Farewell di Cherry Berry (/viewuser.php?uid=101619)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***
Capitolo 1 *** Parte prima ***
MKK
Da quando si erano detti addio, erano passati poco più di
due
giorni. Rukia era tormentata dalla tristezza, sedeva abbandonata sotto
un albero, ascoltando il frusciare del vento tra le foglie.
Ciò
che la rendeva triste era il modo in cui si erano detti addio, come se
non avessero più avuto la possibilità di
rivedersi. Una
lacrima salata e leggera rigò la guancia della donna,
scendendo
lungo il viso, fino a scivolare sul collo e sparire oltre il colletto
della divisa da shinigami. Non era da lei piangersi addosso, lei era
forte, combattiva, non si sarebbe mai piegata di fronte a nulla. Eppure
quell'addio era stato straziante. C'erano state poche parole, ma molti
erano stati gli sguardi, molti i silenzi e frasi non dette. Qualcosa
alleggiava nell'aria al momento della loro separazione. Che fossero
parole o gesti, ciò che lui le aveva lasciato l'aveva resa
immensamente triste. Non voleva andarsene. Era rimasta ad osservare
Ichigo mentre la ringraziava, per poi voltarle le spalle ed entrare in
casa, con gli altri. Quel grazie le aveva lasciato l'amaro in bocca,
c'era qualcos'altro oltre quella semplice parola. Sapeva cosa
significasse, ma allo stesso tempo non voleva esserne certa. Se fosse
stato come pensava lei abbandonarlo per sempre sarebbe stato ancora
più difficile. Aveva voltato le spalle alla strada,
allontanandosi. E così era arrivato il momento di tornare a
casa, nella Seiretei.
Ichigo era steso sul letto, fissando il soffitto. Cos'era accaduto in
così poco tempo? Aveva detto addio all'unica ragazza a cui
teneva veramente, dalla quale non si sarebbe mai voluto separare.
Sbattè le palpebre. Perché tutto ciò
stava
accadendo? Perché la sua cara nakama era sparita,
lasciandolo
solo, in mezzo a quella strada asfaltata? Così vuota,
così triste. Strinse i pungi e digringò i denti.
Non era
possibile. Quell'addio l'aveva lasciato scosso e tremante, era tornato
in casa per chiudersi in un silenzio doloroso, chiedendo ai
suoi
compagni di lasciarlo da solo. Perché aveva perso i suoi
poteri?
Perché non sarebbe più stato in grado di vedere
Rukia?
Tutto era riconducibile ad un unico motivo. O, per meglio dire, ad un
unico cattivo. Aizen. Tirò un pugno contro il muro,
ferendosi le
nocche e lasciando che qualche gocciolina di sangue scivolasse lungo la
sua mano. Osservò il colore scarlatto di quel liquido. Non
aveva
più modo di rivedere Rukia. O forse c'era un modo, ma lei
non ne
sarebbe stata felice. Scosse la testa, pensando all'espressione triste
che l'amica aveva mentre si salutavano. Era stato un'idiota, invece di
stringerla a sé si era limitato a dirle di salutare tutti.
Si era comportato davvero da stupido.
Seduto al banco, osservava la lavagna senza capire cosa quei segni
volessero dire. Focalizzò meglio. Ah, era inglese. Si
limitò a prendere nota ditstrattamente di ciò che
vi era
scritto, senza prestare attenzione al significato. Si voltò
verso destra, per fare un sorrisetto forzato ad Inoue che lo fissava
aspettandosi che da un momento all'altro scoppiasse in un eccesso
d'ira. Non sarebbe stata la prima volta negli ultimi giorni.
Tornò a fissare la lavagna, copiando ciò che la
professoressa vi trascriveva. Quando il suono della campanella lo
ridestò dal torpore in cui era caduto, Ichigo raccolse le
sue
cose, per prendere poi la tracolla ed avviarsi a passo lento verso la
porta della classe. Orihime gli trotterellava alle spalle, seguita da
Chad e Ishida. Quando si ritrovarono in strada gli amici cercarono di
coinvolgerlo nel discorso, provando a farlo sorridere. Il suo sorriso
c'era, ma era privo della solita vitalità che caratterizzava
la
sua espressione. Era possibile che la mancanza dei suoi poteri gli
causasse una sofferenza così atroce? No, doveva risollevarsi
il
morale. Cercò di prestare più attenzione a quello
che
Inoue stava dicendo.
