Il Rombo Rosso Un amore impossibile

di Ein
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'invenzione del secolo ***
Capitolo 2: *** La ribellione ***
Capitolo 3: *** Diversità di classi ***
Capitolo 4: *** Uno strano ragazzo ***
Capitolo 5: *** Un amore impossibile ***
Capitolo 6: *** Il ritorno della Cerchia Nera- Non esistono barrirere per l'amore ***



Capitolo 1
*** L'invenzione del secolo ***


IL ROMBO ROSSO..

IL ROMBO ROSSO

UN AMORE IMPOSSIBILE

 

 

 

1.L'INVENZIONE DEL SECOLO

 

 

Anno 2525

Era una notte tempestosa e l'acqua cadeva fitta sui tetti.

I fari di un'auto illuminarono un vecchio cancello in ferro battuto.

Un colpo di clacson e il cancello si aprì con un rumore sordo, lasciando passare l'automobile, che si diresse verso un vecchio castello illuminato dai fulmini.

Dal mezzo di trasporto ne uscì un uomo alto che indossava un camice bianco, dopo pochi passi bussò alla porta della rocca, che si aprì con un cigolio.

L'uomo iniziò a percorrere un lungo corridoio. Le mura erano colme di ritratti di persone un po’ strane. All'improvviso una mano, sbucando dal nulla, si posò sulla spalla dell'uomo.

<<Finalmente Richard, credevo non arrivassi più!>> un altro uomo, con uno strano candelabro nella mano destra, che emanava scintille elettriche che illuminava tutto ciò che stesse ad un metro di distanza, sbucò dal nulla.

<<Alla fine sono arrivato, dov'è la sala Alan?>>.

<<Da questa parte>> disse dirigendosi verso una di scalinata in pietra, che portarono ad un seminterrato freddo e buio. Un lieve gocciolio si sentiva dal fondo della scalinata.

<<Non si vede un palmo dal naso>> disse Richard.

In quell’istante la stanza s’illuminò e una marea di computer e strumenti bizzarri, uscirono allo scoperto.

<<Bisogna dire che hai fatto le cose in grande>> disse stupefatto Richard.

<<Sono o no della quinta classe?>>.

<<Sempre a vantartene>>.

<<Vieni, ho una cosa da farti vedere>> disse Alan dirigendosi verso un grosso cilindro coperto da un telo nero.

Lo scienziato, con un colpo secco, tolse il telo e...

...Nell'enorme cilindro c'era una bella ragazza dai capelli castani, sembrava che dormisse, ed era circondata da un liquido giallastro, al collo portava una collana di cotone con ricamato su un numero: 525. Sulla bocca aveva una mascherina che le permetteva di respirare.

<<Cosa ne pensi?>> chiese fiero Alan.

<<E' fantastico! Ma è un...>>

<<...Cyborg, sarà la scoperta del secolo, l'arma più potente del mondo...>>.

<<L'arma più potente? E cos'è quel numero su quella collana che porta al collo?>>.

<<E' il suo numero di serie, il 525, proprio per ricordare quest'anno indimenticabile, il 2525 non dimenticherà...L'ANGELO DELLA MORTE, è così che si chiamerà. Tutti dovranno piegarsi al mio volere>>.

<<Non credi di esagerare? Cos'ha questo coso in più agli altri Cyborg?>> chiese un po’ impaurito Richard.

<< Mi chiedi che cos'ha? Guarda e sbalordisciti>> prese un progetto e lo mostrò all'amico << Ha la forza pari a quella di sessanta uomini, è fedele e soprattutto è un'arma. Guarda al suo interno, ha cinque mine sparse per il corpo, sulle mani ci sono cip elettrostatici speciali, che possono uccidere chiunque la tocchi, i raggi X agli occhi e altri vari strumenti>>.

<<Ma potrebbe ribellarsi>>.

<<È molto difficile, ma in tal caso c’è l’auto distruzione. La sua esplosione è ineguagliabile, è pari a duecento bombe normali>>.

<<Ma così morirebbero anche chi le sta accanto>>.

<<Ma per chi mi hai preso? Naturalmente chi indosserà questa spilla e sarà nel suo raggio di protezione avrà salva la vita, grazie al meccanismo di respinsione che è al suo interno>> e porse una spilla, di ferro, a forma di rombo all’amico.

<<Però, hai pensato proprio a tutto, ma hai dimenticato che i Cyborg non sono molto affidabili soprattutto in questo periodo, nessuno li acquista più, che speranza dai ai tuoi clienti?>>.

<<Richard hai mai visto una ragazza giovane e bella che combatte? Io mai. Persuaderà il nemico con la sua bellezza e se collaborerà avrà salva la vita altrimenti…>> fece un gesto che fece intendere la morte.

<<Stai vaneggiando Alan, anche se l’idea fosse quella giusta, non hai probabilità di riuscita>>.

<<Tu credi che stia vaneggiando? Niente affatto e te ne accorgerai molto presto. L’antico marchio della mia famiglia sarà riaffermato grazie a questa meraviglia >> disse indicando la ragazza.

<<Stai parlando del Rombo Rosso? Sei ancora adirato con la Cerchia Nera?>>.

