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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Un cenno di storia e le casate di Gran Bretagna *** Capitolo 2: *** La profezia e la lettera *** Capitolo 3: *** Reazioni di quattro rampolli *** Capitolo 4: *** Al castello di Garthsow *** Capitolo 5: *** L'apertura *** Capitolo 6: *** Incantesimi e la seconda prova *** Capitolo 7: *** Fortuna, stelle e l'ombra della magia *** Capitolo 8: *** Bugie e pollici verdi *** Capitolo 9: *** Pozioni e la donna dal sorriso enigmatico *** Capitolo 10: *** Logica, indovinelli e consigli. *** Capitolo 11: *** Lacrime e parole *** Capitolo 12: *** Serpenti colorati e l'occhio del Ciclope *** Capitolo 13: *** Pericoli e carte bianche *** Capitolo 14: *** Abbracci e carezze dal pelo bianco *** Capitolo 15: *** Echidna e baci rubati *** Capitolo 16: *** Il profumo dei gelsomini *** Capitolo 17: *** La prigioniera del sonno *** Capitolo 18: *** Spiegazioni ***
Capitolo 1 *** Un cenno di storia e le casate di Gran Bretagna ***
Quando pensiamo alla nascita, solitamente colleghiamo a quest’azione il
sentimento dell’amore, come due genitori il cui frutto
Salve a tutti! Ecco che ho iniziato una nuova ff che spero
vi piaccia molto.
Mi sono chiesta più volte come Hogwarts nacque, nel senso
che tutti sanno la storia narrata dalla McGranitt nel film Harry Potter e la
camera dei segreti (nel libro omonimo è Rùf che la spiega), però il resto è
sempre stato un mistero. Questa comunque è la mia versione, e spero che non sia
troppo noiosa (soprattutto la prima parte, che mi serviva per introdurre poi la
vera storia) quindi non soffermatevi esclusivamente sul primo capitolo ma
leggete anche il resto…ok ora dovrei avere finito, quindi vi lascio…ah sì mi
sono dimenticata di dirvi che aspetto i vostri commenti più numerosi che mai!
Buona lettura!!!
Capitolo
1-Un cenno di storia e le casate di Gran Bretagna
Quando pensiamo alla nascita, solitamente la colleghiamo al
sentimento dell’amore, come due genitori il cui frutto del sentimento che li
lega viene rappresentato da un figlio. Ma anche per gli oggetti può valere
questa versione, come un orefice che con pazienza, impegno e destrezza riesce a
dar vita a oggetti tanto preziosi quanto semplici, oppure un pittore che con i
colori trasmette la sua anima ad una tela inizialmente anonima e bianca, ma
marchiandola con il suo amore e la sua passione.
Così nacque anche Hogwarts, la scuola di magia e di
stregoneria, quell’immenso castello, quelle solide mura, quell’antico patto tra
quattro maghi che visse, vive e vivrà.
Godric Grifondoro, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso e
Cosetta Corvonero.
Queste quattro grandi persone erano i più potenti maghi e
streghe delle poche in quel periodo, dove tutti coloro che praticavano arti
magiche erano costretti a nascondersi per non essere condannati a morte, che
eludevano con grande facilità. Ma i maghi e le streghe prima di essere tali, cioè
maghi e streghe, sono persone che necessitano di rapporti umani, i quali
venivano meno una volta scoperta la propria natura.
In quel periodo, troppi anni addietro da poterli contare, la
comunità magica era molto ridotta in Europa, poche migliaia, che cercavano di
nascondere la propria natura, alcuni addirittura la negavano a loro stessi
ritenendola una maledizione.
La mentalità era abbastanza chiusa, se eri uno stregone
riconosciuto, dato che potevi scampare al rogo, diventavi un reietto, che non
poteva stare con la società.
Cominciarono così a nascere delle piccole comunità
distaccate di maghi, che si isolarono dal resto del mondo. Tutti questi
gruppetti si rifacevano a quattro casate antiche (Grifondoro, Serpeverde,
Tassorosso e Corvonero) che diedero origine alle così dette dinastie di sangue
puro, in quanto si accoppiavano esclusivamente tra loro e consideravano gli
altri non-maghi indegni di avere rapporti con loro in quanto avevano rifiutato
e avevano condannato i praticanti della magia.
Paura del diverso, ecco cosa spinse gli esseri-non-maghi ad
essere così ottusi e maligni.
Gli anni trascorrevano e ogni casata diede nello stesso anno
un figlio che una sibilla aveva predestinato a fare cose grandi.
Ognuna di queste casate guidava quattro parti distinte della
Gran Bretagna:
La casata dei Serpeverde controllava l’Irlanda, e aveva come
simbolo del blasone una serpe.
A quella di Grifondoro era sottomesso un vasto territorio
che ricalcava a grandi linee quello dell’Inghilterra e veniva rappresentata con
un grifone.
I Corvonero sorvegliavano la zona più a nord dell’isola, più
o meno l’attuale Scozia e si raffigurava con un Corvo.
Infine, ma non meno importante, la casata di Tassorosso che,
seppur ricopriva il più piccolo tra i territori, rispettivamente il Galles, era
posta al centro e fungeva da mediatore, soprattutto per le due casate più
rivali tra loro, cioè quella inglese e quella irlandese.
Ma vediamo di descriverle il meglio possibile, per poi avere
un quadro più completo per quando la vera storia inizierà.
I Serpeverde, come già detto, erano i signori d’Irlanda,
terra di antiche e oscure magie. Per quanto fosse potente e saggia, la
popolazione magica che vi viveva era temibile e maligna, considerandosi sempre
i migliori in quanto controllavano un’isola totale, al contrario delle altre
tre che si dividevano un unico territorio. Questo li portò ad avere un orgoglio
insulare che denigrava gli altri ingiustamente. Però erano anche i più
maltrattati. La popolazione non maga irlandese era la più sprezzante nei
confronti della magia, cercava di liberare la propria terra da una cosa,
secondo loro, insulsa e spregevole, nonostante fosse stata molto importante per
le loro antiche popolazioni.
Non è quindi da biasimare completamente la casata dei
Serpeverde che non reagì apertamente alle varie provocazioni, ma si nascose
sempre di più nelle viscere della terra impregnata di magia oscura che li
assetò di vendetta e odio.
Qual era dunque il simbolo più appropriato per queste
persone se non una serpe?
Già, un serpente dalla pelle lucida e argentata e dagli
occhi verdi come la vendetta, eppure che ricordavano, indirettamente, i campi
lussureggianti della terra d’Irlanda.
L’anima di questi maghi imparò ad amare l’oscurità e tutto
ciò che ne deriva.
Questo li spinse ad odiare i dorati grifoni inglesi che più
volte tentarono di sottomettere l’Irlanda al loro volere, ma non riuscendoci
mai definitivamente.
I nobili maghi di questa casata eccelsero principalmente per
il valore e il coraggio dimostrato nelle guerre del periodo, e ostentando anche
una leggera vena di superbia che li mise in lite con le serpi.
Le loro armature splendevano sotto il sole e il grifone
dorato dalle penne rossastre proteggeva i coraggiosi combattenti, per questo
gli venne affibbiata l’epiteto di Casata Dorata, sede della luce e delle virtù
più invidiate, ma non sempre primarie.
Infatti non eccelleva nella pazienza e nello studio erudito.
I tassorosso e i Corvonero erano le famiglie più
“tranquille” che amavano meno i combattimenti, ma che si distinsero ugualmente.
La Casata dei Tassorosso era la più buona e pacifica. Si
prendeva cura del Galles con amore e dedizione. Trovava del buono anche nelle
piccole cose e fu la casata perfetta per tenere in pace le due famiglie più
contrastanti. Non era particolarmente ricca o comunque facoltosa, sicuramente
non avrebbe mai potuto competere con le altre casate, in quanto di doti
particolari non ne aveva. Eppure si distinse per quella sua nobiltà d’animo che
arrivava al cuore delle persone.
La loro indole venne rappresentata con un tasso nero dalle
zampe gialle, che funge da “nonno” buono a tutti gli altri animali.
Vi è infine la casata dei Corvonero, pacifica anch’essa come
i Tassorosso ma per motivi ben differenti. Questi erano i più isolati, relegati
nella fredda ma bella Scozia, passavano le intere giornate a istruirsi con
impegno, plasmando persone colte ma taciturne e solitarie.
L’impegno per loro era molto importante e il loro
comportamento venne più volte frainteso etichettati come saccenti e
so-tutto-io. In realtà volevano solo dimostrare che anche loro potevano avere
pregi, non rimanendo così indietro agli altri. Istintivamente verrebbe da
pensare che il loro stemma fosse quello di un topolino (come ricorre più volte
nell’espressione “topo di biblioteca”) ma in realtà vennero presentati con un
corvo dal becco nero con i riflessi delle penne bluastri.
Ed ecco che presentate le quattro casate della magia in Gran
Bretagna può avere inizio la storia, origine di cose grandi.
Qui termina il primo capitolo…grazie per averlo letto e non
preoccupatevi la ff non sarà una lezione noiosa di storia, ma una magica
avventura.
Per non lasciarvi così a bocca asciutta ho deciso di
inserire subito anche il secondo capitolo…
Tutto cominciò quando una Sibilla, annunciò a tutta la
comunità magica che quattro giovani avrebbero cambiato la sorte del mondo
magico secondo una formula che recitava più o meno così:
È quest’anno che nasceranno
coloro che ci toglieranno ogni affanno.
4 giovani maghi,
del mondo i più bravi,
insieme cose grandi faranno,
se la concordia tra loro otterranno.
Nuova luce di speranza
per noi esseri magici
trattati con riluttanza
ma sempre benefici.
Tutti i maghi allora, cominciarono a sperare in un nuovo
futuro, purtroppo però le parole della donna erano alquanto vaghe sulla loro
identità ma non sul fatto che questi quattro grandi maghi potevano risollevare
la situazione.
Una settimana dopo la Sibilla morì prima di aver appreso i
nomi dei quattro, così questa predizione venne dimenticata per vent’anni, fino
a quando un conte-mago della casata di Corvonero la trovò scritta in uno dei
suoi libri.
Capì allora che non c’era tempo di indugiare. Confidava
molto nelle parole di quella Sibilla, nonostante la Divinazione non fosse
un’arte molto sentita in quella casata.
Comunque in quegli
ultimi vent’anni la popolazione magica non ebbe pace dai “babbani”, che capendo
di non poter uccidere con il fuoco iniziarono a torturare i maghi che
scovavano, rompendogli la bacchetta, tagliando loro la lingua per non poter
pronunciare “infide parole”, cavando gli occhi per non incantare e turandogli
le orecchie con del piombo per non sentire gli spiriti maligni che li avrebbero
aiutati..
Venivano poi lasciati morire di fame in celle umide in balìa
di loro stessi. Non avvenivano molte volte, in quegli anni l’arte della magia
si stava raffinando, ma i pochi esempi furono ugualmente spaventosi.
Questo conte, il cui nome era Merovit, viveva nella zona più
a sud della Scozia, quasi a confine con l’Inghilterra ed era uno dei più dotti
e importanti consiglieri della Casata di Corvonero. Viveva in un grande
castello, troppo grande anche per lui, che si affacciava su un lago e che era
circondato da una foresta.
Indisse così una gara di magia aperta a tutti colori che in
quell’anno avrebbero compiuto i vent’anni e inviò gli inviti alla
partecipazione.
Come già ribadito le comunità magiche non erano numerose
quindi i partecipanti furono poche centinaia, a cui venne inviata una lettera
simile a questa.
Sir/Lady…
Io, Conte Rudolph Edgar William
Merovit della casata di Corvonero, La invito cortesemente a prendere parte ad
una competizione di Arti Magiche in cui dovrà affrontare delle prove in diverse
discipline.
Sarà un’occasione di ritrovo per
tutta la comunità magica e che vedrà quattro vincitori degni di un importante
premio.
Quest’avvenimento avrà luogo
presso il mio castello di Garthsow tra esattamente tre mesi e avrà una durata
relativa al tempo di preparazione e a quello che impiegherete nel superare le
avversità.
Con la speranza che accoglierete
tutti la mia proposta .
Conte
Rudolph Edgar William Merovit
10/01/…
Lo so, lo so, è cortissimissimo, comunque spero che
continuiate a leggere gli altri capitoli e mi raccomando tanti tanti tanti
commenti!!!
Lo ammetto questo cap è molto corto…cmq
leggete e fatemi sapere!
capitolo 3-Reazioni di quattro rampolli
La lettera fu ricevuta e le reazioni furono diverse per ogni
giovani ma quattro in particolare colpirono maggiormente.
Irlanda, Maniero di Serpeverde 3/02/…
-Bene, bene, il Conte Merovit ha indetto una
competizione…interessante, interessante davvero…chiamatemi subito mio figlio!-
la voce di Simeon Serpeverde riecheggiò nel maniero.
Pochi minuti dopo il figlio fece la sua comparsa nel salone
principale –Salazar, il Conte Merovit ti ha invitato a prendere parte ad una
gara di magia, e io ho deciso che tu vi parteciperai…-
-ma, veramente…-
-NON INTERROMPERE!- Simeon urlò al figlio che aveva osato
fermarlo, si alzò di scatto e lo schiaffeggiò violentemente tanto da farlo
barcollare, ma non quanto basta da fargli cambiare l’espressione di odio che
caratterizzava i tratti del suo volto. –e ora, io ti ordino di partecipare,
quindi vai a prepararti….partiremo tra pochi giorni, ora vai- il padre sputò
quelle parole con disprezzo e rabbia, come del resto suo padre prima di lui lo
aveva trattato. Non c’era posto nel cuore dei Serpeverde per l’amore.
Salazar intanto stava uscendo, dopo aver fatto un inchino
profondo quando venne trattenuto ancora dalla voce di suo padre –ah, a
proposito, Salazar, mi sembra inutile ricordarti che non dovrai farti
sconfiggere da nessuno…i Serpeverde non possono essere denigrati per una tua
sconfitta! Bada quindi…devi essere il migliore ma soprattutto devi battere
Grifondoro, spero di essere stato abbastanza chiaro…bene ora vattene!-
Così il giovane si diresse nelle sue camere con una smorfia
di disgusto nei confronti di quel mostro che era sua padre. Quanto lo odiava!
Inghilterra, castello di Grifondoro20/01/…
-padre, mi è giunta una lettera dal Conte Merovit che mi
invita a partecipare ad un torneo di magia. Volevo chiedervi l’autorizzazione
ad andare.- Godric Gridondoro si era rivolto al padre Galviano Grifondoro,
grande combattente e stregone.
-conosco il Conte, e la trovo una buona idea quella di far
competere i giovani…molto bene, ho molta fiducia in te Godric, mi raccomando
solo a non essere avventato…ricorda, la virtù di un guerriero vive nel saper
attendere il momento giusto per attaccare, e che il grifone protegge solo i più
coraggiosi! Verrò con te per poter assistere alle tue imprese. Ora va, ho molte
cose da fare!-
-grazie padre- il giovane Godric aspettava un’occasione
simile da vent’anni, ed era sicuro che ce l’avrebbe fatta a vincere, come i
suoi antenati avevano sempre vinto la guerra!
Galles, tenuta di Tassorosso24/01/…
-dimmi mia piccola Tosca, perché hai voluto vedermi?-
Theodore Tassorosso guardava benevolo la figlia che amava tanto con dolcezza.
-ecco padre, stamattina ho ricevuto una lettera da parte del
Conte di Merovit che mi prega di recarmi a Garthsow entro il 10 Aprile di
quest’anno per partecipare ad una gara di magia…posso andarci?-
Tosca sapeva di avere una grande influenza sul padre che
purtroppo era iper protettivo con lei.
Lui allungò la mano sulla quale la figlia appoggiò la
lettera e con sguardo un po’ più serio commentò –no figlia mia, non voglio che
tu vi prenda parte, temo per la tua incolumità…ci saranno molti giovani e tu ti
potresti far del male!-
-ma padre, io ci tengo tanto, tutti parteciperanno e io sarò
la sola a non esserci…e poi tu potresti accompagnarmi e non negare che non ti
farebbe piacere vedere la comunità magica unita per una volta…pensa, questa
potrebbe esser l’occasione giusta! Ti prego!- la ragazza era quasi in lacrime,
anche lei condivideva il sogno di suo padre che sorrise e accettò di recarsi in
Scozia sperando solo di non aver preso la decisone sbagliata.
Scozia, Palazzo di Corvonero 16/01/…
-Cosetta, Cosetta, tuo padre ti vuole, è una cosa molto
importante-
una signora entrò nelle camere di una ragazza intenta a
leggere
-ditemi madre, che cosa desidera mio padre?-
-non lo so, ma è meglio che tu vada a sentire cosa ha da
dirti.-
-bene, mi reco immediatamente da lui-
….pochi minuti dopo nella biblioteca…
-mi avete fatto chiamare padre?- Cosetta si diresse verso
l’uomo seduto alla scrivania, suo padre Charles Corvonero.
-si Cosetta, vedi, mi è giunta una lettera dal Conte
Merovit, uno dei nostri più importanti consiglieri che anche tu dovresti
conoscere...comunque il Conte ti ha invitato alla partecipazione di una gara di
magia che si terrà al suo castello e anche io vorrei tu ci andassi-.
La fanciulla soppesò la questione e rispose impassibile
–veramente preferirei studiare i nuovi libri giunti dalla Francia che prendere
parte ad una frivola gara!-
-Vorrei invece che tu accettassi, siamo in debito con il
Conte quando ci ha ospitato nella sua tenuta l’estate scorsa, e io sono sicuro
che gradirebbe molto la tua partecipazione- Charles calcò molto queste parole
per far intendere alla figlia che avrebbe dovuto accettare.
-in questo caso, sono molto felice di partire per il sud- e
detto questo si congedò per andare a finire di leggere quel libro.
Ringrazio moltissimo
Ashleigh: veramente non sapevo che Grifondoro avesse origini
gallesi, semplicemente mi sono inventata la collocazione delle casate!
Probabilmente ho scelto l’Inghilterra per i Grifoni in quanto più volte ha
tentato di sottomettere l’Irlanda, di conseguenza sono iniziati i conflitti!
Cmq grazie davvero e spero che continuerai a seguire la
storia!
Angelikall : grazie tantissimissime anche a te, mi fa
piacere che ti piaccia! Alla prossima…
Salve a tutti! Questo capitolo può essere
ritenuto un po’ noioso, perché è principalmente descrittivo, quindi spero che
non vi addormentiate prima di aver lasciato un commento! Non preoccupatevi però
arriverà anche l’azione…bene, ora vi lascio alla lettura…
Capitolo 4-Al castello di Garthsow
Fu così che i quattro protagonisti intrapresero un viaggio
con meta il sud della Scozia.
All’entusiasmo di Tosca si contrapponeva la freddezza di
Salazar e all’interessamento di Godric l’indifferenza di Cosetta.
Tutti e quattro i ragazzi accompagnati dai rispettivi padri
raggiunsero il castello del Conte pochi giorni prima dell’inizio della gara in
quanto erano i partecipanti più illustri e il Conte voleva trascorrere con loro
qualche giorno in segno di rispetto.
Arrivarono tutti lo stesso giorno, precisamente il 7
Aprile,quindi tre giorni prima della competizione.
In questi tre mesi i giovani si erano esercitati con più o
meno impegno per dimostrare le proprie capacità.
Quando il conte li accolse portò i padri in un salottino
privato per discutere dei vecchi tempi in cui loro erano ragazzi e al fatto che
li aveva scelti come giudici per le prove.
Così i giovani trascorsero del tempo insieme in un’altra
sala.
Salazar se ne stava in disparte accarezzando il suo serpente
con il quale ogni tanto scambiava qualche parola, in quanto sapeva parlare il
serpentese. Era un giovane dalla carnagione pallida che si opponeva agli occhi
e ai capelli neri come la pece e l’oscurità. I tratti del suo volto sembravano
aver conosciuto solo le espressioni di odio, disprezzo e superbia. Un bel
ragazzo nel complesso, che si contrassegnava con un innata eleganza nel
portamento da nobile che assumeva.
L’opposto era Godric Grifondoro dai capelli di miele e dagli
occhi azzurri. Il suo volto era solare ed era una bellezza differente da quella
di Salazar. Aveva la costituzione di un guerriero, con muscoli ben sviluppati,
anche se non eccessivamente. Non avrebbe mai potuto eguagliare l’eleganza della
serpe, ma aveva il suo fascino e l’aria aperta e socievole. Aveva già stretto
amicizia con Tosca e la loro conversazione si interrompeva ogni tanto con
risate ilari da parte di lei.
Tosca infatti non era molto alta, di costituzione normale
con biondissimi capelli ricci e occhi verdi. La sua espressione bonaria la
facevano solitamente stringere amicizia con tutti ed era una persona semplice
ma perspicace. Ogni tanto cercava di coinvolgere nei loro discorsi anche
Cosetta, che era seduta poco distante da loro intenta a leggere un librone alto
almeno 15cm.
Quest’ultima adorava la solitudinee aveva lisci capelli neri e occhi blu pervinca attenti a ciò che
leggeva. Era una ragazza seria che poche volte rideva e che considerava i
divertimenti della sua generazione dei frivoli perdi-tempo che distraevano
dallo studio. Al contrario di Tosca era alta e magra con la fronte sempre
corrugata per la concentrazione e le labbra serrate che le conferivano
un’espressione austera.
-bene bene Merovit, ci dica, perché questa competizione così
all’improvviso?- Theodore Tassorosso era molto curioso su questo punto, come
del resto anche gli altri tre signori che squadrarono interessati il Conte.
Quest’ultimo sembrava restio a parlare della questione ma ne parlò, dopotutto
loro erano i giudici che lui aveva scelto, nonché padri di quattro concorrenti
–bè, tutto risale a qualche mese fa, quando nella mia biblioteca trovai un
libro su cui vent’anni prima si scrisse una profezia di una Sibilla, molto
affidabile. Io personalmente non sono un grande interessato dell’argomento, ma
la predizione è l’unica fonte di speranza a cui possiamo attingere in questo
periodo così oscuro per noi maghi. Comunque, la profezia dice che ci sarà un
nuovo futuro per tutta la nostra comunità se quattro maghi, i più potenti del
nostro periodo, riusciranno a trovarsi e a mettersi d’accordo, io non voglio
rinunciare a questo progetto per il bene di tutti noi. Quindi ho indetto questa
competizione tra i maghi e streghe di vent’anni.-
mentre parlava il Conte si era voltato a fissare il fuoco
che ardeva allegro e quando si girò osservò con attenzione le diverse
manifestazioni a quella notizia.
Theodore Tassorosso sorrideva felice, Simeon Serpeverde
teneva gli occhi chiusi con un’espressione impassibile, Charles Corvonero era
un po’ riluttante nel credere a quelle “filastrocche” e Galviano Grifondoro
aveva sbarrato gli occhi, ma si era ricomposto subito con qualche colpetto di
tosse.
Merovit decise di proseguire –è per questo che ho scelto voi
come giudici, confido nel fatto che sarete imparziali e giusti nel giudicare i
partecipanti, e per favore non parlatene con nessuno, al termine del torneo,
vedremo cosa succederà-
Quei tre giorni prima della competizione furono molto
piacevoli per gli ospiti che vennero privati della compagnia del Conte intento
a sistemare gli ultimi preparativi per il 10 Aprile.
-…e così io spronai il mio destriero e trafissi il mio
avversario con una lancia che raccolsi conficcata in un nemico che
precedentemente avevo ucciso, ero stremato, sudavo sangue e la vista mi si
stava annebbiando, ma con un’ ultima carica di energia portai la mia casata
alla vittoria…- lui sorrideva sornione alla damina di fronte che l’ascoltava
rapita, ma che disse –Caspita! Che fervida immaginazione!- e scoppiò a ridere.
Il giovane cavaliere sperava di aver fatto colpo raccontandole una sua
avventura “inventata”, come ogni grifone ostentava una leggera superbia ed
egocentrismo, ma la tassorosso era sveglia e aveva subito capito che non erano
altro che frottole, quindi rise, rise fino a farsi venire le lacrime agli occhi,
e lui la imitò.
Tosca e Godric trascorrevano molto del loro tempo insieme a
chiacchierare, ad esercitarsi e a fare lunghe passeggiate per il parco.
Nonostante fossero rivali sapevano che stava nascendo una bella amicizia. Anche
lo spirito da combattente del ragazzo si placò leggermente ripromettendosi di
ritornare il solito guerriero una volta cominciata la gara. E poi i vincitori
erano quattro, lui e Tosca avrebbero benissimo potuto essere due di loro.
Dopotutto entrambi avevano un’ottima preparazione, su quasi
tutti i rami magici…il suo vero obiettivo, anche se non dichiarato
esplicitamente era sconfiggere Serpeverde.
Dal primo giorno che l’aveva visto, si erano scambiati
occhiate truci e di odio. Non parlavano mai,e più volte Godric aveva avuto l’impulso di estrarre la bacchetta e
maledirlo, soprattutto quando parlava in serpentese. In quelle occasioni
trasudava male in tutte le direzioni, e questo non lo spaventava
particolarmente, ma provava il desiderio irrefrenabile di sconfiggerlo una
volta per tutte!
Per quanto riguarda Cosetta, non c’era molto da dire. Se ne
stava tutto il giorno in biblioteca a studiare e durante la cena parlava poco,
in pratica apriva bocca solo per rimproverare chi mangiava facendo troppo
rumore e per correggere gli errori grammaticali in quello che dicevano i
ragazzi.
Dovete sapere che il Conte aveva dato disposizioni in modo
che padri e figli stessero divisi per tutta la durata del loro soggiorno,in quanto i primi, che sapevano le varie
prove, avrebbero potuto favorire i secondi. Quindi Tosca, Cosetta, Godric e
Salazar, passavano del tempo assieme, soprattutto durante i pasti.
Fortunatamente questi tre giorni passarono velocemente, e il
10 arrivò in un lampo, portando con sé meno partecipanti del previsto. Molti
infatti avevano declinato l’invito o per disinteresse o per paura.
Inizialmente il Conte se ne preoccupò, dopotutto anche chi
non si era presentato avrebbe potuto essere uni dei quattro maghi della
profezia! Poi però si convinse che i predestinati non potevano né essere
vigliacchi né indifferenti alla disastrosa situazione magica, quindi era certo
che tra i pochi pervenuti ci sarebbero state sicuramente i prescelti.
Lo ammetto, è un po’ cortino…ok è corto, cmq non lasciatevi
ingannare ne dovranno ancora succedere di cose! Nel frattempo dei dovuti
ringraziamenti vanno a:
Angelikall: grazie per aver
recensito, ma senza offesa non ho ben capito in che senso ho sbagliato i
cognomi di Tosca e Cosetta…perché io ho riletto i capitoli, e non mi sembra di
averli sbagliati…forse tu intendevi che si chiamano Tosca Corvonero e Cosetta
Tassorosso?
Fammi sapere e lascia anche un commentino su questo cap…kiss
Tonkseremus4ever : ciao, mi
fa piacere che tu abbia letto questa ff e che la trovi “diversa” perché è ciò
che volevo! Cmq sono felice che ti piaccia e spero che continuerai a leggerla!
PS ti ringrazio in anticipo per aver letto la mia ff su
Tonks e Remus (una dolorosa ferita che solo l’amore può rimarginare…)…a giorni
pubblicherò anche il seguito…spero che ti faccia piacere
Ecco il nuovo capitolo della mia piccola
saga! Qui cominciano i veri e propri scontri tra Grifondoro e Serpeverde. Cmq
non voglio anticiparvi niente, leggete e commentate!
Capitolo 5- L’apertura
Tutti i giovani giunti al castello, circa un centinaio
avrebbero dovuto sostenere una prova per ogni disciplina proposta dalla
commissione. I giudici, che erano cinque (i signori delle casate della Gran
Bretagna più il conte Merovit), avrebbero dovuto giudicare i partecipanti e
squalificare chi avrebbe infranto il regolamento.
Quella sera ci sarebbe stata l’apertura del torneo e il
giorno dopo si sarebbe subito tenuta una prova.
Nel parco del Castello era stato creato un piccolo palchetto
su cui vi era posto una tavolata con cinque sedie. Di fronte ad esso dieci file
da dieci sedie.
Alle 21:00 il Conte prese la parola parlando al centinaio di
ventenni innanzi a lui, volse la bacchetta verso la sua gola e sussurrò la
formula –sonorus- in modo che la sua voce risultasse amplificata.
-Benvenuti al Castello di Garthsow, sono molto felice che
abbiate accettato il mio invito.
Colgo l’occasione per ribadire il motivo principale per cui
oggi ci siamo riuniti: per molti anni, anzi troppi, la comunità magica ha
dovuto subire soprusi e danni da parte dei babbani. È ora di risvegliare la
nostra natura e cominciare a gettare le basi per un futuro non più di oscurità
e sotterfugi, ma di luce e di speranza…e perché no? Anche di una convivenza
pacifica con i non-maghi. Cari ragazzi non dimenticate mai che nonostante gli
umani privi di qualità magiche ci abbiano denigrato non possiamo ridurci a fare
lo stesso con loro…non cerco di giustificarli, il male che ci hanno fatto è
molto doloroso…ma ditemi, cosa ne ricaveremo infliggendo altrettanto dolore se
non odio e quindi guerre. È giunta l’ora…l’ora di risollevarci e farci
accettare per ciò che siamo nel profondo, perché per quanto possiamo essere
potenti, siamo prima delle persone con sentimenti che non devono essere
ignorati.
Bene, dopo questo piccolo discorsetto, che spero non vi
abbia annoiato, direi di passare alla presentazione dei giudici della gara.
Bè naturalmente ci sarà il sottoscritto, ma ho deciso di
chiedere aiuto a quattro cari e vecchi amici, che sicuramente anche voi
conoscerete almeno di fama.
Alla mia destra c’è Simeon Serpeverde- e l’uomo
all’estremità destra della tavola si alzò. Il suo sguardo arcigno non fece
fiatare i giovani che ne rimasero impietriti. Era la copia vecchia del figlio,
anche se con un naso più lungo e sottile e una folta barba bruna. Le sue ricche
vesti scure facevano risaltare ancora di più la sua bianca carnagione, sembrava
un cadavere vivente!
Dopo che si fu riseduto il Conte presentò Charles Corvonero,
che si alzò squadrando indifferentemente ogni giovane, non un sorriso o una
smorfia sul suo viso solcato da rughe di troppa concentrazione. Si passò una
man tra i radi ciuffi di neri capelli e si risedette accanto a Merovit.
Quest’ultimo fece spostare l’attenzione sui due personaggi più allegri:
Galviano Grifondoro che sorrise vivacemente alla folla, facendo lampeggiare i
suoi occhi azzurri e Theodore Tassorosso che volse un sorriso bonario sotto i
suoi baffi castani.
-perfetto, ora che le presentazioni sono terminate, direi di
procedere con la spiegazione del torneo:
ci saranno otto prove sia pratiche che teoriche. Al termine
di ogni prova un determinato numero di giovani verrà eliminato dalla
competizione…naturalmente saremo noi giudici a valutare imparzialmente…le prove
saranno, come già detto in diversi campi magici che vi verranno comunicati man
mano che si svolgerà la gara. Domani ci sarà la prova pratica di Incantesimi, e
dopo questa prova venti di voi verranno eliminati. Vi invito quindi a riposare
e a farvi trovare pronti domani nella Sala Grande del mio Castello alle 7.30 in
punto. Lì vi chiameremo e giudicheremo le vostre capacità. Dato che vogliamo la
maggior imparzialità possibile – e qui scoccò un’impercettibile occhiata a
Simeon Serpeverde –divideremo la valutazione in due giornate, quindi domani
esamineremo le prime cinquanta persone in ordine alfabetico e dopodomani le
restanti cinquanta. Al termine di questa prova vi informeremo sulla data della
prova successiva. Dato che non ho nient’altro da dirvi…ci vediamo domani.-
I giovani erano stati sistemati nelle innumerevoli stanze
del castello, e subito dopo la cerimonia andarono a riposare alcuni nervosi,
altri in preda ad una crisi di nervi, e altri intenti a espellere la cena nei
gabinetti per l’agitazione.
Solo quattro si trattennero ancora nel parco.
Fecero insieme una passeggiata e parlarono di ciò che li
avrebbe aspettati il giorno dopo, in realtà solo Godric e Tosca parlavano,
Cosetta stava rileggendo degli appunti e Salazar era immerso nei suoi pensieri.
Ad un certo punto si rivolse a Grifondoro con voce carica di odio e astio –bene
bene Grifondoro, domani ci sarà la prima prova…e allora vedremo chi sarà il
migliore!-
-non vedo l’ora Serpeverde- rispose il grifone con un
sorriso di sfida e riprese –ma sicuramente mi godrò di più la vittoria che avrò
su di te battendoti lealmente, e non barando come fai tu!-
-non so di cosa tu stia parlando- fece Salazar con molta
naturalezza.
Ora anche Cosetta prestò attenzione a “quei due immaturi
ragazzi”.
-cosa credi, che non ti abbia visto ieri notte mentre
parlavi fitto fitto con il tu paparino?!-
era vero, Godric aveva assistito da lontano ad una
conversazione tra il padre e il figlio delle serpi, che si guardavano attorno
per paura di essere osservati. Non era riuscito a cogliere tutto ciò che
dicevano, ma solo qualche frammento incomprensibile, probabilmente stavano
parlando in serpentese, ma avrebbe scommesso qualsiasi cosa che Simeon stava
dando informazioni a Salazar!
