Pirati dei Caraibi 4 - La fonte della giovinezza

di Iurin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma proprio a me doveva toccare l'introduzione? ***
Capitolo 2: *** Lo strano signor Vandom ***
Capitolo 3: *** Oh mannaggia... ***
Capitolo 4: *** Fuoco! ***
Capitolo 5: *** Quando Gibbs torna ad essere utile ***
Capitolo 6: *** I due mercanti che sono tutto tranne che mercanti ***
Capitolo 7: *** Il buddha di giada ***
Capitolo 8: *** Evasione ***
Capitolo 9: *** Le donne portano male ***
Capitolo 10: *** Andrew Spartle ***
Capitolo 11: *** La tanto attesa festa a Villa Spartle ***
Capitolo 12: *** Anche la cosa più semplice può avere dell’incredibile ***
Capitolo 13: *** La soluzione dell'enigma ***
Capitolo 14: *** La verità del signor Glade ***
Capitolo 15: *** Spiegazioni ***
Capitolo 16: *** Samana Cay e un (s)piacevole incontro ***
Capitolo 17: *** La Fonte della Giovinezza ***
Capitolo 18: *** La rivincita di Calypso ***
Capitolo 19: *** La cosa più giusta ***
Capitolo 20: *** Port Royal ***
Capitolo 21: *** Margareth Failt ***
Capitolo 22: *** Amore = Felicità ≠ Immortalità ***



Capitolo 1
*** Ma proprio a me doveva toccare l'introduzione? ***


Mi scuso per questo capitolo forse un pò troppo corto, ma come dice proprio il nome del capitolo, questa è un'introduzione...spero che sia comunque di vostro gradimento! xD



Salve! Sapete chi sono io?
No?!
Allora basta!
Dopo aver scritto solo…uhm…appena 5 parole, anche se a mano a mano che scrivo le parole aumentano sempre di più…comunque! Dicevo che dopo aver scritto queste poche righe voglio già dimettermi! Che?! Non posso?! E chi lo dice, di grazia? Ordini superiori? Ma che…?! Ok continuo! Ma sappiate che lo faccio contro la mia volontà! Allora…ricominciamo…chi sono io?
Il Capitano Jack Sparrow! Ecco chi sono! A questo punto, causa “ordini superiori”, sono costretto a raccontarvi cosa è successo dopo che quel simpaticone di Barbossa (accidenti a lui) mi ha lasciato a Tortuga andandosene a bordo della MIA nave…beh…in realtà però mi sono fatto abbandonare apposta…sì! Per dargli un po’ di vantaggio e così umiliarlo ancora di più quando l’avrei raggiunto a bordo di quell’inutile, piccola, minuscola, insignificante, obbrobriosa scialuppa della malora. Come dicevo ero stato “dimenticato” a Tortuga, ma con me avevo una mappa davvero particolare: conduceva niente popo di meno che alla fonte della giovinezza! Avevo l’eternità a portata di mano…spero che Barbossa non se la sia presa troppo per il fatto che gli ho requisito la mappa…e poi, ragionando per bene, quella mappa mi spettava di diritto! Ho o non ho rinunciato ad essere il capitano del coccodrillo di Davy Jones? Per colpa di quel fabbro di Will Turner che non se ne sta mai con le mani a posto, mi sono ritrovato a compiere questo viaggio verso la fonte…però devo ammettere che in fondo dovrei ringraziare Will per avermi fatto rinunciare al titolo di capitano del coccodrillo volante di Davy Jones l’olandese, perché…beh…lo scoprirete in seguito, perché ora me ne devo andare a pranzo.
DO NOT DISTURB.

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Capitolo 2
*** Lo strano signor Vandom ***


Barrowman: dato che il prossimo capitolo è già pronto, ho deciso di postarlo subito....non riesco ad aspettare quando si tratta di aggiornare! Spero ti piaccia anche questo! Un saluto =)

 

Ciao. Mi chiamo Julia. Dopo quello che mi è successo ho deciso di scrivere ogni cosa che mi ha portato a vivere le esperienze che vi racconterò…io vivevo in una piccola città, che aveva molte grandi strade tutte uguali l’una all’altra, e molte piccole strade ancor più uguali l’una all’altre, abitate da persone tutte uguali l’una all’altra che uscivano ed entravano tutte alla stessa ora, facendo lo stesso rumore sugli stessi marciapiedi, per le quali ogni giorno era uguale al giorno precedente e a quello futuro, e ogni anno era la copia dell’anno passato e di quello ancora di là a venire.
Me ne andavo in giro spesso, specie la mattina, per acquistare le normali cose quotidiane, come il pane e la frutta…io e mio padre eravamo una famiglia di media borghesia: mio padre era un segretario del governo, uno che faceva o conti o cose del genere, e rientrava molto spesso a sera inoltrata, così io mi occupavo delle faccende della casa; non avevamo servitù: un tempo c’era un maggiordomo al nostro servizio, un certo signor Glade, ma se ne andò via quando avrò avuto più o meno 6 anni, quindi non me ne ricordo affatto…durante la giornata non facevo nulla di veramente interessante:passeggiavo certe volte in piazza, e ogni tanto mi fermavo a chiacchierare con Thomas, il fioraio…era un vero pettegolo…ne sapeva una più del diavolo, e così ce ne stavamo lì, nel suo negozio, a sparlare della gente del paese…un giorno mi trovavo appunto da Thomas e stavamo parlando del signor Vandom, un libertino che non sapeva far altro che corteggiare le dame di classe per ottenerne i favori…quel giorno indossavo un grazioso vestito di seta, decorato da alcuni ghirigori tessuti d’argento sul petto e sulle maniche; dico subito che normalmente non mi vestivo così: quello era un regalo della moglie di un collega di papà..beh…mentre Thomas componeva dei mazzi di fiori spettegolava dicendo:
“sai che Vandom ha iniziato a corteggiare Lady Katrine?”
“la moglie del gioielliere? E il marito come l’ha presa?”
“come vuoi che l’abbia presa! È totalmente concentrato sul lavoro che vede solo anelli e collane! Non se n’è proprio accorto! E se qualcuno gli dice di stare attento a sua moglie, lui gli risponde che ha tutta la situazione sotto controllo…”
“considera che non è più tanto giovane!”
“eh…è questo il guaio nello sposare delle ragazze, più che delle donne…”
“io però sua moglie non la invidio comunque in nessun caso, anche se questo Vandom non l’ho mai visto in vita mia…insomma…è un tizio che se ne va in giro rivolgendo un sorriso a tutte le donne, ricche soprattutto…è un commerciante di peccati…che razza di uomo meschino può essere!”
in quel momento si sentì il campanello del negozio, quello che produce quel tintinnio quando si apre la porta; mi girai per vedere chi fosse entrato, e vidi un uomo che camminava distintamente venendo verso di noi…era bello…fu questo il mio primo pensiero; era vestito con un abito scuro e portava con sé un bastone da passeggio….Thomas si chinò verso di me e disse sussurrando:
“quello è Vandom!”
Non era possibile…era sicuramente l’uomo più attraente che avessi mai visto, ma sfortunatamente sapevo che non c’era da fidarsi…
“desiderate qualcosa, signore?” disse Thomas a Vandom, che si era avvicinato a noi…
“avrei bisogno di un mazzo di rose” disse lui
“venite, vi faccio vedere quelli che ho…”
I due si allontanarono, ma potei notare che prima di seguire Thomas, Vandom mi guardò negli occhi intensamente, sorridendo…praticamente mi stavo per sciogliere…i due tornarono poco dopo, e Thomas portava un braccio un mazzo di almeno 20 rose, che posò sul bancone iniziando ad incartarle con un involucro più elegante. In quel momento Vandom mi chiese:
“con chi ho l’onore di parlare?”
Stava parlando proprio con me?
“m-mi chiamo Julia.”
Thomas fermò il suo lavoro per guardarci e Vandom lo osservò a sua volta come per dire “beh? Che vuoi?”, e Thomas dopo aver sostenuto lo sguardo solo per un secondo, tornò al suo lavoro. Vandom allora mi disse:
“Julia…incantevole…”
Ci fu un’altra interruzione: entrò una altro signore, che probabilmente era un amico di Vandom, perché appena lo vide disse:
“Carissimo! Che ci fate qui?”
“compro dei fiori…”
E quello, guardando le rose sul bancone disse:
“Oh, sono davvero belle!” e poi aggiunse fissando l’amico: “per chi sono?”
“per una mia amica…ma naturalmente non sono tutte per lei!”
E detto questo prese una rosa dal mazzo e me la porse galantemente! A me! La diede a me! E anche quando se andò sorridendomi, non riuscivo a non ammirare quel fiore rigirandomelo continuamente tra le dita. In seguito, rimasti soli, Thomas mi disse:
“lascialo perdere.”
non so perché, ma lo percepii come una specie di insulto…
“che cosa?” dissi “ perché scusa?”
“perché come hai detto tu, lui è un commerciante di peccati.” Mi rispose Thomas guardandomi negli occhi.
“mica lo conoscevo…” risposi tranquillamente
“credimi, non fa per te.”
“ma…ma non hai visto com’è stato dolce?
Mi sa che in quel momento avevo gli occhi a cuoricino, perché lui mi disse cambiando tono:
“quando lo incontrerai di nuovo, perché sono sicuro che lo incontrerai di nuovo, se ti deluderà in qualche modo io sono qua, ok?”
lo ringraziai di cuore e me ne tornai a casa di corsa, e subito posi la rosa in una piccola ampolla di cristallo con dell’acqua, continuando ad ammirarla.

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Capitolo 3
*** Oh mannaggia... ***


Oh mannaggia...

Rieccomi! Spero che ora vi ricordiate chi sono! Allora…tornando a noi, mi trovavo in quella scialuppa , e stavo leggendo la mappa che mi avrebbe portato alla mitica fonte della giovinezza…beh…fino a quel momento non c’era stato un filo d’aria, ma improvvisamente, proprio allora, sembrava che fosse arrivata una bufera (in termini un po’ più restrittivi ovvio…)! Dico solo che a momenti mi volava via il cappello! E con questo ho detto tutto…continuando a raccontare, una folata di vento fece volare via la mappa! Volava soavemente sopra la mia testa e allora ho allungato la mano per riacchiapparla…ci sarei arrivato…e invece no! Perché quella si mosse e se ne andò per i fatti suoi! Non potevo mica lasciare che la perdessi così, no? Mi alzai in piedi e dovetti rincorrerla avanti e indietro, di continuo, fino a quando non volò più in là della mia portata e io caddi in mare…quando risalii in superficie la prima cosa che vidi fu quel pezzo di carta che fluttuava nell’aria, allontanandosi sempre di più, diventando sempre più piccolo…
“che giornata…” pensai.
In più, girandomi, vidi che la mia barca che si stava muovendo senza il sottoscritto…iniziai ad inseguirla facendo lunghe bracciate, e mentre nuotavo urlavo:
“fermati accidentaccio di una barcaccia! Se non ti fermi, quando ti raggiungo ti affondo!”
Miracolosamente il vento calò e la barca rallentò.
“grazie…”dissi salendo a bordo.
Mi distesi sul fondo della scialuppa e riflettei:
“cavoli, cavolacci e cavoletti di Bruxelles! Con tutti questi cavoli potrei farci un minestrone…praticamente la mappa è andata, Will è andato, Sao Feng è andato, Gibbs è andato con quelle due e io mi ritrovo qui solo soletto come un emerito deficiente…potevo raggiungere la fonte della giovinezza! L’eternità! Diamine…io mica ci torno in quel deserto!”
Improvvisamente ebbi un’illuminazione:
“la bussola!”
La presi subito e l’aprii…manco a farlo apposta l’ago iniziò a girare all’impazzata…che giornata mi era toccata…chiusi la bussola e la scaraventai dall’altra parte della barca, mormorando:
“comincio ad odiarti, sai?”
Mi risdraiai a lungo…prima che mi venisse un’ulteriore insolazione decisi che a quel punto l’unica cosa sensata da fare era tornare a Tortuga…almeno lì c’era Gibbs! Mi rimboccai le maniche, afferrai i remi e invertii la rotta.

 

Secondo voi Jack lo sto rendendo bene?? Fatemi sapere, dai!!! Baci!! :)

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Capitolo 4
*** Fuoco! ***


Ho deciso di inserire un altro capitolo, perchè l'ultimo mi è sembrato un pò troppo cortino....spero piaccia anche quest'altro! Se potete, please, recensite!! Grazieeeeeeeeeeee ;)

 

Fuoco!

La mattina mi svegliai di buon ora…mi sentivo emozionata come una bambina che deve andare ad una gita scolastica…mi girai da un lato, sul letto, e vidi la rosa del giorno prima, che avevo posizionato sul comodino…sorrisi tra me e me….mi alzai e aprii le finestre: era una giornata stupenda…mi vestii e scesi in sala da pranzo; subito vidi mio padre seduto a tavola con una tazza di caffè in mano e con l’altra che si teneva la testa mentre era intento a leggere il giornale…lo adoravo nel vero senso della parola. Mia madre era venuta a mancare quando ero piccola, e mio padre con i suoi sforzi è riuscito a non farmi mancare nulla, tra cui, la cosa più importante di tutte, il suo affetto…adoravo quando mi guardava sorridendo teneramente come si fa ad una bambina, o quando era pronto ad ascoltare i miei problemi, nonostante tornasse la sera tardi dal lavoro…mi ha fatto praticamente anche da madre, e di questo gliele sarà eternamente grata…vedendomi scendere dalla mia camera alzò gli occhi dal giornale e mi diede il buongiorno; io ricambiai, e poi gli dissi:
“non ti credevo già in piedi! La colazione di solito te la preparo io…”
“oggi devo essere in ufficio prima del solito…spero almeno che mi facciano tornare a casa prima...”
a quel punto gli feci:
“senti, io faccio colazione fuori, volevo andare a fare due passi prima che le vie si riempino di gente…”
“d’accordo, allora ci vediamo stasera.”
Aprii la porta di casa e lo salutai:
“ciao! Ti voglio bene!”
lui mi sorrise per ricambiare, e io uscii…L’aria era frizzante e fresca. Camminai per un po’, come se non avessi una meta precisa, ma in realtà volevo andare da Thomas…ma soprattutto volevo vedere Eric Vandom; io non sapevo veramente dove trovarlo: speravo che fosse passato lì intorno, quel giorno. Arrivata a destinazione trovai Thomas mentre apriva il suo negozio…
“ciao!” gli dissi
“ciao!” mi rispose “ti va una cioccolata calda?”
“volentieri!”
Entrammo e andammo sul retro, dove c’era un piccolo piano di cottura e Thomas mise su il pentolino con la cioccolata…ad un certo punto mi disse:
“sai che ieri, quando sei andata via, poco dopo è tornato Vandom?”
Ero allibita:
“v-veramente?”
“sì…e sai che voleva?”
“cosa?”
“voleva vedere se eri ancora in negozio…”
Ok…praticamente il cuore mi stava per scoppiare…
“maddai?”disse cercando di simulare la mai emozione;
“sì, e non trovandoti mi ha chiesto se eravamo amici, se ti conoscevo bene e se sapevo dove abiti…”
“e…e tu?”
“che eravamo amici, che ti conoscevo bene e che sapevo dove abiti…”
ci fu un attimo di silenzio…
“e tu? Gliel’hai detto? Dove abito, intendo…”dissi
“certo che no! Ma ti pare?”
io pensai: “ma sei cretino?!”
Thomas continuò:
“gli ho detto che caso mai volesse vederti sarebbe dovuto passare stamattina qui in negozio. Ho fatto bene no? E per ben due motivi: 1) se si fosse presentato a casa tua sarebbe stato davvero sfacciato; 2) ero certo che ti saresti catapultata qui il più presto possibile.”
Io gli saltai al collo esclamando:
“graziegraziegrazie!”
e lui fece:
“ehi ehi! Mi vuoi rompere la schiena? Non sono più tanto giovane!”
Lui aveva più o meno dieci anni più di me, quindi avrà avuto 30-31 anni all’incirca…lo so…la differenza è molta…però a me non importava affatto. Insomma…uno può essere amico di chi vuole, no? A prescindere dall’età.
“se tu sei vecchio allora io sono la donna più ricca del mondo.” Dissi, e Thomas controbatté:
“e chi ha parlato di vecchiaia? Io ho detto «non tanto giovane»…”
Stavo per ribattere, ma sentimmo il rumore della porta che si apriva, e poi una voce, un voce che desideravo sentire già da quella mattina, che diceva:
“c’è nessuno?”
Thomas si precipitò fuori con un balzo dicendo:
“signor Vandom! Buongiorno!”
E poi aggiunse ironicamente:
“qual buon vento vi porta?”
Eric ancora non aveva risposto e io mi feci avanti uscendo dal retro…quando mi ide Eric sorrise e mi disse la frase più semplice del mondo ma detta col tono più sensuale del mondo:
“Buongiorno Julia…”
“b-buongiorno milord.” Dissi, ma lui controbatté:
“oh, chiamatemi Eric, vi va?”
“d’accordo.” risposi.
Credo che a quel punto Thomas si sentisse un terzo incomodo, perché infatti chiese:
“desidera qualcosa quest’oggi, signor Vandom?”
Eric sembrò assumere un’aria pensierosa e poi rispose:
“uhm…sì…ero venuto per…per…strano! Non me lo ricordo!”
Ah! Allora era vero che era venuto apposta per me! Perché era ovvio che aveva mentito, no?
poi Eric si rivolse a me proponendo:
“avete già fatto colazione? No? Allora potremmo farla insieme, che ne pensate?”
E mi offrì il braccio; io lo accettai dicendo:
“sì, certamente.”
mentre stavamo per uscire dal negozio guardai Thomas e lui mi fece l’occhiolino sorridendo.
Ci dirigemmo in una cioccolateria che si trovava lì vicino, e mi venne in mente che alla fine non avevo bevuto quella che mi stava preparando Thomas:
“pazienza” pensai “magari dopo andiamo a pranzo insieme…sempre se non mi invita prima Eric…”
Lo guardai: i capelli erano corti e di un nero lucente; gli occhi invece erano verdi, e parevano proprio delle pietre preziose; la mascella pronunciata, le labbra rosee…tutto in lui mi sembrava perfetto. Ci sedemmo ad un tavolo e prendemmo i menù,
“allora…” feci io;
“io credo che prenderò la cioccolata alla menta.”disse Eric;
“oh…io sinceramente odio la menta…preferisco…uhm…forse al giaduja…o magari una semplice cioccolata fondente…forse però è buona anche quella alle nocciole o alla vaniglia.”
Lui mi guardava con le braccia appoggiate sul tavolo, dicendo:
“si direbbe che siate piuttosto indecisa, bambina.”
Arrossii: “è che adoro la cioccolata in generale!”
“sì, è molto buona.”
ordinammo (alla fine la presi al peperoncino) e quasi subito ci ritrovammo davanti due belle tazze grandi di cioccolata bollente. Stavo per berne un sorso, ma accadde qualcosa di insolito: la porta venne aperta, anzi venne spalancata di Isabel, la pasticciera, che si precipitò da me urlando:
“oh mio Dio, Julia! È successa un cosa orribile!”
era davvero provata…perché era così turbata?
“che cosa Isabel?” chiesi;
“la vostra casa! Sta bruciando! E vostro padre…è la dentro!”
non so come descrivere gli attimi che seguirono quel piccolo colloquio: angoscia, paura, timore, terrore. Eric ed io arrivammo velocemente a casa mia, appena in tempo per vederla ardere dalle fiamme: fuoco…quell’elemento tanto utile si era rivelato un distruttore…scendemmo dalla carrozza con cui eravamo arrivati, ed Eric mi chiese:
“voi abitate qui?”
domanda fatta in un mometo poco opportuno, era ovvio! Non gli diedi ascolto e mi diressi verso i numerosi vicini che stavano cercando di spengere il fuoco con i secchi d’acqua che venivano riempiti dal pozzo che si trovava fortunatamente non molto distante. Andai di corsa da uno e gli disse quasi urlando:
“mio padre! Dov’è?”
Lui mi guardò con un’espressione degli occhi quasi compassionevole e mi rispose:
“uno di noi è andato là dentro, lo tirerà fuori, vedrai.”
Non finì neanche di parlare che una finestra si frantumò in mille pezzi, poiché un uomo la ruppe per saltare fuori e mettersi in salvo. Dietro di lui delle enormi fiamme rischiarono di ustionarlo, ma lui ne uscì illeso e poi,aveva qualcosa sulle spalle! Sembrava un fagotto, ma in realtà era mio padre! Si allontanò dalla casa e depose il corpo a terra; mi precipitai da lui e lo ringraziai infinitamente, e lui se ne andò dicendo che aveva fatto solo ciò che bisognava fare e che sarebbe subito corso a chiamare un medico. Io, rimasta sola con mio padre, mi chinai su di lui: aveva ripreso conoscenza. Tutto il suo corpo, però, era pieno di ustioni…lo stesso volto pareva irriconoscibile…gli dissi:
“papà! Papà! Sta arrivando un dottore! Non agitarti!”
lui girò la testa a fatica e mi disse:
“ti devo parlare.”
“Potremo farlo in seguito, perché guarirai, credimi!”
“No. Ora.” Fece una pausa e disse:
“sei grande ormai, mi cara, e ora è il momento più opportuno per rivelarti una cosa dell’estrema importanza…”
chiuse gli occhi, ma li riaprì subito e continuò:
“perdonami figliola, ma io…non sono tuo padre.”
Che cosa? Che voleva dire? Che ero stata adottata? No! Non poteva essere vero!
Forse lui lesse la preoccupazione nei miei occhi, perché riprese:
“sì, tesoro…tua madre ed io ti abbiamo adottata…lei purtroppo ci abbandonò prestissimo, ma ora il puntò è un altro…è stato il nostro vecchio maggiordomo, il signor Glade, a trovarti. Una sera, a casa nostra venne un uomo che gli consegnò una bambina: te. Glade però non ci ha mai detto chi fosse quell’uomo, sebbene ci fece capire di conoscerlo…diceva che era meglio per tutti non sapere la sua identità.”
fece un’altra pausa…
“ti chiedo una cosa, Julia, e desidero che tu me la prometta.”
“qualsiasi cosa!”
“và da Glade. So di certo che abita a Panama. Fatti dire che è tuo padre, perché…”
si interruppe e mi guardò, ma parlai io al posto suo:
“non dire così, tu non te ne andrai! Guarirai!”
Provò a sorridermi, anche se a causa delle ustioni gli era molto difficile:
“cerca tuo padre, vivi con lui…e da lassù pregherò sempre che ti dia almeno un po’ del bene che te voglio io…”
“non te ne andare ti prego! Resisti!”
“no…non fare così…te la caverai…e perdonami se non ti ho detto nulla prima d’ora…”
“non hai niente da rimproverarti.”
mi guardò dolcemente e mi disse:
“ricorda che ti voglio bene, figlia mia…”
E spirò tra le mie braccia, proprio mentre gli dicevo:
“te ne voglio tanto anch’io.”
Il dottore arrivò poco dopo, ma poté solo constatarne la morte. L’incendio venne domato, ma della casa ormai ne era rimasto ben poco.
Thomas arrivò ansante proprio in quel momento e quando mi raggiunse io non riuscii a fare altro se non abbracciarlo, iniziando a piangere e a parlare ad intervalli:
“non c’è più! Se n’è andato!” continuavo a ripetere, e lui, per quanto poteva, provò a consolarmi:
“Sssssssh…sfogati…sono qua, sono qua…”
Io lo strinsi forti e continuai a piangere…il dottore portò via mio padre su una barella e coperto da un lenzuolo…adesso ero sola…dopo alcuni minuti ce stavo lì alzai la testa dal petto di Thomas e mi guardai intorno: la mia casa non c’era più, e nemmeno Eric c’era più…
“è andato via.”sussurrai.
Thomas mi sentì e mi disse:
“non preoccuparti, sicuramente adesso è in un posto migliore.”
credo che lui avesse capito che mi stesse riferendo a mio padre quando ho detto «è andato via», ma in realtà stava parlando di Eric. Thomas interruppe i miei pensieri, perché mi disse:
“senti…adesso vieni a casa mia e mentre tu ti fai una bella doccia io ti preparo una camera, ok?”
“Non…non vorrei essere di troppo disturbo…”
“che cosa?! Disturbo?! Piantala e andiamo, dai.”
Mi prese a braccetto e ci incamminammo…è da questo che si riconoscono i veri amici, e Thomas era un amico…in quanto ad Eric non ne ero più tanto sicura.

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Capitolo 5
*** Quando Gibbs torna ad essere utile ***


Barrowman: sono contenta che questi ccapitoli ti siano piaciuti! :) E sono anche contenta che ti piacciano i personaggi! Avevo paura di non riuscire a farli abbastanza realistici! Spero ti piaccia anche il prossimo capitolo! Baci! ;)

 

Quando Gibbs torna ad essere utile

Tornai a Tortuga abbastanza presto…non avendo niente da fare! Vorrei vedere! Ormeggiai la mia barca al porto e mi diressi verso una locanda: con una delusione del genere avevo bisogno di qualcosa di forte. Presi una bottiglia del mio amato rum e girovagai per la locanda, cercando di intravedere qualcuno di mia conoscenza o magari qualche fanciulla che voleva approfondire il suo rapporto con me. Sfortunatamente non trovai nessuna di queste fanciulle…cosa strana lo ammetto…però trovai ben tre persone di mia conoscenza…anche se due di loro non mi erano molto gradite…mi imbattei infatti in Gibbs e in Giselle e Scarlet, che oltretutto stavano una seduta su una gamba del mio primo ufficiale e una sull’altra. Come! Ma dico come potevano trovare interessante lui e non me! Beh…forse ho detto qualche bugia…ma non è questo il punto! Non vedete che bel faccino che ho? Donne…chi le capisce è bravo…
Mi diressi da quel simpatico trio e dissi:
“Gibbs! Signore…che fortuita circostanza trovarvi qui!”
si alzarono tutti e tre in piedi e Gibbs disse:
“Jack! Ma dov’eri finito?”
“Io?” risposi “ero andato con quella scialuppa e cercare la fonte della giovinezza, dato che avevo rubato la mappa di Sao Feng a Barbossa, ma poi si è alzato il vento e la mappa è volata via e non mi funziona più neanche la bussola…”
Loro si guardarono e subito dopo iniziarono a ridere come dei pazzi (chissà, magari lo erano davvero!). quando finalmente si calmarono Scarlet mi fece:
“il solito Sparrow!”
E di seguito Giselle:
“non cambi mai!”
Io feci finta di non aver sentito e chiese loro:
“E voi? Posso immaginare quel che avete fatto.”
Le due mi guardarono male, ma Gibbs no: evidentemente il suo cervello da canarino non afferra i doppi sensi, infatti mi disse:
“e che sei veggente? Comunque sono riuscito a trovare nave e ciurma, e indovina un po’? io ne sono il capitano.”
“davvero?!” dissi
“non ci credi?” fece Gibbs
io mi avvicinai e scansando le due amanti degli schiaffi gli misi un braccio intono alle spalle e gli dissi in tono confidenziale:
“Caro caro caro Joshamee…così mi fai rattristare, però!”
“Io? Ma perché?” mi chiese lui;
“noi siamo sempre stati una squadra, giusto?”
“giusto.”
“E ora non vuoi più stare in combutta con me?”
“ma che dici cero che ci voglio stare!”
“e allora perché vuoi sciogliere la squadra?”
“ma io non voglio sciogliere la squadra!”
Io a quel punto fece una faccia triste e continuai:
“ma se tu sei il capitano allora io chi sono?”
Gibbs mi guardò e intuì il problema:
“capisco…allora facciamo così: io torno a fare il primo ufficiale e tu sarei il capitano.”
Io gli sorrisi e dissi:
“Wow! Hai subito trovato la soluzione! Non ti facevo così perspicace!”
lui mise su un sorrisetto compiaciuto ed andò da Scarlet. Da me invece venne Giselle che mi disse in modo sprezzante:
“giochi sporco!”
e io risposi:
“pirata…”
La mattina dopo Gibbs mi portò sulla nuova nave che aveva procurato e mi presentò a tutti come il nuovo capitano. Poi salpammo e arrivati ormai a fine giornata mi venne un dubbio, e dopo aver chiamato Gibbs gli chiesi:
“come stiamo a viveri?”
Lui uscì e andò a controllare; tornò e mi disse:
“ehm…al massimo arriviamo a domani mattina…”
io gli feci:
“lo sospettavo…dì alla ciurma di fermarsi al primo porto che incontriamo per fare rifornimento. E mi raccomando, dì che quando arriveremo bisognerà cambiare bandiera….per non dare sospetti.”
Gibbs andò a dare l’ordine e io aspettai nella mia cabina.

 

Commentate, mi raccomando! ;)

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Capitolo 6
*** I due mercanti che sono tutto tranne che mercanti ***


Barrowman: sono contenta che il caro Capitan Sparrow sia di tuo gradimento! E spero che tu gradisca anche questo nuovo capitolo! Un bacione, carissima!!!! ;)

I due mercanti che sono tutto tranne che mercanti

Due giorni dopo l’incendio ci fu il funerale di mio padre: si svolse nel giardino della chiesa, sotto i pini; era una bella giornata; gli invitati non erano molti: qualche collega di papà e qualche amico…i parenti erano tutti in Inghilterra…mentre si svolgeva la messa pensavo che sarei potuta tornare nel vecchio continente e stabilirmi da una mia zia adottiva, ma poi mi ricordai della promessa fatta a mio padre e a quel punto dovevo restare; in più mi stava venendo il desideri di sapere quali fossero veramente le mie origini…fatto sta che Thomas ed io stavamo tornando a casa insieme, quando però dall’altra parte della strada vidi Eric. Dissi a Thomas di andare a casa e di aspettarmi lì, e così io andai dal signor Vandom.
“Salve Eric!” gli dissi “non vi vedo da due giorni e non ci siamo neanche salutati. È successo qualcosa?”
Lui mi guardò, ma mi resi conto che le più dura di come l’avevo vista giorni prima.
“niente di particolare.” Mi rispose;
“ma…ma perché ve ne siete andato così l’altro giorno? La mia casa stava bruciando e nel momento in cui avrei avuto bisogno d’appoggio voi siete sparito.”
“avevo i miei motivi.”
“e cioè?”
Lui si avvicinò a me e mi rispose:
“La vita è complicata…è crudele, e se non si trova il modo giusto per affrontarla si finisce per chiudersi in se stessi e desiderare che i mondo finisca. Io ho trovato il mio modo per cercare il sollievo in questa vita opprimente; provare tutto ciò che si desidera…non parlo solo del desiderio carnale ma di tutte le cose che passano per la testa e che quando si è stati bambini venivano viste come un qualcosa di lontano e irraggiungibile…per fare questo però occorre un elemento importantissimo: il denaro; senza il denaro, allora, può la vita avere un senso? No…vedendo la vostra casa ho subito capito che di denaro ne avete solo il minimo indispensabile, e così ho deciso di lasciar perdere.”
Si fermò e mi osservò---
“un discorso più insulso di questo credo che non lo sentirò mai…” pensai, e lui finì in bellezza dicendo:
“questo è tutto quello che posso darti.”
E mi diede un lieve, lievissimo bacio sulla bocca; poi si voltò e ricominciò a camminare piantandomi in asso in quel modo…
“la vita fa schifo.” Pensai, e me ne andai infuriata a casa di Thomas. Quando arrivai aprii la porta e la richiusi sbattendola alle mie spalle; da qualche parte provenne la voce di Thomas:
“Julia? Sei tu?”
Io risposi secca:
“sì.”
“è…è successo qualcosa?”
“è successo che la vita fa schifo!”
Venne da me e mi chiese:
“perché fa schifo?”
Gli raccontai del mio incontro con Eric, e lui mi ascoltò pensieroso; quando finii mi disse:
“non ti dirò te l’avevo detto eccetera eccetera…sappi solo che la vita non è brutta come potrebbe sembrarti adesso. Vedrai che fra non molto tutto tornerà di nuovo alla normalità. Io gli sorrisi e gli disse:
“Grazie Thomas, sei il migliore.”
“non per vantarmi, ma lo so…”
lo guardai divertita, ma poi tornai seria e disse:
“ti devo parlare.”
Ci sedemmo sul divano e ripresi:
“prima di morire mio padre mi ha detto che in realtà io sono stata adottata…”
“oh…”
“e…e mi ha detto che il signor Glade, il nostro vecchio maggiordomo sa chi è il mio vero padre…lui…lui abita a Panama, e io…io stare parto e vado a sentire che mi dice.”
Thomas mi disse quasi rattristato anche lui:
“stasera? Non è meglio aspettare un po’?”
“non creso che già domani avrei la stessa risolutezza di adesso.”
“capisco…in fondo è una tua scelta…”
“sì, è quello che voglio fare.”
Velocemente, come se il tempo avesse le fregole, arrivò la sera. Io ero sulla soglio della porta di casa e mi accingevo a salutare il mio amico.
“allora io vado.” Feci “chiederò a qualcuno un passaggio fino a Panama.”
“Sei sicura che non vuoi che venga con te?”
“hai il negozio a cui badare…no…è meglio così.”
Ci guardammo e in quel preciso istante sentii le labbra fremere e gli occhi gonfiarsi di lacrime. Istintivamente lo abbracciai forte dicendo:
“mi mancherai”
E lui abbracciandomi a sua volta mi rispose:
“mi mancherai anche tu.”
Ci staccammo e dopo essermi asciugata gli occhi lo salutai per l’ultima volta. Subito dopo lui chiuse la porta di casa e io mi diressi al porto.


