Magic is the last hope

di Aerith1992
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Dove conosciamo Peter e suo fratello ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Dove finalmente inizia l'avventura ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - La fuga e gli scherzi della fame ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Alfred un guerriero? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Il viaggio ha inizio, speranze e cambiamenti ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Attacco e sorpresa ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Scontro ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Verità rivelate ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - In the lair of the wolf ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Scommessa ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Bivio ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Tra ribelli e rivelazioni ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Il viaggio di Alfred inizia! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Dove conosciamo Peter e suo fratello ***


Capitolo 1 - Dove conosciamo Peter e suo fratello

 

-No! Fuori di qui!- Peter sentì la porta sbattere violentemente, tanto che la vecchia casa tremò e decise di uscire dalla camera dove suo fratello Arthur gli aveva detto di rimanere fino a quando non avessero finito. Uscì cautamente nella stanza principale che faceva da ingresso, cucina, sala da pranzo e camera da letto di suo fratello, causa del rumore, che ora sedeva stancamente su una sedia che sembrava mantenersi in piedi per miracolo, con il volto coperto dalle mani.

-Fratellone?- lo chiamò piano Peter avvicinandosi a lui. Arthur si volse lentamente mostrando dapprima gli occhi verde smeraldo sovrastati da due enormi sopracciglia (tipiche della sua famiglia), poi un volto chiaramente stanco, illuminato da un sorriso tenero alla vista del bambino. -Cosa c’è Peter?- chiese con un tono affettuoso, diverso da quello che aveva usato poco prima. Peter se ne accorse subito e si tranquillizzò, dando voce alla sua curiosità. -Che volevano fratellone?- -Portare guai- fu la risposta di Arthur. Poi con un grosso sospiro aggiunse -E pensare che ci siamo trasferiti qui proprio per evitarli…-

Peter si sorprese. Raramente suo fratello lo metteva a parte dei suoi pensieri o delle sue preoccupazioni. Non li condivideva con nessuno, se non quando era necessario. Qualcosa di veramente serio si profilava all’orizzonte. -Fratellone e se combattessimo contro di quelli che ci cercano? Ormai sono grande, posso aiutarti!- Arthur gli scompigliò teneramente i capelli biondi -Peter, hai solo 12 anni, i tuoi poteri non si sono ancora sviluppati e non li sai usare. E loro sono troppi per noi.

Peter sbuffò e cercò di trattenere qualche protesta, non volendo litigare con il fratello, che già sembrava preoccupato, ma le parole gli uscirono da sole. -Certo che non so usare i miei poteri, non me li fai mai provare! Mi fai solo studiare teoria! Sempre e sola teoria!- Trattenne la rabbia quando Arthur sospirò. -Prima di tutto la teoria anche se noiosa è fondamentale- Peter lo scimmiottò alla perfezione. Suo fratello lo guardò severamente. -Peter lo sai perché non puoi usare i tuoi poteri. Se io stesso avessi potuto, ora non vivremmo in questo posto- lo sguardo di Arthur si spostò eloquentemente dal volto del bambino alla casa piccola e sporca. -È per i nostri poteri che ci cercano, meno li usiamo, meno possibilità hanno di trovarci. E nonostante ciò, anche qui hanno scoperto chi siamo. Dobbiamo andarcene il prima possibile, anche stasera.

Andarsene da lì? Ancora una volta scappare verso chissà dove come lepri, senza salutare nessuno? No, a Peter proprio non andava giù. Anche se la loro casa era piccola e brutta, ormai ci si era affezionato, come agli amici che si era fatto nel villaggio. E lo urlò, con le lacrime agli occhi, già rassegnato. Perché, quando suo fratello prendeva una decisione, era irremovibile.

Arthur gli afferrò le spalle con una presa forte ma delicata e guardò il bambino nel modo più severo possibile, con le enormi sopracciglia che si aggrottavano così comicamente che Peter solitamente non poteva fare a meno di riderne. Ma questa volta no. -Peter Kirkland, ce ne andremo da qui che tu lo voglia o no. Domani sera partiremo, quindi preparati- disse con tono autoritario.

-Fratellone ti odio!- esclamò Peter prima di correre nella sua camera e, come aveva fatto suo fratello in precedenza, sbattere rumorosamente la porta. Si buttò sul letto, arrabbiato. Perché doveva essere così la loro vita? Perché doveva decidere sempre e solo Arthur? Ah certo, perché era il più grande. Peter molto di frequente sperava un giorno che i loro ruoli s’invertissero: che lui avesse 23 anni, mentre suo fratello 11 di meno. Poi però cambiava idea quando lo vedeva magro, con l’espressione preoccupata cercare di rimediare quel poco con cui vivevano. Stupido Arthur.



***

Inizia una nuova Fanfiction! Mi sono data al genere fantasy, spero che piaccia a tutti!

Avverto tutti che probabilmente non finirà, da parte mia ce la metterò tutta per completarla!

Risponderò alle recensioni di questa fanfiction e delle altre sul mio profilo di Livejournal, qui, quindi controllate spesso!

Ringrazio le mie due betareader personali, x_Fair e Ale, che mi supportano ogni volta che pubblico una fanfiction. Ragazze, vi adoro <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Dove finalmente inizia l'avventura ***


Capitolo 2 - Dove finalmente inizia l’avventura

 

Arthur sospirò. Si guardò intorno con cautela, ma la strada era deserta, proprio come desiderava. Equipaggiato con arco e frecce a portata di mano, coperto da un vecchio mantello verde tutto rattoppato, uscì dalla casa, dopo aver controllato ancora una volta che Peter fosse al sicuro. La sera prima non aveva voluto mangiare né ascoltarlo. Arthur si sentì stringere il cuore. Aveva finto di essere indifferente al dolore del fratellino, aveva dovuto farlo. Anche farsi odiare, andava bene, se fosse stato per la sua sicurezza. Peter era la cosa più importante che gli fosse rimasta da quando sua madre era morta 7 anni prima e lui era stato costretto a una vita da reietto. Eppure non era questo ciò che sognava.

Arthur viveva nel continente di Aluan, e il suo sogno fin da piccolo era stato diventare un mago di corte. Sì, perché lì, oltre ai semplici umani vivevano maghi e streghe, che, a discapito della forza fisica, in tempi antichi avevano acquisito un potenziale magico molto elevato. L’Imperatore si era circondato di alcuni maghi e streghe, i più potenti, affinché lo aiutassero a migliorare il Regno, mentre gli altri avevano preferito vivere nei loro paesi oppure viaggiare. La madre di Arthur era stata una strega di corte fino a quando si era sposata con il generale Richard Kirkland e avevano avuto Arthur. Desiderando stare più tempo con il bambino, aveva rinunciato alla carica e si era trasferita in città. Arthur era cresciuto lì, studiando la magia con l’aiuto della madre. Pian piano era cresciuto e aveva avuto anche un fratellino Peter. Poi la situazione peggiorò improvvisamente. Quando Arthur aveva 16 anni, il Regno era stato attaccato dal vicino Imperatore “del ghiaccio”, desideroso di mettere le mani non solo su quei ricchi territori, ma anche sulla potente forza magica dei maghi che lì vivevano. Richard era morto combattendo, sua madre nell’atto di proteggerli, lasciando che Arthur scappasse via con Peter, che allora aveva solo 5 anni.

Da quando Ivan, l’Imperatore chiamato “del ghiaccio”, perché il suo Regno era situato sulle fredde montagne dell’Est, aveva finalmente preso il potere ed era iniziata la “grande caccia dei maghi”, Arthur aveva desiderato unirsi alla Resistenza, ma un unico e fisso pensiero lo aveva trattenuto: Peter. Non voleva metterlo in pericolo in alcun modo, e la vita che facevano i membri della Resistenza non era per niente adatta per un bambino. La risoluzione che aveva preso era quella di aspettare che Peter diventasse indipendente e decidesse ciò che voleva fare della sua vita. Aveva passato gli ultimi 7 anni a nascondere la loro natura di maghi e cambiare casa non appena essa veniva a galla. Perché come mago Arthur non aveva molta forza, ma da quel momento si era impegnato per qualsiasi lavoro, anche pesante, che aveva trovato. La prudenza gli aveva insegnato che meno usava la magia, meno possibilità lui e Peter avevano di essere scoperti.

Di tanto in tanto però gli usciva qualche sprazzo di magia, perché per sua natura essa non poteva essere trattenuta, e questa volta era stato visto. Lui e Peter avrebbero dovuto di nuovo scappare. Verso dove, non lo sapeva ancora.

Era questo ciò che pensava Arthur mentre si dirigeva non visto al pozzo del villaggio. Lì, versò un goccio della pozione che aveva preparato quella notte. Affinché la voce non girasse troppo, e non andassero di nuovo alla sua casa a chiedere (inutilmente) qualche magia, si sarebbero dovuti tutti dimenticare dell’esistenza di Arthur e Peter Kirkland. La pozione avrebbe permesso ciò.

Arthur fece dietro-front e si diresse lentamente verso la casa, ma una brutta sorpresa lo stava aspettando. Alte fiamme provenivano da quel punto. Un gemito strozzato uscì dalle labbra di Arthur che corse verso la casa. “Le guardie Reali!” pensò disperato quando li vide, e si nascose. Uomini in scure uniformi che circondavano la sua casa, mentre due trattenevano un Peter scalciante. Una donna parlò in una lingua sconosciuta, e Peter scomparve insieme alle guardie. Una magia di trasporto, sicuramente evocata dalla donna. Un gruppo di guardie invece rimase lì. Lo aspettavano, comprese immediatamente Arthur.

Non sarebbe potuto tornare a casa, non sapeva dov’era precisamente Peter, ma una cosa era certa: doveva salvarlo. A tutti i costi.

 

 

***

Capitolo corto, ma essenziale! A breve però inizieranno a diventare più lunghi, tranquilli ;)

Ma come, nemmeno una recensione? Voglio sentire i vostri pareri e opinioni, soprattutto perché è il primo fantasy che scrivo.

Allora, per chi indovina chi è la donna (presto o tardi ricomparirà), cercherò di esaudire una richiesta riguardo alle fanfiction!

Il terzo capitolo è già pronto, lo pubblicherò quando troverò qualche recensione, le risposte le troverete, ripeto, su LJ (link al primo capitolo), mi potete chiedere di tutto!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - La fuga e gli scherzi della fame ***


Capitolo 3 - La fuga e gli scherzi della fame

 

Senza pensarci due volte, ma con un peso nel cuore, Arthur si allontanò silenziosamente da dove era scomparso Peter e s’inoltrò nella fitta vegetazione dei boschi che circondavano il villaggio, ignorando quello che si diceva su quei luoghi. La paura di mostri che forse nemmeno esistevano era niente in confronto all’angoscia di Arthur per il destino del fratellino. Per salvarlo la prima cosa che doveva fare era rimanere libero e vivo. Camminò per ore nel silenzio assoluto, che amplificava il rumore dei suoi passi. Arthur continuava a guardarsi le spalle, certo che qualcuno lo stesse seguendo. Peter gli avrebbe dato del paranoico. “Se solo fosse con me…”

Si fermò solo quando il suo stomaco iniziò a reclamare attenzione, appoggiandosi alle radici di un albero. In quel momento iniziò a pensare a cosa avrebbe dovuto fare, dato che mentre camminava era troppo sconvolto. Era per fortuna sfuggito alle guardie Reali, ed era già un inizio, ma adesso? Doveva salvarlo, sì, ma da dove poteva partire per cercarlo? Nessuno sapeva dove finivano i maghi catturati per ordine dell’Imperatore Ivan, nemmeno la Resistenza. Sicuramente non erano uccisi, non era un mistero che Ivan volesse la maggiore forza magica possibile, ma cosa ne facesse di loro era ignoto. Arthur avrebbe potuto farsi assumere all’interno del Palazzo, ma le sopracciglia troppo folte e il suo alto potenziale magico l’avrebbero subito smascherato. Certamente però la ricerca doveva partire dal palazzo in cui Ivan risiedeva, fosse esso quello dell’Est o il Palazzo bianco.

Questo portava Arthur a un altro problema. Ce l’avrebbe fatta da solo? Era debole con le armi, e i suoi poteri avrebbero richiesto tempo per risvegliarsi del tutto, tempo che Arthur non aveva. Nonostante fosse molto orgoglioso e avrebbe volentieri rifiutato un qualsiasi aiuto, Peter aveva la priorità su tutto e dovette quindi ammettere a se stesso che doveva per forza unirsi alla Resistenza, se esisteva ancora, oppure trovarsi un compagno d’armi, abbastanza folle da volersi mettere anche lui contro Ivan. Le possibilità di trovarlo, e che per di più accettasse come pagamento quel poco che Arthur aveva erano infime, ma doveva tentare. Doveva essere estremamente discreto e prudente, in gioco c’era la sua libertà e la possibilità di salvare Peter.

Si rialzò, ancora a stomaco vuoto, non avendo tra le sue cose niente da mangiare. In un modo o nell’altro riuscì a orientarsi, e si avviò. Conosceva abbastanza bene quella zona nel sud di Aluan, piena di piccoli e anonimi villaggi e sapeva che la città più vicina era a più giorni di viaggio da lì. Per ora la soluzione era di raggiungere entro sera un villaggio per mangiare e riposarsi, dopodiché partire di nuovo.

Purtroppo la fame era tanta però, dato che non solo era pomeriggio inoltrato, ma anche perché Arthur non faceva un pasto decente da un bel pezzo e così, quando sentì i leggeri passi di un cervo, non resistette. Ben nascosto da albero, prese l’arco e incoccò silenziosamente una freccia. Un attimo dopo e la preda era a terra. -Ma che ca…- sentì chiaramente una voce da dietro un albero, e una figura comparve. Arthur trattenne il respiro, spaventato. Un ragazzone biondo, con gli occhi celesti scrutava perplesso i dintorni, alla ricerca della fonte della freccia. -Ehilà, c’è nessuno?- Arthur rimase nascosto, senza nessuna voglia di farsi vedere da un estraneo. Ma quando il ragazzo scosse le spalle e si apprestò a prendere il cervo, la fame di Arthur ebbe ancora una volta la meglio sul resto, e la reazione fu immediata.

-Lascia stare quel cervo- disse con un tono che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque, ma non a quel ragazzone, che, dopo essersi voltato nella sua direzione, rise in un modo che fece irritare Arthur. -Perché dovrei lasciartelo? L’ho preso prima io!- -Ma l’ho ucciso io- ribattè pronto Arthur. L’altro si avvicinò a lui, e prima che Arthur potesse dire A, lo prese e se lo caricò su una spalla, mentre sull’altra prese posto la carcassa della preda. -Ehi, ma che vuoi fare? Lasciami!- protestò il mago, prendendo a pugni la schiena dell’estraneo, al quale i suoi attacchi sembravano fare solo il solletico -Non è ovvio? Lo mangiamo insieme!- -Cosa?

 

 

***

Sì, un altro capitolo corto. Ma il prossimo sarà più lungo, insomma è arrivato l'eroe! (Aerith: Alfred, non mi modificare i messaggi è_é)

Grazie per le recensioni! Continuate ancora a scrivermi, mi raccomando, che mi fa molto piacere ^^ Le risposte del capitolo scorso (e altre fanfiction) sono qui!

Ringrazio ancora x_Fair e Ale che mi supportano (o sopportano? XD) ad ogni nuovo capitolo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Alfred un guerriero? ***


Capitolo 4 - Alfred un guerriero?

 

A quell’ora di sera il bosco era uno dei posti più pericolosi in cui stare, specialmente con un estraneo che per quanto ne sapeva, cioè zero, poteva portarlo da un momento all’altro dai suoi peggiori nemici, ma Arthur, complici il caldo fuoco, lo stomaco pieno e il frinire dei grilli, non poté fare a meno di rilassarsi un poco. L’aver finalmente mangiato lo aveva aiutato a cacciare parte delle sue paranoie, ma un problema, un grosso problema era davanti ai suoi occhi. Letteralmente. Il ragazzone che lo aveva trasportato con lui, aveva appena finito di mangiare l’ultima parte del cervo e si era appoggiato a un albero, con le mani incrociate dietro la testa e l’espressione beata.

-Si può sapere chi sei?- sbottò Arthur all’improvviso, facendolo trasalire. -Ah, sì non ci siamo presentati! Io mi chiamo Alfred F.Jones- rispose il ragazzone con una risata. Tacque aspettando che Arthur si presentasse a sua volta, ma la risposta non arrivò, fino a quando non glielo chiese direttamente. -Mi chiamo Arthur- disse brevemente l’altro. -Allora dimmi Arthur, che ci facevi nel bosco?- La domanda fatta forse solo per curiosità mise in guardia Arthur che rispose acidamente. -Sono affari miei, ed è la stessa cosa che potrei chiedere a te- -Wow, siamo acidi, eh? Io sono qui perché mi sono perso!- Arthur lo guardò scettico. -Non ci credo- Alfred ridacchiò. -Lo immaginavo. Pensa un po’, volevo raggiungere la città, e mi sono ritrovato qui!-

Dopo mesi, Arthur si trovò di nuovo a ridere, fino alle lacrime. Raggiungere la città era la cosa più facile del mondo, bastava seguire la strada. Arthur si era trovato nel bosco perché doveva scappare senza essere notato, solo un idiota si sarebbe perso! -Sentiamo un po’ allora, cosa vuoi fare in città?- chiese, una volta che si fu calmato quell’attacco di ilarità, che lo aveva liberato da parte dello stress. -Trovare qualche ingaggio… Sono grande con le armi!- gli rispose quello estraendo da chissà dove un’enorme alabarda e mettendosi in posa. Iniziò a blaterare riguardo a tutto ciò che aveva fatto e alle imprese di cui sognava di prendere parte, senza accorgersi che Arthur aveva smesso di prestargli attenzione, perso nei suoi pensieri.

