Il linguaggio della resa: Il Sigillo di iosnio90 (/viewuser.php?uid=98446)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** AVVISO ***
Capitolo 5: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 6: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 7: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 8: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 9: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 10: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 11: *** Capitolo nono ***
Capitolo 12: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo sedicesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciassettesimo ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Buio.
Era tutto ciò che Bonnie riusciva a vedere: un unico,
sconfinato, immenso buio.
Si sentiva leggera, in balia di ciò che succedeva intorno a
lei, in balia del buio.
Era come se non fosse lei a governare il suo corpo, ma come se questo
fosse spinto da una corrente invisibile, come se galleggiasse.
Bonnie stava galleggiando nel buio.
Non riusciva a parlare, non riusciva a pensare, non riusciva a
muoversi: si sentiva persa e completamente sola.
Dov’era? E Damon? Cosa gli era successo?
L’ultima volta che Bonnie lo aveva visto era rinchiuso in una
gabbia mortale da cui non poteva uscire e in cui non poteva muoversi
senza correre il rischio di morire.
Era morto? Era davvero morto?
No, non poteva essere! Se Damon fosse morto Bonnie lo avrebbe sentito.
Ma adesso stava galleggiando in quel mare oscuro e non riusciva neppure
a sentire se stessa, come poteva pretendere di sentire lui?
Bonnie era stanca, voleva solo lasciarsi andare, ma quando era sul
punto di farlo, qualcosa glielo impedì.
Una luce, una luce stava rischiarando quel buio.
Bonnie aprì gli occhi, molto lentamente, e solo allora
capì che il buio dove era confinata fino a poco prima era il
buio dell’incoscienza nella quale era sprofondata mentre era
ancora nel Labirinto.
Quando mise a fuoco ciò che la circondava, si rese conto di
essere in un luogo sconosciuto e fin troppo luminoso.
Era distesa su un letto enorme, a baldacchino, e dai lati svolazzavano
tranquille delle tendine rosa pallido che a sprazzi le facevano vedere
piccole parti della stanza in cui si trovava.
L’unica cosa che Bonnie capì fu che quella stanza
doveva essere enorme e molto lussuosa.
Dov’era finita?
Cercò di muoversi per potersi alzare e potersi guardare
intorno, ma ogni tentativo fu inutile: Bonnie era legata al letto mani
e piedi da delle catene di ferro e aveva una spessa cintura di cuoio a
bloccarle il corpo all’altezza dello stomaco.
Bonnie venne presa dal panico.
All’improvviso scorse due sagome che si avvicinavano.
Avanzavano lentamente, senza fretta.
Bonnie aveva paura.
Poi, finalmente, una delle due figure alzò una delle
tendine, quella alla destra di Bonnie, e fu allora che li vide e li
riconobbe: erano i due stregoni che l’avevano presa, i
Consiglieri, come si erano presentati e come li chiamava Ted,
l’uomo e la donna, Samuel e Samia.
Samuel, che teneva la tendina alzata con un braccio, la
lasciò lentamente cadere e, insieme alla sorella,
entrò in quella specie di bozzolo privato in cui Bonnie era
tenuta prigioniera.
Si sedettero ai lati dell’enorme letto: Samuel a destra,
Samia a sinistra.
“Vedo che ti sei svegliata?” - disse la donna.
Bonnie aveva le lacrime agli occhi.
“Cosa volete da me? Cosa avete fatto a Damon?” -
chiese con voce spezzata.
“Cosa vogliamo da te? Non ha importanza! Cosa abbiamo fatto
al vampiro? Nulla, ma questo è ancora meno
importante!” - rispose Samuel.
Damon era vivo, se loro non gli avevano fatto nulla significava che era
vivo e che l’avrebbe salvata.
“Qualsiasi cosa vogliate non la otterrete perché
io non ho intenzione di assecondarvi e perché Damon
verrà a salvarmi” - Bonnie sentiva accendersi
dentro di lei il fuoco della speranza.
“Oh, cara! Io non ci giurerei!” - rispose Samuel
accarezzandole la fronte.
Bonnie girò il viso per sottrarsi a quel contatto, ma subito
il tocco di Samuel da dolce divenne crudele e Bonnie si
sentì afferrare per il mento e venne costretta a rincontrare
di nuovo gli occhi dell’uomo.
“Adesso dì addio alla vita come la conosci,
dì addio a tutti i tuoi ricordi, a tutti i tuoi amici,
dì addio a Damon perché quando ti risveglierai
non sarai più tu!” - le disse con una voce tanto
bassa e tranquilla da mettere i brividi.
Stava succedendo qualcosa, Bonnie lo sentiva e non riusciva ad opporsi.
Samuel le aveva afferrato la mano destra e Samia la mano sinistra.
I due Consiglieri si guardavano negli occhi, pronunciavano frasi
strane, senza senso, in una lingua che Bonnie non conosceva ma che le
risultava familiare.
Si sentiva in preda all’ansia, ma sempre più
debole.
Intorno a lei l’aria divenne elettrica.
Bonnie sentiva una strana pressione pesarle sulle mani.
Quando abbassò il mento vide che nel punto in cui Samuel e
Samia le tenevano le mani si erano formate come una specie di enormi
bolle nere che la avvolgevano fino al polso.
Bonnie non sapeva cosa fare.
Ad un tratto ci fu una piccola e improvvisa esplosione di luce e Bonnie
sentì la pressione aumentare e diffondersi: adesso il suo
corpo era totalmente ricoperto da una sorta di patina nera.
Bonnie non riusciva più a muovere neppure un muscolo.
< Dì addio alla vita come la conosci >, aveva
detto così Samuel, ma cosa significava? Che stavano per
ucciderla? E’ così che sarebbe morta? Schiacciata
da una pellicola nera?
Bonnie non riusciva ad accettarlo e nel frattempo il canto dei due
stregoni continuava inesorabile.
La pressione divenne insostenibile, ma se Bonnie fino a quel momento
aveva creduto che era quella la cosa peggiore, presto si accorse che si
era completamente sbagliata.
Ad un tratto una stana sfera rossa si creò nello spazio tra
Samuel e Samia, sulla testa di Bonnie.
La sfera galleggiò in aria per ancora qualche minuto, poi
Bonnie la vide piombare sulla sua fronte e, nel momento
dell’impatto, sentì un dolore atroce e penetrante.
Era come se nella sua testa fosse scoppiato un incendio che via via si
diffondeva togliendo aria ai suoi ricordi che non riuscivano
più a resistere e che indietreggiavano verso un angolo buio
e remoto della mente di Bonnie nel disperato tentativo di salvarsi, ma
senza successo.
Bonnie aveva l’impressione di vederli: il fuoco che avanzava,
i ricordi che si accatastavano gli uni sugli altri creando una
confusione orribile nella memoria di Bonnie, fino a che non cedettero,
il fuoco li avvolse, il dolore crebbe, il fuoco si
trasformò, si solidificò, divenne una specie di
muro incandescente dietro cui erano confinati i suoi ricordi e poi con
un ultimo colpo decisivo, che portò Bonnie
all’apice della sofferenza, un’ultima fiamma
solitaria, ma più forte dell’intero incendio, si
scagliò su quel muro e vi appose il suo marchio.
Bonnie non era più Bonnie.
“Cosa è successo?” - chiese Samia a
Samuel una volta che l’incantesimo venne concluso.
“Guarda!” - fu la risposta di Samuel.
Samia vide la patina nera, che si era formata intono alla ragazza,
ritirarsi pian piano e scomparire, ma la cosa che più la
colpì fu lo strano simbolo rosso che era apparso sulla
fronte della strega e che stava scomparendo, come se la mente di Bonnie
lo stesse riassorbendo.
Ma Samia riuscì s vederlo bene prima che scomparisse: era un
cerchio di un rosso leggermente stinto, al suo interno vi era un altro
cerchio più piccolo legato a quello esterno da piccoli
raggi, insieme formavano una specie di cornice per il disegno che
intrappolavano cioè una specie di serratura, la toppa di una
chiave, ma era girata al contrario.
“Cos’è?” - chiese al fratello.
“Il Sigillo! Quello che tiene sotto chiave i suoi ricordi, la
sua vita, tutto!” - rispose Samuel con un sorriso compiaciuto.
“E la chiave?” - chiese Samia.
“Quale chiave?” - chiese a sua volta Samuel.
“Il disegno del Sigillo è una serratura! Quindi ci
sarà una chiave! Dov’è?” -
chiarì Samia.
“Oh, ti riferisci a quella
chiave! Non è materiale, non è una chiave vera e
propria, è più una sorta di RICORDO-CHIAVE,
insomma se la strega riesce a ripescare dal luogo in cui sono confinate
tutte le sue memorie quel preciso ricordo, allora il Sigillo si
spezza!” - spiegò Samuel.
“E cosa facciamo se dovesse accadere?” - chiese
Samia preoccupata.
“Non accadrà! Non è mai accaduto e poi
noi la terremo sotto stretta osservazione! Adesso dobbiamo darle una
nuova vita, ricordi? Il lavoro non è finito!” -
disse Samuel e poi allungò una mano fino a prendere quella
della sorella.
Samuel si chinò sulla strega, le sussurrò
qualcosa all’orecchio e dopo pochi istanti la ragazza
spalancò gli occhi.
Samuel, con un gesto della testa, la liberò da tutte le
catene e lei si mise a sedere all’istante come se fosse un
automa.
Samia capì che quello era il momento del secondo incantesimo.
Samuel si mise in una tasca la mano libera e ne tirò fuori
una piccola sfera bianca contenente nient’altro che una
delicata nebbiolina verde: quella era la sfera con i nuovi e falsi
ricordi della strega che Samuel aveva preparato e che adesso dovevano
mettere nella mente della ragazza.
Samia guardò i fratello, guardò la strega,
guardò la sfera e poi annuì.
Samuel lanciò in aria la sfera che cominciò a
galleggiare sulle loro mani unite.
Pronunciare l’incantesimo fu facile, era come se le parole
venissero fuori da sole.
Poi una tenue luce dorata avvolse tutto, Samuel e Samia portarono le
loro mani sulla testa della ragazza e la sfera li seguì.
Con delicatezza, Samia lasciò la mani di Samuel e la sfera
scese piano sulla strega, che più che una persona era una
involucro vuoto che aspettava di essere riempito.
Il vetro della sfera sembrò dissolversi nel nulla a contatto
con la fronte di Bonnie e la nebbia verde le avvolse la testa fino a
scomparire al suo interno.
Bonnie chiuse gli occhi e ricadde sul letto.
Era fatta, adesso dovevano solo aspettare e vedere se era andato tutto
bene.
“E’ tutto pronto per quanto si
sveglierà?” - chiese Samia.
“Certo! Il resto del Consiglio sa bene cosa le abbiamo fatto
e mi sono premurato di inserire nella sua falsa vita due amiche del
cuore nonché coinquiline!” - disse Samuel.
“Cioè?” - chiese Samia.
“Non mi è sembrata una buona idea lasciarla da
sola così ho convocato due giovani streghe di enorme
talento, Maddy Ross e Katie Price, ho raccontato loro tutta la storia
di questa strega e ho detto loro del nostro piano, di Ted, del
Labirinto, del Sigillo, tutto, e ho detto loro che avrei inserito loro
due nella vita della strega e che avevano il ruolo di sue coinquiline e
amiche nonché sorvegliati, ovviamente, ma questo Bonnie non
lo saprà!” - spiegò Samuel.
“Capisco! E gli altri? Cosa diranno vedendola!” -
chiese Samia pensando a tutte le persone che vivevano nella capitale
del Regno magico, dove erano loro, e che non avevano mai visto Bonnie.
“Mi sono occupato anche di questo facendo diffondere un
comunicato che reca scritta la stessa storia che Bonnie
crederà di aver vissuto per davvero. Per tutti e per Bonnie
stessa, lei sarà una giovane strega che è vissuta
fino a poco tempo fa nella periferia, ai margini del Regno.
Disgraziatamente a causa di un gruppo di vampiri la sua famiglia,
ovviamente finta, è morta lasciandola sola, così
lei ti ha scritto, Samia, raccontandoti la sua triste storia e tu hai
voluto aiutarla accogliendola tra di noi, qui nella
capitale!” - spiegò Samuel.
“Perfetto!” - disse Samia.
“Sì, perfetto! Anche perché con questa
storia instillata nella mente lei non potrà fare altro che
odiare sopra ogni cosa i vampiri!” - disse Samuel.
“Così siamo tranquilli nel caso in cui quel Damon
dovesse provare a cercarla!” - continuò Samia.
“Esatto!” - fece Samuel.
Passò qualche altro minuto.
Loro restavano in religioso silenzio e la strega non accennava a
muoversi.
All’improvviso, però, qualcosa cambiò.
Bonnie si mosse, si stava svegliando.
“Ci siamo!” - disse Samuel.
“Adesso scopriremo se è andato tutto per il
meglio!” - continuò Samia.
Bonnie batté un paio di volte le palpebre, poi si
soffermò con lo sguardo su di loro.
Non parlava e questo stava facendo preoccupare i due stregoni che si
limitavano a guardarla sorridendole leggermente.
Poi Bonnie scosse la testa e si mise a sedere.
Guardò Samia, poi Samuel e poi di nuovo Samia.
Finalmente parlò.
“Samuel, Samia, dove sono?” - chiese.
Samia guardò Samuel e si sorrisero: aveva funzionato.
“Sei al sicuro, ora!” - rispose Samuel.
“Oh, quei vampiri, quei vampiri hanno ucciso la mia
famiglia!” - disse cominciando a piangere.
“Lo sappiamo, ma ora sei con noi, al sicuro!” - la
tranquillizzò Samuel.
Era tutto così perfetto che Samia faceva fatica a crederci.
“Samia, oh Samia, tu mi hai ascoltata, hai letto la mia
lettera e mi stai aiutando, grazie!” - disse Bonnie
abbracciando Samia.
Samuel si aprì in un sorriso che voleva dire soltanto una
cosa: Ce l’abbiamo fatta!.
“Certo, certo, piccola! Non preoccuparti e smettila di
piangere! Adesso vieni, per prima cosa devi mangiare e darti una bella
pulita, poi faremo due chiacchiere e ti presenteremo al resto del
Consiglio, mia cara!” - disse Samia alzandosi e facendo
alzare Bonnie per poi prenderla per mano e guidarla verso
l’uscita.
“Si, andiamo!” - disse Samuel affiancandole e
prendendo l’altra mano di Bonnie.
“Grazie anche a te, Samuel!” - sussurrò
Bonnie.
Samuel la guardò e sorrise: “Non preoccuparti! E
benvenuta nella tua nuova vita!” - disse enfatizzando
notevolmente la parola NUOVA.
NOTE:
Ciao a tutti e come promesso ecco il prologo della terza parte della
mia storia.
Spero che vi sia piaciuto anche perchè ci ho lavorato un bel
pò visto che non sapevo come spiegare dell'incantesimo e del
sigilllo, comunque spero di essere stata abbastanza chiara, ma sono
sicura che se non fosse così voi, mia adorate lettrici, me
lo farete sapere, giusto?
Beh, penso che aggiornerò due volte a settimana o forse una
sola volta, anche perchè ormai è estate e credo
di meritare un pò di dovuto riposo dopo le fatiche dell'anno
universitario e lavorativo.
E poi sono anche immersa nella stesura della scaletta per questa
storia: diciamo che ho molte idee e sto solo cercando di capire
l'ordine in cui devo inserirle nella storia.
Comunque a presto con il primo capitolo.
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Capitolo 2 *** Capitolo primo ***
Capitolo
primo
Stefan
non credeva ai suoi occhi.
Era arrivato circa un quarto d’ora prima nell’Old
Wood e si era immobilizzato.
Aveva sentito uno strano Potere provenire da lì ed era
andato a controllare, ma tutto si aspettava tranne quello.
E poi cos’era davvero QUELLO?
Stefan non aveva mai visto una cosa del genere, eppure di anni ne aveva
parecchi e aveva visto un’infinità di cose.
Davanti a lui c’era una specie di…monumento?
Edificio? Edificio monumentale dalle pareti verdi?
Stefan non lo sapeva, l’unica cosa che poteva dare per certa
era che quella cosa non era normale, quasi sicuramente era magica, anzi
dopo l’incontro con quello stregone di nome Ted, avvenuto non
sapeva più quante ore prima, Stefan era convinto che di
sicuro quella cosa era stata creata dalla magia.
Ma a che scopo? Per uccidere Damon e prendere Bonnie come aveva detto
lo stregone? E come avrebbe potuto un palazzo uccidere un vampiro e
rapire una strega?
Era tutto confuso e senza senso.
L’intera giornata era confusa e senza senso.
Quella mattina si era svegliato contento per suo fratello che a quanto
pareva aveva davvero trovato la felicità e stava cambiando,
anche se non lo avrebbe mai ammesso, poi era arrivato lo stregone.
Stefan non ricordava bene quello che era successo da qual momento in
poi, ricordava solo vagamente la conversazione con Ted e il suo disagio
trovandoselo davanti dato che non si era mai trovato faccia a faccia
con un essere magico fatta eccezione per Bonnie, naturalmente, poi
tutto diventava sfocato e il primo ricordo nitido risaliva a circa
mezz’ora prima quando si era risvegliato nella sua stanza
senza ricordare neppure quando si era addormentato.
La signora Flowers aveva detto che probabilmente quello era stato un
sonno magico indotto dallo stregone e Stefan si fidava, dopotutto se
non le sapeva lei certe cose chi poteva saperle?
Fu allora che aveva avvertito quello strano Potere e si era precipitato
nel bosco.
Stefan si diede una rapida occhiata intorno e si rese conto che non era
l’unico ad essere sconcertato: Elena si aggrappava a lui
tenendolo per la vita e guardava quello strano edificio verde con
un’espressione totalmente incredula e confusa e
così facevano anche Meredith e Matt a qualche passo da loro.
Nessuno osava parlare.
Il silenzio continuò imperterrito così come la
loro incredulità fino a che questa non lasciò il
posto al terrore quando la terra cominciò a tremare.
Stefan strinse Elena a sé con ancora più forza e
si voltò a guardare gli altri due che si erano accucciati a
terra e cercavano disperatamente di non mettersi ad urlare.
Poi all’improvviso come era cominciato, il terremoto
finì.
Una strana luce avvolse tutto e quando sparì il monumento
verde era scomparso.
Al suo posto non c’era nulla a parte la solita piccola radura
al centro dell’Old Wood e una figura accasciata a terra.
Stefan impiegò qualche istante per capire chi fosse e si
rese conto che era sua fratello nel momento esatto in cui Elena
sussurrò: “Stefan è Damon!”.
Stefan si sciolse dall’abbraccio di Elena e si
avviò cautamente verso Damon, quando si rese conto che non
c’era più nessun pericolo fece cenno anche agli
altri di raggiungerlo e corsero insieme fino a trovarsi alle spalle di
Damon.
Il silenzio regnava sovrano.
Nessuno parlava, neppure Damon e Stefan non sapeva che fare anche
perché il fatto di non riuscire a vedere il viso del
fratello gli impediva di capire in che condizioni fosse.
Lasciò gli altri dov’erano e aggirò
Damon per averlo di fronte, poi si piegò sulle gambe per
trovarsi faccia a faccia con l’altro vampiro.
Quello che vide lo colpì nel profondo.
Stefan aveva visto un’espressione così sul viso di
Damon una volta sola: quando Bonnie, a causa del bacio che erroneamente
Elena aveva dato a Damon, lo aveva lasciato dicendogli addio.
Stefan quella volta non aveva saputo cosa fare a parte poggiargli una
mano sulla spalla e così fece anche questa volta, mise
lentamente la sua mano destra sulla spalla sinistra di Damon e
deglutì rumorosamente, poi si costrinse a parlare.
“Damon cosa è successo a Bonnie?” - gli
chiese.
Damon alzò la testa e guardò Stefan dritto negli
occhi con lo sguardo assente prima si rispondere: “Me
l’hanno portata via!”.
“COSA? COME SAREBBE CHE TE L‘HANNO PORTATA
VIA?” - Matt cominciò ad inveire contro Damon.
Stefan sapeva che quello non era il metodo da usare con Damon in quel
momento, che se volevano sapere come erano andate le cose dovevano
prenderlo con le buone altrimenti correvano il rischio che se ne
andasse senza dire una parola.
Stefan stava per dire qualcosa all’amico, ma fu Meredith ad
intervenire: “Sta zitto, Matt!” - disse con un tono
che non ammetteva repliche e infatti il ragazzo si zittì
all’istante.
Stefan rivolse a Meredith uno sguardo carico di gratitudine e poi
tornò a focalizzarsi su Damon che in tutto quel frangente
era rimasto completamente impassibile.
“Ok, Damon! Devi raccontarmi cosa è
successo!” - disse Stefan, ma questa volta la reazione di
Damon non fu calma e pacata, per niente, si alzò di scatto e
strattonò Stefan fino a farlo alzare e poi
cominciò a gridargli contro.
“A CHE SCOPO, EH? SE LA SONO PRESA, L’HANNO PORTATA
VIA, LE CANCELLERANNO TUTTO, NON RICORDARA’ PIU’
NULLA, NON RICORDERA’ ME! QUINDI A CHE SCOPO DOVREI
RACCONTARTI TUTTO?” - urlò Damon.
Stefan lo fissava e non riusciva a parlare, non aveva capito quasi
nulla del discorso di Damon a parte che forse Bonnie era in pericolo,
ma nonostante questo non riusciva a parlare: non aveva mai visto Damon
così.
Fu Elena, che era rimasta in disparte, a prendere la parola.
Si frappose tra lui e Damon e puntando un dito contro
quest’ultimo cominciò a parlare con voce dura e
autoritaria.
“Ascoltami bene, Damon! Non so cosa sia successo,
né perché tu sia in queste condizioni.
L’unica cosa che so è che Bonnie a quanto pare
è stata rapita e portata chissà dove e la colpa
è tua! Sì, mi hai capito bene, la colpa
è tua, Damon! Tu hai detto di amarla, hai convinto tutti noi
e la stessa Bonnie del tuo amore e noi te l’abbiamo lasciata,
l’abbiamo affidata a te, ci siamo fidati di te e tu che fai?
Te la fai portare via! E per di più da quello che ho appena
sentito non hai la benchè minima intenzione di fare qualcosa
per ritrovarla! Eh no, Damon! A questo punto devo credere che tu non
l’abbia mai amata, perché se tu l’amassi
per davvero avresti già cominciato a smuovere mari e monti
per riprendertela e in vece non lo fai, quindi non la ami! Non
l’hai mai amata! Ora dimmi subito tutto quello che sai e poi
vattene, così noi, che amiamo per davvero Bonnie,
cominceremo a cercarla e ti assicuro che la troveremo e la riporteremo
tra noi, la riporteremo tra chi la ama e faremo in modo che si
dimentichi davvero di te, perché tu non la meriti,
perché tu non la ami!”.
Stefan era alle spalle di Elena e per tutta la durata del suo discorso
non aveva fatto altro che controllare le reazioni di Damon nel caso in
cui avesse fatto qualcosa contro Elena, ma Damon non si era mosso,
almeno non fino a quel momento.
Stefan sapeva che le parole di Elena lo avevano colpito,
perché non erano vere ed erano state un duro colpo: Damon
amava Bonnie, la amava per davvero e avrebbe fatto qualsiasi cosa per
salvarla e se aveva urlato quelle cose prima era solo perché
era davvero disperato.
Ma Stefan sapeva anche che loro dovevano fare qualcosa al
più presto, non potevano aspettare che Damon si
riprendesse, dovevano farlo tornare lucido e determinato subito per
poter salvare Bonnie ed era per questo motivo che Elena gli aveva
rivolto quelle accuse nonostante le costasse molto dire quelle cose
perché anche lei sapeva che Damon amava molto la sua amica.
Il silenzio che era calato adesso era agghiacciante.
Nessuno muoveva un muscolo, erano tutti in attesa della reazione di
Damon.
Sembrava che il tempo si fosse fermato, Stefan aveva addirittura smesso
di respirare e sentiva i muscoli in tensione.
Poi Damon si mosse.
Si avvicinò pericolosamente ad Elena e quando le fu ad una
spanna dal viso la guardò negli occhi e sibilò:
“Non ti azzardare mai più a dire delle
assurdità del genere, a meno che tu non voglia
morire!”.
In uno scatto fulmineo Damon si ricompose e guardando Stefan disse:
“Andiamo nella tua stanza! Abbiamo parecchio di cui
parlare!” - poi si avviò a passo svelto fuori
dall’ Old Wood.
Stefan fissò la sagoma di suo fratello che si allontanava
poi fece cenno agli altri di seguirlo e, tenendo Elena per mano, si
incamminò.
“Grazie!” - sussurrò ad Elena.
“Era l’unico modo!” - rispose lei.
“Lo so e so che ti è costato dire certe
cose!” - disse Stefan alzando le loro mani intrecciate e
baciando il dorso di quella di Elena.
“Almeno adesso è tornato! Hai sentito la minaccia
di morte?” - chiese lei.
“Si l’ho sentita, pungente e
crudele….degna di Damon!” - rispose Stefan
sorridendo.
Damon faceva avanti e indietro dalla finestra alla porta, dalla porta
alla finestra.
Appena entrato nella stanza di Stefan non aveva neppure aspettato che
gli altri entrassero tutti e aveva cominciato a raccontare a partire
dall’incontro con Ted in Italia fino al Labirinto, le
illusioni, Samuel e Samia e cosa avevano detto prima di portare via
Bonnie.
Aveva raccontato tutto di seguito, senza nessuna interruzione e
fulminando con lo sguardo chiunque avesse osato interromperlo,
soprattutto se ad interromperlo era Elena.
- Quella lì
crede che io non ami Bonnie! Come fa a credere una simile
assurdità? Io che non amo la mia streghetta? Ma si rende
conto che questa potrebbe quasi essere paragonata ad una bestemmia?
Sapevo che gli umani sono idioti, ma non credevo così tanto
e poi lei ha passato così tanto tempo con noi che pensavo
che un almeno un po’ di intelligenza l’avesse
acquisita per osmosi! -
“Damon? Damon! Mi senti?” - Damon era
così preso dai suoi pensieri che non aveva sentito Stefan
parlare.
“Si, si! Che vuoi?” - gli chiese forse un
po’ troppo bruscamente.
“Voglio che ti concentri!” - gli rispose Stefan
altrettanto bruscamente prima di rivolgersi a tutti: “Allora!
Abbiamo ascoltato tutti il racconto di Damon, quindi adesso sappiamo
chi ha preso Bonnie e dove l’hanno portata!” -
disse.
“Sì, a prenderla sono stati questi due stregoni,
Samuel e Samia, che sono anche i Consiglieri superiori del Consiglio
dei dieci Difensori del Regno magico ed è proprio in questo
Regno magico che hanno portato Bonnie!” - disse Meredith con
fare riflessivo.
“Sì, ma perché hanno fatto tutto
questo? Cosa vogliono da lei? Chi sono loro e
cos’è il Regno magico?” - chiese Elena.
“Il Regno magico è una sorta di altra dimensione,
come la Dimensione Oscura in cui Stefan era tenuto prigioniero anni fa.
Nel Regno magico vivono le creature magiche, la streghe e gli stregoni,
e a capo del Regno magico c’è il
Consiglio, a capo del Consiglio ci sono i due Consiglieri superiori che
hanno un potere immenso e governano su tutte le creature
magiche!” - spiegò la signora Flowers che Damon si
era premurato di chiamare credendo che sapesse qualcosa di tutta quella
roba magica e a quanto pareva aveva ragione.
“E perché hanno rapito Bonnie?” - chiese
Matt.
“Perché è una strega e passa il suo
tempo con i vampiri!” - rispose pacatamente la signora
Flowers.
“Sì, ma anche lei è una strega e anche
lei passa il suo tempo con i vampiri, ma non l’hanno
rapita!” - ribattè Matt.
“Bonnie discende dai druidi e per loro chi discende dai
druidi ha diciamo…una marcia in più, i
discendenti dei druidi rappresentano la nobiltà della magia!
Non potevano lasciarsi scappare l’occasione di riportarla
all’ovile anche contro la sua volontà!”
- questa volta fu Damon a parlare, mentre Stefan annuiva.
“Ma se erano così crudeli perché non ci
avete detto della loro esistenza prima?” -chiese Meredith.
“Perché non credevamo di doverci preoccupare.
Tecnicamente loro sono i buoni!” - spiegò Stefan.
“Rapiscono Bonnie e per te sono i buoni?” -
ribattè Matt.
“Sì! Loro sono i Difensori! Passano la loro vita a
difendere gli esseri umani dalle creature oscure!” - rispose
Stefan.
“Creature oscure?” - chiese Elena.
“Vampiri, licantropi, mutaforma, fantasmi e chi
più ne ha più ne metta!” - rispose
Damon.
“E questo come spiega il rapimento di Bonnie?” -
chiese Elena.
“Per prima cosa Bonnie discende dai druidi, come
già detto, e questo è già sufficiente
per prendersela. In più, però, Bonnie ha
disonorato il loro codice morale innamorandosi di me, un
vampiro!” - spiegò Damon.
“E adesso cosa le faranno?” - chiese Matt.
“Non so come, le cancelleranno la memoria!” -
rispose Damon.
“E possono farlo?” - chiese Elena.
“Sì, se usano la magia nera e credo che in questo
caso potrebbero anche arrivare ad usarla, dopotutto stiamo parlando dei
Consiglieri superiori e loro possono tutto senza subire
conseguenze!” - spiegò la signora Flowers.
“Ok! Come la riportiamo qui?” - chiese Stefan.
“Riportiamo? Fratellino qualsiasi cosa si debba fare, la
farò da solo!” - rispose Damon.
“No! Lo so cosa vuoi fare, vuoi trovare il modo per entrare
nel Regno magico e io non te lo lascerò fare da
solo!” - rispose sicuro Stefan.
“Sei impazzito? E ad Elena non ci pensi? Se vieni come me e
non riusciamo a salvare Bonnie, moriremo entrambi!” -
ribattè duramente Damon.
“Adesso basta! Verremo tutti!” - disse Elena.
“Te lo scordi!” - rispose Damon.
“Ho detto che verremo tutti!” - ribadì
Elena.
“E io ho detto che te lo scordi!” - fece Damon.
“Elena, Damon ha ragione! Se andranno soltanto Stefan e Damon
avranno qualche possibilità, ma se andrete anche voi
capiranno subito cosa volete fare e vi uccideranno tutti
all’istante!” - intervenne la signora Flowers.
Elena si zittì. La signora Flowers non parlava mai a
sproposito.
“Quindi andremo soltanto io e Damon!” - disse
Stefan.
“Stefan…” - cominciò Damon,
ma Stefan lo interruppe.
“Damon se entriamo là dentro e riusciamo a
guadagnare tempo, tu non sarai lucido abbastanza con Bonnie
lì che non si ricorda di te e avrai bisogno di qualcuno che
faccia delle ricerche al posto tuo per capire quale incantesimo hanno
usato su Bonnie, quindi che tu lo voglia o no, hai bisogno di
me!” - disse.
Damon, dopo qualche istante, si limitò ad annuire: sapeva
che Stefan aveva ragione.
“Bene! Quindi adesso i problemi sono tre. Uno: non sappiamo
come entrare nel Regno magico. Due: anche se entriamo non sappiamo come
fare a guadagnare tempo. Tre: non sappiamo cosa hanno fatto a
Bonnie” - disse Stefan.
“I primi due problemi posso risolverli io, ragazzi! Per
entrare nel Regno magico l’unico modo è
consegnarvi ad una delle loro stazioni di blocco disseminate qui nel
mondo umano!” - disse la signora Flowers.
“Stazioni di blocco?” - chiese Damon.
“Sono come delle stazioni di polizia, ma magiche e gestite da
tre stregoni che hanno il compito di ricevere gli ordini del Consiglio
magico e distribuirli ai vari cacciatori di creature oscure che sono in
giro per il mondo. A volte capita anche che delle creature oscure si
consegnino e si facciano portare nel Regno magico dove vengono
giustiziate dal Consiglio stesso!” - spiegò la
signora Flowers.
“Dove si trovano queste stazioni di blocco?” -
chiese Damon.
“Non so dove siano tutte le stazioni, ma so per certo che una
di esse si trova nascosta all’interno del Central Park, a
Manhattan!” - rispose la signora Flowers con un sorriso
cortese.
“Ok e per quanto riguarda il secondo problema? Come faranno a
guadagnare tempo?” - chiese Meredith.
“Una volta che verrà emessa la sentenza dal
Consiglio, vi appellerete al Diritto del Condannato!” -
rispose la signora Flowers.
“Cioè?” - chiesero in coro
Matt ed Elena.
“A questo ci avevo già pensato! Il Diritto del
Condannato è tipo l’ultimo desiderio dei
condannati a morte e il Consiglio non può rifiutarsi di
concederlo perché andrebbe contro la legge. Si
può chiedere di tutto fatta eccezione per qualcosa che
riguardi direttamente una creatura magica!” -
spiegò Damon.
“Esatto!” - confermò la signora Flowers.
“E quindi come facciamo a riprenderci Bonnie se non possiamo
DESIDERARE che ci venga ridata lei?” - chiese Stefan.
“Chiederemo che ci venga dato del tempo, una settimana da
passare liberi nel Regno magico. Durante questo tempo dovremo risolvere
il terzo problema avvicinando Bonnie e cercando di capire cosa le hanno
fatto per poter rompere l’incantesimo e portarla via! Se ci
riusciamo, alla fine della settimana, quando verranno per ucciderci,
combatteremo e troveremo un modo per andarcene, se non riusciamo a
salvare Bonnie, io mi lascerò uccidere senza opporre
resistenza, in quanto a te, beh morirai anche tu, che tu lo voglia
oppure no! Quindi, fratellino, sei ancora in tempo per tirarti
indietro!” - disse Damon.
“Non se ne parla! Io vengo con te!” - rispose
Stefan.
“Sicuri che non possiamo venire anche noi?” -
chiese Elena.
“Gli umani non si consegnano alle forze magiche per morire,
gli umani non sanno neppure che esistono le forze magiche! Se voi
venite con noi, loro capiranno che il mio è un bluff, che
vado lì per Bonnie e non per farmi uccidere anche
perchè vi conoscono, sanno che siete suoi amici. Per
giustificare la presenza di Stefan posso sempre dire che quando ci
hanno catturati era con me perché voleva convincermi a
tornare indietro, ma voi sareste di troppo, capirebbero e ci
ucciderebbero subito!” - spiegò Damon.
“Ok!” - si limitò a dire Elena, mentre
Matt e Meredith annuivano rassegnati.
“Bene! Stefan, preparati, si parte domani mattina
presto!” - disse Damon prima di saltare fuori dalla
finestra e disperdersi nella notte.
Sapeva che il loro piano era rischioso, che tutto sarebbe potuto andare
a rotoli e che non era di certo lui ad avere il coltello dalla parte
del manico, ma doveva agire, doveva fare qualcosa, dovere riprendersi
Bonnie.
NOTE:
Ciao a tutti!
Grazie mille per come
è stato accolto il prologo di questa terza parte della
storia.
Allora, ecco a voi il
primo capitolo.
Come vedete Damon
è deciso a riprendersi Bonnie e insieme agli altri ha messo
in moto il cervello e messo su una specie di piano, anche se rischioso.
In questa parte mi
piaceva l'idea di far parlare anche la signora Flowers, dopotutto
è una strega da parecchio tempo e di sicuro qualcosa doveva
saperlo per forza, non mi poteva scendere dalle nuvole, che ne dite?
Poi ho trovato carina
l'idea di spedire Stefan in missione con Damon così da
creare delle sequenze fratello-fratello, cosa ne pensate?
Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto.
Aspetto le vostre
opinioni.
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Capitolo 3 *** Capitolo secondo ***
Capitolo
secondo
La
Ferrari rossa fiammante e tirata a lucido sfrecciava tra le strade di
New York senza curarsi minimamente del traffico.
Direzione: Central Park.
Nell’ abitacolo Damon e Stefan sedevano l’uno di
fianco all’altro, nel silenzio più assoluto,
l’uno impegnato nella guida e l’altro immerso in
una quantità impressionante di fogli e post-it.
Erano partiti da Fell’s Church quella mattina presto e per
arrivare nella Grande Mela avevano volato in aereo.
Appena arrivati Damon si era subito premurato di < prendere in
prestito > una delle tante macchine parcheggiate sul ciglio
della strada e, senza ammettere repliche o paternali da parte di
Stefan, aveva subito dato inizio alla sua folle corsa verso Manhattan.
“Qual è il piano?” - Stefan ruppe
improvvisamente il silenzio sollevando, per la prima volta da quando
erano partiti, il naso dalle sue scartoffie.
“Che piano?” - rispose Damon.
“Come sarebbe…che
piano? Come facciamo a farci prendere dagli stregoni?
Andiamo semplicemente lì e ci presentiamo?”.
“Alla presentazione aggiungi i canini ben in vista e delle
piccole emanazioni di Potere e dovrebbe essere più che
sufficiente a farci < arrestare >!” - rispose
Damon come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Ok! E una volta arrivati davanti a questo Consiglio? Credi
che crederanno che tu non sei lì per riprenderti
Bonnie?” - chiese Stefan.
“No, non ci crederanno per niente! Capiranno fin da subito
qual è il mio scopo e cercheranno di anticipare le mie
mosse! Per questo motivo dobbiamo mettere in moto il cervello,
fratellino, e anticipare le mosse che loro metteranno in atto per
anticipare le nostre mosse, intesi?” - spiegò
Damon.
“Mmmm…Allora mi sa che ho fatto bene a fare tutto
quello che ho fatto ieri quando sei andato via! E ho fatto bene a
prendere tutti questi appunti!” - disse Stefan compiaciuto.
“Già, a proposito: per quale dannatissima ragione
hai deciso di fare il bagno nella carta e di farlo fare anche a
me?” - chiese irritato Damon.
“Questa < carta >, come la chiami tu,
è molto utile, Damon!” - puntualizzò
Stefan.
“Ah sì? E potrei sapere
perché?”.
“Perché se dobbiamo anticipare le loro mosse prima
che loro anticipino le nostre dobbiamo conoscere il posto in cui ci
muoveremo e il tipo di persone con cui avremo a che fare. Dobbiamo
conoscere il nemico per poterlo abbattere. Una volta che saremo
lì dentro, anche se riusciamo ad avere i sette giorni di
libertà per indagare, credi davvero che qualcuno ci
aiuterà? Noi saremo i mostri, Damon! Nessuno si
avvicinerà a noi, figuriamoci se verranno a fornirci delle
informazioni o se saranno disposti a rispondere a delle domande! Quindi
saremo soli e faremo tutto da soli. Per questo motivo ho chiesto alla
signora Flowers di raccontarmi qualcosa di questo Regno magico: Come
è fatto? Come sono gli stregoni? In quali luoghi potremmo
fare delle ricerche?” - spiegò Stefan.
“E cosa ti ha risposto?”.
“Allora…come ha già detto lei ieri, il
Regno magico è una dimensione parallela a questa dove vivono
le creature magiche. Questo posto è in tutto e per tutto
simile al mondo umano, nel senso che ci sono edifici, case, negozi,
persino le biblioteche e i cinema. Il tutto è, naturalmente,
gestito da streghe e stregoni che conducono una vita normale simile a
quella di un qualsiasi essere umano: hanno una famiglia, vanno a scuola
o al lavoro, vanno alle feste, fanno campeggio….”
“Insomma, mi stai dicendo che il Regno magico non
è nulla di diverso dal mondo umano?” - chiese
Damon.
“Esatto! Lo so che sembra strano ma è proprio
così! Il bello arriva con la suddivisione delle classi
sociali di appartenenza.” - disse Stefan.
“Continua!” - lo incitò Damon.
“Tutti gli stregoni dai cinque anni fino ai ventuno sono
obbligati ad andare a scuola. La loro scuola è tipo
un’accademia in cui imparano ad aumentare il loro
Potere e ad usarlo e a controllarlo in modo efficace!” -
spiegò Stefan.
“Per tutti i demoni dell’inferno, non dirmi che
esiste pure Harry Potter e il cappello parlante!” - lo
interruppe Damon con il suo solito sarcasmo.
“Beh, potrebbe essere! Me lo sono chiesto
anch’io!” - rispose Stefan con un’alzata
di spalle.
“Ok, quindi gli sfigati vanno a scuola fino a
ventun’anni, e poi?” - chiese Damon.
“Poi, e qui viene il bello, devono fare la loro
scelta!” - disse solennemente Stefan.
“Tra Grifondoro e Serpeverde?” - chiese Damon.
“No, tra Nomadi e Sedentari!” - rispose Stefan.
Damon distolse gli occhi dalla strada e diede una rapida occhiata
scettica a Stefan, poi gli fece cenno di continuare.
“Una volta compiuti i ventun’anni gli stregoni e le
streghe, che fino a quel momento venivano chiamati Apprendisti, devono
scegliere se diventare stregoni Nomadi o stregoni Sedentari! Gli
stregoni Sedentari sono quelli che rimangono sempre nel Regno magico e
che mandano avanti la vita e le attività
all’interno di esso. Per intenderci, gli stregoni Sedentari
sono i proprietari dei negozi, dei ristoranti, delle erboristerie e di
tutto il resto che c’è nel Regno magico e non
escono mai nel mondo umano. Loro non sono un problema perché
dato che non escono mai al di fuori del Regno, che è un
posto calmo e pacifico, non hanno modo di utilizzare il loro Potere in
combattimento, quindi non sono molto forti!” -
spiegò Stefan.
“Ok! E quelli Nomadi? Chi sono? Cosa fanno?” -
chiese Damon.
“Gli stregoni Nomadi sono quelli che comunemente vengono
chiamati Cacciatori. Sono quelli che vanno in missione, che uccidono
quelli come noi. Passano la maggior parte del loro tempo nel mondo
umano a dare la caccia alle < creature oscure >, come ci
chiamano loro, e sono molto forti. Proprio perché combattono
costantemente contro licantropi e vampiri il loro Potere aumenta a
dismisura e sono in grado di fare incantesimi che a quelli Sedentari
non riuscirebbero mai. Una volta che sono troppo vecchi per continuare
a cacciare, sempre che ci arrivino alla vecchiaia, tornano nel Regno
magico e nella maggior parte dei casi, diventano Consiglieri. Tutti i
Consiglieri una volta erano Cacciatori, quindi anche Samuel e Samia lo
erano, in più loro essendo Consiglieri superiori hanno
maggiori privilegi, tra questi: possono accedere ad una sorta di
biblioteca segreta all’interno del palazzo del Consiglio,
dove si dice vengano tenuti libri di magia antichissimi in cui sono
riportati gli incantesimi più potenti e pericolosi, molti
dei quali sono addirittura proibiti!” - spiegò
Stefan.
“Devono aver usato uno di questi incantesimi proibiti per
cancellare la memoria a Bonnie e crearle una vita fasulla!” -
disse Damon con la voce tremante per la rabbia e l’ odio.
“Si, lo credo anch’io!” - rispose Stefan,
poi tornò il silenzio.
Damon era immerso nei suoi pensieri.
Grazie a quello che Stefan aveva appreso dalla signora Flowers adesso
avevano un quadro più esplicito del grosso guaio in cui si
stavano andando a cacciare.
L’unica cosa che lo consolava era che nel Regno magico
avrebbero dovuto guardarsi le spalle solo dai Consiglieri visto che gli
altri, i Sedentari, sembravano essere delle nullità.
Mentre pensava questo un dubbio gli si affacciò alla mente.
“Ehi! Quindi gli stregoni alla stazione di blocco sono dei
Cacciatori, giusto?” - chiese.
“No! Sono Sedentari!” - rispose tranquillamente
Stefan.
“Come sarebbe? I Sedentari non restavano sempre nel Regno
magico?” - chiese Damon.
“Si! Vedi, Damon, da quello che ha detto la signora Flowers,
le stazioni di blocco sono come dei luoghi di passaggio che collegano
il Regno magico al mondo umano. All’interno delle stazioni di
blocco c’è sempre una porta che fa da portale
diretto con il Regno magico ed è da lì che ci
faranno entrare ed è da lì che gli stregoni che
lavorano alle stazioni vanno e vengono. Fanno avanti e indietro tra il
Regno magico e la stazione di blocco in cui stanno e viceversa, ma non
escono mai nel mondo umano. Se qualcuno dall’esterno li cerca
bussa alla porta ed entra oppure attira la loro attenzione e
si fa catturare, ma per prenderti usano metodi loro, incantesimi mirati
a far entrare te lì dentro senza obbligare loro a venire
fuori!” - spiegò Stefan guardando fuori dal
finestrino.
Ormai erano arrivati.
Era pomeriggio e le strade erano affollate, così come i
marciapiedi e il parco stesso, da quello che potevano vedere.
Mentre Damon parcheggiava su un ciglio della strada in cui,
naturalmente, era vietata la sosta, ma a lui poco importava, stava
ragionando su come trovare la stazione.
La signora Flowers aveva detto che la stazione di blocco era
lì dentro da qualche parte, non aveva dato un’
indicazione precisa e molto probabilmente neppure lei sapeva il luogo
esatto in cui si trovavano gli stregoni, ma non le si poteva fare una
colpa di questo anche perché Damon dubitava che la stazione
di blocco magica fosse messa lì dentro in bella vista
davanti a tutti: sicuramente era protetta da chissà quale
diavoleria magica che la rendeva invisibile.
Quindi l’unica opportunità che avevano era quella
di < attirare l’ attenzione > e Damon sapeva
essere parecchio bravo ad attirare l’attenzione: aveva
già svariate idee, una più perfida
dell’ altra.
Scesero dall’auto e si avviarono verso l’entrata
principale del Central Park.
Damon si sentiva agitato e furioso.
Agitato perché da lì a breve avrebbe rivisto
Bonnie, lei non lo avrebbe riconosciuto e chissà cosa gli
sarebbe capitato.
Furioso perché…da lì a breve avrebbe
rivisto Bonnie, lei non lo avrebbe riconosciuto e chissà
cosa gli sarebbe capitato.
Stefan gli camminava di fianco, in silenzio. Aveva buttato via tutte le
sue carte: probabilmente le conosceva a memoria, ormai.
Erano entrati da poco e districandosi tra la folla di bambini e
genitori che correvano e passeggiavano di qua e di là, Damon
riuscì a portare Stefan in un posto piuttosto appartato in
modo da parlargli seriamente senza che nessuno li disturbasse o li
ascoltasse per sbaglio.
“Stefan è la tua ultima possibilità di
tornartene indietro e lasciare tutto a me!” - gli disse serio.
“Io vengo con te! Credevo che questo discorso fosse
chiuso?” - rispose Stefan fissando Damon.
“Elena ha bisogno di te!” - cercò di
convincerlo Damon.
“TU hai bisogno di me!” - ribattè
convinto Stefan.
Damon alzò gli occhi al cielo sbuffando.
“Sei il solito idiota!” - disse poi, tornando a
guardare il fratello.
“No, l’idiota sei tu che ti ostini a ripetere che
puoi fare tutto da solo!” - rispose Stefan.
“Fratellino attento a ciò che dici
perché potrei ucciderti!” - rispose Damon.
“No, non lo farai, perché hai bisogno di
me!” - ribattè sicuro Stefan.
Damon fissò Stefan per qualche secondo, poi:
“Pivellino, sai che c’è? Hai ragione!
Non insisterò più, vieni pure! Tanto che io
insista oppure no è solo fiato sprecato visto che sia che
noi riusciamo a salvare Bonnie sia che non ci riusciamo il
tuo viaggio finirà comunque allo stesso modo: con la morte!
Perché se non salviamo Bonnie morirai insieme a me per mano
di quello stupido Consiglio di maghi, mentre se riusciamo a salvarla e
a riportarla a Fell’s Church, una volta lì
moriresti per mano mia dopo l’insulto che hai appena
osato rivolgermi!” - disse con un sorrisino sadico
sulle labbra.
“Certo, certo! Andiamo adesso?” - si
limitò a rispondere Stefan ridendo sommessamente e facendo
qualche passo avanti.
Damon fece solo un cenno secco del capo e poi seguì il
fratello.
NOTE:
Ciao a tutti!
Ecco postato il secondo capitolo! Spero vi sia piaciuto!
A dire il vero è un pò noioso, lo so! Ma diciamo
che più che altro questo era un capitolo di transizione che
mi serviva per spiegare meglio come funzionano le cose all' interno del
Regno magico!
E poi mi pare ovvio che Damon e Stefan non potevano arrivare
lì dentro del tutto impreparati!
Immaginatevi Damon impreparato a qualcosa: pura follia!
Inoltre non potevo mica far cominciare tutta l'azione adesso?
Altrimenti finisce che il Sigillo mi durava si e no cinque/sei capitoli
e non mi sembrava proprio il caso anche perchè devo ancora
descrivere parecchie cose visto che, per come me la sono immaginata, la
trama di questa storia è parecchio più
intrecciata e complicata della trama semplicissima del Labirinto,
quindi...
Per finire vi lascio un piccolo avviso riguardante i tempi in cui
posterò i vari capitoli: SALVO CAMBIAMENTI IMPROVVISI E DEL
TUTTO PROVVISORI, POSTERO' DUE CAPITOLI A SETTIMANA, UNO IL GIOVEDI'
SERA E L'ALTRO LA DOMENICA SERA.
Quindi amiche care, ci vediamo domenica per il terzo capitolo.
Recensite...recensite...recensite....BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 4 *** AVVISO ***
Avviso
Ciao
a tutti!
Vi lascio questo avviso per dirvi che per un pò non
posterò.
Lo so che avevo detto che avrei postato due volte a settimana ed
è vero, solo...non a partire da adesso.
Ricomincerò a postare il giovedì e la domenica a
partire dal 29 di agosto, quindi tra tre settimane.
Perchè?
Il fatto è semplice: i miei genitori hanno deciso di andare
in vacanza ad agosto, cosa sorprendente e inaspettata visto che di
solito andiamo sempre in vacanza a settembre.
Comunque sia parto domani e starò via tre settimane.
Durante questo periodo, che passerò tra amici e parenti, il
mio caro paparino mi ha categoricamente vietato di usare internet
altrimanti al ritorno mi confisca la macchina per un mese e questo
è inammissibile visto che senza la mia macchinina proprio
non so stare, per non parlare dell' enorme scocciatura che sarebbe
andare all'università in treno.
Quindi, miei cari, vi auguro buone vacanze.
Mi raccomando segnatevi sul calendario il 29 agosto perchè
in quel giorno Il linguaggio della resa: Il Sigillo tornerà
e vi anticipo che sarà davvero straricco di sorprese.
Vi voglio bene....mi mancherete...aspettatemi...BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 5 *** Capitolo terzo ***
Capitolo
terzo
“Cosa
facciamo?” - chiese Stefan dopo una decina di minuti passati
a girovagare per il parco nell’assoluto mutismo.
“Come sarebbe < cosa facciamo > ? Cerchiamo la
stazione di blocco! Che c’è? Non dirmi che ti sei
rincretinito più del solito perché proprio adesso
non voglio rogne da te specialmente dopo tutto il teatrino che hai
montato per venirmi dietro!” - la risposta di Damon
arrivò secca e fredda, per niente ironica.