Ora il rampollo di Serpeverde sapeva di essere stato
scoperto, ma si comportò come se niente fosse, mascherando abilmente le proprie
emozioni, come del resto aveva sempre fatto –bene, allora dimmi cosa ci siamo
detti, oppure dovrei credere alle insulse parole di un grifoncino che nella
notte va a farsi un giretto, chi me lo dice che tu non sei andato da tuo padre
per ricavare informazioni?-
Salazar aveva la lingua tagliente come una serpe e le sue
parole erano alquanto velenose, ma Godric non si lasciò intimorire, anzi,
ribatté con sempre più convinzione –è vero, io non h alcuna prova, ma
sinceramente non m’interessa se tu vieni favoreggiato, perché così sarà ancora
più gratificante vincere…e io non baro mai, la lealtà della mia casata e il mio
orgoglio personale mi vietano i sotterfugi, come le serpi…’notte ‘notte
Serpeverde.- e così se ne andò ridendo e accompagnando le due damine nei
rispettivi alloggi. Salazar sentì crescere l’odio verso quell’arrogante e
stupido Grifondoro. Non lo avrebbe mai lasciato vincere!
-Angelikall: Grazie
millissime, mi fa sempre molto piacere ricevere le tue recensioni…cmq riguardo
ai nomi credo che siano Tosca Tassorosso e Cosetta Corvonero, anche se in
alcune edizioni di “Harry Potter e la pietra filosofale” la casa di Corvonero è
sostituita da quella di Pecoranera con fondatrice Priscilla Pecoranera…cmq la
versione più diffusa è sicuramente quella di Cosetta Corvonero! Spero che non
abbandonerai la mia ff, quindi aspetto con impazienza una tua recensione!!!!
Kiss Kiss
Eccovi il 6° cap…………leggete e
recensite!!!!!!!!!!!!
Capitolo 6- Incantesimi e la seconda prova
PRIMA PROVA: INCANTESIMI
11 Aprile
tutti i giovani che avrebbero dovuto sostenere l’esame si
erano radunati nella Sala Grande in attesa di essere chiamati in una stanzetta
più piccola nella quale avrebbero dovuto dimostrare le loro abilità magiche.
Quel giorno tra la cinquantina di ragazzi irrequieti e
impauriti, ce n’erano due che a differenza degli altri non avevano né occhiaie
profonde né tremori. Erano sicuri di passare quella prova, la loro istruzione
era impeccabile e la loro conoscenza molto vasta.
-Cosetta Corvonero-
una voce chiamò la ragazza che corrispondeva alla 16°concorrente. Lei con fare molto tranquillo
entrò, salutò cortesemente i giudici e dimostrò di essere un’eccellente strega,
eseguì gli incantesimi richiesti con prontezza, velocità e precisione.
Uscì dalla stanza con un leggero disappunto…il fumo che era
uscito dalla sua bacchetta in un incantesimo non era un rosa pesca come avrebbe
dovuto risultare ma un rosa shoking…particolare irrilevante ma non per lei, lei
esigeva la perfezione!
-Allora Cosetta come ti è andata?- Godric le si era
presentato dopo circa quindici minuti che lei era uscita. Aveva notato la sua
espressione indispettita e aveva deciso di starsene per un po’ alla
larga…quella strega a volte era insopportabile, ma tutto sommato, per le poche
volte in cui si erano parlati, interessante.
-non bene come avevo sperato- disse lei abbassando lo
sguardo.
-scommetto invece che sei stata bravissima!…-
-Godric Grifodoro-
-ci vediamo dopo- il ragazzo entrò spavaldo nella salettina
dopo aver fatto un occhiolino molto seducente all’amica, che inarcò le
sopracciglia facendolo ridere divertito.
La prova fu molto facile per il ragazzo, che fortunatamente
aveva una buona memoria, in quanto non era molto portato per lo studio assiduo.
12 Aprile
Il giorno dopo toccò a Tosca e Salazar.
La prima, nonostante fosse un po’ impacciata nei movimenti
passò la prova con un ottimo risultato, e il ragazzo fu uno dei migliori.
Dopo la prova di Incantesimi pratica, il Conte Merovit
annunciò i venti nomi dei ragazzi che sfortunatamente non erano stati
all’altezza e che da lì a una settimana ci sarebbe stato un vero e proprio
esame scritto di Incantesimi.
A questa notizia Godric sbiancò…lui odiava studiare, ma era
necessario se voleva vincere!
Salazar si accorse dell’espressione terrificata del suo
rivale e sorrise sadico, lui aveva sempre letto per poter evadere almeno con il
pensiero da quella prigione che era casa sua. Purtroppo però doveva mettersi a
studiare sodo, per quanto avesse letto in passato, le sue letture si basavano
su Creature e magie oscure e pozioni letali!
-Dimmi Cosetta come ti è andato l’esame?- Tosca tentava in
tutti i modi di far aprire quella ragazza così taciturna e solitaria.
-immagino bene se l’ho passato!- la giovane Corvonero era
seccata ad avere sempre intorno quella biondina che continuava a parlare…lei
voleva rimanere sola a leggere un libro, non parlare degli esami, ma la
cortesia che le avevano insegnato consisteva nella pazienza e nel rispetto.
Così si apprestò a parlare vedendo che dopo la sua ultima affermazione la
ragazza era arrossita imbarazzata –a te invece? –
-bè, bene anche a me…ma mai quanto te…anche se…ad un certo
punto ho sbagliato a puntare la bacchetta e ho dato fuoco al cappello del Conte
invece di accendere il camino!- e qui Tosca si arrischiò a guardare la sua
compagna che aveva assunto un’espressione scioccata!
-e non ti hanno eliminata!?-
-no, perché l’incantesimo era giusto, semmai l’oggetto da
incenerire era un altro!-
Tosca si sentiva in agitazione, non era molto piacevole
raccontare agli altri, soprattutto se questi erano secchioni, i propri errori,
soprattutto se questi erano imbarazzanti.
Solo allora Cosetta capì l’animo della sua amica che
procedeva accanto a lei con il capo chino. La bionda non era una cattiva
strega, era solo un po’ impacciata e mai come in quel momento somigliava ad una
bimba in un corpo di giovane donna.
-su dai, non è così grave, devi solo essere più precisa la
prossima volta…- e qui scoppiò a ridere -…povero Conte, ha già pochi capelli
chissà quanti gliene sono rimasti!- la sua risata non era sprezzante o
accusatoria, ma divertita. Tosca alzò lo sguardo, si sfregò gli occhi lucidi
con una mano e rise anche lei.
Non ci poteva credere! Cosetta non solo aveva cercato di
tirarle su il morale con fare comprensivo, ma aveva anche riso…non l’aveva mai
sentita ridere!
-com’è?- la bionda d’un tratto fece cessare quell’attacco di
riso rivolgendosi alla mora.
-“com’è” cosa?-
-ridere…dimmi com’è ridere?- Tosca era sorridente, ma nello
stesso tempo seria e curiosa. Per quanto ne sapeva Cosetta era una ragazza che
poche volte rideva, anzi mai e per una come lei che invece era nata con il
sorriso dipinto sulle labbra (come le ricordava sempre il padre) era un po’
strano e voleva chiederle cosa provava.
Cosetta era un po’ stupita…che senso aveva quella domanda.
Poi però comprese il senso e decise di accontentare l’amica.
-è molto liberatorio e…divertente!Soprattutto se si fa con un’amica- qui Cosetta si rivolse con un
sorriso imbarazzato alla bionda che si mise a saltellare come se avesse sette
anni e la madre le offrisse una caramella –ma…allora siamo amiche per davvero,
cioè, nel senso, che siamo amiche amiche e non solo conoscenti che si
definiscono amiche in quanto hanno passato del tempo insieme ma non così tanto
da definirsi realmente amiche perché non si conoscono così bene come due amici
veri-
Tosca aveva parlato così velocemente che Cosetta era
allibita ma scoppiò a ridere. Per la prima volta nella vita aveva un’amica con
cui parlare non solo di libri e nozioni, ma su cui poter contare, ridere e
scherzare. Non si era mai sentita così libera.
-scusa Tosca, ma non ho capito nulla di quello che mi hai
detto…comunque possiamo definirci amiche amiche per davvero!-
Quando Cosetta parlava con Tosca le sembrava di rivolgersi
ad una bambina, ma questo infondo non le dispiaceva affatto, era il suo opposto
sia caratterialmente che fisicamente ma non poteva essere più unite e
compatibili!
SECONDA PROVA: TEST TEORICO DI INCANTESIMI
19 Aprile
Giunse così il giorno della prova. La Sala Grande era stata
riempita di singoli tavolini con sopra dei fogli in bianco, penne e calamai di
nero inchiostro.
I ragazzi si accomodarono un po’ titubanti.
Godric e Tosca a avevano delle profonde occhiaie, Salazar
cercava di non sbadigliare ogni secondo e Cosetta era la tranquillità fatta
persona.
Il Conte diede il via alla gara e con un colpo di bacchetta
fece partire la clessidra e i fogli bianchi si coprirono di quesiti.
Le ore passavano lente. Ogni tanto un giudice passava tra i
banche per sgranchirsi le gambe.
Tosca lesse la prima domanda…e spalancò gli occhi, come
diavolo faceva lei a sapere l’etimologia dell’incantesimo della Pastoia?
Alzò lo sguardo e vide che molti ragazzi non scrivevano,
probabilmente anche loro erano indecisi o ignari delle soluzioni. Eccetto uno,
anzi una. Cosetta stava scrivendo alla velocità di un fiume in piena. Tosca
allora pensò che era meglio ritornare al test e sperare di saper rispondere
almeno a qualche domanda!
Dopo tre ore di tempo anche l’ultimo granello di sabbia
della clessidra cadde, i fogli si arrotolarono improvvisamente impedendo ai
ragazzo di aggiungere qualsiasi cosa e volarono sulla tavolata dei giudici in
ordine alfabetico.
Il Conte li invitò ad uscire e comunicò che il giorno dopo
avrebbero dato i nomi dei venti ragazzi che non erano riusciti a passare
l’esame.
Cosetta era un po’ indispettita. Aveva risposto a tutte le
domande che trovò delle sciocchezze inaudite!
Tosca, Godric e Salazar invece si scambiarono occhiate
allarmate…era stato un vero e proprio disastro!
Ecco che finisce il 6° capitolo e si passa così ai
ringraziamenti:
-tonkseremus4ever: grazie
1000 per la tua recensione, mi fa molto piacere che tu abbia continuato a
recensire. Baci
-trip: Wow un nuovo
recensore…che bello! Mi fa piacere che ti piaccia la mia ff e mi dispiace se i
capitolo sono troppo corti, purtroppo ho il vizio si essere troppo sintetica
cmq ti prometto che cercherò di allungare i miei cap…grazie ancora e mi
raccomando continua a leggere e a recensire! Kiss
-angelikall: concordo con te
sul fatto che Corvonero sia migliore rispetto a Pecoranera e mi rende
immensamente felice il fatto che tu ti sia appassionata! Spero cmq di non farti
venire un esaurimento e spero che anche questo cap ti piaccia quindi commenta!
megakiss
Capitolo 7 *** Fortuna, stelle e l'ombra della magia ***
Capitolo 7- Fortuna, stelle e l’ombra della magia
Ciao a tutti,ecco per voi il settimo capitolo che spero vi piaccia! Quindi
leggete e fatemi sapere cosa ne pensate…
Capitolo 7- Fortuna, stelle e l’ombra della magia
Sinceramente, non aveva tanta paura dell’esito del test,
quanto della reazione del padre nel caso lui non fosse riuscito a superarlo
almeno degnamente. E di questo aveva qualche dubbio…le domande erano
difficilissime, e a molte di quelle aveva risposto a caso…come poteva sapere,
lui, l’incantesimo più adatto per pulire un tappeto dalla bava di una
lumaca?A quello ci avrebbero pensato i
domestici!
Fortunatamente non c’erano solo domande impossibili ( come
per es. Domanda: Scrivi il giusto incantesimo per sfogliare le pagine di un
libro ogni 10 secondi. Cosa aveva risposto lei? Ah si! Risposta: Metto via
la bacchetta, apro il libro, conto fino a 10 e giro una pagina! ), ma anche
domande complicatissime che forse solo nei suoi sogni avrebbe potuto
rispondere!
Comunque, tutto sommato aveva dato una risposta, più o meno
indicata, a tutti i quesiti…solo una cosa le aveva fatto piacere, cioè che non
era stata l’unica a trovare difficile quella prova…solo un miracolo l’avrebbe
salvata!
Arrivò così il 20 Aprile, e il Conte Merovit, annunciò i
venti ragazzi che avrebbero dovuto lasciare Garthsow…ai rimanenti diede
appuntamento al 27 di Aprile, più precisamente, la notte tra il 27 e il 28,
durante la quale si sarebbe tenuto il test di Astronomia.
Lassù qualcuno mi ama! Questo fu il suo primo
pensiero quando non sentì chiamare il suo nome tra i venti
eliminati…probabilmente c’era qualcuno più disperato di lui che aveva lasciato
il foglio in bianco, che fortuna! Lo doveva ammettere, la sua prova era stata
un disastro, ma trovò gratificante il fatto che era riuscito a passare un test
così difficile rispondendo a caso a più della metà delle domande.
Che novità! Sinceramente non ho nemmeno riflettuto al
fatto che avrei potuto essere tra quei venti, chi non avrebbe saputo rispondere
a domande tipo “Elenca i possibili difetti di un Incantesimo Rallegrante su un
furetto dal pelo bianco che pesa meno di 7 Kg”
Lei era più che sicura di aver superato la prova…certe
domande erano così infantili che per poco non scoppiava a ridere in faccia ai
giudici, ma il protocollo di comportamento e il poco tempo che le avevano dato
riuscirono a farla trattenere.
In preparazione al testi di Astronomia i ragazzi ripassarono
velocemente quello che avevano studiato da piccoli, dopotutto dovevano solo
disegnare dei cerchi su un foglio, colorarli e dire come si chiamavano!
Arrivò così la sera (o meglio notte) del 27 Aprile.
Questa volta il test non venne affrontato con agitazione e
pulsazioni accelerate, quanto invece da sbadigli e mal di collo. Gli ottanta
telescopi erano stati posizionati su una torre che era stata ampliata. Ogni
ragazzo si sedette sugli scomodi sgabelli e cominciò a sbirciare le stelle…non
appena finirono, tutti se ne andarono a dormire. Fatta eccezione per un tipo
che nel bel mezzo della competizione cadde addormentato e i giudici non riuscendo
a svegliarlo furono costretti a squalificarlo. Quando successe Godric scoppiò
dalle risate, che dovette frenare ricevendo un’occhiataccia dal padre che lo
esortava a continuare il suo test.
Dopo quella prova solo quindici vennero eliminati…e tra quei
quindici non c’erano né Salazar, né Godric, né Cosetta, né Tosca.
Ma, se il risultato non li stupì, lo fece sicuramente la
comunicazione del Conte Merovit che annunciava la prova di Magia Nera il 4
Maggio in Sala Grande.
Salazar sorrise compiaciuto, quella doveva sicuramente
essere opera di suo padre, Tosca e Cosetta si guardarono un po’ preoccupate e
Godric non riuscì a trattenersi, andò dal Conte e contestò la loro scelta di
una competizione così rischiosa. Gli esseri umani avevano sempre combattuto contro
il male, e soprattutto in quel periodo non bisognava diffondere ancora di più
quelle pratiche oscure che avrebbero dovuto essere arginate.
Merovit però lo bloccò ricordandogli che c’era lui a capo di
tutta l’organizzazione e che non doveva preoccuparsi di niente.
Detto questo Grifondoro si allontanò irato lanciando
occhiate omicide a Serpeverde che se la rideva.
-cosa ne pensi di questa prova?- Tosca aveva rivolto questa
domanda a Cosetta, con la quale ormai aveva stretto amicizia.
-Sinceramente non lo so…naturalmente ho studiato
l’argomento, ma mai in modo approfondito…sai com’è ho sempre sperato che non mi
servisse!-
-già, a chi lo dici…anche mio padre mi ha sempre detto che è
meglio occuparsi della luce piuttosto che dell’ombra! Forza è meglio se andiamo
a prepararci, tra poco verrà servita la cena…-
4 Maggio
perfetto, è tutta la vita che mi preparo per dimostrare le
mie capacità in questo campo…mio padre ne sarà fiero e il piccolo Grifondoro
verrà eliminato!!!
E non appena Salazar pensò questo, venne interrotto dalla
voce del Conte che lo invitava nella saletta, dove si erano tenuti gli esami di
Incantesimi, per sostenere la prova di Magia Nera.
Cosetta, Tosca e Godric erano già stati chiamati e a
giudicare dalle loro espressioni, la prova doveva essergli andata abbastanza
bene, infatti radiosi sorrisi erano dipinti sui loro volti…Salazar aveva
pensato che, forse, gli avevano chiesto bazzecole, come scagliare qualche
maledizione o uccidere elfi domestici, anche se gli sembrava tutto molto strano…bè
non aveva più importanza, ora toccava a lui, e sapeva di essere il migliore!
-bene bene Signor Serpeverde…- il Conte Merovit lo fece
accomodare di fronte ai giudici. Il ragazzo aveva notato che suo padre aveva
un’espressione diversa dal solito…sembrava quasi irritato, stizzito e
disgustato…strano anche questo…Salazar avrebbe scommesso che sarebbe stato
felice almeno di quella prova!
Il conte riprese la parola -…per prima cosa desidereremmo
che affrontasse il molliccio che è contenuto in quell’armadio a fondo
stanza…lei naturalmente sa che cos’è un molliccio vero?-
-naturalmente!- il ragazzo sembrava scioccato da tale
richiesta.
-bene allora prima ci esporrà la sua definizione e poi potrà
affrontare la creatura- il Conte invece non poteva essere più tranquillo e
compiaciuto.
Dopo avergli spiegato che cos’era un molliccio si diresse
verso quell’armadio che si muoveva, come se dentro ci fosse qualcosa che
desiderava più d’ogni altra cosa uscire!…e in effetti dentro c’era qualcosa.
Lui aveva già affrontato un molliccio…e la sua più grande
paura era lui (non Salazar, ma un altro lui), un lui di cui il ragazzo
non sapeva di aver paura…cioè ogni tanto ne provava, ma solitamente questa
veniva superata dall’odio e dal disprezzo, più che paura lui la riteneva
soggezione…ma a quanto pare il molliccio non era del suo stesso parere, perché
una volta aperto l’armadio comparve lui…
Lisci capelli neri…
Occhi di pece…
Carnagione di neve…
Smorfia di disgusto…
Simeon Serpeverde! O almeno la copia di Simeon Serpeverde.
Il vero Simeon si stupì immensamente ma si accorse di
provare anche un senso di piacere nel fatto di far provare paura addirittura a
suo figlio!
Salazar invece era rosso di rabbia e frustrazione…ancora lui,
non poteva crederci!
Era meglio, far terminare quel supplizio una volta per
tutte. Pronunciò la formula –Riddikulus!- e le vesti nere del padre , vennero
sostituite da altre con i classici colori di Grifondoro…una lunga tunica dorata
e un cappello rosso acceso…questi colori facevano a pugni con quelli fisici e a
quella vista i giudici (escluso l’interessato, logico) scoppiarono a
ridere…Salazar non se la sentì di ridere, ma nascose un sorriso, mentre sapeva
che era giunta l’ora di morire, per lui…suo padre non gliel’avrebbe fatta
passare così facilmente…essere messo in ridicolo era ciò che maggiormente
odiava…
Il molliccio si rifugiò nuovamente nell’armadio e dopo aver
soppresso gli attacchi di riso il Conte fece proseguire la gara, mentre il
giudice verde argento lanciava occhiate fulminanti sia al figlio sia agli altri
giudici che sembravano sul punto di scoppiare se non avessero emesso una
potente risata…
Non ci poteva credere, era assurdo…
La prova era ormai terminata, eppure non gli avevano fatto
eseguire neppure una maledizione o un maleficio…niente di niente…solo stupidi
incantesimi contro maledizioni e malefici…era il colmo…il Conte lo aveva
preso in giro…altro che Magia Nera!
Ora capiva tutto, capiva i sorrisi dei suoi compagni e
l’espressione iniziale del padre…era una sorta di “Difesa contro le Arti
Oscure”! Per fortuna aveva passato quella prova brillantemente, anche se preso
in contropiede e per di più imbarazzato come non mai!
-ti è piaciuta la prova Salazar?- Un ragazzo dai capelli di
miele si era fatto avanti con due ragazze al suo fianco che lo guardavano con
preoccupazione..
-taci Grifondoro! Comunque mi è sicuramente andata meglio
che a te…non dubitare, in questo campo io sono il migliore!-
-Scommetti?-
-Quello che vuoi! Anzi no…è meglio ritrattare, io non mi abbasso
ai livelli di un verme come te!-
lo sguardo di Godric si contrasse dall’indignazione, mentre
quello di Salazar era segnato dal disgusto.
-Ripetilo se ne hai il coraggio!- il suo tono era
minaccioso…
-non mi abbasso ai tuoi livelli Grifone!- il suo tono era
arrogante…
-bene, allora duelliamo e stabiliremo una volta per tutte
chi è il migliore…e cioè che il grifone mangia la serpe.-
-ci sto…ma ricorda che le serpi hanno il veleno e che anche
i grifoni non ne sono immuni!…-
un grandissimissimo grazie va a:
tonkseremus4ever: grazie per
aver recensito lo scorso cap, mi ha fatto molto piacere! Ci sentiamo molto
presto! baci
Trip: mi ha fatto molto
piacere leggere la tua recensione…e mi fa ancora più piacere che tu abbia
apprezzato la simpatia di Tosca. Devo dire che preferisco dare più spazio a lei
e a Cosetta, perché di Salazar e di Godric, sappiamo già qualcosina dai libri,
mentre sulle due fondatrici quasi niente, quindi mi diverto a creare i loro
caratteri…grazie 1000 ancora un Kiss
PS sinceramente non mi aspettavo un voto per questa ff, cmq
8 per me è il massimo, davvero mi hai stupito moltissimo (in senso positivo
naturalmente!!!) grazie e fammi sapere per questo cap
Angelikall: mi fa piacere
che non ti verrà l’esaurimento, a volte so essere molto noiosa, lo riconosco!
Cmq se mi vuoi scrivere una mail, non ci sono problemi, anzi, mi farebbe
piacere…mi raccomando commenta anche questo cap…conto molto sul tuo giudizio
mega bacio
PS solitamente inserisco un nuovo cap un giorno si e uno no,
ma non ne sono sicurissima, purtroppo gli impegni scolastici variano a seconda
dei periodi e a volte sono veramente opprimenti!
Prima di concludere del tutto, vorrei invitare tutti i
sostenitori della coppia Tonks/Remus (e non) a leggere una ff che sto scrivendo
con Tonkseremus4ever. Il titolo è “Peccati di gola e d’amore”… farebbe piacere
ad entrambe il vostro parere!!!
Bene, dopo aver pubblicizzato una ff che stiamo realizzando,
vi do appuntamento al prossimo cap….
Ci siamo lasciati con Godric e Salazar che
si sfidavano e qui avete il seguito, che spero possiate apprezzare, anche se
premetto che la vicenda principale non è il duello, ma…leggete e lo
scoprirete…quindi buona lettura!
Capitolo 8 - Bugie e pollici verdi
Era sera…
Il parco stranamente tranquillo…
L’aria carica di elettricità…
Due ragazzi con le bacchette in mano e i loro sguardi
concentrati…
Due ragazze che tentavano di mettere pace, minacciandoli…ma
le minacce servirono a poco.
Capendo che ormai non serviva a niente fermare quei due
immaturi ragazzini Cosetta decise di guidare la competizione come giudice.
I due duellanti dovevano essere distanti 5m, il giudice
dando il via faceva iniziare la sfida.
Godric e Salazar cominciarono a spostarsi in tondo,
i passi erano lenti,
gli sguardi erano fissi,
gli occhi non perdevano un singolo movimento dell’altro,
scelsero mentalmente l’incantesimo più adatto,
Godric assunse la posizione da combattimento che lui
preferiva: quella del Grifone. Quest’ultima era molto efficace per l’attacco.
Il duellante assumeva una posa in verticale, ergendosi in tutta la sua altezza,
con la gamba opposta al braccio d’azione (quello con cui teneva la bacchetta
per intenderci) in avanti.
Salazar, invece, quella tipica della sua Casata: la Serpe.
Tecnicamente era l’opposto del precedente.
Fatta eccezione che anche questa era principalmente usata
per attaccare. La differenza sostanziale era che in questo caso il duellante
allargava le braccia e abbassava le gambe divaricate.
Erano pronti a scagliare gli incantesimi…da entrambe le
bacchette usciva qualche scintilla colorata per l’impazienza, per l’adrenalina…
-che sta succedendo qui?- la voce di un uomo riecheggiò nel
parco…
i quattro si voltarono e videro il Conte che avanzava
velocemente verso di loro…il suo volto era serio…troppo serio…pericolosamente
serio.
-mi auguro che abbiate una motivazione plausibile per ciò
che stava accadendo! Un duello! non sia mai…esigo una spiegazione altrimenti vi
considero squalificati dalla mia competizione…coraggio, sto aspettando!-
Sui volti di Godric e Salazar si poteva leggere
preoccupazione e nervosismo…che dire…cosa inventarsi?
-è colpa mia, mi dispiace immensamente!-Tosca aveva proferito quelle parole con le
lacrime agli occhi.
Tutti si voltarono stupiti verso di lei…
Il conte si ricompose e si calmò…dopotutto quella era una
fanciulla e per di più sull’orlo delle lacrime –calmati e spiegati Tosca, dimmi
cos’è successo…-
-vede, io l’ho fatto con le più innocenti intenzioni…non avevo
mai visto un duello tra maghi, mio padre me l’ha sempre proibito, così avevo
chiesto ai miei due amici di mostrarmi le tecniche…ma non si sarebbero colpiti
veramente, lescintille erano solo per
fare scena…mi deve credere, mi perdoni, per favore, e non mi squalifichi!- due
grossi lacrimoni rigarono le guance paffutelle della ragazza. Il conte, allora
decise di superare la questione e tranquillizzò la damina –non preoccuparti
Tosca, capisco la tua curiosità, ma se tuo padre non ti ha mai permesso di assistere
ad un duello ci sarà un motivo…sta tranquilla e asciuga quelle lacrime, non vi
punirò, ma mi dovete promettere che non succederà mai più una cosa del genere,
intesi?-
-intesi- quattro voci sigillarono quella promessa.
Il Conte se ne andò con un sorriso divertito sulle labbra quei
quattro ragazzi sono proprio speciali…sarà bene tenerli d’occhio!
-grazie Tosca io…-
-zitto, non dire altro…- la voce della biondina si era fatta
severa, e dopo aver asciugato le lacrime i suoi occhi tornarono normali, nessun
rossore, nessuna lucidità…semplicemente normali -…mi sono stancata delle vostre
continue frecciatine e liti! Senza il mio intervento oggi avete rischiato
l’eliminazione…stupidi! Comunque, ora siete in debito con me…-
Salazar non appena udì quelle parole, scattò –io non sarò
mai in debito con una Tassorosso frignona!-
Godric si stava per scagliare su di lui, ma la bionda lo
trattenne –molto bene Salazar allora riferirò al Conte l’esatta versione e voi
due sarete squalificati!-
Non poteva permetterselo…cedette –d’accordo, dimmi cosa devo
fare?-
-in realtà, la farete insieme! Bene bene, allora io terrò il
vostro piccolo segreto se voi entro la fine del torneo rispetterete le mie
condizioni:
niente
liti,
niente
duelli,
niente
imbrogli e insulti,
ogni
settimana farete una passeggiata di 15min discorrendo amichevolmente (e
qui i volti dei due diretti interessati sbiancarono, e tentarono di
ribattere ma…)
per ora è tutto, se ci saranno dei cambiamenti ve li
comunicherò! Bene, è giunto il momento di andare!-
il giorno dopo, il Conte Merovit annunciò a ragazzi, sempre
più pochi, i 15 eliminati e diede appuntamento ai rimanenti all’ 11 Maggio per
una prova “vegetale”
-Dimmi Tosca,come
hai fatto a imparare a recitare così bene…cioè quando ci hai difeso dal Conte,
sei stata bravissima, per poco non ci cascavo anch’io! Per di più le lacrime!-
I 4 ragazzi, dopo aver passato le selezioni avevano deciso
di godersi una giornata di libertà e si sedettero all’ombra di una faggio
vicino alla riva del lago.
La ragazza sorrise compiaciuta, per una volta le sue qualità
erano state messe in evidenza….-semplice, io studio l’erbologia da quando ero piccolissima…mi hanno
sempre affascinato le piante e la natura…per questo sono diventata molto abile nel
preparare filtri a base di erbe, e quello che ho usato quella sera è uno di mia
invenzione.
Il principale composto è la linfa che scorre nella fletus
arbor, una pianta molto particolare che si trova nelle zone “oscure”,
quelle per esempio colpite dalla guerra, e vengono attirate dalle persone che
provano un grandissimo dolore.
Se si entra in contatto con tale pianta, si hanno degli
attacchi di pianto disperati, che continuano fino a che la persona ha la forza
di reagire al dolore, allora la pianta se ne va…io però sono riuscita a creare
un filtro che se si avvicina agli occhi provoca lacrime,che spariscono dopo qualche secondo.
Vedete, mentre il Conte stava sgridando voi due ho aperto la
boccetta (che fortunatamente avevo lì con me) e l’ho avvicinata ai miei occhi,
l’effetto è stato immediato!
Per il resto…è vero sono una brava attrice….dopotutto avere
un padre apprensivo il più delle volte comporta difficoltà nel poter fare ciò
che più mi piace, la mi stessa libertà a volte viene incatenata inconsapevolmente
dalle sue preoccupazioni …-
E qui la ragazza abbassò lo sguardo e gli occhi gli si
riempirono di vere lacrime amare quando Godric le chiese perché suo padre fosse
iper protettivo.
-perché mia madre è morta dandomi alla luce…e lui ha dovuto
farmi sia da padre che da madre, un compito difficile e per non farmi sentire
la mancanza dell’affetto materno mi ha sempre protetto e viziato! Ma ha avuto
anche la capacità di insegnarmi a sorridere e che la pace è più piacevole dello
scompiglio- sorrise tra le lacrime.
Cosetta, commossa
dalle sue parole l’abbracciò forte.
Tutti ne rimasero stupiti, ma per una volta Cosetta aveva
seguito l’istinto e dovette ammettere che i gesti spontanei in queste occasioni
servivano più di ogni nozione comportamentale appresa da un libro.
I ragazzi per quella sera si divisero e il giorno dopo
decisero di studiare insieme l’erbologia, prossima materia da esaminare.
Tosca, per una volta, fu al centro dell’attenzione, spiegò
ai suoi amici la pratica di quella teoria, come avrebbero dovuto rapportarsi
con le piante…cosa alquanto strana, ma importante perché le piante con cui
avrebbero dovuto lavorare nella prova erano magiche, e nella magia tutto può
accadere.
Godric tentava di stare attento, ma lui aveva sempre odiato
le lezioni, quindi ogni tanto si addormentava e prendeva come scusa il fatto
che la pianta che stavano analizzando doveva avere delle spore soporifere!
Salazar era l’opposto…riteneva interessanti quelle
informazioni, ma non poteva far vedere che lui, un Serpeverde, si abbassasse ad
ascoltare con attenzione una persona inferiore a lui, quindi fingeva di
distrarsi.
Cosetta era la più diligente, prendeva appunti, faceva
domande, e immagazzinava tutto nella sua testolina. Era un piacere ascoltare la
sua amica parlare, sapeva così tante cose che un po’ ne fu invidiosa, ma
soppresse questo sentimento pensando che era una vera e propria fortuna
conoscere una persona così abile in quella prova pratica.
Tosca dal canto suo, si sentiva a proprio agio parlando di
piante e fiori, si sentiva importante ed era al centro dell’attenzione…
Arrivò così l’11 maggio e tutti i 30 ragazzi rimasti vennero
fatti entrare in una serra. Ognuno si posizionò di fronte a un tavolo su cui
c’erano i tipici accessori di botanica (guanti, forbici, panni, vasi di varie
dimensioni…).
L’uso della bacchetta non era contemplato, solo i giudici
che giravano per i tavoli potevano intervenire in caso di pericolo.
Con uno sventolio di bacchetta il Conte fece apparire una
pianta diversa per ogni ragazzo…piante strane, colorate…Tosca era meravigliata
da tutti quegli esemplari, ma decise di concentrarsi sul suo lavoro.
Il conte aveva precedentemente detto che il loro compito era
quello di travasare le piante e tenerle in vita fino al termine della prova,
poi su un foglio di pergamena segnare le principali caratteristiche della
pianta.
Fortunatamente ogni vaso portava una targhetta con inciso il
nome del vegetale, in modo che chi non avesse mai visto quell’esemplare, almeno
poteva dedurre come trattarla dall’etimologia del nome.
A Cosetta capitò una pianta strana il suo nome era ignis-folias
(foglie di fuoco). Aveva letto qualcosa su quella pianta in un libro, ed
era molto difficile da trattare, le sue foglie, come dice il nome, erano lingue
infuocate e i piccoli fiori, sorretti da sottili gambi che nascevano dal cuore
della pianta, erano delle piccole sacche che contenevano acqua…se si rompeva
anche solo uno di quei fiori le foglie si “spegnevano” e la pianta moriva.
