Eternità

di Amalia89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Titolo: Eternità

Eccomi tornata!!! Nuova ff! Spero davvero che possa avere lo stesso successo che hanno avuto After e My Destiny. Aspetto con ansia i vostri commenti!!!

Bacioni al prossimo capitolo! (Che sarà lunedì!).

Amalia.

 

 

 

 

 

Titolo: Eternità
Raiting: Verde
Genere: Fantasy - Drammatico
Personaggio scelto: Bree
Avvertimenti: Waht if?

 

Capitolo 1

 

 

 

 

Correvo a più non posso verso casa, dovevo chiedere aiuto a qualcuno, avevo una bruttissima sensazione.

Diego mi aveva rassicurata, secondo lui Riley era un amico e avrebbe capito ma io non la pensavo come lui, per niente.

Per quanto potesse credere in quell’essere, restava sempre un burattino nelle mani della creatrice e non avrebbe accettato che io e lui, fossimo venuti a conoscenza di una delle loro bugie.

Il sole non poteva ferirci.

Chissà quante altre ce ne avevano raccontante, sarebbe stato inevitabile scoprire tutte le altre…

Il problema era; ora di chi mi potevo fidare?

Eravamo sì ventuno ma non ce n’era uno, al di fuori di noi due, che ricordasse almeno lontanamente dei sentimenti umani.

Erano tutti animali addestrati alla lotta, senza pietà, senza un proprio pensiero, ubbidivano come cani in gabbia, mangiavano quando lo diceva Riley, uscivano e rientravano quando lo stabiliva lui.

Accelerai il passo, la paura mi attanagliava lo stomaco ed una serie di scene differenti si crearono nella mia testa.

E tutte, prevedevano la morte di Diego, il ragazzo che avevo imparato ad amare in così poco tempo.

Quando arrivai nei pressi della casa, non rallentai né mi fermai a pensare ad una buona scusa per riuscire dalla stanza nella quale eravamo confinati.

Il coprifuoco era vicino, il sole iniziava a sorgere da dietro le nubi della notte, quello era il momento in cui, obbedienti, dovevamo rientrare.

Spalancai la porta con così tanta violenza, che si voltarono tutti verso di me, chi ringhiando, chi pronto ad attaccare, li avevo colti di sorpresa e spaventati.

Non badai a loro e feci scorrere il mio sguardo lungo la stanza, fino a quando non incrociai la figura sfocata di Fred.

Teneva alto il suo potere ed io, lottando contro il senso di nausea mi avvicinai a lui.

Quando fui nel suo raggio, seppi che nessuno poteva vedere quello che stavo facendo, la repulsione che emanava era tale d’aver messo alla prova anche me, che ero abituata alla sua vicinanza.

«Fred, devi aiutarmi». Bisbigliai molto piano e velocemente.

Incrociò le braccia al petto e fece un piccolo segno d’assenso con la testa, invitandomi a continuare.

«Io e Diego abbiamo scoperto una cosa e lui ora, la vuole raccontare a Riley. So che lo porterà dalla creatrice ma non mi fido… Ho una brutta sensazione». Continuai concitata.

Non rispose subito, aggrottò la fronte soppesando le mie parole.

«Che cosa avete scoperto?». Domandò serio.

Certo, era comprensibile che volesse saperlo ma io non avevo tempo da perdere.

«Possiamo esporci tranquillamente alla luce del sole. Non ci succede assolutamente nulla… Brilliamo ma non rischiamo la vita». Fui breve, i dettagli, se ce ne fosse stato il tempo, li avrebbe avuti più tardi.

Lo vidi sbarrare gli occhi, come stupito e per la prima volta, incrociai il suo sguardo; mi fissava intensamente senza proferire parola.

«E’ un suicidio Bree. Se fosse vero che Riley ha cattive intenzioni, ci ucciderà tutti e tre».

Scossi la testa, avevo pensato anche a questo.

«Con il tuo potere non riusciranno ad avvicinarci, non voglio combattere, solo portare via Diego. Li coglieremo di sorpresa». Spiegai, sperando che si convincesse almeno metà di quanto lo ero io.

«Ti prego… Non posso perderlo…». Aggiunsi implorante, vedendo che non rispondeva.

Sentivo gli occhi pungere, era una strana sensazione, volevo piangere ma non ci riuscivo, era terribilmente frustrante non poter sfogare il dolore attraverso un gesto così semplice come il pianto.

La sua espressione non mutò mentre la mia, si fece dura. Se non fosse venuto con me, ci sarei andata da sola, non m’interessava quanto fosse pericoloso, Diego l’avrebbe fatto per me.

«Non combatteremo, ci limiteremo a tirarlo fuori di lì. Avevo già intenzione di fuggire, ma volevo farlo senza attirare l’attenzione…». Disse all’improvviso, alzandosi dal divano.

Chiusi gli occhi, sollevata dalle sue parole, ero sicura che con lui ce l’avremmo fatta.

«Stammi vicina… Anche se tra poco sarà impossibile farlo».

Mi misi dietro di lui e deglutii la prima ondata di disgusto che mi arrivò addosso, era terrificante il gusto; sapeva di marcio ed una strana sensazione ferrosa si posò sulla mia lingua.

Sentii chiaramente le imprecazioni di disgusto nei suoi confronti, ma almeno nessuno si sarebbe accorto di noi, non osavano poggiare lo sguardo in direzione di Fred.
Per fortuna io non sentivo più nulla, mi trovavo dentro il suo raggio e questo fu un grosso sollievo.

Quando fummo all’aperto, sentii una nuova ondata di speranza invadermi, entrò nei muscoli delle mie gambe amplificandone le falcate, nei miei occhi rendendo più acuta la mia vista e nelle mie orecchie, permettendomi di scorgere anche il più flebile ed insignificante rumore.

Iniziai a correre, senza dare spiegazioni, stavo percorrendo al contrario la strada fatta poco prima, spingevo il mio corpo al massimo, tendevo i miei nervi, tanto d’aver quasi timore di spezzarli, ma non pensavo fosse possibile.

«Non sarà facile». Fred mi affiancò, sentivo i suoi occhi addosso, ma non mi voltai a guardarlo.

«Non ho mai detto che lo sarebbe stato…». Risposi gelida, prima di superarlo un’altra volta.

Eravamo vicini, potevo già sentire la scia di Diego e di Riley.

«Ahhhhhh!». Sbarrai gli occhi, impietrita.

Quella era la voce di Diego. Che cosa gli stavano facendo?

Ringhiai e tutto attorno a me vidi rosso, per la prima volta da quando ero stata trasformata, mi sentivo un essere spietato ed assetato di sangue, senza traccia di umanità, il mio unico desiderio era frantumare le ossa di chi lo stava torturando, ero un vampiro.

«No Bree!». Urlò Fred quando mi vide balzare su un ramo, per piombare sulla casa, sfondando il tetto.

«Hai indagato troppo… Hai scoperto troppo… Non vorrai davvero pretendere che ti lasci vivere vero?».

Una voce odiosa, squillante e fastidiosa si sollevò nell’aria, arrivando alle mie orecchie.

«Limitati a sprigionare il tuo potere… Tutto il tuo potere».

Non aspettai la sua risposta, mi fiondai giù dall’albero e con i piedi colpii le tegole del tetto che si sbriciolò sotto la mia forza.

Caddi all’interno di una piccola stanza, fatta completamente di legno, parandomi davanti al corpo dell’uomo che amavo e scoprii i denti, ringhiando minacciosa.

Finalmente vedevo in faccia l’artefice di tutte le nostre pene. I capelli rossi come il fuoco, lo sguardo spietato, il corpo magro ed agile, ma non le avrei permesso di fare ancora del male a Diego.

«Bree?». Domandò stupito Riley.

«No Bree... Vai via…». Sussurrò, colui che stavo cercando di salvare.

«Piccola sfrontata... Morirai assieme a lui se è questo che desideri». La creatrice parlò, rivolgendomi un sorriso pieno d’astio e risentimento.

In quel preciso istante, Fred piombò davanti a me, lasciando fluire tutto il potere che aveva in corpo.

Vidi i nostri carnefici arretrare schifati e voltare la testa dalla parte opposta. Il mio amico arretrò, senza voltare loro le spalle e si caricò il corpo di Diego in spalla, solo allora potei voltare la testa nella sua direzione e con orrore, scoprii che gli mancava il braccio destro, abbandonato accanto a lui.

Raccolsi il suo arto, prima di saltare in contemporanea con Fred fuori dalla casa, ed iniziando a correre verso la città.

«Stammi vicina, non ho abbassato lo scudo». Mi avvisò, lanciandomi un’occhiata di sbieco.

Mi misi alle sue spalle, prendendo la mano di Diego tra le mie.

«Andrà tutto bene, vedrai». Bisbigliai a pochi centimetri dal suo viso.

Sorrise debolmente, posando un bacio sul dorso della mano che stringeva. «Sei una pazza». Scherzò, guardandomi negli occhi.

«Non sforzarti». Risposi sorridendo a mia volta.

Per tutto il resto del tragitto, non fiatammo. Il sole oramai era alto in cielo e stavamo per arrivare a Seattle.

Un raggio sfiorò la pelle di Fred che inevitabilmente, sobbalzò, fermando la sua corsa ed osservando rapito i mille colori dell’arcobaleno che il suo corpo emanava.

«Te l’avevo detto». Sussurrai.

«Sì ma… Vederlo è tutt’altra cosa». Rispose, posando il corpo dell’amico sul terriccio e sfiorandosi la pelle.

Aiutai Diego a poggiarsi su un tronco alle sue spalle e posai il braccio strappato dietro la corteccia.

Non gli parlai, mi tolsi il golfino nero e né ricavai una striscia di stoffa spessa, avvolgendola attorno a ciò che restava del braccio… Non sapevo cos’altro fare per aiutarlo.

Mi fissava dolcemente, sorridendo di fronte ai miei gesti delicati. Posò una mano sulla mia guancia, sollevandomi leggermente il viso.

«Grazie». Bisbigliò, sfiorandomi le labbra con le sue.

Chiusi gli occhi, godendomi a pieno quel contatto, ogni volta erano emozioni nuove, capaci di scombussolare tutto il mio essere.

«Dobbiamo restare qui. Non possiamo farci vedere in città, non fino a che il sole non sarà calato». Fred c’interruppe, avvicinandosi.

«Grazie amico». Diego allungò una mano nella sua direzione, Fred esitò, ma alla fine la strinse.

Era la prima volta che lo vedevo interagire e toccare una persona volontariamente e per affetto.

Un dubbio atroce mi assalì. «Ci troveranno se restiamo qui…». Solo l’idea, mi faceva tremare ma non sapevo se per paura o rabbia.

«Non finché terrò il mio scudo alzato. Si tratta di poche ore e poi, sono convinto che non ci cercheranno. Cos’hanno da temere?». Rispose Fred, accomodandosi sull’albero di fronte al nostro.

«Ha ragione lui amore. Sanno che non torneremo a casa per avvertire gli altri e la rossa ha deciso che tra due giorni attaccheranno il clan nemico. Non baderanno a noi». Amore? Era la prima volta che mi chiamava così… Suonava così bene pronunciato dalle sue labbra.

Annuii, un po’ più tranquilla. Pensandoci bene, avevano altre gatte da pelare.

«Scusami Bree…».

«Per che cosa Diego?». Perché adesso si scusava con me? C’era forse qualcosa che non sapevo?

«Avevi ragione, non potevo fidarmi di Riley. Quando gli ho detto del sole, lui ha finto interesse e stupore, mi ha portato dalla creatrice e solo allora si è mostrato per quello che era. Un bastardo ed uno sporco traditore». Le ultime parole le disse ringhiando, era arrabbiato e deluso, glielo si poteva leggere in faccia.

