La libertà come atto d'amore

di LoveChild
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La libertà come atto d'amore [Parte I] ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***



Capitolo 1
*** La libertà come atto d'amore [Parte I] ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono (esclusi gli eventuali OC, ovvio, e chi me li tocca lo mangio u.u), ma sono proprietà di Madam J.K. Rowling (beata lei...).



Questa fan fiction si è classificata seconda al primo turno del contest 'Il club dei Duellanti' indetto da Fabi, Lilyblack e Vogue. 
Questa fan fiction si è classificata terza al contest "Emozioni" indetto da Nefene. 
È una one shot ma per comodità sarà divisa in due capitoli alla fine dei quali posterò il giudizio delle giudicesse. 

Autore:
 LoveChild
Personaggi principali: Pansy Parkinson, Hermione Granger
Pairing: Draco/Pansy
Genere: malinconico, generale
Rating: verde
Avvertimenti: leggermente (secondo me xD) OOC, potrebbe essere What If ma non ne sono certa, One Shot 
Introduzione: Mia personalissima visione di cosa accade all'inizio del secondo settimo anno di Pansy Parkinson. Qui troveranno risposta le due ricorrenti, almeno nel mio cervello, domande: perché non sta più con Draco? Che fine fa dopo Hogwarts?
Note dell'autore: all'inizio mi piaceva. Avevo idee grandiose per lei e per la storia! Mi ero fatta davvero un viaggetto niente male... E poi? Poi pluf si è spappolata! ç_ç Giuro non ho idea di cosa sia successo ma è defunta durante il corso le manca la polvere di fata! T.T Ok sto impazzendo et divagando ma davvero vorrei scusarmi perché dovrete leggere questa strana cosa. Per non parlare del titolo! =.=





La libertà come atto d’amore

 

 


 
 
 
Siedo a gambe incrociate davanti alla tomba di Silente. È un posto così strano per una come me. Nessuno viene mai qui, non ne hanno bisogno, loro lo portano nel cuore. Ma io? Io, piccolo insetto, non ho diritto a questo sollievo. Il mio cuore sta appassendo. Io, sto appassendo, perché so, io so.
Sono cosciente di ciò che devo fare dall’inizio dell’anno scolastico, da quando ho rimesso piede in questa scuola; da quando ho rimesso piede nel posto dove io stessa ho firmato la mia condanna a morte…

 
Fu uno sforzo immane, per lei, alzarsi, più di quanto avesse immaginato. Alzò il braccio tremante e urlò con quanto fiato aveva in gola: «Ma è laggiù! Potter è laggiù!Qualcuno lo prenda!»
Prima il tavolo di Grifondoro, poi subito dopo quelli di Corvonero e Tassorosso si alzarono in piedi a fronteggiarla con le bacchette alzate e lo sguardo pieno di disgusto. Li guardava sconvolta: come potevano non capire?
«Grazie, signorina Parkinson» la voce della professoressa McGranitt la raggiunse come dal fondo di un lungo tunnel e la investì in pieno. «Uscirai per prima dalla Sala con il signor Gazza. Il resto della tua Casa è pregato di seguirti».
No!Voleva urlarlo. Non capite!Non capivano davvero, non si trattava del sangue, quella volta, si trattava delle loro vite. Aveva visto gli occhi terrorizzati di Mandy Supper vagare per la sala e, per la prima volta, si era sentita in dovere di difendere qualcuno. Erano purosangue, certo, ma questo non significava che sarebbero stati risparmiati, non aveva dimenticato la Battaglia dell’anno precedente. Era solo un baratto, un baratto! La vita di Potter per quella di centinaia di studenti.Era forse poco? Ma non l’avevano ascoltata. Aveva aperto la fila portandosi via, per mano, la piccola Mandy. Aveva persino dimenticato di controllare dove fosse Draco.

 
Non ho capito immediatamente a cosa avrebbe portato il mio gesto sconsiderato, ma con il tempo ho assorbito questa verità come un dogma:
Sarebbe potuto essere per sempre, invece,abbiamo raggiunto la fine. Non possiamo stare insieme, io e Draco, non più.
-Che bugiardo!- mormoro arrabbiata. Un sospiro affiora sulle mie labbra, ma è davvero colpa sua? Me lo chiedo seriamente mentre fisso la lapide bianca davanti a me. No, non è sua la colpa, non del tutto, almeno.
La neve comincia a cadere, sapevo che sarebbe successo. È per questo che sono venuta qui, in questo posto così vuoto, all’apparenza. Ci vengo spesso e ho capito di non essere sola, ci ho messo un po’, come sempre, ma ho capito anche questo. Non sono stupida, solo lenta, sono così lenta perché ogni volta che ho capito appieno qualcosa questo mi ha portato solo sofferenza.
Capiredi essermi mostrata una codarda indegna davanti a tutta la scuola mi ha reso chiaro di dover rinunciare a Draco. Cosa ho provato? Dolore? No, molto peggio, un vuoto siderale.
Capiredi non essere sola davanti a questa lapide mi ha mostrato quella magia di cui Albus Silente parlava sempre, l’amore. Un amore così grande provato per gli altri e dagli altri per lui che continua imperterrito ad agitarsi nello stesso luogo dopo anni, conservando l’essenza di una persona che dovrebbe essersi annullata con la morte. Silente è ancora ad Hogwarts come aveva predetto molti, molti anni fa: ‘Non me ne sarò mai veramente andato, fino a che in questa scuola qualcuno mi sarà fedele’. E pensare che avevo riso a quelle parole.
Una domanda mi assilla mentre la neve continua a cadere: cosa può fare un piccolo insetto disamorato e abbandonato come me?
Devo parlare con Draco, lo so. È la scelta giusta, ma io non ho mai fatto nulla di giusto. Non sarei dovuta andare via con Mandy, l’avrei dovuta accompagnare e poi sarei dovuta tornare. Non per Potter, non per Hogwarts, forse neppure per il mondo magico, ma per Draco e per me stessa, per potermi sentire una persona degna di questo nome; ma io non faccio scelte giuste. Io faccio scelte facili.
Devo liberare Draco, liberarlo da me, lo so, ma la neve che cade ha un suono così dolce e io voglio continuare ad ascoltarlo, e poi è così soffice, come un morbido letto di piume…
 
