Agnese di _Heavenly_ (/viewuser.php?uid=114905)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Ultimo capitolo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Heavenly 1
Prologo
Faceva
freddo, mi coprii la bocca con la sciarpa cercando di ripararmi dalle
raffiche di vento che passavano di tanto in tanto. Lei non sembrava
sentirlo tutto quel gelo, lei aveva un golfino di lana e una sciarpa
lunghissima che quasi ripuliva il marciapiede. Passeggiava guardando
dritto difronte a sé, gli occhi sporchi di azzurro e le guance
rosee.
“ Sei
mai stato innamorato?” chiese ad un certo punto schiudendo le
labbra in un sorriso radioso.
La
conoscevo da cinque minuti quella ragazza, per un intero
anno l'avevo vista in compagnia di un ragazzo dai capelli rossi
mentre aspettava l'arrivo del treno. Solo adesso, scoprendola
stranamente sola, mi era venuta istintivamente voglia di starle
accanto. Non era bella, o meglio non era una di quelle ragazze che si
vedono sulle riveste. Bassa, magrolina ma la meraviglia risiedeva nei
suoi occhi nocciola spruzzati d'azzurro, come un prato alla fine
dell'inverno quando la neve inizia a sciogliersi.
Io
non sapevo il suo nome, non volevo saperlo. Era strano e al contempo
eccitante vivere quel rapporto d'amicizia tra due completi
sconosciuti. Ma lei mi guardava come se di me sapesse tutto, come se
mi conoscesse da una vita.
E
adesso ero rimasto lì, una statua di ghiaccio, muto o forse troppo
sconvolto da quella domanda capitata a sproposito. Ero mai stato
innamorato?
Ehilà dolci anime!
Beh c'è poco da dire, questa è la primissima creaturina di Heavenly.
Aiutatemi a capire se può avere un futuro, anche se è un parolone.
Ovvio è che non mi aspetto dall'inizio chissà quali
grandi opinioni, ma spero che più avanti lasciate qualche
pensiero giusto per farmi capire se continuare o meno.
Per il momento tantissime grazie per esservi avventurati in questo piccolo assaggio di " Agnese "
vostra
_Heavenly_
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
capitolo 1
Capitolo 1
Da ore ormai mi parlava di
tutti i suoi problemi mentre io silenzioso giocavo con i suoi boccoli
biondi. Chiara non era mai stata una chiacchierona, anzi se avessi
dovuto descriverla l'avrei definita una ragazza taciturna, quelle
rare volte che parlava soffiava perle di saggezza, parole il cui solo
suono allentava la tensione. Mille e mille volte si era ripetuta
questa scena, con l'unica differenza che il monologo non usciva dalle
sue labbra. Non mi ero mai interessato tanto alla vita privata di una
persona, ma Chiara non era una persona qualunque lei era la migliore
amica che potessi trovare su questo pianeta.
Disponibile anche nel
profondo della notte e con una parola di conforto sempre pronta,
dolce e tenera nei momenti di maggiore intimità, magari quando le
confidavo di quanto ci tenessi alla nostra amicizia, paziente come
mai nessuno era stato con me.
“ Non ne posso più Ale,
voglio andarmene, voglio scappare via..” terminò esausta.
Sapevo benissimo che la
sua situazione a casa era in bilico da mesi ormai, suo padre
minacciava quasi ogni giorno di lasciare tutto e andarsene via, la
madre invece alternava periodi di iperattività a quelli di più
totale depressione. Tra i due le cose non andavano di certo bene e
giusto la sera prima Antonia aveva chiesto il divorzio, Chiara ora ne
soffriva terribilmente e aprendosi come mai prima aveva fatto sperava
che in qualche modo potessi tranquillizzarla dicendole che tutto si
sarebbe sistemato, ma non sarebbe stato così.
Due anni prima mio padre e
mia madre avevano avuto una lite molto più che furiosa che li aveva
portati alla rottura definitiva del loro rapporto. Gregorio ora
viveva nel centro della caotica Milano, mentre mia madre ed io, non
volendo abbandonare Padova, ci eravamo trasferiti a casa della nonna.
Mai una volta nessuno dei
due aveva tentato di perdonare l'altro, così ora mi ritrovo con un
padre una madre separati e chissà quante matrigne in giro per la
metropoli lombarda.
“ Chiara, non posso
mentirti, i tuoi si sono amati per molto tempo, ma da altrettanto
ormai non fanno altro che scannarsi e tu sei vittima delle loro liti.
Vedila dal lato positivo, finalmente tu e tua madre ritroverete un
po' di pace” cercai invano di far tornare il sorriso sul suo volto.
“ Sono sola Ale,
completamente sola..” sussurrò priva di forza, questa storia le
stava portando via tutta la serenità che fino a qualche giorno prima
governava il suo volto.
Non potevo continuare a
vederla così abbattuta, dovevo assolutamente inventarmi qualcosa, o
meglio dovevo cercare di immaginare cosa lei mi avrebbe detto in un
momento del genere.
“ Non sei sola piccola,
hai me” le alzai il mento con un dito “ E non permetterò che il
divorzio dei tuoi porti via il tuo sorriso stupendo e il luccichio
allegro dei tuoi occhi smeraldo, farò di tutto pur di rivederti
serena, ok? Stai tranquilla ci sono io..” la rassicurai prendendola
tra le mie braccia. La sentii abbandonarsi al pianto e ogni volta che
i singhiozzi la facevano sussultare la stringevo più forte.
“ Grazie Ale” mormorò
asciugandosi gli occhi ancora gonfi di lacrime.
Rientrai a casa a notte
fonda sorrisi alla vista di mamma e nonna che, abbracciate, si erano
addormentate davanti a un vecchio film in bianco e nero. Spensi il
televisore e rimboccai le coperte ad entrambe, poi me ne andai in
camera.
Presi tra le mani la mia
reflex, tanto agognato regalo di compleanno, e cominciai a far
scorrere le foto sul piccolo schermo.
Steso sul letto sembravo
essere entrato in un mondo parallelo, un mondo dove non sognavo
soltanto ma vivevo in prima persona tutto ciò che desideravo. I miei
scatti avevano tutti lo stesso soggetto da qualche mese ormai, una
bella ragazza con i capelli corvini e un sorriso mozzafiato. Agnese
si chiamava, sapevo solo questo. La vedevo tutti i giorni in stazione
mentre aspettava il suo treno assieme a quello che forse era il suo
fidanzato, “ il rosso” come lo chiamavo io. Era un tipo strano,
alternativo e con l'immancabile cicca in bocca. Uno che si fa notare
insomma, nulla a che vedere con me. Lei era tutt'altro che
particolare, da lontano sembrava quasi brutta, ma avvicinandola
venivi come abbracciato da quell'aurea di semplicità e classe che
emanava, era semplicemente perfetta senza il bisogno di alcun
fronzolo. Un ritratto bello anche senza la presenza della cornice.
Dio quanto l'avevo
desiderata in questi mesi, ogni giorno imprigionavo la sua essenza
nei miei scatti e mai una volta mi riusciva di catturarla senza
ottenere una foto sfuocata, perchè lei era in continuo movimento.
Gesticolava, sbuffava, rideva fino alle lacrime per poi piangere
sulle spalle del suo compagno, e si spostava continuamente una ciocca
di capelli corvini che andava subito dopo a ricoprirle l'occhio
destro. Conoscevo i suoi modi nei minimi dettagli senza mai averle
parlato, tutto grazie a delle semplici fotografie scattate in
lontananza, tutto passando l'attesa del mio autobus senza mai
staccare l'obiettivo da lei. Quando arricciava il naso, ad esempio,
voleva dire che stava facendo valere i suoi ideali forse disprezzati
dal “rosso”, mentre quando alzava il sopracciglio sinistro era
schifata da qualcosa a cui aveva assistito o che aveva sentito dire.
A risvegliarmi dal mio
universo parallelo fu la vibrazione del cellulare, lessi velocemente
il display: “ Chiamata in arrivo: Chiara”.
“ Pronto!” risposi
preoccupato rivolgendo lo sguardo verso la sveglia. Erano le tre di
notte.
“ Ale, mio padre è
tornato sbronzo e sta picchiando mia madre. Ti prego fai qualcosa..”
singhiozzò e soffocò un urlo quando delle implorazioni giunsero da
poco lontano.
“ Arrivo Chiara,
arrivo!” quasi urlai in preda al panico. Infilai in un lampo le
prime cose che trovai e corsi a casa della mia migliore amica.
Trovai le chiavi sotto lo
zerbino del loro appartamento, inspirai ed espirai più volte
cercando di trovare il coraggio dicendomi che nel peggiore dei casi
mi sarei ritrovato con un occhio nero.
Ma la mano continuava a
tremare e non riuscivo a costringermi a fare irruzione in quella
casa. Stavo per andarmene quando sentii una chiave girare nella
serratura, all'istante mi nascosi.
“ Fanculo le tue cazzo
di carte per il divorzio! Fanculo te e quella puttana di tua figlia!”
urlò il padre di Chiara uscendo barcollante. Avevo sentito bene? La
mia Chiara non era quel tipo di ragazza, non doveva azzardarsi
nemmeno a toccarla quello schifo con le gambe.
“ Ripetilo sei hai il
coraggio!” urlai balzando fuori dal mio nascondiglio, posseduto da
una forza che mai mi era appartenuta.
“ E tu chi cazzo sei?”
biascicò guardandomi storto l'animale.
“ Alessandro, ripetilo
dai!” lo incitai nuovamente.
Ma invece di ubbidirmi mi
si lanciò addosso sganciandomi un destro. Urlai sentendomi
improvvisamente la guancia bollire.
“ Ale!” urlò una voce
familiare, ma ormai ero sull'orlo dell'incoscienza. Il padre di
Chiara continuava a picchiarmi nonostante alcuni vicini, svegliati
dalle urla, si fossero intromessi tra di noi.
“ Alessandro, ti prego
rispondimi..” singhiozzò Chiara quando riuscirono a togliermi di
dosso suo padre.
“ Chi-chiara..”
gemetti dolorante.
“ Tieni duro Alessandro,
adesso arriva l'ambulanza..” disse Antonia posandomi un panno
fresco sulla fronte e subito mi sentii sollevato.
“ Ale, Ale tieni gli
occhi aperti. Guardami!” mi supplicava tra le lacrime la mia
piccola Chiara.
“ Chiara..” sussurrai
prima che la vista mi si appannasse e tutto attorno a me diventasse
buio.
“ Piccolo mio, sei
sveglio?” mi domandò con la voce increspata mia madre appena
sbattei le palpebre stordito dalla luce.
“ Ma-mamma” balbettai
sentendo ogni parte del mio corpo gridare stop ad ogni mio minimo
movimento.
“ Stai tranquillo Ale,
non muoverti. Siamo in ospedale, ricordi cos'è successo?” mi
domandò prendendomi le mani.
“ Chiara mi ha chiamato
e..” risposi improvvisamente esausto. Chiara, cosa le era successo?
Dov'era la mia piccola?
“ Alessandro!” la
sentii gridare e subito dopo la vidi affacciata alla porta.
“ Chiara” sorrisi
debolmente.
“ Mi dispiace tanto..”
mi corse in contro con gli occhi lucidi.
“ Me la sono cercata”
la calmai facendo spallucce.
“ Quello stronzo di mio
padre! È riuscito a scappare..” sputò arrabbiata.
“ Lo troveranno tesoro,
stai tranquilla..” disse mia madre posandole dolcemente una mano
sulla spalla.
“ Hai fame?” mi chiese
poi ritornando a concentrare l'attenzione su di me.
“ Un po'..” mentii.
Avevo bisogno di rimanere solo con la mia migliore amica che non
accennava a smettere di accarezzarmi i capelli.
“ Vado a prenderti
qualcosa!” esclamò prendendo la borsa e sparendo dalla mia vista.
Sospirai.
“ Come ti senti?” mi
chiese apprensiva Chiara.
“ Stanco e dolorante..”
gemetti a causa di un movimento troppo azzardato.
“ Lascia prendo io..”
disse allungandosi a prendere il bicchiere d'acqua che avevo
adocchiato, poi me lo portò delicatamente alle labbra.
“ Grazie” sorrisi.
“ Non avrei dovuto
chiamarti” cominciò distogliendo lo sguardo.
“ Cosa dici, sono io ad
aver sbagliato. Non avevo nemmeno il coraggio d'entrare, bell'amico
che sono..” risposi contrariato non staccandole gli occhi di dosso.
Aveva i capelli sconvolti
e le guance rigate dalle lacrime, ma la cosa peggiore fu scoprire i
suoi occhi smeraldo stanchi, rossi, gonfi, privi di emozione.
“ Smettila di piangere
Chiara, ti stai rovinando. Devi essere forte!” continuai, dovevo
scuoterla psicologicamente per farla reagire.
“ Ale..” mi accarezzò
la guancia “ Non hai idea di quanto sia difficile per me, sono così
stanca, non dormo né mangio da due giorni ormai..” rispose
sospirando.
“ Vorrei poter far di
più..” dissi invaso da un soffocante senso d'impotenza.
“ Quante volte devo
ripetertelo?” sorrise e per un attimo i suoi occhi tornarono a
brillare “ Non è colpa tua amore..” e a quella frase si portò
le mani alla bocca.
Non eravamo soliti
chiamarci con nomignoli così affettuosi, come se fossimo
fidanzatini, lei era la mia piccola, ma mai l'avevo chiamata “tesoro”
o ancora peggio “amore”.
A quelle parole sentii una
barriera dentro di me frantumarsi, come se Chiara si fosse addentrata
in territori del mio cuore a me sconosciuti. No, così non andava
bene.
“ Chiara..” cercai di
ribattere.
“ Scusa, mi sono
lasciata andare troppo. Meglio se vado ora.” mi bloccò fredda,
prese le sue cose e si volatilizzò con una corsa stanca.
“ Maledizione”
sussurrai. Cosa ne potevo io? Ormai il confine era stato
oltrepassato, e con quella semplice parola di tre sole sillabe il
nostro rapporto era cambiato, o almeno così era per me.
Per giorni non ebbi più
notizie della mia piccola grande amica, e mi sentivo vuoto, solo.
Nemmeno il mio universo parallelo mi sembrava più il posto giusto in
cui rifugiarmi. Perciò passai i giorni di convalescenza steso sul
letto di camera mia, con lo sguardo perso nel vuoto. Rifiutavo di
mangiare, di bere, di lavarmi e di ricevere visite..fino a che non
venne a trovarmi Giovanni.
“ Ehi amico!” esclamò
sbattendo la porta della mia stanza “ Dio! Fai paura!” disse
indicando l'ematoma che circondava il mio occhio destro.
“ Grazie eh..” risposi
svogliatamente.
“ Elisabetta mi ha detto
che domani torni a scuola, è finita la pacchia!” rise e con un
braccio mi circondò le spalle.
“ Grazie per essere
passato Giò” sorrisi con poco entusiasmo.
“ Ale, che ti prende?
Non me la racconti giusta..” mi guardò lasciando da parte il suo
spirito di eterno bambinone.
“ Chiara..” sospirai “
Ha oltrepassato i confini della semplice amicizia..” non volli
andare oltre con la spiegazione sperando che il mio amico capisse.
Giovanni ed io eravamo
amici da una vita, nati insieme eravamo destinati a passare tutti i
santi pomeriggi in partite di calcio e chiacchierate nel giardino di
casa. Di litigate ce ne erano state parecchie, ma mai nessuna era
riuscita ad intaccare il legame indissolubile che si era formato tra
di noi.
“ Vi siete baciati?” e
per un attimo un sorriso impertinente spuntò sul suo viso.
“ No” sbuffai e subito
la mia immaginazione corse a pensare come sarebbe potuto essere
l'incontro delle mie labbra con quelle della mia piccola Chiara. “
Scemo!” mi dissi allontanando quella marea di cazzate che stavo
immaginando. Non era lei quella che sognavo di tenere stretta sotto
un manto stellato, non era lei quella che volevo fosse mia per
sempre. Quella era Agnese.
“ Che è successo
allora?” mi chiese Giovanni riportandomi con i piedi per terra.