L’abbracciai accarezzandogli la nuca. «Ora sei qui… è questo che conta». Risposi, cercando di rassicurarlo.

Sospirò abbandonando la testa sul mio grembo.

«Che cosa faremo una volta giunti in città?». Chiese Fred, staccando un pezzo di corteccia alle sue spalle e cominciando a modellarla con il coltellino che aveva sempre in tasca.

«Non ne ho idea». Confessai afflitta.

Non ci avevo pensato, le mie attenzioni erano stata rivolte tutte per il salvataggio di Diego, non m’importava d’altro ma ora che anche lui era al sicuro, il problema era più che evidente.

«Dovremo nutrirci». Propose, alzandosi dalle mie gambe. «Ho perso parecchie forze». Aggiunse, stringendo la benda che le avevo fatto, stava soffrendo ed io con lui.

Stavo per rispondergli, quando un rumore non molto distante da noi mi fece alzare di scatto, a spalla a spalla Fred ed io proteggevamo Diego.

Nonostante tutto, anche lui si alzò, facendosi spazio tra noi.

«Che schifo! Non riesco nemmeno a guardare da quella parte!». Una voce femminile che non avevo mai sentito prima, raggiunse le nostre orecchie.

Scrutai meglio attraverso gli alberi e vidi la sagoma di una vampira statuaria, aveva lunghi capelli biondi e un corpo perfetto, i suoi occhi erano gialli, così come quelli dell’altra vampira che l’affiancava. Era notevolmente più minuta della prima e i capelli corti erano perfettamente pettinati anche se in modo bizzarro.

«Non vogliamo farvi del male». Quest’ultima parlò, la sua voce era squillante ma piacevole.

Eppure, era dal clan con gli occhi strani che Riley ci aveva messo in guardia, eravamo stati creati per distruggere loro, ma se anche quella fosse stata una bugia?

Magari potevano aiutarci, erano sicuramente più esperti di noi.

Avanzai lentamente verso di loro. «Ehi! Hai perso la ragione? Hai visto i loro occhi?». Diego mi bloccò, tirandomi indietro.

«Anche questa poteva essere una bugia. Magari possono aiutarti». Spiegai tranquilla.

«Non pensarci nemmeno!». Urlò arrabbiato.

Ma ero testarda e non mi sarei fatta fermare, mi liberai dalla sua debole presa ed a passo spedito uscii dalla zona “disgusto” di Fred.

Quando l’oltrepassai, arricciai il naso, nonostante fossi abituata, era sempre una botta allo stomaco.

Aggrottai le sopracciglia, notando che assieme a loro c’erano anche due uomini, uno sembrava… un orso. Era enorme con i capelli corti e ricci mentre l’altro, incuteva decisamente meno timore, era biondo, con i capelli tirati tutti indietro, sembrava il più maturo dei quattro.

«Io sono Carlisle e come ha detto Alice, non vogliamo farvi del male. Sappiamo che siete fuggiti dall’esercito di Victoria, vogliamo solo aiutarvi».

«Come fate a saperlo?». Anche Diego mi affiancò, parando metà del mio corpo con il suo.

«Vedo nel futuro. E vi ho visto al nostro fianco». Rispose Alice. Avevo appena scoperto il suo nome grazie a Carlisle.

«Potete chiedere al vostro amico di farla finita con questa cosa? Ma che razza di potere è?». Si lamentò la bionda, arretrando ulteriormente.

«Non farla lunga Rosalie, saranno spaventati è normale…».

«La nausea è insopportabile Emmett!».

Così, ora sapevamo anche i nomi degli altri due vampiri.

«Sei ferito…». Notò Carlisle, guardando il mio ragazzo.

Lui si coprì con una mano e non abbassò la guardia.

«Se hai ancora il braccio, possiamo aiutarti a riattaccarlo». Continuò gentile.

Sbarrai gli occhi e con me, Diego. Potevamo davvero ricomporci? Quindi poteva guarire del tutto?

Non poteva darmi una notizia più bella di quella. Sorrisi entusiasta.

«Sì, l’ho raccolto io. Davvero potete aiutarlo?». Domandai speranzosa.

«Certo». Rispose Alice.

Mi voltai nella direzione di Fred, per quanto mi fosse possibile e provai ad avanzare verso di lui.

Abbassò appena il suo potere, giusto per permettermi di avvicinarlo e di oltrepassare la barriera che si era creato attorno.

«Fred, possiamo fidarci. Se volevano farci del male, ci avrebbero già uccisi». Dissi, recuperando il braccio da dietro l’albero.

«Fidati di me». Aggiunsi affiancandomi a lui.

Si vedeva che non era sicuro, che non si fidava appieno, eppure, avrebbe dovuto convincersene, anche quella sul clan dagli occhi gialli, era stata una bugia.

Lentamente avanzò, abbassando le sue difese ma non per questo abbandonò la rigidità che precedeva l’azione, l’attacco.

Ci sorrisero incoraggianti, tutti, tranne Rosalie, lei ci guardava indispettita e diffidente, immaginai che fosse più che normale.

In fondo, fino a poche ore prima, noi facevamo parte del gruppo che programmava di ucciderli.

«Dai a me il braccio». Carlisle mi venne incontro, tendendo una mano. «Vieni ragazzo, siediti qui». Aggiunse, indicando un masso al suo fianco.

«Mi chiamo Diego». Rispose sedendosi.

Il fatto che gli avesse detto il suo nome, mi faceva ben sperare. Cominciava a fidarsi di quegli strani vampiri.

«Bene Diego, ora ascoltami attentamente. Devi incanalare tutte le tue energie sul pezzo d’avambraccio che ti è rimasto. Io avvicinerò la parte strappata del tuo corpo ad esso e poco alla volta, inizierà a rimarginare. Non ti farà male ma richiede un grosso sforzo». Spiegò, avvicinando il braccio al moncherino.

Mi avvicinai a lui, stringendogli la mano, sperando di riuscire ad infondergli un po’ della mia energia, dubitavo che funzionasse ma tentare non mi sarebbe costato nulla.

«Okay». Rispose lui, stringendo la presa sulle mie dita.

Chiuse gli occhi, aggrottando le sopracciglia. L’unica cosa che riuscì a far spostare il mio sguardo dal suo viso, fu il rumore di lamiera che si accartocciava.

Guardai il suo braccio e vidi i tendini, le ossa e la pelle, formare dei piccoli filamenti, andandosi a ricongiungere con il pezzo ancora attaccato.

Fu un’immagine abbastanza disgustosa ma ero felice che stesse funzionando. Nel giro di dieci minuti, fu completamente ricostruito.

Anche Fred aveva fissato senza interruzione quella scena tanto macabra quanto sollevante. Se non altro, ora sapevamo anche che se ci facevano a pezzi, potevamo ricomporci.

«Come ti senti?». Chiese il vampiro, che l’aveva aiutato a sistemarsi.

«Affaticato…». Rispose con l’affanno.

Annuì serio e poi si voltò verso gli altri. «Portiamoli a casa». Propose.

«No! Nemmeno sappiamo chi sono!». Sbottò Rosalie.

«Deve andare così Rose, l’ho visto. E poi ragiona, sono solo in tre e noi siamo sette. Senza contare cha abbiamo tutti almeno cent’anni d’esperienza in più». Ci difese Alice sbuffando.

«Nessuno chiede a noi se siamo d’accordo?». Proruppe Fred sulla difensiva.

Ineffetti, non ci avevano nemmeno interpellati e la faccenda riguardava soprattutto noi.

La vampira più minuta alzò gli occhi al cielo. «Vi abbiamo aiutati! Quando ti convincerai che siamo innocui?».

Si guardarono in modo ansioso, ma nessuno osava parlare.

«Io ci sto». Disse Diego all’improvviso, alzandosi dalla roccia sulla quale era seduto.

Mi misi accanto a lui, per sostenere la sua decisione ed entrambi guardammo il nostro amico, in attesa di una sua risposta.

La sua espressione era indecifrabile ma non smetteva di fissarci. «Non mi fido ma siamo fuggiti assieme e continueremo assieme». Rispose infine, avvicinandosi di un passo.

«Io mi chiamo Fred». Aggiunse, rivolto alla vampira bionda che poco prima, si era opposta dicendo che nemmeno sapeva chi fossimo.

«Ed io Bree». Dissi, provando a sorridere.

Girò la testa dall’altra parte ed iniziò a correre verso nord. «Seguiteci». Disse Emmett, prima di lanciarsi assieme agli altri nella corsa.

Correvamo dietro di loro, ci davano le spalle e questa la trovai una cosa strana. Come potevano fidarsi già tanto di noi? Forse era merito del potere di Alice? Aveva visto che non avremmo fatto nulla di male?

«Stammi sempre vicina». Diego si avvicinò a me, prendendomi per mano.

«Stai diventando paranoico…». Scherzai, per alleggerire un po’ l’atmosfera.

Ma lui non ricambiò, anzi divenne più serio e rigido. «Non voglio perderti Bree, ti proteggerò a qualunque costo». Rispose, fissandomi in modo strano.

Nessuno parlò più, fino a quando non arrivammo di fronte ad un’enorme villa bianca, saltammo il piccolo fiume che la costeggiava e ci fermammo all’interno del giardino.

Ad attenderci, c’erano altri due vampiri; una donna dai lineamenti dolci con i capelli color del caramello ed un uomo, non lo fissai per più di un secondo, la sua immagine era inquietante, mi spaventava. Il volto, il collo e le braccia, erano ricoperte di morsi ed i capelli biondi mossi, incorniciavano il suo viso facendolo sembrare una specie di angelo oscuro.

«Ci stavamo preoccupando». Disse la donna, avvicinandosi a Carlisle.

Doveva essere la sua compagna, lo dedussi dal leggero bacio che si scambiarono sulle labbra.

«Diego era ferito». Spiegò, presentandoglielo.

«Oh caro, spero niente di grave» Rispose premurosa e sinceramente preoccupata.

Era una donna molto speciale, si poteva capire subito.

«Io sono Esme». Aggiunse sorridendo.

Ricambiai il gesto e tutti e tre ci presentammo. Il vampiro inquietante si chiamava Jasper ed era il compagno di Alice, fu lei a dirlo, visto che l’uomo al suo fianco, non la smetteva di fissarci minaccioso, senza emettere un suono che fosse diverso da un ringhio.

«Abbiamo bisogno di cacciare». Intervenne Fred.

A quelle parole sentii la gola bruciare, deglutii il veleno e feci un respiro profondo, stavo imparando a controllarla, ma era ancora faticoso.

I vampiri dagli strani occhi gialli si guardarono tutti preoccupati ma io non ne capivo il motivo. Dovevamo nutrirci, soprattutto Diego, qual’era il problema?

«Io, Emmett e Jasper vi accompagneremo. C’è un modo diverso per sopravvivere, senza dover uccidere esseri umani». Rispose Carlisle, guardandoci severamente.

«Che cosa?». Domandai stupita.

Riley non ci aveva mai parlato di “alternative”.

«Cacciamo animali. E’ per questo che i nostri occhi sono così diversi dai vostri». Rispose Esme.

La fissai interrogativa, animali?

Tuttavia, nessuno di noi provò a controbattere, eravamo affamati e di certo, non volevamo perdere tempo per discutere, avremmo provato questa loro dieta particolare anche se un po’ riluttanti.

«Seguiteci». Jasper mise fine al discorso, ringhiandoci come sempre contro.

Carlisle era davanti a noi, mentre Emmett e Jasper ci chiudevano ai lati, erano sulla difensiva, si avvertiva chiaramente la tensione che c’era tra di noi ma cercai di sorvolare.

