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Lista capitoli: Capitolo 1: *** prologo. *** Capitolo 2: *** di come Jared scopre che le poste fanno schifo! *** Capitolo 3: *** Come Jared scopre che i “posti dimenticati da Dio” esistono veramente e non sono un modo di dire! *** Capitolo 4: *** Come Haley scopre che qualcosa in comune con Jared l’ha! *** Capitolo 5: *** Di come Jared capisce di voler far parte della vita di Haley *** Capitolo 6: *** Di come un temporale possa volgere le cose al meglio *** Capitolo 7: *** Di come Jared concepisce un piano diabolico *** Capitolo 8: *** Di come Jared acquisti fiducia in sè stesso *** Capitolo 9: *** Di come Jared capisce qual è il problema principale di Haley *** Capitolo 10: *** Di come Jared capisce che ad Haley importa. *** Capitolo 11: *** Di come i nodi vengono sempre al pettine *** Capitolo 12: *** Di come Jared si improvvisa personal shopper *** Capitolo 13: *** Di come Shannon lega con Haley *** Capitolo 14: *** Di come iceberg-Haley inizi a sciogliersi *** Capitolo 15: *** Di come una giornata ordinaria diventi speciale *** Capitolo 16: *** Di come tre uomini provino la gelosia e un’insana mania omicida. *** Capitolo 17: *** Di come Jared e Robert sarebbero dei perfetti stolker *** Capitolo 18: *** Di come Jared atterra a Los Angeles *** Capitolo 19: *** Di come un pezzo di carta possa cambiare la vita. *** Capitolo 20: *** Di come Haley conosce la famiglia *** Capitolo 21: *** Di come Haley si diverta per la prima volta *** Capitolo 22: *** Di come Jared scopre della presenza di Haley a Los Angeles *** Capitolo 23: *** Di come Haley diventa una Leto *** Capitolo 24: *** Di come Jared capisca cosa sia l’ansia da partenza. *** Capitolo 25: *** Di come Samuel venga sorpreso. *** Capitolo 26: *** Di come Jared torni dove tutto è iniziato ***
Questa storia è nata in un topik dedicato a Jared Leto
presente nel forum "Madhouse6277", nel periodo in cui veniva accusato
di pedofilia.
Dato che noi utenti del manicomio riusciamo a trovare il lato
divertente in ogni cosa, abbiamo iniziato a parlare dei guai del nostro
frontaman preferito e tra una battuta e un altra abbiamo ipotizzato che
il prossimo passo sarebbe stata la fatidica lettera in cui gli
affibiano la paternità di qualche povera creatura!
così è nata questa storia.. dalla mente malata di
quattro povere echelon, per l'esattezza me, Micky, Asch e Talisa.
scritta da me con l'aiuto di Micky.
speriamo vi piaccia ;)
Capitolo 2 *** di come Jared scopre che le poste fanno schifo! ***
di
come Jared scopre che
le poste fanno schifo!
° ~ ° ~ ° ~
° ~ ° ~ °
Jared Leto era abituato al gossip.
Gli erano stati attribuiti molti flert fasulli,
risse alle
quali non aveva mai partecipato, ma mai gli avevano attribuito dei
figli.
Quella mattina Jared seguì la sua
solita routine: sveglia, colazione, passeggiata con il cane e quando
tornava a casa, prendeva
la posta il gionale e tornava in casa per leggere la corrispondenza.
Tutto era
come al solito, tasse, pubblicità, tranne per quella busta
gialla con un
francobollo del Nebraska.
La aprì un po’ scettico e
iniziò a leggere quelle poche
righe.
Caro jared,
solo un anno fa ti stavo salutando per mai più rivederti e
adesso tutto è
cambiato.
prima di andartene mi hai lasciato il tuo indirizzo e numero di
telefono, ma
mia madre ha messo il tuo biglietto in lavatrice insieme ai miei jeans,
così
l’unica cosa che sono riuscita a ricomporre del biglietto
è il tuo indirizzo, o
almeno in parte, la città era scomparsa ma mi ricordavo che
avevi detto di
vivere a Pasadena con tuo fratello e tua madre per cui ho messo
Pasadena come
città. Spero che questa lettera ti arrivi e che tu sia quel
Jared Leto che un
anno fa girava un film qui a Omaha e che ha una voglia a forma di
fragola
nascosta nell’interno coscia,perché
quello che ho da dirti è molto importante.
All’inizio non volevo dirti nulla ma poi mio fratello ha
detto che devi
saperlo, che è giusto così, per cui eccomi qua a
scriverti una lettera. Mia madre
non sa ancora nulla, ma presto dovrò dirglielo; sono incinta
e credo sia tuo, o
meglio, ne sono certa dato che negli ultimi mesi l’unico con
cui ho avuto
rapporti sessuali sei tu. Non pretendo che tu molli la tua vita per
venire in
questo buco di paese a crescere un bambino, se non ti farai vivo ti
capirò,
credo sia solo giusto che tu sappia che ho intenzione di tenere il
bambino, che
non ho problemi finanziari e che anche se i miei genitori mi cacceranno
di
casa, mio fratello mi ospiterà e mi aiuterà. Per
cui fammi sapere che vuoi
fare.
Ciao
Julia
Girò e rigirò la lettera
non capendo. Negli ultimi due anni
non era mai stato ad Omaha e non aveva fatto sesso con nessuna Julia,
però la
voglia a forma di fragola l’aveva.
Continuò a guardare la lettera, poi
guardò
meglio la busta in cerca di indicazioni e poi notò il timbro
sul francobollo “Omaha 12 agosto
1990”. Riguardò il
tibro un paio di volte e poi un lampo, si ricordò...il suo primo film come
protagonista, il 1990,
Omaha, la cameriera del bar dove andavano dopo le riprese ad Omaha,
Julia.
Porco cazzo era incinta.
Merda le poste fanno schifo!
Quello fu il pensiero finale. Le
poste fanno schifo.
20 anni! Ci aveva messo 20 anni ad arrivargli e
molto
probabilmente, ora che guardava bene la busta, qualcun altro doveva
aver letto
la lettera dato che notava solo ora era stata aperta e poi richusa
accuratamente. E pian piano che rimetteva insieme i pezzi del puzzle
dopo lo
shoch iniziale, doveva esser stata sua nonna, lei viveva ancora a
quell’indirizzo a Pasadena, lei aveva letto, lei sapeva.
Senza pensarci due volte prese il telefono e
chiamò sua
nonna.
Nonna Ruby stava riempiendo i vasetti di pesche
per
sciropparle quando il telefono squillo.
con la velocità massima che i suoi 84 anni le consentivano
arrivò al ricevitore
e rispose, sapendo che molto probabilmente era uno dei suoi nipoti dato
che
avevano lasciato il telefono squillare ben oltre il quinto squillo...
N: pronto?
J: nonna,
sono Jared
N:
chi?
J:
JARED!
N:
oh Jared, come stai?
J: BENE, TU?
N: ti sto
facendo le pesche sciroppate che ti piacciono tanto!!
J:OK!
POI MAMMA VIENE A PRENDERLE! NONNA SENTI,
NON è CHE HAI LETTO UNA LETTERA INDIRIZZATA A ME VERO?
N: cosa?
J: UNA
LETTERA!
N:aaah
la lettera, si si l’ho vista e l’ho
mandata a casa tua... ho mandato la figlia di Wanda, quella carina non
quella
antipatica, mi ha anche aiutata a raccogliere le pesche, dovresti
uscirci
qualche volta!
J: NONNA,
HAI LETTO LA LETTERA?
N: cosa?
J: HAI LETTO
LA LETTERA?
N: no, l’ha
fatto la figlia di Wanda, ieri ho rotto gl’occhiali, colpa di
quel maledetto
gattaccio che li ha fatti cadere... ah ma gliene ho suonate di santa
ragione
quel gattaccio! Perché che diceva la lettera? Era importante?
J: NO, LEI
HA DETTO QUALCOSA?
N: ha detto
che era meglio spedirtela perché era importante! Io le ho
dato il tuo
indirizzo, poi è andata alla posta.
J:OK.
MI DAI IL SUO NUMERO?
N: io non ho
il suo numero.. aspetta qua..
E dove vuoi
che vada? Pensò Jared mentre sentiva sua nonna appoggiare il
ricevitore,
allontanarsi strisciando i piedi fino alla finestra probabilmente e
iniziando a
gridare il nome della sua vicina Wanda, che non tardò a
rispondere urlando a
sua volta, poi dopo altri dieci minuti buoni sentì una voce
nel ricevitore.
- pronto?
J: pronto?
- sono Mandy
tu devi essere Jared il nipote di Ruby!
E da dietro
mandy sentì la voce di sua nonna dire
“è quello che fa l’attore, diglielo che
fai l’attore”, ignorò sua nonna e si
concentrò su mandy.
J: tu hai
letto la lettera?
- si ma non
ho letto a Ruby la parte...interessante!
J: ok... beh
ecco...
- non lo
dirò a nessuno stai tranquillo
J: oh, ok
- se volevi
solo... chiedermi questo ti ripasso tua nonna
J: si, ok,
grazie
- ok ciao
J: ciao
N: Jared?
J: NONNA
DEVO ANDARE. HO DELLE COSE DA FARE!
N: cosa devi
fare?
J:DEVO
ANDARE A TROVARE UN’AMICA
N: è carina?
J: SI
N: PORTALA
PER NATALE
J: NON
SIA... OK. CIAO NONNA!
N: ciao, fa
il bravo!
J: SI
Riattaccò il telefono con
l’orecchio bollente
e la voce roca per il troppo urlare e in dubbio sul da farsi decise che
sarebbe
partito per un vaggio.
Capitolo 3 *** Come Jared scopre che i “posti dimenticati da Dio” esistono veramente e non sono un modo di dire! ***
postare
Come Jared
scopre che i “posti dimenticati
da Dio” esistono veramente e non sono un modo di dire!
il viaggio
fu rilassante, prima classe in aereo taxi trovato al volo, ma poi il
taxista
guardò bene l’indirizzo segnato sulla busta
guardò Jared e disse...
- li ha i
soldi?
J: certo..
- le costerà
un bel po’!
J: ok
- perché va
fino la!?
J: motivi
personali e ora se non le dispiace parta!
Il Txi partì
e Jared iniziò a preoccuparsi.
Guardava
fuori dal finestrinoe
vedeva il
paesaggio cambiare lentamente, dalla città, alle cittadine,
ai paesi, fino alla
campagna e poi il nulla... iniziò ad agitarsi, pensando che
forse lo stavano
rapendo, che il taxista fosse un maniaco, ma poi vide un cartello in
lontananza, e quando fu più vicino riuscì a
leggere...
"Benvenuti a
Jackson – abitanti 200"
200 abitanti.
Era un buco
di paese! Pensò subito dopo esser passato davanti al liceo
della scuola e
all’unico negozio d’alimentari... poi
l’auto superò anche il piccolo agglomerato
di case e si rigetto nel nulla.
J: scusi
ma... ha passato il paese
- lo so...
lei deve andare al 3283 di Ferchild’s road!
J: si
- sto
andando a quell’indirizzo... è fuori dal paese.
J: ah...
capisco
- non si
preoccupi, ci arriveremo presto!
J: ok.. non
mi preoccupo
Difatti,
dopo venti minuti il taxista imboccò una strada sterrata e
dopo altri dieci
minuti vide una casa in lontananza, abbastanza grande, con un furgone
parcheggiato sul davanti e alcuni animali che si riposavano sotto
l’ombra del
boschetto nel fianco della casa.
Il taxista si fermò e Jared
scese, pronto per
rivedere Julia.
Appena il
taxi ripartì la porta si aprì e una ragazza si
affacciò.
- chi è lei?
J: io sono
hem... Julia è in casa?
- Julia chi?
Qui non abita nessuna Julia.
J: questo è
il 3283 di Ferchild’s road?
- si
J: beh
ecco.. è una storia un po’ buffa...
l’altro giorno mi è arrivata una lettera ma
mi era stata spedita almeno vent’anni fa... me l’ha
mandata una mia vecchia
amica e così ho pensato di...
- chi è lei?
Disse la
ragazza indietreggiando lentamente...
J: io non..
hey non voglio farti nulla di mal..
- tenga le mani
in vista o le sparo!
La ragazza
aveva alzato un fucile che probabilmente teneva appoggiato allo stipide
della
porta.
Jared iniziò ad aver paura
ma un salvatore venne in suo aiuto... un’auto
arrivò e un uomo, probabilmente il padre della ragazza,
pensò Jared, scese
dall’auto e cercò di fare da mediatore...
- wowowowowo
Haley abbassa il fucile! Lei chi èe
cosa vuole!
J: io hem...
sono qui per Julia!
- io dico di
chiamare la polizia!
- metti giù
il fucile. Adesso!!
- ma...
- adesso
J: grazie..
- aspetta a
ringraziare.. chi sei?
J: io sono Jared, Jared Leto e mi è
arrivata questal’altro
giorno...
Jared diede
la lettera all’uomo che la lesse impallidendo poi la
situazione finalmente si
calmò...
- lei venga
con me.. Haley torna in casa devo parlare con questo signore...
H: ma...
- in casa!
c’è la stalla da pulire forza!
L’uomo andò
a sedersi lontano dalla casa sotto un gazebo mal ridotto e Jared un
po’
riluttante lo seguì...
- Julia è
morta!
J: cosa?
- quando Haley aveva tredici anni...
J: cos...
- so chi
sei, sei quello che ha messo incinta mia sorella... io sono Robert
comunque e
quella che prima ha cercato di ucciderti è Haley tua figlia.
J: oh
- cosa sei
venuto a fare?
J: mi è
arrivata l’altro giorno, doveva esser andata persa o cose del
genere penso,
così ho pensato di venire e parlare con Julia ma...
- già... cosa
hai intenzione di fare?
J: volevo
vederla, parlare, non lo so cosa voglio fare...
- vuoi fare
il padre?
J: forse...
- non hai
una famiglia?
J: non nel
senso in cui la intendi tu...
- e come la
intendo scusa?
J: nel senso
di una moglie e dei figli, non mi sono mai sposato e che io sappia
quella è
l’unica figlia che ho.
- ok.. per
cui tu vuoi avere un rapporto con la ragazzina
J: penso di
si.
- ok
J: quindi
cosa...
Vennero
interrotti da Haley ...
H: Zio
Rob...
R: che
succede?
H: ha
chiamato Phil. Ha detto che in paese hanno finito il filo spinato e che
non
l’avranno fino a giovedì. Ha chiesto se deve
andare a Krenton o se aspettiamo.
R: digli
andare a Krenton, quel recinto non può aspettare!
H: ok
R: Haley
dopo che hai richiamato Phil vieni qua che dobbiamo parlare...
H: ok
Guardarono Haley andarsene poi Jared allarmato
guardò Robert e in preda al panico disse...
J: vuoi
dirglielo adesso?
R: certo
J: ma se..
R: è una
ragazzina forte...
J: ma se...
H: eccomi
che c’è?
R: siediti
H: è
successo qualcosa? Chi è lei? Che ci fa qua?
R: ho validi
motivi di credere che sia tuo padre!
Haley lo
guardò attentamente da testa a piedi, notò le sue
scarpe sportive firmate, i
jeans aderenti, forse troppo alle sue gambe magre, la maglietta
consumata, la
giacca di pelle blu, il viso, i capelli che erano.. strani, poi dopo il
suo
silenzio disse...
H:
impossibile
R: leggi
questa
Lesse la
lettera e dopo averla letta due volte ribadì il concetto
precedente!
H:
impossibile
Nella sua
mente era impossibile che suo padre fosse così. Sembravauno di quei modelli che
appaiono sulle
riviste, vestiti in modo assurdo e troppo magri, lei se l’era
sempre immaginato
alto, muscoloso, con capelli neri, un vero cow boy, quello sembrava
uscito da
un film per ragazzine!
Sua madre
non le aveva mai detto nulla di suo padre, lei non si era mai
interessata.
L’unico momento in cui aveva chiesto chi fosse suo padre e
perché
tutti i bambini ne avevano uno e lei no, era stato alla scuola
elementare, e la
madre le aveva detto che il suo papà non poteva stare con
loro perché faceva un
lavoro importante che gli impediva di vivere una vita normale in mezzo
al
nulla, lontano dalla città! All’epoca gli aveva
creduto, ma poi crescendo aveva
capito che molto più semplicemente lei e sua madre erano
state abbandonate e il
desiderio di conoscere il padre era andata scemando.
Ora se lo
ritrovava davanti, ed era l’esatto opposto di quello che si
sarebbe aspettata.
R: beh se
vuoi possiamo fare un test.
H: ok
J: se può
servire, cioè forse è meglio.
H: cosa
vuole dire? Che mia madre era una facile
R: non ha
detto quello...
J: no io non
H: lei
nemmeno la conosceva! Se ne è andato! La odio.
Si alzò e
correndo rientrò in casa.
R: scusa.
Credo sia stato un po’ troppo da digerire per lei
J: già. C’è
un albergo da queste parti?
R: albergo?
J: si
insomma... un hotel, una locanda, affitta camere
R: so cos’è
un albergo, è che no, non c’è un
albergo. Qua non vengono turisti.
J: oh
R: resterai
qua.. abbiamo una stanza per gl’ospiti!
J: se non è
troppo disturbo.
R: figurati,
mi fa piacere avere un uomo per casa... Haley non è il
genere di compagnia
maschile che vorrei avere, anche se a volte è peggio
d’un camionista!
J: cos...
R:
tranquillo, andiamo, sarà felice di sapere che resti
J: non credo
R: forse.
Dopo metto i fucili sotto chiave e nascondo i coltelli!
Quella frase
non aiutò molto, però almeno sapeva di avere un
alleato in quella casa.
grazie a tutte quelle che hanno commentato il capitolo
precedente! ( mony_spacegirl
, Witch_Hazel
, jeja83
, Maricuz_M
, Alibi
) speriamo continuate a seguire e a farci sapere cosa ne pensate, belle
o brutte che siano le recensioni fanno sempre piacere u.u
Capitolo 4 *** Come Haley scopre che qualcosa in comune con Jared l’ha! ***
Come Haley
scopre che qualcosa in comune con Jared l’ha!
“vestiti
carina”
Lo zio aveva
usato quelle parole quel mattino quando si era alzata dal tavolo della
colazione per andarsi a vestire. “carina per cosa?”
si domandava Haley.
Dovevano andare alla clinica del paese per le analisi del DNA, non
dovevano
andare ad una festa. Lo zio Robert d’altro canto era agitato.
Sapeva che se sua
sorella fosse stata ancora viva sarebbe stata agitata, e di sicuro
avrebbe
saputo cosa fare in una situazione come quella. Lui non sapeva cosa
dire.
Sapeva che Haley era scossa, probabilmente
avrebbe voluto sfogarsi, piangere un po’, ma
lui non era il tipo di persona che resta ad ascoltare le lamentele in
mezzo ad
un pianto, lui era imbarazzato, sapeva solo che aveva promesso a Julia
di
prendersi cura di lei e che avrebbe fatto del suo meglio per renderla
felice.
Si ricordava di quando vent’anni prima aveva consolato la
sorella quando non
era arrivata risposta alla sua lettera, fu allora che aveva promesso
che
sarebbe stato come un padre, che l’avrebbe aiutata in tutto,
che si sarebbe
preso cura di loro. Aveva rinunciato a tutto. Il suo matrimonio era
affondato
perchè sua moglie si sentiva trascurata, di fattti era vero,
la trascurava. Di
giorno lavorava e la sera dopo cena passava le poche ore libere con
Haley e
Julia.
Poi dopo il divorzio era tornato a vivere nella
casa principale, in cui
vivevano Haley e Julia, e li era rimasto. Ora sapeva che doveva
mantenere la
calma e doveva evitare che Haley ammazzasse Jared, di certo ne aveva le
capacità.
Haley si
guardò allo specchio. Jeans, maglietta e stivali. Era carina!
Jared si
trovava nella stanza a fianco. Guardava fuori dalla finestra pensando
che forse
era la cosa più vicina possibile al paradiso che avesse mai
visto! Prati verdi,
animali che correvano liberi sul prato, qualche cavallo, campi
coltivati... era
tutto come s’era sempre immaginato il suo paradiso. Pacifico
e immerso nella
natura, aria pulita, respirabile e senza rumori fastidiosi!
Si
guardònel
piccolo specchio appoggiato al
muro e si trovò presentabile nonostante le occhiaie
profonde. Non era riuscito
a chiudere occhio, sia per l’agitazione sia per i pensieri
che popolavano la
sua mente!tutto s’era immaginato all’infuori di
quello, però era fiducioso,
dopotutto era una ragazzina come tante e lui ci sapeva fare con le
ragazzine!
O forse no?
H: tra dieci
minuti partiamo
Disse Haley
bussando leggermente alla porta di Jared.
J:
ok.. hey Haley
H:
che c’è?
J: tua madre
non ti ha mai parlato di me vero?
H: no
J: ok
Si sentì un
po’ triste. Pensava che qualche parola gliel’avesse
detta. Lui a sua madre
aveva fatto molte domande riguardo al padre e lei gli aveva risposto
quasi
sempre sinceramente!
Si diede
un’ultima sistemata ai capelli e poi scese.
Rober e
Haley lo stavano aspettando sotto il portico e quando li vide si
sentì a
disagio. Il suo abbigliamento cozzava con il loro. Si vedeva che non
era di
quelle parti!
La strada
verso la clinica del paese fu lunga e noiosa, nessuno parlava, Robert
ogni
tanto cercava di iniziare un discorso ma Haley distruggeva ogni suo
tentativo!
Bastava uno sguardo della ragazza per far desistere Robert.
A Jared non
serviva fare un test per provare che quella fosse sua figlia e anche
Robert
pensava lo stesso. Gl’occhi erano della stessa
tonalità di azzurro, il naso era
lo stesso e il sorriso era uguale, per il resto Haley era uguale alla
madre,
non molto alta, fisico atletico, capelli lunghi, lisci e neri pece.
Quando
arrivarono davanti alla clinica Jared rimase stupito di quello che
vide.
Una volta
dentro Robert dovette prendere per mano Haley e quasi spingerla dentro
l’ambulatorio del medico.
R: pensa ai
pony!
H: no
R: sono solo
due secondi, non sentirai nulla!
H: bugia
R: Haley hai
vent’anni non è ora di passare oltre la paura
delle iniezioni?
H:
no
R:
Jared
J:
cos.. cosa devo fare.. non
basta un capello?
R: si
J: e quindi
cosa dovrei fare?
R:
convincila a fare le analisi del sangue. Non possiamo tornare tra due
mesi,
siamo qui oggi!
H: no
J: oh le
analisi...
H: se le fa
anche lui...
R:
perfetto...
- le fa
anche lei?
J: cosa? No
io non..
- quando le
ha fatte l’ultima volta?
J: hem
ecco... pochi mesi fa...
- non se lo
ricorda?
J: viaggio
molto non mi ricordo tutto quello che faccio...
- non si
ricorda d’aver fatto un prelievo?
J: io
hem.... insomma, non è che... hem...
- forza si
sieda, faremo prima lei, così Haley si farà
coraggio vedendo che non cerco di
prosciugarla da tutto il suo sangue!
J: oh.. ma
non... oddio, posso stendermi?
- certo
Jared era
terorizzato. Se c’era una cosa che aveva sempre odiato, erano
le analisi del
sangue. Non avev a paura dell’ago, non gli faceva male, ma il
pensiero del suo
sangue che venivaestratto
con la forza
lo faceva star male. Si stese sul lettino sforzandosi di non svenire
durante il
prelievo e alla fine ci riuscì! Certo, il suo colorito non
era il massimo e
dovette restare steso alcuni istanti ma c’era riuscito!
Poi fu il
turno di Haley. Si sedette sulla sedia e durante tutto il prelievo
stritolò
letteralmente la mano di Robert.
R: visto!
Non ha fatto male!
H: voglio
andare a casa!
- e con le
vaccinazioni come va? Hai fatto l’anti tetanica?
Haley guardò
il medico con sguardo omicida, e questò bastò a
Robert per portare la ragazza
fuori da li. Ora ne era ancora più certo.
Capitolo 5 *** Di come Jared capisce di voler far parte della vita di Haley ***
Di come Jared capisce di voler far parte
della vita di Haley
- e quindi
com’è?
J: non molto
alta, capelli neri, occhi azzurri e un caratteraccio!
- penso di
sapere da chi ha preso il carattere.
J: sii serio
Shan!
- sono
serio! Comunque... cosa devo fare?
J: beh... i
risultati dei test arriveranno tra due settimane, per cui pensavo di
restare
qua... Robert dice che non ci sono problemi se resto, così
pensavo di restare
un po’, vedre un po’ com’è
qua, conoscere un po’ Haley...
S: capito...
sai che Emma si infurierà varo? Erano mesi che organizzava
il servizio
fotografico e l’intervista...
J: si lo
so... ma credo che questo sia più importante...
Jared
parlava con il fratello.
Gli stava
raccontando ogni particolare, si sentiva esaltato. Era talmente assorto
dalla
telefonata che non si accorse di Haley sulla porta che tentava di
attirare la
sua attenzione... se ne accorse solo quando, ormai esasperata, decise
di
lanciargli addosso un vecchio peluches...
J: hey ma
che...
H: la cena è
pronta!
J: oh ok...
arrivo... devo andare...
S: era lei?
J: si
S: la voglio
conoscere...
J: se il
test è positivo lo farai... vado o torna con un fucile..
S: ok...
ciao...
J: ciao
Scese le
scale correndo e quando arrivò in cucina vide la tavola
apparecchiata e sentì
un profumo invitante provenire dal forno...
R: eccoti...
J: scusate
il ritardo, chiamavo a casa.. cosa c’è per cena?
H: stinco di
maiale al forno.
J: stin...
R: non ti
piace?
J: no, non è
quello è che... ecco... sono vegetariano
H: vege
cosa?
J:
vegetariano, non mangio carne
R: sei il
primo vegetariano che conosco... beh ecco.. puoi mangiare il
contorno... patate
dolci al forno
J: certo...
H: ma io ho
cucinato...
R: Haley
siediti e mangia dai...
H: ma...
J: se vuoi
posso assaggiarlo...
Jared dentro
di sé iniziava a provare senso di colpa. Era iniziato quando
aveva visto lo
sguardo deluso di Haley quando aveva capito che Jared non avrebbe
mangiato la
cena che aveva cucinato. Si era sentito triste
all’improvviso, talmente triste
da accettare l’idea di mangiare un boccone di carne pur di
farla sentire
meglio.