«...e se ci andassimo, Kurosaki-kun?»
Ichigo sorrise ed annuì. Stavolta sembrava più se
stesso.
Doveva pur andare avanti. La sua vita non sarebbe di certo terminata
per un addio. Anche se così triste.
E Ichigo così scoprì che ciò di cui
stava parlando
Inoue e che lui aveva accettato era la prima di Bad shield 2. Si
ricordava vagamente di quando Mizuiro gliel'aveva proposto, mentre
Inoue era stata rapita e portata nel Hueco Mundo, e di come
lui
avesse accettato la proposta senza riflettere. Ed ora era costretto a
sorbirsi
un'ora e mezzo di mostri e sparatorie al fianco della sua cricca di
amici. Non che non fosse un film interessante, in fondo la trama era
decente, molto meglio di tanti altri. Però non riusciva a
distrarsi, purtroppo. Cercò di concentrarsi sulle
chiacchiere di
Keigo, che commentava ogni minima azione, le cui parole erano sempre
seguite da un coro di rimporveri da parte del pubblico in sala. Ichigo
ridacchiò. L'amico era sempre il solito. Riuscì
finalmente a farsi coinvolgere nella storia e nei discorsi di Keigo e
Inoue che sedevano al suo fianco. Era bello passare un po' di tempo in
serenità senza doversi preoccupare di mostri et similia che
avrebbero potuto guastargli la giornata, l'umore o il divertimento.
Finalmente non c'era nulla di nascosto o celato. Tutto era in
superficie, chiaro e limpido. Nessun segreto, solo lui e il mondo che
riusciva a percepire attraverso i propri occhi.
All'uscita dal cinema gli amici decisero di dirigersi al karaoke, tra
schiamazzi e risa. Ichigo era al fianco di Mizuiro, scherzava con lui
riguardo i protagonisti del film. Si ritrovarono ben presto al karaoke,
nel quale passarono buona parte della serata tra i canti di Keigo e le
stonature di Chad e Inoue. Il ragazzo si sentiva finalmente bene, era
felice di essere riuscito a vincere la tristezza e la sofferenza che da
qualche giorno lo attanagliavano. Salì sul palco, per
cantare
con Tatsuki. Finalmente un vero sorriso era apparso sulle sue labbra,
grazie ai suoi amici.
Una leggera brezza spirava in mezzo alla Seiretei, portando
inquietudine nel cuore di Rukia. Camminava a passo spedito, guardandosi
intorno con sospetto mentre un brivido freddo le scivolava
giù,
lungo la spina dorsale, facendola tremare appena e sbattere i denti.
C'era inquietudine nell'aria, come qualcosa che non avrebbe dovuto
esserci. Il suo passo era silenzioso e leggero, ma rieccheggiava
comunque nella strada, come il rintocco di una campana distante. Era
stata convocata per una qualche missione nel mondo terreno, l'aveva
chiamata il capitano Ukitake al suo cospetto. A passi veloci era giunta
alla sua compagnia, per il colloquio con il capitano che le aveva dato
le ultime direttive. Le aveva detto che il suo compito era quello di
monitorare una certa zona, qualcosa come una cittadella a poca distanza
da Karakura. Un attimo di incertezza la colse quando seppe la
destinazione, ma non disse nulla a riguardo, annuendo leggermente e
congedandosi. Dunque era già tempo di tornare sulla terra.
Mai
compito sarebbe stato più difficile.
«Kurosaki, che cosa ci fai qui?»
La bocca di Urahara era come sempre piegata in un sorrisetto, ma
sembrava piuttosto stupito di vederlo lì. Ichigo
salutò,
inchinandosi e l'uomo lo fece accomodare. Quando furono seduti, solo
allora, il ragazzo pose la domanda che da giorni gli tormentava la
mente e lo rendeva irritabile. Voleva una risposta, ma allo stesso
tempo aveva paura di riceverla. Chiuse gli occhi, domandando:
«C'è un modo per recuperare i poteri che ho
perduto?»