Passai davanti a molte navi, solo che a bordo non c’era nessuno e allora non sapevo a chi chiedere quel passaggio. Alla fine però vidi una nave un po’ più piccola delle altre, su cui era stata posizionata una passerella che la univa alla banchina, e due tizi che caricavano alcune botti spingendole e facendole rotolare su questa passerella…mi avvicinai al primo in cui mi imbattei: aveva una lunga giaccia, che arrivava ai polpacci, un grande, potrei dire, un enorme cappello che gli copriva quasi tutta la faccia; del volto, infatti, notai soltanto un paio di treccine che gli pendevano dal mento. Ah! In più aveva una strana camminata oscillante…
“buona sera.” Dissi.
Quello si fermò a guardarmi e credo che abbia sorriso rispondendomi, perché intravidi un luccichio sotto il cappello.
“buona sera.” Mi rispose.
Mentre parlava si avvicinò anche l’altro compare: non aveva una giacca, ma un gilet, indossava un cappello molto ampio anche lui e portava un paio di basettoni. Io mi rivolsi sempre al primo:
“Siete dei mercanti?”
“ehm…più o meno.”
“Ecco…avrei bisogno di un passaggio fino a Panama. Sì…beh…potreste darmelo voi?”
Il tizio guardò il compare che non disse niente, ma mosse solo le labbra; capii però dal labiale che voleva dire una cosa tipo: “porta male.” Ma non sono sicura di aver capito bene.
Il tizio gli rispose:
“Bazeccole.” E tornò a rivolgersi a me:
“Ma naturalmente, milady. Fino a Panama avete detto? Non c’è problema.”
E mi accompagnò lui stesso a bordo, mentre il compagno caricava l’ultima botte. Così fecero partire la nave e restammo tutti in silenzio finché non raggiungemmo il largo…io ero abbastanza tranquilla…poi ad un certo punto l’uomo con i basettoni aprì una porta e urlò dentro:
“Avanti, forza!!! Potete uscire!!!”
praticamente subito una massa di gente uscì di corsa da quella che doveva essere la stiva e venne sul ponte. Qualcuno iniziò persino a guardarmi con un certo…ehm…interesse. Il tizio con le treccine sul mento non sembrava affatto turbato, anzi…se ne stava tranquillo al timone…ad un certo punto urlò:
“Avanti! Cambiate bandiera! Che aspettate?! Che si cambi da sola?!”
Alcuni dell’equipaggio l’andarono a prendere e tornarono con in mano una stoffa nera; innalzarono la loro bandiere e mi resi conto che ero finita su una nave pirata! Ero paralizzata! Come mi dovevo comportare adesso? Ma soprattutto, che mi avrebbero fatto?
L’uomo al timone si tolse il cappello e finalmente lo vidi in viso: l’idea che mi feci era di un tipo alquanto bizzarro: i capelli tenuti con una bandana rossa, la matita nera sugli occhi…che si poteva aspettare da uno così? Subito disse al compagno, che nel frattempo si era tolto anche lui il suo cappello:
“Gibbs! Vai in cabina, ci dev’ essere il mio cappello.”
Quello che doveva chiamarsi Gibbs partì a razzo e tornò poco dopo con un copricapo notevolmente più piccolo di quello di prima. L’uomo con le treccine se lo mise in testa compiaciuto e si diresse verso di me, che nel frattempo ero rimasta in un angioletto, osservando tutto quello che mi stava succedendo intorno, senza poter reagire…
“salve, milady.” Mi disse “spero che tutta questa gente non vi disturbi troppo!”
“chi…chi siete voi?”
“Il capitano Jack Sparrow, dolcezza!” mi rispose facendo un inchino.
“voi…voi siete un pirata!”
“Ehi! Siete veramente perspicace, non c’è che dire!”
Io non sapevo veramente cosa rispondere o pensare. Ero…oddio che situazione!
“Venite, prego,” disse allora “ vi porto in cabina.”
Mi condusse in una stanza abbastanza ampia, con le finestra, una scrivania con delle carte, una libreria e un letto. Non era male, alla fin fine. Jack Sparrow o come si chiama, andò alla scrivania, si tolse il cappello, la giacca, il gilet e la spada e ce li poggiò sopra…
“che…che state facendo?” chiesi
“me ne vado a dormire.”
“ma questa non è la mia cabina?”
“no, è la mia, ma vi farò la cortesia di dormire qui con me.”
E detto questo mi sorrise malizioso.
“che cosa?” feci “io non ci dormo qui con voi!”
“o qui o con la ciurma”
“ma…ma…”
Mi guardò con una faccia come per dire “non avete scelta”, e allora gli disse:
“se provate a toccarmi, anzi, a sfiorarmi solo con un dito, potete considerarvi morto!”
“ho capito…posso parlarvi, allora?”
“no!”
“guardarvi!”
“no!”
“Posso almeno respirare?”
“sì, ma in silenzio!”
E detto questo mi misi a letto. Lui si sdraiò con un sospiro e io provai ad addormentami…in che razza di situazione ero capitata! A dormire con quell’insulso pirata! Non vedevo l’ora che arrivasse il giorno.
Finalmente un raggio di sole mi colpì in faccia e mi svegliai; subito ricordai dove mi trovavo e soprattutto con chi. Mi girai cercando di non fare il minimo rumore e vidi che quel pirata non si trovava più al mio fianco.
“Oh meno male…” sospirai e mi allargai sul letto aprendo le braccia. Dopo un paio di minuti mi alzai, mi sistemai i capelli davanti allo specchio e decisi di uscire sul ponte: tanto stando là dentro la situazione non sarebbe comunque cambiata. Aprii la porta e mi scontrai letteralmente con Sparrow…ci demmo una testata tremenda…
“ahi! Guardate dove camminate!” gli dissi io.
“io?! Siete voi che mi siete venuta addosso! Mi avete scombussolato il cervello!” disse invece lui.
“ma se nemmeno ce l’avete un cervello!”
“che cosa? Mi ripagate così per avervi aiutato?”
“Aiutato?! Ma aiutato de che?!”
“Vi ho dato un alloggio…”
“ma io non ve l’ho chiesto! È un passaggio quello che vi avevo chiesto!”
“E ve lo sto dando questo passaggio!”
Lo guardai calmandomi un attimo.
“davvero?” domandai
“sì! E se mi fate passare potrei prendere delle carte nautiche.”
A quel punto mi scansai e lui entrò in cabina.
“servono per condurmi a Panama?” chiesi
mi guardò e mi disse:
“No. Prima devo fare una capatina in un altro posto, che credo si trovi qui vicino.”
“ma…vedo l’aiuto che mi date allora!”
“vi ho detto che vi avrei aiutato, ma non avete precisato il quando, e nemmeno il come!”
“il come?”
“sì, perché se continuate così a Panama vi ci mando a piedi!”
“voi…voi siete…”
“un disonesto!” concluse lui.
“esatto!” dissi
“ e su un disonesto potete sempre contare che sia disonesto onestamente.”
Io allora decisi di stare al suo gioco:
“no, non credo, perché un disonesto non è mai onesto, proprio perché è disonesto, quindi non è possibile che un disonesto sia disonesto onestamente.”
“uhm…voi dite che se un disonesto non può essere disonesto onestamente, allora per voi sarà disonesto disonestamente. Ma se un disonesto vi dice che è disonesto disonestamente, potete onestamente confidare che sia disonesto?”
“ma se però un disonesto è disonesto onestamente, allora a quel punto non è più molto disonesto, non credete?”
“il vostro ragionamento non fa una grinza, però se allora un disonesto è disonesto disonestamente, non è più un vero disonesto, perché se vi dice di essere disonesto, ma lo fa disonestamente, allora potrebbe anche essere un onesto, comprendete?”
Sinceramente a quel punto non sapevo come replicare e allora Sparrow disse prendendo in mano una carta nautica:
“se a questo punto avete finito di parlare io tornerei di là-“
“non vi trattengo!”
Stava per uscire, ma si girò e mi disse.
“Ah! Non vi ho dato il buon giorno!”
“non ci tengo, grazie!”
E gli chiusi la porta in faccia.

 

Una recensione e più che accetta! Fatemi felice, daiiiiiiiiiiii ;) ;)

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Capitolo 7
*** Il buddha di giada ***


Direttamente dallo scrigno di Davey Jones...ariecchime!!!!

spino: Grazie!! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo! Spero che questo lo gradisca altrettanto!! ;)

Barrowman: Ebbene sì...Eric è un deficiente testa di legno figlio di un troll....ma ormai lui è acqua passata! D'altronde adesso c'è Jack, no? xD Spero ti piaccia come si evolverà la cosa! Baci!!

 

Il buddha di giada

Che ragazzina insopportabile…quanti anni avrà avuto? 20? 21? Bah! Comunque in quel momento avevo cose più importanti da fare, e mi misi appoggiato al bordo della nave a consultare quella carta natica…dovevo essere più o meno in prossimità di Neder Island, e infatti era così! Nella casa del governatore della cittadina che si trovava sulla costa, era custodito un preziosissimo buhdda di giada, e naturalmente era mia intenzione andare a prenderlo in prestito per…ehm…scopi personali…dovevo soltanto ancorare la nave a largo, scendere a riva ocn una scialuppa, entrare nella casa del governatore da una finestra e prendere il buhdda che sicuramente era custodito sotto una campana di vetro…il tutto l’avrei fatto in massimo mezz’ora. Mentre mi ripassavo a mente ciò che dovevo fare, mi si avvicinò Gibbs, che mi disse:
“Ma eravate te e la ragazza che urlavate?”
“Sì, si è sentito?”
“Ah! Lo avranno sentito pure all’altro mondo!”
“è…p una tale antipatica!”
“e allora lasciala qui a Neder Island!”
“eh…purtroppo le ho promesso che l’avrei condotta a Panama.”
“Jack! Ti sei dimenticato che sei un pirata?”
“Sai che ti dico? Che hai proprio ragione!”
Mi diressi di nuovo nella mia cabina e aprii la porta: trovai…uhm…ehi! Non sapevo nemmeno come si chiamava! Comunque la trovai davanti alla libreria e le chiesi:
“Cosa state facendo?”
“guardo se c’è qualche libro da leggere mentre voi fate la vostra capatina.”
“a proposito…dato che prima avete dimostrato…come posso dire…così tanta ostilità nel miei confronti, vi annuncio che avete la piena libertà di scendere al prossimo porto e cercare qualcun altro che vi conduca a Panama.”
“voi mi date la libertà di andarmene?! Se avessi voluto me ne sarei andata da sola ore fa!”
Ero in qualche modo sorpreso…
“Quindi siete rimasta di vostra iniziativa?” chiesi
“Certo! Mi avete promesso o no di darmi un passaggio? E dato che avete detto che in fondo me lo state dando, non c’è motivo che io me ne vada, no?”
Io pensai subito:
“Mamma mia che sbalzo d’umore!”
E poi disse:
“Dato che quindi saremo costretti a passare molto tempo insieme, posso almeno sapere il vostro nome?”
“mi chiamo Julia.”
“E se permettete che cosa dovete fare a Panama?”
Per un momento sembrò tornare la timida ragazza di quando si era imbarcata:
“Vada a trovare un amico.” Mi disse
“d’accordo.” Conclusi io “allora a dopo.”
E uscii di nuovo sul ponte, dove rincontrai Gibbs che mi disse:
“allora?”
“Ehm…” feci io “resta qui…”
Lui mi guardò ad occhi sgranati:
“Come resta qui? Jack! Non mi dire che ti sei intenerito!”
“intenerito io?! Pfui! È solo…una questione d’onore, ecco!”
“Sarà! Ma io l’ho detto che una donna a bordo porta male.”
!Oh, piantala! È una sensazione che ho…prevedo che quella ragazza potrebbe tornare utile.”
Finita la conversazione ancorai la nave a largo come stabilito e scesi sulla terraferma; c’era molta confusione al porto, ma riuscii a passare inosservato; andai di filato verso la casa del governatore, fino a quando un’intera fila di guardie in divisa non mi passò vicino: abbassai lo sguardo e tirai dritto; l’ultimo della fila, però…sarà stato un novellino…rimase indietro, e allora mi si avvicinò e mi chiese:
“Scusate, sapreste dirmi in che direzione sono andati i miei compagni?”
“Oh, ma certo! Sono andati di là!”
E gli indicai la via. Quello mi ringraziò come se fossi stato un rispettabile aristocratico e se ne nadò via. Arrivai alla casa del governatore e scavalcai il cancello; poi mi guardai intorno e mi arrampicai sulla facciata dell’edificio fino ad una finestra lasciata aperta al secondo piano. Entrai e iniziai a cercare il buhdda di giada: aprii dei cassetti e scaraventai delle carte qua e là; una di queste però attirò la mia attenzione: sembrava la pianta di una villa, con sopra segnata una bella X in rosso; la piegai e me la infilai in tasca. Continuai a cercare il buhdda e finalmente lo vidi su un tavolino: lo presi in mano e lo guardai alla luce del sole… era proprio un bell’ oggettino, degno del capitano Jack Sparrow!
Lo stavo ancora tenendo in mano che arrivò la sfortunaccia che ultimamente mi perseguitava: la porta della stanza in cui mi trovavo venne aperta di botto ed entrarono il governatore in persona seguito da sei guardie con fucili puntati contro di me. Il governatore mi disse:
“Jack Sparrow, presumo!”
“Capitan Jack Sparrow!” replicai
“Sì, come volete…vogliate posare quell’oggetto al suo posto, capitano!”
“perché, mi lascerete andare se lo poso?”
“Ma neanche per sogno! Verrete imprigionato e fra qualche giorno impiccato…”
“E allora perché dovrei rimetterlo al suo posto?”
“Perché altrimenti vi uccideremo seduta stante!”
“Ehm…oh beh! In questo caso…”
Rimisi il buhdda sul tavolo e le guardie si avventarono su di me legandomi i polsi dietro la schiena in tutta fretta…
“Ehi! State calmi! Non scappo!” feci e poi chiesi al governatore:
“Una curiosità…come sapevate che ero qui?”
Dal mucchio delle guardie ne uscì una: lo stesso novellino di prima, che iniziò a dire:
“beh…d-dopo che c-ci siamo par…parlati sono andato per q-quella strada e…e ho visto un…un manifesto che vi ritraeva, dicendo che…sì, insomma…che eravate ri-ricercato…allora sono tornato indietro e vi…vi ho s-seguito…”
Ma come diamine parlava? Era ubriaco?
“Siete balbuziente?” chiesi
“n-no…” mi rispose.
Ah ah ah! Mi veniva da ridere! Avevo capito il motivo del suo strano modo di parlare, e allora feci:
“uhm…” e poi subito senza preavviso: “WAM!!!”
Quello saltò per aria urlando…che cuor di leone! Mi misi a ridere e dissi:
“Ehi, mica mordo!”
Nessuno però si degnò di rispondermi…si limitarono soltanto a spingermi giù per le scale, instrada e poi a rinchiudermi in gattabuia…come se non bastasse…

 

Una recensione è sempre ben accetta!! xD xD

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Capitolo 8
*** Evasione ***


Scusate, non ho tempo di rigraziarvi adeguatamente....mi rifarò col prossimo capitolo! Nel frattempo....buona lettura!

 

Evasione

“Jack non torna.” Disse Gibbs
“C’è da preoccuparsi?” gli chiesi
“Ho paura che l’abbiano beccato.”
“Beccato a far cosa? A rubare?”
“Già. Se si potesse controllare che sta facendo…sarei notevolmente più tranquillo.”
Ci pensai un attimo su e poi proposi:
“Posso andarci io.”
Gibbs mi guardò e disse, devo dire, in modo sorpreso:
“Voi?!”
“Sì, io! Non sono né un pirata né una ricercata…”
“Sareste disposta?”
“Sì, anche se devo dire che quel Jack lo lascerei volentieri a cuocere nel suo brodo…però prima torna qui e prima si riparte, giusto?”
“Sì, sono d’accordo. Una domando, però: sapete maneggiare una spada?”
“Ehm…No. Per niente…perché?”
“Potrebbe tornare utile.”
Allora Gibbs si offrì per insegnarmi ad usare la spada, e anche la pistola; lavorammo tutto il santo giorno e nel pomeriggio ero riuscita ad imparare più o meno le basi e la tecnica…ero fiera di me: non avrei mai pensato che qualcuno mi avrebbe insegnato a combattere, e in fondo nemmeno volevo, all’inizio, perché l’idea di fronteggiare un avversario mi spaventava…ma ora, avendo acquistato più sicurezza iniziai a credere che sfidare qualcuno sarebbe stato emozionante…non che pensassi che quel momento sarebbe arrivato tanto presto, intendiamoci! Fatto sta che ero contenta di quelle lezioni che mi aveva dato Gibbs. Era quindi sera e Jack ancora non si vedeva; adesso la preoccupazione si era fatta più tangibile, e decidemmo che sarei subito scesa a terra a controllare.
Mi munii di una pistola che mi diede Gibbs, perché secondo lui andare in giro senza era una vera scelleratezza, quindi lo feci contento e me la nascosi sotto la gonna, legata ad una coscia con un laccio…camminai un po’ per le strade, ma ad un certo punto vidi su un muro un manifesto con sopra l’immagine di Jack…un manifesto da ricercato!
A quel punto ero sicura che si era cacciato nei guai…continuai a camminare mentre mi ripassavo a mente la mia “parte”…incontrai una guardia, e mi diressi da lui con aria sconvolta dicendo:
“Signore! Signore! Meno male che vi ho incontrato!”
Lui mi fissò un tantino sorpreso e mi disse:
“ci conosciamo?”
e io risposi:
“no,ma ho delle informazioni riguardanti un pirata che sta per venire in questa città!”
A quel punto sembrava notevolmente più interessato:
“un pirata dite? E sta venendo qui? Parlate! Chi è?”
“Jack Sparrow, signore! Ho ascoltato una sua conversazione e ho sentito che oggi si sarebbe recato qui!”
La guardia cambiò espressione, assumendone una da saputello strafottente;
“Jack Sparrow? Non dovete preoccuparvi di nulla…è tranquillo dietro alle sbarre…non torcerà più un capello a nessuno…” disse
“più?!?”feci allora io “perché, è condannato a morte?”
“Esatto…domattina salirà sulla forca. Non darà più problemi d’ora in avanti.”
“Oh meno male! Ero talmente preoccupata!”
Me ne andai…che dovevo fare a quel punto? Avvertire Gibbs? Però era un ricercato anche lui…magari non come Jack, però c’era il rischio che lo catturassero…non avevo molta scelta,e così mi diressi alla prigione…prima di trovarmi davanti alla porta d’ingresso del palazzo sbirciai da una finestra e vidi Jack chiuso effettivamente in una cella sdraiato a terra a contemplare il soffitto.
“Dev’essere afflitto proprio da una grande preoccupazione, eh?” pensai.
Notai anche che all’interno della prigione non c’erano altre guardie, e sperando che davanti all’entrata ce ne fosse solo una, girai l’angolo…si vede che le mie preghiere vennero ascoltate, perché infatti c’era solo un uomo messo di guardia.
Mi avvicinai a lui in modo suadente e gli dissi:
“buonasera signore.”
Quello mi guardò sorridendo e disse:
“buonasera a voi. Posso esservi utile?”
“no…ma passavo di qua e mi chiedevo se in questa prigione si trovasse in questo momento qualche pericoloso criminale.”
“Oh beh…c’è un pirata…”
“un pirata? E non avete paura? Per quanto ne so i pirati sono persone malvagie e prive di scrupoli…”
“Beh…è al sicuro dietro le sbarre!”
“Se fossi al vostro posto a me tremerebbero le gambe ugualmente…”
E poi aggiunsi:
“Dovete essere un uomo davvero coraggioso…”
Quello mise su un altro dei suoi sorriseti disse:
“se devo ammetterlo anch’io ho avuto i miei momenti di gloria….senza di me ci sarebbero stati numerosi fuggitivi…”
Modesto il ragazzo, eh?
“l’ho detto che siete un uomo coraggioso…” ripresi “e a me sono sempre piaciuti gli uomini come voi…”
Lo guardai in modo provocatorio e poi dissi:
“posso farvi vedere una cosa?”
“certamente, di che si tratta?”
“oh, di una cosa che credo sarà molto ma molto di vostro gradimento…però sarebbe meglio entrare…non è una cosa da fare in strada…mi capite?”
Quello non si perse d’animo e infilò la chiave nella porta, poi però si fermò e mi chiese:
“E il pirata?”
“beh, l’avete detto anche voi che al sicuro nella cella, no? E poi credo che ci sarà un posto in ombra da qualche parte!”
A quel punto aprì del tutto la porta ed entrammo…subito Jack si alzò da terra incuriosito, e scorgendomi fece un’espressione abbastanza interrogativa,ma io con uno sguardo gli feci capire di non parlare, e così fece. Quasi subito io mi posizionai davanti alla guardia ed iniziai ad alzare un lembo della gonna; lui mi guardava come se non avesse mai visto una donna in vita sua…alzai un altro po’ la stoffa e riuscii così a sfilare la pistola, prendendola saldamente in mano e puntadola alla testa a quel malcapitato di un ufficiale della marina.
Lui istintivamente alzò le mani al cielo e chiese:
“ma che fate?!”
“vi convinco a dirmi dove tenete le chiavi della cella!”
“ma…perché?”
“secondo voi perché?”
“le chiavi…sono nella mia cintura…”
“bene! Prendetele! E niente scherzi!”
si sfilò le chiavi e allora gli disse:
“perfetto! Adesso aprite la cella!”
“Che cosa?”
Caricai la pistola e ripetei:
“Ho detto aprite la cella!”
Aprì le porte come gli avevo gentilmente chiesto e Jack uscì piegando leggermente la testa in avanti con le mani giunte in segno di ringraziamento. Fatto questo Jack legò la guardia e quindi ci precipitammo in strada; entrammo subito in un vicolo,e a quel punto Jack mi disse:
“non vi facevo così persuasiva!”
“ho i miei assi nella manica.”
“vedo…e, a proposito…belle gambe.”
Rimasi spiazzata da quella specie di complimento, e molto probabilmente arrossii, perché Jack si mise a ridere; feci finta di non aver badato troppo a quel commento e corremmo al porto, dove in tutta fretta ci imbarcammo sulla scialuppa e Jack iniziò a remare…fortuna che nessuno l’aveva notato! Raggiungemmo la nave e risalimmo subito; tutta la ciurma era davvero contenta di constatare che il loro capitano era sano e salvo.
Gibbs si diresse subito da Jack e gli disse:
“A quanto pare non hai potuto seguire il piano!”
E Jack rispose:
“complicazioni sono sopraggiunte, ma superaqte.”
Allora mi intromisi:
“Sì, ma per merito mio!”
Jack guardò Gibbs e Gibbs guardò Jack, e dopo un attimo di silenzio Jack disse:
“però io ho remato!”
“ma per favore! Se non fosse per me saresti ancora là dentro! Altro che remare!”
“Ah, ci diamo del tu?”
“Serve a sottolineare la tua incredibile non attitudine all’evasione!”
“Ma che divertente! Intanto io qualcosa ho ottenuto!”
“E cosa?”
“Questa!”
Ed estrasse dalla tasca un vecchio foglio spiegazzato. Lui lo agitava per aria entusiasta…
“Cosa sarebbe?” chiesi
Gibbs prese la carta dalle mai di Jack ed aprendola disse:
“è una mappa?”
“credo.”rispose Jack riprendendosi il foglio
“che vuol dire credo? È o non è una mappa?” chiesi
“beh…la X rossa c’è…però pare più che altro la pianta di una casa…”
Gli presi la carta dalle mani e la guardai a mia volta…poi dissi:
“E si chi sarebbe questa casa?”
“Eh…a saperlo…”
Girai il foglio e sul retro, in basso a destra c’era scritto in caratteri minuscoli VILLA SPARTLE.
“villa Spartle…”mormorai
“e tu come la sai?!” fece Jack
“C’è scritto, cecato!”
Jack mi strappò la mappa da mano e lesse a sua volta.
“Oh…”fece Jack
“Sì,”disse Gibbs “ma chissà dove si trova questa villa Spartle! Potrebbe essere ovunque!”
“è un problema che non avevo considerato…”disse Jack
Eppure…quel nome non risuonava nuovo…Spartle…Spartle…l’avevo già sentito da qualche parte. Ma certo!
“Emily!” dissi ad alta voce
“Emily?!” Disseroin coro Gibbs e Jack
“Emily Spartle è un mia amica! Non ci vediamo da mesi, se non anni…però io so di sicuro che casa sua si chiama villa Spartle, e io so dov’è!”
“Davvero?” disse Jack “bene!e…dov’è?”
“si trova a Gorge Town, nell’arcipelago delle Isole Cayman.”
“ne sei sicura?”
“Metti per caso in dubbio la mia parola?”
“no no! Fossi pazzo!”
E poi rivolto a Gibbs ordinò:
“Mastro Gibbs, rotta verso le Isole Cayman!”

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Capitolo 9
*** Le donne portano male ***


Eccomi di nuovo quiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!! Evvai ragasseee, vi sono mancata? Spero di sì! Ahahahahah

Barrowman: Sono proprio contenta che continui a seguirmi, e ancora più contenta che questa storia ti stia appassionando! Un bacioneeeeeeeeeeeeeee

 

Le donne portano male

Sbaglio o aveva detto a Gibbs di dirigersi a Gorge Town? Ma guarda te! E di Panama? Se n’era già scordato? Intervenni:
“Un momento! E il passaggio?”
“Non preoccuparti” mi disse “Facciamo quest’altro cambiamento di rotta e poi ti ci porto.”
“Che?! Tu mi ci devi portare adesso!”
“Io sono il capitano e io do gli ordini! Se non vuoi arrivarci a nuoto, dato che ormai abbiamo preso il largo, ti suggerisco di aspettare”
“Ma…ma me l’avevi promesso!”
“Sono un pirata, tesoro.”
“Ma stà zitto!” pensai
!Però un modo per convincermi” aggiunse “ci sarebbe.”
“E quale sarebbe?” chiesi
Lui mi si avvicinò abbastanza da poter sentire il suo micidiale alito al rum…
“Persuadimi.” Mi disse
“che cosa?” feci allora io.
Lui sorrise mostrando i suoi denti d’oro, e allora gli dissi quasi minacciandolo:
“Sai che Gibbs mi ha insegnato a maneggiare la spada?”
Di tutta risposta fece un passo verso di me, e allora io ne feci uno indietro;
“Come ho già detto, persuadimi…”
Io invece non gli risposi, e me ne andai in cabina, lasciandolo lì con un sorrisetto da ebete sulla faccia. Evidentemente non si diede per vinto, perché venne in cabina poco dopo che i omi chiusi la porta alle spalle. Si levò il cappello e lo mise sulla scrivania, poi notò un libro appoggiato sul letto e lo prese in mano dicendo:
“E questo cos’è?”
“Il libro che stavo leggendo mentre tu eri troppo occupato a farti arrestare.” Non gli sorrisi né feci finta di farlo mentre dicevo questa frase, perché in fondo ero un po’ arrabbiata con lui dato che alla fine bisognava fare sempre e solo quello che voleva.
Sfogliò alcune pagine del libro e disse:
“Parla di unicorni.”
“Già, scommetto però che non l’hai nemmeno letto.”
Lui fece spallucce e si sdraiò sul letto; io mi affrettai subito a dire:
“Naturalmente anche per stanotte valgono le stesse regole di ieri, sono stata chiara?”
“trasparente.”
La notte calò, le luci vennero spente e con l’oscurità arrivò anche il sonno.
Il giorno successivo già da appena svegliata mi presi un colpo tremendo: mi ritrovai Jack che mi fissava ad un palmo dal mio naso!
Praticamente saltai per aria rischiando anche di dargli un’altra testata…
“Jack! Ma vuoi uccidermi con un infarto?”
“No, che dici! Stavo solo osservando che…” deglutì.
Io lo incalzai:
“ke?”
“Che ti sta per venire un monosopracciglio!”
“Che cosa?!” Urlai toccandomi la fronte;
Jack invece si mise a ridere e disse:
“Ci sei cascata come una pera cotta!”
“Ah ah!” ironizzai io “non è divertente, Jack!”
Feci per alzarmi, ma lui mi trattenne facendomi risiedere, e poi disse stando col volto poco al di sopra della mia spalla con un tono di voce completamente diverso:
“Quel libro sugli unicorni…l’hai finito?”
“No.” Sussurrai…in quel momento era come se mi fossi pietrificata.
“te la racconto io la storia.”
Fece una pausa e iniziò:
“Gli unicorni, come puoi immaginare, sono degli animali straordinari…veloci come i vento attraversano ogni sorta di territorio spinti dalla libertà…molto spesso questi cavalli con questo lungo corno si trovano in gruppo, e con i loro compagni percorrono i loro numerosi viaggi…quando però un unicorno si trova da solo, si reca ad una fonte…ad un piccolo ruscelletto di montagna…e sai perché? Perché sa che lì ci vanno a giocare le fanciulle…considerando che l’unicorno è un animale davvero bello, le ragazze non hanno paura, bensì fanno amicizia con lui e lo introducono nei loro giochi. L’unicorno, invece, sai che fa? Poggia la sua testa su grembo delle fanciulle…come una sorta di ringraziamento…”
A quel punto mi sussurrò all’orecchio con fare suadente:
“Io sono l’unicorno, e tu la fanciulla. Io posso mostrarti la magia.”
Fu solo allora che capii a cosa volesse alludere e quindi gli mollai un sonoro ceffone sulla guancia e uscii sul ponte indignata.
Lui però mi venne dietro, e allora io mi voltai, e trovandomelo davanti gli dissi praticamente urlando:
“sei solamente un pirata tracannarum!”
“Ehi non è vero!” ebbe la faccia tosta di dire
“sei un maniaco! Un cretino! Ecco! Sei spregevole!”
“ferisce più la spada…”
“Beh…e comunque sei anche brutto!”
“cosa? Questo è assolutamente falso! Ho accettato essere chiamato cretino e maniaco, ma non accetto critiche sul mio aspetto!”
“non mi ci vuole un’ esaminazione per dire che sei orribile!”
“beh…io voglio invece che tu la faccia, e bene anche.”
“mi prometti che poi mi lascerai in pace?”
“sul mio onore di capitano!”
Iniziai quindi a guardarlo e mi misi a fissare i particolari:
i capelli, tenuti fermi con una bandana, non mi parevano un gran che, ed rivolgendo lo sguardo a tutti quei pendagli ì, pensai che un barbone avrebbe saputo tenerli meglio di quel pirata da quattro soldi;
la pelle, figuriamoci! Bruciata dal sole come non mai;
le treccine sul mento non mi ispiravano neanche un po’;
passai alle labbra, e con quelle gli diedi un misero punto a suo vantaggio: erano carnose…;
a quel punto mi concentrai sugli occhi, e mi bloccai…scuri e profondi come il mare…non riuscivo neanche ad ammetterlo a me stessa, data la situazione, ma erano bellissimi…ero attratta da quegli occhi…era come se fossi stata ipnotizzata…e istintivamente, quasi meccanicamente, misi una mano sulla sua guancia, e senza rendermene conto, la accarezzai;
Jack non si muoveva, stava immobile e sorrideva compiaciuto.
Dopo qualche istante mi accorsi di quello che stavo facendo, e tirai indietro la mano.
Ma girai e ricominciai a camminare…non mi ero mai vergognata tanto…prima gli avevo detto che praticamente mi faceva schifo…e poi mi comportavo così…imbarazzante....
Jack mi venne dietro e presto mi raggiunse. Mi prese per un braccio e mi girò verso di sé.
“Allora?” disse “come sono?”
“Orribile.”risposi io senza trasmettere nessuna emozione.
“non si direbbe da come mi guardavi…”
“Beh…diciamo che magari fuori puoi sembrare anche affascinante…”
“Affascinante?” mi interruppe
“non è questo il punto! Fuori puoi anche essere così, ma dentro sarai sempre un pirata orribile!”
Mi girai per andarmene di nuovo, ma Jack mi trattenne e mi mise una mano dietro la testa; poi la spinse velocemente verso di sé…e mi baciò con forza, premendo sulle mie labbra tanto quanto io volevo staccarmi dalle sue…ma Jack non me lo permetteva, e continuava a baciarmi, iniziando ad usare anche la lingua.
Quando la sentii nella mia bocca la repulsione mi venne tutta insieme, e con uno strattone riuscii a liberarmi dalle sue braccia; di conseguenza, come prevedibile, gli diedi un altro ceffone, stavolta sull’altra guancia, però.
Mi girai, allora, e me ne tornai in cabina; Jack da dietro mi urlava qualcosa, ma lo capii solo dopo, diceva:
“Allora? Sono brutto anche dentro?”
E io mi chiusi a chiave.