H: non
essere ridicolo.. che vegetariano saresti altrimenti.. tieni la patata.
J: grazie
R: è molto
buono... non ti da fastidio se mangiamo carne vero?
J: oh no...
sono sempre circondato da non vegetariani perciò non
è un problema...
R: ah, ho un
annuncio da fare...
H: annuncio?
R: si beh,
il consiglio degli agricoltori ha indetto una riunione straordinaria a
Omaha
per parlare della nuova legge così beh dato che sono nel
consiglio devo andare.
H: hum.. e
quando dovresti...
R: partirei
domani pomeriggio per esser la in serata. La riunione è al
mattino così... vi
lascerei soli due giorni... è un problema?
J: ah. Credo
di no... cioè...
H: due
giorni?
R: si
H: se
proprio devi andare!
R:
passeranno in fretta!
H: già.
Heley aveva
paura.
Tutto quello
a cui riusciva a pensare era al fatto che non conoscesse Jared, e la
fiducia
che aveva lo zio nei suoi confronti la lasciava perplessa. Jared
d’altro canto
non era eccessivamente preoccupato nel restar solo con Heley, ma al
contrario,
vedeva una cosa per conoscere meglio la ragazza!
Il giorno
seguente Heley aiutò lo zio a preparare il bagaglio e gli
preparò anche uno
spuntino per il viaggio; insieme a Jared lo salutò e poi con
molta freddezza...
H: io devo spazzolare
i cavalli tu fa quello che ti pare, basta che non ti ammazzi!
J: o-ok!
La guardò
voltarsi e andare verso la stalla. Orami era abituato al suo
comportamento,
Robert gli aveva spiegato che non era realmente così
burbera, era solo
eccessivamente timida e in presenza di estranei si comportava
così nel
tentativo di difendersi. L’unico problema era che Jared non
credeva pienamente
alla spiegazione di Robert.
Non sapendo
cosa fare decise di seguire Heley nelle stalle e tentar di iniziare un
approccio pacifico.
J: hey! Bei
cavalli
H: grazie
J: ho
imparato a montarli per un film...
H: un film?
J: si,
faccio l’attore
H: ah.
J: ho
imparato a cavalcare a pelo... lo sai fare? Se vuoi ti insegno...
H: ero
campionessa di rodeo... so cavalcare!
J: ok... beh
dimmi un po’... hai intenzione di andare al college?
H: college?
Viviamo in campagna, c’è una proprietà
da mandare avanti, non ho tempo per il
college.
J: capito.
Beh...
In
quell’istante il cellulare di Heley iniziò a
suonare e Jared vedendo per la
prima volta il cellulare di Heley, viola e con uno strap* dello stesso
colore
composto da un brillantino a forma di farfalla, capì che
forse Robert aveva
ragione.. una speranza c’era. Rispose quasi subito senza
nemmeno guardare chi
fosse...
H: pronto...
ciao. No sono a casa... si... questa sera.. aspetta.
Heley si
rivolse a Jared e per la prima volta si sentì responsabile,
adulto, un
genitore.
H: può
venire una mia amica a casa questa sera dopo cena? Non resta a dormire,
abita
qua vicino...
J: oh hem...
certo... se i suoi genitori sono d’accordo, penso vada bene.
E in
quell’istante Jared stava ballando una conga immaginaria. Era
riuscito ad esser
responsabile, adulto e soprattutto non aveva dato segni di nervosismo
nonostante il suo stomaco fosse in preda all’ansia!
H: ok.. puoi
venire... si ne ho... no, mio zio è a Omaha, un amico di mio
zio.. no... ma sei
matta NO! È complicato, ti spiegherò... ok ciao.
Heley
riattaccò rossa in viso, Jared osservava un punto indefinito
della stalla poi
appena riattaccò si fece coraggio e iniziò a
parlare...
J: così...
che programmi avete?
H: cose da
femmine
J: capito,
me ne starò fuori dai piedi.
H: ok
La sera
arrivò prensto, e dopo una cena fredda e distaccata
l’amica di Heley arrivò, e
Jared tutto si aspettava tranne quello che vide. Quando pensava ad una
mica di
Heley pensava alla classica ragazza disadattata, che veste di nero,
ascolta
musica metal e veste con le magliette dei suoi gruppi preferiti...
insomma,
come Heley, mentre quello che vide era l’opposto. Era alta
castana, indossava
un top rosa shocking e dei pantaloni a vita troppo bassa. Si domandava
come
facesse ad esser amica di Heley!
- salve io
sono Meredith
J: Jared
- è di
queste parti? Non l’ho mai vista...
J: no, sono
di Los Angeles
- o emme gi.
Heley conosci qualcuno di Los Angeles e non hai mai pensato di dirmelo?
H: non lo
conosco, cioè...
J: beh...
viaggio molto.. non sono quasi mai a casa...
- capisco...
beh io adorerei troppo vivere a Los Angeles.. insomma... il caldo,
l’oceano, i
negozi... i bei ragazzi...
H: Meredith andiamo?
- oh si.. è
stato un piacere, faremo poco casino glielo assicuro
J: ok
Jared si
sedette in divano davanti alla Tv mentre Heley al piano superiore era
nella sua
stanza con la sua amica. Le sentiva ridere, sentiva la musica provenire
dalla
radio... sentiva i passi, forse ballavano... poi senza accorgersene
l’ora in
cui Meredith doveva tornare a casa arrivò e restò
solo con Heley immobile
dall’altro lato del divano intenta a mangiarsi le unghie...
J: non
dovresti mangiarti le unghie..
H: non mi
importa
J: di cosa
non ti importa?
H: delle
unghie... non mi importa se non sono belle
J: e perché?
H: perché
tanto anche se le curassi, si rovinerebbero...
J: ah...
così.. vi siete divertite?
H: si...
abbastanza
J: cosa fate
di solito da queste parti la sera...
H: nulla..
J: non esci
mai?
H: ogni
tanto... in estate... quando non c’è troppo
lavoro...
J: ah... la
televisione prende sempre così male?
H: si... il
segnale è pessimo qua. Io vado a dormire... domani mi alzo
presto...
J: ok...
Si alzò e se
ne andò. Era stata la conversazione più
imbarazzante della sua vita. Lui la
imbarazzava.
Jared la
guardò allontanarsi poi dopo dieci minuti di
meditazione in cui cercava di convincersi che restare era stata la cosa
giusta da fare se ne andò a dormire. non aveva trovato molte
cose positive in tutto quella situazione ma di una cosa era certo...
doveva giocare bene le sue carte... qualche possibilità
l'aveva ancora!
*strap= sono quei cosi che si attaccano al cellulare che generalmente
hanno un piccolo ciondolo alla fine.
Capitolo 6 *** Di come un temporale possa volgere le cose al meglio ***
Di come
un temporale possa volgere le cose al meglio
Haley si
trovava dal lato opposto della propietà rispetto la casa
quando vide il suo
peggior incubo avvicinarsi.
Fin da
quando aveva memoria sapeva d'aver sempre odiato i temporali odiava i
tuoni, i
lampi e i fulmini... gli ultimi principalmente per il fatto che quando
aveva
otto anni aveva visto un fulmine cadere vicino casa e colpire una mucca
in
pieno... da allora quando vedeva avvicinarsi un temporale si nascondeva
sotto le
coperte e non ne usciva fino a quando prima sua madre, poi lo zio Rob
non
l'andavano a chiamare per dirle che era tutto passato!
Vedeva le
nuvole nere minacciose avvicinarsi e con loro arrivava anche il vento
che
iniziava a soffiare prepotente tra le fronde degl'alberi... decise di
saltare
sul suo cavallo e correre verso casa il più in fretta
possibile perchè quello
sembrava tutto tranne che un temporale innocuo.
Jared era
comodamente seduto in divano a tentar di far partire la connessione
preistorica
ad internet di Haley quando alla Tv la programmazione venne interrotta,
e un
tizio in giacca e cravatta con un sorriso da
ho-trovato-la-cura-per-il-cancro,
annunciava che un temporale di dimensioni bibliche si stava avvicinando
e che
era consigliato evitare di uscire all'esterno e in caso di
necessità sprangare
porte e finestre.
Sollevò lo
sguardo dallo schermo del Pc e istintivamente guardò fuori
dalla finestra e non
vide nulla a parte il cielo azzurro e qualche nuvola solitaria innocua,
poi
voltò lo sguardo dall'altra parte verso la finestra della
cucina e quello che
vide era nero, il cielo più nero che avesse mai visto
probabilmente.
uscì sul
portico per osservare e valutare meglio la situazione, poi mentre era
fermo
immobile a guardare il cielo e a stringersi le braccia al petto causa
vento
gelido, notò la figura di Haley in lontananza intenta a
gesticolare qualcosa di
incomprensibile.
il cavallo
correva più veloce possibile. anche lui aveva paura e Haley
lo sapeva
benissimo... quando iniziò a vedere la casa i nuvoloni neri
erano ormai sopra
di lei e appena la casa divenne più grande di un punto
indefinito all'orizzonte
notò la figura di Jared imbambolato sul portico come se
all'orizzonte ci
fossero dei palloncini rosa sfuggiti dalla mano di un bambino...
iniziò a
sbracciarsi nel tentativo di fargli capire che quello dietro di lei non
era un
aquilone da guinnes ma era un temporale di quelli che se ne vedono
raramente e
che portano solo danni, ma lui sembrava non capire... restava li
immobile
tentando di avvolgersi in quella sottospecie di giacca da nonno che
portava con
un espressione ebete in viso. solo quando riuscì ad
avvicinarsi abbastanza
iniziò a sbraitargli direttamente in viso...
H: che cosa
stai facendo?
J: nulla...
prima in Tv han detto che sta arrivando un temporale, che bisogna
chiudersi in
casa e se necessario sprangare le finestre!
H: e tu cosa
ci facevi fuori? oddio... seguimi...
andò nella
stalla, rimise il cavallo nel suo box e sigillò per bene
tutto... controllò che
tutti gli animali fossero al sicuro e quando si iniziarono a sentire i
primi
tuoni corse in casa seguita da un Jared incredulo...
H: allora, devi chiudere tutti gli scuri alle finestre...
J: i cosa?
H: le finestre di legno che sono all'esterno
J: ah ok...
H: vai... non guardarmi...
J: ok...
Jared fece quello che gli aveva detto di fare... chiuse l'ultimo quando
ormai i
tuoni rimbombavano in cielo, scese le scale velocemente e
trovò Haley intenta a
staccare tutte le spine che ci fossero nella casa, la
guardò, poi si ricordò
che anche sua madre lo faceva sempre, così come animato da
un illuminazione
divina iniziò a staccare a sua volta le prese della
corrente...
H: ok, ora aspettiamo.
J: ok
H: bene.
J: bene.
H: ...
J: hey ma che facciamo adesso? cioè a parte aspettare...
H: nulla
J: ok....
Haley era imbrazzata sapeva che doveva mostrasi forte e matura, ma
tutto quello
che voleva fare era trovare un posto dove nascondersi. fu Jared a
rompere il
ghiaccio per primo...
J: generalmente cosa fate da queste parti in questi casi?
H: nulla...
J: ah... hai sentito tuo zio?
H: si
J: e che
dice?
H: nulla,
che probabilmente compramio un pezzo di propietà degli
Stelver... il vecchio ha
il vizio del gioco e ha fatto un mucchio di debiti e ora sono costretti
a
vendere...
J: oh... scusa
la domanda ma voi siete forse ricchi?
H: cosa?
No!! Ce la caviamo.. e poi non è che la compriamo
veramente... non gli diamo
tutti i soldi in una volta... paghiamo a rate e stringiamo la cinghia
per un
po’...
J: ah
capito...
Il gelo
cadde nella stanza.
Si erano
seduti entrambi sul divano a guardare il vuoto, Jared vedeva Haley
sussultare
ad ogni tuono o rumore venire dall’esterno, e lui iniziava ad
annoiarsi... fu
allora che gli venne, a suo parere, un’idea fantastica!!
J: hey hai
mica delle vecchie foto?
H: cosa?
J: foto tue
da piccola, di tua madre... foto di famiglia!
H: oh.. si
ne ho...
J: posso
vederle?
H: ok
Haley non
era molto convinta di quella richiesta.
Dentro di sé
si domandava il perché fosse così interessato.
Come minimo
non era nemmeno suo padre, e trovava tutta quella situazione assurda.
Sapeva
che lo zio si era convinto che Jared fosse veramente suo padre, ma lei
era
scettica. A peggiorare la situazione poi c’era il
fatto che lo zio l’avesse
abbandonata in mezzo al nulla con un completo estraneo! Ok, fisicamente
era più
forte di lui senza alcun dubbio e ok, era un imbranato cronico,
però credeva
che lo zio avesse più buon senso o che almeno alla sua
partenza gli avesse
detto qualcosa più di “fa la brava e controlla che
Jared non si faccia male”,
doveva anche fargli da balia!
Andò verso
il mobile ed estrasse i grossi album che portò a jared, si
mise al suo fianco
ed iniziò a sfogliarli mostrandogli le foto...
H: qui avevo
due anni a quanto pare...
J: questo è
tuo zio?
H: si
J: quanti
capelli!
H: si, ne ha
persi molti invecchiando, ma non farglielo notare diventa logorroico
altrimenti!
J: questa è
tua madre vero?
H: si
J: era bella
H: si
J: le
somigli sai! Avete gli stessi capelli, e guarda... la fossetta sulla
guancia!
... qui dov’eri?
H: campo
estivo di rodeo, imparavamo a cavalcare, condurre una mandria, usare un
lazo,
cose così...
J: wow... io
andavo al campo estivo della scuola e il massimo che ci facevano fare
era
disegnare!
H: facevamo
anche quello!
Rimasero
così a guardare foto e a raccontarsi a vicenda,
inconsapevoli che un legame
iniziava a formarsi...
grazie a tutti quelli
che leggono e recensiscono.. anche se non vi rispondiamo direttamente
sappiate che leggiamo quello che scrivete e apprezziamo. non
rispondiamo perchè, beh si rischia d'esser ripetitivi e
tutte le risposte ai commenti diventano uguali, per cui trovo migliore
un grazie generale XD
Capitolo 7 *** Di come Jared concepisce un piano diabolico ***
Di come
Jared concepisce un piano diabolico
Nessuno si
aspettava quello che successe a temporale finito.
Aprire la
porta d’ingresso fu più difficoltoso del solito,
rami spezzati dal vento
occupavano il portico ma quello, era il male minore.
Appena
furono certi che tutto era finito, iniziaronoa reinserire tutte le prese, accendere la luce, ecc...
poi dopo pochi
minuti sentirono qualcuno bussare insistentemente alla porta.
- hey ciao,
tutto bene? Avete danni?
H: ciao, non
lo so, devo ancora uscire... perché? Voi ne avete?
- non molti
ma siamo bloccati, il fiume ha esondato e la strada è
allagata... ci vorranno
giorni per sistemare gli argini e togliere tutto quello che il fiume ha
portato!
H: cosa?
J: cosa vuol
dire che siamo bloccati?
- salve, lei
è?
H: mio p...
un ospite. Come bloccati?
- almeno che
tu non conosca altre strade per raggiungere il paese che non
comprendano un
viaggio di cinque ore in più, siamo bloccati qua... hanno
detto che porteranno
soccorsi a chi serve aiuto e si sta organizzando un punto di raccolta
nella
propietà dei Barnes per chi ha avuto danni seri e per chi
servissero viveri o
altre cose...
Questo era
quello che diceva Samuel Stern, ventiquattro anni, 190 cm, e fisico da
ex
giocatore di football quale era. Jared era impressionato
dall’imponenza del
ragazzo a confronto sia della sua che di quella di Haley che sembrava
una bambina, penalizzata anche dai lineamenti fanciulleschi.
S: se vuoi
posso darti una mano...
H: si
grazie, Jared tu resta in casa e cerca di non combinare danni...
J: posso
aiutare...
H: sicuro?
J: certo...
H: ok... nel
ripostiglio ci sono gli stivali di mio zio, mettili! E mettiti anche
una felpa
più grossa, prendi anche i guanti e mettiti la cintura che
trovi li appesa...
quella con le tronchesi e il coltello...
J: ok
Jared
iniziava a pentirsi.
Cosa doveva
fare con le tronchesi e un coltello? E cosa aveva il suo cardigan di
armani che
non andava? Lo aveva pagato 300$!
Si vestì
come aveva detto Haley e poi un po’ titubante uscì
e venne subito messo a
raccogliere tutti i rami caduti e mettere in sicurezza quelli non erano
caduti del
tutto... faceva il suo lavoro e osservava Haley prendersi cura degli
animali
prima e poi cercar di radunare le galline che avevano trovato una via
di fuga
durante la tempesta... osservava lei e poi Samuel. Quel ragazzo non era
mai a
più di tre passi da Haley, e aveva notato più
volte il suo sguardo soffermarsi
in luoghi in cui non doveva soffermarsi, a suo favore c’era
il fatto che ok,
Haley non era propiamente un cesso, però la cosa lo
infastidiva un po’...
iniziava a prender posto nella sua mente l’idea che fosse sua
figlia e come
tale doveva proteggerla e poi Robert l'aveva affidata a lui e non
voleva
deluderlo! Osservava Samuel e poi Haley e vedeva che lei invece non lo
guardava
nemmeno, lui le parlava e lei rispondeva a monosillabi, cercava di
iniziare una
conversazione e lei rispondeva che dovevano lavorare... c’era
qualcosa che non
andava in lei.
Poi
finalmente Haley andò a controllare il recinto delle vacche
che si trovava
lontano dalla casa, così Jared si trovò solo con
Samuel e decise di
investigare...
J: sei stato
gentile a offrirti volontario per aiutare!
S: beh
sapevo che il signor Peterson era a Omaha e ho pensato avesse bisogno
d’aiuto... non sapevo che lei fosse qua!
Poche parole
e Jared aveva capito tutto. Altro che aiuto e buon samaritano, questo
mirava
solo ad una cosa, il reggiseno di Haley!
S: è un
parente?
J: una
specie
S: ah... e
come mai è qua?
J: affari di
famiglia
S:
capisco...
J: ti piace
Haley vero?
S: cos...
cosa? Io cosa?
Bingo! Il
colorito rosso peperone non poteva mentire!
J: si ti
piace. Non preoccuparti, non ho interessi in quel senso, a parte un
ovvio
problema di parentela sono troppo vecchio per lei anche se so di non
sembrarlo!
S: ma io
non...
J: beata
gioventù... non devi mentire... non farò la spia!
S: oh io
ecco...
J: bella
mossa comunque... il presentarti dopo la tempesta, il buon samaritano,
il
salvatore... fuonziona sempre con le ragazze!
S: si beh...
ho pensato che potevo aiutare e ecco... cercar di capire se...
J: lo so,
quella ragazza ha seri problemi nel dimostrare le emozioni vero?
S: no, è che
è molto seria
J: già...
troppo forse... non preoccuparti ci penso io!
S: cos...
no! Non voglio che...
Tutto fu
inutile, Jared aveva deciso, avrebbe aiutato Haley ad ammorbidirsi un
po’ e
forse a trovarsi un ragazzo. qualcosa di per lei doveva farlo per
rimediare a tutti quegl'anni d'assenza no?
Capitolo 8 *** Di come Jared acquisti fiducia in sè stesso ***
Di come Jared acquisti fiducia in sè
stesso
Jared
osservava Haley.
Guardava il
suo comportamento, se la sua voce vacillava o se per puro caso si fosse
lasciata
sfuggire un’emozione.
Era fredda e distaccata sempre. Era passata una
sola
giornata da quando aveva scoperto accidentalmente che qualcuno era
interessato
a lei e da allora non faceva altro che pensare a come fare per far
rilassare un
po’ quella ragazza! Doveva agire con discrezione,
perché non voleva di certo
rovinare un possibile futuro rapporto con lei! Così il
mattino seguente quando
scese per la colazione la trovò in pigiama... non
l’aveva mai vista in pigiama,
a dire il vero non s’era mai alzato così presto
per cui appena la vide rimase
bloccato. Non si aspettava di vederla con indosso un pigiama rosa,
né tantomeno
con un finto kimono come vestaglia, e cosa che lo stupì
maggiormente fu vedere
che leggeva riviste femminili! Quella era la prova che
poteva farcela!
J:
buongiorno
H: ciao
J: dormito
bene?
H: si
J: che
leggi?
H:
un’articolo
J: di che
parla?
H: sesso
Per poco non
soffocò con il caffè. E con la gola parzialmente
ustionata si fece coraggio e
cercò di proseguire la conversazione come se nulla fosse,
dato che a quanto
pare, ad Haley non infastidiva l’argomento visto che non
aveva mosso un
muscolo.
J: è
interessante?
H: no.
J: ah
H: usa il
bagno che c’è in questo piano, quello di sopra
serve a me oggi!
J: ok...
cosa dobbiamo fare oggi?
H: dobbiamo?
J: si
cioè... finiamo di sistemare fuori, ti serve una mano in
altre cose...
H: vuoi
aiutare?
J: certo
H: oh... ok,
beh iniziamo tra due ore allora... fatti trovare pronto!
J: ok
Se ne andò
lasciandolo perplesso in piedi a fissare la sua figura allontanarsi.
Lei d’altro
canto non vedeva l’ora di andarsene dalla cucina, Jared la
metteva a disagio e
si vergognava a farsi vedere in pigiama da lui. Nessuno
l’aveva mai vista in
pigiama a parte zio Rob quando era ammalata. Appena se ne
andò dalla stanza si
diresse verso il suo bagno e si chiuse dentro per il suo rituale. Lo
faceva
solo una volta a settimana. Un lungo bagno caldo nella vasca, la
maschera
facciale e la pulizia viso generale. Era l’unico lusso
femminile che si
concedeva.
Jared
ascoltava i rumori della casa.
Sentiva il
legno scricchiolare, le tubature fare rumore, i rami che sbattevano
contro i
muri della casa, gli animali nel cortile correre... poi sentiva i passi
di
Haley, e mentre cercava di capire cosa facesse di così
segreto al piano
superiore decise di andare a vestirsi e iniziare a sistemare il
giardino dai
danni causati dal temporale. Salì le scale e aprì
la porta della sua stanza ma
quando vide l’internò capì
d’aver sbagliato porta. Era la camera di Haley.Niente poster alle pareti,
niente colori
pastello, solo muri bianchi, un letto attaccato alla parete, una
scrivania con
un computer sopra e un armadio semiaperto da cui si intravedevano
vestiti in
disordine e cassetti lasciati aperti... guardò tutto nel
dettaglio e poi si
concentrò sull’unica cosa attaccata al muro, una
bacheca con alcune foto tenute
strette con uno spillo e qualche ricevuta ricordo... guardò
le foto e riconobbe
l’amica di Haley che le aveva fatto visita alcuni giorni
prima e vide altri
ragazzi... vide la foto di classe, riconobbe biglietti di concerti, e
poi
eccola la foto di Julia, con in mano un trofeo e con un cavallo al suo
fianco.
Ne era certo... Julia era come se la ricordava, capelli neri sempre
legati e
quel sorriso ampio che l’aveva colpito la prima volta che
l’aveva vista.
Haley si
vestì e quando uscì di casa rimase sorpresa nel
vedere Jared raccogliere i rami
che il vento aveva rotto.
J: hey! Ho
pensato di iniziare.
H: vedo...
J: ho fatto
male?
H: no no...
io vado dagli animali, sono là se hai bisogno.
J: ok
Jared era
sorpreso dalla sua reazione e rimase ancora più sorpreso
quando sentì il suo
telefono vibrare e si accorse che Robert lo stava chiamando.
J: pronto?
R: hey come
va?
J: beh hai
saputo che...
R: si.. beh
chiamavo anche per quello... ci sono stati danni?
J: alla casa
no.. per il resto è meglio se chiedi ad Haley...
R: come va
con lei?
J: beh, non
mi ha ucciso nel sonno credo bene
R: vero....
J: come mai
hai chiamato me?
R: volevo
sapere da te come andavano le cose, lei avrebbe mentito spudoratamente.
J: ah
capisco...
R: vuoi che
chiami qualcunoe
lo mandi li a dare una
mano?
J: oh..
qualcuno è venuto
R: chi? Con
la strada allagata l’unico che sarebbe potuto venire
è... non dirmi che il
figlio dei Stern è venuto li!
J: se si
chiama Samuel la risposta è si.
R: quel
maledetto...
J: perché ci
sono problemi con lui?
R: problemi?
Gira attorno ad Haley come un cane in calore!
J: ah,
l’avevi notato!
R: come si
fa a non notarlo... lei è l’unica che non lo nota!
Non capisco cosa ci sia che
non va in quella ragazza...
J: beh io lo
trovo carino... cioè che lui le stia attorno intendo.. non
è un maniaco, o cose
simili vero?
R: carino?
Quello vuole solo una cosa, e non l’avrà da Haley!
J: beh ma
prima o poi.. insomma, non vorrai che...
R: lo so...
ma lui è così... alto
J: alto?
Trova un’altra scusa! Io credo che sia molto simpatico... ed
è stato molto
premuroso da parte sua veniresubito
dopo il temporale a vedere se avesse bisogno d’aiuto...
R:
probabile...
J: devo solo
trovare un modo e vedrai che prima che parta sarà accasata!
R: COSA?
J: sarà
acc...
R: l’ho
capito è che... è così piccola
J: ha
vent’anni... non undici!
R: lo so
ma... è ancora una bambina
J: Haley è
tutto tranne che una bambina!
H: cosa?
Come se
fosse stato un personaggio di un qualche anime (cartoni giapponesi
ndr.) appenà
percepì la presenza della ragazza, Jared balzò
all’indietro e con
un’espressione di puro terrore si voltò a
guardarla per capire se era arrabbiata
o se non avesse sentito nulla...
J: ah
Haley... da quanto sei qua?
H: da
abbastanza da sapere che per te sono tutto tranne che una bambina!
J: ah... c’è
tuo zio al telefono... parla con lo zio!
E così
dicendo le mise il telefono in mano e il più velocemente
possibile se ne andò!
Haley rimase
bloccata guardando il telefono di Jared.. decise di salutare lo zio,
ormai
aveva il telefono in mano.. un saluto poteva farglielo anche se, al
momento era
abbastanza irritabile dato che non osava immaginare il tipo di discorso
che
stava intrattenendo Jared!
