmee.
“Jasper, volevo dirti che prima mi hai stupito, hai fatto tanti passi da gigante, volevo che tu sapessi che sono fiera di te! Ti sei controllato benissimo, credo che sia la prova di quanto tu abbia imparato stando nella nostra famiglia.”
Al suono delle mie parole si fermò, con un colpo avventato mi cinse i fianchi, mi guardò negli occhi, accarezzavo le ferite sul suo corpo ripassandone il contorno, sorrise e sentii le sue labbra posarsi dolcemente sulle mie, era un bacio delicato, per lui ero come una bambola di porcellana, anche se ero dura come la roccia, aveva sempre paura che mi potessi fare male. Ah.. il mio Jasper, proprio in quell’istante così perfetto, che avrei voluto durasse un’intera eternità ebbi una terribile una visione.
Mi staccai violentemente dall’abbraccio di Jasper, con gli occhi sgranati: “No, non può essere, no!” riuscii solo a dire.
“Alice, Alice che succede? Sono qui Alice, non svenire ti prego non..”
Sentii solo quelle parole, pronunciate con un fervore improvviso e una preoccupazione inaudita, tipica di Jasper, poi arrivò il buio, non so per quanto tempo rimasi in uno stato di incoscienza, quando mi risvegliai ero a in un Hotel a Parigi, vicino a me c’era Jasper con in le braccia conserte, sembrava molto preoccupato.
“Ehi, cosa sta succedendo, Jasper” dissi con voce fioca
“Alice, Alice, sei sveglia, oh finalmente! Come cosa succede, non ricordi nulla?” era davvero preoccupato
“Veramente no! Ricordo che ci stavamo baciando e poi buio… ma dove siamo?” ero troppo confusa
“Alice siamo a Parigi, eravamo sulla strada per tornare in Russia, ma tu hai avuto una visione e sei svenuta, mi hai fatto prendere un bel colpo, nel pacchetto -diventa vampiro anche tu- non era incluso il non svenire?? Ricordo che hai detto qualcosa come -No, non può essere, no- e poi sei caduta tra le mie braccia perdendo i sensi”
Le cose erano andate veramente così come diceva Jasper? Ma allora perché non mi ricordavo nessuna visione? Cosa c’era in me che non andava? Fino a poco tempo fa avevo avuto tantissime visioni, ma non mi era mai successo di non ricordarne una, non poteva essere vero, era il mio dono quello, era parte di me, senza visioni non ero me stessa! Iniziai la ricerca frenetica in ogni angolo buoi della mia mente, per trovare almeno una parte di quella visione che sembrava scomparsa dai miei pensieri, ma non riuscivo proprio a trovarla. Non poteva essere scomparsa così nel nulla, era certo che l’avessi avuta, la mia mente non era poi così immensa da farla scomparire al suo interno, anzi era piuttosto ordinata, come la mia camera da letto, quindi dove diavolo era finita? Questa storia cominciava a darmi sui nervi, non potevo pensare che il mio dono facesse cilecca, mi dava già fastidio quando non riuscivo a percepire i cani...cioè i lupi, figuriamoci non ricordarsi di aver avuto una visione. Ragionando un po’ mi vennero in mente due sole spiegazioni:
1) La mia visione era talmente orribile che il mio cervello, in qualche mondo inconscio l’aveva repulsa. Era possibile, se il mio cervello fosse come un cervello umano ma il mio era troppo diverso.
2) Qualcuno, non si sa come, era entrato nella mia mente per eliminarla, qualcuno voleva che non vedessi, ma chi poteva essere e che cosa non voleva farmi vedere?
Dopo tali riflessioni guardai finalmente Jasper nei suoi profondi occhi con tono attonito, quasi colpevole, quasi volendo che mi sgridasse per aver perso nella mia mente quell’ importantissima visione e dissi
“Jasper…. c’è qualcosa di molto strano, non mi ricordo di aver avuto nessuna visione, che sta succedendo? Prima svengo, poi non mi ricordo nulla di quello che ho visto, aiutami ti prego, sono molto spaventata!”
Rimase fermo, immobile, sembrava un David, ma la sua espressione lasciava dire tutto…. Non ero l’unica ad essere spaventata, era una cosa nuova anche per lui e di certo non se l’aspettava.
Poi prese coraggio e con i suoi modi gentili, cercando di mascherare la paura, come al solito, disse
“Alice, dobbiamo andare da Carlisle, è l’unico che può aiutarci ed è l’unico che può cercare di capire che cosa sta accadendo alla tua mente.”
Con un cenno acconsentii e ci dirigemmo immediatamente verso la nostra nuova meta.

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Capitolo 7
*** Ritrovarsi (Carlisle) ***


S. Pietroburgo, Cullen residence, ore 20.50

Edward mi aveva appena raccontato della loro fuga e subito mi sentii sopraffatto dallo sgomento e dalla confusione. Non era la prima volta che Alice e Jasper, i miei due figli, avevano preso l'iniziativa per risolvere le cose a modo loro. La loro impulsività doveva essere maggiormente tenuta a bada, ma il loro coraggio era da ammirare. Ora avevamo a che fare con un nemico peggiore di quelli affrontati finora, peggiore anche dei Volturi in un certo senso. I Volturi erano nostri simili e fra noi potevano esserci divergenze di carattere esistenziale e comportamentale, nonché di un tipo di etica che solo loro ci tenevano ancora a sostenere con insistenza. Anche se trasgredivano in tutto, in un certo senso mantenevano l'ordine nel nostro mondo, e non permettevano che il sottile filo che legava il mondo mortale da quello immortale venisse spezzato e che entrambi i mondi sprofondassero nel caos, mescolandosi. 
"Io ho fiducia in loro, torneranno presto vedrai" dissi ad Edward seduto accanto a Bella sul divano.
"Anch'io mi fido di loro, solo... vorrei che non ci tenessero all'oscuro quando prendono una decisione. Siamo una famiglia e risolviamo le cose stando uniti" replicò Edward circondando le spalle di Bella con un braccio.
Mi avvicinai e le sorrisi rassicurante. "Dov'è Renesmee?" Lei mi guardò con occhi stanchi e cerchiati da profonde occhiaie. Nella disperazione non si era neanche curata di andare a caccia. Ma l'autocontrollo di Bella era qualcosa di formidabile, che non avevo mai visto in nessuno nella mia lunga vita. "E' di sopra, dorme" mi rispose lei cercando di apparire disinvolta, ma sapevo bene che soffriva. 
"Non dovresti ridurti così, devi essere in forze. Presto dovrai andare a caccia" le carezzai una guancia cercando di convincerla. 
"Oh, Carlisle... non posso pensare a questo in un momento così. Mi sento come... un essere chiuso in gabbia che osserva quelli che ama dall'interno, a cui stanno facendo del male e che non può fare nulla per aiutarli." disse stringendo forte la mano di Edward. 
"Troveremo una soluzione vedrai... siamo una famiglia. E nessuno può far del male ad un membro della famiglia senza coinvolgerne il resto. Lei sarà al sicuro, te lo giuro".
Bella mi guardò negli occhi speranzosa, cercando con tutta se stessa di credere alle mie parole, quando all'improvviso la porta del soggiorno si aprì e apparvero Jasper e Alice. Stavano bene entrambi anche se provati dalla loro misteriosa avventura. 
Mi spostai dal divano rivolgendomi verso di loro con sguardo di rimprovero ma Alice alzò un braccio. "Carlisle, ti prego. Rimandiamo le prediche a più tardi. Ci sono problemi di altra natura da affrontare" il suo tono non era arrabbiato ma rivelava una crescente preoccupazione mista a curiosità. 
Edward guardò Jasper e poi Alice, e in istante fu già al corrente di tutto. Corrugò la fronte marmorea e fissò il fuoco nel camino. 
"Al posto mio l'avresti fatto anche tu" era stato Jasper a parlare, fissando Edward con decisione.
"Non ne sono così sicuro... in questo modo l'abbiamo reso ancora più ostile verso di noi" replicò Edward continuando a fissare il fuoco. Bella lo guardava in cerca di spiegazioni.
"Cosa avrei dovuto fare? Regalargli una scatola di cioccolatini e dirgli "Vieni a fare a pezzi la nostra famiglia quando più ti fa comodo?" replicò Jasper in tono lievemente più alterato. 
Lo fissammo tutti. "Io non permetterò mai che le faccia del male. Mai! E' tua figlia, è mia nipote... e quel tizio maledetto deve starle alla larga o la prossima volta lo ucciderò!" Jasper si voltò sopraffatto dalle sue stesse parole, ma Alice gli posò una mano sulla spalla cercando di calmarlo. Lui posò la sua mano sulla sua e sorrise mesto. "Tesoro, ti ringrazio... ma questa è la mia specialità. E in questo momento non riesco affatto a stare calmo". Non riuscivo a vedere mio figlio in quello stato, tutti loro. Era davvero troppo anche per me.
Bella si alzò e disse: "Ok, raccontateci tutto. Cos'è successo?"
Fu Alice a prendere la parola, passeggiando distrattamente avanti e indietro per il soggiorno. 
"Siamo stati a Londra, a cercarlo. Credo che l'abbiate intuito. L'ho visto nelle mie visioni, cercava informazioni maggiori su Nessie. C'è stato uno scambio di parole abbastanza arguto dopodiché lui ha iniziato a fare il prepotente sfoderando a tradimento i suoi trucchetti di magia... beh, definirli trucchetti è offensivo. Kane è davvero bravo, è uno stregone a tutti gli effetti e il suo potere oscuro è immenso. Comunque... tra lui e Jasper c'è stata una colluttazione e... Jasper gli ha sfregiato la guancia in modo permanente. Credo che sia abbastanza arrabbiato adesso. E conosce il nome di Nessie". 
"Non credo che conti se non sa dove sia. Non lo sa vero?" chiesi ad Alice dopo aver ascoltato il suo racconto.
Lei mi fissò e replicò: "Non lo sa. Questo no. Non so se nel frattempo lo abbia scoperto e questo ci porta all'altro argomento che vorrei discutere..."
Edward era in silenzio, sapeva già tutto. Bella era incuriosita. Jasper meditava. Io mi limitavo a fissare Alice in attesa.
"Nel viaggio di ritorno ho avuto una visione. Sono svenuta e non ricordo cosa ho visto. Mi era successo anche quella volta in cui vidi Kane che cercava di mettersi sulle nostre tracce, ma in quel caso avevo ricordato tutto, come un sogno nitido e preciso. Ma ora nulla. Non ho più una visione, non so cosa stia accadendo nella mente di quell'uomo né riesco a prevedere cosa ha in mente per Nessie. Carlisle ti prego, devi aiutarmi! Cosa succede? Sto perdendo il mio potere? E'... capace di farmi questo?" pronunciò quelle ultime parole completamente terrorizzata.
"Lui non poteva sapere del tuo potere. Quindi non può averti tolto le visioni. Credi che in qualche modo l'abbia scoperto?" chiesi ad Alice. 
Lei era confusa e rifletteva. "Non lo so. Non sa che ho le visioni, questo è certo. Ma allora perché... com'è possibile? Non so se sia sulle nostre tracce, se abbia scoperto di più, non so più nulla!"
Bella si agitò ma si mise a sedere restando in silenzio. Jasper le andò vicino, si inginocchiò accanto a lei e le prese le mani, fissandola con dolcezza. Lei ricambiò lo sguardo. Il suo volto appariva già più rilassato e disteso sebbene una ruga invisibile di tensione solcasse la sua perfetta fronte di marmo. Erano ormai uniti da un profondo legame, simile a quello di un fratello e una sorella uniti dall'amore, dalla comprensione, dall'immortalità. 
"Grazie Jasper... " rispose Bella con dolcezza, carezzandogli una guancia. Jasper sorrise dopodiché tornò a noi. "Cosa faremo, Carlisle? Deve esserci una spiegazione..." 
"E' quello che mi sono chiesto anch'io... da quando ve ne siete andati" disse una voce alle nostre spalle.
Tutti ci voltammo di scatto e fissammo attoniti la figura scura, muscolosa e accigliata di Jacob, fradicia di pioggia.
"Come avete potuto?" disse venendo avanti "Io mi fidavo di voi, e mi avete tenuto fuori, all'oscuro di tutto!" la sua natura impulsiva stava cominciando a venire fuori.
Mi feci avanti per cercare di calmarlo ma lui indietreggiò. "No, Carlisle... per favore. Quello che mi avete fatto non si può neanche lontanamente giustificare. Mi avete portato via da lei, che è tutto per me. Mi avete privato della luce, dell'ossigeno, e ho creduto davvero di morire in agonia per tutto questo tempo. Di morte lenta." 
Jacob continuava a gocciolare pioggia ma sembrava che non gli importasse.
Edward si fece avanti e disse: "Jacob, ti prego di perdonarmi. Ma l'ho fatto per salvarti, per salvare tutti voi. Quest'uomo è il Male in persona e non si fermerà fin quando non avrà ottenuto ciò che vuole".
Jacob lo guardò disperato. "Lo so, ho parlato a lungo con Nahuel, mi ha detto tutto, tranne dove eravate. Si è rifiutato. Ma questo non giustifica ciò che mi hai fatto. Cosa credevi? Che non sarei stato capace di proteggerla? O di lottare per lei? Quel Kane non sa neanche con chi ha a che fare. Non respirerà neanche a cento metri da lei. Io non ho paura di ucciderlo, nonostante sia umano" pronunciò quelle ultime parole in modo gelido e tagliente.
Era sincero e in quel momento ebbi profonda compassione per lui, che era così giovane e pronto a macchiarsi di un crimine che l'avrebbe segnato per sempre. 
"Non guardarmi così Carlisle... non ci penserei due volte, lo sai... " iniziò poi si fermò di scatto fissando un punto indefinito nel vuoto. 
Dopo qualche secondo si voltò e tutti ci accorgemmo che Renesmee faceva capolino dalla porta, tenendo entrambe le manine sul viso di porcellana e sorridendo per la felicità. 
Jacob rimase serio, quasi come se non credesse a ciò che vedeva, poi si lasciò sfuggire un gemito di sollievo e commozione. Guardò Renesmee a lungo, fece due passi avanti e poi cadde in ginocchio continuando a guardarla. Renesmee venne avanti lentamente, il suo vestitino bianco aveva un lieve strascico che si muoveva ondeggiando mentre lei camminava. Con passi leggeri raggiunse Jacob e posò le manine candide sul suo viso. Jacob vide tutto in meno di cinque secondi e annuì, dopodiché la prese tra le braccia e la tenne stretta. 
"Anche tu mi sei mancata tanto, tesoro mio. Ho creduto di morire lontano da te" continuava a stringerla e intanto lacrime amare gli solcavano il viso dalla pelle olivastra, confondendosi con la pioggia.
"Sapevo che prima o poi saresti venuto da me, Jacob. Ho pregato per questo tutte le notti. E ti ho sognato tante volte. Ho sognato che venivi a cercarmi, ovunque fossi".
"Anch'io ti ho sognata tanto Nessie.. e credo che qualche volta i nostri sogni si siano mescolati e ci abbiano fatto ritrovare. Non sapevo dove fossi, ma ho seguito il mio istinto" le sorrise dolcemente carezzandole i capelli d'oro. Renesmee lo fissò a lungo, poi gli sorrise in modo irresistibile e posò un lieve bacio sulla sua guancia. 
Poi guardò Bella in modo timido sperando che lei non si arrabbiasse per il gesto ardito. Bella le sorrise commossa e annuì. 
"I vostri sogni... si sono mescolati.... " iniziò Alice riflettendo. "Hai detto che avete fatto lo stesso sogno durante gli ultimi giorni... e vi siete ritrovati?" chiese a Jacob ansiosa.
"Sì, è così..." rispose lui distratto continuando a guardare Renesmee negli occhi. Ormai era del tutto ipnotizzato. 
Alice fece un gesto secco e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. "Ecco perché... non riuscivo a vedere nulla! I tuoi sogni hanno intralciato le mie visioni, cagnolino!" esplose Alice in tono allegro e per nulla astioso verso Jacob. "Non vedevo nulla perché Mr. Lupo qui aveva monopolizzato Renesmee anche in sogno, rendendomi incapace di vedere il suo futuro. Beh, grazie Jacob, ma ora cerca di pensare ad altro" disse Alice allontanandosi e riflettendo. 
Jacob l'aveva a malapena udita quando all'improvviso Alice scattò fissando il soffitto, completamente in trance, e dopo due secondi cadde a terra completamente priva di sensi. Tutti accorremmo preoccupati verso di lei. Jasper la scosse con decisione "Alice! Alice! Ti prego, svegliati! Cosa succede? Carlisle fa qualcosa!" 
Le sollevai le palpebre e, con mio grande orrore, vidi che i suoi occhi erano completamente bianchi e non rispondevano a nessuno stimolo. Bella ed Edward esclamarono all'unisono: "Oh, mio Dio".
Jacob disse "Io non ho fatto niente... " e anche Renesmee si sciolse dal suo abbraccio per accorrere fulminea verso Alice. "Zia, che cos'hai?" esclamò e, senza che se ne rendesse conto, iniziò a piangere. 
Edward la raggiunse in un baleno, prendendola tra le braccia. "Non preoccuparti tesoro, la zia starà bene. Ha avuto solo un forte mal di testa".
Edward la teneva stretta, impedendole di guardare, ma Renesmee si dimenava cercando, inutilmente, di sciogliersi dal suo abbraccio di marmo. "Papà, ti prego! Cosa le è successo?? Fammi andare da lei!"
Intanto Alice riaprì gli occhi e cominciò a riprendere conoscenza. Jasper non smetteva di staccare gli occhi da lei, come tutti noi. 
"Sta bene tesoro, vedi, si è risvegliata" Edward la rassicurò dandole un bacio sulla guancia, mentre Renesmee si asciugava le lacrime con una manina e guardava in direzione di Alice per accertarsi che fosse vero. 
Alice si rimise a sedere ancora stordita e guardò Renesmee. "Sto bene tesoro, vedi... era solo un forte mal di testa" le sorrise cercando di essere più convincente possibile. Renesmee corse da lei e l'abbracciò forte. Alice ricambiò il suo abbraccio, mentre ci fissava tutti con grande agitazione. Tuttavia cercava di non darlo a vedere alla piccola. 
"Tesoro, perché non vai con Jacob in giardino, sono sicura che avrete tante cose da dirvi... io intanto cercherò di riposare un pò gli occhi". Alice la guardò con tenerezza ma Renesmee sembrava poco convinta. "Voglio essere sicura che tu stia bene, zia. Non farmi preoccupare per te, ti prego". la sincerità di Renesmee commuoveva tutti. Era una piccola donna matura in un corpo da bambina."
"Sto bene, davvero. Va' ora. Jacob avrà cura di te". Capendo al volo la situazione, Jacob prese Renesmee tra le braccia e lei, convinta dallo sguardo sorridente di Alice, si gettò tra le sue poggiando la testa sulla sua spalla.
"Vieni tesoro, andiamo a fare una passeggiata" disse Jacob dolcemente carezzandole i capelli. 
"Sì, tesoro" Renesmee imitò il suo tono con la sua vocina da soprano e questo fece ridere entrambi. Poi uscirono.
Jasper ritornò ad Alice e chiese: "Cosa è successo, Alice? Ci hai fatto spaventare a morte".
Alice chiuse gli occhi per un momento, poi disse tutto d'un fiato: "Ho avuto una visione, una visione orribile. Nahuel... è morto. E' stato Kane ad ucciderlo. Gli ha... semplicemente dato fuoco, con la sola forza del pensiero. E' riuscito a trovarlo, con le sue doti di stregone, perché l'aveva già incontrato. Oh, è stato orribile!... Credo si sia voluto vendicare dell'affronto che gli abbiamo fatto. Oh mio Dio, ma con chi abbiamo a che fare?" 
La domanda di Alice non trovò risposta, rimase sospesa nell'etere, mentre tutti noi restammo completamente pietrificati dalla sua rivelazione.

