La nascita di Hogwarts

di iride89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un cenno di storia e le casate di Gran Bretagna ***
Capitolo 2: *** La profezia e la lettera ***
Capitolo 3: *** Reazioni di quattro rampolli ***
Capitolo 4: *** Al castello di Garthsow ***
Capitolo 5: *** L'apertura ***
Capitolo 6: *** Incantesimi e la seconda prova ***
Capitolo 7: *** Fortuna, stelle e l'ombra della magia ***
Capitolo 8: *** Bugie e pollici verdi ***
Capitolo 9: *** Pozioni e la donna dal sorriso enigmatico ***
Capitolo 10: *** Logica, indovinelli e consigli. ***
Capitolo 11: *** Lacrime e parole ***
Capitolo 12: *** Serpenti colorati e l'occhio del Ciclope ***
Capitolo 13: *** Pericoli e carte bianche ***
Capitolo 14: *** Abbracci e carezze dal pelo bianco ***
Capitolo 15: *** Echidna e baci rubati ***
Capitolo 16: *** Il profumo dei gelsomini ***
Capitolo 17: *** La prigioniera del sonno ***
Capitolo 18: *** Spiegazioni ***



Capitolo 1
*** Un cenno di storia e le casate di Gran Bretagna ***


Quando pensiamo alla nascita, solitamente colleghiamo a quest’azione il sentimento dell’amore, come due genitori il cui frutto

Salve a tutti! Ecco che ho iniziato una nuova ff che spero vi piaccia molto.

Mi sono chiesta più volte come Hogwarts nacque, nel senso che tutti sanno la storia narrata dalla McGranitt nel film Harry Potter e la camera dei segreti (nel libro omonimo è Rùf che la spiega), però il resto è sempre stato un mistero. Questa comunque è la mia versione, e spero che non sia troppo noiosa (soprattutto la prima parte, che mi serviva per introdurre poi la vera storia) quindi non soffermatevi esclusivamente sul primo capitolo ma leggete anche il resto…ok ora dovrei avere finito, quindi vi lascio…ah sì mi sono dimenticata di dirvi che aspetto i vostri commenti più numerosi che mai!

Buona lettura!!!

 

Capitolo 1-Un cenno di storia e le casate di Gran Bretagna

 

Quando pensiamo alla nascita, solitamente la colleghiamo al sentimento dell’amore, come due genitori il cui frutto del sentimento che li lega viene rappresentato da un figlio. Ma anche per gli oggetti può valere questa versione, come un orefice che con pazienza, impegno e destrezza riesce a dar vita a oggetti tanto preziosi quanto semplici, oppure un pittore che con i colori trasmette la sua anima ad una tela inizialmente anonima e bianca, ma marchiandola con il suo amore e la sua passione.

Così nacque anche Hogwarts, la scuola di magia e di stregoneria, quell’immenso castello, quelle solide mura, quell’antico patto tra quattro maghi che visse, vive e vivrà.

Godric Grifondoro, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso e Cosetta Corvonero.

Queste quattro grandi persone erano i più potenti maghi e streghe delle poche in quel periodo, dove tutti coloro che praticavano arti magiche erano costretti a nascondersi per non essere condannati a morte, che eludevano con grande facilità. Ma i maghi e le streghe prima di essere tali, cioè maghi e streghe, sono persone che necessitano di rapporti umani, i quali venivano meno una volta scoperta la propria natura.

In quel periodo, troppi anni addietro da poterli contare, la comunità magica era molto ridotta in Europa, poche migliaia, che cercavano di nascondere la propria natura, alcuni addirittura la negavano a loro stessi ritenendola una maledizione.

La mentalità era abbastanza chiusa, se eri uno stregone riconosciuto, dato che potevi scampare al rogo, diventavi un reietto, che non poteva stare con la società.

Cominciarono così a nascere delle piccole comunità distaccate di maghi, che si isolarono dal resto del mondo. Tutti questi gruppetti si rifacevano a quattro casate antiche (Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero) che diedero origine alle così dette dinastie di sangue puro, in quanto si accoppiavano esclusivamente tra loro e consideravano gli altri non-maghi indegni di avere rapporti con loro in quanto avevano rifiutato e avevano condannato i praticanti della magia.

Paura del diverso, ecco cosa spinse gli esseri-non-maghi ad essere così ottusi e maligni.

Gli anni trascorrevano e ogni casata diede nello stesso anno un figlio che una sibilla aveva predestinato a fare cose grandi.

Ognuna di queste casate guidava quattro parti distinte della Gran Bretagna:

La casata dei Serpeverde controllava l’Irlanda, e aveva come simbolo del blasone una serpe.

A quella di Grifondoro era sottomesso un vasto territorio che ricalcava a grandi linee quello dell’Inghilterra e veniva rappresentata con un grifone.

I Corvonero sorvegliavano la zona più a nord dell’isola, più o meno l’attuale Scozia e si raffigurava con un Corvo.

Infine, ma non meno importante, la casata di Tassorosso che, seppur ricopriva il più piccolo tra i territori, rispettivamente il Galles, era posta al centro e fungeva da mediatore, soprattutto per le due casate più rivali tra loro, cioè quella inglese e quella irlandese.

 

Ma vediamo di descriverle il meglio possibile, per poi avere un quadro più completo per quando la vera storia inizierà.

I Serpeverde, come già detto, erano i signori d’Irlanda, terra di antiche e oscure magie. Per quanto fosse potente e saggia, la popolazione magica che vi viveva era temibile e maligna, considerandosi sempre i migliori in quanto controllavano un’isola totale, al contrario delle altre tre che si dividevano un unico territorio. Questo li portò ad avere un orgoglio insulare che denigrava gli altri ingiustamente. Però erano anche i più maltrattati. La popolazione non maga irlandese era la più sprezzante nei confronti della magia, cercava di liberare la propria terra da una cosa, secondo loro, insulsa e spregevole, nonostante fosse stata molto importante per le loro antiche popolazioni.

Non è quindi da biasimare completamente la casata dei Serpeverde che non reagì apertamente alle varie provocazioni, ma si nascose sempre di più nelle viscere della terra impregnata di magia oscura che li assetò di vendetta e odio.

Qual era dunque il simbolo più appropriato per queste persone se non una serpe?

Già, un serpente dalla pelle lucida e argentata e dagli occhi verdi come la vendetta, eppure che ricordavano, indirettamente, i campi lussureggianti della terra d’Irlanda.

L’anima di questi maghi imparò ad amare l’oscurità e tutto ciò che ne deriva.

Questo li spinse ad odiare i dorati grifoni inglesi che più volte tentarono di sottomettere l’Irlanda al loro volere, ma non riuscendoci mai definitivamente.

I nobili maghi di questa casata eccelsero principalmente per il valore e il coraggio dimostrato nelle guerre del periodo, e ostentando anche una leggera vena di superbia che li mise in lite con le serpi.

Le loro armature splendevano sotto il sole e il grifone dorato dalle penne rossastre proteggeva i coraggiosi combattenti, per questo gli venne affibbiata l’epiteto di Casata Dorata, sede della luce e delle virtù più invidiate, ma non sempre primarie.

Infatti non eccelleva nella pazienza e nello studio erudito.

I tassorosso e i Corvonero erano le famiglie più “tranquille” che amavano meno i combattimenti, ma che si distinsero ugualmente.

La Casata dei Tassorosso era la più buona e pacifica. Si prendeva cura del Galles con amore e dedizione. Trovava del buono anche nelle piccole cose e fu la casata perfetta per tenere in pace le due famiglie più contrastanti. Non era particolarmente ricca o comunque facoltosa, sicuramente non avrebbe mai potuto competere con le altre casate, in quanto di doti particolari non ne aveva. Eppure si distinse per quella sua nobiltà d’animo che arrivava al cuore delle persone.

La loro indole venne rappresentata con un tasso nero dalle zampe gialle, che funge da “nonno” buono a tutti gli altri animali.

Vi è infine la casata dei Corvonero, pacifica anch’essa come i Tassorosso ma per motivi ben differenti. Questi erano i più isolati, relegati nella fredda ma bella Scozia, passavano le intere giornate a istruirsi con impegno, plasmando persone colte ma taciturne e solitarie.

L’impegno per loro era molto importante e il loro comportamento venne più volte frainteso etichettati come saccenti e so-tutto-io. In realtà volevano solo dimostrare che anche loro potevano avere pregi, non rimanendo così indietro agli altri. Istintivamente verrebbe da pensare che il loro stemma fosse quello di un topolino (come ricorre più volte nell’espressione “topo di biblioteca”) ma in realtà vennero presentati con un corvo dal becco nero con i riflessi delle penne bluastri.

 

Ed ecco che presentate le quattro casate della magia in Gran Bretagna può avere inizio la storia, origine di cose grandi.

 

 

 

 

Qui termina il primo capitolo…grazie per averlo letto e non preoccupatevi la ff non sarà una lezione noiosa di storia, ma una magica avventura.

Per non lasciarvi così a bocca asciutta ho deciso di inserire subito anche il secondo capitolo…

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Capitolo 2
*** La profezia e la lettera ***


Capitolo 2-La profezia e la lettera

Capitolo 2-La profezia e la lettera

 

 

 

Tutto cominciò quando una Sibilla, annunciò a tutta la comunità magica che quattro giovani avrebbero cambiato la sorte del mondo magico secondo una formula che recitava più o meno così:

 

 

È quest’anno che nasceranno

coloro che ci toglieranno ogni affanno.

 

4 giovani maghi,

del mondo i più bravi,

insieme cose grandi faranno,

se la concordia tra loro otterranno.

 

Nuova luce di speranza

per noi esseri magici

trattati con riluttanza

ma sempre benefici.

 

 

Tutti i maghi allora, cominciarono a sperare in un nuovo futuro, purtroppo però le parole della donna erano alquanto vaghe sulla loro identità ma non sul fatto che questi quattro grandi maghi potevano risollevare la situazione.

Una settimana dopo la Sibilla morì prima di aver appreso i nomi dei quattro, così questa predizione venne dimenticata per vent’anni, fino a quando un conte-mago della casata di Corvonero la trovò scritta in uno dei suoi libri.

Capì allora che non c’era tempo di indugiare. Confidava molto nelle parole di quella Sibilla, nonostante la Divinazione non fosse un’arte molto sentita in quella casata.

 Comunque in quegli ultimi vent’anni la popolazione magica non ebbe pace dai “babbani”, che capendo di non poter uccidere con il fuoco iniziarono a torturare i maghi che scovavano, rompendogli la bacchetta, tagliando loro la lingua per non poter pronunciare “infide parole”, cavando gli occhi per non incantare e turandogli le orecchie con del piombo per non sentire gli spiriti maligni che li avrebbero aiutati..

Venivano poi lasciati morire di fame in celle umide in balìa di loro stessi. Non avvenivano molte volte, in quegli anni l’arte della magia si stava raffinando, ma i pochi esempi furono ugualmente spaventosi.

Questo conte, il cui nome era Merovit, viveva nella zona più a sud della Scozia, quasi a confine con l’Inghilterra ed era uno dei più dotti e importanti consiglieri della Casata di Corvonero. Viveva in un grande castello, troppo grande anche per lui, che si affacciava su un lago e che era circondato da una foresta.

Indisse così una gara di magia aperta a tutti colori che in quell’anno avrebbero compiuto i vent’anni e inviò gli inviti alla partecipazione.

Come già ribadito le comunità magiche non erano numerose quindi i partecipanti furono poche centinaia, a cui venne inviata una lettera simile a questa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sir/Lady…                                                      

Io, Conte Rudolph Edgar William Merovit della casata di Corvonero, La invito cortesemente a prendere parte ad una competizione di Arti Magiche in cui dovrà affrontare delle prove in diverse discipline.

Sarà un’occasione di ritrovo per tutta la comunità magica e che vedrà quattro vincitori degni di un importante premio.

Quest’avvenimento avrà luogo presso il mio castello di Garthsow tra esattamente tre mesi e avrà una durata relativa al tempo di preparazione e a quello che impiegherete nel superare le avversità.

Con la speranza che accoglierete tutti la mia proposta .   

 

                                                 Conte Rudolph Edgar William Merovit

10/01/…

 

 

 

 

 

Lo so, lo so, è cortissimissimo, comunque spero che continuiate a leggere gli altri capitoli e mi raccomando tanti tanti tanti commenti!!!

 

Bye bye Iride89

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Capitolo 3
*** Reazioni di quattro rampolli ***


capitolo 3-Reazioni di quattro rampolli

Lo ammetto questo cap è molto corto…cmq leggete e fatemi sapere!

 

capitolo 3-Reazioni di quattro rampolli

 

 

La lettera fu ricevuta e le reazioni furono diverse per ogni giovani ma quattro in particolare colpirono maggiormente.

 

Irlanda, Maniero di Serpeverde 3/02/…

 

-Bene, bene, il Conte Merovit ha indetto una competizione…interessante, interessante davvero…chiamatemi subito mio figlio!- la voce di Simeon Serpeverde riecheggiò nel maniero.

Pochi minuti dopo il figlio fece la sua comparsa nel salone principale –Salazar, il Conte Merovit ti ha invitato a prendere parte ad una gara di magia, e io ho deciso che tu vi parteciperai…-

-ma, veramente…-

-NON INTERROMPERE!- Simeon urlò al figlio che aveva osato fermarlo, si alzò di scatto e lo schiaffeggiò violentemente tanto da farlo barcollare, ma non quanto basta da fargli cambiare l’espressione di odio che caratterizzava i tratti del suo volto. –e ora, io ti ordino di partecipare, quindi vai a prepararti….partiremo tra pochi giorni, ora vai- il padre sputò quelle parole con disprezzo e rabbia, come del resto suo padre prima di lui lo aveva trattato. Non c’era posto nel cuore dei Serpeverde per l’amore.

Salazar intanto stava uscendo, dopo aver fatto un inchino profondo quando venne trattenuto ancora dalla voce di suo padre –ah, a proposito, Salazar, mi sembra inutile ricordarti che non dovrai farti sconfiggere da nessuno…i Serpeverde non possono essere denigrati per una tua sconfitta! Bada quindi…devi essere il migliore ma soprattutto devi battere Grifondoro, spero di essere stato abbastanza chiaro…bene ora vattene!-

Così il giovane si diresse nelle sue camere con una smorfia di disgusto nei confronti di quel mostro che era sua padre. Quanto lo odiava!

 

Inghilterra, castello di Grifondoro  20/01/…

 

-padre, mi è giunta una lettera dal Conte Merovit che mi invita a partecipare ad un torneo di magia. Volevo chiedervi l’autorizzazione ad andare.- Godric Gridondoro si era rivolto al padre Galviano Grifondoro, grande combattente e stregone.

-conosco il Conte, e la trovo una buona idea quella di far competere i giovani…molto bene, ho molta fiducia in te Godric, mi raccomando solo a non essere avventato…ricorda, la virtù di un guerriero vive nel saper attendere il momento giusto per attaccare, e che il grifone protegge solo i più coraggiosi! Verrò con te per poter assistere alle tue imprese. Ora va, ho molte cose da fare!-

-grazie padre- il giovane Godric aspettava un’occasione simile da vent’anni, ed era sicuro che ce l’avrebbe fatta a vincere, come i suoi antenati avevano sempre vinto la guerra!

 

Galles, tenuta di Tassorosso  24/01/…

 

-dimmi mia piccola Tosca, perché hai voluto vedermi?- Theodore Tassorosso guardava benevolo la figlia che amava tanto con dolcezza.

-ecco padre, stamattina ho ricevuto una lettera da parte del Conte di Merovit che mi prega di recarmi a Garthsow entro il 10 Aprile di quest’anno per partecipare ad una gara di magia…posso andarci?-

Tosca sapeva di avere una grande influenza sul padre che purtroppo era iper protettivo con lei.

Lui allungò la mano sulla quale la figlia appoggiò la lettera e con sguardo un po’ più serio commentò –no figlia mia, non voglio che tu vi prenda parte, temo per la tua incolumità…ci saranno molti giovani e tu ti potresti far del male!-

-ma padre, io ci tengo tanto, tutti parteciperanno e io sarò la sola a non esserci…e poi tu potresti accompagnarmi e non negare che non ti farebbe piacere vedere la comunità magica unita per una volta…pensa, questa potrebbe esser l’occasione giusta! Ti prego!- la ragazza era quasi in lacrime, anche lei condivideva il sogno di suo padre che sorrise e accettò di recarsi in Scozia sperando solo di non aver preso la decisone sbagliata.

 

Scozia, Palazzo di Corvonero 16/01/…

 

-Cosetta, Cosetta, tuo padre ti vuole, è una cosa molto importante-

una signora entrò nelle camere di una ragazza intenta a leggere

-ditemi madre, che cosa desidera mio padre?-

-non lo so, ma è meglio che tu vada a sentire cosa ha da dirti.-

-bene, mi reco immediatamente da lui-

 

….pochi minuti dopo nella biblioteca…

 

-mi avete fatto chiamare padre?- Cosetta si diresse verso l’uomo seduto alla scrivania, suo padre Charles Corvonero.

-si Cosetta, vedi, mi è giunta una lettera dal Conte Merovit, uno dei nostri più importanti consiglieri che anche tu dovresti conoscere...comunque il Conte ti ha invitato alla partecipazione di una gara di magia che si terrà al suo castello e anche io vorrei tu ci andassi-.

La fanciulla soppesò la questione e rispose impassibile –veramente preferirei studiare i nuovi libri giunti dalla Francia che prendere parte ad una frivola gara!-

-Vorrei invece che tu accettassi, siamo in debito con il Conte quando ci ha ospitato nella sua tenuta l’estate scorsa, e io sono sicuro che gradirebbe molto la tua partecipazione- Charles calcò molto queste parole per far intendere alla figlia che avrebbe dovuto accettare.

-in questo caso, sono molto felice di partire per il sud- e detto questo si congedò per andare a finire di leggere quel libro.

 

 

 

Ringrazio moltissimo

Ashleigh: veramente non sapevo che Grifondoro avesse origini gallesi, semplicemente mi sono inventata la collocazione delle casate! Probabilmente ho scelto l’Inghilterra per i Grifoni in quanto più volte ha tentato di sottomettere l’Irlanda, di conseguenza sono iniziati i conflitti!

Cmq grazie davvero e spero che continuerai a seguire la storia!

 

Angelikall : grazie tantissimissime anche a te, mi fa piacere che ti piaccia! Alla prossima…

 

Ciao ciao

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Capitolo 4
*** Al castello di Garthsow ***


Capitolo 4-Al castello di Garthsow

Salve a tutti! Questo capitolo può essere ritenuto un po’ noioso, perché è principalmente descrittivo, quindi spero che non vi addormentiate prima di aver lasciato un commento! Non preoccupatevi però arriverà anche l’azione…bene, ora vi lascio alla lettura…

 

Capitolo 4-Al castello di Garthsow

 

Fu così che i quattro protagonisti intrapresero un viaggio con meta il sud della Scozia.

All’entusiasmo di Tosca si contrapponeva la freddezza di Salazar e all’interessamento di Godric l’indifferenza di Cosetta.

Tutti e quattro i ragazzi accompagnati dai rispettivi padri raggiunsero il castello del Conte pochi giorni prima dell’inizio della gara in quanto erano i partecipanti più illustri e il Conte voleva trascorrere con loro qualche giorno in segno di rispetto.

Arrivarono tutti lo stesso giorno, precisamente il 7 Aprile,quindi tre giorni prima della competizione.

In questi tre mesi i giovani si erano esercitati con più o meno impegno per dimostrare le proprie capacità.

Quando il conte li accolse portò i padri in un salottino privato per discutere dei vecchi tempi in cui loro erano ragazzi e al fatto che li aveva scelti come giudici per le prove.

Così i giovani trascorsero del tempo insieme in un’altra sala.

 

Salazar se ne stava in disparte accarezzando il suo serpente con il quale ogni tanto scambiava qualche parola, in quanto sapeva parlare il serpentese. Era un giovane dalla carnagione pallida che si opponeva agli occhi e ai capelli neri come la pece e l’oscurità. I tratti del suo volto sembravano aver conosciuto solo le espressioni di odio, disprezzo e superbia. Un bel ragazzo nel complesso, che si contrassegnava con un innata eleganza nel portamento da nobile che assumeva.

L’opposto era Godric Grifondoro dai capelli di miele e dagli occhi azzurri. Il suo volto era solare ed era una bellezza differente da quella di Salazar. Aveva la costituzione di un guerriero, con muscoli ben sviluppati, anche se non eccessivamente. Non avrebbe mai potuto eguagliare l’eleganza della serpe, ma aveva il suo fascino e l’aria aperta e socievole. Aveva già stretto amicizia con Tosca e la loro conversazione si interrompeva ogni tanto con risate ilari da parte di lei.

Tosca infatti non era molto alta, di costituzione normale con biondissimi capelli ricci e occhi verdi. La sua espressione bonaria la facevano solitamente stringere amicizia con tutti ed era una persona semplice ma perspicace. Ogni tanto cercava di coinvolgere nei loro discorsi anche Cosetta, che era seduta poco distante da loro intenta a leggere un librone alto almeno 15cm.

Quest’ultima adorava la solitudine  e aveva lisci capelli neri e occhi blu pervinca attenti a ciò che leggeva. Era una ragazza seria che poche volte rideva e che considerava i divertimenti della sua generazione dei frivoli perdi-tempo che distraevano dallo studio. Al contrario di Tosca era alta e magra con la fronte sempre corrugata per la concentrazione e le labbra serrate che le conferivano un’espressione austera.

 

-bene bene Merovit, ci dica, perché questa competizione così all’improvviso?- Theodore Tassorosso era molto curioso su questo punto, come del resto anche gli altri tre signori che squadrarono interessati il Conte. Quest’ultimo sembrava restio a parlare della questione ma ne parlò, dopotutto loro erano i giudici che lui aveva scelto, nonché padri di quattro concorrenti –bè, tutto risale a qualche mese fa, quando nella mia biblioteca trovai un libro su cui vent’anni prima si scrisse una profezia di una Sibilla, molto affidabile. Io personalmente non sono un grande interessato dell’argomento, ma la predizione è l’unica fonte di speranza a cui possiamo attingere in questo periodo così oscuro per noi maghi. Comunque, la profezia dice che ci sarà un nuovo futuro per tutta la nostra comunità se quattro maghi, i più potenti del nostro periodo, riusciranno a trovarsi e a mettersi d’accordo, io non voglio rinunciare a questo progetto per il bene di tutti noi. Quindi ho indetto questa competizione tra i maghi e streghe di vent’anni.-

mentre parlava il Conte si era voltato a fissare il fuoco che ardeva allegro e quando si girò osservò con attenzione le diverse manifestazioni a quella notizia.

Theodore Tassorosso sorrideva felice, Simeon Serpeverde teneva gli occhi chiusi con un’espressione impassibile, Charles Corvonero era un po’ riluttante nel credere a quelle “filastrocche” e Galviano Grifondoro aveva sbarrato gli occhi, ma si era ricomposto subito con qualche colpetto di tosse.

Merovit decise di proseguire –è per questo che ho scelto voi come giudici, confido nel fatto che sarete imparziali e giusti nel giudicare i partecipanti, e per favore non parlatene con nessuno, al termine del torneo, vedremo cosa succederà-

 

Quei tre giorni prima della competizione furono molto piacevoli per gli ospiti che vennero privati della compagnia del Conte intento a sistemare gli ultimi preparativi per il 10 Aprile.

-…e così io spronai il mio destriero e trafissi il mio avversario con una lancia che raccolsi conficcata in un nemico che precedentemente avevo ucciso, ero stremato, sudavo sangue e la vista mi si stava annebbiando, ma con un’ ultima carica di energia portai la mia casata alla vittoria…- lui sorrideva sornione alla damina di fronte che l’ascoltava rapita, ma che disse –Caspita! Che fervida immaginazione!- e scoppiò a ridere. Il giovane cavaliere sperava di aver fatto colpo raccontandole una sua avventura “inventata”, come ogni grifone ostentava una leggera superbia ed egocentrismo, ma la tassorosso era sveglia e aveva subito capito che non erano altro che frottole, quindi rise, rise fino a farsi venire le lacrime agli occhi, e lui la imitò.

Tosca e Godric trascorrevano molto del loro tempo insieme a chiacchierare, ad esercitarsi e a fare lunghe passeggiate per il parco. Nonostante fossero rivali sapevano che stava nascendo una bella amicizia. Anche lo spirito da combattente del ragazzo si placò leggermente ripromettendosi di ritornare il solito guerriero una volta cominciata la gara. E poi i vincitori erano quattro, lui e Tosca avrebbero benissimo potuto essere due di loro.

Dopotutto entrambi avevano un’ottima preparazione, su quasi tutti i rami magici…il suo vero obiettivo, anche se non dichiarato esplicitamente era sconfiggere Serpeverde.

Dal primo giorno che l’aveva visto, si erano scambiati occhiate truci e di odio. Non parlavano mai,  e più volte Godric aveva avuto l’impulso di estrarre la bacchetta e maledirlo, soprattutto quando parlava in serpentese. In quelle occasioni trasudava male in tutte le direzioni, e questo non lo spaventava particolarmente, ma provava il desiderio irrefrenabile di sconfiggerlo una volta per tutte!

Per quanto riguarda Cosetta, non c’era molto da dire. Se ne stava tutto il giorno in biblioteca a studiare e durante la cena parlava poco, in pratica apriva bocca solo per rimproverare chi mangiava facendo troppo rumore e per correggere gli errori grammaticali in quello che dicevano i ragazzi.

Dovete sapere che il Conte aveva dato disposizioni in modo che padri e figli stessero divisi per tutta la durata del loro soggiorno,  in quanto i primi, che sapevano le varie prove, avrebbero potuto favorire i secondi. Quindi Tosca, Cosetta, Godric e Salazar, passavano del tempo assieme, soprattutto durante i pasti.

 

Fortunatamente questi tre giorni passarono velocemente, e il 10 arrivò in un lampo, portando con sé meno partecipanti del previsto. Molti infatti avevano declinato l’invito o per disinteresse o per paura.

Inizialmente il Conte se ne preoccupò, dopotutto anche chi non si era presentato avrebbe potuto essere uni dei quattro maghi della profezia! Poi però si convinse che i predestinati non potevano né essere vigliacchi né indifferenti alla disastrosa situazione magica, quindi era certo che tra i pochi pervenuti ci sarebbero state sicuramente i prescelti.

 

 

 

 

 

Lo ammetto, è un po’ cortino…ok è corto, cmq non lasciatevi ingannare ne dovranno ancora succedere di cose! Nel frattempo dei dovuti ringraziamenti vanno a:

 

 

 

Angelikall: grazie per aver recensito, ma senza offesa non ho ben capito in che senso ho sbagliato i cognomi di Tosca e Cosetta…perché io ho riletto i capitoli, e non mi sembra di averli sbagliati…forse tu intendevi che si chiamano Tosca Corvonero e Cosetta Tassorosso?

Fammi sapere e lascia anche un commentino su questo cap…kiss

 

Tonkseremus4ever : ciao, mi fa piacere che tu abbia letto questa ff e che la trovi “diversa” perché è ciò che volevo! Cmq sono felice che ti piaccia e spero che continuerai a leggerla!

PS ti ringrazio in anticipo per aver letto la mia ff su Tonks e Remus (una dolorosa ferita che solo l’amore può rimarginare…)…a giorni pubblicherò anche il seguito…spero che ti faccia piacere

 

 

 

A presto…iride89

 

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Capitolo 5
*** L'apertura ***


Capitolo 5- L’apertura

Ecco il nuovo capitolo della mia piccola saga! Qui cominciano i veri e propri scontri tra Grifondoro e Serpeverde. Cmq non voglio anticiparvi niente, leggete e commentate!

 

Capitolo 5- L’apertura

 

Tutti i giovani giunti al castello, circa un centinaio avrebbero dovuto sostenere una prova per ogni disciplina proposta dalla commissione. I giudici, che erano cinque (i signori delle casate della Gran Bretagna più il conte Merovit), avrebbero dovuto giudicare i partecipanti e squalificare chi avrebbe infranto il regolamento.

 

Quella sera ci sarebbe stata l’apertura del torneo e il giorno dopo si sarebbe subito tenuta una prova.

Nel parco del Castello era stato creato un piccolo palchetto su cui vi era posto una tavolata con cinque sedie. Di fronte ad esso dieci file da dieci sedie.

 

Alle 21:00 il Conte prese la parola parlando al centinaio di ventenni innanzi a lui, volse la bacchetta verso la sua gola e sussurrò la formula –sonorus- in modo che la sua voce risultasse amplificata.

 

-Benvenuti al Castello di Garthsow, sono molto felice che abbiate accettato il mio invito.

Colgo l’occasione per ribadire il motivo principale per cui oggi ci siamo riuniti: per molti anni, anzi troppi, la comunità magica ha dovuto subire soprusi e danni da parte dei babbani. È ora di risvegliare la nostra natura e cominciare a gettare le basi per un futuro non più di oscurità e sotterfugi, ma di luce e di speranza…e perché no? Anche di una convivenza pacifica con i non-maghi. Cari ragazzi non dimenticate mai che nonostante gli umani privi di qualità magiche ci abbiano denigrato non possiamo ridurci a fare lo stesso con loro…non cerco di giustificarli, il male che ci hanno fatto è molto doloroso…ma ditemi, cosa ne ricaveremo infliggendo altrettanto dolore se non odio e quindi guerre. È giunta l’ora…l’ora di risollevarci e farci accettare per ciò che siamo nel profondo, perché per quanto possiamo essere potenti, siamo prima delle persone con sentimenti che non devono essere ignorati.

Bene, dopo questo piccolo discorsetto, che spero non vi abbia annoiato, direi di passare alla presentazione dei giudici della gara.

Bè naturalmente ci sarà il sottoscritto, ma ho deciso di chiedere aiuto a quattro cari e vecchi amici, che sicuramente anche voi conoscerete almeno di fama.

 

Alla mia destra c’è Simeon Serpeverde- e l’uomo all’estremità destra della tavola si alzò. Il suo sguardo arcigno non fece fiatare i giovani che ne rimasero impietriti. Era la copia vecchia del figlio, anche se con un naso più lungo e sottile e una folta barba bruna. Le sue ricche vesti scure facevano risaltare ancora di più la sua bianca carnagione, sembrava un cadavere vivente!

 

Dopo che si fu riseduto il Conte presentò Charles Corvonero, che si alzò squadrando indifferentemente ogni giovane, non un sorriso o una smorfia sul suo viso solcato da rughe di troppa concentrazione. Si passò una man tra i radi ciuffi di neri capelli e si risedette accanto a Merovit. Quest’ultimo fece spostare l’attenzione sui due personaggi più allegri: Galviano Grifondoro che sorrise vivacemente alla folla, facendo lampeggiare i suoi occhi azzurri e Theodore Tassorosso che volse un sorriso bonario sotto i suoi baffi castani.

 

 

-perfetto, ora che le presentazioni sono terminate, direi di procedere con la spiegazione del torneo:

ci saranno otto prove sia pratiche che teoriche. Al termine di ogni prova un determinato numero di giovani verrà eliminato dalla competizione…naturalmente saremo noi giudici a valutare imparzialmente…le prove saranno, come già detto in diversi campi magici che vi verranno comunicati man mano che si svolgerà la gara. Domani ci sarà la prova pratica di Incantesimi, e dopo questa prova venti di voi verranno eliminati. Vi invito quindi a riposare e a farvi trovare pronti domani nella Sala Grande del mio Castello alle 7.30 in punto. Lì vi chiameremo e giudicheremo le vostre capacità. Dato che vogliamo la maggior imparzialità possibile – e qui scoccò un’impercettibile occhiata a Simeon Serpeverde –divideremo la valutazione in due giornate, quindi domani esamineremo le prime cinquanta persone in ordine alfabetico e dopodomani le restanti cinquanta. Al termine di questa prova vi informeremo sulla data della prova successiva. Dato che non ho nient’altro da dirvi…ci vediamo domani.-

 

 

 

 

I giovani erano stati sistemati nelle innumerevoli stanze del castello, e subito dopo la cerimonia andarono a riposare alcuni nervosi, altri in preda ad una crisi di nervi, e altri intenti a espellere la cena nei gabinetti per l’agitazione.

Solo quattro si trattennero ancora nel parco.

Fecero insieme una passeggiata e parlarono di ciò che li avrebbe aspettati il giorno dopo, in realtà solo Godric e Tosca parlavano, Cosetta stava rileggendo degli appunti e Salazar era immerso nei suoi pensieri. Ad un certo punto si rivolse a Grifondoro con voce carica di odio e astio –bene bene Grifondoro, domani ci sarà la prima prova…e allora vedremo chi sarà il migliore!-

-non vedo l’ora Serpeverde- rispose il grifone con un sorriso di sfida e riprese –ma sicuramente mi godrò di più la vittoria che avrò su di te battendoti lealmente, e non barando come fai tu!-

-non so di cosa tu stia parlando- fece Salazar con molta naturalezza.

Ora anche Cosetta prestò attenzione a “quei due immaturi ragazzi”.

-cosa credi, che non ti abbia visto ieri notte mentre parlavi fitto fitto con il tu paparino?!-

era vero, Godric aveva assistito da lontano ad una conversazione tra il padre e il figlio delle serpi, che si guardavano attorno per paura di essere osservati. Non era riuscito a cogliere tutto ciò che dicevano, ma solo qualche frammento incomprensibile, probabilmente stavano parlando in serpentese, ma avrebbe scommesso qualsiasi cosa che Simeon stava dando informazioni a Salazar!