H:
pronto?
R:
ciao Haley! Tutto bene?
Abbiamo grossi Danni?
H: di cosa
parlavate?
R: nulla!
Allora? I danni?
H: dillo!
R: cose da
grandi!
H: dillo!
R: Haley...
dimmi dei danni, quello che discutevo con Jared non sono affari tuoi!
H: niente
danni, solo qualche albero da abbattere perché colpito dai
fulmini e recinti da
sistemare... nulla di che... gli animali stanno tutti bene, a parte
qualche
gallina dispersa...
R: ok... fa
la brava, e non infastidire troppo jared!
H: ma se...
R: devo
andare, ciao!
“non
infastidire Jared” ma se era lui che infastidiva lei...
ripensava a quella
frase dello zio quando pochi istanti dopo il telefono di Jared riprese
a
squillare. Si guardò attorno per vedere se fosse in giro e
combattuta sul da
farsi decise di rispondere al suo posto...
H: pronto
- Jared?
H: no... non
so dove sia…
- tu sei?
H: Haley,
vuoi lasciare un messaggio?
- uhm... io
sono Emma, la sua assistente, digli di richiamarmi... sei Haley
Williams?
(cantante dei Paramore ndr.)
H: no... chi
è Haley Williams?
- è una
cant... Shannon che fai lascia il mio br...
S: Haley?
Sei quella Haley?
H: con chi
parlo?
S: sono
Shannon il fratello di Jared! Tuo zio!
H: mio zi...
oh Cristo! I risultati del test devono ancora arrivare!
S: lo so lo
so!! Ma me lo sento che sei sua! Ho una specie di sesto senso per
queste
cose!!! Allora dimmi come se la cava il mio fratellino? Ha
già rischiato la
morte?
H: si,
circa... c’è stato un temporale abbastanza
violento e...
J: con chi
stai parlando?
H: aspetta
un attimo... tuo fratello! E prima c’era una certa Emma, ma
poi non ho capito
cosa sia successo ed è arrivato lui...
J: dammi il
mio telefono
H: ok!
Famiglia di matti...
E con questa
affermazione Haley se ne andò consegnando nuovamente a Jaredil suo telefono...
J: Shan?
S: la
adoro... quando posso venire?
J: siamo
bloccati, un fiume è straripato e siamo bloccati qua... non
possiamo
raggiungere il paese vicino.. non puoi venire... e poi i risultati del
test
devono ancora arrivare!
S: ok... mi
informo e poi parto...
J: ma ho
detto che...
S: lo so che
hai detto... ma io mi informo lo stesso! Ciao dobbiamo andare! Non
morire!
Rimase a fissare il vuoto alcuni istanti
pensando a tutto quello che era successo poco prima. Quando Haley lo
chiamò, andò ad aiutarla a sistemare la fattoria,
fingendo che non fosse accaduto nulla e sperando che Shannon non fosse
davvero deciso ad andare a rovinare il rapporto che stava
disperatamente cercando di costruire con lei.
P.S. lo so, il titolo fa cagare, ma non mi veniva in mente
nulla per questo capitolo!!! è anche la ragione
principale del ritardo della pubblicazione :P
Capitolo 9 *** Di come Jared capisce qual è il problema principale di Haley ***
Di come Jared capisce
qual è il problema
principale di Haley
Haley
fissava la porta della camera di Jared.
La notte
precedente le era arrivato un messaggio e non voleva chiedergli aiuto.
Lo zio le
aveva scritto che come tradizione di li a poco sarebbe iniziata la
fiera di
paese che lo vedeva coinvolto, ma che dato che gli impegni con il
consiglio
degli agricoltori e con i lavori che sarebbero arrivati a causa della
tempesta,
non si sarebbe potuto occupare dei preparativi per
quell’evento; la fiera di
paese non era altro che una classica fiera dove tutti i proprietari
terrieri
preparano stand in cui vendono i prodotti del loro lavoro, promuovono
iniziative per il territorio, o si offrono volontari per lavorare
all’interno
degli stand. Normalmente era compito di Robert allestire lo stand
dell’azienda
della famiglia eaiutare
nell’organizzazione generale, ma dato che sarebbe stato fuori
città ancora per
qualche giorno aveva chiesto ad Haley di chiedere a Jared se poteva
aiutarla a
sistemare lo stand e a portare tutto il materiale per la fiera in paese.
Aveva
rimandato il momento in cui gli avrebbe chiesto aiuto fino
all’ultimo, sperava
che nel frattempo lo zio sarebbe tornato e dato che la strada era
ancora
bloccata sapeva che non avrebbe potuto raggiungere il paese, ma ormai
la strada
era nuovamente libera e anche se non poteva ancora esser usata da mezzi
pesanti, il pic-up poteva passare!
Mancavano
tre settimane all’evento. Non poteva rimandare!
Respirò a
fondo e poi lo fece. Bussò alla sua porta!
J: si?
H: ecco...
J: è
successo qualcosa?
H: ecco...
J: stai
bene? Sei tutta rossa...
H: io cos...
no...io hem...
J: Haley?
H: mi serve
il tuo aiuto
J: ok...
H: ecco...
mi devi aiutare a portare delle cose in paese con il pic-up per la
fiera e
dovresti anche aiutare i ragazzi a montare lo stand e poi potresti
aiutare
anche gli altri? Di solito lo fa lo zio ma lui non
c’è.. e io non posso farlo
perché dopo l’ultima volta non mi fanno
più aiutare a montare gli stand!
J: che è
successo l’ultima volta?
H: ho
dimenticato di mettere un bullone
J: oh...
cavoli... comunque ok, non ci sono problemi...
H: ok... ti
chiamo io quando è ora di andare...
J: ok...
devo fare qualcosa nel frattempo?
H: no.
Haley uscì.
Odiava
chiedere aiuto agli altri. Odiava esser impotente come in quella
situazione. E
per di più si vergognava a parlare con Jared, lui la metteva
in imbarazzo...
non era brava nel parlare con le persone.
Appena il
pic-up fu caricato di tutto l’occorrente, Haley
chiamò Jared e si misero in
viaggio.
Raggiunsero
il paese abbastanza lentamente a causa dei lavori in corso lungo la
strada, e
quando lo raggiunsero Haley impartì gli ordini e si mise a
sedere in un angolo
a supervisionare tutto...
Jared era
colpito. Aveva visto un lato di Haley che non conosceva, e soprattutto
aveva
capito una cosa importante, era timida. Ora si spiegavano molti suoi
comportamenti. Non era fredda e distaccata perché era un
pezzo di ghiaccio
senza cuore! Ma perchéera timida ed era
tutto un meccanismo di auto difesa.
Cercava di
montare un tavolo quando uno degli operai iniziò un discorso
sgradevole ma
interessante...
- ancora un
anno e quella diventa maggiorenne...
- e quindi?
- e quindi
mi domando se farà come sua madre! Ti ricordi? Ha fatto le
valige e se ne è
andata ad Omaha, ha abbandonato la famiglia ed è tornata
incinta e senza
soldi... chissà che farà quando
riscuoterà l’eredità della madre...
povero
Robert!
- non mi
sembra il tipo... le piace qua... non è come la madre!
- tutti
pensavano che sua madre avrebbe preso il posto della vecchia alla guida
della
famiglia! E invece guarda com’è finita, Robert ha
dovuto accollarsi tutto,
gestire due propietà e fare da padre ad una ragazzina...
- beh è
stato lodevole no? Che scelta aveva?
- lasciare
che la sorella si arrangiasse!
- se non
fosse stato per Robert sai che fine avrebbe fatto Haley! Julia non era
proprio
una madre modello! Vi ricordate che tipo era? Penso che nemmeno una
vacca si
faccia montare così tante volte! povero Robert dover far da
padre e anche da
madre...
J: scusate
ma... io credevo che Julia fosse stata una buona madre.. insomma, ho
sentito
che Haley le voleva bene...
- beh
certo... è quello che dice sempre, ma tutti sappiamo chi era
e cosa faceva!
- la puttana
ecco cosa faceva!
- già...
brutta storia... se li portava anche a casa, povera ragazza... ne ha
viste di
tutti i colori, mi ricordo che spesso passava le notti a casa di mia
nipote
Susan perché così almeno non doveva sentire tutta
la notte la madre che se la
spassava nella stanza a fianco! Robert ha fatto bene a cacciarla!
J:
cacciarla?
- si, una
notte che la bambina era a casa di mia nipote è andato a
casa della sorella le
ha dato mille dollari e le ha detto di andarsene, da allora
è scomparsa dalla
vita di Haley, l’ultima volta che l’abbiamo vista
è stata al suo funerale!
J: ma come
è...
- chi lo
sa... l’hanno trovata in un vicolo seminuda, hanno detto che
è moprta per
overdose. Io ci credo!
-
smettila... se ti sentisse Haley, lo sai che lei non lo sa...
J: cosa non
sa?
- com’è
morta sua madre... aveva tredici anni all’epoca, lo zio non
ha voluto
raccontargli nulla... gli ha detto solo che è morta in un
incidente!
Jared rimase
ad ascoltare quei discorsi in silenzio, poi appena finì di
sistemare il tavolo
dello stand andò da Haley che era rimasta in un angolo a
guardare gli operai al
lavoro...
J: hey, dici
che l’ho montato bene?
H: sembra di
si
J: che cosa
fate qua durante questa... fiera?
H: nulla di
che, ci sono bancarelle di caramelle, si vendono i prodotti delle
fattorie, ci
sono esposizioni di mezzi agricoli... classiche cose da fiera...
J: ah... e a
cosa serve quel tendone?
H: quello è
per il ballo
J: c’è un
ballo?
H: si,
l’ultima sera.
J: e tu ci
vai?
H: no
J: perché?
H: nessuno
mi invita mai e non so ballare e comunque non mi interessa!
J: come
nessuno ti invita?
H: non sono
fatta per quelle cose...
J: capito
Vedendo
il
viso di Haley arrossarsi capì che l’argomento la
imbarazzava, così
lasciò
cadere il discorso e tornarono verso casa. Haley con quella sensazione
d’ansia
che Jared le procurava e lui con una strana sensazione di tristezza.
sapeva che il motivo era uno. Haley. gli aveva descritto il rapporto
con la madre come un normale rapporto, gli aveva fatto credere d'aver
passato un'infanzia felice con la madre e invece nulla era vero.
guardava Haley al volante concentrata sulla strada e seria, ripensava a
tutte le volte in cui l'aveva guardata e aveva pensato fosse solo
fredda e distaccata, e ora capiva il perchè non gli
permetteva di
entrare, non cercava di costruire un legame, non voleva nulla
all'infuori di un rapporto da normali
conoscenti, probabilmente aveva
solo paura.
Capitolo 10 *** Di come Jared capisce che ad Haley importa. ***
Di come Jared capisce che
ad Haley importa.
Mamma.
È la prima
parola che impariamo, la prima che pronunciamo nei momenti di pericolo,
ed è
quella persona che ci ama per quello che siamo. Jared pensava a sua
madre, e
pensava a Julia... di come nulla di quello che gli avevano detto era
vero, di
come non fosse stata una madre. Con quel pensiero scese a fare
colazione e
sulla tavola tenuto stretto da un piatto con una fetta di torta coperto
da del
cellophan trovò un biglietto.
“starò
fuori tutto il giorno, torno sulle
16. Credo. Lo zio dovrebbe tornare questa sera, dove vado io i
cellulari
normali non funzionano, se devi chiamarmi usa il telefono satellitare
appeso di
fianco al frigorifero.
Haley”
Lesse il
biglietto due volte poi guardò la fetta di torta lasciatogli
da Haley,
cioccolato e noci. Sua nonna faceva una torta simile! La
scartò e la gustò
lentamente.
Non sapendo cosa
fare decise di esplorare i dintorni, così si
avviò a piedi lungo il sentiero
che portava verso i campi coltivati e in compagnia della sua fedele
macchina
fotografica inizò a scattare qualche foto ricordo del
paesaggio... scattò fino
a quando nel mirino vide la figura di Samuel Stern. Si
avvicinò a lui e iniziò
il suo piano....
J: hey!
S: salve!
Cosa fa da queste parti?
J: esploro
S: ah
capisco... le piace?
J: non è
male...
S:però
qui è nella nostra proprietà, se vuole
vedere la proprietà deiPontley deve
andare verso est, la loro è più interessante, noi
coltiviamo solo, loro hanno
anche un allevamento di vacche pecore e qualche cavallo...
J: oh ok,
grazie per l’informazione... Haley è...
S: al
pascolo nord si...
J: cosa?
S: si hem...
l’ho vista al pascolo nord... con i geologi...
J: oh...
ok... tu sai molto di lei vero?
S: si,
insomma, la conosco da sempre e così...
J: hai mai
pensato di... come dire... chiederle di uscire?
S: Haley?
No! Lei non è interessata a queste cose.
J: sei
sicuro?
S: credo...
a scuola non era il tipo che parlava molto, capisce? E insomma, poi
c’è tutta
la faccenda della sua famiglia, cioè non che abbia qualcosa
che non va, è che
mio padre e suo zio, non sono propriamente migliori amici... ecco...
J:
capisco... vuoi fare un patto?
S: cosa?
J: un patto.
S: dipende
da cosa..
J: tu la
inviterai alla festa del paese, per il ballo
S: oh.. non
credo accetterebbe mai.. e poi mio padre...
J:
fregatene... se avessi fatto tutto quello che voleva mia madre, a
quest’ora
sarei già sposato e farei il medico.
S: beh credo
che...
J: tu la
inviti al ballo e io, vediamo, faccio in modo che lei accetti e venga!
Vestita
come una vera ragazza.. niente jeans e stivali...
S: oh.. ok!
J: bene... è
tutto nelle tue mani
S: ok..
scusi ma.. posso farle una domanda? lei chi sarebbe di preciso?
J: Jared
Leto, un vecchio amico di sua madre... possiamo dire che Haley
è come una
figlia per me.
S: capisco.
J: adesso
vado verso est allora. Vediamo fino a dove riesco ad arrivare!! Ciao
S: salve...
Jared si
allontanò fiero di sé e impaziente di vedere la
faccia di Haley quando Samuel
le avrebbe fatto la “proposta”.
Haley tornò
a casa prima del previsto e non trovò nessuno a parte un
biglietto di Jared che
diceva d’esser andato in esplorazione.
Decise di
salire e farsi una doccia, così mentre si infilava la
maglietta cercando di non
far cadere l’asciugamano che teneva stretti i capelli
sentì un auto fermarsi
davanti casa. Scese convinta fosse lo zio, ma quando aprì la
porta trovò un
uomo con occhiali da sole, una maglietta consumata, Jeans a vita bassa
e anfibi
che guardava il paesaggio... questa volta decise di non imbracciare il
fucile,
pensava di sapere già chi fosse...
H: salve
- Hey!!!! Tu
sei Haley vero?
H: si.. lei?
- Shannon!
Tuo zio!
H: cosa?
S: shann..
H: nono
quello l’ho capito.. è che non sapevo sarebbe
venuto anche lei... insomma...
Haley rimase
immobile ad osservare l’uomo che sicuramente era troppo
felice per i suoi
standard. Dopo alcuni secondi d’esitazione lo
invitò ad entrare e dopo averlo
aiutato con i bagagli cercò il telefono per chiamare jared.
H: in genere
lui resta in casa, ma a quanto pare oggi ha deciso di
“esplorare”
S: lui adora
esplorare! Mi stupisce che sia riuscito a restare chiuso in casa tutti
questi
giorni...
H: eccolo...
suona... jared hem
ciao... è che.. tuo
fratello è qua... tuo fratel... ok... cosa? No... hai una
bussola?... no...
oddio... ah ok...segui
quel sentiero,
vedi una quercia?... no, è grossa e alta... si quella...
ecco ci sei, passa la
collinetta, vedi la casa?... voltati dall’altra parte... ok..
si si. Sta
arrivando
S: si era
perso?
H: un po’
S: vivi
sola?
H: no, con
mio zio. È fuorì città, dovrebbe
arrivare questa sera.
S: sei molto
carina te l’hanno mai detto?
Haley
arrossì fino alle punte dei capelli. Allontanò
subito lo sguardo dall’uomo che
capì quasi immediatamente che certi complimenti era meglio
evitarli.
Aspettarono in silenzio l’arrivo di Jared. Shannon seduto su
una sedia che
osservava Haley sistemare la cucina e preparare la carne per la cena.
Jared si
sentiva idiota, si era perso seguendo un sentiero. E come se non
bastasse
Shannon aveva ignorato ogni sua parola ed era volato fino in Nebraska
solo per
rovinargli tutto. Fin da quando erano bambini nessuno dei due aveva mai
avuto
qualcosa di solo suo. Jared voleva avere almeno quello, una figlia sua,
ma a
quanto pare Shannon non poteva aspettare oltre per interferire anche in
questo
aspetto della sua vita.
J: Haley?
Shannon?
S: sorpresa!
J: cosa
cazzo non hai capito di non venire qua?
S: volevo
vederla.
J: non è un
cucciolo... potevi aspettare! E poi non sono nemmeno ancora arrivati i
risultati del test.
S: e quindi?
J: proprio
non ci arrivi! Lasciamo perdere. Dov’è Haley?
Si erano
accorti solo ora che la ragazza non era nella stanza. Si guardarono
attorno e
videro la sua figura in giardino intenta a recidere alcune rose. Quando
rientrò
in casa la guardarono perplessi.
H: che c’è?
S: nulla
J: rose?
H: si, rose.
Io ho del lavoro da fare prima che torni lo zio. Voi fate quello che vi
pare
basta che non moriate. Poi sai che palle la polizia...
Se ne andò
lasciandoli soli e basiti per le ultime parole pronunciate.
S: sembra un
camionista. Sexy, un camionista sexy
J: non
pensarci nemmeno, lei non è sexy.
S: ok, non
lo è. E non penserai mica che vorrei... oh ma Jay!
È mia nipote che...
pervertito
J: sei tu
che dici che è sexy!
S: perché è
un dato di fatto... non vuol dire che voglia... che schifo!
J: lasciamo
perdere.. come va a casa?
S: bene...
Emma è esaurita ma va tutto bene.
J: come al
solito
S: già...
così.. com’è vivere qua?
J: bello,
rilassante...
S: e la
ragazzina com’è?
J: è così
ma... non posso parlartene qua, potrebbe sentirci...
S: di che
devi parlare?
J: sta
arrivando... quando siamo soli.
S:
ok.. hey!
H:
che c’è?
S: nulla..
cosìti
chiami Haley e basta o hai un
secondo nome? Soprannome? Nomignolo?
H: Haley e
basta
S:
soprannome?
H: nessuno
S: ok... hai
il ragazzo?
J: Shan...
lascialo perdere è caduto da piccolo...
H: devo
preparare la cena.
J:
ok...
H:
Jared?
J:
si?
H: lo mangi
questo?
J: i
broccoli? Certo
H: ok.. il
latte?
J: certo
H: ok
J: noi
andiamo di la...
H: ok
Se ne
andarono guardando Haley china sul tagliere da cucina mentre preparava
la cena.
Shannon
aveva capito due cose, una era che Jared sapeva qualcosa che Haley
probabilmente non doveva sapere e la seconda era che era troppo
timida... Jared
invece aveva capito un’altra cosa ancora, per Haley scambiare
anche solo
qualche parola innocente con lui guardandolo in faccia era impossibile,
per
tutto il tempo aveva tenuto lo sguardo basso, aveva incontrato i suoi
occhi o
quelli del fratello solo una o due volte; ma di una cosa era felice.
Aveva
pensato a lui, aveva raccolto un broccolo per lui. Infondo un
po’ gli
importava.
Capitolo 11 *** Di come i nodi vengono sempre al pettine ***
Di come i nodi vengono sempre al
pettine
R: tu devi essere Shannon.
S: si, piacere, scusi per l’intrusione ma non potevo aspettare oltre...
Robert era tornato.
Per prima cosa aveva salutato Haley in privato, sapeva che alla ragazza
certe dimostrazioni d’affetto pubbliche non piacevano, così dopo averla
salutata salì al secondo piano e andò a salutare Jared e a fare la conoscenza
di Shannon.
R: non preoccuparti, la casa è grande, un po’ di compagnia in più non
fa mai male!
J: com’è andata a Omaha?
R: bene, a quanto pare tra poco finiremo di pagare il mutuo e potremmo
rilassarci un po’...
S: dovete festeggiare!
R: ci penserà Haley, cucinerà qualcosa di speciale come al solito!
J: a proposito di Haley...
R: è successo qualcosa?
J: no no... è stata molto... gentile... è che
dovrei parlarti, senza di lei...
R: mi devo preoccupare?
J: no tranquillo...
R: ok... dopo cena allora, questa sera Haley dovrebbe andare a casa di
una sua amica per preparare gli striscioni della fiera... saremo soli.
J: ok
Scesero, cenarono, e appena Haley mise in moto l’auto e si allontanò
dalla casa i tre uomini si sedettero in soggiorno e in un rispettoso silenzio
Jared iniziò a parlare...
J: ecco... l’altro giorno mentre ero in paese con Haley, alcune persone
hanno iniziato a parlare di voi, di Julia in particolare e mi chiedevo se...
R: Haley...
J: lei non ha sentito nulla... non era nei paraggi.. mi chiedevo solo
se fosse vero, e del perché mi hai mentito...
R: vedi... cosa hanno detto?
J: che Julia era una puttana, che si drogava e che tu l’hai mandata via
quando Haley era piccola, che lei non l’ha cresciuta e che andava e veniva...
che quando è morta era...
R: è tutto vero
J: perché hai mentito?
R: perché Haley non sa nulla.
S: come non sa nulla?
R: lei crede che sua madre sia morta in un incidente d’auto, sa che
lavorava in un night club, ma non sa cosa faceva esattamente per vivere. Quando
cacciai Julia era piccola, non si ricorda nulla di quel periodo... pensa che
sua madre fosse una brava persona, non voglio che sappia com’era realmente.
L’avete vista no? I bambini possono essere crudeli, ha passato tutto il periodo
delle elementari e delle medie ad esser presa in giro, e al liceo non è andata
meglio. Per fortuna i professori capivano la situazione e anche alcuni
genitori, dopotutto, è un piccolo paese ci si conosce tutti, per cui sono stati
comprensivi, e hanno cercato di impedire ai propri figli di prenderla in giro,
ma non tutti l’hanno fatto. Così l’hanno chiamata in tanti modi... bastarda
penso sia stato quello più gentile! Dopo il diploma non ha nemmeno preso in
considerazione il college, ha iniziato a lavorare e va in paese solo quando la
obbligo... se sapesse tutta la verità credo che non lo sopporterebbe... non voglio
che odi sua madre. Mi spiace non avertelo detto.
J: prima o poi dovrai dirglielo.
R: lo so.
J: ok.. per cui lei non lo può sapere... ma e se qualcuno del paese...
R: nessuno glielo dirà. Se avessero voluto farlo lo avrebbero già fatto...
J: posso farti una domanda?
R: certo.
J: non prenderla nel verso sbagliato ma ho pensato molto... e se il
test sarà positivo... volevo chiederti se potevo chiedere ad Haley di venire a
Los Angeles con me.
R:COSA?
S: cosa? E dove la metti?
J: non voglio portartela via... ho solo pensato che le farebbe bene,
allontanarsi, andare in un posto dove nessuno la conosce, dove non abbia dei
ricordi... e poi, avrei la possibilità di conoscerla meglio, di far in modo
d’inserirla nella mia vita...
R: non credo accetterebbe, penso anch’io che le farebbe bene andare via
da qua, credimi vorrei che fosse come tutti gli altri ragazzi che pensano solo
ad andarsene da qua, che pensano al college, a divertirsi... ma lei...
S: tentar non nuoce. Anche se sembra odiarti...
R: non lo odia. Credetemi, lei non ti odia. È che, diciamo che non si
aspettava uno come te. Deve ancora accettare il fatto che suo padre potrebbe
essere uno come te.
J: che ho che non va?
R: è che sei così
S: magro, fissato con i capelli, schizzato, sembri una checca isterica.
R: non avrei detto così però...
J: sembro cosa?
S: checca isterica. Come adesso... perché devi sempre farne un dramma!
Non puoi piacere a tutti!
J: ok, però insomma... io non ti dico tutto quello che penso...
Restarono a parlare fino a quando Haley tornò a casa. La videro entrare
silenziosamente e salire le scale senza far rumore. Non s’era accorta che i tre
uomini erano ancora svegli, se ne accorse quando Jared bussò alla sua porta...
H: cosa...
J: nulla... vado a dormire, volevo darti la buona notte
H: ok
J: divertita con le tue amiche?
H: si
J: bene. Notte
H: notte
Rimase a guardare la figura dell’uomo entrare nella sua stanza, poi
rientrò nella sua stanza e tentò di dormire....
Il mattino seguente furono tutti svegliati da un urlo di Haley. Come
logico corsero tutti fuori dai propri letti e si diressero verso il suono e
quando arrivarono capirono che l’urlo non era di spavento... era arrabbiata,
stava sbraitando in piena faccia al fattorino del fiorista...
- non ti sto prendendo in giro Haley
H: oh ma per favore, senti ti do dieci dollari.. dimmi chi è...
- non lo so.. ho signor Pontley per
fortuna...
R: che succede? Perché urli?
H: uno scherzo, stupido scherzo infantile... nemmeno a scuola ne facevi
di così pessimi!
R: quale sarebbe lo scherzo?
H: questi!
S: fiori?
- non è uno scherzo... lo sai che è la tradizione...
H: oh si, come in Carrie... poi mi verserete
sangue di maiale addosso? Vero?
- non è uno scherzo... la prego lafaccia ragionare...
J: che tradizione...
R: per il ballo estivo. I ragazzi per invitare una ragazza al ballo,
devono spedirle un mazzo di spighe di grano con all’interno un fiore, e questo
sembra un invito... ha anche messo una rosa, il ragazzo ha fatto le cose per
bene...
S: perché è importante il fiore?
R: si, il fiore dovrebbe simboleggiare l’importanza che ha la ragazza
per il ragazzo, è una tradizione vecchia, dei tempi in cui i giovani non
potevano parlare liberamente come oggi, per cui i ragazzi inventavano questi
stratagemmi per parlare con le loro innamorate, le mettevano fiori in mezzo al
grano, in modo che i genitorinon
sospettassero nulla... e una rosa è beh... un fiore importante...
H: torniamo alla questione primaria? Dimmi chi ti ha pagato!