Facendo molta attenzione riuscì a preservare i fiorellini, anche se per poco
uno non lo fece esplodere. Le fiamme erano caldissime e più volte i suoi neri
capelli erano sul punto di incenerirsi, così li legò in un lunga coda di
cavallo. Le lezioni pratiche di Tosca erano servite moltissimo e da quelle
aveva appreso una tecnica semplice per travasare la pianta senza toccare i rami
o le foglie, ma prendendo addirittura le radici e con molta delicatezza
metterla in un vaso più grande.
Per fortuna aveva letto un libro sull’argomento, quindi stilare
la scheda era stato un gioco da ragazzi.
La prova per Cosetta andò molto bene.
Godric invece non se la passava molto bene…si maledisse
mentalmente per non aver seguito meglio le lezioni pratiche dell’amica. La sua
pianta era veramente pestifera.
Non
era tanto grande, anzi era molto piccola. Ma aveva quel difetto che appena ti
avvicinavi emetteva un gas che lo fece sbellicare dalle risate per tutta la
prova. Riuscì a cavarsela, nonostante gli attacchi di riso perché afferrò
malamente i rametti rossi della pianta e la ficcò rudemente nel nuovo vasetto
minacciandola –piccola peste…ah ah ah…o-ora te lo faccio…hi hi hi…vedere io…he
he he…chi comanda!!!-
Per fortuna i giudici non stavano guardando dalla sua parte,
altrimenti gli avrebbero sicuramente tolto qualche punto, quando, ad un certo
punto, assestò un potente pugno alla pianta che non riuscì più ad emettere
alcun gas e alcune foglioline gialle si staccarono dai rametti finendo sulla
sua mano nuda che si coprì di bolle dolorose. Tentò di rimediare nascondendo il
tutto indossando i guanti…cercò poi di scrivere la piccola relazione…che nel
suo caso fu molto esigua…ma tutto sommato se la cavò…
la sua pianta morì mezz’ora dopo il termine della gara,
quindi lui aveva adempito al suo compito. (a proposito la pianta si chiamava cachinnationis
arborem = pianta della risataccia)
Un
altro ragazzo che non se la cavava molto bene era Salazar. Quest’ultimo non
aveva mai lavorato con piante e fiori e trovò molte difficoltà a lavorare con
un vegetale “scottante” come il suo.
All’apparenza era molto grazioso, erano dei fiori grandi
quanto una mano, dai larghi petali viola cupo con il centro nero…il problema è
che dalla parte centrale questa ogni tanto sputava in apparenza inchiostro, in
realtà una potente sostanza acida che scioglieva tutto ciò con cui veniva a
contatto.
Quando aveva letto il suo nome acidum spuens (che
sputa acido), non aveva ben capito come una pianta potesse sputare sostanze
acide, poi però quando un liquido nero gli fece bruciare le sopracciglia, lo
capì. Tentò di non perdere la pazienza, quei fiori erano pericolosi e non
doveva sottovalutarli.
Pensò di essere stato uno stupido ad aver fatto finta di non
seguire i consigli di Tosca, cosa aveva detto proprio ieri?
Ah si, che se le
piante emettono sostanze liquide lo fanno solo per difendersi, quindi bisognava
calmarle, accarezzando le foglie se erano rugose, grattarle invece se erano
lisce…o era il contrario? Maledizione, proprio a me doveva capitare…allora
questa ha le foglie lisce, quindi…diamole una bella grattatina!
Si avvicinò con cautela e strofinò le proprie mani sulle
pianta, che non apprezzò particolarmente il gesto ed eruttò una grande quantità
di acido che bruciò buona parte del tavolo…
Ok, ora ho capito…dovevo accarezzarle! Che situazione!
Dopo parecchi tentativi di avvicinamento riuscì nel suo
intento, calmò la pianta e la travasò con delicatezza…poi si mise a stilare le
sue caratteristiche…che fatica!
Tosca fu in assoluto la migliore. A lei capitarono i moventes
flores (fiori che si muovono), dei fiori messi dentro un grande vaso che
non avevano radici, questi infatti, per nutrirsi, usavano delle sfere gialle di
un materiale simile al polline sorrette al disopra del fiore da sottili steli.
Queste “palline” erano ricoperte di spine velenose che difendevano la parte che
dava nutrimento ai fiori. Erano molto difficile da travasare in quanto potevano
spostarsi per tutto il vaso, ma la lunga esperienza della ragazza l’aiutò
sicuramente…fu la prima a terminare sia la parte pratica che teorica.
Aveva già lavorato con quelle piante, così dopo aver finito
il suo compito, si guardò attorno per vedere come se la cavavano i suoi amici.
Cosetta era molto attenta e stava andando bene, Godric
continuava a ridere e piangere (aveva notato la sua mano ricoperta di bolle),
mentre Salazar era un po’ “acido”…scosse la testa rassegnata…si vedeva che la
pazienza non era una virtù dei Grifondoro o dei Serpeverde…e da quanto capì
nemmeno il pollice verde!
Quando uscirono dalla serra, dopo cinque ore di prova, erano
tutti arrossati e stanchi…la serra non era il luogo ideale per passare il primo
caldo primaverile.
Godric portava ancora i guanti per nascondere l’eritema,
mentre Salazar continuava a coprirsi la fronte per non far vedere l’assenza
delle sopracciglia ed entrambi maledicevanole piante…la bellezza di Cosetta e il buon umore di Tosca invece erano
immutati nonostante la stanchezza.
Eccomi qui, sono ancora io…dato che siete arrivati alla fine
è d’obbligo ringraziare tutti quelli che non sono morti di noia per averlo
letto…cmq trovo giusto ringraziare anche chi è stato così gentile da recensire,
e spero che lo facciate sempre in più numerosi, anche per dire che fa schifo,
non è problema…
Un grazie particolare va:
-Angelikall: la mia fedelissima
lettrice…cosa farei senza di te??? Grazie mille per aver recensito, non sai
quanto mi fa piacere…se non sei troppo impegnata mi farebbe piacere ricevere
delle tue mail, e sarei felice di risponderti! Mi dispiace che Godric e Salazar
non si siano sfidati, ma mi serviva il fatto che quei due devono piacersi
almeno un po’, altrimenti Hogwarts non sarebbe nata…quindi mi sono inventata la
storia della passeggiata settimanale di 15min…e poi Tosca è sempre stata
presentata come colei che metteva pace, non poteva stare con le mani in mano
mentre quei due si scannavano! Cmq spero ti sia piaciuto anche questo cap e
spero che recensirai! Mega Kiss
-lilyblack: Wow una nuova
rensitrice, che bello! Grazie 1000 per il tuo commento e spero che continuerai
a leggere la mia ff. Devo dire che quando ho immaginato per la prima volta
Simeon Serpeverde vestito con i colori di Grifondoro, ero un po’ titubante, non
sapevo se sarebbe piaciuto come esempio, poi però mi sono convinta e l’ho
messa…per quanto riguarda Piton, ammetto che è molto simile a Simeon, ma non
l’ho fatto apposta, mi è venuto spontaneo…a proposito di ff ho letto quella che
mi hai consigliato, e ho lasciato anche un piccolo commentino (in ritardo,
scusa!), cmq lo ribadisco anche qui, mi è piaciuta, almeno l’inizio, e spero
che continuerete! Grazie ancora Baci
iride89
PS: mi scuso in anticipo…abbiate clemenza, le piante,
con rispettivi nomi e caratteristiche, sono di mia invenzione, quindi capisco
se le consideriate banali, troppo fantasiose o insensate…non è colpa mia, è
solo la mia fervida immaginazione! Ok ok ora vi lascio…alla prossima!
Capitolo 9 *** Pozioni e la donna dal sorriso enigmatico ***
Le era piaciuta la prova del giorno prima, più di quanto si
aspettasse…non era mai stata abituata a sostenere esami pratici, q
La competizione continua…eccovi il nono
capitolo, spero che anche questo vi possa piacere…
Capitolo 9 – Pozioni e la donna dal sorriso enigmatico
Le era piaciuta la prova del giorno prima, più di quanto si
aspettasse…non era mai stata abituata a sostenere esami pratici, quindi era
stata un po’ in agitazione, ma l’aiuto di Tosca fu molto importante.
Stava passeggiando tranquillamente per il castello.
Tosca aveva chiesto al Conte di poter esaminare le piante
dell’esame, alcune, a quanto le aveva raccontato, erano molto rare e avrebbe
desiderato studiarle meglio…quindi l’aveva lasciata sola.
Questo però non le diede dispiacere, dopotutto lei era stata
abituata a stare da sola e la sua stessa indole reclamava ogni tanto un momento
di solitudine per pensare, per riflettere.
Le finestre erano aperte e una leggera brezza primaverile
scompigliò delicatamente i capelli corvini della ragazza che si ritrovò a
sorridere mirando lo splendido paesaggio della Scozia meridionale.
Lei adorava quella terra, ricca di cultura, di grandi
castelli, proprio come Garthsow, di fornite biblioteche e di eccellenti
studiosi.
Sentì dei passi dietro di sé…
Si voltò e vide lui…
-ciao Cosetta, come andiamo?- le chiese sorridendo e
accostandosi a lei con le mani dietro la schiena.
-bene, grazie Godric, e la tua mano come sta? Ho sentito che
ti sei fatto male…- non era veramente preoccupata, sapeva a cosa era dovuto
l’eritema dell’amico, ma finse di non saperlo per vedere la sua reazione.
Godric era un tipo molto spigliato e schietto, ciò che
pensava lo diceva, senza rifletterci sopra…anzi si inventava storielle per
mettersi in mostra.
-oh, era una cosa da niente, anche se devo dire che il
medico mi ha assicurato che ancora due ore e avrei potuto rimetterci la
mano…quella pianta era un vero e proprio mostro, se non fossi riuscito ad
ammaestrarla per bene, sono sicuro che mi avrebbe staccato le dita…non sai che
faticaccia!-
Cosetta lo guardò con gli occhi sbarrati, era veramente
impressionata…come faceva un babbeo simile ad inventarsi una storia così
stupida quando lei stessa aveva il banco dietro al suo e aveva così potuto
assistere a tutta la sua sceneggiata?
Lui, invece, notando che lei lo stava fissando ammiccò un
sorriso seducente e le disse –puoi anche fare a meno di mangiarmi con gli
occhi, se vuoi che ti accompagni per una passeggiata per restare da sola con
me, basta che tu lo chieda…non saresti la prima!-
-che sbruffone, veramente non ti stavo fissando ammirata, ma
scioccata, chiedendomi mentalmente se ciò che dici è frutto di un cervello
esistente nella tua scatola cranica, o del tuo egocentrismo che, a quanto pare,
ti scorre nelle vene a parità della quantità d’ossigeno che occorre ad un
essere umano per sopravvivere!-
-Wow…complimenti…solo un’osservazione…non ho capito niente
di ciò che hai detto, potresti ripeterlo?- il ragazzo le fece un occhiolino
sexy che non la scompose, anzi, la fece arrabbiare ancora di più…
-NO!- così dicendo si girò con la fronte corrugata diretta
alla biblioteca…a quanto aveva comunicato il Conte, per i 20 ragazzi che
avevano superato la prova (tra i quali troviamo i quattro protagonisti), da lì
a dieci giorni ci sarebbe stata una competizione nel campo della preparazione
di pozioni…altra materia pratica.
-ehi, Cosetta, dove stai andando? Su, dai prima stavo solo
scherzando, non penserai veramente…-
Godric tacque vedendo che la ragazza si era fermata.
Cosetta infatti pensava bene, ora mi si avvicinerà, mi
dirà che non pensava veramente a quello che prima ha insinuato…che io e lui…che
buffonaggine!
Godric si avvicinò e riprese la frase lasciata in sospeso
-…non penserai veramente che io non abbia capito il papiro sul percorso del
sangue nel nostro corpo…lo so che era una metafora per dirmi che sono così
bello che il sangue non riesce più a portare ossigeno al cervello…era solo un
modo per fare colpo su di me! Originale davvero! Nessuna prima d’ora mi avevo
fatto una dichiarazionecosì
scientifica…già è proprio da te, bellezza!-
Non ci poteva credere, altro che chiedere scusa, quello
continuava ad elogiare la sua persona in maniera sconsiderata! Bè certo, bello
lo era…ma stupido rimaneva!
Divenne rossa dalla rabbia…
Sgranò gli occhi blu…
Serrò le delicate labbra…
Chiuse in piccoli pugni le sue bianche manine…
-IDIOTA!-
e così corse lontano il più possibile da quel fanfarone che
non capiva nulla!
Tosca…aveva bisogno di lei! Era lei che sistemava i problemi
e che metteva pace…
Intanto il giovane Grifondoro si mise a ridere, anche se un
po’ gli dispiaceva…non voleva farla arrabbiare, ma solo farla ridere un po’!
Ah le donne! Si girò e prese a fischiettare una marcia
militare…
Giunse così il 21 Maggio, la prova di pozioni…dopo questa
altri dieci ragazzi avrebbero dovuto abbandonare la competizione…il cerchio si
stava restringendo sempre più. Ormai erano solo in 20.
Questa prova preoccupò in modo diverso Godric e Cosetta, il
primo riteneva inutile la materia, lui preferiva combattere, salvare damine
indifese, ricevere la gloria, divertirsi con gli amici, quindi la sua
preoccupazione era limitata…la seconda per mancanza di esperienza era super
agitata.
Vennero portati in un sotterraneo umido e lugubre…Salazar
sorrise entrando in quel posto, poteva quasi definirsi a casa!
Godric invece assunse un’espressione schifata, lui odiava
l’assenza della luce che metteva in risalto l’armatura lucente di un
guerriero…e lì la luce proveniva esclusivamente dalle fiamme poste sotto venti
calderoni divisi in tavole. Non aveva mai studiato con particolare interesse
pozioni…ok lo ammetteva non l’aveva mai studiata, la riteneva noiosa e inutile!
-bene, per velocizzare questa prova daremo la scelta a voi
ragazzi di scegliere una pozione tra le due che noi proporremo…la prima è la
famosa Somni potio (pozione del sonno), cioè quella pozione che fa
cadere addormentato anche il più irruente dei Troll con tre sole gocce, e poi
la alarummixtura un elisir poco
conosciuto che permette all’ingerente di farsi spuntare un paio d’ali…bene, su
ogni tavolo ci sono innumerevoli ingrediente, alcuni necessari, altri
inutili…starà a voi capire di quali si trattano, comunque su queste due lavagne
ci sono i procedimenti, ma come potete notare le frasi sono in ordine sparso,
quindi prima di iniziare la pozione da voi scelta, a meno che voi sappiate già
l’esecuzione, dovrete riordinarle…buona fortuna!- il Conte aveva dato il via
alla terzultima prova e tutti la iniziarono un po’ titubanti.
Quella disciplina, non era molto sentita tra i maghi,
diciamo che era facoltativa, non era indispensabile, perché vi erano degli
appositi distillatori a cui ci si rivolgeva se si necessitava di una pozione.
Godric era annoiato…è vero, non aveva mai studiato la
disciplina, ma era consapevole che nelle prove pratiche, lui aveva sempre
quella marcia in più che lo distingueva…non avrebbe saputo definirla, forse
intuito…sì, intuito e un pizzico di fortuna, lo ammetteva…
Prese posizione dietro ad un calderone tra Toscae Cosetta. Se lui aveva intuito e fortuna,
aveva però anche quello spirito d’indipendenza di ogni combattente, ottimo per
copiare senza farsi notare.
Ma non fu come se l’era immaginata, i giudici dovevano aver
scagliato qualche incantesimo anti-copiatura, per forza, perché ogni qualvolta
sbirciava i movimenti delle amiche il suo sguardo si rivolgeva sempre sul suo
tavolo…maledizione!
Avrebbe dovuto arrangiarsi…guardò la lavagna, e per
deduzione ricompose quel puzzle di parole, poi si concentrò su quella pentola
fumante.
Naturalmente scelse la pozione più semplice, sarà pur stato
un po’ sbruffone e incurante delle regole, ma non era stupido. Sapeva anche lui
che non avendo effettuato studi approfonditi su quella materia era inutile
affrontare una prova al di sopra delle sue possibilità.
Salazar invece era un maestro nella preparazione di intrugli
magici. Suo padre l’aveva sempre costretto a preparare pozioni letali da
somministrare ai servi poco diligenti, addirittura lui stesso ne creava e
costringeva gli elfi domestici a fare da cavie.
Si divertiva…e la sua lunga esperienza gli servì
enormemente…ne era certo, avrebbe superato quella prova, anche ad occhi chiusi!
Per questo scelse la pozione più complicata, con quella sarebbe passato…
Tosca era abile nel preparare misture, ma soprattutto ne
creava ricavandole dalle piante, quindi fu un gioco da ragazzi per lei
preparare la alarum mixture.
Lei lo sapeva, per
preparare pozioni non bisognava avere solo una preparazione puramente teorica,
la pratica era essenziale, ma il tutto veniva completato dal tocco personale.
Molti maghi,
infatti, pensavano che preparare pozioni consisteva nel mescolare adeguatamente
ingredienti specifici, ed è qui che cadevano in errore…non bastava solo la
teoria e solo la pratica, ma anche quel pizzico di inventiva, di personale
sfumatura…perché il segreto delle pozioni era questo, giocare sulle sfumature.
E lei e Salazar lo sapevano e sfruttavano la loro capacità.
Cosetta era quella,
per una volta, messa peggio degli altri tre. Lei era sempre stata ossessionata
dalla perfezione…e quando il minimo particolare non era a posto lei entrava nel
pallone, una cosa ridicola, ma i dettagli erano fondamentali per una buona
riuscita nella magia.
Scelse la pozione
più semplice, ma a metà preparazione si accorse di aver sostituito gli occhi di
salamandra con quelli di lucertola, e così fu costretta a rifare la pozione.
Era agitata, ma capì che l’agitazione in quel momento era controproducente…fece
un respiro profondo, gettò via l’intruglio sbagliato e ne preparò un altro
prestando maggiore attenzione e riuscendo a concluderlo.
Erano giunti gli
ultimi minuti, Tosca, Salazar e Cosetta avevano già consegnato il loro campione
di pozione, e Godric si stava accingendo a portarlo. Era giunto alla cattedra
dei giudici e l’aveva appena consegnato quando…
BOOM!
Il calderone di un
ragazzo esplose spargendo lasomni potio dappertutto sui ragazzi ancora presenti nel sotterraneo…cinque giovani
caddero addormentati prima di poter finire di preparare la loro pozione e uno
di loro addirittura cadde dentro il suo stesso pentolone e bevve un po’ di alarum mixture così si ritrovò un bel paio d’ali…una che puntava dal braccio destro, e
una dalla fronte…
Quei cinque vennero
squalificati perché non riuscirono a finire il proprio lavoro, e i giudici non
potevano fermare la competizione solo per far recuperare coloro che,
involontariamente, aveva assunto la pozione soporifera. Purtroppo questo
avrebbe sfasato i tempi.
Così i concorrenti
da eliminare si riducevano a cinque.
-molto bene, siete
stati radunati in questa stanzetta perché devo comunicare che i cinque
concorrenti che ieri hanno assunto la pozione soporifera sono stati eliminati
dalla competizione, e i cinque nomi che ora vi comunicherò saranno i rimanenti
da squalificare: i signori William Dergan, Kevin Gorben, Matthew Sentor e le
signorine Sarah McCowley e Meredith Tens. Mi dispiace, ma sono costretto a
chiedervi di lasciare la saletta…-
i cinque ragazzi
uscirono con il capo chino per la delusione, addirittura una ragazza mora
scoppiò in lacrime.
Il conte riprese a
parlare rivolgendosi ai dieci giovani di fronte a lui. -…io e i giudici, abbiamo
deciso di farvi la penultima prova proprio adesso…-
Cosetta sbiancò,
Tosca si portò le mani alla bocca, Salazar sgranò gli occhi e Godric tentò di
ribattere –Ma…-
-…niente “ma”
signor Grifondoro. Ora noi vi chiameremo uno alla volta, e ognuno di voi dovrà
entrare in quella stanzetta là infondo, si, quella con la croce rossa disegnata
sopra…oltre la soglia troverete ciò che dovete affrontare, senza magia, quindi
vi chiedo di lasciare qui le vostre bacchette e rimanere in silenzio. Grazie-
Detto questo il
Conte raccolse tutte le bacchette magiche che i ragazzi gli stavano porgendo e
si posizionò seduto tra i quattro giudici che scrutavano attentamente i dieci
ragazzi.
-il Signor Michael
Bensley…prego-
un ragazzo basso
con i capelli castani si alzò tremando e oltrepassò titubante la
porta…quest’ultima si richiuse cigolando dopo di lui.
L’attesa era
snervante…già 15min erano passati e i nove ventenni non potevano far altro che
scambiarsi occhiate preoccupate, cosa c’era oltre quella porta? Cosa dovevano
affrontare? Perché quella prova così all’improvviso?
Videro uscire
Michael Bensley 20 minuti dopo con una croce rossa sulla fronte…a quella vista
Godric scoppiò a ridere, ma fu l’unico, gli altri invece volevano informarsi su
quel compito a sorpresa, ma un’occhiata esplicita del Conte li fece trattenere,
e fermò l’attacco di riso di Gridondoro.
-Signor Binsley, mi
spiace informarla che lei è eliminato dalla competizione, non ha superato la
prova…le sarei grato se uscisse dalla porta, mi dispiace.-
il ragazzo salutò
cortesemente i giudici e se ne andò dispiaciuto…
-Bene, ora
procediamo, Cosetta Corvonero!-
la ragazza si alzò
bianca come un cencio…sembrava sul punto di vomitare…poi però si ricordò che
lei dopotutto era una brillante giovane studiosa…con pazienza, riflessione e
logica ce l’avrebbe fatta…
Dopo aver lanciato
un’occhiata interrogativa a Tosca, che le rispose con un sorriso incoraggiante,
si diresse verso quella porta maledetta…la aprì con estrema lentezza e non
appena fu entrata, questa si chiuse da sola con un leggero tonfo…
Era tutto buio, non
vedeva niente…poi tutto d’un tratto una trentina di fiaccole si accesero
illuminando una stanza molto antica…l’aria profumava di vecchio mobilio, le
pareti erano tappezzate di quadri che raffiguravano paesaggi, alcuni esotici,
altri innevati…tutti eccetto uno.
Quell’unico diverso
raffigurava una donna, molto bella, era giovane con lunghi capelli castani e
occhi grigi, le sorrideva benevola…o malevola? Era difficile dirlo, il suo
sorriso era enigmatico, se la guardava da un angolatura sembrava che gli
estremi delle sue rosee labbra si tirassero, se invece socchiudeva gli occhi
poteva notare un’espressione indifferente.
Cosetta era un po’
intimorita, non sapeva bene che fare…cominciò ad esaminare ogni quadro fino a
giungere a quello della donna dal sorriso enigmatico.
Indossava un lungo
abito di seta verde, con pizzi e merletti, non troppo vistoso, ma bello.
-Ciao, mia giovane
amica…- la donna si rivolse ad una Cosetta che sbarrò gli occhi e la bocca
dalla sorpresa…non poteva essere! Cioè lei aveva già visto dei quadri i cui
soggetti si muovevano, ma quella donna era sempre rimasta ferma, e sembrava un
classico dipinto babbano.
Cosetta si riscosse
e la salutò –ehm, buon giorno Signora, il mio nome è Cosetta Corvonero e…-
-si, so chi sei, ma
non sei venuta qui per conversare con me, anche se mi farebbe piacere…- le
rivolse un triste sorriso -…tu sei qui per sostenere una prova, e per
superarla, dovrai rispondere correttamente al mio indovinello…sei pronta?-
La ragazza era
sbalordita…ma rispose con un cenno del capo.
-molto bene, non
hai limiti di tempo, e io posso ripetertelo, ma non puoi chiedermi altro. Ecco
dunque il mio enigma:
Scrutano le stelle
Mentre i loro cugini dormono in stalle.
Gli piace la solitudine,
per questo mettono inquietudine.
Vivono in foreste,
rigogliose e fresche.
Quando li vedi
Scappano dai sentieri.
Non sono animali completi
E nemmeno del tutto mansueti.
Chi sono costoro
La cui intelligenza vale oro?
Ok, l’indovinello di questa giovane donna, l’ho scritto io
(si vede vero?)…lo so che fa pena e solo chi ha una mente malata come la mia lo
può capire, cmq provate a indovinare di chi si tratta…non preoccupatevi, nel
prossimo cap c’è la soluzione, e se non capite qualcosa inerente alla storia o
ai vari avvenimenti, non esitate a chiedere…
Grazie millissime a tutti, ma in particolare a:
-lilyblack: mi fa davvero
molto piacere che tu continui a recensire…e quello che mi hai scritto è una
vera perla di saggezza e concordo con te…vorrei però spiegarmi, io non
intendevo denigrare la fantasia o l’immaginazione, solo che la mia io la
ritengo un po’ pazzia…tutto qui…
come puoi vedere in questo cap si parla un po’ di più di
Cosetta, anche se ammetto che trovo un po’ difficile parlare di lei…cmq è
ugualmente divertente…spero che anche questo cap ti sia piaciuto e mi farebbe
piacere un tuo commento Baci
-Juliet: quando ho il tuo
nick mi ha preso un’agitazione terribile…io ti ho sempre ammirato per il stile
di scrittura, le tue ff mi piacciono tantissimo e un tuo commento positivo è
molto gradito…grazie e non serve definirsi “brutali” quando si parla di
sincerità, vorrei che tutti siano sinceri sia nel commentare sia nella vita
come cerco di esserlo io.
Cmq sono felice che ti sia ricreduta sulla storia e spero
che continuerai a leggerla e commentarla, veramente…mi farebbe molto
piacere…grazie ancora Kisses
-Angelikall: Ciao
bellissima…grazie anche te per il commento, sono spiacente ancora per l’assenza
del duello, ma a quanto ho letto la prova “vegetale” ti è piaciuta
ugualmente…bè non so che altro dire se non recensisci presto anche questo
cap…Mega bacio
-Eden89: Ciao, mi fa
piacere che tu abbia recensito…veramente, non ti conosco…cioè non hai mai
scritto storie, ma mi fa piacere che tu abbia deciso di commentare la mia ff.
Ti piace Salazar, personaggio a cui non ho dedicato molto, cmq spero di
approfondirlo al più presto…grazie 1000 per la tua recensione Baci
Grazie a tutti coloro che hanno letto ma non recensito (cmq
spero che lo facciate!)
Capitolo 10 *** Logica, indovinelli e consigli. ***
Doveva riflettere, già perché gli indovinelli non erano mai semplici,
ciascuno nasconde sempre dietro quel mistero e incertezz
Salve a tutti…vi ho lasciato con l’amaro in bocca nel nono
capitolo, e spero di ripagare il danno con questo nuovo cap…buona lettura!
Capitolo
10 – Logica, indovinelli e consigli.
Doveva riflettere, già perché gli indovinelli non erano mai
semplici, ciascuno nasconde sempre dietro quel mistero e incertezza…
Cosetta si fece ripetere l’indovinello più volte…voleva
essere sicura, così lo smembrò nei vari indizi…bè alcuni erano abbastanza
logici…altri invece un po’ più enigmatici…
Stette lì a pensare per 25min mentre la bella donna la
fissava paziente e aggraziata…ad un certo punto Cosetta esclamò
-ma certo, ho trovato la soluzione: gli esseri di cui mi
parli sono i…no, aspetta, ci ragiono ancora un attimo e poi te lo dico!-
Insicurezza…ma era necessario che lei credesse di più nelle
sue capacità.
-ok, ora te lo dico, secondo me sono i centuari…- e prima
che la dama potesse dire se era giusto o sbagliato, Cosetta,in preda
all’agitazione cominciò ad illustrarle tutto il suo ragionamento logico,
nonostante fosse inutile -…si, devono essere loro…dopotutto loro studiano gli
astri per predire il futuro, e gli equini possono definirsi loro parenti, e
dormono in stalle…poi i centauri vivono nelle foreste, e benché vivano in
branchi, amano la solitudine…per non parlare del fatto che sono riservati,
quindi preferiscono nascondersi, ma quando c’è da combattere sono molto forti…e
per finire, sono così intelligenti, e per questo io ne sono rimasta sempre
affascinata…posseggono una sapienza che farebbe invidia al più grande studioso
della mia corte…tutti i pezzi combaciano…quindi…- e qui si rivolse alla donna
che le rivolse un ampio sorriso
-hai indovinato cara Cosetta, e sono felice di dirti che hai
superato la prova…avvicinati-
Cosetta era al settimo cielo…ce l’aveva fatta, evviva…si
avvicinò e magicamente le si disegnò sulla fronte un cerchietto verde.
-ora puoi andare…addio-
-aspetta…e tu?- la ragazza, per quanto felice, non voleva
lasciare la sua nuova amica, che con pazienza aveva ascoltato tutti i suoi
ragionamenti, e non l’aveva lasciata sola.
-oh, io non scomparirò nel nulla, appartengo a questo
castello…questo bellissimo castello…e se mi cercherai forse mi troverai…ciao
amica mia-
-solo un ultima cosa…come ti chiami?-
-Cathrine Merovit, figlia del Conte di Merovit che possiede
il castello di Garthsow…e ora, è necessario che tu vada…-
Cosetta era rimasta spiazzata, ma salutò e uscì con un
sorriso felice sulle labbra e una luce di curiosità e sorpresa negli occhi…
-Benissimo, la signorina Corvonero ha superato la prova…ne
sono felice, ora però dovresti uscire anche tu, dopo potrai parlare dopo con i
tuoi compagni…- il Conte le sorrise benevolo e la invitò ad uscire.
Passò circa un’oretta…altri due ragazzi uscirono dalla
stanzetta uno con una croce rossa, e l’altro con un piccolo cerchietto verde…
-il signor Godric Grifondoro-
il giovane combattente entrò nella saletta e all’inizio
pensò che fosse uno scherzo…la stanza era buia, poi innumerevoli candelabri
d’argento fecero luce su quella che avrebbe dovuto essere una Sala di Trofei…vi
erano innumerevoli scaffali e vetrinette con coppe e premiazioni.
Ad ogni angolo della stanza si ergevano poi quattro statue
marmoree in movimento…tutte quattro raffiguravano quattro angeli che compivano
movimenti diversi…uno allegro stava spargendo qualcosa simile a fiori, sui suoi
riccioli si posavano gli uccellini e le farfalle, il secondo angelo portava in
mano una grande cesto di frutta, la sua veste lasciava scoperto buona parte del
suo corpo, quasi avesse caldo e sorrideva radioso, il terzo invece portava in
mano degli acini d’uva e il suo capo era coperto da una corona di foglie morte,
la sua espressione sembrava quasi dispiaciuta e rassegnata…il quarto invece
versava lacrime ed era la tristezza fatta persona, non aveva né vegetali né
animali attorno a lui…era solo, fatta eccezione per dei cristalli belli, ma
freddi, che scendevano delicatamente dal soffitto.
Godric rimase a fissarle per poi capire, erano le quattro
stagioni…e allora? Lui che cosa doveva fare? Magari sfidare qualche drago per
recuperare un oggetto prezioso…oppure…
-salve nostro giovane amico…-era stata Primavera a parlare e
si rivolse sorridente al ragazzo che ripose…-salve…scusate, ma io che ci faccio
qui?-
-tu devi superare una prova…- questa volta Estate prese la
parola e Autunno la continuò -…e noi ora dobbiamo porti un indovinello se la
vuoi superare…-
-Cosa?! Un indovinello?!…non ci posso credere…io vengo a
fare una competizione, una prova che dovrebbe valutare le mie capacità
magiche…e mi ritrovo un indovinello?!-
Godric era frastornato, lui si era sempre immaginato grandi
combattimenti…e questo invece era quello che si ritrovava…certo capiva la
necessità di valutare cose inerenti alla magia, come Incantesimi, Erbologia,
Pozioni…ma la logica no.
-si, ti ritrovi un indovinello, ma se non vuoi risolverlo,
verrai automaticamente eliminato…allora ci stai o non ci stai?- il tono di
Inverno era freddo e molto minaccioso…diciamo che convinse il giovane senza
lamentarsi troppo…
-ok-
-bene, ora ognuno di noi ti dirà una parte
dell’indovinello…inizierà Primavera, pi Estate, Autunno e infine io…possiamo
ripetertelo, e non hai limiti di tempo…-
non aveva dato tempo a Godric di rispondere che la bianca
statua della nascita iniziò a parlare…
Se al nostro quesito
giustamente risponderai,
questa prova egregiamente
supererai…
proseguì poi Estate:
Dicci dunque, conosci il nome di
quello stregone,
che il solo sentirlo nominare
metteva in soggezione?
Qualche aiuto però riceverai,
sperando che lo ricorderai…
Prese la parola Autunno:
Visse al tempo di un grande
condottiero
Che governava dal suo maniero.
Gli fece da consigliere
Che tutti vorrebbero avere…
Infine la parte di Inverno:
È molto famoso,
anche perché barboso.
Aiutò un regno ad unificare,
mentre una coppa si andava a
cercare.
