The middle of nowhere.

di morphine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo. ***
Capitolo 2: *** di come Jared scopre che le poste fanno schifo! ***
Capitolo 3: *** Come Jared scopre che i “posti dimenticati da Dio” esistono veramente e non sono un modo di dire! ***
Capitolo 4: *** Come Haley scopre che qualcosa in comune con Jared l’ha! ***
Capitolo 5: *** Di come Jared capisce di voler far parte della vita di Haley ***
Capitolo 6: *** Di come un temporale possa volgere le cose al meglio ***
Capitolo 7: *** Di come Jared concepisce un piano diabolico ***
Capitolo 8: *** Di come Jared acquisti fiducia in sè stesso ***
Capitolo 9: *** Di come Jared capisce qual è il problema principale di Haley ***
Capitolo 10: *** Di come Jared capisce che ad Haley importa. ***
Capitolo 11: *** Di come i nodi vengono sempre al pettine ***
Capitolo 12: *** Di come Jared si improvvisa personal shopper ***
Capitolo 13: *** Di come Shannon lega con Haley ***
Capitolo 14: *** Di come iceberg-Haley inizi a sciogliersi ***
Capitolo 15: *** Di come una giornata ordinaria diventi speciale ***
Capitolo 16: *** Di come tre uomini provino la gelosia e un’insana mania omicida. ***
Capitolo 17: *** Di come Jared e Robert sarebbero dei perfetti stolker ***
Capitolo 18: *** Di come Jared atterra a Los Angeles ***
Capitolo 19: *** Di come un pezzo di carta possa cambiare la vita. ***
Capitolo 20: *** Di come Haley conosce la famiglia ***
Capitolo 21: *** Di come Haley si diverta per la prima volta ***
Capitolo 22: *** Di come Jared scopre della presenza di Haley a Los Angeles ***
Capitolo 23: *** Di come Haley diventa una Leto ***
Capitolo 24: *** Di come Jared capisca cosa sia l’ansia da partenza. ***
Capitolo 25: *** Di come Samuel venga sorpreso. ***
Capitolo 26: *** Di come Jared torni dove tutto è iniziato ***



Capitolo 1
*** prologo. ***





THE MiDDLE OF NOWERE.





Questa storia è nata in un topik dedicato a Jared Leto presente nel forum "Madhouse6277", nel periodo in cui veniva accusato di pedofilia.
Dato che noi utenti del manicomio riusciamo a trovare il lato divertente in ogni cosa, abbiamo iniziato a parlare dei guai del nostro frontaman preferito e tra una battuta e un altra abbiamo ipotizzato che il prossimo passo sarebbe stata la fatidica lettera in cui gli affibiano la paternità di qualche povera creatura!
così è nata questa storia.. dalla mente malata di quattro povere echelon, per l'esattezza me, Micky, Asch e Talisa.

scritta da me con l'aiuto di Micky.
speriamo vi piaccia ;)

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Capitolo 2
*** di come Jared scopre che le poste fanno schifo! ***


 
di come Jared scopre che le poste fanno schifo!


° ~ ° ~ ° ~ ° ~ ° ~ °
 
 
Jared Leto era abituato al gossip.
Gli erano stati attribuiti molti flert fasulli, risse alle quali non aveva mai partecipato, ma mai gli avevano attribuito dei figli.
Quella mattina Jared seguì la sua solita routine: sveglia, colazione, passeggiata con il cane e quando tornava a casa, prendeva la posta il gionale e tornava in casa per leggere la corrispondenza.
Tutto era come al solito, tasse, pubblicità, tranne per quella busta gialla con un francobollo del Nebraska.
La aprì un po’ scettico e iniziò a leggere quelle poche righe.
Caro jared,
solo un anno fa ti stavo salutando per mai più rivederti e adesso tutto è cambiato.
prima di andartene mi hai lasciato il tuo indirizzo e numero di telefono, ma mia madre ha messo il tuo biglietto in lavatrice insieme ai miei jeans, così l’unica cosa che sono riuscita a ricomporre del biglietto è il tuo indirizzo, o almeno in parte, la città era scomparsa ma mi ricordavo che avevi detto di vivere a Pasadena con tuo fratello e tua madre per cui ho messo Pasadena come città. Spero che questa lettera ti arrivi e che tu sia quel Jared Leto che un anno fa girava un film qui a Omaha e che ha una voglia a forma di fragola nascosta nell’interno coscia,  perché quello che ho da dirti è molto importante.
All’inizio non volevo dirti nulla ma poi mio fratello ha detto che devi saperlo, che è giusto così, per cui eccomi qua a scriverti una lettera. Mia madre non sa ancora nulla, ma presto dovrò dirglielo; sono incinta e credo sia tuo, o meglio, ne sono certa dato che negli ultimi mesi l’unico con cui ho avuto rapporti sessuali sei tu. Non pretendo che tu molli la tua vita per venire in questo buco di paese a crescere un bambino, se non ti farai vivo ti capirò, credo sia solo giusto che tu sappia che ho intenzione di tenere il bambino, che non ho problemi finanziari e che anche se i miei genitori mi cacceranno di casa, mio fratello mi ospiterà e mi aiuterà. Per cui fammi sapere che vuoi fare.
Ciao
Julia
Girò e rigirò la lettera non capendo. Negli ultimi due anni non era mai stato ad Omaha e non aveva fatto sesso con nessuna Julia, però la voglia a forma di fragola l’aveva. 
Continuò a guardare la lettera, poi guardò meglio la busta in cerca di indicazioni e poi notò il timbro sul francobollo “Omaha 12 agosto 1990”. Riguardò il tibro un paio di volte e poi un lampo, si ricordò...  il suo primo film come protagonista, il 1990, Omaha, la cameriera del bar dove andavano dopo le riprese ad Omaha, Julia. 
Porco cazzo era incinta. 
Merda le poste fanno schifo!
Quello fu il pensiero finale. Le poste fanno schifo.
20 anni! Ci aveva messo 20 anni ad arrivargli e molto probabilmente, ora che guardava bene la busta, qualcun altro doveva aver letto la lettera dato che notava solo ora era stata aperta e poi richusa accuratamente. E pian piano che rimetteva insieme i pezzi del puzzle dopo lo shoch iniziale, doveva esser stata sua nonna, lei viveva ancora a quell’indirizzo a Pasadena, lei aveva letto, lei sapeva.
Senza pensarci due volte prese il telefono e chiamò sua nonna.
Nonna Ruby stava riempiendo i vasetti di pesche per sciropparle quando il telefono squillo.
con la velocità massima che i suoi 84 anni le consentivano arrivò al ricevitore e rispose, sapendo che molto probabilmente era uno dei suoi nipoti dato che avevano lasciato il telefono squillare ben oltre il quinto squillo...
N: pronto?
J: nonna, sono Jared
N: chi?
J: JARED!
N: oh Jared, come stai?
J: BENE, TU?
N: ti sto facendo le pesche sciroppate che ti piacciono tanto!!
J:  OK! POI MAMMA VIENE A PRENDERLE! NONNA SENTI, NON è CHE HAI LETTO UNA LETTERA INDIRIZZATA A ME VERO?
N: cosa?
J: UNA LETTERA!
N:  aaah la lettera, si si l’ho vista e l’ho mandata a casa tua... ho mandato la figlia di Wanda, quella carina non quella antipatica, mi ha anche aiutata a raccogliere le pesche, dovresti uscirci qualche volta!
J: NONNA, HAI LETTO LA LETTERA?
N: cosa?
J: HAI LETTO LA LETTERA?
N: no, l’ha fatto la figlia di Wanda, ieri ho rotto gl’occhiali, colpa di quel maledetto gattaccio che li ha fatti cadere... ah ma gliene ho suonate di santa ragione quel gattaccio! Perché che diceva la lettera? Era importante?
J: NO, LEI HA DETTO QUALCOSA?
N: ha detto che era meglio spedirtela perché era importante! Io le ho dato il tuo indirizzo, poi è andata alla posta.
J:  OK. MI DAI IL SUO NUMERO?
N: io non ho il suo numero.. aspetta qua..
 
E dove vuoi che vada? Pensò Jared mentre sentiva sua nonna appoggiare il ricevitore, allontanarsi strisciando i piedi fino alla finestra probabilmente e iniziando a gridare il nome della sua vicina Wanda, che non tardò a rispondere urlando a sua volta, poi dopo altri dieci minuti buoni sentì una voce nel ricevitore.
 
- pronto?
J: pronto?
- sono Mandy tu devi essere Jared il nipote di Ruby!
 
E da dietro mandy sentì la voce di sua nonna dire “è quello che fa l’attore, diglielo che fai l’attore”, ignorò sua nonna e si concentrò su mandy.
 
J: tu hai letto la lettera?
- si ma non ho letto a Ruby la parte...  interessante!
J: ok... beh ecco...
- non lo dirò a nessuno stai tranquillo
J: oh, ok
- se volevi solo... chiedermi questo ti ripasso tua nonna
J: si, ok, grazie
- ok ciao
J: ciao
N: Jared?
J: NONNA DEVO ANDARE. HO DELLE COSE DA FARE!
N: cosa devi fare?
J:  DEVO ANDARE A TROVARE UN’AMICA
N: è carina?
J: SI
N: PORTALA PER NATALE
J: NON SIA... OK. CIAO NONNA!
N: ciao, fa il bravo!
J: SI
 
Riattaccò il telefono con l’orecchio bollente e la voce roca per il troppo urlare e in dubbio sul da farsi decise che sarebbe partito per un vaggio.

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Capitolo 3
*** Come Jared scopre che i “posti dimenticati da Dio” esistono veramente e non sono un modo di dire! ***


postare
 
 
 
 
Come Jared scopre che i “posti dimenticati da Dio” esistono veramente e non sono un modo di dire!


 
il viaggio fu rilassante, prima classe in aereo taxi trovato al volo, ma poi il taxista guardò bene l’indirizzo segnato sulla busta guardò Jared e disse...
 
- li ha i soldi?
J: certo..
- le costerà un bel po’!
J: ok
- perché va fino la!?
J: motivi personali e ora se non le dispiace parta!
 
Il Txi partì e Jared iniziò a preoccuparsi.
Guardava fuori dal finestrino  e vedeva il paesaggio cambiare lentamente, dalla città, alle cittadine, ai paesi, fino alla campagna e poi il nulla... iniziò ad agitarsi, pensando che forse lo stavano rapendo, che il taxista fosse un maniaco, ma poi vide un cartello in lontananza, e quando fu più vicino riuscì a leggere...
 
"Benvenuti a Jackson – abitanti 200"
 
200 abitanti.
Era un buco di paese! Pensò subito dopo esser passato davanti al liceo della scuola e all’unico negozio d’alimentari... poi l’auto superò anche il piccolo agglomerato di case e si rigetto nel nulla.
 
J: scusi ma... ha passato il paese
- lo so... lei deve andare al 3283 di Ferchild’s road!
J: si
- sto andando a quell’indirizzo... è fuori dal paese.
J: ah... capisco
- non si preoccupi, ci arriveremo presto!
J: ok.. non mi preoccupo
 
Difatti, dopo venti minuti il taxista imboccò una strada sterrata e dopo altri dieci minuti vide una casa in lontananza, abbastanza grande, con un furgone parcheggiato sul davanti e alcuni animali che si riposavano sotto l’ombra del boschetto nel fianco della casa.
 Il taxista si fermò e Jared scese, pronto per rivedere Julia.
 
Appena il taxi ripartì la porta si aprì e una ragazza si affacciò.
 
- chi è lei?
J: io sono hem... Julia è in casa?
- Julia chi? Qui non abita nessuna Julia.
J: questo è il 3283 di Ferchild’s road?
- si
J: beh ecco.. è una storia un po’ buffa... l’altro giorno mi è arrivata una lettera ma mi era stata spedita almeno vent’anni fa... me l’ha mandata una mia vecchia amica e così ho pensato di...
- chi è lei?
 
Disse la ragazza indietreggiando lentamente...
 
J: io non.. hey non voglio farti nulla di mal..
- tenga le mani in vista o le sparo!
 
La ragazza aveva alzato un fucile che probabilmente teneva appoggiato allo stipide della porta.
 Jared iniziò ad aver paura ma un salvatore venne in suo aiuto... un’auto arrivò e un uomo, probabilmente il padre della ragazza, pensò Jared, scese dall’auto e cercò di fare da mediatore...
 
- wowowowowo Haley abbassa il fucile! Lei chi è  e cosa vuole!
J: io hem... sono qui per Julia!
- io dico di chiamare la polizia!
- metti giù il fucile. Adesso!!
- ma...
- adesso
J: grazie..
- aspetta a ringraziare.. chi sei?
J: io sono Jared, Jared Leto e mi è arrivata questa  l’altro giorno...
 
Jared diede la lettera all’uomo che la lesse impallidendo poi la situazione finalmente si calmò...
 
- lei venga con me.. Haley torna in casa devo parlare con questo signore...
H: ma...
- in casa! c’è la stalla da pulire forza!
 
L’uomo andò a sedersi lontano dalla casa sotto un gazebo mal ridotto e Jared un po’ riluttante lo seguì...
 
- Julia è morta!
J: cosa?
- quando Haley aveva tredici anni...
J: cos...
- so chi sei, sei quello che ha messo incinta mia sorella... io sono Robert comunque e quella che prima ha cercato di ucciderti è Haley tua figlia.
J: oh
- cosa sei venuto a fare?
J: mi è arrivata l’altro giorno, doveva esser andata persa o cose del genere penso, così ho pensato di venire e parlare con Julia ma...
- già... cosa hai intenzione di fare?
J: volevo vederla, parlare, non lo so cosa voglio fare...
- vuoi fare il padre?
J: forse...
- non hai una famiglia?
J: non nel senso in cui la intendi tu...
- e come la intendo scusa?
J: nel senso di una moglie e dei figli, non mi sono mai sposato e che io sappia quella è l’unica figlia che ho.
- ok.. per cui tu vuoi avere un rapporto con la ragazzina
J: penso di si.
- ok
J: quindi cosa...
 
Vennero interrotti da Haley ...
 
H: Zio Rob...
R: che succede?
H: ha chiamato Phil. Ha detto che in paese hanno finito il filo spinato e che non l’avranno fino a giovedì. Ha chiesto se deve andare a Krenton o se aspettiamo.
R: digli andare a Krenton, quel recinto non può aspettare!
H: ok
R: Haley dopo che hai richiamato Phil vieni qua che dobbiamo parlare...
H: ok
 
Guardarono Haley andarsene poi Jared allarmato guardò Robert e in preda al panico disse...
 
J: vuoi dirglielo adesso?
R: certo
J: ma se..
R: è una ragazzina forte...
J: ma se...
H: eccomi che c’è?
R: siediti
H: è successo qualcosa? Chi è lei? Che ci fa qua?
R: ho validi motivi di credere che sia tuo padre!
 
Haley lo guardò attentamente da testa a piedi, notò le sue scarpe sportive firmate, i jeans aderenti, forse troppo alle sue gambe magre, la maglietta consumata, la giacca di pelle blu, il viso, i capelli che erano.. strani, poi dopo il suo silenzio disse...
 
H: impossibile
R: leggi questa
 
Lesse la lettera e dopo averla letta due volte ribadì il concetto precedente!
 
H: impossibile
Nella sua mente era impossibile che suo padre fosse così. Sembrava  uno di quei modelli che appaiono sulle riviste, vestiti in modo assurdo e troppo magri, lei se l’era sempre immaginato alto, muscoloso, con capelli neri, un vero cow boy, quello sembrava uscito da un film per ragazzine!
Sua madre non le aveva mai detto nulla di suo padre, lei non si era mai interessata. L’unico momento in cui aveva chiesto chi fosse suo padre e perché tutti i bambini ne avevano uno e lei no, era stato alla scuola elementare, e la madre le aveva detto che il suo papà non poteva stare con loro perché faceva un lavoro importante che gli impediva di vivere una vita normale in mezzo al nulla, lontano dalla città! All’epoca gli aveva creduto, ma poi crescendo aveva capito che molto più semplicemente lei e sua madre erano state abbandonate e il desiderio di conoscere il padre era andata scemando.
Ora se lo ritrovava davanti, ed era l’esatto opposto di quello che si sarebbe aspettata.
 
R: beh se vuoi possiamo fare un test.
H: ok
J: se può servire, cioè forse è meglio.
H: cosa vuole dire? Che mia madre era una facile
R: non ha detto quello...
J: no io non
H: lei nemmeno la conosceva! Se ne è andato! La odio.
 
Si alzò e correndo rientrò in casa.
 
R: scusa. Credo sia stato un po’ troppo da digerire per lei
J: già. C’è un albergo da queste parti?
R: albergo?
J: si insomma... un hotel, una locanda, affitta camere
R: so cos’è un albergo, è che no, non c’è un albergo. Qua non vengono turisti.
J: oh
R: resterai qua.. abbiamo una stanza per gl’ospiti!
J: se non è troppo disturbo.
R: figurati, mi fa piacere avere un uomo per casa... Haley non è il genere di compagnia maschile che vorrei avere, anche se a volte è peggio d’un camionista!
J: cos...
R: tranquillo, andiamo, sarà felice di sapere che resti
J: non credo
R: forse. Dopo metto i fucili sotto chiave e nascondo i coltelli!
 
Quella frase non aiutò molto, però almeno sapeva di avere un alleato in quella casa.




grazie a tutte quelle che hanno commentato il capitolo precedente! mony_spacegirl ,  Witch_Hazel , jeja83 ,  Maricuz_M , Alibi ) speriamo continuate a seguire e a farci sapere cosa ne pensate, belle o brutte che siano le recensioni fanno sempre piacere u.u
 Micky&Giu.



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Capitolo 4
*** Come Haley scopre che qualcosa in comune con Jared l’ha! ***


Come Haley scopre che qualcosa in comune con Jared l’ha!



 
“vestiti carina”
Lo zio aveva usato quelle parole quel mattino quando si era alzata dal tavolo della colazione per andarsi a vestire. “carina per cosa?” si domandava Haley. Dovevano andare alla clinica del paese per le analisi del DNA, non dovevano andare ad una festa. Lo zio Robert d’altro canto era agitato. Sapeva che se sua sorella fosse stata ancora viva sarebbe stata agitata, e di sicuro avrebbe saputo cosa fare in una situazione come quella. Lui non sapeva cosa dire.
Sapeva che Haley era scossa, probabilmente avrebbe voluto sfogarsi, piangere un po’, ma lui non era il tipo di persona che resta ad ascoltare le lamentele in mezzo ad un pianto, lui era imbarazzato, sapeva solo che aveva promesso a Julia di prendersi cura di lei e che avrebbe fatto del suo meglio per renderla felice. Si ricordava di quando vent’anni prima aveva consolato la sorella quando non era arrivata risposta alla sua lettera, fu allora che aveva promesso che sarebbe stato come un padre, che l’avrebbe aiutata in tutto, che si sarebbe preso cura di loro. Aveva rinunciato a tutto. Il suo matrimonio era affondato perchè sua moglie si sentiva trascurata, di fattti era vero, la trascurava. Di giorno lavorava e la sera dopo cena passava le poche ore libere con Haley e Julia. 
Poi dopo il divorzio era tornato a vivere nella casa principale, in cui vivevano Haley e Julia, e li era rimasto. Ora sapeva che doveva mantenere la calma e doveva evitare che Haley ammazzasse Jared, di certo ne aveva le capacità.
 
Haley si guardò allo specchio. Jeans, maglietta e stivali. Era carina!
Jared si trovava nella stanza a fianco. Guardava fuori dalla finestra pensando che forse era la cosa più vicina possibile al paradiso che avesse mai visto! Prati verdi, animali che correvano liberi sul prato, qualche cavallo, campi coltivati... era tutto come s’era sempre immaginato il suo paradiso. Pacifico e immerso nella natura, aria pulita, respirabile e senza rumori fastidiosi!
Si guardò  nel piccolo specchio appoggiato al muro e si trovò presentabile nonostante le occhiaie profonde. Non era riuscito a chiudere occhio, sia per l’agitazione sia per i pensieri che popolavano la sua mente!tutto s’era immaginato all’infuori di quello, però era fiducioso, dopotutto era una ragazzina come tante e lui ci sapeva fare con le ragazzine!
O forse no?
 
H: tra dieci minuti partiamo
 
Disse Haley bussando leggermente alla porta di Jared.
 
J: ok.. hey Haley
H: che c’è?
J: tua madre non ti ha mai parlato di me vero?
H: no
J: ok
 
Si sentì un po’ triste. Pensava che qualche parola gliel’avesse detta. Lui a sua madre aveva fatto molte domande riguardo al padre e lei gli aveva risposto quasi sempre sinceramente!
Si diede un’ultima sistemata ai capelli e poi scese.
Rober e Haley lo stavano aspettando sotto il portico e quando li vide si sentì a disagio. Il suo abbigliamento cozzava con il loro. Si vedeva che non era di quelle parti!
La strada verso la clinica del paese fu lunga e noiosa, nessuno parlava, Robert ogni tanto cercava di iniziare un discorso ma Haley distruggeva ogni suo tentativo! Bastava uno sguardo della ragazza per far desistere Robert.
A Jared non serviva fare un test per provare che quella fosse sua figlia e anche Robert pensava lo stesso. Gl’occhi erano della stessa tonalità di azzurro, il naso era lo stesso e il sorriso era uguale, per il resto Haley era uguale alla madre, non molto alta, fisico atletico, capelli lunghi, lisci e neri pece.
 
Quando arrivarono davanti alla clinica Jared rimase stupito di quello che vide.
Una volta dentro Robert dovette prendere per mano Haley e quasi spingerla dentro l’ambulatorio del medico.
 
R: pensa ai pony!
H: no
R: sono solo due secondi, non sentirai nulla!
H: bugia
R: Haley hai vent’anni non è ora di passare oltre la paura delle iniezioni?
H: no
R: Jared
J: cos.. cosa devo fare.. non basta un capello?
R: si
J: e quindi cosa dovrei fare?
R: convincila a fare le analisi del sangue. Non possiamo tornare tra due mesi, siamo qui oggi!
H: no
J: oh le analisi...
H: se le fa anche lui...
R: perfetto...
- le fa anche lei?
J: cosa? No io non..
- quando le ha fatte l’ultima volta?
J: hem ecco... pochi mesi fa...
- non se lo ricorda?
J: viaggio molto non mi ricordo tutto quello che faccio...
- non si ricorda d’aver fatto un prelievo?
J: io hem.... insomma, non è che... hem...
- forza si sieda, faremo prima lei, così Haley si farà coraggio vedendo che non cerco di prosciugarla da tutto il suo sangue!
J: oh.. ma non... oddio, posso stendermi?
- certo
 
Jared era terorizzato. Se c’era una cosa che aveva sempre odiato, erano le analisi del sangue. Non avev a paura dell’ago, non gli faceva male, ma il pensiero del suo sangue che veniva  estratto con la forza lo faceva star male. Si stese sul lettino sforzandosi di non svenire durante il prelievo e alla fine ci riuscì! Certo, il suo colorito non era il massimo e dovette restare steso alcuni istanti ma c’era riuscito!
Poi fu il turno di Haley. Si sedette sulla sedia e durante tutto il prelievo stritolò letteralmente la mano di Robert.
 
R: visto! Non ha fatto male!
H: voglio andare a casa!
- e con le vaccinazioni come va? Hai fatto l’anti tetanica?
 
Haley guardò il medico con sguardo omicida, e questò bastò a Robert per portare la ragazza fuori da li. Ora ne era ancora più certo.
Jared e Haley erano padre e figlia!

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Capitolo 5
*** Di come Jared capisce di voler far parte della vita di Haley ***


 
Di come Jared capisce di voler far parte della vita di Haley
 
- e quindi com’è?
J: non molto alta, capelli neri, occhi azzurri e un caratteraccio!
- penso di sapere da chi ha preso il carattere.
J: sii serio Shan!
- sono serio! Comunque... cosa devo fare?
J: beh... i risultati dei test arriveranno tra due settimane, per cui pensavo di restare qua... Robert dice che non ci sono problemi se resto, così pensavo di restare un po’, vedre un po’ com’è qua, conoscere un po’ Haley...
S: capito... sai che Emma si infurierà varo? Erano mesi che organizzava il servizio fotografico e l’intervista...
J: si lo so... ma credo che questo sia più importante...
 
Jared parlava con il fratello.
Gli stava raccontando ogni particolare, si sentiva esaltato. Era talmente assorto dalla telefonata che non si accorse di Haley sulla porta che tentava di attirare la sua attenzione... se ne accorse solo quando, ormai esasperata, decise di lanciargli addosso un vecchio peluches...
 
J: hey ma che...
H: la cena è pronta!
J: oh ok... arrivo... devo andare...
S: era lei?
J: si
S: la voglio conoscere...
J: se il test è positivo lo farai... vado o torna con un fucile..
S: ok... ciao...
J: ciao
 
Scese le scale correndo e quando arrivò in cucina vide la tavola apparecchiata e sentì un profumo invitante provenire dal forno...
 
R: eccoti...
J: scusate il ritardo, chiamavo a casa.. cosa c’è per cena?
H: stinco di maiale al forno.
J: stin...
R: non ti piace?
J: no, non è quello è che... ecco... sono vegetariano
H: vege cosa?
J: vegetariano, non mangio carne
R: sei il primo vegetariano che conosco... beh ecco.. puoi mangiare il contorno... patate dolci al forno
J: certo...
H: ma io ho cucinato...
R: Haley siediti e mangia dai...
H: ma...
J: se vuoi posso assaggiarlo...
 
Jared dentro di sé iniziava a provare senso di colpa. Era iniziato quando aveva visto lo sguardo deluso di Haley quando aveva capito che Jared non avrebbe mangiato la cena che aveva cucinato. Si era sentito triste all’improvviso, talmente triste da accettare l’idea di mangiare un boccone di carne pur di farla sentire meglio.
 