Pochi minuti dopo, raggiungemmo uno spiazzo enorme, dove ci fermammo. «Funziona allo stesso modo. L’odore che avvertirete sarà diverso ma è solo questione d’abitudine». Ci informò, quello che a quanto avevo capito, era il loro portavoce.

Chiusi gli occhi e mi lasciai guidare dall’istinto, non passarono pochi secondi prima che il mio udito ed il mio olfatto intercettassero una scia.

Arricciai il naso, era un odore acre, mi disgustava quasi ma nonostante questo, la mia gola iniziò a bruciare ed il veleno arrivò a fiotti nella mia bocca.

Scattammo quasi in contemporanea, abbattendo un cervo a testa, quando i miei denti affondarono nella carne di quell’animale, il getto di sangue caldo mi riempì le guancie.

Scendeva senza fatica, placando leggermente il dolore acuto che avvertivo. Il gusto era totalmente diverso e mi sembrava che mi sfamasse di meno, ma non per questo mi feci abbattere.

Cacciai altri tre cervi, immettendo nel mio corpo tutto il sangue che potevo contenere, quando lasciai andare l’ennesima carcassa, mi sentii quasi soddisfatta.

Certo, era diverso dal dolce nettare umano, ma forse con il tempo, mi ci sarei anche potuta abituare. Non mi piaceva uccidere e questa la trovavo un’alternativa interessante.

Guardai anche Diego e Fred, le loro espressioni la dicevano lunga sul piacere che potevano provare, dopo aver sperimentato questa strana alimentazione, ma entrambi sembrarono pensarla come me.

«Non è male». Ammisi, accarezzando il braccio ormai guarito del mio ragazzo.

«Oddio… Non è proprio ciò che si dice squisito, ma ci si può abituare». Rispose, sfiorando leggermente le sue labbra con le mie.

«A me non piace. Ma immagino che non abbiamo alternative».

«Esatto Fred, non ne avete». S’intromise Jasper.

Tornammo verso casa loro, nessuno parlò, le postazioni furono le stesse che avevamo tenuto all’andata, mi sentivo meglio, rinvigorita ma continuavo a chiedermi che cosa avremmo fatto una volta giunti all’enorme villa.

Saltammo il fiume, atterrando praticamente di fronte alla porta. Erano di nuovo tutti lì, ad aspettarci con l’unica differenza che adesso c’era un vampiro in più.

Aveva i capelli color del rame, era altro e bello, molto bello. Ci guardava pieno di astio ed odio, come se gli avessimo fatto chissà quale torto. La sua presenza m’inquietava ed automaticamente, mi strinsi a Diego.

«Ehi Edward! Dove hai lasciato la nostra Bellina?». Tuonò Emmett, dandogli una pacca sulla spalla. Lui di tutta risposta ringhiò. Sicuramente non era un vampiro socievole.

«Sta zitto Emm!». Lo rimbeccò la sua compagna.

«Entriamo, dobbiamo parlare».

Seguimmo tutti Carlisle all’interno della casa, il salone era immenso, più grosso di tutte le stanze in cui Riley ci aveva rilegati e decisamente più accogliente.

Ci fermammo al centro della camera, di fronte a loro, sentivo la tensione aumentare ed i muscoli di ogni membro irrigidirsi. Diego si fece più vicino stringendomi a sé e Fred, si mise sul lato opposto.

«Dovete dirci quello che sapete». Come sempre, il vampiro biondo fu il primo a parlare.

Ci scambiammo uno sguardo veloce. Sicuramente glielo dovevamo, ci avevano aiutato molto e noi non eravamo interessati a quella stupida guerra.

«Non sappiamo molto. Riley ci ha detto che voi eravate i nemici, che dovevamo distruggervi perché se no l’avreste fatto voi con noi. Diceva che con voi ci sarebbe stata un’umana, della quale ci ha fatto sentire l’odore. Sarebbe stata il nostro premio, il primo che la trovava, avrebbe potuto prendersela. Ha organizzato un esercito per conto della creatrice, l’abbiamo vista solo una volta e… non è stato un incontro piacevole». Ricordai quell’ultima parte rabbrividendo.

Edward ringhio minacciosamente, facendomi arretrare di qualche passo e facendo mettere Diego e Fred in posizione di difesa.

«Calma Edward, ci stanno solo raccontando quello che sanno». Intervenne Esme, poggiandogli una mano sulla schiena.

Si rilassò ma solo parzialmente, continuava a fissarci, senza mai staccare il suo sguardo da noi.

«Merda!». Urlò all’improvviso. Fu tutto troppo veloce, il rosso schizzò fuori di casa, Alice s’immobilizzò per qualche istante prima di dire:

«Arriveranno qui tra quattro minuti. Victoria è andata a casa di Bella, ci ha preso in contropiede!». Lessi disperazione sul suo volto e sentii angoscia nella sua voce.

«Ragazzi, il vostro esercito sta venendo ad attaccarci, non c’è tempo per le chiacchiere. Potete andarvene o restare con noi. Ma se quest’ultima sarà la vostra decisione, dovrete adeguarvi al nostro stile di vita. Non abbiamo più tempo… Mi dispiace». Detto questo, Carlisle si catapultò fuori assieme al resto della sua famiglia.

Non impiegammo più di trenta secondi per decidere. Per la prima volta, grazie a loro, c’eravamo sentiti a nostro agio, anche se non con tutti, e l’idea di poterci aggregare a qual clan, diventando con il tempo una famiglia, ci allettava.

«Io sono con loro». Dissi, facendo un passo verso la porta per raggiungerli. Diego mi fu subito dietro ma Fred, rimase immobile in mezzo alla stanza.

«E’ una pazzia!». Sbraitò, fissandoci adirato. «Ci faremo uccidere! Era questa la vostra idea di libertà? Beh, io non ci sto!». Aggiunse sfrecciando fuori anche lui, ma per scappare.

«Aspetta!». Diego non fece in tempo a richiamarlo che un rumore orribile, come di ferro strappato, risuonò nel giardino.

Uscimmo di corsa per vedere che cos’era successo e lo scenario che si parò davanti ai miei occhi, mi raggelò.

Era scoppiata una vera a propria guerra, oltre ai vampiri che ci avevano aiutato, c’erano anche enormi lupi che saltavano da un membro all’altro del nostro vecchio gruppo, strappando teste ed arti. Cercai Fred con lo sguardo e quando lo trovai, un urlo mi si fermò in gola. La chioma rossa dei suoi capelli, rotolava senza sosta sul terreno disconnesso ed il suo corpo, si trovava tra i denti di un enorme lupo grigio.

«Andatevene! Non sanno chi siete! Scappate!». Ci urlò Carlisle, mentre teneva fermo un vampiro ed Esme, gli staccava la testa con un calcio.

Ero incapace di muovermi ma Diego mi afferrò per un braccio iniziando a correre e trascinandomi con sé. Ad un certo punto, realizzai che stavamo scappando verso la nostra libertà, una libertà che Fred non avrebbe mai più avuto.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Due sole parole prima di lasciarvi alla lettura di questo nuovo capitolo

Due sole parole prima di lasciarvi alla lettura di questo nuovo capitolo. Ho visto che non ci sono state recensioni, nonostante le visite non manchino… Questo mi fa seriamente dubitare di questa ff… Fa così pena? :S.

Spero mi farete sapere qualcosa…

Baci.

Amalia.

 

 

 

 

 

Capitolo 2

 

 

 

 

C’eravamo allontanati alla velocità della luce, dovevamo essere abbastanza lontani perché non si sentivano più i rumori della battaglia.

L’immagine della morte cruenta di Fred continuava a ripetersi nella mia testa, dubitavo che l’avrei mai dimenticata, era stata orribile.

Diego non aveva ancora mollato la presa sul mio braccio, continuava a trascinarmi lontana, nonostante oramai ci trovassimo nel folto della vegetazione della foresta.

«Credo che potremmo anche fermarci». Parlai per la prima volta, dopo minuti interminabili di silenzio.

«Non lo so…».

«Diego è inutile che continuiamo a correre, non sento nemmeno più i rumori della battaglia». Insistetti ma lui, sembrava non sentirmi.

Aggrottai le sopracciglia e puntai i talloni nel terreno fermando la mia corsa, lui inchiodò davanti a me ma lo strattone mi fece quasi cadere a terra, lui era un vampiro da più tempo di me e sicuramente, doveva essere più forte.

Fissò i suoi occhi, determinati quanto i miei ma poi si arrese, lasciandosi scivolare a terra e portandosi le mani al viso.

«L’abbiamo abbandonato» Sussurrò, la sua voce era quasi un ringhio.

«No Diego, non potevamo fare più niente per lui. E’ scappato e l’hanno colto di sorpresa». Provai a consolarlo avvicinandomi.

Lui non rispose, rimase immobile, in silenzio ed io l’imitai. Mancavano poche ore al tramonto, fino ad allora sapevo che non ci saremmo mossi. Pensai a com’era stato diverso quel giorno passato con quella strana famiglia.

L’idea di non uccidere esseri umani per sopravvivere mi era piaciuta anche se il gusto del sangue animale era decisamente diverso da quello al quale eravamo abituati.

Si vedeva che tra di loro si volevano bene, non stavano uniti solo per combattere e soprattutto, non lo facevano per costrizione, erano una vera famiglia.

Chissà se anche io e Diego ne avremmo avuta mai avuta una… Forse potevamo tornare da Carlisle e gli altri, ci avevano accolto bene la prima volta, forse potevano farlo una seconda.

Alzai gli occhi, guardando la figura del mio compagno chiusa su se stesso, si stringeva le ginocchia al petto e strofinava la fronte sulle mani conserte.

Scossi la testa, non avrebbe mai accettato di tornare da loro.

Quando il buio c’avvolse, decisi di spezzare quell’odioso silenzio. «Allora? Che cosa faremo ora?».

Ci mise qualche secondo a rispondermi. «Non ne ho idea Bree».

Beh, di certo non potevamo stare lì a far niente. La battaglia era sicuramente finita e qualcosa mi diceva che quello che una volta era il nostro gruppo, aveva perso.

Il clan di Carlisle e quegli enormi lupi erano troppo per meno di diciotto combattenti, dalla loro non avevano solo il numero, ma anche la conoscenza, sicuramente più approfondita della nostra, nella lotta.

Eppure, l’idea di tornare indietro, continuava a perseguitarmi.

«Io torno da loro». Decisi all’improvviso, scattando in piedi.

«Che cosa?». Chiese Diego scioccato.

«Sanno molte più cose di noi, ci volevano aiutare… Non vedo perché non dovremmo provare a tornare da loro». Espressi brevemente i miei pensieri.

Lui scosse la testa in modo deciso e mi si avvicinò minaccioso, quasi non lo riconoscevo.

«No. Fred è morto per causa loro». Era freddo, spietato.

«Fred è morto per causa nostra Diego. Loro non centrano niente, ti hanno anche guarito!». Sbottai infastidita. Ma che cosa gli stava succedendo? Non era il Diego del quale mi ero innamorata.

Scoprì i denti ringhiando ed io arretrai di qualche passo, non credevo che sarebbe stato in grado di assalirmi ma l’istinto di sopravivenza era forte in me.

«Se non vuoi venire, vado da sola». Furono le mie ultime parole prima di voltarmi ed iniziare a correre.

Non volevo lasciarlo, era difficile allontanarmi da lui, ma speravo che così sarebbe tornato in sé.

Diego non mi avrebbe mai lasciata da sola nel cuore della foresta e di notte… o almeno speravo.

Seguivo le nostre scie, ripercorrendo la strada al contrario, fino a quando non percepii due diversi odori, saltai su un albero, arrestando subito la mia corsa e rimanendo all’erta.