<<Come potrei non disprezzarli, hanno rubato l’idea mio trisavolo mandando la mia famiglia alla prima classe, noi che appartenevamo alla quinta. Il Rombo Rosso risorgerà e sbaraglierà la concorrenza proprio come un tempo, le grandi armi saranno solo della nostra casata>>.

<<Alan sono passati anni ormai, ora tu e la tua famiglia siete ritornati alla quinta classe, sei uno degli uomini più ricchi della nazione…>>.

<<Ricco? Certo, ma non abbastanza>>.

Lo scienziato Alan, si diresse verso un diploma inchiodato al muro, il diploma riportava il sigillo del Rombo Rosso e una scritta in blu con un cinque.

Dopo il 2145 il governo mondiale aveva diviso la popolazione in cinque classi: alla prima appartenevano le persone che a malapena potevano permettersi il pane quotidiano.

Alla seconda invece appartenevano famiglie meno disagiate, come del resto erano i membri della terza e quarta classe, media e alta borghesia.

La classe però che dominava le altre era senza alcun dubbio la quinta, che godeva di un’eccellente stato di vita.

<<Ma funzionerà questa macchina?>>chiese Richard osservando il cilindro e il progetto in modo scettico.

<<Certo, te l’ho ripeto, è programmata per uccidere e obbedire solo ai miei ordini, è la macchina perfetta>> rispose Alan fiero.

In quell’istante un fulmine colpì un cavo elettrico esterno, che mandò in corto tutte le strutture e luci si spensero facendo calare il buio assoluto. Nella stanza regnava il silenzio, rotto solamente dal respiro irregolare e impaurito dei due scienziati. Poi però quella lugubre assenza di suoni, si squarciò con un sordo rumore di vetri rotti.

<<Alan cosa succede?>> gridò Richard preso dal panico.

<<Dev’essere un corto circuito, sta calmo, ora ci penso io>> disse Alan dirigendosi verso il computer centrale e cercando di ripristinare l’elettricità.

<<Alaaan…>>.

Lo scienziato si voltò lentamente verso l’amico e solo allora vide l’uomo, con i piedi sospesi da terra che si divincolava da una due mani che gli serravano il collo. Un lampo, in seguito, illuminò la stanza e la vide, la ragazza che prima era rinchiusa nel cilindro ora era in piedi davanti a lui e la sue mani non accennavano a lasciar Richard. Poi ci fu un "crac" e lo scienziato cadde a terra privo di vita.

Alan indietreggiò a fatica, era impietrito dalla paura, i suoi occhi incrociarono quelli rossi e assetati di sangue della sua creatura, che si avviava, con passo deciso, verso di lui.

<<No, non puoi…io…io ti ho creata…no…no…Noooo>>.

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Capitolo 2
*** La ribellione ***


2

 

 

2.LA RIBELLIONE

 

ANNO 2542

Era una mattina molto illuminata, un raggio di sole accarezzò le guancia di una ragazza dai lunghi capelli castani, dolcemente addormentata. La giovane dormiva su di un letto malconcio, dopotutto apparteneva alla prima classe. Le mura erano stinte dal tempo, il pavimento aveva qualche buca e dal fondo della stanza si sentiva un lieve sgocciolio, l’umidità stava filtrando da una delle pareti, che si condensava e cadeva sotto forma d’acqua, in un vecchio secchio di latta quasi colmo. La giovane Akiko aprì gli occhi, occhi gelidi, quasi privi di vita. Aveva uno sguardo profondo, sembrava quasi che chiunque si specchiasse in quegli occhi violacei, subito dopo si sarebbe perso in un mondo parallelo e non sarebbe tornato mai più sul nostro pianeta.

La ragazza si alzò dal letto, era ancora molto presto, in casa regnava il silenzio. Non si sentivano le solita grida della piccola Sarah che correva vivacemente su e giù per le vecchie scale, la signora Miller commentava sempre << Un giorno quelle scale crolleranno sotto al tuo peso…>>.

Akiko viveva con il signor e la signora Miller, le due persone che l’avevano salvata in quel giorno tempestoso, e, con la piccola Sarah figlia legittima dei due coniugi.

La ragazza si vestì, indossò la solita vecchia scamiciata bianca e scese molto lentamente le scale, sperando che non scricchiolassero sotto il suo peso.

Entrò in cucina, era un piccolo ambiente con un tavolino di legno circolare, coperto da una tovaglia rattoppata. A destra c’era un fornello che occupava gran parte della stanza e le pareti erano sporche di fuliggine. Akiko superò i quattro sgabelli malandati e aprì la porta.

In strada i lampioni erano ancora accesi, nonostante il sole già alto. La vecchia periferia era deserta. La giovane preferiva quell’ora per fare una passeggiata, non desiderava sentisi tutti gli occhi dei passanti addosso, per non parlare poi dei bisbigli alle sue spalle e i pregiudizi che esprimevano su di lei solo perché era un Cyborg, si era già da tempo stufata di essere paragonata ad una macchina assassina. Ma non poteva biasimare gli abitanti del posto, evidentemente non avevano dimenticato quello che accadde diciassette anni prima…

Di solito ogni mattina la giovane si recava in città dove lavorava per alcuni aristocratici della terza classe, ma quel giorno tutti gli esponenti delle classi maggiori (terza, quarta e quinta) si erano recati ad un convegno amministrativo sulla propria classe. Akiko iniziò ricordare una vicenda accaduta qualche tempo prima, quando si diresse a casa della signora Finnigan.