“ Mi ha chiamato
“amore”..” dissi “ E tu sai benissimo che le regole dicono di
non oltrepassare mai un certo limite di confidenza con un'amica”
finii.
“ Mmh.. e se fosse stato
il momento e la stanchezza a farla parlare? Chiara è sola in questa
situazione, sente il bisogno di una presenza costante accanto a
lei..” pensò ad alta voce Giò.
“ Ma io sarò sempre
presente, come amico però..” sospirai.
“ Forse questo non le
basta più” mi guardò dispiaciuto.
Eccomi qui dolci anime!
No, per vostra sfortuna sono ancora viva * Sospiri afflitti da parte dei lettori *
Ed
ecco il primo capitolo di " Agnese " spero sia all'altezza del prologo
che ho postato più o meno una settimana fa, anche se a dirla
tutta
mi convince poco -.-
Eh vabbè " l'eterna insoddisfatta " è il mio secondo nome quindiii :)
Spero che voi non l'abbiate disprezzato come la sottoscritta, ma anche se fosse ci tengo a leggere il vostro parere :)
Baci
_Heavenly_
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Ma la notte so
che pensi a me amore,
nel buio cerchi sempre le mie mani, no...
Non fingere di stare già, già bene... di colpo non si può
dimenticare.
-Modà, La Notte-
Non mi ero mai sentito
così fuori posto come in quel momento, seduto sul suo letto a debita
distanza da lei, avvertendo nell'aria la palpabile tensione. Mi si
contorceva lo stomaco al solo pensare che poche settimane prima in
quella stanza, entrambi in mutande, disputavamo epiche lotte con i
cuscini e ci facevamo il solletico fino allo sfinimento.
Mi guardavo intorno per
non incontrare il suo sguardo che sentivo puntato su di me, ma alla
fine dovetti cedere.
Dalle tende filtrava la
luce accecante del tramonto; lei aveva gli occhi socchiusi e i suoi
boccoli biondi assomigliavano a fili dorati. Sembrava più
tranquilla rispetto all'ultimo nostro incontro, il viso rilassato e
gli occhi erano tornati a brillare d'un verde intenso.
“ Non puoi continuare a
negarlo. Perchè tenere nascosto un sentimento così profondo Ale?”
cominciò rompendo il silenzio e la sua voce mi arrivò come una
melodia, il suo sguardo magnetico catturò il mio, perso e sconvolto
allo stesso tempo.
Chiara era la mia migliore
amica, la bambina con lo smalto arcobaleno e l'apparecchio, la
ragazza matura alla quale stavo davanti ora. Così bella, ma
maledettamente sbagliata.
“ Io lo so Ale che
cerchi di stringere le mia mani la notte, so che ogni volta che me ne
vado ti addormenti abbracciato alla tua felpa imbevuta del mio
profumo, lo so che non sono solo un'amica. Tu però non vuoi
ammetterlo a te stesso..” continuò notando il mio silenzio, ad
ogni frase si era avvicinata fino ad arrivare a strofinare il suo
naso contro il mio. Sentivo il suo respiro caldo sul collo, mentre il
mio corpo era interamente scosso da brividi che lasciavano una scia
bollente.
Ancora un secondo, solo
uno e non avrei più risposto di me stesso, mi sarei avventato contro
Chiara e l'avrei baciata fino a quando mi sarebbe mancato il respiro.
Un secondo...
Improvvisamente le labbra
sottili della mia migliore amica si posarono delicatamente sulle mie
adattandosi perfettamente alla loro forma. Poi, invase la mia bocca e
il bacio si fece più violento senza perdere però tutta la sua
dolcezza iniziale. Percepivo il suo profumo invadermi le narici ed
ogni singola parte della mia mente sapeva di lei, di Chiara.
Non c'erano più confini
ora, aveva scavalcato anche l'ultimo muro, abbattuto ogni mio
tentativo d'opposizione. Chiara ora non era più la mia migliore
amica, tra di noi niente era più come prima.
Quando ci staccammo
sprofondammo sul materasso del suo letto con il fiatone, entrambi
esausti.
“ Lo sapevo, avevo
ragione!” disse con espressione vittoriosa.
“ Su cosa?” sbottai
facendomi serio.
“ Su tutto, su quello
che è appena successo, su quello che tu provi verso di me..”
sorrise “ Pensi che non le abbia sentite le tue mani tremanti che
mi percorrevano la schiena?” domandò senza aspettare una risposta
“ Tu provi queste sensazioni solo quando stai con me, ne hai avute
di ragazze ovvio, ma ancora non hai capito cos'è l'amore, chi delle
tante è nel tuo destino”.
“ Cosa ne sai tu eh?”
arrossii colpito nel vivo. Aveva stranamente azzeccato tutti i miei
comportamenti ed era riuscita a mettere in dubbio ciò che fino a
quel momento credevo di provare nei suoi confronti, ma poi il mio
pensiero ricordò Agnese e tutte le fantasticherie che avevo ricamato
attorno al suo volto angelico. No, non era Chiara il mio futuro, non
poteva esserlo.
“ Non vorrai dirmi che
tu sai cos'è l'amore, che sai cosa significa amare” mi sussurrò
all'orecchio accorciando di nuovo le distanze e nuovamente mi sentii
ribollire, come se ad ogni suo contatto il mio corpo s'infiammasse. “
Che hai sentito le farfalle, il fuoco attraversarti ogni singolo
lembo di pelle, il cervello andarti in tilt..” soffiò mandandomi a
fuoco il lobo destro.
“ Chi-chiara..”
balbettai allontanandola facendo appello a tutta la mia buona volontà
“ Non può succedere, mi dispiace..” dissi abbassando lo sguardo.
Mi stava trafiggendo con i
suoi occhi smeraldo, ma quando la sentii sospirare non riuscii più a
controllarmi e tornai ad immergermi nei suoi occhi, lucidi, commossi.
“ Non volevo farti stare
male..” le poggiai una mano sul fianco, ma si scansò.
“ Preferisci nascondere
a te stesso ciò che provi, non posso fartene una colpa!” esclamò
ricacciando indietro le lacrime e assumendo un finto tono spavaldo.
“ Ma io non fingo nulla,
sono sincero quando dico che non posso, non riesco a provare nulla
per te Chiara..” ribattei sorprendendomi dell'abilità con la quale
ero riuscito ad apparire freddo e distaccato, sicuro quasi, quando in
realtà nella mia mente tutti i castelli di certezze venivano
abbattuti uno dopo l'altro.
“ Credo che sia ora che
tu vada” decise improvvisamente seria, aveva perso anche
quell'ultimo bagliore che non sembrava voler abbandonare i suoi
occhi, avevo abbattuto i suoi sogni e me ne stavo rendendo conto solo
ora.
Mi accompagnò senza più
fiatare fino alla porta, stava per chiudermela in faccia quando la
bloccai titubante.
“ Amici allora Chiara?”
domandai curvando le labbra in un sorriso ebete.
Mi guardò storcendo la
bocca in una smorfia, inspirò e cerco di rispondere il più
diplomaticamente possibile “ Non possiamo più esserlo, addio
Alessandro” e con ciò chiuse la porta.
Quando rincasai trovai mia
nonna intenta a preparare la cena, ma appena mi vide mollò tutto e
mi corse in contro con espressione preoccupata.
“ Che c'è?” chiesi
accigliato.
“ Siediti” mi invitò
avvicinandosi al tavolo e ritornando alle sue faccende “ Sembri
sconvolto, è successo qualcosa?” domandò.
Ogni volta che nonna Lucia
dava dimostrazione della sua bravura nel leggere gli stati d'animo
della gente rimanevo allibito. La guardai per qualche minuto,
indeciso su cosa rispondere.
“ Nulla” feci
spallucce.
“ No giovanotto! Con tua
madre poverina, così presa dal lavoro, potrà anche funzionare.. Ma
con me no mio caro!” si riscaldò come faceva ogni volta che le
tacevo qualcosa.
“ Sono stato da Chiara”
sospirai e adesso arrivava la parte più difficile “ E ci siamo
baciati” finii.
“ Signore sia lodato!
Era ora Ale!” applaudì sorridendo radiosa, ma io non partecipai al
suo entusiasmo. Non riuscivo a spiegarmi perchè nessuno notasse
l'impossibilità di quel rapporto, le sensazioni che entrambi
provavamo erano momentanee, dettate dall'età e dagli ormoni
sballati, non erano paragonabili alla profonda ammirazione che
provavo per la mia Agnese.
“ Non può esserci nulla
tra me e Chiara, nonna..” dissi abbattendo l'allegria di Lucia.
“ Ma come? Perchè l'hai
baciata se per lei non provi nulla?” domandò facendosi seria.
“ Non lo so..”
sospirai coprendomi gli occhi con le mani. Nonna mi scosse dolcemente
ma non perse il suo tono di rimprovero “ Lascia stare quella povera
ragazza. Già sta passando un periodo difficile, non complicarglielo
ancora di più. Mi raccomando..” mi ammonì.
“ L'unica cosa da fare è
uscire dalla sua vita, sono di troppo ormai..” dissi tra me e me.
“ Se questa ti sembra la
decisione più giusta.. Ma ne subirai le conseguenze!” brontolò
nonna in disaccordo con la mia scelta.
Dopo cena la mia mente era
sovraccarica di pensieri, così decisi di andare a correre un po' per
mettere a tacere l'inferno che in poche ore si era scatenato in me.
Ma questa strana calma stava per durare ben poco, infatti appena
entrato nel percorso jogging del parco pubblico andai in direzione
del “posto speciale”.
Io e Chiara l'avevamo
scoperto una domenica mattina dell'anno precedente durante una
passeggiata. Era una piccola panca in marmo completamente nascosta da
fitti cespugli, il posto più tranquillo e riservato dell'intera
Padova. E al ricordo di quei momenti spensierati lasciai scappare un
sospiro, ma cacciai via i ricordi di tempi migliori alzando il volume
dell'i-pod.
Finalmente arrivai a
destinazione, strano come mi ricordassi perfettamente la strada, mi
feci largo tra i rami ma mi arrestai cinque centimetri prima di
sbucare accanto alla panchina.
Chiara era lì, con le
ginocchia al petto e lo sguardo perso nel vuoto. Lo stomaco mi si
contorse all'istante. Come avevo potuto lasciarla così?
Mi feci forza e con una
spinta mi catapultai accanto a lei facendola sobbalzare.
“ Alessandro!” esclamò
sbattendo le ciglia sorpresa.
“ Che ci fai qui?” ci
chiedemmo all'unisono.
“ Io..” di nuovo.
Ridemmo, lei forse più forzatamente.
“ Prima le signore..”
sorrisi sincero.
“ Io avevo bisogno di
stare sola e pensare..” mormorò abbracciando le ginocchia.
“ Troppi pensieri per la
testa, speravo di metterli a tacere, ma a quanto pare dove ci sei tu
ci sono anch'io..” spiegai. Non ricevetti risposta.
Dopo aver quasi urlato il
mio nome era ritornata a fissare il fogliame, dondolandosi avanti e
indietro cercando di nascondere il suo corpo tormentato da brividi di
freddo.
“ Copriti..” dissi
passandole la mia giacca a vento.
“ Grazie” l'afferrò e
se la mise attorno alle spalle.
“ Chiara, non voglio
perderti. Non sono ancora pronto a stare senza la mia migliore amica
di sempre..” dissi tutto d'un fiato, avevo bisogno che sapesse come
mi sentivo e cosa volevo che ci fosse tra noi.
“ Era proprio a questo
che stavo pensando Ale..” cominciò giocherellando con una foglia
ingiallita “ Mi stavo chiedendo se sarei riuscita ad andare avanti
senza te, ero così convinta che ti saresti messo con me, non avevo
nemmeno immaginato che avrei potuto ritrovarmi in questa
situazione..” scrollò il capo “ Altrimenti non mi sarei
comportata così, te lo giuro!” mi penetrò con i suoi occhi
smeraldini, speranzosi di ricevere comprensione.
“ Promettimi che tutto
tornerà come prima” sussurrai prendendole le mani.
La sentii prendere un
respiro enorme e poi sospirare forte, solo in quel momento capii
quanto le sarebbe costato costringersi ad una semplice amicizia. “
Promesso” sorrise flebile.
Ehilà! Speravate in una improvvisa paralisi delle mie mani scommetto?
E invece no! Eccomi di nuovo qui ( e perdonatemi il ritardo ^^") a postare il secondo capitolo di "Agnese" :)
Lo
so che è un pò cortino, ma continuare l'avrebbe allungato
troppo quindi eccolo qua, striminzito ma è arrivato
Spero
di non avervi delusi, anche se in confronto al prologo mi rendo conto
personalmente che il livello si è parecchio abassato v.v
Uff.. vabbè!
Aspetto con ansia tutti i vostri " Fai schifooo!" " Datti all'ippica!" o anche detti commenti :)
Un bacione
_Heavenly_
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Camminavo
pensieroso accanto al mio amico di sempre mentre lui mi raccontava
del suo fantastico fine settimana, ma non gli davo retta, troppo
preso dai mille problemi che continuavano ad attanagliare la mia
mente da ormai una settimana.
“ E tu come
hai passato la Domenica?” domandò guardandomi insistente. Avevo
totalmente perso il filo del discorso e lui parve capirlo
all'istante.
“ Pianeta
Terra chiama Alessandro, rispondi!” rise prendendomi in giro.
“ Oh scusa!
Ero sovrappensiero..” mi giustificai scompigliandomi i capelli.
“ A che, o
meglio a CHI, pensavi?” chiese calcando particolarmente sul “CHI”.
“ Idiota!”
esclamai mollandogli un pugno “ Chiara, il pensiero di perderla di
nuovo mi tormenta..” risposi tornando serio.
“ Di nuovo?”
la sua espressione confusa mi fece tornare sorridere.
“ C'è una
cosa che ancora non sai..” cominciai e finii per raccontargli ogni
singolo particolare del pomeriggio precedente. Il suo volto mutò
incredibilmente, prima ammiccante, poi perentorio, poi curioso, poi
deluso.
“ Hai deciso
allora, sarete solo amici..” era evidentemente contrariato.
“ Non può
esserci nulla di più!” sentii il dovere di difendermi “ E poi
non capisco, perchè tutti sono convinti che tra di noi debba finire
con un felice matrimonio?!” domandai infastidito.
“ Siete amici
da una vita Ale, ma il rapporto tra di voi va oltre, è molto più
profondo! Avreste le carte in regola per costruire qualcosa di serio
e Chiara se n'è accorta prima di te!” mi spiegò gesticolando,
come faceva ogni volta che una conversazione lo coinvolgeva
particolarmente.
Non gli
risposi, contemporaneamente irritato e colpito dal suo discorso.
Entrammo in classe in silenzio, Giò mi abbandonò subito per andare
a salutare il resto dei compagni.
“ Buongiorno
a tutti ragazzi! A posto..” gracchiò la Signorini entrando
nell'aula.
“ Signor
Marchetti, si sieda!” strillò, un secondo dopo, riprendendo il mio
amico che non le aveva dato retta.
“ Subito
Prof.!” esclamò l'imbecille con un saluto militare e scatenò il
mormorio generale.
“ Dunque”
richiamò l'attenzione la Signorini “ Oggi, per chi di voi se ne
fosse scordato, iniziano le settimane dello scambio con la scuola di
Barcellona” disse attirando gli sguardi curiosi di tutti noi.
“ Sii!
Arrivano le Spagnole!” esultò Giovanni, che ricevette prontamente
un'occhiataccia dalla Prof.
“ Ora vi
consegnerò la scheda dell'alunno che ospiterete e vi darò alcune
informazioni riguardo al progetto” disse prima di passare tra i
banchi.
Aprii
svogliatamente la busta, avevo cose ben più importanti a cui
pensare. Estrassi velocemente il foglietto e lessi i dati elencati,
ovviamente in spagnolo.
Nome:
Carola
Cognome:
Lopez Ramirez
Data
di nascita: 5 Gennaio 1994
Seguiva poi una
breve descrizione dei suoi interessi e del suo aspetto fisico
accompagnata da una foto che la ritraeva. Dovevo ammetterlo, ero
stato fortunato. La ragazza della foto era molto bella, con lisci
capelli neri e tratti tipici della sua provenienza.
