Elizabeth Lily Crigger

di leliby
(/viewuser.php?uid=89778)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Elizabeth Lily Crigger

1) Capitolo I 

 
La pioggia scrosciava incessantemente, battendo sui vetri rotti della finestra di quel vecchio e sporco rudere in via Andràssy, in cui la giovane Lily aveva trovato riparo da quasi un mese.
Era stato un vero colpo di fortuna per lei, non poteva certo portare avanti la gravidanza dormendo all'aperto, Budapest d'inverno non era una città particolarmente ospitale... la pioggia di quell'ultima settimana presto si sarebbe trasformata in neve, ed allora sarebbe stato un vero incubo non avere un tetto sotto cui ripararsi.
Era quasi tutto il giorno che la giovane Lily accusava dei forti dolori all'addome rigonfio, temeva che il suo bambino non stesse bene, ma soprattutto temeva che se l'avesse trovata la polizia glielo avrebbero portato via, quando fosse venuto al mondo... non poteva sopportare quell'idea, il suo piccolo sarebbe stato forte, un valoroso eroe che l'avrebbe un giorno tirata fuori da quella orribile condizione di povertà, lui avrebbe avuto una vita migliore della sua, costretta alla prostituzione fin dal tenera età.
La sua famiglia era povera, ed una terribile ondata di polmonite se l'era portata via tutta in un sol colpo, lasciando in vita solo lei, più giovane e forte... ma povera piccola Lily, forse lei avrebbe preferito morire con loro piuttosto che dover vendere il suo corpo per non dover morire di fame... ed ora quella gravidanza...
Aveva appena quattordici anni, e non sapeva nulla della vita, come poteva cavarsela con un neonato?
Ma la fantasia di una ragazzina a volte è immensa e controversa, lei pensava al suo bambino come a colui che l'avrebbe salvata dalla strada... come poteva sapere che non sarebbe stato così...
I dolori si facevano sempre più forti e frequenti, Lily urlò quando sentì qualcosa bagnarle le mutandine, doveva chiedere aiuto, ma non riusciva nemmeno ad alzarsi dal vecchio materasso che usava come giaciglio, iniziò a piangere, non aveva mai sentito così tanto dolore in vita sua, nemmeno quando gli uomini con cui era costretta ad andare la picchiavano e la usavano senza pietà.
Aveva paura, voleva morire, smettere di soffrire... 
Crollò svenuta per il folle dolore...
Magda e Genevieve, le uniche amiche di Lily, entrarono proprio in quel momento nel logoro locale in cui abitavano insieme, e la videro pallida e sudata sdraiata su un bagno di sangue.
-"Il bambino!" urlò Magda
-"Sta per nascere, dobbiamo aiutarla!"
Prontamente le ragazze, di qualche anno più grandi di Lily, si prodigarono, una risvegliò l'amica facendola appoggiare alle sue cosce, mentre Genevieve, più coraggiosa, le aprì le gambe e le sfilò gli slip..
-"Ha già fuori la testa... ehi piccola, stai per diventare madre, cerca di star sveglia, se vuoi che il tuo bambino sopravviva devi impegnarti un po'!" disse incoraggiando ironica l'amica.
-"Accidenti, ha un gran bel testone di capelli neri... ora Lily devi spingere forte, come ti avevo spiegato ricordi?"
La ragazzina annuì ed iniziò a spingere, quella creatura doveva nascere, doveva farcela...
I vagiti riecheggiarono nella stanza, seguiti subito dalle risa di Genevieve che sollevava tra le mani il fagottino tutto sporco di sangue.
-"Ehilà... qui abbiamo una principessa, niente affaruccio in mezzo alle gambe!
Tieni mammina, guarda quanto è bella!"
Lily prese la sua creatura tra le braccia, pensò che in realtà era proprio bruttina, tutta rossa e raggrinzita, ma le piacque lo stesso, era sua, e nessuno poteva dire il contrario.
L'avvolsero in un lenzuolo e le pulirono un po' il visetto, le ragazze erano rimaste tutte in silenzio a contemplare quella nuova vita, finalmente conscie che avrebbero dovuto occuparsene in tutto e per tutto.
-"Dovresti portarla all'ospedale, la pulirebbero e la terrebbero al caldo..." consigliò Magda alla neo-mamma
-"MAI!" tuonò Lily "Me la porteranno via..."
-"Potrebbe essere un bene per lei tesoro, cosa abbiamo da offrirle noi..." cercò di farla ragionare Genevieve
-"L'amore, il mio amore, nessuno potrà mai amarla quanto me!" singhiozzò 
Le ragazze si sedettero vicino a lei e le carezzarono le spalle sorridendole.
-"Domani mattina con la luce prenderemo dell'acqua calda ai bagni pubblici, così potremo lavarla, ora dalle da mangiare e poi mettiamoci a dormire, quella è la nostra ultima candela...  domani ne comprerò delle altre e passerò all'istituto di sostegno per vedere di trovarle dei vestiti o morirà congelata, povera piccola principessina dei poveri" comunicò Genevieve.
-"Sta sera ho avuto una buona entrata, domani passerò in farmacia e mi farò dare qualcosa dal dottore, di certo così piccina avrà bisogno di qualche vitamina..." si offrì anche Magda.
Lily  sorrise alle sue amiche con le lacrime agli occhi, come avrebbe fatto senza il loro aiuto..?
-"Grazie ragazze, la piccola Elizabeth ha due zie meravigliose!"
Già... aveva deciso di chiamare la bambina come la regina d'Inghilterra, sperava che le avrebbe portato bene avere un nome così importante....