“Lo so che stiamo cercando la stazione magica, Damon, quello
che intendevo era: cosa facciamo per metterci in mostra e attirare
l’attenzione degli stregoni?” - spiegò
Stefan fermandosi e afferrando il braccio del fratello che si
limitò a scrollarselo di dosso e a continuare dritto per la
sua strada rispondendogli soltanto con un secco: “
Ah!”.
Stefan ripetè la stessa domanda per una altra ventina volte,
ma Damon continuava a non rispondere.
Intanto il tempo passava e il tenue azzurro del cielo pomeridiano aveva
lentamente lasciato spazio all’ arancione accesso striato di
rosa del cielo al crepuscolo.
Stefan incominciava a sentirsi impaziente e mille dubbi si formavano
nella sua mente senza sosta.
- Perché
Damon non parla?
Perché stiamo
gironzolando nel parco senza un obiettivo preciso apparente?
Può essere
che Damon non sappia cosa fare?
Che stia prendendo
tempo? Ma per cosa?
Oh Dio! Può
essere che Damon abbia paura? -
“Stefan, basta!” - Damon gli si era parato di
fronte e lo guardava con occhi minacciosi; con il suo tono duro, che
non ammetteva repliche, aveva messo a tacere tutte le sue domande.
Quel tono e quegli occhi fecero pensare a Stefan una sola cosa: - Damon non ha paura! Non sta
prendendo tempo perché non sa che fare! Damon è
furioso e sta prendendo tempo perché questo fa parte di un
piano che ha architettato e che ha già messo in moto senza
farmene parola! -
E ad avvalorare la sua teoria, come se non bastassero il tono e lo
sguardo di Damon, c’era il fatto che lo aveva chiamato per
nome, lo aveva chiamato STEFAN, non aveva usato nomignoli, insulti o
stupidi vezzeggiativi per rivolgersi a lui, non gli si era rivolto
chiamandolo con il grado di parentela ‘
fratellino’, no!, Damon aveva usato il suo nome di battesimo
per intero, cosa che avveniva abbastanza raramente, quindi questo
significava che era proprio fuori di sé dalla rabbia e che
non aveva intenzione di sprecare una briciola del suo tempo neppure per
insultare lui, e questo dava davvero l’idea di quanto
considerasse grave la situazione, visto che mai, per nessuna ragione al
mondo, Damon aveva rinunciato al suo gioco preferito cioè:
prendiamo in giro Stefan e facciamolo impazzire.
Ma questa volta era diverso.
Damon era entrato nella modalità < GUERRIERO
>: aveva una missione da compiere, cioè riprendersi
Bonnie, e niente e nessuno lo avrebbe fermato, si sarebbe fatto
uccidere piuttosto che arrendersi.
Ma Stefan sapeva bene che questo comportamento di Damon, per quanto
facesse proprio al caso loro in quel momento, aveva dei lati
decisamente negativi: Damon non avrebbe guardato in faccia niente e
nessuno pur di ottenere ciò che voleva, sarebbe stato capace
di fare le cose più atroci pur di uscire vincitore da quella
faccenda e questo Stefan non poteva permetterlo.
Damon in quegli anni era via via diventato più umano, stava
tornando ad essere < suo fratello Damon > lasciandosi
alle spalle Damon il Mostro e Stefan non aveva nessuna intenzione che
quei piccoli traguardi raggiunti da Damon, con grande fatica nel corso
degli anni, venissero annullati in un attimo dal Mostro che dimorava in
suo fratello e che per tantissimi anni ne aveva addirittura preso il
posto, anche se sapeva che quel Mostro operava a fin di bene, per
salvare Bonnie.
Questo era uno dei motivi principali che avevano spinto Stefan a
seguire Damon: non poteva lasciare suo fratello da solo e, soprattutto,
non poteva lasciare che si distruggesse con le sue stesse mani.
Nella mente di Damon il piano era delineato perfettamente e non
presentava nessuna crepa.
Dovevano attirare l’attenzione? Ok! Allora ciò che
si doveva fare era piuttosto semplice: Aspettare la notte, afferrare un
passante qualsiasi, portarlo in un posto appartato e ucciderlo.
Gli stregoni non potevano di certo permettere che un vampiro uccidesse
sotto i loro occhi senza fare nulla per fermarlo?!
Quindi sarebbero intervenuti e Damon e palla-al-piede Stefan si
sarebbero fatti arrestare e avrebbero portato a termine il primo punto
cioè: entrare nel Regno magico.
L’unica nota dolente era quel cretino di suo fratello che
continuava con i suoi monologhi mentali e i suoi dubbi esistenziali, ma
Damon era riuscito a reggere anche questo per molto tempo fino a che il
caro Stefanuccio aveva osato insinuare, seppure mentalmente, che lui,
Damon, aveva paura.
Paura? Lui non aveva paura, lui era imbestialito.
Piuttosto quelli che dovevano tremare dalla paura erano quelle due
luride e vecchie serpi di Samuel e Samia che credevano di averlo messo
nel sacco, ma non sapevano ancora cosa li aspettava.
E dal modo in cui Stefan lo stava guardando adesso, Damon avrebbe messo
lo mano sul fuoco che anche lui, anzi…che persino lui,
stupido com’era, aveva capito che la sua non era paura, ma
furia.
Soltanto pensare il nome dei due stregoni lo aveva fatto ribollire
dalla rabbia e lo aveva reso impaziente.
Ma sì! Dopotutto perché doveva aspettare per
forza la notte per entrare in azione? Il tramonto andava bene comunque.
Diede le spalle a Stefan e ricominciò a camminare, ma il
fratellino non ne voleva proprio sapere di restarsene buono buono al
suo posto e con la sua stupida voce ruppe il magnifico silenzio in cui
Damon si era crogiolato con i suoi pensieri e la sua ira.
“Che hai intenzione di fare?” - chiese Stefan.
“Mettere in atto il mio piano!” - rispose Damon.
“Che piano?”.
“Il mio!”.
“Per fare cosa?”.
“Attirare l’attezione!” - il sorriso con
cui Damon accompagnò quest’ultima risposta non
sembrò piacere molto al suo santo fratello che prontamente
gli afferrò un braccio ( mossa stupida ) e poi gli si
parò di fronte sbarrandogli la strada ( mossa suicida ).
“E cosa farai per attirare l’attenzione?”
- chiese Stefan.
“Farò il vampiro!” - rispose Damon
liberandosi con una spinta dalla presenza di Stefan e riprendendo la
sua marcia.
Ma il momento di tranquillità durò poco,
perché Stefan si riprese in un attimo e , capito
ciò che le parole di Damon volevano sottintendere, lo
affiancò e con voce dura e lo sguardo fiero disse:
“Non puoi farlo!”.
Damon si fermò e si voltò verso Stefan.
Adesso erano occhi negli occhi.
“Cosa non potrei fare?” - chiese ironico Damon.
“Lo sai! Non puoi uccidere!” - rispose Stefan.
“Ah no? E chi me lo impedisce? Tu? Me lo impedisci tu,
Stefan? E come hai intenzione di fare per impedirmelo?” - gli
occhi di Damon erano freddi e il suo tono aveva reso ogni parola
tagliente come una lama affilata.
“Non sono io ad impedirtelo, Damon! Chi te lo impedisce
è qualcuno di molto più importante, chi te lo
impedisce è Bonnie! Le non lo vorrebbe e lo sai!”
- Stefan aveva usato l’unica carta che poteva far vacillare
Damon: Bonnie.
No, lei non voleva che lui uccidesse e lui aveva accettato di non farlo
più, lo aveva fatto per lei, ma adesso era necessario,
proprio per salvarle la vita era necessario e Damon avrebbe fatto
qualsiasi cosa per salvarle la vita.
“Non mi importa!” - rispose.
“Non è vero! Ti importa, eccome!” -
ribattè Stefan.
Damon fissò Stefan per un tempo che sembrò
infinito.
Sapeva che Stefan aveva ragione e sapeva che Stefan sapeva di avere
ragione, ma non aveva altra scelta.
“Tu che faresti? Se al suo posto ci fosse Elena, tu che
faresti?” - chiese Damon.
“Non lo so! Ma so di certo che non farei mai qualcosa che so
che lei non vuole che io faccia!” - la risposta di Stefan era
vera e sicura.
“Io e te siamo diversi!” - ribattè duro
Damon.
“No, Damon, ascoltami! Come credi che reagirà
Bonnie quando scoprirà che hai ucciso una persona innocente
per salvare lei? Se vuoi te lo dico io: Bonnie si sentirà in
colpa. Non darà la colpa a te, ma si sentirà lei
stessa la colpevole di questo omicidio perché sa che tu lo
hai fatto per lei e questa consapevolezza la distruggerà e
la accompagnerà sempre. Non puoi farle questo!” -
disse Stefan.
“Su una cosa ti sbagli: Bonnie è cresciuta,
è diventata più forte e la prima cosa che
farà quando lo scoprirà sarà odiarmi.
Ma non m’importa! Io sono disposto a sacrificare me stesso e
ciò che sento per lei pur di riportarla a casa, tra chi la
ama e chi ama, ma, soprattutto, farei qualsiasi cosa pur di riportare
indietro la vera Bonnie, non il manichino manovrato da quei due
stregoni pazzi che è adesso!” - rispose Damon.
Dette quelle parole, Damon si incamminò di nuovo alla
ricerca della preda che gli sarebbe costata la cosa più pura
e preziosa che aveva: l’amore di Bonnie.
Ma anche questa volta non ebbe il tempo di crogiolarsi nella sua
malinconia perché Stefan tornò a sbarrargli la
strada e guardandolo negli occhi disse: “Ok! Facciamo come
vuoi, ma a modo mio!”.
“Fratellino, non credo che uccidere qualche scoiattolo
attirerà su di noi i riflettori magici!” - rispose
Damon scuotendo leggermente il capo.
“Non intendevo questo!” - rispose Stefan molto
seriamente.
“E allora cosa?” - chiese Damon incuriosito dal
comportamento del fratello.
“Sceglierò io la preda, naturalmente niente donne,
bambini o anziani. Sarà un uomo, di stazza grossa, forte, il
genere di persona che non si lascia spaventare
facilmente!” - spiegò Stefan.
“E poi?” - chiese scettico Damon incrociando le
braccia al petto.
“Poi lo porterò da te! Tu lo influenzerai, gli
farai credere che noi due, due vampiri, gli stiamo infliggendo i dolori
più atroci che possa immaginare. Lui avrà paura,
comincerà ad urlare, cercherà di fuggire e noi lo
braccheremo. Tu lo morderai, ma ti ritrarrai subito, non lo
ucciderai!” - continuò Stefan.
“E credi che funzionerà?” - chiese Damon.
“Perché tu no? Stiamo parlando di un umano:
è scritto che reagirà così!”
- rispose Stefan.
“Ma tu non eri quello a cui piacevano gli umani?” -
chiese Damon.
“Infatti mi piacciono! Ma lo hai detto tu stesso: adesso
dobbiamo fare i vampiri e in quanto vampiro è
così che ragiono!” - rispose Stefan.
“Ok! Ma torno a chiedertelo: Credi che funzionerà?
Che gli stregoni abboccheranno?” - disse Damon.
“Io credo che prenderemo due piccioni con una fava grazie al
mio piano. Numero uno: se l’umano avrà ben chiaro
che noi due siamo vampiri e lo urlerà ai quattro venti, gli
stregoni dovranno per forza controllare e quando si renderanno conto
che noi siamo davvero due vampiri allora verranno allo scoperto. Numero
due: Bonnie non ti mollerà perché non avrai
ucciso nessuno!” - rispose Stefan sicuro di sé.
Suo malgrado Damon rimase sorpreso dall’inventiva mostrata
dal fratello minore, ma naturalmente avrebbe preferito farsi impalare
all’istante prima di confessarlo a Stefan, quindi si
limitò a fargli un cenno del capo e, dopo essersi spostato
alle spalle di un grosso albero e essersi sfregato le mani, disse:
“ Allora buona caccia, fratellino! Io ti aspetto qui! Non ti
sognare neppure di metterci più di dieci minuti a
tornare!”.
Trovare l’uomo adatto al loro scopo non fu molto difficile.
Persino a quell’ora di sera il Central Park era
affollatissimo e Stefan non ci aveva messo molto nonostante avesse
lavorato alla ricerca della < preda > adatta in maniera
estremamente scrupolosa.
L’uomo che aveva scelto era sulla trentina, alto e muscoloso,
dall’aspetto sano e fiero e questo faceva pensare che
fisicamente fosse abbastanza forte da sopportare quello che gli sarebbe
successo, in più dallo sguardo deciso e limpido e dagli
squarci di pensieri che era riuscito a percepire Stefan aveva buoni
motivi per credere che la forza dell’uomo non fosse solo
fisica ma anche mentale.
La scelta era fatta e Stefan era sicuro…forse, ma mise da
parte i suoi dubbi e diede il via al suo piano.
Punto primo: doveva portarlo da Damon.
Stefan si avvicinò all’uomo correndo e ansimando,
come se fosse sconvolto, e lo convinse a seguirlo dicendogli che aveva
sentito una donna gridare e poi aveva visto degli uomini che la
aggredivano, ma lui era solo e loro erano in troppi per poter fare
qualcosa, quindi aveva bisogno di aiuto.
L’uomo non ci pensò due volte e lo
seguì senza fare domande.
Presto arrivò la fase due: lasciare il povero malcapitato a
Damon.
Quando arrivarono al luogo appartato, illuminato da un unico lampione e
immerso completamente nel verde, in cui si trovava il fratello, Stefan
si tirò in disparte e non rispose a nessuna delle proteste
dell’uomo.
Dopo pochi secondi Damon uscì allo scoperto e , come un
incantatore di serpenti, rese l’uomo completamente succube
della sua volontà e delle sue parole.
Come d’accordo Damon mise subito in chiaro che sia lui che
Stefan erano due vampiri veri e cominciò a descrivere
all’uomo ogni tortura possibile facendogli credere che quelle
torture lui le stesse subendo per davvero.
L’uomo abboccò e cominciò ad urlare.
Damon continuava a parlare e a lanciare ondate di Potere via via
più spaventose.
Per Stefan lo spettacolo di quell’uomo in preda al terrore
era straziante, ma non poteva fermare Damon.
Già l’accordo che avevano raggiunto aveva del
miracoloso e Stefan sapeva che era riuscito a far accettare a Damon la
sua idea solo perché aveva usato la carta < Bonnie
>, altrimenti Damon lo avrebbe ucciso e tanti saluti, quindi non
poteva lamentarsi.
Stefan cercava di autoconvincersi che le allucinazioni in cui si veniva
torturati erano sempre meglio della morte vera e quell’uomo
sembrava abbastanza solido, il tipo di uomo che non viene traumatizzato
con facilità e forse si sarebbe ripreso solo con un paio di
sedute da un bravo psicanalista.
Stefan lo sperava ardentemente.
L’unica cosa che alleviava la sua angoscia era la
consapevolezza che Damon era cambiato, che non si stava
divertendo affatto a fare ciò che stava facendo e che non lo
avrebbe mai fatto se non fosse stato estremamente necessario per
salvare la piccola Bonnie.
L’uomo continuava a gridare a chiedere aiuto e teneva lo
sguardo fisso su Damon che era rimasto immobile per tutto il tempo.
Le grida diventavano sempre più strazianti, ma erano in un
luogo troppo appartato perché un umano potesse accorrere:
gli unici che potevano sentirlo erano gli stregoni e Stefan si
augurò che arrivassero presto.
Ad un tratto qualcosa nell’aria cambiò e Damon si
mosse.
Distolse lo sguardo dall’uomo annullando ogni sorta di
influenza mentale e cominciò ad avvicinarsi, scoprendo i
denti.
L’uomo smise di urlare e cominciò a scuotere la
testa come se si fosse appena svegliato da un sonno profondo e quando
mise bene a fuoco dov’era si alzò in piedi, ma
solo per trovarsi faccia a faccia con Damon, con il vampiro.
L’uomo restò immobile qualche istante, poi
tentò di fuggire, ma Damon lo bloccò e fece per
avvicinare i canini alla gola scoperta dell’uomo che ne
frattempo aveva cominciato a piangere.
Stefan era pietrificato, non sapeva cosa fare, stava vagliando tutte le
alternative che aveva, quando successe.
Un’ esplosione di luce.
Era una luce forte, intensa, di ogni sfumatura del viola e avvolse
tutto.
Quando la luce si attenuò Stefan notò che Damon
aveva lasciato andare l’uomo, che ora giaceva a terra privo
di sensi, e guardava un punto fisso davanti a sé.
Stefan gli fu accanto in un attimo.
“Quella era…?” - disse.
“Già!” - fu la risposta di Damon.
“Era una luce così bella!” -
commentò affascinato Stefan.
“Beh, allora puoi considerare questo viaggetto con un giro
nel Paese delle Meraviglie, Alice, perché da qui in avanti
ne vedrai parecchie di luci. Ai maghetti piacciono molto le luci
colorate!” - rispose Damon con un tono che voleva essere
sarcastico, ma Stefan vi riconobbe una punta di puro odio.
- Deve averne viste
parecchie in quel Labirinto! - pensò Stefan.
Lui conosceva la storia del Labirinto per come l’aveva
raccontata Damon e Stefan sapeva che al fratello non piaceva molto
raccontare storie, soprattutto se doveva raccontarle per chiedere
aiuto, quindi era più che convinto che Damon si fosse
limitato a dire solo lo stretto necessario, infatti non ricordava
nessun commento particolare su delle luci colorate.
In quel momento Stefan pensò distrattamente che, una volta
finita quella storia, avrebbe chiesto a Bonnie come avvenivano le cose
nel Labirinto, tanto per curiosità.
“Guarda!” - Stefan venne distolto dai suoi pensieri
dall’ordine di Damon seguito da una lieve gomitata.
Davanti a loro due la luce viola era diventata una lastra rettangolare
che presto lasciò spazio ad una porta.
Era una semplice porta in legno con pomello dorato, come se ne vedono
in tutte le case e se ne stava lì in piedi, senza nulla a
sorreggerla e, apparentemente, senza nulla da contenere.
Ma quando si ha a che fare con la magia le parole < nulla
è come sembra > non sono mai state più
vere.
Infatti, la porta si aprì con un lieve cigolio.
All’interno vi era il nulla, era tutto nero e vuoto, ma
all’improvviso da quel vuoto due corde di luce cremisi
spuntarono fuori a velocità impressionante persino per dei
vampiri e li avvolsero, trascinandoli.
Damon non fece una piega e Stefan seguì il suo esempio.
In un attimo furono dentro la stazione di blocco magica e la porta si
chiuse alle loro spalle, scomparendo.
Si trovavano in una stanza piccola dalle pareti in cemento,
completamente grigia e spoglia.
Sulla parete di fronte ai due vampiri vi era un’altra porta,
probabilmente quella che faceva da tramite con il Regno Magico.
Sulla destra vi era un telefono a gettoni ed un fax.
Sulla sinistra un tavolo lungo con tre sedie che fungeva da scrivania
collettiva.
Seduti alla scrivania vi erano tre persone, tre stregoni.
Erano tutti molto giovani, non più di venticinque anni.
Il primo era alto, con i capelli biondi e gli occhi castani e aveva
l’aria parecchio annoiata.
Il secondo era davvero basso, capelli castani e occhi dello stesso
colore, un tipo piuttosto anonimo e comune.
Il terzo era alto quanto il primo, capelli castani e occhi azzurri,
sembrava arrabbiato e sembrava essere il capo di quella stazione di
blocco, sedeva tra gli altri due sommerso da
un’infinità di fascicoli e documenti.
Tutti e tre avevano lunghe tuniche di un azzurro spento, con una fascia
alla vita blu scuro e delle targhette appuntante al petto.
Fu il capo a parlare.
“Voi siete vampiri!” - disse.
“Sai che novità!” - rispose Damon con
una risata.
“Avete infranto la legge magica!” -
continuò lo stregone.
“Abbiamo seguito la legge vampirica!” -
ribattè Damon.
“Siete stati catturati!” - lo stregone.
“Ce ne siamo accorti!” - Damon.
Continuarono questo botta e risposta ancora per una po’, con
Stefan e Damon ancora legati come due salami per via delle corde
magiche, fino a che lo stregone non disse ciò che
aspettavano da quando erano partiti.
“Verrete portati nel Regno Magico, davanti al Consiglio dei
Dieci Difensori che vi giustizieranno come meritate per via della
vostra infima natura!”.
Damon si limitò ad un cenno del capo e Stefan fece lo stesso.
Lo stregone-capo si alzò e si avvicinò alla porta
sulla parete centrale, disse alcune parole in lingua magica e la porta
si aprì rivelando una luce gialla abbagliante più
della luce solare.
Gli altri due stregoni afferrarono le corde di Stefan e Damon e li
costrinsero a varcare la soglia del tanto agognato Regno Magico.
NOTE:
Ciaooooooooo!
Finalmente sono ritornata! Mi siete mancati un casino!
Ma ho approfittato di questo periodo anche per scrivere qualche
capitolo in più in modo da non ritardare ogni volta che devo
postare.
Allora come vanno le cose? Spero bene per tutti i miei cari e amati
lettori.
Come vedete i nostri due fratellini sono entrati nel Regno Magico, ora
bisognerà vedere che cosa succede all'interno e come
troveranno Bonnie, io non voglio anticiparvi nulla, mi
limiterò a dire che la situazione di Bonnie a livello di
ricordi non è del tutto tragica e che quando
rivedrà Damon.....
Basta, mi fermo qui, non voglio aggiungere altro, ma per scoprire il
mistero non dovrete aspettare molto, giusto qualche ggiorno, visto che
un assaggio ve lo darò già nel prossimo capitolo.
Adesso vi lascio, giusto ora ho lasciato la stesura di un capitolo
abbastanza fondamentale per postarvi questo.
Vi ricordo che posterò due giorni alla settimana salvo
imprevisti: Il giovedì sera e la domenica sera.
Adesso vi lascio, spero che vi sia piaciuto e che questa storia vi stia
appassionando come le due storie precedenti.
Fatemi sapere.
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Capitolo 6 *** Capitolo quarto ***
Capitolo
quarto
“Samuel!
Samuel!” - Samia correva per il Palazzo del Consiglio in
preda al panico, cercando il fratello.
Era appena stata informata che alla stazione di blocco del
Central Park erano stati arrestati due vampiri e che questi stavano per
essere portati davanti al Consiglio, come era abitudine fare.
Ma il problema non era questo, il vero guaio era che Samia aveva avuto
insieme alla comunicazione anche una descrizione dettagliata dei due
vampiri e del tipo di Potere da loro emanato ed era più che
convinta che uno dei due fosse l’unico vampiro che non
avrebbe mai dovuto mettere piede nel Regno Magico: Damon Salvatore, il
vampiro innamorato della giovane strega Bonnie.
“Samuel! Samuel dove sei? Samuel!” - Samia gridava
e gridava ma di Samuel non sembrava esserci traccia.
Stava per lasciarsi abbattere dallo sconforto quando si aprì
una porta in un corridoio stretto, perpendicolare a quello che stava
seguendo e dalla porta ne uscì Samuel.
“Samia! Cosa succede?” - chiese con tono tranquillo
e affabile.
“Non hai sentito? E’ venuto qui, Samuel! Il vampiro
di Bonnie è qui!” - si affrettò a dire
Samia con gli occhi fuori dalle orbite, completamente sconvolta.
“Oh, Samia! Ma io so che il vampiro Damon è qui! E
non vedo perché devi sconvolgerti tanto!” -
rispose Samuel.
“Come sarebbe? Non sei preoccupato?” - chiese Samia.
“No! Perché dovrei preoccuparmi?” -
rispose calmo lo stregone.
“Perché lui rivuole Bonnie, ecco
perché!” - ribattè Samia che davvero
era confusa dall’atteggiamento pacato del fratello.
“So anche questo e mi aspettavo che facesse qualcosa per
riprendersela. Anche se devo dire che non avrei mai pensato che potesse
arrivare ad entrare nel nostro caro Regno!” - rispose Samuel.
“Cosa credi che farà?” - chiese Samia.
“Non so! Staremo a vedere anche perché sono
curioso di vedere cosa escogiterà per riuscire a sfuggire
alla morte immediata che lo aspetta!” - rispose Samuel.
A quelle parole Samia si tranquillizzò.
“Hai ragione! Forse non sa della condanna immediata e forse
crede che Bonnie sia quella di sempre, quella che lui conosce e crede
di poterla portare via con la forza!” - disse Samia.
“Forse! Dopotutto le leggi del nostro Regno sono molto
segrete, quasi inaccessibili. Ma bisogna tenere presente che
è un vampiro molto vecchio e con molte conoscenze,
nonché molto curioso, quindi dobbiamo tenerci pronti e non
dare nulla per scontato!” - rispose Samuel.
Samia annuì.
“Cosa facciamo, ora?” - chiese.
“Quello che facciamo sempre: chiamiamo a raccolta tutti gli
Apprendisti più promettenti e li facciamo assistere alla
condanna dei due vampiri e, naturalmente, tu invierai un messaggio
speciale a Bonnie e le terremo un posto in prima fila!” -
spiegò Samuel.
“Ma se lei dovesse vederlo potrebbe…” -
si oppose Samia.
“Non succederà nulla! C’è il
Sigillo a schermare Bonnie e tutti i suoi ricordi di Damon e lui quando
la vedrà capirà subito che le cose sono cambiate
radicalmente e che è del tutto impossibile cercare di
salvarla, forse potrebbe addirittura desistere da qualsiasi cosa voglia
fare e lasciarsi ammazzare, anche se ne dubito, è piuttosto
testardo e capriccioso!” - finì Samuel.
Samia non era del tutto d’accordo, ma sapeva che contraddire
il fratello quando era così convinto di avere ragione era
del tutto inutile, avrebbe soltanto portato a stupide discussioni senza
alcun significato, quindi ricacciò indietro i suoi dubbi e
si apprestò a fare ciò che Samuel le aveva detto.
Bonnie era in fila, insieme a Maddy e a Katie e aspettava, come tutti
gli altri Apprendisti invitati, di entrare nella Sala del Consiglio
dove avrebbero assistito alla condanna di due vampiri arrestati da una
delle stazioni di blocco di New York.
Non si sapeva molto dei due vampiri, tranne che erano pericolosi e
probabilmente erano fratelli.
C’erano fermento e agitazione tra gli Apprendisti e la stessa
Bonnie era tesa ed euforica perché non aveva mai visto una
giustiziazione e da quello che aveva sentito era da un bel
po’ che non se ne facevano nel Regno, quindi esservi invitati
era esaltante.
Bonnie poi era stata invitata dalla stessa Samia, la sua salvatrice,
che le aveva inviato un messaggio privato in cui le formulava
l’invito e le diceva di stare attenta perché uno
dei due vampiri era molto forte e amava provocare e inventare storie.
Bonnie era rimasta sorpresa dal messaggio.
Non ci voleva di certo Samia per dirle che bisognava stare attenti ai
vampiri soprattutto dopo quello che avevano fatto alla sua famiglia,
sterminandola e costringendola a cercare asilo nella capitale.
E poi perché mai le aveva scritto delle preferenze del
vampiro? Il vampiro amava provocare? E allora? Tutti i vampiri amano
provocare, perché proprio lei, tra tutti, doveva essere
quella più attenta?
La mente di Bonnie indugiò su queste domande per alcuni
minuti, prima di liquidarle dicendosi che se Samia le aveva detto
quelle cose lo aveva fatto solo perché teneva a lei in modo
particolare, cosa che aveva dimostrato ampiamente prendendosi cura di
lei e mostrandosi sempre presente e interessata a tutto quello che le
accadeva, a tutto quello che faceva e a tutto quello che pensava,
quindi non poteva avere nessun secondo fine con quel suo strano
messaggio, era solo preoccupata.
Samia per lei era diventata una specie di zia molto saggia e su cui
poteva sempre contare.
Era arrivata da poco a Kemet, la capitale del Regno Magico, ma aveva
già una vita piena ed appagante e questo lo doveva a Samia.
Era stata lei a consolarla e ad ascoltarla.
Era stata lei ad inserirla nell’ accademia magica della
capitale.
Era stata lei a trovarle una casa bellissima e super arredata con tanto
di coinquiline fantastiche, Maddy e Katie, che erano subito diventate
le sue più care amiche e che le erano sempre al fianco.
Bonnie le trovava meravigliose.
Maddy era molto alta, statuaria, bionda, occhi grigio chiaro con
sfumature azzurre, carnagione pallida e curve
perfette….sembrava una top model, era un’esperta
di piante ed erbe e amava fare infusi di ogni tipo, inutile dire che
era impeccabile con le pozioni.
Katie era anche lei molto bella, anche se la sua bellezza non era
mozzafiato come quella di Maddy, lei era di altezza media, con capelli
castani, lunghi e lisci e occhi di un verde scuro, era taciturna e
riflessiva, un genio delle rime e per questo un asso negli incantesimi,
aveva un cervello eccezionale, da fare invidia ad un qualunque genio.
Bonnie si sentiva protetta e sicura con loro e anche se non aveva un
Potere forte come quello delle sue amiche, all’accademia
stava imparando molto e molto in fretta e tutti erano
d’accordo nel dire che presto sarebbe diventata fortissima,
dopotutto aveva una discendenza invidiabile: druidi,
l’aristocrazia magica.
Bonnie credeva di essere felice anche se spesso si ritrovava immersa
nei suoi pensieri e sentiva come se avesse un peso sul cuore che la
opprimeva e ogni volta che aveva questa sensazione veniva presa da un
mal di testa intensissimo, come se qualcosa dall’interno
spingesse per venire fuori.
Bonnie era preoccupata da questo e si diceva che appena possibile ne
avrebbe parlato con le sue amiche, ma ogni volta finiva con il
rimandare, non lo aveva detto neppure a Samia, sentiva che dirlo era
sbagliato, ma questo era impossibile perché lei poteva dire
di tutto a Samia.
Bonnie era stufa di tutto questo.
All’improvviso una voce la distolse dai suoi pensieri: era lo
stregone portavoce del Consiglio che li incitava ad entrare in modo
ordinato e in silenzio.
Bonnie afferrò la mano che le porse Maddy e si
avviò all’interno, mentre una strana ansia le
cresceva nell’anima.
Il Regno Magico era….era….beh era semplicemente
assurdo.
Damon ne aveva visti di posti strani, ma quello era il colmo: era tutto
così luminoso e nauseante.
In alto nel cielo c’era la cosa più assurda di
tutte: gli stregoni non si accontentavano di un sole solo, no!, a loro
ne servivano sette.
Nel cielo cinque linee multicolori, che sembravano degli arcobaleni
dritti, formavano una specie di pentagramma e su di esso i sette soli
bianchi facevano bella mostra di sé stessi posti sugli
arcobaleni come le sette note della scala musicale.
L’aria era leggera e profumava di erbe delicate.
Le strade e i palazzi erano pulitissimi e colorati tanto che a Damon
veniva il voltastomaco.
Tutti quegli stregoni erano felici e gioiosi e sorridevano come ebeti.
Sembrava quasi di essere in una di quelle squallide soap anni
‘70 che Damon odiava sopra ogni altra cosa, in cui le mamme
indossavano gonnelloni colorati e si svegliavano fresche e pimpanti
alle quattro del mattino per preparare la colazione
all’allegra famiglia, le ragazze andavano in chiesa tutti i
giorni e preparavano biscotti per gli innamorati e i ragazzi erano
degli sfigati vestiti in modo ridicolo il cui più grande
sogno era seguire le orme del tanto amato paparino.
Damon fissava quello spettacolo di idioti con la convinzione che da un
momento all’altro avrebbero cominciato a cantare e a ballare
in stile < Aggiungi un posto a tavola >.
Stefan invece guardava tutto con occhi ammirati, e mai come in quel
momento, Damon sentì l’enorme distanza tra lui e
suo fratello.
Come era possibile che avessero lo stesso sangue se il fratellino era
così idiota e lui era così perfetto?
Damon non sapeva spiegarselo, se lo chiedeva da più di
cinque secoli, ma ancora non era riuscito a trovare una risposta
decente.
- Pivello! Chiudi
quella bocca che potrebbero entrare le mosche! - il
messaggio mentale di Damon a Stefan era carico di indignazione.
- Non credo che qui
esistano le mosche - la voce mentale di Stefan sembrava
quella di chi ha appena scoperto l’ottava meraviglia del
mondo.
- Ok, cretino, sta
attento perché non te lo ripeterò due volte!
Smettila di fissare tutto come un ebete, ricordati che non è
tutto oro quello che luccica, soprattutto per noi visto che queste care
pensioncine tanto affabili hanno quei radiosi sorrisi stampati in
faccia solo perché già pregustano il momento in
cui ci toglieranno di mezzo, cosa che avverrà molto presto! -
- Sì, hai
ragione! - Stefan guardò il fratello e
annuì con il capo.
- Come sempre! -
rispose Damon.
“Bene! Siamo arrivati!” - li avvertì il
capo degli stregoni della stazione di blocco che per tutto il tempo
aveva camminato a qualche metro da loro.
La conversazione mentale con Stefan non aveva proibito a Damon di
guardarsi intorno durante il tragitto.
Aveva notato che la porta della stazione di blocco non li aveva
condotti in un altro edificio nel Regno Magico, ma nel bel mezzo di una
strada affollata e nessuno aveva fatto una piega, forse
perché le cose andavano sempre così in quel posto.
Avevano camminato per non più di dieci minuti, anche se
Damon non poteva essere certo del fatto che lì il tempo
scorresse come nel mondo umano.
Durante il tragitto si era reso conto che la descrizione che la signora
Flowers aveva fatto a Stefan del Regno Magico corrispondeva alla
verità: fatta eccezione per la luce fortissima, i colori
troppo intensi e i sette soli, il Regno Magico era in tutto e per tutto
uguale al mondo umano.
Quando lo stregone li avvertì che erano arrivati, Damon si
guardò in giro e notò che erano in una piazza,
non molto grande, ma perfettamente circolare e ben proporzionata.
Di fronte a loro, al centro della piazza, sorgeva un imponente palazzo
di almeno cinque piani, completamente dipinto tra l’arancione
e il rosso acceso, con finestre enormi, colonne, scalinata in marmo
grigio e tetto a falde spioventi.
Sull’enorme portone principale troneggiava una scritta in
oro: Palazzo del Consiglio.
E per come tutti veneravano quel posto, Damon capì che per
loro rappresentava una specie di palazzo reale, quindi Samuel e Samia
dovevano essere visti come il re e la regina, se non addirittura come
veri e propri dei in terra.
Gli stregoni spinsero Damon e Stefan su per l’enorme
scalinata e appena arrivati in cima il portone si aprì da
solo lasciando loro giusto il tempo di entrare prima di richiudersi con
uno scatto deciso.
L’interno del palazzo era lussuoso e austero, a Damon sarebbe
piaciuto parecchio un posto del genere se si fosse ritrovato in
un’altra situazione.
Intrapresero un corridoio largo e luminoso, con tanto di tappeto in
velluto rosso a segnare la strada.
Sia alla loro destra che alla loro sinistra, delle statue di cristallo
se ne stavano in posa su piedistalli d’oro e mandavano mille
riflessi colorati sulle pareti alte di un bianco limpido ed accecante.
Oltrepassarono porte e statue e dipinti e altri corridoi, il tutto
sempre in assoluto silenzio.
Poi gli stregoni si fermarono quando il lunghissimo corridoio
terminò dinanzi ad una porta d’argento con
rifiniture in bronzo che sbarrava loro la strada.
“Liberateli!” - questo fu l’ordine dello
stregone capo e in un attimo le corde magiche che bloccavano Stefan e
Damon si dissolsero nel nulla.
“Questa è la Grande Sala del Consiglio! Entrate e
aspettate il vostro verdetto!” - sembrava una specie di rito,
frasi dette e ridette sempre alla stessa maniera e con lo stesso tono.
I due vampiri annuirono e quando la porta di
spalancò entrarono all’interno con passo deciso.
Bonnie se ne stava seduta tranquilla nella prima fila degli spalti
nella Grande Sala del Consiglio.
Dinanzi a lei c’erano i troni dei Dieci Consiglieri disposti
in circolo, mentre tutto intorno gli Apprendisti commentavano
allegramente quello a cui stavano per assistere.
Bonnie sentiva quella strana ansia che cresceva sempre di
più e qualcosa che le bloccava lo stomaco.
All’improvviso il brusio di voci terminò e le
porte si aprirono lasciando entrare due figure: erano i due vampiri.
Bonnie si voltò verso le sue amiche e verso i troni di
Samuel e Samia e notò che la stavano fissando.
Lei ricambiò lo sguardo, sorrise e dopo un lieve cenno
d’assenso da parte dei due Consiglieri superiori,
tornò a guardare i vampiri.
Bonnie notò che si somigliavano, ma non solo per quanto
riguardava la pelle diafana, la bellezza sconvolgente e i canini che
accomunavano tutti i vampiri, loro si somigliavano nei tratti del viso,
nel il colore dei capelli….forse era vero che erano fratelli.
Quello che Bonnie non riusciva a vedere erano i loro occhi.
I due camminavano fianco a fianco, apparentemente tranquilli.
Uno dei due si guardava intorno e si soffermava con lo sguardo ovunque
come se stesse registrando tutto o come se stesse cercando qualcosa.
Quando si voltò nella sua direzione, Bonnie notò
che aveva gli occhi di un verde splendente.
Il vampiro sembrò fissarla per qualche attimo, poi
tornò a guardare dinanzi a sé e si
fermò al centro del cerchio formato dai troni, proprio di
fronte a Samuel e Samia.
L’altro vampiro invece non si era mai voltato, aveva
continuato ad andare dritto con la testa alta e la postura elegante e
decisa fino a che non si era fermato anche lui di fronte ai due
Consiglieri.
Bonnie si sentiva strana.
Da quando aveva posato lo sguardo sul secondo vampiro, aveva sentito
come una specie di nostalgia lontana e, in un momento di smarrimento si
era ritrovata a pensare che le piaceva l’atteggiamento di
quel vampiro, le piaceva il suo modo di camminare, le piacevano i suoi
capelli, le piacevano le sue mani e trovava che il nero gli donasse
molto, che lo rendesse ancora più misterioso e affascinante.
Desiderava con tutta sé stessa che lui la guardasse, voleva
sapere di che colore erano i suoi occhi.
- No! Ferma un attimo,
Bonnie! Che diamine vai a pensare? Quello lì è un
vampiro e i vampiri sono cattivi, sono creature oscure e tu li odi!
- si diceva.
Ed era vero, lei odiava i vampiri perché i vampiri avevano
distrutto la sua famiglia e la sua vita, ma non riusciva a calmare il
tumulto di emozioni che provava, non riusciva a fermare tutti i suoi
pensieri su quel vampiro e non riusciva a placare il desiderio di
essere guardata da lui.
- Devo parlarne con
Samia, dopo! Tutto questo non è normale! - si
disse, ma nel momento esatto in cui lo pensò,
ritornò a nascere in lei quella sensazione che le diceva che
non doveva dirlo a nessuno, che doveva tenerlo per sé
perché era un errore parlarne con Samia o con chiunque altro.
E insieme a quella sensazione tornò anche quel dolore alla
testa che di tanto in tanto la sopraffaceva.
Più guardava il vampiro, più pensava a lui,
più il dolore aumentava e più il dolore
aumentava, più cresceva la consapevolezza che non doveva
aprire bocca con nessuno perché un giorno avrebbe capito da
sola ed era così che doveva andare.
Abbasso lo sguardo e cercò di calmarsi.
Chiuse gli occhi e inspirò ed espirò a fondo per
un paio di volte per lenire il dolore.
Quando questo si affievolì tornò ad alzare la
testa e ad aprire gli occhi.
Fu in quel momento che successe.
Lei aprì gli occhi e il vampiro si voltò.
Non si guardò intorno, non cercò con lo sguardo
come aveva fatto il vampiro dagli occhi verdi.
Quando si voltò puntò direttamente i suoi occhi
in quelli di Bonnie che trasalì e si perse in un profondo e
meraviglioso mare nero.
NOTE:
Eccomi puntuale con un nuovo capitolo!
Finalmete abbiamo una descrizione un pò più
dettagliata di questo Regno Magico.
Ma soprattutto, finalmente è tornata a parlare
Bonnie...oddio non è proprio in lei per via dell'incantesimo
e cose varie, ma almeno così sappiamo qualcosina in
più di quello che le hanno ficcato in testa Samuel e Samia.
Ma da adesso in avanti per i due stregoni ci saranno parecchi guai:
Bonnie e Damon si sono rivisti, per adesso c'è stato solo
uno scambio di sguardi interamente visto dal punto di vista di Bonnie,
chissà cosa succederà?
Avete letto voi stessi che nonosante il Sigillo Bonnie sente qualcosa
guardando Damon, chissà cosa prova lui? E cosa
avverrà quando ci sarà il primo faccia a faccia
da soli?
Vi lascio con il dubbio in attesa delle prossime puntate della mia
storia.
A domenica sera...allora!
E un grazie infinite alle meravigliose persone che hanno recensito lo
scorso capitolo e anche a chi ha solo letto....vi adoro!
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Capitolo 7 *** Capitolo quinto ***
Capitolo
quinto
Quando
le porte si aprirono Damon e Stefan entrarono in un posto irreale, come
se ne vedono solo nei film.
La Grande Sala del Consiglio era alta, enorme e circolare.
Sembrava di essere su un piccolo campo da gioco, tutto intorno a loro
sorgevano imponenti spalti di pietra e la luce, a differenza di tutto
quello che c’era fuori, era così soffusa che
chiunque non fosse stato dotato della supervista da vampiro non avrebbe
neppure potuto immaginare di che colore fossero le pareti, ma Damon le
vedeva ed erano completamente nere.
Alla base degli spalti dieci troni formavano un cerchio dentro cui sia
lui che il fratello stavano entrando.
Sui troni, tutti in oro e rubini, sedevano i Consiglieri.
Gli otto troni che li accerchiavano erano posti direttamente sul
pavimento ad una distanza di circa un metro e mezzo l’uno
dall’altro, mentre i due troni dei Consiglieri superiori
erano posti direttamente alla testa del cerchio, su un gradino
più in alto rispetto agli atri e completamente incollati
l’uno all’altro.
Alle spalle dei due Consiglieri superiori vi era un braciere enorme
che, fatta eccezione per le fiaccole e le lanterne disseminate nella
sala, era l’unica fonte di luce dell’intera stanza.
A parte la porta da cui erano entrati non vi erano altre vie
d’uscita apparenti, non c’era neppure una finestra
o un misero oblò.
Gli spalti erano completamente pieni di giovani streghe e stregoni,
Apprendisti, come li aveva chiamati Stefan qualche ora prima, e tutti,
nel momento in cui erano entrati, avevano smesso di parlare,
limitandosi a guardarli in un silenzio contemplativo e carico di
aspettative.
Dai loro pensieri Damon potè facilmente intuire che non era
una cosa da tutti i giorni assistere alla condanna di due vampiri in
carne ed ossa nel loro adorato Regno.
- Damon, è
qui! L’ho vista! - il messaggio mentale di
Stefan non poteva essere più ovvio e scontato.
- Lo so! -
rispose Damon.
Non riusciva davvero a capire come suo fratello potesse credere che lui
non si fosse accorto della presenza della streghetta nella sala.
Nel momento esatto in cui aveva messo piede lì dentro la
prima cosa che aveva visto era stata la sua cascata di riccioli rossi,
la prima cosa che aveva sentito era stato il battito del suo cuore che
aveva un ritmo che ormai conosceva a memoria e che avrebbe riconosciuto
tra mille, la prima cosa che aveva percepito era stato il suo profumo
dolce e amaro insieme: la sua streghetta odorava di fragole.
Ma non aveva avuto il coraggio di guardarla, era troppo codardo per
voltarsi e rischiare di leggere l’odio nei suoi occhi, che,
anche se era finto, Damon sapeva che gli avrebbe fatto male comunque.
Quindi aveva continuato ad avanzare, tenendo lo sguardo fisso su Samuel
e Samia, i due esseri ignobili che avevano osato portargliela via.
Ma quando si era fermato al centro di quel cerchio di troni, Damon
aveva sentito chiaramente lo sguardo di lei su di lui, lei lo stava
guardando, ma lui non osava voltarsi.
Poi, però, un’ondata di sensazioni miste a stralci
confusi di pensieri lo raggiunse, era una voce lontana, ma
tremendamente familiare.
- Mi piace
l’atteggiamento di quel vampiro… Vorrei conoscere
il colore dei suoi occhi….No, è sbagliato, io
odio i vampiri….Vorrei che lui mi guardasse… -
diceva la voce e a quell’ultimo desiderio espresso quasi
senza volere Damon non seppe resistere, come sempre la streghetta
riusciva a fargli fare qualsiasi cosa lei volesse.
Fu allora che Damon si voltò.
Non si guardò intorno, già sapeva dove guardare.
Voltò la testa verso destra e puntò gli occhi
dritto davanti a sé.
Lei era lì e lo fissava.
Il tempo, come ogni volta in cui erano insieme, sembrò
fermarsi, esistevano solo loro due, persi l’uno negli occhi
dell’altro ed era tutto perfetto così.
Una sensazione di beatitudine lo invase e Damon notò che
anche Bonnie, nonostante non ricordasse nulla di lui e nonostante i
nuovi ricordi e le nuove convinzioni, che le erano state instillate a
forza nella mente, le dicessero che lui era il nemico, aveva rilassato
le spalle ed era leggermente arrossita dall’imbarazzo, come
capitava ogni volta che lui la guardava.
Fu allora che Damon capì per davvero, capì che
doveva fare di tutto, che doveva lottare e riprendersela
perché Bonnie non era scomparsa, non era un burattino nelle
mani degli stregoni, Bonnie era ancora lì da qualche parte,
prigioniera del suo stesso corpo e lui doveva liberarla.
A malincuore ruppe il contatto con Bonnie e tornò a guardare
Samuel e Samia.
Era giunto il momento di mettere in chiaro le cose.
Stefan era nervoso.
Aveva visto chiaramente gli occhi dello stregone che doveva essere
Samuel diventare quasi rossi tanto erano grandi la rabbia e
l’odio nel momento in cui Damon aveva guardato Bonnie.
Stefan era preoccupato.
Ma poi Damon era tornato a guardare dritto davanti a sé e
Stefan lo aveva rivisto, il Guerriero, il Leone che avrebbe fatto di
tutto pur di portare a casa la vittoria e ora quel Guerriero, quel
Leone stava guardando dritto negli occhi lo stregone, la sua Preda, il
suo Avversario, colui che doveva essere sconfitto.
Stefan si rilassò e, ad un impercettibile segno della mano
di Damon, capì che non avrebbe dovuto fiatare e che doveva
lasciare parlare lui.
Stefan annuì e attese fino a che Samuel non parlò.
“Ci rivediamo, Damon!” - salutò lo
stregone.
“Così pare!” - rispose spavaldo Damon.
“E a quanto pare non sei solo!” -
continuò Samuel.
“No, infatti! Questo qui è il mio fratellino
Stefan! Saluta, Stefan!” - ordinò Damon come si fa
con i bambini piccoli e Stefan si limitò ad un piccolo cenno
del capo in direzione degli stregoni.
“Non sa parlare?” - chiese Samuel con una risata.
“E’ timido!” - rispose Damon.
“Al contrario di te!” - constatò Samuel.
“Che vuoi farci, io sono la pecora nera della
famiglia!” - rispose Damon sorridendo.
Per qualche attimo calò il silenzio, poi Samuel
cominciò a ridere sempre più forte e voltandosi
verso quella che doveva essere sua sorella, la strega Samia, chiese:
“Samia, mia cara, non è uno spasso?”.
Samia si limitò ad annuire e a fare un lieve abbozzo di
sorriso, ma Stefan era più che convinto, guardando gli occhi
della strega e il modo in cui si contorceva le dita delle mani, che non
era pienamente d’ accordo con quello che stava facendo suo
fratello e che aveva paura che qualcosa potesse andare storto.
“Peccato, allora, che dovrà morire!” -
tuonò una voce alle loro spalle.
Stefan si voltò e notò che a parlare era stato
uno degli altri Consiglieri, era uno stregone vestito di giallo e con
una lunga barba bianca e ispida, inoltre era molto vecchio, nel senso
che Samuel e Samia erano già anziani, sui sessanta o
settant’anni, ma questo nuovo stregone poteva addirittura
sembrare il nonno degli altri due tanto era vecchio.
“Certo, certo, Hugh! Hai ragione! Ci stavo giusto
arrivando!” - rispose Samuel allo stregone in giallo.
“Allora, Damon! Come hai sentito, devi morire! Tu e tuo
fratello ovviamente! Ma prima voglio sapere perché sei stato
così stupido da venire qui!” - disse Samuel
rivolto a Damon.
“Mi hanno arrestato! Lo hai visto tu stesso!” -
rispose Damon.
“Va bene, Damon! Farò finta di
crederti!” - disse Samuel.
“Ed io farò finta di averti detto la
verità!” - rispose sicuro Damon.
Samuel lo fissò per qualche attimo senza parlare.
Il suo volto era una maschera indecifrabile.
“Sai bene che non puoi fare nulla!” - disse lo
stregone diventando improvvisamente serio e facendo, ovviamente,
riferimento a Bonnie.
Damon si limitò a sorridere.
Samuel, a quel punto, perse la pazienza.
“Ora basta! Forse non conosci le nostre regole o forse sei
così stupido da credere che puoi infrangerle, comunque in
tutti e due i casi, il risultato è sempre lo
stesso!” - disse Samuel, poi si fermò un attimo,
afferrò la mano della sorella e insieme formularono la frase
di rito della condanna.
“Damon e Stefan Salvatore, noi, Consiglieri superiori del
Consiglio dei Dieci Difensori del Regno Magico, con il potere
conferitoci dal nostro grado di protettori delle creature della luce, e
dato che appartenete alla specie dei vampiri vi condanniamo a morte
immediata a causa della vostra ignobile natura oscura!”
Il verdetto era stato emesso.
I due fratelli vampiri erano stati condannati a morte, il vampiro dagli
occhi neri era stato condannato a morte e al solo pensiero Bonnie non
potè trattenere una lacrima che furtiva abbandonò
l’occhio destro e le scivolò lungo la guancia.
Le faceva male, sapere che proprio quel vampiro stava per morire le
faceva inspiegabilmente male.
Era sbagliato e lo sapeva, ma le faceva male lo stesso.
“Bonnie? Bonnie che succede? Perché
piangi?” - le chiese Maddy che le era seduta di fianco.
Bonnie si voltò e sorrise all’amica, asciugandosi
la lacrima.
“Come scusa?” - chiese.
“Ti ho chiesto perché stai piangendo?” -
le sussurrò l’amica.
“Io…io piango…beh
perché…” - Bonnie balbettava.
Cosa doveva dire? < Sto piangendo perché
quel vampiro morirà > oppure < Sto piangendo
perché mi fa male che lui stia per morire > o peggio
ancora < Sto male perché quando prima mi ha guardata
negli occhi ho sentito il mio cuore andare a mille e non mi
è importato affatto che fosse un vampiro
perché in quel momento l’unica cosa che volevo era
che lui mi stringesse >.
Bonnie era nei guai, era confusa ed era nei guai.
Come era possibile che avesse provato quelle cose?