Ero ancora chiusa là dentro quando dopo un’ora o un’ora e mezzo sentii bussare, e io dissi:
“Se siete Jack andatevene al diavolo!”
E al di là della porta qualcuno rispose:
“Ehm…sono Gibbs.”
Aprii la porta e lo salutai cercando di farlo per bene:
“Oh, salve signor Gibbs.”
“Se non vi da troppo fastidio vorrei parlarvi di Jack”
“Se siete venuto a dire che il suo gesto in realtà era giusto, beh…potete andare via.”
Lui si sforzò di trovare le parole giuste e disse:
“Ecco…beh…in realtà sono venuto a portarvi le sue scuse.”
Ero praticamente allibita.
“Jack si scusa con me?!” chiesi incredula
“Esatto.”
“uhm…e perché allora me lo venite a dire voi?” chiesi scettica, e per un momento Gibbs parve a disagio, ma si riprese subito e rispose:
“In questo momento è molto occupato e mi ha chiesto di fargli da ambasciatore.”
Io dissi ancora scettica:
“E cosa avrebbe detto di preciso?”
“Beh…che si rende conte che quel che ha fatto non è stato rispettoso nei vostri confronti e che spera tanto che voi lo scusiate e che è davvero pentito e che vorrebbe che il vostro rapporto possa tornare come prima, dove sì, vi punzecchiavate, ma amichevolmente…”
a questo punto non potevo non essere ancora più esterrefatta!
“Ha veramente detto questo?” chiesi
“Certo! Ah, e che comunque è molto, ma molto dispiaciuto.”
Non credevo che Jack sarebbe stato in grado di ammettere di aver sbagliato, ma diamine! Dopo quel che Gibbs mi aveva riferito dovetti per forza ricredermi! Era dopotutto un pirata, un tizio che fa i suoi interessi e quelli si…beh…praticamente solo i suoi! Scusarsi così non era da lui! E così, tra la mia sorpresa generale mi ritrovai a pensare che avesse fatto uno sforzo sovraumano, e quel gesto lo si poteva considerare anche piuttosto dolce. Poi gli dissi:
“Adesso Jack dov’è?”
“nella stiva,” mi rispose “ma tra poco viene fuori.”
Detto questo passarono circa due secondi e Jack sbucò sul ponte. Appena mi vide, però, mi fulminò con un’occhiata a dir poco contrariata.
“ma non si era pentito?” chiesi
“Oh sì! È davvero pentitissimo! Non sembra ma lo è! Ve lo posso assicurare!”
confortata da quelle parole feci un passo verso Jack, che era andato al timone, ma Gibbs mi trattenne dicendo:
“aspettato un attimo, vado a dirgli una cosa.”
E così il primo ufficiale andò dal suo capitano e io aspettai il mio turno.

***


Dopo essermi posizionato al timone vidi Gibbs avvicinarsi a me dopo aver finito di parlare con quella specie di fastidiosissima viziata e subito mi disse:
“Jack, fai finta di esserti scusato con Julia.”
Io replicai immediatamente:
“Dovrei fare cosa?!”
Gibbs assunse un’aria colpevole:
“Ho detto a Julia che tu ti senti…ehm…molto dispiaciuto per quello che le hai fatto…”
Ho buttato gente in mare per molto meno.
“Ma non è vero! Cavolo ti sei bevuto quel poco di cervello che hao?!”
“Jack, per favore! Non reagire così! È tutta una vita che ti dico che avere donne a bordo porta male! E tu: «nooooooo nooooooo! Bazeccole di qua e bazeccole di là!» intanto però i lbuddha non l’hai preso, e per me è proprio per colpa della sfortuna! Ora…figuriamoci se questa donna è pure arrabbiata! Come minimo il Kraken risuscita!”
Io mi stavo gustando il suo discorso sforzandomi il più possibile per non ridere.
“Gibbs…è evidente che sei sconvolto…ma non ti pare di esagerare? Primo, il Kraken non può resuscitare, perché se ne sta tranquillo nel forziere di Davey Jones, che poi adesso è di Will, ma comunque il punto è che da quel forziere non può uscire; secondo, Julia non è mica Calypso che può causare una catastrofe irreparabile; terzo, non ho preso il buddha ma ho rimediato qualcos’ altro; e quarto, io sono il capitano Jack Sparrow, comprendi? E se io non sono preoccupato non c’è motivo perché tu lo sia.”
“Hai ragione…ma cosa speri di trovare in quella villa? Al massimo c’è un sopramobile.”
“Non credo, altrimenti non avrebbero fatto una mappa, no? E comunque…” dissi a quel punto “tornando al discorso di prima…mi speghi come caspita ti sei permesso di inventarti la soria delle scuse?!?”
ma guarda te se uno della mia ciurma doveva decidere a posto mio di una cosa che oltretutto riguarda proprio me!
“te l’ho detta la mia motivazione, e se anche non ci credi pensa almeno che se voi due fate pace lei può introdurti nella villa tranquillamente.” Mi rispose Gibbs
“Stranamente hai ragione…hai ragione sulla villa e hai anche ragione sul fatto che non credo più a quest’assurda storia delle donne che portano male. Di Elizabeth che mi dici scusa?”
e pensando a certo avvenimenti che mi sono capitati con lei aggiunsi:
“non mi pare che sia andata tanto male, dopotutto!”
“Beh, sei stato riammutinato.”
“Sei bravo a mettere il dito nella piaga, eh? E comunque è stato Hector, mica Elizabeth!”
in quell’istante sentii una voce dietro di me che diceva:
“Che è Elizabeth?”
Mi girai e mi ritrovai davanti a causa del mio lungo, e a mio parere quasi del tutto inutile, battibecco con Gibbs; a quel punto guardai proprio Gibbs che mi fisso con un’espressione supplichevole, e allora mi rivolsi a Julia dicendo:
“Elizabeth? Nessuno di cui tu debba preoccuparti.” Feci una pausa “ma perdinci! Mi rivolgi ancora la parola! Devo presumere che…beh…pace fatta?”
E sorridendo tesi una mano verso di lei. Ci mise un po’ prima di decidersi a stringerla, ma alla fine la prese sorridendo anche lei e affermando:
“pace fatta.”
“Perfetto allora!” dissi “e, beh…potresti parlarmi di più di questa villa se non ti dispiace?”
“Oh, ma sicuro! So tutto su quella villa! Allora…devo sapere che il noto Amadeus Spartle era, all’inizio del secolo scorso, il consigliere del re d’Inghilterra, e il re oltretutto gli era molto affezionato, ecco perché gli donò la grande casa a Gorge Town…voleva ringriaziarlo per tutto l’aiuto politico che Amadeus gli aveva dato. Spartle venne subito accettato cordialmente da tutta la popolazione, perché, insomma, si può dire che erano orgogliosi di avere un uomo così importante e rispettabile come concittadino.”
Oddio, vi prego! Ma cos’era? Il profilo storico?! Ma per favore! Cosa diamine mi importava della storia di questo fantomatico Amadeus Spartle! Stavo praticamente per addormentarmi in piedi, ma naturalmente non volevo darlo a vedere, e allora ogni tanto annuivo e in incalzavo il discorso con un “davvero?2 ma in realtà speravo che quella tortura finisse il più presto possibile.
Ad un certo punto, però, Julia disse:
“E poi quando ebbe raggiunto l’età di settannt’anni, morì, lasciando la casa ai suoi figli, che sarebbero i bisnonni della mia amica Emily…e sai di cosa è morto?”
Io risposi con aria assente pensando alla mia situazione:
“Di noia?”
Lei mi guardò un po’ stupita dicendomi:
“Di noia?! Perché?”
Allora tornai in me e risposi:
“Lascia perdere! È stato un commento senza senso! Mi sono sbagliato. Vai pure avanti…di che è morto?”
Julia continuò imperturbabile:
“Beh…praticamente di pazzia…venne rinchiuso in una specie di ospedale e dopo un anno si suicidò…purtroppo è stata una disgrazia…un uomo della sua intelligenza che voleva convincere il mondo intero che lui sapeva dove si trovava la fonte della giovinezza…poveretto.”
Un momento! La fonte di che cosa? Che fortunata coincidenza…
“La fonte della giovinezza, hai detto?” dissi cercando di simulare l’emozione che pian piano mi stava crescendo dentro.
“Già. Come se potesse veramente esistere…”
“Beh…” dissi a quel punto “che ne sai? Magari esiste davvero.”
“Non dirmi che ci credi!”
“Considera che poco prima di incontrarti stvo per andare a cercarla. Solo che poi…ehm…per una serie di imprevisto ho dovuto rinunciare.”
Lei mi guardava dubbiosa.
“Mi stai prendendo in giro?” mi chiese
“Ma figuriamoci! Certo che no!”
“Allora mi sa che sei impazzito pure tu.”
“Ma possibile che tutti mi debbano dare del pazzo?”
Che seccatura…
Julia mi guardò con aria interrogativa, ma non feci in tempo a risponderle, perché l’uomo di vedetta urlò:
“Isole Cayman in vista, capitano!”

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Capitolo 10
*** Andrew Spartle ***


Eccomi di nuovo tra voiiiiii :D :D :D

Barrowman: Ah, mia fedele lettrice!!!!! Sì, Jack è un malandrino di prima categoria u.ù Ma noi lo amiamo anche per questo, no? XD XD Grazie per il bel commento, mi fa piacere che questa storia continui a divertirti!!! Un bacione!!!!

 

Andrew Spartle

Ma insomma! Non capisco! Una cosa così…è strana…ma ora la smetto con i commenti e vi racconto…l’uomo di vedetta aveva appena urlato “isole Cayman in vista, capitano!” che Jack annunciò subito che quella notte sarebbe sceso a prendere l’oggetto segnato dalla mappa, qualunque cosa fosse. Io tutta contenta pensavo “ok, ci pensa lui e io ne sto fuori”, ma praticamente nello stesso momento i cui avevo pronunciato quella frase Gibbs si intromise dicendo:
“Forse dovrebbe andare la ragazza.”
“Lei?!” fece Jack “perché lei e non io?”
“Perché lei conosce i proprietari della villa e può entrare e girovagare liberamente.” Disse Gibbs.
Jack lo guardò un po’ accigliato, ma si rassegnò e mi chiese:
“Allora ci vai tu?”
Stavo per rispondere con un NO secco, perché…beh…come avrei avuto il coraggio di rubare qualcosa ad una mia amica?! Stavo appunto per rispondere quando accadde qualcosa:
guardai Jack, e non so per quale assurdo motivo mi si annebbiò il cervello…tutto il modo intorno a me sembrava essere svanito…esisteva solo Jack…lo guardavo come se fosse stato la cosa più importante della terra, e gli risposi un SI’ deciso. Ma che era successo??? Non riuscivo a spiegarmelo! È o non è una cosa strana? Credo che se in quel momento Jack mi avesse chiesto di buttarmi fuori bordo, mi sarei lanciata senza esitazione…mah! Strano…fatto sta che scesi a terra e che di lì a poco avrei imbrogliato la mia amica.
Arrivai al porto di Gorge Town e mi diressi subito alla villa; arrivai e bussai alla porta; mi venne ad aprire un vecchietto in divisa che mi chiese:
“Chi siete?”
“Sono un’amica della signorina Emily Spartle. È in casa?”
“Vado a controllare, milady. Intanto entrate, prego.!
Entrai nell’ingresso e il vecchietto se ne andò; ero lì da sola ad aspettare in quell’enorme atrio quando sentii dei passi alle mie spalle e una voce che diceva:
“Julia! Sei proprio tu?”
Mi girai e vidi Andrew Sprtle, il fratello di Emily…riconoscerei quei capelli rossi ovunque.
“Andrei, ciao! Come stai?”
Venne vicino e me e mi rispose:
“Io sto benissimo. E vedo che anche ti stai alla grande.”
“Si può dire che me la cavo.”
“Come mai da queste parti? È una vita che non ti vedo.”
“Passavo di qua, e dato che appunto non scambiamo quattro parole da moltissimo tempo sono venuta a salutare Emily e te.” E dopo una piccola pausa aggiunsi: “A proposito, è in casa? Un signore è andato a controllare ma non è ancora tornato.”
“Sì, il vecchio Felix, immagino…comunque Emily è uscita circa mezz’ora fa…non so quando torna….” A quel punto propose: “facciamo così: dopodomani darà una festa, proprio qui, a casa. In questo giorni lei è troppo indaffarato per i preparativi e non ti degnerebbe di un minimo di attenzione. Vieni alla festa così stiamo tutti insieme e facciamo quattro chiacchiere.”
Non sapevo che rispondere…in questo modo le cose si complicavano. Allora dissi:
“Ehm…non so se è una buona idea, perché in fondo sicuramente non conosco nessuno degli invitati che verranno, e molto probabilmente Emily e te sarete al centro dell’attenzione, dato che avete organizzato la festa.”
Lui rimase sovra pensiero e poi disse:
“Dov’è che alloggi?”
Ma che c’entrava?
“Ehm…da un amico…al porto…”
“Perfetto allora! Porta il tuo amico, così se noi stiamo parlando con qualcuno non ti senti comunque esclusa, eh? Che ne dici?”
“Accidenti! Ecco che ne dico!” pensai “con tutta quella gente come facevo a prendere l’oggetto che voleva Jack?”
Andrew non mi lasciò rispondere, perchp disse in tutta fretta:
“Senti…scusami tanto però ora devo uscire anch’io…sai, i preparativi…”
“Sì, giusto.”
E accompagnandomi alla porta fece:
“allora ci vediamo dopo domani. Emily sarà felicissima di sapere che vieni.”
“Sì, lo immagino.”
Gli tesi, la mano, lui la strinse, e prima di andarsene mi diede un piccolo bacetto sulla guancia. Poi lui si allontanò salutandomi con la mano.
E ora? Che dovevo fare? Non mi restava altro da fare se non tornare da Jack e riferirgli tutto…mamma mia che stress…in testa mi stavo preparando quello che dovevo dire, ma arrivai sulla nave prima che potessi inventarmi qualcosa di decente e infatti Jack mi venne subito incontro dicendo:
“Allora? Cos’era, cos’era? Ce l’hai?”
E guardando le mi mano vuote guardò dietro le mie spallo e non trovando nulla mi chiese:
“Beh? Dove l’hai messo…qualunque cosa sia?”
Che dovevo dirgli? Che avrebbe dovuto rinunciare alla sua impresa? Mi sa che quel giorno avevo l’influenza e stavo delirando, perché in testa avevo l’idea fissa che non dovevo procurargli nessun dispiacere.
“Ehm…” dissi “non ho potuto neanche vedere di che si tratta.”
“perché? Non ti hanno fatta entrare?”
“no no…mi hanno fatta entrare, però vedi…non mi sono potuta muore dall’atrio, perché Emily non era in casa, e Andew, il fratello, doveva uscire di corsa.”
“insomma non si sa nemmeno cos’è che stiamo cercando?”
“No, mi dispiace…però ci sarebbe un’altra occasione, anche se più rischiosa.”
“ah sì? E quale?”
“dopo domani ci sarà una festa e Andew mi ha invitata, dicendomi di portare qualcuno con me…beh…se ci vado non potrò di certo mettermi a rubare, perché ci saranno i miei amici e in più un’altra miriade di persone, e non me la sento…però…cioè…se magari vieni con me, dato che on ti conoscono…forse potresti dare meno nell’occhio.”
Lui si mise a riflettere, toccandosi i baffi, e poco dopo disse senza cambiare posizione:
“è evidente…”
“Cosa è evidente?” chiesi
“che inizio a piacerti.”
“che?! Ma che dici?!”
“Beh…mi stai chiedendo di farti da accompagnatore ad una fasta!”
“Ma che c’entra! È solo per introdurti nella villa!”
“va bene…consideriamolo da questo punto di vista…però perché non hai detto a quell’Andrew, o come si chiama, che so…se potevi andare in bagno? In questo modo avresti potuto portare a termine l’opera, e invece sei tornata qui! Segno evidente che, con la scusa della festa, vuoi prolungare il tuo soggiorno con me di altri due giorni.”
Ok…a quel punto avevo la certezza che Jack fosse proprio un imbecille…
“Certo che la tua fantasia non ha limiti, eh?” dissi
“non è fantasia, ma intuizione…”
“Beh, allora la tua intuizione è difettosa, perché quello che hai appena detto è tutto completamente, assolutamente, indiscutibilmente falso!”
E Jack alzando le mani sopra la testa fece:
“Come vuoi! Però sappi che negare l’evidenza è inutile.”
“E tu sappi che se continui così ti becchi un pugno sul naso!”
“ok ok, la smetto; ho compreso il tuo messaggio velato…”
E sorridendo si allontanò, ma io lo richiamai chiedendogli:
“E ora dive vai?”
E lui continuando a camminare e senza voltarsi mi rispose:
“A spaparanzarmi in cabina per due giorni con una bottiglia di rum!”
“Ah no!” gli dissi andandogli dietro “non puoi mica accompagnarmi conciato così!”
Si girò.
“come scusa?” chiese.
“c’è bisogno di modificare alcune cosette…” risposi sorridendo.
“Che cosette?”

“Uffa! E stai fermo!” gli ripetevo in continuazione…
Jack stava in piedi a gambe allargate, con lo sguardo fisso davanti a sé, mentre io gli misuravo la lunghezza del braccio.
“mi si stanno addormentando le gambe!”
“Se tu stessi fermo avrei già finito.”
“Sì certo, come no.”
E sbuffò.
“Spiegami poi perché non ci posso venire così alla festa.” Mi disse
“Appunto, è una festa, non un bordello.”
“Ad un bordello nemmeno servono i vestiti.”
Feci una pausa e dissi:
“Beh, ad una festa servono, e non puoi venirci così: ti serve un vestito elegante, quindi, se riusciamo a finire, vado dal sarto e vedrò di procurarti qualcosa di decente.”
Sbuffò di nuovo e io mi accucciai per calcolare la lunghezza della gamba, e dopo aver finito toccava alla vita, così chiesi a Jack:
“Potresti toglierti la cintura?”
“Perché?”
“Perché altrimenti ti caleranno le braghe.”
Se la tolse e poi disse:
“Va bene così?”
“Sì, perfetto.”
Finii anche lì…ora però veniva la parte complicata: più che difficile però era…imbarazzante.
“Ehm…Jack?” dissi
“Sì?”
“Adesso dovrei prendertela misura del…ehm…del cavallo.”
Sembrò scendere dalle nuvole, perché mi disse:
“Il cavallo ma io non ce l’ho un cavallo.”
Ah! Bella questa!
“Sì, Jack, tu ce l’hai!”
Lui mi fissò e ridisse:
“No, ti sbagli…puoi andare a vedere nella stiva. Al massimo c’è una capra…ma non capisco che centra il cavallo col vestito.”
Mamma mia…
“Jack! Il cavallo! Dei pantaloni!”
Lui sgranò gli occhi ed esclamò:
“aaaaaaaah! Quel cavallo!”
“Sì, quello!”
“Oh beh…fai pure…”
permissivo il ragazzo, eh?
Gli presi la misura (che devo dire all’inizio mi sorprese alquanto) e mi alzai dicendo:
“Ok, abbiamo finito la prima parte…”
“Come sarebbe «la prima parte»? oltre al vestito elegante ci sarebbe pure dell’altro?”
“dato che non sei pratico, lascia fare all’esperta.”
“Forse non sono pratico perché queste non cose inutili!”
“E allora per te quali sono le cose utili? Agganciare ragazze e fare soldi?”
“C’è qualcosa di meglio?” mi rispose sorridendo
*-*
“non mi sorprende che tu sia sempre stato lo zoticone che sei.” Osservai
“e basta! Stai sempre ad offendere! Anzi…sai che penso?”
“Cosa?”
“Che mi riempi di questi bei complimenti per simulare che non ti piaccio.£
E mi guardò con i suoi occhi scuri…e come quella mattina mi sentii mancare di nuovo, colo che stavolta mi ripresi subito e risposi:
“io non simulo, io mi comporto in un modo assolutamente normale.”
“Sarà…” e fece spallucce.
“Sembri molto sicuro di te stesso!”
“Prima o poi tutte cadono ai miei piedi.”
“Beh, con me allora ci sarà un’eccezione, perché non mi piaci per niente!”
invece di rispondermi mi sorrise, avvicinandosi a me, e io allora uscii dalla cabina dicendo che sarei andata dal sarto a prendere un vestito per me e uno per lui.
Scesi quindi dalla nave e raggiunsi la bottega; il sarto mi venne incontro e allora gli diedi le misure di Jack che mi ero segnata su un foglio, per non dimenticarle. Fortunatamente l’uomo aveva un vestito bello e pronto che a Jack sarebbe andato alla perfezione, così non c’era il rischio che dovessi aspettare troppo a lungo! Infatti Jack doveva imparare molte altre cose!
Comunque ecco com’era il suo primo, ed unico, abito elegante e quello mio:
image
Tornai sulla nave. Entrai dunque nella cabina del capitano e indovinate un po’? LO trovai seduto su una sedia con le mani sulle gambe e il capo reclinato all’ indietro…dormiva!
mi misi ad osservarlo, di nuovo come i giorno prima, e mi resi conto che osservando i particolari Jack non si poteva certo definire uno che con l’abbigliamento ci sa fare, ma…visto così…nel complesso…non mi pareva tanto orribile, e mi ritrovai a sorridere tra me e me, mentre lo scrutavo…ma ora stop! Dovevo svegliarlo e fargli provare il vestito.
Mi avvicinai a lui e gli sussurrai all’orecchi:
“Jack!”
E lui di scattò alzò la testa ed esclamò:
“Ah! Non mi toccate il rum!”
“dormivi?” feci io
Lui si girò verso di me e mi disse:
“eh? No, riflettevo…”
“Sul rum?”
“L’ho detto tanto forte?”
“abbastanza!” risposi ridendo
Si alzò dalla sedia e disse:
“Vedo che mi hai portato qualcosa.”
“Proprio così.”
Gli diedi il suo abito e continuai:
“Mettiti subito questo, perché dopo sarà l’ora della fase 2!”
Jack tolse il vestito dall’involucro e guardandolo diffidente mi chiese:
“Sicura che mi starà bene?”
“Certamente! Sembrerai totalmente un’altra persona!”
“è questo che mi preoccupa…”
Uscii dalla stanza e mi chiusi la porta alle spalle…aspettavo che Jack si cambiasse, ma dopo solo un paio di minuti pensai:
“potrei spiarlo dalla toppa…”
Poi però riflettei:
“che cosa? Ma che vado a pensare! Non è da me! Julia, per favore, torna con i piedi per terra…non potrei mai fare una cosa così!...o forse sì? Ma no! Figuriamoci se mi metto a spiarlo! Eppure…perché certe volte ho questa voglia matta di entrare da lui di soppiatto e…e…certe cose non dovrei nemmeno pensarle! Diamine! Possibile che abbia ragione lui? Possibile che in qualche modo…provi qualcosa per Jack?”
I miei pensieri vennero interrotti proprio dalla persona che li aveva provocati, infatti Jack spalancò la porta dicendo:
“Dovrai pagarmi per farmi indossare questa roba!!”
In quel momento Jack sembrava tutto tranne che a proprio agio, e…detto fra noi…in quei panni era piuttosto scompisciante…
“p-perché dici così?” balbettai
“ma ti prego! Guardami! Come faccio ad andare in giro conciato in questo modo!”
“ti basta solo farci l’abitudine.”
“Tu dici?”
“Certo! Sicuro!”
A quel punto non riuscii più a trattenermi:
“Ahahahahahahahahah!!! Mamma mia Jack! Sei troppo buffo!”
“Grazie, eh? Meno male che hai detto che ci sarei stato bene!”
“ma no! Vedrai con qualche piccolo ritocco sarai perfetto!”
“Ah sì? E cioè?”
“non so…potremmo tagliare il pizzetto…”
Non l’avessi mai detto…
“ma certo che no!” fece Jack “un pizzetto così è più che invidiabile!”
“Va bene, va bene…allora potremmo togliere questa massa informe che ti ritrovi sulla testa.”
Difficile dirlo, ma in quel momento sembrò sbiancare…
“Tu sei pazza! Tagliarmi i capelli?! Neanche per sogno!” disse Jack
“Neanche un pochino?”
Mentre parlavo ero entrata nella cabina e mi ero avvicinata al tavolo, dove c’erano un paio di forbici…
“Neanche un capello! Altro che pochino!” disse Jack
A quel punto afferrai le forbici e nascondendole dietro alla schiena feci dei passi verso Jack
“ma staresti bene coi capelli corti.”
“Sì, e magari poi mi farai indossare una di quelle parrucche bianche coi riccioli…ti sogni!”
Allora tirai fuori le forbici e avvicinandole ai capelli dissi:
“Giusto una spuntatina.”
Ma Jack abbassò la testa di scatto e facendo una capriola a terra e rialzandosi con un salto afferrò la spada, e dopo averla tolta dal fodero me la puntò contro dicendo:
“Non ti azzardare.”
“Altrimenti?” domandai in tono di sfida.
“Altrimenti taglierò in mille pezzettini quel bel vestitino che ti ritrovi addosso.” E sorrise…
A quel punto dovetti per forza farmi venire un’idea.
“E se trovassi una via di mezzo?” proposi
“Un compromesso?” disse Jack
“Esattamente.”
Jack posò la spada e disse:
“Sono tutt’orecchi.”
Posai le forbici, mi avvicinai a lui e gli misi le mani dietro alla testa…la bocca di Jack si aprì in un sorriso, ma non soddisfai assolutamente la sua malizia, perché infatti gli sciolsi soltanto la bandana, facendo in modo che i capelli gli si liberassero e gli cadessero tutti davanti agli occhi.
Jack soffiò alzando lievemente una ciocca, e io passandogli le mani tra i capelli li spostai leggermente di lato dandogli una sistemata piuttosto approssimativa.
“Ecco. Ora sei decente.” Dissi
Jack si pose davanti allo specchio e rimirandosi disse:
“mi sento…diverso.”
“oh, non preoccuparti, dopo domani tornerai il solito pirata di sempre.”
“E poi ti porterò a Panama, contenta?” mi chiese guardando la mia immagine riflessa nello specchio innanzi a sé…solo che…la preoccupazione con cui mi ero imbarcata quattro giorni prima sembrò ripiombarmi addosso tutta insieme, come una cascata.
Ripensai a mio padre, al fatto che lui non c’era più, a quello che mi aveva rivelato, e al fatto che da qualche parte, in quello stesso momento, si trovava il mio vero padre…e che io dovevo trovarlo.
Jack continuava a tener puntati i suoi occhi marroni su di me, e può darsi che nel mio volto notò un filo di tristezza, perché mi chiese:
“C’è qualcosa che non và?”
E io, asciugandomi una lacrima risposi:
“no…niente.”
Le mie parole furono piuttosto contraddittorie rispetto al mio comportamento, non trovate? Penso che fu proprio per questo che Jack staccandosi dallo specchio mise la sue mani sulle mie spalle e mi disse:
“è successo qualcosa? Puoi parlarmene, se vuoi.”
Quello che mi si poneva davanti era un Jack che non conoscevo: un Jack consolatore. Ma quante diverse personalità aveva quell’uomo? L’ho conosciuto come un bugiardo disonesto, poi come un ingenuo strafottente, di seguito divenne un insopportabile maliziose, un febbrile e anche un po’ infantile cercatore di tesori, un imbarazzato gentiluomo, e ora come un qualcuno con cui confidarsi. Potevo raccontargli tutto ciò che mi affliggeva? O mi avrebbe considerata una drammatica sentimentalista?
Sinceramente…non mi importava assolutamente, perché quel Jack che mi stava di fronte in quel momento era l’unica persona con cui potessi parlare.
Gli raccontai, per filo e per segno, di tutta la sorpresa, mista a dolore, di quando mio padre mi parlò in punto di morte e di quanto mi angosciava il fatto di ritrovarmi senza una casa e senza una famiglia; e se il mio vero padre fosse stato un delinquente? Se non mi avesse accettato con sé? Se non gliene fosse importato niente di me? Alla fine, nonostante avessi voluto evitarlo, sentii i miei occhi gonfiarsi e prima che potessi fermarle delle lacrime mi rigarono le guance.
Nel frattempo Jack era rimasto ad ascoltare attentamente, passandosi di tanto in tanto una mano tra i capelli, per spostare alcune ciocche che gli ricadevano davanti al viso; e poi, quando vide che stavo per piangere, mi strinse a sé, sussurrandomi parole di incoraggiamento:
“Avrai un padre fantastico, non devi preoccuparti. Vedrai che sarai felicissima.”
E io intanto stringevo con le mano il velluto della sua giacca e in un pianto silenzioso bagnavo il merletto della sua camicia.
Ci misi del tempo prima di decidermi ad alzarmi e a fare un bel respiro. Mi sentivo molto più rilassata, e soprattutto liberata da un peso: mi sembrava di essere leggerissima! Ero veramente grata a Jack di avermi ascoltata…ma ora nono volevo che mi vedesse come una persona in difficoltà che a causa dei suoi problemi non riesce a cavarsela da sola. Ecco perché non accennai minimamente per un altro secondo alla mia storia, ma ricominciai da dove ci eravamo fermati:
“A-adesso ti devo insegnare una cosa.”
Lui mi guardò quasi teneramente e disse:
“sicura? Se sei…non so…stanca e non ti va lo facciamo domani.”
Ma come si permetteva? Sapevo perfettamente quali erano le mie potenzialità, e perciò non avevo per niente bisogno di “riposarmi”.
“No. Lo facciamo adesso!” esclamai.
Lo presi, anzi, lo strattonai per una mano e lo scaraventai letteralmente sul ponte.
In quello stesso istante la ciurma si mise ad osservare Jack ad occhi sgranati (evidentemente non l’avevano mai visto con un abito del genere addosso).
Jack si sentiva un tantino a disagio…
Alla fine disse:
“Beh? Che aspettate a tornare al lavoro?! Muovetevi!”
Ma quelli rimasero a bocca aperta senza muovere un muscolo. Solo dopo un po’ si sentì la voce di Gibbs che uscendo dal mucchio disse:
“Jack? Ma…che è successo?”
Jack rispose nonostante cominciasse a capire a cosa si stesse riferendo:
“Non so…a parte voi che non vi decidete ad eseguire i miei ordini, direi che non è successo niente.”
“Ma Jack!” fece Gibbs “insomma…beh…”
Fu un altro membro della ciurma a finire la frase:
“Ma come vi siete conciato?”
Alcuni iniziarono a ridere.
“Mi sono dovuto vestire così per andare a…a…”
“A…?” lo incalzò Gibbs.
“A una festa.” Conclusi io
“A una festa?”chiese Gibbs
“Sì, a una festa.” Rispose Jack
“Ma non puoi andare ad una festa con…con gente per bene!” fece Gibbs
“E perché no?” disse Jack “io non devo rendere conto a nessuno.”
“ma sei un pirata, Jack! Te lo sei di nuovo dimenticato? Come fai?”
Io mi intromisi:
“è per questo che adesso gli devo insegnare a ballare!”
Gibbs fece una faccia incredula e devo dire che Jack con la stessa espressione mi chiese:
“come?”
Io mi posi di fronte a lui e gli dissi:
“Rivoglio insegnare qualche passo, caso mai dovessero chiederti di ballare.”
“Non è detto che qualcuno me lo chieda.”
“E se te lo chiedessero?”
“Declinerei cortesemente l’invito.”
“Beh, non puoi! Non sarebbe educato!”
“Non mi interessa!”
E si girò per tornarsene in cabina; io allora gli dissi da dietro:
“Vuoi trovare ciò che cerchi, sì o no?”
Lui si voltò e rispose:
“Certo che voglio!”
“E allora dovrai imparare a danzare.”
Tornò indietro e disse:
“tanto nessuno mi farà un invito.”
“Te lo faranno.”
“io dico di no.”
“Fidati Jack, te lo faranno.”
“Ah…come mai così tanto sicurezza?”
“Jack…ti sei mai guardato allo specchio?”
“certamente.”
“Bene…ti assicuro allora che qualcuna ti chiederà di ballare.”
“Stai dicendo che sono bello?”
Forse arrossii…
“Mi pare di averlo già ammesso.” Risposi
“Ah sì, è vero…”
Ci fu un momento di silenzio, seguito dalla domanda di Jack:
“allora…volete ballare, milady?”
E dopo aver fatto un inchino risposi:
“Con piacere signor Sparrow.”
Ci avvicinammo, Jack mi mise una mano su un fianco e io presi l’altra con la mia.
La sua mano sul mio fianco…
A quel punto iniziai:
“A-allora…a-adesso devi seguire i miei passi.”
Non dovevo agitarmi; perché mi stavo agitando? Per ballare con lui? No…non era possibile…non poteva essere vero! Ma poi…alla fine…con chi dovevo giustificarmi se non con me stessa? E perché avrei dovuto trovare una scusa se sapevo perfettamente cosa mi succedeva? Jack stava iniziando a piacermi…era così evidente! Dovevo accettarlo. Ma a Jack…a lui non l’avrei detto; di lì a poco ognuno avrebbe ripreso la propria strada, e poi era ovvio che non gli piacevo! Anche con tutte quelle allusioni maliziose che faceva…era ovvio che se mi fossi lasciata sedurre avrei solo soddisfatto un suo piccolo capriccio, e io non avrei mai voluto sentirmi usata in quel modo. Quel sentimento che avevo appena scoperto l’avrei nascosto dentro di me, senza dire niente a nessuno.
Concentrandomi di nuovo su ciò che stavo facendo con Jack decisi di iniziare con una semplice sequenza di passi. Uno avanti, uno indietro, qualcuno di lato, e se si poteva una giravolta ogni tanto.
Jack cominciò…beh…non si può dire proprio bene, perché dopo solo due passi mi pestò il piede ben quattro volte. Incredibile, eh? Gli altri pirati iniziarono un po’ a ridere, ma il capitano, per dimostrare quel che era capace di fare, non si perse d’animo, e tra acciaccamenti vari iniziò migliorare, cavandosela piuttosto bene, solo che poi si guardò intorno, e notando tutti quei visi che ancora si ostinavano a fissarlo con un sorriso derisorio, si sentì impacciato.
Considerate che alcuni compagni di Jack si erano persino accomodati su delle casse per godersi lo spettacolo.
Ad un certo punto un pirata tirò fuori la sua fisarmonica ed iniziò a suonare una musica allegra, veloce…proprio frenetica! Io sussurrai a Jack:
“Fagli vedere che sai fare.”
Lui mi sorrise e iniziando stavolta a dirigere lui il ballo, danzammo magnificamente.
Tutti i nostri spettatori applaudirono e Gibbs, venendoci vicino ci disse:
“Ragazzi, se non vi conoscessi direi che siete proprio dei ballerini."

