Intreccio di storie nella piccola e bizzarra locanda ‘’Wood‘’

di winry8827
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ospite inatteso ***
Capitolo 2: *** L'antica storia della Locanda ***
Capitolo 3: *** Il Traditore ***
Capitolo 4: *** Un piccolo esercito ***
Capitolo 5: *** Classe 2°C ***
Capitolo 6: *** Il cane lupo ***
Capitolo 7: *** Giuda il cuoco ***
Capitolo 8: *** La tela del destino ***



Capitolo 1
*** L'ospite inatteso ***


 





 


 

 


 

 Questa storia partecipa a ‘’Challenge dal nome alla storia (only Slash)’’
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9504870

Intreccio di storie nella piccola e bizzarra locanda ‘’Wood‘’
 
L’ospite inatteso

 
Era una stupenda giornata autunnale, il sole splendeva ed un leggero e fresco vento accarezzava il volto, un’ideale giornata per passeggiare.
Per Gastone era una mattina importante, l’avrebbe ricordata per tutta la sua vita.
La sera precedente aveva deciso di rendersi indipendente, aveva colloquiato con i genitori a riguardo, entrambi felici per la scelta del figlio gli augurarono tutto il bene possibile.
Gastone era molto istintivo, non pensava prima di agire, era anche un ragazzo molto allegro ed estroverso e soprattutto ricco di buoni propositi.
Il padre era abbastanza stranito, non riusciva a spiegarsi come avrebbe potuto ‘’mantenersi‘’ dato lo scarso stipendio. Rimase tutta la notte sveglio ad osservare l’orrendo lampadario ‘’Tutti quei fronzoli di finto cristallo, oltre ad essere orrendi, costano un intero stipendio! Se cadesse morirei schiacciato! ‘’ dopo questo pensiero il sig. Michele si alzò dal non più comodo letto ed andò nella stanza da pranzo, non poteva non pensare al figlio ‘’ E s andasse a vivere da Alfonso, spero proprio di no! Lo tormenterebbe! ‘’ Un sospiro carico di preoccupazione e solidarietà per il genero riempì i suoi polmoni per poi liberarsi nell’aria, liberando lui stesso da un peso che lo attanagliava ‘’Povero Alfonso! ‘’.
Il mattino seguente Michele decise di parlare al figlio, con più calma e meno entusiasmo ‘’ L’euforia mi ha fregato! Avrei dovuto parlargli ieri! ‘’ andò nella camera del giovane neo diplomato, ma non c’era,
così gli telefonò dandogli appuntamento ad un bar, la scusa della colazione fuori casa era perfetta per parlargli lontano dalla madre che sempre appoggiava le più bizzarre idee del figlio.
- Non mi aspettavo di non trovarti in casa alle sette del mattino, ma dove sei andato? Disse il padre incuriosito.
- Volevo assaporare la mia indipendenza dato che alle nove dovrò andare in ufficio! Rispose il ragazzo.
- Scusa Gastone ma hai già trovato ca… Il padre non fece in tempo a concludere la sua domanda  che fu interrotto dal giovane.
- Per un po’ sarò ospite alla locanda di Alfonso! Gli ho già parlato ed è felicissimo. Ti prego ora non dire che sono troppo giovane per convivere.
Il padre felice per il figlio gli rinnovò la sua benedizione, contento della benevolenza e pazienza del genero.
 
Gastone era un ventenne cocciuto che odiava studiare, dopo ben due bocciature aveva finalmente ottenuto il diploma da ragioniere.
Fortunatamente il padre lo aveva inserito nell’ufficio della sua azienda, lavorava appunto come ragioniere e aiuto commercialista, era stato fortunato molti suoi amici erano disoccupati, mentre lui aveva ben due lavori. Dalle nove all’una del giorno era un lavoratore d’ufficio e di pomeriggio dalle tre alle sette un istruttore di nuoto.
Era un ragazzo molto attivo, con mille brevetti che gli permettevano di insegnare ai piccoli pesciolini della piscina comunale. Avrebbe voluto allenare gli adulti e non i bambini che avrebbero ottenuto il semplice diploma di ‘’Pesciolino ‘’, ma si sentiva  fortunato e grato al destino per quel lavoro. Lavorava poco, date le mansioni superficiali ma comunque a fine mese guadagnava i suoi novecento euro. Pochi per vivere da solo, abbastanza per convivere con il fidanzato.
Da tre anni era innamorato di Alfonso un uomo a tutti gli effetti! Non era anziano o di molto più grande, infatti aveva solo venticinque anni, ma era una persona matura con molta esperienza ed un ricco bagaglio di dolore sulle spalle! Alfonso era laureato in lettere, un amante della cultura e dello studio. Appena diplomato, con largo anticipo, a soli diciassette anni si iscrisse all’università, laureato e specializzato a ventidue era l’orgoglio della sua famiglia, straziata dalla morte della madre.
Il giovane uomo insegnava italiano e storia alle scuole medie, ma da un anno gestiva la locanda del padre anch’egli morto.
Lui aveva avuto un’infanzia totalmente diversa da quella di Gastone, quest’ultimo aveva dei genitori giovani che potevano essere più fratelli che padre e madre, erano aperti e disponibili al dialogo, mentre Alfonso era l’unico figlio di una coppia di integerrimi lavoratori, che solo a quarant’anni avevano deciso di avere un figlio, erano chiusi e bigotti, avevano reso la sua adolescenza molto difficile, ignoravano volontariamente la vita sentimentale del figlio. Da quando erano morti entrambi Alfonso, superato i dolore iniziale, paradossalmente viveva libero e da quel giorno avrebbe ospitato il suo fidanzato in attesa di trovare un casa in cui vivere insieme.
 
Erano le due del pomeriggio quando il campanello della locanda suonò. Il proprietario era molto emozionato, le gambe gli tremavano, sapeva già chi fosse il suo ospite, il suo amato fidanzato.
Elettrizzato andò ad aprire la porta, cosa che solitamente lasciava fare ai dipendenti.
- Salve straniero, qual buon vento la porta qui, in quest’umile locanda?
Con un lieve sorriso in viso pronunciò queste parole, tentava di esser serio ma non riusciva nel suo intento, la felicità era stampata sul suo volto in quel tenero sorriso pieno d’amore.
- Sono qui per una camera! Rispose Gastone assecondando il gioco del fidanzato.
- Aspetta un momento Gas le tue cose dovevi portarle a casa mia! Cosa ci fai qui con le valige e Lino!
- Visto che casa tua è troppo piccola, ho pensato di trasferirmi qui alla locanda!
- Ma così mi occuperai una stanza!
- Si ma potrei vederti stesso il pomeriggio e poi potresti rimanere a dormire qui con me!
La proposta era allettante, ma Alfonso non si aspettava una simile intraprendenza, era rigido e se decideva una cosa, quella doveva restare tale!
Il tenero bacio del fidanzato lo sciolse come burro sul pane caldo, come dire di no!
- Quanto mi pagherai o quando lo farai? Disse scherzoso.
- Mai, sono il fidanzato del capo! Sarò tuo ospite, ma solo fino a quando non troveremo una casa tutta nostra! Dove appoggio Lino?
- Fai come se fossi a casa tua.
Gastone poggiò la boccia di vetro sul bancone da consierge.
- No li no! Può cadere! Disse preoccupato Alfonso per la vita del pesciolino.
- Non fare il tedesco! Si più leggero, sai i clienti soprattutto i bambini adorano gli animali, perché non adottiamo un cane?
Appena arrivato Gastone già destabilizzò l’ordine che regnava nella locanda, un ospite fisso che avrebbe portato freschezza ed allegria soprattutto ai dipendenti, ormai abituati alla rigida severità di Alfonso.
 
Spazio autrice…
 
Questa storia partecipa a ‘’Challenge dal nome alla storia (only Slash)’’  dove partendo da dieci nomi bisogna scrivere delle storie slash partendo da dieci nomi con i loro significati inviati da NonnaPapera, bisogna scrivere dieci fanfic nelle quali il protagonista abbia, a rotazione, uno dei dieci nomi inviati, e la trama deve avere a che fare con il significato del nome del protagonista.
Io ho chiesto se fosse possibile scrivere una storia che li unisse tutti in un filo conduttore ed ho ricevuto l’ok GRAZIE NONNAPAPERA!
 
Il filo conduttore è la locanda, infatti questo capitolo è dedicato a Gastone che significa ospite, gli altri capitoli saranno dedicati agli altri nomi appartenenti ai dipendenti oppure ai clienti e dalla loro storia si evincerà il significato del loro nome,  se ho sbagliato NonnaPapera fammi sapere che correggerò.
Spero questa storia vi piaccia, quasi dimenticavo Gastone e Alfonso faranno la loro comparsa in altri capitoli! Infondo questa fic si intitola
- Intreccio di storie nella piccola e bizzarra locanda ‘’Wood‘’-
Anche al nome della locanda e la sua origine sarà dedicato un capitolo!
Penso che rispetterò il limite dei dieci capitoli!
Ringrazio chi leggerà e vorrà lasciare un cammentino.

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Capitolo 2
*** L'antica storia della Locanda ***


 L’antica storia della Locanda
 
Da che era divenuto un ospite della locanda Gastone girava nell’albergo come se fosse un fantasma, quieto e silenzioso....ma ciò non era assolutamente reale, era il sogno ricorrente del povero Alfonso, che ormai alte al lavoro aveva un’altra mansione, badare al giovane fidanzato, che ad ora di pranzo e cena dimorava fisso in cucina, che si intratteneva precisamente intratteneva i bambini con giochi e sceneggiati da lui scritti e interpretati.
Gastone sempre pronto ad aiutare cercava in tutti i modi di integrarsi con lo staff. I dipendenti erano tutti molto giovani e carini, sempre gentili e disponibili, forse per questo la locanda era piena di clienti! Forse perché era molto caratteristica, intima e familiare.
Il parquet regalava intimità ed il camino nel piccolo salottino al pian terreno donava un’atmosfera magica e romantica.
Le pareti dell’ingresso erano ricoperte da mattoni che ricreavano l’impressione dell’esterno, ma entrando nel salottino esse erano ricoperte da enormi librerie, le quali toccavano il soffitto. Quella stanza donava magiche emozioni, i libri erano la cornice ideale per gli intellettuali, il camino accendeva il fuoco della passione degli innamorati, i piccoli tavolini adatti al chiacchiericcio erano i fedeli amici delle mamme, che li si riunivano per raccontarsi amori e disastri.
Naturalmente numerose erano le stanze della locanda,  la cucina e la sala da pranzo, le stanze per gli ospiti e i bagni, ma il salottino era speciale in quanto possedeva su di una mensola un antico libro, un diario scritto dalla moglie del costruttore di quello stesso edificio.
Impolverato e quasi distrutto dal tempo era a tratti illeggibile, ma la sua storia era stata narrata ai nuovi proprietari della locanda e tramandata ai seguenti.
 
Una notte Gastone, insonne girava per i corridoi con Lino tra le braccia, dalla boccia trasparente era visibile il movimento dell’acqua, il povero pesciolino navigava in agitate acque ad era chiaro che quel movimento ondulatorio gli provocasse il mal di mare.
Andrea, la giovane cameriera notò l’inquietudine di Gastone.
- Dovrei denunciarti e chiamare la protezione animale! Stai maltrattando quella povera creatura!
- Dici a me? Rispose il giovane assonnato, ma molto turbato per dormire.
- Certo non vedo altre anime inquiete gironzolare con una boccia in mano! E’ accaduto qualcosa?
Chiese la ragazza preoccupata per l’amico, il giovane Gastone con il suo fare allegro e spensierato aveva conquistato i cuori del personale, ormai abituato solo alla severità del capo. Sapevano che Alfonso fosse un uomo particolare, attento e severo, ma giusto e compassionevole e da alcuni mesi, da quando la presenza di Gastone allietava le sue giornate alla locanda, era anche più allegro e disponibile.
L’intero stuff era felice per Alfonso, conoscevano la sua storia e speravano in un lieto fine, quell’uomo meritava l’allegria e la spensieratezza che mai aveva ottenuto dai familiari e il fidanzato era proprio la personificazione di quelle qualità.
- Hai litigato con il capo? Aggiunse la ragazza.
- No! Non troviamo casa, gli affitti sono troppo alti e non possiamo permetterci un mutuo. Se non lo avessi notato c’è crisi!
- Lo dici a me! Ma scusa non avete trovato nulla?
- Niente! Buchi e topaie a prezzo stracciato, semplici appartamenti sopravvalutati. Che tristezza! L’unica mia consolazione è Lino!
- Se non desideri ucciderlo posa la boccia! Fallo per il suo bene!
Gastone così posò il povero pesciolino senza mai togliere lo sguardo dal vetro, immerso nello sconforto lo osservava desiderando di immergersi con lui in quelle sicure acque dove cibo e alloggio erano gratis.
 