H: non essere ridicolo.. che vegetariano saresti altrimenti.. tieni la patata.
J: grazie
R: è molto buono... non ti da fastidio se mangiamo carne vero?
J: oh no... sono sempre circondato da non vegetariani perciò non è un problema...
R: ah, ho un annuncio da fare...
H: annuncio?
R: si beh, il consiglio degli agricoltori ha indetto una riunione straordinaria a Omaha per parlare della nuova legge così beh dato che sono nel consiglio devo andare.
H: hum.. e quando dovresti...
R: partirei domani pomeriggio per esser la in serata. La riunione è al mattino così... vi lascerei soli due giorni... è un problema?
J: ah. Credo di no... cioè...
H: due giorni?
R: si
H: se proprio devi andare!
R: passeranno in fretta!
H: già.
 
Heley aveva paura.
Tutto quello a cui riusciva a pensare era al fatto che non conoscesse Jared, e la fiducia che aveva lo zio nei suoi confronti la lasciava perplessa. Jared d’altro canto non era eccessivamente preoccupato nel restar solo con Heley, ma al contrario, vedeva una cosa per conoscere meglio la ragazza!
 
Il giorno seguente Heley aiutò lo zio a preparare il bagaglio e gli preparò anche uno spuntino per il viaggio; insieme a Jared lo salutò e poi con molta freddezza...
 
H: io devo spazzolare i cavalli tu fa quello che ti pare, basta che non ti ammazzi!
J: o-ok!
 
La guardò voltarsi e andare verso la stalla. Orami era abituato al suo comportamento, Robert gli aveva spiegato che non era realmente così burbera, era solo eccessivamente timida e in presenza di estranei si comportava così nel tentativo di difendersi. L’unico problema era che Jared non credeva pienamente alla spiegazione di Robert.
Non sapendo cosa fare decise di seguire Heley nelle stalle e tentar di iniziare un approccio pacifico.
 
J: hey! Bei cavalli
H: grazie
J: ho imparato a montarli per un film...
H: un film?
J: si, faccio l’attore
H: ah.
J: ho imparato a cavalcare a pelo... lo sai fare? Se vuoi ti insegno...
H: ero campionessa di rodeo... so cavalcare!
J: ok... beh dimmi un po’... hai intenzione di andare al college?
H: college? Viviamo in campagna, c’è una proprietà da mandare avanti, non ho tempo per il college.
J: capito. Beh...
 
In quell’istante il cellulare di Heley iniziò a suonare e Jared vedendo per la prima volta il cellulare di Heley, viola e con uno strap* dello stesso colore composto da un brillantino a forma di farfalla, capì che forse Robert aveva ragione.. una speranza c’era. Rispose quasi subito senza nemmeno guardare chi fosse...
H: pronto... ciao. No sono a casa... si... questa sera.. aspetta.
 
Heley si rivolse a Jared e per la prima volta si sentì responsabile, adulto, un genitore.
 
H: può venire una mia amica a casa questa sera dopo cena? Non resta a dormire, abita qua vicino...
J: oh hem... certo... se i suoi genitori sono d’accordo, penso vada bene.
 
E in quell’istante Jared stava ballando una conga immaginaria. Era riuscito ad esser responsabile, adulto e soprattutto non aveva dato segni di nervosismo nonostante il suo stomaco fosse in preda all’ansia!
 
H: ok.. puoi venire... si ne ho... no, mio zio è a Omaha, un amico di mio zio.. no... ma sei matta NO! È complicato, ti spiegherò... ok ciao.
 
Heley riattaccò rossa in viso, Jared osservava un punto indefinito della stalla poi appena riattaccò si fece coraggio e iniziò a parlare...
 
J: così... che programmi avete?
H: cose da femmine
J: capito, me ne starò fuori dai piedi.
H: ok
 
La sera arrivò prensto, e dopo una cena fredda e distaccata l’amica di Heley arrivò, e Jared tutto si aspettava tranne quello che vide. Quando pensava ad una mica di Heley pensava alla classica ragazza disadattata, che veste di nero, ascolta musica metal e veste con le magliette dei suoi gruppi preferiti... insomma, come Heley, mentre quello che vide era l’opposto. Era alta castana, indossava un top rosa shocking e dei pantaloni a vita troppo bassa. Si domandava come facesse ad esser amica di Heley!
 
- salve io sono Meredith
J: Jared
- è di queste parti? Non l’ho mai vista...
J: no, sono di Los Angeles
- o emme gi. Heley conosci qualcuno di Los Angeles e non hai mai pensato di dirmelo?
H: non lo conosco, cioè...
J: beh... viaggio molto.. non sono quasi mai a casa...
- capisco... beh io adorerei troppo vivere a Los Angeles.. insomma... il caldo, l’oceano, i negozi... i bei ragazzi...
H: Meredith andiamo?
- oh si.. è stato un piacere, faremo poco casino glielo assicuro
J: ok
Jared si sedette in divano davanti alla Tv mentre Heley al piano superiore era nella sua stanza con la sua amica. Le sentiva ridere, sentiva la musica provenire dalla radio... sentiva i passi, forse ballavano... poi senza accorgersene l’ora in cui Meredith doveva tornare a casa arrivò e restò solo con Heley immobile dall’altro lato del divano intenta a mangiarsi le unghie...
 
J: non dovresti mangiarti le unghie..
H: non mi importa
J: di cosa non ti importa?
H: delle unghie... non mi importa se non sono belle
J: e perché?
H: perché tanto anche se le curassi, si rovinerebbero...
J: ah... così.. vi siete divertite?
H: si... abbastanza
J: cosa fate di solito da queste parti la sera...
H: nulla..
J: non esci mai?
H: ogni tanto... in estate... quando non c’è troppo lavoro...
J: ah... la televisione prende sempre così male?
H: si... il segnale è pessimo qua. Io vado a dormire... domani mi alzo presto...
J: ok...
 
Si alzò e se ne andò. Era stata la conversazione più imbarazzante della sua vita. Lui la imbarazzava.
Jared la guardò allontanarsi poi dopo dieci minuti di meditazione in cui cercava di convincersi che restare era stata la cosa giusta da fare se ne andò a dormire. non aveva trovato molte cose positive in tutto quella situazione ma di una cosa era certo... doveva giocare bene le sue carte... qualche possibilità l'aveva ancora!

*strap= sono quei cosi che si attaccano al cellulare che generalmente hanno un piccolo ciondolo alla fine.

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Capitolo 6
*** Di come un temporale possa volgere le cose al meglio ***


Di come un temporale possa volgere le cose al meglio
 




Haley si trovava dal lato opposto della propietà rispetto la casa quando vide il suo peggior incubo avvicinarsi.
Fin da quando aveva memoria sapeva d'aver sempre odiato i temporali odiava i tuoni, i lampi e i fulmini... gli ultimi principalmente per il fatto che quando aveva otto anni aveva visto un fulmine cadere vicino casa e colpire una mucca in pieno... da allora quando vedeva avvicinarsi un temporale si nascondeva sotto le coperte e non ne usciva fino a quando prima sua madre, poi lo zio Rob non l'andavano a chiamare per dirle che era tutto passato!
Vedeva le nuvole nere minacciose avvicinarsi e con loro arrivava anche il vento che iniziava a soffiare prepotente tra le fronde degl'alberi... decise di saltare sul suo cavallo e correre verso casa il più in fretta possibile perchè quello sembrava tutto tranne che un temporale innocuo.
Jared era comodamente seduto in divano a tentar di far partire la connessione preistorica ad internet di Haley quando alla Tv la programmazione venne interrotta, e un tizio in giacca e cravatta con un sorriso da ho-trovato-la-cura-per-il-cancro, annunciava che un temporale di dimensioni bibliche si stava avvicinando e che era consigliato evitare di uscire all'esterno e in caso di necessità sprangare porte e finestre.
Sollevò lo sguardo dallo schermo del Pc e istintivamente guardò fuori dalla finestra e non vide nulla a parte il cielo azzurro e qualche nuvola solitaria innocua, poi voltò lo sguardo dall'altra parte verso la finestra della cucina e quello che vide era nero, il cielo più nero che avesse mai visto probabilmente.
uscì sul portico per osservare e valutare meglio la situazione, poi mentre era fermo immobile a guardare il cielo e a stringersi le braccia al petto causa vento gelido, notò la figura di Haley in lontananza intenta a gesticolare qualcosa di incomprensibile.
 
il cavallo correva più veloce possibile. anche lui aveva paura e Haley lo sapeva benissimo... quando iniziò a vedere la casa i nuvoloni neri erano ormai sopra di lei e appena la casa divenne più grande di un punto indefinito all'orizzonte notò la figura di Jared imbambolato sul portico come se all'orizzonte ci fossero dei palloncini rosa sfuggiti dalla mano di un bambino... iniziò a sbracciarsi nel tentativo di fargli capire che quello dietro di lei non era un aquilone da guinnes ma era un temporale di quelli che se ne vedono raramente e che portano solo danni, ma lui sembrava non capire... restava li immobile tentando di avvolgersi in quella sottospecie di giacca da nonno che portava con un espressione ebete in viso. solo quando riuscì ad avvicinarsi abbastanza iniziò a sbraitargli direttamente in viso...
 
H: che cosa stai facendo?
J: nulla... prima in Tv han detto che sta arrivando un temporale, che bisogna chiudersi in casa e se necessario sprangare le finestre!
H: e tu cosa ci facevi fuori? oddio... seguimi...
 
andò nella stalla, rimise il cavallo nel suo box e sigillò per bene tutto... controllò che tutti gli animali fossero al sicuro e quando si iniziarono a sentire i primi tuoni corse in casa seguita da un Jared incredulo...

H: allora, devi chiudere tutti gli scuri alle finestre...
J: i cosa?
H: le finestre di legno che sono all'esterno
J: ah ok...
H: vai... non guardarmi...
J: ok...

Jared fece quello che gli aveva detto di fare... chiuse l'ultimo quando ormai i tuoni rimbombavano in cielo, scese le scale velocemente e trovò Haley intenta a staccare tutte le spine che ci fossero nella casa, la guardò, poi si ricordò che anche sua madre lo faceva sempre, così come animato da un illuminazione divina iniziò a staccare a sua volta le prese della corrente...

H: ok, ora aspettiamo.
J: ok
H: bene.
J: bene.
H: ...
J: hey ma che facciamo adesso? cioè a parte aspettare...
H: nulla
J: ok....

Haley era imbrazzata sapeva che doveva mostrasi forte e matura, ma tutto quello che voleva fare era trovare un posto dove nascondersi. fu Jared a rompere il ghiaccio per primo...

J: generalmente cosa fate da queste parti in questi casi?
H: nulla...
J: ah... hai sentito tuo zio?
H: si
J: e che dice?
H: nulla, che probabilmente compramio un pezzo di propietà degli Stelver... il vecchio ha il vizio del gioco e ha fatto un mucchio di debiti e ora sono costretti a vendere...
J: oh... scusa la domanda ma voi siete forse ricchi?
H: cosa? No!! Ce la caviamo.. e poi non è che la compriamo veramente... non gli diamo tutti i soldi in una volta... paghiamo a rate e stringiamo la cinghia per un po’...
J: ah capito...
 
Il gelo cadde nella stanza.
Si erano seduti entrambi sul divano a guardare il vuoto, Jared vedeva Haley sussultare ad ogni tuono o rumore venire dall’esterno, e lui iniziava ad annoiarsi... fu allora che gli venne, a suo parere, un’idea fantastica!!
 
J: hey hai mica delle vecchie foto?
H: cosa?
J: foto tue da piccola, di tua madre... foto di famiglia!
H: oh.. si ne ho...
J: posso vederle?
H: ok
 
Haley non era molto convinta di quella richiesta.
Dentro di sé si domandava il perché fosse così interessato.
Come minimo non era nemmeno suo padre, e trovava tutta quella situazione assurda. Sapeva che lo zio si era convinto che Jared fosse veramente suo padre, ma lei era scettica. A peggiorare la situazione poi c’era il fatto che lo zio l’avesse abbandonata in mezzo al nulla con un completo estraneo! Ok, fisicamente era più forte di lui senza alcun dubbio e ok, era un imbranato cronico, però credeva che lo zio avesse più buon senso o che almeno alla sua partenza gli avesse detto qualcosa più di “fa la brava e controlla che Jared non si faccia male”, doveva anche fargli da balia!
Andò verso il mobile ed estrasse i grossi album che portò a jared, si mise al suo fianco ed iniziò a sfogliarli mostrandogli le foto...
 
H: qui avevo due anni a quanto pare...
J: questo è tuo zio?
H: si
J: quanti capelli!
H: si, ne ha persi molti invecchiando, ma non farglielo notare diventa logorroico altrimenti!
J: questa è tua madre vero?
H: si
J: era bella
H: si
J: le somigli sai! Avete gli stessi capelli, e guarda... la fossetta sulla guancia! ... qui dov’eri?
H: campo estivo di rodeo, imparavamo a cavalcare, condurre una mandria, usare un lazo, cose così...
J: wow... io andavo al campo estivo della scuola e il massimo che ci facevano fare era disegnare!
H: facevamo anche quello!
 
Rimasero così a guardare foto e a raccontarsi a vicenda, inconsapevoli che un legame iniziava a formarsi...









grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono.. anche se non vi rispondiamo direttamente sappiate che leggiamo quello che scrivete e apprezziamo. non rispondiamo perchè, beh si rischia d'esser ripetitivi e tutte le risposte ai commenti diventano uguali, per cui trovo migliore un grazie generale XD

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Capitolo 7
*** Di come Jared concepisce un piano diabolico ***


Di come Jared concepisce un piano diabolico


 
Nessuno si aspettava quello che successe a temporale finito.
Aprire la porta d’ingresso fu più difficoltoso del solito, rami spezzati dal vento occupavano il portico ma quello, era il male minore.
 
Appena furono certi che tutto era finito, iniziarono  a reinserire tutte le prese, accendere la luce, ecc... poi dopo pochi minuti sentirono qualcuno bussare insistentemente alla porta.
 
- hey ciao, tutto bene? Avete danni?
H: ciao, non lo so, devo ancora uscire... perché? Voi ne avete?
- non molti ma siamo bloccati, il fiume ha esondato e la strada è allagata... ci vorranno giorni per sistemare gli argini e togliere tutto quello che il fiume ha portato!
H: cosa?
J: cosa vuol dire che siamo bloccati?
- salve, lei è?
H: mio p... un ospite. Come bloccati?
- almeno che tu non conosca altre strade per raggiungere il paese che non comprendano un viaggio di cinque ore in più, siamo bloccati qua... hanno detto che porteranno soccorsi a chi serve aiuto e si sta organizzando un punto di raccolta nella propietà dei Barnes per chi ha avuto danni seri e per chi servissero viveri o altre cose...
 
Questo era quello che diceva Samuel Stern, ventiquattro anni, 190 cm, e fisico da ex giocatore di football quale era. Jared era impressionato dall’imponenza del ragazzo a confronto sia della sua che di quella di Haley che sembrava una bambina, penalizzata anche dai lineamenti fanciulleschi.
 
S: se vuoi posso darti una mano...
H: si grazie, Jared tu resta in casa e cerca di non combinare danni...
J: posso aiutare...
H: sicuro?
J: certo...
H: ok... nel ripostiglio ci sono gli stivali di mio zio, mettili! E mettiti anche una felpa più grossa, prendi anche i guanti e mettiti la cintura che trovi li appesa... quella con le tronchesi e il coltello...
J: ok
 
Jared iniziava a pentirsi.
Cosa doveva fare con le tronchesi e un coltello? E cosa aveva il suo cardigan di armani che non andava? Lo aveva pagato 300$!
Si vestì come aveva detto Haley e poi un po’ titubante uscì e venne subito messo a raccogliere tutti i rami caduti e mettere in sicurezza quelli non erano caduti del tutto... faceva il suo lavoro e osservava Haley prendersi cura degli animali prima e poi cercar di radunare le galline che avevano trovato una via di fuga durante la tempesta... osservava lei e poi Samuel. Quel ragazzo non era mai a più di tre passi da Haley, e aveva notato più volte il suo sguardo soffermarsi in luoghi in cui non doveva soffermarsi, a suo favore c’era il fatto che ok, Haley non era propiamente un cesso, però la cosa lo infastidiva un po’... iniziava a prender posto nella sua mente l’idea che fosse sua figlia e come tale doveva proteggerla e poi Robert l'aveva affidata a lui e non voleva deluderlo! Osservava Samuel e poi Haley e vedeva che lei invece non lo guardava nemmeno, lui le parlava e lei rispondeva a monosillabi, cercava di iniziare una conversazione e lei rispondeva che dovevano lavorare... c’era qualcosa che non andava in lei.
 
Poi finalmente Haley andò a controllare il recinto delle vacche che si trovava lontano dalla casa, così Jared si trovò solo con Samuel e decise di investigare...
 
J: sei stato gentile a offrirti volontario per aiutare!
S: beh sapevo che il signor Peterson era a Omaha e ho pensato avesse bisogno d’aiuto... non sapevo che lei fosse qua!
 
Poche parole e Jared aveva capito tutto. Altro che aiuto e buon samaritano, questo mirava solo ad una cosa, il reggiseno di Haley!
 
S: è un parente?
J: una specie
S: ah... e come mai è qua?
J: affari di famiglia
S: capisco...
J: ti piace Haley vero?
S: cos... cosa? Io cosa?
 
Bingo! Il colorito rosso peperone non poteva mentire!
 
J: si ti piace. Non preoccuparti, non ho interessi in quel senso, a parte un ovvio problema di parentela sono troppo vecchio per lei anche se so di non sembrarlo!
S: ma io non...
J: beata gioventù... non devi mentire... non farò la spia!
S: oh io ecco...
J: bella mossa comunque... il presentarti dopo la tempesta, il buon samaritano, il salvatore... fuonziona sempre con le ragazze!
S: si beh... ho pensato che potevo aiutare e ecco... cercar di capire se...
J: lo so, quella ragazza ha seri problemi nel dimostrare le emozioni vero?
S: no, è che è molto seria
J: già... troppo forse... non preoccuparti ci penso io!
S: cos... no! Non voglio che...
 
Tutto fu inutile, Jared aveva deciso, avrebbe aiutato Haley ad ammorbidirsi un po’ e forse a trovarsi un ragazzo. qualcosa di per lei doveva farlo per rimediare a tutti quegl'anni d'assenza no?

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Capitolo 8
*** Di come Jared acquisti fiducia in sè stesso ***


Di come Jared acquisti fiducia in sè stesso
 
 
Jared osservava Haley.
Guardava il suo comportamento, se la sua voce vacillava o se per puro caso si fosse lasciata sfuggire un’emozione. 
Era fredda e distaccata sempre. Era passata una sola giornata da quando aveva scoperto accidentalmente che qualcuno era interessato a lei e da allora non faceva altro che pensare a come fare per far rilassare un po’ quella ragazza! Doveva agire con discrezione, perché non voleva di certo rovinare un possibile futuro rapporto con lei! Così il mattino seguente quando scese per la colazione la trovò in pigiama... non l’aveva mai vista in pigiama, a dire il vero non s’era mai alzato così presto per cui appena la vide rimase bloccato. Non si aspettava di vederla con indosso un pigiama rosa, né tantomeno con un finto kimono come vestaglia, e cosa che lo stupì maggiormente fu vedere che leggeva riviste femminili! Quella era la prova che poteva farcela!
 
J: buongiorno
H: ciao
J: dormito bene?
H: si
J: che leggi?
H: un’articolo
J: di che parla?
H: sesso
 
Per poco non soffocò con il caffè. E con la gola parzialmente ustionata si fece coraggio e cercò di proseguire la conversazione come se nulla fosse, dato che a quanto pare, ad Haley non infastidiva l’argomento visto che non aveva mosso un muscolo.
 
J: è interessante?
H: no.
J: ah
H: usa il bagno che c’è in questo piano, quello di sopra serve a me oggi!
J: ok... cosa dobbiamo fare oggi?
H: dobbiamo?
J: si cioè... finiamo di sistemare fuori, ti serve una mano in altre cose...
H: vuoi aiutare?
J: certo
H: oh... ok, beh iniziamo tra due ore allora... fatti trovare pronto!
J: ok
 
Se ne andò lasciandolo perplesso in piedi a fissare la sua figura allontanarsi.
Lei d’altro canto non vedeva l’ora di andarsene dalla cucina, Jared la metteva a disagio e si vergognava a farsi vedere in pigiama da lui. Nessuno l’aveva mai vista in pigiama a parte zio Rob quando era ammalata. Appena se ne andò dalla stanza si diresse verso il suo bagno e si chiuse dentro per il suo rituale. Lo faceva solo una volta a settimana. Un lungo bagno caldo nella vasca, la maschera facciale e la pulizia viso generale. Era l’unico lusso femminile che si concedeva.
 
Jared ascoltava i rumori della casa.
Sentiva il legno scricchiolare, le tubature fare rumore, i rami che sbattevano contro i muri della casa, gli animali nel cortile correre... poi sentiva i passi di Haley, e mentre cercava di capire cosa facesse di così segreto al piano superiore decise di andare a vestirsi e iniziare a sistemare il giardino dai danni causati dal temporale. Salì le scale e aprì la porta della sua stanza ma quando vide l’internò capì d’aver sbagliato porta. Era la camera di Haley.  Niente poster alle pareti, niente colori pastello, solo muri bianchi, un letto attaccato alla parete, una scrivania con un computer sopra e un armadio semiaperto da cui si intravedevano vestiti in disordine e cassetti lasciati aperti... guardò tutto nel dettaglio e poi si concentrò sull’unica cosa attaccata al muro, una bacheca con alcune foto tenute strette con uno spillo e qualche ricevuta ricordo... guardò le foto e riconobbe l’amica di Haley che le aveva fatto visita alcuni giorni prima e vide altri ragazzi... vide la foto di classe, riconobbe biglietti di concerti, e poi eccola la foto di Julia, con in mano un trofeo e con un cavallo al suo fianco. Ne era certo... Julia era come se la ricordava, capelli neri sempre legati e quel sorriso ampio che l’aveva colpito la prima volta che l’aveva vista.
 
Haley si vestì e quando uscì di casa rimase sorpresa nel vedere Jared raccogliere i rami che il vento aveva rotto.
 
J: hey! Ho pensato di iniziare.
H: vedo...
J: ho fatto male?
H: no no... io vado dagli animali, sono là se hai bisogno.
J: ok
 
Jared era sorpreso dalla sua reazione e rimase ancora più sorpreso quando sentì il suo telefono vibrare e si accorse che Robert lo stava chiamando.
 
J: pronto?
R: hey come va?
J: beh hai saputo che...
R: si.. beh chiamavo anche per quello... ci sono stati danni?
J: alla casa no.. per il resto è meglio se chiedi ad Haley...
R: come va con lei?
J: beh, non mi ha ucciso nel sonno credo bene
R: vero....
J: come mai hai chiamato me?
R: volevo sapere da te come andavano le cose, lei avrebbe mentito spudoratamente.
J: ah capisco...
R: vuoi che chiami qualcuno  e lo mandi li a dare una mano?
J: oh.. qualcuno è venuto
R: chi? Con la strada allagata l’unico che sarebbe potuto venire è... non dirmi che il figlio dei Stern è venuto li!
J: se si chiama Samuel la risposta è si.
R: quel maledetto...
J: perché ci sono problemi con lui?
R: problemi? Gira attorno ad Haley come un cane in calore!
J: ah, l’avevi notato!
R: come si fa a non notarlo... lei è l’unica che non lo nota! Non capisco cosa ci sia che non va in quella ragazza...
J: beh io lo trovo carino... cioè che lui le stia attorno intendo.. non è un maniaco, o cose simili vero?
R: carino? Quello vuole solo una cosa, e non l’avrà da Haley!
J: beh ma prima o poi.. insomma, non vorrai che...
R: lo so... ma lui è così... alto
J: alto? Trova un’altra scusa! Io credo che sia molto simpatico... ed è stato molto premuroso da parte sua venire  subito dopo il temporale a vedere se avesse bisogno d’aiuto...
R: probabile...
J: devo solo trovare un modo e vedrai che prima che parta sarà accasata!
R: COSA?
J: sarà acc...
R: l’ho capito è che... è così piccola
J: ha vent’anni... non undici!
R: lo so ma... è ancora una bambina
J: Haley è tutto tranne che una bambina!
H: cosa?
 
Come se fosse stato un personaggio di un qualche anime (cartoni giapponesi ndr.) appenà percepì la presenza della ragazza, Jared balzò all’indietro e con un’espressione di puro terrore si voltò a guardarla per capire se era arrabbiata o se non avesse sentito nulla...
 
J: ah Haley... da quanto sei qua?
H: da abbastanza da sapere che per te sono tutto tranne che una bambina!
J: ah... c’è tuo zio al telefono... parla con lo zio!
 
E così dicendo le mise il telefono in mano e il più velocemente possibile se ne andò!
 
Haley rimase bloccata guardando il telefono di Jared.. decise di salutare lo zio, ormai aveva il telefono in mano.. un saluto poteva farglielo anche se, al momento era abbastanza irritabile dato che non osava immaginare il tipo di discorso che stava intrattenendo Jared!
 
H: pronto?
R: ciao Haley! Tutto bene? Abbiamo grossi Danni?
H: di cosa parlavate?
R: nulla! Allora? I danni?
H: dillo!
R: cose da grandi!
H: dillo!
R: Haley... dimmi dei danni, quello che discutevo con Jared non sono affari tuoi!
H: niente danni, solo qualche albero da abbattere perché colpito dai fulmini e recinti da sistemare... nulla di che... gli animali stanno tutti bene, a parte qualche gallina dispersa...
R: ok... fa la brava, e non infastidire troppo jared!
H: ma se...
R: devo andare, ciao!
 
