Il linguaggio della resa: Il Sigillo

di iosnio90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** AVVISO ***
Capitolo 5: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 6: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 7: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 8: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 9: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 10: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 11: *** Capitolo nono ***
Capitolo 12: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo sedicesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciassettesimo ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Buio.
Era tutto ciò che Bonnie riusciva a vedere: un unico, sconfinato, immenso buio.
Si sentiva leggera, in balia di ciò che succedeva intorno a lei, in balia del buio.
Era come se non fosse lei a governare il suo corpo, ma come se questo fosse spinto da una corrente invisibile, come se galleggiasse.
Bonnie stava galleggiando nel buio.
Non riusciva a parlare, non riusciva a pensare, non riusciva a muoversi: si sentiva persa e completamente sola.
Dov’era? E Damon? Cosa gli era successo?
L’ultima volta che Bonnie lo aveva visto era rinchiuso in una gabbia mortale da cui non poteva uscire e in cui non poteva muoversi senza correre il rischio di morire.
Era morto? Era davvero morto?
No, non poteva essere! Se Damon fosse morto Bonnie lo avrebbe sentito. Ma adesso stava galleggiando in quel mare oscuro e non riusciva neppure a sentire se stessa, come poteva pretendere di sentire lui?
Bonnie era stanca, voleva solo lasciarsi andare, ma quando era sul punto di farlo, qualcosa glielo impedì.
Una luce, una luce stava rischiarando quel buio.
Bonnie aprì gli occhi, molto lentamente, e solo allora capì che il buio dove era confinata fino a poco prima era il buio dell’incoscienza nella quale era sprofondata mentre era ancora nel Labirinto.
Quando mise a fuoco ciò che la circondava, si rese conto di essere in un luogo sconosciuto e fin troppo luminoso.
Era distesa su un letto enorme, a baldacchino, e dai lati svolazzavano tranquille delle tendine rosa pallido che a sprazzi le facevano vedere piccole parti della stanza in cui si trovava.
L’unica cosa che Bonnie capì fu che quella stanza doveva essere enorme e molto lussuosa.
Dov’era finita?
Cercò di muoversi per potersi alzare e potersi guardare intorno, ma ogni tentativo fu inutile: Bonnie era legata al letto mani e piedi da delle catene di ferro e aveva una spessa cintura di cuoio a bloccarle il corpo all’altezza dello stomaco.
Bonnie venne presa dal panico.
All’improvviso scorse due sagome che si avvicinavano.
Avanzavano lentamente, senza fretta.
Bonnie aveva paura.
Poi, finalmente, una delle due figure alzò una delle tendine, quella alla destra di Bonnie, e fu allora che li vide e li riconobbe: erano i due stregoni che l’avevano presa, i Consiglieri, come si erano presentati e come li chiamava Ted, l’uomo e la donna, Samuel e Samia.
Samuel, che teneva la tendina alzata con un braccio, la lasciò lentamente cadere e, insieme alla sorella, entrò in quella specie di bozzolo privato in cui Bonnie era tenuta prigioniera.
Si sedettero ai lati dell’enorme letto: Samuel a destra, Samia a sinistra.
“Vedo che ti sei svegliata?” - disse la donna.
Bonnie aveva le lacrime agli occhi.
“Cosa volete da me? Cosa avete fatto a Damon?” - chiese con voce spezzata.
“Cosa vogliamo da te? Non ha importanza! Cosa abbiamo fatto al vampiro? Nulla, ma questo è ancora meno importante!” - rispose Samuel.
Damon era vivo, se loro non gli avevano fatto nulla significava che era vivo e che l’avrebbe salvata.
“Qualsiasi cosa vogliate non la otterrete perché io non ho intenzione di assecondarvi e perché Damon verrà a salvarmi” - Bonnie sentiva accendersi dentro di lei il fuoco della speranza.
“Oh, cara! Io non ci giurerei!” - rispose Samuel accarezzandole la fronte.
Bonnie girò il viso per sottrarsi a quel contatto, ma subito il tocco di Samuel da dolce divenne crudele e Bonnie si sentì afferrare per il mento e venne costretta a rincontrare di nuovo gli occhi dell’uomo.
“Adesso dì addio alla vita come la conosci, dì addio a tutti i tuoi ricordi, a tutti i tuoi amici, dì addio a Damon perché quando ti risveglierai non sarai più tu!” - le disse con una voce tanto bassa e tranquilla da mettere i brividi.
Stava succedendo qualcosa, Bonnie lo sentiva e non riusciva ad opporsi.
Samuel le aveva afferrato la mano destra e Samia la mano sinistra.
I due Consiglieri si guardavano negli occhi, pronunciavano frasi strane, senza senso, in una lingua che Bonnie non conosceva ma che le risultava familiare.
Si sentiva in preda all’ansia, ma sempre più debole.
Intorno a lei l’aria divenne elettrica.
Bonnie sentiva una strana pressione pesarle sulle mani.
Quando abbassò il mento vide che nel punto in cui Samuel e Samia le tenevano le mani si erano formate come una specie di enormi bolle nere che la avvolgevano fino al polso.
Bonnie non sapeva cosa fare.
Ad un tratto ci fu una piccola e improvvisa esplosione di luce e Bonnie sentì la pressione aumentare e diffondersi: adesso il suo corpo era totalmente ricoperto da una sorta di patina nera.
Bonnie non riusciva più a muovere neppure un muscolo.
< Dì addio alla vita come la conosci >, aveva detto così Samuel, ma cosa significava? Che stavano per ucciderla? E’ così che sarebbe morta? Schiacciata da una pellicola nera?
Bonnie non riusciva ad accettarlo e nel frattempo il canto dei due stregoni continuava inesorabile.
La pressione divenne insostenibile, ma se Bonnie fino a quel momento aveva creduto che era quella la cosa peggiore, presto si accorse che si era completamente sbagliata.
Ad un tratto una stana sfera rossa si creò nello spazio tra Samuel e Samia, sulla testa di Bonnie.
La sfera galleggiò in aria per ancora qualche minuto, poi Bonnie la vide piombare sulla sua fronte e, nel momento dell’impatto, sentì un dolore atroce e penetrante.
Era come se nella sua testa fosse scoppiato un incendio che via via si diffondeva togliendo aria ai suoi ricordi che non riuscivano più a resistere e che indietreggiavano verso un angolo buio e remoto della mente di Bonnie nel disperato tentativo di salvarsi, ma senza successo.
Bonnie aveva l’impressione di vederli: il fuoco che avanzava, i ricordi che si accatastavano gli uni sugli altri creando una confusione orribile nella memoria di Bonnie, fino a che non cedettero, il fuoco li avvolse, il dolore crebbe, il fuoco si trasformò, si solidificò, divenne una specie di muro incandescente dietro cui erano confinati i suoi ricordi e poi con un ultimo colpo decisivo, che portò Bonnie all’apice della sofferenza, un’ultima fiamma solitaria, ma più forte dell’intero incendio, si scagliò su quel muro e vi appose il suo marchio.
Bonnie non era più Bonnie.

“Cosa è successo?” - chiese Samia a Samuel una volta che l’incantesimo venne concluso.
“Guarda!” - fu la risposta di Samuel.
Samia vide la patina nera, che si era formata intono alla ragazza, ritirarsi pian piano e scomparire, ma la cosa che più la colpì fu lo strano simbolo rosso che era apparso sulla fronte della strega e che stava scomparendo, come se la mente di Bonnie lo stesse riassorbendo.
Ma Samia riuscì s vederlo bene prima che scomparisse: era un cerchio di un rosso leggermente stinto, al suo interno vi era un altro cerchio più piccolo legato a quello esterno da piccoli raggi, insieme formavano una specie di cornice per il disegno che intrappolavano cioè una specie di serratura, la toppa di una chiave, ma era girata al contrario.
“Cos’è?” - chiese al fratello.
“Il Sigillo! Quello che tiene sotto chiave i suoi ricordi, la sua vita, tutto!” - rispose Samuel con un sorriso compiaciuto.
“E la chiave?” - chiese Samia.
“Quale chiave?” - chiese a sua volta Samuel.
“Il disegno del Sigillo è una serratura! Quindi ci sarà una chiave! Dov’è?” - chiarì Samia.
“Oh, ti riferisci a quella chiave! Non è materiale, non è una chiave vera e propria, è più una sorta di RICORDO-CHIAVE, insomma se la strega riesce a ripescare dal luogo in cui sono confinate tutte le sue memorie quel preciso ricordo, allora il Sigillo si spezza!” - spiegò Samuel.
“E cosa facciamo se dovesse accadere?” - chiese Samia preoccupata.
“Non accadrà! Non è mai accaduto e poi noi la terremo sotto stretta osservazione! Adesso dobbiamo darle una nuova vita, ricordi? Il lavoro non è finito!” - disse Samuel e poi allungò una mano fino a prendere quella della sorella.
Samuel si chinò sulla strega, le sussurrò qualcosa all’orecchio e dopo pochi istanti la ragazza spalancò gli occhi.
Samuel, con un gesto della testa, la liberò da tutte le catene e lei si mise a sedere all’istante come se fosse un automa.
Samia capì che quello era il momento del secondo incantesimo.
Samuel si mise in una tasca la mano libera e ne tirò fuori una piccola sfera bianca contenente nient’altro che una delicata nebbiolina verde: quella era la sfera con i nuovi e falsi ricordi della strega che Samuel aveva preparato e che adesso dovevano mettere nella mente della ragazza.
Samia guardò i fratello, guardò la strega, guardò la sfera e poi annuì.
Samuel lanciò in aria la sfera che cominciò a galleggiare sulle loro mani unite.
Pronunciare l’incantesimo fu facile, era come se le parole venissero fuori da sole.
Poi una tenue luce dorata avvolse tutto, Samuel e Samia portarono le loro mani sulla testa della ragazza e la sfera li seguì.
Con delicatezza, Samia lasciò la mani di Samuel e la sfera scese piano sulla strega, che più che una persona era una involucro vuoto che aspettava di essere riempito.
Il vetro della sfera sembrò dissolversi nel nulla a contatto con la fronte di Bonnie e la nebbia verde le avvolse la testa fino a scomparire al suo interno.
Bonnie chiuse gli occhi e ricadde sul letto.
Era fatta, adesso dovevano solo aspettare e vedere se era andato tutto bene.
“E’ tutto pronto per quanto si sveglierà?” - chiese Samia.
“Certo! Il resto del Consiglio sa bene cosa le abbiamo fatto e mi sono premurato di inserire nella sua falsa vita due amiche del cuore nonché coinquiline!” - disse Samuel.
“Cioè?” - chiese Samia.
“Non mi è sembrata una buona idea lasciarla da sola così ho convocato due giovani streghe di enorme talento, Maddy Ross e Katie Price, ho raccontato loro tutta la storia di questa strega e ho detto loro del nostro piano, di Ted, del Labirinto, del Sigillo, tutto, e ho detto loro che avrei inserito loro due nella vita della strega e che avevano il ruolo di sue coinquiline e amiche nonché sorvegliati, ovviamente, ma questo Bonnie non lo saprà!” - spiegò Samuel.
“Capisco! E gli altri? Cosa diranno vedendola!” - chiese Samia pensando a tutte le persone che vivevano nella capitale del Regno magico, dove erano loro, e che non avevano mai visto Bonnie.
“Mi sono occupato anche di questo facendo diffondere un comunicato che reca scritta la stessa storia che Bonnie crederà di aver vissuto per davvero. Per tutti e per Bonnie stessa, lei sarà una giovane strega che è vissuta fino a poco tempo fa nella periferia, ai margini del Regno. Disgraziatamente a causa di un gruppo di vampiri la sua famiglia, ovviamente finta, è morta lasciandola sola, così lei ti ha scritto, Samia, raccontandoti la sua triste storia e tu hai voluto aiutarla accogliendola tra di noi, qui nella capitale!” - spiegò Samuel.
“Perfetto!” - disse Samia.
“Sì, perfetto! Anche perché con questa storia instillata nella mente lei non potrà fare altro che odiare sopra ogni cosa i vampiri!” - disse Samuel.
“Così siamo tranquilli nel caso in cui quel Damon dovesse provare a cercarla!” - continuò Samia.
“Esatto!” - fece Samuel.
Passò qualche altro minuto.
Loro restavano in religioso silenzio e la strega non accennava a muoversi.
All’improvviso, però, qualcosa cambiò.
Bonnie si mosse, si stava svegliando.
“Ci siamo!” - disse Samuel.
“Adesso scopriremo se è andato tutto per il meglio!” - continuò Samia.
Bonnie batté un paio di volte le palpebre, poi si soffermò con lo sguardo su di loro.
Non parlava e questo stava facendo preoccupare i due stregoni che si limitavano a guardarla sorridendole leggermente.
Poi Bonnie scosse la testa e si mise a sedere.
Guardò Samia, poi Samuel e poi di nuovo Samia.
Finalmente parlò.
“Samuel, Samia, dove sono?” - chiese.
Samia guardò Samuel e si sorrisero: aveva funzionato.
“Sei al sicuro, ora!” - rispose Samuel.
“Oh, quei vampiri, quei vampiri hanno ucciso la mia famiglia!” - disse cominciando a piangere.
“Lo sappiamo, ma ora sei con noi, al sicuro!” - la tranquillizzò Samuel.
Era tutto così perfetto che Samia faceva fatica a crederci.
“Samia, oh Samia, tu mi hai ascoltata, hai letto la mia lettera e mi stai aiutando, grazie!” - disse Bonnie abbracciando Samia.
Samuel si aprì in un sorriso che voleva dire soltanto una cosa: Ce l’abbiamo fatta!.
“Certo, certo, piccola! Non preoccuparti e smettila di piangere! Adesso vieni, per prima cosa devi mangiare e darti una bella pulita, poi faremo due chiacchiere e ti presenteremo al resto del Consiglio, mia cara!” - disse Samia alzandosi e facendo alzare Bonnie per poi prenderla per mano e guidarla verso l’uscita.
“Si, andiamo!” - disse Samuel affiancandole e prendendo l’altra mano di Bonnie.
“Grazie anche a te, Samuel!” - sussurrò Bonnie.
Samuel la guardò e sorrise: “Non preoccuparti! E benvenuta nella tua nuova vita!” - disse enfatizzando notevolmente la parola NUOVA.




NOTE:
Ciao a tutti e come promesso ecco il prologo della terza parte della mia storia.
Spero che vi sia piaciuto anche perchè ci ho lavorato un bel pò visto che non sapevo come spiegare dell'incantesimo e del sigilllo, comunque spero di essere stata abbastanza chiara, ma sono sicura che se non fosse così voi, mia adorate lettrici, me lo farete sapere, giusto?
Beh, penso che aggiornerò due volte a settimana o forse una sola volta, anche perchè ormai è estate e credo di meritare un pò di dovuto riposo dopo le fatiche dell'anno universitario e lavorativo.
E poi sono anche immersa nella stesura della scaletta per questa storia: diciamo che ho molte idee e sto solo cercando di capire l'ordine in cui devo inserirle nella storia.
Comunque a presto con il primo capitolo.
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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


Capitolo primo

Stefan non credeva ai suoi occhi.
Era arrivato circa un quarto d’ora prima nell’Old Wood e si era immobilizzato.
Aveva sentito uno strano Potere provenire da lì ed era andato a controllare, ma tutto si aspettava tranne quello.
E poi cos’era davvero QUELLO?
Stefan non aveva mai visto una cosa del genere, eppure di anni ne aveva parecchi e aveva visto un’infinità di cose.
Davanti a lui c’era una specie di…monumento? Edificio? Edificio monumentale dalle pareti verdi?
Stefan non lo sapeva, l’unica cosa che poteva dare per certa era che quella cosa non era normale, quasi sicuramente era magica, anzi dopo l’incontro con quello stregone di nome Ted, avvenuto non sapeva più quante ore prima, Stefan era convinto che di sicuro quella cosa era stata creata dalla magia.
Ma a che scopo? Per uccidere Damon e prendere Bonnie come aveva detto lo stregone? E come avrebbe potuto un palazzo uccidere un vampiro e rapire una strega?
Era tutto confuso e senza senso.
L’intera giornata era confusa e senza senso.
Quella mattina si era svegliato contento per suo fratello che a quanto pareva aveva davvero trovato la felicità e stava cambiando, anche se non lo avrebbe mai ammesso, poi era arrivato lo stregone.
Stefan non ricordava bene quello che era successo da qual momento in poi, ricordava solo vagamente la conversazione con Ted e il suo disagio trovandoselo davanti dato che non si era mai trovato faccia a faccia con un essere magico fatta eccezione per Bonnie, naturalmente, poi tutto diventava sfocato e il primo ricordo nitido risaliva a circa mezz’ora prima quando si era risvegliato nella sua stanza senza ricordare neppure quando si era addormentato.
La signora Flowers aveva detto che probabilmente quello era stato un sonno magico indotto dallo stregone e Stefan si fidava, dopotutto se non le sapeva lei certe cose chi poteva saperle?
Fu allora che aveva avvertito quello strano Potere e si era precipitato nel bosco.
Stefan si diede una rapida occhiata intorno e si rese conto che non era l’unico ad essere sconcertato: Elena si aggrappava a lui tenendolo per la vita e guardava quello strano edificio verde con un’espressione totalmente incredula e confusa e così facevano anche Meredith e Matt a qualche passo da loro.
Nessuno osava parlare.
Il silenzio continuò imperterrito così come la loro incredulità fino a che questa non lasciò il posto al terrore quando la terra cominciò a tremare.
Stefan strinse Elena a sé con ancora più forza e si voltò a guardare gli altri due che si erano accucciati a terra e cercavano disperatamente di non mettersi ad urlare.
Poi all’improvviso come era cominciato, il terremoto finì.
Una strana luce avvolse tutto e quando sparì il monumento verde era scomparso.
Al suo posto non c’era nulla a parte la solita piccola radura al centro dell’Old Wood e una figura accasciata a terra.
Stefan impiegò qualche istante per capire chi fosse e si rese conto che era sua fratello nel momento esatto in cui Elena sussurrò: “Stefan è Damon!”.
Stefan si sciolse dall’abbraccio di Elena e si avviò cautamente verso Damon, quando si rese conto che non c’era più nessun pericolo fece cenno anche agli altri di raggiungerlo e corsero insieme fino a trovarsi alle spalle di Damon.
Il silenzio regnava sovrano.
Nessuno parlava, neppure Damon e Stefan non sapeva che fare anche perché il fatto di non riuscire a vedere il viso del fratello gli impediva di capire in che condizioni fosse.
Lasciò gli altri dov’erano e aggirò Damon per averlo di fronte, poi si piegò sulle gambe per trovarsi faccia a faccia con l’altro vampiro.
Quello che vide lo colpì nel profondo.
Stefan aveva visto un’espressione così sul viso di Damon una volta sola: quando Bonnie, a causa del bacio che erroneamente Elena aveva dato a Damon, lo aveva lasciato dicendogli addio.
Stefan quella volta non aveva saputo cosa fare a parte poggiargli una mano sulla spalla e così fece anche questa volta, mise lentamente la sua mano destra sulla spalla sinistra di Damon e deglutì rumorosamente, poi si costrinse a parlare.
“Damon cosa è successo a Bonnie?” - gli chiese.
Damon alzò la testa e guardò Stefan dritto negli occhi con lo sguardo assente prima si rispondere: “Me l’hanno portata via!”.
“COSA? COME SAREBBE CHE TE L‘HANNO PORTATA VIA?” - Matt cominciò ad inveire contro Damon.
Stefan sapeva che quello non era il metodo da usare con Damon in quel momento, che se volevano sapere come erano andate le cose dovevano prenderlo con le buone altrimenti correvano il rischio che se ne andasse senza dire una parola.
Stefan stava per dire qualcosa all’amico, ma fu Meredith ad intervenire: “Sta zitto, Matt!” - disse con un tono che non ammetteva repliche e infatti il ragazzo si zittì all’istante.
Stefan rivolse a Meredith uno sguardo carico di gratitudine e poi tornò a focalizzarsi su Damon che in tutto quel frangente era rimasto completamente impassibile.
“Ok, Damon! Devi raccontarmi cosa è successo!” - disse Stefan, ma questa volta la reazione di Damon non fu calma e pacata, per niente, si alzò di scatto e strattonò Stefan fino a farlo alzare e poi cominciò a gridargli contro.
“A CHE SCOPO, EH? SE LA SONO PRESA, L’HANNO PORTATA VIA, LE CANCELLERANNO TUTTO, NON RICORDARA’ PIU’ NULLA, NON RICORDERA’ ME! QUINDI A CHE SCOPO DOVREI RACCONTARTI TUTTO?” - urlò Damon.
Stefan lo fissava e non riusciva a parlare, non aveva capito quasi nulla del discorso di Damon a parte che forse Bonnie era in pericolo, ma nonostante questo non riusciva a parlare: non aveva mai visto Damon così.
Fu Elena, che era rimasta in disparte, a prendere la parola.
Si frappose tra lui e Damon e puntando un dito contro quest’ultimo cominciò a parlare con voce dura e autoritaria.
“Ascoltami bene, Damon! Non so cosa sia successo, né perché tu sia in queste condizioni. L’unica cosa che so è che Bonnie a quanto pare è stata rapita e portata chissà dove e la colpa è tua! Sì, mi hai capito bene, la colpa è tua, Damon! Tu hai detto di amarla, hai convinto tutti noi e la stessa Bonnie del tuo amore e noi te l’abbiamo lasciata, l’abbiamo affidata a te, ci siamo fidati di te e tu che fai? Te la fai portare via! E per di più da quello che ho appena sentito non hai la benchè minima intenzione di fare qualcosa per ritrovarla! Eh no, Damon! A questo punto devo credere che tu non l’abbia mai amata, perché se tu l’amassi per davvero avresti già cominciato a smuovere mari e monti per riprendertela e in vece non lo fai, quindi non la ami! Non l’hai mai amata! Ora dimmi subito tutto quello che sai e poi vattene, così noi, che amiamo per davvero Bonnie, cominceremo a cercarla e ti assicuro che la troveremo e la riporteremo tra noi, la riporteremo tra chi la ama e faremo in modo che si dimentichi davvero di te, perché tu non la meriti, perché tu non la ami!”.
Stefan era alle spalle di Elena e per tutta la durata del suo discorso non aveva fatto altro che controllare le reazioni di Damon nel caso in cui avesse fatto qualcosa contro Elena, ma Damon non si era mosso, almeno non fino a quel momento.
Stefan sapeva che le parole di Elena lo avevano colpito, perché non erano vere ed erano state un duro colpo: Damon amava Bonnie, la amava per davvero e avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarla e se aveva urlato quelle cose prima era solo perché era davvero disperato.
Ma Stefan sapeva anche che loro dovevano fare qualcosa al più presto, non  potevano aspettare che Damon si riprendesse, dovevano farlo tornare lucido e determinato subito per poter salvare Bonnie ed era per questo motivo che Elena gli aveva rivolto quelle accuse nonostante le costasse molto dire quelle cose perché anche lei sapeva che Damon amava molto la sua amica.
Il silenzio che era calato adesso era agghiacciante.
Nessuno muoveva un muscolo, erano tutti in attesa della reazione di Damon.
Sembrava che il tempo si fosse fermato, Stefan aveva addirittura smesso di respirare e sentiva i muscoli in tensione.
Poi Damon si mosse.
Si avvicinò pericolosamente ad Elena e quando le fu ad una spanna dal viso la guardò negli occhi e sibilò: “Non ti azzardare mai più a dire delle assurdità del genere, a meno che tu non voglia morire!”.
In uno scatto fulmineo Damon si ricompose e guardando Stefan disse: “Andiamo nella tua stanza! Abbiamo parecchio di cui parlare!” - poi si avviò a passo svelto fuori dall’ Old Wood.
Stefan fissò la sagoma di suo fratello che si allontanava poi fece cenno agli altri di seguirlo e, tenendo Elena per mano, si incamminò.
“Grazie!” - sussurrò ad Elena.
“Era l’unico modo!” - rispose lei.
“Lo so e so che ti è costato dire certe cose!” - disse Stefan alzando le loro mani intrecciate e baciando il dorso di quella di Elena.
“Almeno adesso è tornato! Hai sentito la minaccia di morte?” - chiese lei.
“Si l’ho sentita, pungente e crudele….degna di Damon!” - rispose Stefan sorridendo.

Damon faceva avanti e indietro dalla finestra alla porta, dalla porta alla finestra.
Appena entrato nella stanza di Stefan non aveva neppure aspettato che gli altri entrassero tutti e aveva cominciato a raccontare a partire dall’incontro con Ted in Italia fino al Labirinto, le illusioni, Samuel e Samia e cosa avevano detto prima di portare via Bonnie.
Aveva raccontato tutto di seguito, senza nessuna interruzione e fulminando con lo sguardo chiunque avesse osato interromperlo, soprattutto se ad interromperlo era Elena.
- Quella lì crede che io non ami Bonnie! Come fa a credere una simile assurdità? Io che non amo la mia streghetta? Ma si rende conto che questa potrebbe quasi essere paragonata ad una bestemmia? Sapevo che gli umani sono idioti, ma non credevo così tanto e poi lei ha passato così tanto tempo con noi che pensavo che un almeno un po’ di intelligenza l’avesse acquisita per osmosi! -
“Damon? Damon! Mi senti?” - Damon era così preso dai suoi pensieri che non aveva sentito Stefan parlare.
“Si, si! Che vuoi?” - gli chiese forse un po’ troppo bruscamente.
“Voglio che ti concentri!” - gli rispose Stefan altrettanto bruscamente prima di rivolgersi a tutti: “Allora! Abbiamo ascoltato tutti il racconto di Damon, quindi adesso sappiamo chi ha preso Bonnie e dove l’hanno portata!” - disse.
“Sì, a prenderla sono stati questi due stregoni, Samuel e Samia, che sono anche i Consiglieri superiori del Consiglio dei dieci Difensori del Regno magico ed è proprio in questo Regno magico che hanno portato Bonnie!” - disse Meredith con fare riflessivo.
“Sì, ma perché hanno fatto tutto questo? Cosa vogliono da lei? Chi sono loro e cos’è il Regno magico?” - chiese Elena.
“Il Regno magico è una sorta di altra dimensione, come la Dimensione Oscura in cui Stefan era tenuto prigioniero anni fa. Nel Regno magico vivono le creature magiche, la streghe e gli stregoni, e a capo del Regno magico c’è  il Consiglio, a capo del Consiglio ci sono i due Consiglieri superiori che hanno un potere immenso e governano su tutte le creature magiche!” - spiegò la signora Flowers che Damon si era premurato di chiamare credendo che sapesse qualcosa di tutta quella roba magica e a quanto pareva aveva ragione.
“E perché hanno rapito Bonnie?” - chiese Matt.
“Perché è una strega e passa il suo tempo con i vampiri!” - rispose pacatamente la signora Flowers.
“Sì, ma anche lei è una strega e anche lei passa il suo tempo con i vampiri, ma non l’hanno rapita!” - ribattè Matt.
“Bonnie discende dai druidi e per loro chi discende dai druidi ha diciamo…una marcia in più, i discendenti dei druidi rappresentano la nobiltà della magia! Non potevano lasciarsi scappare l’occasione di riportarla all’ovile anche contro la sua volontà!” - questa volta fu Damon a parlare, mentre Stefan annuiva.
“Ma se erano così crudeli perché non ci avete detto della loro esistenza prima?” -chiese Meredith.
“Perché non credevamo di doverci preoccupare. Tecnicamente loro sono i buoni!” - spiegò Stefan.
“Rapiscono Bonnie e per te sono i buoni?” - ribattè Matt.
“Sì! Loro sono i Difensori! Passano la loro vita a difendere gli esseri umani dalle creature oscure!” - rispose Stefan.
“Creature oscure?” - chiese Elena.
“Vampiri, licantropi, mutaforma, fantasmi e chi più ne ha più ne metta!” - rispose Damon.
“E questo come spiega il rapimento di Bonnie?” - chiese Elena.
“Per prima cosa Bonnie discende dai druidi, come già detto, e questo è già sufficiente per prendersela. In più, però, Bonnie ha disonorato il loro codice morale innamorandosi di me, un vampiro!” - spiegò Damon.
“E adesso cosa le faranno?” - chiese Matt.
“Non so come, le cancelleranno la memoria!” - rispose Damon.
“E possono farlo?” - chiese Elena.
“Sì, se usano la magia nera e credo che in questo caso potrebbero anche arrivare ad usarla, dopotutto stiamo parlando dei Consiglieri superiori e loro possono tutto senza subire conseguenze!” - spiegò la signora Flowers.
“Ok! Come la riportiamo qui?” - chiese Stefan.
“Riportiamo? Fratellino qualsiasi cosa si debba fare, la farò da solo!” - rispose Damon.
“No! Lo so cosa vuoi fare, vuoi trovare il modo per entrare nel Regno magico e io non te lo lascerò fare da solo!” - rispose sicuro Stefan.
“Sei impazzito? E ad Elena non ci pensi? Se vieni come me e non riusciamo a salvare Bonnie, moriremo entrambi!” - ribattè  duramente Damon.
“Adesso basta! Verremo tutti!” - disse Elena.
“Te lo scordi!” - rispose Damon.
“Ho detto che verremo tutti!” - ribadì Elena.
“E io ho detto che te lo scordi!” - fece Damon.
“Elena, Damon ha ragione! Se andranno soltanto Stefan e Damon avranno qualche possibilità, ma se andrete anche voi capiranno subito cosa volete fare e vi uccideranno tutti all’istante!” - intervenne la signora Flowers.
Elena si zittì. La signora Flowers non parlava mai a sproposito.
“Quindi andremo soltanto io e Damon!” - disse Stefan.
“Stefan…” - cominciò Damon, ma Stefan lo interruppe.
“Damon se entriamo là dentro e riusciamo a guadagnare tempo, tu non sarai lucido abbastanza con Bonnie lì che non si ricorda di te e avrai bisogno di qualcuno che faccia delle ricerche al posto tuo per capire quale incantesimo hanno usato su Bonnie, quindi che tu lo voglia o no, hai bisogno di me!” - disse.
Damon, dopo qualche istante, si limitò ad annuire: sapeva che Stefan aveva ragione.
“Bene! Quindi adesso i problemi sono tre. Uno: non sappiamo come entrare nel Regno magico. Due: anche se entriamo non sappiamo come fare a guadagnare tempo. Tre: non sappiamo cosa hanno fatto a Bonnie” - disse Stefan.
“I primi due problemi posso risolverli io, ragazzi! Per entrare nel Regno magico l’unico modo è consegnarvi ad una delle loro stazioni di blocco disseminate qui nel mondo umano!” - disse la signora Flowers.
“Stazioni di blocco?” - chiese Damon.
“Sono come delle stazioni di polizia, ma magiche e gestite da tre stregoni che hanno il compito di ricevere gli ordini del Consiglio magico e distribuirli ai vari cacciatori di creature oscure che sono in giro per il mondo. A volte capita anche che delle creature oscure si consegnino e si facciano portare nel Regno magico dove vengono giustiziate dal Consiglio stesso!” - spiegò la signora Flowers.
“Dove si trovano queste stazioni di blocco?” - chiese Damon.
“Non so dove siano tutte le stazioni, ma so per certo che una di esse si trova nascosta all’interno del Central Park, a Manhattan!” - rispose la signora Flowers con un sorriso cortese.
“Ok e per quanto riguarda il secondo problema? Come faranno a guadagnare tempo?” - chiese Meredith.
“Una volta che verrà emessa la sentenza dal Consiglio, vi appellerete al Diritto del Condannato!” - rispose la signora Flowers.
“Cioè?” -  chiesero in coro Matt ed Elena.
“A questo ci avevo già pensato! Il Diritto del Condannato è tipo l’ultimo desiderio dei condannati a morte e il Consiglio non può rifiutarsi di concederlo perché andrebbe contro la legge. Si può chiedere di tutto fatta eccezione per qualcosa che riguardi direttamente una creatura  magica!” - spiegò Damon.
“Esatto!” - confermò la signora Flowers.
“E quindi come facciamo a riprenderci Bonnie se non possiamo DESIDERARE che ci venga ridata lei?” - chiese Stefan.
“Chiederemo che ci venga dato del tempo, una settimana da passare liberi nel Regno magico. Durante questo tempo dovremo risolvere il terzo problema avvicinando Bonnie e cercando di capire cosa le hanno fatto per poter rompere l’incantesimo e portarla via! Se ci riusciamo, alla fine della settimana, quando verranno per ucciderci, combatteremo e troveremo un modo per andarcene, se non riusciamo a salvare Bonnie, io mi lascerò uccidere senza opporre resistenza, in quanto a te, beh morirai anche tu, che tu lo voglia oppure no! Quindi, fratellino, sei ancora in tempo per tirarti indietro!” - disse Damon.
“Non se ne parla! Io vengo con te!” - rispose Stefan.
“Sicuri che non possiamo venire anche noi?” - chiese Elena.
“Gli umani non si consegnano alle forze magiche per morire, gli umani non sanno neppure che esistono le forze magiche! Se voi venite con noi, loro capiranno che il mio è un bluff, che vado lì per Bonnie e non per farmi uccidere anche perchè vi conoscono, sanno che siete suoi amici. Per giustificare la presenza di Stefan posso sempre dire che quando ci hanno catturati era con me perché voleva convincermi a tornare indietro, ma voi sareste di troppo, capirebbero e ci ucciderebbero subito!” - spiegò Damon.
“Ok!” - si limitò a dire Elena, mentre Matt e Meredith annuivano rassegnati.
“Bene! Stefan, preparati, si parte domani mattina presto!” -  disse Damon prima di saltare fuori dalla finestra e disperdersi nella notte.
Sapeva che il loro piano era rischioso, che tutto sarebbe potuto andare a rotoli e che non era di certo lui ad avere il coltello dalla parte del manico, ma doveva agire, doveva fare qualcosa, dovere riprendersi Bonnie.




NOTE:
Ciao a tutti!
Grazie mille per come è stato accolto il prologo di questa terza parte della storia.
Allora, ecco a voi il primo capitolo.
Come vedete Damon è deciso a riprendersi Bonnie e insieme agli altri ha messo in moto il cervello e messo su una specie di piano, anche se rischioso.
In questa parte mi piaceva l'idea di far parlare anche la signora Flowers, dopotutto è una strega da parecchio tempo e di sicuro qualcosa doveva saperlo per forza, non mi poteva scendere dalle nuvole, che ne dite?
Poi ho trovato carina l'idea di spedire Stefan in missione con Damon così da creare delle sequenze fratello-fratello, cosa ne pensate?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Aspetto le vostre opinioni.
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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo

La Ferrari rossa fiammante e tirata a lucido sfrecciava tra le strade di New York senza curarsi minimamente del traffico.
Direzione: Central Park.
Nell’ abitacolo Damon e Stefan sedevano l’uno di fianco all’altro, nel silenzio più assoluto, l’uno impegnato nella guida e l’altro immerso in una quantità impressionante di fogli e post-it.
Erano partiti da Fell’s Church quella mattina presto e per arrivare nella Grande Mela avevano volato in aereo.
Appena arrivati Damon si era subito premurato di < prendere in prestito > una delle tante macchine parcheggiate sul ciglio della strada e, senza ammettere repliche o paternali da parte di Stefan, aveva subito dato inizio alla sua folle corsa verso Manhattan.
“Qual è il piano?” - Stefan ruppe improvvisamente il silenzio sollevando, per la prima volta da quando erano partiti, il naso dalle sue scartoffie.
“Che piano?” - rispose Damon.
“Come sarebbe…che piano? Come facciamo a farci prendere dagli stregoni? Andiamo semplicemente lì e ci presentiamo?”.
“Alla presentazione aggiungi i canini ben in vista e delle piccole emanazioni di Potere e dovrebbe essere più che sufficiente a farci < arrestare >!” - rispose Damon come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Ok! E una volta arrivati davanti a questo Consiglio? Credi che crederanno che tu non sei lì per riprenderti Bonnie?” - chiese Stefan.
“No, non ci crederanno per niente! Capiranno fin da subito qual è il mio scopo e cercheranno di anticipare le mie mosse! Per questo motivo dobbiamo mettere in moto il cervello, fratellino, e anticipare le mosse che loro metteranno in atto per anticipare le nostre mosse, intesi?” - spiegò Damon.
“Mmmm…Allora mi sa che ho fatto bene a fare tutto quello che ho fatto ieri quando sei andato via! E ho fatto bene a prendere tutti questi appunti!” - disse Stefan compiaciuto.
“Già, a proposito: per quale dannatissima ragione hai deciso di fare il bagno nella carta e di farlo fare anche a me?” - chiese irritato Damon.
“Questa < carta >, come la chiami tu, è molto utile, Damon!” - puntualizzò Stefan.
“Ah sì? E potrei sapere perché?”.
“Perché se dobbiamo anticipare le loro mosse prima che loro anticipino le nostre dobbiamo conoscere il posto in cui ci muoveremo e il tipo di persone con cui avremo a che fare. Dobbiamo conoscere il nemico per poterlo abbattere. Una volta che saremo lì dentro, anche se riusciamo ad avere i sette giorni di libertà per indagare, credi davvero che qualcuno ci aiuterà? Noi saremo i mostri, Damon! Nessuno si avvicinerà a noi, figuriamoci se verranno a fornirci delle informazioni o se saranno disposti a rispondere a delle domande! Quindi saremo soli e faremo tutto da soli. Per questo motivo ho chiesto alla signora Flowers di raccontarmi qualcosa di questo Regno magico: Come è fatto? Come sono gli stregoni? In quali luoghi potremmo fare delle ricerche?” - spiegò Stefan.
“E cosa ti ha risposto?”.
“Allora…come ha già detto lei ieri, il Regno magico è una dimensione parallela a questa dove vivono le creature magiche. Questo posto è in tutto e per tutto simile al mondo umano, nel senso che ci sono edifici, case, negozi, persino le biblioteche e i cinema. Il tutto è, naturalmente, gestito da streghe e stregoni che conducono una vita normale simile a quella di un qualsiasi essere umano: hanno una famiglia, vanno a scuola o al lavoro, vanno alle feste, fanno campeggio….”
“Insomma, mi stai dicendo che il Regno magico non è nulla di diverso dal mondo umano?” - chiese Damon.
“Esatto! Lo so che sembra strano ma è proprio così! Il bello arriva con la suddivisione delle classi sociali di appartenenza.” - disse Stefan.
“Continua!” - lo incitò Damon.
“Tutti gli stregoni dai cinque anni fino ai ventuno sono obbligati ad andare a scuola. La loro scuola è tipo un’accademia  in cui imparano ad aumentare il loro Potere e ad usarlo e a controllarlo in modo efficace!” - spiegò Stefan.
“Per tutti i demoni dell’inferno, non dirmi che esiste pure Harry Potter e il cappello parlante!” - lo interruppe Damon con il suo solito sarcasmo.
“Beh, potrebbe essere! Me lo sono chiesto anch’io!” - rispose Stefan con un’alzata di spalle.
“Ok, quindi gli sfigati vanno a scuola fino a ventun’anni, e poi?” - chiese Damon.
“Poi, e qui viene il bello, devono fare la loro scelta!” - disse solennemente Stefan.
“Tra Grifondoro e Serpeverde?” - chiese Damon.
“No, tra Nomadi e Sedentari!” - rispose Stefan.
Damon distolse gli occhi dalla strada e diede una rapida occhiata scettica a Stefan, poi gli fece cenno di continuare.
“Una volta compiuti i ventun’anni gli stregoni e le streghe, che fino a quel momento venivano chiamati Apprendisti, devono scegliere se diventare stregoni Nomadi o stregoni Sedentari! Gli stregoni Sedentari sono quelli che rimangono sempre nel Regno magico e che mandano avanti la vita e le attività all’interno di esso. Per intenderci, gli stregoni Sedentari sono i proprietari dei negozi, dei ristoranti, delle erboristerie e di tutto il resto che c’è nel Regno magico e non escono mai nel mondo umano. Loro non sono un problema perché dato che non escono mai al di fuori del Regno, che è un posto calmo e pacifico, non hanno modo di utilizzare il loro Potere in combattimento, quindi non sono molto forti!” - spiegò Stefan.
“Ok! E quelli Nomadi? Chi sono? Cosa fanno?” - chiese Damon.
“Gli stregoni Nomadi sono quelli che comunemente vengono chiamati Cacciatori. Sono quelli che vanno in missione, che uccidono quelli come noi. Passano la maggior parte del loro tempo nel mondo umano a dare la caccia alle < creature oscure >, come ci chiamano loro, e sono molto forti. Proprio perché combattono costantemente contro licantropi e vampiri il loro Potere aumenta a dismisura e sono in grado di fare incantesimi che a quelli Sedentari non riuscirebbero mai. Una volta che sono troppo vecchi per continuare a cacciare, sempre che ci arrivino alla vecchiaia, tornano nel Regno magico e nella maggior parte dei casi, diventano Consiglieri. Tutti i Consiglieri una volta erano Cacciatori, quindi anche Samuel e Samia lo erano, in più loro essendo Consiglieri superiori hanno maggiori privilegi, tra questi: possono accedere ad una sorta di biblioteca segreta all’interno del palazzo del Consiglio, dove si dice vengano tenuti libri di magia antichissimi in cui sono riportati gli incantesimi più potenti e pericolosi, molti dei quali sono addirittura proibiti!” - spiegò Stefan.
“Devono aver usato uno di questi incantesimi proibiti per cancellare la memoria a Bonnie e crearle una vita fasulla!” - disse Damon con la voce tremante per la rabbia e l’ odio.
“Si, lo credo anch’io!” - rispose Stefan, poi tornò il silenzio.
Damon era immerso nei suoi pensieri.
Grazie a quello che Stefan aveva appreso dalla signora Flowers adesso avevano un quadro più esplicito del grosso guaio in cui si stavano andando a  cacciare.
L’unica cosa che lo consolava era che nel Regno magico avrebbero dovuto guardarsi le spalle solo dai Consiglieri visto che gli altri, i Sedentari, sembravano essere delle nullità.
Mentre pensava questo un dubbio gli si affacciò alla mente.
“Ehi! Quindi gli stregoni alla stazione di blocco sono dei Cacciatori, giusto?” - chiese.
“No! Sono Sedentari!” - rispose tranquillamente Stefan.
“Come sarebbe? I Sedentari non restavano sempre nel Regno magico?” - chiese Damon.
“Si! Vedi, Damon, da quello che ha detto la signora Flowers, le stazioni di blocco sono come dei luoghi di passaggio che collegano il Regno magico al mondo umano. All’interno delle stazioni di blocco c’è sempre una porta che fa da portale diretto con il Regno magico ed è da lì che ci faranno entrare ed è da lì che gli stregoni che lavorano alle stazioni vanno e vengono. Fanno avanti e indietro tra il Regno magico e la stazione di blocco in cui stanno e viceversa, ma non escono mai nel mondo umano. Se qualcuno dall’esterno li cerca bussa alla porta ed entra oppure  attira la loro attenzione e si fa catturare, ma per prenderti usano metodi loro, incantesimi mirati a far entrare te lì dentro senza obbligare loro a venire fuori!” - spiegò Stefan guardando fuori dal finestrino.
Ormai erano arrivati.
Era pomeriggio e le strade erano affollate, così come i marciapiedi e il parco stesso, da quello che potevano vedere.
Mentre Damon parcheggiava su un ciglio della strada in cui, naturalmente, era vietata la sosta, ma a lui poco importava, stava ragionando su come trovare la stazione.
La signora Flowers aveva detto che la stazione di blocco era lì dentro da qualche parte, non aveva dato un’ indicazione precisa e molto probabilmente neppure lei sapeva il luogo esatto in cui si trovavano gli stregoni, ma non le si poteva fare una colpa di questo anche perché Damon dubitava che la stazione di blocco magica fosse messa lì dentro in bella vista davanti a tutti: sicuramente era protetta da chissà quale diavoleria magica che la rendeva invisibile.
Quindi l’unica opportunità che avevano era quella di < attirare l’ attenzione > e Damon sapeva essere parecchio bravo ad attirare l’attenzione: aveva già svariate idee, una più perfida dell’ altra.
Scesero dall’auto e si avviarono verso l’entrata principale del Central Park.
Damon si sentiva agitato e furioso.
Agitato perché da lì a breve avrebbe rivisto Bonnie, lei non lo avrebbe riconosciuto e chissà cosa gli sarebbe capitato.
Furioso perché…da lì a breve avrebbe rivisto Bonnie, lei non lo avrebbe riconosciuto e chissà cosa gli sarebbe capitato.
Stefan gli camminava di fianco, in silenzio. Aveva buttato via tutte le sue carte: probabilmente le conosceva a memoria, ormai.
Erano entrati da poco e districandosi tra la folla di bambini e genitori che correvano e passeggiavano di qua e di là, Damon riuscì a portare Stefan in un posto piuttosto appartato in modo da parlargli seriamente senza che nessuno li disturbasse o li ascoltasse per sbaglio.
“Stefan è la tua ultima possibilità di tornartene indietro e lasciare tutto a me!” - gli disse serio.
“Io vengo con te! Credevo che questo discorso fosse chiuso?” - rispose Stefan fissando Damon.
“Elena ha bisogno di te!” - cercò di convincerlo Damon.
“TU hai bisogno di me!” - ribattè convinto Stefan.
Damon alzò gli occhi al cielo sbuffando.
“Sei il solito idiota!” - disse poi, tornando a guardare il fratello.
“No, l’idiota sei tu che ti ostini a ripetere che puoi fare tutto da solo!” - rispose Stefan.
“Fratellino attento a ciò che dici perché potrei ucciderti!” - rispose Damon.
“No, non lo farai, perché hai bisogno di me!” - ribattè sicuro Stefan.
Damon fissò Stefan per qualche secondo, poi:
“Pivellino, sai che c’è? Hai ragione! Non insisterò più, vieni pure! Tanto che io insista oppure no è solo fiato sprecato visto che sia che noi riusciamo a salvare Bonnie sia che non ci riusciamo il  tuo viaggio finirà comunque allo stesso modo: con la morte! Perché se non salviamo Bonnie morirai insieme a me per mano di quello stupido Consiglio di maghi, mentre se riusciamo a salvarla e a riportarla a Fell’s Church, una volta lì moriresti per mano mia dopo l’insulto che hai appena osato rivolgermi!” - disse con un sorrisino sadico sulle labbra.
“Certo, certo! Andiamo adesso?” - si limitò a rispondere Stefan ridendo sommessamente e facendo qualche passo avanti.
Damon fece solo un cenno secco del capo e poi seguì il fratello.





NOTE:
Ciao a tutti!
Ecco postato il secondo capitolo! Spero vi  sia piaciuto!
A dire il vero è un pò noioso, lo so! Ma diciamo che più che altro questo era un capitolo di transizione che mi serviva per spiegare meglio come funzionano le cose all' interno del Regno magico!
E poi mi pare ovvio che Damon e Stefan non potevano arrivare lì dentro del tutto impreparati!
Immaginatevi Damon impreparato a qualcosa: pura follia!
Inoltre non potevo mica far cominciare tutta l'azione adesso? Altrimenti finisce che il Sigillo mi durava si e no cinque/sei capitoli e non mi sembrava proprio il caso anche perchè devo ancora descrivere parecchie cose visto che, per come me la sono immaginata, la trama di questa storia è parecchio più intrecciata e complicata della trama semplicissima del Labirinto, quindi...
Per finire vi lascio un piccolo avviso riguardante i tempi in cui posterò i vari capitoli: SALVO CAMBIAMENTI IMPROVVISI E DEL TUTTO PROVVISORI, POSTERO' DUE CAPITOLI A SETTIMANA, UNO IL GIOVEDI' SERA E L'ALTRO LA DOMENICA SERA.
Quindi amiche care, ci vediamo domenica per il terzo capitolo.
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Capitolo 4
*** AVVISO ***


Avviso

Ciao a tutti!
Vi lascio questo avviso per dirvi che per un pò non posterò.
Lo so che avevo detto che avrei postato due volte a settimana ed è vero, solo...non a partire da adesso.
Ricomincerò a postare il giovedì e la domenica a partire dal 29 di agosto, quindi tra tre settimane.
Perchè?
Il fatto è semplice: i miei genitori hanno deciso di andare in vacanza ad agosto, cosa sorprendente e inaspettata visto che di solito andiamo sempre in vacanza a settembre.
Comunque sia parto domani e starò via tre settimane.
Durante questo periodo, che passerò tra amici e parenti, il mio caro paparino mi ha categoricamente vietato di usare internet altrimanti al ritorno mi confisca la macchina per un mese e questo è inammissibile visto che senza la mia macchinina proprio non so stare, per non parlare dell' enorme scocciatura che sarebbe andare all'università in treno.
Quindi, miei cari, vi auguro buone vacanze.
Mi raccomando segnatevi sul calendario il 29 agosto perchè in quel giorno Il linguaggio della resa: Il Sigillo tornerà e vi anticipo che sarà davvero straricco di sorprese.
Vi voglio bene....mi mancherete...aspettatemi...BACIONI...IOSNIO90!

