Prompt
scelto: 03. Tramonto
Note dell'autore:
Ho avuto l’ispirazione ed ecco cosa ne
è venuto fuori. Spero
possa piacere e ringrazio chiunque voglia leggere e magari commentare
questa
cosa xD
Essendo
un'originale, tutti i personaggi
presenti in questa storia sono miei.
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Quando riusciva ad andare al mare, ne
approfittava sempre.
Andava in spiaggia da sola, quando il sole tramontava e, sedendosi
sulla riva, lasciava che le onde le bagnassero i piedi nudi.
Chiudeva gli occhi, lei, beandosi dell'aria pura e del silenzio,
interrotto di tanto in tanto solo dal rumore del mare che s'infrangeva sugli scogli.
Chiudeva gli occhi e si perdeva in lontani ricordi, a quando ancora
piccina camminava sul bagno asciuga, mano nella mano coi suoi genitori che le sorridevano dolcemente, dicendole che per loro, lei era tutto.
Ma poi con la mente tornava a quel giorno di ormai tanti anni fa. A
quando avevano trovato il corpo senza vita di suo padre sulla spiaggia deserta del mattino. Non fu mai chiaro cosa accadde quel
giorno, fatto sta che da quel momento la sua vita cambiò per sempre: due mesi dopo anche la madre morì di un male incurabile chiamato dolore.
E lei si era ritrovata sola, povera piccina di 8 anni in un mondo di grandi che lei ancora non capiva. Passava da una famiglia all'altra, ma sempre senza alcun risultato soddisfacente. Era una bambina schiva, taciturna e poco incline alla compagnia. Questo le aveva creato qualche problema ad inserirsi nella società.
Ma lei ci provava. Ci provava con tutte le sue forze.
Si sforzava di esser socievole: sorrideva e conversava amabilmente con tutti, grandi e piccoli. Era sempre adorabile nei suoi lunghi vestiti bianchi.
Ma i suoi occhi... i suoi occhi erano distanti. Sempre velati di malinconia, le sue iridi azzurre come il cielo non sorridevano mai. Cosa assai strana per una ragazza così giovane. Questo le era valso il titolo di: ragazza
problematica.
Si sentiva oppressa, piccola bambina costretta a crescere troppo presto.
Si sentiva triste,
giovane fanciulla senza né casa né
famiglia.
Si sentiva sola,
giovane donna etichettata dalla società.
Quindi andava lì ogni volta che poteva e sempre si sedeva in
riva al mare a scrutare il tramonto.
Le piaceva osservare il cielo in quel momento della giornata: sembrava che il sole morisse lentamente e serenamente.
Una danza. Sì, le pareva una danza eterna. Il sole nasceva,
viveva ed infine moriva inghiottito dalle oscure tenebre del mare. E poi di nuovo: nascita, vita e morte. Come fosse un qualsiasi essere umano.
" Anche lui soffre, nell'abbandonare i propri cari: il cielo, le
nuvole? " si era chiesta una volta ma poi osservando il tramonto e le
sfumature che il cielo prendeva in quel momento della giornata, si era sentita stranamente più serena e allora si era detta che no, non poteva soffrire.
Perché se così fosse stato quell'attimo non
sarebbe stato così sereno e romantico.
Si ritrovò a pensare che forse non faceva così male.
Che dopotutto morire non
doveva essere così doloroso.
Tornando con la mente al presente pensò che forse, morendo,
si sarebbe liberata da quel senso di colpa che la divorava lentamente, come il più crudele dei predatori.
Perché lei, piccola bambina, non aveva mai capito perché i suoi genitori se ne fossero andati, lasciandola sola.
Si era arrabbiata con loro, perché erano andati in un luogo
sconosciuto senza di lei.
<< Vi odio! >> Aveva urlato, in un momento
di rabbia, durante il funerale della madre, osservando le due fredde
lapidi di marmo sotto le quali riposavano i suoi genitori.
Ma poi, crescendo, aveva capito.
E allora si era sentita male.
Egoista.
Infantile.
Aveva odiato le persone che amava, perché l'avevano lasciata
sola non per loro desiderio.
Si odiava, per questo.
La notte piangeva, pregando per loro.
I rimorsi la divoravano.
I sensi di colpa la uccidevano. "Se solo fossi stata più
brava, forse..." e si incolpava di quanto accaduto, perché lei, piccola bambina di 8 anni non capiva, e quindi pensava che i genitori l'avessero lasciata perché lei era stata cattiva.
Chiuse gli occhi, si alzò e fece un passo verso il mare.
L'acqua le bagnava le caviglie.
Un passo. E un altro ancora. E poi tanti altri.
Ora l'acqua le arrivata alla gola.
Riaprì gli occhi, osservando il sole morente e sorrise
piano. Per poi richiudere gli occhi e immergersi del tutto nel mare.
Dopotutto
morire non doveva essere così doloroso.
Il sole moriva sempre, al tramonto.
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