Shadow Lady e la Protettrice di Greentown

di Rik Bisini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un viaggio in treno ***
Capitolo 3: *** Sulle tracce dell'Untore ***
Capitolo 4: *** Fruttuose indagini ***
Capitolo 5: *** Identità svelate ***
Capitolo 6: *** L'anatema spezzato ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Shadow Lady e la Protettrice di Greentown
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Prologo

"A tre giorni dall'apparizione della spaventosa creatura che ha devastato un intero quartiere, riducendo ad un cumulo di macerie il Duomo di Gray City, la polizia ha rilasciato una dichiarazione ufficiale..."
La voce senza colore di un giornalista commentava le immagini di ciò che restava del Duomo. Un televisore sintonizzato su quel canale televisivo si trovava in un caffè, in cui pochi avventori sorseggiavano bevande calde, nel tentativo di vincere il sonno del primo mattino.
"...rimane da chiarire la posizione di Shadow Lady, a cui si dovrebbe la scomparsa della misteriosa creatura. La nota ladra è tuttora ricercata per la morte del signor Kleine Nagashima, vicenda nella quale la giustizia ammette l'esistenza di alcuni punti oscuri..."
La televisione mostrava l'immagine di una ragazza i cui capelli biondi erano sistemati in una curiosa acconciatura a punte. Indossava un abito nero attillato e tanto corto da lasciare intravedere i suoi candidi slip. Il suo sguardo era rivolto in direzione dell'obiettivo che l'aveva ripresa, la sua bocca era aperta in una risata spudorata ed accattivante.
Seduta ad un tavolo, una bellissima ragazza bruna fissava pensierosa l'immagine di Shadow Lady. Era avvolta in un ampio giaccone e portava una minigonna ed un paio di calze che le coprivano le gambe da metà coscia in giù. Aveva un ciuffo di capelli più lungo davanti al viso, che cadeva quasi a coprirle l'occhio sinistro.
"Ciao Lime" le disse una voce. Apparteneva ad un giovane bruno, alto e dal viso fiero. "Di che volevi parlarmi?"
Lime fece un mezzo sorriso.
"Ciao Bribrì, non ti va di metterti a sedere un po'?"
"Grazie" rispose il giovane "ma devo fare presto. Devo essere alla Centrale tra meno di mezz'ora."
Lime si fece triste.
"Speravo di avere più tempo per dirti addio."

"Sono Bright Honda" disse il giovane al telefono del caffè "ti prego di avvisare l'Ispettore Dory che arriverò in ritardo... un affare personale da sbrigare immediatamente."
Tornato da Lime, Bright sedette davanti ad un caffè fumante.
"Hai deciso di tornare a casa?" chiese.
"Ho capito una cosa" rispose Lime "che non riuscirò mai a prendere il posto di Shadow Lady... tu continuerai a pensare a lei. Per di più... beh io, come Spark Girl, ho salvato lei, ma lei ha salvato tutti noi da quel... da quella cosa."
Bright diede un sorso alla sua bevanda.
"Non riesco ad odiarla, nè la disprezzo più" continuò Lime "posso solo rimproverarle di avermi portato via te."
"Lime io..." cominciò Bright
"Lasciami finire. Hai visto com'è quella donna. Lei ruba solo per divertirsi... e credo che il fatto che tu sia innamorato significhi per lei l'ennesima soddisfazione della sua vanità. Voglio metterti in guardia, prima di andarmene. Non voglio che tu debba soffrire a causa sua."
"Tornerai a casa?" chiese Bright.
"Ho troppi ricordi di te là... no, voglio cercare un posto dove non mi capiti di incontrare nè te nè Shadow Lady. Credo di poter essere utile da qualche parte."
Lime si alzò.
"Ho cercato Aimi per salutarla, ma pare abbia cambiato indirizzo. Dille che la ricordo con affetto." Lime si alzò.
"Lime siedi." disse Bright serio.
I due si guardarono pochi secondi. Negli occhi di Lime si leggevano curiosità e stupore. Sedette.
Bright si guardò intorno. Il locale era ancora quasi deserto.
"Aimi Komori e Shadow Lady" rivelò Bright a bassa voce "sono la stessa persona."

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Capitolo 2
*** Un viaggio in treno ***


Shadow Lady e la Protettrice di Greentown
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Un viaggio in treno

Era notte. Una ragazza bionda camminava portando un borsone a tracolla. Indossava una lunga gonna e una giacca scura con il collo ed i polsini chiari.
I suoi capelli biondi erano raccolti in una lunga treccia ad eccezione di un paio di ciuffi che le scendevano di lato, accanto alle orecchie. Il suo dolcissimo viso non aveva un'ombra di trucco.
Accanto a lei camminava un bambino bruno, i cui capelli erano pettinati in modo da ricordare un paio di corna. Indossava un paio di pantaloni corti ed una maglia scura.
"Sono stanco, Karin, puoi rallentare un po'?"
"Perdiamo il treno, Demota... e poi ricordati di chiamarmi Aimi."
"Scusa" disse Demota "ma che differenza fa? Per quale ragione hai deciso di presentarti a Greentown come Aimi Komori, invece che come Karin Ooki?"
"Per due ragioni: la prima è che l'unica maniera di avere una vita normale, nascondendo quindi il mio ruolo di Messaggero del Sovrano del Fuoco, è quella di assumere un'identità che non abbia nulla a che vedere con Shadow Lady. Quindi se Shadow Lady è a Greentown, è meglio che Karin Ooki non vi compaia. La seconda è che io sono Aimi Komori. Questo è il nome che i miei genitori mi hanno dato... e l'unica cosa che mi rimane di loro. Per questo voglio usarlo."
"Ma non vuoi usarlo a Gray City."
"Qui a Gray City c'è Bright" Aimi arrossì "che conosce il fatto che io mi trasformo in Shadow Lady e che per di più mi cerca."
"Povera Aimi" pensò Demota "ne è innamorata e deve nascondersi da lui per non correre il rischio che egli scopra i poteri donatile da noi demoni. La nostra legge è chiara: chi rivela i poteri dei demoni ad un umano deve essere eliminato e la memoria di chi ci ha conosciuto deve essere cancellata."

La banchina della stazione era ancora quasi vuota. Aimi e Demota si accomodarono su due posti di un'ampia panchina.
"Hai visto che siamo arrivati in anticipo?" domandò Demota.
Aimi aveva l'aria assente.
"Cos'hai, Aimi?" chiese Demota.
"Ricordavo l'ultimo treno che abbiamo preso, sei settimane fa, assieme a Bean. Nel viaggio per il mondo dei Demoni."

In quel medesimo punto della stazione, accanto ad Aimi e a Demota un essere con un lungo soprabito nero ed un alto cilindro che non nascondeva due orecchie aguzze aveva indicato un binario.
"Partiremo da lì." aveva detto.
"Un treno?" aveva chiesto Aimi "quello va a Deepblue Port. Proseguiamo con una nave, Bean?"
"Le cose non sono sempre quelle che sembrano" aveva commentato Bean.
Nel treno Demota si era addormentato in un posto accanto al finestrino. Aimi si era seduta accanto a lui e Bean le era di fronte.
"Perchè ci porti nel mondo dei Demoni?" aveva chiesto Aimi "io ho mantenuto la mia promessa. Devi lasciarci liberi."
"Io avevo promesso" aveva replicato Bean "di non uccidere Demo, o Demota come lo chiami tu. Ma non avevamo mai stabilito a quali condizioni sarebbe potuto restare in questo mondo. Personalmente ritenevo che in caso di successo gli sarebbe comunque stato ordinato di tornare nel suo mondo."
"Cosa?!" aveva esclamato Aimi.
"Non immaginare qualcosa di simile ad una prigione. Sarebbe comunque stato libero... e le imprese di Shadow Lady hanno incuriosito molte avvenenti demonesse sull'ombretto da lui creato. Avrebbe avuto parecchia compagnia."
"Quindi le cose stanno così."
"Già. E poi il Consiglio dei Quattro vuole verificare che tu abbia svolto effettivamente il compito affidadoti."
Il treno aveva improvvisamente rallentato, camminando quasi a passo d'uomo. "Guarda adesso" l'aveva esortata Bean "vedi quel cartello?" "Deepblue Port" aveva letto Aimi "dodici miglia."
Le lettere improvvisamente erano sembrate fuori fuoco. Aimi aveva sbattuto le palpebre.
"Qui inizia il Paese dei Demoni." aveva letto.
Aveva guardato con attenzione gli unici due passeggeri, che le erano sembrati umani fino a pochi istanti prima. Uno si era tolto il cappello, rivelando due piccole corna affusolate. Accanto al sedile del secondo aveva notato una nera coda pelosa.
"Presto saremo arrivati." aveva annuciato Bean.

"Siamo arrivati, Aimi."
La voce di Demota giunse alla mente ancora assonnata di Aimi. La ragazza sollevò lentamente la testa dallo schienale del sedile e scorse la stazione ove finivano i binari. Si specchio al finestrino cercando di sistemarsi i capelli.
L'acconciatura di Aimi, nonostante il viaggio, era ritornata pressocchè intatta mentre trascinava il suo borsone dal binario del treno verso la città.
"Ora dobbiamo cercare l'albergo" disse Aimi "dovrebbe essere qui vicino."
"Vado a comperare un giornale, così chiedo informazioni." propose Demota. Fu di ritorno dopo pochi minuti, con il giornale aperto alle pagine della cronaca cittadina.
"Pare che Bean avesse ragione" commentò "è successo ancora."
"Una giovane modella sfigurata. Il secondo caso in due notti. Si teme un maniaco." diceva l'articolo.
"Opera di un altro oggetto creato dai demoni, dici?" chiese Aimi.
"Così pensa Bean. Ma dovremo saperne di più."
Demota stava ripiegando lentamente il giornale quando Aimi glielo tolse dalle mani con decisione. Il bambino la guardò perplesso leggere attentamente i titoli in prima pagina.
Senza una parola gli porse il giornale.
"La Protettrice di Greentown appare ancora" dicevano i titoli "Spark Girl fa arrestare due gruppi di banditi. La paladina della legge sventa in una notte sola un rapimento ed una rapina."
"...non avevo fatto caso al nome." commentò Demota.
"Spark Girl" sussurrò Aimi "ci incontriamo ancora."