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Capitolo 8
*** PROVVEDIMENTI (Jasper) ***


Non riuscivo a staccare gli occhi di dosso dal mio piccolo e delicato folletto, tutte le visione che le erano giunte non le facevano affatto bene, era svenuta troppe volte, non riuscivo a capacitarmene, lei che era tutto per me soffriva, avrei dato qualsiasi cosa per poter scambiare le mie personali abilità con le sue, per non farla più soffrire, mi sarei addossato tutto per lei, solo per lei.
Nelle ultime parole pronunciate da Alice, io che riuscivo a comprendere molto bene i sentimenti delle persone, avevo individuato una paura folle, non ci aveva mai descritto nei dettagli le visioni che aveva su Kane, ma potevo sentire che non erano facili da sopportare: paura, ribrezzo, sconforto ecco le sensazioni che provava ogni volta. Odiavo Kane con tutto me stesso, faceva del male alla mia Alice e bramava di far del male anche alla piccola Nessie, mi voltai con la testa in cerca di lei, la vidi nel giardino che si era arrampicata sulle spalle di Jacob e che rideva finalmente, dopo Alice era la cosa più bella che avessi mai visto, la chiamavo “il mio piccolo miracolo”. Da quando lei esisteva potevo sentire che c’era ancora qualcosa che mi legava alla mia vita umana, lei ci faceva uno strano effetto, ci faceva riscoprire sentimenti seppelliti ormai da molto, troppo tempo. Lei era pura, buona ed ora che era tornato Jacob anche felice, non potevo che gioire di ciò, ma i miei pensieri si diressero verso altro… Abbassiai lo sguardo, e feci un sospriro… era felice ora, ma per quanto tempo ancora lo sarebbe stata? Quanto tempo avevamo ancora prima che Kane scoprisse le abilità di Alice e quelle di ognuno di noi? Strinsi i pugni quasi mi ruppi una mano, non riuscivo a sopportare l’idea che lui potesse varcare le soglie della mente di Alice e di quella di Nessie, i miei due miracoli personali, nessuno di noi poteva permettere che questo essere mostruoso mascherato da umano distruggesse la nostra famiglia, andava fermato e andava fermato subito. Da soli non ce l’avremmo mai fatta però, iniziai a pensare alle varie alleanze che potessimo fare, da bravo stratega che ero, Il clun dei Denali ci avrebbe aiutato, anche i licantropi, anche Zafrina, Senna e Kachiri, che dovevano vendicare Nahuel e Huilen, ma gli altri, quelli che erano venuti quando i Volturi credevano che Nessie fosse una bambina immortale, loro non sarebbero tornati per mettere a repentaglio la loro vita di nuovo.
Come potevamo fare? Eravamo in pochi per affrontare quello stregone, ci avrebbe potuto incenerire con la sola forza del pensiero, certo avevamo lo scudo di Bella e altre abilità a nostra disposizione, ma potevo sentire la forza del potere di Kane, in così pochi non avremmo resistito a lungo.
La mia mente vagava in cerca di alternative possibili, nessuna mi sembrava potesse funzionare, fino a che non pensai a loro: i volturi. Anche se avevano messo a repentaglio la vita di Nessie e la nostra, io li stimavo molto, erano loro che facevano rispettare le leggi e guarda caso una delle loro leggi era proprio quella che nessun umano avrebbe dovuto scoprire l’esistenza della nostra specie.
Kane sapeva troppo ed ero sicuro che la sua brama di conoscenza non si sarebbe fermata solo su Nessie, non ora che sapeva cosa eravamo, rappresentava una minaccia per tutti noi. Se avessi spiegato la situazione ad Aro cercando di sottolineare il fatto che il nostro segreto era in pericolo, ci avrebbe aiutato, se ne sarebbe occupato personalmente, dovevo andare a parlargli!
Mi sedetti accanto ad Alice, le accarezzai il viso, ripassandone il contorno, sembrava stessi toccando un tipo di marmo pregiato unico al mondo, mi avvicinai al suo orecchio, e le dissi
“ Tesoro, non preoccuparti di nulla, risolverò la situazione, vendicheremo Nahuel e Huilen e nessuno di noi sarà più in pericolo, te lo prometto, ho un’idea.” Lei mi guardò con i suoi grandi e profondi occhi e annui. Che sciocco che ero… sapevo benissimo che gli altri vampiri nella stanza avevano sentito quello che avevo detto, eppure non potei fare a meno di avere quell’attimo di finta intimità con il mio tenero e dolce folletto di marmo.
L’attimo fu interrotto dalle parole di Edward, come al solito aveva letto i miei pensieri e sapeva già tutto, come gli si poteva nascondere qualcosa?“Credo che Jasper debba dirci qualcosa”
“Edward ha ragione, credo abbiate sentito tutti che mi è venuta un’idea.” Dannazione ai miei pensieri, se Edward non fosse stato lì sarei partito come al solito lasciando un biglietto, invece ora mi tocca spiegare quello che ho intenzione di fare.
“Jasper, parla, ti ascoltiamo” disse Carlisle con le sue movenze sempre da gentil’uomo
“Kane è una minaccia, sia per Nessie che per noi, e con noi intendo la nostra razza, sono sicuro che la sua brama di conoscenza e sperimentazione sia inarrestabile, credo che ora che ha scoperto cosa siamo vorrà saperne sempre di più e noi stessi potremmo diventare sue prede. Ho cercato di pensare ad una strategia di difesa, convocando gli stessi amici che avevamo chiamato quando Nessie era in pericolo, ma sono sicuro che molti non interverrebbero di nuovo e che in pochi non riusciremmo a difenderci per molto. Allora mi sono ricordato di una cosa: la miglior difesa è l’attacco e gli unici che possano attaccare sono i volturi.”
Alle mie parole rimasero tutti a bocca aperta, tutti tranne Edward che già sapeva, sentivo tra loro un misto di paura, gioia e odio, non erano esattamente felici di chiamare in causa i volturi, soprattutto Bella, che più volte aveva dovuto affrontarli personalmente per salvare ciò che amava di più.
“Jasper, non lo so, credo che non sia una grande idea, per come la vedo io è meglio stare il più lontano possibile da loro, potrebbero trovare qualsiasi scusa per attaccarci di nuovo, sai che sono preoccupati che il nostro clun possa prendere il loro posto.” disse Bella, guardandomi come se credesse che fossi impazzito, avevo ragione, lei proprio non li sopportava.
“Bella, devi credermi ci aiuteranno. Qui non c’entriamo noi, ma le regole, una regola è stata violata, un umano sa troppo e il prossimo passo di Kane potrebbe essere quello di distruggere la nostra specie, i Volturi non possono permettere che questo accada, saranno costretti ad aiutarci, ci saranno addirittura riconoscenti per aver scongiurato una strage. Non devi preoccuparti andrò solo e parlerò io a nome di tutti.” Iniziavo a sentire che si erano quasi convinti del tutto, era un bene, prima si convincevano prima potevo partire e risolvere la questione. Solo uno di loro mi guardava in cagnesco, sembrava pronto ad assalirmi e mordermi la gola, ma non potei che ridere al pensiero di ciò… era la mia Alice che stava ringhiando.
“Jasper sei forse diventato pazzo? Come puoi andare da solo, non pensi che desidererei venire con te? Non pensi che loro potrebbero farti l’offerta di unirti a loro? Gli servirebbe qualcuno capace di manipolare le emozioni, che sia anche un ottimo stratega ed essendo solo non avrai possibilità di rifiutare… Non posso permettere che tu ti vada lì senza di me!” Ah… la solita Alice testarda! Mi fa sempre tenerezza quando si preoccupa per me, e pensare che io non la porto con me per lo stesso motivo, a volte mi chiedo se anche noi siamo telepatici.
“Alice, tesoro, non puoi venire con me, ti ricordo che Aro è molto interessato alle tue capacità, se venissi anche tu non so se questa volta ti lascerebbe rifiutare la sua offerta, per me non devi preoccuparti, cosa se ne fa di un vampiro che legge le emozioni altrui… non sono interessante come te! Poi sono capace di spiegargli molto bene la situazione, di persuaderlo. Stai tranquilla, sarò di ritorno presto e la situazione sarà finalmente risolta, intanto devi riposarti un po’, vai a caccia con Bella e riacquista un po’ di forze.” La guardai… era difficile separarmene ma per il bene di tutti dovevo andare, dovevo fermare Kane, le diedi un bacio sulla fronte e dissi “Guai a lui se ti farà venire altri mal di testa!”
lei sorrise e mi strinse forte la mano e disse solamente “Vai, ma torna presto”
In risposta annuii, poi salutai gli altri e mi diressi in giardino dove il mio piccolo miracolo, Renesmee, era intenta a tirare un po’ di terra addosso a Jacob, interruppi per un attimo la magia di quel momento e dissi
“Ehi piccola, lo zio deve partire per un po’, mi raccomando stai attenta alla zia Alice e ogni tanto se puoi ricordale quanto la amo, ti voglio bene piccina!” la cinsi in un’abbraccio e la feci volare per un secondo, poi la posai a terra, Jacob mi guardava in cagnesco, come se avesse paura che da un momento all’altro avessi potuto rompere la sua bambolina di porcellana.
Nessie mi guardò con i suoi occhioni dolci e unici e disse: “Non ti preoccupare zietto, ci penso io! Torna presto, ti voglio bene!” poi mi diede un bacino sulla guancia, ero lo zio più fortunato del mondo, di questo ero sicuro.
Salutai anche Jacob, dicendogli di chiedere agli altri dove fossi diretto e di farsi spiegare tutto, anche lui doveva sapere, poi mi avviai come un fulmine verso l’aeroporto… direzione Volterra.

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Capitolo 9
*** Dal Maestro (Aro) ***


Volterra, Sala riunioni dei Volturi, prima del crepuscolo.


Cosa significa vivere da oltre mille anni? Sono sicuro che alcuni di voi avrebbero voluto chiedermelo, prima o poi. Avverto la vostra curiosità. E' come un fumo invisibile, persistente e familiare, che entra nella mie narici e mi rivela tutta la vostra avidità di conoscenza. E' semplice rispondere a questa domanda, lettore. Io sono l'aria, il tempo, la roccia viva contro cui tutto si infrange e ne esce distrutto, disintegrato dalla potenza di ciò che sono. Tutti mi venerano e mi considerano il loro Maestro, il loro Vate o il loro Mentore... scegliete uno di questi nomi. Significano tutti la stessa cosa, e cioè che io sono eterno... nulla può distruggermi perché ormai vivo da così tanto tempo che sono diventato insensibile anche alla distruzione in sé.
Nella mia lunga vita ho visto imperi sorgere alla lieve luce del sole e crollare prima che scendesse il crepuscolo. Ho visto guerre, mondi imperfetti che si scagliavano l'uno contro l'altro in cerca di qualcosa che ancora oggi chiamiamo verità... anche se, ancora adesso, non so cosa sia quella verità che tutta l'umanità ha cercato invano per secoli. 
Posso solo dire che io sono vero, reale e la mia esistenza è la prova che qualcuno ha assistito all'orrore propagarsi per secoli interi senza che la sua mente sia stata travolta. 
Leggermente scossa sì, lo ammetto, ma essa ha la lucidità e la perfezione di un diamante... 
"Maestro, quanto ancora dobbiamo aspettare?" la lieve vocina da soprano di Jane mi distolse dal mio silenzioso racconto... come se fosse una novità.
Mi dispiace, miei cari, appetitosi lettori... mi ero lasciato trascinare. Vi racconterò di me un'altra volta. 
"Jane, mia cara... in tutti questi anni non hai ancora imparato che la pazienza è il valore più importante di tutti? Senza di quella... non arriveremmo da nessuna parte. E' il fondamento stesso di ciò che siamo. L'essere eterni ci porta anche a non aver fretta di nulla, in nessun caso. Prima o poi si arriva sempre al dunque" Jane mi osservava e ascoltava tutto ciò con le stesso fervore della prima volta. 
Non ero solo il suo Maestro, ma anche una sorta di padre e tutto ciò che usciva dalle mie labbra corrispondeva ad assoluta verità per la lei. 
Abbastanza banale per me, è vero, ma ormai ci avevo fatto l'abitudine.
"Stanno arrivando" Jane scattò come se una piuma infuocata le avesse solleticato l'orecchio. 
"Te l'avevo detto mia cara" le risposi in modo pacato e disinvolto. 
La grande porta di marmo egizio si spalancò ed entrarono Felix e Demetri seguiti da... non riuscivo a crederci... Jasper Hale. 
Era l'ultima persona che mi sarei mai aspettato di vedere. Soprattutto considerando che... ma ci arriverò tra un attimo. 
"Che io sia dannato... beh, credo di esserlo già. Jasper Hale! I miei due ragazzi ci avevano avvertito che avremmo avuto visite, ma non ti aspettavo davvero! Che squisita sorpresa!" mi avvicinai a lui in un invisibile colpo d'occhio e gli strinsi la mano.
Lui parve esitare per un impercettibile secondo poi strinse la sua mano alla mia. Quel ragazzo era perfetto. Bellissimo. Giovane. Con una lunga carriera vampiresca in ascesa! 
"Sono lieto di rivederti Aro" sembrava sincero anche se qualcosa lo intimoriva. Ero stanco di intimorire le persone! Io andavo sempre in cerca di novità, e quella di certo non lo era! Voglio dire, se anche i miei simili avevano timore di me, ero davvero messo male. 
Felix e Demetri si posizionarono alle due estremità della porta, in attesa. Loro avevano assimilato bene il concetto di "pazienza". 
"Cosa posso fare per te Jasper? Sono sicuro che non hai fatto tutta questa strada solo per una visita di cortesia" - gli dissi sorridendo ma in realtà ero davvero curioso di ascoltare cosa aveva da dirmi.
"E' una cosa complicata..." iniziò lui, visibilmente teso. 
"Adoro le cose complicate... " sorrisi in maniera sinistra, devo riconoscerlo. Tuttavia attendevo senza battere ciglio. 
"Siamo nei guai. Guai seri... " iniziò Jasper quando all'improvviso si fermò e guardò oltre le mie spalle. 
Alzai gli occhi al cielo, lievemente irritato per quella interruzione, poi mi voltai fissando i miei ospiti giunti a palazzo non appena cinque ore prima uscire da un pesante drappeggio scarlatto.
"Puoi dirlo forte, fratellino" irruppe Emmett con quella sua voce da aitante giocatore di football. 
Jasper era allibito, poi riprese l'uso della parola. Io lo osservavo incuriosito e anche divertito.
"Emmett... cosa diavolo ci fai qui?" lo disse più con curiosità che con irritazione. 
"Non potevo lasciarti le spalle scoperte fratellino..."
Io mi schiarì la gola fissando Emmett in modo eloquente. Si riferiva forse a me? In tal caso mi sarei offeso...
"Senza offesa Aro... ma non è che la nostra famiglia e la tua siano sempre andate d'amore e d'accordo. Quindi trattieni l'impulso di farmi fuori solo per quello che ho detto" Emmett sfoderò un sorriso a trentadue denti, alzando la mano in segno di pace. Jane lo fissava con occhi spalancati per l'eccessiva audacia e io... io ero solo curioso sulla visita di Jasper! 
Emmett continuò "Ci avevano avvertito di questa tua piccola incursione oltreoceano, così... abbiamo interrotto la nostra luna di miele".
"Avete?" replicò Jasper. 
"Abbiamo... " venne fuori anche Rosalie, la chioma bionda scintillante alla luce delle candele e la pelle perfetta. Sorrise a Jasper in modo fraterno e amichevole. "Non che ci sia dispiaciuto, non preoccuparti. Tanto ne avremo molte altre" abbracciò Emmett guardandolo in modo languido. 
"Sicuro, piccola" ammiccò Emmett. "E poi... eventi di natura superiore richiedevano la nostra presenza. Perciò non provare a discutere con noi".
Jasper si limitò ad annuire, poi sembrò mormorare qualcosa sorridendo. "Alice... "
Cominciavo ad annoiarmi. "Signori... mi sto quasi commuovendo mentre assisto a questa sdolcinata rimpatriata familiare ma ora per favore... ho qualcosa da ascoltare".
Jasper riprese il discorso. "Sì, è vero... Dunque, per farla breve, Renesmee è in pericolo. C'è un feroce cacciatore di ibridi che le dà la caccia, è di Londra. Alice l'ha visto in anticipo in due visioni che, cosa assolutamente strana ma vera, le hanno procurato una perdita di conoscenza in entrambi i casi. Questo tipo è assolutamente una bestia letale, nonché uno stregone davvero potente. Ha ucciso Huilen e Nahuel... quest'ultimo soltanto con la forza del pensiero. Gli ha dato fuoco. La ricerca ibrida è la sua ossessione e non vede l'ora di mettersi sulle tracce di Renesmee. Conosce il suo nome ma non l'ha rintracciata. Siamo a S. Pietroburgo già da qualche mese, perché lui era riuscito solo a captare questa "presenza" di Renesmee negli Stati Uniti. Si è fatto aiutare da qualcun'altro, non so chi, e ha scoperto di noi. Sembra che quest'altra persona gli abbia rivelato della nostra esistenza, di quella di tutti noi e del nostro mondo".
Dire che ero completamente allibito era un pallido eufemismo. Non solo ero stravolto dalla sua rivelazione ma in un certo senso anche affascinato. 
"Ecco perché eravate qui voi due... sapevate già tutto" mi voltai verso Emmett e Rosalie ed entrambi annuirono. "Un cacciatore di ibridi, hai detto?" chiesi e Jasper annuì. 
La mia mente vacillava per la sorpresa e la costernazione. Questo essere sapeva di noi... un essere umano. Non era come con Bella, era molto diverso. In un certo senso che Bella sapesse di noi non mi aveva mai allarmato del tutto, forse perché sapevo che era una persona degna di fiducia. Poi mi avevano predetto che sarebbe diventata una di noi, quindi questo mi aveva tranquillizzato. 
Ma adesso? Più che spaventato (io non sono mai spaventato davvero comunque, non nel senso comune che intendi tu lettore) ero... curioso. Certo, quest'uomo rappresentava una minaccia per noi e non mi sarebbe dispiaciuto osservare il suo corpo smembrato prendere fuoco davanti ai miei occhi...
"Perché non gli dici del ricordino che gli hai lasciato?" disse Emmett con enfasi. 
"Cosa?" chiesi io curioso. Jasper esitò poi disse: "L'ho sfregiato... in modo permanente. Mi aveva fatto saltare i nervi" disse in un tono che rivelava la sua prontezza a ripetere il gesto anche una seconda volta.
"Lodo il tuo coraggio, ma non la tua impulsività Jasper" gli confessai sinceramente. 
"E' quello che dice sempre anche Carlisle" replicò Jasper serio. 
"Carlisle e io un tempo eravamo in sintonia perfetta, un'unica mente divisa in due corpi. Ma non parliamo del passato ora. Cosa vorresti che facessi esattamente?"
La nostra conversazione fu interrotta dall'arrivo di Heidi che bussò alla porta, subito aperta da Demetri. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio e subito dopo si rivolse a me. 
"La sua cena, Maestro" annunciò Demetri con assoluta calma. 
Subito dopo Felix introdusse all'interno della stanza un uomo di circa quarant'anni, vestito con abiti sudici e con una profonda cicatrice sul sopracciglio sinistro. Lo fissai poco convinto poi mi rivolsi ad Heidi. "Non hai trovato di meglio?" 
"Maestro sa bene che in tarda serata non ci scopriamo mai troppo. E poi... è un trasgressore" rivelò con enfasi. 
"Un cosa...?" udii Emmett sussurrare a Rosalie. 
"Un trasgressore... non della nostra legge, bensì di quella umana. Voi peccate anche più di noi vero, umano? E anche in modo subdolo oserei dire" mi avvicinai all'uomo che mi fissava completamente terrorizzato. Probabilmente dai miei occhi. O dal mio viso. O da tutto ciò che mi riguardava. Stupendo! "Cosa ha fatto?" chiesi ad Heidi ma tenendo i miei occhi scarlatti fissi su di lui. 
"Stava cercando di derubare un uomo anziano ma, visto che lui opponeva resistenza... gli ha sparato. A sangue freddo. Caius l'ha sorpreso proprio a tre metri dalla nostra entrata segreta e io ho pensato che sarebbe stato... un buon divertimento per Lei" Heidi sorrise candidamente e io già prevedevo per lei un'ottima carriera futura come consigliere. 
"Bene bene... così hai assassinato un uomo che magari cercava solo di tornare a casa. Davvero poco originale da parte tua nonché molto... primitivo". Poggiai una mano sulla sua fronte e la picchiettai lievemente. "Mmm... davvero poca immaginazione in questa parvenza di cervello". L'umano deglutì freneticamente e di tanto in tanto si guardava intorno per essere certo di non essere impazzito.
Tutti mi fissavano con attenzione. I miei figli in trepida attesa. I Cullen cercavano di mostrarsi rilassati ma in fondo avevano ancora timore di me, anche se potevo giurare che si stessero chiedendo se non fossi diventato un buon samaritano a caccia di anime riprovevoli e basta. Niente affatto! Gli umani innocenti restano sempre il mio cibo preferito! Tuttavia... 
"Sapete che vi dico... questa storia del cacciatore mi ha tolto l'appetito. No... no, non credo che ti mangerò" dissi con candore all'uomo incapace di muoversi e ormai prossimo ad un collasso nervoso. 
Jane, Demetri e Felix si guardarono l'un l'altro. 
"Maestro... vuol dire che...?" Jane si stava chiedendo se fossi nel pieno delle mie facoltà mentali supponendo che volessi lasciarlo andare. 
"Jane cara... ho detto che non ho voglia di mangiare adesso ma ciò non vuol dire che..." non terminai la frase che con velocità disumana strinsi il viso dell'uomo nella mia mano di marmo. Sembrava quasi una lieve carezza, ma dopo pochi secondi il suo volto cominciò a bruciare e il fumo in poco tempo invase la sala. Lui si dimenava, si contorceva dal dolore afferrandomi e cercando di scrollare via il mio braccio. Ma dalla mia morsa non sarebbe mai uscito vivo. Potevo sentire attraverso la mano il suo cervello andare a fuoco, i centri nervosi disintegrarsi e un attimo dopo eglì cadde a terra privo di vita. 
Il suo viso emanava ancora fumo che saliva verso il soffitto. Sulla mia mano era rimasta qualche piccola traccia di sangue che... ripulì in fretta. Felix e Demetri provvidero a portare fuori il corpo. 
Io mi voltai verso i Cullen che mi fissavano ancora stupiti e raggelati. Mi lasciai andare ad una spontanea e liberatoria risata che riecheggiò nella sala. 
"Beh... cosa pensavate? Anch'io ho un senso dell'onore in certe cose. Magari un pò bizzarro, ma ce l'ho. Sarebbe stato un delitto lasciar vivere un malfattore simile!" esplosi con allegria. Evidentemente il mio nero senso dell'umorismo non riusciva a contagiareli. Scrollai le spalle rassegnato. "Tornando al nostro discorso di poco fa... certo è un bel guaio, miei cari signori. Quest'uomo sa troppe cose di noi... ma perché avete cercato me?" 
Rosalie si fece avanti e precedette Jasper e Emmett. "Mi sembra ovvio, Aro. L'unico che può sconfiggerlo sei solo tu. Non permetteremo mai che si avvicini a Renesmee, non arriverà neanche a vederla. Anche se tu non volessi aiutarci noi ci batteremmo con tutte le nostre forze affinché Renesmee non corra alcun pericolo". 
Riflettei per cinque secondi al massimo. "Che notizie potete darmi di questo essere?" chiesi, deciso forse, a tentare di aiutarli dopotutto.
"Si chiama Elton Kane. E' un esperto di ricerca ibrida e lavora all'Istituto Nazionale di Londra" intervenne Jasper.
"Io ho una foto" esordì allegro Emmett. La mia curiosità cresceva a dismisura. Jasper lo guardò stupito ed Emmett rispose al suo sguardo. "Beh, eravamo lontani e Rose era curioso di vederlo".
"Mostrami la foto" dissi ad Emmett impaziente. Lui mi porse un foglio di carta bianca e io li fissai curioso. "Ho detto la foto, non un foglio di carta" dissi ad Emmett prendendo scettico il foglio.
"Lo è, è una stampa. Una fotocopia a colori" Mi rispose lui serio. Io lo fissai ancora più stupito.
"Oh..." dissi infine deluso. "Davvero bizzarro questo mondo miei cari signori... e pensare che ai miei tempi le fattezze dell'uomo venivano riprodotte anche su tavolette di legno, su tele di quadri... è davvero affascinante questo mondo moderno..." sentivo gli occhi dei Cullen su di me mentre maneggiavo quel foglio sottile con estrema cura. 
"Allora? Siamo pronti per un pò di sana lotta?" la voce baritonale di Emmett echeggiò nella sala mentre lanciava un pugno in aria con fare allegro.
"Contegno, Emmett" dissi serio. Quanta impulsività, in questi Cullen! 
Mi concentrai sulla foto. Era un ragazzo biondo, di quasi trent'anni, di bell'aspetto. Aveva negli occhi una luce sinistra, che rivelava la sua malvagità anche attraverso quella semplice...stampa. Poi ad un tratto il suo volto mi divenne familiare, le sue fattezze mi ricordarono degli eventi che credevo ormai sepolti sotto le ceneri scure della mia lunga vita. Ma mi bastò un attimo per collegare tutto e all'improvviso la verità mi travolse come un sole scintillante di mezzogiorno. Mi voltai verso i Cullen sicuro di ciò che stavo per rivelare.
"Signori... quello che sto per rivelarvi potrebbe sconvolgervi ma vi assicuro che è la assoluta verità. Questo ragazzo è l'ultimo discendente di un uomo che ha ucciso la mia famiglia mortale oltre tremila anni fa, prima che io diventassi un vampiro. E sapere che qualcuno di quella stirpe infame è ancora in vita... mi fa molto arrabbiare".
Non riuscii a vedere che reazione avevano avuto i Cullen alle mie parole, tutto ciò che udii fu il soave disintegrarsi di quel foglio nella mia mano, che spargeva la sua polvere maledetta sul pavimento. 

