Arte

di Fiamma Drakon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Musica: the apogee of perfection ***
Capitolo 2: *** Fotografia: modern way of painting ***
Capitolo 3: *** Recitazione: yourself expression ***



Capitolo 1
*** Musica: the apogee of perfection ***


Musica - The apogee of perfection Tic-tic-tic.
Ciel si era stufato di sentire quel picchiettio volto ad attirare la sua attenzione - distraendolo dallo strumento che teneva in spalla.
«Cosa c’è questa volta, Sebastian?» sbottò, contrariato, abbassando le mani - con le quali reggeva archetto e violino -: era almeno la decima volta che veniva interrotto, per cui gli pareva più che giusto lamentarsi dei richiami continui del suo maggiordomo, attualmente in vesti d’insegnante privato.
Il moro si sistemò con garbo gli occhiali - indossati per l’occasione - quindi si batté debolmente ma con stizza la bacchetta sul palmo della mano libera.
«Ha sbagliato le ultime tre note, signorino» asserì, rigido e pacato «Su, ricominci dall’inizio».
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso - non che quello del giovane conte fosse particolarmente capiente.
«No. Ho sbagliato solo le ultime tre note, ma il resto andava bene! Perché devo cominciare tutto di nuovo? Riuscirò a suonarle bene, la prossima volta» sbottò il Phantomhive, indignato: non aveva più voglia di ripetere un’altra volta quel pezzo!
L’espressione tagliente che si dipinse sul viso di Sebastian gli conferì - agli occhi del conte - un aspetto tutt’altro che prettamente umano.
«Signorino, la musica è un’arte e l’arte è l’apogeo della perfezione raggiungibile dall’intelletto e dall’espressione di un individuo. Pertanto per fare musica si deve essere perfetti nell’eseguirla. Non sono ammissibili errori di alcun genere, tantomeno così grossolani come quello da lei fatto poco fa e al quale si possa rimediare affidandosi al caso».
La spiegazione era stata data con un tono così pungente e freddo da riuscire a zittire persino Ciel, nonostante fosse stato punto nel vivo dall’ultima frase, chiaramente volta a schernire in modo piuttosto esplicito la sua scarsa bravura nella pratica con gli strumenti musicali.
«E adesso...» continuò Sebastian, rivolgendo la bacchetta all’indirizzo del Phantomhive con un gesto di gentile sottomissione - in netto contrasto con il gelo della sua precedente argomentazione - invitandolo palesemente a riprendere «... ripeta dall’inizio il brano, signorino».

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Capitolo 2
*** Fotografia: modern way of painting ***


