Farewell

di Cherry Berry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Parte prima ***


MKK Da quando si erano detti addio, erano passati poco più di due giorni. Rukia era tormentata dalla tristezza, sedeva abbandonata sotto un albero, ascoltando il frusciare del vento tra le foglie. Ciò che la rendeva triste era il modo in cui si erano detti addio, come se non avessero più avuto la possibilità di rivedersi. Una lacrima salata e leggera rigò la guancia della donna, scendendo lungo il viso, fino a scivolare sul collo e sparire oltre il colletto della divisa da shinigami. Non era da lei piangersi addosso, lei era forte, combattiva, non si sarebbe mai piegata di fronte a nulla. Eppure quell'addio era stato straziante. C'erano state poche parole, ma molti erano stati gli sguardi, molti i silenzi e frasi non dette. Qualcosa alleggiava nell'aria al momento della loro separazione. Che fossero parole o gesti, ciò che lui le aveva lasciato l'aveva resa immensamente triste. Non voleva andarsene. Era rimasta ad osservare Ichigo mentre la ringraziava, per poi voltarle le spalle ed entrare in casa, con gli altri. Quel grazie le aveva lasciato l'amaro in bocca, c'era qualcos'altro oltre quella semplice parola. Sapeva cosa significasse, ma allo stesso tempo non voleva esserne certa. Se fosse stato come pensava lei abbandonarlo per sempre sarebbe stato ancora più difficile. Aveva voltato le spalle alla strada, allontanandosi. E così era arrivato il momento di tornare a casa, nella Seiretei.

Ichigo era steso sul letto, fissando il soffitto. Cos'era accaduto in così poco tempo? Aveva detto addio all'unica ragazza a cui teneva veramente, dalla quale non si sarebbe mai voluto separare. Sbattè le palpebre. Perché tutto ciò stava accadendo? Perché la sua cara nakama era sparita, lasciandolo solo, in mezzo a quella strada asfaltata? Così vuota, così triste. Strinse i pungi e digringò i denti. Non era possibile. Quell'addio l'aveva lasciato scosso e tremante, era tornato in casa per chiudersi  in un silenzio doloroso, chiedendo ai suoi compagni di lasciarlo da solo. Perché aveva perso i suoi poteri? Perché non sarebbe più stato in grado di vedere Rukia? Tutto era riconducibile ad un unico motivo. O, per meglio dire, ad un unico cattivo. Aizen. Tirò un pugno contro il muro, ferendosi le nocche e lasciando che qualche gocciolina di sangue scivolasse lungo la sua mano. Osservò il colore scarlatto di quel liquido. Non aveva più modo di rivedere Rukia. O forse c'era un modo, ma lei non ne sarebbe stata felice. Scosse la testa, pensando all'espressione triste che l'amica aveva mentre si salutavano. Era stato un'idiota, invece di stringerla a sé si era limitato a dirle di salutare tutti. Si era comportato davvero da stupido.

Seduto al banco, osservava la lavagna senza capire cosa quei segni volessero dire. Focalizzò meglio. Ah, era inglese. Si limitò a prendere nota ditstrattamente di ciò che vi era scritto, senza prestare attenzione al significato. Si voltò verso destra, per fare un sorrisetto forzato ad Inoue che lo fissava aspettandosi che da un momento all'altro scoppiasse in un eccesso d'ira. Non sarebbe stata la prima volta negli ultimi giorni. Tornò a fissare la lavagna, copiando ciò che la professoressa vi trascriveva. Quando il suono della campanella lo ridestò dal torpore in cui era caduto, Ichigo raccolse le sue cose, per prendere poi la tracolla ed avviarsi a passo lento verso la porta della classe. Orihime gli trotterellava alle spalle, seguita da Chad e Ishida. Quando si ritrovarono in strada gli amici cercarono di coinvolgerlo nel discorso, provando a farlo sorridere. Il suo sorriso c'era, ma era privo della solita vitalità che caratterizzava la sua espressione. Era possibile che la mancanza dei suoi poteri gli causasse una sofferenza così atroce? No, doveva risollevarsi il morale. Cercò di prestare più attenzione a quello che Inoue stava dicendo.
«...e se ci andassimo, Kurosaki-kun?»
Ichigo sorrise ed annuì. Stavolta sembrava più se stesso. Doveva pur andare avanti. La sua vita non sarebbe di certo terminata per un addio. Anche se così triste.