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Capitolo 10
*** Inattesa scoperta (Emmet) ***


Quanto tempo ci metteva a decidersi? Io non vedevo l’ora di scendere in campo e suonargliene quattro a quello sbruffone di Kane, dopo un lungo periodo senza la presenza di alcun pericolo imminente, finalmente era arrivato il mio momento.
Mi stavo annoiando a morte, per questo ce n’eravamo andati in luna di miele, per l’ennesima volta, non che mi dispiacesse, Rosalie era così fuocosa, ma avevo bisogno di un combattimento all’ultimo sangue di tanto in tanto. Per chi viveva in eterno come me era difficile non annoiarsi e il mio passatempo preferito era la lotta, anche da umano adoravo cacciare, quindi questa situazione cascava a pennello.
“Allora Aro, mi par di capire che sei con noi, quindi… che stiamo aspettando, attacchiamo!” Mi ero stancato di aspettare che il vecchiaccio si decidesse completamente e cercai di forzare la mano… non avevamo mica tempo da perdere!
“Emmet, ragazzo, come dico sempre ai miei cari seguaci ci vuole pazienza, siamo esseri immortali, un’ora per noi è come un secondo umano. Ora devo discutere con Marcus e Caius, quindi gentili ospiti vogliate scusarmi per un istante.” Fece un inchino verso Rosalie, a quanto pare voleva fingersi gentil’uomo, ma era quasi un gesto per mancarmi di rispetto, poi si diresse verso gli altri con passo leggero e impercettibile.
Più ci pensavo più aumentava la mia rabbia, le parole e i gesti di Aro mi davano sempre più sui nervi, c’era bisogno di un po’ di azione, ne di sprecare parole inutili, ne di fingersi quello che non era, infondo lo sapevamo tutti che era un vecchiaccio spregevole.
L’attesa per me era logorante, ero in astinenza dalla lotta, finalmente dopo qualche istante le loro voci, come al solito pacate e caute per cercar di non farci sentire ciò che dicevano, si dissolsero nel nulla, Aro si avvicinò a noi, lo sguardo era puntato su Jasper, io non ero proprio calcolato, evidentemente l’antipatia era reciproca.
“Signor Hale” Cosa? a me aveva chiamato ragazzo e a lui signore? Ma tu guarda questo vecchiaccio, avrei voluto proprio vedere se avesse avuto la forza e il coraggio di battersi con me, ma purtroppo c’erano altre situazioni da risolvere, quindi strinsi i pugni e lasciai correre “Parlando con i miei fratelli abbiamo deciso che questo Kane è un pericolo per tutti noi ed acconsentiremo a porre fine alla sua vita” Stavamo già esultando, io ero felice che sarebbe presto arrivato il momento della lotta, Jasper era al settimo cielo, stava per porre fine alla sofferenza di Alice e Rosalie era finalmente più serena, teneva troppo a Nessie, quando capimmo che il discorso non era finito, dopo poco infatti Aro disse “ma, a due condizioni.” Ti pareva che doveva porre delle condizioni, quanto odiavo quella testa di pietra!
“Quali sarebbero queste condizioni a cui ti riferisci Aro” disse Jasper, non c’era da aspettarsi nulla di buono, le condizioni dei Volturi erano sempre a loro personale favore, sapevamo che sarebbe potuta accadere una cosa del genere, quindi eravamo pronti a tutto, io ero sempre pronto.
“ Amici cari, non siate preoccupati, la prima condizione che vi pongo è quella di non essere precipitosi, abbiamo tempo e in tale tempo vorrei che tutti sapeste più cose possibili sul nostro nemico, per saperne di più dovrete ascoltare la mia storia, vi dirò tutto su come si battono i discendenti dei Kane, le loro abilità e i poteri che hanno. La seconda condizione è che l’ultima decisione spetterà a me e ai miei fratelli naturalmente, lo uccideremo certamente, ma il come vorrei che lo lasciaste stabilire a noi.”
Dannazione…. dovevo aspettare ancora! Non ci potevo credere, a che ci serviva sapere come attaccava, non gli avremmo lasciato neanche il tempo di fiatare, così aspettando ancora un po’ non facevamo altro che peggiorare la situazione, Kane poteva preparasi ad un attacco e magari scoprire nuovi dettagli su Nessie, questo Aro mi aveva proprio scocciato! Mi girai verso Rosalie e Jasper, speravo che fossero in disaccordo come me, ma guardandoli negli occhi capii che erano abbastanza entusiasti, infondo le condizioni che ci aveva posto non erano impossibili, lo dovevo ammettere, però mi seccava lo stesso. L’unica cosa che mi fece stare zitto, anche se volevo urlargli addosso con tutto me stesso, fu lo sguardo di Rosalie, mi fece sciogliere completamente, si era tranquillizzata, per farla contenta avrei fatto il bravo bambino. Poi parlò Jasper
“Credo che le tue condizioni siano più che accettabili, se anche i miei fratelli sono d’accordo, potrai iniziare a raccontarci tutto sui Kane.” Jasper ci guardò aveva un sopracciglio alzato rispetto all’altro, era una smorfia dubbiosa, aspettava qualche segno di approvazione, noi gli facemmo un cenno con la testa, il mio era forzato, si vedeva benissimo, ma comunque era un segno.
“A quanto pare siamo tutti d’accordo, puoi procedere nel rispettare la prima condizione quando più desideri.” Continuò allora Jasper, ormai ero rassegnato dovevo subirmi ore di racconti sul passato di Aro…mi venne la pelle d’oca.
Cercavo di immaginare Aro da umano…. era da così tanto tempo un vampiro che rimasi stupito del fatto che si ricordasse ancora della sua breve vita mortale, chissà se era così egocentrico anche da umano.. mi scappò una risatina che ricacciai dentro di me appena sentii qualcosa di freddo e duro che con una forza inaudita si incagliò tra le mie costole, era il gomito di Rosalie, forse avevo esagerato.
“Jasper, Roslaie, Emmet, seguitemi, ci sposteremo in un luogo più consono per affrontare questa discussione.” Alle parole di Aro lo seguimmo subito senza battere un ciglio, non che ne fossimo veramente capaci, giungemmo in un corridoio stretto e lungo, fossimo stati esseri umani ci saremmo sicuramente sentiti a disagio per l’effetto claustrofobico che proveniva da quella prospettiva.
Non ci volle molto per arrivare davanti alla porta d’ingresso della stanza verso cui eravamo diretti , sull’architrave c’era un’iscrizione in lingua italiana, Aro la lesse : “Entrate, voi che dalle menti umane non volete esser ascoltati”, era una stanza normale dall’esterno, ma all’interno era di tutt’altro aspetto: era a pianta ottagonale e aveva il pavimento in marmo bianco, piuttosto antico e pregiato dall’aspetto, all’infuori di quella distesa di marmo non vi era nient’altro, era completamente vuota, non c’erano finestre e il solaio superiore era un grande specchio, era quasi più terrificante del corridoio oltrepassato poco prima. Ci fissammo, per un secondo, Rosalie mi strinse la mano, e poi chiesi a quel vecchiaccio qual’era il significato della scritta davanti alla porta, immaginando che sotto sotto se la stava ridendo per la reazione che avevamo avuto.
“Amici, questa è una stanza molto speciale, se non fosse necessario non vi ci avrei mai portato, è uno dei nostri segreti più oscuri, vedete stando qui dentro siamo immuni da ogni potere mentale, la stanza è stata creata alla fine del 1700 da un personaggio illuminato, era uno stregone molto potente e tuttavia non paragonabile a Kane, il suo potere è molto più forte. Ci è stata molto utile in passato e lo sarà sicuramente anche in futuro.” Disse Aro quasi orgoglioso di avere a disposizione un tale tesoro, ora mi era tutto chiaro, ecco perché Alice non era riuscita ad avere molte visioni riguardo ai Volturi… merito di quella stanza, che rabbia questi vecchiacci imbrogliavano alla grande…
“Forse è il caso di spiegarci qualcosa in più su Kane, il mistero s’infittisce sempre di più” Disse Jasper, lui al contrario mio non vedeva l’ora di saperne di più, nel frattempo io mi annoiavo… pensavo intanto a tutti i modi possibili per aggredire Kane, non sapevo di avere una così fervida immaginazione, mi stupii di me stesso, il vagare dei miei pensieri dovette però arrestarsi quando Aro mi prese per mano e lesse ciò che avevo in mente.
Rise per un attimo e poi disse: “Ragazzo, proprio non riesci a pensare ad altro, ricorda la pazienza è la virtù dei forti. Fammi il favore di ascoltare ciò che sto per dire.” Ma tu guarda che insolente ficcanaso, l’avrei ascoltato, ma l’avrei fatto solo per la mia Rose che altrimenti avrebbe dovuto picchiarmi di nuovo,anche se ciò non mi avrebbe fatto sorridere… quindi annuii cercando di non essere scortese.
“Sono passati circa 2000 anni da quando divenni un vampiro, mi ricordo ancora le facce dei miei genitori, non so più cosa voglia dire questa parola ma li ricordo bene, la mia era una famiglia abbastanza agiata, vivevamo nei pressi di quella che oggi è Firenze, il mondo allora era molto diverso da quello che avete conosciuto voi, si credeva molto nei fenomeni paranormali, c’erano oracoli, vegenti, streghe e stregoni, o almeno le persone credevano che fossero tali. Era la sera del mio compleanno quando accadde tutto, il regalo che avevo chiesto ai miei genitori non era uno comune, io volevo farmi predire il futuro, dovete sapere che loro, al contrario di tutti gli altri, non credevano nella magia, pensavano fosse qualcosa da sciocchi, tuttavia per accontentare il loro figlio avevano chiamato un potente stregone. Ricordo la mia felicità quando lo vidi varcare la soglia di casa, era un giovane biondo, dai lineamenti singolari, ma non era il suo volta ad avermi colpito, bensì i suoi occhi, i suoi occhi erano profondi e vuoti, come se fossero capaci di qualcosa di terribile. Il ragazzo si avvicinò a me, mi porse gli auguri e poi pose la sua mano sulla mia fronte, pronunciò delle parole in greco antico e lesse il mio futuro, quella fu la mia condanna. Si staccò di colpo da me era pietrificato, non credevo ci potesse essere qualcosa che i suoi occhi così enigmatici non avessero mai visto, ma era così, prese in disparte i miei genitori e gli comunicò in fretta e furia, quasi avendo paura di rimangiarsi le parole, ciò che in futuro sarei diventato, un vampiro, un bevitore di sangue immortale. Mia madre e mio padre non vollero credere a quell’uomo, erano scettici, non credevano a nulla che potesse aver a che fare con l’occulto, cacciarono il giovane di casa, senza nemmeno pagarlo e la festa continuò normalmente. Il giorno seguente, al mio risveglio lo vidi: era chino sulle sagome dei miei genitori, le mani sulle loro teste, pronunciò alcune parole nella stessa lingua che aveva usato la sera prima e gli diede fuoco, cercai di avvicinarmi per fermare quell’essere maligno, ma mi scaraventò a terra con la sola forza del pensiero, persi conoscenza e al mio risveglio trovai solo cenere. Andai a cercarlo per tutto il paese, ma si era dileguato nel nulla, ma non mi rassegnai. Dopo qualche anno, ero ormai cresciuto trovai una traccia dell’uomo e fu seguendo quella traccia che mi imbattei nella donna che mi trasformò, ma questa è un’altra storia.”
Eravamo come tre scolaretti che ascoltavano il maestro spiegare qualcosa di assolutamente impossibile… dovevo ammettere che anche io ero colpito dalle parole di Aro, così Kane discendeva da una famiglia così potente? Forse il vecchiaccio aveva avuto ragione a raccontarci la sua storia, per la prima volta in vita mia, e la mia vita era stata lunga, dubitai della mia forza, in questa occasione c’era bisogno di qualcosa di più di quello, dovevamo sul serio organizzarci se avremmo voluto batterlo.
Giunto a questa considerazione guardai Aro e gli dissi : “Continua, parlaci di come possiamo sconfiggerlo.”
Erano tutti scioccati, non si aspettavano che sarei potuto essere interessato a quel discorso, ma si sbagliavano, certo non vedevo l’ora di entrare in azione, ma mi resi conto che c’era anche bisogno di un piano per fare fuori quell’abominio di Kane.
Aspettavamo tutti con ansia che Aro ci rivelasse di più su questo Kane, noi dovevamo eliminarlo dalla faccia della terra.

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Capitolo 11
*** Un passato sconosciuto ( Elton Kane) ***


LONDRA, ELTON KANE RESIDENCE, ore 20.10

"Allora? Cos'hai scoperto?" chiesi impaziente a Cheung non appena ebbe chiuso la porta del mio studio.
"Beh, veramente..." 
Prima che potesse continuare lo interruppi con un cenno della mano. Subito dopo azionai il vivavoce sul telefono d'ottone poggiato sulla mia scrivania.
"Margareth, non passarmi nessuna telefonata e fa in modo che non venga disturbato per nessun motivo".
"Come vuole, signor Kane" obbedì Margareth con tono referente. Era un'ottima governante. Diligente, poco curiosa, affidabile. 
"Ok, dimmi tutto" mi rivolsi infine a Cheung. 
Lui rifletté per un attimo, profondamente assorto, poi si rivolse a me come se stesse esponendo la sua tesi nel giorno della laurea davanti ad una commissione.
"Innanzitutto devo congratularmi con te, è stata una mossa astuta quella di non pulire subito la ferita alla guancia e a non ricucirla con dei punti di sutura. D'altronde non potresti neanche far scomparire quello sfregio dato che sembra irreversibile".
Io lo guardai di sottecchi. "Ci ho provato, cosa credi? Ma non ci sono riuscito, neanche la magia è in grado di cancellarlo. Tutta colpa di quel viso pallido... Con il suo tocco maledetto mi ha marchiato a fuoco per sempre". 
"Già, così sembra" annuì Cheung, guardando altrove per non mettermi a disagio. "Comunque... ho fatto analizzare alcuni residui di pelle con il tuo sangue e... credimi, gli strumenti dei tuoi laboratori sono più efficienti di quanto tu creda" sorrise tra sé mentre rifletteva e dopo qualche minuto aprì la sua ventiquattr'ore prendendo un fascicolo spesso e dall'aria solenne. Inutile dire che morivo di curiosità.
"In base alle ricerche siamo risaliti al dna di quell'individuo. Graffiandoti ha lasciato sulla tua pelle una piccola ma più che sufficiente parte di sé da poter essere analizzata e questo è quanto ho scoperto" disse quelle ultime parole poggiando il fascicolo sulla scrivania. 
"Cheung, non ho tempo di leggere... perché non mi fai un riassunto?" gli chiesi sforzandomi di essere cortese. In realtà avrei voluto urlare a squarciagola per l'irritazione.
Lui sorrise brevemente. "Un riassunto non renderebbe giustizia a questa scoperta, credimi. Comunque, dal momento che me lo chiedi, lo farò. E' tutto vero, quel ragazzo è un vampiro e sicuramente anche la ragazza che era con lui. Ma sono due purosangue, nessuna traccia di materia ibrida in loro. Come in quella donna a cui hai dato fuoco nel bosco. Solo il bambino lo è. Anzi, lo era dovrei dire... è stato un gesto sconsiderato il tuo, lo sai".
Cheung mi guardò con aria di rimprovero ma io non feci una piega. 
"E' il giusto affronto per ciò che mi ha fatto quel viso pallido" replicai massaggiandomi la guancia deturpata. 
Cheung mi fissò per un attimo poi continuò. "Se vuoi vederla in questo modo. Veniamo al dunque... hai detto che la ragazza ha chiamato quel vampiro Jasper... è tutto esatto. Jasper Whitlock, agli inizi del secolo scorso. Era un soldato e fu trasformato in vampiro da una donna. Non ha passato un periodo felice all'inizio..." Cheung raccontava mentre sfogliava qua e là le sue carte per non tralasciare nulla. "Ma la cosa interessante qui è un'altra. Lui, come la ragazza, è legato ad una famiglia di altri vampiri e vivono come normali esseri umani inseriti nella società civilizzata. Non sono pericolosi, cercano di vivere secondo le regole degli umani. Si spostano con frequenza precisa, prima che qualcuno si accorga del loro aspetto immutabile... avevi ragione quando hai scoperto che l'ibrido si trovava negli Stati Uniti. Per qualche anno hanno vissuto a Forks, nella penisola di Olympia, Washington". 
Interruppi Cheung con un cenno. "Vuoi dire... che hai scoperto tutto questo semplicemente analizzando quelle tracce di sangue e di pelle?"
Lui sorrise poi scosse la testa. "No, certo che no. Quell'essere ha lasciato alcune tracce di sé su di te, questo è vero. Ed è bastato ad identificarlo. Questi esseri sono più conosciuti di quanto credano. Ci sono informazioni su di loro nei libri, negli archivi storici. Credono che nessuno sappia di loro ma non è così. Nel corso del secolo c'è chi ha incontrato uno di loro per caso oppure no. E abbiamo alcune testimonianze in merito. Non tutti sanno che sono vampiri. Alcuni li credono angeli custodi, altri semplici mortali dalla bellezza sconvolgente, altri ancora esseri che hanno fatto un patto col demonio chiedendo di non invecchiare mai. Le solite superstizioni. Vengono classificati così, come esseri leggendari. Ovviamente non esistono fotografie in grado di identificarli ma i loro nomi sono citati".
Tutto ciò era assolutamente troppo per me. Vampiri che vivevano nel nostro mondo come normali esseri umani, senza che le persone sapessero di loro e del pericolo che correvano. Non riuscivo a crederci. Stavo per disintegrare una matita dalla rabbia quando Cheung riprese a parlare.
"Una notizia interessante è che la mia storia è collegata ad uno di loro" disse pensieroso.
Io lo fissai interdetto. "Cosa vuoi dire?" 
"Come ti ho detto, Jasper Whitlock fa parte, insieme ad altri giovani vampiri, di una "famiglia". Il capoclan è un certo... Carlisle Cullen, da cui tutti prendono il cognome. E' il vampiro più anziano ed è un medico. A quanto pare è il più forte tra tutti, il più insensibile al sangue umano intendo, qualità sviluppata dopo anni di esperienza. Appena ho letto il suo nome, la memoria mi ha riportato indietro nel tempo, ad un racconto che il mio bisnonno era solito raccontarmi. Fino ad ora credevo fossero tutte leggende, il mio paese ne è pieno. Ma solo adesso ho scoperto che non è così. Alcune cose sono vere, anche se vanno al di là di ogni comprensione". 
Io attesi impaziente di ascoltare.
"Uno dei miei antenati più anziani, il più potente stregone della mia famiglia, tramandò questa storia nei secoli. C'è anche un documento che una volta ebbi l'occasione di vedere con i miei occhi. Tsao Wang, questo era il suo nome. Durante la Rivolta dei Boxer, definiti anche "Società dei Pugni Giusti e Armoniosi", agli inizi del 1900 in Cina, Tsao Wang fu ferito gravemente. L'intera città di Pechino era nel caos, un delirio collettivo minacciava di distruggere quegli equilibri raggiunti fino ad allora dal paese. Tsao Wang era talmente in fin di vita che non riusciva neanche a ricorrere alla magia per curarsi. Era disteso per terra e osservava le fiamme lambire i contorni della città. All'improvviso una figura si chinò verso di lui... Tsao Wang lo descrisse come un angelo biondo dagli occhi dorati, che illuminava la notte buia e infuocata. L'angelo in questione sollevò senza sforzo Tsao Wang e lo condusse in un capanno che non era ancora stato raggiunto dalle fiamme. Dopo pochi minuti sentì la morfina invadere le sue membra e perse conoscenza. Si svegliò dopo un'ora. L'angelo era ancora lì a vegliarlo. Tsao Wang si sentì subito meglio, le sue ferite erano state pulite, suturate, e disinfettate. L'angelo gli sorrise sollevato e stava per andarsene quando Tsao Wang gli afferrò il braccio e gli chiese di dirgli il suo nome, così da poterlo ricordare nelle sue preghiere. L'angelo obbedì dopodiché lasciò il capanno in un batter d'occhio. Tsao Wang non dimenticò mai quell'episodio e per tutto il tempo gli era sembrato di essere circondato da un'aura soprannaturale e benevola. Elton, quell'angelo era Carlisle Cullen". concluse Cheung fissandomi negli occhi.
Io gli restituii lo sguardo, tuttavia rimasi imperturbabile. 
"E allora? Cosa vuoi che dica? Alleluja ai vampiri solo perché uno di loro ha salvato la vita a un tuo trisavolo un centinaio di anni fa?" chiesi sarcastico. In realtà l'intera faccenda minacciava di distruggere il mio autocontrollo e la mia sanità mentale in un certo senso.
"No... sono scioccato quanto te. Ma forse reagisco diversamente perché non sono nuovo a questo tipo di storie e molte generazioni prima di me hanno assistito alla loro presenza o visto qualcuno di loro per caso. Nella mia famiglia sono quasi tutti stregoni, veggenti, così era facile per loro avvertire presenza di tali creature. Alcuni erano malvagi e altri no. Avrai notato che questi che hai conosciuto non hanno esattamente le caratteristiche dei comuni vampiri... Non sono come ci vengono descritti nella letteratura. Niente denti aguzzi, niente unghia lunghe e affusolate, pelle diafana al punto giusto e inoltre si definiscono "vegetariani", ossia si nutrono solo di sangue animale. A quanto pare non sono seguaci del conte Dracula!" Cheung rise di gusto dicendo quelle ultime parole.
"Non è divertente... neanche un pò" mi alzai dalla poltrona per schiarirmi le idee. Mi avvicinai alla finestra per guardare la pioggia cadere lenta, inesorabile. Mi sembrava di poter udire il rumore di ogni goccia e l'attimo prima di abbattersi sul suolo. Era come una musica dolce dal ritmo costante e ricorrente. Poi la rabbia riprese a montarmi dentro, minacciando di sopraffarmi. Riuscivo a malapena a controllare le mie emozioni. 
"E dell'ibrido? Hai scoperto qualcosa?" chiesi a Cheung cercando di distrarmi.
"Poco... non c'è ancora nulla su di lui. O meglio lei. Non è in questo mondo da molti anni. Anche se qualcuno l'avesse conosciuta i Cullen hanno fatto di tutto per preservare la sua identità. Sappiamo che si chiama Nessie e nient'altro. Anche se..."
"Cosa?"
"Beh... il fatto che sia metà umana e metà vampiro fa pensare ad una sola cosa... " lasciò la frase in sospeso in modo enfatico.
Ero sconvolto. E se anche lui pensava ciò che stavo pensando io voleva dire che era scioccato quanto me. Tuttavia finì la frase al posto mio.
"La bambina-ibrido è il risultato di un'unione tra un vampiro e un'umana. O viceversa. Dev'essere per forza così". 
"Non riesco a crederci. Tutta questa storia è... " non riuscii a finire la frase. Mi sentivo male. Davvero male e non solo psicologicamente. Forse avevo la febbre.
"Cos'hai Elton? Stai sudando... e sei pallido" Cheung si alzò e venne verso di me, sentendomi il polso. Scrollai la sua mano dalla mia e mi allontanai. 
"Può darsi. Non lo so... odio questa assurda storia. Ma allo stesso tempo non posso fare a meno di pensarci. Devo trovare quell'ibrido a qualunque costo. E ora che ho tutte queste informazioni non mi fermerò di certo. Hai detto che si sono allontanati. Dove sono adesso?" chiesi ansioso. 
"Questo non l'ho ancora scoperto... dimentichi che io non sono un veggente. I vampiri possono avere molti poteri e non so se abbiano captato le tue intenzioni e nel frattempo abbiano preso provvedimenti". 
"Beh, non resteranno nascosti ancora per molto. Prima risolverò questa faccenda meglio sarà per la mia salute, sia fisica che mentale" dissi in un soffio asciugandomi il sudore dalla fronte con un fazzoletto.
Cheung mi guardò con compassione. "Dovresti riposarti. Sei davvero provato e intrattabile in questi giorni. Una volta non eri così. Ma ora è come se stessi per sprofondare in un baratro cupo dal quale nessuna forza benigna potrebbe tirarti fuori". 
Lo ascoltavo a malapena. Avevo un mal di testa feroce e le tempie mi pulsavano. 
Cheung aprì la porta e prima di richiudersela alle spalle disse:
"Elton, lascia che ti dia un consiglio. Non mescolare la tua vita a quella di questi esseri, perché non appena lo farai la tua anima sarà ridotta ad un velo lacerato. Le tenebre ti inghiottiranno e ti stringeranno in una morsa letale. Qui non si tratta più di ricerca e di novità nella scienza del progresso. Si tratta della tua vita. Guarda avanti e non voltarti più indietro. Potrebbe essere qualcosa più grande di te stavolta". Esitò per un attimo poi chiuse la porta. 
Avevo udito bene ciò che aveva appena detto, ma la realtà era che non potevo più tornare indietro ormai. In quel baratro ero già caduto e non avevo voglia di risalire in superficie. 
Cercai di mettere a fuoco questi pensieri, di convincere me stesso che quella ormai era l'unica strada sensata da proseguire... quando una fitta di dolore mi scosse per tutto il corpo e mi fece cadere con violenza sul pavimento. Anche se a me era sembrato di precipitare al rallentatore lungo un sentiero di oscuri misteri. 