“ Che sfiga!”
brontolò Giovanni lasciando cadere il foglio sul banco.
“ Che
succede? Niente Spagnola?” risi.
“ Mi è
capitato un Pablo!” sputò deluso.
“ Vorrà dire
che ti presenterò Carola..” dissi con indifferenza, lasciando
scivolare sotto i suoi occhi l'immagine della mia futura ospite.
“ Sei
obbligato!” mi ordinò spogliando con gli occhi la giovane.
“ Ma
smettila!” esclamai mollandogli una spinta.
Subito dopo ci
girammo a vedere gli alunni capitati ai nostri compagni; mi accorsi
subito dell'espressione corrucciata di Chiara.
“ Ehi
piccola! Che succede?” domandai battendo piano sul suo banco.
“ Nulla”
sorrise “ Mi è capitato un ragazzo, non so quanto sarà contenta
mamma..” mormorò, probabilmente troppo concentrata a pensare alla
reazione che avrebbe avuto Antonia appena l'avrebbe saputo.
“ Dammi qua”
dissi indicando la scheda del suo ospite.
Nome:
Federico
Cognome:
Fernandèz
Data
di nascita: 27 Marzo 1994
“ Niente
male..” buttai lì, ma subito dopo mi accorsi della gran cavolata
che avevo sparato. Chiara era completamente cotta di me, come avevo
potuto pensare che si fosse accorta del fascino di quel tale?
“ Giudicherò
appena me lo troverò davanti” cercò di nascondere un filo di
malinconia che aveva oscurato per un attimo i suoi occhi smeraldo.
“ Datemi un
attimo di attenzione ragazzi! Domani alle sei ci sarà il nostro
pullman per l'aeroporto, siate puntuali!” disse la Prof. tentando
di sovrastare il suono della campanella.
Uscii in
corridoio per un caffè con Chiara, non sembrava particolarmente
presente oggi e non si poteva certo dire il contrario di me. Ci
mettemmo in fila alle macchinette, io cominciai a frugare nelle
tasche dei jeans alla ricerca di qualche centesimo. Niente, ero a
secco.
“ Chi..”
stavo per chiederle un prestito quando venimmo affiancati dal “rosso”
che cercò prepotentemente l'attenzione della MIA migliore amica.
Sentii dentro di me ribollire la rabbia; il solo pensiero che Chiara
potesse sostituire il nostro rapporto con un altro mi mandava
letteralmente in bestia.
“ Ehi
riccioli d'oro! Ascolta, li procuri tu gli scatti per la
presentazione del corso di fotografia?” chiese il ragazzo
mangiandosi metà delle parole, sicuramente per la fretta.
“ Perchè
proprio io?” domandò accigliata la mia amica. Sorrisi sotto i
baffi, all'udire quella risposta glaciale da parte di Chiara. Anche
il “rosso” l'aveva notato ed il suo entusiasmo calò in un
secondo.
“ Io e Agnese
siamo impegnati con la storia della candidatura, sai vorremmo essere
eletti rappresentanti..” rispose con tono pacato e calmo, come se
già sapesse che la mia amica avrebbe ceduto.
“ Andiamo a
parlarne da un'altra parte, non potete affidarmi un incarico del
genere da un giorno all'altro!” si lamentò stizzita Chiara, poi mi
fece un fulmineo cenno di scuse e scomparve risucchiata dalla folla
di studenti affamati ammassati contro i distributori. Cosa avevo
visto? Le aveva stretto la mano? Quel tipo era a un pelo dallo
sfiorare il limite della mia già provata pazienza, un'altra
confidenza del genere con Chiara e ne avrebbe subito le conseguenze.
Mi voltai
ritrovandomi solo difronte alla macchina del caffè, con altri dieci
studenti dietro di me che imprecavano stanchi di attendere.
“ Lascia,
faccio io” mi sorrise comparendo davanti a me una figura angelica.
La mia Agnese mi aveva rivolto la parola, non solo mi stava pure
offrendo un caffè.
Non ebbi il
tempo di ringraziarla che scomparve, appena dopo aver controllato che
il mio bicchierino si stesse riempendo.
Tornai in
classe con espressione beata e, da come reagì, Giovanni sembrò
accorgersene.
“ Ale! Te la
sei fatta di nuovo?” mi strattonò smanioso di sapere cosa mi era
accaduto.
“ Figurati,
mi ha offerto un caffè..” biascicai in estasi.
“ Tu sei
fuori amico, Chiara ti offre da bere e tu tocchi il cielo con un
dito!” esclamò scuotendo la testa sconvolto.
“ Ma quale
Chiara! Agnese..” riusci a rispondere sentendo la cola secca al
solo pronunciare quel nome meraviglioso.
“ Non cambia
nulla, rimani un coglione lo stesso!” mi mollò una spinta
scherzoso. Strano ma quel forte scossone mi riportò alla realtà,
quel che bastò per assistere al leggero bacio a fior di labbra tra
la mia Chiara e il “rosso”.
Mi sentii
improvvisamente frastornato, sembrava mancarmi la terra sotto i
piedi. Sarebbe stato molto meno doloroso sorprendere Agnese in un
situazione simile, perchè lei era semplicemente un sogno, non era la
realtà palpabile e concreta.
Puntai lo
sguardo su Chiara che rientrava in classe tormentandosi le mani,
tipico di quando era agitata o si sentiva terribilmente in colpa per
qualcosa che aveva fatto. Si sedette al suo posto e rimase per il
resto del tempo a scarabocchiare il blocco degli appunti. Non la
perdevo un secondo di vista, preoccupato che le sue labbra potessero
sfiorare ancora quelle della persona sbagliata.
“ Ale, ti
senti bene? Sei un pochino pallido..” mi poggiò una mano sulla
spalla Rebecca.
Lei era la mia
cotta apparente; tutta la classe era convinta che tra me e la focosa
meridionale ci fosse del tenero, ma in realtà il sentimento che lei
esibiva non era ricambiato.
“ Ehm.. si
si, sono solo un po' stanco!” mi affrettai a tranquillizzarla e
subito dopo tornai a puntare l'attenzione su Chiara.
Si era girata
verso di me e mi guardava assorta, con le labbra leggermente
increspate e gli occhi lucidi. Cosa le stava passando per la testa in
quel momento? E soprattutto, perchè sentivo terribilmente il bisogno
di sentirla mia e di nessun altro?
Presi coraggio
e andai a sedermi accanto a lei, rimasi in silenzio a fissare il suo
blocco appunti in cui aveva ritratto un usignolo dentro una gabbia
dalla porticina aperta. Non capivo il perchè di quell'immagine,
nonostante fossi perfettamente a conoscenza della sua passione per il
disegno.
Troppo curioso
non riuscii a trattenermi: “ Che significa?” chiesi indicando il
foglio.
Non rispose
subito, chiuse il blocco e si tuffò nei miei occhi.
“ Sono in
gabbia Alessandro, vorrei tanto trovare il modo per volare via..”
rispose arrossendo immediatamente, rendendosi conto della risposta
astratta che mia aveva appena rifilato.
“ Scusa
Chiara, ma io..io non capisco..” sorrisi nervoso.
“ Suppongo tu
abbia assistito al bacio..” sospirò e io annuii “ Ecco, il
problema è che non riesco a lasciarmi alle spalle tutto quello che
ti ho detto, sento di avere delle barriere mentali invalicabili..”
disse e sembrò trovare le parole giuste per proseguire “ Continuo
a ricordare le tue labbra, i tuoi abbracci e le tue mani. Mi sembra
impossibile cancellare queste immagini, ma mi rendo conto benissimo
che è un grandissimo errore perdersi in questi pensieri, perchè io
ti ho promesso amicizia e non amore eterno” finì sospirando
l'ultima amara verità.
“ Troverai il
momento e la persona che ti faranno oltrepassare il tuo muro mentale,
riuscirai ad abbatterlo è solo questione di tempo..” cercai di
consolarla “ E poi, chi lo dice che questo muro non possiamo
abbatterlo insieme?”
Eccomi di nuovo qui! Vi sono mancata? * ed ecco che partono i cori di NOOO *
Ma vabbè, quel che conta è che Chiara e Alessandro sono tornati alla riscossa!
Lei
si rende conto di avere di NON volere andare avanti, non è
ancora pronta ad una vita in cui Alessandro è semplicemente il
suo migliore amico.
Lui
inizia a rendersi conto di un piccolo sentimento che in alcune parti
della storia fa capolino : La gelosia. Ebbene sì, cominceranno
periodi duri anche per il nostro protagonista!
Questo
è un capitolo di prensentazione, in parte, perchè abbiamo
conosciuto Rebecca, l'eterna innamorata di Alessandro, ma anche Carola
e Federico che saranno presentati meglio nel prossimo capitolo.
Bene
penso di aver finito con le chiacchiere inultili xD Spero di non avervi
deluso, anche se questo capitolo ha qualcosa che non mi va pienamente a
genio. Beh! Fatto sta che non ho trovato quel qualcosa e quindi
ve lo siete sorbiti così :)
Alla prossima
Baci
_Heavenly_:
P. s. Volevo ringraziare quei due angeli di ragazze che recensiscono il capitolo! PRENDETE ESEMPIO xD passo e chiudo!
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo quattro
Quel pomeriggio
non sapevo se preoccuparmi per il rapporto traballante tra me e
Chiara, o se gioire di quella piccola parentesi felice avuta con
Agnese.
Non ero mai
stato un grande pensatore, uno di quei ragazzi che si fa i viaggi
mentali. Tutto era iniziato con la nascita del mio universo
parallelo, del mio mondo perfetto ed era precipitato nel caos con la
rottura del solido rapporto d'amicizia con Chiara.
Disteso sul
letto a pancia in su, non potevo far altro che lasciar scorrazzare
liberi i pensieri, mentre i miei tentativi di ordinare le idee
proseguivano.
“ Ma come ho
fatto ad essere così stupido?” sbottai improvvisamente “ Come ho
fatto a dire a Chiara che la aiuterò ad oltrepassare il suo muro
mentale, quando io per primo non riesco a farlo?!” mi dissi
frustrato, ma ad interrompere il mio momento di riflessione fu la
voce di mia madre.
“ Ale! C'è
Chiara!” aveva ripetuto per la terza volta bussando alla porta.
“ Dov'è?”
domandai aprendo la porta e guardandomi attorno.
“ Stavi
dormendo scommetto, per questo sei così intontito..” pensò ad
alta voce Elisabetta “ Lavati il viso e va da lei, ti aspetta in
salotto” mi ordinò per poi tornare davanti al suo computer.
Feci
esattamente come mi aveva “consigliato” mamma e quando mi trovai
difronte a Chiara rimasi a guardarla stranito.
“ Dove vai?”
chiesi spontaneamente. Era stravaccata, per dirlo gentilmente, sul
divano di casa e indossava una tuta da ginnastica larghissima che non
rispecchiava assolutamente il suo stile.
“ Dove
andiamo vorrai dire!” esclamò sorridente. Ricambiai il sorriso, ma
dentro di me ero realmente colpito dal repentino cambio di umore che
aveva avuto dal mattino al pomeriggio.
“ Come?”
ero evidentemente poco fiducioso delle idee malsane che produceva la
mente di Chiara. L'ultima volta che le avevo dato retta ero finito ad
attraversare un percorso di trekking attaccato ad una corda, l'unico
mezzo per evitare di cadere nel vuoto.
“ Dai, abbi
fede!” mi incitò come se fosse riuscita a leggermi nel pensiero.
Stavo per
infilarmi le scarpe quando la vidi scuotere la testa: “ Non puoi
uscire vestito così!” disse seria.
“ Perchè?
Cos'ho che..” abbassai lo sguardo e subito me ne resi conto,
indossavo i boxer e una felpa leggera “ Ok, vado a cambiarmi”
affermai imbarazzato.
“ Metti la
tuta!” la sentii urlare quando ormai ero lontano dalla sua vista.
“ Ehi! Ma
piove!” esclamai appena mettemmo piede fuori di casa e
istintivamente mi girai per andare a prendere l'ombrello, ma Chiara
mi bloccò.
“ Dove pensi
di andare? Guarda che mi servi bagnato!” mi disse seria, ignorando
il mio sguardo truce.
“ Ma per
cosa? Perchè io? Dove mi porti adesso?” la bombardai di domande
mentre con passo svelto mi trascinava verso il suo motorino.
“ Mettiti il
casco e fidati di me!” mi ordinò trattenendo a stento una risata,
aveva forse capito che prestarle fede mi risultava difficile?
In meno di
dieci minuti fummo davanti al parco pubblico e subito pensai che
volesse portarmi nel nostro posto speciale, ma non riuscivo a capire
perchè le servivo io, e soprattutto perchè bagnato.
“ E adesso?”
sbuffai incrociando le braccia.
“ Adesso
basta domande e seguimi” rispose facendomi l'occhiolino e prendendo
la mia mano.
Mi portò in
una parte del parco deserta e circondata da pochi alberi, qua e là
aveva si era già iniziata a formare qualche pozza. Spostai lo
sguardo confuso su di lei che frugava dentro la sua sacca arcobaleno.
“ Dove
accidenti è finita adesso?!” brontolò facendo cadere a terra il
blocco da disegno e il portafogli “ Eccola!” esclamò ed estrasse
dalla borsa la sua macchina fotografica.
Sì, era stata
proprio lei a contagiarmi con la sua folle mania di scattare foto ad
ogni singolo oggetto che vedeva, con l'eccezione che io al suo
contrario fotografavo solo Agnese.
“ E ora sii
te stesso, sii Alessandro!” mi sorrise dolce, ma da me ricevette
soltanto un'espressione sconvolta.
“ Vu-vuoi
usarmi come soggetto per le tue foto?” balbettai deglutendo
palesemente imbarazzato.
“ Se gli
scatti riescono, perchè no!” rispose sorridendomi fiduciosa.
Sospirai, a questo punto non potevo fare altro che essere “modello
per un giorno”.
“ Cosa devo
fare?” domandai svogliatamente, cercando di non dare a vedere tutta
l'agitazione che avevo in corpo.
“ Te l'ho
detto, sii semplicemente te stesso. Corri, urla, salta, fissa un
punto..” la faceva facile lei.
Feci come mi
aveva suggerito, ma ad ogni scatto la vedevo storcere il naso e
scuotere la testa insoddisfatta.
“ Che c'è?
Non sono abbastanza bello come modello?” sbottai acido all'ennesimo
scatto.
“ Non è
questo Ale..” mormorò imbarazzata “ Manca qualcosa nelle foto,
manca una parte di te”.
Poi, come
illuminata da un'improvvisa idea geniale, iniziò a pigiare i tasti
della macchinetta e mi chiese di aiutarla a montare il cavalletto,
incurante della pioggia scrosciante.
La seguii
quando si allontanò di qualche metro dalla fotocamera e la guardai
accigliato. Improvvisamente si catapultò contro di me trascinandomi
a terra e dando inizio ad un'epica lotta con tanto di solletico. Non
credevo che sarei uscito vivo da quello scontro iniquo; Chiara mi
sfilò in un lampo la felpa e mi ritrovai a petto nudo steso a terra,
mentre lei scappava via stringendola tra le mani. Primo scatto. Un
battito di ciglia che aveva bloccato nel tempo la mia amica che
fuggiva e io a torso nudo che tentavo di raggiungerla.
Mi venne
incontro vittoriosa e si avvicinò alla macchinetta, finalmente le
sue labbra si curvarono in un sorriso compiaciuto.
“ Facciamone
un'altra!” esclamò tenendo con sé la fotocamera.
La mia mente,
nonostante la momentanea tregua, continuava a richiedere vendetta e
così mentre infilavo la maglia architettai un piano.
Mi avvicinai a
lei e facendole lo sgambetto la feci scivolare a terra, ma ecco che “
Bip” un altro scatto immortalò la mia espressione impegnata nella
missione. Chiara sgattaiolò via dalla mia presa, approfittando della
mia momentanea cecità. Non appena aprii gli occhi però mi avventai
contro di lei e la strinsi a me, un abbraccio così forte che temevo
non riuscisse più a respirare.