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Capitolo 5
*** Capitolo terzo ***


Capitolo terzo

“Cosa facciamo?” - chiese Stefan dopo una decina di minuti passati a girovagare per il parco nell’assoluto mutismo.
“Come sarebbe < cosa facciamo > ? Cerchiamo la stazione di blocco! Che c’è? Non dirmi che ti sei rincretinito più del solito perché proprio adesso non voglio rogne da te specialmente dopo tutto il teatrino che hai montato per venirmi dietro!” - la risposta di Damon arrivò secca e fredda, per niente ironica.
“Lo so che stiamo cercando la stazione magica, Damon, quello che intendevo era: cosa facciamo per metterci in mostra e attirare l’attenzione degli stregoni?” - spiegò Stefan fermandosi e afferrando il braccio del fratello che si limitò a scrollarselo di dosso e a continuare dritto per la sua strada rispondendogli soltanto con un secco: “ Ah!”.
Stefan ripetè la stessa domanda per una altra ventina volte, ma Damon continuava a non rispondere.
Intanto il tempo passava e il tenue azzurro del cielo pomeridiano aveva lentamente lasciato spazio all’ arancione accesso striato di rosa del cielo al crepuscolo.
Stefan incominciava a sentirsi impaziente e mille dubbi si formavano nella sua mente senza sosta.
- Perché Damon non parla?
Perché stiamo gironzolando nel parco senza un obiettivo preciso apparente?
Può essere che Damon non sappia cosa fare?
Che stia prendendo tempo? Ma per cosa?
Oh Dio! Può essere che Damon abbia paura? -
“Stefan, basta!” - Damon gli si era parato di fronte e lo guardava con occhi minacciosi; con il suo tono duro, che non ammetteva repliche, aveva messo a tacere tutte le sue domande.
Quel tono e quegli occhi fecero pensare a Stefan una sola cosa: - Damon non ha paura! Non sta prendendo tempo perché non sa che fare! Damon è furioso e sta prendendo tempo perché questo fa parte di un piano che ha architettato e che ha già messo in moto senza farmene parola! -
E ad avvalorare la sua teoria, come se non bastassero il tono e lo sguardo di Damon, c’era il fatto che lo aveva chiamato per nome, lo aveva chiamato STEFAN, non aveva usato nomignoli, insulti o stupidi vezzeggiativi per rivolgersi a lui, non gli si era rivolto chiamandolo con il grado di parentela ‘ fratellino’, no!, Damon aveva usato il suo nome di battesimo per intero, cosa che avveniva abbastanza raramente, quindi questo significava che era proprio fuori di sé dalla rabbia e che non aveva intenzione di sprecare una briciola del suo tempo neppure per insultare lui, e questo dava davvero l’idea di quanto considerasse grave la situazione, visto che mai, per nessuna ragione al mondo, Damon aveva rinunciato al suo gioco preferito cioè: prendiamo in giro Stefan e facciamolo impazzire.
Ma questa volta era diverso.
Damon era entrato nella modalità < GUERRIERO >: aveva una missione da compiere, cioè riprendersi Bonnie, e niente e nessuno lo avrebbe fermato, si sarebbe fatto uccidere piuttosto che arrendersi.
Ma Stefan sapeva bene che questo comportamento di Damon, per quanto facesse proprio al caso loro in quel momento, aveva dei lati decisamente negativi: Damon non avrebbe guardato in faccia niente e nessuno pur di ottenere ciò che voleva, sarebbe stato capace di fare le cose più atroci pur di uscire vincitore da quella faccenda e questo Stefan non poteva permetterlo.
Damon in quegli anni era via via diventato più umano, stava tornando ad essere < suo fratello Damon > lasciandosi alle spalle Damon il Mostro e Stefan non aveva nessuna intenzione che quei piccoli traguardi raggiunti da Damon, con grande fatica nel corso degli anni, venissero annullati in un attimo dal Mostro che dimorava in suo fratello e che per tantissimi anni ne aveva addirittura preso il posto, anche se sapeva che quel Mostro operava a fin di bene, per salvare Bonnie.
Questo era uno dei motivi principali che avevano spinto Stefan a seguire Damon: non poteva lasciare suo fratello da solo e, soprattutto, non poteva lasciare che si distruggesse con le sue stesse mani.

Nella mente di Damon il piano era delineato perfettamente e non presentava nessuna crepa.
Dovevano attirare l’attenzione? Ok! Allora ciò che si doveva fare era piuttosto semplice: Aspettare la notte, afferrare un passante qualsiasi, portarlo in un posto appartato e ucciderlo.
Gli stregoni non potevano di certo permettere che un vampiro uccidesse sotto i loro occhi senza fare nulla per fermarlo?!
Quindi sarebbero intervenuti e Damon e palla-al-piede Stefan si sarebbero fatti arrestare e avrebbero portato a termine il primo punto cioè: entrare nel Regno magico.
L’unica nota dolente era quel cretino di suo fratello che continuava con i suoi monologhi mentali e i suoi dubbi esistenziali, ma Damon era riuscito a reggere anche questo per molto tempo fino a che il caro Stefanuccio aveva osato insinuare, seppure mentalmente, che lui, Damon, aveva paura.
Paura? Lui non aveva paura, lui era imbestialito.
Piuttosto quelli che dovevano tremare dalla paura erano quelle due luride e vecchie serpi di Samuel e Samia che credevano di averlo messo nel sacco, ma non sapevano ancora cosa li aspettava.
E dal modo in cui Stefan lo stava guardando adesso, Damon avrebbe messo lo mano sul fuoco che anche lui, anzi…che persino lui, stupido com’era, aveva capito che la sua non era paura, ma furia.
Soltanto pensare il nome dei due stregoni lo aveva fatto ribollire dalla rabbia e lo aveva reso impaziente.
Ma sì! Dopotutto perché doveva aspettare per forza la notte per entrare in azione? Il tramonto andava bene comunque.
Diede le spalle a Stefan e ricominciò a camminare, ma il fratellino non ne voleva proprio sapere di restarsene buono buono al suo posto e con la sua stupida voce ruppe il magnifico silenzio in cui Damon si era crogiolato con i suoi pensieri e la sua ira.
“Che hai intenzione di fare?” - chiese Stefan.
“Mettere in atto il mio piano!” - rispose Damon.
“Che piano?”.
“Il mio!”.
“Per fare cosa?”.
“Attirare l’attezione!” - il sorriso con cui Damon accompagnò quest’ultima risposta non sembrò piacere molto al suo santo fratello che prontamente gli afferrò un braccio ( mossa stupida ) e poi gli si parò di fronte sbarrandogli la strada ( mossa suicida ).
“E cosa farai per attirare l’attenzione?” - chiese Stefan.
“Farò il vampiro!” - rispose Damon liberandosi con una spinta dalla presenza di Stefan e riprendendo la sua marcia.
Ma il momento di tranquillità durò poco, perché Stefan si riprese in un attimo e , capito ciò che le parole di Damon volevano sottintendere, lo affiancò e con voce dura e lo sguardo fiero disse: “Non puoi farlo!”.
Damon si fermò e si voltò verso Stefan.
Adesso erano occhi negli occhi.
“Cosa non potrei fare?” - chiese ironico Damon.
“Lo sai! Non puoi uccidere!” - rispose Stefan.
“Ah no? E chi me lo impedisce? Tu? Me lo impedisci tu, Stefan? E come hai intenzione di fare per impedirmelo?” - gli occhi di Damon erano freddi e il suo tono aveva reso ogni parola tagliente come una lama affilata.
“Non sono io ad impedirtelo, Damon! Chi te lo impedisce è qualcuno di molto più importante, chi te lo impedisce è Bonnie! Le non lo vorrebbe e lo sai!” - Stefan aveva usato l’unica carta che poteva far vacillare Damon: Bonnie.
No, lei non voleva che lui uccidesse e lui aveva accettato di non farlo più, lo aveva fatto per lei, ma adesso era necessario, proprio per salvarle la vita era necessario e Damon avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarle la vita.
“Non mi importa!” - rispose.
“Non è vero! Ti importa, eccome!” - ribattè Stefan.
Damon fissò Stefan per un tempo che sembrò infinito.
Sapeva che Stefan aveva ragione e sapeva che Stefan sapeva di avere ragione, ma non aveva altra scelta.
“Tu che faresti? Se al suo posto ci fosse Elena, tu che faresti?” - chiese Damon.
“Non lo so! Ma so di certo che non farei mai qualcosa che so che lei non vuole che io faccia!” - la risposta di Stefan era vera e sicura.
“Io e te siamo diversi!” - ribattè duro Damon.
“No, Damon, ascoltami! Come credi che reagirà Bonnie quando scoprirà che hai ucciso una persona innocente per salvare lei? Se vuoi te lo dico io: Bonnie si sentirà in colpa. Non darà la colpa a te, ma si sentirà lei stessa la colpevole di questo omicidio perché sa che tu lo hai fatto per lei e questa consapevolezza la distruggerà e la accompagnerà sempre. Non puoi farle questo!” - disse Stefan.
“Su una cosa ti sbagli: Bonnie è cresciuta, è diventata più forte e la prima cosa che farà quando lo scoprirà sarà odiarmi. Ma non m’importa! Io sono disposto a sacrificare me stesso e ciò che sento per lei pur di riportarla a casa, tra chi la ama e chi ama, ma, soprattutto, farei qualsiasi cosa pur di riportare indietro la vera Bonnie, non il manichino manovrato da quei due stregoni pazzi che è adesso!” - rispose Damon.
Dette quelle parole, Damon si incamminò di nuovo alla ricerca della preda che gli sarebbe costata la cosa più pura e preziosa che aveva: l’amore di Bonnie.
Ma anche questa volta non ebbe il tempo di crogiolarsi nella sua malinconia perché Stefan tornò a sbarrargli la strada e guardandolo negli occhi disse: “Ok! Facciamo come vuoi, ma a modo mio!”.
“Fratellino, non credo che uccidere qualche scoiattolo attirerà su di noi i riflettori magici!” - rispose Damon scuotendo leggermente il capo.
“Non intendevo questo!” - rispose Stefan molto seriamente.
“E allora cosa?” - chiese Damon incuriosito dal comportamento del fratello.
“Sceglierò io la preda, naturalmente niente donne, bambini o anziani. Sarà un uomo, di stazza grossa, forte, il genere di persona che non si lascia spaventare facilmente!”  - spiegò Stefan.
“E poi?” - chiese scettico Damon incrociando le braccia al petto.
“Poi lo porterò da te! Tu lo influenzerai, gli farai credere che noi due, due vampiri, gli stiamo infliggendo i dolori più atroci che possa immaginare. Lui avrà paura, comincerà ad urlare, cercherà di fuggire e noi lo braccheremo. Tu lo morderai, ma ti ritrarrai subito, non lo ucciderai!” - continuò Stefan.
“E credi che funzionerà?” - chiese Damon.
“Perché tu no? Stiamo parlando di un umano: è scritto che reagirà così!” - rispose Stefan.
“Ma tu non eri quello a cui piacevano gli umani?” - chiese Damon.
“Infatti mi piacciono! Ma lo hai detto tu stesso: adesso dobbiamo fare i vampiri e in quanto vampiro è così che ragiono!” - rispose Stefan.
“Ok! Ma torno a chiedertelo: Credi che funzionerà? Che gli stregoni abboccheranno?” - disse Damon.
“Io credo che prenderemo due piccioni con una fava grazie al mio piano. Numero uno: se l’umano avrà ben chiaro che noi due siamo vampiri e lo urlerà ai quattro venti, gli stregoni dovranno per forza controllare e quando si renderanno conto che noi siamo davvero due vampiri allora verranno allo scoperto. Numero due: Bonnie non ti mollerà perché non avrai ucciso nessuno!” - rispose Stefan sicuro di sé.
Suo malgrado Damon rimase sorpreso dall’inventiva mostrata dal fratello minore, ma naturalmente avrebbe preferito farsi impalare all’istante prima di confessarlo a Stefan, quindi si limitò a fargli un cenno del capo e, dopo essersi spostato alle spalle di un grosso albero e essersi sfregato le mani, disse: “ Allora buona caccia, fratellino! Io ti aspetto qui! Non ti sognare neppure di metterci più di dieci minuti a tornare!”.

Trovare l’uomo adatto al loro scopo non fu molto difficile.
Persino a quell’ora di sera il Central Park era affollatissimo e Stefan non ci aveva messo molto nonostante avesse lavorato alla ricerca della < preda > adatta in maniera estremamente scrupolosa.
L’uomo che aveva scelto era sulla trentina, alto e muscoloso, dall’aspetto sano e fiero e questo faceva pensare che fisicamente fosse abbastanza forte da sopportare quello che gli sarebbe successo, in più dallo sguardo deciso e limpido e dagli squarci di pensieri che era riuscito a percepire Stefan aveva buoni motivi per credere che la forza dell’uomo non fosse solo fisica ma anche mentale.
La scelta era fatta e Stefan era sicuro…forse, ma mise da parte i suoi dubbi e diede il via al suo piano.
Punto primo: doveva portarlo da Damon.
Stefan si avvicinò all’uomo correndo e ansimando, come se fosse sconvolto, e lo convinse a seguirlo dicendogli che aveva sentito una donna gridare e poi aveva visto degli uomini che la aggredivano, ma lui era solo e loro erano in troppi per poter fare qualcosa, quindi aveva bisogno di aiuto.
L’uomo non ci pensò due volte e lo seguì senza fare domande.
Presto arrivò la fase due: lasciare il povero malcapitato a Damon.
Quando arrivarono al luogo appartato, illuminato da un unico lampione e immerso completamente nel verde, in cui si trovava il fratello, Stefan si tirò in disparte e non rispose a nessuna delle proteste dell’uomo.
Dopo pochi secondi Damon uscì allo scoperto e , come un incantatore di serpenti, rese l’uomo completamente succube della sua volontà e delle sue parole.
Come d’accordo Damon mise subito in chiaro che sia lui che Stefan erano due vampiri veri e cominciò a descrivere all’uomo ogni tortura possibile facendogli credere che quelle torture lui le stesse subendo per davvero.
L’uomo abboccò e cominciò ad urlare.
Damon continuava a parlare e a lanciare ondate di Potere via via più spaventose.
Per Stefan lo spettacolo di quell’uomo in preda al terrore era straziante, ma non poteva fermare Damon.
Già l’accordo che avevano raggiunto aveva del miracoloso e Stefan sapeva che era riuscito a far accettare a Damon la sua idea solo perché aveva usato la carta < Bonnie >, altrimenti Damon lo avrebbe ucciso e tanti saluti, quindi non poteva lamentarsi.
Stefan cercava di autoconvincersi che le allucinazioni in cui si veniva torturati erano sempre meglio della morte vera e quell’uomo sembrava abbastanza solido, il tipo di uomo che non viene traumatizzato con facilità e forse si sarebbe ripreso solo con un paio di sedute da un bravo psicanalista.
Stefan lo sperava ardentemente.
L’unica cosa che alleviava la sua angoscia  era la consapevolezza che Damon era cambiato,  che non si stava divertendo affatto a fare ciò che stava facendo e che non lo avrebbe mai fatto se non fosse stato estremamente necessario per salvare la piccola Bonnie.
L’uomo continuava a gridare a chiedere aiuto e teneva lo sguardo fisso su Damon che era rimasto immobile per tutto il tempo.
Le grida diventavano sempre più strazianti, ma erano in un luogo troppo appartato perché un umano potesse accorrere: gli unici che potevano sentirlo erano gli stregoni e Stefan si augurò che arrivassero presto.
Ad un tratto qualcosa nell’aria cambiò e Damon si mosse.
Distolse lo sguardo dall’uomo annullando ogni sorta di influenza mentale e cominciò ad avvicinarsi, scoprendo i denti.
L’uomo smise di urlare e cominciò a scuotere la testa come se si fosse appena svegliato da un sonno profondo e quando mise bene a fuoco dov’era si alzò in piedi, ma solo per trovarsi faccia a faccia con Damon, con il vampiro.
L’uomo restò immobile qualche istante, poi tentò di fuggire, ma Damon lo bloccò e fece per avvicinare i canini alla gola scoperta dell’uomo che ne frattempo aveva cominciato a piangere.
Stefan era pietrificato, non sapeva cosa fare, stava vagliando tutte le alternative che aveva, quando successe.
Un’ esplosione di luce.
Era una luce forte, intensa, di ogni sfumatura del viola e avvolse tutto.
Quando la luce si attenuò Stefan notò che Damon aveva lasciato andare l’uomo, che ora giaceva a terra privo di sensi, e guardava un punto fisso davanti a sé.
Stefan gli fu accanto in un attimo.
“Quella era…?” - disse.
“Già!” - fu la risposta di Damon.
“Era una luce così bella!” - commentò affascinato Stefan.
“Beh, allora puoi considerare questo viaggetto con un giro nel Paese delle Meraviglie, Alice, perché da qui in avanti ne vedrai parecchie di luci. Ai maghetti piacciono molto le luci colorate!” - rispose Damon con un tono che voleva essere sarcastico, ma Stefan vi riconobbe una punta di puro odio.
- Deve averne viste parecchie in quel Labirinto! - pensò Stefan.
Lui conosceva la storia del Labirinto per come l’aveva raccontata Damon e Stefan sapeva che al fratello non piaceva molto raccontare storie, soprattutto se doveva raccontarle per chiedere aiuto, quindi era più che convinto che Damon si fosse limitato a dire solo lo stretto necessario, infatti non ricordava nessun commento particolare su delle luci colorate.
In quel momento Stefan pensò distrattamente che, una volta finita quella storia, avrebbe chiesto a Bonnie come avvenivano le cose nel Labirinto, tanto per curiosità.
“Guarda!” - Stefan venne distolto dai suoi pensieri dall’ordine di Damon seguito da una lieve gomitata.
Davanti a loro due la luce viola era diventata una lastra rettangolare che presto lasciò spazio ad una porta.
Era una semplice porta in legno con pomello dorato, come se ne vedono in tutte le case e se ne stava lì in piedi, senza nulla a sorreggerla e, apparentemente, senza nulla da contenere.
Ma quando si ha a che fare con la magia le parole < nulla è come sembra > non sono mai state più vere.
Infatti, la porta si aprì con un lieve cigolio.
All’interno vi era il nulla, era tutto nero e vuoto, ma all’improvviso da quel vuoto due corde di luce cremisi spuntarono fuori a velocità impressionante persino per dei vampiri e li avvolsero, trascinandoli.
Damon non fece una piega e Stefan seguì il suo esempio.
In un attimo furono dentro la stazione di blocco magica e la porta si chiuse alle loro spalle, scomparendo.
Si trovavano in una stanza piccola dalle pareti in cemento, completamente grigia e spoglia.
Sulla parete di fronte ai due vampiri vi era un’altra porta, probabilmente quella che faceva da tramite con il Regno Magico.
Sulla destra vi era un telefono a gettoni ed un fax.
Sulla sinistra un tavolo lungo con tre sedie che fungeva da scrivania collettiva.
Seduti alla scrivania vi erano tre persone, tre stregoni.
Erano tutti molto giovani, non più di venticinque anni.
Il primo era alto, con i capelli biondi e gli occhi castani e aveva l’aria parecchio annoiata.
Il secondo era davvero basso, capelli castani e occhi dello stesso colore, un tipo piuttosto anonimo e comune.
Il terzo era alto quanto il primo, capelli castani e occhi azzurri, sembrava arrabbiato e sembrava essere il capo di quella stazione di blocco, sedeva tra gli altri due sommerso da un’infinità di fascicoli e documenti.
Tutti e tre avevano lunghe tuniche di un azzurro spento, con una fascia alla vita blu scuro e delle targhette appuntante al petto.
Fu il capo a parlare.
“Voi siete vampiri!” - disse.
“Sai che novità!” - rispose Damon con una risata.
“Avete infranto la legge magica!” - continuò lo stregone.
“Abbiamo seguito la legge vampirica!” - ribattè Damon.
“Siete stati catturati!” - lo stregone.
“Ce ne siamo accorti!” - Damon.
Continuarono questo botta e risposta ancora per una po’, con Stefan e Damon ancora legati come due salami per via delle corde magiche, fino a che lo stregone non disse ciò che aspettavano da quando erano partiti.
“Verrete portati nel Regno Magico, davanti al Consiglio dei Dieci Difensori che vi giustizieranno come meritate per via della vostra infima natura!”.
Damon si limitò ad un cenno del capo e Stefan fece lo stesso.
Lo stregone-capo si alzò e si avvicinò alla porta sulla parete centrale, disse alcune parole in lingua magica e la porta si aprì rivelando una luce gialla abbagliante più della luce solare.
Gli altri due stregoni afferrarono le corde di Stefan e Damon e li costrinsero a varcare la soglia del tanto agognato Regno Magico.





NOTE:
Ciaooooooooo!
Finalmente sono ritornata! Mi siete mancati un casino!
Ma ho approfittato di questo periodo anche per scrivere qualche capitolo in più in modo da non ritardare ogni volta che devo postare.
Allora come vanno le cose? Spero bene per tutti i miei cari e amati lettori.
Come vedete i nostri due fratellini sono entrati nel Regno Magico, ora bisognerà vedere che cosa succede all'interno e come troveranno Bonnie, io non voglio anticiparvi nulla, mi limiterò a dire che la situazione di Bonnie a livello di ricordi non è del tutto tragica e che quando rivedrà Damon.....
Basta, mi fermo qui, non voglio aggiungere altro, ma per scoprire il mistero non dovrete aspettare molto, giusto qualche ggiorno, visto che un assaggio ve lo darò già nel prossimo capitolo.
Adesso vi lascio, giusto ora ho lasciato la stesura di un capitolo abbastanza fondamentale per postarvi questo.
Vi ricordo che posterò due giorni alla settimana salvo imprevisti: Il giovedì sera e la domenica sera.
Adesso vi lascio, spero che vi sia piaciuto e che questa storia vi stia appassionando come le due storie precedenti.
Fatemi sapere.
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Capitolo 6
*** Capitolo quarto ***


Capitolo quarto

“Samuel! Samuel!” - Samia correva per il Palazzo del Consiglio in preda al panico, cercando il fratello.
Era appena stata  informata che alla stazione di blocco del Central Park erano stati arrestati due vampiri e che questi stavano per essere portati davanti al Consiglio, come era abitudine fare.
Ma il problema non era questo, il vero guaio era che Samia aveva avuto insieme alla comunicazione anche una descrizione dettagliata dei due vampiri e del tipo di Potere da loro emanato ed era più che convinta che uno dei due fosse l’unico vampiro che non avrebbe mai dovuto mettere piede nel Regno Magico: Damon Salvatore, il vampiro innamorato della giovane strega Bonnie.
“Samuel! Samuel dove sei? Samuel!” - Samia gridava e gridava ma di Samuel non sembrava esserci traccia.
Stava per lasciarsi abbattere dallo sconforto quando si aprì una porta in un corridoio stretto, perpendicolare a quello che stava seguendo e dalla porta ne uscì Samuel.
“Samia! Cosa succede?” - chiese con tono tranquillo e affabile.
“Non hai sentito? E’ venuto qui, Samuel! Il vampiro di Bonnie è qui!” - si affrettò a dire Samia con gli occhi fuori dalle orbite, completamente sconvolta.
“Oh, Samia! Ma io so che il vampiro Damon è qui! E non vedo perché devi sconvolgerti tanto!” - rispose Samuel.
“Come sarebbe? Non sei preoccupato?” - chiese Samia.
“No! Perché dovrei preoccuparmi?” - rispose calmo lo stregone.
“Perché lui rivuole Bonnie, ecco perché!” - ribattè Samia che davvero era confusa dall’atteggiamento pacato del fratello.
“So anche questo e mi aspettavo che facesse qualcosa per riprendersela. Anche se devo dire che non avrei mai pensato che potesse arrivare ad entrare nel nostro caro Regno!” - rispose Samuel.
“Cosa credi che farà?” - chiese Samia.
“Non so! Staremo a vedere anche perché sono curioso di vedere cosa escogiterà per riuscire a sfuggire alla morte immediata che lo aspetta!” - rispose Samuel.
A quelle parole Samia si tranquillizzò.
“Hai ragione! Forse non sa della condanna immediata e forse crede che Bonnie sia quella di sempre, quella che lui conosce e crede di poterla portare via con la forza!” - disse Samia.
“Forse! Dopotutto le leggi del nostro Regno sono molto segrete, quasi inaccessibili. Ma bisogna tenere presente che è un vampiro molto vecchio e con molte conoscenze, nonché molto curioso, quindi dobbiamo tenerci pronti e non dare nulla per scontato!” - rispose Samuel.
Samia annuì.
“Cosa facciamo, ora?” - chiese.
“Quello che facciamo sempre: chiamiamo a raccolta tutti gli Apprendisti più promettenti e li facciamo assistere alla condanna dei due vampiri e, naturalmente, tu invierai un messaggio speciale a Bonnie e le terremo un posto in prima fila!” - spiegò Samuel.
“Ma se lei dovesse vederlo potrebbe…” - si oppose Samia.
“Non succederà nulla! C’è il Sigillo a schermare Bonnie e tutti i suoi ricordi di Damon e lui quando la vedrà capirà subito che le cose sono cambiate radicalmente e che è del tutto impossibile cercare di salvarla, forse potrebbe addirittura desistere da qualsiasi cosa voglia fare e lasciarsi ammazzare, anche se ne dubito, è piuttosto testardo e capriccioso!” - finì Samuel.
Samia non era del tutto d’accordo, ma sapeva che contraddire il fratello quando era così convinto di avere ragione era del tutto inutile, avrebbe soltanto portato a stupide discussioni senza alcun significato, quindi ricacciò indietro i suoi dubbi e si apprestò a fare ciò che Samuel le aveva detto.

Bonnie era in fila, insieme a Maddy e a Katie e aspettava, come tutti gli altri Apprendisti invitati, di entrare nella Sala del Consiglio dove avrebbero assistito alla condanna di due vampiri arrestati da una delle stazioni di blocco di New York.
Non si sapeva molto dei due vampiri, tranne che erano pericolosi e probabilmente erano fratelli.
C’erano fermento e agitazione tra gli Apprendisti e la stessa Bonnie era tesa ed euforica perché non aveva mai visto una giustiziazione e da quello che aveva sentito era da un bel po’ che non se ne facevano nel Regno, quindi esservi invitati era esaltante.
Bonnie poi era stata invitata dalla stessa Samia, la sua salvatrice, che le aveva inviato un messaggio privato in cui le formulava l’invito e le diceva di stare attenta perché uno dei due vampiri era molto forte e amava provocare e inventare storie.
Bonnie era rimasta sorpresa dal messaggio.
Non ci voleva di certo Samia per dirle che bisognava stare attenti ai vampiri soprattutto dopo quello che avevano fatto alla sua famiglia, sterminandola e costringendola a cercare asilo nella capitale.
E poi perché mai le aveva scritto delle preferenze del vampiro? Il vampiro amava provocare? E allora? Tutti i vampiri amano provocare, perché proprio lei, tra tutti, doveva essere quella più attenta?
La mente di Bonnie indugiò su queste domande per alcuni minuti, prima di liquidarle dicendosi che se Samia le aveva detto quelle cose lo aveva fatto solo perché teneva a lei in modo particolare, cosa che aveva dimostrato ampiamente prendendosi cura di lei e mostrandosi sempre presente e interessata a tutto quello che le accadeva, a tutto quello che faceva e a tutto quello che pensava, quindi non poteva avere nessun secondo fine con quel suo strano messaggio, era solo preoccupata.
Samia per lei era diventata una specie di zia molto saggia e su cui poteva sempre contare.
Era arrivata da poco a Kemet, la capitale del Regno Magico, ma aveva già una vita piena ed appagante e questo lo doveva a Samia.
Era stata lei a consolarla e ad ascoltarla.
Era stata lei ad inserirla nell’ accademia magica della capitale.
Era stata lei a trovarle una casa bellissima e super arredata con tanto di coinquiline fantastiche, Maddy e Katie, che erano subito diventate le sue più care amiche e che le erano sempre al fianco.
Bonnie le trovava meravigliose.
Maddy era molto alta, statuaria, bionda, occhi grigio chiaro con sfumature azzurre, carnagione pallida e curve perfette….sembrava una top model, era un’esperta di piante ed erbe e amava fare infusi di ogni tipo, inutile dire che era impeccabile con le pozioni.
Katie era anche lei molto bella, anche se la sua bellezza non era mozzafiato come quella di Maddy, lei era di altezza media, con capelli castani, lunghi e lisci e occhi di un verde scuro, era taciturna e riflessiva, un genio delle rime e per questo un asso negli incantesimi, aveva un cervello eccezionale, da fare invidia ad un qualunque genio.
Bonnie si sentiva protetta e sicura con loro e anche se non aveva un Potere forte come quello delle sue amiche, all’accademia stava imparando molto e molto in fretta e tutti erano d’accordo nel dire che presto sarebbe diventata fortissima, dopotutto aveva una discendenza invidiabile: druidi, l’aristocrazia magica.
Bonnie credeva di essere felice anche se spesso si ritrovava immersa nei suoi pensieri e sentiva come se avesse un peso sul cuore che la opprimeva e ogni volta che aveva questa sensazione veniva presa da un mal di testa intensissimo, come se qualcosa dall’interno spingesse per venire fuori.
Bonnie era preoccupata da questo e si diceva che appena possibile ne avrebbe parlato con le sue amiche, ma ogni volta finiva con il rimandare, non lo aveva detto neppure a Samia, sentiva che dirlo era sbagliato, ma questo era impossibile perché lei poteva dire di tutto a Samia.
Bonnie era stufa di tutto questo.
All’improvviso una voce la distolse dai suoi pensieri: era lo stregone portavoce del Consiglio che li incitava ad entrare in modo ordinato e in silenzio.
Bonnie afferrò la mano che le porse Maddy e si avviò all’interno, mentre una strana ansia le cresceva nell’anima.

Il Regno Magico era….era….beh era semplicemente assurdo.
Damon ne aveva visti di posti strani, ma quello era il colmo: era tutto così luminoso e nauseante.
In alto nel cielo c’era la cosa più assurda di tutte: gli stregoni non si accontentavano di un sole solo, no!, a loro ne servivano sette.
Nel cielo cinque linee multicolori, che sembravano degli arcobaleni dritti, formavano una specie di pentagramma e su di esso i sette soli bianchi facevano bella mostra di sé stessi posti sugli arcobaleni come le sette note della scala musicale.
L’aria era leggera e profumava di erbe delicate.
Le strade e i palazzi erano pulitissimi e colorati tanto che a Damon veniva il voltastomaco.
Tutti quegli stregoni erano felici e gioiosi e sorridevano come ebeti.
Sembrava quasi di essere in una di quelle squallide soap anni ‘70 che Damon odiava sopra ogni altra cosa, in cui le mamme indossavano gonnelloni colorati e si svegliavano fresche e pimpanti alle quattro del mattino per preparare la colazione all’allegra famiglia, le ragazze andavano in chiesa tutti i giorni e preparavano biscotti per gli innamorati e i ragazzi erano degli sfigati vestiti in modo ridicolo il cui più grande sogno era seguire le orme del tanto amato paparino.
Damon fissava quello spettacolo di idioti con la convinzione che da un momento all’altro avrebbero cominciato a cantare e a ballare in stile < Aggiungi un posto a tavola >.
Stefan invece guardava tutto con occhi ammirati, e mai come in quel momento, Damon sentì l’enorme distanza tra lui e suo fratello.
Come era possibile che avessero lo stesso sangue se il fratellino era così idiota e lui era così perfetto?
Damon non sapeva spiegarselo, se lo chiedeva da più di cinque secoli, ma ancora non era riuscito a trovare una risposta decente.
- Pivello! Chiudi quella bocca che potrebbero entrare le mosche! - il messaggio mentale di Damon a Stefan era carico di indignazione.
- Non credo che qui esistano le mosche - la voce mentale di Stefan sembrava quella di chi ha appena scoperto l’ottava meraviglia del mondo.
- Ok, cretino, sta attento perché non te lo ripeterò due volte! Smettila di fissare tutto come un ebete, ricordati che non è tutto oro quello che luccica, soprattutto per noi visto che queste care pensioncine tanto affabili hanno quei radiosi sorrisi stampati in faccia solo perché già pregustano il momento in cui ci toglieranno di mezzo, cosa che avverrà molto presto! -
- Sì, hai ragione! - Stefan guardò il fratello e annuì con il capo.
- Come sempre! - rispose Damon.
“Bene! Siamo arrivati!” - li avvertì il capo degli stregoni della stazione di blocco che per tutto il tempo aveva camminato a qualche metro da loro.
La conversazione mentale con Stefan non aveva proibito a Damon di guardarsi intorno durante il tragitto.
Aveva notato che la porta della stazione di blocco non li aveva condotti in un altro edificio nel Regno Magico, ma nel bel mezzo di una strada affollata e nessuno aveva fatto una piega, forse perché le cose andavano sempre così in quel posto.
Avevano camminato per non più di dieci minuti, anche se Damon non poteva essere certo del fatto che lì il tempo scorresse come nel mondo umano.
Durante il tragitto si era reso conto che la descrizione che la signora Flowers aveva fatto a Stefan del Regno Magico corrispondeva alla verità: fatta eccezione per la luce fortissima, i colori troppo intensi e i sette soli, il Regno Magico era in tutto e per tutto uguale al mondo umano.
Quando lo stregone li avvertì che erano arrivati, Damon si guardò in giro e notò che erano in una piazza, non molto grande, ma perfettamente circolare e ben proporzionata.
Di fronte a loro, al centro della piazza, sorgeva un imponente palazzo di almeno cinque piani, completamente dipinto tra l’arancione e il rosso acceso, con finestre enormi, colonne, scalinata in marmo grigio e tetto a falde spioventi.
Sull’enorme portone principale troneggiava una scritta in oro: Palazzo del Consiglio.
E per come tutti veneravano quel posto, Damon capì che per loro rappresentava una specie di palazzo reale, quindi Samuel e Samia dovevano essere visti come il re e la regina, se non addirittura come veri e propri dei in terra.
Gli stregoni spinsero Damon e Stefan su per l’enorme scalinata e appena arrivati in cima il portone si aprì da solo lasciando loro giusto il tempo di entrare prima di richiudersi con uno scatto deciso.
L’interno del palazzo era lussuoso e austero, a Damon sarebbe piaciuto parecchio un posto del genere se si fosse ritrovato in un’altra situazione.
Intrapresero un corridoio largo e luminoso, con tanto di tappeto in velluto rosso a segnare la strada.
Sia alla loro destra che alla loro sinistra, delle statue di cristallo se ne stavano in posa su piedistalli d’oro e mandavano mille riflessi colorati sulle pareti alte di un bianco limpido ed accecante.
Oltrepassarono porte e statue e dipinti e altri corridoi, il tutto sempre in assoluto silenzio.
Poi gli stregoni si fermarono quando il lunghissimo corridoio terminò dinanzi ad una porta d’argento con rifiniture in bronzo che sbarrava loro la strada.
“Liberateli!” - questo fu l’ordine dello stregone capo e in un attimo le corde magiche che bloccavano Stefan e Damon si dissolsero nel nulla.
“Questa è la Grande Sala del Consiglio! Entrate e aspettate il vostro verdetto!” - sembrava una specie di rito, frasi dette e ridette sempre alla stessa maniera e con lo stesso tono.
I due vampiri annuirono e quando la porta di spalancò entrarono all’interno con passo deciso.

Bonnie se ne stava seduta tranquilla nella prima fila degli spalti nella Grande Sala del Consiglio.
Dinanzi a lei c’erano i troni dei Dieci Consiglieri disposti in circolo, mentre tutto intorno gli Apprendisti commentavano allegramente quello a cui stavano per assistere.
Bonnie sentiva quella strana ansia che cresceva sempre di più e qualcosa che le bloccava lo stomaco.
All’improvviso il brusio di voci terminò e le porte si aprirono lasciando entrare due figure: erano i due vampiri.
Bonnie si voltò verso le sue amiche e verso i troni di Samuel e Samia e notò che la stavano fissando.
Lei ricambiò lo sguardo, sorrise e dopo un lieve cenno d’assenso da parte dei due Consiglieri superiori, tornò a guardare i vampiri.
Bonnie notò che si somigliavano, ma non solo per quanto riguardava la pelle diafana, la bellezza sconvolgente e i canini che accomunavano tutti i vampiri, loro si somigliavano nei tratti del viso, nel il colore dei capelli….forse era vero che erano fratelli.
Quello che Bonnie non riusciva a vedere erano i loro occhi.
I due camminavano fianco a fianco, apparentemente tranquilli.
Uno dei due si guardava intorno e si soffermava con lo sguardo ovunque come se stesse registrando tutto o come se stesse cercando qualcosa.
Quando si voltò nella sua direzione, Bonnie notò che aveva gli occhi di un verde splendente.
Il vampiro sembrò fissarla per qualche attimo, poi tornò a guardare dinanzi a sé e si fermò al centro del cerchio formato dai troni, proprio di fronte a Samuel e Samia.
L’altro vampiro invece non si era mai voltato, aveva continuato ad andare dritto con la testa alta e la postura elegante e decisa fino a che non si era fermato anche lui di fronte ai due Consiglieri.
Bonnie si sentiva strana.
Da quando aveva posato lo sguardo sul secondo vampiro, aveva sentito come una specie di nostalgia lontana e, in un momento di smarrimento si era ritrovata a pensare che le piaceva l’atteggiamento di quel vampiro, le piaceva il suo modo di camminare, le piacevano i suoi capelli, le piacevano le sue mani e trovava che il nero gli donasse molto, che lo rendesse ancora più misterioso e affascinante.
Desiderava con tutta sé stessa che lui la guardasse, voleva sapere di che colore erano i suoi occhi.
- No! Ferma un attimo, Bonnie! Che diamine vai a pensare? Quello lì è un vampiro e i vampiri sono cattivi, sono creature oscure e tu li odi! - si diceva.
Ed era vero, lei odiava i vampiri perché i vampiri avevano distrutto la sua famiglia e la sua vita, ma non riusciva a calmare il tumulto di emozioni che provava, non riusciva a fermare tutti i suoi pensieri su quel vampiro e non riusciva a placare il desiderio di essere guardata da lui.
- Devo parlarne con Samia, dopo! Tutto questo non è normale! - si disse, ma nel momento esatto in cui lo pensò, ritornò a nascere in lei quella sensazione che le diceva che non doveva dirlo a nessuno, che doveva tenerlo per sé perché era un errore parlarne con Samia o con chiunque altro.
E insieme a quella sensazione tornò anche quel dolore alla testa che di tanto in tanto la sopraffaceva.
Più guardava il vampiro, più pensava a lui, più il dolore aumentava e più il dolore aumentava, più cresceva la consapevolezza che non doveva aprire bocca con nessuno perché un giorno avrebbe capito da sola ed era così che doveva andare.
Abbasso lo sguardo e cercò di calmarsi.
Chiuse gli occhi e inspirò ed espirò a fondo per un paio di volte per lenire il dolore.
Quando questo si affievolì tornò ad alzare la testa e ad aprire gli occhi.
Fu in quel momento che successe.
Lei aprì gli occhi e il vampiro si voltò.
Non si guardò intorno, non cercò con lo sguardo come aveva fatto il vampiro dagli occhi verdi.
Quando si voltò puntò direttamente i suoi occhi in quelli di Bonnie che trasalì e si perse in un profondo e meraviglioso mare nero.





NOTE:
Eccomi puntuale con un nuovo capitolo!
Finalmete abbiamo una descrizione un pò più dettagliata di questo Regno Magico.
Ma soprattutto, finalmente è tornata a parlare Bonnie...oddio non è proprio in lei per via dell'incantesimo e cose varie, ma almeno così sappiamo qualcosina in più di quello che le hanno ficcato in testa Samuel e Samia.
Ma da adesso in avanti per i due stregoni ci saranno parecchi guai: Bonnie e Damon si sono rivisti, per adesso c'è stato solo uno scambio di sguardi interamente visto dal punto di vista di Bonnie, chissà cosa succederà?
Avete letto voi stessi che nonosante il Sigillo Bonnie sente qualcosa guardando Damon, chissà cosa prova lui? E cosa avverrà quando ci sarà il primo faccia a faccia da soli?
Vi lascio con il dubbio in attesa delle prossime puntate della mia storia.
A domenica sera...allora!
E un grazie infinite alle meravigliose persone che hanno recensito lo scorso capitolo e anche a chi ha solo letto....vi adoro!
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Capitolo 7
*** Capitolo quinto ***


Capitolo quinto

Quando le porte si aprirono Damon e Stefan entrarono in un posto irreale, come se ne vedono solo nei film.
La Grande Sala del Consiglio era alta, enorme e circolare.
Sembrava di essere su un piccolo campo da gioco, tutto intorno a loro sorgevano imponenti spalti di pietra e la luce, a differenza di tutto quello che c’era fuori, era così soffusa che chiunque non fosse stato dotato della supervista da vampiro non avrebbe neppure potuto immaginare di che colore fossero le pareti, ma Damon le vedeva ed erano completamente nere.
Alla base degli spalti dieci troni formavano un cerchio dentro cui sia lui che il fratello stavano entrando.
Sui troni, tutti in oro e rubini, sedevano i Consiglieri.
Gli otto troni che li accerchiavano erano posti direttamente sul pavimento ad una distanza di circa un metro e mezzo l’uno dall’altro, mentre i due troni dei Consiglieri superiori erano posti direttamente alla testa del cerchio, su un gradino più in alto rispetto agli atri e completamente incollati l’uno all’altro.
Alle spalle dei due Consiglieri superiori vi era un braciere enorme che, fatta eccezione per le fiaccole e le lanterne disseminate nella sala, era l’unica fonte di luce dell’intera stanza.
A parte la porta da cui erano entrati non vi erano altre vie d’uscita apparenti, non c’era neppure una finestra o un misero oblò.
Gli spalti erano completamente pieni di giovani streghe e stregoni, Apprendisti, come li aveva chiamati Stefan qualche ora prima, e tutti, nel momento in cui erano entrati, avevano smesso di parlare, limitandosi a guardarli in un silenzio contemplativo e carico di aspettative.
Dai loro pensieri Damon potè facilmente intuire che non era una cosa da tutti i giorni assistere alla condanna di due vampiri in carne ed ossa nel loro adorato Regno.
- Damon, è qui! L’ho vista! - il messaggio mentale di Stefan non poteva essere più ovvio e scontato.
- Lo so! - rispose Damon.
Non riusciva davvero a capire come suo fratello potesse credere che lui non si fosse accorto della presenza della streghetta nella sala.
Nel momento esatto in cui aveva messo piede lì dentro la prima cosa che aveva visto era stata la sua cascata di riccioli rossi, la prima cosa che aveva sentito era stato il battito del suo cuore che aveva un ritmo che ormai conosceva a memoria e che avrebbe riconosciuto tra mille, la prima cosa che aveva percepito era stato il suo profumo dolce e amaro insieme: la sua streghetta odorava di fragole.
Ma non aveva avuto il coraggio di guardarla, era troppo codardo per voltarsi e rischiare di leggere l’odio nei suoi occhi, che, anche se era finto, Damon sapeva che gli avrebbe fatto male comunque.
Quindi aveva continuato ad avanzare, tenendo lo sguardo fisso su Samuel e Samia, i due esseri ignobili che avevano osato portargliela via.
Ma quando si era fermato al centro di quel cerchio di troni, Damon aveva sentito chiaramente lo sguardo di lei su di lui, lei lo stava guardando, ma lui non osava voltarsi.
Poi, però, un’ondata di sensazioni miste a stralci confusi di pensieri lo raggiunse, era una voce lontana, ma tremendamente familiare.
- Mi piace l’atteggiamento di quel vampiro… Vorrei conoscere il colore dei suoi occhi….No, è sbagliato, io odio i vampiri….Vorrei che lui mi guardasse… - diceva la voce e a quell’ultimo desiderio espresso quasi senza volere Damon non seppe resistere, come sempre la streghetta riusciva a fargli fare qualsiasi cosa lei volesse.
Fu allora che Damon si voltò.
Non si guardò intorno, già sapeva dove guardare.
Voltò la testa verso destra e puntò gli occhi dritto davanti a sé.
Lei era lì e lo fissava.
Il tempo, come ogni volta in cui erano insieme, sembrò fermarsi, esistevano solo loro due, persi l’uno negli occhi dell’altro ed era tutto perfetto così.
Una sensazione di beatitudine lo invase e Damon notò che anche Bonnie, nonostante non ricordasse nulla di lui e nonostante i nuovi ricordi e le nuove convinzioni, che le erano state instillate a forza nella mente, le dicessero che lui era il nemico, aveva rilassato le spalle ed era leggermente arrossita dall’imbarazzo, come capitava ogni volta che lui la guardava.
Fu allora che Damon capì per davvero, capì che doveva fare di tutto, che doveva lottare e riprendersela perché Bonnie non era scomparsa, non era un burattino nelle mani degli stregoni, Bonnie era ancora lì da qualche parte, prigioniera del suo stesso corpo e lui doveva liberarla.
A malincuore ruppe il contatto con Bonnie e tornò a guardare Samuel e Samia.
Era giunto il momento di mettere in chiaro le cose.

Stefan era nervoso.
Aveva visto chiaramente gli occhi dello stregone che doveva essere Samuel diventare quasi rossi tanto erano grandi la rabbia e l’odio nel momento in cui Damon aveva guardato Bonnie.
Stefan era preoccupato.
Ma poi Damon era tornato a guardare dritto davanti a sé e Stefan lo aveva rivisto, il Guerriero, il Leone che avrebbe fatto di tutto pur di portare a casa la vittoria e ora quel Guerriero, quel Leone stava guardando dritto negli occhi lo stregone, la sua Preda, il suo Avversario, colui che doveva essere sconfitto.
Stefan si rilassò e, ad un impercettibile segno della mano di Damon, capì che non avrebbe dovuto fiatare e che doveva lasciare parlare lui.
Stefan annuì e attese fino a che Samuel non parlò.
“Ci rivediamo, Damon!” - salutò lo stregone.
“Così pare!” - rispose spavaldo Damon.
“E a quanto pare non sei solo!” - continuò Samuel.
“No, infatti! Questo qui è il mio fratellino Stefan! Saluta, Stefan!” - ordinò Damon come si fa con i bambini piccoli e Stefan si limitò ad un piccolo cenno del capo in direzione degli stregoni.
“Non sa parlare?” - chiese Samuel con una risata.
“E’ timido!” - rispose Damon.
“Al contrario di te!” - constatò Samuel.
“Che vuoi farci, io sono la pecora nera della famiglia!” - rispose Damon sorridendo.
Per qualche attimo calò il silenzio, poi Samuel cominciò a ridere sempre più forte e voltandosi verso quella che doveva essere sua sorella, la strega Samia, chiese:
“Samia, mia cara, non è uno spasso?”.
Samia si limitò ad annuire e a fare un lieve abbozzo di sorriso, ma Stefan era più che convinto, guardando gli occhi della strega e il modo in cui si contorceva le dita delle mani, che non era pienamente d’ accordo con quello che stava facendo suo fratello e che aveva paura che qualcosa potesse andare storto.
“Peccato, allora, che dovrà morire!” - tuonò una voce alle loro spalle.
Stefan si voltò e notò che a parlare era stato uno degli altri Consiglieri, era uno stregone vestito di giallo e con una lunga barba bianca e ispida, inoltre era molto vecchio, nel senso che Samuel e Samia erano già anziani, sui sessanta o settant’anni, ma questo nuovo stregone poteva addirittura sembrare il nonno degli altri due tanto era vecchio.
“Certo, certo, Hugh! Hai ragione! Ci stavo giusto arrivando!” - rispose Samuel allo stregone in giallo.
“Allora, Damon! Come hai sentito, devi morire! Tu e tuo fratello ovviamente! Ma prima voglio sapere perché sei stato così stupido da venire qui!” - disse Samuel rivolto a Damon.
“Mi hanno arrestato! Lo hai visto tu stesso!” - rispose Damon.
“Va bene, Damon! Farò finta di crederti!” - disse Samuel.
“Ed io farò finta di averti detto la verità!” - rispose sicuro Damon.
Samuel lo fissò per qualche attimo senza parlare.
Il suo volto era una maschera indecifrabile.
“Sai bene che non puoi fare nulla!” - disse lo stregone diventando improvvisamente serio e facendo, ovviamente, riferimento a Bonnie.
Damon si limitò a sorridere.
Samuel, a quel punto, perse la pazienza.
“Ora basta! Forse non conosci le nostre regole o forse sei così stupido da credere che puoi infrangerle, comunque in tutti e due i casi, il risultato è sempre lo stesso!” - disse Samuel, poi si fermò un attimo, afferrò la mano della sorella e insieme formularono la frase di rito della condanna.
“Damon e Stefan Salvatore, noi, Consiglieri superiori del Consiglio dei Dieci Difensori del Regno Magico, con il potere conferitoci dal nostro grado di protettori delle creature della luce, e dato che appartenete alla specie dei vampiri vi condanniamo a morte immediata a causa della vostra ignobile natura oscura!”
Il verdetto era stato emesso.