Come poteva essere possibile che poco dopo che era giunto alla conclusione di avere bisogno di un compagno d’armi, questo compariva all’improvviso? Doveva essere un assurdo scherzo del destino, oppure doveva avere una fortuna sfacciata (cosa della quale Arthur dubitava seriamente), oppure era un trabocchetto. Fidarsi, no. Arthur non se la sentiva di parlare così su due piedi del suo problema e di chiedere il suo aiuto. Però lasciarsi scappare un’occasione del genere sarebbe stato da stupidi. -Se vuoi andare in città…- disse piano, interrompendolo. -… so la strada. E anch’io ci devo andare- Alfred fece un sorriso enorme che parve quasi rischiarare il bosco. -Benissimo! Allora andiamo insieme!-

Nei giorni che seguirono l’opinione che si era fatto Arthur di Alfred non cambiò molto. “È un idiota” pensava. Non ne faceva una giusta: la mattina era Arthur a doverlo svegliare, non riusciva ad accendere il fuoco, era rumoroso, era capace di perdersi praticamente ovunque ed era terrorizzato dai fantasmi. Nonostante lo facesse sempre innervosire con la sua esuberanza, Arthur si sentiva però più tranquillo e meno disperato per il rapimento di Peter. Era come… un amico. Da quando era iniziata la sua vita da reietto, non aveva mai voluto legare con nessuno. In un certo senso, quasi gli dispiaceva doverlo poi salutare per continuare il suo viaggio. Non gli sarebbe costato niente assumerlo, ma non poteva finché non fosse stato sicuro della sua abilità con le armi. Era contro l’Imperatore Ivan che stava andando contro, non un uomo qualsiasi. Presto però ebbe la sua prova.

Erano ormai vicini al limitare del bosco, ancora poche ore e avrebbero raggiunto il villaggio più vicino, e i due stavano discutendo sull’effettiva utilità dell’alabarda di Alfred, dato che era parecchio pesante (Arthur non riusciva nemmeno a reggerla) e quasi impossibile da nascondere, quando questo si fermò e tacque all’improvviso, il ciuffo che era sempre ostinatamente alzato in aria più ritto del solito, a imitazione di un’antenna. Arthur lo guardò, sorpreso da quella interruzione. Alfred sembrava preoccupato. -C’è qualcosa- sussurrò -Un gruppo di lupi giganti, due. No, sono tre- Arthur afferrò silenziosamente l’arco e incoccò una freccia, mentre un sonoro ringhio si avvicinava. Come previsto, tre lupi grandi quanto Alfred, con il pelo nero e le pupille rosse come il sangue comparvero. Avevano fame, era chiaro. Nei pochi ma lunghi secondi che precedettero lo scontro, Arthur sentì il cuore battere impazzito e la familiare sensazione di terrore che provava ogni volta che scoprivano che era un mago, invaderlo. -Arthur, sei pronto?- gli sarebbe piaciuto dire che la voce di Alfred suonasse sicura, ma non era così, anzi, era evidente che stava cercando di dissimulare la paura. -Attacca…- il lupi si avvicinarono di un passo -Ora!-

Se i momenti prima dello scontro erano passati con spietata lentezza, in seguito Arthur non ebbe nemmeno il tempo di pensare: scagliò una freccia dopo l’altra, rinforzandole con la magia senza che Alfred lo notasse, affinché ferissero meglio gli animali. L’uso della magia, anche in quantità così basse, tolse energia ad Arthur, non più abituato a richiamare i suoi poteri, ma la stanchezza non lo preoccupò: Alfred stava facendo bene il suo lavoro, mantenendo i lupi lontano da lui. Era uno spettacolo, saltava, schivava e colpiva, si muoveva in continuazione, confondendo le creature. La prima cadde colpita proprio sotto al collo da una freccia, mentre si gettava alle spalle di Alfred. Il ragazzo sorrise ad Arthur prima di avventarsi contro i due lupi rimanenti. Parò i morsi con l’alabarda e schivò le zampate. Poi, al momento buono saltò e colpì il secondo lupo. Il terzo iniziò a girare intorno ad Alfred, poi corse verso di lui per poi assestargli una zampata. Alfred parò il colpo con l’alabarda e spinse via con forza il lupo che, dopo aver ringhiato in direzione dei due, decise all’improvviso che Arthur, pallido e stanco per l’uso della magia, sarebbe stato una preda sicuramente più facile da prendere. -Ma che? Ehi!-esclamò Alfred spaesato quando il lupo lo superò. Forse era rimasto deluso dal fatto di essere stato ignorato. Arthur vide l’animale correre verso di lui e incoccata la freccia, decise subito che svelare la sua identità ad Alfred fosse meno importante che avere salva la vita, e alla punta di essa generò un globo azzurrino di energia. Con le mani tremanti per lo sforzo, Arthur aspettò il momento giusto per attaccare, ma Alfred agì per primo: raggiunto il lupo, lo ferì mortalmente. Il primo recise la magia e, pallido e sudato, si appoggiò all’albero più vicino, mentre il secondo esultava.

-Ehi, dovrei essere io quello stanco!- disse allegramente Alfred avvicinandosi a lui. Arthur gli rifilò un’occhiataccia, non potendogli rispondere a tono (“non sei tu quello che è stato costretto a trattenere per 7 anni la magia, idiota!”) e si sedette a terra, senza energie. L’altro lo guardò preoccupato. -Arthur, sei sicuro di stare bene?  Potremmo fermarci qui stanotte se vuoi- La proposta sarebbe parsa allettante a chiunque, ma non ad Arthur che, sentendosi colpito nell’orgoglio, gli rispose acidamente -Sono più forte di quanto pensi, ragazzino-  Un lampo di rabbia passò per gli occhi celesti di Alfred che, appena diciannovenne, odiava sentirsi chiamare così, ma dal suo volto non scomparve il sorriso. -Parla il vecchietto che si stanca dopo aver scagliato appena due frecce!- Ancora una volta Arthur dovette ingoiare la risposta che gli era salita alla gola o di far uso di una qualche magia molto dolorosa. Si limitò a tirargli un calcio nel punto più sensibile di un uomo, e, seppure debole, ebbe l’effetto desiderato. Alfred cadde a terra dolorante e Arthur, con un ghigno vittorioso, si alzò. -Allora, andiamo?-

Come aveva immaginato, chiedergli aiuto sarebbe stato molto difficile.

 

 

***

Finalmente un capitolo un po' più lungo! Mi dispiace non poter aggiornare con regolarità, ma ho un bel po' di impegni (martedì faccio 18 anni finalmente çAç) che finiranno al finire di questa settimana. E poi sto avendo qualche piccolo problema con il capitolo 6, niente di troppo grave, e ho (più o meno) risolto.

E passiamo alle recensioni! *click qui per la risposta* Ma come, dopo ben 3 recensioni, ne trovo solo una?! Forza, voglio sapere che pensate! Recensite, o Arthur verrà a casa vostra a costringervi a ingozzarvi di scones! *scappa da Arthur*

Le persone che ringrazio sono sempre le solite, quindi non ripeto. XD

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Il viaggio ha inizio, speranze e cambiamenti ***


Capitolo 5 - Il viaggio ha inizio, speranze e cambiamenti

 

Alfred sbuffò mentre tornava alla locanda dove aveva affittato una camera. Che cosa significava che era “troppo piccolo” per iscriversi alla gilda degli avventurieri? Lui era un eroe, cosa importava l’età? Fra qualche anno lo avrebbero pregato in ginocchio di unirsi a loro, altroché! Senza pensare minimamente a cosa avrebbe fatto adesso, beandosi di quella fantasia che riteneva certa, fiero di se stesso, andò verso la sua camera, salutando la locandiera con un enorme sorriso.

-Finalmente sei arrivato- lo sorprese una voce acida. Dal buio della camera spuntò una figura magra -Arthur! Che ci fai qui?- Gli occhi smeraldini di quello lo osservarono seri e pensosi. -Ti devo parlare- Dire che Alfred si fosse stupito a quell’affermazione, sarebbe stato un eufemismo. Da come Arthur lo aveva a malapena salutato, gli era sembrato che non aveva molta voglia di rivederlo, figuriamoci parlarci! Intanto Arthur era preso da una lotta interna tra il suo orgoglio e l’affetto che lo legava a Peter. -Io…- sussurrò alla fine tra i denti, come se gli fosse costato uno sforzo inimmaginabile -Ho bisogno di aiuto- Per la sorpresa, ad Alfred cadde dalle mani l’alabarda, non solo facendo fracasso, ma anche rischiando di rompere il pavimento. Arthur si accigliò -Non fare l’idiota e ascoltami! Mio fratello- una nota di dolore passò veloce nei suoi occhi -è stato rapito. Io lo devo riprendere il prima possibile, non so cosa gli potrebbero fare, ma è troppo pericoloso per me da solo. Ora non ho molto con me, ma se riusciamo a liberarlo ti pagherò bene- Una scommessa, un’occasione! Alfred non poteva chiedere di meglio. -Accetto!- esclamò senza nemmeno pensarci. Arthur lo guardò sorpreso. Va bene che era un ragazzo impulsivo, ma accettare così alla leggera una missione così… -Aspetta un attimo. Sbaglio o ho sentito dire “riusciamo”? Verrai anche tu?- -Hai sentito bene, ci sarò pure io. Da solo ti perderesti pure in questa città- Alfred ignorò l’ultimo commento di Arthur, per porgli un’altra domanda. -Dove si trova tuo fratello?- Arthur abbassò lo sguardo frustrato. -Non lo so- -E come dia…- -Penso si possa trovare al Palazzo dell’Imperatore Ivan o al Palazzo Bianco- Ancora una volta, Alfred rimase stupefatto. Chi diavolo era il fratello di Arthur per essere oggetto di interesse per le alte sfere? Data la riservatezza di Arthur, sapeva già in partenza che chiederglielo sarebbe stato inutile. Il ragazzo posò un piccolo sacchetto malandato sul letto di Alfred. -Questo è il tuo anticipo, è tutto ciò che ho, tranne i soldi per le provviste. Partiamo domani mattina all’alba, vedi di farti trovare sveglio- concluse, prima di fare uno strano movimento con la mano e uscì senza salutare.

-Buongiorno Arthur!- esclamò Alfred la mattina successiva quando si trovò l’altro davanti alla porta della locanda. Arthur lo fulminò con lo sguardo. -Non urlare il mio nome, idiota! Anzi, già che ci sei, non urlare affatto!- Ah, Arthur era molto riservato. Ops. -Allora, andiamo?- disse con il volume di voce notevolmente abbassato. -Ora va meglio. Muoviamoci- Un’altra caratteristica di Arthur, oltre al fatto di essere sempre serio e acido ed esageratamente riservato: aveva sempre fretta.

Alfred e Arthur viaggiarono per i villaggi più vari, dirigendosi a Est, verso le Montagne Ghiacciate, dove c’era il Regno di Ivan. La via era molto semplice: sarebbero passati vicino al deserto che divideva Aluan in due parti e attraversato il passo delle Due Colline. Da lì sarebbero andati verso Est per un paio di giorni e sarebbero entrati nel freddo Regno dell’Imperatore dei Ghiacci. Se non si presentavano problemi, avrebbero raggiunto il Palazzo. Da lì, Alfred era molto incerto sul da farsi, Arthur no.

-Ho un piano- rispose ad Alfred una sera, quando questo gli chiese come avrebbe fatto a capire se lì c’era veramente suo fratello o no. -Però dipende tutto da quanto tempo ci mettiamo ad arrivare lì. Se arriviamo prima rischiamo di essere scoperti, se arriviamo più tardi ci sarà da aspettare- -Cosa?- chiese Alfred, perplesso. -Non importa. Lì saprai che dovrai fare- rispose Arthur, secco. -Prima o poi me lo dovrai dire- replicò Alfred e gli si mise di spalle. In pochi minuti era bello che addormentato.  Arthur rimase seduto, il volto nascosto fra le mani. Alfred aveva ragione, per una buona volta. Affinché il piano riuscisse, doveva trovare la forza di dirgli chi era veramente e la sua storia, ma, non avendone mai parlato con nessuno, non se la sentiva. Inoltre agivano anche la sua riservatezza e mancanza di fiducia verso il prossimo. Non sarebbe stato facile.

Sebbene litigassero continuamente e non andassero mai d’accordo, Alfred si rivelò un’ottima scelta. Nei vari scontri che ebbero con le strane creature selvatiche che popolavano Aluan, lui e Arthur vantavano un’intesa perfetta: non c’era tempo per Alfred di stuzzicare Arthur, né per quest’ultimo di controbattere acidamente, tutte le maschere cadevano sostituite dall’azione. Poi, dopo aver recuperato le forze, riprendevano a bisticciare e questo aiutava Arthur, fornendogli un momento di pausa dai pensieri che gli offuscavano la mente come nubi grigie di temporale. Da parte sua, Alfred si stava divertendo un mondo. Quel ragazzo così misterioso, sempre cupo e pensieroso, era una sfida per lui, e come poteva non accettarla? Un giorno gli avrebbe detto chi era veramente, ne era certo.

Attraversarono il passo delle Due Colline senza alcun problema ed entrarono nel Regno dell’Imperatore Ivan. A differenza di dove avevano vissuto fino ad allora, Alfred e Arthur dovettero abituarsi al clima gelido che peggiorava man mano che si avvicinavano al palazzo. Su richiesta di Arthur, evitavano i villaggi e le varie cittadine, ma una sera, esausti, dopo una non proprio pacifica discussione, decisero di passare la notte in un’anonima cittadina. Lì si fermarono a cenare alla locanda, e appresero una notizia molto interessante. Un uomo, visibilmente ubriaco, stava dicendo -Quasi tutte le Guardie Reali hanno ricevuto l’ordine di andare dall’Imperatore- -Come, non è al Palazzo? Come lo sai?- chiese qualcuno incuriosito. -Sono una delle Guardie- rispose quello con un ghigno. Alfred notò Arthur farsi piccolo e la gente lì intorno rabbrividire. -Ma così è scoperto il Palazzo!- disse qualcuno. Il ghigno della guardia se possibile divenne maggiore. -Qualcuno c’è- non aggiunse altro.

-Hai sentito che ha detto? Qualcuno c’è! E se quel qualcuno fosse Peter?- Alfred non aveva mai visto Arthur così entusiasta. Camminava avanti e indietro per la stanza, parlava in continuazione, gli occhi verdi brillavano e un lieve sorriso era comparso sulle labbra. Alfred si chiese perché non sorridesse più spesso: il ragazzo sembrava tutt’altra persona, emetteva luce. Peter era quasi sicuramente lì vicino, come poteva Arthur non essere felice di poterlo riabbracciare, e smettere di preoccuparsi almeno per un attimo? Ma tornò serio e Alfred mugolò contrariato per il cambiamento. -Allora, ascoltami bene. Come abbiamo sentito, ci saranno poche guardie, ma non sarà meno pericoloso. Ivan potrebbe avere qualche asso nella manica. La prossima settimana arriveremo al suo Palazzo quindi, qualsiasi cosa succeda non dovremo diminuire il passo né fermarci, d’accordo?- -Me l’hai già detto un centinaio di volte- disse Alfred annoiato. Arthur fece un respiro profondo. -Bene, allora non lo dimenticare. Nei prossimi giorni non starò bene. È normale, fa parte del piano, ma non sarò in grado di ragionare e sarò molto irritabile- -Come se fosse possibile essere più irritabile di così…- borbottò sonoramente Alfred con un sorrisetto, scatenando la reazione di Arthur, che gli si fiondò addosso tempestandolo di pugni che gli facevano a malapena il solletico. Ridendo, Alfred scappò via, per quanto la stanza gli potesse permettere. -Visto? Sei troppo irritabile, ammettilo vecchietto!- -Tu… Alfred idiota!- esclamò Arthur inseguendolo. Alfred si fermò di scatto davanti a lui e ci andò a sbattere contro, facendo finire entrambi a terra, l’uno sopra all’altro. Le iridi smeraldine di Arthur si specchiarono in quelle celesti dell’altro, che lo guardava sorpreso, ma non meno divertito. Il petto di Alfred era piacevolmente caldo e comodo, i suoi occhi bellissimi. Arthur si spaventò al pensiero che immediatamente gli venne di non voler muoversi da lì e si alzò in fretta. Da dove diavolo gli veniva?

Imbarazzato e scosso, voltò le spalle ad Alfred che lo fissava con aria sorpresa. -È meglio se andiamo a dormire. Buonanotte- disse, stendendosi su uno dei letti e pregò di addormentarsi il prima possibile.

 

 

***

Perché anche se alle mie betareader e amiche preferite non piace lo shonen-ai, un tocco ci voleva. Anzi, lo volevo, anche se sembra un po' fuori luogo, me ne rendo conto. Ma lo volevo. Tanto.

Hm, nessuna recensione. Hm. Nessuna recensione. Hm. Ah, l'ho già detto nessuna recensione? Ne deduco che o che la fanfiction non piaccia o che lo scorso capitolo è stato un grande flop. In qualsiasi caso fatemelo sapere! E daiiii *faccia da cerbiatto*

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Attacco e sorpresa ***


Capitolo 6 - Attacco e sorpresa

 

Come previsto, nei giorni seguenti Arthur non stette bene. La causa, sconosciuta ad Alfred, era in realtà molto semplice: la magia che il ragazzo cercava di trattenere faceva sempre più forza per uscire e lui doveva resisterle contro fino al loro arrivo al Palazzo di Ivan. Una volta lì, l’avrebbe liberata in una forte corrente che sarebbe stata facilmente localizzabile. Di certo avrebbe attirato i nemici, ma Arthur contava sul fatto che anche Peter avrebbe notato la sua presenza magica e, se era lì, gli avrebbe fatto almeno un segno magico. Sicuramente i poteri del bambino erano ancora intatti, perché non si erano ancora del tutto formati ed erano quindi troppo deboli per interessare Ivan o per rappresentare un pericolo.

Alfred però non era a conoscenza dei dettagli del piano e quindi era preoccupato per Arthur. Non riusciva a mantenere il passo, a stento si manteneva in piedi, e appena si fermavano la sera crollava esausto. Ogni offerta di aiuto fu però sdegnosamente rifiutata da Arthur, che si sentiva colpito nell’orgoglio. -Non sono un bambino, ce la faccio benissimo da solo- gli rispondeva ogni volta con un ringhio. Non riusciva nemmeno a seguire una normale conversazione con Alfred. -Sei sicuro di poter entrare nel Palazzo in questo stato?- gli chiese questo una sera, seduto vicino al fuoco. Arthur, dalla parte opposta, interruppe la sua lamentela sul fumo che gli andava sempre negli occhi e gli rispose, irritato -Sì idiota, certo che ce la faccio- Alfred sospirò, rassegnato. -Ma perché stai così?- chiese, incuriosito. -Affari miei- Il tono con cui lo disse e lo sguardo assassino che Arthur aveva consigliarono ad Alfred di non chiedere altro.

