Sai che c'è? C'è che siamo uguali

di FrogWriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La testimone della sposa (flashback) ***
Capitolo 3: *** Seth alla riscossa ***
Capitolo 4: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Leah Clearwater correva nel bosco, tra gli alberi, tra i rami spezzati, correva veloce, elegante, smaniosa di vittoria. Correva convinta di essere la vincitrice, almeno per una volta. Leah Clearwater correva inseguita da un manipolo di lupi che, per quanto si sforzassero, non riuscivano a starle dietro. Ci provavano, aumentavano il passo, allungavano le falcate, ogni tanto qualcuno cercava pure di barare, prendendo qualche scorciatoia. Nessuno, però, aveva speranze contro di lei, contro la sua corsa, contro il suo passo orgoglioso e coraggioso. Leah Clearwater era il licantropo più veloce del branco e di questo ne andava fiera. Quando aveva capito di essere superiore in qualcosa a tutti quegli uomini lupo più grossi e più forti di lei era cominciata la sua rivalsa, la sua risalita. Ora che sapeva, anzi aveva la certezza, di poter umiliare, seppure per pochi minuti, tutti quei ragazzi che la trovavano spesso intollerabile, aveva ritrovato la forza per andare avanti.

Leah Clearwater aveva odiato essere un licantropo; lo odiava ancora, certo, per svariati motivi tra cui quello, non proprio irrilevante, che le avrebbe negato per sempre la gioia della maternità. Sapeva però bene che essere un licantropo le aveva offerto uno strumento potentissimo di rivincita. Da quando erano cessati gli attacchi di vampiri e l’unica presenza succhiasangue era rappresentata dai tanto “buoni e gentili e vegetariani” Cullen, come graziosamente li definiva suo fratello ( e questa definizione a Leah, sebbene avesse capito la reale natura totalmente non pericolosa dell’allegra famiglia vampiresca, dava sempre il voltastomaco), i licantropi non avevano più il problema di difendere gli umani. Passavano quindi il loro tempo a trasformarsi quasi per gioco, per fare stupide sfide da maschi, come le definiva lei.

Leah, invece, aveva deciso che non si sarebbe più trasformata. Aveva già perso troppo tempo a piangersi addosso e a tralasciare la sua femminilità per aver voglia di perdere ancora il suo tempo, inutilmente, tra tutti quei ragazzi che le sembravano avere così poco cervello e ancor meno rispetto verso di lei. Per un po’ di tempo era riuscita a non trasformarsi e la sua vita aveva cominciato a riprendere una piega normale. Anziché andare in giro a scorazzare nei boschi sotto forma di lupo, aveva ripreso a studiare seriamente, a uscire, a comprare qualche vestito più sistemato, dal momento che ora non correva più il rischio di ridurli a brandelli in uno dei suoi soliti momenti di rabbia incontrollata; aveva fatto ricrescere i capelli, che le erano arrivati fin sotto la spalla e che portava sempre rigorosamente sciolti, liberi di fare ciò che volevano, proprio come lei. Aveva provato una nuova, strana sensazione di quiete ma, soprattutto, di privacy, senza tutte quelle voci che le popolavano la testa o, ancora peggio, che frugavano nella sua. Si era sentita libera, per la prima volta dopo tanto tempo.

Era successo, però, che un giorno, mentre passeggiava sulla spiaggia totalmente deserta, con i soliti lunghi capelli che svolazzavano intorno al suo viso, avesse incontrato casualmente suo fratello Seth con Embry, le uniche due presenze umane oltre lei in quel pezzo di terra. Embry, vedendola, si era messo a fissarla incessantemente, provocando un arrossamento delle guance di Seth, che sapeva fin troppo bene quali pensieri non proprio casti stessero passando per la testa dell’amico e gli avrebbe volentieri staccato la testa a morsi. Leah aveva osservato la scena sorridendo, compiaciuta; per una volta si era sentita una ragazza, e non l’acida, scontrosa e cinica donna lupo. Aveva continuato a camminare ridente fino a che la situazione non era precipitata. Erano bastate poche parole accompagnate da una sonora risata per cancellare lo sforzo di interi anni.

“Wow Leah… ti sei finalmente decisa a diventare una ragazza?” aveva sputato Embry tra fragorose risate. Leah avrebbe dovuto sentirsi in qualche modo sollevata da quello che suonava come un complimento, strano di certo, ma pur sempre un complimento. Qualcuno, finalmente, si era accorto che Leah Clearwater era una ragazza. Eppure era proprio quello il problema. Lei era una ragazza, ma lo era da sempre, non lo era di certo diventata negli ultimi tempi. Quelle parole avevano fatto scattare Leah che, rossa per la rabbia, si era istintivamente trasformata nel lupo dal pelo grigio, più lungo e folto e decisamente ingombrante rispetto all’ultima trasformazione. Leah aveva cominciato a ringhiare contro Embry, che si era trasformato subito dopo di lei, e avevano cominciato a inseguirsi, sotto il controllo di Seth che, diventato lupo a sua volta, cercava di stargli dietro per evitare che si facessero del male. Ed era stata in quell’occasione che Leah si era accorta di quanto potesse realmente mettere in difficoltà gli altri lupi del branco. In pochi secondi era infatti riuscita a raggiungere e bloccare Embry, stendendolo sotto le sue zampe. E lì aveva sentito i suoi pensieri, pieni di umiliazione; si sentiva estremamente umiliato dal fatto che Leah lo avesse agguantato in maniera così facile. Lei aveva sempre saputo di essere la più veloce del branco ma stavolta i pensieri di Embry avevano avuto un effetto maggiore. Perché nella sua mente leggeva l’imbarazzo provato davanti a quella sconfitta inflittagli da quella che fino a pochi attimi prima era una bellissima ragazza che passeggiava sulla spiaggia.