I due fratelli vampiri erano stati condannati a morte, il vampiro dagli occhi neri era stato condannato a morte e al solo pensiero Bonnie non potè trattenere una lacrima che furtiva abbandonò l’occhio destro e le scivolò lungo la guancia.
Le faceva male, sapere che proprio quel vampiro stava per morire le faceva inspiegabilmente male.
Era sbagliato e lo sapeva, ma le faceva male lo stesso.
“Bonnie? Bonnie che succede? Perché piangi?” - le chiese Maddy che le era seduta di fianco.
Bonnie si voltò e sorrise all’amica, asciugandosi la lacrima.
“Come scusa?” - chiese.
“Ti ho chiesto perché stai piangendo?” - le sussurrò l’amica.
“Io…io piango…beh perché…” - Bonnie balbettava.
Cosa doveva dire? < Sto piangendo perché  quel vampiro morirà > oppure < Sto piangendo perché mi fa male che lui stia per morire > o peggio ancora < Sto male perché quando prima mi ha guardata negli occhi ho sentito il mio cuore andare a mille e non mi è importato affatto che fosse un vampiro  perché in quel momento l’unica cosa che volevo era che lui mi stringesse >.
Bonnie era nei guai, era confusa ed era nei guai.
Come era possibile che avesse provato quelle cose?
Cioè, no!, lei era una ragazza, non una macchina, quindi era ovvio che poteva provare quelle cose, qui la vera domanda era: Come era possibile che avesse provato quelle cose per un vampiro?
I vampiri erano malvagi, erano creature oscure.
Ma allora perché aveva visto la luce negli occhi di quel vampiro?
Perché si era sentita morire quando lui era tornato a voltarsi dall’altra parte e le aveva negato l’accesso ai suoi bellissimi occhi neri?
Perché era rimasta con il fiato sospeso ad ascoltare qualsiasi cosa dicesse la sua voce, con quel tono ironico e beffardo?
Perché dentro di sé sentiva di conoscerlo?
Perché voleva che lui vivesse?
Era assurdo, era tutto dannatamente assurdo.
Stava diventando pazza per forza: era l’unica spiegazione possibile.
“Bonnie? Allora? Mi rispondi? Perché piangi?” - le stava chiedendo ancora Maddy con fare apprensivo e agitato, mentre Katie si era voltata a guardarla con occhi indagatori.
- Già! Mi ero scordata di Maddy! Che le rispondo? - si chiese Bonnie e nello stesso istante una vocina lontana dentro di lei le diede la risposta: - Menti! - le disse e Bonnie mentì.
“Beh, perché è emozionante, non credi? Insomma, non so tu, ma io non avevo mai visto nulla del genere ed è tutto così formale, così….non so…è bello, e poi guarda Samia e guarda Samuel, guarda come sta gestendo tutta la cosa, è a dir poco fantastico ed emozionante e lo sai che quando mi emoziono mi viene da piangere!” - disse tutto d’un fiato sperando che le due amiche le credessero.
Maddy guardò Katie, Katie guardò Bonnie e poi tornò a guardare Maddy e fece un cenno d’assenso.
Maddy  tornò a guardare Bonnie e sorridendo le rispose: “Si, hai proprio ragione! E’ emozionante, ma per me non è la prima volta quindi non mi fa il tuo stesso effetto e poi non sono una frignona!”.
Bonnie sorrise e tornò a guardare i due vampiri.
Il silenzio era spettrale.
All’improvviso la porta si aprì e una squadra si guardie del Consiglio entrò e Bonnie sapeva che avevano il compito di preparare  i prigionieri alla morte, si sentì in ansia e chiuse gli occhi, ma tornò subito a riaprirli quando il vampiro dagli occhi neri parlò.
“Un attimo, Samuel! Vedi, io sono parecchio più vecchio di te e di chiunque altro ci sia in questa sala e non sono per niente stupido, tant’è vero che conosco le vostre leggi e i vostri codici e non ho alcuna intenzione di infrangere nulla, ma so che neppure voi potete infrangere le leggi altrimenti verrete accusati di tradimento e uccisi!” - disse il vampiro.
“E questo cosa c’entra con la vostra condanna? Io di certo non la ritirerò, voi siete vampiri e siete nel nostro Regno e per questo dovete morire subito!” - rispose Samuel.
“Ti sbagli, non dobbiamo morire subito!” - rispose il vampiro con  fare saccente.
“Che vuoi dire?” - chiese Samuel.
“Voglio dire che sia io che mio fratello ci appelliamo al Diritto del Condannato!” - rispose tranquillo il vampiro.
- Oohhh! Ma come fa a conoscerlo? - pensò Bonnie e notò che intorno a lei avevano tutti gli occhi e la bocca spalancati per la sorpresa, persino i Consiglieri.
“Come è possibile che tu lo conosca?” - chiese Samuel.
“Samuel, Samuel, Samuel! Te l’ho detto! Non puoi fare il furbo con me! A dispetto di quello che sembra io sono molto più vecchio di te e conosco molte cose su molti posti! Insomma, guardami, anche se credo di portare i miei cinquecento anni e passa piuttosto bene!” - rispose il vampiro sorridendo e girando su se stesso lentamente e a braccia aperte per farsi ammirare da tutti.
Bonnie era sconcertata: quel vampiro stava tenendo testa a Samuel, lo stesso Samuel di cui tutti avevano paura.
Samuel si guardò intorno e tutti i Consiglieri lo guardarono scuotendo la testa sconsolati: dovevano arrendersi e concedere ai vampiri qualsiasi cosa volessero.
“Va bene, Damon! Conosci la legge e sai che non possiamo rifiutarvi il Diritto del Condannato, ma credo che tu sappia anche che non puoi chiedere nulla che riguardi qualcuno del nostro Regno!” - disse Samuel con un fare allusivo che Bonnie non capì.
“Lo so! Ma non vogliamo chiederti nulla che riguardi nessuno! Vogliamo solo del tempo, una settimana, vogliamo sette giorni da trascorrere liberi nel vostro regno prima di morire!” - rispose il vampiro.
Bonnie si sorprese: A cosa gli servivano sette giorni nel Regno Magico?
“Dobbiamo consultarci!” - disse Samuel e il vampiro annuì.
Tutti i Consiglieri si portarono le mani alle tempie e in un attimo una corda di luce bianca li unì tutti, da testa a testa, da mente a mente.
Bonnie sapeva che in quel momento stavano comunicando telepaticamente e si stavano consultando sul da farsi.
I vampiri nel frattempo sembravano perfettamente a loro agio e Bonnie si chiedeva come fosse possibile.
Ad un tratto Samuel ruppe il fascio di luce e tornò a parlare.
“Accettiamo, ma ad una condizione! Infondo vi renderete conto che restando liberi nel Regno entrerete in contatto con molti della nostra gente e il Diritto del Condannato proibisce di chiedere qualsiasi cosa abbia a che fare con noi stregoni e streghe, quindi capirete che la nostra offerta è più che vantaggiosa, per voi!” - disse Samuel.
“Di cosa si tratta?” - chiese tranquillo il vampiro dagli occhi neri.
“E’ semplice! Per ogni ora che passerete liberi, senza nessuna costrizione, dovrete passarne tre rinchiusi nella nostre segrete, in più ci sarà il coprifuoco a mezzanotte! Facendo due calcoli a partire dalle sette del mattino, per ognuno dei prossimi sette giorni avrete cinque ore a disposizione da passare liberi! O questo o niente! Allora, accettate?” - chiese Samuel.
I due vampiri si guardarono negli occhi, Bonnie pensò che forse anche loro si stavano mettendo d’accordo con la telepatia, infondo i vampiri potevano farlo.
Poi tornarono a guardare i Consiglieri e sempre il solito vampiro rispose per entrambi.
“Accettiamo!” - disse.






NOTE:
Ed ecco un nuovo capitolo!
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo o lo ha letto soltanto.
Ho notato che le recensioni sono in calo...spero che la storia non vi stia stancando, ma forse molti sono ancora in vacanza...chissà!
Comunque come avete letto la sentenza c'è stata, ma gli stregoni non hanno potuto respingere la richiesta di Damon per via delle loro leggi, anche se hanno messo dei paletti.
Se non fosse chiaro vi spiegherò come funziona esattamente questa storia delle ore libere, perchè da qui in avanti sarà importante per la scansione temporale dei vari avvenimenti: allora, la cella in cui Stefan e Damon verranno rinchiusi si apre tutte le mattine alle sette, loro hanno un'ora di libertà, quindi alle otto devono rientrare, dopodichè passeranno tre ore rinchiusi, questo significa che la cella si riapre alle undici e si richiude alle dodici per poi far passare altre tre ore....continua così per tutto il giorno fino a mezzanotte quando la cella si chiude e resta chiusa per tutta la notte per poi riaprirsi alle sette della mattina dopo.
In definitiva hanno solo cinque ore libere al giorno, cioè: dalle sette alle otto, dalle undici alle dodici, dalle quindici alle sedici, dalle diciannove alle venti, dalle ventitre a mezzanotte.
Spero di essere stata abbastanza chiara, se non avete capito qualcosa chiedete pure.
E se avete qualche richiesta da fare...chiedete lo stesso senza problemi!
Naturalmente questa non è l'unica cosa che faranno Samuel e Samia per mettere i bastoni tra le ruote ai due cari fratellini...ma presto vedrete cosa succederà e scoprirete che Damon e Stefan avranno un aiuto del tutto inaspettato!XDXDXDXDXD
A giovedì...recensite...recensite...recensite...BACIONI...IOSNIO90!








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Capitolo 8
*** Capitolo sesto ***


Capitolo sesto

“Bene! Ora verrete scortati in quella che sarà la vostra cella nei momenti di prigionia previsti dal nostro accordo! La cella verrà aperta alle sette di domattina e potrete uscire! Una volta finita l’ora dovrete ritornare lì, altrimenti un gruppo di guardie verrà a prendervi e a quel punto il patto salta!” - disse Samuel con tono solenne.
I vampiri annuirono.
Mentre i due fratelli dannati venivano scortati nella loro cella da un gruppo di guardie del Consiglio, Samia fissava suo fratello Samuel per cercare di capire cosa provasse in quel momento e a cosa stesse pensando.
Tutti in quella sala erano rimasti molto sorpresi dalla richiesta del vampiro Damon riguardo al Diritto del Condannato: ormai era palese che avevano a che fare con qualcuno che conosceva le loro leggi, che conosceva il loro mondo.
Samia era spaventata.
“L’Assemblea del Consiglio è sciolta!” - disse Samuel e Samia osservò la stanza che pian piano si svuotava degli Apprendisti e degli altri Consiglieri.
Poi si avvicinò a Samuel, ancora in piedi davanti al trono.
“Samuel, cosa credi che voglia fare? Perché ci ha chiesto del tempo?” - chiese poggiando, leggera, una mano sul braccio dell’altro stregone.
“Vuole salvarla! E’ ovvio!” - rispose bruscamente Samuel senza voltarsi.
“Dici che sa cosa le abbiamo fatto?” - chiese Samia ancora più preoccupata.
“Credo che sappia che le abbiamo fatto qualcosa per cancellarle la memoria, dopotutto glielo abbiamo detto noi nel Labirinto prima di sparire, ricordi?” - disse Samuel.
Samia annuì e lo incitò a continuare.
“Ma non credo che sappia che incantesimo abbiamo usato! Credo che sia qui per questo, per scoprirlo e cercare di salvarla!” - disse Samuel.
“Ok! Ma cosa credi che farà se non riuscirà a trovare nulla in questa settimana?” - chiese Samia.
Samuel si voltò verso di lei, arrabbiato.
“Non lo so e non mi importa! E sai perché non mi importa? Perché è sicuro che lui non troverà nulla, perché io glielo impedirò! Abbiamo atteso troppo tempo di riportare i druidi tra noi e di certo non mi farò mettere i bastoni tra le ruote da uno stupido vampiro proprio ora che siamo riusciti a trovarne una discendente! Ora lasciami solo! Devo pensare!” - disse, duro, prima di voltarsi e andare via.
- E’ sconvolto! Non se lo aspettava! - pensò Samia, poi si avviò, sconsolata, nelle sue stanze.

Il mattino seguente Stefan si svegliò molto presto: erano quasi le sei del mattino, come aveva annunciato una guardia.
Si mise a sedere e cercò di mettere ordine nei suoi pensieri.
Ricordò tutto: il viaggio da Fell’s Church a New York, soffermandosi sui saluti con Elena, poi il Central Park, l’uomo, la stazione, poi il Regno Magico e il Consiglio, infine la cella.
La sera prima un gruppo di guardie magiche li aveva accompagnati mostrando loro il tragitto che era abbastanza semplice: una volta entrati nel Palazzo del Consiglio bisognava scendere nelle segrete, oltrepassare un cancello arrugginito, andare giù per una lunga rampa di scale, poi voltare a destra ed entrare nella prima cella sulla sinistra.
La cella non era nient’altro che un quadrato di pietra senza finestre con della paglia sparsa ovunque.
Quando alzò gli occhi vide che Damon era ancora tutto preso ad andare avanti e indietro con una mano sul mento, esattamente come faceva prima che lui si addormentasse.
“Damon hai dormito?”  - chiese esitante.
“No, quello lo lascio fare a te! Sai com’è, io non ho tempo da perdere!” - rispose brusco arrestando la sua marcia.
Stefan fece orecchie da mercante alla provocazione di Damon che sapeva essere dettata dalla frustrazione e passò alla domanda successiva.
“Cosa facciamo? Qual è il piano? Sempre che ne esista uno!” - chiese.
Damon si accasciò al suolo, con le spalle incollate alla parete di fronte a Stefan e voltò la testa dall’altro lato.
“Damon…” - disse Stefan.
“Non lo so, ok? Non so che cosa dobbiamo fare! Non so da che parte cominciare! Non so nulla! L’unica cosa che so è che devo rivederla!” - lo interruppe Damon.
“Aspetta! Ma sei pazzo? Non puoi avvicinarti troppo a lei! Non ancora, almeno!” - disse Stefan preoccupato.
“Devo!” - rispose Damon.
Stefan non sapeva cosa rispondere.
Calò il silenzio.
Non parlarono per un bel pezzo. L’ora di uscire si avvicinava e loro non sapevano cosa fare.
Stefan aprì bocca per parlare, ma Damon fu più veloce e guardandolo con una strana luce negli occhi si aprì a Stefan.
“Non credevo di trovarla così, sai? Ero convinto che una volta arrivato qui l’avrei guardata e non avrei visto Bonnie, ma un manichino, una macchina comandata da quei vermi viscidi. Invece non è andata così! L’ho guardata negli occhi, ieri, e ho visto lei, non ho visto una macchina, io ho visto Bonnie, la mia streghetta, l’ho riconosciuta e sono sicuro che anche lei mi abbia riconosciuto anche se non se ne rende conto! Le hanno cancellato la memoria, le hanno portato via tutto, le hanno fatto credere cose non vere al solo scopo di odiarmi, questo è vero perché gliel’ho letto nella mente, ma è proprio questo il punto: lei crede di odiarmi, ma c’è qualcosa dentro di lei che le dice che è sbagliato, che non deve farlo, che non deve odiarmi e lei ascolta quella voce e non mi odia! Capisci? E’ per questo che devo vederla! Se riesco a stare da solo con lei, a parlarle, forse….forse potrebbe risvegliarsi qualcosa in lei e questo ci agevolerebbe, ci aiuterebbe a capire come aiutarla!” - Damon parlò con un tono di voce tranquillo e nostalgico.
Stefan non lo aveva mai sentito parlare così e non era mai stato più fiero di lui.
“Damon, ascoltami! Hai ragione! Facciamo così: tu segui Bonnie, va da lei e cerca di avvicinarla. Almeno così capiremo le sue abitudini, la sua vita qui e ci faremo un quadro più preciso di quello che le hanno messo in testa!” - disse pragmatico.
“E tu che farai?” - gli chiese Damon.
“Io….io credo che farò un giro! La signora Flowers mi ha detto che forse potrei trovare qualcosa nella biblioteca magica di qui! Cercherò informazioni e se sono abbastanza fortunato qualcuno potrebbe dirmi cosa si sa in giro di Bonnie!” - rispose Stefan tranquillo.
“Ok!” - disse Damon alzandosi.
Stefan lo seguì con lo sguardo e vide che si girava verso la parete e estraeva dalla tasca un coltello.
“Che vuoi fare?” - chiese.
“Contare!” - rispose Damon e tracciò una linea verticale sulla parete in pietra.
- Il primo giorno ha inizio! - pensò Stefan.
“Già!” - rispose Damon al suo pensiero, poi sentirono dei passi.
“Le guardie! Devono essere le sette!” - disse Stefan tirandosi su in un unico movimento fluido.
“Ci rivediamo tra un’ora, non tardare!” - gli disse Damon.
Una guardia vestita di azzurro arrivò davanti alla loro cella e con un incantesimo aprì la serratura.
Ci fu un leggero clic, poi la guardia spalancò l’entrata e li guardò maliziosamente dicendo: “Avanti, vampiri, è arrivato il momento dell’ora d’aria, uscite pure!”.
Damon gli ringhiò contro, ma poi uscì con passo deciso e a velocità da vampiro scomparve.
Stefan rimase da solo.
Guardò la guardia per un attimo e poi lasciò la cella, lasciò le segrete, lasciò il Palazzo e si immerse nella luce accecante del Regno Magico.

Erano le 23:10 da pochi secondi e Bonnie si sentiva strana.
A dire il vero si era sentita strana per l’intero giorno.
Per lunghi momenti, durante la giornata, aveva percepito sulla pelle la sensazione che qualcuno la stesse osservando il chè era ridicolo perché sapeva che la sua era solo pura paranoia e non c’era nulla da temere.
Per tutta la notte precedente aveva pensato al vampiro dagli occhi neri e non aveva potuto negarsi di chiedersi che cosa volesse fare nelle ore che aveva a disposizione da passare libero nel Regno.
I pensieri non erano scomparsi neppure quando si era addormentata, infatti aveva sognato solo due occhi neri e profondi che le scavavano nell’anima.
Così il giorno dopo si era svegliata presto ed era uscita a velocità lampo cercando di tenersi occupata il più possibile.
Ma sin da quando aveva messo piede fuori di casa, alle 7:15 di mattina, aveva avuto l’impressione di essere osservata.
Si era detta che era assurdo e aveva continuato la sua giornata normalmente senza lasciarsi prendere dal panico anche se di tanto in tanto quella terribile sensazione tornava , ma ora, mentre camminava per una stretta via deserta che lei imboccava ogni sera tornando dal negozio di cristalli in cui lavorava, Bonnie non poteva fare a meno si assecondare quella sensazione.
- Accidenti a me e alla mia fissazione per le scorciatoie! Dovrei cominciare a camminare di più e soprattutto per vie più affollate! - pensò mordendosi il labbro inferiore per il nervosismo.
Affrettò il passo e cominciò quasi a correre guardandosi costantemente intorno con i sensi ben allerta.
In alto l’unico sole che di notte continuava a splendere la stava guardando.
Alzando gli occhi al cielo Bonnie non potè non dirsi che non c’era nulla da temere, che il Regno Magico era un posto sicuro in cui stare e che non le era mai successo nulla quindi non c’era niente di cui aver paura.
Bonnie si fermò e si piegò poggiando le mani sulle ginocchia in preda all’affanno.
Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi, ma quando li riaprì una paura folle le si insinuò nelle viscere.
Dietro di lei c’era qualcuno.
Grazie ad un lampione lì accanto Bonnie vide chiaramente un’ombra materializzarsi improvvisamente alle sue spalle.
Si tirò lentamente su con il busto e restò lì, ferma, immobile: non aveva il coraggio di voltarsi.
Il cuore le batteva forte e la testa le girava vorticosamente.
Bonnie sentiva che da lì a poco sarebbe morta se non fosse successo qualcosa.
Ma lei non si sentiva in grado di muovere un muscolo né tanto meno di parlare e l’ombra non accennava ad andarsene.
- Che faccio? Che faccio? Oddio sto per morire! Sto per morire e non ho mai concluso niente nella vita! Oddio…oddio! - pensava ma i suoi pensieri vennero interrotti da un voce alle sue spalle.
“Bonnie!” - disse la voce.
- Oddio mi conosce! Allora è me che vuole, è proprio me che vuole uccidere! -
“Bonnie!” - ripetè la voce con un tono divertito che Bonnie aveva già sentito prima.
- Oddio, non può essere! Perché a me? Perché doveva succedere proprio a me? -
“Bonnie!” - disse ancora la voce.
- E’ lui per davvero! O almeno così mi sembra! Oddio ma perché vuole uccidermi? Perché l’ho guardato? Sì deve essere per questo! Ma perché l’ho guardato? Sono una grandissima stupida e adesso lui vuole uccidermi! -
“Bonnie! Ma la smetti di pensare che voglio ucciderti? Io non voglio farti nulla di male! E potresti voltarti così posso guardarti in faccia e possiamo parlare da persone normali?” - le chiese la voce.
Bonnie, lentamente, si voltò e si ritrovò a pochi metri dal possessore della voce.
Era lui, era il vampiro dagli occhi neri e Bonnie lo aveva riconosciuto.
“T-t-tu?” - balbettò.
“Già! Io!” - rispose il vampiro con un sorriso.
“Come fai a conoscere il mio nome?” - chiese Bonnie cercando con tutta se stessa di non guardarlo dritto negli occhi.
“Io conosco molte cose di te!” - rispose l’altro.
“E come fai a conoscere tutte queste cose di me? Anche se forse è inutile chiedertelo, forse è così che fai tu: prendi informazioni sulle tue vittime prima di ucciderle!” - azzardò Bonnie.
“Oh, ti ho detto di smetterla! Io non voglio farti nulla, mettitelo in testa!” - disse a voce alta e poi Bonnie lo sentì sussurrare a se stesso qualcosa del tipo: “Sembra di essere tornati all’inizio!”.
Bonnie sapeva che era meglio non fare domande perché i vampiri erano volubili, ma non seppe trattenere la sua curiosità e qualcosa dentro di lei le diceva che era vero che quel vampiro non voleva farle del male, così si fece coraggio e chiese: “Cosa hai detto?”
“Ho detto che non ti farò del male” - rispose il vampiro alzando leggermente il tono di voce come si fa con i vecchietti con problemi di udito.
Bonnie si sentì leggermente offesa, ma sorvolò e disse: “Non intendevo quello! Intendevo quello che hai sussurrato a proposito di un inizio. Inizio di cosa?”.
Il vampiro la guardò per qualche istante e Bonnie non potè evitare di sentirsi strana sotto il suo sguardo, poi disse: “Non puoi saperlo, per ora!”.
“Per ora? Vuol dire che ci vedremo spesso?” - chiese Bonnie con un leggero tremolio di paura mista a qualcos’altro nella voce.
“Sì, streghetta! Ci vedremo molto spesso noi due!” - rispose il vampiro, ma Bonnie non lo ascoltò.
La sua mente si era bloccata sulla parola < Streghetta >.
Perché lui l’aveva chiamata così?
Perché si sentiva così euforica?
Perché quella parola le piaceva così tanto detta da lui?
Perché voleva che continuasse a ripeterlo per sempre?
Le mani di Bonnie cominciarono a sudare e quando alzò lo sguardo sul vampiro e incontrò i suoi occhi avvampò per l’imbarazzo e le sue guancie andarono in fiamme senza un motivo logico.
- Ma che mi succede? Non mi sono mai sentita così tanto imbarazzata neppure quando è Sean a guardarmi! - pensò.
“Chi è Sean?” - chiese il vampiro con durezza, mentre i suoi occhi continuavano a fissarla.
“Come fai a conoscere anche lui?” - chiese Bonnie, ma poi si ricordò che era ovvio che lui conoscesse il nome di Sean perché doveva averglielo letto nella mente.
“Chi è Sean?” - ripetè minaccioso il vampiro avvicinandosi sempre di più.
Bonnie venne presa dal panico.
Al vampiro bastarono pochi passi per trovarsi a meno di una spanna da lei.
I loro visi erano pericolosamente vicini, ma Bonnie non riusciva a muoversi incatenata a quegli occhi così profondi e talmente belli da volerci annegare.
E in un attimo di lucidità capì che era lei stessa che non voleva muoversi, poteva spostarsi in qualsiasi direzione, poteva indietreggiare, ma lei non voleva farlo.
Sentiva il corpo in fiamme, sentiva l’anima in fiamme, ma era un fuoco così piacevole….e Bonnie voleva bruciare, sentiva il bisogno di bruciare e bruciare per via di quel vampiro era la cosa migliore che le fosse successa da….da sempre.
Sapeva che era sbagliato, che non doveva pensare quelle cose, ma non poteva contenersi, non poteva e non voleva controllarsi.
 “Chi è Sean? - chiese il vampiro con le labbra che quasi sfioravano le sue in un modo così dannatamente sensuale.
Bonnie non poteva mentire, non ci riusciva e cominciò a rispondere in modo del tutto sincero ad ogni domanda del vampiro.
Sentiva che era così che doveva essere.
“Sean è….è un mio compagno all’Accademia. Mi ha detto che gli piaccio e che vorrebbe che io diventassi la sua ragazza!” - rispose.
“E lui ti piace?” - chiese il vampiro.
Bonnie deglutì un paio di volte in preda all’agitazione.
Stava valutando se era lei che rispondeva spontaneamente al vampiro oppure era lui che stava usando il suo Potere per influenzarla.
Ci pensò su un attimo, guardando lui e poi decise.
- Sono io! Lui non mi sta facendo nulla! - si disse.
“Bonnie! Questo Sean ti piace?” - ripetè il vampiro.
“Non ora!” - rispose Bonnie e la sua voce era un sussurro carico di imbarazzo e sorpresa perché lei aveva davvero pensato di potersi innamorare di Sean, ma questo era successo prima che quei due pezzi d’onice la guardassero.
Adesso le cose stavano diversamente e per quanto avesse paura non poteva negare l’evidenza: a lei Sean ora non piaceva più, adesso era quel vampiro così pericolosamente vicino che le piaceva.
“E vuoi essere sua?” - chiese il vampiro.
“No!” - ammise Bonnie e nello stesso istante in cui quella semplice parola uscì dalle sue labbra il vampiro alzò una mano e le accarezzò la guancia in un modo così delicato che a Bonnie sembrò che le avesse accarezzato l’anima.
“Io non ti denuncerò! Non dirò a nessuno che ti ho visto!” - disse ed era la verità, la pura e semplice verità e voleva che lui la conoscesse perché voleva che lui tornasse da lei.
“Grazie!” - e la risposta del vampiro fu un soffio freddo e delicato sulle sue labbra.
Erano così vicini….
Ed era tutto così perfetto, così magico, così giusto….
Ma all’improvviso un suono lontano e assordante spezzò la magia e il vampiro di allontanò da lei.
Bonnie si sentì vuota, vulnerabile.
Il vampiro aveva alzato lo sguardo e puntava gli occhi in lontananza.
Quando Bonnie si voltò verso il punto in cui lui guardava si accorse che il vampiro stava guardando l’enorme orologio del Palazzo del Consiglio, era stato il suono del suo rintocco a rompere il loro momento.
“Mancano solo dieci minuti alla mezzanotte!” - disse il vampiro e si voltò per andarsene, ma Bonnie lo bloccò: doveva disperatamente chiedergli una cosa.
“Aspetta!” - disse e lui aspettò.
“Voltati!” - disse Bonnie e lui si voltò.
“Devo chiederti una cosa! C’è una cosa che non mi hai ancora detto!” - spiegò Bonnie.
Lui la fissò inclinando leggermente il capo.
“Cosa vuoi sapere?” - le chiese.
“Qual è il tuo nome? Tu conosci il mio, ma io non conosco il tuo!” - chiese Bonnie.
“Giusto, hai ragione!” - rispose lui sorridendo.
“Allora?” - lo incitò Bonnie, dentro di lei sentiva che doveva saperlo, che era fondamentale per lei conoscere il nome di quel vampiro.
“Damon…il mi nome è Damon!” - rispose e poi scomparve, improvvisamente, così come era apparso.
- Damon…si chiama Damon! - si diceva Bonnie  - E’ un nome così giusto per lui e a me piace così tanto, lo ripeterei per ore…Damon, Damon…Damon - e sotto il peso di quei pensieri, sotto il peso di quel nome, Bonnie crollò.
Un fortissimo dolore alla testa, più forte dei precedenti, la colpì e Bonnie si accasciò al suolo.
Più pensava a quel nome, Damon, più il dolore aumentava, ma lei non riusciva a smettere, non riusciva a smettere di pensarci e il dolore cresceva, la attanagliava, la devastava, un dolore incontrollabile all’interno della sua testa, all’interno della sua stessa mente.
- Damon - pensò un’ultima volta quando il dolore raggiunse l’apice, poi intorno a lei tutto si fece buio.
Bonnie svenne.





NOTE:
Ciao a tutti ed eccomi qui puntuale con il capitolo del giovedì, anche se vista l'ora il giovedì è quasi finito!
E' arrivato il primo incontro ravvicinato tra Bonnie e Damon...cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Vi aspettavate qualcosa di diverso?
Dite pure....mi fanno un sacco piacere i vostri commenti e mi piace leggere le vostre opinioni! XDXDXDXDXD
Grazie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e anche a chi ha solo letto!
Un ringraziamento speciale a tutti quei lettori che mi seguono da sempre e a chi mi ha scoperto dopo e si è preso la briga di andarsi a rileggere tutto quello che avevo scritto....grazie...vi adoro!
Ora vi saluto...a domenica....recensite...recensite...recensite...BACIONI...IOSNIO90!


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Capitolo 9
*** Capitolo settimo ***


Capitolo settimo

Quando Bonnie riaprì gli occhi erano quasi le tre del pomeriggio e si trovava nella sua stanza, nell’appartamento che condivideva con Maddy e Katie da quando si era trasferita a Kemet.
La sua nuova camera le piaceva, era semplice e confortevole e completamente dipinta di ogni tonalità del verde e del marrone, inoltre era arredata con molto buon gusto.
Si tirò su a sedere, sull’enorme letto al centro della stanza e improvvisamente, come un flash, ricordò tutto quello che era successo la sera prima, ricordò nei minimi dettagli ogni particolare del suo incontro con il vampiro dagli occhi neri che aveva scoperto chiamarsi Damon e ricordò il dolore atroce alla testa che l’aveva portata ad un probabile svenimento, visto che all’improvviso i suoi ricordi svanivano e non ricordava neppure come era arrivata nella sua stanza.
- Già! Come ho fatto ad arrivare qui? - pensò.
Tre secondi dopo la porta della sua camera si aprì ed una Maddy spaventata entrò di corsa buttandosi ai piedi del letto e afferrandole la mano.
“Bonnie! Oh Bonnie, ti sei svegliata finalmente! Eravamo molto preoccupate!” - le disse con le lacrime agli occhi.
A Bonnie fece un po’ pena.
“Come sono arrivata qui?” - chiese.
“Oh, non farmici pensare! Ieri sera era molto tardi e tu non eri ancora rientrata, abbiamo cominciato a chiamare chiunque, ma sembravi scomparsa, così abbiamo deciso di venirti a cercare sulla strada che fai di solito per tornare e ti abbiamo trovata a terra priva di sensi! Non sai che spavento! Katie ha detto che eri solo svenuta e ti abbiamo riportato a casa in braccio, per fortuna tu sei molto esile! Ma cosa ti è successo? Noi eravamo terrorizzate visto che ci sono quei vampiri in circolazione! Non è che ne hai incontrato uno, vero Bonnie? Perché in quel caso sai che dobbiamo dirlo al Consiglio e così potranno ucciderli! Hai incontrato un vampiro?” - le chiese Maddy.
- Oddio e adesso che cosa mi invento? - pensò Bonnie in preda al panico.
Si limitava a guardare l’altra ragazza senza sapere cosa fare.
Di una sola cosa era certa: non le avrebbe raccontato di Damon!
Quando gli aveva detto che non lo avrebbe denunciato era la verità perché non voleva che lui morisse.
- Ma morirà comunque tra sei giorni! - le ricordò una vocina nella sua testa e a quel pensiero un moto prepotente di angoscia le blocco lo stomaco.
- Non voglio che muoia, non voglio…-
“Bonnie? Allora?” - la richiamò Maddy.
Bonnie si ricordò improvvisamente dell’esistenza dell’amica, scacciò via quei terribili pensieri che la facevano stare male e tentò di risponderle.
“Sì, scusa! Stavo solo cercando di fare mente locale e ricordare cosa è successo, ma proprio non ricordo nulla di particolare! Di certo però non ho incontrato nessuno! Stavo semplicemente tornando a casa e mi è venuto un forte capogiro, in più ero molto stanca perché la notte prima non avevo dormito molto a causa di un incubo, quindi sarà stato per questo che mi sono sentita male! Non c’è nulla di cui preoccuparsi” - mentì.
“Ah, ok!” - rispose secca Maddy e a Bonnie diede l’impressione di essere un po’ delusa dalla sua risposta.
“Ma l’Accademia? Non hanno detto nulla del fatto che ho saltato le lezioni?” - chiese per cambiare discorso.
“No, niente! Non preoccuparti! Io e Katie abbiamo avvisato tutti, anche il negozio di cristalli e ti hanno dato un giorno di vacanza, quindi oggi non c’è bisogno che tu vada, ok?” - Rispose Maddy alzandosi e avviandosi verso la porta.
“Ok! Mmmh…grazie!” - disse Bonnie e tornò a stendersi mentre l’altra lasciava la stanza.

Maddy scese tranquillamente le scale per tornare al piano di sotto dove c’era Katie.
In un certo senso Katie era l’unica cosa positiva di tutta quella seccante faccenda.
Maddy odiava stare lì, in quella casa a fare da balia a Bonnie.
Maddy odiava doversi comportare da brava amichetta del cuore e assecondare tutto quello che diceva la nuova arrivata.
Maddy odiava Bonnie.
La odiava perché se non fosse stato per lei avrebbe continuato tranquillamente la sua vita, cosa che adesso non poteva permettersi di fare perché doveva pensare a fare da tata.
Prima dell’arrivo di Bonnie, Maddy aveva una grande vita.
Era bellissima e lo sapeva esattamente come lo sapevano tutti all’Accademia.
Aveva tutti gli stregoni ai suoi piedi ed era invidiata dalla streghe.
Era potente e quindi benvoluta dagli insegnanti.
Era una specie di piccola reginetta e ovunque andasse le bastava schioccare le dite affinchè le dessero ciò che voleva.
E non aveva pensieri, era libera.
Ma tutto questo era cambiato quando Samuel e Samia le avevano dato l’ingrato compito di passare tutto il suo tempo con Bonnie.
Facendo così aveva trascurato la sua vita sociale e aveva smesso di divertirsi quando e come voleva.
In più adesso che nel Regno c’era anche il vampiro della rossa, sia lei che Katie avevano ricevuto l’ordine di intensificare la guardia.
Quindi la sua vita sociale aveva subito un ulteriore crollo: in pochissimo tempo era passata dalle stelle alla stalle e questo la mandava in bestia.
E come se non bastasse doveva pure fingere costantemente di essere in ansia per quella che considerava la sua palla al piede personale.
“Allora?” - le chiese Katie, sorseggiando un infuso alle erbe, una volta arrivata in cucina.
“Si è svegliata e dice che non ha visto nessuno! Che è svenuta perché era stanca! Secondo me mente!” - rispose svogliatamente Maddy.
Quando era sola con Katie non aveva bisogno di nascondere il suo fastidio verso Bonnie.
“Ah!” - rispose Katie che aveva, come sempre, l’aria di una totalmente immersa nei suoi pensieri.
“Penso che dovremmo dirlo ai Consiglieri!” - disse Maddy.
“Credi che ci sia da preoccuparsi?” - chiese Katie.
“Secondo me, si! Secondo me il vampiro lo ha visto, eccome, però non lo dice, lo protegge! Inoltre già erano strani tutti quei mal di testa che aveva prima, ma ora con il vampiro qui le cose potrebbero peggiorare! Hai visto anche tu come lo ha guardato sfacciatamente durante la condanna e hai visto che si è pure messa a piangere quando è stata emessa la sentenza!” - rispose sicura Maddy passandosi una mano nei lunghi capelli biondi.
“Quindi secondo te si sta risvegliando qualcosa in lei? Pensi che il vampiro potrebbe riuscire a mandare a monte il piano di Samuel?” - chiese Katie.
“Sì, forse! Per questo adesso andrò a parlarne con i Consiglieri, tu vieni?” - chiese Maddy avviandosi alla porta.
“Certo che vengo!” - rispose Katie poggiando la tazza con il resto dell’infuso sul tavolo e seguendola.
Maddy camminava a qualche passo da Katie e fu per questo che non vide lo strano sorriso che affiorò sulle labbra di quest’ultima.

Damon aveva passato le due ore di libertà che aveva avuto fino a quel momento appollaiato, sotto forma di corvo, su un albero vicino all’appartamento in cui viveva la streghetta, e aveva passato tutto il resto del tempo chiuso nella sua cella con Stefan a preoccuparsi perché Bonnie non accennava a riprendersi.
La sera prima era arrivato a tanto così dal baciarla, ma quel maledetto orologio aveva distrutto tutto e aveva dovuto andarsene via.
Appena era rientrato aveva detto a Stefan di tapparsi la bocca e di lasciarlo dormire, non voleva ancora dirgli nulla, doveva metabolizzare il tutto e poi, era vero che i vampiri non avevano poi tutto questo bisogno di dormire, ma se si calcolava il fatto che non potevano nutrirsi allora dovevano conservare le forze, quindi qualche ora di sonno era obbligatoria se non voleva passare dall’essere un vampiro strafigo all’essere uno zombi rivoltante.
Il mattino seguente aveva continuato a fare scena muta e si era limitato a sentire ciò che Stefan aveva da dirgli: a quanto pareva aveva trovato un casino di incantesimi per cancellare la memoria di qualcuno, ma pochi erano indirizzati alle streghe quindi doveva mettersi a lavoro per spulciarli tutti e cercare tutte le possibili soluzioni.
Aveva continuato a riempirlo di informazioni sui vari incantesimi per tutto il resto della mattinata, ma Damon aveva cose più importanti a cui pensare, tipo Bonnie svenuta in un letto da più di dodici ore.
Alla fine si era stancato di sentirlo parlare e lo aveva messo educatamente a tacere con un bel pugno nello stomaco e mentre il caro fratellino era lì piegato in due aveva deciso di raccontargli brevemente ciò che era successo a Bonnie.
Stefan molto giudiziosamente aveva afferrato subito che forse era meglio per lui lasciarlo perdere visto il suo alto livello di preoccupazione e si era rintanato in un angolino immerso nei suoi pensieri.
Allo scoccare delle tre del pomeriggio Damon si trasformò in corvo e volò via appena la cella si aprì.
Volò basso passando sulle teste di tutti quei ridicoli stregoni.
Si divertiva a farlo dal momento in cui, quella mattina, si era casualmente accorto che da quelle parti i corvi non piacevano molto perché si credeva che rappresentassero il male.
- Beh, forse non hanno tutti i torti! Nei film horror c’è sempre qualche corvo appollaiato qua e là! - pensò divertito planando verso l’albero su cui era rimasto tutto il giorno.
Con sua grande sorpresa Bonnie non era nel suo letto.
- Deve essersi ripresa! - pensò e scandagliò con la mente e setacciò volando tutto l’edificio e i dintorni in cerca della sua streghetta.
La trovò in una piccola serra chiusa sul retro completamente immersa nei fiori.
Indossava soltanto una lunga camicia da notte in seta bianca, era a piedi nudi e i capelli le ricadevano morbidi sulle spalle scoperte.
Stava canticchiando una melodia dolce, probabilmente di sua invenzione, mentre accarezzava leggera i petali dei vari fiori.
Era una visione.
“Non ho mai visto nulla di più bello!” - disse riassumendo la sua forma ed entrando nella serra richiudendosi la porta alle spalle, il tutto senza il minimo rumore.
Bonnie, intenta ad accarezzare una piccola margherita, si voltò lentamente e si limitò a sorridergli imbarazzata con le guance in fiamme.
“Ciao, streghetta!” - la salutò dolcemente Damon.
“Ciao, Damon!” - rispose lei.
“Allora te lo ricordi come mi chiamo?” - le chiese sorridendo.
Lei si limitò ad annuire e distolse lo sguardo.
“Ti sei ripresa!” - disse Damon con una nota di sollievo nella voce.
Bonnie tornò immediatamente a guardarlo increspò la fronte con aria incredula.
“Sono stato nei dintorni tutto il giorno! Ho visto che eri svenuta e ho sentito che eri in quelle condizioni da ieri notte, mi sono preoccupato!” - spiegò Damon.
“Ti sei preoccupato per me?” - chiese lei.
“Sì, che c’è di strano?” - chiese Damon.
“All’Accademia ci insegnano che i vampiri sono mostri senza scrupoli che odiano gli uomini e non sono in grado di provare nessun tipo di sentimento!” - spiegò Bonnie tornando ad accarezzare la margherita.
“Ah, vi insegnano questo, eh? In un certo senso hanno ragione! Per alcuni di noi è così, per altri no! Dovresti parlare di questo con mio fratello, lui sì che è un santo!” - rispose divertito Damon.
“Tuo fratello è l’altro vampiro che è qui?” - chiese Bonnie.
Damon la fissò per qualche attimo.
Era strano doverle spiegare quelle cose, doverle parlare di lui come se lei non lo conoscesse, sentirle chiaramente dire che non sapeva chi era Stefan, lo stesso Stefan che fino a poco prima Bonnie considerava uno dei suoi migliori amici.
- Ma adesso le cose sono diverse! Vacci piano, Damon! - lo avvertì una voce dentro di lui e Damon la seguì.
“Sì, lui è mio fratello, si chiama Stefan! E come ti ho detto è un santo! E’ molto diverso da me e ama profondamente gli umani, pensa che pur di non fare del male a nessuno si nutre di animali!” - rispose Damon.
“All’Accademia dicono che per un vampiro è impossibile sopravvivere con il sangue animale!” - rispose Bonnie.
“Mentono! Stefan ci riesce! Certo, non è molto potente, ma è sopravvissuto per più di cinque secoli così e ti assicuro che non ha avuto vita facile, hanno spesso cercato di ucciderlo, persino io ci ho provato quando ero nel mio periodo buio, se vogliamo chiamarlo così!” - spiegò Damon.
“Come ne sei uscito?” - chiese Bonnie incuriosita.
“Da cosa?”.
“Dal tuo periodo buio!” - chiarì lei.
“Ah, quello! Ho conosciuto l’amore, quello vero, quello con la a maiuscola, come si dice in questi casi! E pensare che lo avevo tenuto sotto il naso per molto tempo senza accorgermene perché ero troppo impegnato a correr dietro ad una stupida fissazione! Ma per fortuna, mi sono reso conto in tempo di cosa era giusto per me!” - rispose Damon orgoglioso di come aveva esposto brevemente tutto quello che gli era capitato.
“E…ehm…e lei com’è?” - chiese Bonnie abbassando lo sguardo.
Sbirciando nella mente di Bonnie, Damon si accorse, divertito, che lei stava pensando di essere una cretina perché lui era innamorato di chissà chi e lei non era nulla.
- Incredibile! L’ho detto io che sembra di essere tornati all’inizio! - pensò lasciando la porta contro la quale era rimasto appoggiato da quando era entrato e avvicinandosi alla creatura paradisiaca che aveva di fronte.

Bonnie era in imbarazzo e si sentiva una grandissima imbecille per aver pensato che lui potesse in qualche modo interessarsi a lei.
Ma ormai conosceva la verità: lui era innamorato di un’altra, lo aveva detto chiaramente e chiaramente le aveva spiegato che quest’altra lei era il suo vero amore.
- Sono sempre la solita cretina! - si stava dicendo quando una mano fredda e leggera la obbligò ad alzare la testa.
Damon si era avvicinato senza fare nessun rumore e senza creare il minimo spostamento d’aria ed ora era tremendamente vicino.
Bonnie sentì un brivido percorrerle la spina dorsale in tutta le sua lunghezza.
“Lei è bellissima!” - disse il vampiro guardandola negli occhi.
Bonnie cominciò a tremare.
Voleva fermarlo, voleva che lui la smettesse, che non continuasse perché altrimenti lei rischiava seriamente l’infarto se lui le confermava che era stata tanto idiota da credere che lei gli piacesse, ma non ne aveva la forza, non con lui così vicino.
“Ha la pelle delicata, di un rosa pallido e il viso a cuore tenero e luminoso!” - le disse e lentamente alzò una mano all’altezza del suo viso e la accarezzò con il dorso di questa.
- Ma che sta facendo? - pensò Bonnie.
“Ha i capelli lunghi, ricci e del rosso maturo delle fragole!” - continuò Damon prendendole un boccolo rosso tra le dite e giocandoci.
- Non può essere! Possibile che stia descrivendo me? Infondo i capelli rossi ci sono e tutti dicono che ho il viso a cuore! - pensò Bonnie in preda all’ansia.
“Persino il suo profumo è quello delle fragole!” - disse Damon e si portò la mano destra di Bonnie al naso inspirandone l’aroma.
“E anche il suo sapore è quello delle fragole!” - continuò, poi, baciandole la mano e continuando a tenere gli occhi fissi in quelli di lei.
- Oddio, oddio, oddio…qui finisce che svengo di nuovo! - pensò Bonnie.
“E sai cosa succede quando mi avvicino?” - le chiese.
Bonnie fece di no con la testa, incapace di parlare.
“Succede che il suo cuore comincia a fare gli straordinari e batte all’impazzata!” - disse Damon.
- Il cuore che batte all’impazzata? Si questo c’è! - pensò Bonnie.
“Poi comincia a tremare…” - continuò Damon.
- E anche questo è nella lista! - pensò Bonnie.
“Il suo viso va in fiamme…” - disse Damon.
- E non solo quello! - continuò mentalmente Bonnie.
“E le mani cominciano a sudarle” - finì Damon.
- Oh mamma mia! Ma allora sta davvero facendo riferimento a me? - si chiese agitata.
“Manca qualcosa, Bonnie?” - chiese Damon a conferma del fatto che stava proprio parlando di lei.
“Aspetta un attimo! Stai parlando di me?” - si costrinse a chiedergli con voce tremante.
“Non si era capito?” - ribattè Damon.
“Ma non è possibile! Tu hai detto che l’hai tenuta davanti agli occhi per molto tempo prima di capire che l’amavi e io ti conosco soltanto da due giorni? E’ impossibile!” - spiegò Bonnie.
“Invece le cose stanno proprio così! Ma non è il caso che tu te ne faccia un problema, adesso, perché capirai tutto molto presto. Te lo prometto!” - rispose sicuro Damon e qualcosa dentro Bonnie le disse che doveva fidarsi.
“Ok!” - rispose.
Si guardarono per qualche breve istante e poi Bonnie lo chiese: “Quindi…tu…sei…insomma sei…”.
“Innamorato di te? Sì” - finì per lei Damon.
“Ah, ok!” - rispose lei.
Poi ricordò la sera prima, ricordò il tono e lo sguardo di Damon quando avevano parlato di Sean.
- Adesso si spiega perché ha reagito così! Insomma se lui mi ama davvero non deve avergli fatto molto piacere sapere di Sean! - ragionò tre sé.
“Dire che non mi ha fatto piacere equivale ad usare un eufemismo! La mia era gelosia pura mista a rabbia e furia omicida!” - la corresse Damon con un enorme sorriso, di quelli che non presagiscono nulla di buono.
Stava per ribattere per convincerlo a  non uccidere Sean, ma poi si rese conto che lei quelle cose prima non le aveva dette a voce alta, le aveva solo pensate.
“Aspetta! Mi hai letto nel pensiero?” - chiese.
Damon annuì.
“E da quanto lo fai?”
“Da sempre!”
“E perché lo fai?”
“Perché mi va!”
Dopo quella risposta, Bonnie scosse il capo e si arrese, qualcosa le diceva che era inutile tanto avrebbe continuato a farlo comunque con o senza il suo consenso.
“E su questo hai ragione!” - confermò Damon.
- Appunto - pensò Bonnie.
Poi un campanello d’allarme le suonò nella mente:  se Damon era geloso di Sean, allora….allora era in un casino stratosferico.
“Damon, ascolta, devo dirti una cosa e non ti piacerà!” - cominciò Bonnie.
Damon la guardò sorpreso e la incitò a continuare.
“Ok! Vedi, domani sera ci sarà un ballo nel Palazzo del Consiglio! Lo si fa ogni anno è per celebrare la nascita del Regno Magico ed io ci andrò…con Sean!” - disse Bonnie.
“COSA?” - urlò , allontanandosi, Damon che, come previsto, aveva perso tutto il suo autocontrollo.
“Abbassa la voce e ascoltami! Gli inviti sono stati fatti già da circa due settimane ed io ero arrivata da poco e allora Sean mi ha invitato, io non conoscevo nessuno e non ho avuto il coraggio di dirgli di no e adesso non posso rifiutare il giorno prima!” - spiegò Bonnie.
“Aspetta un attimo, streghetta! Due settimane? Da quanto tempo sei venuta qui?” - le chiese Damon.
“Circa un mese!” - rispose Bonnie.
“Il tempo qui scorre diversamente rispetto al mondo umano?” - chiese Damon.
“Sì, un giorno qui equivale ad una settimana fuori!” - spiegò Bonnie.
“Ah, ok! Tornando a Sean…” - cominciò Damon.
“Non posso rifiutare adesso te l’ho già detto!” - lo interruppe Bonnie.
Damon la fissò per qualche attimo, poi sbuffò.
“Lui ti piace?” - le chiese di nuovo.
“Ti ho già risposto ieri, mi sembra!” - rispose Bonnie.
“Sì, giusto! Ok, ma se si azzarda a toccarti più del dovuto lo uccido!” - disse risoluto il vampiro.
“Damon…” - cominciò Bonnie.
“No, niente < Damon > o robe varie, le cose stanno così, punto!” - la interruppe lui.
“Ok, come vuoi!”  - rispose Bonnie.
“Bene, ora devo andare!” - disse il vampiro.
“Tornerai più tardi?” - chiese Bonnie esitante.
“Tornerò stasera alla stessa ora di ieri, prima ho delle cose da fare!” - rispose Damon con una strana luce negli occhi che Bonnie non riuscì a decifrare.
“Allora a stasera!” - disse Bonnie e con tutto il coraggio che aveva dentro, si avvicinò  a Damon e lo abbracciò.
Il vampiro sembrò esitare, e Bonnie già aveva cominciato a pensare di essere stata troppo avventata quando lui la strinse forte a sé.
Fu stupendo.
Bonnie non aveva mai provato nulla di simile, si sentiva tra le nuvole.
Stretta in quell’abbraccio Bonnie sentiva di essere a casa, di essere giunta a destinazione, che nulla per lei sarebbe stato tanto bello e tanto giusto come essere tra le braccia di Damon.
Sentiva le mani di lui sulla sua schiena e il viso di Damon tra i suoi capelli ed era felice, felice tra le braccia di un vampiro, felice come non lo era mai stata prima.