Il Palazzo di Ivan, diversamente dal Palazzo Bianco, sorgeva in un luogo isolato, come se le cittadine avessero avuto paura dell’edificio e fossero scappate lontano. Sebbene fosse una bellissima costruzione, eseguita con cura, emanava un senso d’inquietudine, acuito dalla minacciosa presenza di due Guardie Reali proprio davanti al cancello. Quando Alfred lo vide, lontano e minaccioso, gli vennero i brividi. Per non farlo notare ad Arthur (sarebbe stato ben poco eroico!), rise rumorosamente. -Allora siamo quasi arrivati! Non ti preoccupare, con l’eroe qui presente non ci sarà alcun problema!- Arthur lo guardò scettico, continuando a camminare verso il loro obiettivo. -Quando arriviamo lì- disse -Devi tenere le guardie occupate, così che io possa entrare non visto- -E se dentro qualcuno ti attacca?- chiese Alfred, perplesso.  -Saprò come cavarmela- tagliò corto Arthur -Tu, qualsiasi cosa succeda, qualsiasi capito? Devi prima liberare l’ingresso- -Ma…- -Alfred, niente ma!- esclamò Arthur spazientito. L’altro sbuffò contrariato. L’avrebbe visto lui, quando, nonostante tutto, sarebbe arrivato a salvarlo dal nemico, come un vero eroe… -Smettila di sognare- disse Arthur sottovoce. Erano di fronte al Palazzo, ben nascosti dietro la selvaggia vegetazione. -Tocca a te andare-

Alfred, lo sguardo fisso al suo obiettivo in un’espressione concentrata, annuì. Sentì gli occhi di Arthur fissi sulla sua schiena mentre si avvicinava alle Guardie, notevolmente insospettite. -Ehi, tu, cosa vuoi da qui? Non sai che questo è il Palazzo Imperiale?- ringhiò uno dei due. Alfred fischiò ammirato. -Ehi, tu, non parlare così all’eroe! Se proprio questo è il Palazzo, allora è qui che devo entrare. C’è un donzello che ha bisogno del mio eroico aiuto!- disse, con un grande sorriso. Poteva quasi sentire Arthur che scuoteva la testa con un sospiro. Quando le Guardie si misero in posizione d’attacco, Alfred alzò la sua alabarda e parò entrambi i colpi che intendevano infliggergli, l’uno al collo, l’altro al petto con l’asta della sua arma. Prima di rotearla e disarmare i suoi nemici grazie all’effetto sorpresa, quelli si allontanarono di un passo. Alfred ghignò, si abbassò di scatto e ruotando ancora l’arma con un colpo forte e preciso fece cadere le due Guardie a terra. Poi basto un solo colpo.

-Sono morti?- chiese Arthur comparendo alle spalle di Alfred. -No, solo svenuti- dichiarò Alfred con orgoglio e soddisfazione, guardando Arthur con un sorriso trionfante. Era o no stato grande? -Non ti aspettare complimenti, Jones, è per questo che ti pago- rispose quello, guardando il Palazzo. Per una volta, Alfred riuscì ad immaginare cosa l’altro stesse pensando. Sotto il tono acido, aveva sentito chiaramente la voce di Arthur fremere d’impazienza: su fratello era molto probabilmente vicino. Quei pochi secondi di pausa furono interrotti dall’accorrere di altre Guardie, insospettite dal rumore. -Ricordati quello che ti ho detto- disse Arthur, che in un fruscio scomparve dal campo visivo di Alfred, diretto all’entrata del Palazzo.

Il ragazzo, invece, rimase a fronteggiare i nuovi avversari, il sorriso trasformatosi in un ghigno. Si gettò nella mischia, parando, attaccando ed eludendo i vari colpi che gli arrivavano da tutte le parti. Lasciò che l’istinto avesse la meglio, senza pause tra un attacco e un altro, quando tutti si bloccarono. Dall’interno del Palazzo salì un forte vento, la sensazione che qualcuno stesse usando una forza antica e potente, terribilmente forte. Bastò vedere la reazione dei suoi avversari per capire cosa fosse. -Un mago!- esclamò, in un mix di entusiasmo e spavento. Un pensiero ancora peggiore fece capolino nella sua mente: Arthur. -Con quelle due frecce che ha, non riuscirà mai a sconfiggere un mago!- I suoi nemici erano tanti, quasi sicuramente non sarebbe riuscito ad arrivare in tempo per aiutare il ragazzo, ma il suo spirito di eroe non gli permetteva di arrendersi davanti a quel “quasi”. Pochi colpi, e il primo cadde, ma anche Alfred fu ferito, sebbene lievemente. Cercò di liberarsi il più velocemente possibile dagli altri avversari, ma la mancanza di concentrazione e la fretta ebbero l’esito opposto. A peggiorare le cose, dall’interno del Palazzo si sentivano rumori violenti e flussi di magia, chiaro segno che il mago era impegnato in uno scontro. Quanto avrebbe potuto resistere Arthur? Inconsapevolmente Alfred, mentre era impegnato a parare una serie di colpi, si trovò a sperare che l’altro stesse bene. “È solo perché mi deve finire di pagare” fu la spiegazione che si dette e annuì fra sé e sé, soddisfatto del suo ragionamento. Una spada gli graffiò la guancia e Alfred si distolse da quei pensieri, risvegliato dalle piccole stille di sangue che scendevano lungo il viso. Un'altra Guardia cadde, poi un'altra ancora fino a quando non rimase più nessuno. Alfred prese fiato, e corse subito all’interno del Palazzo, dove lo scontro stava ancora continuando. Se l'edificio all’esterno sembrava imponente e freddo, all’interno il lungo corridoio in cui si trovava era riscaldato e riccamente decorato con tappeti di pregiata fattura rossi e dorati, alte colonne ed eleganti mobili di legno sovrastati da vasi contenenti enormi girasoli. Alfred però non si soffermò sull’arredamento: di corsa attraversò il corridoio, puntando alla sala dove, ne era certo, soprattutto per via di rumori più forti, si trovavano Arthur e il mago.

-Arthur!- esclamò spaventato quando lo vide avvolto in un tenue bagliore rosato. Di fronte a lui una bella donna con i capelli biondi e un ricco abito blu, lanciò contro entrambi dei coltelli che sembravano emanare lampi in miniatura. Magia, senza dubbio. Alfred vide Arthur, libero dal bagliore precedente, digrignare i denti -Sono inutili questi trucchetti, Natalia!- Poi, con enorme meraviglia di Alfred, allungo le braccia e dalle mani emanò una lunga barriera bianca che faceva da scudo ad entrambi. Alfred sgranò gli occhi, non credendo a quella scena.

La possibilità di quello che aveva in quel momento davanti a sé non gli aveva minimamente sfiorato il cervello. Il mago che aveva sentito, che aveva fatto spaventare le guardie tanto era sembrato forte, che l’aveva fatto preoccupare… L’aveva avuto vicino a sé per non poco tempo. Il mago era Arthur!



***

Salve a tutti! Ecco qui il nuovo capitolo! Le scene di combattimento mi avevano messa in crisi, non riesco nè ad immaginarmele bene nè a scriverle bene, per questo in quei punti ho un po' tagliato. Capitemi XD

Recensioni! Come al solito le risposte sono sul mio profilo di livejournal, dove mi potete anche contattare *click!* Continuate a recensire, oppure vi arriverà in faccia una torta blu di Alfred!

Novità: se volete, mi potete aggiungere su msn, il mio contatto è efpcate@hotmail.it , ovviamente non saranno tollerati nè insulti, nè critiche gratuite, ve lo ricordo. Però, potete parlarmi dei punti che magari non vi sono piaciuti e perché, come potrei migliorare secondo voi, e via dicendo. Potete anche chiedermi altro non inerente alle mie fanfiction, ovvio! (ah, e ditemi chi siete, non ho il dono della divinazione)

Arrivederci al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Scontro ***


Attenzione! Questo capitolo parte da più o meno metà del 6 capitolo, ma è dal punto di vista di Arthur.

 

Capitolo 7 - Scontro

 

-Smettila di sognare- Arthur sgridò sottovoce Alfred, che sembrava perso in chissà quale sua fantasia da eroe. Nascosti, stavano osservando il Palazzo. Ad Arthur non piaceva per niente quell’edificio. Prima di tutto era troppo alto. Nemmeno la larghezza riusciva a dare l’impressione che fosse meno alto. Alzando gli occhi per vedere dove finiva, Arthur si sentiva sempre più piccolo, e questo non gli piaceva. Si sentiva un bambino inerme, rispetto a quanto Ivan poteva fare e far fare. L’edificio sembrava toccare il cielo grigio coperto di nubi ma allo stesso tempo essere distante da esso, grazie al bianco di cui era dipinto, che si confondeva con la neve.  Non era illuminato da nessuna torcia o luce magica all’esterno, perché quando c’era la luna sembrava risplendere, e quando c’era il sole accecava gli occhi. Semplicemente inquietante. L’enorme portone d’ebano, circondato da enormi e raffinati arabeschi, era l’unica nota di colore in quel bianco, e sembrava un invito a entrare, se non fosse stato per il cancello nero sorvegliato, qualche metro prima e per le inquietanti statue di gargoyle accanto alle poche finestre, che sembravano osservare con una nota d’avvertimento negli occhi gli intraprendenti umani che osavano avvicinarsi. Arthur avrebbe accolto quel monito più che volentieri, ma probabilmente Peter era nei meandri di quell’edificio, e lui era lì proprio per salvarlo. -Tocca a te andare- disse perciò, sperando che la sua voce suonasse calma, mentre dentro di sé sentiva il terrore di aver sbagliato e di fallire, di starsi lanciando in qualcosa troppo grande per lui e tutta la tensione per l’impresa.

Seguì la grande schiena Alfred con lo sguardo, ascoltò la sua conversazione. Quando lo sentì accennare a un “donzello” che aveva bisogno del suo “eroico aiuto”, scosse la testa con un sospiro. Si poteva essere così idioti? Sorrise. Quello stupido aveva, forse inconsapevolmente, trovato il modo di separarlo per un attimo dai suoi dubbi e dal ritmico battito del cuore che echeggiava in tutto il suo corpo. Non vide molto dello scontro, se non quando le due Guardie caddero, e raggiunse Alfred. -Sono morti?- chiese, non per vera preoccupazione, ma solo per semplice curiosità, per stemperare la tensione che lo dominava. -No, solo svenuti- gli rispose l’altro, guardandolo con un sorriso che, se solo avesse potuto, avrebbe urlato a destra e a manca “Sono stato grande, vero? Sono troppo forte! Visto che eroe che sono? Dimmi che sono stato bravo!”. Arthur osservò il Palazzo e mal celò uno sbuffo. Stavano solo perdendo tempo, i suoi poteri erano quasi al limite, li sentiva ribollire dentro di sé come lava incandescente. -Non ti aspettare complimenti, Jones, è per questo che ti pago- Vide altre Guardie arrivare -Ricordati quello che ti ho detto- disse, prima di correre all’entrata del palazzo. -Non farti male, idiota- borbottò. Un’ultima occhiata verso Alfred, per assicurarsi che stesse bene, e spinse il portone. Quello, sicuramente sotto l’influsso di una magia a esso interna, si aprì da solo. Senza nemmeno un rumore. Dentro, un lungo corridoio.

Arthur lo percorse velocemente, concedendo solo uno sguardo alle maestose e alte volte decorate con fregi d’oro, alle grandi colonne ai lati di esso e al prezioso tappeto color rosso che stava calpestando, ai mobili di legno sicuramente di ottima fattura, ai vasi contenenti girasoli, ma se ne stupì. L’idea che si era fatto di Ivan vedendo l’esterno era quella di un sovrano spartano, che non amasse le comodità e i fronzoli. Si dovette ricredere, ma pensò di aver finalmente inquadrato almeno un poco l’Imperatore: amava essere temuto e rispettato, dato l’esterno, ma amava il lusso, le comodità, mostrare che poteva permettersi tutto.

Raggiunse una grande sala, proprio alla fine del corridoio illuminata in ogni punto da numerosi lampadari e torce attaccate alla parete, e lì si fermò, senza comprendere più nulla: aveva raggiunto il suo limite. La magia che aveva represso per troppo tempo uscì violentemente, in forma grandi fasci di luce multicolore, come un flusso d’acqua che, compresso, trova una piccola via d’uscita. Questi fasci si piegavano su se stessi e in breve tempo ricoprirono Arthur in un alone luminescente. La loro potenza era strabiliante: le torce si spensero e il buio calò nella sala, qualche finestra si ruppe, lasciando entrare nella sala il gelido vento portatore di neve. Arthur rabbrividì, ma non interruppe il flusso dei poteri, fino a quando ne percepì degli altri in avvicinamento. Creò un globo di luce alla sua destra, in attesa. Una voce familiare ruppe il silenzio. -Fratellone!-

Ad Arthur sembrò di sognare: Peter era davanti a lui, vivo e vegeto che gli veniva incontro. Indossava la stessa vecchia tunica che aveva l’ultima volta che lo aveva visto, a casa, non era cambiato in nessun particolare: gli occhi celesti, i corti capelli biondi, i tratti ancora infantili del suo viso, la sua altezza, il corpo magro, ma non troppo. Sollevato disse -Forza, Peter, dobbiamo andare, quell’idiota là fuori avrà bisogno di aiuto- -Ma io sto bene qui!- Arthur guardò Peter sorpreso. Il sollievo scomparve, lasciando il posto al dubbio che già da prima si era insinuato nella mente di Arthur, ma che era stato messo a tacere. Perché Peter girava libero per il Palazzo? Perché aveva l’impressione che fosse diverso? -Resta qui con me- Arthur si allontanò con un ringhio. No, non era lui. Peter gli avrebbe fatto gli occhi da cucciolo indifeso e gli avrebbe detto, la voce tenera e piccina “Per favore, restiamo qui!”

Un raggio scaturì dalle mani di Arthur e colpì il falso Peter. -Chi sei tu?- chiese con un tono freddo e ostile.

Il bambino sorrise sornione. -Mi hai scoperta- disse con l’accento duro tipico di quelle terre, le vocali pronunciate con difficoltà. Gli occhi dello stesso colore dell’oceano, grandi e infantili, lentamente si rimpicciolirono, diventarono color del ghiaccio e lo fissarono maligni. I tratti del volto e il corpo si modificarono, diventando quelli di una giovane donna di altezza media, all’incirca della stessa età di Arthur. I capelli si schiarirono e si allungarono fino a raggiungere metà schiena, e furono raccolti da un nastro bianco. La tunica si trasformò in poco tempo in un pregiato e lungo abito blu di seta, la gonna ampia decorata da ricami bianchi a forma di arabeschi, separata dallo stretto busto da un altro nastro bianco a mo’ di cintura. Arthur riconobbe immediatamente la donna davanti a lui. Era lei che aveva rapito Peter. -Tu…- -Attento a come ti riferisci a me, Arthur Kirkland. Sono Natalia Arlovskaya, sorella dell’Imperatore!- Arthur non si scompose né quando lei diede mostra di sapere chi lui fosse, né quando svelò la sua identità. Non poteva minimamente importargli, preso com’era dalla rabbia, che gli annebbiava la mente. Un raggio color rosso partì dalle sue mani ma Natalia si protesse con una barriera argentata e lo attaccò a sua volta, mandandogli contro una torcia staccatasi dal muro grazie ai suoi poteri a grande velocità. Un bagliore rosato ricoprì Arthur quando incrociò le braccia al petto nell’atto di proteggersi. La torcia vi rimbalzò contro e cadde a terra con un rumore secco.

 -Arthur!- la voce spaventata e preoccupata di Alfred fece voltare nello stesso momento Arthur e Natalia, visibilmente irritata dall’interruzione. Il ragazzo era entrato nella sala, piegato sulle ginocchia per prendere fiato. Osservò Natalia e poi il bagliore che circondava Arthur, spaventato, e non si accorse dei pugnali che la donna lanciò contro di entrambi. -Sono inutili questi trucchetti Natalia!- esclamò Arthur. Immediatamente attivò una barriera magica che coprisse entrambi e si godette l’espressione ebete di Alfred, che pareva non voler credere a quello che stava vedendo. Incredibile, quello stupido non se n’era ancora reso conto che lui era un mago. Arthur scosse la testa e la sua attenzione tornò a Natalia, che si stava scagliando su di lui. Potenziò immediatamente la barriera, riducendola a lui solo, contro il coltello affilato incastonato di pietre preziose, che Natalia aveva preso sicuramente nel momento di distrazione di Arthur, che premeva per squarciarla. Con la coda dell’occhio Arthur notò il compagno finalmente riprendersi dallo stato di shock in cui era caduto per accorrere in suo aiuto, ma gli ringhiò contro. -Allontanati. Lei è mia- non si preoccupò di vedere il suo ordine eseguito. Natalia non sembrava voler demordere, tanto che aveva impugnato un altro coltello da dietro la schiena, nel tentativo di aprire una breccia.

Una goccia di sudore scivolò lungo il volto di Arthur. Come lui, Natalia non aveva una grande forza fisica, e quindi non premeva molto sulla barriera, ma aveva impregnato il coltello di forza magica, che andava a scontrarsi con quella della barriera protettiva di Arthur. Era evidente che si stava trasformando in una gara di resistenza, a chi riusciva a mantenere per più tempo i suoi poteri attivi. Se Natalia avesse ceduto per prima, Arthur avrebbe subito interrotto la sua difesa e l’avrebbe attaccata, ma era altrettanto evidente che era lui a essere quello in svantaggio, poiché prima aveva liberato i suoi poteri, e la sua forza magica era diminuita. Il mago comprese che se non avesse fatto qualcosa, per lui sarebbe stata la fine. Natalia lo guardava intanto con un sorrisetto sardonico, mentre Arthur cercava di riflettere velocemente. A un tratto, l’idea arrivò.

