“Tu sei totalmente pazza, non
scherzare neanche”
Reazione prevedibile, scontata.
Detestabile.
“E come la metti con lo studio?
Arianna, non si vive di sogni, lo sai? Adesso hai questa mania di Harry Potter,
ma perchè non inizi a mettere un po’ di cervello in quello che fai? Hai 22
anni! Dovresti aver passato l’età in cui corri dietro agli attori e speri che
la vita sia come nelle fiabe!”
Sospirai, non avevo neppure
voglia di arrabbiarmi ed urlare.
Era così con mia madre, totale
incomunicabilità da anni, ormai. Lei non tentava di capirmi, e io mi rifiutavo
di coinvolgerla nella mia vita.
Mi aveva delusa troppe volte.
“Mamma, si chiamano passioni,
quelle che tu etichetti come ‘manie’. Se non te ne fossi accorta, e lasciatelo
dire, mi pare che sia questo il caso, amo recitare. E amo l’inglese, e amo
Harry Potter.
Questo provino riunisce questi
tre grandi amori, e mi rende felice. Devo provare, lo capisci? E’ davvero
importante! Ho bisogno di mettermi alla prova, di vedere se so affrontare le
sfide! Non sto vivendo in un sogno, mi sto lanciando a fronte alta contro una
prova, e una nuova esperienza. E poi...ho già i biglietti per Roma...”
Mia madre mi fulminò con lo
sguardo.
“Che cosa...?”
“Hai ragione, ho 22 anni e non
sono più una ragazzina. Voglio fare quel provino e ci andrò, con o senza il tuo
consenso. Sento il bisogno di provarci, e non mi lascerò scappare questa
occasione solo perchè tu non sei più in grado di sognare e vuoi che io faccia
altrettanto”
“Questo non è solo sognare.
Questo è illudersi. Ti sto solo evitando una grossa delusione”
“Se sarà una delusione,
l’accoglierò, la sopporterò e ne uscirò più forte per il futuro. E’ cadendo che
si impara a camminare, mamma. Lasciami prendere le mie sbandate e non usare le
tue paure come scusa per fermare me!”
“Bene. Fa’ un po’ come credi. Ma
poi non venire a piangere da me. Ricordatelo, Arianna. Non aspettarti di essere
consolata, se è l’indipendenza che cerchi, l’avrai, ma poi non correre a
chiedere aiuto solo quando ti fa comodo. Sei avvisata”
E detto questo, girò i tacchi e
andò a stendere il bucato.
Non m’importavano le sue parole.
In lei c’era uno schema prefissato e ordinario, voleva che io fossi una tipica
ragazza, quella che studia, e poi si laurea, e poi si trova un bravo ragazzo, e
poi ha un bel lavoro, e si sposa.
Io invece studiavo annoiandomi,
non avevo un ragazzo perchè rincorrevo il principe azzurro da sempre, non
potevo rassegnarmi ad essere una qualunque.
Io volevo essere speciale e
realizzare i miei sogni. Volevo credere in me stessa e continuare a sperare di
farcela. Esaudire i miei desideri.
E mia madre non riusciva a
comprendere nè ad accettare questo mio essere ‘non comune’. Riteneva tutto vano
e non degno d’attenzione.
Sciocchezze di un’illusa.
Ora avevo la possibilità di
dimostrarle che si sbagliava e che valevo qualcosa.
Avrei fatto di tutto per avere
quella parte.
***
Ero partita senza guardarmi
indietro. Mia sorella era eccitata ed invidiosa, mio padre rassegnato, mia
madre mi aveva parlato a stento e mi teneva ancora il broncio, però mi aveva
preparato i panini per il pranzo al sacco, nonostante tutto.
Restai in coda per il provino
quasi l’intera giornata del 12 dicembre.
Davide era lì con me, ed era
davvero l’unica persona che avrei potuto desiderare in quel momento.
Avevo conosciuto Davide in chat
quattro anni prima, e ci eravamo incontrati, dopo vicissitudini infinite, solo
l’anno precedente.
Mi ero innamorata perdutamente di
lui, ma con il tempo ero riuscita a reprimere quel sentimento. Aveva tre anni
in meno di me, era un attore di teatro con una serie di spettacoli ed
esperienze alle spalle tre volte più vasta della mia. Frequentava la Scuola
Nazionale di Cinema a Roma.
Era stato lui il primo a parlarmi
entusiasticamente di Harry Potter, e con lui avevo scoperto anche la mia
passione per la recitazione.