NOTE:
Ciao a tutti!
Scusate il lieve ritardo di stasera, ma oggi è stata una giornata piuttosto impegnativa a causa del battesimo di una bimba adorabile che io adoro di nome Jennifer!
Tornando a noi: garzie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo o che si sono solo presi il disturbo di darci un'occhiata....vi amo alla follia!
In questo capitolo non succede granchè....diciamo che mi è servito da preludio per quello che avverrà da qui a breve cioè: il ballo, l'entrata di Sean, e finalmente si cominciano a scoprire gli altarini nascosti dietro le due figure delle fantomatiche "amiche" di Bonnie!
Inoltre avevo bisogno di un altro incontro privato tra i nostri due eroi prima di andare avanti in modo da dare a Damon la possibilità di spiegare maggiori cose a Bonnie, come ad esempio ciò che lui prova per lei, prima di passare al ballo che darà una svolta decisiva a tutta la questione!
Vi dò solo un piccolo assaggio di quello che accadrà nel prossimo capitolo: diciamo che se credevate che Samuel e Samia avessero raggiunto il colmo cancellando la memoria a Bonnie, vi sbagliavate di grosso perchè tenteranno di fare di peggio....tutto sta nel vedere se Damon riuscirà ad arrivare in tempo per impedirlo!
Detto questo vi lascio....ci rivediamo giovedì sera.
Recensite...recensite...recensite...BACIONI...IOSNIO90!




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Capitolo 10
*** Capitolo ottavo ***


Capitolo ottavo

“Mi sa che devi dire addio al mondo prima del previsto, fratellino, perché ci uccideranno oggi stesso senza aspettare la fine dei sette giorni dato che appena sarò libero andrò ad ammazzare un maghetto!” - Damon era rivolto verso la parete e aveva gli occhi puntati sui due segni incisi nella roccia; aveva parlato in modo del tutto tranquillo.
“Cosa intendi per < ammazzare un maghetto > ?” - chiese Stefan esitante.
Damon si voltò, sbuffando.
“Ma allora sei cretino per davvero? Secondo te cosa può voler dire, grandissimo pezzo di idiota?” - rispose Damon.
“Ma tu non puoi farlo!” - ribattè Stefan.
“Sì che posso!” - controbattè spavaldo Damon.
“Ok, si, ma non devi farlo altrimenti come la mettiamo con il nostro piano? Come facciamo a salvare Bonnie e a riportarla a casa se siamo morti? Morti per davvero, intendo!” - rispose Stefan.
Damon rimase a fissarlo per qualche attimo poi urlò.
Stefan di certo non si aspettava una reazione così.
Ma era anche vero che non sapeva cosa aspettarsi visto che Damon aveva detto si e no quattro parole in croce sui suoi incontri con Bonnie.
“Damon che ti prende? E chi è questo tizio che vuoi uccidere?” - chiese.
“Sean, il bastardo si chiamo Sean!” - rispose Damon dando un pugno alla parete dietro di lui.
“E sarebbe?” - Stefan non ci capiva più nulla.
Ma i loro nemici non si chiamavano Samuel e Samia?
Chi era questo Sean?
“Sean è un simpatico maghetto che ha molto poco saggiamente deciso di mettersi a fare pensieri strani sulla mia streghetta, e sottolineo MIA!” - rispose Damon guardandolo con gli occhi che sputavano fiamme.
Stefan si rilassò.
“Era solo questo? E io che mi immaginavo chissà chè!” - disse alzando gli occhi al cielo.
“SOLO QUESTO??? Ma hai capito cosa ti ho detto? Quel cretino vuole portarmela via! Cosa faresti se succedesse lo stesso con la tua cara Elena? Se qualcuno volesse rubartela e tu non potessi fare nulla?” - Damon sembrava tremendamente serio.
“Ti ricordo che a me è successo, c’è stato qualcuno che voleva portarmela via: Tu! Quindi mi sa che è meglio se non mi fai domande del genere!” - rispose tranquillo Stefan.
Damon lo fissò per un po’ e poi si arrese alla verità di quelle parole.
“Ok, sì, è vero! Ma ormai la cosa è superata, giusto?” - chiese.
Stefan annuì, sorridendo.
“Bene! Comunque sia, il caro Sean domani sera porterà Bonnie ad un ballo qui nel Palazzo, per questo motivo io lo ucciderò prima che possa arrivarci al ballo!” - disse Damon con uno strano sorriso sadico sulle labbra.
“Damon….” - lo riprese Stefan.
“Sì, sì, lo so! Non posso ucciderlo sennò mando tutto a monte, ho capito! Ma almeno lasciami sognare! E poi potrei sempre farlo in seguito…ucciderlo intendo! Ma per questo devo sapere come è fatto, visto che neppure lo conosco! Sì, mi sa che andrò a cercarlo, dopotutto avevo già in mente di farlo prima, si, si, farò proprio così! Ma quando accidenti riaprono questa dannata cella? Ho delle cose da fare, io!” - Damon era così preso dai suoi monologhi che non aveva ascoltato nessuna delle proteste di Stefan mentre parlava, ma ora che sembrava aver finito, Stefan decise che era il momento buono per prendere parola.
“Io vengo con te!” - disse.
“Cosa?” - una semplice frase gli era bastata a focalizzare subito l’attenzione di Damon su di sè.
“Mi hai sentito: vengo con te! Così saremo sicuri che non combinerai guai!” - rispose Stefan.
“Fratellino adorato…” - cominciò Damon, ma Stefan lo interruppe.
“Non ci provare nemmeno, Damon, perché tanto vengo comunque, non si può mai sapere cosa succederà quando si tratta di te e della tua proverbiale gelosia!”.
“Accidenti! Fa come ti pare, ma se non tieni il passo resti indietro! Non ti voglio troppo tra i piedi, pivello!” - rispose seccato Damon.
“Bene!” - Stefan.
“Bene!” - Damon.

Maddy era irascibile e acida più del solito.
Aveva chiesto udienza a Samuel e Samia perché aveva delle cose importanti da riferire, ed era ancora lì ad aspettare….eppure erano passate più di tre ore.
- E dire che mi era sembrato di capire che quella stupida interessasse parecchio al Consiglio! - pensò tra sé lanciando un’occhiata a Katie che era seduta di fianco a lei e non sembrava preoccuparsi di nulla, come al solito.
- Questa qui sembra sempre tra le nuvole! - pensò sprezzante Maddy.
La sua pazienza stava giungendo al limite, non ce la faceva più ad aspettare.
Per un attimo le passò nella mente l’idea di tenersi tutto per sé e non riferire nulla, tanto per fare uno smacco al Consiglio, ma immediatamente, come era nata, quell’idea svanì lasciandola sola con la sua amarezza.
I minuti passavano e passavano.
Maddy continuava a starsene seduta nella piccola sala d’aspetto direttamente fuori alla Sala delle Udienze private di Samuel e Samia.
Aveva preso a guardarsi le unghie maledicendo se stessa per lo stato in cui erano ridotte: aveva un urgente bisogno di una manicure, quando all’improvviso la porta di fronte a loro si aprì e vennero finalmente ricevute dai due Consiglieri superiori.
Maddy aveva imparato a conoscere molto bene la Sala delle Udienze dei due fratelli Consiglieri, negli ultimi tempi.
Vi si recava con Katie almeno cinque o sei volte la settimana, a volte le capitava di andarci anche più di una volta in un solo giorno.
La Sala era sempre uguale.
Era piccola e circolare con le pareti dipinte di un lieve arancio rosato su cui erano disegnati, in un rosso fiammante, simboli magici antichissimi.
Per il resto era spoglia, fatta eccezione per le due poltrone su cui sedevano Samuel e Samia e qualche fiaccola.
Una volta entrate sia lei che Katie si inginocchiarono, come al solito, in segno di devozione e rispetto.
Ad un cenno di Samuel, Maddy cominciò a raccontare gli ultimi avvenimenti.
Raccontò loro della lacrima che Bonnie aveva cercato di nascondere la prima volta che aveva rivisto il vampiro, raccontò loro dello svenimento di Bonnie in circostanze misteriose e di come quest’ultima si fosse premurata di mentire di sana pianta quando Maddy le aveva chiaramente chiesto se aveva incontrato un vampiro, raccontò del nervosismo di Bonnie, delle emicranie di Bonnie, raccontò ogni cosa e concluse il tutto con la sua opinione: “Secondo me, difende il vampiro!”.
A quelle parole le era sembrato di vedere un leggero fremito percorrere sia Samuel che Samia, poi quest’ultima si rivolse a Katie.
“Katie, tu cosa ne pensi?” - chiese Samia.
Katie, che era rimasta in silenzio a rimuginare su chissà che cosa, parlò per la prima volta solo per dire: “Non lo so! Può essere!” - estraniandosi così da ogni tipo di discussione.
Maddy la odiava quando faceva così.
Menomale che fu Samuel ad intervenire.
“In ogni caso, dobbiamo prendere provvedimenti! Se Maddy ha notato tutti questi cambiamenti in Bonnie a soli due giorni dalla comparsa del vampiro, non oso immaginare cosa succederà da qui alla fine dei sette giorni!” - disse rivolgendosi a Samia che si limitò ad annuire con fare pensieroso e preoccupato.
Maddy aveva sempre avuto l’impressione che tutta quella faccenda a Samia non fosse mai piaciuta granchè.
“Bene! Cosa proponi di fare, Maddy?” - le chiese Samuel.
Maddy ci pensò su qualche istante: non era mai capitato che Samuel le chiedesse consiglio e non voleva fare la figura dell’incapace.
Poi le venne un’idea.
“Dobbiamo fare in modo che Bonnie non ceda al vampiro! Che non si risvegli nulla in lei o nel suo cuore! Che non tornino a galla i suoi sentimenti!” - disse.
“E come possiamo raggiungere questo scopo?” - si intromise Katie.
“Beh i Consiglieri superiori le hanno creato una nuova vita…magari potrebbero crearle anche un nuovo amore!” - rispose Maddy.
“Un filtro d’amore?” - chiese Samuel.
“Sì, e molto potente, anche! Per questo credo che dobbiate prepararlo voi!” - disse Maddy.
Samuel ci pensò su per un attimo, poi i suoi occhi si illuminarono ed un sorriso soddisfatto gli comparve sul volto.
“Sì! Mi piace! Ma di chi faremo innamorare Bonnie? Hai un’altra brillante idea Maddy?” - le chiese Samuel.
“A dire il vero sì! C’è questo stregone nel suo corso a cui credo che lei piaccia, se non sbaglio dovreste conoscerlo, si chiama Sean McBright!” - rispose sicura Maddy.
“Oh, ma certo che lo conosciamo, vero Samia?” - chiese Samuel alla sorella.
“Ottimo ragazzo e promettente stregone!” - concordò Samia.
“Se vi può interessare Bonnie verrà al ballo con lui domani sera!” - aggiunse Maddy.
“Oh, ma è perfetto! Adesso quello che dobbiamo fare è parlare con Sean e dargli il filtro, forse sarà anche il caso di raccontargli la storia di Bonnie così potrà stare in guardia e non farà troppe domande, cosa ne dici Samia?” - disse Samuel.
Samia si limitò ad annuire.
“Allora è deciso! Adesso tornate pure a casa e non preoccupatevi di nulla: penseremo a tutto noi! Ma mi raccomando continuate a tenere gli occhi ben aperti!” - le congedò Samuel.
“Sarà fatto!” - disse Maddy e con la coda dell’occhio notò che Katie si era limitata ad un cenno del capo.
- Bravo chi la capisce! - pensò.
Mentre oltrepassavano la porta e uscivano dalla Sala delle Udienze Maddy e Katie sentirono la voce possente di Samuel urlare: “Portatemi subito qui lo stregone Sean McBright!”.

Damon si sentiva ribollire.
Sentiva dentro di sé l’euforia della caccia e sul palato il gusto della morte.
Voleva proprio uccidere quello Sean, peccato solo che Stefan in versione < angioletto sulla spalla > proprio non volesse dargli un attimo di tregua.
Da che erano scoccate le sette Damon era corso fuori cercando di distanziare il fratello, ma lui non aveva mollato e gli era stato addosso per tutto il tempo.
Alla fine, quando si era reso conto che per scacciare Stefan stava sottraendo minuti preziosi alla sua ricerca dello stregone sconosciuto, Damon si decise a lasciar perdere il fratello e a portarselo dietro.
Avevano cercato dappertutto, cercando di captare ogni minimo pensiero che potesse essere riferito a questo Sean, ma niente.
Inutile dire che chiedere informazioni era fuori questione visto come scappavano quei pochi stregoni che riuscivano ad incontrarli per le strade appartate per le quali camminavano.
Damon stava cominciando a spazientirsi e ad innervosirsi sempre di più.
“Che ne dici se cerchiamo all’Accademia?” - chiese Stefan esausto per lo sforzo che faceva per tenere il suo passo.
Damon si limitò a scrollare le spalle e si avviò velocissimo verso quella specie di scuola per futuri cretini, fatta eccezione per  la sua streghetta che non era una cretina..dopotutto lei era stata messa lì dentro con la forza altrimenti non ci avrebbe mai messo piede.
Quando arrivarono all’imponente edificio alle spalle del Palazzo del Consiglio, completamente immerso nel verde, le luci erano accese e per i corridoi c’era un gran fermento, almeno da quello che riuscivano a vedere dalle varie finestre.
Damon cominciò a scandagliare ogni singola mente alla ricerca di qualche pensiero su un fantomatico Sean ed era giusto intento a fare questo quando degli strani pensieri lo colsero e lo mandarono in bestia: i pensieri erano di un ragazzo e questo ragazzo stava pensando a Bonnie.
“Andiamo, l’ho trovato!” - Damon afferrò Stefan per la manica della maglietta e saltò atterrando agilmente sul davanzale di una finestra al quarto piano dell’edificio.
- E questo qui sarebbe Sean? - pensò Damon.
“E’ lui?” - chiese Stefan fissando attentamente i suoi occhi verdi sul ragazzo seduto da solo in un’aula intento a scrivere robaccia in rima.
“A quanto pare!” - rispose Damon.
“Sbaglio o sembri deluso?” - chiese Stefan lanciandogli un’occhiata divertita.
“Puoi dirlo forte! Insomma, guarda quel tizio e guarda me! Io sono la perfezione e quello lì non è nient’altro che una sottospecie di ameba viscida e irrilevante!” - rispose Damon sicuro di sé.
“Sempre modesto tu, eh?” - fece Stefan alzando gli occhi al cielo.
“Sempre….fino alla fine!” - rispose Damon ancora con lo sguardo fisso sul povero Sean.
- Oh, avanti! Questo qui è davvero un essere inutile! Un povero inetto! Ed è pure brutto! - si diceva Damon.
Il povero inetto, ovvero Sean, era un ragazzo sulla ventina, alto, dal fisico asciutto e leggermente abbronzato, aveva i capelli di un biondo dorato e gli occhi color del ghiaccio. Aveva tutta l’aria di essere un tipo sicuro di sé e convinto che tutto il mondo fosse ai suoi piedi….uno sbruffone!
- E vorrebbe fare concorrenza a me? Confermo….è un inetto e un povero, piccolo deficiente! - ribadì tra sé Damon.
Dopo aver visto il tanto decantato Sean si sentiva più tranquillo: alla streghetta non poteva piacere quel cretino.
Stava per riafferrare Stefan e andarsene ma qualcosa successe che attirò la loro attenzione.
Ad un tratto Sean l’inetto era stato raggiunto da uno stregone che portava la divisa delle guardie del Consiglio e dopo aver scambiato due parole con questo, si era fiondato fuori dall’Accademia diretto verso il Palazzo del Consiglio.
Damon guardò Stefan.
“Seguiamolo!” - dissero all’unisono.

Non appena avevano messo piede nell’enorme atrio deserto del Palazzo del Consiglio Stefan perse le tracce di Sean.
Si voltò verso Damon per capire se era successo soltanto a lui: poteva essere dovuto alla stanchezza.
Ma non appena vide lo sguardo stranito di Damon capì che anche lui aveva perso lo stregone.
“Non lo senti neppure tu?” - chiese.
Damon fece cenno di no con la testa.
Era strano, davvero strano.
“E adesso come facciamo a sapere perché e venuto di corsa qui?” - chiese Stefan, controllando l’orologio: mancava un quarto d’ora alla fine dell’ora di libertà.
Damon si guardò in giro spostando il peso da un piede all’altro, poi si voltò verso Stefan.
“Sai che c’è? A me non importa niente di quello che fa questo Sean qui dentro! Piuttosto, me ne torno in cella in anticipo! Almeno avrò più tempo per pensare alla prossima visita che farò a Bonnie tra esattamente tre ore!” - disse e non appena Damon finì di parlare, un rumore di passi li costrinse a girarsi: non erano soli.
“Dove andrai tu tra tre ore?” - chiese una voce femminile e dopo poco Stefan vide avanzare verso di loro una ragazza bionda che li fissava divertita.
Stefan la riconobbe: era la bionda che era con Bonnie quando erano stati condannati.
Il silenzio calò per qualche istante.
Stefan e Damon erano paralizzati: quella strega aveva sentito cosa aveva detto Damon e se ne avesse parlato a qualcuno loro sarebbero stati uccisi senza aver liberato Bonnie.
Stefan sentì che lo sconforto stava per invadergli il cuore, quando all’improvviso uno strano bagliore rosso sbucò dalle spalle della strega e si udì un’altra voce dire con autorità: “Dormi e dimentica, Maddy!”.
La ragazza bionda chiuse gli occhi e cadde a terra priva di sensi.
Quando la luce rossa si affievolì, un’altra figura femminile avanzò, sorpassò il corpo della bionda e si fermò a qualche passo da loro.
“Io sono Katie!” - si presentò la ragazza.
“Io sono Damon e lui e Stefan!” - fu Damon a parlare fissando la ragazza con aria seria e dubbiosa.
“Lo so chi siete e speravo proprio di incontrarvi! Ho delle cose da dire a te, Damon, delle cose che riguardano Bonnie!”.





NOTE:
Ciao a tutti!
Come sempre grazie mille a chi ha recensito e a chi ha letto lo scorso capitolo!
In questo capitolo le cose cominciano a muoversi.
Finalmente si è scoperto cosa vogliono fare Samuel e Samia a Bonnie: ci riusciranno? Non lo so!XDXDXDXDXD
Inoltre si è capito anche chi è che darà una mano ai due vampiri, ma questo non significa che non vorrà nulla in cambio: nel prossimo capitolo, quindi, vedremo cosa dirà Katie a Damon e Stefan e perchè decide di aiutare loro e tradire il suo Regno!
Scusate se scrivo poco, ma stasera ho un sonno incredibile ed è già tardi: domani la sveglia suona prima del solito!
Vi aspetto domenica sera per il prossimo capitolo.
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Capitolo 11
*** Capitolo nono ***


Capitolo nono

“Cosa ti fa credere che io voglia restarmene qui a sentire quello che tu hai da dirmi? Chi mi dice che non è una trappola?” - secondo Stefan, Damon aveva usato un tono un po’ troppo aggressivo, ma decise che forse era meglio non fermarlo e lasciarlo fare anche perché anche lui aveva i suoi dubbi su questa strega sbucata dal nulla.
“Ti conviene ascoltarmi, vampiro! Io so praticamente tutto ciò che c’è da sapere su quello che i Consiglieri hanno fatto e hanno intenzione di fare a Bonnie! E ti assicuro che non è una trappola e proprio per questo motivo dobbiamo sbrigarci perché tra poco arriveranno le guardie e se mi scoprono verrò uccisa per tradimento. Quindi io non ho tempo da perdere, tu piuttosto…vuoi ascoltarmi, si o no?” - ribattè la strega di nome Katie.
Damon continuò a guardare la strega senza dire nulla, ma Stefan sapeva che se quello che lei diceva era vero allora dovevano ascoltarla perché sembrava essere la loro unica possibilità concreta di salvare Bonnie e forse avere un’alleata tra i nemici li avrebbe aiutati con la parte del piano che consisteva nell’andarsene di lì prima di venire uccisi.
- Damon, forse dovremmo ascoltarla, forse…- ma il messaggio mentale di Stefan fu interrotto bruscamente dalla voce di Damon.
“Ti ascoltiamo, strega! Parla!” - ordinò Damon.
“Bene! Vi spiegherò tutto una volta sola quindi prestate bene attenzione! Saprete di sicuro che le hanno cancellato la memoria e le hanno creato nuovi ricordi di una vita immaginaria che non ha mai vissuto!” - cominciò la strega.
Damon si limitò ad annuire così come Stefan.
“Ok! Il fatto è che non le hanno veramente cancellato la memoria!” - disse Katie.
“Cosa? E questo che significa?” - Stefan non credeva a quello che sentiva.
“Significa che hanno fatto di peggio: hanno rinchiuso i veri ricordi di Bonnie all’interno della sua stessa mente e questo la sta facendo impazzire!” - rispose la strega.
“Spiegati meglio!” - le ordinò Damon.
“Sì, vedete, cancellare completamente i ricordi di una persona equivale ad annullare la persona stessa, la sua personalità, il suo modo di fare, il suo modo di pensare. Quello che viene fuori da incantesimi del genere è una specie di vegetale e anche se gli si innestano ricordi nuovi la situazione non migliora di molto perché la vera essenza della persona, l’essenza che viene dalle sue esperienze, ormai non esiste più: è come avere a che fare con un grosso neonato, capite?” - spiegò Katie.
“Non è questo che hanno fatto a Bonnie!” - e quella di Damon non era una domanda.
“Già! Non le hanno fatto questo perché sapevano a cosa andavano incontro e non lo volevano, l’unica cosa che volevano era cancellarle i suoi ricordi della sua vita nel mondo umano, in particolare i suoi ricordi di te, vampiro!” - disse la strega.
“Allora cosa le hanno fatto di preciso?” - chiese Stefan.
“Hanno usato un incantesimo di magia nera, preso da uno dei libri della loro biblioteca segreta. Questo incantesimo è conosciuto come il Sigillo! In poche parola l’incantesimo fa si che tutti i ricordi di una persona non vengano cancellati ma solo compressi, nascosti in un piccolo angolo della mente della persona stessa e rinchiusi lì, murati vivi in modo da non poter venir fuori e a garantire la prigionia dei ricordi ci pensa il sigillo che viene impresso sul muro immaginario dietro cui si trovano i ricordi ed è impossibile da spezzare!” - spiegò la strega.
“Quindi hanno impresso questo sigillo a Bonnie, ma i suoi ricordi sono ancora lì da qualche parte, giusto?” - chiese Damon.
Katie annuì.
“Ma i ricordi nuovi? Come hanno fatto con quelli? E il Sigillo? Hai detto che è impossibile da spezzare, ma dobbiamo trovare un modo, come facciamo?” - chiese Damon.
“Ehi, un attimo, una domanda alla volta!” - disse la strega interrompendo il vampiro.
Damon si zittì e le fece cenno di continuare.
“Ok! Per quanto riguarda i ricordi nuovi, è facile! Basta fare un semplice incantesimo descrivendo tutto quello che si vuole che una persona ricordi e i ricordi nuovi sono pronti, poi con un altro incantesimo si innestano nella mente della persona in questione al posto di quelli che il Sigillo tiene bloccati! Invece per quanto riguarda come fare a liberare Bonnie, beh per quello non esiste nessun incantesimo, nessuno può liberare i ricordi di Bonnie tranne Bonnie stessa, ma forse tu, Damon, puoi darle una mano per questo!” - spiegò Katie.
“In che senso? Cosa dovrei fare?” - chiese Damon.
“Non lo so di preciso, a questo dovrai pensarci tu! Quello che so è che tra tutti i ricordi di Bonnie ne esiste uno solo che può spezzare il Sigillo e viene chiamato: ricordo-chiave! Dovrebbe essere  tipo il ricordo più prezioso di Bonnie, quello che la rende maggiormente felice, il ricordo del momento più bello e significativo della sua vita! Quando in un modo o nell’altro questo preciso ricordo acquisterà forza e agirà sul Sigillo in modo da venire fuori, allora il Sigillo si spezzerà!”.
“Come facciamo a sapere qual è il ricordo-chiave?” - chiese Damon .
“Non lo so! Io conosco solo la finta Bonnie, non so cosa ha vissuto prima di venire qui, quindi non so quale sia stato il momento migliore della sua vita!” - rispose la strega.
Dopo quella affermazione tutti si zittirono.
Sia Damon che Stefan stavano provando a pensare a quale poteva essere il ricordo più bello di Bonnie, quando a Stefan tornò in mente una cosa.
“Aspetta un secondo, Katie! Tu hai detto che sapevi cosa avevano fatto a Bonnie e ce lo hai spiegato, ma hai detto anche che sapevi cosa avevano intenzione di farle adesso, giusto?” - chiese.
“Sì, hai ragione! I Consiglieri hanno intenzione di fare un’altra cosa a Bonnie!” - confermò la strega.
“Cosa?” - chiesero all’unisono Damon e Stefan.
“Da quando siete arrivati hanno notato dei cambiamenti in Bonnie! A dire il vero è grazie alla strega che ho appena messo k.o. che li hanno notati e quella stessa strega ha dato loro un’idea!” - spiegò Katie.
“Cioè?” - chiese Damon.
“Quella strega, Maddy, ha notato che da quando ti ha rivisto la prima volta, Bonnie è cambiata, mente e, da quello che ti ho sentito dire prima, Bonnie mente per nascondere i vostri incontri, inoltre ha spesso dei forti mal di testa, ma questi mal di testa non sono semplici mal di testa, sono i ricordi che premono sul Sigillo! Questo ai Consiglieri non è piaciuto e hanno tratto la conclusione che anche se hanno cancellato dalla mente di Bonnie tutti i ricordi che aveva di te, il loro incantesimo non ha potuto nulla contro il suo cuore che nonostante tutto continua ad appartenerti, quindi Maddy ha dato loro l’idea di cancellarti anche dal cuore di Bonnie, facendola magicamente innamorare di qualcun altro, qualcuno che loro approvano!” - spiegò Katie.
“Qualcuno come quello Sean!” - ringhiò Damon.
“Sì! E’ per questo che lo hanno convocato: per spiegargli tutta la verità su Bonnie e per dirgli cosa fare!” - confermò Katie.
“E cosa farà di preciso? Le darà un filtro d’amore?” - chiese Stefan.
“Sì, esatto! Non pensate che i filtri d’amore siano della stupidaggini! Funzionano e sono molto potenti! Samuel e Samia ne prepareranno uno e lo daranno a Sean! Probabilmente lui glielo farà bere domani sera quando la porterà qui per il ballo! Dopotutto quale occasione migliore del ballo: basterà che le dica che va a prenderle da bere, poi le mette il filtro nel bicchiere, glielo porta, Bonnie ignara di tutto lo beve e il gioco è fatto! I filtri d’amore sono istantanei!” - disse Katie.
“Devo fermarla!” - disse sicuro Damon.
“E come pensi di fare? Probabilmente lo stregone agirà subito e ho sentito in giro che il ballo comincia alle nove e noi a quell’ora siamo richiusi! Sean avrà due lunghe ore prima che tu possa intervenire!” - fece notare Stefan.
Damon lo guardò senza parlare, con lo sguardo assente: sapeva che lui aveva ragione.
“Vi aiuterò io!” - li interruppe la strega.
I due fratelli si voltarono a guardarla con aria dubbiosa.
“E cosa farai?” - chiese Stefan.
“Vi darò dei cristalli incantati!”  - disse tirando fuori da uno zaino che aveva in spalla sue pietre: una grossa, rettangolare e bianca, l’altra uguale a quella che aveva utilizzato prima sull’altra strega cioè piccola, circolare, rossa e attaccata ad un ciondolo d’oro.
Porse a Damon le due pietre e lui le afferrò.
“Cosa dovrei farci?” - le chiese.
“Ascoltami bene! Sono cristalli a cui io ho trasmesso un po’ della mia magia e possono essere utilizzati da chiunque usando le parole giuste! In questo caso le userai tu, domani, per andare segretamente al ballo!” - disse la strega.
“Come le uso?” - chiese Damon deciso.
“Quella bianca devi metterla a contatto con la serratura della cella e devi dire: Apriti! La pietra farà in modo che la serratura scatti e che tu possa uscire, poi dovrai occuparti delle guardie che subito ti saranno addosso e per farlo userai l’altra pietra, quella rossa, nello stesso modo in cui io l’ho usata prima sulla strega lì a terra quindi dovrai farla oscillare tenendola per la catena d’oro e dire: Dormite e dimenticate! Le guardie cadranno come pere cotte e tu potrai uscire, quando poi si risveglieranno non ricorderanno nulla e neppure si faranno domande così tu potrai stare tranquillo! Inoltre le pietre hanno magia sufficiente ad un solo colpo quindi vedi di usarle bene!” - spiegò Katie.
Stefan si avvicinò per guardare meglio le due pietre magiche che Damon reggeva in mano, poi si voltò verso la strega.
“Come fai a conoscere tutte queste cose?” - le chiese.
“Perché io e Maddy, l’altra strega, siamo state ingaggiate dai Consiglieri per tenere d’occhio Bonnie fingendoci sue amiche e coinquiline! Per questo siamo tra le pochissime persone che conoscono la vera storia di Bonnie e conoscono le loro intenzioni!” - rispose prontamente Katie.
“E perché ci aiuti?” - chiese Damon.
“Perché confido che poi voi facciate una cosa per me!” - rispose sincera la strega.
“Cosa vuoi in cambio?” - chiese Damon.
“Voglio che liberiate Bonnie e che andiate via da qui…..portandomi con voi!” - rispose Katie.
“E perché vorresti venire con noi? In più anche se liberiamo Bonnie chi ti dice che poi potremmo uscire di qui!” - disse Damon.
“Lo dico io! Al momento opportuno, cioè quando Bonnie recupererà la memoria, io creerò un portale per potervi permettere di tornare nel vostro mondo, ma solo a condizione che mi portiate con voi, altrimenti dovrete vedervela da soli e vi dico sin da adesso che non esistono modi per tornare di là fatta eccezione per i portali magici, ma devono essere creati da una strega o da uno stregone!” - rispose Katie.
“Potrebbe farlo Bonnie!” - ribattè Damon.
“Non può! Non tutti sono in grado di farlo e non tutti conoscono l’incantesimo giusto. Bonnie non ha abbastanza forza, mentre io sì! Bonnie non conosce l’incantesimo, mentre io lo conosco grazie alle conoscenze tramandate di generazione in generazione nella mia famiglia!” - controbattè Katie.
Damon e Katie continuarono a fissarsi in silenzio, con sfida.
Fu Stefan a parlare.
“Ok, verrai con noi! Ma solo se avrai detto la verità e le pietre funzioneranno! Altrimenti non se ne fa nulla! Piuttosto quello che voglio sapere è: tu sei una strega e dovresti aiutare Samuel e Samia ad uccidere noi creature oscure, perché invece aiuti noi e tradisci loro?” - chiese Stefan.
“Per Ted!” - rispose Katie.
“Quel cretino del Labirinto?” - chiese Damon.
“Sì! Loro lo hanno mandato a morire nonostante sapessero benissimo che contro di te non aveva chance! E non hanno fatto nulla per aiutarlo, preferendo i loro subdoli giochetti alla sua vita!” - rispose Katie.
“Cos’ era lui per te?” - chiese Stefan.
“Ted era mio cugino! L’unico che mi fosse rimasto della mia intera famiglia! Erano tutti Cacciatori e sono tutti morti combattendo! Per tutti gli altri me ne sono fatta una ragione perché sono morti da guerrieri in modo onorevole, Ted invece è stato ingannato e mandato ad affrontare una missione suicida da quelle stesse persone che dovrebbero proteggerci! Io voglio vendetta, per questo vi aiuterò! E voglio scappare da un posto in cui non credo più, per questo verrò con voi!” - rispose Katie.
Stefan non sapeva cosa dire.
E pensare che per spiegare ad Elena la situazione tra le creature magiche e loro aveva detto che le creature magiche rappresentavano i buoni! Invece ora scopriva che erano guidate da due esseri malvagi e spietati che non si erano fatti scrupoli a mandare a morte uno dei loro.
“Ok, va bene, allora! Ma ho un’ultima domanda” - disse Damon.
“Dì pure!” - lo incitò Katie.
“Perché hanno scelto te per questo compito se sapevano che tu e Ted eravate parenti?” - chiese Damon.
“Non lo sanno, infatti! Hanno solo scelto in base al nostro grado di preparazione e poi io a Ted non avevamo lo stesso cognome: non vorrai mica che conoscano tutti gli abitanti del loro regno e tutti i vari legami di parentela?” - rispose Katie.
“Sì, giusto….” - rispose Damon.
“Ora andate! Il vostro tempo è scaduto!” - disse Katie riscuotendoli dai loro pensieri.
“Sì, andiamo!” - disse Damon.
“Ci rivedremo!” - li salutò Katie prima di andare via trascinando l’altra strega.
Stefan scese con Damon nelle segrete ed entrò nella loro cella con la mente confusa ed euforica ripensando a tutto quello che avevano scoperto nei minuti precedenti.

Erano ormai le 23:30 e Bonnie era sola. Damon non c’era.
Dentro di lei sentiva una strana morsa che le attanagliava lo stomaco e gli occhi avevano cominciato a pizzicarle per via delle lacrime che si costringeva a ricacciare giù.
Non aveva visto Katie e Maddy per tutto il giorno, ma non se ne preoccupò, anzi era felice che non fossero più andate da lei.
Se ne stava triste nella sua stanza, completamente persa nei suoi pensieri, cercando di scacciare via quell’angoscia che sapeva che derivava dal fatto che, nonostante la sua promessa di poche ore prima, Damon non si era ancora fatto vedere.
- Stupido, stupido vampiro ammaliatore! - pensò Bonnie, ma una leggera risata la costrinse a voltarsi verso la finestra.
Damon era lì e a quanto pareva le aveva di nuovo letto nella mente.
Bonnie avvampò per l’imbarazzo.
“Mi fai entrare?” - le chiese lui.
“Perché dovrei?” - rispose lei.
“Perché lo vuoi e perché sai che da solo non posso visto che le regole riguardo ai vampiri e alle case abitate non sono diverse qui! Mi fai entrare?” - rispose Damon.
“Ok! Entra!” - disse Bonnie sbuffando.
Damon fece un leggero salto e si ritrovò nella stanza.
Bonnie notò che non aveva fatto il benchè minimo rumore.
“Cos’è quello?” - chiese Damon indicando il vestito appeso accanto allo specchio, mentre le si avvicinava e si sedeva sul letto accanto a lei.
“E’…beh…è il vestito per il ballo di domani!” - rispose impacciata Bonnie.
Damon la osservò per qualche istante, poi si voltò verso il vestito e disse: “E’ molto bello e il viola ti sta d’incanto!”.
“Sì in effetti è bello!” - rispose Bonnie guardando anche lei il vestito.
Era un vestito semplice, di una bella tonalità accesa di viola scuro. Aveva un corpetto con spalline larghe e scollatura quadrata, completamente rivestito di strani disegni astratti di paillettes e perline anch’esse viola.
Si apriva poi, in una gonna lunga e leggera e in vita portava una fascia lilla che faceva da contrasto.
La sera del ballo avrebbe abbinato il vestito a dei decolté lilla con rifiniture in viola, avrebbe indossato una collana e degli orecchini con grani viola e avrebbe tirato su i capelli.
Sarebbe stato tutto perfetto se solo ci fosse stato Damon con lei.
A quel malinconico pensiero una lacrima le solcò il viso.
Bonnie si alzò e andò dall’altra parte della stanza.
In un attimo Damon la raggiunse.
“Non piangere! Guarda che io ci sarò al ballo!” - le disse asciugandole la lacrima.
“Cosa? E come farai?” - chiese Bonnie sorpresa.
“Non importa! Importa solo una cosa, importa che tu mi faccia una promessa: per tutta la giornata di domani promettimi di bere solo cose preparate da te e da nessun altro e se al ballo, prima che arrivi io, quello scimmione australopiteco di Sean ti vorrà far bere qualcosa, tu devi rifiutare! Promettimelo Bonnie! E’ importante!”  disse Damon.
“O-Ok! Te lo prometto! Ma perché?” - chiese Bonnie.
“Te lo dirò non appena arriverò! Tu però stà attenta!” - insistette Damon.
Bonnie annuì.
Restarono a fissarsi per qualche attimo, poi, improvvisamente, Damon la attirò a sé per i fianchi e la strinse.
Bonnie si lasciò completamente andare a quell’abbraccio.
“Mi sei mancato!” - confessò con la testa poggiata sul petto del vampiro.
“Anche tu! Non sai quanto!” - rispose Damon cullandola.





NOTE:
Ciao a tutti e buona domenica sera!
In questo capitolo Katie ha spiegato un pò di cose ai due vampiri!
Inutile dire che entrambi i fratelli d'ora in poi non faranno altro che tentarle tutte per scoprire il famoso ricordo-chiave di Bonnie!
Quale sarà?
Vi confesso che fino a ieri non lo sapevo neppure io, poi ho avuto il così detto "lampo di genio" e mi è venuta un'idea!
Chissà cosa ne penserete quando scoprirete a cosa ho pensato!
Inoltre, voi avete fatto qualche ipotesi?
Per stasera è tutto: ci rivediamo giovedì sera con il capitolo riguardante la prima parte del ballo!
Cosa accadrà? Bonnie sarà abbastanza attenta da non bere il filtro d' amore? Oppure Sean sarà troppo furbo per lei?
Tutto questo al prossimo capitolo.
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Capitolo 12
*** Capitolo decimo ***


Capitolo decimo

“Beh, direi che può andare! Non sono così male!”- Bonnie guardava nello specchio il riflesso del suo corpo fasciato dall’abito viola con occhio critico.
Quella mattina aveva fatto all’incirca trenta prove d’abito cercando di autoconvincersi che stesse bene, ma proprio non ci riusciva.
Guardava se stessa nello specchio e nella sua mente si paragonava a tutte le ragazze bellissime che se ne andavano in giro e che quella sera sarebbero andate al ballo e non riusciva proprio a sentirsi all’altezza.
Più si paragonava a loro, più si sentiva insignificante.
Il fatto era che prima della sera precedente essere insignificante o meno non le importava, anzi più era insignificante, meglio era: così avrebbe avuto qualche possibilità di scrollarsi di dosso Sean.
Ma da quando aveva saputo che al ballo, in un modo o nell’altro, ci sarebbe stato anche il suo vampiro le cose erano cambiate e parecchio: non poteva essere insignificante.
Solo il pensiero che Damon, arrivando al ballo e vedendo lei così anonima rispetto a tutte le ragazze di sicuro molto più belle, potesse stancarsi di lei e abbandonarla per andare da qualcun’altra, la faceva stare malissimo.
“Quindi devo essere bellissima…o almeno devo fare del mio meglio!” - si disse dando un’altra occhiata al suo riflesso.
Era totalmente immersa nelle sue paranoie e non si accorse subito della porta della sua camera che si apriva.
Maddy entrò e le poggiò una mano sulla spalla.
A quel contatto inaspettato Bonnie lanciò un urlo soffocato.
“Ehi! Ehi! Bonnie! Si può sapere che ti prende? Sono io, Maddy!” - le disse l’amica facendola voltare verso di lei.
Bonnie si riprese subito.
“Oddio, Maddy! Scusa è che ero sovrappensiero” - rispose Bonnie ansimando leggermente con una mano sul cuore.
“Me ne sono accorta! Comunque sono solo venuta ad avvisarti che è arrivata una cosa per te di sotto!” - disse Maddy lanciandole un sorrisino malizioso e avvicinandosi alla porta.
“Ok! Mi cambio e scendo!” - rispose Bonnie mentre la porta si richiudeva lasciandola di nuovo sola.
- Mamma mia, che spavento! Bonnie mi sa che devi darti una calmata e smetterla di farti paranoie sul vestito tanto la situazione non cambia! - si disse prendendo due belle boccate d’aria.
Dopo una decina di minuti circa era pronta per scendere di sotto, ma prima di aprire la porta lanciò un’ultima occhiata al vestito che era tornato appeso al lato dell’enorme specchio lì dove era stato sin da quando lo aveva comprato, circa dieci giorni prima.
“Strano che un semplice vestito possa crearti tanta angoscia”  - disse scuotendo la testa mentre si richiudeva la porta alle spalle.
Ma mentre si avviava al piano di sotto una voce dentro la sua testa richiamò a viva voce la sua attenzione: - Bonnie! Bonnie! Bonnie! Lo sai bene anche tu che non è il vestito che ti agita, ma l’idea di non essere abbastanza bella per il vampiro e di perderlo! -
Bonnie ripensò per un attimo a ciò che la sua coscienza le aveva allegramente sbattuto in faccia un attimo prima, poi si arrese sbuffando.
“Eh già!” - disse entrando nell’enorme cucina.
“Cosa hai detto?” -  chiesero all’unisono Maddy e Katie.
Bonnie alzò di scatto la testa e le fissò per un attimo.
- Strano che mi dimentichi sempre della loro esistenza! E pensare che sono le mie migliori amiche! - pensò.
“Nulla! Non fateci caso!” - rispose sorridendo sedendosi ad uno degli sgabelli intorno all’isola dietro cui Katie armeggiava con i fornelli.
“Nervosa per il ballo?” - chiese Maddy sedendosi di fianco a Bonnie.
“Un po’!” - rispose Bonnie.
“Ci credo! Sean è proprio carino, è pazzo di te e andrete insieme al ballo! Forse stasera voi due….” - Maddy lasciò la frase in sospeso con fare parecchio teatrale.
Bonnie dovette ricacciare indietro un conato di vomito: la sola idea di lasciarsi toccare e baciare da qualcun altro che non fosse Damon le dava la nausea.
Decise che era meglio non rispondere e si limitò ad un accenno di sorriso, poi però un’idea la face avvampare per l’imbarazzo.
- Aspetta! Però se stasera Damon verrà al ballo allora noi due…isomma lui potrebbe…beh potrebbe andare un pelino oltre un semplice abbraccio, no? Magari mi…mi dà un bacio…Oh Mamma! - pensò Bonnie nascondendosi il viso tra le mani.
“Bonnie tutto ok? Ti senti bene?” - le chiese Katie.
“Sì, sì! Perché?”
“Perché sei diventata tutta rossa all’improvviso! Vuoi un succo d’arancia?” - le chiese Katie apprensiva spostandosi verso il frigorifero.
Ma a quella richiesta qualcosa fece scattare Bonnie sulla difensiva: aveva promesso a Damon di non bere nulla che non fosse preso e preparato dalle sue stesse mani e lui era sembrato terribilmente serio quando le aveva fatto quella richiesta.
“No! Non voglio, grazie!” - rispose.
“Allora del latte?”  - insistette Katie.
“No, neanche il latte!” - rispose Bonnie.
“Forse ti farebbe bene bere qualcosa, Bonnie! Sembri piuttosto accaldata!” - le disse Maddy.
“Sì! Ti porto dell’acqua!” - disse Katie prendendo una bottiglia d’acqua frizzante dal frigo.
“NO!” - quello di Bonnie fu quasi un urlo, ma Katie si fermò.
“Preferisco quella del rubinetto!” - finì Bonnie alzandosi, andando con un bicchiere al lavandino e riempiendolo fino all’orlo dell’acqua che scorreva veloce dalla fontana aperta prima di berlo tutto d’un sorso.
Maddy e Katie erano rimaste immobili a fissarla.
“Visto? Ora sono a posto! Ci voleva proprio!” - disse Bonnie sorridendo e tornando a sedersi.
“Sì, visto!” - disse Maddy.
Katie invece si limitò a lanciarle un sorriso complice che Bonnie non capì.
Però si sentiva bene, si sentiva come dopo un test, si sentiva euforica come se avesse davvero superato una prova.
“Beh! Non era arrivato qualcosa per me?” - chiese Bonnie cambiando argomento.
“Si! Giusto! Vado a prenderlo!”  - rispose Maddy uscendo di corsa dalla stanza.
Dopo qualche istante passato in totale silenzio con una Katie che sembrava stranamente felice e soddisfatta, Bonnie vide Maddy rientrare dal soggiorno con un enorme mazzo di girasoli.
Maddy andò da Bonnie e le sistemò in grembo il mazzo di fiori.
“Leggi il biglietto!” - la incitò Katie.
Bonnie riuscì a trovare il bigliettino in mezzo a tutto quel groviglio di fiori e foglie e lo portò a sé aspettandosi già di leggere qualche frase scontata e sdolcinata da parte del suo accompagnatore per la serata, Sean, invece…
Sul biglietto non c’era scritto praticamente nulla fatta eccezione per una D scritta al centro in una grafia elegante e bellissima.
- Oh, mamma! Oh, mamma! - il cervello di Bonnie era andato completamente in tilt, così in tilt che le spuntò sul viso un sorriso enorme e lacrime di pura gioia premevano per essere liberate.
Decise che forse non era il caso di mettersi a fare una danza della felicità di fronte a Maddy e Katie, così si strinse il bigliettino al cuore e si alzò dallo sgabello avviandosi in camera sua con l’enorme fascio di girasoli.
“Ehi dove vai? Almeno dicci cosa ti ha scritto Sean!” - la richiamò Maddy.
“Sean! Sean! Giusto, Sean! Le solite frasi sdolcinate che si scrivono in questi casi!” - rispose Bonnie avviandosi su per le scale.
“Tipo?” - le chiese Maddy.
Ma Bonnie la ignorò: era troppo felice per riuscire a dissimularlo con loro due.
Aveva bisogno di stare sola.
Quando aprì la porta della sua stanza la prima cosa che vide fu il vestito, ma adesso con i girasoli tra le braccia Bonnie non aveva più paura di non essere abbastanza, non si sentiva ansiosa: sapeva che il suo vampiro voleva lei, lei e nessun’altra.

Sean se ne andava in giro per il cortile immenso dell’Accademia fischiettando allegramente con le mani nelle tasche dei pantaloni.
Aveva pensato si e no dieci minuti a quello che gli era stato rivelato su Bonnie il giorno prima.
Non gli importava molto cosa le avevano fatto o non le avevano fatto, quello che gli importava era che da quella sera la bambolina rosso fuoco sarebbe stata sua.
Certo il tutto sarebbe avvenuto senza che lei lo sapesse e lo avrebbe amato contro la sua volontà, ma a Sean non importava neppure questo.
- Finalmente mia! E chi se ne importa del come, del quando e del perché! - era l’unica frase che gli passava per il cervello.
Quella conquista per Sean aveva un gusto molto piacevole, lo aveva sempre avuto, ma da quando aveva saputo la verità su Bonnie il sapore di quella conquista era diventato, se è possibile, ancora migliore, quasi paradisiaco.
Doveva ammettere che all’inizio gli si era un tantino rivoltato lo stomaco dal disgusto quando aveva saputo che Bonnie era stata di quel vampiro inquietante che se ne andava in giro nel Regno ultimamente, ma poi l’idea di soffiare la ragazza ad un vampiro lo aveva letteralmente fatto innamorare.
Sean ne aveva soffiate parecchie di ragazze ad altri stregoni del Regno, alcune volte era stato più difficile di altre, alcune volte era stato più divertente di altre, ma sapeva con assoluta certezza che solo con Bonnie avrebbe raggiunto il massimo del divertimento.
Era vero che doveva lavorare parecchio di fantasia per far sì che Bonnie bevesse il filtro d’amore preparato appositamente da Samuel in persona, ma Sean sapeva che vedere la faccia che avrebbe fatto il vampiro quando Bonnie avrebbe dichiarato apertamente il suo amore per lui, per Sean, lo avrebbe ripagato ampiamente di tutti gli sforzi.
Sean era euforico.
Tirò fuori la mano destra dalla tasca e si fermò un attimo a fissare l’enorme anello che sfoggiava quel giorno, dentro cui Samuel aveva accuratamente nascosto il filtro d’amore, pronto per l’uso in qualsiasi momento.
Sean sorrise: quella sarebbe stata davvero una grande vittoria.