 

***

 
-Cosa è successo?- No, vi prego, fate silenzio…
-L’hanno trovata addormentata coperta da uno strato di neve- Daphne…
-Chi l’ha ritrovata?- Sempre domande, eh Millicent?
-Hermione Granger, l’ha portata di corsa in infermeria con il Levicorpus!- Granger, non potevi semplicemente lasciarmi lì? Ora ti devo anche la vita…
L’infermeria della scuola era avvolta nella semi oscurità, due persone parlavano, poco lontane dal letto in cui giaceva Pansy Parkinson, sussurrando per non svegliarla.
Silenzio, silenzio! Non sono in coma! Vi sento! Lasciatemi dormire ancora, non voglio sapere, né vedere, lasciatemi andare!
-Draco?- Zitta! Millicent, zitta!
-Christina è corsa a chiamarlo- Spinks, non avevi altro da fare?
La porta dell’infermeria si spalancò con violenza. Draco Malfoy si rivolse a Daphne Greengrass con aria preoccupata:-In poche parole, Daphne, cosa è successo?
-L’hanno trovata sotto la neve, davanti alla tomba di Silente. Si era addormentata ed è andata in ipotermia. E, per favore, Draco abbassa la voce sta riposando!
-Draco…- la voce di Pansy fece trasalire tutti i presenti.-Ti avvicineresti per favore?
Il tono di voce era tranquillo e piatto, come se nulla fosse successo, come se non si fosse fatta cullare dalla neve per riuscire a riposare per sempre.
Il ragazzo si avvicinò al letto e lei si alzò a sedere fissandolo negli occhi.
-Cosa ci facevi addormentata sotto la neve, Pansy?- ringhiò il giovane, stringendole forte la mano. Sorridendo amaramente si sottrasse alla sua stretta: -Noi non possiamo più stare insieme, Draco.
Daphne, Millicent e Christina restarono agghiacciate a guardarla, come se fosse pazza.
-Uscite!- sibilò Draco.
-No!- rispose Pansy, più duramente di quanto avesse voluto –Restate.
-Cosa ti prende Pansy? Sei forse impazzita?
-Vattene! Non c’è motivo perché tu resti ancora.
-Pansy chi pensi di essere per trattarmi così?- sputò arrabbiato Malfoy. La ragazza si sfilò l’anello di fidanzamento dal dito e glielo porse.
-Puoi tenertelo, non so più che farmene.
-Voglio una risposta!
-Malfoy cos’è che non ti è chiaro? Sparisci dalla mia vista!
-Non prima che tu mi abbia spiegato cosa ti prende!
-Semplice non ti voglio più. Non mi servi più.
Una mano candida colpì la guancia della ragazza, Malfoy le aveva dato uno schiaffo. Non le aveva mai dato uno schiaffo, non l’aveva mai trattata duramente. Per tutta risposta Pansy scoppiò in una fredda risata canzonatoria:-Queste reazioni isteriche lasciale alle bambine del primo anno, Malfoy, pensa a mantenere un contegno piuttosto!
-Te ne pentirai, Parkinson.- Già lo sto facendo, Draco, mi sto dannando, non vedi?
Il giovane se ne andò sbattendo la porta. Poco dopo Daphne lo seguì lanciando a Pansy uno sguardo che sapeva di scuse, mentre le altre ragazze restarono in infermeria.
Ti prego, Daphne, fai qualcosa per lui. Ancora non lo sa, ma lasciarlo farà la sua fortuna.
 