Per questo, era il compagno
perfetto di quest’avventura, l’unico che avrebbe potuto darmi l’appoggio e la
forza di cui avevo bisogno.
Mi guardava con quegli occhi
azzurri un po’ tristi, e non la smetteva di fare battute e stuzzicarmi.
Era il suo modo per
tranquillizzarmi e per distrarmi da quell’estenuante attesa.
Erano ormai le sette di sera
quando arrivò il mio turno.
Di quei momenti, i miei ricordi
si fanno confusi, affollati e sconclusionati.
Ricordo che Davide mi abbracciò
teneramente sussurrandomi “Vai Sharon, rendimi fiero di te!” e ricordo la mia
risata isterica a sentirgli usare quello stupido appellativo, Sharon.
Ricordo di essere stata chiamata
in una stanza piuttosto piccola con un telo bianco, e lì di aver posato per
alcune foto di fronte e di profilo
‘Il naso pronunciato’, pensai
sorridendo.
Ricordo di essere passata in
un’altra stanza, una stanza molto grande, con un palchetto rialzato ed
illuminato, un tavolo con sedute circa 10 persone, e una telecamera a riprendere.
Ricordo una donna bionda che si
avvicinò a me dicendomi che da quel momento in poi avrei dovuto parlare inglese
perchè sarei stata esaminata dal regista e dagli addetti al casting del film.
Nel salire sul palco, ricordo di essere inciampata nei miei stessi
pantaloni.
Ricordo di essere capitombolata
in avanti, emettendo alcuni versi, e di essermi rialzata con i capelli sparsi
in faccia, e poi di essermi esibita in una delle mie tipiche e stupide
espressioni comiche.
Ricordo di aver detto qualcosa
del tipo “Oh fantastico, se ‘goffa e imbranata’ sono le parole di chiave di
questo provino, non potete perdermi!”
Ricordo di aver visto qualcuno
ridere, e chiedermi, in inglese, se conoscevo il personaggio per cui facevo il
provino.
Dissi titubante che sì, credevo
proprio di sì.
Ricordo di essermi allora
bloccata, di aver guardato il signore con la barba e gli occhiali che mi aveva
posto la domanda con un’aria divertita, e aver detto “ma per quanto sono lucida
in questo momento, potrei essere finita al provino sbagliato”.
Il signore si mise di nuovo a
ridere e mi chiese perchè ero venuta a quel provino.
Ricordo di aver risposto: “Sono
qui per il provino per la parte di Clara Vincenti, giusto?”
Il signore sempre ridendo mi
disse: “Sì, esatto, esatto, Clara Vincenti...te lo chiedo perchè più della metà
delle ragazze esaminate non avevano mai letto un libro di Harry Potter oppure
non ricordavano il nome del personaggio”
Allora gli risposi: “Ok...io SONO
Clara Vincenti! Cioè... sono io in quel libro...vi risparmiereste un bel po’ di
problemi di interpretazione e metodo Stanislavskij, perchè non dovrei
fingere! Sì, forse vi starete chiedendo se sono consapevole di essermi appena
data una zappata sui piedi, insomma mi sto dichiarando patologicamente
imbranata...ma...ok, sto blaterando...”
Il signore che mi aveva parlato
poco prima rise ancora e poi disse:
“Hai mai recitato prima d’ora?”
Gli risposi che avevo fatto due
anni di laboratorio teatrale e un anno di teatro con la mia compagnia.
Mi chiese perchè conoscevo
l’inglese, e gli risposi che mi stavo laureando in Lingue e Letterature
Straniere.
Poi si alzò e salì sul palco. Mi
chiese se mi piaceva Harry Potter.
“Ne sono totalmente drogata”
Sorrise e poi mi disse: “Ora
immagina che io sia Daniel Radcliffe-uno sforzo sovraumano, lo so...- e
immagina di dover recitare la scena del libro in cui Clara chiede ad Harry di
accompagnarla al Summer Ball. Niente copione scritto...se non ti ricordi la
scena, improvvisa”.
Mi ricordavo quella scena, era
una delle più divertenti dell’intero libro. Ad Hogwarts era stato organizzato
un ballo, il Summer Ball, in onore di tutti gli studenti del 7° anno che
avrebbero lasciato la scuola. Ma al contrario che per lo Yule Ball (o Ballo del
Ceppo), le ragazze avrebbero dovuto invitare i ragazzi.
