La Nebbia

di Mea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eridano ***
Capitolo 2: *** Chardonnay ***
Capitolo 3: *** Scheletro ***
Capitolo 4: *** Signora ***
Capitolo 5: *** Arte ***
Capitolo 6: *** Oro ***
Capitolo 7: *** Stoffa ***
Capitolo 8: *** Profumo ***
Capitolo 9: *** Asia ***
Capitolo 10: *** Scorpio ***
Capitolo 11: *** Feminae ***
Capitolo 12: *** Notte ***
Capitolo 13: *** Copione ***
Capitolo 14: *** Istantanea ***
Capitolo 15: *** Dolos ***



Capitolo 1
*** Eridano ***


Eccomi, dopo una lunga e intensa estate, di nuovo qui, con altre poesie e molti pensieri da mettere in versi. Il titolo della raccolta è il nome di un elemento che io amo, la nebbia, e che mi accompagna pressochè ogni mattina. Così, la prima poesia è dedicata al fiume (il Po) che, avvolto appunto dalla nebbia, si snoda al fianco della strada che percorro tutti i giorni, portando con sè ricordi e attimi di vita.


Le tue forti membra virili
sono nebbia
che si posa per le strade
 
e serpeggia
pungente,
 
nasconde.
 
Sei culla di un grande pensiero
mai nato
mai sorto
mai lodato.
Sei la poesia che non si scrive,
una danza nelle buie arcate
dei tuoi ponti fidati
 
morenti
 
alla foschia del mattino.

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Capitolo 2
*** Chardonnay ***


Un grazie di cuore a BizarreBiscuit per la recensione.


La tua mano posata sul petto,
sulla lana verde, pregiata
e fredda,
un colpo di tosse
che svanisce nell'aria.
Vorrei avvicinarmi e baciarlo nel vuoto,
il tuo respiro, senza che tu te ne accorgessi.
Moriremo, lo sai,
e potremmo non sapere nemmeno cosa ci siamo detti.
 
Bevi dal calice senza farti guardare negli occhi. Chardonnay, dici.
Non riesco a scrivere a mano. Non posso cancellare. Non posso tornare indietro. Voglio che la scrittura sia l'unico luogo, anche se solo della mia mente, in cui posso rifare tutto da capo.
Gli schermi trasmettono luci, non un suono, il brusio della gente. E' la città. E' fatta di persone che passano piangendo, morendo, ridendo, e non c'è un solo occhio di bue che si soffermi su di loro. Passano in mezzo, queste luci, e lasciano gli uomini al buio.
Mi piace. Come l'amore che fa soffrire, però va bene così. Potrei vivere solo in città.
Bevi chardonnay ora, perchè dici che dopo non potrai farlo. Le ragazze non lo bevono, io non lo bevo, mai.
 
Mi chiedi scusa, scusa chè tossisci.
Quando ti ho visto, tra tutta quella gente...
Tu mi hai squadrata.
Vorrei baciarlo, quel tuo sguardo, nell'aria,
alzando il volto verso il cielo che ci copre
e lascia liberi.
Ancora tocca la mia guancia, alla stazione.
Sfioriremo, sai, e sarà tutto passato lontano,
solo una strada, tra noi due, che se ne corre via.

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Capitolo 3
*** Scheletro ***


Per Alex Karter: innanzitutto grazie per la recensione, accurata ed esaustiva. Rivedrò meglio le mie poesie, anche se il mio stile è qualcosa di molto "istintivo". Mi piace pensare che i miei versi facciano scaturire le emozioni personali di ciascuno, magari molto diverse dalle mie, ma evocate dalle stesse parole. Spero di riuscire, in futuro, a mantenere questo carattere senza arrivare a qualcosa di troppo generico. Inoltre, volevo precisare che il titolo della poesia non è "Nebbia", che è il nome della raccolta, ma "Eridano". L'atmosfera non è poi tanto erotica, quanto più legata a un senso di protezione silenziosa ma salda da parte del "dio" del fiume.



