Willard

di TheWhiteFool
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sette camicie con le rouches ***
Capitolo 2: *** Il sangue non mente ***
Capitolo 3: *** Sindrome: gelosia ***
Capitolo 4: *** Stalking e discorsi d'amore ***
Capitolo 5: *** Carta spezzata ***
Capitolo 6: *** Oscuri presagi di morte ***
Capitolo 7: *** Mai più Graciel ***
Capitolo 8: *** Chiacchiere fra amici ***
Capitolo 9: *** La famiglia ci sarà sempre ***
Capitolo 10: *** Fantasmi dal presente e dal passato ***



Capitolo 1
*** Sette camicie con le rouches ***


Erez Demetris contemplava con disappunto la lunga lista di pagamenti, arrivata in allegato con la posta di quella mattina. Il suo malcontento cresceva di riga in riga, e le molte rughe d'espressione si facevano man mano più marcate di quanto fossero in realtà. Arrivato a leggere appena metà della lunga pergamena, ebbe un sussulto infuriato, facendo tremare il tavolo della colazione e rischiando di rovesciare la sua tazza di latte e zenzero.

-Erez!- suo moglie Elena gli lanciò uno sguardo sorpreso -Vi prego, state attento a non rovesciare niente. Non vorrei che rovinaste la tovaglia, è pura seta orlesiana.- la donna fissò con disappunto l'espressione torva del marito. O forse fissava semplicemente la tazza del latte, pronta ad afferarla prontamente in caso Erez si fosse arrabiato e avesse deciso di rovesciare il tavolo.

L'uomo, invece, sospirò alzando gli occhi al soffitto -Non rischierei mai di macchiare una tovaglia tanto pregiata, Elena.- rispose con un tono a metà strada fra l'esasperato e il sarcastico.

-Cose vi affligge, allora?- chiese distrattamente la donna, sorseggiando la sua tazza di caffè mattutino. I due coniugi si trovavano soli nell'ampia sala da pranzo appartenente alla loro casa di Veshibal. Era una stanza sfarzosa, con un molte vetrate sottili che davano sul giardino interno, e un lungo tavolo in legno di palissandro. A Erez non importava molto del luogo in cui consumava i pasti, ma la moglie amava molto lo sfarzo della sala, che usava anche quando erano solo in due a mangiare, come in quel momento.

-Cosa mi affligge? Cosa mi affligge?!?- ripetè Erez infuriato, sventolando sotto il naso della moglie la lunga pergamena di conti da pagare -è quel figlio che mi avete dato, ecco cosa mi affligge!-

-è anche vostro figlio, caro- rispose Elena imperturbabile -e ultimamente la sua condotta mi è sembrata esemplare.-

-sarebbe ancora più esemplare se non spendesse tutti i soldi che guadagno in cose inutili- l'uomo si adagiò allo schienale della sedia con un verso stanco, additando la pergamena -questa è tutta una lista di oggetti che Willard ha comprato nell'ultimo mese, con relativi acconti da pagare.-

Elena cominciò a tormentarsi la collana di perle, che le adornava il lungo e secco collo grinzoso: -e allora?- chiese alzando un soppracciglio sottile -Willard si è solo regalato qualche oggetto utile. Non mi sembra una grande tragedia.-

-Vorrei fosse solo qualche oggetto utile! A che gli servono sette nuove camicie con le rouches o...o...- Erez guardò velocemente la lista -...o un una costossima lozione per capelli creata dai maghi del Tevinter? Per tutti gli antichi dei- l'uomo si abbandonò allo schienale della sedia, sospirando in modo improvvisamente stanco -credevo che a darmi questo genere di problemi sarebbero state le mie figle, non il mio primogenito maschio.-

-Dovreste essere contento che almeno uno dei nostri figli apprezzi l'estetica!- Elena tirò su col naso -Fanny sta crescendo in un modo così selvaggio. Oh, quanto vorrei che avesse solo metà dell'eleganza del fratello!-

-Della sua vanità, vorrete dire – rispose Erez burbero –Dal mio punto di vista un solo figlio che mi svuoti il portafoglio basta e avanza.-

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Capitolo 2
*** Il sangue non mente ***


Questa è la mia seconda fanfiction su Willard e le sue follie. Preciso che la storia non ha nessuna relazione col videogioco di Dragon Age, a parte il fatto che è ambientata nell'impero del Thedas, dove per l'appunto si trova anche il Ferelden del gioco. Willard è il mio personaggio in un gdr ispirato a Dragon Age: http://dragonagegdr.forumfree.it/

Ah, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto la prima fan fiction e che ora stanno leggendo la seconda, e Shainareth, Lara, HikariShadow e Shadow Eyes che sono state le prime a recensirmi! =D

Grazie anche a tutti gli utenti anonimi ^^ Buona lettura, spero vi piaccia anche questa seconda storia.

 

Le due camicie erano entrambe adagiate sul copriletto, in attesa di essere indossate o riposte nell'armadio. Willard, in piedi davanti a loro, le osservava corrucciato, accarrezzandosi distrattamente l'ispida barbetta di una notte, che non aveva ancora rasato. Il giovane era mezzo svestito, e sopra i pantaloni di velluto nero da giorno indossava ancora la camicia da notte di feltro.

Era una bellissima giornata di sole a Veshibal, e la brezza mattutina faceva ondeggiare leggermente le foglie degli alberi davanti la camera del giovane, producendo un lieve fruscio. Se Willard non fosse stato così assorto in uno dei suoi tanti dilemmi epici sui vestiti, avrebbe potuto apprezzare quella mattina, e notare come la città risplendesse quasi di vita propria.

-Giorno, fratello- disse la voce ancora assonnata di Fanny Demetris. La ragazzina entrò strascicando i piedi nella camera di Willard, con un grosso libro scuro in mano e un espressione vagamente annoiata.

-Fanny- l'apostrofò Willard distrattamente -non entrare nella mia camera senza bussare. Non è buona educazione.-

Lei lo guardò oltraggiata: - e allora perchè tu entri sempre nella mia stanza senza chiedermi il permesso, e sopratutto quando non ci sono, per ficcare il tuo lungo e brutto naso storto nella mia roba?-

Willard sbuffò: non amava le battute sul suo naso – Perchè io sono maggiorenne- rispose deciso.

Fanny spalancò gli occhi grigi -Che razza di risposta insensata è mai questa?-

-Lascia stare- sospirò sconsolato il fratello, coprendosi il volto con le mani in un gesto disperato. Il fatto che non si fosse ancora vestito e , sopratutto, pettinato, mise Fanny in allarme: -Willard? Stai male? Non dirò più niente sul tuo naso, lo giuro. Non è poi così brutto. Cioè, ehm, sarebbe stato meglio se non te lo fossi storto affatto, ma resti comunque un gran bel ragazzo, proboscide a parte. Sono sicura che con un po' di fondotinta potresti cammuffarlo e...- smise di parlare di colpo quando vide l'espressione infuriata del fratello -Vieni. Qui. Subito.- ringhiò Willard, gli occhi chiari che sprizzavano scintille imbestialite -Smettila di dire baggianate, e vedi piuttosto di renderti utile: ho bisogno del tuo aiuto per un consiglio di importanza vitale!-

Come un cane a cui è richiesto di fare qualcosa quando preferirebbe dormire, Fanny percorse la stanza controvoglia, trascinando i piedi infilati nelle ciabattine pelose azzurro sbiadito.

La camera di Willard era piuttosto grande, con un pavimento di lucido legno di pino e spaziosi finetre dalle imposte in vernicie celeste. Era una stanza perennemente disordinata, per via dei mille sacchettini e involucri in cui erano state avvolte le pazze spese del giovane, e che poi, ormai vuoti, erano stati dimenticati in un angolo. Quando le finestre erano aperte ed entrava uno spiffero di vento, questo sollevava in aria i sacchettini più leggeri, come quelli di sottile carta velina, dando alla stanza un aspetto vagamente etereo.

-Allora cosa c'è?- chiese Fanny mugugnando, quando arrivò accanto al fratello. La giovane si buttò in malo modo sul letto di Willard, atterrando a pancia in giù e spieggazzando le lenzuola.

-Fanny!- la richiamò Willard adirato -che modo di sedersi è mai questo?! E per diamine, mentre camminavi eri tutta ingobbita: cos'è, stare dritti con le spalle è diventato un optional, di questi tempi?-

Fanny, con la faccia ancora sepolta fra i cuscini, riuscì a replicare con un suono che alle orecchie di Willard parve vagamente un insulto, ma il giovane scacciò quel pensiero: sua sorella poteva anche avere la postura e l'eleganza di una talpa zoppa, ma era sicuro che non dicesse parolacce.

-Avanti, vieni qui e aiutami- sospirò il giovane mercante, agguantando la sorella per una caviglia e trascinandola verso di sè. Fanny si lasciò trasportare finchè non si rese conto che Willard la stava portando troppo in là , fino ai confini del letto, per poi lasciarla di colpo, facendola cadere col sedere per terra.

-Ahi! Ma sei cretino!- gli sibilò contro, guardandolo furiosa dal pavimento.

Willard sogghignò, poi tese una mano a sua sorella, che puntalmente la ignorò. Fanny si rialzò da sola e, massagiandosi il fondoschiena, si avvicinò al fratello: -Cosa volevi farmi vedere?-

A quelle parole, Willard riassunse l'espressione disperata -Guarda!- esordì, indicando alla sorella le due camicie che aveva adagiato sul copriletto -Quest'oggi ho un appuntamento con Lady Graciel, e non so ancora cosa mettere! Arriverò in ritardo e lei penserà male di me- piagnucolò il giovane.

Fanny guardò il fratello con la stessa espressione che si potrebbe rivolgere ad un ameba: -E sarebbe questo il tuo grande dilemma epico?- chiese disgustata.

Willard fece finta di non sentire: -Ebbene, dimmi solo quale mettere, così che io possa uscire da questa camera entro un orario accettabile.-

Fanny si sporse leggermente per scrutare le due camicie: -Sono identiche- decretò dopo un attimo, rialzandosi.

Willard la guardò a bocca aperta: -Come, scusa?-

La ragazza sbuffò, con un espressione vagamente annoiata: -Ebbene, sono due camicie bianche, a maniche lunghe, con le rouches. Dimmi dove sarebbero diverse. Mettine una a caso, e non fare tante storie.-

Willard la guardò come se avesse appena bestemmiato: -Come diavolo fai a dire che sono identiche?!?- chiese con voce strozzata. Indicò poi la camicia di destra: -Osserva bene. Questa qua è di seta, non di lino, come la seconda. Significa che è più sottile e leggera, e quindi non la potrò indossare da sola, perchè rischierei di prendere freddo. Inoltre, ha dei bottoni molto piccoli, in legno smaltato, mentre quelli dell'altra sono più grandi e in madre perla. Infine, le maniche di questa camicia sono liscie, mentre quelle dell'altra...- sfiorò gentilmente con la punta delle dita le maniche della seconda camicia -hanno i doppi polsini.- concluse, tornando a guardare sua sorella con espressione fiera, come se le avesse appena spiegato uno dei più importanti significati della vita.

Dal canto suo, Fanny aveva gli occhi leggermente fuori dalle orbite: -credo di dovermi sedere...- mormorò, portandosi una mano alla fronte, come se avesse la febbre.

-Allora- disse Willard contento -Quale dovrei mettere?-

-Quella a destra- rispose Fanny in fretta, per uscire da quell'impiccio il prima possibile.

-Intendi quella di seta?-

-Sì, sì...- rispose la ragazzina, che non vedeva l'ora di uscire da quella che, ai suoi occhi, era una trappola mortale.

-Molto bene- disse Willard, prendendo in mano la camicia di sinistra e avvicinandosi al paravento nell'angolo -Vado a cambiarmi. Se il cocchiere chiede quando sarò pronto per andare da Lady Graciel, digli che sarò di sotto fra un attimo.-

-Un momento!- esclamò Fanny -Ti avevo detto di prendere la camicia di seta, non quella di lino!-

-Ebbene- rispose Willard da dietro il paravento -visto il tuo gusto improponibile sui vestiti, credevi davvero che avrei accettato il tuo consiglio? Andiamo, Fanny. Tu ti ostini a tenere quell'orribile maglione marrone spelucchiato di quando avevi sei anni, per pura questione affettiva!-

Fanny non rispose, abituata ai modi di fare del fratello. Prese invece un libro dalla scrivania di Willard, che aveva l'aria di non essere mai stato aperto, e soddisfatta della scoperta si immerse nella lettura sulle leggende dell' impero del Tevinter. Mentre leggeva, Fanny aveva da sempre avuto il tic di arricciarsi i capelli arruffati e rossi intorno al dito, proprio come faceva suo fratello quando era in procinto di comprare un vestito nuovo.

 

 

Grazie per aver letto la fanfiction ^^

PS: nella parte in cui Willard si mette a descrivere le differenze fra le due camicie, ho detto un sacco di cavolate: sinceramente non ho idea se la seta sia effettivamente più leggera del lino, visto che io di vestiti non ci capisco niente!   

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Capitolo 3
*** Sindrome: gelosia ***


Intanto, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto e recensito i primi due capitoli! ^^

Un bacione quindi per Shainareth, HikariShadow, Shadow Eyes, The Mad Hatter, The Warden Archivist e Lara, e naturalmente tutti i lettori anonimi =)

Allora, ricordo che Willard è il mio personaggio nel gdr ispirato a Dragon Age: http://dragonagegdr.forumfree.it/ . Secondo, questa storia non è slegata nel tempo come le precedenti, ma è la prima parte di una (dis)avventura di Will, che si concluderà con la prossima fanfiction.

Spero che questa storia vi piaccia, purtroppo per mancanza di tempo non l'ho potuta curare come le precedenti... mi raccomando, non fatevi problemi a criticarmi, fosse anche solo per segnalare un errore di battitura (purtroppo penso che ce ne saranno,eh...). Che altro dire...buona lettura!

 

 

Willard Demetris osservava il suo aspetto riflesso nello specchio della sua stanza con espressione critica. I capelli rossi avevano assunto una tonalità più scura, dovuta al fatto che non fossero ancora del tutto asciutti dopo il lungo bagno rigeneratore che il giovane si era concesso quella mattina, e gli occhi erano ancora leggermente arossati per i bagordi dovuti alla festa di due sere fa.

Dannati liquori alla ciliegia.

Mentre Willard era intento a rimirarsi, la sua sorellina più piccola, Alise, era seduta a gambe incrociate sopra il letto del fratello, e osservava il giovane ridacchiando, trovandolo buffo visto che non faceva altro che girare su se stesso davanti allo specchio, nell'intento di osservarsi da ogni angolazione possibile.