La giornata era trascorsa senza troppi intoppi per Bonnie.
Dal momento in cui i girasoli si erano materializzati alla sua vista, tutto le era sembrato più bello.
Le sembrava che i soli fossero più luminosi, che le foglie fossero più verdi, che il cielo fosse più azzurro, che le persone stesse fosse più gentili e a modo.
Bonnie si sentiva così felice.
Ma nonostante la felicità per tutto il giorno stette in campana, pronta a rifiutare ogni cosa le venisse offerta, sia da bere che da mangiare: anche se Damon non aveva detto nulla contro il cibo preparato da altri, Bonnie pensò che era sempre meglio prevenire che curare, quindi si impegnò con tutta se stessa a prepararsi la colazione, il pranzo e la merenda da sola.
La cosa che le era sembrata davvero strana era la quantità di cose che le vennero offerte.
Sembrava che ad ogni angolo ci fosse qualcuno pronto ad offrirle biscotti, acqua, limonata, spremuta, tè e chi più ne ha più ne metta.
Fino a quel giorno non si era mai davvero resa conto di quante cose mangiasse e bevesse al giorno, magari soltanto per essere cortese con qualcuno che gliele aveva gentilmente offerte.
Ma quel giorno Bonnie fu irremovibile.
E più lei rifiutava cose, più si dimostrava testarda nel mantenere la parola data a Damon, più aveva l’impressione che Katie le girasse intorno con un sorriso enorme di compiacimento e di approvazione sul volto: cosa piuttosto strana e per certi versi anche inquietante.
La sera arrivò in un batter d’occhio.
Bonnie era rinchiusa nella sua stanza fissando per bene le ultime forcine che avrebbero tenuto i suoi riccioli fermi e composti in un elegante chignon.
Dalla finestra aperta le giungevano i rumori della strada.
Sentiva bambini cantare, felici, canzoncine sulla magia.
Sentiva i gridolini delle ragazzine al loro primo ballo.
Sentiva i saluti cordiali e amichevoli tra persone che si incontravano per caso.
Sentiva i complimenti che venivano lanciati per elogiare la bellezza di questa o di quell’altra ragazza.
Non c’era che dire….il ballo per la nascita del Regno Magico riusciva a creare un atmosfera da sogno.
E a rendere tutto ancora più fantastico c’era la sfilata di abiti da sera per le strade: era da sempre abitudine degli abitanti di Kemet recarsi al ballo a piedi, come si faceva ai vecchi tempi.
Bonnie era immersa nei suoi sogni ad occhi aperti quando sentì il campanello suonare seguito poco dopo dalla voce di Maddy che l’avvertiva che Sean era arrivato.
Era ora di andare.
Bonnie si diede un’altra occhiata allo specchio e poi uscì dalla stanza avviandosi per le scale.
Quando arrivò alla porta che dava in salotto, Katie, Maddy e Sean si voltarono a guardarla.
Sean, in particolare, la fissava con gli occhi sgranati.
“Wow! Bonnie sei bellissima!” - le disse sbattendo velocemente le palpebre come davanti al sole.
Forse qualche giorno prima quel complimento detto con quel tono estasiato da Sean le avrebbe fatto imporporare le guance e sudare le mani, ma non adesso.
Adesso le cose erano diverse, adesso Bonnie si sentiva completamente indifferente, non aveva voglia di fare o dire nulla: l’unica cosa che voleva era arrivare velocemente al ballo in modo da passare ogni attimo possibile con Damon.
“Si! Grazie, Sean! Adesso andiamo!” - disse e nello stesso momento girò i tacchi e si avviò alla porta.
Sentì che Sean le rispondeva con un semplice “Ok” e poi si voltava a salutare le sue amiche che sarebbero arrivate dopo.
Nel giro di due minuti erano in strada.
Bonnie camminava a passo spedito, tirando il suo accompagnatore per il braccio che poco intelligentemente Sean le aveva offerto come appoggio durante il cammino.
Arrestò la sua corsa solo quando varcarono il portone principale del Palazzo del Consiglio.
Si ritrovarono a seguire una lunga coda prima di poter arrivare alla Sala delle Feste, ma quando ne varcarono la soglia fu incredibile.
La Sala era bellissima.
Cinque lampadari di cristallo, fissati sul soffitto immacolato a formare una stella a cinque punte, illuminavano la Sala come se fosse giorno.
Tavoli e tavoli si stendevano lungo le pareti laterali, ingombri di cibo e bevande.
Al centro della Sala, su di una pedana in marmo, l’orchestra del Regno suonava e suonava, senza smettere mai e inondando l’intero Palazzo di note dolci e perfette.
Inutile dire che c’erano persone ovunque.
Sean la distrasse dal suo stato di pura meraviglia per guidarla dall’altro lato della Sala dove i dieci Consiglieri sedevano sui loro troni, che per l’occasione erano stati tutti addossati su un’unica parete.
Samuel e Samia sedevano al centro.
Bonnie si avvicinò a loro e fece un lieve inchino che sapeva di saluto e rispetto.
“Mi raccomando, Bonnie! Divertiti al ballo!” - le disse Samia con un sorriso dolce.
“Sì, Bonnie! Segui Sean e vedrai che non te ne pentirai!” - aggiunse Samuel con un tono che sapeva di finta gentilezza: a Bonnie non piacque per niente.
Si limitò ad un sorriso e ad un altro piccolo inchino, poi si allontanò con Sean.
Ballarono senza quasi guardarsi, poi, quando la musica finì si spostarono leggermente di lato e Sean le chiese: “Ti porto da bere?”.
La risposta di Bonnie fu immediata: “No!Grazie!”.
“Oh, avanti, Bonnie! E’ una festa! Tu aspettami qui, io ti porto dello champagne!” - disse Sean allontanandosi prima che Bonnie potesse controbattere.
Stava già andando nel panico più assoluto quando una vocina nella sua testa le disse: - Potrebbe essere un bene! Puoi approfittare del fatto che lui è via per guardarti intorno in cerca di Damon e quando Sean torna non devi bere per forza, lo distrai e butti via lo champagne! -
Bonnie si ritrovò ad annuire inconsapevolmente, mentre con si girava a destra e a sinistra per catturare una qualsiasi traccia di Damon, ma niente.
Sean tornò.
“Ecco qua! Bevi!” - le disse mettendole il bicchiere in mano con uno strano sorriso.
- Distrailo! Allontanalo! - le ripeteva la voce.
“Sean, scusa, ma potresti portarmi anche qualcosa da mangiare? Solo adesso mi rendo conto di essere proprio affamata!” - gli disse sorridendogli dolcemente.
“Certo, Bonnie! Ma prima perché non bevi?” - insistette lui.
“Tu vai! Io resterò qui e al tuo ritorno avrò bevuto tutto il bicchiere, lo giuro!”- rispose lei.
“Bene, ma mi raccomando!” - disse Sean allontanandosi da lei a passi svelti.
Bonnie fece finta di portarsi il bicchiere alle labbra e quando fu certa che nè Sean, né nessun altro la stesse guardando, si voltò e rovesciò il contenuto del bicchiere in un vaso traboccante di fiori poggiato su di un pilastro in marmo alle sue spalle.
Tornò a voltarsi immediatamente e Sean arrivò dopo qualche attimo con un piatto pieno zeppo di cibo.
“Allora?” - chiese lui.
Bonnie gli mostrò il bicchiere vuoto, sorridendogli.
Ma fu in quel preciso momento che successe l’impensabile.
Un attimo prima Sean era di fronte a lei con un piatto in mano.
Un attimo dopo il piatto era a terra e le labbra di Sean erano incollate alle sue.
Bonnie si irrigidì.
Che diavolo era successo?
E che diavolo stava facendo Sean?
Ma la sua mente non ebbe il tempo di elaborare nulla perché proprio in quel momento si accorse di un paio d’occhi che la guardavano dall’enorme vetrata di fronte a lei, alle spalle di Sean.
Bonnie si sentì morire.
Quegli occhi erano pieni di dolore.
Quegli occhi erano completamente neri.
Quegli occhi erano gli occhi di Damon e Bonnie sapeva cosa quegli occhi stavano vedendo: vedevano lei, lei che baciava un altro.
Un attimo dopo Damon scomparve.




NOTE:
Ciao a tutti e ben ritrovati!
Capitolo un pò di passaggio questo, ma che fa da introduzione al ballo.
E' nel prossimo capitolo che ci sarà un' evoluzione, anzi L'evoluzione tra i nostri due cari innamorati.
Grazie, come sempre, a tutti quelli che hanno letto e a chi ha recensito.
Ho notato un calo nella lettura della storia e anche nelle recensioni....:-(
Mi domandavo se la mia storia non stesse cominciando ad annoiarvi... se così fosse vi prego di dirmelo.
Ho sempre ricevuto molti complimenti da voi e sono sempre stati bene accetti, ma sapete che potete anche inviarmi delle critiche e dei suggerimenti se qualcosa non và o se il ritmo cala....io sarei felice di apporre le modifiche che più vi possono far piacere! XDXDXDXDXD.
Detto questo...vi ringrazio ancora....vi adoro!
A domenica...Recensite...recensite...recensite....BACIONI...IOSNIO90!

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Capitolo 13
*** Capitolo undicesimo ***


Capitolo undicesimo

La luce solare che illuminava il mattino del ballo si era riversata su Damon come un secchio d’acqua gelida in pieno viso mentre si è completamente immersi nella fase rem.
Damon odiava quella giornata, odiava quello stupido ballo e odiava quegli stupidi stregoni.
Era così in collera che aveva emanato, inconsapevolmente, per tutta la notte, ondate di Potere talmente crudeli e cariche d’ira che più volte Stefan si era svegliato in preda al panico convinto che qualcosa fosse andato storto e che li avessero scoperti.
Quel giorno Damon odiava anche lui…o meglio, lo odiava molto più del solito.
La sua mente era totalmente impegnata nello scandagliare minuziosamente ogni possibile evenienza.
Sapeva di non poter far nulla, almeno non fino a quella sera quando sarebbe andato alla festa.
Tutto era nelle mani di Bonnie e tutto dipendeva da quanto lei si fidasse di lui.
La vecchia Bonnie non avrebbe esitato un solo secondo a fidarsi di lui, ma la nuova Bonnie era un’incognita.
Per quanto Damon sapesse che, nonostante i ricordi bloccati, Bonnie sentiva per lui qualcosa di molto forte, forse addirittura amore, doveva comunque ammettere che la nuova Bonnie era comunque convinta che lui fosse poco più di uno sconosciuto quindi poteva anche scegliere di non fidarsi di lui.
Se a questo, poi, si aggiungeva il fatto che la sua richiesta era stata piuttosto strana, beh….Damon non poteva certo biasimare la nuova Bonnie se lo avesse creduto un povero pazzo.
“Aaaaaaah!” - Damon si sentiva friggere il cervello.
Non riusciva a stare fermo e, in quella cella, non aveva abbastanza spazio per muoversi come avrebbe voluto.
Si sentiva impotente, per la prima volta nella sua vita non aveva alcuna scelta, doveva solo aspettare e sperare.
Decise che forse era meglio svegliare Stefan, tanto per passare il tempo inondandolo di insulti.
Dopotutto lui stesso lo aveva quasi pregato di seguirlo, quindi adesso non aveva alcun diritto di lamentela: avrebbe dovuto sorbirsi anche lui la sua parte di ansia.
“Stefan! Stefan!” - Damon era in piedi di fianco al corpo addormentato del fratello e continuava a chiamarlo, ma nessuna risposta, nemmeno un grugnito.
- Vuoi vedere che è morto nel sonno! - pensò Damon con una nota d’amarezza: si era ripromesso che se Stefan fosse morto, sarebbe morto se e quando era lui, Damon, a deciderlo.
“Stefan! Ascoltami bene se non ti svegli immediatamente ti uccido seduta stante!” - lo minacciò Damon, ma ancora nessuna risposta.
“Ok! Basta, svegliati!” - ordinò Damon e questa volta, per essere sicuro dell’effetto, accompagnò le parole con un bel paio di calci dritti nello stomaco del fratello.
Stefan scattò su a sedere, con una smorfia di dolore sul volto.
“Ops! Scusa! Ti ho svegliato?” - chiese sarcastico Damon.
“Sei stato tu? Mi hai fatto venire un colpo, io credevo che fossero venuti a prenderci!” - rispose Stefan.
“Non ancora! E smettila di farti inutili paranoie!” - rispose Damon sedendosi di fronte al fratello con le spalle contro la parete e le gambe allungate in avanti.
“Damon, non sono paranoie inutili le mie!” - rispose cocciuto Stefan.
“Si che lo sono! Sono inutili!”  - ribattè caparbio Damon.
“Perché esistono paranoie più utili di quelle che mi faccio io?” - chiese Stefan.
“Certo! Le mie! Ed è giunto il momento di condividerle, fratellino!” - rispose Damon.
Damon vide il fratello che si rilassava contro la parete e annuiva impercettibilmente.
“Stai pensando a Bonnie?” - gli chiese Stefan e ovviamente con quella domanda non perse tempo per riconfermare ancora una volta la sua totale idiozia.
“Secondo te?” - rispose Damon.
“Ma hai detto che ti ha promesso di fare come le hai detto! Credi che non si fiderà di te?” - chiese Stefan.
“La biasimeresti se non si fidasse? Per quanto ne sa io sono un vampiro sconosciuto venuto a scombussolarle la vita!” - rispose Damon.
Damon avvertì dentro di sé un accenno di sollievo.
Aveva passato tutta la notte a porsi quelle domande senza riuscire a darsi una risposta.
Porgerle a qualcun altro lo faceva sentire meglio e alleviava l’enorme peso che quei pensieri formavano nella sua mente.
Certo! Santo Stefan non era questo granchè, ma sempre meglio di niente.
“Io credo che si fiderà! Insomma…ti ama!” - rispose Stefan.
“La vecchia Bonnie mi ama!” - rispose pronto Damon.
“Non esiste una vecchia Bonnie e una nuova Bonnie! Devi smetterla di pensare a lei in questi termini!  Bonnie è sempre la stessa e ne esiste una sola, una sola che per qualche inspiegabile ragione ti ama profondamente, persino adesso ti ama! Altrimenti come ti spieghi il fatto che non ti abbia denunciato? Chiunque altro lo avrebbe fatto subito senza neppure darti il tempo di parlare!”.
Damon doveva ammettere che il discorso di Stefan, per quanto fosse stato fatto da Stefan che non brillava di eccezionali doti intellettive come lui, infondo era convincente e aveva un filo logico.
Forse Damon poteva addirittura crederci.
“Quindi non ti fare inutili paranoie, Damon! Andrà tutto bene ed entro quattro giorni saremo fuori di qui con Bonnie! Ah, e io che pensavo che sarei rimasto lontano da Elena per chissà quanto tempo, invece….una settimana, solo una piccola settimana!” - continuò Stefan.
Ma c’era qualcosa nella seconda parte del discorso di Stefan che a Damon non quadrava proprio.
Ripensò mentalmente alle ultime parole del fratello e poi capì.
- Oh, dannazione! Mi sono scordato di dirglielo! - pensò.
“A dire il vero, Stefan, non si tratta proprio di una piccolissima settimana! Cioè per noi è una piccolissima settimana, come chiami tu questa tortura dolorosa e lunghissima, ma per la tua cara Elena le cose sono diverse!” - tentò di spiegare Damon.
“Cioè…spiegati meglio!” - c’era da aspettarselo che Stefan reagisse con quella voce da idiota innamorato solo per il fatto che Elena era stata nominata.
- Incredibile! Ho capito che è innamorato, ma l’amore non giustifica la totale perdita di dignità! Io amo la streghetta, ma allo stesso tempo mantengo intatta la mia virilità! - pensò Damon soffermandosi qualche secondo ad osservare il fratello che sospirava al ricordo del nome < Elena >.
“Mi sa che non hai capito, idiota! Il tempo funziona in modo diverso qui! Quando ritorneremo…se ritorneremo, per Elena saranno passati quasi due mesi!” - a quel punto le parole di Damon sortirono finalmente il loro effetto e Stefan si risvegliò dal suo stato di sublime beatitudine.
“Due mesi? Da quanto lo sai?” - gli chiese agitato.
“Da ieri mattina!” - rispose Damon con nonchalance.
“E perché non me lo hai detto subito?” - sibilò Stefan.
“Mi è passato di mente e poi che avresti potuto fare, scusa?” - ribattè tranquillo Damon puntando i suoi occhi dritto in quelli del fratello.
Stefan si arrese.
“Hai ragione! Grazie!” - rispose Stefan cogliendo di sorpresa Damon.
“Grazie?” - chiese.
“Si per questo momento da fratello a fratello! Dovremmo farlo più spesso!” - rispose Stefan sorridendo.
Quel sorriso inorridì Damon.
“Fare più spesso cosa?” - chiese cauto.
“Parlarci col cuore in mano!” - rispose Stefan.
Damon sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Stà zitto, deficiente! E se ti è piaciuto tanto questo momento ricordatelo per bene perché non capiterà mai più!” - disse Damon alzandosi di scatto.
“Cosa?” - adesso era Stefan quello stupito.
“Zitto!” - ripetè Damon.
Nella cella calò il silenzio.

Dopo quella specie di chiacchierata mattutina con il suo santo fratello, Damon passò l’intera giornata controllando da lontano la streghetta.
L’aveva vista provarsi e riprovarsi il suo vestito per tutto il giorno facendo strani pensieri su lui che la abbandonava per altre tizie decisamente poco interessanti.
Damon si stupiva ogni volta della completa insicurezza di Bonnie.
Non riusciva a capacitarsi del fatto che Bonnie non capisse che nessuna poteva competere con lei.
Per incoraggiarla decise di farle un regalo e si intrufolò in un negozio di fiori poco distante per confezionare, con le sue stesse mani, una enorme mazzo di girasoli da recapitarle in modo del tutto anonimo.
Firmò un bigliettino con la sua iniziale e poi lasciò tutto fuori alla porta di casa di Bonnie.
Quando la streghetta tornò in camera aveva un sorriso enorme sul volto e i suoi pensieri si erano decisamente calmati.
Il resto del giorno fu piuttosto noioso, come sono noiosi tutti i giorni passati con Stefan, dopotutto.
Finalmente, però, l’ora di andare al ballo arrivò.
Damon tirò fuori le pietre magiche della strega Katie dal nascondiglio che aveva scavato nella roccia e si preparò ad usarle.
“Ricordi tutto?” - gli chiese Stefan.
Damon annuì.
“Stà attento! Se ti scoprono è finita!” - continuò Stefan.
“Credi che non lo sappia?” - e fu così che Stefan si zittì.
Damon si accostò all’entrata della cella e sbirciò all’esterno: le guardie erano distanti, all’inizio del corridoio.
Poggiò l’enorme pietra bianca sulla serratura e ordinò: “Apriti!”.
Pochi istanti dopo il cristallo si illuminò e con lui l’intera porta che alla fine si spalancò con un leggero click.
Nello stesso istante in cui Damon mise un piede all’esterno, le quattro guardie si voltarono e si lanciarono contro di lui.
Damon afferrò per la catena d’oro la pietra rossa e, tenendola bene in alto, ordinò: “Dormite e dimenticate!” - le guardie caddero a terra all’istante, addormentate.
Stefan fece capolino dalla cella e osservò la scena.
“Incredibile!” - commentò.
“Resta qui!” - gli disse Damon e poi sparì.
Arrivò ad una velocità impossibile al piano di sopra, all’esterno, nascondendo a dovere la sua aura, in modo da poter guardare tutto e tutti senza essere scoperto: la festa si sarebbe tenuta all’interno, nessuno voleva uscire di lì con due vampiri nel Palazzo che tra due ore sarebbero stati liberi.
Osservava le cose da appena pochi minuti, quando individuò Bonnie.
Davanti a lei c’era lo stregone. I due stavano parlando e Bonnie sembrò mostrargli qualcosa che reggeva in mano.
Accadde tutto in un attimo: Sean afferrò Bonnie e i due si baciarono.
Nello stesso istante il cuore di Damon cedette: non si era fidata di lui, Samuel e Samia avevano vinto, non gli apparteneva più, adesso amava lo stregone, lui era arrivato tardi, l’aveva persa e non c’era più nulla da fare.
Non valeva più neppure la pena di vivere.
Damon scomparve.

Bonnie si ribellò.
Si scostò da Sean, lo afferrò per le spalle e gli assestò una ginocchiata nello stomaco.
La musica coprì i lamenti dello stregone e nessuno si accorse di loro, tutti troppo impegnati a godersi il divertimento.
“Si può sapere che diamine ti è preso? Come ti sei permesso di baciarmi?” - Bonnie era furiosa.
“L’ho fatto perché tu mi ami!” - rispose Sean rimettendosi in ordine gli abiti.
“Cosa, cosa, cosa?” - Bonnie non riusciva a crederci...era impazzito.
“Oh, ho capito! Sei timida e non vuoi dichiararmi il tuo amore davanti a tutti! Ma non preoccuparti, adesso ce ne andiamo e vediamo di concludere la serata a modo nostro!” - disse Sean andandole di fianco e mettendole una mano intorno alle spalle.
Bonnie non lo sopportò.
Lo guardò dritto negli occhi, gli afferrò con entrambe le mani il bavero della camicia e gli parlò con un tono così minaccioso che mai avrebbe creduto potesse uscire dalle sue labbra.
“Ascoltami bene, stupido idiota! Io non sono innamorata di te e mai lo sarò perché solo una perfetta cretina si innamorerebbe di un deficiente patentato come te! Detto questo è più che ovvio che io non verrò proprio da nessuna parte con te! Se ho accettato il tuo invito l’ho fatto solo perché ero nuova, perché Samia mi ha spinto a farlo e perché allora avevo ancora gli occhi così offuscati da credere che tu fossi carino, ma sai cosa ho scoperto? Ho scoperto che tu sei solo un viscido verme e se ti si guarda più da vicino non sei neppure questo granchè! Quindi mi dispiace, ma stasera non aggiungerai un’altra tacca alla tua cintura, Sean, almeno non con me! Sei liberissimo di cercartene un’altra abbastanza stupida da crederti e da trovarti interessante! Ma non azzardarti mai più a dire cose del genere a me o su di me! Io non ti amo e mai lo farò e sarò anche timida, ma so esprimere i miei sentimenti al momento giusto e adesso esprimerò quello che provo per te! Mi fai pena, Sean, e ti trovo così disgustoso che se solo ripenso al fatto che mi hai appena baciato mi devo trattenere dal vomitare qui sul posto! Adesso lasciami in pace!” - detto questo Bonnie lo fissò per un altro minuto buono e poi si voltò, uscendo dalla sala.
Adesso doveva trovare Damon e fare di tutto per convincerlo che era stata tutta opera di Sean.
Pensò di cominciare dall’esterno, dove lo aveva visto prima.
Senza farsi beccare da nessuno, sgattaiolò fuori velocemente e si mise a correre nella direzione in cui aveva visto sparire Damon.
Corse così tanto che non aveva fiato, ma non poteva fermarsi.
In quel momento desiderò poter gridare il nome del vampiro, ma sapeva che era un pessima idea: di sicuro qualcuno l’avrebbe sentita.
Si limitò ad avanzare sempre di più nel bosco che si trovava alle spalle del Palazzo del Consiglio.
Ormai era molto distante da chiunque, la musica in lontananza era appena percettibile.
Si chiese cosa avrebbe dovuto dire quando e se avrebbe trovato Damon e quando e se Damon avesse voluto parlarle.
Fu allora che se lo ritrovò davanti.
Era in piedi su una collinetta e il suo profilo si stagliava contro l’unico sole ancora visibile di notte, la luna del Regno Magico.
Bonnie avanzò con passo incerto, fino ad arrivare a qualche metro da lui che le dava le spalle.
Tutto intorno a loro alberi e cespugli li tenevano separati dal resto del mondo, invisibili a chiunque.
“Sei venuta a dirmi che mi hai denunciato? Grazie ma lo sapeva già!” - la voce di Damon era fredda. Il vampiro aveva usato un tono che avrebbe voluto essere tagliente, ma che invece mostrava solo un immenso dolore.
“Io…io non ti ho denunciato!” - rispose Bonnie.
“Certo che lo hai fatto! Sei innamorata dello stregone!!” - ribattè Damon.
“No! Non è vero!” - questa volta la voce di Bonnie risultò ferma.
Damon si girò verso di lei e la guardò con diffidenza.
“E io dovrei crederti? Vi ho visto! Non continuare a fare la scena con me, Bonnie! Qual è il piano? Adescarmi, consegnarmi al Consiglio e guardarmi morire mentre te ne stai avvinghiata a quello lì?” - questa volta Damon fu tagliente e spietato per davvero, ma Bonnie non poteva biasimarlo.
“Ti stai sbagliando! Io non amo Sean, lui mi ha baciato all’improvviso, ma io l'ho scostato subito e figurati che l’ho addirittura minacciato! Inoltre lo sai che non ti denuncerei mai! Solo il pensiero che tra quattro giorni verranno per ucciderti mi fa stare male, come credi che io stessa possa farti una cosa del genere?” - Bonnie aveva la voce incrinata per le lacrime che stavano cominciando a scendere.
Come era possibile che un vampiro conosciuto solo tre giorni prima le scatenasse tutte quelle emozioni?
Damon la fissò per qualche attimo, soppesando le sue parole, ma poi si voltò dall’altro lato scuotendo la testa.
“Non ti credo!” - le disse.
Bonnie scoppiò in lacrime.
“Damon, per favore, devi credermi! Non ho fatto che cercarti per tutta la sera ed ero confusa perché non riuscivo a scorgerti da nessuna parte, e poi c’era Sean che voleva per forza che bevessi quel maledetto champagne e mi esasperava, e poi…” - ma non ebbe il tempo di continuare, che Damon la interruppe.
“Certo! Ti esasperava! Ti esasperava così tanto che alla fine lo hai accontentato e lo hai bevuto, vero? Non ti sei fidata di me!” - le rinfacciò.
“Ti sbagli di nuovo! La tua richiesta era del tutto incomprensibile e assurda, ma io ho mantenuto la mia promessa, Damon! L’ho fatto per tutto il giorno e l’ho fatto anche stasera! Non ho accettato nulla da nessuno, neppure da Sean! Mi sono limitata a mostrargli un bicchiere vuoto e poi lui ha fatto quella cosa assurda, ma io mi sono fidata di te e non volevo baciarlo, credimi!” - lo pregò Bonnie piangendo.
Il silenzio che seguì la spiegazione di Bonnie fu devastante e assoluto, interrotto solo dai suoi singhiozzi.
Poi Damon parlò: “Chi mi dice che non è tutta una grossa bugia?” - chiese, sempre dandole le spalle.
“Io, te lo dico io!” - rispose Bonnie allo stremo delle forze.
“E dovrei crederti? Per quale motivo?” - ribattè Damon.
Ecco era giunto: il momento di confermare con le azioni quello che aveva sibilato prima contro Sean confessando a Damon quello che provava per lui.
La domanda era: Cosa provava?
Bonnie aveva accuratamente evitato di porsi quella domanda nei giorni precedenti perché sapeva che rispondere le avrebbe causato solo dolore, un dolore atroce nel momento in cui Damon sarebbe stato ucciso e Bonnie non voleva soffrire, perché credeva di aver già sofferto abbastanza, ma si sbagliava di grosso.
Mai nella sua vita aveva sofferto come in quel momento, con il suo vampiro che non credeva a ciò che gli diceva e che probabilmente si apprestava a dirle addio.
Bonnie non poteva permetterlo e quasi inconsapevolmente confessò a voce alta quello che fino a quel momento non aveva confessato neppure a sé stessa.
L’unica verità che avesse una qualche importanza.
“Perché io ti amo, Damon!” - disse.
Un’ansia terribile le serrò lo stomaco: e se lui, dopo quello che aveva visto, non voleva più saperne di lei?
Ma non fece neppure in tempo a chiederselo che Damon si voltò di scatto.
In un secondo fu a pochi passi da lei, l’afferrò e Bonnie si sentì bloccare contro un albero con le mani ai lati della testa, bloccate ai polsi dalle mani di Damon.
E lui era così vicino…
“Ripetilo!” - le ordinò puntando quei due pozzi neri dritto nei suoi occhi.
Bonnie fu risoluta: non voleva perderlo.
“Io ti amo, Damon!”- disse guardandolo.
Un silenzio carico di elettricità scese tra loro due.
Bonnie aveva sempre percepito la corrente elettrica che si sprigionava ogni volta che erano anche solo nella stessa stanza, ma non l’aveva mai avvertita così chiaramente: era come una specie di sfera privata fatta di energia e passione che li teneva uniti, incatenati.
Il primo a parlare fu Damon: “Quello che hai detto prima è vero!” - disse e la sua non era una domanda, ma solo una constatazione.
Un attimo dopo lui la baciò.
E quello sì che era un bacio, il bacio che Bonnie aspettava da tutta la sera, forse addirittura il bacio che aspettava dalla prima volta che i loro sguardi si erano incrociati, nella Sala del Consiglio appena tre giorni prima.
Damon le liberò le mani e Bonnie si ritrovò ad aggrapparsi a lui con tutto l’ardore possibile.
Finì con il posargli una mano lì dove doveva battere il cuore e l’altra sul viso attirandolo ancora di più, mentre lui la teneva stretta a sè con una mano al centro esatto della sua schiena e l’altra sulla nuca.
Bonnie si sentiva in paradiso e all’inferno allo stesso tempo.
Quel bacio era tutto: era passionale e violento, ma insieme tremendamente inteso e ricco d’amore.
Sentì che Damon le scioglieva i capelli e la spingeva di nuovo con la schiena contro l’albero. Lo sentì afferrarle il viso e giocare con i suoi riccioli, prima di scendere piano in un lunga carezza che terminò sui suoi fianchi.
Bonnie non riuscì a trattenere un gemito.
Non aveva mai provato nulla di simile, anche se una piccola parte dentro di lei le diceva che quel bacio aveva un chè di familiare.
Quando Damon si scostò da lei e la lasciò libera di respirare, erano entrambi affannati e Damon la guardava con un lampo di eccitazione negli occhi che non doveva essere molto diverso dalla luce che sicuramente stava illuminando i suoi di occhi.
L’unica cosa che Bonnie voleva era tornare a baciarlo, tornare a stringerlo, tornare a sentire le mani di Damon che vagavano sul suo corpo.
“Damon…” - fu l’unica cosa che riuscì a dire prima che Damon tornasse a baciarla, a stringerla e a toccarla in una tortura tanto dolce che Bonnie desiderò non finisse mai.





NOTE:
Ciao a tutti!
Spero abbiate passato una buona domenica e che stiate passando una bella serata!
Fianalmente la svolta è arrivata!
D'ora in avanti le cose precipiteranno, ma non vi anticipo niente!
Diciamo che fino a questo momento ho usato i capitoli per fare in modo che, nonostante i ricordi sigillati, Bonnie si innamorasse di nuovo di Damon!
Adesso che ne è consapevole le cose cambieranno: presto verrà a conoscenza di quello che le è stato fatto e i nemici capiranno quello che succede tra i due e si daranno da fare!
Insomma, le cose non saranno facili, ma sarà proprio l'amore ritrovato a spingere i ricordi di Bonnie a riaffiorare....bisogna solo sperare che riaffiori il ricordo-chiave e che sopratutto riaffiori in tempo!
Grazie, come sempre, a chi ha letto e a chi ha recensito...BACIONI...IOSNIO90!

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Capitolo 14
*** Capitolo dodicesimo ***


Capitolo dodicesimo

Era sera inoltrata e Maddy se ne stava tranquillamente seduta su una grossa poltrona del soggiorno a ripensare alla serata precedente, al ballo.
Non aveva visto né Katie né Bonnie per tutto il giorno visto che dopo la festa avevano passato l’intera giornata a poltrire, ma Maddy era più che sicura di aver sentito Bonnie rientrare piuttosto tardi quella notte.
- Le cose con Sean devono essersi protratte per le lunghe! - pensava con un ghigno malefico e malizioso sul volto.
Era orgogliosa di se stessa: l’idea del filtro d’amore l’aveva avuta lei e a quanto pareva era stata un successo.
- Già un successo che mi spianerà la strada per il Consiglio! - pensò Maddy.
Era sempre stata un ragazza molto ambiziosa. Voleva il meglio per la sua vita, voleva il Potere, voleva i privilegi, voleva il comando e voleva il rispetto di tutto il Regno. E Maddy non era di certo stupida: sapeva perfettamente che per ottenere tutto ciò che voleva l’unico modo era entrare nel Consiglio. Quindi fin da bambina aveva ben chiare l’idee e sapeva cosa avrebbe dovuto fare: impegnarsi a fondo all’Accademia, diventare Cacciatrice e poi brillare talmente tanto, uccidere talmente tanti esseri oscuri che alla fine sarebbe stata invitata ad entrare nel Consiglio e da lì in poi doveva mostrarsi più capace e furba degli altri e doveva mostrare di  aver accumulato nel tempo così tanto Potere che alla fine sarebbe diventata Consigliere superiore.
Sì! Era questa la strada di Maddy e quel piano così brillantemente riuscito era solo il primo passo da compiere.
Era tutta presa dai suoi sogni di gloria che quasi si spaventò quando il suo cellulare cominciò a vibrare contro la sua gamba destra.
Maddy lo afferrò e senza nemmeno controllare chi fosse, rispose.
“Pronto?” - chiese sorridente.
“Maddy! Sono Sean!” - rispose la voce dall’altro capo del telefono.
Il sorriso di Maddy crebbe ancora di più.
“Sean! E’ un piacere sentirti! Chiami per riferirmi che le cose con Bonnie sono andate alla grande? Sei stato carino a disturbarti, ma lo so già! Dì la verità, Sean: che cosa avete combinato voi due? L’ho sentita rientrare molto tardi ieri sera!”
“Beh, mi dispiace infrangere le tue aspettative, Maddy, ma ti  sbagli di grosso! Non so con chi fosse Bonnie, ma di certo non era con me visto che subito dopo averla baciata lei mi ha dato una ginocchiata e mi ha minacciato dicendomi a chiare lettere che non dovevo più avvicinarmi e che non mi avrebbe mai amato!” - rispose Sean sarcastico.
Il sorriso di Maddy scomparve: adesso sentiva soltanto una folle rabbia.
“Cosa?” - urlò tirandosi a sedere dritta sulla poltrona.
“Mi hai sentito! Non so cosa sia successo quando mi ha piantato, ma quello che è certo è che non ha preso il filtro!” - rispose Sean.
“Ma tu glielo hai dato?” - chiese Maddy fuori di se.
“Certo che sì! Non so cosa abbia fatto, ma deve avermi imbrogliato in qualche modo quando mi sono allontanato! Magari ha gettato tutto, non lo so!” - rispose Sean tranquillo.
“Ma non può averlo gettato via! Non poteva sapere cosa c’era dentro!” - ribattè Maddy sempre più inferocita.
“Magari qualcuno lo ha scoperto e glielo ha detto!” - le fece notare Sean.
“Una talpa nel Regno?” - chiese Maddy.
“Forse!” - rispose Sean.
“Ok! Io vado a parlarne con i Consiglieri e avverto Katie! Aspetta! Ma se Bonnie non ha passato la serata con te allora con chi è stata?” - chiese Maddy.
“Magari con la talpa!” - rispose Sean.
“Oppure con il vampiro!” - continuò Maddy quasi sovrappensiero.
“Beh, io non saprei, forse…” - cominciò Sean, ma Maddy lo interruppe bruscamente.
“Resta in campana Sean! Io vado dai Consiglieri e poi vengo da te…anzi vengo prima da te così possiamo chiarire bene come sono andate le cose! Dobbiamo risolvere questo guaio!” - detto questo chiuse la telefonata.
Si alzò e, guidata solo dalla rabbia e all’odio verso quella ridicola strega che voleva rovinarle i piani, Maddy salì al piano di sopra e spalancò la porta della stanza di Bonnie.
Bonnie era alla finestra e guardava fuori con l’aria felice….troppo felice.
Quando Maddy entrò si voltò di scatto.
“Che succede?” - le chiese, ma Maddy non le dava ascolto: stava rimettendo insieme i pezzi.
Guardava l’enorme mazzo di girasoli in un vaso rosso sulla scrivania di Bonnie e pensava, pensava a come Bonnie si era illuminata quando li aveva ricevuti.
- Ma se erano da parte di Sean e Bonnie non voleva saperne nulla di Sean, perché i fiori l’avevano resa così felice? - si chiese.
Pensava a quando Bonnie aveva letto il biglietto.
Maddy aveva dato per scontato che fosse da parte di Sean.
- Ma se così non fosse? -
E poi pensava al fatto che i fiori erano apparsi dal nulla fuori alla porta di casa, nessun fattorino e nessuno Sean a consegnarli.
Decise che c’era una sola cosa da fare: chiedere al diretto interessato.
Afferrò il cellulare dalla tasca e inviò velocemente un messaggio a Sean: < Hai mandato dei girasoli a Bonnie ieri mattina? >
La risposta arrivò subito: < No! >
E in quell’istante tutto fu chiaro.
- Il vampiro! - pensò Maddy e non riuscì a trattenersi.
Andò alla scrivania, afferrò il vaso e lo scaraventò sul pavimento. L’acqua si riversò ovunque, i cocci di creta si dispersero sul pavimento e il girasoli si ammucchiarono proprio ai piedi di Maddy che non esitò a calpestarli mentre fissava Bonnie il cui sconcerto ormai era palese.
“Maddy, che stai facendo?” - le chiese.
Ma Maddy non la ascoltò e uscì dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle.
Al piano di sotto Maddy incontrò Katie di ritorno dalla serra.
“Ehi! Cos’era quel rumore?” - le chiese.
“Ero io! Ho rotto il vaso di girasoli di Bonnie!” - rispose Maddy sollevata del poter subito parlare di quella faccenda con Katie.
“E perché lo avresti fatto?” -  chiese scettica Katie.
Maddy si voltò verso le scale per assicurarsi che Bonnie non l’avesse seguita. Quando decise che era tutto sotto controllo parlò.
“Perché non glieli ha mandati Sean, ma il vampiro!” - rispose Maddy.
“Davvero?” - rispose Katie.
“Sì e ti dirò di più! Sean mi ha detto che ieri Bonnie lo ha piantato in asso. Gli ha detto assurdità tipo < io non ti amerò mai > e roba varia e poi ha lasciato la festa!” - continuò Maddy.
“Ma Sean non le ha dato il filtro d’amore?”  chiese Katie guardinga.
“Sì, lo ha fatto! Ma evidentemente lei non lo ha bevuto! Forse c’è qualcuno che l’ha avvertita!” - rispose Maddy.
“Un traditore?” - chiese Katie.
“Potrebbe essere! Io vado da Sean a sentire come si deve ciò che ha da dire, poi avverto i Consiglieri che il piano non ha funzionato! Tu vieni?” - chiese Maddy.
“No! Tu vai! Se davvero c’è una talpa allora potrebbe tenerla d’occhio e avvicinarsi a lei se vede che nessuna di noi due è in casa! Sarà meglio che io resti qui a fare la guardia! Tu nel frattempo, vai e fai in fretta poi mi racconterai tutto appena torni!” - rispose Katie.
“Sì! Hai perfettamente ragione! Cercherò di fare il prima possibile!” - disse Maddy e si precipitò fuori dalla porta.
Nel frattempo, Katie, rimasta sola, si voltò a guardare le scale da dove si saliva al piano superiore dove si trovava Bonnie e tirò un sospiro di sollievo.

Bonnie aveva passato la serata precedente a guardare il cielo e a baciare Damon.
Era stata la serata migliore della sua vita: tre lunghe ore prima della mezzanotte completamente soli e immersi nel loro amore.
Bonnie aveva provato più volte a chiedergli come avesse fatto ad infrangere la regola circa le ore libere, ma Damon le aveva sempre risposto che presto le avrebbe detto tutto, ma non quella sera perché quella sera apparteneva a loro.
Bonnie era fuori di sé dalla gioia e più ripensava a quello che era successo più si sentiva felice.
I baci di Damon erano talmente belli da farle perdere del tutto il controllo e sentire le mani fredde del vampiro vagare su di lei la mandava in estasi.
Più volte, la sera prima, avevano dovuto fermarsi e riprendere il controllo dei loro corpi visto che erano all’aperto e qualcuno poteva avvistarli, quindi dovevano tenere sempre gli occhi ben aperti e per farlo dovevano mantenere intatto l’autocontrollo.
Ma ogni volta che si toccavano finivano sempre sul punto di desiderarne ancora, di volersi toccare ancora di più, di volersi stringere ancora di più e sapevano che se si fossero spinti oltre l’autocontrollo lo avrebbero perso eccome, e non potevano permetterselo... non quella sera almeno.
Al solo pensiero Bonnie avvampò.
Era tutta intenta a raccogliere i pezzi del vaso che Maddy aveva inspiegabilmente distrutto poco prima.
Non riusciva a capire perché lo avesse fatto, ma sapeva che lo sguardo dell’altra strega non le era piaciuto affatto.
Inoltre aveva calpestato tutti i suoi bei fiori.
Ma neppure quello aveva potuto guastare il suo umore.
Si era data da fare per asciugare tutta l’acqua sul pavimento e per raccogliere tutti i pezzi di creta.
Poi aveva tirato su i girasoli calpestati per gettarli via, ma mentre si chinava per prenderli intravide, in quella che adesso era una poltiglia arancione e verde, un girasole che chissà come era riuscito a sopravvivere al disastro.
Bonnie lo prese facendo molta attenzione e lo osservò: era in perfette condizioni, non aveva perso neppure uno dei delicati petali.
Bonnie sorrise.
Con la mano libera afferrò il resto dei fiori ormai morti e li buttò via.
Poi tornò a guardare il fiore sopravvissuto e se lo portò al naso ispirandone il profumo e sfiorandone i petali con le labbra in un bacio delicato.
“Cosa è successo ai miei girasoli?” - quella voce alle sue spalle la fece sorridere.
Bonnie si voltò e i suoi occhi si scontrarono con quelli divertiti di Damon appoggiato alla finestra a braccia conserte.
“Maddy li ha distrutti!” - rispose Bonnie.
“Capisco!” - rispose Damon con un lieve cenno del capo.
“Grazie!” - fece Bonnie all’improvviso guardando il piccolo girasole tra le sue mani.
Quando alzò lo sguardo notò che Damon la fissava con aria interrogativa e lievemente confusa.
“Per i girasoli!” - si affrettò a chiarire poggiando il piccolo fiore sulla scrivania lì accanto.
“Beh! Nessun problema! Mi era sembrato che ne avessi bisogno!” - le rispose il vampiro.
“Bisogno?” - adesso quella confusa era Bonnie.
“Si! Ieri mentre provavi il vestito per il ballo facevi pensieri strani su me che ti lasciavo!” - spiegò Damon.
“Mi hai spiata?” - chiese Bonnie alzando un tantino la voce per fingersi arrabbiata o quantomeno contrariata.
“Non venirmi a dire che questo non ti lusinga perché non ci credo, streghetta!” - rispose Damon sorridendo di sbieco.
Bonnie avvampò per l’imbarazzo e abbassò lo sguardo sorridendo nervosamente.
“Ma è sbagliato!” - disse.
“E allora?” - rispose Damon svanendo dalla finestra e materializzandosi in meno di un secondo a pochi centimetri da lei.
“Un giorno di questi mi farai prendere un colpo!” - commentò Bonnie.
“Non ci sono riuscito fino ad adesso, dubito che ci riuscirò in seguito!” - rispose Damon prendendola tra le braccia e avvicinandola a sé.
Bonnie già cominciava a sentire parecchio caldo, il chè era strano visto che Damon era più freddo del ghiaccio.
Le mani cominciarono a sudarle e il cuore a battere forte mentre Damon le accarezzava la schiena e le baciava il collo.
“Potrebbero sentirci! Maddy e Katie, intendo! Oppure potrebbero entrare qui all’improvviso!” - Bonnie cercava di restare lucida.
“Non preoccuparti! Quella bionda rovina-girasoli è appena uscita e non tornerà tanto presto e Katie…beh sono sicuro che non ci darà fastidio!” - le sussurrò Damon all’orecchio.
“Come fai a sapere che Katie non verrà di sopra?” - chiese Bonnie.
“Sesto senso! Non preoccuparti ho tutto sotto controllo, streghetta!” - rispose Damon.
Bonnie gli portò le mani intorno al collo e cominciò a giocare con quei capelli così neri, ma così inspiegabilmente lucenti.
Damon la teneva stretta e le stava baciando una spalla.
“Ma potrebbe sentirci o vederci qualcun altro dalla finestra, per esempio!” - cercò di ribattere Bonnie.
Damon si scostò un attimo da lei e si voltò per guardare la finestra aperta alle sue spalle.
“Hai ragione!” - disse e un secondo dopo non era più con lei, ma accanto alla finestra che si chiuse istantaneamente lasciandoli soli, lontano da tutto e da tutti, illuminati soltanto dalla luce dell’unico sole in cielo che filtrava attraverso le tende semi-trasparenti.
Damon tornò a voltarsi verso di lei.
Bonnie si sentiva di nuovo come la sera precedente.
Si sentiva una cacciatrice, sentiva in lei un fuoco che divampando dal basso ventre l’avvolgeva a poco a poco.
La tortura era ritornata, ma, se possibile, era ancora più piacevole della sera prima.
C’era qualcosa, però, dentro di lei che le diceva che avrebbe dovuto odiare Damon perché lui era un vampiro, che tutto quello che stava facendo era sbagliato, era tradire la magia e l’intero Regno.
Ma era una voce lontana, flebile, appena udibile e stramaledettamente facile da ignorare, era la voce dei vari insegnanti dell’Accademia che le avevano detto e ridetto sempre le stesse cose, giorno dopo giorno: che i vampiri erano malvagi e non potevano essere diversi, che i vampiri non potevano provare nulla, che i vampiri volevano solo sangue, che i vampiri non erano in grado di amare.
Bonnie orami sapeva che erano tutte bugie, non tutti i vampiri erano malvagi così come non tutte le persone avevano i capelli biondi.
Ogni vampiro era diverso dall’altro e non si poteva fare di tutta l’erba un fascio.
Damon, ad esempio, provava dei sentimenti, era in grado di amare e amava lei, non era come tutti gli altri e glielo aveva dimostrato.
Ma Bonnie sapeva anche che il Consiglio l’aveva accolta quando lei non aveva più nessuno e non poteva voltare loro le spalle così, non era da lei.
Damon si staccò dalla finestra e avanzò verso di lei lentamente.
Bonnie restò immobile a fissarlo in preda a quel fuoco che non voleva saperne di lasciarla stare.
“E’ sbagliato, Damon!” - ma quello di Bonnie fu un sussurro per niente convincente.
“Lo so!” - rispose Damon, ma continuava ad avanzare.
Ad ogni passo del vampiro erano sempre più vicini.
Ad ogni passo del vampiro il fuoco cresceva.
Ad ogni passo del vampiro ogni dubbio su cosa fosse giusto o sbagliato svaniva.
“E’ un errore!” - si ostinò a ripetere Bonnie, ma Damon era ormai ad un paio di centimetri da lei.
“L’hai già detto! Ed io ti ho già detto che lo so!” - rispose Damon afferrandola per i fianchi e costringendola ad arretrare fino a che il corpo di Bonnie non restò schiacciato tra la parete e Damon.
“Lo so che l’ho già detto ma è sbagliato comunque! Io dovrei odiarti!” - rispose Bonnie, ma ormai le sue erano solo frasi di circostanza, quelle che ogni strega con un po’ di buonsenso doveva dire al vampiro di turno che cercava di sedurla.
Ma Bonnie si rese tragicamente conto che lei di buonsenso ne aveva davvero proprio, aveva passato così tanto tempo con Damon o a pensare a Damon, in quei giorni, che doveva averne finito le scorte, di buonsenso.
“Ma non mi odi!” - rispose il vampiro e Bonnie sentì le mani di Damon che afferravano le sue e le portavano ai lati della sua testa, a contatto con la parete fredda della stanza.
“Dovrei!” - rispose Bonnie, mordendosi il labbro inferiore, con una voce che non le era mai appartenuta, carica di passione, desiderio e…fuoco, lo stesso che le divampava dentro e che adesso premeva per venire liberato.
Damon tornò a baciarle il collo, poi risalì piano lungo la mascella ricoprendola di baci delicati, si fermò solo quando arrivò alle labbra di Bonnie sulle quali sussurrò: “Sì! Dovresti proprio odiarmi!” - prima di baciarla in un modo che di delicato aveva poco o forse niente.
Il fuoco dentro Bonnie esplose.
Divincolò le mani dalla presa di Damon e si aggrappò a lui saltandogli in braccio con le gambe intorno alla vita del vampiro.
Lui le aveva afferrato i capelli e le teneva la nuca continuando a tenerla ferma contro la parete.
Bonnie non si era mai trovata in una situazione più sensuale ed eccitante di quella e mai nella vita si era sentita più viva.
Sentì le mani gelide di Damon toglierle la camicetta, ma non sentì l’imbarazzo che aveva immaginato di provare.
Era tutto caldo, passionale e perfetto.
Sfilò la giacca a Damon senza nessuna esitazione e mentre lui le baciava il collo Bonnie si sentì trasportare e stendere delicatamente sul letto.
Damon si tolse la maglietta e riprese a baciarla.
Bonnie piegò una gamba e l’avvolse attorno alla vita del vampiro.
Si scoprì a compiere con totale naturalezza gesti che non aveva mai pensato di fare, gesti audaci e senza il minimo imbarazzo.
Stava scoprendo una nuova Bonnie e sapeva che il merito era solo di Damon e di quello che le scatenava dentro.
Damon si staccò improvvisamente da lei e la guardò negli occhi, accarezzandole il viso con il dorso della mano destra.
“Ti amo, streghetta!” - le disse.
“Ti amo anch’io!” - rispose Bonnie e sapeva che quella era la verità più bella esistente al mondo e la più giusta.
Non c’era nulla di sbagliato in tutto quello che stava accadendo.
“Non c’è nulla di sbagliato! E’ tutto così giusto da far paura!”  - voleva che Damon sapesse a cosa stava pensando in quel momento.
“Lo so!” - fu l’unica risposta di Damon.
Poi tornarono a baciarsi e la follia, la pazzia, il fuoco, riprese bruciandoli entrambi nel più meraviglioso degli incendi.





NOTE:
Ciao a tutti!
Nuovo capitolo aggiunto puntualmente!
Mi sento proprio fiera di me stessa: sto incredibilmente riuscendo a mantenere la mia promessa di postare due giorni a settimana senza intoppi nonostante il lavoro, l'università e il fratello rompiscatole!
Tornando a noi...
Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto.
Maddy ha cominciato ad intuire come stanno le cose e nel prossimo capitolo scopriremo cosa hanno intenzione di fare i Consiglieri in merito.
Katie è un'attrice da premio Oscar e la nostra amata coppia...beh...loro al momento sono impegnati! Ma è anche giusto che si godano un pò di sereno prima della tempesta!XDXDXDXDXD
Grazie a chi ha letto e a chi ha recensito lo scorso capitolo! Grazie mille davvero!
Adesso vi lascio.....a domenica...BACIONI...IOSNIO90!