Ora il rampollo di Serpeverde sapeva di essere stato scoperto, ma si comportò come se niente fosse, mascherando abilmente le proprie emozioni, come del resto aveva sempre fatto –bene, allora dimmi cosa ci siamo detti, oppure dovrei credere alle insulse parole di un grifoncino che nella notte va a farsi un giretto, chi me lo dice che tu non sei andato da tuo padre per ricavare informazioni?-

Salazar aveva la lingua tagliente come una serpe e le sue parole erano alquanto velenose, ma Godric non si lasciò intimorire, anzi, ribatté con sempre più convinzione –è vero, io non h alcuna prova, ma sinceramente non m’interessa se tu vieni favoreggiato, perché così sarà ancora più gratificante vincere…e io non baro mai, la lealtà della mia casata e il mio orgoglio personale mi vietano i sotterfugi, come le serpi…’notte ‘notte Serpeverde.- e così se ne andò ridendo e accompagnando le due damine nei rispettivi alloggi. Salazar sentì crescere l’odio verso quell’arrogante e stupido Grifondoro. Non lo avrebbe mai lasciato vincere!

 

 

-Angelikall: Grazie millissime, mi fa sempre molto piacere ricevere le tue recensioni…cmq riguardo ai nomi credo che siano Tosca Tassorosso e Cosetta Corvonero, anche se in alcune edizioni di “Harry Potter e la pietra filosofale” la casa di Corvonero è sostituita da quella di Pecoranera con fondatrice Priscilla Pecoranera…cmq la versione più diffusa è sicuramente quella di Cosetta Corvonero! Spero che non abbandonerai la mia ff, quindi aspetto con impazienza una tua recensione!!!! Kiss Kiss  

 

 iride89

 

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Capitolo 6
*** Incantesimi e la seconda prova ***


Capitolo 6- Incantesimi e la seconda prova

Eccovi il 6° cap…………leggete e recensite!!!!!!!!!!!!

 

 

Capitolo 6- Incantesimi e la seconda prova

 

 

 

 

 

PRIMA PROVA: INCANTESIMI

 

11 Aprile

 

tutti i giovani che avrebbero dovuto sostenere l’esame si erano radunati nella Sala Grande in attesa di essere chiamati in una stanzetta più piccola nella quale avrebbero dovuto dimostrare le loro abilità magiche.

Quel giorno tra la cinquantina di ragazzi irrequieti e impauriti, ce n’erano due che a differenza degli altri non avevano né occhiaie profonde né tremori. Erano sicuri di passare quella prova, la loro istruzione era impeccabile e la loro conoscenza molto vasta.

 

-Cosetta Corvonero-

una voce chiamò la ragazza che corrispondeva alla 16°  concorrente. Lei con fare molto tranquillo entrò, salutò cortesemente i giudici e dimostrò di essere un’eccellente strega, eseguì gli incantesimi richiesti con prontezza, velocità e precisione.

Uscì dalla stanza con un leggero disappunto…il fumo che era uscito dalla sua bacchetta in un incantesimo non era un rosa pesca come avrebbe dovuto risultare ma un rosa shoking…particolare irrilevante ma non per lei, lei esigeva la perfezione!

 

-Allora Cosetta come ti è andata?- Godric le si era presentato dopo circa quindici minuti che lei era uscita. Aveva notato la sua espressione indispettita e aveva deciso di starsene per un po’ alla larga…quella strega a volte era insopportabile, ma tutto sommato, per le poche volte in cui si erano parlati, interessante.

-non bene come avevo sperato- disse lei abbassando lo sguardo.

-scommetto invece che sei stata bravissima!…-

 

-Godric Grifodoro-

 

-ci vediamo dopo- il ragazzo entrò spavaldo nella salettina dopo aver fatto un occhiolino molto seducente all’amica, che inarcò le sopracciglia facendolo ridere divertito.

La prova fu molto facile per il ragazzo, che fortunatamente aveva una buona memoria, in quanto non era molto portato per lo studio assiduo.

 

 

 

 

 

 

 

12 Aprile

 

Il giorno dopo toccò a Tosca e Salazar.

 

La prima, nonostante fosse un po’ impacciata nei movimenti passò la prova con un ottimo risultato, e il ragazzo fu uno dei migliori.

 

 

 

Dopo la prova di Incantesimi pratica, il Conte Merovit annunciò i venti nomi dei ragazzi che sfortunatamente non erano stati all’altezza e che da lì a una settimana ci sarebbe stato un vero e proprio esame scritto di Incantesimi.

 

 

A questa notizia Godric sbiancò…lui odiava studiare, ma era necessario se voleva vincere!

Salazar si accorse dell’espressione terrificata del suo rivale e sorrise sadico, lui aveva sempre letto per poter evadere almeno con il pensiero da quella prigione che era casa sua. Purtroppo però doveva mettersi a studiare sodo, per quanto avesse letto in passato, le sue letture si basavano su Creature e magie oscure e pozioni letali!

 

 

 

 

-Dimmi Cosetta come ti è andato l’esame?- Tosca tentava in tutti i modi di far aprire quella ragazza così taciturna e solitaria.

-immagino bene se l’ho passato!- la giovane Corvonero era seccata ad avere sempre intorno quella biondina che continuava a parlare…lei voleva rimanere sola a leggere un libro, non parlare degli esami, ma la cortesia che le avevano insegnato consisteva nella pazienza e nel rispetto. Così si apprestò a parlare vedendo che dopo la sua ultima affermazione la ragazza era arrossita imbarazzata –a te invece? –

-bè, bene anche a me…ma mai quanto te…anche se…ad un certo punto ho sbagliato a puntare la bacchetta e ho dato fuoco al cappello del Conte invece di accendere il camino!- e qui Tosca si arrischiò a guardare la sua compagna che aveva assunto un’espressione scioccata!

-e non ti hanno eliminata!?-

-no, perché l’incantesimo era giusto, semmai l’oggetto da incenerire era un altro!-

Tosca si sentiva in agitazione, non era molto piacevole raccontare agli altri, soprattutto se questi erano secchioni, i propri errori, soprattutto se questi erano imbarazzanti.

Solo allora Cosetta capì l’animo della sua amica che procedeva accanto a lei con il capo chino. La bionda non era una cattiva strega, era solo un po’ impacciata e mai come in quel momento somigliava ad una bimba in un corpo di giovane donna.

-su dai, non è così grave, devi solo essere più precisa la prossima volta…- e qui scoppiò a ridere -…povero Conte, ha già pochi capelli chissà quanti gliene sono rimasti!- la sua risata non era sprezzante o accusatoria, ma divertita. Tosca alzò lo sguardo, si sfregò gli occhi lucidi con una mano e rise anche lei.

 

Non ci poteva credere! Cosetta non solo aveva cercato di tirarle su il morale con fare comprensivo, ma aveva anche riso…non l’aveva mai sentita ridere!

-com’è?- la bionda d’un tratto fece cessare quell’attacco di riso rivolgendosi alla mora.

-“com’è” cosa?-

-ridere…dimmi com’è ridere?- Tosca era sorridente, ma nello stesso tempo seria e curiosa. Per quanto ne sapeva Cosetta era una ragazza che poche volte rideva, anzi mai e per una come lei che invece era nata con il sorriso dipinto sulle labbra (come le ricordava sempre il padre) era un po’ strano e voleva chiederle cosa provava.

 

Cosetta era un po’ stupita…che senso aveva quella domanda. Poi però comprese il senso e decise di accontentare l’amica.

-è molto liberatorio e…divertente!  Soprattutto se si fa con un’amica- qui Cosetta si rivolse con un sorriso imbarazzato alla bionda che si mise a saltellare come se avesse sette anni e la madre le offrisse una caramella –ma…allora siamo amiche per davvero, cioè, nel senso, che siamo amiche amiche e non solo conoscenti che si definiscono amiche in quanto hanno passato del tempo insieme ma non così tanto da definirsi realmente amiche perché non si conoscono così bene come due amici veri-

Tosca aveva parlato così velocemente che Cosetta era allibita ma scoppiò a ridere. Per la prima volta nella vita aveva un’amica con cui parlare non solo di libri e nozioni, ma su cui poter contare, ridere e scherzare. Non si era mai sentita così libera.

-scusa Tosca, ma non ho capito nulla di quello che mi hai detto…comunque possiamo definirci amiche amiche per davvero!-

Quando Cosetta parlava con Tosca le sembrava di rivolgersi ad una bambina, ma questo infondo non le dispiaceva affatto, era il suo opposto sia caratterialmente che fisicamente ma non poteva essere più unite e compatibili!

 

 

 

 

 

SECONDA PROVA: TEST TEORICO DI INCANTESIMI

 

19 Aprile

 

Giunse così il giorno della prova. La Sala Grande era stata riempita di singoli tavolini con sopra dei fogli in bianco, penne e calamai di nero inchiostro.

I ragazzi si accomodarono un po’ titubanti.

Godric e Tosca a avevano delle profonde occhiaie, Salazar cercava di non sbadigliare ogni secondo e Cosetta era la tranquillità fatta persona.

 

Il Conte diede il via alla gara e con un colpo di bacchetta fece partire la clessidra e i fogli bianchi si coprirono di quesiti.

 

Le ore passavano lente. Ogni tanto un giudice passava tra i banche per sgranchirsi le gambe.

 

Tosca lesse la prima domanda…e spalancò gli occhi, come diavolo faceva lei a sapere l’etimologia dell’incantesimo della Pastoia?

Alzò lo sguardo e vide che molti ragazzi non scrivevano, probabilmente anche loro erano indecisi o ignari delle soluzioni. Eccetto uno, anzi una. Cosetta stava scrivendo alla velocità di un fiume in piena. Tosca allora pensò che era meglio ritornare al test e sperare di saper rispondere almeno a qualche domanda!

 

 

 

Dopo tre ore di tempo anche l’ultimo granello di sabbia della clessidra cadde, i fogli si arrotolarono improvvisamente impedendo ai ragazzo di aggiungere qualsiasi cosa e volarono sulla tavolata dei giudici in ordine alfabetico.

Il Conte li invitò ad uscire e comunicò che il giorno dopo avrebbero dato i nomi dei venti ragazzi che non erano riusciti a passare l’esame.

 

Cosetta era un po’ indispettita. Aveva risposto a tutte le domande che trovò delle sciocchezze inaudite!

Tosca, Godric e Salazar invece si scambiarono occhiate allarmate…era stato un vero e proprio disastro!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco che finisce il 6° capitolo e si passa così ai ringraziamenti:

 

-tonkseremus4ever: grazie 1000 per la tua recensione, mi fa molto piacere che tu abbia continuato a recensire. Baci

 

-trip: Wow un nuovo recensore…che bello! Mi fa piacere che ti piaccia la mia ff e mi dispiace se i capitolo sono troppo corti, purtroppo ho il vizio si essere troppo sintetica cmq ti prometto che cercherò di allungare i miei cap…grazie ancora e mi raccomando continua a leggere e a recensire! Kiss

 

-angelikall: concordo con te sul fatto che Corvonero sia migliore rispetto a Pecoranera e mi rende immensamente felice il fatto che tu ti sia appassionata! Spero cmq di non farti venire un esaurimento e spero che anche questo cap ti piaccia quindi commenta! megakiss

 

 

 

Al prossimo capitolo  iride89

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Fortuna, stelle e l'ombra della magia ***


Capitolo 7- Fortuna, stelle e l’ombra della magia

Ciao a tutti,  ecco per voi il settimo capitolo che spero vi piaccia! Quindi leggete e fatemi sapere cosa ne pensate…

 

 

Capitolo 7- Fortuna, stelle e l’ombra della magia

 

 

 

 

Sinceramente, non aveva tanta paura dell’esito del test, quanto della reazione del padre nel caso lui non fosse riuscito a superarlo almeno degnamente. E di questo aveva qualche dubbio…le domande erano difficilissime, e a molte di quelle aveva risposto a caso…come poteva sapere, lui, l’incantesimo più adatto per pulire un tappeto dalla bava di una lumaca?  A quello ci avrebbero pensato i domestici!

 

 

 

Fortunatamente non c’erano solo domande impossibili ( come per es. Domanda: Scrivi il giusto incantesimo per sfogliare le pagine di un libro ogni 10 secondi. Cosa aveva risposto lei? Ah si! Risposta: Metto via la bacchetta, apro il libro, conto fino a 10 e giro una pagina! ), ma anche domande complicatissime che forse solo nei suoi sogni avrebbe potuto rispondere!

Comunque, tutto sommato aveva dato una risposta, più o meno indicata, a tutti i quesiti…solo una cosa le aveva fatto piacere, cioè che non era stata l’unica a trovare difficile quella prova…solo un miracolo l’avrebbe salvata!

 

 

 

 

Arrivò così il 20 Aprile, e il Conte Merovit, annunciò i venti ragazzi che avrebbero dovuto lasciare Garthsow…ai rimanenti diede appuntamento al 27 di Aprile, più precisamente, la notte tra il 27 e il 28, durante la quale si sarebbe tenuto il test di Astronomia.

 

 

 

Lassù qualcuno mi ama! Questo fu il suo primo pensiero quando non sentì chiamare il suo nome tra i venti eliminati…probabilmente c’era qualcuno più disperato di lui che aveva lasciato il foglio in bianco, che fortuna! Lo doveva ammettere, la sua prova era stata un disastro, ma trovò gratificante il fatto che era riuscito a passare un test così difficile rispondendo a caso a più della metà delle domande.

 

 

 

Che novità! Sinceramente non ho nemmeno riflettuto al fatto che avrei potuto essere tra quei venti, chi non avrebbe saputo rispondere a domande tipo “Elenca i possibili difetti di un Incantesimo Rallegrante su un furetto dal pelo bianco che pesa meno di 7 Kg”

Lei era più che sicura di aver superato la prova…certe domande erano così infantili che per poco non scoppiava a ridere in faccia ai giudici, ma il protocollo di comportamento e il poco tempo che le avevano dato riuscirono a farla trattenere.

 

 

 

 

 

In preparazione al testi di Astronomia i ragazzi ripassarono velocemente quello che avevano studiato da piccoli, dopotutto dovevano solo disegnare dei cerchi su un foglio, colorarli e dire come si chiamavano!

 

 

Arrivò così la sera (o meglio notte) del 27 Aprile.

Questa volta il test non venne affrontato con agitazione e pulsazioni accelerate, quanto invece da sbadigli e mal di collo. Gli ottanta telescopi erano stati posizionati su una torre che era stata ampliata. Ogni ragazzo si sedette sugli scomodi sgabelli e cominciò a sbirciare le stelle…non appena finirono, tutti se ne andarono a dormire. Fatta eccezione per un tipo che nel bel mezzo della competizione cadde addormentato e i giudici non riuscendo a svegliarlo furono costretti a squalificarlo. Quando successe Godric scoppiò dalle risate, che dovette frenare ricevendo un’occhiataccia dal padre che lo esortava a continuare il suo test.

 

 

Dopo quella prova solo quindici vennero eliminati…e tra quei quindici non c’erano né Salazar, né Godric, né Cosetta, né Tosca.

 

 

Ma, se il risultato non li stupì, lo fece sicuramente la comunicazione del Conte Merovit che annunciava la prova di Magia Nera il 4 Maggio in Sala Grande.

 

Salazar sorrise compiaciuto, quella doveva sicuramente essere opera di suo padre, Tosca e Cosetta si guardarono un po’ preoccupate e Godric non riuscì a trattenersi, andò dal Conte e contestò la loro scelta di una competizione così rischiosa. Gli esseri umani avevano sempre combattuto contro il male, e soprattutto in quel periodo non bisognava diffondere ancora di più quelle pratiche oscure che avrebbero dovuto essere arginate.

 

Merovit però lo bloccò ricordandogli che c’era lui a capo di tutta l’organizzazione e che non doveva preoccuparsi di niente.

 

Detto questo Grifondoro si allontanò irato lanciando occhiate omicide a Serpeverde che se la rideva.

 

 

-cosa ne pensi di questa prova?- Tosca aveva rivolto questa domanda a Cosetta, con la quale ormai aveva stretto amicizia.

-Sinceramente non lo so…naturalmente ho studiato l’argomento, ma mai in modo approfondito…sai com’è ho sempre sperato che non mi servisse!-

-già, a chi lo dici…anche mio padre mi ha sempre detto che è meglio occuparsi della luce piuttosto che dell’ombra! Forza è meglio se andiamo a prepararci, tra poco verrà servita la cena…-

 

 

 

4 Maggio

 

perfetto, è tutta la vita che mi preparo per dimostrare le mie capacità in questo campo…mio padre ne sarà fiero e il piccolo Grifondoro verrà eliminato!!!

E non appena Salazar pensò questo, venne interrotto dalla voce del Conte che lo invitava nella saletta, dove si erano tenuti gli esami di Incantesimi, per sostenere la prova di Magia Nera.

 

Cosetta, Tosca e Godric erano già stati chiamati e a giudicare dalle loro espressioni, la prova doveva essergli andata abbastanza bene, infatti radiosi sorrisi erano dipinti sui loro volti…Salazar aveva pensato che, forse, gli avevano chiesto bazzecole, come scagliare qualche maledizione o uccidere elfi domestici, anche se gli sembrava tutto molto strano…bè non aveva più importanza, ora toccava a lui, e sapeva di essere il migliore!

 

 

 

-bene bene Signor Serpeverde…- il Conte Merovit lo fece accomodare di fronte ai giudici. Il ragazzo aveva notato che suo padre aveva un’espressione diversa dal solito…sembrava quasi irritato, stizzito e disgustato…strano anche questo…Salazar avrebbe scommesso che sarebbe stato felice almeno di quella prova!

Il conte riprese la parola -…per prima cosa desidereremmo che affrontasse il molliccio che è contenuto in quell’armadio a fondo stanza…lei naturalmente sa che cos’è un molliccio vero?-

 

-naturalmente!- il ragazzo sembrava scioccato da tale richiesta.

 

-bene allora prima ci esporrà la sua definizione e poi potrà affrontare la creatura- il Conte invece non poteva essere più tranquillo e compiaciuto.

 

Dopo avergli spiegato che cos’era un molliccio si diresse verso quell’armadio che si muoveva, come se dentro ci fosse qualcosa che desiderava più d’ogni altra cosa uscire!…e in effetti dentro c’era qualcosa.

 

Lui aveva già affrontato un molliccio…e la sua più grande paura era lui (non Salazar, ma un altro lui), un lui di cui il ragazzo non sapeva di aver paura…cioè ogni tanto ne provava, ma solitamente questa veniva superata dall’odio e dal disprezzo, più che paura lui la riteneva soggezione…ma a quanto pare il molliccio non era del suo stesso parere, perché una volta aperto l’armadio comparve lui

 

 

Lisci capelli neri…

 

Occhi di pece…

 

Carnagione di neve…

 

Smorfia di disgusto…

 

Simeon Serpeverde! O almeno la copia di Simeon Serpeverde.

 

 

Il vero Simeon si stupì immensamente ma si accorse di provare anche un senso di piacere nel fatto di far provare paura addirittura a suo figlio!

 

 

Salazar invece era rosso di rabbia e frustrazione…ancora lui, non poteva crederci!

 

 

Era meglio, far terminare quel supplizio una volta per tutte. Pronunciò la formula –Riddikulus!- e le vesti nere del padre , vennero sostituite da altre con i classici colori di Grifondoro…una lunga tunica dorata e un cappello rosso acceso…questi colori facevano a pugni con quelli fisici e a quella vista i giudici (escluso l’interessato, logico) scoppiarono a ridere…Salazar non se la sentì di ridere, ma nascose un sorriso, mentre sapeva che era giunta l’ora di morire, per lui…suo padre non gliel’avrebbe fatta passare così facilmente…essere messo in ridicolo era ciò che maggiormente odiava…

 

 

Il molliccio si rifugiò nuovamente nell’armadio e dopo aver soppresso gli attacchi di riso il Conte fece proseguire la gara, mentre il giudice verde argento lanciava occhiate fulminanti sia al figlio sia agli altri giudici che sembravano sul punto di scoppiare se non avessero emesso una potente risata…

 

 

 

 

Non ci poteva credere, era assurdo…

 

La prova era ormai terminata, eppure non gli avevano fatto eseguire neppure una maledizione o un maleficio…niente di niente…solo stupidi incantesimi contro maledizioni e malefici…era il colmo…il Conte lo aveva preso in giro…altro che Magia Nera!

 

Ora capiva tutto, capiva i sorrisi dei suoi compagni e l’espressione iniziale del padre…era una sorta di “Difesa contro le Arti Oscure”! Per fortuna aveva passato quella prova brillantemente, anche se preso in contropiede e per di più imbarazzato come non mai!

 

 

 

 

 

-ti è piaciuta la prova Salazar?- Un ragazzo dai capelli di miele si era fatto avanti con due ragazze al suo fianco che lo guardavano con preoccupazione..

-taci Grifondoro! Comunque mi è sicuramente andata meglio che a te…non dubitare, in questo campo io sono il migliore!-

-Scommetti?-

-Quello che vuoi! Anzi no…è meglio ritrattare, io non mi abbasso ai livelli di un verme come te!-

lo sguardo di Godric si contrasse dall’indignazione, mentre quello di Salazar era segnato dal disgusto.

-Ripetilo se ne hai il coraggio!- il suo tono era minaccioso…

-non mi abbasso ai tuoi livelli Grifone!- il suo tono era arrogante…

-bene, allora duelliamo e stabiliremo una volta per tutte chi è il migliore…e cioè che il grifone mangia la serpe.-

-ci sto…ma ricorda che le serpi hanno il veleno e che anche i grifoni non ne sono immuni!…-

 

 

 

 

 

 

 

un grandissimissimo grazie va a:

 

tonkseremus4ever: grazie per aver recensito lo scorso cap, mi ha fatto molto piacere! Ci sentiamo molto presto! baci

 

Trip: mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione…e mi fa ancora più piacere che tu abbia apprezzato la simpatia di Tosca. Devo dire che preferisco dare più spazio a lei e a Cosetta, perché di Salazar e di Godric, sappiamo già qualcosina dai libri, mentre sulle due fondatrici quasi niente, quindi mi diverto a creare i loro caratteri…grazie 1000 ancora un Kiss

 

PS sinceramente non mi aspettavo un voto per questa ff, cmq 8 per me è il massimo, davvero mi hai stupito moltissimo (in senso positivo naturalmente!!!) grazie e fammi sapere per questo cap

 

Angelikall: mi fa piacere che non ti verrà l’esaurimento, a volte so essere molto noiosa, lo riconosco! Cmq se mi vuoi scrivere una mail, non ci sono problemi, anzi, mi farebbe piacere…mi raccomando commenta anche questo cap…conto molto sul tuo giudizio mega bacio

 

PS solitamente inserisco un nuovo cap un giorno si e uno no, ma non ne sono sicurissima, purtroppo gli impegni scolastici variano a seconda dei periodi e a volte sono veramente opprimenti!

 

 

 

 

 

Prima di concludere del tutto, vorrei invitare tutti i sostenitori della coppia Tonks/Remus (e non) a leggere una ff che sto scrivendo con Tonkseremus4ever. Il titolo è “Peccati di gola e d’amore”… farebbe piacere ad entrambe il vostro parere!!!

 

Bene, dopo aver pubblicizzato una ff che stiamo realizzando, vi do appuntamento al prossimo cap….

 

Iride89

 

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Capitolo 8
*** Bugie e pollici verdi ***


Era sera…

Ci siamo lasciati con Godric e Salazar che si sfidavano e qui avete il seguito, che spero possiate apprezzare, anche se premetto che la vicenda principale non è il duello, ma…leggete e lo scoprirete…quindi buona lettura!

 

 

Capitolo 8 - Bugie e pollici verdi

 

Era sera…

 

Il parco stranamente tranquillo…

 

L’aria carica di elettricità…

 

Due ragazzi con le bacchette in mano e i loro sguardi concentrati…

 

Due ragazze che tentavano di mettere pace, minacciandoli…ma le minacce servirono a poco.

 

Capendo che ormai non serviva a niente fermare quei due immaturi ragazzini Cosetta decise di guidare la competizione come giudice.

 

I due duellanti dovevano essere distanti 5m, il giudice dando il via faceva iniziare la sfida.

 

Godric e Salazar cominciarono a spostarsi in tondo,

 

i passi erano lenti,

 

gli sguardi erano fissi,

 

gli occhi non perdevano un singolo movimento dell’altro,

 

scelsero mentalmente l’incantesimo più adatto,

 

Godric assunse la posizione da combattimento che lui preferiva: quella del Grifone. Quest’ultima era molto efficace per l’attacco. Il duellante assumeva una posa in verticale, ergendosi in tutta la sua altezza, con la gamba opposta al braccio d’azione (quello con cui teneva la bacchetta per intenderci) in avanti.

 

Salazar, invece, quella tipica della sua Casata: la Serpe. Tecnicamente era l’opposto del precedente.

Fatta eccezione che anche questa era principalmente usata per attaccare. La differenza sostanziale era che in questo caso il duellante allargava le braccia e abbassava le gambe divaricate.

 

Erano pronti a scagliare gli incantesimi…da entrambe le bacchette usciva qualche scintilla colorata per l’impazienza, per l’adrenalina…

 

 

-che sta succedendo qui?- la voce di un uomo riecheggiò nel parco…

 

i quattro si voltarono e videro il Conte che avanzava velocemente verso di loro…il suo volto era serio…troppo serio…pericolosamente serio.

 

-mi auguro che abbiate una motivazione plausibile per ciò che stava accadendo! Un duello! non sia mai…esigo una spiegazione altrimenti vi considero squalificati dalla mia competizione…coraggio, sto aspettando!-

 

 

Sui volti di Godric e Salazar si poteva leggere preoccupazione e nervosismo…che dire…cosa inventarsi?

 

-è colpa mia, mi dispiace immensamente!-  Tosca aveva proferito quelle parole con le lacrime agli occhi.

 

Tutti si voltarono stupiti verso di lei…

 

Il conte si ricompose e si calmò…dopotutto quella era una fanciulla e per di più sull’orlo delle lacrime –calmati e spiegati Tosca, dimmi cos’è successo…-

 

-vede, io l’ho fatto con le più innocenti intenzioni…non avevo mai visto un duello tra maghi, mio padre me l’ha sempre proibito, così avevo chiesto ai miei due amici di mostrarmi le tecniche…ma non si sarebbero colpiti veramente, le  scintille erano solo per fare scena…mi deve credere, mi perdoni, per favore, e non mi squalifichi!- due grossi lacrimoni rigarono le guance paffutelle della ragazza. Il conte, allora decise di superare la questione e tranquillizzò la damina –non preoccuparti Tosca, capisco la tua curiosità, ma se tuo padre non ti ha mai permesso di assistere ad un duello ci sarà un motivo…sta tranquilla e asciuga quelle lacrime, non vi punirò, ma mi dovete promettere che non succederà mai più una cosa del genere, intesi?-

 

-intesi- quattro voci sigillarono quella promessa.

 

Il Conte se ne andò con un sorriso divertito sulle labbra quei quattro ragazzi sono proprio speciali…sarà bene tenerli d’occhio!

 

 

-grazie Tosca io…-

 

-zitto, non dire altro…- la voce della biondina si era fatta severa, e dopo aver asciugato le lacrime i suoi occhi tornarono normali, nessun rossore, nessuna lucidità…semplicemente normali -…mi sono stancata delle vostre continue frecciatine e liti! Senza il mio intervento oggi avete rischiato l’eliminazione…stupidi! Comunque, ora siete in debito con me…-

 

Salazar non appena udì quelle parole, scattò –io non sarò mai in debito con una Tassorosso frignona!-

 

Godric si stava per scagliare su di lui, ma la bionda lo trattenne –molto bene Salazar allora riferirò al Conte l’esatta versione e voi due sarete squalificati!-

 

Non poteva permetterselo…cedette –d’accordo, dimmi cosa devo fare?-

 

-in realtà, la farete insieme! Bene bene, allora io terrò il vostro piccolo segreto se voi entro la fine del torneo rispetterete le mie condizioni:

 

  1. niente liti,
  2. niente duelli,
  3. niente imbrogli e insulti,
  4. ogni settimana farete una passeggiata di 15min discorrendo amichevolmente (e qui i volti dei due diretti interessati sbiancarono, e tentarono di ribattere ma…)

 

 

per ora è tutto, se ci saranno dei cambiamenti ve li comunicherò! Bene, è giunto il momento di andare!-

 

 

 

il giorno dopo, il Conte Merovit annunciò a ragazzi, sempre più pochi, i 15 eliminati e diede appuntamento ai rimanenti all’ 11 Maggio per una prova “vegetale”

 

 

 

 

-Dimmi Tosca,  come hai fatto a imparare a recitare così bene…cioè quando ci hai difeso dal Conte, sei stata bravissima, per poco non ci cascavo anch’io! Per di più le lacrime!-

 

I 4 ragazzi, dopo aver passato le selezioni avevano deciso di godersi una giornata di libertà e si sedettero all’ombra di una faggio vicino alla riva del lago.

 

La ragazza sorrise compiaciuta, per una volta le sue qualità erano state messe in evidenza….             -semplice, io studio l’erbologia da quando ero piccolissima…mi hanno sempre affascinato le piante e la natura…per questo sono diventata molto abile nel preparare filtri a base di erbe, e quello che ho usato quella sera è uno di mia invenzione.

Il principale composto è la linfa che scorre nella fletus arbor, una pianta molto particolare che si trova nelle zone “oscure”, quelle per esempio colpite dalla guerra, e vengono attirate dalle persone che provano un grandissimo dolore.

Se si entra in contatto con tale pianta, si hanno degli attacchi di pianto disperati, che continuano fino a che la persona ha la forza di reagire al dolore, allora la pianta se ne va…io però sono riuscita a creare un filtro che se si avvicina agli occhi provoca lacrime,  che spariscono dopo qualche secondo.

 

Vedete, mentre il Conte stava sgridando voi due ho aperto la boccetta (che fortunatamente avevo lì con me) e l’ho avvicinata ai miei occhi, l’effetto è stato immediato!

Per il resto…è vero sono una brava attrice….dopotutto avere un padre apprensivo il più delle volte comporta difficoltà nel poter fare ciò che più mi piace, la mi stessa libertà a volte viene incatenata inconsapevolmente dalle sue preoccupazioni …-

 

E qui la ragazza abbassò lo sguardo e gli occhi gli si riempirono di vere lacrime amare quando Godric le chiese perché suo padre fosse iper protettivo.

 

-perché mia madre è morta dandomi alla luce…e lui ha dovuto farmi sia da padre che da madre, un compito difficile e per non farmi sentire la mancanza dell’affetto materno mi ha sempre protetto e viziato! Ma ha avuto anche la capacità di insegnarmi a sorridere e che la pace è più piacevole dello scompiglio- sorrise tra le lacrime.

 

 Cosetta, commossa dalle sue parole l’abbracciò forte.

Tutti ne rimasero stupiti, ma per una volta Cosetta aveva seguito l’istinto e dovette ammettere che i gesti spontanei in queste occasioni servivano più di ogni nozione comportamentale appresa da un libro.

 

 

 

I ragazzi per quella sera si divisero e il giorno dopo decisero di studiare insieme l’erbologia, prossima materia da esaminare.

 

Tosca, per una volta, fu al centro dell’attenzione, spiegò ai suoi amici la pratica di quella teoria, come avrebbero dovuto rapportarsi con le piante…cosa alquanto strana, ma importante perché le piante con cui avrebbero dovuto lavorare nella prova erano magiche, e nella magia tutto può accadere.

 

Godric tentava di stare attento, ma lui aveva sempre odiato le lezioni, quindi ogni tanto si addormentava e prendeva come scusa il fatto che la pianta che stavano analizzando doveva avere delle spore soporifere!

 

Salazar era l’opposto…riteneva interessanti quelle informazioni, ma non poteva far vedere che lui, un Serpeverde, si abbassasse ad ascoltare con attenzione una persona inferiore a lui, quindi fingeva di distrarsi.

 

Cosetta era la più diligente, prendeva appunti, faceva domande, e immagazzinava tutto nella sua testolina. Era un piacere ascoltare la sua amica parlare, sapeva così tante cose che un po’ ne fu invidiosa, ma soppresse questo sentimento pensando che era una vera e propria fortuna conoscere una persona così abile in quella prova pratica.

 

Tosca dal canto suo, si sentiva a proprio agio parlando di piante e fiori, si sentiva importante ed era al centro dell’attenzione…

 

 

Arrivò così l’11 maggio e tutti i 30 ragazzi rimasti vennero fatti entrare in una serra. Ognuno si posizionò di fronte a un tavolo su cui c’erano i tipici accessori di botanica (guanti, forbici, panni, vasi di varie dimensioni…).

L’uso della bacchetta non era contemplato, solo i giudici che giravano per i tavoli potevano intervenire in caso di pericolo.

Con uno sventolio di bacchetta il Conte fece apparire una pianta diversa per ogni ragazzo…piante strane, colorate…Tosca era meravigliata da tutti quegli esemplari, ma decise di concentrarsi sul suo lavoro.

 

Il conte aveva precedentemente detto che il loro compito era quello di travasare le piante e tenerle in vita fino al termine della prova, poi su un foglio di pergamena segnare le principali caratteristiche della pianta.