“non infastidire Jared” ma se era lui che infastidiva lei... ripensava a quella frase dello zio quando pochi istanti dopo il telefono di Jared riprese a squillare. Si guardò attorno per vedere se fosse in giro e combattuta sul da farsi decise di rispondere al suo posto...
 
H: pronto
- Jared?
H: no... non so dove sia…
- tu sei?
H: Haley, vuoi lasciare un messaggio?
- uhm... io sono Emma, la sua assistente, digli di richiamarmi... sei Haley Williams? (cantante dei Paramore ndr.)
H: no... chi è Haley Williams?
- è una cant... Shannon che fai lascia il mio br...
S: Haley? Sei quella Haley?
H: con chi parlo?
S: sono Shannon il fratello di Jared! Tuo zio!
H: mio zi... oh Cristo! I risultati del test devono ancora arrivare!
S: lo so lo so!! Ma me lo sento che sei sua! Ho una specie di sesto senso per queste cose!!! Allora dimmi come se la cava il mio fratellino? Ha già rischiato la morte?
H: si, circa... c’è stato un temporale abbastanza violento e...
J: con chi stai parlando?
H: aspetta un attimo... tuo fratello! E prima c’era una certa Emma, ma poi non ho capito cosa sia successo ed è arrivato lui...
J: dammi il mio telefono
H: ok! Famiglia di matti...
 
E con questa affermazione Haley se ne andò consegnando nuovamente a Jared  il suo telefono...
 
J: Shan?
S: la adoro... quando posso venire?
J: siamo bloccati, un fiume è straripato e siamo bloccati qua... non possiamo raggiungere il paese vicino.. non puoi venire... e poi i risultati del test devono ancora arrivare!
S: ok... mi informo e poi parto...
J: ma ho detto che...
S: lo so che hai detto... ma io mi informo lo stesso! Ciao dobbiamo andare! Non morire!
 
Rimase a fissare il vuoto alcuni istanti pensando a tutto quello che era successo poco prima. Quando Haley lo chiamò, andò ad aiutarla a sistemare la fattoria, fingendo che non fosse accaduto nulla e sperando che Shannon non fosse davvero deciso ad andare a rovinare il rapporto che stava disperatamente cercando di costruire con lei.






P.S. lo so, il titolo fa cagare, ma non mi veniva in mente nulla per questo capitolo!!!  è anche la ragione principale del ritardo della pubblicazione :P

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Capitolo 9
*** Di come Jared capisce qual è il problema principale di Haley ***




Di come Jared capisce qual è il problema principale di Haley
 
Haley fissava la porta della camera di Jared.
La notte precedente le era arrivato un messaggio e non voleva chiedergli aiuto.
Lo zio le aveva scritto che come tradizione di li a poco sarebbe iniziata la fiera di paese che lo vedeva coinvolto, ma che dato che gli impegni con il consiglio degli agricoltori e con i lavori che sarebbero arrivati a causa della tempesta, non si sarebbe potuto occupare dei preparativi per quell’evento; la fiera di paese non era altro che una classica fiera dove tutti i proprietari terrieri preparano stand in cui vendono i prodotti del loro lavoro, promuovono iniziative per il territorio, o si offrono volontari per lavorare all’interno degli stand. Normalmente era compito di Robert allestire lo stand dell’azienda della famiglia e  aiutare nell’organizzazione generale, ma dato che sarebbe stato fuori città ancora per qualche giorno aveva chiesto ad Haley di chiedere a Jared se poteva aiutarla a sistemare lo stand e a portare tutto il materiale per la fiera in paese.
Aveva rimandato il momento in cui gli avrebbe chiesto aiuto fino all’ultimo, sperava che nel frattempo lo zio sarebbe tornato e dato che la strada era ancora bloccata sapeva che non avrebbe potuto raggiungere il paese, ma ormai la strada era nuovamente libera e anche se non poteva ancora esser usata da mezzi pesanti, il pic-up poteva passare!
Mancavano tre settimane all’evento. Non poteva rimandare!
Respirò a fondo e poi lo fece. Bussò alla sua porta!
 
J: si?
H: ecco...
J: è successo qualcosa?
H: ecco...
J: stai bene? Sei tutta rossa...
H: io cos... no...io hem...
J: Haley?
H: mi serve il tuo aiuto
J: ok...
H: ecco... mi devi aiutare a portare delle cose in paese con il pic-up per la fiera e dovresti anche aiutare i ragazzi a montare lo stand e poi potresti aiutare anche gli altri? Di solito lo fa lo zio ma lui non c’è.. e io non posso farlo perché dopo l’ultima volta non mi fanno più aiutare a montare gli stand!
J: che è successo l’ultima volta?
H: ho dimenticato di mettere un bullone
J: oh... cavoli... comunque ok, non ci sono problemi...
H: ok... ti chiamo io quando è ora di andare...
J: ok... devo fare qualcosa nel frattempo?
H: no.
 
Haley uscì.
Odiava chiedere aiuto agli altri. Odiava esser impotente come in quella situazione. E per di più si vergognava a parlare con Jared, lui la metteva in imbarazzo... non era brava nel parlare con le persone.
Appena il pic-up fu caricato di tutto l’occorrente, Haley chiamò Jared e si misero in viaggio.
Raggiunsero il paese abbastanza lentamente a causa dei lavori in corso lungo la strada, e quando lo raggiunsero Haley impartì gli ordini e si mise a sedere in un angolo a supervisionare tutto...
 
Jared era colpito. Aveva visto un lato di Haley che non conosceva, e soprattutto aveva capito una cosa importante, era timida. Ora si spiegavano molti suoi comportamenti. Non era fredda e distaccata perché era un pezzo di ghiaccio senza cuore! Ma perché  era timida ed era tutto un meccanismo di auto difesa.
Cercava di montare un tavolo quando uno degli operai iniziò un discorso sgradevole ma interessante...
 
- ancora un anno e quella diventa maggiorenne...
- e quindi?
- e quindi mi domando se farà come sua madre! Ti ricordi? Ha fatto le valige e se ne è andata ad Omaha, ha abbandonato la famiglia ed è tornata incinta e senza soldi... chissà che farà quando riscuoterà l’eredità della madre... povero Robert!
- non mi sembra il tipo... le piace qua... non è come la madre!
- tutti pensavano che sua madre avrebbe preso il posto della vecchia alla guida della famiglia! E invece guarda com’è finita, Robert ha dovuto accollarsi tutto, gestire due propietà e fare da padre ad una ragazzina...
- beh è stato lodevole no? Che scelta aveva?
- lasciare che la sorella si arrangiasse!
- se non fosse stato per Robert sai che fine avrebbe fatto Haley! Julia non era proprio una madre modello! Vi ricordate che tipo era? Penso che nemmeno una vacca si faccia montare così tante volte! povero Robert dover far da padre e anche da madre...
J: scusate ma... io credevo che Julia fosse stata una buona madre.. insomma, ho sentito che Haley le voleva bene...
- beh certo... è quello che dice sempre, ma tutti sappiamo chi era e cosa faceva!
- la puttana ecco cosa faceva!
- già... brutta storia... se li portava anche a casa, povera ragazza... ne ha viste di tutti i colori, mi ricordo che spesso passava le notti a casa di mia nipote Susan perché così almeno non doveva sentire tutta la notte la madre che se la spassava nella stanza a fianco! Robert ha fatto bene a cacciarla!
J: cacciarla?
- si, una notte che la bambina era a casa di mia nipote è andato a casa della sorella le ha dato mille dollari e le ha detto di andarsene, da allora è scomparsa dalla vita di Haley, l’ultima volta che l’abbiamo vista è stata al suo funerale!
J: ma come è...
- chi lo sa... l’hanno trovata in un vicolo seminuda, hanno detto che è moprta per overdose. Io ci credo!
- smettila... se ti sentisse Haley, lo sai che lei non lo sa...
J: cosa non sa?
- com’è morta sua madre... aveva tredici anni all’epoca, lo zio non ha voluto raccontargli nulla... gli ha detto solo che è morta in un incidente!
 
Jared rimase ad ascoltare quei discorsi in silenzio, poi appena finì di sistemare il tavolo dello stand andò da Haley che era rimasta in un angolo a guardare gli operai al lavoro...
 
J: hey, dici che l’ho montato bene?
H: sembra di si
J: che cosa fate qua durante questa... fiera?
H: nulla di che, ci sono bancarelle di caramelle, si vendono i prodotti delle fattorie, ci sono esposizioni di mezzi agricoli... classiche cose da fiera...
J: ah... e a cosa serve quel tendone?
H: quello è per il ballo
J: c’è un ballo?
H: si, l’ultima sera.
J: e tu ci vai?
H: no
J: perché?
H: nessuno mi invita mai e non so ballare e comunque non mi interessa!
J: come nessuno ti invita?
H: non sono fatta per quelle cose...
J: capito
 
Vedendo il viso di Haley arrossarsi capì che l’argomento la imbarazzava, così lasciò cadere il discorso e tornarono verso casa. Haley con quella sensazione d’ansia che Jared le procurava e lui con una strana sensazione di tristezza. sapeva che il motivo era uno. Haley. gli aveva descritto il rapporto con la madre come un normale rapporto, gli aveva fatto credere d'aver passato un'infanzia felice con la madre e invece nulla era vero. guardava Haley al volante concentrata sulla strada e seria, ripensava a tutte le volte in cui l'aveva guardata e aveva pensato fosse solo fredda e distaccata, e ora capiva il perchè non gli permetteva di entrare, non cercava di costruire un legame, non voleva nulla all'infuori di un rapporto da normali conoscenti, probabilmente aveva solo paura. 
paura d'esser abbandonata. 
ancora.

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Capitolo 10
*** Di come Jared capisce che ad Haley importa. ***


Di come Jared capisce che ad Haley importa.
 


Mamma.
È la prima parola che impariamo, la prima che pronunciamo nei momenti di pericolo, ed è quella persona che ci ama per quello che siamo. Jared pensava a sua madre, e pensava a Julia... di come nulla di quello che gli avevano detto era vero, di come non fosse stata una madre. Con quel pensiero scese a fare colazione e sulla tavola tenuto stretto da un piatto con una fetta di torta coperto da del cellophan trovò un biglietto.
 
“starò fuori tutto il giorno, torno sulle 16. Credo. Lo zio dovrebbe tornare questa sera, dove vado io i cellulari normali non funzionano, se devi chiamarmi usa il telefono satellitare appeso di fianco al frigorifero.
                                                                                                                      Haley”
 
Lesse il biglietto due volte poi guardò la fetta di torta lasciatogli da Haley, cioccolato e noci. Sua nonna faceva una torta simile! La scartò e la gustò lentamente.
Non sapendo cosa fare decise di esplorare i dintorni, così si avviò a piedi lungo il sentiero che portava verso i campi coltivati e in compagnia della sua fedele macchina fotografica inizò a scattare qualche foto ricordo del paesaggio... scattò fino a quando nel mirino vide la figura di Samuel Stern. Si avvicinò a lui e iniziò il suo piano....
 
J: hey!
S: salve! Cosa fa da queste parti?
J: esploro
S: ah capisco... le piace?
J: non è male...
S:  però qui è nella nostra proprietà, se vuole vedere la proprietà dei  Pontley deve andare verso est, la loro è più interessante, noi coltiviamo solo, loro hanno anche un allevamento di vacche pecore e qualche cavallo...
J: oh ok, grazie per l’informazione... Haley è...
S: al pascolo nord si...
J: cosa?
S: si hem... l’ho vista al pascolo nord... con i geologi...
J: oh... ok... tu sai molto di lei vero?
S: si, insomma, la conosco da sempre e così...
J: hai mai pensato di... come dire... chiederle di uscire?
S: Haley? No! Lei non è interessata a queste cose.
J: sei sicuro?
S: credo... a scuola non era il tipo che parlava molto, capisce? E insomma, poi c’è tutta la faccenda della sua famiglia, cioè non che abbia qualcosa che non va, è che mio padre e suo zio, non sono propriamente migliori amici... ecco...
J: capisco... vuoi fare un patto?
S: cosa?
J: un patto.
S: dipende da cosa..
J: tu la inviterai alla festa del paese, per il ballo
S: oh.. non credo accetterebbe mai.. e poi mio padre...
J: fregatene... se avessi fatto tutto quello che voleva mia madre, a quest’ora sarei già sposato e farei il medico.
S: beh credo che...
J: tu la inviti al ballo e io, vediamo, faccio in modo che lei accetti e venga! Vestita come una vera ragazza.. niente jeans e stivali...
S: oh.. ok!
J: bene... è tutto nelle tue mani
S: ok.. scusi ma.. posso farle una domanda? lei chi sarebbe di preciso?
J: Jared Leto, un vecchio amico di sua madre... possiamo dire che Haley è come una figlia per me.
S: capisco.
J: adesso vado verso est allora. Vediamo fino a dove riesco ad arrivare!! Ciao
S: salve...
 
Jared si allontanò fiero di sé e impaziente di vedere la faccia di Haley quando Samuel le avrebbe fatto la “proposta”.
 
Haley tornò a casa prima del previsto e non trovò nessuno a parte un biglietto di Jared che diceva d’esser andato in esplorazione.
Decise di salire e farsi una doccia, così mentre si infilava la maglietta cercando di non far cadere l’asciugamano che teneva stretti i capelli sentì un auto fermarsi davanti casa. Scese convinta fosse lo zio, ma quando aprì la porta trovò un uomo con occhiali da sole, una maglietta consumata, Jeans a vita bassa e anfibi che guardava il paesaggio... questa volta decise di non imbracciare il fucile, pensava di sapere già chi fosse...
 
H: salve
- Hey!!!! Tu sei Haley vero?
H: si.. lei?
- Shannon! Tuo zio!
H: cosa?
S: shann..
H: nono quello l’ho capito.. è che non sapevo sarebbe venuto anche lei... insomma...
S: l’ho deciso ieri mattina, così... eccomi qua. Wow. Bel posticino.
H: si... hem Jared sa che...
S: no, è una sorpresa!
H: capisco...
 
Haley rimase immobile ad osservare l’uomo che sicuramente era troppo felice per i suoi standard. Dopo alcuni secondi d’esitazione lo invitò ad entrare e dopo averlo aiutato con i bagagli cercò il telefono per chiamare jared.
 
H: in genere lui resta in casa, ma a quanto pare oggi ha deciso di “esplorare”
S: lui adora esplorare! Mi stupisce che sia riuscito a restare chiuso in casa tutti questi giorni...
H: eccolo... suona...  jared hem ciao... è che.. tuo fratello è qua... tuo fratel... ok... cosa? No... hai una bussola?... no... oddio... ah ok...  segui quel sentiero, vedi una quercia?... no, è grossa e alta... si quella... ecco ci sei, passa la collinetta, vedi la casa?... voltati dall’altra parte... ok.. si si. Sta arrivando
S: si era perso?
H: un po’
S: vivi sola?
H: no, con mio zio. È fuorì città, dovrebbe arrivare questa sera.
S: sei molto carina te l’hanno mai detto?
 
Haley arrossì fino alle punte dei capelli. Allontanò subito lo sguardo dall’uomo che capì quasi immediatamente che certi complimenti era meglio evitarli. Aspettarono in silenzio l’arrivo di Jared. Shannon seduto su una sedia che osservava Haley sistemare la cucina e preparare la carne per la cena.
 
Jared si sentiva idiota, si era perso seguendo un sentiero. E come se non bastasse Shannon aveva ignorato ogni sua parola ed era volato fino in Nebraska solo per rovinargli tutto. Fin da quando erano bambini nessuno dei due aveva mai avuto qualcosa di solo suo. Jared voleva avere almeno quello, una figlia sua, ma a quanto pare Shannon non poteva aspettare oltre per interferire anche in questo aspetto della sua vita.
 
J: Haley? Shannon?
S: sorpresa!
J: cosa cazzo non hai capito di non venire qua?
S: volevo vederla.
J: non è un cucciolo... potevi aspettare! E poi non sono nemmeno ancora arrivati i risultati del test.
S: e quindi?
J: proprio non ci arrivi! Lasciamo perdere. Dov’è Haley?
 
Si erano accorti solo ora che la ragazza non era nella stanza. Si guardarono attorno e videro la sua figura in giardino intenta a recidere alcune rose. Quando rientrò in casa la guardarono perplessi.
 
H: che c’è?
S: nulla
J: rose?
H: si, rose. Io ho del lavoro da fare prima che torni lo zio. Voi fate quello che vi pare basta che non moriate. Poi sai che palle la polizia...
 
Se ne andò lasciandoli soli e basiti per le ultime parole pronunciate.
 
S: sembra un camionista. Sexy, un camionista sexy
J: non pensarci nemmeno, lei non è sexy.
S: ok, non lo è. E non penserai mica che vorrei... oh ma Jay! È mia nipote che... pervertito
J: sei tu che dici che è sexy!
S: perché è un dato di fatto... non vuol dire che voglia... che schifo!
J: lasciamo perdere.. come va a casa?
S: bene... Emma è esaurita ma va tutto bene.
J: come al solito
S: già... così.. com’è vivere qua?
J: bello, rilassante...
S: e la ragazzina com’è?
J: è così ma... non posso parlartene qua, potrebbe sentirci...
S: di che devi parlare?
J: sta arrivando... quando siamo soli.
S: ok.. hey!
H: che c’è?
S: nulla.. così  ti chiami Haley e basta o hai un secondo nome? Soprannome? Nomignolo?
H: Haley e basta
S: soprannome?
H: nessuno
S: ok... hai il ragazzo?
J: Shan... lascialo perdere è caduto da piccolo...
H: devo preparare la cena.
J: ok...
H: Jared?
J: si?
H: lo mangi questo?
J: i broccoli? Certo
H: ok.. il latte?
J: certo
H: ok
J: noi andiamo di la...
H: ok
 
Se ne andarono guardando Haley china sul tagliere da cucina mentre preparava la cena.
Shannon aveva capito due cose, una era che Jared sapeva qualcosa che Haley probabilmente non doveva sapere e la seconda era che era troppo timida... Jared invece aveva capito un’altra cosa ancora, per Haley scambiare anche solo qualche parola innocente con lui guardandolo in faccia era impossibile, per tutto il tempo aveva tenuto lo sguardo basso, aveva incontrato i suoi occhi o quelli del fratello solo una o due volte; ma di una cosa era felice. Aveva pensato a lui, aveva raccolto un broccolo per lui. Infondo un po’ gli importava.
 

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Capitolo 11
*** Di come i nodi vengono sempre al pettine ***


Di come i nodi vengono sempre al pettine

 

 

 

R: tu devi essere Shannon.

S: si, piacere, scusi per l’intrusione ma non potevo aspettare oltre...

 

Robert era tornato.

Per prima cosa aveva salutato Haley in privato, sapeva che alla ragazza certe dimostrazioni d’affetto pubbliche non piacevano, così dopo averla salutata salì al secondo piano e andò a salutare Jared e a fare la conoscenza di Shannon.

 

R: non preoccuparti, la casa è grande, un po’ di compagnia in più non fa mai male!

J: com’è andata a Omaha?

R: bene, a quanto pare tra poco finiremo di pagare il mutuo e potremmo rilassarci un po’...

S: dovete festeggiare!

R: ci penserà Haley, cucinerà qualcosa di speciale come al solito!

J: a proposito di Haley...

R: è successo qualcosa?

J: no no... è stata molto... gentile... è che dovrei parlarti, senza di lei...

R: mi devo preoccupare?

J: no tranquillo...

R: ok... dopo cena allora, questa sera Haley dovrebbe andare a casa di una sua amica per preparare gli striscioni della fiera... saremo soli.

J: ok

 

Scesero, cenarono, e appena Haley mise in moto l’auto e si allontanò dalla casa i tre uomini si sedettero in soggiorno e in un rispettoso silenzio Jared iniziò a parlare...

 

J: ecco... l’altro giorno mentre ero in paese con Haley, alcune persone hanno iniziato a parlare di voi, di Julia in particolare e mi chiedevo se...

R: Haley...

J: lei non ha sentito nulla... non era nei paraggi.. mi chiedevo solo se fosse vero, e del perché mi hai mentito...

R: vedi... cosa hanno detto?

J: che Julia era una puttana, che si drogava e che tu l’hai mandata via quando Haley era piccola, che lei non l’ha cresciuta e che andava e veniva... che quando è morta era...

R: è tutto vero

J: perché hai mentito?

R: perché Haley non sa nulla.

S: come non sa nulla?

R: lei crede che sua madre sia morta in un incidente d’auto, sa che lavorava in un night club, ma non sa cosa faceva esattamente per vivere. Quando cacciai Julia era piccola, non si ricorda nulla di quel periodo... pensa che sua madre fosse una brava persona, non voglio che sappia com’era realmente. L’avete vista no? I bambini possono essere crudeli, ha passato tutto il periodo delle elementari e delle medie ad esser presa in giro, e al liceo non è andata meglio. Per fortuna i professori capivano la situazione e anche alcuni genitori, dopotutto, è un piccolo paese ci si conosce tutti, per cui sono stati comprensivi, e hanno cercato di impedire ai propri figli di prenderla in giro, ma non tutti l’hanno fatto. Così l’hanno chiamata in tanti modi... bastarda penso sia stato quello più gentile! Dopo il diploma non ha nemmeno preso in considerazione il college, ha iniziato a lavorare e va in paese solo quando la obbligo... se sapesse tutta la verità credo che non lo sopporterebbe... non voglio che odi sua madre. Mi spiace non avertelo detto.

J: prima o poi dovrai dirglielo.

R: lo so.

J: ok.. per cui lei non lo può sapere... ma e se qualcuno del paese...

R: nessuno glielo dirà. Se avessero voluto farlo lo avrebbero già fatto...

J: posso farti una domanda?

R: certo.

J: non prenderla nel verso sbagliato ma ho pensato molto... e se il test sarà positivo... volevo chiederti se potevo chiedere ad Haley di venire a Los Angeles con me.

R:COSA?

S: cosa? E dove la metti?

J: non voglio portartela via... ho solo pensato che le farebbe bene, allontanarsi, andare in un posto dove nessuno la conosce, dove non abbia dei ricordi... e poi, avrei la possibilità di conoscerla meglio, di far in modo d’inserirla nella mia vita...

R: non credo accetterebbe, penso anch’io che le farebbe bene andare via da qua, credimi vorrei che fosse come tutti gli altri ragazzi che pensano solo ad andarsene da qua, che pensano al college, a divertirsi... ma lei...

S: tentar non nuoce. Anche se sembra odiarti...

R: non lo odia. Credetemi, lei non ti odia. È che, diciamo che non si aspettava uno come te. Deve ancora accettare il fatto che suo padre potrebbe essere uno come te.

J: che ho che non va?

R: è che sei così

S: magro, fissato con i capelli, schizzato, sembri una checca isterica.

R: non avrei detto così però...

J: sembro cosa?

S: checca isterica. Come adesso... perché devi sempre farne un dramma! Non puoi piacere a tutti!

J: ok, però insomma... io non ti dico tutto quello che penso...

 

Restarono a parlare fino a quando Haley tornò a casa. La videro entrare silenziosamente e salire le scale senza far rumore. Non s’era accorta che i tre uomini erano ancora svegli, se ne accorse quando Jared bussò alla sua porta...

 

H: cosa...

J: nulla... vado a dormire, volevo darti la buona notte

H: ok

J: divertita con le tue amiche?

H: si

J: bene. Notte

H: notte

 

Rimase a guardare la figura dell’uomo entrare nella sua stanza, poi rientrò nella sua stanza e tentò di dormire....

 

Il mattino seguente furono tutti svegliati da un urlo di Haley. Come logico corsero tutti fuori dai propri letti e si diressero verso il suono e quando arrivarono capirono che l’urlo non era di spavento... era arrabbiata, stava sbraitando in piena faccia al fattorino del fiorista...

 

- non ti sto prendendo in giro Haley

H: oh ma per favore, senti ti do dieci dollari.. dimmi chi è...

- non lo so.. ho signor Pontley per fortuna...

R: che succede? Perché urli?

H: uno scherzo, stupido scherzo infantile... nemmeno a scuola ne facevi di così pessimi!

R: quale sarebbe lo scherzo?

H: questi!

S: fiori?

- non è uno scherzo... lo sai che è la tradizione...

H: oh si, come in Carrie... poi mi verserete sangue di maiale addosso? Vero?

- non è uno scherzo... la prego la  faccia ragionare...

J: che tradizione...

R: per il ballo estivo. I ragazzi per invitare una ragazza al ballo, devono spedirle un mazzo di spighe di grano con all’interno un fiore, e questo sembra un invito... ha anche messo una rosa, il ragazzo ha fatto le cose per bene...

S: perché è importante il fiore?

R: si, il fiore dovrebbe simboleggiare l’importanza che ha la ragazza per il ragazzo, è una tradizione vecchia, dei tempi in cui i giovani non potevano parlare liberamente come oggi, per cui i ragazzi inventavano questi stratagemmi per parlare con le loro innamorate, le mettevano fiori in mezzo al grano, in modo che i genitori  non sospettassero nulla... e una rosa è beh... un fiore importante...

H: torniamo alla questione primaria? Dimmi chi ti ha pagato!

- nessuno Haley! Sei stata invitata al ballo, prendi questo maledetto mazzo e scoprilo da sola...

S: dov’è il bigliettino?

- qui.. non l’ho infilato, sono venuto in moto, avevo paura si togliesse...

S: vedere...

H: cosa?

S: voglio vedere chi è... poi ci vado a parlare...

J: cosa?

R: cosa?

S: nessuno prende in giro mia nipote... si pentirà d’averci anche solo pensato...

- è tuo zio? Ma non...

H: vattene Rupert

- ok...

R: devo pagarti? No vero?

- no... mi hanno già pagato...

R: ok, salutami tua madre

- certo

 

Il ragazzo ripartì e restarono tutti in pigiama a fissare Shannon che teneva in mano il biglietto... tutti tranne Haley che teneva lo sguardo basso, rossa in viso, fu allora che Shannon capì che non poteva leggere il biglietto. Lo diede ad Haley che rimase colpita dal gesto e non sapendo cosa fare rimase a fissare Shannon...