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Capitolo 15
*** Capitolo tredicesimo ***


Capitolo tredicesimo

Maddy era uscita di casa in preda alla follia e immensamente grata di avere Katie dalla sua parte che le aveva tolto il peso di sorvegliare Bonnie, e adesso camminava a passo spedito tra le strade di Kemet illuminate dal limpido sole serale.
- Accidenti! Accidenti! Accidenti! - si era ripetuta quella parola incessantemente da che aveva messo piedi fuori dalla porta.
Non riusciva proprio a capacitarsi di essere stata così sciocca e cieca da pensare che Bonnie non le nascondesse nulla di così importante e che non avesse avuto contatti con il vampiro solo perché lei non ne aveva mai trovato le prove.
Bonnie era stata tremendamente furba e il vampiro più di lei.
- Possibile che in una città piena zeppa di streghe e stregoni nessuno si sia accorto di un vampiro che sorvegliava casa nostra? Incredibile! - Maddy cominciava a credere seriamente che il vampiro Damon infondo avesse ragione quando diceva che gli stregoni erano degli idioti.
Tutti tranne lei ovviamente.
Aveva imparato la lezione, aveva abbassato la guardia e quei due l’avevano fatta franca con i loro incontri clandestini.
Ma da adesso in poi sarebbe stato tutto diverso.
In più c’era il problema piuttosto rilevante della possibile talpa nel Regno.
- Come può un essere magico tradire il suo stesso popolo per un paio di ignobili vampiri senza nessuna speranza? - era la domanda che tartassava la mente di Maddy e non le dava tregua.
Persa nei suoi pensieri arrivò all’Accademia dove sapeva che di sicuro avrebbe trovato Sean a quell’ora e fortunatamente lo stregone le risparmiò la fatica di metterselo a cercare per l’intera scuola, facendosi trovare proprio davanti al cancello che conduceva ad una stretta stradina che faceva da collegamento tra l’Accademia e il Palazzo del Consiglio.
“Sean!” - lo salutò avvicinandosi.
“Maddy!” - le rispose lui con lo stesso tono di saluto.
Maddy non si fermò e continuò spedita verso il Palazzo del Consiglio affiancata da Sean.
“Katie?” - chiese Sean notando subito l’assenza dell’altra strega spia.
“E’ una santa ragazza molto intelligente! Ha capito subito la  gravità della cosa! Ora è a sorvegliare da vicino Bonnie in modo che nessuno si possa avvicinare!” - rispose Maddy orgogliosa per l’amica.
“Farete dei turni?” - chiese Sean.
“E’ stata un’idea di Katie! Un’idea a dir poco geniale, direi, visto che non possiamo più permetterci errori!” - rispose Maddy.
Sean annuì.
“Piuttosto! Raccontami come sono andate le cose, esattamente!” - ordinò Maddy.
“Beh! Sono venuta a prenderla e per tutto il tragitto non mi ha degnato di uno sguardo o di una parola, anzi sembrava piuttosto infastidita! Arrivati lì abbiamo fatto un giro, abbiamo ballato, l’ho convinta a bere dello champagne dentro cui aveva riversato tutto il filtro d’amore! Lei mi ha chiesto di andare a prenderle da mangiare, io ci sono andato. Quando sono tornato mi ha mostrato il bicchiere vuoto, mi ha sorriso, io l’ho baciata e lei mi ha dato una ginocchiata nello stomaco prima di concludere il tutto con una bella minaccia! Poi è andata via e non l’ho più vista!” - spiegò frettolosamente Sean.
“E tu non sei andato a cercarla?”
“Certo che si, ma Dio solo sa dove si era cacciata, perché non sono riuscito a trovarla! Così mi sono arreso e mi sono goduto il resto della serata a modo mio!” - rispose Sean.
“Mmh, ok! Adesso diremo tutto a Samuel e Samia!” - disse Maddy.
“Cosa credi che diranno?” - chiese Sean.
“Adesso lo scopriremo!” - rispose incerta Maddy varcando il portone laterale del Palazzo del Consiglio.

“COSA?” - l’urlo di Samuel aveva quasi rotto un timpano a Samia.
Ma infondo Samia lo capiva: era sconvolto.
Aveva passato quei giorni nell’assoluta sicurezza che tutto stesse andando per il meglio: i vampiri facevano come era stato loro ordinato e non avevano creato problemi a nessuno; Bonnie era controllata e sembrava che fosse anche lei apposto; per togliersi ogni dubbio avevano architettato quella cosa del filtro e fino a quel momento Samuel e Samia erano convinti che avesse funzionato, e invece guarda cosa si scopriva adesso: Bonnie non aveva bevuto il filtro e aveva mostrato a Sean bicchiere vuoto il cui contenuto era finito chissà dove.
Evidentemente la situazione non era così tranquilla come credevano e questo era un fatto sconcertante.
Solo che, mentre Samia si limitava a riflessioni personali sull’aggravarsi della situazione e a varie considerazioni e ipotesi, Samuel esplodeva urlando ai quattro venti tutto il suo rammarico.
Esattamente come stava facendo adesso inveendo senza sosta sui poveri Maddy e Sean colpevoli, rispettivamente, di aver ideato un piano imbecille e di non aver portato a termine il suddetto piano imbecille che proprio perché imbecille doveva essere di facile attuazione.
Samia si ritrovò a compatire i due giovani che adesso guardavano il pavimento imbarazzati e nervosi.
“E Katie dov’è?” - urlò alla fine Samuel tornando a sedersi sul suo trono.
“E’ rimasta a casa a sorvegliare Bonnie! Ha pensato che fosse meglio che da ora in poi Bonnie non fosse mai sola!” - rispose timidamente Maddy con un filo di voce.
“Bene! Sono felice di sapere che almeno qualcuno con un po’ di sale in zucca c’è!” - rispose Samuel.
“Samuel, non prendertela così tanto con loro! Non potevano di certo sapere cosa aveva in mente Bonnie!” - Samia cercò di smorzare gli animi.
“Avrebbero dovuto immaginarlo! E’ il loro lavoro!” - tuonò Samuel.
“Sì! E il nostro lavoro è quello di vegliare su tutto il Regno e fino ad ora nessuno di noi due ha avuto sospetti su Bonnie e su se si incontrasse oppure no con il vampiro, mi sembra! Noi abbiamo sbagliato almeno quanto loro, se non di più!” -rispose Samia.
Samuel la fissò dritto negli occhi per qualche attimo, poi annuì lievemente e rilassò le spalle.
“Hai ragione! Scusate ragazzi è che questa storia mi ha fatto innervosire parecchio! Odio il fatto che quel vampiro me la faccia sotto il naso e sappiamo tutti che non può e non deve passare troppo tempo con Bonnie altrimenti corriamo il rischio che possa risvegliare in lei dei ricordi, magari il ricordo-chiave e a quel punto tutto sarebbe andato!” - disse Samuel recuperando del tutto il suo autocontrollo.
I due giovani annuirono e tornarono ad alzare lo sguardo.
“Bene! Adesso la domanda che giustamente c’è da porsi è: è possibile che nel Regno ci sia un traditore che collabora con i vampiri e a fatto sì che Bonnie sapesse di non dover bere dal bicchiere offertole da Sean?” - chiese retoricamente Samuel.
“Mi sembra così assurdo! Un traditore nel Regno! Non riesco a crederci!” - sussurrò Maddy.
“Sì, Maddy, hai ragione! Ma sappiamo che per quanto possa risultare doloroso anche nelle famiglie più belle come la nostra talvolta ci sono delle pecore nere pronte ad allearsi con il nemico! E nonostante mi costi molto ammetterlo, bisogna ammettere che quella del traditore è l’unica spiegazione possibile per tutta questa faccenda!” - rispose Samia.
“Allora se c’è davvero un traditore è possibile anche che sia in contatto con il vampiro, giusto?” - chiese Sean.
“Giusto! Deve essere così per forza! E magari gli ha spifferato anche tutto quello che c’era da sapere sul Sigillo e sul ricordo-chiave! Proprio per questo dobbiamo stare molto più attenti di prima nei prossimi giorni, poi con la morte di Damon tutto sarà sistemato!” - rispose Samuel.
“Cosa dobbiamo fare?” - chiese Maddy.
“Direi che con Bonnie si può fare come ha suggerito Katie e tenerla d’occhio costantemente anche durante la notte! Per quanto riguarda i vampiri raddoppierò il numero di guardie davanti alla cella e ne invierò altre due a pedinare segretamente i vampiri quando sono nelle loro ore libere! Con un po’ di fortuna riusciamo a scoprire l’identità del traditore!” - disse Samuel.
“Mi sembra un’ottima idea e anche l’unica attuabile!” - concordò Samia.
“Sì! Però dovremmo anche innervosirli! In modo da far compiere loro un passo falso e magari riusciremo a fermare questa cosa prima dello scadere della settimana! Capirete che dobbiamo cercare di accorciare molto i tempi se il vampiro conosce tutta la verità! E se riusciamo a beccarli insieme allora potremmo uccidere i vampiri senza aspettare oltre e sistemeremo tutto!” - continuò Samuel.
“Come faremo ad innervosirli?” - chiese Sean.
“Indiremo una seduta del Consiglio e inviteremo tutti quelli a conoscenza del segreto di Bonnie, Bonnie stessa e i vampiri! Lì parlerò io cerando di far intendere loro che sappiamo e che staremo loro addosso! Conoscendo Bonnie si innervosirà molto e forse sarà proprio lei a farsi prendere dal panico!” - rispose tranquillo Samuel.
“Inoltre così avremo nella stessa stanza il vampiro, Bonnie e il fantomatico traditore!” - disse Samia sovrappensiero.
“Giusto! Se davvero esiste un traditore deve per forza essere tra coloro che conoscono la verità su Bonnie!” - confermò Samuel annuendo.
“Non sono io!” - disse Sean.
“Neanch’io! Non potrei mai!” - disse Maddy.
“Ovviamente né io né Samia avremmo mai potuto tradire il Regno!” -  disse Samuel.
“E sono sicura che non è neppure Katie! E’ troppo devota per fare una cosa simile!” - continuò Maddy.
“Concordo!  Secondo me è un altro Consigliere! Se noi fallissimo con questa storia di Bonnie loro ci guadagnerebbero una bella promozione visto che noi due verremmo uccisi!” - disse Samuel rivolto a Samia che annuì increspando le labbra e la fronte.
Calò un breve silenzio, poi Samuel tornò a parlare.
“Allora! Voi due resterete qui e organizzeremo per bene questa assemblea! La faremo stasera stessa! Adesso i vampiri sono liberi, torneranno alle venti in punto! Manderò delle guardie ad accoglierli e a portarli qui e per allora dovrà essere tutto pronto! Tu, Maddy, chiama Katie, raccontale della nostra chiacchierata e dille di portare Bonnie qui, immediatamente!” - ordinò Samuel.
“Lo faccio subito!” - rispose Maddy.

Quella sera Stefan aveva deciso di accompagnare Damon.
Era certo che tutto quel casino del filtro d’amore che non era andato a buon fine sarebbe presto arrivato alle orecchie dei Consiglieri e le cose potevano, di conseguenza, complicarsi.
E adesso, mentre Damon era di sopra con Bonnie, Stefan se ne stava seduto su una poltrona di fronte alla strega alleata Katie che si stava versando un tè comodamente seduta sul divano.
“Immagino che sia inutile chiederti se posso offrirti qualcosa, giusto?” - le chiese lei portandosi la tazza alle labbra e guardandolo di sottecchi.
“Giusto!” - confermò Stefan con un sorriso.
Passarono qualche altro minuto in totale silenzio, con Stefan che si guardava intorno e Katie che lo teneva d’occhio, poi la strega parlò.
“Posso farti una domanda? E’ una curiosità!” -  chiese.
Stefan annuì gentilmente.
“Ecco, mi chiedevo come fate a sopravvivere qui! Non credo che vi diano sangue e voi non potete procurarvelo altrimenti verreste uccisi all’istante senza poter far nulla per Bonnie!” - fece Katie.
“Diciamo che siamo resistenti! In più sapevamo a cosa andavamo incontro e prima di entrare qui ci siamo nutriti per bene! Io con parecchi animali e Damon…beh lui  non ha preso molto per via della preoccupazione e anche per il fatto che nel Labirinto, poco prima di entrare qui dentro, sai…lui ha…isomma..” - Stefan si rese conto troppo tardi di aver toccato un tasto dolente.
“Lui ha dissanguato Ted! Lo so! Ma non preoccuparti, io non gliene dò la colpa! Damon ha fatto solo quello che doveva fare per il suo bene e per quello di Bonnie! I veri assassini di mio cugino sono i Consiglieri!” - rispose Katie pacatamente.
Stefan annuì nervosamente invidiandole il suo enorme autocontrollo.
“Ma da allora non vi siete indeboliti?” - chiese Katie tornando al discorso precedente.
Stefan gliene fu grato.
“Beh, si, un po’! Ma non me ne preoccupo!” - rispose Stefan.
“Tu mi sembri molto provato! Più di Damon!” - osservò la strega.
“Dipende dalla dieta! Io sono più debole di Damon perché per lo più bevo sangue animale…bevo sangue umano solo quando la mia fidanzata me lo offre spontaneamente oppure in casi estremamente gravi in cui rischio la morte!” - spiegò Stefan.
“Ma Damon non è così” - osservò Katie.
“Oh, no! Lui ha sempre bevuto sangue umano! Ma non uccide nessuno per procurarselo, almeno non lo fa più da quando sta con Bonnie! Si limita a prenderlo negli ospedali!” - rispose Stefan.
“All’Accademia…” - cominciò Katie, ma Stefan la interruppe.
“Lo so! Damon mi ha detto cosa vi insegnano! Ma non è vero! Un vampiro può vivere di sangue animale…io ne sono la prova vivente da più di cinque secoli! E ormai avrai capito anche tu che i vampiri possono provare sentimenti e possono amare!” - disse.
“Già! Mi domando quante altre cavolate ci insegnino! Per loro è tutto sempre bianco o nero, non esiste il grigio! Voi siete il nero, noi siamo il bianco! E devo confessare che anch’io la pensavo così fino a poco tempo fa, ma le cose sono cambiate quando ho scoperto cosa era successo a Ted! Ho capito che esiste il grigio, che nella vita è quasi tutto grigio. Esiste il grigio nelle creature magiche, le creature bianche che si macchiano di nero con i loro sordidi crimini.
Così come esiste il grigio nelle creature oscure, le creature nere che si macchiano di bianco quando sfidano la morte per amore come sta facendo ora Damon!” - rispose Katie.
Stefan le sorrise.
“Sai… quando verrai con noi voglio farti conoscere una persona! Sono sicuro che andrete d’accordo, vi somigliate! E’ come una sorella per Bonnie, si chiama Meredith ed è la saggezza del gruppo, per così dire! Le piacerà questa tua osservazione!” - le disse.
“Stai dicendo che potrò stare con voi quando sarò nel vostro mondo?” - chiese Katie incredula.
“Certo! Perché ti sorprendi! Tu ci hai dato una speranza di riuscita! E’ il minimo!” - rispose sincero Stefan: quella strega gli piaceva.
“Grazie!” - rispose Katie.
Pochi istanti dopo il cellulare di Katie squillò.
“E’ Maddy!” - annunciò prima di rispondere.
“Maddy? Dimmi tutto!” - disse.
La telefonata durò poco. Per tutto il tempo Katie non aveva fatto altro che ripetere < Sì > e < Ok >, ma Stefan notò che mano a mano che andava avanti Katie si irrigidiva.
Quando attaccò, Stefan le chiese cosa fosse successo.
“Siamo nei guai! Grossi guai!” - disse.

Damon era felice.
Teneva stretta a se la streghetta e le accarezzava la testa che lei teneva delicatamente appoggiata sul suo petto, all’altezza del cuore, e si sentiva felice.
Nei primi momenti successivi al Labirinto aveva seriamente creduto che non sarebbe mai più tornato ad assaggiare quel pezzo di felicità e paradiso che solo la streghetta sapeva donargli.
Aveva temuto di restare nel suo baratro nero fatto solo di odio e di morte.
Invece si era sbagliato.
Stranamente Stefan aveva avuto ragione a dire che non esisteva una vecchia Bonnie e una nuova Bonnie e che Bonnie era sempre la stessa, era unica e lo amava.
Damon aveva passato i giorni precedenti a cercare di avvicinarsi a lei, ma non troppo; a cercare di parlarle, ma senza fare nessuna allusione e scegliendo bene le parole da dire.
L’aveva vista come una ragazza nuova identica alla sua streghetta, una ragazza che non lo amava e che lui doveva lottare per poterla conquistare.
Invece si era sbagliato.
Bonnie era sempre lei e lui non doveva lottare per poterla amare liberamente.
Ne aveva avuto la conferma la sera precedente quando l’aveva baciata e poco prima quando avevano fatto l’amore: gli era bastato lasciarsi andare, gli era bastato comportarsi come avrebbe fatto se non si fossero trovati nella situazione in cui lei non ricordava nulla, gli era bastato tornare alla normalità per sentirla di nuovo sua, per sentirle dire di nuovo che lei lo amava, per dare avvio alla lotta tra il cuore, che gli era sempre appartenuto, e la ragione, che necessitava di un aiuto sconsiderato per tornare ad essere sua.
- Damon! Damon siamo nei pasticci! Scendete! - la voce mentale di Stefan lo raggiunse come un pugno in un occhio.
Damon l’avrebbe volentieri ignorata se non fosse stato che il tono e l’urgenza che avevano accompagnato la voce del fratello gli erano sembrati sospetti.
Guardò l’orologio appeso alla parete: 19: 47.
Poco male tra poco avrebbe comunque dovuto lasciare la streghetta, quindi assecondò il fratello.
“Streghetta, dobbiamo scendere di sotto! Mio fratello è piuttosto allarmato!” - le disse.
Bonnie alzò la testa per guardarlo negli occhi.
“Mio fratello? Di sotto? Ma sei impazzito? Di sotto c’è Katie!” - rispose Bonnie.
- Giusto! Dimenticavo che non le ho ancora detto nulla! -
“Non preoccuparti per Katie! Fidati di me! Vieni di sotto e capirai tutto!” - le disse.
Bonnie lo fissò per mezzo minuto, poi annuì.
Si rivestirono in fretta e scesero di sotto.
Damon si accorse che Bonnie tremava.
“E’ tutto ok! Non preoccuparti!” - le disse sorridendole in modo incoraggiante mentre scendevano gli ultimi gradini.
“A dire il vero non è niente ok!” - puntualizzò la strega Katie.
Damon si accigliò.
“Che significa?” - chiese.
“Significa che Maddy ha chiamato! Come prevedibile ha raccontato il fiasco di ieri ai Consiglieri, ma non è questo il problema! Il problema vero è che sono giunti alla conclusione che Bonnie non poteva sapere nulla del filtro nel bicchiere e che quindi se non l’ha bevuto è perché una talpa nel Regno che è in combutta con voi glielo ha detto e vogliono scoprire chi è il traditore! Inoltre, cosa ancora più preoccupante, hanno indetto un’assemblea a cui verrete costretti a partecipare, in cui cercheranno di estorcerti la verità su ciò che accade tra te e Bonnie da quando sei arrivato, visto che Maddy ha fatto due più due e ha capito che i girasoli glieli hai mandati tu e non Sean!” - spiegò Katie.
“Un’Assemblea?” - chiese Damon.
“Già! Secondo me vogliono intimidirci!” - disse Stefan.
“Questo è poco, ma sicuro fratellino! L’importante è che non ci facciamo prendere dal panico, quindi lascia parlare me, perché scommetto che contano su un nostro errore visto che in mano hanno solo supposizioni e niente prove!” - rispose Damon.
“Io sono d’accordo, ma state attenti comunque! Io baderò a Bonnie!” - disse Katie.
“Ok!” - Stefan.
“Bene!” - Damon.
“Ehi? Mi spiegate che sta succedendo?” - Bonnie.
Damon si voltò verso la streghetta: era tremendamente confusa.
“Che succede? E che ci fa Katie qui tutta tranquilla?” - chiese Bonnie.
Damon non sapeva da dove cominciare, le cose da dire erano tante, ma il tempo pochissimo.
Fu Katie a prendere la parola.
“Adesso non c’è tempo, Bonnie, ma domani ti spigheremo tutto! Per il momento ti basti sapere che Samuel e Samia non sono ciò che credi e che non vogliono il tuo bene! Maddy non ti è amica e se si scopre di te e di Damon è molto probabile che lo uccidano subito. Ma io sono dalla vostra parte, Bonnie! Io vi sto aiutando!” - le disse Katie guardandola negli occhi.
“Allora la talpa di cui parlavate prima esiste e sei tu!” - disse Bonnie.
Katie annuì.
“Ma non ho capito tutto il resto…che significa?” - chiese Bonnie.
“Ascoltami Bonnie! Adesso non c’è tempo! Ti risponderemo domani, è una promessa! Adesso però dovrai venire con me a quella assemblea e non dovrai aprire bocca, non dovrai lasciarti sfuggire né una parola né un pensiero su te e Damon altrimenti lo uccideranno lì davanti a te! E noi non lo vogliamo visto che abbiamo più o meno un piano per permettergli di rimanere in vita e fuggire dal Regno Magico prima che venga attuata la condanna!” - rispose Katie.
Gli occhi di Bonnie si illuminarono.
“Davvero?”  - chiese.
“Sì! Allora acconsenti a fare come ti dico? A fidarti di noi invece che del Consiglio? Per salvare Damon? Domani ti racconteremo ogni cosa!” - fece Katie.
“Sì, va bene!” - disse Bonnie.
“Allora andiamo!” - disse Damon in direzione del fratello che si limitò ad annuire.
“Sta attento!” - gli disse Bonnie afferrandolo per un braccio.
“Non preoccuparti, streghetta! Non ho intenzione di farmi ammazzare! Ti amo!” - le disse e le sfiorò le labbra in un bacio delicato prima di correre con Stefan verso il Palazzo del Consiglio.






NOTE:
Ciao a tutti!
Incredibile! Giusto la volta scorsa ho detto di essere fiera della mia puntualità nel postare e adesso faccio tardi...vabbè...ma non è colpa mia...è il mio stupido pc che non vuole saperne di connettersi a internet!
Quindi mi devo arrangiare: adesso sono all'università!
TORNANDO A NOI....
Capitolo di passaggio...non succede granchè, ma dato che la storia sta volgendo al termine ( dovrebbero mancare più o meno 5 capitoli), il capitolo di passaggio mi è servito per entrare un attimino nella testa dei così detti nemici che, se fino ad ora hanno riposato sugli allori, si daranno alla pazza gioia alla fine!
E vi assicuro che ne succederanno delle belle: vi dico solo che ci saranno almeno due morti e non saranno Samuel e Samia, almeno non tutti e due!
Adesso vi lascio....un grazie infinite a tutti coloro che mi seguono con infinita pazienza....vi adoro!
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!

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Capitolo 16
*** Capitolo quattordicesimo ***


Capitolo quattordicesimo

Il viaggio verso il Palazzo del Consiglio fu il più lungo e il più angosciante della vita di Bonnie.
Aveva capito poco e niente di quello che stava succedendo tranne che doveva fidarsi di Katie, non doveva parlare con nessuno di Damon e che, soprattutto, Damon poteva morire da lì a breve perdendo l’opportunità di aggirare il patto con il Consiglio e di andarsene sano e salvo prima dello scadere dei sette giorni.
Bonnie era sempre più confusa e sentiva un enorme magone in gola.
- Samuel e Samia non sono chi dicono di essere e non vogliono il tuo bene….Maddy non ti è amica…. - le parole di Katie vorticavano senza sosta nella sua mente.
Aveva sempre creduto che tra le due fosse Maddy quella che davvero le voleva bene, mentre Katie la considerava soltanto un peso e, invece, adesso le dicevano che era l’esatto opposto.
- Possibile che il mio intuito faccia davvero così schifo? -
Ma Damon si fidava di Katie e lei amava Damon e sapeva che lui la ricambiava, quindi l’unica cosa sensata da fare in quel momento era quella che le sembrava davvero la più folle: fidarsi di una che non si era mai mostrata proprio aperta nei suoi confronti in modo da salvare da morte certa, per mano di coloro che si supponeva volessero il suo bene, il proprio ragazzo vampiro con fratello vampiro al seguito.
Sembrava davvero un’assurdità, ma Bonnie sentiva qualcosa dentro di lei, una vocina lontana chilometri, che le diceva che era quella la cosa giusta da fare.
E più Bonnie sentiva il calore della presa di Katie sulla sua mano, più sentiva che qualcosa di distante e familiare si risvegliava.
Lei voleva fidarsi di Katie.
Katie, quella sempre riflessiva, quella saggia, quella con i capelli scuri, le piaceva davvero, le  era sempre piaciuta come le era sempre piaciuto quel suo modo di rapportarsi più pacato e silenzioso, ma, a quanto pareva, immensamente più sincero di quello brioso e solare, ma finto, di Maddy.
“Io mi fido di te!” - disse Bonnie risoluta e Katie si voltò per rivolgerle un sorriso incoraggiante e tenero come quello che le sorelle maggiori rivolgono alle sorelline minori finite nei guai.
La sensazione di familiarità di poco prima crebbe ed esplose.
Bonnie parlò senza rendersene conto.
“Ti voglio bene, Meredith!” - furono le parole che Bonnie non riuscì a frenare.
Parole che le risultarono senza senso e completamente fuori luogo, perchè lei non conosceva nessuno che si chiamasse Meredith e a cui volesse bene.
Ma a destabilizzare Bonnie fu la veridicità e la purezza dei sentimenti che avevano accompagnato quelle parole.
Immediatamente sentì un cerchio alla testa e venne colta da un lieve capogiro che la costrinse a chiudere gli occhi e a riaprirli più e più volte sotto lo sguardo attento e preoccupato di Katie.
Bonnie si sentiva strana, si sentiva fluttuare.
Provava la stessa sensazione di quando ci si risveglia con la consapevolezza di aver sognato qualcosa, ma non si ricorda esattamente cosa. E più ci si sforza, più il sogno scompare, ma più il sogno scompare, più la sensazione di aver sognato e la voglia di ricordare cresce.
“Bonnie è tutto ok?” - la voce di Katie irruppe gentilmente nei suoi pensieri.
Bonnie vi si aggrappò per tornare in sé.
“Sì! E’ tutto apposto…credo!” - disse tirando un sospiro e sorridendo all’altra strega.
“Come mi hai chiamata prima? Meredith?”  chiese Katie.
Bonnie non sapeva cosa rispondere: doveva negare, oppure doveva dire che era vero e farsi prendere per pazza?
Optò per la verità…tanto ormai ogni cosa, nella sua via, era una pazzia.
“Sì, credo di sì! Ma non chiedermi il perché….non lo so!” - rispose sincera.
A quel punto era pronta per altre domande, ma Katie la sorprese ancora una volta: le sorrise felice.
“Non preoccuparti, Bonnie! Domani ti verrà spiegato anche questo!” - le disse riafferrandole la mano e ricominciando a camminare.
“Fantastico! Non  vedo l’ora che sia domani visto che dovete darmi un sacco di spiegazioni! Inoltre io non…” - lo sproloquio di Bonnie venne interrotto bruscamente da Katie.
“Basta! Dovrai essere paziente, Bonnie! Adesso ricorda che c’è altro da fare! Comportati normalmente e stà attenta a Maddy e a quello che dirai fino a che non saremo di nuovo sole!”.
Entrarono silenziosamente nel Palazzo del Consiglio e vennero scortate fino alla Sala delle Udienze, dove aveva visto Damon per la prima volta e dove, si sperava, non fosse costretta a vederlo per l’ultima.
Raggiunsero Maddy e Sean sulla prima fila di spalti e Bonnie cercò di comportarsi il più normalmente e innocentemente possibile, ma Maddy gliela rendeva davvero dura con i suoi stupidi commenti e le sue assurde insinuazioni.
“Oggi risolveremo il tuo problema, Bonnie cara!” - le disse.
Bonnie cercò di fare l’indifferente: “Perché? Io ho un problema?”.
“Certo! Il vampiro! Non dirmi che non è come dico io!” - continuò Maddy.
“Non so davvero di cosa tu stia parlando!” - rispose Bonnie accompagnando le parole con il suo sguardo più innocente e disorientato.
Sentì la stretta di Katie sulla sua mano diventare più forte, in segno di approvazione e, come un flash, Bonnie si ricordò di una cosa importante.
Non era solo Damon a rischiare la vita, in quel  momento, ma anche Katie.
Lei aveva aiutato i due fratelli vampiri, li avrebbe aiutati in seguito, si era schierata dalla loro parte tradendo il Consiglio e tradendo il Regno.
Samuel e Samia stavano cercando un traditore e quel traditore era Katie.
Se avessero capito che la sua amica era la talpa l’avrebbero uccisa seduta stante e Bonnie sarebbe stata costretta a vedere il massacro delle persone a lei più care in quel momento, svolgersi sotto i suoi occhi senza che lei fosse in grado di fare nulla.
Non poteva permetterlo.
Ricambiò la stretta di Katie con ancora più energia e forza.
Quando le porte si aprirono per lasciare entrare i due vampiri, Bonnie sentì chiaramente il suo sguardo emanare una risolutezza mai avuta prima.
Si sarebbe fidata, avrebbe fatto tutto il possibile per far sì che i dubbi del Consiglio non diventassero certezze.
Non avrebbe permesso al massacro di compiersi.

Erano le 20 in punto quando Stefan e Damon avevano rimesso piede a Palazzo e le guardie non avevano perso tempo prendendoli in custodia e trascinandoli verso la Sala in cui erano stati trascinati appena arrivati nel Regno.
Stefan aveva dovuto sorbirsi le raccomandazioni unite alle imprecazione di Damon per tutto il tragitto, ma non gli aveva dato molto peso.
Sapeva che dietro ogni parola del fratello era celata una profonda preoccupazione e una grande angoscia.
Proprio adesso che aveva ritrovato l’amore di Bonnie, guarda cosa gli era capitato: Stefan era davvero dispiaciuto per Damon.
- Mi dispiace, Damon! - gli inviò mentalmente.
- Di che diavolo stai parlando? -
- Beh! Senti, capisco che tu ti senta angosciato soprattutto visto che tra tutti i momenti possibili sono venuti a rovinarti proprio questo! Sì, insomma…proprio adesso che tu e Bonnie vi eravate….mmh…ritrovati, diciamo! - Stefan non sapeva come fare a spiegarsi.
- Fratellino ti conviene chiudere il becco subito - la risposta di Damon fu gelida.
- Io volevo solo dirti che… -
- Non ti azzardare mai più a parlare di me e di Bonnie e di quello che facciamo quando siamo da soli, intesi? E smettila di spiare - lo interruppe Damon.
- Guarda che non stavo spiando! Superudito da vampiro, ricordi? - rispose offeso Stefan.
- Caro Stefan se non la smetti subito, sai cosa sentirai dopo che avrò finito con te?….Niente! Perché sarai morto -
- Ok! Ok! Calmati! Ho capito….facciamo finta che non ti abbia detto nulla - si scusò Stefan.
- Bene! Adesso taci e ricordati di non fare nulla di stupido! Il che, con te, equivale a dire < ricordati di non muovere nemmeno un muscolo > perché tutto quello che fai è stupido! - Damon doveva avere sempre l’ultima parola non ci si poteva fare nulla.
Pochi secondi dopo le porte della Sala delle Udienze si aprirono.
Quando vi entrarono Stefan notò subito che le cose erano diverse rispetto alla prima volta.
Sugli spalti non c’era nessuno tranne Bonnie, Katie, la strega Maddy e lo stregone Sean, e la stanza non era illuminata solo dall’enorme braciere e da qualche fiaccola, adesso vi era un lampadario in cristallo a riempire di luce l’intera sala.
Visto alla luce quel posto sembrò ancora più surreale e spaventoso che al buio.
Arrivati al centro della Sala e al centro del cerchio di troni, si fermarono.
Stefan aveva notato che Damon non aveva lanciato neppure un’occhiata a Bonnie e lei sembrava del tutto indifferente così come Katie.
“Buonasera!” - li salutò Samuel.
“A cosa  si deve l’onore?” - chiese ironico Damon accentuando di parecchio la parola < onore >.
“Mi sembra ovvio! Vorremmo parlare con voi di come state passando le vostre giornate qui nel Regno!” - rispose il Consigliere.
“Bene! Cosa vuoi sapere?” - chiese Damon.
“Beh! Potremmo cominciare con il chiedervi, come vi sembra il Regno? Che impressione vi hanno fatto le persone del posto? Oppure…”
“Samuel, taglia corto e vai al punto!” - lo interruppe Damon tranquillamente agitando una mano con nonchalance.
Samuel si zittì per un attimo e li guardò incuriositi, poi si alzò dal suo trono e si schiarì la voce con due colpi di tosse prima di ricominciare a parlare.
“Bene, allora! So cosa succede tra te e Bonnie, Damon!” - disse.
“E sarebbe?” - rispose Damon.
“So che probabilmente l’hai avvicinata! Che forse le hai mandato addirittura dei fiori e che se non vado errato eri al ballo del Regno con lei!” - disse Samuel portandosi una mano al mento.
“Mmmh…probabilmente….forse…se non vado errato! Non mi sembri così sicuro di quello che dici Samuel! PROBABILMETE non ti senti molto bene in questi giorni, FORSE stai cominciando a sentirti confuso, SE NON VADO ERRATO la vecchiaia comporta tutte queste cose!” - la risposta di Damon fu acuta e tagliente e colpì dritto nel segno.
Mentre Stefan si sforzava per trattenere le risate, notò che il colorito di Samuel si era fatto più acceso e che stentava a trattenere la rabbia: credeva che li avrebbe fatti vacillare invece era lui che stava vacillando.
“Allora? Era solo questo?” - lo incalzò Damon.
Stefan vide Samuel che esplodeva, letteralmente.
“Ascoltami bene, vampiro! Puoi fare tutti i giochi di parole che vuoi ma io so cosa stai cercando di fare, so per cosa sei venuto!” - gridò.
Lo sguardo di Damon si assottigliò.
“Intendi dire che sai che sono venuto per capire cosa le hai fatto e per cercare di liberarla? Hai ragione, è così! Intendi dire che sai che voglio trovare il modo per far sì che ricordi ed è per questo che ho voluto dei giorni di libertà nel tuo stupido Regno? Hai ragione anche questa volta!” - Damon sputò la verità di quelle parole dritto in faccia a Samuel consapevole che non c’era nulla che lui potesse fare.
Ma a Stefan parve che Samuel interpretò quella confessione nel modo sbagliato: lo vide illuminarsi.
“Quindi ammetti che l’hai avvicinata? Che lei hai regalato dei fiori e che sei venuto al ballo per lei?” - chiese.
“Affatto! Ammetto che l’ho spiata senza che lei se ne accorgesse, senza importunarla e senza avvicinarmi per non darti una buona ragione di uccidermi anzitempo perché avevo violato il patto interagendo con una essere magico! Ammetto anche che le ho regalato dei fiori, ma ho lasciato il biglietto in bianco e probabilmente ha pensato che fosse stato lo stregone a mandarglieli! Per quanto riguarda il ballo…ammetto di esserci passato verso le 23, quando mi hanno liberato, per spiarla ancora, ma lei non c’era e io me ne sono andato in giro! Se non mi credi puoi sempre chiederlo a lei! Se c’è una cosa che ho capito è che l’avete cambiata nel profondo e che adesso vi è schifosamente devota e non vi mentirebbe mai!”
Ogni cosa detta da Damon poteva essere vera e se il Consiglio non aveva prove che confutassero la tesi di Damon, allora nessuno poteva sostenere che Damon avesse detto il falso e a giudicare dall’ira a stento repressa di Samuel, Stefan capì che il Consiglio non aveva nessuna prova: il loro piano era farli cedere, ma avevano incontrato degli ossi duri.
“Chiediamo a lei, allora!” - intervenne Samia a frenare la prossima esplosione del fratello.
Samuel si voltò verso di lei e annuì.
“Bonnie! Alzati!” - urlò.
Stefan si voltò verso gli spalti dove vide una tesissima Bonnie alzarsi di scatto.
“Conosci questo vampiro?” - chiese Samuel.
Bonnie annuì.
“Come fai a conoscerlo? Dove lo hai visto?” - chiese Samia.
Stefan cominciava a preoccuparsi: Bonnie sembrava impaurita e temeva che la paura e l’incertezza potesse spingerla a confessare tutto.
“Tutti lo conoscono! Io l’ho visto durante la sua condanna!” - la risposta di Bonnie mise a tacere ogni dubbio di Stefan.
“Allora perché tremi? Di cosa hai paura?” - chiese il Consigliere.
“Mi sembra ovvio! Ho capito che state parlando di me e ho appena scoperto che un vampiro mi spia! E’ normale che sia in preda al panico!” - rispose Bonnie.
Stefan dovette ammettere che la parte della strega impaurita le veniva benissimo.
“Quindi non vi siete mai incontrati…privatamente!” - disse Samuel sull’orlo della follia: il suo piano stava andando miseramente in frantumi.
Bonnie fece di no con la testa.
“Te l’ho detto io che ti è schifosamente devota!” - intervenne Damon.
Samuel tornò a guardarlo con gli occhi colmi d’ira.
“Non ci credo! Non credo a nulla di quello che avete detto! Voi vi incontrate, eccome!” - tuonò Samuel agitando le braccia.
Stefan ebbe l’impressione che se avesse potuto avrebbe cominciato a saltare sul posto come i bambini che fanno i capricci.
“E dove sarebbero le prove?” - chiese beffardo Damon.
Samuel si zittì fissando Damon ad occhi sbarrati.
Samia gli mise una mano sul gomito e gli sussurrò di calmarsi.
Samuel fece una grande respiro e si guardò intorno fino a soffermarsi con lo sguardo proprio su Stefan.
- Attento! Non ci è riuscito con me, e adesso vuole far vacillare te! - l’ennesima raccomandazione di Damon risuonò nella mente di Stefan e si propagò ad ogni fibra del suo essere che si mise sulla difensiva.
“Prima di lasciarvi andare, vorrei fare due chiacchiere con te, Stefan! Non ne abbiamo mai avuto modo finora!” - Samuel tornò a sedersi ritrovando, almeno all’apparenza, il suo buonumore.
Stefan annuì.
“Bene! Come ti trovi qui? E perché sei venuto nel nostro Regno?” - chiese Samuel.
“Per lo stesso motivo di mio fratello!” - rispose serenamente Stefan.
“Quindi anche tu spii Bonnie!” - concluse Samuel.
“A volte, non sempre!” - rispose Stefan.
“E cosa fai quando non sei con Damon?” - chiese Samuel assottigliando lo sguardo.
“Me ne vado in giro!” - rispose Stefan.
“Ah giusto! La biblioteca…mi hanno detto che ti hanno visto spesso lì! Ti volevo informare che se cerchi un rimedio a ciò che ho fatto, lì dentro non lo troverai!” - rispose Samuel.
- Questo qui ci ha preso davvero per idioti totali! Attento a quello che rispondi! - lo avvertì Damon.
Stefan si era reso conto della minaccia che rappresentava quell’affermazione apparentemente innocua.
La risposta di Stefan sarebbe stata cruciale perché se si fosse fatto prendere dalla foga e avesse risposto che sapeva benissimo che non avrebbe trovato nulla sui libri allora avrebbe dato la conferma a Samuel che sapevano cosa aveva fatto davvero, sapevano del Sigillo e sapevano del ricordo-chiave e questo equivaleva a confessare l’esistenza di una talpa visto che da soli non potevano aver scoperto nulla non avendo niente da cui partire.
E Stefan sapeva benissimo che in quel momento il Consiglio non stava soltanto cercando le prove che esisteva davvero una sorta di relazione tra Damon e Bonnie, ma stava anche cercando di far uscire allo scoperto la talpa, la persona che aveva osato tradirli.
“Provare non costa nulla! Quindi se non ti dispiace continuerò ad andare in biblioteca!” - con la sua risposta Stefan fece crollare definitivamente il castello di carte di Samuel.
Il Consigliere scattò in piedi e Stefan sapeva che stava per giocarsi il tutto per tutto.
“Adesso, basta! Secondo le mie fonti tu dovevi essere il fratello più riflessivo tra i due, quindi ti renderai conto che devi essere sincero con me! Ti porrò la domanda in modo diretto! Avevamo architettato un piano che è andato a monte. Questo ci fa supporre che ci sia qualcuno che vi aiuti, che vi passi delle informazioni, un traditore del nostro Regno e tu devi dirmi chi è! Non me la bevo che vai in biblioteca a passare il tuo tempo tra i libri! Secondo me ci vai per incontrarti con la talpa, altrimenti quale spiegazione vera ci sarebbe?” - sbottò Samuel.
- Secondo te è possibile incontrarci con Katie in biblioteca, fratellino? Se così fosse ci ha dato un’idea con le sue paranoie…dovevamo pensarci prima! - la voce mentale di Damon era calma e quasi divertita.
Come lui, anche suo fratello aveva capito che ormai il pericolo era passato.
“La spiegazione c’è! Io vado in biblioteca perché voglio capire cosa hai fatto e una persona che conosco all’esterno mi ha detto che quello era un buon posto per cominciare le mie ricerche!” - rispose Stefan scandendo bene le parole come si fa con chi non capisce.
“E chi sarebbe questa persona? Qual è il suo nome?” - chiese Samuel scettico.
“Oh! Per noi lei è la signora Flowers!” - la velocità e la sicurezza con cui rispose Stefan mise a tacere Samuel e il suo scetticismo.
“Io non conosco nessuna Flowers!” - rispose Samuel.
“Io sì!” - gracchiò una voce alle spalle di Stefan.
Lui e Damon si voltarono e si ritrovarono di fronte a quel Consigliere molto vecchio e vestito di giallo che avevano incontrato la prima volta che erano stati lì dentro.
“Hugh! Conosci davvero questo nome?” - chiese Samuel annoiato dall’interruzione.
Ma Hugh non gli rispose piuttosto si rivolse a Stefan e con uno strano scintillio negli occhi stanchi chiese: “Flowers? Hai detto proprio Flowers? La conosci?”.
Stefan annuì: “Sì, molto bene! E’ la proprietaria del posto in cui vivo ed è una nostra buona amica! Ci ha aiutati spesso!”.
“Nonostante sia una vecchina piuttosto bizzarra!” - aggiunse Damon.
Il Consigliere Hugh si accasciò sul suo trono sospirando e sorridendo contento ad occhi chiusi.
Stefan si voltò a guardare Damon che scrollò le spalle.
“Ok! Basta! Andatevene! Ma vi tengo d’occhio! Non mi avete convinto per niente!” - Samuel era parecchio irritato, furibondo.
“Come vuoi!” - rispose Damon con un mezzo inchino di scherno.
“Aspettate! E finisce così?” - a parlare fu la strega Maddy, a Stefan non piaceva per niente.
“Zitta, Maddy!” - tuonò Samuel alzandosi dal suo trono e lasciando la Sala seguito dalla sorella.
Stefan e Damon si incamminarono insieme verso l’uscita consapevoli che quello era solo l’inizio è che le cose sarebbero peggiorate.

- Ascoltatemi Bonnie, Katie e Stefan! Non guardatemi e non fate capire all’esterno che vi sto parlando mentalmente! Domani ci rivedremo alle 15 in punto nel vicolo dove ho avvicinato Bonnie la prima volta! Non possiamo incontrarci a casa vostra perché di sicuro la sorveglieranno quindi è meglio un luogo all’aperto e diverso per ogni nostro incontro! Katie fai in modo di convincere l’altra strega che tu farai da guardia a Bonnie domani e assicuratevi di non essere seguite! In quanto a noi…sicuramente Samuel ci metterà qualcuno alle costole quindi non preoccupatevi se dovessimo tardare! E’ l’unico modo per vederci tutti insieme e per spiegare tutto a Bonnie! Sono stanco della recita! - il messaggio mentale di Damon li raggiunse tutti e tre forte e chiaro.
E Damon aveva ragione: se volevano farcela basta con le recite, basta con i segreti e basta con i sotterfugi.
L’unica opzione era la verità.







NOTE:
Ciao a tutti!
Nuovo capitolo postato in tempo...grazie al mio pc che ha capito, dopo tutte le maledizione che gli ho mandato, che con me non si fanno vacanze...XDXDXDXDXD
Grazie a chi ha letto e a chi ha recensito lo scorso capitolo!
In questo capitolo viene fuori tutta la stupidità degli stregoni...perchè...parliamoci chiaro: se non hai neppure uno straccio di prova concreta, come fai a fare accuse? Davvero pensi che Damon sia così idiota da venirti a raccontare tutto?
Vabbè...comunque....
Nel prossimo capitolo Bonnie scoprirà finalmente la verità e anche lei comincerà a chiedersi quale sia il suo ricordo-chiave, che non è detto che venga fuori...Bonnie potrebbe pure rimanere così com'è ora...non so...XDXDXDXDXD
Inoltre riceveranno una visita piuttosto inaspettata....chi sarà?
Ma vi ho già detto troppo.....adesso vi lascio.....a domenica...BACIONI...IOSNIO90!