 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II


Il freddo ti entra nelle ossa in autunno e non ti abbandona fino alla primavera, quando non trovi il modo di scaldarti, è così insopportabilmente costante che ti sembra non finisca mai la brutta stagione.
Il piccolo appartamento diroccato naturalmente non era riscaldato, e con tutti gli spifferi che entravano da ogni angolo sembrava di stare in una ghiacciaia, ma la giovane Lily indossava una sola camicetta, quella con cui quella sera avrebbe lavorato, tutti i suoi vestiti erano messi strato su strato, ad avvolgere il suo prezioso fagottino depositato in una cassetta della frutta.
Le lacrime della ragazza erano calde, me le si gelavano presto sulle guancie, la sua bambina respirava male, con tutto quel freddo s'era presa un brutto raffreddore, e la sua mamma, sulla quale aleggiava il fantasma della polmonite che le aveva portato via i genitori ed il fratellino di pochi mesi, tremava di paura ad ogni rantolo della bambina...
Aveva appena tre settimane e fuori nevicava, la gente cadeva sulle strade ghiacciate e Lily ogni sera usciva dalla sua tana ancheggiando su vertiginosi tacchi a spillo nella speranza di trovar qualche cliente.
Aveva il seno gonfio di latte, e questo la favoriva, ma ogni volta che saliva su una macchina sconosciuta guardava con tristezza verso le quattro mura che nascondevano la sua bambina e pregava, pregava per tutto il tempo in cui si appartava, che al suo ritorno Elizabeth fosse ancora viva...
Quella notte le cose erano andate peggiorando, la bimba scottava in viso, Lily era appena tornata con i soldi che le servivano per saldare il debito in farmacia, che tra l'altro non le era stata molto d'aiuto, la piccola continuava a peggiorare... non poteva più aspettare, la ragazzina aveva infine deciso di portarla al pronto soccorso.
La notte era buia, Lily correva col suo fagotto di vestiti tra le braccia, stringendolo forte al petto per donare alla piccola il calore del suo corpo, l'ospedale non era lontano, ma il freddo pungeva sulle sue gambe nude e stava male... l'amante di quella sera l'aveva picchiata, diceva che così avrebbe goduto maggiormente e le avrebbe dato il doppio della sua tariffa...
Cosa può fare il dio soldo quando non hai di che sfamarti...
Lily aveva sopportato le percosse e aveva pure pianto quando lui glielo aveva chiesto, ma soprattutto aveva pianto dopo, quando finalmente quella tortura era finita e malridotta era tornata dalla sua piccola principessa.
Magda e Genevieve erano ancora al lavoro, stavano risparmiando per poter comprare una stufetta, quindi raramente riuscivano a rientrare prima del mattino, Lily pensava a loro mentre entrava nel grande atrio del pronto soccorso.
Un'infermiera alta ed imponente le si avvicinò di corsa, la ragazza la guardò implorando il suo aiuto con lo sguardo, il viso pesto ed un occhio quasi chiuso dal gonfiore.
Ilona S. così diceva il cartellino sul petto abbondante dell'infermiera, Lily riconobbe solo la S e questo la fece piangere ancor più copiosamente mentre le porgeva il suo prezioso tesoro, la donna si rese subito conto della gravità della situazione, e tenendo la bambina con un braccio, ed il polso di Lily con l'altro, si precipitò da un dottore che si occupò repentinamente della neonata.
Per Lily iniziò il tormento, l'infermiera la fece sedere sul lettino bianco in un piccolo stanzino ed iniziò a medicarle le ferite sul viso guardandola dolcemente, mentre la ragazza teneva gli occhi puntati sul pavimento.
- "Che ti è successo tesoro, il tuo papà ti ha picchiata?"