Andrea preoccupata chiamò Alfonso dicendogli di non aver mai visto il ragazzo così triste.
Il capo si spaventò vedendo il telefono squillare nel pieno della notte, ma ascoltata la telefonata si rasserenò.
Decise comunque di recarsi alla locanda per consolare il povero Gastone, ma era lo stesso locandiere ad aver bisogno d’affetto dopo quella lunga giornata trascorsa alla ricerca inutile di una casa. 
Arrivato a destinazione si diresse nel salottino dove trovò il fidanzato dinanzi il camino acceso, seduto per terra guardava la boccia di Lino.
Si sedette accanto allo sconsolato, gli poggiò una mano sulla spalla per poi baciarlo. Quel contatto bastò a rasserenare l’animo del giovane.
- Mi racconti una storia!
- Una…Una storia, ma sei un bambino? Che storia potrei raccontarti?
- Non sono un bambino! Sono un uomo bisognoso d’affetto e attenzione!
Un tenero sorriso apparve sul volto dell’uomo, che attento osservava il fidanzato.
Seduti entrambi sul pavimento, l’uno tra le braccia dell’altro in un dolce abbraccio carico d’amore furono interrotti dalla presenza di Andrea
- Sono una giovane donna bisognosa d’affetto e attenzione. Potrei ascoltare la storia con Gastone?
Entrambi gli uomini si guardarono straniti se fossero stati in piedi sarebbero caduti, proprio come succede nei cartoni animati, il più giovane rise di gusto.
Era consolatorio per lui sapere di non esser l’unico desideroso d’affetto, ma aveva un vantaggio nei confronti dell’amica, la storia l’avrebbe ascoltata tra le braccia del suo più grande amore.
- Puoi rimanere, ma il cantastorie è mio! Ci sto avvinghiato e non lo mollo! Tu puoi prendere il cuscino!
A quelle parole fu Alfonso a ridere, pensando di essere l’unico adulto della situazione iniziò a raccontare una storia dell’orrore.
- Non siamo mica in campeggio! Obbiettò Gastone chiedendo un racconto comico, mentre Andrea implorava per ascoltare una storia d’amore.
‘’ Sono l’unico uomo ‘’ Pensò il locandiere ridacchiando, poi aggiunse
- Racconterò la storia della Locanda!
Incuriosito Gastone ascoltò attentamente.
-  Più di duecento anni fa questo luogo era un bosco molto fitto, la luce non attraversava gli alberi, i rami erano fitti ed intrecciati, questa loro conformazione spaventava i passanti e rendeva quel posto inadatto alla vita dell’uomo. Vi abitava solo un taglialegna che stanco del clima gelido di quel luogo decise di  vendere la sua proprietà ad una giovane coppia di sposi. Guido, il marito era un abile falegname ed allargò la casa. Il diario in nostro possesso narra che Guido aggiungesse una stanza ogni qual volta nascesse un bambino, tradizione che poi fu mantenuta dai suoi discendenti. In una pagina ancora leggibile Anna, la moglie, racconta di una violenta tempesta che travolse quel luogo, narra che il vento soffiò forte, tanto da sradicare anche gli alberi più antichi, quasi tutta la vegetazione fu distrutta, ma la casa rimase intatta. Grato al Signore Guido decise che quell’evento doveva essere ricordato.
Da buon falegname con la legna degli alberi caduti intagliò delle lunghe assi che diventarono il pavimento della villa, il fondamento solido sul quale fondò non solo la sua abitazione, ma anche la sua famiglia. Se non lo avete notato la locanda si chiama Wood ed ha il duplice significato di bosco e legna.


Con quella frase Alfonso concluse il suo racconto, Andrea commossa si complimentò con il locandiere, ma il giovane Gastone obbiettò che quegli alberi erano stati sradicati e quindi non erano poi così resistenti, quella dura giornata aveva instaurato in lui una profonda amarezza difficile da dimenticare e superare con una vecchia storia. In fondo lui avrebbe ascoltato un racconto comico, avrebbe tanto desiderato ridere con gusto.
- Sei ancora troppo giovane amico mio! Non sai apprezzare la tradizione.
Rispose la ragazza anticipando Alfonso, il quale appoggiò la sua opinione annuendo e sospirando. Concluso quel discorso ognuno si recò nella sua stanza.
Ormai assonnato Gastone augurò la buona notte al compagno con un passionale bacio che proprio non era adatto al suo scopo.
Un bacio richiamò un altro, alternati ad abbracci ed incontri di mani, carezze e dolci parole d’amore sussurrate…
- Dove è Lino? Chiese Alfonso.
- L’ho dimenticato giù!
Detto ciò il ragazzo balzò dal letto, senza mettersi le pantofole e quasi seminudo corse a recuperare il povero amico abbandonato al pian terreno.
- Sei sempre il solito!
Urlò Alfonso svegliando gli ospiti della stanza adiacente, che batterono i pugni sul muro in segno di protesta.
 
 
Spazio Autrice…
Salve a tutte! Sono commossa per i commenti al precedente capitolo, quindi ringrazio SweetLea, NonnaPapera e Day_Dreamer.
Vorrei invitare chi legge a partecipare alla Challenge perché oltre ad essere interessante è anche divertente!
Piccole spiegazioni…
Gastone significa ospite
Guido significa Bosco o Selva, mi sembrava adatto per rappresentare la storia della Locanda.
Piccole informazioni…
Lino il pesciolino si chiama così perché deriva da PescioLino, esiste veramente ed è l’adorato pesciolino rosso dei miei zii, che lo trascinano da tutte le parti, proprio come fa Gastone!
Ho scelto come secondo lavoro di Gastone l’istruttore di nuoto perché è sempre a contatto con i bambini ed è in contrasto con il noioso lavoro d’ufficio, desideravo che il suo personaggio non perdesse la sua allegria in un noioso ufficio, so che è una storia ma affezionandomi ai miei personaggi vorrei che crescessero in meglio!  
Io ho un cane di nome Lucky che quando vede la boccia di Lino fugge impaurita, so che questo non è inerente ma ogni tanto mi perdo in divagazioni inutili,
comunque penso che in un capitolo inserirò anche il mio cane per raccontare il soggiorno alla locanda di un ospite.
Adoro gli animali e questa storia che mi permette di inserirli.
 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ma aspetto i vostri commenti.

Grazie di cuore a chi legge silenzioso e mille grazie a chi commenterà.

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Capitolo 3
*** Il Traditore ***


 Il Traditore
 
Erano passati ormai mesi dall’arrivo di  Gastone alla locanda, numerose vicende avevano allietato il dispiacere del ragazzo per non aver trovato ancora casa.
La frustrazione era sempre sostituita dalla consolazione dei suoi amici, ma in particolare di Andrea ormai divenuta la sua miglior amica.
Gastone aveva sempre avuto amici maschi, con le donne si sentiva competitivo e geloso, forse perché rubavano l’attenzione dei suoi amati maschietti.
La giovane cameriera era diversa, socievole, amichevole, buona e gentile, sempre disposta ad aiutarlo.
Il pregio prediletto da Gastone era il sarcasmo, amava quella dote,  segno per lui di intelligenza e umorismo e Andrea era la persona più sarcastica che avesse conosciuto!
Entrambi in quei mesi avevano osservato le particolari vicende del signor Gregorio.
L’uomo era un cliente fisso, ogni fine settimana passava il suo tempo alla locanda.
Alto e muscoloso attirava l’attenzione di tutte le persone dotate di uno spiccato senso visivo.
Andrea e Gastone si perdevano nel suo sguardo profondo, intensamente oscuro nascondeva mille segreti, ma ciò che più attraeva i due giovani era il suo sedere.
Marmoreo ed armonioso era oggetto di immense chiacchierate ed apprezzamenti, al suo passaggio quasi fosse un’entità suprema generava sospiri e occhi sbarrati.
‘’ Wau! ‘’ Ripetevano sempre i due giovani, ipnotizzati lo seguivano con lo sguardo.
Quel sedere era un pendolo vivente che li trasportava in un arcano mondo dove regnavano l’istinto e la passione.
 
Gregorio era un uomo stupendo, naturalmente curato, elegantemente appariscente ed egocentrico, insopportabile ma indispensabile data l’assidua frequenza alla locanda.
‘’ Che uomo! Scatena una tempesta ormonale alla quale si può solo soccombere! ‘’ Ripeteva sempre Andrea
‘’ Odioso al limiti dell’insopportabile ‘’ Ribatteva Alfonso seccato da tutte le attenzioni che gli dedicavano.
‘’Occhioni neri, profondi ed al tempo stesso inquietanti rapiscono chiunque lo guardi, rosee labbra perfettamente armoniche sono incorniciate in una splendida e morbida barba, il suo barbiere è un artista!
Possiede un fisico scultoreo, Policleto avrebbe dovuto ispirarsi a lui per il suo canone… ‘’
‘’ E basta! Stai esagerando ora! E’ bello, ma cavolo vorrei ricordarti che sono il tuo fidanzato e non Andrea…Abbi un minimo di decenza nei mie confronti! ‘’
Questa era la tipica discussione del venerdì tra Alfonso e Gastone, ogni benedetto venerdì quando giungeva la telefonata per la prenotazione di Gregorio gli equilibri si rompevano, l’uomo adulto si sentiva sempre offeso e finiva per sbattere una porta, uscire e ritornare dopo ore, ma prima della scenata concludeva sempre con la stessa frase ‘’ Ma cosa avrà mai più di me! E’ anche antipatico! ‘’.
 
Quel cliente era la materializzazione della libertà. Ogni fine settimana chiedeva sempre la stessa stanza, ma era sempre accompagnato da uomini diversi.
Una volta il suo accompagnatore era un biondino tutto pepe, un’altra un moretto silenzioso, non era innamorato o legato a nessuno questo era chiaro a tutto lo stuff dato che ogni sabato si presentava con un uomo differente da quello precedente, ma un giorno accadde un miracolo, per due sabati fu accompagnato dallo stesso ragazzo.
Un giovane intellettuale che sedeva ore intere sul divano dinanzi al cammino, leggeva e beveva caffè, silenzioso ed introverso non chiacchierava con nessuno.
Il fidanzato invece era estroverso e pieno di sé, le attenzioni che rivolgeva a se stesso dinanzi lo specchio le regalava anche ai ‘’Baldi giovani ‘’ come affermava lui stesso.
Si intratteneva spesso a chiacchierare con Gastone e Giuda, il giovane cuoco della locanda, suscitando l’ira del povero Alfonso geloso del fidanzato e arrabbiato con un dipendente che si faceva distrarre molto facilmente.
Gregorio sapeva esser molto persuasivo, le sue lusinghe avevano sempre un doppio fine e puntualmente riusciva nel suo intento.
La sua bellezza ed intelligenza attraevano come una calamita ogni uomo o donna nel raggio di chilometri.
 
Gli eventi di quei mesi furono solo un preludio di ciò che accadde quel fine settimana.
In un freddo gennaio l’uomo del rimorchio non smentì la sua natura, nonostante fosse giunto alla locanda accompagnato dallo stesso ragazzo della settimana precedente, conquistò il cuore di un baldo giovincello. Il povero cuoco non resistette alle lusinghe del suo ammaliatore, nessuno seppe mai cosa il traditore avesse detto per portarselo a letto, per essere ancor più precisi in cucina.
Unico testimone dell’assurda vicenda, per lo meno dal suo punto di vista, fu Alfonso che sentendo strani rumori provenienti da quella stanza si precipitò pensando fosse un ladro essendo da ore terminato il turno di Giuda.
Impaurito corse velocemente verso la cucina, un passo avanti e un indietro, coraggioso e timoroso al tempo stesso, ma sicuramente indeciso, preso coraggio regalatogli dall’arma casalinga che impugnava o meglio che cercava tra gli arnesi del camino  ‘’ Ma dove cavolo sei finito! Punteruolo che non sei altro! Ora che servi! ‘’.
La luce era fioca data l’ora tarda, il locandiere era solito regolare la sua intensità secondo l’ora, poca per una caccia al tesoro disperata ma sufficiente per muoversi senza inciampare.
Detto fatto lo sbadato cadde, scivolando sul tappeto, si librò letteralmente in volo e senza rendersene conto si ritrovò con il sedere sul parquet, in compenso trovò il ferro che cercava.
 Brandendo la maestosa spada entrò in cucina dicendo
‘’ Sono armato!...Attento chiamo la polizia! ‘’
Ciò che vide non fu un ladro, ma un incontro notturno in grande stile, gli occhi sbarrati dallo stupore quasi uscivano dalle orbite e arrossendo disse
‘’ A quanto pare non sono l’unico ad essere armato…il poliziotto ha già catturato il suo ladro! ‘’
Chiuse la porta e tornò in camera, salendo un pensiero strano e malizioso attraversò la sua mente ‘’ Che ladro! Ma che penso… Però Gastone aveva proprio ragione! E’ fatto di marmo! ‘’
 
Rientrato in camera rosso come un peperone non seppe nascondere l’accaduto al fidanzato, che balzò sul letto esclamando
‘’ Nooooooo!!!! E quel povero ragazzo! Non si tradiscono le persone amate, capisco il passaggio da un letto ad un altro, ma che lo faccia quando è solo! ‘’
‘’ Non riferire questa conversazione Gastone! Non vorrei che il poverino con il quale è venuto lo venga a sapere! ‘’
Quella conversazione proseguì per ore e il giovane promise di non rivelare l’accaduto, ma nascondeva la mano sotto il cuscino che celava due belle dita affusolate ed incrociate.
 
Al mattino seguente la prima cosa che Gastone fece fu spifferare ad Andrea della nuova specialità della casa ‘’ Gregorio al cartoccio! ‘’.
La ragazza sbalordita ebbe una reazione al quanto strana, rise di gusto alla battuta ma non credeva alla veridicità di quell’affermazione
‘’ Non ci credo Giuda è bravo ragazzo non farebbe mai nulla di simile! ‘’
Nel controbattere l’amico alzo di un tono, forse due,  la voce e così fu ascoltato dalle innocenti orecchie di un fidanzato tradito
‘’ Lurido * mi censuro per educazione, questa me la paga! Ed io che pensavo d’esser l’unico! ‘’
Andrea e Gastone rimasero impietriti l’unico che non doveva ascoltare lo aveva fatto, un forte senso di colpa attraversava le viscere del giovane uomo ma il suo tormento fu interrotto da un commento malizioso dall’amica ‘’ Cosa vuol dire UNICO ? ‘’
I due ragazzi trascorsero l’intera mattina della domenica a chiacchierare sull’accaduto, ma nel pomeriggio un evento scosse radicalmente la giornata.
 
Un uomo sulla quarantina, dai capelli brizzolati e con piccole rughe d’espressione, si presentò alla locanda, fu accolto da un Gastone sorridente
‘’ Buona sera, in cosa posso esserle utile! ‘’
‘’ Vorrei una stanza, sono scaramantico potrei avere la numero tre! ‘’
‘’ Certo è libera! Ma che bizzarro numero, il triangolo! Se sapesse cosa è successo in questi giorni sceglierebbe un altro numero! ‘’
Aggiunse il ragazzo malizioso, un difetto di Gastone era sicuramente la sua parlantina, non sapeva stare zitto, spifferò al nuovo arrivato le abitudini di un cliente intraprendente, ma appena ricevute le chiavi l’uomo maturo fu accompagnato da Andrea nella sua camera.
 