Clara aveva preso il coraggio a
quattro mani e aveva deciso di invitare Harry...replicando, in modo
terribilmente più imbarazzante, la scena tra Cho ed Harry nel 4° libro. Era più
timida ed imbranata di Harry, se possibile.
Respirai e feci ciò che il
signore mi aveva chiesto.
Mi bastò pensare che lui fosse
davvero Dan, e mi sentii invadere da un tale imbarazzo e da una tale emozione
che dovetti sembrare davvero patetica.
Ma dopotutto era quello che
cercavano. Clara era buffa e terribilmente impacciata.
Per completare il tutto, non
appena il finto ‘Dan/Harry’ se ne andò, restai ancora qualche istante nella
parte di Clara, e feci una cosa totalmente assurda.
Avrei voluto fingere di dare una
testata ad un muro, perchè quella era la stessa reazione imbarazzata e
disperata che Clara aveva nel libro...ma poichè non avevo un muro a
disposizione...mi avventai sulla telecamera e...le assestai una testata, non
troppo forte, ma fingendo che lo fosse.
Tutte le persone in sala
scoppiarono a ridere, e il signore di prima tornò sul palco battendo le mani e
ridendo.
Mi disse che era stata una mossa
davvero buffa...e geniale. Poi mi chiese di accomodarmi qualche minuto fuori.
La stessa ragazza bionda mi
accompagnò alla porta sorridendo, e mi disse che mi avrebbero comunicato entro
qualche minuto se presentarmi al prossimo provino.
Poi aggiunse:
“Ha davvero impressionato il signor Jackson”
Restai impalata con la bocca
aperta, lì fuori dalla porta.
Poi mi uscì una parola dalla
bocca.
“...Jackson...”
Peter Jackson. Accostai il nome
alle fattezze di quel signore con la barba e gli occhiali che mi aveva fatto
quelle domande e mi aveva chiesto l’improvvisazione.
Come avevo potuto non
riconoscerlo. COME avevo potuto!
Ecco perchè il suo volto mi
sembrava famigliare...quello era Peter Jackson! Il regista dei film de ‘Il
Signore degli Anelli’!!!
Restai nella stessa condizione di
sbalordimento e incoscienza per i minuti successivi, quando mi dissero che
avevo passato il provino, e di presentarmi, tre giorni dopo, a quello
successivo.
Non realizzai subito la notizia,
finchè Davide non mi corse incontro stritolandomi a sè, chiedendomi come avevo
fatto, e ridendo come un pazzo. Davide non rideva quasi mai, fu allora che mi
accorsi che forse era successo qualcosa di buono.
Da allora tutto si svolse come in
un sogno, immagini rarefatte e ovattate, dai suoni pacati...
Restai da Davide quei tre giorni,
mi cedette il suo letto e si incastrò sul divano, dicedomi però: “solo perchè
hai passato il provino, non ti abituare, io sono sempre l’insopportabile
egoista che conosci”.
Al secondo provino eravamo ancora
in cinquanta. E saremmo state ridotte a cinque.
Ci fecero recitare, questa volta,
una pagina di copione.
Davide riuscì a sgattaiolare
nella stanza per assistere alla mia audizione, e non appena ebbi finito mi
corse incontro, e non aveva parole.
Mi disse che la parte doveva
essere mia.
Non so perchè, ma mi sentii così
sicura di me stessa dopo le sue parole.
Mi fidavo di lui e del suo
giudizio, Davide non era di sicuro una persona diplomatica e quando aveva
qualcosa da dire lo faceva, senza giri di parole.
Se io avessi fatto pena, sarebbe
stato il primo a dirmelo. Se gli ero piaciuta, forse non era andata tanto male.
Tornai a casa, a Torino, quel
pomeriggio.
Salutai Davide con lacrime,
abbracci, abbandonandomi ai ringraziamenti più appassionati. Avevo ancora in me
una forte emozione e le mie reazioni era scomposte ed esagerate.
Sarei tornata a Roma due
settimane dopo.
Ero una delle cinque possibili
Clara Vincenti.
Avremmo partecipato ad uno stage
di sette giorni, durante il quale ci avrebbero testate ed esaminate su diversi
fronti, per la parte. Azioni, gesti, movimenti, espressioni, interazione.
E al termine, sarebbe stata
dichiarata la prescelta, che sarebbe partita due giorni dopo per Londra.
***
Tututum
Tutum-tutum-tutum
Respira Arianna, respira.
Non ci riesco. Non riesco a
respirare fino in fondo.
Non riesco...
“Signorina, desidera qualcosa?”