-Alise- disse infine Willard corucciato, lisciandosi le maniche della camicia azzuro chiaro -Credi che questo colore mi stia bene? Mi fa risaltare gli occhi?- chiese, rivolgendosi alla sorellina con espressione ansiosa.

Alise, che aveva compiuto cinque anni appena il mese scorso, si ficcò un dito su per il naso. Rivolse a Willard il più grande dei suoi sorrisi, mettendo in bella vista i dentini storti e distanziati -Sei bello, fatellone-

Willard le andò incontro con le lacrime agli occhi -è sempre un piacere parlare con te, Alise.-

prese in braccio la bambina stampandole un grande bacio sulla guancia.

-Mi hai sbavato, fatello- si lamentò Alise, cercando di pulirsi la guanciotta paffuta con la manica del vestitino giallo: Willard le afferrò la manina prima che potesse rovinare i polsini di pizzo dell'abito, in un gesto dolce ma fermo -Scusa- disse il mercante, asciugando la guancia della sorellina con il suo fazoletto bianco; tirò poi fuori un pettinino in legno di pero dal casetto della sua scrivania, e si premurò di lisciare i sottili capelli neri di Alise, che ad ogni passate di pettine sospirava compiaciuta. -Tu sì che sei una signorina a modo- le disse Willard sorridendo dolcemente, mentre sistemava i capelli della bambina in due corti codini scuri -non come quella buona a nulla di Fanny!-

Quando fu sodisfatto del risultato, il giovane si caricò Alise in groppa e scese le scale di legno della casa fino al primo piano, per poi camminare fino alla biblioteca.

-Willard, grazie per esserti preso cura di Alise- Elena Demetris si alzò dalla poltroncina dove si era assopita per andare incontro ai figli, tendendo le braccia ossute per farsi passare la bambina.

-Mama!- disse Alise eccitata, scalciando per andare da Elena e colpendo ripetutamente Willard allo stomaco coi piedini scalmanati. Il giovane mercante ingoiò un imprecazione di dolore, e tendette invece le labbra in un sorriso indulgente. Accarezzò la testolina della bimba in un gesto affettuoso, prima di passarla a sua madre.

Fanny, la seconda sorella di Willard, decise di privare momentaneamente i libri della biblioteca della sua attenzione, lanciando in direzione dei suoi familiari uno sguardo scuro -Naso Rotto, perchè con Alise sei così gentile?- chiese seccata, aggiustandosi un ciuffetto dei capelli rossi, che le era sfuggito dall'aruffata coda di cavallo.

-Lo ero anche con te, una volta- rispose Willard, serafico -ma poi sei cresciuta e hai perso il tuo charme. Inoltre come puoi pretendere di essere coccolata, se ti ostini ad indossare maglioni infeltriti larghi quattro volte te? Mi sembra di essere imparentato a una barbona. Eppure saresti così carina se ti lasciassi pettinare e vestire de me...- Willard guardò Fanny con le mani giunte sul cuore e uno sguardo speranzoso.

La risposta della sorella fu uno sguardo disgustato -mi auguro che Alise non prenda niente da te, piattola.- disse, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione su un disegno a carboncino che stava attentamente copiando da un libro sul regno di Nevarra, raffigurante una pianura tempestosa.

Mentre Elena usciva dalla biblioteca con Alise in braccio, Willard scostò una sedia e si mise a sfogliare distrattamente un libro sulla moda orlesiana.

Dopo qualche minuto, il giovane ebbe la strana sensazione di essere osservato. Alzò lo sguardo e, sorpreso, vide Fanny che tornava velocemente a fissare il libro, con un aria vagamente imbarazzata.

-So benissimo di essere bello, sorella- disse Willard con un ghigno -puoi anche ammetterlo, invece di lanciarmi sguardi furtivi, chiedendoti se tu abbia ereditato un solo briciolo della mia eleganza...-

-Stupido! Non è per quello!- infuriata, Fanny alzò il libro che teneva in mano nell'intento di tirarlo sul naso di Willard, sperando di romperglielo una seconda volta, ma poi, preoccupata che le pagine di pergamena si potessero spiegazzare, mise giu il testo con un sospiro.

-E per cosa, allora?- le chiese Willard confuso.

-Mi chiedevo...- Fanny si umettò le labbra a disagio, evitando di guardare il fratello -cosa fai questo pomeriggio? Esci, resti a casa...?-

-Pensavo di vedere Thomas- rispose Willard, con gli occhi grigi spalancati in un espressione sorpresa -é da molto che non lo vedo, e magari saremmo potuti andare a cavalcare insieme. Perchè me lo chiedi?-

-Ah. No, era così per sapere- rispose Fanny, con un espressione sollevata e un vago sorriso sulle labbra. Si stiracchiò, poi mise da parte fogli e libri, alzandosi -esco. Ci vediamo a cena, fratello- e si incamminò fuori casa, fischiettando fra se e sè.

Willard osservò la sorella uscire dalla stanza con espressione sgomenta. Fanny non fischiettava mai. Il semplice fatto che sapesse come fischiettare era una chiara prova che un'innaturale buon umore avesse sostituito la solita espressione imbronciata, così tipica della ragazza.

Willard aveva uno strano presentimento.

Il giovane si alzò di scatto e raggiunse sua madre nel giardino esterno, dove la donna stava potando le rose, mentre Alise era intenta a scorrazzare per il giardino saltellando come una ranocchia.

-Madre!- incominciò Willard -sapete per caso cosa succede a Fanny? Prima si è comportata in modo strano. Mi ha chiesto se sarei uscito questo pomeriggio e poi si è messa a fischiettare!- Willard spalancò gli occhi, confuso -Madre, cosa sta succedendo?-

Elena Demetris lanciò uno sguardo distratto al figlio -Ah, non te l'ha detto? Oggi Fanny esce per il suo primo appuntamento. Willard, per favore, potresti passarmi gli altri guanti? Questi sono ormai distrutti, non vorrei infilzarmi con qualche spina...-

Willard, dal canto suo, non aveva sentito una sola parola dopo “appuntamento”: se ne stava in piedi,

immobile a fissare il vuoto. D'improvviso, gli parve che il mondo avesse iniziato a girare tutto, che i poli si fossero invertiti e che qualcuno gli avesse appena dato una botta in testa con una mazza chiodata. Le gambe non riuscivano a reggerlo più, e fece per appoggiarsi al muro per reggersi in piedi, ma doveva aver calcolato male la distanza, perchè la parete risultò essere più lontana di quanto pensava che fosse. Willard cadde a terra, finendo in mezzo ai cespugli di rose e spaventando una famiglia di scoiattoli, che schizzarono via squittendo allarmati.

-Willard!- il giovane rinvenne qualche secondo dopo, all'urlo preoccupato di sua madre, che gli sorreggeva la testa. Anche Alise aveva notato la rovinosa caduta del fratello, ma a quanto pare aveva deciso che continuare a saltellare per il giardino era un occupazione più importante che andare a vedere se il suo unico fratello maschio fosse morto per frattura celebrale.

-Willard, stai bene?- chiese Elena preoccupata.

Willard riaprì gli occhi, e, in una frazione di secondo, si tirò su seduto di colpo -Chi?!- ruggì, rivolto alla madre.

-Chi cosa?- chiese Elena, guardando il figlio con espressione confusa.

-Con chi sta uscendo Fanny!- urlò Willard infuriato, scattando in piedi.

-Con Lucas Osgald- rispose Elena serafica, una volta riscontrato che il suo primogenito fosse ancora vivo -l'hai incontrato anche tu. Ricordi? Quando siamo andati tutti a casa Osgald per prendere un thè. Lucas è appassionato di storia come Fanny, e se ne sono restati a parlare in un angolo per quasi due ore, mentre tu e sua sorella Lady Graciel vi siete...uhm...appartati fuori in giardino- concluse Elena, lanciando uno sguardo di dissaprovazione al figlio.

Willard avrebbe voluto replicare, ma d'improvviso qualcuno suonò il battente alla porta d'ingesso.

Il giovane si fiondò in corridoio, e aprì di scatto la porta al nuovo arrivato.

-Ciao Will- lo salutò Thomas, suo migliore amico e cugino da parte di madre -pronto ad andare? Pensavo che magari avremmo potuto fare una cavalcata fuori citt...- Thomas non fece in tempo a terminare la frase, quando Willard lo aggredì -Vogliono compromettere la sua virtù!- urlò il ragazzo, scuotendo violentemente il cugino per le spalle -Capisci?! La sua virtù! La uccideranno!-

Thomas spalancò gli occhi castani -Che succede?- chiese confuso, con la stessa espressione di un cagnolino ferito, ad Elena, che stava tranquillamente uscendo dal salottino.

-Oh, Thomas, non ti preoccupare. Willard ha appena sbattuto la testa, stà solo vaneggiando un pò... come sempre. Ti fermi a pranzo, caro? I servitori stanno preparando degli ottimi involtini ai funghi...-

-Non sto vaneggiando!- ruggì Willard, con gli occhi fuori dalle orbite. Smise di strattonare suo cugino, facendo due lunghi sospiri per calmarsi -D'accordo. Thomas, un essere indegno ha invitato Fanny fuori per il suo primo appuntamento- chiarì, e guardò l'amico come se si aspettasse che anche lui sarebbe esploso in fuoco e fiamme.

Thomas, invece, sorrise raggiante -che bella notizia! Sono così contento per lei, svagarsi un po non gli farà altro che bene.-

-No che non gli farà bene!- esplose Willard, mulinando le braccia al cielo -quel Lucas Osgald è un pervertito. Sicuramente cercherà di forzarla a fare cose per cui lei non si sente pronta- ringhiò.

-Veramente mi sembrava che l'unica volta che hai visto Lucas hai commentato quanto ti sembrasse un ragazzo a modo.- aggiunse Elena -e sono più che sicura di averti sentito dire che aveva un magnifico gusto in fatto di stivali.-

Willard si morse il labbro, imprecando e rimangiandosi quelle parole. Poi, di colpo, si illuminò:

-Thomas! Dobbiamo pedinarli!- esclamò il giovane dai capelli fulvi, con una strana luce negli occhi -solo così sapremo davvero se Fanny è al sicuro. Forza, dobbiamo muoverci, se ci sbrighiamo possiamo ancora raggiungerli!- e detto questo, afferrò il cugino per mano e si fiondò fuori dalla casa.

-Ma...ma! Provò a protestare Thomas, con espressione confusa. Ma poi decise semplicemente di seguire Willard, per assicurarsi che non comettesse qualche pazzia. O che Fanny non lo mangiasse vivo quando si sarebbe accorta che la stava seguendo.

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Capitolo 4
*** Stalking e discorsi d'amore ***


Era pomeriggio inoltrato, e il caotico mercato di Veshibal non sarebbe potuto essere più affollato... il che rendeva i pedinamenti molto, molto più facili.

-Io non sto pedinando nessuno- disse il giovane Willard Demetris, sbuffando e scostandosi il ciuffo dei setosi capelli dagli occhi -Mi sto solo assicurando che quel pervertito di Lucas Osgald non metta le mani adosso alla mia sorellina contro la sua volontà.-

Thomas si passò una mano sul volto in un gesto a metà fra lo stanco e l'esasperato -Ebbene, amico mio, forse non ti sarai accorto che ormai “stiamo controllando che non le metta le mani adosso” da ben più di due ore. Forse è il caso di rientrare a casa per cena...- aggiunse il ragazzo, leccandosi i baffi alla prospettiva del succolento piatto di omelette al prosciutto e funghi che lo aspettava.

-Ma neanche per sogno! È all'ultimo momento, quando ormai sembra andare tutto per il meglio, che gli assassini psicopatici colpiscono!- Willard diede un pugno infuriato contro l'albero dietro a cui i due giovani si erano appostati, col risultato di sbucciarsi una nocca.

-Ahia!- piagnucolò l'avvenente mercante -Hai visto, Thomas? Mi è entrata una spina nel mignolo- Willard guardò corrucciato il dito, da cui colava una minuscola gocciolina di sangue -Secondo te è grave? Non è che mi resterà la cicatrice anche di questa ferita?- chiese ansioso.

-L'unica cosa rimasta ferita è il tuo cervello- mugugnò Thomas; poi spalancò gli occhi color nocciola chiaro, afferando il cugino per il coletto della camicia e lanciandolo frai cespugli, dove si buttò anche lui un secondo dopo.

Willard lo guardò con gli occhi grigi spalancati in uno sguardo ferito -Thomas!- boccheggiò, senza fare caso, per una volta nella sua vita, alle polvere e ai rovi su cui era finito, ma solo all'amico disteso accanto lui -Non pensavo che tu avessi certe...urgenze nei miei confronti. Non me l'hai mai detto- Willard degludì, sentendosi a disagio constatando che il corpo caldo di Thomas era così vicino a lui.

-E poi..ti sembra il caso? Insomma, siamo nel parco pubblico di Veshibal, pedinando mia sorella...-

Thomas lo guardò ad occhi spalancati per un lungo minuto, prima di capire a cosa il cugino stesse alludendo -mutande del creatore!- ringhiò adirato, scostandosi di colpo e finendo dove i rovi e le ortiche erano ancora più fitti.

-Willard, idiota! Non ti ho buttato frai cespugli per provarci con te, ma perchè se fossimo restati fermi Fanny e Lucas ci avrebbero sicuramente visto! Erano a pochi metri da noi!-

-Ah- Willard sospirò sollevato -Grazie a Yenob. Sul serio, Thomas, mi hai fatto venire un colpo; intendo, io e te siamo cugini...-

-Sì, purtroppo lo siamo- rispose Thomas, scuotendo la testa rassegnato. Se non fosse stato un giovanotto così per bene, probabilmente avrebbe assestato a Willard un bel calcio nel sedere.

Spazzolandosi via un granello di terra dalla spalle, Willard si sporse verso una piccola fessura creatasi dallo spazio fra due caspugli: una fessura dava un' ottima visuale della piazza di Veshibal, se non si fa caso alle varie foglioline che finiscono irrimediabilmente nei vestiti e capelli dell'osservatore; ma per una volta tanto, Willard non stava badando al suo aspetto.

-T...Thomas!- boccheggiò il giovane, sussultando -Li abbiamo persi!-

-come, li abbiamo persi?- chiese il cugino, inginocchiandosi accanto a Willard per riuscire a scorgere qualcosa dalla fessura nei cespugli.

-Li abbiamo persi!- urlò Willard disperato, passandosi le mani sugli occhi terrorizzati.