"<<Finalmente sei arrivata! La casa è un disastro, ieri abbiamo dato una fantastica festa in giardino e…>> la signora Finnigan era una donna vanitosa e molto presuntuosa, ogni occasione per lei era buona per vantarsi << sono venute tutte persone di classe elevatissime, quarta e persino quinta, sono stata felicissima quando…>> Akiko ricordò che finì di ascoltarla e si mise a lavorare, la casa era davvero un disastro, sulle pareti colava una strana materia verdastra, il pavimento era un orrore, impronte di scarpe dappertutto.

Scese la sera e dopo aver intascato la busta paga, Akiko tornò a casa.

Ricordava ancora con quale dolcezza la signora Miller la difendeva come se fra loro ci fossero legami di sangue, <<Non è possibile, quella presuntuosa, solo perché è della terza classe, si permette di trattarti così>>.

<<A me non importa>> aveva risposto la giovane che portò alla bocca un cucchiaio di minestra, anche se era un cyborg aveva tutte le esigenze di una ragazza normale."

Adesso quei ricordi le facevano capire quanto Molly e Todd Miller le volevano bene anche se era un essere artificiale.

La ragazza si diresse verso il porto. I mari erano ormai molto rari, in quel tempo si era diffuso il porto aereo, enormi navi volanti che solcavano i cieli che avevano occupato il posto degli aerei diventati antiquati per la bassa velocità.

Ad Akiko sarebbe piaciuto molto salire su una di quelle maestose navi, lasciarsi tutto alle spalle, ricominciare daccapo, senza pregiudizi, dopotutto sapeva che non era un cyborg qualunque, era certamente uno degli ultimi modelli poiché non era riconoscibile come automa per nessuna parte del suo corpo fatta eccezione per gli occhi, gli altri suoi coetanei, invece si rendevano ben visibili all’occhio e orecchio umano, infatti, alcuni possedevano un corpo interamente in acciaio o ferro, oppure ad ogni passo si poteva sentire un rumore metallico o ancora si poteva notare una difficoltà nei movimenti, che solo un cyborg poteva avere. Ma per lei non era così, se non le si guardavano gli occhi tutti avrebbero creduto di stare con un’umana…

Il sole fu oscurato da una nube grigia, carica d’acqua.

Ci voleva proprio un acquazzone, nessuno sarebbe sceso quel giorno in strada, tanto meglio, più tempo per ricordare o capire chi era. La giovane non ricordava nulla del suo passato, di com’era stata costruita o perché, né chi fosse il suo inventore. "Il passato, era solo un’altra parola complessa priva di significato" pensava sempre la ragazza. Il cyborg aveva perso il suo primo cip di memoria, probabilmente l’aveva smarrito la notte della ribellione dei cyborg, ricordava solo un gran rumore di vetri infranti e i lampi che le abbagliavano la vista.

La ragazza si guardò intorno, il suo sguardo cadde su una via lì vicino. Era grossa e la strada che l’attraversava era seminata di buche. Su alcuni lati della via vi affacciavano portoni e finestre diroccate, vittime d’incendi. Sul fondo della strada c’erano i resti di una fontana formata da tre vasche che un tempo dovevano essere state elegantissime, ma che adesso cadevano in rovina. Al di sopra della terza vasca c’era una statua acefala, che reggeva in un braccio un’anfora. Un’enorme targa in marmo, gran parte distrutta recava scritto:

"VIA NOBILIS", quella era un tempo la via più elegante del paese, dove le classi maggiorate risedevano. Se la si guardava bene si poteva ancora immaginare come poteva essere prima di diventare una via fantasma, l’aristocrazia si era trasferita nella nuova città, fatta costruire dopo la ribellione dei Cyborg, fu forse questo l’evento che traumatizzò quel secolo che sembrava tanto fiorente.

Tutto ebbe inizio in una notte priva di luna, tempestosa e illuminata solo dai fulmini passeggeri, del 2525. In quella notte, i più illustri esponenti delle terza, quarta e quinta classe dimoravano in un sontuoso palazzo, e brindavano alla nascita di una nuova macchina bellica, che avrebbe avvantaggiato le loro azioni finanziarie, arricchendoli senza sforzi. Il palazzo era invaso dalle risate e dalla buona musica, che veniva danzata nell’enorme sala da ballo. Sembrava una notte perfetta, niente mai avrebbe guastato quel momento gioioso.

Tutto accadde in un istante, si spensero le luci, le tenebre scesero nella sala e il silenzio piombò fra i presenti. Gli occhi delle persone immobili, scintillavano nell’oscurità…

Ci fu un rumore di vetri infranti e alcune urla da parte degl’invitati, ma la loro attenzione presto fu attirata dal portone che stava per essere sfondato. Il respiro delle persone si fece più affannoso, alcuni uomini stringevano fra le braccia le proprie donne tremanti. Il portone cedette e fece entrare nel palazzo un vento gelido, che paralizzò tutti. Fuori, a far compagnia la pioggia e i fulmini, c’erano degli uomini all’apparenza normali, ma i loro movimenti li tradirono, il suono sordo del metallo fece subito capire che non si trattavano d’uomini in carne ed ossa, ma di macchine, che avanzavano nella penombra, verso le persone ignare di ciò che stava per accadere. La pioggia accompagnava la marcia dei Cyborg dagli occhi rossi come il sangue e privi di espressione. Una donna, in preda all’ansia del momento, gridò con quanto fiato aveva in gola, un grido straziante intriso di timore, ma non fu l’unico di quella notte.