Lily non rispose, e neppure la guardò, credeva che se non le avesse dato confidenza sarebbe riuscita ad uscir di lì con la sua bambina... ma quel posto era così piacevolmente caldo, le sembrava che il ghiaccio dentro le sue ossa si stesse sciogliendo.
La donna la fece sdraiare per curarle il ginocchio che s'era sbucciata cadendo durante la corsa e si accorse dei lividi tra le cosce, sollevò lentamente la gonna della ragazza e si portò una mano alla bocca sospirando...
- "Bambina... ora ti faccio una bella doccia, ti do dei vestiti puliti e più adatti alla stagione.
Poi un mio amico verrà a parlare con te intanto che curiamo la tua sorellina..."
- "Non voglio parlare con nessuno... come sta la piccola, voglio sapere come sta!"
Rispose scontrosa la ragazza
- "Starà presto bene, vedrai, il dottor Mayer è il miglior pediatra di tutta Budapest, sei stata fortunata che ci fosse lui di turno questa notte.
Ma dimmi, come ti chiami piccola?"
Lily la guardò duramente, non poteva darle confidenza, l'avrebbe ingannata, ne era certa, ma l'idea della doccia calda e dei vestiti pesanti, l'ammorbidì un po'
- "Lily..."
- "Lily e basta?"
La ragazza ci pensò un po' su, non conosceva il suo cognome, se l'era dimenticato, così se ne inventò uno, ricordandosi il foglio di giornale che avevano usato per toppare il buco nel vetro della finestra che Magda usava per insegnarle a leggere.
- "Crigger"
La donna appuntò il nome su una cartelletta poi si rivolse di nuovo a lei
- "Bene Lily, e la tua sorellina invece?"
- "Elizabeth... Elizabeth Lily Crigger!"
Disse quasi con orgoglio
- "E non è la mia sorellina, lei è mia."
Per un attimo il sorriso gentile di Ilona s'intristì, era solo una bambina, come poteva già occuparsi di un figlio?
Le sorrise e la fece alzare per accompagnarla alle docce, quindi l'aiutò a ripulirsi, ma i lividi... quelli non poteva lavarli via; le diede una tuta di morbida flanella, Lily la indossò poi guardò sospettosa la donna
- "Non mi farete più uscire di qua vero?"
Le chiese con un filo di rassegnazione.
- "Lily, ci occuperemo di te e della bambina, vedrai starete bene!"
La ragazza iniziò a piangere e si accasciò a terra, subito Ilona sorresse il suo esiguo peso morto, la fanciulla si era lasciata andare al dolore...
- "Me la porteranno via... me la porteranno via... lei è mia..."
L'infermiera sospirò e le carezzò le strette spalle 
- "Su bambina, faremo di tutto per farvi restare insieme...."
Lily cercò di trattenere i singhiozzi, ma sapeva che non era possibile....

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III

 
Ventiquattr'ore dopo il ricovero, rifocillata e riscaldata, Lily ebbe il permesso di vedere la sua creatura... il suo colorito era finalmente ritornato roseo e sano e il suo esile petto si alzava ed abbassava senza sforzo.
Stava meglio, entrambe stavano meglio!
Ma il cruccio della giovane mamma restava sempre lo stesso, non voleva assolutamente che qualcuno si prendesse la sua piccola Eliza.
Le furono serviti altri due pasti e dalla finestra poteva vedere la luce che lentamente diminuiva con l'arrivo della sera.
Un signore dall'aspetto gentile entrò nella sua stanza e le parlò amichevolmente, diceva che avrebbero affidato la sua bambina ad un'ottima famiglia e che stavano facendo il possibile per sistemare anche lei.
Lily si stava infuriando, perché non capivano che nessuno avrebbe potuto portargliela via, perché volevano separarle, erano una parte dell'altra e lei avrebbe fatto qualunque cosa per tenersela, lei l'amava...
Così quella notte silenziosa e lesta come un gatto, eluse la sorveglianza di tutti gli infermieri, recuperò la bambina dalla nursey e abbandonò l'ospedale.
 