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Capitolo 11
*** La tanto attesa festa a Villa Spartle ***


Barrowman: come si evolveranno le cose tra i due? Beh....lo vedrai presto!!! .....ma tieniti pronta anche per un colpo di scena ^^ .....e non mi chiedere cosa, non te lo dico!!! XD XD Baci!!!!!

 

La tanto attesa festa a Villa Spartle

La giornata successiva, quella della festa, fu molto più stressante: avete presente quelle cose che un uomo fa solo per fare bella figura…com’è che si chiamano? Ah sì…BUONE MANIERE. Tutta la mattina Julia non fece altro che farmele provare e riprovare.
“No, Jack, il coltello si prende con la destra!”
“No, Jack, prima di bere devi pulirti la bocca!”
“Non puoi stare seduto così, Jack!”
“Prima di sederti devi spostarmi la sedia, Jack!”
“Ma come mangi, Jack! Un po’ di decoro con quel pane!”
“E non mangiare con la bocca piena, Jack! Lo sanno pure i bambini, Jack!”

Una sola parola: estenuante…mi pare ancora di sentir risuonare nella mia testa tutto quello che Julia mi ripeteva ogni due secondi. Non mi sono mai sforzato mentalmente così tanto per nessun tesoro, infatti a fine giornata mi sentivo stanco come se avessi appena combattuto con Davey Johnes. Fatto sta che indossai quel vestito orripilante e uscii dalla cabina; Julia era già pronta, e mi aspettava vicino al timone.
Era davvero bella: i suoi boccoli scuri le ricadevano morbidi sulle spalle, e in più quell’abbigliamento le metteva molto in risalto le sue curve (eh eh!). Le andai in contro e le dissi:
“Stai benissimo.”
“Anche tu, stranamente.” Mi rispose e rise.
Dopodiché tra alcune risate della mia adorabile ciurma, raggiungemmo il porto e ci incamminammo verso ville Spartle. Mentre camminavamo, però, mi pareva come se tutte le persone che incrociavamo per strada fissassero solo me con uno sguardo da presa in giro! Iniziavo a sentirmi a disagio.
“Tutto bene?” mi chiese Julia
“Sì, perché me lo chiedi?” risposi mentre però stavo girando la testa per seguire con gli occhi un tizio che pensavo mi stesse guardando.
“Non so” fece lei “sicuro di stare bene?”
Ma io, invece di risponderle, dissi:
“Perché quell’uomo mi fissa?” E lo indicai appena.
“Ma non ti sta fissando!”
“sì, invece! Lo vedi? Ci guarda!”
“Ci guarda come noi guardiamo lui.”
“Non è che gli faccio ridere?”
“Ah, allora è per questo?”
“Questo cosa?”
“Jack Sparrow che si vergogna…è un giorno da ricordare!”
“Ehi, io non mi vergogno!”
“Sei soltanto emozionato, è normale.”
“non sono emozionato!”
“E dai, si capisce a un miglio di distanza.”
“é…p che questo vestito mi pizzica dappertutto. E mi sta pure stretto!”
“Ehi! Stai tranquillo! Avrei vissuto avventure più emozionanti e pericolose di questa, giusto?”
“Beh…sì…”
“Allora di che ti preoccupi! Sarà una passeggiata.”
“O-ok.“
Julia bussò alla porta.
Chissà perché ero così ansioso…certo, come aveva detto lei questa doveva essere una passeggiata, ma non riuscivo a non essere un po’ agitato. Sarà perché era da quando lavoravo per Beckett, nella sua Compagnia, che non partecipavo ad una festa da elegantoni. Espirai profondamente proprio appena prima che una graziosa ragazza bionda ci venisse ad aprire.”
“Julia! È un piacere rivederti!” Disse la ragazza.
“Mi sei mancata tanto!” disse Julia, e si abbracciarono.
Lei doveva essere la famosa Emily, allora.
Julia disse all’amica:
“Ti voglio presentare un mio amico.”
“Piacere signorina, Jack…ehm…Smith.”dissi
“Piacere signor Smith;” fece Emily “ma entrate pure in casa, non rimanete qua fuori!”
Entrammo e quando io mi fui allontanato un pochino (ma non così tanto da non poter ascoltare) Julia disse ad Emily:
“Jack è un tipo un po’ strano, però è simpatico, vedrai…quindi se si comporta in un modo un po’…bizzarro, non farci caso.”
“Ma no…” disse Emily “In fondo quei pendagli tra i capelli e le treccine sul mento sono originali. E poi lo trovo carino.”
Mi girai verso di loro e midi Emily che mi sorrideva, mentre Julia che guardava l’amica con un’espressione piuttosto cupa. Cos’era? Gelosia? Interessante…
in quel preciso istante l’orchestra iniziò a suonare e io mi diressi al bancone delle bevande.
Acqua, wisky, cognac, e eccolo…rum! Me ne stavo versando un bicchiere quando Emily mi raggiunse dicendo:
“Le bevande sono di vostro gradimento?”
“Si grazie.” Risposi “anche se per un momento ho temuto che non ci fosse la mia preferita.”
“E quale?”
“Rum”
“Rum?”
“Rum.”
“Personalmente non lo gradisco molto.”
“E come mai allora lo avete messo a tavola?”
“Beh, per far contenti anche i bevitori come voi.”
“Ottima scelta.”
Lei mi sorrise, ma proprio allora arrivò anche Julia che mi prese il braccio e disse ad Emily:
“Puoi scusarci un momento?”
E mi portò in un angolo. Subito disse:
“Hai preso la mappa?”
“Ce l’ho in tasca.”
“Quando andrai a cercare quell’oggetto?”
“Nel momento più opportuno, dolcezza.”
“E quando sarà?”
“Anche adesso, se vuoi.”
“Bene. Prima fai questa cosa e meglio è…ho i nervi a fior di pelle per tutta questa storia.”
Poi aggiunse:
“Io distraggo Emily, tu vai.”
Si allontanò, ma le dissi da dietro:
“Mi raccomando però! Non ucciderla con le tue occhiate.”
Lei mi guardò, arrossì e se ne andò. Quanto mi piaceva prenderla in giro. Un minuto dopo la vidi che diceva qualcosa all’amica e che si allontanavano insieme. Adesso avevo il via libera.
Uscii da quel salone e percorsi un lungo corridoio. Presi la mappa e la guardai; andai dritto e aprii una porta: mi ritrovai in quella che doveva essere la biblioteca. La X della mappa indicava un punto, però, in cui non c’era assolutamente niente! Era solo una vecchia libreria! Se il tesoro fosse stato soltanto un buon libro da leggere, mi sarei davvero imbestialito! Non mi restava altro, però se non dare almeno un’occhiata. Guardai i titoli dei libri ad uno ad uno, nella speranza che ci fosse un indizio…ebbene, al terzo scaffale che esaminai un libro attirò davvero la mia attenzione; era intitolato Agua de Vida. Coincidenza? Non credo proprio. Che il vecchio Amadeus Spartle avesse veramente saputo dive si trovi il mitico antidoto alla morte? Molto più che probabile. Presi il libro, ma appena lo mossi avvertii dei rumori, all’inizio deboli, ma che andavano sempre più aumentando d’intensità: sembravano leve metalliche che cigolavano a causa della ruggine. Piano piano, come per magia, la libraria si mosse, ruotò su se stessa, scoprendo un entrata segreta, dalla quale proveniva una debole luce. Cosa stava succedendo? Sicuramente lì dentro c’era qualcosa che doveva rimanere nascosto. E cos’è che di solito deve rimanere nascosto? Qualcosa di prezioso. Senza pensarci due volte entrai. Quella che mi si prospettava davanti era una sala interamente scolpita nella roccia. C’erano dei gradini; li scesi.. delle candele illuminavano l’ambiente. Chissà cose si erano accese? Non importava. Quello che mi importava era che su una scrivania poco distante da me si trovava uno scrigno posto in bella vista. Mi avvicinai e lo aprii: dentro c’era nu piccolo rotolo di pergamena avvolto su se stesso; era appena bruciacchiato in un angolo. Lo srotolai e lessi:
«L’eterna ricchezza che stai cercando
Non puoi vederla,
non puoi sentirla.
Scorre lenta nei meandri della terra,
racchiusa da cinque dita di pietra.
Cercala pure,
ma stai attento,e guardati intorno, perché…»

E qui si interrompeva a causa della bruciatura. Poco male. Se era con un indovinello che Amadeus mi aveva sfidato, beh, l’avrei risolto.
Mi infilai la carta in tasca e tornai alla biblioteca; presi il libro e lo rimisi sullo scaffale, e come per incanto la libreria tornò al suo posto.
Mi avviai allora alla porta che dava sul corridoio, la aprii e…MAMMA MIA CHE COLPO!...mi ritrovai davanti un vecchi o con l’espressione più calma che ci potesse essere.
“E voi chi siete?” disse dopo essermi ripreso dallo spavento.
“Mi chiamo Felix McArthur, maggiordomo in casa Spartle da vent’anni, e voi?”
Sorrise beatamente con una strana luce negli occhi.
“Jack Smith. Sono stato invitato alla festa.” Risposi
“Capisco.” E aggiunse “vi piace la nostra biblioteca?”
“Oh, sì, incantevole.”
“Bene, signor Smith, io torno alle mie mansione. Arrivederci.”
E se ne andò sorridendo misteriosamente.
Tornai alla festa senza più pensare q quell’uomo e mi diressi da Julia per raccontarle tutto;
la trovai che stava parlando con un ragazzo dai capelli rossi…ah! Che capelli…attirava sicuramente l’attenzione! Comunque! Mi unii a loro proprio mentre quel ragazzo con i capelli piromani stava dicendo:
“…a e allora gli ho risposta: «come! Dopo avermi fatto aspettare in questo schifo mi rifilate questa roba?»”
Conversazione ad alto livello culturale, devo ammetterlo…comunque Julia si accorse che ero arrivato…come se qualcuno non potesse accorgersene…e disse al piromane:
“oh, Andrew, questo è l’amico di cui ti ho parlato prima.”
Ok, si chiamava Andrew.
“molto piacere, sono Jack Smith.”
“Piacere.”
SILENZIO…
Andrew mi fissava con una faccia strana e non faceva altro che ammirare disgustato i miei pendagli…non so voi ma a me questo qui già stava antipatico.
“”Come mai non vi ho mai incontrato?” disse alla fine
“Come, prego?”
“Julia mi ha detto che abitate al porto, e dato che Gorge Town è una città abbastanza piccola, avrei almeno dovuto conoscervi di vista.”
Ah…
“m-mi sono appena trasferito.”
“Capisco.”
ANCORA SILENZIO…
“Eppure…adesso che ci penso,” fece l’antipatico “Da qualche parte ci ho cisto. Siete per caso un attore di teatro?”
In quel preciso istante l’orchestra ricominciò a suonare.
“ehm…no, mi dispiace.” Risposi.
La conversazione, come avrete sicuramente notato stava iniziando a farsi piuttosto tesa. Julia dovette per forza intuirlo, perché prese Andrew per un braccio e disse:
“oh, hanno ricominciato a suonare! Mi fai ballare?”
Lui la guardò e gli occhi gli si illuminarono.
“Io…sì, perché no?”
Si diressero alla pista da ballo e io rimasi da solo a rimuginare…eddai…era evidente che ad Andrew piaceva Julia! Eppure si comportava come se fosse solo un amico…questi nobilucci si credono tanto superiori e poi in realtà sono dei fifoni” io cose di questo tipo le direi in quattro e quanttr’otto! Certo…basta trovare la ragazza a cui dirle. Julia, dite? Naaaaaaaa! Julia è solo un’amica…anche se devo dire che è piuttosto bella, e a volte pure abbastanza simpatica…ehm…ok, un pochetto mi piace. Ma solo un pochetto! La cosa che di lei mi piace di più è che sembra così sicura di sé, così indipendente, come se non avesse bisogno di nessuno…un po’ come me, no? Credete che dovrei dirle quello che penso di lei? Ok! Magari lo faccio sul serio! Ehm…domani, però!
Oddio…non è che oltre che intenerendomi mi sto anche infifonendo? È solo una ragazza, di manine!...giusto?
Beh…mentre stavo a pensare a tutte queste belle cose sentii una voce che mi diceva:
“Vi state divertendo?”
Mi girai e vidi che vicino a me c’era Emily. Improvvisamente mi balenò in mentre un’idea talmente stupida che forse poteva anche funzionare: prima di dire a Julia tutto quello elencato prima, infatti, dovevo almeno essere sicuro di piacerle! Altrimenti che figura ci facevo! Perciò…
“oh sì, Emily, mi sto divertendo…è una bella festa, e anche l’orchestra è molto…molto brava.” Risposi
“Sono contenta che vi piaccia.”
E poi, tutto d’un botto, dissi:
“Vi va di ballare?”
Emily mi sorrise radiosa e chiese:
“Veramente?”
“Certo. Allora…volete?”
“Sì, ne sarei felice.”
Le presi la mano e la condussi alla pista proprio mentre i musicisti avevano cominciato a intonare le note di una nuova musica. Iniziamo a ballare e devo dire che modestamente me la cavavo non bene…ma benissimo! Volteggiavo come non avevo mai fatto in vita mia…
Mi guardai intorno e vidi Julia ed Andrew che ballavano dal lato opposto del salone; mi avvicinai a loro per farmi vedere dai due, ma soprattutto da lei…dovevo accertarmi della sua reazione nel vedermi appiccicato ad Emily. Solo che quando mi guardò non accennò a nessun turbamento…non le piacevo? Credevo che si sarebbe ingelosita, invece niente! Ma il capitano Jack Sparrow non da per vinto così facilmente!
Il ballo finì e prima che ne iniziasse uno nuovo io e Julia cogliemmo l’occasione per salutare tutti in modo da potercene tornare sulla nave e levarci di torno. Io salutai sia Andrew che Emily con una stretta di mano, mentre Julia salutò l’amica con un abbraccio e l’amico con un bacio sulla guancia…lui divenne dello stesso colore dei capelli!
Ce ne andammo e mentre camminavamo per strada Julia mi disse:
“Hai visto? Alla fine qualcuna ti ha chiesto di ballare.”
“No, non me l’ha chiesto lei…” Risposi; ci guardammo per un istante e aggiunsi:
“Gliel’ho chiesto io.”
Lei non disse niente, ma era evidente ce con quella risposta c’era rimasta male…era proprio quello che volevo sapere.
Mi girai un’ultima volta verso Villa Spartle: ormai se n’erano andai tutti, e le luci erano tutte spente…tranne una; tenendo leggermente scostata la tenda con una mano, un uomo, che sembrava più che altro un vecchietto, stava guardando in strada…ma a me sembrava invece ce stesse guardando proprio me! Solo che poi lui richiuse la tenda e spense anche quell’ultima luce.

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Capitolo 12
*** Anche la cosa più semplice può avere dell’incredibile ***


Sono di nuovo sbucata fuori dai meandri dello scrigno di Jones....ahahah xD Vi sono mancata? XD Per farmi perdonare del mio ritardo ecco un bel capitolo succulento XD Spero vi piaccia!!!

Barrowman: sul colpo di scena non ti dirò nulla di nulla XD Ma sono contenta che il capitolo di sia piaciuto!!! Un bacioneeee

Gelie Morgan: Wow! Quanti complimenti!!! Che bello, sono felice di essermi riuscita ad immedesimare abbastanza bene nei personaggi!! Mi sale l'orgoglio a mille!!! ....e...davvero ti chiami Giulia? Che bello, pure io!!! XD Chi l'avrebbe mai detto, eh?? XD

 

Anche la cosa più semplice può avere dell’incredibile

E anche quella notte era passata: avevo rivisto Emily, e anche se in realtà l’unico motivo per cui ero andata a trovarla era rubarle un oggetto, mi sono divertita. Non fosse stato per gli ultimi dieci minuti della serata. Non mi ero infastidita quando ho visto Emily e Jack ballare insieme, ma quando però lui ha precisato che era stato lui a formulare l’invito…era come se mi fossi sentita svuotare di tutto. Ormai sapevo che io per lui non ero assolutamente nulla; ero arrivata alla conclusione che se io gli fossi piaciuta avrebbe chiesto a me di ballare, non ad Emily! Era quindi evidente che appena me ne fossi andata via, mi avrebbe subito rimpiazzata con un’altra.
Già…andare via…quella mattina, dopo aver reindossato i suoi panni abituali, Jack aveva dato l’ordine di fare rotta verso Panama, e mi aveva detto che l’avremmo raggiunta il giorno a venire.
Il giorno dopo avrei scoperto la verità.
Mi sentivo emozionata, ma allo stesso tempo preoccupata e angosciata. Mille pensieri mi affollavano la mente, facendomi cadere in uno stato di apparente apatia: me ne stavo infatti accovacciata sulle scale a pensare, a pensare e a pensare. Oh, se solo per un momento la facoltà di pensare non l’avessi avuta!
Jack mi venne vicino, e sedendosi vicino a me mi disse:
“Il mio enorme intuito sulla natura femminile mi informa che tu sei turbata”
“E come non potrei esserlo!” risposi “fra poco saprò chi è mio padre, e poi dovrò ripartire per andarlo a cercare.” Poi aggiunsi: “sarebbe così semplice avere una rotta che mi conducesse direttamente a lui, senza dover fare tutti questi giri!”
“Oh, ma un modo c’è!” mi disse Jack, e tirò fuori da una tasca una piccola bussola nera ottagonale.
“Questa,” fece Jack “è la mia bussola. Non è una bussola normale, però! È una bussola molto speciale, ma molto assai. Prima però, una domanda: tu desideri trovare subito tuo padre, giusto?”
“Sì, giusto.”
“Lo desideri molto?”
“Certo!”
“Lo desideri ardentemente?”
“Jack! Ti ho detto di sì!”
E in un tono davvero misterioso mi domandò lentamente:
“è la cosa che desideri di più al mondo?”
“Io…presumo di sì.”
“Ebbene…ti dicevo che questa qui è una bussola speciale: infatti non punta per niente a nord, bensì…”
Fece una pausa e poi disse:
“Punta verso la cosa che desideri di più al mondo.”
Io…non ci potevo credere! Era…era una cosa straordinaria! Ma…come faceva a esistere una cosa del genere?!
“N-non mi stai prendendo in giro?”
“Assolutamente no.”
“Punta veramente dove hai detto tu?”
“Sì.”
“Me lo giuri?”
“Te lo giuro, gioia! E ora…”
Invece di finire la frase mi mise la bussola in mano e l’aprì…all’interno c’era una grande freccia rossa, che iniziò a girare, sempre più veloce; poi rallentò…si mosse incerta…e infine si fermò. Si fermò! In un punto che non era il nord!
Però…guardando bene…era vero che non indicava il nord, ma non credevo che comunque indicasse il luogo in cui si trovava mio padre. La freccia rossa infatti, indicava…indicava Jack!
“è…è rotta.” Riuscii a dire tranquillamente.
“Cosa?” disse Jack
“La tua bussola è rotta.”
Jack si sporse per guardare il quadrante e capì dov’era il problema.
“Guarda un po’…” fece “si direbbe che la cosa che desideri di più al mondo sia io.”
“te…te l’ho detto che è rotta!”
“No…credo che funzioni benissimo!”
Io gliela ridiedi e mi alzai dicendo:
“Ti sbagli!”
Si alzò ance lui e mi disse:
“è comprensibile, in fondo…siamo talmente uguali tu e io, io e tu, noi.”
“oh, uguali meno che per il senso dell’onore, e della decenza, e della moralità! E per tacere dell’igiene!” gli dicevo simulando di essere offesa, cercando di interrompere quella conversazione che per me stava iniziando ad essere imbarazzante.
Finito di parlare Jack alzò un braccio e si annusò un’ascella. Poi disse:
“Bazzecole. Prima o poi verrai dalla mia parte, lo so.”
“S-sembri molto sicuro.” Gli risposi. Ero ferma nella mia intenzione di non voler essere solo usata.
“Una parola, gioia: curiosità. Tu agogni fare quello che vuoi fare perché vuoi farlo. Quante volte ti sei comportata così con me? Vuoi provare ad agire egoisticamente…solo per vedere com’è. Un giorno non sarai più capace di resistere.”
“Potresti avere ragione…”
“Ah sì?”
“Sì, ma sul fatto che noi due siamo uguali, e arriverà un momento in cui avrai modo di dimostrarlo, facendo la cosa giusta.” Ok, almeno ero riuscita a cambiare argomento, e per dire la verità…iniziavo a divertirmi.
“Adoro quei momenti.” Disse Jack “Gli faccio ciao e li lascio passare.”
“So che avrai modo di fare qualcosa di molto coraggioso, e quel giorno farai una scoperta: che sei n brav’uomo “
Lui mi sorrise e disse:
“Ho tutte le prove del contrario.”
A quel punto, passai al contr’attacco dicendo:
“No, io ho fiducia in te…vuoi sapere perché?”
“Tu dillo, carina.”
“Curiosità. Vorrai provare. L’occasione di essere ammirato, con tutto quel che ne consegue…non potrei più resistere, e allora vorrei sapere…quale gusto ha.”
Ecco quel che succede a prendersi gioco di me! Le parti si erano effettivamente invertite…ora ero curiosa di vedere come si sarebbe evoluta tutta la faccenda.
“Io voglio già sapere quale gusto ha.”
Fu quella la risposta di Jack. Che gli dovevo rispondere? Dalla luce che aveva negli occhi, dal tono di voce…poteva anche sembrare che gli piacevo ,ma io sapevo che non era così…oppure ero io che mi sbagliavo? Beh…sapete che vi dico? L’avrei appurato in seguito…ora volevo solo godermi quel momento, il momento in cui Jack si comportava in un modo così sensuale solo per me.
“Ma visto che sei un brav’uomo non mi metteresti mai in una posizione che potrebbe
compromettere il mio onore.”
Lui avvicinò il suo volto al mio, mi mise una mano sulla guancia…e non feci assolutamente nulla per evitarlo…
“L’unica posizione in cui voglio metterti, è con le tue labbra attaccate alle mie.” Mi rispose.
Aveva ragione lui…non sono più capace di resistere.
“Oh.” Dissi “Allora va bene.”
Mi baciò. Mi baciò. Non come l’altra volta, che l’aveva fatto solo per farmi arrabbiare; adesso era diverso…lo sentivo.
Gli misi le braccia intorno collo e continuammo a baciarci; come avrei voluto che quel momento non fosse finito mai. Senza staccarci l’uno dall’altro Jack iniziò a camminare, e alla fine si appoggiò all’albero maestro. Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentivo felice. Era un pirata, un disonesto, un meschino, un malizioso…ma mi sentivo al settimo cielo.
Quando ci staccammo ci guardammo fissi negli occhi, senza dire una parola. Alla fine io dissi:
“Mi sa proprio che mi hai stregato.”
E lui sorridendo fece:
“L’avevo detto che saresti caduta ai miei piedi”
Non gli risposi, ma lo baciai di nuovo.
Lo amavo…Lo amavo da morire. Che potevo farci?

La giornata, accanto a Jack era passata in fretta, come un lampo. Era arrivata la sera, e tutti sembravano più allegri del solito, io per prima. E tutta questa felicità sfociò alla fine in una bevuta comune di rum. Vennero scolate come se fossero acqua non so quante bottiglie, ma io naturalmente non avevo la minima intenzione di berne neanche un goccio.
Me ne stavo allora tranquillamente seduta su una cassa, quando Jack venne accanto a me con due bottiglie piene di quel liquore fino all’orlo.
“Vuoi?” mi chiese porgendomene una.
“No. Non mi piace.”
“Non ti piace?” disse incredulo “Non ci credo.”
“Credici, perché non l’ho mai assaggiato in vita mia.”
“E se non l’hai mai assaggiato come fai a dire che non ti piace?”
“Ehm…non mi ispira.”
Si sedette per terra, accanto alla cassa su cui stavo io e disse:
“Neanch’io ti ispiravo all’inizio.”
“Quello è diverso!”
“No. Stessa identica cosa.”
“Che fai, adesso ti paragoni ad una bottiglia?”
“Se è di rum ne sono onorato.”
Poi si alzò e fece alzare anche me; si sedette lui sulla cassa e mi fece accomodare sulle sue gambe.
“Dai assaggia!”
E mi mise la bottiglia stappata vicino alla bocca.
“No! Sicuramente è orribile!”
“Un goccetto! Fallo per me!”
Lo fissai e vidi che mi stava facendo la faccina triste. Come potevo dirgli di no?
“E va bene.”
Presi la bottiglia dalle sue mani e me l’avvicinai alle labbra. Mandai giù un sorso o due. Tutta la gola iniziò a bruciare e quindi ridiedi subito la bottiglia al suo legittimo proprietario.
“Mamma mia che schifo!” esclamai
“Oh beh…” fece Jack “almeno adesso ho due bottiglie!”
E se scolò una in due secondi, mentre io facevo una faccia disgustata.
In quel mentre arrivò anche Gibbs, che disse a Jack:
“Allora Jack! Non mi hai ancora detto che c’era nella villa!”
Ehi! Se era per questo non l’aveva detto neanche a me!
“E vero” dissi “alla fine che hai trovato?”
Tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta e disse:
“Questo!”
“Che cosa?!” fece Gibbs “un’altra mappa?!”
“no, è un indovinello.”rispose Jack
“Di bene in meglio, eh?” disse l’amico.
“Non dire così! Sono sicuro che risoltolo la fonte sarà a portata di mano!”
Io e Gibbs esclamammo in coro:
“La fonte?!”
“Della giovinezza, ovvio!” disse Jack
“C’è un modo per raggiungerla? Grandioso!” Esclamò Gibbs
“ma…ma la fonte non esiste!” dissi invece io.
Jack e Gibbs mi guardarono scioccati.
“Certo che esiste! Andrei per caso a cercare un qualcosa che non esiste? Ma dimmi tu!” disse Jack
“Ma ragiona!” feci io “la fonte della giovinezza è una leggenda! E razionalmente infatti non può esistere!”
“Dolcezza, ho visto così tante cose in vita mia che non hanno assolutamente nulla di razionale, che ormai non mi stupisco più di niente.”
“Ah sì?” gli chiesi scettica
“Certo! Tu la definiresti razionale una ciurma maledetta che alla luce della luna tutti si trasformano in scheletri? Oppure un’altra ciurma fatta di uomini mezzi pesci il cui capitano immortale si è strappato il cuore e l’ha rinchiuso in un forziere? Oppure una dea del mare intrappolata nel corpo di una comune mortale? O più semplicemente la mia stessa bussola? Credimi…anche la cosa più semplice può avere dell’incredibile.”
“La cosa più semplice? Che intendi dire?” chiesi
“Prendi me, ad esempio. Io sono morto, e risorto, praticamente! Lo definiresti razionale?”
Ero scioccata!
“tu…tu sei morto?!”
“Ucciso da Eli…dal Kraken.” disse
“E’…è troppo assurdo…”
“Ecco perché non mi stupisco più di niente!”
E continuò aprendo il foglio che aveva in mano:
“Perciò…come dicevo prima…la fonte della giovinezza è a portata di mano.”
Ci mostrò quanto c’era scritto dentro e Gibbs lo lesse:
“L’eterna ricchezza che stai cercando
Non puoi vederla,
non puoi sentirla.
Scorre lenta nei meandri della terra,
racchiusa da cinque dita di pietra.
Cercala pure,
ma stai attento,e guardati intorno, perché…”
Si era interrotto.
“Vai avanti!” gli dissi
“Non posso! Finisce così!” rispose Gibbs
“Come fa a finire così! Proprio nel momento più importante!” dissi
“Poco male.” Fece Jack “L’essenziale ce l’abbiamo. Adesso invito entrambi a spremervi le meningi e a dirmi domani a che conclusione siete giunti, d’accordo?”
“Va bene.” Dicemmo entrambi e Gibbs quindi se ne andò a parlare con alcuni uomini, tornando a ridere e a bere rum.
Io pensai a quanto mi aveva detto Jack…era tutto così insensato. Eppure la prova della bussola l’avevo. E se era così determinato non poteva che essere sicurissimo di quanto stava facendo. Alla fine gli credetti.
L’ora si stava facendo piuttosto tarda e io me ne andai in cabina, lasciando Jack a divertirsi con gli altri. Mi sdraiai sul letto e mi addormentai quasi subito.

 

Grazie anche a tutti gli altri che mi stanno seguendo!! Un bacione!!! ;) ;)

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Capitolo 13
*** La soluzione dell'enigma ***


Barrowman: e io non mi stancherò mai di sentirmi dire che sono bravissima xD ahahahaha grazie mille!!! ;)

Gelie Morgan: sono contenta che la storia ti stia continuando a piacere! Spero quindi che anche questo capitolo sia di tuo gradimento!! Un bacione!!! ;)

Ekiyo: Wow!! Piacere di conoscerti!! XD Sono felice che il mio Jack risulti piuttosto...plausibile...ho cercato di farlo il più somigliante possibile al film! Grazie ancora per tutti i complimenti!!! Un abbraccio!!!!ù

_Josephina Jonas_: e beh...anch'io adoro Jack Sparrow! Ma chi l'avrebbe mai detto, eh?! XD XD Comunque ecco il continuo, spero di averti accontentata! Ciaooooo!!!