Natalia voleva una breccia? Bene, gliel’avrebbe data. Una bolla di luce comparve nella mano sinistra di Arthur, dritta contro Natalia, che ne rimase accecata, e si coprì gli occhi con il braccio. L’altro rimase dritto davanti a lei, il pugnale nella mano pronto a colpire. Uno scudo difensivo fatto di ghiaccio apparve davanti a lei, pronto a ostacolare un qualsiasi attacco a sorpresa mentre lei era priva della vista. Arthur rimosse la sua barriera e la espanse con un gesto veloce delle braccia, e Natalia fu catapultata all’indietro, contro il muro e scivolò semiseduta a terra.

Arthur si avvicinò a lei e si accertò che non fosse in grado di usare i suoi poteri. Per esserne più sicuro, creò attorno a lei un muro magico trasparente che contenesse almeno quelli più deboli. Sentì i passi di Alfred avvicinarsi circospetti a lui, ma non ci diede molta attenzione. L’importante adesso era interrogare Natalia. Si mise di fronte a lei, in ginocchio, per vederla bene negli occhi. -Dov’è Peter?- chiese, in un soffio gelido. Natalia sorrise -Anche se te lo dicessi, non avresti la forza necessaria per riprendertelo, Kirkland- Artur ringhiò. -Dimmi dov’è- -Al Palazzo Bianco. L’Imperatore ti sta aspettando con impazienza, gli sei sfuggito per troppo tempo. Anche se non meriti nemmeno di pulirgli il fango dalle scarpe, ti degna delle sue regali attenzioni, quindi affrettati a raggiungerlo. Addio!- Mentre parlava, Natalia uscì un oggetto dalla sua tasca, simile a un piccolo cubo decorato con un bottone grigio sopra. Arthur capì immediatamente cosa fosse, ma non riuscì a prenderglielo prima le che lei premesse il bottone. Natalia scomparve in pochi secondi, dissolvendosi in una polvere argentata.

-Maledizione!- Arthur batté un pugno contro il pavimento marmoreo. Natalia gli era scappata, Peter era ancora più lontano nelle mani di Ivan, e non sapeva cosa gli sarebbe potuto succedere. Era deluso, amareggiato, arrabbiato e sconvolto. Sentì Alfred aiutarlo a sollevarsi e sussurrare un “andiamo”. Non lo guardò in faccia, non voleva nemmeno sapere cosa pensava di lui. Aveva paura? Era offeso perché non gli aveva detto niente? Oppure aveva intenzione di usarlo, come avevano fatto tutti gli altri? Preferiva non pensarci adesso. Arthur sorrise mestamente. Come sempre, stava scappando come un coniglio, sperando di poter posticipare i momenti sgradevoli. E come se venisse da un altro universo, sentì la voce di Alfred chiamarlo. -Dimmi- disse stancamente, mentre uscivano dal Palazzo, posando per un attimo lo sguardo sulle Guardie a terra, sconfitte da Alfred non sapeva più quanto tempo prima. -Sai che mi dovrai dire tutto, vero?- Anche Alfred sembrava stanco, dal tono di voce che aveva usato. Arthur si decise ad alzare il capo per osservarlo. Gli occhi di Alfred, fissi su di lui, sembravano coperti da un’ombra di delusione e dolore, perché Arthur non aveva avuto fiducia in lui. -Sì- rispose solo con un sospiro Arthur, per poi continuare la marcia nella neve in silenzio.

 

-Dimmi pure, sorellina- Natalia alzò il capo su suo fratello, osservandolo con ammirazione. Splendido come sempre, seduto sul trono in un'angolo d'ombra che oscurava le sue fattezze, osservava il vuoto. -Il mago mi è sfuggito, ma l’ho indirizzato qui. Verrà da solo, vuole salvare il suo fratellino- Le iridi ametista si poggiarono su di lei, soddisfatte. -Nonostante tutto, è stato un buon lavoro. Sarò pronto io stesso ad accoglierlo qui come merita- Natalia si inchinò profondamente, riconoscente al fratello che l’aveva lodata, sebbene non avesse portato a termine la missione e uscì dalla sala. In uno spasmo di rabbia e gelosia, impugnò uno dei suoi fidati coltelli e lo piantò nel muro. Per quel mago da quattro soldi non avrebbe mai fatto incomodare suo fratello, l’uomo che più adorava e amava al mondo, mai. -Te la farò vedere io, Arthur Kirkland- sussurrò, estraendo la sua arma e accarezzandola con un dito. -Non mi sfuggirai, ti poterò io qui e ti farò passare le pene dell’inferno, costi quel che costi!

 

 

 

***

Ciao a tutti voi lettori! Innanzi tutto mi scuso per il ritardo nel pubblicare questo capitolo. Ho letto tutti i commenti che mi sono stati fatti, via msn (se mi volete contattare il mio indirizzo è efpcate@hotmail.it), via EFP, via forum e ringrazio tutti, specialmente Tartacla, che mi hanno fatto notare alcuni punti che avrei potuto migliorare e mi hanno dato alcuni consigli. Così ho deciso di modificare un po' tutto questo capitolo, che era pronto da un bel pezzo) e mi ci è voluto più tempo del previsto. Fatemi sapere se vi è piaciuto o no, cosa altro potrei migliorare (a parte i combattimenti, per quello mi sto già informando XD) eccetera eccetera. Non ho ancora risposto alle recensioni dello scorso capitolo e mi dispiace, ci penserò il prima possibile ^^

Un saluto a tutti!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Verità rivelate ***


Capitolo 8 - Verità rivelate


Quella notte il fuoco, per la prima volta acceso magicamente, crepitava allegramente, illuminando un po’ la grotta di pietra grigio-chiara, unico rifugio dal freddo e dalla neve presente nelle vicinanze. Il mago lo fissava in trance, seduto, stringendosi le gambe tra le braccia alla ricerca di calore, cullato dal lieve torpore della stanchezza e spossato dalle emozioni di quel giorno. Alfred si sedette accanto a lui, attirando la sua attenzione. Il suo sguardo era un mix tra curiosità e preoccupazione, e quella stessa delusione che Arthur vi aveva intravisto quando avevano lasciato il Palazzo qualche ora prima.

-Dannazione Arthur!- L’esclamazione improvvisa del ragazzo, frutto forse di un suo silenzioso ragionamento, sorprese Arthur, che sgranò gli occhi. -Che tu voglia o no, io e te siamo una squadra, non possiamo continuare questo viaggio se ci prendiamo in giro! Ho bisogno di sapere- disse ancora l’altro, rosso in volto, liberandosi finalmente dal peso che lo attanagliava da un pezzo. -Chiedimi quello che vuoi sapere allora- Le parole appena sospirate di Arthur suonarono alle orecchie di Alfred come un dolce invito, che mai e poi mai la sua curiosità avrebbe potuto rifiutare, dopo aver aspettato per fin troppo tempo. La prima domanda proruppe quindi immediatamente dalle sue labbra. -Chi sei veramente?-

Arthur osservò il fuoco per qualche minuto, pensoso e vagamente sorpreso. Si era aspettato subito domande a raffica sulla sua magia e su cosa ci poteva fare e richieste di favori, come avevano fatto tutti quelli che avevano saputo dei suoi poteri. Alfred era diverso, invece, e bastò quella consapevolezza a riscaldargli il cuore. Ciò non facilitava però il dover rispondere. La riservatezza che si era imposto anni e anni prima era diventata un'abitudine dura da abbattere. Il fuoco scoppiettò, come se fosse anche lui impaziente di ascoltare cosa aveva da dire. Arthur posò lo sguardo sul suo interlocutore. Alfred lo stava fissando, con un'espressione apparentemente tranquilla, forse per incoraggiarlo a parlare, tradita peró dal movimento continuo del piede su e giu e dal tic dell'indice destro. Era evidentemente curiosissimo ed impaziente, forse anche un po' nervoso, come Arthur che prese fiato, chiudendo per un attimo le palpebre, e finalmente parlò.

-Mi chiamo Arthur Kirkland, ho 23 anni e, come hai appena scoperto, sono un mago. Mia madre era una strega di corte, mio padre un generale del re. Sono entrambi morti 7 anni fa, per proteggere me e l'unico parente che mi é rimasto, mio fratello Peter, che all'epoca aveva solo 5 anni. Sai che successe a quei tempi, no?- Alfred scosse il capo in un cenno di diniego. Arthur assunse un'espressione saccente, che ad Alfred non piacque un granché, come quella palpabile aura di superioritá che in quel momento stava emanando. Dato che per una volta gli interessava ció che l'altro stava dicendo, decise di non interromperlo, appuntandosi peró mentalmente quell'atteggiamento come scusa per prenderlo in giro. -L'Imperatore Ivan attaccò il nostro regno, uccise il nostro Imperatore e ne prese il posto. Fu durante il suo assedio al Palazzo Bianco che mio padre morì. Non ancora sazio del potere sul Regno, Ivan non si fermò lì. Desideroso di forza magica per una causa a noi sconosciuta, diede il via alla "grande caccia" ai maghi. Taglie su ogni mago del Regno, quelli che a causa della guerra avevano perso tutto o chi voleva solo i soldi del premio, attirati dall’entità del denaro offerto per la cattura, attaccarono ogni mago che trovarono per portarlo a Ivan. Non siamo molti, perciò la gente era molto agguerrita.

Un momento di pausa, gli occhi smeraldini di Arthur si spostarono da Alfred alla grigia parete di roccia di fronte a loro e si allargarono, persi negli avvenimenti di 7 anni prima. Il volume della sua voce diminuì fino a poter quasi essere coperto dal rumore della legna nel fuoco, e il tono saccente cambió in quello di una persona che racconta una favola, catalizzando l'attenzione del compagno -Un giorno ci trovarono. Erano tanti, con la forza ruppero la barriera che io e mia madre stavamo mantenendo. Erano troppi. Io ero terrorizzato, Peter piangeva, non capiva che stava succedendo,  aveva paura. Ci eravamo rifugiati in soffitta, l'unico rumore oltre al pianto di mio fratello era il tonfo della porta che cercavano di abbattere. “Bang” Non avevamo speranza. “Bang” A un tratto mia madre, conscia che la porta era sul punto di cedere, mi mise una cosa in mano e mi ordinò di prendere Peter e fuggire. Era un dispositivo magico, simile a quello di Natalia. “Bang” Obbedii e lo attivai, con Peter in braccio. Avevamo iniziato a scomparire, quando sentimmo con orrore la porta rompersi e i passi veloci di quelli che ci cercavano avvicinarsi. Ci cercarono in ogni stanza, fino a raggiungerci in soffitta. Mia madre protesse me e Peter ingaggiando una disperata battaglia. E quando anche la mia testa iniziò a scomparire, partì un colpo. Mia madre cadde a terra. Era morta. Qualche imprecazione, Ivan non ha bisogno di maghi morti, e l'attenzione di quelle persone si rivolse a me. Troppo tardi, io mi ritrovai in un attimo dal lato opposto del Regno.

-Non poteva andarsene con voi? E poi Natalia é scomparsa in un attimo, perché voi no?- chiese Alfred in un sussurro. Arthur sorrise mestamente -Il nostro dispositivo era vecchio e usurato, non c'é paragone con quello di Natalia. Lo usai solo un'altra volta dopo di quella, poi si ruppe- -Cosa hai fatto dopo essere scappato?- chiese ancora l'altro. I suoi occhi azzurro cielo erano rimasti posati su di Arthur tutto il tempo, curosi, osservando i pochi gesti che faceva, l'ombra sul suo viso e nei suoi occhi.

-Che altro avrei potuto fare? Ho continuato a scappare. Volevo unirmi alla Resistenza ma Peter aveva bisogno di crescere in un ambiente un po' meno pericoloso. Meritava di vivere un'infanzia tranquilla, felice e soprattutto libera. L'unico sacrificio che abbiamo dovuto fare é stato quello di trattenere i nostri poteri per non farci scoprire- Non era proprio l'unico, ma Arthur preferí sorvolare sui particolari. E poi Alfred sembrava giá impegnato a seguire il gran numero d’informazioni che Arthur gli aveva giá dato. -Trattenere i vostri poteri?

Era opportuno spiegare ad Alfred le basi della magia affinché capisse e Arthur dovette assumerne l'onere. Per un attimo sì sentì trascinato nel passato, quando, durante i lunghi e freddi inverni nei quali era impossibile uscire dalla casupola che occupavano temporaneamente, Peter non riusciva a capire qualche cosa e Arthur, con un po’ di pazienza, lo aiutava. Adesso il suo alunno era Alfred. -Ti spiego come funziona la magia, quindi stai attento. Tutti noi abbiamo al nostro interno un nucleo di magia, che si trova qui, al centro del petto- inizió indicando il punto esatto con l'indice, proprio sotto lo sterno. -Se il bambino non é un mago, questo cresce di poco e poi si spegne, donandogli peró forza fisica, come nel tuo caso. Invece a noi maghi e streghe cresce producendo anche poca magia al nostro interno, fino a circa 14 anni, quando termina la sua crescita e libera regolarmente la magia. Chiamiamo questo passaggio "risveglio dei poteri". A Peter non é ancora successo, a me accadde a 16 anni. Mia madre temeva che sarei rimasto sia senza forza che senza poteri- Alfred ridacchió, mentre Arthur ricordava con un sorrisetto la preoccupazione della madre, che gli faceva coraggio, dicendo che "il suo momento sarebbe arrivato". Suo padre invece lo considerava un disastro su tutta la linea, buono solo a studiare sui libri. Arthur continuò -La magia fluisce in noi continuamente, prodotta dal nucleo senza sosta. Quando un mago non usa la magia, essa rimane dentro di sé insieme a quella nuova del nucleo. Io ho cercato di trattenerla, contro la mia natura. Non é facile, ti prende come una febbre... E se non ti liberi, come ho fatto al Palazzo, é sempre piú difficile richiamare la magia. É come se tu non esercitassi il tuo corpo per molto tempo: alla fine ti sarebbe più difficile riprenderti.

Lasció Alfred riflettere per qualche minuto, in silenzio. -Adesso ho capito!- esclamó all'improvviso, facendo sobbalzare Arthur. -Quindi é per questo che eri cosí stanco quella volta contro i lupi!- Il mago annuí, contento che l'altro avesse afferrato in pieno la questione prima che Alfred esclamasse -Allora forse non sei cosí inutile come pensavo!- La faccia di Arthur si tinse di rosso e i suoi occhi verdi lo fulminarono. Le sue sopracciglia si aggrottarono in un modo tanto comico che Alfred, pur cercando disperatamente di trattenersi, scoppió a ridere. Ogni volta che cercava di calmarsi e tornava a guardare Arthur, l'espressione furiosa ed indignata di questo gli provocava un nuovo accesso di risa, fino a quando un pietrone apparentemente caduto dal soffitto della grotta gli arrivò dritto sulla testa. -Ahia!- esclamò, portando immediatamente una mano sulla testa per verificare l’entità del danno. -Sei una testa dura, non ti sei fatto niente. E anche se fosse così, non cambierebbe molto- disse Arthur mentre gli esaminava la testa con un sorrisetto divertito, il tono di voce acido. -Sei stato tu!- esclamò Alfred, dopo averlo osservato attentamente. Il tono divertito e non esageratamente acido erano una prova schiacciante. -Oh, chi lo sa- replicò Arthur roteando gli occhi. Non se l’era presa, quindi Alfred era più che certo che era stato lui. Arthur però era tornato lui stesso, i muscoli del suo volto si erano distesi, sembrava essere molto più tranquillo.

Accarezzandosi ancora la testa con un’espressione infastidita, Alfred si distese, rasserenato e fece un’altra domanda ad Arthur -Come mai eri così arrabbiato durante lo scontro con Natalia?- Il mago raccontò del rapimento di Peter e di come aveva visto Natalia portarglielo via, e come lei si era presentata, la frustrazione di essere stato preso in giro in un modo così malvagio. Quando terminò di parlare, Alfred si era appena addormentato, per una volta tranquillo. Arthur lo osservò respirare regolarmente per un po’, fino a quando, imbarazzato, con un -Perché diamine mi fa le domande, se poi non ascolta la risposta?- si distese anche lui, lasciandosi finalmente andare tra le braccia di Morfeo.

 

 

 

***

Salve a tutti! Questo capitolo, come avrete notato, è prevalentemente dialogico, ma dal prossimo ritornerà l'azione! (?) Pensavo non avrei fatto in tempo a terminarlo per questa settimana perchè ho avuto una simulazione della terza prova d'esame e mi sono data allo studio "matto e disperatissimo". (cit. del caro vecchio Giacomo Leopardi) XD

 Ho risposto a tutte le recensioni (avevo un arretrato XD) sul mio profilo LiveJournal *click*. Vi risponderei direttamente su EFP, ma sono pignola, ho iniziato su LiveJournal e lì voglio finire di rispondere, abbiate pietà di me. Vi ringrazio per le numerose recensioni, mi fanno sempre molto piacere, e ringrazio chi ha messo questa fanfiction tra le seguite o addirittura tra le preferite, mi onorate *w* Mi raccomando, fatevi sentire ancora! *lancia caramelle*

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - In the lair of the wolf ***


Capitolo 9 - In the lair of the wolf

 

La prima sensazione che Arthur provò quella mattina, come ogni mattina da quando era partito, fu quella di scomodità. Come al solito, si era addormentato su un sasso o su una radice, pensò, quando gli soggiunse che si era accampato in una grotta, quindi non potevano esserci radici. Si rifiutò di aprire gli occhi, preferendo lasciarsi trasportare dalle altre sensazioni, ancora intontito. La grotta puzzava di muffa ed era umida, fuori sentiva il vento stormire implacabile. Sarebbe stata una giornata molto fredda e ancora una volta la mente di Arthur si rifiutò di svegliarsi completamente, se per andare lì fuori doveva spostarsi dal suo giaciglio, scomodo ma caldo. Caldo? Come era possibile, se ricordava perfettamente che quando si era addormentato il fuoco era ormai freddo e sul punto di spegnersi? Ecco, la curiosità aveva fatto partire il cervello di Arthur, adesso impegnato a capire quella strana sensazione, e che ordinò alle palpebre di alzarsi. Bianco. Era finito finalmente in Paradiso? No, non era possibile, si sentiva tutto indolenzito e c’era ancora la puzza di muffa. In quel momento, Arthur capì che si trattava di un tessuto. Certo che era proprio lento, quella mattina, pensò, prima che il suo cervello gli ordinasse di alzare la testa e gli permettesse di scoprire con orrore che si trattava della maglia di Alfred. Era ovvio che mentre dormiva si era inconsapevolmente accoccolato accanto a lui alla ricerca di calore. Sgranò gli occhi, ormai completamente risvegliatosi dal torpore del sonno e si allontanò in fretta, come se Alfred fosse un terribile morbo, rosso come una mela matura.