- nessuno Haley! Sei stata invitata al ballo, prendi questo maledetto
mazzo e scoprilo da sola...
S: dov’è il bigliettino?
- qui.. non l’ho infilato, sono venuto in moto, avevo paura si
togliesse...
S: vedere...
H: cosa?
S: voglio vedere chi è... poi ci vado a parlare...
J: cosa?
R: cosa?
S: nessuno prende in giro mia nipote... si pentirà d’averci anche solo
pensato...
- è tuo zio? Ma non...
H: vattene Rupert
- ok...
R: devo pagarti? No vero?
- no... mi hanno già pagato...
R: ok, salutami tua madre
- certo
Il ragazzo ripartì e restarono tutti in pigiama a fissare Shannon che
teneva in mano il biglietto... tutti tranne Haley che teneva lo sguardo basso,
rossa in viso, fu allora che Shannon capì che non poteva leggere il biglietto. Lo
diede ad Haley che rimase colpita dal gesto e non sapendo cosa fare rimase a
fissare Shannon...
S: leggilo, poi se è uno scherzo dimmelo...
H: ok
Lesse il biglietto e rimase senza fiato dallo stupore...
“verresti al ballo con me?
Samuel”
R: quindi?
H: Samuel
R: cosa?
J: oh.. wow
S: devo picchiarlo?
H: no, ci penso io...
R: non vorrai accettare vero?
Haley prese il telefono, selezionò il nome di Samuel ed aspettò...
H: pronto?
S: si?
H: è uno scherzo?
S: no
H: dimmi la verità
S: non è uno scherzo Haley
H: non è che poi succede come in Carrie vero?
S: non ho i maiali
H: ...
S: aspetto una risposta.
Riattaccò il telefono e poi Haley guardò lo zio che nel frattempo aveva
sentito la necessità di sedersi...
R: oddio, vuoi andarci?
H: no, si, non lo so!
Si alzò lasciando il mazzo in mezzo all’entrata e tornò sguardo basso
nella sua stanza, Robert cercò di seguirla, sapeva che forse aveva esagerato,
che doveva lasciarla libera, ma una vocina dentro la sua testa continuava a
ripetergli “Samuel no, tutti ma non Samuel”. Fu Jared a fermarlo, così si fece
coraggio e decise di tener fede alla sua parte del patto...
J: Haley
H: che vuoi?
J: vuoi andare al ballo?
H: no
J: dillo guardandomi in faccia
H: no
J: guardami negl’occhi, non il mento.
H: ...
Haley non ci riusciva. Sentiva che stava per esplodere...
J: dillo
H: voglio andarci
J: allora vai
H: ma non
J: nessuno ti prenderà in giro, non con Shannon nei paraggi,devi sapere che è molto protettivo e ormai
sei spacciata, farà del male a chiunque cercherà di fartene. Parlo per
esperienza personale.
H: ...
J: so che non hai molti amici, l’ho capito, e so anche che
probabilmente quello che ti preoccupa è che non hai nulla da metterti.
H: io ho vestiti
J: non per un ballo, ho visto il tuo armadio... lo avevi lasciato
aperto una mattina... nessuno ti giudicherà se vorrai andarci, è normale!
H: ...
J: adesso torno giù, quando hai deciso dimmi cosa devo fare, mi pare di
capire che tutta questa cosa degli inviti è una faccenda di mazzi di fiori,
grano e cose simili, per cui... lo faccio io se iltuo problema è dirlo allo zio ok?
H: ok
Jared uscì dalla stanza fiero di sé. Era sempre stato bravo a far fare
alle persone quello che lui voleva.
Da questo capitolo ho pensato di
inserire il “comingsoon”
ovvero vi anticipo già quale sarà il titolo del prossimo capitolo. Se volete
saperlo e fare congetture e provare ad indovinare cosa accadrà continuate a
scorrere questa pagina e leggete il titolo, altrimenti non andate oltre u.u
Capitolo 12 *** Di come Jared si improvvisa personal shopper ***
Di come Jared
si improvvisa personal shopper
Nessuno aveva ancora detto nulla.
Nessuno sapeva cosa avesse deciso Haley, per questo quella sera a
tavola regnava il silenzio, fino a quando Haley non prese un lungo sospiro,
posò le posate sul piatto e lo disse...
H: ci vado
R: cosa?
H: ci vado
S: al ballo?
H: si
R: wohwohwoh aspetta, sei sicura?
H: si
R: con Samuel Stern
H: si
R: ok
H: mi servono dei soldi
R: per cosa?
H: cose da... femmina
R: ah, ok
J: ci penso io.
R: cosa?
J: posso pensarci io?
R: ok, penso che possa andare.. Haley?
H: oh.. io.. ok
S: cosa devi fare per accettare l’invito?
H: devo.. hem... devo... mandargli un biglietto
J: tutto qua?
S: cioè i ragazzi devono mandare mazzi di fiori e a voi ragazze basta
un biglietto?
H: si
R: lo so, ma ormai si fa così...
S: che fregatura... hai già tutto in casa?
H: si
S: bene... hai anche il vestito?
H: no, è per quello che mi servono i soldi...
Haley incrociò per un attimo lo sguardo di Jared, si erano ricordati
entrambi del dialogo avuto la sera prima riguardo al fatto che la ragazza non
avesse nulla da indossare ad un ballo.
Quel pomeriggio Haley stava raccogliendo le uova dal pollaio quando
Jared fece la sua comparsa...
J: tuo zio dice che oggi sei libera per cui metti giù il cesto e vieni
con me.
H: cosa?
J: vieni con me
H: perché?
J: shopping
H: cosa?
J: ho detto che avrei pensato io al vestito no?
H: si ma credevo che...
J: credevi che ti avrei dato la mia carta di credito e me ne sarei
rimasto in divano vero?
H: si
J: hai pensato male. Forza, cambiati scarpe.
Jared se ne andò lasciandola allibita in mezzo al pollaio. Non sapendo
come fare e non trovando il coraggio per controbattere decise di fare come
ordinatole, e si preparò per uscire. Quando scese nuovamente al piano di sotto
Jared la stava aspettando vestito di tutto punto, la guardò e dopo essersi
soffermata a lungo sui suoi stivali consumati dal tempo tirò un sospiro prese
le chiavi del pick-up e uscì di casa, seguito a ruota da Haley che faticava a
trattenere l’ansia. non sapeva come comportarsi, di sicuro sapeva che la
presenza di Jared la innervosiva. Salì in auto e proprio mentre stava chiudendo
la portiera Shannon salì in auto e fece spostare Haley nell’unico posto in cui
non voleva stare, al centro tra i due uomini che nemmeno conosceva, o meglio,
non conosceva così a fondo da sentirsi a suo agio in loro presenza...
J: cosa fai?
S: non penserai che mi perda questa cosa?
J: ci speravo
S: wow adoro queste auto.. si sta comodi anche in tre davanti! Non ne
fanno più di auto come questa!
J: vero... se solo non abitassimo a L.A.
penso ne prenderei una...
Partirono. Haley non pronunciava una parola e Shannon parlava anche per
lei, non che Jared fosse da meno però.
Arrivati in paese Jared non si fermò, proseguì fino alla città più
vicina dove Haley scese in pieno terrore. L’ultima volta che era stata in
quella cittadina aveva dodici anni e c’era stata in gita con la scuola, ora
dopo un lungo periodo passato tra la natura e quelle sporadiche volte in paese,
si sentiva un pesce fuor d’acqua. Osservava i palazzi come se fossero stati
fatti di marzapane, e il traffico le sembrava selvaggio, anche se le poche auto
che passavano lo rendevano abbastanza tranquillo. Per lei che era abituata alla
vita di campagna era come New York.
J: ho chiamato la mia assistente e le ho fatto cercare l’indirizzo di
un negozio decente di abiti da sera, ne ha trovati due, e sono qua.. per cui
andiamo? Haley? Tutto bene?
S: Haley?
H: si... tutto bene
J: che c’è?
H: è così alto
S: cos.. oh il grattacielo... sei mai stata in città?
H: si, ma non ci vengo da tanto...
S: ah ok... beh, ce ne sono di più alti, credimi.
H: lo so, ho la Tv, però vederlo dal vivo è un’altra cosa
S: ook... andiamo? Oh aspettate
J: che c’è?
S: dite
cheese
J: cos.. oh
Shan!
S: fatto…
H: perchè hai una macchina fotografica?
S: mi piace fare foto...
J: è meglio che ti abitui... farà foto anche nei momenti meno
opportuni!
Haley era shoccata. Venne trascinata dai due uomini tra le strade del
centro, fino all’interno di un piccolo negozio. Entrarono e mentre lei guardava
i prezzi appesi ai manichini, Jared iniziava a monopolizzare l’attenzione della
commessa...
- posso esservi utile?
J: si, ci serve un abito per un ballo...
- oh, è per sua sorella?
J: mia sor... no, è mia fig... un’amica
- oh, ok, scusi.
S: Haley provati questa!
H: cos... no
S: ma
J: Shannon smettila. Lo scusi, mio fratello si fa trasportare
facilmente.
- oh ok.. per cui come lo vuoi?
H: ecco io non lo so
- ok... quale stile ti piace?
H: io ecco...
J: il punto è che non abbiamo uno stile, per cui tiri fuori tutto
quello che possa starle bene. Niente gonne sotto il ginocchio, il suo ragazzo è
un gigante e rischiamo di farla sembrare una nana.
H: grazie! Ma... mi piace lo stile anni ’60, cioè non che quello di
adesso faccia schifo, ma non mi piacciono le cose troppo corte. Sotto tutti i
punti di vista.
Jared e Shannon guardavano Haley in silenzio. Fino ad ora avevano
pensato fosse una specie di zoticona che non sapesse dell’esistenza delle
pochette o che fosse ancora convinta che il massimo dell’eleganza fosse la salopette...
ma ora si ricredevano. Inoltre Jared si sentì idiota. Solo in quell’istante si
ricordò che una mattina l’aveva vista sfogliare una rivista di moda, dopotutto
non era una caso perso...
- ok, non ho molti abiti vintage, ma ho alcune cose carine...
J: per me starebbe bene con qualcosa di stretto in vita
- certo
La commessa iniziò a tirar fuori ogni sorta d’abito avesse in negozio,
fino a quando Jared non convinse Haley a concentrarsi su tre abiti, Haley non
sapeva che fare... non era esperta di abiti, shopping e cose varie, un vestito
per lei valeva l’altro; erano tutti belli e non capiva perché Jared insisteva
tanto per farglieli provare tutti.
Entrò nel camerino e iniziò a spogliarsi, poi una volta indossato l’ennesimo
abito uscì e il flash della macchina fotografica di Shannon la investì...
S: scusa.. dovevo cogliere l’attimo
J: oh wow...
-il nero è il tuo colore...
S: dovremmo andare in un negozio di biancheria intima.
J: perc... oh... penso che tutta la tua
biancheria sia così vero?
- hai qualche reggiseno senza spalline?
H: no... perché dovrei averne senza spalline?
- perché stanno male le spalline in questo vestito.
H: ma come faccio a... lo posso mettere nero.. non si noterà nemmeno
che sono del...
- no, serve senza spalline...
H: beh allora prendo un vestito con le spalline... quello rosso.
J: quello rosso ti sta male.
H: non è vero
S: ti fa il culone
H: non è vero!
S: si
J: ha ragione... questo ti sta benissimo.
- concordo
H: ma...
J: conosce un negozio in zona dove possiamo trovare anche la
biancheria?
- certo, in fondo alla strada.
J: grazie...
S: abbiamo trovato l’abito?
J: si
H: ma io non...
J: oh giusto... ti piace?
H: si
J: allora lo prendiamo
H: ma non sai nemmeno quanto costa!
J: quanto?
- 250$
H: duecento... oh mio dio!
J: ok
H: ma sono duecent...
J: va bene...
H: no, non devi spendere duecentocinquanta dollari per un vestito. È
troppo, cioè... non serve che spendi tutti quei soldi...
S: beh, mancano ancora le scarpe e la biancheria...
H: oddio vero! le scarpe?
S: non vorrai metterti quei cosi vero?
H: no, ho un paio di ballerine a casa che vanno bene...
S: balleche?
J: oh no, non puoi metterti le ballerine... prendiamo l’abito,
rivestiti dobbiamo andare a prendere il resto.
H: ma...
J: hai accettato che pensassi io a tutto, per cui non preoccuparti dei
soldi!
H: ma
S: forza principessa, torna nei tuoi abiti...
Shannon la spinse nel camerino, dove si rivestì rossa in viso per
l’imbarazzo e in preda all’ansia per il pensiero di quello che doveva avvenire
e per quello che era accaduto. Non riusciva a credere d’aver avuto una
discussione con Jared, era riuscita a guardarlo in faccia e a parlarci. Un discorso
serio! Usciti dal negozio d’abiti si diressero in silenzio verso il negozio
d’intimo, ma quando furono sul punto d’entrare Haley bloccò i due uomini..
H: vado da sola
J: perché?
Jared guardò la ragazza imbarazzata che faticava a guardarlo in faccia,
ecapì che forse quello non era posto
per loro. Haley entrò e dopo aver mostrato l’abito alla commessa si fece
consigliare il tipo di biancheria adatta. Era la prima volta che teneva in mano
la carta di credito di Jared. La guardava attentamente, era diversa da quella dello
zio, in questa il nome di Jared era in rilievo e il colore argento della
tessera la faceva sembrare importante... pagò e uscì trovando i due uomini
seduti su una panchina...
J: fatto?
H: si
S: adesso? Scarpe?
J: si
H: ma perché le ballerine non vanno bene?
J: quanto è alto Samuel? Un metro novanta?
H: boh, credo
J: tu quanto sei? Uno e sessanta?
H: sessantaquattro
J: appunto... ti servono dei tacchi.
H: ma io non.. so usarli
S: mai camminato sui tacchi?
H: no
S: è facile, ti insegno io.
H: tu sai...
S: lunga storia, comunque si.
Comprarono anche le scarpe, poi quando ormai la sera lasciava spazio
alla notte tornarono a casa.
Robert li stava aspettando in divano, in ansia e con un po’ di sonno...
J: siamo tornati!
R: preso tutto?
S: si, tutto... dal vestito alle scarpe!
R: posso vedere?
J: no! Lo vedrai la sera del ballo...
R: ok... non ti ha fatto spendere troppo vero?
S: no, fidati, ha speso anche troppo poco.. se era per lui comprava
tutto il negozio
Haley era andata a chiudersi nella sua stanza lasciando gl’uomini soli
a parlare di donne, soldi, e vestiti. Era seduta sul suo letto ad osservare
l’abito appeso ad una gruccia sullo specchio e a pensare che per la prima volta
in vita sua si sentiva amata da più di una persona.
Capitolo 13 *** Di come Shannon lega con Haley ***
Di come Shannon lega con Haley
Shannon
giocava con un gatto randagio, era seduto su un vecchio tronco d’albero in
mezzo al boschetto che fiancheggiava la casa e guardava il piccolo felino
inseguire il bastone che Shannon muoveva sopra la sua testa. Iniziava a pensare
di portarsi a casa il gatto, quando sentì il suo telefono vibrare nei
pantaloni. Guardò lo schermo e non capendo perché Haley lo chiamasse, rispose
un po’ sorpreso...
S: pronto?
H: Shannon,
mi serve il tuo aiuto
S: il mio?
Sicura?
H: si, sei
il primo numero nelle chiamate effettuate e non riesco a chiamare nessun
altro...
S: è
successo qualcosa?
H: non
proprio...
S: perché ti
sento così male?
H: perché
sto usando il vivavoce e il telefono non è propriamente vicino alla mia testa.
S: cos’è
successo? Dove sei?
H: tu dove
sei?
S: sono nel
boschetto vicino alla casa...
H: oh
fantastico... prendi una moto e segui il sentiero che c’è in mezzo al
boschetto... devi percorrere circa tre chilometri, non uscire dal sentiero,
dovresti vedermi a un certo punto...
S: ma cosa è
successo? Stai bene?
H: non
proprio... è imbarazzante
S: mi devo
preoccupare?
H: no... ho
tutti gli arti al suo posto... vieni solo qua per piacere...
Haley le
aveva provate tutte prima di chiamare Shan.
Quella
mattina era andata a fare una passeggiata da sola, poiché non aveva lavori da
fare. Camminava sul prato e si godeva il sole quando inciampò in una buca del
terreno e cadde bruscamente a terra sbattendo la schiena. Sul momento pensò di
non essersi fatta nulla, ma appena tentò di rialzarsi una fitta pervase tutto
il busto; così dopo essersi stesa per calmare il dolore, estrasse il suo
cellulare e usò l’elenco chiamate per chiamare qualcuno... non si ricordava chi
era stata l’ultima persona che aveva chiamato, ma sperava fosse qualcuno di
vicino. La fortuna le sorrise, era Shannon.
Shannon
arrivato alla casa guardò se qualcuno era nei paraggi, ma non vedendo nessuno
decise di prendere semplicemente la moto di Robert e di seguire le indicazioni
di Haley. Percorse tutto il sentiero e dopo pochi minuti notò la figura della
ragazza a terra.
S: che è
successo?
H: ciao,
senti non agitarti, ma sono caduta e non riesco a muovermi da qua.
S: cosa? Come
puoi... oddio non usare la parola agitare e non riesco a muovermi nella stessa
frase!
H: ok,
allora non agitarti ma mi fa male la schiena.
S: simpatica
molto... com’è successo?
H: camminavo
e BAM sono caduta
S: ok...
come facciamo? Cioè cosa dovrei fare? Chiamo qualcuno...
H: non lo
zio... lui si preoccupa troppo e poi vorrà andare all’ospedale... troppa
fatica... cerca di alzarmi, delicatamente...
Shannon era
titubante, sapeva che chiamare aiuto era la cosa giusta da fare e che un medico
doveva visitarla, ma d’altro canto sapeva che se avesse chiamato aiuto Haley l’avrebbe
odiato, così pensò di aiutarla a sollevarsi e in caso si fosse rivelata una
brutta idea, avrebbe chiamato aiuto!
Era
imbarazzato dalla situazione, non tanto quanto Haley però. L’uomo le era
talmente vicino che sentiva il suo respiro sulla pelle, si accovacciò su di lei
mettendole un braccio attorno al collo e l’altri all’altezza della vita e
delicatamente tentò di sollevarla, dovette fermarsi un paio di volte causa
lamenti della ragazza, ma dopo alcuni minuti riuscì a metterla a sedere.
S: ok, e adesso
come pensi di riuscire a tornare a casa?
H: un
problema alla volta
S: chiamo
qualcuno
H: no
S: si, poche
storie... non puoi camminare e nemmeno salire sulla moto...
Shannon
chiamò Robert che arrivò a velocità lampo con il furgoncino...
R: oddio che
è successo?
H: nulla,
sono solo caduta
R: solo?
Guardati... non cammini
H: non sono
paralizzata, guarda, muovo i piedi e le gambe, le braccia pure e se mi tocchi
lo sento...
R: e se hai
una costola rotta?
H: non
credo... respiro bene e il male è alla base della schiena, per cui credo
d’essermi stirata un muscolo o cose del genere... magari è solo un nervo
accavallato *...
R: sei un
medico? No! Shannon aiutami...
I due uomini
riuscirono a sollevarla e a farla arrivare al furgoncino e la riportarono a casa.
Haley
desiderava perdere l’uso dell’udito. Lo zio non faceva altro che preoccuparsi
ed elencargli ogni possibile danno che poteva avere, era esasperante! E Shannon
la pensava come lei date le occhiate che ogni tanto le lanciava in segno di
solidarietà. Quando arrivarono, trovarono Jared sul portico intento a bere una
tazza di tè...
J: ma che...
cosa diavolo è successo? Shan perché la moto è... oddio Haley... che è
successo?
R: è caduta
J: si è
fatta male? chiamo un’ambulanza?
H: oddio!
R: cosa? Ti
fa male?
J: non la
muovete... potrebbe essersi rotta qualcosa...
H: oddio sto
bene ho solo male alla schiena... non serve un’ambulanza...
J: io la
chiamo
S: woh wohwoh Jay calmo, respira, va
tutto bene... ti ricordi quella volta in Germania quando sei caduto dal palco e
hai avuto la schiena bloccata per due giorni?
J: si
S: ecco è la
stessa cosa.
H: Germania?
Siete stati in Germania?
S: si, un
paio di volte... una volta ti portiamo con noi se vuoi.
R: chi se ne
frega della Germania! Jared sul mobile grande del salotto c’è un elenco, cerca
il nome di Joseph Tildman e chiamalo.
J: ok, chi
è?
R: il medico
del paese, digli che è urgente.
H: non è
urgente
R: si che lo
è... facciamola scivolare sull’asse, usiamola come barella...
S: bella idea
Riuscirono a
trasportarla in casa fino alla sua camera con non poca fatica e aspettarono
l’arrivo del medico. Tutti erano in agitazione tranne Shannon che restava
tranquillo in un angolo, e poiché in salotto sembrava di stare in una sala
d’attesa del reparto maternità decise di salire da Haley per vedere se avesse
bisogno di qual cosa...
S: posso?
H: certo
S: serve
qualcosa?
H: no
S: vuoi che
ti tolga le scarpe? Sporchi tutto il copriletto
H: non serv
Fu inutile
aveva già iniziato a slacciare i lacci degli scarponi...
S: di sotto
sono in agitazione
H: l’avevo
detto di non chiamare nessuno...
S: non
potevo e devi vedere un medico, anche se non sarà nulla...
H: uffa...
S: bella
camera
H: normale
S: fa ancora
tanto male?
H: no... un
po’ è passato
S: una volta
anche Jared è caduto ed è rimasto fermo a letto... tre giorni e se gli chiedevi
se gli faceva male e se aveva bisogno d’aiuto, diceva sempre no. Ha continuato
a lavorare solo per farci credere che stesse bene e così ancora oggi ogni tanto
inventa scuse assurde per restare a letto una giornata.
Haley non
capiva perché Shannon stesse raccontando quelle cose, l’uomo sperava di farle
capire che in fondo non serve respingere le persone, che lei volesse o no,
erano più simili di quanto immaginasse e non se ne sarebbero andati tanto
facilmente.
S: credo sia
arrivato il medico...
- posso?
S: salve
- salve...
Haley dimmi come hai fatto
H: camminavo
e sono caduta
- solleva la
camicia e fammi vedere, dove ti fa male...
S: ok io
esco
Shannon uscì
lasciano Haley sola con il medico che scese pochi minuti dopo...
R: allora?
- è solo uno
stiramento, nulla di serio, non farle sollevare pesi o affaticare troppo, non
deve prendere freddo e soprattutto se dice che non le fa male non crederle...
bisogna che si riprenda, ho sentito che è stata invitata al ballo da Samuel
Stern!
R: non
parlarmene.
- è un buon
partito, e credimi quando ti dico che non si ammala mai... l’ultima volta che
l’ho visitato andava ancora alle medie! Da allora più nulla.
chiacchierarono
alcuni minuti poi salutarono il medico e tornarono ognuno alla vita di tutti i
giorni (più o meno).
*non so se conoscete la sensazione o se vi è mai capitato,
ma posso assicurarvi che non riuscite a muovervi, mi succede spesso causa
problemi d’infanzia e non è una bella cosa... soprattutto quando sei in mezzo
alla gente!
Capitolo 14 *** Di come iceberg-Haley inizi a sciogliersi ***
Di come iceberg-Haley
inizi a sciogliersi
Restare
seduta a guardare gli altri lavorare non era tra le attività preferite da Haley
ma dato che il medico aveva ordinato assoluto riposo e che, appena muoveva un muscolo,
qualcuno la rimproverava per essersi affaticata, restava semplicemente seduta
sotto il portico a leggere riviste, bere tè caldo e guardare gli altri
lavorare. Tranne Jared e Shannon ovviamente che non facevano altro che parlare
al telefono e fare lunghe passeggiate.
Era seduta
sotto il portico quando Samuel apparve all’orizzonte.
La sua prima
reazione fu di fuggire e nascondersi, ma poi si ricordò che non poteva farlo! Alla
fine avrebbe dovuto affrontarlo.
S: ciao
H: ciao
S: Meredith
mi ha detto della tua schiena
H: le avevo
detto di non dirlo a nessuno ma vabbè...
S: beh... io
non sono nessuno...
Samuel la
guardava con uno sguardo intenso che in un film d’amore sarebbe stato
accompagnato da una musica piena di tensione e sentimento. Haley non capiva il
vero significato di quelle parole, lei non capiva proprio perché lui fosse li.
H: come mai
qua? Serve qualche attrezzo in prestito?
S: no
H: avete
finito anche voi il carburante? Ho sentito che le cisterne sono bloccate sulla
statale per un posto di blocco, dicono che sia evaso un detenuto o cose del
genere...
S: si lo
so... ma no... sono venuto a trovarti...
H: ah
S: come stai?
H: bene
S: la
schiena?
H: migliora
S: bene...
cioè meglio... insomma non dico che voglio ballare ma insomma...
H: oh il
ballo.
S: già... ho
anche pensato che l’avessi fatto apposta per non venire al ballo, non l’hai
fatto apposta vero?
H: no
S: bene, mio
fratello ha detto che sono paranoico, credo avesse ragione
H:
tranquillo, ci vengo, ho già il vestito e tutto... non posso non venirci, Jared
ha speso un muuucchio di soldi...
S: mi
spieghi chi è quel tizio?
H: è mio...
non lo dici a nessuno vero?
S: no
H: giura... giuringiuretto
S: giuro... giuringiuretto
Avevano
incrociato i mignoli, Haley per la prima volta in vita sua stava per rivelare
un suo segreto a qualcuno che non fosse il capretto di peluche che teneva nella
sua stanza. Sentiva di potersi fidare di Samuel o almeno sapeva che non era di
quelle persone che si fingevano sue amiche per poi prenderla in giro.
H: è mio
padre
S: COSA? Ohporcaputtana dici sul serio?
H: si porca
puttana
S: oh, scusa
per quello, mi è venuto fuori così...
H: cioè, non
siamo ancora sicuri al 100%, abbiamo fatto un test del DNA ma deve ancora
arrivare, però diciamo che credo di sapere il risultato, insomma abbiamo
gl’occhi dello stesso colore, quante probabilità ci sono che trovi un perfetto
sconosciuto che non abbia legami di sangue con la stessa tonalità d’azzurro?
S: scarse
molto scarse. Così hai un padre, verrà alla festa del raccolto per la gara genitori
figli?