Portai lo sguardo oltre gli alberi che mi coprivano e fu in quel momento che rividi i cappucci scuri che erano andati a fare visita alla creatrice, il giorno in cui io e Diego avevamo deciso di informare Riley su quello che avevamo scoperto.

Erano solo due e non riuscii a scorgerli in viso. Parlavano a bassissima voce, erano arrabbiati e concitati.

«Non è possibile, sono sopravvissuti! Ma come hanno fatto?». Domandò una vocina stridula e acuta che sicuramente, apparteneva ad una ragazza.

«Calma sorella, troveremo un altro modo per attaccarli. I Cullen avranno vita breve, puoi starne certa». Rispose l’altro, in tono grave.

Cullen probabilmente era il cognome del clan che avevamo conosciuto quella mattina, a quanto pareva erano stati quegli strani vampiri incappucciati a progettare l’attacco, fin dall’inizio e la cosa non mi stupì per niente.

«Questa era un’ottima occasione! Si sono fatti sterminare tutti, dal primo all’ultimo! Perfino Victoria!». La ragazza alzò leggermente la voce.

Quindi, la nostra creatrice era morta, assieme a tutti i nostri compagni… La notizia mi risollevò leggermente, non mi dispiaceva nemmeno un po’ per la fine che avevano fatto, se l’erano meritato!

Anche se forse, pensai, se avessero saputo la verità, sarebbe andata diversamente… ma poco importava, oramai erano morti.

«Dobbiamo approfittarne ora, non lasciarli respirare. Deve essere una cosa improvvisa e dobbiamo agire noi, sono troppo forti per dei semplici neonati». Aggiunse la vampira, assottigliando la voce.

Sgranai gli occhi terrorizzata, era davvero intenzionata ad uccidere i Cullen! Che cosa le potevano aver mai fatto? Sembravano così innocui…

«Ho un’idea sorella… ma non parliamone qui, prima raduniamo gli altri». Disse il vampiro maschio che era al suo fianco.

«Aro non dovrà essere informato… Non permetterebbe mai d’infangare il nome dei Volturi ma arrivati a questo punto… E’ diventata una faccenda personale». La ragazza tirò un pugno ad un albero vicino a lei, sradicandolo dal terreno e facendolo sbattere su quello davanti al mio.

Ebbi un sussulto, timorosa che il suo colpo facesse un effetto domino sulle altre piante facendo scoprire la mia posizione.

Ma non fu la caduta di quell’albero a smascherarmi, bensì la mia insicurezza. Avvertirono il mio movimento tra i rami e subito si misero in agguato.

Non avevo scelta, era questione di secondi prima che riuscissero a visualizzarmi, iniziai a scappare in direzione della casa di Carlisle, da loro avrei trovato protezione e soprattutto, sarei riuscita ad avvertirli del crudele piano che avevano in serbo per la sua famiglia.

Appena due secondi dopo, iniziarono l’inseguimento, non ebbi il tempo di pensare che un intenso dolore mi colpì in tutto il corpo, facendomi rovinare bruscamente a terra.

«Ahhhh!». Il mio urlò squarciò la quiete di quei boschi, non avrei mai voluto gridare, ma il dolore era di un’intensità tale che controllare il mio corpo divenne difficile.

«Chi sei?» Mi abbaiò contro la ragazza.

Ma io non riuscivo a risponderle, continuavo a stringermi le gambe al petto, cercando di contenere e limitare il dolore ma era una cosa impossibile!

Se la mia bocca fosse riuscita a produrre un suono diverso da urla e lamenti, avrei sicuramente implorato la morte istantanea.

Pochi secondi dopo, tutto finì, lasciandomi stremata e senza forze.

Un’ondata orribile di disgusto e repulsione m’avvolse, facendomi stringere lo stomaco, sembrava di trovarsi nel bel mezzo del potere di Fred, ma questo era impossibile dato che lui era morto.

«Che cos’è!?». Urlò la vampira.

Non udii nessuna risposta, solo l’improvviso sbattere del vento sul mio viso. I capelli svolazzavano da tutte le parti e l’erba sfrecciava veloce sotto i piedi del mio salvatore.

Sollevai la testa per guardarlo in volto e quando lo vidi mi paralizzai, com’era possibile che fosse lui?

«Fred?...». Sussurrai, non credendo ai miei occhi. Avevo chiaramente visto la sua testa staccarsi dal suo corpo, come poteva essere ora qui, davanti a me.

«Sì Bree sono io e per l’ennesima volta…ti ho salvata». Rispose sorridendo e continuando a correre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ciao, eccomi ad aggiornare il terzo capitolo di questa fan fiction… Non c’è molto da aggiungere se non augurarvi buona lettura e sperare che qualche altra anima pia recensisca J

Ciao, eccomi ad aggiornare il terzo capitolo di questa fan fiction… Non c’è molto da aggiungere se non augurarvi buona lettura e sperare che qualche altra anima pia recensisca J.

Dopo il cap ci sarà la risposta alla recensione. Baci.

Amalia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3

 

 

 

Non ero più riuscita a spiccicare una parola, mi sembrava ancora impossibile quello che era appena successo.

«Qualcosa non va?». Domandò Fred, senza smettere di correre.

«Sei… ma com’è possibile?». Continuavano ad affollarsi mille e mille domande nella mia mente, io ero sicura di quello che avevo visto, ed anche Diego.

«Bree credevo ci saresti arrivata da sola. Quell’enorme lupo mi ha staccato la testa ma quando la battaglia è finita Carlisle non ha permesso loro di bruciarmi. Mi ha aiutato a ricompormi… e non è stato per niente piacevole». Rispose, con una smorfia disgustata in viso.

«Bruciarti?». La voce mi uscì strozzata e incredula.

«A quanto ho capito è l’unico modo per ucciderci; farci a pezzi e bruciarci prima che riusciamo a ricomporci».

Sbarrai gli occhi immaginando che cosa dovevano aver provato gli altri. Come faceva Fred a parlarne in modo così disinvolto? Solo al pensiero, brividi di puro terrore mi formicolavano lungo la schiena.

«Li ho disgustati abbastanza». Si fermò all’improvviso sorridendo.«Non ci troveranno più». Aggiunse mettendomi a terra.

Camminai lentamente, cercando di riordinare le idee. Quegli strani esseri incappucciati dovevano chiamarsi Volturi e probabilmente, Aro era il loro capo o almeno, questo era quello che avevo capito origliando la loro conversazione.

Volevano uccidere a tutti i costi i Cullen ma non ne conoscevo il motivo ed ora, dovevamo tornare da Diego e raccontargli tutto. Una smorfia di dolore passò sul mio volto quando pensai a lui, non mi aveva seguita nel bosco, mi aveva lasciata sola e se non fosse stato per Fred, sarei sicuramente morta.

«Dobbiamo tornare da Diego». Affermai convinta, annusando l’aria attorno a me per scovarne la scia.

«Stavo per chiedertelo, dov’è?». Rispose Fred, massaggiandosi il collo.

Raccontai brevemente tutto quello che era accaduto, la nostra fuga, i suoi sensi di colpa, la mia decisione ed il mio piano che a quanto pareva, non aveva avuto il successo desiderato.

«Che sciocco».

«No Fred, dovevo immaginare che si sarebbe sentito così, sappiamo com’è fatto». Risposi scotendo la testa sconsolata.

Era sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno d’aiuto, il modo in cui c’eravamo conosciuti, la diceva lunga.

Secondo i suoi pensieri, il suo amico era morto per salvargli la vita.

Continuai ad annusare l’aria ma tutto quello che riuscivo a cogliere, era l’orribile odore che Fred si era lasciato alle spalle.

«Non lo troveremo mai così… Hai fatto un buon lavoro non c’è che dire». Osservai arricciando il naso.

Provai a ricordare la strada che avevo percorso, la direzione che avevo preso quando mi ero allontanata e quella che io ed il mio amico avevamo seguito nella fuga.

«Credo di poter comunque arrivare da lui. Dovremo fare un giro più lungo, per evitare i due vampiri ma possiamo farcela». Spiegai ad alta voce, provando a convincere più me stessa che Fred.

«Okay, ti seguo».

Appena udii quelle parole, scattai ad ovest girando attorno al perimetro appena percorso. Costeggiai la foresta all’esterno, ogni senso all’erta a captare anche il minimo segnale di pericolo.

Dopo pochi minuti deviai ad Est, inoltrandomi nuovamente tra gli alberi ma stanno ben lontana dal punto in cui stavo per morire, lo superai di un centinaio di chilometri e solo allora, rientrai sul sentiero che avevo percorso mentre cercavo di arrivare da Carlisle.

Fred continuava a seguirmi, forse un po’ confuso per i miei cambi di direzione ma non mi chiese mai nulla.

All’improvviso, riuscii a scorgere la mia scia, era debole, questo significava che apparteneva a qualche ora prima, eravamo sulla giusta strada, ancora poco e avrei ritrovato Diego!

Ma la delusione, mista al panico che provai quando scoprii che lui non c’era, mi pietrificò sul posto, facendomi sprofondare in un buco nero.

Saettai da un lato all’altro, ero sicura d’averlo lasciato lì, il suo odore era ancora forte in quel posto!

«Non è possibile… ma dov’è andato? Sento la sua scia, sono nel posto giusto, eravamo qui qualche ora fa!». Esclamai terrorizzata.

«La sento anch’io… ma farti prendere dal panico non aiuterà. L’odore è ancora forte, non può essere andato lontano…».

Lui e la sua innaturale calma! Iniziava a darmi sui nervi!

Iniziai a correre senza nemmeno rispondergli, seguivo la scia del mio compagno, spostando lo sguardo in ogni direzione. Su una cosa Fred aveva ragione, non era molto che se n’era andato e non poteva essere lontano, nonostante la sua immensa velocità.

Il percorso che seguimmo ci portò alle porte della città di Seattle e lì, ogni segno del suo passaggio svaniva nel nulla. Com’era possibile?

Non ebbi il tempo di disperarmi perché un rumore alle mie spalle mi fece voltare, anche Fred si mise sulla difensiva.

Non molto lontano da noi, due vampiri si stavano litigando il corpo senza vita di una donna, se lo strattonavano con forza, cattiveria e prepotenza.

Quando avvertirono la nostra presenza ci ringhiarono contro ma tornarono quasi subito al loro spuntino.

Arretrai schifata da quella scena. Anche noi apparivamo così? Mi voltai scappando via da qual posto, l’odore del sangue umano aveva raggiunto le mie narici, facendo vibrare e bruciare la mia gola e sapevo fin troppo bene quanto fosse rischioso immischiarsi nella caccia di altri vampiri.

Ero scioccata, desideravo ardentemente quel dolce nettare ma non volevo di certo farmi ammazzare! Non mi voltai nemmeno a vedere dov’era Fred dovevo trovare la mia vittima.

Ragionare era diventato impossibile, vedevo rosso ed il veleno inondava a fiotti la mia bocca, dovevo trovare assolutamente un umano!

M’introdussi in una strada deserta, non c’era più luce e il cielo scuro si stagliava su quella città, ricoprendo con le sue ombre le strade e le macchine.

Mi trovavo al centro esatto di una piazza, illuminata dai pochi lampioni e dalle piccole luci delle vetrine dei negozi.

Un vociare basso, lieve, arrivò alle mie orecchie e l’adrenalina aumentò ulteriormente, l’eccitazione della caccia si era estesa a tutto il mio corpo, ero una macchina da guerra perfetta e letale.

Mi guardai velocemente alle spalle, di Fred non c’era traccia, ma non mi preoccupai, ero troppo impegnata sui miei versagli.

Entrai in un piccolo vicolo buio, posto dal quale provenivano i rumori e mi assottigliai contro al muro per non farmi vedere.