 

La soluzione dell'enigma

La mattina successiva mi svegliai trovando Jack che poltriva accanto a me. Chissà che ora aveva fatto ieri? Beh…uscii dalla cabina e andai sul ponte. La luce del sole mi inondò il viso: quello era il grande giorno, e non mi sarei fatta sopraffare dal dubbio.
Qualche minuto dopo anche Jack uscì dalla cabina e mi venne incontro.
“Ciao!” gli dissi
“Ciao.” Mi rispose lui poco prima di avermi baciato.
“pronta per il gran giorno?”
“Credo di sì.”
“Arriveremo fra qualche ora.”
Dopodiché gli chiesi:
“Perché non vieni con me?”
“Cosa?”
“potresti accompagnarmi.”
“Ah! Scusa ma non ci tengo a rischiare di essere arrestato.”
“Possibile che ovunque vai sei ricercato?!”
“Il lato fastidioso di essere un pirata.”
“Puoi metterti quel grande cappello che avevi quando ci siamo visti per la prima volta!”
“Era buio quel giorno, mi riconoscerebbero lo stesso.”
Io allora, per convincerlo, gli feci gli occhi dolci:
“Per favore! Te ne sarei eternamente grata!”
Jack sorrise e disse:
“Oh beh…se me lo chiedi così…”
Aspettammo fino a quando non si vedeva la terra in lontananza e poi Jack fece calare una scialuppa; noi vi salimmo e Jack iniziò a remare dirigendosi verso quella terra. Mano a mano che ci avvicinavamo i puntini che si vedevano da lontano iniziavano a prendere forma e alla fine distinsi il porto alla perfezione: il porto di Panama.
Ci avvicinammo ad una banchina e scendemmo; per sicurezza Jack si calcò in suo enorme cappello ancora di più, mi prese per una mano e ci incamminammo. Dopo aver camminato per un po’ a vuoto chiesi indicazioni ad un passante se conosce la casa in cui abitava il signor Glade. Quello fortunatamente lo sapeva e mi spiegò come raggiungerla. Continuammo a camminare e arrivammo ad una collina. Salimmo e proprio in cima c’era un’abitazione, anche abbastanza grande. Ci fermammo sulla soglia di casa e io dissi a Jack:
“devo ammettere di essere emozionata.”
“Non preoccuparti, sarà una passeggiata.”
Bussai alla porta, e un uomo ci venne ad aprire: era alto, magro e slanciato, con il volto allungato e perfettamente rasato,e i capelli di un nero pece piuttosto scarmigliati.
“Posso fare qualcosa?”
“Ecco…”dissi “stiamo cercando il signor Glade, è in casa?”
“Oh, no. Mi dispiace.”
“Sapete quando tornerà?”
“Tra circa un mese. Siete amici?”
Un mese?! Un mese! Come può stare via così per un mese!
“un mese?” dissi “ne siete sicuro?”
“Sicurissimo. Sta sempre via in questo periodo dell’anno. In vacanza.”
Jack s’intromise dicendo:
“Voi chi siete?”
“Victor Hendricks, maggiordomo del signor Glade che cercate.”
“ah!” disse Jack “il maggiordomo del maggiordomo, siete!”
Victor parve seccato e rispose aspro:
“Il signor Glade era un maggiordomo ma ora ha una discreta somma e si può ritenere un signore.”
Prima che Jack potesse aprir bocca di nuovo dissi:
“Sapete per caso dov’è andato? Così potremmo raggiungerlo.”
Il maggiordomo fece un attimo di silenzio e poi disse:
“D’accordo. Entrate e seguitemi.”
Victor ci fece accomodare in uno studio, che probabilmente era quello del signor Glade ed andò alla scrivania; aprì dei cassetti e si mise a frugare tra alcune carte…dopodiché ne prese in mano una e la lesse a mente. Quando ebbe finito ci disse:
“Ecco qua. Il signor Glade è andato a Gustavia, dove ha comprato una casa da poco.”
“Gustavia?” chiese Jack
“Sì, è nelle isole Guadalupa. Avete modo di raggiungerla?”
“Sì.” Risposi “Abbiamo una nave.”
“una nave tutta vostra?” chiese Victor
“Esatto! Tutta assolutamente e completamente nostra!” disse Jack molto probabilmente per suscitare un po’ di invidia.
“Bene. Allora così farete prima. Ora, se non avete altro da chiedere, io vi condurrei all’uscita.”
“Oh,”dissi “D’accordo.”
Sbaglio o sembrava particolarmente contento di liberarsi di noi?
Uscimmo dallo studio, e dato che Victor ci camminava davanti, Jack mi disse sussurrando:
“Non so te ma questo tizio mi sta un bel po’ antipatico…”
“è così cupo…”Mormorai
“Già.”
Raggiungemmo la porta, Victor l’aprì e per primo uscì Jack, che salutò il maggiordomo toccandosi leggermente il cappello. Quando però io invece mi stavo per allontanare dalla porta per raggiungere Jack, sentii Victor trattenermi il braccio; allora io mi girai e lui mi disse piano:
“Quando arriverete dal signor Glade, mi raccomando di non portare il vostro amico con voi.”
E aggiunge sorridendo in maniera piuttosto lugubre:
“Lui odia i pirati.”
E prima che potessi rispondergli chiuse la porta lasciandomi da sola…mi affrettai così a raggiungere Jack che era ormai arrivato a valle.

Salimmo di nuovo sulla nave, e Jack diede subito ordine di dirigersi a Gustavia. Mentre quindi viaggiavamo, io Jack e Gibbs approfittammo del tempo a nostra disposizione per provare a risolvere l’indovinello che Jack aveva recuperato.
“Allora…” disse Jack “L’eterna ricchezza è ovviamente la fonte della giovinezza, e con un giro di parole si capisce che scorre sottoterra…sì, ma dov’è che scorre? E poi a cosa diamine dovrei stare attento? Non mi ci raccapezzo!”
“In effetti è piuttosto complicato…” dissi
“Già, è difficile.” Fece Gibbs “Quello che crea più problemi sono le dita di pietra. Conosco praticamente tutte le storie di questo mondo, ma di queste dita non ho mai sentito parlare.”
In quel momento, mentre noi stavamo a scervellarci, passò davanti a noi un uomo della ciurma con in una mano uno spazzolone, e nell’altra una saponetta e un secchio. Si vede però che il sapone gli rese piuttosto scivolosa la mano, e infatti il secchio gli sfuggì facendo cadere tutta l’acqua e inondando il ponte. Vedendo naturalmente il guaio che aveva combinato si affrettò con lo spazzolone ad asciugare, ma mise un piede sul pezzo di sapone e cadde sulla schiena, inondando di schizzi Jack, per di più!
“Ehi! Attento!” disse il appunto Jack
“M-mi scusi capitano.” Mormorò lui rimettendosi ad asciugare
Dopo quel piccolo intermezzo comico però dovevamo rimetterci a pensare e quindi dissi a Jack:
“Rileggilo, magari ci viene un’illuminazione.”
Jack lo rilesse, ma la situazione era la stessa di prima: più ci pensavo e più mi sentivo confusa. All’improvviso, però, sentimmo tutti e tre mormorare l’uomo che stava pulendo:
“Lo risolverebbe anche un bambino.”
“Ah sì?” disse Jack “Scommetto però che neanche tu sai cosa voglia dire!”
“Ehm…beh…volevo solo dire che quel posto di cui parla io lo conosco.”
“Davvero?” disse Gibbs
“Sì, infatti nell’isola di Samana Cay c’è una pianura, e qui ci sono cinque rocce, che viste da lontano sembrano proprio le dita di una mano che spuntano dal terreno.”poi aggiunse:“solo che…l’eterna ricchezza…cos’è, un forziere senza fondo?”
“No.” Dissi “è la fonte della giovinezza”
“La fonte della giovinezza?! Wow! Chi avrebbe mai pensato che lì ci fosse una cosa…una cosa tanto…tanto wow! Comunque se si tratta della fonte allora saprete sicuramente la storia dei guardiani."
Noi tre ci guardammo prima tra di noi, e poi dicemmo in coro: “no!”
“Oh beh…non so quanto possa essere attendibile, però si dice che a guardia della fonte ci sono degli esseri molto simili a fantasmi, e se qualcuno cerca di superarli per raggiungere l’ambita meta, beh…quelli uccidono il poveretto.”
Dopo una pausa di silenzio Jack disse:
“Ehm…ci sei stato di grande aiuto, adesso però torna a pulire, di grazia.”
Quello se ne andò e allora Gibbs disse a Jack:
“credi che l’indovinello nel punto in cui si è interrotto parlava di questi guardiani?”
“Non so…forse…potrebbe essere…”
Io allora dissi:
“Ma tanto anche se parlava di questo noi non ci andiamo!”
Jack e Gibbs mi guardarono sconcertati…
“Vero?”chiesi
“Perché non dovremmo andarci!” disse Jack
“ma per i guardiani, ovvio!”
“E dopo tutti i giri che ho fatto dovrei rinunciare per degli stupidi fantasmi? Ma dai!”
“Ma potrebbero ucciderci!”
“senti…se non te la senti rimani a bordo, ma non chiedermi di rinunciare, questo no!”
“Ma mica è solo per me! Quei guardiani potrebbero uccidere anche voi due! E non mi pare che sia molto sensato farsi ammazzare un attimo prima di raggiungere l’immortalità!”
“Ecco! Fece Gibbs “Credo che su questo abbia ragione.”
“E io ti ho chiesto un parere?” esclamò Jack, e Gibbs allora se ne andò mormorando tra sé.
Poi Jack tornò a rivolgersi a me:
“Ti assicuro che non morirò! Ho passato di peggio!”
“Qualcosa potrebbe andare storto!”
“E perché mai dovrebbe andare storto?”
“Io…beh…io…non lo so…”
Jack mi guardò e conclusi:
“è che…ho paura di perderti…”
Jack si avvicinò a me e mi accarezzò una guancia dicendo:
“Non mi perderai, te lo prometto.”
Mi sporsi verso di lui e lo baciai, passando le mie mani dietro il suo collo. Lui allora si alzò in piedi e mi prese in braccio dicendo:
“Vieni.”
Si diresse verso la sua cabina e l’aprì con un calcio, poi entrò e mi mise a terra; dopodiché tornò verso la porta e la chiuse a chiave. Che voleva fare? Perché così tanta fretta? Iniziai ad intuirlo…
Si diresse di nuovo verso di me e mi baciò con forza, come non aveva mai fatto, e mi spinse verso il letto, fino a quando non lo intruppai e ci cademmo sopra; Jack era si di me…sentivo le sue mani scorrere su tutto il mio corpo, e poi le mise dietro la mia schiena, dove c’erano le abbottonature del corsetto, ed iniziò a scioglierle. Iniziò a baciarmi il collo, andando giù, fino al seno, e intanto le sue mani continuavano a lavorare col corsetto… all’improvviso però mi assalirono i pensieri…io non l’avevo mai fatto, quella sarebbe stata la mia prima volta, e devo ammettere che in quel momento avevo una po’ paura…poi oltretutto mi venne in mente l’immagine di mio padre e ricordai tutto quello che mi aveva detto in proposito, che la cosa più opportuna sarebbe stata dopo il matrimonio…che dovevo fare? Andare avanti? Solo che…proprio in quel momento sentii il terrore insinuarsi nelle mie vene, e istintivamente aprii gli occhi di scatto e dissi:
“No!”
Jack si fermò per un istante e con la bocca semi aperta fece piuttosto incredulo:
“No?!”
Io mi alzai dal letto tenendomi il vestito nella parte davanti, perché Jack l’aveva piuttosto allentato e disse:
“Mi dispiace…davvero…ma…non l’ho mai fatto e…forse non sono pronta, e…”
Jack mi venne vicino e mi abbracciò dicendo:
“Ti aspetterò…”
E detto questo mi diede un bacio sulla testa…subito pensai che se aveva detto così, che mi avrebbe aspettato, allora non voleva solo usarmi! Mi voleva bene davvero!
Confortata da quei pensieri, allora, lo strinsi forte.

 

Spero vi sia piaciuto! ;)

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Capitolo 14
*** La verità del signor Glade ***


Che bello, quante recensioni!! XD XD

Ekiyo: Grazie mille per i complimenti!! E non ti preoccupare se la recensione è corta! Basta il pensiero no? ;) Un abbraccio grande!!!!

Barrowman: Grazie mille, bellissima!!!!!!! Un abbraccio anche a teeeeeeeeeeee

_Josephina Jonas_: Grazie grazie!!! Ed ecco quindi il capitolo seguente! Ti ho accontentata? Spero di sì! XD XD XD

Comunque, ragazzuole care.......ecco il tanto atteso colpo di scena!!!!!!

Baci!!! Fatemi sapere che ne pensate!!!!!!!!!!

 

La verità del signor Glade

 Gustavia era vicina, molto vicina,e infatti di lì a poco sarei sbarcata da sola per conoscere la verità, ma stavolta però non ero agitata, perché mi ero scaricata quando avevamo incontrato Victor…ero molto più tranquilla…scesi quindi a terra e chiedendo qualche informazione arrivai presto a casa del signor Glade. Bussai alla porta e mi venne ad aprire una signora piuttosto pienotta, con degli accesi occhi azzurri, dei ricci capelli rossi e con un mestolo in mano.
“Sì?” mi chiese
“Siete la signora Glade?” dissi credendo che l’uomo che dovevo incontrare fosse sposato
“Cosa? No!” mi rispose “ manco morta! Sono la cuoca.”
“Oh, già…avrei dovuto capirlo…”
“Sì, me lo stavo dicendo anch’io…ma comunque…voi chi siete?”
“sono un’amica del signor Glade, e vorrei parlargli…”
E lei, con uno sguardo indagatore mi disse:
“E di che dovete parlare?”
“Affari miei!” risposi
Lei allora mi fece entrare e disse:
“Aspettate qua!”
Salì alcune scale e la sentii urlare:
“Signor Glade!! Signor Glade!! C’è una persona per voi nell’atrio!!”
E quasi subito sentii una voce maschile che rispondeva:
“Dille che arrivo!” Quella voce mi ispirò subito simpatia…beh…meglio così!
La cuoca tornò da me e mi disse brusca senza neanche fermarsi:
“Arriva.”
E se ne andò in un’altra stanza.
Io mi accomodai su un divanetto in attesa, ma poco dopo vidi un uomo vestito in modo piuttosto distinto scendere le scale appoggiando una mano sul corrimano, mentre nell’altra aveva un bastone…avrà avuto più o meno ottant’anni. Gli andai incontro dicendo:
“Volete una mano?”
E lui:
“No, grazie! Se uno è vecchio come me deve fare tutto da solo se non vuole ritrovarsi pappamolle da un giorno all’altro!”
Finì di scendere le scale e si sedette su una poltrona, mentre io ripresi posto sullo stesso divanetto di prima. Parlai per prima:
“Ehm…signor Glade…non so se vi ricordate di me…mi chiamo Julia, e lei circa vent’anni fa lavoravate come maggiordomo per mio padre.”
“Infatti!”
“Infatti?”
“infatti non mi ricordo!”
“Oh, ehm…mio padre si chiamava Steve Davis, e voi…”
Mi interruppe:
“Oh, sì! Il vecchio Steve! Adesso mi ricordo! Bei tempi quelli!”
“Davvero? Vi ricordate?”
“Naturalmente, naturalmente! Bei tempi, proprio bei tempi! Rammento di quando andavamo a pesca insieme e di quando facevamo quelle lunghe scampagnate! Bei tempi, proprio bei tempi!”
“Ehm, no signor Glade…forse vi state sbagliando…voi e mio padre non andavate a pesca insieme…”
“Oh! Allora non mi ricordo!”
L’impresa si rivelava più ardua del previsto…
“Signor Glade…” dissi “come stavo dicendo lavoravate come maggiordomo alle dipendenze di mio padre, e quando avevo circa 5 o 6 anni voi ve ne siete andato…vi ricordate?”
“No! Per niente! Sicura di non aver sbagliato casa?”
A quel punto non sapevo proprio cosa dire…
“Ah ma sì!” disse Glade all’improvviso “Voi siete Julia!”
“Ehm…sì, ve l’ho detto prima…”
“Ma che piacere! L’ultima volta che vi ho visto avevate 5 o 6 anni! Facevo il maggiordomo per vostro padre….com’è…com’è che si chiama?”
“Ehm…Steve Davis!”
“Ecco! E perché non l’avete detto subito?!”
-.-
Che stress…
Glade poi cominciò a parlare di nuovo, solo che mi sorprese, perché la voce aveva un tono completamente diverso:
“Dovete scusarmi…avrete pensato che sono pazzo, eh?”
Non ci capivo più niente…
“No! Che dite!”
“Oh, ma è comprensibile! Sapete…non volevo prendervi in giro…ma l’ho fatto apposta…”
“Come?”
“Vedete….mi piace costatare come reagiscono le persone quando mi comporto così….spero non vi siate offesa…”
Oh, che sollievo…
“no, no!” risposi “Anche se devo dire che adesso mi sento meglio!”
Lui si mise a ridere e disse:
“più che comprensibile! Comunque! Allora voi siete Julia! Ne è passato di tempo…”
“Sì, davvero tanto.”
“Ditemi, come sta vostro padre? Fa ancora quel lavoro da fame al governo?”
“No, ehm…no…”
“Ha cambiato lavoro? Benone! Di che si occupa adesso?”
“Veramente di nulla…”
“Non sarà disoccupato!”
“No no! Non è disoccupato…vedete…il fatto è che, poco tempo fa, c’è stato un incendio a casa nostra, e lui…lui non ha fatto in tempo ad uscire e allora…allora…” mi interruppi;
“Oh…” disse il signor Glade dolcemente “ mi dispiace tanto…Steve era davvero un grand’uomo…davvero un grand’uomo…”
“Sì, è stato un padre meraviglioso…”
Ci fu un attimo di pausa, dopo la quale Glade mi chiese:
“Ma ora ditemi…cosa posso fare per voi? Non vi aspettavo!”
“Ecco…” cominciai “il punto è che prima di morire mio padre mi ha detto che io ero stata adottata…”
“Ah, già…”
“Sì, e che voi sapete chi è il mio vero padre…ecco…io vorrei conoscere la verità.”
“Certo, mia cara, è un tuo diritto sapere tutto…eh…ricordo ancora quel momento, quando mi trovai quel ragazzo davanti…avrà avuto al massimo 19 anni…mi sono meravigliato.”
“Davvero? Per…per l’età?”
“No no…il fatto era che quel ragazzo non era delle nostre parti, e di questo ne ero assolutamente certo, perché lo conoscevo bene…tutti lo conoscevano bene! Nonostante l’età era famoso!”
Wow un padre famoso!
“Davvero?” chiesi “E perché era così famoso?”
“Oh, mia cara…non vorrei rovinare le tue idee…ma quel ragazzo non era famoso per le cose buone che aveva fatto…non si può dire che fosse un brav’uomo! Infatti tutti lo conoscevano proprio per la sua cattiva fama!”
Ah…
“E ora sapete dove si trova?”chiesi
“No…dove si trova non lo so…non lo sa nessuno…altrimenti sarebbe in prigione!”
Ah…
“Ma…il nome…” dissi “quello lo sapete? Ve lo ricordate?”
“Oh, il nome…non l’ho mai dimenticato…”
“E siete disposto a dirmelo?”
“Certo figliola…”
Iniziò a parlare…e dopo qualche istante me lo disse…mi disse il nome di mio padre.

Lasciai il signor Glade e mi diressi di nuovo al porto. Lui mi salutava muovendo la mano e sorridendo allegramente, ma non sapevo quanto mi aveva fatto male tremavo…era…era orribile quello che mi aveva appena detto! Non potevo crederci…non poteva essere vero! Quando tornai sulla nave vidi Jack…e mi prese un crampo allo stomaco. Mi enne incontro e mi disse:
“Ehi, com’è andata?”
“E’…sì, è andata bene.”
“Ma stai bene? Sei pallida.”
“No no, sto bene. Ho solo un po’ freddo, niente di che.”
Jack mi mise le mani sulle spalle e mi disse dolcemente:
“Allora vieni, che ti scaldo io.”
Avvicinò il suo volto al mio, ma io mi scansai…non dovevo…non potevo baciarlo. Jack non disse nulla a quel mio gesto così strano, bensì disse:
“Allora…Glade ti ha saputo aiutare?”
Oh, fin troppo bene…
“sì.” Dissi semplicemente
“Bene! Sono contento! Quindi…”
Lo interruppi e disse:
“Jack, tu quanti anni hai?”
“Come?”
“Quanti anni hai, Jack?”
“Ne…ne ho 39, ma…”
“18 in più di me…” dissi interrompendolo ancora.
Jack di pose di fronte a me e mi disse:
“L’età per te è forse un problema sul fatto che…sì, insomma…che stiamo insieme?”
Sul fatto che stiamo insieme.
Stavo per sentirmi male, ma non lo dimostrai.
“No, Jack,” dissi “era solo una curiosità.”
“Oh meno male!” esclamò lui “Per un momento mi hai fatto preoccupare.”
“Scusa. E…ecco, avrei un’altra curiosità.”
Guardai Jack e poi gli chiesi:
“Beh…quando hai perso la verginità?”
“Perché me lo chiedi?”
“Te l’ho detto…tanto per sapere.”
“Oh, va bene…l’ho persa a…”
-tipregotipregotiprego-
“a 16 anni.”
Il mondo mi crollò addosso…mi veniva da vomitare…Jack, invece, mi venne accano e mi abbracciò.
“Spero che non ne terrai conto…” disse.
Poi si chinò e mi baciò sul collo. Avrei dovuto provare piacere, invece sentii solo le lacrime salirmi agli occhi; mi liberai delle sue braccia e corsi via, nella stiva; aprii la porta, entrai e mi chiusi dentro…mi sedetti per terra tenendomi le gambe strette al petto e piangendo. Sentii subito Jack che bussava alla porta chiamandomi, chiedendomi cos’era che non andava, cosa mi affliggeva…ma non gli avrei risposto…oppure dovevo dirgli che era proprio lui che mi faceva stare male? Stando lì, al buio, mi risuonavano in testa le parole pronunciate poco prima dal signor Glade:
“Certo figliola…ti dirò chi è tuo padre, ma pensaci bene prima di partire alla sua ricerca, perché come ti ho accennato, quello è un uomo meschino, un uomo della peggior specie: un pirata! I pirati sono gente malvagia…stai sempre alla larga da loro! Ma se proprio vuoi trovare questo…quest’uomo…non pronunciare mai il suo nome davanti ad un pubblico rispettabile, perché essendo lui stesso un ricercato, potrebbero scambiarti per una sua complice, e ciò sarebbe veramente, ma veramente spiacevole. Ma ora basta parlare, vedo che sei impaziente…il suo nome, ragazza mia, è leggenda…il suo nome, è Jack Sparrow!”
Perché…perché doveva essermi capitato proprio questo! Di tutte le disgrazie possibile e immaginabili proprio questo doveva accadere? Non era giusto…mio padre…Jack era mio padre! E io amavo Jack! E io lui amava me! No…non era concepibile una cosa del genere. Se prima non mi fossi fermata, quando stavo per andare a letto con lui, avremmo potuto addirittura commettere l’incesto! Capii subito che non avrei mai potuto di nuovo Jack senza pensare a quello che provavamo l’uno per l’altra; sarebbe stato orribile vivere in quel modo. Non avrei resistito in quello stato.
C’era solo un’unica soluzione: andarmene. Già...sarei andata via, senza dire nulla a Jack. Sarebbe stata la cosa più giusta da fare. Ognuno avrebbe seguito la propria strada, e se poi ci saremmo rincontrati, beh…ci saremmo spiegati tra di noi; ma non in quel momento…non ce l’avrei fatta a spiegarmi con lui.
Dopo qualche tempo, vedendo che non gli rispondevo, Jack se ne andò, e io rimasi da sola nell’oscurità, fino a quando non calò la notte. I sonno invece su di me non sarebbe sceso, perché avevo qualcosa di importante da compiere…quando sul ponte non ci fu più alcun rumore aprii la porta, cercando di non far cigolare la chiave nella serratura e uscii sul ponte; la nave oscillava lentamente sospinta dalle onde, e un lieve vento soffiava tra le vele. Mi recai ad una scialuppa e provai a metterla in mare, cercando di fare le cose per bene. In fondo l’aveva vasto fare da Jack innumerevoli volte, e non sembrava tanto difficile, infatti piano piano feci calare la scialuppa, ma arivata più o meno a metà una corda mi sfuggì dalle meni e la barca sbatté contro la nave. Mi girai di scatto, temendo di aver potuto svegliare qualcuno, ma nulle e nessuno si mosse, e continuai il mio lavoro. Ormai la barca era totalmente in acqua, ma prima di salirvici sopra andai verso la cabina di Jack, aprii la porta ed entrai; grazie alla luce delle luna potei muovermi non tanto alla ceca, e cos’ raggiunsi la scrivania. Sopra c’erano poggiati il suo cappello, la sua bussola e la sua giacca. Inoltre c’erano delle carte nautiche e ne presi qualcuna. Mi avviai verso l’uscita, ma passando davanti a Jack che dormiva mi fermai un attimo guardarlo…e per un istante avrei voluto sdraiarmi accanto a lui e stringerlo forte…ma non potevo…decisi allora di lasciargli un piccolo messaggio, per non fargli che ero impazzita…e che non lo amavo più: tornai alla scrivania e scrissi su un pezzo di carta:
“Addio Jack. Non rimanerci troppo male, ma ho saputo cose a causa delle quali non potevo assolutamente restare. Sappi però che non è colpa tua, è una mia decisione.”
Intanto il sole, senza che me ne rendessi conto, aveva cominciato ad albeggiare, e io dovevo sbrigarmi a partire. Mi imbarcai ed iniziai a remare senza sapere in che punto mi stessi dirigendo, ma l’importante era allontanarmi il più possibile dalla nave. Quando fui a debita distanza aprii le mappe, e decisi di dirigermi verso una piccola isoletto che si trovava proprio di fronte al Venezuela.
Ripiegai le carte e così ricominciai a remare.

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Capitolo 15
*** Spiegazioni ***


Buonaseeeeeeeeeeera!
Vi ho un pò sconvolto, eh? XD
Ma non vi preoccupate, i dubbi che vi assalgono spariranno!!!!
Allora passo ai ringraziamenti:

Ekiyo: spero di aver aggiornato abbastanza presto xD comunque che cos'hai tu, il gene della preveggenza? Ahahahahahah spero non ti tormenterai ulteriormente, anche se la spiegazione a tutto ancora non è arrivata!! Un abbraccio!!!

_Josephina Jonas_: ahahahahahahahahah non ti preoccupare la paranoia mi fa più che piacere XD XD XD Comunque potrai vedere subito come reagirà Jack, e spero di averlo reso abbastanza credibile!!!! ;) ;) Ciaooooooooooo

Barrowman: Eeeeeeeeeeeeeeeeeh!!!! Non posso dire nulla, e tu lo sai!!! XD Mi raccomando però, la pazienza è la virtù dei forti XD XD Un bacio, fedelissima!! XD XD

Gelie Morgan: a quanto pare anche tu hai una palla di vetro xD xD Ma come fai, dico io?? xD In effetti scoprire che l'uomo che ami in realtà è tuo padre non dev'essere una bella esperienza O.o mamma mia come sono sadica con i miei personaggi! XD ma bando alle ciance ti lascio con il nuovo capitolo, ciaoooooooooooo



Spiegazioni
 

La natura umana è complicata.
E con questa pillola di saggezza filosofica inizio a raccontare cosa successe...
Quando Julia tornò a bordo io le ero andato incontro tutto bello pimpante per sapere come fosse andata con Glade, e invece me la ritrovai triste, pallida e chiusa in se stessa. Glade faceva quell'effetto alla gente? Mi pareva troppo strano! E poi...tutte quelle domade...a che le servivano? Potevo anche capire la curiosità, ma quando corse via in quel modo capii subito che qualcosa non andava. Che cosa diamine era successo! Provai a farmi aprire la porta della stiva, ma niente! Neanche rispondeva...pazienza, mi dissi, si vede che l'incontro con Glade non è stato quello che si aspettava; domani starà meglio. E così me ne tornai in cabina e quando si fece buoio me ne andai a letto.
La mattina successiva mi alzai subito per andare a sentire come stava Julia, quindi andai di fronte alla porta della stiva e bussai, ma non ricevetti ancuna risposta e allora bussai più forte, solo che bussando in quel modo la porta si aprì da sola, perchè...beh...era solo socchiusa. Insomma, la porta si spalancò e nella semi oscurità potei constatare che Julia non c'era! A quel punto non poteva che essere sul ponte, ma il fatto era che non era neanche lì! Una persona non può evaporare o sparire nel nulla, giusto? Ebbene iniziai a provare una certa ansia. Incontrai Gibbs e gli chiesi se avesse visto Julia in giro, ma niente! Neanche lui l'aveva vista...sembrava svanita! Scomparsa! Smaterializata! Allora dissi al mio fedele primo ufficiale:
"Voglio che cerchiate Julia immediatamente!"
"Ma Jack, noi..."
"Sbaglio o ho detto immediatamente?"
"Capisco che ti preoccupi, però..."
"Proprio perchè sono preoccupato dovete eseguire questo ordine anche più scrupolosmente del solito! Cercate sappertutto! In ogni stanza, dietro ogni cassa o botte che sia, tra i sacchi, le provviste, anche dentro le dispense se necessario, ma trovatela!"
"Va bene, Jck."
Gibbs se ne andò e io entrai in cabina...iniziai a camimnare avanti e indietro, pensando...Perchè doveva dare così? Perchè si era dovuta nascondere? Di prima mattina giochi del genere non mi piacevanono per niente! Ciamine, diamine, e diamine! Ma comunque...mi dissi dopo un pò...che mi preoccupo a fare! Sarà andata da qualche parte a fare non so che cosa...mi sto agitando per niente. Allora mi sedetti alla scrivania ad aspettare che tornasse Gibbs;
epr pura casualità poi gli occhi su tutto quello che avevo davanti, cioè poggiato sulla scrivania, ed ebbi come la strana impressione che mancasse qualcosa...e infatti era così! Alcune carte nautice erano sparite! Strano...
In compenso però c'era un pezzo di carta che non avevo mai visto prima; lo presi e lo lessi...e dopo due secondi sprofondai nella sedia.
Andata...come poteva essersene andata! Ma soprattutto perchè se ne sarebbe dovuta andare! Avevo fatto qualcosa di male? Non mi pareva proprio! Ah sì...è vero...nel biglietto c'era scritto che non era colpa mia...vabbè! E' risaputo che le donne in una lettera corta come quella in realtà tra le righe scrivono dei poemi! Quindi per me poteva anche dire "Sei un mostro orripilante, sparisci dalla mia vita, anzi visto che ci sei sparisci dalla faccia della tera che fai prima!". Ma il punto in questione era un altro...A quali conclusioni era arrivata per cui non voleva più stare con me? Valla a capire! Anzi, valle a capire tutte, le donne! Mentre riflettevo così profondamente Gibbs entrò all'imrovviso dicendo:
"Jack! Non so...è...cioè...noi l'abbiamo cercata dappertutto Jack, te lo giur...però Julia non c'è! Non riusciamo a trovarla!"
Io risposi in maniera piuttosto apatica:
"Sì, Gibbs, mi ha lasciato un messaggio. Non la trovi perchè è andata via."
Gibbs ne rimase sorpreso:
"Andata via?! Via dove?!"
"Non lo so."
"E...e che facciamo adesso?"
"Non lo so."
"Ma...potremmo andare a cercarla! Quanto vuoi che si sia allontanata?"
"Oh, parecchio. E' tutta la notte che viagiamo!"
Dopo un attimo di silenzio Gibbs mi chiese:
"E...cosa vuoi che dica alla ciurma? Ci dirigiamo comunque a Samana Cay?"
Ci riflettei per un paio di secondi e alla fine presi una decisione che poco tempo prima avrei definito assurda...eppure...anche non volendo mi sentivo vuoto, e stranamente in quel momento non mi andava di fare niente, assolutamente niente. Era una cosa nuova per me, e non me lo sapevo spiegare...anzi, me lo sapevo spiegare benissimo, ma non volevo ammetterlo...dopo solo alcuni minuti che sapevo che Julia se n'era andata già mi mancava...e stavo male, come se un pezzo di me se ne fosse andata...come mi sono ridotto! A fare il sentimentalista! Ma non potevo farci niente...mi stava succedendo e non riuscivo ad evitarlo. Alla fine dissi:
"No Gibbs, lascia perdere la fonte. Non mi interessa."
Gibbs be rimase più che stupito...e come dargli torto!
"Lascia perdere?! Non mi interessa" disse e mi si avvicinò molto serio e sospettoso dicendo:
"chi sei tu e dov'è finito il Jack Sparrow ce conosco?"
"Ehi Gibbs! Per prima cosa sono il Capitano Jack Sparrow...CAPITANO! E poi non mi va più...tutto qua!"
Gibbs sembrò sempre più scioccato:
"Tutto qua? Oh mamma mia...ma ti rendi conto che questa è la cosa che desideri praticamente da sempre? Mi hai fatto una testa della madosca con questa fonte e ora mi sento dire che non ti va?!"
Si avvicinò ancora e puntandomi il dito contro concluse:
"Dammi una spiegazione plausibile o mi ammutino!!"
Era proprio isterioco! Io alzando le mani al cielo dissi:
"Gibbs! Amico! Non è il caso di agitarsi tanto! Ho detto che ADESSO non ci andremo, non che non ci andemo mai più!"
Lui si calmò e fece:
"Uhm...potrei alla fin fine aspettare...ma non ti rimangiare la parola, chiare?"
"Nessuno nella vita è mai stato più chiaro te!"
"Bene! Adesso dimmi...cosa devo dire alla ciurma?"
Io ci pensai su e poi risposi:
"QUanto dista da qui Trotuga?"
"Non molto, mi pare."
"Bene. Dirigiamoci là-"
"D'accordo."
Uscendo però mi disse:
"Comunque riguardati...mi sa che ti sei proprio impazzito!"
E poi chiuse la porta e se ne andò.
Ma che impazzito e impazzito! O forse quando mi dicono che sono pazzo hanno ragione loro? Sono così confuso che ho solo una cosa da dire...
BOH!