A cena il nuovo ospite scese per primo si accomodò ad un tavolino e fu subito raggiunto dal proprietario della locanda che lo salutò dandogli benvenuto, l’altro lo invitò ad accomodarsi sentiva la necessità di dover chiacchierare.
‘’ Io mi chiamo Davide, sono un imprenditore ‘’
Essendosi già presentato Alfonso gli chiese come fosse giunto alla locanda, era curioso di sapere chi l’avesse consigliata.
‘’ In verità è stato il mio giovane fidanzato, sa penso di averlo viziato troppo, non so se lei comprende! Pensavo fosse un centro termale e volevo fargli una sorpresa, ma per ora ne ho ricevuta una io. ‘’
A quelle parole il locandiere deglutì un mattone, gli unici clienti nell’ultima settimana erano state tre famiglie numerose, due coppie di sposini, due coppie di fidanzati compreso Gregorio.
L’uomo misterioso era fin troppo calmo e Alfonso convinto che si riferisse al Don Giovanni temeva una scenata.
‘’ Come si chiama il vostro fidanzato? ‘’
‘’ Gregorio, lo conosce? Mi scusi vorrei ordinare potreste chiamare il cuoco vorrei un suo consiglio! ‘’
In quel preciso istante Alfonzo sprofondò nell’imbarazzo, goffamente tentò di nasconderlo e con finta nonchalance si diresse in cucina.
‘’ Sai un uomo bello e facoltoso desidera un consiglio culinario, penso proprio che abbiate gli stessi gusti! ‘’ Disse il capo furioso
 
Giuda si diresse al tavolo del cliente e con la sua solita allegria si presentò
‘’ So chi sei! Sei un cuoco al quale piace cucinare un Gregorio al forno! ‘’ Disse l’uomo sorridendo
‘’ Non preoccuparti tu sei solo uno dei tanti, sono qui per reclamare il mio fidanzato ‘’
In quell’istante il misero traditore vide l’inatteso ospite, sbiancò incredulo e tremando si diresse al suo stesso tavolo
‘’ Ti consiglio di non parlare, peggioreresti la tua situazione, il tuo amichetto mi ha chiamato e quella specie di consierge mi ha raccontato di un cliente fisso sempre in dolce compagnia, suppongo sia tu amore caro! Io non ‘’mantengo‘’ nessuno, non mi piace essere preso per il culo, quindi Gregorio mi devi il risarcimento dei tuoi soggiorni in questo luogo folcloristico. ‘’
Detto ciò con enorme serietà, maturità e soprattutto dignità si alzò andò vicino il ragazzo ormai divenuto una statua e gli diede un ceffone.
 
Quel lungo fine settimana era finalmente terminato e il povero Gastone non vide la stramba scena, ma gli fu raccontata da chi l’aveva vissuta, solo il fidanzato si rifiutò sostenendo
‘’ E’ colpa tua! Della tua boccaccia! Da oggi non ti dirò nulla! ‘’
L’unica cosa di cui era certo il povero sconsolato e che non avrebbe più rivisto il magnifico sedere di quel misero traditore.
 
 
 
 
Spazio autrice…
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto io scrivendolo ridevo da sola, ma è sempre bello leggere le vostre opinioni, aspetto le vostre recensioni …
Gregorio significa colui che eccita, per questo ho sviluppato il suo personaggio come un bell’uomo sicuro di se stesso e del suo fascino, che sfrutta questa dote tradendo più di un compagno!
Spero che sia stata chiara la storia, Gregorio è un cliente fisso da mesi e mesi e si presenta sempre con uomini diversi, poi in un fine settimana viene scoperto dal reale fidanzato!
Ringrazio…
NonnaPapera per il banner è stupendo! Come puoi vedere già l’ho inserito, non ho mai avuto un banner in una storia e questo mi ha emozionata! Grazie anche per i commenti!
Day_Dreamer grazie mille per tutti i commenti sei gentilissima e non sai quanto è bello sapere che segui tutte le mie storie!
SweetLea grazie anche a te per il commento al primo capitolo!
Ringrazio poi Samanukil, NonnaPapera e SweetLea per averla inserita nelle seguite.
Ringrazio poi anche chi legge silenzioso!
 
 
 

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Capitolo 4
*** Un piccolo esercito ***


Intreccio di storie nella piccola e bizzarra locanda di ''Wood'' 

Un piccolo esercito
 
 
Una fredda mattina invernale alla locanda arrivò una telefonata per una prenotazione, l’intero stuff non si era mai trovato in una situazione simile, doveva ospitare una classe in gita scolastica, sedici bambini due insegnanti più il preside della scuola, lo scopo: immergere la nuova generazione nella natura, ma le mammine oppostesi al campeggio avevano proposto e costretto il corpo docente a cambiar destinazione.
La locanda infatti era immersa in un boschetto, ma solo trenta minuti la separano dal centro cittadino.
 
Nel corso degli anni aveva ospitato convegni di ogni genere e tutti ricordavano con un sorriso sulle labbra quella in onore di Star Wors, con gedy e tanto di spade laser, tutti ricordavano l’organizzatore e nessuno aveva mai visto il suo vero volto essendo vestito da Chewbacca, incredibilmente sempre in maschera e per non svelare l’arcano mistero cenava in camera, di quell’uomo conoscevano solo la voce dato che lui aveva prenotato ed era stato il primo ad arrivare, sempre in costume naturalmente, ma paradosso il suo personaggio non parlava ma era costretto a farlo almeno per necessità, così rendeva verosimile quell’essere peloso e marroncino.
 
Ospitare dei piccoli tra i sei e sette anni era a parere di Alfonso differente, dovevano tutti esser attenti al cibo, alle parole da usare e come intrattenerli la sera, molta forse troppa responsabilità per uno stuff così giovane.
 
Per stroncare alla nascita eventuali problemi il locandiere richiamò la scuola chiedendo alcune informazioni
‘’ Precisamente quando arriverete? Qualche bambino soffre di particolari allergie? Qualcuno ha l’asma? Porterete una cassetta del pronto soccorso?
Io sono attrezzato ma devo comprare anche degli antistaminici? Mi può stilare una lisa di cartoni animati che possono vedere. Li possono vedere?
Io ho un televisore con dvd magari potrebbe conciliare il sonno! Ma dormono da soli? Quasi dimenticavo in quanti dormiranno in una camera? Potrei organizzare dei falò?
E delle gite nel boschetto? ‘’
Concluse quell’interrogatorio dicendo ‘’ Mi mandi tutto via fax! ‘’ ringraziò e riagganciò.
Quando giunsero le informazioni fu felice di apprendere che l’intera classe era in perfetta salute e che il cuoco poteva avere così carta bianca sul menù, compreso nel fax anche un elenco di film e di possibili attività, non restava che scegliere!
 
Alfonso convocò una riunione nella quale era, naturalmente, compreso anche Gastone, ormai parte integrante –non dello stuff- ma della locanda stessa!
Tutte le sue raccomandazioni furono rivolte maggiormente al giovane fidanzato
‘’ Niente parolacce! Capito Gastone! ‘’
‘’ Niente televisione, sono piccoli e tutti i programmi sono violenti! Intesi Gas! ‘’
‘’ Non parlate mai e dico assolutamente mai di sesso! Non voglio risponder a domande compromettenti! Hai sentito tesoro! ‘’
‘’ Per i tre giorni di soggiorno è assolutamente proibito far sesso in questa locanda! Vale per tutti! ‘’
‘’ Devono mangiare ad orari prestabiliti e solo ciò che c’è nel menù! Chiaro Gasto…Scusa Giuda! ‘’
Continuò con queste assurde raccomandazioni per tre quarti d’ora e terminò semplicemente perché qualcuno maledicendolo gli fece andar storta l’acqua che serviva per poter continuare il suo sproloquio!
 
La sera precedente all’arrivo dei piccini Alfonso decise di trasferirsi alla locanda, almeno per quella settimana avrebbe sorvegliato la situazione.
Accoccolati nel letto il tenero fidanzato elemosinava piccole attenzioni che il locandiere negava data la tensione che lo attraversava, nella sua mente un turbinio di domande scatenava un indescrivibile tempesta di emozioni.
‘’ Sai vorrei un figlio un giorno, vorrei essere un genitore migliore di chi mi ha cresciuto ‘’
Disse Alfonso con tono serio e sguardo assente, ritornò alla realtà con una carezza  del compagno, adesso il locandiere chiedeva disperatamente un po’ d’affetto, quell’affetto che da piccolo gli era stato negato e che solo Gastone poteva donargli.
 
Era giunto il giorno del giudizio, i bambini sarebbero arrivati alle undici ed il locandiere era nervoso e soprattutto stanco.
 
Giunta la fatidica ora Alfonso fece posizionare su due file l’intero stuff in modo che gli ospiti avrebbero potuto conoscerli tutti insieme ma Andrea obbiettò
‘’ Così li spaventiamo! Sono solo bambini! ‘’
‘’ No dobbiamo esser disciplinati in modo da dare il buon esempio! ‘’ Ribattè il locandiere
‘’ Si Signore! ‘’ Disse ironico Gastone portandosi la mano sulla fronte e battendo i piedi imitando il saluto militare scatenando una reazione inaspettata, tutti gli altri lo seguirono in quella che Alfonso riteneva una buffonata .
‘’ Ai suoi comandi Generale! ‘’ Aggiunse Giuda ridendo.
‘’ Adesso basta! Attenti… ‘’ Voleva continuare la sua predica, ma tutti gli risero in faccia, Alfonso non si era reso conto di aver urlato ATTENTI come un ufficiale e proprio non capiva cosa ci fosse di divertente in quella situazione, imbarazzato arrossì capendo di aver commesso una gaffe ma non riusciva a capire quale, ma in quel momento tutti sentirono il clacson di un’auto, precisamente di un pulmino.
 
Un uomo sulla quarantina con un fischietto scese per primo, probabilmente era il preside della scuola, fu seguito da due donne più mature.
L’uomo iniziò a fischiare così scese il primo bambino, fischiò ancora e scese un altro e così per sedici lunghi ed interminabili fischi poi disse
‘’ A coppie prendete i bagagli ‘’ E ricominciò a fischiare.
I bambini erano molto ubbidienti ed eseguivano gli ordini senza lamentarsi, sembravano piccoli soldatini disciplinati, erano anche in divisa, i maschietti avevano un grembiulino celeste e le femminucce rosa.
Era impressionante vedere quei piccoli così rigidi ed ubbidienti
‘’ Ma cavolo sono solo bambini mica dei soldati! ‘’
Pensò Alfonso mentre osservava la scena con gli occhi sgranati, era stupito da tanta severità e allo stesso tempo invidiava quel professore per come sapeva farsi rispettare.
L’uomo brizzolato ed imponente si rivolse a Gastone ‘’ Lei è il proprietario? ‘’
Alfonso si avvicinò e gli porse la mano ‘’ No sono Io! Piacere di conoscerla Sig. Gualtiero ‘’
‘’ Il piacere è mio, ma diamoci del tu che sono tutte queste formalità tra colleghi! ‘’
Poi si voltò e fischiò nuovamente ‘’ Forza voi entrate! Altrimenti rischiate di prendere un raffreddore! ‘’
 
Tutti si accomodarono nel salottino.
I bambini si guardavano intorno incuriositi, osservavano quella stanza meravigliati e mormoravano ‘’ Wau è un castello! ‘’
Un altro diceva ‘’ No è una mega villa! ‘’ Un altro ancora ‘’ Come vorrei vivere in questo luogo! ‘’
Alfonso era lusingato da quei commenti, in fondo nonostante la loro tenera età sapevano apprezzare le cose belle, ma mentre gongolava nei suoi pensieri si sentì strattonare i pantaloni, guardò in basso e vide una tenera bambina dai capelli rossi raccolti in un delizioso codino che lo guardava con dei bellissimi occhioni azzurri chiedendo attenzione, quasi si commosse a quella vista incredibilmente magnifica
‘’ La bellezza dei bambini è ineguagliabile ‘’ Pensò il locandiere mentre si piegava sulle ginocchia per giungere alla stessa altezza della piccola donna
‘’ Dimmi tesoro c’è qualcosa che posso fare per te? ‘’ Mormorò in tonno dolce e rassicurante
‘’ No signore, volevo dirle che casa sua è molto bella ‘’ Aggiunse la piccina ma il preside con voce alta e sonoramente arrabbiata ribattè
‘’ SILENZIO, non siete a casa vostra! Siate educati! ‘’
Poi chiese che i piccoli fossero accompagnati nelle loro stanze in modo da potersi sistemare e preparare per il pranzo, appena il salotto fu lasciato dalla nuova generazione Alfonso guardò l’uomo negli occhi e disse sentenzioso  ‘’ Tu sei un Dittatore! ‘’
L’altro rispose ‘’ No preferisco considerarmi un Capo, Comandante, magari un Generale e come puoi vedere ho il mio piccolo e personalissimo esercito che ascolta e ubbidisce ad ogni comando! Tu sei anche un professore dovresti capire che l’educazione ed il rispetto per gli adulti è fondamentale nel nostro mestiere! ‘’ Pronunciò quest’ultima frase sorridendo sembrava lui stesso non credere alle sue parole poi aggiunse acido
‘’ No veramente credo in ciò che ho detto, ma sono leggermente nervoso. Mia moglie dovrebbe partorire a giorni e probabilmente io starò qui inchiodato con bambini che non sono i miei! ‘’
In queste nuove parole si notava molto risentimento, si capiva che il poverino avrebbe voluto trovarsi a casa con la sua donna ed invece ordini superiori lo avevano costretto a partecipare a quella gita.
‘’ E’ il primo figlio? ‘’ Chiese Alfonso curioso e un po’ invidioso
‘’ No, il quinto! ‘’ Rispose l’uomo.
Il locandiere era decisamente invidioso.
‘’ Cavoli! Ma è un Generale anche in casa? ‘’
‘’ Purtroppo si! Sa quattro figli, tra cui due adolescenti, richiedono severità! Poi già ci sono i nonni e gli zii che li viziano, senza parlare della madre! ‘’
Era verde, si il locandiere era verde d’invidia, quattro figli più uno in arrivo non poteva non trasformarsi in una versione meno arrabbiata di Hulk.
 