Godric era molto
sveglio e intelligente…per quanto il suo comportamento da sbruffone e arrogante
veniva messo in mostra, nascondeva una profonda intelligenza, derivata dalla
capacità di imparare nozioni velocemente, senza studiare troppo, e grazie anche
a uno dei suoi grandi doni: l’intuito.
Capì subito che lo
stregone dell’enigma era molto importante…chiese alle stagioni di ripetere uno
alla volta la propria parte di indovinello e ne dedusse dopo solo 10min la
risposta esatta.
Si ricordò però di
non essere avventato, dopotutto se la sua risposta fosse stata sbagliata
avrebbe potuto essere eliminato…non era da lui avere queste esitazioni…
-Lo stregone di cui
parlate è Merlino…aiutò Re Artù come consigliere a creare il suo regno…il
barboso non significa “noioso”, ma che aveva una lunga barba…e visse mentre i
Cavalieri della Tavola Rotonda erano in viaggio alla ricerca del Santo
Graal…allora è così non è vero?- era molto sicuro di sé…non poteva avere
sbagliato…lui conosceva troppo bene quella storia di abili guerrieri e indomiti
cavalieri…era cresciuto con le loro leggende e imprese.
Inverno annuì –hai
ragione giovane Grifondoro, il mago è proprio Merlino,e il tuo ragionamento
giusto, anche se era inutile esporlo…bene, ora passa tra noi iniziando da
Primavera…-
Il giovane si
avvicinò alla Primavera che gli lanciò addosso fiori profumati…
Estate gli fece
assaggiare una mela succosa…
Autunno un dolce
acino…
E Inverno, dopo
aver raccolto una sua lacrima, gli disegnò un cerchio verde sulla fronte.
-ora va…addio-
Senza guardarsi
indietro Godric uscì spavaldo dalla Sala…raggiunto il Conte fu fatto uscire
sotto le occhiate omicida di Salazar.
Tosca si sorprese
nel veder comparire Godric dopo solo 13min, ma vene interrotta dal Conte che
chiamò una ragazza che uscì 20min dopo con una croce rossa…
-la signorina Tosca
Tassorosso-
lei si alzò un po’
impaurita e dopo aver lanciato un occhiata preoccupata al padre, seduto accanto
al Conte, oltrepassò lo stipite di quella porta dalla croce rossa.
Anche per lei
inizialmente la stanza era al buio, poi però si ritrovo in riva al lago di
Garthsow, strabuzzò un po’ gli occhi, com’era possibile? In giro non c’era
nessuno, e il sole stava tramontando…solo una cosa stonava in tutto il quadretto…che
tra lei e la riva del lago c’era un velo nero posto verticalmente, sostenuto da
fili invisibili, che probabilmente nascondeva qualcosa dietro di sé.
Era tentata di
guardare cosa c’era dietro, ma due voci melodiose proveniente proprio da lì la
fecero fermare…
-salve nostra
giovane amica…-
-S-salve…ehm…i-io
sono Tosca, Tosca Tassorosso…e io…cioè voi…voi chi siete?-
quelle voci
ripresero a parlare –noi non possiamo dirtelo,ora però devi risolvere un semplice enigma che ti sottoporremo…non aver
paura Tosca…se lo indovinerai supererai la prova…pronta?-
Aveva paura, non
sapeva bene il perché…sapeva solo che era sempre stata incapace di risolvere un
enigma…pensava di non avere quella tempra mentale, quella concentrazione
necessaria…ma se voleva proseguire, avrebbe dovuto almeno provarci…
- d’accordo…-
-bene, ora noi te
lo pronunceremo, hai tutto il tempo che vuoi, ma noi non possiamo aiutarti se
non ripetendotelo:
Viviamo in acque
profonde
Sotto le forti onde
Oppure voliamo nel
cielo
Con portamento fiero.
Con la nostra voce
Facciamo dimenticare
agli uomini la propria croce.
La morte gli diamo
Se il loro amore non
riceviamo.
Alcune di noi hanno ai
piedi le pinne
Altre le braccia
ricoperte da penne
Tutte però giovinezza e bellezza abbiamo
Nonché lo stesso nome
possediamo.
Tosca rimase un po’
titubante, la consapevolezza del non riuscire a sciogliere quel nodo logico, la
metteva un po’ a disagio…però aveva tutto il tempo e poteva farselo ripetere…
Lo imparò
addirittura a memoria…e ne trasse più indicazioni possibili. All’inizio non
sapeva dire se erano creature marine o aeree, poi si rese conto che dovevano
essere entrambe con lo stesso nome…già, ma oltre a questo non riusciva a capire
altro…potevano essere degli anfibi con le ali…no, ridicolo, non esistono…però
nella magia tutto è possibile…già, però se esistevano come si chiamavano?
Non ce l’avrebbe
mai fatta…lei non era una sapientona come Cosetta, anzi, era anche un po’
pasticciona! Forse era meglio rassegnarsi…
…no, lei voleva
vincere quella competizione e non ce l’avrebbe mai fatta se non avesse tentato…
Provò a riformulare
un nuovo ragionamento, quello degli anfibi volatili non reggeva…si fece
ripetere ancora quell’indovinello…
E si rese conto di
una cosa…lei aveva sempre avuto la risposta sotto gli occhi, o meglio coperta
da un telo nero…le voci dovevano necessariamente appartenere alle creature
stesse dell’enigma, altrimenti non avrebbero usato come soggetto la prima
persona plurale…erano due voci melodiose…creature di mare e di cielo…le prime
con le pinne ai piedi e le seconde con le ali…il quadro si stava
ricomponendo…quelle voci erano così melodiose e suadenti che se fosse stata un
ragazzo se ne sarebbe innamorata, come nel mito di Ulisse che incontra le…
-…Sirene…voi siete
le sirene giusto?- il suo viso si era illuminato, e nello stesso tempo segnato
dalla preoccupazione, ma ormai era fatta, aveva pronunciato la risposta, giusta
o sbagliata?
-risposta esatta
piccola Tosca, noi siamo le sirene, complimenti, hai superato la prova…avvicinati-
il telo cadde e scoprì due giovani donne, o meglio Sirene.
Una era seduta su
un masso, aveva lunghi capelli biondi, la pelle verde pallido e gli occhi blu
intenso, le gambe erano unite in una splendida coda verde smeraldo. Era
bellissima, come del resto la seconda. Quest’ultima aveva lunghi capelli neri,
con gli occhi color del rame, le sue delicate braccia erano ricoperte da penne
e piume vermiglie…
Sorrisero
rivolgendosi a Tosca che le guardava ammirata…la sirena marina prese la
parola– avvicinati, non ti faremo del male…-
La giovane
Tassorosso avanzò verso di loro che allungarono le braccia e le disegnarono un
piccolo cerchietto verde. Questa volta fu la sirena aerea a parlare
–complimenti, ora però è necessario che tu vada…-
-ma, io vi
rivedrò?- Tosca era molto brava a stringere amicizia, ma non voleva lasciare
gli amici appena conosciuti.
-oh, io vivo nel
lago di questo Castello, mentre mia sorella vive nel cielo…se vorrai ci potrai
chiamare e noi verremo da te… - sorrise triste rivolgendosi a sua sorella., che
con un cenno del capo rivolto a Tosca, spiegò le grandi ali e volò via.
-Addio giovane
amica…- ed entrambe sparirono.
-addio…- la voce di
Tosca fu un leggero sussurro che terminò in un felice sorriso, aveva superato
la prova…ce l’aveva fatta…suo padre sarebbe stato molto fiero di lei!
Ritornò
allegramente nella stanzetta dove ormai solo tre ragazzi erano rimasti…tra
questi c’era Salazar, che, spazientito, aspettava il suo turno, che arrivò dopo
la prova di due giovani.
-il Signor Salazar
Serpeverde-
il ragazzo si alzò
lentamente dalla sedia e strisciò verso quella porta…lui odiava le sorprese…
entrò e la porta si
chiuse…
buio, non c’era
latro che questo, solo dopo qualche secondo si ritrovò in una radura della
foresta vicina al castello di Garthsow.
Era circondato da
alberi altissimi, cespugli rigogliosi e erba freschissima.
Davanti a lui non
c’era niente…o meglio, c’era qualcosa, ma non riusciva bene a definirlo…
-salve Salazar
Serpeverde-
-chi sei? Dove
sei?- il ragazzo stava cominciando ad innervosirsi, ma dopo le sue domande
scorse qualcosa, davanti a lui si materializzò un animaletto verde acceso con
due grandi occhi gialli e la coda arrotolata
-io sono un
camaleonte, e sono stato incaricato di porti un indovinello che dovrai
risolvere per superare la penultima prova di questo torneo, se i pronto?-
Non ci poteva
credere…lui era sempre stato un tipo diffidente…
La fiducia secondo
lui era per i deboli, per coloro che non potendo contare su loro stessi
necessitavano di aiuto da parte di altre persone…lui non si fidava di
nessuno…nemmeno di suo padre, soprattutto di suo padre…
-Dove siamo?-
-in una parte della
Foresta Proibita, quella che cresce rigogliosa e pericolosa vicino al castello
del Conte Merovit…ora però basta indugiare, devo porti il quesito…- e senza
nemmeno attendere una risposta da parte del ragazzo iniziò la sua filastrocca:
-Volano veloci,
e quando vogliono sono
feroci.
Lacrime dagli occhi
scendono per guarire
Coloro che credono nel
loro dire.
Di un manto di penne
dorate
Di piume vermiglie
sono dotate.
Pesi pesanti possono
portare
E la speranza riescono
a cantare.
Simboli di lealtà e
vita
Per coloro che hanno
fedeltà infinita.-
Salazar per un
attimo rimase spiazzato…un indovinello…lui odiava gli indovinelli, ma non
poteva rimanere indietro rispetto agli altri, persino quel babbeo di Grifondoro
era riuscito a superare la prova…non sia mai che il grifone batta la serpe…
Si mise a ragionare
su quel rompicapo…la cosa che capì immediatamente era che si trattava di un
volatile rosso e oro…possibile che Grifondoro lo perseguitasse continuamente,
non solo doveva sopportarlo ogni settimana per quella stupida chiacchierata,
ora se lo trovava anche in una prova!…peggio della carta moschicida! Era tentato
di rispondere che l’animale era un Grifone, quando si trattenne…non poteva
sbagliare…rivalutò il tutto…
Non potevano essere
i Grifoni, loro non era simboli di speranza, più che altro di coraggio, e a
questo pensiero fece una smorfia di disgusto…
No, doveva essere
qualche altro uccello…lui non ne conosceva molti, però questo aveva anche
capacità di guarigione tramite le lacrime…poteva portare pesanti carichi e
aiutavano chi aveva fiducia…ma certo! Si trattava dell’animale più odiato da
suo padre dopo il Grifone…
-…le fenici, gli
animali che mi hai descritto sono le fenici…- quando si rivolse a guardare il
camaleonte, quello era sparito…e non rispondeva…Salazar cominciava ad
innervosirsi…nessuno lo poteva ignorare…questo mai! Imprecò brutalmente contro
quell’animale che ricomparve per niente indispettito o impaurito…era molto
tranquillo e fastidiosamente sorridente.
-…- non
rispondeva…il ragazzo perse la poca pazienza che possedeva.
-ascoltami piccolo
mostriciattolo verde, dimmi che ho risolto l’indovinello giustamente, fammi
quell’idiota cerchietto sulla fronte e lasciami tornare indietro…non ho tempo
da perdere!-
-è vero, tu ha
risolto l’indovinello, e per questo hai passato la prova…devo solo dirti una
cosa prima che tu vada via…ci sarà n giorno, Salazar, in cui ti sarà chiesta
pazienza e capacità di giudizio…non sei tenuto a perseverare le tue idee oscure
e chiuse…apriti a coloro che ritieni fedeli…trova la tua fenice, l’amico più
fedele e sincero, sii per lui leale e onesto e nella vita riuscirai a fare cose
grandi…e buone!-
-non mi servono i
tuoi stupidi consigli…io sono potente, forte e capace, non ho bisogno di
nessuno…segnerò da solo la mia strada, farò cose grandi, su questo non ho
dubbi! E sono sicuro che per certe persone le mie idee e progetti saranno buoni!-Detto questo scoppiò in una fredda risata di
scherno, e si avvicinò per ricevere il suo lascia-passare per l’ultima prova
della competizione.
Il Camaleonte stese
la sua lunga lingua e la poggiò sulla fronte del ragazzo disegnando il cerchietto
verde della vittoria…che schifo! Fu l’unica cosa che Salazar riuscì a
pensare,e con una smorfia di disgusto se ne andò volgendo le spalle a
quell’essere orripilante e stolto…
Lui non aveva
bisogno di nessuno…lui era un Serpeverde…la serpe che avrebbe contaminato tutti
con il suo veleno!
Bene, come
d’abitudine ora si passa ai ringraziamenti:
-tonkseremus4ever: Grazie mille per aver recensito
anche questo cap…dato che il nono non ti è piaciuto molto, spero che questo ti
interessi di più…baci
-lilyblack: non preoccuparti non mi dispiace che tu
“rimanga attaccata” alla storia, anzi, mi fa piacere. Come hai potuto
constatare…hai indovinato, erano i Centauri! Complimenti per la deduzione…spero
che anche questo cap ti sia piaciuto…Mega Kiss
-peeves: ciao, è la
prima volta che recensisci la mia storia, vero? Cmq mi fa piacere che tu
l’abbia fatto, e anche tu hai indovinato che gli esseri decantati dalla giovane
donna sono i centauri, complimenti! Mi raccomando non abbandonare la mia ff, mi
renderesti molto felice se tu continuassi a scrivermi commenti…baci
-trip: è da un po’ che non ti fai sentire!Scherzo, mi
fa cmq piacere aver ricevuto il tuo commento…in questo cap hai potuto
apprendere chi sono le creature alle quali mi riferivo…grazie ancora per il
voto, sono lusingata! Kisses
-Agelikall:
ciao bellissimissima, mi
dispiace, ma non hai indovinato l’indovinello, cmq non fa niente, se ti consola
io non ne azzecco mai una di risposta corretta agli indovinelli! Non mi
ringraziare per il bellissima, perché scommetto che lo sei, cmq anche se tu non
ti ritieni tale, per me sei ugualmente una bellissima persona! Mega Kiss
-Juliet: so che mi hai fatto i complimenti, e le
scuse (non necessarie) per e-mail, cmq volevo ringraziarti pubblicamente per il
tuo commento, grazie 1000 e alla prossima
Grazie anche a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di
leggere senza commentare…
Ciao a tutti, mi
scuso immensamente per il ritardo, ma la scuola, purtroppo non dà pace…ora vi
lascio, buona lettura…
Capitolo 11 – lacrime e parole.
-ciao Sal!- Godric
gli si fece vicino dopo che aveva superato la prova di logica.
-Quante volte ti ho
detto di non chiamarmi Sal?! Il mio nome è Salazar! Comunque cosa vuoi da me?-
quel giorno era nervoso, prima la prova inaspettata, poi le parole di quel
camaleonte, e ora pure il giovane Grifondoro!
-niente di
particolare, solo che…pensavo di fare oggi la nostra chiacchierata
settimanale…così Tosca terrà al sicuro il nostro piccolo segreto…suvvia abbiamo
solo una settimana, dopodiché io supererò brillantemente l’ultima prova,
vincerò la competizione e il nostro patto si scioglierà! Non vedo l’ora!- con gli
occhi che brillavano per l’eccitazione sotto lo sguardo sconsolato del
“nemico”.
così presero a
camminare lungo il lago, non sapevano di che parlare, ma avendo la
consapevolezza che la giovane Tassorosso li stava fissando da sotto un albero
con Cosetta accanto, descrissero con malavoglia le loro recenti prove.
-tu sei stato
l’ultimo a superare la prova di logica, vero? Quindi, quanti siamo per la prova
finale?- Godric era molto curioso, e lesse dell’impazienza e irritazione negli
occhi dell’ “amico”. Non che lui fosse molto più felice di scambiare
monosillabi con lui, ma almeno si sforzava di collaborare, altrimenti avrebbe
potuto dire addio alla gloria e all’onore.
-siamo in
sei…quindi tra dieci giorni verranno eliminati solo due persone…e io spero che
tra quelle due ci sia tu!- sibilò quelle parole con odio.
-grazie Serpeverde,
altrettanto!- ruggì quelle parole con sarcasmo e disprezzo.
Odiava quelle
chiacchierate settimanali, il suo compagno non smetteva un minuto di parlare,
di esaltare le sue gesta eroiche in combattimenti inventati e duelli
immaginari, scorse però anche determinazione e desiderio di vincere nelle sue
parole. Lui non sarebbe stato da meno…i Serpeverde non potevano permettersi di
rimanere indietro!
Così mentre Godric
continuava a parlare di qualche guerra passata, Salazar non gli prestò
attenzione e cominciò a pensare…l’ultima
prova che abbiamo sostenuto era di logica, e abbiamo già affrontato
l’erbologia, pozioni, magia nera, incantesimi nella pratica e teoria ed
astronomia…quale sarà l’ultima prova? Forse nell’arte della divinazione…no, mi
sembra strano che uno studioso come Merovit creda a quelle bazzecole!
Forse…duelli, ma certo, siamo in sei rimasti, potrebbero benissimo farci
combattere…
-…e allora il mio
destriero, naturalmente incitato da me, fece uno scatto e io, nonostante i
tagli e le ferite dalle quali sgorgavano litri e litri di sangue, riuscii a
raccogliere la duchessina, bellissima naturalmente…suo padre avrebbe voluto
darmela in sposa, ma io cordialmente rifiutai…ehi, mi stai ascoltando?- Godric
si era perso nel raccontare le sue avventure, quando si accorse che Salazar non
lo stava degnando di un sguardo.
-no- fu la risposta
eloquente del Serpeverde. Non aveva tempo di prestare attenzione a quel
montato, però poteva sempre chiedere il suo parere, dopotutto nonostante fosse
di una casata nemica, aveva sotto un buon cervellino…
-dimmi Grifondoro,
hai qualche idea sull’ultima prova?- Salazar glielo chiese assumendo un’aria
superficiale, come se la domanda non avesse alcuna importanza…Godric però era
scaltro, e non si lasciò influenzare. Rispose con un sorriso ironico –nessuna
idea, veramente non ci ho nemmeno pensato…tu invece?-
-niente nemmeno io-
fu questa la risposta sbrigativa di Salazar.
I quindici minuti
terminarono anche per quella settimana, così i ragazzi raggiunsero Tosca e
Cosetta ai piedi di una quercia.
Cosetta non rivolse
uno sguardo verso il ventenne dai capelli di miele, che le sedette vicino
proprio nella speranza di riappacificare le cose.
Tosca, da buona
mitigatrice, capì al volo le intenzione del ragazzo e chiese a Salazar di
accompagnarla per una passeggiata…inizialmente il Serpeverde fece una smorfia
che preannunciava un rifiuto, ma un’occhiata significativa di Tassorosso, lo
convinse.
Una volta che si
furono allontanati, sotto le occhiate preoccupate di Cosetta, quest’ultima si
alzò con l’intenzione di andarsene, ma Godric la trattenne per un braccio.
Un brivido percorse
le loro schiene.
-cosa vuoi?- il suo
tono era acido e contrariato.
-solo parlarti…- il
suo tono era dolce e sincero.
Lei aveva già
parlato con Tosca, che le aveva assicurato che Godric era un tipo impulsivo e
un po’ buffone, ma infondo era buono, e che dietro il suo comportamento si
celava un’anima leale e sincera, che aspettava solo l’occasione per sbocciare e
riflettersi nell’immagine di un uomo maturo e responsabile.
Non c’è che dire,
Tosca, per quanto all’apparenza fosse infantile e pasticciona, era una vera e
propria perla di saggezza, importantissima nel gruppo.
-d’accordo, di cosa
mi vuoi parlare?- Cosetta si era rassegnata e si risedette accanto al giovane.
Gli rivolse un’occhiata indecifrabile. I suoi occhi pervinca indugiarono su
quelli celesti, mentre lui con una mano le sistemava una ciocca corvina
stranamente ribelle. Lei arrossì, lui sorrise.
-volevo chiederti
scusa. Ho parlato con Tosca ieri, e mi ha fatto notare che sono stato sfacciato
e maleducato quando ti ho detto quelle cose al castello, ricordi prima della
prova di pozioni…-
-si, me lo ricordo.
E ti chiedo di non scherzare più con me a quel modo…esperienze passate mi hanno
insegnato a non parlare a sproposito su certi argomenti…ti prego non rifarlo…-
gli occhi le si riempirono di lacrime che offuscarono quegli zaffiri, facendoli
luccicare pericolosamente. Godric si sentì in colpa e dopo averle preso una
candida mano e averle rivolto un dolce sorriso le rispose gentilmente.
-hai ragione, non
avrei dovuto…non lo farò mai più con te, lo prometto.- una lacrima capricciosa
le rigò la guancia, fino a terminare su un sorriso grata.
-Grazie- lui alzò
la mano non occupata e le asciugò quella lacrima solitaria…-Prego-
Pace era stata
fatta, decisero così di raggiungere gli altri due compagni per recarsi poi al
castello.
Tra dieci giorni ci
sarebbe stata l’ultima prova…il 1 Giugno.
Passò una settimana
da quella giornata di pace tra Grifondoro e Corvonero.
Salazar avrebbe
dovuto chiacchierare “amichevolmente” con il biondino…non ne aveva alcuna
voglia.
Era in ritardo,
avrebbero dovuto incontrarsi 10min prima in riva al lago, ma lui si era
trattenuto nella sua camera, fingendo di non aver notato l’ora, poi però si
decise…
Stava percorrendo
un corridoio che lo avrebbe condotto all’uscita quando una mano forte, ma nello
stesso tempo fragile, lo trattenne per un braccio. Sapeva di chi era quella
mano, quanto schiaffi aveva ricevuto da quella mano…troppi…era la mano di
Simeon Serpeverde.
Si voltò di scatto
con il viso contratto dall’odio e dal disprezzo…l’espressione del padre non era
da meno.
-Dimmi Salazar, ti
stai preparando per l’ultima prova?- Simeon sibilò quelle parole con sarcasmo.
Non aveva mai reputato il figlio degno di essere un Serpeverde, pensava che non
sarebbe mai riuscito ad essere un buon rappresentante per quella casata,
nonostante avesse ricevuto un’ottima educazione impregnata di sangue e di nero.
-si, ho vagliato le
varie possibilità della prova, e ora mi sto informando…deve riferirmi qualcosa
padre, come lei sa non dovrebbe parlarmi, in quanto giudice il Conte le aveva
proibito di rivolgersi a me…-
-taci insolente, se
sono qui è solo ed esclusivamente per assicurare che la nostra famiglia non
venga disonorata da una nullità come te…comunque io non mi sottometterò mai
alle parole di un Conte da quattro soldi…sono solo venuto ad informarti di cosa
si tratterà l’ultima prova.-
-veramente io…-
Salazar per la prima volta nella vita avrebbe preferito combattere lealmente,
non pensava giusto essere avvantaggiato…poi si riscosse, lui era un Serpeverde,
questi pensieri da Grifone non erano tollerabili nella sua mente. Li respinse
indietro e fece un cenno del capo al padre che gli si avvicinò e gli sussurrò
all’orecchio la soluzione del dilemma.
Sbarrò gli
occhi…non poteva essere…il suo ragionamento era del tutto sbagliato, ma nello
stesso tempo giusto…squadrò con indifferenza l’uomo davanti a se e cominciò a
recarsi verso l’uscita con una vena di preoccupazione che pulsava velocemente
sulla fronte.
La sua voce lo
trattenne…
-comunque, mi
aspetto che tu superi egregiamente la prova, e ti consiglio di farlo nel
migliore dei modi…non accetto un’altra umiliazione, come è successo nella prova
di Magia Nera…spero di essermi spiegato…- così dopo aver sibilato malignamente
quelle parole ognuno si incamminò per la via opposta.
Padre e figlio,
entrambi Serpeverde, così uguali tra loro come diversi…lo stesso cognome, lo
stesso disprezzo, lo stesso sangue.
-Ahi, mi sono fatta
male!- le urla di Tosca riecheggiarono in quella stanza vuota dover lei e
Cosetta si stavano esercitando per l’ultima prova.
-cosa ti sei fatta?-
la mora le era corsa incontro preoccupata.
Tosca infatti si
stava tenendo la mano sinistracon gli
occhi che luccicavano di lacrime e con una buffa espressione infantile. Un
piccolo singhiozzo la scosse…
-stavo provando a
fare quell’incantesimo che mi hai consigliato…solo che, non so come, ma la
bacchetta si è rivolta alla mia mano sinistra…è tutta colpa di quella
stupidissima bacchetta!-
continuava a
lagnarsi e a piagnucolare.
Una persona priva
di pazienza l’avrebbe sicuramente ignorata e se ne sarebbe andata imprecando
contro di lei, Cosetta invece le prese la mano delicatamente e dopo averla
curata le rivolse un dolce sorriso affettuoso –su, coraggio Tosca, non è
niente, guarda, è già tutto passato…- le asciugò le lacrime e l’abbracciò
forte…non aveva mai avuto una sorella, ma se l’avesse avuta, l’avrebbe
desiderata assolutamente come Tosca.
Dopo il piccolo
incidente decisero di prendersi una pausa. Si sedettero sul grande davanzale di
una finestrona aperta che inondava di luce la stanza e presero a chiacchierare
amichevolmente.
Gli occhi di Tosca
erano ancora un po’ arrossati, e dopo un attimo di titubanza le rivolse una
domanda che sapeva essere rivolta su un argomento delicato, ma che ignorava.
-Scusa Cosetta,
posso chiederti una cosa?-
-certo che puoi…-
la ragazza si sedette meglio per ascoltare la domanda, probabilmente non si
ricordava un incantesimo e voleva un’altra spiegazione.
-perché…perché te
la sei presa tanto quando Godric ha scherzato con te? Lui è un buffone, non
voleva essere scortese, l’ha fatto solo per farti un po’ ridere! Perché tu
invece ci sei rimasta male?-
-…- Cosetta non
rispose, ma sbarrò gli occhi mentre i ricordi viaggiavano.
Tosca avanzò
qualche ipotesi -…forse ti piace Godric, e non volevi che ti prendesse in giro…oppure
perché non ti piace essere al centro di scherzi…oppure…-
-no, non mi piace
Godric e gli scherzi mi sono indifferenti…il motivo è un altro.- la sua voce
era poco più di un sussurro che a malapena si decifrava mentre le ciocche dei
suoi capelli corvini le coprivano delicatamente il volto chinato.
-è una lunga e
vecchia storia…-
Tosca capì di aver
fatto un errore –scusami, non volevo rivangare vecchi ricordi, se non vuoi
parlarne ti capisco, non voglio costringerti…-
-no, aspetta, sono
io che vorrei parlartene…non l’ho mai detto a nessuno, come sai non ho amici, e
vorrei confidarmi con una persona fidata…- aveva rialzato il viso con
un’espressione titubante e dubbiosa…lei riteneva Tosca una vera amica e
liberarsi di quel peso sarebbe stato così liberatorio…
Tosca comprese la
gravità della situazione e le sorrise incoraggiante –naturalmente, tu sei la
mia migliore amica, potrai sempre contare su di me!
-è successo tutto
tre anni fa…avevo diciassette anni, come te del resto…tu sai che noi Corvonero
siamo sempre stati studiosi, la nostra vita è fatta in buona parte di nozioni,
studi, libri…ma una parte di noi è dedita inconsapevolmente ai sentimenti…quel
giornostava piovendo, mi era recata
nella biblioteca di palazzo per prendere un volume…lo ricordo ancora, era sulle
variazioni meteorologiche magiche…stavo entrando quando andai a sbattere contro
un ragazzo che aveva la visuale coperta da una pila di libri. Sbattendoci
contro tutti quei volumi si erano sparsi per la stanza e immancabilmente uno sbatté
contro la mia testa facendomi cadere…
-stai bene?- la voce gentile di un ragazzo raggiunse le orecchie di
Cosetta che alzò lo sguardo trovandosi di fronte un paio d’occhi ambrati, che
la fecero arrossire di colpo. Quelle gemme appartenevano ad un aitante ragazzo
dai capelli biondo miele.
Era preoccupato e agitato. Si maledisse mentalmente per aver fatto
cadere una ninfa così bella…arrossì anche lui perdendosi nei suoi occhi.
Per togliersi dall’imbarazzo lui afferrò delicatamente il braccio per
farla alzare e un brivido percorse le loro schiene…
Una volta in piedi ammutolirono, le parole non volevano uscire dalle
loro bocche.
-scusami, non era mia intenzione…tu…come ti senti? Ti sei fatta male?-
la sua preoccupazione non rimase nascosta…
-no, non preoccuparti…è anche colpa mia, non stavo guardando dove
andavo…-
entrambi rossi, entrambi timidi entrambi con il volto chinato…sembrava
che il pavimento avesse un particolare interesse per quei due giovani, e solo
la voce roca del bibliotecario li fece rinvenire –ehi voi due, non penserete di
contare i granelli di polvere sul suolo e lasciare quei libri per terra, vero?-
Cosetta e il ragazzo misterioso si riscossero, si abbassarono e
raccolsero velocemente tutti i volumi. Una volta terminato Cosetta, dimenticatasi
completamente del libro che doveva prendere, lo salutò impacciatamene–ecco…io…ora va-vado-
Si era già voltata quando la sua voce la fermò
-aspetta, ti andrebbe di farmi compagnia? Sto andando alla guferia,
devo spedire una lettera alla mia famiglia…-
l’imbarazzo era palpabile, e non solo quello della ragazza –va bene-
-ah, che maleducato, il mio nome è Nicholas, piacere…-
-il piacere è tutto mio, io sono Cosetta-
…passammo un
pomeriggio bellissimo, quello fu il nostro primo incontro, e da quel giorno
cominciammo a vederci frequentemente…- la ragazza osservava il paesaggio di
quelle montagne che giocavano con i raggi del sole che tramontava.
-non lo nego, mi
ero innamorata…lui era bellissimo, intelligente, buono, paziente, simpatico…e
mi sorrideva sempre…anche lui si innamorò di me, trascorremmo un periodo
fantastico. Può sembrare sciocco, ma nonostante il poco tempo passato assieme,
provavamo un sentimento così forte che ci scambiammo una promessa…di
matrimonio…
convincere i nostri
genitori non sarebbe stato difficile, entrambi appartenevamo a famiglie
facoltose e alleate…tutto profumava di amore per me…un sentimento nuovo…il
periodo più bello della mia vita, fin quando…fin quando…- e qui le lacrime
inondarono paurosamente il suo viso…
-…stavamo
cavalcando nel parco…e discorrendo…ad un certo punto una vipera tagliò il
sentiero al destriero di Nicholas…puoi immaginare il seguito…lo posso ancora
vedere…il cavallo si spaventò e disarcionò Nicholas scaraventandolo a terra…una
caduta che gli costò la vita…morì sul colpo e quel giorno anche il mio cuore
morì con lui…lui che amava la vita, lui che mi amava…
nessuno sapeva di
noi…al suo funerale io e la mia famiglia partecipammo per rispetto…non versai
una lacrima di fronte a lui, non ne avevo il coraggio…ma mi liberai versando
lacrime da sola, per giorni non mangiai, per notti non dormii…era vivere in un
incubo, era vivere senza di lui…
meditai per molti
giorni di raggiungerlo là dove una volta giunti non si può tornare, poi però
ricordai la sua voglia di vivere, il suo coraggio…mi apparve in un sogno…mi
sorrideva come sempre e mi chiedeva di vivere anche per lui…per noi…-
Cosetta non riuscì
più a trattenere i singhiozzi e Tosca, dopo lo stupore iniziale, la circondò in
un abbraccio fraterno cercando di consolare la sua anima triste.
Era rimasto
scioccato da quel racconto, non aveva mai pensato che una statua di cristallo
come Cosetta avesse potuto avere una storia d’amore così appassionata…
Non aveva ascoltato
volontariamente il suo racconto, stava passando di lì per caso…Salazar gli
aveva dato buca per la chiacchierata settimanale, e passeggiando per il
castello le aveva sentite parlare…
All’inizio pensava
di fare una sorpresa alle sue de amiche entrando di soppiatto, poi le domande
di Tosca e la risposta di Cosetta lo fermarono…ora capiva perché quel
comportamento, ora sapeva…si sentì uno sciocco e un insensibile…lui che aveva
scherzato su questioni così importanti per lei facendola addirittura secernere
quella lacrima solitaria che lo aveva turbato più di quanto pensasse…
Bene, anche questo
capitolo è terminato, mi scuso con chi lo ritiene noioso, dopotutto è
incentrato principalmente su situazioni e conversazioni dei protagonisti…ho
abbandonato momentaneamente il torneo perché mi sembrava ingiusto non parlare
anche dei sentimenti dei ragazzi e solo ed esclusivamente delle prove della
competizione…cmq fatemi sapere al più presto cosa ne pensate…
Un grazie
particolare va a:
-Angelikall: grazie per i complimenti sugli
indovinelli…mi fa piacere che ti siano piaciuti, almeno sembra che io li sappia
comporre, dato che sono negata a risolverli…cmq aspetto con impazienza una tua
recensione, fammi sapere cosa ne pensi su questo cap…bacioni
-lilyblack: ciao carissima, grazie anche a te per i
complimenti…sinceramente Cosetta me la sono un po’ immaginata, prendendo
spunto, lo ammetto, da alcune fattezze estetiche di Sirius, ma anche da quelle
che mi sembravano più consone al suo carattere e casata. Credo che tu l’abbia
intuita, comunque, all’incirca la sua fisionomia: alta, con i capelli neri e
lisci, occhi blu pervinca, carnagione candida, slanciata…diciamo che è bella,
quella bellezza elegante che non potrà mai appartenere a Tosca (anche lei è
carina, però è totalmente diversa, non so se hai capito…) cmq leggi il cap e
fammi sapere, dato che ho raccontato un pezzeto del passato della giovane
Corvonero…Kisses
grazie a tutti
coloro che hanno letto, per favore lasciate commenti, please…grazie
Capitolo 12 *** Serpenti colorati e l'occhio del Ciclope ***
Eccovi il 12° capitolo di questa storia…il termine si sta avvicinando e
i personaggi stanno maturando una coscienza propria…no
Eccovi il 12° capitolo di questa storia…il
termine si sta avvicinando e i personaggi stanno maturando una coscienza
propria…non posso far altro che augurarvi buona lettura…
Capitolo 12 – Serpenti colorati e l’occhio del Ciclope
Il 1 Giugno si
avvicinava inesorabile….