 

S: leggilo, poi se è uno scherzo dimmelo...

H: ok

 

Lesse il biglietto e rimase senza fiato dallo stupore...

 

“verresti al ballo con me? Samuel”

 

R: quindi?

H: Samuel

R: cosa?

J: oh.. wow

S: devo picchiarlo?

H: no, ci penso io...

R: non vorrai accettare vero?

 

Haley prese il telefono, selezionò il nome di Samuel ed aspettò...

 

H: pronto?

S: si?

H: è uno scherzo?

S: no

H: dimmi la verità

S: non è uno scherzo Haley

H: non è che poi succede come in Carrie vero?

S: non ho i maiali

H: ...

S: aspetto una risposta.

 

Riattaccò il telefono e poi Haley guardò lo zio che nel frattempo aveva sentito la necessità di sedersi...

 

R: oddio, vuoi andarci?

H: no, si, non lo so!

 

Si alzò lasciando il mazzo in mezzo all’entrata e tornò sguardo basso nella sua stanza, Robert cercò di seguirla, sapeva che forse aveva esagerato, che doveva lasciarla libera, ma una vocina dentro la sua testa continuava a ripetergli “Samuel no, tutti ma non Samuel”. Fu Jared a fermarlo, così si fece coraggio e decise di tener fede alla sua parte del patto...

 

J: Haley

H: che vuoi?

J: vuoi andare al ballo?

H: no

J: dillo guardandomi in faccia

H: no

J: guardami negl’occhi, non il mento.

H: ...

 

Haley non ci riusciva. Sentiva che stava per esplodere...

 

J: dillo

H: voglio andarci

J: allora vai

H: ma non

J: nessuno ti prenderà in giro, non con Shannon nei paraggi,  devi sapere che è molto protettivo e ormai sei spacciata, farà del male a chiunque cercherà di fartene. Parlo per esperienza personale.

H: ...

J: so che non hai molti amici, l’ho capito, e so anche che probabilmente quello che ti preoccupa è che non hai nulla da metterti.

H: io ho vestiti

J: non per un ballo, ho visto il tuo armadio... lo avevi lasciato aperto una mattina... nessuno ti giudicherà se vorrai andarci, è normale!

H: ...

J: adesso torno giù, quando hai deciso dimmi cosa devo fare, mi pare di capire che tutta questa cosa degli inviti è una faccenda di mazzi di fiori, grano e cose simili, per cui... lo faccio io se il  tuo problema è dirlo allo zio ok?

H: ok

 

Jared uscì dalla stanza fiero di sé. Era sempre stato bravo a far fare alle persone quello che lui voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da questo capitolo ho pensato di inserire il “coming soon” ovvero vi anticipo già quale sarà il titolo del prossimo capitolo. Se volete saperlo e fare congetture e provare ad indovinare cosa accadrà continuate a scorrere questa pagina e leggete il titolo, altrimenti non andate oltre u.u

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Coming soon:

Di come Jared si improvvisa personal shopper

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Capitolo 12
*** Di come Jared si improvvisa personal shopper ***


Di come Jared si improvvisa personal shopper

 

 

 

Nessuno aveva ancora detto nulla.

Nessuno sapeva cosa avesse deciso Haley, per questo quella sera a tavola regnava il silenzio, fino a quando Haley non prese un lungo sospiro, posò le posate sul piatto e lo disse...

 

H: ci vado

R: cosa?

H: ci vado

S: al ballo?

H: si

R: woh woh woh aspetta, sei sicura?

H: si

R: con Samuel Stern

H: si

R: ok

H: mi servono dei soldi

R: per cosa?

H: cose da... femmina

R: ah, ok

J: ci penso io.

R: cosa?

J: posso pensarci io?

R: ok, penso che possa andare.. Haley?

H: oh.. io.. ok

S: cosa devi fare per accettare l’invito?

H: devo.. hem... devo... mandargli un biglietto

J: tutto qua?

S: cioè i ragazzi devono mandare mazzi di fiori e a voi ragazze basta un biglietto?

H: si

R: lo so, ma ormai si fa così...

S: che fregatura... hai già tutto in casa?

H: si

S: bene... hai anche il vestito?

H: no, è per quello che mi servono i soldi...

 

Haley incrociò per un attimo lo sguardo di Jared, si erano ricordati entrambi del dialogo avuto la sera prima riguardo al fatto che la ragazza non avesse nulla da indossare ad un ballo.

 

Quel pomeriggio Haley stava raccogliendo le uova dal pollaio quando Jared fece la sua comparsa...

 

J: tuo zio dice che oggi sei libera per cui metti giù il cesto e vieni con me.

H: cosa?

J: vieni con me

H: perché?

J: shopping

H: cosa?

J: ho detto che avrei pensato io al vestito no?

H: si ma credevo che...

J: credevi che ti avrei dato la mia carta di credito e me ne sarei rimasto in divano vero?

H: si

J: hai pensato male. Forza, cambiati scarpe.

 

Jared se ne andò lasciandola allibita in mezzo al pollaio. Non sapendo come fare e non trovando il coraggio per controbattere decise di fare come ordinatole, e si preparò per uscire. Quando scese nuovamente al piano di sotto Jared la stava aspettando vestito di tutto punto, la guardò e dopo essersi soffermata a lungo sui suoi stivali consumati dal tempo tirò un sospiro prese le chiavi del pick-up e uscì di casa, seguito a ruota da Haley che faticava a trattenere l’ansia. non sapeva come comportarsi, di sicuro sapeva che la presenza di Jared la innervosiva. Salì in auto e proprio mentre stava chiudendo la portiera Shannon salì in auto e fece spostare Haley nell’unico posto in cui non voleva stare, al centro tra i due uomini che nemmeno conosceva, o meglio, non conosceva così a fondo da sentirsi a suo agio in loro presenza...

 

J: cosa fai?

S: non penserai che mi perda questa cosa?

J: ci speravo

S: wow adoro queste auto.. si sta comodi anche in tre davanti! Non ne fanno più di auto come questa!

J: vero... se solo non abitassimo a L.A. penso ne prenderei una...

 

Partirono. Haley non pronunciava una parola e Shannon parlava anche per lei, non che Jared fosse da meno però.

Arrivati in paese Jared non si fermò, proseguì fino alla città più vicina dove Haley scese in pieno terrore. L’ultima volta che era stata in quella cittadina aveva dodici anni e c’era stata in gita con la scuola, ora dopo un lungo periodo passato tra la natura e quelle sporadiche volte in paese, si sentiva un pesce fuor d’acqua. Osservava i palazzi come se fossero stati fatti di marzapane, e il traffico le sembrava selvaggio, anche se le poche auto che passavano lo rendevano abbastanza tranquillo. Per lei che era abituata alla vita di campagna era come New York.

 

J: ho chiamato la mia assistente e le ho fatto cercare l’indirizzo di un negozio decente di abiti da sera, ne ha trovati due, e sono qua.. per cui andiamo? Haley? Tutto bene?

S: Haley?

H: si... tutto bene

J: che c’è?

H: è così alto

S: cos.. oh il grattacielo... sei mai stata in città?

H: si, ma non ci vengo da tanto...

S: ah ok... beh, ce ne sono di più alti, credimi.

H: lo so, ho la Tv, però vederlo dal vivo è un’altra cosa

S: ook... andiamo? Oh aspettate

J: che c’è?

S: dite cheese

J: cos.. oh Shan!

S: fatto…

H: perchè hai una macchina fotografica?

S: mi piace fare foto...

J: è meglio che ti abitui... farà foto anche nei momenti meno opportuni!

 

Haley era shoccata. Venne trascinata dai due uomini tra le strade del centro, fino all’interno di un piccolo negozio. Entrarono e mentre lei guardava i prezzi appesi ai manichini, Jared iniziava a monopolizzare l’attenzione della commessa...

 

- posso esservi utile?

J: si, ci serve un abito per un ballo...

- oh, è per sua sorella?

J: mia sor... no, è mia fig... un’amica

- oh, ok, scusi.

S: Haley provati questa!

H: cos... no

S: ma

J: Shannon smettila. Lo scusi, mio fratello si fa trasportare facilmente.

- oh ok.. per cui come lo vuoi?

H: ecco io non lo so

- ok... quale stile ti piace?

H: io ecco...

J: il punto è che non abbiamo uno stile, per cui tiri fuori tutto quello che possa starle bene. Niente gonne sotto il ginocchio, il suo ragazzo è un gigante e rischiamo di farla sembrare una nana.

H: grazie! Ma... mi piace lo stile anni ’60, cioè non che quello di adesso faccia schifo, ma non mi piacciono le cose troppo corte. Sotto tutti i punti di vista.

 

Jared e Shannon guardavano Haley in silenzio. Fino ad ora avevano pensato fosse una specie di zoticona che non sapesse dell’esistenza delle pochette o che fosse ancora convinta che il massimo dell’eleganza fosse la salopette... ma ora si ricredevano. Inoltre Jared si sentì idiota. Solo in quell’istante si ricordò che una mattina l’aveva vista sfogliare una rivista di moda, dopotutto non era una caso perso...

 

- ok, non ho molti abiti vintage, ma ho alcune cose carine...

J: per me starebbe bene con qualcosa di stretto in vita

- certo

 

La commessa iniziò a tirar fuori ogni sorta d’abito avesse in negozio, fino a quando Jared non convinse Haley a concentrarsi su tre abiti, Haley non sapeva che fare... non era esperta di abiti, shopping e cose varie, un vestito per lei valeva l’altro; erano tutti belli e non capiva perché Jared insisteva tanto per farglieli provare tutti.

Entrò nel camerino e iniziò a spogliarsi, poi una volta indossato l’ennesimo abito uscì e il flash della macchina fotografica di Shannon la investì...

 

S: scusa.. dovevo cogliere l’attimo

J: oh wow...

-  il nero è il tuo colore...

S: dovremmo andare in un negozio di biancheria intima.

J: perc... oh... penso che tutta la tua biancheria sia così vero?

- hai qualche reggiseno senza spalline?

H: no... perché dovrei averne senza spalline?

- perché stanno male le spalline in questo vestito.

H: ma come faccio a... lo posso mettere nero.. non si noterà nemmeno che sono del...

- no, serve senza spalline...

H: beh allora prendo un vestito con le spalline... quello rosso.

J: quello rosso ti sta male.

H: non è vero

S: ti fa il culone

H: non è vero!

S: si

J: ha ragione... questo ti sta benissimo.

- concordo

H: ma...

J: conosce un negozio in zona dove possiamo trovare anche la biancheria?

- certo, in fondo alla strada.

J: grazie...

S: abbiamo trovato l’abito?

J: si

H: ma io non...

J: oh giusto... ti piace?

H: si

J: allora lo prendiamo

H: ma non sai nemmeno quanto costa!

J: quanto?

- 250$

H: duecento... oh mio dio!

J: ok

H: ma sono duecent...

J: va bene...

H: no, non devi spendere duecentocinquanta dollari per un vestito. È troppo, cioè... non serve che spendi tutti quei soldi...

S: beh, mancano ancora le scarpe e la biancheria...

H: oddio vero! le scarpe?

S: non vorrai metterti quei cosi vero?

H: no, ho un paio di ballerine a casa che vanno bene...

S: balleche?

J: oh no, non puoi metterti le ballerine... prendiamo l’abito, rivestiti dobbiamo andare a prendere il resto.

H: ma...

J: hai accettato che pensassi io a tutto, per cui non preoccuparti dei soldi!

H: ma

S: forza principessa, torna nei tuoi abiti...

 

Shannon la spinse nel camerino, dove si rivestì rossa in viso per l’imbarazzo e in preda all’ansia per il pensiero di quello che doveva avvenire e per quello che era accaduto. Non riusciva a credere d’aver avuto una discussione con Jared, era riuscita a guardarlo in faccia e a parlarci. Un discorso serio! Usciti dal negozio d’abiti si diressero in silenzio verso il negozio d’intimo, ma quando furono sul punto d’entrare Haley bloccò i due uomini..

 

H: vado da sola

J: perché?

 

Jared guardò la ragazza imbarazzata che faticava a guardarlo in faccia, e  capì che forse quello non era posto per loro. Haley entrò e dopo aver mostrato l’abito alla commessa si fece consigliare il tipo di biancheria adatta. Era la prima volta che teneva in mano la carta di credito di Jared. La guardava attentamente, era diversa da quella dello zio, in questa il nome di Jared era in rilievo e il colore argento della tessera la faceva sembrare importante... pagò e uscì trovando i due uomini seduti su una panchina...

 

J: fatto?

H: si

S: adesso? Scarpe?

J: si

H: ma perché le ballerine non vanno bene?

J: quanto è alto Samuel? Un metro novanta?

H: boh, credo

J: tu quanto sei? Uno e sessanta?

H: sessantaquattro

J: appunto... ti servono dei tacchi.

H: ma io non.. so usarli

S: mai camminato sui tacchi?

H: no

S: è facile, ti insegno io.

H: tu sai...

S: lunga storia, comunque si.

 

Comprarono anche le scarpe, poi quando ormai la sera lasciava spazio alla notte tornarono a casa.

Robert li stava aspettando in divano, in ansia e con un po’ di sonno...

 

J: siamo tornati!

R: preso tutto?

S: si, tutto... dal vestito alle scarpe!

R: posso vedere?

J: no! Lo vedrai la sera del ballo...

R: ok... non ti ha fatto spendere troppo vero?

S: no, fidati, ha speso anche troppo poco.. se era per lui comprava tutto il negozio

 

Haley era andata a chiudersi nella sua stanza lasciando gl’uomini soli a parlare di donne, soldi, e vestiti. Era seduta sul suo letto ad osservare l’abito appeso ad una gruccia sullo specchio e a pensare che per la prima volta in vita sua si sentiva amata da più di una persona.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Coming Soon:

Di come Shannon lega con Haley

 

 

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Capitolo 13
*** Di come Shannon lega con Haley ***


Di come Shannon lega con Haley

 

 

 

Shannon giocava con un gatto randagio, era seduto su un vecchio tronco d’albero in mezzo al boschetto che fiancheggiava la casa e guardava il piccolo felino inseguire il bastone che Shannon muoveva sopra la sua testa. Iniziava a pensare di portarsi a casa il gatto, quando sentì il suo telefono vibrare nei pantaloni. Guardò lo schermo e non capendo perché Haley lo chiamasse, rispose un po’ sorpreso...

 

S: pronto?

H: Shannon, mi serve il tuo aiuto

S: il mio? Sicura?

H: si, sei il primo numero nelle chiamate effettuate e non riesco a chiamare nessun altro...

S: è successo qualcosa?

H: non proprio...

S: perché ti sento così male?

H: perché sto usando il vivavoce e il telefono non è propriamente vicino alla mia testa.

S: cos’è successo? Dove sei?

H: tu dove sei?

S: sono nel boschetto vicino alla casa...

H: oh fantastico... prendi una moto e segui il sentiero che c’è in mezzo al boschetto... devi percorrere circa tre chilometri, non uscire dal sentiero, dovresti vedermi a un certo punto...

S: ma cosa è successo? Stai bene?

H: non proprio... è imbarazzante

S: mi devo preoccupare?

H: no... ho tutti gli arti al suo posto... vieni solo qua per piacere...

 

Haley le aveva provate tutte prima di chiamare Shan.

Quella mattina era andata a fare una passeggiata da sola, poiché non aveva lavori da fare. Camminava sul prato e si godeva il sole quando inciampò in una buca del terreno e cadde bruscamente a terra sbattendo la schiena. Sul momento pensò di non essersi fatta nulla, ma appena tentò di rialzarsi una fitta pervase tutto il busto; così dopo essersi stesa per calmare il dolore, estrasse il suo cellulare e usò l’elenco chiamate per chiamare qualcuno... non si ricordava chi era stata l’ultima persona che aveva chiamato, ma sperava fosse qualcuno di vicino. La fortuna le sorrise, era Shannon.

 

Shannon arrivato alla casa guardò se qualcuno era nei paraggi, ma non vedendo nessuno decise di prendere semplicemente la moto di Robert e di seguire le indicazioni di Haley. Percorse tutto il sentiero e dopo pochi minuti notò la figura della ragazza a terra.

 

S: che è successo?

H: ciao, senti non agitarti, ma sono caduta e non riesco a muovermi da qua.

S: cosa? Come puoi... oddio non usare la parola agitare e non riesco a muovermi nella stessa frase!

H: ok, allora non agitarti ma mi fa male la schiena.

S: simpatica molto... com’è successo?

H: camminavo e BAM sono caduta

S: ok... come facciamo? Cioè cosa dovrei fare? Chiamo qualcuno...

H: non lo zio... lui si preoccupa troppo e poi vorrà andare all’ospedale... troppa fatica... cerca di alzarmi, delicatamente...

 

Shannon era titubante, sapeva che chiamare aiuto era la cosa giusta da fare e che un medico doveva visitarla, ma d’altro canto sapeva che se avesse chiamato aiuto Haley l’avrebbe odiato, così pensò di aiutarla a sollevarsi e in caso si fosse rivelata una brutta idea, avrebbe chiamato aiuto!

Era imbarazzato dalla situazione, non tanto quanto Haley però. L’uomo le era talmente vicino che sentiva il suo respiro sulla pelle, si accovacciò su di lei mettendole un braccio attorno al collo e l’altri all’altezza della vita e delicatamente tentò di sollevarla, dovette fermarsi un paio di volte causa lamenti della ragazza, ma dopo alcuni minuti riuscì a metterla a sedere.

 

S: ok, e adesso come pensi di riuscire a tornare a casa?

H: un problema alla volta

S: chiamo qualcuno

H: no

S: si, poche storie... non puoi camminare e nemmeno salire sulla moto...

 

Shannon chiamò Robert che arrivò a velocità lampo con il furgoncino...

 

R: oddio che è successo?

H: nulla, sono solo caduta

R: solo? Guardati... non cammini

H: non sono paralizzata, guarda, muovo i piedi e le gambe, le braccia pure e se mi tocchi lo sento...

R: e se hai una costola rotta?

H: non credo... respiro bene e il male è alla base della schiena, per cui credo d’essermi stirata un muscolo o cose del genere... magari è solo un nervo accavallato *...

R: sei un medico? No! Shannon aiutami...

 

I due uomini riuscirono a sollevarla e a farla arrivare al furgoncino e la riportarono a casa.

Haley desiderava perdere l’uso dell’udito. Lo zio non faceva altro che preoccuparsi ed elencargli ogni possibile danno che poteva avere, era esasperante! E Shannon la pensava come lei date le occhiate che ogni tanto le lanciava in segno di solidarietà. Quando arrivarono, trovarono Jared sul portico intento a bere una tazza di tè...

 

J: ma che... cosa diavolo è successo? Shan perché la moto è... oddio Haley... che è successo?

R: è caduta

J: si è fatta male? chiamo un’ambulanza?

H: oddio!

R: cosa? Ti fa male?

J: non la muovete... potrebbe essersi rotta qualcosa...

H: oddio sto bene ho solo male alla schiena... non serve un’ambulanza...

J: io la chiamo

S: woh woh woh Jay calmo, respira, va tutto bene... ti ricordi quella volta in Germania quando sei caduto dal palco e hai avuto la schiena bloccata per due giorni?

J: si

S: ecco è la stessa cosa.

H: Germania? Siete stati in Germania?

S: si, un paio di volte... una volta ti portiamo con noi se vuoi.

R: chi se ne frega della Germania! Jared sul mobile grande del salotto c’è un elenco, cerca il nome di Joseph Tildman e chiamalo.

J: ok, chi è?

R: il medico del paese, digli che è urgente.

H: non è urgente

R: si che lo è... facciamola scivolare sull’asse, usiamola come barella...

S: bella idea

 

Riuscirono a trasportarla in casa fino alla sua camera con non poca fatica e aspettarono l’arrivo del medico. Tutti erano in agitazione tranne Shannon che restava tranquillo in un angolo, e poiché in salotto sembrava di stare in una sala d’attesa del reparto maternità decise di salire da Haley per vedere se avesse bisogno di qual cosa...

 

S: posso?

H: certo

S: serve qualcosa?

H: no

S: vuoi che ti tolga le scarpe? Sporchi tutto il copriletto

H: non serv

 

Fu inutile aveva già iniziato a slacciare i lacci degli scarponi...

 

S: di sotto sono in agitazione

H: l’avevo detto di non chiamare nessuno...

S: non potevo e devi vedere un medico, anche se non sarà nulla...

H: uffa...

S: bella camera

H: normale

S: fa ancora tanto male?

H: no... un po’ è passato

S: una volta anche Jared è caduto ed è rimasto fermo a letto... tre giorni e se gli chiedevi se gli faceva male e se aveva bisogno d’aiuto, diceva sempre no. Ha continuato a lavorare solo per farci credere che stesse bene e così ancora oggi ogni tanto inventa scuse assurde per restare a letto una giornata.

 

Haley non capiva perché Shannon stesse raccontando quelle cose, l’uomo sperava di farle capire che in fondo non serve respingere le persone, che lei volesse o no, erano più simili di quanto immaginasse e non se ne sarebbero andati tanto facilmente.

 

S: credo sia arrivato il medico...

- posso?

S: salve

- salve... Haley dimmi come hai fatto

H: camminavo e sono caduta

- solleva la camicia e fammi vedere, dove ti fa male...

S: ok io esco

 

Shannon uscì lasciano Haley sola con il medico che scese pochi minuti dopo...

 

R: allora?

- è solo uno stiramento, nulla di serio, non farle sollevare pesi o affaticare troppo, non deve prendere freddo e soprattutto se dice che non le fa male non crederle... bisogna che si riprenda, ho sentito che è stata invitata al ballo da Samuel Stern!

R: non parlarmene.

- è un buon partito, e credimi quando ti dico che non si ammala mai... l’ultima volta che l’ho visitato andava ancora alle medie! Da allora più nulla.

 

chiacchierarono alcuni minuti poi salutarono il medico e tornarono ognuno alla vita di tutti i giorni (più o meno).

 

 

 

 

 

 

*non so se conoscete la sensazione o se vi è mai capitato, ma posso assicurarvi che non riuscite a muovervi, mi succede spesso causa problemi d’infanzia e non è una bella cosa... soprattutto quando sei in mezzo alla gente!

 

 

 

 

Coming soon:

Di come iceberg-Haley inizi a sciogliersi

 

 

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Capitolo 14
*** Di come iceberg-Haley inizi a sciogliersi ***


Di come iceberg-Haley inizi a sciogliersi

 

 

 

 

 

Restare seduta a guardare gli altri lavorare non era tra le attività preferite da Haley ma dato che il medico aveva ordinato assoluto riposo e che, appena muoveva un muscolo, qualcuno la rimproverava per essersi affaticata, restava semplicemente seduta sotto il portico a leggere riviste, bere tè caldo e guardare gli altri lavorare. Tranne Jared e Shannon ovviamente che non facevano altro che parlare al telefono e fare lunghe passeggiate.

Era seduta sotto il portico quando Samuel apparve all’orizzonte.

La sua prima reazione fu di fuggire e nascondersi, ma poi si ricordò che non poteva farlo! Alla fine avrebbe dovuto affrontarlo.

 

S: ciao

H: ciao

S: Meredith mi ha detto della tua schiena

H: le avevo detto di non dirlo a nessuno ma vabbè...

S: beh... io non sono nessuno...

 

Samuel la guardava con uno sguardo intenso che in un film d’amore sarebbe stato accompagnato da una musica piena di tensione e sentimento. Haley non capiva il vero significato di quelle parole, lei non capiva proprio perché lui fosse li.

 

H: come mai qua? Serve qualche attrezzo in prestito?

S: no

H: avete finito anche voi il carburante? Ho sentito che le cisterne sono bloccate sulla statale per un posto di blocco, dicono che sia evaso un detenuto o cose del genere...

S: si lo so... ma no... sono venuto a trovarti...

H: ah

S: come stai?

H: bene

S: la schiena?

H: migliora

S: bene... cioè meglio... insomma non dico che voglio ballare ma insomma...

H: oh il ballo.

S: già... ho anche pensato che l’avessi fatto apposta per non venire al ballo, non l’hai fatto apposta vero?

H: no

S: bene, mio fratello ha detto che sono paranoico, credo avesse ragione

H: tranquillo, ci vengo, ho già il vestito e tutto... non posso non venirci, Jared ha speso un muuucchio di soldi...

S: mi spieghi chi è quel tizio?

H: è mio... non lo dici a nessuno vero?

S: no

H: giura... giurin giuretto

S: giuro... giurin giuretto

 

Avevano incrociato i mignoli, Haley per la prima volta in vita sua stava per rivelare un suo segreto a qualcuno che non fosse il capretto di peluche che teneva nella sua stanza. Sentiva di potersi fidare di Samuel o almeno sapeva che non era di quelle persone che si fingevano sue amiche per poi prenderla in giro.

 

H: è mio padre

S: COSA? Ohporcaputtana dici sul serio?

H: si porca puttana

S: oh, scusa per quello, mi è venuto fuori così...

H: cioè, non siamo ancora sicuri al 100%, abbiamo fatto un test del DNA ma deve ancora arrivare, però diciamo che credo di sapere il risultato, insomma abbiamo gl’occhi dello stesso colore, quante probabilità ci sono che trovi un perfetto sconosciuto che non abbia legami di sangue con la stessa tonalità d’azzurro?

S: scarse molto scarse. Così hai un padre, verrà alla festa del raccolto per la gara genitori figli?

H: l’hai visto? Rischia di rompersi da quanto è magro!

S: vero...

H: tu ci vai anche quest’anno?

S: no, ormai sono troppo grande, lascio il mio posto a mia sorella...

H: come sta? È da tanto che non la vedo...