Tante furono le grida. I cyborg si erano ribellati, si scagliarono sulla folla e senza pietà uccisero tutti, in modo atroce. I corpi delle vittime furono poi trovati in uno stato pietoso: alcuni non avevano testa, altri erano divisi in due, ad altri ancora mancavano gli arti. Dalle pareti, una volta bianche, colava sangue e anche il pavimento presentava pozzanghere rosse scarlatte. Dai lampadari pendevano brandelli umani.

Gli esperti affermarono che le macchine erano impazzite a causa di un codice emanato da uno di loro. In quel periodo furono avviate delle speciali ricerche, per trovare il cyborg responsabile della strage, ma le ricerche furono vane, nessuno degli androidi controllati, possedeva il codice di ribellione contro umani, probabilmente era una vecchia macchina da guerra che era andata in corto. Quella era l’unica spiegazione plausibile, una programmazione simile apparteneva solo a questo tipo di cyborg. Alcuni mesi dopo il Rombo Rosso fu accusato, dal Convegno di protezione Umana, di aver sabotato i programmi dei robot, fra i membri dell’assemblea c’era anche il presidente della Cerchia Nera, Albert Warwuth. Dopo il convegno il Rombo Rossi dichiarò bancarotta, sperando pian piano dalla circolazione.

Da allora migliaia di Cyborg furono distrutti, quei giorni di terrore non sono più così vivi nella mente delle persone, ma ancora oggi molte di loro hanno la fobia per queste macchine3.

Nel 2542 solo pochissimi cyborg sono stati lasciati in libertà a patto che il possessore in caso di bisogno, con il comando di auto distruzione, troncasse la sue esistenza.

…I pensieri di Akiko furono interrotti dalle gocce di pioggia che le nuvole lasciarono cadere. La ragazza corse a casa, aprì la porta e seduti a tavola c’erano i signori Miller e Sarah, che discutevano su un viaggio da fare.

<<Cosa state farfugliando>> chiese Akiko, sapeva bene che non potevano permettersi un viaggio, avevano a malapena i soldi per vivere e sicuramente non potevano farsi passare un simile lusso.

Ma i due genitori adottivi, le sorrisero e poi mostrarono quattro biglietti per la R2CN, una delle navi volanti più rinomata del secolo, anche se come tecnologia era ormai stata superata.

La giovane non riusciva a capire come avessero fatto Todd e Molly Miller a procurarsi quei biglietti fin troppo costosi per loro.

<<Non preoccuparti, questi ci sono stati regalati, per essere sempre stati dei buoni cittadini>> disse Todd dopo aver intuito quello che pensava Akiko.

Il cyborg salì in camera, chiuse la porta alle sue spalle e si gettò di peso sul vecchio materasso malandato a fissare il soffitto giallastro.

<<Come mai hanno regalato proprio a noi quei biglietti?>> si chiedeva ad alta voce <<Non hanno mai potuto vederci a causa mia, persino le forze dell’ordine non si sono mai fidati della scelta che hanno fatto nel tenermi come bambinaia per Sarah. Questo sì che è strano…>> chiuse gli i freddi occhi e si addormento.

Mancavano poche ore per dar il via ad una nuova esperienza.

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Capitolo 3
*** Diversità di classi ***


3

3.DIVERSITÁ DI CLASSE

 

 

L’indomani mattina, svegliata da un raggio di sole, Akiko si alzò e si preparò.

Prese una vecchia sacca dall’armadio antico nel fondo della stanza e vi mise i suoi tesori: una spazzola, uno specchio e un pettine d’argento, qualche foto della famiglia e un vecchio album da disegno. Mise un solo vecchio abito ammuffito, perché non ne aveva altri, dopotutto i cyborg non hanno bisogno di ricambi poiché non sporcano, non avendo pori di sudorazione.

Un’ultima occhiata alla vecchia rumorosa e umida stanza, spalancò la porta e scese di sotto dove trovò tutti i membri della famiglia sulla soglia di casa, che le sorridevano felici. Una navetta li condusse fino al porto dove era ormeggiata la R2CN. Era una grande nave sospesa nel cielo e dai suoi tubi di scarico si innalzava del fumo.

I Miller e Akiko iniziarono a salire sulla nave, con i bagagli in una mano e il biglietto nell’altra. Arrivati vicino all’usciere chiesero indicazioni per raggiungere le proprie camere, passarono per il ponte e lì Sarah s’incantò << È enorme! Guarda Akiko, guarda che propulsori! Voleremo in buone mani>>.

A partire dal 2158 le case Rombo Rosso e Cerchia Nera si unirono e crearono un tipo di nave che solcavano i cieli, i mari ormai inquinati furono ripuliti e sui fondali oceanici furono costruiti alberghi per la terza, quarta e quinta classe. In un primo momento queste navi furono a scopo bellico, ma quando la Cerchia Nera costruì il super cannone a raggi mortali, idea sottratta al Rombo Rosso, le navi volanti furono usate esclusivamente per crociere aeree.