Una ragazza bassa, con i capelli ricci e castani, stringeva il braccio di un suo coetaneo biondo. Parlottavano concitati… Sembravano così insulsi, perfetti per diventare il mio pasto.

Successe tutto in una frazione di secondo, sentii la scia di Fred raggiungermi ed i passi dei due ragazzi avvicinarsi velocemente, saltai fuori dal mio nascondiglio ringhiando minacciosamente.

Nessuno dei due ebbe il tempo necessario per realizzare che cosa stava accadendo, che mi i miei denti si conficcarono nel collo della ragazza.

Il suo sangue entrò nella mia bocca violentemente, me ne riempii le guancie prima di mandare giù la prima sorsata. Era buono, sublime e mi era mancato terribilmente.

Subito dopo sarei volentieri passata al ragazzo ma Fred, nel sentire quel dolce aroma e nel vederne scivolare una goccia sul mio mento, si fiondò su di lui prima di me, beandosi di tutta la sua linfa vitale.
Quando ebbi finito staccai le mie labbra da quella pelle pallida e liscia, ero soddisfatta.

«Jes, Mike?». Voltai il capo di scatto udendo quella voce e i miei occhi, si scontrarono con quelli di una ragazza pallida, con il viso a cuore.

Quando vide i due cadaveri che giacevano ai nostri piedi, si portò le mani alla bocca e fece un passo indietro.

Annusai l’aria e quello che avvertii mi fece uscire fuori di testa. Quella era la ragazza che Riley ci aveva promesso come premio! Era la proprietaria della camicetta rossa!

Anche Fred doveva averla riconosciuta, perché dalla sua gola, uscì un ringhio basso e gutturale.

«E lei». Sibilai, eccitata all’idea di potermi gustare quella prelibatezza.

Emanava un odore così dolce che quasi mi sembrò di poter sentire il suo sapore sulla lingua.

Scattammo in contemporanea ma inaspettatamente, ci scontrammo contro un altro vampiro che ci scaravento ad un centinaio di metri da lei.

Ci rialzammo entrambi e quando vidi chi era il suo protettore, arrestai all’istante l’attacco.

Era Edward, il figlio di Carlisle, ringhiava ed ogni parte del suo corpo era tesa e pronta all’attacco, il volto scuro e minaccioso di chi promette una morte lenta e dolorosa.

«Lo sapevo che dovevamo uccidervi!». Urlò attaccandoci.

Riuscii a schivare il colpo di pochi centimetri ma Fred venne colpito in pieno stomaco. La ragazza non si era mossa di un millimetro, continuava a fissare i corpi morti dei suoi due amici.

Nonostante sapessi che ucciderla mi avrebbe assicurato un biglietto per sola andata per l’inferno, non potei resistere e mi fiondai su di lei, ma un secondo vampiro si parò davanti ai miei occhi, sollevandomi per la gola e schiacciandomi al suolo.

Il suo volto a pochi centimetri dal mio… Era Jasper.

«Non provare nemmeno a muoverti o giuro che sarà l’ultima cosa farai nella tua vita!». Sputò tra i denti, adirato come non avevo mai visto nessun vampiro.

«Basta!». Mi voltai e vidi Alice che abbracciava la ragazza, spostando lo sguardo da Edward a Jasper.

Entrambi arrestarono i loro movimenti, il mio carnefice mi sollevò, stringendomi le braccia dietro alla schiena ed Edward fece lo stesso con Fred.

«Li… li hanno… Mike e Jessica sono…».

«Shh Bella, ora stai tranquilla…».La ragazza che Alice stringeva tra le braccia, iniziò a balbettare parole senza senso, scioccata da quello che aveva appena visto e terrorizzata da quello che stava per accaderle.

Cercavo di divincolarmi, mantenere sotto controllo il mio corpo davanti a lei era difficile.

«Portateli a casa. Io chiamo Carlisle e gli altri». Alice diede nuovi ordini, senza mai guardarci negli occhi.

«E Bella?». Chiese Edward, con tono angosciato.

«Ci penso io, ora allontanateli da lei».

Qualcosa mi diceva che quella ragazza, che un tempo era stata tanto gentile con noi, ora ci odiava in modo smisurato.

E come potevo darle torto? Mentre recuperavo lentamente lucidità, presi atto delle mie azioni.

Avevo ucciso una ragazza innocente, non ero riuscita a mantenere fede alla mia promessa… Ero stata un mostro, orribile e ripugnante.

Sia io che Fred ci facemmo trascinare nuovamente nei boschi, opponendo sempre meno resistenza.

Avevamo fatto una cosa orribile, ed era giusto che pagassimo per i nostri errori…
Un pensiero veloce attraversò la mia mente…

Diego, dove sei?

 

 

 

 

 

 

The Host: Grazie mille davvero! Non sai che enorme piacere mi ha fatto leggere la tua recensione, spero con tutto il cuore che possa continuare a piacerti! Un grande bacio J.

 

 

Amalia.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Eccomi con un nuovo capitolo… uff, anche in quello scorso non ho avuto recensioni, continuo a postare perché ho visto che la storia è stata aggiunta tra preferiti e seguiti…

Eccomi con un nuovo capitolo… uff, anche in quello scorso non ho avuto recensioni, continuo a postare perché ho visto che la storia è stata aggiunta tra preferiti e seguiti…

Mi piacerebbe davvero sapere che cosa ne pensate…

Ora vi lascio alla lettura.

Amalia.

 

 

 

 

 

 

Capitolo 4

 

 

 

 

Eravamo arrivati a casa Cullen che era notte fonda, non ci eravamo mossi dal loro salotto, sotto la stretta sorveglianza di Jasper, Carlisle ed Emmett.

Il primo ci fissava minaccioso, gli altri due sembravano più comprensivi, come se capissero che cosa dovevamo aver provato.

Quello che mi stupì maggiormente, fu il comportamento di Fred, per tutto il tempo aveva tenuto il suo scudo basso, non aveva mai tentato di allontanare quella famiglia da noi, nemmeno durante lo scontro con Edward.

Respiravo lentamente, soppesando ogni movimento del mio corpo, non me la sentivo ancora di parlare, troppo disgustata da me stessa e logorata dall’angoscia per l’assenza di Diego.

«Bree, ti possiamo capire è difficile all’inizio ma vedrai, ce la farai. Quello che aggrava ancor di più il vostro gesto e che le persone che avete ucciso, Mike Newton e Jessica Stanley erano amici di Bella, la compagna umana di Edward». Carlisle si avvicinò, chinandosi all’altezza del mio volto.

Se non fossi stata così sconvolta per l’accaduto, la notizia che un vampiro stava con un’umana mi avrebbe a dir poco spiazzata, ma non c’era spazio dentro di me per nessun altro sentimento.

«Mi spiace. Stavamo cercando Diego ed abbiamo incontrato due vampiri che cacciavano. L’odore del sangue mi ha dato alla testa e… ho fatto quel che ho fatto». Spiegai, la mia voce appena un sussurro.

«Abbiamo perso il controllo…». Aggiunse Fred, parlando per la prima volta.

Tutti aspettammo la continuazione della sua frase, ma non avvenne, restò in assoluto silenzio, senza aggiungere altro.

Il rumore degli pneumatici che raschiavano il terreno davanti casa, interruppe la nostra piccola conversazione.

Alice entrò in casa, seguita da Rosalie ed Esme, avevano tutte un’espressione triste in volto.

«Abbiamo sistemato i corpi in modo da farlo sembrare un incidente ed abbiamo fatto una telefonata anonima alla polizia. Appena sono arrivati ce ne siamo andate». Il tono della compagna di Carlisle era cupo, non c’era più ombra di quel meraviglioso sorriso che avevano conosciuto la prima volta che l’avevo vista, e la colpa era solo mia.

Se non fossi fuggita alla vista del sangue, io e Fred non ci saremmo mai imbattuti nei due poveri malcapitati.

«Mi dispiace, davvero!». Urlai all’improvviso, singhiozzando e portandomi le mani al volto.

Era frustrante la sensazione di colpa ed impotenza che sentivo.

Nessuno mi venne incontro né mi disse nulla, ma mi andava bene così… me lo meritavo. I minuti si trasformarono in ore e Fred ed io, non ci muovevamo dalla nostra posizione.

All’alba il cielo si ricoprì di nuvoloni grigi ed un forte temporale scoppiò sulla cittadina chiamata Forks.

Sentii uno spostamento d’aria, veloce quanto inaspettato, voltai la testa di scatto e mi ritrovai il viso di Edward a pochi centimetri dal mio.

«Hai idea di che shock avete provocato alla mia compagna!?». Ringhiò deciso.

Istintivamente arretrai, mettendomi vicina a Fred che alzò prontamente il suo scudo, creando il vuoto attorno a noi.

Tutti si voltarono dalla parte opposta rispetto a dove ci trovavamo e socchiusero bocca ed occhi.

«Che cosa stai facendo?». Sibilò ancora il rosso.

«Non ti abbiamo fatto niente. Anche tu sarai stato un neonato!». Rispose Fred.

La cosa mi stupì, non era tipo da prendere le difese degli altri…

«Ragazzo… Smettila per favore… Non vi faremo nulla». Carlisle provò a convincerlo avvicinandosi, ma dovette subito allontanarsi.

«E chi mi dice che non è solo una menzogna!». Urlò adirato, il mio amico.

Passarono alcuni istanti, nei quali tutti i Cullen abbandonarono la loro posizione di difesa arretrando ancora di qualche passo.

«Possiamo fidarci». Sussurrai al suo orecchio.

Mi guardò sbarrando gli occhi ma poco dopo, cedette credendo alle mie parole. Edward ci guardò male, ma non si avvicinò, mentre gli altri componenti della famiglia tornarono a rilassarsi.

«Stavo solo cercando il mio compagno… Davvero non volevo fare nulla di male. E se non fosse stato per i vampiri incappucciati, non ci saremmo trovati in quella situazione». Mi sentii in dovere di dare ancora una volta la mia spiegazione.

Ma le mie parole, sorbirono un effetto che non mi sarei mai immaginata; si voltarono tutti a fissarmi, con un espressione stupita in volto.

«Stai parlando dei Volturi?». Chiese Jasper, avvicinandosi guardingo.

«Sì… Hanno detto qualcosa al proposito. “Aro non dovrà essere informato… Non permetterebbe mai d’infangare il nome dei Volturi”. Ce l’hanno con voi, sarei venuta a dirvelo, erano quelle le mie intenzioni». Spiegai, ripetendo la frase che avevo sentito.

«Dicci tutto quello che sai Bree, è estremamente importante». Fu Alice a rispondere, avvicinandosi appena.

Presi fiato, prima di iniziare a raccontare.

«Stavo tornando da voi, volevo imparare a vivere come voi, senza uccidere… Diego non mi ha seguita, la trovava un’idea folle e credeva che ci avreste respinti. Io mi sono comunque mossa e mentre venivo verso casa vostra, ho sentito delle voci e mi sono fermata all’istante. Erano due vampiri, un maschio ed una femmina, credo fossero fratelli, il maschio l’ha chiamata “sorella”». Arrestai un attimo il mio racconto per osservare i loro volti.

«Jane ed Alec». Sussurrò Esme.

Erano tutti molto tesi e preoccupati, aspettavano che io continuassi.

«Erano arrabbiati perché la nostra creatrice, Victoria, aveva perso… Perché tutto l’esercito era stato sconfitto. Si chiedevano come avevate fatto a sopravvivere. La femmina ha detto che avrebbero dovuto agire personalmente, che eravate troppo forti per dei semplici neonati ma che un certo Aro, sarebbe dovuto rimanere all’oscuro di tutto. Vogliono agire all’improvviso, senza preavviso… Questo è quello che ho sentito prima che mi scoprissero». Terminai sospirando e lasciandomi andare sul divano.