Cioè, no!, lei era una ragazza, non una macchina, quindi era
ovvio che poteva provare quelle cose, qui la vera domanda era: Come era
possibile che avesse provato quelle cose per un vampiro?
I vampiri erano malvagi, erano creature oscure.
Ma allora perché aveva visto la luce negli occhi di quel
vampiro?
Perché si era sentita morire quando lui era tornato a
voltarsi dall’altra parte e le aveva negato
l’accesso ai suoi bellissimi occhi neri?
Perché era rimasta con il fiato sospeso ad ascoltare
qualsiasi cosa dicesse la sua voce, con quel tono ironico e beffardo?
Perché dentro di sé sentiva di conoscerlo?
Perché voleva che lui vivesse?
Era assurdo, era tutto dannatamente assurdo.
Stava diventando pazza per forza: era l’unica spiegazione
possibile.
“Bonnie? Allora? Mi rispondi? Perché
piangi?” - le stava chiedendo ancora Maddy con fare
apprensivo e agitato, mentre Katie si era voltata a guardarla con occhi
indagatori.
- Già! Mi
ero scordata di Maddy! Che le rispondo? - si chiese Bonnie
e nello stesso istante una vocina lontana dentro di lei le diede la
risposta: - Menti! -
le disse e Bonnie mentì.
“Beh, perché è emozionante, non credi?
Insomma, non so tu, ma io non avevo mai visto nulla del genere ed
è tutto così formale,
così….non so…è bello, e poi
guarda Samia e guarda Samuel, guarda come sta gestendo tutta la cosa,
è a dir poco fantastico ed emozionante e lo sai che quando
mi emoziono mi viene da piangere!” - disse tutto
d’un fiato sperando che le due amiche le credessero.
Maddy guardò Katie, Katie guardò Bonnie e poi
tornò a guardare Maddy e fece un cenno d’assenso.
Maddy tornò a guardare Bonnie e sorridendo le
rispose: “Si, hai proprio ragione! E’ emozionante,
ma per me non è la prima volta quindi non mi fa il tuo
stesso effetto e poi non sono una frignona!”.
Bonnie sorrise e tornò a guardare i due vampiri.
Il silenzio era spettrale.
All’improvviso la porta si aprì e una squadra si
guardie del Consiglio entrò e Bonnie sapeva che avevano il
compito di preparare i prigionieri alla morte, si
sentì in ansia e chiuse gli occhi, ma tornò
subito a riaprirli quando il vampiro dagli occhi neri parlò.
“Un attimo, Samuel! Vedi, io sono parecchio più
vecchio di te e di chiunque altro ci sia in questa sala e non sono per
niente stupido, tant’è vero che conosco le vostre
leggi e i vostri codici e non ho alcuna intenzione di infrangere nulla,
ma so che neppure voi potete infrangere le leggi altrimenti verrete
accusati di tradimento e uccisi!” - disse il vampiro.
“E questo cosa c’entra con la vostra condanna? Io
di certo non la ritirerò, voi siete vampiri e siete nel
nostro Regno e per questo dovete morire subito!” - rispose
Samuel.
“Ti sbagli, non dobbiamo morire subito!” - rispose
il vampiro con fare saccente.
“Che vuoi dire?” - chiese Samuel.
“Voglio dire che sia io che mio fratello ci appelliamo al
Diritto del Condannato!” - rispose tranquillo il vampiro.
- Oohhh! Ma come fa a
conoscerlo? - pensò Bonnie e notò
che intorno a lei avevano tutti gli occhi e la bocca spalancati per la
sorpresa, persino i Consiglieri.
“Come è possibile che tu lo conosca?” -
chiese Samuel.
“Samuel, Samuel, Samuel! Te l’ho detto! Non puoi
fare il furbo con me! A dispetto di quello che sembra io sono molto
più vecchio di te e conosco molte cose su molti posti!
Insomma, guardami, anche se credo di portare i miei cinquecento anni e
passa piuttosto bene!” - rispose il vampiro sorridendo e
girando su se stesso lentamente e a braccia aperte per farsi ammirare
da tutti.
Bonnie era sconcertata: quel vampiro stava tenendo testa a Samuel, lo
stesso Samuel di cui tutti avevano paura.
Samuel si guardò intorno e tutti i Consiglieri lo guardarono
scuotendo la testa sconsolati: dovevano arrendersi e concedere ai
vampiri qualsiasi cosa volessero.
“Va bene, Damon! Conosci la legge e sai che non possiamo
rifiutarvi il Diritto del Condannato, ma credo che tu sappia anche che
non puoi chiedere nulla che riguardi qualcuno del nostro
Regno!” - disse Samuel con un fare allusivo che Bonnie non
capì.
“Lo so! Ma non vogliamo chiederti nulla che riguardi nessuno!
Vogliamo solo del tempo, una settimana, vogliamo sette giorni da
trascorrere liberi nel vostro regno prima di morire!” -
rispose il vampiro.
Bonnie si sorprese: A cosa gli servivano sette giorni nel Regno Magico?
“Dobbiamo consultarci!” - disse Samuel e il vampiro
annuì.
Tutti i Consiglieri si portarono le mani alle tempie e in un attimo una
corda di luce bianca li unì tutti, da testa a testa, da
mente a mente.
Bonnie sapeva che in quel momento stavano comunicando telepaticamente e
si stavano consultando sul da farsi.
I vampiri nel frattempo sembravano perfettamente a loro agio e Bonnie
si chiedeva come fosse possibile.
Ad un tratto Samuel ruppe il fascio di luce e tornò a
parlare.
“Accettiamo, ma ad una condizione! Infondo vi renderete conto
che restando liberi nel Regno entrerete in contatto con molti della
nostra gente e il Diritto del Condannato proibisce di chiedere
qualsiasi cosa abbia a che fare con noi stregoni e streghe, quindi
capirete che la nostra offerta è più che
vantaggiosa, per voi!” - disse Samuel.
“Di cosa si tratta?” - chiese tranquillo il vampiro
dagli occhi neri.
“E’ semplice! Per ogni ora che passerete liberi,
senza nessuna costrizione, dovrete passarne tre rinchiusi nella nostre
segrete, in più ci sarà il coprifuoco a
mezzanotte! Facendo due calcoli a partire dalle sette del mattino, per
ognuno dei prossimi sette giorni avrete cinque ore a disposizione da
passare liberi! O questo o niente! Allora, accettate?” -
chiese Samuel.
I due vampiri si guardarono negli occhi, Bonnie pensò che
forse anche loro si stavano mettendo d’accordo con la
telepatia, infondo i vampiri potevano farlo.
Poi tornarono a guardare i Consiglieri e sempre il solito vampiro
rispose per entrambi.
“Accettiamo!” - disse.
NOTE:
Ed ecco un nuovo capitolo!
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo o lo ha letto soltanto.
Ho notato che le recensioni sono in calo...spero che la storia non vi
stia stancando, ma forse molti sono ancora in
vacanza...chissà!
Comunque come avete letto la sentenza c'è stata, ma gli
stregoni non hanno potuto respingere la richiesta di Damon per via
delle loro leggi, anche se hanno messo dei paletti.
Se non fosse chiaro vi spiegherò come funziona esattamente
questa storia delle ore libere, perchè da qui in avanti
sarà importante per la scansione temporale dei vari
avvenimenti: allora, la cella in cui Stefan e Damon verranno rinchiusi
si apre tutte le mattine alle sette, loro hanno un'ora di
libertà, quindi alle otto devono rientrare,
dopodichè passeranno tre ore rinchiusi, questo significa che
la cella si riapre alle undici e si richiude alle dodici per poi far
passare altre tre ore....continua così per tutto il giorno
fino a mezzanotte quando la cella si chiude e resta chiusa per tutta la
notte per poi riaprirsi alle sette della mattina dopo.
In definitiva hanno solo cinque ore libere al giorno, cioè:
dalle sette alle otto, dalle undici alle dodici, dalle quindici alle
sedici, dalle diciannove alle venti, dalle ventitre a mezzanotte.
Spero di essere stata abbastanza chiara, se non avete capito qualcosa
chiedete pure.
E se avete qualche richiesta da fare...chiedete lo stesso senza
problemi!
Naturalmente questa non è l'unica cosa che faranno Samuel e
Samia per mettere i bastoni tra le ruote ai due cari fratellini...ma
presto vedrete cosa succederà e scoprirete che Damon e
Stefan avranno un aiuto del tutto inaspettato!XDXDXDXDXD
A
giovedì...recensite...recensite...recensite...BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 8 *** Capitolo sesto ***
Capitolo
sesto
“Bene!
Ora verrete scortati in quella che sarà la vostra cella nei
momenti di prigionia previsti dal nostro accordo! La cella
verrà aperta alle sette di domattina e potrete uscire! Una
volta finita l’ora dovrete ritornare lì,
altrimenti un gruppo di guardie verrà a prendervi e a quel
punto il patto salta!” - disse Samuel con tono solenne.
I vampiri annuirono.
Mentre i due fratelli dannati venivano scortati nella loro cella da un
gruppo di guardie del Consiglio, Samia fissava suo fratello Samuel per
cercare di capire cosa provasse in quel momento e a cosa stesse
pensando.
Tutti in quella sala erano rimasti molto sorpresi dalla richiesta del
vampiro Damon riguardo al Diritto del Condannato: ormai era palese che
avevano a che fare con qualcuno che conosceva le loro leggi, che
conosceva il loro mondo.
Samia era spaventata.
“L’Assemblea del Consiglio è
sciolta!” - disse Samuel e Samia osservò la stanza
che pian piano si svuotava degli Apprendisti e degli altri Consiglieri.
Poi si avvicinò a Samuel, ancora in piedi davanti al trono.
“Samuel, cosa credi che voglia fare? Perché ci ha
chiesto del tempo?” - chiese poggiando, leggera, una mano sul
braccio dell’altro stregone.
“Vuole salvarla! E’ ovvio!” - rispose
bruscamente Samuel senza voltarsi.
“Dici che sa cosa le abbiamo fatto?” - chiese Samia
ancora più preoccupata.
“Credo che sappia che le abbiamo fatto qualcosa per
cancellarle la memoria, dopotutto glielo abbiamo detto noi nel
Labirinto prima di sparire, ricordi?” - disse Samuel.
Samia annuì e lo incitò a continuare.
“Ma non credo che sappia che incantesimo abbiamo usato! Credo
che sia qui per questo, per scoprirlo e cercare di salvarla!”
- disse Samuel.
“Ok! Ma cosa credi che farà se non
riuscirà a trovare nulla in questa settimana?” -
chiese Samia.
Samuel si voltò verso di lei, arrabbiato.
“Non lo so e non mi importa! E sai perché non mi
importa? Perché è sicuro che lui non
troverà nulla, perché io glielo
impedirò! Abbiamo atteso troppo tempo di riportare i druidi
tra noi e di certo non mi farò mettere i bastoni tra le
ruote da uno stupido vampiro proprio ora che siamo riusciti a trovarne
una discendente! Ora lasciami solo! Devo pensare!” - disse,
duro, prima di voltarsi e andare via.
- E’
sconvolto! Non se lo aspettava! - pensò Samia,
poi si avviò, sconsolata, nelle sue stanze.
Il mattino seguente Stefan si svegliò molto presto: erano
quasi le sei del mattino, come aveva annunciato una guardia.
Si mise a sedere e cercò di mettere ordine nei suoi pensieri.
Ricordò tutto: il viaggio da Fell’s Church a New
York, soffermandosi sui saluti con Elena, poi il Central Park,
l’uomo, la stazione, poi il Regno Magico e il Consiglio,
infine la cella.
La sera prima un gruppo di guardie magiche li aveva accompagnati
mostrando loro il tragitto che era abbastanza semplice: una volta
entrati nel Palazzo del Consiglio bisognava scendere nelle segrete,
oltrepassare un cancello arrugginito, andare giù per una
lunga rampa di scale, poi voltare a destra ed entrare nella prima cella
sulla sinistra.
La cella non era nient’altro che un quadrato di pietra senza
finestre con della paglia sparsa ovunque.
Quando alzò gli occhi vide che Damon era ancora tutto preso
ad andare avanti e indietro con una mano sul mento, esattamente come
faceva prima che lui si addormentasse.
“Damon hai dormito?” - chiese esitante.
“No, quello lo lascio fare a te! Sai
com’è, io non ho tempo da perdere!” -
rispose brusco arrestando la sua marcia.
Stefan fece orecchie da mercante alla provocazione di Damon che sapeva
essere dettata dalla frustrazione e passò alla domanda
successiva.
“Cosa facciamo? Qual è il piano? Sempre che ne
esista uno!” - chiese.
Damon si accasciò al suolo, con le spalle incollate alla
parete di fronte a Stefan e voltò la testa
dall’altro lato.
“Damon…” - disse Stefan.
“Non lo so, ok? Non so che cosa dobbiamo fare! Non so da che
parte cominciare! Non so nulla! L’unica cosa che so
è che devo rivederla!” - lo interruppe Damon.
“Aspetta! Ma sei pazzo? Non puoi avvicinarti troppo a lei!
Non ancora, almeno!” - disse Stefan preoccupato.
“Devo!” - rispose Damon.
Stefan non sapeva cosa rispondere.
Calò il silenzio.
Non parlarono per un bel pezzo. L’ora di uscire si avvicinava
e loro non sapevano cosa fare.
Stefan aprì bocca per parlare, ma Damon fu più
veloce e guardandolo con una strana luce negli occhi si aprì
a Stefan.
“Non credevo di trovarla così, sai? Ero convinto
che una volta arrivato qui l’avrei guardata e non avrei visto
Bonnie, ma un manichino, una macchina comandata da quei vermi viscidi.
Invece non è andata così! L’ho guardata
negli occhi, ieri, e ho visto lei, non ho visto una macchina, io ho
visto Bonnie, la mia streghetta, l’ho riconosciuta e sono
sicuro che anche lei mi abbia riconosciuto anche se non se ne rende
conto! Le hanno cancellato la memoria, le hanno portato via tutto, le
hanno fatto credere cose non vere al solo scopo di odiarmi, questo
è vero perché gliel’ho letto nella
mente, ma è proprio questo il punto: lei crede di odiarmi,
ma c’è qualcosa dentro di lei che le dice che
è sbagliato, che non deve farlo, che non deve odiarmi e lei
ascolta quella voce e non mi odia! Capisci? E’ per questo che
devo vederla! Se riesco a stare da solo con lei, a parlarle,
forse….forse potrebbe risvegliarsi qualcosa in lei e questo
ci agevolerebbe, ci aiuterebbe a capire come aiutarla!” -
Damon parlò con un tono di voce tranquillo e nostalgico.
Stefan non lo aveva mai sentito parlare così e non era mai
stato più fiero di lui.
“Damon, ascoltami! Hai ragione! Facciamo così: tu
segui Bonnie, va da lei e cerca di avvicinarla. Almeno così
capiremo le sue abitudini, la sua vita qui e ci faremo un quadro
più preciso di quello che le hanno messo in
testa!” - disse pragmatico.
“E tu che farai?” - gli chiese Damon.
“Io….io credo che farò un giro! La
signora Flowers mi ha detto che forse potrei trovare qualcosa nella
biblioteca magica di qui! Cercherò informazioni e se sono
abbastanza fortunato qualcuno potrebbe dirmi cosa si sa in giro di
Bonnie!” - rispose Stefan tranquillo.
“Ok!” - disse Damon alzandosi.
Stefan lo seguì con lo sguardo e vide che si girava verso la
parete e estraeva dalla tasca un coltello.
“Che vuoi fare?” - chiese.
“Contare!” - rispose Damon e tracciò una
linea verticale sulla parete in pietra.
- Il primo giorno ha
inizio! - pensò Stefan.
“Già!” - rispose Damon al suo pensiero,
poi sentirono dei passi.
“Le guardie! Devono essere le sette!” - disse
Stefan tirandosi su in un unico movimento fluido.
“Ci rivediamo tra un’ora, non tardare!” -
gli disse Damon.
Una guardia vestita di azzurro arrivò davanti alla loro
cella e con un incantesimo aprì la serratura.
Ci fu un leggero clic, poi la guardia spalancò
l’entrata e li guardò maliziosamente dicendo:
“Avanti, vampiri, è arrivato il momento
dell’ora d’aria, uscite pure!”.
Damon gli ringhiò contro, ma poi uscì con passo
deciso e a velocità da vampiro scomparve.
Stefan rimase da solo.
Guardò la guardia per un attimo e poi lasciò la
cella, lasciò le segrete, lasciò il Palazzo e si
immerse nella luce accecante del Regno Magico.
Erano le 23:10 da pochi secondi e Bonnie si sentiva strana.
A dire il vero si era sentita strana per l’intero giorno.
Per lunghi momenti, durante la giornata, aveva percepito sulla pelle la
sensazione che qualcuno la stesse osservando il chè era
ridicolo perché sapeva che la sua era solo pura paranoia e
non c’era nulla da temere.
Per tutta la notte precedente aveva pensato al vampiro dagli occhi neri
e non aveva potuto negarsi di chiedersi che cosa volesse fare nelle ore
che aveva a disposizione da passare libero nel Regno.
I pensieri non erano scomparsi neppure quando si era addormentata,
infatti aveva sognato solo due occhi neri e profondi che le scavavano
nell’anima.
Così il giorno dopo si era svegliata presto ed era uscita a
velocità lampo cercando di tenersi occupata il
più possibile.
Ma sin da quando aveva messo piede fuori di casa, alle 7:15 di mattina,
aveva avuto l’impressione di essere osservata.
Si era detta che era assurdo e aveva continuato la sua giornata
normalmente senza lasciarsi prendere dal panico anche se di tanto in
tanto quella terribile sensazione tornava , ma ora, mentre camminava
per una stretta via deserta che lei imboccava ogni sera tornando dal
negozio di cristalli in cui lavorava, Bonnie non poteva fare a meno si
assecondare quella sensazione.
- Accidenti a me e alla
mia fissazione per le scorciatoie! Dovrei cominciare a camminare di
più e soprattutto per vie più affollate!
- pensò mordendosi il labbro inferiore per il nervosismo.
Affrettò il passo e cominciò quasi a correre
guardandosi costantemente intorno con i sensi ben allerta.
In alto l’unico sole che di notte continuava a splendere la
stava guardando.
Alzando gli occhi al cielo Bonnie non potè non dirsi che non
c’era nulla da temere, che il Regno Magico era un posto
sicuro in cui stare e che non le era mai successo nulla quindi non
c’era niente di cui aver paura.
Bonnie si fermò e si piegò poggiando le mani
sulle ginocchia in preda all’affanno.
Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi, ma quando li
riaprì una paura folle le si insinuò nelle
viscere.
Dietro di lei c’era qualcuno.
Grazie ad un lampione lì accanto Bonnie vide chiaramente
un’ombra materializzarsi improvvisamente alle sue spalle.
Si tirò lentamente su con il busto e restò
lì, ferma, immobile: non aveva il coraggio di voltarsi.
Il cuore le batteva forte e la testa le girava vorticosamente.
Bonnie sentiva che da lì a poco sarebbe morta se non fosse
successo qualcosa.
Ma lei non si sentiva in grado di muovere un muscolo né
tanto meno di parlare e l’ombra non accennava ad andarsene.
- Che faccio? Che
faccio? Oddio sto per morire! Sto per morire e non ho mai concluso
niente nella vita! Oddio…oddio! - pensava ma i
suoi pensieri vennero interrotti da un voce alle sue spalle.
“Bonnie!” - disse la voce.
- Oddio mi conosce!
Allora è me che vuole, è proprio me che vuole
uccidere! -
“Bonnie!” - ripetè la voce con un tono
divertito che Bonnie aveva già sentito prima.
- Oddio, non
può essere! Perché a me? Perché doveva
succedere proprio a me? -
“Bonnie!” - disse ancora la voce.
- E’ lui per
davvero! O almeno così mi sembra! Oddio ma perché
vuole uccidermi? Perché l’ho guardato?
Sì deve essere per questo! Ma perché
l’ho guardato? Sono una grandissima stupida e adesso lui
vuole uccidermi! -
“Bonnie! Ma la smetti di pensare che voglio ucciderti? Io non
voglio farti nulla di male! E potresti voltarti così posso
guardarti in faccia e possiamo parlare da persone normali?” -
le chiese la voce.
Bonnie, lentamente, si voltò e si ritrovò a pochi
metri dal possessore della voce.
Era lui, era il vampiro dagli occhi neri e Bonnie lo aveva riconosciuto.
“T-t-tu?” - balbettò.
“Già! Io!” - rispose il vampiro con un
sorriso.
“Come fai a conoscere il mio nome?” - chiese Bonnie
cercando con tutta se stessa di non guardarlo dritto negli occhi.
“Io conosco molte cose di te!” - rispose
l’altro.
“E come fai a conoscere tutte queste cose di me? Anche se
forse è inutile chiedertelo, forse è
così che fai tu: prendi informazioni sulle tue vittime prima
di ucciderle!” - azzardò Bonnie.
“Oh, ti ho detto di smetterla! Io non voglio farti nulla,
mettitelo in testa!” - disse a voce alta e poi Bonnie lo
sentì sussurrare a se stesso qualcosa del tipo:
“Sembra di essere tornati all’inizio!”.
Bonnie sapeva che era meglio non fare domande perché i
vampiri erano volubili, ma non seppe trattenere la sua
curiosità e qualcosa dentro di lei le diceva che era vero
che quel vampiro non voleva farle del male, così si fece
coraggio e chiese: “Cosa hai detto?”
“Ho detto che non ti farò del male” -
rispose il vampiro alzando leggermente il tono di voce come si fa con i
vecchietti con problemi di udito.
Bonnie si sentì leggermente offesa, ma sorvolò e
disse: “Non intendevo quello! Intendevo quello che hai
sussurrato a proposito di un inizio. Inizio di cosa?”.
Il vampiro la guardò per qualche istante e Bonnie non
potè evitare di sentirsi strana sotto il suo sguardo, poi
disse: “Non puoi saperlo, per ora!”.
“Per ora? Vuol dire che ci vedremo spesso?” -
chiese Bonnie con un leggero tremolio di paura mista a
qualcos’altro nella voce.
“Sì, streghetta! Ci vedremo molto spesso noi
due!” - rispose il vampiro, ma Bonnie non lo
ascoltò.
La sua mente si era bloccata sulla parola < Streghetta >.
Perché lui l’aveva chiamata così?
Perché si sentiva così euforica?
Perché quella parola le piaceva così tanto detta
da lui?
Perché voleva che continuasse a ripeterlo per sempre?
Le mani di Bonnie cominciarono a sudare e quando alzò lo
sguardo sul vampiro e incontrò i suoi occhi
avvampò per l’imbarazzo e le sue guancie andarono
in fiamme senza un motivo logico.
- Ma che mi succede?
Non mi sono mai sentita così tanto imbarazzata neppure
quando è Sean a guardarmi! - pensò.
“Chi è Sean?” - chiese il vampiro con
durezza, mentre i suoi occhi continuavano a fissarla.
“Come fai a conoscere anche lui?” - chiese Bonnie,
ma poi si ricordò che era ovvio che lui conoscesse il nome
di Sean perché doveva averglielo letto nella mente.
“Chi è Sean?” - ripetè
minaccioso il vampiro avvicinandosi sempre di più.
Bonnie venne presa dal panico.
Al vampiro bastarono pochi passi per trovarsi a meno di una spanna da
lei.
I loro visi erano pericolosamente vicini, ma Bonnie non riusciva a
muoversi incatenata a quegli occhi così profondi e talmente
belli da volerci annegare.
E in un attimo di lucidità capì che era lei
stessa che non voleva muoversi, poteva spostarsi in qualsiasi
direzione, poteva indietreggiare, ma lei non voleva farlo.
Sentiva il corpo in fiamme, sentiva l’anima in fiamme, ma era
un fuoco così piacevole….e Bonnie voleva
bruciare, sentiva il bisogno di bruciare e bruciare per via di quel
vampiro era la cosa migliore che le fosse successa da….da
sempre.
Sapeva che era sbagliato, che non doveva pensare quelle cose, ma non
poteva contenersi, non poteva e non voleva controllarsi.
“Chi è Sean? - chiese il vampiro con le
labbra che quasi sfioravano le sue in un modo così
dannatamente sensuale.
Bonnie non poteva mentire, non ci riusciva e cominciò a
rispondere in modo del tutto sincero ad ogni domanda del vampiro.
Sentiva che era così che doveva essere.
“Sean è….è un mio compagno
all’Accademia. Mi ha detto che gli piaccio e che vorrebbe che
io diventassi la sua ragazza!” - rispose.
“E lui ti piace?” - chiese il vampiro.
Bonnie deglutì un paio di volte in preda
all’agitazione.
Stava valutando se era lei che rispondeva spontaneamente al vampiro
oppure era lui che stava usando il suo Potere per influenzarla.
Ci pensò su un attimo, guardando lui e poi decise.
- Sono io! Lui non mi
sta facendo nulla! - si disse.
“Bonnie! Questo Sean ti piace?” - ripetè
il vampiro.
“Non ora!” - rispose Bonnie e la sua voce era un
sussurro carico di imbarazzo e sorpresa perché lei aveva
davvero pensato di potersi innamorare di Sean, ma questo era successo
prima che quei due pezzi d’onice la guardassero.
Adesso le cose stavano diversamente e per quanto avesse paura non
poteva negare l’evidenza: a lei Sean ora non piaceva
più, adesso era quel vampiro così pericolosamente
vicino che le piaceva.
“E vuoi essere sua?” - chiese il vampiro.
“No!” - ammise Bonnie e nello stesso istante in cui
quella semplice parola uscì dalle sue labbra il vampiro
alzò una mano e le accarezzò la guancia in un
modo così delicato che a Bonnie sembrò che le
avesse accarezzato l’anima.
“Io non ti denuncerò! Non dirò a
nessuno che ti ho visto!” - disse ed era la
verità, la pura e semplice verità e voleva che
lui la conoscesse perché voleva che lui tornasse da lei.
“Grazie!” - e la risposta del vampiro fu un soffio
freddo e delicato sulle sue labbra.
Erano così vicini….
Ed era tutto così perfetto, così magico,
così giusto….
Ma all’improvviso un suono lontano e assordante
spezzò la magia e il vampiro di allontanò da lei.
Bonnie si sentì vuota, vulnerabile.
Il vampiro aveva alzato lo sguardo e puntava gli occhi in lontananza.
Quando Bonnie si voltò verso il punto in cui lui guardava si
accorse che il vampiro stava guardando l’enorme orologio del
Palazzo del Consiglio, era stato il suono del suo rintocco a rompere il
loro momento.
“Mancano solo dieci minuti alla mezzanotte!” -
disse il vampiro e si voltò per andarsene, ma Bonnie lo
bloccò: doveva disperatamente chiedergli una cosa.
“Aspetta!” - disse e lui aspettò.
“Voltati!” - disse Bonnie e lui si voltò.
“Devo chiederti una cosa! C’è una cosa
che non mi hai ancora detto!” - spiegò Bonnie.
Lui la fissò inclinando leggermente il capo.
“Cosa vuoi sapere?” - le chiese.
“Qual è il tuo nome? Tu conosci il mio, ma io non
conosco il tuo!” - chiese Bonnie.
“Giusto, hai ragione!” - rispose lui sorridendo.
“Allora?” - lo incitò Bonnie, dentro di
lei sentiva che doveva saperlo, che era fondamentale per lei conoscere
il nome di quel vampiro.
“Damon…il mi nome è Damon!” -
rispose e poi scomparve, improvvisamente, così come era
apparso.
- Damon…si
chiama Damon! - si diceva Bonnie - E’ un nome
così giusto per lui e a me piace così tanto, lo
ripeterei per ore…Damon, Damon…Damon -
e sotto il peso di quei pensieri, sotto il peso di quel nome, Bonnie
crollò.
Un fortissimo dolore alla testa, più forte dei precedenti,
la colpì e Bonnie si accasciò al suolo.
Più pensava a quel nome, Damon, più il dolore
aumentava, ma lei non riusciva a smettere, non riusciva a smettere di
pensarci e il dolore cresceva, la attanagliava, la devastava, un dolore
incontrollabile all’interno della sua testa,
all’interno della sua stessa mente.
- Damon -
pensò un’ultima volta quando il dolore raggiunse
l’apice, poi intorno a lei tutto si fece buio.
Bonnie svenne.
NOTE:
Ciao a tutti ed eccomi qui puntuale con il capitolo del
giovedì, anche se vista l'ora il giovedì
è quasi finito!
E' arrivato il primo incontro ravvicinato tra Bonnie e Damon...cosa ne
pensate? Vi è piaciuto? Vi aspettavate qualcosa di diverso?
Dite pure....mi fanno un sacco piacere i vostri commenti e mi piace
leggere le vostre opinioni! XDXDXDXDXD
Grazie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e anche a
chi ha solo letto!
Un ringraziamento speciale a tutti quei lettori che mi seguono da
sempre e a chi mi ha scoperto dopo e si è preso la briga di
andarsi a rileggere tutto quello che avevo scritto....grazie...vi adoro!
Ora vi saluto...a
domenica....recensite...recensite...recensite...BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 9 *** Capitolo settimo ***
Capitolo
settimo
Quando
Bonnie riaprì gli occhi erano quasi le tre del pomeriggio e
si trovava nella sua stanza, nell’appartamento che
condivideva con Maddy e Katie da quando si era trasferita a Kemet.
La sua nuova camera le piaceva, era semplice e confortevole e
completamente dipinta di ogni tonalità del verde e del
marrone, inoltre era arredata con molto buon gusto.
Si tirò su a sedere, sull’enorme letto al centro
della stanza e improvvisamente, come un flash, ricordò tutto
quello che era successo la sera prima, ricordò nei minimi
dettagli ogni particolare del suo incontro con il vampiro dagli occhi
neri che aveva scoperto chiamarsi Damon e ricordò il dolore
atroce alla testa che l’aveva portata ad un probabile
svenimento, visto che all’improvviso i suoi ricordi svanivano
e non ricordava neppure come era arrivata nella sua stanza.
- Già! Come
ho fatto ad arrivare qui? - pensò.
Tre secondi dopo la porta della sua camera si aprì ed una
Maddy spaventata entrò di corsa buttandosi ai piedi del
letto e afferrandole la mano.
“Bonnie! Oh Bonnie, ti sei svegliata finalmente! Eravamo
molto preoccupate!” - le disse con le lacrime agli occhi.
A Bonnie fece un po’ pena.
“Come sono arrivata qui?” - chiese.
“Oh, non farmici pensare! Ieri sera era molto tardi e tu non
eri ancora rientrata, abbiamo cominciato a chiamare chiunque, ma
sembravi scomparsa, così abbiamo deciso di venirti a cercare
sulla strada che fai di solito per tornare e ti abbiamo trovata a terra
priva di sensi! Non sai che spavento! Katie ha detto che eri solo
svenuta e ti abbiamo riportato a casa in braccio, per fortuna tu sei
molto esile! Ma cosa ti è successo? Noi eravamo terrorizzate
visto che ci sono quei vampiri in circolazione! Non è che ne
hai incontrato uno, vero Bonnie? Perché in quel caso sai che
dobbiamo dirlo al Consiglio e così potranno ucciderli! Hai
incontrato un vampiro?” - le chiese Maddy.
- Oddio e adesso che
cosa mi invento? - pensò Bonnie in preda al
panico.
Si limitava a guardare l’altra ragazza senza sapere cosa fare.
Di una sola cosa era certa: non le avrebbe raccontato di Damon!
Quando gli aveva detto che non lo avrebbe denunciato era la
verità perché non voleva che lui morisse.
- Ma morirà
comunque tra sei giorni! - le ricordò una
vocina nella sua testa e a quel pensiero un moto prepotente di angoscia
le blocco lo stomaco.
- Non voglio che muoia,
non voglio…-
“Bonnie? Allora?” - la richiamò Maddy.
Bonnie si ricordò improvvisamente dell’esistenza
dell’amica, scacciò via quei terribili pensieri
che la facevano stare male e tentò di risponderle.
“Sì, scusa! Stavo solo cercando di fare mente
locale e ricordare cosa è successo, ma proprio non ricordo
nulla di particolare! Di certo però non ho incontrato
nessuno! Stavo semplicemente tornando a casa e mi è venuto
un forte capogiro, in più ero molto stanca perché
la notte prima non avevo dormito molto a causa di un incubo, quindi
sarà stato per questo che mi sono sentita male! Non
c’è nulla di cui preoccuparsi” -
mentì.
“Ah, ok!” - rispose secca Maddy e a Bonnie diede
l’impressione di essere un po’ delusa dalla sua
risposta.
“Ma l’Accademia? Non hanno detto nulla del fatto
che ho saltato le lezioni?” - chiese per cambiare discorso.
“No, niente! Non preoccuparti! Io e Katie abbiamo avvisato
tutti, anche il negozio di cristalli e ti hanno dato un giorno di
vacanza, quindi oggi non c’è bisogno che tu vada,
ok?” - Rispose Maddy alzandosi e avviandosi verso la porta.
“Ok! Mmmh…grazie!” - disse Bonnie e
tornò a stendersi mentre l’altra lasciava la
stanza.
Maddy scese tranquillamente le scale per tornare al piano di sotto dove
c’era Katie.
In un certo senso Katie era l’unica cosa positiva di tutta
quella seccante faccenda.
Maddy odiava stare lì, in quella casa a fare da balia a
Bonnie.
Maddy odiava doversi comportare da brava amichetta del cuore e
assecondare tutto quello che diceva la nuova arrivata.
Maddy odiava Bonnie.
La odiava perché se non fosse stato per lei avrebbe
continuato tranquillamente la sua vita, cosa che adesso non poteva
permettersi di fare perché doveva pensare a fare da tata.
Prima dell’arrivo di Bonnie, Maddy aveva una grande vita.
Era bellissima e lo sapeva esattamente come lo sapevano tutti
all’Accademia.
Aveva tutti gli stregoni ai suoi piedi ed era invidiata dalla streghe.
Era potente e quindi benvoluta dagli insegnanti.
Era una specie di piccola reginetta e ovunque andasse le bastava
schioccare le dite affinchè le dessero ciò che
voleva.
E non aveva pensieri, era libera.
Ma tutto questo era cambiato quando Samuel e Samia le avevano dato
l’ingrato compito di passare tutto il suo tempo con Bonnie.
Facendo così aveva trascurato la sua vita sociale e aveva
smesso di divertirsi quando e come voleva.
In più adesso che nel Regno c’era anche il vampiro
della rossa, sia lei che Katie avevano ricevuto l’ordine di
intensificare la guardia.
Quindi la sua vita sociale aveva subito un ulteriore crollo: in
pochissimo tempo era passata dalle stelle alla stalle e questo la
mandava in bestia.
E come se non bastasse doveva pure fingere costantemente di essere in
ansia per quella che considerava la sua palla al piede personale.
“Allora?” - le chiese Katie, sorseggiando un infuso
alle erbe, una volta arrivata in cucina.
“Si è svegliata e dice che non ha visto nessuno!
Che è svenuta perché era stanca! Secondo me
mente!” - rispose svogliatamente Maddy.
Quando era sola con Katie non aveva bisogno di nascondere il suo
fastidio verso Bonnie.
“Ah!” - rispose Katie che aveva, come sempre,
l’aria di una totalmente immersa nei suoi pensieri.
“Penso che dovremmo dirlo ai Consiglieri!” - disse
Maddy.
“Credi che ci sia da preoccuparsi?” - chiese Katie.
“Secondo me, si! Secondo me il vampiro lo ha visto, eccome,
però non lo dice, lo protegge! Inoltre già erano
strani tutti quei mal di testa che aveva prima, ma ora con il vampiro
qui le cose potrebbero peggiorare! Hai visto anche tu come lo ha
guardato sfacciatamente durante la condanna e hai visto che si
è pure messa a piangere quando è stata emessa la
sentenza!” - rispose sicura Maddy passandosi una mano nei
lunghi capelli biondi.
“Quindi secondo te si sta risvegliando qualcosa in lei? Pensi
che il vampiro potrebbe riuscire a mandare a monte il piano di
Samuel?” - chiese Katie.
“Sì, forse! Per questo adesso andrò a
parlarne con i Consiglieri, tu vieni?” - chiese Maddy
avviandosi alla porta.
“Certo che vengo!” - rispose Katie poggiando la
tazza con il resto dell’infuso sul tavolo e seguendola.
Maddy camminava a qualche passo da Katie e fu per questo che non vide
lo strano sorriso che affiorò sulle labbra di
quest’ultima.
Damon aveva passato le due ore di libertà che aveva avuto
fino a quel momento appollaiato, sotto forma di corvo, su un albero
vicino all’appartamento in cui viveva la streghetta, e aveva
passato tutto il resto del tempo chiuso nella sua cella con Stefan a
preoccuparsi perché Bonnie non accennava a riprendersi.
La sera prima era arrivato a tanto così dal baciarla, ma
quel maledetto orologio aveva distrutto tutto e aveva dovuto andarsene
via.
Appena era rientrato aveva detto a Stefan di tapparsi la bocca e di
lasciarlo dormire, non voleva ancora dirgli nulla, doveva metabolizzare
il tutto e poi, era vero che i vampiri non avevano poi tutto questo
bisogno di dormire, ma se si calcolava il fatto che non potevano
nutrirsi allora dovevano conservare le forze, quindi qualche ora di
sonno era obbligatoria se non voleva passare dall’essere un
vampiro strafigo all’essere uno zombi rivoltante.
Il mattino seguente aveva continuato a fare scena muta e si era
limitato a sentire ciò che Stefan aveva da dirgli: a quanto
pareva aveva trovato un casino di incantesimi per cancellare la memoria
di qualcuno, ma pochi erano indirizzati alle streghe quindi doveva
mettersi a lavoro per spulciarli tutti e cercare tutte le possibili
soluzioni.
Aveva continuato a riempirlo di informazioni sui vari incantesimi per
tutto il resto della mattinata, ma Damon aveva cose più
importanti a cui pensare, tipo Bonnie svenuta in un letto da
più di dodici ore.
Alla fine si era stancato di sentirlo parlare e lo aveva messo
educatamente a tacere con un bel pugno nello stomaco e mentre il caro
fratellino era lì piegato in due aveva deciso di
raccontargli brevemente ciò che era successo a Bonnie.
Stefan molto giudiziosamente aveva afferrato subito che forse era
meglio per lui lasciarlo perdere visto il suo alto livello di
preoccupazione e si era rintanato in un angolino immerso nei suoi
pensieri.
Allo scoccare delle tre del pomeriggio Damon si trasformò in
corvo e volò via appena la cella si aprì.
Volò basso passando sulle teste di tutti quei ridicoli
stregoni.
Si divertiva a farlo dal momento in cui, quella mattina, si era
casualmente accorto che da quelle parti i corvi non piacevano molto
perché si credeva che rappresentassero il male.
- Beh, forse non hanno
tutti i torti! Nei film horror c’è sempre qualche
corvo appollaiato qua e là! - pensò
divertito planando verso l’albero su cui era rimasto tutto il
giorno.
Con sua grande sorpresa Bonnie non era nel suo letto.
- Deve essersi ripresa!
- pensò e scandagliò con la mente e
setacciò volando tutto l’edificio e i dintorni in
cerca della sua streghetta.
La trovò in una piccola serra chiusa sul retro completamente
immersa nei fiori.
Indossava soltanto una lunga camicia da notte in seta bianca, era a
piedi nudi e i capelli le ricadevano morbidi sulle spalle scoperte.
Stava canticchiando una melodia dolce, probabilmente di sua invenzione,
mentre accarezzava leggera i petali dei vari fiori.
Era una visione.
“Non ho mai visto nulla di più bello!” -
disse riassumendo la sua forma ed entrando nella serra richiudendosi la
porta alle spalle, il tutto senza il minimo rumore.
Bonnie, intenta ad accarezzare una piccola margherita, si
voltò lentamente e si limitò a sorridergli
imbarazzata con le guance in fiamme.
“Ciao, streghetta!” - la salutò
dolcemente Damon.
“Ciao, Damon!” - rispose lei.
“Allora te lo ricordi come mi chiamo?” - le chiese
sorridendo.
Lei si limitò ad annuire e distolse lo sguardo.
“Ti sei ripresa!” - disse Damon con una nota di
sollievo nella voce.
Bonnie tornò immediatamente a guardarlo increspò
la fronte con aria incredula.
“Sono stato nei dintorni tutto il giorno! Ho visto che eri
svenuta e ho sentito che eri in quelle condizioni da ieri notte, mi
sono preoccupato!” - spiegò Damon.
“Ti sei preoccupato per me?” - chiese lei.
“Sì, che c’è di
strano?” - chiese Damon.
“All’Accademia ci insegnano che i vampiri sono
mostri senza scrupoli che odiano gli uomini e non sono in grado di
provare nessun tipo di sentimento!” - spiegò
Bonnie tornando ad accarezzare la margherita.
“Ah, vi insegnano questo, eh? In un certo senso hanno
ragione! Per alcuni di noi è così, per altri no!
Dovresti parlare di questo con mio fratello, lui sì che
è un santo!” - rispose divertito Damon.
“Tuo fratello è l’altro vampiro che
è qui?” - chiese Bonnie.
Damon la fissò per qualche attimo.
Era strano doverle spiegare quelle cose, doverle parlare di lui come se
lei non lo conoscesse, sentirle chiaramente dire che non sapeva chi era
Stefan, lo stesso Stefan che fino a poco prima Bonnie considerava uno
dei suoi migliori amici.
- Ma adesso le cose
sono diverse! Vacci piano, Damon! - lo avvertì
una voce dentro di lui e Damon la seguì.
“Sì, lui è mio fratello, si chiama
Stefan! E come ti ho detto è un santo! E’ molto
diverso da me e ama profondamente gli umani, pensa che pur di non fare
del male a nessuno si nutre di animali!” - rispose Damon.
“All’Accademia dicono che per un vampiro
è impossibile sopravvivere con il sangue animale!”
- rispose Bonnie.
“Mentono! Stefan ci riesce! Certo, non è molto
potente, ma è sopravvissuto per più di cinque
secoli così e ti assicuro che non ha avuto vita facile,
hanno spesso cercato di ucciderlo, persino io ci ho provato quando ero
nel mio periodo buio, se vogliamo chiamarlo così!”
- spiegò Damon.
“Come ne sei uscito?” - chiese Bonnie incuriosita.
“Da cosa?”.
“Dal tuo periodo buio!” - chiarì lei.
“Ah, quello! Ho conosciuto l’amore, quello vero,
quello con la a maiuscola, come si dice in questi casi! E pensare che
lo avevo tenuto sotto il naso per molto tempo senza accorgermene
perché ero troppo impegnato a correr dietro ad una stupida
fissazione! Ma per fortuna, mi sono reso conto in tempo di cosa era
giusto per me!” - rispose Damon orgoglioso di come aveva
esposto brevemente tutto quello che gli era capitato.
“E…ehm…e lei
com’è?” - chiese Bonnie abbassando lo
sguardo.
Sbirciando nella mente di Bonnie, Damon si accorse, divertito, che lei
stava pensando di essere una cretina perché lui era
innamorato di chissà chi e lei non era nulla.
- Incredibile!
L’ho detto io che sembra di essere tornati
all’inizio! - pensò lasciando la
porta contro la quale era rimasto appoggiato da quando era entrato e
avvicinandosi alla creatura paradisiaca che aveva di fronte.
Bonnie era in imbarazzo e si sentiva una grandissima imbecille per aver
pensato che lui potesse in qualche modo interessarsi a lei.
Ma ormai conosceva la verità: lui era innamorato di
un’altra, lo aveva detto chiaramente e chiaramente le aveva
spiegato che quest’altra lei era il suo vero amore.
- Sono sempre la solita
cretina! - si stava dicendo quando una mano fredda e
leggera la obbligò ad alzare la testa.
Damon si era avvicinato senza fare nessun rumore e senza creare il
minimo spostamento d’aria ed ora era tremendamente vicino.
Bonnie sentì un brivido percorrerle la spina dorsale in
tutta le sua lunghezza.
“Lei è bellissima!” - disse il vampiro
guardandola negli occhi.
Bonnie cominciò a tremare.
Voleva fermarlo, voleva che lui la smettesse, che non continuasse
perché altrimenti lei rischiava seriamente
l’infarto se lui le confermava che era stata tanto idiota da
credere che lei gli piacesse, ma non ne aveva la forza, non con lui
così vicino.
“Ha la pelle delicata, di un rosa pallido e il viso a cuore
tenero e luminoso!” - le disse e lentamente alzò
una mano all’altezza del suo viso e la
accarezzò con il dorso di questa.
- Ma che sta facendo?
- pensò Bonnie.
“Ha i capelli lunghi, ricci e del rosso maturo delle
fragole!” - continuò Damon prendendole un boccolo
rosso tra le dite e giocandoci.
- Non può
essere! Possibile che stia descrivendo me? Infondo i capelli rossi ci
sono e tutti dicono che ho il viso a cuore! -
pensò Bonnie in preda all’ansia.
“Persino il suo profumo è quello delle
fragole!” - disse Damon e si portò la mano destra
di Bonnie al naso inspirandone l’aroma.
“E anche il suo sapore è quello delle
fragole!” - continuò, poi, baciandole la mano e
continuando a tenere gli occhi fissi in quelli di lei.
- Oddio, oddio,
oddio…qui finisce che svengo di nuovo! -
pensò Bonnie.
“E sai cosa succede quando mi avvicino?” - le
chiese.
Bonnie fece di no con la testa, incapace di parlare.
“Succede che il suo cuore comincia a fare gli straordinari e
batte all’impazzata!” - disse Damon.
- Il cuore che batte
all’impazzata? Si questo c’è!
- pensò Bonnie.
“Poi comincia a tremare…” -
continuò Damon.
- E anche questo
è nella lista! - pensò Bonnie.
“Il suo viso va in fiamme…” - disse
Damon.
- E non solo quello!
- continuò mentalmente Bonnie.
“E le mani cominciano a sudarle” - finì
Damon.
- Oh mamma mia! Ma
allora sta davvero facendo riferimento a me? - si chiese
agitata.
“Manca qualcosa, Bonnie?” - chiese Damon a conferma
del fatto che stava proprio parlando di lei.
“Aspetta un attimo! Stai parlando di me?” - si
costrinse a chiedergli con voce tremante.
“Non si era capito?” - ribattè Damon.
“Ma non è possibile! Tu hai detto che
l’hai tenuta davanti agli occhi per molto tempo prima di
capire che l’amavi e io ti conosco soltanto da due giorni?
E’ impossibile!” - spiegò Bonnie.
“Invece le cose stanno proprio così! Ma non
è il caso che tu te ne faccia un problema, adesso,
perché capirai tutto molto presto. Te lo
prometto!” - rispose sicuro Damon e qualcosa dentro Bonnie le
disse che doveva fidarsi.
“Ok!” - rispose.
Si guardarono per qualche breve istante e poi Bonnie lo chiese:
“Quindi…tu…sei…insomma
sei…”.
“Innamorato di te? Sì” - finì
per lei Damon.
“Ah, ok!” - rispose lei.
Poi ricordò la sera prima, ricordò il tono e lo
sguardo di Damon quando avevano parlato di Sean.
- Adesso si spiega
perché ha reagito così! Insomma se lui mi ama
davvero non deve avergli fatto molto piacere sapere di Sean!
- ragionò tre sé.
“Dire che non mi ha fatto piacere equivale ad usare un
eufemismo! La mia era gelosia pura mista a rabbia e furia
omicida!” - la corresse Damon con un enorme sorriso, di
quelli che non presagiscono nulla di buono.
Stava per ribattere per convincerlo a non uccidere Sean, ma
poi si rese conto che lei quelle cose prima non le aveva dette a voce
alta, le aveva solo pensate.
“Aspetta! Mi hai letto nel pensiero?” - chiese.
Damon annuì.
“E da quanto lo fai?”
“Da sempre!”
“E perché lo fai?”
“Perché mi va!”
Dopo quella risposta, Bonnie scosse il capo e si arrese, qualcosa le
diceva che era inutile tanto avrebbe continuato a farlo comunque con o
senza il suo consenso.
“E su questo hai ragione!” - confermò
Damon.
- Appunto
- pensò Bonnie.
Poi un campanello d’allarme le suonò nella
mente: se Damon era geloso di Sean, allora….allora
era in un casino stratosferico.
“Damon, ascolta, devo dirti una cosa e non ti
piacerà!” - cominciò Bonnie.
Damon la guardò sorpreso e la incitò a continuare.
“Ok! Vedi, domani sera ci sarà un ballo nel
Palazzo del Consiglio! Lo si fa ogni anno è per celebrare la
nascita del Regno Magico ed io ci andrò…con
Sean!” - disse Bonnie.
“COSA?” - urlò , allontanandosi, Damon
che, come previsto, aveva perso tutto il suo autocontrollo.
“Abbassa la voce e ascoltami! Gli inviti sono stati fatti
già da circa due settimane ed io ero arrivata da poco e
allora Sean mi ha invitato, io non conoscevo nessuno e non ho avuto il
coraggio di dirgli di no e adesso non posso rifiutare il giorno
prima!” - spiegò Bonnie.
“Aspetta un attimo, streghetta! Due settimane? Da quanto
tempo sei venuta qui?” - le chiese Damon.
“Circa un mese!” - rispose Bonnie.
“Il tempo qui scorre diversamente rispetto al mondo
umano?” - chiese Damon.
“Sì, un giorno qui equivale ad una settimana
fuori!” - spiegò Bonnie.
“Ah, ok! Tornando a Sean…” -
cominciò Damon.
“Non posso rifiutare adesso te l’ho già
detto!” - lo interruppe Bonnie.
Damon la fissò per qualche attimo, poi sbuffò.
“Lui ti piace?” - le chiese di nuovo.
“Ti ho già risposto ieri, mi sembra!” -
rispose Bonnie.
“Sì, giusto! Ok, ma se si azzarda a toccarti
più del dovuto lo uccido!” - disse risoluto il
vampiro.
“Damon…” - cominciò Bonnie.
“No, niente < Damon > o robe varie, le cose
stanno così, punto!” - la interruppe lui.
“Ok, come vuoi!” - rispose Bonnie.
“Bene, ora devo andare!” - disse il vampiro.
“Tornerai più tardi?” - chiese Bonnie
esitante.
“Tornerò stasera alla stessa ora di ieri, prima ho
delle cose da fare!” - rispose Damon con una strana luce
negli occhi che Bonnie non riuscì a decifrare.
“Allora a stasera!” - disse Bonnie e con tutto il
coraggio che aveva dentro, si avvicinò a Damon e
lo abbracciò.
Il vampiro sembrò esitare, e Bonnie già aveva
cominciato a pensare di essere stata troppo avventata quando lui la
strinse forte a sé.
Fu stupendo.
Bonnie non aveva mai provato nulla di simile, si sentiva tra le nuvole.
Stretta in quell’abbraccio Bonnie sentiva di essere a casa,
di essere giunta a destinazione, che nulla per lei sarebbe stato tanto
bello e tanto giusto come essere tra le braccia di Damon.
Sentiva le mani di lui sulla sua schiena e il viso di Damon tra i suoi
capelli ed era felice, felice tra le braccia di un vampiro, felice come
non lo era mai stata prima.