S: bene, quest’anno passa al liceo. Chi è quell’uomo con tuo... padre?

H: suo fratello

S: ah... ha una faccia familiare

J: ciao

S: salve

J: oh Shan, lui è Samuel, Samuel mio fratello Shannon.

Shan: ciao, piacere, così tu sei Samuel.

S: si

Shan: tu falla piangere e ti spezzo le gambe

S: hem...

H: Shannon!

J: ok... Shannon dentro, lasciali in pace...

Shan: ti tengo d’occhio ragazzo.

 

Samuel era terrorizzato. Era la prima volta che veniva minacciato, in genere nessuno lo minacciava... era alto un metro e novanta per ottanta chili per cui nessuno in genere lo minacciava. Haley era solo imbarazzata, voleva seppellirsi, o morire all’istante, andava bene qualunque cosa.

 

H: scusa

S: fa nulla.. insomma...

H: scusa

S: per cui quello è  tuo zio...

H: in teoria

S: wow... insomma.. fa paura

H: non è sempre così, di solito è più amichevole.

S: beh, cercherò di non farti piangere...

H: spero di non farlo...

J: hey scusate l’interruzione ma mi presti il filo per internet?

H: si prendilo...

 J: sparisco

S: avete anche il naso uguale.. piccolo e all’insù

H: davvero?

S: si... beh vado... avevo detto a mio padre che andavo a controllare un recinto, penso che tra un po’ mi darà per disperso...

H: oh ok

S: ciao, ti chiamo... posso chiamarti vero?

H: si.. cioè ok

S: bene, ciao

H: ciao

 

Nemmeno il tempo che la polvere alzata dalla moto cadesse nuovamente a terra che Shannon fu al suo fianco con l’aria da pettegola seriale.

 

S: quindi?

H: che c’è?

S: che ha detto?

H: nulla

S: perché era qua?

H: ha saputo che sono caduta ed è venuto a vedere come stavo

S: oh ok...

H: ora se non ti dispiace vado a farmi una doccia

S: ok ti devo accompagnare

H: no

S: ok

 

Haley non sapeva se essere agitata per il fatto che Samuel era stato li e avevano avuto una conversazione in cui lei stupidamente gli aveva rivelato un suo segreto o irritata per il comportamento di Jared e Shannon, non perdevano occasione di incasinarle la vita, da quando erano arrivati tutto aveva preso una piega inaspettata e lei che aveva sempre avuto il pieno controllo su tutto quello che la riguardava iniziava a sentire la sensazione di non poter più controllare nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Coming next:

Di come una giornata ordinaria diventi speciale

 

 

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Capitolo 15
*** Di come una giornata ordinaria diventi speciale ***


Di come una giornata ordinaria diventi speciale

 

Jared aspettava che la batteria del suo cellulare fosse carica per iniziare un nuovo ciclo di chiamate no-stop. Da quando era nel Nebraska, aveva dovuto annullare tutti i suoi impegni, da un lato era contento per la vacanza che si era preso, ma dall’altro si sentiva irritato per tutto il lavoro che aveva perso e che aveva rimandato.

Shannon d’altro canto era al settimo cielo. Da qualche tempo voleva trovare il momento migliore per accennare al fratello della necessità di una vacanza dal lavoro, ma non aveva mai trovato il tempo e il momento giusto per affrontare quell’argomento delicato per Jared; chiedergli una vacanza era come dire a Madonna che ormai aveva una certa età e che sarebbe ora di farla finita con il look da ragazzina, insomma, anche se si pensa, non si fa!

Robert vedeva gli ospiti in casa sua come qualcosa di cui esser felice. Era stato solo con Haley per troppo tempo, non aveva più molti amici e il fatto di vivere così lontano dal paese non migliorava la situazione. Finalmente aveva qualcuno con cui guardare la partita, qualcuno con cui fare commenti sulle donne, qualcuno che stava dalla sua parte quando Haley lo rimproverava per aver lasciato il lavandino sporco dopo essersi raso la barba, o per il fatto di non aver abbassato la tazza del water... finalmente non si sentiva più solo.

Haley al contrario era stressata. Non aveva più un suo bagno personale, non poteva più decidere cosa guardare in televisione, era già successo che qualcuno entrasse in bagno mentre era sotto la doccia e che lei entrasse in bagno quando qualcuno era sotto la doccia, doveva caricare la lavatrice più spesso e trovava calzini sporchi ovunque. Essere l’unica donna in una casa non era bello, sembrava che gli altri non capissero il concetto di ordine e pulizia. Trovava piatti sporchi ovunque e non capiva cosa ci fosse di difficile nell’inserirli nella lavastoviglie, o cosa ci fosse di difficile nell’infilare gli asciugamani usati nel cesto... tutto voleva tranne un altro uomo in quella casa, sperava che da qualche parte spuntasse una donna che la aiutasse o che si portasse via qualcuno, ma la fortuna non era mai stata sua alleata, per cui nessuno dei suoi desideri fu avverato, anzi il detto che “la fortuna è cieca, ma la sfortuna ci vede benissimo” calza a pennello per quello che successe.

 

Haley era seduta comodamente sul suo letto a leggere un libro quando Jared entrò, si sedette sul pavimento e iniziò a fissarla.

 

H: che c’è?

J: il mio cellulare è morto

H: puoi usare il mio vecchio se vuoi

J: non dire stupidaggini, non posso usare quel catorcio senza fotocamera.

H: allora resta senza

J: impossibile

H: allora che vuoi da me?

J: andiamo in paese

H: vacci da solo

J: non posso, non so la strada!

H: chiedi a qualcun altro di portartici

J: ho chiesto... nessuno vuole

H: chissà perché...

J: mi devi accompagnare tu

H: che devi fare in paese?

J: c’è un negozio d’elettronica, ho chiamato e hanno delle batterie per il cellulare di ricambio... mi serve.

H: io non...

J: per favore

H: hai detto...

J: non farmelo ripetere.

H: ok, andiamo solo li, niente negozio di vestiti, gelato, scarpe... solo batteria per il cellulare!

J: ok

 

Così Haley accompagnò Jared in paese, entrarono nel negozio acquistarono la nuova batteria per il cellulare di Jared e poi uscirono. Haley pensava che il supplizio fosse finito li, ma ben presto si accorse che doveva ancora cominciare; quello che accadde dopo fece sentire Jared una pessima persona, sapeva la situazione di Haley, di come veniva trattata da sempre per via della sua storia familiare, ma nonostante questo, continuava a dimenticarsene... e quel pomeriggio si rese conto del motivo per cui Haley odiasse tanto raggiungere il paese.

Stavano camminando verso l’auto quando sentirono qualcuno fare una battuta di pessimo gusto alle spalle di Haley...

 

- oh guarda... la bastarda in compagnia, tale madre tale figlia.

 

Jared vide Haley abbassare lo sguardo e continuare a camminare in silenzio senza rispondere, ma lui che non era mai stato una di quelle persone che subisce senza reagire prese in mano la situazione.

 

J: andiamo qua dentro...

H: no

J: ho detto andiamo. Poche storie.

 

La trascinò all’interno dell’unico bar-tavola calda del paese, molte teste si voltarono a osservarli al loro arrivo, e i sussurri aumentarono notevolmente, Jared si sedette a un tavolo seguito da una Haley riluttante rossa in viso.

 

J: ti va di dividere una coppa gelato?

H: voglio andare a casa

J: no. Non puoi andare sempre a casa. Cameriera!

- salve.

J: ci porta una coppa grande di gelato affogato al cioccolato? Con due cucchiaini.

- certo.

H: io non lo voglio il gelato...

J: sciocchezze. E anche due biscotti

- serve altro?

J: sì, mia figlia è allergica alle arachidi, non ci sono vero?

- sua figl...

J: sì, mia figlia.

H: Jar... cosa... oddio

- no, non ci sono arachidi.

J: perfetto. Grazie.

 

La cameriera si allontanò lasciando Haley nell’imbarazzo totale e Jared soddisfatto di sé, sapeva che non era certo che fosse sangue del suo sangue, ma doveva farlo. La gente all’interno del locale aveva sentito tutto, non che Jared avesse mantenuto un tono di voce basso nel pronunciare quella frase, tutti guardavano la coppia al tavolo e bisbigliavano con il vicino; Jared sapeva di aver ottenuto quello che voleva.

 

J: rilassati, va tutto bene

H: perché l’hai detto?

J: perché ti hanno chiamata bastarda. Nessuno chiama bastarda mia figlia.

H: io non...

J: non lo sai ancora

H: appunto. Tutto questo non sarà servito a nulla se non...

J: anche se fosse, non ho intenzione di abbandonarti... ora è una questione personale.

H: cosa?

J: anche se fosse negativo, verrei a trovarti ogni tanto. Tanto so dove abiti.

H: perfetto.

J: lo so...

H: non intendevo...

J: lo so cosa intendevi... e comunque mi sono ricordato della tua allergia!

H: dovrei esser felice?

J: io lo sarei!

- il vostro gelato.

J: posso chiederle una cosa?

- certo

J: c’è il wi-fi qui?

- no

H: secondo te c’è il wi-fi qua? Non c’è a casa!

J: sono abituato alla città,  li c’è ovunque!

H: poi che dovrai mai fare di così importante su internet.

J: lavorare... in qualche modo devo mantenerti. Altra domanda visto che è ancora qua, c’è una videoteca in zona?

- no

J: ok grazie...

H: bastava chiederlo, e poi tu non mi mantieni

J: lo so, ma loro questo non lo sanno. Adesso sanno che un padre l’hai, che ti mantiene e che non sei figlia del nulla... insomma, non sei una bastarda, non del tutto almeno...

H: come facevi a sapere che... insomma

J: ho le mie fonti, mangia il gelato, è buono...

H: si...

J: per la cronaca, anche Shannon è allergico alle arachidi.

H: ah...

J: direi che la percentuale di risposta positiva salgono.

H: perché?

J: insomma, è una cosa di famiglia quella delle arachidi per cui...

H: capisco

J: sarebbe così terribile se fosse positivo?

H: boh, non riesco a immaginarmelo

J: io si... verresti da me in inverno quando qua c’è la stagione delle piogge e dei tornadi, e poi in estate quando ho tempo, vengo io da te, o se vuoi puoi venire tu da me...

H: a me piace vivere qua

J: non ti piacerebbe venire a Los Angeles?  C’è la casa di mia madre, ti piacerebbe credo, ha due cani, quattro gatti, una piscina non troppo grande ma perfetta per i pomeriggi d’estate, in cui fa troppo caldo... poi c’è la spiaggia, l’oceano, i locali e non dovresti alzare un dito, mia madre è quel tipo di persona che ti serve in tutto... quando siamo a casa io e mio fratello veniamo coccolati letteralmente, cucina, lava, stira... non dobbiamo faticare molto...

H: ne approfittate

J: sì ma... lei è felice così.

H: non ci credo

J: è vero

H: avete mai provato a fare qualcosa?

J: no, noi non

H: appunto... è costretta a coccolarvi... immagino che in quei periodi siate dei vegetali spalmati sul divano che escono solo per andare a divertirsi

J: non... come fai a saperlo?

H: lo immaginavo

 

Mangiarono il gelato, poi mentre si dirigevano alla macchina, successe qualcosa d’inaspettato...

 

H: Jared

J: dimmi

H: verresti veramente a trovarci, anche se fosse negativo?

J: certo

H: ok

J: ormai mi sono affezionato, e poi è rilassante stare qua...

H: grazie

J: hai detto grazie?

H: sì.

J: wow... la segno sul calendario...

H: ora smettila o mi rimangio tutto

J: ok

 

Jared guardò Haley rossa in viso avviare il motore incredulo per quello che era appena accaduto.

 

 

 

 

 

 

Coming next:

Di come tre uomini provino la gelosia e un’insana mania omicida

 

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Capitolo 16
*** Di come tre uomini provino la gelosia e un’insana mania omicida. ***


Di come tre uomini provino la gelosia e un’insana mania omicida.

 

 

 

 

Shannon sapeva che Jared stava tramando qualcosa.

Lo capiva dai suoi movimenti, i silenzi e dal fatto che non parlasse in continuazione, stava facendo le parole crociate quando Jared apparve in cucina e colse l’occasione per investigare.

 

S: Jared

J: Shannon

S: cosa stai facendo?

J: prendo un bicchiere di succo

S: non quello, in generale

J: hem... non capisco

S: sei silenzioso, è come quando eravamo in Francia e hai visto quella ragazza con il vestito da cat-woman e hai iniziato a pensare a un film porno fetish...

J: non ho pensato a un film porno fetish!

S: come ti pare... dimmi cosa stai architettando...

J: ok... ma non dirlo a nessuno... ho fatto un patto con Samuel.

S: cosa?

J: lui la invitava al ballo ed io facevo in modo che Haley ci andasse.

S: cosa?

J: lui l’invit

S: ho capito... cioè... hai fatto un patto? Lui almeno è interessato a lei?

J: certo...

S: sei un idiota

J: no! Sono un genio...

S: no, idiota, perché devi sempre intrometterti?

J: perché lui non avrebbe mai fatto la prima mossa e lei è così... così... così glaciale.

S: sempre il solito... mai che ti fai i cazzi tuoi!

J: ma... arriva silenzio... ciao

H: ciao

J: che fai oggi?

H: lavoro

J: ok...

 

Haley uscì dalla stanza perplessa per il comportamento di Jared, si diresse verso il capanno degli attrezzi e sentì una moto arrivare.

 

Samuel non era mai stato un tipo coraggioso, lo era sul campo da gioco ma quando si trattava di ragazze, non lo era; quella mattina suo padre che era infastidito dal fatto che il suo figlio maggiore ed erede di tutta la proprietà andasse al ballo con una Pontley lo aveva chiamato per parlargli. Non era mai corso buon sangue tra le due famiglie, i suoi genitori non erano mai andati d’accordo con i Pontley perché nel lontano 1967 il vecchio Pontley truffò il vecchio Stern rubandogli un pezzo consistente di proprietà, o meglio, è la versione ufficiosa che era sempre circolata tra la gente; la verità è che il vecchio Stern perse il pezzo di proprietà una sera a freccette contro il vecchio Pontley! Stern era talmente ubriaco che per Pontley fu facile batterlo anche con due pinte di birra in corpo, era sempre stato famoso per esser un ubriacone dannatamente bravo a sopportarlo, e Stern beh, non era bravo quanto lui. Da allora Stern aveva odiato Pontley, non tanto perché aveva fatto qualcosa di scorretto, ma perché si sentiva così umiliato da metter in circolazione una versione fasulla. Nessuno sapeva la versione ufficiale dell’accaduto tranne i due vecchi capi famiglia, che si erano portati questo segreto nella tomba... ora non restava altro che un antico rancore che logorava il padre di Samuel. Aveva tentato di dissuaderlo dall’invitare Haley al ballo, ma il figlio per la prima volta nella sua vita si era dimostrato autoritario e fermo nelle sue decisioni, una dote necessaria se un giorno si sarebbe dovuto occupare della famiglia. Così vedendolo deciso, non gli era rimasto altro da fare che ingoiare il rospo e continuare nella sua vita, lo aveva fatto egregiamente fino a quando Mary sua moglie non lo aveva informato che quella stessa sera aveva intenzione di invitare i Pontley a cena, per cui pregava il marito di esser ospitale e cortese dato che, a quanto pare il figlio confidatosi un pomeriggio con la sorella che era corsa subito a spifferare alla madre quanto detto dal fratello, aveva scoperto che “l’interessamento” di Samuel per Haley, era ormai di lunga data e che aveva tutte le intenzioni di chiedere alla ragazza la sera del ballo di poter continuare a frequentarla non come semplice amico, insomma, aveva tutte le intenzioni di iniziare una relazione e poiché Mary conosceva il marito, voleva fargli cambiare idea sui Pontley, e sperava di conoscere meglio la ragazza dato che a detta della figlia era una brava ragazza con qualche problema nell’interazione con gli estranei. Quando Mary uscì dall’ufficio da cui il marito gestiva la proprietà, rimase alcuni minuti a riflettere sul da farsi, così poi chiamò Samuel e gli chiese se quello che aveva detto la madre fosse vero, in un primo momento il ragazzo fu imbarazzato, poi arrabbiato perché la sorella aveva raccontato alla madre una confidenza datole in privato, ma poi accettò che se voleva continuare con il suo piano “conquistiamo Haley” doveva fare in modo che suo padre accettasse la ragazza, così si offrì volontario per andare a invitare la famiglia Pontley a cena.

Quando raggiunse la casa principale dei Pontley, notò Haley che camminava in giardino, parcheggiò la moto in un angolo e si diresse verso la ragazza che lo guardava perplessa.

 

S: ciao

H: ciao, che ci fai qua?

S: devo parlare con tuo zio

H: non è qui in questo momento ma posso chiamartelo, sta controllando un recinto, non dovrebbe metterci molto.

S: ok...

H: perché ti serve mio zio?

S: te lo dico quando c’è anche lui, così lo dico una volta sola.

H: ok.

 

Haley incuriosita e un po’ impaurita chiamò lo zio che si diresse verso casa. Quando entrò in soggiorno, vide Samuel e Haley seduti uno fianco all’altra di fronte ai fratelli Leto, l’immagine gli riportò alla mente una sera di molti anni prima quanto lui e la sorella erano seduti allo stesso modo di fronte ai propri genitori e stavano per comunicargli che presto sarebbe arrivata una nuova creatura.

 

R: che succede?

S: signor Pontley

R: puoi chiamarmi Robert

S: certo signor P... Robert, vede ecco...

R: oddio sei incinta

H: COSA?       

J: woh woh woh Robert rilassati, non credo che questi due siano arrivati a quel punto vero?

S: si

Shan: che si era? Un si ci siete arrivati? o un si non ci siamo arrivati? meglio che sia la seconda...

S: la secondo giuro.

H: ma che vi salta in mente? Oddio che vergogna

S: comunque, mia madre v’invita tutti a cena questa sera.

R: cosa?

H: cosa?

S: sì, avete capito

R: ah... tuo padre cosa...

S: mio padre è d’accordo con mia madre

R: a cosa dobbiamo l’invito?

S: perché, insomma, dato che andiamo al ballo, hanno pensato di conoscerci meglio.

J: ha senso

Shan: approvo

H: ma dobbiamo andare solo al ballo, mica sposarci.

S: non guardare me... non è stata una mia idea.

R: ok... accettiamo, mi sembra una cosa ragionevole da fare.

S: ok... allora ci vediamo questa sera, alle diciannove.

R: certo.

S: bene, io torno al lavoro.

 

Samuel uscì dalla casa velocemente sudando freddo e ringraziando il cielo di non dover portare alla madre una risposta negativa.

Le diciannove arrivarono velocemente e in casa Pontley erano tutti pronti eccetto Haley che secondo Jared “non poteva presentarsi a una cena vestita come se dovesse gareggiare in un rodeo”, così era stata obbligata dall’uomo a cambiarsi d’abito e a indossare l’unica gonna che possedeva e una maglietta che non la facesse sembrare “un palo vestito”. Si sentiva strana. La gonna era stato un regalo di Meredith, troppo corta per i suoi gusti (a metà coscia) ma lunga per gli standard dell’amica, e la maglia era stato un acquisto sbagliato, troppo stretta per i suoi standard.

Quando scese, fu accolta da un fischio da parte di Shannon che fu subito incenerito dallo sguardo della ragazza e da un silenzio imbarazzato dello zio che la vedeva vestita come una comune ragazza per la prima volta.

Arrivarono a casa Stern con cinque minuti d’anticipo e Victoria la sorella di Samuel li accolse in casa.

 

Samuel era con suo padre Thomas nella tavernetta a guardare una vecchia partita di football quando sentirono il campanello suonare. In quell’istante Thomas spense la televisione guardò il figlio e disse: “meglio per te che ne valga la pena!”, che fece sentir Samuel ancora più in agitazione.

Mary era in cucina quando sentì il campanello e si precipitò immediatamente verso la porta e vide la ragazza. Non la vedeva da molto tempo, tre anni circa, in altre parole da quando Haley aveva iniziato la sua opera d’isolamento dal resto della società e aveva smesso gradualmente di partecipare agli eventi della comunità. La vedeva e non capiva perché la maggior parte delle sue amiche la dipingessero come una sorta di maschiaccio.

 

M: salve, io sono Mary, voi dovete essere il padre e lo zio vero?

J: si

M: chi di voi è chi?

J: Jared, il padre piacere

S: Shannon

M: la nostra piccola comunità è rimasta molto colpita dalla notizia, perché l’hai tenuto nascosto Robert?

R: perché non credevo fosse così importante...

M: sciocchezze, lo è... abbiamo sempre pensato che Julia fosse... insomma... volete un aperitivo?

J: certo

 

Seguirono Mary fino al salotto come fossero automi, fino a quando Samuel non fece il suo ingresso preceduto dal padre.

 

T: Robert

R: Thomas

M: avete intenzione di fissarvi a lungo?

T: certo che no

J: ciao Samuel

S: signor Leto

J: proprio non ci riesci a chiamarmi per nome vero?

S: no

J: Haley passami i salatini

H: tieni

M: così... di dove siete?

Shan: Los Angeles

M: wow. Come mai non vi ho mai visti in tutti questi anni? Siamo vicini e sono certa di non avervi mai visto gironzolare per la proprietà...

J: beh vede, viaggiamo molto e siamo bravi a mantenere i segreti.

M: capisco, beh ora che vi vedo, posso dire con certezza che Haley vi assomiglia molto.

H: cosa? Cioè... hem...

R: hanno lo stesso naso, e sorriso...

Shan: ed entrambi sono estremamente testardi e autoritari.

J: non sono autoritario

Shan: parla quello che ha fatto licenziare un povero regista perché non gli piaceva ricevere ordini da uno più giovane di lui!

M: oh... che lavoro fa?

J: lavoriamo nel mondo dello spettacolo, si può dire nel campo della musica, video musicali...

T: wow e perché Haley è ancora qua a lavorare, non può prenderla con sé?

M: Thomas!

J: non si preoccupi, è che credo

H: mi piace qua

J: stavo dicendo, che Haley è libera di decidere come vivere, le piace stare qua e lavorare, io viaggio molto per cui finirebbe per stare sola per molto tempo, almeno qua c’è Robert...

M: beh, mi sembra ragionevole come cosa... se volete, possiamo andare a tavola...

R: certo

 

La cena proseguì tranquillamente tra discorsi banali, fino a quando...

 

M: manca poco al ballo, hai già l’abito?

H: si

M: sai, quando io andai al mio primo ballo mia madre mi prestò il suo filo di perle, mi sentivo una vera signora elegante, ti metterai gioielli?

H: pensavo di no

J: invece si

H: cosa?

Shan: doveva essere una sorpresa!

J: vero... vabbè, ti ho preso una cosa.

H: perché sperperi così i soldi? Non serviva... ho i miei “gioielli”

J: abbiamo una concezione diversa di gioiello.

M: sono certa che sarai fantastica, non vedo l’ora di vedervi insieme al ballo e scattarvi la foto.

S: ne avevamo parlato

M: io la faccio!

T: così resterà per sempre, mio padre si rivolterà nella tomba.

M: Thomas.

T: cosa? Lo sappiamo tutti, loro sono dei ladri!

R: non abbiamo mai rubato nulla

T: intanto però mangiate sulla nostra terra!

S: PAPÀ!

T: io non ci riesco, non permetterò mai che una Pontley metta le mani su mio figlio.

R: è tuo figlio che ha fatto la prima mossa...

T: non dire stronzate... sappiamo tutti come sono brave nella vostra famiglia a convincere gli uomini... sua madre era una di quelle.

J: HEY! Come si permette?

T: lo sappiamo tutti, non credo che sia un segr...

R: BASTA

Shan: ce ne andiamo Haley alzati e va in macchina.

H: ma

Shan: Haley muoviti.

 

Per la prima volta Haley non riusciva ad assumere il comando della situazione, non riusciva a ribattere. Si alzò e si diresse alla macchina mentre nella casa tuonavano insulti e urla. Dopo pochi minuti i tre uomini raggiunsero l’auto seguiti da Mary che continuava a scusarsi rossa in viso per l’imbarazzo. Robert le diceva che non doveva preoccuparsi, di non sentirsi in colpa ma Mary continuava a ripetersi dentro di sé che era stata una pessima idea invitarli a cena.

Raggiunsero casa in poco tempo e una volta dentro ognuno intraprese il proprio rito serale.

 

Haley era seduta sull’altalena appesa al grande albero sul retro quando Shannon la raggiunse e si sedette al suo fianco.

 

S: tutto bene?

H: certo

S: scusa se prima ti ho urlato contro

H: fa nulla, è colpa mia

S: cosa? No. Perché dovrebbe esser colpa tua?

H: perché lo è. Se non accettavo l’invito, non ci sarebbero questi problemi.

S: non dire sciocchezze! Come puoi pensare a una cosa del genere? Non è per quello che hanno discusso...

H: il signor Stern ha detto che...

S: il signor Stern non sa nulla, noi sappiamo com’è andata... non hai adescato Samuel in un vicolo buio! È stato lui a decidere di invitarti no?

H: credo

S: dimentica quello che ha detto

 

Rimasero a parlare fino a quando si udì il campanello della porta di casa e sentirono Robert parlare con qualcuno, poi Samuel apparve sulla porta... così Shannon lasciò il suo posto a Samuel...

 

Dopo alcuni secondi di silenzio Samuel che sedeva rigido per colpa del contatto fisico, iniziò a parlare...

 

S: mi dispiace per mio padre

H: fa nulla

S: al ballo ci andiamo lo stesso

H: sicuro?

S: certo

H: non sarai diseredato?

S: non credo, non gli conviene lasciare tutto a mia sorella, e mio fratello beh... vuole diventare architetto.

H: tua madre è stata gentile

S: lo è sempre con gli estranei, come madre è meno gentile, più autoritaria.