-un secondo prima Fanny e quell'essere indegno stavano passeggiando per la piazza, mangiando piccole mele caramellate da un sacchettino (al solo pensiero che condividano lo stesso cibo mi si stringe lo stomaco), e ora sono spariti! Non ci sono più! Li abbiamo persi, persi, persi! Oddio!- Willard si accasciò al suolo, col viso fra le mani, piagnuolando frasi di cui Thomas non riusciva bene a interpretare il significato...gli parve tuttavia di udire le paole “virtù”, “portarla in un bordello”, e “lo ucciderò strozzandolo con la mia migliore camicia orlesiana.”

-Avanti, Willard- Thomas picchiettò comprensivo le spalle del cugino -Penso che tu sia sempre troppo drastico... quel Lucas non sembra poi tanto male. Di certo non è un pervertito. Anzi, sembra un giovane a modo. E Fanny è troppo intelligente per lasciarsi sfiorare in modo inappropriato la prima volta che esce con un ragazzo- disse ragionevolmente il giovane dai capelli castani.

Willard tirò su col naso -immagino che tu abbia ragione. Fanny non è un tipo che si lascia malmenare. In genere è lei che malmena gli altri- aggiunse, un poco rincuorato.

In quel momento, nella radura apparentemente deserta del parco si udirono un grupetto di voci femminili, che ridacchiavano e starnazzavano fra loro.

Willard riconobbe una della voci -c'è lady Graciel- disse disgustato -non voglio incontrarla. Per favore, andiamocene prima che mi veda.-

-Non l'hai più sentita dopo che ti ha dato buca?- Thomas rivolse a Willard uno sguardo a metà fra il comprensivo e il dispiaciuto.

-Quella donna è davvero un' incivile- Willard parlò a voce bassa per non farsi sentire, mentre, insieme al cugino, cercava di strisciare via arrancando fra i cespugli.

-Si offende per niente- continuò Willard, uccidendo senza la minima esitazione una formichina che aveva osato depositarsi sopra il suo naso -se la è presa solo perchè le ho consigliato di usare dei prodotti migliori per capelli, visto quanto i suoi ricci appaino sfibrati agli occhi altrui. Lei mi ha guardato gelidamente e non si è più fatta vedere. Eppure io non la stavo criticando!- Willard gemette -era solo un consiglio informale. Lei mi piaceva davvero.- guardò Thomas, aspettandosi di ricevere qualche parola di conforto o almeno uno sguardo comprensivo, e provò un certo disappunto quando notò che l'attenzione del cugino era rivolta da ben altra parte.

-Thomas- sbuffò Willard -durante il corso della nostra lunga amicizia, mi hai fatto presente ben più di una volta che ho la leggera tendenza a parlare a vanvera. Ma evitare di ascoltarmi del tutto mi sembra un comportamento adeguato ad uno zotico, non ad un borghese del tuo rango... specie quando si tratta di delusioni amorose.- visto che il cugino continuava a non rispondergli, fissando un punto in lontananza della piazza, Willard mugugnò e incrociò le braccia al petto -insomma, che diavolo c'è?-

-Li vedo- rispose Thomas distrattamente -Fanny e Lucas. Sono dall'altra parte della piazza. Stanno ancora manginado le mele caramellate.-

In una frazione di secondo talmente piccola da ecquivalere alla velocità della luce, Willard scattò in piedi, dirigendosi veloce come un fulmine verso la piazza. Thomas restò un attimo sconcertato, perchè il cugino si era mosso talmente velocemente che lui non se n'era neanche accorto; tuttavia, appena notò la figura dai capelli rossi che correva verso la piazza, travolgendo cuccioli e bambini indifesi e scatenando l'ira delle loro madri, Thomas imprecò e si fiondò a recuperare il cugino.

-Willard!- ansimò Thomas -Figlio di buona donna, torna indietro!-

Willard non lo ascoltava, ma si era già fermato. Si era appostato dietro un muretto in pietra, abbastanza alto da proteggerlo dagli sguardi di Fanny e Lucas, che distavano appena pochi passi.

Quando Thomas lo raggiunse ansimando, il giovane dai capelli mori potè sentire chiaramente il ragazzo dalla chioma fulva ringhiare, mentre osservava Fanny e Lucas che parlavano pudicamente, a una certa distanza l'uno dall'altra.

-Sai- sussurrò Thomas per non farsi sentire -compiango la tua futura sposa. Saresti così geloso di lei da non permetterle di parlarle con altri uomini.-

-Non esagerare- gli disse Willard di rimando, senza staccare gli occhi da sua sorella e il suo accompagnatore -quando mi innamorerò, penso che concederò alla prescelta (o al prescelto) una certa dose di fiducia. Dopotutto, l'amore non è amore se non ci si può fidare l'uno dell'altra...

Ma con Fanny è diverso- spiegò, avvertendo sulla sua nuca lo sguardo incredulo di Thomas -lei è ingenua e inesperta...dolce e innocente come quando aveva appena cinque anni, anche se ora conosce un repertorio di insulti molto più vasto- Willard tirò su col naso -la mia bambina si allontana da me ogni giorno che passa!- piagnucolò, alzando troppo la voce. Fanny e Lucas smisero immediamente di parlare, fissando il muretto dietro il quale i due cugini erano appostati, in silenzio e col cuore in gola.

-Cos'era quel rumore?- chiese Fanny, corrucciando le sopraciglia insospettita.

-Sembrava un qualche animale selvatico- Lucas alzò le spalle -come un cucciolo di gattino di castoro che piagnucolava, o qualcosa del genere.-

Dietro il muro, Willard cercò di trattenersi dall'uscire allo scoperto per andare a spezzare il collo di Lucas in tanti minuscoli pezzi, mentre Thomas era scosso da violenti singulti, e con le mani premute sulla bocca cercava di trattenere le risate. “io non sembravo affatto un cucciolo di castoro piagnucolante!” ringhiò Willard fra se e sè, adirato. Immaginò se stesso sbucare da dietro il muretto, avanzare verso Lucas e ficcargli il suo stivale di cuoio scuro e borchiato dritto nel deretano...

-Non sembrava afatto un animale- disse Fanny, inarcando le sopracciglia in un espressione sospettosa. I due cugini si immobilizzaono sul posto, impallidendo e cominciando a tremare come se la loro stessa vita fosse a repentaglio. Non c'era altro modo di andarsene se non uscendo allo scoperto. Sentirono Fanny muovere qualche passo verso il muretto...

-Lascia stare- Lucas afferrò Fanny per un braccio, sorridendo -non badare ad animali in questo momento. Bada a me- e si chinò, chiudendo gli occhi e sporgendo le labbra verso la giovane.

Da dietro il muretto, prese il via una lotta assatanata: Willard cercava di andare verso Lucas per spaccargli la faccia in due, in modo assai poco cavalleresco, e Thomas tratteneva il cugino, beccandosi gomitate e calci come se stesse tenendo per le briglie un cavallo impazzito.

Ma Willard non aveva davvero niente di cui precoccuparsi: prima che le labbra di Lucas potessero raggiungerla, Fanny si divincolò dalla sua presa e fece qualche passo all'indietro, arrancando.

-Scusatemi- annaspò la giovane -ma è proprio ora che vada, è quasi buio. E poi sto davvero morendo di fame...- la ragazza si passò una mano sullo stomaco in modo teatrale.

Lucas, ancora proteso in avanti come se stesse per ricevere un bacio, la guardò confuso –ma ti sei appena fatta fuori tre mele candite e caramellate...- furono le uniche paole che riuscì a mormorare.

-Già. Ma ho fame comunque.- annuì la ragazza -e poi sono anche stanca... yawn...- sbadigliò, senza curarsi di coprire la bocca con la mano.

Con una smorfia di disappunto, Lucas disse: -ma ci vedremo ancora?-

-Ah...sì, può essere. Forse. Magari il prossimo giovedì, ma non so se sono libera...vi farò sapere.-

Sporgendosi la testa fuori dal muretto per guardare meglio la scena, Willard ghignò estasiato, gustandosi l'espressione sconfitta di Lucas.

-Allora arrivederci- disse Fanny, cominciando ad allontanarsi.

-Sì...ciao. Ci vediamo presto.- la salutò il ragazzo, con la tipica espressione mogia di chi è appena andato in bianco.

A quelle parole, Fanny fremette e si girò di scatto verso il giovane -Messer Lucas-

Lui alzò il capo speranzoso -Sì?-

-Vi sarei grata se cominciaste a darmi del voi. Non siamo abbastanza intimi da usare la seconda persona singolare quando ci rivolgiamo l'uno all'altra.- Poi la ragazza si girò di nuovo, incamminandosi sulla via di casa.

-Adoro mia sorella- sorrise Willard gongolando -non è adorabile, mia sorella, Thomas?-

-Appena l'altro giorno l'hai definita “piacevole come un calcio nei denti”- sospirò Thomas

-A proposito, amico mio, hai un problema.-

Willard guardò il cugino con un espressione interrogativa.

-Fanny sta tornando a casa. Se non ti trova lì, di certo sospetterà qualcosa...anzi,ha già sospettato qualcosa prima, quando hai piagnucolato in quel modo. Probabilmente, ha riconosciuto la tua voce.-

Willard gelò sul posto -dobbiamo tornare a casa prima che arrivi lei-

-Non “dobbiamo”. Tu devi. Al singolare. Ne ho avuto abbastanza delle tue follie, per oggi.-

-Non dire sciocchezze- sbuffò Willard -proprio perchè ti costringo a partecipare alle mie follie, in qualche modo dovrò pur rimediare. Vieni a mangiare da me, ti offrirò la più succulenta delle cene di Veshibal.-

-Non so quanto conti, visto che non cucini tu- sospirò Thomas indulgentemente divertito -ma accetto l'invito. E ora ci conviene metterci a correre se non voglio sorbirmi lo sguardo truce di mia cugina per tutta la cena, una volta che avrà capito che sono stato tuo complice.-

Terrorizzati all'idea, i due amici cominciarono a correre a gambe levate verso Villa Demetris.

 

*

 

Riuscirono ad arrivare appena in tempo. Fanny entrò dalla porta di casa un attimo dopo che Willard ebbe posato il suo sederino avvolto nei pantaloni attilati su una poltrona del divano, mentre Thomas era andato in cucina a controllare a che punto fosse la preparazione della cena.

-Sono tornata- Fanny aprì la polta del salotto, sfilandosi i guanti di lana bucherellati dalle mani -Fratello- lo salutò freddamente come al solito.

Willard si distese comodamente sulla poltrona, sfogliando un libro di ballate epiche come se fosse rimasto comodamente a leggere per tutto il pomeriggio -Sorella- le rispose casualmente, senza neanche guardarla -com'è andata la passegiata?-

-Bene- rispose lei. Poi incrociò le braccia guardandolo sospettosa -perchè stai ansimando, Willard?-

-Ansimando? Starei ansimando?-

-Sì. Proprio come se avessi corso.- gli occhi di Fanny si ridussero in due fessure.

-Non sto ansimando, cara. Dev'essere la tua immmaginazione, forse sei un pò confusa per via della tua passegiata. A proposito, dove sei stata?- le chiese il giovane, possando il libro e lanciandole uno sguardo eloquente.

-Oh- Fanny evitò lo sguardo del fratello -da nessuna parte. Ho fatto giusto un giretto con un amica.- rispose a disagio -Vado a lavarmi le mani, la cena è quasi pronta.-

-Fanny!- la chiamò Willard, dopo un attimo di esitazione.

La ragazza, che era già in corridioio, si voltò spazientita -Che c'è?!?-

-Ti voglio bene. Lo sai, vero?-

-Ma va a farti fottere- rispose la ragazza, sbattendosi violentemente la porta del salotto alle spalle.

 

 

 

Scusate per il ritardo negli aggiornamenti, ma ho avuto due settimane incasinattissime. Grazie al cielo è arrivato sabato! ^^” a proposito, scusatemi per gli errori di battitura che sicuramente ci saranno, ma sono davvero troppo stanca per controllare un'altra volta.

Certo che Will quando si preoccupa di Fanny mi ricorda tanto Tamaki di Host Club *___*

Comunque in questo episodio non fa molte belle figure XD però va detto che è vero, è molto geloso dei suoi amori ma neanche lontanamente geloso di loro rispetto a quanto lo è di Fanny.. i suoi amanti li lascia respirare... E li stravizzia con coccole e regali ^^

Grazie a tutti quelli che hanno letto questa fanfiction. Willard è il mio personaggio nel gdr ispirato a Dragon Age: http://dragonagegdr.forumfree.it/

Ed ecco un paio di disegni di Will, non belissimi purtroppo, che ho pubblicato sulla mia pagina di deviantArt:

http://cookieanddeadlysins.deviantart.com/art/Willard-my-OC-186378561?q=sort:time+gallery:cookieanddeadlysins&qo=1

http://cookieanddeadlysins.deviantart.com/gallery/#/d31sknb

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Capitolo 5
*** Carta spezzata ***


Quando si annoiano, non è poi così inusuale che gli abitanti di Veshibal decidano di passeggiare per la loro città. Passando per il Borgo Imperiale, alcuni di loro di tanto in tanto si avventurano per un vicoletto, una piccola stradina stretta fra due botteghe, forse alla ricerca di avventura o, nel caso siano delinquenti, di qualche signorina indifesa da borseggiare. Ma ben presto noteranno come quel vicoletto si ampi, di come l'anonima stradina assuma l'aspetto di una piazzetta circolare, circondata da case dall'architettura elegante e invisibili dalla strada principale.

Una di queste case, una villa bianca a tre piani avvolta dall'edera come fosse un pacco regalo, risponde al nome di Villa Demetris, e al suo interno vive la famiglia più scalmanata di tutta Veshibal.

Era notte fonda, e la casa era perfettamete immobile e silenziosa, a parte per una luce proveniente da una stanza all'ultimo piano, la mansarda. E da quella stanza si levò un imprecazione...

 

-Porco Yenob- mugugnò Willard Demetris, dopo essere andato a sbattere contro un basso tavolino in legno. Era da poco passata mezzanotte, e la tremolante luce di candela che teneva in mano non riusciva a rivelare tutti gli ostacoli di cui la stanza era piena: scatoloni, pile di libri impolverati, appendiabiti scheggiati, un cavallo a dondolo in legno dipinto di vernice bianca ormai sbiadita. Oggetti con una loro storia alle spalle, accumolati negli anni e ormai dimenticati; si ammucchiavano nella mansarda come le alghe nel mare, creando ombre e sagome dall'aspetto sinistro. Da bambino, Willard aveva avuto paura di mettere piede nella mansarda dell'ultimo piano, evitandola quando poteva. Fanny si rifiutava di entrarci tutt'ora... proprio lei, così ancorata alla logica fermezza dei suoi testi scientifici, che non lasciavano spazio a mostri sotto il letto o all'uomo nero.