Fortunatamente ogni vaso portava una targhetta con inciso il nome del vegetale, in modo che chi non avesse mai visto quell’esemplare, almeno poteva dedurre come trattarla dall’etimologia del nome.

 

 

A Cosetta capitò una pianta strana il suo nome era ignis-folias (foglie di fuoco). Aveva letto qualcosa su quella pianta in un libro, ed era molto difficile da trattare, le sue foglie, come dice il nome, erano lingue infuocate e i piccoli fiori, sorretti da sottili gambi che nascevano dal cuore della pianta, erano delle piccole sacche che contenevano acqua…se si rompeva anche solo uno di quei fiori le foglie si “spegnevano” e la pianta moriva. Facendo molta attenzione riuscì a preservare i fiorellini, anche se per poco uno non lo fece esplodere. Le fiamme erano caldissime e più volte i suoi neri capelli erano sul punto di incenerirsi, così li legò in un lunga coda di cavallo. Le lezioni pratiche di Tosca erano servite moltissimo e da quelle aveva appreso una tecnica semplice per travasare la pianta senza toccare i rami o le foglie, ma prendendo addirittura le radici e con molta delicatezza metterla in un vaso più grande.

Per fortuna aveva letto un libro sull’argomento, quindi stilare la scheda era stato un gioco da ragazzi.

La prova per Cosetta andò molto bene.

 

 

 

Godric invece non se la passava molto bene…si maledisse mentalmente per non aver seguito meglio le lezioni pratiche dell’amica. La sua pianta era veramente pestifera.

Non era tanto grande, anzi era molto piccola. Ma aveva quel difetto che appena ti avvicinavi emetteva un gas che lo fece sbellicare dalle risate per tutta la prova. Riuscì a cavarsela, nonostante gli attacchi di riso perché afferrò malamente i rametti rossi della pianta e la ficcò rudemente nel nuovo vasetto minacciandola –piccola peste…ah ah ah…o-ora te lo faccio…hi hi hi…vedere io…he he he…chi comanda!!!-

Per fortuna i giudici non stavano guardando dalla sua parte, altrimenti gli avrebbero sicuramente tolto qualche punto, quando, ad un certo punto, assestò un potente pugno alla pianta che non riuscì più ad emettere alcun gas e alcune foglioline gialle si staccarono dai rametti finendo sulla sua mano nuda che si coprì di bolle dolorose. Tentò di rimediare nascondendo il tutto indossando i guanti…cercò poi di scrivere la piccola relazione…che nel suo caso fu molto esigua…ma tutto sommato se la cavò…

la sua pianta morì mezz’ora dopo il termine della gara, quindi lui aveva adempito al suo compito. (a proposito la pianta si chiamava cachinnationis arborem = pianta della risataccia)

 

 

 

Un altro ragazzo che non se la cavava molto bene era Salazar. Quest’ultimo non aveva mai lavorato con piante e fiori e trovò molte difficoltà a lavorare con un vegetale “scottante” come il suo.

All’apparenza era molto grazioso, erano dei fiori grandi quanto una mano, dai larghi petali viola cupo con il centro nero…il problema è che dalla parte centrale questa ogni tanto sputava in apparenza inchiostro, in realtà una potente sostanza acida che scioglieva tutto ciò con cui veniva a contatto.

Quando aveva letto il suo nome acidum spuens (che sputa acido), non aveva ben capito come una pianta potesse sputare sostanze acide, poi però quando un liquido nero gli fece bruciare le sopracciglia, lo capì. Tentò di non perdere la pazienza, quei fiori erano pericolosi e non doveva sottovalutarli.   

Pensò di essere stato uno stupido ad aver fatto finta di non seguire i consigli di Tosca, cosa aveva detto proprio ieri?

 Ah si, che se le piante emettono sostanze liquide lo fanno solo per difendersi, quindi bisognava calmarle, accarezzando le foglie se erano rugose, grattarle invece se erano lisce…o era il contrario? Maledizione, proprio a me doveva capitare…allora questa ha le foglie lisce, quindi…diamole una bella grattatina!

Si avvicinò con cautela e strofinò le proprie mani sulle pianta, che non apprezzò particolarmente il gesto ed eruttò una grande quantità di acido che bruciò buona parte del tavolo…

Ok, ora ho capito…dovevo accarezzarle! Che situazione!

Dopo parecchi tentativi di avvicinamento riuscì nel suo intento, calmò la pianta e la travasò con delicatezza…poi si mise a stilare le sue caratteristiche…che fatica!

 

Tosca fu in assoluto la migliore. A lei capitarono i moventes flores (fiori che si muovono), dei fiori messi dentro un grande vaso che non avevano radici, questi infatti, per nutrirsi, usavano delle sfere gialle di un materiale simile al polline sorrette al disopra del fiore da sottili steli. Queste “palline” erano ricoperte di spine velenose che difendevano la parte che dava nutrimento ai fiori. Erano molto difficile da travasare in quanto potevano spostarsi per tutto il vaso, ma la lunga esperienza della ragazza l’aiutò sicuramente…fu la prima a terminare sia la parte pratica che teorica.

Aveva già lavorato con quelle piante, così dopo aver finito il suo compito, si guardò attorno per vedere come se la cavavano i suoi amici.

 

Cosetta era molto attenta e stava andando bene, Godric continuava a ridere e piangere (aveva notato la sua mano ricoperta di bolle), mentre Salazar era un po’ “acido”…scosse la testa rassegnata…si vedeva che la pazienza non era una virtù dei Grifondoro o dei Serpeverde…e da quanto capì nemmeno il pollice verde!

 

 

Quando uscirono dalla serra, dopo cinque ore di prova, erano tutti arrossati e stanchi…la serra non era il luogo ideale per passare il primo caldo primaverile.

Godric portava ancora i guanti per nascondere l’eritema, mentre Salazar continuava a coprirsi la fronte per non far vedere l’assenza delle sopracciglia ed entrambi maledicevano  le piante…la bellezza di Cosetta e il buon umore di Tosca invece erano immutati nonostante la stanchezza.

 

 

 

 

 

Eccomi qui, sono ancora io…dato che siete arrivati alla fine è d’obbligo ringraziare tutti quelli che non sono morti di noia per averlo letto…cmq trovo giusto ringraziare anche chi è stato così gentile da recensire, e spero che lo facciate sempre in più numerosi, anche per dire che fa schifo, non è problema…

 

Un grazie particolare va:

 

-Angelikall: la mia fedelissima lettrice…cosa farei senza di te??? Grazie mille per aver recensito, non sai quanto mi fa piacere…se non sei troppo impegnata mi farebbe piacere ricevere delle tue mail, e sarei felice di risponderti! Mi dispiace che Godric e Salazar non si siano sfidati, ma mi serviva il fatto che quei due devono piacersi almeno un po’, altrimenti Hogwarts non sarebbe nata…quindi mi sono inventata la storia della passeggiata settimanale di 15min…e poi Tosca è sempre stata presentata come colei che metteva pace, non poteva stare con le mani in mano mentre quei due si scannavano! Cmq spero ti sia piaciuto anche questo cap e spero che recensirai! Mega Kiss

 

-lilyblack: Wow una nuova rensitrice, che bello! Grazie 1000 per il tuo commento e spero che continuerai a leggere la mia ff. Devo dire che quando ho immaginato per la prima volta Simeon Serpeverde vestito con i colori di Grifondoro, ero un po’ titubante, non sapevo se sarebbe piaciuto come esempio, poi però mi sono convinta e l’ho messa…per quanto riguarda Piton, ammetto che è molto simile a Simeon, ma non l’ho fatto apposta, mi è venuto spontaneo…a proposito di ff ho letto quella che mi hai consigliato, e ho lasciato anche un piccolo commentino (in ritardo, scusa!), cmq lo ribadisco anche qui, mi è piaciuta, almeno l’inizio, e spero che continuerete! Grazie ancora Baci

 

 

 

 

iride89

 

 

 

 

 

PS: mi scuso in anticipo…abbiate clemenza, le piante, con rispettivi nomi e caratteristiche, sono di mia invenzione, quindi capisco se le consideriate banali, troppo fantasiose o insensate…non è colpa mia, è solo la mia fervida immaginazione! Ok ok ora vi lascio…alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 9
*** Pozioni e la donna dal sorriso enigmatico ***


Le era piaciuta la prova del giorno prima, più di quanto si aspettasse…non era mai stata abituata a sostenere esami pratici, q

La competizione continua…eccovi il nono capitolo, spero che anche questo vi possa piacere…

 

Capitolo 9 – Pozioni e la donna dal sorriso enigmatico

 

 

Le era piaciuta la prova del giorno prima, più di quanto si aspettasse…non era mai stata abituata a sostenere esami pratici, quindi era stata un po’ in agitazione, ma l’aiuto di Tosca fu molto importante.

 

Stava passeggiando tranquillamente per il castello.

 

Tosca aveva chiesto al Conte di poter esaminare le piante dell’esame, alcune, a quanto le aveva raccontato, erano molto rare e avrebbe desiderato studiarle meglio…quindi l’aveva lasciata sola.

Questo però non le diede dispiacere, dopotutto lei era stata abituata a stare da sola e la sua stessa indole reclamava ogni tanto un momento di solitudine per pensare, per riflettere.

 

Le finestre erano aperte e una leggera brezza primaverile scompigliò delicatamente i capelli corvini della ragazza che si ritrovò a sorridere mirando lo splendido paesaggio della Scozia meridionale.

 

Lei adorava quella terra, ricca di cultura, di grandi castelli, proprio come Garthsow, di fornite biblioteche e di eccellenti studiosi.

 

Sentì dei passi dietro di sé…

 

Si voltò e vide lui…

-ciao Cosetta, come andiamo?- le chiese sorridendo e accostandosi a lei con le mani dietro la schiena.

 

-bene, grazie Godric, e la tua mano come sta? Ho sentito che ti sei fatto male…- non era veramente preoccupata, sapeva a cosa era dovuto l’eritema dell’amico, ma finse di non saperlo per vedere la sua reazione.

 

Godric era un tipo molto spigliato e schietto, ciò che pensava lo diceva, senza rifletterci sopra…anzi si inventava storielle per mettersi in mostra.

-oh, era una cosa da niente, anche se devo dire che il medico mi ha assicurato che ancora due ore e avrei potuto rimetterci la mano…quella pianta era un vero e proprio mostro, se non fossi riuscito ad ammaestrarla per bene, sono sicuro che mi avrebbe staccato le dita…non sai che faticaccia!-

 

Cosetta lo guardò con gli occhi sbarrati, era veramente impressionata…come faceva un babbeo simile ad inventarsi una storia così stupida quando lei stessa aveva il banco dietro al suo e aveva così potuto assistere a tutta la sua sceneggiata?

 

Lui, invece, notando che lei lo stava fissando ammiccò un sorriso seducente e le disse –puoi anche fare a meno di mangiarmi con gli occhi, se vuoi che ti accompagni per una passeggiata per restare da sola con me, basta che tu lo chieda…non saresti la prima!-

 

-che sbruffone, veramente non ti stavo fissando ammirata, ma scioccata, chiedendomi mentalmente se ciò che dici è frutto di un cervello esistente nella tua scatola cranica, o del tuo egocentrismo che, a quanto pare, ti scorre nelle vene a parità della quantità d’ossigeno che occorre ad un essere umano per sopravvivere!-

 

-Wow…complimenti…solo un’osservazione…non ho capito niente di ciò che hai detto, potresti ripeterlo?- il ragazzo le fece un occhiolino sexy che non la scompose, anzi, la fece arrabbiare ancora di più…

 

-NO!- così dicendo si girò con la fronte corrugata diretta alla biblioteca…a quanto aveva comunicato il Conte, per i 20 ragazzi che avevano superato la prova (tra i quali troviamo i quattro protagonisti), da lì a dieci giorni ci sarebbe stata una competizione nel campo della preparazione di pozioni…altra materia pratica.

 

-ehi, Cosetta, dove stai andando? Su, dai prima stavo solo scherzando, non penserai veramente…-

 

Godric tacque vedendo che la ragazza si era fermata.

 

Cosetta infatti pensava bene, ora mi si avvicinerà, mi dirà che non pensava veramente a quello che prima ha insinuato…che io e lui…che buffonaggine!

 

Godric si avvicinò e riprese la frase lasciata in sospeso -…non penserai veramente che io non abbia capito il papiro sul percorso del sangue nel nostro corpo…lo so che era una metafora per dirmi che sono così bello che il sangue non riesce più a portare ossigeno al cervello…era solo un modo per fare colpo su di me! Originale davvero! Nessuna prima d’ora mi avevo fatto una dichiarazione  così scientifica…già è proprio da te, bellezza!-

 

Non ci poteva credere, altro che chiedere scusa, quello continuava ad elogiare la sua persona in maniera sconsiderata! Bè certo, bello lo era…ma stupido rimaneva!

 

Divenne rossa dalla rabbia…

 

Sgranò gli occhi blu…

 

Serrò le delicate labbra…

 

Chiuse in piccoli pugni le sue bianche manine…

 

-IDIOTA!-

 

e così corse lontano il più possibile da quel fanfarone che non capiva nulla!

 

Tosca…aveva bisogno di lei! Era lei che sistemava i problemi e che metteva pace…

 

Intanto il giovane Grifondoro si mise a ridere, anche se un po’ gli dispiaceva…non voleva farla arrabbiare, ma solo farla ridere un po’!

 

Ah le donne! Si girò e prese a fischiettare una marcia militare…

 

 

 

 

Giunse così il 21 Maggio, la prova di pozioni…dopo questa altri dieci ragazzi avrebbero dovuto abbandonare la competizione…il cerchio si stava restringendo sempre più. Ormai erano solo in 20.

 

Questa prova preoccupò in modo diverso Godric e Cosetta, il primo riteneva inutile la materia, lui preferiva combattere, salvare damine indifese, ricevere la gloria, divertirsi con gli amici, quindi la sua preoccupazione era limitata…la seconda per mancanza di esperienza era super agitata.

 

Vennero portati in un sotterraneo umido e lugubre…Salazar sorrise entrando in quel posto, poteva quasi definirsi a casa!

Godric invece assunse un’espressione schifata, lui odiava l’assenza della luce che metteva in risalto l’armatura lucente di un guerriero…e lì la luce proveniva esclusivamente dalle fiamme poste sotto venti calderoni divisi in tavole. Non aveva mai studiato con particolare interesse pozioni…ok lo ammetteva non l’aveva mai studiata, la riteneva noiosa e inutile!

 

-bene, per velocizzare questa prova daremo la scelta a voi ragazzi di scegliere una pozione tra le due che noi proporremo…la prima è la famosa Somni potio (pozione del sonno), cioè quella pozione che fa cadere addormentato anche il più irruente dei Troll con tre sole gocce, e poi la alarum  mixtura un elisir poco conosciuto che permette all’ingerente di farsi spuntare un paio d’ali…bene, su ogni tavolo ci sono innumerevoli ingrediente, alcuni necessari, altri inutili…starà a voi capire di quali si trattano, comunque su queste due lavagne ci sono i procedimenti, ma come potete notare le frasi sono in ordine sparso, quindi prima di iniziare la pozione da voi scelta, a meno che voi sappiate già l’esecuzione, dovrete riordinarle…buona fortuna!- il Conte aveva dato il via alla terzultima prova e tutti la iniziarono un po’ titubanti.

 

Quella disciplina, non era molto sentita tra i maghi, diciamo che era facoltativa, non era indispensabile, perché vi erano degli appositi distillatori a cui ci si rivolgeva se si necessitava di una pozione.

 

Godric era annoiato…è vero, non aveva mai studiato la disciplina, ma era consapevole che nelle prove pratiche, lui aveva sempre quella marcia in più che lo distingueva…non avrebbe saputo definirla, forse intuito…sì, intuito e un pizzico di fortuna, lo ammetteva…

Prese posizione dietro ad un calderone tra Tosca  e Cosetta. Se lui aveva intuito e fortuna, aveva però anche quello spirito d’indipendenza di ogni combattente, ottimo per copiare senza farsi notare.

 

Ma non fu come se l’era immaginata, i giudici dovevano aver scagliato qualche incantesimo anti-copiatura, per forza, perché ogni qualvolta sbirciava i movimenti delle amiche il suo sguardo si rivolgeva sempre sul suo tavolo…maledizione!

Avrebbe dovuto arrangiarsi…guardò la lavagna, e per deduzione ricompose quel puzzle di parole, poi si concentrò su quella pentola fumante.

Naturalmente scelse la pozione più semplice, sarà pur stato un po’ sbruffone e incurante delle regole, ma non era stupido. Sapeva anche lui che non avendo effettuato studi approfonditi su quella materia era inutile affrontare una prova al di sopra delle sue possibilità.

 

Salazar invece era un maestro nella preparazione di intrugli magici. Suo padre l’aveva sempre costretto a preparare pozioni letali da somministrare ai servi poco diligenti, addirittura lui stesso ne creava e costringeva gli elfi domestici a fare da cavie.

Si divertiva…e la sua lunga esperienza gli servì enormemente…ne era certo, avrebbe superato quella prova, anche ad occhi chiusi! Per questo scelse la pozione più complicata, con quella sarebbe passato…

 

Tosca era abile nel preparare misture, ma soprattutto ne creava ricavandole dalle piante, quindi fu un gioco da ragazzi per lei preparare la alarum mixture.

Lei lo sapeva, per preparare pozioni non bisognava avere solo una preparazione puramente teorica, la pratica era essenziale, ma il tutto veniva completato dal tocco personale.

Molti maghi, infatti, pensavano che preparare pozioni consisteva nel mescolare adeguatamente ingredienti specifici, ed è qui che cadevano in errore…non bastava solo la teoria e solo la pratica, ma anche quel pizzico di inventiva, di personale sfumatura…perché il segreto delle pozioni era questo, giocare sulle sfumature. E lei e Salazar lo sapevano e sfruttavano la loro capacità.

 

 

Cosetta era quella, per una volta, messa peggio degli altri tre. Lei era sempre stata ossessionata dalla perfezione…e quando il minimo particolare non era a posto lei entrava nel pallone, una cosa ridicola, ma i dettagli erano fondamentali per una buona riuscita nella magia.

Scelse la pozione più semplice, ma a metà preparazione si accorse di aver sostituito gli occhi di salamandra con quelli di lucertola, e così fu costretta a rifare la pozione. Era agitata, ma capì che l’agitazione in quel momento era controproducente…fece un respiro profondo, gettò via l’intruglio sbagliato e ne preparò un altro prestando maggiore attenzione e riuscendo a concluderlo.

 

Erano giunti gli ultimi minuti, Tosca, Salazar e Cosetta avevano già consegnato il loro campione di pozione, e Godric si stava accingendo a portarlo. Era giunto alla cattedra dei giudici e l’aveva appena consegnato quando…

 

BOOM!

 

Il calderone di un ragazzo esplose spargendo la  somni potio dappertutto sui ragazzi ancora presenti nel sotterraneo…cinque giovani caddero addormentati prima di poter finire di preparare la loro pozione e uno di loro addirittura cadde dentro il suo stesso pentolone e bevve un po’ di alarum mixture così si ritrovò un bel paio d’ali…una che puntava dal braccio destro, e una dalla fronte…

 

Quei cinque vennero squalificati perché non riuscirono a finire il proprio lavoro, e i giudici non potevano fermare la competizione solo per far recuperare coloro che, involontariamente, aveva assunto la pozione soporifera. Purtroppo questo avrebbe sfasato i tempi.

 

Così i concorrenti da eliminare si riducevano a cinque.

 

 

 

 

-molto bene, siete stati radunati in questa stanzetta perché devo comunicare che i cinque concorrenti che ieri hanno assunto la pozione soporifera sono stati eliminati dalla competizione, e i cinque nomi che ora vi comunicherò saranno i rimanenti da squalificare: i signori William Dergan, Kevin Gorben, Matthew Sentor e le signorine Sarah McCowley e Meredith Tens. Mi dispiace, ma sono costretto a chiedervi di lasciare la saletta…-

 

i cinque ragazzi uscirono con il capo chino per la delusione, addirittura una ragazza mora scoppiò in lacrime.

 

Il conte riprese a parlare rivolgendosi ai dieci giovani di fronte a lui. -…io e i giudici, abbiamo deciso di farvi la penultima prova proprio adesso…-

 

Cosetta sbiancò, Tosca si portò le mani alla bocca, Salazar sgranò gli occhi e Godric tentò di ribattere –Ma…-

 

-…niente “ma” signor Grifondoro. Ora noi vi chiameremo uno alla volta, e ognuno di voi dovrà entrare in quella stanzetta là infondo, si, quella con la croce rossa disegnata sopra…oltre la soglia troverete ciò che dovete affrontare, senza magia, quindi vi chiedo di lasciare qui le vostre bacchette e rimanere in silenzio. Grazie-

 

Detto questo il Conte raccolse tutte le bacchette magiche che i ragazzi gli stavano porgendo e si posizionò seduto tra i quattro giudici che scrutavano attentamente i dieci ragazzi.

 

-il Signor Michael Bensley…prego-

 

un ragazzo basso con i capelli castani si alzò tremando e oltrepassò titubante la porta…quest’ultima si richiuse cigolando dopo di lui.

 

L’attesa era snervante…già 15min erano passati e i nove ventenni non potevano far altro che scambiarsi occhiate preoccupate, cosa c’era oltre quella porta? Cosa dovevano affrontare? Perché quella prova così all’improvviso?

 

 

Videro uscire Michael Bensley 20 minuti dopo con una croce rossa sulla fronte…a quella vista Godric scoppiò a ridere, ma fu l’unico, gli altri invece volevano informarsi su quel compito a sorpresa, ma un’occhiata esplicita del Conte li fece trattenere, e fermò l’attacco di riso di Gridondoro.

 

 

-Signor Binsley, mi spiace informarla che lei è eliminato dalla competizione, non ha superato la prova…le sarei grato se uscisse dalla porta, mi dispiace.-

 

il ragazzo salutò cortesemente i giudici e se ne andò dispiaciuto…

 

-Bene, ora procediamo, Cosetta Corvonero!-

 

la ragazza si alzò bianca come un cencio…sembrava sul punto di vomitare…poi però si ricordò che lei dopotutto era una brillante giovane studiosa…con pazienza, riflessione e logica ce l’avrebbe fatta…

 

Dopo aver lanciato un’occhiata interrogativa a Tosca, che le rispose con un sorriso incoraggiante, si diresse verso quella porta maledetta…la aprì con estrema lentezza e non appena fu entrata, questa si chiuse da sola con un leggero tonfo…

 

Era tutto buio, non vedeva niente…poi tutto d’un tratto una trentina di fiaccole si accesero illuminando una stanza molto antica…l’aria profumava di vecchio mobilio, le pareti erano tappezzate di quadri che raffiguravano paesaggi, alcuni esotici, altri innevati…tutti eccetto uno.

Quell’unico diverso raffigurava una donna, molto bella, era giovane con lunghi capelli castani e occhi grigi, le sorrideva benevola…o malevola? Era difficile dirlo, il suo sorriso era enigmatico, se la guardava da un angolatura sembrava che gli estremi delle sue rosee labbra si tirassero, se invece socchiudeva gli occhi poteva notare un’espressione indifferente.

 

Cosetta era un po’ intimorita, non sapeva bene che fare…cominciò ad esaminare ogni quadro fino a giungere a quello della donna dal sorriso enigmatico.

 

Indossava un lungo abito di seta verde, con pizzi e merletti, non troppo vistoso, ma bello.

 

-Ciao, mia giovane amica…- la donna si rivolse ad una Cosetta che sbarrò gli occhi e la bocca dalla sorpresa…non poteva essere! Cioè lei aveva già visto dei quadri i cui soggetti si muovevano, ma quella donna era sempre rimasta ferma, e sembrava un classico dipinto babbano.

 

Cosetta si riscosse e la salutò –ehm, buon giorno Signora, il mio nome è Cosetta Corvonero e…-

 

-si, so chi sei, ma non sei venuta qui per conversare con me, anche se mi farebbe piacere…- le rivolse un triste sorriso -…tu sei qui per sostenere una prova, e per superarla, dovrai rispondere correttamente al mio indovinello…sei pronta?-

 

La ragazza era sbalordita…ma rispose con un cenno del capo.

 

-molto bene, non hai limiti di tempo, e io posso ripetertelo, ma non puoi chiedermi altro. Ecco dunque il mio enigma:

 

Scrutano le stelle

Mentre i loro cugini dormono in stalle.

 

Gli piace la solitudine,

per questo mettono inquietudine.

 

Vivono in foreste,

rigogliose e fresche.

 

Quando li vedi

Scappano dai sentieri.

 

Non sono animali completi

E nemmeno del tutto mansueti.

 

Chi sono costoro

La cui intelligenza vale oro?

 

 

 

 

Ok, l’indovinello di questa giovane donna, l’ho scritto io (si vede vero?)…lo so che fa pena e solo chi ha una mente malata come la mia lo può capire, cmq provate a indovinare di chi si tratta…non preoccupatevi, nel prossimo cap c’è la soluzione, e se non capite qualcosa inerente alla storia o ai vari avvenimenti, non esitate a chiedere…

 

Grazie millissime a tutti, ma in particolare a:

 

-lilyblack: mi fa davvero molto piacere che tu continui a recensire…e quello che mi hai scritto è una vera perla di saggezza e concordo con te…vorrei però spiegarmi, io non intendevo denigrare la fantasia o l’immaginazione, solo che la mia io la ritengo un po’ pazzia…tutto qui…

come puoi vedere in questo cap si parla un po’ di più di Cosetta, anche se ammetto che trovo un po’ difficile parlare di lei…cmq è ugualmente divertente…spero che anche questo cap ti sia piaciuto e mi farebbe piacere un tuo commento Baci

 

-Juliet: quando ho il tuo nick mi ha preso un’agitazione terribile…io ti ho sempre ammirato per il stile di scrittura, le tue ff mi piacciono tantissimo e un tuo commento positivo è molto gradito…grazie e non serve definirsi “brutali” quando si parla di sincerità, vorrei che tutti siano sinceri sia nel commentare sia nella vita come cerco di esserlo io.

Cmq sono felice che ti sia ricreduta sulla storia e spero che continuerai a leggerla e commentarla, veramente…mi farebbe molto piacere…grazie ancora Kisses

 

-Angelikall: Ciao bellissima…grazie anche te per il commento, sono spiacente ancora per l’assenza del duello, ma a quanto ho letto la prova “vegetale” ti è piaciuta ugualmente…bè non so che altro dire se non recensisci presto anche questo cap…Mega bacio

 

-Eden89: Ciao, mi fa piacere che tu abbia recensito…veramente, non ti conosco…cioè non hai mai scritto storie, ma mi fa piacere che tu abbia deciso di commentare la mia ff. Ti piace Salazar, personaggio a cui non ho dedicato molto, cmq spero di approfondirlo al più presto…grazie 1000 per la tua recensione Baci

 

 

Grazie a tutti coloro che hanno letto ma non recensito (cmq spero che lo facciate!)

 

Al 10° cap……..iride89

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Logica, indovinelli e consigli. ***


Doveva riflettere, già perché gli indovinelli non erano mai semplici, ciascuno nasconde sempre dietro quel mistero e incertezz

Salve a tutti…vi ho lasciato con l’amaro in bocca nel nono capitolo, e spero di ripagare il danno con questo nuovo cap…buona lettura!

 

Capitolo 10 – Logica, indovinelli e consigli.

 

 

Doveva riflettere, già perché gli indovinelli non erano mai semplici, ciascuno nasconde sempre dietro quel mistero e incertezza…

 

Cosetta si fece ripetere l’indovinello più volte…voleva essere sicura, così lo smembrò nei vari indizi…bè alcuni erano abbastanza logici…altri invece un po’ più enigmatici…

 

Stette lì a pensare per 25min mentre la bella donna la fissava paziente e aggraziata…ad un certo punto Cosetta esclamò

 

-ma certo, ho trovato la soluzione: gli esseri di cui mi parli sono i…no, aspetta, ci ragiono ancora un attimo e poi te lo dico!-

 

Insicurezza…ma era necessario che lei credesse di più nelle sue capacità.

 

-ok, ora te lo dico, secondo me sono i centuari…- e prima che la dama potesse dire se era giusto o sbagliato, Cosetta,in preda all’agitazione cominciò ad illustrarle tutto il suo ragionamento logico, nonostante fosse inutile -…si, devono essere loro…dopotutto loro studiano gli astri per predire il futuro, e gli equini possono definirsi loro parenti, e dormono in stalle…poi i centauri vivono nelle foreste, e benché vivano in branchi, amano la solitudine…per non parlare del fatto che sono riservati, quindi preferiscono nascondersi, ma quando c’è da combattere sono molto forti…e per finire, sono così intelligenti, e per questo io ne sono rimasta sempre affascinata…posseggono una sapienza che farebbe invidia al più grande studioso della mia corte…tutti i pezzi combaciano…quindi…- e qui si rivolse alla donna che le rivolse un ampio sorriso

 

-hai indovinato cara Cosetta, e sono felice di dirti che hai superato la prova…avvicinati-

 

Cosetta era al settimo cielo…ce l’aveva fatta, evviva…si avvicinò e magicamente le si disegnò sulla fronte un cerchietto verde.

 

-ora puoi andare…addio-

 

-aspetta…e tu?- la ragazza, per quanto felice, non voleva lasciare la sua nuova amica, che con pazienza aveva ascoltato tutti i suoi ragionamenti, e non l’aveva lasciata sola.

 

-oh, io non scomparirò nel nulla, appartengo a questo castello…questo bellissimo castello…e se mi cercherai forse mi troverai…ciao amica mia-

 

-solo un ultima cosa…come ti chiami?-

 

-Cathrine Merovit, figlia del Conte di Merovit che possiede il castello di Garthsow…e ora, è necessario che tu vada…-

 

Cosetta era rimasta spiazzata, ma salutò e uscì con un sorriso felice sulle labbra e una luce di curiosità e sorpresa negli occhi…

 

-Benissimo, la signorina Corvonero ha superato la prova…ne sono felice, ora però dovresti uscire anche tu, dopo potrai parlare dopo con i tuoi compagni…- il Conte le sorrise benevolo e la invitò ad uscire.

 

 

Passò circa un’oretta…altri due ragazzi uscirono dalla stanzetta uno con una croce rossa, e l’altro con un piccolo cerchietto verde…

 

-il signor Godric Grifondoro-

 

il giovane combattente entrò nella saletta e all’inizio pensò che fosse uno scherzo…la stanza era buia, poi innumerevoli candelabri d’argento fecero luce su quella che avrebbe dovuto essere una Sala di Trofei…vi erano innumerevoli scaffali e vetrinette con coppe e premiazioni.

Ad ogni angolo della stanza si ergevano poi quattro statue marmoree in movimento…tutte quattro raffiguravano quattro angeli che compivano movimenti diversi…uno allegro stava spargendo qualcosa simile a fiori, sui suoi riccioli si posavano gli uccellini e le farfalle, il secondo angelo portava in mano una grande cesto di frutta, la sua veste lasciava scoperto buona parte del suo corpo, quasi avesse caldo e sorrideva radioso, il terzo invece portava in mano degli acini d’uva e il suo capo era coperto da una corona di foglie morte, la sua espressione sembrava quasi dispiaciuta e rassegnata…il quarto invece versava lacrime ed era la tristezza fatta persona, non aveva né vegetali né animali attorno a lui…era solo, fatta eccezione per dei cristalli belli, ma freddi, che scendevano delicatamente dal soffitto.

 

Godric rimase a fissarle per poi capire, erano le quattro stagioni…e allora? Lui che cosa doveva fare? Magari sfidare qualche drago per recuperare un oggetto prezioso…oppure…

 

-salve nostro giovane amico…-era stata Primavera a parlare e si rivolse sorridente al ragazzo che ripose…-salve…scusate, ma io che ci faccio qui?-

 

-tu devi superare una prova…- questa volta Estate prese la parola e Autunno la continuò -…e noi ora dobbiamo porti un indovinello se la vuoi superare…-

 

-Cosa?! Un indovinello?!…non ci posso credere…io vengo a fare una competizione, una prova che dovrebbe valutare le mie capacità magiche…e mi ritrovo un indovinello?!-

 

Godric era frastornato, lui si era sempre immaginato grandi combattimenti…e questo invece era quello che si ritrovava…certo capiva la necessità di valutare cose inerenti alla magia, come Incantesimi, Erbologia, Pozioni…ma la logica no.

 

-si, ti ritrovi un indovinello, ma se non vuoi risolverlo, verrai automaticamente eliminato…allora ci stai o non ci stai?- il tono di Inverno era freddo e molto minaccioso…diciamo che convinse il giovane senza lamentarsi troppo…

 

-ok-

 

-bene, ora ognuno di noi ti dirà una parte dell’indovinello…inizierà Primavera, pi Estate, Autunno e infine io…possiamo ripetertelo, e non hai limiti di tempo…-

 

non aveva dato tempo a Godric di rispondere che la bianca statua della nascita iniziò a parlare…

 

Se al nostro quesito giustamente risponderai,

questa prova egregiamente supererai…

 

proseguì poi Estate:

 

 

Dicci dunque, conosci il nome di quello stregone,

che il solo sentirlo nominare metteva in soggezione?

 

Qualche aiuto però riceverai,

sperando che lo ricorderai…

 

Prese la parola Autunno:

 

 

Visse al tempo di un grande condottiero

Che governava dal suo maniero.