L'asilo aveva un piccolo cortile in cui i bambini potevano trovare alcuni semplici giochi. Un ragazzo di venti anni si avvicinò all'ingresso. Aveva capelli castani corti, occhi scuri, un piccolo neo alla destra della bocca. Decisamente alto, sembrava più magro di quanto non fosse in realtà.
"Devo riuscirci. Oggi ci riuscirò." pensò.
Una ragazza di un paio di anni più grande di lui lo scorse e gli sorrise. "Buongiorno, Sado. Ti chiamo subito Lime."
Lime arrivò dopo un paio di minuti e strinse cordialmente la mano al ragazzo.
"Buongiorno Shinichi" lo salutò "come mai da queste parti? Spero non per lavoro."
"No" disse Shinichi "passavo di qui per una commissione..."
"Sono venuto apposta per vedere te." avrebbe voluto dire.
"...e mi sono detto che ti avrebbe fatto piacere un breve saluto, so quanto ti impegnano i bambini."
"Oh, loro sono meravigliosi. Un giorno ti racconterò come facevo divertire i bambini del mio paese."
"Il giorno" pensò Lime "che riuscirò a parlarne senza pronunciare tremando il nome di Bright."
"A vederti si direbbe che tu sia nata proprio per questo lavoro."
"Penso che sia una delle cose che faccio meglio." disse Lime con un sorriso candido.
"E che altre cose sai fare?" chiese distrattamente Shinichi. Un secondo dopo era rosso come il fuoco.
"Che frase idiota ho detto" pensò Lime "come se potessi dirgli che io sono Spark Girl."
"Che frase idiota ho detto" pensò Shinichi "starà pensando che sono un maniaco."
Trascorsero lunghi istanti in silenzio, poi Lime disse: "Devo tornare al lavoro. Ci vediamo sulla metropolitana, stasera?"
"Penso di no" disse Shinichi "devo tornare in laboratorio, più tardi."
"Perchè? Nuove ricerche sugli inchiostri dei falsari?"
"No... è per la ragazza di ieri notte: la seconda vittima di un misterioso aggressore."
"Perchè pensi che sia lo stesso?"
"Le ragazze hanno detto entrambe che portava la maschera di un vecchio e, soprattutto avevano il viso sfigurato nello stesso modo."
"Un acido?"
"Dagli effetti potrebbe sembrarlo, ma le analisi non registrano alterazioni dell'acidità della pelle, e le piaghe sembrerebbero comparse in maniera simultanea e con una precisione che uno spruzzo difficilmente avrebbe."
"Sembra più interessante la storia dei falsari..." cominciò Lime.
"Io invece sono più preoccupato per l'aggressore... colpisce persone che non riescono in alcun modo a difendersi. Ma ti sto trattenendo troppo."
"Oh, sì" disse Lime "ciao Shinichi."
Si allontanò. Shinichi si voltò e strinse in una mano due biglietti per un concerto.
"Beh" pensò "ho ancora due giorni per riuscire a chiederle di vedere lo spettacolo insieme a me."

L'albergo aveva una sala d'aspetto ampia e decorata da elaborati tappeti, numerosi quadri ed alcune sculture. Aimi, davanti al banco della reception, si guardò intorno, stupita e compiaciuta al tempo stesso.
"Non mi sento molto a mio agio qui." pensò.
L'uomo che era dall'altra parte del banco sorrise affabilmente.
"Signorina Komori, la sua chiave."
Aimi prese la chiave che le veniva porta ed entro nell'ascensore, che un ragazzo azionò appena udì la richiesta del piano.
"Anche il mio incontro con i quattro Sovrani, alla Torre del Consiglio, nel Paese dei Demoni, è cominciato con un viaggio in ascensore..."

"Ci sono svariate famiglie di diavoli" aveva spiegato Bean "e diavoli che appartengono a più di una famiglia. Ma le famiglie più numerose sono quattro ed i loro esponenti più influenti sono il Consiglio dei Quattro."
Si trovavano all'interno di un'alta torre di pietra che dominava su altri locali che avevano l'entrata di una caverna. Il tutto era di colore grigio. Salirono su una pietra liscia, di forma rotonda, che si sollevò e comiciò a salire lentamente lungo un cunicolo verticale al centro della torre.
"I membri del Consiglio sono i Sovrani dell'Oscurità, dei Ghiacci, del Fuoco e del Disfacimento. Hanno potere praticamente su tutti i demoni e possono intervenire sulle antiche leggi del nostro mondo."
"Tu a che famiglia appartieni, Demo?" aveva chiesto Aimi.
Un esserino dalla figura umana, con due corna e le ali da pipistrello si era avvicinato in volo alla ragazza. Solo se temeva di incontrare esseri umani, quell'essere assumeva le sembianze di Demota.
"Io e Bean siamo entrambi membri della famiglia dell'Oscurità" aveva spiegato. "Vedrai che ci sono demoni molto diversi da noi."
La pietra si era fermata dolcemente e Bean aveva mosso pochi decisi passi verso un'ampia sala ad anfiteatro, con tre file di gradinate.
Nonostante la sua capienza, la sala era apparsa deserta, ad eccezione di un largo tavolo sul fondo al cui quattro diverse creature erano sedute in attesa. Quattro diverse paia di occhi avevano accompagnato l'avvicinarsi di Aimi al cospetto di quello che evidentemente era il Consiglio dei Quattro.
Uno dei quattro, al centro del tavolo, si era alzato. Era apparso come un demone dalle piccole corna, altissimo e magro. Il suo vestito, nero come la pece, era completato da un ampio mantello del medesimo colore che aveva svolazzato in maniera teatrale.
"Umana" aveva chiesto ad Aimi "tu sei Shadow Lady?"
"Lo sono." aveva risposto Aimi.
"Ora udrai delle domande a cui dovrai rispondere con assoluta esattezza. Vogliamo essere certi di quello che è avvenuto alle pietre del diavolo."

L'appartamento era spazioso. Aimi lo guardò a lungo.
"Demota non pensavo avresti prenotato qualcosa di così lussuoso."
"Sai" disse Demota "il denaro non è un problema per noi... e poi ti lamenti sempre di avere poco spazio..."
"Io mi lamento del fatto che mi sei attorno ogni volta che mi cambio" replicò Aimi dura, ma mostrando un sorriso "è un'altra cosa. A proposito, mi faccio una doccia."
Demota sorrise "Ti fidi di me, dunque?"
"Per nulla" rispose Aimi "e non avrei voluto ricorrere a questo mezzo... ma non mi è venuto in mente altro."
Mostrò a Demota la copertina di una nota rivista che pubblicava nudi di giovani donne.
"La strapperò, se mi guardi. Invece se ti comporti bene te la regalo."
"Non puoi farmi questo" protestò Demota "sei un demonio."
"No, l'antica legge non mi consente di esserlo." disse Aimi con un sorriso.

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Capitolo 3
*** Sulle tracce dell'Untore ***


Shadow Lady e la Protettrice di Greentown
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Sulle tracce dell'Untore

Una parrucca castana ed un corpetto indossato sopra ad un vestito che terminava con una corta gonna, avevano trasformato Lime in Spark Girl. Alcuni marchingegni che lanciavano funi d'acciaio le conferivano una velocità sovrumana e la capacità di saltare da un palazzo all'altro.
"Non è possibile che in tutta la città" pensò Spark Girl "non ci sia il minimo indizio di un traffico di banconote false."
Nel mezzo di un salto su di una strada a quattro corsie, un'ombra passò accanto Spark Girl, appena più in alto di lei. Dopo essere atterrata sul palazzo, Spark Girl si volse e fissò per parecchi secondi attorno al punto da dove aveva spiccato il volo.
"Strano." disse.
Spark Girl riprese a correre "Strano che mi sia sembrato di vedere un'ombra nel cielo, così vicina" pensò "ed ancora più strano che abbia avuto la sensazione che fosse l'ombra di Shadow Lady."

Il classificatore si aprì ad un lieve tocco dell'indice di Shadow Lady. "Bene" disse la ladra "ora abbiamo tutte le informazioni che ha la polizia." Demo volava accanto a lei.
"E questo credo sia il fascicolo che ci interessa." disse la creatura dopo aver preso un incartamento.
"Possiamo andarcene, Demo" annunciò Shadow Lady "non è stato divertente, ma in fondo il lavoro non deve esserlo."
Con pochi passi felpati Shadow Lady giunse al corridoio e salì una rampa di scale. Una luce accesa in un ufficio in fondo attirò la sua attenzione.
"Qualcuno che lavora a quest'ora..." commentò "che efficienza questa polizia! Sono proprio curiosa di vedere cosa fanno."
La porta aveva una finestrella che permetteva di vedere all'interno dove quattro uomini erano seduti attorno ad un tavolo ed un quinto, in piedi, indicava qualcosa su di una lavagna.
"Signor Sado" disse la vociona di un grasso uomo "perchè lei ritiene che dovremmo mobilitare le forze di polizia contro un maniaco alla vigilia dell'operazione che stroncherà il traffico di banconote false."
Shadow Lady sorrise a Demo.
"Non trovi che somigli al Sovrano dei Ghiacci quel tale?" scherzò.

Aimi aveva terminato l'interrogatorio al cospetto del Consiglio dei Quattro raccontando di come era riuscita ad impedire la venuta del Diavolo della Distruzione.
Accanto al demone che aveva parlato per primo e che aveva continuato a parlare ponendo particolareggiate domande ad Aimi era seduto un essere dall'aspetto di un vecchio. Aveva il viso pieno di profonde rughe. Pochi ciuffi di lunghi capelli candidi sulla testa cadevano sul suo viso e sulle spalle dandogli un aspetto grottesco. Quando aveva aperto la bocca si era notato che era completamente sdentato.
"Mi pare evidente" aveva detto "che il contratto non è stato soddisfatto."
"Ma come sarebbe?" aveva protestato Aimi.
"Umana" l'aveva interrotta il demone dall'ampio mantello "non ti è consentito parlare quando non sei interpellata. Tu stessa hai rammentato che il contratto prevedeva che tu riportassi le cinque pietre del diavolo."
Aveva fatto una pausa.
"Invece hai portato un'unica pietra in cui esse si sono fuse, una pietra che potrà essere divisa nuovamente in cinque parti solo tra molti millenni."
Bean aveva anticipato la reazione di una Aimi inferocita.
"Eccellenza Oscura" aveva detto "Lei certamente riconoscerà anche che al termine di quei millenni le pietre saranno portate allo stato originale e dunque il contratto dell'umana sarà completato."
Il demone più alla destra, un demone dall'apparenza decisamente obesa, che non aveva mosso un muscolo per tutta la durata dell'interrogatorio, aveva osservato.
"Ma nel corso della sua intera vita, l'umana non potrà completare il contratto."
La sua voce era suonata alle orecchie di Aimi come il sibilare del vento. Bean non era riuscito ad anticipare nuovamente Aimi.
"Credete che non sappia che il Diavolo della Distruzione avrebbe annientato anche voi?" aveva protestato Aimi "io non ho salvato solo il mondo degli umani."
Il demone alto aveva agitato con veemenza il suo mantello, ancora una volta in modo teatrale.
"L'umana è insolente" aveva detto "sarà meglio eliminarla."
"No." aveva detto la voce dell'ultimo demone, una creatura massiccia dalla voce calda e seducente, Aimi aveva notato attorno a lui un vago chiarore. Il demone alto ed il demone dall'aria di un vecchio si erano girati verso di lui.
"L'umana può ancora portare a compimento il suo contratto." aveva detto.
Per primo, tra i membri del Consiglio, si era rivolto direttamente ad Aimi. "Tu non conosci molto dell'antica legge del nostro regno, nè dei nostri poteri. Esiste un demone che ha il potere di separare le pietre del diavolo. Egli è il potente Makuberu, il Signore del Tempo."
Aveva fatto una pausa.
"Da tempi remoti le pietre del diavolo sono affidate alla mia famiglia, la famiglia dei demoni del fuoco, secondo i dettami dell'antica legge. Io invoco l'antica legge e chiedo di inviare il mio Messaggero al Signore del Tempo perchè restituisca alle pietre il loro aspetto originario."
"Questo cosa ha a che vedere con la sorte dell'umana?" aveva chiesto il demone vestito di nero.
"Shadow Lady" aveva continuato la voce calda del demone "io ti chiedo di divenire il mio Messaggero."
"Non è possibile" aveva obiettato il demone dal volto rugoso "solo un demone appartenente alla quattro famiglie diviene un Messaggero e non è consentito accettare in adozione nelle nostre famiglie altre creature al di fuori dei demoni."
Aimi aveva cominciato a notare come l'aspetto dei demoni li qualificasse per appartenenti alla loro famiglia. Il demone alto vestito di scuro doveva essere il Sovrano dell'Oscurità, quello obeso e sempre immobile, che era anche spaventosamente pallido, il Sovrano dei Ghiacci. Il demone che aveva l'aspetto di un grottesco vecchio, aveva capito improvvisamente, era il Sovrano del Disfacimento, dal momento che il suo unico difensore si era dichiarato il Sovrano del Fuoco.
"È vero" aveva confermato quest'ultimo "per la legge un umano non può divenire membro adottivo di una famiglia demoniaca, ma la legge non prescrive obblighi di razza ai Messaggeri."
"È evidente che la carica è riservata ai demoni" aveva sussurrato, sempre immobile, il Sovrano dei Ghiacci.
"La lettera della legge dice che ai Sovrani è concessa facoltà di nominare come Messaggero qualsiasi creatura" aveva insistito il Sovrano del Fuoco "anche se nel corso dei tempi la consuetudine è stata di nominare solo dei demoni. Io chiedo a Shadow Lady di assumere l'incarico di Messaggero del Sovrano del Fuoco."