Willard si massaggiò la caviglia indolenzita e adagiò cautamente la candela su una cassettiera lì accanto: se la ricordava: quel mobile si era scheggiato quando aveva otto anni... suo padre avrebbe voluto buttarlo, ma sua madre aveva semplicemente ordinato ai servitori di portarla in sofitta. Elena Demetris si ostinava sempre a tenere tutto.

Dal canto suo, Willard non sarebbe mai salito spontaneamente in quella mansarda impolverata, così piena di tele di ragno e di cose vecchie. Ma quella sera si era rigirato nel letto più volte, incapacie di dormire, per poi fare il giro di tutte le stanza della casa sperando di trovare qualcosa che lo distrasse, sperando di non svegliare la sua famiglia. Non voleva certo vedersela con una Fanny in camicia da notte, coi capelli talmente arruffati da sembrare un porcospino, che gli diceva di non girovagare in giro di notte come un sonnambulo pazzo, dando fastidio a mezza città.

Sperando di trovare qualcosa che gli avesse permesso di rilassarsi e dormire, Willard si sedette sul freddo pavimento in legno, dopo averlo spolverato alla meno peggio, incrociando le lunghe gambe. Tirò a se il primo scatolone che gli capitò sotto mano, e (dopo essersi assicurato che non contenesse una famigliola di ragni o della polvere che gli avrebbe insozzato i capelli), cominciò a frugarci dentro, estraendone oggetti a caso sotto la debole luce della candela.

Un paio di vecchi orecchini dal gancio rotto. Un vecchio bastone del manico spezzato, forse appartenente al nonno. Una coperta di flanella che non ricordava di aver mai visto. Vecchi libri. Il primo ciuccio di Fanny.

Uno dopo l'altro, Willard dispose gli oggetti in fila accanto a se, come se fossero delle reliquie, ma non prestandoli veramente di attenzione.

Fino ache le sue dita non toccarono un pezzo di carta da lettere, finemente arrotolata e legata con un nastrino rosso. Willard restò un attimo immobile, colto da una strana sensazione che non riusciva ad identificare. Quel nastrino gli era famigliare, ma non avrebbe saputo dire dove l'avesse già visto.

Tirò prudentemente fuori dalla scatola la carta ingiallita, da cui sciolse il nastrino, che cadde a terra senza un rumore. Con una mano, distese la carta, e si sporse in avanti per vederla meglio.

I suoi occhi azzurri-grigi, dapprima confusi e poi desolati, scrutarono le parole scritte sul foglio. Parole sbilenche e imperfette, che solo un bambino è in gradi di fare. Si notavano vari errori di grammatica, “E” con troppe stanghette e delle V doppie che non erano altro che delle M rovesciate. L'ultimo pezzo di lettera era imbrattato di sangue vecchio e rappreso.

Willard passò un polpastrello tremante sulle macchioline di sangue, che col tempo aveva assunto un colore che tendeva al brunastro. Era il suo sangue. Quelle lettere sbilenche erano state scritte da lui. Il nastro rosso sbiadito lo aveva comprato lui, con gli spiccioli della sua prima paghetta.

Con un gesto automatico, portò un dito al naso spezzato, mentre la sua mente dilagava fra i ricordi di un autunno passato...

 

...Tredici anni prima...

 

-Spero non vorrai davvero di conciarlo così.- Erez Demetris lanciò uno sguardo critico alla moglie Elena, che stava attentamente sistemando la casacca del loro primogenito: all'epoca, Willard aveva appena sette anni, e osservava la madre che gli lisciava la camicia con sguardo assente.

-non capisco quale sia sia il problema- rispose Elena, piegando attentamente la cravattina di Willard.

-Lo stai vestendo in modo maledettamente effeminato. Merletti e bottoncini pregiati. Puah. Forse non ti sei accorta che è un maschio, non una femmina.- Erez lanciò un'occhiata di disapprovazione alla moglie -se vuoi vestire qualcuno come un pagliaccio, va a farlo con Fanny- e detto questo, accenò col mento alla stanza al piano di sopra, dove dormiva la piccola Fanny, di soli due anni.

-Ci ho provato- si lamentò Elena -ma i vestitini rosa che le compro non le piacciono. Quando provo a farglieli indossare, comincia a piangere e non smette finchè non glieli tolgo. Willard invece non fa una piega, è gratificante vestirlo in modo adeguato- la donna passò una carezza distratta sulla giacchina del bambino, come se fosse più contenta di vedere quella adosso al figlio, che del figlio stesso.

Erez si voltò, mugugnando parole sul “dove andremo a finire” e “mi è andato di volta il cervello quando ho deciso di mettere su famiglia.”

Quando ebbe finito di sistemare l'aspetto di Willard, Elena si congedò, dicendo di avere un forte mal di testa e di dover andare a distendersi. Erez non le rispose, assorto nella lettura dei documenti.

Era l'occasione che Willard aspettava. Sgattaiolò in camera sua, dove afferrò un pacchettino di dolci chiuso da un nastro rosso brillante, e una letterina che aveva scritto la sera prima. Arrotolò la lettera con le manine ancora goffe, e la legò al sacchettino grazie al nastro.

Contemplò fiero la sua opera, per poi correre veloce come solo i bambini sanno fare fino all'uscio. Si infilò diligentemente capotto, sciarpa e guanti, e sgattaiolò fuori dalla porta principale senza un rumore. In casa, nessuno se ne accorse.

Fiero di essere riuscito a sfuggire dalle grinfie della sua stessa casa, Willard camminò frettolosamente per le strade di Veshibal, stringendosi forte il sachettino al petto come se fosse un tesoro prezioso, e non qualche sparuto biscotto al cioccolato che aveva comprato con la sua paghetta.

La gente per strada rivolgeva strane occhiate curiose al bambino solo e ben vestito che camminava di fretta, ma nessuno tentò di fermarlo o di importunarlo. All'epoca, Willard ne fu grato.

Il bambino arrivò fino ad una grande strada trafficata, piena di adulti alti e imponenti: doveva fare attenzione per non andarci a sbattere. Una volta, passò davanti ad una bottega dalla porta aperta, per cui potè vederne l'interno: vendevano articoli per bambini, per lo più giocattoli e libri ma si scorgeva anche uno stupendo berettino azzurro. Willard lo osservò con un groppo di desiderio in gola, ma in quel momento non poteva fermarsi. Aveva una missione da compiere. Dopo un attimo di esitazione, voltò le piccole spalle al beretto azzurro, prommetendosi che sarebbe tornato.

Dopo una ventina di minuti che camminava, Willard cominciò a sentir male alle gambe. Non era abituato a fare così tanto esercizio. Si chiese se qualcuno a casa si fosse accorto che non lui non c'era più.

Sobbalzò improvvisamente, rendendosi conto di essere arrivato alla sua meta: una casetta di periferia vicino al porto, con le imposte di legno alle finestre, che erano molto più scheggiate di quelle di casa sua. Li dentro, viveva una bambina. L'aveva vista più volte, quando accompagnava suo padre a firmare i contratti con un “mercante minore”, che viveva in quella casa. La bambina era la figlia del mercante, o forse la nipote, Willard non ne era sicuro. Non sapeva neanche il nome di quella ragazzina che aveva visto più volte, ma sapeva che voleva darle quei dolci e la lettera che aveva scritto per lei.

Dondolandosi sui talloni, Willard aspettò impazientemente che la bambina uscisse di casa. Faceva freddo; l'autunno stava lentamente volgendo al termine, lasciando spazio all'inverno, che presto avrebbe conquistato la città nella sua morsa glaciale.

Willard si avvolse stretto nel capotto di lana. Magari avrebbe nevicato presto, e lui sarebbe riuscito finalmente a costruire un pupazzo di neve che fosse degno di questo nome: quello che aveva fatto l'anno prima assomigliava più ad una montagna di escrementi informe, che a un vero pupazzo di neve.

Dopo quasi un ora, o forse pochi minuti, Willard si annoiò abbastanza da rileggere la lettera che aveva scritto con la sua grafia sbilenca. Diceva:

 

“Ciao, mi piaci. Te lo dico subito che così non pensi che te lo dico per altre cose. Mi piaci da che ti ho visto, e non da prima che non ti conoscevo. Dato che mi piaci, io penso che ti amo anche. Ti amo perchè sei bella. E hai le lentiggini!! e...”

 

La sua lettura venne interrotta dal rumore di una porta che sbatteva. Willard sobbalzò, alzando lo sguardo, e lei era li, davanti a lui: la bambina da ricci castani e con le lentiggini; non sembrava avere un espressione molto contenta, ma Willard era talmente euforico che non se ne accorse.

La bambina parlò -Chi sei? E che cosa fai davanti alla porta di casa? Mamma dice che gli sconosciuti che si appostano davanti alla porta sono tutti depravati.-

Willard la guardò a bocca aperta: non sapeva cosa significasse “depravato”, ma non suonava come una buona cosa. Decise allora di spiegarsi, impaziente come solo una bambino può essere.

-Ti ho portato questi!- con un sorriso entusiasta, Willard corse verso l'altra, con le mani avanti per porgerle i doni. Non fece caso al sasso davanti a se, e i suoi piedi ancora goffi ci inciamparono sopra. Non potè parare la caduta con le mani, che teneva alzate nel vano tentativo di proteggere i biscotti friabili. Colpì il vialetto in pietra, prima col naso e poi con tutto il resto del corpo. Dalla faccia, un dolore terribile si diffuse ovunque, e c'era sangue, dappertutto. Sangue sui suoi capelli. Sangue sulla strada. Sangue sulla lettera su cui aveva passato tanto tempo pensando a cosa scrivere, appena la sera prima.

Si sentì svenire, per il dolore e per la vergogna e per la sensazione di fallimento. Le ultime cose che sentì prima di perdere i sensi furono le urla della ragazzina che correva in casa: -mamma! C'è un depravato morto davanti a casa nostra!- e poi delle mani adulte che lo soccorsero. Il padre della bimba lo aveva riconosciuto come il figlio di un suo superiore, e lo avrebbe riportato a casa.

Si era radunata una piccola folla intorno a lui, che cianciava come solo le persone riunite davanti ad una disgrazia sanno fare -Il naso, guardategli il naso! Spezzato come un gambo di sedano. Non sarà mai più come prima.-

Mentre il padre della bambina lo riportava a casa, nonostante fosse tramortito Willard sentì gli occhi spalancati della ragazzina fissi su di se. L'ultima cosa che pensò prima di perdere i sensi fu che non sapeva nanche il suo nome.

 

Disteso per metà sul pavimento e per metà su un mobiletto di legno, Willard si era finalmente addormentato. Le sue gambe non erano più quella corte e tozze da bambino, ma quelle lunghe e scattanti di un uomo. Di certo non avevano smesso di procurargli rovinose cadute.

Willard dormiva con la testa rivolta all'indietro, il naso spezzato illuminato dalla luce tremolante della candela che stava per spegnersi. Ai suoi piedi, la lettera insanguinata era stata stracciata in mille pezzi.

 

 

Ooook, so che questa storia è molto diversa dal genera che scrivo di solito. È più tragica che tragi-comica. Oh almeno è quello che spero: ho voluto provare a misurarmi con uno stile diverso di scrittura, ma non preoccupatevi: dal prossimo episodio tornerò ad essere demenziale come sempre (bhe, anche questo episodio è abbastanza demenziale, almeno sotto certi aspetti...)

Grazie a tutti i lettori! <3 non avete idea di quanto mi faccia piacere che qualcuno legga i miei scleri mentali, e le recensioni sono più che benvenute: infondo, sono qui per migliorarmi, e ringrazio tutti quelli che mi hanno fatto sapere senza peli sulla lingua cosa ne pensano della mie storie... un grazie a _Zafrina_, che con la sua ultima recensione mi ha fatto venire voglia di scrivere qualcosa di più serio... almeno ci ho provato.

Ah, ultima cosa: la lettera che scrive Willard usa le stesse parole dello spot “perchè tu mi piaci”, un batti cinque a tutti coloro che se ne sono accorti xD ecco lo spot completo: http://www.youtube.com/watch?v=SrXpScaCU4s&feature=player_embedded

Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Oscuri presagi di morte ***


-Etciù!-

Per quella che era probabilente la millesima volta nell'arco di due giorni, Willard si soffiò il naso.

Dopo il pedinamento di Fanny e Lucas (o, come lo chiamava lui, “accertamento sui movimenti della sorella che ogni buon fratello maggiore dovrebbe fare”), era stato vagamente raffreddato, e l'aver dormito in soffitta la sera prima non aveva fatto altro che aggravare la cosa. Quindi ora il giovane se ne stava buono buono disteso a letto, con almeno quattro strati di coperte, una borsa di acqua calda e -il peggio del peggio- un aspetto non esattamente invidiabile. Willard non sapeva cosa fosse peggio, se i capelli arruffati o il fatto di doversi continuamente soffiare il naso (comportamento terribilmente privo di stile). Alla fine, il giovane aveva deciso di far coprire tutti gli specchi della camera con veli neri, quasi fosse in lutto per il suo aspetto. E a dire il vero lo era.

Il cigolio della porta che si socchiudeva distrasse il giovane dai suoi cupi pensieri riguardanti quale camicia avrebbe indossato al suo funerale, se la malattia non lo avesse risparmiato. Il nasino appuntito di Fanny fece capolineo dalla fessura della porta, ma la giovane non entrò del tutto. La voce di lei era attutita dal legno:

-Sei ancora malato, lebbroso?-

-A dire il vero, sì- rispose Willard sbuffando -ma tu vieni pure, così magari ti contagio e sarai costretta a restare confinata nella tua camera, lontano da me. Ma riconosco che almeno hai avuto la decenza di venire a trovare il tuo unico fratello in punto di morte.- il giovane guardò Fanny in soffiandosi il naso, mentre l'altra si avviccinava per sedersi ai piedi del letto di lui (non sarebbe mai andata più vicino col fratello in quelle condizioni...probabilmente non sarebbe andata più vicino neanche se Willard fosse stato nel pieno della salute).

-Non mi sembri in punto di morte- osservò Fanny con fare critico, passandosi un dito sulle labbra. -Certo, hai le occhiaie, le labbra screpolate, l'aria malaticcia... oh beh, a dire il vero non sei molto diverso dal solito. Forse ho notato adirittura un lieve miglioramento- concluse con un ghigno.