 ***
 

BLEAH! Ma dove ero capitata! Che…che posto obbrobrioso! Sporco e pieno di una gaiezza raccapricciante…ubriaconi, prostitute e molti, molti pirati. Avrei fatto volentieri a meno di passare anche solo un secondo di più in quel bordello, ma non potevo che restare: avevo remato per ore per giungere fino a lì, e le mie braccia non ce la facevano più, avevo bisogno di riposare. Ma dove era tutto talmente trasandato! Ma non avevo scelta. Mi diressi alla prima locanda che incontrai ed entrai: quello che mi si prospettò davanti era di uno squallore spaventoso, il tutto contornato da un’ondata di rum e malizia generale. Andai al bancone cercando di dimostrare indifferenza agli sguardi degli uomini nella sala e chiesi una camera all’oste, promettendo che avrei pagato in seguito. Mi sistemai nel mio alloggio e mi sdraia sul letto pensando a quanto mi era successo. Presi la decisione che sarei ritornata a casa mia…in fondo c’era ancora Thomas! Non ero completamente sola! E tra questi pensieri mi addormentai.
Quando i primi raggi del sole entrarono dalla finestra inondandomi il volto aprii gli occhi…avevo dormito un giorno intero! Mi sentivo ovviamente decisamente meglio; mi diedi una sistemata e scesi di sotto non senza un po’ di timore ripensando alla confusione che c’era il giorno prima, ma fortunatamente era tutto deserto…che sollievo! Mi guardai un po’ intorno senza cercare nulla di preciso, ma all’improvviso sentii una mano sulla mia spalla, e girandomi di scatto mi trovai a faccia a faccia con l’oste, che mi disse:
“Avete passato una notte in camera; mi dovete 12 scellini.”
Io risposi:
“Io…adesso non ho soldi! Vi pagherò un’altra volta!”
“No! Dovete pagarmi adesso!”
“Ma come faccio! Vi ho detto che non ho soldi!”
“Allora potete pagarmi in un altro modo…”
E avvicinò il suo volto al mio…
“Mai!” esclamai, e gli diedi uno schiaffo sulla guancia così forte da farlo voltare completamente dall’altra parte. Lui però a quel punto si arrabbiò e mi sbatté al muro, tenendomi stretta per i polsi. Avevo paura, infinitamente paura. Mi veniva da piangere e pregavo l’oste di lasciarmi andare…chiusi gli occhi disperata, ma dopo un po’ sentii le sue mani allentarmi i polsi; allora aprii gli occhi e vidi quell’uomo accasciato ai miei piedi privo di sensi. E che! Aveva avuto un infarto? No, infatti! Perché vicino a lui c’era una persona che conoscevo…e che quindi l’aveva steso con un bel pugno.
“Gibbs!” esclamai saltandogli praticamente al collo. Se non fosse stato per lui…
“Che ci fate qui?” chiesi
“Beh…” mi rispose “Ordine di Jack.”
“Jack? Jack è qui?”
Non so perché ma mi svanì tutto l’entusiasmo.
“Certo che è qui!” disse Gibbs “Se ci sono io…ma…diamine…cosa ci fate invece voi qui! Ci avete fatto spaventare veramente, soprattutto Jack!”
Aridaje…
“è che…avevo i miei motivi signor Gibbs.”risposi
“non sapete però quanto sarà felice Jack di rivedervi!”
“Ah…ehm…davvero?”
“Ma naturalmente! Si è talmente rattristato…non sembrava più lo stesso, ve lo posso assicurare.!
Dopo qualche secondo disse:
“ma che ci stiamo a fare ancora qui! Venite, Jack forse non è ancora sceso dalla nave…”
“No! Cioè…non mi sento di andare da lui, ora…”
Gibbs mi guardò strano, e disse:
“So che non dovrebbe essere affar mio, ma…è successo qualcosa?”
“Beh, no…non è successo niente! Figuriamoci!”
Oh, ma a chi volevo darla a bere! Mi si leggeva in faccia che era successo qualcosa! In quel preciso istante però entrò qualcun altro nella locanda, e beh…quel qualcuno era proprio Jack! Entrano, appena mi vide mi venne subito in contro dicendo:
“Oh mio Dio! Julia!” e mi abbracciò…già…poi abbassò la testa per baciarmi, ma io lo fermai dicendo:
“No, aspetta!”
“Cosa?”
“Do-dobbiamo parlare.”
“Certo che dobbiamo parlare! Mi hai fatto preoccupare! E poi da quel tuo biglietto non ci ho capito nada de nada! Perché poi saresti dovuta scappare? Non me lo spiego!”
“ecco, è proprio di questo che vorrei parlare…però…”
E accennando a Gibbs e all’oste acora steso a terra soggiunsi:
“Da soli.”
Andammo sulla nave, più precisamente nella cabina di Jack, io seduta sul letto e lui su una sedia. Ebbene il momento era giunto: adesso dovevo dirgliproprio tutto tutto. Iniziai:
“Vedi…ehm…Jack…sono andata via per delle cose che mi ha detto Glade.”
“Ecco! C’avrei giurato!”
Io lo guardai strano e lui disse:
“no,no, vai avanti.”
“Beh, vedi…mi ha detto delle cose che…che…”
Mamma mia, non riuscivo ad andare avanti…alla fine disse:
“Beh, mi ha detto che è mio padre.”
“E questo ti ha turbata, in qualche modo?”
Beh, vorrei vedere!
“Sì…sì che mi ha turbata Jack!”
Mi alzai dal letto e iniziai a camminare…non riuscivo a stare ferma.
“Ehm…” fece Jack “E perché?”
“Perché…perché…”
Dovevo dirlo…e lo dissi tutto insieme:
“Perché sei tu mio padre, Jack!!”
Silenzio.
Già, ci fu silenzio…né un «ci ho quasi creduto! », né un «mi stai prendendo in giro? », e né un «ahah!»; insomma niente di niente! Se ne stava lì con un’ espressione da ebete, solo che poi, beh…cadde faccia a terra…svenuto.
Cercai di rianimarlo…poveretto…sapere che sono sua figlia deve proprio averlo sconcertato…solo che poi pensai…beh, poveretto mica tanto! Insomma! Prima mi concepisce e poi mi abbandona?! Oh! Gli stava bene a ‘sto…’sto disgraziato…comunque lasciando perdere gli insulti, lo rianimai e lo aiutai a sedersi sul bordo del letto; lui non disse niente, si limitò a rimanere con lo sguardo fisso nel vuoto; dopodiché disse:
“Insomma…siamo parenti…”
“Di I grado.”
Quindi Jack si alzò in piedi e disse:
“Che razza di situazione…sono scioccato!”
“Perché, io no? Ci sono rimasta di sasso!”
Ci fu un momento di silenzio, seguito dalla mia osservazione:
“Credo che comunque ci dovremmo mettere l’anima in pace ed accettare questa cosa, giusto?”
“Già…insomma…per forza! Non si può fare altrimenti.”
E poi Jack aggiunse:
“Allora…qualche idea? Sì, insomma…che dovremmo fare adesso?”
Ci riflettei: ormai il peggio era sicuramente passato…non ci sarebbe più stato bisogno di scappare da nessuna parte. Sinceramente credevo che le spiegazioni sarebbero durate più a lungo, ma evidentemente mi sbagliavo, perché infatti Jack sembrò accettare questo fatto senza dargli troppo peso…sarà! Io mi credevo chissà che, e invece…comunque! A quel punto allora disse a Jack:
“Che dovremmo fare, dici? Beh, non so…il capitano sei tu o sbaglio?”
“Sì, però…dopo quel che è successo sono un po’ confuso.” E poi fece: “un suggerimento?”
“Non so…magari andare in un certo punto in cui ci sono certe dita di pietra con una certa fonte…poi vedi tu…”
Jack sembrò pensarci su, fissando il soffitto e toccandosi il mento con un dito; a fine riflessione fece:
“Sicura che dovremmo andare a cercarla dopo…dopo tutto ciò?”
E aprì le braccia molto probabilmente riferendosi alla nostra recente scoperta.
“Insomma…” dissi “ mica è colpa della fonte se è successo quel che è successo, no? E poi sinceramente non mi dispiacerebbe un antidoto contro le rughe!”
Ebbene, detto questo si convinse a partire ed andò sul ponte a chiamare Gibbs:
“Gibbs! A tutta birra verso Samana Cay!”
Il primo ufficiale a quelle parole sembrò radioso:
“Alleluia! Finalmente ci siamo!” e poi rivolto alla ciurma: “avanti bradipi! Fate muovere questa bagnarola e invertite la rotta!”
Come ho già detto ero sicura che il peggio fosse passato; l’unica cosa in cui potevo sperare era che il mio rapporto con Jack non restasse teso a lungo…il tempo aggiusterà tutto, mi dissi; non mi resta che aspettare. 

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Capitolo 16
*** Samana Cay e un (s)piacevole incontro ***


_Josephina Jonas_: non ti preoccupare la paranoia mi fa più che piacere, come ti ho già detto xD xD Comunque tocca aspettare un pò prima di soprire per bene se ci saranno ulteriori cambiamenti! Nel frattempo spero ti piaccia questo capitolo!! Ciaooooooo

Barrowman: evvai, viva la suspance! xD e i dubbi, ovviamente xD Comunque sì, il caro Jack in realtà è un uomo molto saggio u.ù Spero che il capitolo ti piaccia! Un abbraccio!!!

 

Samana Cay e un (s)piacevole incontro

La vita gioca brutti scherzi, e con quello che mi era capitato quel giorno potevo esserne più che sicuro, e, ah! Sapete che ne penso di tutta questa storia? Che è vero che la fortuna è cieca, ma che la sfortuna ci vede benissimo. Per carità! Non dico che avere una figlia non sia meraviglioso, ma cavolo! Proprio lei? Perché non un’ altra! Ve lo dico io perché…perché un certo Qualcuno che l’ha con me! Che roba…appena Julia mi annunciò la bella notizia fu più che comprensibile che svenni, giusto? Cavolo, stavamo avendo una relazione! Sicuramente era stato meglio saperlo in quel momento piuttosto che dopo che fosse successo qualcosa di irreparabile, però…porca miseria! Per la prima volta che in vita mia ho creduto di trovare una ragazza speciale a cui tenere in modo particolare , che succede?! Me la ritrovo come figlia!! AAAAAAAAARRGGGGGGGGGHHHH!!!
Ok…allora…mi sono sfogato…adesso faccio un bel respiro e dico tutto ben benino per filo e per segno…allora…per raggiungere Samana Cay ci mettemmo praticamente quasi tutto il giorno, perché infatti iniziammo a scorgere i primi contorni dell’isola solo a pomeriggio inoltrato; sinceramente non mi pareva un gran che: sembrava solo un piccolo sputacchio di terra in un mare desolato…comunque, ci avvicinammo e riuscimmo ad attraccare perfettamente nonostante le coste frastagliate. Scendemmo tutti a terra, nessuno escluso, e ci addentrammo nell’isola attraverso una foresta, percorrendo un sentiero strettissimo e pieno di salite e discese, e fangoso e pieno di piante che sbucavano da tutte le parti! Che roba…e come se non bastasse era affollato da insetti di ogni genere che ti si appiccicavano addosso e che ti davano un prurito allucinante! In tutto quel fastidio speravo che il tormento finisse al più presto, ma all’improvviso mi sorse un dubbio: andavamo almeno nella direzione giusta? Chiamai quindi a rapporto l’uomo che ci aveva assicurato che la fonte si trovasse proprio in quel luogo e gli chiesi:
“La strada che porta alla pianura che ci hai indicato è questa?”
Lui disse un po’ titubante:
“S-sì! Mi pare che sia questa!”
“Ti pare? Come sarebbe a dire «mi pare»? o forse stiamo vagando in quest’inferno inutilmente?”
E detto questo mi diedi uno schiaffo sulla guancia dove si era depositata una zanzara.
“N-no!” disse quello “Sono sicuro che la strada giusta sia questa! Sì sì!”
“Beh, scusa se te lo dico ma non ne sembri molto convin…”
Non riuscii a pronunciare quel “to”, perché inciampai in una radice e mi ritrovai faccia a terra! Iniziavo ad odiarlo quel posto…la cosa buona però era che con la testa ero finito proprio fuori dalla foresta e potei ammirare cinque rocce alte almeno due metri e mezzo che uscivano dal terreno dando l’impressione di una mano semichiusa. Stranamente il morale mi si risollevò…l’uomo con cui stavo parlando, comunque, mi aiutò ad alzarmi e mentre quello ripeteva a tutti con fare vanitoso “meno male che io conoscevo questo posto, altrimenti…”, ci avviammo di corsa al centro di quello mano.
Ok, eravamo arrivati a destinazione, ma adesso? Sapevo che la fonte scorreva sottoterra…ma per raggiungerla? Gibbs evidentemente si chiese la stessa cosa, perché venne da me e mi chiese:
“Uhm…che si deve fare? Si scava?”
Stavo per rispondere, ma arrivò Julia – figlia o non figlia la trovavo sempre bellissima – che disse:
“Non è che ci vuole una parola d’ordine o qualcosa del genere?”
Chiamai allora con un tono degno di un capitano…cioè urlando…il tizio che ci aveva condotto fin lì e domandai:
“Allora, tu se l’esperto adesso. Che facciamo?”
Quello rispose diventando tutto rosso:
“veramente non lo so…su questo argomento mi trovo all’oscuro di tutto.”
Ma che razza di soggetti mi ha scelto Gibbs per questa ciurma? Comunque, data la risposta Julia disse:
“Io sono sempre dell’idea che ci voglia una parola d’ordine, una specie di formula magica.”
C’erano per caso delle proposte migliori? Non mi pareva, e così tutti quanti iniziammo a dire ciò che per noi poteva significare qualcosa di magico:
Abracadabra! Salakazam! Apriti Sesamo! Bibidibobidibù! Supercalifragilistichespiralidoso! Sazam! Alohomora! Ma non succedeva niente di niente, e io allora, in preda alla disperazione urlai:
“Per la miseria, apriti!!”
E zac! La terra si mosse!
“Per la miseria, apriti?!” dissi “Ma che razza di parola è?”
Feci questa domanda, ma nessuno mi rispose, perché tutti quanti erano concentrati nel vedere ciò che stava succedendo: come ho già detto la terra si mosse e nel centro di quella pianura comparve un quadrato, che poi si colorò di marrone; su di questo comparve poi un cerchio, grigio scuro…alla fine si capì che quello che avevamo davanti era l’entrata di una botola! Bene bene…la faccenda iniziava a farsi interessante…sollevai il coperchio aprendola, e ciò che vidi furono delle scale di legno e chiocciola. Senza pensarci due volte iniziai a scenderle, e dietro di me Julia, Gibbs e tutti gli altri; ci ritrovammo in un corridoio completamente al buio, e camminavamo piano piano non sapendo cosa ci fosse davanti a noi; all’improvviso però sentii il terreno mancarmi sotto i piedi, e precipitai nel vuoto! Di seguito caddi su una superficie liscissima, ma non mi fermai, bensì continuai a scivolare! Il tutto al buio più completo! Alla fine però il suolo tornò normale e mi fermai…di seguito sentii dei rumore dietro di me, che presumibilmente erano tutti gli altro che si erano ritrovati come me a cadere nel vuoto.
“Ehi, lì dietro!” esclamai “Siete voi? Julia? Gibbs?”
Mi sentii rispondere da tutti contemporaneamente e, considerando il posto in cui ci trovavamo, tutte le voci vennero amplificate dall’eco, e si creò solo un grande macello, ma nel complesso riuscii a capire almeno che quello che avevo dietro erano amici e non nemici.
A quel punto della nostra discesa verso “i meandri della terra” tutta l’atmosfera eccitante venne interrotta da Gibbs con una sua importante osservazione:
“Jack, ma qui non si vede un tubo!”
“Davvero?! Grazie Gibbs, non me n’ero accorto!”
Dopo di me Julia disse:
“Scusate se v’interrompo…ma quella laggiù è una luce o sbaglio?”
Aguzzai la vista anch’io ed effettivamente vidi un piccolo puntino illuminato da una tenue luce calda.
“Possibile che è sempre grazie a te che riusciamo a venir fuori dai vicoli ciechi?” dissi
“e che ci devo fare!” mi rispose lei “ se sono più intelligente…”
Ci avvicinammo alla luce…più camminavamo e più quella luce si ingrandiva e assumeva una forma ben definita…alla fine scoprimmo che quella luce era provocata da alcune torce attaccate al muro di una sala!
“A questo punto potei quasi dire che siamo vicini all’eterna ricchezza!” dissi e mi girai verso Julia per vedere la sua reazione, credendo che magari sprizzasse gioia da tutti i posi, e invece la vidi abbastanza esitante. Perché mai doveva essere così? Non era contenta? Beh, tutti i miei dubbi vennero chiariti dalla domanda che fece poco dopo:
“E i guardiani?”
Stavo appunto per rispondere, quando…BADABABOOM!!!!!!
La parete affianco a noi esplose letteralmente! Ma che era?! I famigerati guardiani della fonte?! Fatto sta che noi ci ritrovammo per la maggior parte scaraventati a terra immersi in un enormi polverone…guardai allora, non appena mi fui ripresa, nonostante fossi ancora a terra, in quel buco che si era creato, e notai che da lì filtrava la luce dl sole vera e propria! Altro che scivoli e buio pesto! Se lo avessimo saputo saremmo potuti benissimo arrivare da lì! Comunque, che stavo dicendo? Ah sì…c’era la luce del solo, e in controluce si potevano vedere delle figure (umane) che camminavano verso di noi…di corsa mi alzai in piedi mettendo mano alla spada, non sapendo chi potessero essere quegli individui. Molto della ciurmi mi imitarono, e rimanemmo in attesa, solo che…quando il polverone si diradò vidi che a capo di quegli uomini c’era lui…un uomo che conoscevo bene…e fui costretto ad abbassare la spada…era lui…l’uomo dalla barba incolta…
“Hector Barbossa?!?!”
E già! Quello che avevo davanti era proprio il tizio che mi aveva abbandonato a Tortuga! E con lui c’era quasi tutta la ciurma.
“Jack Sparrow!” disse lui “Divertente come il destino ci faccia sempre incontrare, non credi?”
“Oh, ma salve! Guarda chi si rivede! Comunque direi che più che divertente è maledettamente angosciante avere sempre il tuo muso davanti!”
“Oh, guarda…su questo sono perfettamente d’accordo.”
“Che hai un muso da far paura?”
“Ahaha! Caro vecchio Jack…non cambi mai, eh? Ma dimmi…stavolta sono veramente curioso…come hai fatto ad arrivare fino a qui?”
“Oh, niente di che…una mappa qui, una mappa lì…il tutto contornato da qualche piccolo colpo di fortuna…e così eccomi qua! E tu invece? Non avevi la mappa o sbaglio?”
“Oh sì…hai perfettamente ragione…ne sarai orgoglioso, vero Jack?”
“Solo un pochino.”
“Però devo dire che la fortuna non ha abbandonato neanche me, perché sai…l’altro giorno stavo sul ponte, e cosa vedo svolazzare?”
Prese qualcosa in una tasca e disse:
“Questa!”
Mi mostrò cosa fosse…non potevo crederci…quella era…cioè! Lui teneva in mano la mappa che a mia volta io avevo preso a Barbossa!
“Non è possibile…”mormorai.
“Non è probabile!” mi corresse lui.
Feci una smorfia e osservai gli uomini che Barbossa si era portato dietro: c’erano ancora tutti: Cotton e l’odioso pappagallo, Marty, Pintel e ragetti con i loro denti gialli, e poi…due facce nuove!”
“Iiiiiiih!” esclamai “la marina!!”
Erano quei due tizi…gli imbranati…com’è che si chiamavano? Ah sì! Murtogg e Mullroy!
“No signor Sparrow!” disse Mullroy“Non siamo più della marina!”
“Dopo la morte di Beckett ci siamo arruolati! Fece Murtogg
“Ma cosa dici? È stato dopo la morte di Davey Johnes!”
“Vuoi dire che ci siamo arruolati per non essere uccisi?!”
“Ma và?”
“Ehi, ehm…silenzio, prego.” Dissi io “Quindi…adesso siete nella mia ciurma.”
Barbossa si intromise:
“pardon, nella mia ciurma, vorrai dire.”
E ci risiamo…
“Perché? Mia la nave, mia la ciurma!”feci.
“Ah! Bella questa! Tu di ciurma al massimo hai loro!”
E indicò gli uomini che c’erano con me. Poi disse:
“Vedo che comunque ti è rimasto Gibbs!” e rivolto a Gibbs disse: “Signor Gibbs! L’orsacchiotto dove lo avete lasciato?”
Si alzò una risata generale, dopo la quale Barbossa continuò a dire:
“E poi…Ohibò! E lei chi è?” disse indicando Julia “una tua nuova fiamma?”
Bbbbbbbppppppfffffff…ah! Tralascio i commenti…
“No!” esclamai “lei è…è…”
Eddai! Che male c’era a dirlo? Nessuno! Eppure non ci riuscivo…
“Ebbene?” chiese Barbossa
“Lei è…è mia…”
“Tua cosa? Tua sorella?”
Fu Julia, che sorprendendomi, senza esitazione disse:
“Sono sua figlia.”
Vidi lo stupore instaurarsi su molte facce a quella notizia…sia su quella di Barbossa che su quella di Gibbs e degli altri.
“Tua figlia? Lei è tua figlia?!” fece Hector
“Ma Jack!” disse Gibbs “Voi due…voi due eravate…”
“Sì, Gibbs!” lo interruppi “Non c’è bisogno che me lo ricordi!”
“Non ci credo.” Continuò Barbossa “ ti lascio da solo per qualche giorno e mi ritrovo te con tua figlia! Non finirai mai di sorprendermi.”
Mentre Barbossa diceva così, poi, sentii Pintel che sussurrava a Ragetti:
“Comunqueè una bella bambolina…”
“Eh sì, c’è da rifarsi gli occhi, cioè…l’occhio.”
Io lo fulminai con lo sguardo e poi dissi per far tacere i commenti:
“Adesso, se avete finito di parlare e di farvi gli affaracci miei…”
E iniziai a camminare a passo veloce verso un corridoio che partiva dalla sala in cui ci trovavamo. Barbossa allora mi disse da dietro:
“Jack! Ma dove vorresti andare! Sono arrivato prima io!”
E così, dopo l’uomo dalla barba incolta, mi vennero tutti dietro.

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Capitolo 17
*** La Fonte della Giovinezza ***


_Josephina Jonas_: sono contenta di averti divertito!! Spero che questo capitolo possa soddisfarti altrettanto ;) Un bacioneeeeeeeeeeeee

 

La Fonte della Giovinezza

Superammo il corridoio e ci ritrovammo in un’altra sala enorme, sempre con delle fiaccole ardenti attaccate alle pareti; di fronte a noi, proprio dal lato opposto di quella sala, c’era una porta altissimo, ornata con dei grandi ghirigori intagliati lungo tutto l’architrave; questa porta era chiusa, ma avevo comunque un’idea di cosa ci potesse essere dall’altra parte. Andai, anzi, mi precipitai verso quella porta; sarebbe bastato aprirla e avrei sicuramente trovato la fonte! La fonte! Era lì! A due passi! Me lo sentivo nelle vene! Arrivai alla porta e provai ad aprirla, ma era chiusa…mannaggia…mentre stavo lì a contemplare la porta ce non si apriva, sentii una mano sulla mia spalla, e di seguito la voce di Barbosa:
“Non penserai mica di goderti la fonte da solo, vero?”
“Ma certo che no! C’è qualcosa di meglio se non dividere l’immortalità con l’uomo che trovo più odioso al mondo?”
“Beh, sappi che il sentimento è reciproco.”
“Oh, grazie!”
“Di niente!”
Che razza di antipatico…come avevo fatto anni prima ad arruolarlo nelle mia ciurma non lo so. Però, ragionando, effettivamente il suo aiuto poteva anche servirmi…purtroppo.
“Dimmi Hector…hai ancora un po’ di dinamite?”
“Cosa ti fa credere che io ce l’abbia mai avuta?”
“Non credo che tu abbia potuto far esplodere quel muro solo con la forza del pensiero!”
“Hai ragione…sì, ce l’ho. Ma perché?”
“Perché non so se te ne sei accorto, ma questa porta è da buttare giù.”
“Giù? Qua dentro? Ma sei pazzo? Farai crollare tutto!”
“Bazeccole! Non crollerà un bel niente! Allora? Che dici? La vuoi l’immortalità o no?”
Barbossa aveva appena aperto bocca per rispondermi quando sentii la voce di Julia che gridava:
“Jack!!! Oh mio Dio, Jack!!!”
Mi voltai e quello che vidi fu di vera e propria natura fantastica: nonostante fossimo al chiuso si levò un vento abbastanza forte, facendo volare dappertutto i cappelli di tutti quanti; per non rischiare di perdere il mio me lo tenni stretto sulla testa, e la stessa cosa fece Barbossa. Il vento aumentò ancora d’intensità, e io mi recai da Julia. Le chiesi urlando, dato che il rumore del vento a momenti copriva le nostre voci:
“Che succede??”
“Non lo so!!” mi rispose “E’ successo in fretta!! C’è stato una specie di lampo e poi è arrivata questa bufera!!”
All’improvviso, così come era arrivato, il vento cessò…di colpo. Tra di noi ci guardammo tutti negli occhi, aspettandoci chissà che cosa. Ebbene, qualcosa accadde: ci fu un lampo, sicuramente lo stesso che aveva visto Julia, e poi…una risata ci rimbombò nelle orecchie, e dagli angoli di quella sala uscì un denso fumo nero…mettemmo mano alle spade. Quel fumo nero, piano piano, prese forma, una forma umana, e apparvero una decina di persone, completamente nere e per di più incappucciate: avevano delle asce allacciate alla cintura e degli scudi in mano: scudi d’oro, che non s’intonavano per niente col loro abbigliamento; in più al centro di ogni scudo c’era disegnato un lampo. Sembravano dei cavalieri medioevali, solo che erano senza armatura. Subito mi venne in mente chi potessero essere: come diceva la leggenda…quelli erano i guardiani della fonte.
Uno di loro si fece avanti e disse con una voce grave:
“Questo posto è proibito a voi comuni mortali. Andatevene o ne subirete le conseguenze.”
Gibbs mi sussurrò all’orecchio:
“Che ne dici se accettiamo la loro proposta?”
Io non feci nemmeno caso a quello che mi disse il mio primo ufficiale, e allora dissi a quel guardiano che prima aveva parlato:
“Qui voi custodite la fonte della giovinezza, vero?”
“Vero.” E poi aggiunse “ma non per questo potrete assaporarla.”
“Senti, amico.” Feci io “abbiamo fatto non so quante miglia per arrivare fino a qui. Non ne abbiamo il diritto?”
Da quel gruppo usci un altro incappucciato che rispose:
“Persone da posti più remoti dei vostri sono giunte, e come voi una ricompensa hanno voluto. Noi non fummo disposti ad accontentarli, e quelli si ostinarono. Alle loro terre remote non più hanno fatto ritorno.”
Ok, avevo capito l’antifona. Se non ce ne fossimo andati ci avrebbero ammazzato. Beh, sapete che vi dico? Anzi, sapete che diceva Platone? “Rischiare è bello.”
“Loro non avevano Jack Sparrow come capitano.” Dissi loro mettendomi in posizione con la spada tra le mani.
Barbossa si mise al mio fianco e disse:
“E non avevano neanche me.”
Arrivò anche Gibbs:
“E me.”
Poi Julia:
“E me.”
E di seguito il pappagallo:
“E noi!”
Tutti tirarono fuori le loro armi e ci schierammo: eravamo circa 30 contro 10: una passeggiata.
Il guardiano che aveva parlato per la prima volte disse prendendo la sua ascia:
“La vostra decisione è stata presa. E sarà l’ultima che prenderete.”
Ci scagliammo gli uni contro gli altri, e il combattimento iniziò; speravo sul fatto che eravamo in maggioranza, ma questo fattore non sembrava invece spaventare i guardiani, che invece combattevano anche contro tre persone alla volta contemporaneamente, e non davano alcun segno di stanchezza. Io, Gibbs e Julia combattevamo contro due guardiani: evitavamo le loro asce che fendevano l’aria e che ogni tanto rischiavano di sfiorarci la testa; noi invece volevamo trafiggerli con le nostre spade, ma venivano sempre fermati da quegli scudi. Ad un certo punto, però, uno dei due abbassò troppo la guardia e gli infilzai la spada dritta nello stomaco. Lui fece cadere la sua ascia e si guardò la pancia, senza dare il minimo segno di turbamento. Poi alzò la testa e indirizzò il suo sguardo contro di me; alzò la mano e la aprì verso di me. Tutto accadde all’improvviso e velocemente: dal palmo della sua mano uscì un violento raggio color oro che mi colpì al petto, facendomi volare all’indietro e cadere addosso al muro. Perfetto! Avevano pure poteri magici! Alè! Julia lasciò perdere il combattimento e venne verso di me dicendo:
“Jack! Come stai? Ti ha fatto male?”
Io riuscii a tirarmi in piedi e risposi:
“Ci vuole ben altro per mettermi al tappeto.”
E partii di corsa, deciso di vendicarmi per quel ruzzolone; andai addosso a quel guardiano che mi aveva colpito e con una gomitata gli feci cadere lo scudo; dopodiché ripresi la mia spada e gli trafissi direttamente il cuore. Lui come prima si guardò il punto in cui lo avevo colpito, ma poi non alzò la testa, bensì cadde all’indietro, schiena a terra, e dopo un paio di secondi si dissolse nell’aria così come era arrivato.
Ce l’avevo fatta! L’avevo steso! Era bastato colpirlo al cuore! Sììì! Ora sentivo più che mai che la fonte era vicina.
Un uomo accanto a me vide quello che avevo fatto e così ci provò anche lui: lo colpì dritto al cuore, ma stranamente a quello contro cui stava combattendo non successe un bel niente! Infatti di tutta riposta si tolse la spada dal cuore e la infilzò nel cuore di quell’ uomo! Oddio…perché a me il guardiano era morto e a lui no? Stavo per demoralizzarmi, ma alla fine capii: io l’avevo sì trafitto al cuore, ma prima gli avevo fatto cadere lo scudo! Lo scudo! Era quello che li rendeva così invincibili! Mi girai e mi ritrovai Barbossa vicino; subito gli dissi:
“Fagli cadere lo scudo! E poi colpiscilo!”
“Jack! Sono un po’ occupato a cercare di non farmi spaccare in due la testa! Come faccio a togliergli lo scudo?!”
“Tu fallo e basta!”
Mi girai dall’altra parte appena in tempo, perché un altro incappucciato stava per colpirmi con la sua ascia, ma io mi abbassai, e con un colpo di spada gli feci volare via lo scudo; poi lo colpii, e colme il suo compagno questo si dissolse.
Barbossa invece stava combattendo contro due guardiani contemporaneamente, perché proprio quest’ultimi avevano purtroppo ucciso molti uomini, e adesso eravamo circa la metà. Io vidi che Hector era sulla via dello sfinimento e allora mi lanciai contro una dei suoi avversari facendogli appunto cadere a terra la sua difesa, in modo che Hector potesse colpirlo, e infatti così fece.
“Mi devi un favore!” gli dissi e poi cercai Julia con gli occhi; ma quando la trovai rimasi paralizzato: era a terra, con il suo nemico in piedi davanti a lei, che teneva la sua ascia alzata sopra la testa per prepararsi a colpire. Corsi verso di loro…dovevo raggiungerla in tempo! Il guardiano iniziò ad abbassare l’arma, ma io mi slanciai e mi posi tra Julia e lui; prima che potesse colpirmi con un calcio alla mano gliela feci cadere, e mentre lui si riprendeva dalla sorpresa gli tirai le gambe e lo feci cadere per terra; dopodiché con il solito stratagemma feci evaporare anche lui.
Julia affianco a me respirava agitata. La aiutai ad alzarmi, e senza dire nulla lei mi abbracciò;
disse:
“Oddio, Jack, se non ci fossi stato tu sarei…sarei…”
“Shh!” gli feci.
E rimanemmo così, abbracciati. Soltanto il giorno prima in una circostanza del genere le avrei dato un bacio, ma adesso…allora invece di baciarla la strinsi un po’ più forte.
Quando ci staccammo ci guardammo intorno, e con nostra meraviglia tutti i guardiani erano spariti! Avevamo…avevamo vinto! Allora? Allora? Razza di guardiani pappamolle!!! Chi è il comune mortale?! Eh?! Eh?! Non so se l’avete capito ma non stavo più nella pelle!
Subito, in preda all’impazienza andai da Barbossa e gli richiesi la dinamite; stavolta me la diede, visto che anche lui era piuttosto contento dell’esito di quella missione. Andai ad una torcia e la accesi, e la lancia verso la porta, che subito saltò in aria mostrando ai nostri occhi una stanza totalmente bianca, con al centro una fontana da cui zampillava un’acqua impareggiabilmente trasparente.