H: non si direbbe

S: lo so... è una brava attrice. Domani tutti in paese parleranno della litigata di questa sera... mia sorella l’avrà già raccontato a mezzo mondo!

H: oh...

S: le ho detto di non farlo ma non mi ascolta mai. Sicura di star bene?

H: certo

S: non ci credo

H: è che... pensavo che la gente si fosse stancata di parlare di mia madre.

 

Parlarono a lungo, fino a quando Samuel raccolse tutto il coraggio che possedeva, guardò Haley in volto e prima di congedarsi la baciò. Tutto questo avveniva mentre Jared Shannon e Robert, restavano seduti in cucina e guardavano la scena dalla finestra. Erano sconvolti per quello che stava succedendo! Non sapevano se restare a guardare e nascondersi in modo da non esser visti o se correre fuori prendere Samuel alle spalle e prenderlo a calci per quello che aveva appena fatto, di sicuro Robert provava una sorta di gelosia, Haley non era mai stata molto affettuosa e vederla in certi atteggiamenti lo faceva sentir triste, non era più una bambina che correva da lui dopo la scuola per piangere della cattiveria dei suoi compagni, era cresciuta e iniziava a scivolargli dalle braccia per cadere tra le braccia di qualcun altro; Jared invece voleva correre la e chiedere a Samuel cosa stava facendo, perché nei loro patti c’era solo il portare Haley al ballo e non approfondire l’amicizia... Shannon invece si sentiva a disagio, sapeva che non avrebbe dovuto vedere quella scena, ma il farlo lo rendeva nervoso. Ora capivano cosa avevano provato i loro genitori a vederli crescere e quella sensazione non gli piaceva per nulla.

 

 

 

 

 

 

Coming soon:

Di come Jared e Robert sarebbero dei perfetti stalker.

 

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Capitolo 17
*** Di come Jared e Robert sarebbero dei perfetti stolker ***


Di come Jared e Robert sarebbero dei perfetti stolker

 

 

Ogni padre teme il giorno in cui la sua bambina lo abbandonerà.

Vivono i giorni dell’infanzia adulati come principi azzurri in sella a cavalli alati, poi arriva l’adolescenza e altri principi calcano il palcoscenico ma i padri restano sempre i primi attori, anche se sono dimenticati per un po’, sostituiti e ignorati, nei momenti difficili ci sono sempre per porgere una mano o per raccogliere le lacrime delle loro principesse. Come ogni padre teme il giorno in cui qualcuno gli porterà via la sua creatura, teme in egual modo il giorno del primo appuntamento, della prima vacanza, del primo ballo in cui, qualche baldo giovanotto prenderà la sua scena gettando il padre in un angolo buio del palcoscenico.

Jared provava qualcosa di simile.

Sapeva che non era sicuro al 100% che Haley fosse sua figlia, ma ormai si era affezionato e sapeva che se anche il risultato fosse stato negativo non sarebbe stato in grado di lasciarla. Avrebbe continuato a chiamarla, a farle visita e ad aiutarla ogni qual volta ne avesse avuto bisogno; ne aveva discusso anche con Shannon alcune sere prima che lui ripartisse per la California, avevano vagliato ogni eventualità e si trovavano d’accordo che in caso di negatività sarebbero stati per la ragazza degli zii acquisiti, che lei volesse o no. Quella sera mentre si guardava allo specchio e si preparava per andare alla fiera del paese, pensava a cosa dire, se doveva fare qualcosa e se la macchina fotografica avesse le batterie cariche.

Haley d’altro canto era forse più agitata di Jared, si era messa il vestito e ora si stava dedicando al trucco ripensando a quel bacio, il suo primo bacio. Nessuno l’aveva mai baciata, tutti l’avevano sempre evitata e trattata in malo modo, poi era arrivato Jared e tutto era cambiato, Samuel aveva trovato il coraggio di farsi avanti ed era successo tutto. Come d’incanto tutto il suo mondo era passato dal bianco e nero al technicolor!

Stava finendo di sistemarsi una ciocca di capelli quando il campanello suonò...

 

Jared e Robert erano seduti sul divano in trepidante attesa, poi suonò il campanello e quando Robert aprì l’enorme figura di Samuel Stern, fece il suo ingresso...

 

S: buonasera

R: ciao, te la chiamo

J: credo abbia sentito

 

Haley scese le scale velocemente a sguardo basso, ma poi dovette fermarsi a causa di Jared e a quella maledetta macchina fotografica lasciata da Shannon prima di partire...

 

J: mettetevi li... sorridete... perfetto, ne facciamo un'altra per sicurezza...

H: ancora?

J: sì, poche storie... ecco fatto

S: noi andiamo allora...

R: ok, ci vediamo dopo la...

J: sì, fate i bravi

R: giusto, e non bevete

S: certo...

H: sbrighiamoci ad andarcene

 

Salirono in auto un po’ spaventati dal comportamento dei due uomini e raggiunsero il paese. Appena parcheggiarono l’auto Samuel, notò che Haley era nervosa, troppo, così cercò di calmarla...

 

S: tutto bene?

H: certo

S: sei bellissima

H: grazie...

S: nessuno dirà nulla

H: sicuro?

S: certo

H: io mi aspetto ancora che mi versino del sangue di maiale addosso (ndr. Carrie – Stephen King)

S: non succederà... fidati

H: ok

 

Scesero dall’auto e raggiunsero il tendone della festa sotto lo sguardo indagatore di tutti i presenti e iniziarono a divertirsi a loro modo, sedendosi a un tavolo e a guardare gli altri ballare.

Jared e Robert sembravano segugi, si guardavano in torno in cerca di Haley e Samuel, cercavano di ascoltare i discorsi degli altri ragazzi presenti al ballo. Fino a quel momento avevano scoperto che una certa Leslie era ubriaca ed era con un tal Brad nel retro del suo pick-up a divertirsi, che Mary era rimasta sola dopo che il suo accompagnatore l’aveva scaricata e che il ponce era stato corretto con vodka. Di Haley e Samuel non c’era traccia, poi, però li notarono seduti a un tavolo con altre due coppie a parlare, o meglio tutti parlavano, Haley si limitava ad ascoltare e a sorridere quando era osservata. Una volta individuata la coppia, i due uomini si misero in una posizione da cui non dare nell’occhio e osservarono a lungo, poi Jared che si era stancato di guardare Haley seduta in posizione depressa mandò un messaggio a Samuel in cui lo incitava a ravvivare la ragazza... così accortosi dell’espressione di Haley, Samuel decise di invitarla a ballare, cosa che la rese ulteriormente nervosa, ma dovette accettare, dato che in molti li stavano guardando e buttarsi in mezzo alla mischia sembrava il modo migliore per scomparire dallo sguardo di tutti.

La serata proseguiva bene, anche se Haley si sentiva un pesce fuor d’acqua sempre circondata da amici di Samuel che parlavano di football, di motori e commentavano le altre ragazze, almeno poteva ritenersi fortunata dato che il suo accompagnatore non aveva ancora commentato nessun’altra in sua presenza.

Jared e Robert erano ancora appostati all’ombra di una pianta a tener sotto controllo la situazione, quando si accorsero che erano già le ventitré e che nella sala la musica tranquilla e romantica lasciava spazio a una musica più ritmata e le luci da soffici erano diventate un po’ più da locale notturno; capendo che era ormai ora per loro di tornare a casa e di lasciare che i ragazzi si divertissero decisero di tornare consapevoli che Samuel era un bravo ragazzo e che Haley era in buone mani.

 

Samuel non sapeva ballare, i lenti erano il suo massimo. Aveva pestato i piedi a Haley già due volte e ora avevano deciso di lasciare spazio sulla pista da ballo agli altri; e poiché stare seduti a osservare gli altri non era proprio il massimo del divertimento decisero di uscire...

 

Samuel sapeva che Haley aveva problemi a relazionarsi con le persone, per cui per non mettere ancora a dura prova i suoi nervi decise di portarla nel retro del pub del paese dove poche persone andavano a rilassarsi.

Non era romantico, ma almeno c’erano delle panche usate dagli avventori per rilassarsi e si riusciva a sentire la musica ma parlare allo stesso tempo.

 

S: allora? Cosa te ne pare della fiera?

H: carina

S: la prima volta che ci sono venuto mi sono annoiato.

H: davvero?

S: sì, avevo dodici anni e mia madre si era messa in un angolo del tendone e mi osservava, non potevo fare nulla.

H: mi meraviglio di non aver visto Jared e lo zio.

S: beh, se c’erano sono stati bravi a nascondersi. Non sono ancora arrivati i risultati del test?

H: no

S: se fosse positivo? Hai intenzione di andartene da qua?

H: cosa? NO! Come ti vengono in mente certe cose?

S: io credo che se scoprissi d’aver qualche parente che vive in California o mio padre comprasse una casa in California... non aspetterei un minuto di più.  Prenderei il primo aereo e me ne andrei

H: non ti piace qua?

S: certo, ma mi piacerebbe vivere in mezzo alla civiltà, un posto dove non devo fare la spesa per il mese intero perché il supermercato più vicino è a trenta chilometri, dove la sera posso uscire fare pochi metri e trovare un locale, un posto che abbia più di un pub e che questo non sia l’unica attrattiva...

H: capisco

S: a te piace proprio qua vero?

H: non saprei dove altro andare... ho tutto qua.

S: beh ora non più

H: perché?

S: io credo che Jared ormai si sia affezionato, insomma non avrebbe fatto tutto quello che ha fatto se non gli importasse di te... io sinceramente se fossi stato in lui avrei fatto il test e me ne sarei tornato a casa mia... non sarei rimasto qua in mezzo al nulla e fare tutto quello che ha fatto lui.

H: cosa avrebbe fatto di preciso?

S: beh ha... hem... aiutato no?

H: se si può definire aiutare

S: ci ha provato almeno

 

E mentre Samuel si tirava fuori dai pasticci, altre coppie avevano avuto la loro stessa idea e molti occhi guardavano Samuel e Haley con interesse chiedendosi perché due persone così diverse fossero insieme e soprattutto cosa avesse fatto una come Haley per meritarsi le attenzioni di Samuel, li guardavano e bisbigliavano fino a quando una voce maligna non sovrastò le altre e si rese udibile a tutti...

 

- la mela non cade mai lontano dall’albero... avrà aperto le gambe cosa vuoi che abbia fatto! Un giorno la troveranno morta in un vicolo come la madre...

 

Samuel era sicuro che anche Haley avesse sentito tutto. Lui sapeva la verità sulla madre della ragazza ma sapeva anche che lei non sapeva la verità, lo aveva scoperto poco tempo fa origliando una conversazione della madre. Osservava Haley e decise di andarsene da li... intraprendere una discussione era inutile, rischiava di fare più danni di quelli che già c’erano. Afferrò Haley per un braccio e la trascinò di peso lontano da lì. Era bloccata, nella sua testa continuavano a ripetersi quelle parole su sua madre. Perché aveva detto una cosa del genere? Sapeva che non era mai stata una santa, si ricordava di quando portava uomini diversi in casa e di quando lo zio l’aveva portata a vivere con lui; sapeva anche però che aveva abbandonato quella vita, che aveva iniziato un lavoro nuovo e importante in città, lo zio le aveva sempre detto che il suo lavoro le impediva di stare con lei, lo zio le aveva detto che era morta in un incidente. Lo zio le aveva sempre mentito? Perché tutto quello che sapeva su sua madre, era uscito dalla bocca di suo zio? L’ultimo ricordo che aveva era di lei una sera che discuteva con lo zio per una faccenda di soldi, poi aveva urlato forte qualcosa di cattivo e lei se ne era andata. Da allora non l’aveva più vista. Chiamava per i compleanni e a Natale, mandava delle cartoline d’auguri ogni tanto ma non era più tornata.

Samuel l’aveva trascinata il più lontano possibile prima che Haley tornasse in sé e bloccò il ragazzo...

 

S: Haley!

H: è vero?

S: cosa?

H: quello che hanno detto?

S: no. Non lo è

H: allora perché stiamo scappando?

S: non stiamo scappando

H: allora cosa stiamo facendo?

S: stiamo tornando a casa

H: è vero?

S: non lo so

H: portami a casa

 

Samuel eseguì l’ordine.

Accompagnò Haley fino alla porta di casa e se ne andò.

Quando entrò, trovò lo zio e Jared seduti davanti alla televisione, rimasero sorpresi di vederla così presto ma capirono immediatamente che era successo qualcosa; lo sguardo di Haley era serio, troppo serio per una ragazza che doveva aver appena trascorso una serata di divertimenti, e poi successe, parlò...

 

H: mentre ero alla festa, ho sentito una cosa.

R: cosa?

H: sulla mamma

R: cosa hai sentito?

H: che è morta in un vicolo

 

Il silenzio di Robert valse più di mille parole per Haley. Conosceva lo zio meglio di se stessa e nel momento in cui spostò lo sguardo sul pavimento con aria desolata, capì che era vero, che le aveva mentito. In quel momento in cui Jared avrebbe dovuto farsi da parte e lasciarli soli commise un errore...

 

J: non è colpa sua

H: cosa?

J: l’ha fatto per proteggerti

H: tu cosa? Tu sapevi che

J: si cioè io

H: lui lo sa e io no?

R: non è come pensi

H: e cosa dovrei pensare?

R: Haley

H: perché lui lo sa e io no?

J: l’ho scoperto e così

H: oddio! Perché non me l’hai detto? Cos’altro sa?

J: nulla so solo com’è andata

H: e com’è andata, sentiamo!

J: che lei era una

R: no Jared!

J: prostituta

 

Per Haley fu come se la pugnalassero allo stomaco.

Si sentì mancare per qualche istante ma poi si riprese dato che il sangue aveva iniziato a ribollirle e sentiva la rabbia crescere!

 

H: lei non era una

J: lo era!

H: come fai a saperlo?

J: beh insomma... quando l’ho conosciuta, non abbiamo impiegato molto per passare alla fase successiva!

H: BUGIARDO!

J: NON STO MENTENDO!

H: lei non lo era

R: Haley... devi accettare il fatto che fos...

H: TU MI HAI PRESO IN GIRO... SE TI IMPORTAVA QUALCOSA ME L’AVRESTI DETTO... HAI LASCIATO CHE MI PRENDESSERO IN GIRO!

R: io non... come facevo a dirtelo? Eri piccola!!!

H: ora non lo sono

R: pensi di non esserlo ma...

H: non sono una bambina...

J: lo sappiamo

H: tu taci

R: Haley!

H: cosa? Sa più cose lui di me. E non sappiamo nemmeno se è davvero mio padre! LUI NON è MIO PADRE, NON è NESSUNO!

R: non vuol dire che devi parlargli così... è sempre un adulto.

H: si certo... non sa nemmeno cosa vuol dire lavorare.

R: Haley!

J: io cosa?

H: tu saresti già morto se non fosse stato per me!

J: tu sei così irritante a volte. io ho fatto così tanto per te e tu

H: cosa avresti fatto?

J: io ho... convinto Samuel a portarti al ballo tanto per iniziare, ti ho comprato quel vestito, le scarpe e se non fosse per me saresti ancora una ragazzina depressa che preferisce vivere rinchiusa in questa casa piuttosto che affrontare il resto del mondo... hai così paura di uscire e parlare con le persone che non sai nemmeno cosa vuol dire vivere.

 

Forse Jared non si rendeva conto di quello che diceva. Forse il suo orgoglio si sentiva ferito nel profondo, forse si rese conto troppo tardi vedendo il volto di Haley prima e Robert dopo, che quello che aveva detto era sbagliato. Erano cose che non doveva sputare così leggermente.

Salì le scale lasciando Haley in lacrime e raccolse le sue cose per poi uscire e dirigersi verso la città mentre con il proprio cellulare chiamava un taxi.

Robert non mosse un muscolo quando vide Jared uscire dalla porta con la propria valigia in mano. Non sapeva cosa fare. Sapeva che quello che aveva detto era vero, sapeva anche che non doveva lasciarlo andare via, ma non riusciva a muovere un muscolo. Haley piangeva disperatamente come non la vedeva fare da anni. Lasciò Jared allontanarsi consapevole che se la sarebbe cavata.

 

 

 

 

Coming Soon:

Di come Jared atterra a Los Angeles

 

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Capitolo 18
*** Di come Jared atterra a Los Angeles ***


Di come Jared atterra a Los Angeles

 

Shannon aspettava Jared.

Aveva ricevuto una chiamata nel cuore della notte in cui il fratello gli comunicava che sarebbe tornato a casa, gli aveva chiesto se fosse successo qualcosa, se gli esiti fossero arrivati, ma Jared aveva solo detto che si era sbagliato, che era stato stupido; così capendo che non avrebbe ottenuto risposte aveva deciso di aspettare fino al suo arrivo.

Quando lo vide uscire dall’aeroporto notò l’espressione seria e il cappuccio calato sulla testa. Sapeva che quello era l’abbigliamento “non mi parlate lasciatemi in pace ho le palle girate”.

 

S: ciao, andato bene il volo?

J: normale

S: ok... Haley?

J: dimenticala

S: negativo?

J: non lo so

S: allora perch...

J: non mi vuole

 

Salì in auto senza fare altre domande, doveva investigare... scoprire cos’era successo.

 

Haley fu svegliata da Samuel.

Robert aveva detto al ragazzo presentatosi alla porta con un mazzo di fiori che era meglio lasciar che Haley sbollisse la rabbia, ma lui non ne aveva voluto sapere, così aveva iniziato a urlare il nome di Haley sperando che la ragazza si svegliasse, scendesse e potesse almeno parlarle, e farsi perdonare in qualche maniera. Purtroppo Haley non scese.

L’aveva sentito urlare il suo nome ma era rimasta in stanza, aveva aspettato che anche lo zio fosse uscito e poi era scesa per fare colazione. Aveva deciso che quella giornata e per i prossimi giorni non sarebbe uscita dalla casa, non voleva vedere nessuno, specialmente Samuel e lo zio anche se, quest’ultimo non sarebbe riuscita a evitarlo a lungo, difatti dopo due ore lo zio piombò in casa senza preavviso. Robert aveva studiato a fondo la situazione, sapeva che Haley l’avrebbe evitato e sapeva anche che doveva parlarle, aveva detto cose pesanti a Jared che ormai se ne era andato, nulla era servito pregarlo di alloggiare nella stanza in affitto sopra il supermercato del paese, se ne era andato e basta. Aveva atteso spiando dalla finestra del soggiorno quando Haley avrebbe abbassato la guardia e appena l’aveva vista sedersi in divano era entrato in casa facendo il minor rumore possibile...

 

R: Haley dobbiamo parlare

H: cos... oddio... no, non dobbiamo farlo...

R: si invece

H: no!

R: Haley! Ferma non azzardarti a salire in camera tua... ora ne parliamo

H: no

R: devi chiamare Jared e scusarti

H: no

R: lo devi fare... ti sei comportata male, hai detto cose orribili!

H: io ho detto... oddio... lui ha fatto cose orribili e tu... mi hai mentito

R: l’ho fatto per il tuo bene

H: il mio bene? Quando pensavi di dirmelo?

R: in punto di morte a dire il vero

H: cosa?

R: ok, forse prima, volevo solo che il ricordo di tua madre fosse migliore che quello di una prostituta eroinomane!

H: almeno avrei saputo la verità!

R: e a cosa sarebbe servito? A renderti più insicura e asociale? Ti rendi conto che hai passato tutta la tua vita come un’eremita chiusa in questa casa senza interagire con le persone?

H: non è vero!

R: ok... forse non è vero... ma quanti amici hai a parte Meredith?

H: io ho...

R: appunto... solo Meredith!

H: non è vero...

R: chiama Jared e scusati!

H: no... non ho bisogno di lui. Me la sono cavata da sola finora e lo farò anche in futuro...

R: se non lo chiami, te ne pentirai, se fosse veramente tuo padre...

H: non lo è

R: come fai a saperlo?

H: non lo voglio come padre!

R: Haley

 

Ormai la ragazza era corsa nella sua stanza a chiudersi nuovamente in se stessa e a tentar di auto convincersi di non aver bisogno d’altri che non di sé.

 

Jared mangiava un’arancia, lentamente, Shannon che si trovava al lato opposto del tavolo della cucina di sua madre, lo osservava come si osserva uno scimpanzé allo zoo, con curiosità e cercando di capire per quale cavolo di motivo si comporti in quella maniera. La madre era intenta a preparare il pranzo ai due uomini silenziosamente... era stata messa all’occorrente dell’accaduto da Shannon ma non osava proferir parola. Sapeva che in qualsiasi momento Jared era pronto ad esplodere... la madre lo aveva sempre paragonato ad una pentola pena d’acqua... quando accade qualcosa che lo turba inizia lentamente a bollire e quando i nervi iniziano ad esser troppo sollecitati come una pentola d’acqua inizia a bollire rumorosamente, poi il livello sale e dal coperchio inizia ad intravedersi il vapore e qualche goccia d’acqua riesce a sfuggire, fino a quando bolle talmente tanto che fuoriesce tutto creando un disastro... questo è quello che stava per accadere... vedeva la fronte del figlio corrucciata per la tensione, non smetteva mai di muoversi e sapeva che presto sarebbe esploso...

 

S: mamma io non lo voglio il formaggio

Mom: perché?

S: sono a dieta

Mom: non dire sciocchezze

S: ma

Mom: mangia e sta zitto. Jared tu lo vuoi il formaggio?

J: no, sto mangiando l’arancia... non la voglio la pasta.

Mom:  ho cucinato anche per te

J: dalla al cane

Mom: non ho cucinato per il cane, mangia

 

Disse la donna sottraendo l’arancia dalle mani del figlio e al suo posto metterci un piatto di pasta fumante...

 

Mom: adesso mangiamo

S: comunque ne hai cotta troppa...

Mom: vorrà dire che mangerete di più

J: non ho fame

Mom: non dire stupidaggini

J: davvero e poi... è troppo cotta

Mom: ti è sempre piaciuta

S: in Nebraska cucinavano meglio di te

Mom: cosa?

J: non mangeremo mai più nulla del Nebraska.

S: parla per te... io ho intenzione di farci un salto per natale

J: cosa? E il mio compleanno?

S: avevo pensato di tornare per l’ultimo dell’anno...

J: ma... tu non puoi andarci

S: perché?

J: perché... no.

S: ridicolo

J: io? Ridicolo?

S: si tu... hai fatto una cosa stupida...

J: io non

S: e non hai nemmeno cercato di ribattere... te ne sei andato e basta!

J: cosa dovevo fare?

S: restare la e parlare quando fosse stata più tranquilla.

J: è stata chiara

S: era arrabbiata! Devi chiamarla e scusarti

J: no

S: mamma diglielo.

Mom: tuo fratello ha ragione

J: anche tu! Io non la chiamo... che sia lei a chiamarmi se vuole

S: sei tu che hai fatto una cazzata!

J: io non ho fatto nessuna cazzata!

S: chiamala

J: no!

S: Jared non...

 

Ormai se ne era andato... inconsapevole che la vita gli riservava ancora altre sorprese.

 

 

 

 

 

 

 

Coming soon:

Di come un pezzo di carta possa cambiare la vita.

 

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Capitolo 19
*** Di come un pezzo di carta possa cambiare la vita. ***


Di come un pezzo di carta possa cambiare la vita.

 

Robert fu il primo quella mattina a vedere il postino.

Si trovava a sud della proprietà e stava preparando un campo per la semina quando lo vide in sella alla sua moto sulla strada principale. Haley era rimasta in casa, come ormai faceva da molto tempo. Il litigio con lo zio l’aveva turbata molto e non riusciva ancora a parlargli o guardarlo in viso. Fu lei ad aprire la porta al postino, raccolse la posta e la appoggiò sul tavolo dell’entrata, visionò le buste una a una e concentrò la sua attenzione su quella busta gialla con scritto “Ospedale universitario S. Vincent, Omaha -  Dipartimento di genetica”  sapeva cosa c’era dentro, ma non provava nulla vedendo quella busta, così la appoggiò sul tavolo e tornò ai suoi mestieri domestici.

 

Shannon non aveva ancora parlato con Jared, lui lo evitava come la peste.

Faceva così, tutte le volte che qualcuno non la pensava come lui, evitava ogni contatto, fino a quando l’altro esasperato non accettava di fare alla sua maniera! Shannon non avrebbe ceduto, non questa volta era troppo importante, sapeva d’aver ragione e non voleva cedere, doveva fare in modo che Jared si accorgesse del suo comportamento infantile! Era lui l’adulto in quella situazione, non Haley, era lui ad aver sbagliato, doveva chiederle scusa!

Era pomeriggio quando il suo telefono squillo e una voce familiare dall’altro lato del ricevitore lo salutò....

 

72 ore prima...

 

Robert ritornò a casa a sera inoltrata come ormai era costretto a fare da un po’ di tempo, trovò come da alcuni giorni, la cena sulla tavola coperta dall’alluminio e di Haley nessuna traccia. Sapeva che era nella sua stanza con gli auricolari nelle orecchie intenta ad ascoltare musica e a navigare in internet, questo era quello che faceva per evitarlo. Si sedette al tavolo e prima di farlo prese la posta e controllò la corrispondenza, si bloccò quando vide la busta gialla e rimase alcuni secondi a meditare sul da farsi... voleva aprirla ma non ne aveva il coraggio, sapeva che aprendola la sua vita sarebbe cambiata, anche se il risultato fosse negativo, la sua vita sarebbe cambiata. Pensò e poi decise che non era compito suo aprire quella busta! Così la lasciò sul tavolo.

Due giorni dopo la busta era ancora sul tavolo nella stessa posizione in cui Robert l’aveva lasciata.

Haley sapeva che lo zio era nervoso e che si era accorto che la busta non si era spostata di un millimetro, sapeva che lui moriva dalla voglia di aprire quella busta ma lei non voleva, non voleva sapere, voleva solo tornare alla sua vita, senza Jared, Shannon, cambiamenti... voleva indietro la sua vita e aprire quella busta non avrebbe aiutato a riaverla.

