High Trigun

di YellowNeko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a Casa.... ***
Capitolo 2: *** Escape ***



Capitolo 1
*** Ritorno a Casa.... ***



Erano passate poche settimane da quando Vash aveva riportato Knives “a casa”… Si era ormai ripreso da tempo, e le cose stavano andando bene, ma nei primi giorni che lui era rinvenuto, c’era stato il caos assoluto. Insulti, tentati omicidi/suicidi, crisi di depressione e un’estrema rabbia verso il gemello con i capelli a spazzola.
Ma poi, d’un tratto, si calmò. Non parlava molto, ovviamente, specie con gli umani, ma almeno restava tranquillo e senza fare troppi casini. L’importante per Vash, stanco e ancora ferito, era che suo fratello non stesse pianificando un altro progetto della distruzione della razza umana, ma lui non sapeva che Knives era totalmente scoraggiato a farlo. Knives si sentiva vuoto nel cuore, tutti i suoi desideri andati in fumo…
Era forse così grave sognare in un mondo dove lui e la sua razza potessero vivere in pace, come… in un Eden? Era così orribile salvare la sua razza dalla distruzione da parte degli umani? Era così? Gli umani dovrebbero restare in vita e loro dovrebbero soltanto guardare l’imminente morte? Non gl’importava più nulla. Rassegnato, cercava almeno di capire gli umani, anche se gli era difficile, gli sembrava che fossero sempre di più su due piani totalmente diversi.
-Buongiorno, Mr. Knives…- gli fecce la nanerottola dai capelli corti, tagliando il corso dei suoi pensieri, mentre apriva la porta, entrando insicura nella stanza.
-Mh, buongiorno, Miss Stryfe. – si voltò a guardare il cielo dalla finestra, non degnandole di uno sguardo, non ne aveva la minima voglia di vederla. Detestava l’aria impaurita che faceva quando lo vedeva, come se lui fosse una specie di mostro terrificante… Ma che importava? Che pensasse pure quello che voleva, quell’umana.
-Vedo che oggi siete in forma.- sorrise in maniera un po’ forzata, con la voce insicura- Ora sarebbe l’ora di vedere come vanno le vostre ferite.- si avvicinò al comodino per prendere la scatoletta dei medicinali con calma.
-Non ne ho bisogno- fa secco il plant- Sto bene. Puoi anche andare via.- si toccò pensieroso una delle ferite sulla spalla destra, non guardando neanche per un attimo Meryl.
-Non dite sciocchezze, le vostre ferite non si sono ancora rimarginate del tutto, lasciate che io….- avvicinò una mano alla spalla che Knives sta toccando, ma con uno scatto fulmineo, il biondo le prese la mano con l’altra libera e la fissò gelidamente.
-Ti ho detto che non ne ho bisogno. Ora lasciami stare.
Impietrita, Meryl semplicemente gli fecce un cenno con testa e togliendo la sua mano da lui, uscì dalla stanza, lasciando la scatoletta ancora sopra il comodino mezzo aperto. Distogliendo lo sguardo dalla porta, Knives si mise ad alzarsi dal letto e camminò verso la finestra, aprendola e affacciandosi distrattamente. Guardando i bambini giocare per strada in quella terra sabbiosa gli faceva ricordare quando ancora era piccolo… Dio, quanto gli mancava quell’albero di mele! E le giornate calme passate in quell’erba soffice… Ma i suoi pensieri sono di nuovo fermati da un’altra persona venuta a disturbargli, chi sarebbe mai?!
-Salve, Mr. Knives!-fa allegramente la ragazza alta, entrando nella stanza senza traccia di timidezza, a differenza dell’altra donna, ma è comunque fastidiosa. Troppa energia.
-Ma ne esce una e viene un’altra, che sfortuna... –mormorò tra sé e sé, e le fa soltanto vagamente un cenno con la mano per salutarla.
-Cosa avete detto, scusate? - Milly piegò la testa leggermente a destra con la sua solita espressione interrogativa bambinesca.
-Niente. –fecce annoiato Knives.
-Il capo mi ha detto che state meglio, vero? Vado subito a chiamare Mr. Vash allora!- uscì dalla stanza saltellando allegramente, nella sua grazia elefantina.
Un paio di minuti dopo, arrivò Vash nella stanza con un sorriso stampato, e restò con Knives fin quando la sera calò, ed Vash venne chiamato per una questione. Continuando a sorride, disse al fratello in maniera spensierata:
-Ora vado, tu riposati, eh! Ci se vede domani! – alzò la mano, agitandola ed se ne andò, chiudendo leggermente la porta.
Quando seppe che rimarrebbe finalmente totalmente solo, si sdraiò sul letto caldo e fissò il tetto fino ad addormentarsi, con un pensiero fisso in mente:
Voleva andare via di lì.