Willard incrociò le braccia al petto, indignato. Voleva rispondere per le rime a Fanny, ma uno starnuto impprovviso lo bloccò sul colpo. Si soffiò il naso con un fazzolettino bianco, sentendosi terribilmente incompreso.

I due fratelli restarono in silenzio per un po: la minore osservava distrattamente il temporale che infuriava fuori dalla finestra, mentre Willard si dimenava a disagio, pensando a quel paio di stivali che aveva visto la settimana scorsa: alti al ginocchio, di cuio con fibbie intrecciate. Avrebbero fatto svenire ogni signora con un amore per il sadomaso. Ma costretto in casa da due giorni com'era, il giovane non aveva potuto comprarli, e quel capolavoro in cuoio era probabilmente passato nella mani di qualche altro ragazzo, che di certo non aveva il fisico adatto per indossarli. Non tutti erano alti e slanciati come lui, dopotutto.

-Willard, hai uno sguardo perso nel vuoto. Spero che tu non stia pensando a cose sconcie.- Fanny lo guardò con un sopracciglio alzato e l'aria annoiata.

-Non dire idiozie.- il giovane sospirò -pensavo ad un occassione che si presenta solo una volta nella vita. Una di quelle occasioni che ti cambiano profondamente, e che io non ho saputo sfruttare.- s'incassò su se stesso, finendo ancor più sotto le coperte fino a che non fu distinguibile solo una chioma arruffata di capelli rossi.

Fanny alzò gli occhi al cielo -Sei sempre stato un amante del melodramma- commentò -proprio come quando hai seguito me e Lucas.-

Un silenzio grave scese sulla stanza. Fanny si morse le labbra e cercò di fare finta di niente, andando alla scrivania del fratello e prendendo un libro a caso. Sapeva di aver parlato troppo.

Willard era senza parole. Da quando lui e Thomas avevano pedinato Fanny e Lucas, nessuno aveva toccato l'argomento. Willard era tornato a casa un attimo prima di Fanny, ed aveva finto di essere restato in salotto tutto il pomeriggio. Ma la sorella non era stupida, e Willard sapeva che Fanny sapeva.

Il ragazzo abbassò gli occhi, fissando il pavimento in legno lucidato della sua stanza: era certo che Fanny non avesse più visto quel delinquiente, ma non di come si sentisse la sorella. Lei aveva respinto Lucas, ma...era... rimasta ferita da quell'esperienza? Confusa, offesa? Willard degludì.

Fanny continuava a sfogliare il libro. Era di spalle, e il fratello non riusciva a vederla in viso.

-Fanny...- mormorò -tu...ecco...-

Il giovane non riuscì mai a finire la frase. La porta si spalancò ed entrò Elena, seguita a ruota da Alise -Fatellone- disse la piccola, trotterellando verso Willard -C'è la signorina bionda-

Willard alzò un sopracciglio -chi...?-

-Non troppo vicino, Alise: Willard è raffreddato- Elena prese in braccio la figlia, che cercava goffamente di salire sul letto del fratello. Alise cominciò a piangere, sporgendosi verso Willard: dal canto suo, il giovane si comosse, sapendo di essere al centro dei pensieri della sorellina -Oh, mia piccola Alise! Quando sarò guarito ti riempirò di coccole-

-Ma che coccole e coccole- sbuffò Fanny, chiudendo il libro di scatto -Voleva venire da te perchè hai le caramelle per la gola.- Alise si sporse verso la mensola accanto al letto, guardando bramosa la scatolina di latta con le liquirizie. Willard spalancò la bocca, sentendosi irreparabilmente tradito.

-Chi è la signora bionda, madre?- chiese Fanny socchiudendo gli occhi grigi, mentre Willard si soffiava il naso, non per il raffreddore ma per il modo in cui l'aveva trattato la sorellina di cinque anni. Si sentiva usato, una mera merce da trattare per arrivare alle caramelle.

Elena si tolse un ciuffo scuro dalla fronte, tentando invano di tenere bene Alise, che si dimenava. -Oh, è solo lady Graciel. Willard, immagino che voglia vedere te. Ieri ho incontrato sua madre in piazza e le ho detto che eri malato. È di sotto che ti aspetta.-

Un gelo improvviso calò sulla stanza (per la seconda volta in meno di due minuti): Lady Graciel. Willard degludì. Era un uomo morto. E la malattia non c'entrava più.

 

 

 

Scusatemi scusatemi scusatemi se non aggiorno da più di due settimane ma la vita vera mi ha tolto il tempo, e quindi anche l'ispirazione lo ha seguito a ruota xD

Spero comunque di scrivere qualcosa di più per la prossima settimana, in cui entrerà in campo lady Graciel, alias l'ex di Willard, che ho già nominato un paio di volte... oddio... Willard mi odierà, lo so! XDXD

Alla prossima =)  

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Capitolo 7
*** Mai più Graciel ***


Salve ragazzi =)

Prima di tutto, dato che questa fanfic è il seguito di quella precedente, ho pensato fosse meglio fare un veloce riassunto: allora, Will è in camera sua con il raffreddore, insieme alla madre e alle sorelle. Intanto, la sua ex lady Graciel è venuta a trovarlo e lo aspetta di sotto in salotto: sono stata veloce, no? XD

Secondo, in questa storia farà la sua breve comparsa anche Erez, padre di Will, che chi segue il gdr online di Dragon Age dovrebbe conoscere bene, ma chi ha letto solo la fanfic lo ha “incontrato” solo nella prima puntata.

Ultimo, ma non meno importante, volevo dedicare un grazie speciale a Shainareth, che ha sempre la pazienza di commentare le mie storie e i miei scarabocchi su deviantArt! Sei un tesoro ^^

Durante queste vacanze di natale dovrei riuscire a portarmi avanti con i capitoli (ho anche pubblicato una one shot su Harry Potter =DD) Ok, ora ho finito di cianciare =) Buona lettura!

 

 

 

Willard non riusciva a muoversi. Gli sembrava che le lunghe gambe gli si fossero paralizzate, impedendogli di uscire dal letto. Gli occhi chiari erano spalancati e fissavano il vuoto davanti a lui, come se la stanza fosse piena di spiritelli e folletti che solo lui poteva vedere.

Lady Graciel. Lady Graciel è di sotto che ti aspetta.” le parole di sua madre gli martellavano nella testa.

-Dai, Willard.- Elena gli diede un veloce buffetto sulla guancia, mentre afferrava Alise per i piedi e la trascinava fuori dalla porta -Non vorrai far aspettare gli ospiti.- La donna si chiuse la porta alle spalle, tenendo Alise al contrario. La bambina, con la testa ciondolante all'ingiù, lanciò un occhiata bramosa alle liquirizie sul comodino del fratello.

Rimasti soli, Fanny e Willard si scambiarono un occhiata. Quella del giovane era supplichevole, del genere “salvami-da-questo-pasticcio”. Quella della ragazza era lievemente sadica.

-Avanti, Willard.- Fanny scattò in piedi, scaraventandosi verso il fratello e strappandogli le coperte di dosso -Su, fa il bravo. Va a salutare gli ospiti!-

-Fanny!- gracchiò Willard disperato, cercando di coprirsi con il lenzuolo -Sono malato! Non ho i pantaloni addosso! Per Yenob, ragazza, dov'è il tuo pudore?- Fratello e sorella cominciarono a lottare per il possesso delle coperte.

-Facevamo il bagno insieme, da piccoli. Niente che non abbia già visto!- ringhiò la ragazza, i capelli rossi arruffati dalla lotta. Fanny strinse i denti. In casi normali Willard avrebbe vinto quello strano tiro alla fune, ma ora il fratello era indebolito sia dal raffreddore e, sopra tutto, dalla prospettiva di scendere in salotto per confrontarsi con la sua ex ragazza.

-Su, fa l'uomo una volta tanto!- ringhiò Fanny, piantando i piedi al suolo e strattonando le coperte verso di se -Vai di sotto e affronta la cara vecchia Gracie, così dopo potrò farmi quattro risate!-

-Tu non sai di cosa stai parlando!- le urlò Willard di rimando, il naso che colava per via del raffreddore. Se avesse lasciato lasciato la coperta per pendere il fazzoletto con una mano, Fanny avrebbe sicuramente vinto. Ma il giovane non poteva sopportare di farsi vedere da qualcuno con il moccio penzolante, neanche dalla sua sorella minore. Strinse i denti e, cercando di coprirsi con il lenzuolo tenendolo con solo la mano sinistra, con la destra tastò il comodino alla ricerca del fazzolettino di pizzo.

Fanny ghignò e approfittò di quella situazione: con un ultimo, epocale scatto, riuscì a tirare tutta la coperta verso di se, ruzzolando e finendo a gambe all'aria sul pavimento.

-Cosa diavolo è tutto questo casino?!?- Erez Demetris, padre di Willard e Fanny, irruppe nella stanza del figlio spalancando la porta con impeto. Nella camera scese un attimo di silenzio, quando l'uomo vide Willard, in mutande, che si soffiava il naso seduto sul letto, e una montagnola di coperte e lenzuoli sparsi per terra da cui emergeva la testa arruffata di Fanny.

Erez espirò una volta. Due volte. Tre volte. Quando fu sicuro di essersi calmato a sufficienza, ringhiò: -Spero che mi darete una spiegazione. Anzi, no! Non datemela. Non voglio sapere. Willard, se entro mezzo minuto non ti trovo pronto e vestito a salutare la tua... amica giù in salotto, giuro che ti impalo fuori dalla finestra come un maiale sacrificabile. E ora rimettete a posto questo casino!- l'uomo si chiuse con violenza la porta alle spalle, i baffi rossicci frementi d'ira.

*

Cinque minuti dopo, Willard scendeva le scale controvoglia. Si era vestito al meglio delle sue possibilità, pettinato e sciacquato la faccia, ma non la smetteva di strarnutire e tossicchiare. Sospirò. Se proprio doveva rincontrare Gracie, avrebbe voluto dare il meglio di se; nella sua testa, si era immaginato la scena tante volte: avrebbe fatto il suo ingresso, sorridente e più bello che mai, magari accompagnato da una nuova fidanzata molto affascinante. E invece cosa avrebbe visto Gracie? Un mostro con gli occhi arrossati e le narici otturate da viscido muco.

Arrivato davanti alla porta del salotto, Willard si fermò e fece un lungo sospiro. Appoggiò per un secondo la testa al legno intarsiato della porta, poi si rialzò e si sistemò la camicia “Prima si fa, meglio si sta!” pensò il giovane annuendo fra se. Aprì la porta ed entrò nella stanza.

Lady Graciel era seduta sulla poltrona più vicina alla finestra, quella dove si metteva sempre quando loro due stavano ancora insieme. Per un attimo, sembrò quasi che non fosse cambiato niente, che Willard potesse andare da lei e salutarla con un abbraccio stritolatore, per poi uscire insieme a fuori a pranzo, come facevano sempre. Lui le avrebbe comprato una piccola ghirlanda di fiori rosa e gliel'avrebbe appuntata sulla giacca. Lei gli avrebbe detto che il rosa non le piaceva, ma lo avrebbe comunque ricompensato con un bacio, alzandosi sulle punte dei piedi per raggiungere la bocca dell'altro.

Ma niente di tutto questo sarebbe sucesso. Mai più.

-Willard- disse lady Graciel, alznado un sopracciglio -è bello rivederti.-

-Anche per me, Gracie. Ti bacerei la mano in segno di saluto, ma purtroppo sono raffreddato.- gli scappò uno starnuto, perfetto per sottolineare le condizioni del malato.

Lei lo guardò con disapprovazione, come se Willard si fosse andato a cercare la malattia -Si, mia madre me l'ha detto. L'ha saputo da tua madre ieri in...

-In piazza- concluse Willard per lei -Sì, l'ha detto anche a me. Mia mamma, voglio dire. Non la tua- mormorò a disagio.

-Spero che tu stia meglio.- disse lei, sistemandosi le pieghe della gonna bianca. Una ciocca di capelli biondi le scappò dall'elaborata crocchia, e lei si affrettò a mettersela a posto -Come vanno i capelli?- chiese a Willard ansiosa -Questa mattina mi sono alzata in ritardo e non ho avuto tempo di mettermeli a posto come si deve!- si lamentò, voltando la testa da tutte e due le angolazioni per mostrare al ragazzo eventuali ciocche fuori posto.

-Aspetta- mormorò lui, avanzando verso di lei -Hai una treccina allentata.-

Senza quasi rendersene conto, Willard comiciò a lisciare la ciocca di capelli per rifare la treccina. Poteva sentire il respiro di Gracie a pochi centimetri da lui. Si diede dello stupido: Graciel non era mica Fanny, sempre pronta a distribuire insulti gratuiti. Cioè, magari anche sì, ma i suoi insulti erano più che altro bonarie prese in giro, e lui sapeva gestirli da tempo. Di cosa diavolo aveva avuto paura?

Intrecciò con cura le sottili ciocche biondo pallido con mani esperte, come se non avesse mai smesso di farlo.

-è permesso?- i due alzarono lo sguardo di colpo, sussultando. Willard si allontanò di scatto dalla ragazza.

Elena Demetris entrò in salotto canticchiando con un paio di libri in mano -Scusate, sto cercando di mettere a posto tutti i libri che Erez e Fanny lasciano in giro per la casa, ma credo che sia un impresa impossibile. Palmidora!- Elena lasciò cadere i tomi sul divano, baciando lady Graciel su tutte e sue le guance a mò di saluto -Perdona i miei modi, Palmidora, prima non ti ho neppure chiesto come stavi!-

Willard si passò una mano sul volto, mentre Graciel storgeva la bocca in una smorfia di disapprovazione. Odiava essere chiamata col suo vero nome, e Willard non poteva certo darle torto. Per questo, sin dal loro primo incontro, lei gli aveva chiesto di chiamarla per cognome, Graciel. Dopo un po di tempo, Willard aveva cominciato ad abbrevviarlo in Gracie.

Willard aveva provato a spiegarlo ad Elena, ma a quanto pare la madre non aveva mai afferrato il concetto principale.