"La risposta è nelle lesioni delle vittime, signor delegato" disse Shinichi Sado interrompendo il filo dei ricordi di Shadow Lady.
"Sai che un po' hai ragione?" osservò Demo "e poi quei tipi seduti sono quattro, proprio come quella volta al Consiglio. Che facciamo?"
"Aspetta" disse Shadow Lady "ho impressione che stiano parlando del nostro caso. Quel giovane deve essere un poliziotto della sezione scientifica."
"Oltre a non conoscerne l'origine, i medici non hanno trovato una cura per quelle lesioni. Le due vittime, probabilmente, rimarranno sfigurate per molti anni."
"È orribile." commentò Shadow Lady.
"Signor commissario, ispettore Fox" proseguì Shinichi "come possiamo sostenere di proteggere la gente, se ci preoccupiamo più del denaro falso che della salute delle persone? Non dobbiamo dimenticare che questo maniaco ha colpito due notti di seguito... e che rischiamo di leggere sui giornali che proprio in questo momento una terza ragazza viene aggredita."
"Lei semplifica troppo la cosa." lo ammonì un uomo basso dall'aria autoritaria.
"Signor commissario" osservò un vecchio vestito in un bianco camice "come capo della sezione scientifica devo confermare che, tralasciamo l'enfasi del giovane Sado, il fatto merita quanto meno l'attenzione delle autorità e per questo ringrazio il delegato del Sindaco di essere intervenuto. Se veramente questa notte ci fosse un terzo caso, oltre alla situazione delle vittime, bisogna considerare che i titoli delle prime pagine dei giornali stavolta potrebbero essere per l'aggressore, invece che per Spark Girl..."
"Andiamo Demo" sussurrò Shadow Lady "ho visto abbastanza." ed i due svanirono nelle ombre della notte.

Il caffè fumante stava ormai raffreddandosi mentre Lime era intenta a seguire le parole di Shinichi. La mattina era cominciata da poche ore ed il bar in cui i due sedevano aveva ancora pochi avventori.
"Speravo che mi dicesse qualcosa sui falsari" pensò "ed invece parla ancora delle aggressioni."
"Credo comunque che non dovrò insistere sulla necessità di aumentare le pattuglie notturne" disse Shinichi "c'è un'altra voce che nessuno dal sindaco in giù potrà ignorare."
Le mostrò la copertina di un giornale locale, "La Voce di Greentown.", la prima pagina recava il titolo "La città in preda ad un incubo. Tre ragazze sfigurate. Un criminale nascosto dalla maschera di un vecchio sceglie ogni notte una nuova vittima."
"Sono certa che lo prenderete." commentò Lime.
"La cosa non è così semplice." replicò Shinichi "non abbiamo alcuna testimonianza sul suo aspetto, inoltre ieri notte qualcuno ha sottratto il fascicolo che lo riguardava da un archivio. Forse l'Untore è un membro della polizia."
"Untore?"
"Ieri notte qualcuno alla riunione ha cominciato a chiamarlo così."
"Quindi, grazie all'Untore, i falsari avranno un po' di tregua." commentò Lime.
Shinichi scattò in piedi.
"Non mi importa dei falsari." disse alzando la voce "io non sono entrato nella polizia per interesse alla ricchezza altrui. Non voglio arrestare i criminali, voglio proteggere le persone indifese di questa città. La giustizia la lascio ai vari giustizieri modello Spark Girl!"
Anche Lime si alzò e lo fissò fredda.
"Cosa hai contro Spark Girl?" chiese.
"Nulla" rispose Shinichi un po' sulla difensiva "è molto brava in quello che fa, ma credo che non abbia mai visto i visi di quelle ragazze oppure la sua sete di giustizia è più grande della sua capacità di amare."
Lime divenne rossa dall'ira.
"È facile giudicare per chi è dentro le mura di un laboratorio e non conosce la fatica di chi deve fermare il crimine, esponendosi alle armi di ladri ed assassini."
Lasciò il suo caffè, ormai gelido, sul tavolo e si avviò alla porta.

"Aimi" disse Demota "è successo ancora."
La ragazza era ancora in pigiama e sorseggiava una bevanda calda.
"Un'altra ragazza?" chiese.
Demota annuì.
"Forse abbiamo cominciato nel modo sbagliato" osservò Aimi "se la polizia della città non sorveglia le strade, dovremo essere noi a farlo. Certo che sarebbe anche utile conoscere quello che la polizia potrebbe scoprire..."
"Dovremmo trovare una spia." concluse Demota.
Aimi si illuminò.
"Ma noi abbiamo una spia!"
Una bustina di fiammiferi con il nome dell'albergo era sul medesimo tavolino a cui Aimi era appoggiata. Ne accese rapidamente uno e chiamò "Vaar."
Una scintilla si separò dalla fiammella e rapidamente si ingrandì fino a prendere la forma di un esserino dal corpo lungo quanto un dito, con orecchie a punta ed una coda più lunga del suo corpo. La sua pelle, che appariva infuocata, emetteva una tenue bagliore che lo circondava.
"Padrona Karin" disse l'essere "spero che il suo umile servo possa sempre eseguire i suoi comandi."
"Ehm" cominciò Aimi "vorrei che tu mi chiamassi Aimi, d'ora in poi, e se ti dico 'Aimi' intendo 'Aimi' e non 'Padrona Aimi'."
"Esaudirò il desiderio di Aimi." disse Vaar.
"L'incarico che ho da affidarti è quello di raccogliere informazioni sul misterioso individuo che ha aggredito tre ragazze nelle ultime tre notti. Vorrei sapere cosa sa di lui la polizia."
"La polizia non sa molto di più di quello che dicono i giornali, Padrona. L'individuo viene chiamato con il nome di 'Untore' e le vittime sembrano scelte in maniera casuale, sebbene sia convinzione comune che questo non sia possibile..." cominciò Vaar.
"Come fai a sapere di già queste cose?"
"Il buon servitore conosce quanto serve al suo padrone."
"Insomma spii anche me." concluse Aimi "spero che tu sia meno inopportuno di Demota."
"Ti difendi bene da me" osservò Demota "l'ultima volta mi hai giocato un brutto tiro con quella rivista... di cui avevi solo la copertina."
"Non mi pare di averti mai detto il contrario." disse sorridendo Aimi.
"Beh" disse Demota "comunque mentre Vaar controlla cosa scoprono i poliziotti, io penso che dovremmo guardare da vicino le vittime di questo Untore, credo che esaminandole potremo capire esattamente i poteri dell'oggetto."
"Sempre che Vaar non li conosca già..." disse Aimi spostando lo sguardo sull'altro demone.
Vaar cominciò ad emettere numerose scintille, segno che era decisamente agitato.
"Spero che ciò non la inquieti, Aimi, ma sembra che nessuno tra i demoni conosca un oggetto con un potere del genere."
"Oppure qualcuno evita di parlarne in presenza di tipi poco discreti..." ipotizzò Aimi "Vaar, vorrei che tu ci dicessi ogni novità di cui vieni a conoscenza sull'Untore o sul maleficio che possiede... e comunque vieni da noi di mattina verso quest'ora anche se non hai scoperto nulla."
"Sarà un onore ed un piacere, Aimi." disse Vaar.

L'ingresso dell'ospedale era ormai alle sue spalle. Il sole in alto segnava la metà della giornata. Lime andava verso l'asilo frastornata, ma determinata.
"La sua sete di giustizia è più grande della sua capacità di amare." si ripetè Lime "così ha detto Shinichi di Spark Girl."
"Io non credo di aver dimenticato come si fa ad amare. Soffro ancora al pensiero di Bright, porto ancora i capelli come li porta lui, ma Spark Girl sono io... e non mi ero accorta della sofferenza di queste ragazze... non ho avuto compassione di loro."
Si strofinò gli occhi.
"Dovrò ringraziare Shinichi per avermi fatto conoscere quest'orrore. Ora Spark Girl non è solo al servizio della giustizia, ma anche delle persone."
Nei suoi occhi apparve una luce di orgoglio.
"Ora Spark Girl è la peggior nemica dell'Untore."

"Lime si è veramente arrabbiata oggi." pensò Shinichi.
Si era fatta sera ed il ragazzo era uscito dalla stazione di polizia. Le luci dei lampioni illuminavano il traffico delle persone che lasciavano il lavoro. Presto ad esso si sarebbe sostituito il traffico di coloro che avevano scelto di passare una serata fuori casa.
"Domani devo riuscire a spiegarmi con lei... magari posso dirle che intendo scusarmi invitandola al concerto, così potrebbe accettare il mio invito, assieme alle mie scuse." sorrise tra sè.
"Spero di incontrarla al bar a colazione, altrimenti la vado a trovare all'asilo..."
Un nutrito gruppo di persone davanti a lui era fermo con lo sguardo rivolto verso l'alto. Shinichi notò che alcuni passanti si aggiungevano, mentre dal gruppo di tanto in tanto si separava qualcuno che riprendeva la sua strada. Una macchina della polizia si fermò a controllare che non ci fossero problemi. Un uomo del gruppo indicò con un braccio qualcosa sopra la strada.
Shinichi guardò in alto. Uno striscione era appeso tra due lampioni. "Le ragazze di Greentown sono sotto la protezione di Spark Girl. Sei avvisato, Untore." diceva.