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Capitolo 2
*** Escape ***



-Vash…- fecce Meryl in tono preoccupato al biondino che divorava la cena con aria beata.
-(chomp) Sì (chomp) Meryl?- disse distratto, più concentrato sul cibo, sorridendo come un matto.
-… Non mi piace.- timidamente Meryl guardò Vash, aspettandosi che lui si fermi per ascoltarla un attimo.
-Beh, (chomp)-alzando lo sguardo verso la ragazza, per poi abbassarsi sul suo piatto ancora pieno- se non ti piace (chomp), dallo a me!- sorridendo, allungò la mano verso il piatto, con l’acquetta in bocca, ma venne fermato proprio nel momento in cui le sue ditta stavano per toccarlo, colpito forte dalla forchetta infuriata della agente assicurativa.
-Ma mi vuoi ascoltare un po’, invece di stare lì a pensare soltanto al cibo???-lo guardò severa.- Io stavo parlando di tuo fratello, mica del cibo, razza di stupido…
-Ahiaaaa… Mi hai fatto male! Io sono ancora ferito, sai!-ritrasse la mano piagnucolando, massaggiandola leggermente, mentre si mette a guardare Meryl con uno sguardo interrogativo.- Come mai non ti piace Knives?
-Ah, non lo so… Magari perché è un maniaco omicida che ha quasi fatto fuori suo stesso fratello, cioè TE, e ora giace QUI, a casa MIA, come un malato comune.- disse ironicamente Meryl, un po’ nervosa.- Ma non te ne rendi conto che lui è ancora pericoloso?!
-Mavvààà… E’ troppo stanco e debole per poter fare qualunque genere di cosa, ed essendo molto sensibile al dolore, escluderei qualsiasi movimento sospetto… -d’un tratto, smettendo di parlare, la fissò dritto negli occhi in maniera profonda.
-Ne sei sicuro? Io invece peso che…- si fermò di colpo, arrossendo sotto quello sguardo profondo. Si sentì quasi trasportare, finché il romanticismo nato nel suo cuore non si spezzò, notando che Vash stava furtivamente rubandole il piatto. Incredula, le restarono soltanto poche parole in bocca e un gesto decisivo.- Razza… di… STUPIDO!
Milly che era nella sua camera a finire annoiata un rapporto per la Bernardelli, sentì soltanto il rumore forte di qualcosa che si schiantava contro la parete, e agendo come se la cosa fosse del tutto normale, si alzò, aprì la porta e disse allegramente ai due:
-Ahe, ora sì mi sento come se le cose fossero tornate come prima!- sorrise e poi chiuse la porta, divertita dalla scena, dicendosi tra sé e sé: L’amore non è bello se non è litigarello!
Più tardi, Mentre Meryl stava uscendo per buttare via i resti della cena, notò Vash solo sulla montagnetta della città, e lasciando stare il piatto per terra, avendo finito, s’incamminò a raggiungerlo. Appena arrivata in cima, le sembrò che fosse tornata indietro nel tempo, quando Vash era ancora scosso dopo aver ucciso Legato. Rimase in silenzio per un po’ di tempo, ma il biondo, senza voltarsi le disse, sorprendendola:
-Lo so… che Knives non è del tutto affidabile… Ma io voglio crederci. –girandosi leggermente, la guarda con un brillo di fiducia negli occhi.- Io so che Knives si renderà conto dello sbaglio che ha fatto… E che vivrà in pace assieme a noi.