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Capitolo 12
*** Preparativi(Bella) ***


S. Pietroburgo, Cullen residence, ore 20.10


Guardai l’orologio, erano le 20.10, era quasi ora di cena per le famiglie normali, ma non per la nostra, nella nostra famiglia non c’era nulla di normale, l’unico barlume si intravedeva nel rapporto che c’era tra Renesmee e Jacob. Mi limitai a guardarli con aria speranzosa, erano seduti sul tappeto damascato della sala a gambe incrociate, stavano finendo di ultimare un puzzle, contai quanti pezzi aveva il puzzle, erano 1000 ed ecco che il barlume di normalità lasciava la stanza, era impossibile per una bambina di 6 anni fare un puzzle di 1000 pezzi eppure la mia piccolina ci riusciva con una facilità inaudita. Renesmee era speciale, anche più di noi, non mi importava granchè della mia vita ma nessuno doveva provare a portarmi via Nessie o Edward, erano le due sole cose che veramente contavano per me. I miei pensieri erano rivolti sempre a loro e in questo caso all’uomo che voleva far del male alla mia piccola e ai miei fratelli, perché ormai erano diventati tali, che stavano correndo un grande pericolo nell’essere ospiti di Aro. Alice aveva avuto una visione e aveva detto che Aro ci avrebbe aiutati, ero abbastanza felice, ma come sapevo bene ottenere l’aiuto di Aro significava concedergli qualcosa, avevo paura di quello che lui avrebbe potuto voler in cambio, poteva essere qualsiasi cosa, potevo essere io, infondo mi avevano detto che era stato alla ricerca più volte di uno scudo contro i poteri mentali, ma poteva anche essere Edward o Alice o peggio ancora Nessie, tremavo al pensiero che potesse accadere una cosa del genere, perché per noi Cullen non poteva esserci un po’ di tranquillità? Il caos che si era generato nei miei pensieri era così forte che non mi ero neanche resa conto di aver involontariamente spostato il mio scudo e che Edward, seduto sul divano affianco a me aveva sentito tutto, lo capii solamente quando mi strinse più forte tra le sue braccia, la mia goffagine se n’era andata e così il rossore sulle mie guance, eppure andavano a fuoco. 
“Bella, tesoro, sai che non devi preoccuparti per me, né per Alice, noi siamo capaci di badare a noi stessi e per te e Nessie non c’è pericolo, ci sono io qui a difendervi e non sono solo, c’è Jacob, Carlisle, Esme, Alice, siamo una famiglia e nessuno potrà mai permettere che a te e Nessie succeda qualcosa, siete tutta la mia vita, non devi dubitarne mai!” Disse il mio Edward, era sempre così protettivo nei miei confronti, anche se ora ero più forte di lui, per un attimo persi la concentrazione i suoi occhi potevano ancora ipnotizzarmi e se il mio cuore fosse stato funzionante scommetto che in quel momento i miei battiti si sarebbero arrestati, Dio come l’amavo… 
Feci un bel respiro, per abitudine, più che per altro e poi risposi: “ Amore, lo so che tutti voi ci proteggerete sempre e comunque, solo che lo sai, non mi fido di Aro, non posso dimenticare il suo finto buonismo e i suoi occhi rubino che svelano la sua crudele essenza. Mi terrorizza, per soddisfare se stesso sarebbe capace di tutto… spero che Jasper ci chiami presto..vorrei sapere come stanno andando le cose, Alice è un po’ che non ha più nessuna visione e questa volta Jacob non centra nulla, sono un po’ preoccupata.” Ero preoccupata davvero, stavano accadendo troppe cose strane allo stesso tempo, più il tempo passava, più io ero agitata. Poco dopo le mie parole squillò il cellulare di Alice, era Jasper.
“Oh, tesoro come stai, ho avuto una visione, ho visto che Aro ci aiuterà, è vero? Ah, meno male… ma come ci sono delle condizioni? Quali condizioni? Pensavo peggio, per fortuna nulla di impossibile. C’è dell’altro? Ah..ora capisco tutto, ecco perché non riuscivo a vedere più nulla, stavo cominciando ad agitarmi, ma tu guarda che segreti hanno… Allora è deciso? Dobbiamo venire lì? Va bene, aspetterò la prossima chiamata, mi raccomando stai attento, sono in pensiero per voi, saluta Emmet e Rosalie. Anche io ti amo, a presto.” Queste erano state le parole di Alice in risposta alla chiamata, guardai Edward con aria enigmatica, sapevo che lui era già al corrente di tutto, volevo che mi raccontasse ogni singola cosa avesse detto Jasper, ma lui era troppo buono, aspettò che fu Alice a raccontarci tutto, così poco dopo fu lei che prese parola
“ Jasper vi saluta tutti, ha detto che la mia visione era esatta, Aro ci aiuterà, ma ci sono due condizioni, non vi preoccupate, nulla di terribile, ha voluto raccontargli qualcosa in più sul nostro nemico, come prima condizione, Jasper mi ha spiegato che Kane è un discendente di uno stregone molto potente che ha ucciso la famiglia umana di Aro moltissimo tempo fa. La seconda condizione invece è che sia Aro a decidere come morirà Kane, comunque ha assicurato a Jasper che non potrà fare del male più a nessuno.” 
Alle parole di Alice fui invasa da un mix di sentimenti, odiavo Kane con tutta me stessa, ma farlo uccidere da Aro, non avrei augurato quella sorte nemmeno al mio peggior nemico, tanto disprezzavo quel vampiro, era comunque un umano ed io ero ancora dotata di compassione. Ormai però non potevo fare più nulla, le condizioni erano state accettate e non restava altro che pregare per l’anima di quello stregone spregevole, sempre se ne avesse avuta ancora una. Avevo già ricominciato a vagare tra i miei pensieri quando
“Aspettate c’è dell’altro, non posso avere visioni sui volturi, ne su Jasper e gli altri, Aro li ha condotti in una stanza, nessun potere mentale può varcarne la soglia. Al momento temo che siamo isolati, per questo ho detto a Jasper di chiamarci presto, almeno così avremmo altre notizie. E poi… non appena avremo il segnale dovremo andare a Volterra, se lo scontro ci deve essere Aro vuole che sia lì, dove conosce il territorio come le sue tasche e dove Kane non potrà sfuggirci, lo stregone d’altro canto non ci metterà ancora molto a capire dove siamo ora, forse sarà meglio spostarci di nuovo.” Aggiunse Alice, a quanto pare le sorprese non erano finite, mi guardai intorno, i volti dei presenti erano tutti pensierosi, povero Edward, doveva subirsi tutti i pensieri confusi dei presenti nella sala, non lo invidiavo per nulla. Mi aggrappai a lui come fossi una scimmietta e gli accarezzai dolcemente la schiena, per una volta volevo essere io di supporto a lui, in risposta mi guardò con dolcezza, era come se fossero tutti spariti, come se nella stanza fossimo solo io e lui, innamorati più che mai, intenti a goderci quel momento perfetto. Dopo tutto questo tempo facevo ancora fatica a credere che un essere così perfetto potesse aver amato me, una semplice e goffa mortale ed averla trasformata in ciò che ero oggi. Nella sala però non eravamo veramente soli e infatti poco dopo Jacob prese la parola
“Scusatemi ma a me non ci pensate? Dovrei venire con voi in un luogo pieno di succhiasangue, non so se riuscirò ad essere così forte da placare la mia ira, io sono nato per uccidere quelli della vostra specie, non vi offendete, voi siete innocui Cullen, parlo dei succhiasangue con gli occhi rossi. Però mi rifiuto di lasciare sola Nessie, voglio e devo stare con lei.” Non aveva tutti i torti, sapevo che per lui era molto difficile stare a contatto con il nostro mondo, ci aveva raccontato di quello che aveva fatto per cercare Nessie, di tutti i vampiri non vegetariani che aveva dovuto incontrare, sforzandosi come non mai, prima di riuscire a trovarci.
“Jacob, non devi preoccuparti di questo, non si sa ancora quando dovremo partire, quello che posso dirti è che non porteremo mai Nessie nella residenza dei volturi, lei per metà è umana, non scordarlo, il tuo compito sarà quello di proteggerla. Prenderemo una casa in affitto nelle vicinanze di Volterra e voi due ve ne starete lì, mentre noi andremo a discutere il da farsi con Aro. Ma devi ricordarti di una cosa, ti sto affidando mia figlia, avrai una responsabilità immensa, qualunque cosa succeda Kane non deve trovarla, mai. E’ chiaro?” Edward aveva ragione, la cosa migliore che potessimo fare era affidare la piccola Nessie a Jacob.
“Certo che è chiaro, darei la mia vita immediatamente per salvarla, non devi preoccuparti, quando sarà il momento potrete contare su di me” Disse Jacob quasi offeso, poi si rivolse a Nessie, scompigliandole con una mano i morbidi riccioli “Piccolina, fin quando ci sarò io con te non dovrai temere nulla e ti giuro che non ti abbandonerò mai, nessuno potrà dividerci.” Nessie in risposta lo strinse forte a sé, era una scena davvero dolce, per il momento c’era una brezza di tranquillità nell’aria, ma dovevamo tenerci pronti, presto saremmo dovuti andare in Italia e i miei ricordi di Volterra non erano affatto piacevoli.

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Capitolo 13
*** Cambiamenti (Elton Kane- Rosalie) ***


Londra, Elton Kane Residence, ore 22:40

Non ricordo per quanto tempo rimasi in stato d'incoscienza. 
Mi sembrava di vagare per un sentiero oscuro, minaccioso, ma era come se lo stessi facendo ad occhi aperti. 
Potevo vedere il mio corpo steso per terra, scosso dai tremiti e, di tanto in tanto, le mani stringersi a pugno come per afferrare qualcosa che sfuggiva al mio controllo. 
Nel "sogno" vedevo me stesso dall'alto e allo stesso tempo percepivo invisibili ragnatele d'acciaio e di carne stringere il mio corpo, come se volessero adattarsi ad esso, uniformarsi alla massa. 
Credevo di essere sul punto di impazzire. Forse Cheung aveva ragione, probabilmente stavo impazzendo e quella vicenda mi aveva del tutto sconvolto. 
Una strana e misteriosa forza si stava impossessando di me, anche se il mio corpo lottava per scacciarla via riconoscendola come un'entità estranea. Invano. 
Non riuscivo a rialzarmi e le membra erano doloranti come se fossero state trafitte da mille lame. 
Riuscii ad udire a malapena il lieve bussare alla porta del mio studio. Una volta, due. Tre. Una voce lontana, indistinta ripeteva il mio nome. Poi la porta venne aperta, me ne resi conto dal lieve filo di vento che mi raggiunse e che alla mia pelle risultò caldissimo, quasi bollente. Come se una corrente di vapore avesse invaso la mia mente saturandola di nebbia.
Abbastanza strano visto che eravamo a dicembre.
Percepì la presenza di Margareth china su di me, mentre cercava di rianimarmi scuotendomi le spalle gentilmente. Un attimo dopo con violenza. 
"Signor Kane, mi sente? Signore!" ora udivo la sua voce perfettamente. Era... cristallina, ne percepivo ogni minima sfumatura, ogni impercettibile cambiamento di tonalità. 
E non mi era mai sembrata così stridula come in quel momento. Riuscii ad aprire leggermente gli occhi e la vidi raggiungere il telefono sulla scrivania. 
Sicuramente era sul punto di chiamare un'ambulanza. 
"Margareth, lascia perdere..." la mia voce mi appariva leggermente diversa. Non diversa in modo particolare, solo... più doppia e come se lasciasse dietro di sé una dolce eco.
"Signor Kane, ma lei sta male... la prego devo chiamare qualcuno" mi disse poi armeggiò con i tasti del telefono. 
Non mi resi neanche conto che mi ero rialzato in un batter d'occhio, come se il mio cervello avesse dato il comando al mio corpo prima che me ne accorgessi. Afferrai la cornetta dalla sua mano più bruscamente di quanto volessi ma senza farle male, anche se ciò non bastò ad evitare che Margareth mi guardasse in modo strano. Come se stesse guardando me sotto altre spoglie. 
"Margareth, non c'è bisogno, davvero. Mi sento già meglio". Sembrò convincersi ma continuava a fissarmi.
"Come desidera, signore. Vuole che le prepari una tazza di tè?" chiese con una certa timidezza. No, non era timidezza, ma timore. Non si era mai comportata così.
A dire il vero non ne avevo voglia, non avevo voglia di quello stupido tè che ogni giorno intendeva propinarmi. Non sapevo neanch'io di cosa avessi bisogno, sapevo solo che avevo una sete terribile, ma avevo anche fame. Margareth attendeva una mia risposta e di tanto in tanto distoglieva lo sguardo. Non sapevo se lo faceva per me o per lei stessa. 
Avrà creduto che fossi impazzito. Vedendola così, completamente inerme, fragile, in attesa, qualcosa si scatenò dentro di me. Una cosa assolutamente nuova e orribile. 
Mi venne voglia di morderla. Mi voltai e spalancai gli occhi, del tutto atterrito dalla sorpresa ma anche dal piacere di quel pensiero. Sapevo bene di cosa avevo sete. Del suo sangue. 
Invece di essere disgustato da tale pensiero ne fui elettrizzato. Margareth alle mie spalle cominciò a respirare frettolosamente, quasi come se mi avesse letto nel pensiero. Riuscivo a sentire la sua agitazioni, i suoi minimi sbalzi d'umore e il suo cuore come se battesse direttamente nelle mie orecchie.
Mi voltai verso di lei, sorridendole: "Un tè lo prendo volentieri. Grazie Margareth" dissi infine sperando che uscisse. Volevo restare solo.
Lei esitò riluttante, poi mi fissò ancora una volta, dopodiché uscì veloce come il vento. Aveva davvero fissato il mio volto o mi ero solo impressionato?
Mi sentivo bene nonostante un attimo prima giacessi al suolo in stato catatonico. Percepivo fin nel profondo la robustezza e la compattezza di ogni mia fibra muscolare, la perfezione di ogni terminazione nervosa e ogni minimo movimento o cambiamento di temperatura all'esterno. A dieci isolati da casa mia un bambino si era perso in un supermarket e cercava con ansia sua madre. A quindici isolati un cane camminava sotto la pioggia abbaiando di tanto in tanto contro il fato avverso che lo aveva colpito. A venti isolati una ragazza sorrideva estasiata per l'anello di fidanzamento regalatole dal suo ragazzo. Tutto ciò era davvero strano. I miei poteri non si erano mai spinti fino a tanto. 
E poi, ero sempre stato io a volerlo non il contrario. Ero sempre stato io a controllare le persone, ad avvicinarmi alle loro menti, non l'opposto. 
Ora non potevo fare a meno di percepire tutte quelle cose, anche senza volerlo. Non sapevo se esserne felice o terrorizzato. Fuori pioveva. La pioggia veniva giù con la stessa violenza di una cascata. 
In quel forte scrosciare dell'acqua mi sembrava di udire una sinfonia musicale, le gocce cadevano con cadenza precisa, ritmica, senza margine di errore. Tutto era programmato per accadere in un certo modo. Sapevo che entro cinque minuti avrebbe smesso. E così fu. Indietreggiai con stupore e il sangue nelle vene divenne ghiaccio. 
Non per modo di dire ma sentii indistantemente un cambiamento di temperatura nel mio corpo. Cominciai a sudare. Temevo di perdere di nuovo conoscenza ma non accadde.
Sentivo freddo e caldo allo stesso tempo. Raggiunsi lo specchio accanto alla finestra e mi guardai. Ero assolutamente stupefatto da ciò che vedevo. 
Prima di tutto e cosa più importante e sconvolgente, il mio volto non era più deturpato. Le striature erano scomparse, completamente rimarginate, come se non fossero mai esistite. 
Come se fosse stato tutto un sogno o peggio, un incubo. Ero sempre io, ma allo stesso tempo mi sembrava di fissare una persona diversa. I miei capelli biondi erano lucenti alla luce della sera, i miei occhi azzurri ancora più splendenti, l'unica differenza erano le pagliuzze color caramello che mi sembrava di scorgere in entrambi. Come se si accendessero ad intermittenza ad ogni battito di ciglia. 
La pelle del mio volto era ancora la stessa, sulla fronte c'erano ancora le stesse piccole e invisibili rughe di sempre, ma allo stesso tempo era come se un velo di perfezione l'avesse levigata, migliorandola. Non era perfetta, ma aveva una parvenza di resistenza e pallore che prima non aveva. 
Non sapevo come spiegarmi quella trasformazione. A meno che... 
Non riuscivo a crederci. La realtà mi colpì come un pugno allo stomaco. Quel terribile essere doveva avermi infettato. Con quel suo tocco maledetto mi aveva in qualche modo cambiato o reso diverso da ciò che ero. Ma cos'ero allora? Un vampiro no di certo, il mio cuore batteva ancora e riuscivo a udire il sangue pompare ad ogni battito. Nelle vene, nelle tempie, nei polsi e nel collo. Quindi non ero morto.
Tuttavia c'era qualcosa di diverso, ne ero sicuro. Mi sentivo forte, i miei cinque sensi era sviluppati al massimo e riuscivo a percepire gli eventi anche a miglia di distanza. In quello stesso momento provai una rabbia furibonda, incontrollabile. Gli oggetti intorno a me cominciarono a tremare, la piccola clessidra d'oro stava per cadere dalla mia scrivania e frantumarsi ma era come se vedessi quella caduta al rallentatore. 
In un attimo allungai la mano con un movimento leggero e veloce e la ripresi in tempo, per deporla con grazia al suo posto un attimo dopo. 
Non mi sforzai per compiere un simile gesto, ormai tutto in me sembrava aver assunto quella caratteristica. Quella di essere aggraziato ma in modo disumano, nonostante io fossi ancora umano. 
Anche se ero agitato e in conflitto con me stesso decisi che dovevo calmarmi e così anche gli oggetti intorno a me smisero di tremare. Era come se in qualche modo avessi provocato in loro la mia stessa agitazione. Come quella che avevo visto prima negli occhi di Margareth. Qualcosa che ero io a scatenare.
Santo cielo, Margareth! Sicuramente aveva notato anche lei che le mie cicatrici erano miracolosamente scomparse... Cos'avrà pensato? Potevo ancora fidarmi di lei?
Non potevo restare in quella stanza un minuto di più. Afferrai cappotto e sciarpa al volo e deciso a chiedere spiegazioni a Cheung. Prima di uscire vidi con orrore che il corpo di Margareth era steso per terra, privo di vita. Il lampadario di cristallo in cucina le era caduto sopra la testa, uccidendola sul colpo. Era sicuramente accaduto quando avevo fatto tremare tutti gli oggetti con il mio stato d'animo e Margareth aveva pagato con la vita. Ero a pezzi ma al momento non potevo pensare a quello. Uscii portando con me l'immagine della tazzina in frantumi e del tè sparso sul pavimento. 