«Prima che ti scoprissero?». Domandò Carlisle stupito.

«Sì, sono arrivato giusto in tempo. L’ho salvata da morte certa». Intervenne Fred, con tono calmo e pacato.

Sembravano come pietrificati, ci fissavano senza realmente guardarci. Il primo a riprendersi, fu il capo famiglia.

«Dobbiamo mandare un messaggio ad Aro». Intervenne risoluto.

«Che cosa? Carlisle sei impazzito?!». Urlò Edward, alzandosi di scatto.

«No, lui può vedere la verità. Se toccherà la mano di Bree potrà osservare tutta la discussione a cui lei ha assistito, non potrà incolparci di nulla». Spiegò ancora, prendendo carta e penna da un cassetto.

Edward gli si avvicinò bloccandolo per un polso.

«Bella… La vedranno, sai quanti problemi si sta già facendo per questa storia!». Era serio, arrabbiato ma nessun sentimento d’astio albergava nei suoi occhi.

Fosse successa una cosa simile nel nostro gruppo, sarebbe finita con una perdita.

«Non ne sono sicuro». Il rosso parlò all’improvviso. Mi guardai attorno, a chi stava rispondendo?

Sorrise, senza felicità.

«Leggo nel pensiero». Aggiunse rivolto a me e rispondendo ad una domanda che avevo solo pensato.

Sbarrai gli occhi incredula. Sentiva tutto quello che pensavo? Tutto quello che pensavano tutti?

«Sì». Rispose ancora, senza guardarmi.

Guardai Fred e vidi che anche nei suoi occhi c’era incredulità. Era strano che riuscissimo a stupirci di qualcosa anche in questa vita. Dopo aver scoperto che i vampiri esistevano e che noi, eravamo stati trasformati in queste creature mitologiche, mi ero ripromessa che niente mi avrebbe fatto più impressione.

«Edward deve andare così. Andrà tutto bene…». Intervenne Alice.

«Il futuro può sempre cambiare!». Ribatté contrariato.

«Non se faremo come dico io». Si guardavano negli occhi, fissi, senza parlare… eppure sembrava che stessero intrattenendo una discussione vera e propria.

«Alice prevede il futuro e prima che ve lo chiediate, anche Jasper ha un potere, è empatico. Manipola le emozioni delle persone». Emmett, il più grosso vampiro che avessi mai visto, ci spiegò brevemente le capacità dei suoi famigliari.

Probabilmente intenerito dai nostri sguardi. Erano dei vampiri davvero fuori dal comune…

«Manderemo il messaggio ad Aro e attenderemo la sua visita. Basterà che Bree gli porga la mano per incriminare Jane ed Alec, anche se probabilmente, sanno tutto anche Marcus e Felix». Alice espose il piano, ma c’era una cosa che non mi convinceva.

«Che cosa dovrei fare io?». Chiesi confusa.

«Aro ha un potere simile a quello di Edward. Solo che per vedere i tuoi pensieri, deve avere un contatto fisico. Basterà che ti tocchi la mano, per vedere quello che hai visto tu». Spiegò Carlisle, scrivendo sul bigliettino.

Non ero molto convinta di questo piano, e se questi Volturi mi avrebbero uccisa scoprendo chi ero? Se Aro poteva vedere tutto, si sarebbe anche accorto che appartenevo all’esercito di vampiri di Victoria, mi avrebbe risparmiata?

«Non possono farvi nulla se non avete commesso nessun reato. Diremo che vi siete aggregati al nostro clan che avete appreso il nostro stile di vita, non c’è da preoccuparsi». Edward, intercettando i miei pensieri, provò a rassicurarmi ma la cosa mi faceva sempre più paura.

All’improvviso però, mi venne un’idea.

«Io aiuto voi se voi aiutate me». Proposi, drizzando le spalle.

«Sarebbe a dire?». Domandò Jasper.

«Non trovo più Diego.E’ sparito da più o meno due giorni e quando c’è stato l’incidente, lo stavo cercando. Probabilmente è scappato per i sensi di colpa, credeva che Fred fosse morto e credeva d’essere lui il responsabile. Troviamo lui ed io testimonierò con i Volturi». Spiegai brevemente, non sarei tornata sui miei passi, quelle erano le mie condizioni.

«E’ assurdo, dopo tutto quello che abbiamo fatto per voi!». Ringhiò Rosalie, ma non mi spostai né le risposi, attesi semplicemente la risposta.

Sì guardarono tra di loro, come se potessero comunicare tutti telepaticamente, alla fine, otto paia d’occhi si posarono su Carlisle.

Si rigirò il bigliettino tra le mani, osservandolo concentrato. Forse stava valutando la situazione.

«Okay, ti aiuteremo a cercare il tuo compagno ed in cambio, testimonierai con i Volturi». Rispose in fine, posando la busta sul tavolo.

Non si levò nessun tipo di commento o protesta, tutti sparirono dal salotto, chi uscendo di casa, chi andando in un’altra stanza, restammo solo Fred ed io, di nuovo.

«Ti fidi?». Domandò, con le braccia incrociate al petto.

Ci pensai un attimo prima di rispondere. «Sì, mi fido». Dissi infine.

Dovevo fidarmi, loro erano la nostra unica possibilità, erano il nostro asso nella macchina così come io ero il loro.

Presto, molto presto, avrei potuto riabbracciare l’uomo che amavo e questo fu l’unico pensiero che riuscì a rendere sopportabili i secondi, i minuti e le ore che passavano.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Buon inizio settimana, eccomi come sempre con il post del lunedì ma prima, una piccola comunicazione:

Buon inizio settimana, eccomi come sempre con il post del lunedì ma prima, una piccola comunicazione:
purtroppo da quando la pubblico, ho notato che i commenti sono nulli... Quindi, ho deciso che questo sarà il capitolo di "prova", se nemmeno questo susciterà interesse, la storia verrà interrotta. Non per cattiveria, ma scriverla mi porta via cmq del tempo e se fa così pena da non essere minimamente considerata, tanto vale non sprecarci il mio tempo. Detto questo, vi lascio alla lettura del nuovo capitolo.

Amalia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 5

 

 

 

 

Altri due interminabili giorni erano passati, l’astio che alcuni dei Cullen provano nei nostri confronti era smisuratamente aumentato nelle ultime ventiquattro ore, causa l’imminente funerale dei due ragazzi che io e Fred avevamo ucciso.

Eravamo stati lasciati nelle mani di Carlisle ed Esme, non si fidavano a lasciarci soli…

Di Diego ancora nessuna traccia, ma d'altronde, nessuno era ancora andato a cercarlo, ci saremmo mossi l’indomani, tutti assieme.

Mi mancava terribilmente, ogni giorno era un nuovo strappo nel mio cuore, non credevo davvero di riuscire a contenere tanto dolore.

«Bree, andiamo?». Carlisle richiamò la mia attenzione.

Ero seduta sul ramo di un albero che si trovava di fronte a casa loro, assorta nei miei pensieri, sotto la pioggia battente.

Annuii senza parlare, scesi con un balzo ed iniziai a correre nella foresta, dietro di me Fred ed Esme, mentre Carlisle ci precedeva, stavamo andando a caccia.

Tutti gli altri si trovavano nella piccola chiesetta di quella cittadina sperduta, a salutare per l’ultima volta i loro amici.

Un’altra fitta colpì il mio petto… Faceva male quel senso di colpa, mi sentivo così orribile, un mostro senza cuore, senza sentimenti, eppure sapevo di poter amare.

Scossi la testa confusa, concentrando tutte le mie attenzioni sulla caccia, la gola bruciava ed il mio corpo richiedeva sangue… e lo feci diventare il mio unico pensiero; sangue, sangue e ancora sangue.

Accelerai il passo, il mio udito ed il mio olfatto avevano captato una scia ed in lontananza potevo sentire lo scalpitare degli zoccoli sulla terra.

Gli altri mi imitarono, non sentendo più nulla se non la nostra preda che spaventata dalla nostra vicinanza, provò a fuggire.

Era questo il momento che più preferivo, che più mi eccitava; quando provavano a scappare.

Ci giocavo alle volte, gli facevo credere di potermi sfuggire e quando ero stufa del gioco, affondavo i miei denti nella sua giugulare, ma non oggi, ero troppo affamata per perdere tempo.

Balzai sulla schiena dell’enorme alce, mordendo con precisione la vena arteriosa che passava sotto la sua spessa pelliccia.

Chiusi gli occhi, per godermi fino in fondo quel nettare tanto desiderato.

Nonostante tutto il mio corpo fosse concentrato sulla mia preda, la mia mente riusciva a vagare lontana da lì.

Anche Diego si stava nutrendo? Stava bene? Che stile di vita aveva scelto? Gli mancavo quanto lui mancava a me?

Un brivido mi percorse lungo la schiena, costringendomi a molare la presa sull’animale, le mani sporche di sangue, osservai le mie dita, sentendo un enorme vuoto dentro il mio petto. Come poteva il mio umore cambiare con tanta rapidità?

«Tutto bene?». Fred si avvicinò a me, poggiandomi una mano sulla spalla.

L’osservai con sguardo vuoto, assente… «No». Sussurrai, muovendo appena le labbra.

«Cos’hai cara?». Esme, premurosa come sempre, prese il mio viso tra le mani e puntò i suoi occhi d’orati nei miei.

Non riuscii a rispondere subito, era difficile spiegare quello che stavo provando, era un turbinio d’emozioni che mi confondeva e feriva.

«Diego». Sì, questa era l’unica parola che poteva descrivere il mio stato d’animo, lui, il nome della persona che amavo e che in quel momento, pensavo sperduta chissà dove.

La dolce donna mi abbracciò, accarezzandomi i capelli, se non fossi stata in balia di tutte quelle emozioni, quel gesto mi avrebbe profondamente stupita.

Singhiozzai, senza lacrime, come la mia nuova natura m’imponeva. Avevo visto ogni sogno sgretolarsi sotto i miei occhi, la nostra felicità, il nostro amore… la nostra eternità.

Tutto era sfuggito al mio controllo, senza che io avessi potuto fare nulla… mi pentivo terribilmente d’averlo abbandonato ma mai avrei creduto una cosa simile.

Lo conoscevo davvero così poco? Od in qualunque caso non avrei potuto prevedere una sua simile reazione?

«Domani inizieremo le ricerche Bree, vedrai che sta bene. Sa il fatto suo». Fred provò a rassicurarmi.

Apprezzavo quel gesto, ma niente mi avrebbe fatta stare meglio, niente che fosse diverso da quei meravigliosi capelli biondi, o da quel suo sorriso rassicurante.

«Forse è meglio se torniamo a casa». Propose Carlisle, poggiando una mano sulla schiena della sua compagna.

Mi alzai, seguendo il mio piccolo gruppo, assorta nei miei pensieri, ma poco dopo un particolare attirò la mia attenzione.

Captai la scia di un umano, ma non fu quello a colpirmi, essa era mischiata con un odore che mi sembrava famigliare, ma era troppo ingarbugliato per capire.

Deviai all’improvviso, seguita subito dagli altri. «Ferma Bree!». Urlò Carlisle provando ad avvicinarmi.

«No Carlisle! Ho sentito la scia di Diego!». Risposi, prima che fraintendesse le mie intenzioni.

Lo vidi annusare l’aria, concentrato. «E’ vero! Anche se… non so è mischiata con quella di qualche altro vampiro». Esclamò Fred, venendomi vicino.

«Carlisle... Non sento il battito di nessun cuore umano». Aggiunse Esme.