***

 
Nessuno doveva sapere. Alle domande delle altre aveva dato solo risposte vaghe, ma c’era qualcuno con cui doveva parlare. Qualcuno che doveva aiutarla.
Guardò esitante il ritratto che le si parava davanti, mai avrebbe pensato di giungere fin lassù, fra i coraggiosi Grifoni. Non aveva mai pensato di dover strisciare fino alla culla dei puri di cuore.
-Vorrei parlare con Hermione Granger, per favore.- mormorò alla signora vestita di rosa che alloggiava nella ricca cornice.
-Chi sei, ragazza?- chiese curioso il quadro squadrandola da capo a piedi, non vedeva un Serpeverde dai tempi di Severus Piton e Lily Evans.
-Pansy, sono Pansy Parkinson.
-Ah!- la donna alzò un sopracciglio e la guardò severamente –Sei quella che voleva vendere Potter al Lord Oscuro! Perché mai dovrei chiamare la Caposcuola Granger? Chi mi dice che non vuoi affatturarla?
Discutere con un quadro non era quello che le premeva in quel momento, così decise di andarsene, avrebbe trovato un altro modo per parlare con la Granger in privato.
Erano passati quattro giorni da quando era uscita dall’infermeria e una settimana da che si era addormentata sotto la neve e non era successo ancora nulla. Era solo questione di tempo, lo sapeva, prima che la furia di Draco Malfoy si abbattesse su di lei come un’onda. Questo, però, non la preoccupava, sapere di essere ancora il centro dei suoi pensieri la faceva sentire, a suo modo, al sicuro…
Camminava lentamente per i corridoi vuoti, attaccata al muro, con la testa bassa e i libri stretti al petto. Non era più Pansy Parkinson, non era più l’altezzosa ragazza che aveva frequentato la scuola negli anni precedenti, colei che si era fatta odiare e temere: Pansy Parkinson era morta, morta con la consapevolezza di aver perso Draco Lucius Malfoy per sempre.
Si infilò silenziosamente in biblioteca e si sedette ad uno dei lunghi tavoli. Nessuno si sedeva mai accanto a lei, nessuno tranne Daphne, Millicent e Christina, e Draco, fino a pochi giorni prima. Non era più il centro dell’universo serpeverde, non era più nulla.
Non voleva studiare, voleva soltanto stare in un luogo dove fosse impedito parlare ad alta voce, dove per tutti tacere fosse un imperativo categorico. Lasciò i libri sul tavolo e si avviò pigramente verso la sezione di zoologia. Aveva appena scelto un libro sugli unicorni quando un urlo si alzò dalla sezione dove si trovavano i tavoli. Pansy corse verso il suo e si fermò di botto quando vide cosa aveva provocato il trambusto: c’era un topo morto e sanguinolento spiaccicato su i suoi libri. Esalò un sospiro di rassegnazione e mentre tutti la osservavano mormorò: -Mus evanesca.
In quello stesso momento le si avvicinò madama Prince che le chiese spiegazioni. Pansy le fornì un veloce resoconto di quello che era accaduto, ovviamente non sperava che qualcuno dicesse chi era stato e, ovviamente, lei sapeva benissimo chi era l’artefice della cosa. Conosceva talmente bene i metodi di Draco che non ci aveva messo molto a capire che quello che aveva trovato sui libri altro non era che il biglietto da visita per quella che sarebbe stata un’interessantissima festa, la sua festa. Firmò il registro della biblioteca per poter prendere in prestito il libro sugli unicorni, raccattò i suoi libri e sperò ardentemente di incontrare Hermione Granger al più presto.
 

***

 
Uno, due, tre. Davanti al grande specchio nel dormitorio femminile di Serpeverde Pansy contava i lividi sulla sua pelle. Persone che casualmente la urtavano, casualmente la sbattevano contro il muro. Lividi che magicamente macchiavano la sua pelle. La ragazza sospirò e cominciò a chiudere i bottoni della camicia della divisa: non si rifiuta un Malfoy, mai. Si stava allontanando, stava diventando un fantasma, neanche le sue amiche riuscivano più a comunicare con lei. Stava volando via, solo il suo corpo rimaneva dolorosamente ancorato a quella scuola che le suscitava ricordi dolorosi, mai i suoi occhi, la sua mente, erano volati già lontano. Pansy era già morta, era volata via tra gli angeli, era ormai fra gli
angeli luminosi e dannati, consumata dall’amore. Mentre si annodava la cravatta verde argento si chiese perché, se l’amore era la più grande magia, quello sconfinato che sentiva per Draco l’avesse definitivamente condannata ad una vita di dolore, condannata a consumarsi come una candela che brucia. Bugiarda. La voce della mente si ribellò. È tua la colpa, tua e delle tue azioni sconsiderate.  
Si stava dirigendo verso l’aula di trasfigurazione quando, alla fine del corridoio, vide Hermione Granger chinata a raccogliere alcuni fogli che si erano sparsi a terra. È la tua occasione, Pansy.
Quando fu vicina ad Hermione si chinò e l’aiutò a raccogliere i fogli rimasti.
-Granger- parlò a voce bassa ma chiara e limpida –volevo ringraziarti per quello che hai fatto.
Hermione alzò di scatto la testa e rispose con un cenno della testa alla Serpeverde, le sue iridi castane perforavano Pansy tentando di analizzarla.
-Avrei bisogno di parlare con te, in privato.
La Grifondoro la osservò curiosa. Stette qualche minuto in silenzio e Pansy immaginò quanto fossero difficili le equazioni interiori che si stavano compiendo nella mente della ragazza per deciderle se concederle quella gentilezza.
-Va bene.- si risolse alla fine Hermione –Oggi, a ora di pranzo?
-Sì. Davanti alla tomba di Silente?
Hermione esitò, poi annuì lentamente.
-Buona giornata, Granger.
Senza darle il tempo rispondere Pansy scomparve dietro l’angolo del corridoio.
 