Attese la risposta, mentre l'uomo davanti ai suoi occhi portava una
mano al suo copricapo ed esprimeva il suo stupore con una strana
smorfia. Gli ci erano voluti parecchi giorni per decidersi ad andare da
lui e porgergli quella questione. Temeva davvero il responso che
sarebbe potuto arrivare da quell'individuo. Urahara scosse la testa.
Sembrava contrariato da quella che a Ichigo pareva una semplice
domanda, senza possibilità di scampo. Aveva perso i suoi
poteri
per sempre oppure ci sarebbe stato un modo per riavere indietro il suo
Zangetsu?
«La questione non è così semplice. Il
fatto
è che il modo in cui hai perso i tuoi poteri è
qualcosa
di incancellabile, irreversibile. Se fosse più semplice ti
aiuterei, ma è troppo difficile per poterci riuscire.
C'è
una probabilità su mille che tu recuperi sia i tuoi poteri
da hollow che i tuoi
poteri di Shinigami. Non credo di poterti aiutare» concluse
scuotendo tristemente la testa. Ichigo abbassò lo sguardo,
fissando un punto indefinito. Perché il mondo ce l'aveva con
lui? Si passò una mano tra i capelli, per poi chiedere:
«Se io decidessi comunque di volerci provare, sarebbe in
grado di aiutarmi?»
L'uomo si calcò meglio il capello sugli occhi, portandosi
una
mano al mento per riflettere. Fece un piccolo cenno del capo per poi
dichiarare:
«Credo di sì. In fondo è un aiuto alle
mie ricerche. Potrei darti una mano se tu lo desiderassi.»
Ichigo sorrise, alzandosi in piedi e facendo un piccolo inchino.
«Ho bisogno di riflettere un po' riguardo questa questione.
Passerò nei prossimi giorni»
Uscì dall'edificio con un vero sorriso dipinto in volto,
quello
che gli era riuscito a donare soltanto la serata passata con i suoi
amici. La prospettiva di poter recuperare anche solo una minima parte
delle sue facoltà lo metteva di ottimo umore. Si diresse
verso
casa con un'espressione allegra stampata in viso.
Cosa avrebbe dovuto fare, evitarlo? Non ci sarebbe riuscita. Lo vide
uscire dall'emporio con espressione soddisfatta sul viso, come se
avesse appena ricevuto una buona notizia. Si avvicinò.
Sapeva
che non sarebbe stato in grado di vederela o percepirla, ma anche la
sola possibilità di vedere il suo sorriso la rinfrancava un
po'.
Seguì i suoi spostamenti, osservando la sua figura
allampanata
mentre si dirgeva verso la sua abitazione. Cosa stava facendo? Era
forse diventata una stalker? Scosse la testa con forza. Se lui l'avesse
vista lì con quell'espressione afflitta l'avrebbe
sicuramente
presa in giro. Girò i tacchi, dirgendosi nella direzione
opposta
a quella presa da lui. Doveva tornare alle sue mansioni e dimenticarsi
di Ichigo. Non era più affar suo. Ora era un semplice umano,
non
più l'Ichigo Kurosaki che conosceva lei. Non più
il suo
nakama. Camminò con passo deciso, ignorando gli umani che le
passavano attraverso. Lei era una Shinigami. Era Rukia Kuchiki, era
forte. La più forte. Che cosa stava facendo? Si stava
comportando da debole, stava mostrando sentimenti troppo umani. Lei era
fredda, spietata, una dea della morte.
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Capitolo 2 *** Parte seconda ***
MKK
Seconda parte.
Urahara l'aveva fatto accomodare su un futon, mantenendo il suo silto
sorriso malcelato. Ichigo aveva aggrottato le sopracciglia,
domandandosi cosa avesse intenzione di fare, mantenendo quel
comportamento strano e misterisoso. L'uomo aveva sorriso, dicendogli di
non preoccuparsi e traendo fuori dalla tasca un piccolo oggetto scuro,
di forma sferica, che Ichigo riconobbe all'istante come la causa di
tutti i suoi mali.