2_Fotografia - Modern way of painting Non capiva perché, tra tante persone a cui poter andare a dar fastidio, avesse scelto proprio lui.
Erano due cose assolutamente incompatibili, sotto ogni punto di vista.
Eppure, pareva non preoccuparsene - a giudicare dal lieve scatto ripetitivo che giungeva ben nitido alle sue orecchie.
Sebastian fissò pazientemente il cespuglio di cui si stava occupando, ponderò l’ipotesi di continuare e infischiarsene altamente dello spettatore che era venuto ad assisterlo senza alcun invito e rialzò le cesoie, deciso a proseguire nell’adempimento della sua mansione, poi desisté.
Abbassò con gesto stanco le cesoie - a quel punto divenute una possibile, anzi ottima arma - e disse un semplice: «Ti ho sentito... Grell».
Da dietro una siepe alle sue spalle sbucò lo shinigami di rosso vestito, un’espressione di femminile indignazione stampata in viso.
«Da quanto sai che sono qui?» domandò, come se la cosa lo ferisse.
«Dall’inizio, direi» replicò il moro «Lo scattare di quella macchina fotografica è rumoroso» aggiunse.
Grell diede un’occhiata all’oggetto che teneva tra le mani e sorrise.
«Visto che ora non posso più nascondermi...» esordì, portando gli occhi sul suo amato interlocutore «Sebastiàn vorresti posare per me?» lo supplicò, con un tono che lasciava presupporre cose non troppo pulite.
Non che a Sebastian importasse veramente qualcosa di quanto fossero sporche le intenzioni dello shinigami: era un demone, aveva esperienza in fatto di cose poco pulite, forse persino troppa.
«No, ho del lavoro da fare» disse, poi estrasse dal taschino l’onnipresente orologio e aggiunse: «Tra poco devo andare a preparare il thé per il signorino, per cui devo far presto».
«Ti pregooo! Solo una o due!» insistette Grell, squadrandoselo ben bene da capo a piedi: se avesse potuto decidere che genere di foto fare, ovviamente qualche pezzo di quell’uniforme che lo faceva tanto sexy sarebbe stato sacrificato in nome di una bellezza superiore.
Soprattutto quella giacca sempre perfettamente abbottonata...
«Non ho tempo, per cui puoi andartene» rimarcò il demone, voltandosi per riprendere il lavoro.
«Dai, Sebastiàn non farti pregare! Ci vorrà solo qualche minuto...».
«Magari più di qualcuno...» aggiunse tra sé, esaminandogli con sguardo lascivo il posteriore.
Senza degnarlo di alcuno sguardo, né particolari attenzioni, Sebastian commentò casualmente: «Se hai tanto tempo da perdere, allora fai un ritratto. Verrebbe molto meglio di una semplice fotografia».
Grell pestò con fare infantile un piede a terra.
«Ma Sebastiàn! La fotografia è la via moderna per dipingere! Molto più facile e veloce» esclamò.
Il demone volse il capo, inarcando perplesso un sopracciglio: da lui, un’affermazione simile non se la sarebbe mai aspettata.
Era anche vero, però, che lui doveva lavorare, e certamente con quel lamentoso shinigami tra i piedi non avrebbe concluso niente.
«Se mi faccio scattare una foto, te ne andrai?» domandò, una vaga nota esasperata nella voce.
«Sì!» promise l’altro, impugnando meglio la macchina.
Sebastian allora si arrese: si volse totalmente a lui, rimanendo immobile.
«Mmmh... non potresti fare una posa migliore, Sebastiàn?» si lagnò Grell.
Il demone cambiò posizione, girandosi di spalle, tirando coi denti l’indice del dito destro, sfilandone in parte il guanto. Lo sguardo, penetrante e misterioso, fissava di sbieco l’obiettivo.
Grell emise un acuto strillo d’adorazione.
«Perfetto! Sebastiàn sei così sexy...!» commentò, mentre scattava.
«Bene» esordì il maggiordomo, tornando serio e composto «Ora vattene».
E, detto ciò, gli diede le spalle e se ne andò, diretto alla villa.
«Solo un’altra, Sebastiàn!» lo chiamò Grell, facendo per corrergli dietro, quando un paio di cesoie - le tanto amate cesoie del demone - gli volarono pochi centimetri sopra la spalla - quasi sfiorandogli la montatura degli occhiali - andando a sparire nella siepe dietro di lui.
«Per oggi basta...» disse lo shinigami, scosso dall’attentato appena subito.
«... ma non finisce qui!».





Angolino autrice
Questa shot penso mi sia uscita un po' meglio della precedente... non so, è un'impressione ù-ù (forse perché c'è Grell XD).
Comunque, ringrazio
Lady Phantomhive13 per la recensione alla scorsa shot e chi ha aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Alla prossima ^^
F.D.

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Capitolo 3
*** Recitazione: yourself expression ***