Gli fece da consigliere

Che tutti vorrebbero avere…

 

Infine la parte di Inverno:

 

È molto famoso,

anche perché barboso.

 

Aiutò un regno ad unificare,

mentre una coppa si andava a cercare.

 

 

Godric era molto sveglio e intelligente…per quanto il suo comportamento da sbruffone e arrogante veniva messo in mostra, nascondeva una profonda intelligenza, derivata dalla capacità di imparare nozioni velocemente, senza studiare troppo, e grazie anche a uno dei suoi grandi doni: l’intuito.

 

Capì subito che lo stregone dell’enigma era molto importante…chiese alle stagioni di ripetere uno alla volta la propria parte di indovinello e ne dedusse dopo solo 10min la risposta esatta.

 

Si ricordò però di non essere avventato, dopotutto se la sua risposta fosse stata sbagliata avrebbe potuto essere eliminato…non era da lui avere queste esitazioni…

 

-Lo stregone di cui parlate è Merlino…aiutò Re Artù come consigliere a creare il suo regno…il barboso non significa “noioso”, ma che aveva una lunga barba…e visse mentre i Cavalieri della Tavola Rotonda erano in viaggio alla ricerca del Santo Graal…allora è così non è vero?- era molto sicuro di sé…non poteva avere sbagliato…lui conosceva troppo bene quella storia di abili guerrieri e indomiti cavalieri…era cresciuto con le loro leggende e imprese.

 

Inverno annuì –hai ragione giovane Grifondoro, il mago è proprio Merlino,e il tuo ragionamento giusto, anche se era inutile esporlo…bene, ora passa tra noi iniziando da Primavera…-

 

Il giovane si avvicinò alla Primavera che gli lanciò addosso fiori profumati…

 

Estate gli fece assaggiare una mela succosa…

 

Autunno un dolce acino…

 

E Inverno, dopo aver raccolto una sua lacrima, gli disegnò un cerchio verde sulla fronte.

 

-ora va…addio-

Senza guardarsi indietro Godric uscì spavaldo dalla Sala…raggiunto il Conte fu fatto uscire sotto le occhiate omicida di Salazar.

 

Tosca si sorprese nel veder comparire Godric dopo solo 13min, ma vene interrotta dal Conte che chiamò una ragazza che uscì 20min dopo con una croce rossa…

 

-la signorina Tosca Tassorosso-

 

lei si alzò un po’ impaurita e dopo aver lanciato un occhiata preoccupata al padre, seduto accanto al Conte, oltrepassò lo stipite di quella porta dalla croce rossa.

 

Anche per lei inizialmente la stanza era al buio, poi però si ritrovo in riva al lago di Garthsow, strabuzzò un po’ gli occhi, com’era possibile? In giro non c’era nessuno, e il sole stava tramontando…solo una cosa stonava in tutto il quadretto…che tra lei e la riva del lago c’era un velo nero posto verticalmente, sostenuto da fili invisibili, che probabilmente nascondeva qualcosa dietro di sé.

 

Era tentata di guardare cosa c’era dietro, ma due voci melodiose proveniente proprio da lì la fecero fermare…

 

-salve nostra giovane amica…-

 

-S-salve…ehm…i-io sono Tosca, Tosca Tassorosso…e io…cioè voi…voi chi siete?-

 

quelle voci ripresero a parlare –noi non possiamo dirtelo,  ora però devi risolvere un semplice enigma che ti sottoporremo…non aver paura Tosca…se lo indovinerai supererai la prova…pronta?-

 

Aveva paura, non sapeva bene il perché…sapeva solo che era sempre stata incapace di risolvere un enigma…pensava di non avere quella tempra mentale, quella concentrazione necessaria…ma se voleva proseguire, avrebbe dovuto almeno provarci…

 

- d’accordo…-

 

-bene, ora noi te lo pronunceremo, hai tutto il tempo che vuoi, ma noi non possiamo aiutarti se non ripetendotelo:

 

Viviamo in acque profonde

Sotto le forti onde

Oppure voliamo nel cielo

Con portamento fiero.

 

Con la nostra voce

Facciamo dimenticare agli uomini la propria croce.

La morte gli diamo

Se il loro amore non riceviamo.

 

Alcune di noi hanno ai piedi le pinne

Altre le braccia ricoperte da penne

Tutte però giovinezza e bellezza abbiamo

Nonché lo stesso nome possediamo.

 

Tosca rimase un po’ titubante, la consapevolezza del non riuscire a sciogliere quel nodo logico, la metteva un po’ a disagio…però aveva tutto il tempo e poteva farselo ripetere…

 

Lo imparò addirittura a memoria…e ne trasse più indicazioni possibili. All’inizio non sapeva dire se erano creature marine o aeree, poi si rese conto che dovevano essere entrambe con lo stesso nome…già, ma oltre a questo non riusciva a capire altro…potevano essere degli anfibi con le ali…no, ridicolo, non esistono…però nella magia tutto è possibile…già, però se esistevano come si chiamavano?

 

Non ce l’avrebbe mai fatta…lei non era una sapientona come Cosetta, anzi, era anche un po’ pasticciona! Forse era meglio rassegnarsi…

 

…no, lei voleva vincere quella competizione e non ce l’avrebbe mai fatta se non avesse tentato…

 

Provò a riformulare un nuovo ragionamento, quello degli anfibi volatili non reggeva…si fece ripetere ancora quell’indovinello…

 

E si rese conto di una cosa…lei aveva sempre avuto la risposta sotto gli occhi, o meglio coperta da un telo nero…le voci dovevano necessariamente appartenere alle creature stesse dell’enigma, altrimenti non avrebbero usato come soggetto la prima persona plurale…erano due voci melodiose…creature di mare e di cielo…le prime con le pinne ai piedi e le seconde con le ali…il quadro si stava ricomponendo…quelle voci erano così melodiose e suadenti che se fosse stata un ragazzo se ne sarebbe innamorata, come nel mito di Ulisse che incontra le…

 

-…Sirene…voi siete le sirene giusto?- il suo viso si era illuminato, e nello stesso tempo segnato dalla preoccupazione, ma ormai era fatta, aveva pronunciato la risposta, giusta o sbagliata?

 

-risposta esatta piccola Tosca, noi siamo le sirene, complimenti, hai superato la prova…avvicinati- il telo cadde e scoprì due giovani donne, o meglio Sirene.

 

Una era seduta su un masso, aveva lunghi capelli biondi, la pelle verde pallido e gli occhi blu intenso, le gambe erano unite in una splendida coda verde smeraldo. Era bellissima, come del resto la seconda. Quest’ultima aveva lunghi capelli neri, con gli occhi color del rame, le sue delicate braccia erano ricoperte da penne e piume vermiglie…

 

Sorrisero rivolgendosi a Tosca che le guardava ammirata…la sirena marina prese la parola              – avvicinati, non ti faremo del male…-

La giovane Tassorosso avanzò verso di loro che allungarono le braccia e le disegnarono un piccolo cerchietto verde. Questa volta fu la sirena aerea a parlare –complimenti, ora però è necessario che tu vada…-

 

-ma, io vi rivedrò?- Tosca era molto brava a stringere amicizia, ma non voleva lasciare gli amici appena conosciuti.

 

-oh, io vivo nel lago di questo Castello, mentre mia sorella vive nel cielo…se vorrai ci potrai chiamare e noi verremo da te… - sorrise triste rivolgendosi a sua sorella., che con un cenno del capo rivolto a Tosca, spiegò le grandi ali e volò via.

 

-Addio giovane amica…- ed entrambe sparirono.

 

-addio…- la voce di Tosca fu un leggero sussurro che terminò in un felice sorriso, aveva superato la prova…ce l’aveva fatta…suo padre sarebbe stato molto fiero di lei!

 

 

 

Ritornò allegramente nella stanzetta dove ormai solo tre ragazzi erano rimasti…tra questi c’era Salazar, che, spazientito, aspettava il suo turno, che arrivò dopo la prova di due giovani.

 

-il Signor Salazar Serpeverde-

 

il ragazzo si alzò lentamente dalla sedia e strisciò verso quella porta…lui odiava le sorprese…

 

entrò e la porta si chiuse…

 

buio, non c’era latro che questo, solo dopo qualche secondo si ritrovò in una radura della foresta vicina al castello di Garthsow.

Era circondato da alberi altissimi, cespugli rigogliosi e erba freschissima.

Davanti a lui non c’era niente…o meglio, c’era qualcosa, ma non riusciva bene a definirlo…

 

-salve Salazar Serpeverde-

 

-chi sei? Dove sei?- il ragazzo stava cominciando ad innervosirsi, ma dopo le sue domande scorse qualcosa, davanti a lui si materializzò un animaletto verde acceso con due grandi occhi gialli e la coda arrotolata

 

-io sono un camaleonte, e sono stato incaricato di porti un indovinello che dovrai risolvere per superare la penultima prova di questo torneo, se i pronto?-

 

Non ci poteva credere…lui era sempre stato un tipo diffidente…

 

La fiducia secondo lui era per i deboli, per coloro che non potendo contare su loro stessi necessitavano di aiuto da parte di altre persone…lui non si fidava di nessuno…nemmeno di suo padre, soprattutto di suo padre…

 

-Dove siamo?-

 

-in una parte della Foresta Proibita, quella che cresce rigogliosa e pericolosa vicino al castello del Conte Merovit…ora però basta indugiare, devo porti il quesito…- e senza nemmeno attendere una risposta da parte del ragazzo iniziò la sua filastrocca:

 

-Volano veloci,

e quando vogliono sono feroci.

 

Lacrime dagli occhi scendono per guarire

Coloro che credono nel loro dire.

 

Di un manto di penne dorate

Di piume vermiglie sono dotate.

 

Pesi pesanti possono portare

E la speranza riescono a cantare.

 

Simboli di lealtà e vita

Per coloro che hanno fedeltà infinita.-

 

Salazar per un attimo rimase spiazzato…un indovinello…lui odiava gli indovinelli, ma non poteva rimanere indietro rispetto agli altri, persino quel babbeo di Grifondoro era riuscito a superare la prova…non sia mai che il grifone batta la serpe…

 

 

Si mise a ragionare su quel rompicapo…la cosa che capì immediatamente era che si trattava di un volatile rosso e oro…possibile che Grifondoro lo perseguitasse continuamente, non solo doveva sopportarlo ogni settimana per quella stupida chiacchierata, ora se lo trovava anche in una prova!…peggio della carta moschicida! Era tentato di rispondere che l’animale era un Grifone, quando si trattenne…non poteva sbagliare…rivalutò il tutto…

 

Non potevano essere i Grifoni, loro non era simboli di speranza, più che altro di coraggio, e a questo pensiero fece una smorfia di disgusto…

 

No, doveva essere qualche altro uccello…lui non ne conosceva molti, però questo aveva anche capacità di guarigione tramite le lacrime…poteva portare pesanti carichi e aiutavano chi aveva fiducia…ma certo! Si trattava dell’animale più odiato da suo padre dopo il Grifone…

 

-…le fenici, gli animali che mi hai descritto sono le fenici…- quando si rivolse a guardare il camaleonte, quello era sparito…e non rispondeva…Salazar cominciava ad innervosirsi…nessuno lo poteva ignorare…questo mai! Imprecò brutalmente contro quell’animale che ricomparve per niente indispettito o impaurito…era molto tranquillo e fastidiosamente sorridente.

 

-…- non rispondeva…il ragazzo perse la poca pazienza che possedeva.

 

-ascoltami piccolo mostriciattolo verde, dimmi che ho risolto l’indovinello giustamente, fammi quell’idiota cerchietto sulla fronte e lasciami tornare indietro…non ho tempo da perdere!-

 

-è vero, tu ha risolto l’indovinello, e per questo hai passato la prova…devo solo dirti una cosa prima che tu vada via…ci sarà n giorno, Salazar, in cui ti sarà chiesta pazienza e capacità di giudizio…non sei tenuto a perseverare le tue idee oscure e chiuse…apriti a coloro che ritieni fedeli…trova la tua fenice, l’amico più fedele e sincero, sii per lui leale e onesto e nella vita riuscirai a fare cose grandi…e buone!-

 

-non mi servono i tuoi stupidi consigli…io sono potente, forte e capace, non ho bisogno di nessuno…segnerò da solo la mia strada, farò cose grandi, su questo non ho dubbi! E sono sicuro che per certe persone le mie idee e progetti saranno buoni!-  Detto questo scoppiò in una fredda risata di scherno, e si avvicinò per ricevere il suo lascia-passare per l’ultima prova della competizione.

   

Il Camaleonte stese la sua lunga lingua e la poggiò sulla fronte del ragazzo disegnando il cerchietto verde della vittoria…che schifo! Fu l’unica cosa che Salazar riuscì a pensare,e con una smorfia di disgusto se ne andò volgendo le spalle a quell’essere orripilante e stolto…

 

Lui non aveva bisogno di nessuno…lui era un Serpeverde…la serpe che avrebbe contaminato tutti con il suo veleno!

 

 

 

 

 

 

 

Bene, come d’abitudine ora si passa ai ringraziamenti:

 

-tonkseremus4ever: Grazie mille per aver recensito anche questo cap…dato che il nono non ti è piaciuto molto, spero che questo ti interessi di più…baci

 

-lilyblack: non preoccuparti non mi dispiace che tu “rimanga attaccata” alla storia, anzi, mi fa piacere. Come hai potuto constatare…hai indovinato, erano i Centauri! Complimenti per la deduzione…spero che anche questo cap ti sia piaciuto…Mega Kiss

 

-peeves: ciao, è la prima volta che recensisci la mia storia, vero? Cmq mi fa piacere che tu l’abbia fatto, e anche tu hai indovinato che gli esseri decantati dalla giovane donna sono i centauri, complimenti! Mi raccomando non abbandonare la mia ff, mi renderesti molto felice se tu continuassi a scrivermi commenti…baci

 

-trip: è da un po’ che non ti fai sentire!Scherzo, mi fa cmq piacere aver ricevuto il tuo commento…in questo cap hai potuto apprendere chi sono le creature alle quali mi riferivo…grazie ancora per il voto, sono lusingata! Kisses

 

-Agelikall: ciao bellissimissima, mi dispiace, ma non hai indovinato l’indovinello, cmq non fa niente, se ti consola io non ne azzecco mai una di risposta corretta agli indovinelli! Non mi ringraziare per il bellissima, perché scommetto che lo sei, cmq anche se tu non ti ritieni tale, per me sei ugualmente una bellissima persona! Mega Kiss

 

-Juliet: so che mi hai fatto i complimenti, e le scuse (non necessarie) per e-mail, cmq volevo ringraziarti pubblicamente per il tuo commento, grazie 1000 e alla prossima

 

 

Grazie anche a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere senza commentare…

 

                                                                                                   iride89

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Capitolo 11
*** Lacrime e parole ***


-ciao Sal

Ciao a tutti, mi scuso immensamente per il ritardo, ma la scuola, purtroppo non dà pace…ora vi lascio, buona lettura…

 

 

Capitolo 11 – lacrime e parole.

 

-ciao Sal!- Godric gli si fece vicino dopo che aveva superato la prova di logica.

 

-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Sal?! Il mio nome è Salazar! Comunque cosa vuoi da me?- quel giorno era nervoso, prima la prova inaspettata, poi le parole di quel camaleonte, e ora pure il giovane Grifondoro!

 

-niente di particolare, solo che…pensavo di fare oggi la nostra chiacchierata settimanale…così Tosca terrà al sicuro il nostro piccolo segreto…suvvia abbiamo solo una settimana, dopodiché io supererò brillantemente l’ultima prova, vincerò la competizione e il nostro patto si scioglierà! Non vedo l’ora!- con gli occhi che brillavano per l’eccitazione sotto lo sguardo sconsolato del “nemico”.

 

così presero a camminare lungo il lago, non sapevano di che parlare, ma avendo la consapevolezza che la giovane Tassorosso li stava fissando da sotto un albero con Cosetta accanto, descrissero con malavoglia le loro recenti prove.

 

-tu sei stato l’ultimo a superare la prova di logica, vero? Quindi, quanti siamo per la prova finale?- Godric era molto curioso, e lesse dell’impazienza e irritazione negli occhi dell’ “amico”. Non che lui fosse molto più felice di scambiare monosillabi con lui, ma almeno si sforzava di collaborare, altrimenti avrebbe potuto dire addio alla gloria e all’onore.

 

-siamo in sei…quindi tra dieci giorni verranno eliminati solo due persone…e io spero che tra quelle due ci sia tu!- sibilò quelle parole con odio.

 

-grazie Serpeverde, altrettanto!- ruggì quelle parole con sarcasmo e disprezzo.

 

Odiava quelle chiacchierate settimanali, il suo compagno non smetteva un minuto di parlare, di esaltare le sue gesta eroiche in combattimenti inventati e duelli immaginari, scorse però anche determinazione e desiderio di vincere nelle sue parole. Lui non sarebbe stato da meno…i Serpeverde non potevano permettersi di rimanere indietro!

Così mentre Godric continuava a parlare di qualche guerra passata, Salazar non gli prestò attenzione e cominciò a pensare…l’ultima prova che abbiamo sostenuto era di logica, e abbiamo già affrontato l’erbologia, pozioni, magia nera, incantesimi nella pratica e teoria ed astronomia…quale sarà l’ultima prova? Forse nell’arte della divinazione…no, mi sembra strano che uno studioso come Merovit creda a quelle bazzecole! Forse…duelli, ma certo, siamo in sei rimasti, potrebbero benissimo farci combattere…

 

-…e allora il mio destriero, naturalmente incitato da me, fece uno scatto e io, nonostante i tagli e le ferite dalle quali sgorgavano litri e litri di sangue, riuscii a raccogliere la duchessina, bellissima naturalmente…suo padre avrebbe voluto darmela in sposa, ma io cordialmente rifiutai…ehi, mi stai ascoltando?- Godric si era perso nel raccontare le sue avventure, quando si accorse che Salazar non lo stava degnando di un sguardo.

 

-no- fu la risposta eloquente del Serpeverde. Non aveva tempo di prestare attenzione a quel montato, però poteva sempre chiedere il suo parere, dopotutto nonostante fosse di una casata nemica, aveva sotto un buon cervellino…

 

-dimmi Grifondoro, hai qualche idea sull’ultima prova?- Salazar glielo chiese assumendo un’aria superficiale, come se la domanda non avesse alcuna importanza…Godric però era scaltro, e non si lasciò influenzare. Rispose con un sorriso ironico –nessuna idea, veramente non ci ho nemmeno pensato…tu invece?-

-niente nemmeno io- fu questa la risposta sbrigativa di Salazar.

I quindici minuti terminarono anche per quella settimana, così i ragazzi raggiunsero Tosca e Cosetta ai piedi di una quercia.

 

 

 

Cosetta non rivolse uno sguardo verso il ventenne dai capelli di miele, che le sedette vicino proprio nella speranza di riappacificare le cose.

Tosca, da buona mitigatrice, capì al volo le intenzione del ragazzo e chiese a Salazar di accompagnarla per una passeggiata…inizialmente il Serpeverde fece una smorfia che preannunciava un rifiuto, ma un’occhiata significativa di Tassorosso, lo convinse.

 

Una volta che si furono allontanati, sotto le occhiate preoccupate di Cosetta, quest’ultima si alzò con l’intenzione di andarsene, ma Godric la trattenne per un braccio.

 

Un brivido percorse le loro schiene.

 

-cosa vuoi?- il suo tono era acido e contrariato.

 

-solo parlarti…- il suo tono era dolce e sincero.

 

Lei aveva già parlato con Tosca, che le aveva assicurato che Godric era un tipo impulsivo e un po’ buffone, ma infondo era buono, e che dietro il suo comportamento si celava un’anima leale e sincera, che aspettava solo l’occasione per sbocciare e riflettersi nell’immagine di un uomo maturo e responsabile.

Non c’è che dire, Tosca, per quanto all’apparenza fosse infantile e pasticciona, era una vera e propria perla di saggezza, importantissima nel gruppo.

 

-d’accordo, di cosa mi vuoi parlare?- Cosetta si era rassegnata e si risedette accanto al giovane. Gli rivolse un’occhiata indecifrabile. I suoi occhi pervinca indugiarono su quelli celesti, mentre lui con una mano le sistemava una ciocca corvina stranamente ribelle. Lei arrossì, lui sorrise.

 

-volevo chiederti scusa. Ho parlato con Tosca ieri, e mi ha fatto notare che sono stato sfacciato e maleducato quando ti ho detto quelle cose al castello, ricordi prima della prova di pozioni…-

 

-si, me lo ricordo. E ti chiedo di non scherzare più con me a quel modo…esperienze passate mi hanno insegnato a non parlare a sproposito su certi argomenti…ti prego non rifarlo…- gli occhi le si riempirono di lacrime che offuscarono quegli zaffiri, facendoli luccicare pericolosamente. Godric si sentì in colpa e dopo averle preso una candida mano e averle rivolto un dolce sorriso le rispose gentilmente.

 

-hai ragione, non avrei dovuto…non lo farò mai più con te, lo prometto.- una lacrima capricciosa le rigò la guancia, fino a terminare su un sorriso grata.

 

-Grazie- lui alzò la mano non occupata e le asciugò quella lacrima solitaria…-Prego-

 

Pace era stata fatta, decisero così di raggiungere gli altri due compagni per recarsi poi al castello.

 

Tra dieci giorni ci sarebbe stata l’ultima prova…il 1 Giugno.

 

Passò una settimana da quella giornata di pace tra Grifondoro e Corvonero.

Salazar avrebbe dovuto chiacchierare “amichevolmente” con il biondino…non ne aveva alcuna voglia.

Era in ritardo, avrebbero dovuto incontrarsi 10min prima in riva al lago, ma lui si era trattenuto nella sua camera, fingendo di non aver notato l’ora, poi però si decise…

 

Stava percorrendo un corridoio che lo avrebbe condotto all’uscita quando una mano forte, ma nello stesso tempo fragile, lo trattenne per un braccio. Sapeva di chi era quella mano, quanto schiaffi aveva ricevuto da quella mano…troppi…era la mano di Simeon Serpeverde.

Si voltò di scatto con il viso contratto dall’odio e dal disprezzo…l’espressione del padre non era da meno.

 

-Dimmi Salazar, ti stai preparando per l’ultima prova?- Simeon sibilò quelle parole con sarcasmo. Non aveva mai reputato il figlio degno di essere un Serpeverde, pensava che non sarebbe mai riuscito ad essere un buon rappresentante per quella casata, nonostante avesse ricevuto un’ottima educazione impregnata di sangue e di nero.

 

-si, ho vagliato le varie possibilità della prova, e ora mi sto informando…deve riferirmi qualcosa padre, come lei sa non dovrebbe parlarmi, in quanto giudice il Conte le aveva proibito di rivolgersi a me…-

 

-taci insolente, se sono qui è solo ed esclusivamente per assicurare che la nostra famiglia non venga disonorata da una nullità come te…comunque io non mi sottometterò mai alle parole di un Conte da quattro soldi…sono solo venuto ad informarti di cosa si tratterà l’ultima prova.-

 

-veramente io…- Salazar per la prima volta nella vita avrebbe preferito combattere lealmente, non pensava giusto essere avvantaggiato…poi si riscosse, lui era un Serpeverde, questi pensieri da Grifone non erano tollerabili nella sua mente. Li respinse indietro e fece un cenno del capo al padre che gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio la soluzione del dilemma.

 

Sbarrò gli occhi…non poteva essere…il suo ragionamento era del tutto sbagliato, ma nello stesso tempo giusto…squadrò con indifferenza l’uomo davanti a se e cominciò a recarsi verso l’uscita con una vena di preoccupazione che pulsava velocemente sulla fronte.

 

La sua voce lo trattenne…

 

-comunque, mi aspetto che tu superi egregiamente la prova, e ti consiglio di farlo nel migliore dei modi…non accetto un’altra umiliazione, come è successo nella prova di Magia Nera…spero di essermi spiegato…- così dopo aver sibilato malignamente quelle parole ognuno si incamminò per la via opposta.

 

Padre e figlio, entrambi Serpeverde, così uguali tra loro come diversi…lo stesso cognome, lo stesso disprezzo, lo stesso sangue.

 

 

 

 

 

-Ahi, mi sono fatta male!- le urla di Tosca riecheggiarono in quella stanza vuota dover lei e Cosetta si stavano esercitando per l’ultima prova.

 

-cosa ti sei fatta?- la mora le era corsa incontro preoccupata.

 

Tosca infatti si stava tenendo la mano sinistra  con gli occhi che luccicavano di lacrime e con una buffa espressione infantile. Un piccolo singhiozzo la scosse…

-stavo provando a fare quell’incantesimo che mi hai consigliato…solo che, non so come, ma la bacchetta si è rivolta alla mia mano sinistra…è tutta colpa di quella stupidissima bacchetta!-

continuava a lagnarsi e a piagnucolare.

 

Una persona priva di pazienza l’avrebbe sicuramente ignorata e se ne sarebbe andata imprecando contro di lei, Cosetta invece le prese la mano delicatamente e dopo averla curata le rivolse un dolce sorriso affettuoso –su, coraggio Tosca, non è niente, guarda, è già tutto passato…- le asciugò le lacrime e l’abbracciò forte…non aveva mai avuto una sorella, ma se l’avesse avuta, l’avrebbe desiderata assolutamente come Tosca.

 

Dopo il piccolo incidente decisero di prendersi una pausa. Si sedettero sul grande davanzale di una finestrona aperta che inondava di luce la stanza e presero a chiacchierare amichevolmente.

Gli occhi di Tosca erano ancora un po’ arrossati, e dopo un attimo di titubanza le rivolse una domanda che sapeva essere rivolta su un argomento delicato, ma che ignorava.

 

-Scusa Cosetta, posso chiederti una cosa?-

 

-certo che puoi…- la ragazza si sedette meglio per ascoltare la domanda, probabilmente non si ricordava un incantesimo e voleva un’altra spiegazione.

 

-perché…perché te la sei presa tanto quando Godric ha scherzato con te? Lui è un buffone, non voleva essere scortese, l’ha fatto solo per farti un po’ ridere! Perché tu invece ci sei rimasta male?-

 

-…- Cosetta non rispose, ma sbarrò gli occhi mentre i ricordi viaggiavano.

 

Tosca avanzò qualche ipotesi -…forse ti piace Godric, e non volevi che ti prendesse in giro…oppure perché non ti piace essere al centro di scherzi…oppure…-

 

-no, non mi piace Godric e gli scherzi mi sono indifferenti…il motivo è un altro.- la sua voce era poco più di un sussurro che a malapena si decifrava mentre le ciocche dei suoi capelli corvini le coprivano delicatamente il volto chinato.

-è una lunga e vecchia storia…-

 

Tosca capì di aver fatto un errore –scusami, non volevo rivangare vecchi ricordi, se non vuoi parlarne ti capisco, non voglio costringerti…-

 

-no, aspetta, sono io che vorrei parlartene…non l’ho mai detto a nessuno, come sai non ho amici, e vorrei confidarmi con una persona fidata…- aveva rialzato il viso con un’espressione titubante e dubbiosa…lei riteneva Tosca una vera amica e liberarsi di quel peso sarebbe stato così liberatorio…

 

Tosca comprese la gravità della situazione e le sorrise incoraggiante –naturalmente, tu sei la mia migliore amica, potrai sempre contare su di me!

 

 

-è successo tutto tre anni fa…avevo diciassette anni, come te del resto…tu sai che noi Corvonero siamo sempre stati studiosi, la nostra vita è fatta in buona parte di nozioni, studi, libri…ma una parte di noi è dedita inconsapevolmente ai sentimenti…quel giorno  stava piovendo, mi era recata nella biblioteca di palazzo per prendere un volume…lo ricordo ancora, era sulle variazioni meteorologiche magiche…stavo entrando quando andai a sbattere contro un ragazzo che aveva la visuale coperta da una pila di libri. Sbattendoci contro tutti quei volumi si erano sparsi per la stanza e immancabilmente uno sbatté contro la mia testa facendomi cadere…

 

-stai bene?- la voce gentile di un ragazzo raggiunse le orecchie di Cosetta che alzò lo sguardo trovandosi di fronte un paio d’occhi ambrati, che la fecero arrossire di colpo. Quelle gemme appartenevano ad un aitante ragazzo dai capelli biondo miele.

Era preoccupato e agitato. Si maledisse mentalmente per aver fatto cadere una ninfa così bella…arrossì anche lui perdendosi nei suoi occhi.

Per togliersi dall’imbarazzo lui afferrò delicatamente il braccio per farla alzare e un brivido percorse le loro schiene…

Una volta in piedi ammutolirono, le parole non volevano uscire dalle loro bocche.

-scusami, non era mia intenzione…tu…come ti senti? Ti sei fatta male?- la sua preoccupazione non rimase nascosta…

-no, non preoccuparti…è anche colpa mia, non stavo guardando dove andavo…-

entrambi rossi, entrambi timidi entrambi con il volto chinato…sembrava che il pavimento avesse un particolare interesse per quei due giovani, e solo la voce roca del bibliotecario li fece rinvenire –ehi voi due, non penserete di contare i granelli di polvere sul suolo e lasciare quei libri per terra, vero?-

Cosetta e il ragazzo misterioso si riscossero, si abbassarono e raccolsero velocemente tutti i volumi. Una volta terminato Cosetta, dimenticatasi completamente del libro che doveva prendere, lo salutò impacciatamene               –ecco…io…ora va-vado-

Si era già voltata quando la sua voce la fermò

-aspetta, ti andrebbe di farmi compagnia? Sto andando alla guferia, devo spedire una lettera alla mia famiglia…-

l’imbarazzo era palpabile, e non solo quello della ragazza –va bene-

-ah, che maleducato, il mio nome è Nicholas, piacere…-

-il piacere è tutto mio, io sono Cosetta-

 

…passammo un pomeriggio bellissimo, quello fu il nostro primo incontro, e da quel giorno cominciammo a vederci frequentemente…- la ragazza osservava il paesaggio di quelle montagne che giocavano con i raggi del sole che tramontava.

-non lo nego, mi ero innamorata…lui era bellissimo, intelligente, buono, paziente, simpatico…e mi sorrideva sempre…anche lui si innamorò di me, trascorremmo un periodo fantastico. Può sembrare sciocco, ma nonostante il poco tempo passato assieme, provavamo un sentimento così forte che ci scambiammo una promessa…di matrimonio…

convincere i nostri genitori non sarebbe stato difficile, entrambi appartenevamo a famiglie facoltose e alleate…tutto profumava di amore per me…un sentimento nuovo…il periodo più bello della mia vita, fin quando…fin quando…- e qui le lacrime inondarono paurosamente il suo viso…

-…stavamo cavalcando nel parco…e discorrendo…ad un certo punto una vipera tagliò il sentiero al destriero di Nicholas…puoi immaginare il seguito…lo posso ancora vedere…il cavallo si spaventò e disarcionò Nicholas scaraventandolo a terra…una caduta che gli costò la vita…morì sul colpo e quel giorno anche il mio cuore morì con lui…lui che amava la vita, lui che mi amava…

nessuno sapeva di noi…al suo funerale io e la mia famiglia partecipammo per rispetto…non versai una lacrima di fronte a lui, non ne avevo il coraggio…ma mi liberai versando lacrime da sola, per giorni non mangiai, per notti non dormii…era vivere in un incubo, era vivere senza di lui…

meditai per molti giorni di raggiungerlo là dove una volta giunti non si può tornare, poi però ricordai la sua voglia di vivere, il suo coraggio…mi apparve in un sogno…mi sorrideva come sempre e mi chiedeva di vivere anche per lui…per noi…-

Cosetta non riuscì più a trattenere i singhiozzi e Tosca, dopo lo stupore iniziale, la circondò in un abbraccio fraterno cercando di consolare la sua anima triste.

 

Era rimasto scioccato da quel racconto, non aveva mai pensato che una statua di cristallo come Cosetta avesse potuto avere una storia d’amore così appassionata…

Non aveva ascoltato volontariamente il suo racconto, stava passando di lì per caso…Salazar gli aveva dato buca per la chiacchierata settimanale, e passeggiando per il castello le aveva sentite parlare…

All’inizio pensava di fare una sorpresa alle sue de amiche entrando di soppiatto, poi le domande di Tosca e la risposta di Cosetta lo fermarono…ora capiva perché quel comportamento, ora sapeva…si sentì uno sciocco e un insensibile…lui che aveva scherzato su questioni così importanti per lei facendola addirittura secernere quella lacrima solitaria che lo aveva turbato più di quanto pensasse…

 

 

 

 

 

Bene, anche questo capitolo è terminato, mi scuso con chi lo ritiene noioso, dopotutto è incentrato principalmente su situazioni e conversazioni dei protagonisti…ho abbandonato momentaneamente il torneo perché mi sembrava ingiusto non parlare anche dei sentimenti dei ragazzi e solo ed esclusivamente delle prove della competizione…cmq fatemi sapere al più presto cosa ne pensate…

 

Un grazie particolare va a:

 

-Angelikall: grazie per i complimenti sugli indovinelli…mi fa piacere che ti siano piaciuti, almeno sembra che io li sappia comporre, dato che sono negata a risolverli…cmq aspetto con impazienza una tua recensione, fammi sapere cosa ne pensi su questo cap…bacioni

 

-lilyblack: ciao carissima, grazie anche a te per i complimenti…sinceramente Cosetta me la sono un po’ immaginata, prendendo spunto, lo ammetto, da alcune fattezze estetiche di Sirius, ma anche da quelle che mi sembravano più consone al suo carattere e casata. Credo che tu l’abbia intuita, comunque, all’incirca la sua fisionomia: alta, con i capelli neri e lisci, occhi blu pervinca, carnagione candida, slanciata…diciamo che è bella, quella bellezza elegante che non potrà mai appartenere a Tosca (anche lei è carina, però è totalmente diversa, non so se hai capito…) cmq leggi il cap e fammi sapere, dato che ho raccontato un pezzeto del passato della giovane Corvonero…Kisses

 

grazie a tutti coloro che hanno letto, per favore lasciate commenti, please…grazie   

 

 

                        baci iride89

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Serpenti colorati e l'occhio del Ciclope ***


Eccovi il 12° capitolo di questa storia…il termine si sta avvicinando e i personaggi stanno maturando una coscienza propria…no

Eccovi il 12° capitolo di questa storia…il termine si sta avvicinando e i personaggi stanno maturando una coscienza propria…non posso far altro che augurarvi buona lettura…

 

 

Capitolo 12 – Serpenti colorati e l’occhio del Ciclope

 

 

Il 1 Giugno si avvicinava inesorabile….