Da quel momento Leah aveva ripreso a trasformarsi, per il gusto di battere tutti i licantropi del branco  che sembravano divertirsi a sfidarla, convinti di batterla, e che tornavano a casa con la coda tra le gambe, umiliati. Leah ora si sentiva forte, fiera del suo essere, della sua doppia natura. Era una ragazza come tutte le altre ma, a dispetto delle altre, aveva un’arma speciale per mettere a tacere i ragazzi quando osavano prenderla in giro.

Il sorriso era tornato sul suo volto, dopo tanto tempo. Un sorriso ancora orgoglioso e cinico, certo, ma più sincero, veritiero, rilassato. Nonostante non dimenticasse le sofferenze di un passato ancora troppo vicino, troppo vivo, aveva trovato un ottimo mezzo per assopire quel dolore.

Camminava a testa alta, ora, Leah, anche se preferiva sempre correre.

Anche quel giorno stava correndo, inseguita da Jacob, l’unico capace di tenerle testa per più metri. La sfida più difficile ma anche più interessante per Leah. Inutile dire che, anche quella volta, era arrivata per prima al traguardo fissato da Seth. Un brivido di eccitazione e di allegria smisurata percorreva il corpo di Leah, che fissava Jacob, arrivato qualche secondo dopo di lei, stremato, con la lingua penzolante dalla bocca. Davanti a quella vista il fiero lupo dal manto grigio era scoppiato a ridere, riempiendo la foresta dell’eco di un ululato colmo di allegria.

Qualcosa, però, stava succedendo. Mentre ancora Leah stava esultando dentro di sé, ripercorrendo le scene della sua ultima ripresa nel tentativo di ridicolizzare ulteriormente Jacob, un bisbiglio rumoroso aveva cominciato a farsi strada nella sua testa. Non lo ascoltava, ancora euforica per la vittoria appena ottenuta, l’ennesima. Non voleva distrazioni nell’assaporare quel momento. Solo quando aveva visto Jacob e Seth irrigidirsi e cominciare a guardarla aveva smesso di vantarsi e si era messa in ascolto di quelle voci così fastidiose nella sua testa. E nell’istante stesso in cui aveva fatto ciò, si era maledetta per averlo fatto.

La terra sembrò scomparire sotto le zampe di lei, che crollò a terra, mentre Jacob e Seth le si erano avvicinati  preoccupati. Il peso di quella notizia era troppo grande per lei, soprattutto in quel momento in cui tutto sembrava essere tornato al posto giusto. In quel momento in cui stava ricominciando ad assaporare la felicità.

 

Non poteva credere a ciò che la sua testa pian piano le stava urlando.

Non poteva credere a quell’immagine che si faceva strada sempre più incessantemente nella sua mente.

Non poteva credere che Sam avesse davvero accarezzato la bozza di pancione di Emily che, di lì a qualche mese, sarebbe diventato un bambino.

 

***

Buonasera!! Eccomi con una nuova storia, stavolta incentrata totalmente sui Quileute (è la prima volta che scrivo su di loro, eccezion fatta per Jacob, perciò potrei non essere molto pratica), in particolare, come avrete capito, su quel gran bel personaggio ultra bistrattato che è Leah (mi chiedo: che avrà fatto di male la povera Leah alla zia Steph per avere questa fine tristissima??T_T). Adoro il personaggio di Leah e trovo penosa la fine che fa nel libro, senza un briciolo di riscatto.Così eccomi qui a riparare il "danno" della Meyer (sperando di non ricevere sassate da parte vostra!!)! Non tutto filerà sempre liscio, ma Leah avrà le sue belle soddisfazioni, ve lo posso assicurare!!

Allora, me lo lasciate un commentino? Se non altro per sapere se la storia è troppo penosa o vale la pena continuarla. Allora, che dite, mi fate felice?

Kià

Ps: ho modificato il font perchè alcune non riuscivano a leggerlo... spero che così vada bene!