E Ichigo così scoprì che ciò di cui stava parlando Inoue e che lui aveva accettato era la prima di Bad shield 2. Si ricordava vagamente di quando Mizuiro gliel'aveva proposto, mentre Inoue era stata rapita e portata nel Hueco Mundo, e di come lui avesse accettato la proposta senza riflettere. Ed ora era costretto a sorbirsi un'ora e mezzo di mostri e sparatorie al fianco della sua cricca di amici. Non che non fosse un film interessante, in fondo la trama era decente, molto meglio di tanti altri. Però non riusciva a distrarsi, purtroppo. Cercò di concentrarsi sulle chiacchiere di Keigo, che commentava ogni minima azione, le cui parole erano sempre seguite da un coro di rimporveri da parte del pubblico in sala. Ichigo ridacchiò. L'amico era sempre il solito. Riuscì finalmente a farsi coinvolgere nella storia e nei discorsi di Keigo e Inoue che sedevano al suo fianco. Era bello passare un po' di tempo in serenità senza doversi preoccupare di mostri et similia che avrebbero potuto guastargli la giornata, l'umore o il divertimento. Finalmente non c'era nulla di nascosto o celato. Tutto era in superficie, chiaro e limpido. Nessun segreto, solo lui e il mondo che riusciva a percepire attraverso i propri occhi.
All'uscita dal cinema gli amici decisero di dirigersi al karaoke, tra schiamazzi e risa. Ichigo era al fianco di Mizuiro, scherzava con lui riguardo i protagonisti del film. Si ritrovarono ben presto al karaoke, nel quale passarono buona parte della serata tra i canti di Keigo e le stonature di Chad e Inoue. Il ragazzo si sentiva finalmente bene, era felice di essere riuscito a vincere la tristezza e la sofferenza che da qualche giorno lo attanagliavano. Salì sul palco, per cantare con Tatsuki. Finalmente un vero sorriso era apparso sulle sue labbra, grazie ai suoi amici.

Una leggera brezza spirava in mezzo alla Seiretei, portando inquietudine nel cuore di Rukia. Camminava a passo spedito, guardandosi intorno con sospetto mentre un brivido freddo le scivolava giù, lungo la spina dorsale, facendola tremare appena e sbattere i denti. C'era inquietudine nell'aria, come qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Il suo passo era silenzioso e leggero, ma rieccheggiava comunque nella strada, come il rintocco di una campana distante. Era stata convocata per una qualche missione nel mondo terreno, l'aveva chiamata il capitano Ukitake al suo cospetto. A passi veloci era giunta alla sua compagnia, per il colloquio con il capitano che le aveva dato le ultime direttive. Le aveva detto che il suo compito era quello di monitorare una certa zona, qualcosa come una cittadella a poca distanza da Karakura. Un attimo di incertezza la colse quando seppe la destinazione, ma non disse nulla a riguardo, annuendo leggermente e congedandosi. Dunque era già tempo di tornare sulla terra. Mai compito sarebbe stato più difficile.