H: l’hai
visto? Rischia di rompersi da quanto è magro!
S: vero...
H: tu ci vai
anche quest’anno?
S: no, ormai
sono troppo grande, lascio il mio posto a mia sorella...
H: come sta?
È da tanto che non la vedo...
S: bene,
quest’anno passa al liceo. Chi è quell’uomo con tuo... padre?
H: suo
fratello
S: ah... ha
una faccia familiare
J: ciao
S: salve
J: oh Shan,
lui è Samuel, Samuel mio fratello Shannon.
Shan: ciao,
piacere, così tu sei Samuel.
S: si
Shan: tu
falla piangere e ti spezzo le gambe
S: hem...
H: Shannon!
J: ok... Shannon dentro,
lasciali in pace...
Shan: ti
tengo d’occhio ragazzo.
Samuel era
terrorizzato. Era la prima volta che veniva minacciato, in genere nessuno lo
minacciava... era alto un metro e novanta per ottanta chili per cui nessuno in
genere lo minacciava. Haley era solo imbarazzata, voleva seppellirsi, o morire
all’istante, andava bene qualunque cosa.
H: scusa
S: fa
nulla.. insomma...
H: scusa
S: per cui
quello ètuo zio...
H: in teoria
S: wow...
insomma.. fa paura
H: non è
sempre così, di solito è più amichevole.
S: beh,
cercherò di non farti piangere...
H: spero di
non farlo...
J: hey scusate l’interruzione ma mi presti il filo per
internet?
H: si
prendilo...
J: sparisco
S: avete
anche il naso uguale.. piccolo e all’insù
H: davvero?
S: si... beh
vado... avevo detto a mio padre che andavo a controllare un recinto, penso che
tra un po’ mi darà per disperso...
H: oh ok
S: ciao, ti
chiamo... posso chiamarti vero?
H: si.. cioè
ok
S: bene,
ciao
H: ciao
Nemmeno il
tempo che la polvere alzata dalla moto cadesse nuovamente a terra che Shannon
fu al suo fianco con l’aria da pettegola seriale.
S: quindi?
H: che c’è?
S: che ha
detto?
H: nulla
S: perché
era qua?
H: ha saputo
che sono caduta ed è venuto a vedere come stavo
S: oh ok...
H: ora se
non ti dispiace vado a farmi una doccia
S: ok ti
devo accompagnare
H: no
S: ok
Haley non
sapeva se essere agitata per il fatto che Samuel era stato li e avevano avuto
una conversazione in cui lei stupidamente gli aveva rivelato un suo segreto o
irritata per il comportamento di Jared e Shannon, non perdevano occasione di
incasinarle la vita, da quando erano arrivati tutto aveva preso una piega
inaspettata e lei che aveva sempre avuto il pieno controllo su tutto quello che
la riguardava iniziava a sentire la sensazione di non poter più controllare
nulla.
Capitolo 15 *** Di come una giornata ordinaria diventi speciale ***
Di come una giornata ordinaria diventi speciale
Jared
aspettava che la batteria del suo cellulare fosse carica per iniziare un nuovo
ciclo di chiamate no-stop. Da quando era nel Nebraska, aveva dovuto annullare
tutti i suoi impegni, da un lato era contento per la vacanza che si era preso,
ma dall’altro si sentiva irritato per tutto il lavoro che aveva perso e che
aveva rimandato.
Shannon
d’altro canto era al settimo cielo. Da qualche tempo voleva trovare il momento
migliore per accennare al fratello della necessità di una vacanza dal lavoro,
ma non aveva mai trovato il tempo e il momento giusto per affrontare
quell’argomento delicato per Jared; chiedergli una vacanza era come dire a
Madonna che ormai aveva una certa età e che sarebbe ora di farla finita con il
look da ragazzina, insomma, anche se si pensa, non si fa!
Robert
vedeva gli ospiti in casa sua come qualcosa di cui esser felice. Era stato solo
con Haley per troppo tempo, non aveva più molti amici e il fatto di vivere così
lontano dal paese non migliorava la situazione. Finalmente aveva qualcuno con
cui guardare la partita, qualcuno con cui fare commenti sulle donne, qualcuno
che stava dalla sua parte quando Haley lo rimproverava per aver lasciato il
lavandino sporco dopo essersi raso la barba, o per il fatto di non aver
abbassato la tazza del water... finalmente non si sentiva più solo.
Haley al
contrario era stressata. Non aveva più un suo bagno personale, non poteva più
decidere cosa guardare in televisione, era già successo che qualcuno entrasse
in bagno mentre era sotto la doccia e che lei entrasse in bagno quando qualcuno
era sotto la doccia, doveva caricare la lavatrice più spesso e trovava calzini
sporchi ovunque. Essere l’unica donna in una casa non era bello, sembrava che
gli altri non capissero il concetto di ordine e pulizia. Trovava piatti sporchi
ovunque e non capiva cosa ci fosse di difficile nell’inserirli nella
lavastoviglie, o cosa ci fosse di difficile nell’infilare gli asciugamani usati
nel cesto... tutto voleva tranne un altro uomo in quella casa, sperava che da
qualche parte spuntasse una donna che la aiutasse o che si portasse via
qualcuno, ma la fortuna non era mai stata sua alleata, per cui nessuno dei suoi
desideri fu avverato, anzi il detto che “la fortuna è cieca, ma la sfortuna ci
vede benissimo” calza a pennello per quello che successe.
Haley era
seduta comodamente sul suo letto a leggere un libro quando Jared entrò, si
sedette sul pavimento e iniziò a fissarla.
H: che c’è?
J: il mio
cellulare è morto
H: puoi
usare il mio vecchio se vuoi
J: non dire
stupidaggini, non posso usare quel catorcio senza fotocamera.
H: allora
resta senza
J:
impossibile
H: allora
che vuoi da me?
J: andiamo
in paese
H: vacci da
solo
J: non
posso, non so la strada!
H: chiedi a
qualcun altro di portartici
J: ho
chiesto... nessuno vuole
H: chissà
perché...
J: mi devi
accompagnare tu
H: che devi
fare in paese?
J: c’è un
negozio d’elettronica, ho chiamato e hanno delle batterie per il cellulare di
ricambio... mi serve.
H: io non...
J: per
favore
H: hai
detto...
J: non
farmelo ripetere.
H: ok, andiamo
solo li, niente negozio di vestiti, gelato, scarpe... solo batteria per il
cellulare!
J: ok
Così Haley
accompagnò Jared in paese, entrarono nel negozio acquistarono la nuova batteria
per il cellulare di Jared e poi uscirono. Haley pensava che il supplizio fosse
finito li, ma ben presto si accorse che doveva ancora cominciare; quello che
accadde dopo fece sentire Jared una pessima persona, sapeva la situazione di Haley,
di come veniva trattata da sempre per via della sua storia familiare, ma
nonostante questo, continuava a dimenticarsene... e quel pomeriggio si rese
conto del motivo per cui Haley odiasse tanto raggiungere il paese.
Stavano
camminando verso l’auto quando sentirono qualcuno fare una battuta di pessimo
gusto alle spalle di Haley...
- oh
guarda... la bastarda in compagnia, tale madre tale figlia.
Jared vide
Haley abbassare lo sguardo e continuare a camminare in silenzio senza
rispondere, ma lui che non era mai stato una di quelle persone che subisce
senza reagire prese in mano la situazione.
J: andiamo
qua dentro...
H: no
J: ho detto
andiamo. Poche storie.
La trascinò all’interno
dell’unico bar-tavola calda del paese, molte teste si voltarono a osservarli al
loro arrivo, e i sussurri aumentarono notevolmente, Jared si sedette a un
tavolo seguito da una Haley riluttante rossa in viso.
J: ti va di
dividere una coppa gelato?
H: voglio
andare a casa
J: no. Non
puoi andare sempre a casa. Cameriera!
- salve.
J: ci porta
una coppa grande di gelato affogato al cioccolato? Con due cucchiaini.
- certo.
H: io non lo
voglio il gelato...
J:
sciocchezze. E anche due biscotti
- serve
altro?
J: sì, mia
figlia è allergica alle arachidi, non ci sono vero?
- sua
figl...
J: sì, mia
figlia.
H: Jar...
cosa... oddio
- no, non ci
sono arachidi.
J: perfetto.
Grazie.
La cameriera
si allontanò lasciando Haley nell’imbarazzo totale e Jared soddisfatto di sé,
sapeva che non era certo che fosse sangue del suo sangue, ma doveva farlo. La
gente all’interno del locale aveva sentito tutto, non che Jared avesse
mantenuto un tono di voce basso nel pronunciare quella frase, tutti guardavano
la coppia al tavolo e bisbigliavano con il vicino; Jared sapeva di aver
ottenuto quello che voleva.
J:
rilassati, va tutto bene
H: perché
l’hai detto?
J: perché ti
hanno chiamata bastarda. Nessuno chiama bastarda mia figlia.
H: io non...
J: non lo
sai ancora
H: appunto.
Tutto questo non sarà servito a nulla se non...
J: anche se fosse,
non ho intenzione di abbandonarti... ora è una questione personale.
H: cosa?
J: anche se
fosse negativo, verrei a trovarti ogni tanto. Tanto so dove abiti.
H: perfetto.
J: lo so...
H: non
intendevo...
J: lo so
cosa intendevi... e comunque mi sono ricordato della tua allergia!
H: dovrei
esser felice?
J: io lo
sarei!
- il vostro
gelato.
J: posso
chiederle una cosa?
- certo
J: c’è il
wi-fi qui?
- no
H: secondo
te c’è il wi-fi qua? Non c’è a casa!
J: sono
abituato alla città,li c’è ovunque!
H: poi che
dovrai mai fare di così importante su internet.
J:
lavorare... in qualche modo devo mantenerti. Altra domanda visto che è ancora
qua, c’è una videoteca in zona?
- no
J: ok
grazie...
H: bastava
chiederlo, e poi tu non mi mantieni
J: lo so, ma
loro questo non lo sanno. Adesso sanno che un padre l’hai, che ti mantiene e
che non sei figlia del nulla... insomma, non sei una bastarda, non del tutto
almeno...
H: come
facevi a sapere che... insomma
J: ho le mie
fonti, mangia il gelato, è buono...
H: si...
J: per la
cronaca, anche Shannon è allergico alle arachidi.
H: ah...
J: direi che
la percentuale di risposta positiva salgono.
H: perché?
J: insomma,
è una cosa di famiglia quella delle arachidi per cui...
H: capisco
J: sarebbe
così terribile se fosse positivo?
H: boh, non
riesco a immaginarmelo
J: io si...
verresti da me in inverno quando qua c’è la stagione delle piogge e dei
tornadi, e poi in estate quando ho tempo, vengo io da te, o se vuoi puoi venire
tu da me...
H: a me
piace vivere qua
J: non ti
piacerebbe venire a Los Angeles?C’è la
casa di mia madre, ti piacerebbe credo, ha due cani, quattro gatti, una piscina
non troppo grande ma perfetta per i pomeriggi d’estate, in cui fa troppo
caldo... poi c’è la spiaggia, l’oceano, i locali e non dovresti alzare un dito,
mia madre è quel tipo di persona che ti serve in tutto... quando siamo a casa
io e mio fratello veniamo coccolati letteralmente, cucina, lava, stira... non
dobbiamo faticare molto...
H: ne
approfittate
J: sì ma...
lei è felice così.
H: non ci
credo
J: è vero
H: avete mai
provato a fare qualcosa?
J: no, noi
non
H:
appunto... è costretta a coccolarvi... immagino che in quei periodi siate dei
vegetali spalmati sul divano che escono solo per andare a divertirsi
J: non...
come fai a saperlo?
H: lo
immaginavo
Mangiarono
il gelato, poi mentre si dirigevano alla macchina, successe qualcosa d’inaspettato...
H: Jared
J: dimmi
H: verresti
veramente a trovarci, anche se fosse negativo?
J: certo
H: ok
J: ormai mi
sono affezionato, e poi è rilassante stare qua...
H: grazie
J: hai detto
grazie?
H: sì.
J: wow... la
segno sul calendario...
H: ora
smettila o mi rimangio tutto
J: ok
Jared guardò
Haley rossa in viso avviare il motore incredulo per quello che era appena
accaduto.
Coming next:
Di come tre uomini provino la
gelosia e un’insana mania omicida
Capitolo 16 *** Di come tre uomini provino la gelosia e un’insana mania omicida. ***
Di come tre uomini provino la gelosia e un’insana
mania omicida.
Shannon
sapeva che Jared stava tramando qualcosa.
Lo capiva
dai suoi movimenti, i silenzi e dal fatto che non parlasse in continuazione,
stava facendo le parole crociate quando Jared apparve in cucina e colse
l’occasione per investigare.
S: Jared
J: Shannon
S: cosa stai
facendo?
J: prendo un
bicchiere di succo
S: non
quello, in generale
J: hem...
non capisco
S: sei
silenzioso, è come quando eravamo in Francia e hai visto quella ragazza con il
vestito da cat-woman e hai iniziato a pensare a un film porno fetish...
J: non ho
pensato a un film porno fetish!
S: come ti
pare... dimmi cosa stai architettando...
J: ok... ma
non dirlo a nessuno... ho fatto un patto con Samuel.
S: cosa?
J: lui la
invitava al ballo ed io facevo in modo che Haley ci andasse.
S: cosa?
J: lui l’invit
S: ho
capito... cioè... hai fatto un patto? Lui almeno è interessato a lei?
J: certo...
S: sei un
idiota
J: no! Sono
un genio...
S: no,
idiota, perché devi sempre intrometterti?
J: perché
lui non avrebbe mai fatto la prima mossa e lei è così... così... così glaciale.
S: sempre il
solito... mai che ti fai i cazzi tuoi!
J: ma...
arriva silenzio... ciao
H: ciao
J: che fai
oggi?
H: lavoro
J: ok...
Haley uscì
dalla stanza perplessa per il comportamento di Jared, si diresse verso il
capanno degli attrezzi e sentì una moto arrivare.
Samuel non
era mai stato un tipo coraggioso, lo era sul campo da gioco ma quando si
trattava di ragazze, non lo era; quella mattina suo padre che era infastidito
dal fatto che il suo figlio maggiore ed erede di tutta la proprietà andasse al
ballo con una Pontley lo aveva chiamato per parlargli. Non era mai corso buon
sangue tra le due famiglie, i suoi genitori non erano mai andati d’accordo con
i Pontley perché nel lontano 1967 il vecchio Pontley truffò il vecchio Stern
rubandogli un pezzo consistente di proprietà, o meglio, è la versione ufficiosa
che era sempre circolata tra la gente; la verità è che il vecchio Stern perse
il pezzo di proprietà una sera a freccette contro il vecchio Pontley! Stern era
talmente ubriaco che per Pontley fu facile batterlo anche con due pinte di
birra in corpo, era sempre stato famoso per esser un ubriacone dannatamente
bravo a sopportarlo, e Stern beh, non era bravo quanto lui. Da allora Stern
aveva odiato Pontley, non tanto perché aveva fatto qualcosa di scorretto, ma
perché si sentiva così umiliato da metter in circolazione una versione fasulla.
Nessuno sapeva la versione ufficiale dell’accaduto tranne i due vecchi capi
famiglia, che si erano portati questo segreto nella tomba... ora non restava
altro che un antico rancore che logorava il padre di Samuel. Aveva tentato di
dissuaderlo dall’invitare Haley al ballo, ma il figlio per la prima volta nella
sua vita si era dimostrato autoritario e fermo nelle sue decisioni, una dote
necessaria se un giorno si sarebbe dovuto occupare della famiglia. Così
vedendolo deciso, non gli era rimasto altro da fare che ingoiare il rospo e
continuare nella sua vita, lo aveva fatto egregiamente fino a quando Mary sua
moglie non lo aveva informato che quella stessa sera aveva intenzione di
invitare i Pontley a cena, per cui pregava il marito di esser ospitale e
cortese dato che, a quanto pare il figlio confidatosi un pomeriggio con la
sorella che era corsa subito a spifferare alla madre quanto detto dal fratello,
aveva scoperto che “l’interessamento” di Samuel per Haley, era ormai di lunga
data e che aveva tutte le intenzioni di chiedere alla ragazza la sera del ballo
di poter continuare a frequentarla non come semplice amico, insomma, aveva
tutte le intenzioni di iniziare una relazione e poiché Mary conosceva il marito,
voleva fargli cambiare idea sui Pontley, e sperava di conoscere meglio la
ragazza dato che a detta della figlia era una brava ragazza con qualche
problema nell’interazione con gli estranei. Quando Mary uscì dall’ufficio da
cui il marito gestiva la proprietà, rimase alcuni minuti a riflettere sul da
farsi, così poi chiamò Samuel e gli chiese se quello che aveva detto la madre
fosse vero, in un primo momento il ragazzo fu imbarazzato, poi arrabbiato
perché la sorella aveva raccontato alla madre una confidenza datole in privato,
ma poi accettò che se voleva continuare con il suo piano “conquistiamo Haley”
doveva fare in modo che suo padre accettasse la ragazza, così si offrì
volontario per andare a invitare la famiglia Pontley a cena.
Quando
raggiunse la casa principale dei Pontley, notò Haley che camminava in giardino,
parcheggiò la moto in un angolo e si diresse verso la ragazza che lo guardava
perplessa.
S: ciao
H: ciao, che
ci fai qua?
S: devo
parlare con tuo zio
H: non è qui
in questo momento ma posso chiamartelo, sta controllando un recinto, non
dovrebbe metterci molto.
S: ok...
H: perché ti
serve mio zio?
S: te lo
dico quando c’è anche lui, così lo dico una volta sola.
H: ok.
Haley
incuriosita e un po’ impaurita chiamò lo zio che si diresse verso casa. Quando
entrò in soggiorno, vide Samuel e Haley seduti uno fianco all’altra di fronte
ai fratelli Leto, l’immagine gli riportò alla mente una sera di molti anni
prima quanto lui e la sorella erano seduti allo stesso modo di fronte ai propri
genitori e stavano per comunicargli che presto sarebbe arrivata una nuova
creatura.
R: che
succede?
S: signor
Pontley
R: puoi
chiamarmi Robert
S: certo
signor P... Robert, vede ecco...
R: oddio sei
incinta
H: COSA?
J: woh woh
woh Robert rilassati, non credo che questi due siano arrivati a quel punto
vero?
S: si
Shan: che si
era? Un si ci siete arrivati? o un si non ci siamo arrivati? meglio che sia la
seconda...
S: la
secondo giuro.
H: ma che vi
salta in mente? Oddio che vergogna
S: comunque,
mia madre v’invita tutti a cena questa sera.
R: cosa?
H: cosa?
S: sì, avete
capito
R: ah... tuo
padre cosa...
S: mio padre
è d’accordo con mia madre
R: a cosa
dobbiamo l’invito?
S: perché,
insomma, dato che andiamo al ballo, hanno pensato di conoscerci meglio.
J: ha senso
Shan:
approvo
H: ma
dobbiamo andare solo al ballo, mica sposarci.
S: non
guardare me... non è stata una mia idea.
R: ok...
accettiamo, mi sembra una cosa ragionevole da fare.
S: ok...
allora ci vediamo questa sera, alle diciannove.
R: certo.
S: bene, io
torno al lavoro.
Samuel uscì
dalla casa velocemente sudando freddo e ringraziando il cielo di non dover
portare alla madre una risposta negativa.
Le diciannove
arrivarono velocemente e in casa Pontley erano tutti pronti eccetto Haley che
secondo Jared “non poteva presentarsi a una cena vestita come se dovesse
gareggiare in un rodeo”, così era stata obbligata dall’uomo a cambiarsi d’abito
e a indossare l’unica gonna che possedeva e una maglietta che non la facesse
sembrare “un palo vestito”. Si sentiva strana. La gonna era stato un regalo di Meredith,
troppo corta per i suoi gusti (a metà coscia) ma lunga per gli standard
dell’amica, e la maglia era stato un acquisto sbagliato, troppo stretta per i
suoi standard.
Quando scese,
fu accolta da un fischio da parte di Shannon che fu subito incenerito dallo
sguardo della ragazza e da un silenzio imbarazzato dello zio che la vedeva
vestita come una comune ragazza per la prima volta.
Arrivarono a
casa Stern con cinque minuti d’anticipo e Victoria la sorella di Samuel li
accolse in casa.
Samuel era
con suo padre Thomas nella tavernetta a guardare una vecchia partita di
football quando sentirono il campanello suonare. In quell’istante Thomas spense
la televisione guardò il figlio e disse: “meglio per te che ne valga la pena!”,
che fece sentir Samuel ancora più in agitazione.
Mary era in cucina
quando sentì il campanello e si precipitò immediatamente verso la porta e vide
la ragazza. Non la vedeva da molto tempo, tre anni circa, in altre parole da
quando Haley aveva iniziato la sua opera d’isolamento dal resto della società e
aveva smesso gradualmente di partecipare agli eventi della comunità. La vedeva
e non capiva perché la maggior parte delle sue amiche la dipingessero come una
sorta di maschiaccio.
M: salve, io
sono Mary, voi dovete essere il padre e lo zio vero?
J: si
M: chi di
voi è chi?
J: Jared, il
padre piacere
S: Shannon
M: la nostra
piccola comunità è rimasta molto colpita dalla notizia, perché l’hai tenuto
nascosto Robert?
R: perché
non credevo fosse così importante...
M:
sciocchezze, lo è... abbiamo sempre pensato che Julia fosse... insomma...
volete un aperitivo?
J: certo
Seguirono
Mary fino al salotto come fossero automi, fino a quando Samuel non fece il suo
ingresso preceduto dal padre.
T: Robert
R: Thomas
M: avete
intenzione di fissarvi a lungo?
T: certo che
no
J: ciao
Samuel
S: signor
Leto
J: proprio
non ci riesci a chiamarmi per nome vero?
S: no
J: Haley
passami i salatini
H: tieni
M: così...
di dove siete?
Shan: Los Angeles
M: wow. Come mai non vi ho
mai visti in tutti questi anni? Siamo vicini e sono certa di non avervi mai
visto gironzolare per la proprietà...
J: beh vede,
viaggiamo molto e siamo bravi a mantenere i segreti.
M: capisco,
beh ora che vi vedo, posso dire con certezza che Haley vi assomiglia molto.
H: cosa?
Cioè... hem...
R: hanno lo
stesso naso, e sorriso...
Shan: ed entrambi
sono estremamente testardi e autoritari.
J: non sono
autoritario
Shan: parla
quello che ha fatto licenziare un povero regista perché non gli piaceva
ricevere ordini da uno più giovane di lui!
M: oh... che
lavoro fa?
J: lavoriamo
nel mondo dello spettacolo, si può dire nel campo della musica, video
musicali...
T: wow e
perché Haley è ancora qua a lavorare, non può prenderla con sé?
M: Thomas!
J: non si preoccupi,
è che credo
H: mi piace
qua
J: stavo
dicendo, che Haley è libera di decidere come vivere, le piace stare qua e
lavorare, io viaggio molto per cui finirebbe per stare sola per molto tempo,
almeno qua c’è Robert...
M: beh, mi
sembra ragionevole come cosa... se volete, possiamo andare a tavola...
R: certo
La cena
proseguì tranquillamente tra discorsi banali, fino a quando...
M: manca
poco al ballo, hai già l’abito?
H: si
M: sai,
quando io andai al mio primo ballo mia madre mi prestò il suo filo di perle, mi
sentivo una vera signora elegante, ti metterai gioielli?
H: pensavo
di no
J: invece si
H: cosa?
Shan: doveva
essere una sorpresa!
J: vero...
vabbè, ti ho preso una cosa.
H: perché
sperperi così i soldi? Non serviva... ho i miei “gioielli”
J: abbiamo
una concezione diversa di gioiello.
M: sono
certa che sarai fantastica, non vedo l’ora di vedervi insieme al ballo e
scattarvi la foto.
S: ne
avevamo parlato
M: io la
faccio!
T: così
resterà per sempre, mio padre si rivolterà nella tomba.
M: Thomas.
T: cosa? Lo
sappiamo tutti, loro sono dei ladri!
R: non abbiamo
mai rubato nulla
T: intanto
però mangiate sulla nostra terra!
S: PAPÀ!
T: io non ci
riesco, non permetterò mai che una Pontley metta le mani su mio figlio.
R: è tuo
figlio che ha fatto la prima mossa...
T: non dire
stronzate... sappiamo tutti come sono brave nella vostra famiglia a convincere gli
uomini... sua madre era una di quelle.
J: HEY! Come
si permette?
T: lo
sappiamo tutti, non credo che sia un segr...
R: BASTA
Shan: ce ne
andiamo Haley alzati e va in macchina.
H: ma
Shan: Haley
muoviti.
Per la prima
volta Haley non riusciva ad assumere il comando della situazione, non riusciva
a ribattere. Si alzò e si diresse alla macchina mentre nella casa tuonavano
insulti e urla. Dopo pochi minuti i tre uomini raggiunsero l’auto seguiti da
Mary che continuava a scusarsi rossa in viso per l’imbarazzo. Robert le diceva
che non doveva preoccuparsi, di non sentirsi in colpa ma Mary continuava a
ripetersi dentro di sé che era stata una pessima idea invitarli a cena.
Raggiunsero
casa in poco tempo e una volta dentro ognuno intraprese il proprio rito serale.
Haley era
seduta sull’altalena appesa al grande albero sul retro quando Shannon la
raggiunse e si sedette al suo fianco.
S: tutto
bene?
H: certo
S: scusa se
prima ti ho urlato contro
H: fa nulla,
è colpa mia
S: cosa? No.
Perché dovrebbe esser colpa tua?
H: perché lo
è. Se non accettavo l’invito, non ci sarebbero questi problemi.
S: non dire
sciocchezze! Come puoi pensare a una cosa del genere? Non è per quello che
hanno discusso...
H: il signor
Stern ha detto che...
S: il signor
Stern non sa nulla, noi sappiamo com’è andata... non hai adescato Samuel in un
vicolo buio! È stato lui a decidere di invitarti no?
H: credo
S: dimentica
quello che ha detto
Rimasero a
parlare fino a quando si udì il campanello della porta di casa e sentirono
Robert parlare con qualcuno, poi Samuel apparve sulla porta... così Shannon
lasciò il suo posto a Samuel...
Dopo alcuni
secondi di silenzio Samuel che sedeva rigido per colpa del contatto fisico,
iniziò a parlare...