Guardai la ragazza alla mia
destra un po’ spaesata, e le dissi, con voce impercettibile:
“Solo un po’ d’acqua, grazie”
Sorseggiai l’acqua con calma,
cercando di riprendere fiato.
Non sapevo cosa provare, ero
totalmente nel panico.
E sola.
Felice ma terrorizzata.
Eccitata ma angosciata.
Il cuore in gola, gambe e mani
tremanti.
Se non fossi stata seduta sarei
crollata a terra.
“Avvisiamo i gentili viaggiatori
che stiamo per atterrare all’aereoporto di Heathrow, Londra. Il tempo è
variabile e la temperatura di 5 gradi. Nella speranza che il viaggio sia stato
confortevole, vi auguriamo un buona permanenza e di scegliere ancora le British
Airways”
Scesi dall’aereo in uno stato
semi-comatoso. Recuperai il mio bagaglio, quello con lo stretto indispensabile,
e andai alla ricerca della navetta. Gli altri bagagli mi sarebbero stati
recapitati direttamente all’albergo qualche giorno dopo.
“Arianna...hai avuto la parte. Congratulazioni,
Miss Clara Vincenti!”
Pensare a quelle parole mi dava
ancora un brivido che mi scuoteva da capo a piedi.
Da allora, da quelle fatidiche
parole, era stato tutto veloce, troppo veloce, e non avevo ancora avuto il
tempo di realizzare la notizia.
Ero partita da Roma e tornata a
casa. Avevo fatto i bagagli in fretta e furia, avevo cercato di raggruppare la
maggior parte dei miei amici la sera stessa per raccontare cos’era successo
(per scaramanzia non avevo detto nulla a nessuno) e per salutarli.
Ed ero partita, accompagnata da
mio padre, mia sorella, mio zio e Silvia all’aereoporto. Mia madre non era
voluta venire, e mi aveva a malapena rivolto la parola. Non vedeva nulla di
buono in quest’esperienza e non voleva perdonarmela. A dire la verità, le
reazioni per la mia partenza erano state svariate.
Qualcuno era stato felice per me,
qualcuno mi aveva messo il broncio, il mio migliore amico mi aveva salutata con
freddezza e poi era andato via quasi subito. Invece di essere felice per me,
aveva saputo solo pensare alla mia prolungata assenza. Pensai che col tempo
avremmo risolto, ora sarebbe stato inutile discuterne.
Anche le telefonate agli amici
più lontani avevano sortito gli effetti più differenti. Qualcuno si era offeso
o indispettito per una promessa che non avrei potuto mantenere a causa della
mia partenza, mentre le più grandi fan di Harry Potter erano quasi svenute al
telefono e poi mi avevano commissionato una serie di foto, autografi, messaggi
da comunicare che dovetti annotare e forse non avrei mai avuto il coraggio di
chiedere/recapitare...ero una fan, ma piuttosto rispettosa...avrei dovuto
lavorare con Dan ed Emma...non svenir loro davanti...
Dan ed Emma...Dan ed Emma...il
mio cuore si fermò un’altra volta.
L’albergo verso cui ero diretta
era lo stesso in cui alloggiavano anche loro.
Tutto il cast era obbligato a
restare in albergo, quando le riprese erano nel pieno, non era permesso a
nessuno di tornare a casa. Pare per questioni di concentrazione e reperibilità,
per evitare ritardi, contrattempi, problemi. Ovviamente quella sarebbe stata la
mia unica casa., dunque per me il problema non si poneva.
L’albero era situato a Londra,
poichè i Leavesden Studios, la location in cui venivano girate praticamente
tutto le scene dei film di Harry Potter da sempre, si trovavano nel Leavesden
Park a Watford, una cittadina a meno di mezz’ora da Londra.
Tra i quattro e i sette mesi.
Quell’albergo, fatta eccezione per brevi periodi di pausa in cui sarei potuta
tornare in Italia, e quegli studios, sarebbero stati la mia seconda casa per
tutta la durata delle riprese, che per via dell’addestramento per gli stunt,
gli effetti speciali e la grandiosità del film, sarebbero durate da dicembre a
maggio-giugno.
Non mi erano state date grandi
informazioni. Mi avevano assicurato che una volta giunta agli studios, sarei
stata seguita con attenzione, il problema era ARRIVARE, fino agli studios.