Non era esattamente un tipo che amava il contatto fisico, lui. Anche lo stare con le altre persone, a dire la verità, anche se era nettamente migliorato nell'approcciarsi a qualcuno grazie al fratellino Peter, di natura socievole. Era fin troppo irritabile, alla compagnia dei suoi coetanei aveva preferito leggersi qualche libro o provare una piccola magia. Lo aveva scoperto a sue spese nelle occasioni in cui sua madre lo aveva portato con sé al Palazzo Bianco, quando l’Imperatore aveva chiesto di lei. Due parenti alla lontana dell’Imperatore erano suoi coetanei, così era lasciato ogni volta in una grande stanza con loro per giocare insieme, ben stretto tra le braccia un libro che sua madre non era riuscita a convincerlo a lasciare. La prima volta, si era guardato intorno, spaurito, stringendo a sé ancora più forte il libro. Con lo sguardo aveva studiato l'ambiente circostante, caldo e luminoso, dal soffitto affrescato e le pareti dai colori caldi alla comoda panca proprio sotto la finestra che dava sul magnifico giardino pieno di piante di ogni specie. Nonostante il Palazzo fosse innegabilmente ricco, decorato con quadri e affreschi coloratissimi, tappeti dai colori caldi, mobili di legno pregiato, proprio come Arthur se l’era immaginato, non era austero né incuteva timore, grazie ai mille colori caldi che rappresentavano meglio di tutti il regno: il verde dei grandi prati e il caldo marrone delle terre coltivate, il giallo del deserto al centro del regno e il candido bianco delle vele delle navi che sbarcavano al porto del Sud. A sorprendere il bambino furono i principi, ben lontani dall'aspetto regale che si era immaginato: il primo che gli si era avvicinato aveva i capelli castani più spettinati dei suoi, la semplice camicia tutta spiegazzata, tutto in lui comunicava spensieratezza, come gli occhi verdi e il caldo sorriso di bambino. L'altro aveva invece i capelli biondi e gli occhi celesti ed era vestito con una certa raffinatezza, ma ad Arthur era bastata l'occhiata languida che quello gli aveva lanciato per capire che aveva ben poco di regale. Antonio e Francis, si chiamavano. Fin dal primo momento avevano litigato, e ogni incontro era stato sempre peggiore: Francis non perdeva occasione per molestarlo, mentre leggeva, mentre guardava fuori dalla finestra, mentre parlava con l'inserviente, sempre insomma, mentre con Antonio aveva rinchiuso nel ripostiglio delle scope, e dopo ore in cui nessuno lo aveva tirato fuori, Arthur con la poca magia che aveva in corpo, aveva fatto saltare in aria la porta. Inutile dire che tutti e tre erano stati severamente sgridati, prima dalla governante, poi dai rispettivi genitori. Da allora Arthur aveva sviluppato una leggera claustrofobia.

Il tintinnio delle cinture di Alfred - Arthur si era sempre chiesto quale fosse l’utilità di ben tre cinture insieme - comunicarono al mago che il loro padrone si stava svegliando. Infatti, dopo pochi minuti quello si mise a sedere con un’espressione alquanto ebete - occhi lucidi e sorrisone stupido - e lo salutò con uno sbadigliato -Ehilà, buongiorno- mentre si passava una mano tra i capelli spettinati. -Ah, buongiorno- Arthur era troppo imbarazzato per fare battute sarcastiche sul fatto che per una volta tanto si era svegliato da solo, e Alfred troppo insonnolito per notare alcunché, così mangiarono tranquillamente e si avviarono verso il Palazzo Bianco.

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Il passo veloce di Natalia risuonava sul freddo marmo del pavimento, il suo pensiero, simile forse all’ossessione, ben fisso su un’unica persona, che per la prima volta non era suo fratello: Arthur Kirkland. Tremava di rabbia, Natalia, pensando alla sua sconfitta e ripetendosi che non avrebbe premesso al mago di farla di nuovo franca. Il giorno prima, non appena si era ripresa, aveva ordinato che iniziassero le ricerche del “bastardo sopracciglione”, ma non erano ancora arrivati risultati. Al momento si stava dirigendo verso la stanza di sua sorella Yekaterina che, non appena aveva saputo del suo problema, si era posta a capo delle ricerche, forse per dimostrare che poteva dare anche lei una mano, che poteva essere di aiuto. Natalia svoltò a destra e, notando una presenza indesiderata, si bloccò stringendo i furiosamente pugni.

-Che ci fai tu qui?- chiese con un tono gelido che trasmetteva l’odio profondo che provava verso l’uomo che era poggiato a braccia incrociate allo stipite della porta di legno chiaro della stanza di Yekaterina, precedentemente appartenuta a uno dei principi. Era vestito con abiti neri bordati d’argento che risaltavano la pelle nivea e il suo fisico scolpito, i suoi capelli erano bianchi, nonostante egli fosse poco più che ventenne. Sul volto troneggiava il suo tipico ghigno tronfio, caratteristica che, assieme agli impavidi occhi rossi che ad Ivan piacevano particolarmente perché ricordavano il colore del sangue, Natalia odiava con tutto il cuore. Un giorno gliel’avrebbe cancellata, quell’espressione. -Voglia di vendetta, eh Natalia?- disse quello con la voce roca e leggermente stridula, dando mostra di conoscere il fallimento della donna. -Non sono cose che ti riguardano, Beilschmidt.- Il ghigno dell’altro, fatto apposta per provocarla, si ampliò -Oh, ma anche se ti ha lodata, Ivan non sembra contento del risultato. Sai, un altro fallimento non sarà ben accetto. E poi, a quanto il Magnifico Me è venuto a sapere, il tuo nemico non è poi così temibile. Forse la devozione per il tuo caro fratello non basta…-

Punta sul vivo, Natalia estrasse un pugnale da una piega del vestito, e lo puntò alla gola di Gilbert, che però mantenne l’espressione divertita. -Solo perché sei la puttana di mio fratello non ti uccido, ma ti avverto, prova a rivolgerti ancora così a me e all’Imperatore e passerai le più atroci sofferenze, te lo giuro - disse in un soffio gelido. Prima che Gilbert potesse ribattere, la porta si aprì e ne uscì una donna dai capelli corti, chiarissimi, occhi blu, e, particolare che gli occhi di Gilbert non poterono non mancare, seno più che prosperoso. Era Yekaterina, la sorella maggiore di Ivan. -Talia, ti stavo per venire a chiamare proprio adesso!- esclamò. Aveva una voce femminile, molto più di quella di Natalia, dolce, sembrava fatta apposta per essere quella di una madre affettuosa. -L’abbiamo trovato! Dalle deboli tracce magiche che ha lasciato abbiamo scoperto che è sulla strada per questo Palazzo, come hai detto tu!- Natalia imprecò mentalmente più e più volte contro la stupidità della sorella. Come poteva parlare di quelle cose di vitale importanza sapendo che Gilbert era lì e non doveva nemmeno scomodarsi a origliare? Non si fidava di quell'uomo, ma era costretta a portargli un minimo di rispetto, dato che Ivan lo aveva designato come uno dei suoi uomini. -Portami da lui- ordinò bruscamente tagliando corto. Yekaterina sembrò essersi accorta del grosso errore che aveva fatto, perché, oltre all’educato saluto rivolto a Gilbert, non disse più una parola fin quando non fu scomparsa con la sorella per i corridoi del Palazzo. -Arrivederci Natalia!- la salutò Gilbert con un ghigno beffardo. Un coltello volò nella sua direzione e l’uomo fece appena in tempo a scansarlo. Natalia faceva sempre sul serio.

L’albino aspettò qualche minuto nel corridoio deserto, aspettando di essere completamente sicuro di essere solo, dopodiché fischiò sommessamente. Il ritmico rumore di ali che battevano arrivò all’orecchio di Gilbert, che accolse con un sorriso l’arrivo di un piccolo pulcino giallo svolazzante sulla sua testa. -Gibird! Abbiamo notizie meravigliose, non quanto noi, ma pur sempre meravigliose! Sei pronto ad andare dai nostri amici?- Il pigolio del pulcino fu interpretato da Gilbert come un sicuro sì.

 

 

 

***

Questo capitolo è un po' più corto degli altri, ed è pure arrivato in megaritardo T_T Che dire, mi scuso, ma tra feste ed eventi in cosplay il tempo per scrivere è poco ^^" Senza contare che sono anche entrata nel magnifico mondo delle fanfiction in inglese! Un giorno o l'altro ne tradurrò qualcuna perché sono proprio belle. Benedetto Livejournal! E a proposito, le risposte alle recensioni le trovate sul mio profilo *click*

Il prossimo capitolo non so quando arriverà, non penso la prossima settimana ma quella dopo, ok? Nel frattempo vi faccio tanti auguri (passati) di buon Natale, e vi auguro un felice anno nuovo! (mi raccomando, mangiate tanto e vincete a Tombola!)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Scommessa ***


Capitolo 10 - Scommessa


-Ma non ti stanchi mai?- esclamò Arthur, esasperato dalle continue chiacchiere di Alfred. Da quando erano partiti, non aveva fatto altro che parlare, camminando di fianco al mago. In un primo momento non gli aveva dato molto fastidio, aveva ascoltato in silenzio godendo della compagnia, che gli era stata negata per anni, ma in seguito si era stancato, la sua indole prevalentemente solitaria tornata. -No, perché sono giovane, forte e soprattutto sono un eroe!- replicò Alfred, alzando un dito in aria, gli occhi celesti pieni di sicurezza. Arthur sospirò e alzò gli occhi al cielo davanti alla stupidità del suo compagno. -La verità è che sei vecchio, Artie!- -Arthur, mi chiamo Arthur! E non sono vecchio, ti ho detto che ho 23 anni!- -Non ci credo neanche un po'!- -Tu, stupido avventuriero senza cervello!- esclamò arrabbiato, rosso in volto, tirando un pugno al ragazzo accanto a sé, che intanto rideva divertito. Irritare Arthur per vederlo arrossire e tentare inutilmente di fargli male era per Alfred uno spasso. Quegli occhi verde smeraldo, come lo fulminavano! Era incredibile quanto erano espressivi.

Un ramo di un albero vicino colpì in faccia Alfred mentre ancora rideva. -Sei stato tu!- esclamò dolorante, una mano davanti alla faccia, in direzione di Arthur. -Forse sei stato così distratto a prendermi in giro da non aver visto il ramo. Niente ti dice che sono stato io- rispose l'altro con un ghigno divertito. La loro amicizia era fatta così, pensò Alfred, un continuo botta e risposta, una battaglia senza fine, in cui nessuno voleva perdere, né arrendersi. Il ragazzo si volse indietro, osservando la strada innevata che avevano percorso senza lasciare impronte, grazie alla magia di Arthur, la fitta vegetazione di sempreverdi e alcuni alberi senza foglie che non riconobbe anch'essi coperti dalla neve, fino a soffermarsi sul maledetto ramo. Un movimento tra i cespugli catturò l'attenzione di Alfred, che rimase immobile. Sicuramente era stato un animale in fuga, cosa più che normale, ma ciò che fece preoccupare il ragazzo fu la assoluta mancanza di qualsiasi rumore, né lo stormire degli alberi, né il verso degli animali. C'era forse un fantasma in giro?

-Alfred, muoviti, non stare lì fermo come un idiota!- esclamò Arthur, qualche passo avanti a lui. Alfred si voltò verso di lui, pallido e tremolante. -Alfred? Stai bene?- Il ragazzo si guardò intorno prima di sussurrare in direzione di Arthur -C'é un fantasma, lo sento- Arthur sospirò, alzando gli occhi al cielo -Non ci sono fantasmi in queste zone, non hai notato che qui non c'é spazio per gli umani? Molto probabilmente siamo i primi a metterci piede- Alfred rabbrividì, ancora più spaventato. -Ma ascolta!- esclamò, stringendosi al braccio dell'altro. -A... Alfred! Che stai facendo?!- Arthur arrossì, cercando di liberarsi dalla presa stritolante. -Ti proteggo- sussurrò il ragazzo vicino a lui, guardandosi intorno.

Sì, e lui era una lei. Certo.

Arthur sbuffò poco gentilmente, e cercò di concentrarsi. C'era qualcosa di strano, su questo Alfred aveva ragione. Non solo l'assenza di rumori, il mago avvertì anche una presenza malsana, negativa, probabilmente la causa della fuga degli animali. -C'é qualcuno- sussurrò. Accanto a lui Alfred si agitò e gli stritolò ancora di più il braccio. -Non un fantasma. Preparati- aggiunse sottovoce. Alfred si rilassò visibilmente. Il suo sorriso e gli occhi tornarono sicuri, mentre si preparava al probabile attacco. Arthur alzò gli occhi al cielo, prima di esclamare –Esci dal tuo nascondiglio, sappiamo che sei qui da qualche parte!- Silenzio. Per qualche momento il mago pensò, anzi sperò, che davvero non ci fosse nessuno. Accanto a lui, invece, Alfred iniziava a perdere parte della sua sicurezza, temendo che ci fosse davvero un fantasma. Sospirò di sollievo quando una voce li sorprese alle spalle. -Ce ne hai messo di tempo, Kirkland-

Arthur e Alfred si voltarono. Natalia fece la sua comparsa da dietro la vegetazione, seguita da una donna più alta, con i lineamenti del volto decisamente più dolci e, caratteristica che attirò subito lo sguardo stupito di Alfred, un seno più che prosperoso. -Natalia- ringhiò Arthur. La donna indossava un abito leggermente più corto di quello del giorno precedente, decisamente più pratico e meno prezioso, dello stesso colore marrone del terreno, quando non era coperto dalla neve. Attorno alla vita sottile in bella mostra c’era una cintura più chiara che conteneva un gran numero di coltelli. Gli occhi di Natalia lampeggiavano furiosi nella direzione di Arthur, che non fu da meno. Accanto a lui, Alfred osservava ancora il seno dell’altra donna che se ne era accorta, ed era rossa dall’imbarazzo. Arthur, irritato, gli tirò una gomitata. Non era per niente decoroso! Era solo per quello che era irritato. Sì, solo per quello.

-Risolviamo la cosa- disse Natalia, avvicinandosi ad Arthur e riportando così l’attenzione del mago su di lei. Arthur lentamente afferrò il suo arco e una freccia e li strinse, nervoso. -Cosa intendi?- chiese guardingo. –Ti propongo uno scontro, solo io e te. Nessun altro- disse, facendo saettare lo sguardo per un secondo in direzione di Alfred. -Niente armi, solo la nostra magia. Se mi sconfiggerai, cosa che sinceramente dubito, nessuno ti seguirà, né cercherà di catturarti fino al tuo arrivo al Palazzo. Se vincerò io, dovrai venire con me. Senza storie né stupidi tentativi di fuga-

Arthur si morse il labbro, pensieroso. La posta in gioco era alta, altissima, e per di più Natalia sembrava sicura della sua vittoria. Chissà quali trucchi aveva in mente di usare a suo vantaggio. Però l’idea di essere al sicuro dalle Guardie lo allettava. Alfred lo guardò sconcertato. -Stai pensando di accettare?- chiese sottovoce. -Sì. Qualche obiezione?- rispose Arthur con un ringhio. Era nervoso ed indeciso, perché Alfred non riusciva a capire che aveva bisogno di pensare? -Assolutamente no, solo che non me l'aspettavo da te!- disse quello. -Sono certo che vincerai!- Non stava mentendo, realizzò Arthur quando i suoi occhi incontrarono quelli di Alfred, sicuri e azzurri come il cielo d'estate. E, anche se fino a pochi secondi prima era certo di avere bisogno di essere lasciato solo per decidere, adesso era altrettanto certo che in ciò che Alfred aveva fatto era quello che gli serviva veramente. La fiducia, il supporto. Rosso in volto, abbassò il capo e disse un flebile -Grazie- Alfred sorrise e gli diede una pacca dietro la schiena, per fargli coraggio, ma che fu decisamente più forte e catapultò in avanti il mago. -Idiota, impara a controllare la tua forza!- esclamò, mentre l'altro ridacchiava. -Sei tu che sei debole!- -Te lo faccio vedere io quanto sono debole!- rispose Arthur avvicinandosi al più giovane, alzandosi le maniche della tunica, con un'occhiataccia. -La smettete di tubare voi due deviati?-  esclamò Natalia irritata, emanando un'aura scura e terrificante. Arthur arrossì arrabbiato, non prima però di osservarla sconcertato. Si era scordato della sua presenza, troppo occupato a discutere con Alfred. Si doveva essere sentita più che umiliata. Arthur avanzò verso lei -Accetto- La sfida, la scommessa sulla quale aveva giocato la libertà sua e di suo fratello. Natalia sorrise in un modo inquietante, lasciando cadere la cinture con i coltelli -Mia sorella Yekaterina e il tuo amico faranno da giudici. Si inizia.

-Le regole sono queste: niente armi né aiuti esterni. Perde chi si arrende per primo o esce dal campo- disse Yekaterina a voce alta, osservando i due contendenti ed indicando il largo anello impresso magicamente sul terreno che li circondava. Accanto a lei, Alfred aveva puntato lo sguardo su Arthur, sorridendogli ogni volta che il mago lo guardava. Natalia gli scoccò un’occhiata obliqua, ma decise di ignorarlo. -Potete iniziare!- esclamò Yekaterina.

