Un Momento signor curato

di Diana924
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 parte ***
Capitolo 2: *** 2 parte ***
Capitolo 3: *** 3 parte ***
Capitolo 4: *** Conclusioni ***



Capitolo 1
*** 1 parte ***


E così è questa la fine, la mia fine. Il prete che mi è stato vicino fino a questo momento sta per andarsene, ma io ho bisogno di lui ora, ho tanto bisogno.

<< Un momento signor curato, ce ne andremo insieme >> dico, so di aver ragione. Io, Jeanne Antoniette Poisson, maritata Le Normand d’Etoiles, marchesa di Pompadour e duchessa, io, la favorita reale, io, io sto per morire di tubercolosi.

Eppure io non ero nata per questo, ma sono qui, per miracolo direbbe qualcuno, per grazia divina altri, per intercessione altrui, ma io dico solo per la mia tenacia e la mia fortuna.

Sono nata nella borghesia, alta borghesia, ma pur sempre borghesia. Mio padre, a causa di uno scandalo era dovuto fuggire all’estero, così io e mio fratello siamo stati cresciuti da nostra madre e dai suoi amici, i fratelli Paris, famosi banchieri.

Poi, quando fui abbastanza grande, avevo 20 anni, mi fecero sposare con Charles-Guillaume Le Normant D'Etiolles.

Ho avuto da lui due figli, un maschio e la mia Alexandrine, che purtroppo è morta quando aveva solo undici anni. In totale ho avuto cinque gravidanze, male altre tre si sono concluse con l’aborto, la mia sventura e la mai rovina.

Ero ormai entrata nell’alta società parigina, quella dell’alta borghesia e della piccola nobiltà, ero conosciuta, amata e rispettata. Mi resi conto che il castello d’Etoiles, dove risiedevo, era abbastanza vicino a Choisy, che re Luigi XV aveva appena comprato.  Io allora non ci pensavo, ma dopo un po’ mi giunse la notizia che madame de Chateauroux, la favorita del momento, era morta, forse avvelenata. Non so la verità, e ora più che mai la ignoro.

Era il mio momento secondi i Paris, ora era il turno di una borghese, ora una borghese sarebbe stata l’amante del re, e quella borghese dovevo essere io. Era un sogno per, e la profezia che mi avevano rivelato quando ero una bambina si sarebbe avverata, sarei stata amata da un re, dal più bel re del secolo. Avrebbero pensato a tutto loro, mi dissero, e così accadde. Ignoro se lui mi avesse già notata, ma credevo di si, perché quando uscivo ero vestita di rosa su un calesse celeste, e a volte il contrario, così forse mi avrebbe visto. Dovevamo tentare qualcosa, e ora mio padre era tornato, tutto sembrava perfetto.                                                                                                                 Quando ci fu il ballo per il matrimonio del Delfino con l’Infanta io venni invitata, in precedenza lo zio di mio marito l’aveva incaricato di compiere un viaggio d’affari.  Quella sera parlai col re, e lui si innamorò perdutamente di me.

Mi ha amato, mi ama ancora, ma dov’è? Perché non è qui con me? Perché? 

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Capitolo 2
*** 2 parte ***


Tutti pensarono a un’avventura, ma io sapevo al verità. La seppe anche mio marito, quando tornò a casa e non mi trovò più a casa. Io nel frattempo dovevo imparare come ci si comportava a corte, perché la corte di Versailles era quasi un altro mondo.

Con me c’erano il duca di Gontaut e l’allora abate di Bernis, che in seguito e grazie a me è divenuto prima cardinale, poi ministro e infine ambasciatore.

Ma per entrare a corte, per fare in modo che tutti sapessero chi ero, serviva un titolo nobiliare, che io non avevo. Immediatamente il re mi rese marchesa di Pompadour.  Poi venni presentata. La mia madrina era la principessa di Conti, che dopo aver saputo che il re avrebbe pagato i suoi debiti fu ben felice di assistermi.

Sembrava fatta, invece i problemi erano appena iniziati. Da un lato la famiglia reale, dall’altro il clero. E infine, a metà, pronta a prendere una o l’altra parte, la nobiltà.

La regina Maria era la bontà in persona, mi odiava, mi detestava, ma teneva per sé i suoi sentimenti, e offriva a questo paese la sua dignità reale e la sua indifferenza.

Ma il Delfino Luigi Ferdinando e le sue due mogli, Maria Teresa di Spagna e Maria Giuseppina di Sassonia ora, mi odiano; e pensare che è grazie a me che Maria Giuseppina potrà divenire regina di Francia. Anche le figlie del re, compresa la compianta Enrichetta di Borbone, mi odiano, e mi vorrebbero vedere cacciata. Ora le sto accontentando, sto morendo, ora quelle arpie saranno felici.