«Kurosaki, che cosa ci fai qui?»
La bocca di Urahara era come sempre piegata in un sorrisetto, ma sembrava piuttosto stupito di vederlo lì. Ichigo salutò, inchinandosi e l'uomo lo fece accomodare. Quando furono seduti, solo allora, il ragazzo pose la domanda che da giorni gli tormentava la mente e lo rendeva irritabile. Voleva una risposta, ma allo stesso tempo aveva paura di riceverla. Chiuse gli occhi, domandando:
«C'è un modo per recuperare i poteri che ho perduto?»
Attese la risposta, mentre l'uomo davanti ai suoi occhi portava una mano al suo copricapo ed esprimeva il suo stupore con una strana smorfia. Gli ci erano voluti parecchi giorni per decidersi ad andare da lui e porgergli quella questione. Temeva davvero il responso che sarebbe potuto arrivare da quell'individuo. Urahara scosse la testa. Sembrava contrariato da quella che a Ichigo pareva una semplice domanda, senza possibilità di scampo. Aveva perso i suoi poteri per sempre oppure ci sarebbe stato un modo per riavere indietro il suo Zangetsu?
«La questione non è così semplice. Il fatto è che il modo in cui hai perso i tuoi poteri è qualcosa di incancellabile, irreversibile. Se fosse più semplice ti aiuterei, ma è troppo difficile per poterci riuscire. C'è una probabilità su mille che tu recuperi sia i tuoi poteri da hollow che i tuoi poteri di Shinigami. Non credo di poterti aiutare» concluse scuotendo tristemente la testa. Ichigo abbassò lo sguardo, fissando un punto indefinito. Perché il mondo ce l'aveva con lui? Si passò una mano tra i capelli, per poi chiedere:
«Se io decidessi comunque di volerci provare, sarebbe in grado di aiutarmi?»
L'uomo si calcò meglio il capello sugli occhi, portandosi una mano al mento per riflettere. Fece un piccolo cenno del capo per poi dichiarare:
«Credo di sì. In fondo è un aiuto alle mie ricerche. Potrei darti una mano se tu lo desiderassi.»
Ichigo sorrise, alzandosi in piedi e facendo un piccolo inchino.
«Ho bisogno di riflettere un po' riguardo questa questione. Passerò nei prossimi giorni»
Uscì dall'edificio con un vero sorriso dipinto in volto, quello che gli era riuscito a donare soltanto la serata passata con i suoi amici. La prospettiva di poter recuperare anche solo una minima parte delle sue facoltà lo metteva di ottimo umore. Si diresse verso casa con un'espressione allegra stampata in viso.

Cosa avrebbe dovuto fare, evitarlo? Non ci sarebbe riuscita. Lo vide uscire dall'emporio con espressione soddisfatta sul viso, come se avesse appena ricevuto una buona notizia. Si avvicinò. Sapeva che non sarebbe stato in grado di vederela o percepirla, ma anche la sola possibilità di vedere il suo sorriso la rinfrancava un po'. Seguì i suoi spostamenti, osservando la sua figura allampanata mentre si dirgeva verso la sua abitazione. Cosa stava facendo? Era forse diventata una stalker? Scosse la testa con forza. Se lui l'avesse vista lì con quell'espressione afflitta l'avrebbe sicuramente presa in giro. Girò i tacchi, dirgendosi nella direzione opposta a quella presa da lui. Doveva tornare alle sue mansioni e dimenticarsi di Ichigo. Non era più affar suo. Ora era un semplice umano, non più l'Ichigo Kurosaki che conosceva lei. Non più il suo nakama. Camminò con passo deciso, ignorando gli umani che le passavano attraverso. Lei era una Shinigami. Era Rukia Kuchiki, era forte. La più forte. Che cosa stava facendo? Si stava comportando da debole, stava mostrando sentimenti troppo umani. Lei era fredda, spietata, una dea della morte.


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Capitolo 2
*** Parte seconda ***


MKK Seconda parte.