Lo sguardo di Arthur si posò definitivamente su Natalia, osservando la donna richiamare i suoi poteri, come anche lui stava facendo. Sentiva la forza magica scorrergli nelle vene impetuosa, pompata dai veloci battiti del suo cuore insieme all'adrenalina. Era giunto quasi al massimo quando sentì che era il momento di attaccare. Ora. Un raggio partì dalle sue mani, diretto contro Natalia, ma lei con un veloce ed elegante  movimento delle mani, sfiorò il terreno riuscendo ad evocare una prominente lastra di ghiaccio che riuscì a fungere come barriera per proteggersi dall'attacco del mago. Arthur innervosito, si inumidì il labbro interrompendo quello che poteva un attacco che avrebbe potuto rivoltarsi contro di lui. Era stata furba: per evitare che l'impatto del raggio con un normale scudo difensivo la facesse indietreggiare, anche oltre il campo, aveva richiamato le particelle di acqua a contatto con il terreno e le aveva trasformate raffreddandole in ghiaccio. Natalia lasciò la barriera intatta e si allontanò da essa, scagliandosi tempestivamente contro Arthur. Il mago, preso di sorpresa, fece appena in tempo ad evocare uno scudo difensivo argenteo, contro il quale si scontrarono le mani di Natalia, ricoperte di piccoli ma sicuramente pungenti aculei di ghiaccio. Lei continuò a colpire, spingendolo sempre più verso il bordo del campo. Arthur, intendendo ciò che Natalia voleva fare e compreso il ritmo dei suoi colpi, al momento giusto eliminò la barriera e scartò di lato. Natalia tornò nuovamente all'attacco, ma Arthur, poggiate due dita sulle labbra, le soffiò del fuoco contro. Gli aculei si sciolsero rapidamente, e Natalia ritrasse la mano, evitando un'ustione. Non c'era tempo per prendere fiato. Mentre Arthur richiamava a sé il fuoco, lei aveva poggiato le mani contro il terreno, da cui fuoriuscirono delle stalagmiti, una dopo l'altra, dirette verso il mago. Arthur riuscì ad evitarne una, ma comparve immediatamente un’altra alle sue spalle, che gli graffiò la schiena. Si piegò in avanti, Natalia sorrise, Alfred e Yekaterina trattennero il fiato, ma il mago fece una mossa inaspettata. Modificò il fuoco dandogli una forma sferica senza che Natalia se ne accorgesse e si alzò di scatto, lanciandoglielo contro. Fu colpita di striscio sul braccio, ma quanto bastava per farle trasformare il sorriso in una espressione furiosa. Si lanciò verso di lui, e cercò di colpirlo con la mano aperta, a mo’ di schiaffo. Arthur notò che aveva creato sul palmo un turbine di aria, che lo avrebbe scaraventato lontano se lo avesse toccato, e si piegò. Natalia effettuò attacchi su attacchi con entrambe le mani, stancando l’avversario, che li eludeva. Arthur, già provato dal viaggio, si stava stancando, mentre Natalia era fresca come una rosa. Il mago osservò il terreno circostante alla ricerca di una soluzione, preoccupato, mentre schivava gli attacchi. Natalia sembrò capire le sue intenzioni, perché i suoi attacchi si fecero più feroci e riuscì a colpirlo sul petto. Arthur fu scaraventato all'indietro, vicino al limite opposto del campo. Natalia rise, una risata piena, la risata di un pazzo, mentre Arthur si rialzava piano, ignorando a fatica il dolore sordo al petto, scavato dal colpo della donna, e alla schiena, per il contraccolpo della caduta. Fuori dal campo, Alfred lo guardava in silenzio, il volto, solitamente illuminato dalla sua fiducia in se stesso e dalla personalità spensierata, esprimeva preoccupazione. Arthur lo osservò solo un attimo, ma non disse nulla di quello che avrebbe detto normalmente (-Non fare quella faccia, idiota!-), sebbene desiderasse farlo. Doveva pensare a Natalia, non ad Alfred. Non che volesse tranquillizzarlo, se Alfred era preoccupato era un problema suo, e ad Arthur assolutamente non importava, fosse ben chiaro.

A riscuotere Arthur da quei veloci e stupidi pensieri fu la sensazione di freddo al piede sinistro. Abbassò lo sguardo, e scoprì che era del ghiaccio, che cresceva piano lungo la sua gamba e lo ancorava al terreno nella sua morsa gelida. Arthur evocò ancora una volta il fuoco per scioglierlo e liberarsi rapidamente, ma Natalia con un deciso movimento del braccio fece crescere e avvolgere sinuosa lungo la caviglia  del mago e in seguito lungo il suo intero corpo una pianta selvatica. Arthur, imprigionato e impedito in ogni movimento dalla pianta che lo stringeva sempre di più, sentiva la sua forza vitale scivolare lentamente via. Pallido dal terrore, cercò di liberarsi strappando freneticamente i rami che continuavano a crescere.

-È inutile Kirkland- disse Natalia avvicinandosi a lui con un freddo sorriso di vittoria. -Quella pianta prende energia da te. Più tempo passa, meno speranze hai. Arrenditi!- -Non puoi uccidermi- replicò Arthur, senza smettere di agitarsi. -Potrei farti provare cose peggiori della morte... Arrenditi o non avrò pietà- -Scordatelo- rispose Arthur con un cipiglio furioso. Evocò il fuoco per bruciare la pianta, nonostante corresse il rischio di ustionarsi, cosa che prima l'aveva trattenuto dal liberarsi, ma la stessa pianta gli strinse con forza il polso. Arthur trattenne un gemito di dolore. -É inutile, Kirkland- ripeté Natalia, quasi canticchiando. -Hai perso. Ti conviene arrenderti- Testardo, Arthur scosse la testa. Non poteva perdere, semplicemente non poteva, anche se le gambe non lo reggevano più. Doveva farlo per Peter, per se stesso, per Alfred. Il sorriso scomparve dal volto di Natalia, lasciando spazio ad una espressione furiosa. La pianta strinse sempre di più il polso destro di Arthur, che sentì le ossa spezzarsi. Urlò. La sua mente e il suo corpo sentivano solo il dolore, che offuscava ogni briciolo di razionalità. Solo una voce, tenue e lontana, si distinse dalla nebbia che dominava la sua mente. Una voce che lo chiamava. E Arthur si volse verso la sua sorgente. Alfred. Il ragazzo stava correndo verso di lui, ma non aveva fatto conto della barriera magica che Arthur e Natalia avevano eretto e che si propagava dall’anello sul terreno, e ci andò a sbattere contro. Alfred cadde a terra, ma si rialzò subito, cercando di raggiungerlo. -Arrenditi!- urlò Natalia. Quando Arthur non disse niente, lei sembrò perdere la pazienza. Con un gesto veloce liberò Arthur, ma prima ancora che lui potesse cadere o fare altro, con un movimento simile a quello di uno schiaffo lo fece volare via. Oltre il bordo.

-Natalia ha vinto!- esclamò Yekaterina. Alfred corse vicino ad Arthur, steso di schiena a terra. –Arthur, stai bene?- -Ho un poso rotto e ho perso, potrei stare bene?- borbottò Arthur. Alfred sorrise leggermente, un poco più tranquillo. –Ti verrò a prendere dal Palazzo, a qualsiasi costo- gli sussurrò all’orecchio, mentre Natalia si avvicinava, un ghigno tronfio stampato sul volto. -Ci conto- rispose Arthur, prima che la donna gli facesse perdere i sensi con un gesto lento e misurato e spostasse Alfred allo stesso modo. Yekaterina tirò su Arthur, allacciando un suo braccio alle sue spalle e si avvicinò a Natalia. -Possiamo andare- disse. Con una risata, Natalia prese i suoi coltelli, e un piccolo cubo, che Alfred riconobbe come quello che la donna aveva usato per sfuggirgli al Palazzo di Ivan.

-Addio, fallito- lo salutò Natalia, scomparendo insieme a Yekaterina ed Arthur, lasciando Alfred in mezzo alla foresta. Solo.

 

 

***

Scusatemi per l'assoluto ritardo di questo capitolo! Ho avuto problemi con il computer, tanto lavoro a scuola (esami di maturità in vista...), e la cosa peggiore di tutte, un blocco che mi ha devastata, derivato dalle scene di combattimento che (come tutti ormai sapete) non riesco mai a scrivere bene.

Ringraziamenti: vorrei ringraziare  s_theinsanequeen, che mi ha dato una mano preziosa per lo sviluppo di questa storia, a Fue che mi ha aiutata con certi punti del combattimento, a Starnie che mi ha ispirata una Natalia che spero sembri molto inquietante e che mi ha anche recensita *w* e ultimi, ma non menno importanti, tutti voi lettori! Ebbene sì, anche se (con la nobile eccezione della sovracitata Starnie) non mi avete recensita... Che sono 2 parole in confronto a tutte quelle di questo capitolo? *-*

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Bivio ***


Capitolo 11 - Bivio

 

Alfred osservò sconsolato per l’ennesima volta il punto in cui Arthur era scomparso il giorno precedente. Ora che il mago non era più con lui, nonostante fosse sopracciglione, orgoglioso, scontroso, burbero, irritabile, a volte addirittura isterico, Alfred si era accorto di come gli mancasse la sua compagnia, non solo perché al momento si sentiva solo, ma anche per le sue qualità. Arthur sapeva ascoltare (quando Alfred non diceva stupidaggini, il che, come aveva detto spesso Arthur, era una rarità) e sapeva dare ottimi consigli, conosceva tantissime cose e riusciva a trovare soluzioni utili a piccoli problemi che si presentavano. Come quando aveva deciso di cancellare le loro tracce, richiamando dietro di loro una corrente di vento che spostasse la neve. Una era però l’abilità del mago che in quel luogo e in quel momento Alfred gli invidiava: la capacità di orientarsi. Anche se non lo avrebbe ammesso.

Sì, perché doveva essere ormai la terza volta che passava di lì. Aveva girato in tondo per tutta la mattinata senza risultato. Ma Alfred non era tipo da arrendersi, così, dopo una breve pausa, si rimise in piedi e riprese a camminare. Presto o tardi avrebbe trovato una strada battuta, e da lì sarebbe stato più semplice trovare qualcuno a cui chiedere che via avrebbe dovuto prendere. Tanto nessun pazzo furioso gli stava dando la caccia,  non importava se qualcuno si fosse accorto di lui. Però doveva fare in fretta. Arthur si era fidato di lui, e Alfred sarebbe stato all’altezza delle sue aspettative. Doveva raggiungerlo prima che gli facessero qualsiasi cosa, e non sarebbe stato uno stupido bosco o foresta a spaventarlo!

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Non appena Arthur aprì gli occhi, si sorprese di sentire sotto di se né il duro pavimento di una cella né lo scomodo terreno, ma un comodo materasso. Chissà, forse tutto quello che gli era successo era stato solo un sogno, ed era ora di svegliarsi per andare a lavorare… O meglio ancora, Ivan non aveva mai occupato il Regno e dato la caccia ai maghi. Però sentiva dolore al polso e al resto del suo corpo, quindi ciò che era accaduto con Natalia era reale. Dove diamine era allora? Arthur fissò il soffitto di legno, prima che giungesse alle sue orecchie il ritmico respiro di qualcuno che dormiva. Girò il volto nella sua direzione, pronto, o almeno così sperava, a un possibile attacco. Su un letto poco lontano alla sua destra dormiva un uomo dai capelli marroni e il volto olivastro, insieme a un gattino. Arthur vide che erano in una stanzetta piuttosto piccola con una minuscola finestra e le pareti bianche, i letti erano appoggiati ai muri laterali opposti l'uno all'altro. La porta di legno scuro si aprì, lasciando entrare nella stanza un ometto dai corti capelli neri e gli occhi profondi e scuri, che osservarono prontamente Arthur sveglio. Il mago cercò di mettersi a sedere, agitato, ma il nuovo arrivato lo fermò. -Non si muova così velocemente, le sue ferite non si sono ancora chiuse- -Dove mi trovo?- chiese Arthur, dopo aver obbedito, stupito da quanto tremasse la sua voce. L'altro sorrise. -Si trova nel Quartier Generale della Resistenza. Io sono Kiku, quello che sta dormendo é Heracles-

Solo in quel momento Arthur si accorse di aver trattenuto il fiato e sospirò, ora tranquillo. -Arthur. Mi chiamo Arthur- rispose. -Come sono arrivato qui?- -Abbiamo saputo che Natalia era andata a combattere contro un mago, ma era troppo tardi per provare a raggiungerla, cosí l'abbiamo aspettata. Sapevamo dove sarebbe ricomparsa, così l'abbiamo presa di sorpresa. Era stanca, non é stato difficile batterla, e ti abbiamo preso da lei- Arthur trasalì. Sapevano della sua identità, avevano informazioni importanti, c'era da fidarsi? Di fronte a lui Kiku sorrise ancora una volta in un modo emblematico. -Alla punta del letto c'é un cambio per te e del cibo se desideri rifocillarti. Quando avrai finito, i capi vorrebbero parlarti. Se c'é qualche problema, sono appena fuori di qui- disse, prima di svegliare Heracles e di uscire insieme all'uomo dalla stanza.

Arthur si vestì lentamente, notando come le ferite dello scontro fossero state medicate con attenzione. Il polso soprattutto era stato bloccato da due pezzi di legno levigati e una fascia bianca pulita. Arthur ringraziò mentalmente il fatto che fosse stato lasciato da solo. Non potendo usare la mano destra, per mangiare si dovette adeguare con la sinistra, con risultati per Arthur umilianti. Più di una volta infatti rischiò di tirarsi addosso il cibo, facendolo fortunatamente finire nella sua ciotola. Una volta pronto, uscì dalla stanza, dove Kiku lo stava aspettando. -Ti accompagno- disse. Lo guidò verso una stanza più grande, nella quale uomini di tutti i tipi lo osservarono, mettendolo in soggezione. Un biondo dall'aria vivace (per non dire stupida secondo Arthur) lo salutò allegramente, mentre il ragazzo accanto a lui lo fissò con una espressione apatica, come se della sua presenza non gliene potesse importare di meno. Heracles, l'uomo di prima, era addormentato profondamente su una panca. Un altro con i capelli biondi lunghi fino alla spalla e gli occhi verdi e una enorme balestra in mano gli lanciò un'occhiataccia da far accapponare la pelle al diavolo in persona. Poco più in là, un altro biondino stava discutendo animatamente con una donna che lo osservò con uno sguardo felice. Gli sorrise persino, e Arthur si sentì arrossire. Accanto a lui, Kiku sembrava non meno imbarazzato di lui in quel temporaneo compito di cicerone affidatogli dai fantomatici capi che nella fantasia di Arthur iniziavano a somigliare a due troll imbizzarriti. Tremò appena quando Kiku si fermò davanti a una porta di legno scuro dall'aspetto inquietante. Arthur si guardò sospettoso intorno. Come quei tipi, soprattutto quello con la balestra, non sembravano fidarsi di lui, così Arthur non si fidava di loro. Ma non sembrava esserci alcun pericolo, con l'ovvia eccezione del tipo con la balestra, così si decise ad entrare.

Ciò che trovò nella stanza non poteva essere più lontano da ciò che Arthur si era immaginato, definibile con un unico termine: caos. Un ragazzo più piccolo di lui con uno strano ciuffo saltellava intorno al tavolo lanciando di tanto in tanto dei "Vee~", mentre uno praticamente identico a lui, se non per l'espressione corrucciata e il ciuffo a destra, esclamava imprecazioni di vario tipo all'indirizzo di un uomo che... Che Arthur aveva già visto da qualche parte, e che lo fissava stupito a sua volta. -Arthur!- esclamò, senza dare peso agli insulti che continuavano ad arrivare. -Antonio?- chiese Arthur esitante. L'altro sorrise in risposta. Non si era sbagliato: davanti a lui si trovava l'amico nemico d'infanzia Antonio Carriedo cresciuto in un bell'uomo dalla carnagione olivastra e un fisico invidiabile. Da una porta sul retro della stanza entrò un altro uomo dai capelli biondi raccolti in un codino e gli occhi azzurri dicendo -Cos'é tutto questo rumore? Mi stavate cercando?- , che Arthur riconobbe immediatamente. -Francis- ringhiò. Quello parve notarlo solo in quel momento e lo guardò con aria sconcertata. -Arthur? Sei proprio tu? Quanto tempo!- disse avvicinandosi a lui a braccia aperte. Arthur gli scoccò un'occhiataccia, che stava a significare "se mi tocchi ti uccido". Francis si finse oltraggiato. -Ma come Arthur, non vuoi salutare un tuo vecchio amico?- -Non se sono sicuro che questo "amico", come lo chiami tu, voglia solo palparmi- rispose il mago. Antonio dietro di loro rise, mentre i due ragazzi sicuramente gemelli li osservavano, uno con l'espressione allegra e tranquilla, l'altro palesemente sospettoso. -Allora sei tu il mago che Natalia voleva così disperatamente catturare!- esclamò Antonio -Pensavamo che eri stato tra i primi a sparire preso da Ivan!- -Direi proprio di no- rispose Arthur ancora una volta con un ringhio, profondamente irritato, ma Antonio sembrò non accorgersene. Intanto Francis si era avvicinato a lui, con l'evidente intento di palparlo, ma con un leggero e veloce movimento della mano lo fece cadere. -Non ci provare più, o ti accadrà di peggio che finire a terra, rana- disse Arthur con un tono ostile. -Non mi aspettavo proprio voi due a capo della Resistenza-  -L'abbiamo fondata noi- disse Antonio, perdendo parte del suo sorriso -Non appena Ivan ha preso il potere ha subito provveduto a eliminare i parenti dell'Imperatore, soprattutto i suoi Eredi, ma io e Francis, con l'aiuto di un amico, li abbiamo nascosti appena in tempo, vero Lovi?- chiese in tono giocoso al gemello con i capelli più scuri, che rispose sottovoce -Taci bastardo- Per tutta risposta Antonio tentò di abbracciarlo dicendo -Dai Lovi, lo so che sei imbarazzato!- -Non é vero, bastardo!- L'altro gemello intervenne, mentre Antonio tentava di afferrare Lovino -Ve, dobbiamo essergli grati, ci hanno salvati appena in tempo!- -Feli, sei così carino!- esclamò Antonio con Lovino stretto tra le braccia.