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Capitolo 4
*** Fruttuose indagini ***


Shadow Lady e la Protettrice di Greentown
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Fruttuose indagini

Shadow Lady entrò silenziosamente nella camera.
"Vaar mi ha detto che le ragazze sono state ricoverate assieme per evitare possibili contagi" pensò "e la stanza dovrebbe essere questa."
Un'ampia stanza con sei letti, l'inconfondibile stanza di un ospedale, ospitava alcune pazienti, quattro giovani donne. Nonostante fosse notte fonda, non tutte erano addormentate. Da un letto accanto alla porta veniva uno straziante singhiozzare.

Aimi aveva sentito un disperato singhiozzare prima ancora di varcare la soglia della porta.
Il Sovrano del Fuoco e Bean la stavano conducendo attraverso il sotterraneo della Torre del Consiglio. Anche Demo svolazzava assieme a loro.
"Vostra Maestà" aveva detto Bean "ha insistito per lasciare il Consiglio dei Quattro assieme a Shadow Lady per spiegarle i doveri di un Messaggero, ma non capisco perchè scendere nelle segrete."
"Un Messaggero" aveva spiegato il Sovrano del Fuoco "ha il diritto che alcuni demoni siano assegnati come suoi sottoposti al momento della sua investitura. Siamo qui per questo."
"Credo di capire..."
Un esserino lungo un dito, dal corpo luminoso, si era materializzato in aria ad un tratto.
"Vaar" aveva ordinato il Sovrano "apri."
Il gruppo aveva varcato una soglia. All'interno dell'ampia stanza, dentro gabbie di vetro che sembravano contenerli a stento, gli occhi di Aimi avevano visto agitarsi cinque figure, luminose ed indistinte. Una di essa aveva continuato a gemere.
"Vaar" aveva detto il Sovrano "questa umana è Shadow Lady. Il mio volere è che ella diventi il mio Messaggero e si rechi dal potente Makuberu."
Vaar, rimanendo sospeso in aria, si era inginocchiato.
"Se la mia volontà sarà esaudita" aveva continuato il Sovrano "assegnerò ad essa i demoni che tu custodisci come servitori. Anche tu, Vaar, servirai il mio Messaggero."
"Servire il Messaggero del mio Sovrano" aveva detto Vaar "è un onore maggiore di qualsiasi onore abbia ambito."
"L'ordine che Shadow Lady vi darà sarà di rimanere al servizio del poliziotto che è con noi, il demone Bean. Questo perchè il mio Messaggero possa giungere tramite voi a chiedere l'aiuto della polizia e perchè la polizia lo possa mettere in guardia dai suoi nemici."
Vaar annuì.
"Se anche i miei compiti mi apparissero frivoli o sgradevoli, li eseguirò con gioia per soddisfare il mio Padrone."
"Shadow Lady" aveva detto il Sovrano rivolto ad Aimi "se accetti di prendere questi demoni al tuo servizio, come seguito di Messaggero, e vuoi ordinare loro quello che ho suggerito ripeti 'Mi compiaccio'." Aimi si era sentita confusa.
"Vorrei capire meglio che cosa sta succedendo qui. Bean mi sembra piuttosto contrariato."
"Aimi" le aveva sussurrato Demo "puoi ancora rifiutare di divenire il Messaggero, credo però che il Sovrano del Fuoco voglia mostrarti che se tu accetterai libererai questi demoni dalle segrete. La loro condanna è alla prigionia eterna."
Aimi aveva sentito un brivido ed aveva guardato la gabbia da cui provenivano i singhiozzi.
"Mi sta mettendo alla prova? È un gesto di generosità che si aspetta?" si era chiesta.
"Mi compiaccio." aveva detto.

Shadow Lady si avvicinò alla ragazza che singhiozzava. Il suo viso non era stato ancora bendato. Alcune garze le coprivano le guance e la fronte, ma erano anche visibili in parte i segni che le deturpavano il viso.
"Deve esser un'altra vittima dell'Untore... sono già quattro" pensò Shadow Lady "userò con lei il fazzoletto magico che mi ha dato Demo."
Il gioiello sul bracciale che portava al polso sinistro si illuminò e dal nulla comparve un fazzoletto. Era un fazzoletto bianco come la neve, che emanava una luce azzurrognola. La ragazza si voltò.
"Chi sei?" chiese tra un singhiozzo e l'altro.
"Una che vuole fermare l'uomo che ti ha aggredito." rispose Shadow Lady.
"Non era un uomo" disse la ragazza "ma un mostro. Era altissimo... e muscoloso. Perchè mi ha fatto questo? Potevo dargli tutti i soldi che voleva." e cominciò a piangere.
Shadow Lady restò immobile in attesa. Un'altra ragazza accese la luce sul suo letto. "Che c'è?" chiese insonnolita.
"Vuoi aiutarmi a fermarlo?" chiese Shadow Lady alla ragazza con le garze sul viso. Si sedette lentamente sul letto accanto a lei.
La ragazza trattenne i singhiozzi "E che posso fare?"
"Resta solo ferma un secondo."
Shadow Lady le passò un lembo del fazzoletto sul viso, accanto alle garze e sopra le piaghe. Il lembo divenne rosso.
"Il fazzoletto ha assorbito il maleficio. Ora Demo potrà capire di cosa si tratta." pensò.
Si alzò.
"Grazie." disse.
"Ma chi c'è?" disse la voce di una terza ragazza.
Ma Shadow Lady era già sparita nella notte.

Al telegiornale una voce femminile leggeva. Sul televisore, in basso a destra appariva l'indicazione digitale dell'ora: le sei del mattino.
"In merito allo striscione apparso su una strada della nostra città, che si direbbe la sfida di Spark Girl ad un personaggio chiamato 'Untore', la polizia ha dichiarato che questo nome potrebbe essere riferito al maniaco che ha già aggredito e sfigurato quattro ragazze nelle ultime notti."
La cronista riprese fiato.
"Proprio la prossima notte la polizia attiverà un programma di protezione accuratamente studiato in questi giorni, per il quale sono stati mobilitati..."
Davanti alla televisione un uomo sedeva nell'ombra.
"Spark Girl" disse la sua voce "sarà divertente una sfida contro di te."
La sua mano trovò sul tavolino accanto una maschera che aveva le fattezze di un vecchio rugoso e cominciò ad accarezzarla dolcemente.

"Demota ci sei?" chiese Aimi. Era in pigiama e con una mano cercava di spostare un ciuffo che le finiva davanti agli occhi.
Nel soggiorno dell'appartamento trovò Vaar.
"Mia Signora, buongiorno." le disse il demone.
"Buongiorno a te, Vaar" disse Aimi "ci sono novità?"
"Nulla che non dicano anche i giornali, purtroppo. Comunque qualcosa di interessante c'è."
"Davvero? Demota dov'è?"
"Prega con rispetto la mia Signora di non disturbarlo. Sta eseguendo ancora indagini approfondite sul maleficio che ella sta affrontando."
Aimi annuì.
"Ed i giornali cosa dicono?"
"Una umana di nome Spark Girl ha sfidato l'Untore."
"Cosa?!" esclamò Aimi "quella ragazza dovrebbe fare più attenzione a chi sfida."
"È un desiderio di Aimi avvisarla del pericolo?" chiese Vaar.
"Forse lo farò" rispose Aimi.

"Sono contenta di averti trovato qui al bar." disse Lime.
A Shinichi cominciò a battere forte il cuore.
"Voleva vedere me?" si chiese.
"Devo chiederti scusa." continuò Lime.
"Di cosa?"
"Ieri ti ho aggredito quando hai nominato Spark Girl" spiegò "invece avevi ragione tu. Hai visto? Ha sfidato l'Untore."
Shinichi sorrise "Già..." ammise.
"Anche io in fondo" disse Shinichi "penso di avere esagerato. Vorrei scusarmi in qualche modo..."
"Credimi" protestò Lime "avevi tutte le ragioni. Ti ho rinfacciato di fare un lavoro che non ti mette direttamente a confronto con i criminali e poi ho scoperto che ti fa vedere le cose da una prospettiva diversa, ma assolutamente necessaria."
"Grazie" Shinichi era arrossito "comunque non volevo essere così brusco con te e mi sento in dovere di scusarmi."
"Offrimi la colazione e non ne parliamo più." propose Lime.
"Bene" disse Shinichi.
"Cavoli" pensò "volevo scusarmi in tutt'altro modo..."
Arrivarono al tavolo due caffè fumanti. Lime stava per bere un sorso al suo quando Shinichi parlò.
"C'è un'altra cosa che mi ha fatto pensare. Stamane presto ho chiamato l'ospedale per parlare con i medici delle ragazze aggredite. Una strana ragazza si è introdotta nella stanza. Il dottore mi ha fatto una descrizione piuttosto accurata... anche perchè era vestita in modo decisamente insolito. Riesci ad immaginare una ragazza bionda con un vestito nero corto ed attillato e con due ali da pipistrello?"
"Shadow Lady." pensò Lime.
"Scusa" disse "mi sono ricordata di una cosa importante. Ci vediamo."
Si alzò ed in pochi secondi fu fuori.
Shinichi guardò a lungo verso la porta da dove era uscita.
"Non sono riuscito ad invitarla al concerto" riflettè. Guardò sul tavolo il caffè di Lime ancora fumante "e nemmeno ad offrirle la colazione."

"Credi che la maschera dell'Untore sia in grado di lanciare un maleficio originato dalla forza della caparbietà umana?" chiese Aimi.
"Già" rispose Demota "ho controllato più volte. Le Pietre del Diavolo catalizzavano l'energia dell'egoismo, della caparbietà, della cattiveria degli esseri umani per convogliarla verso il diavolo custodito in esse. La maschera dell'Untore le trattiene in sè per liberarle quando viene lanciata la maledizione."
Aimi si alzò. Mosse alcuni passi nell'appartamento suo e di Demota tenendo le mani dietro la schiena. Vaar era sospeso in aria poco sopra il demone dall'aspetto di bambino.
Aimi si voltò.
"Hai scoperto altro?"
"Credo che la mascheri funzioni assorbendo, diciamo durante la giornata, la caparbietà del suo proprietario e la liberi quando lui la indossa. Ciò dà all'Untore una forza ed una agilità sovrumane. Il maleficio che ha segnato il volto delle ragazze non è altro che una metamorfosi originata dalla volontà del possessore della maschera."
"Ed è possibile spezzare il maleficio che trasforma in realtà il desiderio dell'Untore di sfigurare il volto delle sue vittime?"
"In teoria sì." rispose Demota "il maleficio svanirebbe con il passare degli anni, ma è possibile accelerare la guarigione delle ragazze permettendo all'energia di sfogarsi all'esterno."
"In che senso?"
"Le ragazze dovrebbero mostrarsi in presenza di umani che provino sentimenti opposti al rancore ed all'avversione nei loro confronti. La caparbietà trattenuta dalle loro piaghe si disperderebbe così all'esterno."
"Soltanto questo?"
"Sì, ma pensa agli effetti del maleficio. Ciascuna delle ragazze dovrebbe stare un paio di mesi in presenza di un ammiratore o anche pochi minuti accanto ad una persona sinceramente interessata a lei... ma troveresti un ammiratore per una ragazza divenuta all'improvviso orribile?"
"Capisco" disse Aimi con un sospiro "c'è dell'altro?"
"Qualcosa di buono" replicò Demota "la maschera dell'Untore non può accumulare molta energia. Se c'è una sola vittima a notte, è perchè dopo essere stata usata, la maschera rimane temporaneamente priva di poteri... e con essa l'Untore."
"Posso schivare il maleficio?" chiese Aimi.
"È sufficiente evitare che l'Untore ti guardi in volto."
"Beh" concluse Aimi "direi che ti sei fatto onore come al solito, Demota. Il nostro prossimo passo sarà dedicarci al pranzo, sono proprio affamata."
In quel momento qualcuno bussò.
"C'è nessuno? La signorina Aimi Komori?" disse una voce.
"La sua voce!" pensò Aimi.