***

 
La neve non cadeva quel pomeriggio, ma tutto era ugualmente coperto di bianco.
Pansy era mollemente seduta sulla neve e osservava intensamente la lapide del suo ex preside. Chissà com’è trovarsi sei piedi sotto terra…
Dei passi alle sue spalle la fecero voltare, Hermione la salutò con un cenno del capo e si sedette accanto a lei.
-Ti ho chiesto di parlare in privato perché ho un favore da chiederti.- disse senza giri di parole Pansy, il silenzio di Hermione fu considerato un invito sufficiente a continuare. –Io devo andare via e per sempre. Via da questa scuola e via dalla Gran Bretagna.
-Parkinson…
-Dico sul serio.- disse guardando per la prima volta Hermione negli occhi –Io voglio e devo andare via di qui.
-Non è tanto difficile,- rispose Hermione con noncuranza –sei maggiorenne puoi lasciare la scuola quando vuoi.
-No- disse Pansy laconica –non devo semplicemente andare via, io devo sparire.
-Cosa?- la voce di Hermione era incredula, non poteva credere che la ragazza parlasse sul serio.
-Io- la serpeverde fece un respiro profondo, le costava confessarsi con Hermione e questo la grifondoro lo capì subito –mi sono lasciata con Draco, perché so bene che dopo ciò che è successo il due maggio scorso stare con me gli nuocerebbe soltanto.- Hermione aggrottò la fronte, il discorso di Pansy era ben poco chiaro ai suoi occhi –Granger…
-Hermione!- disse scorbuticamente la grifondoro, odiava essere chiamata per cognome.
Pansy la osservò perplessa, poi, dopo quello che sembrò uno sforzo non indifferente, riprese il discorso:-Hermione, la guerra è finita, ma credi davvero che le cose siano cambiate? Credi davvero che soltanto perché Potter ha sconfitto Voldemort tutti i pregiudizi siano caduti? La verità è che ci vorrà molto tempo e molta fatica perché le persone cambino idea e non mi riferisco solo a noi purosangue. Lo sto sperimentando sulla mia pelle: i pregiudizi fanno più male dei cruciatus. E come molti di noi non si sono convinti della parità fra purosangue e mezzosangue, le persone che come me si sono compromesse in qualche modo durante la guerra non saranno mai perdonate.- Hermione stava per rispondere ma Pansy continuò –I genitori di Draco hanno compiuto un atto molto coraggioso, o molto furbo a seconda dei punti di vista, ma questo ha permesso loro di non cadere totalmente in disgrazia agli occhi del Mondo Magico, se Draco restasse il mio fidanzato questo sforzo sarebbe totalmente vanificato. Non credere che sia un atto coraggioso il mio, anzi è l’esempio più lampante della mia viltà: avrei potuto lasciare Draco spiegandogli chiaramente i miei motivi, ma lui non l’avrebbe mai accettato perché un gentiluomo non ritira mai la parola data e io avrei finito per cedere, egoisticamente, perché lo amo. L’ho lasciato facendo subdolamente leva sul suo orgoglio e così sono certa di aver estinto ogni traccia di affetto in lui, ma ora devo sparire altrimenti mi schiaccerà.
Hermione stette in silenzio, soppesando attentamente le parole di Pansy, possibile che nessuno di loro si fosse reso conto che in realtà la guerra era appena cominciata?
Fece un respiro profondo e si rivolse alla ragazza:-Volevi consegnare Harry a Voldemort, -astio mal celato nella sua voce –mi hai tormentata per anni e sei sempre stata altezzosa, egoista e cattiva con chiunque ti circondava. Perché dovrei aiutarti?
-Perché te lo sto chiedendo per favore, perché l’unica altra soluzione che avevo mi hai impedito di attuarla.
-Volevi suicidarti?- chiese con voce strozzata.
-Non intenzionalmente.- rispose pacata Pansy –Certo, ripensandoci, avrei risolto tutto, ma, semplicemente, la neve cadeva così dolcemente che non ho potuto fare a meno di abbandonarmi al suo suono.
-La neve non fa rumore.- mormorò Hermione.
-Ti sbagli.- una smorfia attraversò il viso della serpeverde –Tu non senti il suono della neve che cade perché sei felice, ma chi prova dolore si lascia cullare, come ho fatto io, nella speranza di un sonno senza sogni.
-Com’è morire?- chiese bruscamente la Grifondoro.
-Tu dovresti saperlo, sei stata pietrificata dal Basilisco.
-No, quello è diverso,- rispose Hermione sovrappensiero –non ti accorgi di nulla. Non senti nulla.
-Anche addormentarsi nella neve è così, è meraviglioso: tutto scompare e tu stessa diventi nulla.  
Rimasero in silenzio a fissare la lapide di Albus Silente.
-Ti aiuterò.- disse Hermione in un sussurro.
-Grazie.
-Cosa hai in mente?
-Fingerò la mia morte.- disse risoluta Pansy –Principalmente, però, ho bisogno che tu mi aiuti a trovare un altro posto dove andare. Lontano dalla Gran Bretagna.
-Non pensi a tutto il dolore che arrecherai a quelli che ti vogliono bene?- chiese Hermione irritata e stupita da tanto egoismo.
-Se ne faranno una ragione. È più facile superare una morte che accettare un cambiamento, di qualsiasi genere esso sia.
-Quando vuoi partire?
-Vorrei che fosse prima di Natale.- mormorò Pansy chiudendo gli occhi stancamente –Vorrei andare via quando tutto è ancora coperto di neve.



Fine Parte Prima

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


Parte Seconda

[...]
-Vorrei che fosse prima di Natale.- mormorò Pansy chiudendo gli occhi
stancamente –Vorrei andare via quando tutto è ancora coperto di neve.