Forse non avevano considerato il
fatto che non avevo 16/17 anni come la maggior parte degli attori, e non avevo
uno chaperon pronto ad accompagnarmi ovunque...anzi, ero arrivata a Londra
sola, non avrei mai potuto chiedere a nessuno di lasciare l’Italia per starmi
dietro.
In qualche modo riuscii a capire
come arrivare dall’aereoporto al “Seven Stars Hotel”, e mi sitemai nella
strabiliante camera di quel lussoso albergo che non avrei mai sognato nelle più
rosee previsioni di poter abitare.
Il signore alla reception dovette
essere piuttosto spiazzato nel vedermi arrivare, trascinando stravolta i
bagagli, una ragazza ventiduenne sola,
in quell’albergo esclusivo. Avrei potuto paragonare la sua espressione a quella
del direttore nel vedere Julia Roberts in Pretty Woman.
Gli consegnai i documenti
speditomi dalla Warner Bros e gli dissi il mio nome, e vidi il suo volto
distendersi e aprirsi in un sorriso a 32 denti.
Mi diede il benvenuto, la chiave
della stanza, e sussurrò eccitato: “Ottavo piano...la sua parte dev’essere
importante, è stata sistemata nello stesso piano della signorina Watson e del
signor Radcliffe...ehm ehm...-si ricompose- una macchina passerà a prenderla
tra due ore per condurla agli studios. Buona permanenza.”
Per poco non finii a terra.
Stesso...piano...Emma...Dan...respira
Arianna...forza...una macchina mi passa a
prendere...oddio...respira....respira....
Sorrisi impacciata ringraziando,
e il signore fece un cenno ad un ragazzo che si avvicinò di gran carriera e afferrò i miei bagagli prima che potessi
rendermene conto, togliendomi anche di mano una borsa piuttosto leggera che
sicuramente avrei potuto portare da sola.
Tuttavia, cercando di non
scoppiare a ridere, mollai la presa e mi avviai all’ascensore.
Non mi sarei mai abituata a
questa ‘vita da star’...era davvero ridicola! Sembrava non fossi in grado di
far nulla! C’era chi mi portava anche un leggerissimo beauty per evitare
facessi troppi sforzi, chi mi premeva il bottone dell’ascensone, chi mi apriva
la stanza...e avrei avuto una macchina con autista, probabilmente un enorme
macchinone con i vetri oscurati, che mi avrebbe scortata fino a Leavesden!
Quando finalmente fui sola e mi
ripresi dal fatto che quella stanza era grande quanto il mio intero
appartamento in Italia, mi sdraiai sul letto.
Mi diedi un pizzicotto sul
braccio e mi accorsi che non stavo sognando.
Ero a Londra, la città che più
amavo al mondo, sarei stata la protagonista di un film di Harry Potter...e tra
due ore sarei entrata in azione...e forse...avrei conosciuto Dan ed Emma...
Una risata isterica mi esplose
senza controllo, e quando riuscii a calmarmi mi venne in mente che non c’erano
solo Dan ed Emma...
‘Alan Rickman...ODDIO...Alan
Rickman...’...quell’uomo per me era una specie di mito, senza contare il fatto
che il mio amore per il personaggio di Snape (Piton) era spropositato...non
stavo nella pelle all’idea di poterlo vedere in azione...e poi c’erano anche
Rupert...e i gemelli Phelps...
NONONO...non dovevo pensare a
queste cose. Se avessi cominciato a galoppare con la mente, sarei arrivata agli
Studios con la pressione a 10.000 e pronta per un infarto.
Doccia, vestiti, trucco.
Ecco le mie priorità del momento.
Per la doccia, nessun problema.
Fatta eccezione per i 5 minuti buoni di stordimento nel contemplare l’enorme
vasca ad idromassaggio a due piazze che non avevo mai visto neanche in
fotografia, riuscii a lavarmi.
Ma non a rilassarmi.
Passai praticamente un’ora intera
a pensare all’abbigliamento.
Mi vedevo come il brutto
anatroccolo, la povera mentecatta attrice (o presunta tale) italiana che non
era mai entrata prima su un set...mi avrebbero guardata tutti come una povera
idiota, pensando che probabilmente non ero neppure in grado di capirli...
Chi ero io..? Una pazza fan di
Harry Potter che aveva trovato l’America cogliendo questo colpo di fortuna
stratosferico. Inoltre, non ero neppure bella. Avevo avuto la parte proprio
perchè il personaggio da interpretare era non particolarmente attraente e con
un naso abbastanza evidente. Una bella pubblicità, non c’è che dire.