 

In quegli ultimi giorni i sei partecipanti erano tesi e stanchi per la preoccupazione e il troppo studio…

 

Salazar per quanto fosse stato avvantaggiato non sapeva da che parte voltarsi, tutto il suo impegno lo riteneva vano…poiché sapeva il tema della prova, ma non sapeva come affrontarlo.

 

 

Tosca e Cosetta, più affiatate che mai, si prepararono insieme, speravano di passare tutte e due…

 

Godric era stranamente pensieroso, e non solo per la prova, ma anche per ciò che aveva scoperto…era incredibile, ma lui risentiva ancora in colpa per come aveva trattato Cosetta…e il vederla in continuazione mentre gli lanciava occhiate sfuggenti e indecifrabili, non aiutò la situazione.

 

 

 

Mancava solo un giorno prima della competizione e Salazar più che una serpe si sentiva un verme. Non riteneva giusto che solo lui venisse avvantaggiato…per quanto strano fosse, aveva un impellente desiderio di aiutare i suoi amici…già, per una volta nella vita aveva trovato degli amici (anche se con Godric i rapporti non erano tra i più stretti). Comunque si trovava bene in compagnia di Cosetta e Tosca, per le poche volte in cui si erano parlati. Con la prima riusciva a parlare civilmente di argomenti seri, con la seconda faticava a trattenere le risate, non per scherno (ok, lo ammetteva alcune volte era così…) ma principalmente per divertimento, era buffa e rispecchiava la gioia di vivere…rispecchiava tutto ciò che non gli era mai stato permesso di essere…

 

Decise così di parlare con la Tassorosso…

 

-ehi Tosca!- la ragazza stava stranamente leggendo un libro di fronte a delle candele che illuminavano la stanza. Era sera e dalla finestra proveniva una leggera brezza pre-estiva. Non appena udì il suo nome la ragazza si voltò e sbarrò la bocca: Salzar Serpeverde il ragazzo-io-sono-tutto-tu-non-sei-niente si era rivolto a lei gentilmente e chiamandola per nome…Miracolo!

 

-c-ciao Salazar…ehm…- non sapeva come andare avanti… -…preoccupato per la prova?-

 

-bè è naturale, come tutti del resto…prima in corridoio ho incrociato l’altra ragazza che deve gareggiare con noi sull’orlo delle lacrime, tu comunque sei calma…- Salazar si era seduto accanto a lei sul divanetto nero e dovette frenare un sorriso nel vedere i suoi brillanti occhi verdi stranamente stanchi e i suoi capelli biondi leggermente arruffati…

 

-…insomma, proprio calma calma non lo sono, comunque è tutto il giorno che sto studiando dieci materie diverse, e non so da che parte indirizzarmi…spero solo che non sia qualcosa di difficile e di pericoloso…-

 

-ecco, io devo dirti una cosa…- il suo sguardo si era fatto serio e aveva aggrottato la fronte in maniera preoccupante.

 

Tosca cominciò ad agitarsi, quel ragazzo le aveva sempre incusso terrore e quell’espressione non aiutava. Fece una pausa e i suoi occhi neri continuavano ad indugiare sui suoi verdi, arrossì di tutto punto e cominciò a balbettare qualcosa -…ve-vedi…non…è stata colpa mia…te lo giuro…non l’ho fatto apposta, è stato un caso…non gli è successo niente, vero? È morto? Non l’avevo visto…sbucato dal nulla…e io…- ma si tappò la bocca quando Salazar la guardò con tanto d’occhi.

 

-scusa Tosca, ma di che cosa stai parlando?- quella ragazza era sempre più strana… -…chi è morto? Chi non hai visto? E che cosa hai fatto?-

 

Tosca, se è possibile arrossì ancora di più e abbassò lo sguardo…cominciò a parlare più tranquillante ora che il contatto tra i loro occhi era stato interrotto. Capì che il pasticcio che cinque giorni fa aveva causato non era ciò a cui Salazar inizialmente si stava riferendo…ora però era giunto il momento di raccontargli tutto –vedi, cinque giorni fa stavo passeggiando tranquillamente, quando accidentalmente ho pestato qualcosa tra l’erba…giuro che non l’avevo visto…comunque dopo essergli passata sopra ho guardato su cosa avevo poggiato il mio piede, ed era…il tuo serpente, sai quello con cui ogni tanto parli…ma ti giuro che non l’ho fatto apposta, non l’avevo visto…poi l’ho sentito sibilare e i suoi occhi brillavano, non aveva buone intenzioni, così presa dal panico ho estratto la bacchetta e l’ho puntata verso di lui…volevo solo immobilizzarlo per qualche secondo, giusto il tempo di andarmene, però l’incantesimo deve essere sbagliato…probabilmente l’ho confuso con un altro…comunque quando l’ho eseguito il suo colore da verde scuro è passato al giallo limone con striature arancioni…però sono riuscita a scappare, lui si era immobilizzato…anche se dubito per l’incantesimo, credo che per poco non gli sia venuto un infarto vedendosi così colorato…scusami scusami scusami scusami…ti giuro che non volevo fargli male…-

 

La ragazza aveva parlato tenendo gli occhi incollati alle ginocchia, così non aveva visto l’espressione di Salazar…si decise comunque ad alzare lo sguardo, all’inizio vide i suoi occhi brillare e le mani sulla bocca…temeva il peggio…già se lo immaginava urlante imprecando contro di lei e scagliandole un incantesimo…e invece scoppiò a ridere…cielo! La sua sembrava una risata, in realtà non avendo mai riso apertamente era un po’ troppo roca per esserla, ma Tosca lo capì lo stesso.

Da scioccata si concesse un sorriso…era la prima volta che lo vedeva ridere…che strano!

 

 

-ah ah ah- il ragazzo non riusciva a contenersi, ma quando gli occhi smisero di lacrimare si rivolse a Tosca con un tono insolitamente allegro –ora capisco perché cinque giorni fa Lector aveva quel colore…non preoccuparti, non gli è successo niente, era solo un po’ stordito, ma sono riuscito a rimetterlo in sesto, ora probabilmente sarà a caccia…-

 

e qui Tosca cominciò a tremare…comunque per smorzare la tensione aprì bocca –allora, di che mi volevi parlare?-

 

-ah si! Me ne ero quasi dimenticato…ascolta mio padre qualche giorno fa mi si è avvicinato, e mi ha…- qui abbassò la voce -…mi ha svelato il mistero dell’ultima prova, e io sono venuto ad informarti…-

 

-NO!- l’espressione di Tosca si fece seria –io non barerò mai! Voglio combattere lealmente…niente trucchi o inganni…non è ciò che voglio…sarebbe contro la mia natura…mi spiace Salazar…- dopo un momento di pausa ricominciò a parlare. I suoi occhi verdi erano in fiamme e la sua posizione eretta la faceva assomigliare ad una matrona giusta ma severa -…ho deciso che non ti denuncerò al Conte, ma con il tuo comportamento mi hai molto deluso…-

 

-Aspetta…- Salazar la interruppe -…è stato mio padre a dirmi tutto…io non volevo…mi ha praticamente ricattato…- piccola bugia, ma necessaria affinché mi creda -…e se sono qui per dirtelo è perché voglio che almeno con voi io possa dimostrarmi leale e giusto una volta tanto nella vita…ma a quanto ho appena constatato il mio sforzo non è apprezzato…-

 

si era già alzato per andarsene quando Tosca, presa da un attimo di impulsività, gli afferrò un braccio e lo costrinse a voltarsi…i loro occhi si incrociarono nuovamente e la ragazza capì che una volta tanto il Serpeverde davanti a lei si stava mostrando diverso…chi lo sa, magari la vicinanza sua, di Godric e di Cosetta stava dando i suoi frutti…

gli sorrise facendo riappacificare i loro rapporti e dopo essersi seduti riprese a discorrere…Salazar spiegò tutto ciò che sapeva a Tosca, e lei avrebbe dovuto parlarne agli altri due del gruppo…non erano così intimi con gli ultimi due concorrenti…anche se era giusto informare anche loro…così dopo aver discusso con il giovane Serpeverde tutti e sei i partecipanti vennero a sapere l’ostacolo dell’ultima prova…

 

 

 

 

-Non ci crederò mai! Io non posso credere alle parole di un Serpeverde…mai! È sicuramente una pista falsa! Ma sono solo io che l’ha capito!? Mi stupisco di te Tosca…tra tutti ero certo che almeno tu non avresti abboccato all’esca…e invece, sei la prima che ci crede!-

 

-ORA BASTA! Io non ti permetto di parlarmi così, chiaro? Io sono liberissima di prendere le mie decisioni, come te…se non ci vuoi credere, arrangiati, so solo che ho letto la verità nei suoi occhi!- non era da lei fare sfuriate del genere, ma Godric a volte era davvero esasperante…era ora che si calmasse un po’!

-scusa…non avrei dovuto urlarti contro…- la ragazza cercò di darsi un contegno scusandosi con il giovane che sorrise un po’ imbarazzato in risposta.

 

-bè, anch’io sono stato maleducato…scusa…d’accordo, proverò a fidarmi di Serpeverde…-

 

-bene…e ora andiamo a mangiare…Salazar e Cosetta ci aspettano in Sala da Pranzo! Domani ci aspetta una dura prova e dobbiamo rilassarci!-

 

 

 

 

Fatto sta che Cosetta Corvonero, William Fluster, Godric Grifondoro, Marianne Pain, Tosca Tassorosso e Salazar Serpeverde, alle 8.15 del 1 Giugno si recarono puntuali in uno spiazzo di parco lambito dal una sponda del lago e sul quale troneggiava il maestoso castello.

 

Tutti agitati, tutti con le bacchette alle mani, tutti in una piccola tenda nella quale entrarono giudici accompagnati dal Conte.

 

Tra tutti gli undici presenti il Conte sembrava l’unico davvero divertito per la situazione. I partecipanti erano terrificati, ognuno aveva un espressione diversa…Cosetta aveva una colorito cinereo e balbettava formule di incantesimi bisbigliando, Salazar parlottava sommessamente con Lector, il suo serpente, Godric era stranamente taciturno e continua a marciare per tutto il perimetro della tenda e Tosca…bè Tosca si stava maledicendo di aver mangiato troppi biscotti al cioccolato per colazione!

 

 

-molto bene…siete solo in sei…e due di voi in questa prova verranno eliminati…suvvia perché quelle facce, la prova è molto semplice!- e dopo aver ricevuto occhiate oblique da parte dei giudici si corresse -…bè, non è semplicissima, ma neanche esageratamente difficile…la vostra ottava e ultima prova consiste nel…no! Oggi sono dispettoso…uno ad uno, quando verrà chiamato il vostro nome, uscirete dalla tenda e noi vi diremo il vostro compito…-

 

I giudici lo fissarono stupiti…perché quel cambio di programma così improvviso?

Teoricamente loro avrebbero dovuto dire ai ragazzi ciò che dovevano fare…avevano ritenuto che un minimo di preparazione alla prova imminente era giusto darlo ai sei ragazzi…ma era inutile star lì a criticare…in quel torneo il Conte dettava legge…meglio fare come voleva lui…

 

-…direi che è ora di iniziare…signorina Corvonero prego ci segua…quando avrà terminato la prova chiameremo lei, signor Fluster, quindi si prepari…-

 

 

 

 

-pensi che abbiano scoperto qualcosa? Da quanto ne so avrebbero dovuto dirci che la prova consiste nell’affrontare Creature Magiche…- Tosca si era preoccupata, sembrava che il Conte avesse scoperto che loro sapevano…

 

-no, secondo me non hanno scoperto niente, e poi comunque che cosa avrebbe cambiato, anche Salazar ci aveva detto la stessa cosa…in fin dei conti l’informazione non è molto utile se non sappiamo quale creatura magica affrontare!-

 

-ma tu, Godric, non riesci a non polemizzare tutto ciò che dico?-

 

 

 

 

 

-venga signorina Corvonero, suvvia non abbia paura…noi controlleremo la sua prova tutto il tempo…non le accadrà niente…ecco, prenda una delle sei carte che tengo nelle mie mani…- il Conte le porse il retro di sei carte…era il gioco delle sei carte…lei lo sapeva ognuna di quelle carte aveva il suo ostacolo…scelse una di quelle centrali e la girò…sul davanti della carta…

 

-…ma questo è…-Cosetta era un po’ stupita…

 

-deduco che lei ha già capito cosa deve affrontare…un ciclope…buona fortuna- il Conte continuava a sorridere…Cosetta e i giudici continuavano a guardarlo con tanto d’occhi…in che senso buona fortuna? Dov’era il ciclope?

 

tutto taceva, non un filo di vento, e nemmeno i cinguettii degli uccellini…assolutamente niente!

 

-mi scusi, ma dov’è?-

 

-bè, ma mi sembrava logico…- ora era Merovit che si stupiva -…deve essere lei ad evocarlo! E dopo lo dovrà calmare…dopotutto sono o non sono i ciclopi delle creature alquanto irruente?!-

 

E ora come faccio?! Salazar non aveva parlato di “evocare”…io non ho studiato formule di quel genere…ok, calmati Cosetta, non è il caso di agitarsi…dopotutto ci sono cinque giudici che ti stanno fissando aspettando che tu dia vita ad un gigante con un occhio solo che non aspetta altro di essere accecato…ma dove siamo? In Scozia o nell’Odissea?……………ma certoOmero!

 

Dopo aver ragionato per bene, Cosetta intuì un modo per poter ottenere un Ciclope in carne ed ossa d’avanti a lei…dopotutto la sua idea era realizzabile…molto complicata, ma fattibile…

 

Si concentrò al massimo…

 

gli occhi socchiusi, le braccia levate in alto…

 

doveva cercare di entrare con la mente nel libro della biblioteca di Garthsow intitolato “Odissea”…la distanza era notevole, ma le sue capacità erano al di sopra della media…

 

cercò un legame con quel libro…

era un trucchetto che le avevano insegnato da piccola, quando faceva fatica a studiare…doveva semplicemente entrare a far parte del libro, che non doveva più considerare un semplice oggetto fatto di carta e inchiostro, ma ritenerlo una scatola che conteneva personaggi e oggetti tangibili, non solo nozioni o espressioni…doveva ricreare nella sua mente il Ciclope Polifemo, e per farlo necessitava del libro, o meglio di “collegarsi mentalmente” a quel libro…

 

ripercorse gli ultimi anni della guerra di Troia, accarezzò Achille, cavalcò il famigerato cavallo di Troia, ammirò la bellezza di Elena, ascoltò le parole Ulisse…era lui che doveva seguire…

 

il tempo passava accelerato in base alla volontà della ragazza…ed ecco che dopo molto viaggiare raggiunsero quell’isola…venne rinchiusa con l’eroe omerico e il suo equipaggio in una grotta e lì trovò la creatura che voleva…il Ciclope.

 

Lei in realtà non esisteva nella storia del libro, ma era presente, e aveva la possibilità di toccare, sentire e provare emozioni…una cosa strana da capire, ma nello stesso tempo inebriante ed emozionante…

 

Incrociò lo sguardo di Polifemo e, anche se questo non poteva vederla, catturò i suoi occhi…si impossessò della sua immagine…legò a sé la sua anima letteraria e lo condusse nella sua realtà, facendo attenzione a non spezzare il contatto…

 

Del fumo uscì dalla sua bacchetta…fumo che prese consistenza in un colosso di 5m…una massa di capelli incolti gli ricopriva la testa ostruendo anche la vista di quell’unica finestra che aveva sul mondo…un grande occhio dall’iride giallo marcio…la barba bruna gli nascondeva quasi tutto il volto…tra quel nero spiccava, oltre l’occhio, anche un grosso nasone rosso e dalla sua bocca usciva un fetore che avrebbe ucciso anche i fili d’erba…fortunatamente (per i fili d’erba) e sfortunatamente (per Cosetta) il ciclope era visibile solo a lei e ai giudici…

 

Anche il Ciclope poteva vederla e vedere tutto ciò che lo circondava, la differenza però era che essendo stata la ragazza ad averlo evocato era diventato più “vivo” rispetto a quando invece Cosetta era andata nel libro.

 

Lui aveva la possibilità di toccare solo colei che l’aveva evocato e coloro che l’evocatrice aveva scelto di farlo vedere.

 

Ora però Cosetta aveva il fiatone…di solito evocava animali o oggetti di piccole dimensioni, come farfalle colorate o penne pregiate, ora però questo sforzo le aveva fatto esaurire buona parte delle energie

 

Il suo compito era semplicemente difficile…doveva controllare quel colosso.

Poteva provarci utilizzando il potere mentale, ma era troppo stanca per le energie consumate nell’evocazione…doveva cavarsela in qualche modo…praticamente lo doveva mettere KO, e lei aveva già rielaborato un’altra teoria…

 

Intanto Polifemo,  dopo essersi guardato in giro, cominciò ad avanzare verso Cosetta con fare minaccioso…era stato strappato allo spuntino di quell’uomo con la sua ciurma, e non sarebbe rimasto a stomaco vuoto…aveva fame e quella ragazzina poteva essere un buon bocconcino…anche se un po’ troppo magra…

 

Si era parato di fronte a Cosetta con le braccia tese nel tentativo di afferrarla, quando lei sollevo lo sguardo serio, gli puntò contro la bacchetta –IMMOBILUS!- e lo immobilizzò per qualche secondo…nel frattempo staccò un ramo dall’albero più vicino e lo rese il più appuntito possibile a una estremità…dopotutto se il ciclope veniva dall’Odissea, perché non rubare ad Ulisse anche il modo per potersi sbarazzare di quel gigante?

 

Così, dopo aver indurito la punta, la scagliò con tutte le sue forze nell’occhio di quel mostro, poco prima che l’incantesimo perdesse effetto…

 

lui urlò di dolore e Cosetta cadde sulle ginocchia

 

La vista appannata, le membra insensibili, la gola secca…

 

Si sentiva leggera, una volta tanto nella vita non pensava a niente, niente pensieri, niente emozioni…vide solo un dolce sorriso, capelli di miele e occhi d’ambra…

 

troppa magia…troppe energie…la bacchetta toccò il terreno e accanto, afflosciato, il corpo immobile della ragazza.

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima dei ringraziamenti volevo scusarmi anticipatamente con chi non ha ben capito il modo in cui Cosetta ha evocato Polifemo,   mi rendo conto di averlo spiegato male…e se qualcuno non è riuscito a comprenderlo, me lo faccia sapere, e io cercherò di rispiegarvelo meglio nel prossimo cap con una nota infondo…ancora scusa…e grazie per l’attenzione.

 

Grazie millissime a tutti coloro che hanno letto, ma non hanno recensito (mi raccomando fatelo! Continuo a ripetervelo e non mi stuferò mai di farlo! Ve l’assicuro!)

 

Un grazie grandissimissimo va a:

 

-Angelikall: ciao bellissima, come hai previsto c’è stato un cambiamento in Salazar, ma è ancora da appurare se è un vero cambiamento spinto dalle sue emozioni o una manovra tattica…ti lascio in sospeso, cmq mi fa piacere che ti sia piaciuta la storia di Cosetta…ti giuro che inizialmente non pensavo di crearle un passato triste, poi però ogni volta che la vedevo nella mia mente aveva sempre quel velo di tristezza che le oscurava gli occhi, e così ho immaginato il suo triste, ma secondo me, nello stesso tempo romantico passato. Dopo questa noiosa pappardella ti saluto, un bacio, recensisci presto

 

-lilyblack: ciao bella, mi fa proprio piacere che ti sia piaciuto…devo essere sincera, il tuo commento per lo scorso capitolo lo attendevo con impazienza, dato che so che ti piace Cosetta…visto che ti è piaciuto posso dire di aver fatto un buon lavoro…grazie mille  recensisci anche questo…baci

 

 

                        iride89

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Pericoli e carte bianche ***


Pozioni

Ciao a tuttissimi! Siamo sotto il periodo natalizio e quindi vi regalo questo capitolo con la speranza che passiate un buon Natale e felici feste…ora vi lascio leggere e mi raccomando commentate in tanti!

 

 

Capitolo 13 – Pericoli e carte bianche

 

-COSETTA!- l’urlo di Charles Corvonero ruppe il silenzio dopo che il ciclope si era dissolto nell’aria ritornando alla sua vita originaria.

L’uomo si alzò di scatto e si accostò alla figlia priva di conoscenza…la scosse leggermente ma lei non si svegliò se non per qualche secondo…gli occhi aperti persi nel vuoto e la voce lamentosa che chiamava –Nicholas…Nicholas…- un lieve sussurro e poi perse nuovamente i sensi accasciandosi ancora al suolo.

 

-sarebbe meglio che la portassi in infermeria, Charles…penseremo noi alle prossime prove, non preoccuparti- Theodore Tassorosso si era avvicinato all’amico rassicurandolo…

 

Così dicendo il signor Corvonero sollevò di peso la figlia mormorandole all’orecchio parole paterne di rassicurazione…si sentiva terribilmente in colpa, lui l’aveva praticamente costretta a partecipare…e ora stava male…si diresse verso l’infermeria con il volto segnato dalla preoccupazione e con passo veloce…

 

Per quanto la situazione fosse tra le meno opportune si sentiva veramente orgoglioso di avere una figlia così, anche se per ora non voleva altro che lei stesse bene…

 

 

 

-dobbiamo continuare, chiamate il signor Fluster…-

 

il Conte non aveva aperto bocca, in quel momento si chiese se aveva fatto la cosa giusta a indire quel torneo…chi era lui per testare le abilità magiche di quei ragazzi? Con che veste si era permesso di cercare quattro giovani di una fantomatica profezia? 

E ora una ragazza poteva rimetterci la vita, già perché ciò che Cosetta aveva fatto era una magia molto potente per una giovane mente come la sua…si era esposta ad un rischio troppo grande…

 

-Signor Fluster, prego, venga…- Galviano Grifondoro chiamò a gran voce un ragazzo bruno con gli occhi di ghiaccio, che impassibile uscì dalla tenda a testa alta.

 

 

 

 

-allora Tosca, riesci a vedere qualcosa?-

 

-no Godric, non vedo niente…comunque quel Fluster non se la sta passando molto bene, mi sembra di aver visto del sangue per terra…-

 

-bene, speriamo che la sua creatura lo elimini, così fuori uno!- questa volta era stato Salazar a parlare.

 

-dai Salazar, a me dispiace se si è fatto male…chissà invece cosa ne pensa Cosetta di quel tipo, sapete ieri l’ha invitata a un ballo e…-

 

-Cosa hai detto? Ripeti per favore…Cosetta è stata invitata al ballo da quello lì fuori?!- Godric aveva preso per le spalle Tosca, stupita dalla sua reazione.

 

-veramente è inutile che te lo ripeta, l’hai già detto tu…- cercò di liberarsi dalla stretta del ragazzo che si era innervosito.

 

-l’ho sempre detto, quel Fluster non mi piace, ha qualcosa di losco…comunque Cosetta ha rifiutato vero?- la sua voce era incerta, e guardava in modo ossessivo Tosca che invece lo guardava più stupita che mai…

 

-ah, si, l’ha raccontato anche a me Cosetta che quel tipo l’ha invitata…- Salazar interruppe la conversazione tra i due impedendo così a Tosca di rispondere…-…e mi ha anche detto cosa gli ha risposto…- detto questo lanciò un’occhiata alla ragazza bionda che le intimava a rimanere in silenzio -…mi ha detto che lei gli ha risposto che solo se lui avesse superato la prova sarebbe uscita con lui…-

 

-non è possibile…dimmi che non è vero?!- Godric era disperato –quando gliel’ho chiesto io ha rifiutato palesemente, e invece a quel tipo lascia anche il beneficio del dubbio…questo mai! Sconfiggerò anch’io la mia creatura, e sono sicuro che riuscirò a vincere e poi le chiederò di…- e qui gli morirono le parole in bocca sia perché si era stupito della sua reazione, dopotutto Cosetta era libera di uscire con chi voleva, sia perché una voce chiamò il suo nome…

 

-Godric Grifondoro!-

 

il ragazzo sbiancò e poi arrossì vigorosamente subito dopo…lanciò occhiate allarmate ai due amici e uscì dalla tenda rigido come un pezzo di legno…

 

 

-non è vero, Cosetta ha rifiutato categoricamente l’invito di Fluster…perché hai mentito a Godric?-

Ora Tosca si era voltata verso Salazar con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate attendendo una risposta esauriente.

 

-gli ho mentito perché sospettavo che lui avesse una cotta per la Corvonero, e poi perché così era più motivato ad affrontare la prova!- Salazar cercò di giustificarsi, ma in modo poco convincente.

 

-non è che gliel’hai detto perché speravi che lui rimanesse deluso e entrasse in una specie di crisi che gli avrebbe fatto perdere il Torneo?-

 

-non sono tenuto a darti spiegazioni!- ora il ragazzo si stava innervosendo…

 

 

 

 

 

-Salve Signor Grifondoro, pronto per la prova?- il Conte era cordiale come al solito…

 

-naturalmente Signor Conte!- Godric sfoggiò un sorriso mentre le ginocchia tremavano leggermente…no, io sono un guerriero e non ho paura di una semplice prova contro una qualsiasi creatura!

 

Il ragazzo notò che mancava il giudice Corvonero, ma non ci badò molto, era molto preso dalla gara.

 

Come per Cosetta e Fluster, anche Godric prese una delle quattro carte che il Conte gli porse e la girò…il volto corrucciato in un’espressione di strana concentrazione e serietà che venne sostituita da una smorfia di panico e uno sguardo d’agitazione…se quello era uno scherzo, non era per niente divertente, anzi!

 

-che c’è signor Grifondoro, qualche problema?- era stato stranamente Simeon Serpeverde a parlare vedendo la faccia del figlio del suo acerrimo nemico…

 

Godric non voleva mostrarsi debole al padre del suo acerrimo nemico, anche se Salazar era ancora un nemico? Meglio lasciarsi questa domanda a dopo…ma era anche consapevole che non sarebbe mai riuscito a capire come combattere la sua creatura, se non sapeva quale creatura fosse, già perché la carta era bianca, completamente…

Il ragazzo ignorò totalmente il giudice che aveva parlato rivolgendogli solo un’occhiata di sufficienza e si rivolse al Conte –mi dica, la carta bianca significa che sono io a scegliere il mio avversario?- sinceramente lui aveva sperato ad una cosa del genere, sapeva già quale creatura affrontare, ma i piani non andarono come previsto…

 

-certo che no! Lei ha pescato una carta che io definirei jolly…un giudice sceglierà indipendentemente una creatura…- e qui si rivolse a Tassorosso e Serpeverde -…Theodore, Simeon, spetta a voi decidere…-

 

-sono sicuro che Tassorosso mi concederà la scelta, non è così carissimo amico?- Simeon sibilò quelle parole che a Godric parvero più una minaccia che una richiesta. Non per questo Tassorosso si lasciò intimidire, ma  si volse a Galviano, che, un po’ dispiaciuto e preoccupato, assentì con il capo, quindi il padre di Tosca lasciò, con il consenso dell’amico grifone, libera scelta alla serpe.

 

-bene bene, giovane Grifondoro, in onore della mia casata ho deciso di farti affrontare una creatura che mi sta molto a cuore…una Gorgone…- ma vedendo l’espressione interrogativa del ragazzo si aprì in un sorrisino compiaciuto -…oh, forse tu la conosci meglio sotto il nome di Medusa…-

 

a quelle parole Godric sbarrò gli occhi…naturalmente conosceva quella creatura…una terribile creatura…così come conosceva l’eroe che la sconfisse…Perseo.

 

-veramente io credo che una Gorgone sia troppo difficile per un ragazzo…- il Conte non aveva nemmeno finito di parlare che un lampo di luce verde e accecante squarciò il cielo, tutti furono costretti a schermarsi gli occhi, solo la risata amara di Serpeverde ruppe la situazione

 

-ho pensato di darti un piccolo aiutino…ti presento la mia Medusa, già, perché io ne possiedo una, ti avverto è molto combattiva e…letale! Te l’ho già evocata e ti darò qualche minuto di vantaggio per studiare la situazione…-

 

non c’era modo di far tornare indietro quell’essere, e il Conte e nessun altro avrebbe potuto fermare quella prova, le regole parlavano chiaro, Simeon aveva il diritto di scegliere qualsiasi creatura lui ritenesse opportuno…Galviano non obiettò la scelta del nemico, sapeva che suo figlio era forte, quindi lasciò correre la situazione lanciando una profonda occhiata al figlio che annuì seriamente.

 

Naturalmente Godric aveva studiato, anche se di malavoglia, le caratteristiche dei vari mostri, e Medusa era una di quelle che odiava di più…non sapeva bene il perché, sapeva solo che secondo un mito Atena, la dea della saggezza, invidiosa della bellezza di Medusa, che si vantava della propria chioma fluente, la trasformò in una creatura mostruosa tramutandole i suoi amati capelli in serpi, sostituendo la sua bellezza alla bruttezza…tutto questo era niente in confronto al potere che esercitava quell’essere, poteva pietrificare con lo sguardo chiunque avesse incrociato i suoi occhi…e Godric non aveva proprio intenzione di guardarglieli.

 

Davanti a sé c’era la Medusa con gli occhi chiusi, già perché Serpeverde gli aveva concesso qualche minuto per organizzarsi…e ora poteva studiarla con lo sguardo…si rese immediatamente conto che quello che aveva studiato era in parte falso…per quanto i suoi insegnanti gliel’avessero sempre descritta come una vecchia decrepita creatura, per lui non era così.

 

Era una donna sulla trentina, la carnagione perlacea decorata con simboli neri, le mani di bronzo ricoperte fino all’avambraccio come se indossasse un paio di guanti,il vestito grigio fumo aderiva al suo corpo ancora bello, ma stanco. Il viso era sottile le labbra innaturalmente rosse, le palpebre delicatamente chiuse nascondevano globi mortali…l’unica cosa che stonava e che fece arricciare il naso a Godric furono tutti quei serpentelli verde marcio che non stavano fermi un attimo, i piccoli occhietti neri e le lingue velenose continuavano a uscire dalle loro bocche…

 

Ora che fisicamente aveva studiato il mostro doveva assolutamente trovare un modo per sconfiggerla, ma prima di tutto…necessitava di una buona difesa…lui, al contrario dei giudici, non era immune al suo potere di morte, e se non voleva veramente rimetterci la pelle doveva prima di tutto proteggersi e poi attaccare.

 

Con la magia si fece comparire uno scudo lucente, ingrandì qualche sassolino facendogli assumere le dimensioni di piccole montagnette, e poi la Medusa sollevò le palpebre…

 

Gli occhi gialli, che non potevano essere visti da Godric, indugiavano sui massi…lei aveva una preda, il suo padrone le aveva detto di uccidere la preda, e lei non deludeva mai il suo padrone…mai! Così prese a spostarsi con leggera grazia, mentre i suoi capelli-serpenti le guardavano le spalle, le sfioravano il volto e le sibilavano parole di morte all’orecchio.

 

Godric era sempre più nervoso, non era da lui rimuginare sulle cose, anzi era un tipo impulsivo, ma ora non si giocava solo una semplice qualificazione, qui si giocava la vita e per quanto fosse avventato, non era certo stupido…sentiva il suo respiro leggero, sentiva i maligni sibili dei serpenti e sentiva la sua veste frusciante sul terreno.

Aveva intuito quale fosse la sua posizione, e così uscì dal suo nascondiglio, ma  tenendosi sempre il viso coperto dallo scudo per sicurezza. Era impotente, lì in quella situazione, non sapeva come muoversi, ma poi si riscosse…lui era un guerriero, lui era un grifone, lui era coraggioso…abbassò lentamente lo sguardo fino a che i suoi occhi azzurri incrociarono il verde dell’erba, e poi fece appello alla sua determinazione e ciò che aveva imparato da quelle lezioni noiose che suo padre gli aveva costretto a seguire. Abbassò lo scudo ponendolo orizzontalmente, il metallo riluceva per i raggi del sole e su quello stesso scudo si riflesse la sua immagine.

 

Ora poteva vederli i suoi occhi, il colore era per lui indefinito, ma quegli occhi ora li aveva visti e fortunatamente per lui non sarebbero stati l’ultima cosa che avrebbe visto nella sua vita.