 

***

 
Era ormai arrivata la metà di dicembre quando Hermione raggiunse Pansy alla tomba di Silente con la soluzione che tanto aveva cercato.
-Hermione- la salutò indifferente la Serpeverde.
-Pansy. Ho trovato una soluzione.- disse esitante la Grifondoro.
-Ti ascolto.
-Fra una settimana la professoressa Caporal sostituirà Hagrid in Cura delle Creature Magiche e ha organizzato un’escursione nell’isola di Skye con gli studenti del settimo anno per studiare i Malaclaw Maculati. Andremo ad Hogsmade e da lì useremo delle passaporte.
-Come potrebbe aiutarmi quest’escursione?
Hermione trasse un respiro profondo e cominciò ad esporre il piano alla Serpeverde:-La costa, nel punto dove andremo noi, è formata da rocce, è molto pericoloso perché il terreno è ripido ed è molto facile scivolare. Ad un certo punto dell’escursione quando saremo più vicini alle rocce più alte io e te rimarremo indietro. Tu dovrai buttarti di sotto.
-Così morirò davvero, però.- constatò Pansy con noncuranza.
 -No, perché il punto della costa dove dovrai scivolare è abbastanza altro da darti il tempo di smaterializzarti, inoltre nessuno cercherà il tuo corpo perché tutti sanno che le correnti in quel punto della costa sono molto forti.
-Dove mi dovrò smaterializzare?
-Beh eccoci arrivate al punto principale. Ho scritto ad un mio amico che ha detto che può aiutarti, sto aspettando la sua risposta via gufo, mi darà tutte le istruzioni.- Pansy annuì.-Per quanto riguarda i soldi come farai?
-Ho un conto personale alla Gringott non avrò problemi a prelevare il denaro.
-Puoi ancora ripensarci.- mormorò Hermione.
Sul volto di Pansy si dipinse un’espressione sofferente:-Non ho più nulla che mi trattenga qui, ora.
-Ma i tuoi genitori, gli amici, …
-Per me- lo sguardo di Pansy si era fatto caldo e la voce era diventata acuta –Draco era tutto. Tutto. La mia casa, la mia famiglia, il mio amico. Eravamo destinati l’uno all’altra da quando siamo nati e io ho sempre vissuto proiettata verso un futuro dove non ci fosse null’altro che lui.- Pansy non sapeva perché stesse parlando con Hermione di certe cose, ma la verità era che parlava a se stessa –Quando lo conobbi, fortunatamente o sfortunatamente a seconda dei punti di vista, me ne innamorai e negli anni la mia cotta si è trasformata, si è evoluta in amore. Mi ha preso il cuore e io ho lasciato che lo facesse, perché ero così accecata dai miei sogni che sapere che possedeva il mio cuore mi ha fatto pensare di poterli trasformare in realtà. Draco è stato la mia religione. Era per me un angelo splendenteper lui avrei fatto qualsiasi cosa perché ogni volta che avevo bisogno lui correva a salvarmi, ero totalmente accecata dalla fede nei suoi confronti, senza rendermi conto che è forse la persona più egoista su questa terra. Me ne sto rendendo conto solo ora che mi tormenta come ha tormentato chiunque altro in passato e comunque non m’importa granché perché lo amo ugualmente. Gli sono stata accanto per sette anni, ho accordato la mia vita in modo che suonasse all’unisono con la sua e quando mi sono accorta che non potevamo più stare insieme il nostro amore mi è sembrato una campana che per una crepa suona falsa. La cosa più dolorosa è stata rendersi conto che io, io sono colpevole del fallimento delle mie aspirazioni, perché non posso non pensare che fra di noi tutto sarebbe potuto durare per sempre se solo io avessi scelto un sentiero diverso,se solo io non mi fossi comportata da codarda quella maledetta notte!
Pansy tacque. Durante lo sfogo aveva serrato i pugni fino a far diventare le nocche bianche e, se era riuscita a non piangere, i suoi occhi erano diventati lucidi.
Un sentimento di pietà si fece strada nel cuore di Hermione che, per un attimo durante il racconto, aveva quasi avuto voglia di abbracciarla ma si era prontamente ripresa. Alla Grifondoro sembrò che il dolore di Pansy raggiungesse la stessa intensità della maledizione Cruciatus, forse superandola.
Stettero in silenzio e pian piano Pansy si rilassò ritornando a quel parziale stato di apatia che la invadeva da qualche mese. Com’era difficile accettare il dolore.
-Rientriamo?- chiese cauta Hermione –Fra poco è ora di cena…
-Avviati, non è proprio il caso che ci vedano insieme.
Pansy restò ad osservare la ragazza risalire verso il castello e, per un attimo, si chiese se tutta la questione del sangue puro fosse poi così importante, ma scacciò quell’idea come si scaccia una mosca molesta.
Prima di rientrare a scuola si chinò sulla tomba e ne baciò la lapide, non sarebbe mai più tornata lì, mai più, ma sperò che un pezzetto di Albus Silente rimanesse a vegliare su di lei.
 

***

 
La mattina dell’escursione Pansy si alzò presto e, nella totale oscurità del dormitorio, riunì le poche cose che avrebbe portato con sé: qualche abito, tutto il denaro ritirato giorni prima alla Gringott e sostituito con oro dei Lepricauni, la sua piuma d’oca preferita. Mentre infilava tutto nel baule nuovo, comprato per l’occasione, il suo sguardo si fermò sul libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca: “Unicorni- L’opera monografica”. Si morse un labbro indecisa, sapeva bene che non avrebbe dovuto portare nulla con sé, nulla che le ricordasse la sua vita attuale, ma non riuscì a frenare l’istinto di conservare un frammento di ciò che era stata e così il libro finì nel baule. Lo chiuse silenziosamente, lo rimpicciolì e lo infilò nel borsellino che portava a tracolla, accanto alla Metropolvere. Stava per avviarsi in Sala Grande ma ci ripensò, si chinò sul comodino e scarabocchiò alcune parole su un pezzetto di pergamena che poi infilò nella tasca destra della divisa.
Si concesse una lunga e lenta passeggiata per il castello. Per un momento l’idea di non calpestare mai più quelle pietre secolari la fece vacillare: lasciare Hogwarts era la sua ultima certezza che s’infrangeva. Si riscosse pensando che era giusto così, che avrebbe avuto un’altra occasione, altrove.
Prima di salire sulla carrozza che l’avrebbe portata ad Hogsmade Pansy osservò attentamente la sua scuola tentando di acquisirne quanti più particolari possibili: era stata felice fra quelle mura e non voleva dimenticarle, non poteva.
Giunsero velocemente al villaggio e praticarono la smaterializzazione congiunta.
Il cielo terso li accecò e quando l’aria salmastra le pizzicò le narici, il cuore di Pansy cominciò a battere all’impazzata e si ritrovò a pensare che l’unica altra occasione in cui il cuore le batteva così forte era quando Draco la baciava, pensiero prontamente scacciato con un semplice battito di ciglia.
 