Tu cammini libero.
Ti lascio andare. Che devo fare?
Posso trattenerti? Posso afferrarti un polso smagrito
con una forza
che non ho mai avuto?
Siamo due scheletri, e camminiamo.
Libero, tu, di andare dove vuoi.
Da una tua costa fui creata, da essa non posso separarmi
senza sentirmi
terra arida e secca.
Chi avrebbe detto, che te avrei dovuto seguire,
io che ero orgogliosa e superiore?
E' la volontà estrema,
non un fato che ci lega al carro,
ma la punizione e il soffio amaro.
Mi faranno sgretolare.  

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Capitolo 4
*** Signora ***


Ascolto
il silenzio di Dio. 
Non capisco.
Ascolto.
Non so ascoltare.
 
La Signora, ho pianto.
La Signora, ho pregato piangendo.
La Signora, ho versato lacrime sulla tua roccia bagnata,
sul tuo fiume chiaro,
su quei fiori gialli
ove ti sei posata,
rosa
delicata.
 
Che cos'è l'urlo dei bambini
che si affacciano alla vita?
C'è paura. C'è incertezza. C'è una domanda.
 
Un grande quesito.
Che cos'è, Signora?
Una foto cade in te, un ricordo, le parole,
le mie lacrime, le mie lacrime, Signora,
non dimenticarle.
Serbale.
Serbaci tutti.
 
Il tuo fiume è silenzioso.
E' la pace. E' paradiso. E' quesito.
Impara ad ascoltare, questo silenzio, mi hanno detto,
il silenzio di Dio.
Signora, cala un velo. Che sia notte, ove anche tu puoi vedere.
Lascia fuori tutti quei rumori, i dolori,
Signora,
che anche tu possa vedere,
che io possa ascoltare.
Il tuo fiume, il tuo fiume è
silenzioso.
 
Signora.  

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Capitolo 5
*** Arte ***


A ilarione: sono molto felice di sentirti di nuovo! Come stai? Sono contenta che ti piacciano le nuove poesie, per quanto un po' diverse da quelle della mia prima raccolta. In particolare, l'ultima è stata un vero e proprio esperimento. Devo dire di non essere soddisfatta al cento per cento, forse dovrei  rivedere alcune strofe che, a mio parere, stonano un po' rispetto alle altre... Per ora però essa è già un grande passo avanti! Deriva da un'esperienza particolare, forse la più bella che la vita mi abbia riservato finora, e da una "sfida", postami da un ragazzo, Mario. Quando gli ho confessato di scrivere poesie, lui mi ha chiesto perchè non ne avessi mai scritta una totalmente sulla fede. Morale della favola, dopo un po' di proteste (trovo l'argomento alquanto difficile!), mi ha fatto promettere di portargliene una da leggere per l'anno prossimo. E "Signora" è dedicata a Mario, che, senza nemmeno conoscermi, dopo un quarto d'ora passato insieme, ha creduto in me e mi ha letteralmente letto nell'anima.



Ho fatto sogni
di sentir la pelle respirare,
il fiato accarezzare,
la mano baciare.
 
Ho sognato sogni
di dolcezza indicibile,
ho lasciato un sorriso
dipinto sul mio volto
anche quando non era più mattino.
 
Creerò un quadro, un'opera d'arte,
la bellezza ci salva,
anche se è falsa,
anche se forse non s'avvera.


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Capitolo 6
*** Oro ***



Era sbagliato
amare tanto la vita?
Volere tutti quei colori, tutti quei marmi, tutti quegli ori?

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Capitolo 7
*** Stoffa ***


E la pioggia sbava un trucco inutile
miraggio di una foto.
Vendo il mio vestito più bello,
quello dell'ennesimo tramonto
dettato da un'assenza.
Dovrei darlo in beneficenza,
ma che se ne fa una ragazza povera
di un abito da sera?
 
I miei occhi sono bagliori di gelosia,
mentre spio la tua esistenza lontana,
dove piove, anche lì,
tu che parti,
tu che prendi treni,
verso mete ambiziose
ed estranee.
 