 

Si spostò lentamente a lato mentre lei lo guardava con odio e dolore, la tentazione di alzare lo sguardo per poter fissare il suo nemico con gli occhi era molto forte, ma riuscì a resistere nonostante tutto.

Schivò un paio di colpi del mostro, già, perché quella Medusa aveva anche poteri magici, probabilmente un dono di Serpeverde, sta di fatto che Godric ora poteva vederlo il suo nemico, ma doveva escogitare un modo per sconfiggerlo e per farlo doveva farle perdere la vista…trovò un modo.

 

Era un incantesimo impreciso, ma che più volte l’avevano aiutato per uscire dal suo castello inosservato agli occhi della governante apprensiva…facendo riflettere la sua magia sullo scudo sperando che quella deviasse correttamente sulla creatura.

 

-claudentes oculos!- ruggì quelle parole puntando la bacchetta a livello degli occhi della donna, questo però non ebbe buon fine perché non colpì i suoi occhi, ma quelli di uno dei serpenti che crescevano dalla sua testa.

 

Ritentò più volte, ma era sempre più difficile. La Medusa non era certo una stupida e ben presto riuscì a schivare tutti i suoi colpi. Godric invece venne colpito più volte dagli incantesimi della creatura, che gli procurò bruciature sulle braccia e qualche ematoma sulle gambe…lei tentava di farlo cadere e di fissare i suoi occhi, lui tentava di rimanere in piedi e chiudere i suoi occhi.

 

Ci riuscì, non seppe bene come, ma dopo molti tentativi, sangue che usciva, sudore che bagnava, le chiuse gli occhi…fu difficile, perché non aveva un contatto diretto con la parte da incantare, ma la fortuna quel giorno era dalla sua parte…l’incantesimo si riflette giustamente sul suo scudo e gli occhi del mostro si sigillarono.

 

Godric pensava di avere la situazione in pugno, già, perché pensava che avendo chiuso per sempre i suoi occhi sarebbe riuscito a schiantarla, o a colpirla senza troppa difficoltà, ma è qui che si sbagliava…perché la Gorgone aveva degli aiutanti in testa che le suggerivano dove colpire con le sue magie.

 

Dopo un urlo di odio e frustrazione emesso dalla creatura, quella si calmò rassicurata dai suoi serpenti che le sibilavano parole di vendetta all’orecchio. Le sue palpebre chiuse, la sua bocca deformata, il viso contratto in una smorfia di odio…ora Godric capì perché i suoi insegnanti gliel’avevano sempre descritta come un essere brutto…sembrava una vecchia megera piena di rughe!

 

Il ragazzo fissò schifato la creatura che cercava di riprendersi dalla sorpresa, e poi voltò il suo sguardo verso i giudici.

 

Il conte era preoccupato come Tassorosso che apriva e chiudeva la bocca senza far uscire alcun suono, suo padre era impassibile, sembrava che studiasse la situazione, Serpeverde, invece, era arrabbiato, non si aspettava che quel piccolo e insulso grifoncino si mostrasse così abile…

 

Il suo sguardo ritornò al mostro che aveva cominciato a lanciare colpi nella sua direzione, lui riuscì a scansarli anche se richiedeva un grande sforzo per le sue gambe piene di lividi e graffi sanguinanti.

Doveva riuscire a sconfiggerla, ce la doveva fare, era importante per lui…così, come aveva narrato più volte nelle sue storie, raccolse le sue ultime forze e con coraggio si scagliò verso la creatura

 

-MORS PERCUTIT!!!- e dalla sua bacchetta uscì un lampo di luce bianca che trafisse il cuore della Medusa facendola contorcere dal dolore e svanire in una nuvole di fumo nero.

 

 

Godric esausto si accasciò a terra, ma si rialzò pochi secondi dopo con un stanco sorriso stampato sul volto insanguinato.

 

Dopo un attimo di silenzio una voce ruppe la situazione

 

-Molto bene Godric, sei stato bravissimo, e hai superato egregiamente la prova…ora ti consiglio di andare in infermeria, ce la fai da solo o hai bisogno di aiuto?- il Conte si era congratulato con lui con tono stupito e felice, anche se si poteva leggere una vena di dispiacere nei suoi occhi.

 

-non si preoccupi signor Conte, riuscirò a raggiungerla da solo…- così dicendo si avviò verso il castello non senza aver notato un sorriso orgoglioso del padre e una smorfia di disprezzo che contraeva il volto di Serpeverde.

 

 

 

 

 

Bene, e con questo si conclude il 13° cap…mancano pochi cap e poi anche questa storia volgerà al termine…cmq grazie a tutti per aver letto e mi farebbe molto piacere ricevere una vostra recensione…dopotutto a Natale siamo tutti più buoni, no?

 

PS: volevo precisare che le informazioni su Medusa le ho ricavate da Internet, e alcune cose le ho inventate, per esempio che questa creatura abbia altri poteri oltre quello di pietrificare con lo sguardo e anche il suo aspetto è di  mia totale invenzione…quindi non prendete come assoluta verità quello che ho scritto su di lei.

 

Un grandissimo grazie va a:

 

-Angelikall: ciao bellissima! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il sorriso di Salazar…non preoccuparti Tosca e Salazar non diventeranno mai una coppia, almeno per la mia ff, non li vedo molto bene insieme…cmq il tuo ragionamento è giusto, riguardo il Ciclope…spero che recensirai anche questo cap, quindi buon Natale e felici feste…baci

 

-Peeves: scusa scusa scusa scusa, hai ragione ho commesso un errore stupidissimo…e appena ho letto la tua recensione ho modificato il cap togliendo il “plastificate” alle carte, non me ne sono proprio accorta! Per il cioccolato, mi dispiace ma quello non me lo sono sentita di toglierlo…io ne vado matta, anche se sono consapevole che non è una buona ragione! Diciamo che mi prendo una licenza storica! Spero che questi errori non ti abbiano fatto passare la voglia di continuare a leggerla…sperando in un tuo nuovo commento ti auguro un buon Natale ricco di felicità e cioccolata! Kisses

 

-lilyblack: grazie mille per la tua recensione e per la tua comprensione nella descrizione del Ciclope…come hai notato in questo cap i capelli sono di Nicholas, mi spiace, anche se ho già in mente qualcosina sulla coppia Godric/Cosetta…non ti voglio anticipare niente perché non ne sono sicura al 100% però se ci sarà qualcosa temo che sarà un po’ triste…bacioni e buon Natale

 

-eden89: ciao, è da un po’ che non ti sento! Mi fa piacere che la storia ti piaccia, e vedi che Salazar si sta integrando, almeno un po’, nel gruppo. Dato che non hai ben capito come il Ciclope è stato evocato, proverò a spiegartelo…dunque, Cosetta fa mente locale al libro dell’Odissea, la famosa opera omerica, e utilizza un piccolo trucco che usava da piccola per ricreare nella sua realtà animali e oggetti di piccole dimensioni. Con la mente entra nel libro e trasporta, sempre mentalmente, Polifemo sia fisicamente sia per il suo comportamento, e poi una volta sconfitto è ritornato nel libro…una specie di proiezione tangibile…spero che tu abbia capito di più, quindi baciotti e buone feste, mi raccomando recensisci ancora!

 

-Juliet: ciao grazie millissime per le tue TRE recensioni! Non per scoraggiarti, ma me ne bastava una…no, scherzo mi ha fatto molto piacere ricevere i tuoi commenti. Hai ragione che Godric ricorda James, perché lo ammetto un pochettino mi sono ispirata al padre di Harry, ma è stato più forte di me, perché anch’io lo adoro, come del resto hai potuto constatare nella recensione che ho fatto alla tua ff…per quanto riguarda il cambio di carattere all’11° cap è stato voluto, nel senso che ho voluto cambiarlo io per differenziare l’incontro tra Cosetta e Nicholas dalla narrazione…grazie ancora e continua a leggere, mi farebbe molto piacere…baci e buon Natale

 

 

                                                    …ancora grazie e ancora auguri a chi ha letto…

 

                                                                                                                                   …iride89.

 

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Capitolo 14
*** Abbracci e carezze dal pelo bianco ***


Pozioni

Ok, ok lo so il titolo è alquanto stupido, ma spero che anche il resto non sia tale…quindi leggete e recensite!

 

Capitolo 14 – Abbracci e carezze dal pelo bianco

 

Non ci poteva credere…ce l’aveva fatta…aveva vinto…era uno dei quattro campioni…proprio lui, Godric Grifondoro aveva sconfitto una Gorgone, umiliato Serpeverde e riempito d’orgoglio il padre…

 

Stava ancora meditando sull’accaduto quando, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò davanti all’infermeria del Castello.

 

-scusate, c’è qualcuno?- il ragazzo non ricevendo alcuna risposta entrò nella stanza. Era grande, come se avesse dovuto accogliere da un momento all’altro feriti di guerra, file di letti ordinatamente disposti, bianchi, come le coperte, i cuscini e le lenzuola.

Solo una cosa stonava…l’ultimo letto era coperto da un paravento, sempre bianco, dal quale si poteva intravedere una sagoma in piedi che avanzava avanti e indietro…

 

Non ebbe nemmeno il tempo di avvicinarsi che una donna gli si parò accanto dandogli una pacchettina sul braccio per far notare la sua presenza. La donna avrà avuto una cinquantina d’anni, bassa, tarchiata, con i capelli argentati raccolti in un chignon. Due profondi occhi castani erano coperti da una leggera montatura di occhiali ovali e piccoli, nella mano sinistra teneva strette delle pergamene e delle penne. La sua tunica era bianca con ricamata una croce rossa e il suo tocco gentile.

 

-Salve, posso fare qualcosa per lei signor…?- l’infermiera lo squadrò preoccupata vedendo i graffi sanguinanti del volto e la tunica strappata.

 

Godric si riprese e la fissò rispondendo velocemente –Grifondoro, signora…Godric Grifondoro. Il Conte Merovit mi ha detto di venire in infermeria per farmi medicare…-

 

Senza aggiungere altro la donna lo accompagnò al letto accanto a quello coperto dal paravento.

La sua curiosità cresceva e cercava di non farsi notare sbirciando, ma un’ occhiata eloquente dell’infermiera, che si era accorta di tutto, lo spinse a sdraiarsi sul letto e ingurgitare una pozione marrone, amara e calda, che gli fece offuscare la vista e cadere in un sonno profondo.

 

 

 

 

 

Nel frattempo dentro la tenda dei concorrenti rimasti Salazar continuava a lanciare occhiate di preoccupazione a Tosca che le ricambiava allarmata…avevano appena udito un ruggito provenire dal “campo di battaglia” dove Marianne Pain stava affrontando la sua creatura.

 

-secondo te che cos’è?- Tosca si stava torturando le mani per l’agitazione.

 

-non lo so, ma ora, sinceramente sono più preoccupato per quello che potrebbe capitare a me!-

 

-quando fai così mi sembri Godric- ora Tosca lo fissava esasperata…

 

Salazar aprì la bocca sorpreso da quell’affermazione –come scusa? Io ti sembro Grifondoro?! Giammai, io sono molto, molto, ma molto, migliore di lui! Come ti viene in mente un paragone del genere!-

 

-evviva la modestia!-

 

si fissarono per un secondo, gli occhi verdi di lei puntati su quelli neri di lui, i visi contratti si stavano colorando di rosso per lo sforzo di trattenere quelle che in apparenza sarebbero state imprecazioni, ma che si rivelarono una poderosa risata che smorzò la tensione e li liberò della preoccupazione.

 

-ascolta…- Tosca riprese il controllo di sé e si rivolse al ragazzo sorridendo dolcemente -…dopo Marianne tocca a me, volevo solo dirti una cosa…- e dopo aver ricevuto un cenno d’assenso di Salazar continuò avvicinandosi sempre di più -…non so se avrò occasione di parlarti dopo la prova…comunque volevo dirti che mi ha fatto piacere conoscerti e diventare tua amica…- e detto questo lo abbracciò.

 

Quel gesto stupì così tanto Salazar che rimase di marmo, lui non aveva mai ricevuto gesta d’affetto, e quella piccola Tassorosso era riuscita a rubare un abbraccio al Serpeverde per eccellenza…

 

I suoi riccioli biondi gli solleticavano il mento, le sue manine erano appoggiate sulle spalle e la testa posata sul suo petto che prese a battere sempre più velocemente mentre i battiti cardiaci aumentavano.

 

Salazar si sentiva così strano, non era attrazione per quella ragazza, ma la consapevolezza che per una volta nella sua giovane vita veniva considerato un essere umano, un amico, un comune giovane che non aveva dovuto crescere troppo in fretta per i maltrattamenti della famiglia o che era stato educato alla meschinità per il buon nome della sua casa.

Lì, con lei, era solo Salazar.

Si concesse un sorriso e le passò le braccia attorno alla sua delicata vita.

 

Lei si staccò sempre sorridendo e leggermente arrossita, lei l’aveva abbracciato come se fossero amiconi da chissà quanto tempo senza considerare minimamente ciò che lui avrebbe potuto pensare.

Alzò lo sguardo e vide che le sue labbra disegnavano un sorriso un po’ impacciato e stupito, ma piacevole da vedere.

 

Decise così di parlare…

 

-senti…io…-

 

…ma il suo tentativo venne interrotto da una terza voce che chiamò il suo nome

 

-Tosca Tassorosso-

 

Dopo essersi scambiati un ultima occhiata Tosca se ne andò sempre sorridendo, anche se le si poteva leggere preoccupazione negli occhi.

 

 

 

 

 

-Bè, dopotutto sono rimasti solo in due, non mi sembra il caso di farli gareggiare, possiamo benissimo farli passare senza sostenere la prova!- Simeon Serpeverde cercava di convincere il Conte a non far gareggiare il figlio e la Tassorosso, dato che William Fluster e Marianne Pain erano stati eliminati il titolo di vincitori era già loro, ma Merovit non fu dello stesso parere.

 

-assolutamente no! Loro sono due normali partecipanti, non possiamo farli passare così su due piedi…se anche la signorina Tassorosso o il signor Serpeverde non riuscissero a superare la loro creatura, allora valuteremo chi ha combattuto meglio tra gli eliminati…e ora basta, continuiamo la prova…-

 

Fu questa la scena che si presentò davanti agli occhi di Tosca che, nel mezzo del dibattito, rivolse al padre un’occhiata preoccupata alla quale rispose con un sorriso paterno di rassicurazione.

 

-venga venga signorina Tassorosso…come avrà capito la prova si tratterà di affrontare una creatura magica…prego, scelga una di queste due carte…-

 

Era strabiliante come il Conte riuscisse a cambiare espressione e tono di voce nel giro di pochi secondi. Con Serpeverde era stato duro e irremovibile, con lei invece tranquillo e gentile come al solito.

 

Tosca si avvicinò timidamente e scelse la carta di destra, la sollevò e disegnato trovò il mostro protagonista di una storia che le raccontavano sempre da piccola.

Quella creatura aveva il corpo di un uomo e la testa di un toro…il Minotauro.

 

-oh, bene signorina Tassorosso, lei deve affrontare un Minotauro…a evocarlo ci penseremo noi, lei deve solo riuscire a calmarlo, non deve eliminarlo mi raccomando…bene e ora buona fortuna!- detto questo il Conte si alzò in piedi e dopo aver bisbigliato parole arcaiche un turbinio di foglie e polvere prese vita davanti agli occhi della ragazza per poi calmarsi e mostrare il Minotauro.

 

Tosca se l’era sempre immaginato enorme, alto 5m e largo 3, con un grosso musone dal quale spuntavano lunghe corna ricurve…insomma se l’era immaginato brutto e puzzolente…ma questo era di costituzione normale, il suo corpo sembrava quello di un ventenne, muscoli scolpiti, gambe lunghe, carnagione nivea, sandali ai piedi e gonnellino rosso in vita…l’unica cosa che stonava era la sua testa che di umano aveva ben poco. Era bianca come la neve, le sue corna non erano esageratamente lunghe, ma gli estremi erano decorati con oro bianco, le orecchie erano piccole, e il muso era ricoperto di soffice peluria lattea. Ma la cosa che incantò la ragazza furono i suoi occhi, incredibilmente umani, erano verdi come i suoi, due smeraldi incastonati nell’avorio più pregiato.

 

Sembrava innocuo, all’apparenza, ma ad un certo punto i suoi occhi si ridussero in fessure, prese la carica e si diresse minacciosamente verso la ragazza che presa alla sprovvista non poté far altro che scansarsi ed evitare l’attacco.

 

Continuò parecchie volte e Tosca continuava a correre da una parte all’altra, si era stancata di tutto quell’allenamento fisico, così estrasse la bacchetta e la puntò all’animale urlando    

 

 –STUPEFICIUM!!!-

 

uno zampillo di luce rossa scaturì dalla sua bacchetta e raggiunse il bersaglio…peccato che l’incantesimo si riflesse sulla parte metallica delle corna colpendo Simeon Serpeverde che venne scaraventato a 10m dal tavolo dei giudici.

I tre giudici rimasti guardarono a bocca aperta la ragazza che, arrossita, non poté fare a meno di dire  

          

-non è stata colpa mia…-

 

ma un nuovo attacco del mostro la fece balzare ancora a lato.

Decise così di utilizzare l’incantesimo della pastoia, sarebbe stato perfetto, l’avrebbe immobilizzato…

 

-Pietrificus totalus!-

 

l’incantesimo era giusto, il bersaglio pure…fin quando il Minotauro non decise di spostarsi all’ultimo secondo, facendo pietrificare totalmente Galviano Grifondoro, che, preso alla sprovvista, non riuscì a parare il colpo.

 

Tosca era così dispiaciuta che senza rendersene conto pronunciò l’incantesimo di levitazione per tenere calmo l’animale e soccorrere i giudici feriti, ma lo sventolio sbagliato della bacchetta fece indirizzare il colpo verso il padre, Theodore Tassorosso, che venne levitato per tre metri fin quando la sua testa incontrò il ramo di albero facendogli perdere conoscenza e facendolo cadere a terra.

 

Ormai solo il Conte era rimasto indenne agli incantesimi della ragazza e quando se ne accorse si buttò sotto il tavolo per proteggersi da eventuali colpi.

 

Il Minotauro, però, non si lasciò intimidire e continuò ad avanzare minacciosamente verso la ragazza.

Tosca riuscì ad evitare nuovamente l’attacco, ma la sua bacchetta venne colpita da una delle corna dell’animale e scaraventata nel lago…ora era proprio nei guai.

 

Decise di arrampicarsi su un albero che cresceva in riva al lago e dopo essersi riparata decise di osservare la situazione…aveva combinato proprio un bel casino!

 

Tre giudici erano fuori uso, il quarto era chissà dove il quinto nascosto sotto un tavolo!

 

Il Minotauro non demorse e iniziò a prendere a testate l’albero sul quale Tosca aveva trovato rifugio.

 

Lei era nel panico, ora aveva bisogno di qualcuno che le riportasse la bacchetta, senza quella non aveva alcuna possibilità di superare quella prova…chi poteva chiamare? Come poteva fare?

 

Poi si riscosse…ma certo! La bacchetta era nel lago, e nel lago lei aveva conoscenze utili per poterla recuperare…le sirene!

 

Si mise a chiamarle a gran voce, sperando di essere aiutata…le chiamò tre, quattro volte, ma quelle non si presentarono al suo cospetto…decise di fare un ultimo tentativo e le acque cominciarono ad incresparsi, sempre più violentemente, finché la bella sirena marina uscì dalle onde e sorridendole le lanciò la bacchetta…

 

-grazie mille- Tosca salutava con la mano la sua amica che sorridendo in segno di saluto si rituffò nel blu.

 

Ora non doveva più sbagliare, non se lo poteva permettere, ci doveva riuscire…

 

-FUNES!-

 

funi di luce bianca scaturirono dalla sua bacchetta…chiuse gli occhi, aveva quasi paura di vedere se aveva nuovamente sbagliato qualcosa, ma un potente muggito la spinse a guardare.

Volse lo sguardo ai piedi dell’albero e poté notare che il Minotauro era legato con cinque funi, quattro fermavano gli arti e il quinto immobilizzava le corna impedendo qualsiasi movimento brusco.

 

Tosca si decise a scendere, stava per andare dal Conte e dagli altri giudici per vedere come stavano, ma qualcosa catturò la sua attenzione.

 

L’animale emise un mugolio di puro terrore che la fece commuovere.

 

Lei era una ragazza sensibile e buona, che non avrebbe fatto mai del male a qualcuno volontariamente…lasciò perdere i giudici e si diresse titubante verso la creatura.

 

Ora anche lui la stava guardando con i suoi occhioni verdi così umani, così emozionanti, così belli…la ragazza li osservò meglio e notò che erano identici a suoi…iridi smeraldine…

 

Ma quello che lesse nei suoi occhi andava oltre la beltà, vide la sofferenza, la paura, il timore, la delusione e l’abbandono.

Impietosita cominciò a parlargli amichevolmente e dolcemente.

 

-ciao…cosa c’è? Non stai bene?- domande apparentemente inutili, ma che placarono l’animo irruente della creatura, che tranquillizzato abbassò il capo…

 

Tosca, per niente impaurita, cominciò ad accarezzare il suo muso, ripercorrendo i lineamenti dei suoi occhi, le sue guance, le sue corna, il suo collo…era così soffice che si perse a giocare accarezzandolo e lisciando la sua peluria lucida.

 

-sai, conosco la tua storia, e mi dispiace tantissimo…tutti ti considerano un mostro, ma se qualcuno si mettesse a riflettere su ciò che hai dovuto passare non sarebbe così crudele…il tuo patrigno Minosse ti ha rinchiuso in un labirinto trattandoti come un animale feroce, Poseidone ha incantato tua madre facendola accoppiare con un toro…tu non hai colpe, e io non te ne attribuisco…calmati, non ti voglio far del male, voglio solo aiutarti e diventarti amica, me lo permetterai?-

 

Tosca attese una risposta, una risposta che arrivò quando gli occhi dell’animale rilucerono togliendo quel velo di tristezza…sorrise con lo sguardo a quella biondina che commossa si chinò baciandogli delicatamente la fronte bianca e spaziosa.

Facendo così le funi si sciolsero e un turbinio di vento avvolse il Minotauro che, una volta calmata l’aria, diventò un giovane che sorrise a una Tosca sempre più sbalordita…

 

 

 

 

 

-ora è meglio che vada…mi raccomando Mrs Curtis, se ci saranno novità non esiti a chiamarmi…io intanto raggiungo gli altri giudici…-

 

-naturalmente sir Crovonero-

 

l’uomo si voltò e se ne andò con il viso contratto dalla preoccupazione e dalla stanchezza.

 

Non appena l’infermiera chiuse la porta del suo ufficio, una piccola stanza staccata dall’infermeria vera e propria, Godric spalancò gli occhi.

Aveva ascoltato tutta la breve conversazione, e non aveva potuto creder alle proprie orecchie…Corvonero?!

Scostò velocemente le coperte e, nonostante il dolore alle gambe, si mise in piedi accostandosi al niveo paravento. Aveva paura, già, lui, Godric Grifondoro, aveva paura che dietro quel sottile panno ci fosse lei.

 

Dopo qualche secondo di attesa e il freddo della pietra che premeva sulle piante dei piedi nudi, si decise a oltrepassare quel sottile confine e allora la vide in tutta la sua bellezza e nel suo totale silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Vi ho lasciato in sospeso sia con Cosetta che con Tosca, è vero, oggi sono un po’ dispettosa, ma non temete…la storia non finisce qui.

Spero che anche questo cap vi sia piaciuto…anche se devo ammettere che il breve discorso che Tosca fa al Minotauro non mi convince del tutto…l’ho scritto e riscritto, eppure non mi sembra toccante come avrei voluto…mi sembra che sia troppo superficiale…quasi di circostanza…ok ok mi fermo, con tutte queste critiche va a finire che smettete di leggere la storia quindi è meglio che smetta di battere sui tasti…

 

Credo che la storia del Minotauro la conosciate tutti, comunque se c’è qualcuno che ne è all’oscuro e non ha capito molto dal cap non deve preoccuparsi, qui di seguito ho aggiunto una breve spiegazione tratta da una enciclopedia:

 

Minotauro

Mostro della mitologia greca per metà uomo e per metà toro, il Minotauro era nato da Pasifae, moglie di Minosse re di Creta, e da un meraviglioso toro bianco. Fu Poseidone a far sì che Pasifae si innamorasse del toro per punire Minosse di aver mancato alla promessa di offrirlo agli dèi. Il Minotauro venne rinchiuso dal re nel labirinto progettato da Dedalo, dove ogni anno gli venivano offerti in sacrificio da Minosse quattordici giovani ateniesi. Il Minotauro infine venne ucciso dall'eroe ateniese Teseo con l'aiuto di Ariadne (o Arianna), figlia di Minosse.

Dopo questa piccola parentesi si passa ai dovuti ringraziamenti a:

 

-Angelikall: ciao tesora, mi fa molto piacere che tu continui a recensire…per la coppia Salazar/Tosca, non ho molto da scrivere…purtroppo per te, come ho già scritto, in questa ff non saranno una coppia in amore, ma sicuramente in amicizia, e questo l’hai potuto constatare con l’abbraccio di Tosca a Salazar…anche qui fa freddissimo e l’altrieri  ha nevicato per tutto il giorno, lasciandoci un ricordino di 10cm di neve e un grande freddo! Cmq io adoro la neve e non mi posso lamentare del manto bianco sulla mia cittadella! Spero che anche questo cap ti sia piaciuto e spero che lo recensirai…a presto Bacioni e auguri di buon anno!

 

-Judeau: ciao, ti ringrazio tantissimo per aver recensito la mia ff, ma mi fa ancora più piacere che ti piaccia…grazie anche per i complimenti, e ti assicuro che se leggere dei quattro fondatori è piacevole, anche scriverne è divertente, per questo ho deciso di raccontare questa storia…mi farebbe molto piacere che tu legga e mi faccia sapere cosa ne pensi di questo cap, quindi grazie ancora, tanti auguri di buon 2006 e baci

 

-Juliet: anche se ci stiamo sentendo per e-mail, mi farebbe piacere ringraziarti pubblicamente per le tue recensioni…ti ringrazio tantissimo per i complimenti, sono troppi e non so nemmeno se meritati, e non perché non mi fidi del tuo giudizio, anzi, è solo che mi sono sempre reputata una ragazza che scrive sia per piacere sia per migliore il proprio stile, insomma anche a scuola ho sempre lasciato a desiderare nei temi! Cmq grazie millissime, sei sempre gentilissima…fammi sapere cosa ne pensi di questo cap e auguri di buon anno…bacioni

 

Grazie infinite anche a chi ha letto e non ha recensito (mi raccomando fatelo!)

 

                                                                 Baci e buon 2006!                             Iride89

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Echidna e baci rubati ***


Pozioni

Ed ecco solo e in esclusiva per voi il 15° cap…spero che vi piaccia e recensite!

 

 

Capitolo 15 – Echidna e baci rubati

 

 

Ora anche Tosca se ne era andata, e lui rimaneva solo, anche quella volta…diversa però dalle altre.

Per la prima volta poteva contare su dei veri amici.

 

Tosca gli aveva dimostrato con quell’abbraccio che poteva ricevere e dare affetto come un normale ragazzo, la cui anima non era solo ombra, ma poteva anche illuminare.

 

Cosetta era un’ottima interlocutrice, con lei si poteva parlare liberamente, esprimere i propri pensieri, problemi, e lei non giudicava, ma ascoltava e dava ottimi consigli.

 

Godric, bè Godric, era un po’ presuntuoso, e egocentrico, aveva quel pizzico di arroganza e apparente superficialità, ma nel profondo aveva un animo nobile e generoso…forse doveva seguire i consigli del Camaleonte nella sua penultima prova…

 

-trova la tua fenice-,

 

 già, lui doveva trovare la sua fenice…e aveva già una mezza idea di chi potesse essere.

 

Tutti pensieri che vorticavano travolgentemente nella sua testa…pensieri ai quali un giorno avrebbe potuto dare voce…

 

 

 

 

 

-che sta succedendo qui?!-

 

la domanda incredula di Charles Corvonero, scosse Tosca dal suo stato di stupore…aveva appena “domato” un Minotauro e si ritrovava di fronte a sé un ragazzo, terribilmente bello.

Aveva ancora la bocca aperta dalla sorpresa, ma il ritorno del quinto giudice le fece venire in mente i pasticci che aveva combinato.

Spiegò tutto e velocemente a Corvonero e insieme a lui, al Conte e al ragazzo soccorsero i feriti.

 

Fortunatamente non subirono gravi lesioni, Serpeverde se la cavò con un graffio sul viso che venne magicamente cicatrizzato, Tassorosso un bel bernoccolo sulla fronte e Grifondoro si muoveva ancora un po’ rigidamente e aveva di continuo il sapore della sabbia in bocca…tutto sommato si erano ripresi bene.

 

È inutile dire che da quel momento le occhiate che Simeon Serpeverde rivolse alla ragazza furono tutt’altro che amichevoli e aveva espresso anche qualche dubbio nell’approvare il superamento della prova della giovane Tassorosso, ma la decisione del Conte chiarì la situazione

 

-la ragazza ha eseguito le istruzioni, è riuscita a domare la creatura…e questo è sufficiente, Tosca Tassorosso ha superato la prova…molto bene ora tocca solo al giovane Serpeverde e il Torneo potrà dirsi concluso- Merovit stava già chiamando Salazar, quando l’occhio gli cadde sul ragazzo che, accanto a Tosca, diede un colpetto di tosse per far notare la sua presenza –oh, già, mi stavo dimenticando di te…Tosca per favore, accompagnalo nel castello, se ha bisogno di cure…grazie-

 

Detto questo lasciò che i due giovane si incamminassero verso l’edificio per poi chiamare l’ultimo concorrente…

 

 

 

 

I suoi lisci capelli corvini le incorniciavano il volto d’avorio, mentre le palpebre leggermente chiuse nascondevano quei deliziosi occhi pervinca…

Le braccia delicatamente poste lungo i fianchi con le mani aperte.

 

Le prese una mano nelle sue, com’era piccola e delicata, e mentre gliela stringeva non riusciva a staccare gli occhi da quel suo adorabile nasino e da quelle labbra leggermente schiuse così invitanti…non riuscì a trattenersi, si chinò velocemente sul suo viso sfiorandola con i suoi capelli di miele che le accarezzavano le guance, inspirò avidamente quel profumo così dolce e leggero…sembrava un’illusione…

 

Ma per un solo istante quell’ illusione diventò concreta, almeno per lui…almeno per quel bacio rubato che lo fece sorridere dalla tenerezza e piangere dalla paura.

 

 

 

-Salazar Serpeverde-

 

era giunto il momento, era giunto il suo momento…avrebbe dimostrato che lui sarebbe stato all’altezza dei canoni imposti dal padre fin da quando era piccolo, sarebbe riuscito a sorprenderlo…ne era sicuro…

 

non sapeva quanto si sbagliava, perché anche quella volta fu il padre a cambiare la situazione…

 

il ragazzo uscì dalla tenda con un’insolita luce di determinazione negli occhi, squadrò ogni singolo giudice, e notò qualche stranezza, suo padre, inspiegabilmente, gli aveva sorriso con compiacimento e i suoi occhi lo fissavano con impazienza, ma lasciò correre…non doveva perdere la concentrazione, non in quel momento così saliente per lui…

 

-bene Signor Serpeverde, agli altri suoi compagni abbiamo fatto scegliere una di queste carte blu, e, dato che lei è l’ultimo a partecipare, la sua creatura è posta dietro a quest’unica carta…buona fortuna e si faccia onore…- Il conte aveva detto quelle parole con un’insolita profondità e gravità…proprio come quando si stava per scontrare in duello con Grifondoro…

 

alzò quella carta così inoffensiva per rivelare una creatura così mortale!

 

Lui naturalmente la conosceva, già, e come non poteva lui, un Serpeverde, non conoscerla…era Echidna, una figura mitologica, molto amata dal padre, di cui sicuramente c’era il suo zampino.

 

Era stato proprio lui a fargliela studiare da piccolo, anche se ne aveva avuto una gran paura…era un mostro nel vero senso della parola e lui fu addirittura costretto a cavalcarla quando aveva appena sei anni…quel terribile pomeriggio non lo dimenticò mai facendogli rimanere impressa l’immagine di suo padre che gli urlava di non essere un vigliacco, ma di salire su quella creatura perché era importante per quella famiglia…era un antico simbolo di potere delle serpi…

 

Stupidaggini, sicuramente, ma che in quest’occasione, inutile negarlo, gli furono utili…

 

Sapeva quello che doveva fare, la soffiata del padre prima dell’ottava prova l’aveva fatto esercitare sull’evocazione, cosa che accidentalmente si era dimenticato di dire ai suoi amici, ok ok, lo aveva fatto perché in quel periodo Godric era veramente insopportabile…

 

Ma ora doveva pensare a sconfiggere il suo incubo infantile, la sua creatura…e lui sapeva come portarla davanti a sé.

 

La sua famiglia, quella dei Serpeverde, aveva sempre avuto una antico libro sul quale si segnavano incantesimi, pozioni e creature inerenti o simbolo della sua casata, per ricordare sempre che un pezzetto di serpi lo si trova dappertutto…

 

Salazar sapeva che suo padre non si staccava mai da quel cimelio di famiglia, se lo portava appresso in ogni suo viaggio, sempre.

 

Così utilizzò la semplice formula di appello per richiamare a sé quell’oscuro oggetto.