 
Giunta l’ora di pranzo i bambini scesero le scale correndo e naturalmente furono richiamati dal maestro, si accomodarono ai tavoli in piccoli gruppi.
Quando arrivarono le portate rimasero deliziati, erano piccoli e non avevano mai mangiato antipasto, primo piatto, secondo, contorno e frutta rimasero così contenti che scrissero un’adorabile letterina a Giuda dove gli esprimevano tutta la loro gratitudine, questa terminava:
 
 
Signor Cuoco se vuole può cambiare lavoro!
Potrebbe venire a cucinare a casa di ognuno di noi!
La pagheremo bene! Abbiamo molti soldini conservati!
Grazie del pranzo e pensi alla nostra offerta!
                                                  Classe 2° C

 
 
Giuda leggendo rise di gusto, mostrò la lettera ad Alfonso e Gastone che rimasero colpiti da tutti quei complimenti.
 
Passate tre ore, in pieno silenzio all’improvviso si udì la voce del Sig. Gualtiero
‘’ Un, due, un, due. Forza ragazzi muoviamoci! La Natura ci attende! Un, due, un, due! ‘’
Il preside, seguito dai bambini disposti in fila indiana, scese le scale
‘’ Cambio ‘’ Urlò improvvisamente e i piccoli si disposero a coppie prendendosi per mano.
Gastone avendo osservato tutta la situazione, al passaggio del professore fece il saluto militare
‘’ Riposo Soldato! ‘’ Disse ridendo Gualtiero
‘’ Signor si! Signore! ‘’ Rispose a sua volta il ragazzo provocando una dolce risata ai piccoli visibilmente divertiti.
‘’ Vuole aggiungersi alla nostra spedizione? Avrei bisogno di un ufficiale a me sottoposto! ‘’
 
Naturalmente il giovane Gastone non rifiutò, l’offerta era allettante e si prospettava un pomeriggio molto divertente!
 





Note autrice…
Salve a tutti/e scusate il ritardo ma sono molto impegnata con lo studio, ma penso che aggiornerò nel fine settimana.
Questo capitolo rimane sospeso perché nel prossimo riprenderò la vicenda della gita scolastica per rappresentare la storia di Gustavo = scettro del re e Gesualdo = ostaggio del re.
Poi vi dico che Gualtiero significa Capo dell’esercito ed ho voluto rappresentarlo in questo modo più originale rispetto ad un vero e proprio Generale.
Spero che questo capitolo possa piacervi. Grazie di cuore a chi legge e chi commenta!

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Capitolo 5
*** Classe 2°C ***


Intreccio di storie nella piccola e bizzarra locanda di ‘’Wood‘’
 

Premessa: ho diviso in giornate la permanenza dei bambini alla locenda per non creare problemi di comprensione temporale, inizia dal continuo del capitolo precedente con Gastone che esce per fare l'escursione nel bosco.

Classe 2°C
 

                                                                                            
Giorno1

 
Gastone si incamminò con il piccolo esercito di bambini con il grado ufficiale di Sottotenente dopo che il gentile Capo Supremo lo aveva cambiato tre quattro volte.
Marciavano allegri e spensierati osservando curiosi tutto quello li circondava, anche per il giovane arruolato e già di grado elevato era la prima gita in quel magnifico bosco circostante alla locanda.
 
Alfonso cercava disperatamente il fidanzato aveva paura che fosse rimasto solo con i bambini, lo cercava e non lo trovava ma aveva notato uno strano silenzio.
Passava da una stanza all’altra chiamando il ragazzo
‘’ Scusi se cerca il suo amico deve vedere nel bosco! E’ stato invitato dal Professor Gualtiero ad unirsi nella gita! ‘’
A parlare fu una delle due insegnanti, il locandiere la ringraziò e correndo come una saetta sfrecciò via lasciandosi dietro una scia blu come il colore della sua maglietta.
Correva così veloce da sembrare Flash, una versione meglio vestita di quel bizzarro supereroe.
Fortunatamente la marcia era da poco iniziata ed Alfonso subito raggiunse il gruppetto di visitatori.
 
‘’ Che ci fai qui? Non ti abbiamo invitato! ‘’ Disse arrogante il preside congiungendo le braccia al petto
‘’ Bhe..Io…Sono qui per Gastone…Non vorrei disturbasse.. ‘’ Il locandiere sconvolto da quell’affermazione balbettò imbarazzato ed indietreggiò quasi impaurito.
‘’ Scherzo puoi aggiungerti all’allegra combriccola!Sarai il sottoposto del tuo raga… ‘’ Poi l’uomo si interruppe, guardava i bambini sperando che non avessero sentito, proprio non sapeva come spiegar quella situazione ma Alfonso comprendendo il timore del suo ospite si portò la mano sulla fronde imitando il saluto militare e dicendo ‘’ Si Signore! Comandi! ‘’
Gualtiero sollevato fece cenno di aggregarsi alla compagnia e così il locandiere andò vicino al fidanzato che fortunatamente aveva compreso quella situazione, ma Alfonso per accertarsene lo osservò e mentre stava per parlare Gastone lo anticipò ‘’ Ho capito! Non sono scemo! ‘’
Un bambino dall’aria allegra rimproverò il ragazzo ‘’ Non si dice scemo! ‘’
Il povero locandiere si portò una mano sulla fronte in segno di rassegnazione, Gastone era irrecuperabile ma fortunatamente l’insegnante non sentì o forse sorvolò, questo ma si potrà sapere ma la prima ipotesi risulta più credibile.
 
Camminarono per ore intere e ogni tanto si fermavano ad ascoltare una spiegazione sulle piante o alberi presenti nel bosco.
‘’ Bene soldati questo è un salice piangente e …… ‘’ Così iniziava il Capo del piccolo esercito e continuava per molti, lunghi ed interminabili minuti.
Stanchi prima di tornar alla locanda si fermarono per una pausa.
Il silenzio era mortale per Gastone, si sentiva trafitto alla stomaco dal cinguettio degli uccellini che per lui in quel momento rappresentavano la voce del silenzio.
Ascoltati i suoni della natura Gualtiero con tono dolce e rassicurante disse ‘’ C’ è qualcuno che vuole ascoltare una storia? ‘’
Tutti i bambini in coro urlarono SI ad essi si aggiunsero anche i due uomini più grandi!
Così il Capo iniziò
‘’ C’era una volta in un regno, un tempo stupendo adesso in rovina, un Sovrano malvagio.
Il suo nome era Serpe e solo ad udirlo impauriva, chi possedeva un nome tale non poteva non esser malvagiamente crudele.
Aveva preteso dai sudditi tutti i loro averi, i contadini dovevano cedergli l’intero raccolto, gli artigiani i loro lavori, i mercanti le loro ricchezze, tutti erano ormai poveri.
Il re non essendo soddisfatto dei suoi beni decise di uscire dal castello accompagnato dalle fedelissime guardie per andar a prender ciò che di diritto gli spettava!
La sola cosa che a quel popolo rimaneva era un tetto sotto il quale ripararsi, un luogo sicuro in cui tornare ed anche ciò gli fu brutalmente portato via.
Serpe bruciò tutte le case, non una fu esclusa da quella barbarie, ma con la dimora il Sovrano distrusse l’unica cosa che ad un uomo non può esser restituita, la dignità!
Un popolo di ladri che rubava alla povertà, questo divenne dopo quella notte!
Questo era il suo regno, sudditi senza dignità disposti privare altri di ciò che loro stessi erano privi: averi, sicurezza, dignità.
In una delle sue visite notturne al paese il malvagio Serpe vide una cosa che a lui mancava, qualcosa che non possedeva e che mai aveva posseduto, la felicità!
La indicò alla guardia e disse –Lo voglio, prendetelo- esse ubbidirono.
Tornati al castello il Sovrano andò dal suo nuovo giocattolo
-Come ti chiami? Gli chiese, era un uomo, precisamente un ragazzo, Serpe lo aveva rapito
-Gesualdo Signore
-Perché sei felice?
-Per la mia donna Signore è lei la mia felicità!
Il Sovrano stupito che una femmina rendesse felice aggiunse
-La voglio!
-Lei non sarà mai sua! Il suo cuore appartiene a me!
Arrabbiato Serpe gridò
-Tu sarai mio ostaggio finché lei non sarà la mia felicità!
Detto ciò ordinò ai suoi uomini di andare a prendere la giovane fanciulla.
Il povero Gesualdo era triste non sapeva come aiutare la sua amata, era inerme legato con robuste catene.
Eli così si chiamava la dolce fanciulla fu condotta al castello, Serpe vedendola provò una sensazione a lui estranea, il cuore batteva forte sembrava volesse uscire e gridare il suo amore.
Il Sovrano con lei fu gentile, ma la fanciulla era triste e lui per la prima volta nella sua vita era preoccupato non più per se stesso.
Una notte andò a far visita al giovane incatenato
-Perché non mi ama, come io amo lei? Sono stato gentile!
-Il suo cuore è già stato donato mio signore! L’amore si regala …
-Io la desidero. Lo interruppe il malvagio
-La felicità è un dono che non va cercato. Disse Gesualdo poi così continuò -Lei signore è felice o innamorato?
Ancora una volta arrabbiato lasciò il suo ostaggio. Il contadino aveva ragione lui era si innamorato, ma non felice come quando vedeva Eli sorridere.
Indeciso percorreva un lungo corridoio, non solo le suole ma anche la mente si consumava nel percorrer gli angoli più segreti del suo animo.
-Voglio esser felice, voglio che ella sia felice, con me! Ma lei appartiene ad un altro ed io?
Si ripeteva stanco. La colpa per le sue malefatte la stava così pagando.
In un disperato gesto d’egoismo restituì al suo popolo ciò che con avarizia aveva loro rubato sperando che Eli di lui si innamorasse.
Nulla cambiò apparentemente, ma la fanciulla con la sua mano vellutata accarezzò il volto del Sovrano dicendo
 –Sono fiera di Voi!
Il cuore di lui si scaldò di gioia nell’udir quelle dolci parole.
Lei gli aveva regalato con quel gesto quella agognata sensazione di calore che riscalda l’animo chiamata felicità.
Andò dall’ostaggio e gli disse
-Avevi ragione non ero felice ma ora lo sono.
Il povero Gesualdo pensava che Serpe strisciando avesse conquistato la sua donna ed una lacrima gelida scese sul suo viso.
-Non piangere ragazzo, la tua donna mi ha regalato con un gesto la felicità e tu saggio contadino mi hai insegnato che è bello ricevere e non pretendere.
Il malvagio Sovrano liberò così il ragazzo che poté finalmente sposare la sua amata Eli.
Serpe cambiò leggermente, non riscuoteva più tutti gli averi dei suoi sudditi, persa era la cupidigia ma l’egoismo per sempre lo caratterizzò.
Il suo popolo riacquistò i suoi averi e la paura di perderli li spinse ad accumularli sempre e sempre di più, il popolo senza dignità era avvelenato dallo stesso male che li aveva rovinati.
Un regno di ladri, avido e senza dignità era governato da Serpe, Sovrano egoista un tempo malvagio adesso impotente dinanzi i suoi sbagli. ‘’
 
Così Gualtiero terminò la sua storia, un’amara favola che racconta di un avido Sovrano che cambia il suo popolo e se stesso, ma la speranza del singolo è spenta dal male comune, una favola triste al sapore di caffè! I bambini sembrarono apprezzare, ma molti di loro capendo il messaggio si intristirono, Alfonso osservando un bambino dagli occhi del cielo vide goccia di pioggia solcargli il viso, piangeva silenzioso.
La gita per quel pomeriggio era finita ed il locandiere chiese al docente cosa avesse programmato ed egli rispose
‘’ Pensavo questa sera di rimanere in locanda, i bambini sono stanchi! Magari domani li porto di nuovo a fare una passeggiata nella natura e la sera? ‘’
Gastone sentendo quella domanda intervenne ‘’ Un falò! Sono piccoli sicuramente sarà la loro prima esperienza, così mai la dimenticheranno ‘’
‘’ Ottima idea Sottotenente, vada per il falò! ‘’
 
Tutti stanchi ed affamati tornarono alla locanda, cenarono presto, ordini del Capo e per la prima volta alle nove il silenzio regnava in quel luogo.
Andrea a Gastone videro un film romantico, la solita commedia.
Quando il ragazzo rientrò nella stanza vide il fidanzato sdraiato sul letto con la testa coperta dal cuscino.
‘’ Che ti hanno fatto! Ti hanno mozzato la testa! ‘’ Disse il più giovane ridendo e controllando che ciò che in quel momento gli interessava fosse ancora al suo posto.
Malizioso Alfonso si tolse il cuscino dal viso si avvicinò al fidanzato e delicatamente iniziò a spogliarlo, al che Gastone non capiva
‘’ Avevi detto niente SESSO! ‘’ Scandì bene e con tono basso l’ultima parola ed il locandiere gli rispose autoritario
‘’ Sono io il CAPO ricordi? ‘’
‘’ No mio caro, il Capo è Gualtiero! ‘’
Alfonso non credeva a ciò che sentiva così rispose
‘’ Ma tu proprio non sai tenere la bocca chiusa! Non capisci cosa è l’atmosfera! Ma cosa ti dice il cervello! ‘’
Era arrabbiato ma in fondo si era innamorato del ragazzo proprio per la sua spontaneità, per il suo essere così diverso.
Sapendo che la predica non sarebbe servita ed avendo altri sfizi che il nuovo dì non potevano aspettare per esser soddisfatti, Alfonso sorvolò sulla stupida affermazione continuando ciò che precedentemente aveva iniziato.
 