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Capitolo 2
*** La testimone della sposa (flashback) ***


Quattro anni prima

 

“Leah, ti vuoi muovere? Faremo tardi così!” urlò Seth dalla porta di casa, aspettando, con ormai poca pazienza, che la sorella si sbrigasse a uscire dal bagno.
“Sai quanto me ne importa” sbuffò Leah acida, aprendo la porta del bagno e mettendosi a sedere sul logoro divano della sala da pranzo, davanti la tv. “E sai quanto potrebbe importare loro!” continuò, accendendo la televisione e cominciando a girare distrattamente tra i canali.
Seth sapeva bene che sua sorella non aveva alcuna intenzione di guardare la tv e che ciò che stava cercando di ottenere era che lui la lasciasse in pace e andasse a quel benedetto matrimonio, lasciandola lì a rigirarsi nel suo dolore. Quello con cui però Leah non aveva fatto i conti era il fatto che suo fratello era più determinato di lei in quel momento e, sebbene stesse facendo uno sforzo enorme per trattenere la calma ed evitare di ridurre a brandelli il vestito da cerimonia, non avrebbe gettato la spugna finché sua sorella non fosse uscita da quella porta assieme a lui.
Seth inspirò ed espirò profondamente, accumulando tutta la pazienza (poca, a dire il vero, ma cercava di farsela bastare) che gli rimaneva e riprese a parlare.
“Leah, per favore, sii ragionevole. Come puoi pensare che a loro non importi di un tuo ritardo o di una tua assenza, dal momento che sei la testimone della sposa?”. Seth aveva cercato di dosare le parole per evitare reazioni esagerate della sorella, che nel frattempo aveva cominciato a stringere tra le mani il povero telecomando che, se fosse stato umano, sarebbe rimasto soffocato da quella stretta.
“Io credo che, se davvero importasse loro qualcosa di me… beh, oggi non ci sarebbe nessun matrimonio”. Leah disse quelle parole con un sorriso beffardo sul volto rivolto al fratello; ma ogni muscolo della sua faccia, lo si capiva bene, era teso nello sforzo di non piangere. Anche se piangere era l’unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento. Per questo desiderava ardentemente restare da sola, al caldo della casa, libera da occhi e orecchie indiscrete, libera di riversare tutto il suo dolore in un pianto liberatorio. Sapeva che quello non era il giorno migliore per farlo, eppure proprio quel giorno quel desiderio era più forte. Sbuffò rumorosamente, sotto lo sguardo vigile di Seth, che era intento a soppesare ogni possibile risposta. In quegli attimi di silenzio Leah tornò col pensiero a quel giorno in cui tutto era cominciato.

 

Leah e Seth, finita la gravidanza di Bella e passato il pericolo con i Volturi, erano tornati da poco nel branco di Sam, su espressa richiesta di Jacob che, invece, avendo avuto l’imprinting con Reneesme, aveva deciso di restare a casa Cullen, per poter starle vicino. I fratelli Clearwater erano così tornati a La Push con immensa gioia di Sue che, troppo contenta di riaverli nuovamente tra i piedi, si era risparmiata ogni proposito di ramanzina che si era ripromessa di fare a quei due scapestrati. Nel frattempo tra il branco di Sam e i due “reietti” le acque si erano calmate e i due erano tornati agli ordini di Sam, seppur con qualche sofferenza. Leah soprattutto, consapevole del fatto che ormai i pericoli maggiori rappresentati dai vampiri erano passati, trovava assolutamente inutile, oltreché ingombrante, la sua presenza nel branco. Così, dopo qualche mese di servizio sempre più riottoso, aveva chiesto espressamente a Sam il permesso di lasciare il branco, dal momento che preferiva cercare di condurre una vita da ragazza normale, per quanto le potesse essere possibile; lui, fortunatamente, comprendendo forse più di tutti gli altri lo stato d’animo della sua ormai ex fidanzata, aveva acconsentito.
La vita di Leah aveva così cominciato a riprendere quella via femminile che da troppo tempo sentiva di aver perso. Si sentiva incredibilmente libera: libera dagli ordini di Sam, libera dalla fedeltà al branco, libera da tutti quei pensieri in cui leggeva compassione. In fondo Leah sapeva che il sentimento che più di tutti suscitava nelle altre persone era proprio la compassione, per via di ciò che era successo con Sam. Tuttavia finché questa si manifestava in sguardi e gesti, poteva anche tollerarlo. Il sentirsi sbattere, però, nella testa, tutti quei pensieri era qualcosa che il suo orgoglio ferito non poteva sopportare. Dal momento in cui aveva deciso di non trasformarsi più, invece, le era sembrato pure che la compassione provata nei suoi confronti da parte di chi la conosceva fosse diminuita improvvisamente. Così Leah era riuscita a riprendere, seppur tra grandi sforzi (in fondo, era pur sempre obbligata a vedere quella coppia che le provocava sempre fitte al cuore), il controllo della propria vita, della propria serenità.