In quegli ultimi
giorni i sei partecipanti erano tesi e stanchi per la preoccupazione e il
troppo studio…
Salazar per quanto
fosse stato avvantaggiato non sapeva da che parte voltarsi, tutto il suo
impegno lo riteneva vano…poiché sapeva il tema della prova, ma non sapeva come
affrontarlo.
Tosca e Cosetta,
più affiatate che mai, si prepararono insieme, speravano di passare tutte e
due…
Godric era
stranamente pensieroso, e non solo per la prova, ma anche per ciò che aveva
scoperto…era incredibile, ma lui risentiva ancora in colpa per come aveva
trattato Cosetta…e il vederla in continuazione mentre gli lanciava occhiate
sfuggenti e indecifrabili, non aiutò la situazione.
Mancava solo un
giorno prima della competizione e Salazar più che una serpe si sentiva un
verme. Non riteneva giusto che solo lui venisse avvantaggiato…per quanto strano
fosse, aveva un impellente desiderio di aiutare i suoi amici…già, per una volta
nella vita aveva trovato degli amici (anche se con Godric i rapporti non erano
tra i più stretti). Comunque si trovava bene in compagnia di Cosetta e Tosca,
per le poche volte in cui si erano parlati. Con la prima riusciva a parlare
civilmente di argomenti seri, con la seconda faticava a trattenere le risate,
non per scherno (ok, lo ammetteva alcune volte era così…) ma principalmente per
divertimento, era buffa e rispecchiava la gioia di vivere…rispecchiava tutto
ciò che non gli era mai stato permesso di essere…
Decise così di
parlare con la Tassorosso…
-ehi Tosca!- la
ragazza stava stranamente leggendo un libro di fronte a delle candele che
illuminavano la stanza. Era sera e dalla finestra proveniva una leggera brezza
pre-estiva. Non appena udì il suo nome la ragazza si voltò e sbarrò la bocca:
Salzar Serpeverde il ragazzo-io-sono-tutto-tu-non-sei-niente si era rivolto a
lei gentilmente e chiamandola per nome…Miracolo!
-c-ciao
Salazar…ehm…- non sapeva come andare avanti… -…preoccupato per la prova?-
-bè è naturale,
come tutti del resto…prima in corridoio ho incrociato l’altra ragazza che deve
gareggiare con noi sull’orlo delle lacrime, tu comunque sei calma…- Salazar si
era seduto accanto a lei sul divanetto nero e dovette frenare un sorriso nel
vedere i suoi brillanti occhi verdi stranamente stanchi e i suoi capelli biondi
leggermente arruffati…
-…insomma, proprio
calma calma non lo sono, comunque è tutto il giorno che sto studiando dieci
materie diverse, e non so da che parte indirizzarmi…spero solo che non sia
qualcosa di difficile e di pericoloso…-
-ecco, io devo
dirti una cosa…- il suo sguardo si era fatto serio e aveva aggrottato la fronte
in maniera preoccupante.
Tosca cominciò ad
agitarsi, quel ragazzo le aveva sempre incusso terrore e quell’espressione non
aiutava. Fece una pausa e i suoi occhi neri continuavano ad indugiare sui suoi
verdi, arrossì di tutto punto e cominciò a balbettare qualcosa -…ve-vedi…non…è
stata colpa mia…te lo giuro…non l’ho fatto apposta, è stato un caso…non gli è
successo niente, vero? È morto? Non l’avevo visto…sbucato dal nulla…e io…- ma si
tappò la bocca quando Salazar la guardò con tanto d’occhi.
-scusa Tosca, ma di
che cosa stai parlando?- quella ragazza era sempre più strana… -…chi è morto?
Chi non hai visto? E che cosa hai fatto?-
Tosca, se è
possibile arrossì ancora di più e abbassò lo sguardo…cominciò a parlare più
tranquillante ora che il contatto tra i loro occhi era stato interrotto. Capì
che il pasticcio che cinque giorni fa aveva causato non era ciò a cui Salazar
inizialmente si stava riferendo…ora però era giunto il momento di raccontargli
tutto –vedi, cinque giorni fa stavo passeggiando tranquillamente, quando
accidentalmente ho pestato qualcosa tra l’erba…giuro che non l’avevo
visto…comunque dopo essergli passata sopra ho guardato su cosa avevo poggiato
il mio piede, ed era…il tuo serpente, sai quello con cui ogni tanto parli…ma ti
giuro che non l’ho fatto apposta, non l’avevo visto…poi l’ho sentito sibilare e
i suoi occhi brillavano, non aveva buone intenzioni, così presa dal panico ho
estratto la bacchetta e l’ho puntata verso di lui…volevo solo immobilizzarlo
per qualche secondo, giusto il tempo di andarmene, però l’incantesimo deve
essere sbagliato…probabilmente l’ho confuso con un altro…comunque quando l’ho
eseguito il suo colore da verde scuro è passato al giallo limone con striature
arancioni…però sono riuscita a scappare, lui si era immobilizzato…anche se
dubito per l’incantesimo, credo che per poco non gli sia venuto un infarto
vedendosi così colorato…scusami scusami scusami scusami…ti giuro che non volevo
fargli male…-
La ragazza aveva
parlato tenendo gli occhi incollati alle ginocchia, così non aveva visto
l’espressione di Salazar…si decise comunque ad alzare lo sguardo, all’inizio
vide i suoi occhi brillare e le mani sulla bocca…temeva il peggio…già se lo
immaginava urlante imprecando contro di lei e scagliandole un incantesimo…e
invece scoppiò a ridere…cielo! La sua sembrava una risata, in
realtà non avendo mai riso apertamente era un po’ troppo roca per esserla, ma
Tosca lo capì lo stesso.
Da scioccata si
concesse un sorriso…era la prima volta che lo vedeva ridere…che strano!
-ah ah ah- il
ragazzo non riusciva a contenersi, ma quando gli occhi smisero di lacrimare si
rivolse a Tosca con un tono insolitamente allegro –ora capisco perché cinque
giorni fa Lector aveva quel colore…non preoccuparti, non gli è successo niente,
era solo un po’ stordito, ma sono riuscito a rimetterlo in sesto, ora
probabilmente sarà a caccia…-
e qui Tosca
cominciò a tremare…comunque per smorzare la tensione aprì bocca –allora, di che
mi volevi parlare?-
-ah si! Me ne ero
quasi dimenticato…ascolta mio padre qualche giorno fa mi si è avvicinato, e mi
ha…- qui abbassò la voce -…mi ha svelato il mistero dell’ultima prova, e io
sono venuto ad informarti…-
-NO!- l’espressione
di Tosca si fece seria –io non barerò mai! Voglio combattere lealmente…niente
trucchi o inganni…non è ciò che voglio…sarebbe contro la mia natura…mi spiace
Salazar…- dopo un momento di pausa ricominciò a parlare. I suoi occhi verdi
erano in fiamme e la sua posizione eretta la faceva assomigliare ad una matrona
giusta ma severa -…ho deciso che non ti denuncerò al Conte, ma con il tuo
comportamento mi hai molto deluso…-
-Aspetta…- Salazar
la interruppe -…è stato mio padre a dirmi tutto…io non volevo…mi ha
praticamente ricattato…- piccola
bugia, ma necessaria affinché mi creda -…e se sono qui per dirtelo è perché voglio che almeno con voi io possa
dimostrarmi leale e giusto una volta tanto nella vita…ma a quanto ho appena
constatato il mio sforzo non è apprezzato…-
si era già alzato
per andarsene quando Tosca, presa da un attimo di impulsività, gli afferrò un
braccio e lo costrinse a voltarsi…i loro occhi si incrociarono nuovamente e la
ragazza capì che una volta tanto il Serpeverde davanti a lei si stava mostrando
diverso…chi lo sa, magari la vicinanza sua, di
Godric e di Cosetta stava dando i suoi frutti…
gli sorrise facendo
riappacificare i loro rapporti e dopo essersi seduti riprese a
discorrere…Salazar spiegò tutto ciò che sapeva a Tosca, e lei avrebbe dovuto
parlarne agli altri due del gruppo…non erano così intimi con gli ultimi due
concorrenti…anche se era giusto informare anche loro…così dopo aver discusso
con il giovane Serpeverde tutti e sei i partecipanti vennero a sapere
l’ostacolo dell’ultima prova…
-Non ci crederò
mai! Io non posso credere alle parole di un Serpeverde…mai! È sicuramente una
pista falsa! Ma sono solo io che l’ha capito!? Mi stupisco di te Tosca…tra
tutti ero certo che almeno tu non avresti abboccato all’esca…e invece, sei la
prima che ci crede!-
-ORA BASTA! Io non
ti permetto di parlarmi così, chiaro? Io sono liberissima di prendere le mie
decisioni, come te…se non ci vuoi credere, arrangiati, so solo che ho letto la
verità nei suoi occhi!- non era da lei fare sfuriate del genere, ma Godric a volte
era davvero esasperante…era ora che si calmasse un po’!
-scusa…non avrei
dovuto urlarti contro…- la ragazza cercò di darsi un contegno scusandosi con il
giovane che sorrise un po’ imbarazzato in risposta.
-bè, anch’io sono
stato maleducato…scusa…d’accordo, proverò a fidarmi di Serpeverde…-
-bene…e ora andiamo
a mangiare…Salazar e Cosetta ci aspettano in Sala da Pranzo! Domani ci aspetta
una dura prova e dobbiamo rilassarci!-
Fatto sta che
Cosetta Corvonero, William Fluster, Godric Grifondoro, Marianne Pain, Tosca
Tassorosso e Salazar Serpeverde, alle 8.15 del 1 Giugno si recarono puntuali in
uno spiazzo di parco lambito dal una sponda del lago e sul quale troneggiava il
maestoso castello.
Tutti agitati,
tutti con le bacchette alle mani, tutti in una piccola tenda nella quale
entrarono giudici accompagnati dal Conte.
Tra tutti gli
undici presenti il Conte sembrava l’unico davvero divertito per la situazione.
I partecipanti erano terrificati, ognuno aveva un espressione diversa…Cosetta
aveva una colorito cinereo e balbettava formule di incantesimi bisbigliando,
Salazar parlottava sommessamente con Lector, il suo serpente, Godric era
stranamente taciturno e continua a marciare per tutto il perimetro della tenda
e Tosca…bè Tosca si stava maledicendo di aver mangiato troppi biscotti al
cioccolato per colazione!
-molto bene…siete
solo in sei…e due di voi in questa prova verranno eliminati…suvvia perché
quelle facce, la prova è molto semplice!- e dopo aver ricevuto occhiate oblique
da parte dei giudici si corresse -…bè, non è semplicissima, ma neanche
esageratamente difficile…la vostra ottava e ultima prova consiste nel…no! Oggi
sono dispettoso…uno ad uno, quando verrà chiamato il vostro nome, uscirete
dalla tenda e noi vi diremo il vostro compito…-
I giudici lo
fissarono stupiti…perché quel cambio di programma così improvviso?
Teoricamente loro
avrebbero dovuto dire ai ragazzi ciò che dovevano fare…avevano ritenuto che un
minimo di preparazione alla prova imminente era giusto darlo ai sei ragazzi…ma
era inutile star lì a criticare…in quel torneo il Conte dettava legge…meglio
fare come voleva lui…
-…direi che è ora
di iniziare…signorina Corvonero prego ci segua…quando avrà terminato la prova
chiameremo lei, signor Fluster, quindi si prepari…-
-pensi che abbiano
scoperto qualcosa? Da quanto ne so avrebbero dovuto dirci che la prova consiste
nell’affrontare Creature Magiche…- Tosca si era preoccupata, sembrava che il
Conte avesse scoperto che loro sapevano…
-no, secondo me non
hanno scoperto niente, e poi comunque che cosa avrebbe cambiato, anche Salazar
ci aveva detto la stessa cosa…in fin dei conti l’informazione non è molto utile
se non sappiamo quale creatura magica affrontare!-
-ma tu, Godric, non
riesci a non polemizzare tutto ciò che dico?-
-venga signorina
Corvonero, suvvia non abbia paura…noi controlleremo la sua prova tutto il
tempo…non le accadrà niente…ecco, prenda una delle sei carte che tengo nelle
mie mani…- il Conte le porse il retro di sei carte…era il gioco delle sei
carte…lei lo sapeva ognuna di quelle carte aveva il suo ostacolo…scelse una di
quelle centrali e la girò…sul davanti della carta…
-…ma questo
è…-Cosetta era un po’ stupita…
-deduco che lei ha
già capito cosa deve affrontare…un ciclope…buona fortuna- il Conte continuava a
sorridere…Cosetta e i giudici continuavano a guardarlo con tanto d’occhi…in che
senso buona fortuna? Dov’era il ciclope?
tutto taceva, non
un filo di vento, e nemmeno i cinguettii degli uccellini…assolutamente niente!
-mi scusi, ma
dov’è?-
-bè, ma mi sembrava
logico…- ora era Merovit che si stupiva -…deve essere lei ad evocarlo! E dopo
lo dovrà calmare…dopotutto sono o non sono i ciclopi delle creature alquanto
irruente?!-
E ora come faccio?! Salazar non aveva parlato di
“evocare”…io non ho studiato formule di quel genere…ok, calmati Cosetta, non è
il caso di agitarsi…dopotutto ci sono cinque giudici che ti stanno fissando
aspettando che tu dia vita ad un gigante con un occhio solo che non aspetta
altro di essere accecato…ma dove siamo? In Scozia o nell’Odissea?……………ma certo…Omero!
Dopo aver ragionato
per bene, Cosetta intuì un modo per poter ottenere un Ciclope in carne ed ossa
d’avanti a lei…dopotutto la sua idea era realizzabile…molto complicata, ma
fattibile…
Si concentrò al
massimo…
gli occhi
socchiusi, le braccia levate in alto…
doveva cercare di
entrare con la mente nel libro della biblioteca di Garthsow intitolato
“Odissea”…la distanza era notevole, ma le sue capacità erano al di sopra della
media…
cercò un legame con
quel libro…
era un trucchetto
che le avevano insegnato da piccola, quando faceva fatica a studiare…doveva
semplicemente entrare a far parte del libro, che non doveva più considerare un
semplice oggetto fatto di carta e inchiostro, ma ritenerlo una scatola che
conteneva personaggi e oggetti tangibili, non solo nozioni o espressioni…doveva
ricreare nella sua mente il Ciclope Polifemo, e per farlo necessitava del
libro, o meglio di “collegarsi mentalmente” a quel libro…
ripercorse gli
ultimi anni della guerra di Troia, accarezzò Achille, cavalcò il famigerato
cavallo di Troia, ammirò la bellezza di Elena, ascoltò le parole Ulisse…era lui
che doveva seguire…
il tempo passava
accelerato in base alla volontà della ragazza…ed ecco che dopo molto viaggiare
raggiunsero quell’isola…venne rinchiusa con l’eroe omerico e il suo equipaggio
in una grotta e lì trovò la creatura che voleva…il Ciclope.
Lei in realtà non
esisteva nella storia del libro, ma era presente, e aveva la possibilità di
toccare, sentire e provare emozioni…una cosa strana da capire, ma nello stesso
tempo inebriante ed emozionante…
Incrociò lo sguardo
di Polifemo e, anche se questo non poteva vederla, catturò i suoi occhi…si
impossessò della sua immagine…legò a sé la sua anima letteraria e lo condusse
nella sua realtà, facendo attenzione a non spezzare il contatto…
Del fumo uscì dalla
sua bacchetta…fumo che prese consistenza in un colosso di 5m…una massa di
capelli incolti gli ricopriva la testa ostruendo anche la vista di quell’unica
finestra che aveva sul mondo…un grande occhio dall’iride giallo marcio…la barba
bruna gli nascondeva quasi tutto il volto…tra quel nero spiccava, oltre
l’occhio, anche un grosso nasone rosso e dalla sua bocca usciva un fetore che
avrebbe ucciso anche i fili d’erba…fortunatamente (per i fili d’erba) e
sfortunatamente (per Cosetta) il ciclope era visibile solo a lei e ai giudici…
Anche il Ciclope
poteva vederla e vedere tutto ciò che lo circondava, la differenza però era che
essendo stata la ragazza ad averlo evocato era diventato più “vivo” rispetto a
quando invece Cosetta era andata nel libro.
Lui aveva la
possibilità di toccare solo colei che l’aveva evocato e coloro che l’evocatrice
aveva scelto di farlo vedere.
Ora però Cosetta
aveva il fiatone…di solito evocava animali o oggetti di piccole dimensioni,
come farfalle colorate o penne pregiate, ora però questo sforzo le aveva fatto
esaurire buona parte delle energie
Il suo compito era
semplicemente difficile…doveva controllare quel colosso.
Poteva provarci
utilizzando il potere mentale, ma era troppo stanca per le energie consumate
nell’evocazione…doveva cavarsela in qualche modo…praticamente lo doveva mettere
KO, e lei aveva già rielaborato un’altra teoria…
Intanto
Polifemo,dopo essersi guardato in
giro, cominciò ad avanzare verso Cosetta con fare minaccioso…era stato
strappato allo spuntino di quell’uomo con la sua ciurma, e non sarebbe rimasto
a stomaco vuoto…aveva fame e quella ragazzina poteva essere un buon
bocconcino…anche se un po’ troppo magra…
Si era parato di
fronte a Cosetta con le braccia tese nel tentativo di afferrarla, quando lei
sollevo lo sguardo serio, gli puntò contro la bacchetta –IMMOBILUS!- e lo
immobilizzò per qualche secondo…nel frattempo staccò un ramo dall’albero più
vicino e lo rese il più appuntito possibile a una estremità…dopotutto se il
ciclope veniva dall’Odissea, perché non rubare ad Ulisse anche il modo per
potersi sbarazzare di quel gigante?
Così, dopo aver
indurito la punta, la scagliò con tutte le sue forze nell’occhio di quel
mostro, poco prima che l’incantesimo perdesse effetto…
lui urlò di dolore
e Cosetta cadde sulle ginocchia
La vista appannata,
le membra insensibili, la gola secca…
Si sentiva leggera,
una volta tanto nella vita non pensava a niente, niente pensieri, niente
emozioni…vide solo un dolce sorriso, capelli di miele e occhi d’ambra…
troppa magia…troppe
energie…la bacchetta toccò il terreno e accanto, afflosciato, il corpo immobile
della ragazza.
Prima dei
ringraziamenti volevo scusarmi anticipatamente con chi non ha ben capito il
modo in cui Cosetta ha evocato Polifemo,mi rendo conto di averlo spiegato male…e se qualcuno non è riuscito a
comprenderlo, me lo faccia sapere, e io cercherò di rispiegarvelo meglio nel
prossimo cap con una nota infondo…ancora scusa…e grazie per l’attenzione.
Grazie millissime a
tutti coloro che hanno letto, ma non hanno recensito (mi raccomando fatelo!
Continuo a ripetervelo e non mi stuferò mai di farlo! Ve l’assicuro!)
Un grazie
grandissimissimo va a:
-Angelikall:
ciao bellissima, come hai previsto
c’è stato un cambiamento in Salazar, ma è ancora da appurare se è un vero
cambiamento spinto dalle sue emozioni o una manovra tattica…ti lascio in
sospeso, cmq mi fa piacere che ti sia piaciuta la storia di Cosetta…ti giuro
che inizialmente non pensavo di crearle un passato triste, poi però ogni volta
che la vedevo nella mia mente aveva sempre quel velo di tristezza che le
oscurava gli occhi, e così ho immaginato il suo triste, ma secondo me, nello
stesso tempo romantico passato. Dopo questa noiosa pappardella ti saluto, un
bacio, recensisci presto
-lilyblack:
ciao bella, mi fa proprio
piacere che ti sia piaciuto…devo essere sincera, il tuo commento per lo scorso
capitolo lo attendevo con impazienza, dato che so che ti piace Cosetta…visto
che ti è piaciuto posso dire di aver fatto un buon lavoro…grazie millerecensisci anche questo…baci
Ciao a tuttissimi! Siamo sotto il periodo natalizio e quindi
vi regalo questo capitolo con la speranza che passiate un buon Natale e felici
feste…ora vi lascio leggere e mi raccomando commentate in tanti!
Capitolo 13 – Pericoli e carte bianche
-COSETTA!- l’urlo di Charles Corvonero ruppe il silenzio
dopo che il ciclope si era dissolto nell’aria ritornando alla sua vita
originaria.
L’uomo si alzò di scatto e si accostò alla figlia priva di
conoscenza…la scosse leggermente ma lei non si svegliò se non per qualche
secondo…gli occhi aperti persi nel vuoto e la voce lamentosa che chiamava
–Nicholas…Nicholas…- un lieve sussurro e poi perse nuovamente i sensi
accasciandosi ancora al suolo.
-sarebbe meglio che la portassi in infermeria,
Charles…penseremo noi alle prossime prove, non preoccuparti- Theodore
Tassorosso si era avvicinato all’amico rassicurandolo…
Così dicendo il signor Corvonero sollevò di peso la figlia
mormorandole all’orecchio parole paterne di rassicurazione…si sentiva
terribilmente in colpa, lui l’aveva praticamente costretta a partecipare…e ora
stava male…si diresse verso l’infermeria con il volto segnato dalla
preoccupazione e con passo veloce…
Per quanto la situazione fosse tra le meno opportune si
sentiva veramente orgoglioso di avere una figlia così, anche se per ora non
voleva altro che lei stesse bene…
-dobbiamo continuare, chiamate il signor Fluster…-
il Conte non aveva aperto bocca, in quel momento si chiese
se aveva fatto la cosa giusta a indire quel torneo…chi era lui per testare le
abilità magiche di quei ragazzi? Con che veste si era permesso di cercare
quattro giovani di una fantomatica profezia?
E ora una ragazza poteva rimetterci la vita, già perché ciò
che Cosetta aveva fatto era una magia molto potente per una giovane mente come
la sua…si era esposta ad un rischio troppo grande…
-Signor Fluster, prego, venga…- Galviano Grifondoro chiamò a
gran voce un ragazzo bruno con gli occhi di ghiaccio, che impassibile uscì
dalla tenda a testa alta.
-allora Tosca, riesci a vedere qualcosa?-
-no Godric, non vedo niente…comunque quel Fluster non se la
sta passando molto bene, mi sembra di aver visto del sangue per terra…-
-bene, speriamo che la sua creatura lo elimini, così fuori
uno!- questa volta era stato Salazar a parlare.
-dai Salazar, a me dispiace se si è fatto male…chissà invece
cosa ne pensa Cosetta di quel tipo, sapete ieri l’ha invitata a un ballo e…-
-Cosa hai detto? Ripeti per favore…Cosetta è stata invitata
al ballo da quello lì fuori?!- Godric aveva preso per le spalle Tosca, stupita
dalla sua reazione.
-veramente è inutile che te lo ripeta, l’hai già detto tu…-
cercò di liberarsi dalla stretta del ragazzo che si era innervosito.
-l’ho sempre detto, quel Fluster non mi piace, ha qualcosa
di losco…comunque Cosetta ha rifiutato vero?- la sua voce era incerta, e
guardava in modo ossessivo Tosca che invece lo guardava più stupita che mai…
-ah, si, l’ha raccontato anche a me Cosetta che quel tipo
l’ha invitata…- Salazar interruppe la conversazione tra i due impedendo così a
Tosca di rispondere…-…e mi ha anche detto cosa gli ha risposto…- detto questo
lanciò un’occhiata alla ragazza bionda che le intimava a rimanere in silenzio
-…mi ha detto che lei gli ha risposto che solo se lui avesse superato la prova
sarebbe uscita con lui…-
-non è possibile…dimmi che non è vero?!- Godric era
disperato –quando gliel’ho chiesto io ha rifiutato palesemente, e invece a quel
tipo lascia anche il beneficio del dubbio…questo mai! Sconfiggerò anch’io la
mia creatura, e sono sicuro che riuscirò a vincere e poi le chiederò di…- e qui
gli morirono le parole in bocca sia perché si era stupito della sua reazione,
dopotutto Cosetta era libera di uscire con chi voleva, sia perché una voce
chiamò il suo nome…
-Godric Grifondoro!-
il ragazzo sbiancò e poi arrossì vigorosamente subito
dopo…lanciò occhiate allarmate ai due amici e uscì dalla tenda rigido come un
pezzo di legno…
-non è vero, Cosetta ha rifiutato categoricamente l’invito
di Fluster…perché hai mentito a Godric?-
Ora Tosca si era voltata verso Salazar con un sopracciglio
alzato e le braccia incrociate attendendo una risposta esauriente.
-gli ho mentito perché sospettavo che lui avesse una cotta
per la Corvonero, e poi perché così era più motivato ad affrontare la prova!-
Salazar cercò di giustificarsi, ma in modo poco convincente.
-non è che gliel’hai detto perché speravi che lui rimanesse
deluso e entrasse in una specie di crisi che gli avrebbe fatto perdere il
Torneo?-
-non sono tenuto a darti spiegazioni!- ora il ragazzo si
stava innervosendo…
-Salve Signor Grifondoro, pronto per la prova?- il Conte era
cordiale come al solito…
-naturalmente Signor Conte!- Godric sfoggiò un sorriso
mentre le ginocchia tremavano leggermente…no, io sono un guerriero e non ho
paura di una semplice prova contro una qualsiasi creatura!
Il ragazzo notò che mancava il giudice Corvonero, ma non ci
badò molto, era molto preso dalla gara.
Come per Cosetta e Fluster, anche Godric prese una delle
quattro carte che il Conte gli porse e la girò…il volto corrucciato in
un’espressione di strana concentrazione e serietà che venne sostituita da una
smorfia di panico e uno sguardo d’agitazione…se quello era uno scherzo, non era
per niente divertente, anzi!
-che c’è signor Grifondoro, qualche problema?- era stato
stranamente Simeon Serpeverde a parlare vedendo la faccia del figlio del suo
acerrimo nemico…
Godric non voleva mostrarsi debole al padre del suo acerrimo
nemico, anche se Salazar era ancora un nemico? Meglio lasciarsi questa
domanda a dopo…ma era anche consapevole che non sarebbe mai riuscito a
capire come combattere la sua creatura, se non sapeva quale creatura fosse, già
perché la carta era bianca, completamente…
Il ragazzo ignorò totalmente il giudice che aveva parlato
rivolgendogli solo un’occhiata di sufficienza e si rivolse al Conte –mi dica,
la carta bianca significa che sono io a scegliere il mio avversario?-
sinceramente lui aveva sperato ad una cosa del genere, sapeva già quale
creatura affrontare, ma i piani non andarono come previsto…
-certo che no! Lei ha pescato una carta che io definirei
jolly…un giudice sceglierà indipendentemente una creatura…- e qui si rivolse a
Tassorosso e Serpeverde -…Theodore, Simeon, spetta a voi decidere…-
-sono sicuro che Tassorosso mi concederà la scelta, non è
così carissimo amico?- Simeon sibilò quelle parole che a Godric parvero più una
minaccia che una richiesta. Non per questo Tassorosso si lasciò intimidire,
masi volse a Galviano, che, un po’
dispiaciuto e preoccupato, assentì con il capo, quindi il padre di Tosca
lasciò, con il consenso dell’amico grifone, libera scelta alla serpe.
-bene bene, giovane Grifondoro, in onore della mia casata ho
deciso di farti affrontare una creatura che mi sta molto a cuore…una Gorgone…-
ma vedendo l’espressione interrogativa del ragazzo si aprì in un sorrisino
compiaciuto -…oh, forse tu la conosci meglio sotto il nome di Medusa…-
a quelle parole Godric sbarrò gli occhi…naturalmente
conosceva quella creatura…una terribile creatura…così come conosceva l’eroe che
la sconfisse…Perseo.
-veramente io credo che una Gorgone sia troppo difficile per
un ragazzo…- il Conte non aveva nemmeno finito di parlare che un lampo di luce
verde e accecante squarciò il cielo, tutti furono costretti a schermarsi gli
occhi, solo la risata amara di Serpeverde ruppe la situazione
-ho pensato di darti un piccolo aiutino…ti presento la mia
Medusa, già, perché io ne possiedo una, ti avverto è molto combattiva
e…letale! Te l’ho già evocata e ti darò qualche minuto di vantaggio per
studiare la situazione…-
non c’era modo di far tornare indietro quell’essere, e il
Conte e nessun altro avrebbe potuto fermare quella prova, le regole parlavano
chiaro, Simeon aveva il diritto di scegliere qualsiasi creatura lui ritenesse
opportuno…Galviano non obiettò la scelta del nemico, sapeva che suo figlio era
forte, quindi lasciò correre la situazione lanciando una profonda occhiata al
figlio che annuì seriamente.
Naturalmente Godric aveva studiato, anche se di malavoglia,
le caratteristiche dei vari mostri, e Medusa era una di quelle che odiava di
più…non sapeva bene il perché, sapeva solo che secondo un mito Atena, la dea
della saggezza, invidiosa della bellezza di Medusa, che si vantava della
propria chioma fluente, la trasformò in una creatura mostruosa tramutandole i
suoi amati capelli in serpi, sostituendo la sua bellezza alla bruttezza…tutto
questo era niente in confronto al potere che esercitava quell’essere, poteva
pietrificare con lo sguardo chiunque avesse incrociato i suoi occhi…e Godric
non aveva proprio intenzione di guardarglieli.
Davanti a sé c’era la Medusa con gli occhi chiusi, già
perché Serpeverde gli aveva concesso qualche minuto per organizzarsi…e ora
poteva studiarla con lo sguardo…si rese immediatamente conto che quello che
aveva studiato era in parte falso…per quanto i suoi insegnanti gliel’avessero
sempre descritta come una vecchia decrepita creatura, per lui non era così.
Era una donna sulla trentina, la carnagione perlacea
decorata con simboli neri, le mani di bronzo ricoperte fino all’avambraccio
come se indossasse un paio di guanti,il vestito grigio fumo aderiva al suo
corpo ancora bello, ma stanco. Il viso era sottile le labbra innaturalmente
rosse, le palpebre delicatamente chiuse nascondevano globi mortali…l’unica cosa
che stonava e che fece arricciare il naso a Godric furono tutti quei
serpentelli verde marcio che non stavano fermi un attimo, i piccoli occhietti
neri e le lingue velenose continuavano a uscire dalle loro bocche…
Ora che fisicamente aveva studiato il mostro doveva assolutamente
trovare un modo per sconfiggerla, ma prima di tutto…necessitava di una buona
difesa…lui, al contrario dei giudici, non era immune al suo potere di morte, e
se non voleva veramente rimetterci la pelle doveva prima di tutto proteggersi e
poi attaccare.
Con la magia si fece comparire uno scudo lucente, ingrandì
qualche sassolino facendogli assumere le dimensioni di piccole montagnette, e
poi la Medusa sollevò le palpebre…
Gli occhi gialli, che non potevano essere visti da Godric,
indugiavano sui massi…lei aveva una preda, il suo padrone le aveva detto di
uccidere la preda, e lei non deludeva mai il suo padrone…mai! Così prese a
spostarsi con leggera grazia, mentre i suoi capelli-serpenti le guardavano le
spalle, le sfioravano il volto e le sibilavano parole di morte all’orecchio.
Godric era sempre più nervoso, non era da lui rimuginare
sulle cose, anzi era un tipo impulsivo, ma ora non si giocava solo una semplice
qualificazione, qui si giocava la vita e per quanto fosse avventato, non era
certo stupido…sentiva il suo respiro leggero, sentiva i maligni sibili dei
serpenti e sentiva la sua veste frusciante sul terreno.
Aveva intuito quale fosse la sua posizione, e così uscì dal
suo nascondiglio, matenendosi sempre
il viso coperto dallo scudo per sicurezza. Era impotente, lì in quella
situazione, non sapeva come muoversi, ma poi si riscosse…lui era un guerriero,
lui era un grifone, lui era coraggioso…abbassò lentamente lo sguardo fino a che
i suoi occhi azzurri incrociarono il verde dell’erba, e poi fece appello alla
sua determinazione e ciò che aveva imparato da quelle lezioni noiose che suo
padre gli aveva costretto a seguire. Abbassò lo scudo ponendolo
orizzontalmente, il metallo riluceva per i raggi del sole e su quello stesso
scudo si riflesse la sua immagine.