NOTE:
Ciao a tutti!
Scusate il lieve ritardo di stasera, ma oggi è stata una
giornata piuttosto impegnativa a causa del battesimo di una bimba
adorabile che io adoro di nome Jennifer!
Tornando a noi: garzie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso
capitolo o che si sono solo presi il disturbo di darci
un'occhiata....vi amo alla follia!
In questo capitolo non succede granchè....diciamo che mi
è servito da preludio per quello che avverrà da
qui a breve cioè: il ballo, l'entrata di Sean, e finalmente
si cominciano a scoprire gli altarini nascosti dietro le due figure
delle fantomatiche "amiche" di Bonnie!
Inoltre avevo bisogno di un altro incontro privato tra i nostri due
eroi prima di andare avanti in modo da dare a Damon la
possibilità di spiegare maggiori cose a Bonnie, come ad
esempio ciò che lui prova per lei, prima di passare al ballo
che darà una svolta decisiva a tutta la questione!
Vi dò solo un piccolo assaggio di quello che
accadrà nel prossimo capitolo: diciamo che se credevate che
Samuel e Samia avessero raggiunto il colmo cancellando la memoria a
Bonnie, vi sbagliavate di grosso perchè tenteranno di fare
di peggio....tutto sta nel vedere se Damon riuscirà ad
arrivare in tempo per impedirlo!
Detto questo vi lascio....ci rivediamo giovedì sera.
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Capitolo 10 *** Capitolo ottavo ***
Capitolo
ottavo
“Mi
sa che devi dire addio al mondo prima del previsto, fratellino,
perché ci uccideranno oggi stesso senza aspettare la fine
dei sette giorni dato che appena sarò libero
andrò ad ammazzare un maghetto!” - Damon era
rivolto verso la parete e aveva gli occhi puntati sui due segni incisi
nella roccia; aveva parlato in modo del tutto tranquillo.
“Cosa intendi per < ammazzare un maghetto >
?” - chiese Stefan esitante.
Damon si voltò, sbuffando.
“Ma allora sei cretino per davvero? Secondo te cosa
può voler dire, grandissimo pezzo di idiota?” -
rispose Damon.
“Ma tu non puoi farlo!” - ribattè Stefan.
“Sì che posso!” - controbattè
spavaldo Damon.
“Ok, si, ma non devi
farlo altrimenti come la mettiamo con il nostro piano? Come facciamo a
salvare Bonnie e a riportarla a casa se siamo morti? Morti per davvero,
intendo!” - rispose Stefan.
Damon rimase a fissarlo per qualche attimo poi urlò.
Stefan di certo non si aspettava una reazione così.
Ma era anche vero che non sapeva cosa aspettarsi visto che Damon aveva
detto si e no quattro parole in croce sui suoi incontri con Bonnie.
“Damon che ti prende? E chi è questo tizio che
vuoi uccidere?” - chiese.
“Sean, il bastardo si chiamo Sean!” - rispose Damon
dando un pugno alla parete dietro di lui.
“E sarebbe?” - Stefan non ci capiva più
nulla.
Ma i loro nemici non si chiamavano Samuel e Samia?
Chi era questo Sean?
“Sean è un simpatico maghetto che ha molto poco
saggiamente deciso di mettersi a fare pensieri strani sulla mia
streghetta, e sottolineo MIA!” - rispose Damon guardandolo
con gli occhi che sputavano fiamme.
Stefan si rilassò.
“Era solo questo? E io che mi immaginavo chissà
chè!” - disse alzando gli occhi al cielo.
“SOLO QUESTO??? Ma hai capito cosa ti ho detto? Quel cretino
vuole portarmela via! Cosa faresti se succedesse lo stesso con la tua
cara Elena? Se qualcuno volesse rubartela e tu non potessi fare
nulla?” - Damon sembrava tremendamente serio.
“Ti ricordo che a me è successo,
c’è stato qualcuno che voleva portarmela via: Tu!
Quindi mi sa che è meglio se non mi fai domande del
genere!” - rispose tranquillo Stefan.
Damon lo fissò per un po’ e poi si arrese alla
verità di quelle parole.
“Ok, sì, è vero! Ma ormai la cosa
è superata, giusto?” - chiese.
Stefan annuì, sorridendo.
“Bene! Comunque sia, il caro Sean domani sera
porterà Bonnie ad un ballo qui nel Palazzo, per questo
motivo io lo ucciderò prima che possa arrivarci al
ballo!” - disse Damon con uno strano sorriso sadico sulle
labbra.
“Damon….” - lo riprese Stefan.
“Sì, sì, lo so! Non posso ucciderlo
sennò mando tutto a monte, ho capito! Ma almeno lasciami
sognare! E poi potrei sempre farlo in seguito…ucciderlo
intendo! Ma per questo devo sapere come è fatto, visto che
neppure lo conosco! Sì, mi sa che andrò a
cercarlo, dopotutto avevo già in mente di farlo prima, si,
si, farò proprio così! Ma quando accidenti
riaprono questa dannata cella? Ho delle cose da fare, io!” -
Damon era così preso dai suoi monologhi che non aveva
ascoltato nessuna delle proteste di Stefan mentre parlava, ma ora che
sembrava aver finito, Stefan decise che era il momento buono per
prendere parola.
“Io vengo con te!” - disse.
“Cosa?” - una semplice frase gli era bastata a
focalizzare subito l’attenzione di Damon su di sè.
“Mi hai sentito: vengo con te! Così saremo sicuri
che non combinerai guai!” - rispose Stefan.
“Fratellino adorato…” -
cominciò Damon, ma Stefan lo interruppe.
“Non ci provare nemmeno, Damon, perché tanto vengo
comunque, non si può mai sapere cosa succederà
quando si tratta di te e della tua proverbiale gelosia!”.
“Accidenti! Fa come ti pare, ma se non tieni il passo resti
indietro! Non ti voglio troppo tra i piedi, pivello!” -
rispose seccato Damon.
“Bene!” - Stefan.
“Bene!” - Damon.
Maddy era irascibile e acida più del solito.
Aveva chiesto udienza a Samuel e Samia perché aveva delle
cose importanti da riferire, ed era ancora lì ad
aspettare….eppure erano passate più di tre ore.
- E dire che mi era
sembrato di capire che quella stupida interessasse parecchio al
Consiglio! - pensò tra sé lanciando
un’occhiata a Katie che era seduta di fianco a lei e non
sembrava preoccuparsi di nulla, come al solito.
- Questa qui sembra
sempre tra le nuvole! - pensò sprezzante Maddy.
La sua pazienza stava giungendo al limite, non ce la faceva
più ad aspettare.
Per un attimo le passò nella mente l’idea di
tenersi tutto per sé e non riferire nulla, tanto per fare
uno smacco al Consiglio, ma immediatamente, come era nata,
quell’idea svanì lasciandola sola con la sua
amarezza.
I minuti passavano e passavano.
Maddy continuava a starsene seduta nella piccola sala
d’aspetto direttamente fuori alla Sala delle Udienze private
di Samuel e Samia.
Aveva preso a guardarsi le unghie maledicendo se stessa per lo stato in
cui erano ridotte: aveva un urgente bisogno di una manicure, quando
all’improvviso la porta di fronte a loro si aprì e
vennero finalmente ricevute dai due Consiglieri superiori.
Maddy aveva imparato a conoscere molto bene la Sala delle Udienze dei
due fratelli Consiglieri, negli ultimi tempi.
Vi si recava con Katie almeno cinque o sei volte la settimana, a volte
le capitava di andarci anche più di una volta in un solo
giorno.
La Sala era sempre uguale.
Era piccola e circolare con le pareti dipinte di un lieve arancio
rosato su cui erano disegnati, in un rosso fiammante, simboli magici
antichissimi.
Per il resto era spoglia, fatta eccezione per le due poltrone su cui
sedevano Samuel e Samia e qualche fiaccola.
Una volta entrate sia lei che Katie si inginocchiarono, come al solito,
in segno di devozione e rispetto.
Ad un cenno di Samuel, Maddy cominciò a raccontare gli
ultimi avvenimenti.
Raccontò loro della lacrima che Bonnie aveva cercato di
nascondere la prima volta che aveva rivisto il vampiro,
raccontò loro dello svenimento di Bonnie in circostanze
misteriose e di come quest’ultima si fosse premurata di
mentire di sana pianta quando Maddy le aveva chiaramente chiesto se
aveva incontrato un vampiro, raccontò del nervosismo di
Bonnie, delle emicranie di Bonnie, raccontò ogni cosa e
concluse il tutto con la sua opinione: “Secondo me, difende
il vampiro!”.
A quelle parole le era sembrato di vedere un leggero fremito percorrere
sia Samuel che Samia, poi quest’ultima si rivolse a Katie.
“Katie, tu cosa ne pensi?” - chiese Samia.
Katie, che era rimasta in silenzio a rimuginare su chissà
che cosa, parlò per la prima volta solo per dire:
“Non lo so! Può essere!” - estraniandosi
così da ogni tipo di discussione.
Maddy la odiava quando faceva così.
Menomale che fu Samuel ad intervenire.
“In ogni caso, dobbiamo prendere provvedimenti! Se Maddy ha
notato tutti questi cambiamenti in Bonnie a soli due giorni dalla
comparsa del vampiro, non oso immaginare cosa succederà da
qui alla fine dei sette giorni!” - disse rivolgendosi a Samia
che si limitò ad annuire con fare pensieroso e preoccupato.
Maddy aveva sempre avuto l’impressione che tutta quella
faccenda a Samia non fosse mai piaciuta granchè.
“Bene! Cosa proponi di fare, Maddy?” - le chiese
Samuel.
Maddy ci pensò su qualche istante: non era mai capitato che
Samuel le chiedesse consiglio e non voleva fare la figura
dell’incapace.
Poi le venne un’idea.
“Dobbiamo fare in modo che Bonnie non ceda al vampiro! Che
non si risvegli nulla in lei o nel suo cuore! Che non tornino a galla i
suoi sentimenti!” - disse.
“E come possiamo raggiungere questo scopo?” - si
intromise Katie.
“Beh i Consiglieri superiori le hanno creato una nuova
vita…magari potrebbero crearle anche un nuovo
amore!” - rispose Maddy.
“Un filtro d’amore?” - chiese Samuel.
“Sì, e molto potente, anche! Per questo credo che
dobbiate prepararlo voi!” - disse Maddy.
Samuel ci pensò su per un attimo, poi i suoi occhi si
illuminarono ed un sorriso soddisfatto gli comparve sul volto.
“Sì! Mi piace! Ma di chi faremo innamorare Bonnie?
Hai un’altra brillante idea Maddy?” - le chiese
Samuel.
“A dire il vero sì! C’è
questo stregone nel suo corso a cui credo che lei piaccia, se non
sbaglio dovreste conoscerlo, si chiama Sean McBright!” -
rispose sicura Maddy.
“Oh, ma certo che lo conosciamo, vero Samia?” -
chiese Samuel alla sorella.
“Ottimo ragazzo e promettente stregone!” -
concordò Samia.
“Se vi può interessare Bonnie verrà al
ballo con lui domani sera!” - aggiunse Maddy.
“Oh, ma è perfetto! Adesso quello che dobbiamo
fare è parlare con Sean e dargli il filtro, forse
sarà anche il caso di raccontargli la storia di Bonnie
così potrà stare in guardia e non farà
troppe domande, cosa ne dici Samia?” - disse Samuel.
Samia si limitò ad annuire.
“Allora è deciso! Adesso tornate pure a casa e non
preoccupatevi di nulla: penseremo a tutto noi! Ma mi raccomando
continuate a tenere gli occhi ben aperti!” - le
congedò Samuel.
“Sarà fatto!” - disse Maddy e con la
coda dell’occhio notò che Katie si era limitata ad
un cenno del capo.
- Bravo chi la capisce!
- pensò.
Mentre oltrepassavano la porta e uscivano dalla Sala delle Udienze
Maddy e Katie sentirono la voce possente di Samuel urlare:
“Portatemi subito qui lo stregone Sean McBright!”.
Damon si sentiva ribollire.
Sentiva dentro di sé l’euforia della caccia e sul
palato il gusto della morte.
Voleva proprio uccidere quello Sean, peccato solo che Stefan in
versione < angioletto sulla spalla > proprio non volesse
dargli un attimo di tregua.
Da che erano scoccate le sette Damon era corso fuori cercando di
distanziare il fratello, ma lui non aveva mollato e gli era stato
addosso per tutto il tempo.
Alla fine, quando si era reso conto che per scacciare Stefan stava
sottraendo minuti preziosi alla sua ricerca dello stregone sconosciuto,
Damon si decise a lasciar perdere il fratello e a portarselo dietro.
Avevano cercato dappertutto, cercando di captare ogni minimo pensiero
che potesse essere riferito a questo Sean, ma niente.
Inutile dire che chiedere informazioni era fuori questione visto come
scappavano quei pochi stregoni che riuscivano ad incontrarli per le
strade appartate per le quali camminavano.
Damon stava cominciando a spazientirsi e ad innervosirsi sempre di
più.
“Che ne dici se cerchiamo all’Accademia?”
- chiese Stefan esausto per lo sforzo che faceva per tenere il suo
passo.
Damon si limitò a scrollare le spalle e si avviò
velocissimo verso quella specie di scuola per futuri cretini, fatta
eccezione per la sua streghetta che non era una
cretina..dopotutto lei era stata messa lì dentro con la
forza altrimenti non ci avrebbe mai messo piede.
Quando arrivarono all’imponente edificio alle spalle del
Palazzo del Consiglio, completamente immerso nel verde, le luci erano
accese e per i corridoi c’era un gran fermento, almeno da
quello che riuscivano a vedere dalle varie finestre.
Damon cominciò a scandagliare ogni singola mente alla
ricerca di qualche pensiero su un fantomatico Sean ed era giusto
intento a fare questo quando degli strani pensieri lo colsero e lo
mandarono in bestia: i pensieri erano di un ragazzo e questo ragazzo
stava pensando a Bonnie.
“Andiamo, l’ho trovato!” - Damon
afferrò Stefan per la manica della maglietta e
saltò atterrando agilmente sul davanzale di una finestra al
quarto piano dell’edificio.
- E questo qui sarebbe
Sean? - pensò Damon.
“E’ lui?” - chiese Stefan fissando
attentamente i suoi occhi verdi sul ragazzo seduto da solo in
un’aula intento a scrivere robaccia in rima.
“A quanto pare!” - rispose Damon.
“Sbaglio o sembri deluso?” - chiese Stefan
lanciandogli un’occhiata divertita.
“Puoi dirlo forte! Insomma, guarda quel tizio e guarda me! Io
sono la perfezione e quello lì non è
nient’altro che una sottospecie di ameba viscida e
irrilevante!” - rispose Damon sicuro di sé.
“Sempre modesto tu, eh?” - fece Stefan alzando gli
occhi al cielo.
“Sempre….fino alla fine!” - rispose
Damon ancora con lo sguardo fisso sul povero Sean.
- Oh, avanti! Questo
qui è davvero un essere inutile! Un povero inetto! Ed
è pure brutto! - si diceva Damon.
Il povero inetto, ovvero Sean, era un ragazzo sulla ventina, alto, dal
fisico asciutto e leggermente abbronzato, aveva i capelli di un biondo
dorato e gli occhi color del ghiaccio. Aveva tutta l’aria di
essere un tipo sicuro di sé e convinto che tutto il mondo
fosse ai suoi piedi….uno sbruffone!
- E vorrebbe fare
concorrenza a me? Confermo….è un inetto e un
povero, piccolo deficiente! - ribadì tra
sé Damon.
Dopo aver visto il tanto decantato Sean si sentiva più
tranquillo: alla streghetta non poteva piacere quel cretino.
Stava per riafferrare Stefan e andarsene ma qualcosa successe che
attirò la loro attenzione.
Ad un tratto Sean l’inetto era stato raggiunto da uno
stregone che portava la divisa delle guardie del Consiglio e dopo aver
scambiato due parole con questo, si era fiondato fuori
dall’Accademia diretto verso il Palazzo del Consiglio.
Damon guardò Stefan.
“Seguiamolo!” - dissero all’unisono.
Non appena avevano messo piede nell’enorme atrio deserto del
Palazzo del Consiglio Stefan perse le tracce di Sean.
Si voltò verso Damon per capire se era successo soltanto a
lui: poteva essere dovuto alla stanchezza.
Ma non appena vide lo sguardo stranito di Damon capì che
anche lui aveva perso lo stregone.
“Non lo senti neppure tu?” - chiese.
Damon fece cenno di no con la testa.
Era strano, davvero strano.
“E adesso come facciamo a sapere perché e venuto
di corsa qui?” - chiese Stefan, controllando
l’orologio: mancava un quarto d’ora alla fine
dell’ora di libertà.
Damon si guardò in giro spostando il peso da un piede
all’altro, poi si voltò verso Stefan.
“Sai che c’è? A me non importa niente di
quello che fa questo Sean qui dentro! Piuttosto, me ne torno in cella
in anticipo! Almeno avrò più tempo per pensare
alla prossima visita che farò a Bonnie tra esattamente tre
ore!” - disse e non appena Damon finì di parlare,
un rumore di passi li costrinse a girarsi: non erano soli.
“Dove andrai tu tra tre ore?” - chiese una voce
femminile e dopo poco Stefan vide avanzare verso di loro una ragazza
bionda che li fissava divertita.
Stefan la riconobbe: era la bionda che era con Bonnie quando erano
stati condannati.
Il silenzio calò per qualche istante.
Stefan e Damon erano paralizzati: quella strega aveva sentito cosa
aveva detto Damon e se ne avesse parlato a qualcuno loro sarebbero
stati uccisi senza aver liberato Bonnie.
Stefan sentì che lo sconforto stava per invadergli il cuore,
quando all’improvviso uno strano bagliore rosso
sbucò dalle spalle della strega e si udì
un’altra voce dire con autorità: “Dormi
e dimentica, Maddy!”.
La ragazza bionda chiuse gli occhi e cadde a terra priva di sensi.
Quando la luce rossa si affievolì, un’altra figura
femminile avanzò, sorpassò il corpo della bionda
e si fermò a qualche passo da loro.
“Io sono Katie!” - si presentò la
ragazza.
“Io sono Damon e lui e Stefan!” - fu Damon a
parlare fissando la ragazza con aria seria e dubbiosa.
“Lo so chi siete e speravo proprio di incontrarvi! Ho delle
cose da dire a te, Damon, delle cose che riguardano Bonnie!”.
NOTE:
Ciao a tutti!
Come sempre grazie mille a chi ha recensito e a chi ha letto lo scorso
capitolo!
In questo capitolo le cose cominciano a muoversi.
Finalmente si è scoperto cosa vogliono fare Samuel e Samia a
Bonnie: ci riusciranno? Non lo so!XDXDXDXDXD
Inoltre si è capito anche chi è che
darà una mano ai due vampiri, ma questo non significa che
non vorrà nulla in cambio: nel prossimo capitolo, quindi,
vedremo cosa dirà Katie a Damon e Stefan e perchè
decide di aiutare loro e tradire il suo Regno!
Scusate se scrivo poco, ma stasera ho un sonno incredibile ed
è già tardi: domani la sveglia suona prima del
solito!
Vi aspetto domenica sera per il prossimo capitolo.
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Capitolo 11 *** Capitolo nono ***
Capitolo
nono
“Cosa
ti fa credere che io voglia restarmene qui a sentire quello che tu hai
da dirmi? Chi mi dice che non è una trappola?” -
secondo Stefan, Damon aveva usato un tono un po’ troppo
aggressivo, ma decise che forse era meglio non fermarlo e
lasciarlo fare anche perché anche lui aveva i suoi dubbi su
questa strega sbucata dal nulla.
“Ti conviene ascoltarmi, vampiro! Io so praticamente tutto
ciò che c’è da sapere su quello che i
Consiglieri hanno fatto e hanno intenzione di fare a Bonnie! E ti
assicuro che non è una trappola e proprio per questo motivo
dobbiamo sbrigarci perché tra poco arriveranno le guardie e
se mi scoprono verrò uccisa per tradimento. Quindi io non ho
tempo da perdere, tu piuttosto…vuoi ascoltarmi, si o
no?” - ribattè la strega di nome Katie.
Damon continuò a guardare la strega senza dire nulla, ma
Stefan sapeva che se quello che lei diceva era vero allora dovevano
ascoltarla perché sembrava essere la loro unica
possibilità concreta di salvare Bonnie e forse avere
un’alleata tra i nemici li avrebbe aiutati con la parte del
piano che consisteva nell’andarsene di lì prima di
venire uccisi.
- Damon, forse dovremmo
ascoltarla, forse…- ma il messaggio mentale di
Stefan fu interrotto bruscamente dalla voce di Damon.
“Ti ascoltiamo, strega! Parla!” - ordinò
Damon.
“Bene! Vi spiegherò tutto una volta sola quindi
prestate bene attenzione! Saprete di sicuro che le hanno cancellato la
memoria e le hanno creato nuovi ricordi di una vita immaginaria che non
ha mai vissuto!” - cominciò la strega.
Damon si limitò ad annuire così come Stefan.
“Ok! Il fatto è che non le hanno veramente
cancellato la memoria!” - disse Katie.
“Cosa? E questo che significa?” - Stefan non
credeva a quello che sentiva.
“Significa che hanno fatto di peggio: hanno rinchiuso i veri
ricordi di Bonnie all’interno della sua stessa mente e questo
la sta facendo impazzire!” - rispose la strega.
“Spiegati meglio!” - le ordinò Damon.
“Sì, vedete, cancellare completamente i ricordi di
una persona equivale ad annullare la persona stessa, la sua
personalità, il suo modo di fare, il suo modo di pensare.
Quello che viene fuori da incantesimi del genere è una
specie di vegetale e anche se gli si innestano ricordi nuovi la
situazione non migliora di molto perché la vera essenza
della persona, l’essenza che viene dalle sue esperienze,
ormai non esiste più: è come avere a che fare con
un grosso neonato, capite?” - spiegò Katie.
“Non è questo che hanno fatto a Bonnie!”
- e quella di Damon non era una domanda.
“Già! Non le hanno fatto questo perché
sapevano a cosa andavano incontro e non lo volevano, l’unica
cosa che volevano era cancellarle i suoi ricordi della sua vita nel
mondo umano, in particolare i suoi ricordi di te, vampiro!” -
disse la strega.
“Allora cosa le hanno fatto di preciso?” - chiese
Stefan.
“Hanno usato un incantesimo di magia nera, preso da uno dei
libri della loro biblioteca segreta. Questo incantesimo è
conosciuto come il Sigillo! In poche parola l’incantesimo fa
si che tutti i ricordi di una persona non vengano cancellati ma solo
compressi, nascosti in un piccolo angolo della mente della persona
stessa e rinchiusi lì, murati vivi in modo da non poter
venir fuori e a garantire la prigionia dei ricordi ci pensa il sigillo
che viene impresso sul muro immaginario dietro cui si trovano i ricordi
ed è impossibile da spezzare!” - spiegò
la strega.
“Quindi hanno impresso questo sigillo a Bonnie, ma i suoi
ricordi sono ancora lì da qualche parte, giusto?”
- chiese Damon.
Katie annuì.
“Ma i ricordi nuovi? Come hanno fatto con quelli? E il
Sigillo? Hai detto che è impossibile da spezzare, ma
dobbiamo trovare un modo, come facciamo?” - chiese Damon.
“Ehi, un attimo, una domanda alla volta!” - disse
la strega interrompendo il vampiro.
Damon si zittì e le fece cenno di continuare.
“Ok! Per quanto riguarda i ricordi nuovi, è
facile! Basta fare un semplice incantesimo descrivendo tutto quello che
si vuole che una persona ricordi e i ricordi nuovi sono pronti, poi con
un altro incantesimo si innestano nella mente della persona in
questione al posto di quelli che il Sigillo tiene bloccati! Invece per
quanto riguarda come fare a liberare Bonnie, beh per quello non esiste
nessun incantesimo, nessuno può liberare i ricordi di Bonnie
tranne Bonnie stessa, ma forse tu, Damon, puoi darle una mano per
questo!” - spiegò Katie.
“In che senso? Cosa dovrei fare?” - chiese Damon.
“Non lo so di preciso, a questo dovrai pensarci tu! Quello
che so è che tra tutti i ricordi di Bonnie ne esiste uno
solo che può spezzare il Sigillo e viene chiamato:
ricordo-chiave! Dovrebbe essere tipo il ricordo
più prezioso di Bonnie, quello che la rende maggiormente
felice, il ricordo del momento più bello e significativo
della sua vita! Quando in un modo o nell’altro questo preciso
ricordo acquisterà forza e agirà sul Sigillo in
modo da venire fuori, allora il Sigillo si
spezzerà!”.
“Come facciamo a sapere qual è il
ricordo-chiave?” - chiese Damon .
“Non lo so! Io conosco solo la finta Bonnie, non so cosa ha
vissuto prima di venire qui, quindi non so quale sia stato il momento
migliore della sua vita!” - rispose la strega.
Dopo quella affermazione tutti si zittirono.
Sia Damon che Stefan stavano provando a pensare a quale poteva essere
il ricordo più bello di Bonnie, quando a Stefan
tornò in mente una cosa.
“Aspetta un secondo, Katie! Tu hai detto che sapevi cosa
avevano fatto a Bonnie e ce lo hai spiegato, ma hai detto anche che
sapevi cosa avevano intenzione di farle adesso, giusto?” -
chiese.
“Sì, hai ragione! I Consiglieri hanno intenzione
di fare un’altra cosa a Bonnie!” -
confermò la strega.
“Cosa?” - chiesero all’unisono Damon e
Stefan.
“Da quando siete arrivati hanno notato dei cambiamenti in
Bonnie! A dire il vero è grazie alla strega che ho appena
messo k.o. che li hanno notati e quella stessa strega ha dato loro
un’idea!” - spiegò Katie.
“Cioè?” - chiese Damon.
“Quella strega, Maddy, ha notato che da quando ti ha rivisto
la prima volta, Bonnie è cambiata, mente e, da quello che ti
ho sentito dire prima, Bonnie mente per nascondere i vostri incontri,
inoltre ha spesso dei forti mal di testa, ma questi mal di testa non
sono semplici mal di testa, sono i ricordi che premono sul Sigillo!
Questo ai Consiglieri non è piaciuto e hanno tratto la
conclusione che anche se hanno cancellato dalla mente di Bonnie tutti i
ricordi che aveva di te, il loro incantesimo non ha potuto nulla contro
il suo cuore che nonostante tutto continua ad appartenerti, quindi
Maddy ha dato loro l’idea di cancellarti anche dal cuore di
Bonnie, facendola magicamente innamorare di qualcun altro, qualcuno che
loro approvano!” - spiegò Katie.
“Qualcuno come quello Sean!” - ringhiò
Damon.
“Sì! E’ per questo che lo hanno
convocato: per spiegargli tutta la verità su Bonnie e per
dirgli cosa fare!” - confermò Katie.
“E cosa farà di preciso? Le darà un
filtro d’amore?” - chiese Stefan.
“Sì, esatto! Non pensate che i filtri
d’amore siano della stupidaggini! Funzionano e sono molto
potenti! Samuel e Samia ne prepareranno uno e lo daranno a Sean!
Probabilmente lui glielo farà bere domani sera quando la
porterà qui per il ballo! Dopotutto quale occasione migliore
del ballo: basterà che le dica che va a prenderle da bere,
poi le mette il filtro nel bicchiere, glielo porta, Bonnie ignara di
tutto lo beve e il gioco è fatto! I filtri d’amore
sono istantanei!” - disse Katie.
“Devo fermarla!” - disse sicuro Damon.
“E come pensi di fare? Probabilmente lo stregone
agirà subito e ho sentito in giro che il ballo comincia alle
nove e noi a quell’ora siamo richiusi! Sean avrà
due lunghe ore prima che tu possa intervenire!” - fece notare
Stefan.
Damon lo guardò senza parlare, con lo sguardo assente:
sapeva che lui aveva ragione.
“Vi aiuterò io!” - li interruppe la
strega.
I due fratelli si voltarono a guardarla con aria dubbiosa.
“E cosa farai?” - chiese Stefan.
“Vi darò dei cristalli
incantati!” - disse tirando fuori da uno zaino che
aveva in spalla sue pietre: una grossa, rettangolare e bianca,
l’altra uguale a quella che aveva utilizzato prima
sull’altra strega cioè piccola, circolare, rossa e
attaccata ad un ciondolo d’oro.
Porse a Damon le due pietre e lui le afferrò.
“Cosa dovrei farci?” - le chiese.
“Ascoltami bene! Sono cristalli a cui io ho trasmesso un
po’ della mia magia e possono essere utilizzati da chiunque
usando le parole giuste! In questo caso le userai tu, domani, per
andare segretamente al ballo!” - disse la strega.
“Come le uso?” - chiese Damon deciso.
“Quella bianca devi metterla a contatto con la serratura
della cella e devi dire: Apriti! La pietra farà in modo che
la serratura scatti e che tu possa uscire, poi dovrai occuparti delle
guardie che subito ti saranno addosso e per farlo userai
l’altra pietra, quella rossa, nello stesso modo in cui io
l’ho usata prima sulla strega lì a terra quindi
dovrai farla oscillare tenendola per la catena d’oro e dire:
Dormite e dimenticate! Le guardie cadranno come pere cotte e tu potrai
uscire, quando poi si risveglieranno non ricorderanno nulla e neppure
si faranno domande così tu potrai stare tranquillo! Inoltre
le pietre hanno magia sufficiente ad un solo colpo quindi vedi di
usarle bene!” - spiegò Katie.
Stefan si avvicinò per guardare meglio le due pietre magiche
che Damon reggeva in mano, poi si voltò verso la strega.
“Come fai a conoscere tutte queste cose?” - le
chiese.
“Perché io e Maddy, l’altra strega,
siamo state ingaggiate dai Consiglieri per tenere d’occhio
Bonnie fingendoci sue amiche e coinquiline! Per questo siamo tra le
pochissime persone che conoscono la vera storia di Bonnie e conoscono
le loro intenzioni!” - rispose prontamente Katie.
“E perché ci aiuti?” - chiese Damon.
“Perché confido che poi voi facciate una cosa per
me!” - rispose sincera la strega.
“Cosa vuoi in cambio?” - chiese Damon.
“Voglio che liberiate Bonnie e che andiate via da
qui…..portandomi con voi!” - rispose Katie.
“E perché vorresti venire con noi? In
più anche se liberiamo Bonnie chi ti dice che poi potremmo
uscire di qui!” - disse Damon.
“Lo dico io! Al momento opportuno, cioè quando
Bonnie recupererà la memoria, io creerò un
portale per potervi permettere di tornare nel vostro mondo, ma solo a
condizione che mi portiate con voi, altrimenti dovrete vedervela da
soli e vi dico sin da adesso che non esistono modi per tornare di
là fatta eccezione per i portali magici, ma devono essere
creati da una strega o da uno stregone!” - rispose Katie.
“Potrebbe farlo Bonnie!” - ribattè Damon.
“Non può! Non tutti sono in grado di farlo e non
tutti conoscono l’incantesimo giusto. Bonnie non ha
abbastanza forza, mentre io sì! Bonnie non conosce
l’incantesimo, mentre io lo conosco grazie alle conoscenze
tramandate di generazione in generazione nella mia famiglia!”
- controbattè Katie.
Damon e Katie continuarono a fissarsi in silenzio, con sfida.
Fu Stefan a parlare.
“Ok, verrai con noi! Ma solo se avrai detto la
verità e le pietre funzioneranno! Altrimenti non se ne fa
nulla! Piuttosto quello che voglio sapere è: tu sei una
strega e dovresti aiutare Samuel e Samia ad uccidere noi creature
oscure, perché invece aiuti noi e tradisci loro?”
- chiese Stefan.
“Per Ted!” - rispose Katie.
“Quel cretino del Labirinto?” - chiese Damon.
“Sì! Loro lo hanno mandato a morire nonostante
sapessero benissimo che contro di te non aveva chance! E non hanno
fatto nulla per aiutarlo, preferendo i loro subdoli giochetti alla sua
vita!” - rispose Katie.
“Cos’ era lui per te?” - chiese Stefan.
“Ted era mio cugino! L’unico che mi fosse rimasto
della mia intera famiglia! Erano tutti Cacciatori e sono tutti morti
combattendo! Per tutti gli altri me ne sono fatta una ragione
perché sono morti da guerrieri in modo onorevole, Ted invece
è stato ingannato e mandato ad affrontare una missione
suicida da quelle stesse persone che dovrebbero proteggerci! Io voglio
vendetta, per questo vi aiuterò! E voglio scappare da un
posto in cui non credo più, per questo verrò con
voi!” - rispose Katie.
Stefan non sapeva cosa dire.
E pensare che per spiegare ad Elena la situazione tra le creature
magiche e loro aveva detto che le creature magiche rappresentavano i
buoni! Invece ora scopriva che erano guidate da due esseri malvagi e
spietati che non si erano fatti scrupoli a mandare a morte uno dei loro.
“Ok, va bene, allora! Ma ho un’ultima
domanda” - disse Damon.
“Dì pure!” - lo incitò Katie.
“Perché hanno scelto te per questo compito se
sapevano che tu e Ted eravate parenti?” - chiese Damon.
“Non lo sanno, infatti! Hanno solo scelto in base al nostro
grado di preparazione e poi io a Ted non avevamo lo stesso cognome: non
vorrai mica che conoscano tutti gli abitanti del loro regno e tutti i
vari legami di parentela?” - rispose Katie.
“Sì, giusto….” - rispose
Damon.
“Ora andate! Il vostro tempo è scaduto!”
- disse Katie riscuotendoli dai loro pensieri.
“Sì, andiamo!” - disse Damon.
“Ci rivedremo!” - li salutò Katie prima
di andare via trascinando l’altra strega.
Stefan scese con Damon nelle segrete ed entrò nella loro
cella con la mente confusa ed euforica ripensando a tutto quello che
avevano scoperto nei minuti precedenti.
Erano ormai le 23:30 e Bonnie era sola. Damon non c’era.
Dentro di lei sentiva una strana morsa che le attanagliava lo stomaco e
gli occhi avevano cominciato a pizzicarle per via delle lacrime che si
costringeva a ricacciare giù.
Non aveva visto Katie e Maddy per tutto il giorno, ma non se ne
preoccupò, anzi era felice che non fossero più
andate da lei.
Se ne stava triste nella sua stanza, completamente persa nei suoi
pensieri, cercando di scacciare via quell’angoscia che sapeva
che derivava dal fatto che, nonostante la sua promessa di poche ore
prima, Damon non si era ancora fatto vedere.
- Stupido, stupido
vampiro ammaliatore! - pensò Bonnie, ma una
leggera risata la costrinse a voltarsi verso la finestra.
Damon era lì e a quanto pareva le aveva di nuovo letto nella
mente.
Bonnie avvampò per l’imbarazzo.
“Mi fai entrare?” - le chiese lui.
“Perché dovrei?” - rispose lei.
“Perché lo vuoi e perché sai che da
solo non posso visto che le regole riguardo ai vampiri e alle case
abitate non sono diverse qui! Mi fai entrare?” - rispose
Damon.
“Ok! Entra!” - disse Bonnie sbuffando.
Damon fece un leggero salto e si ritrovò nella stanza.
Bonnie notò che non aveva fatto il benchè minimo
rumore.
“Cos’è quello?” - chiese Damon
indicando il vestito appeso accanto allo specchio, mentre le si
avvicinava e si sedeva sul letto accanto a lei.
“E’…beh…è il
vestito per il ballo di domani!” - rispose impacciata Bonnie.
Damon la osservò per qualche istante, poi si
voltò verso il vestito e disse: “E’
molto bello e il viola ti sta d’incanto!”.
“Sì in effetti è bello!” -
rispose Bonnie guardando anche lei il vestito.
Era un vestito semplice, di una bella tonalità accesa di
viola scuro. Aveva un corpetto con spalline larghe e scollatura
quadrata, completamente rivestito di strani disegni astratti di
paillettes e perline anch’esse viola.
Si apriva poi, in una gonna lunga e leggera e in vita portava una
fascia lilla che faceva da contrasto.
La sera del ballo avrebbe abbinato il vestito a dei decolté
lilla con rifiniture in viola, avrebbe indossato una collana e degli
orecchini con grani viola e avrebbe tirato su i capelli.
Sarebbe stato tutto perfetto se solo ci fosse stato Damon con lei.
A quel malinconico pensiero una lacrima le solcò il viso.
Bonnie si alzò e andò dall’altra parte
della stanza.
In un attimo Damon la raggiunse.
“Non piangere! Guarda che io ci sarò al
ballo!” - le disse asciugandole la lacrima.
“Cosa? E come farai?” - chiese Bonnie sorpresa.
“Non importa! Importa solo una cosa, importa che tu mi faccia
una promessa: per tutta la giornata di domani promettimi di bere solo
cose preparate da te e da nessun altro e se al ballo, prima che arrivi
io, quello scimmione australopiteco di Sean ti vorrà far
bere qualcosa, tu devi rifiutare! Promettimelo Bonnie! E’
importante!” disse Damon.
“O-Ok! Te lo prometto! Ma perché?” -
chiese Bonnie.
“Te lo dirò non appena arriverò! Tu
però stà attenta!” - insistette Damon.
Bonnie annuì.
Restarono a fissarsi per qualche attimo, poi, improvvisamente, Damon la
attirò a sé per i fianchi e la strinse.
Bonnie si lasciò completamente andare a
quell’abbraccio.
“Mi sei mancato!” - confessò con la
testa poggiata sul petto del vampiro.
“Anche tu! Non sai quanto!” - rispose Damon
cullandola.
NOTE:
Ciao a tutti e buona domenica sera!
In questo capitolo Katie ha spiegato un pò di cose ai due
vampiri!
Inutile dire che entrambi i fratelli d'ora in poi non faranno altro che
tentarle tutte per scoprire il famoso ricordo-chiave di Bonnie!
Quale sarà?
Vi confesso che fino a ieri non lo sapevo neppure io, poi ho avuto il
così detto "lampo di genio" e mi è venuta un'idea!
Chissà cosa ne penserete quando scoprirete a cosa ho pensato!
Inoltre, voi avete fatto qualche ipotesi?
Per stasera è tutto: ci rivediamo giovedì sera
con il capitolo riguardante la prima parte del ballo!
Cosa accadrà? Bonnie sarà abbastanza attenta da
non bere il filtro d' amore? Oppure Sean sarà troppo furbo
per lei?
Tutto questo al prossimo capitolo.
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Capitolo 12 *** Capitolo decimo ***
Capitolo
decimo
“Beh,
direi che può andare! Non sono così
male!”- Bonnie guardava nello specchio il riflesso del suo
corpo fasciato dall’abito viola con occhio critico.
Quella mattina aveva fatto all’incirca trenta prove
d’abito cercando di autoconvincersi che stesse bene, ma
proprio non ci riusciva.
Guardava se stessa nello specchio e nella sua mente si paragonava a
tutte le ragazze bellissime che se ne andavano in giro e che quella
sera sarebbero andate al ballo e non riusciva proprio a sentirsi
all’altezza.
Più si paragonava a loro, più si sentiva
insignificante.
Il fatto era che prima della sera precedente essere insignificante o
meno non le importava, anzi più era insignificante, meglio
era: così avrebbe avuto qualche possibilità di
scrollarsi di dosso Sean.
Ma da quando aveva saputo che al ballo, in un modo o
nell’altro, ci sarebbe stato anche il suo vampiro le cose
erano cambiate e parecchio: non poteva essere insignificante.
Solo il pensiero che Damon, arrivando al ballo e vedendo lei
così anonima rispetto a tutte le ragazze di sicuro molto
più belle, potesse stancarsi di lei e abbandonarla per
andare da qualcun’altra, la faceva stare malissimo.
“Quindi devo essere bellissima…o almeno devo fare
del mio meglio!” - si disse dando un’altra occhiata
al suo riflesso.
Era totalmente immersa nelle sue paranoie e non si accorse subito della
porta della sua camera che si apriva.
Maddy entrò e le poggiò una mano sulla spalla.
A quel contatto inaspettato Bonnie lanciò un urlo soffocato.
“Ehi! Ehi! Bonnie! Si può sapere che ti prende?
Sono io, Maddy!” - le disse l’amica facendola
voltare verso di lei.
Bonnie si riprese subito.
“Oddio, Maddy! Scusa è che ero
sovrappensiero” - rispose Bonnie ansimando leggermente con
una mano sul cuore.
“Me ne sono accorta! Comunque sono solo venuta ad avvisarti
che è arrivata una cosa per te di sotto!” - disse
Maddy lanciandole un sorrisino malizioso e avvicinandosi alla porta.
“Ok! Mi cambio e scendo!” - rispose Bonnie mentre
la porta si richiudeva lasciandola di nuovo sola.
- Mamma mia, che
spavento! Bonnie mi sa che devi darti una calmata e smetterla di farti
paranoie sul vestito tanto la situazione non cambia! - si
disse prendendo due belle boccate d’aria.
Dopo una decina di minuti circa era pronta per scendere di sotto, ma
prima di aprire la porta lanciò un’ultima occhiata
al vestito che era tornato appeso al lato dell’enorme
specchio lì dove era stato sin da quando lo aveva comprato,
circa dieci giorni prima.
“Strano che un semplice vestito possa crearti tanta
angoscia” - disse scuotendo la testa mentre si
richiudeva la porta alle spalle.
Ma mentre si avviava al piano di sotto una voce dentro la sua testa
richiamò a viva voce la sua attenzione: - Bonnie! Bonnie! Bonnie! Lo sai
bene anche tu che non è il vestito che ti agita, ma
l’idea di non essere abbastanza bella per il vampiro e di
perderlo! -
Bonnie ripensò per un attimo a ciò che la sua
coscienza le aveva allegramente sbattuto in faccia un attimo prima, poi
si arrese sbuffando.
“Eh già!” - disse entrando
nell’enorme cucina.
“Cosa hai detto?” - chiesero
all’unisono Maddy e Katie.
Bonnie alzò di scatto la testa e le fissò per un
attimo.
- Strano che mi
dimentichi sempre della loro esistenza! E pensare che sono le mie
migliori amiche! - pensò.
“Nulla! Non fateci caso!” - rispose sorridendo
sedendosi ad uno degli sgabelli intorno all’isola dietro cui
Katie armeggiava con i fornelli.
“Nervosa per il ballo?” - chiese Maddy sedendosi di
fianco a Bonnie.
“Un po’!” - rispose Bonnie.
“Ci credo! Sean è proprio carino, è
pazzo di te e andrete insieme al ballo! Forse stasera voi
due….” - Maddy lasciò la frase in
sospeso con fare parecchio teatrale.
Bonnie dovette ricacciare indietro un conato di vomito: la sola idea di
lasciarsi toccare e baciare da qualcun altro che non fosse Damon le
dava la nausea.
Decise che era meglio non rispondere e si limitò ad un
accenno di sorriso, poi però un’idea la face
avvampare per l’imbarazzo.
- Aspetta!
Però se stasera Damon verrà al ballo allora noi
due…isomma lui potrebbe…beh potrebbe andare un
pelino oltre un semplice abbraccio, no? Magari mi…mi
dà un bacio…Oh Mamma! -
pensò Bonnie nascondendosi il viso tra le mani.
“Bonnie tutto ok? Ti senti bene?” - le chiese Katie.
“Sì, sì! Perché?”
“Perché sei diventata tutta rossa
all’improvviso! Vuoi un succo d’arancia?”
- le chiese Katie apprensiva spostandosi verso il frigorifero.
Ma a quella richiesta qualcosa fece scattare Bonnie sulla difensiva:
aveva promesso a Damon di non bere nulla che non fosse preso e
preparato dalle sue stesse mani e lui era sembrato terribilmente serio
quando le aveva fatto quella richiesta.
“No! Non voglio, grazie!” - rispose.
“Allora del latte?” - insistette Katie.
“No, neanche il latte!” - rispose Bonnie.
“Forse ti farebbe bene bere qualcosa, Bonnie! Sembri
piuttosto accaldata!” - le disse Maddy.
“Sì! Ti porto dell’acqua!” -
disse Katie prendendo una bottiglia d’acqua frizzante dal
frigo.
“NO!” - quello di Bonnie fu quasi un urlo, ma Katie
si fermò.
“Preferisco quella del rubinetto!” -
finì Bonnie alzandosi, andando con un bicchiere al lavandino
e riempiendolo fino all’orlo dell’acqua che
scorreva veloce dalla fontana aperta prima di berlo tutto
d’un sorso.
Maddy e Katie erano rimaste immobili a fissarla.
“Visto? Ora sono a posto! Ci voleva proprio!” -
disse Bonnie sorridendo e tornando a sedersi.
“Sì, visto!” - disse Maddy.
Katie invece si limitò a lanciarle un sorriso complice che
Bonnie non capì.
Però si sentiva bene, si sentiva come dopo un test, si
sentiva euforica come se avesse davvero superato una prova.
“Beh! Non era arrivato qualcosa per me?” - chiese
Bonnie cambiando argomento.
“Si! Giusto! Vado a prenderlo!” - rispose
Maddy uscendo di corsa dalla stanza.
Dopo qualche istante passato in totale silenzio con una Katie che
sembrava stranamente felice e soddisfatta, Bonnie vide Maddy rientrare
dal soggiorno con un enorme mazzo di girasoli.
Maddy andò da Bonnie e le sistemò in grembo il
mazzo di fiori.
“Leggi il biglietto!” - la incitò Katie.
Bonnie riuscì a trovare il bigliettino in mezzo a tutto quel
groviglio di fiori e foglie e lo portò a sé
aspettandosi già di leggere qualche frase scontata e
sdolcinata da parte del suo accompagnatore per la serata, Sean,
invece…
Sul biglietto non c’era scritto praticamente nulla fatta
eccezione per una D scritta al centro in una grafia elegante e
bellissima.
- Oh, mamma! Oh, mamma!
- il cervello di Bonnie era andato completamente in tilt,
così in tilt che le spuntò sul viso un sorriso
enorme e lacrime di pura gioia premevano per essere liberate.
Decise che forse non era il caso di mettersi a fare una danza della
felicità di fronte a Maddy e Katie, così si
strinse il bigliettino al cuore e si alzò dallo sgabello
avviandosi in camera sua con l’enorme fascio di girasoli.
“Ehi dove vai? Almeno dicci cosa ti ha scritto
Sean!” - la richiamò Maddy.
“Sean! Sean! Giusto, Sean! Le solite frasi sdolcinate che si
scrivono in questi casi!” - rispose Bonnie avviandosi su per
le scale.
“Tipo?” - le chiese Maddy.
Ma Bonnie la ignorò: era troppo felice per riuscire a
dissimularlo con loro due.
Aveva bisogno di stare sola.
Quando aprì la porta della sua stanza la prima cosa che vide
fu il vestito, ma adesso con i girasoli tra le braccia Bonnie non aveva
più paura di non essere abbastanza, non si sentiva ansiosa:
sapeva che il suo vampiro voleva lei, lei e nessun’altra.
Sean se ne andava in giro per il cortile immenso
dell’Accademia fischiettando allegramente con le mani nelle
tasche dei pantaloni.
Aveva pensato si e no dieci minuti a quello che gli era stato rivelato
su Bonnie il giorno prima.
Non gli importava molto cosa le avevano fatto o non le avevano fatto,
quello che gli importava era che da quella sera la bambolina rosso
fuoco sarebbe stata sua.
Certo il tutto sarebbe avvenuto senza che lei lo sapesse e lo avrebbe
amato contro la sua volontà, ma a Sean non importava neppure
questo.
- Finalmente mia! E chi
se ne importa del come, del quando e del perché!
- era l’unica frase che gli passava per il cervello.
Quella conquista per Sean aveva un gusto molto piacevole, lo aveva
sempre avuto, ma da quando aveva saputo la verità su Bonnie
il sapore di quella conquista era diventato, se è possibile,
ancora migliore, quasi paradisiaco.
Doveva ammettere che all’inizio gli si era un tantino
rivoltato lo stomaco dal disgusto quando aveva saputo che Bonnie era
stata di quel vampiro inquietante che se ne andava in giro nel Regno
ultimamente, ma poi l’idea di soffiare la ragazza ad un
vampiro lo aveva letteralmente fatto innamorare.
Sean ne aveva soffiate parecchie di ragazze ad altri stregoni del
Regno, alcune volte era stato più difficile di altre, alcune
volte era stato più divertente di altre, ma sapeva con
assoluta certezza che solo con Bonnie avrebbe raggiunto il massimo del
divertimento.
Era vero che doveva lavorare parecchio di fantasia per far
sì che Bonnie bevesse il filtro d’amore preparato
appositamente da Samuel in persona, ma Sean sapeva che vedere la faccia
che avrebbe fatto il vampiro quando Bonnie avrebbe dichiarato
apertamente il suo amore per lui, per Sean, lo avrebbe ripagato
ampiamente di tutti gli sforzi.
Sean era euforico.
Tirò fuori la mano destra dalla tasca e si fermò
un attimo a fissare l’enorme anello che sfoggiava quel
giorno, dentro cui Samuel aveva accuratamente nascosto il filtro
d’amore, pronto per l’uso in qualsiasi momento.
Sean sorrise: quella sarebbe stata davvero una grande vittoria.
La giornata era trascorsa senza troppi intoppi per Bonnie.
Dal momento in cui i girasoli si erano materializzati alla sua vista,
tutto le era sembrato più bello.
Le sembrava che i soli fossero più luminosi, che le foglie
fossero più verdi, che il cielo fosse più
azzurro, che le persone stesse fosse più gentili e a modo.
Bonnie si sentiva così felice.
Ma nonostante la felicità per tutto il giorno stette in
campana, pronta a rifiutare ogni cosa le venisse offerta, sia da bere
che da mangiare: anche se Damon non aveva detto nulla contro il cibo
preparato da altri, Bonnie pensò che era sempre meglio
prevenire che curare, quindi si impegnò con tutta se stessa
a prepararsi la colazione, il pranzo e la merenda da sola.
La cosa che le era sembrata davvero strana era la quantità
di cose che le vennero offerte.
Sembrava che ad ogni angolo ci fosse qualcuno pronto ad offrirle
biscotti, acqua, limonata, spremuta, tè e chi più
ne ha più ne metta.
Fino a quel giorno non si era mai davvero resa conto di quante cose
mangiasse e bevesse al giorno, magari soltanto per essere cortese con
qualcuno che gliele aveva gentilmente offerte.
Ma quel giorno Bonnie fu irremovibile.
E più lei rifiutava cose, più si dimostrava
testarda nel mantenere la parola data a Damon, più aveva
l’impressione che Katie le girasse intorno con un sorriso
enorme di compiacimento e di approvazione sul volto: cosa piuttosto
strana e per certi versi anche inquietante.
La sera arrivò in un batter d’occhio.
Bonnie era rinchiusa nella sua stanza fissando per bene le ultime
forcine che avrebbero tenuto i suoi riccioli fermi e composti in un
elegante chignon.
Dalla finestra aperta le giungevano i rumori della strada.
Sentiva bambini cantare, felici, canzoncine sulla magia.
Sentiva i gridolini delle ragazzine al loro primo ballo.
Sentiva i saluti cordiali e amichevoli tra persone che si incontravano
per caso.