***

Non riuscivo a credere ai miei occhi…l’immortalità…era lì! Davanti a me! Non riuscivo a smettere di fissare quella fontana incredulo…era troppo bello per essere vero.
“Gibbs, per favore, dammi un pizzicotto.”
“Perché?” mi ripose lui
“Lascia perdere.”
Mi avviai quasi timoroso in quella nuova stanza tutta immacolata di bianco. Tra qualche minuto non avrei mai più dovuto temere la morte. Avevo appena superato i resti della porta che avevamo fatto saltare in aria, quando…
“Aouch!!!” esclamai.
Qualcuno mi aveva tirato i capelli trattenendomi!
“Ti vorrei ricordare, Jack, che dovrei essere io quello che si deve per primo avvalere dei benefici di quell’acqua!”
Indovinate chi era? Già…Barbossa…e chi, se no!
“Non credo proprio, sai?” gli risposi “quella fonte spetta a me!”
“Addirittura tutta la fonte?”
“Esatto!”
“Non sono d’accordo!”
“Non m’interessa!”
Ricominciai a camminare, ma Barbossa mi trattenne di nuovo:
“Di chi era la dinamite che ha fatto saltare questa porta? Eh?”
“E chi allora è stato quello che ha scoperto come sconfiggere quei mostri? Eh?”
“E di chi erano le mappe grazie alle quali hai scoperto che esisteva questa fonte? Eh?”
“Di Sao Feng, ecco di chi!”
“Sì, ma chi le ha prese a Sao Feng? Eh?”
“E per quale motivo le avresti prese se non per venire a salvare me? Eh? Quindi è tutto grazie a me!”
Mi girai di nuovo verso la fonte e Barbossa disse:
“Non sono assolutamente d’accordo!”
E camminando un po’ più velocemente mi passò avanti, allora io gli afferrai la giacca trattenendolo e facendolo cadere seduto per terra, così lo superai, ma lui da terra mi prese le gambe facendomi inciampare, e allora iniziai a strisciare per terra trascinandomi dietro Barbossa che non voleva mollarmi. Alla fine però riuscii comunque a raggiungere quella fontana e attaccandomi con le mani al bordo cercai di tirarmi su, nonostante tutto il peso che avevo attaccato dietro.
C’è da precisare, però, che trovandomi a quell’altezza notai una piccola iscrizione che altrimenti non avrei visto e dissi:
“Ehi! Qui c’è scritto qualcosa!”
Barbossa finalmente, spinto dalla curiosità mi lasciò le gambe e venne a vedere.
“Cos’è?” disse, e io lessi:
“solo i puri di cuore potranno attingere alla fonte.”
“Bene, siamo fregati!”esclamò Hector
“Oh, senti, parla per te!” gli dissi.
Ci alzammo in piedi e Barbossa fece:
“Non sei certo puro di cuore, no?”
“più di te sicuramente!”
“Ma sentitelo!”
“Ma sentitelo!” ripetei facendogli il verso
A quel punto però Pintel venne da noi e disse:
“Ehm…Capitan Sparrow…”
Barbossa lo guardò male.
“Cioè…Capitan Barbossa…”
Allora lo guardai male io…
“Ehm…Capitani! Io suggerirei una cosa…facciamo prendere l’acqua dalla ragazza!”
Da Julia? Giusto! Perché non ci ho pensato prima! Fu proprio Julia che però disse:
“Io?! Scusate ma cosa vi fa credere che io sia pura di cuore?”
“Meglio di questo individuo qui lo sei sicuramente!” le dissi indicando Barbossa.
E Barbossa replicò:
“Caso mai meglio di questo esserino che ho qui accanto!”
Si riferiva a me? Sarei io l’esserino? Ah! Mi sa che non si è mai guardato allo specchio…e poi perché mi deve ricopiare le battute?! Oh,giusto…Stiamo parlando di Hector Barbossa! L’uomo troppo stupido per inventarsi delle battute tutte sue!
“Ok, ok…la prendo io questa caspita di acqua!” fece Julia per mettere fine a quel battibecco “però datemi qualcosa in cui metterla, almeno!”
Ah…
Io e Barbossa ci guardammo e poi ci infilammo le mani nelle tasche in cerca di una qualche specie di contenitore…cavolo! Io non avevo niente in tasca, e stessa cosa Barbossa! Che sfiga…poi però Gibbs disse:
“Io ho qui la mia fiaschetta per il rum!”
Ah! Benedetto rum! Poi dicono che è una bevanda deplorevole! Mi scaraventai da Gibbs e lui mi diede la sua fiaschetta…Io la passai subito a Julia, e lei andò davanti alla fonte. Mentre si specchiava in quell’acqua limpida mi disse:
“E se succede qualcosa? Se io non vado bene?”
“Tu vai benissimo, credimi.”
Lei mi prese una mano, mentre l’altra, che teneva la fiaschetta di Gibbs, la affondò chiudendo per un attimo gli occhi, sott’acqua. Stemmo tutti con il fiato sospeso per qualche secondo, ma non accadde niente; Julia stava ancora con la mano lì dentro eppure era tutto tranquillo. Allora lei riempì la fiaschetta e le tirò fuori; poi la richiuse e come se volesse liberarsene me la riconsegnò.
Io la guardavo praticamente in trans e un pensiero mi si insinuò subito nella testa: l’immortalità era nella mia mano.
“Perfetto Jack!”disse Barbossa riportandomi sulla terra “adesso puoi…”
S’interruppe, perché tutto, intorno a noi, iniziò a tremare violentemente!
“Ah!” esclamò Julia “Usciamo da qui, forza!”
Corremmo via attraversando la sala in cui ci eravamo battuti poco prima, e poi il corridoio. Le scosse si erano fatte più forti, ma riuscimmo comunque a raggiungere il varco che aveva fatto Barbossa con la dinamite. Uscimmo tutti fuori, e allontanandoci per non rischiare di venire sommersi dalle pietre vedemmo l’apertura inondarsi di massi.
Tutti quanti erano presi da quello spettacolo, ma io…senza farmi sentire…me la svignai letteralmente. Premetto che non è che li abbandonai lì! Figuriamoci! Il fatto era che ero impaziente…molto impaziente…di tornare a bordo della nave più bella, più veloce, più temuta di tutti i Caraibi! La mia Perla Nera! Corsi via dirigendomi verso il mare, e arrivato alla spiaggia mi guardai intorno e la vidi! Iniziai così di nuovo a filare verso la nave e quando ci fui davanti ci entrai davvero in preda alla felicità: avevo trovato la fonte, l’acqua era nella mia mano, e adesso avevo persino di nuovo la Perla! Non poteva andare meglio! Beh…ecco…se avessi avuto una certa persona accanto a me…magari non in veste di figlia…le cose sarebbero andate anche meglio…però non potevo continuare a piangere sul latte versato, e così mi convinsi che quello che avevo ottenuto era già fantastico di per sé…
Mi diressi al timone e mi ci posizionai come se stessi manovrando la nave in quel preciso momento…
“Yo-oh! Yo-oh! La spada e il corvo in mare…”
Ero lì a fantasticare su tutto quello che avrei compiuto, sul fatto che di lì a poco sarei stato il pirata più famigerato di tutti i tempi, che avrei potuto solcare i mari all’infinito…fino a quando, però, sentii una voce alle mie spalle, che mi fece sussultare…una voce di donna…una voce che conoscevo bene…
Mi voltai lentamente, quasi sperando che si trattasse soltanto di sogno; quando mi fui girato del tutto potei ammirare il sorriso di Calypso.
“Oh, ehm…ciao!” dissi alzando leggermente la mano.
“Jack Sparrow! Quanto tempo!”
“Mai abbastanza per poter ammirarti!”
Che adulatore…
“Ho saputo della tua impresa!”
“Oh, davvero?” E misi la mano in tasca, stringendo tra le mie dita la fiaschetta di Gibbs.
“Certamente!” disse Calypso “non sai che io sono la padrona di tutto ciò che ha a che fare con l’acqua?”
Iniziò a camminare adagio intorno a me.
“Certo che lo so!” risposi “Non so però il perché di questa tua visita.”
“Oh, Jack…te lo dirò. Sai, io capisco perfettamente quanto sia importante per te uno scampo a quella che si chiama morte. Capisco che ci sei già passato una volta e che non vuoi ripassarci.”
“Giustissimo…e quindi?”
“Ci arrivo, Jack, non essere impaziente. Dicevo che so quanto quello che hai trovato sia importante per te, però so anche che tipo di uomo sei e non posso proprio concederti l’immortalità. Ti prego di consegnarmi ciò che hai in tasca.”
Che…che cosa mi stava chiedendo?! Dovevo dargli l’acqua della giovinezza? Ma stiamo scherzando? Dopo quello che ho passato lei viene e mi prega da consegnarle la fiaschetta! Roba da pazzi…
“Credevo di piacerti, Tia…cioè, Calypso.” Dissi
“sì, Jack, ma ero una donna mortale, una donna che non sa controllare le proprie passioni, come tutte le altre.”
Sorrisi.
“Però adesso sono di nuovo me stessa, una dea! E perciò riesco perfettamente a tenere a bada i sentimenti. L’unico uomo che abbia mai amato veramente adesso non c’è più e sinceramente, Jack, adesso non provo assolutamente niente per te.”
Benone! L’unico fattore su cui potevo contare è sfumato!
“Allora, Jack?” disse “Di ho già esposto la mia richiesta e ancora attendo che tu la metta in pratica.”
“Beh, scusa se te lo dico, ma dovrai aspettare in eterno, perché non ho intenzione di darti un bel niente!”
Ecco! Mettiamo le cose in chiaro!
“Jack, te lo richiedo per l’ultima volta.” Tese la mano verso di me e continuò “dammi ciò che è mio.”
“No.”
Lei abbassò la mano e disse seria:
“Va bene. Addio Jack.”
E svanì.
Allora? Tutto là? Oh beh…meglio così! Mamma mia…l’ho scampata bella. Adesso però non era più il momento di pensare a Calypso: il resto della ciurma arrivava.

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Capitolo 18
*** La rivincita di Calypso ***


Barrowman: sono contenta che ti siano piaciuti!! E spero ti piaccia anche questo ;) Ciaoooooo

 

La rivincita di Calypso

Ce l’avevamo fatta. Eh già, dopo tante ricerche alla fine avevamo raggiunto la fonte. Certo con l’aiuto di quelle strane persone di cui il più strano di tutti mi è sembrato quel Barbarossa o come si chiama. Quando lui e Jack si mettevano a bisticciare non sapevo se ridere o esasperarmi dal loro comportamento infantile…chissà poi perché ce l’avevano tanto lìuno con l’altro? Mah! Stranezza maschili…comunque adesso mi sentivo meglio dopo che eravamo liberati di quei guardiani con le asce e dopo che siamo finalmente usciti da quella grotta sotterranea che stava andando a pezzi. Ero appunto lì a guardare quello sfacelo quando mi metto a cercare Jack con gli occhi e non lo trovo. Pensai che a quel punto avrei dovuto farci l’abitudiane ai suoi comportamenti strambi…andai così da Gibbs chiedendogli:
“Signor Gibbs, avee visto Jack per caso?”
“Come? Non è qui?”
E anche lui si mise a cercarlo con gli occhi. A quel punto si avvicinò a noi l’altro capitano, quel Barbossa, che disse:
“Qualcosa non va?”
Gibbs si fece scuro in volto, e non dava segni di voler rispondere, così lo feci io:
“Sapete dov’è Jack? Non lo trovo più.”
“Come non c’è più!”
“Sì, è sparito! Certe volte non riesco proprio a capirlo…dove sarebbe dovuto andare adesso!”
“S’, infatti…la fonte l’ha trovata, cosa potrebbe interessargli anco…” si interruppe di colpò ed esclamò: “Cavolo, la Perla!”
“La Perla? Che Perla? Adesso ci sta pure una Perla?”
“ma sì, la Perla Nera! La MIA nave! Quello lì me la vuole rubare!”
“Oh, ma per favore!” disse Gibbs “con tutto il rispetto quella nave appartiene a Jack! Siete voi che gliel’avete rubata!”
“Ah! Un dettaglio irrilevante…”
“ma si può sapere dov’è questa Perla?” dissi
“Ok, andiamo, prima che quella sottospecie di pirata ci lasci appiedati.”
Mamma mia che angoscia questo tizio! Non mi andava per niente che parlasse di Jack in quel modo, per di più alle sue spalle, così gli dissi:
“Smettetela di parlare così! Non mi sembra una cosa corretta!”
“La correttezza non è il mio forte.” Mi rispose
“Ma si può sapere perché ce l’avete tanto con lui?”
Lui allora si fermò e guardandomi mi disse:
“Prima cosa: mi ha ucciso. Già! Sparandomi al cuore! E non è grazie a lui se ora sono qui! Secondo: a momenti mi faceva uccidere di nuovo, insieme ad altri pirati, i Lord pirati, e terzo: beh, adesso non mi viene in mente, ma sono certo che mi verrà presto!”
Alè! Perfetto! Ma qui tutti hanno l’hobby di morire e di resuscitare? Ma dove ero finita? Su un altro pianeta? Mah! Comunque non foci più nessuna domanda a Barbossa, perché eravamo arrivati a quella che presumibilmente doveva essere la Perla Nera: che nave meravigliosa! Nonostante le toppe sulle vele era di una magnificienza strabiliante; era così scura, così elegante…rimasi lì ad osservara a bocca aperta.
“è stupenda…” mormorai e mi sentii rispondere da un uomo basso, calvo, brutto e…e…madonna, orribie!
“E ne ha passate tante sapeste!” e aggiunse: “ vero, Ragetti?”
Quindi si avvicinò il suo compare, un tizio alto e con la benda su un occhio, che disse:
“Oh, sì! Hai proprio ragione Pintel! Se questa nave potesse parlare ne racconterebbe delle belle!”
“Ehm…ehm…lo immagino…” dissi. Fortunatamente proprio davanti a me passò Barbossa che andava di filato sulla Perla, e così lo raggiunsi…meglio lui che quei due…due…non so come definirli! Fatto sta che mi davano un impressione piuttosto sgradevole…comunque allora andai da Barbossa e di seguito a noi vennero tutti gli altri uomini…poveretti…dopo lo scontro coi guardiani si erano praticamente dimezzati…continuando a raccontare stavo però dicendo che finalmente salimmo a bordo e vedemmo Jak che stava al timone con un’espressione tra l’esterefatto, il turbato e il contrariato. Chissà cos’era successo in quel minuscolo lasso di tempo in cui si era staccato dal gruppo…quando notò la nostra presenza cercò un tantino di ricomporsi; Barbossa intanto non si perse d’animo e cominciò subito ad attaccarlo (verbalmente, ovvio!):
“che…che cosa ti salta in mente di sparire così! E cosa ti salta poi soprattutto di salire su questa nave! Lo sai o no che è proprietà privata?”
E Jack rispose:
“Sai? Sono perfettamente d’accordo con te! Questa è senza dubbio una proprietà privata, perciò…sciò sciò di grazia.”
E fece segno a Barbossa di andarsene.
“Ah!” disse allora il capitano più anziano che avvicinandosi a Jack continuò “questa nave p mia di diritto!”
“Scommetto che parli del diritto barbossiano! La Perla l’ho comprata io! È mia!”
“Beh, chi và a Roma perde la poltrona!”
“E io vado al Campidoglio e la poltrona la rivoglio!”
Barbossa non replicò, bensì i due contendenti si limitarono a guardarsi negli occhi in silenzio. Dal mucchio in cui ci trovavamo noi per goderci quella scena, all’improvviso venne fuori Gibbs, che titubante, come se avesse avuto paura di aprir bocca disse:
“Ehm…scu…scusate se mi intrometto, ma…perché non si fa una giusta ed equa votazione?”
I due guardarono Gibbs, e dopo un attimo di riflessione Jack chiese a gran voce:
“Chi vuole me come capitano?”
Alcuni alzarono le mani, precisamente Gibbs, un tizio con un pappagallo, i due uomini che non mi andavano a genio, un uomo di…ehm…statura molto bassa e qualche d’un altro. Barbossa allora fece:
“E invece chi vuole me?”
Delle mani si alzarono, e all’incirca il numero era lo stesso di quelle alzate per Jack, così quest’ultimo disse seduta stante:
“Se mi farete capitano dividerò l’acqua con voi!”
E alzò al cielo la fiaschetta di Gibbs. Ah! Figuriamoci se l’avrebbe davvero divisa col resto della ciurma! Jack ci teneva troppo! Si vedeva che stava mentendo! Evidentemente però tutti gli altri non erano così intelligenti, perché si fecero abbindolare da Jack ed esultarono insieme entusiansi. Barbossa fu il più lucido di mente, perché con scaltrezza afferrò la fiaschetta dalla mano di Jack e gli disse:
“Per favore! Scommetto che se fossi diventato capitano ti saresti inventato una delle tue solite scuse per tenerti l’acqua tutta per te!”
“Sei proprio cattivo!” rispose Jack “Ogni volta devi sempre trovare qualcosa che non va…uffa.”
“Allora dato che sei così generoso non ti dispiacerà se…” E aprì la fiaschetta per bere l’acqua, solo che non appena fece quel gesto si udì un tuono…
“Ah!” fece Jack “Fermo!”
E riprendendosi la fiaschetta la richiuse e se la strinse al petto come se avesse voluto proteggerla da qualcuno…iniziò a gridare:
“Avanti! Tutti giù dalla nave! Forza forza forza!”
Tutti noi eravamo disorientati dall’angoscia che traspariva dal volto di Jack.
“Si può sapere che ti prende?!” fece Barbossa.
Lui rispose spingendolo in avanti: “Dovete scendere! A terra! Siete sordi?”
Barbossa si decise a scendere, vedendo che Jack era fuori di sé; io invece andai da lui e gli chiesi:
“Jack! Veramente, che sta succedendo?”
“Te lo spiego dopo…”
Mi prese la mano e scendemmo a terra; guardai il cielo e notai che si era improvvisamente coperto di nuvole nere e un forte vento iniziò ad alzarsi; come se non bastasse, appena mettemmo piede a terra, questa tremò! Ma cos’era? Si avvicinava l’ora del giudizio? Il suolo poi non la smetteva di oscillare sotto i nostri piedi! La situazione stava degenerando, e così Barbossa disse:
“Torniamo sulla Perla!”
Tutti noi lo seguimmo, tranne Jack, che continuava a ripetere:
“No no! Venite qui! È solo una piccola scossa!”
Però intanto questa piccola scossa lo fece barcollare violentemente e cadere a gambe all’aria; ri rialzo subito in piedi dicendo:
“Ok, aspettatemo!”
E salì anche lui sulla nave.
“Spostiamoci al largo!” fece Barbossa
“No! Restiamo in acque basse!” disse Jack
“Jack! Più ci allontaniamo da quest’isola meglio è!”
“No, sarebbe uno sbaglio!”
“il tuo sarebbe uno sbaglio! Dobbiamo andarcene da qui!”
La ciurma non sapeva più a chi dare retta…vorrei vedere! Con due soggetti del genere come capitani! Anche se comunque il comportamento più strano rea quello di Jack…era troppo agitato! E lui di solito lo era raramente! Qualcosa non quadrava…andai quindi da lui per parlargli, e Barbossa fu felice di toglierselo di torno, cos’ restammo noi due da soli.
“Insomma, Jack! Perché fai così! Mi devo preoccupare?” dissi
“No, è tutto a posto.” Rispose lui in tutta calma.
“Tutto a posto? Ti comporti come se stesse per cadere il cielo! C’è stato pure un terremoto! Tu sai qualcosa, perché altrimenti non faresti così!”
Lui storse la bocca in una smorfia, ma disse quasi subito:
“Ok, ok…senti…lo so che ti sembrerò uno sfigato o magari un attira guai, però…”
Si bloccò e guardò fuoribordo;
“però…” ridisse e poi esclamò tutto insieme:
“Ma dove siamo finiti?!” E disse disperato: “Barbossaaaa!!!”
Da dietro Jack giunse la risposta di Barbossa:
“cosa ti urli! Sono qua dietro!”
Jack si girò e continuò:
“Dove ci hai portato?!”
“Eh?”
“Dov’è finita l’isola?”
Guardammo anche noi fuoribordo e in effetti l’isola che avevamo appena lasciato non c’era più! Oddio…non era possibile che fosse sprofondata! Oppure lo era? Barbossa allarmato chiamo subitò il nostromo e gli disse:
“Qual è la nostra posizione?”
Quello aprì la bussola e dopo averla guardata rispose:
“é…lo so che può sembrare incredibile, ma…senza che noi facessimo nulla ci siamo spostati…insomma senza che ce ne accorgessimo ci siamo allontanati di parecchie miglia da Samana Cay.”
Barbossa disse con gli occhi fuori dalle orbite:
“Questo…questo è incredibile! Due secondi fa eravamo…e adesso siamo…mamma mia…”
“Eh già!” disse Jack “ehm…strana cosa, eh?”
Io guardai Jack e li guardò me a sua volta, ma sulla bocca aveva un sorriso finto…che tutto faceva pensare tranne che lui fosse tranquillo…era come se stesse aspettando chissà che…come se da un momento all’altro sarebbe dovuto accadere qualcosa…voltai gli occhi verso il cielo: nuvole nere come la pece erano proprio sulla nostra testa, e un vento improvviso mi scompigliò i capelli…il fischio acuto dell’aria si insinuava tra le vele, solo che ascoltando attentamente più che un fischio sembrava una voce, una voce che pronunciava parole ben distinte:
“Guai a chi ha osato sfidarmi, guai a chi ha avuto l’imprudenza di non sottomettermi al mio volere…stolto! Cercavi l’immortalità? Adesso avrei tutto l’opposto!”
Bene! Adesso c’era pure una dinna misteriosa che parlava attraverso il vento! E poi con chi ce l’aveva? Eravamo rimasti sempre tutti insieme, chi avrebbe potuto avere l’opportunità di contraddirla in qualche modo? Beh, non so voi ma a me balzò subito in mente una persona, e forse pure agli altri, perchè tutti noi, contemporaneamente, ci girammo verso Jack, e Barbossa disse piano, sicuramente intuendo di chi fosse quella voce:
“Da…da quando hai contatti con Calypso?”
Jack si guardò intorno e poi disse alzando le mani:
“Ehm…ehm…Parlay?”

“Come puoi essere stato così irresponsabile!” Gli urlai in faccia dopo che in due parole ci ebbe raccontato cosa fosse successo “Adesso moriremo di sicuro! Una dea! Ti sei messo contro una dea!”
“Io…io…” fece Jack “che dovevo fare? Voleva che le consegnassi l’acqua della fonte!”
“Che dovevi fare?! Beh, caro mio! Potevi pensare a cosa è più importante per te! La fonteo i tuoi amici? La fonte o…”
Mi fermai, e abbassando sia il volto che il tono di voce conclusi:
“O me?”
Jack allora mi tirò su il viso mettendomi un dito sotto il mento, e poi disse anche lui piano:
“Lo sai che ci tengo a te. Tengo a tutti quanti.”
“Beh, non mi pare, perché ci hai messo tutti in pericolo.”
Si creò un silenzio teso tra di noi, interrotto di tanto in tanto dal rumore del vento; mi accorsi ad un certo punto che Jack stava per parlare, ma richiuse subito la bicca, perché udì il pappagallo gridare a squarciagola:
“ViRaTe La RoTtA!! ViRaTe La RoTtA!!”
Ci girammo verso di lui, e il suo proprietario, un uomo sulla sessantina, stese il braccio davanti a sé e indicò un qualcosa di indistinto che si muoveva sul pelo dell’acqua, non molto distante da noi…
Riconobbi cosa fosse…lo riconoscemmo tutti…
Un tornado!! E si dirigeva dritto verso di noi!! Vidi praticamente tutta la mia vita passarmi davanti agli occhi…
“Avanti cani rognosi!!” urlò Barbossa più forte che poté “Fate muovere questa nave!!”
Tutti si posizionarono ai propri posti, pronti a fuggire, ma il tornado era velocissimo, più rapido del normale, e presto detto entrammo nella sua scia. La nave fortunatamente non venne sollevata, ma non per questo la situazione era tanto piacevole. Lo spettacolo rimaneva comunque dei più terrificanti: casse, botti, cannoni e persino degli uomini venivano sollevati e scaraventati da un’altra parte, rompendo tutto ciò che trovavano; io mi tenevo più forte che potevo all’albero maestro, mentre Jack si era aggrappato al bordo delle Perla, vicino a Barbossa. Tenevo gli occhi chiusi, per non dovermi spaventare ulteriormente, ma con le orecchie sentivo solo grida e distruzione.
All’improvviso, sentii come se qualcuno mi stesse tirando per le gambe e ben presto mi ritrovai anch’io in aria; aprii gli occhi, e tutto girava intorno a me…in preda al panico iniziai a gridare.
Quale grande potenza è la natura: così bella, che dà tante volte un sollievo immergersi in essa, tra i colori e i profumi, tra il fresco o tra il caldo…la natura è la realizzazione della bellezza: guardate un ragno che tesse la sua tela, così accurata e geometricamente perfetta; oppure i gigli del campo, così delicati e vestiti come il più grande dei re. Ma tante volte, come stava accadendo allora, poteva diventare davvero spietata: considerate il fuoco, il più grande dei prodigi, che scalda quando fa freddo, che illumina mentre è buio, che rilassa nelle allegre serate in salotto, quando scoppietta nel camino; ma anche il fuoco può seminare distruzione: incendi, dispersione, paura, morte.
E così come il fuoco, anche l’aria, che ci dà vita, che ci riempie i polmoni, si stava ribellando.
Io ero lì, in quel momento, ormai senza speranza, quando però tra il rumore assordante del vento e del legno che si frantumava, anche se non potevo vederlo, udii la voce di Jack, che gridava verso il cielo:
“Basta!! Basta!! La vuoi? Prenditela!!”
E all’improvviso nel tornado entrò un oggetto minuscolo, che mi passò vicino: la fiaschetta di Gibbs, che da sola si aprì, e come per magia risucchio tutta l’aria…tutto il tornado, tutte le nuvole, facendo in modo che il cielo tornasse sereno. E dopodiché svanì, senza lasciare alcuna traccia.
Io caddi a terra, già preoccupandomi per il dolore che avrei sentito, quando qualcosa però attutì il colpo, e io sollevata mormorai:
“Oh, meno male che c’era…che c’era…”
Guardai su cosa fossi caduta e mi resi conto che quel qualcosa era Gibbs! Mi alzai subito in piedi scusandomi nel migliore dei modi, ma lui non sembrava aver subito qualche danno tanto grave, così mi girai, e vidi Jack con i gomiti appoggiati sul bordo della Perla, che guardava verso il vuoto.
Gli andai vicino.
“Jack…” bisbigliai; lui si voltò verso di me e allora lo abbracciai dicendo:
“Oddio, Jack…è davvero finita?”
Lui rispose al mio abbraccio e mi rispose:
“Sì…sì, è finita…” E con un sospiro aggiunse: “È davvero finita…”
Eravamo lì…con il vento che ci avvolgeva…un vento buono stavolta…un vento consolatore…
Già, consolatore…perché non tanto io, ma soprattutto Jack aveva bisogno di essere consolato…aveva spontaneamente rinunciato all’immortalità, per una giusta causa ovvio, ma non poteva non avere almeno un po’ di insoddisfazione, di amarezza in bocca. Almeno, anche se non ha l’eternità, ha comunque la vita, una vita mortale, ma è sempre Vita.

Iniziammo a prendere in considerazione tutti i danni che aveva subito la nave: l’albero maestro alla fine aveva ceduto, alcune vele erano volate via, il timone era completamente rotto e temevamo che ci fosse persino qualche falla nello scafo. In quelle condizioni era ovvio che non potevamo assolutamente navigare. Come potevamo fare? La nave non si poteva riparare, perché non avevamo il materiale…eravamo stati graziati da Calypso…non potevamo avere un po’ di tranquillità ora?
Barbossa venne da me e mi disse:
“E’ un bel guaio…sinceramente non so che fare…”
Arrivò anche Jack, che aggiunse:
“Non disperate…insomma…cosa siamo noi?”
“Reduci da uno scontro?” dissi cercando di capire perché mai Jack avesse fatto quella domanda;
“Sì, certo…ma cosa siamo anche?”
Il volto di Barbossa si illuminò ed esclamò:
“Naviganti in difficoltà!”
“Ma và?!” pensai io.
“Esattamente…” disse Jack annuendo.
“Non credevo che l’avrei mai detto,” fece Barbossa “Ma sei intelligente!”
“Oh, grazie!” disse Jack cercando di sorridere.
Naviganti in difficoltà…beh, sì, lo eravamo, e allora?
All’improvviso, però, mentre stavo lì a rimuginare, sentii un boato; Jack e Barbossa si girarono verso il punto da cui proveniva, in mare aperto, e così mi voltai anch’io…i due capitanti avevano l’aria più tranquilla del mondo, ma io non sapevo perché! Si fossero almeno degnati di dirmelo!
Comunque da quel punto in cui si sentì il rumore, l’acqua ribollì, e qualcosa venne fuori dal mare!
Era una nave!! Una nave!! Come fa una nave a venire fuori così!! Era…era stregata? Oddio…qualsiasi ipotesi era possibile…ci avrei fatto l’abitudine alla fine…
“Cos’è?” chiesi a Jack;
“E’ qui per aiutarci.” Fece Barbossa.
“E’ l’Olandese Volante.” Rispose Jack.
“L’Olandese Volante?” dissi
“Sì,” fece Jack “Il suo capitano è…sì, beh…capitano! Parola grossa! Comunque è governata da William Turner…un ragazzo che ho conosciuto una volta…ma è una storia lunga…considera però che il suo compito è aiutare i naviganti in difficoltà.”
“Un compito nobile!” dissi
“Una schiavitù, caso mai…e, ah! Lui è immortale, sai?”
Guardai Jack…ero sicura che la ferita causata dalla perdita di quell’acqua della giovinezza fosse ancora aperta…ma ero sicura che si sarebbe rimarginata…
Allora guardai l’Olandese e vidi che veniva verso di noi, e quando ci raggiunse un ragazzo saltò da quella nave alla nostra, e subito si diresse verso Jack dicendo:
“Jack Sparrow! Sempre nei guai, eh?”
“Oh, Will! Lascia perdere che è meglio…”
Così quello era Will, cioè William…beh, era un bel ragazzo dopotutto…
Mi presentai:
“Ciao, io sono Julia…piacere.”
“Oh, piacere!” rispose Will “Che ci fa una ragazza come te tra questi balordi?” disse in tono scherzoso indicando Jack e Barbossa.
“Oh, ehm…giro turistico?” risposi…avevo detto così perché avevo visto la faccia di Jack mentre Will mi aveva fatto quella domanda, ed era piuttosto cupa, così risposi in quel modo per evitargli di sentirsi ripetere le stesse cose che aveva sentito da Barbossa.
“Comunque!” fece proprio quest’ultimo “Ci tiri fuori da quest’impaccio o ci vuoi lasciare così?”
“No, no! Venite, salite a bordo dell’Olandese.”
Passammo così tutti sull’altra nave, e Will diede un ordine ai suoi uomini, cioè quello di allontanarsi un po’ dalla Perla. Dopodiché…boh! Restammo tutti in silenzio a guardare la Perla, senza che succedesse niente di particolare. Aspettavamo…e alla fine vidi i pezzi distrutti della Perla uscire da soli dall’acqua e andarsi e rimettere al loro posto! Incredibile…e dopo qualche secondo la Perla era tornata come nuova! Erano persino comparse delle nuove vele nuove! L’ho già detto e lo ripeto: incredibile…
L’Olandese si riavvicinò alla Perla e così noi potemmo rimettere piede a bordo; venne sulla nostra nave anche Will, che si avvicinò a Jack e gli chiese:
“Senti, Jack…ecco…non è che potresti farmi un…un favore?”
“Quale?”
“Potresti, si insomma…passare per Port Royal e dare una cosa ad Elizabeth? Non posso mettere piede a terra per 10 anni…”
Jack se lo guardò da capo a piedi e poi disse:
“E va bene, tanto non ho niente da fare.”
“Ti ringrazio.”
Will prese qualcosa dalla sua tasca e lo mise in mano e Jack, il quale lo guardò e disse:
“Un ciondolo?”
Era proprio un ciondolo, a forma di cuore…che dolce che era Will!
“Va bene.” Fece Jack “lo porto io alla tua bella.”
“Grazie ancora Jack.” Rispose Will, e detto questo tornò sull’Olandese Volante, e dopo essersi allontanato di un centinaio di metri si immerse nuovamente, sparendo sotto il pelo dell’acqua.