Tre anni dopo, tuttavia, qualcosa era riuscito a scalfire il suo equilibrio. Ricordava ancora quella mattina fredda di dicembre: il tempo, come sempre,  era pessimo e cozzava con il suo buon umore. Non sapeva neanche lei il perché, ma quella mattina era davvero allegra. Appena sveglia aveva fatto una bella doccia rilassante, aveva lavato i capelli e li aveva asciugati per bene. Dopo era andata a fare un giro per La Push con Rachel che, tornata per qualche tempo a casa, era riuscita a trovare un momento libero da dedicare all’amica, come ai vecchi tempi. Arrivate in spiaggia avevano incontrato alcuni dei ragazzi del branco: Seth, Quil, Embry e Paul. In quella compagnia qualcosa stonava e Leah aveva capito subito cosa: mancava Jacob. Da quando aveva avuto l’imprinting le sue visite a La Push erano più uniche che rare.

Le due ragazze avevano salutato calorosamente i ragazzi; ma, fin da subito, avevano capito che qualcosa non andava. Alla vista di Leah avevano infatti cominciato ad agitarsi ed erano improvvisamente diventati di poche parole, come se volessero nascondere qualcosa. Tuttavia le due non erano riuscite a cavare niente dalla bocca dei quattro, che erano rimasti sul vago per tutto il tempo.
Solo qualche ora dopo la verità era venuta a galla, tramite Rachel che, facendo leva sulla capacità di persuasione che riusciva ad avere su Paul, era riuscita a farsi dire cosa stessero nascondendo. E, sebbene Rachel avesse cercato di dare poco peso alla cosa per non ferire l’amica, quelle parole avevano fatto ormai breccia nel cervello di Leah, che era improvvisamente uscito dal  binario della gioia riconquistata per andare a schiantarsi contro un muro, l’ennesimo, di sofferenza.

“Lee, forse è meglio che non te lo dico io”
“Tanto lo verrò a sapere prima o poi e sono sicura che sarà sempre meglio saperlo da un’amica, no?”

“Ok, te lo dico, solo perché ti voglio bene ma, per favore, promettimi che conterrai la tua reazione. Hai fatto così tanto sforzi per liberarti della tua natura di licantropo, non vorrai che….”

“Taglia corto, Rachel”
“Sam ed Emily hanno fissato la data del matrimonio. È… è ufficiale. Mi dispiace tanto Lee”

La reazione di Leah aveva lasciato di stucco l’amica, convinta che la ragazza avrebbe istantaneamente ripreso le sembianze di lupo, dopo tre anni. Quello che Rachel non sapeva, però, era che la sofferenza in quel momento aveva superato la rabbia. Il dolore cieco che provava impediva a Leah ogni tipo di reazione; si era semplicemente accasciata a terra, con gli occhi vitrei spalancati, incapace persino di versare lacrime.

 

Leah si ridestò improvvisamente da quei pensieri e una lacrima le scese, solitaria, sul viso; la asciugò prima che Seth potesse accorgersene. In quel momento un moto di odio profondo le attraversò il corpo. Era la prima volta che odiava quella coppia, la cui unione sarebbe stata ufficializzata di lì a qualche ora. Un’unione che lei stessa avrebbe dovuto testimoniare. Oh, sì, perché come se non fosse bastata la beffa dell’imprinting e il successivo matrimonio, c’era un ultimo, sbeffeggiante particolare: Leah sarebbe stata la testimone di Emily. Testimone di una storia che non avrebbe mai voluto vedere neanche nascere. Proprio buffa come sensazione. Meglio, ridicola. Anzi, ancora peggio: devastante.
“Leah, per favore, avresti dovuto pensarci prima. Se non ti andava di essere la testimone potevi benissimo dirglielo, ma prima, non il giorno del matrimonio!”.
Seth in fondo aveva ragione. Non ci sarebbe stato niente di male a rifiutare una simile richiesta, no? Nella sua situazione sarebbe stato più che logico. Ma a Leah la logica non interessava particolarmente. Su tutto prevaleva il suo dannato, amato orgoglio. Se avesse detto di no alla richiesta di Emily di farle da testimone, cosa avrebbe pensato la gente? Che, poverina, ancora soffriva per l’amore non più corrisposto di Sam e per questo non aveva il coraggio di prendersi un tale onere. Ma Leah Clearwater era testarda e dannatamente orgogliosa; prendersi una tale responsabilità significava mostrare alla gente che lei era più forte, che aveva superato tutto al punto di essere testimone di quell’unione. La gente non doveva provare compassione per lei, anzi doveva ammirarla per il suo coraggio, per la sua forza.
Eppure in quel momento di quel coraggio e quella forza ben poco rimaneva. E le parole di Seth suonavano più ragionevoli di quanto lei avesse mai pensato.
Il ragazzo la guardava, pensieroso e speranzoso; ma lei restava ancorata a quel divano, senza più alcuna convinzione se non quella di voler cambiare tutto.
Il silenzio sempre più pesante tra i due fu improvvisamente rotto da un rumore assordante. La porta della casa era stata improvvisamente spalancata e nel salotto aveva fatto il suo ingresso un Jacob Black tirato a lucido, con i capelli corti stranamente pettinati e uno smoking nero che sembrava creargli non poco fastidio.
“Jake, che ci fai qui?” chiese Seth rilassandosi; probabilmente pensava che l’amico avrebbe potuto essergli d’aiuto in quella situazione.
“Già, Black, che ci fai qui? Pensavo che ormai ti fossi scordato di noi comuni mortali di La Push” disse irritata Leah, guardandolo in quella strana veste. Sebbene fosse abituata a vederlo in una tenuta decisamente più informale, doveva ammettere che Jacob Black in versione cerimonia non era poi così tanto male. A quei pensieri una smorfia di disappunto si dipinse automaticamente sul suo viso.