Le ore si susseguivano lente e il ticchettio dell’orologio interiore di Hermione e Pansy giungeva assordante e stranamente accordato all’orecchio di entrambe. Erano così concentrate da non rendersi conto che, forse, avevano seppellito l’ascia di guerra, così preoccupate da essersi dimenticate il reciproco disprezzo; Hermione stessa, sempre così concentrata sullo studio, non era riuscita ad interessarsi o ad apprendere nulla che riguardasse i Malaclaw, preoccupata com’era dall’eventualità che qualcosa andasse storto, preoccupata dall’eventualità che Pansy preferisse lasciarsi andare ai flutti, piuttosto che smaterializzarsi.
Era quasi mezzogiorno quando Pansy ed Hermione si distaccarono leggermente e discretamente dal gruppo. Osservarono silenziose con un groppo alla gola il mare che si schiantava iroso contro la parete scoscesa della costa. Pansy inspirò per l’ultima volta l’aria della Gran Bretagna, aria di casa, poi si voltò verso Hermione che si ostinava a fissare lo strapiombo sotto di loro:-Ho un ultimo favore da chiederti.- disse porgendole il pezzetto di carta che aveva scarabocchiato quella mattina in dormitorio –Questo è il mio epitaffio, vorrei che lo incidessi sulla mia tomba.
Hermione strabuzzò gli occhi ma non ebbe tempo di controbattere perché Pansy si era lanciata nel vuoto e ora si librava sul mare come un angelo dalle ali spezzate, mentre sul suo volto aleggiava un sorriso spezzato.
Hermione urlò terrorizzata per richiamare gli altri e in quell’esatto momento Pansy si smaterializzò. La ragazza giurò di aver visto le labbra della serpeverde pronunciare le parole “Grazie, Hermione”.
 

***

 
Il cuore le pulsava nelle orecchie e un brivido le percorse la schiena: era libera, finalmente libera.
Si alzò il cappuccio nero del mantello e coprì gli stemmi di Hogwarts, silenziosamente entrò a Nocturn Alley e si avviò sicura verso il Black Swan, lo squallido bar di quella strada altrettanto  sordida. Nessuno prestò attenzione alla sua figura incappucciata. Entrò nel bagno del locale e si sigillò all’interno. Estrasse il baule rimpicciolito dalla tasca e lo fece levitare ed ingrandire. Ripose il suo mantello e la divisa di Hogwarts ed indossò gli abiti che le aveva dato Hermione, dopodiché rimpicciolì nuovamente il baule e tornò nella sala.
Nessuno parve far caso al cambio d’abito e tantomeno s’interessarono a lei quando, gettando la Metropolvere nel fuoco scandì con voce cristallina le parole Väg Förlåtelse, Norrbotten, Sverige”.
 