Giorno 2

                                                                                                      
Il sole sorse e Giuda già in cucina lavorava, aveva preparato l’impasto per le creps ed aspettava che i piccoli si svegliassero per cucinarle!
Appena sentì dei rumori iniziò a cuocerle, aveva anche preparato una variate per gli adulti con crema e fragole mente i bambini naturalmente avrebbero preferito la solita al cioccolato.
Tutti guardarono quella magnifica colazione ed i bimbi felici offrirono ancora una volta un  nuovo lavoro al giovane cuoco.
Il più spigliato del gruppetto entrò in cucina come rappresentante e molto educatamente gli disse
‘’ Signore sono Michele e rappresento tutta la seconda C, sono qui per chiederle se la notte le ha portato consiglio! Ha deciso? ‘’
Giuda sorpreso sorrise e rispose ‘’ Certo tesoro mi dispiace ma proprio non posso accettare, Alfonso il mio capo è un carissimo amico e a lui devo tanto! ‘’
Il piccino dagli occhi nutella leggermente velati dalla tristezza con voce bassa e udibilmente dispiaciuta gli disse ‘’ Capisco Signor Cuoco gli amici sono importanti e non si possono deludere! ‘’
Michele aveva capito la situazione e da bimbo maturo accettò la sua decisione, ma alcuni dei suoi amici più bimbi degli altri si lamentarono dell’insuccesso, al che il rappresentante rispose a tono
‘’ Gli amici non si abbandonano! Voi lo fareste? ‘’
A quella domanda nessuno rispose, i bambini sono buoni e in un rapporto d’amicizia donano sempre se stessi, forse più di qualsiasi adulto per ciò capirono tutti, chi prima chi dopo, la decisione del cuoco.
 
Le maestre e piccoli soldati uscirono per una nuova avventura nella natura.
L’intero stuff ne approfittò per ripulire la locanda.
Gastone ed Alfonso erano a lavoro e si scansarono un’enorme fatica.
Quelle piccole pesti avevano seminato immondizia da tutte le parti!
Il preside rimasto nella locanda non faceva altro che scusarsi in continuo, sembrava uno stereo rotto sul repeat.
Uno squillo di cellulare destò l’attenzione di Gualtiero che corse veloce a rispondere! Sospirò sollevato, sorrise felice ed andò dalla cameriera
‘’ Signorina le serve un aiuto! ‘’
Andrea fissa lo guardava e con un cenno della testa rispose negativamente.
Alfonso arrivò presto, alla mezza già era in locanda
‘’ Collega! Già ha terminato? ‘’ Gridò il preside per salutarlo ed il giovane locandiere  stupito rispose
‘’ Si oggi avevo solo tre ore di lezione. Sei allegro questa mattina cosa è successo di bello? ‘’
‘’ Mia moglie partorirà tra una settimana o poco più! Mi ha telefonato prima e mi ha detto che i medici avevano sbagliato i calcoli! Ora potrò vedere mio figlio nascere! ‘’
Gualtiero il giorno prima era semplicemente nervoso per motivi comprendibili, rimaneva un docente severo a tratti arrogante ma almeno non era cattivo come inizialmente sembrava, fortunatamente per i bambini.
 
La giornata trascorse velocemente e finalmente giunse il momento del tanto attesissimo falò.
I bambini furono informati al momento, si incappucciarono bene e così cenarono all’aperto, sotto le stelle e dinanzi ad un caldo fuoco.
A loro si unì l’intero stuff e tutti sereni mangiarono quelle che apparentemente sembravano schifezze, ma che Giuda aveva preparato con molta cura
‘’ L’occhio vuole la sua parte! ‘’ Disse Alfonso scherzoso
‘’ Sembrano caramelle gommose! ‘’ Aggiunse Andrea
Il cuoco aveva fatto un ottimo lavoro, si era sbizzarrito con la fantasia plasmando il mangiare sulla forma di dolci caramelle gommose!
Dinanzi al falò ogni soldatino sotto l’ordine del Capo raccontò una storia.
Piccole storie senza senso si susseguirono come lo schioppettio del fuoco ed un’altra serata terminò quando le fiamme si spensero.
 
 
Giorno 3

                                                                                                                      
Il sole sembrava non esser ancora sorto o magari già tramontato, il tempo ingannava infatti erano le dieci ma le nubi, la pioggia non facevano passare un raggio di sole.
‘’ BRRRR! Che freddo che fa stamattina! Meno male che è il mio giorno libero!‘’ Disse Alfonso sfregandosi le mani.
Il nuovo giorno era appena iniziato ed i bambini già si annoiavano, non potevano usciere o guardare la televisione, ordini superiori!
Alfonso si consultò con Giuda ed Andrea per trovare una soluzione, ragionarono e parlarono per circa trenta minuti e poi un lampo squarciò il cielo e la mente del locandiere, una geniale idea finalmente arrivò! I tre si separarono in modo da svolgere i loro compiti, il cuoco preparò dei dolcetti, la cameriera cucì uno strano vestito ed Alfonso cercò per poi nascondere uno strano oggetto.
Dopo il pranzo ed il riposino ancora pioveva e i bambini iniziarono con i soliti capricci ma ad un certo punto i lamenti furono interrotti dal locandiere!
 
Alfonso con un colpo di tosse richiamò la loro attenzione, era buffo aveva un rosso mantello ed un largo pantalone, osservandolo bene si notava un certo imbarazzo sul viso rosso come ciò che indossava.
Si schiarì la voce e poi disse
‘’ Salve miei fedeli sudditi è il Re che parla ‘’
‘’ E come si chiama Sua Maestà? Ed il suo regno? ‘’ Lo interruppe così Gualtiero offeso dal grado al quale il locandiere si era appena eretto, il Re è sicuramente più importante del di un Generale.
‘’ Il mio Regno si chiama Wood ed io sono il Re Gustavo ‘’ Rispose stupito della sua stessa prontezza
Le manie di grandezza del preside erano chiare a chiunque lo guardasse, indispettito si avvicinò ad Alfonso e con voce bassa gli disse
‘’ Io sono il Capo di questi soldatini! ‘’
‘’ Io sono il proprietario della locanda e decido io cosa fare! I BAMBINI sono annoiati ed è meglio distrarli! Poi se vuoi uscire con questa pioggia e farli ritornare a casa con un raffreddore sono affari tuoi! ‘’
‘’ Questa te la concedo, semplicemente perché mi sto scocciando anche io! ‘’ Così il preside burbero accettò quel compromesso ed ascoltò la pazza idea del locandiere.
‘’ Come dicevo BAMBINI ho perso il mio scettro! Non ricordo più dove l’ho messo e dato che esso è il simbolo del mio potere devo ritrovarlo, ma non ho molto tempo!
Se mi aiuterete una gustosa merenda oggi farete! ‘’
I bambini meravigliati si guardarono intorno e Michele disse ‘’ Ma fuori piove! ‘’
‘’ Sono sicuro che lo scettro sia ancora nel castello! ‘’
Ascoltando quelle parole i piccoli iniziarono la caccia, ma la bimba rossa rimase ferma e gli chiese
‘’ Come è fatto? ‘’
‘’ Non ricordo bene piccina, per certo so che è blu come i tuoi splendidi occhi ‘’
La bambina arrossì per il complimento e partì alla ricerca dello scettro.
Dal suo trono il Re Gustavo osserva i suoi sudditi, i piccolini correvano da una stanza all’altra ed ogni tanto si udivano le voci di alcuni di loro.
Giovanni, un bambino di sei anni e mezzo dai ricci biondi con occhi castani, esuberante e pimpante disse
‘’ L’ho trovato! ‘’ Ma poi aggiunse ‘’ O no! Non è lui è solo una forchetta gigante! ‘’
Daniela gridò ‘’ Se lo trovo la merenda la magio da sola! ‘’ La piccola egoista e golosa reclamava per sé tutta la ricompensa, le gote cicciotte indicavano tutta la sua fame di merende, ma alla sua affermazione un coro di bambine gridò a squarciagola ‘’ Cattiva! Noi la divideremo con gli altri! ‘’.
Michele mentre correva all’improvviso si fermò, era un bimbo molto intelligente e così organizzò un piano per trovare lo scettro, chiamò i suoi compagni e disse 
‘’ Ragazzi dividiamoci in gruppi! Ed ogni gruppo si occuperà di perquisire una stanza! ‘’
Ma purtroppo per lui la sua geniale idea non fu ripagata ed al suo gruppetto fu affidata la cantina.
Quel luogo era buio e pauroso e la squadra M era molto preoccupata, erano in quattro e decisero di dividersi ulteriormente.
M2 avrebbe coperto la spalle in caso d’attacco dell’uomo nero alla squadra M1, scesero piano gli scalini che cigolavano spaventandoli, giravano su se stessi con le mani congiunte imitando una squadriglia di soldati ‘’Libero!‘’ Gridava uno ed un altro ‘’Libero!‘’
‘’ Già l’ho detto io! ‘’ Iniziarono così a litigare perdendo di vista il loro obiettivo allorché il loro capo intervenne
‘’ Basta! Adesso scendiamo, troviamo lo scettro e conquistiamo la gloria! ‘’
Seriamente cercarono e trovarono uno strano oggetto colorato, corredo salirono ed andarono dal Re
‘’ Questo coso è il suo scettro? ‘’
Una mazza blu con della carta colorata agli estremi era il magnifico oggetto perso dal Re, il simbolo del suo potere era una mazza da scopa camuffata.
‘’ Si! Che la merenda sia servita al piccino! ‘’ Rispose lo strano Sovrano soddisfatto
‘’ No a tutti miei amici! Siamo una squadra! ‘’
Orgoglioso di quei bambini Alfonso si tolse il mantello, andò in cucina ed uscì seguito da Giuda con grandi vassoi pieni di dolcetti colorati.
I piccini fecero merenda divorando per poco anche i tavoli, il gioco li aveva stancati.
 
Il pomeriggio era quasi passato ed anche Gastone dopo il lavoro ritornò alla locanda, Andrea gli raccontò l’accaduto e di come Alfonso si fosse vestito, incredulo solo un pensiero aveva, il ragazzo voleva vedere il fidanzato così conciato, ma doveva aspettare la partenza dei bambini.
Le otto erano giunte e tutti commossi salutarono i piccini che agitavano le manine ringraziando l’intero stuff per i tre giorni più belli della loro vita.
 
Nella camera da letto Gastone mostrò ad Alfonso il mantello ridendo come un pazzo
‘’ Smettila! ‘’ Disse il più grande visibilmente arrossito
‘’ Ma dai dovrei essere io quello offeso! Non ho assistito alla tua recita!  ‘’
Il locandiere si tranquillizzò e soprattutto ringraziava il cielo per il lavoro che aveva occupato il fidanzato tutto il giorno, non osava immaginare cosa Gastone avesse potuto combinare in un’intera giornata solo con i bambini.
Incoraggiato dal fidanzato Alfonso si mise il rosso mantello
‘’ Signore in cosa posso servirla! ‘’ Disse Gastone ammiccante facendo l’occhiolino.
L’uomo più grande malizioso sorrise avvicinandosi sempre più a quello che sembrava il giullare più bello di qualsiasi corte e disse
‘’ Chiudi la porta ‘’ ……
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice….
Salve a tutti questo capitolo è più lungo egli altri come avevo anticipato, ma spero vi piaccia!
Significati dei nomi…
Gualtiero = Capo dell’esercito, professore con manie di grandezza tali da erigersi a capo del piccolo esercito
Gesualdo = Ostaggio del re, è il personaggio che viene rapito dal re nella favola raccontata ai bambini.
Gustavo = Scettro del re, è il nome che nella recita assume Alfonso erigendosi a Re smemorato che ha perso appunto il suo scettro.
Gastone = Ospite, lo ricordo Gastone è ospite alla locanda del fidanzato.
Ringrazio di cuore NonnaPapera! E Smanukil per i loro commenti!
Grazie di cuore anche a chi legge silenzioso!

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Capitolo 6
*** Il cane lupo ***


 Intreccio di storie nella piccola e bizzarra locanda di ‘’ Wood ‘’
 
 
Il cane lupo
 
 
 
In una gelido sabato pomeriggio di gennaio giunse alla locanda una coppia di ragazzi con due cani, chiesero una stanza ma Andrea non sapeva come comportarsi data la presenza degli animali.
‘’ Potete aspettare l’arrivo del mio superiore? ‘’
La neve ricopriva le strade, il grigio ed opprimente manto d’asfalto adesso era  ricoperto dalla candida neve, che regalava una sensazione di quiete e soprattutto ricopriva  l’impronta dell’uomo, tutto sembrava naturale e non più compromesso dalla mano dell’uomo.
 
I due giovani appena arrivati aspettavano nel salottino con i cagnolini al guinzaglio, quando arrivò Alfonso uno dei due iniziò a scodinzolare ed abbaiare così il locandiere si avvicinò e lo accarezzò dolcemente.
Era un amante degli animali e non gli interessava che questi potessero distruggere o sporcare la locanda e naturalmente accettò con piacere i suoi ospiti speciali.
 
Entrambi erano speciali, ma per motivi differenti, entrambi possedevano una storia da raccontare.
Il più grande affascinava non solo per la sua bellezza ma anche per la storia della sua razza.
Quel magnifico animale aveva le fattezze di un lupo, il pelo a tratti candido come la neve e nero come l’oscurità del suo antenato.
Quella magnifica creatura era un Pastore Cecoslovacco.
La sua razza ha una storia particolarissima, non è nata per il volere di Madre Natura ma è stato l’uomo a giocare con la vita, erigendosi a Dio.
Nella Repubblica Cecoslovacca gli uomini avevano bisogno di un cane da guardia resistente al quel clima molto freddo, ma purtroppo tutte le razze conosciute risultavano inadatte.
Così il dotto Hartl giocò con la natura facendo accoppiare un cane di Pastore Tedesco, tra tutti il più adatto per forza e bellezza, con una lupa.
Dopo vari tentativi e numerose morti, nacquero dei cuccioli fertili fatti tra loro accoppiare, negli anni cinquanta così fu creata questa magnifica razza metà lupo metà cane.
 