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Capitolo 5
*** Identità svelate ***


Shadow Lady e la Protettrice di Greentown
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Identità svelate

"È Bright" disse Aimi con un sussurro "mi ha trovata."
"Andiamocene via." propose Demota.
"Non servirebbe" osservò Aimi "sa che qui c'è qualcuno che ha il mio nome. Il portiere gli avrà detto che siamo qui. Se non ci trova avrà la conferma di avermi individuato."
"D'altra parte non possiamo nemmeno farci trovare. Che facciamo?"
"Vorrei proprio saperlo." replicò Aimi.
"Se Aimi lo comanda" intervenne Vaar "credo di conoscere il modo per convincere l'umano che in questa stanza abita un'altra Aimi Komori."
"Puoi farlo davvero?" chiese Aimi.
"Non c'è tempo di spiegarlo alla mia Padrona, ma ella conosce che il suo umile servo non opera che per esaudire i suoi comandi. Aimi può nascondersi nel bagno."
Demota guardò verso Aimi che annuì.
Si udì bussare alla porta per la seconda volta.

Bright bussò per la terza volta alla porta dell'appartamento.
"Nessuno apre. Se il portiere non si è sbagliato vuol dire che finalmente l'ho trovata." pensò.
In quel momento udì un rumore di passi affrettati. La porta fu aperta ed un volto di ragazza si affacciò.
"Aimi?" pensò Bright.
Ma la ragazza bionda che aveva di fronte aveva appena una leggera somiglianza con la Aimi Komori che Bright cercava. I suoi occhi avevano un taglio più stretto ed il suo volto era più squadrato.
"Desidera, prego?" chiese la ragazza.
"La disturbo?" domandò Bright "Sto cercando una persona, c'è qualcuno con lei?" le mostro la tessera di poliziotto.
"Non credo che controllerà se c'è effettivamente un'indagine ufficiale o noterà che sono un agente di Gray City." riflettè Bright.
"Se vuole accomodarsi, agente..." lo invitò la ragazza "purtroppo è arrivato mentre ero sotto la doccia."
Aprì la porta completamente. L'accappatoio che la ragazza aveva indosso sottolineava un fisico meno formoso di quello che Aimi mostrava nelle vesti di Shadow Lady, ma altrettanto gradevole.
Un leggero rossore apparve sul volto di Bright.
La ragazza si voltò e si allontanò dimenando i fianchi.
"Ma che cosa sta facendo quella?!" pensò Aimi affacciata alla porta del bagno che aveva lasciato socchiusa.
"Vorrei offrirle qualcosa, agente, ma immagino che lei sia in servizio." disse la ragazza. Si sedette sul divano del soggiorno ed accavallò le gambe. La gamba più in alto rimase nuda fino al ginocchio.
"Si accomodi." lo invitò.
"Grazie" disse Bright chiudendo la porta "è lei Aimi Komori."
"Si, sono io."
"Ed è sola?"
"No, c'è mio fratello minore con me... è di là che dorme." indicò la stanza da letto che si trovava in direzione opposta al bagno.
La porta della stanza era aperta e Bright potè vedere che qualcosa sotto le lenzuola stava respirando lentamente.
"Lei è arrivata in città da due giorni, giusto? Vorrei conoscere i motivi del suo viaggio."
"Vuole sedersi?" chiese la ragazza.
"La ringrazio non sarà necessario."
"Io e mio fratello abbiamo due madri diverse. Nostro padre ha divorziato da entrambe. L'ho accompagnato a trovare sua madre."
"E non resta a dormire da lei?"
"La sua casa è molto piccola ed il suo secondo marito una persona poco accomodante... preferiamo così. Perchè le interessa agente?"
Bright si trovò fissato da due occhi penetranti che sembravano ignorare tutto il resto dell'Universo. Uno sguardo che era allo stesso tempo innocentemente incuriosito e dolcemente sensuale.
"Un..." Bright deglutì "un semplice controllo. Ci preoccupiamo della sicurezza dei cittadini."
"Siete molto... molto gentili." disse la ragazza con un sorriso franco e disarmante "Mi fa piacere sapere che lei mi protegge."
"Questo è troppo!" esclamò Aimi ricordandosi a malapena di sussurrare.
"Aimi? Che hai?" le chiese Demota, accanto a lei.
Bright distolse lo sguardo dalla ragazza, sentendosi arrossire. La presunta Aimi Komori abbassò lo sguardo sistemando i lembi del suo accappatoio e concedendosi un sorriso malizioso.
"Non vuole restare ancora, agente?" chiese "Io devo finire di asciugarmi, poi posso tornare da lei."
Bright tornò a guardare la ragazza.
"La ringrazio, penso di averla incomodata abbastanza." disse Bright. Si avvicinò alla porta. Appena toccò la maniglia la ragazza riprese.
"Nessun incomodo, l'assicuro. Conto di rivederla."
Bright fece un rapido cenno di saluto alla ragazza aprendo la porta. "Arrivederci." disse.

Quando i passi di Bright nel corridoio divennero quasi inudibili, Vaar si sollevò dal letto scostando le coperte che lo coprivano e raggiunse la ragazza nel soggiorno.
Al vedere Vaar, la presunta Aimi fu avvolta da una tenue luce che divenne nel giro di pochi istanti un tappeto di fiammelle che sparirono rivelando una creatura che aveva la figura di una giovane donna. Non indossava abiti, ma il suo corpo era coperto di fiammelle rosa che non emettevano calore e che la coprivano come una pelliccia. Quell'insolita veste le lasciava nude le mani, le gambe da metà caviglia, il collo e la testa. Il suo viso, se non fosse stato per un paio di lunghe orecchie, sarebbe potuto appartenere ad una graziosa ragazza umana.
Aimi spalancò con forza la porta del bagno diretta verso la creatura che era rimasta seduta sul divano. In pochi rapidi passi se fu di fronte e sollevò una mano nell'intenzione di colpirla con uno schiaffo.
"Aimi" chiamò Demota dietro di lei.
La creatura si coprì la testa con le mani gemendo.
Il cuore di Aimi sussultò "Il gemito della creatura rinchiusa nelle segrete della Torre del Consiglio." riconobbe.
La sua mano restò sollevata.
La creatura scivolò dal divano e si accucciò ai piedi di Aimi.
"Perdona l'ingratitudine della tua serva, Padrona. Perdonale di avere dimenticato che ti deve la fine della sua prigionia e puniscila quanto ritieni giusto."
Aimi restò immobile. "Io..." cominciò interrompendosi senza sapere come continuare. Spostò lo sguardo su Vaar.
"Aimi lasci che sia io il bersaglio della sua collera. Io ho evocato Setna perchè il suo potere di mutare la sua forma ingannasse il poliziotto di nome Bright."
"Ecco io..." ricominciò Aimi interrompendosi di nuovo. Si voltò completamente cercando con gli occhi Demota.
"Non è facile per chi non ti conosce capire i tuoi sentimenti, Aimi." le disse Demota "Specie nei confronti di Bright. Però devi riconoscere che Vaar ha fatto quello che tu hai ordinato."
Aimi inspirò profondamente e si volse di nuovo verso Vaar.
"Vaar, la tua Padrona è un'umana. Come umana, desidera più di ogni altra cosa" arrossì "la compagnia dell'umano Bright Honda. Come Messaggero del Sovrano del Fuoco non desidera che egli sia a conoscenza del suo operato. Hai servito bene il Messaggero del Sovrano del Fuoco, anche se il tuo successo ha rattristato un'umana..." guardò Setna "che non vorrebbe che creature simili ad altre donne possano essere così vicine a Bright."
"Il suo servo ha capito, Aimi." disse Vaar "Egli, se possibile, obbedirà agli ordini del Messaggero del Sovrano del Fuoco ed ai desideri dell'umana Aimi Komori."
La mano di Aimi si abbassò ad accarezzare i lunghi capelli di Setna.
"Non ho rancore verso di te, Setna."
La demone sollevò il viso verso Aimi e sorrise.

Lime bevve un sorso dalla tazzina. Era seduta al tavolo di un caffè con Bright, esattamente come il giorno del loro addio, sei settimane prima.
"Non posso nasconderti di essere contenta di rivederti, Bribrì" disse "anche se ho lasciato Gray City proprio per non incontrarti più. Sei arrivato presto."
"Sono qui da ora di pranzo. Quando mi hai telefonato per dirmi che Shadow Lady si trova qui a Greentown ho chiesto un controllo alla polizia locale" sollevò la sua tazzina "una ragazza si era registrata l'altro ieri in un albergo con il nome di Aimi Komori. Così ho preso un aereo e sono andato subito lì."
Lime sussultò "L'hai trovata?"
Bright scosse la testa, sorseggiò il caffè e riprese.
"Sembra che si sia trattato solo di un'incredibile coincidenza, ma d'altra parte sarebbe stato anche strano trovare Aimi sotto il suo vero nome."
"Perchè pensi che sia venuta qui?"
"Questo lo chiedo io a te. Cosa c'era di particolare nell'ospedale dove dici che è stata vista."
Lime si accigliò.
"Mi hanno detto che a descriverla è stato un medico che curava una ragazza aggredita ieri notte."
"Aggredita da chi?" chiese Bright.
"Un personaggio misterioso che la polizia chiama 'Untore'."
"Capisco..." disse Bright "Questo Untore?" da una tasca del suo ampio soprabito uscì un quotidiano della mattina.
"La sfida di Spark Girl all'Untore. 'Difenderò le ragazze.' La Protettrice di Greentown annuncia la sua nuova impresa." dicevano i titoli.
"Proprio quello." confermò Lime con un fil di voce.
"È questo che sei venuta a fare a Greentown?" domando Bright.
"Ti avevo detto che avrei cercato come rendermi utile."
"È realmente questa la vita che vuoi fare? O stai lanciando una nuova sfida a Shadow Lady?"
"Senti Bribrì" disse Lime alzando il tono della voce "non sono stata io a chiedere a Shadow Lady, cioè ad Aimi a sentire quello che dici tu, di venire qui. Né ho chiamato te se non per aiutarti a cercarla. Se la pensi diversamente non abbiamo altro da dirci."
"D'accordo, Lime" disse dopo qualche istante Bright. Continuò lentamente "cerca comunque di stare attenta. Shadow Lady è qui per l'Untore, l'avrai capito anche tu... non è il caso di sottovalutare un avversario di Shadow Lady."
"l'Untore è a Greentown. Quindi è un avversario di Spark Girl, prima di tutto."
Bright sospirò.
"Cerca comunque di evitare che tu e Shadow Lady vi ostacoliate a vicenda."
"Certo" disse Lime. Poi con un sorriso ironico aggiunse "finchè mi sarà possibile."