Il freddo pungente della Svezia l’avvolse come una carezza non appena sbucò nella Väg Förlåtelse. Il contrasto fra la notte scura e le luci dei negozi le fece male agli occhi e passò qualche minuto per abituarsi a quel nuovo panorama. Entrò nel primo negozio alla sua sinistra su cui campeggiava l’insegna “Fåglar” che, a giudicare dal contenuto, altro non era che un negozio di uccelli. La giovane donna che lo gestiva, per sua fortuna, parlava l’inglese piuttosto bene e seppe indirizzarla al luogo del suo appuntamento la Herrgård.
La  Herrgård era una taverna che si trovava esattamente al centro della Väg Förlåtelse ed era un luogo molto frequentato, soprattutto a ora di pranzo. Per Pansy non fu facile destreggiarsi fra i tavoli affollati per arrivare ‘al quinto tavolo a sinistra dell’entrata’, come recitavano le istruzioni che Hermione le aveva dato qualche giorno prima.
Quando si sedette al tavolo abbassò il cappuccio e si sfilò il cappello di pelliccia, il calore del locale l’avvolgeva intontendola e quasi le sembrava di trovarsi fra il sonno e la veglia. Chiuse per qualche minuto gli occhi tentando di trovare un po’ di equilibrio e poco dopo avvertì la sedia di fronte alla sua spostarsi, aprì gli occhi di scatto e disse con voce roca:-Mi scusi quella sedia è occupata.
-Tu defi essere amica di Hermione.- Pansy spalancò leggermente le labbra per la sorpresa: davanti a lei sedeva Viktor Krum, la leggenda del Quidditch, come lo aveva definito a suo tempo il Profeta. Non avrebbe mai pensato che lui potesse essere l’amico misterioso di Hermione.
-Io…- stava per dire che no, non era amica di Hermione, che la ragazza le aveva soltanto fatto un favore; ma si disse che era stupido appigliarsi a quelle quisquilie anche lì, così annuì –Sì sono l’amica di Hermione.
-Qval’è tuo nome?- Pansy lo guardò spaesata, non aveva ancora pensato al suo nuovo nome –Voglio dire tuo vero nome.
-Pansy.- disse la ragazza ma non ci credette neanche un po’, forse perché, quando era volata giù dalle scogliere dell’Isola di Skye, Pansy era morta davvero.
-Ora invece come vuoi tu chiamarti?
-Non ci ho pensato- disse sincera guardandolo per la prima volta negli occhi e tentando di celare la lieve apprensione che la invadeva.
-Beh penseremo dopo…- disse lui risoluto –Io aiuterò te con scuola e lingua. Ho detto che sei mia lontana parente, sono insegnate di pozioni qvindi hanno dato me fiducia.
Lei lo guardò a bocca aperta: -Ma… e il Quidditch?
-Cioco ancora ma qvesto non impedisce me di insegnare. Carriere a Quidditch sono molto brefi è necessario avere altro laforo.
-Oh, capisco.- mormorò, poi accennò un sorriso impacciato –Grazie.
-Prego. Noi andare, oggi alle qvattro ho importante lezione.
-Come si arriva a Durmstrang?
-Facciamo prima qvattro passi e poi io fa te vedere.
Si coprirono nuovamente con gli indumenti di pelliccia e uscirono al freddo di quel giorno buio. Camminarono fra i negozi e Krum le indicò i punti principali della strada e le insegnò qualche parola svedese. Pansy era disorientata a causa della lunga notte ma Viktor la rassicurò:-Tu defi abituare, qui buio per sei mesi. Sole verrà ad Aprile. Ora dobbiamo trofare te un nome. Posso io decidere?
Pansy annuì e il cuore cominciò a batterle più forte: stava per nascere, un’altra volta.
-Ti piace nome Solvejg Sjöberg?
Lei chiuse gli occhi e si rigirò quelle due parole nella mente per qualche minuto, poi disse con voce chiara e cristallina:-Sì.
Viktor le sorrise burbero e le porse il braccio che lei prese prontamente. Si smaterializzarono davanti ad una grande cancellata di ferro che si spalancò quando Krum vi si avvicinò e la colpì leggermente con la bacchetta.
Si voltò verso la ragazza cedendole il diritto ad entrare per prima galantemente, con un piccolo inchino:-Benvenuta a Durmstrang, Solvejg Sjöberg.
In quell’esatto momento Pansy si spogliò di ciò che era stata ed entrò con passo sicuro nella sua nuova vita.
 

***

 
Era la notte del ventiquattro dicembre, una notte di calma apparente, quando un’ombra estranea violò il cimitero magico di Wallasey. La figura incappucciata si aggirava lentamente fra le lapidi alla ricerca di un nome.
Quando trovò la tomba di Pansy Parkinson, Hermione Granger vergò con la bacchetta poche, semplici parole, poi, così com’era arrivata, scomparve.
La mattina successiva fu con sgomento che la famiglia Parkinson vide luccicare alla luce del sole quattro aspre parole:
 

Love tore me apart

 
 

Fine

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note 1:
 
Le parti scritte in verde sono quelle collegate alla canzone. Viene detto che Durmstrang è collocata in un luogo al confine fra Svezia e Norvegia, i nomi dei luoghi sono in svedese, sotto riporto una per una le traduzioni letterali.
 
1.“… una campana che per una crepa suona falsa.” William Shakespeare – Amleto
 
2.“Väg Förlåtelse, Norrbotten, Sverige” letteralmente “Via (del) Perdono, Norrbotten, Svezia”.
 
3. Fåglar letteralmente “Uccello”
 
4. Herrgård letteralmente “Dimora”
 
5.“Love tore me apart”“L’amore mi ha fatta a pezzi”. Ispirata all’epitaffio di Ian Curtis “Love will tear us apart”.

Note 2:
Innanzi tutto voglio ringraziare di cuore le tre giudicesse, Fabi, Lily e Vogue, per aver indetto questo meraviglioso contest. È stata un'idea geniale! 
Non ho molto da dire, mi sento solo di chiarire un punto. Non ho mai pensato che fosse stato Draco a lasciare Pansy, tendo a credere che si siano lasciati di comune accordo ma, in fondo, era da un bel po' che quest'altra soluzione mi martellava in testa. Insomma Pansy sarà odiosa e antipatica, ma non credo sia una di quelle 'ragazze soprammobile' che si vedono in tante FF. Non penso che Draco si sarebbe adattato ad una donna piatta e non è forse per questo che esistono le Dramione? Perché le fan di Draco non accettano che vada in giro con un'oca. Io credo che Pansy, crescendo, sia diventata un po' meno oca; è rimasta una codarda ma per istinto di sopravvivenza ha lasciato la sua 'ocaggine' a casa.
Qui di seguito troverete le risposte ai commenti e, successivamente, i giudizi.