Non riuscivo a fare a meno di
pensare al mondo del cinema come sinonimo di pura bellezza esteriore. Dan,
Emma...loro erano belli, belli da svenire...ero rimasta ore ad osservare
migliaia di foto tratte dalle Premieres, e ogni scatto era assolutamente
magnifico.
Affascinanti, naturali e
fotogenici.
Io non lo ero neanche,
fotogenica. Potevo contare sulle dita di una mano le foto decenti di tutta la
mia intera vita.
Ero una povera illusa.
Probabilmente mi avrebbero tenuta
lì un mese scarso per recitare le mie battute, e poi mi avrebbero rispedita in
Italia a calci. Niente interviste, niente premiere, niente trasmissioni
televisive.
Clara Vincenti, la povera
sfigata.
Non era Cho, la quasi-ragazza di
Harry.
Non era Luna, la pazza lunatica
Luna.
E no, non era Hermione.
‘Clara Vincenti ha una parte di
tutto rispetto nel settimo libro’. Era vero. Appariva solo in quel libro, ma
era grande.
Nonostante questo, non riuscivo a
tranquillizzarmi.
Passai in rassegna tutto il mio
guardaroba, cercando qualcosa di casual ma non troppo, di sportivo ma non
esagerato, qualcosa di classe ma non elegante, di notevole ma non appariscente.
Insomma, impossibile.
Tendevo ormai all’isteria più
totale, mi sentivo inferiore a tutti, e
questa mania di persecuzione di impossessò di me.
Stavo tremando dalla paura,
l’idea di essere messa alla prova davanti a tutte quelle persone, alla troupe,
al regista, e peggio ancora davanti agli attori del cast...
‘Ok, ora scappo. Sono ancora in
tempo, prendo un taxi e via. Torno in Italia, alla mia piatta vita da
studentessa mezza fallita. Perfetto. Cosa voglio di più? Nulla! Va benissimo
così! Ho avuto i miei 15 minuti di celebrità giusto? Tutti i giornali con il
mio nome accanto a quello di Clara Vincenti nel cast di “Harry Potter and
Voldemort’s Mark”...posso accontentarmi, ecco. Italia, eccomi a te!’
...
Driiiiiiiiiin.
Telefono.
Driiiiiiiiiin.
Cellulare, anzi.
Driiinnn driiiiiiin.
C’è solo una persona al mondo che
conosce a priori i miei pensieri contorti e sa in quale situazione mi trovo.
Solo una.
“Ciao Davide”
“Come sapevi che ero io?”
“Il riconoscimento del numero,
idiota”
“Ah....e io che pensavo alla
telepatia”
“Beh...qualcosa di simile. Potevi
essere solo tu”
“Terrorizzata eh? Tra quanto vai
a Leavesden?”
“Un’ora circa...”
“Vai e fai fare bella figura
all’Italia! Fagli vedere che non siamo solo pizza pasta e mandolini!”
“Ah-Ah...Io invece stavo giusto
pensando di prendere il primo aereo...”
“Arianna. Non farmi diventare
scurrile, ti prego. Non voglio infrangere la mia maschera di gentiluomo un po’
dandy”
“Senti, Dorian Gray, io qua sono
in pieno attacco di panico! Non riuscirò a stare dritta in piedi! E se mi
capiterà di intravedere anche solo alla lontana Daniel Radcliffe, diventerò un
vegetale!”
“Io credo in te”
“Da’...non è questo”
“Credo in te. Ti sto invidiando
da morire, ma ti voglio talmente bene da essere non solo felice, ma entusiasta
per te. Quindi, fallo anche per me. Io faccio il tifo, perchè sei la mia
artista preferita e lo sai. Spacca tutto Arianna. Magari trovi anche il
principe azzurro, un very British boyfriend da romanzo settecentesco!”
Come si faceva a non amare un
ragazzo del genere?
“Ti voglio bene Davide”
“Idem”
“Non smetterò mai di
ringraziarti...ci sentiamo stasera ok? Così ti racconto la strage”
“Il successo, vorrai dire”
“Ahahahah!”
“Ciao, Sharon. Respira e stai tranquilla.
Sei grande.”
Clic.
Tirai un lungo, profondissimo
respiro. Avevo il sorriso sulle labbra.
Mi sentivo meglio.
Potevo farcela.
Forse.
Mi chiamarono dalla reception
poco dopo, la macchina era arrivata.
Avevo optato per indossare un
largo e ampio maglione giallo ocra stile anni ’70 che mi cadeva giù dalle
spalle, dei pantaloni scozzesi anch’essi sulle tinte del giallo lunghi fino
alle ginocchia, e stivali neri.