-Sto bene, grazie.- rispose la ragazza, con un mezzo sorriso tirato. A dirla tutta, sembrava più un ghigno, che un sorriso -La scorsa settimana sono stata un po male anch'io, ma ora sto meglio. A proposito- si girò verso Willard, dando le spalle ad Elena come se la volesse ignorare. Frugò nella piccola borsetta di tintinnanti perline bianche e ne tirò fuori una boccetta in vetro rosso, che porse al giovane -Willard, la mia influenza è durata più di due settimane. Non vorrei vedere anche te costretto in casa in quel modo, sopratutto perchè fra quattro giorni ci sarà un asta di vestiti orlesiani. Sono sicura ne avrai sentito parlare. Non che ti stia invitando!- aggiunse poi con un tono più stridulo, senza smettere di gesticolare con le mani un solo attimo -Io sarò fuori città in quei giorni, ma sono sicura che tu vorresti andarci.- sbattè violentemente la bocetta rossa in mano al giovane -è un nuovo medicinale che mi ha preparato un mago del Tevinter. Sono sicura che ti rimetterà in sesto in un attimo.-

Willard si rigirò la boccetta fra le mani, sorridendo imbarazzato. Alzò gli occhi, e vide sua madre ad appena un paio paio di centimetri da lui, che seguiva lo scambio di battute con occhi spalancati ed aria interessata.

-Mamma.- disse il giovane secco -Per favore, porta la boccetta in camera mia. Non vorrei rischiare di perderla- la ficcò con decisioni nelle mani di Elena, e ricevette in cambio uno sguardo offeso: Willard, io devo mettere a posto i libri di Fanny!-

-Non ti preoccupare, allora- le disse lui spazientito. -Lo farò io. Mi raccomando, mettila nel primo cassetto, così non correrò il rischio di non trovarla più.-

Elena guardò prima Willard, poi Graciel, poi di nuovo Willard -Ah, certo!- disse poi, spalancando gli occhi – Lo faccio subito! Immediatamente!- la donna uscì dalla stanza, lanciando di tanto in tanto velocissime occhiate dietro di sè.

Nel salotto scese un attimo di silenzio. Lady Graciel chiuse con uno scatto deciso la sua borsetta e si rinfilò i delicati guanti di seta blu -Ora è meglio che vada.-

-Oh. sì.- mormorò Willard. Non riuscì a fermarla quando si rimise il mantello, nè quando uscì dal salotto. La accompagnò fino alla porta d'ingresso.

-Allora...a presto, credo.- disse lui.

-Sì. Arrivederci, Willard.- Graciel accennò un saluto al giovane, poi scese gli scalini d'ingresso fino ad arrivare alla strada. Willard restò un attimo a guardarla, poi chiuse la porta dietro di lei. Era andata. Un altra volta.

Il giovane fece per girarsi ed andare in camera, quando vide tre nasi appuntiti a meno di un centimetro da lui. Urlò, mettendo male i piedi e cadendo per terra, atterrando sul sedere.

-Willard, hai urlato come una donnicciola- era la voce di sua sorella, e proveniva da uno dei nasi. Il ragazzo, dopo essersi massaggiato il sedere, alzò lo sguardo: Fanny, Elena e Alise lo osservavano con occhi interessati.

Il giovane si tirò su di colpo -Stavate origliando?- ringhiò.

-No!- dissero Elena e Fanny in coro.

-Sì.- disse la piccola Alise, ficcandosi un dito nel naso.

Elena guardò la più piccola dei suoi figli con espressione ferita, Fanny infuriata: -Alise!- diede uno scapellotto in testa alla sorella minore.

Willard non perse tempo. Prima che l'attenzione di una delle tre donne potesse ritornare su di lui, il giovane era già scappato verso la sua stanza. Si chiuse dentro e, ansimante per la corsa, si diresse verso il comodino.

La boccetta rossa era lì, nel primo cassetto. Se la rigirò fra le mani, poi, dopo un attimo di esitazione, ne bevve il contenuto.

La mattina dopo era già guarito.

 

 

 

Un altra piccola nota: Lady Palmidora (XD) Graciel ha un anno più di Will, e cioè 22 anni, ma mi sono dimenticata di inserirlo nella storia ^^

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Capitolo 8
*** Chiacchiere fra amici ***


-...E non l'hai fermata.-

Willard si immobilizzò di colpo. Guardò confuso il suo migliore amico e cugino, Thomas. -E cosa avrei dovuto fare, scusa?- chiese, mordendosi il labbro -Chiederle scusa per non so neanch'io che cosa? Buttarla fuori di casa a pedate? Proporle di sposarmi? Come se avesse cambiato qualcosa, poi- il giovane lanciò un sassolino con la punta dello stivale, che andò a colpire le acque limpide del lago davanti a lui, increspandone la superficie.

I due cugini si erano spinti in una cavalcata fuori città, fino a raggiungere il piccolo laghetto nel bosco, contornato di cespugli e di rovi selvatici. Era lo stesso lago in cui andavano a nuotare da bambini, quando il clima era abbastanza indulgente da permettere di calarsi nelle acque azzurrine senza morire congelati.

-Non credo di aver capito una cosa, Will- mormorò Thomas serio, sedendosi sull'erba accanto alla riva. Erano appena scesi da cavallo e avevani lasciato gli animali a pascolare, poco più in la. -Lady Graciel...-

Willard si sedette accanto all'amico, strappando sopra pensiero i petali di una margheritina -...Sì?-

-Ti piace ancora?- chiese Thomas. Diretto, conciso. Una domanda del genere, benchè più che legittima, colse Willard impreparato.

-Ah.- degludì -Perchè me lo chiedi?-

-Perchè mi hai descritto la sua ultima visita nei minimi particolari fin da quando siamo partiti a cavallo da Veshibal, impedendomi di dire qualsiasi cosa. Non che mi abbia annoiato.- Thomas lanciò uno sguardo preoccupato al cugino. Il ragazzo bruno era fin troppo sensibile, e aveva paura che l'amico che considerava come un fratello potesse stare male per amore.

Willard restò in silenzio per un po di tempo prima di rispondere, riflettendo. Thomas non gli mise fretta, restando in silenzio a studiare la sua immagine riflessa nell'acqua.

-Non è che mi piaccia ancora- disse Willard alla fine, imarazzato. Si passò una mano dietro il collo -Però, quando la rivedo o qualcuno la nomina, ci penso. Ma solo in questi casi. Credimi, per il resto del tempo Gracie non mi passa neanche per l'anticamera del cervello.- Willard si strofinò la punta della scarpa, fino a far sparire l'unica e minuscola macchiolina reduce della cavalcata.

Thomas lanciò un occhiata ai cavalli, per assicursarsi che fossero tranquilli. Si voltò poi verso il cugino -Non mi hai mai detto perhè vi siete lasciati.-

-Oh- Willard sbuffò, muovendosi a disagio. Guardò il lago davanti a lui come se non lo vedesse davvero.

-è solo che lei è più grande di me, di un anno e mezzo. E sai come funziona in questo paese per i matrimoni. La maggior parte delle donne al di sotto dei venticinque anni è già sposata, e chi ne ha di più e non lo è vista come un' antipatica zitella. Per gli uomini è diverso, possiamo aspettare più lungo. Mio padre ha sposato mia madre che aveva trentadue anni.- sospirò -Certo, quando ci siamo lasciati io avevo vent' anni e lei quasi ventidue, e avevamo ancora tempo. Ma, non so... negli ultimi tempi non parlava di altro che di matrimonio. Perchè quasi tutte le sue amiche sono già sposate, penso. E una sera me l'ha chiesto direttamente, se dopo due anni che stavamo insieme mi sarei deciso a sposarla- inspirò -...e io le ho detto che no, che in quell'anno non l'avrei sposata.-

I due cugini evitavano di guardarsi, fissando invece il lago davanti ai loro occhi. Willard si ricordò di quella volta che, da piccoli, erano venuti lì in primavera ed erano stati rincorsi da un infuriata oca selvatica a cui si erano avvicinnati troppo.

-Credevo che ti fosse sempre piaciuta l'idea di sposarti- Thomas parlò soprapensiero -Di mettere su famiglia. Avere una moglie, e dei bambini.-

Vedendo che il cugino non rispose, il ragazzo moro continuò -Puoi dirmi perchè le hai detto no?-

-Io non le ho mai detto no.- Thomas lo guardò confuso.

Willard sospirò debolmente-Io le ho detto che non la avrei sposata quell'anno. E neanche quello dopo. Perchè, anche se la maggior parte delle coppie di Veshibal era ed è più giovane di noi due, io mi sentivo ancora come un bambino per una cosa del genere. Ho sempre desiderato una famiglia mia. Dei figli. Ma per farti una famiglia, o lo fai per bene e te ne curi o non la fai. E io non ero e non sono pronto per mettere via la mia vita in un casetto e iniziarne una nuova, una responsabile e priva di vizi. E lei, beh...immagino che non avesse voglia di aspettarmi.

*

I due cugini non parlarono più di lady Graciel, o di qualsiasi altra faccenda amorosa se è per questo. Tornarono a Veshibal al galoppo, sfidandosi in una corsa su chi sarebbe arrivato per primo. Thomas vinse, ma Willard si lamentò dicendo che non era giusto, perchè la sua puledra Malta non era fisicamente portata per le corse come lo stallone bianco di Thomas.

Dopo aver riportato le cavalcature alle stalle e dopo che si furono dati una ripulita, era ormai arrivata l'ora di cena. Un tramonto rosso scese su Veshial, forse il presagio della bistecca al sangue e del dessert di lamponi che i domestici di casa Demetris avevano preparato per quella sera.

-Salve a tutti!- Willard aprì la porta del salone dove la sua famiglia era riunita a cena, con Thomas alle calcagna. I due giovani si erano ripuliti e cambiati d'abito, e inutile dire che avevano una fame da lupi.

-Thomas!- Elena si alzò da tavola e buttò le secche braccia intorno al collo del nipote -è sempre un piacere averti a cena con noi, mio caro.-

-Anche per me, zia- rispose il giovane sorridendo sincero. Willard, invece, sbuffò -Sbrigatevi a farvi le feste, che ho fame.-

Erez, seduto a capotavola, lanciò al figlio maggiore un occhiataccia, mentre spostava la sedia alla sua destra per fare spazio al nipote. Anche se era un parente acquisito, Erez era molto affezzionato a Thomas. Come non si stancava mai di ripetere, pensava che quel giovane così tranquillo e gentile potesse ficcare un po di sale nella zucca di quel disgraziato di suo figlio.

La famiglia prese posto a tavola, mentre i domestici comparivano e servivano la cena. Thomas era seduto fra Willard ed Erez, e di fronte a Fanny.

-Com'è andata la cavalcata?- buttò lì la ragazza, guardando fisso il suo tovagliolo, mentre i domestici portavano via i piatti della carne.

-Oh, beh, siamo andati fino al laghetto a nord, quello nella radura ad un ora da qui.- disse Willard -La mia cavalla, Malta, stava quasi per prendersi una storta quando...-

-Non l'ho chiesto a te- ringhiò Fanny verso il fratello. La ragazza rivolse un breve sguardo in direzione di Thomas.

-Piuttosto bene- rispose lui a disagio, non volendo trovarsi fra uno scontro tra fratelli -Come stava dicendo Willard, Malta si è quasi presa una storta mentre stavamo saltando un fossato- Si interuppe all'arrivo del cameriere, che adagiò davanti a lui il dessert: crostata di crema pasticciera e lamponi.

-Ma per fortuna non si è fatta niente, povera bestia. Quando corre, Willard pretende troppo dal cavallo.- cugino e cugina lanciarono un occhiata di disapprovazzione al giovane dai capelli rossi.

-Non è colpa mia!- si difese lui, preso alla sprovvista -cioè... in realtà lo è. Ma il mio vecchio cavallo era fisicamente più forte di Malta. Non so ancora quanto posso spingermi, con lei.-

-Questo non ti autorizza a stremare quella povera giumenta.- Fanny lo guardò male.

Willard fece per ribattere, ma si fermò quando si rese conto che Thomas e Fanny non lo ascoltavano più. I due erano completamente immersi in una conversazione sui cavalli, le teste vicine, rosso e castano uno accanto all'altro. Fanny disse qualcosa e Thomas scoppiò a ridere. Poi lui a fare un osservazione e toccò a Fanny sghignazzare.

Willard restò in silenzio a guardare i due che parlavano animatamente, senza nemmeno accorgersi che Alise, seduta accanto a lui, gli stava rubando i lamponi della torta.

Socchiuse gli occhi chiari mentre guardava Fanny chinarsi in avanti per pulire col fazzoletto la guancia di Thomas, che si era macchiata di crema pasticciera. I suoi sensi molto sviluppati di fratello maggiore gli suggerivano un brutto presentimento.

Finita la cena, prima che qualcuno potesse fare o dire qualcosa, si congedò e trascinò il cugino con sè, afferrandolo per la manica del maglione. Thomas lo guardò con i grandi occhi marroni sgranati, ma seguì il ragazzo a ruota senza fare domande.

Willard avanzò a grandi passi fino al cortile interno della casa, dove sua madre coltivava le piante più belle e delicate. C'era odore di rosa e di lavanda, ma Willard non poteva vedere i fiori nel buio della notte, rischiarita solo dai raggi trasparenti della luna.

Fece un lungo respiro, guardando il cugino (o quello che credeva fosse il cugino, non riusciva a distinguere niente con quel buio). -Allora.-

Thomas inciampò su una radice e ci mancò poco che non cadesse a faccia in giù fra l'erba e fra i fiori -E allora cosa?- chiese, confuso.

-Tu e Fanny!- Willard perse la pazienza, e cominciò a mulinare le braccia in aria -Cosa diavolo avevate stasera, eh?! Di solito non siete così, e non dirmi il contrario perchè lo sai anche tu!-

Thomas rimase in silenzio per un attimo. Colse una margheritina non ancora sbocciata prima di rispondere: -Non lo so davvero, Will.- sospirò -Non so cos' avesse tua sorella, stasera. O cosa avessi io. So solo che mi sono trovato molto bene in sua compagnia, tanto da dimenticare tutto il resto.-

Willard spalancò gli occhi. Forse se lo sarebbe dovuto aspettare: Thomas era sempre stato onesto con lui. Beh, era sempre stato onesto con chiunque. Ma una confessione del genere lo prese alla sprovvista... forse avrebbe preferito che l'amico negasse.

Che dicesse che non c'era niente fra lui e Fanny.

-Ma..è tua cugina- fu l'unica cosa che riuscì a dire, con la gola secca.

-Di secondo grado. E comunque non sarebbe poi tanto inusuale. E... oddio, Willard!- Si girò di scatto verso il cugino, arrabbiato -Ti prego, non cominciare a farne una tragedia! Ho sempre voluto bene a Fanny, ma è la prima volta che capita una cosa del genere. E potrebbe anche essere l'ultima. Per tutti gli dei, magari Fanny era particolarmente loquace perchè è finalmente riuscita a comprare quel dannato libro di storia che desiderava, e forse io ero condizionato dalla nostra chiaccherata su lady Graciel, di questa mattina. Potrebbe non succedere più.- Si fermò, ansimante.