Akiko scrutò il suo biglietto, si accorse che la sua stanza era lontana da quella dei suoi genitori adottivi.

<<Numero 260>> disse Sarah sbirciando sotto le mani della sorella << Ma noi stiamo nella 240! Perché ci hanno divisi?>>.

La ragazza non rispose, si limitò semplicemente a chinarsi e a dare un bacio sulla fronte della piccola, poi si avviò verso la sua stanza, si trovò alla fine del corridoio di fronte ad una vecchia porta giallastra con il numero 260 scritto a pennarello, sembrava quasi che la stanza fosse stata fatta al momento. In effetti l’interno lasciava proprio pensare che quella non fosse mai stata una camera. L’ambiente era molto stretto, le pareti erano dello stesso colore della porta, dal soffitto penzolava una lampada con alcuni fili elettrici scoperti, nel fondo dell’ambiente c’era un vecchio armadio ammuffito che occupava gran parte dello spazio e poi un vecchio letto che sembrava quasi volesse cedere da un momento all’altro. Accanto all’armadio giacevano alcuni secchi di ferro, arrugginiti dal tempo, e delle scope spezzate in due. Quello doveva essere stato uno stanzino che conteneva tutti gli utensili per la pulizia della nave. Sul vecchio letto malandato c’era una targhetta dorata con su inciso: 1ª classe, che la ragazza prese e appuntò sul petto.

Akiko sollevò il biglietto e lo portò sotto la luce fioca della lampada che penzolava dal soffitto e lesse <<cyborg>>, era questo il motivo per cui era stata divisa dalla sua famiglia e stipata in quel vecchio stanzino.

Una sirena, distolse Akiko dai suoi pensieri. Tutti si precipitarono sul ponte di poppa, la giovane si sporse per vedere al di là della balaustra della nave.

Il veicolo possedeva un’enorme elica circondata da cinque tubi chiamati propulsori nucleari, che permettevano lo spostamento aereo della nave. La ventola inoltre evitava l’inquinamento o la fusione del nocciolo. Sulla sommità della nave c’erano tre enormi canne fumarie, le prime due svolgevano il normale compito di far sfogare i fumi nocivi, mentre la terza, la centrale, raccoglieva gli stessi fumi di sfogo emanati dalle due canne e le trasformava in energia.

La crociera aerea era formata da tre enormi piani esterni, all’interno, invece, ne possedeva ben sei, uno per ogni classe: con stanze lussuose per la quinta, quarta e terza classe e un piano intermezzo, dove c’erano centri commerciali di ogni genere: punti shop, centri di bellezza, ristoranti con vista panoramica e piccoli parchi di divertimenti, tra cui il Play Planet, noto ai bambini di tutte l’età.

Un’altra volta la sirena risuonò sulla nave e l’attenzione dei passeggeri fu attirata da stupendi esseri volanti, composti di gas celestino, che volteggiavano elegantemente a pochi metri dalla nave e con versi melodiosi attiravano l’udito di tutti i passanti.

Presto però, tutte le persone presenti furono costretti ad abbandonare quello stupendo spettacolo, poiché stavano entrando nel "cielo aperto" ed era molto più sicuro tornare all’interno della crociera per evitare le nuvole che potevano dar fastidio alla vista.

<<Eccoti qui Akiko>> la piccola Sarah le sorrideva accanto, con la targhetta dorata che scintillava sotto i raggi solari.

<<Dovresti essere in camera a disfare la valigia>>.

<<Sempre a criticare! Su con la vita, dovresti essere felice, tu vivi per sempre>>.

<<Io non posso essere felice, non posso provare sentimenti, sono una macchina non ricordi?>>.

<<Come sei fredda, tu non sei co…>>.

<<Forza, andiamo in camera>> disse il cyborg prendendo la piccola per mano e accompagnandola all’interno della nave.

<<Quanta gente>> esclamò Sarah una volta dentro, le ragazze si erano fermate nella piazza principale, dove si concentravano i centri d’intrattenimento.

<<Guarda lì>> disse Sarah indicando grosse ascensori trsparenti di forma cilindrica, che salivano e scendevano senza sosta <<Ma a cosa servono?>>.

<<La nave ha vari piani, servono a spostarsi di piano in piano o meglio di classe in classe>>.

<<Ci facciamo un giro>>.

<<No, devi tornare in camera>>.

<<Uffa! Sono in vacanza! E poi non sei più la mai balia, sono abbastanza grande per…>>

<<Per capire che sei sotto la mia responsabilità>>.

<<Sì, ma come sorella>>.

<<No, come macchina>>.

Gli occhi di Sarah si riempirono di lacrime…

Akiko non riusciva a sopportare la tristezza della sorellina adottiva, ricordava ancora quando la vide per la prima volta, sei anni prima, avvolta nelle fine fasce, fra le calde braccia della madre.