Ora poteva vederli i suoi occhi, il colore era per lui
indefinito, ma quegli occhi ora li aveva visti e fortunatamente per lui non
sarebbero stati l’ultima cosa che avrebbe visto nella sua vita.
Si spostò lentamente a lato mentre lei lo guardava con odio
e dolore, la tentazione di alzare lo sguardo per poter fissare il suo nemico
con gli occhi era molto forte, ma riuscì a resistere nonostante tutto.
Schivò un paio di colpi del mostro, già, perché quella
Medusa aveva anche poteri magici, probabilmente un dono di Serpeverde, sta di
fatto che Godric ora poteva vederlo il suo nemico, ma doveva escogitare un modo
per sconfiggerlo e per farlo doveva farle perdere la vista…trovò un modo.
Era un incantesimo impreciso, ma che più volte l’avevano
aiutato per uscire dal suo castello inosservato agli occhi della governante
apprensiva…facendo riflettere la sua magia sullo scudo sperando che quella
deviasse correttamente sulla creatura.
-claudentes oculos!- ruggì quelle parole puntando la
bacchetta a livello degli occhi della donna, questo però non ebbe buon fine
perché non colpì i suoi occhi, ma quelli di uno dei serpenti che crescevano
dalla sua testa.
Ritentò più volte, ma era sempre più difficile. La Medusa
non era certo una stupida e ben presto riuscì a schivare tutti i suoi colpi.
Godric invece venne colpito più volte dagli incantesimi della creatura, che gli
procurò bruciature sulle braccia e qualche ematoma sulle gambe…lei tentava di
farlo cadere e di fissare i suoi occhi, lui tentava di rimanere in piedi e
chiudere i suoi occhi.
Ci riuscì, non seppe bene come, ma dopo molti tentativi,
sangue che usciva, sudore che bagnava, le chiuse gli occhi…fu difficile, perché
non aveva un contatto diretto con la parte da incantare, ma la fortuna quel
giorno era dalla sua parte…l’incantesimo si riflette giustamente sul suo scudo
e gli occhi del mostro si sigillarono.
Godric pensava di avere la situazione in pugno, già, perché
pensava che avendo chiuso per sempre i suoi occhi sarebbe riuscito a
schiantarla, o a colpirla senza troppa difficoltà, ma è qui che si
sbagliava…perché la Gorgone aveva degli aiutanti in testa che le suggerivano
dove colpire con le sue magie.
Dopo un urlo di odio e frustrazione emesso dalla creatura,
quella si calmò rassicurata dai suoi serpenti che le sibilavano parole di
vendetta all’orecchio. Le sue palpebre chiuse, la sua bocca deformata, il viso
contratto in una smorfia di odio…ora Godric capì perché i suoi insegnanti
gliel’avevano sempre descritta come un essere brutto…sembrava una vecchia
megera piena di rughe!
Il ragazzo fissò schifato la creatura che cercava di
riprendersi dalla sorpresa, e poi voltò il suo sguardo verso i giudici.
Il conte era preoccupato come Tassorosso che apriva e
chiudeva la bocca senza far uscire alcun suono, suo padre era impassibile,
sembrava che studiasse la situazione, Serpeverde, invece, era arrabbiato, non
si aspettava che quel piccolo e insulso grifoncino si mostrasse così abile…
Il suo sguardo ritornò al mostro che aveva cominciato a
lanciare colpi nella sua direzione, lui riuscì a scansarli anche se richiedeva
un grande sforzo per le sue gambe piene di lividi e graffi sanguinanti.
Doveva riuscire a sconfiggerla, ce la doveva fare, era
importante per lui…così, come aveva narrato più volte nelle sue storie,
raccolse le sue ultime forze e con coraggio si scagliò verso la creatura
-MORS PERCUTIT!!!- e dalla sua bacchetta uscì un lampo di
luce bianca che trafisse il cuore della Medusa facendola contorcere dal dolore
e svanire in una nuvole di fumo nero.
Godric esausto si accasciò a terra, ma si rialzò pochi
secondi dopo con un stanco sorriso stampato sul volto insanguinato.
Dopo un attimo di silenzio una voce ruppe la situazione
-Molto bene Godric, sei stato bravissimo, e hai superato
egregiamente la prova…ora ti consiglio di andare in infermeria, ce la fai da
solo o hai bisogno di aiuto?- il Conte si era congratulato con lui con tono
stupito e felice, anche se si poteva leggere una vena di dispiacere nei suoi
occhi.
-non si preoccupi signor Conte, riuscirò a raggiungerla da
solo…- così dicendo si avviò verso il castello non senza aver notato un sorriso
orgoglioso del padre e una smorfia di disprezzo che contraeva il volto di
Serpeverde.
Bene, e con questo si conclude il 13° cap…mancano pochi cap
e poi anche questa storia volgerà al termine…cmq grazie a tutti per aver letto
e mi farebbe molto piacere ricevere una vostra recensione…dopotutto a Natale
siamo tutti più buoni, no?
PS: volevo precisare che le informazioni su Medusa le
ho ricavate da Internet, e alcune cose le ho inventate, per esempio che questa
creatura abbia altri poteri oltre quello di pietrificare con lo sguardo e anche
il suo aspetto è dimia totale
invenzione…quindi non prendete come assoluta verità quello che ho scritto su di
lei.
Un grandissimo grazie va a:
-Angelikall: ciao
bellissima! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il sorriso di Salazar…non
preoccuparti Tosca e Salazar non diventeranno mai una coppia, almeno per la mia
ff, non li vedo molto bene insieme…cmq il tuo ragionamento è giusto, riguardo
il Ciclope…spero che recensirai anche questo cap, quindi buon Natale e felici
feste…baci
-Peeves: scusa scusa scusa
scusa, hai ragione ho commesso un errore stupidissimo…e appena ho letto la tua
recensione ho modificato il cap togliendo il “plastificate” alle carte, non me
ne sono proprio accorta! Per il cioccolato, mi dispiace ma quello non me lo
sono sentita di toglierlo…io ne vado matta, anche se sono consapevole che non è
una buona ragione! Diciamo che mi prendo una licenza storica! Spero che questi
errori non ti abbiano fatto passare la voglia di continuare a leggerla…sperando
in un tuo nuovo commento ti auguro un buon Natale ricco di felicità e
cioccolata! Kisses
-lilyblack: grazie mille per
la tua recensione e per la tua comprensione nella descrizione del Ciclope…come
hai notato in questo cap i capelli sono di Nicholas, mi spiace, anche se ho già
in mente qualcosina sulla coppia Godric/Cosetta…non ti voglio anticipare niente
perché non ne sono sicura al 100% però se ci sarà qualcosa temo che sarà un po’
triste…bacioni e buon Natale
-eden89: ciao, è da un
po’ che non ti sento! Mi fa piacere che la storia ti piaccia, e vedi che
Salazar si sta integrando, almeno un po’, nel gruppo. Dato che non hai ben
capito come il Ciclope è stato evocato, proverò a spiegartelo…dunque, Cosetta
fa mente locale al libro dell’Odissea, la famosa opera omerica, e utilizza un
piccolo trucco che usava da piccola per ricreare nella sua realtà animali e
oggetti di piccole dimensioni. Con la mente entra nel libro e trasporta, sempre
mentalmente, Polifemo sia fisicamente sia per il suo comportamento, e poi una
volta sconfitto è ritornato nel libro…una specie di proiezione tangibile…spero
che tu abbia capito di più, quindi baciotti e buone feste, mi raccomando
recensisci ancora!
-Juliet: ciao grazie
millissime per le tue TRE recensioni! Non per scoraggiarti, ma me ne bastava
una…no, scherzo mi ha fatto molto piacere ricevere i tuoi commenti. Hai ragione
che Godric ricorda James, perché lo ammetto un pochettino mi sono ispirata al
padre di Harry, ma è stato più forte di me, perché anch’io lo adoro, come del
resto hai potuto constatare nella recensione che ho fatto alla tua ff…per
quanto riguarda il cambio di carattere all’11° cap è stato voluto, nel senso
che ho voluto cambiarlo io per differenziare l’incontro tra Cosetta e Nicholas
dalla narrazione…grazie ancora e continua a leggere, mi farebbe molto
piacere…baci e buon Natale
Capitolo 14 *** Abbracci e carezze dal pelo bianco ***
Pozioni
Ok, ok lo so il titolo è alquanto stupido, ma spero che
anche il resto non sia tale…quindi leggete e recensite!
Capitolo 14 – Abbracci e carezze dal pelo bianco
Non ci poteva credere…ce l’aveva fatta…aveva vinto…era uno
dei quattro campioni…proprio lui, Godric Grifondoro aveva sconfitto una
Gorgone, umiliato Serpeverde e riempito d’orgoglio il padre…
Stava ancora meditando sull’accaduto quando, senza nemmeno
accorgersene, si ritrovò davanti all’infermeria del Castello.
-scusate, c’è qualcuno?- il ragazzo non ricevendo alcuna
risposta entrò nella stanza. Era grande, come se avesse dovuto accogliere da un
momento all’altro feriti di guerra, file di letti ordinatamente disposti,
bianchi, come le coperte, i cuscini e le lenzuola.
Solo una cosa stonava…l’ultimo letto era coperto da un
paravento, sempre bianco, dal quale si poteva intravedere una sagoma in piedi
che avanzava avanti e indietro…
Non ebbe nemmeno il tempo di avvicinarsi che una donna gli
si parò accanto dandogli una pacchettina sul braccio per far notare la sua
presenza. La donna avrà avuto una cinquantina d’anni, bassa, tarchiata, con i
capelli argentati raccolti in un chignon. Due profondi occhi castani erano
coperti da una leggera montatura di occhiali ovali e piccoli, nella mano
sinistra teneva strette delle pergamene e delle penne. La sua tunica era bianca
con ricamata una croce rossa e il suo tocco gentile.
-Salve, posso fare qualcosa per lei signor…?- l’infermiera
lo squadrò preoccupata vedendo i graffi sanguinanti del volto e la tunica strappata.
Godric si riprese e la fissò rispondendo velocemente
–Grifondoro, signora…Godric Grifondoro. Il Conte Merovit mi ha detto di venire
in infermeria per farmi medicare…-
Senza aggiungere altro la donna lo accompagnò al letto
accanto a quello coperto dal paravento.
La sua curiosità cresceva e cercava di non farsi notare
sbirciando, ma un’ occhiata eloquente dell’infermiera, che si era accorta di
tutto, lo spinse a sdraiarsi sul letto e ingurgitare una pozione marrone, amara
e calda, che gli fece offuscare la vista e cadere in un sonno profondo.
Nel frattempo dentro la tenda dei concorrenti rimasti
Salazar continuava a lanciare occhiate di preoccupazione a Tosca che le
ricambiava allarmata…avevano appena udito un ruggito provenire dal “campo di battaglia”
dove Marianne Pain stava affrontando la sua creatura.
-secondo te che cos’è?- Tosca si stava torturando le mani
per l’agitazione.
-non lo so, ma ora, sinceramente sono più preoccupato per
quello che potrebbe capitare a me!-
-quando fai così mi sembri Godric- ora Tosca lo fissava
esasperata…
Salazar aprì la bocca sorpreso da quell’affermazione –come
scusa? Io ti sembro Grifondoro?! Giammai, io sono molto, molto, ma molto,
migliore di lui! Come ti viene in mente un paragone del genere!-
-evviva la modestia!-
si fissarono per un secondo, gli occhi verdi di lei puntati
su quelli neri di lui, i visi contratti si stavano colorando di rosso per lo
sforzo di trattenere quelle che in apparenza sarebbero state imprecazioni, ma
che si rivelarono una poderosa risata che smorzò la tensione e li liberò della
preoccupazione.
-ascolta…- Tosca riprese il controllo di sé e si rivolse al
ragazzo sorridendo dolcemente -…dopo Marianne tocca a me, volevo solo dirti una
cosa…- e dopo aver ricevuto un cenno d’assenso di Salazar continuò
avvicinandosi sempre di più -…non so se avrò occasione di parlarti dopo la
prova…comunque volevo dirti che mi ha fatto piacere conoscerti e diventare tua
amica…- e detto questo lo abbracciò.
Quel gesto stupì così tanto Salazar che rimase di marmo, lui
non aveva mai ricevuto gesta d’affetto, e quella piccola Tassorosso era
riuscita a rubare un abbraccio al Serpeverde per eccellenza…
I suoi riccioli biondi gli solleticavano il mento, le sue
manine erano appoggiate sulle spalle e la testa posata sul suo petto che prese
a battere sempre più velocemente mentre i battiti cardiaci aumentavano.
Salazar si sentiva così strano, non era attrazione per
quella ragazza, ma la consapevolezza che per una volta nella sua giovane vita
veniva considerato un essere umano, un amico, un comune giovane che non aveva
dovuto crescere troppo in fretta per i maltrattamenti della famiglia o che era
stato educato alla meschinità per il buon nome della sua casa.
Lì, con lei, era solo Salazar.
Si concesse un sorriso e le passò le braccia attorno alla
sua delicata vita.
Lei si staccò sempre sorridendo e leggermente arrossita, lei
l’aveva abbracciato come se fossero amiconi da chissà quanto tempo senza
considerare minimamente ciò che lui avrebbe potuto pensare.
Alzò lo sguardo e vide che le sue labbra disegnavano un
sorriso un po’ impacciato e stupito, ma piacevole da vedere.
Decise così di parlare…
-senti…io…-
…ma il suo tentativo venne interrotto da una terza voce che
chiamò il suo nome
-Tosca Tassorosso-
Dopo essersi scambiati un ultima occhiata Tosca se ne andò
sempre sorridendo, anche se le si poteva leggere preoccupazione negli occhi.
-Bè, dopotutto sono rimasti solo in due, non mi sembra il
caso di farli gareggiare, possiamo benissimo farli passare senza sostenere la
prova!- Simeon Serpeverde cercava di convincere il Conte a non far gareggiare
il figlio e la Tassorosso, dato che William Fluster e Marianne Pain erano stati
eliminati il titolo di vincitori era già loro, ma Merovit non fu dello stesso parere.
-assolutamente no! Loro sono due normali partecipanti, non
possiamo farli passare così su due piedi…se anche la signorina Tassorosso o il
signor Serpeverde non riuscissero a superare la loro creatura, allora
valuteremo chi ha combattuto meglio tra gli eliminati…e ora basta, continuiamo
la prova…-
Fu questa la scena che si presentò davanti agli occhi di
Tosca che, nel mezzo del dibattito, rivolse al padre un’occhiata preoccupata
alla quale rispose con un sorriso paterno di rassicurazione.
-venga venga signorina Tassorosso…come avrà capito la prova
si tratterà di affrontare una creatura magica…prego, scelga una di queste due
carte…-
Era strabiliante come il Conte riuscisse a cambiare
espressione e tono di voce nel giro di pochi secondi. Con Serpeverde era stato
duro e irremovibile, con lei invece tranquillo e gentile come al solito.
Tosca si avvicinò timidamente e scelse la carta di destra,
la sollevò e disegnato trovò il mostro protagonista di una storia che le
raccontavano sempre da piccola.
Quella creatura aveva il corpo di un uomo e la testa di un
toro…il Minotauro.
-oh, bene signorina Tassorosso, lei deve affrontare un
Minotauro…a evocarlo ci penseremo noi, lei deve solo riuscire a calmarlo, non
deve eliminarlo mi raccomando…bene e ora buona fortuna!- detto questo il Conte
si alzò in piedi e dopo aver bisbigliato parole arcaiche un turbinio di foglie
e polvere prese vita davanti agli occhi della ragazza per poi calmarsi e
mostrare il Minotauro.
Tosca se l’era sempre immaginato enorme, alto 5m e largo 3,
con un grosso musone dal quale spuntavano lunghe corna ricurve…insomma se l’era
immaginato brutto e puzzolente…ma questo era di costituzione normale, il suo
corpo sembrava quello di un ventenne, muscoli scolpiti, gambe lunghe,
carnagione nivea, sandali ai piedi e gonnellino rosso in vita…l’unica cosa che
stonava era la sua testa che di umano aveva ben poco. Era bianca come la neve,
le sue corna non erano esageratamente lunghe, ma gli estremi erano decorati con
oro bianco, le orecchie erano piccole, e il muso era ricoperto di soffice
peluria lattea. Ma la cosa che incantò la ragazza furono i suoi occhi,
incredibilmente umani, erano verdi come i suoi, due smeraldi incastonati
nell’avorio più pregiato.
Sembrava innocuo, all’apparenza, ma ad un certo punto i suoi
occhi si ridussero in fessure, prese la carica e si diresse minacciosamente
verso la ragazza che presa alla sprovvista non poté far altro che scansarsi ed
evitare l’attacco.
Continuò parecchie volte e Tosca continuava a correre da una
parte all’altra, si era stancata di tutto quell’allenamento fisico, così
estrasse la bacchetta e la puntò all’animale urlando
–STUPEFICIUM!!!-
uno zampillo di luce rossa scaturì dalla sua bacchetta e
raggiunse il bersaglio…peccato che l’incantesimo si riflesse sulla parte
metallica delle corna colpendo Simeon Serpeverde che venne scaraventato a 10m
dal tavolo dei giudici.
I tre giudici rimasti guardarono a bocca aperta la ragazza
che, arrossita, non poté fare a meno di dire
-non è stata colpa mia…-
ma un nuovo attacco del mostro la fece balzare ancora a
lato.
Decise così di utilizzare l’incantesimo della pastoia,
sarebbe stato perfetto, l’avrebbe immobilizzato…
-Pietrificus totalus!-
l’incantesimo era giusto, il bersaglio pure…fin quando il
Minotauro non decise di spostarsi all’ultimo secondo, facendo pietrificare
totalmente Galviano Grifondoro, che, preso alla sprovvista, non riuscì a parare
il colpo.
Tosca era così dispiaciuta che senza rendersene conto
pronunciò l’incantesimo di levitazione per tenere calmo l’animale e soccorrere
i giudici feriti, ma lo sventolio sbagliato della bacchetta fece indirizzare il
colpo verso il padre, Theodore Tassorosso, che venne levitato per tre metri fin
quando la sua testa incontrò il ramo di albero facendogli perdere conoscenza e
facendolo cadere a terra.
Ormai solo il Conte era rimasto indenne agli incantesimi
della ragazza e quando se ne accorse si buttò sotto il tavolo per proteggersi
da eventuali colpi.
Il Minotauro, però, non si lasciò intimidire e continuò ad
avanzare minacciosamente verso la ragazza.
Tosca riuscì ad evitare nuovamente l’attacco, ma la sua
bacchetta venne colpita da una delle corna dell’animale e scaraventata nel
lago…ora era proprio nei guai.
Decise di arrampicarsi su un albero che cresceva in riva al
lago e dopo essersi riparata decise di osservare la situazione…aveva combinato
proprio un bel casino!
Tre giudici erano fuori uso, il quarto era chissà dove il
quinto nascosto sotto un tavolo!
Il Minotauro non demorse e iniziò a prendere a testate
l’albero sul quale Tosca aveva trovato rifugio.
Lei era nel panico, ora aveva bisogno di qualcuno che le
riportasse la bacchetta, senza quella non aveva alcuna possibilità di superare
quella prova…chi poteva chiamare? Come poteva fare?
Poi si riscosse…ma certo! La bacchetta era nel lago, e nel
lago lei aveva conoscenze utili per poterla recuperare…le sirene!
Si mise a chiamarle a gran voce, sperando di essere
aiutata…le chiamò tre, quattro volte, ma quelle non si presentarono al suo cospetto…decise
di fare un ultimo tentativo e le acque cominciarono ad incresparsi, sempre più
violentemente, finché la bella sirena marina uscì dalle onde e sorridendole le
lanciò la bacchetta…
-grazie mille- Tosca salutava con la mano la sua amica che
sorridendo in segno di saluto si rituffò nel blu.
Ora non doveva più sbagliare, non se lo poteva permettere,
ci doveva riuscire…
-FUNES!-
funi di luce bianca scaturirono dalla sua bacchetta…chiuse
gli occhi, aveva quasi paura di vedere se aveva nuovamente sbagliato qualcosa,
ma un potente muggito la spinse a guardare.
Volse lo sguardo ai piedi dell’albero e poté notare che il
Minotauro era legato con cinque funi, quattro fermavano gli arti e il quinto
immobilizzava le corna impedendo qualsiasi movimento brusco.
Tosca si decise a scendere, stava per andare dal Conte e
dagli altri giudici per vedere come stavano, ma qualcosa catturò la sua
attenzione.
L’animale emise un mugolio di puro terrore che la fece
commuovere.
Lei era una ragazza sensibile e buona, che non avrebbe fatto
mai del male a qualcuno volontariamente…lasciò perdere i giudici e si diresse
titubante verso la creatura.
Ora anche lui la stava guardando con i suoi occhioni verdi
così umani, così emozionanti, così belli…la ragazza li osservò meglio e notò
che erano identici a suoi…iridi smeraldine…
Ma quello che lesse nei suoi occhi andava oltre la beltà,
vide la sofferenza, la paura, il timore, la delusione e l’abbandono.
Impietosita cominciò a parlargli amichevolmente e
dolcemente.
-ciao…cosa c’è? Non stai bene?- domande apparentemente
inutili, ma che placarono l’animo irruente della creatura, che tranquillizzato
abbassò il capo…
Tosca, per niente impaurita, cominciò ad accarezzare il suo
muso, ripercorrendo i lineamenti dei suoi occhi, le sue guance, le sue corna,
il suo collo…era così soffice che si perse a giocare accarezzandolo e lisciando
la sua peluria lucida.
-sai, conosco la tua storia, e mi dispiace tantissimo…tutti
ti considerano un mostro, ma se qualcuno si mettesse a riflettere su ciò che
hai dovuto passare non sarebbe così crudele…il tuo patrigno Minosse ti ha
rinchiuso in un labirinto trattandoti come un animale feroce, Poseidone ha
incantato tua madre facendola accoppiare con un toro…tu non hai colpe, e io non
te ne attribuisco…calmati, non ti voglio far del male, voglio solo aiutarti e
diventarti amica, me lo permetterai?-
Tosca attese una risposta, una risposta che arrivò quando
gli occhi dell’animale rilucerono togliendo quel velo di tristezza…sorrise con
lo sguardo a quella biondina che commossa si chinò baciandogli delicatamente la
fronte bianca e spaziosa.
Facendo così le funi si sciolsero e un turbinio di vento
avvolse il Minotauro che, una volta calmata l’aria, diventò un giovane che
sorrise a una Tosca sempre più sbalordita…
-ora è meglio che vada…mi raccomando Mrs Curtis, se ci
saranno novità non esiti a chiamarmi…io intanto raggiungo gli altri giudici…-
-naturalmente sir Crovonero-
l’uomo si voltò e se ne andò con il viso contratto dalla
preoccupazione e dalla stanchezza.
Non appena l’infermiera chiuse la porta del suo ufficio, una
piccola stanza staccata dall’infermeria vera e propria, Godric spalancò gli
occhi.
Aveva ascoltato tutta la breve conversazione, e non aveva
potuto creder alle proprie orecchie…Corvonero?!
Scostò velocemente le coperte e, nonostante il dolore alle
gambe, si mise in piedi accostandosi al niveo paravento. Aveva paura, già, lui,
Godric Grifondoro, aveva paura che dietro quel sottile panno ci fosse lei.
Dopo qualche secondo di attesa e il freddo della pietra che
premeva sulle piante dei piedi nudi, si decise a oltrepassare quel sottile
confine e allora la vide in tutta la sua bellezza e nel suo totale silenzio.
Vi ho lasciato in sospeso sia con Cosetta che con Tosca, è
vero, oggi sono un po’ dispettosa, ma non temete…la storia non finisce qui.
Spero che anche questo cap vi sia piaciuto…anche se devo
ammettere che il breve discorso che Tosca fa al Minotauro non mi convince del
tutto…l’ho scritto e riscritto, eppure non mi sembra toccante come avrei
voluto…mi sembra che sia troppo superficiale…quasi di circostanza…ok ok mi
fermo, con tutte queste critiche va a finire che smettete di leggere la storia
quindi è meglio che smetta di battere sui tasti…
Credo che la storia del Minotauro la conosciate tutti,
comunque se c’è qualcuno che ne è all’oscuro e non ha capito molto dal cap non
deve preoccuparsi, qui di seguito ho aggiunto una breve spiegazione tratta da
una enciclopedia:
Minotauro
Mostro della mitologia greca per
metà uomo e per metà toro, il Minotauro era nato da Pasifae, moglie di Minosse
re di Creta, e da un meraviglioso toro bianco. Fu Poseidone a far sì che
Pasifae si innamorasse del toro per punire Minosse di aver mancato alla
promessa di offrirlo agli dèi. Il Minotauro venne rinchiuso dal re nel
labirinto progettato da Dedalo, dove ogni anno gli venivano offerti in
sacrificio da Minosse quattordici giovani ateniesi. Il Minotauro infine venne
ucciso dall'eroe ateniese Teseo con l'aiuto di Ariadne (o Arianna), figlia di
Minosse.
Dopo questa piccola parentesi si passa ai dovuti
ringraziamenti a:
-Angelikall: ciao tesora, mi
fa molto piacere che tu continui a recensire…per la coppia Salazar/Tosca, non
ho molto da scrivere…purtroppo per te, come ho già scritto, in questa ff non
saranno una coppia in amore, ma sicuramente in amicizia, e questo l’hai potuto
constatare con l’abbraccio di Tosca a Salazar…anche qui fa freddissimo e
l’altrieri ha nevicato per tutto
il giorno, lasciandoci un ricordino di 10cm di neve e un grande freddo! Cmq io
adoro la neve e non mi posso lamentare del manto bianco sulla mia cittadella!
Spero che anche questo cap ti sia piaciuto e spero che lo recensirai…a presto
Bacioni e auguri di buon anno!
-Judeau: ciao, ti ringrazio
tantissimo per aver recensito la mia ff, ma mi fa ancora più piacere che ti
piaccia…grazie anche per i complimenti, e ti assicuro che se leggere dei
quattro fondatori è piacevole, anche scriverne è divertente, per questo ho
deciso di raccontare questa storia…mi farebbe molto piacere che tu legga e mi
faccia sapere cosa ne pensi di questo cap, quindi grazie ancora, tanti auguri
di buon 2006 e baci
-Juliet: anche se ci
stiamo sentendo per e-mail, mi farebbe piacere ringraziarti pubblicamente per
le tue recensioni…ti ringrazio tantissimo per i complimenti, sono troppi e non
so nemmeno se meritati, e non perché non mi fidi del tuo giudizio, anzi, è solo
che mi sono sempre reputata una ragazza che scrive sia per piacere sia per
migliore il proprio stile, insomma anche a scuola ho sempre lasciato a desiderare
nei temi! Cmq grazie millissime, sei sempre gentilissima…fammi sapere cosa ne
pensi di questo cap e auguri di buon anno…bacioni
Grazie infinite anche a chi ha
letto e non ha recensito (mi raccomando fatelo!)
Ed ecco solo e in esclusiva per voi il 15° cap…spero che vi
piaccia e recensite!
Capitolo 15 – Echidna e baci rubati
Ora anche Tosca se ne era andata, e lui rimaneva solo, anche
quella volta…diversa però dalle altre.
Per la prima volta poteva contare su dei veri amici.
Tosca gli aveva dimostrato con quell’abbraccio che poteva
ricevere e dare affetto come un normale ragazzo, la cui anima non era solo
ombra, ma poteva anche illuminare.
Cosetta era un’ottima interlocutrice, con lei si poteva
parlare liberamente, esprimere i propri pensieri, problemi, e lei non
giudicava, ma ascoltava e dava ottimi consigli.
Godric, bè Godric, era un po’ presuntuoso, e egocentrico,
aveva quel pizzico di arroganza e apparente superficialità, ma nel profondo
aveva un animo nobile e generoso…forse doveva seguire i consigli del Camaleonte
nella sua penultima prova…
-trova la tua fenice-,
già, lui
doveva trovare la sua fenice…e aveva già una mezza idea di chi potesse essere.
Tutti pensieri che vorticavano travolgentemente nella sua
testa…pensieri ai quali un giorno avrebbe potuto dare voce…
-che sta succedendo qui?!-
la domanda incredula di Charles Corvonero, scosse Tosca dal
suo stato di stupore…aveva appena “domato” un Minotauro e si ritrovava di
fronte a sé un ragazzo, terribilmente bello.
Aveva ancora la bocca aperta dalla sorpresa, ma il ritorno
del quinto giudice le fece venire in mente i pasticci che aveva combinato.
Spiegò tutto e velocemente a Corvonero e insieme a lui, al
Conte e al ragazzo soccorsero i feriti.
Fortunatamente non subirono gravi lesioni, Serpeverde se la
cavò con un graffio sul viso che venne magicamente cicatrizzato, Tassorosso un
bel bernoccolo sulla fronte e Grifondoro si muoveva ancora un po’ rigidamente e
aveva di continuo il sapore della sabbia in bocca…tutto sommato si erano
ripresi bene.
È inutile dire che da quel momento le occhiate che Simeon
Serpeverde rivolse alla ragazza furono tutt’altro che amichevoli e aveva
espresso anche qualche dubbio nell’approvare il superamento della prova della
giovane Tassorosso, ma la decisione del Conte chiarì la situazione
-la ragazza ha eseguito le istruzioni, è riuscita a domare
la creatura…e questo è sufficiente, Tosca Tassorosso ha superato la prova…molto
bene ora tocca solo al giovane Serpeverde e il Torneo potrà dirsi concluso-
Merovit stava già chiamando Salazar, quando l’occhio gli cadde sul ragazzo che,
accanto a Tosca, diede un colpetto di tosse per far notare la sua presenza –oh,
già, mi stavo dimenticando di te…Tosca per favore, accompagnalo nel castello,
se ha bisogno di cure…grazie-
Detto questo lasciò che i due giovane si incamminassero
verso l’edificio per poi chiamare l’ultimo concorrente…
I suoi lisci capelli corvini le incorniciavano il volto
d’avorio, mentre le palpebre leggermente chiuse nascondevano quei deliziosi
occhi pervinca…
Le braccia delicatamente poste lungo i fianchi con le mani
aperte.
Le prese una mano nelle sue, com’era piccola e delicata, e
mentre gliela stringeva non riusciva a staccare gli occhi da quel suo adorabile
nasino e da quelle labbra leggermente schiuse così invitanti…non riuscì a
trattenersi, si chinò velocemente sul suo viso sfiorandola con i suoi capelli
di miele che le accarezzavano le guance, inspirò avidamente quel profumo così
dolce e leggero…sembrava un’illusione…
Ma per un solo istante quell’ illusione diventò concreta,
almeno per lui…almeno per quel bacio rubato che lo fece sorridere dalla
tenerezza e piangere dalla paura.
-Salazar Serpeverde-
era giunto il momento, era giunto il suo momento…avrebbe
dimostrato che lui sarebbe stato all’altezza dei canoni imposti dal padre fin
da quando era piccolo, sarebbe riuscito a sorprenderlo…ne era sicuro…
non sapeva quanto si sbagliava, perché anche quella volta fu
il padre a cambiare la situazione…
il ragazzo uscì dalla tenda con un’insolita luce di
determinazione negli occhi, squadrò ogni singolo giudice, e notò qualche
stranezza, suo padre, inspiegabilmente, gli aveva sorriso con compiacimento e i
suoi occhi lo fissavano con impazienza, ma lasciò correre…non doveva perdere la
concentrazione, non in quel momento così saliente per lui…
-bene Signor Serpeverde, agli altri suoi compagni abbiamo
fatto scegliere una di queste carte blu, e, dato che lei è l’ultimo a
partecipare, la sua creatura è posta dietro a quest’unica carta…buona fortuna e
si faccia onore…- Il conte aveva detto quelle parole con un’insolita profondità
e gravità…proprio come quando si stava per scontrare in duello con Grifondoro…
alzò quella carta così inoffensiva per rivelare una creatura
così mortale!
Lui naturalmente la conosceva, già, e come non poteva lui,
un Serpeverde, non conoscerla…era Echidna, una figura mitologica, molto amata
dal padre, di cui sicuramente c’era il suo zampino.
Era stato proprio lui a fargliela studiare da piccolo, anche
se ne aveva avuto una gran paura…era un mostro nel vero senso della parola e
lui fu addirittura costretto a cavalcarla quando aveva appena sei anni…quel
terribile pomeriggio non lo dimenticò mai facendogli rimanere impressa
l’immagine di suo padre che gli urlava di non essere un vigliacco, ma di salire
su quella creatura perché era importante per quella famiglia…era un antico
simbolo di potere delle serpi…
Stupidaggini, sicuramente, ma che in quest’occasione,
inutile negarlo, gli furono utili…
Sapeva quello che doveva fare, la soffiata del padre prima
dell’ottava prova l’aveva fatto esercitare sull’evocazione, cosa che
accidentalmente si era dimenticato di dire ai suoi amici, ok ok, lo aveva fatto
perché in quel periodo Godric era veramente insopportabile…
Ma ora doveva pensare a sconfiggere il suo incubo infantile,
la sua creatura…e lui sapeva come portarla davanti a sé.
La sua famiglia, quella dei Serpeverde, aveva sempre avuto
una antico libro sul quale si segnavano incantesimi, pozioni e creature
inerenti o simbolo della sua casata, per ricordare sempre che un pezzetto di
serpi lo si trova dappertutto…
Salazar sapeva che suo padre non si staccava mai da quel
cimelio di famiglia, se lo portava appresso in ogni suo viaggio, sempre.