Sul giardino, calò un attimo di silenzio. Si riusciva a sentire il rumore dei grilli, e la musica di un pianoforte proveniente da un punto indefinito della città.

-Torniamo dentro, Will- disse Thomas alla fine, imbarazzato -Qui si gela.-

-Sì. Hai ragione.- Willard raggiunse il suo migliore amico con due grandi falcate, e i due si affrettarono a tornare insieme, e in silenzio, verso casa.

Willard non sapeva cosa dire. Durante il primo e unico appuntamento che Fanny aveva avuto, la sua gelosia l'aveva costretto a pedinare lei e quel disgraziato di Lucas Osgald. Gli venne in mente che quel giorno c'era anche Thomas.

Una fastidiosa vocina nella sua testa gli sussurrò che forse il cugino era venuto con lui non per assicurarsi che non commetesse pazzie, ma per vedere se a Fanny piaceva davvero Lucas.

Willard scacciò quella vocina come si scaccià un moscerino fastidioso.

 

 

 

Uff. Negli ultimi tempi, questa fanfiction sta andando troppo sul romantico. C'è troppo ammmmmore, molto di più di quello che pensavo di mettere all'inizio. Nella prossima puntata vedrò di calibrare un po la cosa.

All prossimo capitolo, tesori miei! ^^

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Capitolo 9
*** La famiglia ci sarà sempre ***


PS: questa volta, e solo per questa volta, ho scritto la storia in prima persona e da un punto di vista di un personaggio che non è Will per questioni di carattere pratico.

Buona lettura!

 

 

Dal diario di Fanny Demetris

 

Caro diario,

quando mi sono svegliata questa mattina avevo un mal di testa insopportabile. Tutta colpa di Willard e di tutte quelle prediche sui ragazzi che mi ha fatto ieri sera, dopo che Thomas è andato via. Mi ha tenuta in salotto e ha cominciato a blaterare come fa sempre sui pericoli che una ragazza corre quando si fa abbindolare da un uomo più grande. Non ha fatto il nome di Thomas, ma era implicito. Mi sono stufata, mi sono alzata e ho camminato a grandi passi verso camera mia. Willard mi ha seguita per tutta la strada, senza smettere di parlare per un momento solo!

“Fanny, gli uomini più grandi sono sempre pronti a lasciarti per una ragazza più esperta.”

“E ben ti sta a fargli gli occhi dolci, Fanny! Te la sei andata a cercare: finirai col cuore spezzato!”

“Fanny, tesoro mio, non voglio vederti col cuore spezzato!”

Ha continuato a farmi prediche insensate anche quando mi sono chiusa a chiave in camera. Alla fine non ce l'ho fatta più: ho aperto la porta, gli ho buttato l'enciclopedia di tutti gli animali del Thedas che tengo sulla scrivania, e ho richiuso la porta ringhiando. Ho sentito una serie di tonfi: immagino che colpendo quel disgraziato con il libro sono riuscita a farlo cadere giù dalle scale (e ci credo, quell'enciclopedia ha più millecinquecento pagine). Ma mamma non è venuta in camera mia per annunciare la morte del suo figlio preferito, quindi immagino che Will non si sia fatto poi tanto male.

Mi sono buttata a faccia in giù sul cuscino, facendo cadere per terra tutti i miei scritti e i disegni fatti a carboncino. Ma perchè dovevo ritrovarmi un fratello così iper protettivo?

E si preoccupa che Thomas possa ferirmi, poi! Thomas! È il suo migliore amico. Dovrebbe sapere che non farebbe del male nemmeno ad un ape in procinto di pungerlo. Anzi, se ben ricordo ero stata io ad avviare la conversazione, a cena. Ero io che avevo iniziato a filtrare.

Gemetti, e mi misi le mani sugli occhi. Ma che diavolo mi era preso, per le mutande di Andraste? Forse avevo bevuto troppo vino. Chissà quante idiozie avrò detto, chissà cosa pensera ora Thomas di me? Già me lo vedevo, il mattino dopo a parlare con i suoi amici:

Pensa, l'altra sera mia cugina di secondo grado ci ha provato con me, ci credi? Forse era un po ubriaca, aveva tutte le gote rosse. Fanny! Per tutti i nug, non me lo sarei mai aspettato. Certo che non mi interessa! È ancora una mocciosa, cosa pensavi? Neanche minimamente...”

Rugii, e presi violentemente a pugni il cuscino, arrabbiata non so bene con chi. Con Willard, probabilmente, che da quel momento in poi non mi avrebbe concesso un attimo di pace, minacciandomi che avrebbe convinto nostro padre a mandarmi in un convento di Andraste se non la smettevo di importunare la gente. Con mia madre, troppo immersa nei suoi problemi da casalinga facoltosa e disperata per prestarmi attenzione. Con Thomas, che conoscevo da tutta la vita ma che nelle ultime settimane mi era parso irraggiungiile. E con me stessa, sopratutto, per essere una tale idiota.

Mi rigirai nel letto più volte e presi ancora a pugni il cuscino prima di addormentarmi. Arrotolata su un fianco e ancora del tutto vestita, feci uno strano sogno:

C'era una bellissima donna, ormai formata e con lunghi capelli neri di seta. Era di spalle, e non potevo vederla in viso, ma era chiaro che la donna si stava preparando per un matrimonio: due sarte ai suoi piedi le stavano aggiustando gli orli del lungo vestito bianco e argentato, e chiacchieravano eccitate.

Io ero distesa sul divano poco più in la, con uno dei miei tanti vestiti scuri, intenta a cercare di scrivere una relazione sul popolo qunari. Ma non riuscivo a concentrarmi, ero affannata e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che la sposa aveva delle bellissime scarpe ai piedi, delle finissime ballerine di pizzo, mentre i miei, di piedi, erano nudi e sporchi.

D'impovviso, la porta sul lato della stanza si aprì, ed entrò Thomas: era più grande e più raggiante che mai, e quando gli occhi nocciola incontrarono la figura della sposa, andò verso di lei e la fece girare ridendo.

-Fanny!- mi disse poi, notandomi -Sarai una splendida damigella d'onore: hai visto quanto è bella mia moglie?-

Raggellata, mia voltai verso la sposa, invece di una donna vidi Willard con una parucca mora e degli abiti femminili -Quarda cosa mi tocca fare, Fanny- mi disse seccatissimo, schioccando la lingua -Ho dovuto sedurre Thomas e farmi sposare. E tutto perchè tu non volevi abbandonare i tuoi infantili sogni d'amore. Sei una vergogna per la nostra famiglia.-

Ora tutti mi guardavano male: Thomas, Willard-la sposa e le due sarte. Avanzavano verso di me, spingendomi sempre più vicina alla finestra. Quando fui accanto a questa, Thomas mi si avvicinò e disse: -Mi dispiace, ma sei ancora troppo piccola per vivere- e mi spinse giù.

 

-Ah!-

Mi risvegliai sul pavimento accanto al mio letto, incastrata fra le lenzuola e col sedere dolorante.

-Porco cazzo- ringhiai, scalciando via le coperte con cui mi ero impigliata durante la notte.

Era stato un sogno completamente assurdo! Tutta colpa di Willard e dei suoi monologhi. (Ed ero anche sicura che, per quanto mio fratello avesse tanti difetti, non si sarebbe mai vestito da donna nella vita reale.)

Scattai in piedi, camminando verso l'armadio a passi pesanti -Non ci penso più- brontolai, mentre mi spogliavo da i vestiti stropicciati della sera prima, per poi infilarmi in una vestaglia di lino.

-Non ci penserò più. Basta con i sogni deliranti.-

Dopo aver fatto un paio di lungi respiri, scesi le scale fino ad arrivare al pozzo del giardino interno. Saranno state le otto del mattino, e l'aria era fredda e frizzante come solo a quell'ora poteva essere. Intirizzita dal gelo, caricai una grossa bacinella d'acqua che poi portai in salotto. Accesi il fuoco nel caminetto e misi la tinozza d'acqua accanto al fuocherello scopiettante che si stava formando. Sprofondai nella mia poltrona preferita, quella rossa e più sgualcita accanto al fuoco, e aspettai che l'acqua si riscaldasse. Non avevo intenzione di farmi un bagno nell'acqua gelata.

Dopo quella che era forse mezz'ora, sentii dei passi scendere la scale. Ne fui sorpresa: era un giorno festivo, e mi sarei aspettata che tutti sarebbero rimasti a dormire fino a tardi. Naturalmente mi ero dimenticata che mi padre, proprio come me, soffre d'insonnia.

-Fanny- sentii la presenza di Erez alle mie spalle, ma non mi voltai. Lo sentii schioccare la lingua con disapprovazione -Immagino che sia stata tu a portare quell'enorme secchio fin qua, disgraziata.-

-E chi altri?- risposi sbuffando -oggi è il giorno libero dei servitori.-

-E anche se non lo fosse stato, non avresti chiesto aiuto a nessuno lo stesso.- disse mio padre, con un tono che voleva essere di rimprovero, ma vi si leggeva anche una leggera traccia di orgoglio. Aggirò la poltrona su cui stavo e si sedette su una più grande, azzurro cielo. Indossava una vestaglia scura e, nonostante non fossero ancora le nove del mattino, stava già fumando una lunga pipa.

Dopo qualche minuto in cui ci studiammo a vienda in silenzio, papà disse: -Hai fatto un occhio nero a Will, ieri sera. Con quella tua dannata enciclopedia.-

Non potei fare a meno di ridere. Anche lui trattenne a stento un sorrisino, ma poi tornò serio:

-Fanny...- mormorò, prendendo una boccata alla pipa -Sei sempre stata una brava figlia. Oh, certo, un pò asociale e spesso acida come un limone, ma sei anche una delle ragazze più in gamba che io conosca.- feci per parlare, ma lui mi bloccò con un gesto della mano -Zitta. Fammi finire. Quello che voglio dire...- sbuffò, a disagio: a mio padre non piaceva molto mettere i suoi sentimenti nero su bianco. Era troppo orgoglioso. Orgoglio: una caratteristica molto presente nella nostra famiglia.

-Oh, insomma. Sono stufo dei giri di parole. Il punto è che mi preoccupo per te. Mi preoccupo che tu stia bene. E così fa Willard.-

-Willard?!- sbuffai, incrociando le braccia -Cosa centra in questo discorso?-

-Centra- spiegò Erez spiccio -perchè lui si preoccupa per te ancor più di quanto faccia io. Di te e di Alise. Per le sacre mutande di Andraste, tutti i discorsi sulla responsabilità sui ragazzi che avrei dovuto farti io te li fatti lui. Non che tu abbia bisogno di essere avvertita, non sei una facile da raggirare.- sospirò -Lo so che si preoccupa troppo. Lo so che a volte è peggio di una zia zitella affamata di pettegolezzi. Lo so che ficca il naso nelle tue cose...-

-Senza contare- aggiunsi seria, con un sopracciglio inarcato -La sua ipocrisia: prima di incontrare la cara Palmidora, usciva con ragazze da molto prima che avesse la mia età.-

-Oh, beh. Sbuffò Erez -immagino che, per una ragazza che non lo conosce bene, farsi vezzeggiare con regali e attenzioni sia piacevole...ma non divaghiamo.- Erez guardò Fanny negli occhi.

-Bambina, lo so che è insopportabile sotto molti aspetti. Ma tutto quello che fa lo fa per essere sicuro del tuo benessere. Perchè ti vuole bene da morire. Comunque, gli ho parlato.-

-Quando?- chiesi sospettosa, ancora con la braccia incrociate. Ero confusa: ancora non capivo dove papà volesse andare a parare.

-Oh, ieri sera, dopo che gli hai quasi accecato l'occhi con quella enciclopedia sugli animali del Thedas.- Spiegò lui con noncuranza -Ha promesso... ha giurato sul suo armadio di vestiti che avrebbe provato a lasciarti più spazio. Riguardo a Thomas... ai ragazzi... o a qualsiasi altra questione della tua vita privata.- aggiunse burbero.

Lo guardai a bocca aperta, e le braccia mi ricaddero sui finachi, molli come due pere cotte -Come? Ha giurato sul suo armadio?-

-Ha dell'incredibile, vero?- Erez era altrettanto accigliato -Ma questo dovrebbe dartene una garanzia. È un mercante, dopotutto: non si rimangerà la parola data.-

Restammo un attimo in silenzio. Mi ero completamente dimenticata dell'acqua con cui avrei dovuto lavarmi, e che ora stava praticamente bollendo. Mi fissai i piedi nudi.

-Voglio dire, Fanny- continuò Erez – Che Willard ti ha fatto da padre, in un certo senso. Si è preso le responsabilità che avrei dovuto prendermi io, come se fossero naturali. Io non ci sono mai stato molto, per voi due.-

Alzai lo sguardo, con gli occhi spalancati: Erez era intento a fissare il fuoco, come se stesse discutendo con lui invece che con me. Ma le sue parole erano dirette e decise, e non lascivano spazio ai dubbi.

-Quando eravate piccoli, ero spesso via di casa per lavoro. Dopotutto, essere un mercante implica viaggiare. Ed Elene... per il Thedas. Non ho intenzione di parlare male di vostra madre, ma....- sospirò. Lo capivo: mamma era una buona persona. Ma una buona persona persa nel suo mondo, che preferisce sfuggire ai problemi invece di cercare una soluzione e risorverli.

Aspettai che continuasse, ma nel salotto calò un silenzio rotto solo dal bollire dell'acqua. Papà aveva le gote rosse e l'aria infastidita, come che non è abituato alle confessioni.

Sospirai, e immagino di aver avuto un aria altrettanto a disagio -papà... chiederò scusa a Willard. E cercherò di essere più paziente con lui, se lui lo sarà con me.-

-Era quello che volevo sentire. Sei una ragazza a posto. Lo siete entrambi, naturalmente: siete figli miei. I difetti vengono tutti dalla famiglia di vostra madre.- Sorrideva sotto i baffi ispidi, e capii che sherzava.

Si alzò -Fanny, ora và a farti quel bagno, però. Se l'acqua bolle ancora per un po, potresti cuocerci un aragosta.- si alzò e fece per uscire dalla porta.

-Papà- lo chiamai, dopo un attimo di indecisione.

Lui non si voltò, non si girò. Ma si era fermato e capii che mi ascoltava.