Sentiva i complimenti che venivano lanciati per elogiare la bellezza di
questa o di quell’altra ragazza.
Non c’era che dire….il ballo per la nascita del
Regno Magico riusciva a creare un atmosfera da sogno.
E a rendere tutto ancora più fantastico c’era la
sfilata di abiti da sera per le strade: era da sempre abitudine degli
abitanti di Kemet recarsi al ballo a piedi, come si faceva ai vecchi
tempi.
Bonnie era immersa nei suoi sogni ad occhi aperti quando
sentì il campanello suonare seguito poco dopo dalla voce di
Maddy che l’avvertiva che Sean era arrivato.
Era ora di andare.
Bonnie si diede un’altra occhiata allo specchio e poi
uscì dalla stanza avviandosi per le scale.
Quando arrivò alla porta che dava in salotto, Katie, Maddy e
Sean si voltarono a guardarla.
Sean, in particolare, la fissava con gli occhi sgranati.
“Wow! Bonnie sei bellissima!” - le disse sbattendo
velocemente le palpebre come davanti al sole.
Forse qualche giorno prima quel complimento detto con quel tono
estasiato da Sean le avrebbe fatto imporporare le guance e sudare le
mani, ma non adesso.
Adesso le cose erano diverse, adesso Bonnie si sentiva completamente
indifferente, non aveva voglia di fare o dire nulla: l’unica
cosa che voleva era arrivare velocemente al ballo in modo da passare
ogni attimo possibile con Damon.
“Si! Grazie, Sean! Adesso andiamo!” - disse e nello
stesso momento girò i tacchi e si avviò alla
porta.
Sentì che Sean le rispondeva con un semplice
“Ok” e poi si voltava a salutare le sue amiche che
sarebbero arrivate dopo.
Nel giro di due minuti erano in strada.
Bonnie camminava a passo spedito, tirando il suo accompagnatore per il
braccio che poco intelligentemente Sean le aveva offerto come appoggio
durante il cammino.
Arrestò la sua corsa solo quando varcarono il portone
principale del Palazzo del Consiglio.
Si ritrovarono a seguire una lunga coda prima di poter arrivare alla
Sala delle Feste, ma quando ne varcarono la soglia fu incredibile.
La Sala era bellissima.
Cinque lampadari di cristallo, fissati sul soffitto immacolato a
formare una stella a cinque punte, illuminavano la Sala come se fosse
giorno.
Tavoli e tavoli si stendevano lungo le pareti laterali, ingombri di
cibo e bevande.
Al centro della Sala, su di una pedana in marmo, l’orchestra
del Regno suonava e suonava, senza smettere mai e inondando
l’intero Palazzo di note dolci e perfette.
Inutile dire che c’erano persone ovunque.
Sean la distrasse dal suo stato di pura meraviglia per guidarla
dall’altro lato della Sala dove i dieci Consiglieri sedevano
sui loro troni, che per l’occasione erano stati tutti
addossati su un’unica parete.
Samuel e Samia sedevano al centro.
Bonnie si avvicinò a loro e fece un lieve inchino che sapeva
di saluto e rispetto.
“Mi raccomando, Bonnie! Divertiti al ballo!” - le
disse Samia con un sorriso dolce.
“Sì, Bonnie! Segui Sean e vedrai che non te ne
pentirai!” - aggiunse Samuel con un tono che sapeva di finta
gentilezza: a Bonnie non piacque per niente.
Si limitò ad un sorriso e ad un altro piccolo inchino, poi
si allontanò con Sean.
Ballarono senza quasi guardarsi, poi, quando la musica finì
si spostarono leggermente di lato e Sean le chiese: “Ti porto
da bere?”.
La risposta di Bonnie fu immediata: “No!Grazie!”.
“Oh, avanti, Bonnie! E’ una festa! Tu aspettami
qui, io ti porto dello champagne!” - disse Sean
allontanandosi prima che Bonnie potesse controbattere.
Stava già andando nel panico più assoluto quando
una vocina nella sua testa le disse: - Potrebbe essere un bene! Puoi
approfittare del fatto che lui è via per guardarti intorno
in cerca di Damon e quando Sean torna non devi bere per forza, lo
distrai e butti via lo champagne! -
Bonnie si ritrovò ad annuire inconsapevolmente, mentre con
si girava a destra e a sinistra per catturare una qualsiasi traccia di
Damon, ma niente.
Sean tornò.
“Ecco qua! Bevi!” - le disse mettendole il
bicchiere in mano con uno strano sorriso.
- Distrailo!
Allontanalo! - le ripeteva la voce.
“Sean, scusa, ma potresti portarmi anche qualcosa da
mangiare? Solo adesso mi rendo conto di essere proprio
affamata!” - gli disse sorridendogli dolcemente.
“Certo, Bonnie! Ma prima perché non
bevi?” - insistette lui.
“Tu vai! Io resterò qui e al tuo ritorno
avrò bevuto tutto il bicchiere, lo giuro!”-
rispose lei.
“Bene, ma mi raccomando!” - disse Sean
allontanandosi da lei a passi svelti.
Bonnie fece finta di portarsi il bicchiere alle labbra e quando fu
certa che nè Sean, né nessun altro la stesse
guardando, si voltò e rovesciò il contenuto del
bicchiere in un vaso traboccante di fiori poggiato su di un pilastro in
marmo alle sue spalle.
Tornò a voltarsi immediatamente e Sean arrivò
dopo qualche attimo con un piatto pieno zeppo di cibo.
“Allora?” - chiese lui.
Bonnie gli mostrò il bicchiere vuoto, sorridendogli.
Ma fu in quel preciso momento che successe l’impensabile.
Un attimo prima Sean era di fronte a lei con un piatto in mano.
Un attimo dopo il piatto era a terra e le labbra di Sean erano
incollate alle sue.
Bonnie si irrigidì.
Che diavolo era successo?
E che diavolo stava facendo Sean?
Ma la sua mente non ebbe il tempo di elaborare nulla perché
proprio in quel momento si accorse di un paio d’occhi che la
guardavano dall’enorme vetrata di fronte a lei, alle spalle
di Sean.
Bonnie si sentì morire.
Quegli occhi erano pieni di dolore.
Quegli occhi erano completamente neri.
Quegli occhi erano gli occhi di Damon e Bonnie sapeva cosa quegli occhi
stavano vedendo: vedevano lei, lei che baciava un altro.
Un attimo dopo Damon scomparve.
NOTE:
Ciao a tutti e ben ritrovati!
Capitolo un pò di passaggio questo, ma che fa da
introduzione al ballo.
E' nel prossimo capitolo che ci sarà un' evoluzione, anzi
L'evoluzione tra i nostri due cari innamorati.
Grazie, come sempre, a tutti quelli che hanno letto e a chi ha
recensito.
Ho notato un calo nella lettura della storia e anche nelle
recensioni....:-(
Mi domandavo se la mia storia non stesse cominciando ad
annoiarvi... se così fosse vi prego di dirmelo.
Ho sempre ricevuto molti complimenti da voi e sono sempre stati bene
accetti, ma sapete che potete anche inviarmi delle critiche e dei
suggerimenti se qualcosa non và o se il ritmo cala....io
sarei felice di apporre le modifiche che più vi possono far
piacere! XDXDXDXDXD.
Detto questo...vi ringrazio ancora....vi adoro!
A domenica...Recensite...recensite...recensite....BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 13 *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo
undicesimo
La
luce solare che illuminava il mattino del ballo si era riversata su
Damon come un secchio d’acqua gelida in pieno viso mentre si
è
completamente immersi nella fase rem.
Damon odiava quella giornata, odiava quello stupido ballo e odiava
quegli stupidi stregoni.
Era
così in collera che aveva emanato, inconsapevolmente, per
tutta la
notte, ondate di Potere talmente crudeli e cariche d’ira che
più volte
Stefan si era svegliato in preda al panico convinto che qualcosa fosse
andato storto e che li avessero scoperti.
Quel giorno Damon odiava anche lui…o meglio, lo odiava molto
più del solito.
La sua mente era totalmente impegnata nello scandagliare minuziosamente
ogni possibile evenienza.
Sapeva di non poter far nulla, almeno non fino a quella sera quando
sarebbe andato alla festa.
Tutto era nelle mani di Bonnie e tutto dipendeva da quanto lei si
fidasse di lui.
La vecchia Bonnie non avrebbe esitato un solo secondo a fidarsi di lui,
ma la nuova Bonnie era un’incognita.
Per
quanto Damon sapesse che, nonostante i ricordi bloccati, Bonnie sentiva
per lui qualcosa di molto forte, forse addirittura amore, doveva
comunque ammettere che la nuova Bonnie era comunque convinta che lui
fosse poco più di uno sconosciuto quindi poteva anche
scegliere di non
fidarsi di lui.
Se a questo, poi, si aggiungeva il fatto che la sua
richiesta era stata piuttosto strana, beh….Damon non poteva
certo
biasimare la nuova Bonnie se lo avesse creduto un povero pazzo.
“Aaaaaaah!” - Damon si sentiva friggere il cervello.
Non riusciva a stare fermo e, in quella cella, non aveva abbastanza
spazio per muoversi come avrebbe voluto.
Si sentiva impotente, per la prima volta nella sua vita non aveva
alcuna scelta, doveva solo aspettare e sperare.
Decise che forse era meglio svegliare Stefan, tanto per passare il
tempo inondandolo di insulti.
Dopotutto
lui stesso lo aveva quasi pregato di seguirlo, quindi adesso non aveva
alcun diritto di lamentela: avrebbe dovuto sorbirsi anche lui la sua
parte di ansia.
“Stefan! Stefan!” - Damon era in piedi di fianco al
corpo addormentato del fratello e continuava a chiamarlo, ma nessuna
risposta, nemmeno un grugnito.
- Vuoi vedere che
è morto nel sonno!
- pensò Damon con una nota d’amarezza: si era
ripromesso che se Stefan
fosse morto, sarebbe morto se e quando era lui, Damon, a deciderlo.
“Stefan!
Ascoltami bene se non ti svegli immediatamente ti uccido seduta
stante!” - lo minacciò Damon, ma ancora nessuna
risposta.
“Ok!
Basta, svegliati!” - ordinò Damon e questa volta,
per essere sicuro
dell’effetto, accompagnò le parole con un bel paio
di calci dritti
nello stomaco del fratello.
Stefan scattò su a sedere, con una smorfia di dolore sul
volto.
“Ops! Scusa! Ti ho svegliato?” - chiese sarcastico
Damon.
“Sei stato tu? Mi hai fatto venire un colpo, io credevo che
fossero venuti a prenderci!” - rispose Stefan.
“Non
ancora! E smettila di farti inutili paranoie!” - rispose
Damon
sedendosi di fronte al fratello con le spalle contro la parete e le
gambe allungate in avanti.
“Damon, non sono paranoie inutili le mie!” -
rispose cocciuto Stefan.
“Si che lo sono! Sono inutili!” -
ribattè caparbio Damon.
“Perché esistono paranoie più utili di
quelle che mi faccio io?” - chiese Stefan.
“Certo! Le mie! Ed è giunto il momento di
condividerle, fratellino!” - rispose Damon.
Damon vide il fratello che si rilassava contro la parete e annuiva
impercettibilmente.
“Stai
pensando a Bonnie?” - gli chiese Stefan e ovviamente con
quella domanda
non perse tempo per riconfermare ancora una volta la sua
totale
idiozia.
“Secondo te?” - rispose Damon.
“Ma hai detto che ti ha promesso di fare come le hai detto!
Credi che non si fiderà di te?” - chiese Stefan.
“La
biasimeresti se non si fidasse? Per quanto ne sa io sono un vampiro
sconosciuto venuto a scombussolarle la vita!” - rispose Damon.
Damon avvertì dentro di sé un accenno di sollievo.
Aveva passato tutta la notte a porsi quelle domande senza riuscire a
darsi una risposta.
Porgerle a qualcun altro lo faceva sentire meglio e alleviava
l’enorme peso che quei pensieri formavano nella sua mente.
Certo! Santo Stefan non era questo granchè, ma sempre meglio
di niente.
“Io credo che si fiderà! Insomma…ti
ama!” - rispose Stefan.
“La vecchia
Bonnie mi ama!” - rispose pronto Damon.
“Non
esiste una vecchia
Bonnie e una nuova
Bonnie! Devi smetterla di pensare
a lei in questi termini! Bonnie è sempre la stessa
e ne esiste una
sola, una sola che per qualche inspiegabile ragione ti ama
profondamente, persino adesso ti ama! Altrimenti come ti spieghi il
fatto che non ti abbia denunciato? Chiunque altro lo avrebbe fatto
subito senza neppure darti il tempo di parlare!”.
Damon doveva
ammettere che il discorso di Stefan, per quanto fosse stato fatto da
Stefan che non brillava di eccezionali doti intellettive come lui,
infondo era convincente e aveva un filo logico.
Forse Damon poteva addirittura crederci.
“Quindi
non ti fare inutili paranoie, Damon! Andrà tutto bene ed
entro quattro
giorni saremo fuori di qui con Bonnie! Ah, e io che pensavo che sarei
rimasto lontano da Elena per chissà quanto tempo,
invece….una
settimana, solo una piccola settimana!” - continuò
Stefan.
Ma c’era qualcosa nella seconda parte del discorso di Stefan
che a Damon non quadrava proprio.
Ripensò mentalmente alle ultime parole del fratello e poi
capì.
- Oh, dannazione! Mi
sono scordato di dirglielo! - pensò.
“A
dire il vero, Stefan, non si tratta proprio di una piccolissima
settimana! Cioè per noi è una piccolissima
settimana, come chiami tu
questa tortura dolorosa e lunghissima, ma per la tua cara Elena le cose
sono diverse!” - tentò di spiegare Damon.
“Cioè…spiegati meglio!” -
c’era da aspettarselo che Stefan reagisse con quella voce da
idiota
innamorato solo per il fatto che Elena era stata nominata.
-
Incredibile! Ho capito
che è innamorato, ma l’amore non giustifica la
totale perdita di dignità! Io amo la streghetta, ma allo
stesso tempo
mantengo intatta la mia virilità! -
pensò Damon soffermandosi qualche
secondo ad osservare il fratello che sospirava al ricordo del nome
<
Elena >.
“Mi sa che non hai capito, idiota! Il tempo funziona in
modo diverso qui! Quando ritorneremo…se ritorneremo, per
Elena saranno
passati quasi due mesi!” - a quel punto le parole di Damon
sortirono
finalmente il loro effetto e Stefan si risvegliò dal suo
stato di
sublime beatitudine.
“Due mesi? Da quanto lo sai?” - gli chiese agitato.
“Da ieri mattina!” - rispose Damon con nonchalance.
“E perché non me lo hai detto subito?” -
sibilò Stefan.
“Mi
è passato di mente e poi che avresti potuto fare,
scusa?” - ribattè
tranquillo Damon puntando i suoi occhi dritto in quelli del fratello.
Stefan si arrese.
“Hai ragione! Grazie!” - rispose Stefan cogliendo
di sorpresa Damon.
“Grazie?” - chiese.
“Si per questo momento da fratello a fratello! Dovremmo farlo
più spesso!” - rispose Stefan sorridendo.
Quel sorriso inorridì Damon.
“Fare più spesso cosa?” - chiese cauto.
“Parlarci col cuore in mano!” - rispose Stefan.
Damon sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Stà
zitto, deficiente! E se ti è piaciuto tanto questo momento
ricordatelo
per bene perché non capiterà mai
più!” - disse Damon alzandosi di
scatto.
“Cosa?” - adesso era Stefan quello stupito.
“Zitto!” - ripetè Damon.
Nella cella calò il silenzio.
Dopo
quella specie di chiacchierata mattutina con il suo santo fratello,
Damon passò l’intera giornata controllando da
lontano la streghetta.
L’aveva
vista provarsi e riprovarsi il suo vestito per tutto il giorno facendo
strani pensieri su lui che la abbandonava per altre tizie decisamente
poco interessanti.
Damon si stupiva ogni volta della completa insicurezza di Bonnie.
Non riusciva a capacitarsi del fatto che Bonnie non capisse che nessuna
poteva competere con lei.
Per
incoraggiarla decise di farle un regalo e si intrufolò in un
negozio di
fiori poco distante per confezionare, con le sue stesse mani, una
enorme mazzo di girasoli da recapitarle in modo del tutto anonimo.
Firmò un bigliettino con la sua iniziale e poi
lasciò tutto fuori alla porta di casa di Bonnie.
Quando la streghetta tornò in camera aveva un sorriso enorme
sul volto e i suoi pensieri si erano decisamente calmati.
Il resto del giorno fu piuttosto noioso, come sono noiosi tutti i
giorni passati con Stefan, dopotutto.
Finalmente, però, l’ora di andare al ballo
arrivò.
Damon tirò fuori le pietre magiche della strega Katie dal
nascondiglio che aveva scavato nella roccia e si preparò ad
usarle.
“Ricordi tutto?” - gli chiese Stefan.
Damon annuì.
“Stà attento! Se ti scoprono è
finita!” - continuò Stefan.
“Credi che non lo sappia?” - e fu così
che Stefan si zittì.
Damon si accostò all’entrata della cella e
sbirciò all’esterno: le guardie erano distanti,
all’inizio del corridoio.
Poggiò l’enorme pietra bianca sulla serratura e
ordinò: “Apriti!”.
Pochi istanti dopo il cristallo si illuminò e con lui
l’intera porta che alla fine si spalancò con un
leggero click.
Nello stesso istante in cui Damon mise un piede all’esterno,
le quattro guardie si voltarono e si lanciarono contro di lui.
Damon
afferrò per la catena d’oro la pietra rossa e,
tenendola bene in alto,
ordinò: “Dormite e dimenticate!” - le
guardie caddero a terra
all’istante, addormentate.
Stefan fece capolino dalla cella e osservò la scena.
“Incredibile!” - commentò.
“Resta qui!” - gli disse Damon e poi
sparì.
Arrivò
ad una velocità impossibile al piano di sopra,
all’esterno, nascondendo
a dovere la sua aura, in modo da poter guardare tutto e tutti senza
essere scoperto: la festa si sarebbe tenuta all’interno,
nessuno voleva
uscire di lì con due vampiri nel Palazzo che tra due ore
sarebbero
stati liberi.
Osservava le cose da appena pochi minuti, quando individuò
Bonnie.
Davanti a lei c’era lo stregone. I due stavano parlando e
Bonnie sembrò mostrargli qualcosa che reggeva in mano.
Accadde tutto in un attimo: Sean afferrò Bonnie e i due si
baciarono.
Nello
stesso istante il cuore di Damon cedette: non si era fidata di lui,
Samuel e Samia avevano vinto, non gli apparteneva più,
adesso amava lo
stregone, lui era arrivato tardi, l’aveva persa e non
c’era più nulla
da fare.
Non valeva più neppure la pena di vivere.
Damon scomparve.
Bonnie si ribellò.
Si scostò da Sean, lo afferrò per le spalle e gli
assestò una ginocchiata nello stomaco.
La musica coprì i lamenti dello stregone e nessuno si
accorse di loro, tutti troppo impegnati a godersi il divertimento.
“Si può sapere che diamine ti è preso?
Come ti sei permesso di baciarmi?” - Bonnie era furiosa.
“L’ho fatto perché tu mi ami!”
- rispose Sean rimettendosi in ordine gli abiti.
“Cosa, cosa, cosa?” - Bonnie non riusciva a
crederci...era impazzito.
“Oh,
ho capito! Sei timida e non vuoi dichiararmi il tuo amore davanti a
tutti! Ma non preoccuparti, adesso ce ne andiamo e vediamo di
concludere la serata a modo nostro!” - disse Sean andandole
di fianco e
mettendole una mano intorno alle spalle.
Bonnie non lo sopportò.
Lo
guardò dritto negli occhi, gli afferrò con
entrambe le mani il bavero
della camicia e gli parlò con un tono così
minaccioso che mai avrebbe
creduto potesse uscire dalle sue labbra.
“Ascoltami bene, stupido
idiota! Io non sono innamorata di te e mai lo sarò
perché solo una
perfetta cretina si innamorerebbe di un deficiente patentato come te!
Detto questo è più che ovvio che io non
verrò proprio da nessuna parte
con te! Se ho accettato il tuo invito l’ho fatto solo
perché ero nuova,
perché Samia mi ha spinto a farlo e perché allora
avevo ancora gli
occhi così offuscati da credere che tu fossi carino, ma sai
cosa ho
scoperto? Ho scoperto che tu sei solo un viscido verme e se ti si
guarda più da vicino non sei neppure questo
granchè! Quindi mi
dispiace, ma stasera non aggiungerai un’altra tacca alla tua
cintura,
Sean, almeno non con me! Sei liberissimo di cercartene
un’altra
abbastanza stupida da crederti e da trovarti interessante! Ma non
azzardarti mai più a dire cose del genere a me o su di me!
Io non ti
amo e mai lo farò e sarò anche timida, ma so
esprimere i miei
sentimenti al momento giusto e adesso esprimerò quello che
provo per
te! Mi fai pena, Sean, e ti trovo così disgustoso che se
solo ripenso
al fatto che mi hai appena baciato mi devo trattenere dal vomitare qui
sul posto! Adesso lasciami in pace!” - detto questo Bonnie lo
fissò per
un altro minuto buono e poi si voltò, uscendo dalla sala.
Adesso doveva trovare Damon e fare di tutto per convincerlo che era
stata tutta opera di Sean.
Pensò di cominciare dall’esterno, dove lo aveva
visto prima.
Senza
farsi beccare da nessuno, sgattaiolò fuori velocemente e si
mise a
correre nella direzione in cui aveva visto sparire Damon.
Corse così tanto che non aveva fiato, ma non poteva fermarsi.
In
quel momento desiderò poter gridare il nome del vampiro, ma
sapeva che era un pessima idea: di sicuro qualcuno l’avrebbe
sentita.
Si limitò ad avanzare sempre di più nel bosco che
si trovava alle spalle del Palazzo del Consiglio.
Ormai era molto distante da chiunque, la musica in lontananza era
appena percettibile.
Si chiese cosa avrebbe dovuto dire quando e se avrebbe trovato Damon e
quando e se Damon avesse voluto parlarle.
Fu allora che se lo ritrovò davanti.
Era
in piedi su una collinetta e il suo profilo si stagliava contro
l’unico
sole ancora visibile di notte, la luna del Regno Magico.
Bonnie avanzò con passo incerto, fino ad arrivare a qualche
metro da lui che le dava le spalle.
Tutto intorno a loro alberi e cespugli li tenevano separati dal resto
del mondo, invisibili a chiunque.
“Sei
venuta a dirmi che mi hai denunciato? Grazie ma lo sapeva
già!” - la
voce di Damon era fredda. Il vampiro aveva usato un tono che avrebbe
voluto essere tagliente, ma che invece mostrava solo un immenso dolore.
“Io…io non ti ho denunciato!” - rispose
Bonnie.
“Certo che lo hai fatto! Sei innamorata dello
stregone!!” - ribattè Damon.
“No! Non è vero!” - questa volta la voce
di Bonnie risultò ferma.
Damon si girò verso di lei e la guardò con
diffidenza.
“E
io dovrei crederti? Vi ho visto! Non continuare a fare la scena con me,
Bonnie! Qual è il piano? Adescarmi, consegnarmi al Consiglio
e
guardarmi morire mentre te ne stai avvinghiata a quello
lì?” - questa
volta Damon fu tagliente e spietato per davvero, ma Bonnie non poteva
biasimarlo.
“Ti stai sbagliando! Io non amo Sean, lui mi ha baciato
all’improvviso, ma io l'ho scostato subito e figurati che
l’ho
addirittura minacciato! Inoltre lo sai che non ti denuncerei mai! Solo
il pensiero che tra quattro giorni verranno per ucciderti mi fa stare
male, come credi che io stessa possa farti una cosa del
genere?” -
Bonnie aveva la voce incrinata per le lacrime che stavano cominciando a
scendere.
Come era possibile che un vampiro conosciuto solo tre giorni prima le
scatenasse tutte quelle emozioni?
Damon la fissò per qualche attimo, soppesando le sue parole,
ma poi si voltò dall’altro lato scuotendo la testa.
“Non ti credo!” - le disse.
Bonnie scoppiò in lacrime.
“Damon,
per favore, devi credermi! Non ho fatto che cercarti per tutta la sera
ed ero confusa perché non riuscivo a scorgerti da nessuna
parte, e poi
c’era Sean che voleva per forza che bevessi quel maledetto
champagne e
mi esasperava, e poi…” - ma non ebbe il tempo di
continuare, che Damon
la interruppe.
“Certo! Ti esasperava! Ti esasperava così tanto
che
alla fine lo hai accontentato e lo hai bevuto, vero? Non ti sei fidata
di me!” - le rinfacciò.
“Ti sbagli di nuovo! La tua richiesta era
del tutto incomprensibile e assurda, ma io ho mantenuto la mia
promessa, Damon! L’ho fatto per tutto il giorno e
l’ho fatto anche
stasera! Non ho accettato nulla da nessuno, neppure da Sean! Mi sono
limitata a mostrargli un bicchiere vuoto e poi lui ha fatto quella cosa
assurda, ma io mi sono fidata di te e non volevo baciarlo,
credimi!” -
lo pregò Bonnie piangendo.
Il silenzio che seguì la spiegazione di Bonnie fu devastante
e assoluto, interrotto solo dai suoi singhiozzi.
Poi Damon parlò: “Chi mi dice che non è
tutta una grossa bugia?” - chiese, sempre dandole le spalle.
“Io, te lo dico io!” - rispose Bonnie allo stremo
delle forze.
“E dovrei crederti? Per quale motivo?” -
ribattè Damon.
Ecco
era giunto: il momento di confermare con le azioni quello
che aveva sibilato prima contro Sean confessando a Damon quello
che provava per lui.
La domanda era: Cosa provava?
Bonnie aveva
accuratamente evitato di porsi quella domanda nei giorni precedenti
perché sapeva che rispondere le avrebbe causato solo dolore,
un dolore
atroce nel momento in cui Damon sarebbe stato ucciso e Bonnie non
voleva soffrire, perché credeva di aver già
sofferto abbastanza, ma si
sbagliava di grosso.
Mai nella sua vita aveva sofferto come in quel
momento, con il suo vampiro che non credeva a ciò che gli
diceva e che
probabilmente si apprestava a dirle addio.
Bonnie non poteva
permetterlo e quasi inconsapevolmente confessò a voce alta
quello che
fino a quel momento non aveva confessato neppure a sé stessa.
L’unica verità che avesse una qualche importanza.
“Perché io ti amo, Damon!” - disse.
Un’ansia terribile le serrò lo stomaco: e se lui,
dopo quello che aveva visto, non voleva più saperne di lei?
Ma non fece neppure in tempo a chiederselo che Damon si
voltò di scatto.
In
un secondo fu a pochi passi da lei, l’afferrò e
Bonnie si sentì
bloccare contro un albero con le mani ai lati della testa, bloccate ai
polsi dalle mani di Damon.
E lui era così vicino…
“Ripetilo!” - le ordinò puntando quei
due pozzi neri dritto nei suoi occhi.
Bonnie fu risoluta: non voleva perderlo.
“Io ti amo, Damon!”- disse guardandolo.
Un silenzio carico di elettricità scese tra loro due.
Bonnie
aveva sempre percepito la corrente elettrica che si sprigionava ogni
volta che erano anche solo nella stessa stanza, ma non
l’aveva mai
avvertita così chiaramente: era come una specie di sfera
privata fatta
di energia e passione che li teneva uniti, incatenati.
Il primo a
parlare fu Damon: “Quello che hai detto prima è
vero!” - disse e la sua
non era una domanda, ma solo una constatazione.
Un attimo dopo lui la baciò.
E
quello sì che era un bacio, il bacio che Bonnie aspettava da
tutta la
sera, forse addirittura il bacio che aspettava dalla prima volta che i
loro sguardi si erano incrociati, nella Sala del Consiglio appena tre
giorni prima.
Damon le liberò le mani e Bonnie si ritrovò ad
aggrapparsi a lui con tutto l’ardore possibile.
Finì
con il posargli una mano lì dove doveva battere il cuore e
l’altra sul
viso attirandolo ancora di più, mentre lui la teneva stretta
a sè con
una mano al centro esatto della sua schiena e l’altra sulla
nuca.
Bonnie si sentiva in paradiso e all’inferno allo stesso tempo.
Quel bacio era tutto: era passionale e violento, ma insieme
tremendamente inteso e ricco d’amore.
Sentì
che Damon le scioglieva i capelli e la spingeva di nuovo con la schiena
contro l’albero. Lo sentì afferrarle il viso e
giocare con i suoi
riccioli, prima di scendere piano in un lunga carezza che
terminò sui
suoi fianchi.
Bonnie non riuscì a trattenere un gemito.
Non aveva
mai provato nulla di simile, anche se una piccola parte dentro di lei
le diceva che quel bacio aveva un chè di familiare.
Quando Damon si
scostò da lei e la lasciò libera di respirare,
erano entrambi affannati
e Damon la guardava con un lampo di eccitazione negli occhi che non
doveva essere molto diverso dalla luce che sicuramente stava
illuminando i suoi di occhi.
L’unica cosa che Bonnie voleva era
tornare a baciarlo, tornare a stringerlo, tornare a sentire le mani di
Damon che vagavano sul suo corpo.
“Damon…” - fu l’unica cosa che
riuscì a dire prima che Damon tornasse a baciarla, a
stringerla e a toccarla in una tortura tanto dolce che Bonnie
desiderò non finisse mai.
NOTE:
Ciao a tutti!
Spero abbiate passato una buona domenica e che stiate passando una
bella serata!
Fianalmente la svolta è arrivata!
D'ora in avanti le cose precipiteranno, ma non vi anticipo niente!
Diciamo che fino a questo momento ho usato i capitoli per fare in modo
che, nonostante i ricordi sigillati, Bonnie si innamorasse di nuovo di
Damon!
Adesso che ne è consapevole le cose cambieranno: presto
verrà a conoscenza di quello che le è stato fatto
e i nemici capiranno quello che succede tra i due e si daranno da fare!
Insomma, le cose non saranno facili, ma sarà proprio l'amore
ritrovato a spingere i ricordi di Bonnie a riaffiorare....bisogna solo
sperare che riaffiori il ricordo-chiave e che sopratutto riaffiori in
tempo!
Grazie, come sempre, a chi ha letto e a chi ha
recensito...BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 14 *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo
dodicesimo
Era
sera inoltrata e Maddy se ne stava tranquillamente seduta su una grossa
poltrona del soggiorno a ripensare alla serata precedente, al ballo.
Non aveva visto né Katie né Bonnie per tutto il
giorno visto che dopo la festa avevano passato l’intera
giornata a poltrire, ma Maddy era più che sicura di aver
sentito Bonnie rientrare piuttosto tardi quella notte.
- Le cose con Sean
devono essersi protratte per le lunghe! - pensava con un
ghigno malefico e malizioso sul volto.
Era orgogliosa di se stessa: l’idea del filtro
d’amore l’aveva avuta lei e a quanto pareva era
stata un successo.
- Già un
successo che mi spianerà la strada per il Consiglio! -
pensò Maddy.
Era sempre stata un ragazza molto ambiziosa. Voleva il meglio per la
sua vita, voleva il Potere, voleva i privilegi, voleva il comando e
voleva il rispetto di tutto il Regno. E Maddy non era di certo stupida:
sapeva perfettamente che per ottenere tutto ciò che voleva
l’unico modo era entrare nel Consiglio. Quindi fin da bambina
aveva ben chiare l’idee e sapeva cosa avrebbe dovuto fare:
impegnarsi a fondo all’Accademia, diventare Cacciatrice e poi
brillare talmente tanto, uccidere talmente tanti esseri oscuri che alla
fine sarebbe stata invitata ad entrare nel Consiglio e da lì
in poi doveva mostrarsi più capace e furba degli altri e
doveva mostrare di aver accumulato nel tempo così
tanto Potere che alla fine sarebbe diventata Consigliere superiore.
Sì! Era questa la strada di Maddy e quel piano
così brillantemente riuscito era solo il primo passo da
compiere.
Era tutta presa dai suoi sogni di gloria che quasi si
spaventò quando il suo cellulare cominciò a
vibrare contro la sua gamba destra.
Maddy lo afferrò e senza nemmeno controllare chi fosse,
rispose.
“Pronto?” - chiese sorridente.
“Maddy! Sono Sean!” - rispose la voce
dall’altro capo del telefono.
Il sorriso di Maddy crebbe ancora di più.
“Sean! E’ un piacere sentirti! Chiami per riferirmi
che le cose con Bonnie sono andate alla grande? Sei stato carino a
disturbarti, ma lo so già! Dì la
verità, Sean: che cosa avete combinato voi due?
L’ho sentita rientrare molto tardi ieri sera!”
“Beh, mi dispiace infrangere le tue aspettative, Maddy, ma
ti sbagli di grosso! Non so con chi fosse Bonnie, ma di certo
non era con me visto che subito dopo averla baciata lei mi ha dato una
ginocchiata e mi ha minacciato dicendomi a chiare lettere che non
dovevo più avvicinarmi e che non mi avrebbe mai
amato!” - rispose Sean sarcastico.
Il sorriso di Maddy scomparve: adesso sentiva soltanto una folle rabbia.
“Cosa?” - urlò tirandosi a sedere dritta
sulla poltrona.
“Mi hai sentito! Non so cosa sia successo quando mi ha
piantato, ma quello che è certo è che non ha
preso il filtro!” - rispose Sean.
“Ma tu glielo hai dato?” - chiese Maddy fuori di se.
“Certo che sì! Non so cosa abbia fatto, ma deve
avermi imbrogliato in qualche modo quando mi sono allontanato! Magari
ha gettato tutto, non lo so!” - rispose Sean tranquillo.
“Ma non può averlo gettato via! Non poteva sapere
cosa c’era dentro!” - ribattè Maddy
sempre più inferocita.
“Magari qualcuno lo ha scoperto e glielo ha detto!”
- le fece notare Sean.
“Una talpa nel Regno?” - chiese Maddy.
“Forse!” - rispose Sean.
“Ok! Io vado a parlarne con i Consiglieri e avverto Katie!
Aspetta! Ma se Bonnie non ha passato la serata con te allora con chi
è stata?” - chiese Maddy.
“Magari con la talpa!” - rispose Sean.
“Oppure con il vampiro!” - continuò
Maddy quasi sovrappensiero.
“Beh, io non saprei, forse…” -
cominciò Sean, ma Maddy lo interruppe bruscamente.
“Resta in campana Sean! Io vado dai Consiglieri e poi vengo
da te…anzi vengo prima da te così possiamo
chiarire bene come sono andate le cose! Dobbiamo risolvere questo
guaio!” - detto questo chiuse la telefonata.
Si alzò e, guidata solo dalla rabbia e all’odio
verso quella ridicola strega che voleva rovinarle i piani, Maddy
salì al piano di sopra e spalancò la porta della
stanza di Bonnie.
Bonnie era alla finestra e guardava fuori con l’aria
felice….troppo felice.
Quando Maddy entrò si voltò di scatto.
“Che succede?” - le chiese, ma Maddy non le dava
ascolto: stava rimettendo insieme i pezzi.
Guardava l’enorme mazzo di girasoli in un vaso rosso sulla
scrivania di Bonnie e pensava, pensava a come Bonnie si era illuminata
quando li aveva ricevuti.
- Ma se erano da parte
di Sean e Bonnie non voleva saperne nulla di Sean, perché i
fiori l’avevano resa così felice? -
si chiese.
Pensava a quando Bonnie aveva letto il biglietto.
Maddy aveva dato per scontato che fosse da parte di Sean.
- Ma se così
non fosse? -
E poi pensava al fatto che i fiori erano apparsi dal nulla
fuori alla porta di casa, nessun fattorino e nessuno Sean a consegnarli.
Decise che c’era una sola cosa da fare: chiedere al diretto
interessato.
Afferrò il cellulare dalla tasca e inviò
velocemente un messaggio a Sean: < Hai mandato dei girasoli a
Bonnie ieri mattina? >
La risposta arrivò subito: < No! >
E in quell’istante tutto fu chiaro.
- Il vampiro!
- pensò Maddy e non riuscì a trattenersi.
Andò alla scrivania, afferrò il vaso e lo
scaraventò sul pavimento. L’acqua si
riversò ovunque, i cocci di creta si dispersero sul
pavimento e il girasoli si ammucchiarono proprio ai piedi di Maddy che
non esitò a calpestarli mentre fissava Bonnie il cui
sconcerto ormai era palese.
“Maddy, che stai facendo?” - le chiese.
Ma Maddy non la ascoltò e uscì dalla stanza
sbattendo la porta alle sue spalle.
Al piano di sotto Maddy incontrò Katie di ritorno dalla
serra.
“Ehi! Cos’era quel rumore?” - le chiese.
“Ero io! Ho rotto il vaso di girasoli di Bonnie!” -
rispose Maddy sollevata del poter subito parlare di quella faccenda con
Katie.
“E perché lo avresti fatto?” -
chiese scettica Katie.
Maddy si voltò verso le scale per assicurarsi che Bonnie non
l’avesse seguita. Quando decise che era tutto sotto controllo
parlò.
“Perché non glieli ha mandati Sean, ma il
vampiro!” - rispose Maddy.
“Davvero?” - rispose Katie.
“Sì e ti dirò di più! Sean
mi ha detto che ieri Bonnie lo ha piantato in asso. Gli ha detto
assurdità tipo < io non ti amerò mai
> e roba varia e poi ha lasciato la festa!” -
continuò Maddy.
“Ma Sean non le ha dato il filtro
d’amore?” chiese Katie guardinga.
“Sì, lo ha fatto! Ma evidentemente lei non lo ha
bevuto! Forse c’è qualcuno che l’ha
avvertita!” - rispose Maddy.
“Un traditore?” - chiese Katie.
“Potrebbe essere! Io vado da Sean a sentire come si deve
ciò che ha da dire, poi avverto i Consiglieri che il piano
non ha funzionato! Tu vieni?” - chiese Maddy.
“No! Tu vai! Se davvero c’è una talpa
allora potrebbe tenerla d’occhio e avvicinarsi a lei se vede
che nessuna di noi due è in casa! Sarà meglio che
io resti qui a fare la guardia! Tu nel frattempo, vai e fai in fretta
poi mi racconterai tutto appena torni!” - rispose Katie.
“Sì! Hai perfettamente ragione!
Cercherò di fare il prima possibile!” - disse
Maddy e si precipitò fuori dalla porta.
Nel frattempo, Katie, rimasta sola, si voltò a guardare le
scale da dove si saliva al piano superiore dove si trovava Bonnie e
tirò un sospiro di sollievo.
Bonnie aveva passato la serata precedente a guardare il cielo e a
baciare Damon.
Era stata la serata migliore della sua vita: tre lunghe ore prima della
mezzanotte completamente soli e immersi nel loro amore.
Bonnie aveva provato più volte a chiedergli come avesse
fatto ad infrangere la regola circa le ore libere, ma Damon le aveva
sempre risposto che presto le avrebbe detto tutto, ma non quella sera
perché quella sera apparteneva a loro.
Bonnie era fuori di sé dalla gioia e più
ripensava a quello che era successo più si sentiva felice.
I baci di Damon erano talmente belli da farle perdere del tutto il
controllo e sentire le mani fredde del vampiro vagare su di lei la
mandava in estasi.
Più volte, la sera prima, avevano dovuto fermarsi e
riprendere il controllo dei loro corpi visto che erano
all’aperto e qualcuno poteva avvistarli, quindi dovevano
tenere sempre gli occhi ben aperti e per farlo dovevano mantenere
intatto l’autocontrollo.
Ma ogni volta che si toccavano finivano sempre sul punto di desiderarne
ancora, di volersi toccare ancora di più, di volersi
stringere ancora di più e sapevano che se si fossero spinti
oltre l’autocontrollo lo avrebbero perso eccome, e non
potevano permetterselo... non quella sera almeno.
Al solo pensiero Bonnie avvampò.
Era tutta intenta a raccogliere i pezzi del vaso che Maddy aveva
inspiegabilmente distrutto poco prima.
Non riusciva a capire perché lo avesse fatto, ma sapeva che
lo sguardo dell’altra strega non le era piaciuto affatto.
Inoltre aveva calpestato tutti i suoi bei fiori.
Ma neppure quello aveva potuto guastare il suo umore.
Si era data da fare per asciugare tutta l’acqua sul pavimento
e per raccogliere tutti i pezzi di creta.
Poi aveva tirato su i girasoli calpestati per gettarli via, ma mentre
si chinava per prenderli intravide, in quella che adesso era una
poltiglia arancione e verde, un girasole che chissà come era
riuscito a sopravvivere al disastro.
Bonnie lo prese facendo molta attenzione e lo osservò: era
in perfette condizioni, non aveva perso neppure uno dei delicati petali.
Bonnie sorrise.
Con la mano libera afferrò il resto dei fiori ormai morti e
li buttò via.
Poi tornò a guardare il fiore sopravvissuto e se lo
portò al naso ispirandone il profumo e sfiorandone i petali
con le labbra in un bacio delicato.
“Cosa è successo ai miei girasoli?” -
quella voce alle sue spalle la fece sorridere.
Bonnie si voltò e i suoi occhi si scontrarono con quelli
divertiti di Damon appoggiato alla finestra a braccia conserte.
“Maddy li ha distrutti!” - rispose Bonnie.
“Capisco!” - rispose Damon con un lieve cenno del
capo.
“Grazie!” - fece Bonnie all’improvviso
guardando il piccolo girasole tra le sue mani.
Quando alzò lo sguardo notò che Damon la fissava
con aria interrogativa e lievemente confusa.
“Per i girasoli!” - si affrettò a
chiarire poggiando il piccolo fiore sulla scrivania lì
accanto.
“Beh! Nessun problema! Mi era sembrato che ne avessi
bisogno!” - le rispose il vampiro.
“Bisogno?” - adesso quella confusa era Bonnie.
“Si! Ieri mentre provavi il vestito per il ballo facevi
pensieri strani su me che ti lasciavo!” - spiegò
Damon.
“Mi hai spiata?” - chiese Bonnie alzando un tantino
la voce per fingersi arrabbiata o quantomeno contrariata.
“Non venirmi a dire che questo non ti lusinga
perché non ci credo, streghetta!” - rispose Damon
sorridendo di sbieco.
Bonnie avvampò per l’imbarazzo e
abbassò lo sguardo sorridendo nervosamente.
“Ma è sbagliato!” - disse.
“E allora?” - rispose Damon svanendo dalla finestra
e materializzandosi in meno di un secondo a pochi centimetri da lei.
“Un giorno di questi mi farai prendere un colpo!” -
commentò Bonnie.
“Non ci sono riuscito fino ad adesso, dubito che ci
riuscirò in seguito!” - rispose Damon prendendola
tra le braccia e avvicinandola a sé.
Bonnie già cominciava a sentire parecchio caldo, il
chè era strano visto che Damon era più freddo del
ghiaccio.
Le mani cominciarono a sudarle e il cuore a battere forte mentre Damon
le accarezzava la schiena e le baciava il collo.
“Potrebbero sentirci! Maddy e Katie, intendo! Oppure
potrebbero entrare qui all’improvviso!” - Bonnie
cercava di restare lucida.
“Non preoccuparti! Quella bionda rovina-girasoli è
appena uscita e non tornerà tanto presto e
Katie…beh sono sicuro che non ci darà
fastidio!” - le sussurrò Damon
all’orecchio.
“Come fai a sapere che Katie non verrà di
sopra?” - chiese Bonnie.
“Sesto senso! Non preoccuparti ho tutto sotto controllo,
streghetta!” - rispose Damon.
Bonnie gli portò le mani intorno al collo e
cominciò a giocare con quei capelli così neri, ma
così inspiegabilmente lucenti.
Damon la teneva stretta e le stava baciando una spalla.
“Ma potrebbe sentirci o vederci qualcun altro dalla finestra,
per esempio!” - cercò di ribattere Bonnie.
Damon si scostò un attimo da lei e si voltò per
guardare la finestra aperta alle sue spalle.
“Hai ragione!” - disse e un secondo dopo non era
più con lei, ma accanto alla finestra che si chiuse
istantaneamente lasciandoli soli, lontano da tutto e da tutti,
illuminati soltanto dalla luce dell’unico sole in cielo che
filtrava attraverso le tende semi-trasparenti.
Damon tornò a voltarsi verso di lei.
Bonnie si sentiva di nuovo come la sera precedente.
Si sentiva una cacciatrice, sentiva in lei un fuoco che divampando dal
basso ventre l’avvolgeva a poco a poco.
La tortura era ritornata, ma, se possibile, era ancora più
piacevole della sera prima.
C’era qualcosa, però, dentro di lei che le diceva
che avrebbe dovuto odiare Damon perché lui era un vampiro,
che tutto quello che stava facendo era sbagliato, era tradire la magia
e l’intero Regno.
Ma era una voce lontana, flebile, appena udibile e stramaledettamente
facile da ignorare, era la voce dei vari insegnanti
dell’Accademia che le avevano detto e ridetto sempre le
stesse cose, giorno dopo giorno: che i vampiri erano malvagi e non
potevano essere diversi, che i vampiri non potevano provare nulla, che
i vampiri volevano solo sangue, che i vampiri non erano in grado di
amare.
Bonnie orami sapeva che erano tutte bugie, non tutti i vampiri erano
malvagi così come non tutte le persone avevano i capelli
biondi.
Ogni vampiro era diverso dall’altro e non si poteva fare di
tutta l’erba un fascio.
Damon, ad esempio, provava dei sentimenti, era in grado di amare e
amava lei, non era come tutti gli altri e glielo aveva dimostrato.
Ma Bonnie sapeva anche che il Consiglio l’aveva accolta
quando lei non aveva più nessuno e non poteva voltare loro
le spalle così, non era da lei.
Damon si staccò dalla finestra e avanzò verso di
lei lentamente.
Bonnie restò immobile a fissarlo in preda a quel fuoco che
non voleva saperne di lasciarla stare.
“E’ sbagliato, Damon!” - ma quello di
Bonnie fu un sussurro per niente convincente.
“Lo so!” - rispose Damon, ma continuava ad avanzare.
Ad ogni passo del vampiro erano sempre più vicini.
Ad ogni passo del vampiro il fuoco cresceva.
Ad ogni passo del vampiro ogni dubbio su cosa fosse giusto o sbagliato
svaniva.
“E’ un errore!” - si ostinò a
ripetere Bonnie, ma Damon era ormai ad un paio di centimetri da lei.
“L’hai già detto! Ed io ti ho
già detto che lo so!” - rispose Damon afferrandola
per i fianchi e costringendola ad arretrare fino a che il corpo di
Bonnie non restò schiacciato tra la parete e Damon.
“Lo so che l’ho già detto ma
è sbagliato comunque! Io dovrei odiarti!” -
rispose Bonnie, ma ormai le sue erano solo frasi di circostanza, quelle
che ogni strega con un po’ di buonsenso doveva dire al
vampiro di turno che cercava di sedurla.
Ma Bonnie si rese tragicamente conto che lei di buonsenso ne aveva
davvero proprio, aveva passato così tanto tempo con Damon o
a pensare a Damon, in quei giorni, che doveva averne finito le scorte,
di buonsenso.
“Ma non mi odi!” - rispose il vampiro e Bonnie
sentì le mani di Damon che afferravano le sue e le portavano
ai lati della sua testa, a contatto con la parete fredda della stanza.
“Dovrei!” - rispose Bonnie, mordendosi il labbro
inferiore, con una voce che non le era mai appartenuta, carica di
passione, desiderio e…fuoco, lo stesso che le divampava
dentro e che adesso premeva per venire liberato.
Damon tornò a baciarle il collo, poi risalì piano
lungo la mascella ricoprendola di baci delicati, si fermò
solo quando arrivò alle labbra di Bonnie sulle quali
sussurrò: “Sì! Dovresti proprio
odiarmi!” - prima di baciarla in un modo che di delicato
aveva poco o forse niente.
Il fuoco dentro Bonnie esplose.
Divincolò le mani dalla presa di Damon e si
aggrappò a lui saltandogli in braccio con le gambe intorno
alla vita del vampiro.
Lui le aveva afferrato i capelli e le teneva la nuca continuando a
tenerla ferma contro la parete.
Bonnie non si era mai trovata in una situazione più sensuale
ed eccitante di quella e mai nella vita si era sentita più
viva.
Sentì le mani gelide di Damon toglierle la camicetta, ma non
sentì l’imbarazzo che aveva immaginato di provare.
Era tutto caldo, passionale e perfetto.
Sfilò la giacca a Damon senza nessuna esitazione e mentre
lui le baciava il collo Bonnie si sentì trasportare e
stendere delicatamente sul letto.
Damon si tolse la maglietta e riprese a baciarla.
Bonnie piegò una gamba e l’avvolse attorno alla
vita del vampiro.
Si scoprì a compiere con totale naturalezza gesti che non
aveva mai pensato di fare, gesti audaci e senza il minimo imbarazzo.
Stava scoprendo una nuova Bonnie e sapeva che il merito era solo di
Damon e di quello che le scatenava dentro.
Damon si staccò improvvisamente da lei e la
guardò negli occhi, accarezzandole il viso con il dorso
della mano destra.
“Ti amo, streghetta!” - le disse.
“Ti amo anch’io!” - rispose Bonnie e
sapeva che quella era la verità più bella
esistente al mondo e la più giusta.
Non c’era nulla di sbagliato in tutto quello che stava
accadendo.
“Non c’è nulla di sbagliato!
E’ tutto così giusto da far
paura!” - voleva che Damon sapesse a cosa stava
pensando in quel momento.
“Lo so!” - fu l’unica risposta di Damon.
Poi tornarono a baciarsi e la follia, la pazzia, il fuoco, riprese
bruciandoli entrambi nel più meraviglioso degli incendi.
NOTE:
Ciao a tutti!
Nuovo capitolo aggiunto puntualmente!
Mi sento proprio fiera di me stessa: sto incredibilmente riuscendo a
mantenere la mia promessa di postare due giorni a settimana senza
intoppi nonostante il lavoro, l'università e il fratello
rompiscatole!
Tornando a noi...
Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto.
Maddy ha cominciato ad intuire come stanno le cose e nel prossimo
capitolo scopriremo cosa hanno intenzione di fare i Consiglieri in
merito.
Katie è un'attrice da premio Oscar e la nostra amata
coppia...beh...loro al momento sono impegnati! Ma è anche
giusto che si godano un pò di sereno prima della
tempesta!XDXDXDXDXD
Grazie a chi ha letto e a chi ha recensito lo scorso capitolo! Grazie
mille davvero!
Adesso vi lascio.....a domenica...BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 15 *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo
tredicesimo
Maddy
era uscita di casa in preda alla follia e immensamente grata di avere
Katie dalla sua parte che le aveva tolto il peso di sorvegliare Bonnie,
e adesso camminava a passo spedito tra le strade di Kemet illuminate
dal limpido sole serale.
- Accidenti! Accidenti!
Accidenti! - si era ripetuta quella parola incessantemente
da che aveva messo piedi fuori dalla porta.
Non riusciva proprio a capacitarsi di essere stata così
sciocca e cieca da pensare che Bonnie non le nascondesse nulla di
così importante e che non avesse avuto contatti con il
vampiro solo perché lei non ne aveva mai trovato le prove.