S: mi
dispiace per mio padre
H: fa nulla
S: al ballo
ci andiamo lo stesso
H: sicuro?
S: certo
H: non sarai
diseredato?
S: non
credo, non gli conviene lasciare tutto a mia sorella, e mio fratello beh...
vuole diventare architetto.
H: tua madre
è stata gentile
S: lo è
sempre con gli estranei, come madre è meno gentile, più autoritaria.
H: non si
direbbe
S: lo so...
è una brava attrice. Domani tutti in paese parleranno della litigata di questa
sera... mia sorella l’avrà già raccontato a mezzo mondo!
H: oh...
S: le ho
detto di non farlo ma non mi ascolta mai. Sicura di star bene?
H: certo
S: non ci
credo
H: è che...
pensavo che la gente si fosse stancata di parlare di mia madre.
Parlarono a
lungo, fino a quando Samuel raccolse tutto il coraggio che possedeva, guardò
Haley in volto e prima di congedarsi la baciò. Tutto questo avveniva mentre
Jared Shannon e Robert, restavano seduti in cucina e guardavano la scena dalla
finestra. Erano sconvolti per quello che stava succedendo! Non sapevano se
restare a guardare e nascondersi in modo da non esser visti o se correre fuori
prendere Samuel alle spalle e prenderlo a calci per quello che aveva appena
fatto, di sicuro Robert provava una sorta di gelosia, Haley non era mai stata
molto affettuosa e vederla in certi atteggiamenti lo faceva sentir triste, non
era più una bambina che correva da lui dopo la scuola per piangere della
cattiveria dei suoi compagni, era cresciuta e iniziava a scivolargli dalle
braccia per cadere tra le braccia di qualcun altro; Jared invece voleva correre
la e chiedere a Samuel cosa stava facendo, perché nei loro patti c’era solo il
portare Haley al ballo e non approfondire l’amicizia... Shannon invece si
sentiva a disagio, sapeva che non avrebbe dovuto vedere quella scena, ma il
farlo lo rendeva nervoso. Ora capivano cosa avevano provato i loro genitori a
vederli crescere e quella sensazione non gli piaceva per nulla.
Coming
soon:
Di
come Jared e Robert sarebbero dei perfetti stalker.
Capitolo 17 *** Di come Jared e Robert sarebbero dei perfetti stolker ***
Di come Jared e Robert sarebbero dei perfetti stolker
Ogni padre
teme il giorno in cui la sua bambina lo abbandonerà.
Vivono i
giorni dell’infanzia adulati come principi azzurri in sella a cavalli alati,
poi arriva l’adolescenza e altri principi calcano il palcoscenico ma i padri
restano sempre i primi attori, anche se sono dimenticati per un po’, sostituiti
e ignorati, nei momenti difficili ci sono sempre per porgere una mano o per
raccogliere le lacrime delle loro principesse. Come ogni padre teme il giorno
in cui qualcuno gli porterà via la sua creatura, teme in egual modo il giorno
del primo appuntamento, della prima vacanza, del primo ballo in cui, qualche
baldo giovanotto prenderà la sua scena gettando il padre in un angolo buio del
palcoscenico.
Jared
provava qualcosa di simile.
Sapeva che
non era sicuro al 100% che Haley fosse sua figlia, ma ormai si era affezionato
e sapeva che se anche il risultato fosse stato negativo non sarebbe stato in
grado di lasciarla. Avrebbe continuato a chiamarla, a farle visita e ad
aiutarla ogni qual volta ne avesse avuto bisogno; ne aveva discusso anche con
Shannon alcune sere prima che lui ripartisse per la California, avevano
vagliato ogni eventualità e si trovavano d’accordo che in caso di negatività
sarebbero stati per la ragazza degli zii acquisiti, che lei volesse o no.
Quella sera mentre si guardava allo specchio e si preparava per andare alla
fiera del paese, pensava a cosa dire, se doveva fare qualcosa e se la macchina
fotografica avesse le batterie cariche.
Haley
d’altro canto era forse più agitata di Jared, si era messa il vestito e ora si
stava dedicando al trucco ripensando a quel bacio, il suo primo bacio. Nessuno
l’aveva mai baciata, tutti l’avevano sempre evitata e trattata in malo modo,
poi era arrivato Jared e tutto era cambiato, Samuel aveva trovato il coraggio
di farsi avanti ed era successo tutto. Come d’incanto tutto il suo mondo era
passato dal bianco e nero al technicolor!
Stava
finendo di sistemarsi una ciocca di capelli quando il campanello suonò...
Jared e
Robert erano seduti sul divano in trepidante attesa, poi suonò il campanello e
quando Robert aprì l’enorme figura di Samuel Stern, fece il suo ingresso...
S: buonasera
R: ciao, te
la chiamo
J: credo
abbia sentito
Haley scese
le scale velocemente a sguardo basso, ma poi dovette fermarsi a causa di Jared
e a quella maledetta macchina fotografica lasciata da Shannon prima di
partire...
J: mettetevi
li... sorridete... perfetto, ne facciamo un'altra per sicurezza...
H: ancora?
J: sì, poche
storie... ecco fatto
S: noi
andiamo allora...
R: ok, ci vediamo
dopo la...
J: sì, fate
i bravi
R: giusto, e
non bevete
S: certo...
H:
sbrighiamoci ad andarcene
Salirono in
auto un po’ spaventati dal comportamento dei due uomini e raggiunsero il paese.
Appena parcheggiarono l’auto Samuel, notò che Haley era nervosa, troppo, così cercò
di calmarla...
S: tutto
bene?
H: certo
S: sei
bellissima
H: grazie...
S: nessuno
dirà nulla
H: sicuro?
S: certo
H: io mi
aspetto ancora che mi versino del sangue di maiale addosso (ndr. Carrie –
Stephen King)
S: non
succederà... fidati
H: ok
Scesero
dall’auto e raggiunsero il tendone della festa sotto lo sguardo indagatore di
tutti i presenti e iniziarono a divertirsi a loro modo, sedendosi a un tavolo e
a guardare gli altri ballare.
Jared e
Robert sembravano segugi, si guardavano in torno in cerca di Haley e Samuel, cercavano
di ascoltare i discorsi degli altri ragazzi presenti al ballo. Fino a quel
momento avevano scoperto che una certa Leslie era ubriaca ed era con un tal Brad
nel retro del suo pick-up a divertirsi, che Mary era rimasta sola dopo che il
suo accompagnatore l’aveva scaricata e che il ponce era stato corretto con
vodka. Di Haley e Samuel non c’era traccia, poi, però li notarono seduti a un
tavolo con altre due coppie a parlare, o meglio tutti parlavano, Haley si
limitava ad ascoltare e a sorridere quando era osservata. Una volta individuata
la coppia, i due uomini si misero in una posizione da cui non dare nell’occhio
e osservarono a lungo, poi Jared che si era stancato di guardare Haley seduta
in posizione depressa mandò un messaggio a Samuel in cui lo incitava a
ravvivare la ragazza... così accortosi dell’espressione di Haley, Samuel decise
di invitarla a ballare, cosa che la rese ulteriormente nervosa, ma dovette
accettare, dato che in molti li stavano guardando e buttarsi in mezzo alla
mischia sembrava il modo migliore per scomparire dallo sguardo di tutti.
La serata
proseguiva bene, anche se Haley si sentiva un pesce fuor d’acqua sempre
circondata da amici di Samuel che parlavano di football, di motori e commentavano
le altre ragazze, almeno poteva ritenersi fortunata dato che il suo
accompagnatore non aveva ancora commentato nessun’altra in sua presenza.
Jared e
Robert erano ancora appostati all’ombra di una pianta a tener sotto controllo
la situazione, quando si accorsero che erano già le ventitré e che nella sala
la musica tranquilla e romantica lasciava spazio a una musica più ritmata e le
luci da soffici erano diventate un po’ più da locale notturno; capendo che era
ormai ora per loro di tornare a casa e di lasciare che i ragazzi si
divertissero decisero di tornare consapevoli che Samuel era un bravo ragazzo e
che Haley era in buone mani.
Samuel non
sapeva ballare, i lenti erano il suo massimo. Aveva pestato i piedi a Haley già
due volte e ora avevano deciso di lasciare spazio sulla pista da ballo agli
altri; e poiché stare seduti a osservare gli altri non era proprio il massimo
del divertimento decisero di uscire...
Samuel
sapeva che Haley aveva problemi a relazionarsi con le persone, per cui per non
mettere ancora a dura prova i suoi nervi decise di portarla nel retro del pub
del paese dove poche persone andavano a rilassarsi.
Non era
romantico, ma almeno c’erano delle panche usate dagli avventori per rilassarsi
e si riusciva a sentire la musica ma parlare allo stesso tempo.
S: allora?
Cosa te ne pare della fiera?
H: carina
S: la prima
volta che ci sono venuto mi sono annoiato.
H: davvero?
S: sì, avevo
dodici anni e mia madre si era messa in un angolo del tendone e mi osservava, non
potevo fare nulla.
H: mi
meraviglio di non aver visto Jared e lo zio.
S: beh, se
c’erano sono stati bravi a nascondersi. Non sono ancora arrivati i risultati
del test?
H: no
S: se fosse
positivo? Hai intenzione di andartene da qua?
H: cosa? NO!
Come ti vengono in mente certe cose?
S: io credo
che se scoprissi d’aver qualche parente che vive in California o mio padre
comprasse una casa in California... non aspetterei un minuto di più.Prenderei il primo aereo e me ne andrei
H: non ti
piace qua?
S: certo, ma
mi piacerebbe vivere in mezzo alla civiltà, un posto dove non devo fare la
spesa per il mese intero perché il supermercato più vicino è a trenta
chilometri, dove la sera posso uscire fare pochi metri e trovare un locale, un
posto che abbia più di un pub e che questo non sia l’unica attrattiva...
H: capisco
S: a te
piace proprio qua vero?
H: non saprei
dove altro andare... ho tutto qua.
S: beh ora
non più
H: perché?
S: io credo
che Jared ormai si sia affezionato, insomma non avrebbe fatto tutto quello che
ha fatto se non gli importasse di te... io sinceramente se fossi stato in lui
avrei fatto il test e me ne sarei tornato a casa mia... non sarei rimasto qua
in mezzo al nulla e fare tutto quello che ha fatto lui.
H: cosa
avrebbe fatto di preciso?
S: beh ha...
hem... aiutato no?
H: se si può
definire aiutare
S: ci ha
provato almeno
E mentre
Samuel si tirava fuori dai pasticci, altre coppie avevano avuto la loro stessa
idea e molti occhi guardavano Samuel e Haley con interesse chiedendosi perché
due persone così diverse fossero insieme e soprattutto cosa avesse fatto una
come Haley per meritarsi le attenzioni di Samuel, li guardavano e bisbigliavano
fino a quando una voce maligna non sovrastò le altre e si rese udibile a
tutti...
- la mela
non cade mai lontano dall’albero... avrà aperto le gambe cosa vuoi che abbia
fatto! Un giorno la troveranno morta in un vicolo come la madre...
Samuel era
sicuro che anche Haley avesse sentito tutto. Lui sapeva la verità sulla madre
della ragazza ma sapeva anche che lei non sapeva la verità, lo aveva scoperto
poco tempo fa origliando una conversazione della madre. Osservava Haley e
decise di andarsene da li... intraprendere una discussione era inutile,
rischiava di fare più danni di quelli che già c’erano. Afferrò Haley per un
braccio e la trascinò di peso lontano da lì. Era bloccata, nella sua testa
continuavano a ripetersi quelle parole su sua madre. Perché aveva detto una
cosa del genere? Sapeva che non era mai stata una santa, si ricordava di quando
portava uomini diversi in casa e di quando lo zio l’aveva portata a vivere con
lui; sapeva anche però che aveva abbandonato quella vita, che aveva iniziato un
lavoro nuovo e importante in città, lo zio le aveva sempre detto che il suo
lavoro le impediva di stare con lei, lo zio le aveva detto che era morta in un
incidente. Lo zio le aveva sempre mentito? Perché tutto quello che sapeva su
sua madre, era uscito dalla bocca di suo zio? L’ultimo ricordo che aveva era di
lei una sera che discuteva con lo zio per una faccenda di soldi, poi aveva
urlato forte qualcosa di cattivo e lei se ne era andata. Da allora non l’aveva
più vista. Chiamava per i compleanni e a Natale, mandava delle cartoline
d’auguri ogni tanto ma non era più tornata.
Samuel
l’aveva trascinata il più lontano possibile prima che Haley tornasse in sé e
bloccò il ragazzo...
S: Haley!
H: è vero?
S: cosa?
H: quello
che hanno detto?
S: no. Non
lo è
H: allora
perché stiamo scappando?
S: non
stiamo scappando
H: allora
cosa stiamo facendo?
S: stiamo
tornando a casa
H: è vero?
S: non lo so
H: portami a
casa
Samuel
eseguì l’ordine.
Accompagnò Haley
fino alla porta di casa e se ne andò.
Quando entrò,
trovò lo zio e Jared seduti davanti alla televisione, rimasero sorpresi di
vederla così presto ma capirono immediatamente che era successo qualcosa; lo
sguardo di Haley era serio, troppo serio per una ragazza che doveva aver appena
trascorso una serata di divertimenti, e poi successe, parlò...
H: mentre
ero alla festa, ho sentito una cosa.
R: cosa?
H: sulla
mamma
R: cosa hai
sentito?
H: che è
morta in un vicolo
Il silenzio
di Robert valse più di mille parole per Haley. Conosceva lo zio meglio di se
stessa e nel momento in cui spostò lo sguardo sul pavimento con aria desolata,
capì che era vero, che le aveva mentito. In quel momento in cui Jared avrebbe
dovuto farsi da parte e lasciarli soli commise un errore...
J: non è
colpa sua
H: cosa?
J: l’ha
fatto per proteggerti
H: tu cosa?
Tu sapevi che
J: si cioè
io
H: lui lo sa
e io no?
R: non è
come pensi
H: e cosa
dovrei pensare?
R: Haley
H: perché
lui lo sa e io no?
J: l’ho
scoperto e così
H: oddio!
Perché non me l’hai detto? Cos’altro sa?
J: nulla so
solo com’è andata
H: e com’è andata,
sentiamo!
J: che lei
era una
R: no Jared!
J:
prostituta
Per Haley fu
come se la pugnalassero allo stomaco.
Si sentì
mancare per qualche istante ma poi si riprese dato che il sangue aveva iniziato
a ribollirle e sentiva la rabbia crescere!
H: lei non
era una
J: lo era!
H: come fai
a saperlo?
J: beh
insomma... quando l’ho conosciuta, non abbiamo impiegato molto per passare alla
fase successiva!
H: BUGIARDO!
J: NON STO
MENTENDO!
H: lei non
lo era
R: Haley...
devi accettare il fatto che fos...
H: TU MI HAI
PRESO IN GIRO... SE TI IMPORTAVA QUALCOSA ME L’AVRESTI DETTO... HAI LASCIATO
CHE MI PRENDESSERO IN GIRO!
R: io non...
come facevo a dirtelo? Eri piccola!!!
H: ora non
lo sono
R: pensi di
non esserlo ma...
H: non sono
una bambina...
J: lo
sappiamo
H: tu taci
R: Haley!
H: cosa? Sa
più cose lui di me. E non sappiamo nemmeno se è davvero mio padre! LUI NON è
MIO PADRE, NON è NESSUNO!
R: non vuol
dire che devi parlargli così... è sempre un adulto.
H: si
certo... non sa nemmeno cosa vuol dire lavorare.
R: Haley!
J: io cosa?
H: tu
saresti già morto se non fosse stato per me!
J: tu sei
così irritante a volte. io ho fatto così tanto per te e tu
H: cosa
avresti fatto?
J: io ho...
convinto Samuel a portarti al ballo tanto per iniziare, ti ho comprato quel
vestito, le scarpe e se non fosse per me saresti ancora una ragazzina depressa
che preferisce vivere rinchiusa in questa casa piuttosto che affrontare il
resto del mondo... hai così paura di uscire e parlare con le persone che non
sai nemmeno cosa vuol dire vivere.
Forse Jared
non si rendeva conto di quello che diceva. Forse il suo orgoglio si sentiva
ferito nel profondo, forse si rese conto troppo tardi vedendo il volto di Haley
prima e Robert dopo, che quello che aveva detto era sbagliato. Erano cose che
non doveva sputare così leggermente.
Salì le scale
lasciando Haley in lacrime e raccolse le sue cose per poi uscire e dirigersi
verso la città mentre con il proprio cellulare chiamava un taxi.
Robert non
mosse un muscolo quando vide Jared uscire dalla porta con la propria valigia in
mano. Non sapeva cosa fare. Sapeva che quello che aveva detto era vero, sapeva
anche che non doveva lasciarlo andare via, ma non riusciva a muovere un
muscolo. Haley piangeva disperatamente come non la vedeva fare da anni. Lasciò
Jared allontanarsi consapevole che se la sarebbe cavata.
Capitolo 18 *** Di come Jared atterra a Los Angeles ***
Di come Jared atterra a Los
Angeles
Shannon
aspettava Jared.
Aveva
ricevuto una chiamata nel cuore della notte in cui il fratello gli comunicava
che sarebbe tornato a casa, gli aveva chiesto se fosse successo qualcosa, se
gli esiti fossero arrivati, ma Jared aveva solo detto che si era sbagliato, che
era stato stupido; così capendo che non avrebbe ottenuto risposte aveva deciso
di aspettare fino al suo arrivo.
Quando lo
vide uscire dall’aeroporto notò l’espressione seria e il cappuccio calato sulla
testa. Sapeva che quello era l’abbigliamento “non mi parlate lasciatemi in pace
ho le palle girate”.
S: ciao,
andato bene il volo?
J: normale
S: ok... Haley?
J:
dimenticala
S: negativo?
J: non lo so
S: allora perch...
J: non mi
vuole
Salì in auto
senza fare altre domande, doveva investigare... scoprire cos’era successo.
Haley fu
svegliata da Samuel.
Robert aveva
detto al ragazzo presentatosi alla porta con un mazzo di fiori che era meglio
lasciar che Haley sbollisse la rabbia, ma lui non ne aveva voluto sapere, così aveva
iniziato a urlare il nome di Haley sperando che la ragazza si svegliasse,
scendesse e potesse almeno parlarle, e farsi perdonare in qualche maniera. Purtroppo
Haley non scese.
L’aveva
sentito urlare il suo nome ma era rimasta in stanza, aveva aspettato che anche
lo zio fosse uscito e poi era scesa per fare colazione. Aveva deciso che quella
giornata e per i prossimi giorni non sarebbe uscita dalla casa, non voleva
vedere nessuno, specialmente Samuel e lo zio anche se, quest’ultimo non sarebbe
riuscita a evitarlo a lungo, difatti dopo due ore lo zio piombò in casa senza
preavviso. Robert aveva studiato a fondo la situazione, sapeva che Haley
l’avrebbe evitato e sapeva anche che doveva parlarle, aveva detto cose pesanti
a Jared che ormai se ne era andato, nulla era servito pregarlo di alloggiare
nella stanza in affitto sopra il supermercato del paese, se ne era andato e
basta. Aveva atteso spiando dalla finestra del soggiorno quando Haley avrebbe
abbassato la guardia e appena l’aveva vista sedersi in divano era entrato in
casa facendo il minor rumore possibile...
R: Haley
dobbiamo parlare
H: cos...
oddio... no, non dobbiamo farlo...
R: si invece
H: no!
R: Haley!
Ferma non azzardarti a salire in camera tua... ora ne parliamo
H: no
R: devi
chiamare Jared e scusarti
H: no
R: lo devi
fare... ti sei comportata male, hai detto cose orribili!
H: io ho
detto... oddio... lui ha fatto cose orribili e tu... mi hai mentito
R: l’ho
fatto per il tuo bene
H: il mio
bene? Quando pensavi di dirmelo?
R: in punto
di morte a dire il vero
H: cosa?
R: ok, forse
prima, volevo solo che il ricordo di tua madre fosse migliore che quello di una
prostituta eroinomane!
H: almeno
avrei saputo la verità!
R: e a cosa
sarebbe servito? A renderti più insicura e asociale? Ti rendi conto che hai
passato tutta la tua vita come un’eremita chiusa in questa casa senza
interagire con le persone?
H: non è
vero!
R: ok...
forse non è vero... ma quanti amici hai a parte Meredith?
H: io ho...
R:
appunto... solo Meredith!
H: non è
vero...
R: chiama
Jared e scusati!
H: no... non
ho bisogno di lui. Me la sono cavata da sola finora e lo farò anche in
futuro...
R: se non lo
chiami, te ne pentirai, se fosse veramente tuo padre...
H: non lo è
R: come fai
a saperlo?
H: non lo
voglio come padre!
R: Haley
Ormai la
ragazza era corsa nella sua stanza a chiudersi nuovamente in se stessa e a
tentar di auto convincersi di non aver bisogno d’altri che non di sé.
Jared
mangiava un’arancia, lentamente, Shannon che si trovava al lato opposto del
tavolo della cucina di sua madre, lo osservava come si
osserva uno scimpanzé allo zoo, con curiosità e cercando di capire per quale
cavolo di motivo si comporti in quella maniera. La madre era intenta a
preparare il pranzo ai due uomini silenziosamente... era stata messa
all’occorrente dell’accaduto da Shannon ma non osava proferir parola. Sapeva
che in qualsiasi momento Jared era pronto ad
esplodere... la madre lo aveva sempre paragonato ad una pentola pena d’acqua...
quando accade qualcosa che lo turba inizia lentamente a bollire e quando i
nervi iniziano ad esser troppo sollecitati come una pentola d’acqua inizia a
bollire rumorosamente, poi il livello sale e dal coperchio inizia ad
intravedersi il vapore e qualche goccia d’acqua riesce a sfuggire, fino a
quando bolle talmente tanto che fuoriesce tutto creando un disastro... questo è
quello che stava per accadere... vedeva la fronte del figlio corrucciata per la
tensione, non smetteva mai di muoversi e sapeva che presto sarebbe esploso...
S: mamma io
non lo voglio il formaggio
Mom: perché?
S: sono a
dieta
Mom: non dire sciocchezze
S: ma
Mom: mangia e sta zitto. Jared tu lo vuoi il formaggio?
J: no, sto
mangiando l’arancia... non la voglio la pasta.
Mom:ho cucinato anche per te
J: dalla al cane
Mom: non ho cucinato per il cane, mangia
Disse la
donna sottraendo l’arancia dalle mani del figlio e al suo posto metterci un
piatto di pasta fumante...
Mom: adesso mangiamo
S: comunque
ne hai cotta troppa...
Mom: vorrà dire che mangerete di più
J: non ho
fame
Mom: non dire stupidaggini
J: davvero e
poi... è troppo cotta
Mom: ti è sempre piaciuta
S: in
Nebraska cucinavano meglio di te
Mom: cosa?
J: non
mangeremo mai più nulla del Nebraska.
S: parla per
te... io ho intenzione di farci un salto per natale
J: cosa? E
il mio compleanno?
S: avevo
pensato di tornare per l’ultimo dell’anno...
J: ma... tu
non puoi andarci
S: perché?
J: perché...
no.
S: ridicolo
J: io?
Ridicolo?
S: si tu...
hai fatto una cosa stupida...
J: io non
S: e non hai
nemmeno cercato di ribattere... te ne sei andato e basta!
J: cosa
dovevo fare?
S: restare
la e parlare quando fosse stata più tranquilla.
J: è stata
chiara
S: era
arrabbiata! Devi chiamarla e scusarti
J: no
S: mamma
diglielo.
Mom: tuo fratello ha ragione
J: anche tu!
Io non la chiamo... che sia lei a chiamarmi se vuole
S: sei tu
che hai fatto una cazzata!
J: io non ho
fatto nessuna cazzata!
S: chiamala
J: no!
S: Jared non...
Ormai se ne
era andato... inconsapevole che la vita gli riservava ancora altre sorprese.
Capitolo 19 *** Di come un pezzo di carta possa cambiare la vita. ***
Di come un pezzo
di carta possa cambiare la vita.
Robert fu il
primo quella mattina a vedere il postino.
Si trovava a
sud della proprietà e stava preparando un campo per la semina quando lo vide in
sella alla sua moto sulla strada principale. Haley era rimasta in casa, come
ormai faceva da molto tempo. Il litigio con lo zio l’aveva turbata molto e non
riusciva ancora a parlargli o guardarlo in viso. Fu lei ad aprire la porta al
postino, raccolse la posta e la appoggiò sul tavolo dell’entrata, visionò le
buste una a una e concentrò la sua attenzione su quella busta gialla con
scritto “Ospedale universitario S.
Vincent, Omaha -Dipartimento
di genetica” sapeva cosa c’era
dentro, ma non provava nulla vedendo quella busta, così la appoggiò sul tavolo
e tornò ai suoi mestieri domestici.
Shannon non
aveva ancora parlato con Jared, lui lo evitava come la peste.
Faceva così,
tutte le volte che qualcuno non la pensava come lui, evitava
ogni contatto, fino a quando l’altro esasperato non accettava di fare alla sua
maniera! Shannon non avrebbe ceduto, non questa volta era troppo importante,
sapeva d’aver ragione e non voleva cedere, doveva fare in modo che Jared si accorgesse
del suo comportamento infantile! Era lui l’adulto in quella situazione, non Haley,
era lui ad aver sbagliato, doveva chiederle scusa!
Era
pomeriggio quando il suo telefono squillo e una voce familiare dall’altro lato
del ricevitore lo salutò....
72 ore
prima...
Robert
ritornò a casa a sera inoltrata come ormai era costretto a fare da un po’ di
tempo, trovò come da alcuni giorni, la cena sulla tavola coperta dall’alluminio
e di Haley nessuna traccia. Sapeva che era nella sua stanza con gli auricolari
nelle orecchie intenta ad ascoltare musica e a navigare in internet, questo era
quello che faceva per evitarlo. Si sedette al tavolo e prima di farlo prese la
posta e controllò la corrispondenza, si bloccò quando vide la busta gialla e
rimase alcuni secondi a meditare sul da farsi... voleva aprirla ma non ne aveva
il coraggio, sapeva che aprendola la sua vita sarebbe cambiata, anche se il
risultato fosse negativo, la sua vita sarebbe cambiata. Pensò e poi decise che
non era compito suo aprire quella busta! Così la lasciò sul tavolo.