Nessuno ormai parlava più con Haley, non perché non volessero ma perché la ragazza evitava tutti... le poche volte che usciva di casa lo faceva velocemente e ignorando chiunque, Robert aveva parlato con tutti i dipendenti e aveva detto loro che la situazione non era delle migliori e di cercar d’evitare d’infastidire Haley, non era nulla di grave ma sicuramente se avessero tentato un approccio la ragazza si sarebbe sicuramente limitata ad ignorarli...

Robert doveva parlare con Haley. Sapeva che doveva esser furbo per riuscire a farlo, così fece in modo che i dipendenti mettessero in giro le voce che Robert avrebbe passato tutta la giornata di mercoledì in paese con il consiglio degli agricoltori e quando Haley si fosse rilassata in salotto Robert sarebbe apparso e l’avrebbe bloccata. E così fu... quel mercoledì ogni dipendente fece come stabilito e Haley alle 14:00 si sedette in divano con una ciotola di pop-corn per guardare il suo telefilm preferito, fu allora che Robert entrò in casa spaventando Haley, ma riuscendo finalmente a vederla e a parlarle.

 

R: HALEY!

H: oh porca putt...

R: dobbiamo parlare

H: no

R: si, dove pensi di andare… resta li seduta

H: non puoi obbligarmi! Sono maggiorenne!

R: non me ne frega nulla di quanti anni hai, tu resti li seduta e mi ascolti!

H: no

R: si, quella busta è li da due giorni!

H: e allora?

R: non la apri?

H: no  

R: non sei curiosa?

H: no

R: come cavolo... senti... posso capire che tu sia arrabbiata e tutto quello che ti pare ma... devi sapere il risultato!

H: perché? Sto bene così!

R: non dire cazzate!

H: io non... tu che ne sai?

R: perché io vorrei saperlo!

H: allora apri quella busta e leggilo ma non disturbarti a dirmi nulla...

R: no, io non posso aprire la busta!

H: perché?

R: perché... si tratta del tuo futuro, di tuo padre....

H: io non lo voglio sapere...

R: bugiarda

H: non sto mentendo! Perché dovrei volere un pazzo maniaco bugiardo megalomane come padre?

R: non lo so, ma sarebbe tuo padre...

H: no, non fa di lui mio padre, farebbe di lui solo qualcuno con qualche gene in comune con i miei

R: e allora? C’è sempre tempo per rimediare al tempo perso.

H: no

R: non è come quando un padre se ne va abbandonando la famiglia... lui non lo sapeva nemmeno! Devi dargli una possibilità!

H: l’ha avuta

R: una seconda possibilità! Ha sbagliato...

H: già, l’ha fatto... ma non mi sembra abbia ancora chiamato per scusarsi o chiedere come sto no? non gli importa molto!

R: ok, questo ci può stare ma... tu hai detto delle cose che... potrebbero averlo ferito

H: poverino... vuole piangere?

R: Haley! Apri quella busta!

H: no! fallo tu se ci tieni tanto....

R: ok

H: COSA?

R: apro la busta!

 

Disse Robert dirigendosi a grandi passi verso la busta mentre Haley tentava di opporsi, sapeva che non era compito suo aprire quella busta ma... doveva farlo, per Haley, non voleva vederla diventare un eremita che vive sola in mezza al nulla... quando aveva deciso che l’avrebbe cresciuta lui si era promesso che le avrebbe dato una vita felice, piena di gente che le voleva bene e di cui andare fiera un giorno, una vita da raccontare ai suoi nipoti... ma l’unica speranza di avverare quella vecchia promessa l’aveva vista con l’arrivo di Jared e ora che non era più nelle loro vite per Haley vedeva solo un futuro di solitudine. Così afferrò quella busta la aprì e iniziò a leggere ad alta voce quello che c’era scritto... lesse velocemente tutte le frasi scientifiche che per lui non avevano senso fino ad arrivare alle uniche due parole importanti...

 

R: risultato... positivo

 

C’era silenzio. Un insolito silenzio. Leggeva e rileggeva quella parola nella sua mente mentre Haley era bloccata non sapendo che fare. I suoi muscoli non si muovevano ma le lacrime scesero sulle sue guancie, lo capì dal gusto salato che giunse sulle sue labbra e dal fatto che le palpitazioni aumentarono. Robert sollevò lo sguardo e vide la ragazza in lacrime immobile, si avvicinò e l’abbraccio come non faceva da molto tempo.

 

R: hai un padre

H: no

R: Haley ascoltami bene perché te lo dirò una volta sola. Non puoi scappare da lui, è tuo padre e lo sarà per sempre, puoi evitarlo, odiarlo, quello che vuoi, ma lui resta sempre tuo padre e un giorno ti pentirai di non avergli dato una seconda possibilità! Magari fra trent’anni quando sarai seduta sotto quel portico ad osservare il tramonto ti chiederai cosa sarebbe successo se... non permettere che succeda, chiamalo, va da lui... impara a conoscerlo ok?

 

Lasciò andare la ragazza e salì al piano superiore, dove si chiuse nella sua stanza e si stese nel letto cercando di sistemare il caos d’emozioni nella sua testa.

 

Haley rimase sveglia tutta la notte.

Aveva un unico pensiero in mente. Jared era suo padre. Quell’anoressico, megalomane, bugiardo, narciso era suo padre.

Quando scese per la colazione, trovò lo zio intento a preparare il caffè.

 

R: allora? Che intenzioni hai?

H: ...

 

Silenzio.

Aveva pensato molto alle sue intenzioni. Voleva picchiarlo, legarlo a un palo e lasciarlo implorare perdono tra le lacrime, voleva chiuderlo in un recinto con un toro impazzito, fargli mangiare peperoncini crudi, vederlo soffrire... però poi pensava che gli mancava sentire il suo telefono vibrare a qualsiasi ora del giorno o della notte, sentirlo cantare sotto la doccia le canzoni dei musical, vederlo tentar di comportarsi come un cow boy...

 

R: allora?

H: vado a Los Angeles

 

Disse girandosi e salendo in camera per preparare la valigia.

 

R: cosa?

H: hai sentito

R: adesso?

H: oh... il biglietto cazzo.

R: sei sicura?

H: no, ma non credo d’aver molta scelta

R: potresti chiamarlo

H: no, lo voglio picchiare

R: cosa?

H: hai capito... a calci nello stomaco

R: ma... vabbè...

H: devo prenotare un biglietto

R: non preoccuparti per quello... Jared e Shannon ti avevano già prenotato un biglietto per quando saresti voluta andare... basta chiamare l’agenzia e loro ti trovano un posto su un aereo

H: ah... chiamali allora

R: ok

 

Incredulo su quello che stava succedendo Robert, chiamò l’agenzia di viaggi e poi mentre Haley finiva di sistemare la valigia si chiuse nel bagno del piano terra e chiamò Shannon....

 

S: pronto?

R: ciao

S: Robert?

R: si

S: cos’è successo? Haley sta bene?

R: si...

S: per cui cosa... è per Jared? Ho provato a parlarci... ma è testardo ed è convinto di esser nel giusto...

R: come Haley... che tra l’altro... sta venendo a Los Angeles

S: cosa?

R: è arrivato il risultato dei test... è positivo

 

Silenzio. Ci furono alcuni secondi che sembravano anni in cui Shannon stava lentamente riprendendo possesso delle sue funzioni cerebrali dopo che aveva avuto un mancamento momentaneo. Non ci credeva... aveva una nipote... era zio... veramente... non era uno zio acquisito, aveva una nipote che aveva il suo stesso sangue.

 

R: Shannon ci sei?

S: si scusa... cercavo di riprendermi... wow... siamo parenti sul serio!

R: si

S: wow...

R: già

S: comunque... Haley sta venendo qua?

R: si, vuole picchiare Jared!

S: ah... potrei aiutarla se vuole

R: non incoraggiarla!

S: scherzavo...

R: comunque adesso sta preparando la valigia... il suo aereo parte alle quattordici, mi chiedevo se potevi andarla a prendere all’aeroporto...

S: certo

R: ecco... lei non sa che ti sto chiamando... per cui sarà una sorpresa...

S: ah ok...

R: scusa se ti ho chiamato così all’improvviso... probabilmente avevi degli impegni... che stupido! ho dato per scontato che fossi libero...

S: non dirlo nemmeno... siamo parenti adesso... ovvio che la vado a prendere!

R: grazie

S: grazie a te... chiamo quando atterra?

R: si grazie... vado la sento scendere le scale!

S: ok... a più tardi allora! Ciao

R: ciao

 

Uscì dal bagno e vide Haley trascinare la valigia giù per le scale, si mise le scarpe e l’accompagnò all’aeroporto con una stretta al cuore... era la prima volta che era lei ad allontanarsi da lui... la prima volta che se ne andava da casa.

 

 

 

 

Coming Soon:

Di come Haley conosce la famiglia

 

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Capitolo 20
*** Di come Haley conosce la famiglia ***


Di come Haley conosce la famiglia

 

 

 

C’è sempre un modo per riconoscere chi non ha mai viaggiato in un aeroporto... sono sempre quelli che vagano con un espressione di terrore e tentano di chiedere informazioni a tutti, o almeno era quello che Shannon aveva pensato di vedere... ma invece era arrivato in ritardo. Il traffico lo aveva bloccato, il telefono era morto e per tutto questo era arrivato in ritardo, di Haley non c’era traccia così dopo aver superato le fasi di panico e terrore, si era calmato e in preda ai sudori freddi era corso verso una cabina telefonica per chiamarla.

 

Haley non sapeva che lo zio aveva preso accordi con Shannon, così una volta recuperata la sua valigia era uscita a cercare un taxi e si era diretta all’indirizzo che aveva trovato sulla lettera che sua madre aveva spedito a Jared anni prima. Guardava fuori dal finestrino e guardava i negozi, le persone, poi l’auto si fermò davanti un vecchio condominio e dopo aver pagato l’autista con i pochi contanti che aveva con sé si diresse verso l’entrata per leggere i vari nomi sul citofono... non c’era nessun Leto.

Si diede della stupida da sola, probabilmente non abitava più allo stesso indirizzo di vent’anni fa, probabilmente ora viveva a chilometri di distanza! Stava per estrarre il cellulare per chiamarlo quando...

 

- cerchi qualcuno?

H: salve... sì ma credo non abiti qua

- ah... chi cercavi?

H: Jared Leto

- oh sei una fan?

H: una che? No non lo sono

- si certo... tutte lo dicono, senti lui non abita qua

H: questo l’ho capito ma... non sono una fan... diciamo che sono... una parente.

- una cosa?

H: una par...

 

Non riuscì a terminare la frase, il suo cellulare iniziò a squillare e dovette rispondere...

 

H: scusi... pronto

S: Haley? Stai bene? Sei viva? Dove sei?

H: Shannon? Perché non dovrei stare bene?

S: dovevo venirti a prendere all’aeroporto ma tu non c’eri e mi è preso un colpo! Ti rendi conto che ho pensato fossi stata rapita!!!!

H: rapita? Oh ma per piacere so castrare un toro in meno di un minuto non riuscirebbero a rapirmi!

S: che schifo... comunque dove sei?

H: sono a Pasadena... all’indirizzo che c’è sulla busta che mi aveva dato jared

S: cosa a Pasa... oh capito dove sei... senti resta lì non muoverti.

H: dove vuoi che vada? Anche se fa caldo...

S: aspetta li, adesso chiamo un’amica che vive in quel palazzo e ti faccio salire in casa sua così stai al fresco o almeno non stai sul marciapiede, io arrivo il prima possibile... ok?

H: ok

S: fa la bravo ciao

H: fa la brava? Non ho cinque anni!!!!

 

Ormai aveva riattaccato.

Aspettò alcuni minuti poi una ragazza aprì il portone e la invitò a entrare.

Era strano essere in un ascensore... c’era già stata ovviamente, ma si potevano contare sulle dita di una mano... e poi la ragazza era completamente diversa da quelle del suo paese. La seguì fino all’interno di un appartamento, dove si sedette e aspettò l’arrivo di Shannon.

 

Shannon arrivò sudatissimo. Non voleva lasciare Haley sola con Grace, primaditutto perché Grace era una spogliarellista e sua “scopamica”, non che ci fosse qualcosa di sbagliato, ma nella sua mente immaginava Grace insegnare a Haley l’arte del mestiere... e non voleva che Haley imparasse a volteggiare attorno a un palo!

 

Grace: ciao, è in soggiorno a guardare il muro!

S: grazie

G: mi ringrazierai in futuro...

S: ok... Haley!

H: ciao

S: mi spiace

H: fa nulla…

S: andiamo?

H: ok, grazie per l’ospitalità

G: figuarti! Ci vediamo

S: ok, ciao e grazie... mamma?

Mom: Shannon? Sei venuto dalla nonna?

S: no si... si sono venuto dalla nonna...

 

Il suo incubo... sua madre era l’unica persona che non voleva incontrare... o che almeno non voleva ancora far incontrare a Haley! Ma ormai era tardi, sua madre guardava Haley e sapeva che nella sua mente aveva già capito chi era... chi altri se non la figlia illegittima del suo secondogenito cresciuta in una fattoria poteva essere vestita con Jeans rovinati, una maglietta di almeno due taglie in più, stivali consumati e avere una valigia minuscola? Solo lei poteva, nessuna delle “amiche” di suo figlio avevano quell’aspetto. Constance sapeva... aveva capito.

 

Mom: tu sei?

H: Haley Pontley

Mom: Haley Pontley quindi... come conosci Shannon? Sei una sua “amica”?

S: mamma sai chi è falla finita

Mom: no, non lo so... chi è Shannon?

S: mamma!

Mom: Christopher

H: Christ... ti chiami

S: no mi chiamo Shannon, quello  è il secondo nome che mia madre usa quando mi vuole far irritare… lei è Haley, quella, Haley!

Mom: ciao

H: salve

S: non piangere

Mom: come puoi chiedermi di non farlo? Sono nonna... finalmente

S: ok... noi andiamo

Mom: cosa? Andiamo dalla nonna... non puoi non salutarla.

S: ma non dirle chi è... Jared non vuole che sappia ancora tutto.

Mom: si si almeno salutala...

S: ok, Haley mi spiace devo salutare mia nonna poi andiamo da Jared.

H: ok... non c’è fretta... devo ancora pensare a dove colpirlo per iniziare.

S: ah già, lo vuoi picchiare

Mom: davvero?

H: si, deve soffrire per quello che mi ha fatto

Mom: fai bene... io non lo posso picchiare perché è mio figlio e gli voglio un mondo di bene ma ammetto che a volte sa essere davvero irritante!

 

Entrarono all’interno di un piccolo appartamento, Haley non sapeva come opporsi agli eventi, era ancora stordita dal volo e stavano succedendo troppe cose... non riusciva a rifiutarsi, diceva sempre si e poi provava un po’ di compassione per Shannon che aveva in volto un’espressione rassegnata di chi sa di dover andare al patibolo...

 

Mom: mamma?

Ruby: sono in cucina!

M: guarda chi ti ho portato!

R: oh Shannon... vieni dalla nonna!

S: piano nonna.... stai bene?

R: certo che sto bene... perché?

S: nulla era solo una domanda

R: e lei chi è? La tua nuova ragazza? Un po’ giovane non credi? Hai una certa età, smettila di correr dietro alle ragazzine!

S: non è la mia ragazza, è la figlia di un mio amico la ospito per un po’...

R: non dire le bugie

S: è vero! Mamma...

M: è vero... si chiama Haley!

R: bel nome...

H: grazie piacere

R: mangia un biscotto che sei magra

H: no grazie sono a posto...

R: non dire sciocchezze mangia

S: mangialo o non ti lascerà andare via fino a quando non l’avrai fatto

H: ok

 

La visita fu breve per fortuna di Haley e Shannon, così dopo aver salutato Constance si diressero verso casa di Shannon, che era esattamente come se l’era immaginata Haley, in disordine e con uno strano odore, come se qualcuno avesse dimenticato il cartone del latte fuori dal frigo per troppo tempo.

 

S: fa come se fossi a casa tua

H: oh buon Dio

S: che c’è?

H: nulla, casa molto... carina

S: lo so, è in disordine

H: ah bene, perché altrimenti avresti dei problemi seri.

S: cosa vuoi dire?

H: nulla.

S: allora... la tua stanza è in fondo al corridoio... tranquilla, l’ho pulita, messo lenzuola fresche di bucato, l’ho fatta arieggiare e mi sono assicurato non ci fosse muffa o cose strane.

H: ok, quindi starò qua

S: si... non vorresti stare da Jared... il suo frigorifero è deprimente, e poi in casa sua c’è sempre un incenso acceso, non scherzo... quando entri sembra di stare in india! Credo che nemmeno in india usino tanto incenso.... e poi non ha gli alcolici, cioè tu non puoi bere, ma ogni tanto un goccetto fa piacere... il latte è di soia o di riso, schifo, e non ha il formaggio vero... ha il tofu! Schifo... e fidati se ti offre uno dei suoi biscotti, rifiutalo! Non sa cucinare i biscotti, è convinto che siano buonissimi, ma tutti gli odiano!

H: vuoi bene a tuo fratello!

S: certo che gliene voglio, ma le sue manie mi fanno impazzire! Perché credi suoni la batteria? Mi rilassa!

H: suoni la batteria?

S: si, non te l’ho mai detto?

H: credo di no

S: ah... bhè... suono la batteria

H: ok

S: che fai ancora ferma sulla porta? Entra!

H: oh ok...

 

Haley entrò un riluttante, sapeva che ora non poteva più tornare indietro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Coming soon:

Di come Haley si diverta per la prima volta

 

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Capitolo 21
*** Di come Haley si diverta per la prima volta ***


Di come Haley si diverta per la prima volta

 

Per la prima volta Shannon ospitava in casa sua una donna per cui non provava attrazione fisica.

Dato che voleva far credere a Haley di essere una persona matura e responsabile, aveva impostato la sveglia alle sei per preparare la colazione, ma tutti i suoi buoni propositi sfumarono quando una volta spenta la sveglia, si girò dall’altra parte del letto e tornò a dormire.

Quando si svegliò, erano le dieci e mezzo e Haley era già sveglia da un pezzo e stava cercando di capire come funzionasse la televisione...

 

H: ciao

S: ho dormito troppo scusa

H: fa nulla

S: cosa stai facendo?

H: il telecomando non va

S: certo... è quello del DVD

H: ah

S: questo è della televisione

 

Haley si sentiva stupida. Shannon invece potente, finalmente c’era qualcosa in cui era più bravo della ragazza. Preparò la sua colazione e poi dopo una doccia veloce trascinò Haley in giro per Los Angeles, anche se lei voleva incontrare Jared, non fare shopping con Shannon.

 

H: dove stiamo andando?

S: ti faccio vedere la città!

H: e Jared?

S: ah... beh vedi... lui ora non è reperibile... lo sarà fino a domani sera.

H: perché?

S: perché sta girando un film, e gira le ultime scene... non vuole esser disturbato, purché non sia molto importante ovvio... insomma, puoi aspettare un altro giorno no?

H: un film? che lavoro fa?

S: oh giusto non ti aveva detto nemmeno questo... lui è un attore. E un regista, e un cantante, e un musicista... dipinge anche ogni tanto, ma fa cagare, insomma non disegna male, ma non può esser definito un pittore!

H: wow

S: scusa se non abbiamo detto nulla, la gente che non sa chi siamo in genere da di matto quando ci riconosce...

H: ok

S: ok, per cui... prima tappa negozio d’abbigliamento! Non posso guardarti conciata così!

H: cos’ho che non va?

S: tutto... non puoi metterti una maglietta di due taglie più grande... non con il tuo fisico!

H: è comoda

S: povera ragazza!

 

Haley fu trascinata all’interno di negozi, profumerie e caffetterie per tutto il pomeriggio, poi la sera tornati a casa...

 

H: è buono

S: te l’avevo detto che il tailandese non è male.

H: ed è anche economico!

S: già... e poi lo consegnano a domicilio!

H: da noi non c’è questa cosa...

S: lo so... come fai a vivere la!?

H: a me piace

S: lo so, e con Samuel?

H: cambia discorso?

S: perché?

H: non ci parlo dal ballo!

S: perché?

H: perché? Mi ha praticamente comprata! Come se fossi una... come una vacca ecco!

S: non è vero... tu gli piacevi già prima! Ha solo ricevuto una spintarella!

H: da che parte stai?

S: la tua... senti, so che Jared ha sbagliato, in questo ti appoggio al 100% ma Samuel poveretto, tu gli piaci sul serio... credo che se non fosse stato per Jared non si sarebbe mai fatto avanti! Sareste diventati quella classica coppia di vecchietti entrambi vedovi che si ritrova la domenica in chiesa e si guardano ancora con gli occhi dell’amore di quarant’anni prima e nessuno dei due ha il coraggio di farsi avanti!

H: io non vado in chiesa

S: era un esempio!

H: tu guardi troppi film!

S: lascia stare l’esempio allora... era per dire che siete due persone timide e senza un’aiutino esterno non succederà mai nulla...

H: io non ho mai chiesto l’aiuto di nessuno!

S: appunto! Non ti saresti mai accorta di lui!

H: non è vero! Io mi ero accorta di lui

 

Disse Haley sotto voce arrossendo fino alla punta dell’alluce...

 

S: cosa?

H: non lo ripeto

S: e allora cosa aspettavi a farti avanti?

H: lui è uno Stern!

S: e quindi?

H: insomma... le nostre famiglie si odiano... pensavo mi odiasse.

S: non odia il tuo sedere credimi!

H: ma che...

S: scusa, ma è vero! Mi sento molto Oprah ora... penso che sia la conversazione più lunga che abbiamo mai avuto!

H: forse

S: è venerdì sera che si fa?

H: hem... guardiamo *Supernatural e andiamo a dormire?

S: no

H: ma la scorsa puntata Castiel era...

S: oddio ho una nipote sfigata

H: HEY!

S: ammettilo... è vero

H: io non... mi piacciono i telefilm!

S: tu va a farti una doccia, usciamo

H: cosa?

S: muoversi!

 

Dopo esser stata obbligata da Shannon Haley, salì le scale e si fiondò sotto la doccia, per poi vestirsi con gli abiti che Shannon le aveva lasciato sul letto. Tutto per lei era strano, non era mai uscita il venerdì sera, per cui non sapeva cosa aspettarsi. Shannon d’altro canto si sentiva in dovere di portare fuori Harley... non aveva intenzione di portarla in discoteche, locali alla moda o cose simili... voleva solo farle vedere che c’era un intero mondo che lei ignorava e che valeva la pena conoscere. Così dopo che entrambi furono vestiti e profumati, salirono in auto e si diressero verso il lungo mare di Los Angeles.

 

Haley stava vedendo per la prima volta una grande città di notte.

Era strano vedere quanta gente ci fosse per strada a quell’ora e quanta continuava ad arrivarne... sentiva la musica venire dai locali, la gente correre e ridere per strada, sentiva il suono delle onde in lontananza...

 

S: ora come zio fico ti prenderò una birra, ma tu non dire a Jared o a tuo zio che l’ho fatto ok?

H: ok

S: bene...

H: comunque la bevo anche a casa

S: cosa? Tuo zio ti fa bere la birra?

H: certo

S: ma tu sei... ma...

H: non ho cinque anni, una birra ogni tanto posso berla!

S: ed ecco che sei diventata grande all’improvviso.

H: ci conosciamo da tre mesi... non mi hai mai visto piccola!

S: vado a prenderti da bere... non parlare con gli estranei!

 

Shannon prese da bere e quando tornò, trovò Haley assorta nei suoi pensieri...

 

S: a che pensi?

H: non ho mai visto così tanta gente

S: io ne ho vista di più

H: dove?

S: un po’ ovunque nel mondo... una volta ho visto un circuito automobilistico pieno di gente.

H: wow

S: già, puoi dirlo... fa un certo effetto

H: così questa è Los Angeles

S: si... piace?

H: pensavo peggio

S: beh adesso puoi venirci quando vuoi! Mia madre, tua nonna, vive in cima a quella collina e penso sarebbe felice di ospitarti qualche volta, e poi abbiamo anche uno zio acquisito che vive in una cittadina vicina che ha un ristorante, le migliori costolette d’agnello della California... lo giuro! E in quel negozio laggiù abbiamo lo sconto del 30% sempre!

H: perché?

S: la proprietaria è mia sorella... sorellastra a dire il vero... nostro padre dopo che se n’è andato si è risposato e ha avuto altri figli e lei l’abbiamo ritrovata un po’ di tempo fa... così dopo aver trovato la forza per entrare lì dentro, l’abbiamo conosciuta un po’ e non è malaccio!

H: quindi hai un padre?

S: sì e no. Non ci parliamo e se lo vedo per strada, faccio finta di nulla.

H: però parli con i suoi figli?

S: non è colpa loro se lui è uno stronzo...

H: capito...

 

Haley vedeva che Shannon si stava sforzando di parlare del padre e apprezzava lo sforzo. Lo lasciò parlare tutta la sera e lui fu riconoscente alla ragazza che gli aveva permesso di raccontare quella storia che non poteva mai raccontare a nessuno.

Quella notte l’avevano passata a passeggiare lungo i viali, le spiagge e le strade della città facendo cadere ogni muro che ancora li divideva.

 

 

 

*Supernatural: per chi non lo sapesse (XD ma penso lo sappiate) è un telefilm che va in onda generalmente il venerdì sera sul canale statunitense CW.

P.S. io adoro Supernatural *-*

 

 

 

 

Coming soon:

Di come Jared scopre della presenza di Haley a Los Angeles.

 

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Capitolo 22
*** Di come Jared scopre della presenza di Haley a Los Angeles ***


Di come Jared scopre della presenza di Haley a Los Angeles.