Si fa buio d'inverno,
dormo nella luce artificiale d'un neon,
ricordo filastrocche d'infanzia
scoperte per caso.
Non so parlare.
 
Io penso, io scrivo,
io mi ricopro di gioielli brillanti abbaglianti cangianti
nelle notti rumorose della mia città.
 
Non ho parole.
Non ho segreti da rivelare.
 
Io, ho vestiti. Vestiti pregiati, profumati, dimenticati in qualche meandro d'armadio.
 
 

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Capitolo 8
*** Profumo ***


Sono il profumo di una ballerina,
l'olio dei suoi capelli,
le mani che si torcono gentili.
 
Voglio essere una statua perfetta
così dolce che non deve esser bella,
così eterna che il suo ricordo
non potrà 
mai morire.
 
Voglio spalancare le braccia sottili
su un pavimento legnoso
e inarcare la schiena
sino a raggiungere il tuo
inarrivabile cielo.
 
Sono il dolore dei miei piedi,
il livido sul cuore,
il tentativo estremo,
la morte nera
 
e bianca.
 
Sono i miei occhi,
non la bocca,
un gesto,
non ho parola. Io amo col sospiro.
 
Sono un oracolo incomprensibile,
allucinato e funesto,
sono l'incubo che ti perseguita,
sono il dolce profumo
il dolce profumo
dei capelli fini.

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Capitolo 9
*** Asia ***


E non c'è un soffio di brezza che passa,
il suo petto su cui piangere.
Ettore è morto
e la sterile terra si apre per inghiottire
un frutto appena nato.
 
Era un'illusione, un sogno non vissuto,
agognato
nelle notti inquiete delle dolci dardanidi.
 
La città è distrutta,
il deserto è fermo
immobile.
Nulla si muove
sui casolari stanchi
sulle lacrime silenziose
dei templi disfatti.
E la vita è alla fine,
Ilio era un'immagine
destinata a morire.

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Capitolo 10
*** Scorpio ***


Per Takke: in effetti anch'io sono molto contenta del risultato di "Asia", cosa che non vale per tutti i componimenti. Devo ancora cercare di capire la differenza tra poesia e sfogo... Grazie, come sempre, per la recensione.


Non valgo neanche un centesimo di quel che credo
e mi stimo così poco da sotterrarmi
di lacrime e rancori nascosti
nel buio della mente.
 
Sono confusa e muovo le zampe sottili,
gravida di veleno
che mai stillerò.

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Capitolo 11
*** Feminae ***


Callisto non s'immerge mai nel mare:
vorrei rifulgere come lei,
non amata, ma splendente
come perla sull'oceano.
 
Vorrei esser sul tuo cielo
ogni giorno, un po' nascosta,
ma la notte,
la notte vorrei svegliarti dagli incubi peggiori
e trovarmi come scure
corrusca su di te.
 
Lentamente mi avvicinerei e mi terrei a un soffio dalla tua gola.
Ti griderei: sono Olga!
L'ultima e la prima.

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Capitolo 12
*** Notte ***


Il tempo e lo spazio nero muoiono di continuo, nella loro pacifica inesistenza.
La tua stella mi sorride, un po' sfacciata, pacata,
la bocca stirata nel sonno e in uno sbadiglio represso.
E brilla, anche quando è notte, anche nel vuoto immenso,
preda, senza saperlo, di esplosioni magnifiche per lo sguardo,
di me, piccolo animale nel deserto, caro a Dio
in una sconfinata terra.  

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Capitolo 13
*** Copione ***


Siamo
inutili
teatranti dell'anima.

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Capitolo 14
*** Istantanea ***


Mi nascondo sotto un cappello
come una signorina di vecchia campagna;
l'acqua zampilla in una fonte lontana
e la notte sprofonda nel buio di un altro tempo insonne.

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Capitolo 15
*** Dolos ***


Sono tornata nel mio piccolo crudele mondo
e già mi sembra un rifugio sicuro
da un bacio non voluto,
da una mancanza arida e vuota.
 
L'inganno è atroce.
E mi sento morire,
infliggendoti questo.

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