Passarono due anni da quel giorno, Lily era in qualche modo riuscita a sopravvivere insieme alla sua piccola con l'aiuto delle sue amiche, ma le cose stavano peggiorando, Genevieve era morta di tisi a Novembre e di Magda non si avevano notizie da più di un mese.
Un Gennaio così freddo non si ricordava dall'anno in cui erano morti i familiari di Lily, e sembrava che anche a lei sarebbe toccata infine la stessa sorte... polmonite...
La ragazza si avvolgeva il volto in un largo straccio per evitare di contagiare la bambina che le pesava ogni minuto di più tra le braccia, voleva portarla al pronto soccorso, sperava che li si sarebbero presi cura di lei visto che... ormai lo sapeva, lei stava morendo.
Ma il fisico provato crollò... strisciò la schiena contro il muro di una vecchia palazzina finché non fu a terra. Con un ultimo gesto d'amore Lily avvolse la sua bambina e la cullò alcuni istanti bagnandola con le lacrime finché anche l'ultimo respiro non l'abbandonò...
Gelida la notte calò su quell'ammasso di stracci, la piccola Elizabeth teneva gli occhi fissi in quelli umidi e spenti della madre, poi il silenzio la fece addormentare.
Un fruscio, due e ancora e ancora... Lily non si muoveva più, la bambina si svegliò per freddo e fame e pianse, singhiozzò con tutto il fiato che aveva in gola... era sola.
Un uomo sentì i lamenti e corse nel vicolo, stava finendo il suo turno di lavoro e prima dell'alba avrebbe potuto far ritorno nella sua calda casa, povera ma accogliente. 
Quando però si trovò di fronte ad una giovane rannicchiata in un angolo ed al suo prezioso fardello, non si tirò indietro, tentò inutilmente di rianimare la ragazza e chiamò l'ambulanza...
La giovane fu fatta cremare per impedire il propagarsi del contagio e la bambina venne riconosciuta dalla capo infermiera Ilona Stadler, come la stessa creatura che era stata curata due anni prima.
"Elizabeth Lily Crigger..." questo il nome con cui venne registrata all'orfanotrofio statale di Budapest

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Ciao  memy881, grazie per la tua splendida recensione... sai sinceramente non m'aspettavo che qualcuno leggesse la mia storia, quindi ti puoi immagnare quanto mi hai resa felice!
Al momento sono particolarmente ispirata, quindi scriverò spesso... spero che il mio racconto continui ad interessarti e ad esser degno della tua attenzione... grazie!



(14 anni dopo)

 

Elizabeth non aveva avuto la fortuna di trovare una famiglia che si prendesse cura di lei, a soli due anni era già considerata troppo grande dai benestanti genitori che vagavano per tutta l'Ungheria alla ricerca di un figlio ancora in fasce.

All'orfanotrofio però era stata bene, aveva un tetto sotto cui ripararsi, mangiava tutti i giorni e giocava e studiava con gli altri bambini.

Prevalentemente passava il suo tempo a rotolarsi nel fango con i bambini che facevano i bulli e di conseguenza il resto della giornata in punizione, ma la cosa non le dispiaceva, era quando si trovava da sola che stava meglio...

Sognava di posti lontani e di principi oscuri... non era esattamente il tipo di ragazzina invasata dalle fiabe, lei lo sapeva che la vita era sofferenza, ma ciò non le impediva di desiderare l'amore, sotto qualunque spoglia esso si sarebbe presentato.

Elizabeth si impegnava negli studi, le piaceva leggere ma non scrivere, questo perché era smaniosa d'imparare, ma non si sentiva all'altezza di poter dire la sua.