 

 

Shannon sapeva di dover dire a Jared che Haley si trovava a Los Angeles, così chiamò il fratello e lo invitò a cena dalla madre quella sera stessa. Aveva pensato a molti modi per dirglielo, ma tutti l’avevano portato a credere che il fratello poi, si sarebbe preparato o, come succedeva di solito, avrebbe inscenato una qualche sceneggiata drammatica... così aveva deciso di coglierlo alla sprovvista. Constance ovviamente sapeva del piano del figlio, per cui preparò tutti i piatti preferiti di Jared e si preparò psicologicamente a tener testa al figlio durante la scena drammatica che avrebbe messo in scena quella sera.

 

Jared arrivò in anticipo com’era suo solito. Come abitudine, una volta entrato in casa, si diresse verso la cucina e aiutò la madre nel pulire le verdure fresche, poi un’auto entrò nel viale, e Shannon fece il suo ingresso...

 

J: SIAMO IN CUCINA

S: ciao

J: non indovinerai mai chi è incinta... Rose! Ci pensi? Diceva sempre di odiare i bambini...

S: wow... è di Michael vero?

J: presumo di si... non ho chiesto!

S: speriamo...

J: conoscendola però...

C: non siate crudeli... Haley dov’è?

J: Hal...

 

Silenzio.

Il gelo era sceso nella stanza, si poteva sentire la tensione a pelle e Constance rideva fra se e se per esser riuscita a tirar fuori l’argomento con naturalezza e senza troppi giri di parole, e inoltre, si stava realmente domandando dove fosse la ragazza dato che, non la vedeva...

 

S: oh... hem... si lei è... qui

J: cosa vuoi dire con qui?

S: che è qui... forza...

 

Haley che era rimasta tutto il tempo nascosta dietro lo stipite della porta entrò timidamente vergognandosi d’invadere quello spazio casalingo in cui lei non c’entrava nulla, ed inoltre si vergognava per quello che Shannon l’aveva obbligata ad indossare, una canotta aderente e dei pantaloncini troppo corti per i suoi gusti... e poi c’era Jared. Provava delle strane sensazioni vedendolo, da una parte era agitata, da un’altra era felice e poi voleva picchiarlo... non capiva cosa fare! Così si limitò a entrare nella stanza rossa in viso e con lo sguardo basso.

 

C: oh come sei carina... l’hai portata a fare Shopping vero? Stai benissimo! Metti in mostra la merce finché sei giovane!!!

S: mamma!! Allora? Non dici nulla?

H: ciao

J: cosa ci fa lei qua?

H: ...

S: Haley? Non lo dico io per te

C: che ne dici se li lasciamo soli? Vieni ad aiutarmi ad apparecchiare... prendi i tovaglioli!

S: ok

 

Lasciarono i due soli in cucina, sapevano che era un momento privato ma avevano un po’ di paura per Jared... soprattutto Shannon, che sapeva che la ragazza poteva ucciderlo con la sola forza bruta se voleva... insomma si batteva facilmente Jared in una rissa!

 

Haley era sola con suo padre. Continuava a ripetersi nella sua mente quella frase: “è tuo padre”, cosa che non la tranquillizzava. Jared non sapeva che pensare, da un lato sapeva cosa voleva dire... il risultato era positivo, altrimenti non avrebbe fatto tutte quelle ore di volo per dirgli che era negativo, si sarebbe limitata a una telefonata! La guardava in silenzio, pensando a cosa doveva dire, fare o se era meglio aspettare che fosse la ragazza a fare la prima mossa... di una cosa era certo... si aspettava le sue scuse! Anche Harley si aspettava le scuse da Jared però...

 

Fu Jared a rompere il ghiaccio

 

J: così... sei qua

H: già

J: è arrivato il risultato?

H: si

J: e cosa...

H: tieni, leggilo

 

Haley posò il foglio sulla tavola, Jared lo prese e osservò quel foglio malandato, segno che Haley l’aveva riletto molte volte, e che probabilmente portava nella tasca dei pantaloni da un po’ di tempo... aprì il foglio lentamente e lesse il responso delle analisi. Il suo cuore saltò un battito quando lesse quella parola... positivo... poi dopo aver attraversato varie colorazioni dovute al momentaneo calo di zuccheri alzò lo sguardo e la vide, con sguardo basso intenta a torturarsi le mani...

 

J: ok... beh... me lo immaginavo, come mai sei venuta fino a qua per dirmelo?

H: lo zio ha detto una cosa...

J: cosa?

H: che un giorno potrei pentirmene

J: di cosa?

H: di non averti conosciuto

J: non volevi...

H: tu sei un anoressico, megalomane, bugiardo e narciso!

J: io cosa?

H: è vero... mi hai mentito, sei magrissimo e sinceramente non capisco come tu faccia a reggerti in piedi mangiando solo verdure, pensi di essere al centro dei pensieri di chiunque e passi ore davanti allo specchio! Ore, letteralmente... una volta ti ho cronometrato! 72 minuti per pettinarti, farti la maschera al viso, darti la crema e nascondere le occhiaie con il correttore!

J: come fai a sapere che... io non mi do la maschera e non uso il correttore!!

H: ero io che pulivo il bagno... ho visto i flaconi!

J: hai invaso la mia privacy!

H: in teoria eri in casa mia e tu hai lasciato il tuo beauty case in bagno... per cui

J: tu... tu... tu...  mi devi delle scuse

H: io cosa?

J: si... tu hai detto delle cose davvero...

H: io? Sei tu che mi devi delle scuse!

J: no...

H: si...

J: no!

H: si!

J: no!

H: si... sei tu l’adulto, sei tu che dovresti comportarti con maturità!

J: quindi ammetti d’aver detto cose sbagliate per cui mi merito le tue scuse?

H: mai!

J: bene... allora non usciremo da qui fino a quando non mi avrai detto scusa

H: seriamente? La porta è dietro di me mi basta allungare il braccio... guarda... è aperta! Oh guarda sto uscendo!

J: Haley! Non...

H: non agitarti... non sto uscendo! Che poi quella vena sotto l’occhio si gonfia in maniera assurda!

J: sei crudele

H: anche tu

J: sei testarda, prepotente, e hai manie di controllo!

H: anche tu

J: lo so!

H: quindi?

J: tu non mi chiederai mai scusa vero?

H: tu?

J: che facciamo?

H: non lo so...

 

Rimasero alcuni istanti a fissarsi, poi Haley raccolse tutte le su forze, si avvicinò a Jared che la osservava senza capire che intenzioni avesse, e gli diede un pugno sulla spalla... piano, non voleva ferirlo, cioè voleva, ma sapeva di non poterlo fare!

 

H: ecco

 

Jared rimase sorpreso, ma capì quello che voleva dire. Haley non gli avrebbe mai chiesto scusa come lui non lo avrebbe mai fatto, sapeva di ave ragione e anche torto allo stesso tempo ma entrambi si rifiutavano di ammettere i propri errori, non potevano mostrarsi deboli, odiavano essere deboli, per cui quel pugno era come un “scusa, so di aver sbagliato”... così dopo una veloce riflessione Jared ricambiò il pungo e rimasero immobili a fissarsi. Jared fissava Haley in attesa di una qualche risposta e Haley fissava le scarpe di Jared...

 

J: cosa pensi?

H: le tue scarpe sono rosa

J: si, lo sono

H: sono da femmina

J: no

H: si e ti fanno il piede enorme

J: il mio piede è enorme... porto il quarantaquattro.

H: quelle scarpe lo fanno sembrare più grande...

J: non mi cambio scarpe... e comunque, stai da Shannon?

H: si

J: vuoi venire a stare con me?

H: odio l’incenso

J: ti ha detto dell’incenso? Non si sente troppo

H: sto bene da Shannon, lui ha bisogno di me

J: cosa?

H: casa sua è un disastro

J: lo so... in effetti gli servi

H: ho fame

J: anch’io

H: vado di là...

 

Jared la guardò uscire dalla cucina consapevole che quello era l’inizio di una nuova vita.

 

 

 

 

Coming soon:

Di come Haley diventa una Leto

 

 

 

 

 

 

 

 

Uuuuh è quasi finito *-*

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** Di come Haley diventa una Leto ***


 

Di come Haley diventa una Leto

 

 

 

 

Mancava poco alla partenza di Haley e Jared voleva chiederle una cosa. Aveva pensato molto a come dirlo e in che momento, ma non gli era venuta in mente nessuna buona idea, così quel pomeriggio entrò nel suo salotto e aspettò il momento migliore.

 

Haley sapeva che Jared voleva chiederle qualcosa... iniziava sempre discorsi senza senso e non li finiva mai. Quel pomeriggio l’avrebbe passato con lui a casa sua, stava curiosando tra gli album fotografici di Jared, guardando vecchi copioni, disegni e testi musicali quando si accorse della presenza dell’uomo alle sue spalle.

 

H: ah ciao... posso guardare vero?

J: certo

H: ok...

J: avevo quattro anni in quella foto, Shannon cinque, e quello è stato il nostro primo cane.

H: dovresti incorniciarla, è una bella foto.

J: potrei farlo... magari la trasformo in un quadro e lo regalo alla mamma a Natale.

H: vuole la friggitrice nuova

J: cosa?

H: ha detto che vuole una friggitrice elettrica, di quelle con il timer che suonano quando l’olio arriva a temperatura...

J: non l’ha mai detto

H: non ha detto che “la vuole”, ha solo continuato a ripetere quanto fosse fantastica quella che aveva visto su un catalogo, ergo, vuole quella friggitrice.

J: ok, non l’avevo capito

H: lo so.

J: senti Haley, devo dirti una cosa...

H: ok

J: è da un po’ che ci penso e credo che ormai sia arrivato il momento di dirlo...

H: sei gay?

J: cos... no, sono etero, decisamente etero.

H: ah, ok.

J: comunque... poiché ormai siamo sicuri al 100% che tu sia sangue del mio sangue, e ho sempre desiderato poter tramandare il mio cognome ai miei figli, insomma, mi chiedevo se tu volessi prendere il mio cognome.

H: Leto?

J: si, quello è il mio cognome.

H: ah

J: io capisco se vuoi pensarci, parlarne con lo zio... non mi aspetto che tu accetti... è solo una proposta.

H: ci penserò

J: ok

H: volevi dirmi solo questo?

J: si, cioè no, visto che siamo qua... insomma ho in mente di far ampliare la casa.

H: bene

J: per te

H: cosa?

J: ho pensato che tornerai qua ogni tanto... magari per le vacanze, festività o cose simili... lo farai?

H: credo di si, insomma il Nebraska non è proprio il tuo habitat.

J: e quindi, io non voglio che tu stia da Shannon, cioè non è che non voglio, solo preferirei stessi da me, per cui ho pensato di costruire un mini appartamento, una dependance con una stanza e un piccolo bagno, con una entrata personale... così  magari quando starai qua potrai avere la tua privacy e potrai portare qualche amica o... amico.

H: amico?

J: si insomma... pensavo che Samuel...

H: Samuel?

J: gli piaci davvero, dagli una seconda possibilità, insomma... non l’ha fatto in cattiva fede, anzi...

H: lo so che gli piacco... insomma... lo so...

J: e quindi?

H: è che... non voglio parlare di queste cose con te.

J: oh giusto... padre-figlia, non si parla di queste cose...

H: esatto.

J: ok... per cui se faccio partire i lavori va bene?

H: certo, però i colori dei muri li scelgo io.

J: ok, mi sembra giusto... per cui siamo d’accordo?

H: siamo d’accordo.

 

Jared c’era riuscito.

Sapeva che Haley avrebbe riflettuto sulla sua proposta e lei sapeva che Jared aveva faticato a farle quella proposta. Anche se ormai i muri che li tenevano separati erano crollati, c’era ancora un po’ d’imbarazzo quando dovevano affrontare temi più personali. Haley chiamò lo zio quella sera come da routine e tra i vari aggiornamenti incluse anche la proposta di Jared, Robert rimase alcuni istanti in silenzio, poi disse alla nipote che doveva essere una sua decisione, e che lui avrebbe accettato ogni sua scelta. Così il mattino seguente, quando Jared arrivò a casa di Shannon Haley parlò subito, onde evitare  che l’ansia bloccasse le sue intenzioni.

 

J: ciao

S: ciao, abbiamo pensato d’andare in bicicletta fino alla spiaggia, vieni?

J: ok, però devo tornare a prendere la bici, ci troviamo da me?

S: ok... non c’è problema.

H: diventerò una Leto.

S: cosa diventerai?

H: una Leto.

S: ok... cosa c’era nel latte?

H: Jared ieri mi ha chiesto se voglio cambiare cognome.

S: oh... wow.

J: ne hai parlato con lo zio?

H: si... ha detto che devo decidere io e ho deciso... ad una condizione però.

J: cioè?

H: manterrò anche il cognome della mamma.

S: Pontley-Leto

H: si

J: ok

S: sei una Leto adesso... benvenuta nel club!

 

Era una Leto.

In poco tempo era passata da essere l’orfana che viveva con lo zio in un paesino sperduto nel nulla del Nebraska a essere la figlia di qualcuno importante che viveva a Los Angeles e che girava il mondo per lavoro. Non se l’era mai immaginato nemmeno nei suoi sogni, e ora era realtà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Coming soon:

Di come Jared capisca cosa sia l’ansia da partenza.

 

 

P.S.

La fine è vicina u.u

Non la fine del mondo, anche se fino ad ora i maya sembrano averci azzeccato abbastanza e io spero non succeda perché vorrebbe dire che morirò senza aver mai visto la fine di molti telefilm e anime che segue e mi rifiuto di morire senza sapere la fine! Per cui che i maya si facciano fottere il mondo non finisce perché lo dico io!

Tornando seria...  mancano veramente pochi capitoli alla fine ora devo decidere un finale decente per l’ultimo capitolo... sappiate che l’ho già riscritto quattro volte XD chissà se riuscirò a pubblicarlo!

 

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Capitolo 24
*** Di come Jared capisca cosa sia l’ansia da partenza. ***


Di come Jared capisca cosa sia l’ansia da partenza.

 

 

 

S: quando atterri chiama

H: ok

J: non mangiare il pesce in aereo!

H: lo so

J: hai preso il passaporto vero?

H: si

J: hai una felpa nel bagaglio a mano? Certe volte fa troppo freddo in aereo, e le coperte che ti danno sono ruvide!

H: si ho tutto!

S: Jared rilassati...

J: sono rilassato

H: ok, io vado

J: ricordati di chiamare spesso, e di fare le foto ai vitellini quando nascono...

H: ok

J: saluta lo zio

H: ok

S: e parla con Samuel!

H: ok! Adesso devo andare o perdo il volo!

J: ok... posso abbracciarti?

H: se proprio devi!

 

Jared era agitato... Haley stava per tornare in Nebraska e lui si sentiva il cuore in frantumi.

Pensava che se doveva sentirsi così tutte le volte che se ne sarebbe dovuta andare, si sarebbe trasferito in Nebraska! In fondo poteva lavorare anche la... poteva costruire uno studio di registrazione e quando sarebbe iniziato il tour, Haley sarebbe andato con lui... avrebbe assunto qualcuno per occuparsi della fattoria in modo che Haley non avrebbe più dovuto lavorare e sarebbero stati sempre insieme... però era solo una fantasia... non poteva farlo realmente.

Abbraccio Haley e poi la guardò allontanarsi.

 

Robert aspettava Haley.

Gli mancava la nipote, erano ormai due mesi che non la vedeva, aveva acconsentito a quella vacanza in California ma dopo pochi giorni si era pentito, non era abituato a restare solo in casa, gli mancava la presenza di Haley che lo sgridava perché riempiva il divano di briciole o perché ritardava per la cena e non avvisava... quando la vide avvicinarsi trattenne le lacrime e si sforzò di non sembrare troppo sentimentale.

 

R: ben tornata. Com’è andato il volo?

H: bene!

R: divertita in California?

H: si

R: andiamo a casa?

H: ok

 

Il tragitto verso casa lo passò al telefono con Jared, le chiedeva ogni dettaglio e inoltre s’era fatto mettere in vivavoce per poter parlare con Robert.

Quando entrò in casa a Haley, sembrava d’esser stata lontana anni non mesi.

 

R: scusa se è un po’ in disordine

H: non mi aspettavo facessi le pulizie...

R: bene... ci ho provato, ma poi mi sono stancato.

H: immaginavo... vado a mettere la valigia in stanza

R: ok

 

Haley salì le scale ed entrò nella sua stanza.

Era strano rivederla dopo tanto tempo, notava cose a cui prima non dava peso, come il bianco predominante, la scrivania vuota... così come prima cosa aprì la valigia ed estrasse una foto che Jared aveva fatto incorniciare per lei, in quella foto scattata da un amico di Shannon e Jared, erano sulla spiaggia e dopo che lei aveva sepolto Jared in una buca di sabbia, Constance spalmava di crema il viso di Jared mentre Shannon sistemava la cannuccia del bicchiere tra le labbra del fratello e lei guardava la macchina fotografica; si era divertita molto ed ora poteva ricordare quel giorno, allo stesso modo estrasse dalla valigia varie cose che aveva comprato durante la sua vacanza, statuine, fermacarte di forme strane, tutti oggetti che aveva acquistato durante giornate passate fuori casa. E per ultimo posò il computer. Guardava la scrivania e non la riconosceva. Non era come quando se ne era andata... c’era colore adesso.

 

Quando scese al piano di sotto Robert stava guardando la televisione...

 

R: sistemato tutto?

H: si... penso che andrò a fare un giro...

R: ok

 

Robert sapeva che in realtà sarebbe andata da Samuel, l’aveva capito quando la ragazza aveva abbassato lo sguardo mentre terminava la frase...

 

Haley uscì di casa e si diresse verso la tenuta dei Stern, sapeva che non c’era fretta ma non voleva aspettare, doveva sistemare le cose.

 

 

 

 

Coming soon:

Di come Samuel venga sorpreso.

 

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Capitolo 25
*** Di come Samuel venga sorpreso. ***


Di come Samuel venga sorpreso.

 

 

Quando Haley arrivò davanti a casa Stern sentiva le gambe cedere. Si fece coraggio e bussò alla porta, fu Samuel ad aprire fortunatamente...

 

S: Haley?

H: ciao, dobbiamo parlare

S: MAMMA ESCO! Cammina velocemente e seguimi prima che mia madre venga a vedere dove vado...

 

Haley seguì Samuel fin dietro il capannone che si trovava sul fianco della casa, ed una volta li sentì l’ansia salire dallo stomaco...

 

S: sei tornata

H: si... oggi a dire il vero.

S: bene.

H: ecco io...

S: so d’aver sbagliato, e mi scuso è che...

H: ti perdono

S: cosa?

H: ti perdono... cioè ho pensato e insomma posso perdonarti.

S: meno male non ci speravo!

H: ho parlato con tante persone di questa storia e...

S: tante persone?

H: sì, a parte Jared e Shannon, l’ho detto a Constance mia nonna, a Emma che sarebbe l’assistente di Jared che in pratica gli fa da mamma, c’era sempre a qualsiasi ora del giorno così ha iniziato a raccontarle tutto Jared e poi ho finito io, poi c’è un tizio strano a cui Shannon ha chiesto consiglio, Terry mi sembra si chiami, e poi Mary la vicina di casa di Shannon, veramente lei ha origliato la conversazione con Emma per cui non gliel’ho detto io personalmente... però è gentile.

S: wow

H: comunque tutti sono d’accordo nel dire che meriti una seconda possibilità.

S: grazie... non te ne pentirai, farò il bravo questa volta.

H: sarà meglio per te... ricordati sempre che so dove abiti e so usare un fucile.

S: ok

H: per cui...

S: posso considerarti la mia ragazza?

H: credo che... si

 

Tutto questo accadeva mentre il cuore di Haley batteva all’impazzata e non ragionava più lucidamente, causa il troppo sangue che circolava nella sua testa e Samuel rosso in viso non riusciva a tenere lo sguardo fisso su Haley per più di cinque secondi!

 

Pochi secondi dopo la fine del loro discorso in cui tutto era stato chiarito il padre di Samuel spuntò da dietro l’angolo con l’aria di chi aveva origliato la conversazione ma faceva finta d’esser appena arrivato...

 

Dad: Sam... Pontley.

S: papà che ci fai qui?

Dad: ci lavoro.

S: si beh, non stavamo facendo nulla di male...

Dad: lo vedo.

S: beh noi andiamo.

Dad: così sei tornata... in paese non si parlava d’altro...

S: papà!

Dad: è vero... è la chiacchiera del paese...

H: e cosa dicevano?

Dad: che tuo padre è ricco, che è venuto a prenderti per farti sposare con qualche figlio di papà di città!

H: oh ma per favore, la gente non ha di meglio da fare che inventare storielle assurde?

Dad: quindi non è ricco?

H: beh, sta bene economicamente... sinceramente non so dire se sia ricco.

S: papà che vuoi... tu li odi i Pontley!

Dad: tu no a quanto pare, guardati, stai sudando come una puttana.

S: PAPà!

Dad: scusa se ho offeso la tua sensibilità. Vado a lavorare che è meglio... non infilatevi nel granaio a fare porcherie che dopo ci devo lavorare e non voglio trovare sorprese!

S: Papà! Oddio che vergogna.

H: mai come vedere Jared fare la ceretta di domenica mattina!

S: cos...

H: ho visto cose che non puoi immaginare (cit.)

S: non voglio saperle.

 

E così Samuel fece rallentare i battiti del cuore consapevole che, il peggio era passato e che finalmente, poteva vivere quella storia alla luce del sole.

 

Quella sera Jared era al settimo cielo nel sentire le buone notizie dalla figlia, e che aveva ormai imboccato un sentiero nuovo dove si prospettava un futuro felice.

 

 

 

Coming soon:

Di come Jared torni, dove tutto è iniziato.

 

P.S.

Questo titolo non è definitivo... se mi viene l’ispirazione per un titolo migliore lo cambio u.u

 

 

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Capitolo 26
*** Di come Jared torni dove tutto è iniziato ***


Di come Jared torni dove tutto è iniziato

 

 

Due anni dopo Jared arrivò davanti a casa Pontley.

Scese dal taxi e guardò la porta ricordando la prima volta che l’aveva vista. Ora tornava consapevole d’esser accolto a braccia aperte e con una torta calda appena sfornata per lui. Andò alla porta bussò e dopo alcuni secondi Samuel aprì la porta.

 

S: Jared! HALEY C’È TUO PADRE!

J: dov’è?

S: di sopra

H: ciao, come mai qua?

J: ho tre settimane libere.

H: e le vuoi passare qua in mezzo al nulla?

J: no, voglio passarle in mezzo al nulla con la mia unica figlia!

S: il ragionamento non fa una piega. Ti porto le valige di sopra.

J: grazie!

S: sei solo?

J: si. Shannon è in brasile a fare Dio solo sa cosa.

H: quindi sei venuto in vacanza... sai che noi lavoriamo sempre e non possiamo stare tutto il giorno con te vero?

J: si

H: ok, era solo per mettere le cose in chiaro!

 

Jared iniziava a sentire mancanza di casa. E per casa intendeva il Nebraska.

Ormai ogni volta che aveva tempo libero volava da Haley e la ragazza faceva finta di non sapere il motivo. Robert era morto un anno prima e da allora Jared era diventato iperprotettivo. Chiamava sempre e appena qualcosa non andava volava dalla figlia. Da quando era rimasta sola, Samuel si era trasferito nella casa principale con lei e non aveva più avuto un minuto per lui, era come se i due uomini si fossero alleati per tenerla occupata ed evitare che cadesse in depressione. La cosa non le dispiaceva, anzi, si sentiva amata e la convivenza andava bene, talmente bene che quella sera stessa dopo cena Haley convinse Jared a fare una passeggiata con lui...

 

H: non devi venire qua sempre... la nonna poi ci resta male se non ti vede mai!

J: l’ho vista due mesi fa... è venuta in Europa on noi.

H: sai cosa intendo!

J: lo so.

H: qui stiamo bene, va tutto bene, anche gli affari... forse riusciamo ad avere abbastanza soldi per comprare una casa a Los Angeles.

J: cosa?

H: vogliamo prendere una casa, così non dobbiamo stare da te tutte le volte!

J: non è un problema per me ospitarvi.

H: potrebbe diventarlo!

J: perché?

H: perché abbiamo preso una decisione.

J: cioè?

H: vogliamo provare a fare un bambino

J: cosa?

H: hai capito

J: cioè voi... cosa...

H: lo so, non te lo aspettavi ma ci abbiamo pensato e siamo giovani, le finanze vanno bene e abbiamo pensato che è il momento adatto.

J: non siete nemmeno sposati!

H: lo so, ma non ce la sentiamo ancora per quello!

J: oh e fare un bambino si invece?

H: se ti può far star meglio lo faremo prima o poi, solo che lo vogliamo fare per bene... un matrimonio serio, non voglio che il giorno del matrimonio il padre di Samuel stia imbronciato tutto il giorno, devo riuscire a conquistare quell’uomo! Ed è dannatamente difficile farlo.

J: perché il bambino allora?

H: perché siamo pronti.

J: quando sei diventata così matura?

H: lo sono sempre stata, sei tu che non presti abbastanza attenzione.

J: per cui diventerò... nonno.

H: si, sarai un nonno fighissimo!

J: ovvio!

H: sei tranquillo ora?

J: si, però dovrai iniziare a chiamarmi papà... o il bambino si confonderà poi...

H: posso provarci

J: davvero?

H: si

 

E continuarono così, a camminare sotto il tramonto sorridendo e consapevoli che nulla poteva rovinare quel momento.

 

 

 

 

 

THE END.

 

 

 

 

Ed è finita.

Grazie a chi ha seguito commentato e sopportato questo mio delirio, spero vi sia piaciuta almeno quanto, è piaciuto a me scriverla (anche se quest’ultimo capitolo è stato un parto).

 

                                                                                                                     

 

Grazie di tutto

   Giulia

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