Urahara l'aveva fatto accomodare su un futon, mantenendo il suo silto sorriso malcelato. Ichigo aveva aggrottato le sopracciglia, domandandosi cosa avesse intenzione di fare, mantenendo quel comportamento strano e misterisoso. L'uomo aveva sorriso, dicendogli di non preoccuparsi e traendo fuori dalla tasca un piccolo oggetto scuro, di forma sferica, che Ichigo riconobbe all'istante come la causa di tutti i suoi mali.
«Ma quello... è l'Hougyoku. Come diamine hai fatto a riportarlo qui?» domandò con espressione sconvolta. Com'era possibile che di nuovo quel mostruoso apparecchio fosse sulla Terra, quando doveva essere relegato insieme ad Aizen, in una prigione insitruttibile? Urahara sorrise, portando quell'oggetto all'altezza del viso di Ichigo, che si era messo a sedere sul futon e lo fissava con occhi spaventati. Scosse la testa, portandosi una mano tra i capelli.
«Sto forse impazzendo?»
Urahara rise, facendo segno di no con l'indice, davanti al viso sconcertato del ragazzo.
«Il modo in cui l'ho riavuto non deve interessarti. Devi solo sapere che questo può essere la soluzione ai tuoi problemi. Sai qual è il suo potere, no? Ebbene, il tuo più grande desiderio è di ritrovare i poteri. Farò in modo che l'Hougyoku venga assorbito dal tuo corpo, e tu verrai portato nella tua dimensione interiore. In essa, ricordati, è presente la tua forza. Sarà ben celata, ma è lì, ad aspettarti. Basta solo cercare.»
Un'espressione stupita era dipinta sul viso di Ichigo, che però fece un leggero cenno di assenso. Dunque si trattava di una semplice ricerca interiore. Urahara lo riportò la sua attenzione su di sé, riprendendo a parlare.
«Ricordati però che hai un limite di tempo entro il quale non potrai sopravvivere. Quando l'Hogyoku prenderà il sopravvento su di te, sarò costretto a trafiggerlo e quindi a trafiggere anche il tuo cuore. Sei sicuro di volerci provare?»
Ichigo fece un sorrisetto, annuendo con forza. Era più che sicuro, anche a costo di rischiare la morte.

Il suo mondo interiore era buio. Quando Ichigo si risvegliò seduto su uno di quei palazzi che tanto gli erano familiari, sentì un tuffo al cuore. Tutto era scuro. Nulla, non un baluginio lontano gli indicava dove Zangetsu potesse trovarsi. Era normale, sapeva benissimo che sarebbe stata una ricerca faticosa e difficile. Fece un sospiro, profondo e doloroso. C'era qualcosa che non andava. Quella che stava respirando non era aria, era qualcosa di diverso. Un liquido freddo scese nei suoi polmoni, riempiendolo di terrore. Che diavolo stava succedendo? Annaspò, cercando di capire perché d'un tratto tutto si era fatto così sfocato, così lontano. Sembrava strano, distorto, i palazzi in lontanaza erano sbiechi, non del tutto regolari e spigolosi, come avrebbero dovuto essere. Un brivido gli percorse la spina dorsale, quando finalmente la spiegazione logica e razionale gli giunse alla mente. Il suo mondo interiore, tutto, era sommerso dalla pioggia. Poteva, in lontananza, percepire il rumore dell'acqua che precipitava su altra acqua, la pioggia che ancora non si era fermata e continuava a colmare quell'universo. Ichigo provò ancora una volta a respirare, inalando altra acqua. Sentiva le forze abbandonarlo, come se ben presto sarebbe precipitato nell'abisso per non risalire più. L'acqua gli riempì i polmoni, la gola, ed insieme ad essi tutte le cavità del suo corpo. E così era in quel modo che sarebbe morto. Annegato nel suo universo interno, in qualcosa che non era davvero reale. Le palpebre gli si chiusero, pian piano, portando l'oscurità completa sulla sua mente. Se solo avesse potuto vedere un'ultima volta Rukia, per dirle addio in maniera migliore... Era quello, il suo più grande desiderio.