"Uno scherzo di pessimo gusto o una risposta a Spark Girl?" diceva il titolo di un giornale del pomeriggio.
"L'Untore raccoglie la sfida" continuava "Spark Girl invitata a cercarlo nei luoghi delle aggressioni."
Shinichi piegò il giornale e si rivolse al capo della scientifica, l'ufficio era ancora illuminato dal sole che era ormai di color rosso fuoco.
"Rafforzeranno la sorveglianza nei luoghi delle aggressioni, immagino." L'uomo scosse la testa.
"L'ispettore Fox è di avviso diverso. Sapendo che quei luoghi saranno sorvegliati da Spark Girl, preferisce disporre più uomini in altre zone della città."
"Sempre che Spark Girl creda all'avviso mandato ai giornali."
"È nel pieno stile di criminali esibizionisti troppo fiduciosi nelle loro capacità l'uso di preavvisi. Spark Girl lo sa benissimo."
"Allora speriamo che l'Untore abbia sottovalutato Spark Girl."

Tutto era oscuro. Le nubi rendevano ancora meno luminoso il nero cielo della notte. Spark Girl raggiunse il Parco dell'Aurora, uno dei luoghi ove l'Untore aveva lanciato i suoi malefici, con un salto prodigioso. La caduta fu rallentata da un freno che agì su uno dei cavi d'acciaio con i quali si spostava a velocità sorprendente.
Si rese conto di essere osservata nello stesso istante in cui udì la voce.
"Salve." disse.
Spark Girl si voltò verso quella voce, anche se non aveva alcun dubbio sull'identità di cui aveva parlato. Ciò che vide, l'acconciatura a punte ed il succinto abito di Shadow Lady, era esattamente quanto si aspettava di vedere.
"Non sono qui per te." disse Spark Girl.
"È proprio questo il problema" spiegò Shadow Lady "l'Untore è un mio avversario. Ho fatto un noioso viaggio per arrivare fin qui, solo per rubare la sua maschera."
"Un altro dei tuoi furti." commentò Lime.
"Già. Sappi che non mi riterrò soddisfatta finchè non porterò via la maschera dell'Untore."
"Alle ragazze sfigurate immagino che tu non stia pensando."
Lo sguardo di Shadow Lady si indurì.
"Mi dispiace per loro" disse severa "ma se porterò via la maschera all'Untore non ci saranno altre vittime."
"È quella maschera che contiene l'acido che sfigura i loro volti? E tu come lo sai?"
Shadow Lady rise. Una risatina divertita che le fece mutare per un istante l'espressione.
"Voglio avvertirti, Girl" riprese a guardare l'altra con severità "non pensare che l'Untore sia un criminale come gli altri. Non pensare di affrontarlo come un uomo normale. Io ti ho avvertito."
Si voltò per andarsene.
"Perchè mi dici questo, Aimi?" le chiese Spark Girl.
Shadow Lady stava già per darsi lo slancio e sparire nella notte con un salto. Si fermò e tornò a voltarsi verso Spark Girl. Il suo sguardo rivelava la confusione del suo animo.
"Chi ti ha detto quel nome?" chiese.
"Allora è vero. Tu sei Aimi." disse Spark Girl "Bright aveva ragione."
Tese un braccio verso un palo e utilizzò uno dei suoi cavi per saltare altrove.

"È andato tutto alla rovescia" pensò Shadow Lady "volevo distrarre Spark Girl, farmi rincorrere ed arrivare per prima dall'Untore. Non la posso raggiungere: conosco appena questa città."
Corse nella medesima direzione nella quale Spark Girl era svanita, saltò su un tetto e cominciò una veloce corsa da un palazzo all'altro.
"Ha detto: 'Bright aveva ragione.'" ricordò "Cosa voleva dire Spark Girl? Che legame c'è tra lei e Bright? Oggi viene da me in albergo e stasera sento Spark Girl nominarlo. Come ha fatto Bright a trovarmi Cosa nascondono in realtà i trucchi di Spark Girl?"

"Bribrì riuniva i bambini del nostro paese quando non era in servizio" le aveva confidato Lime "e li faceva divertire con le invenzioni che costruivamo insieme."

Shadow Lady si fermò improvvisamente. Demo svolazzò rapidamente al suo fianco.
"Tutto a posto, Aimi?"
"Lime!" esclamò Shadow Lady "è in pericolo!" riprese a correre da un tetto all'altro con velocità ancora maggiore. Demo, volando, restava pochi metri dietro di lei.

L'essere era alto almeno due metri, chiaramente illuminato dalla luce di un lampione, alla quale si intravedeva anche un fumo rossastro che circondava i suoi piedi e si stendeva nel raggio di un metro e mezzo da lui.
"L'incrocio tra la Decima Orientale e la strada Centrale." pensò Spark Girl "eccolo qui. Non può che essere lui."
La creatura aveva folti e lunghissimi capelli bianchi che in quel momento nascondevano quasi del tutto il viso, rivolto verso il muro di un palazzo. Spark Girl atterrò pochi passi distante da lui.
"Untore, arrenditi." gli intimò.
La creatura, senza voltarsi allargò le gambe e tese le braccia contro il muro. Spark Girl attivò il suo electric rod prima di avvicinarsi con circospezione e studiata lentezza.
"È finita. Non sfregerai altre ragazze." dichiarò.
L'Untore ridacchiò. "Io non ho sfregiato nessuno" disse "quelle ragazze erano tutte orribili, solo che la loro bruttezza era nascosta nel loro animo ed io non ho fatto che mostrarla sul loro viso."
Spark Girl era ormai a due passi dalla creatura.
"Cerchi di farmi credere di non averle colpite con un acido?"
"Saprai molto presto come ho fatto."
Si voltò di scatto e si lanciò su Spark Girl. La ragazza fu più veloce. L'electric rod centrò l'Untore alla base del collo, sulla sinistra.
L'essere gridò di dolore, ma continuò ad avanzare. Il suo viso, coperto da una maschera priva di espressione incombeva ormai su Spark Girl. Le sue mani l'afferrarono per le spalle.
Spark Girl sollevò il braccio con l'electric rod per colpire l'Untore nuovamente con più forza. Invece la creatura serrò le sue potenti mani sulla ragazza. Un urlo di dolore uscì, questa volta, dalla gola di Spark Girl.
Spark Girl era ormai appena conscia della maschera rugosa che incombeva su di lei e di un vago vapore rossastro che le era giunto negli occhi.
Cadde a terra quando improvvisamente l'Untore allentò la presa. Poi udì i veloci passi della creatura lungo la Decima Orientale. Un paio di braccia le vennero in soccorso sostenendola mentre tentava di rialzarsi.
Shadow Lady la stava abbracciando. Piangeva.
"Lime!" chiamò "Lime, scusami, non ho fatto in tempo."
Poi Spark Girl perse i sensi.

"Sono solo una buona a nulla." disse Lime appena incrociò lo sguardo di Bright.
Il lettino in cui giaceva era in una linda stanza del pronto soccorso dell'ospedale. Bright era in piedi accanto a lei, avvolto nel suo inseparabile soprabito.
"Stai calma, ora." disse Bright.
"È un mostro Bribrì" insistè Lime "come la creatura apparsa a Gray City. Non ha una forza umana. Non usa armi create dagli uomini. Tu e Shadow Lady avevate ragione. Non dovevo sottovalutarlo."
"Hai visto Shadow Lady?" chiese Bright.
"Ho visto Aimi" rispose Lime "due volte. La prima volta quando mi ha messo in guardia. Io l'ho chiamata Aimi e dalla sua reazione ho capito che tu avevi ragione. Poi mi ha seguito e mi ha soccorso. Devo aver detto qualcosa che le ha fatto capire chi è Spark Girl."
"Davvero?"
"Quando mi ha soccorso diceva il mio nome... e piangeva... sai a cosa ho pensato? Al suo ombretto che rischiava di sciogliersi. Buffo vero come ti vengono in mente le cose."
Si toccò le garze che le coprivano il viso, in più punti sfregiato dal maleficio.
"A lei non sarebbe successo" riprese "una volta le chiesi che scopi avesse e mi rispose che non ne aveva. Forse invece non può parlarne. Non vuole che noi sappiamo da cosa deve proteggere tutti quanti."
Si concesse un sorriso.
"Una ragazza timida come Aimi. Forse..." si interruppe.
"Non riesco a crederci!" pensò "È la prima volta che immagino Bribrì assieme ad un'altra e ne sono felice."
"...te lo dirò un'altra volta." concluse.