Allora i due gemelli erano gli Eredi, pensò Arthur osservandoli attentamente. Da piccolo li aveva visti solo una volta di sfuggita, ma era praticamente certo che uno di loro era una bambina! Ora che lo ricordava, avevano anche allora quegli strani ciuffi. Dietro di lui, Arthur sentì Francis avvicinarsi, e si voltò nella sua direzione con uno sguardo assassino. Francis alzò le mani, ma parlò come se niente fosse -Abbiamo radunato qui tutte le famiglie dei maghi scomparsi e chiunque è nemico di Ivan. Per i maghi, non abbiamo potuto fare niente- -Come avete avuto le informazioni su Natalia e su di me?- chiese Arthur, osservando i due ragazzi. Con un ghigno gli risposero -Abbiamo un informatore, ovvio- -Un nostro amico, conosciuto nei bassifondi della capitale insieme al fratello, Ludwig. È entrato senza alcun problema nelle grazie di Ivan- Arthur non poté non sospirare. Chissà che razza di tipo doveva essere, perché Antonio e Francis avessero una così alta opinione di lui, senza contare che veniva dai bassifondi. -Ve, Lud è un ragazzo così simpatico! Dovresti conoscerlo!- esclamò Feliciano allegramente, mentre Lovino, ancora incastrato fra le braccia di Antonio, mormorava qualcosa terribilmente simile a “mangia patate”

-A proposito di informatore, siamo venuti a sapere che ti stavi dirigendo proprio verso il Palazzo Bianco quando sei stato attaccato… Cosa ti porta nella tana del lupo? Mi stavi cercando forse?- disse Francis in tono allusivo, alzando le sopracciglia curate. -Certamente no, stupida rana! Sono qui per riprendermi mio fratello- -Hai un fratello?- chiese Antonio perplesso. Arthur alzò gli occhi al cielo. -Sì, Peter. Sono riusciti a catturarlo, approfittando della mia assenza e del fatto che i suoi poteri non si sono sviluppati- -Mi ricorda qualcuno...- disse Antonio con un ghigno divertito. Arthur sospirò rimpiangendo amaramente di aver fatto involontariamente sapere ai due che i suoi poteri non volevano risvegliarsi: la loro mancanza era palese. Tranne quella volta che aveva fatto saltare la porta. Che soddisfazione era stata per Arthur quella! -Allora Arthur che ne dici di aiutarci a ridare il potere agli Eredi? Così potresti riavere Peter ed essere libero- disse Francis puntando i suoi occhi celesti in quelli verdi di Arthur.

Non gli avrebbe mai detto che sarebbe voluto entrare nella Resistenza già anni prima, e finse di pensarci un po' su. In verità era ben consapevole che da solo non avrebbe mai potuto farcela da solo contro Ivan. Inoltre, Francis e Antonio potevano essere una fonte di utili informazioni. A parte la compagnia di vecchi nemici, non aveva niente da perderci. Anche Francis sembrava averlo capito, per cui lo guardava con un sorriso soddisfatto.

-Allora?- -Accetto- rispose Arthur. Feliciano, che era stato miracolosamente zitto per tutto quel tempo, saltò con un'esclamazione di gioia, Antonio aveva stretto Lovino e sorrise illuminando l’intera stanza, Lovino smise di imprecare, Francis si ravviò i capelli con un gesto soddisfatto. -Stasera vino per tutti!- esclamò allegro. -Non dire stupidaggini, Francis. Sangria per tutti- disse Antonio. -Non berrò mai quella roba lì. Ho detto e lo ripeto, VINO!- -SANGRIA!- -VINO!-

Arthur alzò gli occhi al cielo, iniziando già a pentirsi della scelta appena fatta. Feliciano gli si avvicinò saltellante e gli prese il braccio. -Ve, vieni con me, ti presento tutti gli altri!- disse con un caldo e spensierato sorriso. -Starai bene con noi, vedrai!-

Arthur sperava davvero di non doverne dubitare in seguito. Ci fosse stato anche Alfred… Certamente il ragazzo si sarebbe divertito un mondo insieme a quel branco di idioti.

 

 

 

***

Salve a tutti! Siccome mi sento buona salto la partaccia del tipo "poche visite, poche recensioni", di cui anche io mi sono stufata. Ergo, vado subito al dunque.

La mia mente ha sfornato questo capitolo così velocemente! Un paio di giorni dalla pubblicazione del capitolo scorso ed era già pronto! Quindi ringrazio la mia carissima mente (e ignoro lo spaventoso brufolo che mi è uscito ç_ç)

Niente più combattimenti per un po'! Sono sicura che sarete tutti contenti (io lo sono =7=), e ho colto questo capitolo per presentarvi un po' di personaggi. Ah, l'ultimo "branco di idioti" è un qualcosa di cui mi sento immotivatamente orgogliosa. Boh. Sarà che amo ruolare Arthur. (Magari è perché ti senti me, ma anche tu sei un'idiota! Taci Arthur! è_è)

Bene, bene. Io mi ascolto i Queen e Michael Bublè facendo finta che non mi interessino le vostre recensioni. I ringraziamenti sono sempre quelli, non mi va nemmeno di scriverli, quindi scusatemi e addio e_e

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Tra ribelli e rivelazioni ***


Capitolo 12 - Tra i ribelli, nuove rivelazioni

 

Nelle ore che seguirono l’incontro con Antonio e Francis, che mai Arthur si sarebbe aspettato o avrebbe voluto incontrare, Feliciano, il più piccolo e allegro dei due Eredi, lo trascinò avanti e indietro per il quartier generale della Resistenza, parlando in continuazione e presentandogli tutti.

Il primo fra tutti fu Kiku, precedente cicerone. Con un sorriso timido e un inchino si presentò nuovamente, rivelandosi essere il medico dei ribelli. -Veeh~, è lui che ti ha curato!-  cinguettò Feliciano, facendo arrossire Kiku fino alla punta dei capelli scuri. -Allora ti devo ringraziare, era tutto medicato alla perfezione- disse Arthur sorridendogli. Tutto ciò, insieme a un abbraccio di Feliciano, sembrò troppo per Kiku, che sì scusò e si allontanò da loro, farfugliando che doveva preparare delle medicine. Poi fu il turno di Heracles, l’uomo che stava dormendo nella stessa stanza dove si era svegliato Arthur, che gli strinse la mano e se ne tornò a dormire, seguito da un gatto marroncino. Seguì Sadiq, che, a quanto diceva Feliciano, era comparso insieme ad Heracles un giorno, dopo che Ivan aveva rapito Hassan, un loro amico mago. Vash, quello che aveva fulminato Arthur con lo sguardo, aveva una storia simile a quella del mago. Sua sorella Lily era stata catturata dai seguaci di Ivan dopo qualche anno che si nascondevano, e da quel momento Vash si era unito alla Resistenza con il proposito di salvarla. -Veeh~ Francis e Antonio l'hanno trovato armato di tre balestre, cinque pugnali e di armi di sua invenzione, pronto ad attaccare Ivan!- disse Feliciano quando furono a distanza di sicurezza dal ragazzo. Arthur non ne rimase molto sorpreso. Vash gli sembrava proprio il tipo di persona che non si fidava subito degli altri e preferiva cavarsela da solo. Un po' come lui, in fondo. Feliciano poi gli presentó Mathias, il ragazzo che lo aveva salutato, Lukas, che sembrava non possedere sentimenti, e Berwald, Felix, Eduard, Bob, Orlando e sua sorella Elise, Mick, Elisaveta, la ragazza che lo aveva osservato felice e che gli strinse la mano allegramente, Angelique e Gabriel, un cugino di Antonio, che aveva un fisico molto simile al suo, la stessa carnagione olivastra, ma capelli molto più scuri e gli occhi ambrati. Ludwig, la persona a cui Feliciano aveva accennato prima con ammirazione e che Arthur era curioso di conoscere, fu per lui una sorpresa. Si sarebbe aspettato qualcuno simile ad Antonio per carattere, invece si era trovato di fronte un uomo biondo dagli occhi di ghiaccio serio e impassibile.

Arthur notò che solo alcuni avevano perso qualcuno a loro caro, mentre altri, come Orlando, Elise, Bob, Mick e Elisaveta, per non parlare di Francis e Antonio si erano uniti alla Resistenza di loro spontanea volontà. -Veeh~ pensa che grazie ad Elisaveta abbiamo anche Roderich che ci rifornisce oltre a Yao!- esclamò Feliciano, saltellando accanto alla donna. Elisaveta sorrise. -Non potevo rimanere buona mentre Ivan ci attacca! E poi Gilbert non smetterebbe di darmi fastidio una volta sconfitto Ivan!- -Gilbert?- chiese Arthur, sorpreso. Quanti diamine erano in quel covo di ribelli? -È il fratello di Ludvig, e il migliore amico di Francis, Antonio ed Elisaveta! Adesso è al Palazzo Bianco- disse Feliciano. -È un idiota- aggiunse Elisaveta -Però adesso ci fa da informatore, e ci procura informazioni utili- Ah. Gilbert si chiamava allora. Arthur rimase in silenzo, pensando a ciò che aveva visto e sentito da quando si era svegliato, sentendosi sempre più smarrito. Prima ritrovava degli amici di infanzia, poi conosceva in poco più di un’ora più gente di quanta ne avesse conosciuta in tutta la sua vita, il più dei quali sembravano degli idioti… che altro ancora? Accanto a lui, Feliciano fu chiamato da Lovino, che sembrava essersi annoiato di vedere Francis e Antonio litigare su cosa dovevano bere quella sera, e si allontanò, lasciando Arthur da solo con Elisaveta. La donna sorrise vedendo l’Erede andare via trotterellando, dopodiché afferrò il confuso mago per il braccio e lo portò in un angolino più tranquillo. -Allora, Arthur, ti interessa qualcuno qui?- gli chiese con l’espressione felice della prima volta che l’aveva visto -Quanto tempo ho dovuto aspettare di trovare qualcuno nuovo da sistemare! Stavo perdendo la speranza!- disse, con un luccichio sinistro negli occhi e i lunghi capelli ondulati che le circondavano il volto, che la facevano vagamente somigliare ad una Natalia mora. -Che ne dici di Francis?- Oh, no. Anche questo no, pensò Arthur disperatamente.

Quella sera a cena sul tavolo non ci furono né vino né sangria, ma enormi boccali di birra pieni fino all’orlo cortesia di Ludwig che, a quanto pareva, era stato l’unico ad avere un po’ di buonsenso ed era intervenuto a interrompere la disputa di Antonio e Francis con le maniere di un comandante di un esercito. Dopo essersi rassegnato a dover mangiare tenendo le posate con la stessa abilità di un bambino piccolo, Arthur si ritrovò ad assaporare una cena che sapeva di paradiso, per lui che erano anni che si era adeguato mangiando poco cibo tutto bruciato, per poi rinunciare a preparare lui la cena quando Peter aveva deciso di cucinare personalmente l’anno prima. Sarebbe stata una cena perfetta se non fosse stato per Francis che, grazie agli forzi di Elisaveta, si era seduto accanto ad Arthur e ci aveva provato con lui per gran parte della sera, fino a quando non era finito di testa sul tavolo colpito da un boccale di birra volante dopo che aveva tentato di palparlo, tra le risate generali e la delusione di Elisaveta e, con la somma sorpresa di Arthur, Kiku. Così la serata era passata, tra le domande curiose di Angelique, Mick e altri, che gli avevano anche chiesto di fare qualche magia. A quelle richieste Arthur si era messo subito sulle sue, temendo istintivamente qualche reazione negativa, come spesso gli era successo, e che aveva causato un nuovo trasferimento. Antonio e Francis lo avevano osservato curiosi, ma non dissero niente, limitandosi a guardarsi tra loro con uno sguardo carico d’intesa.

-Ti accompagno nella tua camera, se lo desideri- disse Kiku ad Arthur quando quasi tutti i membri della Restistenza, leggermente brilli, se non per qualcuno completamente ubriaco come Mathias, sostenuto da un apatico Lukas, si erano ritirati nella propria camera nella residenza che sembrava davvero grande. Con uno sbadiglio a malapena trattenuto Arthur stava rispondendo a Kiku affermativamente, quando fu interrotto da Francis, che appoggiò le mani sulle spalle di entrambi  -Kiku, non ti preoccupare, lo accompagnamo noi- -Ma…- esitò Kiku, soffermandosi con lo sguardo su Francis e Arthur, che stava spostando la mano di Francis come se fosse un enorme e peloso ragno schifoso. Con la speranza che magari sarebbe potuto succedere qualcosa, si allontanò con un sorriso non prima di aver augurato la buonanotte ai presenti. Arthur lo osservò scomparire nei corridoi di legno, prima di voltarsi con aria irritata verso Francis e Antonio, l’unico rimasto nella stanza con loro -Allora, cosa volete?- -Sei troppo sospettoso, Arthur- disse Francis con un leggero ed elegante movimento del posto, invitandolo a sedersi in una delle poltrone vicino al fuoco che avevano acceso poco prima e verso cui si stava avviando. -Non sono sospettoso, siete voi due che volete qualcosa da me- replicò Arthur, sedendosi il più lontano possibile da Francis. Antonio rise, unendosi ai due, un sorriso sereno sulle labbra. -Volevamo solo parlare, visto che non ne abbiamo avuto l’occasione prima. Caspita, sono passati sette anni da quando Ivan ha preso il potere e ancora di più dall'ultima volta che ci siamo visti! Che hai combinato in tutto questo tempo?- -Cosa avrei dovuto fare secondo voi? Mi sono nascosto, sono scappato dalle Guardie Reali- rispose scontrosamente. Che cosa si aspettavano, grandi avventure o qualcosa di interessante? A parte gli ultimi avvenimenti, Arthur non aveva da raccontare altro che una vita di stenti e tentativi di non far scoprire lui e suo fratello. -Sarà stata dura- disse Francis con un tono comprensivo. Arthur si lasciò scivolare stancamente nella vecchia poltrona e ne accarezzò distrattamente il tessuto rosso lacero e consumato di bassa qualità, godendo del calore del fuoco. -Sì, lo é stato- sospirò a bassa voce. -E poi Peter é stato catturato- disse Francis  -Siamo curiosi di sapere quello che hai fatto da allora- Arthur non era sicuro di voler rispondere. Sentiva che tutta la sua avventura con Alfred doveva essere solo loro, e se ne stupì. Perplesso, rispose nel modo più sintetico possibile, dando una breve descrizione del perché avesse deciso di andare al Palazzo di Ivan, di come aveva trovato qualcuno disposto ad aiutarlo (e qui la descrizione si era fatta molto sintetica) e del suo scontro con Natalia. Quando finì di parlare, Antonio fischiò impressionato, mentre Francis guardava il mago con aria fin troppo interessata. Arthur rabbrividì nonostante il calore del fuoco, temendo qualsiasi cosa stesse pensando l'altro. -E voi che avete fatto?- chiese Arthur. Avevano saputo cosa era successo a lui, come minimo adesso pretendeva che ricambiassero! Antonio scrollò le spalle -Tutto ciò che serve per dirigere un'organizzazione di ribelli: trovare i membri, trovare un modo per non essere scoperti e trovare un posto dove fare stare tanta gente insieme, procurarsi il cibo, trasporto illegale di armi... Senza dimenticare qualche attacco sporadico contro le Guardie e le risse al pub!- Arthur si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo. C'era da aspettarselo, si disse. Adulti o bambini non erano per niente cambiati. -Su Ivan, che notizie avete?- chiese, cambiando discorso. -Varie ed incredibili, eppure la nostra fonte é sicurissima- disse Francis scuotendo teatralmente la resta. -Ma ne parleremo domani, ora é tardi. Ti accompagno io nella tua stanza, se vuoi posso anche rimanere con te e farti compagnia nel nuovo letto...- -Scordatelo, rana!- esclamò Arthur scaldandosi. -Arthur non é il caso di urlare, gli altri stanno dormendo! Dove sono finite le buone maniere?- disse Francis, chiaramente prendendolo in giro, sapendo del caratteraccio di Arthur che, arrabbiato, lo insultò pesantemente. Antonio rise, seguendo i due che si allontanavano litigando verso la camera del mago. Sulla porta, mentre Arthur cercava di allontanare Francis, disse -Ehi Arthur- entrambi si volsero verso di lui -É bello averti tra noi- Francis sorrise. -Tonio ha ragione- Imbarazzato, Arthur abbassò il volto e borbottò -Grazie- prima di entrare nella sua stanza. Lo stesso ghigno comparve sulle facce di Francis e Antonio, causato dallo stesso pensiero "Arthur non é cambiato di una virgola!"