“ Scattala
tu..” ansimò cercando di riprendere fiato.
Presi tra le
mani la macchinetta fotografica praticamente zuppa e con una corsa
veloce andai a prendere il cavalletto, poi tornai a prendere tra le
mie braccia Chiara. Mi sembrò quasi di sentire una voragine
chiudersi quando sentii ancora il suo respiro intrecciarsi col mio,
ma scacciai subito quel pensiero perchè in fondo avevo un mio muro
da abbattere. Scossi la testa e arrivai a strofinare il mio naso con
il suo. Terzo scatto. La foto più intima mai catturata tra me e la
mia migliore amica.
“ Ehm..” si
schiarì la voce Chiara, così sciolsi a malincuore la stretta “
Direi che hai preso confidenza con l'obbiettivo, e con la fotografa!”
sorrise maliziosa “ Quindi adesso torniamo alle foto in cui tu sei
l'unico soggetto..” continuò facendosi scura in viso.
Forse avevo
accorciato troppo le distanze, ma diventava sempre più difficile
anche per me stare per troppo tempo senza un contatto con lei.
“Sei stato
bravo!” si complimentò quando rincasammo a casa sua. Sorrisi
rilassato, poi mi guardai attorno stupito da tutto quel silenzio.
“ Mamma non
c'è, è fuori con un certo Giulio mi pare..” mi rispose capendo
che stavo cercando Antonia.
“ Sono
contento che sia riuscita a riprendersi da..” non riuscii a
completare la frase che la porta della camera matrimoniale si aprì
di scatto.
“ Chiara!”
sobbalzò Antonia appena vide la figlia. Indossava una camicia da
notte leggera e aveva i capelli sconvolti.
“ Mamma,
tutto bene?” chiese la mia amica preoccupata.
“ Benissimo!”
sorrise nervosa Antonia.
“ Tesoro, chi
c'è?” domandò una voce impastata proveniente dalla stanza e
un'istante dopo fece capolino dalla porta il volto accaldato di
Giulio.
“ Oh..” si
lasciò scappare sorpresa Chiara, ma subito dopo tornò a sorridere
radiosa.
“ Posso
spiegarti piccola..” mormorò dispiaciuta Antonia.
“ Figurati
mamma! Adesso vi lasciamo alle..vostre cose!” disse con tono di
voce alto “ Andiamo Ale..” disse prendendomi la mano.
Quando ci
ritrovammo in camera sua entrambi scoppiammo a ridere e le lacrime
per le risate trattenute non si fecero attendere.
“ Non credevo
che mia madre fosse così impegnata!” rise Chiara.
“ Questo è
segno che la ferita per tuo padre si è completamente rimarginata”
ero contento per la mia migliore amica; senza dubbio un po' di
tranquillità familiare ed economica non sarebbe guastata.
Mi lanciò un
paio di pantaloni di tuta e una felpa che avevo dimenticato da lei
chissà quanto tempo fa. Senza riflettere iniziai a spogliarmi
difronte a lei, dimenticandomi dei profondi cambiamenti avvenuti in
quelle settimane. Solo dopo mi accorsi che mi guardava affascinata
con le labbra schiuse e lo sguardo sognante e io non potei far altro
che arrossire dalla punta dei piedi alle estremità dei capelli.
“ Meglio che
vada ora, mia madre sarà preoccupata” dissi ricordandomi di essere
uscito senza avvisarla.
“ Posso
chiamarla appena parti, così non la lasciamo in pensiero” propose
Chiara con aria malinconica.
“ Che hai?”
mi venne spontaneo domandarle.
“ Nulla, so
che stasera mi mancherai più del solito” rispose fissandosi le
scarpe.
“ Anche tu”
sospirai arrendendomi a quella che era la realtà dei fatti e mi
avviai verso casa.
Ta ta ta tann, ta ta ta tann!
Heavenly è, purtroppo o per fortuna, tornata con il quarto capitolo di "Agnese".
Ok, ok vi avevo promesso che sarebbero entrati in scena i personaggi
presentati nel capitolo precedente. Peròò dovevo mettere
questa parte e dal prossimo capitolo vi prometto che si parlerà
di Agnese e dei due ragazzi spagnoli :)
Spero tanto di non avervi deluso v.v
Fatemi sapere come avete trovato il capitolo lasciando il vostro parere!
Baci
_Heavenly_
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
L'autobus
procedeva senza fretta verso l'aeroporto e alla mia sinistra si
alternavano piccoli paesi ad ampie campagne coltivate. Al mio fianco
c'era Chiara, insolitamente silenziosa e rigida.
“ Brutta
giornata per arrivare a Padova” commentai guardando fuori dal
finestrino “ Gli spagnoli noteranno molto di più lo smog
cittadino..” e subito cercai gli occhi di Chiara, che si
accendevano d'interesse quando si trattava di questi argomenti. Lei
era sempre stata la mia piccola rivoluzionaria, aveva in mente di
cambiare il mondo con i suoi progetti, ma in quel momento nemmeno
andare a parlare delle sue passioni sembrava risvegliarla da
quell'insolito torpore.
“ Già, è un
peccato..” mormorò con aria poco presente.
“ Che ti
prende? Dormito male?” domandai stanco di quella Chiara spenta, non
era quella che adoravo vedere tutti i giorni, era diversa e
preoccupata quasi.
“ Ieri sera
mio padre è tornato, c'era Giulio a cena. Per fortuna, altrimenti
mamma ci sarebbe ricascata di nuovo, dovevi esserci.. lo guarda
ancora in modo adorante!” disse con disprezzo.
“ Perchè è
tornato?” dentro di me sentivo montare la rabbia al solo ricordo
delle parole che erano uscite dalla bocca di quell'uomo.
“ Ha preso le
sue cose, a quanto pare ha trovato casa fuori Padova, meglio così..”
fece spallucce la mia amica.
“ Nient'altro?”
mi sentivo un po' come uno psicologo, ma avevo intuito dal
comportamento di Chiara che tutto ciò che più le serviva in quel
momento era confidarsi con qualcuno.
“ Ha lasciato
una lettera. Dice di volerci bene e di essere sinceramente pentito.
Dice che vorrebbe tanto tornare, ma sa che ormai è andato tutto
perso. Dice che vuole solo la mia felicità ed è per questo che non
si farà più vedere. Però ha appuntato il suo nuovo indirizzo alla
fine della lettera” sorrise sprezzante “ Come può ancora pensare
che voglia rivederlo, eh?”.
“ Rimane
comunque tuo padre..” risposi serio, sapevo che non mi avrebbe più
risposto, ma andava bene così. Ora che si era sfogata ero più
tranquillo anch'io; pochi minuti e sarebbe tornata quella di sempre.
Scesi dalla
corriera provato dal viaggio, anche se la strada percorsa era stata
poca il mio mal d'auto mi aveva tenuto compagnia. Mi guardai attorno
stordito e appena trovai una panchina con passo svelto la raggiunsi e
mi ci buttai di peso.
“ Com'è
andato il viaggio?” mi chiese Rebecca che mi aveva seguito,
preoccupata dalla mia espressione sconvolta e pallida.
“ Tranquilla
Rebbe, è solo mal d'auto” le poggiai una mano sulla spalla e
cercai di sorridere, ma la nausea diventava sempre più
insopportabile.
“ Dalla tua
faccia non sembra proprio!” commentò seria “ Andiamo in bagno
dai, che non sbocchi qui davanti a tutti..” intrecciò la sua mano
con la mia e mi lasciai guidare da lei, sembrava avere confidenza con
quel luogo.
Una volta
entrati in bagno, dopo aver attirato l'attenzione di tutti, la mia
meta principale fu il water. Mi sorpresi di come fossero state
precise le previsioni di Rebecca.
“ Va meglio
ora?” mi sorrise passandomi delle salviette umidificate.
“ Si, grazie
mille!” le sorrisi sincero.
“ Ci vengo
spesso qui, per le vacanze invernali ed estive, quando parto per la
Sicilia. Raramente vengo a prendere dei parenti che vengono a
trovarci” mi spiegò senza che io le avessi fatto alcuna domanda.
“ Ho notato
che hai confidenza con il posto” dissi alludendo alla velocità con
cui avevamo raggiunto i servizi.
“ Già”
rise e per la prima volta apprezzai le fossette profonde sulle sue
guance rosee e il color pece dei suoi occhi che si illuminavano
impercettibilmente quando sorrideva.
Quando
finalmente riuscii a rendermi nuovamente presentabile raggiungemmo la
zona che precedeva il ritiro dei bagagli e rimanemmo ad aspettare
insieme al resto della comitiva.
“ E così sei
scappato con Rebecca!” mi fece sobbalzare Chiara.
“ Non stavo
molto bene e allora..” mi venne spontaneo giustificarmi, ma
altrettanto velocemente Chiara mi bloccò avvicinando il suo indice
alle mie labbra.
“ Scherzavo”
sussurrò arrossendo leggermente.
I primi
studenti stranieri fecero capolino all'interno del salone trascinando
stancamente le loro valige e subito si presentarono ai loro compagni
italiani.
“ Pardòn, ¿
estas Chiara?” una profonda voce maschile giunse dalle nostre
spalle e la mia amica si voltò di scatto, spalancando gli occhi
smeraldo di fronte al ragazzo spagnolo.
“ Si”
sussurrò flebile e io stesso mi stupii che l'altro fosse riuscito a
sentirla.
“ Encantado
de conocerla” rispose ed elegantemente le fece il baciamano.
In
pochi attimi li vidi sparire senza nemmeno un cenno di saluto, così
rimasi lì impalato ad attendere la mia ospite.
“¿
Eres tu Alejandro?” davanti a me sembrava essersi materializzata
dal nulla una di quelle tipiche ballerine spagnole che si vedono in
televisione. Belle, di un'allegria contagiosa e soprattutto
carismatiche.
“ S-si..”
balbettai imbarazzato e subito capii come doveva essersi sentita la
mia migliore amica pochi istanti prima.
“ Yo
soy Carola” mi tese la mano curvando le labbra in un luminoso
sorriso; a fatica, per l'improvviso disagio, mi presentai a mia
volta.
“Bueno,
possiamo parlare anche in italiano. Mio padre è toscano e ha voluto
trasmettermi la sua lingua” mi spiegò senza perdere quell'aria di
festa che abbelliva il suo volto.
“ Per
fortuna” sospirai rilassato “ Non sono una cima in Spagnolo”
risi e lei con me.
Insieme
ritornammo alla corriera e ci unimmo a Chiara e al suo ospite
Federico; mi stupì vedere che tra di loro non c'era più nessuna
traccia d'imbarazzo.
“ Me
encanta dibujar!” esclamò lo studente straniero appena li
raggiungemmo.
“ Tambièn
me gusta la fotografìa” sorrise radiosa Chiara.
“ Scusate
se ci intromettiamo, ma io e Carola vorremmo unirci” mi feci avanti
timidamente.
“ Claro,
tu sarai il mio nuovo amico italiano!” esclamò cingendomi le
spalle Federico.
“ Scusalo,
è un tipo parecchio estroverso” intervenne Carola.
La
mattinata proseguì su questo genere di argomenti; ci raccontammo
delle nostre passioni, delle nostre famiglie, dello stile di vita in
Italia e altri convenevoli che si usano per conoscersi meglio e per
creare un'atmosfera più rilassata.
Quando
scendemmo dall'autobus il cielo si era fatto scuro e il traffico
cittadino di Padova iniziava a formarsi, così decisi di non perdere
tempo e accompagnare Carola a casa.
“ Oh,
guarda c'è Agnese!” esclamai attirando l'attenzione di Chiara
mentre raccattavamo i bagagli.
“ Sarà
venuta a prenderci ma, aspetta, com'è che la conosci?” mi domandò
accigliata.
“ Non
sapevo che voi due foste amiche, meglio se la raggiungi” dissi
ignorando la sua domanda.
“ Agnese
può aspettare, la conosci?” insistette da brava cocciuta qual'era.
Non
dovetti stare tanto a pensarci; non appena mi aveva fatto la domanda
la mia mente era ritornata a quel pomeriggio invernale..
Faceva
freddo, mi coprii la bocca con la sciarpa cercando di ripararmi dalle
raffiche di vento che passavano di tanto in tanto. Lei non sembrava
sentirlo tutto quel gelo, lei aveva un golfino di lana e una sciarpa
lunghissima che quasi ripuliva il marciapiede. Passeggiava guardando
dritto difronte a sé, gli occhi sporchi di azzurro e le guance
rosee.
“ Sei
mai stato innamorato?” chiese ad un certo punto schiudendo le
labbra in un sorriso radioso.
La
conoscevo da cinque minuti quella ragazza sconosciuta, per un intero
anno l'avevo vista in compagnia di un ragazzo dai capelli rossi
mentre aspettava l'arrivo del treno. Solo adesso, scoprendola
stranamente sola, mi era venuta istintivamente voglia di starle
accanto. Non era bella, o meglio non era una di quelle ragazze che si
vedono sulle riviste. Bassa, magrolina ma la meraviglia risiedeva nei
suoi occhi nocciola spruzzati d'azzurro, come un prato alla fine
dell'inverno quando la neve inizia a sciogliersi.
Io
non sapevo il suo nome, non volevo saperlo. Era strano e al contempo
eccitante vivere quel rapporto d'amicizia tra due completi
sconosciuti. Ma lei mi guardava come se di me sapesse tutto, come se
mi conoscesse da una vita.
E
adesso ero rimasto lì, una statua di ghiaccio, muto o forse troppo
sconvolto da quella domanda capitata a sproposito. Ero mai stato
innamorato?
“ Si
qualche mese fa, durante i primi giorni d'inverno. Stavo aspettando
il mio autobus e l'ho notata stranamente sola..” cominciai
omettendo i particolari sulla mia precedente mania di fotografarla.
“ Perchè
stranamente?” Chiara mi bloccò, aveva assunto un'espressione
incuriosita e completamente assorta dopo il mio silenzio iniziale.
“ Di
solito aspetta il treno con un ragazzo, un tipo particolare dai
capelli rossi..” abbozzai fingendo disinteresse.
“ Lorenzo,
noi tre dirigiamo insieme il corso di fotografia della scuola” mi
spiegò e mi invitò a proseguire con un'occhiata eloquente.
“ Così
istintivamente mi sono avvicinato e abbiamo iniziato a passeggiare,
ma dopo quell'episodio di insolita confidenza ci siamo comportati da
perfetti estranei..” terminai dimenticandomi, o forse fingendo di
farlo, la domanda che Agnese mi aveva fatto quel giorno ormai
lontano.
“ Tutto
qua?” sorrise “ Tutto qua” annuii.
Ma
non ne ero realmente convinto, quell'incontro mi aveva dato qualcosa,
ma soprattutto qualcuno, a cui pensare per mesi interi e ancora
continuavo a farlo, ancora ero alla ricerca dell'amore vero.
“ Ti
vedo stanco. Accompagna Carola a casa e fatti una dormita” mi
consigliò Chiara prima di andarsene con il suo nuovo ospite.
“ Ci
vediamo” mormorai e alzando lo sguardo incontrai quello lontano di
quegli occhi sbarazzini d'un castano spruzzato d'azzurro.
Prima di cominciare SCUSATEMI PER IL TERRIBILE RITARDO >.<
Ma
sembra che durante le vacanze non solo il continuo arrivo di parenti
sconosciuti, ma anche la tecnologia si sia accanita contro di me
v.v
Ebbene
si, il mio computer ha fatto gli scherzi e ciò non mi ha
permesso di pubblicare presto il quinto capitolo T_T
Beh, finalmente eccolo qua :D Non è molto, ma andare avanti l'avrebbe allungato troppo.
Vi prometto che tornerò prestissimo con il seguito
Un bacio
_Heavenly_
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Il
sole colpiva forte la finestra della mia stanza; da mezz'ora ormai
tentavo di ignorarlo, cercando di recuperare le ore di sonno perdute
quella notte.