Così utilizzò la semplice formula di appello per richiamare
a sé quell’oscuro oggetto.
-Accio Serpedum Viridis Potestatis Librum-(letteralmente: Libro del verde
potere delle serpi)
e mentre la sua fronte corrucciata manifestava la sua
concentrazione, un libro completamente nero volò sopra le teste dei giudici per
atterrare sospeso di fronte al ragazzo.
Eccolo lì, il libro più temuto e disprezzato da Salazar, era
davanti ai suoi occhi.
La copertina di pelle nera era decorata con serpenti
argentei che sghignazzavano mostrando le lingue biforcute mentre gli occhi
smeraldini brillavano d’odio e di nera superiorità.
Lo fissava disgustato, ma se voleva portare a termine la
prova doveva aprirlo e usarlo, non senza prima chiedere il cortese permesso al
padre, attuale proprietario di quel volume.
Alzò lo sguardo per incontrare quello di Simeon Serpeverde
stranamente compiaciuto, gli occhi neri, identici a quelli del figlio
luccicavano mentre quelli degli altri giudici indugiavano con curiosità e
timore su quell’oggetto.
-Posso, padre?- A Salazar erano costate molto quelle parole,
aveva dovuto mettere da parte l’orgoglio e chiedere qualcosa al padre, segno di
rispetto e sottomissione per un Serpeverde.
-Naturalmente, figlio mio- Simeon aveva pronunciato quelle
parole quasi sarcasticamente, lui adorava mettersi in mostra di fronte ai suoi
rivali e, naturalmente, voleva che il figlio riuscisse a passare la prova per
elogiare il nome della loro casata.
Odiava quando lo chiamava “figlio mio”, e le occasioni erano
estremamente rare. Ma ora doveva solo pensare a quello che aveva davanti, al
libro dalle nere pagine, all’odio del cuore e della magia.
Allungo trepidante un mano fino a prendere quel volume…
Si erano ormai addentrati nel castello e lei non sapeva cosa
fare se non guardarlo mentre camminava con lo sguardo fisso davanti a sé.
Aveva degli adorabili capelli castani, che gli ricadevano su
quegli verdi come smeraldi, verdi come i suoi. Ma quello che più adorava era il
suo naso, non sapeva bene il perché ma lo adorava, non era eccessivamente
lungo, non era a patata e non era aquilino, era normale, anzi, perfettamente
normale.
Scese a fissargliele spalle e si accorse che indossava
ancora quel gonnellino alla greca rosso che aveva indosso durante la prova…gli
fissò stupita i muscoli, che disegnavano dolci colline sulla pelle candida.
Arrossì di colpo facendo luccicare gli occhi più che mai. Si
decise ad abbassare lo sguardo e a costringersi ad guardarsi i piedi.
Ma quella non fu la scelta migliore perché dopo pochi passi
andò a sbattere la testa contro una statua che sporgeva un poco sul corridoio
che stavano percorrendo.
-ahi! Ahi! Ahi! Tutte a me capitano!- Tosca si portò le mani
al naso per il dolore mentre piccole lacrimucce presero ad accumularsi agli
angoli degli occhi.
-ti sei fatta male?- ora quel ragazzo spostò l’attenzione su
quella buffa biondina che reputava adorabile.
Le si avvicinò scostandole le mani dal naso –Caspita che
botta! Sei tutta rossa!- le disse lui con fare dolce mentre le teneva ancora
una mano.
Lei, se possibile, arrossì ancora di più mentre si mordeva
nervosamente le labbra. Faceva caldo, troppo caldo…strappò la sua mano dalla
presa rassicurante del ragazzo, che, sorpreso indietreggio un po’ dispiaciuto.
Lei se ne accorse e cercò di rimediare –Ehm, il Conte mi ha
chiesto di accompagnarti in infermeria…quindi, penso che sia di qua!- disse lei
al colmo dell’imbarazzo, indicando una rampa di scale che saliva al piano
superiore.
Lui le sorrise ironico –veramente è dalla parte opposta,
comunque io non ho bisogno dell’infermeria, mio zio è bravo nelle
trasfigurazioni…tu piuttosto, con tutte le cornate che ti ho dato durante la
prova potresti esserti fatta male..e quel naso è ancora rosso-
-no, io sto bene…ma cosa intendi per trasfigurazione? Tu non
eri il Minotauro? Perché sei diventato un umano? E come fai a conoscere il
castello? E chi è tuo zio? E…- la ragazza era alquanto curiosa e non si accorse
di aver cominciato a parlare a macchinetta.
-e tu fai troppe domande Tosca Tassorosso- il ragazzo rise
di gusto, ma vedendo che lei si era offesa per non essere presa seriamente in
considerazione trattenne gli attacchi di riso –comunque, dato che nessuno dei
due necessita dell’infermeria, che ne dici se andiamo a passeggiare mentre ti racconto
tutto?-
lei lo guardò un attimo perplessa…un ragazzo bellissimo le
stava chiedendo di andare a passeggiare…e per di più quel bellissimo ragazzo
era semi-nudo…
-ma certo!-
Sollevò la copertina e lesse l’intestazione di quel libro
che gli era sempre stato impedito di leggere:
CHE
BUIO, SANGUE E MORTE
A QUESTE PAGINE TI
APRANO LE PORTE
ONORE E GLORIA AI SERPEVERDI
FINCHÈ IL MALE NON
PERDI.
Terrificante…tutto ciò che Salazar riuscì a pensare
fu questo…tremendamente terrificante…
Cominciò a sfogliare con disgusto quelle pagine, alcune
sembravano addirittura scritte col sangue, proprio come quelle
dell’intestazione…
Arrivò alla sezione delle creature e la vide…era inutile
aspettare, puntò la bacchetta sull’immagine della creatura e dopo aver sibilato
parole in Serpentese un luce verde e accecante scaturì dalla pagina del libro
che riportò davanti a lui il suo incubo…Echidna.
Questo mostro era lo stesso che aveva dovuto cavalcare, lo
stesso ibrido, con la parte inferiore del corpo a forma di serpe, un enorme
coda di serpente verde bottiglia con alcune striature beige, ma quello che lo
terrificava di più era sicuramente la parte superiore, il busto di una
bruttissima donna con i capelli bianchi che le ricadevano sulle spalle ossute.
Il seno era fasciato da una striscia di pelle di serpente identica a quella
della coda, la pelle “umana” era piena di rughe ed era tutta afflosciata, i
suoi occhi rossi e iniettati di sangue emanavano fasci di luce sanguigni che
incenerivano tutto ciò che incontravano. Ma la cosa più terrificante era la
bocca, dalla quale spuntavano zanne sottili ed acuminate colme di veleno
mortale, mentre una lingua violacea e biforcuta usciva a intermittenza
dall’apertura orale.
Salazar era nauseato a quelle vista e non vedeva l’ora di
terminare quella prova tanto sofferta.
Sapeva come sconfiggere il mostro, prima di tutto evocò una
barriera di protezione per i laser degli occhi, e poi cominciò a parlare in
serpentese a Echidna, con l’intento di stordirla con l’oratoria e persuaderla
di esserle amico…la menzogna era il suo punto forte.
Lei cominciò ad essere rassicurata, anche se ogni tanto si
riscuoteva da quello stato di apatia scotendo violentemente la coda e
sradicando alcuni alberi attorno.
I giudici, eccetto Serpeverde, erano impressionati dalla
padronanza e dal sangue freddo del ragazzo, che si stava dimostrando molto
abile nel domare quella tremenda furia che non la smetteva di bruciare con gli
occhi e distruggere con la coda.
Lo sguardo di Salazar era freddo, privo di emozioni e
distaccato mentre si rivolgeva ad Echidna ordinandole di guardarlo negli occhi,
lei ubbidì spinta dal potere oscuro che quel giovane emanava.
Quando finalmente gli occhi neri del ragazzo e quelli rossi
della creatura stabilirono un contatto, Salazar utilizzò un incantesimo di
ipnosi affinché quest’ultima si stordisse, ma i piani non andarono come lui
voleva, perché la creatura d’un tratto si svegliò e furiosa per quei giochetti
mentali si scagliò sul ragazzo che, preso alla sprovvista si scansò all’ultimo
momento.
Il suo piano stava andando in fumo, ma ora doveva solo
escogitare qualcos’altro.
Continuò a schivare colpi fin quando un’idea balenò nella
sua mente.
Corse dietro alla creatura che continuava a dimenarsi e le
balzò sulla coda.
Lei senza neanche pensarci si lanciò sul ragazzo che riuscì
per un pelo a balzare di lato mentre le zanne velenose della creatura le si
conficcavano nella sua stessa coda.
Troppo tardi per riparare al danno fatto Echidna stridette
il suo odio e il suo dolore scomparendo in una nuvola di fumo nero, facendo
ritorno nel libro.
Ciao a tutti, scusatemi tantissimissimo per questo cap che
io ritengo un po’ bruttino…cmq il mostro che ha affrontato Salzar è mitologico,
non ne so molto al riguardo, se non che era metà donna e metà serpente. Il suo
aspetto “umano” l’ho totalmente immaginato e anche i suoi poteri…quindi non
fate affidamento alla sua descrizione perché, in parte, è di mia invenzione.
Ora passiamo ai ringraziamenti:
-Judeau: oh mio Dio,
troppi complimenti, davvero grazie 1000…cmq mi fa davvero molto piacere che la
storia ti piaccia, quindi continua a leggere e recensire, mi raccomando! Baci
-Guruclef: grazie tantissime
anche a te, sono così felice che la storia ti sia piaciuta…dato che “attendevi
con fervore il prossimo capitolo” spero che ti sia piaciuto tanto quanto i
precedenti…grazie mille per la recensione Kisses
-Juliet: ciao bellissima,
grazie tantissime per il commento, non è importante la lunghezza, ma che ti sia
piaciuto il capitolo…ci sentiamo baciotti
-Eden89: come hai potuto
osservare il cap è quasi interamente basato su Serpeverde, e spero che questo
ti faccia piacere…per quanto riguarda il discorso al Minotauro è una
coincidenza, perché, senza offesa, non conosco il manga di cui mi hai parlato,
quindi…grazie tante per la recensione Mega bacio
-lilyblack: non
preoccuparti, sapevo che non mi avresti abbandonata!!! Grazie per il tuo
commento, e spero dia aver soddisfatto almeno un po’ la tua curiosità, dato che
anche con questo cap ho lasciato in sospeso parecchie cose…cmq non
preoccuparti, recupererò, al promesso! Baci
-angelikall: mi dispiace che
il mostro non sia divertente come lo volevi, ma mi serviva una creatura
connessa ai serpenti, e di divertenti, non ne ho trovati…spero che cmq ti sia
piaciuto questo cap e grazie mille per la tua recensione!!! Bacioni
Grazie tantissimissime anche a chi ha solo letto, purtroppo
cono di fretta, ma domani parto per Assisi, e sto facendo tutto di
corsa….scusatemi…recensite…
baci
iride89
PS non so se il titolo è molto in
linea con il contenuto, dato che di bacio rubato ce n’è solo 1, e per di più
molto fugace…cmq per questa volta è così…
Mi scuso immensamente per non aver più aggiornato…davvero, sono
mortificata…purtroppo mi sono beccata una prolungata punizione dai miei
genitori e ho dovuto salutare il mio adorato computer e la mia storia fino ad
ora (che tra parentesi sto usando di nascosto!)Scusate ancora tantissimissimo…cmq
ora vi lascio al nuovo cap…
Capitolo 16 – Il profumo dei gelsomini
Camminavano ormai da una buona mezz’ora e lei ascoltava
incantata la sua voce melodiosa mentre una dolce brezza estiva la accarezzava.
-mio zio è il Conte Merovit, l’organizzatore del torneo.
Dato che solitamente io trascorro qui le mie vacanze, zio Rudolph mi ha chiesto
un favore…lui mi avrebbe trasfigurato la testa in quella di un toro per
personificare il Minotauro-
si fermarono sotto un portico e si sedettero su una panca di
pietra decorata con incisioni floreali e greche curvilinee.
-però è strano, durante la prova non sembravi capace di
intendere e volere, insomma, non mi sembra che tu ragionassi come un essere
umano, eri guidato più dall’intuito, come un animale…-
era sempre stata curiosa e quando pensava una cosa lei la
diceva, ignara del fatto che i suoi interventi a volte erano fuori luogo o
imbarazzanti.
Lui, però, rispose senza distogliere lo sguardo dalle
colonne del portico avvolte dai rami sottili dei gelsomini coperti da verdi
foglie e piccoli fiorellini bianchi che diffondevano un piacevole aroma
nell’aria
-trasfigurandomi, mio zio ha anche applicato un incantesimo
che mi avrebbe fatto diventare per un periodo limitato un Minotauro anche
nell’animo e nel comportamento, nonostante conservassi una coscienza umana
rimasta, però, in disparte…in poche parole ero un Minotauro vero e proprio, ma
riuscivo a percepire ed essere presente con una doppia mente…-
-capisco-
era stato esauriente e semplice. Si voltò nuovamente a
fissarlo e lo vide ancora assorto nei suoi pensieri. Era piacevolmente assorta
nella contemplazione di quel ragazzo così serio, così maturo.
Avrà avuto più o meno la sua età, anzi qualche anno in
più…se in quel momento il nipote del Conte si fosse girato avrebbe colto una
Tosca con le labbra socchiuse, gli occhi fissi e i riccioli biondissimi
leggermente scompigliati mentre le sue manine trovavano frescura poggiate sulla
pietra della panca.
Ma il ragazzo non si voltò e fece riscuotere la ragazza dal
suo stato di apatia
-ehi, aspetta un attimo…tu mi hai raccontato molte cose,
però io non conosco ancora il tuo nome!-
si era stupita di quella dimenticanza, non aveva proprio
fatto caso al fatto di non sapere il suo nome.
Lui prese a ridacchiare per la buffa esclamazione che tutt’a
un tratto aveva rotto quel silenzio pacifico. Si alzò dalla panca e si diresse
verso quelle colonne “vegetali”, colse un rametto composto da tre piccoli
fiorellini bianchi dalle corolle gialle, messe in risalto dalle foglie che
completavano il quadretto.
Dopo aver fatto sgocciolare la linfa bianca e collosa lo
porse alla ragazza aprendosi in un sorriso radioso
-il mio nome è Richard, Richard Harold Merovit-
-benissimo, e con questo le prove del Torneo sono
ufficialmente concluse, i quattro vincitori sono Cosetta Corvonero, Godric
Grifondoro, Tosca Tassorosso e Salazar Serpeverde. Complimenti ragazzo, ora è
meglio che tu vada in infermeria a farti medicare.-
Il Conte aveva ormai fatto concludere il Torneo, anche se
mancava la celebrazione ufficiale che si sarebbe svolta qualche giorno dopo.
Con quelle parole Salazar venne congedato dalla presenza dei
giudici. Così dopo aver consegnato il libro della sua famiglia al padre, che
sorrideva soddisfatto, si mise a camminare verso il castello.
Non poteva crederci, era riuscito a vincere, e insieme a lui
anche i suoi amici…era euforico, felice, per la prima volta…
Corse in infermeria dove probabilmente si trovavano anche
gli altri per festeggiare.
Il braccio leggermente scottato non faceva nemmeno più male
da quanto era gioioso, superò arazzi, quadri di gentiluomini che sbuffavano per
il modo incivile dei giovani di quel periodo, ma a lui non importava…
Ancora ansante aprì la porta della candida infermeria, per
trovarsi di fronte l’angosciante visione di un Godric bendato e chino in
lacrime sul corpo inerme di una Cosetta più pallida del solito.
Si avvicinò dispiaciuto ricevendo uno sguardo di pura
tristezza da quel suo nemico-amico. Comprese subito che il tempo di festeggiare
non era ancora arrivato. La sua euforia si spense e mentre Godric stringeva
quasi timoroso la mano della ragazza, Salazar pose una mano sopra la spalla del
grifone in segno di solidarietà, di comprensione, di amicizia…
-Bene, ora che tutto è concluso direi che potremo andare dai
nostri figli a fargli le congratulazioni, che ne dite?- Theodore Tassorosso
sorrideva bonariamente ai suoi colleghi, nonostante la botta sulla testa
pulsava ancora leggermente.
-sono più che d’accordo…credo sia meglio avviarci in
infermeria…- non appena pronunciate quelle parole, Galviano Grifondoro strinse
il braccio di Charles Corvonero che più taciturno che mai si avviò verso
l’infermeria dove la sua Cosetta stava lottando.
-che cos’è successo?- Salazar si stava preoccupando.
Guardava con tristezza Godric che disperato bagnava la mano della ragazza con
le sue lacrime e subito dopo la asciugava delicatamente, quasi avesse paura di
eroderla con le gocce salate.
Il ragazzo dagli aurei capelli alzò il viso e si apprestò a
parlare, ma le parole gli morirono in gola…non aveva ancora accettato il fatto
che lei potesse…
-per sconfiggere la sua creatura ha fatto ricorso ad un
incantesimo mentale forte…troppo forte per una mente giovane e inesperta come
la sua…ora è in una specie di sonno profondo, e non si sa quando si sveglierà…-
A parlare era stata Mrs Curtis, l’infermiera del castello
che si era avvicinata per curare il braccio ferito di Salazar.
Lui le tese l’arto e, mentre lei cospargeva un unguento, le
chiese a bassa voce –lei può curarla? Quando si sveglierà da questo sonno?-
-nessuno lo sa…ammetto che la situazione è abbastanza
critica, ma non disperata…non perdete mai la speranza, non fatela mai stare
sola…il signor Grifondoro le è stato accanto da quando è venuto in infermeria,
ho cercato di farlo spostare, ma è stato inutile…ha bisogno di riposo…guardi se
almeno lei riesce a farlo allontanare…- e detto questo se ne andò nel suo
ufficio con la tristezza nei profondi occhi castani.
Il ragazzo si avvicinò a Godric e dopo averlo scosso
leggermente gli disse –ehi Grifondoro, smettila di piagnucolare, sbaglio o
siete proprio tu e la tua famiglia che vi ritenete “coraggiosi”,
“intraprendenti”…con tutte queste lacrime sembri più un micino che ha paura
dell’acqua…-
Godric però non si indignò, anzi, il suo corpo venne scosso
da leggere risatine isteriche che deformavano il suo viso, affondandolo sempre
più nel dolore –smettila Serpeverde, lo sappiamo tutti e due che il tuo è uno
stupido modo per farmi rinsavire…mi spiace ma hai sbagliato…io non mi sono
ancora arreso, e la prova è il fatto che le sono ancora accanto, che non me ne
sono andato, che rimarrò sempre qui se è necessario…per quanto sia sottile e
piccola, c’è sempre speranza nel cuore di un Grifone…-
Così sorridendo tristemente per il suo misero tentativo di
risollevarlo si sedette accanto a lui, in silenzio, a vegliare…ancora una volta
il camaleonte aveva avuto ragione…gli sarebbe richiesta pazienza, e non solo in
quell’occasione.
-grazie-
Tosca prese il rametto di quella pianta profumata.
Il gelsomino era sempre stata una della sue piante
preferite, non aveva poteri magici, quindi teoricamente inutile secondo molti
erborai e botanici del tempo, ma quegli ottusi non riuscivano a scorgere la
bellezza nelle piante, come invece riusciva lei.
Lei guardava quei piccoli petali bianchi e vedeva la purezza
di una giovane donna, passava le dita sulle gialle corolle e non trovava
oggetto più prezioso di quello, annusava il suo profumo e il mondo diventava
più dolce e colorato…
Richard rimase colpito dall’intensità dello sguardo di Tosca
su quei piccoli fiori che lui riteneva adorabile, ma solo fiori…lei invece li
guardava come una persona che guardava il suo amato…avrebbe voluto essere quei
fiori…
-ehi, che c’è? Ti sei innamorata di quei gelsomini?- chiese
scherzosamente.
Lei, silenziosamente, spostò il suo sguardo su di lui, che
era ancora in piedi di fronte a lei, e rispose con la stessa intensità con la
quale mirava i fiori
-si, e non solo di quelli…- sorrise timidamente per poi
alzarsi e correre…si era scoperta troppo, e non era ancora riuscita a capire
cosa, di preciso, avesse scoperto.
Nella mano ancora quei tre fiorellini bianchi, su di sé
ancora il suo sguardo stupito e scosso…
I quattro giudici entrarono nell’infermeria e videro i due
giovani chinati su Cosetta.
Charles Corvonero si diresse verso la figlia lanciando
occhiate penetranti a Salazar e Godric, che si era asciugato le lacrime e aveva
lasciato la candida mano della ragazza non appena aveva sentito la porta
aprirsi.
Galviano si avvicinò al figlio e lo abbracciò con gioia, in
silenzio però, per rispetto nei confronti di Corvonero.
Simeon, invece, sorrise superbo facendo un cenno d’assenso
al figlio, che distolse lo sguardo per farlo posare sull’immagine dei due
Grifoni che si abbracciavano con amore, come padre e figlio, come lui e il suo
non avevano e non avrebbero mai fatto…
Salazar e Godric furono praticamente obbligati a stendersi a
letto e a riposare, mentre a Theodore Tassorosso veniva medicato
dall’infermiera e Charles Corvonero posava un bacio sulla fronte della figlia
amata.
-Aspetta…-
la voce di Richard rimbombava nella sua testa, ma lei, presa
dal panico, si era messa a correre lontano.
Aveva detto quelle parole senza nemmeno pensarci, aveva
praticamente fatto una dichiarazione d’amore a un ragazzo che aveva tentato di
aggredirla sottoforma di semi-toro e poi le aveva dato semplicemente tre
fiorellini bianchi…si sentiva una stupida…una stupida ventenne in totale
imbarazzo.
Dopo la faticosa corsa, resa ancora più stancante dal fatto
che poco prima aveva sostenuto una prova, si fermò al termine di un corridoio
per riprendere fiato.
Una voce arrivò alle sue orecchie, era la voce di quel
ragazzo che probabilmentel’aveva
seguita.
Si guardò a destra e a sinistra ed entrò nella prima porta
che trovò.
Dopo essere entrata e chiuso la porta dietro di sé, si
lasciò cadere stremata a terra mentre il sole cominciava a sciogliersi in un
rosso tramonto.
Ripreso fiato si accorse di non essere mai stata in quella
stanza, non che fosse strano, dopotutto quel castello aveva centinaia di
stanze, per non parlare delle torri e dei sotterranei.
Si guardò intorno e vide che la stanza era antica, o meglio,
presentava un antico mobilio e le sue pareti erano totalmente tappezzate di
quadri di paesaggi, tranne uno, che stava sopra il camino.
Era una giovane donna dai lunghi capelli castani raccolti in
una morbida acconciatura, mentre i suoi occhi profondi di un marrone scurissimo
la scrutavano. Il suo sorriso poi la colpì particolarmente, era un sorriso
enigmatico…proprio come quello descrittole da Cosetta al termine della sua
settima prova…
-ciao- quella damina dipinta l’aveva salutata educatamente e
la guardava con rispettosa curiosità.
Dopo averla scrutata il ritratto le chiese –tu sei per caso
Tosca Tassorosso? La migliore amica di Cosetta Corvonero?-
Tosca spalancò la bocca…come faceva a sapere quella ragazza
chi era…
-si, sono io…perché?-
-perché ho saputo dal ritratto della Marchesa Brenn che
Cosetta è in infermeria ed è grave…dimmi, sai se sta meglio?- la sua voce
tradiva preoccupazione.
-come?! Cosetta è in infermeria?!-
senza neanche aspettare una risposta, uscì di corsa dalla
stanza e si precipitò in infermeria mentre mentalmente si malediva per non
essere andata subito dalla sua amica che aveva bisogno di lei.
Gli occhi si offuscarono di lacrime, i gelsomini espandevano
nell’aria il loro dolce profumo di dolore.
Ciao a tutti…allora, alcune considerazioni su questo
cap…prima di tutto non so se i gelsomini crescono nel sud della Scozia, molto
probabilmente no, perché sono piante che, presumo richiedano un clima
mite-caldo, però è l’unico fiore, che io conosco, che mi andava bene per la
storia, quindi spero non vi dispiaccia se mi “prendo” questa licenza
“floreale”.
Un’altra cosa…questo cap non mi piace molto, lo ammetto, non
è uscito come desideravo…rileggendolo mi pare troppo noioso e triste e alcuni
pezzi, nonostante li abbia riscritti decine e decine di volte non mi
venivano…probabilmente sono un po’ arrugginita…quindi non abbiate paura a
scrivermi anche commenti negativi, perché ammetto che questo cap ne richiede
parecchi…cmq prometto di impegnarmi di più!
Ora si passa, come di consueto, ai doverosi ringraziamenti:
-Judeau: Grazie mille per
la tua recensione…mi fa piacere che l’intestazione sia risultata macabra, è
quello che volevo…anche a me piace molto Echidna, quando ho letto che tipo di
mostro era, l’ho trovato perfetto per Salazar! Grazie ancora tantissime, leggi
e fammi sapere anche per questo cap baci
-Angelikall: ciao
bellissima, scusami se non ho inserito prima il cap, ma le strigliate dei miei
sono purtroppo cocenti…cmq il bacio era tra Godric e Cosetta, non ho
specificato i nomi, perché pensavo si capisse che i capelli biondi
appartenevano a lui e quelli mori a lei, avrei fatto meglio e nominarli!
Spero che tu abbia capito la storia delle trasfigurazioni e
del minotauro, cmqse non hai capito,
non farti scrupoli e chiedi…bacioni
-cikatrice87: Wow, mi hai
fatto troppi complimenti…oddio, mi sa che non me li merito! La tua bontà è
troppa! Cmq mi fanno piacere anche se mi imbarazzano…grazie millissime,
veramente…sei riuscita, con il tuo commento, a scrivere ciò che mi farebbe
piacer comunicare a tutti quelli che leggono la ff, quindi grazie e al prossimo
commento, ci conto…Kiss
-parsifal89: anche tu hai
elargito con i complimenti, grazie 1000, troppo buono! Cmq spero che questo cap
ti piaccia quanto i precedenti, quindi mi raccomando lasciamo un commento, mi
faresti molto piacere…baci
grazie mille anche a tutti quelli che leggono e no
commentano…scusate ancora per il ritardo al prossimi cap
Ciao a tutti, e con questo siamo al 17°
cap…la storia sta inesorabilmente terminando, ancora pochi capitoli e purtroppo
dovremo abbandonare i nostri quattro amici…basta però con i tristi pensieri,
leggete e fatemi sapere…
Capitolo 17 – la prigioniera del sonno
Corse, corse più velocemente che
poté, per poi trovarsi di fronte alla porta di mogano di quella candida stanza.
Immobile, gli occhi verdi sbarrati
in un’espressione di puro terrore…
La mano destra si mosse lentamente
stringendosi alla manopola di ottone lucido. Il metallo rubava il calore della
sua mano donandole frescura mentre un pensiero terribile le si proiettava nella
mente…e se fosse troppo tardi?
Senza più indugiare spalancò la
sottile apertura di legno per vedere il dolore che regnava in quella stanza.
Suo padre si stava facendo
medicare la testa da Mrs Curtis, Simeon Serpeverde guardava sorridendo il sole
che tramontava colorando di sangue i suoi capelli di pece, Salazar appoggiato
ad un muro di pietra si stava riposando con gli occhi chiusi e Galviano
Grifondoro dava leggere pacche sulle spalle di Godric, costretto a letto, che
aveva occhi solo per l’angolo della stanza dal quale provenivano leggeri
sussurri.
Ed ecco la scena più desolante,
Cosetta giacente inerme su un letto candido, mentre il padre le stringeva le
mani e le sussurrava parole di incomprensibile natura.
E lei, ancora lì, immobile, in
mezzo alla stanza, con gli occhi smeraldini luccicanti di lacrime, con la mano
sinistra che stringeva ancora i gelsomini.
Il conte Merovit avanzava lento
nei corridoi del suo castello.
Contemplava i vari quadri sulle
pareti sorridendo tristemente al fatto che di lì a poco anche lui se ne sarebbe
andato per vivere in una di quelle cornici…e sua figlia Cathrine l’aveva fatto
prima di lui.
Ora però doveva pensare a ciò che
doveva essere concluso…il torneo era terminato, i quattro ragazzi della
profezia erano stati trovati…l’epoca del buio stava passando, tra poco sarebbe
arrivata la luce.
Aveva lasciato che i quattro
giudici andassero in infermeria senza di lui…perché lui doveva preparare il
tutto per la celebrazione finale del torneo.
Continuò a camminare immerso nei
suoi pensieri, quando un urlo di straziante dolore vibrò tra le pareti
dell’edificio facendolo preoccupare.
Camminò più velocemente fino a
raggiungere l’infermeria. La porta era aperta e i suoi occhi si posarono su una
Tosca in preda alla disperazione, con le mani nei capelli biondissimi e gli
occhi smeraldini che brillavano per le lacrime…il suo sguardo era puntato
sull’amica, Cosetta, che nonostante quel richiamo disperato non si mosse.
Subito dopo la giovane Tassorosso
silasciò cadere a terra sulle
ginocchia, singhiozzando a più non posso…una visione straziante.
Tutti in quella stanza si erano
voltati verso quella ragazza che non la smetteva di piangere…allora il Conte e
Mrs Curtis le si avvicinarono cauti e tristi.
Il dolore che affliggeva Tosca,
non era purtroppo un dolore guaribile con una semplice pozione…no, era un
dolore che lacerava l’animo.
L’infermiera le si parò di fronte
e le lanciò un incantesimo che la fece cadere addormentata, mentre il conte con
un incantesimo di levitazione la posò delicatamente su un letto.
Una volta ristabilita la
situazione Theodore Tassorosso raggiunse la figlia addormentata e le sfiorò la
fronte con un delicato bacio, mentre la memoria lo riportava alla promessa che
tanti anni fa aveva pronunciato, una promessa che non aveva mantenuto, una
promessa fatta dopo la morte della sua adorata moglie…la promessa di proteggere
sempre la sua dolce figlia.
Il dolore, la sofferenza, la paura
regnavano sovrani in quelle mura, ma non era il momento di darsi per
vinti…Merovit invitò gentilmente i quattro giudici a seguirlo.
Sia Corvonero che Tassorosso
stavano per ribattere, quando le parole del conte li fermarono
-so che tutti voi volete rimanere
con i vostri figli, ma non è questo il momento di perdere la speranza…coraggio,
qui non possiamo fare niente, penserà Mrs Curtis a loro. Saremmo solo
d’intralcio…-
così dicendo aspettò che Corvonero
baciasse un ultima volta la figlia e poi tutti e cinque i maghi uscirono
silenziosi dalla bianca stanza delle nere preoccupazioni.
Una volta soli Mrs Curtis formulò
un ulteriore incantesimo a Tosca, che le permetteva di dormire un sonno senza
sogni e poi se ne andò nel suo ufficio chiedendo esplicitamente a Godric e
Salazar di non fare troppo rumore, e di risposare.
Non appena la donna si chiuse la
porta alle spalle, Salazar si avvicinò al letto di Godric sedendosi e fissando
il giovane negli occhi.
C’era sempre stata rivalità tra
loro, si erano sempre scambiati sguardi carichi d’odio e le loro conversazioni
forzate, per quanto apparentemente cortesi, celavano sempre quell’ombra di
disprezzo, ma ora, in quell’infermeria, non si guardavano più come Serpeverde e
Grifondoro, ma come Salazar e Godric.
Salazar protese una mano che
Godric afferrò. Pace era stata fatta. Il giovane Serpeverde aveva trovato la
sua fenice, e un sorriso sincero si dipinse sulle sue labbra.
Godric sorrise a sua volta,
nonostante i suoi occhi celesti così vivi e spensierati una volta, ora,
tradivano preoccupazione e stanchezza.
-cos’hai intenzione di fare? Con Cosetta intendo, cos’hai
intenzione di fare?- il moro rivolse quelle parole al biondo che stupido si
concesse una smorfia ironica.
-cosa vuoi che faccia, aspetterò…-
sussurrò per poi voltare lo sguardo verso Cosetta –non posso fare nient’altro
per lei, solo starle accanto…-
-capisco, ma tu…- e qui Salazar si
fermò valutando se la domanda che stava per porre fosse troppo personale -…cosa
provi per lei?-ecco, l’aveva detto…un’
innaturale sfumatura rossa, colorò le sue gote, mentre i suoi occhi vagavano
imbarazzati per la stanza.
Godric inizialmente rimase stupito
da quella domanda, poi comprese dove l’ “amico” voleva arrivare
-sinceramente non lo so bene…lei
mi piace, mi attrae…non so come spiegarmelo, è come se fosse
magnetica…all’inizio mi stava anche un po’ antipatica con le sue arie da
perfettina e saputella, ma poi…qualcosa è cambiato…da quando ho sentito la sua
storia con un certo Nicholas, tu non lo sai, ma è stato…-
-… il primo amore di Cosetta…-
Salazar sapeva la storia d’amore della Corvonero.
-e tu come fai a saperlo?- Godric
volse un’occhiata stupita a Serpeverde, che spiegò il fatto con innaturale
calma.
-proprio quel giorno avevo mandato
Lector in ricognizione, sai com’è a quel tempo non vi conoscevo bene e lui
stava passando proprio nella stanza in cui le ragazze stavano parlando, così
dopo aver ascoltato la conversazione me l’ha ripetuta…- ma proseguì vedendo lo
sguardo di ammonimento di Godric -…però anche tu stavi origliando, Lector me
l’ha detto che eri nascosto dietro la porta dell’aula!-
Godric arrossì leggermente e
distolse lo sguardo facendolo cadere accidentalmente sul letto di Tosca.