Volterra, Domus silentii, 24:00

Eravamo in quella stanza solo da mezz'ora ma una strana energia mi aveva avviluppato a sé. Ero sicura che la avvertivano anche Emmett e Jasper ma non ne facevano parola. 
Sapevo che chi era all'esterno non riusciva a cogliere i nostri pensieri, né il Corpo di Guardia né gli altri vampiri che sapevano che eravamo lì. 
Aro ne aveva parlato come di una stanza "speciale" ed era inutile dubitare della sua parola. L'aveva definita "Domus silentii", letteralmente "Casa del silenzio", perché ai vampiri all'esterno le nostre menti apparivano "silenziose", quasi incapaci di formulare un pensiero, come se fossero in stato vegetativo. Ma non era così. Era solo uno scudo molto potente, quasi più potente di quello di Bella. 
Lo stregone che l'aveva costruita aveva fatto senza dubbio un lavoro eccellente e chissà quante volte i Volturi lì dentro avevano spiato le nostre mosse senza permetterci di vedere le loro. 
"Oh, ora mi offendi Rosalie cara..." Aro si rivolse a me con finto dispiacere, costringendomi a fissarlo. Aveva letto la mia mente ovviamente.
"Beh, non puoi biasimarmi per averlo pensato..." replicai sorridendo leggermente ma i suoi profondi occhi scarlatti mi suggerirono che era meglio restare neutrale. 
Aro si limitò a fissarmi per tutta risposta e distolse lo sguardo. Era sicuramente preso da tutta quella storia per pensare ad altro.
Vidi Jasper tornare indietro dopo che si era appartato in un angolo per telefonare ad Alice e fece un cenno con la testa ad Emmett facendogli capire che era tutto a posto. 
"Quanto mi manca la cara Alice... che potere straordinario possiede, mi sarebbe tanto utile..." iniziò Aro ma non appena vide l'espressione di Jasper si fermò portandosi una mano alle labbra a mo' di scherzo.
"Scusami... non ho potuto fare a meno di ripensarci, ma non temere. So che non acconsentirebbe mai ad unirsi a noi".
"Io non temo nulla Aro e so che non accetterebbe mai di unirsi a voi. Non c'è bisogno che me lo ricordi" il tono di Jasper era tagliente.
Emmett gli diede una lieve gomitata nelle costole ma lui non fece una piega. Il mio scimmione giocherellone... 
"Credo che abbiamo cose più importanti da discutere" disse Emmett cercando di cambiare discorso. Funzionò. 
Aro guardò tutti noi con aria concentrata poi disse: "Bene, come promesso, vi darò una mano in questa piccola missione dedita all'uccisione di un comune nemico. Per quanto riguarda me non vedo l'ora e credo sia lo stesso anche per voi. La prima condizione mi sembra che l'abbiate rispettata, avete ascoltato la storia del mio legame con quell'uomo e del perché meriti la morte. La seconda condizione è di vitale importanza e solo se siete d'accordo acconsentirò ad aiutarvi. Tutto dovrà svolgersi qui, nella mia città, perché l'essenza del nostro potere si trova qui. Qui regnano i Grandi Anziani dotati di poteri inesauribili. Ovviamente i nostri poteri uniti ai vostri saranno sconvolgenti ed assolutamente letali". 
Lo ascoltavamo con attenzione quando Emmett disse: "Ma come faremo ad attirare qui Kane? Insomma... è lui che cerca noi, anzi Renesmee". 
Aro sorrise come se si aspettasse quella domanda. "Questo non sarà un problema signori. Quando Elton Kane saprà dove cercare ciò che cerca..."
Jasper lo interruppe scattando. "Aspetta! Cosa vuoi dire? Non starai mica insinuando che dobbiamo usare Renesmee come esca per attirarlo qui? Tu sei completamente pazzo!" 
Gli misi una mano sul braccio per calmarlo ma lui la scrollò via. Aro alzò una mano cercando di prendere la parola. 
"Jasper mi hai frainteso. Elton Kane non poserà neanche il suo sguardo su Renesmee. Te l'assicuro. Ma dovrà credere che lei sia qui con noi e so come fare. Ve lo farò sapere a tempo debito". 
"Perché dobbiamo aspettare?" intervenni io. "Temporeggiare non serve a nulla. Quel pazzo omicida è la fuori e sta escogitando un modo per arrivare a Renesmee. E noi siamo qui a discutere".
"Rose, ha ragione. Se ha detto che ci avvertirà lui possiamo fidarci" curiosamente era stato Emmett a parlare. 
Pensavo che Aro avesse in qualche modo condizionato i suoi pensieri e guardai Jasper come a chiedergli conferma di un cambiamento di emozioni o di stati d'animo. Mi fece cenno di no con la testa. Aro era sincero.
"Sarà meglio rientrare. La nostra famiglia ci aspetta" Jasper ci sollecitò e Aro sembrava lievemente deluso. Aveva sempre quell'espressione ogni volta che prendevamo commiato da lui. Doveva sentirsi davvero solo.
"Beh, signori. Grazie della vostra visita. Molto presto avrete nostre notizie. Portate i miei saluti a tutti e dite a Renesmee che non avrà nulla da temere". Ci sorrise con candore e noi ricambiammo i saluti.
Fummo scortati alla porta d'uscita da Demetri e anche lui ci salutò con referenza e neutralità. Era davvero un "soldato" addestrato a dovere. 
Non riuscivo a fare a meno di chiedermi se stavamo facendo la cosa giusta a fidarci incondizionatamente di Aro. Credevamo alla sua storia e a quello che aveva in mente per Kane ma allo stesso tempo qualcosa mi turbava. 
"Sei in ansia per lo scontro amore mio. Lo siamo tutti. Questa sarà forse la battaglia più dura che avremo mai affrontato. Ma la vinceremo". Emmett non leggeva i miei pensieri, ma i tanti anni trascorsi insieme ci avevano permesso di conoscerci a fondo. Non c'erano segreti, barriere e ombre tra di noi. Gli sorrisi riluttante e mi strinsi a lui. Non riuscivo a sopportare il pensiero che qualcuno facesse del male a Nessie. Lei era la mia nipotina e nessuno me l'avrebbe portata via. 
La hostess in aereo cercò inutilmente di offrirci del cibo e al terzo rifiuto se ne andò via delusa. Ero sicura che saremmo sempre passati per pessimi clienti, in qualsiasi luogo. 
Eravamo tutti e tre assorti nei nostri pensieri e non ci accorgemmo neanche di essere atterrati a S. Pietroburgo. Non vedevo l'ora di riabbracciare tutti, la mia famiglia mi mancava come se mi mancasse il braccio destro e non mi sembrava vero che tra poco avrei rivisto tutti. 
"C'è anche Jacob da noi" annunciò Jasper sorridendo. 
"Oh Dio, i canili hanno scioperato in questo periodo?" volevo apparire dura e sprezzante ma non convinsi neanche me stessa. Quella Rosalie era scomparsa e finalmente avevo trovato un pò di pace.
Sorridemmo tutti e tre allegramente e Jasper aprì la porta d'ingresso. A differenza dei mortali noi non dovevamo annunciare la nostra presenza ad alta voce nell'ingresso. 
Ci aspettavano tutti. Varcammo la porta del soggiorno e trovammo tutti a fissarci in modo strano, del tutto atterrito. Carlisle, Esme, Bella, Edward e Alice... avevano tutti uno sguardo vuoto e scioccato.
Jacob era di sopra e vegliava il sonno di Renesmee.
"Cosa succede?" chiese Jasper avvicinandosi ad Alice.
Alice deglutì ansiosamente poi si rivolse a Jasper con sguardo disperato. "Ho avuto una visione su Elton Kane, una visione nuova. E non è per niente confortante". 
Tutti attendevamo di ascoltarla e intanto vedevo che il percorso intrapreso dalle nostre vite stava inesorabilmente sprofondando in un baratro. 

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Capitolo 14
*** Ritorno a Volterra(Edward) ***


Guardammo la loro faccia allibita che si contorceva in espressioni enigmatiche ed assorte, non potevano credere a ciò che la voce di Alice, soave e cupa allo stesso tempo, stava annunciando: “ Jasper, non si sa come, ma hai lasciato molto di più di un segno su Kane, l’hai trasformato in uno di noi o per lo meno è un vampiro solo per metà.” 
L’avevo visto chiaramente, con delle immagini molto vivide tra i pensieri di Alice, non mi si poteva nascondere nulla, era più forte, assetato di sangue, in collera con se stesso per aver ucciso la sua governante, ma soprattutto era in collera con noi che avevamo fatto di lui un essere così disgustoso. 
Potevo sentire nelle menti dei presenti i dubbi, le paure, le angosce, le speranze, gli altri non sapevano ancora, ma io e mia sorella ne eravamo già al corrente, a volte il mio potere aveva qualche buona utilità. Alice non poteva dirlo, aveva paura che tutti si ritorcessero contro Jasper e ne soffriva, così la guardai, la sua fronte corrugata creava pieghe come se fosse fatta di un tipo di marmo molto malleabile, era come se stesse aspettando qualcosa, aspettava che io prendessi parola al suo posto.
“ Renesmee, tesoro, porta Jacob a vedere i disegni che hai fatto in sua assenza, credo che gli piaceranno molto.” Dissi alla mia dolce bambina, non volevo farle ascoltare ciò che stavo per dire, era difficile per tutti, figuriamoci per lei. 
Si divincolò dal mio abbraccio e con passi leggeri, non goffi come quelli di Bella nella sua vita umana, corse verso Jacob la cui mano era già tesa verso di lei, poi con fare minaccioso pensò, “Poi mi spiegate tutto, anche io ho il diritto di sapere.” Annuii, non ancora mi aveva perdonato per aver allontanato Nessie da lui, non potevo biasimarlo, per un attimo pensai a come sarebbe stato se qualcuno mi avesse allontanato da Bella… non potevo pensarci, anche farlo era troppo doloroso. 
Con le orecchie tese sentii il suono dei loro passi allontanarsi da noi, li sentii salire le scale ed arrivare nella camera di Nessie, , potei sentire la zip della casetta di velluto perlato che si apriva, il suo rifugio, era un regalo di Alice, il suo gusto era inconfondibile. 
Dopo aver controllato che non ci stessero ascoltando cominciai a parlare, aspettavano solo me, sapevano che stavo per prendere parola:
“Ascoltatemi, so che avete mille dubbi e molte speranze, ora che lo stregone si è trasformato pensate che magari lasci perdere la sua battaglia personale, la verità è che non ha nessuna intenzione di farlo, aveva fatto un giuramento verso se stesso e lo porterà a termine, costi quello che costi. Se prima avevamo solo qualche possibilità di batterlo, direi che ora anche quelle possibilità stanno sfumando. Non solo ha i suoi poteri, ma è come se fosse un neonato, è molto forte, anche più forte di Bella e l’unica cosa che desidera ardentemente è distruggere coloro che l’hanno fatto diventare quello che è ora, per poi rivolgere tutta la sua crudeltà sull’essere che gli ha causato tutti questi problemi: la nostra Nessie. Dobbiamo prepararci al peggio, qualsiasi cosa accadrà lui non si fermerà, se prima sembrava non esserci alcuna parvenza di umanità in lui, ora è completamente fuori controllo, il mostro ha preso il sopravvento sull’umano, ora ha solamente sete, vuole il nostro sangue.” 
Sarei rabbrividito alle mie stesse parole, se il mio corpo avesse potuto farlo, ma sentivo solo ansia e preoccupazione salire dentro di me per bloccarsi poi in gola, come un nodo che non poteva sciogliersi, era strano dirlo ma speravo che Aro avesse avuto qualche arma oscura da usare contro quel maledetto stregone, non doveva neanche provare a pensare a mia figlia.
“Jasper, è tutta colpa tua, se non fossi stato così sconsiderato da graffiarlo avremmo potuto batterlo, se dovevi fare qualcosa perché non l’hai ucciso quando potevi? Nessie ora è in pericolo più di prima, ti faccio le mie congratulazioni, se era questo il tuo intento ci sei riuscito.” Rosalie prese parola ancor prima di pensare, la sua voce era un ringhio inferocito, i suoi occhi erano fuoco, forse sapeva che le avrei impedito di dire una cosa così tremenda al suo stesso fratello, ma lei era fatta così, cinica ed egoista. 
A quel punto presi le difese di Jasper, si sentiva in colpa come non mai, solo quando aveva cercato di assalire Bella la sera del suo compleanno aveva avuto dei rimorsi così, ma io sapevo che non era colpa sua.
“Rosalie, andiamo non puoi pensare queste cose seriamente, Jasper non voleva causare nulla di tutto ciò, noi stessi non conosciamo le nostre reali capacità, cosa poteva saperne lui che uno sfregio causasse tutto questo. Se ci fossi stata tu al suo posto pensi che non l’avresti attaccato? Sei così forte da lasciar stare? Non credo che l’avresti fatto, nessuno di noi sarebbe riuscito a fermarsi davanti a un essere così spregevole, Jasper è stato fin troppo cauto, probabilmente se fossi stato io al suo posto non so se ora starei qui a discutere con voi. Devi ringraziare il cielo che Jasper è ancora sano e salvo e non crucciarti in pensieri inutili, non è cambiato nulla, dobbiamo ancora affrontare il nostro nemico, certo è un po’ più forte di noi, ma questo ci ha mai fermati? Proprio tu che hai un legame così forte con mia figlia non devi permetterti di perdere tempo inutile per simili insinuazioni, Jasper vuole bene quanto te a Nessie e so che farà di tutto per proteggerla, proprio come ognuno di noi. Ricordati che se ci mettiamo anche l’uno contro l’altro non ci rimane più nulla. Non lo scordare mai.” 
Mi aspettavo qualche genere di risposta infuriata di Rosalie, eppure dalla sua bocca uscì solo un lamento sfiatato e una parola rivolta a Jasper “Scusami”, per la prima volta dopo tanto aveva veramente ascoltato ciò che diceva qualcun altro che non era lei, forse Nessie aveva cambiato anche lei, forse era finalmente riuscita a crescere un po’. 
Non potei che gioire di ciò, infondo era mia sorella, le volevo bene, ero felice che avesse finalmente acquistato un po’ di buon senso e rispetto verso gli altri, e non ero il solo nella stanza ad essersene accorto. 
“Edward, non dovevi difendermi, so di aver sbagliato e chiedo scusa a tutti voi, ma come hai detto tu ci sono cose però più importanti del mio rimorso... dobbiamo pensare a Nessie. La chiamata di Aro potrebbe arrivare da un momento all’altro, dobbiamo essere pronti e dobbiamo rimetterci in forze, proporrei quindi di andare a caccia e dividerci per gruppi.” Disse Jasper cercando di non pensare alla sofferenza che il suo gesto su Kane aveva causato.
“Mi sembra un’ottima idea, allora io e Bella andremo con Alice e Jasper, Rosalie ed Emmet andrete con Carlisle ed Esme e Jacob andrà con Nessie, se per voi va bene ci rivedremo qui non appena avrete finito.” Mi rivolsi a tutta la famiglia, anche Jacob e Nessie erano scesi al piano terra, avevano sentito la fine del discorso e si erano precipitati da noi, abbracciai per un po’ la mia piccolina nel frattempo Bella si accingeva a spiegare tutto a Jacob. Dissi a mia figlia di stare attenta, dopodiché ci addentrammo nella fitta foresta di sempreverdi che contornava la nostra residenza, seguiti da Jasper e Alice, era passato del tempo dalla trasformazione di Bella… non capivo come, ma riusciva ancora a sporcarsi tutta quando cacciava, forse era un segno della sua ormai passata goffagine, mi faceva sempre sorridere. 
Seguimmo l’odore di un branco di cervi erano in otto, due cervi a testa andavano abbastanza bene per soddisfare la nostra sete, ci dividemmo, io e Jasper eravamo più veloci , ne intrappolammo quattro, Bella ed Alice presero la direzione opposta e bloccarono gli altri quando fuggirono da noi. 
Stavo per fiondarmi con un balzo felino sul secondo cervo, quando sentii la voce preoccupata di Bella “Alice che ti prende? Hai una visione?” ci bloccammo d’istinto e ci avvicinammo alle ragazze, Alice era in trance, aveva gli occhi bianchi e il suo corpo era in preda a convulsioni frenetiche, non riusciva a fermarsi. 
Jasper le si avvicinò in un lampo “Amore, amore, non svenire, sono qui.” Per fortuna non svenne, forse era un po’ più forte del solito perché aveva temporaneamente soddisfatto la sua sete, gli occhi tornarono normali e facendo un bel respiro Alice disse:”Dobbiamo andarcene da qui. Ho avuto una visione Terribile, Kane sa dove ci troviamo e sta venendo qui più in fretta che può, dobbiamo andare in Italia immediatamente, o per noi non ci sarà scampo, lo scontro è più vicino di quanto pensassimo.” 
Era arrivata veramente l’ora? Dovevamo partire subito, non c’era dubbio. 
Ci dirigemmo verso casa, per fortuna gli altri erano già lì, avevano finito prima di noi, fu Jasper a fare l’annuncio.
“ Alice ha avuto una visione, dobbiamo andarcene ora, Kane sta venendo qui, prepariamo lo stretto necessario e andiamo via, chiamerò immediatamente i Volturi, per informarli dell’accaduto, meglio avvisarli prima di presentarci tutti a Volterra, non si sa mai.” 
Gli occhi dei presenti si spalancarono, non eravamo ancora pronti per andare, eppure dovevamo farlo, mi diressi in camera con Bella, prendemmo qualche vestito e i contanti dal nostro nascondiglio segreto, Jacob intanto aiutava Nessie a fare i bagagli, Alice e Jasper li facevano insieme così come Rosalie ed Emmet e Carlisle ed Esme. 
Dopo circa dieci minuti eravamo tutti in sala, Jasper aveva avvertito Aro, eravamo pronti per partire, quindi ci dirigemmo verso l’aeroporto più vicino. 
Non riuscivo ad ascoltare i pensieri degli altri, i miei urlavano nella testa tanto da coprire il rumore di fondo, tanti dubbi, tante preoccupazioni, tante paure, le emozioni erano tante, dovevo proteggere Nessie e Bella a tutti i costi. 
La mia vita non valeva nulla senza loro, dovevo assolutamente fare ogni cosa in mio potere, Kane non avrebbe neanche dovuto pensare a loro due o avrebbe suscitato la mia ira. 
Mi guardai a torno, non ero solo, con me c’era tutta la famiglia al completo, ancora una volta, ed allora un’unica certezza, che valeva più di mille dubbi, si fece strada tra i miei pensieri caotici, mi rilassai per un attimo e divenni calmo: la nostra forza era l’unione, insieme ce l’avremmo fatta, insieme saremmo riusciti a vivere e ad eliminare ogni minaccia che ci desse mai la caccia.