Il Pastore Cecoslovacco riconosce in un uomo il suo capo branco e ad esso donerà tutto se stesso, si dice che alla morte dei padroni questi cani  soffrano pene atroci, essendo in parte selvaggi riconoscono poi nei bambini i loro cuccioli proteggendoli da tutto e per tutta la vita.
Jack London scrisse al suo tempo un romanzo magnifico su di un cane nato dallo stesso accoppiamento che ha generato questa razza, una storia di amicizia tra un giovane ed un cane, una storia che evidenzia l’amore e l’odio, il rispetto e la non curanza nei confronti di un cane.
 Il romanzo descrive perfettamente a natura di questo animale: amorevole con chi lo merita e diffidente con gli estranei, ma intelligente, ragiona prima di agire nonostante la sua istintività in particolari situazioni.
Zanna bianca, come i suoi simili, è un cane al limite tra realtà e fantasia che affascina l’uomo per la sua complessa natura.
 
 
‘’ Un pastore Cecoslovacco giusto? ‘’ Chiese Alfonso mentre lo accarezzava
‘’ Si! Le piacciono i cani lupo?  ‘’ Rispose l’uomo che reggeva il suo guinzaglio
‘’ A chi non piace questo magnifico animale! ‘’ Replicò Alfonso
‘’ A chi preferisce un trovatello! ‘’ Aggiunse l’ospite ironico e osservando l’uomo che aveva accanto
‘’ Comunque io sono Gandolfo e lui è Gabriele il mio compagno, loro sono Zara e Lucky ed è un piacere conoscerla! ‘’
Alfonso arrossì per il complimento e osservò meglio i due uomini, erano molto diversi fisicamente e dai cani che avevano probabilmente differivano anche per carattere e morale.
‘’ Ho ma questo cagnolino è una scimmietta! ‘’ Disse Giuda vedendo i nuovi arrivati
Gandolfo rise di gusto ed aggiunse
‘’ Questo è un complimento rispetto a quello che ci dice la gente! Dicono spesso che è un’offesa al genere canino! ‘’
‘’ Smettila! Non è il caso di continuare! ‘’ Aggiunse irritato il fidanzato
‘’ Come mai avete due cani così differenti? ‘’ Chiese il locandiere curioso
‘’ Lucky è il primo che abbiamo adottato, andammo da un nostro amico veterinario per farci consigliare dove poter acquistare un cucciolo e lui ci parlò di un’associazione di volontari.
Quando li conoscemmo non riuscimmo a rifiutare l’idea dell’adozione di questo cuccioletto trovato per caso ad un campeggio! Era dolcissima e poi ci corse incontro su due zampe! Assomiglia ad una cane da circo! E’ spassosa ed affettuosa e soprattutto fifona! Zara invece è stata presa in un allevamento e a volerla è stato Gandolfo da piccolo aveva letto Zanna Bianca e successivamente visto gli adattamenti cinematografici. Lui ha sempre amato questa razza e così ha deciso di rivolgersi a degli esperti! ‘’
A parlare fu Gabriele ed Alfonso ascoltava estasiato, quei due ragazzi diversissimi erano giunti rispettandosi ad un compromesso adottando quei cani.
Dopo la piacevole chiacchierata svolsero le solite pratiche di rito per la registrazione e  la consegna delle chiavi della camera, ma sorgeva nel locandiere un dubbio che lacerava la sua mente
‘’ Mica avete intenzione di farli dormire al freddo! Sappiate che per me non c’è problema possono tranquillamente stare in camera! ‘’
‘’ Fosse per Zara lei riuscirebbe a dormire anche a meno cinque, ma Lucky ha problemi alla gola quindi almeno lei in camera deve stare! ‘’
Disse Gandolfo, ma Alfonso insistette per far rimanere anche il lupo nella locanda, in fondo non era abituato a dormire fuori e non era giusto fare delle discriminazioni.
 
Appena Gastone tornò alla locanda il fidanzato gli raccontò dei nuovi arrivati e il ragazzo felicissimo desiderava incontrare i cagnolini.
Appena giunta l’ora di cena le due coppie si accomodarono a tavoli vicini e il locandiere fece le presentazioni.
Quest’ultimo chiese loro dei cani chiedendo se era possibile giocarci, chiacchierarono durante la cena e piacevolmente si conobbero.
Al termine del pasto Gastone poté conoscere i due animali, vide prima Lucky rimanendo intenerito dalla sua buffezza, era stano in quanto aveva occhi enormi ma di un colore stupendo, verde smeraldo, delle orecchie altrettanto grandi e un pelo maculato in vari toni del marrone.
Quel cane era buffo e strano ma decisamente carino per sua originalità, si notava un velo di tristezza in quel volto canino
‘’ Perché è triste? ‘’ Chiese Gastone
‘’ Perché è stato abbandonato da qualcuno prima che noi lo adottassimo! ‘’ Rispose Gandolfo arrabbiato per il crudele gesto
Intristito da quell’affermazione Gastone si votò e alle sue spalle vide un lupo!
Spaventato gridò ‘’ A lupo! Al lupo! ‘’
‘’ Idiota è un cane non un lupo! ‘’
Lo richiamò Alfonso anche se sapeva perfettamente che quel cane appariva più simile ad un animale selvaggio che ad uno domestico.
Rincuoratosi grazie alla precisazione del fidanzato Gastone osservava intensamente l’animale, questo si sedette e fissando il ragazzo dritto negli occhi abbaiò forte.
Zara sembrava voler comunicare con il ragazzo, il cane aveva avvertito il suo timore ed aveva mostrato la sua disponibilità abbandonando la posizione da caccia, in piedi con coda calata, collo teso e zampe anteriori sporgenti in avanti. Il cane aveva compreso la bontà di Gastone e l’abbaio era la sua richiesta d’amicizia.
Titubante il giovane sporse la mano per accarezzarla e lei chinò il capo per rassicurarlo
‘’ Tu sei un lupo buono! ‘’ Disse Gastone iniziando una conversazione molto strana con l’animale.
 
Giunta l’ora dei saluti ognuno andò nella propria stanza ed anche quella notte Alfonso dormì alla locanda.
Durante la notte il locandiere sentiva degli strani rumori e non capiva da cosa fossero provocati, si girava continuamente nel letto pensando ad un certo punto che fosse tutto frutto della sua immaginazione, ma un rumore sordo molto forte catturò la sua attenzione svegliando anche Gastone che poco prima dormiva serenamente.
‘’ Chi è? Cosa è stato? ‘’ Disse il più giovane spaventato.
‘’ Non lo so! ‘’ Affermò Alfonso, poi così continuò
‘’ Anche prima sentivo dei rumori strani, ma non so da cosa siano provocati! ‘’
Entrambi si alzarono ed andarono a controllare, giù nel salotto videro i due cani giocare
‘’ Hanno fatto cadere una lampada! ‘’ Disse Gastone guardando preoccupato il fidanzato, si aspettava data la sua pesantezza una reazione esagerata che naturalmente non tardò ad arrivare, ma quelle parole celavano invece qualcosa di differente, il rimprovero e la rabbia nascondevano una frustrazione latente da molto
‘’ Ma vedi tu! Non dovrebbero stare in camera! A dormire!... ‘’ Ma Alfonso fu subito interrotto
‘’ Non è il caso! Se hai accettato di farli restare dovevi sapere che qualche inconveniente sarebbe accaduto! Poi lo vedi come sono affezionati ai due cani! ‘’
Disse Gastone dimostrando una maturità fino a quel momento celata, ma Alfonso era pensieroso lo guardava fisso negli occhi e alla fine sputò il rospo, anzi il cane
‘’ Vorrei un cane! Non te l’ho detto prima per via dell’appartamento che non riusciamo a trovare!
Ma vorrei tanto avere un cane che dovrebbe rimanere alla locanda nel frattempo che troviamo casa ‘’
‘’ E questo cosa centra? ‘’
‘’ Centra perché dovresti occupartene tu in mia assenza. ‘’
‘’ Quale è il problema! ‘’
‘’ Non vorrei obbligarti a fare nulla che non vuoi. Tutto qui! ‘’
‘’ Se ne avessi parlato prima avremmo già un cane! ‘’
Alfonso guardava il fidanzato incredulo non capiva dove volesse arrivare con quella affermazione così si limitò a dire ‘’ Continua! ‘’
‘’ Tu sei un maniaco del pulito e i cani sporcano. Tu adori l’ordine e i cani si sa non sanno cosa farsene di una casa ordinata.
Sei suscettibile ed hai il sonno leggero e i cani sono rumorosi, almeno da piccoli! Posso continuare se vuoi!
Sai benissimo che fino a qualche anno fa avevo un cane e ne vorrei tanto uno anche io, ma non volevo importi nulla! ‘’
‘’ Andiamo bene! Ci siamo fatti entrambi dei problemi inutili! Però hai ragione per me sarebbe difficile vivere con un animale ma sono sicuro di riuscirci il punto è che Gabriele e Gandolfo mi hanno dimostrato che è possibile giungere ad un compromesso ma a quanto pare in questo caso non ne abbiamo bisogno! ‘’
I due ragazzi si erano creati inutili problemi, bastava semplicemente parlare ma certe volte non è facile comunicare con una persona caratterialmente diversa.
La convivenza alla locanda, se così poteva essere definita, stava aiutando entrambi a conoscersi profondamente scoprendo non solo le differenze ma anche i punti di contatto, grazie ai quali riuscivano a legarsi maggiormente l’uno all’altro.
 
Il giorno seguente la coppia ormai loro amica dovette abbandonare la locanda, il fine settimana era concluso e i due poverini avevano passato più tempo a cercare un posto dove accettassero i cani piuttosto che rilassarsi, ma fortunatamente adesso sapevano dove andare e soprattutto chi trovare, dei nuovi amici che accettavano non solo la loro presenza ma anche i loro amici a quattro zampe.
 
Alfonso e Gastone decisero così di adottare un cane, un trovatello perché ad entrambi sembrava più giusto, ma avrebbero aspettato prima di trovare casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice…
Gandolfo significa lupo, nella storia è il proprietario di un Pastore Cecoslovacco di nome Zara, tutto ciò che ho raccontato su questa razza è assolutamente vero e come potete vedere dalla foto sembrano veramente i loro antenati! Io adoro questa razza anche se preferisco i meticci come il mio cane Lucky, sono del parere che anche i cagnolini abbiano bisogno d’amore e di un posto chiamato casa!
Il meticcio da me descritto è realmente il mio cane e veramente chi lo vede lo offende dicendo che è un’offesa per gli animali! Che cattiva che è la gente! La storia del meticcio è come io ho adottato il mio cucciolo. Volevo proporre dei modelli positivi di uomini che non assecondano il mercato nero degli animali, che purtroppo è una tristissima realtà!
Il cane lupo è comprato da Gandolfo in un allevamento italiano e il meticcio è stato adottato dal fidanzato salvandolo dalla strada. Io preferisco quest’ultima azione ma sono convinta che acquistare un cane non sia sbagliato ma il dove è il vero problema! Perdonate lo sproloquio ma questa tematica mi sta molto a cuore.
Zanna bianca è il romanzo di Jack London è difficile la sua lettura è pur sempre un classico, ma è stupendo io sinceramente consiglierei la versione per bambini non solo ridotta e illustrata ma soprattutto perché tagliata nelle scene più cruente e ce ne sono molte nella versione originale!
Ringrazio di cuore NonnaPapera e Smanukil spero che questo capitolo vi piaccia!



 

Questo qui sopra è un Pastore Cecoslovacco il vero cane lupo!

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Capitolo 7
*** Giuda il cuoco ***


Intreccio di storie nella piccola e bizzarra locanda di ''Wood''


Giuda il cuoco
 
 
 
Giuda fu assunto anni addietro come apprendista della locanda dal padre di Alfonso.
Il signor Franco era stato un abile e stimato cuoco ma decise di intraprendere un’attività propria aprendo la locanda, naturalmente era lui il cuoco ma avendo numerosi clienti necessitava di un aiuto in cucina.
Avendo promesso di aiutare un suo amico falegname a trovare lavoro al figlio decise così di assumere proprio quel ragazzo.
 
Giuda all’epoca era un ragazzino di diciassette anni quasi coetaneo di Alfonso ma totalmente diverso da esso.
Non amava studiare ed infatti alla terza bocciatura si era ritirato da scuola, non amava lavorare e soprattutto disprezzava il lavoro del padre che considerava troppo faticoso e insoddisfacente.
‘’ Cosa ti soddisfa allora? Cosa pensi che farai mai nella vita? Non sai fare nulla! ‘’
Queste parole le ripeteva sempre il padre, perennemente furioso con quel ragazzo, non aveva torto ma nulla risolveva comportandosi in quel modo.
Giuda da adolescente ribelle qual’era non considerava minimamente l’idea del lavoro o dello studio quale prospettiva futura, il presente era il suo unico interesse ed il divertimento era il suo presente.
 
Quando Giuda arrivò alla locanda era incredibilmente arrogante e superbo, non sapeva fare nulla eppure si comportava come un uomo vissuto con mille esperienze soprattutto nei confronti del povero Alfonso. Il futuro cuoco offendeva sempre il poverino
‘’ Tu non sai vivere! Perché non esci mai? Ma hai degli amici? ‘’
Alfonso aveva molti amici e usciva con loro il sabato sera essendo la domenica un giorno di festa, era un ragazzo responsabile e sapeva perfettamente dividersi tra studio e divertimento, ma per Giuda il ragazzo era un apatico, un ragazzino che non sapeva disubbidire alla tirannia del padre.
Con il passare del tempo e delle stupidaggini combinate dall’apprendista cuoco i due divennero amici.
 