“Sempre molto gentile, Leah. Almeno quando io vengo a La Push non mi comporto in maniera acida”. La frecciatina di Jacob non fece altro che acuire il nervosismo di Leah. Il volto di Seth dimostrava la consapevolezza che in quel momento la situazione non stava affatto migliorando come aveva sperato.

“Sue mi ha detto che ancora non eravate arrivati e mi ha pregato di venirvi a chiamare. Fra un po’ arriverà Emily e, sai, serve la testimone per celebrare il matrimonio”. Lo sguardo di Leah a quelle parole divenne ancora più tetro. Seth cominciò seriamente a pensare che da un momento all’altro il lupo grigio avrebbe fatto ritorno, mentre Jacob muoveva quasi ritmicamente la testa da un Clearwater all’altro, palesemente in cerca di spiegazioni.
“Non vuole venire” sussurrò improvvisamente Seth, mentre un’occhiata torva della sorella lo gelava. Seth fece spallucce, nel tentativo di giustificarsi.

“Tu… cosa?” chiese Jacob fissando Leah.
“Non sono affari tuoi, Jacob” borbottò lei, continuando a fissare il fratello di traverso.

“Non saranno affari miei, ma là fuori ci sono un bel po’ di persone che aspettano te. Ed Emily…”.
Leah cominciò a ridere nervosamente sentendo quel nome. Jacob la fissò per qualche istante, poi capì cosa doveva fare.

“Seth, vai a dire a tua madre che stiamo arrivando” sibilò Jacob al ragazzo, senza però distogliere lo sguardo da Leah.
“Jake, io non credo…” cominciò a balbettare Seth, ma Jacob lo interruppe istintivamente.
“Seth, ti ho detto di andare. Stai tranquillo, tra cinque minuti, massimo dieci, saremo lì. Prima dell’arrivo di Emily” disse Jacob, sottolineando le ultime parole. Leah strinse le labbra, mentre il fratello, rivolgendole un’ultima occhiata, usciva dalla casa.

Nessuno seppe cosa si erano detti Jacob e Leah dal momento in cui Seth era uscito. Tuttavia, qualunque cosa fosse, Seth fu grato all’amico. Esattamente dieci minuti dopo averli lasciati soli, Jacob e Leah giunsero nel luogo fissato per il matrimonio. Appena in tempo perché Leah prendesse il suo posto di testimone, qualche minuto prima dell’ingresso di Emily.
E sebbene, durante la cerimonia, ogni sguardo di Sam rivolto  all’ormai moglie la ferisse in modo incondizionato, la cerimonia proseguì tranquillamente e, nel momento in cui i due furono proclamati marito e moglie, Leah Clearwater guardò furtivamente Jacob Black e rivolse un sorriso, per quanto stentato, alla coppia.

 

***

Buonsalve (no, non chiedetemi cosa sia, so solo che mi suona beneXD) a tutti, a voi che, spero, siete tornati a leggere le nuove avventure di Leah, e a voi che vi siete sintonizzati solo adesso (beh, uno ci spera sempre in nuovi fans, no?:D)! Eccovi un nuovo capitolo. Come avrete intuito è un flashback; a dire il vero ancora non so se si rivelerà fondamentale ai fini della storia, però l'idea che mi è venuta in mente su questo capitolo mi piaceva e ho pensato che si potesse inserire bene nella trama della storia quantomeno per approfondire un po' il personaggio di Leah. Non so se sarà l'unico flashback della storia o se ne inserirò altri... l'idea generale della fic c'è, ma lo svolgimento nel complesso devo ancora chiarirlo! Detto questo, passiamo ai ringraziamenti:

Grazie grazie grazie a chi ha recensito:

Dreamerchan: mi è dispiaciuto per il problema del font, l'ho modificato comunque (ti ho anche mandato un'email per avvertirti) e spero che riuscirai e avrai ancora voglia di leggere la storia ^^

Gaea: oooh, mi sento lusingata! Sono riuscita ad attirare l'attenzione di qualcuno che non è più tanto attratto da questo fandom! Che posso dire? Sono contentissima!! E mi fa piacere essere riuscita a caratterizzare Leah (concordo esattamente con te... viva il girl power!!!XD). Ti ringrazio per i complimenti e spero di non deluderti con la continuazione della storia!!:)

Kirej: sono contenta di trovare persona che come me amano Leah... perciò spero di non deluderti con il resto della storia!!:)