Carola
si era subito ambientata in casa mia e aveva preso confidenza senza
apparire però maleducata. Fino alle tre di notte eravamo rimasti
svegli entrambi, distesi nel suo letto..
“ Chi
era quella ragazza che ti guardava da lontano oggi?” mi chiese ad
un tratto passando da un argomento all'altro senza coerenza.
“ L'hai
notata..” mormorai spalancando gli occhi; Carola non si lasciava
scappare nulla.
“ Lei
è.. io credo di.. non lo so, è tutto così confuso!” scossi la
testa lasciandomi andare al caos, solo Agnese poteva farmi sentire
così: smarrito.
“ E
la tua amica? Chiara, lei..lei cos'è?” continuò, stava camminando
in punta di piedi verso di me, stava cercando di entrarmi dentro.
“ Lei
è la mia migliore amica, credo” ma come cavolo aveva fatto a
capire tutto soltanto guardandosi attorno? Era tutto così ovvio?
“ Alejandro,
Alejandro! Qui servono certezze” mi sorrise comprensiva.
“ Ma
come l'hai capito?” chiesi troppo preso dai miei pensieri per
sdrammatizzare.
“ Gli
occhi sono lo specchio dell'anima, non lo sapevi?” e in quel
momento mi chiesi se anche negli occhi di Agnese, bagnati d'azzurro,
avrei potuto leggerle l'anima.
Decisi
finalmente di alzarmi, ma appena mi mossi incontrai il corpo caldo di
Carola che stava dormendo alle mie spalle. Mi voltai piano e rimasi
ad osservarla dormire, le spostai i capelli corvini dal volto e non
potei fare a meno di ringraziarla per quella notte di parole. Parole
che mi avevano aperto gli occhi e chissà forse Carola era qui per
questo.
Dopo
pranzo Giò si era auto-invitato a casa mia per conoscere la mia
ospite, lasciando solo il suo povero compagno Pablo.
“
Bella Ale! Dov'è la
principessa?” esclamò lasciandomi in mano giacca e berretto.
“
Buenos dìas!” lo
salutò Carola sbucando dal corridoio in camicia da notte.
Non
riuscii ad interpretare l'espressione che si era dipinta sul volto di
Giovanni, tra lo sconcertato e l'affascinato.
“ E
insomma le spagnole usano girare per casa così..” mi soffiò
seguendola in cucina. Sbuffai e gli corsi dietro temendo che potesse
combinarne una delle sue.
“
Piacere di
conoscerti, sono Giò!” esclamò stringendole la mano e lei, come
al solito, sorrideva radiosa.
“
Encantada” rispose
e non curandosi del mio amico, che la fissava con la bava alla bocca,
si girò e cominciò a prepararsi un panino.
Da
quel momento in poi Giovanni iniziò a parlare senza mai fermarsi,
alternando spagnolo, italiano e dialetto. Non che non volessi mettere
fine a quella sottospecie di sketch comico, ma la realtà era che
non potevo farci nulla. Giò era incorreggibile.
“ Da
me tra un quarto d'ora. Urgente. Chiara” lessi
distrattamente il messaggio, troppo impegnato a seguire ciò che
stava succedendo nella mia cucina; solo qualche minuto più tardi
realizzai quello che Chiara mi aveva ordinato.
“
Carola, ti dispiace
se ti lascio un po' con Giò? Devo assolutamente, ehm.. uscire!”
abbozzai in modo poco convincente.
“
Claro! È un ragazzo
così simpatico” sorrise e si rimise ad ascoltare quello scemo che
blaterava.
“ Vado
e torno allora!” e con quella frase abbandonai, per niente
tranquillo, la mia compagna nelle mani di quel troglodita del mio
migliore amico.
Mentre
cercavo di farmi spazio nel traffico di Padova sentii dentro di me
attivarsi un meccanismo, lo stesso che partiva quando mi ritrovavo di
fronte ad Agnese. Però, ora che ci facevo caso, le sensazioni erano
esattamente identiche a quelle provate negli ormai frequenti momenti
d'intimità passati con Chiara. Cosa mi stava prendendo? Ero sempre
stato un ragazzo serio ed equilibrato, che sapeva bene quel che
voleva. Ora il mio equilibrio era cambiato, tutto mi appariva troppo
difficile e confuso, era impossibile dare un ordine alle cose.
“ Ci
vogliono certezze” mi aveva
detto, seppur scherzando, Carola. La faceva facile lei, era tutto
troppo intricato per essere sistemato con uno schiocco di dita.
Impegnato
com'ero nei miei ragionamenti non mi resi nemmeno conto di essermi
fermato di fronte al condominio di Chiara, ormai era diventato così
naturale andarci che potevo fare tutt'altro, il mio motorino mi
avrebbe condotto da lei lo stesso. Bussai alla porta, non tenevano
più le chiavi sotto lo zerbino, come un tempo.
“
Finalmente eh!”
esclamò la mia amica. Aveva i capelli raccolti, tenuti fermi da due
matite da disegno, le guance leggermente arrossate e l'immancabile
poncio arcobaleno.
“ Mi
hai fatto preoccupare” sbuffai capendo che non era successo niente
di grave.
“ Non
saresti arrivato così in fretta altrimenti” disse facendomi
strada, inutilmente, verso la sala da pranzo.
Sconvolto?
Impallidito? Allucinato? Non so nemmeno io come apparve la mia
espressione ad Agnese, che mi osservava dall'enorme tavolo in mogano.
Si, forse smarrito è l'aggettivo più opportuno. Perchè Chiara non
me lo aveva detto? Iniziai ad imprecarle contro mentalmente, pur
sapendo che lei era totalmente all'oscuro dei miei sentimenti verso
Agnese. La Meraviglia mi sorrideva lasciando scintillare i suoi occhi
nocciola, non sarebbe stato un pomeriggio tranquillo, per nulla.
“
Piacere, Agnese”
disse allungando la mano per stringermela, probabilmente aveva notato
il mio completo irrigidimento.
“
Alessandro”
risposi, apparendo quasi maleducato.
“
Stiamo preparando le
diapositive per il corso di fotografia” sorrise Chiara girando il
portatile in modo che potessi vedere il loro lavoro.
Se
già in quel momento ero una statua di ghiaccio, mi raggelai ancor di
più scoprendo che le mie foto sotto la pioggia erano le protagoniste
della presentazione.
“ No”
sibilai e con un gesto rapido presi la mano di Chiara e la trascinai
in cucina.
“ Che
ti prende?!” mi domandò la mia amica visibilmente seccata.
“ Che
mi prende?! Sei impazzita per caso?! Non puoi usare le mie foto senza
chiedermi il permesso!” le urlai incapace di controllarmi. Agnese
ci aveva lavorato sopra fino a quel momento e chissà quale idea
distorta si era fatta del rapporto tra me e Chiara.
“ Te
lo avremmo chiesto tra due minuti..” rispose piatta la mia amica,
distogliendo lo sguardo.
“
Dovevate chiedermelo
PRIMA!” ribattei sempre più irritato.
“ Cosa
c'è?! Visto che non vuoi ammettere a te stesso che sei attratto da
me, allora non lo devono vedere nemmeno gli altri?” iniziava ad
accorciare le distanze, sapeva benissimo che così mi destabilizzava.
“
Piantala” sibilai
“ Credi di ammaliarmi con le tue parole, ma se davvero mi volessi
non te ne rimarresti con le mani in mano!” continuai non perdendo
il mio tono pungente.
E
non potei dire cosa più sbagliata, perchè fu un attimo sentire le
sue labbra delicate premere contro le mie e in un secondo tutto era
identico a quel pomeriggio di qualche tempo fa.
“
Cos'hai da dire
ancora?” soffiò staccandosi dolcemente da me.
“ No”
presi le mie cose e puntai dritto verso la porta.
“ Non
andare” mi urlò rincorrendomi “ Aspetta, Ale!” ma ormai stavo
uscendo.
“ Non
puoi costringerlo” sorrise Agnese cingendole le braccia.
Fu
quella l'ultima cosa che vidi e sentii prima di sbattere
violentemente la porta di casa di quella che doveva essere la mia
migliore amica.
Una
volta fuori mi avventai contro il primo cestino che trovai e iniziai
a prenderlo a calci scaricando tutta la mia rabbia. Non era il caso
di montare in sella al motorino e andare a farmi un giro, avrei
sicuramente rischiato di tamponare qualcuno, vista l'agitazione che
avevo in corpo.
Mi
strinsi nel cappotto e iniziai a camminare senza meta, proprio non mi
andava di tornamene a casa. Cosa stava succedendo? Perchè tutto non
poteva seguire un filo logico? Ero indifeso davanti al futuro, non
avevo modo di prevederlo né di riuscire a capire qual'era la cosa
più giusta da fare, potevo solo arrendermi e lasciarmi trascinare
dal corso eventi.
“
Arrendermi”
mormorai tra me e me “ Sarà la cosa giusta?”.
Non
avevo voglia nemmeno di prendere la navetta e mischiarmi tra la
gente, volevo stare in compagnia di me stesso, per cercare le
risposte che mi mancavano. Tornai indietro a prendere il mio
motorino, ma quando mi ritrovai a due metri dal raggiungerlo mi
sorprese vederci Agnese seduta sopra.
“
Ciao” sorrise
sbarazzina, non curandosi della mia espressione ancora turbata.
“
Chiara ti ha chiesto
di convincermi?” sbottai prendendo il casco, ma mantenendomi a
debita distanza.
“
Proprio no” scosse
la testa chiudendo quegli occhi meravigliosi.
“ E
allora? Perchè mi hai aspettato?” mi sentii in imbarazzo a farle
delle domande così confidenziali, anche se di intimo avevano proprio
poco.
“ Mi
devi ancora una risposta” rispose indifferente, ma il suo sguardo
fisso su di me e pieno di interesse la tradiva.
“ Oh”
sospirai “ Il fatto è.. che io non so la risposta” e dovetti
allontanare i miei occhi dai suoi. Aveva ragione Carola quando diceva
che gli occhi sono lo specchio dell'anima; riuscivo a leggerla ora,
Agnese, e le sue risposte fredde erano in contraddizione con i suoi
occhi estremamente caldi e speranzosi.
“ Sei
mai stato innamorato?” la
testa mi rimbombava.
“ La
sai” annuì seria e si staccò dal motorino, lasciandomi lì, solo,
a respirare le ultime tracce di lei nell'aria.
Heavenly è tornata gente! :D
Non
picchiatemi vi prego, perchè lo so che da questo capitolo
tornerete ad odiare Chiara e amerete alla follia Agnese.. io lo so
v.v
Ma
che ci posso fare, hanno vita propria ormai! >.< * Chiara fugge
al mio controllo per tornare ad essere un pò ehm ehm *
Ma si sopporta, si sopporta! Spero :)
Beh il capitolo parla da solo.. C A O S !
Aspetto le vostre recensioni curiosa, anche quelle di coloro che mi seguono in silenzio :)
Un abbraccio
_Heavenly_
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Rientrai
a casa stordito, confuso dalle misteriose parole di Agnese. Vagavo
ininterrottamente nella mia mente cercando La Risposta, la soluzione
a tutto questo casino. I risultati però erano scoraggianti.
“ Che
faccia da funerale, amico. Che ti prende?” mi chiese Giò
mollandomi una pacca sulla spalla. Lo ignorai e subito chiesi dove
fosse finita Carola, desideroso di parlarle.
“ Ha
ricevuto un messaggio da Federico ed è uscita farfugliando qualcosa
su una lezione” mi rispose vagamente e il suo tono apparve deluso,
molto probabilmente non si era divertito a stare solo in casa
d'altri.
“ Che
ci fai ancora qui?” sbottai, ma rendendomi conto di come mi stavo
comportando con lui cercai di controllarmi.
“ Non
c'era nessuno a casa e Carola non aveva le chiavi per chiudere la
porta” rispose piatto. Sì, si era offeso.
“
Scusa” mormorai e
mi lasciai cadere accanto a lui nel divano.
“ Ale,
si può sapere che hai?” mi ridomandò testardo.
Non
potei tacere su tutto ciò che mi era successo qualche ora prima e mi
lasciai andare totalmente, guarnendo la spiegazione con tutte le
riflessioni e domande che avevano affollato la mia testa fino a quel
momento.
“ Che
situazione di merda” commentò massaggiandosi le tempie “ Sembra
che le due signorine stiano lottando per averti” finì.
Rimasi
a fissarlo, sconcertato al solo pensiero che nel cuore di Agnese ci
fosse un po' di spazio anche per me. No, era una cosa impossibile.
“
Capisco Chiara, ma
Agnese non mi conosce nemmeno” scossi la testa cercando di
convincermi.
“ Che
sia così o no, tu devi prendere una decisione. Ok?” annuii poco
convinto “ Ora vado altrimenti mia madre mi ammazza. Ci vediamo
domani a scuola” e con queste ultime parole mi lasciò solo, in
compagnia di una confusione ancor più grande in testa.
Carola
rientrò a casa quando fuori era ormai buio. L'avevo aspettata
rimanendo davanti al televisore con lo sguardo spento, fingendo di
interessarmi ad una televendita di pentole.
“
Hola!” esclamò
facendomi sobbalzare. Mi girai e rimasi a decifrare l'espressione
rilassata del suo volto.
“ ¿Que
pasa?” mi domandò accigliata dopo qualche minuto passato, a sua
volta, a scrutarmi.
“ Oh,
nulla” feci spallucce, ma in verità morivo dalla voglia di parlare
con lei.
“ Non
sembra affatto” scosse la testa e si accoccolò accanto a me
penetrandomi con i suoi occhi neri e scintillanti.
“
Chiara mi ha chiesto
di raggiungerla, prima. C'era anche Agnese con lei e..” mi bloccai,
imbarazzato da quei lunghi flashback che mi passavano davanti agli
occhi.
“ E?”
mi incitò con una leggera spinta.
“ E
Chiara mi ha baciato davanti a lei” dissi tutto d'un fiato. La vidi
sbattere le palpebre sorpresa per poi tornare a sorridere radiosa.
“
Alejandro! Hai il
corazòn di due ragazze in mano” rise, ma vedendo che la mia
espressione seria non cambiava continuò “ Cosa c'è che non va?”.
“ Si
possono amare due persone contemporaneamente, Carola?” domandai
ritornando a fissare quel noiosissimo programma alla tv.
Sospirò
e poi cominciò a parlare lentamente “ Nessun uomo ha il cuore così
grande per amare due donne con tutta l'anima, se così fosse
dimenticherebbe di amare se stesso” finì.
“
Intendi dire che c'è
posto per una sola persona dentro di me?” chiesi contrariato. E
Giò? Rebecca? Elisabetta? Nonna Lucia? Lei.
“ Ho
detto donne, non persone. Sta a te scegliere chi tra le due è quella
giusta” annuì seria.
“
Giovanni mi ha dato
il tuo stesso consiglio” sorrisi; nonostante i miei due amici
fossero estremamente diversi erano arrivati alla stessa conclusione.
“ Giò
è un ragazzo intelligente, anche se spesso nasconde quanto sia
profonda e ricca la sua anima” sorrise con sguardo sognante.
“ Ehi
ma.. da dove ti escono queste perle di saggezza?” la presi in giro
tornando a sorridere.
“ Mia
nonna mi ha sempre parlato così, credo di aver imparato da lei ad
essere..” si fermò per cercare una definizione adatta.
“
Diretta, ma senza
ferire. Attenta a tutto, ma senza essere invadente” sorrisi e lei
con me.
“
Grazie Ale” mi
abbracciò quasi commossa.
“
Grazie a te Carola”.
Io
e la mia ospite stavamo per metterci a letto quando sentimmo bussare
alla porta, entrambi ci girammo stupiti e andammo ad aprire,
precedendo nonna Lucia.
“ Chi
sarà a quest'ora?” si domandò Carola girando velocemente la
chiave nella toppa.
“ Giò!
Hai dimenticato qualcosa?” esclamai allarmato alla vista del mio
amico di sempre tutto trafelato.
“
Posso entrare?”
chiese con un filo di voce.