 
Il ragazzo inizialmente riluttante al lavoro tentava di boicottare il suo impiego cercando in tutti i modi di essere licenziato.
 
Un giorno preparando una torta per i nuovi ospiti, una famiglia intera con molti bambini, infatti il dolce fungeva da merenda per i più piccoli ed era stata una richiesta dei genitori, Giuda utilizzò volontariamente il sale al posto dello zucchero, mentre lo aggiungeva rideva gustando il suo futuro impiego: l’ozio, infatti aspirava alla nullafacenza non sopportava svegliarsi ogni mattina presto e lavorare sette ore per un uomo bisbetico come Franco ma l’unico rimpianto era quello di non poter vedere il suo amico.
Assaggiata la torta i genitori erano furiosi e le loro urla potevano rendere sordo il povero Franco che mortificato si assunse ogni colpa.
 
L’uomo non rimproverò il ragazzo ma si limitò a dirgli
‘’ In una famiglia così ci si comporta! ‘’
Con quella frase colpì il ragazzo cose se lo avesse schiaffeggiato, non si aspetta  di essere considerato un membro di quella strana famiglia anche perché Franco era un uomo freddo che non dimostrava i propri sentimenti, ma da quel giorno qualcosa nel giovane Giuda cambiò, sentiva che quell’uomo credeva in lui e per la prima volta aveva la necessità di dimostrare il suo valore, non sapeva ancora in cosa fosse bravo o in cosa fosse portato anche perché nulla mai gli era interessato, decise però di impegnarsi come aiutante in cucina.
 
Con il passare degli anni la sua amicizia con Alfonso cresceva sempre di più e quando il ragazzo si rese conto di amare un suo compagno di classe e fu proprio Giuda ad aiutarlo.
Il figlio del capo non riusciva a credere cosa gli stesse accadendo e per alcuni mesi cercava di negarlo a se stesso, era spaventato da quella nuova situazione e soprattutto dal giudizio dei genitori.
Essendo cattolico iniziò a pensare che presto sarebbe sprofondato nelle fiamme infernali e che proprio il padre lo avrebbe spinto in quel baratro apertosi proprio per lui.
Giuda riuscì a convincere Alfonso che i peccatori sono ben altri, non era certamente acculturato ma sapeva che l’omosessualità nella storia dell’uomo è sempre stata presente, gli parlò dei filosofi greci  e di come la loro cultura potesse derivare da una sensibilità maggiore, parlò poi del grande Alessandro Magno e di tutte le sue prodezze spiegando che la sua virilità mai era stata messa in dubbio.
‘’ Bhe amico mio come puoi sapere meglio di me non c’è nulla di strano anche le scimmie scelgono compagni dello stesso sesso, quindi perché ti fai tutti questi problemi? ‘’
‘’ Perché sono cattolico e i miei genitori non mi accetteranno mai ‘’
Giuda era sbalordito da quell’affermazione perché in vita sua mai aveva visto l’amico così turbato.
‘’ Sei sempre tu! Non cambia nulla, sei sempre il solito ragazzo che ama studiare, che esce poco, che non ha mai creato problemi, sei sempre Alfonso non capisci! ‘’
Ciò che il ragazzo diceva era assolutamente giusto ma come i suoi stessi genitori non lo avevano accettato probabilmente anche quelli di Alfonso avrebbero avuto la stessa reazione.
Superata una paura mista a pregiudizio il figlio del locandiere finalmente accettò se stesso senza crearsi ulteriori problemi, ma un evento turbò la sua esistenza.
Finalmente riuscì a conquistare il ragazzo dei suoi sogni, si frequentavano quotidianamente vedendosi una volta a casa dell’uno e poi dell’altro, uscivano anche senza crearsi problemi ed Alfonso era felice finalmente era felice.
Mentre un giorno erano insieme a casa sua, i due innamorati iniziarono a baciarsi ed in quel momento entrò suo padre, non ci furono scenate o schiaffi nulla di simile, solo quando l’amico del figlio se ne andò Franco gli disse calmo
‘’ Vorrei dei nipoti ed una bella ed intelligente nuora ‘’
 
Come Giuda più volte ripeteva Alfonso era ancora un ragazzino che non sapeva disubbidire ai genitori e purtroppo il giovane lasciò il suo ragazzo e per quanto l’amico cercasse di dissuaderlo nulla cambiò
‘’ Voglio renderlo felice io non sono strafottente come te! ‘’
Ripeteva sempre Alfonso ma quella era solo una scusa, sapeva che nella vita avrebbe incontrato persone come suo padre e si rammaricava che la prima esperienza con il falso moralismo l’avesse fatta proprio con lui, ma in quel momento non aveva la forza di combattere contro lo stereotipo falso di un amore tradizionale, forse un giorno ma non era quello il momento adatto.
‘’ Sei un codardo vigliacco, dì la verità non sei innamorato e questo è stato un pretesto per liberarti di lui! ‘’
Giuda conosceva bene l’amico ed aveva ragione, Alfonso non combatteva in ciò che non credeva, non era realmente innamorato, infatuato sicuramente ma non al punto da lottare per quell’amore e non accettava quelle assurde giustificazioni: il padre, la morale, la religione che assurdità! Non era innamorato punto e basta!
 
I due giovani avevano idee differenti e modi di agire completamente diversi ma era normale anche perché Alfonso era ancora un ragazzino mentre Giuda per le difficoltà affrontate ormai era un uomo.
Aveva dimostrato le sue ‘’palle ‘’ più volte, aveva detto ai genitori con tranquillità di essere omosessuale ed il padre democraticamente lo aveva cacciato di casa e quando glielo disse il ragazzo così rispose
‘’ Già lo immaginavo infatti alla locanda ho aumentato i turni ed anche le mansioni, qualcosa da te l’ho imparato e così svolgo anche mansioni di falegnameria, lo stipendio è aumentato e quindi mi sono trovato casa senza considerare i risparmi che avevo. Finalmente sono un uomo ma suppongo che questo non ti basti, non mi accettavi prima e quindi non mi rammarico di aver perso il tipico rapporto padre figlio.‘’
 
Giuda era cambiato radicalmente negli anni, non solo era divenuto un ottimo cuoco ma aveva trovato in Alfonso un fratello al quale donare fiducia ed amore incondizionato.
 
Una mattina autunnale successe un evento particolare, per mesi da giovane il ragazzo aveva tentato di farsi licenziare inutilmente ma questo era accaduto molti anni prima, prima che si appassionasse a quel mestiere, prima di scoprire che anche lui possedeva un talento, prima di affezionarsi a quella strana famigli che non era certamente migliore della sua, anzi.
Mentre preparavano la cena Franco gli disse
‘’ Sei licenziato! ‘’
Giuda per poco non si tagliava una mano, dato che stava togliendo del grasso da un’enorme bistecca
‘’ Stai scherzando… ‘’
‘’ Assolutamente no, devi fare altre esperienza lavorative. Te lo meriti sei bravo! ‘’
Aggiunse poi orgoglioso l’anziano locandiere
‘’ Ho chiamato il vecchio ristorante in cui lavoravo, pagano profumatamente e ti faranno un colloquio domani ‘’
Il più giovane era stranito che modo strano di dimostrare l’esser fiero di una persona
‘’ E se non mi prendessero ‘’
‘’ Lo faranno ho detto che sei bravo! Ed io ho lavorato lì per anni quindi … ‘’
Franco lo stava letteralmente cacciando ma per un ottima ragione sapeva che quel giovane fosse un talento ai fornelli e sperava in un futuro migliore, in fondo la locanda era il suo sogno.
 
Il locandiere desiderava che quel giovane crescesse maggiormente, che viaggiasse e scoprisse le cucine del modo proprio come aveva fatto lui.
 
Giuda era considerato quasi come un figlio e l’uomo come tale lo trattava, aveva spinto Alfonso lontano da quel posto affinché potesse vivere la sua vita come preferiva e senza dover vedere cose che proprio non desiderava sapere, anche il figlio acquisito fu spinto lontano affinché crescesse come cuoco e come uomo.
 
Passarono anni ed Alfonso terminati gli studi tornò alla locanda, ma Giuda ormai aveva lasciato l’impiego al ristorante dove un tempo lavorava il vecchio e la sua bravura era conosciuta in tutta Europa.
Quando Franco si ammalò il figlio telefonò all’amico che si precipitò alla locanda.
 
Franco ormai malato da anni si stava spegnendo in quel posto per lui magico e pieno di ricordi.
 
Erano mesi che Giuda era turbato non era felice della sua vita, di tutti quei viaggi, di tutti quei lavori, non aveva nemmeno il tempo di legarsi ai colleghi oppure a persone che subito ripartiva, aveva vinto anche dei premi ed era stato allievo di maestri importanti, ma non desiderava avere un ristorante tutto suo, non era per l’impegno che questo richiedeva anche perché avrebbe potuto assumere degli apprendisti, ma non trovava il luogo adatto, non aveva un posto al quale era legato e che avrebbe dato un senso non solo al suo mestiere ma anche alla sua stessa vita.
 
Quando tornò alla locanda capì che quello era la sua casa, solo in quel luogo si era sentito apprezzato.
Qualche giorno prima della morte di Franco i due chiacchierarono
‘’ Perché hai reso la vita di Alfonso difficile, non lo meritava ‘’
Giuda proprio non riusciva ad accettare quel comportamento.
‘’ Io sono stato me stesso e se lui avesse voluto avrebbe potuto reagire diversamente, io non lo ho obbligato ‘’
‘’ Fisicamente no, ma mentalmente si! ‘’
‘’ Sono suo padre ed è normale che abbia soggezione nei miei riguardi e poi non tutti hanno la tua faccia tosta! ‘’
Un sorriso si stampò sul volto dell’uomo, mentre il ragazzo rise di gusto
‘’ Non lo trovo giusto, hai accettato le mie scappatelle e non quelle di tuo figlio! ‘’
Il vecchio rise ma poi cominciò a tossire, ugualmente trovò la forza di continuare
‘’ Ragazzo ti ho detto la stessa cosa che dissi a mio figlio solo che tu mi hai ignorato! ‘’
Giuda proprio non ricordava un simile episodio, ma non aveva una buona memoria e mai si era curato dei giudizi altrui, riteneva che gli attacchi personali derivassero da grandi insicurezze e che non valeva la pena ascoltare le opinioni di chi ha problemi simili, aveva le sue idee e soprattutto il suo egocentrismo non lo faceva andare oltre il suo piccolo nasino alla francese.
 
 
 
‘’ Sono onorato di aver conosciuto un cuoco come te e soprattutto di aver scoperto il tuo talento ‘’
‘’ Mi hai dato un’opportunità, mi hai cresciuto e trattato come un figlio e sarei onorato di prendere il tuo posto qui alla locanda in fondo sei vecchietto ‘’
‘’ No figliolo il tuo talento qui è sprecato ‘’
‘’ Invece no questa locanda ha ottenuto mille riconoscimenti e la sua cucina è apparsa su numerose riviste, poi non ha senso per me andare in altri luoghi ‘’
Giuda desiderava con tutto se stesso rimanere in quel luogo e alla morte di Franco rimase lì per aiutare Alfonso ormai rimasto solo e anche quando sembrava che il ragazzo stesse meglio lui continuava ad
armeggiare nella cucina della locanda
‘’ Ma cosa fai ancora qui, vuoi andartene! ‘’
Gli ripeteva Alfonso ogni mattina, ma un giorno Giuda gli rispose
‘’ Vorrei restare ‘’
L’amico lo abbracciò dicendogli
‘’ Sarei un pazzo a lasciarti andare e poi ormai sei rimato solo tu della mia famiglia ‘’
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice…
Salve a tutti volevo scusarmi per il ritardo ma ho avuto molti problemi con la connessione e solo ieri li ho risolti.
Il capitolo è tutto in flashback e racconta un po’ della vita di Giuda e un po’ dell’adolescenza di Alfonso, è triste ma già avevo accennato alle sue difficoltà.
Spero di aver trattato bene quest’argomento e poi aggiungo solo che Giuda significa onorato.

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Capitolo 8
*** La tela del destino ***


 Intreccio di storie nella piccola e bizzarra locanda di ‘’ Wood ‘’
 
 
 
 
La tela del destino
 
 
 
 
L’orologio segnava le due di notte e il povero Gastone era ancora sveglio, seduto sul divano dinanzi il camino osserva il fuoco ardere ed ascoltava il suo schioppettio, quello era la voce del silenzio, dell’assordante silenzio che invadeva la locanda quando Alfonso non rimaneva a dormire con lui, quando la solitudine e la mancanza dell’amato invadevano il suo animo, nonostante fossero fidanzati da anni e passassero la maggior parte delle notti insieme ancora entrambi soffrivano di una piccola lontananza, erano entrambi innamorati come al nascere dell’amore, il loro sentimento era sempre più forte, la quotidianità non aveva distrutto l’incanto.
 
‘’ Cosa ci fai ancora sveglio? ‘’
Chiese Andrea vedendo l’amico
‘’ Non ho sonno ‘’
Rispose il ragazzo intristito
‘’ Anche oggi non avete trovato casa vero? ‘’
Domandò lei e Gastone annuì silenzioso.
 
Anche quel giorno lui e il fidanzato erano andati in cerca di una casa senza però trovarne una adatta alle loro esigenze, non chiedevano cose impossibili come ville economiche o attici con vista sull’oceano, ma solo un appartamento ampio e luminoso.
Ogni gita con il consulente immobiliare finiva inevitabilmente con un insuccesso.
Quel giorno l’esperto li aveva portati in periferia per vedere tre topaie, tre appartamenti piccoli e mal arredati e a parere di Alfonso sicuramente anche con sorprese spiacevoli quali tubi rotti, impianto di riscaldamento non funzionante e cose simili, infatti il ragazzo affermava con sicurezza che per essere  “vecchio stile” come le definiva il consulente significava che fossero vecchie e basta e soprattutto con vari problemi legati alla loro veneranda età.
 