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Capitolo 19
*** La cosa più giusta ***


Eccomi di nuovo qui xD
Questo è un capitolo cortino, e anche privo di fantasia...non mi è piaciuto come è venuto fuori, però....a voi l'ardua sentenza!!! ;)


Gelie Morgan: certo che non è finita qui! XD XD XD Spero che anche i prossimi capitoli siano abbastanza...soddisfacenti! XD Ciaooooooooooooooooooo

Ringrazio anche
YUE3899 che mi sono accorta solo ora che ha commentato numerosi primi capitoli!!!
Un abbraccio, ragazze!! =)


La cosa più giusta


Non so se piangere o ridere.
L’avevamo scampata, questo è vero, ma per cosa? Per ciò che c’era di più grande al mondo… pensandoci bene, in realtà avrei dovuto essere felice, perché se non avessi consegnato quella fiaschetta a Calypso molto probabilmente sarebbe morta un sacco di gente, e soprattutto sarebbe morta Julia. Già…infatti appena la vidi sollevata per aria mi prese un’angoscia spaventosa, e subito pensai che valeva più lei che una stupida fiaschetta d’acqua. Questo pensiero si contraddice un po’ col mio comportamento di adesso, vero? Ma un motivo c’è, infatti dopo che tutto tornò alla tranquillità mi venne in mente come sarebbe potuto essere vivere per sempre…e allora mi isolai praticamente dal resto del mondo. Non avrei voluto, lo ammetto, avrei dovuto essere felice che eravamo sani e salvi, ma non potevo farci niente: mi ero rattristato e basta.
Adesso mi trovavo al timone, diretto verso Port Royal per consegnare quel razza di ciondolo a cuoricino ad Elizabeth…poi chissà che sarebbe successo…dove sarei andato, che avrei fatto. Fatto sta che me ne stavo lì a pensare a tutte queste cose e all’immortalità perduta, quando venne vicino a me Julia, che mi disse:
“Come ti senti?”
Ah, una meraviglia…
“Bene! Sì, abbastanza bene…” risposi
“Però c’è qualcosa che non và, vero?”
“No! No! Tutto a posto! Davvero!”
Seee, ma va là!
“Non mi pare…” mi disse lei e poi continuò “E’ per la fonte, vero?”
Stetti un attimo in silenzio e poi risposi:
“Ebbene sì…però insomma…ormai è successo e non si può tornare indietro, no?”
“Sì, e…beh…ti volevo ringraziare per…per aver fatto quello che hai fatto per salvarmi la vita. Te ne sono infinitamente grata.”
“Beh…te l’ho detto che ci tengo a te, giusto?”
Lei mi sorrise e rispose:
“Giusto. Vedrai che ti passerà.”
Ci fu un attimo di silenzio, abbastanza teso, e per rompere il ghiaccio Julia mi chiese:
“Allora…insomma Will è fidanzato con questa Elizabeth.”
“In realtà sono sposati.”
“Davvero?”
“Eh già…solo che lui essendo capitano dell’Olandese Volane può scendere a terra una sola volta ogni 10 anni.”
“E perché?”
“Non lo so, sai? Penso che sia così e basta.”
“Poveretto…praticamente vedrà sua moglie pochissime volte.”
“Eh, lo so! Per questo mi fa compiere questo viaggio sdolcinato verso Port Royal…”
“Ma quale sdolcinato! È stato dolcissimo!”
“Sì…così dolce che mi si sono cariati tutti i denti!” risposi sorridendo
“Ah!” esclamò allora Julia “Hai sorriso!”
“Sì, e allora?”
“lo vedi che allora avevo ragione io? Ti sta già passando!”
“Uhm…forse un pochino.”
“Comunque!” disse lei “Sono già due volte che sento parlare di questa Elizabeth però nessuno mi dice chi è!”
“Si vede che non è nessuno.”
“Se non è nessuno allora perché ne parlavi prima con Gibbs e poi con Will?”
“Eh…mancavano argomenti di conversazione…”
“Si, certo, come no! Allora? Chi è?”
iniziai a dire:
“E’ una donna…”
“No! Davvero! Pensavo fosse un cane!”
“Fammi finire almeno! Allora…è una donna che io ho conosciuto in un paio delle mie innumerevoli avventure…è una ragazza molto bella, sì, però è un’egoista e una traditrice, anche!”
“Perché, che ti ha fatto?”
“Beh, praticamente mi ha ammazzato!”
“E tu adesso vai da lei tanto tranquillamente?”
“Ma sì! Alla fine abbiamo fatto pace.”
“Ma come ha fatto ad ucciderti?”
“Ah…beh…ehm…avevamo appena finito di combattere con il Kraken, una creatura mostruosa che voleva mangiarmi e Will, Elizabeth, Gibbs e compagnia bella combattevano insieme a me, ma dato che il Kraken era troppo forte da uccidere, e dato che in fondo voleva solo me, la cara e dolce Elizabeth ha avuto la bella idea di…di…”
Mi bloccai.
“Di?”
Glielo dovevo dire? Sì, beh…che mi aveva baciato? Non so perché ma non mi andava…in fondo che male poteva fare dirglielo? Però…boh! In fondo era sola mia figlia! Già…solo…però non credo che foses perché mi vergognassi perché era mia figlia…mi sentivo come se solo pensando di aver baciato un’altra avessi potuto tradirla in qualche modo, anche se non stavamo più insieme! Che stress…mi sentivo scoppiare il cervello! Comunque allora decisi di saltare del tutto quella scena:
“Ebbe la bella idea di legarmi all’albero maestro e di farmi ammazzare dal bestio mentre lei e il resto della ciurma se ne andavano chissà dove mettendosi in salvo.”
Ci fu un attimo di silenzio dopo il quale lei mi chiese:
“Però ti piaceva, vero?”
E daje! Io salto le scene e poi ci si mette lei?
“Che? Ah! Ma che dici! Poi sarei io il pazzo!”dissi
“No, non sono pazza, caro mio! Si capiva dal tono di voce!”
“Beh, adesso non mi piace più! E poi è sposata con Will, rammenti?”
“A volte possono piacere anche persone che in realtà non si possono avere, no?”
Oddio, che razza di argomento…di bene in meglio, eh? Tutta colpa di Elizabeth…sempre lei!
“Non è comunque detto che sia lei la persona che mi piace ma che non posso avere.”
Pure io però sono scemo a dire una cosa così! Accidenti a me! Che roba…mi sono lasciato prendere dal momento…
Stemmo tutti e due zitti, fino a quando però Julia disse:
“Senti, Jack…le cose sono andate così…non credo sia conveniente tornare a parlare di quello che è successo tra noi…”
Saggia decisione…
“Sì, sì, hai ragione, scusa…”
Quasi subito lei se ne andò a fare non so cosa e io rimasi lì a guidare la Perla verso la nostra nuova meta, e mentre navigavo mi veniva in mente solo un’espressione:
“Che palle…”

 

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Capitolo 20
*** Port Royal ***


Ok, ragazze, ci stiamo sempre avvicinando di più alla storia di questa fanfic ^^
Spero che il capitolo vi piaccia! Un baciooooooooooooo


Port Royal


Da quant'è che stavo in compagnia di Jack e della sua ciurma? Pochi giorni, anche se a me parevano mesi, se non anni...era successo tutto così in fretta...tutte quelle emozioni che si sono susseguite in un arco di tempo così breve rischiavano di farmi impazzire da un momento all'altro. Beh, ormai ero sicura che altre emozioni troppo intense non ci sarebbero state perchè avevo la netta sensazione che il nostro peregrinare in tutta fretta stesse per finire. Fu la mattina successiva che ci accorgemmo di essere arrivati a Port Royal; Jack allora fece togliere la bandiera e disse che sarebbe sceso a terra a portare il ciondolo ad Elizabeth…e a proposito vorrei dire che ero in qualche modo curiosa di conoscere questa ragazza…infatti proprio per questo mentre Jack si stava per imbarcare sulla scialuppa gli dissi di voler scendere con lui, e inaspettatamente si volle unire anche Barbossa!
“Scusa ma tu che c’entri?” gli disse allora Jack
“Che vuol dire?” rispose Barbossa “Adesso solo tu puoi andare da Elizabeth per consegnarle il regalo di Will?”
“Dico solo che poi potremmo dare nell’occhio…molto nell’occhio, dato che qua ci conoscono benissimo!”
“Oh, parla per te…a me neanche hanno visto mai in faccia!”
Eh…anche la vita da pirati ha i suoi problemi…comunque alla fine si decise che saremmo scesi a terra tutti e tre insieme; salimmo quindi sulla barcaccia e raggiungemmo il porto. Io naturalmente camminavo normalmente, e Barbossa pure, anche se ogni tanto si guardava in giro sospettoso; Jack invece era un caso totalmente un caso a parte: sobbalzava se qualcuno lo fissava per più di due secondi, e di conseguenza si infilava tra me e Barbossa cercando di nascondersi. Se! Facendo così attirava ancora di più l’attenzione! Comunque tra una stranezza e un’altra raggiungemmo finalmente casa di Elizabeth: era enorme! Una casa così tutta per lei! Esagerata…
Barbossa bussò alla porta, e quando questa venne aperta ci apparve la figura di una ragazza…che fosse lei Elizabeth? Barbossa prese subito la parola:
“Salve. Cerchiamo miss Swann.”
No…evidentemente Elizabeth non era lei…
“Chi devo annunciare a miss Swann?” chiese la ragazza
“Amici.” Risposi io.
Jack naturalmente non disse una parola, perché rimase tutto il tempo nascosto dietro a Barbossa…che soggetto!
“Accomodatevi” fece la ragazza, che poco dopo andò via, e solo quando si fu allontanata entrammo nell’ingresso, attendendo l’arrivo di Elizabeth. Mentre eravamo lì mi guardai intorno: che casa elegante! Oltre che enorme era pure bella! Mamma mia…ce l’avessi avuta io una casa così! E oltretutto era gremita di camerieri! Gente che andava e che veniva in continuazione!...infatti Jack ogni volta che passava qualcuno si copriva la faccia…eh…beata quell’Elizabeth…comunque, parlando appunto di Elizabeth, aspettammo solo pochi minuti, perché sentimmo subito i passi di una persona che si precipitava letteralmente giù dalle scale…e presto detto venne da noi una giovane donna sui vent’anni: aveva i capelli biondi legati in cima alla nuca e indossava un vestito elaborato e molto probabilmente anche piuttosto costoso, praticamente tutto l’opposto del mio! Ciò che indossavo oramai era consumato, sporco e scolorito! Figuriamoci! Iniziai a sentirmi rispetto ad Elizabeth nettamente inferiore….era una vergogna per me essermi presentata da lei in quel modo…continuando a raccontare, comunque, appena Elizabeth ci raggiunse esclamò:
“Jack! Barbossa! Che ci fate qui!”
E si buttò praticamente al collo di Jack…va bene, ok…non si dava arie da gran signora…però comportarsi da ragazzina…vabbè, ok, la faccio finita…è che ero un po’ gelosa di lei, anzi, molto: aveva una casa splendida, era bella, era sposata con un ragazzo fantastico che l’amava tantissimo…e io cos’avevo rispetto a lei? Poco e niente…alla fine, quando si fu staccata da Jack Elizabeth disse:
“Allora? Cosa ci fate qui?”
“Siamo venuti a consegnarti un regalino da parte di Will…” disse Barbossa
“Will? Avete visto Will? E avete un ragalo da parte sua?”
“proprio così!” fece Jack, e allora lui tirò fuori dalla tasca il ciondolo e lo mise in mano ad Elizabeth, che lo guardò a bocca aperta, senza dire nulla…si vedeva che amava il suo Will…dopo qualche secondo si strinse quel regalo all’altezza del cuore e disse:
“Sono…sono tanto contenta…vi ringrazio moltissimo di essere venuti…”
Detto questo guardò me, come se si fosse accorta solo allora della mia presenza e disse:
“Oh, mi dispiace di non essermi neanche presentata…ero presa dal momento…sono Elizabeth Swann…e voi presumo siate loro amica.” Fece indicando Jack e Barbossa…
Stavo appunto per rispondere quando qualcuno parlò al posto mio:
“Si chiama Julia, è nella mia ciurma.”
Era stato Jack a parlare, ed Elizabeth gli stava chiedendo:
“Quindi fa parte dell’equipaggio…ok, capito.”
“Sì sì, è dell’equipaggio…” fece Jack
Sì sì è dell’equipaggio?!? Che…che razza di bugia enorme! Perché mentire su chi fossi? Si…si vergognava di me? Era l’unica spiegazione, perché altrimenti perchènon dire che ero semplicemente sua figlia? Ah no! Una cosa del genere non mi stava bene neanche un po’! ma guarda te…potevo capire che magari non riusciva ancora ad accettare questo dannato fatto, come d'altronde non ci riuscivo neanche io…ma mentire così! Ci rimasi malissimo…guardai allora Jack con aria interrogativa, ma lui era troppo occupato a contemplarsi la punta degli stivali…
“Benvenuta a Port Royal, allora!” fece Elizabeth ridestandosi dalla mia contemplazione della stupidità di Jack…
“Oh, grazie!” dissi “è un cittadina molto carina, sapete?”
“Si lo penso anch’io” mi rispose lei “è più che altro accogliente, no?”
“O-oh, sì…”
Improvvisamente sentii il bisogno di andarmene, di stare da sola per sbollentare la rabbia che mi stava crescendo dentro sempre più…e allora aggiunsi:
“però sicuramente la casa più accogliente è questo! È davvero stupenda…”
“Vi ringrazio…”
“per non parlare del giardino! L’ho visto di sfuggita prima d’entrare…potrei andare a dargli un’occhiata?”
“Sìm certamente! Venite, ve lo mostro…”
Elizabeth stava già iniziando a indicarmi la strada, quando dissi:
“No no! Siete molto gentile, ma preferirei ammirarlo da sola…per coglierne meglio l’essenza, insomma…” che poetessa “e poi immagino che voi tre abbiate un mucchio di cose da dirvi, quindi…”
“Oh, ma se volete potete partecipare anche voi alla conversazione!”
“No…disturberei e basta…e poi…” aggiunsi guardando Jack “Sono solo un membro dell’ equipaggio, no?”
Sa Jack non ci fu la ben che minima reazione, solo un piccolo brevissimo sguardo negli occhi tra di noi, e così mi girai decisa e a testa alta me ne andai in giardino oltrepassando lentamente una porta-finestra aperta.

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Capitolo 21
*** Margareth Failt ***


Ok, gente...siamo al penultimo capitolo ^^ un capitolo in cui succede una cosa moooooooooolto importante!!
Spero che vi piaccia come si evolve la cosa!!!
Ciao!!!!


Margareth Failt
 



Non mentii assolutamente su quanto detto poco prima ed Elizabeth: anche il giardino era splendido: essendo quella una calda giornata di sole, poi, tutto quanto appariva più vivo e colorato che mai…uno spettacolo di fiori di diverse tonalità mi si apriva davanti agli occhi, e non riuscivo a smettere di ammirarlo…c’erano delle aiuole curate alla perfezione, e anche un albero di albicocche, sul cui tronco era poggiata una scala con una donna che stava raccogliendo quel frutti riponendoli di volta in volta in una cesta di vimini che teneva con sé. Passai oltre quella donna e camminai per un po’. Poi arrivai ad un punto in cui sul muro si arrampicava una pianta di edere: questa dava ancora più colore alla casa; proprio davanti a quel muro c’era una panchina di pietra, e così mi ci sedetti. Mi servii di quell’attimo di calma per ripensare a quanto successo poco prima…stavo appunto pensando quando sentii una voce accanto a me che diceva:
“Posso sedermi?”
Alzai il viso e mi ritrovai il sole in faccia, quindi socchiusi gli occhi per vedere chi avesse parlato…
Oh, era solo Jack…
Lui si sedette e disse:
“Vorrei parlare con te.”
“Già, peccato per che a me non và.” Gli risposi
“a me invece sì…” e continuò: “senti…lo so che ti sei offesa ma ti assicuro che non era mia intenzione.”
“allora avresti potuto pensarci prima.”
“mi è venuto d’istinto di dire così…è che…è difficile da spiegare…”
“Non c’è niente di difficile…ti vergogni di me, ecco tutto.”
“che? Io non mi vergogno assolutamente di te!”
“Beh, l’impressione che hai dato era quella.”
“Appunto è un impressione e molto spesso l’impressione non corrisponde a verità perché se l’impressione corrispondesse per tutti a verità, allora per tutti la verità sarebbe impressione e allora vivremmo sempre nel dubbio che magari quell’impressione non corrispondesse a verità e viceversa, compredi?”
Mica tanto…
“E allora quale sarebbe la verità?” dissi
“Te l’ho detto…è difficile da spiegare…”
ALl’improvviso mi balenò in mente una cosa, e tutto miracolosamente si fece più chiaro.
“Ah, adesso ho capito.” Feci
“davvero?”
“Sì…è per Elizabeth, vero?”
“Sì, in un certo senso.”
“Ti piace ancora, giusto?”
Jack mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite e disse:
“C-come? Elizabeth non mi piace, te l’ho già detto!”
“E allora perché comportarsi così? Non negarlo…te ne sei uscito così perché molto probabilmente pensavi che Elizabeth mi avrebbe potuto vede come un ostacolo per…che so…un rapporto e qualcosa del genere.”
Jack mi guardava allibito, senza dire nulla…e sinceramente mi ritrovai a sorprendermi da sola per quello che ero riuscita a dire con tanta naturalezza…
“Io non voglio avere nessun tipo di rapporto con le, ficcatelo in testa.” Fece Jack, e poi aggiunse: “al massimo è con te che voglio avere un rapporto.”
con me?! Ma come fa ad uscirsene così! Molto probabilmente si accorse della mia espressione meravigliata, perché si affrettò a dire:
“Non quel tipo di rapporto, intendiamoci! Non mi stavo riferendo a quello! È che…da quando sei stata da Glade, qualsiasi tipo di contatto tra noi si è infievolito….praticamente ci parliamo pochissime volte al giorno. E questo non è che mi faccia tanto piacere…è come se adesso ci evitassimo a vicenda…ammetto di averci messo del mio, ma adesso credo che non sia tanto piacevole, giusto?”
Mamma mia…come era possibile che delle parole del genere stessero uscendo proprio dalla bocca di Jack! Insomma….era Jack Sparrow! Per quanto lo conoscessi ero più che sicura che non fisse il tipo che parla in quel modo! Miracolo…comunque Jack stava continuando a dire:
“Insomma…vedi….me ne rendo persino conto che…che puoi essere sorpresa per tutto quello che sto dicendo, però…devo per forza ammettere che da quando ti o incontrata qualcosa è cambiato…non so cosa, però…all’inizio pensava di starmi intenerendo eccessivamente, e che questo non fosse una cosa positiva…invece adesso, sinceramente…sì, beh, ti ringrazio di avermi cambiato, e vorrei che…dal mio nuovo punto di vista…non restassimo distaccati come se fossimo soltanto dei conoscenti…”
Si morse il labbro inferiore, e capii che aveva finito…ero letteralmente sotto shock!
Non sapevo assolutamente che dire, finché invece esclamai d’un tratto abbracciandolo:
“Ti voglio bene, Jack!”
“tu…tu…sul serio?”
“Sì, Jack, davvero!”
Era un momento bellissimo…come se fossi entrata in un nuovo capitolo della mia vita…………anche se in realtà…qualcosa di nuovo stava già per succedere, e la mia vita stava già per prendere una piega differente…

Mentre eravamo ancora in quella posizione, infatti, la voce di qualcuno, o meglio di qualcuna, interruppe quel momento dicendo:
“Jack? Intendete Jack Sparrow?”
Alzammo gli occhi e guardammo chi avesse parlato: era una signora…riconobbi la donna che stava raccogliendo le albicocche, infatti aveva in mano il cesto pieno di quei frutti.
“N-no!” fece Jack “ non so chi sia questo Jack Sparrow…”
La donna allora guardò Jack da capo a piedi, e dopo qualche attimo di esitazione disse:
“No, vi riconosco: voi siete Jack Sparrow.”
Io e Jack ci guardammo: lui doveva continuare a negare? Eppure quella signora sembrava molto sicura di quello che stava dicendo…Jackla guardò senza sapere cosa dire, ma invece la donna fece subito:
“Oh, non vi preoccupate: non vi denuncerò a nessuno, siatene certo…non ci ho pensato neanche per un momento a chiamare i soldati…”
Jack allora non poté non dire:
“ma…perché? Sì, insomma…ammettendo che io sia questo Jack Sparrow…e non sto dichiarando nulla, seppiatelo…perché non vorreste sbattermi in galere?”
“Perché io vi sono debitrice nel modo più assoluto.”
“Ehm…davvero?”
“Certo…infatti vorrei parlarvi in privato…” e poi aggiunse guardandovi “sempre se alla signorino non dispiace.”
“Oh, no…”rispose Jack “Non le dispiacerà…” e poi: “E’ mia figlia, sapete?”
Lo disse con un tono orgoglioso…mi fece molto piacere. Di questo cosa, però…non so…non ne fu molto felice la donna….per quanto mi sembrava in quel momento, perché senza staccare il suoi occhi blu dai miei disse:
“Vostra…è vostra….figlia…”
Gli cadde a terra il cesto, facendo cadere tutte le albicocche davanti ai nostri piedi; aggiunse:
“Mio Dio…”
Credo che sarebbe svenuta se Jack non si fosse subito alzato per sorreggerla…dopodiché la facemmo sedere sulla panca, tra me e Jack, facendole aria, e piano piano sembrò riprendersi…intanto io pensavo:
“Come mai una reazione tanto strana e improvvisa? Ci deve essere per forza una spiegazione.”
Questo e altri dubbi mi affollavano la mente, ma si sarebbero subito rispolti, perché la donna iniziò a parlare:
“Io…io mi chiamo Margareth Failt…e non avrei mai immaginato che questo giorno sarebbe arrivato…” che suspance “io mi ricordo ancora di voi, sapete?”disse rivolta a Jack.
“Ehm…ma io non…” fece lui, ma Margareth lo interruppe:
“Sì, lo so: per voi sono una sconosciuta, vero? Ebbene, una spiegazione c’è se io vi conosco e voi non conoscete me…”Detto questo iniziò a raccontare:
“Tanto tempo fa, sono passati circa vent’anni, avevo conosciuto un uomo, e me ne innamorai a prima vista…era un uomo non particolarmente bello, non si può dire neanche che fosse magro, ma era affascinante, sapeva farmi ridere, e come ho già detto me ne innamorai…passammo dei momenti fantastici, legati da questo amore che a me sembrava forte come l’acciaio.
Mi sbagliavo.
Una notte…ricordo ancora che c’era la luna piena…ci trovammo nel salotto della mia umile casa, e davanti al camino, quella notte, mi diedi a lui…sembrava che fosse il momento più bello sia della mia che della sua vita, ma in quell’attimo fatale, beh…rimasi incinta, quando me ne accorsi andai subito da lui a dirglielo, credendo che questo lo avrebbe reso felice quanto me…ma appena gli diedi la notizia i suoi occhi scuri…me li ricordo ancora…si incupirono e mi chiese se fossi sicura di quel che stavo dicendo. Gli dissi di sì, e lui, senza cambiare espressione, mi disse che era felice per me, capite? Non per noi, solo per me…” gli occhi le divennero lucidi, ma lei noncurante continuò a parlare: “avrei dovuto insospettirmi già da allora, ma ero troppo giovane…vedevo la vita come un giardino pieno di rose…era una visione celestiale…ma non mi curai del fatto che le rose, nonostante la loro bellezza, appassiscono anche loro. Quando cercai nei giorni seguenti l’uomo che amavo, non lo trovai…se n’era andato. E da quel momento non lo vidi mai più.” Fece una pausa…povera Margareth…si era ritrovata da sola in un momento così difficile…ma continuò: “nove mesi dopo la responsabilità del genitore cadde sulle mie spalle non come una gioia, ma come un peso. Non sapevo che fare: oramai non avevo più nessuno con cui condividere quel peso, troppo grande per me, e presi una decisione, dolorosa, ahimè, ma l’unica che mi si prospettava davanti…quella stessa notte scesi per strada con in mano uno scatolone dentro al quale avevo riposto la mia bambina avvolta in una coperta. Poggiai lo scatolone in un angolo della piazza principale e lo lasciai lì…non avevo però tutto quel coraggio per andarmene senza voltarmi indietro, e così mi nascosi, attendendo che passasse qualche anima pia che si accorgesse della mia piccola. Aspettai a lungo…nessuno passava…ad un certo punto, però, udii dei passi e trattenni il respito: era un ragazzo…era ubriaco…aveva ancora la bottiglia in mano…lo conoscevo di fama…”
Guardò Jack, poi riabbassò gli occhi a terra e continuò:
“Passò oltre lo scatolone e sembrava che se ne fosse andato via, ma proprio allora la bambina si mise a piangere. Lo vidi allora tornare indietro, e guardare nello scatolone…vide mia mi figlia. Subito si guardò intorno come se cercasse me, ma non trovandomi si caricò la scatola in braccio, e un po’ a fatica, con le gambe che gli tremavano ancora per via del liquore, andò via definitivamente.”


 

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Capitolo 22
*** Amore = Felicità ≠ Immortalità ***


_Josephina Jonas_: spero di aver soddisfatto la tua curiosità ;)

Che dire adesso... questo è l'ultimo capitolo di questa stramba storia, una storia in cui è successo di tutto xD
Ringrazio tutti voi, fedeli lettori, tutti coloro che, anche se silenziosi, hanno continuato imperterriti a seguirmi :)
Spero che il finale vi piaccia, è un finale sincero, un finale che vuole essere anche un buon augurio.
Grazie mille a tutti quanti, grazie di cuore :)
Ciao, nì, ci si becca in giro!! ;)




Amore = Felicità ≠ Immortalità

Jack ed io ci trovavamo sulla Perla, in silenzio. Io guardavo verso Port Royal, che a mano a mano che ci allontanavamo si faceva sempre più piccolo, mentre Jack guardava dalla parrte opposta, appoggiato al bordo della nave con la schiena.
Io personalmente non sapevo che dire…non riuscivo neanche a pensare, tanto ero sconvolta; ero solo capace di tenere lo sguardo fisso nel vuoto…alla fine, però, fi Jack a oarlare, infatti disse:
“E'…è strano, davvero, come sia piccolo il mondo…tua madre lavora a casa Swann e io conosco Elizabeth…strano…”
“Già…” risposi
“Le ha fatto molto piacere rivederti.”
“Sì infatti. Verrò a trovarla ogni tanto, dato che ha deciso di rimanere qui…”
Ripensando a tutto quanto, poi, aggiunsi:
“Mamma mia….se ci penso mi rendo conto di quanto questa storia sia stata…sia stata…”
“Sconvolgente?”
“Imbarazzante, direi…”
“Imbarazzante? Ma che dici?”
“Pensaci bene: abbiamo vissuto per non so quanto tempo comportandoci da padre e figlia quando manco era vero!”
“Hai ragione…è imbarazzante…”
Dopo un attimo di pausa, poi, feci:
“Naturalmente anche tu in quest’ultima occasione ti sei dimostrato sempre il solito Jack!”
“Che intendi dire?”
“Che sei un babbeo, ecco cosa! Sempre ubriaco devi stare?! Poi per forza che non ti ricordi niente! È tutta colpa tua!”
“Ehi, non è vero!”
“Sì, invece!”
“Rimangiatelo subito!”
“Non ci penso proprio!”
A quel punto allora Jack iniziò ad avvicinarsi a me con aria minacciosa dicendo:
“Guarda che potrei vendicarmi!”
“Non ho paura di te, Jack Sparrow!” gli risposi mentre facevo dei passi indietro.
“Beh, dovresti…” fece lui “e poi il sono il CAPITANO Jack Sparrow, rammenti?”
“No, per niente!”
“Guarda che vengo lì e ti faccio rammentare tutto insieme, eh?”
“Provaci se hai il coraggio!”
“Ah, sì?”
Detto questo si slanciò subito in avanti, e prendendomi per la vita iniziò a farmi il solletico! Io ridevo come una matta, perché il solletico non lo sopportavo proprio!
“Ahahahahah!!!! Oddio, ti prego, smettila!!!!”
“No!”
“Ti scongiuro! Ahahahahah!!!!!”
“Dimmi che sono il capitano più grande di tutti i tempi!”
“Va bene! Va bene! Ahahahah!!! Sei il capitano più grande di tutti i tempi! Ahahahah!!!”
“va bene allora….” Disse finalmente fermandosi: “tortura terminata…”
Finalmente potevo respirare di nuovo…stavo per morire asfissiata…solo che persi di nuovo il respiro, perché mi resi conto che io e Jack eravamo vicinissimi l’uno all’altra…potevo sentire il suo profumo….
“Jack…” dissi ad un tratto “Credi che potremmo….” Mi bloccai, non sapendo se dire o meno quel che pensavo, ma fu Jack a concludere la frase:
“Ricominciare, dici?”
Annuii, e Jack aggiunse:
“non vedevo l’ora che tu me lo chiedessi….”
Si avvicinò a me…e mi baciò, come se non fossimo mai stati distanti, come se la nostra storia non si fosse mai interrotta…quando ci staccammo ci guardammo negli occhi, e sorridemmo entrammi.
Dopo qualche istante chiesi cambiando totalmente argomento:
“Ma Barbossa dov’è finito?”
Jack mi guardò con una faccia un po’ colpevole e poi rispose:
“Ehm…ops! Mi sa che l’abbiamo dimenticato a Port Royal!”
“L’hai fatto apposta, vero? Dillo che non lo sopporti.”
“Ebbene, lo ammetto! L’ho lasciato lì apposta! Per ripicca!”
“Resterai sempre il solito Jack…”
“è un bene, no?”
Sì era un bene….era perfetto così com’era…
“Ti amo, Jack, lo sai?” gli dissi
Lui mi guardò un po’ stupito…forse non era abituato a sentirsi dire cose così, ma rispose quasi subito:
“Ti amo anch’io.”
Ci baciammo di nuovo, ed ero sicura che non ci saremmo divisi più…anche se non avevamo l’immortalità…beh…capimmo veramente che quella vita ci sarebbe bastata, perché sarebbe stata vissuta con amore.

Ah, l’Amore…che gran sentimento…dà bellezza all’uomo incolto e rozzo, dà nobiltà anche ai più umili, rende umili anche i superbi, e l’innamorato, quando è inebriato di questo gran mistero, è molto compiacente con tutti. Che cosa meravigliosa è l’amore, che fa splendere l’uomo di tante virtù!
Alla fine Jack non è riuscito a tenersi l’acqua della giovinezza, ma sono più che sicuro che non si struggerà più di tanto, perché ha trovato qualcos’altro…considerate infatti che se uno parla le lingue degli uomini e anche quelle degli angeli, ma non ha amore, è un metallo che rimbomba, uno strumento che suona a vuoto. Se uno ha il dono di essere profeta e di conoscere tutti i misteri, se possiede tutta la scienza e anche una fede che smuove i monti, ma non ha amore, non è niente. Se uno dà ai poveri tutti i suoi averi, se offre il suo corpo alle fiamme, ma non ha amore, non gli serve a nulla. L’amore è paziente e generoso, non è invidioso e non si vanta, l’amore non si gonfia d’orgoglio. L’amore è rispettoso, non cerca il proprio interesse, non cede alla collera e dimentica i torti. L’amore non gode dell’ingiustizia, la verità è la sua gioia. L’amore tutto scusa, di tutti ha fiducia, tutto sopporta, mai perde la speranza, l’amore non tramonta mai…ecco perché questo è un lieto fine che non lascia dietro di sé alcuna amarezza, perché l’amore, così semplice e puro, compensa qualsiasi stato di tristezza…e poi…era scritto nel destino, no? In quella profezia non compiuta…l’ho scritta io, sapete? Perché io sono riuscito ad assaggiare quell’acqua dolciastra, a raggiungere l’eternità in terra…infatti non appena portai l’acqua alla bocca ebbi una visione…vedevo Jack…e tutto ciò che avrebbe compiuto…per questo volli lasciargli una traccia per aiutarlo…per fargli capire quale fosse la sua vera strada, infatti in principio l’indovinello era così:
«L’eterna ricchezza che stai cercando
Non puoi vederla,
non puoi sentirla.
Scorre lenta nei meandri della terra,
racchiusa da cinque dita di pietra.
Cercala pure,
ma stai attento,e guardati intorno, perché…
la ricchezza più grande è quella che hai al tuo fianco.»
Il destino si è compiuto, quindi ora concorderete con me che questo è veramente un lieto fine. Felicità ed amore sia per Jack che per Julia…c’è qualcosa di meglio? Detto questo vi saluto, ma prima vorrei che capiste che per essere davvero felici non bisogna compiere imprese eccezionali e straordinarie, basta guardarsi intorno e vivere la vita sempre con la consapevolezza che la felicità è modesta, che si trova dappertutto, basta cercarla attentamente. Vi auguro di trovarequel che cercate. Detto questo vi saluto davvero, e chissà…magari ci incontreremo anche, data la mia capacita di vivere a lungo…adesso…ah! È vero! Non vi ho detto chi sono…ebbene, forse il mio nome l’avrete già sentito da qualche parte…
Io sono Amadeus Spartle, ovvero Felix McArthur, maggiordomo in casa Spartle da vent’anni.



FINE

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