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Capitolo 17
*** Capitolo quindicesimo ***


Capitolo quindicesimo

“Sono in ritardo!” - i nervi di Bonnie erano messi a dura prova in quel momento.
“Bonnie, calmati! Saranno qui tra breve, vedrai! E poi Damon ci aveva avvertito che dovevano seminare le spie del Consiglio prima di poterci raggiungere!” - Katie sembrava del tutto tranquilla.
Bonnie si chiese come facesse a mantenere sempre un così saldo autocontrollo.
A dire il vero, quella era una domanda che si era fatta spesso nelle ultime ore.
Katie dava sempre l’impressione di avere tutto sotto controllo, che tutto fosse apposto nonostante stesse trasgredendo a praticamente tutte le regole del Regno, fosse in combutta con dei vampiri, stesse mantenendo chissà quale sordido segreto e, cosa più importante di tutte, il Consiglio fosse sulle tracce di un traditore che equivaleva a dire che il Consiglio era sulle sue tracce.
Ma Katie sembrava sempre tanto rilassata che, nelle ultime ore, aveva portato Bonnie sull’orlo di una crisi isterica.
Era come se Bonnie sentisse il bisogno di agitarsi anche per Katie visto che lei non lo faceva.
Avevano passato tutta la sera precedente e tutta la mattinata senza rivolgersi la parola, nella più assoluta indifferenza.
Katie era sorprendente nella parte della guardia carceraria leale e ligia al dovere. Se Bonnie non avesse saputo che, in realtà, Katie era dalla loro parte avrebbe avuto senz’altro una paura matta di lei.
Per quanto riguardava Maddy….
Ad ogni ora che trascorreva Bonnie si rendeva sempre più conto della cecità e della stupidità di quella strega.
La vedeva sogghignare sotto i baffi ogni volta che lei era nei paraggi e la vedeva correre da Katie ogni volta che poteva solo per metterla a parte di ogni minima mossa nel piano del Consiglio per scovare la talpa, neanche minimamente consapevole che stava raccontando tutto alla talpa stessa.
Forse era per questo che Katie era così tranquilla: perché Maddy con la sua infinita brama di potere e la sua immensa idiozia era facile da raggirare e per di più le stava dando inconsapevolmente una mano a nascondersi.
Ma era anche vero che il Consiglio non aveva dato prova di essere poi così furbo.
Quella mattina Samuel e Samia avevano solo distribuito guardie su tutto il territorio di Kemet e avevano triplicato la sorveglianza nei pressi della casa di Bonnie, convinti di poter prendere nel sacco Damon e il fratello.
Ogni volta che si affacciava alla finestra della sua stanza Bonnie aveva visto sempre due o tre guardie pronte a scattare che si davano il cambio ad ogni ora.
Aveva quasi perso le speranza di riuscire ad uscire di casa in tempo, ma Maddy, ancora una volta, si era dimostrata talmente sciocca da lasciare campo libero a Katie e da accompagnarle addirittura alla porta dicendo alle guardie che non c’era bisogno che le seguissero visto che Bonnie era sotto la sorveglianza di Katie, la persona più fidata di tutto il Regno Magico.
Un frullio d’ali distolse Bonnie dai suoi pensieri.
Quando si voltò, si ritrovò faccia a faccia con un corvo nero piombato fuori dal nulla e che adesso le svolazzava intorno allegramente.
Gli occhi di Bonnie si spalancarono.
“Oddio! Ma da dove è uscito?” - ma non riuscì neppure a finire la frase che il corvo si trasformò sotto i suoi occhi.
Al suo posto ora c’era Damon.
“Ma come….?” - Bonnie era sconcertata.
“Vampiro, sai!” - fece Damon indicando se stesso - “Parecchio Potere fa questo effetto!”
“Ah! Buono a sapersi!”
Damon le rivolse un sorriso, poi si voltò: “Tana libera tutti! Vieni fuori!” - disse e da uno degli alberi lì vicino spuntò fuori l’altro vampiro e andò ad affiancare Damon.
“Perché lui non si è trasformato?” - la curiosità di Bonnie prese il sopravvento.
“Perché è un povero pivellino!” - Damon rispose facendo un gesto frettoloso della mano come a voler liquidare in fretta la questione.
Ma Bonnie non ci aveva capito nulla e aggrottò le sopracciglia.
“Damon vuole dire che io non sono molto potente come lo è lui e non avendo abbastanza Potere non posso trasformarmi in un animale!” - il vampiro dagli occhi verdi prese la parola.
“E’ perché bevi sangue animale?” - chiese Bonnie.
Il vampiro annuì.
“Ok! Adesso che ne dite di andare al dunque! Voi non avete tutto il giorno e qualcuno potrebbe avvistarci!” - li interruppe saggiamente Katie guardandosi intorno.
“Sì, hai ragione! Ma prima spostiamoci!” - disse il fratello di Damon.
Bonnie e Katie si guardarono, ma non commentarono e seguirono i due vampiri.
Arrivarono dopo qualche minuto in una stradina adiacente completamente deserta.
Si fermarono davanti alla porta in ferro di quello che aveva tutta l’aria di essere un magazzino abbandonato.
Damon afferrò la maniglia arrugginita e aprì la porta senza il minimo sforzo e stando attento ad ogni rumore.
Entrarono tutti in una specie di grossa scatola di sardine con un oblò sul soffitto da cui filtrava la luce. Non c’era nulla all’interno tranne una vecchia panchina con la vernice scrostata e quelli che sembravano chili e chili di polvere.
“Bel posto!” - commentò Katie.
“Qui saremo al sicuro! A nessuno verrà mai in mente di venire fino a qui!” - disse Damon.
Un silenzio imbarazzante calò nella stanza.
Bonnie andò a sedersi sulla panchina di fianco a Katie.
“Direi di cominciare!” - disse il vampiro con gli occhi verdi.
Bonnie annuì.
“Bene! Bonnie quello che ti diremo ti sembrerà del tutto folle, ma ti assicuro che è la verità!” - cominciò il vampiro.
“Ok! Va bene!”.
“Per farla breve, la tua vita, quella vita che credi di avere, quella vita che ricordi di aver vissuto è solo un’immensa bugia!” - cominciò il vampiro.
“Una bugia? Come sarebbe….una  bugia?” - Bonnie credette di avere sentito male.
“Tu non sei nata qui! Non ci sei mai stata e fino a poco tempo fa non sapevi neppure che esisteva una Regno Magico! Tu vivevi nel mondo umano con la tua famiglia e i tuoi amici! Qualche anno fa hai scoperto di essere una strega, ma la cosa non ti è piaciuta molto tanto che ti facevi venire un attacco di panico ogni volta che qualcuno ti chiedeva di usarla! Poco dopo io e Damon arrivammo a Fell’s Church, la cittadina in cui vivevi, e da quel momento ne sono successe talmente tante che non so neppure da che parte cominciare! So che credi che i tuoi genitori siano morti, ma non è così, sono vivi e stanno bene! So che credi che queste persone ti siano amiche, ma non è così…i tuoi veri amici siamo noi, noi e le persone che sono rimaste fuori e che aspettano solo che tu ritorni!” - spiegò il vampiro.
“I miei veri amici?” - quello di Bonnie fu quasi un sussurro.
“Sì! Posso dirti i loro nomi, se vuoi! Hai due migliori amiche: una si chiama Elena ed è la mia fidanzata, l’altra si chiama Meredith….”
“Meredith? Ma questo è il nome che….” - Bonnie si voltò verso Katie.
“Sì! E’ il nome che inconsapevolmente ti è uscito di bocca quando mi hai detto che ti fidavi di me! Te l’avevo detto che c’era una ragione!” - le sorrise Katie.
“Sì! Meredith è più di un’amica per te…è come una sorella, è come se fosse la tua sorella maggiore! E’ sempre lì a sorreggerti, a proteggerti e a consolarti ogni volta che ne hai bisogno! E poi c’è Matt…lui…beh non so di preciso cosa lui provi in realtà per te, ma so che tu lo consideri un tuo grandissimo amico e gli vuoi un gran bene!” - continuò il vampiro.
“E tu? Anche tu sei mio amico?” - chiese Bonnie.
“Sì! Il mio nome è Stefan Salvatore! Sono il fratello minore di Damon e sono un tuo amico, si!”
“Ma io non ricordo nulla! Voi state qui a dirmi tutte queste cose, a dirmi che la mia vita è finta, ma è l’unica che ricordo!” - protestò Bonnie sempre più confusa.
“Lo so! Questo dipende da quello che ti hanno fatto Samuel e Samia, da quello che hanno fatto a te e a Damon!” - rispose Stefan.
“A me e a Damon?” - chiese Bonnie puntando i suoi occhi su Damon che se ne stava semplicemente lì davanti a lei a fissarla senza dire una parola.
“Sì! Tu e Damon vi amavate già da prima che noi venissimo qui! Ne avete passate tante per stare insieme, ma alla fine ce l’avete fatta! Siete partiti per un viaggio in giro per l’Europa e al vostro ritorno uno stregone, Ted, il cugino di Katie, vi tese una trappola per ordine di Samuel e Samia utilizzando un incantesimo chiamato Il Labirinto, ma anche quella volta voi ce l’avete fatta e Damon è riuscito ad ucciderlo. Però, proprio quando pensavate che tutto fosse finito, Samuel e Samia sono arrivati e ti hanno portato via! Ti hanno portato qui, nel Regno, e ti hanno fatto un incantesimo, Il Sigillo, con il quale hanno bloccato tutti i tuoi veri ricordi rendendoteli inaccessibili e ti hanno instillato nella mente una nuova vita con nuovi ricordi! Ma è tutto falso, Bonnie! E’ per questo che siamo qui, per farti ricordare e per portarti con noi, nel tuo mondo!” - raccontò Stefan.
“E come faccio a ricordare?” - chiese Bonnie.
“Non c’è un contro incantesimo! L’unico modo è il ricordo-chiave! In poche parole, bisogna stimolare la tua mente in modo che i ricordi comincino a spingere per far spazio al ricordo più importante della tua vita, il ricordo-chiave, appunto! Solo quando questo particolare ricordo tornerà a galla tu recupererai tutto!” - intervenne Katie poggiandole una mano sulla spalla.
“Quindi potrei non ricordare mai!” - concluse Bonnie con le lacrime agli occhi.
“Invece ce la farai! Ma l’importante è che tu creda a quello che ti abbiamo detto! Tu ci credi, vero Bonnie?” - le chiese quello che era risultato essere il suo amico Stefan.
Bonnie abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi.
Era confusa. Non sapeva se crederci oppure fuggire via di lì.
Il suo cuore le diceva di fidarsi di Katie, le diceva che Stefan non era in grado di mentire, e le urlava che amava Damon.
Ma la sua ragione….la sua ragione le diceva che lei non ricordava.
Ma, pensandoci bene, anche Stefan le aveva detto che lei non ricordava, solo che le aveva spiegato anche il perché.
Ma era proprio vero?
Era possibile che Samuel e Samia fossero così malvagi?
La ragione le diceva che i Consiglieri si erano sempre presi cura di lei, che non doveva dubitare.
Ma il cuore le diceva che di motivi per dubitare ne aveva, eccome.
E poi c’erano tutti quegli episodi misteriosi, tutte quelle strane sensazioni.
Lei aveva davvero detto < ti voglio bene, Meredith >  e aveva sentito davvero che quell’affetto c’era, che quelle parole non erano prive di senso.
E quante volte Damon le aveva detto cose che non era riuscita a capire? Quante volte lo aveva sentito farfugliare di un < inizio > di cui lei non aveva memoria? E poi c’era la volta in cui le aveva detto che l’amava, che l’amava da molto tempo, come era possibile se la conosceva da soli cinque giorni? E perché si era sentita così angosciata quando era stato condannato a morte? Perché si era sentita così presa dal suo sguardo? Perché il suo nome le aveva risvegliato dentro un turbinio di sensazioni fortissime? Come aveva fatto ad innamorarsi di lui, un vampiro, in così poco tempo?
Ma forse non si era innamorata di lui in così poco tempo….forse Stefan aveva ragione e il suo cuore era semplicemente tornato a fare quello che era sua abitudine fare cioè amare Damon incondizionatamente.
Ad un tratto tutto le fu chiaro.
Come poteva essere finto un sentimento tanto forte?
Lei amava Damon con tutto il cuore e la ragione non aveva dati né certezze che potessero mettere in dubbio il suo amore per lui.
Bonnie aveva deciso.
“Io vi credo!” - disse mentre una lacrima le solcava il viso, poi si rivolse a Damon - “Adesso ho capito perché mi dicevi di amarmi da prima di venire qui, ho capito perché dicevi di conoscermi da tanto e ho finalmente capito perché sei venuto qui: sei qui per riuscire a farmi tornare quella di prima, la Bonnie che amavi!” - disse.
A quelle parole vide gli occhi di Damon illuminarsi di una strana scintilla rossa e vide i tratti del suo volto irrigidirsi fino a dargli un’ espressione a metà tra il confuso e l’irritato.
Con un unico passo Damon annullò la distanza che c’era tra loro, si inginocchiò davanti a lei e le prese le mani tra le sue, incatenando i loro occhi.
“No!” - disse - “Se c’è una cosa che ho capito è che non esiste una Bonnie del passato e una Bonnie del presente! Esisti solo tu! Se sono qui è perché voglio che Samuel la paghi per quello che ci ha fatto, è perché quando ti ha portato via da me io ho visto il terrore nei tuoi occhi, è perché ti ha strappato ad una vita felice, ti ha strappato al posto a cui appartieni, ti ha strappato a persone che ti amano e che vogliono che tu ritorni! Se sono qui è perché ti amo! E ora come ora non mi importa se recuperi o no la memoria, l’unica cosa che voglio è andare via da qui…con te!” - e detto questo le afferrò il viso e la baciò.
Bonnie si aggrappò a Damon e in un attimo di lucidità sentì le lacrime, le sue lacrime bagnarle il viso e scendere a mischiarsi al bacio.
Bonnie era felice.

Stefan tirò un sospiro di sollievo: Bonnie sapeva e credeva.
Ma non era così stupido da illudersi che fossero state le sue parole a farle prendere una decisione. Stefan sapeva bene che ciò che lui aveva detto aveva potuto destabilizzarla, ma a farle decidere davvero era stato l’amore di Bonnie per suo fratello.
Amore che si stava ancora concretizzando lì davanti ai suoi occhi e che lo stava mettendo decisamente in imbarazzo.
Spostò lo sguardo su Katie e si rese conto che anche lei lo stava fissando impacciata.
“Forse è meglio se….” - bisbigliò indicando la porta.
Katie annuì e, lentamente, per non disturbare i due innamorati, lo affiancò.
“Credo sia il caso di lasciarli soli!” - sussurrò lo strega sorridendo.
“Già!” - commentò Stefan.
Erano ad un passo dalla porta quando questa si spalancò.
Stefan arretrò di scatto trascinando di peso Katie. Nel frattempo Damon si era alzato e stringeva a se Bonnie con gli occhi puntati sulla porta aperta.
E lì una figura ricurva si stagliava in controluce.
Stefan notò che Damon aveva cominciato a tremare dalla rabbia e ne capiva bene il motivo: non potevano permettere che andasse tutto a rotoli proprio adesso che erano ad un passo dall’andarsene.
La figura avanzò lentamente tenendoli con il fiato sospeso.
Era un uomo, era anziano e quando si richiuse la porta alle spalle e poterono vederlo meglio, tutti rimasero a bocca aperta.
Era il Consigliere Hugh, quello che sembrava vecchissimo, che con la sua tunica gialla e, sorretto da un bastane in ottone con il pomello in oro, attraversò tranquillamente quella specie di bunker in cui si trovavano e si sedette sulla panchina arrugginita alle loro spalle.
“Devo dire, ragazzi miei, che vi sapete nascondere bene! Ci ho messo un po’ a trovarvi!” - disse l’anziano signore guardandoli con un lampo di divertimento e approvazione negli occhi.
“Consigliere Hugh! Cosa ci fa lei qui?” - chiese Katie.
“Potrei farti la stessa domanda, ma credo di sapere la risposta! Qui tutti stanno cercando la talpa e a quanto pare ce l’hanno sotto il naso perché sei tu, giusto?” - ribattè il Consigliere.
“E’ venuto per arrestarci tutti e per farci uccidere?” - chiese tremante Bonnie.
“Oh, no di certo, ragazza mia! Sono contro la violenza io!” - rispose l’anziano.
“Certo, come no! Mi scusi tanto, ma con tutto quello che il Consiglio ci ha fatto e ha ancora in programma di farci, stento a credere che ci sia qualcuno contro la violenza qui!” - commentò acido Damon.
“Lo capisco! Lo capisco! Ma io sono qui per aiutarvi!” - rispose annuendo Hugh.
“Come, prego? E perché lo farebbe?” - chiese Damon.
“Per due ragioni! Primo: Conoscevo la vostra signora Flowers e sebbene abbia passato poco tempo con lei, so che è una delle persone con la maggior capacità di giudizio che io abbia mai conosciuto e vi posso assicurare che, alla mia età, di persone ne ha conosciute parecchie. Quindi se lei vi è amica e si fida di voi vuol dire che siete brave persone, quindi vi aiuterò! Secondo: non mi è mai piaciuta tutta questa faccenda, l’ho sempre trovata orribile! Ho trovato atroce il Labirinto e quello che vi è successo lì dentro e ho trovato ancora più atroce e ingiusto quello che hanno fatto a Bonnie! Ma io sono solo un povero, vecchio Consigliere inferiore e nonostante quello che si sa e si dice in giro, Samuel non prende mai in considerazione le nostre opinioni e fa tutto di testa sua supportato dalla sorella. Noi non abbiamo diritto di replica! Così molti di noi si sono semplicemente annoiati e hanno deciso di lasciar perdere tutto e far governare lui! Ma questa volta ha passato il limite e quindi ho deciso di unirmi alla vostra banda di furfantelli!” - spiegò il Consigliere.
“E noi dobbiamo crederti?” - chiese Damon.
“Secondo me dice la verità e poi è venuto da solo!” - commentò Katie.
“Anche secondo me! Non mi sembra cattivo!” - disse Bonnie.
“Stefan?” - chiese Damon.
“Non lo so! Ho dei dubbi come ce li avevo su Katie, ma ci ha dato due buone ragioni e altro aiuto non ci farebbe male!” - rispose Stefan.
“Io non lo so! Non sono convinto!” - disse Damon.
“Vuoi una prova?” - chiese Hugh.
“Magari!” - rispose Damon.
“Bene! La prova è che nessuno è ancora venuto a prendervi nonostante l’ora!” - disse Hugh.
“Che significa?” - chiese Bonnie.
“Significa che siete stati un po’ distratti! Sono le 16:05! Avete un ritardo di cinque minuti eppure non ci sono guardie! E sapete perché?” - disse Hugh.
Tutti annuirono. Stefan, in particolare, annuì maledicendosi per la sua sbadataggine.
“Perché quando i due ragazzi vampiri torneranno nella loro cella troveranno due copie esatte di loro stessi che sono comparse dal nulla esattamente sei minuti fa e che scompariranno non appena ritornerete!” - spiegò il Consigliere.
“L’hai fatto per proteggerci?” - chiese Stefan sbalordito.
“Certo! Qualcuno deve pur pensarci mentre voi siete impegnati nelle vostre riunioni!” - rispose Hugh.
Stefan si voltò verso Damon che stava continuando a fissare l’uomo.
“Ok! Ti credo! Ma tradiscici e prima di morire giuro che uccido te!” - disse, alla fine, Damon.
“Bene! Allora io direi di rivederci domani mattina alle 7: 30 a casa mia, in periferia! E’ un posto tranquillo e nessuno ci seguirà! Katie sa dov’è e ci porterà Bonnie! Per quanto riguarda voi…creerò altre copie e le terrò nella vostra cella per tutto il giorno così da farvi avere la giornata completamente libera e vi invierò in sogno delle mappe per arrivare al luogo esatto dell’incontro! Lì parleremo di come farvi uscire dal Regno! Che ne dite?” - propose il Consigliere.
Tutti si ritrovarono di nuovo d’accordo.
Ma mentre stavano per lasciare la stanza e separarsi, Bonnie li fermò.
“Aspettate! Ho un’ultima domanda da fare….a Katie!” - disse.
Stefan aveva già intuito cosa volesse chiedere e si sorprese che lo facesse solo adesso.
“Dimmi!” - fece Katie.
“Stefan ha detto che Ted, lo stregone inviato dal Consiglio per tenderci una trappola, lo stregone che Damon ha ucciso, era tuo cugino! Volevo sapere…perché ci aiuti se abbiamo ucciso un tuo parente?” - chiese Bonnie.
Katie non esitò a rispondere.
“Perché quello finito davvero in trappola è stato proprio Ted. Samuel e Samia lo hanno mandato in missione sapendo che contro Damon lui non avrebbe mai vinto e sarebbe morto! E, addirittura, quando si è ritrovato ad un passo dalla morte e ha chiesto aiuto, loro glielo hanno negato restando semplicemente lì a guardarlo morire! Voglio vendetta e questo è il modo migliore per ottenerla!”
Bonnie la fissò per qualche istante, poi Stefan la vide farsi avanti e stringere Katie in un abbraccio di sincera comprensione.

Erano le 23:00 passate ormai.
Damon aveva trascorso tutto il resto del giorno a pensare e a ripensare a quello che era successo quel pomeriggio: a Bonnie, alla loro riunione, a Bonnie, all’arrivo di Hugh, a Bonnie, all’incontro del giorno dopo, a Bonnie e poi ancora a Bonnie.
Alla fine non aveva resistito e nonostante le guardie decise di andare da lei.
Aveva pensato per ore intere ad un modo per passare del tempo con lei senza che li scoprissero e aveva finalmente trovato un’idea a dir poco perfetta.
Sotto forma di corvo, si appollaiò su un albero proprio fuori alla finestra di Bonnie, da dove poteva guardarla senza che nessuno si accorgesse di lui e cominciò  a chiamarla telepaticamente: - Streghetta! -

- Streghetta! - quella voce risuonò all’improvviso nella mente di Bonnie.
Era così presa a cercare di addormentarsi in modo da far arrivare prima il giorno dopo e quindi prima il momento in cui avrebbe rivisto Damon, che si spaventò.
Ma nemmeno lo spavento le impedì di riconoscerlo.
“Damon…” - sussurrò da sotto le coperte.
- Non c’è bisogno che parli! Io ti parlo telepaticamente, tu limitati a pensare le risposte…io posso leggertele nella mente - le disse la voce telepatica di Damon.
- Ok! Mi senti? -
- Forte e chiaro! - rispose divertito Damon.
- Non prendermi in giro! -
- Perché? E’ divertente! - e la risata di Damon le risuonò nella mente.
- Vabbè..tanto con te è inutile! Piuttosto…sentiamo un po’: il mio vampiro mi sta forse invitando ad un appuntamento telepatico? - chiese Bonnie.
- Era questa l’idea! -
- Originale e fantastica - rispose entusiasta Bonnie.
- Lo so! Tutto quello che faccio è fantastico! - si pavoneggiò il vampiro.
- Scommetto che anche quando avevo i miei ricordi mi complimentavo con te per la tua assoluta modestia - rispose sarcastica Bonnie.
- A dire il vero, si! Certe cose non cambiano - fece Damon.
A Bonnie venne un’idea.
- Damon? -
- Sì? -
- Tu potresti inviarmi delle immagini mentali? - chiese Bonnie.
- Sì, certo! Perché? Cosa vuoi vedere?Il mare? Il sole? Il mio corpo da urlo? - chiese Damon.
- No, scemo! Vorrei che mi mostrassi i nostri momenti, quelli che io non ricordo! - rispose Bonnie.
- Sicura? -
- Sì! Sicurissima! -
- Allora mettiti comoda! - fece Damon.
Bonnie chiuse gli occhi e all’improvviso si ritrovò in un  altro mondo.
Nella sua mente vedeva immagini che si susseguivano a raffica e che sentiva che non le appartenevano.
Ma al centro di ogni immagine c’era lei!
Solo che era diversa: era avvolta da una specie di luce, i suoi capelli sembravano ricci e ribelli, ma, allo stesso tempo, lisci e morbidi come seta, la sua pelle era delicata e vellutata, il suo profumo era dolce e piccante insieme, il suo sorriso era radioso e, in generale, tutta la sua persona era avvolta da un’aura di purezza e candore che la rendeva più simile ad un dea che ad una ragazza.
Bonnie si sentiva sulle nuvole, sentiva il cuore che le esplodeva nel petto. Non aveva mai creduto possibile che qualcuno la vedesse in quel modo eppure Damon lo faceva.
Poi la scena tremò e si mosse.
Adesso vedeva se stessa inginocchiata sull’erba secca, in mezzo ad un trionfo di mistero e natura; di fronte a lei, inginocchiato anche lui c’era Damon e aveva un’aria così stravolta…
Damon adesso le stava chiedendo qualcosa…un attimo dopo si stavano baciando e in lontananza la voce di Damon le suggerì che quello era il loro primo, vero bacio.
Poi la scena cambiò.
Adesso Damon era a terra, era ferito, lei era spaventata. Dietro  di loro un vampiro dai tratti asiatici li guardava minacciosamente. Adesso lei e Damon stavano parlando, ma questa volta riuscì a sentire bene quello che dicevano: si stavano dicendo < Ti amo > per la prima volta.
Bonnie sentì le lacrime premere per venire liberate.
Poi la scena cambiò ancora e cambiò ancora sempre più velocemente.
Bonnie si vedeva per strada, mano nella mano con Damon e ad ogni cambio di immagine erano in un posto nuovo e favoloso.
Quello doveva essere il viaggio di cui aveva parlato Stefan.
Poi Damon ricordò ancora e ricordò un bacio: loro due erano in pericolo per via del…Labirinto?…si! Per via del Labirinto…e il ragazzo che li guardava doveva essere il cugino di Katie, Ted!
Poi un altro bacio: erano all’interno di una struttura di pareti verdi e luminose, avevano creduto di perdersi, ma si erano ritrovati.
Poi le mostrò un ricordo che era anche suo: Bonnie rivide la Sala delle Udienze, il primo giorno, rivide quando il loro occhi si erano incontrati e assaporò tutta la gioia di Damon per il fatto di averla ritrovata.
- Grazie - pensò.
- Buonanotte, uccellino! -








NOTE:
Ciao a tutti!
Come è andata la vostra domenica?
La mia è stata orribile con la febbre che mi sono ritrovata!
Allora, com'era il capitolo? Vi è piaciuto il modo in cui Bonnie ha scoperto la verità oppure doveva avvinire in modo diverso?
Personalmente io ho preferito far parlare Stefan in questo momento perchè l'ho sempre creduto più pacato e quindi più adatto di Damon a gestire situazioni delicate come questa! Voi che mi dite?
Vi avevo detto che qualcuno li avrebbe aiutati e sopresa.....era il Consigliere Hugh!
Qui non ha detto molto di lui, ma nel prossimo capitolo racconterà la sua storia con la signora Flowers....almeno per come l'ho pensata io!
Cosa ne pensate dell'appuntamento telepatico? A me è piaciuta l'idea visto che non potevano incontrarsi con la casa di Bonnie piene di guardie!XDXDXDXDXD
Stiamo giungendo lentamente al termine...mancano altri due, tre capitoli!
Quindi un grazie enorme a chi mi segue e a chi si prende persino la briga di recensirmi....Vi voglio proprio bene!
A giovedì sera.....BACIONI..IOSNIO90!

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Capitolo 18
*** Capitolo sedicesimo ***


Capitolo sedicesimo

Erano appena le sette del mattino eppure Bonnie saltellava felice per un viale alberato nella periferia del Regno Magico di fianco ad una Katie assonnata che faceva fatica a trattenerla.
“Bonnie, calmati! Mi spieghi che cos’hai stamattina?” - l’esclamazione e la domanda di Katie vennero intervallate da un suo sonoro sbadiglio.
In effetti Bonnie doveva ammettere che la sua amica non aveva tutti i torti.
Di solito lei cominciava a carburare solo verso le dieci del mattino dopo aver assunto una quantità spropositata di tè e bevande energetiche. Prima di quell’ora il Regno Magico era infestato dallo zombie-Bonnie.
Ma quella mattina era diversa dalle altre.
Stava per rivedere Damon dopo il loro appuntamento telepatico consapevole che avrebbero potuto passare liberamente tutto il giorno insieme grazie alle copie magiche di Hugh e già questo bastava a farla sentire euforica; in più c’era il fatto che Hugh si era schierato dalla loro parte e li avrebbe aiutati a scappare allontanandosi da quel posto che, se per tutti era un sogno ad occhi aperti, per lei rappresentava soltanto un incubo infernale e troppo luminoso.
Solo dopo la rivelazione di Stefan circa la sua vera vita Bonnie si era resa conto di quanto le desse fastidio tutta quella luce.
“Sai una cosa, Katie? Credo che ce la faremo!” -  affermò sicura Bonnie afferrando un braccio dell’altra strega.
“Allora mi fido di te!” - rispose Katie.
“E fai bene! Perché sono sicura che ce la faremo!” - la risata allegra che seguì le parole di Bonnie riuscì a contagiare persino Katie che si illuminò in viso.
Bonnie pensò che era bello vederla così solare, che doveva ridere più spesso.
Camminarono a braccetto per qualche altro centinaio di metri, poi il loro sentiero si aprì dolcemente davanti ai loro occhi fino a rivelare una piccola radura erbosa e fiorita. Al centro della radura c’era una casa ed era bellissima.
Era completamente in legno, sembrava un grande chalet di montagna, e dei robusti pilastri bassi la tenevano sollevata da terra.
L’unica via d’accesso era una scalinata che, se ad un primo colpo d’occhi sembrava essere fatta con chissà quale materiale rosso brillante, guardando più attentamente ci si accorgeva che in realtà era completamente ricoperta di petali di fiore, papaveri rossi a giudicare dal profumo, e portava dritto ad un piccolo portico che circondava il perimetro dell’intera casa.
La porta era completamente spalancata e alle finestre dei vetri multicolore formavano degli strani e bellissimi giochi di luce su tutta la radura ogni volta che venivano colpiti da un raggio di sole.
Era la casa dei sogni.
“Quella è la casa del Consigliere Hugh?” - chiese Bonnie quasi sussurrando come a non voler rompere il silenzio magico che regnava in quel posto.
Katie si limitò ad annuire continuando a tenere gli occhi sulla casa.
“Ragazze mie, avete forse intenzione di restare lì tutto il giorno?” - la voce di Hugh arrivò forte e chiara dall’interno.
Bonnie battè più volte le palpebre come per risvegliarsi da un sogno e, guardandosi intorno, notò la figura ricurva del Consigliere avvolta nella sua solita tunica gialla che le sorrideva gentilmente dalla porta.
“C-Come, scusi?” - balbettò Bonnie.
Un attimo dopo Stefan uscì sul portico e sorrise loro salutandole con un leggero cenno del capo, ma ciò che colpì Bonnie fu la comparsa di Damon.
Damon comparve all’improvviso sul tetto della casa e se avesse potuto avrebbe pianto tante erano le risate che lo scuotevano.
“Si può sapere cosa hai da ridere?” - chiese Bonnie una volta ritrovata la completa lucidità.
Damon si rimise su dritto e si lasciò cadere atterrando delicatamente sull’erba fresca di fianco a lei dopo un salto di più di sei metri. Continuava a ridere.
“Mi dici che cos’hai?” - Bonnie cominciava a spazientirsi.
“Tu!” - rispose Damon cercando, senza riuscirci, di riprendere il controllo.
“Io cosa?”
“La tua faccia…uno spasso!” - e giù nuove risate.
Bonnie rimase di sasso.
“Quindi TU stai ridendo di ME!” - disse.
“Avanti! Non te la prendere!” - Damon cercò di afferrarle i fianchi, ma Bonnie si scostò.
“Invece me la prendo, eccome! Tu stai ridendo di me!” - la pazienza di Bonnie era al limite.
Un silenzio teso calò sul piccolo gruppo. Nessuno osava muoversi.
Damon aveva coscienziosamente smesso di ridere e adesso se ne stava lì impalato sotto lo sguardo accusatorio di Bonnie.
“Allora? Voglio una spiegazione!” - chiese lei a braccia incrociate.
“No! Cioè….mmh…è che…Bonnie io non stava ridendo di te! Cioè si, ma non è come credi! Il fatto è che….ti ricordi ieri sera quando ti ho fatto vedere le immagini del nostro viaggio?” - Damon sembrava proprio leggermente impacciato.
Bonnie annuì.
“Ecco! La faccia che hai fatto quando hai visto la casa era la stessa che hai avuto per l’intero viaggio. Per tutto il tempo avevi stampata sul viso un’espressione a metà tra l’incredulo e l’euforico simile a quella dei bambini davanti ad un gioco nuovo o a quella delle gazze ladre davanti a qualcosa che brilla. E te ne andavi sempre in giro voltando la testa da un lato e dall’altro furiosamente e con gli occhi spalancati. A volte ho temuto seriamente che potessi romperti il collo! Io ho sempre trovato quella faccia buffissima e poco fa l’hai rifatta e non sono riuscito a trattenermi!” - si giustificò Damon.
Bonnie ascoltò tutto il racconto in silenzio e continuò a restare in silenzio anche dopo.
Damon continuava a fissarla in attesa della sua reazione.
Gli altri…beh…gli altri Bonnie non riusciva a vederli, ma all’improvviso riuscì a sentirli.
Una risata leggera e sommessa raggiunse le sue orecchie, a questa se ne unì un’altra più decisa e a stento trattenuta e poi un’altra ancora, una risata roca e mascherata da falsi colpi di tosse.
Quando Bonnie si voltò Stefan, Katie e Hugh scoppiarono a ridere rumorosamente.
Bonnie si voltò di nuovo verso Damon che, poverino, cercava di trattenersi dal ridere per non farla arrabbiare di nuovo, ma Bonnie stessa doveva ammettere che l’immagine che Damon aveva dato di lei era davvero uno spasso.
Bonnie scoppiò a ridere e in breve tutti guardarono tutti facendo strani segni indicando Bonnie, il loro viso e improvvisando degli scatti veloci della testa con gli occhi spalancati e a bocca aperta.
“Ok! Ammetto che è divertente, ma questo non significa che mi piaccia sentirti ridere di me!” - disse Bonnie rivolta a Damon una volta che le risate cominciarono a scemare.
“Ok! Ricevuto, comandante piccola tigre!” - rispose Damon attirandola a se circondandole le spalle con un braccio.
“Guarda che dico sul serio! Smettila di prendermi in giro, sei odioso quando fai così, non ti sopporto!”
“Questo è impossibile! Io sono perfetto!” - ribattè Damon a testa alta e con il mento per aria.
“Oddio! Stefan, ti prego, dimmi che in realtà io mi sono innamorata di lui soltanto perché mi ha influenzata! Altrimenti non riesco a spiegarmi come faccio ad amare un simile egocentrico narcisista!” - disse Bonnie al vampiro più giovane simulando una voce di falsa lamentela.
“A dire il vero, Bonnie, bastava che una sola persona ipotizzasse per sbaglio che Damon avesse usato il suo Potere per costringerti ad amarlo, che tu ti trasformavi e cominciavi ad urlare e a scalciare perché il povero malcapitato di turno aveva osato dire una cosa del genere!” - rispose Stefan.
“Oh, fantastico! Allora sono io ad essere completamente idiota!” - commentò Bonnie scatenando un’altra ondata di risate.
“Ok! Ok! Adesso direi di entrare!” - li interruppe Hugh invitandoli ad accomodarsi all’interno con un gesto della mano.
Pochi secondi dopo erano tutti riuniti all’interno del piccolo, ma spettacolare salottino della casa del Consigliere.
Bonnie era seduta su un poltrona in velluto bianco accanto al caminetto spento e Damon era al suo fianco seduto sul bracciolo della stessa poltrona e le teneva la mano.
“Bene! Vorrei cominciare dicendovi che siete al sicuro! Stamattina presto ho inviato di nuovo le due copie nella vostra cella dove resteranno per tutto il giorno!” - li rassicurò Hugh.
“Ottimo! Ora direi che dovremmo affrontare il problema principale, come facciamo ad uscire di qui senza essere visti?”- chiese Stefan.
“Teniamo presente che oggi è il sesto giorno e domani notte verranno a prenderci!” - fece presente Damon.
Bonnie gli strinse ancora più forte la mano.
“Beh…come vi ho già detto io userò l’incantesimo della mia famiglia, non ci sono problemi, devo solo prepararlo!” - intervenne Katie seduta accanto a Hugh sul divano di fianco alla poltrona di Bonnie.
“Non puoi!” - disse Hugh.
“Come sarebbe che non può?” - chiese Damon allerta.
“Ha poco tempo! Se non erro, incantesimi come quello della famiglia di Katie necessitano di una preparazione di circa dodici ore!” - spiegò il Consigliere.
Katie annuì.
“Beh, vi ricordo che c’è un’indagine del Consiglio in corso e che per quanto siano stati cechi fino ad ora, Samuel e Samia sono tremendamente ostinati e intelligenti ed hanno già dei sospetti! Potremmo non avere tutto quel tempo!” - commentò Hugh.
“Quindi cosa facciamo?” - Bonnie era terrorizzata.
“Vi aiuterò io e vi darò un mezzo più facile da usare!” - disse serenamente Hugh e tirò fuori dalla sua tasca destra una pietra a forma di stella, grande quanto una moneta e luminosa e la diede a Katie che l’afferrò prontamente.
“Questa pietra apre i portali per il mondo umano ed ha effetto immediato! Ne esistono poche, ma fortunatamente io ne ho una, un residuo dei miei vecchi tempi da Cacciatore. Per usarla basta lanciarla verso il cielo e dire a voce alta il nome del luogo in cui si vuole andare. Ma, come ho già detto, ha effetto immediato, quindi, prima di usarla, accertatevi di essere tutti vicini!” - spiegò il vecchio Consigliere.
“Oh, Consigliere, grazie! Ma, aspetti un attimo? Lei non viene con noi?” - chiese Stefan avvicinatosi con gratitudine all’uomo.
Il Consigliere scosse leggermente il capo: “No! Sono troppo vecchio e il mio posto è qui! Ma sono molto felice di esservi stato d’aiuto, in qualche modo!”.
“Le prometto che parlerò di lei alla signora Flowers!” - disse Stefan e strinse le mani del Consigliere che sorrise riconoscente.
“E tu, Katie? Cosa farai?” - chiese Bonnie.
“Katie viene con noi!” - rispose Damon.
“E, una volta fuori di qui, si fermerà da noi per tutto il tempo che riterrà necessario!” - aggiunse Stefan.
Katie guardò prima l’uno poi l’altro e sorrise imbarazzata per quella loro dimostrazione di fiducia.
“Per quanto riguarda me….non mi interessa se avrò recuperato o no i miei ricordi, io vengo con voi! E se non dovessi recuperare la memoria adesso ci sarà comunque tempo dopo!” - disse Bonnie sorridendo a Damon che si chinò a sfiorarle teneramente le labbra.

“Possibile che non si riesca a trovare nessuna prova?” - Maddy.
“Non ci credo! Non possono essere più furbi di noi!” - Sean.
“Deve esserci sfuggito qualcosa!” - Maddy.
“Secondo me sono le guardie che sono incompetenti” - Sean.
“Ragazzi, calmatevi!” - Samuel che cercava di calmare i due giovani stregoni.
“No! Uno stupido vampiro non può cavarsela così!” - Sean.
“Ma che ti importa del vampiro, tanto domani muore comunque! Quello che io non riesco a concepire è che quella strega insulsa rovini tutto! Io la odio!” - Maddy.
“Anch’io, dopo quello che mi ha fatto! Cioè…come si può respingere me per un vampiro!” - Sean.
“Non vantarti troppo, Sean, poteva rifiutarti comunque, con o senza vampiro!” - Maddy.
“Sì, ma non per il vampiro!” - Sean.
“BASTA! TUTTI E DUE, ZITTI!” - urlò Samuel esasperato.
I due giovani si zittirono.
“Era ora!” - commentò Samuel.
Il silenzio calò nella stanza.
Samia si massaggiava le tempie, così come aveva fatto per tutto il tempo in cui Sean e Maddy avevano continuato a lamentarsi.
All’improvviso qualcuno bussò alla porta e dopo un attimo una guardia entrò e andò verso Samuel al quale disse qualcosa in un orecchio, poi il Consigliere lo congedò.
“La riunione è finita!”-  disse Samuel e si alzò dal suo trono afferrando per un braccio anche Samia.
“Ma se non è neppure cominciata!” - protestò Maddy.
“Ho detto che è finita! Andatevene!” - ordinò Samuel.
Samia guardò il fratello incredula, non sapendo cosa pensare.
Quando i due giovani uscirono, Samuel le afferrò una mano e la trascinò fuori dalla stanza, verso la biblioteca.
“Samuel, cosa succede? Dove andiamo?” - chiese Samia.
“Ieri pomeriggio ho incontrato Hugh in corridoio, stava uscendo e la cosa mi ha insospettito perché non esce mai in più non ha voluto dirmi dove andava! Stamattina, poi, l’ho visto dalla mia finestra, era molto presto e stava uscendo di nuovo!” - spiegò Samuel.
“E allora?” - chiese Samia.
“Ti ricordi quel nome? Flowers?” - chiese Samuel mentre entravano in biblioteca e trascinava la sorella verso la parte più nascosta dove si trovava l’accesso alla loro biblioteca segreta.
“Il nome della donna citata dal vampiro!” - rispose Samia.
“Sì! Se ricordi bene, Hugh ha detto di conoscerla!” - disse Samuel.
“E allora? Tu hai detto il contrario!” - gli fece notare Samia.
“Si, ma poi mi è tornato in mente qualcosa! Così ho fatto delle ricerche negli archivi che ci sono qui nel Palazzo, ma nulla! Allora ho mandato la guardia che hai visto prima ai Grandi Archivi Generali del Regno e mi ha riferito che ha trovato quel nome solo alla fine di un documento che riguarda Hugh e i suoi tempi da Cacciatore! A quanto pare Hugh fu richiamato e confinato per sempre nel Regno dopo una faccenda avvenuta proprio con questa persona di nome Flowers! Il fatto interessante, però, è che tutte le pagine successive che spiegavano l’accaduto erano state strappate con la Fiamma Segreta!” - spiegò Samuel.
“Quella con cui si strappano dai documenti ufficiali quelle parti che poi andranno messe nella biblioteca segreta dei Consiglieri superiori?”.
“Esatto, per questo siamo qui! Voglio solo togliermi un dubbio! Come ti ho già detto, il comportamento di Hugh da dopo l’Assemblea mi insospettisce e il fatto che possa essere in contatto con qualcuno che è amico dei vampiri non mi fa stare del tutto tranquillo” - disse Samuel.
“Credi che lui sia la talpa? Che lavori su richiesta di qualcuno dall’esterno?” - chiese Samia.
“Può essere!” - rispose Samuel.
I due fratelli si fermarono davanti ad un muro spoglio e grigio, ma che con un unico gesto delle loro mani si trasformò in una porta alta e austera.
I Consiglieri misero le loro mani sulla maniglia nello stesso momento e, dopo un flash di luce azzurra, la porta si aprì per poi richiudersi e scomparire una volta che furono entrati.
La biblioteca segreta era immensa, molto più grande di quella pubblica, e conteneva di tutto, anni e anni di conoscenze e di tradizioni tramandate da capo a capo. Era impressionante.
Samuel e Samia si diressero verso la parte dedicata ai documenti d’archivio e cercarono un fascicolo riguardante Hugh.
Trovarlo non fu una gran sorpresa, ma sorprendente fu quello che c’era scritto all’interno.
“Non ci credo! Non lo avrei mai pensato!” - commentò Samia.
“E invece il caro Hugh nasconde più cose di quante ne dà a vedere!” - disse Samuel.
“Dove credi che sia adesso?” - chiese Samia.
“Credo che sappiamo entrambi qual è il primo posto in cui cercare, inoltre l’ho visto dirigersi verso la periferia del Regno!” - rispose Samuel.
“Dovremmo portare delle guardie?”.
“Forse sarà meglio!”.

“Ehi, streghetta! Te l’ho detto che sei bellissima oggi? Perché se non l’ho fatto, credo che comincerò a dare testate ad un albero per punire la mia terribile mancanza!”.
Era pomeriggio inoltrato e, dopo un’altra stupida chiacchierata da fratello a fratello, Damon aveva afferrato Bonnie e l’aveva portata fuori.
Avevano camminato a lungo e adesso si trovavano su un piccolo stagno nei pressi della casa del Consigliere.
Camminavano immersi tra i cespugli e circondati dal gracidio delle rane.
Le loro braccia si sfioravano appena.
“Allora credo che sia meglio che tu cominci a punirti!” - gli rispose Bonnie sorridendogli.
Ma a Damon di certo non la dava a bere: la streghetta aveva qualcosa di strano.
“Beh allora lascia che ti dica che sei un incanto!”.
“Mmmh, grazie!” - rispose Bonnie ma la sua voce era distante, sembrava distratta.
Damon si fermò e le afferrò un polso costringendola a girarsi e a guardarlo negli occhi.
“Bonnie, cos’hai?” - le chiese seriamente.
“N-nulla! C-cosa credi che abbia?” - balbettò lei in risposta.
“Bonnie…” - la riprese Damon.
Lei lo fissò per qualche istante scuotendo la testa, poi si arrese con un sospiro.
“Io sono preoccupata, ecco! Sento che c’è qualcosa che non va!” - disse Bonnie guardandolo con gli occhi pieni d’angoscia.
“Cosa dovrebbe succedere? Perché sei preoccupata tanto?”.
“Non lo so! E’ che…Damon che facciamo se qualcosa va storto? Se non riusciamo ad andarcene? Se ci scoprono? Se tu muori, io che faccio, me lo spieghi?” - la voce di Bonnie era ricolma di paura e tristezza.
Damon non riusciva a sopportare di vederla così.
“Ehi, ehi! Ascoltami bene! Non so cosa accadrà, ma so che stiamo facendo del nostro meglio! Domattina ci incontreremo e faremo in modo che tutto vada bene per potercene andare di qui! Non so neppure se ci scopriranno o meno, è probabile che accada vista la fortuna sfacciata che mi ritrovo, ma può anche darsi che resteranno cechi come hanno fatto fino ad adesso da poveri idioti quali sono! Quello che so, però, è che, se davvero qualcosa dovesse andare storto, io non voglio passare le mie ultime ore sulla terra a discutere di quello che potrà succedere e di quello che non potrà succedere. Voglio passare tutto il tempo possibile con te e se calcoliamo il fatto che è stato parecchio difficile allontanarci e restare da soli, allora non voglio sprecare un minuto di più a parlare!” - disse.
“Ah, no? E allora cosa vorresti fare?” - chiese Bonnie ritrovando il sorriso vero e luminoso di sempre.
“Beh, un’idea potrebbe essere…” - e con un gesto che valeva più di mille parole, Damon la baciò tornando a sentire dentro di sé la sensazione di essere finalmente a casa.

Damon e Bonnie erano usciti di casa da un po’, ma Stefan non si preoccupava più di tanto: capiva perfettamente che volevano stare da soli.
Era rimasto da solo con Katie e il Consigliere Hugh tutti impegnati in una fitta conversazione sulle varie tecniche con cui si può preparare un buon unguento curativo.
Stefan non ci capiva nulla, l’unica cosa che riusciva a capire era che i due stregoni erano in disaccordo, ma non sapeva proprio chi avesse ragione e chi torto.
“Comunque sia io continuo a credere che se si fa bollire il tutto e gli si aggiunge un pizzico di polvere luminosa dei prati del sud, l’unguento è molto più efficace! Non so davvero cosa ci sia di più immediato ed efficace!” - stava dicendo Katie.
“Io conosco qualcosa di più efficace e immediato: il sangue di vampiro! Giusto Stefan? Il sangue di vampiro ha effetti curativi sulle persone, o sbaglio?” - gli chiese Hugh.
- Finalmente qualcosa che conosco - pensò Stefan che stava seriamente cominciando ad annoiarsi.
“Beh, si! L’importante è non darne troppo altrimenti potrebbe cominciare a verificarsi il Cambiamento!” - rispose sicuro.
“Questo non lo sapevo!” - commentò Katie.
Hugh stava per rispondere, ma Stefan non voleva assolutamente restare ancora lì da solo ad ascoltarli parlare di cose incomprensibili, così li interruppe.
“Hugh! Vorrei chiederti una cosa anche se non c’entra nulla con quello di cui parlate!” - disse.
Il Consigliere gli fece cenno di continuare.
“Insomma, so che ci aiuti perché conosci la signora Flowers! Vorrei sapere come l’hai conosciuta!” - chiese.
Hugh spalancò gli occhi per un attimo, poi abbassò lo sguardo.
“Ma solo se vuoi dirmelo!” - si affrettò ad aggiungere Stefan.
“No, non preoccuparti! Ti risponderò volentieri raccontandovi la mia storia! Io, come tutti i Consiglieri, ero un Cacciatore di creature oscure nel mondo umano e come tutti i Cacciatori dell’epoca avevo un partner, il mio si chiamava Stan. Durante un viaggio capitai per caso su una spiaggia e lì vidi una ragazza bellissima dai capelli luminosi e la pelle vellutata e fresca che odorava di fiori di campo. Ma la cosa che più mi incuriosì fu che la scovai che stava facendo incantesimi per far germogliare piante dalla sabbia e il bello era che ci riusciva, così andai da lei a congratularmi per il suo talento magico. Lei si spaventò. Io cercai di rassicurarla dicendole di essere uno stregone e le chiesi se anche lei era una Cacciatrice in viaggio, ma lei non sapeva nulla né dei Cacciatori, né del Regno Magico: era una strega esterna come la vostra Bonnie. Mi disse il suo nome, Theophilia Flowers, e mi chiese di raccontarle tutto. Così passammo ore, giorni, settimane su quella spiaggia a parlare. Io le raccontai tutto ciò che sapevo del Regno e della vita lì. Mi innamorai perdutamente di lei e lei mi ricambiava. Una notte però successe l’irreparabile. Andai in spiaggia a cercarla e la trovai lì che accarezzava quello che all’apparenza era un grosso lupo selvatico, ma quel lupo si trasformò sotto i nostri occhi e tornò umano, era una donna e Theophilia parlava con lei senza nessuna paura. Io mi avvicinai, mi presentai e dissi chiaramente che il mio compito era uccidere il licantropo. Poco dopo arrivò Stan, il mio collega, a darmi man forte, ma Theophilia, nel momento del nostro attacco, si frappose. Lei diceva che il lupo non era cattivo, che esistevano esseri oscuri non malvagi e che noi non potevano andarcene in giro ad uccidere anche quelli buoni perché in quel caso era omicidio. Io mi fermai, non potevo attaccarla, ma Stan andò avanti e le lanciò un incantesimo. Io agii d’istinto e lanciai un contro incantesimo. Quello che ne conseguì fu una lotta magica. Alla fine io mi salvai e anche Theophilia, il lupo scappò, ma Stan morì. Poco dopo fui richiamato dal Consiglio e fui confinato nel Regno. Dopo mesi di prigionia, mi diedero un out-out: o restavo prigioniero nelle segrete oppure entravo nel Consiglio e non uscivo mai più dal Regno.Ma io ero testardo e volevo tornare alla mia vecchia vita per ritrovare Theophilia, ma sentì una conversazione in cui si diceva che era morta, così decisi di restare e di non uscire mai più dal Regno. Solo adesso ho scoperto che ho vissuto anni ed anni di dolore inutilmente perché lei era viva!” - raccontò Hugh.
Dopo il racconto un  triste silenzio calò sui tre.
“Mi dispiace!” - Stefan fu il primo a parlare.
“Non devi! Tu mi hai reso felice di nuovo, quindi grazie! Ma adesso ho un’altra cosa per voi! Vi sarà utile nel caso le cose andassero storte o qualcuno dovesse vedervi domani!” - il Consigliere lasciò la stanza per qualche minuto, quando ritornò teneva in mano una pietra perfettamente tonda, piatta e levigata. Somigliava ad un disco da hockey. La diede a Katie.
“E’ una pietra potente! Basta dire < incanto e obbedienza > per far si che qualunque persona contro cui la pietra è rivolta faccia qualsiasi cosa voi vogliate che faccia! Usatela saggiamente e solo se necessario!” - spiegò Hugh.
“Come posso ringraziarti per quello che fai per noi?” - chiese Stefan.
“Lo hai già fatto, ragazzo! Lo hai già fatto!”.

La giornata stava passando in modo sereno e tranquillo.
Bonnie aveva ancora i suoi timori nel cuore, ma aveva deciso che Damon aveva ragione: erano in un posto bellissimo, da soli…dovevano godersi il momento.
“Mi sembra un sogno!” - disse.
Se ne stavano seduti sull’erba fresca, Damon aveva la schiena poggiata contro il tronco di un albero altissimo e Bonnie aveva la schiena poggiata contro il petto di Damon.
“Lo so che sono un sogno, ma è bello che lo sottolinei!” - rispose Damon.
“Certo che un pallone gonfiato più grande di te non esiste!” - commentò Bonnie con un sorriso divertito.
All’improvviso una brezza fredda uscita da chissà dove li colse impreparati.
Bonnie rabbrividì e troppo tardi si accorse del suo leggero foulard che le abbandonava il collo e volava via perdendosi nella vegetazione.
“Resta qui! Vado io!” - le disse Damon e un attimo dopo era scomparso nello stesso punto in cui era scomparso il foulard.
Passarono minuti e minuti e di Damon nemmeno l’ombra.
Bonnie continuò ad aspettare, ma nulla cambiò e dentro di lei l’angoscia prendeva il sopravvento.
Cominciò ad urlare il nome del vampiro, ma non successe nulla.
In preda al panico, Bonnie corse a chiamare aiuto.

Stefan era ancora con Katie e stavano ascoltando Hugh tutto preso da uno dei suoi racconti di gioventù sulla caccia ai fantasmi, quando la porta si spalancò all’improvviso e una Bonnie in lacrime gli si fiondava tra le braccia.
“Cosa è successo?” - chiese allarmato.
“Damon è scomparso! Si è alzato per recuperare la mia sciarpa e non è più tornato! E’ passato diverso tempo, ho anche provato a chiamarlo, ma non risponde! E io ho un brutto presentimento!”-  disse Bonnie tra i singhiozzi.
“E fai bene!” - una voce li interruppe e li costrinse a voltarsi spaventati verso la porta spalancata.
Lì Samuel e Samia affiancati da Maddy e Sean erano alla testa di un vero e proprio esercito di guardie.
“Dov’è mio fratello?” - chiese Stefan.
“Lo abbiamo preso noi! E adesso prenderemo anche te e vi uccideremo così come uccideremo tutti qui!” - disse Samuel.
“Katie come hai potuto? Io mi fidavo di te?” - disse la strega Maddy.
“Maddy non perderò neppure il mio tempo a spiegartelo, tanto sei troppo stupida per capirlo!” - rispose Katie tagliente.
“Prendeteli tutti!” - ordinò Samuel.
“Aspetta! Cosa vuoi fare Samuel? Fermati finchè sei in tempo, questa storia è stata una follia sin dall’inizio!” - si intromise Hugh facendosi avanti.
“Non dare del folle a me, Hugh, qui il folle traditore sei tu!” - urlò Samuel.
“Lasciali andare, Samuel!” - disse Hugh facendosi più avanti.
“Non darmi ordini o ti uccido, traditore!”
“Samuel..”.
“L’hai voluto tu!” - e un bagliore rosso sangue uscì dalle mani di Samuel e avvolse completamente Hugh.
Pochi attimi dopo il corpo di Hugh giaceva senza vita sul pavimento.
Katie scoppiò in lacrime e Bonnie urlò di paura.
“Almeno ha avuto la decenza di morire con dignità, senza nessun lamento!” - commentò Samuel.
Stefan non ci vide più.
Lasciò Bonnie e si lanciò sul Consigliere superiore, ma all’improvviso il suo corpo si immobilizzò. Stefan non riusciva a muoversi, era sotto incantesimo.
Si ritrovò in un attimo tra le mani delle guardie che lo sollevarono senza che lui potesse fare nulla e lo trascinarono via.
In lontananza vide Katie e Bonnie che venivano fatte prigioniere e condannate per tradimento.