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Capitolo 15
*** Poteri e Maledizioni (Elton Kane) ***


Londra, Ken Cheung residence, ore 23.45

Ero fermo sulla soglia di casa sua ed esitavo a bussare, non so per quale motivo.
Non ero sicuro di essere pronto a mostrarmi a lui nel mio nuovo stato, anche se non sapevo esattamente quale fosse. Mi sembrava di essere diventato una di quelle creature a cui avevo dato la caccia per tutta la vita. Solo il pensiero mi rivoltava. Avevo l'impressione di essere scivolato inconsapevolmente in un incubo ma, nei pochi istanti in cui tornavo ad essere lucido, mi rendevo conto che mi ero gettato nell'incubo volontariamente. E ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Fuori faceva freddo ma il mio corpo era ormai abituato a quel tipo di temperatura.
Le mie dita non si intorpidivano, le mie membra erano vigili come non mai. Forse non mi dispiaceva poi tanto essere diventato quello che ero. Avrei potuto trarne dei vantaggi.
Dopo qualche minuto mi decisi a bussare e la governante di Cheung, Susan, mi fece attendere in anticamera. 
Avrei giurato che anche lei mi aveva guardato in modo strano. Non osavo pensare a quello che avrebbe detto Cheung. 
Qualche minuto dopo Susan mi fece accomodare nello studio di Cheung e lui sollevò lo sguardo da un libro che stava leggendo e si rivolse verso di me.
Mi fissò a lungo. Sul suo viso lessi un misto di incredulità, dolore, curiosità e timore. Non potevo biasimarlo per quest'ultimo sentimento. 
Era da sempre il mio più caro amico e non riuscivo a pensare che non sarei più stato lo stesso per lui. 
Si alzò lentamente dalla poltrona e disse: "Elton, sei proprio tu?" 
"Sono io" risposi impassibile.
Lui abbassò lo sguardo come se non riusciva a credere a ciò che vedeva, poi mi guardò di nuovo. 
"Temevo che sarebbe accaduto..." esordì rassegnato.
Nonostante quello che avesse detto non significasse molto sentii una rabbia furibonda montare dentro di me... era qualcosa di incontrollabile, inarrestabile. Non volevo provare quei sentimenti ma non potevo farci nulla. Non avevo nulla contro Cheung ma in quel momento gli avrei volentieri fatto fare un volo di venti metri dall'alto della sua mansarda. 
"Riesco a percepirlo, sai". 
Lo fissai come se non capissi. Lui continuò. "La rabbia che provi... è molto forte. Ma faresti meglio a calmarti. Non sei in te ora".
Lo guardai in cagnesco. Ci mancava solo che giocasse ad essere Freud con me. 
Lui sorrise amaro e disse: "Dimentichi che sono un grande stregone. E tu sei sempre un mio caro amico, nonostante tutto". 
Ero così sollevato di sentirglielo dire. "Cheung, non so come sia potuto accadere! O meglio lo so ma non riesco a farmene una ragione! Cosa sono diventato? Sono un mostro come loro? Vedo, sento e percepisco cose in un modo del tutto diverso da come facevo prima... ne sono terrorizzato e allo stesso tempo affascinato. E poi... questa rabbia. Non so, è come se all'improvviso mi infuriassi per motivi oscuri e non ne capisco la ragione. E come se non potessi fare a meno di provare... ira, non solo per quello che mi è successo ma..." 
"Come se fosse un sentimento che dovessi espandere... nell'aria. Come uno stato d'animo, un virus. Giusto?" Cheung terminò la frase al posto mio. 
Ero allibito. "Sì... è proprio così" Attendevo altre spiegazioni. 
"Ho scoperto qualcosa in più sui Cullen. Sono vampiri come già sai, ma sono anche dotati di poteri. O meglio alcuni di loro. I due vampiri che hai incontrato possiedono entrambi due doni particolari. Jasper Hale riesce a tranquillizzare chi sta intorno a lui, riesce ad alleggerire le atmosfere tese e a stemperare il panico rendendolo addirittura inesistente. La sua compagna, Alice Cullen, possiede il dono delle visioni. Proprio così, prevede il futuro. Quando era umana credevano che fosse pazza, accadeva a molte persone qualche secolo fa. Chi aveva il dono delle visioni e della preveggenza veniva considerato malato di mente. 
Comunque... per questo sanno molte cose su di te. Scommetto che sanno anche cosa sei diventato e staranno prendendo provvedimenti. Riguardo la rabbia che provi... Lasciando quei segni su di te Jasper ha innescato una semi-trasformazione, non completa, ma comunque parziale. E ha lasciato qualcosa di sé in te. Il dono inverso. Quando ti ha colpito era furioso e questo sentimento è stato trasmesso a te, che è anche l'opposto del suo dono. Tu... puoi seminare panico, paura e... provocare ira in quelli che ti stanno intorno" disse queste ultime parole come una condanna. 
"E perché con te non funziona? Intendo... prima non ha funzionato".
"Beh, non dimenticare che i miei poteri sono ancora in uso... e ancora molto potenti" replicò lui guardando altrove. Ebbi la assoluta certezza che non mi avrebbe mai più considerato come prima. 
Ora per lui ero come una delle creature che per tanti anni avevano vissuto nel mio laboratorio. Bizzarre, contro natura, più di quanto una mente umana potesse reggere.
Eppure ero ancora io, ma lui non sembrava capirlo. La sua voce mi distolse dalle mie riflessioni.
"Ho scoperto anche qualcosa in più sul... tuo ibrido. Era come pensavo, è la figlia di una ragazza umana, Isabella Swan... e di uno dei vampiri della famiglia, Edward Cullen. La ragazza viveva a Forks, ma dopo il diploma i due ragazzi si sono sposati. Nessuno l'ha più vista... amici, conoscenti. Credo che si sia unita a quella famiglia e che sia addirittura una di loro adesso. La bambina è stata concepita quando lei era ancora umana, ma il parto difficile l'ha quasi uccisa. E' stata trasformata prima di morire. E questo è quanto... la bambina si chiama Renesmee... è un nome che non ho mai sentito. Ovviamente è metà umana e metà vampiro ma non è pericolosa... non ha mai fatto del male ad un essere umano né a qualcuno della sua famiglia. Mentre quel bambino che hai ucciso, Nahuel, assassinò la propria madre quando nacque, mordendola". 
"Questo non cambia le cose..." ribattei nervoso. "E' comunque un essere spregevole..."
"Io revisionerei il concetto di "esseri bizzarri e anormali"... dopo quello che ti è successo" disse Cheung sottovoce. Temeva quasi che qualcuno fuori dalla finestra ci sentisse, sebbene fosse chiusa. 
La pioggia continuava a cadere e di tanto in tanto cullava i miei sensi come una dolce melodia. Ripensai a Margareth e a quello che il mio nuovo potere le aveva fatto. Non riuscivo a dirlo a Cheung.
Non volevo che mi odiasse più di quanto probabilmente faceva già.
"Già, è vero... " convenni con lui infine. Ormai non sapevo più chi erano gli esseri normali e chi no. Sapevo solo che non potevo fermarmi e che sarei andato fino in fondo. Ormai ero condannato. 
Se prima ero stato attratto dall'ibrido per puri scopi scientifici ora lo ero per vendetta. Avrei portato via la loro unica ragione di vita come loro avevano spezzato la mia. 
"Io la distruggerò..." mi rivolsi a Cheung con sguardo acceso d'ira.
"Elton, calmati... di cosa stai parlando? Vuoi ancora andare fino in fondo? Ti rendi conto di ciò che dici? Non ne hai abbastanza di questa storia... già devi pensare a come mostrarti in pubblico senza che gli altri scappino via inorriditi!" Cheung era fuori di sé. Non l'avevo mai visto così alterato. Ma credo che io contribuissi a farlo sentire così, anche senza volerlo. 
Non sapevo come comportarmi e lui non mi aiutava di certo. Cominciai a camminare avanti e indietro per la stanza, sperando di calmarmi. Fissai un oggetto di vetro senza importanza sulla scrivania, fu un secondo. 
Ma in due secondi si frantumò in mille pezzi sul pavimento... Solo dopo realizzai che era una piccola clessidra, come quella che avevo distrutto nel mio studio. 
Poteva voler dire una cosa sola... che ormai avevo poco tempo e dovevo affrettarmi. 
"Elton... non ti permetterò di andare fino in fondo. Devi fermarti e deve finire ora!" con un gesto improvviso e (lui credeva) del tutto inatteso per me cercò di immobilizzarmi con le sue arti magiche. 
Non solo riuscii a prevederlo ma il risultato fu che lievitai per qualche secondo per poi riprendere il controllo della situazione poggiando i piedi ben saldi a terra. Ero davvero infuriato. 
Mi avventai su di lui senza riflettere come un essere felino e letale, con una velocità che avevo soltanto immaginato di possedere fino a quel momento. La velocità degli esseri dannati. 
Lo afferrai per la gola mentre osservai il suo sguardo terrorizzato e già in preda allo shock. Credevo che stesse per avere un infarto. Fissai la sua gola candida, dalla pelle olivastra... era un richiamo irresistibile. 
Non avevo smesso di pensare al cibo ma allo stesso tempo non riuscivo a pensare ad altro che al suo sangue. Senza pensarci due volte affondai i miei denti nella sua pelle tenera.
Era un sapore strano, nuovo, e per un momento ne fui addirittura disgustato... poi il mio corpo si abituò ad esso e bevvi avidamente. 
Percepivo il suo cuore battere con minor intensità e le sue braccia cadere inermi lungo i suoi fianchi. Lo lasciai cadere per terra, ormai privo di vita. I suoi occhi erano rovesciati all'indietro per lo shock e le sue labbra erano prive di colore, come le sue guance. Fissai affascinato il suo volto e pensai a quanto sembrasse fuori luogo quel corpo mortale disteso per terra. Ormai andato e prossimo alla putrefazione.
Mi asciugai con un dito una minuscola goccia di sangue rimasta sulle mie labbra. Non avevo davvero bisogno di bere sangue, convenni. Era solo qualcosa che potevo fare... come fumare per chiunque altro. 
Si poteva farlo oppure no, era indifferente. 
Provai rimorso per la morte di Cheung e per come l'avevo ucciso. Questo voleva dire che dopotutto avevo ancora un'anima... tuttavia non potevo più pensare a lui ormai. 
Era sfumato... già un ricordo per me. 
Stavo pensando a come far sparire il suo corpo quando all'improvviso dallo stereo nell'angolo partì un notturno di Chopin che conoscevo bene. 
Cheung aveva azionato il timer prima che arrivassi e probabilmente lo stavo ascoltando. Quella musica era dolce, straziante, malinconica, proprio come una notte senza fine. Una notte come quella. 
Senza stelle, senza nessuno a vegliare su di me dall'alto. La melodia riempiva l'aria e risuonava nelle corde del mio spirito. Ebbi l'agghiacciante sensazione che Cheung fosse lì a farla suonare per me nonostante l'avessi ucciso. Scossi la testa a quel pensiero e spensi lo stereo con il telecomando. Coprii il corpo con una coperta che avevo trovato in un cassetto e aprii la porta dello studio senza fare alcun rumore. 
Susan doveva essere in giro per casa. La vidi. Senza pensarci due volte afferrai un vaso di porcellana poggiato su uno sgabello di marmo nell'angolo e con violenza lo abbattei sull'ignara donna... 
Ovviamente quello era accaduto solo nella mia testa. Non colpii Susan, non potevo. Avevo già fatto troppo male fino a quel momento. Prima di caricare sulle mie spalle il corpo di Cheung qualcosa sulla scrivania attirò la mia attenzione. Erano appunti e parlavano dei Cullen... per lo più erano nomi di luoghi. C'era scritto che avevano vissuto a Mosca fino a quel momento, nascondendosi da me. 
Ora erano diretti a Volterra, un luogo che non avevo mai sentito nominare. Associato a quel nome c'era scritto anche Volturi... e venivano menzionati come un'antica casata di vampiri millenari. 
Sempre più interessante. Misi in fretta quegli appunti in tasca e non indugiai oltre. Non sapevo come avesse fatto Cheung ad avere quelle informazioni ma ormai non era più importante.
Presi il mio vecchio amico e caricai il suo corpo sulla mia spalla sinistra. 
Uscii con attenzione ma non vidi nessuno in casa. Non sapevo dove fosse finita Susan ma non me ne curai. Risentivo la musica di Chopin, come se in qualche modo fuoriuscisse dal corpo di Cheung. 
Era un avvertimento? Un addio? Mi diressi alla porta sul retro della casa e fuori ormai era notte fonda. La musica non smetteva di suonare... e mi invase la mente come il sangue che avevo appena bevuto. 
Addio Cheung. 

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Capitolo 16
*** La riunione (Bella) ***


Il viaggio in aereo era appena finito, eravamo arrivati in Italia, questa volta non avevamo rubato nessuna macchina, bensì avevamo affittato tre auto sportive che ci attendevano sprizzanti davanti all’aeroporto. 
Io, Edward, Nessie e Jacob avevamo preso una fiammeggiante Ferrari a quattro posti, come al solito la mia famiglia non badava a spese quando si trattava di macchine, i soldi per noi non erano un problema, saremmo vissuti in eterno. 
Non potevo far a meno di guardare fuori dal finestrino l’aeroporto si allontanava pian piano da noi, tenevo la mia Renesmee stretta con un braccio e di tanto in tanto buttavo uno sguardo verso mio marito. 
Erano momenti pieni di tensione, nessuno di noi era tranquillo, c’erano troppe cose da affrontare in poco tempo: l’incontro con Aro, i preparativi per lo scontro e il conflitto che ci aspettava con Kane. 
Kane, il solo pensare a lui mi faceva andare in panico, era diventato più forte ora che aveva acquisito anche una parte delle nostre abilità e l’idea che potesse far del male a qualcuno a cui volessi bene mi tormentava. Ad un tratto sentii qualcosa dentro di me, non era la paura, c’era qualcos’altro, era come un fuoco che nasceva nell’angolo più buio di me stessa e si espandeva pian piano, crescendo, era un bruciore acuto che tendeva verso l’esterno. Poi capii cos’era, era la rabbia, ero furiosa, implacabile, il mio corpo freddo come il ghiaccio ormai ribolliva in maniera frenetica, avrei potuto far del male a mia figlia se non avessi placato la mia ira. 
Cominciai allora a cercare di dare una spiegazione logica per quello che mi stava accadendo, usavo la ragione per non lasciarmi andare alle emozioni troppo forti, ero in collera con il mondo, con l’universo, da quando avevo incontrato l’amore della mia vita c’era sempre stato un pericolo in agguato pronto ad aspettarci, noi eravamo dunque destinati ad una vita eterna di continui pericoli? Dovevamo scappare da un luogo ad un altro, ma sembrava che il male ci raggiungesse ogni volta.
Iniziai a pensare che forse c’era qualche divinità superiore a cui non andavamo a genio, capitavano tutte a noi, per quanto mi riguardava poteva anche andare bene, infondo ogni sorta di sfortuna si era abbattuta su di me anche quando ero umana, ma la sfortuna che mi perseguitava non poteva e non doveva toccare anche Edward e Nessie, non loro! 
Stavo quasi scoppiando, ero terribilmente arrabbiata, ma poi di colpo il fuoco ghiacciò, ero di nuovo calma, non sapevo cosa fosse accaduto, ma non trovavo alcuna spiegazione. 
Cercai di non pensare abbandonandomi nel meraviglioso paesaggio che si intravedeva fuori dal finestrino, mi trovavo di nuovo a percorrere le deliziose campagne toscane, ma come la prima volta che le avevo viste, anche in quel momento non riuscivo ad assaporare a pieno la bellezza di quei luoghi magici e pieni di storia. Poco dopo le campagne ci lasciarono, anche loro erano ormai lontane, si scorgeva la città tanto odiata: Volterra, la prospettiva che ne avevamo lasciava spiccare dalla conformazione medioevale la torre campanaria, ebbi come un flashback di quella che era stata un tempo la mia vita, erano immagini confuse che suscitavano in me emozioni non da poco, amplificate direi, come tutti i sensi anche le emozioni erano più vivide da quando ero diventata un vampiro. Ci avvicinavamo sempre di più, ora riuscivo a vedere tutti i particolari che la prima volta che ero stata lì non avevo considerato, i materiale e i colori con cui era costruita tutta la città, i suoni che la circondavano e gli odori che inebriavano ogni passante, era un mondo completamente diverso da quello che avevo conosciuto in America, era ricco di sensazioni e suggestivo allo stesso tempo, ne rimasi affascinata. Poi però tornai alla realtà, non c’erano mantelli rossi quel giorno e fu facile arrivare nella dimora dei Volturi, parcheggiammo le nostre auto, per fortuna era una giornata uggiosa e non avevamo bisogno di coprirci.
“Jacob, allora Tu e Nessie aspettate in macchina, noi intanto facciamo una visita ad Aro, quando tornerò qui e ti darò il segnale andate nella casa che abbiamo affittato per voi, la strada non è difficile da trovare e comunque c’è il navigatore satellitare già impostato. Mi raccomando io te l’affido, state attenti e non vi allontanate.” Disse Edward, era giunto il momento di salutare la nostra piccolina, lui le si avvicinò dopo che Jacob annuì, le diede un bacio in fronte e disse:
“Piccolina fai la brava, papà e mamma torneranno presto, ci mancherai amore.” Renesmee deglutì e poi lo abbracciò. La piccola si diresse verso di me e con aria tesa mi abbracciò, trasmettendomi i suoi pensieri pieni di paura e ansia.
“Amore, devi stare tranquilla, nessuno ci farà del male, nessuno ti porterà via da noi, presto saremo di nuovo insieme, c’è Jacob con te a farti compagnia nel frattempo, giocate un po’ e divertitevi così poi potrai raccontarmi tutto!” Dovevo farle sapere che sarebbe andato tutto bene, ma la verità era che non ne ero poi così tanto sicura, la lasciai accarezzandole dolcemente il viso e mi diressi verso la porta d’ingresso del palazzo assieme al resto della nostra compagnia.
Ad attenderci c’erano Demetri e Jene, lei mi guardava in cagnesco, non poteva sopportare che i suoi poteri su di me non avessero effetto, ci accolsero con aria di sufficienza.
“Buonasera, volete uno spuntino di benvenuto? Abbiamo merce fresca” Disse Jane indicando Heidi che trascinava in una stanza circa una dozzina di uomini.
“No, grazie, abbiamo già mangiato, potete portarci da Aro? Abbiamo delle cose piuttosto importanti di cui discutere.” Carlisle cercava sempre di essere gentile, anche con chi non lo meritava, ma potevo capire dal suo sguardo che anche lui era a disagio in quella situazione. 
“Tutto a suo tempo. Non vedo la bambina con il suo cane, dove li avete lasciati?” Come al solito i Volturi non avevano fretta, ma noi invece ce l’avevamo.
“Sono fuori, ma presto andranno a riposare, Jacob e Nessie hanno bisogno di dormire, infondo sono per metà umani.” Disse Edward in un tono minaccioso, sapeva quello che stava pensando Jane e non era affatto piacevole.
“Che fretta c’è, sono solo le quattro, non sono curiosi di vedere la nostra dimora?” Ringhiai subito dopo aver ascoltato le parole di Jane, volevo saltarle alla gola, ma Alice mi mise una mano davanti per fermarmi, purtroppo erano la nostra unica speranza e un conflitto con loro non era previsto.
“Lo so che è presto, ma abbiamo viaggiato molto per essere qui e l’aereo non è poi così comodo.” Carlisle cercava di attenuare la situazione, ma il volto quasi soddisfatto di Jane la tradiva, sotto c’era qualcosa, non dovevo saper leggere nel pensiero per capirlo.
“Credo allora che Aro non vi riceverà, abbiamo saputo dell’imprinting che il cagnaccio ha avuto con la bambina e Aro è affascinato talmente tanto da questa cosa che vuole vedere di persona il tipo di rapporto che c’è tra loro. Temo non abbiate scelta.” Un ghigno malefico contornò le parole di Jane.
Non potevamo lasciare che Nessie entrasse in quel luogo orribile, che li vedesse di nuovo e che loro vedessero di nuovo lei e poi Jake non poteva stare in una dimora che pullulava di vampiri assetati di sangue, lui non avrebbe resistito, ma sapevo anche che non potevamo opporci. 
Edward mi guardò attonito, chinò la testa come per dirmi che dovevamo farlo per forza, capii che aveva letto nel pensiero i due esseri spregevoli che ci avevano accolto e che non c’erano altre alternative, così andò a prendere la nostra bambina e Jacob.
Poco dopo li vedemmo entrare Jake stringeva i pugni, si sentivano ancora le grida di quelli che per loro erano solo spuntini, ma non poteva trasformarsi era troppo vicino a Nessie, avrebbe potuto farle del male, la mia piccina era terrorizzata, mi avvicinai a lei e le presi dolcemente la mano.
“Bene, siamo al completo vedo, ma la puzza è insopportabile… allora seguitemi.” Disse Jane scrutando Jacob con aria nauseata.
Ci dirigemmo a quel punto verso la stanza di cui ci aveva parlato Jasper, quella in cui eravamo protetti da tutti i poteri mentali, Aro, Marcus e Caius erano lì, in piedi e immobili come delle statue che adornavano il locale. 
Aro si mosse e con gli occhi rubino sgranati ci guardò, poi battendo le mani disse:
“Benvenuti, amici cari, quale gioia rivedervi… Vedo anche che siete numerosi, e che avete accolto la mia richiesta, assolutamente magnifico!” Iniziavo seriamente a pensare che le richieste di Aro fossero troppe, forse voleva solo prendersi gioco di noi invece di aiutarci.
“Era necessario amico mio portare qui anche Renesmee e Jacob?” Disse Carlisle per cercare di dissuaderlo.
“Assolutamente! Sapete come mi affascinano alcune insolite situazioni, ebbene nella mia lunga vita gli eventi rari vorrei poterli assaporare tutti, qual evento più raro di un imprinting tra un licantropo e una bambina che per metà è uno di noi? Affascinante, totalmente affascinate. Ci sono questioni importanti da risolvere è vero, ma prima vorrei che i due innamorati si avvicinassero, devo capire.” Alle parole di Aro non potevamo ribattere nulla, non avrebbe cambiato idea per nulla al mondo, tanto era la sua sete di conoscenza, quasi paragonabile a quella di Kane, dentro di noi però ringhiavamo senza sosta, non potevamo accettarlo, ma dovevamo. 
Jacob teneva per mano Nessie, si avvicinarono pian piano, sapevo che di Jake ci si poteva fidare, quindi li lasciai andare, Aro posò una mano prima su Jacob, guardava con gli occhi verso l’alto e non faceva che ripetere “interessante, molto interessante”, poi toccò a Nessie, era abbastanza impaurita la mia piccolina, e disse: “Incredibile, non ci posso assolutamente credere, in tutta la mia vita immortale è la prima volta che vedo una cosa del genere, è anche meglio del rapporto che c’è tra Bella ed Edward, avrete una vita piena di emozioni voi due. Renesmee puoi tornare dai tuoi genitori ora.” Si mise a ridere di buon gusto, voleva sicuramente infastidirci, io lo odiavo con tutta me stessa, ma quello che aveva da dire come al solito non era finito.
“ Jacob gradirei rimanere per un attimo da solo con te, mi affascina quello che sei, vorrei provare a vedere nei tuoi pensieri quando non ci sono i Cullen, ma non ti preoccupare non ti sarà fatto del male, potete lasciarci per un attimo soli?” Aro ci guardò in un modo unico, sapevamo tutti che si prendeva quello che voleva, potevamo mai avere altra scelta? Ma cosa diamine voleva da Jacob? Nessie si stava agitando, non le andava giù l’idea di doverlo lasciare da solo con lui, ma non potevamo fare nulla, dovevamo accontentarlo per forza. 
Uscimmo a malincuore dalla stanza, mille dubbi mi attraversarono la mente, chissà che cosa stava facendo Aro a Jacob, il mio amico licantropo in una stanza piena di vampiri famelici… non potevo pensarci, era troppo, dai volti degli altri capii che anche a loro non andava giù la situazione.
Erano passati circa dieci minuti quando improvvisamente incominciai a sentirmi nuovamente strana… ero invasa di nuovo dal fuoco d’ira che mi si contorceva dentro e bruciava come non mai, ero sul punto di sfondare la porta della stanza che ci separava da Aro e Jacob, volevo uccidere tutti i volturi, li volevo morti veramente e l’avrei fatto se non fosse stato che ad un tratto sentii il grido di Alice.
“Kane, è qui, è già qui e non è tutto, anche lui ha un’abilità particolare, ha il dono contrario di quello di Jasper, trasmette i propri sentimenti alle altre persone. Mi sentivo talmente arrabbiata… credo sia stato lui. Non abbiamo più tempo!” Allora anche la mia ira proveniva da quell’essere… ora si spiegavano un po’ di cose, ero allibita e incredula che il tempo per preparaci fosse ormai terminato, sui nostri volti c’erano ormai solo paura e consapevolezza dell’imminenza dello scontro. 
Poco dopo la rivelazione di Alice si spalancò la porta della sala, Aro con a fianco Jacob ci invitarono ad entrare, noi ci affrettammo indietreggiando verso la sala che era alle nostre spalle, non potevamo voltarci, non riuscivamo a distogliere lo sguardo dalla figura che avevamo davanti e che avanzava verso di noi, Kane, era arrivato ed era pronto per reclamare ciò che desiderava con tanto ardore.