Bonnie era stata tremendamente furba e il vampiro più di lei.
- Possibile che in una
città piena zeppa di streghe e stregoni nessuno si sia
accorto di un vampiro che sorvegliava casa nostra? Incredibile!
- Maddy cominciava a credere seriamente che il vampiro Damon infondo
avesse ragione quando diceva che gli stregoni erano degli idioti.
Tutti tranne lei ovviamente.
Aveva imparato la lezione, aveva abbassato la guardia e quei due
l’avevano fatta franca con i loro incontri clandestini.
Ma da adesso in poi sarebbe stato tutto diverso.
In più c’era il problema piuttosto rilevante della
possibile talpa nel Regno.
- Come può
un essere magico tradire il suo stesso popolo per un paio di ignobili
vampiri senza nessuna speranza? - era la domanda che
tartassava la mente di Maddy e non le dava tregua.
Persa nei suoi pensieri arrivò all’Accademia dove
sapeva che di sicuro avrebbe trovato Sean a quell’ora e
fortunatamente lo stregone le risparmiò la fatica di
metterselo a cercare per l’intera scuola, facendosi trovare
proprio davanti al cancello che conduceva ad una stretta stradina che
faceva da collegamento tra l’Accademia e il Palazzo del
Consiglio.
“Sean!” - lo salutò avvicinandosi.
“Maddy!” - le rispose lui con lo stesso tono di
saluto.
Maddy non si fermò e continuò spedita verso il
Palazzo del Consiglio affiancata da Sean.
“Katie?” - chiese Sean notando subito
l’assenza dell’altra strega spia.
“E’ una santa ragazza molto intelligente! Ha capito
subito la gravità della cosa! Ora è a
sorvegliare da vicino Bonnie in modo che nessuno si possa
avvicinare!” - rispose Maddy orgogliosa per l’amica.
“Farete dei turni?” - chiese Sean.
“E’ stata un’idea di Katie!
Un’idea a dir poco geniale, direi, visto che non possiamo
più permetterci errori!” - rispose Maddy.
Sean annuì.
“Piuttosto! Raccontami come sono andate le cose,
esattamente!” - ordinò Maddy.
“Beh! Sono venuta a prenderla e per tutto il tragitto non mi
ha degnato di uno sguardo o di una parola, anzi sembrava piuttosto
infastidita! Arrivati lì abbiamo fatto un giro, abbiamo
ballato, l’ho convinta a bere dello champagne dentro cui
aveva riversato tutto il filtro d’amore! Lei mi ha chiesto di
andare a prenderle da mangiare, io ci sono andato. Quando sono tornato
mi ha mostrato il bicchiere vuoto, mi ha sorriso, io l’ho
baciata e lei mi ha dato una ginocchiata nello stomaco prima di
concludere il tutto con una bella minaccia! Poi è andata via
e non l’ho più vista!” -
spiegò frettolosamente Sean.
“E tu non sei andato a cercarla?”
“Certo che si, ma Dio solo sa dove si era cacciata,
perché non sono riuscito a trovarla! Così mi sono
arreso e mi sono goduto il resto della serata a modo mio!” -
rispose Sean.
“Mmh, ok! Adesso diremo tutto a Samuel e Samia!” -
disse Maddy.
“Cosa credi che diranno?” - chiese Sean.
“Adesso lo scopriremo!” - rispose incerta Maddy
varcando il portone laterale del Palazzo del Consiglio.
“COSA?” - l’urlo di Samuel aveva quasi
rotto un timpano a Samia.
Ma infondo Samia lo capiva: era sconvolto.
Aveva passato quei giorni nell’assoluta sicurezza che tutto
stesse andando per il meglio: i vampiri facevano come era stato loro
ordinato e non avevano creato problemi a nessuno; Bonnie era
controllata e sembrava che fosse anche lei apposto; per togliersi ogni
dubbio avevano architettato quella cosa del filtro e fino a quel
momento Samuel e Samia erano convinti che avesse funzionato, e invece
guarda cosa si scopriva adesso: Bonnie non aveva bevuto il filtro e
aveva mostrato a Sean bicchiere vuoto il cui contenuto era finito
chissà dove.
Evidentemente la situazione non era così tranquilla come
credevano e questo era un fatto sconcertante.
Solo che, mentre Samia si limitava a riflessioni personali
sull’aggravarsi della situazione e a varie considerazioni e
ipotesi, Samuel esplodeva urlando ai quattro venti tutto il suo
rammarico.
Esattamente come stava facendo adesso inveendo senza sosta sui poveri
Maddy e Sean colpevoli, rispettivamente, di aver ideato un piano
imbecille e di non aver portato a termine il suddetto piano imbecille
che proprio perché imbecille doveva essere di facile
attuazione.
Samia si ritrovò a compatire i due giovani che adesso
guardavano il pavimento imbarazzati e nervosi.
“E Katie dov’è?” -
urlò alla fine Samuel tornando a sedersi sul suo trono.
“E’ rimasta a casa a sorvegliare Bonnie! Ha pensato
che fosse meglio che da ora in poi Bonnie non fosse mai
sola!” - rispose timidamente Maddy con un filo di voce.
“Bene! Sono felice di sapere che almeno qualcuno con un
po’ di sale in zucca c’è!” -
rispose Samuel.
“Samuel, non prendertela così tanto con loro! Non
potevano di certo sapere cosa aveva in mente Bonnie!” - Samia
cercò di smorzare gli animi.
“Avrebbero dovuto immaginarlo! E’ il loro
lavoro!” - tuonò Samuel.
“Sì! E il nostro lavoro è quello di
vegliare su tutto il Regno e fino ad ora nessuno di noi due ha avuto
sospetti su Bonnie e su se si incontrasse oppure no con il vampiro, mi
sembra! Noi abbiamo sbagliato almeno quanto loro, se non di
più!” -rispose Samia.
Samuel la fissò dritto negli occhi per qualche attimo, poi
annuì lievemente e rilassò le spalle.
“Hai ragione! Scusate ragazzi è che questa storia
mi ha fatto innervosire parecchio! Odio il fatto che quel vampiro me la
faccia sotto il naso e sappiamo tutti che non può e non deve
passare troppo tempo con Bonnie altrimenti corriamo il rischio che
possa risvegliare in lei dei ricordi, magari il ricordo-chiave e a quel
punto tutto sarebbe andato!” - disse Samuel recuperando del
tutto il suo autocontrollo.
I due giovani annuirono e tornarono ad alzare lo sguardo.
“Bene! Adesso la domanda che giustamente
c’è da porsi è: è possibile
che nel Regno ci sia un traditore che collabora con i vampiri e a fatto
sì che Bonnie sapesse di non dover bere dal bicchiere
offertole da Sean?” - chiese retoricamente Samuel.
“Mi sembra così assurdo! Un traditore nel Regno!
Non riesco a crederci!” - sussurrò Maddy.
“Sì, Maddy, hai ragione! Ma sappiamo che per
quanto possa risultare doloroso anche nelle famiglie più
belle come la nostra talvolta ci sono delle pecore nere pronte ad
allearsi con il nemico! E nonostante mi costi molto ammetterlo, bisogna
ammettere che quella del traditore è l’unica
spiegazione possibile per tutta questa faccenda!” - rispose
Samia.
“Allora se c’è davvero un traditore
è possibile anche che sia in contatto con il vampiro,
giusto?” - chiese Sean.
“Giusto! Deve essere così per forza! E magari gli
ha spifferato anche tutto quello che c’era da sapere sul
Sigillo e sul ricordo-chiave! Proprio per questo dobbiamo stare molto
più attenti di prima nei prossimi giorni, poi con la morte
di Damon tutto sarà sistemato!” - rispose Samuel.
“Cosa dobbiamo fare?” - chiese Maddy.
“Direi che con Bonnie si può fare come ha
suggerito Katie e tenerla d’occhio costantemente anche
durante la notte! Per quanto riguarda i vampiri raddoppierò
il numero di guardie davanti alla cella e ne invierò altre
due a pedinare segretamente i vampiri quando sono nelle loro ore
libere! Con un po’ di fortuna riusciamo a scoprire
l’identità del traditore!” - disse
Samuel.
“Mi sembra un’ottima idea e anche l’unica
attuabile!” - concordò Samia.
“Sì! Però dovremmo anche innervosirli!
In modo da far compiere loro un passo falso e magari riusciremo a
fermare questa cosa prima dello scadere della settimana! Capirete che
dobbiamo cercare di accorciare molto i tempi se il vampiro conosce
tutta la verità! E se riusciamo a beccarli insieme allora
potremmo uccidere i vampiri senza aspettare oltre e sistemeremo
tutto!” - continuò Samuel.
“Come faremo ad innervosirli?” - chiese Sean.
“Indiremo una seduta del Consiglio e inviteremo tutti quelli
a conoscenza del segreto di Bonnie, Bonnie stessa e i vampiri!
Lì parlerò io cerando di far intendere loro che
sappiamo e che staremo loro addosso! Conoscendo Bonnie si
innervosirà molto e forse sarà proprio lei a
farsi prendere dal panico!” - rispose tranquillo Samuel.
“Inoltre così avremo nella stessa stanza il
vampiro, Bonnie e il fantomatico traditore!” - disse Samia
sovrappensiero.
“Giusto! Se davvero esiste un traditore deve per forza essere
tra coloro che conoscono la verità su Bonnie!” -
confermò Samuel annuendo.
“Non sono io!” - disse Sean.
“Neanch’io! Non potrei mai!” - disse
Maddy.
“Ovviamente né io né Samia avremmo mai
potuto tradire il Regno!” - disse Samuel.
“E sono sicura che non è neppure Katie!
E’ troppo devota per fare una cosa simile!” -
continuò Maddy.
“Concordo! Secondo me è un altro
Consigliere! Se noi fallissimo con questa storia di Bonnie loro ci
guadagnerebbero una bella promozione visto che noi due verremmo
uccisi!” - disse Samuel rivolto a Samia che annuì
increspando le labbra e la fronte.
Calò un breve silenzio, poi Samuel tornò a
parlare.
“Allora! Voi due resterete qui e organizzeremo per bene
questa assemblea! La faremo stasera stessa! Adesso i vampiri sono
liberi, torneranno alle venti in punto! Manderò delle
guardie ad accoglierli e a portarli qui e per allora dovrà
essere tutto pronto! Tu, Maddy, chiama Katie, raccontale della nostra
chiacchierata e dille di portare Bonnie qui, immediatamente!”
- ordinò Samuel.
“Lo faccio subito!” - rispose Maddy.
Quella sera Stefan aveva deciso di accompagnare Damon.
Era certo che tutto quel casino del filtro d’amore che non
era andato a buon fine sarebbe presto arrivato alle orecchie dei
Consiglieri e le cose potevano, di conseguenza, complicarsi.
E adesso, mentre Damon era di sopra con Bonnie, Stefan se ne stava
seduto su una poltrona di fronte alla strega alleata Katie che si stava
versando un tè comodamente seduta sul divano.
“Immagino che sia inutile chiederti se posso offrirti
qualcosa, giusto?” - le chiese lei portandosi la tazza alle
labbra e guardandolo di sottecchi.
“Giusto!” - confermò Stefan con un
sorriso.
Passarono qualche altro minuto in totale silenzio, con Stefan che si
guardava intorno e Katie che lo teneva d’occhio, poi la
strega parlò.
“Posso farti una domanda? E’ una
curiosità!” - chiese.
Stefan annuì gentilmente.
“Ecco, mi chiedevo come fate a sopravvivere qui! Non credo
che vi diano sangue e voi non potete procurarvelo altrimenti verreste
uccisi all’istante senza poter far nulla per
Bonnie!” - fece Katie.
“Diciamo che siamo resistenti! In più sapevamo a
cosa andavamo incontro e prima di entrare qui ci siamo nutriti per
bene! Io con parecchi animali e Damon…beh lui non
ha preso molto per via della preoccupazione e anche per il fatto che
nel Labirinto, poco prima di entrare qui dentro, sai…lui
ha…isomma..” - Stefan si rese conto troppo tardi
di aver toccato un tasto dolente.
“Lui ha dissanguato Ted! Lo so! Ma non preoccuparti, io non
gliene dò la colpa! Damon ha fatto solo quello che doveva
fare per il suo bene e per quello di Bonnie! I veri assassini di mio
cugino sono i Consiglieri!” - rispose Katie pacatamente.
Stefan annuì nervosamente invidiandole il suo enorme
autocontrollo.
“Ma da allora non vi siete indeboliti?” - chiese
Katie tornando al discorso precedente.
Stefan gliene fu grato.
“Beh, si, un po’! Ma non me ne
preoccupo!” - rispose Stefan.
“Tu mi sembri molto provato! Più di
Damon!” - osservò la strega.
“Dipende dalla dieta! Io sono più debole di Damon
perché per lo più bevo sangue
animale…bevo sangue umano solo quando la mia fidanzata me lo
offre spontaneamente oppure in casi estremamente gravi in cui rischio
la morte!” - spiegò Stefan.
“Ma Damon non è così” -
osservò Katie.
“Oh, no! Lui ha sempre bevuto sangue umano! Ma non uccide
nessuno per procurarselo, almeno non lo fa più da quando sta
con Bonnie! Si limita a prenderlo negli ospedali!” - rispose
Stefan.
“All’Accademia…” -
cominciò Katie, ma Stefan la interruppe.
“Lo so! Damon mi ha detto cosa vi insegnano! Ma non
è vero! Un vampiro può vivere di sangue
animale…io ne sono la prova vivente da più di
cinque secoli! E ormai avrai capito anche tu che i vampiri possono
provare sentimenti e possono amare!” - disse.
“Già! Mi domando quante altre cavolate ci
insegnino! Per loro è tutto sempre bianco o nero, non esiste
il grigio! Voi siete il nero, noi siamo il bianco! E devo confessare
che anch’io la pensavo così fino a poco tempo fa,
ma le cose sono cambiate quando ho scoperto cosa era successo a Ted! Ho
capito che esiste il grigio, che nella vita è quasi tutto
grigio. Esiste il grigio nelle creature magiche, le creature bianche
che si macchiano di nero con i loro sordidi crimini.
Così come esiste il grigio nelle creature oscure, le
creature nere che si macchiano di bianco quando sfidano la morte per
amore come sta facendo ora Damon!” - rispose Katie.
Stefan le sorrise.
“Sai… quando verrai con noi voglio farti conoscere
una persona! Sono sicuro che andrete d’accordo, vi
somigliate! E’ come una sorella per Bonnie, si chiama
Meredith ed è la saggezza del gruppo, per così
dire! Le piacerà questa tua osservazione!” - le
disse.
“Stai dicendo che potrò stare con voi quando
sarò nel vostro mondo?” - chiese Katie incredula.
“Certo! Perché ti sorprendi! Tu ci hai dato una
speranza di riuscita! E’ il minimo!” - rispose
sincero Stefan: quella strega gli piaceva.
“Grazie!” - rispose Katie.
Pochi istanti dopo il cellulare di Katie squillò.
“E’ Maddy!” - annunciò prima
di rispondere.
“Maddy? Dimmi tutto!” - disse.
La telefonata durò poco. Per tutto il tempo Katie non aveva
fatto altro che ripetere < Sì > e < Ok
>, ma Stefan notò che mano a mano che andava avanti
Katie si irrigidiva.
Quando attaccò, Stefan le chiese cosa fosse successo.
“Siamo nei guai! Grossi guai!” - disse.
Damon era felice.
Teneva stretta a se la streghetta e le accarezzava la testa che lei
teneva delicatamente appoggiata sul suo petto, all’altezza
del cuore, e si sentiva felice.
Nei primi momenti successivi al Labirinto aveva seriamente creduto che
non sarebbe mai più tornato ad assaggiare quel pezzo di
felicità e paradiso che solo la streghetta sapeva donargli.
Aveva temuto di restare nel suo baratro nero fatto solo di odio e di
morte.
Invece si era sbagliato.
Stranamente Stefan aveva avuto ragione a dire che non esisteva una
vecchia Bonnie e una nuova Bonnie e che Bonnie era sempre la stessa,
era unica e lo amava.
Damon aveva passato i giorni precedenti a cercare di avvicinarsi a lei,
ma non troppo; a cercare di parlarle, ma senza fare nessuna allusione e
scegliendo bene le parole da dire.
L’aveva vista come una ragazza nuova identica alla sua
streghetta, una ragazza che non lo amava e che lui doveva lottare per
poterla conquistare.
Invece si era sbagliato.
Bonnie era sempre lei e lui non doveva lottare per poterla amare
liberamente.
Ne aveva avuto la conferma la sera precedente quando l’aveva
baciata e poco prima quando avevano fatto l’amore: gli era
bastato lasciarsi andare, gli era bastato comportarsi come avrebbe
fatto se non si fossero trovati nella situazione in cui lei non
ricordava nulla, gli era bastato tornare alla normalità per
sentirla di nuovo sua, per sentirle dire di nuovo che lei lo amava, per
dare avvio alla lotta tra il cuore, che gli era sempre appartenuto, e
la ragione, che necessitava di un aiuto sconsiderato per tornare ad
essere sua.
- Damon! Damon siamo
nei pasticci! Scendete! - la voce mentale di Stefan lo
raggiunse come un pugno in un occhio.
Damon l’avrebbe volentieri ignorata se non fosse stato che il
tono e l’urgenza che avevano accompagnato la voce del
fratello gli erano sembrati sospetti.
Guardò l’orologio appeso alla parete: 19: 47.
Poco male tra poco avrebbe comunque dovuto lasciare la streghetta,
quindi assecondò il fratello.
“Streghetta, dobbiamo scendere di sotto! Mio fratello
è piuttosto allarmato!” - le disse.
Bonnie alzò la testa per guardarlo negli occhi.
“Mio fratello? Di sotto? Ma sei impazzito? Di sotto
c’è Katie!” - rispose Bonnie.
- Giusto! Dimenticavo
che non le ho ancora detto nulla! -
“Non preoccuparti per Katie! Fidati di me! Vieni di sotto e
capirai tutto!” - le disse.
Bonnie lo fissò per mezzo minuto, poi annuì.
Si rivestirono in fretta e scesero di sotto.
Damon si accorse che Bonnie tremava.
“E’ tutto ok! Non preoccuparti!” - le
disse sorridendole in modo incoraggiante mentre scendevano gli ultimi
gradini.
“A dire il vero non è niente ok!” -
puntualizzò la strega Katie.
Damon si accigliò.
“Che significa?” - chiese.
“Significa che Maddy ha chiamato! Come prevedibile ha
raccontato il fiasco di ieri ai Consiglieri, ma non è questo
il problema! Il problema vero è che sono giunti alla
conclusione che Bonnie non poteva sapere nulla del filtro nel bicchiere
e che quindi se non l’ha bevuto è
perché una talpa nel Regno che è in combutta con
voi glielo ha detto e vogliono scoprire chi è il traditore!
Inoltre, cosa ancora più preoccupante, hanno indetto
un’assemblea a cui verrete costretti a partecipare, in cui
cercheranno di estorcerti la verità su ciò che
accade tra te e Bonnie da quando sei arrivato, visto che Maddy ha fatto
due più due e ha capito che i girasoli glieli hai mandati tu
e non Sean!” - spiegò Katie.
“Un’Assemblea?” - chiese Damon.
“Già! Secondo me vogliono intimidirci!”
- disse Stefan.
“Questo è poco, ma sicuro fratellino!
L’importante è che non ci facciamo prendere dal
panico, quindi lascia parlare me, perché scommetto che
contano su un nostro errore visto che in mano hanno solo supposizioni e
niente prove!” - rispose Damon.
“Io sono d’accordo, ma state attenti comunque! Io
baderò a Bonnie!” - disse Katie.
“Ok!” - Stefan.
“Bene!” - Damon.
“Ehi? Mi spiegate che sta succedendo?” - Bonnie.
Damon si voltò verso la streghetta: era tremendamente
confusa.
“Che succede? E che ci fa Katie qui tutta
tranquilla?” - chiese Bonnie.
Damon non sapeva da dove cominciare, le cose da dire erano tante, ma il
tempo pochissimo.
Fu Katie a prendere la parola.
“Adesso non c’è tempo, Bonnie, ma domani
ti spigheremo tutto! Per il momento ti basti sapere che Samuel e Samia
non sono ciò che credi e che non vogliono il tuo bene! Maddy
non ti è amica e se si scopre di te e di Damon è
molto probabile che lo uccidano subito. Ma io sono dalla vostra parte,
Bonnie! Io vi sto aiutando!” - le disse Katie guardandola
negli occhi.
“Allora la talpa di cui parlavate prima esiste e sei
tu!” - disse Bonnie.
Katie annuì.
“Ma non ho capito tutto il resto…che
significa?” - chiese Bonnie.
“Ascoltami Bonnie! Adesso non c’è tempo!
Ti risponderemo domani, è una promessa! Adesso
però dovrai venire con me a quella assemblea e non dovrai
aprire bocca, non dovrai lasciarti sfuggire né una parola
né un pensiero su te e Damon altrimenti lo uccideranno
lì davanti a te! E noi non lo vogliamo visto che abbiamo
più o meno un piano per permettergli di rimanere in vita e
fuggire dal Regno Magico prima che venga attuata la
condanna!” - rispose Katie.
Gli occhi di Bonnie si illuminarono.
“Davvero?” - chiese.
“Sì! Allora acconsenti a fare come ti dico? A
fidarti di noi invece che del Consiglio? Per salvare Damon? Domani ti
racconteremo ogni cosa!” - fece Katie.
“Sì, va bene!” - disse Bonnie.
“Allora andiamo!” - disse Damon in direzione del
fratello che si limitò ad annuire.
“Sta attento!” - gli disse Bonnie afferrandolo per
un braccio.
“Non preoccuparti, streghetta! Non ho intenzione di farmi
ammazzare! Ti amo!” - le disse e le sfiorò le
labbra in un bacio delicato prima di correre con Stefan verso il
Palazzo del Consiglio.
NOTE:
Ciao a tutti!
Incredibile! Giusto la volta scorsa ho detto di essere fiera della mia
puntualità nel postare e adesso faccio
tardi...vabbè...ma non è colpa mia...è
il mio stupido pc che non vuole saperne di connettersi a internet!
Quindi mi devo arrangiare: adesso sono all'università!
TORNANDO A NOI....
Capitolo di passaggio...non succede granchè, ma dato che la
storia sta volgendo al termine ( dovrebbero mancare più o
meno 5 capitoli), il capitolo di passaggio mi è servito per
entrare un attimino nella testa dei così detti nemici che,
se fino ad ora hanno riposato sugli allori, si daranno alla pazza gioia
alla fine!
E vi assicuro che ne succederanno delle belle: vi dico solo che ci
saranno almeno due morti e non saranno Samuel e Samia, almeno non tutti
e due!
Adesso vi lascio....un grazie infinite a tutti coloro che mi seguono
con infinita pazienza....vi adoro!
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 16 *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo
quattordicesimo
Il
viaggio verso il Palazzo del Consiglio fu il più lungo e il
più angosciante della vita di Bonnie.
Aveva capito poco e niente di quello che stava succedendo tranne che
doveva fidarsi di Katie, non doveva parlare con nessuno di Damon e che,
soprattutto, Damon poteva morire da lì a breve perdendo
l’opportunità di aggirare il patto con il
Consiglio e di andarsene sano e salvo prima dello scadere dei sette
giorni.
Bonnie era sempre più confusa e sentiva un enorme magone in
gola.
- Samuel e Samia non
sono chi dicono di essere e non vogliono il tuo bene….Maddy
non ti è amica…. - le parole di
Katie vorticavano senza sosta nella sua mente.
Aveva sempre creduto che tra le due fosse Maddy quella che davvero le
voleva bene, mentre Katie la considerava soltanto un peso e, invece,
adesso le dicevano che era l’esatto opposto.
- Possibile che il mio
intuito faccia davvero così schifo? -
Ma Damon si fidava di Katie e lei amava Damon e sapeva che lui la
ricambiava, quindi l’unica cosa sensata da fare in quel
momento era quella che le sembrava davvero la più folle:
fidarsi di una che non si era mai mostrata proprio aperta nei suoi
confronti in modo da salvare da morte certa, per mano di coloro che si
supponeva volessero il suo bene, il proprio ragazzo vampiro con
fratello vampiro al seguito.
Sembrava davvero un’assurdità, ma Bonnie sentiva
qualcosa dentro di lei, una vocina lontana chilometri, che le diceva
che era quella la cosa giusta da fare.
E più Bonnie sentiva il calore della presa di Katie sulla
sua mano, più sentiva che qualcosa di distante e familiare
si risvegliava.
Lei voleva
fidarsi di Katie.
Katie, quella sempre riflessiva, quella saggia, quella con i capelli
scuri, le piaceva davvero, le era sempre piaciuta come le era
sempre piaciuto quel suo modo di rapportarsi più pacato e
silenzioso, ma, a quanto pareva, immensamente più sincero di
quello brioso e solare, ma finto, di Maddy.
“Io mi fido di te!” - disse Bonnie risoluta e Katie
si voltò per rivolgerle un sorriso incoraggiante e tenero
come quello che le sorelle maggiori rivolgono alle sorelline minori
finite nei guai.
La sensazione di familiarità di poco prima crebbe ed esplose.
Bonnie parlò senza rendersene conto.
“Ti voglio bene, Meredith!” - furono le parole che
Bonnie non riuscì a frenare.
Parole che le risultarono senza senso e completamente fuori luogo,
perchè lei non conosceva nessuno che si chiamasse Meredith e
a cui volesse bene.
Ma a destabilizzare Bonnie fu la veridicità e la purezza dei
sentimenti che avevano accompagnato quelle parole.
Immediatamente sentì un cerchio alla testa e venne colta da
un lieve capogiro che la costrinse a chiudere gli occhi e a riaprirli
più e più volte sotto lo sguardo attento e
preoccupato di Katie.
Bonnie si sentiva strana, si sentiva fluttuare.
Provava la stessa sensazione di quando ci si risveglia con la
consapevolezza di aver sognato qualcosa, ma non si ricorda esattamente
cosa. E più ci si sforza, più il sogno scompare,
ma più il sogno scompare, più la sensazione di
aver sognato e la voglia di ricordare cresce.
“Bonnie è tutto ok?” - la voce di Katie
irruppe gentilmente nei suoi pensieri.
Bonnie vi si aggrappò per tornare in sé.
“Sì! E’ tutto
apposto…credo!” - disse tirando un sospiro e
sorridendo all’altra strega.
“Come mi hai chiamata prima? Meredith?”
chiese Katie.
Bonnie non sapeva cosa rispondere: doveva negare, oppure doveva dire
che era vero e farsi prendere per pazza?
Optò per la verità…tanto ormai ogni
cosa, nella sua via, era una pazzia.
“Sì, credo di sì! Ma non chiedermi il
perché….non lo so!” - rispose sincera.
A quel punto era pronta per altre domande, ma Katie la sorprese ancora
una volta: le sorrise felice.
“Non preoccuparti, Bonnie! Domani ti verrà
spiegato anche questo!” - le disse riafferrandole la mano e
ricominciando a camminare.
“Fantastico! Non vedo l’ora che sia
domani visto che dovete darmi un sacco di spiegazioni! Inoltre io
non…” - lo sproloquio di Bonnie venne interrotto
bruscamente da Katie.
“Basta! Dovrai essere paziente, Bonnie! Adesso ricorda che
c’è altro da fare! Comportati normalmente e
stà attenta a Maddy e a quello che dirai fino a che non
saremo di nuovo sole!”.
Entrarono silenziosamente nel Palazzo del Consiglio e vennero scortate
fino alla Sala delle Udienze, dove aveva visto Damon per la prima volta
e dove, si sperava, non fosse costretta a vederlo per
l’ultima.
Raggiunsero Maddy e Sean sulla prima fila di spalti e Bonnie
cercò di comportarsi il più normalmente e
innocentemente possibile, ma Maddy gliela rendeva davvero dura con i
suoi stupidi commenti e le sue assurde insinuazioni.
“Oggi risolveremo il tuo problema, Bonnie cara!” -
le disse.
Bonnie cercò di fare l’indifferente:
“Perché? Io ho un problema?”.
“Certo! Il vampiro! Non dirmi che non è come dico
io!” - continuò Maddy.
“Non so davvero di cosa tu stia parlando!” -
rispose Bonnie accompagnando le parole con il suo sguardo
più innocente e disorientato.
Sentì la stretta di Katie sulla sua mano diventare
più forte, in segno di approvazione e, come un flash, Bonnie
si ricordò di una cosa importante.
Non era solo Damon a rischiare la vita, in quel momento, ma
anche Katie.
Lei aveva aiutato i due fratelli vampiri, li avrebbe aiutati in
seguito, si era schierata dalla loro parte tradendo il Consiglio e
tradendo il Regno.
Samuel e Samia stavano cercando un traditore e quel traditore era Katie.
Se avessero capito che la sua amica era la talpa l’avrebbero
uccisa seduta stante e Bonnie sarebbe stata costretta a vedere il
massacro delle persone a lei più care in quel momento,
svolgersi sotto i suoi occhi senza che lei fosse in grado di fare nulla.
Non poteva permetterlo.
Ricambiò la stretta di Katie con ancora più
energia e forza.
Quando le porte si aprirono per lasciare entrare i due vampiri, Bonnie
sentì chiaramente il suo sguardo emanare una risolutezza mai
avuta prima.
Si sarebbe fidata, avrebbe fatto tutto il possibile per far
sì che i dubbi del Consiglio non diventassero certezze.
Non avrebbe permesso al massacro di compiersi.
Erano le 20 in punto quando Stefan e Damon avevano rimesso piede a
Palazzo e le guardie non avevano perso tempo prendendoli in custodia e
trascinandoli verso la Sala in cui erano stati trascinati appena
arrivati nel Regno.
Stefan aveva dovuto sorbirsi le raccomandazioni unite alle imprecazione
di Damon per tutto il tragitto, ma non gli aveva dato molto peso.
Sapeva che dietro ogni parola del fratello era celata una profonda
preoccupazione e una grande angoscia.
Proprio adesso che aveva ritrovato l’amore di Bonnie, guarda
cosa gli era capitato: Stefan era davvero dispiaciuto per Damon.
- Mi dispiace, Damon!
- gli inviò mentalmente.
- Di che diavolo stai
parlando? -
- Beh! Senti, capisco
che tu ti senta angosciato soprattutto visto che tra tutti i momenti
possibili sono venuti a rovinarti proprio questo! Sì,
insomma…proprio adesso che tu e Bonnie vi
eravate….mmh…ritrovati, diciamo! -
Stefan non sapeva come fare a spiegarsi.
- Fratellino ti
conviene chiudere il becco subito - la risposta di Damon
fu gelida.
- Io volevo solo dirti
che… -
- Non ti azzardare mai
più a parlare di me e di Bonnie e di quello che facciamo
quando siamo da soli, intesi? E smettila di spiare - lo
interruppe Damon.
- Guarda che non stavo
spiando! Superudito da vampiro, ricordi? - rispose offeso
Stefan.
- Caro Stefan se non la
smetti subito, sai cosa sentirai dopo che avrò finito con
te?….Niente! Perché sarai morto -
- Ok! Ok! Calmati! Ho
capito….facciamo finta che non ti abbia detto nulla -
si scusò Stefan.
- Bene! Adesso taci e
ricordati di non fare nulla di stupido! Il che, con te, equivale a dire
< ricordati di non muovere nemmeno un muscolo >
perché tutto quello che fai è stupido!
- Damon doveva avere sempre l’ultima parola non ci si poteva
fare nulla.
Pochi secondi dopo le porte della Sala delle Udienze si aprirono.
Quando vi entrarono Stefan notò subito che le cose erano
diverse rispetto alla prima volta.
Sugli spalti non c’era nessuno tranne Bonnie, Katie, la
strega Maddy e lo stregone Sean, e la stanza non era illuminata solo
dall’enorme braciere e da qualche fiaccola, adesso vi era un
lampadario in cristallo a riempire di luce l’intera sala.
Visto alla luce quel posto sembrò ancora più
surreale e spaventoso che al buio.
Arrivati al centro della Sala e al centro del cerchio di troni, si
fermarono.
Stefan aveva notato che Damon non aveva lanciato neppure
un’occhiata a Bonnie e lei sembrava del tutto indifferente
così come Katie.
“Buonasera!” - li salutò Samuel.
“A cosa si deve l’onore?” -
chiese ironico Damon accentuando di parecchio la parola < onore
>.
“Mi sembra ovvio! Vorremmo parlare con voi di come state
passando le vostre giornate qui nel Regno!” - rispose il
Consigliere.
“Bene! Cosa vuoi sapere?” - chiese Damon.
“Beh! Potremmo cominciare con il chiedervi, come vi sembra il
Regno? Che impressione vi hanno fatto le persone del posto?
Oppure…”
“Samuel, taglia corto e vai al punto!” - lo
interruppe Damon tranquillamente agitando una mano con nonchalance.
Samuel si zittì per un attimo e li guardò
incuriositi, poi si alzò dal suo trono e si
schiarì la voce con due colpi di tosse prima di ricominciare
a parlare.
“Bene, allora! So cosa succede tra te e Bonnie,
Damon!” - disse.
“E sarebbe?” - rispose Damon.
“So che probabilmente l’hai avvicinata! Che forse
le hai mandato addirittura dei fiori e che se non vado errato eri al
ballo del Regno con lei!” - disse Samuel portandosi una mano
al mento.
“Mmmh…probabilmente….forse…se
non vado errato! Non mi sembri così sicuro di quello che
dici Samuel! PROBABILMETE non ti senti molto bene in questi giorni,
FORSE stai cominciando a sentirti confuso, SE NON VADO ERRATO la
vecchiaia comporta tutte queste cose!” - la risposta di Damon
fu acuta e tagliente e colpì dritto nel segno.
Mentre Stefan si sforzava per trattenere le risate, notò che
il colorito di Samuel si era fatto più acceso e che stentava
a trattenere la rabbia: credeva che li avrebbe fatti vacillare invece
era lui che stava vacillando.
“Allora? Era solo questo?” - lo incalzò
Damon.
Stefan vide Samuel che esplodeva, letteralmente.
“Ascoltami bene, vampiro! Puoi fare tutti i giochi di parole
che vuoi ma io so cosa stai cercando di fare, so per cosa sei
venuto!” - gridò.
Lo sguardo di Damon si assottigliò.
“Intendi dire che sai che sono venuto per capire cosa le hai
fatto e per cercare di liberarla? Hai ragione, è
così! Intendi dire che sai che voglio trovare il modo per
far sì che ricordi ed è per questo che ho voluto
dei giorni di libertà nel tuo stupido Regno? Hai ragione
anche questa volta!” - Damon sputò la
verità di quelle parole dritto in faccia a Samuel
consapevole che non c’era nulla che lui potesse fare.
Ma a Stefan parve che Samuel interpretò quella confessione
nel modo sbagliato: lo vide illuminarsi.
“Quindi ammetti che l’hai avvicinata? Che lei hai
regalato dei fiori e che sei venuto al ballo per lei?” -
chiese.
“Affatto! Ammetto che l’ho spiata senza che lei se
ne accorgesse, senza importunarla e senza avvicinarmi per non darti una
buona ragione di uccidermi anzitempo perché avevo violato il
patto interagendo con una essere magico! Ammetto anche che le ho
regalato dei fiori, ma ho lasciato il biglietto in bianco e
probabilmente ha pensato che fosse stato lo stregone a mandarglieli!
Per quanto riguarda il ballo…ammetto di esserci passato
verso le 23, quando mi hanno liberato, per spiarla ancora, ma lei non
c’era e io me ne sono andato in giro! Se non mi credi puoi
sempre chiederlo a lei! Se c’è una cosa che ho
capito è che l’avete cambiata nel profondo e che
adesso vi è schifosamente devota e non vi mentirebbe
mai!”
Ogni cosa detta da Damon poteva essere vera e se il Consiglio non aveva
prove che confutassero la tesi di Damon, allora nessuno poteva
sostenere che Damon avesse detto il falso e a giudicare
dall’ira a stento repressa di Samuel, Stefan capì
che il Consiglio non aveva nessuna prova: il loro piano era farli
cedere, ma avevano incontrato degli ossi duri.
“Chiediamo a lei, allora!” - intervenne Samia a
frenare la prossima esplosione del fratello.
Samuel si voltò verso di lei e annuì.
“Bonnie! Alzati!” - urlò.
Stefan si voltò verso gli spalti dove vide una tesissima
Bonnie alzarsi di scatto.
“Conosci questo vampiro?” - chiese Samuel.
Bonnie annuì.
“Come fai a conoscerlo? Dove lo hai visto?” -
chiese Samia.
Stefan cominciava a preoccuparsi: Bonnie sembrava impaurita e temeva
che la paura e l’incertezza potesse spingerla a confessare
tutto.
“Tutti lo conoscono! Io l’ho visto durante la sua
condanna!” - la risposta di Bonnie mise a tacere ogni dubbio
di Stefan.
“Allora perché tremi? Di cosa hai
paura?” - chiese il Consigliere.
“Mi sembra ovvio! Ho capito che state parlando di me e ho
appena scoperto che un vampiro mi spia! E’ normale che sia in
preda al panico!” - rispose Bonnie.
Stefan dovette ammettere che la parte della strega impaurita le veniva
benissimo.
“Quindi non vi siete mai
incontrati…privatamente!” - disse Samuel
sull’orlo della follia: il suo piano stava andando
miseramente in frantumi.
Bonnie fece di no con la testa.
“Te l’ho detto io che ti è schifosamente
devota!” - intervenne Damon.
Samuel tornò a guardarlo con gli occhi colmi d’ira.
“Non ci credo! Non credo a nulla di quello che avete detto!
Voi vi incontrate, eccome!” - tuonò Samuel
agitando le braccia.
Stefan ebbe l’impressione che se avesse potuto avrebbe
cominciato a saltare sul posto come i bambini che fanno i capricci.
“E dove sarebbero le prove?” - chiese beffardo
Damon.
Samuel si zittì fissando Damon ad occhi sbarrati.
Samia gli mise una mano sul gomito e gli sussurrò di
calmarsi.
Samuel fece una grande respiro e si guardò intorno fino a
soffermarsi con lo sguardo proprio su Stefan.
- Attento! Non ci
è riuscito con me, e adesso vuole far vacillare te!
- l’ennesima raccomandazione di Damon risuonò
nella mente di Stefan e si propagò ad ogni fibra del suo
essere che si mise sulla difensiva.
“Prima di lasciarvi andare, vorrei fare due chiacchiere con
te, Stefan! Non ne abbiamo mai avuto modo finora!” - Samuel
tornò a sedersi ritrovando, almeno all’apparenza,
il suo buonumore.
Stefan annuì.
“Bene! Come ti trovi qui? E perché sei venuto nel
nostro Regno?” - chiese Samuel.
“Per lo stesso motivo di mio fratello!” - rispose
serenamente Stefan.
“Quindi anche tu spii Bonnie!” - concluse Samuel.
“A volte, non sempre!” - rispose Stefan.
“E cosa fai quando non sei con Damon?” - chiese
Samuel assottigliando lo sguardo.
“Me ne vado in giro!” - rispose Stefan.
“Ah giusto! La biblioteca…mi hanno detto che ti
hanno visto spesso lì! Ti volevo informare che se cerchi un
rimedio a ciò che ho fatto, lì dentro non lo
troverai!” - rispose Samuel.
- Questo qui ci ha
preso davvero per idioti totali! Attento a quello che rispondi! -
lo avvertì Damon.
Stefan si era reso conto della minaccia che rappresentava
quell’affermazione apparentemente innocua.
La risposta di Stefan sarebbe stata cruciale perché se si
fosse fatto prendere dalla foga e avesse risposto che sapeva benissimo
che non avrebbe trovato nulla sui libri allora avrebbe dato la conferma
a Samuel che sapevano cosa aveva fatto davvero, sapevano del Sigillo e
sapevano del ricordo-chiave e questo equivaleva a confessare
l’esistenza di una talpa visto che da soli non potevano aver
scoperto nulla non avendo niente da cui partire.
E Stefan sapeva benissimo che in quel momento il Consiglio non stava
soltanto cercando le prove che esisteva davvero una sorta di relazione
tra Damon e Bonnie, ma stava anche cercando di far uscire allo scoperto
la talpa, la persona che aveva osato tradirli.
“Provare non costa nulla! Quindi se non ti dispiace
continuerò ad andare in biblioteca!” - con la sua
risposta Stefan fece crollare definitivamente il castello di carte di
Samuel.
Il Consigliere scattò in piedi e Stefan sapeva che stava per
giocarsi il tutto per tutto.
“Adesso, basta! Secondo le mie fonti tu dovevi essere il
fratello più riflessivo tra i due, quindi ti renderai conto
che devi essere sincero con me! Ti porrò la domanda in modo
diretto! Avevamo architettato un piano che è andato a monte.
Questo ci fa supporre che ci sia qualcuno che vi aiuti, che vi passi
delle informazioni, un traditore del nostro Regno e tu devi dirmi chi
è! Non me la bevo che vai in biblioteca a passare il tuo
tempo tra i libri! Secondo me ci vai per incontrarti con la talpa,
altrimenti quale spiegazione vera ci sarebbe?” -
sbottò Samuel.
- Secondo te
è possibile incontrarci con Katie in biblioteca, fratellino?
Se così fosse ci ha dato un’idea con le sue
paranoie…dovevamo pensarci prima! - la voce
mentale di Damon era calma e quasi divertita.
Come lui, anche suo fratello aveva capito che ormai il pericolo era
passato.
“La spiegazione c’è! Io vado in
biblioteca perché voglio capire cosa hai fatto e una persona
che conosco all’esterno mi ha detto che quello era un buon
posto per cominciare le mie ricerche!” - rispose Stefan
scandendo bene le parole come si fa con chi non capisce.
“E chi sarebbe questa persona? Qual è il suo
nome?” - chiese Samuel scettico.
“Oh! Per noi lei è la signora Flowers!”
- la velocità e la sicurezza con cui rispose Stefan mise a
tacere Samuel e il suo scetticismo.
“Io non conosco nessuna Flowers!” - rispose Samuel.
“Io sì!” - gracchiò una voce
alle spalle di Stefan.
Lui e Damon si voltarono e si ritrovarono di fronte a quel Consigliere
molto vecchio e vestito di giallo che avevano incontrato la prima volta
che erano stati lì dentro.
“Hugh! Conosci davvero questo nome?” - chiese
Samuel annoiato dall’interruzione.
Ma Hugh non gli rispose piuttosto si rivolse a Stefan e con uno strano
scintillio negli occhi stanchi chiese: “Flowers? Hai detto
proprio Flowers? La conosci?”.
Stefan annuì: “Sì, molto bene!
E’ la proprietaria del posto in cui vivo ed è una
nostra buona amica! Ci ha aiutati spesso!”.
“Nonostante sia una vecchina piuttosto bizzarra!” -
aggiunse Damon.
Il Consigliere Hugh si accasciò sul suo trono sospirando e
sorridendo contento ad occhi chiusi.
Stefan si voltò a guardare Damon che scrollò le
spalle.
“Ok! Basta! Andatevene! Ma vi tengo d’occhio! Non
mi avete convinto per niente!” - Samuel era parecchio
irritato, furibondo.
“Come vuoi!” - rispose Damon con un mezzo inchino
di scherno.
“Aspettate! E finisce così?” - a parlare
fu la strega Maddy, a Stefan non piaceva per niente.
“Zitta, Maddy!” - tuonò Samuel alzandosi
dal suo trono e lasciando la Sala seguito dalla sorella.
Stefan e Damon si incamminarono insieme verso l’uscita
consapevoli che quello era solo l’inizio è che le
cose sarebbero peggiorate.
- Ascoltatemi Bonnie,
Katie e Stefan! Non guardatemi e non fate capire all’esterno
che vi sto parlando mentalmente! Domani ci rivedremo alle 15 in punto
nel vicolo dove ho avvicinato Bonnie la prima volta! Non possiamo
incontrarci a casa vostra perché di sicuro la sorveglieranno
quindi è meglio un luogo all’aperto e diverso per
ogni nostro incontro! Katie fai in modo di convincere l’altra
strega che tu farai da guardia a Bonnie domani e assicuratevi di non
essere seguite! In quanto a noi…sicuramente Samuel ci
metterà qualcuno alle costole quindi non preoccupatevi se
dovessimo tardare! E’ l’unico modo per vederci
tutti insieme e per spiegare tutto a Bonnie! Sono stanco della recita!
- il messaggio mentale di Damon li raggiunse tutti e tre forte e chiaro.
E Damon aveva ragione: se volevano farcela basta con le recite, basta
con i segreti e basta con i sotterfugi.
L’unica opzione era la verità.
NOTE:
Ciao a tutti!
Nuovo capitolo postato in tempo...grazie al mio pc che ha capito, dopo
tutte le maledizione che gli ho mandato, che con me non si fanno
vacanze...XDXDXDXDXD
Grazie a chi ha letto e a chi ha recensito lo scorso capitolo!
In questo capitolo viene fuori tutta la stupidità degli
stregoni...perchè...parliamoci chiaro: se non hai neppure
uno straccio di prova concreta, come fai a fare accuse? Davvero pensi
che Damon sia così idiota da venirti a raccontare tutto?
Vabbè...comunque....
Nel prossimo capitolo Bonnie scoprirà finalmente la
verità e anche lei comincerà a chiedersi quale
sia il suo ricordo-chiave, che non è detto che venga
fuori...Bonnie potrebbe pure rimanere così com'è
ora...non so...XDXDXDXDXD
Inoltre riceveranno una visita piuttosto inaspettata....chi
sarà?
Ma vi ho già detto troppo.....adesso vi lascio.....a
domenica...BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 17 *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo
quindicesimo
“Sono
in ritardo!” - i nervi di Bonnie erano messi a dura prova in
quel momento.
“Bonnie, calmati! Saranno qui tra breve, vedrai! E poi Damon
ci aveva avvertito che dovevano seminare le spie del Consiglio prima di
poterci raggiungere!” - Katie sembrava del tutto tranquilla.
Bonnie si chiese come facesse a mantenere sempre un così
saldo autocontrollo.
A dire il vero, quella era una domanda che si era fatta spesso nelle
ultime ore.
Katie dava sempre l’impressione di avere tutto sotto
controllo, che tutto fosse apposto nonostante stesse trasgredendo a
praticamente tutte le regole del Regno, fosse in combutta con dei
vampiri, stesse mantenendo chissà quale sordido segreto e,
cosa più importante di tutte, il Consiglio fosse sulle
tracce di un traditore che equivaleva a dire che il Consiglio era sulle
sue tracce.
Ma Katie sembrava sempre tanto rilassata che, nelle ultime ore, aveva
portato Bonnie sull’orlo di una crisi isterica.
Era come se Bonnie sentisse il bisogno di agitarsi anche per Katie
visto che lei non lo faceva.
Avevano passato tutta la sera precedente e tutta la mattinata senza
rivolgersi la parola, nella più assoluta indifferenza.
Katie era sorprendente nella parte della guardia carceraria leale e
ligia al dovere. Se Bonnie non avesse saputo che, in realtà,
Katie era dalla loro parte avrebbe avuto senz’altro una paura
matta di lei.
Per quanto riguardava Maddy….
Ad ogni ora che trascorreva Bonnie si rendeva sempre più
conto della cecità e della stupidità di quella
strega.
La vedeva sogghignare sotto i baffi ogni volta che lei era nei paraggi
e la vedeva correre da Katie ogni volta che poteva solo per metterla a
parte di ogni minima mossa nel piano del Consiglio per scovare la
talpa, neanche minimamente consapevole che stava raccontando tutto alla
talpa stessa.
Forse era per questo che Katie era così tranquilla:
perché Maddy con la sua infinita brama di potere e la sua
immensa idiozia era facile da raggirare e per di più le
stava dando inconsapevolmente una mano a nascondersi.
Ma era anche vero che il Consiglio non aveva dato prova di essere poi
così furbo.
Quella mattina Samuel e Samia avevano solo distribuito guardie su tutto
il territorio di Kemet e avevano triplicato la sorveglianza nei pressi
della casa di Bonnie, convinti di poter prendere nel sacco Damon e il
fratello.
Ogni volta che si affacciava alla finestra della sua stanza Bonnie
aveva visto sempre due o tre guardie pronte a scattare che si davano il
cambio ad ogni ora.
Aveva quasi perso le speranza di riuscire ad uscire di casa in tempo,
ma Maddy, ancora una volta, si era dimostrata talmente sciocca da
lasciare campo libero a Katie e da accompagnarle addirittura alla porta
dicendo alle guardie che non c’era bisogno che le seguissero
visto che Bonnie era sotto la sorveglianza di Katie, la persona
più fidata di tutto il Regno Magico.
Un frullio d’ali distolse Bonnie dai suoi pensieri.
Quando si voltò, si ritrovò faccia a faccia con
un corvo nero piombato fuori dal nulla e che adesso le svolazzava
intorno allegramente.
Gli occhi di Bonnie si spalancarono.
“Oddio! Ma da dove è uscito?” - ma non
riuscì neppure a finire la frase che il corvo si
trasformò sotto i suoi occhi.
Al suo posto ora c’era Damon.
“Ma come….?” - Bonnie era sconcertata.
“Vampiro, sai!” - fece Damon indicando se stesso -
“Parecchio Potere fa questo effetto!”
“Ah! Buono a sapersi!”
Damon le rivolse un sorriso, poi si voltò: “Tana
libera tutti! Vieni fuori!” - disse e da uno degli alberi
lì vicino spuntò fuori l’altro vampiro
e andò ad affiancare Damon.
“Perché lui non si è
trasformato?” - la curiosità di Bonnie prese il
sopravvento.
“Perché è un povero
pivellino!” - Damon rispose facendo un gesto frettoloso della
mano come a voler liquidare in fretta la questione.
Ma Bonnie non ci aveva capito nulla e aggrottò le
sopracciglia.
“Damon vuole dire che io non sono molto potente come lo
è lui e non avendo abbastanza Potere non posso trasformarmi
in un animale!” - il vampiro dagli occhi verdi prese la
parola.
“E’ perché bevi sangue
animale?” - chiese Bonnie.
Il vampiro annuì.
“Ok! Adesso che ne dite di andare al dunque! Voi non avete
tutto il giorno e qualcuno potrebbe avvistarci!” - li
interruppe saggiamente Katie guardandosi intorno.
“Sì, hai ragione! Ma prima spostiamoci!”
- disse il fratello di Damon.
Bonnie e Katie si guardarono, ma non commentarono e seguirono i due
vampiri.
Arrivarono dopo qualche minuto in una stradina adiacente completamente
deserta.
Si fermarono davanti alla porta in ferro di quello che aveva tutta
l’aria di essere un magazzino abbandonato.
Damon afferrò la maniglia arrugginita e aprì la
porta senza il minimo sforzo e stando attento ad ogni rumore.
Entrarono tutti in una specie di grossa scatola di sardine con un
oblò sul soffitto da cui filtrava la luce. Non
c’era nulla all’interno tranne una vecchia panchina
con la vernice scrostata e quelli che sembravano chili e chili di
polvere.
“Bel posto!” - commentò Katie.
“Qui saremo al sicuro! A nessuno verrà mai in
mente di venire fino a qui!” - disse Damon.