NOTE:
Ciao a tutti!
Come vanno le cose? A me benissimo ora che la febbre è andata via!
Che dire.....ecco il nuovo capitolo!
Spero vi sia piaciuto....
Cosa ne pensate della storia di Hugh? Comunque per chi non lo ricordasse, Theophilia è davvero il nome della signora Flowers...l'ho preso dai libri della Smith!
Come avete visto i cattivi si sono dati una svegliata e adesso sono tutti prigionieri, tranne il povero Hugh che ha fatto una brutta fine, ma per fortuna è riuscito a dare a Katie delle pietre che saranno di grande aiuto nel prossimo capitolo.
Nel prossimo capitolo, quello di domenica, ci sarà la resa dei conti e svelerò il ricordo-chiave di Bonnie!
Invece, il capitolo di giovedì prossimo sarà l'epilogo!
Adesso vi lascio, ma non prima di aver inviato un grosso abbraccio a tutti quelli che hanno letto e a quelli che hanno recensito!
A domenica....BACIONI..IOSNIO90!

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Capitolo 19
*** Capitolo diciassettesimo ***


Capitolo diciassettesimo

Mai, in tutta la sua vita, si era sentito tanto impotente come in quel momento.
Era stato accecato dalla rabbia per quell’atto ignobile che aveva causato la morte di Hugh e aveva fatto un passo falso finendo sotto un incantesimo dal quale non riusciva ad uscire.
Stefan si sentiva in colpa.
Forse se avesse mantenuto il sangue freddo avrebbe trovato un modo per lasciare la casa del Consigliere portando con se Bonnie e Katie e forse sarebbero anche riusciti a riprendesi Damon e a tornare a casa, ma così non era stato.
Due guardie lo tenevano sollevato da terra con il viso rivolto al soffitto e Stefan riusciva chiaramente a sentire le risatine sommesse che provenivano dal basso.
- Avevano finalmente preso i vampiri - pensavano gli stregoni e mai verità aveva fatto più male a Stefan.
Cercava di pensare, di ragionare, di vagliare tutte le possibilità che ancora gli restavano, ma niente! Il suo cervello non voleva saperne di collaborare, voleva solo viaggiare, tornare indietro nel passato a rivivere tutti i suoi momenti migliori, voleva correre libero all’esterno, voleva correre da Elena.
Appena quel nome gli si formò nella mente Stefan sentì una fitta dolorosa lì dove avrebbe dovuto battere il cuore.
Le aveva mentito: le aveva promesso che sarebbe tornato, ma non avrebbe mantenuto la parola.
Stava per morire e non le avrebbe neppure detto addio.
Un tonfo sonoro e improvviso lo fece tornare alla terribile realtà.
Si ritrovò a dover girare il viso di lato per non colpire quello che doveva essere l’arco di una porta.
Pochi istanti dopo lo misero giù: erano nella Sala delle Udienze dove li avevano condannati il primo giorno.
Ma questa volta non c’erano i troni, non c’era nulla, la stanza era completamente priva di ogni cosa fatta eccezione per il braciere enorme da cui divampava un fuoco alto e feroce e due colonne in legno. Ad una di queste era legato Damon e non riusciva a muoversi nonostante gli sforzi che Stefan gli vedeva fare.
“Ed ecco che finalmente la famiglia è al completo!” - Samuel accompagnò la frase con una di quelle risate maligne degne di un film horror di bassa lega.
Stefan non riuscì a parlare, ma lanciò al Consigliere un’occhiata piuttosto significatica e carica di tutto l’odio possibile.
“Legate anche l’altro!” - ordinò Samuel muovendo elegantemente una mano con noncuranza.
Stefan si sentì trascinare all’indietro, incapace di ribellarsi. Poco dopo era incatenato alla colonna esattamente come Damon, con una catena di legno, magica ed indistruttibile che lo teneva fermo sul posto.
Nello stesso istante in cui la catena si chiuse intorno alla sua caviglia destra, sentì i suoi muscoli tornare in vita e riuscì a muovere le braccia e la testa: l’incantesimo che lo teneva immobilizzato era stato sciolto.
Si chinò in fretta verso la catena, ma non appena la tocco dal legno comparve una scheggia lunga e appuntita che gli trafisse la mano costringendolo ad urlare.
“Non farlo! E’ inutile!” - il sussurro di Damon fu così sommesso che Stefan stesso faticò a sentirlo nonostante l’udito più sviluppato.
“Cosa avete intenzione di fare?” - chiese, rivolto a Samuel.
“Vi uccideremo, mi sembra ovvio! E non vi aspettate l’aiuto di nessuno perché abbiamo imprigionato anche le vostre due amiche streghe!” - rispose il Consigliere.
“E così ucciderai Bonnie nonostante tutto quello che hai fatto per portarla qui?” - intervenne Damon.
“Certo che no! Ucciderò Katie e poi cancellerò la memoria a Bonnie facendola tornare quella di prima, cioè…facendola tornare quella che era qui nel Regno! E senza te nei paraggi sarò sicuro che lei non ricorderà mai più la verità!”
“Sei uno sporco bastardo, lo sai vero?”
“Chiamami pure come vuoi, Damon! Tanto ormai tra poco morirai, ma prima….” - rispose i Consigliere facendo apparire, con un cenno della testa, un paletto di legno ed una fiaccola accesa nelle mani di ognuna della venti guardie presenti nella Stanza.
“Prima, cosa?” - chiese Stefan guardandosi intorno.
“Oh, avanti! Non penserete mica che dopo tutto quello che avete fatto e dopo tutto il tempo che ho aspettato, io vi uccida senza prima divertirmi un pò?”.
“Quindi cosa vuoi fare? Torturarci?” - chiese Damon.
“Ovviamente! E comincerò proprio da te!”.

“Katie, non possiamo restare qui senza fare nulla!” - la voce di Bonnie era rotta dal pianto.
Maddy e Sean le avevano arrestate  quando ancora erano nella casa del povero Consigliere Hugh e le avevano condotte nelle segrete del Palazzo del Consiglio rinchiudendole in una delle celle.
Bonnie sentiva i due stregoni lì fuori parlare tra loro e ridere come se nulla fosse.
Maddy sembrava essersi ripresa piuttosto in fretta dalla delusione per il tradimento di Katie.
Lei e Katie erano sole, quasi al buio, angosciate e dal piano di sopra Bonnie sentiva provenire le grida.
“Katie….”
“Lo so, Bonnie! Non preoccuparti, fammi pensare!”.
“Come faccio a non preoccuparmi! Li senti? Li stanno torturando!” - rispose Bonnie con una voce che rasentava l’isteria.
“Sì e forse per noi è un bene!”.
“Che li torturino? Come puoi dire una cosa del genere, Katie?”.
“Bonnie, acoltami! Se li avessero uccisi subito, noi non avremmo avuto il tempo di fare nulla! Ma dato che li stanno torturando, il tempo di agire ce lo abbiamo! Cioè…so che è una cosa brutta da dire, ma è così! Dobbiamo solo trovare il modo giusto per intervenire!” - Katie comiciò a camminare su e giù per la piccola cella con una mano sotto il mento.
Bonnie sapeva che l’amica aveva ragione, ma non riusciva a tranquillizzarsi: ogni urlo di dolore che le arrivava era un colpo al cuore.
All’ennesimo grido, Bonnie si voltò di scatto e battè una mano sulla parete alle sue spalle: “Accidenti! Può essere mai che questi stupidi muri di pietra non attutiscano un bel niente? Non ce la faccio più a sentirli urlare senza poterli aiutare!” - disse.
Katie si fermò di scatto e la voltò prenendola per le spalle.
“Bonnie, sei un genio!” - le disse.
“Come, scusa?”.
“La pietra! Capisci? La pietra che mi ha dato Hugh! Quella ci aiuterà!” - Katie sembrava sicura di se, ma Bonnie non riusciva proprio a capire.
“Katie, come può una pietra che l’unica cosa che è in grado di fare è aprire portali per il mondo umano, aiutarci a salvare Damon e Stefan che sono nel Regno Magico?” - chiese.
“Non parlo di quella pietra!”.
“E di quale allora?” - Bonnie era perplessa.
“Oddio, giusto! Tu eri fuori con Damon quando Hugh me l’ha data!” - disse Katie battendosi il palmo della mano sinistra sulla fronte.
“Dato, cosa?”
“La pietra blu! Questa!” - rispose Katie tirando fuori dalla tasca una pietra che Bonnie non aveva mai visto.
“A cosa serve?” - chiese.
“Vedrai! Prima però…chiama Maddy e Sean!” - rispose Katie.
“Come sarebbe che devo….”
“Bonnie non c’è tempo! Fa come ti dico e chiamali!”.
Bonnie annuì e si avvicinò alle sbarre urlando il nome dei due stregoni.
Quando Maddy e Sean arrivarono erano il ritratto della felicità e ad ogni urlo proveniente dall’alto il loro stupido sorriso sembrava allargarsi sempre di più.
- Io mi angoscio, ma loro si stanno divertendo un mondo - pensò Bonnie con un astio mai provato prima.
Aveva sempre creduto che non sarebbe mai stata in grado di odiare nessuno, ma, in quel preciso istante, si rese conto di odiare quei due come mai aveva creduto possibile.
“Cosa vuoi?” - chiese Maddy con la sua vocina da finta innocente.
“Vogliamo che ci lasciate uscire!” - intervenne Katie.
“Certo che vi lasceremo uscire….quando i vampiri saranno morti e sarà giunto il vostro turno!” - ripose Maddy.
“Ma magari, se fate le brave, potremmo anche portarvi di sopra un po’ prima…per farvi assistere all’esecuzione!” - aggiuse Sean guardando Bonnie con occhi divertiti e crudeli.
“Va bene! Lo avete voluto voi!” - disse Katie e prima che i due stregoni capissero cosa stava succedendo, Bonnie vide l’amica farsi avanti e alzare la pietra blu dritto davanti agli occhi di Maddy e Sean dicendo : “Incanto e obbedianza”.
Un secondo dopo quattro piccoli fasci di luce blu si irradiarono dalla pietra e colpirono gli occhi degli stregoni riducendoli all’immobilità assoluta.
Quando tutto finì, Bonnie si avvicinò e ne studiò i volti: sia Maddy che Sean avevano lo sguardo fisso e vuoto con gli occhi ricoperti da una sottile patina di un azzurro brillante.
“Cosa è successo?” - chiese a Katie senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Maddy.
“Li ho incantati e adesso saranno obbligati a fare qualsiasi cosa io gli chiederò!” - rispose Katie e dal tono di voce Bonnie capì che stava sorridendo.
Katie si fece avanti e, scostando gentilmete Bonnie, si parò di fronte alle due figure immobili e disse: “Maddy, Sean, aprite subito questa cella e lasciateci uscire!”.
Immediatamente, Bonnie vide le mani di Sean correre alla cintura e afferrare un mazzo enorme di chiavi dal quale ne tirò fuori una e la porse a Maddy che l’afferrò e la infilò subito nella serratura facendola scattare.
Katie afferrò le sbarre e spinse leggermente: la porta si aprì.
Maddy e Sean si scostarono di lato per lacirle uscire.
Una volta fuori, Katie si voltò di nuovo verso i due stregoni e disse: “Adesso entrate nella cella e addormentatevi!”.
Gli stregoni obbedirono subito, come in precendeza.
Katie si affretò a chiudere la cella e lanciò la chiave lontano lungo il corridoio buio alle loro spalle, poi afferrò Bonnie per il polso destro e disse: “Andiamo!”.
Bonnie annuì.

Damon si sentiva annegare, annegare nel suo stesso sangue.
Era disteso a terra, al centro della sala, tra le due colonne e in mezzo ad un capannello di guardie armate di legno e fuoco.
Voltando la testa verso destra riusciva a vedere suo fratello: Stafen lo guardava con uno sguardo carico di dolore, angoscia e quello che sembrava senso di colpa.
- Non è colpa tua, tu non hai mai avuto colpa di niente, tu sei un’anima pura e gentile, Stefan, l’unica cosa sbagliata della tua vita sono io, sono sempre stato io - erano queste le parole che avrebbe voluto dire, ma non ci riusciva.
Ogni volta che tentava di aprire bocca, da questa veniva fuori solo sangue, il suo sangue. E ogni volta che cerava di comunicare telepaticamente con Stefan non riusciva a spingere abbastanza, non riusciva a far uscire le parole dalla sua testa per arrivare a quella del fratello: la tortura gli aveva tolto troppa energia.
Sarebbe morto a breve e lo sapeva, nulla sarebbe arrivato a salvarlo misteriosamente perché per quelli come lui non esistevano i miracoli.
L’unica cosa che, in tutta la sua esistenza, era somigliata maggiormente a un miracolo, al suo miracolo, era stata Bonnie, ma non era riuscito a salvarla e adesso stava per perderla per sempre.
A consolarlo non c’era neppure il fatto che Bonnie lo avrebbe ricordato, perché sapeva con assoluta certezza che Samuel, ancora Samuel, avrebbe fatto in modo che lei non lo ricordasse mai più.
E, una volta morto, lei non avrebbe pensato a lui, non avrebbe parlato di lui, non avrebbe pianto per lui, non avrebbe pregato per lui.
Lui non avrebbe avuto nulla di tutto questo perché a persone come lui, che si lasciano portare via l’unica cosa bella della loro vita, non erano concessi pianti o preghiere….non era concesso nulla.
Un altro paletto gli affondò in una gamba e Damon sentì un urlo, ma questa volta non era stato lui a gridare e neppure Stefan.
Quando aprì gli occhi la vide.
Bonnie era lì, sull’entrata, aggrapata a Katie e stava piangendo, stava urlando il suo nome.
- Non piangere! Non devi, non me lo merito! - pensò Damon allo stremo delle forze.
Ma Bonnie non recepì la supplica nei suoi occhi e corse verso di lui.
In quel preciso istante Damon vide le guardie scomparire dalla sua vista e accerchire Bonnie e Katie.
- No! Prendete me! Continuate con me! Lasciatela! - Damon cercò di sforzarsi, ma le parole, così chiare nella sua mente, quando uscirono dalle sue labbra assunsero la forma di un rantolo soffocato e indistinto.
Un risata si fece largo tra le grida e il dolore.
“Lasciatele pure avvicinare! Tanto non possono fare nulla!” - era stato Samuel a ridere ed era stato lui a parlare.
Bonnie corse verso di lui, si inginocchiò al suo fianco e si chinò su di lui accarezzandogli la fronte.
“Damon, Damon che ti hanno fatto?” - disse intervallando le parole e i singhozzi.
Ma Bonnie non doveva stare lì, lui era un mostro, un mostro ferito, un mostro che aveva bisogno di sangue e il profumo di Bonnie era così invitante….
Bonnie doveva allontanarsi da lui.
Con uno sorzo enorme, Damon costrinse le parole a venire fuori: “Bonnie….d-devi allontarati da…m-me!” - disse.
La vide sgranare gli occhi e scuotere la testa.
“No! Damon io non ti lascio qui!” - la sentì dire.
“Bonnie, per favore, vattene!” - la supplicò.
“No! Damon io ti amo e resterò qui con te! Tu non vuoi che io resti? Non mi ami?” - chiese.
Che domanda assurda! Certo che l’amava ed era per questo che doveva andarsene, che doveva allontanarsi dal mostro.
“Non dire sciocchezze, Bonnie! Non è questo…il problema è che ho perso molto sangue ed io sono un vampiro e quando i vampiri perdono sangue ne vogliono dell’altro! E tu sei umana! Non voglio farti male!” - si sforzò a dirle.
Bonnie restò un attimo in silenzio.
Damon sperò che avesse capito e che si allontanasse, ma non lo fece, anzi.
Bonnie si scostò i capelli su una sola spalla e gli mise una mano sotto la nuca per avvicinarlo.
“Prendi il mio sangue!” - gli disse decisa a salvarlo.
“No, Bonnie, no! Non ti voglio fare del male!” - Damon cercava con tutto se stesso di liberarsi dalla presa delicata e decisa di lei, ma non aveva abbastanza forza.
“Damon, io ti amo! Non mi farai male! Fallo, ti prego!” - disse Bonnie e si chinò ancora di più su di lui.
Damon cercò di resistere, di trattenere il respiro, di voltarsi dall’altro lato, ma Bonnie si chinò ancora di più e gli sussurrò all’orecchio: “Fallo!”.
Il mostro cedette.

Fu un flash improvviso.
Bonnie vide il sigillo rosso a forma di chiave ruotare e scomparire e, come un fiume luminoso, i suoi ricordi abbatterono il muro e inondarono la sua mente.
Bonnie ricordava tutto, ogni cosa.
E adesso, finalmente, riusciva davvero a capire la portata di ciò che le avevano fatto i Consiglieri.
Sì! Perché lei ricordava tutto, tutto della sua vera vita, dei suoi veri amici, della sua vera famiglia, del suo vero mondo, di Damon, ma ricordava anche tutto quello che le era successo nel Regno Magico.
Bonnie ricordava tutto.
Quando Damon ritrasse i canini e si staccò da lei, Bonnie si tirò su leggermente e, con gli occhi immersi in quelli del vampiro, sorrise.
Damon aveva uno sguardo meravigliato e sconcertato, sembrava confuso.
“Bonnie….cos’era quello?” - chiese.
“Il Sigillo..che si rompeva! Grazie Damon!” - rispose lei tranquilla.
“Aspetta! Vuoi dire che….”
“Mi hai liberata! Era come se fossi intrappolata dentro me stessa senza riuscire a capire cosa mi fosse successo o perché provassi questa sensazione di prigionia! Ma adesso che il Sigillo si è rotto ho capito! Tutti i miei veri ricordi sono tornati, io sono tornata!” - rispose.
“Sarai confusa! Non sai neppure dove ti trovi!” - le disse Damon.
“No! Ricordo anche tutto quello che è successo qui, tutto quello che tu hai fatto per me e tutto quello che mi hai detto!”.
“Bonnie è….è…non so come spiegarlo!”
“Lo so! Non preoccuparti, lo so! E’ fantastico!” - rispose sorridendo.
“Però non capisco….perché il morso! Io credevo che il ricordo-chiave dovesse essere il ricordo del momento più importante della tua vita!” - chiese Damon mentre Bonnie lo vedeva, piano piano, recuperare il colore e le forze grazie al sangue appena ingerito.
“Ma E’ il ricordo più importante della mia vita! Damon, la prima volta che mi hai morso, dopo l’incubo con Chen, è quello il momento più significativo della mia vita! Tu non lo avevi mai fatto prima! Mi aveva dato il tuo sangue, ma non mi avevi mai morso! Ma quando mi hai morso la prima volta quello è stato il momento in cui ci siamo fusi anima e corpo, il momento in cui tu sei diventato pare di me e io parte di te, il momento in cui ogni diferenza si è annullata, il momento in cui io ti ho dato la mia vita e il mio cuore e tu mi hai dato la tua vita e il tuo cuore, il momento in cui ci siamo conosciuti per davvero, il momento in cui ci siamo amati per davvero, il momento in cui ho avuto l’assoluta certezza che tu mi avresti sempre amata e protetta, il momento in cui io ho promesso che ti avrei sempre amato e protetto, il momento in cui ci siamo giurati l’universo, il mondo, il cielo, le stelle, la felicità e l’amore, il momento in cui ci siamo giurati l’eternità!” - rispose Bonnie con gli occhi strabordanti di lacrime di gioia.
Damon non rispose: a volte il silenzio è la cosa più adatta con cui rispondere.
Si tirò su a sedere, le prese il viso tra le mani e la baciò con un bacio lieve e carico d’amore.
“Allora? Abbiamo finito? Vi siete detti addio?” - la voce di Samuel giunse severa a risvegliarli dal loro sogno.
Bonnie e Damon si guardarono risoluti.
“Katie, libera Stefan!” - ma la richiesta di Bonnie arrivò in ritardo, perché Katie ci aveva già pensato e proprio in quell’istante aveva lanciato un incantesimo contro le catene di Stefan e lo stava liberando.
“Fatto!” - le rispose Katie avvicinandosi a lei con uno Stefan zoppicante.
“Bene! Adesso dobbiamo solo andarcene di qui!” - disse Bonnie.
Ma Katie la stava guardando in modo strano e anche Stefan.
“Cosa c’è?” - chiese alzandosi insieme a Damon.
“Sei diversa! Hai una strana luce negli occhi!” - disse Stefan.
“Già!….Aspetta! Non avrai mica….?” - Katie lasciò la frase in sospeso.
“Recuperato la memoria? Distrutto il Sigillo? Si! E’ esattamente quello che ho fatto!” - terminò Bonnie.
Stefan si aprì in un sorriso felice e Katie la guardava con ammirazione e sincera approvazione, ma quel momento non durò a lungo.
“Cosa credete di fare? Liberare i vampiri non vi servirà perché non avete via di scampo, comunque!” - li interruppe Samuel.
“Questo lo dici tu, Samuel! Ma noi combatteremo e ti assicuro che la pagherai per quello che mi hai fatto!” - ribattè Bonnie.
“E cosa ti avrei fatto? Sono tutte bugie del vampiro, Bonnie!” - rispose Samuel.
“Non credo proprio visto che ricordo tutto alla perfezione!”
“Cosa? Il Sigillo….”
“E’ andato!” - intervenne Damon.
Samuel rimase in silenzio a fissarli per diversi minuti, poi sollevò un braccio nella loro direzione e disse, rivolgendosi alle guardie: “Prendeteli tutti! E uccideteli!”.
Un secondo dopo una schiera di quasi venti guardie magiche correva verso il loro piccolo gruppo.
“Cosa facciamo?” - chiese Stefan.
“Lasciate fare a me!” - rispose Katie e Bonnie la vide impugnare di nuovo la pietra blu di Hugh.
Katie avanzò velocemente di qualche passo, poi si fermò, alzò in alto la pietra e disse: “Incanto e obbedienza”.
Bonnie rivide i fasci di luce blu colpire gli occhi di tutte le guardie e rivide ogni singola guardia magica entrare nello stesso stato catatonico in cui Maddy e Sean si trovavano ancora, al piano di sotto.
“Ora imbracciate le armi e rivoltatevi contro i Consiglieri!” - ordinò Katie e le guardie partirono subito all’attacco.
“Impressionate!” - commentò Damon.
“La magia è affasciante…a volte!” - disse Stefan.
Ma le cose non potevano filare così lisce e loro non avevano tenuto conto della perfidia di Samuel.
Bonnie lo vide sorridere crudelmente e poi invocare un incantesimo di magia nera che poi scagliò contro le guardie disintegrandole completamente, per poi colpire la pietra di blu di Katie che esplose lasciando la strega con la mano destra ustionata.
“Credevate davvero di spaventarmi lanciandomi contro le mie stesse guardie?” - disse Samuel.
“Li hai uccisi tutti come se niente fosse! E’ un crimine!” - intervenne Katie.
“Invece no! Visto che, per tutti, sarete stati voi ad ucciderli!” - rispose il Consigliere.
Bonnie sentì le guancie bagnarsi di lacrime e si strinse a Damon.
Non aveva idea di cosa fare per uscire da quella situazione. Samuel era stato un Cacciatore e per lui sarebbe stato facile uccidere Damon e Stefan considerando anche che non erano in gran forma, e sia lei che Katie erano troppo deboli per poter anche solo sperare di fargli un graffio.
“Dite addio al mondo! Perché ho deciso che vi ucciderò tutti quanti, non risparmierò nessuno!” - tuonò Samuel lanciandole un’occhiata sul finire della frase.
Bonnie sentì Damon irrigidirsi e vide Samuel prepararsi ad attaccare.
“Non farlo, Samuel! Hugh aveva ragione: è una follia!” - la voce di Samia arrivò del tutto inaspettata.
“Mi ero completamente dimenticata di lei!” - disse Katie.
“Io pensavo che non avesse l’uso della parola!” - comentò Damon.
“Aspettate! Voglio sentire cosa dicono!” - li richiamò Stefan.
Bonnie era troppo spaventata e sorpresa per parlare.
Samuel girò il capo in direzione della sorella, che per tutto il tempo era rimasta in disparte e in silenzio, e la guardò per un lungo istante prima di parlare.
“Samia! Non farti sopraffare, adesso, dai tuoi ridicoli sensi di colpa e lasciami fare! Piuttosto, se non vuoi guardare, togliti di mezzo! In queste situazione sei solo una palla al piede!” - disse Samuel sprezzante.
Poi lanciò l’incantesimo, ma non li colpì mai.
Samia si era sposata di lato e aveva eretto davanti a loro una barriera difensiva che aveva annullato l’incantesimo del fratello.
“Si può sapere cosa fai, stupida idiota?” - urlò Samuel.
Ma Samia non rispose. Si voltò verso Bonnie e le disse: “Andate via di qui! Ci penso io a lui! Mi dispiace immensamente, Bonnie!”.
Bonnie non seppe cosa rispondere e si limitò ad annuire con il capo.
Poi sentì la presa di Damon sul suo polso e cominciarono a correre verso l’uscita, seguiti da Stefan sorretto da Katie.
“Non andrete da nessuna parte!” - urlò impazzito Samuel che continuava a lanciare incantesimi che lo scudo di Samia respingeva.
Poi Bonnie sentì l’attacco finire seguito dalle parole di Samuel: “Adesso basta!” - disse e fu il primo a cominciare la battaglia magica contro la sorella.
Bonnie vide di sottecchi Samia contrattaccare il fratello e avvertì un’esplosione immensa di Potere seguito da un lampo accecante di luce.
Con una mano davanti agli occhi si aggrappò a Damon e una volta messo piede fuori dalla Sala delle Udienze, vide Katie avvicinarsi a loro ed estrarre, in tutta fretta, la pietra dorata dalla tasca.
“Stringetevi tutti e ditemi dove dobbiamo andare!” - ordinò la strega.
Damon, Bonnie e Stefan si strinsero intorno a lei e Stefan suggerì il nome del luogo in cui far aprire  il portale.
Katie lanciò verso il cielo la pietra e urlò: “Old Wood, Fell’s Church!”.
Immediatamente la pietra esplose aprendosi in un varco cicolare attraverso il quale Bonnie distingueva il paesaggio familiare dell’Old Wood e dal quale scese un fascio di luce dorata che li avvolse tutti.
Bonnie sentì una forza che la sollevava dal pavimento insieme a tutti gli altri guidandola verso il portale.
L’ultima cosa che sentì prima di lasciare il Regno Magico fu il grido di dolore straziante di Samia, uccisa dal suo stesso fratello.






NOTE:
Ciao a tutti! Stasera sono un pò in ritardo, ma ho finito il capitolo giusto qualche minuto fa...mi ci è voluto un pò per scriverlo e lo stesso non mi convince del tutto, soprattutto l'ultima parte.
Comunque...finalmente si è scoperto il ricordo-chiave di Bonnie! Ve lo immaginavate? Se no, a cosa avevate pensato? Vi è piaciuta come scelta?
Come avete letto, Samuel è un grandissimo bastardo, Maddy e Sean sono due idioti totali, e Samia è morta dopo aver fatto l'unica cosa decente da quando l'ho messa nella storia.
I quattro sono tornati a Fell's Church e nel prossimo capitolo, che sarà l'epilogo di questa terza parte della storia, ritroveranno tutti gli altri dopo quasi due mesi ( vi ricordo che il tempo nel Regno Magico è differente).
Vi aspetto giovedì con l'epilogo!
Grazie a tutti i mei lettori!... BACIONI...IOSNIO90!

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Epilogo

Da quando Stefan le aveva raccontato la verità sulla sua vita, Bonnie aveva immaginato migliaia di volte il suo ritorno a casa.
Si era vista ritornare attraverso un portale a forma di arco trionfale, con gli uccellini che cantavano in coro, felici per il suo ritorno.
Si era vista accogliere da un manto d’erba e salutata dagli alberi in fiore.
Si era addirittura vista trasportare da un cavallo alato circondata da nuvolette rosa…..beh questo forse era un po’troppo esagerato, però sognare non costava nulla.
Fatto sta che non si sarebbe mai aspettata un ritorno così poco….agevole.
Quando il portale si aprì, Bonnie si ritrovò sospesa nel vuoto e solo dopo una caduta libera di circa due metri riuscì a toccare terra, ma fu un tantino doloroso.
Teneva gli occhi chiusi e con le mani cercava di proteggersi la testa, quando si ritrovò a sbattere contro qualcosa di freddo e duro.
- Solo io potevo attraversare un portale ed andare a sbattere contro una pietra! - pensò desolata e con il fiato corto dopo la caduta.
Aprì piano gli occhi e cercò di muoversi, ma i muscoli le facevano male: si sentiva tutta indolenzita.
Poi la pietra cominciò a sussultare sotto il corpo di Bonnie.
- Oddio solo il terremoto ci voleva! -
Ma quando alzò la testa cercando di mettere tutto a fuoco nel tentativo di trovare tracce degli altri, capì che la cosa dura e fredda non era una pietra, la cosa dura e fredda era Damon e la guardava con un ghigno divertito.
“Mia piccola streghetta lo so di essere irresistibile, figurati che anch’io quando guardo il mio stesso riflesso faccio fatica a resistermi, quindi ti capisco! Ma questo non mi sembra proprio il momento adatto! Che ne dici?” - le disse.
Bonnie avvampò per l’imbarazzo e si tirò su in un attimo: le varie ammaccature si fecero sentire, ma provò a non badarci.
Damon la imitò subito.
Bonnie rimase sconvolta nel vedere che neppure un volo dritto sulla terra umida aveva sminuito la sua bellezza. E si appuntò mentalmente di chiedergli dove comprava i vestiti perché erano praticamente puliti, sembrava che il terreno e l’erba non li avessero neppure sfiorati.
In quanto agli altri….
Erano entrambi poco distanti da loro. Stefan era ricoperto di fango dalla testa ai piedi e questo lo rendeva visibilmente nervoso: probabilmente aveva pensato di arrivare un tantino più pulito al suo riincontro con Elena e invece sembrava appena uscito da una discarica. Katie, invece, sembrava non preoccuparsi affatto dei suoi vestiti e se ne stava in piedi, con gli occhi spalancati a guardarsi intorno.
Bonnie le si avvicinò e le mise una mano su una spalla: voleva che la sua amica si sentisse a suo agio.
“Katie, tutto ok?” - le chiese gentilmente.
“Sì, è che….Bonnie io sono nata e cresciuta nel Regno Magico! Non sono mai venuta qui! E’ tutto così diverso!” - rispose la strega.
“Che te ne pare?” - le chiese Stefan.
“Non saprei! Trovo che i colori siano più spenti e che ci sia poca luce! Siamo per caso tornati durante una brutta giornata?” - Katie era giustamente perplessa.
- Brutta giornata? - pensò Bonnie.
Era evidentemente mattino inoltrato e il sole era alto e splendente nel cielo azzurro e privo di nuvole. Era una giornata calda, ma non afosa e con un lieve venticello che soffiava da est e le accarezzava delicatamente la pelle.
“Non direi proprio, anzi! Questa giornata è pefetta!” - rispose Bonnie.
“Beh a me non sembra, ma forse devo solo abituarmi al nuovo ambiente!”.
“Katie, è giusto che tu sia perplessa! Anche noi ci siamo sentiti straniti quando siamo arrivati nel Regno Magico. Lì le tonalità sono più sgargianti e tutto è pervaso da una luce magica che rende ogni cosa magnificamente chiara e ben definita!” - intervenne Stefan.
“E per quanto riguarda la luce….sappi che non è qui che è sbagliata, ma nel tuo caro Regno! Dico io…che diavolo dovete farvene di sette soli? Qui c’è né uno e già non lo sopporto, fosse per me sarebbe sempre notte! A proposito….mi sa che in questo periodo qui a Fell’s Church c’è né stato parecchio di sole….è giunta l’ora di tornare al vecchio, caro tempo permanentemente nuvoloso e incline alla pioggia!” - disse Damon sogghignando.
Pochi secondi dopo, dopo una piccola ondata di Potere un gruppo di nuvole, materializzatosi dal nulla, si andò a parare davanti al sole attenuandone la luce.
“Ecco! Adesso sì che è una giornata perfetta!” - commentò Damon soddisfatto.
“Aspetta una attimo! Sei stato tu a farlo?” - chiese Katie.
“I vampiri possono farlo!” - rispose Bonnie.
“I vampiri POTENTI possono farlo!” - la corresse Damon lanciando un’occhiatina divertita a Stefan.
“Ok! Adesso che abbiamo sottolineato per l’ennesima volta che tu sei più forte di me, possiamo andare? Non so te, ma io ho bisogno di un bagno e di riposo: la caduta non è stata esattamente gradevole!” - disse Stefan.
“A proposito della caduta: posso sapere perché ci avete lasciate cadere senza neppure preoccuparvi di proteggerci per evitare che ci facessimo male, visto e considerando che per voi due un salto di due metri non è nulla?” - chiese Bonnie, parlando al plurale, ma rivolgendosi con lo sguardo a Damon.
“Io ti ho protetto!” - protestò lui.
“Sì, come no! Sarebbe stato meglio se mi avessi lasciato cadere sulla terra visto che andare a sbattere contro di te è stato come scontrarmi con una roccia!” - ribattè Bonnie.
“Scusa tanto, Bonnie, ma è stato il massimo che sono riuscito a fare!” - ammise Damon calando il tono di voce.
“Cioè?”.
“Bonnie il fatto è che attraversare i portali magici è un tantino destabilizzante per noi! I portali non sono fatti per le creature oscure, per i vampiri, e questo fa sì che quando uno di noi attraversa un portale si sente…beh…non si sente se stesso, non si sente nel pieno delle forze e non riesce a muoversi come farebbe normalmente!” - chiarì Stefan.
“Oh! Non lo sapevo! Scusatemi, non volevo rinfacciarvi nulla, davvero!” - disse Bonnie dandosi mentalmente della stupida egoista.
“Tu sei tutto all’infuori che egoista, Bonnie!” - le sussurrò Damon.
Bonnie sorrise: “Non leggermi nel pensiero!” - disse, ma nella sua voce non c’era astio, solo immenso amore.

“Fratellino? Smettila di agitarti tanto, mi stai innervosendo!”.
Camminavano placidamente lungo la strada che dall’Old Wood portava dritto al pensionato e Stefan sembrava in fermentazione.
“Smetterla di agitarmi? Come faccio se muovete un passo ogni quarto d’ora? Se andiamo avanti così finiremo con l’arrivare il mese prossimo! E ti ricordo che io non vedo la mia Elena da sei giorni, oramai! E non vedo l’ora di ascoltare il battito del suo cuore e la sua candida voce, di respirare di nuovo il profumo delicato della sua pelle, di affondare il viso nei suoi soffici capelli dorati, di specchiarmi nuovamente nei suoi occhi, di….”
“Ok! Basta! Se non la smetti finiremo con l’essere presi di mira da Whinnie de Poo e dall’orso Yoghi tanto è il miele che spruzzi in giro!” - Damon interruppe il fratello in un modo che suonò un tantino brusco, ma Bonnie doveva ammettere che, nonostante anche lei avesse una voglia matta di rivedere tutti i suoi amici, questo non toglieva il fatto che erano tutti stanchissimi dopo aver affrontato uno scontro inaspettato ed essere scampati alla morte solo per miracolo.
Dopo un altro paio d’alberi, svoltarono per ritrovarsi direttamente sul retro del pensionato dove scorsero la signora Flowers tutta impegnata a stendere il bucato.
“Signora Flowers!” - Stefan fu il primo a correrle incontro subito seguito dagli altri.
“Oh! Ecco di ritorno i miei due giovani amici! E vedo con piacere che non siete soli e che siete riusciti nel vostro intento!” - disse l’anziana signora sorridendo a Bonnie.
“Salve Signora Flowers, è un vero piacere rivederla!” - Bonnie le si fece incontro e la baciò sulle guance ancora sode nonostante l’età.
“Ma non siete solo in tre! Chi è la vostra giovane amica?” - chiese guardando Katie.
“Venga dentro con noi e glielo spiegheremo! Piuttosto dove sono gli altri?” - chiese ansioso Stefan.
“Oh sono tutti nella tua stanza con la bella Elena! Vi aspettano!” - rispose la signora Flowers.
In meno di due minuti Bonnie si ritrovò dietro Damon fuori la porta della stanza di Stefan dalla quale si sentivano provenire delle voci dall’interno.
“Elena calmati! Smettila di andare su e giù per la stanza in questo modo! Sono passati quasi due mesi, non è detto che ritornino proprio oggi! Ci potrebbe volere più tempo!” - Meredith, come sempre, era quella più saggia di tutti.
“Meredith ha ragione!” - e Matt le dava sempre fiducia, naturalmente.
“Io dico che stanno per arrivare! Aspettate e vedrete!” - Elena era sempre la solita, ostinata Elena, ma questa volta aveva ragione.
Non appena sentì la voce di Elena, Stefan aprì di scatto la porta.
Elena si voltò e il resto fu come una di quelle scene al rallentatore che si vedono nei film d’amore dove i due innamorati si ritrovano dopo un periodo di enorme dolore e si corrono incontro gettandosi l’uno nelle braccia dell’altra.
Ma erano così teneri….
“Ve l’avevo detto che erano tornati! Il clima è cambiato troppo improvvisamente, dovevano per forza essere loro!” - disse Elena sciogliendosi dall’abbraccio di Stefan e guardano Meredith e Matt che sorridevano felici nel rivedere il loro amico.
“Ma Bonnie? L’avete trovata?” - chiese Meredith.
A quel punto Bonnie decise che era arrivato il momento di farsi avanti.
Sorpassò Damon ed entrò sorridendo nella stanza.
Dopo un attimo di silenzio, si vide investire da tre uragani e si ritrovò stretta forte da tre paia di braccia.
Quando i tre la liberarono e la guardarono meglio, Bonnie notò che avevano tutti gli occhi lucidi, persino l’impassibile Meredith e si commosse.
“Mi siete mancati!” - disse di cuore.
“Anche tu ci sei mancata tanto! Ma dimmi: stai bene? Sei tornata quella di sempre?” - le chiese Elena.
“Bonnie non è mai cambiata!” - si intromise Damon avvicinandosi a Bonnie.
“Beh certo! Io volevo solo sapere se aveva recuperato la memoria, se ricordava tutto!” - chiarì Elena.
“Si, ricordo tutto!” - disse Bonnie.
“Ma anche se non avesse ricordato nulla, Bonnie sarebbe tornata e sarebbe stata sempre la stessa! Lei non è mai cambiata!” - ribadì Damon duramente.
“Ok! Certo! Ho capito!” - balbettò Elena.
“Ok! Ok!Ok! Ben ritrovato anche a te, Damon! Adesso cosa ne dite se ci sediamo e ci raccontate tutto?” - propose Meredith.
“Sì! E’ un’ottima idea! Prima però vorremmo presentarvi una persona!” - annunciò Stefan e fece un cenno in direzione della porta dalla quale entrò Katie che fino ad allora aveva preferito rimanere in disparte.
“Salve a tutti! Io sono Katie Price e sono una strega!” - si presentò la ragazza.
“Katie è una nostra grande alleata! Se non fosse stato per lei le cose sarebbero andate molto male!” - chiarì Stefan mettendo in visibile imbarazzo Katie.
Bonnie le si avvicinò e la prese per mano facendola avvicinare agli altri.
“Beh! Allora…ciao Katie! Io sono Elena! E questi sono Meredith e Matt! Siamo amici di Bonnie!” - disse Elena stringendo la mano della nuova arrivata.
“Adesso, però, raccontateci tutto! Per prima cosa ditemi perché ci avete messo tanto!” - disse Elena tornado a rivolgersi a Stefan.
“Il tempo nel Regno Magico è diverso da qui! Un nostro giorno corrisponde ad una vostra settimana! Quindi, tecnicamente, loro non sono stati via per più di sei giorni anche se per voi ne sono passati molti di più!” - spiegò Katie, che, una volta ripresasi dall’imbarazzo iniziale, era tornata la ragazza pratica e sicura di sempre.
“Lo sapevo io che doveva esserci sotto una cosa del genere!” - commentò Matt.
“Mutt! Da quand’è che i trogloditi pensano?” - intervenne Damon guadagnandosi un’occhiataccia da Matt che naturalmente non lo sfiorò per niente.
Bonnie pensò che era bello ritrovare una cosa così familiare come Damon che prendeva in giro Matt, anche se non era un pensiero proprio bello nei confronti dell’amico.
“Adesso sediamoci e parliamo!” - disse Meredith.
Stefan cominciò a raccontare tutto quello che era successo da quando lui e Damon avevano messo piede nel Regno Magico.
Bonnie intervenne solo per spiegare aspetti della sua vita falsa che naturalmente né Damon né Stefan potevano conoscere.
Trascorsero così più di tre ore. Alla fine del racconto Elena, Meredith e Matt erano sconcertati dalla cattiveria di Samuel. Elena aveva persino versato una lacrima nel momento in cui avevano parlato dell’assassinio di Samia.
“E’ orribile!” - commentò Meredith.
Bonnie annuì, sorridendo malinconicamente all’amica.
“Katie grazie di cuore per quello che hai fatto! Capisco che anche tu avevi le tue buone ragioni, ma sei stata davvero un aiuto formidabile!” - disse Elena con le lacrime agli occhi.
“Di nulla!” - rispose Katie.
“Ma Katie non è stata l’unica ad aiutarci! Signora Flowers il Consigliere di cui abbiamo parlato prima, quello che ci ha aiutato…beh..lui l’ha fatto per lei!” - disse Stefan che durante il racconto non aveva mai accennato al nome di Hugh.
“Per me?” - chiese la Signora Flowers.
“Sì! Il Consigliere l’ha conosciuta da giovane! Si chiamava Hugh….le dice nulla?”.
“Oddio! Hugh! Io credevo che fosse morto!”.
“Anche lui credeva lo stesso di lei, per questo non l’è più tornata a cercare! Ma quando gli abbiamo detto che era viva ed era felice, non ci ha pensato due volte e ci ha aiutato!” - spiegò Stefan.
“E adesso dov’è?” - chiese speranzosa la Signora Flowers.
“Beh….lui….lui…!” - Stefan non riusciva a finire la frase.
Bonnie sapeva quanto soffrisse ancora per la morte ingiusta del povero Consigliere che lui non era riuscito a salvare.
“Lui è stato ucciso ingiustamente da Samuel! A sangue freddo!” - disse, per il fratello, Damon.
La Signora Flowres crollò. Si aggrappò a Matt, che era vicino a lei, e cominciò a piangere.
“Signora Flowers, tutto bene?” - chiese proccupato Matt.
“Certo, caro! Certo! Ho solo bisogno di un attimo!” - rispose la Signora Flowers lasciandosi scortare al piano di sotto.

Due ore più tardi, dopo un bagno lungo e rilassante, Bonnie ritornò nella stanza di Stefan dove erano rimasti tutti gli altri.
Arrivata sulla soglia, si fermò a guardarsi in giro.
Dal piano di sotto proveniva ancora qualche singhiozzo della Signora Flowers, che si era chiusa nella sua stanza ripensando, probabilmente, ai suoi giorni con Hugh.
Nella stanza l’atmosfera era più allegra.
Stefan ed Elena erano seduti fianco a fianco sul bordo del letto. Si tenevano le mani e si guardavano negli occhi con aria adorante, senza spiccicare parola.
Erano così carini tutti presi dal loro < ritrovarsi >, anche se Bonnie doveva ammettere che il < ritrovarsi > suo e di Damon era di gran lunga più eccitante.
Meredith era tutta presa a parlare con Katie. Si erano già messe d’accordo per andare da Meredith, quella sera stessa, e prendere dei vestiti per Katie dato che avevano più o meno la stessa taglia, per poi andare l’indomani a fare shopping in città e procurare a Katie tutto ciò di cui avesse avuto bisogno.
Katie avrebbe alloggiato in una delle altre stanze libere del pensionato e questo parve fare molto piacere a Matt.
Bonnie non sapeva se era solo una sua impressione, ma il suo amico sembrava molto interessato alla nuova arrivata.
Chissà….se son rose….
Bonnie attraversò la stanza sorridendo e andò alla finestra poggiandovi sopra i palmi.
Fuori era il tramonto e il cielo era di un arancio intenso con tenui sfumaure gialle e rosa ai lati. Il sole calante sembrava in fiamme ed era bellissimo.
A Bonnie era mancato il tramonto: nel Regno Magico il sole, o meglio, i soli non tramontavano mai. Era una cosa snervante.
Si sentì stringere alla vita e si lasciò andare naturalmente contro il petto di Damon.
“Dove sei stato?” - chiese quasi sussurrando.
“Non mangiavo da un po’!” - rispose Damon baciandole una spalla prima di appoggiarvi il mento e cominciare a cullarla dolcemente.
“Sembri preoccupata! Cos’hai, streghetta?” - le chiese.
“Secondo te? Sei tu quello che legge nel pensiero!”
“Stai pensando a Samuel, a quello che potrà fare adesso!” - disse lui.
“Samuel non si fermerà! Non è ancora finita, Damon! Anzi, è appena cominciata! Prima voleva tenermi lì, voleva solo me, ma adesso ci vuole tutti e ci vuole morti! Inoltre non c’è più nessuno a frenarlo!” - disse lei.
“Per quando attaccherà, noi saremo pronti! E vinceremo!”.
“Ci credi davvero, Damon?”.
“Certo che sì!”.
“E come fai a crederci tanto?” - chiese Bonnie.
“Perché siamo insieme e insieme possiamo fare di tutto!” - rispose Damon con voce ferma.
Bonnie sorrise e tornò a rilassarsi, stretta tra le braccia di Damon.

                                                                                              FINE




NOTE:
Ciao a tutti!
Ebbene siamo giunti alla fine di questa terza parte della mia serie su Damon e Bonnie.
Spero vi sia piaciuto l'epilogo.
Naturalmente non succede granchè, ma serviva solo per il ritorno a casa di Bonnie dopo tutto quello che ha passato tra il Labirinto e il Sigillo....mi sembrava doveroso.
Allora....giunti al termine...ditemi: Cosa ne avete pensato del Sigillo? Vi è piaciuto come si è evoluta la storia e come si sono evoluti i personaggi? Vi aspettavate qualcosa di diverso?
Ditemi pure tutto....sapete che tutto è ben accetto, anche le critiche....quelle poi fanno sempre bene per capire cosa penano i lettori del tuo modo di scrivere.
Spero che la storia vi sia piaciuta, così come è piaciuto a me scriverla.
Devo ammettere che ho lavorato di più a questa terza parte rispetto a quello che ho fatto con le prime due, perchè la trama era leggermente più complicata e non c'erano solo Damon e Bonnie da gestire, come invece è avvenuto nel Labirinto, ma c'erano tutti gli altri personaggi di contorno, i nemici e le loro magie, Stefan....
Però è stato interessante.
Vi annuncio che ci sarà una quarta ed ultima parte.
Il titolo di quest'ultima parte della serie sarà: IL LINGUAGGIO DELLA RESA: IL GRIGIO DELLA VITA!
Come sempre mi prenderò un pò di pausa per mettere insieme le idee per la nuova storia, quindi posterò il prologo DOMENICA 31 OTTOBRE!
Adesso sono di dovere i ringraziamenti.
Un enorme grazie a tutti coloro che mi hanno inserito tra i preferiti:
1 - ania2692 [Contatta]
2 - BonnieMora
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3 - gaga96
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4 - ila_D
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5 - irene862
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6 - irytvb
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7 - jenny cullen
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8 - Leledreamer
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9 - lisetta95
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10 - lupa chan
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11 - mary__cullen
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12 - Robbina
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13 - rossy_90
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14 - Shelly Webster
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15 - stoner27
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16 - The_WerewolfGirl_97
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17 - tomcat
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18 - __Ilaria_
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Un altro enorme grazie a chi mi ha inserito tra le seguite:
1 - Amy In Wonderland
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2 - Barrowman
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3 - DaMnEdQuEeN
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4 - Didyme
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5 - Graine
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6 - irene862
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7 - jacopo25
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8 - Robbina
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9 - The_WerewolfGirl_97
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10 - tykisgirl
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11 - Vampire and Witch
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12 - __Ilaria_
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E grazie anche a chi mi ha inserito tra le ricordate:
1 - Robbina
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Infine un grazie speciale e di tutto cuore a tutte quelle anime pie che mi hanno fatto l'onore di inserirmi tra i loro autori preferiti:
1 - Aia Cullen
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2 - BonnieMora
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3 - Cecilia
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4 - fan_harry_potter_twilight
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5 - gaga96
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6 - ila_D
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7 - irytvb
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8 - jenny cullen
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9 - ladyvampire90
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10 - lisetta95
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11 - mary__cullen
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12 - milla93
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13 - Robbina
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14 - tykisgirl
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Grazie anche a tutti i lettori silenziosi, che non sono mai diminuiti e che mi hanno fatto sentire apprezzata e grazie a chi si è anche preso la briga di commentare. GRAZIE!
Alla prossima storia...a domenica 31....spero di ritrovarvi tutti....BACIONI...IOSNIO90!

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