 

-Accio Serpedum Viridis Potestatis Librum-         (letteralmente: Libro del verde potere delle serpi)

 

e mentre la sua fronte corrucciata manifestava la sua concentrazione, un libro completamente nero volò sopra le teste dei giudici per atterrare sospeso di fronte al ragazzo.

 

Eccolo lì, il libro più temuto e disprezzato da Salazar, era davanti ai suoi occhi.

 

La copertina di pelle nera era decorata con serpenti argentei che sghignazzavano mostrando le lingue biforcute mentre gli occhi smeraldini brillavano d’odio e di nera superiorità.

 

Lo fissava disgustato, ma se voleva portare a termine la prova doveva aprirlo e usarlo, non senza prima chiedere il cortese permesso al padre, attuale proprietario di quel volume.

 

Alzò lo sguardo per incontrare quello di Simeon Serpeverde stranamente compiaciuto, gli occhi neri, identici a quelli del figlio luccicavano mentre quelli degli altri giudici indugiavano con curiosità e timore su quell’oggetto.

 

-Posso, padre?- A Salazar erano costate molto quelle parole, aveva dovuto mettere da parte l’orgoglio e chiedere qualcosa al padre, segno di rispetto e sottomissione per un Serpeverde.

 

-Naturalmente, figlio mio- Simeon aveva pronunciato quelle parole quasi sarcasticamente, lui adorava mettersi in mostra di fronte ai suoi rivali e, naturalmente, voleva che il figlio riuscisse a passare la prova per elogiare il nome della loro casata.

 

Odiava quando lo chiamava “figlio mio”, e le occasioni erano estremamente rare. Ma ora doveva solo pensare a quello che aveva davanti, al libro dalle nere pagine, all’odio del cuore e della magia.

Allungo trepidante un mano fino a prendere quel volume…

 

 

 

 

 

Si erano ormai addentrati nel castello e lei non sapeva cosa fare se non guardarlo mentre camminava con lo sguardo fisso davanti a sé.

 

Aveva degli adorabili capelli castani, che gli ricadevano su quegli verdi come smeraldi, verdi come i suoi. Ma quello che più adorava era il suo naso, non sapeva bene il perché ma lo adorava, non era eccessivamente lungo, non era a patata e non era aquilino, era normale, anzi, perfettamente normale.

Scese a fissargliele spalle e si accorse che indossava ancora quel gonnellino alla greca rosso che aveva indosso durante la prova…gli fissò stupita i muscoli, che disegnavano dolci colline sulla pelle candida.

Arrossì di colpo facendo luccicare gli occhi più che mai. Si decise ad abbassare lo sguardo e a costringersi ad guardarsi i piedi.

 

Ma quella non fu la scelta migliore perché dopo pochi passi andò a sbattere la testa contro una statua che sporgeva un poco sul corridoio che stavano percorrendo.

 

-ahi! Ahi! Ahi! Tutte a me capitano!- Tosca si portò le mani al naso per il dolore mentre piccole lacrimucce presero ad accumularsi agli angoli degli occhi.

 

-ti sei fatta male?- ora quel ragazzo spostò l’attenzione su quella buffa biondina che reputava adorabile.

 

Le si avvicinò scostandole le mani dal naso –Caspita che botta! Sei tutta rossa!- le disse lui con fare dolce mentre le teneva ancora una mano.

 

Lei, se possibile, arrossì ancora di più mentre si mordeva nervosamente le labbra. Faceva caldo, troppo caldo…strappò la sua mano dalla presa rassicurante del ragazzo, che, sorpreso indietreggio un po’ dispiaciuto.

 

Lei se ne accorse e cercò di rimediare –Ehm, il Conte mi ha chiesto di accompagnarti in infermeria…quindi, penso che sia di qua!- disse lei al colmo dell’imbarazzo, indicando una rampa di scale che saliva al piano superiore.

 

Lui le sorrise ironico –veramente è dalla parte opposta, comunque io non ho bisogno dell’infermeria, mio zio è bravo nelle trasfigurazioni…tu piuttosto, con tutte le cornate che ti ho dato durante la prova potresti esserti fatta male..e quel naso è ancora rosso-

 

-no, io sto bene…ma cosa intendi per trasfigurazione? Tu non eri il Minotauro? Perché sei diventato un umano? E come fai a conoscere il castello? E chi è tuo zio? E…- la ragazza era alquanto curiosa e non si accorse di aver cominciato a parlare a macchinetta.

 

-e tu fai troppe domande Tosca Tassorosso- il ragazzo rise di gusto, ma vedendo che lei si era offesa per non essere presa seriamente in considerazione trattenne gli attacchi di riso –comunque, dato che nessuno dei due necessita dell’infermeria, che ne dici se andiamo a passeggiare mentre ti racconto tutto?-

 

lei lo guardò un attimo perplessa…un ragazzo bellissimo le stava chiedendo di andare a passeggiare…e per di più quel bellissimo ragazzo era semi-nudo…

 

-ma certo!-

 

 

 

 

 

Sollevò la copertina e lesse l’intestazione di quel libro che gli era sempre stato impedito di leggere:

 

 

CHE BUIO, SANGUE E MORTE

A QUESTE PAGINE TI APRANO LE PORTE

 

ONORE E GLORIA AI SERPEVERDI

FINCHÈ IL MALE NON PERDI.

 

 

 

Terrificante…tutto ciò che Salazar riuscì a pensare fu questo…tremendamente terrificante…

 

Cominciò a sfogliare con disgusto quelle pagine, alcune sembravano addirittura scritte col sangue, proprio come quelle dell’intestazione…

 

Arrivò alla sezione delle creature e la vide…era inutile aspettare, puntò la bacchetta sull’immagine della creatura e dopo aver sibilato parole in Serpentese un luce verde e accecante scaturì dalla pagina del libro che riportò davanti a lui il suo incubo…Echidna.

 

Questo mostro era lo stesso che aveva dovuto cavalcare, lo stesso ibrido, con la parte inferiore del corpo a forma di serpe, un enorme coda di serpente verde bottiglia con alcune striature beige, ma quello che lo terrificava di più era sicuramente la parte superiore, il busto di una bruttissima donna con i capelli bianchi che le ricadevano sulle spalle ossute. Il seno era fasciato da una striscia di pelle di serpente identica a quella della coda, la pelle “umana” era piena di rughe ed era tutta afflosciata, i suoi occhi rossi e iniettati di sangue emanavano fasci di luce sanguigni che incenerivano tutto ciò che incontravano. Ma la cosa più terrificante era la bocca, dalla quale spuntavano zanne sottili ed acuminate colme di veleno mortale, mentre una lingua violacea e biforcuta usciva a intermittenza dall’apertura orale.

 

Salazar era nauseato a quelle vista e non vedeva l’ora di terminare quella prova tanto sofferta.

 

Sapeva come sconfiggere il mostro, prima di tutto evocò una barriera di protezione per i laser degli occhi, e poi cominciò a parlare in serpentese a Echidna, con l’intento di stordirla con l’oratoria e persuaderla di esserle amico…la menzogna era il suo punto forte.

 

Lei cominciò ad essere rassicurata, anche se ogni tanto si riscuoteva da quello stato di apatia scotendo violentemente la coda e sradicando alcuni alberi attorno.

 

I giudici, eccetto Serpeverde, erano impressionati dalla padronanza e dal sangue freddo del ragazzo, che si stava dimostrando molto abile nel domare quella tremenda furia che non la smetteva di bruciare con gli occhi e distruggere con la coda.

 

Lo sguardo di Salazar era freddo, privo di emozioni e distaccato mentre si rivolgeva ad Echidna ordinandole di guardarlo negli occhi, lei ubbidì spinta dal potere oscuro che quel giovane emanava.

 

Quando finalmente gli occhi neri del ragazzo e quelli rossi della creatura stabilirono un contatto, Salazar utilizzò un incantesimo di ipnosi affinché quest’ultima si stordisse, ma i piani non andarono come lui voleva, perché la creatura d’un tratto si svegliò e furiosa per quei giochetti mentali si scagliò sul ragazzo che, preso alla sprovvista si scansò all’ultimo momento.

 

Il suo piano stava andando in fumo, ma ora doveva solo escogitare qualcos’altro.

 

Continuò a schivare colpi fin quando un’idea balenò nella sua mente.

 

Corse dietro alla creatura che continuava a dimenarsi e le balzò sulla coda.

 

Lei senza neanche pensarci si lanciò sul ragazzo che riuscì per un pelo a balzare di lato mentre le zanne velenose della creatura le si conficcavano nella sua stessa coda.

Troppo tardi per riparare al danno fatto Echidna stridette il suo odio e il suo dolore scomparendo in una nuvola di fumo nero, facendo ritorno nel libro.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti, scusatemi tantissimissimo per questo cap che io ritengo un po’ bruttino…cmq il mostro che ha affrontato Salzar è mitologico, non ne so molto al riguardo, se non che era metà donna e metà serpente. Il suo aspetto “umano” l’ho totalmente immaginato e anche i suoi poteri…quindi non fate affidamento alla sua descrizione perché, in parte, è di mia invenzione.

 

Ora passiamo ai ringraziamenti:

 

-Judeau: oh mio Dio, troppi complimenti, davvero grazie 1000…cmq mi fa davvero molto piacere che la storia ti piaccia, quindi continua a leggere e recensire, mi raccomando! Baci

 

-Guruclef: grazie tantissime anche a te, sono così felice che la storia ti sia piaciuta…dato che “attendevi con fervore il prossimo capitolo” spero che ti sia piaciuto tanto quanto i precedenti…grazie mille per la recensione Kisses

 

-Juliet: ciao bellissima, grazie tantissime per il commento, non è importante la lunghezza, ma che ti sia piaciuto il capitolo…ci sentiamo baciotti

 

-Eden89: come hai potuto osservare il cap è quasi interamente basato su Serpeverde, e spero che questo ti faccia piacere…per quanto riguarda il discorso al Minotauro è una coincidenza, perché, senza offesa, non conosco il manga di cui mi hai parlato, quindi…grazie tante per la recensione Mega bacio

 

-lilyblack: non preoccuparti, sapevo che non mi avresti abbandonata!!! Grazie per il tuo commento, e spero dia aver soddisfatto almeno un po’ la tua curiosità, dato che anche con questo cap ho lasciato in sospeso parecchie cose…cmq non preoccuparti, recupererò, al promesso! Baci

 

-angelikall: mi dispiace che il mostro non sia divertente come lo volevi, ma mi serviva una creatura connessa ai serpenti, e di divertenti, non ne ho trovati…spero che cmq ti sia piaciuto questo cap e grazie mille per la tua recensione!!! Bacioni

 

 

Grazie tantissimissime anche a chi ha solo letto, purtroppo cono di fretta, ma domani parto per Assisi, e sto facendo tutto di corsa….scusatemi…recensite…

 

                        baci iride89

 

 

 

 

 

PS non so se il titolo è molto in linea con il contenuto, dato che di bacio rubato ce n’è solo 1, e per di più molto fugace…cmq per questa volta è così…

 

 

 

 

 


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Capitolo 16
*** Il profumo dei gelsomini ***


Pozioni

Mi scuso immensamente per non aver più aggiornato…davvero, sono mortificata…purtroppo mi sono beccata una prolungata punizione dai miei genitori e ho dovuto salutare il mio adorato computer e la mia storia fino ad ora (che tra parentesi sto usando di nascosto!) Scusate ancora tantissimissimo…cmq ora vi lascio al nuovo cap…

 

 

 

Capitolo 16 – Il profumo dei gelsomini

 

 

Camminavano ormai da una buona mezz’ora e lei ascoltava incantata la sua voce melodiosa mentre una dolce brezza estiva la accarezzava.

 

-mio zio è il Conte Merovit, l’organizzatore del torneo. Dato che solitamente io trascorro qui le mie vacanze, zio Rudolph mi ha chiesto un favore…lui mi avrebbe trasfigurato la testa in quella di un toro per personificare il Minotauro-

 

si fermarono sotto un portico e si sedettero su una panca di pietra decorata con incisioni floreali e greche curvilinee.

 

-però è strano, durante la prova non sembravi capace di intendere e volere, insomma, non mi sembra che tu ragionassi come un essere umano, eri guidato più dall’intuito, come un animale…-

 

era sempre stata curiosa e quando pensava una cosa lei la diceva, ignara del fatto che i suoi interventi a volte erano fuori luogo o imbarazzanti.

 

Lui, però, rispose senza distogliere lo sguardo dalle colonne del portico avvolte dai rami sottili dei gelsomini coperti da verdi foglie e piccoli fiorellini bianchi che diffondevano un piacevole aroma nell’aria

 

-trasfigurandomi, mio zio ha anche applicato un incantesimo che mi avrebbe fatto diventare per un periodo limitato un Minotauro anche nell’animo e nel comportamento, nonostante conservassi una coscienza umana rimasta, però, in disparte…in poche parole ero un Minotauro vero e proprio, ma riuscivo a percepire ed essere presente con una doppia mente…-

 

-capisco-

 

era stato esauriente e semplice. Si voltò nuovamente a fissarlo e lo vide ancora assorto nei suoi pensieri. Era piacevolmente assorta nella contemplazione di quel ragazzo così serio, così maturo.

Avrà avuto più o meno la sua età, anzi qualche anno in più…se in quel momento il nipote del Conte si fosse girato avrebbe colto una Tosca con le labbra socchiuse, gli occhi fissi e i riccioli biondissimi leggermente scompigliati mentre le sue manine trovavano frescura poggiate sulla pietra della panca.

Ma il ragazzo non si voltò e fece riscuotere la ragazza dal suo stato di apatia

 

-ehi, aspetta un attimo…tu mi hai raccontato molte cose, però io non conosco ancora il tuo nome!-

 

si era stupita di quella dimenticanza, non aveva proprio fatto caso al fatto di non sapere il suo nome.

 

Lui prese a ridacchiare per la buffa esclamazione che tutt’a un tratto aveva rotto quel silenzio pacifico. Si alzò dalla panca e si diresse verso quelle colonne “vegetali”, colse un rametto composto da tre piccoli fiorellini bianchi dalle corolle gialle, messe in risalto dalle foglie che completavano il quadretto.

 

Dopo aver fatto sgocciolare la linfa bianca e collosa lo porse alla ragazza aprendosi in un sorriso radioso

 

-il mio nome è Richard, Richard Harold Merovit-

 

 

 

 

 

-benissimo, e con questo le prove del Torneo sono ufficialmente concluse, i quattro vincitori sono Cosetta Corvonero, Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso e Salazar Serpeverde. Complimenti ragazzo, ora è meglio che tu vada in infermeria a farti medicare.-

 

Il Conte aveva ormai fatto concludere il Torneo, anche se mancava la celebrazione ufficiale che si sarebbe svolta qualche giorno dopo.

Con quelle parole Salazar venne congedato dalla presenza dei giudici. Così dopo aver consegnato il libro della sua famiglia al padre, che sorrideva soddisfatto, si mise a camminare verso il castello.

 

Non poteva crederci, era riuscito a vincere, e insieme a lui anche i suoi amici…era euforico, felice, per la prima volta…

 

Corse in infermeria dove probabilmente si trovavano anche gli altri per festeggiare.

 

Il braccio leggermente scottato non faceva nemmeno più male da quanto era gioioso, superò arazzi, quadri di gentiluomini che sbuffavano per il modo incivile dei giovani di quel periodo, ma a lui non importava…

 

Ancora ansante aprì la porta della candida infermeria, per trovarsi di fronte l’angosciante visione di un Godric bendato e chino in lacrime sul corpo inerme di una Cosetta più pallida del solito.

Si avvicinò dispiaciuto ricevendo uno sguardo di pura tristezza da quel suo nemico-amico. Comprese subito che il tempo di festeggiare non era ancora arrivato. La sua euforia si spense e mentre Godric stringeva quasi timoroso la mano della ragazza, Salazar pose una mano sopra la spalla del grifone in segno di solidarietà, di comprensione, di amicizia…

 

 

 

 

 

-Bene, ora che tutto è concluso direi che potremo andare dai nostri figli a fargli le congratulazioni, che ne dite?- Theodore Tassorosso sorrideva bonariamente ai suoi colleghi, nonostante la botta sulla testa pulsava ancora leggermente.

 

-sono più che d’accordo…credo sia meglio avviarci in infermeria…- non appena pronunciate quelle parole, Galviano Grifondoro strinse il braccio di Charles Corvonero che più taciturno che mai si avviò verso l’infermeria dove la sua Cosetta stava lottando.

 

 

 

 

 

-che cos’è successo?- Salazar si stava preoccupando. Guardava con tristezza Godric che disperato bagnava la mano della ragazza con le sue lacrime e subito dopo la asciugava delicatamente, quasi avesse paura di eroderla con le gocce salate.

 

Il ragazzo dagli aurei capelli alzò il viso e si apprestò a parlare, ma le parole gli morirono in gola…non aveva ancora accettato il fatto che lei potesse…

 

-per sconfiggere la sua creatura ha fatto ricorso ad un incantesimo mentale forte…troppo forte per una mente giovane e inesperta come la sua…ora è in una specie di sonno profondo, e non si sa quando si sveglierà…-

 

A parlare era stata Mrs Curtis, l’infermiera del castello che si era avvicinata per curare il braccio ferito di Salazar.

 

Lui le tese l’arto e, mentre lei cospargeva un unguento, le chiese a bassa voce –lei può curarla? Quando si sveglierà da questo sonno?-

 

-nessuno lo sa…ammetto che la situazione è abbastanza critica, ma non disperata…non perdete mai la speranza, non fatela mai stare sola…il signor Grifondoro le è stato accanto da quando è venuto in infermeria, ho cercato di farlo spostare, ma è stato inutile…ha bisogno di riposo…guardi se almeno lei riesce a farlo allontanare…- e detto questo se ne andò nel suo ufficio con la tristezza nei profondi occhi castani.

 

Il ragazzo si avvicinò a Godric e dopo averlo scosso leggermente gli disse –ehi Grifondoro, smettila di piagnucolare, sbaglio o siete proprio tu e la tua famiglia che vi ritenete “coraggiosi”, “intraprendenti”…con tutte queste lacrime sembri più un micino che ha paura dell’acqua…-

 

Godric però non si indignò, anzi, il suo corpo venne scosso da leggere risatine isteriche che deformavano il suo viso, affondandolo sempre più nel dolore –smettila Serpeverde, lo sappiamo tutti e due che il tuo è uno stupido modo per farmi rinsavire…mi spiace ma hai sbagliato…io non mi sono ancora arreso, e la prova è il fatto che le sono ancora accanto, che non me ne sono andato, che rimarrò sempre qui se è necessario…per quanto sia sottile e piccola, c’è sempre speranza nel cuore di un Grifone…-

 

Così sorridendo tristemente per il suo misero tentativo di risollevarlo si sedette accanto a lui, in silenzio, a vegliare…ancora una volta il camaleonte aveva avuto ragione…gli sarebbe richiesta pazienza, e non solo in quell’occasione.

 

 

 

 

 

-grazie-

 

Tosca prese il rametto di quella pianta profumata.

Il gelsomino era sempre stata una della sue piante preferite, non aveva poteri magici, quindi teoricamente inutile secondo molti erborai e botanici del tempo, ma quegli ottusi non riuscivano a scorgere la bellezza nelle piante, come invece riusciva lei.

Lei guardava quei piccoli petali bianchi e vedeva la purezza di una giovane donna, passava le dita sulle gialle corolle e non trovava oggetto più prezioso di quello, annusava il suo profumo e il mondo diventava più dolce e colorato…

 

Richard rimase colpito dall’intensità dello sguardo di Tosca su quei piccoli fiori che lui riteneva adorabile, ma solo fiori…lei invece li guardava come una persona che guardava il suo amato…avrebbe voluto essere quei fiori…

 

-ehi, che c’è? Ti sei innamorata di quei gelsomini?- chiese scherzosamente.

Lei, silenziosamente, spostò il suo sguardo su di lui, che era ancora in piedi di fronte a lei, e rispose con la stessa intensità con la quale mirava i fiori

 

-si, e non solo di quelli…- sorrise timidamente per poi alzarsi e correre…si era scoperta troppo, e non era ancora riuscita a capire cosa, di preciso, avesse scoperto.

 

Nella mano ancora quei tre fiorellini bianchi, su di sé ancora il suo sguardo stupito e scosso…

 

 

 

 

 

I quattro giudici entrarono nell’infermeria e videro i due giovani chinati su Cosetta.

Charles Corvonero si diresse verso la figlia lanciando occhiate penetranti a Salazar e Godric, che si era asciugato le lacrime e aveva lasciato la candida mano della ragazza non appena aveva sentito la porta aprirsi.

 

Galviano si avvicinò al figlio e lo abbracciò con gioia, in silenzio però, per rispetto nei confronti di Corvonero.

 

Simeon, invece, sorrise superbo facendo un cenno d’assenso al figlio, che distolse lo sguardo per farlo posare sull’immagine dei due Grifoni che si abbracciavano con amore, come padre e figlio, come lui e il suo non avevano e non avrebbero mai fatto…

 

Salazar e Godric furono praticamente obbligati a stendersi a letto e a riposare, mentre a Theodore Tassorosso veniva medicato dall’infermiera e Charles Corvonero posava un bacio sulla fronte della figlia amata.

 

 

 

 

 

-Aspetta…-

 

la voce di Richard rimbombava nella sua testa, ma lei, presa dal panico, si era messa a correre lontano.

Aveva detto quelle parole senza nemmeno pensarci, aveva praticamente fatto una dichiarazione d’amore a un ragazzo che aveva tentato di aggredirla sottoforma di semi-toro e poi le aveva dato semplicemente tre fiorellini bianchi…si sentiva una stupida…una stupida ventenne in totale imbarazzo.

 

Dopo la faticosa corsa, resa ancora più stancante dal fatto che poco prima aveva sostenuto una prova, si fermò al termine di un corridoio per riprendere fiato.

 

Una voce arrivò alle sue orecchie, era la voce di quel ragazzo che probabilmente  l’aveva seguita.

 

Si guardò a destra e a sinistra ed entrò nella prima porta che trovò.

 

Dopo essere entrata e chiuso la porta dietro di sé, si lasciò cadere stremata a terra mentre il sole cominciava a sciogliersi in un rosso tramonto.

 

Ripreso fiato si accorse di non essere mai stata in quella stanza, non che fosse strano, dopotutto quel castello aveva centinaia di stanze, per non parlare delle torri e dei sotterranei.

 

Si guardò intorno e vide che la stanza era antica, o meglio, presentava un antico mobilio e le sue pareti erano totalmente tappezzate di quadri di paesaggi, tranne uno, che stava sopra il camino.

 

Era una giovane donna dai lunghi capelli castani raccolti in una morbida acconciatura, mentre i suoi occhi profondi di un marrone scurissimo la scrutavano. Il suo sorriso poi la colpì particolarmente, era un sorriso enigmatico…proprio come quello descrittole da Cosetta al termine della sua settima prova…

 

-ciao- quella damina dipinta l’aveva salutata educatamente e la guardava con rispettosa curiosità.

Dopo averla scrutata il ritratto le chiese –tu sei per caso Tosca Tassorosso? La migliore amica di Cosetta Corvonero?-

 

Tosca spalancò la bocca…come faceva a sapere quella ragazza chi era…

 

-si, sono io…perché?-

 

-perché ho saputo dal ritratto della Marchesa Brenn che Cosetta è in infermeria ed è grave…dimmi, sai se sta meglio?- la sua voce tradiva preoccupazione.

 

-come?! Cosetta è in infermeria?!-

 

senza neanche aspettare una risposta, uscì di corsa dalla stanza e si precipitò in infermeria mentre mentalmente si malediva per non essere andata subito dalla sua amica che aveva bisogno di lei.

 

Gli occhi si offuscarono di lacrime, i gelsomini espandevano nell’aria il loro dolce profumo di dolore.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti…allora, alcune considerazioni su questo cap…prima di tutto non so se i gelsomini crescono nel sud della Scozia, molto probabilmente no, perché sono piante che, presumo richiedano un clima mite-caldo, però è l’unico fiore, che io conosco, che mi andava bene per la storia, quindi spero non vi dispiaccia se mi “prendo” questa licenza “floreale”.

 

Un’altra cosa…questo cap non mi piace molto, lo ammetto, non è uscito come desideravo…rileggendolo mi pare troppo noioso e triste e alcuni pezzi, nonostante li abbia riscritti decine e decine di volte non mi venivano…probabilmente sono un po’ arrugginita…quindi non abbiate paura a scrivermi anche commenti negativi, perché ammetto che questo cap ne richiede parecchi…cmq prometto di impegnarmi di più!

 

Ora si passa, come di consueto, ai doverosi ringraziamenti:

 

-Judeau: Grazie mille per la tua recensione…mi fa piacere che l’intestazione sia risultata macabra, è quello che volevo…anche a me piace molto Echidna, quando ho letto che tipo di mostro era, l’ho trovato perfetto per Salazar! Grazie ancora tantissime, leggi e fammi sapere anche per questo cap baci

 

-Angelikall: ciao bellissima, scusami se non ho inserito prima il cap, ma le strigliate dei miei sono purtroppo cocenti…cmq il bacio era tra Godric e Cosetta, non ho specificato i nomi, perché pensavo si capisse che i capelli biondi appartenevano a lui e quelli mori a lei, avrei fatto meglio e nominarli!

Spero che tu abbia capito la storia delle trasfigurazioni e del minotauro, cmq  se non hai capito, non farti scrupoli e chiedi…bacioni

 

-cikatrice87: Wow, mi hai fatto troppi complimenti…oddio, mi sa che non me li merito! La tua bontà è troppa! Cmq mi fanno piacere anche se mi imbarazzano…grazie millissime, veramente…sei riuscita, con il tuo commento, a scrivere ciò che mi farebbe piacer comunicare a tutti quelli che leggono la ff, quindi grazie e al prossimo commento, ci conto…Kiss

 

-parsifal89: anche tu hai elargito con i complimenti, grazie 1000, troppo buono! Cmq spero che questo cap ti piaccia quanto i precedenti, quindi mi raccomando lasciamo un commento, mi faresti molto piacere…baci

 

 

grazie mille anche a tutti quelli che leggono e no commentano…scusate ancora per il ritardo al prossimi cap

 

                        iride89

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** La prigioniera del sonno ***


Pozioni

Ciao a tutti, e con questo siamo al 17° cap…la storia sta inesorabilmente terminando, ancora pochi capitoli e purtroppo dovremo abbandonare i nostri quattro amici…basta però con i tristi pensieri, leggete e fatemi sapere…

 

Capitolo 17 – la prigioniera del sonno

 

 

Corse, corse più velocemente che poté, per poi trovarsi di fronte alla porta di mogano di quella candida stanza.

Immobile, gli occhi verdi sbarrati in un’espressione di puro terrore…

La mano destra si mosse lentamente stringendosi alla manopola di ottone lucido. Il metallo rubava il calore della sua mano donandole frescura mentre un pensiero terribile le si proiettava nella mente…e se fosse troppo tardi?

 

Senza più indugiare spalancò la sottile apertura di legno per vedere il dolore che regnava in quella stanza.

 

Suo padre si stava facendo medicare la testa da Mrs Curtis, Simeon Serpeverde guardava sorridendo il sole che tramontava colorando di sangue i suoi capelli di pece, Salazar appoggiato ad un muro di pietra si stava riposando con gli occhi chiusi e Galviano Grifondoro dava leggere pacche sulle spalle di Godric, costretto a letto, che aveva occhi solo per l’angolo della stanza dal quale provenivano leggeri sussurri.

 

Ed ecco la scena più desolante, Cosetta giacente inerme su un letto candido, mentre il padre le stringeva le mani e le sussurrava parole di incomprensibile natura.

 

E lei, ancora lì, immobile, in mezzo alla stanza, con gli occhi smeraldini luccicanti di lacrime, con la mano sinistra che stringeva ancora i gelsomini.

 

 

 

 

 

Il conte Merovit avanzava lento nei corridoi del suo castello.

 

Contemplava i vari quadri sulle pareti sorridendo tristemente al fatto che di lì a poco anche lui se ne sarebbe andato per vivere in una di quelle cornici…e sua figlia Cathrine l’aveva fatto prima di lui.

 

Ora però doveva pensare a ciò che doveva essere concluso…il torneo era terminato, i quattro ragazzi della profezia erano stati trovati…l’epoca del buio stava passando, tra poco sarebbe arrivata la luce.

Aveva lasciato che i quattro giudici andassero in infermeria senza di lui…perché lui doveva preparare il tutto per la celebrazione finale del torneo.

 

Continuò a camminare immerso nei suoi pensieri, quando un urlo di straziante dolore vibrò tra le pareti dell’edificio facendolo preoccupare.

 

Camminò più velocemente fino a raggiungere l’infermeria. La porta era aperta e i suoi occhi si posarono su una Tosca in preda alla disperazione, con le mani nei capelli biondissimi e gli occhi smeraldini che brillavano per le lacrime…il suo sguardo era puntato sull’amica, Cosetta, che nonostante quel richiamo disperato non si mosse.

 

Subito dopo la giovane Tassorosso si  lasciò cadere a terra sulle ginocchia, singhiozzando a più non posso…una visione straziante.

 

Tutti in quella stanza si erano voltati verso quella ragazza che non la smetteva di piangere…allora il Conte e Mrs Curtis le si avvicinarono cauti e tristi.

Il dolore che affliggeva Tosca, non era purtroppo un dolore guaribile con una semplice pozione…no, era un dolore che lacerava l’animo.

L’infermiera le si parò di fronte e le lanciò un incantesimo che la fece cadere addormentata, mentre il conte con un incantesimo di levitazione la posò delicatamente su un letto.

 

Una volta ristabilita la situazione Theodore Tassorosso raggiunse la figlia addormentata e le sfiorò la fronte con un delicato bacio, mentre la memoria lo riportava alla promessa che tanti anni fa aveva pronunciato, una promessa che non aveva mantenuto, una promessa fatta dopo la morte della sua adorata moglie…la promessa di proteggere sempre la sua dolce figlia.

 

Il dolore, la sofferenza, la paura regnavano sovrani in quelle mura, ma non era il momento di darsi per vinti…Merovit invitò gentilmente i quattro giudici a seguirlo.

Sia Corvonero che Tassorosso stavano per ribattere, quando le parole del conte li fermarono

 

-so che tutti voi volete rimanere con i vostri figli, ma non è questo il momento di perdere la speranza…coraggio, qui non possiamo fare niente, penserà Mrs Curtis a loro. Saremmo solo d’intralcio…-

 

così dicendo aspettò che Corvonero baciasse un ultima volta la figlia e poi tutti e cinque i maghi uscirono silenziosi dalla bianca stanza delle nere preoccupazioni.

 

 

 

 

 

Una volta soli Mrs Curtis formulò un ulteriore incantesimo a Tosca, che le permetteva di dormire un sonno senza sogni e poi se ne andò nel suo ufficio chiedendo esplicitamente a Godric e Salazar di non fare troppo rumore, e di risposare.

 

Non appena la donna si chiuse la porta alle spalle, Salazar si avvicinò al letto di Godric sedendosi e fissando il giovane negli occhi.

 

C’era sempre stata rivalità tra loro, si erano sempre scambiati sguardi carichi d’odio e le loro conversazioni forzate, per quanto apparentemente cortesi, celavano sempre quell’ombra di disprezzo, ma ora, in quell’infermeria, non si guardavano più come Serpeverde e Grifondoro, ma come Salazar e Godric.

 

Salazar protese una mano che Godric afferrò. Pace era stata fatta. Il giovane Serpeverde aveva trovato la sua fenice, e un sorriso sincero si dipinse sulle sue labbra.

 

Godric sorrise a sua volta, nonostante i suoi occhi celesti così vivi e spensierati una volta, ora, tradivano preoccupazione e stanchezza.

 

 -cos’hai intenzione di fare? Con Cosetta intendo, cos’hai intenzione di fare?- il moro rivolse quelle parole al biondo che stupido si concesse una smorfia ironica.

 

-cosa vuoi che faccia, aspetterò…- sussurrò per poi voltare lo sguardo verso Cosetta –non posso fare nient’altro per lei, solo starle accanto…-

 

-capisco, ma tu…- e qui Salazar si fermò valutando se la domanda che stava per porre fosse troppo personale -…cosa provi per lei?-  ecco, l’aveva detto…un’ innaturale sfumatura rossa, colorò le sue gote, mentre i suoi occhi vagavano imbarazzati per la stanza.

 

Godric inizialmente rimase stupito da quella domanda, poi comprese dove l’ “amico” voleva arrivare

 

-sinceramente non lo so bene…lei mi piace, mi attrae…non so come spiegarmelo, è come se fosse magnetica…all’inizio mi stava anche un po’ antipatica con le sue arie da perfettina e saputella, ma poi…qualcosa è cambiato…da quando ho sentito la sua storia con un certo Nicholas, tu non lo sai, ma è stato…-

 

-… il primo amore di Cosetta…- Salazar sapeva la storia d’amore della Corvonero.

 

-e tu come fai a saperlo?- Godric volse un’occhiata stupita a Serpeverde, che spiegò il fatto con innaturale calma.