«Ma quello... è l'Hougyoku. Come diamine hai fatto
a riportarlo qui?» domandò con espressione
sconvolta. Com'era possibile che di nuovo quel mostruoso apparecchio
fosse sulla Terra, quando doveva essere relegato insieme ad Aizen, in
una prigione insitruttibile? Urahara sorrise, portando quell'oggetto
all'altezza del viso di Ichigo, che si era messo a sedere sul futon e
lo fissava con occhi spaventati. Scosse la testa, portandosi una mano
tra i capelli.
«Sto forse impazzendo?»
Urahara rise, facendo segno di no con l'indice, davanti al viso
sconcertato del ragazzo.
«Il modo in cui l'ho riavuto non deve interessarti. Devi solo
sapere che questo può essere la soluzione ai tuoi problemi.
Sai qual è il suo potere, no? Ebbene, il tuo più
grande desiderio è di ritrovare i poteri. Farò in
modo che l'Hougyoku venga assorbito dal tuo corpo, e tu verrai portato
nella tua dimensione interiore. In essa, ricordati, è
presente la tua forza. Sarà ben celata, ma è
lì, ad aspettarti. Basta solo cercare.»
Un'espressione stupita era dipinta sul viso di Ichigo, che
però fece un leggero cenno di assenso. Dunque si trattava di
una semplice ricerca interiore. Urahara lo riportò la sua
attenzione su di sé, riprendendo a parlare.
«Ricordati però che hai un limite di tempo entro
il quale non potrai sopravvivere. Quando l'Hogyoku prenderà
il sopravvento su di te, sarò costretto a trafiggerlo e
quindi a trafiggere anche il tuo cuore. Sei sicuro di volerci
provare?»
Ichigo fece un sorrisetto, annuendo con forza. Era più che
sicuro, anche a costo di rischiare la morte.
Il suo mondo interiore era buio. Quando Ichigo si risvegliò
seduto su uno di quei palazzi che tanto gli erano familiari,
sentì un tuffo al cuore. Tutto era scuro. Nulla, non un
baluginio lontano gli indicava dove Zangetsu potesse trovarsi. Era
normale, sapeva benissimo che sarebbe stata una ricerca faticosa e
difficile. Fece un sospiro, profondo e doloroso. C'era qualcosa che non
andava. Quella che stava respirando non era aria, era qualcosa di
diverso. Un liquido freddo scese nei suoi polmoni, riempiendolo di
terrore. Che diavolo stava succedendo? Annaspò, cercando di
capire perché d'un tratto tutto si era fatto così
sfocato, così lontano. Sembrava strano, distorto, i palazzi
in lontanaza erano sbiechi, non del tutto regolari e spigolosi, come
avrebbero dovuto essere. Un brivido gli percorse la spina dorsale,
quando finalmente la spiegazione logica e razionale gli giunse alla
mente. Il suo mondo interiore, tutto, era sommerso dalla pioggia.
Poteva, in lontananza, percepire il rumore dell'acqua che precipitava
su altra acqua, la pioggia che ancora non si era fermata e continuava a
colmare quell'universo. Ichigo provò ancora una volta a
respirare, inalando altra acqua. Sentiva le forze abbandonarlo, come se
ben presto sarebbe precipitato nell'abisso per non risalire
più. L'acqua gli riempì i polmoni, la gola, ed
insieme ad essi tutte le cavità del suo corpo. E
così era in quel modo che sarebbe morto. Annegato nel suo
universo interno, in qualcosa che non era davvero reale. Le palpebre
gli si chiusero, pian piano, portando l'oscurità completa
sulla sua mente. Se solo avesse potuto vedere un'ultima volta Rukia,
per dirle addio in maniera migliore... Era quello, il suo
più grande desiderio.