Salazar se ne accorse e disse ciò
che premeva a entrambi
-non mi sarei mai aspettato una
cosa del genere da Tosca, quell’urlo mi ha davvero spaventato!-
-già, probabilmente non riesce a
sopportare l’idea di perdere un’altra persona cara…anche se non ha mai
conosciuto sua madre, forse ha paura di soffrire come ha fatto suo padre…chi lo
sa!-
continuava a camminare per quei
corridoi, ma non riusciva a trovarla…volatilizzata…e questo gli dispiaceva.
Gli piaceva molto quella buffa
biondina, e dopo quello che era successo sotto il portico dei gelsomini
qualcosa era cambiato…o meglio, si era accorto che qualcosa era già cambiato.
Richard non si era reso conto che
da quando Tosca aveva accarezzato dolcemente la sua lattea peluria di toro, il
suo cuore aveva cominciato a battere in modo diverso.
Apriva e chiudeva le porte a gran
velocità quando ad un certo punto aprì una porta nella quale riecheggiavano
lontane voce infantili perse nei giochi spensierati dell’età…da quanto tempo
non faceva visita a quella stanza…entrò lentamente e lo colpì il fatto che
nulla era cambiato, c’erano sempre quei bauli di pesante legno ricolmi di
balocchi colorati, le pareti tappezzate dei luoghi più vari che facevano da
sfondo per magiche avventure, lo stesso camino di marmo bianco con incisi in un
angolino i loro nomi, e sempre lei…la sua presenza sarebbe rimasta lì per
sempre…
-ciao Richi…-
-ciao Cathi…-
i due cugini si fissarono negli
occhi senza scambiarsi altro che occhiate penetranti…fu Richard a distogliere
per primo lo sguardo, non riusciva a guardarla per troppo tempo…il senso di
colpa era ancora troppo forte, il dolore non era ancora passato.
-è da tanto che non viene a
trovarmi…- la ragazza dipinta cercava di far parlare il suo vecchio compagno di
giochi, gli mancava la sua presenza, era sempre stato un amico prezioso e il
fratello che non aveva mai avuto. Perché molti li scambiavano per fratelli,
nonostante fossero solo cugini i loro tratti erano molto simili…gli stessi
morbidi capelli castani, lo stesso naso, lo stesso sorriso, lo stesso
mento…solo gli occhi si differenziavano, grigi quelli di lei, verdi quelli di
lui.
-già, è passato tanto tempo…- era
restio a rimanere ancora lì, voleva scappare, ma ormai non aveva più dieci
anni, doveva reagire, doveva riuscire a superare quel trauma…
aveva ancora lo sguardo basso e le
mani chiuse a pugno mettevano in risalto le nocche bianche…lei del resto lo
fissava triste, cosciente dei suoi dubbi e del suo turbamento.
-ascolta Richard…è ora di
lasciarsi il passato alle spalle, non possiamo cambiare ciò che è successo,
nessuno può, quindi perché non ritorni a sorridermi come una volta?…-
-io…non posso…non riesco a
dimenticare…non riesco a perdonarmi per ciò che ho fatto…se non fosse stato per
me, tu non saresti appesa a un muro, ma saresti qui accanto a me…e a volte mi
chiedo se merito di vivere con una morte sulla coscienza…con la tua
morte sulla coscienza…- il suo tono era incrinato e rotto da tremiti di rabbia
repressa.
-smettila di parlare così non è
tua la colpa per ciò che mi è successo…solo io sono responsabile delle mie
azioni, quindi smetti di piangerti addosso e sii uomo…non siamo più bambini…-
Richard alzò stupito lo sguardo,
non aveva mai sentito parlare così duramente sua cugina, che era sempre buona e
sorridente. Era rimasto letteralmente a bocca aperta, e stava per ribattere
quando Cathrine lo interruppe ritornando al suo solito dolce tono -…coraggio
Richi, non affliggerti, non hai colpe per ciò che è successo…ho scelto io di
salvarti da quella caduta, e non sono pentita di averlo fatto…-
Gli sorrise, come sempre gli
sorrise amorevolmente e lui colpito da quelle parole non riuscì a reprimere una
lacrima che asciugò subito…cancellò quella lacrima come cancellò quei brutti
ricordi…ora poteva vivere pienamente la sua vita, anche se quella vita avrebbe
avuto sempre una piccola ombra su di sé…
Le si avvicinò tendendo una mano e
sfiorando il suo abito verde smeraldo di olio e le sorrise di nuovo come tanti
anni fa, in cui bambole di pezza e nobili destrieri di legno coloravano le loro
giornate.
Sollevò le palpebre pesanti come
macigni e la tenue luce delle candele la svegliò del tutto.
Era ancora tramortita per ciò che
era successo…veramente non se lo ricordava molto bene, anzi, non si ricordava
proprio niente…si passò una mano sulla fronte per togliere un ricciolo ribelle
e si mise seduta su quello che doveva essere un letto mentre agli occhi le si
presentava la scena più improbabile del mondo…Godric e Salazar che
chiacchieravano tranquillamente con sguardi cupi…
Richiamò la loro attenzione con un
colpetto di tosse e loro la fissarono addolorati…si guardò in torno e vedendo
la sua amica a letto ricordò subito tutto ciò che era successo…
Si alzò titubante dal letto e si
diresse verso Cosetta, quasi impaurita.
Subito Godric e Salazar le furono
accanto, poggiandole le mani sulle spalle…erano solo loro quattro…come una
volta…e per la prima volta senza la paura di prove inattese o inimicizie…solo
quattro ventenni, amici…
Tosca posò le sue rosee labbra
sulla fronte marmorea di Cosetta mentre Godric accarezzava i suoi capelli
corvini e Salazar le stringeva una mano…erano tutti lì per lei, erano presenti,
stavano aspettando, e avrebbero aspettato…ma il fato si dimostrò benevolo con
loro e con delicatezza liberò la sua prigioniera del sonno…
I suoi occhi pervinca rividero
ancora la luce e con essa la speranza negli occhi di Tosca, la gioia nel
sorriso di Godric e la realtà nella stretta di mano di Salazar.
Sbatté più volte le palpebre
confusa, si sentiva strana, ricordava solo un flusso di pensieri, qualcosa su
Polifemo e una mano immaginaria che la costringeva a rimanere imprigionata in
un mondo tremendamente instabile. Più volte le era venuto l’impulso di
liberarsi, quando sentiva un’aura che le rimaneva vicina, ma mai il desiderio
di evadere da quella prigione era diventato forte come in quel momento…sentiva
che aveva bisogno di liberarsi da quella stretta mentale e ritornare dai suoi
amici e da suo padre.
E ora ce l’aveva fatta. Tentò di
mettersi seduta, ma una donna anziana interamente vestita di bianco,
sopraggiunta subito dopo il suo risveglio, fece spostare i suoi amici, la
bloccò mettendole una mano sulla spalla e conducendola a rimettersi stesa.
-si sente bene signorina
Corvonero?- le chiese la donna delicatamente –io sono Mrs Curtis, l’infermiera
del castello di Garthsow, e lei è stata ricoverata in infermeria in seguito a
un potente incantesimo mentale che lei ha effettuato durante l’ultima prova del
Torneo indetto dal Conte Merovit…se lo ricorda?- la sua voce era poco più di un
sussurro, mentre con i suoi profondi occhi nocciola sorrideva felici al
risveglio della giovane.
-si, ricordo tutto…ora sto bene,
cioè sono ancora un po’ dolorante, soprattutto la testa…- e qui si portò una
mano alle tempie.
-non si preoccupi, è normale…ora
le porto una pozione che la farà star meglio…- se ne stava andando quando si
rivolse agli altri tre ragazzi -…io vi avevo detto di rimanere a letto a
riposare, quindi vi consiglio vivamente di seguire i miei ordini altrimenti vi
ci faccio piombare io in un sonno profondo, a suon di incantesimi!- e detto
questo ritornò nel suo ufficio per prendere la pozione.
-ah, che arpia!- Godric si
avvicinò incurante al letto di Cosetta e le baciò il dorso della mano
sorridendole apertamente…ora che lei era tornata i suoi occhi celesti ripresero
a brillare di vita.
-oh, su scansati Godric, sempre in
mezzo!- così dopo aver letteralmente spostato il ragazzo Tosca abbracciò
l’amica con furore, saltandole addosso di peso, cosa che per bloccò la
respirazione a Cosetta finché Salazar non pensò bene di sollevare la biondina e
lasciar prendere fiato alla ragazza schiacciata.
-mi fa piacere che tu stia meglio,
Cosetta- Salazar proferì quelle parole dopo aver lasciato andare Tosca.
Cosetta si stupì leggermente di
un’affermazione così spontanea e affettuosa (per quanto lo possa essere!) del
giovane Serpeverde, ma l’apprezzò.
Così sorrise a tutti e tre i suoi
amici –grazie mille, sono felice che siate qui- e dopo aver stretto la mano
della sua migliore amica ed essersi sistemata una ciocca corvina ribelle
scoppiò a ridere, seguita a ruota dagli altri tre.
Con quelle risa festose, la
candida stanza delle nere preoccupazioni si colorò di sorrisi vivaci e cuori
colmi di speranza.
Bene,
dato che avete finito il cap, ora c’è il posto delle spiegazioni, già, perché
mi rendo conto di non essere stata molto chiara…cmq, la parte sicuramente più
vaga è quella di Cathrine e Richard: loro due, come avete capito, sono cugini e
da piccoli giocavano sempre insieme nella stanza in cui risiede il ritratto
della ragazza.
Inizialmente
la storia di lei che salva lui da una caduta che costò la vita a Cathrine non
doveva esserci, però un’ispirazione del momento mi ha fatto scrivere quella
parte, è stato più forte di me…mi dispiaceva non lasciare spazio ai due cugini,
mi sentivo ingiusta nei loro confronti (comportamento altamente patetico,
eppure non ce l’ho fatta…l’ho dovuto aggiungere!)…non è rilevante ai fini della
storia, cmq è andata!
Un’ultima
cosa sul ricordo dei due Merovit: chiedo scusa se sono ripetitiva, mi rendo
conto che ho fatto morire molte persone, e le conseguenze non sono mai felici,
però, per quanto sia macabro, mi viene spontaneo inserire le morti…ok, forse è
meglio se cambio argomento…
Credo di aver spiegato tutto ciò
che mi sembrava troppo generalizzato, cmq non fatevi scrupoli, se non riuscite
a comprendere una parte non esitate a chiedere, capisco che molte volte non
sono precisa, quindi non abbiate vergogna a chiedere, non mi offendo!
Ed ora si passa ai dovutissimi
ringraziamenti:
-lilyblack:
ciao bellissima! Come va? Hai visto, Cosetta si è svegliata per la tua
gioia! E spero che Salazar sia cresciuto un po’ di cuore come speravi…cmq
recensisci mi raccomando, soprattutto per questo capitolo mi piacerebbe ricevere
un tuo commento, dato che sei un’accanita ammiratrice di Cosetta, quindi dimmi,
se secondo il cap fa pena o no…ci conto…bacioni
-Angelikall:
ciao carissima…per la cerimonia mi sa che bisogna aspettare il prossimo
cap, ma non temere, ci sarà e spero che sarà di tuo gradimento…cmq riguardo a
quella ‘cosa’, cosa intendi? Forse oggi sono più tonta del solito, ma non ho
capito a cosa ti riferisci…scusa…
cmq recensisci, mi raccomando, ora
che la storia sta terminando, ho bisogno di sostegno morale, dato che non
vorrei assolutamente finirla…baci tesora
-Judeau:
ciao, grazie per la recensione e per i complimenti…purtroppo le ferite
fisiche e morali hanno costretto un po’ tutti a letto, cmq, come puoi aver
letto, si stanno riprendendo alla grande (più o meno)…baci
-parsifal89:
grazie mille per i tuoi complimenti…sono diventata tutta rossa…sei
troppo buono e gentile, davvero mi sono commossa a leggere il tuo commento…mai
pensato di fare il critico letterario? Le tue spiegazioni sono così articolate
e mature che ti vedo bene a mettere giudizi sui vari libri, a meno che tu non
sia un promettente scrittore…chiusa la parentesi sul tuo futuro lavoro (che non
spetta a me decidere dopotutto), mi fa davvero piacere che ti sia piaciuto il
cap precedente e ammetto che anche a me i gelsomini piacciono molto, perché quando
fioriscono spandono nell’aria un profumo delizioso…grazie ancora e
commenta…baciotti
PS spero non ti sia offeso se ho
scherzato sulle tue doti di commentatore, non era una critica negativa, anzi…
grazie mille anche a tutti coloro
che leggono ma, purtroppo, non recensiscono…
Salve a tutti! Chiedo scusa se non ho potuto inserire
prima…problemi scolastici! Cmq spero di deliziarvi con questo cap un po’ più
lungo del solito…leggete e fatemi sapere!
Capitolo 18 – Spiegazioni
Cosetta stava migliorando a vista
d’occhio. Se prima la opprimeva un forte mal di testa e le articolazioni
urlavano quando lei si muovevano, ora riusciva a camminare, alzarsi, sedersi,
stendere e piegare le braccia senza fatica, anche se con lentezza.
Era passata ormai una settimana da
quando si era svegliata e suo padre non la lasciava mai sola, fatta eccezione
per quando il Conte lo richiamava perché aveva bisogno di lui per la
preparazione della premiazione…ma anche in quei momenti non era sola, i suoi
tre amici restavano sempre con lei…
Quella mattina però, dopo che un
messaggio del Conte aveva chiamato urgentemente suo padre, chiuse gli occhi e
fece finta di dormire, così quando i tre giovani la videro beatamente
appisolata decisero di uscire quatti quatti per non disturbare…
E Cosetta poté aver qualche minuto
per poter pensare, era tanto che non lo faceva…nonostante fosse felice di aver
trovato persone così care, la sua anima di Corvonero richiedeva qualche momento
di opportuno silenzio e calma.
Ripensò a tutto ciò che era
successo, al ciclope, al suo incantesimo, al fatto che aveva vinto il torneo, a
Tosca, a Salazar, a Godric…
Pensò a quest’ultimo con dolore,
ricordava durante il suo sonno che la sua presenza era sempre molto vicina,
anche se non lo poteva udire o vedere, lei sapeva che c’era, e se da una parte
le faceva piacere, dall’altra le dispiaceva immensamente.
Una fitta di angoscia le
attanagliò lo stomaco, sapeva che Godric provava qualcosa per lei, ma lei…
Proprio mentre stava pensando ai
suoi sentimenti, la porta si aprì facendo entrare un bel giovane castano che
prudentemente si avvicinò al letto dell’ammalata, ancora ricoverata in
infermeria.
-Buongiorno Cosetta, ti senti
meglio?-
-Buongiorno Richard. Ti ringrazio
sto bene…e tu?-
i due ragazzi si conoscevano
abbastanza bene, lui viveva alla corte dei Corvonero, e in un certo senso erano
cresciuti insieme, nonostante in tutti quegli anni si fossero scambiati solo
parole di circostanza, e senza nemmeno con troppo entusiasmo.
Cosetta all’inizio si stupì
leggermente di una sua visita, nonostante sapesse che ogni estate lui la
passava da suo zio nel castello di Garthsow.
Lui si avvicinò passandosi una
mano tra la capigliatura, come per sciogliere nodi inesistenti.
-bene anch’io, grazie- dopo un
attimo di titubanza si sedette sulla sedia accanto al letto e riprese a parlare
sotto lo sguardo incuriosito della ragazza –senti, devo chiederti una cosa
importante…lo so che io e te non ci siamo mai parlati veramente, però…è da una
settimana che cerco di parlare con Tosca…tu forse non lo sai, ma ci siamo
incontrati durante la sua prova…solo che tutti i miei tentativi sono stati
vani, passa tutto il tempo con te o con quei due tipi che hanno vinto…-
distolse un attimo lo sguardo per l’imbarazzo, non era da lui chiedere certe
cose…- comunque ti ha per caso parlato di me? È arrabbiata per qualcosa?-
Cosetta spalancò la bocca per lo
stupore…Richard Merovit, il ragazzo più menefreghista della Corte di Corvonero,
le stava chiedendo aiuto per “conquistare” Tosca…perché ora ne era certa…Tosca
le aveva parlato del loro incontro, e tra i vari sussurri e parole
incomprensibili pronunciate da una biondina alquanto imbarazzata,riuscì a capire che tra quei duequalcosa era scattato…
Rise di gusto mentre Richard
assumeva un’espressione seccata –forse è meglio che vada…è stato uno sbaglio
chiederti aiuto…- così con gli occhi che mandavano bagliori si alzò di scatto
facendo spostare la sedia che emise un cigolio fastidioso…non pensava che
Cosetta Corvonero potesse prendere in giro qualcuno!
-no, aspetta…- la ragazza era
riuscita a reprimere quegli attacchidi
risa -…non volevo offenderti, solo che…- e qui riprese di nuovo a ridere,
facendo perdere la pazienza al giovane che si voltò risoluto a lasciare
l’infermeria -…ti ho detto di aspettare! Tosca mi ha parlato di te…-
a quelle parole il giovane Merovit
ruotò il capo guardandola con un sopracciglio alzato…cominciava a diffidare…
-mi ha parlato della vostra
chiacchierata sotto il portico dei gelsomini…- e qui si aprì in un dolce
sorriso che fece arrendere il ragazzo che istintivamente riprese posto sulla
sedia…ora pendeva dalle sue labbra…si sentiva in ansia, preoccupato…
-ti ha detto qualcosa di
spiacevole? Perché non mi vuole più vedere?-
Cosetta gli prese la mano con fare
solidale –lei non ce l’ha con te, anzi…forse è meglio che ne parli con lei, io
non posso dirti cose che dovrebbero uscire dalle sue labbra…posso solo dirti
come la penso…ho osservato come parlava di te e ascoltato ciò che mi diceva…lei
ce l’ha con sé stessa, ha paura di essersi scoperta troppo con una persona che
nemmeno conosce…-
Lui si distese in un’espressione
sollevata e un po’ triste –bè, grazie per questa illuminazione, però non mi sei
di grande aiuto…- la guardò speranzoso.
Lei scrollò le spalle e gli disse
solo –diciamo che i gelsomini sono diventati i suoi fiori preferiti…-
Era da una settimana che ogni
momento libero lo passava con Cosetta, insieme a Tosca e a Salazar, che era
diventato un amico con cui scherzare e parlare…Tosca invece sembrava assente,
aveva sempre la testa sulle nuvole e quando un tipo con gli occhi verdi si
avvicinava a loro, le sue guance si imporporavano e li obbligava ad andare
tutti e tre a fare una passeggiata…
Godric però era curioso, sapeva di
essere un bel ragazzo, di essere forte, coraggioso e simpatico e voleva passare
del tempo da solo con Cosetta…ora che con Salazar aveva più o meno chiarito
cosa lo legava a quella ragazza, non ce la faceva più ad aspettare…
Suo padre e gli altri ex-giudici
(dato che ormai la competizione era conclusa) erano sempre introvabili, stavano
preparando qualcosa di speciale per la competizione, cosa che avrebbero
scoperto molto presto.
Era pomeriggio, pomeriggio presto,
e Salazar era andato a cercare Lector che era misteriosamente
scomparso…rabbrividiva sempre a pensare quel rettile, non gli piaceva
molto…aveva deciso di far visita ai giardini per cogliere qualche fiore da
donare alla dolce ragazza dei suoi sogni…era indeciso tra le rose e dei
tulipani, quando sotto il portico che si affacciava al giardino vide Tosca con
in mano dei piccoli fiorellini bianchi di natura ignota per lui, che seduta su
una panca di pietra singhiozzava sommessamente…cercò di avvicinarsi lentamente
per vedere cos’era successo quando quel solito giovane arrivò correndo da
dentro il Castello e la raggiunse
Godric si nascose dietro una
colonna intermante coperta da quella pianta con i piccoli fiori bianchi che
emanavano un forte profumo…era pronto ad intervenire se quel tipo avesse
cercato di far del male alla sua piccola amica…ma quello che vide lo lasciò un
po’ spiazzato, e lo convinse ad andarsene…
Tosca sentì dei passi avvicinarsi
lentamente…in quei giorni si sentiva così strana che senza accorgersene si era
ritrovata a piangere stringendo dei gelsomini che le sporcarono le dita di linfa
bianca…non si arrischiò ad alzare lo sguardo temendo di incontrare quello della
persona che non voleva vedere…
Sentì una mano accarezzarle i
riccioli biondi e scendere fino a sollevarle il mento con delicatezza…e lì
incontrò i suoi occhi…due paia di smeraldi si sfiorarono…
Richard si sedette accanto alla
ragazza e dopo averle asciugato quei grossi lacrimoni le strinse le mani
sporcandosi le sue con la stessa linfa che gocciolava dal rametto appena colto
da Tosca.
Le sorrise prima di chinarsi su di
lei.
Lei del resto era paralizzata, non
sapeva cosa fare…lui sapeva condurla con dolcezza, guidarla con amore, e lei si
lasciava trascinare e sfiorare lo sguardo…lo vide avvicinarsi con il viso e
istintivamente chiuse gli occhi che lasciarono scivolare le ultime gocce salate
e schiuse le labbra con il solo desiderio di incontrarlo.
E si incontrarono, con dolcezza,
con amore, si sfiorarono le labbra nel bacio più semplice e intenso…nel loro
primo bacio.
Quella stessa sera, i quattro
giovani vincitori vennero chiamati a presentarsi nella sala più grande del
Castello, la Sala che aveva ospitato le prime sere con tutti gli altri
novantaquattro concorrenti…appena entrarono rimasero sbalorditi da come era
stata arredata…gli stendardi delle quattro famiglie si alternavano sul soffitto
colorandolo di familiarità.
Al centro un grande tavolo
apparecchiato per dieci persone era illuminato da una miriade di candele
fluttuanti che bagnavano come oro colato gli innumerevoli fiori che
rallegravano la Sala.
I quattro giovani videro i
rispettivi genitori intenti a discutere allegramente con il Conte e Richard,
anche lui invitato a partecipare.
Sembrava che si fossero messi
d’accordo per onorare le proprie casate, e a questo pensiero Tosca si lasciò
sfuggire un sorriso divertito mentre incrociava con lo sguardo gli occhi colmi
di gioia di Richard.
Galviano Grifondoro indossava una
lunga tunica bordeaux con lacci dorati, Simeon Serpeverde, invece, una ricca
veste smeraldo decorata con bordi argentei, altrettanto eleganti Theodore
Tassorosso con una veste d’ambra e colletto di seta nera e Charles Corvonero
con un delizioso abito blu notte e manto nero.
Ma, il più sobrio fu sicuramente
il Conte Merovit completamente vestito di un neutro nero.
I quattro si avvicinarono al tavolo
e vennero accolti da caldi sorrisi e un applauso intimo dei famigliari.
-bene, ora sarà meglio riempire i
nostri stomaci…dopo un delizioso banchetto sono sicuro che riuscirete a
digerire meglio il premio che vi attende…bene, accomodiamoci!-
così i due Merovit si accomodarono
ai capi della tavolata.
Tosca si precipitò quasi a sedersi
accanto al ragazzo dagli occhi verdi, Cosetta le si accostò e così fecero gli
altri due. Non senza che Godric desse una gomitata all’amico Serpevrde per
sedersi vicino alla Corvonero.
I padri si sedettero di fronte ai
rispettivi figli e la cena poté iniziare.
-Arrosto di cinghiale con patate!-
il Conte scandì quelle parole e subito la pietanza richiesta gli si presentò
nel piatto dorato, mentre ampolle magiche ricolme di vino dal colore del rosso
rubino si spostavano continuamente a riempire le coppe e i calici vuoti dei
commensali.
Dopo aver capito il meccanismo
della cena, tutti ordinarono i propri piatti preferiti.
Naturalmente Tosca e Godric non
riuscirono a non dare spettacolo involontariamente, e così ordinarono due o tre
pietanze contemporaneamente ritrovandosi così sostanze altamente sospette nei
piatti che vennero sostituite da diligenti elfi domestici accorsi a sistemare
il guaio dei due pasticcioni.
La sera proseguì senza troppi
impicci, fatta eccezione per il quasi soffocamento di Sir Tassorosso che quasi
si strozzò con la selvaggina ordinata e un bicchiere di cristallo andato in
mille pezzi fatto cadere dal Conte dopo un brindisi di troppo.
L’aria era intrisa di allegria, le
pance piene rendevano pace ai proprietari, mentre un dolce rosso rubino tingeva
le gote degli uomini che quella sera avevano alzato un po’ troppo il gomito.
-bene, ora che siamo tutti sazi e
soddisfatti è giunto il momento di darvi il premio…o meglio spiegarvelo…prima
però dobbiamo spostarci da qui…seguitemi in una stanza dove potremo conversare
tranquillamente.-
così i dieci commensali si alzare
da quelle comodo sedie imbottite per seguire il Conte.
Camminarono per i corridoi, salirono
le scale magiche che per quella sera sospesero la loro attività di muoversi e
confondere le persone. I quadri, o meglio le persone raffigurate, cercavano di
spostarsi di cornice in cornice per vedere ciò che accadeva.
Le candele illuminavano là dove la
luce della luna e delle stelle non riuscivano a raggiungere, mentre ogni
giovane si chiedeva dove stavano andando? Cosa avrebbero ricevuto? Perché tutti
quei misteri?
E si sarebbero susseguite altre
numerose domande se il Conte non si fosse fermato di fronte alla statua di un
bruttissimo mostro alato. Un mitico essere tipico delle cattedrali ce sarebbero
state costruite in stile gotico…un Gargoyle.
Questo enorme rappresentazione
mostruosa serviva sicuramente ad intimidire chiunque si fosse avvicinato, per
non parlare del fatto che, mentre Tosca si era avvicinata incuriosita da quella
statua, quella prese a parlare e a muoversi facendo indietreggiare la ragazza.
-parola d’ordine- un ruggito, se
così si può definire, tetro e minaccioso uscì dalle fauci pietrose.
Il Conte parve rianimarsi
–naturalmente, naturalmente…ehm…Pax et Lux!-
A quelle parole Simeon Serpeverde
ebbe un moto di disgusto, solo il conte poteva scegliere come parola d’ordine
la forma latina di “pace e luce”.
L’animale di pietra, però, reagì
in modo diverso, lasciando che i dieci personaggi potessero salire sulla scala
a chiocciola che si snodava verso l’alto.
Tutti i giovani sgranarono gli
occhi…che diavoleria era mai quella?!
Con una certa preoccupazione
salirono su quelle scale dopo i genitori, portati in alto da quei gradini di
pietra.
Giunsero così ad una grande porta
di quercia lucida con battenti dorati…il Conte la aprì per mostrare una stanza
circolare con al centro un grande tavolo, anch’esso circolare.
Quella era l’unica stanza di una
torretta che lasciava intravedere la torre più alta del castello, dove avevano
sostenuto l’esame di Astronomia, il lago e grandi distese erbose.
Gli ex-giudici sorridevano
soddisfatti mentre gli altri cinque si guardavano intorno ammirati e dubbiosi,
poi però il Conte ruppe il silenzio riportando su di sé l’attenzione generale
-Prego, Godric, Salazar, Cosetta e
Tosca, accomodatevi al tavolo…-
così i quattro citati si
avvicinarono alla tonda tavolata e solo all’ora riuscirono a notare il lavoro d’intarsio
effettuato sul piano…il tavolo infatti riportava una grande rosa dei venti,
usata dai marinai, indicante i quattro punti cardinali.
Istintivamente Cosetta si sedette
sulla poltroncina blu notte posta in prossimità del Nord, Godric su una rossa nei
pressi dell’Est, Tosca prese posto su quella gialla vicino al Sud, e Salazar su
quella verde rimanente a Ovest.
-è giunto il momento, cari
ragazzi, di ricevere il premio “tanto atteso”…ma mi chiedo se si possa definire
“premio” ciò che sto per dirvi…- si fermò a scrutare negli occhi ogni ragazzo,
e riprese a parlare dopo aver sorriso mestamente a ciascuno -…vent’anni fa una
Sibilla aveva predetto che sarebbe nati quattro giovani in grado di portare
luce in un periodo così buio per noi maghi…come ben sapete in questi anni la
magia è sempre stata condannata…ed è per questo che io ho deciso di organizzare
una competizione, per scoprire chi erano quei quattro talentuosi che sarebbero
riusciti a risollevare la nostra comunità…-
Tutti i ventenni si guardarono
stupiti, non riuscivano ancora a comprendere le parole del vecchio Merovit.
-…so bene che ciò che vi sto
dicendo possa apparire alquanto strano, ma…siete voi…non sono mai stato sicuro
come ora…vedervi riuniti a quel tavolo…ora mi è chiaro…siete voi, su di voi
ricade la responsabilità, il grande compito e onore di porre fine al dolore
arrecato dall’essere maghi…-
-ma…come?- Cosetta si arrischiò a
parlare –come potremo noi? Siamo solo quattro ragazzi! E voi ci avete
mentito…abbiamo dovuto superare delle prove, difficili, pericolose…per cosa?
Per poi doverne superare un’altra che non ci impegnerà per un paio d’ore, ma
per tanto tempo…crescere con la paura del fallimento, dell’indignazione…lei non
ci può obbligare! Perché non ce ne ha parlato prima? Perché…?-
Cosetta era letteralmente esplosa.
Il suo abituale animo tranquillo venne sostituito da aggressività e paura. Le
gote le si tinsero di rosso e gli occhi brillavano minacciosi, mentre Salazar e
Godric si alzarono accennando con la testa l’appoggio all’amica.
Solo Tosca rimase seduta e calma,
anche se gli occhi le si riempirono d’indignazione, e non lasciò nemmeno
parlare il Conte per spiegare, perché fu lei a prendere la parola
-Quando ho accettato di
partecipare a questo Torneo, nemmeno io sapevo in consisteva il fantomatico
premio, e nemmeno m’interessava…volevo solo poter conoscere nuove persone e
speravo di vedere una comunità, unita e attiva…speravo davvero che questa
potesse essere un’occasione di ritrovo per portare la pace…e non vedo perché vi
stiate lamentando, io accetto la responsabilità e il compito che c’è stato
offerto, perché è sempre stato il mio sogno…e se non volete essere altruisti e
pensare un po’ a tutte quelle persone che soffrono per una condizione che non
dovrebbe arrecare sofferenza, vi sarei grata di uscire da questa stanza!-
Sbalorditi…tutti erano rimasti
sbalorditi da quelle parole e fissavano sbigottiti una Tosca decisa e risoluta
alla quale si inchinarono con rispetto.
Godric e Salazar si risedettero e
Cosetta riprese la sua solita espressione di calma…tutti colpiti dalle parole
della ragazza bionda si decisero a riflettere sulla questione e dopo un cenno
rivolto al Conte, quest’ultimo insieme ai padri e a Richard uscirono in
silenzio dalla stanza…
Ed ecco il 18° cap…caspiterina!
Cmq la situazione si sta smuovendo, ormai si è arrivati al momento cruciale per
i quattro fondatori di prendere una decisione…con Godric, Salazar e Cosetta
indecisi e dubbiosi e una Tosca, invece, consapevole e matura…spero che vi sia
piaciuto e spero naturalmente che lo commentiate!
Ora, come di consueto, si
ringrazia calorosamente:
-Juliet:
ciao carissima, pensavo di non risentirti più! Come stai? Grazie mille
per il commento, mi fa piacere che il capitolo sia di tuo gradimento e che
anche il personaggio di Tosca ti piaccia, perché lo ammetto piace molto anche a
me, anche se all’inizio non sapevo bene come dovesse essere dato che la Rowling
non ne ha mai parlato apertamente, solo il Cappello Parlante ogni tanto dava
qualche informazioni…cmq grazie 1000, bacioni
-Angelikall:
ciao bellissima…quando ho letto la tua recensione mi sono data della
malata di mente…che scema, era ovvio che ti riferivi alla fondazione della
Scuola, e io invece mi scervellavo inutilmente…pensavo di aver dimenticato qualcosa,
di aver tralasciato un avvenimento! Non sai che imbarazzo! ^///^. Non te la
prendere, non è che non sei stata precisa, solo che a volte (ok lo ammetto,
molte volte!) sono così tonta! Grazie mille per la recensione, mi fa sempre
piacere ricevere i tuoi commenti…mega baci!
-lilyblack:
sono proprio contenta che lo scorso cap ti sia piaciuto, ci tenevo molto
a una tua considerazione, dato che ti ritengo una colonna portante del
personaggio di Cosetta, che non so mai come inserirla nelle situazioni…cmq grazie
millissime per il tuo commento, fammi sapere anche per questo cap, bacionissimi
Grazie anche a tutti coloro che
leggono ma non recensiscono…vi esorto vivamente a farlo!
…baci
Iride89
PS: se
vi piace il personaggio di Remus Lupin, mi farebbe piacere che leggeste la ff
che ho scritto su di lui e che si intitola “la scatola dei ricordi”…è un po’
triste, ma anche molto corta, quindi mi rendereste felice se lasciaste un
commento anche piccolo piccolo, tanto per sapere se è un’emerita schifezza che
era meglio lasciare sul mio computer e non inserirla!