Rukia era ferma, in mezzo alla strada. Aveva sentito, solo per un momento, la voce di Ichigo che la chiamava. Scosse la testa, ridendo di se stessa. Cosa le capitava, ora, aveva anche le allucinazioni? Riprese a camminare, per completare il suo giro di ronda. Da quando aveva detto addio al suo nakama era stata abbastanza triste, sì, ma non pensava di arrivare ad avere delle allucinazioni uditive. Ora se lo sarebbe visto apparire davanti? Ridacchiò a questo pensiero, camminando con calma, mettendo un passo dietro l'altro e godendosi il tepore del sole che le baciava la pelle. Dopo pochi metri sentì di nuovo la voce del suo amico, stavolta più chiara, distinta, come se lui fosse dietro di lei. Si voltò, stupidamente, non trovando nessuno alle sue spalle. Abbassò lo sguardo al terreno. Come si sentiva strana. Cosa le stava accadendo? Si sedette su un muretto, osservando il cielo azzurro e le poche nuvole che lo attraversavano in leggeri batuffoli, come schiuma nel mare. Era una stupida, che diamine le stava accadendo? Percepì nuovamente la voce, stavolta più distante. Stava diventando pazza, non vi era altra soluzione. Era matta, sentiva le voci e non riusciva a passare oltre il pensiero di un umano a cui aveva voluto bene. Che Shinigami inutile. Si voltò di scatto quando sentì qualcosa strattonarla verso il basso. Non c'era nulla al suo fianco, ma quella sensazione persistette, fino a diventare così forte da provocarle conati di vomito. Oh, bene, stava per svenire. Le si appannò la vista, portando oscurità e terrore sulla sua esile figura abbandonata sul terreno.

Ichigo era morto. Ne era certo, non poteva essere altrimenti. Perché altrimenti avrebbe dovuto vedere la sua nakama davanti a sé? Nei suoi occhi c'era l'immagine di Rukia, così pallida da far spavento, col viso cereo, i capelli neri scarmigliati e la divisa da Shinigami fuori posto. La sua mente gli trasmetteva quell'immagine prima della morte, o durante essa. Sapeva di stare annegando, eppure anche lì c'era dell'acqua. Perché nemmeno la pace eterna poteva sottrarlo a quella tortura?
«I-Ichigo? Dove siamo?»
La voce della donna gli arrivò attutita per via di tutto quel liquido, ma limpida come gocce di rugiada, rifrescante e carica di emozioni che in quelle parole erano estremamente concentrate. Incredulità, felicità, tristezza. C'era dell'altro, ma Ichigo non lo colse. Le sorrise, un sorriso che mai le aveva rivolto prima.
«Almeno prima di morire ti rivedo. Addio, Rukia.»
Gli occhi viola di lei si spalancarono, portandola a boccheggiare.
«Che diavolo stai dicendo? Tu sei qui, vivo, davanti a me? Perché dovresti morire?»
La sua voce, salita di un ottava, era piena di paura e sconcerto. Cosa stava dicendo quell'idiota? Come si permetteva anche solo di pensare di poter morire? Lei non l'avrebbe permesso. Non era suo destino morire in quel momento, lei si era sacrificata per nulla, in passato? Il suo scopo era quello di farlo vivere, senza nessun dubbio. E ora Ichigo sprolquiava, dicendo di essere prossimo alla morte? Non lo accettava.
«L'Hougyoku presto prenderà possesso di me, sto per morire. Urahara mi trafiggerà il cuore e io non ho ancora trovato Zangetsu.»
Le parole del ragazzo non erano tristi bensì rassegnate. Ormai si era arreso al suo destino.
«Cosa stai dicendo? Ma sei idiota? Zangetsu è parte di te, come fai a non trovarlo?! Lui è te, tu sei lui. Basta che tu capisca ciò, pensi alla sua forza, a come ti faceva sentire il suo potere! Provaci, Ichigo!»
Il giovane abbassò lo sguardo, per non vedere quegli occhi così carichi di speranza e di combattività. Era troppo difficile. Non ci sarebbe mai riuscito. Era troppo difficile.
«Perdonami, Rukia.»
Quella frase era così dolorosa, così carica di tristezza da far sanguinare il cuore della donna. Vedere Ichigo in quel modo la faceva soffrire.
«Non ti puoi arrendere così! L'Ichigo che io conosco, lui, avrebbe combattuto! Lui mi ha salvata da morte certa, ha salvato Inoue, ha salvato la terra dalla distruzione! E ora si rifiuta di combattere, si lascia andare alla morte, senza lottare, senza fare nulla? Io non lo accetto! Ichigo, mostrami che non sei cambiato, mostrami che sei ancora in grado di combattere per quello in cui credi! Fallo per me. Ti prego.»
Le ultime parole erano uscite dalle sue labbra come un debole sussurro, gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Combatti, non arrenderti. Ichigo, so che puoi farcela. Pian piano la sua figura era cominciata a sbiadire, mentre le lacrime le solcavano dolcemente le guance. Riponeva tutta la sua fiducia in lui. Ce l'avrebbe fatta, ne era certa.