-Vash… - le parole le restavano bloccate in gola, cosa doveva dirgli? Poteva solamente credergli. E pregare che lui abbia ragione. Si avvicinò di più a lui, restandogli accanto, e senza proferire parola, restarono soli lì, in silenzio. _______________________________________
Knives si svegliò pigramente, e guardandosi in giro notò che era ancora tutto buio. Possibile che avesse dormito così poco? Gli sembrava che stesse a letto da secoli. Si alzò lentamente, sentendo pulsare le ferite sulle cosce. Okay, con Meryl aveva mentito, non stava del tutto bene, ma cosa doveva dirle? “Oh, sto male, mi sembra di morire, aiutami?”?! Mai, poteva aver perso in maniera umiliante contro suo stesso fratello, ma aveva ancora un briciolo di dignità a non farsi vedere in quello stato da un’insulsa umana.
Gemendo leggermente dal dolore, camminò verso la finestra, a guardare di nuovo fuori. Le strade erano vuote, non si vedeva anima viva. Rimase distratto per un paio di minuti a guardare il cielo nero illuminato soltanto dalle lune brillanti di colore diversi, soffermandosi specialmente sulla luna rossa, quella colpita da Vash, quella col cratere. “Un potere così immenso accumulato negli anni…” pensò “…non poteva che schiacciarmi. Un’altra volta. Sono un idiota ad aver sottovalutato Vash.”. Abbassò la testa, mezzo sconsolato, in quella depressione, quando, non sapeva perché, pensò a qualcosa che lo stuzzicava. Agitato da quel pensiero, iniziò a prestare attenzione ai suoni in giro. Nulla. Tutto tranquillo, si sentivano soltanto dei vaghi russi o respiri leggeri delle persone che dormivano. Capì che nessuno lo stava vigilando, era l’unico sveglio in tutta la città.
Il cuore iniziò a battere forte dalla estasi, un briciolo di felicità, anzi no, soddisfazione, gli crebbe nel cuore. “Ah, fratellino… Che buona fede che hai in me…” Ghignò maleficamente, prima di calarsi furtivamente dalla finestra. _______________________________________
Il mattino seguente, Vash si recò nella stanza di Knives, ancora con la fiducia che gli regnava nel cuore e aprì la porta animatamente, pronto per dire allegramente al suo gemello “buongiorno”, tenendo il vassoio in mano con l’altra mano libera. Ma appena varcò quella porta, il shock fu tale, che non s’importò più del vassoio che cadeva per terra. Restò per qualche tempo allibito a fissare la stanza vuota, senza nessuna traccia di Knives. Era sparito e Dio sa dove sarebbe andato e cosa avrebbe fatto. Senza indugi, Vash corse veloce verso l’uscita della casa, e mentre usciva, sentì la voce assonnata di Milly che lo chiamava:
-Mr. Vash… Ma dove andate così di corsa?- fecce in tono un po’ basso e preoccupato.- E’ successo qualcosa?
-…- si girò verso di lei e disse seriamente.- Non è successo niente, torna dentro Milly… Non dire nulla a Meryl, devo fare una cosa urgente.- si girò di nuovo, e senza dire nulla, corse via come il vento.
Sapeva che appena tornato, avrebbe dovuto spiegare la situazione con migliaia di scuse, ma la situazione era troppo grave per il momento, e non era proprio necessario che si preoccupasse della reazione delle due donne. Ora doveva trovare Knives a tutti i costi!

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