Poche cose permettono l'accesso a luoghi riservati come un tesserino della polizia. Quando il massiccio infermiere, probabilmente un fanatico di palestra, vide il giovane esibirne discretamente uno recante il nome di Shinichi Sado, si fece mansueto come un agnello.
La stanza in cui l'omone lo condusse era decisamente più piccola delle altre, ma ospitava una sola coppia di letti, di cui il primo era vuoto.
Su quello accanto alla finestra era seduta Lime, avvolta in una vestaglia sopra al pigiama. Il suo volto era fasciato da candide bende.
"Shinichi?" chiese la ragazza voltandosi verso di lui.
"Come stai, Lime?" la salutò l'altro "appena l'ho saputo io... sono corso qui."
"È mattina presto..." osservò Lime.
"Non volevo che tu stessi sola."
"Non sono sola, io..."
"Buongiorno." disse la voce di Bright. Il giovane era comparso sulla soglia alle spalle di Shinichi, che si voltò verso il nuovo venuto.
"Shinichi" spiegò Lime "lui è Bribrì, voglio dire Bright Honda, un mio amico di infanzia. È poliziotto a Gray City ed ha fatto in modo che mi sistemassero in questa camera."
Si aggiustò i lembi della vestaglia.
"Shinichi lavora alla polizia scientifica ed è un mio vicino." disse a Bright.
"Molto lieto." disse Bright "Visto che ci sei tu ora a farle compagnia, magari ne approfitto per uno spuntino."
"Si" confermò Shinichi "ho un po' di tempo. In effetti stamane volevo parlare con il capo di una teoria, ma ormai non c'è più fretta."
"Perchè?" chiese Lime.
"Ecco... conosci un certo Hisashi Kondo, un tizio sui quarantacinque che fa il fotografo?"
"No."
"Sospettavo che fosse l'Untore. Aveva un legame con tutte le vittime. Ma è evidente che mi sbagliavo. Ma non credo che ora tu..."
"Invece voglio proprio parlarne." lo anticipò Lime.
Shinichi si interruppe.
"Vorrei riuscire ad indovinare di cosa vuol parlare Lime, una volta tanto..." pensò.
"La terza vittima è una sua vicina di casa." cominciò "sembra che Kondo le abbia proposto di uscire con lui, insistendo di fronte ai suoi rifiuti per quasi un anno. Questo in sè non vuol dire nulla, ma ero certo di aver già sentito quel nome. Così ho riguardato i fascicoli del caso, che abbiamo ritrovato al loro posto come se non fossero mai stati rubati."
Si schiarì la voce.
"La seconda vittima, una modella, posò di recente per una pubblicità. Il fotografo era proprio Kondo. Così abbiamo approfondito le indagini ed abbiamo scoperto che la prima vittima era una sua compagna di classe alle scuole medie, mentre la quarta è un'attrice che ha recitato in una produzione in cui lavorava anche il nostro uomo."
"Mi sembra un'ottima teoria." intervenne Bright.
"Ero d'accordo con i colleghi con cui ho fatto le ricerche di formularla nel caso non potesse essere smentita da nuovi elementi, ma ora..."
"Io ti consiglio di insistere" disse Bright "forse in quest'ultimo caso si è trattato di un errore dell'Untore."
"La cosa importante è che il programma di protezione continui. Per questo ho chiesto" fece una pausa imbarazzata "di non divulgare ancora la notizia di una nuova aggressione. C'è il rischio di creare il panico se la gente pensa che la polizia sia impotente. Purtroppo Lime è stata aggredita proprio in uno di quei posti in cui la polizia contava sulla protezione di Spark Girl... a proposito che ci facevi da quelle parti?" "Io veramente..." cominciò Lime.
"Non dirmi che non lo hai ancora capito?" domandò Bright.
"Capito cosa?" si chiese dentro di sè Lime.
"Capito cosa?" le fece quasi da eco Shinichi.
"Di avere per vicina la più fedele fan di Spark Girl. Farebbe di tutto per incontrarla."
"Ora capisco alcune cose." commentò Shinichi.
Lime trasse un sospirone di sollievo.

"Aimi vorrei che tu ci ripensassi." disse Demota.
Nel loro lussuoso appartamento, Demota ed Aimi sedevano sulle poltrone. Vaar volteggiava tra di loro.
"Sappiamo come annullare il maleficio della maschera." replicò Aimi "E sappiamo anche che può essere usato una sola volta per notte. Quando l'Untore avrà usato il suo potere su di me, sarà facilmente catturato."
"Resterai colpita dal maleficio..."
"Solo se chiederò aiuto alla persona sbagliata. E poi voglio dare una dimostrazione del modo in cui guarire Lime."
Aimi si alzò.
"Vaar" continuò "grazie per quello che hai scoperto. Andrò da sola."
Si diresse verso la sua stanza. "Vaar" disse Demota "prova a sconsigliarla anche tu."
"La mia Padrona ha già compiuto una scelta. Non è un consiglio che cerca adesso."
"Ma ci sono altri modi per affrontare l'Untore. Parlale dei poteri degli altri demoni che la servono."
Vaar non mutò espressione.
"Non voglio mancarle di rispetto, nobile Demo, ma non lo farò. Il Messaggero del mio Signore ha molte maniere per affrontare e sconfiggere il suo avversario. Ma solo questa, io credo, è quella che sceglierebbe la creatura umana di nome Aimi."

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Capitolo 6
*** L'anatema spezzato ***


Shadow Lady e la Protettrice di Greentown
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L'anatema spezzato

La porta fu aperta da un uomo più basso di Bright, dall'evidente pancia ed i capelli tinti di biondo. Si accigliò scrutando il suo visitatore.
"Lei chi è?" chiese.
Il visitatore mostrò la sua tessera.
"Mi chiamo Bright Honda." rispose.
"Vuole qualcosa da me, agente?"
"Ho alcune domande, se lei è il signor Kondo."
"A che proposito?"
"Un criminale chiamato Untore."
L'uomo fece un passo indietro e cambiò la sua espressione in un sorriso maligno.
"È convinto di trovarlo qui?"
"Questo lo ha detto lei."
"E cosa vuole chiedermi?"
Bright varcò la soglia ed attese che l'altro chiudesse la porta.
"Cosa ha fatto nelle ultime cinque notti?"
"Ho dormito" rispose l'uomo.
"Qualcuno può testimoniarlo?"
"Se dormivo, non posso sapere chi mi abbia visto."
Bright si guardò intorno. L'ingresso era decorato con statuette di demoni e sulle pareti alcuni quadri descrivevano scene di battaglie tra mostri.
"Ha un mandato?" chiese Kondo "penso di no, altrimenti me lo avrebbe già mostrato. Comunque non si preoccupi, le farò vedere lo stesso qualcosa di interessante. Mi segua."
Si diresse verso una porta che dava nel salone. Bright lo seguì.
Attraversata la porta, Kondo giunse ad un tavolino accanto ad una poltrona. Tese un braccio ed afferrò una maschera che raffigurava un orribile vecchio dai lunghissimi capelli bianchi. Il volto raffigurato era scuro e coperto di cicatrici e sfregi.
"Davvero interessante" disse Bright "arte africana?"
"Molto, molto più antica." rispose Kondo "è un esemplare unico, sa? Credo che lei stia cercando qualcosa di molto simile. Purtroppo non può essere certo che questa maschera sia esattamente ciò che sta cercando."
Bright strinse i pugni nelle tasche del soprabito.
"Ha perfettamente ragione."
"Penso che non abbia bisogno d'altro." disse Kondo posando la maschera sul tavolino.
"Ho ancora una domanda. Visto che conosce tutte le vittime dell'Untore, le andrà a trovare in ospedale?"
"Credo di no" rispose Kondo "non si meritano certo una visita. Tutte, tutte quante usavano la loro bellezza per attirare l'attenzione degli uomini. Nessuna di loro teneva in conto altro che non un'ingiustificata vanità. Il tempo le avrebbe private comunque della bellezza, l'Untore ha solo fatto in modo che questa bellezza svanisse prima, portando allo scoperto la bruttezza del loro animo."
"La vanità è un atteggiamento umano" osservò Bright "che non merita condanna quanto l'aggressione violenta che hanno subito. Sa cosa penso? Che il loro destino non sia dovuto alla loro vanità, ma che siano state aggredite per non aver soddisfatto la vanità dell'Untore."
"Vada fuori da questa casa" scandì Kondo senza perdere il suo sorriso maligno "e non torni per fare accuse che non può provare."

"Non posso provare niente." concluse Bright dentro di sè.
Una folla anonima lo circondava. Una coppia di ragazze rideva commentando qualcosa nella vetrina di un negozio. Bright camminava lentamente per il marciapiede di una strada trafficata.
"E l'Untore, questa stessa sera, farà un'altra vittima" pensò "di certo continuerà a colpire giovani donne che conosce. Devo provare a fermarlo. Non voglio restare inerte mentre tutta la polizia di Greentown è sulle sue tracce."
Giunse di fronte ad un piccolo albergo dall'insegna lampeggiante ed attese che la porta si aprisse di fronte a sè.
L'atrio era piccolo ma ben illuminato. Una parete coperta di specchi dava l'impressione di un ambiente più ampio, dall'altro lato gli ospiti potevano accomodarsi su due divanetti.
Bright chiese le sue chiavi al portiere, un uomo alto e magro dai capelli grigi. Con estrema disinvoltura, l'uomo porse le chiavi a Bright annunciando "La signorina sul divano l'attende, signor Honda."
Solo allora Bright si accorse di essere nella stessa stanza di Aimi.

"Non sono mai stata sola nella stanza di un uomo." pensò Aimi. Sentì un lieve rossore sul suo volto.
Bright fece scattare la serratura ed aprì la porta.
"Aimi è qui" si disse "è davvero lei. Ed è venuta da me. Perchè? Per quindici giorni, dal momento in cui Shadow Lady è tornata a Gray City non ho fatto altro che cercarla. Ed ora..."
La stanza aveva due letti, un armadio ed un tavolino con una sedia. Una porta e destra sembrava condurre in un bagno.
Aimi si irrigidì.
"Sei con qualcuno?" chiese.
Bright scosse la testa.
"Ho trovato solo una stanza doppia qui. Avevo fretta di venire a cercarti. Mi avevano detto che eri qui ed io ho cominciato subito a seguire una traccia. Accomodati."
Aimi si sedette sul letto più vicino, visto che Bright sembrava diretto al centro della stanza. Quando la ragazza fu seduta, Bright prese la sedia e si accomodò su di essa.
Aimi sentiva il suo cuore palpitare sempre più veloce.
"Perchè sei venuta?" chiese Bright togliendosi il soprabito.
"Non farmi domande." rispose Aimi. Prese fiato. "Sono qui per proporti un patto."
"Ti ascolto."
Gli occhi di Bright incontrarono i suoi. Aimi li dovette abbassare prima di riprendere a parlare.
"Posso farti vedere cosa può guarire Lime." disse "Se farai esattamente quello che ti dirò, lo vedrai."
"Cosa vorresti che io faccia?"
"Devi soltanto essere con me e guardarmi in volto mentre affronto l'Untore."
"Anche tu lancerai una sfida?"
"Ho pensato al modo di essere certa che l'Untore verrà da me" Aimi riuscì a fissare Bright negli occhi "impersonerò Spark Girl."
"Cosa?"
"L'Untore è un mio nemico. Questa notte, sarò io la Protettrice di Greentown. Ma non voglio che in questa città si parli di Shadow Lady. Lime riprenderà il suo posto appena guarita."
Bright si aggiustò la sedia.
"E tu che cosa farai, dopo?"
Aimi chinò il capo.
"Ti ho detto niente domande." Si alzò di scatto. "Se accetti, ci vedremo alle sette al Parco dell'Aurora."
Anche Bright si alzò.
"Accetto. Vengo con te."
"No." disse secca Aimi. La sua voce si fece sottile "Ti prego non chiedermi niente. Fai solo come ti dico."
Aprì la porta e lentamente la chiuse dietro di sè.

Era ormai pomeriggio inoltrato ed il sole si trascinava stancamente nel cielo. Il telefono della camera di Lime squillo allegramente. Lime aveva deciso di sdraiarsi sul letto, così fu Shinichi a sollevare la cornetta.
"Sono Bright." disse la voce all'apparecchio.
"Buonasera, sono Shinichi. Sono passato a trovare Lime. Stava cercando di riposare un po'."
"Vorrei parlarle subito" replicò Bright "non la disturberò per molto."
Shinichi le porse l'apparecchio.
"Bribrì che c'è?" chiese Lime.
"Non sei sola quindi non posso parlare. Volevo dirti che ci sarò io con Aimi stanotte, quindi non preoccuparti per lei."
"Starai con Sha...?" Shinichi si era allontanato dall'apparecchio, ma era sulla porta della stanza.
"Aimi non vuole che Shadow Lady compaia. Hai una televisione lì? È l'ora del telegiornale."
Lime azionò con il telecomando l'apparecchio che era sul tavolino dalla parte opposta del letto.
"I volantini sparsi per tutta la città" diceva una graziosa giornalista "hanno il testo: 'Untore sei andato via prima della fine del nostro scontro. Questa notte sarò al Parco dell'Aurora.' La firma che recano è quella di Spark Girl."
"Perchè?" chiese Lime, stupefatta, quasi parlando a se stessa.
"Non me l'ha detto" rispose Bright "ma ho impressione che una delle ragioni sia di fare in modo che Spark Girl si prenda una rivincita."