Lea_91: Grazie milleee!! Anche per la recensione che hai lasciato a un'altra delle mie storie e per avermi messa tra gli autori preferiti!! Grazie grazie grazie.. non so che altro dire, si vede?:)

Marpy: *__* sono davvero emozionata e ancora una volta lusingata!! Adoro la forza e il coraggio di Leah e penso proprio sia totalmente l'opposto di Bella, purtroppo però spesso ho letto di persone che non la sopportano. Credo che sia facile odiarla, perchè ha questo atteggiamento così orgoglioso che nasconde una dolcezza che si è imposta di no far uscire più per non soffrire oltre; e, a mio modesto parere, è ciò che rende questo personaggio così interessante! Spero di non deluderti nella caratterizzazione della mia Leah nella continuazione della storia!!^^

Infine, grazie a chi l'ha inserita tra le preferite (Marpy, valeego e bambo898) e tra le seguite (Lea_91, Frammento e Pirilla88). Spero che i vostri giudizi continuino a essere positivi^_^

A presto (spero!!)

Vostra Kià!

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Capitolo 3
*** Seth alla riscossa ***


Le sembrava fossero passati giorni, mesi interi addirittura. Invece era già tanto che fossero passate a malapena tre ore. Non le era mai sembrato che il tempo potesse passare così lentamente.
Camminava distrattamente tra gli alberi, anzi per l’esattezza più che camminare si limitava a strisciare i piedi, che solcavano il terreno pesantemente, per il solo scopo di non restare ferma. Le sembrava che stando ferma i pensieri avessero più tempo per annidarsi nel suo cervello e torturarla più in profondità.
Camminando invece le sembrava di poter scrollare, ad ogni passo, i suoi problemi. In realtà sapeva che si trattava soltanto di una stupida illusione ma in quel momento preferiva quell’illusione all’amara verità.

Cercava di fissare il terreno, trattenendo le lacrime. Per quelle ci sarebbe stato tanto tempo ma lì, in quel momento, in quel luogo, non poteva permetterselo. Non voleva, per nessuna ragione al mondo, la compassione di suo fratello e, ancora meno, quella di Jacob, i quali, nel momento in cui avevano appreso la notizia, non avevano avuto il coraggio di lasciarla da sola, temendo che potesse commettere qualche gesto sconsiderato. Così si limitavano a guardarla, attenti e vigili a ogni suo gesto, temendo sempre il peggio.

Leah era particolarmente irritata da quella situazione ma al momento la sua attenzione era troppo concentrata su un altro dettaglio ben più significativo per preoccuparsi di quei due e delle loro stupide preoccupazioni. Le importava solo di non mostrarsi debole. La solita, orgogliosa Leah.

Continuava a muoversi avanti e indietro sul terreno, ogni tanto invertendo il senso di marcia, provando a ogni spostamento un leggero giramento di testa che sembrava farla deconcentrare da quell’immagine. Perciò invertiva il giro il più velocemente e frequentemente possibile. Ringraziava la sua natura da lupo in quel momento viva: se fosse stata umana avrebbe già vomitato da un pezzo con tutto quel girare e rigirare.