Arthur si sedette a un lato del tavolo strapieno di carte della stanza dove Antonio e Francis elaboravano i loro piani. I muri erano coperti da numerose piantine che riconobbe come quelle dei vari piani del Palazzo. Di fronte a lui, Antonio e Francis lo guardavano senza dire una parola, tanto che Arthur perse le staffe -Allora, le informazioni su Ivan?- -Non é il caso di irritarsi, Arthur- disse Francis con un elegante gesto della mano e un tono leggermente saccente, facendo di fatto innervosire ancora di piú Arthur, che gli lanciò un'occhiata velenosa. Antonio rise, divertito da tutta la situazione. Arthur cercò di calmarsi con un profondo respiro, per evitare di trasformare entrambi in due bavose lumache. -Bene, se voi due idioti voleste gentilmente dirmi cosa sapete di Ivan, potrei fare qualcosa- Il tentativo di calmarsi era forse fallito, ma Francis e Antonio sembravano essersi finalmente decisi a rispondere, quindi Arthur non se ne preoccupò. -Le informazioni che abbiamo ci sono arrivate da Gilbert, che é nella corte da un paio di anni ormai, quindi sono sicure- esordì Antonio. -Ci hanno permesso di ricostruire in parte come ha fatto Ivan a prendere il potere, anche se alcune cose ci sono poco chiare- -Ivan non gode di un forte appoggio del popolo in questa guerra. Nel suo Regno e anche nel nostro sono tutti terrorizzati, Orlando ci ha detto che nella sua taverna gira voce che Ivan sia in realtà un demone... Nemmeno noi possiamo escluderlo- -Che intendi?- chiese Arthur perplesso. Antonio lo osservò con un'espressione illeggibile. -Noi l'abbiamo visto, Arthur, é spaventoso. A prima vista ti potrebbe sembrare innocuo, poi senti un gelo penetrarti nelle ossa e quegli occhi viola sembrano capaci di leggere tutti i tuoi pensieri. Quando sei vicino a lui senti la voglia di fuggire il più lontano possibile- -Un po’ come quando Tonio si arrabbia- lo interruppe Francis, cercando di alleggerire l’atmosfera. -Se quello che dici è vero, come avete convinto qualcuno a fare l’informatore? - Antonio sorrise divertito -Gilbert è pazzo, oltre ad essere una testa di pietra e un compagno fidato. Ivan non riuscirebbe a farlo confessare in nessun modo- -Grazie a lui, abbiamo saputo molte cose utili. Ad esempio, sappiamo che per scovare i maghi ha una macchina particolare proprio in questa zona del Palazzo- Francis indicò distrattamente sulla piantina una sala del secondo piano, sopra la quale era stata tracciata un’enorme X -L’ha costruita Yekaterina, e rintraccia le fonti di magia, anche se ha bisogno di indicazioni abbastanza precise, dato che non può monitorare vaste zone. Quando gira la voce che c’è un mago, con questa macchina controllano il villaggio di provenienza a distanza, verificando se la voce è vera o falsa. Il resto lo sai, no?-

Arthur tacque, osservando la X sulla piantina come se fosse un nemico mortale. Francis si chiese come mai la carta non fosse già bruciata sotto la forza di quello sguardo. Senza spostare gli occhi, Arthur chiese -Dove sono tenuti i maghi? Quanti sono?- -Sono nelle prigioni sotterranee, la loro magia è bloccata da particolari dispositivi che non conosciamo. In totale, i prigionieri sono nove- -Perché non avete agito allora?- chiese Arthur, alzandosi -Siete tanti, potreste battere con la forza i maghi che sostengono Ivan e finirla qui!- Antonio e Francis si guardarono, in un silenzio carico di significati. -Non è facile come sembra Arthur, ed è qui che entri in gioco tu- Arthur li guardò perplesso. -Per attaccare Ivan ci serve almeno un mago perché…- -… perché non ha solo una grande forza, che pochi potrebbero contrastare, ma anche un’enorme potere magico-

-Impossibile…- sussurrò Arthur alla rivelazione. No, non poteva essere in alcun modo. Nessuno poteva avere sia la forza fisica che poteri magici, era contro natura! Con queste capacità chiunque avrebbe potuto conquistare il mondo. I due amici sembrarono capire la confusione del mago. Ancora una volta, fu Francis a parlare -È possibile, invece. Ivan… non è umano. Non può esserlo-





Hassan - Egitto

Lukas - Norvegia

Mathias - Danimarca

Gabriel - Portogallo

Bob - Cuba

Eduard - Estonia

Orlando  - Olanda

Elise - Belgio

Mick  - Australia

Angelique - Seychelles


***

Carrellata di nuovi personaggi, nuove rivelazioni, una Elisaveta che shippa FrUK insieme a Kiku (io preferisco la UKUs), il nostro bellissimo Tonio dal divino sedere, cena che non è detto, ma è preparata dai nostri italiani preferiti, che altro potete volere di più? Meh, allora recensite!

Un'altra cosa, che mi dà parecchio fastidio: non mettete questa fic tra le preferite/seguite/ricordate se non avete intenzione di recensirla. Chi scrive sa che un commento fa sempre piacere, che esso sia critica costruttiva o complimenti e penso che questa, come tutte le altre fanfiction, da quella che sembra scritta da una gallina a quella che sembra scritta da Omero in persona tanto è bella, lo meriti.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Il viaggio di Alfred inizia! ***


Capitolo 13 - Il viaggio di Alfred inizia!

 

-Whoah! Sono uscito dalla foresta!- esclamò Alfred rivolto al nulla, alzando le braccia in un gesto di trionfo, immerso nella luce del giorno. Piegate le braccia dietro la testa, si godette per un minuto il calore e la luce che tra gli alberi della foresta erano mancati, e osservò l’orizzonte, dove iniziavano le dune sabbiose del deserto. Era stano che un posto così freddo come il Regno dei ghiacci fosse così vicino a un posto caldo come il deserto, ma Arthur gli aveva spiegato che dipendeva dall’influenza che le creature magiche esercitavano sul luogo. Le fate, aveva detto, usavano la loro magia per dare forma al paesaggio che a sua volta le nutriva e le teneva al riparo. Alfred non ci aveva creduto nemmeno un po’, obiettando che le fate non esistevano, facendo così infuriare Arthur. Gli occhi di Alfred si spostarono dal magico ed esotico paesaggio desertico alle pendici delle montagne, dove con un po’ di fortuna avrebbe trovato un villaggio prima del calare del sole e avrebbe potuto riposare e ricevere informazioni. Alfred si sentiva euforico.  Si stava avvicinando ad Arthur, presto sarebbe giunto alla Capitale e l’avrebbe salvato, sconfiggendo il malefico Imperatore Ivan e l’avrebbe portato tra le sue braccia, mentre gli occhi smeraldini del mago lo guardavano riconoscenti ed adoranti, poi al tramonto avrebbero avuto il loro momento romantico all’orizzonte… Aspetta, che diamine stava immaginando?

Il filo dei pensieri di Alfred si interruppe bruscamente non appena si profilò alla sua vista un piccolo villaggio. Lanciata un’esclamazione di gioia, che tra l’altro ribadiva quanto fosse dannatamente grande, corse con la sua alabarda stretta in mano fino a quando non si scontrò con un ragazzo, che finì a terra. -Ehi, scusa! Non ti avevo proprio visto!- esclamò porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. -Non lo fa nessuno- mormorò l'altro ragazzo, accettando l'aiuto. -Io sono l'eroe!- Il ragazzo, che in piedi raggiungeva la sua stessa altezza, lo osservò perplesso con i suoi occhi violetti. Aveva i capelli della stessa sfumatura di quelli di Alfred, ma lunghi e mossi, che davano al suo volto ovale un aspetto delicato, e una corporatura simile a quella del ragazzo, muscolosa ma non troppo, che per questo non sembrava però stonare con il volto. -Sono Alfred F. Jones- si presentó all'altro, prendendogli ancora una volta la mano. Il ragazzo la strinse -Matthew Williams- -Bene Matt, ti posso chiamare Matt, vero? C'é qualche locanda dove potrei riposare stanotte in questo villaggio?- Matthew, sorpreso dalla loquacità di Alfred, annuì solamente e lo guidò alla locanda. -Mi sono perso nella foresta, pensa, mi ci sono voluti giorni per uscirne! Dovrei andare alla Capitale, ma non so nemmeno dove sono!- Matthew lo guardò incredulo, ma non disse una parola e Alfred, ignaro di tutto, continuò a parlare. Gli era davvero mancata la compagnia, anche se per pochi giorni!

-Questa è la locanda- disse Matthew davanti ad un piccolo ma grazioso edificio di legno. Alfred gli diede una poderosa pacca sulla schiena, esclamando contento -Grazie Matt! Ci vediamo presto!- aggiunse, andando verso la locanda e scomparendo al suo interno. Accertatosi che non lo stesse in qualche modo spiando, Matthew corse difilato verso la casa della Nonna, la saggia anziana del suo villaggio. Lei avrebbe saputo cosa fare. Bussò timidamente alla porta della sua abitazione, ed una volta fatto entrare, spiegò la situazione. -Nonna, è arrivato uno strano tipo nel villaggio, che mi somiglia tantissimo- -Non vedo dove sia il problema- replicò la donna. -È armato, ha una enorme alabarda, viene dalla foresta e vuole andare alla Capitale!- La Nonna lo osservò incuriosita e preoccupata. Questo nuovo ragazzo veniva sicuramente dal Regno dei Ghiacci e poteva essere chiunque, da un membro della Resistenza a una Guardia Reale e si sarebbe potuto rivelare un elemento pericoloso per la loro piccola comunità. Da segreti sostenitori della Resistenza, dovevano essere molto cauti verso i visitatori, che, con i tempi che correvano, si erano ridotti. Sospirò -Dobbiamo capire le sue intenzioni. Matthew, parlami meglio di lui, e vediamo cosa fare-

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-Natalia- la voce di Ivan ancora risuonava severa nelle sue orecchie. L’aveva chiamata al suo cospetto il giorno dopo che i bastardi della Resistenza avevano attaccato lei e Yekaterina e avevano preso il mago, mandando in fumo i suoi sforzi. -Mi hai profondamente deluso- Erano quelle poche parole che l’avevano fatta e la facevano ancora soffrire, anziché farle provare terrore per una prossima punizione. Per niente al mondo avrebbe mai voluto deludere suo fratello, eppure adesso l’aveva fatto e odiava ancora di più i ribelli per questo. -Ti avevo detto che il mago venisse da solo a me, senza aiuto né sostegni, adesso è protetto dalla Resistenza. Ma so che l’hai fatto in buona fede per me, quindi non ti punirò. Ricordati però che non ammetto altri errori- Natalia, obbligata e riconoscente al fratello, si era inchinata. -Non sbaglierò mai più- aveva detto, adorante. Ivan, seduto sul suo trono, si era mosso a disagio e l’aveva mandata subito via. Natalia era sicura che non avrebbe sbagliato di nuovo, in nome dell’amore che provava per il fratello. Una volta che fosse finita la caccia ai maghi e non ci fossero state altre distrazioni, Ivan sarebbe stato suo, si disse. Per sempre insieme. Con rinnovata veemenza, lanciò uno dei coltelli con i quali si stava esercitando nel magnifico giardino del Palazzo contro un albero. Il coltello vi si piantò dentro, aiutato dalla magia che vi era stata impressa. -La sconfitta brucia, eh?- Natalia si girò di scatto e tirò un nuovo coltello in direzione del nuovo interlocutore, un tronfio e ghignante Gilbert, che lo evitò in tempo. -Mi vorresti uccidere, Natalia? Tuo fratello Ivan non approverebbe per nulla…  E poi, è già abbastanza deluso da te, non credi?- Natalia trattenne la rabbia che le stava montando in corpo, e gli lanciò uno sguardo gelido, capace di spaventare persino Ivan. Gilbert, infatti, indietreggiò di mezzo passo. -Non prenderti tutta questa confidenza, sei ancora il giocattolino di mio fratello, ma presto si stancherà di te- disse. Il ghigno arrogante di Gilbert non scomparve, anche se Natalia poté notare nei suoi occhi un’ombra di rabbia ed odio. -Io almeno faccio il mio dovere- rispose in un tono tra il serio e il provocatorio che nascondeva qualcosa, ma Natalia, presa dalla furia non se ne accorse. Strinse nelle mani i suoi coltelli, sapendo che non si poteva nemmeno permettere di ferirlo né toccarlo in quel momento. Ivan era l’unico… La gelosia fu quella che guidò Natalia, facendole tirare un coltello addosso ad un nuovo albero, fingendo che fosse Gilbert. Il vero Gilbert si voltò e se ne andò senza nemmeno osservarla. Per quanto potesse esserlo con Ivan nei paraggi, al momento era al sicuro, Natalia era stata messa al guinzaglio, mentre Ivan stava programmando qualcosa per scovare la Resistenza e riprendersi il mago.  Gilbert camminò velocemente verso la sua camera, raramente utilizzata e spoglia di qualsiasi effetto personale se non alcuni vestiti, e la trovò stranamente fredda. Chiamò il suo fedele Gilbird e, aspettando il suo arrivo, scrisse un messaggio veloce su quello che aveva scoperto. Pochi minuti dopo, il piccolo pulcino giallo era in volo verso Francis ed Antonio, nascosti chissà dove. Un sorriso sincero, diverso dai soliti ghigni, comparve sul volto di Gilbert al pensiero dei suoi due migliori amici. Si appoggiò sul letto che aveva usato ben poche volte nonostante fosse il suo, e si lasciò andare all’immaginazione. Una volta che sarebbe finito tutto, ore, giorni, mesi o anni, era più che certo che lui Francis ed Antonio si sarebbero ritrovati in una qualche bettola fuori mano a bere qualcosa insieme, causare qualche rissa, ricordare i bei vecchi tempi, quelli in cui Gilbert non era ancora diventato una spia al Palazzo, e vivere quelli nuovi. Gilbert sentì un tremolio nell’aria e si guardò intorno. Niente. Sentiva però l’ombra di un cattivo presagio avvicinarglisi sempre di più. Alzò le spalle. Non era nel suo carattere preoccuparsi di sensazioni illusorie, ma vivere il più possibile il presente. Dalla finestra della sua camera, che si affacciava sul giardino ora deserto, Gilbert vide spuntare la luna. La sera lasciava spazio alla notte ed era arrivato il momento che andasse ad Ivan per i loro soliti “incontri”. Si alzò da letto e camminò senza né frenesia né esitazione verso la camera di Ivan, con un unico sospiro. Era il compito che si era scelto e che doveva portare a termine, si disse.

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-Alfred, ehi apri!- Il sole era sorto già da qualche ora e Matthew era lì da un buon quarto d’ora a bussare alla porta del ragazzo. La proprietaria della locanda gli aveva assicurato che Alfred non era uscito , quindi doveva essere ancora addormentato. Matthew, annoiato, aveva appena iniziato a prendere in considerazione l’idea di mollare tutto, quando la porta della camera si aprì lentamente. Dietro di essa lo accolse un Alfred sbadigliante e spettinato, gli occhi ancora del sonno che vagarono su di lui per qualche minuto, prima che lo riconoscesse -Ah, Matt! Non pensavo saresti venuto così preeeesto a trovarmi!- disse facendolo entrare nella camera. Matthew alzò gli occhi al cielo, preferendo non rispondere che era tutt’altro che presto e optando per un -Pensavo che fossi già sveglio- mormorato. Alfred ridacchiò, mentre si accomodava sul comodo e sfatto letto -Ero parecchio stanco, i giorni scorsi il mio compagno mi ha fatto alzare sempre presto- -Compagno? Pensavo fossi da solo- replicò piano Matthew. Se erano in due sarebbe stato peggio, pensò. -Infatti lo sono!- rispose Alfred, gli occhi celesti per un attimo tristi e persi nel vuoto -È una storia lunga- Matthew si chiese cosa fosse successo, ma non era il momento giusto per chiederlo. Aveva cose molto più importanti da fare. -Alfred, volevo sapere una cosa- disse in un tono curioso. -Chiedimi tutto quello che vuoi! Io sono l’eroe!-

Matthew alzò gli occhi al cielo, ringraziando il fatto che Alfred non se ne fosse accorto. -Perché vai alla Capitale? E cosa ci facevi nel Paese dei Ghiacci?- Alfred fece una risata forzata. -Matt, queste sono due cose- disse, ma allo sguardo serio di Matthew sembrò capire che non poteva aggirare l’argomento. Aveva anche il presentimento che se avesse detto la verità sarebbe stato aiutato, e decise di ignorare la vocina nella sua testa, tanto simile a quella di Arthur, che gli diceva che solo perché lui tendeva a fidarsi subito di una persona non era detto che questa fosse buona. C’era qualcosa in Matthew che gli diceva che si poteva fidare, forse l’aspetto simile al suo o i lineamenti dolci del viso, questo Alfred proprio non lo sapeva. E poi, non sembrava proprio un sostenitore di Ivan! -Il mio compagno, ricordi, quello che ti ho detto che mi faceva alzare presto…- Matthew annuì -Beh, è un mago ed è stato rapito da Natalia, uno sgherro di Ivan. Devo andare a salvarlo!- -Chi mi dice che non sei una Guardia Reale?- chiese Matthew sospettosamente. Alfred sembrò pensarci su. -A parte il fatto che io sono l’eroe, niente direi- Il ragazzo lo osservò per qualche minuto, soppesando quello che avrebbe dovuto fare, fino a decidersi -Come pensi di fare? Entrare da solo nel Palazzo è un suicidio- -Troverò il modo! Io sono l’eroe!- Matthew alzò ancora una volta gli occhi al cielo. Quel ragazzo non aveva proprio speranza. Povero il mago che deve essere salvato, pensò ironicamente. Alfred era così fisso nell’idea di salvarlo che non aveva effettivamente pensato come farlo! Si alzò dalla sedia sulla quale si era precedentemente seduto -Prepara le tue cose, ci vediamo tra un’ora giù- disse, aggiungendo alla sua voce un tono autoritario che non aveva mai utilizzato prima. -Cosa?- chiese Alfred perplesso. -Ti accompagno. Ho dei contatti alla Capitale con chi ti potrebbe aiutare. Andremo a trovare la Resistenza-





***coffangoloautricecoff***

Alfred: Un capitolo dedicato tutto a me! Finally!

Matthew: Vedi che ci sono anche io...

Gilbert: Non ignorare la mia magnifica presenza!

Matthew: Che fine ha fatto l'autrice?

Gilbert: è rimasta colpita dalla mia magnificenza!

Matthew: ... o qualche indizio lasciato su di te.

Gilbert: ... ehm...

Alfred: Cosa? Che indizi? Io non ho visto niente!

Matthew: meglio così

Gilbert: kesesesese!

Matthew: Comunque, questo è un messaggio dell'autrice: grazie alla consulenza di Starnie e Fuecchan, che ringrazia profondamente...

Gilbert: Non penso che io vi ringrazierò.

Matthew: In uno dei prossimi capitoli IL RATING AUMENTERà A ROSSO

Alfred: Perché sono troppo eroico per un normale rating!

Glbert: Niente affatto.

Natalia: Perché diventerò una cosa sola con il mio fratellone!

Alfred, Matthew e Gilbert: AAAH!

Alfred: Da dove sei comparsa?

Natalia: Tacete. Dov'è Ivan?

Matthew: ... non è qui...

Natalia: Addio.

Matthew: Non vi diremo su chi sarà il rating rosso, ma ci sono alcuni indizi negli ultimi capitoli, quindi non sarà una sorpresa.

Gilbert: Al prossimo capitolo, allora! Un attimo solo... Tu chi sei?

Matthew: ... sono comparso in questo capitolo...

Gilbert: Ah.

Natalia: (ricompare) RECENSITE. E guai a chi supporta quel pupazzo di neve con gli occhi rossi.

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