 

-proprio quel giorno avevo mandato Lector in ricognizione, sai com’è a quel tempo non vi conoscevo bene e lui stava passando proprio nella stanza in cui le ragazze stavano parlando, così dopo aver ascoltato la conversazione me l’ha ripetuta…- ma proseguì vedendo lo sguardo di ammonimento di Godric -…però anche tu stavi origliando, Lector me l’ha detto che eri nascosto dietro la porta dell’aula!-

 

Godric arrossì leggermente e distolse lo sguardo facendolo cadere accidentalmente sul letto di Tosca.

Salazar se ne accorse e disse ciò che premeva a entrambi

 

-non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da Tosca, quell’urlo mi ha davvero spaventato!-

 

-già, probabilmente non riesce a sopportare l’idea di perdere un’altra persona cara…anche se non ha mai conosciuto sua madre, forse ha paura di soffrire come ha fatto suo padre…chi lo sa!-

 

 

 

 

 

continuava a camminare per quei corridoi, ma non riusciva a trovarla…volatilizzata…e questo gli dispiaceva.

Gli piaceva molto quella buffa biondina, e dopo quello che era successo sotto il portico dei gelsomini qualcosa era cambiato…o meglio, si era accorto che qualcosa era già cambiato.

 

Richard non si era reso conto che da quando Tosca aveva accarezzato dolcemente la sua lattea peluria di toro, il suo cuore aveva cominciato a battere in modo diverso.

 

Apriva e chiudeva le porte a gran velocità quando ad un certo punto aprì una porta nella quale riecheggiavano lontane voce infantili perse nei giochi spensierati dell’età…da quanto tempo non faceva visita a quella stanza…entrò lentamente e lo colpì il fatto che nulla era cambiato, c’erano sempre quei bauli di pesante legno ricolmi di balocchi colorati, le pareti tappezzate dei luoghi più vari che facevano da sfondo per magiche avventure, lo stesso camino di marmo bianco con incisi in un angolino i loro nomi, e sempre lei…la sua presenza sarebbe rimasta lì per sempre…

 

-ciao Richi…-

 

-ciao Cathi…-

 

i due cugini si fissarono negli occhi senza scambiarsi altro che occhiate penetranti…fu Richard a distogliere per primo lo sguardo, non riusciva a guardarla per troppo tempo…il senso di colpa era ancora troppo forte, il dolore non era ancora passato.

 

-è da tanto che non viene a trovarmi…- la ragazza dipinta cercava di far parlare il suo vecchio compagno di giochi, gli mancava la sua presenza, era sempre stato un amico prezioso e il fratello che non aveva mai avuto. Perché molti li scambiavano per fratelli, nonostante fossero solo cugini i loro tratti erano molto simili…gli stessi morbidi capelli castani, lo stesso naso, lo stesso sorriso, lo stesso mento…solo gli occhi si differenziavano, grigi quelli di lei, verdi quelli di lui.

 

-già, è passato tanto tempo…- era restio a rimanere ancora lì, voleva scappare, ma ormai non aveva più dieci anni, doveva reagire, doveva riuscire a superare quel trauma…

 

aveva ancora lo sguardo basso e le mani chiuse a pugno mettevano in risalto le nocche bianche…lei del resto lo fissava triste, cosciente dei suoi dubbi e del suo turbamento.

 

-ascolta Richard…è ora di lasciarsi il passato alle spalle, non possiamo cambiare ciò che è successo, nessuno può, quindi perché non ritorni a sorridermi come una volta?…-

 

-io…non posso…non riesco a dimenticare…non riesco a perdonarmi per ciò che ho fatto…se non fosse stato per me, tu non saresti appesa a un muro, ma saresti qui accanto a me…e a volte mi chiedo se merito di vivere con una morte sulla coscienza…con la tua morte sulla coscienza…- il suo tono era incrinato e rotto da tremiti di rabbia repressa.

 

-smettila di parlare così non è tua la colpa per ciò che mi è successo…solo io sono responsabile delle mie azioni, quindi smetti di piangerti addosso e sii uomo…non siamo più bambini…-

Richard alzò stupito lo sguardo, non aveva mai sentito parlare così duramente sua cugina, che era sempre buona e sorridente. Era rimasto letteralmente a bocca aperta, e stava per ribattere quando Cathrine lo interruppe ritornando al suo solito dolce tono -…coraggio Richi, non affliggerti, non hai colpe per ciò che è successo…ho scelto io di salvarti da quella caduta, e non sono pentita di averlo fatto…-

 

Gli sorrise, come sempre gli sorrise amorevolmente e lui colpito da quelle parole non riuscì a reprimere una lacrima che asciugò subito…cancellò quella lacrima come cancellò quei brutti ricordi…ora poteva vivere pienamente la sua vita, anche se quella vita avrebbe avuto sempre una piccola ombra su di sé…

 

Le si avvicinò tendendo una mano e sfiorando il suo abito verde smeraldo di olio e le sorrise di nuovo come tanti anni fa, in cui bambole di pezza e nobili destrieri di legno coloravano le loro giornate.

 

 

 

 

 

Sollevò le palpebre pesanti come macigni e la tenue luce delle candele la svegliò del tutto.

Era ancora tramortita per ciò che era successo…veramente non se lo ricordava molto bene, anzi, non si ricordava proprio niente…si passò una mano sulla fronte per togliere un ricciolo ribelle e si mise seduta su quello che doveva essere un letto mentre agli occhi le si presentava la scena più improbabile del mondo…Godric e Salazar che chiacchieravano tranquillamente con sguardi cupi…

 

Richiamò la loro attenzione con un colpetto di tosse e loro la fissarono addolorati…si guardò in torno e vedendo la sua amica a letto ricordò subito tutto ciò che era successo…

 

Si alzò titubante dal letto e si diresse verso Cosetta, quasi impaurita.

 

Subito Godric e Salazar le furono accanto, poggiandole le mani sulle spalle…erano solo loro quattro…come una volta…e per la prima volta senza la paura di prove inattese o inimicizie…solo quattro ventenni, amici…

 

Tosca posò le sue rosee labbra sulla fronte marmorea di Cosetta mentre Godric accarezzava i suoi capelli corvini e Salazar le stringeva una mano…erano tutti lì per lei, erano presenti, stavano aspettando, e avrebbero aspettato…ma il fato si dimostrò benevolo con loro e con delicatezza liberò la sua prigioniera del sonno…

 

 

 

 

 

I suoi occhi pervinca rividero ancora la luce e con essa la speranza negli occhi di Tosca, la gioia nel sorriso di Godric e la realtà nella stretta di mano di Salazar.

 

Sbatté più volte le palpebre confusa, si sentiva strana, ricordava solo un flusso di pensieri, qualcosa su Polifemo e una mano immaginaria che la costringeva a rimanere imprigionata in un mondo tremendamente instabile. Più volte le era venuto l’impulso di liberarsi, quando sentiva un’aura che le rimaneva vicina, ma mai il desiderio di evadere da quella prigione era diventato forte come in quel momento…sentiva che aveva bisogno di liberarsi da quella stretta mentale e ritornare dai suoi amici e da suo padre.

 

E ora ce l’aveva fatta. Tentò di mettersi seduta, ma una donna anziana interamente vestita di bianco, sopraggiunta subito dopo il suo risveglio, fece spostare i suoi amici, la bloccò mettendole una mano sulla spalla e conducendola a rimettersi stesa.

 

-si sente bene signorina Corvonero?- le chiese la donna delicatamente –io sono Mrs Curtis, l’infermiera del castello di Garthsow, e lei è stata ricoverata in infermeria in seguito a un potente incantesimo mentale che lei ha effettuato durante l’ultima prova del Torneo indetto dal Conte Merovit…se lo ricorda?- la sua voce era poco più di un sussurro, mentre con i suoi profondi occhi nocciola sorrideva felici al risveglio della giovane.

 

-si, ricordo tutto…ora sto bene, cioè sono ancora un po’ dolorante, soprattutto la testa…- e qui si portò una mano alle tempie.

 

-non si preoccupi, è normale…ora le porto una pozione che la farà star meglio…- se ne stava andando quando si rivolse agli altri tre ragazzi -…io vi avevo detto di rimanere a letto a riposare, quindi vi consiglio vivamente di seguire i miei ordini altrimenti vi ci faccio piombare io in un sonno profondo, a suon di incantesimi!- e detto questo ritornò nel suo ufficio per prendere la pozione.

 

-ah, che arpia!- Godric si avvicinò incurante al letto di Cosetta e le baciò il dorso della mano sorridendole apertamente…ora che lei era tornata i suoi occhi celesti ripresero a brillare di vita.

 

-oh, su scansati Godric, sempre in mezzo!- così dopo aver letteralmente spostato il ragazzo Tosca abbracciò l’amica con furore, saltandole addosso di peso, cosa che per bloccò la respirazione a Cosetta finché Salazar non pensò bene di sollevare la biondina e lasciar prendere fiato alla ragazza schiacciata.

 

-mi fa piacere che tu stia meglio, Cosetta- Salazar proferì quelle parole dopo aver lasciato andare Tosca.

 

Cosetta si stupì leggermente di un’affermazione così spontanea e affettuosa (per quanto lo possa essere!) del giovane Serpeverde, ma l’apprezzò.

Così sorrise a tutti e tre i suoi amici –grazie mille, sono felice che siate qui- e dopo aver stretto la mano della sua migliore amica ed essersi sistemata una ciocca corvina ribelle scoppiò a ridere, seguita a ruota dagli altri tre.

 

Con quelle risa festose, la candida stanza delle nere preoccupazioni si colorò di sorrisi vivaci e cuori colmi di speranza.

 

 

 

 

 

 

Bene, dato che avete finito il cap, ora c’è il posto delle spiegazioni, già, perché mi rendo conto di non essere stata molto chiara…cmq, la parte sicuramente più vaga è quella di Cathrine e Richard: loro due, come avete capito, sono cugini e da piccoli giocavano sempre insieme nella stanza in cui risiede il ritratto della ragazza.

Inizialmente la storia di lei che salva lui da una caduta che costò la vita a Cathrine non doveva esserci, però un’ispirazione del momento mi ha fatto scrivere quella parte, è stato più forte di me…mi dispiaceva non lasciare spazio ai due cugini, mi sentivo ingiusta nei loro confronti (comportamento altamente patetico, eppure non ce l’ho fatta…l’ho dovuto aggiungere!)…non è rilevante ai fini della storia, cmq è andata!

Un’ultima cosa sul ricordo dei due Merovit: chiedo scusa se sono ripetitiva, mi rendo conto che ho fatto morire molte persone, e le conseguenze non sono mai felici, però, per quanto sia macabro, mi viene spontaneo inserire le morti…ok, forse è meglio se cambio argomento…

 

 

Credo di aver spiegato tutto ciò che mi sembrava troppo generalizzato, cmq non fatevi scrupoli, se non riuscite a comprendere una parte non esitate a chiedere, capisco che molte volte non sono precisa, quindi non abbiate vergogna a chiedere, non mi offendo!

 

 

Ed ora si passa ai dovutissimi ringraziamenti:

 

-lilyblack: ciao bellissima! Come va? Hai visto, Cosetta si è svegliata per la tua gioia! E spero che Salazar sia cresciuto un po’ di cuore come speravi…cmq recensisci mi raccomando, soprattutto per questo capitolo mi piacerebbe ricevere un tuo commento, dato che sei un’accanita ammiratrice di Cosetta, quindi dimmi, se secondo il cap fa pena o no…ci conto…bacioni 

 

-Angelikall: ciao carissima…per la cerimonia mi sa che bisogna aspettare il prossimo cap, ma non temere, ci sarà e spero che sarà di tuo gradimento…cmq riguardo a quella ‘cosa’, cosa intendi? Forse oggi sono più tonta del solito, ma non ho capito a cosa ti riferisci…scusa…

cmq recensisci, mi raccomando, ora che la storia sta terminando, ho bisogno di sostegno morale, dato che non vorrei assolutamente finirla…baci tesora

 

-Judeau: ciao, grazie per la recensione e per i complimenti…purtroppo le ferite fisiche e morali hanno costretto un po’ tutti a letto, cmq, come puoi aver letto, si stanno riprendendo alla grande (più o meno)…baci

 

-parsifal89: grazie mille per i tuoi complimenti…sono diventata tutta rossa…sei troppo buono e gentile, davvero mi sono commossa a leggere il tuo commento…mai pensato di fare il critico letterario? Le tue spiegazioni sono così articolate e mature che ti vedo bene a mettere giudizi sui vari libri, a meno che tu non sia un promettente scrittore…chiusa la parentesi sul tuo futuro lavoro (che non spetta a me decidere dopotutto), mi fa davvero piacere che ti sia piaciuto il cap precedente e ammetto che anche a me i gelsomini piacciono molto, perché quando fioriscono spandono nell’aria un profumo delizioso…grazie ancora e commenta…baciotti

PS spero non ti sia offeso se ho scherzato sulle tue doti di commentatore, non era una critica negativa, anzi…

 

 

grazie mille anche a tutti coloro che leggono ma, purtroppo, non recensiscono…

 

                                                                                                                                    …baci iride89

 

 

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Capitolo 18
*** Spiegazioni ***


Pozioni

Salve a tutti! Chiedo scusa se non ho potuto inserire prima…problemi scolastici! Cmq spero di deliziarvi con questo cap un po’ più lungo del solito…leggete e fatemi sapere!

 

 

 

 

Capitolo 18 – Spiegazioni

 

 

 

Cosetta stava migliorando a vista d’occhio. Se prima la opprimeva un forte mal di testa e le articolazioni urlavano quando lei si muovevano, ora riusciva a camminare, alzarsi, sedersi, stendere e piegare le braccia senza fatica, anche se con lentezza.

 

Era passata ormai una settimana da quando si era svegliata e suo padre non la lasciava mai sola, fatta eccezione per quando il Conte lo richiamava perché aveva bisogno di lui per la preparazione della premiazione…ma anche in quei momenti non era sola, i suoi tre amici restavano sempre con lei…

 

Quella mattina però, dopo che un messaggio del Conte aveva chiamato urgentemente suo padre, chiuse gli occhi e fece finta di dormire, così quando i tre giovani la videro beatamente appisolata decisero di uscire quatti quatti per non disturbare…

 

E Cosetta poté aver qualche minuto per poter pensare, era tanto che non lo faceva…nonostante fosse felice di aver trovato persone così care, la sua anima di Corvonero richiedeva qualche momento di opportuno silenzio e calma.

 

Ripensò a tutto ciò che era successo, al ciclope, al suo incantesimo, al fatto che aveva vinto il torneo, a Tosca, a Salazar, a Godric…

 

Pensò a quest’ultimo con dolore, ricordava durante il suo sonno che la sua presenza era sempre molto vicina, anche se non lo poteva udire o vedere, lei sapeva che c’era, e se da una parte le faceva piacere, dall’altra le dispiaceva immensamente.

 

Una fitta di angoscia le attanagliò lo stomaco, sapeva che Godric provava qualcosa per lei, ma lei…

 

Proprio mentre stava pensando ai suoi sentimenti, la porta si aprì facendo entrare un bel giovane castano che prudentemente si avvicinò al letto dell’ammalata, ancora ricoverata in infermeria.

 

-Buongiorno Cosetta, ti senti meglio?-

 

-Buongiorno Richard. Ti ringrazio sto bene…e tu?-

 

i due ragazzi si conoscevano abbastanza bene, lui viveva alla corte dei Corvonero, e in un certo senso erano cresciuti insieme, nonostante in tutti quegli anni si fossero scambiati solo parole di circostanza, e senza nemmeno con troppo entusiasmo.

Cosetta all’inizio si stupì leggermente di una sua visita, nonostante sapesse che ogni estate lui la passava da suo zio nel castello di Garthsow.

 

Lui si avvicinò passandosi una mano tra la capigliatura, come per sciogliere nodi inesistenti.

 

-bene anch’io, grazie- dopo un attimo di titubanza si sedette sulla sedia accanto al letto e riprese a parlare sotto lo sguardo incuriosito della ragazza –senti, devo chiederti una cosa importante…lo so che io e te non ci siamo mai parlati veramente, però…è da una settimana che cerco di parlare con Tosca…tu forse non lo sai, ma ci siamo incontrati durante la sua prova…solo che tutti i miei tentativi sono stati vani, passa tutto il tempo con te o con quei due tipi che hanno vinto…- distolse un attimo lo sguardo per l’imbarazzo, non era da lui chiedere certe cose…- comunque ti ha per caso parlato di me? È arrabbiata per qualcosa?-

 

Cosetta spalancò la bocca per lo stupore…Richard Merovit, il ragazzo più menefreghista della Corte di Corvonero, le stava chiedendo aiuto per “conquistare” Tosca…perché ora ne era certa…Tosca le aveva parlato del loro incontro, e tra i vari sussurri e parole incomprensibili pronunciate da una biondina alquanto imbarazzata,  riuscì a capire che tra quei due  qualcosa era scattato…

 

Rise di gusto mentre Richard assumeva un’espressione seccata –forse è meglio che vada…è stato uno sbaglio chiederti aiuto…- così con gli occhi che mandavano bagliori si alzò di scatto facendo spostare la sedia che emise un cigolio fastidioso…non pensava che Cosetta Corvonero potesse prendere in giro qualcuno!

 

-no, aspetta…- la ragazza era riuscita a reprimere quegli attacchi  di risa -…non volevo offenderti, solo che…- e qui riprese di nuovo a ridere, facendo perdere la pazienza al giovane che si voltò risoluto a lasciare l’infermeria -…ti ho detto di aspettare! Tosca mi ha parlato di te…-

 

a quelle parole il giovane Merovit ruotò il capo guardandola con un sopracciglio alzato…cominciava a diffidare…

 

-mi ha parlato della vostra chiacchierata sotto il portico dei gelsomini…- e qui si aprì in un dolce sorriso che fece arrendere il ragazzo che istintivamente riprese posto sulla sedia…ora pendeva dalle sue labbra…si sentiva in ansia, preoccupato…

 

-ti ha detto qualcosa di spiacevole? Perché non mi vuole più vedere?-

 

Cosetta gli prese la mano con fare solidale –lei non ce l’ha con te, anzi…forse è meglio che ne parli con lei, io non posso dirti cose che dovrebbero uscire dalle sue labbra…posso solo dirti come la penso…ho osservato come parlava di te e ascoltato ciò che mi diceva…lei ce l’ha con sé stessa, ha paura di essersi scoperta troppo con una persona che nemmeno conosce…-

 

Lui si distese in un’espressione sollevata e un po’ triste –bè, grazie per questa illuminazione, però non mi sei di grande aiuto…- la guardò speranzoso.

 

Lei scrollò le spalle e gli disse solo –diciamo che i gelsomini sono diventati i suoi fiori preferiti…-

 

 

 

 

 

Era da una settimana che ogni momento libero lo passava con Cosetta, insieme a Tosca e a Salazar, che era diventato un amico con cui scherzare e parlare…Tosca invece sembrava assente, aveva sempre la testa sulle nuvole e quando un tipo con gli occhi verdi si avvicinava a loro, le sue guance si imporporavano e li obbligava ad andare tutti e tre a fare una passeggiata…

 

Godric però era curioso, sapeva di essere un bel ragazzo, di essere forte, coraggioso e simpatico e voleva passare del tempo da solo con Cosetta…ora che con Salazar aveva più o meno chiarito cosa lo legava a quella ragazza, non ce la faceva più ad aspettare…

 

Suo padre e gli altri ex-giudici (dato che ormai la competizione era conclusa) erano sempre introvabili, stavano preparando qualcosa di speciale per la competizione, cosa che avrebbero scoperto molto presto.

 

Era pomeriggio, pomeriggio presto, e Salazar era andato a cercare Lector che era misteriosamente scomparso…rabbrividiva sempre a pensare quel rettile, non gli piaceva molto…aveva deciso di far visita ai giardini per cogliere qualche fiore da donare alla dolce ragazza dei suoi sogni…era indeciso tra le rose e dei tulipani, quando sotto il portico che si affacciava al giardino vide Tosca con in mano dei piccoli fiorellini bianchi di natura ignota per lui, che seduta su una panca di pietra singhiozzava sommessamente…cercò di avvicinarsi lentamente per vedere cos’era successo quando quel solito giovane arrivò correndo da dentro il Castello e la raggiunse

 

Godric si nascose dietro una colonna intermante coperta da quella pianta con i piccoli fiori bianchi che emanavano un forte profumo…era pronto ad intervenire se quel tipo avesse cercato di far del male alla sua piccola amica…ma quello che vide lo lasciò un po’ spiazzato, e lo convinse ad andarsene…

 

 

 

 

 

Tosca sentì dei passi avvicinarsi lentamente…in quei giorni si sentiva così strana che senza accorgersene si era ritrovata a piangere stringendo dei gelsomini che le sporcarono le dita di linfa bianca…non si arrischiò ad alzare lo sguardo temendo di incontrare quello della persona che non voleva vedere…

 

Sentì una mano accarezzarle i riccioli biondi e scendere fino a sollevarle il mento con delicatezza…e lì incontrò i suoi occhi…due paia di smeraldi si sfiorarono…

 

Richard si sedette accanto alla ragazza e dopo averle asciugato quei grossi lacrimoni le strinse le mani sporcandosi le sue con la stessa linfa che gocciolava dal rametto appena colto da Tosca.

 

Le sorrise prima di chinarsi su di lei.

 

Lei del resto era paralizzata, non sapeva cosa fare…lui sapeva condurla con dolcezza, guidarla con amore, e lei si lasciava trascinare e sfiorare lo sguardo…lo vide avvicinarsi con il viso e istintivamente chiuse gli occhi che lasciarono scivolare le ultime gocce salate e schiuse le labbra con il solo desiderio di incontrarlo.

 

E si incontrarono, con dolcezza, con amore, si sfiorarono le labbra nel bacio più semplice e intenso…nel loro primo bacio.

 

 

 

 

 

Quella stessa sera, i quattro giovani vincitori vennero chiamati a presentarsi nella sala più grande del Castello, la Sala che aveva ospitato le prime sere con tutti gli altri novantaquattro concorrenti…appena entrarono rimasero sbalorditi da come era stata arredata…gli stendardi delle quattro famiglie si alternavano sul soffitto colorandolo di familiarità.

Al centro un grande tavolo apparecchiato per dieci persone era illuminato da una miriade di candele fluttuanti che bagnavano come oro colato gli innumerevoli fiori che rallegravano la Sala.

 

I quattro giovani videro i rispettivi genitori intenti a discutere allegramente con il Conte e Richard, anche lui invitato a partecipare.

Sembrava che si fossero messi d’accordo per onorare le proprie casate, e a questo pensiero Tosca si lasciò sfuggire un sorriso divertito mentre incrociava con lo sguardo gli occhi colmi di gioia di Richard.

 

Galviano Grifondoro indossava una lunga tunica bordeaux con lacci dorati, Simeon Serpeverde, invece, una ricca veste smeraldo decorata con bordi argentei, altrettanto eleganti Theodore Tassorosso con una veste d’ambra e colletto di seta nera e Charles Corvonero con un delizioso abito blu notte e manto nero.

 

Ma, il più sobrio fu sicuramente il Conte Merovit completamente vestito di un neutro nero.

 

I quattro si avvicinarono al tavolo e vennero accolti da caldi sorrisi e un applauso intimo dei famigliari.

 

-bene, ora sarà meglio riempire i nostri stomaci…dopo un delizioso banchetto sono sicuro che riuscirete a digerire meglio il premio che vi attende…bene, accomodiamoci!-

 

così i due Merovit si accomodarono ai capi della tavolata.

 

Tosca si precipitò quasi a sedersi accanto al ragazzo dagli occhi verdi, Cosetta le si accostò e così fecero gli altri due. Non senza che Godric desse una gomitata all’amico Serpevrde per sedersi vicino alla Corvonero.

I padri si sedettero di fronte ai rispettivi figli e la cena poté iniziare.

 

-Arrosto di cinghiale con patate!- il Conte scandì quelle parole e subito la pietanza richiesta gli si presentò nel piatto dorato, mentre ampolle magiche ricolme di vino dal colore del rosso rubino si spostavano continuamente a riempire le coppe e i calici vuoti dei commensali.

 

Dopo aver capito il meccanismo della cena, tutti ordinarono i propri piatti preferiti.

 

Naturalmente Tosca e Godric non riuscirono a non dare spettacolo involontariamente, e così ordinarono due o tre pietanze contemporaneamente ritrovandosi così sostanze altamente sospette nei piatti che vennero sostituite da diligenti elfi domestici accorsi a sistemare il guaio dei due pasticcioni.

 

La sera proseguì senza troppi impicci, fatta eccezione per il quasi soffocamento di Sir Tassorosso che quasi si strozzò con la selvaggina ordinata e un bicchiere di cristallo andato in mille pezzi fatto cadere dal Conte dopo un brindisi di troppo.

 

L’aria era intrisa di allegria, le pance piene rendevano pace ai proprietari, mentre un dolce rosso rubino tingeva le gote degli uomini che quella sera avevano alzato un po’ troppo il gomito.

 

 

-bene, ora che siamo tutti sazi e soddisfatti è giunto il momento di darvi il premio…o meglio spiegarvelo…prima però dobbiamo spostarci da qui…seguitemi in una stanza dove potremo conversare tranquillamente.-

 

così i dieci commensali si alzare da quelle comodo sedie imbottite per seguire il Conte.

 

Camminarono per i corridoi, salirono le scale magiche che per quella sera sospesero la loro attività di muoversi e confondere le persone. I quadri, o meglio le persone raffigurate, cercavano di spostarsi di cornice in cornice per vedere ciò che accadeva.

Le candele illuminavano là dove la luce della luna e delle stelle non riuscivano a raggiungere, mentre ogni giovane si chiedeva dove stavano andando? Cosa avrebbero ricevuto? Perché tutti quei misteri?

 

E si sarebbero susseguite altre numerose domande se il Conte non si fosse fermato di fronte alla statua di un bruttissimo mostro alato. Un mitico essere tipico delle cattedrali ce sarebbero state costruite in stile gotico…un Gargoyle.

 

Questo enorme rappresentazione mostruosa serviva sicuramente ad intimidire chiunque si fosse avvicinato, per non parlare del fatto che, mentre Tosca si era avvicinata incuriosita da quella statua, quella prese a parlare e a muoversi facendo indietreggiare la ragazza.

 

-parola d’ordine- un ruggito, se così si può definire, tetro e minaccioso uscì dalle fauci pietrose.

 

Il Conte parve rianimarsi –naturalmente, naturalmente…ehm…Pax et Lux!-

 

A quelle parole Simeon Serpeverde ebbe un moto di disgusto, solo il conte poteva scegliere come parola d’ordine la forma latina di “pace e luce”.

 

L’animale di pietra, però, reagì in modo diverso, lasciando che i dieci personaggi potessero salire sulla scala a chiocciola che si snodava verso l’alto.

 

Tutti i giovani sgranarono gli occhi…che diavoleria era mai quella?!

 

Con una certa preoccupazione salirono su quelle scale dopo i genitori, portati in alto da quei gradini di pietra.

 

Giunsero così ad una grande porta di quercia lucida con battenti dorati…il Conte la aprì per mostrare una stanza circolare con al centro un grande tavolo, anch’esso circolare.

 

Quella era l’unica stanza di una torretta che lasciava intravedere la torre più alta del castello, dove avevano sostenuto l’esame di Astronomia, il lago e grandi distese erbose.

 

Gli ex-giudici sorridevano soddisfatti mentre gli altri cinque si guardavano intorno ammirati e dubbiosi, poi però il Conte ruppe il silenzio riportando su di sé l’attenzione generale

 

-Prego, Godric, Salazar, Cosetta e Tosca, accomodatevi al tavolo…-

 

così i quattro citati si avvicinarono alla tonda tavolata e solo all’ora riuscirono a notare il lavoro d’intarsio effettuato sul piano…il tavolo infatti riportava una grande rosa dei venti, usata dai marinai, indicante i quattro punti cardinali.

 

Istintivamente Cosetta si sedette sulla poltroncina blu notte posta in prossimità del Nord, Godric su una rossa nei pressi dell’Est, Tosca prese posto su quella gialla vicino al Sud, e Salazar su quella verde rimanente a Ovest.

 

-è giunto il momento, cari ragazzi, di ricevere il premio “tanto atteso”…ma mi chiedo se si possa definire “premio” ciò che sto per dirvi…- si fermò a scrutare negli occhi ogni ragazzo, e riprese a parlare dopo aver sorriso mestamente a ciascuno -…vent’anni fa una Sibilla aveva predetto che sarebbe nati quattro giovani in grado di portare luce in un periodo così buio per noi maghi…come ben sapete in questi anni la magia è sempre stata condannata…ed è per questo che io ho deciso di organizzare una competizione, per scoprire chi erano quei quattro talentuosi che sarebbero riusciti a risollevare la nostra comunità…-

 

Tutti i ventenni si guardarono stupiti, non riuscivano ancora a comprendere le parole del vecchio Merovit.

 

-…so bene che ciò che vi sto dicendo possa apparire alquanto strano, ma…siete voi…non sono mai stato sicuro come ora…vedervi riuniti a quel tavolo…ora mi è chiaro…siete voi, su di voi ricade la responsabilità, il grande compito e onore di porre fine al dolore arrecato dall’essere maghi…-

 

-ma…come?- Cosetta si arrischiò a parlare –come potremo noi? Siamo solo quattro ragazzi! E voi ci avete mentito…abbiamo dovuto superare delle prove, difficili, pericolose…per cosa? Per poi doverne superare un’altra che non ci impegnerà per un paio d’ore, ma per tanto tempo…crescere con la paura del fallimento, dell’indignazione…lei non ci può obbligare! Perché non ce ne ha parlato prima? Perché…?-

 

Cosetta era letteralmente esplosa. Il suo abituale animo tranquillo venne sostituito da aggressività e paura. Le gote le si tinsero di rosso e gli occhi brillavano minacciosi, mentre Salazar e Godric si alzarono accennando con la testa l’appoggio all’amica.

 

Solo Tosca rimase seduta e calma, anche se gli occhi le si riempirono d’indignazione, e non lasciò nemmeno parlare il Conte per spiegare, perché fu lei a prendere la parola

 

-Quando ho accettato di partecipare a questo Torneo, nemmeno io sapevo in consisteva il fantomatico premio, e nemmeno m’interessava…volevo solo poter conoscere nuove persone e speravo di vedere una comunità, unita e attiva…speravo davvero che questa potesse essere un’occasione di ritrovo per portare la pace…e non vedo perché vi stiate lamentando, io accetto la responsabilità e il compito che c’è stato offerto, perché è sempre stato il mio sogno…e se non volete essere altruisti e pensare un po’ a tutte quelle persone che soffrono per una condizione che non dovrebbe arrecare sofferenza, vi sarei grata di uscire da questa stanza!-

 

Sbalorditi…tutti erano rimasti sbalorditi da quelle parole e fissavano sbigottiti una Tosca decisa e risoluta alla quale si inchinarono con rispetto.

 

Godric e Salazar si risedettero e Cosetta riprese la sua solita espressione di calma…tutti colpiti dalle parole della ragazza bionda si decisero a riflettere sulla questione e dopo un cenno rivolto al Conte, quest’ultimo insieme ai padri e a Richard uscirono in silenzio dalla stanza…

 

 

 

 

 

 

Ed ecco il 18° cap…caspiterina! Cmq la situazione si sta smuovendo, ormai si è arrivati al momento cruciale per i quattro fondatori di prendere una decisione…con Godric, Salazar e Cosetta indecisi e dubbiosi e una Tosca, invece, consapevole e matura…spero che vi sia piaciuto e spero naturalmente che lo commentiate!

 

Ora, come di consueto, si ringrazia calorosamente:

 

-Juliet: ciao carissima, pensavo di non risentirti più! Come stai? Grazie mille per il commento, mi fa piacere che il capitolo sia di tuo gradimento e che anche il personaggio di Tosca ti piaccia, perché lo ammetto piace molto anche a me, anche se all’inizio non sapevo bene come dovesse essere dato che la Rowling non ne ha mai parlato apertamente, solo il Cappello Parlante ogni tanto dava qualche informazioni…cmq grazie 1000, bacioni

 

 

-Angelikall: ciao bellissima…quando ho letto la tua recensione mi sono data della malata di mente…che scema, era ovvio che ti riferivi alla fondazione della Scuola, e io invece mi scervellavo inutilmente…pensavo di aver dimenticato qualcosa, di aver tralasciato un avvenimento! Non sai che imbarazzo! ^///^. Non te la prendere, non è che non sei stata precisa, solo che a volte (ok lo ammetto, molte volte!) sono così tonta! Grazie mille per la recensione, mi fa sempre piacere ricevere i tuoi commenti…mega baci!

 

-lilyblack: sono proprio contenta che lo scorso cap ti sia piaciuto, ci tenevo molto a una tua considerazione, dato che ti ritengo una colonna portante del personaggio di Cosetta, che non so mai come inserirla nelle situazioni…cmq grazie millissime per il tuo commento, fammi sapere anche per questo cap, bacionissimi

 

 

 

Grazie anche a tutti coloro che leggono ma non recensiscono…vi esorto vivamente a farlo!

 

                        …baci Iride89

 

 

 

 

 

PS: se vi piace il personaggio di Remus Lupin, mi farebbe piacere che leggeste la ff che ho scritto su di lui e che si intitola “la scatola dei ricordi”…è un po’ triste, ma anche molto corta, quindi mi rendereste felice se lasciaste un commento anche piccolo piccolo, tanto per sapere se è un’emerita schifezza che era meglio lasciare sul mio computer e non inserirla!

 

 

 

 

 

 

 

 

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