Si sentiva stremata eppure non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Voleva soltanto muoversi, muoversi per ancora ore, giorni, mesi se fosse servito… qualunque cosa pur di non affrontare quella situazione.
Aveva già sofferto e sopportato tanto, ma quello era troppo. Il mondo si divertiva forse a volerla abbattere? A voler rovinare ogni suo tentativo di risalita? C’era qualcosa che non andava bene in lei? Forse doveva solo pagare la colpa di quella sua natura così anomala? Pagare la colpa per qualcosa che non dipendeva da lei? Forse se avesse represso quella sua natura avrebbe potuto essere libera?
Oh, Leah, smettila, nessuno vuole punirti.
Era la voce di Jacob, che aveva trovato il coraggio di rompere quel silenzio che regnava da qualche ora.
Facile parlare quando si è dalla parte del giusto, del normale, del moralmente accettabile.
I pensieri di Leah diventavano sempre più duri, aspri, acidi, man mano che l’immagine che aveva intasato la sua mente tornava nitida.
Dai, Leah, perché devi essere sempre così pessimista? Insomma, pensavo che ormai, soprattutto dopo il matrimonio, ti fossi abituata all’idea… e un fatto del genere, beh, era da mettere in conto.
Seth non tradiva alcuna cattiveria nelle sue parole e la sorella lo sapeva bene; tuttavia quelle frasi le suonarono come un affronto e non riuscì a fare altro che fare un enorme balzo in avanti, diretta alla gola del fratello. Se non ci fosse stato Jacob che, con uno scatto celere, si era interposto tra i due, respingendo l’attacco della ragazza, Leah avrebbe avuto parecchi problemi con Sue quella sera, non appena avesse visto il figlio ridotto in chissà quali condizioni.
Jacob ringhiò più volte contro Leah, spingendola all’indietro con il muso e lei, nonostante i tentativi di resistenza, dovette alla fine cedere. Indietreggiò di qualche passo, guardando in cagnesco il fratello.
Seth, credo che sia meglio che torni a casa.
Suggerì Jacob, consapevole del fatto che l’indole solitamente suscettibile e in quel momento totalmente intrattabile di Leah non avrebbe tardato a farsi risentire nei confronti nell’innocenza del fratello.
Non ci penso proprio! Ogni volta mi devi sempre cacciare… come se fossi l’unico che può farla ragionare. Ma io sono suo fratello!,
urlò mentalmente Seth, cominciando a infuriarsi.
Un mugolio provenne da Leah, che davanti a quei pensieri del fratello sembrò dimenticare momentaneamente la sua sofferenza. In quel momento, per la prima volta dopo tanto tempo, riusciva a percepire distintamente il dolore di qualcun altro. Il dolore di suo fratello. Un dolore di cui si sentiva fin troppo responsabile. Un nodo di senso di colpa cominciò a diffondersi nel suo stomaco.
Seth, mi dispiace, io…
Oh, Leah, se ti dispiacesse davvero reagiresti! Ma tu stai fin troppo bene nel tuo mondo di dolore e rancore e che te ne importa di quello che possono provare gli altri davanti a tutto questo? Niente, perché tu sei la povera vittima che soffre in continuazione! Hai fatto una casino enorme per il matrimonio di Sam ed Emily, perché per te era la dimostrazione del fatto che a loro non importi niente di te. Ma ai tuoi atteggiamenti ci pensi mai, Leah? Almeno i loro gesti sono stati dettati da qualcosa più forte di loro, qualcosa che non potevano controllare. I tuoi gesti e le tue parole, invece, sono perfettamente controllabili ma sei tu che non vuoi che succeda. Quindi il male che fai tu con i tuoi atteggiamenti è decisamente più grave del loro.
Seth era ormai partito in quarta. Il ragazzino sempre allegro e gioioso, pronto a portare la pace e a mettere una buona parola su tutto, aveva tirato fuori gli artigli e proprio contro la persona più improbabile: sua sorella. Aveva difeso i suoi succhiasangue e ora assaliva sua sorella.
Seth, calmati, è tutto apposto… tua sorella ha solo bisogno di calmarsi.
Jacob gli girava attorno tenendolo sotto controllo e intanto si malediceva: possibile che dovesse sempre trovarsi nel bel mezzo delle discussioni familiari dei fratelli Clearwater?
Tutto apposto? Tu pensi davvero che sia tutto apposto, Jake? Dai, sii sincero… finché non si deciderà a crescere, niente sarà apposto.
Le parole di Seth avevano ormai preso il pieno controllo del cervello di Leah, che non riusciva a far altro che guaire debolmente, cercando di ottenere un perdono che però, ne era consapevole, si sarebbe dovuta guadagnare in maniera diversa.
La cosa più brutta sai qual è, Leah? Che te ne rendi perfettamente conto di quanto stai sbagliando, ma non fai niente per migliorare la situazione
.
Non è facile come credi tu, Seth.
Non è neanche difficile come pensi tu, sorellina.
Pensò l’ultima parola in tono decisamente sprezzante e un ennesima fitta colpì il cuore di Leah.
Seth è facile parlare quando… quando si è ragazzini e il mondo è fatto di amici e divertimento. Quando si incappa nell’amore però, tutto si complica…
Istintivamente Leah cercò lo sguardo di approvazione di Jacob, che si limitò a guardarla per qualche secondo, per poi tornare a fissare intensamente  Seth.
Quando si ha una sorella che soffre continuamente e ci si sente impotenti nell’aiutarla il mondo non è più così tanto facile, credimi. Perché non provi mai a guardare le cose da un’altra prospettiva?.
Seth, più deciso che mai, continuava ad incalzarla, spiazzandola ogni istante che passava. Jacob, intanto, cercava di sviare il più possibile il discorso nella sua mente: trovava decisamente indelicato inserirsi perfino in quella discussione fraterna.
Hai ragione, Seth, dovrei affrontare il tutto da un’altra prospettiva. Ed è quello che ho provato a fare finora e ci stavo pure riuscendo, lo sai bene. Ma ora questo avvenimento… insomma, sembra un complotto contro di me.
Leah non sapeva più a che ramo appigliarsi.
Un… complotto? Ti rendo conto di quello che dici? Ne hai affrontate tante e ne hai superate molte. Stavi riuscendo a superare la sofferenza…  sei riuscita ad affrontare il loro matrimonio.
Seth guardò Jacob: ancora si chiedeva come avesse fatto l’amico a convincere Leah a presenziare alla cerimonia; probabilmente, però, avrebbe continuato a chiederselo per sempre. E ora ti vuoi fare abbattere da questo? Era prevedibile, anzi scontato che avessero… che avessero un bambino. Pensò le ultime parole titubante, ma deciso a non farsi scalfire dalla dolcezza. In quel momento Leah aveva bisogno della durezza che nessuno aveva mai avuto il coraggio di usare realmente contro di lei. Leah annuì; in fondo era grata al fratello per quella strigliata e si sentiva come mai si era sentita: terribilmente stupida e incredibilmente immatura davanti quel fratello che sembrava essere cresciuto improvvisamente. Un brivido le percorse il corpo, mentre le lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi. Sapeva che non era il momento adatto per piangere, che avrebbe dovuto in quel momento più che mai stringere i denti e affrontare la situazione. Ma tutto quello le sembrava ancora troppo da affrontare tutto insieme.