Sorrisi. Correvo alla mia massima velocità, ne ero convinta: presto si sarebbe risolto tutto, avrei riabbracciato l’uomo che amavo ed il puzzle della nostra vita si sarebbe ricomposto alla perfezione.

«Bree rallenta e corri dietro ad Esme e me… Anche tu Fred, non vogliamo correre inutili rischi». Dovetti dare fondo a tutto il mio autocontrollo per ubbidire al suo ordine, ma non avevo altra scelta, se non l’avessi ascoltato mi avrebbe fermata.

Lasciai che mi superassero e Fred mi fece un cenno con la testa, cime a dire: “ci siamo Bree”.

L’odore si stava facendo sempre più forte, ed ora potevo chiaramente distinguere tutte le scie e quella del sangue umano, era la più persistente.

Sentii la gola incendiarsi, ma deglutii la boccata di veleno, ero lì per Diego, solo ed esclusivamente per lui.

I due Cullen arrestarono improvvisamente la loro corsa, allargando le braccia, come a volerci tenere distanti da quella situazione.

Mi fermai, guardando oltre a loro e quel che vidi mi agghiacciò. C’erano tre vampiri, chini ognuno sul suo corpo, erano tre poveri escursionisti che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Si accorsero della nostra presenza ed in contemporanea, alzarono il capo ringhiando e fu in quel momento che i miei occhi incontrarono quelli scarlatti del mio compagno.

Scopriva i denti sporchi di sangue, non c’era più traccia di umanità in lui, era spietato, un assassino perfetto.

Passai sotto la barriera creata da Esme e Carlisle, non credendo ai miei occhi, non accettando quello che stava succedendo.

«Diego…». Lo chiamai debolmente, con la voce tremante.

Lui sgranò gli occhi, incredulo quasi quanto me. Per un attimo potei vedere lo sguardo del quale mi ero innamorata, ma non durò più di una frazione di secondo.

Anche Fred avanzò, non servì aggiungere altro, i due amici si osservarono senza spiccicare parola.

«Felice di vedere che sei ancora vivo». Osservò Diego.

La sua voce mi fece rabbrividire, fredda incolore… dov’era finito il tono dolce che ricordavo?

«Che hai fatto?». Domandai, lasciando uscire un singhiozzo dalla mia bocca.

«Mi sono creato una famiglia, non era quello che volevi?». Rispose arrogante.

Osservai gli altri due vampiri, un maschio ed una femmina.

«Oh tesoro, non mi presenti?». La vampira si avvicinò a Diego.

Era alta quasi quanto lui, merito anche dei vertiginosi tacchi che portava. Il corpo statuario avvolto in un impeccabile vestito di seta azzurra, i lunghi capelli neri le sfioravano i fianchi e le sue dita affusolate, erano posate sul collo del mio compagno o meglio, di quello che era il mio compagno.

Si scambiarono un bacio profondo, carico di violenza, nulla a che vedere con quelli che un tempo ci eravamo scambiati noi.

Non c’erano parole per descrivere il dolore intenso che quel bacio mi stava provocando, era come se ogni centimetro del mio corpo stesse bruciando tra le fiamme, lentamente, era peggio di quello che avevo dovuto sopportare durante la trasformazione.

«Ehm! Visto che ora sono impegnati, ci penso io… lei è mia sorella Adelaide ed io sono Ted, siete amici di Diego?». L’altro vampiro avanzò, interrompendo le effusioni che i due si stavano scambiando.

Strinsi le labbra ed i pugni lungo i fianchi, a quanto pareva stava più che bene e aveva preso la sua decisione.

«Mi hai deluso Diego, non ti facevo così pezzente». Osservò Fred ad alta voce.

Lui non rispose, né mi guardò negli occhi mentre io, tenevo il mio sguardo fisso su di lui.

Esme e Carlisle non sapevano come comportarsi ed il silenzio improvviso che calò non aiutò per niente la situazione.

Non potevo sopportare oltre, mi voltai e ritornai a correre dalla parte opposta alla loro, sentii gli altri seguirmi ma Diego, non mosse nemmeno un muscolo, non sussurrò niente.

Serrai gli occhi cercando di eliminare quell’orrenda immagine dalla mia mente, quell’orrendo mostro che era diventato, non era lui che amavo, non più.

Ora non avevo davvero più nulla per cui vivere, la mia eternità sarebbe stata vuota, così come il mio cuore.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Eccomi, con un nuovo capitolo

Eccomi, con un nuovo capitolo! Ho visto, con tanta gioia, che alcune di voi hanno recensito dopo il mio messaggio “d’avviso”. Spero continuerete a farlo e che a loro, si aggiungano molte altre di voi!

Prima di lasciarvi alla lettura, rispondo alle vostre recensioni!

 

 

Sidney93: Grazie mille per il pensiero, i com0plimenti e la recensione! Se continuerò a vedere interesse continuerò sicuramente a postare. Se scrivi, sai bene quanto per le autrici le recensioni siano importanti! Grazie ancora per tutto e speriamo che anche questo capitolo ti piaccia. ^^ Un bacio.

 

The host: Oh ma ciao! Una “vecchia” conoscenza! XD. Il tuo parere, così come quello di tutte le altre lettrici per me è fondamentale, davvero… è da voi che dipende la continuazione delle mie storie e di quelle delle altre autrici quindi, grazie mille per avermi dedicato cinque minuti del tuo tempo, spero di rivedere presto un tuo commento, magari sulla storia XD. Un bacione!

 

nAnA_Cullen: Ciao! Sono contentissima che la mia storia ti piaccia e ti ringrazio di vero cuore per il complimenti ed il commento! ^^ Spero davvero che possa continuare a piacerti e che, magari, il mio finale fosse quello che anche tu ti eri immaginata. Alla prossima ^^.

 

 

Bene, ora vi lascio alla lettura del nuovo capitolo! ^^

 

 

 

 

 

Capitolo 6

 

 

 

 

Non era possibile, tutto quello su cui avevo contato in quegli ultimi giorni era svanito… perso per sempre.

Più nulla era rimasto dell’uomo che amavo; il suo splendido sorriso, la meravigliosa luce dei suoi occhi.

Il suo volto ora, era un’orrenda maschera di orrore e tristezza.

Mi sembrava di poter sentire il mio cuore sanguinare tanto era il male che stavo provando.

«Bree, fermati!». La voce di Fred mi raggiunse, forte e prepotente.

Ma io non arrestai la mia corsa, al contrario, accelerai il passo tanto da toccare appena il morbido terriccio, erano sentimenti come la rabbia e la delusione a muovere il mio corpo.

Balzai su una roccia ed atterrai violentemente al suolo, creando una crepa in asso, squarciando in due il cemento ricoperto d’erba.

Ringhiai, forte, senza controllare le mie azioni, senza controllare il mio corpo.

In quel momento ero solo un animale che doveva dare sfogo a tutta la sua ira.

«No!». Sentii urlare Carlisle.

Un attimo dopo, un enorme lupo balzò fuori da dietro un cespuglio, la sorpresa m’immobilizzò per pochi attimi.

All’istante balzai all’indietro, per scattare nuovamente in avanti ma pochi istanti prima del contatto con quell’enorme cane, due braccia forti e decise mi lanciarono in aria, allontanandomi dall’imminente combattimento.

Solo allora mi fermai ad osservare la scena, Fred era davanti a me con le braccia allargate, come a farmi da scudo, Carlisle in mezzo, con i palmi rivolti da entrambi i lati e lo sguardo preoccupato, Esme appena dietro di lui.

Lo sconforto mi assalì all’improvviso, portai le mani al volto e mi lasciai scivolare a terra.

«Ahhhhhhhhhh!»… «Nooooo! Perché?!»… «Ahhhh!». Iniziai ad urlare in modo incontrollato, stringendo i miei capelli tra le dita e strizzando gli occhi tanto, che se fossi stata umana, avrei sicuramente avvertito il dolore.

Sentivo la mia anima spezzata, strappata! Potevo vederne i brandelli ed i miseri resti che ne erano rimasti.

Singhiozzai, senza lacrime, lasciandomi guidare solo dalla forza della disperazione.

«Calma Sam, non voleva invadere il vostro territorio… è nuova e in questo momento non è in lei». Avvertii appena la voce di Carlisle che parlava con l’animale che avevo appena cercato di attaccare.

Era impazzito? O forse lo ero io?

Sollevai la testa, riaprendo appena gli occhi, confusa, spossata e notai che il lupo non c’era più.

Esme sospirò, ed entrambi si riavvicinarono a me, mentre Fred abbandonò la sua posizione.

«Sono licantropi. Persone che si trasformano in lupi, nonché nemici giurati dei vampiri. Devi fare attenzione, avrebbe potuto ucciderti in pochi secondi».

Scossi la testa, nel vano tentativo di riprendermi dallo stato di semi incoscienza cui mi trovavo.

Ora ricordavo, uno di loro aveva staccato la testa al mio amico in una frazione di secondo, ma non mi ero certo soffermata a farmi domande sulla loro natura.

«Cara è normale che tu abbia questi sbalzi d’umore. Sei una neonata e gestire le nostre emozioni non è facile. Sono mille volte più amplificate di quelle umane…». Esme provò a consolarmi, avvicinandosi appena ma senza mai toccarmi.

Asserii, capendo quello che mi stava dicendo.

«Torniamo a casa». Suggerì Carlisle.

Osservai ancora per un secondo quel luogo… Era triste, spoglio, o forse ero io a vederlo così.

All’improvviso immaginai il dolore che poteva aver provato quell’umana, nel vederci strappare dalla sua vita due persone alle quali teneva.

Rividi l’immagine del suo volto distorto dal terrore, dalla disperazione e l’ennesima fitta colpì il mio cuore.

Mi ero fatta tanto impressionare dalla nuova natura di Diego, ed io per prima mi ero lasciata andare non appena avevo visto quell’orribile scena.

Il viaggio verso casa mi sembrò brevissimo, mentre sospettavo che le ore seguenti, sarebbero state infinitamente lunghe.

Per che cosa avrei vissuto ora? Prima era solo una questione di sopravvivenza, il più forte mangiava il più debole. Ma da quando lui, Diego, era entrato nella mia vita, tutto era cambiato.

Avevo scoperto quanto poteva essere bella quell’esistenza, quanto poteva essere bello l’amore, quanto poteva essere bello… dividere tutto quello con lui.

Quando varcai la porta, sentii tutti gli sguardi addosso, tutta la famiglia, meno Edward, era radunata in quella stanza.

Sicuramente sapevano già tutto grazie ad Alice ed al suo potere di vedere nel futuro.

Eppure, sentivo una strana tensione nell’area, come se il mio comportamento fosse il problema minore.

«E’ arrivata Carlisle». Fu proprio la piccola veggente a parlare per prima, in tono serio, grave.

Solo in quel momento la notai, era una busta giallognola, con un timbro di cera rosso a chiuderla.

Carlisle la prese in mano, aprendola lentamente. Io trovavo inutili tutte quelle scene, sicuramente c’era chi già sapeva che cosa c’era scritto e poi, non riuscivo a capire che cosa potesse essere di tanto grave.

Ci fu qualche secondo di silenzio prima che tutti i Cullen, portarono i loro sguardi su me e Fred.

Lo sentii irrigidirsi, come se si stesse preparando ad un imminente attacco.

Io non riuscivo più a sentire nulla, era come se tutte le mie emozioni si fossero azzerate. Che cos’altro poteva essere successo?

«Aro ha accettato di venire qui da noi, per leggere la tua testimonianza a proposito del piano che hai sentito esporre da alcuni Volturi». Mi fissavano tutti seri, come se si aspettassero una mia dipartita…

Come si sbagliavano…

«Okay Carlisle. La vostra parte l’avete fatta, ora io farò la mia». Risposi solamente, prima di voltare le spalle a tutti e dirigermi nuovamente nel giardino adiacente la casa.