Il ragazzo aveva spalancato gli occhi, ansante.
«Zangetsu!»
Il suo universo interiore era asciutto, il sole splendeva alto. C'era ancora, però, un dettaglio fuori posto. Il vecchio non era al suo fianco. Urlò di nuovo il nome della sua spada, a squarcia gola. D'un tratto percepì un movimento alle sue spalle. Un mantello nero gli apparve dinnanzi, quando si voltò di scatto.
«Vecchio! »
La sua felicità era percepibile dall'intonazione della voce, così come dallo sguardo, carico di speranza. Zangetsu sorrise, rivolgendosi a lui con la solita voce:
«Finalmente ci rincontriamo, Ichigo. Ora che mi hai ritrovato, puoi tornare sulla Terra, prima che sia troppo tardi.»
Il ragazzo annuì, con forza. Doveva tornare. Doveva assicurarsi che Rukia stesse bene.

Urahara controllò l'orologio appeso al suo polso. Il tempo era scaduto, ormai non c'era più nulla da fare. Estrasse Benihime, guardando con serietà il corpo inerte del ragazzo, steso sul futon. Scosse la testa.
«Sono costretto a farlo, Ichigo.»
Puntò la lama al centro del petto, dove l'Hougyoku era luminoso, pulsante, come il cuore del ragazzo. Spinse la spada in profondità, trafiggendo il cuore del ragazzo insieme a quella creazione infernale.

Rukia era tornata nel mondo reale, completamente fradicia, i vestiti zuppi d'acqua. Si era ritrovata nello stesso punto in cui si ricordava di essere svenuta, stesa per terra, raggomitolata. Si era alzata, guardandosi intorno. Com'era prevedibile, nessuno si era accorto di lei, gli umani non l'avevano percepita. Si era alzata in piedi, facendo attenzione poiché la testa le girava parecchio. Era riuscita a rimettersi in piedi e, pian piano, anche a camminare. Cosa era accaduto qualche momento prima? Era covinta che quello che lei aveva visto fosse Ichigo. Non poteva essere altrimenti, era davvero lui. Eppure non riusciva a dare una spiegazione logica a ciò che le era accaduto. Si era messa a camminare, scuotendo la testa e cercando di raccapezzarsi, ma senza poter comprendere davvero come le fosse stato possibile rivedere Ichigo. Mentre si allontanava lentamente, però, accadde. Dentro di lei si ruppe qualcosa. Fu come quando ti si spezza un osso, sai esattamente cosa accade quando lo senti stridere e rompersi. Così accadde a Rukia. All'interno del suo corpo, all'altezza del suo cuore, un qualcosa si piegò, per dilaniarsi completamente. Sapeva esattamente cosa significasse, eppure non voleva crederci. Non poteva essere accaduto veramente. Cadde in ginocchio, sull'asfalto, urlando. Non era possibile. Non poteva essere morto davvero. Un grido, doloroso, le uscì dalle labbra.
«Ichigo! No! Torna indietro!»
La sua voce era terribilmente tetra, rotta dai singhiozzi. Era impossibile.