“
Giovanotto, vieni in
cucina. Ti offro un bicchiere d'acqua” lo trascinò mia nonna; noi
li seguimmo.
“ Si
può sapere perchè hai quella faccia sconvolta?” domandai una
volta seduti a tavola.
Il
mio amico bevve un lungo sorso dal bicchiere che mia nonna gli aveva
posto sotto il naso, poi cominciò “ Ero a correre con Pablo, ci
trovavamo più o meno di fronte al condominio di Chiara..” si
bloccò notando che il mio volto si era pietrificato al sentire quel
nome.
“
Chiara? Cosa centra?
Le è successo qualcosa?” lo bombardai di domande, completamente
preso dal panico.
“
Callate Alejandro,
callate” mi intimò severa Carola e con un cenno invitò Giò a
proseguire.
“ Ho
visto Agnese mollare una spinta violenta a Chiara e poi..” deglutì
“ urlare via nominando ad alta voce il nome Federico” terminò
torturandosi le mani.
“ E
Chiara?” chiesi in ansia.
“
Chiara ha sbattuto
contro un muro ed è rimasta a terra, dopo un po' si è rialzata e
dolorante è tornata dentro” posò lo sguardo su di me, non
sembrava aver intenzione di staccarlo.
“ Devo
andare da Chiara, adesso.” sibilai e in quel momento dentro di me i
sentimenti per Agnese si stavano evolvendo.
“ Dove
pensi di andare? È mezzanotte!” mi rimise a sedere Carola
cingendomi le spalle.
“ Ma
devo sapere!” insistetti.
“ Devi
parlare con entrambe. Aspetta domani” mi consigliò Giovanni.
“
Rimani qui stanotte”
lo invitò Carola.
Li
sorpresi scambiarsi sguardi dolci e pieni di significato. Chissà,
forse la giornata non era stata pessima per tutti.
Ehilàà!
Perdonatemi per il terribile ritardo ma, ammesso che sia possibile, ho avuto una specie di blocco delle scrittore.
Ho cercato di recuperare al danno con una One-shot, maa comunque scusate davvero.
Comuunque torniamo a noi :)
Lo
so, lo so. Avevo promesso ordine e ordine non c'è, ma questo
è quello che è riuscito ed io non rispondo più
delle
azioni di questi quattro pazzi sclerati D:
Spero comunque di non avervi deluso troppo
un bacio e alla prossima ( che spero per prima sia il più presto possibile)
Heavenly
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
Camminavo
col volto seminascosto dalla sciarpa accanto a Carola, stranamente
silenziosa.
Avevo
passato la notte in bianco a fissare la parete e le foto di famiglia
illuminate dalla luce fioca del corridoio. Non potevo girarmi perchè
dietro di me Giò e Carola stavano passando la notte in altro modo,
che non comprendeva affatto il dormire.
“ Sono
un po' agitato” mormorai posando lo sguardo su di lei.
“
Callate, andrà
tutto per il meglio” mi sorrise dolce.
“ Ehi
aspettatemi!” urlò correndoci incontro Giovanni, che era passato
per casa a prendere la cartella. Come si unì a noi il viso di Carola
sembrò illuminarsi di una nuova luce e subito ricominciò a parlare
radiosa come sempre.
“ Oggi
dovrai fare gli interrogatori” rise spensierato il mio amico.
“
Taci, sono un fascio
di nervi” borbottai nervoso.
“
Eccola!” esclamò
Carola indicando Chiara, che stava ferma davanti all'entrata
dell'istituto.
“ Vado
da lei?” domandai incerto ed entrambi annuirono.
Mi
incamminai velocemente in sua direzione e quando fui a pochi passi
dal raggiungerla il suo sguardo finalmente mi notò tra i tanti corpi
addormentati degli studenti.
“
Ale!” mi salutò
con un abbraccio, ma si ritirò subito come se fosse stato un gesto
troppo azzardato.
“
Tutto bene?” le
chiesi ansioso.
“ Si,
certo” puntò i suoi occhi smeraldo su qualcos'altro e questo suo
gesto mi fece capire che stava mentendo.
“
Cos'è successo ieri
sera tra te e Agnese?” domandai senza giri di parole.
Sobbalzò
e spalancò verso di me i suoi occhioni verdi.
“
C-come fai a
saperlo?” balbettò.
“
Giovanni vi ha
viste” risposi e la fissai cercando di farle capire che non me ne
sarei andato finché non mi avrebbe dato la risposta che volevo.
“ Ah”
sussurrò, mi parve terrorizzata all'idea di dovermi rendere
spiegazioni.
“
Dimmelo, ti prego”
supplicai.
“ Non
posso” mormorò flebile.
“ Dai”
insistetti.
“ No!”
continuò cocciuta.
“
Chiara!” sibilai.
“ Sono
andata a letto con Federico” disse in un urlo strozzato.
Mi
allontanai di qualche passo sconvolto, e la vidi scivolare senza
forze lungo la staccionata in ferro che delineava i limiti del
cortile scolastico.
“
Perdonami” mi
pregò tra le lacrime attirandomi a sé.
Mi
staccai da lei con più forza, tanto che la lasciai senza fiato.
“ Non
adesso” risposi freddo e la abbandonai al pianto dirigendomi in
classe, conscio che avrei passato cinque ore a fissarla e ad
immaginare ciò che mi aveva appena confidato.
Uscii
dalla classe fingendo un improvviso malessere, non per sfuggire
all'interrogazione di inglese della Signorini, ma per prendere una
boccata d'aria pulita. Il respiro di Chiara sembrava prevalere sugli
altri, premere per entrarmi dentro e rodermi il fegato.
Mi
sedetti accanto all'infermeria, poco lontano dal bagno.
Guardai
di qua e di là senza interesse, in attesa di qualcosa o qualcuno; in
realtà non sapevo cosa o chi aspettarmi, attendevo e basta.
“ Ehi,
stai male?” domandò una voce angelica alle mie spalle.
Mi
voltai di scatto e scoprii che Agnese si era avvicinata a me; teneva
le braccia incrociate e i suoi occhi brillavano di una luce
falsamente allegra.
“ Un
po'” mentii abbassando lo sguardo.
“
Posso sedermi?”
chiese indicando uno spicchio di panca rimasto libero.
Annuii
e le feci posto.
“ So
che non è il momento più adatto ma..” abbozzò e subito capii
dove voleva parare.
“ Non
la so la tua risposta Agnese” risposi.
“ Ok”
sussurrò scompigliandosi i capelli e sorridendomi imbarazzata.
“
Posso chiederti una
cosa?” domandai, era giunto il momento del suo interrogatorio.
“
Spara” sorrise.
“ Ieri
sera Giovanni ti ha vista spingere Chiara e urlarle contro”
mormorai senza il coraggio di guardarla in faccia.
La
sentii rabbrividire grazie al leggero contatto dei nostri corpi.
“ Hai
già parlato con Chiara?” rispose con un'altra domanda.
“ Si”
risposi.
“ Sai
tutto quello che è necessario sapere allora” sospirò.
“ Ma
tu, cosa centri?” chiesi cauto.
“
Centro” mormorò.
“
Perchè?”.
“ Non
lo so, mi sentivo coinvolta. Avevo la sensazione di dover far capire
a Chiara che stava sbagliando, che stava perdendo te” finì ed
entrò nei miei occhi cristallini.
“ Ma
perchè hai reagito così? Non capisco..” si, ora mi sentivo
davvero un poliziotto.
“
Perchè non sopporto
che tu possa soffrire” sussurrò e corse via, lasciandomi di nuovo
solo.
“ Ti
va di fermarti qui con noi?” mi invitò Giò al termine delle
lezioni.
“ No,
grazie. Devo studiare” mi giustificai, ma in realtà avevo voglia
di starmene da solo.
“ Ci
vediamo stasera allora” mi sorrise Carola.
I
due si presero per mano e si diressero verso il centro, mentre io mi
incamminai verso la stazione.
Una
volta arrivato mi sedetti sotto una pensilina ad aspettare il mio
autobus.
“ Hola
amigo!” esclamò qualcuno venendomi incontro.
Con
il sole invernale che lo colpiva non riuscivo a distinguere bene i
suoi lineamenti e nemmeno a riconoscere la sua voce. Quando mi fu
abbastanza vicino però mi resi conto di chi fosse: Federico.
“
Ciao” sibilai.
“
¿Todo
bien?” mi domandò mollandomi una spinta.
“ Ehi,
piano! No, non va bene” gli urlai contro.
“ Che
ti prende amigo? Hai avuto una delusione d'amor?” scherzò.
Non
avevo idea di cosa mi passasse per la testa in quel momento; il mio
braccio destro si alzò da solo e mollò un pugno dritto sulla
guancia del ragazzo.
“ Ma
sei impazzito? Che ti ho fatto!” esclamò portandosi le mani al
viso.
“ Sei
andato a letto con Chiara!” urlai e gli diedi un calcio.
“
Estàs loco! Cosa
centri tu? Lei può andare a letto con chi vuole” mi spintonò.
“ No!
Non con te..” sibilai andandogli di nuovo incontro.
“ Non
è di tua proprietà” urlò e mi bloccò le spalle “ Sei
stressato Alejandro, tornatene a casa e fingiamo che non sia mai
successo niente” disse con i muscoli contratti, evidentemente stava
cercando di trattenere la rabbia.
Presi
la cartella e accelerai il passo per allontanarmi il più possibile
da lui; sentivo il suo sguardo puntato addosso e il mio respiro
affannato mi ricordava continuamente quell'improvvisa violenza.
Rientrai
in casa verso tardo pomeriggio e rimasi sorpreso nel vedere Carola
studiare invece che passare il suo tempo con Giovanni.
“ Come
mai già a casa?” domandai.
“
Fortuna che il
signorino doveva studiare” ignorò la mia domanda e posò il mento
sullo schienale del divano.
“ C'è
stato un imprevisto” spiegai vago.
“ Che
genere di imprevisto?” mi chiese curiosa.
Sbuffai
alzando gli occhi al cielo, ormai non potevo più tacere nulla a
Carola. Era diventata come una sorella per me.
“
Federico” sibilai
fremendo ancora per la rabbia.
“ Che
gli hai fatto?!” sobbalzò preoccupata.
“ Non
sono riuscito a controllarmi. È tutta la mattina che me lo immagino
con Chiara” cercai di spiegare il perchè della mia reazione, ma mi
rendevo sempre più conto del mio errore.
“
L'hai picchiato”
scosse la testa delusa “ Ti facevo più maturo Alessandro”.
“ Ma
Carola cerca di capirmi..” tentai di rimediare.
“ Io
cerco di entrare nella tua testa Alessandro, ma tu non puoi
arrabbiarti perchè Agnese si fa strane idee su il tuo rapporto con
Chiara e allo stesso tempo perchè Chiara è andata a letto con
Federico” mi rimproverò.
“ Non
hai idea della confusione che ho in testa” portai le mani al volto,
ero quasi sul punto di esplodere.
“ E
invece sì, un'idea me la son fatta. E so anche dirti come porre fine
a tutto. Fai la tua scelta” mi ordinò scuotendomi leggermente le
spalle.
“ Fai
la tua scelta” mi ripetei mentalmente e forse era arrivato davvero
il momento di farla.
Buonasera anime :)
Eccomi di nuovo qui a proseguire con Agnese.
Ebbene
sì, siamo arrivati all'ottavo capitolo e per il nostro
Alessandro è arrivata l'ora di darsi una svegliata! v.v O
no?
Siamo agli sgoccioli gente.
E
mentre è sempre più probabile l'uscita di una One-shot su
Giovanni e Carola, il nostro caro racconto madre potrebbe terminare nel
giro di pochi capitoli.
Sarete contenti no?! :D
Ora
che altro c'è da dire.. Ah sì, il capitolo è un
pò cortino ma il prossimo sarà succosissimo di
novità e credo che vi piacerà decisamente di più
:)
Un abbraccio e a presto
Heavenly
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
Pov.
Agnese
Vieni
qua, vieni qua, che ti dovevo dire
tutte quelle cose che, cose
che, non hai voluto sentire, soffrire, godere o finire.
Vieni qua,
vieni qua, sempre la stessa storia
un equilibrio stabile,
instabile, che crolla al vento di una nuova gloria, l'amore si
odia.
Ah, se fosse così facile, ah, se fosse ancora innamorato di
me (…)
L'amore si odia –
Noemi e Fiorella Mannoia
“ Ma
tu, cosa centri?” chiese cauto.
“ Centro”
mormorai
“ Perchè?”.
“ Non
lo so, mi sentivo coinvolta. Avevo la sensazione di dover far capire
a Chiara che stava sbagliando, che stava perdendo te” finii e mi
immersi nei suoi occhi cristallini
“ Ma
perchè hai reagito così? Non capisco..” lo imbarazzava condurre
quell'interrogatorio, ma il desiderio di sapere lo spingeva a
continuare.
“ Perchè
non sopporto che tu possa soffrire” sussurrai e corsi via, incapace
di sostenere un attimo di più tutta quella tensione.
Mi
lasciai scivolare lungo la parete fredda del bagno e sentii le prime
lacrime bagnarmi il viso.
Scappare
era sempre stato il mio forte. Sfuggire alle tensioni, alle
spiegazioni, alle risposte e ai dolori, niente che mi fosse mai
riuscito meglio.
Molti
l'avevano interpretato come una parte del mio carattere riservato e
misterioso; per me era frustrante non riuscire a trovare il coraggio,
per una volta, di espormi e rischiare.
Al
diavolo se fossi finita per soffrire, fa parte della vita anche il
dolore. Ma era inconcepibile per me affrontare una situazione di
petto, senza aver prima meditato sul come comportarmi.
E
così era stato. Mi ero avvicinata in punta di piedi ad Alessandro,
avevo bussato alle porte del suo cuore ed ero fuggita. L'avevo
illuso, preferendo il suo dolore al mio.
“
Cazzo” sussurrai
passandomi le mani tra i capelli.
Perchè
per una volta non riuscivo ad essere “Chiara”?.
Mi
asciugai le lacrime, non era da me piangere. In fondo me l'ero
cercata.
Mi
alzai e rimasi ad osservare il mio volto allo specchio. Sarebbe stato
pallido se non fosse stato per i leggeri sentieri rossi che avevano
lasciato le lacrime sulla mia pelle delicata.
“
Agnese” mi fece
sobbalzare una voce familiare.
Mi
voltai, fregandomene dell'espressione distrutta del mio viso.
“
Oddio, che è
successo?” mi venne incontro preoccupata.
Non
so come riuscì a spuntarmi un sorriso; Chiara era davvero il
massimo, anche dopo la sfuriata di qualche giorno prima era pronta a
consolarmi.
“ Non
ti ho mai vista così, che hai?” insistette non avendo ricevuto
risposta.
“
Nulla, è una
stupidaggine” feci spallucce.
“
Niente di tanto
stupido avrebbe potuto rovinare così il tuo viso” sorrise e mi
fece sedere insieme a lei a terra.
“ Lui”
sospirai consapevole che le avrei rifilato una pugnalata “ Sempre
lui”.
La
sentii irrigidirsi al solo pensiero, ma poi tornò a preoccuparsi di
me.
“
Vorrei parlare con
te di quello che è successo Sabato..” accennò incerta.
Annuii
e subito rividi come se stesse riaccadendo la scena..
“ Chiara!
Aprimi subito!” urlai in preda alla rabbia.
“ Si
arrivo” strillò la sua voce allarmata e in cinque secondi me la
ritrovai davanti.
Fui
più volte sul punto di tacere, di scappare.
“ Che
c'è?” sbottò guardandomi interrogativa.
“ Gira
una voce” sibilai.
“ Non
ti seguo, scusa” rise nervosa.
Mi
irrigidii, infastidita dal suo comportamento scorretto.
“ Federico,
ti dice niente?” mi controllai.
“ Continuo
a non capire” mormorò spostando lo sguardo, sfuggendo dal mio
fisso sul suo.
Ormai
non sentivo più il desiderio di andarmene, di mettere la coda tra le
gambe e rimanere nel silenzio.