Seth e Jacob compresero la necessità di Leah e si allontanarono da lei, lasciandole il tempo di poter sfogarsi.

Quella situazione, però, durò soltanto qualche minuto; una nuova voce, nitida, si fece strada nelle loro teste. La voce di Jared.
Leah, Sam mi ha detto di cercarti e dirti che vuole parlarti. Urgentemente.

Leah si irrigidì all’istante, mentre le lacrime cessarono improvvisamente di scorrere, consapevoli che al momento non c’era più spazio per loro. Anche Seth e Jacob si irrigidirono, temendo una reazione spropositata. E per la prima volta in quel lungo pomeriggio Leah sorrise.
Tranquilli, non ho intenzione di mangiarlo, non voglio rischiare un’indigestione,
pensò Leah decisa.
Seth e Jacob si rilassarono; il tono di Leah sembrava sinceramente calmo e decisero di fidarsi di lei. Anche loro si lasciarono sfuggire una risatina.
Qualcuno mi spiega che succede?,
pensò Jared incuriosito, cercando di ricostruire i confusi pezzi del puzzle di quella giornata che vorticavano nella testa degli altri tre.
Magari possono spiegarti Jacob e Seth; io al momento ho da fare. A presto, ragazzi. Seth, avverti mamma che sono da… da Sam e che cercherò di non tardare per la cena.
Ok,
pensò dolcemente Seth, mentre osservava la sorella avventurarsi nel bosco. Istintivamente scambiò un’occhiata fugace con Jacob e annuì.
Forse una nuova Leah stava per nascere. O forse, ancora meglio, la vecchia Leah stava per tornare.

 

***

Rieccomi!! Ho scritto questo capitolo stanotte. In realtà quando ho cominciato a scriverlo qualche giorno fa doveva prendere una piega diversa, ma quando mi sono rimessa a scriverlo diciamo che Seth ha preso il sopravvento! Ho pensato fosse giusto che il fratello per una volta intervenisse direttamente per aiutare la sorella. Lo vedo molto bene nel ruolo del ragazzino improvvisamente più maturo davanti la sofferenza della sorella e che riesce a farla ragionare (si spera!). Spero di scrivere al più presto i prossimi due capitoli, perchè, salvo cambiamenti dell'ultimo minuto, ne vedremo e scopriremo delle belle :D

Passiamo ai ringraziamenti: grazie a chi ha recensito anche il secondo capitolo (Lea_91, Dreamerchan e marpy), sono contenta di essere riuscita a rendere IC il dolore di Leah davanti il matrimonio di Sam ed Emily; ho ricordato quando in Eclipse Jacob spiega a Bella ciò che è successo a Leah e le dice che sarebbe stata una delle damigelle al loro matrimonio e ho pensato "Poverina, oltre il danno la beffa!" ed è uscito fuori lo scorso capitolo. Comunque vi anticipo che ci saranno parecchi colpi di scena e che molte cose cambieranno... ihih!!

Ringrazio anche chi l'ha messa tra preferiti e seguiti... spero continuerete a seguirmi :P!

Ora vi lascio, sperando che il capitolo vi piaccia... commentino? :)

Kià

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Capitolo 4
*** Avviso ***


Questo è un capitolo di avviso. Non so bene come funzionano, se ci dovessero essere problemi provvederò a modificare/cancellare. Volevo avvisare che per ora ho deciso di segnare come incompleta questa storia. Non escludo di riprenderla, un giorno, ma al momento non riesco più a scriverci sopra anche se le idee ci sono. Chiedo scusa a chi finora l'ha seguita per averla lasciata in sospeso per così tanto tempo. Non è stato giusto, me ne rendo conto. Per tanto tempo sono stata incerta sulla "fine" da farle fare, se riprenderla in mano o no ma non riuscivo a decidermi. Dato che in più, per molto tempo, sono stata presente in maniera sporadica su EFP ho tardato nel prendere una decisione. Ora ho deciso che al momento è la cosa migliore, non mi va di lasciarla ancora in sospeso ma spero, sul serio, di trovare di nuovo la forza e l'ispirazione necessaria. E' una storia a cui tengo molto, seppur ancora agli inizi. Ringrazio chi finora l'ha seguita, preferita, ricordata e commentata. Ogni vostro giudizio è stato stimolante e mi scuso ancora una volta per avervi lasciati in tredici, non era mia intenzione. Sperando che, se dovessi ricominciare a scriverla, avrete ancora il piacere di leggerla, chiudo qui il messaggio.
Ancora, davvero, un sincero grazie.

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