Ichigo capì perfettamente quando la morte lo accolse tra le sue braccia, e stavolta accadde per davvero. Un senso di quiete lo colmò, facendolo sentire bene, in pace con se stesso. Non c'era nulla al di fuori dell'oscurita, eppure andava bene così. Tutto era silenzio, il silenzio era tutto. Altro non vi era, in quel luogo. Eppure, non riuscì mai a capire come, sentì, distintamente, l'urlo straziante di Rukia. Lo sentì, come se lei fosse lì, al suo fianco. Tornare indietro. Non ci sarebbe riuscito, era morto. Sospirò. Ma poteva farlo? Aveva ancora un corpo? La sua anima sospirò, e si chiese se davvero fosse impossibile tornare indietro. Tornare da Rukia. Stare al suo fianco.

Urahara vide distintamente, davanti ai suoi occhi, il corpo di Ichigo trasformarsi, diventando quello dell'Hollow che abitava il suo spirito. Com'era accaduto? Era certo di avergli trafitto il cuore, non poteva essersi trasformato. Aveva perso i suoi poteri. Si allontanò di qualche passo, brandendo la spada. L'Hollow-Ichigo si alzò, squarciando il letto in cui era disteso, distruggendo tutto ciò che gli capitava a tiro. L'uomo corse fuori, richiamando a sé i suoi colllaboratori. Come placare la sua ira? Sembrava un tornado che distruggeva tutto ciò che gli capitava a tiro, senza distinzione. Impugnò la spada, pronto a ferirlo se si fosse avvicinato, pronto anche ad ucciderlo. Ma quell'Hollow non uscì, non venne loro incontro. Urahara, attentò, entrò. Vide lo squarcio al centro del suo petto rimarginarsi pian piano, mentre continuava a distruggere, a trafiggere. Quando fu completamente guarito, con un urlo grottesco, il corpo si accasciò, tornando alla sua forma umana. Gli si avvicinò, per tastargli il polso. Ichigo era vivo e aveva recuperato i suoi poteri.

Rukia aveva fatto più in fretta che aveva potuto. Era lì, finalmente, davanti all'emporio che tanto bene conosceva. Aveva paura. Non voleva entrare, non voleva muoversi. Osservava l'insegna, con un groppo in gola. Come poteva scoprire a cuor leggero che Ichigo era... Non voleva nemmeno pensarci. Fece un passo avanti. Avrebbe dovuto farlo per forza. Si avvicinò alla porta, immaginando distintamente la peggiore delle ipotesi, Ichigo riverso per terra, con una ferita al cuore. No. Finché non l'avesse avuto davanti agli occhi, avrebbe continuato a sperare. Arrivò davanti alla porta, pronta a bussare. Essa però si spalancò, mostrando una testa dai capelli arancioni che le andò a sbattere contro.
«Rukia!»
La sua espressione era allegra, solare, come se nulla fosse accaduto.
«I-Ichigo! Tu sei...»
Non le diede il tempo di finire la frase, abbracciandola. La strinse a sé, comunicandole con quel gesto tutto quello che non era riuscito a dirle in precedenza. La tenne stretta per un po', finché lei non cominciò a dimenarsi.
«Non mi fare spaventare mai più così!»
Esclamò quando l'ebbe lasciata, con tono arrabbiato ma un sorriso splendente dispiegato sulle sue labbra.
«Mai più, te lo prometto.»
Un altro abbraccio, stavolta più dolce, l'abbraccio che entrambi si sarebbero voluti scambiare prima di quell'addio. Ora finalmente si erano ritrovati. Potevano dimenticare  i momenti tristi e provare a ricominciare a vivere. Insieme.

@Kyuugo: contenta che ti sia piaciuta *___* E felice di aver mantenuto i personaggi IC, sperando di esserci riuscita anche in questa seconda parte. Mi fa piacere sapere che c'è qualcuno che apprezza le mie storie, grazie *W* Sono felice. Ho in progetto una AU lunga, sempre Ichiruki, per un concorso. La pubblicherò dopo i risultati, a gennaio credo. Magari prima scrivo un'altra One-shot, vedrò. :D



 


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