-Non è vero che sei stato un cattivo genitore. Hai comesso degli sbagli, ma come si dice, “errare è prerogativa sia degli elfi, che dei nani che degli uomini”. Hai sempre fatto del tuo meglio.-

-Grazie, tesoro.- mormorò lui.

Calò un pesante silenzio.

-Ora basta con queste confessioni, però- dissi a disagio -mi fanno venire il voltastomaco.-

Non potevo vederlo in volto, ma capivo che stava ridendo sotto i baffi;

-Sì, basta. Sul serio.- E stavolta uscì davvero dalla stanza.

 

 

 

E i che mi ero ripromessa di non scrivere niente di fluff =_______=

Comunque, riguardo ad Erez e Fanny: me li sono sempre immaginata molti simili sotto livello caratteriale... orgogliosi, pratici, intelligenti e un po acidi xD

Scusate per il ritardo negli aggiornamenti, lo so che non pubblico niente da pù di un mese, ma la scuola mi ha rubato un sacco di tempo. Teoricamente ora dovrei aver finito tutte le verifiche, a parte per descrittiva (aka la parte teorica di discipline geometriche). E il prof mi vuole far fare una verica su tutto il programma del primo quadrimestre perchè non sa se mettermi 5 o 6 DDD:

Comunque, scemenze a parte. Volevo ringraziare chi ha seguito me e Willard fin quì! Ragazzi, grazie infinite per le recensioni, mi danno sempre un piacere immenso! =)

Quindi, grazie a:

sese87

Nyam

_Zafrina _

Shainareth

HikariShadow

Shadow Eyes

Layra Luin Isil

;)

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Capitolo 10
*** Fantasmi dal presente e dal passato ***


Willard Demetris si agitò sulla sedia imbottita di velluto, a disagio. Si trovava nella Sala Verde di Villa Graciel, seduto fra sua madre e sua sorella Fanny. La stanza era semibuia e le uniche torce erano rivolte verso il palco, dove gli attori di una famosa compagnia teatrale stavano mettendo in atto una parodia del terzo Flagello. La sala era gremita di spettatori invitati personalmente da lord Graciel stesso, ed era riservata ai membri delle famiglie nobili, e a coloro che, grazie al patrimonio, un titolo nobiliare se lo sarebbero potuti comprare.

Willard si allentò il colletto della camicia di seta blu scuro, la migliore che aveva, e degludì. Non riusciva a prestare attenzione alla musica d'orchestra composta da flautisti e arpisti, né alle incredibili contorsioni dei danzatori, che venivano puntualmente accompagnate da un “ohhh!” del pubblico. Alla sua destra, due posti a sedere più in là e proprio accanto a Fanny, sedeva suo cugino Thomas. Lui e Fanny sembravano molto... intimi negli ultimi tempi. Il giovane osservò come si protendevano l'uno verso l'altra, corti ricci castani verso un arruffata coda di cavallo rossa. Willard sbuffò contrariato: sua sorella non riusciva a rendersi presentabile nemmeno per le serate di gala. Quando, durante i preparativi a casa, lui l'aveva pregata di lasciarsi acconciare i capelli, la sciocca risposta di lei era stata:

-I capelli? E allora? Avanti, Willard, stiamo andando a teatro. La sala sarà buia. Nessuno baderà ai miei capelli!-

-Chissà, magari Thomas potrebbe farlo- le aveva risposto Willard acido, prima di riuscire a trattenersi.

A quel punto sua sorella si era limita a pestarli un piede prima di passarsi una mano fra le ciocche per arruffarsele ancora di più, fissando il fratello con sguardo di sfida.

Ma non era la sciattezza di Fanny la cosa che lo pungeva di più sul vivo. Inspirò, cercando di calmarsi, quando vide come Thomas e sua sorella ridacchiavano insieme, imbarazzati ma felici come due piccioncini, ignorando completamente lo spettacolo.

Willard strinse le mani guantate a pugno. Aveva promesso, aveva promesso a suo padre (dopo che lui l'aveva minacciato di dare fuoco al suo armadio), di lasciare Fanny vivere la sua vita.

Voleva la felicità della sorella ma era preoccupato per la sua sicurezza, anche se sapeva che una preoccupazione immotivata. Thomas, che regalava a tutti un sorriso gentile e non sarebbe stato capace di far del male nemmeno ad una formica, non avrebbe arrecato a suo sorella alcun male.

Era da qualche settimana che i due si frequentavano, ormai, e lui stava cominciando ad accettare la cosa, più o meno.

Peccato solo che ora Thomas sia troppo occupato a passare del tempo con Fanny per dedicarsi al suo migliore amico” pensò Willard, con espressione a metà fra il seccato e il ferito.

Non che i due facessero niente. Per la maggior parte del tempo se ne stavano in biblioteca a commentare i libri che avevano letto, occupazione che Willard trovava troppo noiosa anche solo per restare nella stessa stanza e controllare che i due non facessero niente di strano.

Sbuffò, distogliendo lo sguardo da Thomas e Fanny, ma questa mossa fu ancora meno saggia. Due file davanti a lui, circondata dalle sue amiche pettegole, lady Graciel stava assistendo allo spettacolo, in uno splendido abito di tulle verde chiaro che (Willard l'aveva notato prima che spegnessero le luci) faceva risaltare i suoi boccoli biondo scuro.

Willard aggrottò le sopracciglia, al tempo stesso facendosi piccolo piccolo nella sua sedia imbottita. Era una tortura restarsene lì fermo, con Fanny e Thomas che sprizzavano amore e gioia da tutti i pori da un lato e la ragazza che un tempo aveva chiamto “tesoro” a pochi metri davanti a lui.

Le aveva parlato quando erano arrivati a Villa Graciel, insieme a tutti gli altri ospiti, pronti per la cena a poi per lo spettacolo. Lei l'aveva accolto con qualche scambio di battute cordiali e veloci prima di andare a salutare gli altri ospiti, da perfetta figlia del padrone di casa.

Willard si raddrizzò sulla sedia (anche se era buio e al massimo gli altri invitati potevano intravedere la sua figura, non amava starsene scomposto: non era mica Fanny), e cercò di concentrarsi sull'opera. Osservò con le sopracciglia agrottate la protagonista femminile sul palco, che veniva rapita da due attori che impersonavano i mostri, i prole oscura, e una decina di secondi dopo ne perse interesse. Gli attori erano piuttosto bravi, ma la commedia sapeva di già visto e di banale.

Inoltre, gli abiti di scena erano degli stracci inguardabili.

Gli occhi grigio-azzurro del ragazzo tornarono a concentrarsi sulla figura dai boccoli biondo scuro, illuminata di striscio dalle torce sul palco. Sospirò. Ora che non aveva Thomas con cui parlare, gli sarebbe piaciuto scambiare due parole con Gracie, sopratutto di quello che considerava il tradimento del suo migliore amico. Nessuno l'aveva capito, fin'ora. Con Fanny e Thomas non poteva certo sfogarsi, e quando aveva provato a parlarne con sua madre.... beh, Elena, forse per rispettare la tradizione di famiglia, aveva fatto “orecchie da mercante”. Suo padre era solo contento di vedere felice la sua figlia prediletta. Ed Alise, davanti ai monologhi di Willard, si era limitata a pulirsi la mano dalle caccole sui pantaloni nuovi del fratello.

Willard rabbrividì. Se solo la sua sorellina minore non avesse avuto quelle insane abitudini, sarebbe stata adorabile. Di certo Alise non gli avrebbe pestato i piedi, né si sarebbe messa a slinguazzare il suo migliore amico, quando avrebbe raggiunto l'età di Fanny.

E, tanto per sicurezza, non avrebbe più portato i suoi amici a casa.

I suoi amici... certo, Willard aveva tante persone con cui avrebbe potuto sfogarsi. Persone a cui era affezzionato, dell'alta nobiltà e non, persone a cui voleva bene. Ma Thomas era un'altra cosa. Lui pensava che sarebbe sempre stata la spalla dove avrebbe potuto aggrapparsi in caso di difficoltà. Era un ancora sicura. Era Thomas.

Thomas, che ora si sta limonando con tua sorella” pensò stizzito, cercando di ignorare i suoni di risucchio e i mugolii che provenivano dalla sua destra. Era talmente sconvolto che non se la sentiva neanche di rimproverarli per la maleducazione.

Dovrò essere più selettivo con i miei amici. Far completare un quiz a risposta multipla a tutti, infilandoci dentro la domanda “cosa faresti se mia sorella ci provasse con te”, o qualcosa del genere”.

Sospirò. Nessuno l'avrebbe capito... a parte Gracie. Era abbastanza gelosa delle sue cose e delle persone a cui voleva bene per capire l'agonia di Willard.

Il giovane aveva lo sguardo distante, oltre le mura della sala gremita da persone, perso nei suoi pensieri. Probabilmente, Gracie si sarebbe indignata e avrebbe affrontato Fanny e Thomas per strada, alla prima occasione, sputandogli contro frecciatine velenose senza senso il cui unico scopo confuso sarebbe stato quello di difendere lui. Sorrise. Ricordò come la donna usasse stringere gli occhi quando era arrabbiata, come per mettere meglio a fuoco il comportamento del rivale. Ricordò i suoi discorsi di quando era emozionata, con le guance accalorate e di come non riusciva a tenere ferme le mani per l'agitazione. Ricordò i suoi grandi e tondi occhi nocciola, e il leggero profumo alla vaniglia che metteva sui polsi e sul collo. Ricordò di come pretendesse sempre di avere ragione, a volte inventandosi storie prive di senso per confermare la sua tesi, e ridacchiò divertito. Ricordò di come amasse disegnare, e che odiava essere chiamata col suo vero nome, “Palmidora”. Ricordò di come amassero parlare di vestiti insieme.

Ricordò...

Willard sussultò. Tutte le persone intorno a lui, nella platea, si erano alzate per applaudire la fine dello spattacolo. Turbato, li imitò, applaudendo come un automa.

Ma perchè pensava ancora a lady Graciel? Era passato più di un anno, ormai, da quanto si erano lasciati. Basta. Era storia finita. E in più, certo, magari ora lei gli mancava, ma quella ragazza aveva talmente tanti difetti di carattere che...

Willard si immobilizzò, bianco in volto.

Gli mancava?!?

-NON MI MANCA!- urlò di colpo, infuriato. E un attimo dopo si pentì di averlo fatto.

Tutta la persone della platea si erano voltate verso di lui, compresi gli attori, che lo guardavano a bocca spalancata.

Willard Demetris, che ci teneva sempre a vestirsi bene e a tenere un altro profilo, in quel momento desiderò che il pavimento gli si spalancasse sotto i piedi per inghiottirlo.

-Ehm...- mormorò imbarazzato, le guance in fiamme -scusate, avevo, uhm... un sassolino nella scarpa, ecco. Ma ora è tutto a posto, continuate pure.- mormorò confuso. Si sentiva come se qualcuno avesse staccato il filo che connetteva il suo cervello alla sua bocca.

Alcuni si voltarono di nuovo verso gli attori, che avevano ripreso ad inchinarsi, cercando di salvare il possibile. Willard era sicuro che, se gli attori lo avessero trovato da solo una notte in un vicolo buio, non avrebbero esitato fargliela pagare. Si ripromise di non uscire da solo la sera, almeno finchè la compagnia teatrale non avesse lasciato la città.

Alcuni curiosi continuavano a voltarsi, per commentare poi col vicino nascondendo il sorrisetto con la mano. Willard avrebbe voluto morire. Sentiva lo sguardo di Elena, sua madre, che lo fissava con aria apprensiva, del tipo “mio-figlio-è-appena-impazzito”. Grazie al cielo, suo padre non c'era, o chissà cos'avrebbe fatto.

Non voleva guardare davanti a sè. Non voleva vedere se lei si era voltata o no.

Di colpo, sentì il toccò di una mano sul suo braccio. Si voltò, e vide gli occhi di Fanny, così simili ai suoi, che lo guardavano preoccupati.

-Will...- disse sua sorella a voce bassa, impacciata. Fanny non era mai stata brava a esprimere affetto e preoccupazione, non riusciva mai a trovare le parole. Al contrario, era perfettamente portata nell'insultare e nel lancio-di-libri-e-altri-oggetti-in-testa, sport che molto probabilmente aveva inventato lei stessa.

Però non tolse la mano dal braccio del fratello, e anzi, serrò la stretta, fissandolo con le sopracciglia agrottate e preoccupate.

Fu Thomas a trovare le parole per lei -Will!- negli occhi marroni del giovane la preoccupazione era talmente lampante che Willard provò una fitta di rimorso per aver pensato dell'amico.

Thomas affiancò Fanny -Come stai? Cosa...-

-Sto bene. Devo solo prendere una boccata d'aria.- si liberò dall'abbraccio di Fanny: la sala era diventata improvvisamente soffocante. Si diresse verso la porta d'uscita, voltandosi però a metà strada, per fermare sua sorella e il suo amico che stavano per venirgli dietro.

-Davvero, non preoccupatevi per me. Sto bene. Ho solo bisogno di un attimo per riflettere. Fanny, tesoro, vai a casa con mamma, io vi raggiungo. Indossa i guanti che a quest'ora farà freddo, e se non lo farei, giuro su Yenob che lo verrò a sapere. Thomas, ci vediamo domani per la cavalcata come concordato, va bene?-

Uscì dalla casa da solo e senza aspettare risposta.

Percorse il giardino dei Graciel, decorato da cipressi e bossi perfettamente curati, neri come carbone nel buoi delle notte. Willard si sedette su una panchina di marmo. Non capiva perchè era così turbato. Fanny e Thomas si stavano innamorando. E Gracie era andata. Erano cose da accettare, e basta.

-Willard?-

Alzò lo sguardo, e vide lady Graciel, nel lungo abito di tulle verde, che soreggieva una candela in mano e si stagliava davanti a lui.

 

 

Non so se nel Thedas la gente andava a teatro, ma comunque prendetela come una licenza poetica.

Dopo mesi di inattività, sono tornata. Non ho scritto per molto tempo, dato che prima non potevo accedere al pc e poi il gdr con cui partecipavo usando Will come personaggio ha chiuso i battenti, e tanti saluti all'ispirazione. Senza contare lo studio di fine anno ç___ç

Comunque, anche se non ho pubblicato più nulla, la gente ha continuato a recensirmi (HikariShadow e Brida, vi adoro!!!), e anche gente che conosco nella vita “reale” mi ha pregato di andare avanti. Quindi, eccomi qui! E anzi, questa fanfic è la prima di una serie di due, e state pur certi che questa scena continuerà nella prossima puntata! <3

 

Bacioni a tutti! *_*

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