Mi inginocchiai di fronte al piccolo fiumiciattolo che scorreva lento di fronte ai miei occhi.

Abbassai le palpebre, stanca di tutta quella sensazione e quando le rialzai, i miei occhi si spalancarono, fissando un punto fermo nell’acqua, nella quale era riflessa l’immagine di Diego che mi fissava dalla sponda opposta alla mia.

E ancora, il mio cuore si strinse…

«Che cosa ci fai qui?». Domandai fredda, cercando di tenermi il più lontana possibile da lui e sollevando la testa per osservarlo.

Strinse gli occhi, addolorato e frustrato.

«Mi dispiace». Sussurrò appena.

Se non fossi stata una vampira, nemmeno sarei riuscita a sentirlo.

Scossi la testa. No, non mi sarebbero bastate quelle parole, non mi sarebbero bastate nemmeno le sue scuse.

Niente poteva rimarginare la ferita che aveva provocato al mio essere.

«Ma davvero Diego? E sai che cosa dispiace a me? D’aver sprecato il mio tempo con di te, d’aver buttato questi giorni della mia esistenza a preoccuparmi di te, di come potessi stare, di dove potessi essere! Mi dispiace d’aver posato le mie labbra sulle tue, mi dispiace d’averti toccato… Mi dispiace, d’averti conosciuto!». Gli urlai addosso tutto quello che passava per la mia mente, senza soppesare le mie parole, fregandome, proprio come aveva fatto lui.

«Bree ascolta ero disperato, non ero io…».

«Sparisci». Fred intervenne, sibilando e ringhiando contro Diego.

Quel gesto mi stupì tanto quanto mi confuse.

Erano stati richiamati tutti dalle mie urla, ed ovviamente, si erano riversati in giardino.

Arretrai di qualche passo, consapevole di quello che stavo facendo.

Per quanto potevo amarlo, non avrei mai potuto accettare un tradimento, non così sfacciato, non così doloroso.

«Ti sei innamorato di lei Fred? Sei tornato dal mondo dei morti per rubarmi la compagna?». Diego si mise in posizione d’attacco e Fred l’imitò.

Le sue parole mi lasciarono di sasso, ma solo il tempo necessario per assimilarle.

«Io non sono più la tua compagna Diego, ricordi? Ora c’è Adelaide…». Parlai con calma, senza alzare la voce, senza scompormi.

Con la coda dell’occhio, notai Emmett e Jasper muoversi nella nostra direzione, ed affiancare il mio amico.

«Vattene». Ripeté Jasper. «Adesso». Aggiunse Emmett.

Lui cercò ancora il mio sguardo, ma appena i nostri occhi s’incrociarono, io voltai il capo di scatto.

Se non volevo avere cedimenti, avrei dovuto comportarmi in quella maniera.

Diego si addrizzò lentamente, senza mai spostare lo sguardo dalla mia figura.

«Mi dispiace davvero per quello che è successo. E per quanto mi riguarda, non rimpiango nemmeno uno dei secondi che ho diviso con te Bree… Per quanto può valere e per quanto tu possa crederci, ti amo e non ho mai smesso di farlo». Il tono con cui pronunciò quelle parole, mi diede il colpo di grazia.

Quando tornai a guardarlo, davanti a me c’era solo il nulla, se n’era andato e ne ero certa, non sarebbe più tornato, questa volta sarebbe stato per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

Spero che anche questo possa essere stato di vostro gradimento, aspetto con ansia e speranza (XD) le vostre recensioni,

Morsetti.

 

 

Amalia

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Scusate per il ritardo… Ma davvero, questo capitolo proprio non voleva saperne di venir fuori

Scusate per il ritardo… Ma davvero, questo capitolo proprio non voleva saperne di venir fuori! La prima pagina è venuta subito e poi… buio completo.

Non è molto lungo, ma ho pensato che fosse meglio così che lasciarvi completamente senza. Spero che sarà di vostro gradimento, ci vediamo al fondo con le risposte alle vostre recensioni.

Baci.

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 7

 

 

 

 

Era passata una settimana da quando avevo visto la mia nuova vita frantumarsi sotto i miei occhi. Sette giorni infiniti, centosessantotto ore interminabili…

I Cullen mi avevano preparata per l’incontro con Aro, secondo Alice si sarebbe tenuto l’indomani, all’alba.

Ci saremmo incontrati in un campo da baseball, erano tutti in allerta e nonostante il pericolo fosse stato esposto anche a me, non riuscivo a tremare, ne ad avere paura.

Mi avevano spiegato che i Volturi erano la nobiltà dei vampiri, coloro che governavano e facevano rispettare le leggi. Non erano clementi né sapevano che cosa fosse la pietà.

Spietati e determinati anche di fronte alla più fragile delle creature, una descrizione che avrebbe fatto rabbrividire chiunque, tranne me, non nelle condizioni cui ero.

Da quando Diego mi aveva voltato le spalle, quell’ultima definitiva volta, era stato come se la vita avesse fatto lo stesso con me.

Aveva provato a giustificarsi, a scusarsi… ma la lacerazione che c’era nel mio cuore, a causa sua, non poteva essere risanata, non come lui aveva provato.

Sospirai, poggiando la testa sulla corteccia di quel vecchio albero, ero uscita per cacciare e stranamente i Cullen mi avevano permesso di muovermi in assoluta autonomia.

Sorrisi, senza ilarità al pensiero assurdo che era venuto al mio ex compagno.

«Ti sei innamorato di lei Fred? Sei tornato dal mondo dei morti per rubarmi la compagna?».

Fred? Innamorato? Di me poi… no, non era una cosa che poteva succedere.

Era un buon amico, quello sì, ma niente di più.

Per quanto lui e Diego potessero aver legato, l’amicizia che si era creata con me era certamente più forte, era un po’ come un fratello maggiore.

Con un balzo scesi dall’albero, annusando l’aria e lasciando che parte della mia mente venisse occupata dalla caccia.

Non passarono più di dieci secondi, ed il mio olfatto sopraffino intercettò l’odore dolciastro del sangue, pompato dal cuore di un giovane cerbiatto.

Scattai nella sua direzione. Saettavo silenziosa e letale, nascosta dagli alberi della foresta.

Mi fermai a pochi metri dall’animale e mi acquattai, pronta ad attaccare. Scoprii i denti ma non ebbi il tempo di fare un passo di più che quattro braccia dure come la pietra mi afferrarono per la vita e per la gola.

Ringhiai minacciosa, furiosa e anche spaventata, la visuale mi venne coperta con una benda scura.

Le braccia erano immobilizzate così come il mio corpo.

Tentai di liberarmi, di mordere e di scalciare ma nessuna mia mossa servì a scalfire i miei aggressori.

Erano sicuramente dei vampiri, nessun’altro avrebbe potuto immobilizzarmi e tenermi ferma.

«Chi siete!». Gridai, stringendo i denti.

Non ebbi risposta, sentii solo il vento sbattere sulle mie guance, segno che ci stavamo muovendo.

Mi avevano caricata in spalla, portandomi chissà dove.

Mossi appena le narici, per provare a captare le loro essenze…

«Tu!». Ringhiai, ancora più infuriata.

Quell’odore l’avrei riconosciuto tra mille, mi era bastato inalarlo una sola volta e per pochi secondi, per non scordarlo più.

Adelaide…

Era assieme all’amico Ted, né ero sicura, perché lei da sola non sarebbe mai stata in grado di immobilizzarmi in quella maniera.

Sentivo la terra scorrere sotto i loro piedi ed una nuova ondata d’ira invase ogni cellula del mio corpo.

Abbassai all’improvviso la testa, affondando i denti in quella che credevo la sua spalla.

Strinsi con quanta più forza avevo in corpo e strappai via un lembo della sua carne.

La reazione fu quella che speravo, mollò subito la presa su di me, scaraventandomi a terra e gridando preda del dolore.

Strappai la benda dai miei occhi ed in pochi secondi ebbi il quadro completo della situazione.

Adelaide era inginocchiata a terra, la mano destra insanguinata, nel tentativo di coprire la parte lesa del suo corpo.

Ted era ad un centinaio di metri da noi ed osservava attonito la scena.

Ringhiai infuriata, sapevo che dovevo scappare, fuggire approfittando del momento, ma la rabbia era tale che mi tolse la ragione.

Scattai in direzione della donna che mi aveva strappato il mio compagno, prendendosi poi gioco di me.

Non ebbi il tempo di colpirla che il suo amico mi afferrò le mani, bloccandomele dietro la schiena.

Ruotai su me stessa, abbassando il capo ed alzando le braccia con uno strattone, nel tentativo di liberarmi.

Ci riuscii ma di nuovo mi fu addosso in un lampo; con una mano mi stringeva alla gola e l’altra bloccava le mie braccia.

«Allora dolcezza, se provi di nuovo a ribellarti stacco questa tua deliziosa testolina dal tuo collo. Sono stato sufficientemente chiaro?». Domandò, stringendo maggiormente la presa.

Non mi mossi, un po’ per la paura d’essere uccisa, un po’ perché sapevo di non potercela fare contro due vampiri esperiti come loro.

Puntai i miei occhi sulla figura ancora accovacciata di Adelaide e desiderai con tutta me stessa di possedere un qualche potere che potesse polverizzarla.

Lei si alzò lentamente da terra, avanzando cautamente nella mia direzione.

Automaticamente m’irrigidii, stringendo i pugni e provocando una reazione anche in Ted, il quale chiuse i miei polsi in una presa così ferrea, che se solo avesse leggermente aumentato la pressione, mi avrebbe sicuramente staccato le mani.

«Pagherai per questo…». Sibilò Adelaide, indicandosi la spalla. «Pagherai per aver rallentato la nostra tabella di marcia… Oh si Bree, pagherai…». Aggiunse, con un sorriso maligno stampato in volto.

Qualcosa nella sua voce mi fece rabbrividire, provocando un fremito che smosse tutto il mio corpo.

Sentivo una strana sensazione, una sensazione che non ero in grado di identificare.

Sarebbe stata quella la mia fine? Sarei morta in un bosco, dove nessuno poteva più trovarmi? Le ceneri del mio corpo si sarebbero mischiate al vento, depositando ogni piccolo granello del mio essere su prati, fiori ed alberi?

Beh, pensandoci… Non sarebbe poi stata una fine tanto orrenda.

 

 

 

 

 

 

The host: Grazie mille come sempre per i complimenti che mi fai J. Come avrai visto in questo capitolo le cose peggiorano ma… Beh, oramai conosci il mio modo di sviluppare i racconti… Sai che ti basta fidarti di me XD. Un bacione e alla prossima recensione! ^_^.

 

Sidney93: Ciao gioia! Non sarà una novità, ma fa sempre piacere sapere che ci sono persone che ti apprezzano, quindi grazie mille! ^-^. Se l’altro capitolo l’hai trovato triste… Beh, questo non ti consolerà di certo! XD. Abbi fede… XD. Un bacione e a presto!

 

nAnA Cullen: Ehi grazie per il complimento! E non dire “magari”, nemmeno io ero tanto “brava” appena ho iniziato, ma con la perseveranza e lo studio si può ottenere TUTTO ricordalo sempre! ^-^. Per quanto riguarda Bella, sì ci sarà ma ovviamente non avrà un ruolo fondamentale in quanto questa ff è centrata su Bree. Spero di leggere presto tue nuove recensioni! Un bacio ciao!

 

 Non mi resta che salutarvi e ringraziare anche i lettori “silenziosi”, che spero, prima o poi, si facciano sentire!

^-^.

Alla prossima!

 

 

 

Amalia…

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