“ Smettila
di fare la stupida, lo sa mezzo gruppo ormai che sei stata a letto
con Federico” le rinfacciai riferendomi alla compagnia coinvolta
nel progetto di scambio.
“ Chi
te l'ha detto?” spalancò gli occhi terrorizzata da chissà quale
pensiero.
“ Non
importa da chi l'ho saputo, ma quello che hai fatto! Hai provato a
pensare anche solo per un momento a come reagirà Alessandro quando
lo saprà?” le domandai curiosa di sapere come se ne sarebbe
uscita.
“ Taci!
Ale non lo deve sapere..” sibilò accorciando le distanze.
“ Non
pensare che starò zitta!” dissi fuori di me.
“ Ti
fa comodo comportarti così adesso” disse sprezzante.
Non
riuscivo a credere che la mia amica più fidata fosse arrivata a
pensare questo di me. Mossa dall'ira non riuscii più a controllare
parole e azioni, le mollai una spinta violenta facendola finire a
terra.
“ Sei
una troia, ecco cosa sei!” sibilai.
“ É
soltanto colpa tua se Alessandro non sta con me, sei sempre stata
brava ad intrometterti in questioni che non ti riguardano!”
continuò con voce rotta dal pianto.
“ Tu
non sai quello che dici Chiara, non meriti nemmeno che Alessandro ti
guardi” scossi la testa delusa.
“ Non
voglio più vederti, vattene!” mi urlò tentando di rialzarsi.
Corsi
via con le lacrime agli occhi, sfinita da quelle urla e da quelle
parole uscite così, senza crederci davvero al loro significato.
“
Scusami Chiara, ho
detto cose che non pensavo” abbassai lo sguardo.
“ No,
hai ragione. Non merito nemmeno che Ale mi guardi” sospirò.
“ Che
dici! Siamo tutti e tre molto confusi, è colpa di tutti e di
nessuno..” i ruoli sembravano essersi invertiti, prima lei tentava
di consolare me e ora io cercavo di farle tornare il buonumore.
“ Già,
chissà come starà soffrendo in questo momento” pensò ad alta
voce massaggiandosi le tempie.
“ Si
sistemerà tutto vedrai. Soltanto, promettimi che non litigheremo mai
più come abbiamo fatto” sorrisi flebile tendendole il mignolo.
Rise,
di una risata leggera, rilassata e spensierata. Adesso sì,
riconoscevo la Chiara di sempre.
“ Tu
non hai fame?” mi chiese cambiando del tutto argomento.
Alla
fine Chiara rimaneva l'unica insieme alla quale ero in grado di
abbattere i blocchi del mio carattere.
“ Non
pensavo fosse già l'una!” esclamai stupita “ Certo, andiamo a
prenderci qualcosa” e l'aiutai ad alzarsi.
Ma
come ci avvicinammo all'uscita del bagno entrò Rebecca, con aria
preoccupata.
“
Chiara! Finalmente
ti ho trovata!” esclamò.
“ Che
succede?” domandò curiosa la mia amica.
“ Mi
ha appena chiamata la mia ospite, Lisa, dice che Federico e
Alessandro stanno discutendo” sembrò bloccarsi, come se per lei
fosse difficile proseguire “ Stanno discutendo per te” finì.
Rimasi
interdetta e fissai Chiara, che a sua volta era rimasta a bocca
aperta.
“ E
Ale come sta?” domandò in ansia.
“ Si
sono dati una calmata, per fortuna” rispose Rebecca.
Chiara
si lasciò scappare un sospirò di sollievo. Mi sentivo esclusa dalla
conversazione, ma non me ne importava molto, contava che fosse
arrivato per me il momento di farmi da parte.
Alessandro
si stava battendo per Chiara, non avevo più motivo di combattere la
mia di battaglia, la cosa più saggia da fare era sventolare bandiera
bianca.
Certo,
non sarebbe stato facile riporre in un angolo quella sfilza di
fantasie che avevo segretamente ricamato attorno all'immagine del suo
volto, ma dovevo farlo. Per lui, per Chiara.
“ Io
e lui dobbiamo parlare seriamente” affermò seria.
“ Ci
sarete stasera alla festa di “ Fine scambio”? Potrebbe essere
un'occasione per chiarire..” propose Rebecca, ma ancora sembrava
che le parole le uscissero amare.
“ Che
ne dici Agnese?” chiese la mia opinione Chiara.
“ Eh?”
venni risvegliata dai miei ragionamenti confusi.
“
Andiamo alla festa
stasera?” sorrise.
“
Certo!” risposi
fingendomi serena.
Se
dovevo dimenticare Alessandro non sarebbe certo stato facile
cominciare con l'assistere alla sua riappacificazione con la mia
amica, ma prima o poi sarebbe dovuta avvenire e l'avrei accettata.
Volente o nolente.
Mai
prima di quel momento mi sentii tanto stupida per aver perso
l'occasione di stare con quel che ritenevo l'amore della mia vita.
Ebbene sì, sono tornataaa :D
Sarete a dir poco arrabbiati con la sottoscritta per l'imperdonabile assenza.
Peròò
c'è stato un lungo, lunghissimo temporaneo smarrimento della mia
vena creativa e quindi niente da fare, non son riuscita a buttar
giù una frase che mi piacesse.
Ma
l'importante è che io sia riuscita a ritrovare il filo del
discorso e un pò delle mie "abilità", se così si
possono chiamare, nella scrittura.
Beh, che
dire d'altro. Ah sì! Credo di aver chiarito un pò la
situazione presentandovi, per la prima volta, un capitolo dal punto di
vista di Agnese *-*
Insomma,
lei che è così misteriosa in realtà si è
dimostrata l'opposto. La semplicità fatta a persona, ma con
dentro quella testolina un caos primordiale! v.v
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ( Se si lasciate commento, se no lasciate commento xD )
Aspetto
i vostri pareri e ringrazio le lettrici e i lettori che continueranno a
seguirmi nonostante tutti i miei ritardi e le mie pessime scuse ^^"
Un abbraccio da orso :3
Heavenly
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Penultimo capitolo
Alessandro.
“ Siamo arrivati”
urlai cercando sovrastare il casino formatosi all'interno della Panda
di mia madre.
Giovanni, Carola e
Pablo stavano sui sedili posteriori stretti come sardine. L'ospite
del mio amico non aveva smesso un attimo di ricordare tutti i bei
momenti passati insieme a Giò, il quale seguiva il suo discorso poco
attentamente, troppo attirato dallo scollo del vestito di Carola.
“ Piccola chiudi
lo specchio” le disse ad un certo punto con un sorriso smagliante.
“ Perchè?”
sibilò la mia amica, fulminandolo con i suoi due occhioni neri messi
in risalto dal rimmel.
“ Non devi farti
bella per nessuno, stai con me!” cinguettò allegro.
Carola rimise nella
borsetta i trucchi e incrociò le braccia mettendo il broncio.
“ Accosta qui
mamma” indicai, ritornando a prestare attenzione alla strada.
“ Mi raccomando
ragazzi. Niente alcool, niente pastiglie, niente sesso, niente..”
cominciò lei prima che scendessimo.
“ Si fidi di noi
Elisabetta! Siamo tutti bravi ragazzi!” le fece l'occhiolino
Giovanni.
“ Mamma dai..”
sbuffai.
“ Carola, ti
prego. Controllali tu!” rise e la mia ospite con lei.
La casa di Rebecca
era più grande di come l'aveva descritta e decisamente adatta ad
ospitare folle di adolescenti scalmanati. Lo stile minimalista
regnava su tutte le stanze; i mobili erano molto semplici e
monocolori, il più delle volte privi di soprammobili. Solo ogni
tanto sulle pareti o su alcuni cassettoni vi erano alcune fotografie,
delle quali era spesso protagonista Rebecca.
“ Vi stavamo
aspettando ragazzi!” ci raggiunse raggiante la nostra compagna.
Rebecca era stata
un'esplosione di colore in quella casa monocromatica; indossava un
abito a palloncino rosso sgargiante e le sue labbra carnose
sembravano urlare “baciami!”.
“ Bella! Casa da
paura eh!” esclamò Giò dandole il cinque.
“ Grazie, e voi
che ne pensate?” ci chiese.
“ Hai una casa..
wow!” rispose al posto mio Carola.
“ Gracias!
Seguitemi, gli altri sono in giardino” disse facendoci strada.
Come uscimmo l'aria
fresca di fine primavera arrivò a sfiorarmi il viso. Il profumo dei
fiori e quel colore verde acceso della vegetazione sembrava entrarti
dentro e riportarti a quei giardini tipici della Sicilia.
Sul fondo vi era un
terrazzo che molto probabilmente si affacciava sulla strada
sottostante, ma ad attirare la mia attenzione fu una panchina
isolata. Decisi immediatamente di andarmi a sedere lì.
Lasciai, come ormai
era abitudine, che i miei pensieri scorrazzassero liberi e si
innamorassero anch'essi di quel profumo inebriante.
“ Come mai stai
qui tutto solo?” mi fece sobbalzare Rebecca con la sua voce
squillante.
“ Oh nulla, non mi
va di ballare” feci spallucce.
Dopo ormai tre anni
di conoscenza avevo capito che Rebecca era una di quelle persone che
sapevano leggerti dentro, me ne aveva già dato prova.
“ Non ci credo”
scosse la testa facendo danzare i suoi ricci neri, poi prese posto
accanto a me.
“ Immaginavo”
sospirai con un sorriso sconfitto.
“ É
per Chiara?” mi domandò facendosi seria.
“ Anche”.
“ E per Agnese
scommetto” concluse con un sussurro.
“ Come fai a..”
la guardai confuso.
“ Ascoltami
Alessandro, indipendentemente dal fatto che mi sei sempre piaciuto e
continui a piacermi, ascoltami”
“ S-si”
balbettai pietrificato.
“ Qui mi sembra
che l'abbiano capito tutti che devi prendere una decisione, tutti
tranne te” riprese fiato “ L'amore non è premeditazione, l'amore
è sapere cogliere il momento giusto. Carpe diem, capisci?”
continuò prendendomi le mani.
Annuii.
“ Ma se arrivo
tardi?” sussurrai imbarazzato.
“ Non ho ancora
finito. Potrai fartelo scappare il tuo momento Ale, ma poi per una
serie assurda di coincidenze riuscirai a rimediare. Potrai credere di
averlo finalmente trovato, o di averlo perso per sempre. Ma non lo
perderai l'amore vero” finì con il fiatone e rimase incantata
dalla mia espressione perplessa.
“ Ma..”
mormorai.
“ Lo so, ho
mandato all'aria quello che poteva essere il nostro momento. Ma vuoi
sapere perchè l'ho fatto?” mi domandò esigendo un mio “si”.
“ Perchè?”
chiesi con la gola secca e un'ansia crescente.
“ Perchè non è
con me che devi stare” sussurrò abbassando per la prima volta lo
sguardo.
“ Rebbe io..”
cercai di consolarla.
“ No, non serve”
mi sorrise asciugandosi una lacrima e poi corse via tornando a
ballare insieme a tutti gli altri, sfoggiando nuovamente il suo
sorriso radioso.
“ Grazie”
sorrisi.
A metà serata
iniziarono ad arrivare gruppetti di ragazze in abito da sera seguite
da uno stuolo di accompagnatori scodinzolanti. Fu in quel momento che
la vidi.
Era bella da star
male, Chiara. Indossava un abito verde smeraldo abbinato ai suoi
gioielli più preziosi: gli occhi.
Mi salutò con un
cenno, ma non sembrò avere intenzione di venirmi incontro.
Mi morsi le labbra,
in collera con me stesso per come mi ero comportato con lei..
“ Sono
andata a letto con Federico” aveva confessato con voce rotta dal
pianto.
Mi
ero allontanato di qualche passo sconvolto, mentre lei si lasciava
cadere senza forze lungo la staccionata in ferro che delineava i
limiti del cortile scolastico.
“ Perdonami”
mi aveva pregato tra le lacrime attirandomi a sé.
Mi
ero staccato da lei, lasciandola senza fiato.
“ Non
adesso”avevo risposto freddo e l'avevo abbandonata al pianto
dirigendomi in classe, consapevole che avrei passato cinque ore a
fissarla e ad immaginare ciò che mi aveva appena confidato.
“ Ale,
tutto ok?” Giò mi riportò al presente.
“ Si
si” risposi distratto.
“ Non
è che il drink ha già fatto effetto?” rise mollandomi un pugno.
“ Che
dici!” risposi spingendolo.
“
Sarà, ma sembri
essere su un altro pianeta” mi fissò serio.
“ Ho
visto Chiara” spiegai.
“
C'avevo visto giusto
allora!” esclamò.
“
Perchè non viene da
me?” piagnucolai.
“ E
dai, piantala!” sbuffò.
Mi
zittii rendendomi conto che anche io avrei trovato ridicolo e noioso
un ragazzo, brillante e piacente, che si strugge continuamente per
amore. Dovevo darci un taglio.
Chiara
“
Mammaa!”strillai
in preda al panico.
Non
era affatto da me perdere ore davanti all'armadio, ma quella sera
ogni particolare andava studiato. Avrebbe potuto fare la differenza.
“ Che
c'è tesoro?” chiese facendo capolino da dietro la porta.
“ Non
ho nulla da mettermi per la festa di questa sera” borbottai.
“
Sicura di sentirti
bene? Hai sbattuto la testa da qualche parte, vero?” si avvicinò
preoccupata “ L'ho sempre detto io che sei nata goffa e maldestra
come tuo padre!” sbuffò divertita.
Nominare
papà non era più causa di silenzi e battibecchi, ci scherzavamo
ormai.
“ Non
credi possibile che per una volta voglia essere bella anch'io?”
risi, sciogliendomi la coda di cavallo.
“ Ma
tu sei sempre bella piccola! Mi sembra impossibile però di non
averti mai comprato un vestito elegante” scosse la testa e si mise
a frugare tra i cassetti.
“ Sono
stata io a non volere che i vestiti eleganti entrassero nel mio
armadio” le spiegai.
“
Dovrei avere
comunque una cosuccia carina da qualche parte” bisbigliò tra sé e
sé.
Sparì
e un attimo dopo tornò con, tra le mani, un meraviglioso abito
verde smeraldo.
“ Ma
è stupendo!” esclamai “ Non l'hai mai indossato!”.
“ Non
ne ho più avuto l'occasione e per l'età che ho sarebbe troppo
azzardato farlo” sorrise.
“
Sciocchezze!” risi
e subito mi spogliai per provarlo.
“
Sembra che l'abbiano
cucito su misura per te, è perfetto!” disse compiaciuta.
“ Già,
è quello giusto” risposi soddisfatta.
Una
volta terminati trucco e acconciatura corsi in cucina per sfilare
davanti a mamma, che però sorpresi impegnata in una conversazione
telefonica.
“ Mi
dispiace davvero molto, vi sareste divertite di più insieme”
sospirò mia madre dispiaciuta.
“ Che
succede?” chiesi spontaneamente senza aspettare che riattaccasse.
Mi
fece cenno di attendere.
“
Certo, Agnese, le
chiederò scusa da parte tua. Vedi di rimetterti in forze, mi
raccomando!” sorrise e terminò la telefonata.
“
Allora?”
ridomandai.
“
Agnese non si sente
bene, preferisce non venire questa sera” mi spiegò osservandomi
attentamente, forse stava cercando di prepararsi alla mia reazione.
Per
un attimo soltanto mi balenò per la mente che fosse tutta una finta.
La mia amica era follemente innamorata di Alessandro e probabilmente
aveva pensato bene di evitare situazioni spiacevoli.
“ Che
peccato!” sospirai ricacciando indietro tutti quei pensieri
cattivi.
“
Sbrighiamoci adesso!
Altrimenti arriverai in ritardo” mi incitò allarmata mia madre,
sembrava lei l'adolescente tra le due.
Durante
il tragitto in auto cercai di prepararmi qualcosa che assomigliasse a
un discorso, ma i risultati furono scarsi dato che mamma continuò a
parlarmi della festa per tutto il tempo, dimostrando di saperne più
di me.