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Capitolo 17
*** La resa dei conti parte prima ***


Cari lettori, il momento c è ormai arrivato. 
La Fan-Fiction di Michela e Claudia è giunta al termine e dedichiamo con tanto affetto l'ultimo capitolo a tutti voi.
Questo capitolo è stato scritto in comune da entrambe e unito in uno e scritto da un punto di vista particolare come per gli altri, ma in terza persona.
Anche noi, umili autrici di questo ultimo atto, abbiamo voluto essere "spettatrici" delle vicende dei nostri eroi come tutti voi. 
Concedeteci le varie licenze narrative che avrete modo di leggere strada facendo, questa è un'opera di fantasia e credeteci, la magia esiste... anche se sembra bizzarra a volte. 
Detto questo, non vi facciamo attendere oltre e buona lettura a tutti con l'ultimo atto della nostra storia. 



PARTE PRIMA 

VOLTERRA, DOMUS SILENTII, ORA IMPRECISATA
.



In quel momento nessuno di loro riuscì a formulare un pensiero coerente. Era come se tutte le loro forze si fossero prosciugate lasciando il posto alla sconfitta, non alla paura. 
L'aria era satura di qualcosa di innaturale, come tutti loro messi insieme. Statue viventi che respiravano la loro ultima danza di morte e di sangue. 
L'eternità poteva davvero essere un'arma a doppio taglio per gli esseri immortali? Poteva davvero scandire i suoi ultimi istanti in qualsiasi momento, come una clessidra che, inesorabile, ricorda il tempo che sta per scadere con ritmo imperturbabile e costante? 
Neanche il fuoco o una spessa muraglia di ferro potevano allontanare la mostruosità di ciò che stava per accadere. 
Il fuoco brucia e distrugge ma le ceneri esalano il loro fumo di vendetta fino al cielo. E anche attraverso le muraglie si può udire l'odio del nemico che chiede la morte di una persona cara.
Di sicuro questi pensieri attraversavano la mente di tutti, persino dei Volturi, nonostante mantenessero il loro contegno freddo e severo. 
Ed ora eccolo lì, il motivo di tutta l'agitazione e il terrore costante degli ultimi mesi. 
Elton Kane, in carne ed ossa. Un ragazzo quasi trentenne, metà vampiro ma con istinti umani, proprio come Renesmee.
Il suo sguardo pieno di disprezzo fissava tutti con pazienza, come se volesse imprimerli nella sua memoria dopo un'attenta osservazione. 
L'atteggiamento tipico dello scienziato assetato di curiosità ma anche di vendetta.
La sua pelle non era perfetta, ma la levigatezza era qualcosa da cui non si riusciva a distogliere lo sguardo, come se tanta precisione fosse contrastante e fuori luogo in un volto umano. 
Esattamente come Renesmee. 
I Cullen non sapevano quale altro potere avesse acquisito Kane in seguito alla sua semi-trasformazione, tuttavia erano vigili, in guardia e pronti anche al minimo attacco. 
L'unico potere mentale che il nemico possedeva era quello di seminare panico e ira in quelli che lo circondavano, e il fatto che tutti ne fossero sopraffatti anche nei momenti meno opportuni dimostrava che Kane non sapeva controllare il suo potere e forse non voleva neanche farlo. 
Quell'incontro esigeva un sacrificio e tutti si guardavano l'un l'altro come se fosse l'ultima volta, donandosi a vicenda un ultimo sguardo come segno d'addio. 
Fu Aro a rompere quel silenzio di ghiaccio. Camminava lentamente, quasi controcorrente rispetto alle sue reali capacità. 
Era volutamente lento, come un mortale che avanza riluttante verso qualcosa cui stenta a credere. 
Ma tutti sapevano che dietro quella maschera ben costruita si nascondeva uno spietato assassino. E Kane lo immaginava? 
Con simulato ardore batté lievemente le mani e sorrise in modo angelico. "Ecco finalmente il nostro gradito ospite. Ti aspettavamo con ansia, sai". 
Kane aveva a malapena osservato il suo interlocutore. Era stato distratto dai Cullen ed era in cerca dell'ibrido, di cui sembrava non esserci traccia. Tuttavia ne percepiva la presenza, anche se non sapeva in che modo.
Era stato curioso trovarsi davanti quell'individuo apparentemente eccentrico, dai lunghi capelli neri, le mani affusolate e gli abiti solenni. I suoi occhi di un violento rosso scarlatto gli confermarono la sua natura. 
Un altro mostro come loro, solo più potente. Negli occhi dei Cullen non vi era malvagità, mentre quell'essere dominava tutto. 
L'aria, i presenti, la stessa stanza in cui si trovavano emanava una particolare energia.
Guardò in alto verso il soffitto ed ebbe appena il tempo di leggere "Domus silentii" che dietro il suo ospite si fecero avanti altre persone. Tutte vestiti come lui, in maniera antica e datata. 
Kane pensò che non sarebbe stata una buona idea farglielo notare. C'era una ragazzina bionda, un uomo alto dai lunghi capelli castano scuri e ondulati e un altro biondo, poco più che adolescente.
Sembravano una famiglia, tutti della stessa razza maledetta, pensò Kane. Se credevano di intimorirlo si sbagliavano di grosso.
"Il piacere di incontrarvi è tutto mio" replicò Kane con lo stesso tono falsamente cordiale.
"Ma sei... un ragazzo. Un bel ragazzo devo dire. Non mi sarei mai aspettato che tutto questo trambusto fosse provocato da un semplice ragazzo nel fiore degli anni. So che hai grandi poteri, sei uno stregone. E a quanto vedo, non sei più soltanto umano come pochi giorni fa. Sei leggermente cambiato" Aro lo fissava con gli occhi spalancati per la curiosità, tuttavia ai Cullen era noto quel profondo disprezzo che trapelava dalle sue parole. Disprezzo per motivi che Kane non poteva neanche immaginare.
"Beh, è stato uno della tua dannata razza a farmi questo!" Kane si guardò in giro in cerca di Jasper. Dopo averlo visto, Jasper gli restituì lo sguardo carico d'odio. 
"Sono stato fin troppo gentile, scienziato dei miei stivali... avrei dovuto ucciderti" Jasper cercava di dominarsi ma in realtà avrebbe voluto recuperare il tempo perduto. Alice gli mise una mano sulla spalla.
"Ma non l'hai fatto... e ti ringrazio. Non mi sarei perso il divertimento di questo momento per niente al mondo..." Kane continuò a guardarsi in giro, sperando di vedere Renesmee da un momento all'altro.
"Il tuo "divertimento" non avrà neanche inizio... qualunque cosa tu abbia pensato di fare, qualunque piano tu abbia progettato... fallirà". Era stato Carlisle a parlare, avanzando leggermente verso Kane con i suoi modi tranquilli. Cercava sempre di mitigare la tensione ma anche lui era carico d'odio per quell'individuo. Esme provava gli stessi sentimenti di suo marito e fissava Kane con disapprovazione. 
"So chi siete... so tutto di voi. Vi mescolate agli altri come comuni mortali ma so bene che non lo siete. Non dovreste neanche trovarvi su questo pianeta. Siete..." 
"Ehm ehm... " Emmett tossì lievemente come per schernirlo e Kane rivolse la sua attenzione verso di lui. "Dimentichi che ora anche tu sei per metà della nostra razza... quindi, pensa con calma prima di aprire bocca e rifletti. Certo, sempre se le tue psicosi non ti hanno del tutto mangiato il cervello" Emmett sorrise divertito e mostrò i denti con fare provocatorio. 
"Non voglio sapere chi sei... non mi interessi. E neanche la Barbie al tuo fianco" Kane stava per lasciarsi andare ad una sonora risata quando all'improvviso si ritrovò scaraventato dall'altra parte della stanza. 
Sbatté la testa contro il freddo muro di marmo e atterrò con violenza al suolo dall'altezza di sei metri. 
Non provò troppo dolore, forse a causa del suo nuovo DNA, tuttavia un lieve fastidio alla schiena lo invase, come se qualcuno lo avesse spinto con troppa forza da un trampolino. 
Stava per rialzarsi quando si trovò faccia a faccia con la Barbie in questione. Il suo viso era vicinissimo ed emanava un dolcissimo odore.
Ma per Kane ogni essere malefico si mostrava agli altri attraverso uno sguardo d'angelo.
Rosalie gli ringhiò contro ferocemente, i suoi occhi erano due fessure dorate e scintillanti nella penombra delle candele accese. 
"Credo che ti stupirebbe vedere il tuo cervello ridotto ad una poltiglia da una Barbie come me... Sei curioso? Perché se vuoi potrei spaccarti quella testa vacua e bere il tuo sangue, brindando alla tua morte..." 
Rosalie sorrise angelicamente e Kane cominciò ad agitarsi. 
"Ripensandoci... no. Sarebbe troppo facile ucciderti così, Ken. Chiamami ancora Barbie e l'idea della morte ti sarà sembrata una cosa piacevole fino al momento in cui ti distruggerò".
Rosalie lasciò andare il colletto della sua camicia e con passo fulmineo raggiunse Emmett. Gli prese il braccio e gli sorrise affettuosa.
"Adoro quando sei così aggressiva" sussurrò Emmett al suo orecchio e la lieve risata argentina di Rosalie riecheggiò nella sala come una musica prodotta dal tintinnio di mille bicchieri di cristallo. 
Kane ne percepiva tutte le sfumature, tutte le piccole tonalità e non gli piacque per niente la sete di vendetta che scorse in essa. 
Tuttavia si rialzò con determinazione e fu riportato alla realtà dalla sonora risata di Aro.
"Perdona i miei amici, gli rimprovero sempre la loro impulsività. Io preferisco di gran lunga la tortura lenta e dolorosa... Ma oggi siamo qui per discutere."
"Tu credi?" replicò Kane alzando un sopracciglio. 
"Tu cosa credi di fare? Sono davvero curioso..." Edward intervenne facendo un passo avanti, il volto teso e perfetto. 
Bella rimase dietro di lui vigile e perfettamente lucida. Fissava Kane non con odio ma come la causa di un dolore incredibile che minacciava di lacerarle lo spirito. 
"Sei tu... il padre dell'ibrido. Oltre al "mostro" sei tu quello che mi incuriosisce di più e che più disprezzo. Come hai potuto intrometterti così nel mondo degli esseri mortali? Come hai osato? Non potevi lasciar in pace quella ragazza accanto a te, che suppongo ora sia come voi, e darle l'opportunità di vivere una vita felice?" 
Era un colpo basso per Edward che, anche se sapeva di aver agito per il bene di Bella e di averla salvata da morte certa dopo aver messo al mondo Renesmee, non riuscì a controbattere a quell'affermazione che gli bruciava ancora dentro.
Bella si fece avanti. "Tu non sai nulla della mia vita con Edward. Anche tu ormai sai bene che in questo mondo ci sono cose che vanno al di là della nostra comprensione. Mortale o immortale. Non sai nulla del dolore, della sofferenza, dell'essere vicino alla morte costantemente e non perché lui sia un pericolo per me. Non voglio neanche elencarti le altre cose che non sai e che probabilmente non saprai mai. E' vero, prima ero diversa, ero mortale, ma quella donna non esiste più. Ho incontrato l'amore, l'ho conosciuto, l'ho vissuto. E in quel momento sono diventata immortale, ancor prima della trasformazione, grazie a lui. Ho accolto l'amore nel mio cuore, senza dare importanza alla forma in cui mi si era presentato. Io e Edward ormai siamo un unico essere, indivisibile anche dopo la morte. Ed è questo che tu non capirai mai". 
Bella aveva espresso i suoi sentimenti tutti d'un fiato, come una perfetta statua parlante e soltanto i suoi occhi tradivano un'intensa angoscia che la rendeva ancora simile a un comune essere mortale. 
"Molto commovente... immagino che questa vostra "unione"... abbia prodotto quello che cerco" sorrise Kane con crudeltà. 
"Cosa cerchi? Di distruggere una famiglia? La vita delle persone? Sei solo assetato di vendetta e tutto ciò che rincorri è una falena la cui fiamma ti condurrà alla morte" Esme aveva dato voce ai suoi sentimenti e Carlisle le sorrise con soddisfazione. Erano due persone meravigliose, ma Kane non riusciva a comprenderle. Sembravano quasi i genitori che lui non aveva mai avuto, ma questo non lo distrasse. 
Faceva tutto parte dei loro crudeli piani trabocchetto. Convenevoli innocui prima dell'assalto. Ma lui avrebbe attaccato prima... doveva solo riflettere. 
L'atmosfera si stava facendo pesante e la notte oscura che si stendeva fuori dalle grandi finestre minacciava di sopraffarlo. 
Aveva la sensazione che fossero tutti in un universo parallelo e che qualcuno li stesse osservando mediante un occhio astratto situato in quello stesso spazio. 
Misteri, oscurità, dannazione, solitudine. Come potevano convivere con sentimenti del genere? 
"Mi avete accolto senza lottare. Sapevate che stavo arrivando, perché non mi avete fermato?" esordì Kane con curiosità. 
"Noi ti aspettavamo. E non uscirai da qui tanto facilmente" replicò Felix alle sue spalle, affiancato da Demetri accanto alla porta. 
La sua voce era fredda, dura, tagliente. La perfetta controparte della sua forza sovrumana. Kane li guardò con indifferenza poi si rivolse ad Aro. 
"I cani da guardia?" chiese sarcastico. Felix ringhiò sottovoce e stava per attaccarlo quando Aro lo fermò con il suo sguardo d'acciaio. Felix tornò al suo posto fremente d'ira. 
"No... loro sono La Guardia. E ti consiglio di non essere così spiritoso, oggi non sono di buonumore. In effetti non lo sono mai, vero Jane?" chiese Aro sorridendo alla sua pupilla.
"Verissimo, Maestro. Posso punirlo comunque per il suo oltraggio senza alzare un dito?" chiese Jane seria senza staccare lo sguardo da Kane. 
"Oh cara, so che devi sempre tenerti in esercizio con il tuo dono ma ora non è il momento. Non sciupiamo tutto, il bello deve ancora venire" replicò Aro avanzando verso Kane. 
"C'è qualcosa che ti stupirà sapere ma d'altronde muoio dalla voglia di dirtelo... " Aro sorrise e i suoi occhi brillarono in modo sinistro. Kane lo ascoltava incuriosito. 
Ma c'era anche altro; lo sguardo di Aro era ipnotizzante e avrebbe costretto chiunque a fare qualunque cosa volesse. 
"Io e te siamo legati più di quanto tu possa immaginare... " esordì Aro con serietà.
"Non vedo in che modo" Kane era ancora più curioso.
"Sì, è comprensibile. Beh, credo che avrai capito che in passato non sempre sono stato così... ero un gran bravo ragazzo una volta, quando ero mortale... " Aro iniziò il suo racconto e tutti lo fissavano. D'un tratto si fermò. "Ma a chi voglio darla a bere... sicuramente il gene del Male era in me anche allora, solo che ancora non lo sapevo" rise di gusto fissando Kane. 
"Ad ogni modo, quando ero ancora mortale... uno stregone della tua stirpe profetizzò ai miei genitori quello che sarei diventato. Un tuo antenato, vissuto duemila anni fa. I miei genitori non gli hanno creduto e lui come ricompensa li assassinò, sperando di eliminare anche a me e tutta la mia gente" Aro alzò una mano per prevenire quello che Kane stava per dire. "Non sto mentendo e farai meglio a credermi perché, non so, tutto d'un tratto sono anch'io di malumore. Come credi che debba sentirmi? L'ignoranza e la superstizione del tuo trisavolo lo hanno spinto ad uccidere la mia famiglia, credendo che tutta la mia stirpe fosse dannata... dopo quell'episodio la mia vita è andata perduta, sbriciolata come pane tra le dita di uno come noi. Non avevo più sollevato quel velo fin quando non sei apparso. A quanto pare anche tu non sei cresciuto come il tipico bravo ragazzo. In un certo senso siamo simili, io e te. Ma tu agisci senza logica, senza originalità. Ora... cosa ne facciamo di te?" chiese Aro incrociando le dite e sorridendo in modo demoniaco. 
"Se anche fosse vero, non mi interessa... non mi interessa quello che un mio ipotetico antenato potrebbe aver fatto alla tua famiglia. Non posso fare a meno di lodare le sue azioni ed è un peccato che non abbia portato a termine il suo compito".
L'audacia di Kane paralizzò tutti i presenti che fissarono Aro attendendo una sua mossa. Quest'ultimo si limitò a sorridergli e a mormorare: "Mmm..."
Kane a disagio gli restituì il sorriso sforzandosi di sembrare naturale. In realtà avrebbe voluto fuggire ma all'improvviso ricordò la ragione per cui era lì e per cui aveva messo a rischio la sua vita. 
"Sono qui per un motivo e non rinuncerò tanto facilmente" sentenziò con decisione. Il suo potere di diffondere panico e agitazione doveva essersi azionato perché chi ne risentì di più fu Jacob.
Aveva ascoltato anche troppo ed era stanco. Avrebbe voluto portare Renesmee al sicuro e invece era a portata di mano del nemico. 
Maledizione ad Aro e alle sue condizioni! Aro con la sua curiosità infinita minacciava di ucciderli tutti. 
Non sapeva cos'avrebbe fatto se avesse perso Renesmee, solo il pensiero era inconcepibile. Quell'essere doveva assolutamente morire. 
"Rinuncerai... perché non hai altra scelta" Jacob parlò senza spostarsi di un millimetro. Kane lo fissò per un secondo. Non aveva idea di chi fosse, non era un vampiro. 
Il suo sguardo era furioso, i suoi occhi neri come la notte. Non gli era particolarmente simpatico ed emanava un'energia negativa che i suoi poteri di stregone riuscivano a percepire. 
Quell'intrusione irritò Kane oltremisura e non riuscendo a contenere la sua rabbia allungò una mano come se stesse accogliendo qualcuno. 
L'effetto fu che Jacob venne scaraventato sulla parete dietro di lui e tutto accadde molto velocemente. 
I Cullen assunsero le fattezze di statue pietrificate dalla sorpresa, come i Volturi. L'oggetto che Jacob aveva cercato di nascondere si presentò agli occhi di Kane, che stentava a credere a ciò che vedeva.
Renesmee era lì, piccola e minuta, nel suo completo rosso scarlatto e fissava il suo nemico senza rancore, quasi con compassione. Teneva le manine giunte e lo guardava negli occhi.
Nessuno avrebbe potuto rivoltarsi contro tanta dolcezza ma Elton Kane sentì il suo animo placarsi e la sua sete di vendetta aumentare. 
Finalmente quello che cercava aveva un volto e ai suoi occhi era il più demoniaco mai esistito. Non voleva più fare esperimenti, voleva soltando vendicarsi di tutti loro. 
Il suo corpo scattò pronto all'attacco quando con un balzo un enorme lupo dallo sguardo infuriato ringhiò contro di lui proteggendo il motivo di tanto odio. Renesmee. 