Sotto il costume di Spark Girl, in uno dei più larghi sentieri del Parco dell'Aurora, erano celate le fattezze di Aimi. Nella penombra, non sarebbe stato facile a molti notare che ad indossare il costume non era Lime.
Il sentiero però era ancora illuminato dalla luce del tramonto. In quella luce Bright avanzò lentamente avvicinandosi alla ragazza.
"Il costume è quello di Lime." disse Spark Girl con la voce di Aimi. "Lo restituirò domani."
"Lo hai preso per questa... recita?"
Spark Girl scosse la testa.
"Quando l'ho soccorsa l'ho spogliata. Non volevo che si venisse a conoscenza della sua identità. L'idea mi è venuta dopo."
"Perchè non volevi che fosse riconosciuta?"
Sotto gli abiti di Spark Girl, Aimi senti il cuore rimbombarle negli orecchi.
"Perchè chi indossa un costume e cambia il suo nome lo fa per proteggere altre persone."
"E da chi devi proteggerci?"
Spark Girl abbassò lo sguardo e respirò tre volte. Tornò a guardare Bright con gli occhi velati di lacrime.
"Fai troppe domande te l'ho detto. È per questo che devo fuggire. Non ti basta vedere le ferite di Lime? Non ti ricordi il mostro di Gray City? È questa la fiducia che hai in me?"
Bright lasciò che passasse qualche secondo.
"Io vorrei aiutarti. Perchè sei la persona più cara che ho." disse.
"Allora fai solo quello che ti dico."
Bright annuì.
"Quando arriverà l'Untore devi essere nascosto tra quei cespugli. C'è abbastanza spazio. Devi guardare il mio viso. Qualunque cosa succeda non smettere di guardarlo. Non muoverti finchè non vedrai l'Untore indebolirsi. Devi eseguire tutto ciò alla lettera."
"Lo farò" promise Bright.

L'Untore arrivò con un balzo che non aveva nulla di umano, atterrando rumorosamente proprio di fronte a Spark Girl, ad una decina di passi da lei. "Non dovevi sfidarmi ancora donna!" esclamò "sei stata fortunata a sfuggire la prima volta al mio maleficio."
Fece un passo in avanti. Una rada nebbia rossastra si sprigionò dalle sue gambe e lo avvolse.
"Con tutto il rumore che fa" pensò Bright "dovrei urlare per farmi notare."
L'essere aveva fatto un secondo passo ed era proprio di fronte all'agente nascosto nei cespugli. Si bloccò.
"Dove è finita la tua parlantina, donna?" chiese "e il tuo bastoncino? Stai pensando di affrontarmi a mani nude?"
Fece un altro passo. La sua altezza era tale che aveva già coperto quasi la metà della distanza che lo separava da Spark Girl.
"Io non ho bisogno di avvicinarmi più di così." disse "Che cosa farai, donna, cercherai di fuggire o mi attaccherai? Hai pochi secondi per scegliere."
Spark Girl sorrise. Fissò l'Untore in pieno viso e si lasciò cadere in ginocchio.
"Sei pazza!" urlò l'Untore mentre il fumo rossastro avvolgeva Spark Girl.
"È quel fumo rossastro che brucia il volto." pensò Bright.
Fissò con intenzione il volto di Aimi.
"Che succede?" si chiese "Sta succedendo qualcosa. Io... sto provando ribrezzo. Il viso di Aimi è... osceno."
Il fumo rosso si faceva più fitto.
"Aimi ha dei bellissimi capelli biondi, dei lineamenti dolci, un sorriso candido... e sta sorridendo. Eppure io..."
Sentì il suo stomaco contorcersi dallo sforzo.
"Io sono certo che Aimi è brutta. Molto peggio che brutta."
Chiuse le palpebre.

"Devi guardare il mio viso. Qualunque cosa succeda non smettere di guardarlo." con gli occhi chiusi rivide la bellezza di Aimi.

Aprì di nuovo gli occhi e fissò di nuovo il viso della ragazza. La nebbia era divenuta di color rosa.
"È brutto. Quel volto è brutto... ma se potessi guardare Aimi per tutta la vita, mi importerebbe se fosse diventata brutta?"
Cancellò ogni esitazione. Lo stomaco diede segni di nausea che Bright riuscì ad ignorare. Poi improvvisamente tutto cessò.
La nebbia sparì. Aimi era bellissima. L'Untore gridò.
"Bright, ora." chiamò Spark Girl.
Bright uscì dal suo nascondiglio e lanciò una catena che terminava con una manetta contro l'Untore.
"Hisashi Kondo" disse "sei in arresto."
In quell'istante le sirene della polizia si alzarono in coro. Spark Girl era sparita nel parco.

"Sono contento di averle dato ascolto." disse l'ispettore Fox, un uomo bruno dai lunghi baffi e dalla pelle scura a Bright "Credo che il nostro uomo non riuscirà a giustificare la sua presenza nel luogo dell'incontro stabilito da Spark Girl, per di più con una maschera corrispondente alla descrizione dell'Untore."
Bright sorrise.
"Sono contento di avere aiutato la vostra polizia." disse.
"Una vera fortuna" commentò Fox "che lei abbia deciso di passare le sue vacanze proprio in questa città e nel momento in cui il suo aiuto era così necessario. Sa che fino all'ultimo avevo dei dubbi sul fatto che Spark Girl l'avesse realmente contattata? Esattamente in che rapporti siete?"
"Diverse settimane fa era a Gray City. Probabilmente cercava un agente che potesse avere credito, ma senza legami con questa città."
"Deve assolutamente raccontarmi le avventure di Spark Girl a Gray City, allora."
"Se ne avremo occasione." concluse Bright con noncuranza.

Era notte inoltrata. Bright lasciò alle sue spalle il cancello del Parco dell'Aurora. Girato il primo angolo, a dieci metri da lui, la luce di un lampione illuminava una ben nota figura.
"Ciao, Shadow Lady." disse Bright facendo due passi avanti.
"Come mai la polizia?" chiese Shadow Lady sorridendo "che bisogno c'era?"
"Dovevano avere le prove contro Konda."
"Sapevi già chi era allora. Perchè non me lo hai detto?"
Bright si grattò la testa imbarazzato.
"Da un lato pensavo che non ti interessasse. Dall'altro che mi escludessi dal tuo piano. Sapevo che la polizia non sarebbe stata un problema per te."
"Un brillante agente di polizia una volta mi ha quasi preso."
"È vero, ma ora ha smesso di darti la caccia. Ora segue Aimi Komori... perchè ne è innamorato."
Shadow Lady abbassò lo sguardo. Il suo cuore accelerò un po'. La sua espressione divenne più seria.
"Lo so." disse "ne ho avuto la prova."
Bright aggrottò le sopracciglia.
"Le piaghe di Lime si rimargineranno se chi prova del vero affetto per lei fisserà il suo volto" spiegò "il potere della maschera non ha modificato il mio viso perchè lo stavi fissando con amore sincero."
Shadow Lady prese un fazzoletto. Lo strofinò con cura sul viso. Il suo trucco venne via facilmente.
Bright chiuse gli occhi mentre un intenso bagliore avvolgeva il corpo di Shadow Lady ed i sofisticati vestiti dell'esuberante ladra si trasformavano nei semplici abiti di Aimi Komori.
Aimi si avvicinò a piccoli passi. Il suo cuore batteva fortissimo. Il suo viso era di un rosso acceso. Bright restò immobile.
"È semplicemente bellissima" pensò "non lo dimenticherò più."
Aimi posò dolcemente la mano sinistra sulla spalla sinistra di Bright ed avvicinò il suo viso baciando dolcemente il giovane su una guancia. Fece un passo indietro.
"Sono felice per quello che provi per me." disse "Ma non so se potrò mai ricambiarlo."
Sul palmo della sua mano apparve l'ombretto magico. Aimi fece pochi misurati gesti e lo stesso bagliore la trasformò di nuovo in Shadow Lady. La ladra spiccò un salto altissimo prima che Bright trovasse qualcosa da dire.

"È assurdo" pensò Bright "ma funzionerà."
"Mi fido di te, Bribrì." disse Lime. Nella sua camera, illuminata dal sole del primo mattino, la ragazza sedeva su di un letto. Nella camera con lei c'erano Shinichi e Bright.
Lime, lentamente, sciolse le bende che coprivano le sue ferite. Il suo viso era coperto di cicatrici.
Shinichi sobbalzò.
"Lo sento anche io." disse Bright "è una sensazione orribile, come se da queste ferite si diffondesse qualcosa di disgustoso, di rivoltante. Ma dobbiamo continuare a guardare."
"Perchè?" chiese Shinichi.
"Aspetta e lo saprai."
L'attesa fu lunga, sebbene un orologio indicasse che erano trascorsi solo cinque minuti. Poi Shinichi notò "Le ferite stanno svanendo."
Bright sorrise.
"Ma che dici?" esclamò Lime. Preso uno specchio, aprì la bocca per la meraviglia guardandosi il viso. Pochi minuti dopo il volto di Lime era tornato bello come due giorni prima.
"È un prodigio." commentò Sinichi.

"Chiamo il Commissariato" disse Shinichi "il capo sarà furioso. Avrei già dovuto cominciare le analisi sulla maschera."
Il ragazzo uscì dalla stanza.
"Resterai qualche altro giorno a Greentown?" chiese Lime.
"Penso che tornerò al più presto a Gray City."
"Ad inseguire Aimi?"
"Ad inseguire Aimi" confermò Bright "non so perchè, ma questo è il modo con il quale lei vuole che le dimostri... quello che provo."
"Puoi essere sincero, Bribrì" disse Lime "la seguirai per tutta la vita?"
Bright sorrise.
"Se lei vorrà, sì. Per tutta la vita."
Shinichi entrò nella stanza visibilmente agitato.
"Sapete cosa è successo?" esclamò "nessuno sa dove sia la maschera dell'Untore. Tra le prove è stata trovata al suo posto quella di un clown!"

In quel momento, sagoma più scura sul cielo plumbeo del mattino, una ragazza bionda dagli abiti succinti e dall'acconciatura sofisticata saltava da un tetto all'altro, concedendosi di concludere con un giro di piacere la sua avventura a Greentown.
La piccola creatura dalle ali da pipistrello che la accompagnava teneva tra le mani la grottesca maschera dell'Untore.

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