Volevo
chiarire tutto con Alessandro, anche se sapevo che l'amicizia di un
tempo era ormai sepolta sotto un poco trascurabile ammasso di
ricordi.
“
Dovremmo esserci”
disse mia madre allegra.
“
Grazie mille, ti
chiamo più tardi” l'avvisai mentre scendevo.
“ Stai
attenta!” esclamò ricordandomi la serie infinita di avvertimenti
che mi aveva fatto prima di partire.
Rebecca
mi fece entrare in casa sua e mi accompagnò verso il giardino dove
c'erano tutti, addirittura studenti che non avevano partecipato allo
scambio.
Appena
misi piede sulla veranda, che precedeva quell'enorme distesa di
verde, incontrai il Suo sguardo attento. Non potei fare a meno di
salutarlo, ma preferii non andargli incontro. Non mi sentivo ancora
pronta per intavolare un discorso di senso compiuto e soprattutto
convincente.
“
Chiara!” mi salutò
Carola, che a quanto pare era già leggermente brilla.
“
Carola! ¿
Como estas?” sorrisi nervosa.
“ Muy
bien! Ti vedo un po' rigida tesoro, che ti prende?” mi chiese
alzando un sopracciglio sospettosa.
“ Sono
un po' nervosa, non sono mai stata ad una festa” risi imbarazzata “
Tutto qua” mentii.
“
Vieni con me, so io
come farti sciogliere un pochino” rise maliziosa “ Almeno con me
ha funzionato!”.
“ Non
ti riconosco più” risi “ Sicura di essere la Carola posata che
pensavo di conoscere?”.
“
Claro! Bevi!” mi
ordinò passandomi un bicchiere che emanava un odore nauseante di
alcool.
“
Ma..” mormorai
poco convinta.
“ Dai”
mi incitò iniziando a raggiungere la pista.
Buttai
giù quella roba tutta d'un fiato e le corsi dietro facendomi spazio
tra i corpi di alcuni amici.
Avevo
bisogno di concentrarmi e invece quella bibita mi aveva fatto
l'effetto contrario. L'unica cosa che avevo in mente in quel momento
era ballare fino a non sentirmi più le gambe.
Alessandro
Dopo
il cenno indifferente di Chiara ero rimasto a bordo pista assumendo
un'espressione delusa, che Giovanni non aveva aspettato a definire
“faccia da funerale”.
Cercai
in un angolo remoto della mia mente le parole confortanti di Rebecca,
ma non ebbero l'effetto sperato.
Poi,
come le caselle dei virus che ogni tanto spuntano sullo schermo del
PC, mi era apparso il volto angelico di Agnese. Anche lei pretendeva
un chiarimento, nemmeno il mio angelo in quel momento mi aiutava a
sorridere.
Mi
allontanai dalla pista da ballo, stordito dall'alcool che Giovanni
aveva continuato a rifilarmi per non sentirsi solo, e presi posto su
quella che ormai era diventata la mia panchina.
“ Ehi
eremita!” rise qualcuno alle mie spalle e subito riconobbi la voce.
“
Chiara” le sorrisi
voltandomi.
“ Non
balli?” mi chiese piegando la testa da un lato e lasciando che il
suo collo sottile facesse capolino da sotto quella coltre di capelli
biondi.
“ Non
mi va, non sono un bravo ballerino” mormorai imbarazzato.
“ Via!
Non ti giudicherebbe nessuno” continuò ritagliandosi un po' di
spazio accanto a me.
“ Non
mi va comunque” borbottai e mi accorsi di quanto assomigliassi ad
un bambino capriccioso.
“
Tanto meglio. Io e
te dobbiamo parlare, no?” mi sorrise apparentemente tranquilla.
Quella
panchina sembrava essere diventata il mio confessionale e tutti gli
attori della mia vita venivano uno alla volta a regalarmi le loro
perle di saggezza.
“ Non
so” feci spallucce, non mi pareva di avere niente da dirle.
“ Fa
niente, sono io che ho qualcosa da farti sapere. Forse non seguirà
il filo logico che mi ero prefissata, perchè l'alcool giocherà la
sua parte stasera..” rise e le sue guance si colorarono di rosa.
“
Dimmi” la invitai
ad iniziare.
“ Non
lo so perchè sono andata a letto con Federico. Io amo te, lo giuro.”
si fermò per schiarirsi la voce “ Ci sono dei momenti in cui però
la Chiara follemente innamorata di te viene oscurata da un altro lato
di me” sorrise abbassando lo sguardo.
“
Un'altra Chiara?”
domandai confuso.
“ Un
specie. Si fa avanti pian pianino e mette a tacere la Chiara di
sempre. È come se a volte mi stancassi di amarti, mi stancassi di
un'amore non corrisposto” finì.
“
Q-quale delle due
Chiara ha la meglio?” balbettai in ansia.
“ É
questo il problema, nessuna delle due ha ancora prevalso sull'altra”
sbuffò.
“ Non
è..” cercai di articolare una frase che non fosse offensiva “
Non è molto normale” tipico da me, delicatezza sotto le scarpe.
Rise,
ma riconobbi la sua risata imbarazzata, quella di quando si sentiva
fuori posto.
“ Mi
pare che anche tu sia parecchio confuso” tornò seria.
“ Già”
annuii.
“
Forse siamo soltanto
noi due che dobbiamo scegliere. Agnese è la vittima, lei non può..”
cercò di trovare il termine adatto.
“ Lei
non ha possibilità di cambiare le cose, né di influenzarle. Sta a
noi decidere come dovrà andare a finire” sospirai d'accordo con
Chiara.
Lei
si scostò una ciocca di capelli biondi e lasciò che i suoi occhi
smeraldo scintillassero sotto la luce della luna. Non avevo visto
male, era davvero bella da morire.
“
Posso fare una
cosa?” mi guardò pretendendo un “si”.
“
Io..” cominciai
titubante.
“
Voglio un si o un
no” mi bloccò.
“ E
va bene. Si” annuii.
Fu
più veloce di un battito di ciglia quel bacio. Fu leggero, dolce,
fugace. Sembrava farcelo capire che non faceva per noi il “per
sempre”, ma allo stesso tempo voleva farcelo sperare. Ed almeno io,
stupido, ci sperai.
Buonasera gente! :)
Immagino starete guardando lo schermo leggermente delusi da tutte le mie promesse non mantenute.
In effetti avevo promesso che sarei stata più voloce, quasi puntuale. E invece così non è stato :(
Non trucidatemi per questo! D:
Tornando
alla cosa più importante, cioè la storia, vi avviso che
questo è il penultimo capitolo. Il prossimo, purtroppo o per
fortuna, sarà l'ultimo.
Non
mi soddisfa molto il fatto di aver cambiato la focalizzazione negli
ultimi capitoli, ma altrimenti sarebbe rimasto tutto troppo vago ed
impreciso.
Spero comunque di non avervi deluso.
Un abbraccio :)
Heavenly
|
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Capitolo 12 *** Ultimo capitolo ***
Ultimo capitolo
Alessandro
Sembra facile,
invece
non lo è quasi mai
chiudi gli occhi se ami davvero
non ti dirò
segui il sentiero
sarò, io sarò, luce nel cielo
quando
penserai: "io non ci vedo"
non lo perderai l'amore
vero.
Lo canterai, lo scalderai
dal freddo e il gelo
e
lotterai, sì lotterai
perchè sia vero.
Sembra
facile,
invece non lo è quasi mai
non si svela un
mistero
quando penserai: "io non ci vedo"
non lo
perderai l'amore vero.
Lo canterai, lo scalderai
dal freddo
e il gelo
e lotterai, sì lotterai
perchè sia vero.
Cesare
Cremonini e Malika Ayane- Hello!
Sollevai
l'ultima cassa di bibite dal furgoncino della parrocchia e mi voltai
diretto verso l'ingresso delle palestra. Accanto a me Giovanni aveva
fatto lo stesso e mi precedeva di qualche passo.
Era
arrivato l'ultimo giorno dello scambio con gli studenti di Barcellona
e nell'aria già si respirava la tristezza degli addii.
Alcuni
studenti erano già partiti tra pianti disperati e pacche sulle
spalle, altri invece aspettavano ancora il volo successivo previsto
per la sera.
“ É
strano rimanere in silenzio con te accanto” sorrisi al mio amico.
“ Non
sono dell'umore oggi” fece spallucce.
“
Immagino sia per
Carola, no?” aspettai la conferma che subito mi arrivò dai suoi
occhi sull'orlo del pianto.
“
Spiegami come devo
fare Ale!” disse con tono di voce troppo alto, tanto che altri due
ragazzi di fronte a noi si voltarono incuriositi.
“
Fatevi gli affari
vostri!” sibilai prendendo Giò per un polso.
Lo
trascinai verso il giardino della scuola infischiandomene del lavoro
in cui fino a pochi minuti prima eravamo impegnati.
“
Ascoltami”
cominciai “ Tu l'ami davvero, ti si legge negli occhi. Non credere
a chi ti dice che non funzionerà, che i rapporti a distanza lacerano
l'amore. Non provare a crederci. Non ti ho mai visto così innamorato
Giò, lei potrebbe essere quella che entrambi stiamo cercando”
terminai con il fiatone. Lui mi osservava perplesso, o forse
semplicemente pensieroso.
“ Si
l'amo più di quanto io abbia mai amato nessun altra” confermò a
se stesso.
“ Lo
sai” gli poggia una mano sulla spalla.
“ Non
sarà la distanza a dividere due cuori innamorati. Glielo devo dire,
lo deve sapere!” correva già verso una meta non ancora definita.
Correva perchè aveva troppe cose da dirle e temeva di
dimenticarsele, anche se sapeva benissimo che sarebbe stato
impossibile.
Risi
e lo salutai con la mano.
Mi
rimisi al lavoro sperando che i ragazzi avessero terminato la parte
più dura.
“
Ale!” mi chiamò
uno di loro appena mi vide.
“
Si?”.
“ É
passata di qui Chiara, sembrava di fretta. Voleva parlarti” disse.
“
Dov'è andata ora?”
domandai con una strana sensazione indosso.
“ Si
sarà fatta accompagnare da un'amica, mi ha lasciato il messaggio e
poi è salita in una Punto nera” mi rispose cercando di capire
perchè mi interessasse tanto.
“
Grazie” mormorai “
Senti, avete ancora bisogno di me qui?” chiesi.
“ Ce
la caviamo, vai pure!” mi rispose, forse aveva percepito la mia
ansia.
“
Bene. Grazie mille!”
dissi sbrigativo e corsi via, proprio come pochi minuti fa aveva
fatto il mio migliore amico.
Salii
sul mio motorino e sfrecciai in direzione della casa di Chiara,
sperando di trovarla lì.
“ Chi
è?” chiese sua madre al citofono.
“
Salve Antonia, sono
Alessandro” risposi “ C'è Chiara?”.
“ É
passata a prendere le valige circa mezz'ora fa” e mi aprì il
portone del condominio come se già sapesse che sarei salito.
“
Valige?” domandai
confuso.
Corsi
velocemente i trenta scalini che mi dividevano dall'appartamento di
Chiara ed entrai senza chiedere permesso.
“ Ale,
pensavo che Chiara te l'avesse detto” mi venne incontro dispiaciuta
Antonia.
“
N-non ci capisco più
nulla” scossi la testa.
“
Chiara è partita.
Per la Spagna”.
Quell'ultima
parola rimbombò per qualche minuto dentro la mia testa, mi sconvolse
a tal punto che mi sentii mancare.
“ Mia
sorella vive lì da circa vent'anni e si è dimostrata disponibile
all'idea di ospitarla per un periodo di studio all'estero. A Chiara è
sembrata un occasione da non perdere” mi spiegò sua madre senza
perdere quel tono dispiaciuto.
“
Certo, da non
perdere..” ripetei incredulo.
“ Così
ha colto l'occasione di raggiungerla in corrispondenza della partenza
di Federico. È davvero una fortuna che l'abbia conosciuto,
frequenteranno le stesse lezioni e almeno avrà qualcuno della sua
età a cui rivolgersi” parlò con molto rispetto del ragazzo
Spagnolo. Io quel rispetto non glielo davo, non pensavo che lo
meritasse.
“
Meglio che vada ora.
La ringrazio” sorrisi forzatamente alzandomi in fretta e
raggiungendo la porta.
“
Figurati.
Arrivederci” mi sorrise.
Appena
uscito mi ci volle qualche minuto per riordinare le idee, capire cosa
fare, arrivare alla risposta che ora mi sembrava così vicina da
poterla sfiorare.
Poi
mi ricordai di quello che poche sere fa mi aveva detto Rebecca,
lasciai che mi lampeggiasse nella testa per un po'.
“ Potrai
credere di averlo finalmente trovato, o di averlo perso per sempre.
Ma non lo perderai l'amore vero”.
“
Lancia una moneta”
sussurrai e subito mi sentii idiota. Mi ricordai di uno dei tanti
consigli sciocchi di Giovanni.
“Nel
momento in cui lanci una moneta per prendere una decisione” aveva
cominciato “ Mentre lei è in aria, capirai da solo quale prendere.
Sarà quella in cui stai sperando di più”.
Che
sciocco ero stato a ridere di quelle parole.
Frugai
tra le tasche dei jeans alla ricerca di una moneta, quando la trovai
diedi alle sue due facce i volti di Chiara ed Agnese, poi la lanciai.
Capii
subito, finalmente presi la mia decisione.
“
Sbrigati!” mi
dissi montando sul mio motorino.
Dovevo
raggiungere l'aeroporto prima che il gruppo avesse terminato il check
in.
Entrato
in aeroporto mi sentii spaesato e depistato da tutte quelle persone
che aspettavano il loro volo. Io cosa stavo aspettando? Nulla. Io
cercavo conferme, prove. Cercavo di non sbagliare, non di nuovo.
Mi
avvicinai alla zona check in dove avevo sentito che si sarebbe
radunato l'intero gruppo.
Eccola,
un po' in disparte, silenziosa, sicuramente con la testa altrove.
Lo
capii subito che non stavo sbagliando, lo capii subito che era lei.
Si
voltò appena e, mi domando ancora come, riuscì a scorgermi tra i
compagni che si salutavano per l'ultima volta.
Sorrise
e mi venne incontro piano, ridusse gli occhi a due fessure come per
accertarsi che non fossi un miraggio.
“ Che
ci fai qui?” mi domandò quando fu abbastanza vicina.
“ Ti
devo una risposta no?”
Spalancò
gli occhi e schiuse appena le labbra, mi parve quasi che le stesse
mancando il respiro.
“ La
vuoi ancora, no?” mi divertii a tenerla sulle spine. Il suo viso
impegnato a mantenere il controllo della respirazione era esilarante.
“ Ma
guarda che se è brutta..” s'affrettò a dire tutto d'un tratto.
Non
le lasciai il tempo.
“ La
mia risposta sei tu” sussurrai.
Lei
riuscì a sentirmi e rimase pietrificata, gli occhi le si fecero
ancora più grandi.
“
C-come?” chiese,
ma sapevo che aveva capito benissimo.
“ Sei
mai stato innamorato? Ricordi?” sorrisi.
“
S-si” abbassò lo
sguardo imbarazzata.
“ Sì
Agnese, sono innamorato di te. E scusa se sono stato così stupido da
farti soffrire, confondere, arrabbiare, aspettare..” lasciai che le
parole uscissero da sole, sapevo che da quel momento nulla sarebbe
stato sbagliato.
Lei
si fece più vicina, mi posò l'indice sulle labbra e sorrise alzando
gli occhi al cielo. Non era da lei essere così romantica.
Le
presi i fianchi e la avvicinai ancora di più a me.
La
baciai, finalmente la baciai.
Ultimo capitolo.
Finalmente, un pò mi dispiace lo ammetto.
Ma non nascondo di essere contenta di aver dato la fine che questa FanFiction si merita.
Lo so, essere puntuale non è la cosa che mi riesce meglio. Anzi proprio no.
Ma ho bisogno dei miei tempi perchè i miei pensieri si snodino :)
Spero che " Agnese" ,con le sue imperfezioni, vi sia piaciuta.
Un abbraccio grande grande
Alla prossima
Heavenly
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