Difficilmente apriva il suo cuore a qualcuno e questo purtroppo l'aveva imparato a sue spese... l'amica del cuore, quella che aveva considerato come una sorella per cinque lunghi anni in orfanotrofio, giunte nell'adolescenza, l'aveva tradita e snobbata solo per fare bella figura con un ragazzo.

Liz era sempre andata più d'accordo con i maschi piuttosto che con le altre bambine, questo semplicemente perché preferiva divertirsi come loro piuttosto che passare ore a pettinare i capelli alle bambole, e la cosa era reciproca, i ragazzi la consideravano appieno una di loro... ma le cose cambiano...

A quindici anni tutti gli amici con cui era cresciuta la mettevano da parte, le ragazze perché invidiose ed i ragazzi perché, beh si sa, a quell'età vogliono fare i galletti ed una femmina in mezzo al gruppo indebolisce...

Solo i più piccoli le erano affezionati, ma per loro fortuna spesso venivano adottati così lei si trovava nuovamente sola... e triste...

 

A sedici anni le venne chiesto se voleva continuare a vivere in orfanotrofio eseguendo delle mansioni in cucina o preferiva abbandonare il nido, Liz aveva conosciuto molti inservienti cresciuti li e sapeva che quella era la strada migliore da seguire, ma in realtà voleva provare a conoscere il mondo al di fuori del cancello e desiderava disperatamente scoprire qualcosa del suo passato, dei suoi genitori...

Aveva fatto richiesta di una copia del suo modulo d'iscrizione, ma era stato praticamente inutile, non riportava altro che il suo nome e la fotografia scattata il primo giorno li dentro... nessuna firma, nessun nominativo... niente di niente.

Aveva solo un piccolo indizio, il timbro del reparto di pediatria del Budapest Hospital,  decise quindi di fare qualche tentativo.. prese i suoi pochi vestiti, le carte che la rendevano una cittadina ungherese ed abbandonò la sua casa avviandosi verso l'ignoto...

 

La vita fuori dall'orfanotrofio era molto dura, non aveva un posto dove andare e nessuno da contattare, la prima settimana l'aveva trascorsa quasi tutta in ospedale cercando qualcuno che si ricordasse di lei... sapeva che era una fantasia impossibile la sua, ma non voleva mollare, era sempre stata piuttosto testarda, mostrava la sua foto da bambina a chiunque e chiedeva i nominativi dello staff medico di quindici anni prima. Ovviamente le segretarie non erano autorizzate a rilasciare tali informazioni, così si era limitata a chiedere in giro se qualcuno conosceva gente che lavorava all'ospedale da molto tempo.

Dopo una lunga serie di buchi nell'acqua aveva deciso di provare anche negli altri ospedali della capitale ungherese, magari qualche trasferimento o chissà, la fortuna...

Ma la vita era difficile, dormiva ogni notte in un posto diverso, su una panchina del parco, nascosta dietro ad un cassonetto o in qualche rudere di macchina abbandonata... e aveva fame, mangiava così raramente che il suo corpo iniziava a deperire pericolosamente.

 

Una notte incontrò un uomo, generalmente stava alla larga da chi se ne andava in giro a quell'ora, ma non le sembrava un malintenzionato, aveva il volto gentile e curato, e la fame la faceva singiozzare così forte che non sarebbe riuscita a nascondersi in silenzio per evitarlo.

Questi la portò in una tavola calda aperta ventiquattr'ore su ventiquattro e le ordinò da mangiare un sacco di cose buone, non parlava, si limitava a guardarla da dietro i suoi occhialetti rotondi.

Elizabeth ne era un po' intimidita, ma d'altra parte non era certa di poter sopravvivere un altro giorno senza sfamarsi, quindi accettò di buon grado la generosità di quello strano uomo silenzioso, e se avesse fatto qualcosa di poco convincente se la sarebbe data a gambe.

Ma il tizio restò sempre zitto, allora fu lei a provare a parlarci quand'ebbe finito di mangiare, lo ringraziò, gli chiese il suo nome, si presentò ma... nulla.

Infine si rassegnò, si lasciò scivolare sulla sedia ed iniziò a guardarlo a sua volta... finchè lui non emise un sospiro e le sorrise sicuro di se

"Tu lavorerai per me..." disse senza aggiungere altro.

Un lavoro? Elizabeth non avrebbe mai sperato in tanta fortuna....

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=595466