Era stata adottata dai Miller molto prima della nascita di Sarah, e le cose non erano mai andate bene per il timore delle persone che Akiko potesse ribellarsi, Con la nascita della piccola, la presenza di un cyborg in casa Miller era giustificata, poiché sembrava, sotto gli occhi degli altri, una macchina da lavoro proprio come tutte le altre, sotto il pieno controllo umano. Ma la situazione in famiglia era diversa, Sarah considerava Akiko come una sorella e non come una bambinaia, come d'altronde era il pensiero di Molly e Todd Miller, che avevano sempre sostenuto di avere due figlie meravigliose.

… La giovane si chinò, asciugò le lacrime della bimba e disse<<Va bene, solo un’occhiatina>>.

<<Evviva>> e prese a correre in direzione degli ascensori.

Salendo i pani l’atmosfera cambiava, porte finissime facevano capolino in lunghi corridoi ben illuminati da enormi lampadari di cristallo.

<<Guarda ci sono dei bambini. Posso giocare con loro?>>.

<<Sì, ma non farti male>>.

Sarah corse dagli altri bimbi, ma pochi minuti dopo i suoi occhi piangevano di nuovo.

<<Cosa c’è? Ti sei fatta male?>>.

<<No, quei bimbi sono cattivi, hanno detto che con me non ci giocano perché sono della prima classe e poi è venuto uno dei genitori e hanno detto che nessuno deve giocare con me>>.

<<Perché ha detto una cosa simile>>.

<<Perché sto in compagnia di una macchina pericolosa>>.

Akiko ebbe un shock, non voleva che per causa sua, Sarah dovesse vivere priva di amici o delle piccole gioie che segnavano la crescita futura. Scoccò un’occhiata feroce a uno dei genitori presenti fra i bambini, il quale preso dal panico, fece correre nelle proprie camere i bimbi e con il rumore di porte sbattute, alla fine il corridoi divenne deserto.

Sarah guardò Akiko <<Mi dispiace>>.

La giovane si chinò e abbracciò affettuosamente la sorella<< Non ci pensare e così che vanno le cose per una macchina>>.

<<No, non è vero>>.

 

 

 

Fine di questo capitolo. NdA: Mi scuso per la morbosità di questo capitolo, mi rendo conto che è diverso da quelli precedenti, ma era necessario scriverlo per farvi entrare nel mio mondo immaginario, per poter comprendere al meglio il mio racconto, quindi se siete arrivati fin a leggere fin qui vi ringrazio e vi assicuro che non ne scriverò altri così pallosi…

Volevo ringraziare Sharkie per essere stata la prima lettrice a recensirmi! GRAZIEEEE!!!! Sei stata gentilissima(!) Sia a leggere il mio racconto sia a recensirmi, spero che ti piaccia questo capitolo, ma proprio per non perdere né te né gli altri, mi impegnerò al massimo per fare capitoli meno soporiferi, anche se la storia è già finita…Riuscirò a stupirvi…vedrete…(o almeno lo spero)

Grazieeeeeeeeeeeeeeeee a tutti voooooi!

 

 

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Capitolo 4
*** Uno strano ragazzo ***


4

4. UNO STRANO RAGAZZO

 

Scese dall’ascensore, le due ragazze si mescolarono alla folla, che passeggiava guardando e fermandosi per negozi.

Gli occhi azzurrini della piccola Sarah scrutavano con curiosità l’insegna dei mille negozi e quando il suo sguardo incontrò l’insegna del Play Planet, fu come se fosse stata ipnotizzata da quella scritta, che luccicava di mille colori, e, senza perdere tempo si fiondò dentro al locale.

<<Sarah, dammi la mano, potresti perderti…Sarah? Sarah? Sarah dove sei?!>> Akiko fu presa da una strana sensazione… che non aveva mai provato…

Iniziò a ricordare strane figure…

"Si sentiva piccola in mezzo a quelle persone tanto alte, che di tanto in tanto le sorridevano.

Si avvicinò ad un grosso tavolo ricoperto di leccornie, ne prese uno e diede un bel morso…

<<Alicya>> qualcuno la chiamava, ma quello non era il suo vero nome…

Un uomo le si avvicinò, aveva un’aria così rassicurante, che Akiko fu felice quando la prese fra le braccia…"

I suoi occhi tornarono al presente nel bel mezzo dell’affollata piazzetta, fra le vetrine scintillanti dei negozi e soprattutto con Sarah scomparsa.

Un po’ scioccata da quelle immagini, cercò di trovare Sarah. Attivò quindi i suoi raggi X e scannerizzò l'intera piazza, vari rilevamenti la indussero a pensare che Sarah si trovava nelle vicinanze… Poi finalmente la trovò, Play Planet ecco dove si era intrufolata.

Akiko spinse le lucenti porte trasparenti e quando entrò nel negozio sembrava quasi che avesse cambiato dimensione: c'erano bambini che s'inseguivano allegramente dappertutto, sembrava un vero e proprio paese dei balocchi. All'entrata, proprio al centro, c'era un'enorme piscina, ma il suo interno non era costituito d'acqua, ma da gelato e possedeva vari scivoli e trampolini che rendevano ancor più movimentato un tuffo. Inoltre altri due piani erano al servizio della clientela: il piano "materna", dove i più piccoli erano accolti da capanne di marzapane identiche a quella di Hansel e Gretel; il secondo piano era in assoluto quello più gettonato dai bambini di tutte l'età, il piano "avventura": possedeva le tipiche attrezzature per poter arrampicarsi, corde dove dondolare e fingersi Tarzan e infine un lungo scivolo rosso, dove all'interno fluiva della Cola e finiva in una vasca di palline di marzapane.