Un silenzio imbarazzante calò nella stanza.
Bonnie andò a sedersi sulla panchina di fianco a Katie.
“Direi di cominciare!” - disse il vampiro con gli
occhi verdi.
Bonnie annuì.
“Bene! Bonnie quello che ti diremo ti sembrerà del
tutto folle, ma ti assicuro che è la
verità!” - cominciò il vampiro.
“Ok! Va bene!”.
“Per farla breve, la tua vita, quella vita che credi di
avere, quella vita che ricordi di aver vissuto è solo
un’immensa bugia!” - cominciò il vampiro.
“Una bugia? Come sarebbe….una
bugia?” - Bonnie credette di avere sentito male.
“Tu non sei nata qui! Non ci sei mai stata e fino a poco
tempo fa non sapevi neppure che esisteva una Regno Magico! Tu vivevi
nel mondo umano con la tua famiglia e i tuoi amici! Qualche anno fa hai
scoperto di essere una strega, ma la cosa non ti è piaciuta
molto tanto che ti facevi venire un attacco di panico ogni volta che
qualcuno ti chiedeva di usarla! Poco dopo io e Damon arrivammo a
Fell’s Church, la cittadina in cui vivevi, e da quel momento
ne sono successe talmente tante che non so neppure da che parte
cominciare! So che credi che i tuoi genitori siano morti, ma non
è così, sono vivi e stanno bene! So che credi che
queste persone ti siano amiche, ma non è
così…i tuoi veri amici siamo noi, noi e le
persone che sono rimaste fuori e che aspettano solo che tu
ritorni!” - spiegò il vampiro.
“I miei veri amici?” - quello di Bonnie fu quasi un
sussurro.
“Sì! Posso dirti i loro nomi, se vuoi! Hai due
migliori amiche: una si chiama Elena ed è la mia fidanzata,
l’altra si chiama Meredith….”
“Meredith? Ma questo è il nome
che….” - Bonnie si voltò verso Katie.
“Sì! E’ il nome che inconsapevolmente ti
è uscito di bocca quando mi hai detto che ti fidavi di me!
Te l’avevo detto che c’era una ragione!”
- le sorrise Katie.
“Sì! Meredith è più di
un’amica per te…è come una sorella,
è come se fosse la tua sorella maggiore! E’ sempre
lì a sorreggerti, a proteggerti e a consolarti ogni volta
che ne hai bisogno! E poi c’è
Matt…lui…beh non so di preciso cosa lui provi in
realtà per te, ma so che tu lo consideri un tuo grandissimo
amico e gli vuoi un gran bene!” - continuò il
vampiro.
“E tu? Anche tu sei mio amico?” - chiese Bonnie.
“Sì! Il mio nome è Stefan Salvatore!
Sono il fratello minore di Damon e sono un tuo amico, si!”
“Ma io non ricordo nulla! Voi state qui a dirmi tutte queste
cose, a dirmi che la mia vita è finta, ma è
l’unica che ricordo!” - protestò Bonnie
sempre più confusa.
“Lo so! Questo dipende da quello che ti hanno fatto Samuel e
Samia, da quello che hanno fatto a te e a Damon!” - rispose
Stefan.
“A me e a Damon?” - chiese Bonnie puntando i suoi
occhi su Damon che se ne stava semplicemente lì davanti a
lei a fissarla senza dire una parola.
“Sì! Tu e Damon vi amavate già da prima
che noi venissimo qui! Ne avete passate tante per stare insieme, ma
alla fine ce l’avete fatta! Siete partiti per un viaggio in
giro per l’Europa e al vostro ritorno uno stregone, Ted, il
cugino di Katie, vi tese una trappola per ordine di Samuel e Samia
utilizzando un incantesimo chiamato Il Labirinto, ma anche quella volta
voi ce l’avete fatta e Damon è riuscito ad
ucciderlo. Però, proprio quando pensavate che tutto fosse
finito, Samuel e Samia sono arrivati e ti hanno portato via! Ti hanno
portato qui, nel Regno, e ti hanno fatto un incantesimo, Il Sigillo,
con il quale hanno bloccato tutti i tuoi veri ricordi rendendoteli
inaccessibili e ti hanno instillato nella mente una nuova vita con
nuovi ricordi! Ma è tutto falso, Bonnie! E’ per
questo che siamo qui, per farti ricordare e per portarti con noi, nel
tuo mondo!” - raccontò Stefan.
“E come faccio a ricordare?” - chiese Bonnie.
“Non c’è un contro incantesimo!
L’unico modo è il ricordo-chiave! In poche parole,
bisogna stimolare la tua mente in modo che i ricordi comincino a
spingere per far spazio al ricordo più importante della tua
vita, il ricordo-chiave, appunto! Solo quando questo particolare
ricordo tornerà a galla tu recupererai tutto!” -
intervenne Katie poggiandole una mano sulla spalla.
“Quindi potrei non ricordare mai!” - concluse
Bonnie con le lacrime agli occhi.
“Invece ce la farai! Ma l’importante è
che tu creda a quello che ti abbiamo detto! Tu ci credi, vero
Bonnie?” - le chiese quello che era risultato essere il suo
amico Stefan.
Bonnie abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi.
Era confusa. Non sapeva se crederci oppure fuggire via di lì.
Il suo cuore le diceva di fidarsi di Katie, le diceva che Stefan non
era in grado di mentire, e le urlava che amava Damon.
Ma la sua ragione….la sua ragione le diceva che lei non
ricordava.
Ma, pensandoci bene, anche Stefan le aveva detto che lei non ricordava,
solo che le aveva spiegato anche il perché.
Ma era proprio vero?
Era possibile che Samuel e Samia fossero così malvagi?
La ragione le diceva che i Consiglieri si erano sempre presi cura di
lei, che non doveva dubitare.
Ma il cuore le diceva che di motivi per dubitare ne aveva, eccome.
E poi c’erano tutti quegli episodi misteriosi, tutte quelle
strane sensazioni.
Lei aveva davvero detto < ti voglio bene, Meredith
> e aveva sentito davvero che quell’affetto
c’era, che quelle parole non erano prive di senso.
E quante volte Damon le aveva detto cose che non era riuscita a capire?
Quante volte lo aveva sentito farfugliare di un < inizio
> di cui lei non aveva memoria? E poi c’era la volta
in cui le aveva detto che l’amava, che l’amava da
molto tempo, come era possibile se la conosceva da soli cinque giorni?
E perché si era sentita così angosciata quando
era stato condannato a morte? Perché si era sentita
così presa dal suo sguardo? Perché il suo nome le
aveva risvegliato dentro un turbinio di sensazioni fortissime? Come
aveva fatto ad innamorarsi di lui, un vampiro, in così poco
tempo?
Ma forse non si era innamorata di lui in così poco
tempo….forse Stefan aveva ragione e il suo cuore era
semplicemente tornato a fare quello che era sua abitudine fare
cioè amare Damon incondizionatamente.
Ad un tratto tutto le fu chiaro.
Come poteva essere finto un sentimento tanto forte?
Lei amava Damon con tutto il cuore e la ragione non aveva dati
né certezze che potessero mettere in dubbio il suo amore per
lui.
Bonnie aveva deciso.
“Io vi credo!” - disse mentre una lacrima le
solcava il viso, poi si rivolse a Damon - “Adesso ho capito
perché mi dicevi di amarmi da prima di venire qui, ho capito
perché dicevi di conoscermi da tanto e ho finalmente capito
perché sei venuto qui: sei qui per riuscire a farmi tornare
quella di prima, la Bonnie che amavi!” - disse.
A quelle parole vide gli occhi di Damon illuminarsi di una strana
scintilla rossa e vide i tratti del suo volto irrigidirsi fino a dargli
un’ espressione a metà tra il confuso e
l’irritato.
Con un unico passo Damon annullò la distanza che
c’era tra loro, si inginocchiò davanti a lei e le
prese le mani tra le sue, incatenando i loro occhi.
“No!” - disse - “Se
c’è una cosa che ho capito è che non
esiste una Bonnie del passato e una Bonnie del presente! Esisti solo
tu! Se sono qui è perché voglio che Samuel la
paghi per quello che ci ha fatto, è perché quando
ti ha portato via da me io ho visto il terrore nei tuoi occhi,
è perché ti ha strappato ad una vita felice, ti
ha strappato al posto a cui appartieni, ti ha strappato a persone che
ti amano e che vogliono che tu ritorni! Se sono qui è
perché ti amo! E ora come ora non mi importa se recuperi o
no la memoria, l’unica cosa che voglio è andare
via da qui…con te!” - e detto questo le
afferrò il viso e la baciò.
Bonnie si aggrappò a Damon e in un attimo di
lucidità sentì le lacrime, le sue lacrime
bagnarle il viso e scendere a mischiarsi al bacio.
Bonnie era felice.
Stefan tirò un sospiro di sollievo: Bonnie sapeva e credeva.
Ma non era così stupido da illudersi che fossero state le
sue parole a farle prendere una decisione. Stefan sapeva bene che
ciò che lui aveva detto aveva potuto destabilizzarla, ma a
farle decidere davvero era stato l’amore di Bonnie per suo
fratello.
Amore che si stava ancora concretizzando lì davanti ai suoi
occhi e che lo stava mettendo decisamente in imbarazzo.
Spostò lo sguardo su Katie e si rese conto che anche lei lo
stava fissando impacciata.
“Forse è meglio se….” -
bisbigliò indicando la porta.
Katie annuì e, lentamente, per non disturbare i due
innamorati, lo affiancò.
“Credo sia il caso di lasciarli soli!” -
sussurrò lo strega sorridendo.
“Già!” - commentò Stefan.
Erano ad un passo dalla porta quando questa si spalancò.
Stefan arretrò di scatto trascinando di peso Katie. Nel
frattempo Damon si era alzato e stringeva a se Bonnie con gli occhi
puntati sulla porta aperta.
E lì una figura ricurva si stagliava in controluce.
Stefan notò che Damon aveva cominciato a tremare dalla
rabbia e ne capiva bene il motivo: non potevano permettere che andasse
tutto a rotoli proprio adesso che erano ad un passo
dall’andarsene.
La figura avanzò lentamente tenendoli con il fiato sospeso.
Era un uomo, era anziano e quando si richiuse la porta alle spalle e
poterono vederlo meglio, tutti rimasero a bocca aperta.
Era il Consigliere Hugh, quello che sembrava vecchissimo, che con la
sua tunica gialla e, sorretto da un bastane in ottone con il pomello in
oro, attraversò tranquillamente quella specie di bunker in
cui si trovavano e si sedette sulla panchina arrugginita alle loro
spalle.
“Devo dire, ragazzi miei, che vi sapete nascondere bene! Ci
ho messo un po’ a trovarvi!” - disse
l’anziano signore guardandoli con un lampo di divertimento e
approvazione negli occhi.
“Consigliere Hugh! Cosa ci fa lei qui?” - chiese
Katie.
“Potrei farti la stessa domanda, ma credo di sapere la
risposta! Qui tutti stanno cercando la talpa e a quanto pare ce
l’hanno sotto il naso perché sei tu,
giusto?” - ribattè il Consigliere.
“E’ venuto per arrestarci tutti e per farci
uccidere?” - chiese tremante Bonnie.
“Oh, no di certo, ragazza mia! Sono contro la violenza
io!” - rispose l’anziano.
“Certo, come no! Mi scusi tanto, ma con tutto quello che il
Consiglio ci ha fatto e ha ancora in programma di farci, stento a
credere che ci sia qualcuno contro la violenza qui!” -
commentò acido Damon.
“Lo capisco! Lo capisco! Ma io sono qui per
aiutarvi!” - rispose annuendo Hugh.
“Come, prego? E perché lo farebbe?” -
chiese Damon.
“Per due ragioni! Primo: Conoscevo la vostra signora Flowers
e sebbene abbia passato poco tempo con lei, so che è una
delle persone con la maggior capacità di giudizio che io
abbia mai conosciuto e vi posso assicurare che, alla mia
età, di persone ne ha conosciute parecchie. Quindi se lei vi
è amica e si fida di voi vuol dire che siete brave persone,
quindi vi aiuterò! Secondo: non mi è mai piaciuta
tutta questa faccenda, l’ho sempre trovata orribile! Ho
trovato atroce il Labirinto e quello che vi è successo
lì dentro e ho trovato ancora più atroce e
ingiusto quello che hanno fatto a Bonnie! Ma io sono solo un povero,
vecchio Consigliere inferiore e nonostante quello che si sa e si dice
in giro, Samuel non prende mai in considerazione le nostre opinioni e
fa tutto di testa sua supportato dalla sorella. Noi non abbiamo diritto
di replica! Così molti di noi si sono semplicemente annoiati
e hanno deciso di lasciar perdere tutto e far governare lui! Ma questa
volta ha passato il limite e quindi ho deciso di unirmi alla vostra
banda di furfantelli!” - spiegò il Consigliere.
“E noi dobbiamo crederti?” - chiese Damon.
“Secondo me dice la verità e poi è
venuto da solo!” - commentò Katie.
“Anche secondo me! Non mi sembra cattivo!” - disse
Bonnie.
“Stefan?” - chiese Damon.
“Non lo so! Ho dei dubbi come ce li avevo su Katie, ma ci ha
dato due buone ragioni e altro aiuto non ci farebbe male!” -
rispose Stefan.
“Io non lo so! Non sono convinto!” - disse Damon.
“Vuoi una prova?” - chiese Hugh.
“Magari!” - rispose Damon.
“Bene! La prova è che nessuno è ancora
venuto a prendervi nonostante l’ora!” - disse Hugh.
“Che significa?” - chiese Bonnie.
“Significa che siete stati un po’ distratti! Sono
le 16:05! Avete un ritardo di cinque minuti eppure non ci sono guardie!
E sapete perché?” - disse Hugh.
Tutti annuirono. Stefan, in particolare, annuì maledicendosi
per la sua sbadataggine.
“Perché quando i due ragazzi vampiri torneranno
nella loro cella troveranno due copie esatte di loro stessi che sono
comparse dal nulla esattamente sei minuti fa e che scompariranno non
appena ritornerete!” - spiegò il Consigliere.
“L’hai fatto per proteggerci?” - chiese
Stefan sbalordito.
“Certo! Qualcuno deve pur pensarci mentre voi siete impegnati
nelle vostre riunioni!” - rispose Hugh.
Stefan si voltò verso Damon che stava continuando a fissare
l’uomo.
“Ok! Ti credo! Ma tradiscici e prima di morire giuro che
uccido te!” - disse, alla fine, Damon.
“Bene! Allora io direi di rivederci domani mattina alle 7: 30
a casa mia, in periferia! E’ un posto tranquillo e nessuno ci
seguirà! Katie sa dov’è e ci
porterà Bonnie! Per quanto riguarda
voi…creerò altre copie e le terrò
nella vostra cella per tutto il giorno così da farvi avere
la giornata completamente libera e vi invierò in sogno delle
mappe per arrivare al luogo esatto dell’incontro!
Lì parleremo di come farvi uscire dal Regno! Che ne
dite?” - propose il Consigliere.
Tutti si ritrovarono di nuovo d’accordo.
Ma mentre stavano per lasciare la stanza e separarsi, Bonnie li
fermò.
“Aspettate! Ho un’ultima domanda da
fare….a Katie!” - disse.
Stefan aveva già intuito cosa volesse chiedere e si sorprese
che lo facesse solo adesso.
“Dimmi!” - fece Katie.
“Stefan ha detto che Ted, lo stregone inviato dal Consiglio
per tenderci una trappola, lo stregone che Damon ha ucciso, era tuo
cugino! Volevo sapere…perché ci aiuti se abbiamo
ucciso un tuo parente?” - chiese Bonnie.
Katie non esitò a rispondere.
“Perché quello finito davvero in trappola
è stato proprio Ted. Samuel e Samia lo hanno mandato in
missione sapendo che contro Damon lui non avrebbe mai vinto e sarebbe
morto! E, addirittura, quando si è ritrovato ad un passo
dalla morte e ha chiesto aiuto, loro glielo hanno negato restando
semplicemente lì a guardarlo morire! Voglio vendetta e
questo è il modo migliore per ottenerla!”
Bonnie la fissò per qualche istante, poi Stefan la vide
farsi avanti e stringere Katie in un abbraccio di sincera comprensione.
Erano le 23:00 passate ormai.
Damon aveva trascorso tutto il resto del giorno a pensare e a ripensare
a quello che era successo quel pomeriggio: a Bonnie, alla loro
riunione, a Bonnie, all’arrivo di Hugh, a Bonnie,
all’incontro del giorno dopo, a Bonnie e poi ancora a Bonnie.
Alla fine non aveva resistito e nonostante le guardie decise di andare
da lei.
Aveva pensato per ore intere ad un modo per passare del tempo con lei
senza che li scoprissero e aveva finalmente trovato un’idea a
dir poco perfetta.
Sotto forma di corvo, si appollaiò su un albero proprio
fuori alla finestra di Bonnie, da dove poteva guardarla senza che
nessuno si accorgesse di lui e cominciò a
chiamarla telepaticamente: - Streghetta!
-
- Streghetta!
- quella voce risuonò all’improvviso nella mente
di Bonnie.
Era così presa a cercare di addormentarsi in modo da far
arrivare prima il giorno dopo e quindi prima il momento in cui avrebbe
rivisto Damon, che si spaventò.
Ma nemmeno lo spavento le impedì di riconoscerlo.
“Damon…” - sussurrò da sotto
le coperte.
- Non
c’è bisogno che parli! Io ti parlo
telepaticamente, tu limitati a pensare le risposte…io posso
leggertele nella mente - le disse la voce telepatica di
Damon.
- Ok! Mi senti? -
- Forte e chiaro!
- rispose divertito Damon.
- Non prendermi in
giro! -
- Perché?
E’ divertente! - e la risata di Damon le
risuonò nella mente.
- Vabbè..tanto
con te è inutile! Piuttosto…sentiamo un
po’: il mio vampiro mi sta forse invitando ad un appuntamento
telepatico? - chiese Bonnie.
- Era questa
l’idea! -
- Originale e fantastica
- rispose entusiasta Bonnie.
- Lo so! Tutto quello
che faccio è fantastico! - si
pavoneggiò il vampiro.
- Scommetto che anche
quando avevo i miei ricordi mi complimentavo con te per la tua assoluta
modestia - rispose sarcastica Bonnie.
- A dire il vero, si!
Certe cose non cambiano - fece Damon.
A Bonnie venne un’idea.
- Damon? -
- Sì? -
- Tu potresti inviarmi
delle immagini mentali? - chiese Bonnie.
- Sì, certo!
Perché? Cosa vuoi vedere?Il mare? Il sole? Il mio corpo da
urlo? - chiese Damon.
- No, scemo! Vorrei che
mi mostrassi i nostri momenti, quelli che io non ricordo! -
rispose Bonnie.
- Sicura? -
- Sì!
Sicurissima! -
- Allora mettiti comoda!
- fece Damon.
Bonnie chiuse gli occhi e all’improvviso si
ritrovò in un altro mondo.
Nella sua mente vedeva immagini che si susseguivano a raffica e che
sentiva che non le appartenevano.
Ma al centro di ogni immagine c’era lei!
Solo che era diversa: era avvolta da una specie di luce, i suoi capelli
sembravano ricci e ribelli, ma, allo stesso tempo, lisci e morbidi come
seta, la sua pelle era delicata e vellutata, il suo profumo era dolce e
piccante insieme, il suo sorriso era radioso e, in generale, tutta la
sua persona era avvolta da un’aura di purezza e candore che
la rendeva più simile ad un dea che ad una ragazza.
Bonnie si sentiva sulle nuvole, sentiva il cuore che le esplodeva nel
petto. Non aveva mai creduto possibile che qualcuno la vedesse in quel
modo eppure Damon lo faceva.
Poi la scena tremò e si mosse.
Adesso vedeva se stessa inginocchiata sull’erba secca, in
mezzo ad un trionfo di mistero e natura; di fronte a lei, inginocchiato
anche lui c’era Damon e aveva un’aria
così stravolta…
Damon adesso le stava chiedendo qualcosa…un attimo dopo si
stavano baciando e in lontananza la voce di Damon le suggerì
che quello era il loro primo, vero bacio.
Poi la scena cambiò.
Adesso Damon era a terra, era ferito, lei era spaventata.
Dietro di loro un vampiro dai tratti asiatici li guardava
minacciosamente. Adesso lei e Damon stavano parlando, ma questa volta
riuscì a sentire bene quello che dicevano: si stavano
dicendo < Ti amo > per la prima volta.
Bonnie sentì le lacrime premere per venire liberate.
Poi la scena cambiò ancora e cambiò ancora sempre
più velocemente.
Bonnie si vedeva per strada, mano nella mano con Damon e ad ogni cambio
di immagine erano in un posto nuovo e favoloso.
Quello doveva essere il viaggio di cui aveva parlato Stefan.
Poi Damon ricordò ancora e ricordò un bacio: loro
due erano in pericolo per via del…Labirinto?…si!
Per via del Labirinto…e il ragazzo che li guardava doveva
essere il cugino di Katie, Ted!
Poi un altro bacio: erano all’interno di una struttura di
pareti verdi e luminose, avevano creduto di perdersi, ma si erano
ritrovati.
Poi le mostrò un ricordo che era anche suo: Bonnie rivide la
Sala delle Udienze, il primo giorno, rivide quando il loro occhi si
erano incontrati e assaporò tutta la gioia di Damon per il
fatto di averla ritrovata.
- Grazie -
pensò.
- Buonanotte,
uccellino! -
NOTE:
Ciao a tutti!
Come è andata la vostra domenica?
La mia è stata orribile con la febbre che mi sono ritrovata!
Allora, com'era il capitolo? Vi è piaciuto il modo in cui
Bonnie ha scoperto la verità oppure doveva avvinire in modo
diverso?
Personalmente io ho preferito far parlare Stefan in questo momento
perchè l'ho sempre creduto più pacato e quindi
più adatto di Damon a gestire situazioni delicate come
questa! Voi che mi dite?
Vi avevo detto che qualcuno li avrebbe aiutati e sopresa.....era il
Consigliere Hugh!
Qui non ha detto molto di lui, ma nel prossimo capitolo
racconterà la sua storia con la signora Flowers....almeno
per come l'ho pensata io!
Cosa ne pensate dell'appuntamento telepatico? A me è
piaciuta l'idea visto che non potevano incontrarsi con la casa di
Bonnie piene di guardie!XDXDXDXDXD
Stiamo giungendo lentamente al termine...mancano altri due, tre
capitoli!
Quindi un grazie enorme a chi mi segue e a chi si prende persino la
briga di recensirmi....Vi voglio proprio bene!
A giovedì sera.....BACIONI..IOSNIO90!
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Capitolo 18 *** Capitolo sedicesimo ***
Capitolo
sedicesimo
Erano
appena le sette del mattino eppure Bonnie saltellava felice per un
viale alberato nella periferia del Regno Magico di fianco ad una Katie
assonnata che faceva fatica a trattenerla.
“Bonnie, calmati! Mi spieghi che cos’hai
stamattina?” - l’esclamazione e la domanda di Katie
vennero intervallate da un suo sonoro sbadiglio.
In effetti Bonnie doveva ammettere che la sua amica non aveva tutti i
torti.
Di solito lei cominciava a carburare solo verso le dieci del mattino
dopo aver assunto una quantità spropositata di tè
e bevande energetiche. Prima di quell’ora il Regno Magico era
infestato dallo zombie-Bonnie.
Ma quella mattina era diversa dalle altre.
Stava per rivedere Damon dopo il loro appuntamento telepatico
consapevole che avrebbero potuto passare liberamente tutto il giorno
insieme grazie alle copie magiche di Hugh e già questo
bastava a farla sentire euforica; in più c’era il
fatto che Hugh si era schierato dalla loro parte e li avrebbe aiutati a
scappare allontanandosi da quel posto che, se per tutti era un sogno ad
occhi aperti, per lei rappresentava soltanto un incubo infernale e
troppo luminoso.
Solo dopo la rivelazione di Stefan circa la sua vera vita Bonnie si era
resa conto di quanto le desse fastidio tutta quella luce.
“Sai una cosa, Katie? Credo che ce la faremo!”
- affermò sicura Bonnie afferrando un braccio
dell’altra strega.
“Allora mi fido di te!” - rispose Katie.
“E fai bene! Perché sono sicura che ce la
faremo!” - la risata allegra che seguì le parole
di Bonnie riuscì a contagiare persino Katie che si
illuminò in viso.
Bonnie pensò che era bello vederla così solare,
che doveva ridere più spesso.
Camminarono a braccetto per qualche altro centinaio di metri, poi il
loro sentiero si aprì dolcemente davanti ai loro occhi fino
a rivelare una piccola radura erbosa e fiorita. Al centro della radura
c’era una casa ed era bellissima.
Era completamente in legno, sembrava un grande chalet di montagna, e
dei robusti pilastri bassi la tenevano sollevata da terra.
L’unica via d’accesso era una scalinata che, se ad
un primo colpo d’occhi sembrava essere fatta con
chissà quale materiale rosso brillante, guardando
più attentamente ci si accorgeva che in realtà
era completamente ricoperta di petali di fiore, papaveri rossi a
giudicare dal profumo, e portava dritto ad un piccolo portico che
circondava il perimetro dell’intera casa.
La porta era completamente spalancata e alle finestre dei vetri
multicolore formavano degli strani e bellissimi giochi di luce su tutta
la radura ogni volta che venivano colpiti da un raggio di sole.
Era la casa dei sogni.
“Quella è la casa del Consigliere Hugh?”
- chiese Bonnie quasi sussurrando come a non voler rompere il silenzio
magico che regnava in quel posto.
Katie si limitò ad annuire continuando a tenere gli occhi
sulla casa.
“Ragazze mie, avete forse intenzione di restare lì
tutto il giorno?” - la voce di Hugh arrivò forte e
chiara dall’interno.
Bonnie battè più volte le palpebre come per
risvegliarsi da un sogno e, guardandosi intorno, notò la
figura ricurva del Consigliere avvolta nella sua solita tunica gialla
che le sorrideva gentilmente dalla porta.
“C-Come, scusi?” - balbettò Bonnie.
Un attimo dopo Stefan uscì sul portico e sorrise loro
salutandole con un leggero cenno del capo, ma ciò che
colpì Bonnie fu la comparsa di Damon.
Damon comparve all’improvviso sul tetto della casa e se
avesse potuto avrebbe pianto tante erano le risate che lo scuotevano.
“Si può sapere cosa hai da ridere?” -
chiese Bonnie una volta ritrovata la completa lucidità.
Damon si rimise su dritto e si lasciò cadere atterrando
delicatamente sull’erba fresca di fianco a lei dopo un salto
di più di sei metri. Continuava a ridere.
“Mi dici che cos’hai?” - Bonnie
cominciava a spazientirsi.
“Tu!” - rispose Damon cercando, senza riuscirci, di
riprendere il controllo.
“Io cosa?”
“La tua faccia…uno spasso!” - e
giù nuove risate.
Bonnie rimase di sasso.
“Quindi TU stai ridendo di ME!” - disse.
“Avanti! Non te la prendere!” - Damon
cercò di afferrarle i fianchi, ma Bonnie si
scostò.
“Invece me la prendo, eccome! Tu stai ridendo di
me!” - la pazienza di Bonnie era al limite.
Un silenzio teso calò sul piccolo gruppo. Nessuno osava
muoversi.
Damon aveva coscienziosamente smesso di ridere e adesso se ne stava
lì impalato sotto lo sguardo accusatorio di Bonnie.
“Allora? Voglio una spiegazione!” - chiese lei a
braccia incrociate.
“No! Cioè….mmh…è
che…Bonnie io non stava ridendo di te! Cioè si,
ma non è come credi! Il fatto è
che….ti ricordi ieri sera quando ti ho fatto vedere le
immagini del nostro viaggio?” - Damon sembrava proprio
leggermente impacciato.
Bonnie annuì.
“Ecco! La faccia che hai fatto quando hai visto la casa era
la stessa che hai avuto per l’intero viaggio. Per tutto il
tempo avevi stampata sul viso un’espressione a
metà tra l’incredulo e l’euforico simile
a quella dei bambini davanti ad un gioco nuovo o a quella delle gazze
ladre davanti a qualcosa che brilla. E te ne andavi sempre in giro
voltando la testa da un lato e dall’altro furiosamente e con
gli occhi spalancati. A volte ho temuto seriamente che potessi romperti
il collo! Io ho sempre trovato quella faccia buffissima e poco fa
l’hai rifatta e non sono riuscito a trattenermi!” -
si giustificò Damon.
Bonnie ascoltò tutto il racconto in silenzio e
continuò a restare in silenzio anche dopo.
Damon continuava a fissarla in attesa della sua reazione.
Gli altri…beh…gli altri Bonnie non riusciva a
vederli, ma all’improvviso riuscì a sentirli.
Una risata leggera e sommessa raggiunse le sue orecchie, a questa se ne
unì un’altra più decisa e a stento
trattenuta e poi un’altra ancora, una risata roca e
mascherata da falsi colpi di tosse.
Quando Bonnie si voltò Stefan, Katie e Hugh scoppiarono a
ridere rumorosamente.
Bonnie si voltò di nuovo verso Damon che, poverino, cercava
di trattenersi dal ridere per non farla arrabbiare di nuovo, ma Bonnie
stessa doveva ammettere che l’immagine che Damon aveva dato
di lei era davvero uno spasso.
Bonnie scoppiò a ridere e in breve tutti guardarono tutti
facendo strani segni indicando Bonnie, il loro viso e improvvisando
degli scatti veloci della testa con gli occhi spalancati e a bocca
aperta.
“Ok! Ammetto che è divertente, ma questo non
significa che mi piaccia sentirti ridere di me!” - disse
Bonnie rivolta a Damon una volta che le risate cominciarono a scemare.
“Ok! Ricevuto, comandante piccola tigre!” - rispose
Damon attirandola a se circondandole le spalle con un braccio.
“Guarda che dico sul serio! Smettila di prendermi in giro,
sei odioso quando fai così, non ti sopporto!”
“Questo è impossibile! Io sono
perfetto!” - ribattè Damon a testa alta e con il
mento per aria.
“Oddio! Stefan, ti prego, dimmi che in realtà io
mi sono innamorata di lui soltanto perché mi ha influenzata!
Altrimenti non riesco a spiegarmi come faccio ad amare un simile
egocentrico narcisista!” - disse Bonnie al vampiro
più giovane simulando una voce di falsa lamentela.
“A dire il vero, Bonnie, bastava che una sola persona
ipotizzasse per sbaglio che Damon avesse usato il suo Potere per
costringerti ad amarlo, che tu ti trasformavi e cominciavi ad urlare e
a scalciare perché il povero malcapitato di turno aveva
osato dire una cosa del genere!” - rispose Stefan.
“Oh, fantastico! Allora sono io ad essere completamente
idiota!” - commentò Bonnie scatenando
un’altra ondata di risate.
“Ok! Ok! Adesso direi di entrare!” - li interruppe
Hugh invitandoli ad accomodarsi all’interno con un gesto
della mano.
Pochi secondi dopo erano tutti riuniti all’interno del
piccolo, ma spettacolare salottino della casa del Consigliere.
Bonnie era seduta su un poltrona in velluto bianco accanto al caminetto
spento e Damon era al suo fianco seduto sul bracciolo della stessa
poltrona e le teneva la mano.
“Bene! Vorrei cominciare dicendovi che siete al sicuro!
Stamattina presto ho inviato di nuovo le due copie nella vostra cella
dove resteranno per tutto il giorno!” - li
rassicurò Hugh.
“Ottimo! Ora direi che dovremmo affrontare il problema
principale, come facciamo ad uscire di qui senza essere
visti?”- chiese Stefan.
“Teniamo presente che oggi è il sesto giorno e
domani notte verranno a prenderci!” - fece presente Damon.
Bonnie gli strinse ancora più forte la mano.
“Beh…come vi ho già detto io
userò l’incantesimo della mia famiglia, non ci
sono problemi, devo solo prepararlo!” - intervenne Katie
seduta accanto a Hugh sul divano di fianco alla poltrona di Bonnie.
“Non puoi!” - disse Hugh.
“Come sarebbe che non può?” - chiese
Damon allerta.
“Ha poco tempo! Se non erro, incantesimi come quello della
famiglia di Katie necessitano di una preparazione di circa dodici
ore!” - spiegò il Consigliere.
Katie annuì.
“Beh, vi ricordo che c’è
un’indagine del Consiglio in corso e che per quanto siano
stati cechi fino ad ora, Samuel e Samia sono tremendamente ostinati e
intelligenti ed hanno già dei sospetti! Potremmo non avere
tutto quel tempo!” - commentò Hugh.
“Quindi cosa facciamo?” - Bonnie era terrorizzata.
“Vi aiuterò io e vi darò un mezzo
più facile da usare!” - disse serenamente Hugh e
tirò fuori dalla sua tasca destra una pietra a forma di
stella, grande quanto una moneta e luminosa e la diede a Katie che
l’afferrò prontamente.
“Questa pietra apre i portali per il mondo umano ed ha
effetto immediato! Ne esistono poche, ma fortunatamente io ne ho una,
un residuo dei miei vecchi tempi da Cacciatore. Per usarla basta
lanciarla verso il cielo e dire a voce alta il nome del luogo in cui si
vuole andare. Ma, come ho già detto, ha effetto immediato,
quindi, prima di usarla, accertatevi di essere tutti vicini!”
- spiegò il vecchio Consigliere.
“Oh, Consigliere, grazie! Ma, aspetti un attimo? Lei non
viene con noi?” - chiese Stefan avvicinatosi con gratitudine
all’uomo.
Il Consigliere scosse leggermente il capo: “No! Sono troppo
vecchio e il mio posto è qui! Ma sono molto felice di
esservi stato d’aiuto, in qualche modo!”.
“Le prometto che parlerò di lei alla signora
Flowers!” - disse Stefan e strinse le mani del Consigliere
che sorrise riconoscente.
“E tu, Katie? Cosa farai?” - chiese Bonnie.
“Katie viene con noi!” - rispose Damon.
“E, una volta fuori di qui, si fermerà da noi per
tutto il tempo che riterrà necessario!” - aggiunse
Stefan.
Katie guardò prima l’uno poi l’altro e
sorrise imbarazzata per quella loro dimostrazione di fiducia.
“Per quanto riguarda me….non mi interessa se
avrò recuperato o no i miei ricordi, io vengo con voi! E se
non dovessi recuperare la memoria adesso ci sarà comunque
tempo dopo!” - disse Bonnie sorridendo a Damon che si
chinò a sfiorarle teneramente le labbra.
“Possibile che non si riesca a trovare nessuna
prova?” - Maddy.
“Non ci credo! Non possono essere più furbi di
noi!” - Sean.
“Deve esserci sfuggito qualcosa!” - Maddy.
“Secondo me sono le guardie che sono incompetenti”
- Sean.
“Ragazzi, calmatevi!” - Samuel che cercava di
calmare i due giovani stregoni.
“No! Uno stupido vampiro non può cavarsela
così!” - Sean.
“Ma che ti importa del vampiro, tanto domani muore comunque!
Quello che io non riesco a concepire è che quella strega
insulsa rovini tutto! Io la odio!” - Maddy.
“Anch’io, dopo quello che mi ha fatto!
Cioè…come si può respingere me per un
vampiro!” - Sean.
“Non vantarti troppo, Sean, poteva rifiutarti comunque, con o
senza vampiro!” - Maddy.
“Sì, ma non per il vampiro!” - Sean.
“BASTA! TUTTI E DUE, ZITTI!” - urlò
Samuel esasperato.
I due giovani si zittirono.
“Era ora!” - commentò Samuel.
Il silenzio calò nella stanza.
Samia si massaggiava le tempie, così come aveva fatto per
tutto il tempo in cui Sean e Maddy avevano continuato a lamentarsi.
All’improvviso qualcuno bussò alla porta e dopo un
attimo una guardia entrò e andò verso Samuel al
quale disse qualcosa in un orecchio, poi il Consigliere lo
congedò.
“La riunione è finita!”- disse
Samuel e si alzò dal suo trono afferrando per un braccio
anche Samia.
“Ma se non è neppure cominciata!” -
protestò Maddy.
“Ho detto che è finita! Andatevene!” -
ordinò Samuel.
Samia guardò il fratello incredula, non sapendo cosa pensare.
Quando i due giovani uscirono, Samuel le afferrò una mano e
la trascinò fuori dalla stanza, verso la biblioteca.
“Samuel, cosa succede? Dove andiamo?” - chiese
Samia.
“Ieri pomeriggio ho incontrato Hugh in corridoio, stava
uscendo e la cosa mi ha insospettito perché non esce mai in
più non ha voluto dirmi dove andava! Stamattina, poi,
l’ho visto dalla mia finestra, era molto presto e stava
uscendo di nuovo!” - spiegò Samuel.
“E allora?” - chiese Samia.
“Ti ricordi quel nome? Flowers?” - chiese Samuel
mentre entravano in biblioteca e trascinava la sorella verso la parte
più nascosta dove si trovava l’accesso alla loro
biblioteca segreta.
“Il nome della donna citata dal vampiro!” - rispose
Samia.
“Sì! Se ricordi bene, Hugh ha detto di
conoscerla!” - disse Samuel.
“E allora? Tu hai detto il contrario!” - gli fece
notare Samia.
“Si, ma poi mi è tornato in mente qualcosa!
Così ho fatto delle ricerche negli archivi che ci sono qui
nel Palazzo, ma nulla! Allora ho mandato la guardia che hai visto prima
ai Grandi Archivi Generali del Regno e mi ha riferito che ha trovato
quel nome solo alla fine di un documento che riguarda Hugh e i suoi
tempi da Cacciatore! A quanto pare Hugh fu richiamato e confinato per
sempre nel Regno dopo una faccenda avvenuta proprio con questa persona
di nome Flowers! Il fatto interessante, però, è
che tutte le pagine successive che spiegavano l’accaduto
erano state strappate con la Fiamma Segreta!” -
spiegò Samuel.
“Quella con cui si strappano dai documenti ufficiali quelle
parti che poi andranno messe nella biblioteca segreta dei Consiglieri
superiori?”.
“Esatto, per questo siamo qui! Voglio solo togliermi un
dubbio! Come ti ho già detto, il comportamento di Hugh da
dopo l’Assemblea mi insospettisce e il fatto che possa essere
in contatto con qualcuno che è amico dei vampiri non mi fa
stare del tutto tranquillo” - disse Samuel.
“Credi che lui sia la talpa? Che lavori su richiesta di
qualcuno dall’esterno?” - chiese Samia.
“Può essere!” - rispose Samuel.
I due fratelli si fermarono davanti ad un muro spoglio e grigio, ma che
con un unico gesto delle loro mani si trasformò in una porta
alta e austera.
I Consiglieri misero le loro mani sulla maniglia nello stesso momento
e, dopo un flash di luce azzurra, la porta si aprì per poi
richiudersi e scomparire una volta che furono entrati.
La biblioteca segreta era immensa, molto più grande di
quella pubblica, e conteneva di tutto, anni e anni di conoscenze e di
tradizioni tramandate da capo a capo. Era impressionante.
Samuel e Samia si diressero verso la parte dedicata ai documenti
d’archivio e cercarono un fascicolo riguardante Hugh.
Trovarlo non fu una gran sorpresa, ma sorprendente fu quello che
c’era scritto all’interno.
“Non ci credo! Non lo avrei mai pensato!” -
commentò Samia.
“E invece il caro Hugh nasconde più cose di quante
ne dà a vedere!” - disse Samuel.
“Dove credi che sia adesso?” - chiese Samia.
“Credo che sappiamo entrambi qual è il primo posto
in cui cercare, inoltre l’ho visto dirigersi verso la
periferia del Regno!” - rispose Samuel.
“Dovremmo portare delle guardie?”.
“Forse sarà meglio!”.
“Ehi, streghetta! Te l’ho detto che sei bellissima
oggi? Perché se non l’ho fatto, credo che
comincerò a dare testate ad un albero per punire la mia
terribile mancanza!”.
Era pomeriggio inoltrato e, dopo un’altra stupida
chiacchierata da fratello a fratello, Damon aveva afferrato Bonnie e
l’aveva portata fuori.
Avevano camminato a lungo e adesso si trovavano su un piccolo stagno
nei pressi della casa del Consigliere.
Camminavano immersi tra i cespugli e circondati dal gracidio delle rane.
Le loro braccia si sfioravano appena.
“Allora credo che sia meglio che tu cominci a
punirti!” - gli rispose Bonnie sorridendogli.
Ma a Damon di certo non la dava a bere: la streghetta aveva qualcosa di
strano.
“Beh allora lascia che ti dica che sei un incanto!”.
“Mmmh, grazie!” - rispose Bonnie ma la sua voce era
distante, sembrava distratta.
Damon si fermò e le afferrò un polso
costringendola a girarsi e a guardarlo negli occhi.
“Bonnie, cos’hai?” - le chiese seriamente.
“N-nulla! C-cosa credi che abbia?” -
balbettò lei in risposta.
“Bonnie…” - la riprese Damon.
Lei lo fissò per qualche istante scuotendo la testa, poi si
arrese con un sospiro.
“Io sono preoccupata, ecco! Sento che
c’è qualcosa che non va!” - disse Bonnie
guardandolo con gli occhi pieni d’angoscia.
“Cosa dovrebbe succedere? Perché sei preoccupata
tanto?”.
“Non lo so! E’ che…Damon che facciamo se
qualcosa va storto? Se non riusciamo ad andarcene? Se ci scoprono? Se
tu muori, io che faccio, me lo spieghi?” - la voce di Bonnie
era ricolma di paura e tristezza.
Damon non riusciva a sopportare di vederla così.
“Ehi, ehi! Ascoltami bene! Non so cosa accadrà, ma
so che stiamo facendo del nostro meglio! Domattina ci incontreremo e
faremo in modo che tutto vada bene per potercene andare di qui! Non so
neppure se ci scopriranno o meno, è probabile che accada
vista la fortuna sfacciata che mi ritrovo, ma può anche
darsi che resteranno cechi come hanno fatto fino ad adesso da poveri
idioti quali sono! Quello che so, però, è che, se
davvero qualcosa dovesse andare storto, io non voglio passare le mie
ultime ore sulla terra a discutere di quello che potrà
succedere e di quello che non potrà succedere. Voglio
passare tutto il tempo possibile con te e se calcoliamo il fatto che
è stato parecchio difficile allontanarci e restare da soli,
allora non voglio sprecare un minuto di più a
parlare!” - disse.
“Ah, no? E allora cosa vorresti fare?” - chiese
Bonnie ritrovando il sorriso vero e luminoso di sempre.
“Beh, un’idea potrebbe
essere…” - e con un gesto che valeva
più di mille parole, Damon la baciò tornando a
sentire dentro di sé la sensazione di essere finalmente a
casa.
Damon e Bonnie erano usciti di casa da un po’, ma Stefan non
si preoccupava più di tanto: capiva perfettamente che
volevano stare da soli.
Era rimasto da solo con Katie e il Consigliere Hugh tutti impegnati in
una fitta conversazione sulle varie tecniche con cui si può
preparare un buon unguento curativo.
Stefan non ci capiva nulla, l’unica cosa che riusciva a
capire era che i due stregoni erano in disaccordo, ma non sapeva
proprio chi avesse ragione e chi torto.
“Comunque sia io continuo a credere che se si fa bollire il
tutto e gli si aggiunge un pizzico di polvere luminosa dei prati del
sud, l’unguento è molto più efficace!
Non so davvero cosa ci sia di più immediato ed
efficace!” - stava dicendo Katie.
“Io conosco qualcosa di più efficace e immediato:
il sangue di vampiro! Giusto Stefan? Il sangue di vampiro ha effetti
curativi sulle persone, o sbaglio?” - gli chiese Hugh.
- Finalmente qualcosa
che conosco - pensò Stefan che stava seriamente
cominciando ad annoiarsi.
“Beh, si! L’importante è non darne
troppo altrimenti potrebbe cominciare a verificarsi il
Cambiamento!” - rispose sicuro.
“Questo non lo sapevo!” - commentò Katie.
Hugh stava per rispondere, ma Stefan non voleva assolutamente restare
ancora lì da solo ad ascoltarli parlare di cose
incomprensibili, così li interruppe.
“Hugh! Vorrei chiederti una cosa anche se non
c’entra nulla con quello di cui parlate!” - disse.
Il Consigliere gli fece cenno di continuare.
“Insomma, so che ci aiuti perché conosci la
signora Flowers! Vorrei sapere come l’hai
conosciuta!” - chiese.
Hugh spalancò gli occhi per un attimo, poi
abbassò lo sguardo.
“Ma solo se vuoi dirmelo!” - si affrettò
ad aggiungere Stefan.
“No, non preoccuparti! Ti risponderò volentieri
raccontandovi la mia storia! Io, come tutti i Consiglieri, ero un
Cacciatore di creature oscure nel mondo umano e come tutti i Cacciatori
dell’epoca avevo un partner, il mio si chiamava Stan. Durante
un viaggio capitai per caso su una spiaggia e lì vidi una
ragazza bellissima dai capelli luminosi e la pelle vellutata e fresca
che odorava di fiori di campo. Ma la cosa che più mi
incuriosì fu che la scovai che stava facendo incantesimi per
far germogliare piante dalla sabbia e il bello era che ci riusciva,
così andai da lei a congratularmi per il suo talento magico.
Lei si spaventò. Io cercai di rassicurarla dicendole di
essere uno stregone e le chiesi se anche lei era una Cacciatrice in
viaggio, ma lei non sapeva nulla né dei Cacciatori,
né del Regno Magico: era una strega esterna come la vostra
Bonnie. Mi disse il suo nome, Theophilia Flowers, e mi chiese di
raccontarle tutto. Così passammo ore, giorni, settimane su
quella spiaggia a parlare. Io le raccontai tutto ciò che
sapevo del Regno e della vita lì. Mi innamorai perdutamente
di lei e lei mi ricambiava. Una notte però successe
l’irreparabile. Andai in spiaggia a cercarla e la trovai
lì che accarezzava quello che all’apparenza era un
grosso lupo selvatico, ma quel lupo si trasformò sotto i
nostri occhi e tornò umano, era una donna e Theophilia
parlava con lei senza nessuna paura. Io mi avvicinai, mi presentai e
dissi chiaramente che il mio compito era uccidere il licantropo. Poco
dopo arrivò Stan, il mio collega, a darmi man forte, ma
Theophilia, nel momento del nostro attacco, si frappose. Lei diceva che
il lupo non era cattivo, che esistevano esseri oscuri non malvagi e che
noi non potevano andarcene in giro ad uccidere anche quelli buoni
perché in quel caso era omicidio. Io mi fermai, non potevo
attaccarla, ma Stan andò avanti e le lanciò un
incantesimo. Io agii d’istinto e lanciai un contro
incantesimo. Quello che ne conseguì fu una lotta magica.
Alla fine io mi salvai e anche Theophilia, il lupo scappò,
ma Stan morì. Poco dopo fui richiamato dal Consiglio e fui
confinato nel Regno. Dopo mesi di prigionia, mi diedero un out-out: o
restavo prigioniero nelle segrete oppure entravo nel Consiglio e non
uscivo mai più dal Regno.Ma io ero testardo e volevo tornare
alla mia vecchia vita per ritrovare Theophilia, ma sentì una
conversazione in cui si diceva che era morta, così decisi di
restare e di non uscire mai più dal Regno. Solo adesso ho
scoperto che ho vissuto anni ed anni di dolore inutilmente
perché lei era viva!” - raccontò Hugh.
Dopo il racconto un triste silenzio calò sui tre.
“Mi dispiace!” - Stefan fu il primo a parlare.
“Non devi! Tu mi hai reso felice di nuovo, quindi grazie! Ma
adesso ho un’altra cosa per voi! Vi sarà utile nel
caso le cose andassero storte o qualcuno dovesse vedervi
domani!” - il Consigliere lasciò la stanza per
qualche minuto, quando ritornò teneva in mano una pietra
perfettamente tonda, piatta e levigata. Somigliava ad un disco da
hockey. La diede a Katie.
“E’ una pietra potente! Basta dire < incanto
e obbedienza > per far si che qualunque persona contro cui la
pietra è rivolta faccia qualsiasi cosa voi vogliate che
faccia! Usatela saggiamente e solo se necessario!” -
spiegò Hugh.
“Come posso ringraziarti per quello che fai per
noi?” - chiese Stefan.
“Lo hai già fatto, ragazzo! Lo hai già
fatto!”.
La giornata stava passando in modo sereno e tranquillo.
Bonnie aveva ancora i suoi timori nel cuore, ma aveva deciso che Damon
aveva ragione: erano in un posto bellissimo, da
soli…dovevano godersi il momento.
“Mi sembra un sogno!” - disse.
Se ne stavano seduti sull’erba fresca, Damon aveva la schiena
poggiata contro il tronco di un albero altissimo e Bonnie aveva la
schiena poggiata contro il petto di Damon.
“Lo so che sono un sogno, ma è bello che lo
sottolinei!” - rispose Damon.
“Certo che un pallone gonfiato più grande di te
non esiste!” - commentò Bonnie con un sorriso
divertito.
All’improvviso una brezza fredda uscita da chissà
dove li colse impreparati.
Bonnie rabbrividì e troppo tardi si accorse del suo leggero
foulard che le abbandonava il collo e volava via perdendosi nella
vegetazione.
“Resta qui! Vado io!” - le disse Damon e un attimo
dopo era scomparso nello stesso punto in cui era scomparso il foulard.
Passarono minuti e minuti e di Damon nemmeno l’ombra.
Bonnie continuò ad aspettare, ma nulla cambiò e
dentro di lei l’angoscia prendeva il sopravvento.
Cominciò ad urlare il nome del vampiro, ma non successe
nulla.
In preda al panico, Bonnie corse a chiamare aiuto.
Stefan era ancora con Katie e stavano ascoltando Hugh tutto preso da
uno dei suoi racconti di gioventù sulla caccia ai fantasmi,
quando la porta si spalancò all’improvviso e una
Bonnie in lacrime gli si fiondava tra le braccia.
“Cosa è successo?” - chiese allarmato.
“Damon è scomparso! Si è alzato per
recuperare la mia sciarpa e non è più tornato!
E’ passato diverso tempo, ho anche provato a chiamarlo, ma
non risponde! E io ho un brutto presentimento!”-
disse Bonnie tra i singhiozzi.
“E fai bene!” - una voce li interruppe e li
costrinse a voltarsi spaventati verso la porta spalancata.
Lì Samuel e Samia affiancati da Maddy e Sean erano alla
testa di un vero e proprio esercito di guardie.
“Dov’è mio fratello?” - chiese
Stefan.
“Lo abbiamo preso noi! E adesso prenderemo anche te e vi
uccideremo così come uccideremo tutti qui!” -
disse Samuel.
“Katie come hai potuto? Io mi fidavo di te?” -
disse la strega Maddy.
“Maddy non perderò neppure il mio tempo a
spiegartelo, tanto sei troppo stupida per capirlo!” - rispose
Katie tagliente.
“Prendeteli tutti!” - ordinò Samuel.
“Aspetta! Cosa vuoi fare Samuel? Fermati finchè
sei in tempo, questa storia è stata una follia sin
dall’inizio!” - si intromise Hugh facendosi avanti.