Rukia era ferma, in mezzo alla strada. Aveva sentito, solo per un
momento, la voce di Ichigo che la chiamava. Scosse la testa, ridendo di
se stessa. Cosa le capitava, ora, aveva anche le allucinazioni? Riprese
a camminare, per completare il suo giro di ronda. Da quando aveva detto
addio al suo nakama era stata abbastanza triste, sì, ma non
pensava di arrivare ad avere delle allucinazioni uditive. Ora se lo
sarebbe visto apparire davanti? Ridacchiò a questo pensiero,
camminando con calma, mettendo un passo dietro l'altro e godendosi il
tepore del sole che le baciava la pelle. Dopo pochi metri
sentì di nuovo la voce del suo amico, stavolta
più chiara, distinta, come se lui fosse dietro di lei. Si
voltò, stupidamente, non trovando nessuno alle sue spalle.
Abbassò lo sguardo al terreno. Come si sentiva strana. Cosa
le stava accadendo? Si sedette su un muretto, osservando il cielo
azzurro e le poche nuvole che lo attraversavano in leggeri batuffoli,
come schiuma nel mare. Era una stupida, che diamine le stava accadendo?
Percepì nuovamente la voce, stavolta più
distante. Stava diventando pazza, non vi era altra soluzione. Era
matta, sentiva le voci e non riusciva a passare oltre il pensiero di un
umano a cui aveva voluto bene. Che Shinigami inutile. Si
voltò di scatto quando sentì qualcosa
strattonarla verso il basso. Non c'era nulla al suo fianco, ma quella
sensazione persistette, fino a diventare così forte da
provocarle conati di vomito. Oh, bene, stava per svenire. Le si
appannò la vista, portando oscurità e terrore
sulla sua esile figura abbandonata sul terreno.
Ichigo era morto. Ne era certo, non poteva essere altrimenti.
Perché altrimenti avrebbe dovuto vedere la sua nakama
davanti a sé? Nei suoi occhi c'era l'immagine di Rukia,
così pallida da far spavento, col viso cereo, i capelli neri
scarmigliati e la divisa da Shinigami fuori posto. La sua mente gli
trasmetteva quell'immagine prima della morte, o durante essa. Sapeva di
stare annegando, eppure anche lì c'era dell'acqua.
Perché nemmeno la pace eterna poteva sottrarlo a quella
tortura?
«I-Ichigo? Dove siamo?»
La voce della donna gli arrivò attutita per via di tutto
quel liquido, ma limpida come gocce di rugiada, rifrescante e carica di
emozioni che in quelle parole erano estremamente concentrate.
Incredulità, felicità, tristezza. C'era
dell'altro, ma Ichigo non lo colse. Le sorrise, un sorriso che mai le
aveva rivolto prima.
«Almeno prima di morire ti rivedo. Addio, Rukia.»
Gli occhi viola di lei si spalancarono, portandola a boccheggiare.
«Che diavolo stai dicendo? Tu sei qui, vivo, davanti a me?
Perché dovresti morire?»
La sua voce, salita di un ottava, era piena di paura e sconcerto. Cosa
stava dicendo quell'idiota? Come si permetteva anche solo di pensare di
poter morire? Lei non l'avrebbe permesso. Non era suo destino morire in
quel momento, lei si era sacrificata per nulla, in passato? Il suo
scopo era quello di farlo vivere, senza nessun dubbio. E ora Ichigo
sprolquiava, dicendo di essere prossimo alla morte? Non lo accettava.
«L'Hougyoku presto prenderà possesso di me, sto
per morire. Urahara mi trafiggerà il cuore e io non ho
ancora trovato Zangetsu.»
Le parole del ragazzo non erano tristi bensì rassegnate.
Ormai si era arreso al suo destino.
«Cosa stai dicendo? Ma sei idiota? Zangetsu è
parte di te, come fai a non trovarlo?! Lui è te, tu sei lui.
Basta che tu capisca ciò, pensi alla sua forza, a come ti
faceva sentire il suo potere! Provaci, Ichigo!»
Il giovane abbassò lo sguardo, per non vedere quegli occhi
così carichi di speranza e di combattività. Era
troppo difficile. Non ci sarebbe mai riuscito. Era troppo difficile.
«Perdonami, Rukia.»
Quella frase era così dolorosa, così carica di
tristezza da far sanguinare il cuore della donna. Vedere Ichigo in quel
modo la faceva soffrire.