La piccola Sarah si gettò nella vasca del piano terra, stracolma di gelato alla fragola.

Le mille facce felici e sporche di cioccolato circondava il cyborg che cercò di recuperare la sorellina, ma mentre era in procinto ad afferrarla, scivolò su una pozzanghera di gelato e indietreggiò fina alla vasca dove era destinata a caderci dentro, ma proprio quando sembrava troppo tardi…

..due braccia sostennero il corpo della ragazza evitando il disastro.

Akiko si girò di scatto e il suo sguardo si scontrò con quello di un ragazzo dagli occhi neri e dai capelli biondo cenere, alto e stranamente vestito molto elegantemente, con giacca e cravatta e la targhetta che simboleggiava la sua appartenenza a una delle cinque classi, scintillava sul taschino, un abbigliamento poco appropriato per un tale negozio.

La ragazza abbassò subito gli occhi, per poter evitare un eventuale riconoscimento.

<<Tutto bene?>> chiese il ragazzo con un sorriso smagliante.

<<Sì, grazie>> rispose tenendo gli occhi fissi a terra.

<<Dovresti stare più attenta… è molto facile sporcarsi qui>> poi si avvicinò, Akiko poteva sentire il suo respiro <<A quale classe appartieni?>> disse poi cercando di guardarle il viso.

Akiko deviò i vari sguardi invadenti e titubando nel rispondere cercava sempre di nascondere gli occhi. Aveva paura di confessare che era della prima classe, poiché sapeva che una simile responso avrebbe cambiato il comportamento del giovane nei suoi confronti <<Tu di che classe sei>> chiese con la testa più bassa che mai.

<<Sono della quinta tu invece sei della…>> disse sbirciando la targhetta dorata appuntata sul petto della ragazza<< della prima >> disse poi in tono deluso.

Akiko sì coprì velocemente la targhetta con le mani.

<<Ebbene sì, sono della prima classe e allora? Cosa c'è che non va? Forse non sono alla tua altezza?>>.

Il ragazzo trasalì, nella sua furia Akiko aveva alzato gli occhi rivelando le sue vere origini <<Sei un cyborg>>.

La ragazza si sentì mancare, era come se qualcuno avesse gettato nel suo stomaco un grosso macigno, era una nuova sensazione che il corpo di Akiko non aveva mai registrato,<<Sì>> rispose con voce tremula << Sono un cyborg, una macchina programmata incapace di provare sentimenti e che non può essere trattata come tuo simile, scappa o potrei anche ucciderti>>.

<<Non credo che ne saresti capace, e poi io non ho neanche accennato a una sola parola del tuo discorso, insomma io non la penso come te>>.

<<Questo non sono miei pensieri, ma quelli della vostra razza, tutti scappano al solo vedermi>>.

<<Io sono ancora qui, davanti a te>>.

<<Tu non mi temi?>>.

<<No, al contrario… sai io sono uno studioso…>>

<<Studioso? Non si direbbe guardandoti>> disse Akiko in tono ironico.

<<Sì, lo so non do molto nell'occhio, ma ne possiamo parlare fuori>>.

<<Sarah!>> solo in quell'istante la ragazza ricordò perché si trovava lì, fece dietro front per poter acciuffare la sorella, ma il ragazzo glielo impedì afferrandola per il braccio sinistro.<<Chiunque sia questa Sarah ti assicuro che starà bene qui, forza vieni fuori con me>>.

<<Ma io…>>.

<<Non aver paura, voglio solo parlarti…>>.

<<Io non ho paura di te! Se solo lo volessi potrei piegarti come una fisarmonica!>>.

<<Bel tentativo, ma non mi hai intimidito neanche un po’… vieni>> e con dolcezza le prese la mano e si diresse fuori. Ancora una volta Akiko provò una sensazione strana, prima sembrava che nel suo stomaco ci fossero mille massi incastrati uno sopra l'altro, adesso era perfettamente il contrario sembrava che non ci fossero più circuiti nel suo corpo, ma solo aria accompagnata con il leggero volo delle farfalle.

<<Bene qui possiamo parlare più liberamente>> disse il giovane una volta fermo. Si trovavano sul ponte principale dove si godeva la leggera brezza della sera e lo spettacolo dei tenui raggi solari che coloravano il paesaggio sottostante.

<<Hai detto di essere uno studioso, ma sei molto giovane e poi cosa studi?>> chiese Akiko curiosa più che mai.

<<Ehi, ma dovevo essere io a farti le domande…>>.

<<Ma…>>

<<Comunque sia… risponderò a tutte le domande che vorrai…Dunque io ho 18 anni e provengo da una famiglia che in passato costruiva cyborg, quindi ne so abbastanza su come siete composti, ma c'è qualcosa che mi sfugge…>>.

<<Cioè?>>.

<<Voi cyborg di sesso femminile, siete come le donne normali, voglio dire geneticamente…>>.

<<Geneticamente? Non credo di aver capito, se intendi i sentimenti…bhe quelli non li proviamo>>

<<No, non intendevo proprio questo… ecco come spiegarti… voi siete…cioè voi avete…>> sembrava molto imbarazzato oltre che impacciato.