“Non dare del folle a me, Hugh, qui il folle traditore sei
tu!” - urlò Samuel.
“Lasciali andare, Samuel!” - disse Hugh facendosi
più avanti.
“Non darmi ordini o ti uccido, traditore!”
“Samuel..”.
“L’hai voluto tu!” - e un bagliore rosso
sangue uscì dalle mani di Samuel e avvolse completamente
Hugh.
Pochi attimi dopo il corpo di Hugh giaceva senza vita sul pavimento.
Katie scoppiò in lacrime e Bonnie urlò di paura.
“Almeno ha avuto la decenza di morire con dignità,
senza nessun lamento!” - commentò Samuel.
Stefan non ci vide più.
Lasciò Bonnie e si lanciò sul Consigliere
superiore, ma all’improvviso il suo corpo si
immobilizzò. Stefan non riusciva a muoversi, era sotto
incantesimo.
Si ritrovò in un attimo tra le mani delle guardie che lo
sollevarono senza che lui potesse fare nulla e lo trascinarono via.
In lontananza vide Katie e Bonnie che venivano fatte prigioniere e
condannate per tradimento.
NOTE:
Ciao a tutti!
Come vanno le cose? A me benissimo ora che la febbre è
andata via!
Che dire.....ecco il nuovo capitolo!
Spero vi sia piaciuto....
Cosa ne pensate della storia di Hugh? Comunque per chi non lo
ricordasse, Theophilia è davvero il nome della signora
Flowers...l'ho preso dai libri della Smith!
Come avete visto i cattivi si sono dati una svegliata e adesso sono
tutti prigionieri, tranne il povero Hugh che ha fatto una brutta fine,
ma per fortuna è riuscito a dare a Katie delle pietre che
saranno di grande aiuto nel prossimo capitolo.
Nel prossimo capitolo, quello di domenica, ci sarà la resa
dei conti e svelerò il ricordo-chiave di Bonnie!
Invece, il capitolo di giovedì prossimo sarà
l'epilogo!
Adesso vi lascio, ma non prima di aver inviato un grosso abbraccio a
tutti quelli che hanno letto e a quelli che hanno recensito!
A domenica....BACIONI..IOSNIO90!
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Capitolo 19 *** Capitolo diciassettesimo ***
Capitolo
diciassettesimo
Mai,
in tutta la sua vita, si era sentito tanto impotente come in quel
momento.
Era stato accecato dalla rabbia per quell’atto ignobile che
aveva causato la morte di Hugh e aveva fatto un passo falso finendo
sotto un incantesimo dal quale non riusciva ad uscire.
Stefan si sentiva in colpa.
Forse se avesse mantenuto il sangue freddo avrebbe trovato un modo per
lasciare la casa del Consigliere portando con se Bonnie e Katie e forse
sarebbero anche riusciti a riprendesi Damon e a tornare a casa, ma
così non era stato.
Due guardie lo tenevano sollevato da terra con il viso rivolto al
soffitto e Stefan riusciva chiaramente a sentire le risatine sommesse
che provenivano dal basso.
- Avevano finalmente
preso i vampiri - pensavano gli stregoni e mai
verità aveva fatto più male a Stefan.
Cercava di pensare, di ragionare, di vagliare tutte le
possibilità che ancora gli restavano, ma niente! Il suo
cervello non voleva saperne di collaborare, voleva solo viaggiare,
tornare indietro nel passato a rivivere tutti i suoi momenti migliori,
voleva correre libero all’esterno, voleva correre da Elena.
Appena quel nome gli si formò nella mente Stefan
sentì una fitta dolorosa lì dove avrebbe dovuto
battere il cuore.
Le aveva mentito: le aveva promesso che sarebbe tornato, ma non avrebbe
mantenuto la parola.
Stava per morire e non le avrebbe neppure detto addio.
Un tonfo sonoro e improvviso lo fece tornare alla terribile
realtà.
Si ritrovò a dover girare il viso di lato per non colpire
quello che doveva essere l’arco di una porta.
Pochi istanti dopo lo misero giù: erano nella Sala delle
Udienze dove li avevano condannati il primo giorno.
Ma questa volta non c’erano i troni, non c’era
nulla, la stanza era completamente priva di ogni cosa fatta eccezione
per il braciere enorme da cui divampava un fuoco alto e feroce e due
colonne in legno. Ad una di queste era legato Damon e non riusciva a
muoversi nonostante gli sforzi che Stefan gli vedeva fare.
“Ed ecco che finalmente la famiglia è al
completo!” - Samuel accompagnò la frase con una di
quelle risate maligne degne di un film horror di bassa lega.
Stefan non riuscì a parlare, ma lanciò al
Consigliere un’occhiata piuttosto significatica e carica di
tutto l’odio possibile.
“Legate anche l’altro!” -
ordinò Samuel muovendo elegantemente una mano con noncuranza.
Stefan si sentì trascinare all’indietro, incapace
di ribellarsi. Poco dopo era incatenato alla colonna esattamente come
Damon, con una catena di legno, magica ed indistruttibile che lo teneva
fermo sul posto.
Nello stesso istante in cui la catena si chiuse intorno alla sua
caviglia destra, sentì i suoi muscoli tornare in vita e
riuscì a muovere le braccia e la testa:
l’incantesimo che lo teneva immobilizzato era stato sciolto.
Si chinò in fretta verso la catena, ma non appena la tocco
dal legno comparve una scheggia lunga e appuntita che gli trafisse la
mano costringendolo ad urlare.
“Non farlo! E’ inutile!” - il sussurro di
Damon fu così sommesso che Stefan stesso faticò a
sentirlo nonostante l’udito più sviluppato.
“Cosa avete intenzione di fare?” - chiese, rivolto
a Samuel.
“Vi uccideremo, mi sembra ovvio! E non vi aspettate
l’aiuto di nessuno perché abbiamo imprigionato
anche le vostre due amiche streghe!” - rispose il Consigliere.
“E così ucciderai Bonnie nonostante tutto quello
che hai fatto per portarla qui?” - intervenne Damon.
“Certo che no! Ucciderò Katie e poi
cancellerò la memoria a Bonnie facendola tornare quella di
prima, cioè…facendola tornare quella che era qui
nel Regno! E senza te nei paraggi sarò sicuro che lei non
ricorderà mai più la verità!”
“Sei uno sporco bastardo, lo sai vero?”
“Chiamami pure come vuoi, Damon! Tanto ormai tra poco
morirai, ma prima….” - rispose i Consigliere
facendo apparire, con un cenno della testa, un paletto di legno ed una
fiaccola accesa nelle mani di ognuna della venti guardie presenti nella
Stanza.
“Prima, cosa?” - chiese Stefan guardandosi intorno.
“Oh, avanti! Non penserete mica che dopo tutto quello che
avete fatto e dopo tutto il tempo che ho aspettato, io vi uccida senza
prima divertirmi un pò?”.
“Quindi cosa vuoi fare? Torturarci?” - chiese Damon.
“Ovviamente! E comincerò proprio da te!”.
“Katie, non possiamo restare qui senza fare nulla!”
- la voce di Bonnie era rotta dal pianto.
Maddy e Sean le avevano arrestate quando ancora erano nella
casa del povero Consigliere Hugh e le avevano condotte nelle segrete
del Palazzo del Consiglio rinchiudendole in una delle celle.
Bonnie sentiva i due stregoni lì fuori parlare tra loro e
ridere come se nulla fosse.
Maddy sembrava essersi ripresa piuttosto in fretta dalla delusione per
il tradimento di Katie.
Lei e Katie erano sole, quasi al buio, angosciate e dal piano di sopra
Bonnie sentiva provenire le grida.
“Katie….”
“Lo so, Bonnie! Non preoccuparti, fammi pensare!”.
“Come faccio a non preoccuparmi! Li senti? Li stanno
torturando!” - rispose Bonnie con una voce che rasentava
l’isteria.
“Sì e forse per noi è un
bene!”.
“Che li torturino? Come puoi dire una cosa del genere,
Katie?”.
“Bonnie, acoltami! Se li avessero uccisi subito, noi non
avremmo avuto il tempo di fare nulla! Ma dato che li stanno torturando,
il tempo di agire ce lo abbiamo! Cioè…so che
è una cosa brutta da dire, ma è così!
Dobbiamo solo trovare il modo giusto per intervenire!” -
Katie comiciò a camminare su e giù per la piccola
cella con una mano sotto il mento.
Bonnie sapeva che l’amica aveva ragione, ma non riusciva a
tranquillizzarsi: ogni urlo di dolore che le arrivava era un colpo al
cuore.
All’ennesimo grido, Bonnie si voltò di scatto e
battè una mano sulla parete alle sue spalle:
“Accidenti! Può essere mai che questi stupidi muri
di pietra non attutiscano un bel niente? Non ce la faccio
più a sentirli urlare senza poterli aiutare!” -
disse.
Katie si fermò di scatto e la voltò prenendola
per le spalle.
“Bonnie, sei un genio!” - le disse.
“Come, scusa?”.
“La pietra! Capisci? La pietra che mi ha dato Hugh! Quella ci
aiuterà!” - Katie sembrava sicura di se, ma Bonnie
non riusciva proprio a capire.
“Katie, come può una pietra che l’unica
cosa che è in grado di fare è aprire portali per
il mondo umano, aiutarci a salvare Damon e Stefan che sono nel Regno
Magico?” - chiese.
“Non parlo di quella pietra!”.
“E di quale allora?” - Bonnie era perplessa.
“Oddio, giusto! Tu eri fuori con Damon quando Hugh me
l’ha data!” - disse Katie battendosi il palmo della
mano sinistra sulla fronte.
“Dato, cosa?”
“La pietra blu! Questa!” - rispose Katie tirando
fuori dalla tasca una pietra che Bonnie non aveva mai visto.
“A cosa serve?” - chiese.
“Vedrai! Prima però…chiama Maddy e
Sean!” - rispose Katie.
“Come sarebbe che devo….”
“Bonnie non c’è tempo! Fa come ti dico e
chiamali!”.
Bonnie annuì e si avvicinò alle sbarre urlando il
nome dei due stregoni.
Quando Maddy e Sean arrivarono erano il ritratto della
felicità e ad ogni urlo proveniente dall’alto il
loro stupido sorriso sembrava allargarsi sempre di più.
- Io mi angoscio, ma
loro si stanno divertendo un mondo - pensò
Bonnie con un astio mai provato prima.
Aveva sempre creduto che non sarebbe mai stata in grado di odiare
nessuno, ma, in quel preciso istante, si rese conto di odiare quei due
come mai aveva creduto possibile.
“Cosa vuoi?” - chiese Maddy con la sua vocina da
finta innocente.
“Vogliamo che ci lasciate uscire!” - intervenne
Katie.
“Certo che vi lasceremo uscire….quando i vampiri
saranno morti e sarà giunto il vostro turno!” -
ripose Maddy.
“Ma magari, se fate le brave, potremmo anche portarvi di
sopra un po’ prima…per farvi assistere
all’esecuzione!” - aggiuse Sean guardando Bonnie
con occhi divertiti e crudeli.
“Va bene! Lo avete voluto voi!” - disse Katie e
prima che i due stregoni capissero cosa stava succedendo, Bonnie vide
l’amica farsi avanti e alzare la pietra blu dritto davanti
agli occhi di Maddy e Sean dicendo : “Incanto e
obbedianza”.
Un secondo dopo quattro piccoli fasci di luce blu si irradiarono dalla
pietra e colpirono gli occhi degli stregoni riducendoli
all’immobilità assoluta.
Quando tutto finì, Bonnie si avvicinò e ne
studiò i volti: sia Maddy che Sean avevano lo sguardo fisso
e vuoto con gli occhi ricoperti da una sottile patina di un azzurro
brillante.
“Cosa è successo?” - chiese a Katie
senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Maddy.
“Li ho incantati e adesso saranno obbligati a fare qualsiasi
cosa io gli chiederò!” - rispose Katie e dal tono
di voce Bonnie capì che stava sorridendo.
Katie si fece avanti e, scostando gentilmete Bonnie, si parò
di fronte alle due figure immobili e disse: “Maddy, Sean,
aprite subito questa cella e lasciateci uscire!”.
Immediatamente, Bonnie vide le mani di Sean correre alla cintura e
afferrare un mazzo enorme di chiavi dal quale ne tirò fuori
una e la porse a Maddy che l’afferrò e la
infilò subito nella serratura facendola scattare.
Katie afferrò le sbarre e spinse leggermente: la porta si
aprì.
Maddy e Sean si scostarono di lato per lacirle uscire.
Una volta fuori, Katie si voltò di nuovo verso i due
stregoni e disse: “Adesso entrate nella cella e
addormentatevi!”.
Gli stregoni obbedirono subito, come in precendeza.
Katie si affretò a chiudere la cella e lanciò la
chiave lontano lungo il corridoio buio alle loro spalle, poi
afferrò Bonnie per il polso destro e disse:
“Andiamo!”.
Bonnie annuì.
Damon si sentiva annegare, annegare nel suo stesso sangue.
Era disteso a terra, al centro della sala, tra le due colonne e in
mezzo ad un capannello di guardie armate di legno e fuoco.
Voltando la testa verso destra riusciva a vedere suo fratello: Stafen
lo guardava con uno sguardo carico di dolore, angoscia e quello che
sembrava senso di colpa.
- Non è
colpa tua, tu non hai mai avuto colpa di niente, tu sei
un’anima pura e gentile, Stefan, l’unica cosa
sbagliata della tua vita sono io, sono sempre stato io -
erano queste le parole che avrebbe voluto dire, ma non ci riusciva.
Ogni volta che tentava di aprire bocca, da questa veniva fuori solo
sangue, il suo sangue. E ogni volta che cerava di comunicare
telepaticamente con Stefan non riusciva a spingere
abbastanza, non riusciva a far uscire le parole dalla sua testa per
arrivare a quella del fratello: la tortura gli aveva tolto troppa
energia.
Sarebbe morto a breve e lo sapeva, nulla sarebbe arrivato a salvarlo
misteriosamente perché per quelli come lui non esistevano i
miracoli.
L’unica cosa che, in tutta la sua esistenza, era somigliata
maggiormente a un miracolo, al suo miracolo, era stata Bonnie, ma non
era riuscito a salvarla e adesso stava per perderla per sempre.
A consolarlo non c’era neppure il fatto che Bonnie lo avrebbe
ricordato, perché sapeva con assoluta certezza che Samuel,
ancora Samuel, avrebbe fatto in modo che lei non lo ricordasse mai
più.
E, una volta morto, lei non avrebbe pensato a lui, non avrebbe parlato
di lui, non avrebbe pianto per lui, non avrebbe pregato per lui.
Lui non avrebbe avuto nulla di tutto questo perché a persone
come lui, che si lasciano portare via l’unica cosa bella
della loro vita, non erano concessi pianti o preghiere….non
era concesso nulla.
Un altro paletto gli affondò in una gamba e Damon
sentì un urlo, ma questa volta non era stato lui a gridare e
neppure Stefan.
Quando aprì gli occhi la vide.
Bonnie era lì, sull’entrata, aggrapata a Katie e
stava piangendo, stava urlando il suo nome.
- Non piangere! Non
devi, non me lo merito! - pensò Damon allo
stremo delle forze.
Ma Bonnie non recepì la supplica nei suoi occhi e corse
verso di lui.
In quel preciso istante Damon vide le guardie scomparire dalla sua
vista e accerchire Bonnie e Katie.
- No! Prendete me!
Continuate con me! Lasciatela! - Damon cercò
di sforzarsi, ma le parole, così chiare nella sua mente,
quando uscirono dalle sue labbra assunsero la forma di un rantolo
soffocato e indistinto.
Un risata si fece largo tra le grida e il dolore.
“Lasciatele pure avvicinare! Tanto non possono fare
nulla!” - era stato Samuel a ridere ed era stato lui a
parlare.
Bonnie corse verso di lui, si inginocchiò al suo fianco e si
chinò su di lui accarezzandogli la fronte.
“Damon, Damon che ti hanno fatto?” - disse
intervallando le parole e i singhozzi.
Ma Bonnie non doveva stare lì, lui era un mostro, un mostro
ferito, un mostro che aveva bisogno di sangue e il profumo di Bonnie
era così invitante….
Bonnie doveva allontanarsi da lui.
Con uno sorzo enorme, Damon costrinse le parole a venire fuori:
“Bonnie….d-devi allontarati
da…m-me!” - disse.
La vide sgranare gli occhi e scuotere la testa.
“No! Damon io non ti lascio qui!” - la
sentì dire.
“Bonnie, per favore, vattene!” - la
supplicò.
“No! Damon io ti amo e resterò qui con te! Tu non
vuoi che io resti? Non mi ami?” - chiese.
Che domanda assurda! Certo che l’amava ed era per questo che
doveva andarsene, che doveva allontanarsi dal mostro.
“Non dire sciocchezze, Bonnie! Non è
questo…il problema è che ho perso molto sangue ed
io sono un vampiro e quando i vampiri perdono sangue ne vogliono
dell’altro! E tu sei umana! Non voglio farti male!”
- si sforzò a dirle.
Bonnie restò un attimo in silenzio.
Damon sperò che avesse capito e che si allontanasse, ma non
lo fece, anzi.
Bonnie si scostò i capelli su una sola spalla e gli mise una
mano sotto la nuca per avvicinarlo.
“Prendi il mio sangue!” - gli disse decisa a
salvarlo.
“No, Bonnie, no! Non ti voglio fare del male!” -
Damon cercava con tutto se stesso di liberarsi dalla presa delicata e
decisa di lei, ma non aveva abbastanza forza.
“Damon, io ti amo! Non mi farai male! Fallo, ti
prego!” - disse Bonnie e si chinò ancora di
più su di lui.
Damon cercò di resistere, di trattenere il respiro, di
voltarsi dall’altro lato, ma Bonnie si chinò
ancora di più e gli sussurrò
all’orecchio: “Fallo!”.
Il mostro cedette.
Fu un flash improvviso.
Bonnie vide il sigillo rosso a forma di chiave ruotare e scomparire e,
come un fiume luminoso, i suoi ricordi abbatterono il muro e inondarono
la sua mente.
Bonnie ricordava tutto, ogni cosa.
E adesso, finalmente, riusciva davvero a capire la portata di
ciò che le avevano fatto i Consiglieri.
Sì! Perché lei ricordava tutto, tutto della sua
vera vita, dei suoi veri amici, della sua vera famiglia, del suo vero
mondo, di Damon, ma ricordava anche tutto quello che le era successo
nel Regno Magico.
Bonnie ricordava tutto.
Quando Damon ritrasse i canini e si staccò da lei, Bonnie si
tirò su leggermente e, con gli occhi immersi in quelli del
vampiro, sorrise.
Damon aveva uno sguardo meravigliato e sconcertato, sembrava confuso.
“Bonnie….cos’era quello?” -
chiese.
“Il Sigillo..che si rompeva! Grazie Damon!” -
rispose lei tranquilla.
“Aspetta! Vuoi dire che….”
“Mi hai liberata! Era come se fossi intrappolata dentro me
stessa senza riuscire a capire cosa mi fosse successo o
perché provassi questa sensazione di prigionia! Ma adesso
che il Sigillo si è rotto ho capito! Tutti i miei veri
ricordi sono tornati, io sono tornata!” - rispose.
“Sarai confusa! Non sai neppure dove ti trovi!” -
le disse Damon.
“No! Ricordo anche tutto quello che è successo
qui, tutto quello che tu hai fatto per me e tutto quello che mi hai
detto!”.
“Bonnie è….è…non
so come spiegarlo!”
“Lo so! Non preoccuparti, lo so! E’
fantastico!” - rispose sorridendo.
“Però non capisco….perché il
morso! Io credevo che il ricordo-chiave dovesse essere il ricordo del
momento più importante della tua vita!” - chiese
Damon mentre Bonnie lo vedeva, piano piano, recuperare il colore e le
forze grazie al sangue appena ingerito.
“Ma E’ il ricordo più importante della
mia vita! Damon, la prima volta che mi hai morso, dopo
l’incubo con Chen, è quello il momento
più significativo della mia vita! Tu non lo avevi mai fatto
prima! Mi aveva dato il tuo sangue, ma non mi avevi mai morso! Ma
quando mi hai morso la prima volta quello è stato il momento
in cui ci siamo fusi anima e corpo, il momento in cui tu sei diventato
pare di me e io parte di te, il momento in cui ogni diferenza si
è annullata, il momento in cui io ti ho dato la mia vita e
il mio cuore e tu mi hai dato la tua vita e il tuo cuore, il momento in
cui ci siamo conosciuti per davvero, il momento in cui ci siamo amati
per davvero, il momento in cui ho avuto l’assoluta certezza
che tu mi avresti sempre amata e protetta, il momento in cui io ho
promesso che ti avrei sempre amato e protetto, il momento in cui ci
siamo giurati l’universo, il mondo, il cielo, le stelle, la
felicità e l’amore, il momento in cui ci siamo
giurati l’eternità!” - rispose Bonnie
con gli occhi strabordanti di lacrime di gioia.
Damon non rispose: a volte il silenzio è la cosa
più adatta con cui rispondere.
Si tirò su a sedere, le prese il viso tra le mani e la
baciò con un bacio lieve e carico d’amore.
“Allora? Abbiamo finito? Vi siete detti addio?” -
la voce di Samuel giunse severa a risvegliarli dal loro sogno.
Bonnie e Damon si guardarono risoluti.
“Katie, libera Stefan!” - ma la richiesta di Bonnie
arrivò in ritardo, perché Katie ci aveva
già pensato e proprio in quell’istante aveva
lanciato un incantesimo contro le catene di Stefan e lo stava liberando.
“Fatto!” - le rispose Katie avvicinandosi a lei con
uno Stefan zoppicante.
“Bene! Adesso dobbiamo solo andarcene di qui!” -
disse Bonnie.
Ma Katie la stava guardando in modo strano e anche Stefan.
“Cosa c’è?” - chiese alzandosi
insieme a Damon.
“Sei diversa! Hai una strana luce negli occhi!” -
disse Stefan.
“Già!….Aspetta! Non avrai
mica….?” - Katie lasciò la frase in
sospeso.
“Recuperato la memoria? Distrutto il Sigillo? Si!
E’ esattamente quello che ho fatto!” -
terminò Bonnie.
Stefan si aprì in un sorriso felice e Katie la guardava con
ammirazione e sincera approvazione, ma quel momento non durò
a lungo.
“Cosa credete di fare? Liberare i vampiri non vi
servirà perché non avete via di scampo,
comunque!” - li interruppe Samuel.
“Questo lo dici tu, Samuel! Ma noi combatteremo e ti assicuro
che la pagherai per quello che mi hai fatto!” -
ribattè Bonnie.
“E cosa ti avrei fatto? Sono tutte bugie del vampiro,
Bonnie!” - rispose Samuel.
“Non credo proprio visto che ricordo tutto alla
perfezione!”
“Cosa? Il Sigillo….”
“E’ andato!” - intervenne Damon.
Samuel rimase in silenzio a fissarli per diversi minuti, poi
sollevò un braccio nella loro direzione e disse,
rivolgendosi alle guardie: “Prendeteli tutti! E
uccideteli!”.
Un secondo dopo una schiera di quasi venti guardie magiche correva
verso il loro piccolo gruppo.
“Cosa facciamo?” - chiese Stefan.
“Lasciate fare a me!” - rispose Katie e Bonnie la
vide impugnare di nuovo la pietra blu di Hugh.
Katie avanzò velocemente di qualche passo, poi si
fermò, alzò in alto la pietra e disse:
“Incanto e obbedienza”.
Bonnie rivide i fasci di luce blu colpire gli occhi di tutte le guardie
e rivide ogni singola guardia magica entrare nello stesso stato
catatonico in cui Maddy e Sean si trovavano ancora, al piano di sotto.
“Ora imbracciate le armi e rivoltatevi contro i
Consiglieri!” - ordinò Katie e le guardie
partirono subito all’attacco.
“Impressionate!” - commentò Damon.
“La magia è affasciante…a
volte!” - disse Stefan.
Ma le cose non potevano filare così lisce e loro non avevano
tenuto conto della perfidia di Samuel.
Bonnie lo vide sorridere crudelmente e poi invocare un incantesimo di
magia nera che poi scagliò contro le guardie disintegrandole
completamente, per poi colpire la pietra di blu di Katie che esplose
lasciando la strega con la mano destra ustionata.
“Credevate davvero di spaventarmi lanciandomi contro le mie
stesse guardie?” - disse Samuel.
“Li hai uccisi tutti come se niente fosse! E’ un
crimine!” - intervenne Katie.
“Invece no! Visto che, per tutti, sarete stati voi ad
ucciderli!” - rispose il Consigliere.
Bonnie sentì le guancie bagnarsi di lacrime e si strinse a
Damon.
Non aveva idea di cosa fare per uscire da quella situazione. Samuel era
stato un Cacciatore e per lui sarebbe stato facile uccidere Damon e
Stefan considerando anche che non erano in gran forma, e sia lei che
Katie erano troppo deboli per poter anche solo sperare di fargli un
graffio.
“Dite addio al mondo! Perché ho deciso che vi
ucciderò tutti quanti, non risparmierò
nessuno!” - tuonò Samuel lanciandole
un’occhiata sul finire della frase.
Bonnie sentì Damon irrigidirsi e vide Samuel prepararsi ad
attaccare.
“Non farlo, Samuel! Hugh aveva ragione: è una
follia!” - la voce di Samia arrivò del tutto
inaspettata.
“Mi ero completamente dimenticata di lei!” - disse
Katie.
“Io pensavo che non avesse l’uso della
parola!” - comentò Damon.
“Aspettate! Voglio sentire cosa dicono!” - li
richiamò Stefan.
Bonnie era troppo spaventata e sorpresa per parlare.
Samuel girò il capo in direzione della sorella, che per
tutto il tempo era rimasta in disparte e in silenzio, e la
guardò per un lungo istante prima di parlare.
“Samia! Non farti sopraffare, adesso, dai tuoi ridicoli sensi
di colpa e lasciami fare! Piuttosto, se non vuoi guardare, togliti di
mezzo! In queste situazione sei solo una palla al piede!” -
disse Samuel sprezzante.
Poi lanciò l’incantesimo, ma non li
colpì mai.
Samia si era sposata di lato e aveva eretto davanti a loro una barriera
difensiva che aveva annullato l’incantesimo del fratello.
“Si può sapere cosa fai, stupida
idiota?” - urlò Samuel.
Ma Samia non rispose. Si voltò verso Bonnie e le disse:
“Andate via di qui! Ci penso io a lui! Mi dispiace
immensamente, Bonnie!”.
Bonnie non seppe cosa rispondere e si limitò ad annuire con
il capo.
Poi sentì la presa di Damon sul suo polso e cominciarono a
correre verso l’uscita, seguiti da Stefan sorretto da Katie.
“Non andrete da nessuna parte!” - urlò
impazzito Samuel che continuava a lanciare incantesimi che lo scudo di
Samia respingeva.
Poi Bonnie sentì l’attacco finire seguito dalle
parole di Samuel: “Adesso basta!” - disse e fu il
primo a cominciare la battaglia magica contro la sorella.
Bonnie vide di sottecchi Samia contrattaccare il fratello e
avvertì un’esplosione immensa di Potere seguito da
un lampo accecante di luce.
Con una mano davanti agli occhi si aggrappò a Damon e una
volta messo piede fuori dalla Sala delle Udienze, vide Katie
avvicinarsi a loro ed estrarre, in tutta fretta, la pietra dorata dalla
tasca.
“Stringetevi tutti e ditemi dove dobbiamo andare!”
- ordinò la strega.
Damon, Bonnie e Stefan si strinsero intorno a lei e Stefan
suggerì il nome del luogo in cui far aprire il
portale.
Katie lanciò verso il cielo la pietra e urlò:
“Old Wood, Fell’s Church!”.
Immediatamente la pietra esplose aprendosi in un varco cicolare
attraverso il quale Bonnie distingueva il paesaggio familiare
dell’Old Wood e dal quale scese un fascio di luce dorata che
li avvolse tutti.
Bonnie sentì una forza che la sollevava dal pavimento
insieme a tutti gli altri guidandola verso il portale.
L’ultima cosa che sentì prima di lasciare il Regno
Magico fu il grido di dolore straziante di Samia, uccisa dal suo stesso
fratello.
NOTE:
Ciao a tutti! Stasera sono un pò in ritardo, ma ho finito il
capitolo giusto qualche minuto fa...mi ci è voluto un
pò per scriverlo e lo stesso non mi convince del tutto,
soprattutto l'ultima parte.
Comunque...finalmente si è scoperto il ricordo-chiave di
Bonnie! Ve lo immaginavate? Se no, a cosa avevate pensato? Vi
è piaciuta come scelta?
Come avete letto, Samuel è un grandissimo bastardo, Maddy e
Sean sono due idioti totali, e Samia è morta dopo aver fatto
l'unica cosa decente da quando l'ho messa nella storia.
I quattro sono tornati a Fell's Church e nel prossimo capitolo, che
sarà l'epilogo di questa terza parte della storia,
ritroveranno tutti gli altri dopo quasi due mesi ( vi ricordo che il
tempo nel Regno Magico è differente).
Vi aspetto giovedì con l'epilogo!
Grazie a tutti i mei lettori!... BACIONI...IOSNIO90!
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Capitolo 20 *** Epilogo ***
Epilogo
Da
quando Stefan le aveva raccontato la verità sulla sua vita,
Bonnie aveva immaginato migliaia di volte il suo ritorno a casa.
Si era vista ritornare attraverso un portale a forma di arco trionfale,
con gli uccellini che cantavano in coro, felici per il suo ritorno.
Si era vista accogliere da un manto d’erba e salutata dagli
alberi in fiore.
Si era addirittura vista trasportare da un cavallo alato circondata da
nuvolette rosa…..beh questo forse era un po’troppo
esagerato, però sognare non costava nulla.
Fatto sta che non si sarebbe mai aspettata un ritorno così
poco….agevole.
Quando il portale si aprì, Bonnie si ritrovò
sospesa nel vuoto e solo dopo una caduta libera di circa due metri
riuscì a toccare terra, ma fu un tantino doloroso.
Teneva gli occhi chiusi e con le mani cercava di proteggersi la testa,
quando si ritrovò a sbattere contro qualcosa di freddo e
duro.
- Solo io potevo
attraversare un portale ed andare a sbattere contro una pietra!
- pensò desolata e con il fiato corto dopo la caduta.
Aprì piano gli occhi e cercò di muoversi, ma i
muscoli le facevano male: si sentiva tutta indolenzita.
Poi la pietra cominciò a sussultare sotto il corpo di Bonnie.
- Oddio solo il
terremoto ci voleva! -
Ma quando alzò la testa cercando di mettere tutto a fuoco
nel tentativo di trovare tracce degli altri, capì che la
cosa dura e fredda non era una pietra, la cosa dura e fredda era Damon
e la guardava con un ghigno divertito.
“Mia piccola streghetta lo so di essere irresistibile,
figurati che anch’io quando guardo il mio stesso riflesso
faccio fatica a resistermi, quindi ti capisco! Ma questo non mi sembra
proprio il momento adatto! Che ne dici?” - le disse.
Bonnie avvampò per l’imbarazzo e si
tirò su in un attimo: le varie ammaccature si fecero
sentire, ma provò a non badarci.
Damon la imitò subito.
Bonnie rimase sconvolta nel vedere che neppure un volo dritto sulla
terra umida aveva sminuito la sua bellezza. E si appuntò
mentalmente di chiedergli dove comprava i vestiti perché
erano praticamente puliti, sembrava che il terreno e l’erba
non li avessero neppure sfiorati.
In quanto agli altri….
Erano entrambi poco distanti da loro. Stefan era ricoperto di fango
dalla testa ai piedi e questo lo rendeva visibilmente nervoso:
probabilmente aveva pensato di arrivare un tantino più
pulito al suo riincontro con Elena e invece sembrava appena uscito da
una discarica. Katie, invece, sembrava non preoccuparsi affatto dei
suoi vestiti e se ne stava in piedi, con gli occhi spalancati a
guardarsi intorno.
Bonnie le si avvicinò e le mise una mano su una spalla:
voleva che la sua amica si sentisse a suo agio.
“Katie, tutto ok?” - le chiese gentilmente.
“Sì, è che….Bonnie io sono
nata e cresciuta nel Regno Magico! Non sono mai venuta qui!
E’ tutto così diverso!” - rispose la
strega.
“Che te ne pare?” - le chiese Stefan.
“Non saprei! Trovo che i colori siano più spenti e
che ci sia poca luce! Siamo per caso tornati durante una brutta
giornata?” - Katie era giustamente perplessa.
- Brutta giornata? -
pensò Bonnie.
Era evidentemente mattino inoltrato e il sole era alto e splendente nel
cielo azzurro e privo di nuvole. Era una giornata calda, ma non afosa e
con un lieve venticello che soffiava da est e le accarezzava
delicatamente la pelle.
“Non direi proprio, anzi! Questa giornata è
pefetta!” - rispose Bonnie.
“Beh a me non sembra, ma forse devo solo abituarmi al nuovo
ambiente!”.
“Katie, è giusto che tu sia perplessa! Anche noi
ci siamo sentiti straniti quando siamo arrivati nel Regno Magico.
Lì le tonalità sono più sgargianti e
tutto è pervaso da una luce magica che rende ogni cosa
magnificamente chiara e ben definita!” - intervenne Stefan.
“E per quanto riguarda la luce….sappi che non
è qui che è sbagliata, ma nel tuo caro Regno!
Dico io…che diavolo dovete farvene di sette soli? Qui
c’è né uno e già non lo
sopporto, fosse per me sarebbe sempre notte! A proposito….mi
sa che in questo periodo qui a Fell’s Church
c’è né stato parecchio di
sole….è giunta l’ora di tornare al
vecchio, caro tempo permanentemente nuvoloso e incline alla
pioggia!” - disse Damon sogghignando.
Pochi secondi dopo, dopo una piccola ondata di Potere un gruppo di
nuvole, materializzatosi dal nulla, si andò a parare davanti
al sole attenuandone la luce.
“Ecco! Adesso sì che è una giornata
perfetta!” - commentò Damon soddisfatto.
“Aspetta una attimo! Sei stato tu a farlo?” -
chiese Katie.
“I vampiri possono farlo!” - rispose Bonnie.
“I vampiri POTENTI possono farlo!” - la corresse
Damon lanciando un’occhiatina divertita a Stefan.
“Ok! Adesso che abbiamo sottolineato per l’ennesima
volta che tu sei più forte di me, possiamo andare? Non so
te, ma io ho bisogno di un bagno e di riposo: la caduta non
è stata esattamente gradevole!” - disse Stefan.
“A proposito della caduta: posso sapere perché ci
avete lasciate cadere senza neppure preoccuparvi di proteggerci per
evitare che ci facessimo male, visto e considerando che per voi due un
salto di due metri non è nulla?” - chiese Bonnie,
parlando al plurale, ma rivolgendosi con lo sguardo a Damon.
“Io ti ho protetto!” - protestò lui.
“Sì, come no! Sarebbe stato meglio se mi avessi
lasciato cadere sulla terra visto che andare a sbattere contro di te
è stato come scontrarmi con una roccia!” -
ribattè Bonnie.
“Scusa tanto, Bonnie, ma è stato il massimo che
sono riuscito a fare!” - ammise Damon calando il tono di voce.
“Cioè?”.
“Bonnie il fatto è che attraversare i portali
magici è un tantino destabilizzante per noi! I portali non
sono fatti per le creature oscure, per i vampiri, e questo fa
sì che quando uno di noi attraversa un portale si
sente…beh…non si sente se stesso, non si sente
nel pieno delle forze e non riesce a muoversi come farebbe
normalmente!” - chiarì Stefan.
“Oh! Non lo sapevo! Scusatemi, non volevo rinfacciarvi nulla,
davvero!” - disse Bonnie dandosi mentalmente della stupida
egoista.
“Tu sei tutto all’infuori che egoista,
Bonnie!” - le sussurrò Damon.
Bonnie sorrise: “Non leggermi nel pensiero!” -
disse, ma nella sua voce non c’era astio, solo immenso amore.
“Fratellino? Smettila di agitarti tanto, mi stai
innervosendo!”.
Camminavano placidamente lungo la strada che dall’Old Wood
portava dritto al pensionato e Stefan sembrava in fermentazione.
“Smetterla di agitarmi? Come faccio se muovete un passo ogni
quarto d’ora? Se andiamo avanti così finiremo con
l’arrivare il mese prossimo! E ti ricordo che io non vedo la
mia Elena da sei giorni, oramai! E non vedo l’ora di
ascoltare il battito del suo cuore e la sua candida voce, di respirare
di nuovo il profumo delicato della sua pelle, di affondare il viso nei
suoi soffici capelli dorati, di specchiarmi nuovamente nei suoi occhi,
di….”
“Ok! Basta! Se non la smetti finiremo con l’essere
presi di mira da Whinnie de Poo e dall’orso Yoghi tanto
è il miele che spruzzi in giro!” - Damon
interruppe il fratello in un modo che suonò un tantino
brusco, ma Bonnie doveva ammettere che, nonostante anche lei avesse una
voglia matta di rivedere tutti i suoi amici, questo non toglieva il
fatto che erano tutti stanchissimi dopo aver affrontato uno scontro
inaspettato ed essere scampati alla morte solo per miracolo.
Dopo un altro paio d’alberi, svoltarono per ritrovarsi
direttamente sul retro del pensionato dove scorsero la signora Flowers
tutta impegnata a stendere il bucato.
“Signora Flowers!” - Stefan fu il primo a correrle
incontro subito seguito dagli altri.
“Oh! Ecco di ritorno i miei due giovani amici! E vedo con
piacere che non siete soli e che siete riusciti nel vostro
intento!” - disse l’anziana signora sorridendo a
Bonnie.
“Salve Signora Flowers, è un vero piacere
rivederla!” - Bonnie le si fece incontro e la
baciò sulle guance ancora sode nonostante
l’età.
“Ma non siete solo in tre! Chi è la vostra giovane
amica?” - chiese guardando Katie.
“Venga dentro con noi e glielo spiegheremo! Piuttosto dove
sono gli altri?” - chiese ansioso Stefan.
“Oh sono tutti nella tua stanza con la bella Elena! Vi
aspettano!” - rispose la signora Flowers.
In meno di due minuti Bonnie si ritrovò dietro Damon fuori
la porta della stanza di Stefan dalla quale si sentivano provenire
delle voci dall’interno.
“Elena calmati! Smettila di andare su e giù per la
stanza in questo modo! Sono passati quasi due mesi, non è
detto che ritornino proprio oggi! Ci potrebbe volere più
tempo!” - Meredith, come sempre, era quella più
saggia di tutti.
“Meredith ha ragione!” - e Matt le dava sempre
fiducia, naturalmente.
“Io dico che stanno per arrivare! Aspettate e
vedrete!” - Elena era sempre la solita, ostinata Elena, ma
questa volta aveva ragione.
Non appena sentì la voce di Elena, Stefan aprì di
scatto la porta.
Elena si voltò e il resto fu come una di quelle scene al
rallentatore che si vedono nei film d’amore dove i due
innamorati si ritrovano dopo un periodo di enorme dolore e si corrono
incontro gettandosi l’uno nelle braccia dell’altra.
Ma erano così teneri….
“Ve l’avevo detto che erano tornati! Il clima
è cambiato troppo improvvisamente, dovevano per forza essere
loro!” - disse Elena sciogliendosi dall’abbraccio
di Stefan e guardano Meredith e Matt che sorridevano felici nel
rivedere il loro amico.
“Ma Bonnie? L’avete trovata?” - chiese
Meredith.
A quel punto Bonnie decise che era arrivato il momento di farsi avanti.
Sorpassò Damon ed entrò sorridendo nella stanza.
Dopo un attimo di silenzio, si vide investire da tre uragani e si
ritrovò stretta forte da tre paia di braccia.
Quando i tre la liberarono e la guardarono meglio, Bonnie
notò che avevano tutti gli occhi lucidi, persino
l’impassibile Meredith e si commosse.
“Mi siete mancati!” - disse di cuore.
“Anche tu ci sei mancata tanto! Ma dimmi: stai bene? Sei
tornata quella di sempre?” - le chiese Elena.
“Bonnie non è mai cambiata!” - si
intromise Damon avvicinandosi a Bonnie.
“Beh certo! Io volevo solo sapere se aveva recuperato la
memoria, se ricordava tutto!” - chiarì Elena.
“Si, ricordo tutto!” - disse Bonnie.
“Ma anche se non avesse ricordato nulla, Bonnie sarebbe
tornata e sarebbe stata sempre la stessa! Lei non è mai
cambiata!” - ribadì Damon duramente.
“Ok! Certo! Ho capito!” - balbettò Elena.
“Ok! Ok!Ok! Ben ritrovato anche a te, Damon! Adesso cosa ne
dite se ci sediamo e ci raccontate tutto?” - propose Meredith.
“Sì! E’ un’ottima idea! Prima
però vorremmo presentarvi una persona!” -
annunciò Stefan e fece un cenno in direzione della porta
dalla quale entrò Katie che fino ad allora aveva preferito
rimanere in disparte.
“Salve a tutti! Io sono Katie Price e sono una
strega!” - si presentò la ragazza.
“Katie è una nostra grande alleata! Se non fosse
stato per lei le cose sarebbero andate molto male!” -
chiarì Stefan mettendo in visibile imbarazzo Katie.
Bonnie le si avvicinò e la prese per mano facendola
avvicinare agli altri.
“Beh! Allora…ciao Katie! Io sono Elena! E questi
sono Meredith e Matt! Siamo amici di Bonnie!” - disse Elena
stringendo la mano della nuova arrivata.
“Adesso, però, raccontateci tutto! Per prima cosa
ditemi perché ci avete messo tanto!” - disse Elena
tornado a rivolgersi a Stefan.
“Il tempo nel Regno Magico è diverso da qui! Un
nostro giorno corrisponde ad una vostra settimana! Quindi,
tecnicamente, loro non sono stati via per più di sei giorni
anche se per voi ne sono passati molti di più!” -
spiegò Katie, che, una volta ripresasi
dall’imbarazzo iniziale, era tornata la ragazza pratica e
sicura di sempre.
“Lo sapevo io che doveva esserci sotto una cosa del
genere!” - commentò Matt.
“Mutt! Da quand’è che i trogloditi
pensano?” - intervenne Damon guadagnandosi
un’occhiataccia da Matt che naturalmente non lo
sfiorò per niente.
Bonnie pensò che era bello ritrovare una cosa
così familiare come Damon che prendeva in giro Matt, anche
se non era un pensiero proprio bello nei confronti dell’amico.
“Adesso sediamoci e parliamo!” - disse Meredith.
Stefan cominciò a raccontare tutto quello che era successo
da quando lui e Damon avevano messo piede nel Regno Magico.
Bonnie intervenne solo per spiegare aspetti della sua vita falsa che
naturalmente né Damon né Stefan potevano
conoscere.
Trascorsero così più di tre ore. Alla fine del
racconto Elena, Meredith e Matt erano sconcertati dalla cattiveria di
Samuel. Elena aveva persino versato una lacrima nel momento in cui
avevano parlato dell’assassinio di Samia.
“E’ orribile!” - commentò
Meredith.
Bonnie annuì, sorridendo malinconicamente
all’amica.
“Katie grazie di cuore per quello che hai fatto! Capisco che
anche tu avevi le tue buone ragioni, ma sei stata davvero un aiuto
formidabile!” - disse Elena con le lacrime agli occhi.
“Di nulla!” - rispose Katie.
“Ma Katie non è stata l’unica ad
aiutarci! Signora Flowers il Consigliere di cui abbiamo parlato prima,
quello che ci ha aiutato…beh..lui l’ha fatto per
lei!” - disse Stefan che durante il racconto non aveva mai
accennato al nome di Hugh.
“Per me?” - chiese la Signora Flowers.
“Sì! Il Consigliere l’ha conosciuta da
giovane! Si chiamava Hugh….le dice nulla?”.
“Oddio! Hugh! Io credevo che fosse morto!”.
“Anche lui credeva lo stesso di lei, per questo non
l’è più tornata a cercare! Ma quando
gli abbiamo detto che era viva ed era felice, non ci ha pensato due
volte e ci ha aiutato!” - spiegò Stefan.
“E adesso dov’è?” - chiese
speranzosa la Signora Flowers.
“Beh….lui….lui…!”
- Stefan non riusciva a finire la frase.
Bonnie sapeva quanto soffrisse ancora per la morte ingiusta del povero
Consigliere che lui non era riuscito a salvare.
“Lui è stato ucciso ingiustamente da Samuel! A
sangue freddo!” - disse, per il fratello, Damon.
La Signora Flowres crollò. Si aggrappò a Matt,
che era vicino a lei, e cominciò a piangere.
“Signora Flowers, tutto bene?” - chiese proccupato
Matt.
“Certo, caro! Certo! Ho solo bisogno di un attimo!”
- rispose la Signora Flowers lasciandosi scortare al piano di sotto.
Due ore più tardi, dopo un bagno lungo e rilassante, Bonnie
ritornò nella stanza di Stefan dove erano rimasti tutti gli
altri.
Arrivata sulla soglia, si fermò a guardarsi in giro.
Dal piano di sotto proveniva ancora qualche singhiozzo della Signora
Flowers, che si era chiusa nella sua stanza ripensando, probabilmente,
ai suoi giorni con Hugh.
Nella stanza l’atmosfera era più allegra.
Stefan ed Elena erano seduti fianco a fianco sul bordo del letto. Si
tenevano le mani e si guardavano negli occhi con aria adorante, senza
spiccicare parola.
Erano così carini tutti presi dal loro < ritrovarsi
>, anche se Bonnie doveva ammettere che il < ritrovarsi
> suo e di Damon era di gran lunga più eccitante.
Meredith era tutta presa a parlare con Katie. Si erano già
messe d’accordo per andare da Meredith, quella sera stessa, e
prendere dei vestiti per Katie dato che avevano più o meno
la stessa taglia, per poi andare l’indomani a fare shopping
in città e procurare a Katie tutto ciò di cui
avesse avuto bisogno.
Katie avrebbe alloggiato in una delle altre stanze libere del
pensionato e questo parve fare molto piacere a Matt.
Bonnie non sapeva se era solo una sua impressione, ma il suo amico
sembrava molto interessato alla nuova arrivata.
Chissà….se son rose….
Bonnie attraversò la stanza sorridendo e andò
alla finestra poggiandovi sopra i palmi.
Fuori era il tramonto e il cielo era di un arancio intenso con tenui
sfumaure gialle e rosa ai lati. Il sole calante sembrava in fiamme ed
era bellissimo.
A Bonnie era mancato il tramonto: nel Regno Magico il sole, o meglio, i
soli non tramontavano mai. Era una cosa snervante.
Si sentì stringere alla vita e si lasciò andare
naturalmente contro il petto di Damon.
“Dove sei stato?” - chiese quasi sussurrando.
“Non mangiavo da un po’!” - rispose Damon
baciandole una spalla prima di appoggiarvi il mento e cominciare a
cullarla dolcemente.
“Sembri preoccupata! Cos’hai,
streghetta?” - le chiese.
“Secondo te? Sei tu quello che legge nel pensiero!”
“Stai pensando a Samuel, a quello che potrà fare
adesso!” - disse lui.
“Samuel non si fermerà! Non è ancora
finita, Damon! Anzi, è appena cominciata! Prima voleva
tenermi lì, voleva solo me, ma adesso ci vuole tutti e ci
vuole morti! Inoltre non c’è più
nessuno a frenarlo!” - disse lei.
“Per quando attaccherà, noi saremo pronti! E
vinceremo!”.
“Ci credi davvero, Damon?”.
“Certo che sì!”.
“E come fai a crederci tanto?” - chiese Bonnie.
“Perché siamo insieme e insieme possiamo fare di
tutto!” - rispose Damon con voce ferma.
Bonnie sorrise e tornò a rilassarsi, stretta tra le braccia
di Damon.
FINE
NOTE:
Ciao a tutti!
Ebbene siamo giunti alla fine di questa terza parte della mia serie su
Damon e Bonnie.
Spero vi sia piaciuto l'epilogo.
Naturalmente non succede granchè, ma serviva solo per il
ritorno a casa di Bonnie dopo tutto quello che ha passato tra il
Labirinto e il Sigillo....mi sembrava doveroso.
Allora....giunti al termine...ditemi: Cosa ne avete pensato del
Sigillo? Vi è piaciuto come si è evoluta la
storia e come si sono evoluti i personaggi? Vi aspettavate qualcosa di
diverso?
Ditemi pure tutto....sapete che tutto è ben accetto, anche
le critiche....quelle poi fanno sempre bene per capire cosa penano i
lettori del tuo modo di scrivere.
Spero che la storia vi sia piaciuta, così come è
piaciuto a me scriverla.
Devo ammettere che ho lavorato di più a questa terza parte
rispetto a quello che ho fatto con le prime due, perchè la
trama era leggermente più complicata e non c'erano solo
Damon e Bonnie da gestire, come invece è avvenuto nel
Labirinto, ma c'erano tutti gli altri personaggi di contorno, i nemici
e le loro magie, Stefan....
Però è stato interessante.
Vi annuncio che ci sarà una quarta ed ultima
parte.
Il titolo di quest'ultima parte della serie sarà: IL
LINGUAGGIO DELLA RESA: IL GRIGIO DELLA VITA!
Come sempre mi prenderò un pò di pausa per
mettere insieme le idee per la nuova storia, quindi posterò
il prologo DOMENICA 31 OTTOBRE!
Adesso sono di dovere i ringraziamenti.
Un enorme grazie a tutti coloro che mi hanno inserito tra i preferiti:
Un altro enorme grazie a chi mi ha inserito tra le seguite:
1 - Amy
In Wonderland [Contatta]
2 - Barrowman [Contatta]
3 - DaMnEdQuEeN
[Contatta]
4 - Didyme [Contatta]
5 - Graine [Contatta]
6 - irene862 [Contatta]
7 - jacopo25 [Contatta]
8 - Robbina [Contatta]
9 - The_WerewolfGirl_97
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10 - tykisgirl
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11 - Vampire and Witch
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12 - __Ilaria_
[Contatta]
E grazie anche a chi mi ha inserito tra le
ricordate:
1 - Robbina [Contatta]
Infine un grazie speciale e di tutto cuore a
tutte quelle anime pie che mi hanno fatto l'onore di inserirmi tra i
loro autori preferiti:
1 - Aia
Cullen [Contatta]
2 - BonnieMora
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3 - Cecilia [Contatta]
4 - fan_harry_potter_twilight
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5 - gaga96 [Contatta]
6 - ila_D [Contatta]
7 - irytvb [Contatta]
8 - jenny cullen
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11 - mary__cullen
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12 - milla93 [Contatta]
13 - Robbina [Contatta]
14 - tykisgirl
[Contatta
Grazie
anche a tutti i lettori silenziosi, che non sono mai diminuiti e che mi
hanno fatto sentire apprezzata e grazie a chi si è anche
preso la briga di commentare. GRAZIE!
Alla prossima storia...a domenica 31....spero di ritrovarvi
tutti....BACIONI...IOSNIO90!
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