‘’ Capisco il tuo dispiacere, ma vedrai che prima o poi troverete casa! ‘’
Affermò Andrea speranzosa cercando di trasmettere un po’ di sicurezza all’amico, il quale però sospirò.
 
Passarono molte ore dinanzi al camino, non parlarono molto ma quel poco che si dissero aiutò Gastone a conoscere meglio l’amica che gli raccontò come fosse giunta ad un simile lavoro e soprattutto il perché.
 
Andrea raccontò di aver conosciuto Alfonso all’università, raccontò all’amico di essersi laureata in lettere e di non aver continuato specializzandosi, di non aver trovato lavoro come aveva invece fatto il suo superiore, cose che Gastone già conosceva perché il fidanzato già gliene aveva parlato, ma la ragazza gli raccontò del suo più grande amore e di come fosse terminato.
 
 
Andrea aveva frequentato il liceo classico ed aveva conosciuto così Gioele con il quale aveva iniziato una lunga relazione.
Avevano entrambi la stessa età e caratteri totalmente differenti, lui era timido ed introverso lei allegra ed espansiva, essendo quet’ultima molto sarcastica e l’altro permaloso finivano sempre per litigare, ogni battuta si trasformava nelle orecchie del ragazzo in un’ offesa e ogni sciocchezza diventava una tragedia greca.
Erano piccoli quando si fidanzarono entrambi avevano solo quindici anni, Andrea ricordava con emozione il loro primo bacio datosi a San Valentino il giorno in cui Gioele con molto coraggio le confessò i suoi sentimenti, sentimenti che per anni rimasero immutati ma la quotidianità e soprattutto la crescita allontanarono i due innamorati.
La loro non fu la tipica relazione adolescenziale ma un amore reale e profondo che chiedeva sacrificio da entrambe le parti.
La tela del loro destino fu tessuta solo da una coppia di mani mentre le altre subirono il volere di chi il ferro impugnava.
La crescita li divise perché ciò che da piccoli erano cambiò radicalmente, lo stesso carattere si plasmò sulle esperienze vissute.
 
Il mattino seguente un nuovo ospite del tutto inatteso si registrò alla locanda.
Un ragazzo castano con una accenno di barba, non era un uomo curato o attento alla moda del momento si vedeva dal volto che fosse molto stanco e che avesse bisogno di riposo, proprio la sera precedente la giovane cameriera aveva confessato al nuovo amico la storia di un suo passato amore e quella mattina per volere del destino Gioele si presentò alla porta di quel luogo, fu Giuda a registrarlo
 
‘’ Mi sembra molto stanco signore! Suppongo sia qui per riposare ‘’
‘’ In realtà cerco la mia fidan…o meglio ex fidanzata ‘’
Giuda ricordando gli ultimi eventi che lo riguardarono da vicino, cerò di capire se un possibile triangolo o quadrilatero si fosse formato tanto da spingere quel giovane a cercare la sua amata o meglio ex amata.
‘’ Se non è un problema possiamo darci del tu, in fondo penso che abbiamo la stessa età, comunque la ragazza si chiama Andrea e lavora qui ‘’
Giuda deglutì pesantemente e non sapeva come comportarsi in quell’occasione anche perché non aveva mai sentito parlare l’amica di quel ragazzo, ma nell’incertezza  annuì alla sua richiesta, per ora si sarebbe comportato educatamente.
Fortunatamente il nuovo cliente chiese al cuoco di essere discreto, voleva essere lui ad avvisarla cosa che naturalmente Giuda preferiva per evitare conversazioni imbarazzanti.
 
Gioele era un medico molto bravo ed affermato, un giovane talento della chirurgia di pronto intervento, le sue mani avrebbero dovuto, per molti colleghi, essere assicurate perché ritenute di inestimabile valore.
Il rapporto con Andrea iniziò ad inclinarsi nel periodo universitario, il suo ingresso a medicina dopo lunghi sacrifici gli causò una malattia per la ragazza incurabile: la Superbia, un peccato che non era certamente ammissibile soprattutto per un medico.
Con il passare dei semestri e degli esami con successo superati, il suo malore aumentava coinvolgendo anche la ragazza ritenuta ormai “non degna di essere al suo fianco” il suo egoismo lo spinse a chiedere infinite possibilità di redenzione che mai furono concretizzate.
Il giorno dopo la Laurea lui la lasciò sola, aspettò tanto per non far incidere la separazione sugli studi, egoista aveva pensato solo a se stesso.
Nel giorno in cui pronunciò il Giuramento di Ippocrate venne meno alla promessa fatta alla fidanzata anni addietro: amarla incondizionatamente più di qualsiasi altra cosa, amò per anni solo se stesso, per anni apprezzò solo se stesso, per anni apprezzò più il suo talento che la vita stessa, più le mani che i pazienti.
Per anni aveva operato non per salvare la vita altrui ma per la gloria, l’ambizione lo aveva cambiato ed ormai era solo con il suo talento.
 
Quando Andrea andò nella camera del nuovo ospite si sentì mancare il sostegno quasi come se non fossero le ginocchia a cedere per l’emozione ma il pavimento ormai crollato a causa di un evento naturale estremamente distruttivo, era chiaro che fosse ancora innamorata, tanti anni di amore non sono facili da dimenticare, non poteva certamente continuare tranquillamente la sua vita come se nulla fosse accaduto, non poteva e mai avrebbe potuto farlo perché lui fece parte di gran parte della sua vita ed ormai era parte integrante non solo del passato ma della sua stessa anima.
 
‘’ Ciao ‘’
Solo questo farfugliò Gioele perché Andrea non gli diede il tempo di continuare, la ragazza si votò in un estremo gesto di forza di carattere e andò via.
Certamente il giovane medico non si aspettava che lei gli andasse in contro commossa con un sottofondo musicale e il classico sfondo con il prato fiorito, non era da Andrea, ma comunque non si aspettava tanta freddezza, non da lei, non dopo quello che li aveva uniti, si domandava se avesse dimenticato quel magnifico sentimento che un tempo li legava.
 
La ragazza si nascose nella cucina obbligando il giovane cuoco a darle asilo politico in cambio dovette però raccontargli tutta la sua storia.
Giuda rimase colpito da ciò che ascoltò non capiva come una ragazza laureata potesse fare la cameriera, lui non si era diplomato non voleva studiare ed era stato fortunato ad incontrare Franco. Lei, invece, nonostante si fosse impegnata per un futuro migliore si ritrovava a pulire le camere altrui come se il suo destino non dipendesse dal suo volere, come se il fato avesse già deciso per lei, ma nessun entità superiore si era intromessa nella sua vita, solo un uomo egoista e superbo che aveva deciso non solo per se stesso ma anche per quella giovane ragazza.
 
La rottura con Gioele era arrivata poco dopo la sua laurea ed Andrea non riuscì a continuare negli studi, il dispiacere le fece perdere tutta la concentrazione e la voglia di studiare e per insegnare aveva bisogno della specializzazione, solo due anni di sacrifici e tutto sarebbe finito, ma era già tutto finito e non aveva ormai più stimoli per continuare, la mano dell’uomo aveva smesso di tessere.
 
La giovane cameriera si era sempre sacrificata per il fidanzato e con molti sforzi aveva raggiunto il primo traguardo ma ogni giorno doveva competere con i rimproveri di Gioele: lui sarebbe stato un medico, i medici salvano la vita delle persone, i medici sono onnipotenti e lei una semplice ragazza che un giorno sarebbe diventata un umile insegnate, era difficile vivere con una persona che faceva pesare questa “differenza sociale” come lui amava definirla, con una persona simile accanto era stato un miracolo laurearsi, competere con tanta superbia per Andrea non era stato facile e nonostante ciò lei non lo aveva lasciato, era ancora innamorata di quell’adolescente timido e gentile, intelligente e promettente e sperava che un giorno sarebbe rinsavito, sperava che sarebbe ritornato quello di cui si era innamorata, sotto tanta superba ignoranza alimentata da stereotipi e pregiudizi c’era ancora quello stesso ragazzo, almeno lo aveva sperato per anni fino alla delusione finale.
 
 
Rivederlo aveva riportato in superficie molti sentimenti sopiti, fra tutti il rimpianto per non aver continuato gli studi.
 
‘’ Riprendi a studiare, fai vedere a quel cretino che tu sei migliore di lui! ‘’
Disse Giuda dopo aver ascoltato tutto il racconto dell’amica.
Furioso uscì dalla cucina, attraversò il salotto dove incrociò lo sguardo di Alfonso
‘’ Ehi! Che è successo! ‘’
Esclamò il locandiere vedendo l’amico innervosito che camminando gli rispose
‘’ A me nulla ma il cretino della stanza quattro presto riceverà una pietanza che non potrà più dimenticare ‘’
 
Giuda era sempre stato un ragazzo istintivo, non pensava due volte a ciò che avrebbe dovuto fare o non fare, lo faceva ignorando le conseguenze, faceva ciò che sentiva giusto fare e spesso sbagliava, ma in quella circostanza il limite tra i due contrari era labile e soggettivo.
Salì le scale e bussò con forza alla porta del nuovo ospite
‘’ Via, te ne devi andare! Non sei gradito in questo posto! ‘’
Disse Giuda serio cercando di mantenere un minimo di razionalità per frenare il forte istinto di dare un pugno sul naso a quel ragazzo.
Nel frattempo Alfonso era al pian terreno cercando di capire cosa stesse accadendo, il suo ragionamento lo tratteneva al pavimento come se vi fosse inchiodato, ma Andrea che uscì dalla cucina gli disse della presenza di Gioele.
 
Normalmente il locandiere sarebbe stato indifferente ad una simile informazione, le liti tra ex non gli erano mai interessate, ma proprio non sopportava quell’arrogante medico e avrebbe voluto tanto dirgli quanto lo disprezzasse e infatti corse al piano superiore, vide così Giuda che reggeva l’uomo per la felpa all’altezza del collo, prima che succedesse di peggio Alfonso intervenne dividendo i due ragazzi, cosa che pagò caro perché avrebbe tanto voluto vedere l’amico di un tempo con un occhi nero.
 
Nel corso degli anni universitari il locandiere e il medico erano divenuti amici essendo entrambi legati ad Andrea, ma la fine del rapporto con quest’ultima aveva coinvolto anche Alfonso che ebbe l’impressione di aver conosciuto un’altra persona, Gioele era bravo a mascherare il suo essere più meschino che sfogava solo con la sua amata fidanzata.
 
Separati i due ragazzi tutti scesero al pian terreno e si accomodarono nel salottino cercando di calmare gli animi, ma il locandiere furioso camminava percorrendo quella stanza centimetro per centimetro finché disse
‘’ Perché sei venuto? Non ti è bastato ciò che hai fatto la prima volta? ‘’
‘’ Non sono affari tuoi! ‘’
‘’ Certo che si! Io c’ero quando tu sei andato via, andato poi …abbandonato forse suona meglio ‘’
Quella conversazione fu interrotta da Andrea che dispiaciuta ed imbarazzata per ciò che stava accadendo chiese
‘’ Perché sei qui? ‘’
‘’ Potei parlarti in privato ‘’
Quell’affermazione fu seguita da un gesto della mano della ragazza che indicava la cucina, appena vi entrarono lui iniziò a spiegare
‘’ Sto per partire e volevo solo salutarti, non pretendo di essere perdonato, so di essere stato meschino ed egoista ma volevo essere sincero.
Non c’è mai stata nessuna durante o dopo, è solo che l’amore si è trasformato  in affetto ed io non ho avuto il coraggio di lasciarti, non volevo che qualcosa turbasse il mio corso di studi e quando l’ho concluso ho fattio ciò che l’egoismo mi impediva di fare. Mi sentivo in colpa e quando stavo insieme a te negli ultimi periodi non riuscivo più ad essere me stesso, so di essere stato viscido e meschino …. ‘’
 
Il discorso continuò per molti minuti ripetendo le stesse cose ma ciò che colpì Andrea fu la motivazione della partenza di Gioele
 
‘’ Sento di aver perso tutto compreso me stesso e forse mi farà bene allontanarmi dalla mia ambizione più grande, so che non è il motivo giusto ma alla fine aiuterò qualcuno che realmente ha bisogno e che non può permettersi di chiederlo ‘’
‘’ Dove andrai ‘’
‘’ In Africa, ho molti soldi da parte e magari lì potrò aiutare e ritrovarmi ‘’
 
Si salutarono dignitosamente e tristemente, lei lo amava ancora ed era difficile salutarlo, ma non aveva altra scelta anch’ella sentiva la necessità di ritrovarsi per esser felice perché sapeva bene che nel suo caso l’amore non le aveva donato la felicità, forse per inesperienza giovanile o forse per l’impossibilità di resistere ad un sentimento troppo forte.
 
Quella giornata cambiò il suo percorso si rese conto che Gioele aveva influenzato negativamente la sua vita, decise di riprendere gli studi perché per soli due anni valeva la pena lottare per un futuro migliore, non che rinnegasse il suo presente ma certamente non desiderava fare la cameriera a vita.
Alfonso fu felice della decisione dell’amica e l’avrebbe aiutata non solo per affetto ma soprattutto per l’immensa stima che provava nei suoi confronti.
Finalmente Andrea aveva ripreso i fili per tessere la tela della sua storia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice…
Gioele significa Giuramento e il caro dottore infrange non solo il giuramento fatto alla fidanzata ma anche quello di Ippocrate.
Chiedo venia per il ritardo ma avevo anche già scritto quasi tutta la storia in alcune giornate morte solo che il pc mi ha abbandonata e ho dovuto formattarlo, il tecnico poi si è dimenticato di copiare il disco e così ho perso tutto foto e video compresi, che tristezza *^*
Essendo questo capitolo lunghetto ci ho messo un po’ per riscriverlo e poi le feste di Natale mi hanno impegnata molto.
Chiedo ancora scusa per l’enorme ritardo e spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
 

 

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