3_Recitazione - Yourself expression La sala adibita alla musica era stata non tanto relegata, quanto piuttosto trasformata in una sala prove.
La cosa che però era più strana, era che non c’era una squadra di giovani attori in fase di “allenamento” per uno spettacolo all’interno, bensì il giovane padrone di casa - il conte Ciel Phantomhive - ed il suo fedele maggiordomo, Sebastian Michaelis, che per l’occasione si era spogliato delle vesti di servitore per indossare quelle di tutore privato di recitazione. Difatti, indossava un completo da insegnante piuttosto verosimile, composto di una lunga giacca beige aperta sul petto - fasciato da un gilet marrone - e di un paio di pantaloni neri.
Un paio di occhiali professionali completavano l’effetto, assieme al lungo ciuffo di capelli sul lato sinistro del volto, sistemato con accortezza dietro l’orecchio.
Ciel, con un libretto in mano, stava leggendo un passo di un copione teatrale molto famoso, la voce venata di una leggera irritazione mista ad un soffuso tentativo di enfatizzare le parole che gli scivolavano fuori delle labbra ininterrotte, senza alcuna cadenza precisa.
«Signorino... potrebbe dedicarsi con un poco più di energia alla cosa?» chiese Sebastian, senza perdere né flemma né compostezza, dando un’inflessione velatamente esasperata alla propria voce.
Il conte si zittì alcuni attimi, poi riprese a leggere dall’inizio, obbedendo in piccola parte alla richiesta.
In realtà, non capiva il senso di quel corso di recitazione: non aveva certo intenzione di divenire un attore! Una buona recitazione, nel lavoro che svolgeva lui - ossia dirigere la compagnia Phantom - non era una componente così essenziale.
Eppure, il suo maggiordomo non aveva ammesso alcun genere di repliche: «È importante che anche lei abbia un poco di dimestichezza con la recitazione: non sa mai quando potrebbe esserle utile» aveva detto, e subito dopo l’aveva portato in quella stanza, entro la quale erano chiusi da quasi un’ora e mezza, a ripetere sempre le stesse frasi.
Si stava stancando, ma sapeva che finché non fosse stato Sebastian quello stanco - di sentirlo puntualmente sbagliare, dato che stanchezza fisica non ne poteva accusare per sua stessa natura - non avrebbe abbandonato quella sala.
«Signorino» lo interruppe di nuovo il demone «Vado a prepararle il thé pomeridiano. Riprenderemo dopo» aggiunse, quindi si congedò con un rapido inchino.
Ciel rimase in piedi dov’era fino a quel momento stato, il libretto ancora saldamente in mano.
Dopo qualche minuto, decise di riprendere a provare, giusto perché Sebastian, quando avesse fatto ritorno, l’avesse trovato impegnato in qualcosa che reputava costruttivo - e anche perché magari, vedendo una finta buona volontà, avrebbe deciso di finirla lì con quell’inutile corso.
Mentre era lì a rileggere la parte, la porta si spalancò di schianto e vi apparve la slanciata, rossa figura di Grell.
Da dov’era arrivato - o da quanto fosse in giro per casa sua - non ne aveva la più pallida e remota idea.
«Non è così che si recita!» esclamò lo shinigami, indignato, avanzando nella stanza.
Raggiunse il conte con poche, lunghe falcate accompagnate dal caratteristico rumore dei tacchi dei suoi stivali, quindi gli si fermò affianco e si chinò a fissarlo dritto negli occhi puntellando le mani sui fianchi.
«Non vi hanno insegnato niente?!» sbottò.
«La recitazione è inutile» asserì Ciel, accalorandosi: nessuno poteva insinuare che fosse un ignorante e sperare di passarla liscia.
«Non serve a niente far pratica di recitazione: fingere è una dote innata propria di tutti gli esseri umani» proseguì, in tono glaciale.
Grell riacquisì la postura eretta e spostò la lunga chioma rossa dietro le spalle con un gesto - molto femminile - di vanitosa superiorità, quindi si rivolse al conte: «Imparare a recitare, moccioso, contribuisce a dar maggior credibilità alla tua finzione. Inoltre, recitare non serve solo a saper mentire in modo convincente: la recitazione è anche un modo per esprimere noi stessi!».
Il tono con cui gli aveva parlato era quello tipico di chi  la sapeva lunga in merito.
Il Phantomhive lo guardò con arrogante disprezzo, senza replicare niente: semplicemente, non considerava l’affermazione degna di particolari attenzioni.
«Dai qua!» esclamò lo shinigami all’improvviso, strappandogli dalle mani il libretto.

«Signorino, il suo th...».
Sebastian s’interruppe quando, aperta la porta, si materializzò innanzi ai suoi occhi una scena che mai si sarebbe aspettato di vedere: Grell in ginocchio, con il copione in una mano e l’altra che stringeva quella del conte, in piedi innanzi a lui.
Il tutto dava l’idea di una dichiarazione d’amore in vecchio stile... e certamente, la parte di Giulietta che stava leggendo non contribuiva a dare impressione migliore al maggiordomo, la cui mente formulò un unico e tutto sommato logico pensiero: «Ma da quando era la donna ad inginocchiarsi ai piedi dell’uomo?».





Angolino autrice
E con questa shot (che, sinceramente, non credo mi sia uscita tanto bene .-.) la raccoltina termina ^^''
Come si suol dire, breve ma intensa ^^ (si fa per dire ù-ù).
Ringrazio dal più profondo del cuore Lady Phantomhive13 per le recensioni e chi ha aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Alla prossima! Bye bye!
F.D.

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