vogue: lo so che mi odiate perché vi ho fatte piangere! Chiedo immensamente perdono! ç.ç Mi fa piacere che ti sia piaciuta! :) Ci ho messo davvero tanto amore a scriverla e sono contenta di essere riuscita a trasmettere le sensazioni di Pansy anche a voi. Vuol dire che sono riuscita a farle prendere vita almeno un po'. ^^
Ranerottola: credimi tutta intera era impossibile! XD Nove pagine fitte risultano un po' eccessive... XD Indubbiamente per quel poco che sappiamo è OOC, perciò ho ritenuto importante rimarcare la sua passione per gli unicorni (la mostra al terzo anno anche se poi, probabilmente vergognandosi, lo nega): qualcosa di 'umano' c'era già prima, io ho deciso che c'era qualcos'altro da scoprire. :) Spero che apprezzerai anche il resto della storia! ^^
fandracofiction: sono contenta che ti piaccia! Credo che quasi tutti, almeno una volta, appena vista Astoria si siano chiesti 'E PANSY????? O.o'. Reazione comprensibile. Anche se la Row ha dato le sue motivazioni, il dubbio rimane: cosa diavolo è successo? XD
lilyblack: Imogen! <3 Non voglio spezzarti il cuore! ç.ç Provo a farti ridere: sai che mi sono accorta che, nel mio bacatissimo cervello, accoppio costantemente Pansy alle tombe e alla neve? XD La follia mi pervade, non c'è dubbio! u.u Ringrazio Cosetta Corvonero con la faccia per terra per l'IC di Hermione! XD Davvero era la parte che più mi spaventava. Comunque sono felicerrima che tu abbia centrato il punto '
è proprio a chi non ti è amico che in lacuni momenti puoi chiedere aiuto, un aiuto drastico, perché i tuoi amici sono condizionati dal legame di amicizia, coloro che non sono legati a te no, agiscono oggettivamente, senza preconcetti.' analisi perfetta della questione! u.u Ti loooovvooooo! ç.ç T.T *ehm scusa sono i rimasugli di Cho.... XD*



Giudizi giudiciosi (xD) :


2.LoveChild

Grammatica e sintassi: 8.95
Lessico e Stile: 9.9
Originalità: 10
Caratterizzazione dei personaggi: 15
Attinenza al prompt  e sviluppo della trama:  14.6
Gradimento personale: 10
Totale:68.45/70

 
Giudizio di fabi:
Posso dirti che l'intera storia mi è piaciuta moltissimo, come hai potuto farmi soffrire così per Pansy?! Ho trovato i personaggi caratterizzati molto bene e l'inserimento della canzone perfetto, hai gestito la storia dosando le parole e gli ambienti, mostrando una Pansy innamorata, triste, ma comunque positiva.
La storia stessa mostra un finale positivo.
Il personaggio che appare alla fine, poi, è davvero davvero davvero un tocco che lascia a bocca aperta. Ma non era Bulgaro? Mah...
Ho apprezzato anche la cura che hai messo nell'ambientazione, a partire dalla tomba di Silente fino ad arrivare alla gita e al piano di Hermione, anche e soprattutto la gestione dell'arrivo di Pansy a destinazione.
Brava.
 
Giudizio di lilyblack:
Quanto io abbia amato questa storia penso non ci siano parole per dirlo.
È tutto perfetto, assolutamente e mi piange il cuore che in alcuni momenti ci siano degli intoppi di virgole che fanno rallentare la scrittura. Il mio Vikie è un’apparizione totalmente geniale, come tutta la nuova vita di Pansy, potrebbe essere tranquillamente un qualcosa di canon allo stesso modo in cui i tuoi personaggi sono totalmente IC.
Amo la tragedia, lo sai, e quindi puoi solamente immaginare come l’idea di lei che si abbandona alla neve mi sia piaciuta, le tue parole rendono praticamente impossibile non abbandonarsi alle sue stesse parole e al suo stesso dolore. Volare con lei giù dalla scogliera, trattenere il fiato con Hermione sembra qualcosa di totalmente naturale, così come lo è alla fine per lei, ammettere che in fondo Hermione è sua amica.
Brava.
 
Giudizio di Vogue:
Unica penalizzazione dal punto di vista grammaticale, è la mancanza della lettera maiuscola nei nomi delle case, cosa che viene reiterata lungo tutta la storia. Per il resto, non ho riscontrato altri errori.
Ottimi sia lessico che stile, che ben si confanno alla narrazione, rendendola quasi poetica in svariati punti e facendo sì che nel complesso risulti scorrevole, da leggere senza la possibilità di staccare gli occhi dal pc. E nulla da dire sull’originalità, in quanto non penso di aver mai letto una storia del genere, sia per la vicenda in sé sia per il modo in cui sei stata in grado di caratterizzare i personaggi, Pansy in primis, seguita a ruota da un impeccabile Draco e un’impeccabile Hermione. La canzone ripercorre un po’ tutta la storia, inserendosi nei punti giusti e sviluppandosi in modo assolutamente originale, in quanto hai dato un’interpretazione ‘alternativa’. L’inserimento, inoltre, risulta assolutamente fluido, mai artefatto. La trama è ben sviluppata, in ogni suo punto, e hai ben giustificato ogni azione ed ogni pensiero della stessa Pansy. Ho pianto per questa storia, lo ammetto. Sei stata in grado di far provare empatia per la ragazza, con un’introspezione che si può definire mozzafiato, con delle scelte che lasciano dell’amaro in bocca, ma che paiono quasi ineluttabili. Splendida dall’inizio alla fine, e ben dimostra come Pansy Parkinson non sia solo un accessorio, ma la dipinge come una ragazza che possiede una forza impensabile, e che è in grado di prendere delle decisioni dettate dal raziocinio più che dal cuore, sebbene queste stesse decisioni la feriscano.
Assolutamente meravigliosa.

Ringrazio tutti/e coloro che hanno letto, apprezzato, recensito la mia storia. Ringrazio inoltre tutti coloro che l'hanno inserita/la inseriranno fra le storie preferite/ricordate/seguite.
Grazie, grazie, grazie!
Baci,
   Yaya/LC/Wooshina xD (mi diverto ormai a firmare con tre nomi ahahah >.<)

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