«Non ti puoi arrendere così! L'Ichigo che io
conosco, lui, avrebbe combattuto! Lui mi ha salvata da morte certa, ha
salvato Inoue, ha salvato la terra dalla distruzione! E ora si rifiuta
di combattere, si lascia andare alla morte, senza lottare, senza fare
nulla? Io non lo accetto! Ichigo, mostrami che non sei cambiato,
mostrami che sei ancora in grado di combattere per quello in cui credi!
Fallo per me. Ti prego.»
Le ultime parole erano uscite dalle sue labbra come un debole sussurro,
gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Combatti, non arrenderti.
Ichigo, so che puoi farcela. Pian piano la sua figura era
cominciata a sbiadire, mentre le lacrime le solcavano dolcemente le
guance. Riponeva tutta la sua fiducia in lui. Ce l'avrebbe fatta, ne
era certa.
Il ragazzo aveva spalancato gli occhi, ansante.
«Zangetsu!»
Il suo universo interiore era asciutto, il sole splendeva alto. C'era
ancora, però, un dettaglio fuori posto. Il vecchio non era
al suo fianco. Urlò di nuovo il nome della sua spada, a
squarcia gola. D'un tratto percepì un movimento alle sue
spalle. Un mantello nero gli apparve dinnanzi, quando si
voltò di scatto.
«Vecchio! »
La sua felicità era percepibile dall'intonazione della voce,
così come dallo sguardo, carico di speranza. Zangetsu
sorrise, rivolgendosi a lui con la solita voce:
«Finalmente ci rincontriamo, Ichigo. Ora che mi hai
ritrovato, puoi tornare sulla Terra, prima che sia troppo
tardi.»
Il ragazzo annuì, con forza. Doveva tornare. Doveva
assicurarsi che Rukia stesse bene.
Urahara controllò l'orologio appeso al suo polso. Il tempo
era scaduto, ormai non c'era più nulla da fare. Estrasse
Benihime, guardando con serietà il corpo inerte del ragazzo,
steso sul futon. Scosse la testa.
«Sono costretto a farlo, Ichigo.»
Puntò la lama al centro del petto, dove l'Hougyoku era
luminoso, pulsante, come il cuore del ragazzo. Spinse la spada in
profondità, trafiggendo il cuore del ragazzo insieme a
quella creazione infernale.
Rukia era tornata nel mondo reale, completamente fradicia, i vestiti
zuppi d'acqua. Si era ritrovata nello stesso punto in cui si ricordava
di essere svenuta, stesa per terra, raggomitolata. Si era alzata,
guardandosi intorno. Com'era prevedibile, nessuno si era accorto di
lei, gli umani non l'avevano percepita. Si era alzata in piedi, facendo
attenzione poiché la testa le girava parecchio. Era riuscita
a rimettersi in piedi e, pian piano, anche a camminare. Cosa era
accaduto qualche momento prima? Era covinta che quello che lei aveva
visto fosse Ichigo. Non poteva essere altrimenti, era davvero lui.
Eppure non riusciva a dare una spiegazione logica a ciò che
le era accaduto. Si era messa a camminare, scuotendo la testa e
cercando di raccapezzarsi, ma senza poter comprendere davvero come le
fosse stato possibile rivedere Ichigo. Mentre si allontanava
lentamente, però, accadde. Dentro di lei si ruppe qualcosa.
Fu come quando ti si spezza un osso, sai esattamente cosa accade quando
lo senti stridere e rompersi. Così accadde a Rukia.
All'interno del suo corpo, all'altezza del suo cuore, un qualcosa si
piegò, per dilaniarsi completamente. Sapeva esattamente cosa
significasse, eppure non voleva crederci. Non poteva essere accaduto
veramente. Cadde in ginocchio, sull'asfalto, urlando. Non era
possibile. Non poteva essere morto davvero. Un grido, doloroso, le
uscì dalle labbra.
«Ichigo! No! Torna indietro!»
La sua voce era terribilmente tetra, rotta dai singhiozzi. Era
impossibile.