Mi misi la giacca e scesi.
Macchinone lungo, vetri
leggermente oscurati, come previsto.
E un autista che cercò di
spostarmi di peso quando si accorse che mi stavo aprendo la portiera della
macchina da sola.
Lo feci ugualmente, dicendogli
poi che non ero affatto abituata a tutti questi servigi.
Si mise a ridere, e chiaccherò
poi amabilmente con me per tutto il tragitto, di sè, del suo lavoro e delle
persone importanti che aveva conosciuto.
Quando ci fermammo agli studios,
sentivo le gambe molli e il cuore in gola. Non potevo davvero controllarmi, non
avevo mai provato un’emozione tanto forte in tutta la mia vita.
Potevo vedere in lontananza i
prati e le colline tra i quali era stato eretto uno pseudo campo di Quidditch.
Vidi anche la ricostruzione del Platano Picchiatore, e una zona che a dire
dalle case doveva essere adibita alle riprese di Hogsmeade...e infine la grande
struttura centrale verso cui l’autista mi fece cenno di andare, un edificio del
quale non vedevo la fine, che variava continuamente in altezza, a seconda
probabilmente delle stanze riprodotte in esso. Mi pareva di ricordare che qui
venissero girate tutte le scene della Sala Grande, della Sala Comune, e delle
lezioni in Hogwarts.
Mi avvicinai all’entrata e trovai
alla mia destra una signorina dietro ad un banco che teneva una pila di fogli
su un braccio e tentava di parlare al telefono con l’altra mano.
Quando mi vide mi fece cenno di
aspettare e congedò frettolosamente la persona al telefono.
Senza guardarmi mi disse:
“La prego, non mi dica che è un
altro passante attirato dalla struttura che vorrebbe fare un giro negli studios
o una fan di Harry Potter che ha eluso la sorveglianza, perchè sarei costretta
a chiederle di uscire come alle altre 30 persone che l’hanno preceduta”
Si mise a scrivere su un
foglietto.
‘Ecco...qui non sanno neppure chi
sono...fantastico!’ pensai tra me e me.
“No, veramente io sono qui
per...”
Il telefono squillò di nuovo. La
vidi rispondere, ed impallidire. Mi guardò per 30 secondi almeno, ascoltando la
persona al telefono e continuando a fissarmi imbambolata. Infine balbettò un:
“...sì...certo...immediatamente...n-no...certamente...mi
scuserò...grazie...”
Attaccò di nuovo il telefono, e
mi sorrise con affettazione.
“Signorina, mi deve perdonare per
le mie parole...non mi avevano avvertito del suo arrivo...non ancora almeno-lanciò
un’occhiata al telefono, come per farmi capire che la notizia le era giunta con
questa ultima telefonata-...deve capirmi...stare qui, ore e ore, lei non ha
idea delle persone che vedo arrivare...”
Le sorrisi e dissi “Sì,
probabilmente sarei stata una di quelle persone qualche settimana fa...”
La ragazza scoppiò a ridere, poi
uscì dal bancone e mi venne accanto, sostenendo ora con due mani la solita pila
di fogli.
“Allora io sono Katie Beckard,
assistente di regia e lei dev’essere la signorina...Arr-ai-enne
Marr-ciii-siii..?”
“Molto piacere...ehm...sarebbe
Marchese...Arianna Marchese...”
“Oh, mi perdoni...i nomi italiani
sono così complicati...comunque...devo consegnare immediatamente questo
plico...sono i copioni...più tardi verrà dato anche a lei...nel frattempo avvertirò immediatamente il signor Jackson
del suo arrivo...mi ha detto che l’aspettava con ansia per l’incontro con tutto
il cast...sa, per questi film in cui le riprese durano per mesi e mesi, è
davvero importante che tutti gli attori entrino in sintonia...Allora, mi aspetti
nel suo camerino, verrò a chiamarla immediatamente, sa è un po’ complicato
avventurarsi in questo labirinto...il corridoio alla sua destra, lo percorra
tutto e quando vedrà un distributore di bibite giri a sinistra...il suo
camerino è il secondo alla sua destra...a dopo signorina!”
E a passo svelto sparì.