Eppure io volevo solo il bene del re, il mio, quello di coloro che mi hanno aiutata, e alla Francia. Forse ho pensato a troppe persone, ma loro sono state così buone con me. Mi odiavano perché ero borghese e perché il re mi amava. Hanno provato a scalzarmi, a sostituirmi con altre donne, ma i risultati erano sempre più scarsi. Io nel frattempo mi occupavo di recitare e di dirigere gli affari del regino, compiti che ho assunto con eccellente bravura e determinazione.

Persino l’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo ha avviato una corrispondenza con me, allo scopo di creare un’alleanza tra la Francia e l’Austria.

Non con la regina, non con un ministro, ma con me. Me!   Ho svolto benissimo il mio compito, e l’imperatrice si è congratulata con me, me, la piccola Poisson.

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Capitolo 3
*** 3 parte ***


Poi c’è stata la guerra. Austria, Russia e Francia unite contro Inghilterra e Prussia.

Io ho fatto la mia parte, consigliando il re e aiutando i generali, tenevo persino una cartina dell’Europa nelle mie stanze. Osservandola scrivevo ordini per i generali e i ministri, tutto da sola. Non avevo alleati, anzi, il duca di Richelieu mi era avverso e ha fatto di tutto per screditarmi.

Nel frattempo il re si era stufato della mia malattia, e si era preso diverse amanti, quasi tutte ragazzine, che io sceglievo per lui. Da due di queste, a quanto mi risulta, hanno avuto anche dei figli, due maschi, ma solo uno è stato legittimato. Ma la cosa che mi ha terrorizzato di più è stata nel 1757, quando Luigi è stato ferito da un folle, un certo Damiens. Pensavo che avrei dovuto lasciare la corte, che la famiglia reale lo avrebbe indotto a lasciarmi, ma per mia fortuna non è finita così.

Purtroppo abbiamo perso la guerra, tutti. Lo zar Pietro III ha siglato la pace con Federico di Prussia, Maria Teresa ha perso al Slesia e noi abbiamo perso le colonie in America.

Ma la mia politica, e quella del duca di Choiseul, aveva vinto. Non restava che sbarazzarsi di Bernis, che nominammo ambasciatore a Roma.

E ora, sto per morire, l’unica cosa che mi dispiace abbandonare è il mio re, Luigi, che ho tanto amato. Gli altri, mia madre, mio padre, mia figlia; sono già morti e mio marito non si interessa alla mia sore più di quanto io abbia fatto in questi vent'anni. E spero, nonostante il mio stato di favorita reale, di poterli rivedere. Ma ora devo andare; insieme al curato.

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Capitolo 4
*** Conclusioni ***


Jeanne Antoniette Poisson Le Normand d’Etioles, marchesa di Pompadour, morì il 15 aprile 1764, a quarant’anni, di tubercolosi, male di cui soffriva da anni.

Luigi XV non riuscì a seguire il feretro, a causa della pioggia e si dovette accontentare di osservare il feretro della marchesa che si allontanava.

La marchesa si era formalmente separata da suo marito già nel 1748 e il matrimonio dei due era stato sciolto dallo Chatelet  pertanto i due non si rividero più.

Amante delle arti e di cultura illuminista protesse artisti e letterati, tra cui Voltaire, che fece nominare storiografo di corte.

Dovette combattere sia contro il partito dei devoti che contro la grande nobiltà, poco incline ad accettare una borghese tra di loro. Tra i suoi nemici si trovava Maurepas, ministro del re, che fu costretto all’esilio per vent’anni per una serie di versi contro la potentissima marchesa.

Se l’intelligenza non le mancava in tempo di pace le fu di difetto durante la guerra dei Sette Anni, durante la quale pretese di inviare istruzioni e comandi ai generali.

A causa di una sua malattia venerea dopo il terzo aborto lei e il re smisero di avere rapporti; anche se il re avrebbe avuto nove figli dalle sue amanti, di cui solo uno; Luigi Aimé de Borbone,poi noto come abate de Borbone, sarebbe stato legittimato. Le ragazze erano quasi tutte adolescenti, ed erano procurate al sovrano con il benestare della marchesa, sicura che nessuna l’avrebbero soppiantata nell’esercizio del governo.

Luigi XV sarebbe morto nel 1775, undici anni dopo Jeanne Antoniette, che fu il più grande amore della sua vita.

Bibliografia:

Evelyn Lever: La Marchesa di Pompadour

Evelyn Lever: Maria Antonietta

Antonia Fraser: Maria Antonietta

Benedetta Craveri: Amanti e regine

Antonio Spinosa. Luigi XVI

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