Ichigo capì perfettamente quando la morte lo accolse tra le
sue braccia, e stavolta accadde per davvero. Un senso di quiete lo
colmò, facendolo sentire bene, in pace con se stesso. Non
c'era nulla al di fuori dell'oscurita, eppure andava bene
così. Tutto era silenzio, il silenzio era tutto. Altro non
vi era, in quel luogo. Eppure, non riuscì mai a capire come,
sentì, distintamente, l'urlo straziante di Rukia. Lo
sentì, come se lei fosse lì, al suo fianco. Tornare indietro. Non
ci sarebbe riuscito, era morto. Sospirò. Ma poteva farlo?
Aveva ancora un corpo? La sua anima sospirò, e si chiese se
davvero fosse impossibile tornare indietro. Tornare da Rukia. Stare al suo
fianco.
Urahara vide distintamente, davanti ai suoi occhi, il
corpo di Ichigo trasformarsi, diventando quello dell'Hollow che abitava
il suo spirito. Com'era accaduto? Era certo di avergli trafitto il
cuore, non poteva essersi trasformato. Aveva perso i suoi poteri. Si
allontanò di qualche passo, brandendo la spada.
L'Hollow-Ichigo si alzò, squarciando il letto in cui era
disteso, distruggendo tutto ciò che gli capitava a tiro.
L'uomo corse fuori, richiamando a sé i suoi colllaboratori.
Come placare la sua ira? Sembrava un tornado che distruggeva tutto
ciò che gli capitava a tiro, senza distinzione.
Impugnò la spada, pronto a ferirlo se si fosse avvicinato,
pronto anche ad ucciderlo. Ma quell'Hollow non uscì, non
venne loro incontro. Urahara, attentò, entrò.
Vide lo squarcio al centro del suo petto rimarginarsi pian piano,
mentre continuava a distruggere, a trafiggere. Quando fu completamente
guarito, con un urlo grottesco, il corpo si accasciò,
tornando alla sua forma umana. Gli si avvicinò, per
tastargli il polso. Ichigo era vivo e aveva recuperato i suoi poteri.
Rukia aveva fatto più in fretta che aveva potuto. Era
lì, finalmente, davanti all'emporio che tanto bene
conosceva. Aveva paura. Non voleva entrare, non voleva muoversi.
Osservava l'insegna, con un groppo in gola. Come poteva scoprire a cuor
leggero che Ichigo era... Non voleva nemmeno pensarci. Fece un passo
avanti. Avrebbe dovuto farlo per forza. Si avvicinò alla
porta, immaginando distintamente la peggiore delle ipotesi, Ichigo
riverso per terra, con una ferita al cuore. No. Finché non
l'avesse avuto davanti agli occhi, avrebbe continuato a sperare.
Arrivò davanti alla porta, pronta a bussare. Essa
però si spalancò, mostrando una testa dai capelli
arancioni che le andò a sbattere contro.
«Rukia!»
La sua espressione era allegra, solare, come se nulla fosse accaduto.
«I-Ichigo! Tu sei...»
Non le diede il tempo di finire la frase, abbracciandola. La strinse a
sé, comunicandole con quel gesto tutto quello che non era
riuscito a dirle in precedenza. La tenne stretta per un po',
finché lei non cominciò a dimenarsi.
«Non mi fare spaventare mai più
così!»
Esclamò quando l'ebbe lasciata, con tono arrabbiato ma un
sorriso splendente dispiegato sulle sue labbra.
«Mai più, te lo prometto.»
Un altro abbraccio, stavolta più dolce, l'abbraccio che
entrambi si sarebbero voluti scambiare prima di quell'addio. Ora
finalmente si erano ritrovati. Potevano dimenticare i momenti
tristi e provare a ricominciare a vivere. Insieme.
@Kyuugo: contenta che ti sia piaciuta *___* E felice di aver mantenuto
i personaggi IC, sperando di esserci riuscita anche in questa seconda
parte. Mi fa piacere sapere che c'è qualcuno che apprezza le
mie storie, grazie *W* Sono felice. Ho in progetto una AU lunga, sempre
Ichiruki, per un concorso. La pubblicherò dopo i risultati,
a gennaio credo. Magari prima scrivo un'altra One-shot,
vedrò. :D
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