Due giorni
dopo la busta era ancora sul tavolo nella stessa posizione in cui Robert
l’aveva lasciata.
Haley sapeva
che lo zio era nervoso e che si era accorto che la busta non si era spostata di
un millimetro, sapeva che lui moriva dalla voglia di aprire quella busta ma lei
non voleva, non voleva sapere, voleva solo tornare
alla sua vita, senza Jared, Shannon, cambiamenti... voleva indietro la sua vita
e aprire quella busta non avrebbe aiutato a riaverla.
Nessuno
ormai parlava più con Haley, non perché non volessero ma perché la ragazza
evitava tutti... le poche volte che usciva di casa lo
faceva velocemente e ignorando chiunque, Robert aveva parlato con tutti i
dipendenti e aveva detto loro che la situazione non era delle migliori e di cercar
d’evitare d’infastidire Haley, non era nulla di grave ma sicuramente se
avessero tentato un approccio la ragazza si sarebbe sicuramente limitata ad
ignorarli...
Robert
doveva parlare con Haley. Sapeva che doveva esser furbo per riuscire a farlo,
così fece in modo che i dipendenti mettessero in giro le
voce che Robert avrebbe passato tutta la giornata di mercoledì in paese con il
consiglio degli agricoltori e quando Haley si fosse rilassata in salotto Robert
sarebbe apparso e l’avrebbe bloccata. E così fu... quel mercoledì ogni
dipendente fece come stabilito e Haley alle 14:00 si sedette in divano con una
ciotola di pop-corn per guardare il suo telefilm preferito, fu allora che Robert
entrò in casa spaventando Haley, ma riuscendo finalmente a vederla e a
parlarle.
R: HALEY!
H: oh porca
putt...
R: dobbiamo
parlare
H: no
R: si, dove pensi di andare… resta li
seduta
H: non puoi
obbligarmi! Sono maggiorenne!
R: non me ne
frega nulla di quanti anni hai, tu resti li seduta e
mi ascolti!
H: no
R: si, quella busta è li da due giorni!
H: e allora?
R: non la
apri?
H: no
R: non sei
curiosa?
H: no
R: come
cavolo... senti... posso capire che tu sia arrabbiata e tutto quello che ti
pare ma... devi sapere il risultato!
H: perché?
Sto bene così!
R: non dire
cazzate!
H: io non... tu che ne sai?
R: perché io
vorrei saperlo!
H: allora
apri quella busta e leggilo ma non disturbarti a dirmi nulla...
R: no, io
non posso aprire la busta!
H: perché?
R: perché...
si tratta del tuo futuro, di tuo padre....
H: io non lo
voglio sapere...
R: bugiarda
H: non sto
mentendo! Perché dovrei volere un pazzo maniaco bugiardo megalomane come padre?
R: non lo
so, ma sarebbe tuo padre...
H: no, non
fa di lui mio padre, farebbe di lui solo qualcuno con qualche gene in comune
con i miei
R: e allora?
C’è sempre tempo per rimediare al tempo perso.
H: no
R: non è
come quando un padre se ne va abbandonando la famiglia... lui non lo sapeva
nemmeno! Devi dargli una possibilità!
H: l’ha
avuta
R: una
seconda possibilità! Ha sbagliato...
H: già, l’ha
fatto... ma non mi sembra abbia ancora chiamato per scusarsi o chiedere come
sto no? non gli importa molto!
R: ok,
questo ci può stare ma... tu hai detto delle cose che... potrebbero averlo ferito
H:
poverino... vuole piangere?
R: Haley!
Apri quella busta!
H: no! fallo tu se ci tieni tanto....
R: ok
H: COSA?
R: apro la
busta!
Disse Robert
dirigendosi a grandi passi verso la busta mentre Haley tentava di opporsi,
sapeva che non era compito suo aprire quella busta ma... doveva farlo, per Haley,
non voleva vederla diventare un eremita che vive sola in mezza al nulla...
quando aveva deciso che l’avrebbe cresciuta lui si era promesso che le avrebbe dato una vita felice, piena di gente che le voleva bene e di
cui andare fiera un giorno, una vita da raccontare ai suoi nipoti... ma l’unica
speranza di avverare quella vecchia promessa l’aveva vista con l’arrivo di Jared
e ora che non era più nelle loro vite per Haley vedeva solo un futuro di
solitudine. Così afferrò quella busta la aprì e iniziò a leggere ad alta voce
quello che c’era scritto... lesse velocemente tutte le frasi scientifiche che
per lui non avevano senso fino ad arrivare alle uniche due parole importanti...
R: risultato... positivo
C’era
silenzio. Un insolito silenzio. Leggeva e rileggeva quella parola nella sua mente
mentre Haley era bloccata non sapendo che fare. I suoi muscoli non si muovevano
ma le lacrime scesero sulle sue guancie, lo capì dal gusto salato che giunse
sulle sue labbra e dal fatto che le palpitazioni aumentarono. Robert sollevò lo
sguardo e vide la ragazza in lacrime immobile, si avvicinò e l’abbraccio come
non faceva da molto tempo.
R: hai un
padre
H: no
R: Haley
ascoltami bene perché te lo dirò una volta sola. Non puoi scappare da lui, è
tuo padre e lo sarà per sempre, puoi evitarlo, odiarlo, quello che vuoi, ma lui
resta sempre tuo padre e un giorno ti pentirai di non avergli dato una seconda
possibilità! Magari fra trent’anni quando sarai seduta sotto quel portico ad osservare il tramonto ti chiederai cosa sarebbe successo
se... non permettere che succeda, chiamalo, va da lui... impara a conoscerlo
ok?
Lasciò
andare la ragazza e salì al piano superiore, dove si chiuse nella sua stanza e
si stese nel letto cercando di sistemare il caos d’emozioni nella sua testa.
Haley rimase
sveglia tutta la notte.
Aveva un
unico pensiero in mente. Jared era suo padre. Quell’anoressico, megalomane,
bugiardo, narciso era suo padre.
Quando scese
per la colazione, trovò lo zio intento a preparare il caffè.
R: allora?
Che intenzioni hai?
H: ...
Silenzio.
Aveva
pensato molto alle sue intenzioni. Voleva picchiarlo, legarlo a un palo e
lasciarlo implorare perdono tra le lacrime, voleva chiuderlo in un recinto con
un toro impazzito, fargli mangiare peperoncini crudi, vederlo soffrire... però
poi pensava che gli mancava sentire il suo telefono
vibrare a qualsiasi ora del giorno o della notte, sentirlo cantare sotto la
doccia le canzoni dei musical, vederlo tentar di comportarsi come un cow boy...
R: allora?
H: vado a
Los Angeles
Disse
girandosi e salendo in camera per preparare la valigia.
R: cosa?
H: hai
sentito
R: adesso?
H: oh... il
biglietto cazzo.
R: sei
sicura?
H: no, ma
non credo d’aver molta scelta
R: potresti
chiamarlo
H: no, lo
voglio picchiare
R: cosa?
H: hai
capito... a calci nello stomaco
R: ma... vabbè...
H: devo
prenotare un biglietto
R: non
preoccuparti per quello... Jared e Shannon ti avevano già prenotato un
biglietto per quando saresti voluta andare... basta chiamare l’agenzia e loro
ti trovano un posto su un aereo
H: ah...
chiamali allora
R: ok
Incredulo su
quello che stava succedendo Robert, chiamò l’agenzia di viaggi e poi mentre Haley
finiva di sistemare la valigia si chiuse nel bagno del
piano terra e chiamò Shannon....
S: pronto?
R: ciao
S: Robert?
R: si
S: cos’è successo? Haley sta bene?
R: si...
S: per cui
cosa... è per Jared? Ho provato a parlarci... ma è testardo ed è convinto di
esser nel giusto...
R: come
Haley... che tra l’altro... sta venendo a Los Angeles
S: cosa?
R: è
arrivato il risultato dei test... è positivo
Silenzio. Ci
furono alcuni secondi che sembravano anni in cui Shannon stava lentamente
riprendendo possesso delle sue funzioni cerebrali dopo che aveva
avuto un mancamento momentaneo. Non ci credeva... aveva una nipote... era
zio... veramente... non era uno zio acquisito, aveva
una nipote che aveva il suo stesso sangue.
R: Shannon
ci sei?
S: si
scusa... cercavo di riprendermi... wow... siamo parenti sul serio!
R: si
S: wow...
R: già
S:
comunque... Haley sta venendo qua?
R: si, vuole picchiare Jared!
S: ah...
potrei aiutarla se vuole
R: non
incoraggiarla!
S:
scherzavo...
R: comunque
adesso sta preparando la valigia... il suo aereo parte
alle quattordici, mi chiedevo se potevi andarla a prendere all’aeroporto...
S: certo
R: ecco...
lei non sa che ti sto chiamando... per cui sarà una sorpresa...
S: ah ok...
R: scusa se
ti ho chiamato così all’improvviso... probabilmente
avevi degli impegni... che stupido! ho dato per
scontato che fossi libero...
S: non dirlo
nemmeno... siamo parenti adesso... ovvio che la vado a prendere!
R: grazie
S: grazie a
te... chiamo quando atterra?
R: si
grazie... vado la sento scendere le scale!
S: ok... a
più tardi allora! Ciao
R: ciao
Uscì dal
bagno e vide Haley trascinare la valigia giù per le scale, si mise le scarpe e l’accompagnò all’aeroporto con una stretta
al cuore... era la prima volta che era lei ad allontanarsi da lui... la prima
volta che se ne andava da casa.
Capitolo 20 *** Di come Haley conosce la famiglia ***
Di come Haley conosce la famiglia
C’è sempre
un modo per riconoscere chi non ha mai viaggiato in un aeroporto... sono sempre
quelli che vagano con un espressione di terrore e
tentano di chiedere informazioni a tutti, o almeno era quello che Shannon aveva
pensato di vedere... ma invece era arrivato in ritardo. Il traffico lo aveva
bloccato, il telefono era morto e per tutto questo era arrivato in ritardo, di
Haley non c’era traccia così dopo aver superato le fasi di panico e terrore, si
era calmato e in preda ai sudori freddi era corso verso una cabina telefonica
per chiamarla.
Haley non
sapeva che lo zio aveva preso accordi con Shannon, così una volta recuperata la
sua valigia era uscita a cercare un taxi e si era diretta all’indirizzo che
aveva trovato sulla lettera che sua madre aveva spedito a Jared anni prima.
Guardava fuori dal finestrino e guardava i negozi, le persone, poi l’auto si
fermò davanti un vecchio condominio e dopo aver pagato
l’autista con i pochi contanti che aveva con sé si diresse verso l’entrata per
leggere i vari nomi sul citofono... non c’era nessun Leto.
Si diede
della stupida da sola, probabilmente non abitava più allo stesso indirizzo di
vent’anni fa, probabilmente ora viveva a chilometri di distanza! Stava per
estrarre il cellulare per chiamarlo quando...
- cerchi
qualcuno?
H: salve... sì
ma credo non abiti qua
- ah... chi
cercavi?
H: Jared
Leto
- oh sei una
fan?
H: una che?
No non lo sono
- si
certo... tutte lo dicono, senti lui non abita qua
H: questo
l’ho capito ma... non sono una fan... diciamo che sono... una parente.
- una cosa?
H: una par...
Non riuscì a
terminare la frase, il suo cellulare iniziò a squillare e dovette rispondere...
H: scusi...
pronto
S: Haley?
Stai bene? Sei viva? Dove sei?
H: Shannon?
Perché non dovrei stare bene?
S: dovevo
venirti a prendere all’aeroporto ma tu non c’eri e mi è preso un colpo! Ti
rendi conto che ho pensato fossi stata rapita!!!!
H: rapita?
Oh ma per piacere so castrare un toro in meno di un minuto non riuscirebbero a rapirmi!
S: che
schifo... comunque dove sei?
H: sono a
Pasadena... all’indirizzo che c’è sulla busta che mi aveva dato jared
S: cosa a Pasa... oh capito dove sei... senti resta lì non muoverti.
H: dove vuoi
che vada? Anche se fa caldo...
S: aspetta
li, adesso chiamo un’amica che vive in quel palazzo e ti faccio
salire in casa sua così stai al fresco o almeno non stai sul marciapiede, io
arrivo il prima possibile... ok?
H: ok
S: fa la bravo ciao
H: fa la
brava? Non ho cinque anni!!!!
Ormai aveva
riattaccato.
Aspettò
alcuni minuti poi una ragazza aprì il portone e la invitò a entrare.
Era strano
essere in un ascensore... c’era già stata ovviamente, ma si potevano contare
sulle dita di una mano... e poi la ragazza era completamente diversa da quelle
del suo paese. La seguì fino all’interno di un appartamento, dove si sedette e
aspettò l’arrivo di Shannon.
Shannon
arrivò sudatissimo. Non voleva lasciare Haley sola con Grace, primaditutto
perché Grace era una spogliarellista e sua “scopamica”, non che ci fosse qualcosa
di sbagliato, ma nella sua mente immaginava Grace insegnare a Haley l’arte del
mestiere... e non voleva che Haley imparasse a volteggiare attorno a un palo!
Grace: ciao,
è in soggiorno a guardare il muro!
S: grazie
G: mi
ringrazierai in futuro...
S: ok... Haley!
H: ciao
S: mi spiace
H: fa nulla…
S: andiamo?
H: ok,
grazie per l’ospitalità
G: figuarti! Ci vediamo
S: ok, ciao
e grazie... mamma?
Mom: Shannon? Sei venuto dalla nonna?
S: no si... si sono venuto dalla nonna...
Il suo
incubo... sua madre era l’unica persona che non voleva incontrare... o che
almeno non voleva ancora far incontrare a Haley! Ma ormai era tardi, sua madre
guardava Haley e sapeva che nella sua mente aveva già capito chi era... chi
altri se non la figlia illegittima del suo secondogenito cresciuta in una
fattoria poteva essere vestita con Jeans rovinati, una
maglietta di almeno due taglie in più, stivali consumati e avere una valigia
minuscola? Solo lei poteva, nessuna delle “amiche” di suo figlio avevano quell’aspetto. Constance sapeva... aveva capito.
Mom: tu sei?
H: Haley
Pontley
Mom: Haley Pontley quindi... come conosci Shannon? Sei una
sua “amica”?
S: mamma sai
chi è falla finita
Mom: no, non lo so... chi è Shannon?
S: mamma!
Mom: Christopher
H: Christ... tichiami…
S: no mi chiamo
Shannon, quelloè
il secondo nome che mia madre usa quando mi vuole far irritare…
lei è Haley, quella, Haley!
Mom: ciao
H: salve
S: non
piangere
Mom: come puoi chiedermi di non farlo? Sono nonna...
finalmente
S: ok... noi
andiamo
Mom: cosa? Andiamo dalla nonna... non puoi non salutarla.
S: ma non
dirle chi è... Jared non vuole che sappia ancora tutto.
Mom: si si
almeno salutala...
S: ok, Haley
mi spiace devo salutare mia nonna poi andiamo da Jared.
H: ok... non
c’è fretta... devo ancora pensare a dove colpirlo per iniziare.
S: ah già,
lo vuoi picchiare
Mom: davvero?
H: si, deve soffrire per quello che mi ha fatto
Mom: fai bene... io non lo posso picchiare perché è mio
figlio e gli voglio un mondo di bene ma ammetto che a volte sa essere davvero
irritante!
Entrarono
all’interno di un piccolo appartamento, Haley non sapeva come opporsi agli
eventi, era ancora stordita dal volo e stavano succedendo troppe cose... non
riusciva a rifiutarsi, diceva sempre si e poi provava
un po’ di compassione per Shannon che aveva in volto un’espressione rassegnata
di chi sa di dover andare al patibolo...
Mom: mamma?
Ruby: sono
in cucina!
M: guarda
chi ti ho portato!
R: oh
Shannon... vieni dalla nonna!
S: piano
nonna.... stai bene?
R: certo che
sto bene... perché?
S: nulla era
solo una domanda
R: e lei chi
è? La tua nuova ragazza? Un po’ giovane non credi? Hai una certa età, smettila
di correr dietro alle ragazzine!
S: non è la
mia ragazza, è la figlia di un mio amico la ospito per un po’...
R: non dire le bugie
S: è vero! Mamma...
M: è vero...
si chiama Haley!
R: bel
nome...
H: grazie
piacere
R: mangia un
biscotto che sei magra
H: no grazie
sono a posto...
R: non dire
sciocchezze mangia
S: mangialo
o non ti lascerà andare via fino a quando non l’avrai fatto
H: ok
La visita fu
breve per fortuna di Haley e Shannon, così dopo aver salutato Constance si diressero verso casa di Shannon, che era
esattamente come se l’era immaginata Haley, in disordine e con uno strano
odore, come se qualcuno avesse dimenticato il cartone del latte fuori dal frigo
per troppo tempo.
S: fa come
se fossi a casa tua
H: oh buon
Dio
S: che c’è?
H: nulla,
casa molto... carina
S: lo so, è
in disordine
H: ah bene,
perché altrimenti avresti dei problemi seri.
S: cosa vuoi
dire?
H: nulla.
S: allora...
la tua stanza è in fondo al corridoio... tranquilla, l’ho pulita, messo
lenzuola fresche di bucato, l’ho fatta arieggiare e mi sono assicurato non ci
fosse muffa o cose strane.
H: ok,
quindi starò qua
S: si... non vorresti stare da Jared... il suo frigorifero è deprimente,
e poi in casa sua c’è sempre un incenso acceso, non scherzo... quando entri
sembra di stare in india! Credo che nemmeno in india usino tanto incenso.... e poi non ha gli alcolici, cioè tu non puoi bere, ma
ogni tanto un goccetto fa piacere... il latte è di soia o di riso, schifo, e
non ha il formaggio vero... ha il tofu! Schifo... e fidati se ti offre uno dei
suoi biscotti, rifiutalo! Non sa cucinare i biscotti, è convinto che siano
buonissimi, ma tutti gli odiano!
H: vuoi bene
a tuo fratello!
S: certo che
gliene voglio, ma le sue manie mi fanno impazzire! Perché credi suoni la
batteria? Mi rilassa!
H: suoni la
batteria?
S: si, non te l’ho mai detto?
H: credo di
no
S: ah... bhè...
suono la batteria
H: ok
S: che fai
ancora ferma sulla porta? Entra!
H: oh ok...
Haley entrò
un pò riluttante, sapeva che ora non poteva più
tornare indietro.
Capitolo 21 *** Di come Haley si diverta per la prima volta ***
Di come Haley si diverta per la prima volta
Per la prima
volta Shannon ospitava in casa sua una donna per cui non provava attrazione
fisica.
Dato che
voleva far credere a Haley di essere una persona matura e responsabile, aveva
impostato la sveglia alle sei per preparare la colazione, ma tutti i suoi buoni
propositi sfumarono quando una volta spenta la sveglia, si girò dall’altra
parte del letto e tornò a dormire.
Quando si
svegliò, erano le dieci e mezzo e Haley era già sveglia da un pezzo e stava
cercando di capire come funzionasse la televisione...
H: ciao
S: ho
dormito troppo scusa
H: fa nulla
S: cosa stai
facendo?
H: il
telecomando non va
S: certo...
è quello del DVD
H: ah
S: questo è
della televisione
Haley si
sentiva stupida. Shannon invece potente, finalmente c’era qualcosa in cui era
più bravo della ragazza. Preparò la sua colazione e poi dopo una doccia veloce
trascinò Haley in giro per Los Angeles, anche se lei voleva incontrare Jared,
non fare shopping con Shannon.
H: dove
stiamo andando?
S: ti faccio
vedere la città!
H: e Jared?
S: ah... beh
vedi... lui ora non è reperibile... lo sarà fino a domani sera.
H: perché?
S: perché
sta girando un film, e gira le ultime scene... non
vuole esser disturbato, purché non sia molto importante ovvio... insomma, puoi
aspettare un altro giorno no?
H: un film? che lavoro fa?
S: oh giusto
non ti aveva detto nemmeno questo... lui è un attore. E un regista, e un
cantante, e un musicista... dipinge anche ogni tanto, ma fa cagare, insomma non
disegna male, ma non può esser definito un pittore!
H: wow
S: scusa se
non abbiamo detto nulla, la gente che non sa chi siamo in genere da di matto
quando ci riconosce...
H: ok
S: ok, per
cui... prima tappa negozio d’abbigliamento! Non posso guardarti conciata così!
H: cos’ho
che non va?
S: tutto...
non puoi metterti una maglietta di due taglie più grande... non con il tuo
fisico!
H: è comoda
S: povera
ragazza!
Haley fu
trascinata all’interno di negozi, profumerie e caffetterie per tutto il
pomeriggio, poi la sera tornati a casa...
H: è buono
S: te
l’avevo detto che il tailandese non è male.
H: ed è
anche economico!
S: già... e
poi lo consegnano a domicilio!
H: da noi
non c’è questa cosa...
S: lo so... come
fai a vivere la!?
H: a me
piace
S: lo so, e
con Samuel?
H: cambia
discorso?
S: perché?
H: non ci
parlo dal ballo!
S: perché?
H: perché?
Mi ha praticamente comprata! Come se fossi una... come
una vacca ecco!
S: non è
vero... tu gli piacevi già prima! Ha solo ricevuto una spintarella!
H: da che
parte stai?
S: la tua...
senti, so che Jared ha sbagliato, in questo ti appoggio al 100% ma Samuel
poveretto, tu gli piaci sul serio... credo che se non fosse stato per Jared non
si sarebbe mai fatto avanti! Sareste diventati quella classica coppia di
vecchietti entrambi vedovi che si ritrova la domenica in chiesa e si guardano
ancora con gli occhi dell’amore di quarant’anni prima e nessuno dei due ha il
coraggio di farsi avanti!
H: io non
vado in chiesa
S: era un
esempio!
H: tu guardi
troppi film!
S: lascia
stare l’esempio allora... era per dire che siete due persone timide e senza un’aiutino esterno non succederà mai nulla...
H: io non ho
mai chiesto l’aiuto di nessuno!
S: appunto!
Non ti saresti mai accorta di lui!
H: non è
vero! Io mi ero accorta di lui
Disse Haley
sotto voce arrossendo fino alla punta dell’alluce...
S: cosa?
H: non lo
ripeto
S: e allora
cosa aspettavi a farti avanti?
H: lui è uno
Stern!
S: e quindi?
H: insomma...
le nostre famiglie si odiano... pensavo mi odiasse.
S: non odia
il tuo sedere credimi!
H: ma che...
S: scusa, ma
è vero! Mi sento molto Oprah ora... penso che sia la conversazione più lunga
che abbiamo mai avuto!
H: forse
S: è venerdì
sera che si fa?
H: hem...
guardiamo *Supernatural e andiamo a dormire?
S: no
H: ma la
scorsa puntata Castiel era...
S: oddio ho una nipote sfigata
H: HEY!
S:
ammettilo... è vero
H: io non... mi piacciono i telefilm!
S: tu va a
farti una doccia, usciamo
H: cosa?
S: muoversi!
Dopo esser
stata obbligata da Shannon Haley, salì le scale e si fiondò sotto la doccia,
per poi vestirsi con gli abiti che Shannon le aveva lasciato sul letto. Tutto
per lei era strano, non era mai uscita il venerdì sera, per cui non sapeva cosa
aspettarsi. Shannon d’altro canto si sentiva in dovere di portare fuori Harley...
non aveva intenzione di portarla in discoteche, locali alla moda o cose
simili... voleva solo farle vedere che c’era un intero mondo che lei ignorava e
che valeva la pena conoscere. Così dopo che entrambi furono vestiti e profumati,
salirono in auto e si diressero verso il lungo mare di Los Angeles.
Haley stava
vedendo per la prima volta una grande città di notte.
Era strano
vedere quanta gente ci fosse per strada a quell’ora e quanta continuava ad
arrivarne... sentiva la musica venire dai locali, la gente correre e ridere per
strada, sentiva il suono delle onde in lontananza...
S: ora come
zio fico ti prenderò una birra, ma tu non dire a Jared o a tuo zio che l’ho
fatto ok?
H: ok
S: bene...
H: comunque
la bevo anche a casa
S: cosa? Tuo
zio ti fa bere la birra?
H: certo
S: ma tu
sei... ma...
H: non ho
cinque anni, una birra ogni tanto posso berla!
S: ed ecco
che sei diventata grande all’improvviso.
H: ci
conosciamo da tre mesi... non mi hai mai visto piccola!
S: vado a
prenderti da bere... non parlare con gli estranei!
Shannon
prese da bere e quando tornò, trovò Haley assorta nei suoi pensieri...
S: a che
pensi?
H: non ho
mai visto così tanta gente
S: io ne ho
vista di più
H: dove?
S: un po’
ovunque nel mondo... una volta ho visto un circuito automobilistico pieno di
gente.
H: wow
S: già, puoi
dirlo... fa un certo effetto
H: così
questa è Los Angeles
S: si... piace?
H: pensavo
peggio
S: beh
adesso puoi venirci quando vuoi! Mia madre, tua nonna, vive in cima a quella
collina e penso sarebbe felice di ospitarti qualche volta, e poi abbiamo anche
uno zio acquisito che vive in una cittadina vicina che ha un ristorante, le
migliori costolette d’agnello della California... lo giuro! E in quel negozio
laggiù abbiamo lo sconto del 30% sempre!
H: perché?
S: la
proprietaria è mia sorella... sorellastra a dire il vero... nostro padre dopo
che se n’è andato si è risposato e ha avuto altri figli e lei l’abbiamo
ritrovata un po’ di tempo fa... così dopo aver trovato la forza per entrare lì dentro,
l’abbiamo conosciuta un po’ e non è malaccio!
H: quindi
hai un padre?
S: sì e no. Non
ci parliamo e se lo vedo per strada, faccio finta di nulla.
H: però
parli con i suoi figli?
S: non è
colpa loro se lui è uno stronzo...
H: capito...
Haley vedeva
che Shannon si stava sforzando di parlare del padre e apprezzava lo sforzo. Lo
lasciò parlare tutta la sera e lui fu riconoscente alla ragazza che gli aveva
permesso di raccontare quella storia che non poteva mai raccontare a nessuno.
Quella notte
l’avevano passata a passeggiare lungo i viali, le spiagge e le strade della
città facendo cadere ogni muro che ancora li divideva.
*Supernatural:
per chi non lo sapesse (XD ma penso lo sappiate) è un
telefilm che va in onda generalmente il venerdì sera sul canale statunitense
CW.