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Capitolo 18
*** La resa dei conti parte seconda ***


SECONDA PARTE

Cos’era quell’enorme sacco di pulci che si ritrovava davanti? Kane non smetteva di chiederselo, in vita sua non aveva mai visto una cosa del genere, metà lupo e metà uomo con il potere di controllare la propria trasformazione.
Era irritato e allo stesso tempo affascinato da quella rivelazione momentanea ed inaspettata, come aveva fatto lui, un potente stregone con un enorme potere, a non accorgersi che un altro ibrido era presente in quella stanza dalle mille sfaccettature? 
Quell’abominio unico e straordinario lo stava fissando, Kane fu colpito dagli occhi penetranti e caldi del mostro, irrorati di un odio profondo, i riflessi ramati sembravano come scintille cariche di adrenalina, come se ognuna di queste fosse pronta per assalirlo, come se non aspettasse altro che questo.
Ciò che provò il giovane stregone in quel momento fu un’insieme di sensazioni miste ad un’irrefrenabile voglia di studiare e collezionare anche quell’ibrido, la sua gola s’incendiò, per un momento sentì il desiderio di ucciderlo e di veder grondare il sangue del mostro dalle sue candide mani, non poteva che odiare quell’essere, ma era un sentimento differente da ciò che provava verso la bambina-vampiro, forse era insito nella sua parte inumana.
Preso dal turbine di sentimenti intensi che offuscavano ogni parte di coscienza umana che gli fosse rimasta, si preparò per attaccare il lupo, sporse il piede destro in avanti distanziandolo rispetto a quello sinistro poi piegò leggermente le ginocchia e ruotò le spalle di qualche grado, era l’istinto che glielo suggerì e con ribrezzo notò che i vampiri presenti avevano assunto contemporaneamente la sua stessa posizione.
“Motus!” disse Kane tendendo la mano destra verso il licantropo.
“Jake, spostati!” Bella si girò verso il suo amico con aria tesa, ma il suo grido sordo arrivò troppo tardi, non erano riusciti a prevedere il campo elettromagnetico che lo stregone aveva generato, fu uno spettacolo magico e terrificante, alla vista umana sarebbe stato impercettibile: un fascio di scintille si erano propagate con potenza e velocità supersonica dalla mano di Kane ed avevano colpito il corpo di Jacob scagliandolo contro il marmo liscio e perfetto delle pareti.
Renesmee era spaventata con gli occhi che puntavano verso Jacob, i Cullen guardavano Kane con ribrezzo, un ringhio feroce si alzò nella stanza quando Edward si accorse che lo stregone squadrava di nuovo Nessie, sapeva che ora che aveva cominciato il suo attacco non poteva fermarsi, avrebbe fatto di tutto per esplorare i segreti più nascosti di sua figlia.
“Bella, dobbiamo difenderci, estendi il tuo scudo su di noi o per noi non ci sarà scampo” Disse Edward a sua moglie con voce fioca così che nessuno potesse sentirlo, quando lesse i pensieri del suo avversario, stava per attaccare di nuovo.
Bella seguì il consiglio di suo marito, non potevano attaccarlo, Kane era troppo potente, ma dovevano almeno difendersi, quello che aveva fatto a Jacob non poteva accadere di nuovo.
Jake nel frattempo si unì di nuovo a loro, pareva stesse bene, era tornato in forma umana, sapevano tutti che aveva la pelle dura, era solo più inferocito di prima. 
Kane scrutava Jacob, si era avvicinato di nuovo a Nessie, gli sembrava strano il legame che c’era tra loro, non capiva come potessero sopportarsi essendo così diversi, sapeva che la sua metà inumana non riusciva a tollerarlo e non si spiegava come potesse farlo quell’ibrido in miniatura, sentiva il bisogno irrefrenabile di saperne di più, iniziò a farsi avanti in lui l’idea di portarli entrambi nel suo laboratorio e soddisfare tutta la sua curiosità. 
Doveva attaccare ora, non c’era tempo per i pensieri, prima avesse sconfitto quell’esercito di schifosi succhiasangue prima avrebbe potuto soddisfare la sua brama, tese di nuovo la mano destra ripetendo di nuovo la parola che avrebbe scaraventato tutti contro la parete, ma questo non accadde.
Kane rimase di stucco, come avevano fatto a non risentire del suo attacco? Non era stato abbastanza potente? Aggiunse alla mano destra quella sinistra, con forza il suo campo magnetico si scagliò di nuovo contro i Cullen, ma non accadde nulla anche questa volta.
“Ci sconcerta molto che tu non riesca ad ottenere quello che vuoi” Fu Edward a parlare, con un ghigno sulle labbra, quasi per prendersi gioco del suo avversario, non tollerava la sicurezza con cui si era presentato dai Volturi, né tantomeno i suoi pensieri, non doveva permettersi di pensare a sua figlia.
Per la prima volta Kane sembrava insicuro di sè, spazientito e deluso che il suo attacco non fosse andato a buon fine, un ringhio acuto, che prima d’allora non s’era mai levato dalla sua gola assordì i presenti, aveva capito. Sapeva che in sala non era il solo ad avere poteri e che qualcuno stava usando uno scudo mentale per difendere tutti gli altri, ma non riusciva a capire chi fosse, i due vampiri che aveva conosciuto a Londra non potevano essere perché Cheung gli aveva rivelato quali fossero i loro poteri, così cominciò a scrutare i volti dei presenti, in preda ad un’ira convulsa. Alla fine trovò il viso che cercava, era Bella, la madre di Nessie che generava lo scudo, il suo volto era corrugato, come se si stesse sforzando e ogni tanto le sue dita marmoree sfioravano le tempie, a quel punto seppe che era su di lei che doveva puntare e non perse tempo.
Con sguardo soddisfatto pose gli occhi sulla vampira, e gridò “Motus!” la sua forza si era riversata dalle sue mani su di lei, Bella cercava di resistere, portò le mani sulle tempie e premette più forte che poteva, tutti la guardarono preoccupati , lo stregone non faceva che aumentare il suo campo magnetico, era come se il suo potere fosse infinito e poi Bella svenne tra le braccia di Alice che era dietro di lei, nessuno poteva farci nulla, aveva cercato di non soccombere allo stregone ma aveva fallito. 
Ora erano tutti in pericolo, lo scudo era fuori gioco e Kane finalmente era più vicino a Nessie di quanto non lo fosse mai stato, un ghigno si levò dalla sua gola, era un ghigno vittorioso.
“Bella, no!!!” La voce di Edward era un ringhio profondo che veniva dal suo cuore straziato, cercò di gettarsi su Kane assieme ad Emmet e Jasper, ma Kane era troppo potente e con troppa facilità li rispedì al loro posto.
“Immotus” disse Kane, estendendo ancora una volta le sue braccia, ormai tutti erano nelle sue mani, li aveva immobilizzati, erano capaci di parlare ma non potevano muoversi dal collo in giù, tutti tranne Renesmee. 
I Cullen dovettero assistere alla scena impassibili, erano tutti straziati, gridavano e si dimenavano, per quello che potevano, ma erano soggetti alla forza indescrivibile di quel giovane che stava per portare via loro la cosa più bella che avessero mai avuto. 
Kane guardò il suo prezioso ibrido e poi disse “Renesmee, vieni da me.” La guardava negli occhi, sembrava l’avesse ipnotizzata, la bambina aveva gli occhi vuoti quando cominciò a camminare e ad avvicinarsi al suo cacciatore, le grida dei presenti si facevano sempre più imponenti man mano che lei avanzava, tra tutte le voci di Jacob e di Edward risuonavano fragorosamente. 
“Nessie, non farlo, non andare da lui, ti prego, Nessie” Jacob tentava invano di dissuadere la sua amata, ma nulla poteva fermarla.
“Amore, non guardarlo negli occhi, torna vicino a noi, fallo per la mamma.” Anche Edward non poteva tollerare ciò che stava accadendo, pianse quasi quando vide Renesmee tra le braccia di Kane, un dolore fitto gli prese la testa, i pensieri di quel mostro pungevano come aghi irrorati di un amaro veleno e lo sguardo soddisfatto di Kane che si posava su sua figlia lo faceva morire dentro sempre un po’ di più. 
Disperato Edward si voltò verso Aro e cominciò a supplicarlo
“Aro, ti prego fa qualcosa, qualunque cosa, per piacere ti supplico, non può finire così, non deve, oltre a Bella è l’unica sola cosa che conta per me, l’unica cosa che conta per noi tutti. Non ti ho mai chiesto nulla, ma per favore devi assolutamente fare qualcosa!”
Aro lo guardò stupito, ancora una volta l’amore di Edward per un essere umano l’aveva stupito, non comprendeva quei sentimenti che avvolgevano la sua famiglia a lui non importava nulla di Nessie e della causa dei Cullen, ma gli importava di avere la sua vendetta e doveva averla in quel momento, doveva cogliere l’occasione, magari mostrandosi anche indulgente con i Cullen. 
Aveva voluto mettere alla prova Kane e le sue particolari abilità tanto era curioso, voleva vedere se il sangue che scorreva in lui era veramente lo stesso di quello del suo antenato, se era testardo e sanguinario, la prova era stata superata a pieni voti e non poteva esserne più felice, ora poteva attuare il suo piano diabolico.
“Per favore!”gridò ancora Jacob, lui sapeva che il vampiro aveva un piano ma non l’aveva rivelato a nessuno.
In risposta ai due Aro annuì e poi guardò la piccola, graziosa e terrificante vampira che era davanti a lui, fece un cenno con la testa e pronunciò semplicemente il suo nome “Jane”.
“Subito Maestro” Rispose la ragazza, sapeva già quello che doveva fare, guardò Kane con gli occhi rubino ed una smorfia sul viso tipica di chi sa che l’avversario non avrà scampo, le bastò pronunciare una sola parola per porre fine a quell’attimo di sofferenza che sembrasse durare un’eternità e donare di nuovo ai Cullen una speranza“Dolore”
Kane si mise le mani alla tempia e gridò in maniera acuta, era un suono straziante, non era un urlo umano, poi cadde a terra con le ginocchia ripiegate, lasciando andare Renesmee e annullando lo stato di immobilità dei presenti, la bambina uscita dallo stato di trance fuggì di colpo verso Jacob, Edward e Bella, che era finalmente rinvenuta.
Aro sapeva che non c’era tempo da perdere, così guardò il vampiro poco più adolescente e disse anche a lui: “Alec”
“Si, Maestro” rispose il ragazzo e con uno scatto felino si avvicinò a Kane che era a terra agonizzante, gli pose le mani sul capo e si concentrò, guardando verso il soffitto, poi lo fece alzare da terra, l’effetto del potere di Jane era ormai finito e Alec lo manteneva fermo aspettando che arrivasse il suo maestro.
Aro si avvicinò lentamente al giovane stregone che respirava fiaccamente con gli occhi dei Cullen puntati addosso, non avevano idea di ciò che Aro stesse per fare.
“Bene, mi complimento con te per il tuo coraggio, hai tenuto testa in maniera adeguata alla mia specie, ma pensavi sul serio di avere una possibilità di salvezza?” Kane cercava di non guardarlo in faccia.
“Tu che sei per metà uno di noi non ti sei curato di ciò che facevi, hai assalito Nessie, infondo tu e lei siete simili, eppure ciò non ti ha fermato, sai io ho il potere di giudicare quelli della mia specie, ho il potere di giudicare te. Il tuo comportamento non è stato esemplare e questo è ciò che ti meriti.” Il vampiro estrasse dalla sua giacca una siringa che conteneva del sangue, gli prese il braccio e gli iniettò tutto il contenuto mentre lui cercava di divincolarsi, poi disse con aria soddisfatta ed un ghigno sulle labbra “Ho uno strano senso dell’umorismo io, adesso almeno potrai studiare te stesso.”
Nella “Domus silenti” nessuno capiva ciò che stesse accadendo, ma erano tutti intenti a fissare Kane; cosa avesse iniettato Aro nelle sue vene era ancora ignoto, ma lo stregone sembrava dare di matto, la sua schiena si era incurvata e le sue gambe si piegavano facendolo inginocchiare, un urlo crescente misto ad un ringhio feroce si faceva strada nella sua gola, era irrorato di una rabbia assoluta e il suo corpo pareva che fosse in fiamme. I Cullen erano sgomenti, sui loro visi c'era un misto di stupore, stanchezza fisica e mentale, desiderio collettivo di mettere fine a quella vicenda quando la stessa stava prendendo pieghe del tutto inaspettate.
I tratti del viso di Kane cominciarono a mutare, il suo volto un tempo liscio e perfetto si infoltiva di peli biondi che lo rendevano più virile, il corpo si ingrossava a vista d’occhio tanto che il vestito che indossava fu ridotto a brandelli, e anche la sua voce mutava assieme all’aspetto esteriore ed il ringhio si tramutò in un ululato di acuto dolore, che preludeva il tragico epilogo. Aro sorrideva in modo sinistro, come il resto dei Volturi. Per un motivo ignoto che ai Cullen sfuggiva tutti sembravano perfettamente al corrente di cosa stesse accadendo e ne erano perversamente rallegrati. 
Kane sembrava totalmente diverso, pronto a fare posto ad un altro mostro dentro di lui; sotto gli occhi dei presenti completamente scioccati si presentava ora un grosso lupo dal folto pelo bianco che non smetteva di dimenarsi nella stanza, poi si ritrovò in un angolo quando lo sconforto e l’amarezza causati dalla consapevolezza della trasformazione presero il posto della rabbia e il lupo si trasformò di nuovo in ciò che era rimasto di Kane. 
Ormai non rimaneva nulla di umano in lui, la pelle candida e dura e i denti bianchi e affilati come quelli di un vampiro, gli occhi penetranti e il corpo muscoloso e caldo infoltito di peli come quello di un licantropo, era per metà vampiro e per metà lupo, costretto in un involucro vuoto che ormai non era più il suo. Anche i suoi sensi si erano sviluppati in un certo senso, la sua vista era migliorata, come anche l'udito, tuttavia sentiva un pesante blocco sul suo corpo, come se qualcuno l'avesse prosciugato di tutte le proprie forze. Si accorse di non riuscire ad utilizzare nessuno dei suoi vecchi poteri. 
“Che cosa mi hai fatto! Che cosa mi hai fatto diventare? Sono un mostro, uno scherzo della natura!” Kane non poteva credere a ciò che era appena accaduto eppure era la verità, continuava a guardarsi, il mostro ora era lui, e questo fu quello che pensarono anche i Cullen.
“Aro, questa non ce l’aspettavamo proprio, ma come..?” intervenne Carlisle che espresse in parole i pensieri di tutti i presenti, ormai ansiosi di avere una risposta alle loro domande e pendevano tutti dalle labbra del maestro. 
“Bene… a quanto pare ho generato meraviglia e stupore, adoro l’effetto sorpresa. Ma il merito non è mio, dovete ringraziare il vostro amico Jacob, è lui che ha donato il suo sangue... è successo quando siamo rimasti soli, inoltre credo dobbiate ringraziare Alec che ha tolto ogni singolo potere a Kane, per farlo si è esercitato duramente e diciamo che ora il vostro nemico è poco più di un vegetale, capace di pensare sì, ma non di agire, può solo trasformarsi in un mutaforma grazie al suo istinto, ma nulla di più.” spiegò Aro cercando di lenire lo stato di stupore dei suoi ascoltatori, con una leggera aria di superbia insita in sé. 
“Che cosa??? Tu mi vuoi dire che Alec poteva togliere i poteri a Kane in un qualsiasi momento e hai aspettato che lui prendesse la mia Renesmee per farlo? Ma io ti uccido!” Bella era furiosa, si stava gettando contro quell’essere tanto egoista da aver messo a repentaglio la vita di sua figlia, ma fu fermata in tempo da Edward ed Alice che la trattennero uno da un braccio e una dall’altra, non era il caso di entrare in conflitto con i volturi, ora che le acque si erano calmate.
“Che cosa non farebbe una madre per la propria figlia, non è meraviglioso?” disse Aro ridendo di buon gusto del patetico tentativo di Bella e poi continuò: “ Ho fatto semplicemente quello che avevamo stabilito nelle condizioni iniziali, ho deciso io come e quando uccidere Kane, perché come vedete ora è morto davvero e come da condizioni la decisione finale spetta a me... ed io ho deciso di rispedirlo a Londra, nel suo laboratorio. Non temete, ora non può più torcere un capello ad una mosca, tantomeno non potrà fare del male a voi, quindi miei buoni amici ora potete andare, me la sbrigherò io con i preparativi della sua partenza.” I Cullen erano riluttanti a dileguarsi con tanta semplicità, era ancora tutto troppo strano, ma sapere che Kane era ormai fuori gioco era un immenso sollievo. Edward e Bella in particolare erano curiosi riguardo quella nuova scoperta. "Ma è possibile?" chiese Edward ad Aro, intendo a fissare gli spasmi incontrollati di Kane. 
"Cosa, amico mio? Che sia potuto diventare ciò che ha sempre odiato? Ma certo... Vedi, quest'uomo è un concentrato così unico di Male che ha raggruppato in sé il più abnorme codice genetico della storia dell'evoluzione. Un graffio di Jasper è bastato ad innescare questa semi-trasformazione e il sangue del nostro Jacob è come un veleno per lui. Combinati insieme sono una miscela letale. Ora finalmente ha qualcosa da analizzare... se stesso!" Aro interruppe il racconto per lasciarsi andare ad un'isterica e roboante risata. Edward stava per replicare ma Carlisle lo convinse a lasciar perdere con un cenno. Quando Aro era in quello stato, era meglio non averci a che fare. Tuttavia non sembrava in collera con loro, era troppo preso dalla sua nuova scoperta terminata in modo più che favorevole. 
I Cullen salutarono con gentilezza i Volturi, Kane era ancora nell’angolo affiancato dai due lati da Jane ed Alec. La famiglia insieme a Jacob uscì da quella stanza, avevano fretta di lasciare quel posto, erano salvi a dispetto di tutti i pronostici e non sapevano quanto sarebbe durata quella quiete, ma ora erano uniti e stavano ritornando a casa, a Forks. 
Nessie strinse forte sua madre tra le braccia e guardò prima il padre che abbracciava Bella e poi Jacob che le teneva per la mano, poi disse “Grazie di avermi salvato la vita, vi voglio tanto bene”. Quasi si commossero al suono della sua voce, ormai erano lontani da ogni pericolo e finalmente potevano vivere la loro vita insieme. 
Jacob prese Renesmee tra le braccia e con un dito le carezzò una guancia: "Non avrei mai permesso che ti portassero via da me, tesoro mio. Mi sarei fatto uccidere piuttosto". Renesmee posò una manina sulla sua guancia e lo guardò dritto negli occhi. Jacob sorrise e la strinse forte a sé dicendo: "Promesso, non lo dirò più". Quel momento tenero fu interrotto da Emmett che, fingendosi annoiato esordì a gran voce: "Tutto qui? E ora che motivo avremo per batterci con loro? E' da una vita che sogno di farlo!" Tutti lo fissarono in cagnesco, ma subito dopo Emmett strizzò un occhio e alzò una mano in segno di pace. Tutti scoppiarono a ridere e con quello stato d'animo sollevato si diressero all'aeroporto. L'incubo era finito.

Una settimana dopo, Volterra, stanza n.387 delle prigioni dei Volturi 

"Sta arrivando" disse Demetri facendo cenno a Felix di aprire i cancelli. Felix obbedì senza esitare, il suo aspetto simile ad un'aggraziata statua gigante. Quel luogo sotterraneo era fetido, aveva l'odore della morte stessa, seppellita e dimenticata lì. Remota e antica come tutti loro. Aro apparve come un'apparizione mistica, il lungo mantello scendeva solenne sulle sue spalle forti e millenarie. 
"Com'è andata oggi, fratelli?" chiese con voce angelica.
"Nessuna novità. Si lamenta come sempre... credo sia completamente impazzito. Non riconosce nessuno, ma nomina spesso lei, Maestro. E' l'unico nome che ricorda".
Aro sorrise perfidamente. "Bene... questa giornata non poteva cominciare meglio". Detto questo, si lasciò la guardia alle spalle e si incamminò per i corridoi bui che non avevano segreti per lui,
“Perché?! Perché?! io non dovrei essere qui, io dovrei..? Tre, otto, sette... è un numero... è la mia anima? Dov'è la mia anima? Che strano, la luna non è di buonumore oggi”.
Man mano che Aro si avvicinava a lui le grida e le frasi sconnesse si facevano sempre più strazianti, le sue visite non gli andavano mai a genio. Elton Kane percepiva la sua presenza come quella del demonio e non poteva fare nulla per fermarla. Aro dal canto suo, sorrideva ascoltando i deliri del suo nuovo oggetto da collezione. Si avvicinò alla sua cella e lo vide intento a fissare la luna dalle piccole sbarre della finestra.
“Buongiorno signor Kane, se posso chiamarla ancora signore dopo tutto. Come andiamo oggi? Siamo pronti per il suo trattamento giornaliero?” 
Elton Kane, in piedi, in forma vampiresca e mutaforma insieme, si inginocchiò di fronte al suo carnefice e mormorò, ormai senza forze: "Obbedisco, Maestro". 
Aro sorrise soddisfatto, poi diede l'ordine ai suoi seguaci: “Guardie, è ora” 
Le guardie raggiunsero Kane, lo presero dalle braccia, lui si dimenava più che poteva, gridando “No, no, basta!” ma la sua sorte era segnata già da quando era nato e il suo destino si mostrò a lui quando invece che portarlo a Londra come promesso l’avevano scortato in quelle putride segrete. Era uno spettacolo che si ripeteva in continuazione. Credeva sempre che lo trasportassero per la prima volta, ma dopo i lamenti e lo sguardo mefistofelico di Aro, si accorse che erano già alla quarta uscita. Tacque all'istante ed evitò di fissare il Maestro nei suoi occhi scarlatti. Occhi che grondavano sangue. 
Quello che Kane non immaginava era che Aro si era sempre preso ciò che voleva, e ciò che voleva ora era vendetta e la sua sofferenza era la gioia più grande che potesse mai provare. Non smetteva mai di assaporarla e di mostrarla a tutti con il ghigno malefico che si levava quando lo sventurato finalmente entrava nella stanza degli esperimenti creata appositamente per lui.

FINE

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