Avevo seri problemi a muovere le
gambe. La mia lucidità si era persa da qualche parte tra ‘copione’, ‘Jackson’, ‘con ansia’ e ‘incontro con tutto
il cast’...quindi non appena imboccai il corridoio alla mia destra, iniziai a
chiedermi se il distributore a cui girarare era di bibite o di merendine, e se
la direzione giusta fosse destra o sinistra...e per quanto riguardava quale
camerino, non mi dovetti porre il problema perchè non arrivai a nessun camerino.
Mi ero totalmente,
irrimediabilmente PERSA.
Girai ancora qualche minuto, la
disperazione e l’ansia che iniziavano a salirmi dentro.
Non mi avrebbero mai più trovata.
Già vedevo i titoli sui giornali:
“Ragazza italiana sparita sul set
di Harry Potter- Dispersa mentre cercava il suo camerino, lascia vacante il
posto di Clara Vincenti”
Niente male come inizio.
Mi sedetti sull’ultimo gradino di
una scala di ferro che conduceva non-so-dove ed esclamai ad alta voce, in
italiano:
“Quanto sono idiota! MA COSA SONO
VENUTA A FARE IO QUI!” e mi misi la testa sulle ginocchia, totalmente
sconfitta.
“Va tutto bene?”
Trasalii nel sentire
all’improvviso quella voce alle mie spalle. Proveniva dalla cima della scala.
Mi alzai di scatto iniziando a
balbettare:
“M-mi dispiace...credevo di
essere sola...n-non volevo disturbar....-”
Mi voltai e dalla mia bocca non
uscì più alcun suono.
La persona che aveva parlato
aveva sceso le scale e ora era davanti a me, e mi sorrideva divertita.
Un ragazzo più alto di me mi
stava guardando: due occhi enormi, azzurri, capelli spettinati e di nuovo un
bel po’ lunghi, carnagione chiara, e un paio di occhiali tondi infilati nel
collo del maglione.
Daniel Radcliffe.
Daniel Radcliffe era lì, davanti
a me, e mi stava sorridendo.
***
Ok, spero che non vi siate annoiati troppo. Dal prossimo
capitolo, finalmente un po’ di azione/interazione con Dan ed Emma. Lo so, ci
sarò sempre io/Arianna in mezzo. Che
volete farci, ho scelto di creare questo personaggio/mio alter ego, dunque
imperverserò per tutta la storia.
Mi piacerebbe che chi leggerà possa apprezzare la
fic per mio modo di scrivere/inventare, e non solo per il risvolto Dan/Emma.
Che probabilmente ci sarà...ma molto in là. Beh io spero che sia così. Non
potevo mettere la fic tra le originali, perchè parla di celebrità =).
Volevo dedicare questa fic ad una persona. Il personaggio
di Davide non è inventato. Corrisponde esattamente ad un ragazzo che conosco,
la persona più importante della mia vita. Ho inventato il nome, ma lui esiste,
ed è proprio così come descritto, e lo adoro...quindi gli dedico questa fic,
anche se non la leggerà mai.
Ok, finito con i romanticismi.
Una NOTA: ci sono delle incongruenze con
gli anni...so benissimo che Dan avrà più di 18 anni quando gireranno il 7°
film...e che io allora sarò molto più vecchia...invece ho preferito che lui
avesse 18 anni nella mia fic-dunque leggermente più vecchio di quello che è-, e
io 22, quasi 23, la mia vera età.
Ora i RINGRAZIAMENTI.
Non pensavo di avere recensioni e invece...siete
stupendi, grazie. Questa fic è quasi una sfida oltre che un esperimento, quindi
ero molto nervosa all’idea di pubblicarla. Spero di ricevere ancora recensioni
perchè ne ho bisogno!
EMMA: Grazie infinitamente per il
commento, sono felice che tu riesca a ritrovarti in questa storia...anzi, se
sei così pazza fanatica come me, dobbiamo proprio conoscerci! ;) Quello che
vorrei è proprio creare una storia da favola, quasi perfetta, per permettere a
chi legge di sognare!
CAROL: Ciao bellissima! Beh allora
sono lusingata che la mia sia la prima che leggi! Spero di non deluderti!
Purtroppo non sarà puramente Dan/Emma, come ho già spiegato...spero ti piaccia
ugualmente! Grazie!
ALESSANDRO: Grazie mille, spero che il 2°
capitolo non abbia deluso le tue aspettative...! =)
KIA91: sono contenta che ti piaccia
l’idea originale. Spero che la storia continui ad interessarti...Sì, mi piace
sognare e ho voluto dividere questo sogno un po’ con tutti...mi auguro di
esserne all’altezza! Grazie per la recensione!