P.S. io adoro Supernatural *-*
Coming soon:
Di
come Jared scopre della presenza di Haley a Los
Angeles.
Capitolo 22 *** Di come Jared scopre della presenza di Haley a Los Angeles ***
Di come Jared scopre della presenza di Haley a Los Angeles.
Shannon
sapeva di dover dire a Jared che Haley si trovava a Los Angeles, così chiamò il
fratello e lo invitò a cena dalla madre quella sera stessa. Aveva pensato a
molti modi per dirglielo, ma tutti l’avevano portato a credere che il fratello
poi, si sarebbe preparato o, come succedeva di solito, avrebbe inscenato una
qualche sceneggiata drammatica... così aveva deciso di coglierlo alla
sprovvista. Constance ovviamente sapeva del piano del figlio, per cui preparò
tutti i piatti preferiti di Jared e si preparò psicologicamente a tener testa
al figlio durante la scena drammatica che avrebbe messo in scena
quella sera.
Jared arrivò
in anticipo com’era suo solito. Come abitudine, una volta entrato in casa, si
diresse verso la cucina e aiutò la madre nel pulire le verdure fresche, poi
un’auto entrò nel viale, e Shannon fece il suo ingresso...
J: SIAMO IN
CUCINA
S: ciao
J: non
indovinerai mai chi è incinta... Rose! Ci pensi? Diceva sempre di odiare i
bambini...
S: wow... è
di Michael vero?
J: presumo
di si... non ho chiesto!
S:
speriamo...
J:
conoscendola però...
C: non siate
crudeli... Haley dov’è?
J: Hal...
Silenzio.
Il gelo era
sceso nella stanza, si poteva sentire la tensione a pelle e Constance rideva
fra se e se per esser riuscita a tirar fuori l’argomento con naturalezza e
senza troppi giri di parole, e inoltre, si stava realmente domandando dove
fosse la ragazza dato che, non la vedeva...
S: oh...
hem... si lei è... qui
J: cosa vuoi
dire con qui?
S: che è
qui... forza...
Haley che
era rimasta tutto il tempo nascosta dietro lo stipite
della porta entrò timidamente vergognandosi d’invadere quello spazio casalingo
in cui lei non c’entrava nulla, ed inoltre si vergognava per quello che Shannon
l’aveva obbligata ad indossare, una canotta aderente e dei pantaloncini troppo
corti per i suoi gusti... e poi c’era Jared. Provava delle strane sensazioni
vedendolo, da una parte era agitata, da un’altra era felice e poi voleva
picchiarlo... non capiva cosa fare! Così si limitò a entrare nella stanza rossa
in viso e con lo sguardo basso.
C: oh come
sei carina... l’hai portata a fare Shopping vero? Stai benissimo! Metti in mostra
la merce finché sei giovane!!!
S: mamma!! Allora? Non dici nulla?
H: ciao
J: cosa ci
fa lei qua?
H: ...
S: Haley?
Non lo dico io per te
C: che ne
dici se li lasciamo soli? Vieni ad aiutarmi ad apparecchiare... prendi i
tovaglioli!
S: ok
Lasciarono i
due soli in cucina, sapevano che era un momento privato ma avevano un po’ di
paura per Jared... soprattutto Shannon, che sapeva che la ragazza poteva
ucciderlo con la sola forza bruta se voleva... insomma si batteva facilmente Jared
in una rissa!
Haley era
sola con suo padre. Continuava a ripetersi nella sua mente quella frase: “è tuo padre”, cosa che non la
tranquillizzava. Jared non sapeva che pensare, da un lato sapeva
cosa voleva dire... il risultato era positivo, altrimenti non avrebbe fatto tutte
quelle ore di volo per dirgli che era negativo, si sarebbe limitata a una
telefonata! La guardava in silenzio, pensando a cosa doveva dire, fare o se era
meglio aspettare che fosse la ragazza a fare la prima mossa... di una cosa era
certo... si aspettava le sue scuse! Anche Harley si aspettava le scuse da Jared
però...
Fu Jared a
rompere il ghiaccio
J: così...
sei qua
H: già
J: è
arrivato il risultato?
H: si
J: e cosa...
H: tieni,
leggilo
Haley posò
il foglio sulla tavola, Jared lo prese e osservò quel foglio malandato, segno
che Haley l’aveva riletto molte volte, e che probabilmente portava nella tasca
dei pantaloni da un po’ di tempo... aprì il foglio lentamente e lesse il
responso delle analisi. Il suo cuore saltò un battito quando lesse quella
parola... positivo... poi dopo aver
attraversato varie colorazioni dovute al momentaneo calo di zuccheri
alzò lo sguardo e la vide, con sguardo basso intenta a torturarsi le mani...
J: ok...
beh... me lo immaginavo, come mai sei venuta fino a qua per dirmelo?
H: lo zio ha
detto una cosa...
J: cosa?
H: che un
giorno potrei pentirmene
J: di cosa?
H: di non
averti conosciuto
J: non
volevi...
H: tu sei un
anoressico, megalomane, bugiardo e narciso!
J: io cosa?
H: è vero...
mi hai mentito, sei magrissimo e sinceramente non capisco come tu faccia a
reggerti in piedi mangiando solo verdure, pensi di essere al centro dei
pensieri di chiunque e passi ore davanti allo
specchio! Ore, letteralmente... una volta ti ho cronometrato! 72 minuti per
pettinarti, farti la maschera al viso, darti la crema e nascondere le occhiaie
con il correttore!
J: come fai
a sapere che... io non mi do la maschera e non uso il correttore!!
H: ero io
che pulivo il bagno... ho visto i flaconi!
J: hai
invaso la mia privacy!
H: in teoria
eri in casa mia e tu hai lasciato il tuo beauty case in bagno... per cui
J: tu...
tu... tu... mi devi delle scuse
H: io cosa?
J: si... tu hai detto delle cose davvero...
H: io? Sei
tu che mi devi delle scuse!
J: no...
H: si...
J: no!
H: si!
J: no!
H: si... sei tu l’adulto, sei tu che dovresti comportarti con
maturità!
J: quindi
ammetti d’aver detto cose sbagliate per cui mi merito le tue scuse?
H: mai!
J: bene...
allora non usciremo da qui fino a quando non mi avrai detto scusa
H:
seriamente? La porta è dietro di me mi basta allungare il braccio... guarda...
è aperta! Oh guarda sto uscendo!
J: Haley! Non...
H: non
agitarti... non sto uscendo! Che poi quella vena sotto l’occhio si gonfia in
maniera assurda!
J: sei
crudele
H: anche tu
J: sei
testarda, prepotente, e hai manie di controllo!
H: anche tu
J: lo so!
H: quindi?
J: tu non mi
chiederai mai scusa vero?
H: tu?
J: che
facciamo?
H: non lo
so...
Rimasero
alcuni istanti a fissarsi, poi Haley raccolse tutte le su forze, si avvicinò a
Jared che la osservava senza capire che intenzioni avesse, e gli diede un pugno
sulla spalla... piano, non voleva ferirlo, cioè voleva,
ma sapeva di non poterlo fare!
H: ecco
Jared rimase
sorpreso, ma capì quello che voleva dire. Haley non gli avrebbe mai chiesto
scusa come lui non lo avrebbe mai fatto, sapeva di ave ragione e anche torto
allo stesso tempo ma entrambi si rifiutavano di ammettere i propri errori, non
potevano mostrarsi deboli, odiavano essere deboli, per cui quel pugno era come un
“scusa, so di aver sbagliato”... così dopo una veloce riflessione Jared
ricambiò il pungo e rimasero immobili a fissarsi. Jared
fissava Haley in attesa di una qualche risposta e Haley fissava le scarpe di
Jared...
J: cosa
pensi?
H: le tue
scarpe sono rosa
J: si, lo sono
H: sono da
femmina
J: no
H: si e ti fanno il piede enorme
J: il mio
piede è enorme... porto il quarantaquattro.
H: quelle
scarpe lo fanno sembrare più grande...
J: non mi
cambio scarpe... e comunque, stai da Shannon?
H: si
J: vuoi
venire a stare con me?
H: odio
l’incenso
J: ti ha
detto dell’incenso? Non si sente troppo
H: sto bene
da Shannon, lui ha bisogno di me
J: cosa?
H: casa sua
è un disastro
J: lo so... in effetti gli servi
H: ho fame
J: anch’io
H: vado di
là...
Jared la
guardò uscire dalla cucina consapevole che quello era l’inizio di una nuova
vita.
Capitolo 23 *** Di come Haley diventa una Leto ***
Di come Haley diventa
una Leto
Mancava poco
alla partenza di Haley e Jared voleva chiederle una cosa. Aveva pensato molto a
come dirlo e in che momento, ma non gli era venuta in
mente nessuna buona idea, così quel pomeriggio entrò nel suo salotto e aspettò
il momento migliore.
Haley sapeva
che Jared voleva chiederle qualcosa... iniziava sempre discorsi senza senso e
non li finiva mai. Quel pomeriggio l’avrebbe passato con lui a casa sua, stava
curiosando tra gli album fotografici di Jared, guardando vecchi copioni,
disegni e testi musicali quando si accorse della presenza dell’uomo alle sue
spalle.
H: ah
ciao... posso guardare vero?
J: certo
H: ok...
J: avevo
quattro anni in quella foto, Shannon cinque, e quello è stato il nostro primo
cane.
H: dovresti
incorniciarla, è una bella foto.
J: potrei
farlo... magari la trasformo in un quadro e lo regalo alla mamma a Natale.
H: vuole la
friggitrice nuova
J: cosa?
H: ha detto
che vuole una friggitrice elettrica, di quelle con il timer che suonano quando
l’olio arriva a temperatura...
J: non l’ha
mai detto
H: non ha
detto che “la vuole”, ha solo continuato a ripetere quanto fosse fantastica
quella che aveva visto su un catalogo, ergo, vuole quella friggitrice.
J: ok, non
l’avevo capito
H: lo so.
J: senti Haley,
devo dirti una cosa...
H: ok
J: è da un
po’ che ci penso e credo che ormai sia arrivato il momento di dirlo...
H: sei gay?
J: cos...
no, sono etero, decisamente etero.
H: ah, ok.
J:
comunque... poiché ormai siamo sicuri al 100% che tu sia sangue del mio sangue, e ho sempre desiderato poter tramandare il mio
cognome ai miei figli, insomma, mi chiedevo se tu volessi prendere il mio
cognome.
H: Leto?
J: si, quello è il mio cognome.
H: ah
J: io
capisco se vuoi pensarci, parlarne con lo zio... non mi aspetto che tu
accetti... è solo una proposta.
H: ci
penserò
J: ok
H: volevi
dirmi solo questo?
J: si, cioè no, visto che siamo qua... insomma ho in mente di
far ampliare la casa.
H: bene
J: per te
H: cosa?
J: ho
pensato che tornerai qua ogni tanto... magari per le vacanze, festività o cose
simili... lo farai?
H: credo di si, insomma il Nebraska non è proprio il tuo habitat.
J: e quindi,
io non voglio che tu stia da Shannon, cioè non è che non voglio, solo preferirei stessi da me, per cui ho pensato di
costruire un mini appartamento, una dependance con una
stanza e un piccolo bagno, con una entrata personale... cosìmagari quando starai qua potrai avere la tua
privacy e potrai portare qualche amica o... amico.
H: amico?
J: si
insomma... pensavo che Samuel...
H: Samuel?
J: gli piaci
davvero, dagli una seconda possibilità, insomma... non
l’ha fatto in cattiva fede, anzi...
H: lo so che
glipiacco... insomma... lo
so...
J: e quindi?
H: è che...
non voglio parlare di queste cose con te.
J: oh
giusto... padre-figlia, non si parla di queste cose...
H: esatto.
J: ok... per
cui se faccio partire i lavori va bene?
H: certo,
però i colori dei muri li scelgo io.
J: ok, mi
sembra giusto... per cui siamo d’accordo?
H: siamo
d’accordo.
Jared c’era
riuscito.
Sapeva che
Haley avrebbe riflettuto sulla sua proposta e lei sapeva che Jared aveva
faticato a farle quella proposta. Anche se ormai i muri che li tenevano
separati erano crollati, c’era ancora un po’ d’imbarazzo quando dovevano
affrontare temi più personali. Haley chiamò lo zio quella sera come da routine
e tra i vari aggiornamenti incluse anche la proposta
di Jared, Robert rimase alcuni istanti in silenzio, poi disse alla nipote che
doveva essere una sua decisione, e che lui avrebbe accettato ogni sua scelta.
Così il mattino seguente, quando Jared arrivò a casa di Shannon Haley parlò subito, onde evitare che l’ansia bloccasse le sue intenzioni.
J: ciao
S: ciao,
abbiamo pensato d’andare in bicicletta fino alla spiaggia, vieni?
J: ok, però
devo tornare a prendere la bici, ci troviamo da me?
S: ok... non
c’è problema.
H: diventerò
una Leto.
S: cosa
diventerai?
H: una Leto.
S: ok...
cosa c’era nel latte?
H: Jared
ieri mi ha chiesto se voglio cambiare cognome.
S: oh...
wow.
J: ne hai
parlato con lo zio?
H: si... ha detto che devo decidere io e ho deciso... ad una
condizione però.
J: cioè?
H: manterrò
anche il cognome della mamma.
S: Pontley-Leto
H: si
J: ok
S: sei una
Leto adesso... benvenuta nel club!
Era una
Leto.
In poco
tempo era passata da essere l’orfana che viveva con lo zio in un paesino
sperduto nel nulla del Nebraska a essere la figlia di qualcuno importante che
viveva a Los Angeles e che girava il mondo per lavoro. Non se l’era mai
immaginato nemmeno nei suoi sogni, e ora era realtà.
Coming soon:
Di come Jared capisca cosa sia
l’ansia da partenza.
P.S.
La fine è vicina u.u
Non la fine del mondo, anche se fino ad ora i maya sembrano averci
azzeccato abbastanza e io spero non succeda perché vorrebbe
dire che morirò senza aver mai visto la fine di molti telefilm e anime che
segue e mi rifiuto di morire senza sapere la fine! Per cui
che i maya si facciano fottere il mondo non finisce perché lo dico io!
Tornando seria... mancano
veramente pochi capitoli alla fine ora devo decidere un finale decente per l’ultimo
capitolo... sappiate che l’ho già riscritto quattro volte XD chissà se riuscirò
a pubblicarlo!
Capitolo 24 *** Di come Jared capisca cosa sia l’ansia da partenza. ***
Di come Jared capisca cosa sia l’ansia da partenza.
S: quando
atterri chiama
H: ok
J: non
mangiare il pesce in aereo!
H: lo so
J: hai preso
il passaporto vero?
H: si
J: hai una
felpa nel bagaglio a mano? Certe volte fa troppo freddo in aereo, e le coperte
che ti danno sono ruvide!
H: si ho
tutto!
S: Jared
rilassati...
J: sono
rilassato
H: ok, io
vado
J: ricordati
di chiamare spesso, e di fare le foto ai vitellini quando nascono...
H: ok
J: saluta lo
zio
H: ok
S: e parla
con Samuel!
H: ok!
Adesso devo andare o perdo il volo!
J: ok...
posso abbracciarti?
H: se
proprio devi!
Jared era
agitato... Haley stava per tornare in Nebraska e lui si sentiva il cuore in
frantumi.
Pensava che
se doveva sentirsi così tutte le volte che se ne
sarebbe dovuta andare, si sarebbe trasferito in Nebraska! In fondo poteva
lavorare anche la... poteva costruire uno studio di
registrazione e quando sarebbe iniziato il tour, Haley sarebbe andato con
lui... avrebbe assunto qualcuno per occuparsi della fattoria in modo che Haley
non avrebbe più dovuto lavorare e sarebbero stati sempre insieme... però era
solo una fantasia... non poteva farlo realmente.
Abbraccio Haley
e poi la guardò allontanarsi.
Robert
aspettava Haley.
Gli mancava
la nipote, erano ormai due mesi che non la vedeva, aveva acconsentito a quella
vacanza in California ma dopo pochi giorni si era pentito, non era abituato a
restare solo in casa, gli mancava la presenza di Haley che lo sgridava perché
riempiva il divano di briciole o perché ritardava per la cena e non avvisava...
quando la vide avvicinarsi trattenne le lacrime e si sforzò di non sembrare
troppo sentimentale.
R: ben
tornata. Com’è andato il volo?
H: bene!
R: divertita
in California?
H: si
R: andiamo a
casa?
H: ok
Il tragitto
verso casa lo passò al telefono con Jared, le chiedeva ogni dettaglio e inoltre
s’era fatto mettere in vivavoce per poter parlare con
Robert.
Quando entrò
in casa a Haley, sembrava d’esser stata lontana anni
non mesi.
R: scusa se
è un po’ in disordine
H: non mi
aspettavo facessi le pulizie...
R: bene... ci
ho provato, ma poi mi sono stancato.
H:
immaginavo... vado a mettere la valigia in stanza
R: ok
Haley salì
le scale ed entrò nella sua stanza.
Era strano
rivederla dopo tanto tempo, notava cose a cui prima
non dava peso, come il bianco predominante, la scrivania vuota... così come
prima cosa aprì la valigia ed estrasse una foto che Jared aveva fatto
incorniciare per lei, in quella foto scattata da un amico di Shannon e Jared,
erano sulla spiaggia e dopo che lei aveva sepolto Jared in una buca di sabbia,
Constance spalmava di crema il viso di Jared mentre Shannon sistemava la
cannuccia del bicchiere tra le labbra del fratello e lei guardava la macchina
fotografica; si era divertita molto ed ora poteva ricordare quel giorno, allo
stesso modo estrasse dalla valigia varie cose che aveva comprato durante la sua
vacanza, statuine, fermacarte di forme strane, tutti oggetti che aveva acquistato
durante giornate passate fuori casa. E per ultimo posò il computer. Guardava la
scrivania e non la riconosceva. Non era come quando se ne era andata... c’era
colore adesso.
Quando scese
al piano di sotto Robert stava guardando la televisione...
R: sistemato
tutto?
H: si... penso che andrò a fare un giro...
R: ok
Robert
sapeva che in realtà sarebbe andata da Samuel, l’aveva capito quando la ragazza
aveva abbassato lo sguardo mentre terminava la frase...
Haley uscì di casa e si diresse verso la tenuta dei Stern, sapeva che
non c’era fretta ma non voleva aspettare, doveva sistemare le cose.
Capitolo 25 *** Di come Samuel venga sorpreso. ***
Di come Samuel venga sorpreso.
Quando Haley
arrivò davanti a casa Stern sentiva le gambe cedere.
Si fece coraggio e bussò alla porta, fu Samuel ad aprire fortunatamente...
S: Haley?
H: ciao,
dobbiamo parlare
S: MAMMA
ESCO! Cammina velocemente e seguimi prima che mia madre venga a vedere dove
vado...
Haley seguì
Samuel fin dietro il capannone che si trovava sul fianco della casa, ed una volta li sentì l’ansia salire dallo stomaco...
S: sei
tornata
H: si... oggi a dire il vero.
S: bene.
H: ecco
io...
S: so d’aver
sbagliato, e mi scuso è che...
H: ti
perdono
S: cosa?
H: ti
perdono... cioè ho pensato e insomma posso perdonarti.
S: meno male
non ci speravo!
H: ho
parlato con tante persone di questa storia e...
S: tante
persone?
H: sì, a
parte Jared e Shannon, l’ho detto a Constance mia nonna, a Emma che sarebbe
l’assistente di Jared che in pratica gli fa da mamma, c’era sempre a qualsiasi
ora del giorno così ha iniziato a raccontarle tutto Jared e poi ho finito io,
poi c’è un tizio strano a cui Shannon ha chiesto
consiglio, Terry mi sembra si chiami, e poi Mary la vicina di casa di Shannon,
veramente lei ha origliato la conversazione con Emma per cui non gliel’ho detto
io personalmente... però è gentile.
S: wow
H: comunque
tutti sono d’accordo nel dire che meriti una seconda possibilità.
S: grazie...
non te ne pentirai, farò il bravo questa volta.
H: sarà meglio per te... ricordati sempre che so dove abiti e
so usare un fucile.
S: ok
H: per
cui...
S: posso
considerarti la mia ragazza?
H: credo
che... si
Tutto questo
accadeva mentre il cuore di Haley batteva all’impazzata e non ragionava più
lucidamente, causa il troppo sangue che circolava nella sua testa e Samuel
rosso in viso non riusciva a tenere lo sguardo fisso su Haley per più di cinque
secondi!
Pochi
secondi dopo la fine del loro discorso in cui tutto era stato chiarito il padre
di Samuel spuntò da dietro l’angolo con l’aria di chi
aveva origliato la conversazione ma faceva finta d’esser appena arrivato...
Dad: Sam... Pontley.
S: papà che
ci fai qui?
Dad: ci lavoro.
S: si beh,
non stavamo facendo nulla di male...
Dad: lo vedo.
S: beh noi
andiamo.
Dad: così sei tornata... in paese non si parlava d’altro...
S: papà!
Dad: è vero... è la chiacchiera del paese...
H: e cosa
dicevano?
Dad: che tuo padre è ricco, che è venuto a prenderti per
farti sposare con qualche figlio di papà di città!
H: oh ma per
favore, la gente non ha di meglio da fare che inventare storielle assurde?
Dad: quindi non è ricco?
H: beh, sta
bene economicamente... sinceramente non so dire se sia ricco.
S: papà che
vuoi... tu li odi i Pontley!
Dad: tu no a quanto pare, guardati, stai sudando come una
puttana.
S: PAPà!
Dad: scusa se ho offeso la tua sensibilità. Vado a lavorare
che è meglio... non infilatevi nel granaio a fare porcherie che dopo ci devo lavorare
e non voglio trovare sorprese!
S: Papà!
Oddio che vergogna.
H: mai come
vedere Jared fare la ceretta di domenica mattina!
S: cos...
H: ho visto
cose che non puoi immaginare (cit.)
S: non
voglio saperle.
E così
Samuel fece rallentare i battiti del cuore consapevole che, il peggio era
passato e che finalmente, poteva vivere quella storia alla luce del sole.
Quella sera
Jared era al settimo cielo nel sentire le buone notizie dalla figlia, e che aveva
ormai imboccato un sentiero nuovo dove si prospettava un futuro felice.
Coming soon:
Di come Jared torni, dove tutto è
iniziato.
P.S.
Questo titolo non è definitivo...
se mi viene l’ispirazione per un titolo migliore lo
cambio u.u
Capitolo 26 *** Di come Jared torni dove tutto è iniziato ***
Di come Jared torni dove tutto è iniziato
Due anni dopo Jared arrivò
davanti a casa Pontley.
Scese dal taxi e guardò la
porta ricordando la prima volta che l’aveva vista. Ora tornava consapevole
d’esser accolto a braccia aperte e con una torta calda appena sfornata per lui.
Andò alla porta bussò e dopo alcuni secondi Samuel aprì la porta.
S: Jared! HALEY C’È TUO PADRE!
J: dov’è?
S: di sopra
H: ciao, come mai qua?
J: ho tre settimane libere.
H: e le vuoi passare qua in
mezzo al nulla?
J: no, voglio passarle in
mezzo al nulla con la mia unica figlia!
S: il ragionamento non fa
una piega. Ti porto le valige di sopra.
J: grazie!
S: sei solo?
J: si.
Shannon è in brasile a fare Dio solo sa cosa.
H: quindi sei venuto in
vacanza... sai che noi lavoriamo sempre e non possiamo stare tutto il giorno
con te vero?
J: si
H: ok, era solo per mettere
le cose in chiaro!
Jared iniziava a sentire
mancanza di casa. E per casa intendeva il Nebraska.
Ormai ogni volta che aveva
tempo libero volava da Haley e la ragazza faceva finta di non sapere il motivo.
Robert era morto un anno prima e da allora Jared era diventato iperprotettivo.
Chiamava sempre e appena qualcosa non andava volava dalla figlia. Da quando era
rimasta sola, Samuel si era trasferito nella casa principale con lei e non
aveva più avuto un minuto per lui, era come se i due uomini si fossero alleati
per tenerla occupata ed evitare che cadesse in depressione. La cosa non le
dispiaceva, anzi, si sentiva amata e la convivenza andava bene, talmente bene
che quella sera stessa dopo cena Haley convinse Jared a fare una passeggiata
con lui...
H: non devi venire qua
sempre... la nonna poi ci resta male se non ti vede mai!
J: l’ho vista due mesi fa...
è venuta in Europa on noi.
H: sai cosa intendo!
J: lo so.
H: qui stiamo bene, va tutto
bene, anche gli affari... forse riusciamo ad avere abbastanza soldi per comprare una casa a Los Angeles.
J: cosa?
H: vogliamo prendere una
casa, così non dobbiamo stare da te tutte le volte!
J: non è un problema per me
ospitarvi.
H: potrebbe diventarlo!
J: perché?
H: perché abbiamo preso una
decisione.
J: cioè?
H: vogliamo provare a fare
un bambino
J: cosa?
H: hai capito
J: cioè voi... cosa...
H: lo so, non te lo
aspettavi ma ci abbiamo pensato e siamo giovani, le finanze vanno bene e
abbiamo pensato che è il momento adatto.
J: non siete nemmeno
sposati!
H: lo so, ma non ce la
sentiamo ancora per quello!
J: oh e fare un bambino si
invece?
H: se ti può far star meglio lo faremo prima o poi, solo che lo vogliamo fare per
bene... un matrimonio serio, non voglio che il giorno del matrimonio il padre
di Samuel stia imbronciato tutto il giorno, devo riuscire a conquistare quell’uomo!
Ed è dannatamente difficile farlo.
J: perché il bambino allora?
H: perché siamo pronti.
J: quando sei diventata così
matura?
H: lo sono sempre stata, sei
tu che non presti abbastanza attenzione.
J: per cui diventerò...
nonno.
H: si,
sarai un nonno fighissimo!
J: ovvio!
H: sei tranquillo
ora?
J: si,
però dovrai iniziare a chiamarmi papà... o il bambino si confonderà poi...
H: posso provarci
J: davvero?
H: si
E continuarono così, a
camminare sotto il tramonto sorridendo e consapevoli che nulla poteva rovinare
quel momento.
THE END.
Ed è finita.
Grazie a chi ha seguito commentato e sopportato questo mio
delirio, spero vi sia piaciuta almeno quanto, è piaciuto
a me scriverla (anche se quest’ultimo capitolo è stato un parto).