<<Noi cosa?>>.

<<Avete… oh insomma, avete il ciclo mestruale?>>.

Akiko lo guardò esterrefatta, e il suo cervello mandò nuovi input al suo corpo e questa volta le sue guance si colorarono di un rosso acceso.

"Questo ragazzo mi sta mandando in tilt tutti i circuiti" pensò la giovane " Il mio corpo ha sempre funzionato in maniera ottimale, allora perché adesso e così scombussolato?".

Il cyborg ripensò alla domanda e all'imbarazzo del ragazzo che aveva manifestato pochi secondi prima, e fu colta da una risata improvvisa.

<<Ti fa ridere questo argomento?>> chiese il giovane perplesso.

<<Oh no… scusa>> disse lei fra una risata e l'altra.<<Si>>.

<<Come?>>.

<<Sì, anche noi abbiamo il ciclo mestruale>>.

<<Ah, e chi pensava che fare una domanda fosse così difficile…emm… dunque potete riprodurvi anche voi?>>.

<<Non saprei… non so se ci sono mai stati casi del genere>>.

<<Ma non dimentichiamo, che esistono alcuni cyborg che hanno come compito quello di soddisfare sessualmente l'uomo>> disse il giovane guardando intensamente Akiko.

<<Con questo che vorresti dire?>> replicò lei minacciosa.

<<Niente…non fraintendermi… volevo solo dire che anche a voi è permesso avere rapporti sessuali, proprio come noi… Su questo piano siamo uguali>>.

<<Già un piano che però a me non piace affatto>>.

Il ragazzo la stava di nuovo squadrando con molto interesse, girandole attorno e tenendo gli occhi incollati sul suo corpo umano-meccanico.

<<Si può sapere cosa stai guardando? Sei per caso la reincarnazione di un avvoltoio?>>.

<< No… scusa…stavo solo osservando alcune cose>>.

<<Cosa?>> ancora una volta sentì il suo respiro più vicino che mai e poi un calore proprio sul petto, abbassò lo sguardo e vide la mano destra del giovane poggiata sul suo seno. Una nuova sensazione invase i suoi circuiti, che le fece serrare i pugni…

<<Come pensavo, consistenza umane e battito cardiaco quasi impercettibile sei davvero un….>> ma non riuscì a concludere la frase poiché il pugno serrato di Akiko si fiondò sulla sua faccia facendolo cadere a terra.

<<Ma cosa credevi di fare?>> disse lei sempre più minacciosa.

<<Però che spirito combattivo…>> disse rialzandosi e massaggiandosi la guancia rossa <<Non avevo cattive intenzioni>>.

<<Ah no? E quelle cos'erano?>>.

<<Solo uno studio approssimativo su come eri composta>>.

<<Oh sì certo è così che adesso si chiama palpare?>>.

<<Non avevo intenzione di offenderti?>>.

<<Bhe… ci sei riuscito>> disse il cyborg voltandosi.

<<No…aspet…>> ma proprio mentre stava per finire la frase, una scossa percosse l'intera nave facendo barcollare i due.

<<Che cos'è stato!>> chiese Akiko.

<<Una scossa è la terza che percuote la nave>>

<<La terza? Oh no, Sarah…>>

<<Ferma, probabilmente all'interno non avranno sentito nulla e poi credo che sia normale non darti pena per niente>>.

Il ragazzo si era affacciato alla balaustra con i capelli scompigliati dal vento e il viso illuminato dai tenui raggi di sole tramontante.

Akiko gli si avvicino e guardò giù. Che spettacolo! Il sole stava colorando le nuvole di un delicato rosa perlato, le città sottostanti erano già illuminate rendevano il paesaggio romantico. Sorvolarono uno splendido mare i cui raggi solari si specchiavano al suo interno rendendolo rossastro.

Nel corpo di Akiko qualcosa stava cambiando, nuove sensazioni invadevano senza preavviso la sua banca-dati, e per quanto lei non volesse accettarlo qualcosa batteva dentro di lei, ma non poteva essere il cuore poiché ne aveva uno che, come aveva detto il giovane, batteva in modo che i suoi battiti non possano essere rilevato dall'orecchio umano e aveva come unico scopo quello dell'autodistruzione, in altre parole era una vera e propria bomba, che Akiko aveva dimenticato di possedere. Ma se non era quello l'autore dei suoi scombussolamenti che cos'era? Che cos'era quella cosa così forte che voleva uscire fuori dal suo corpo?

Ma i pensieri di Akiko furono interrotti da una quarta scossa, molto più violenta delle altre tre, tanto che Akiko indietreggiò e finì fuori dalla balaustra.

<<Aspetta>> disse il ragazzo <<Ora ci penso io, ti tiro su in batter d'occhio>> ma subito dopo un'altra scossa fece cadere anche lui fuori dalla nave, ore entrambi penzolavano dal parapetto.

<<Chi ci doveva pensare scusa?>> chiese Akiko sarcastica.

<<Ti sembra il momento di scherzare?>> chiese il ragazzo <<A proposito io sono Jack>>.

<<E poi sarei io quella che parla a sproposito?>>.

<<Mettiamola così, se devo morire con una bella ragazza vorrei almeno sapere il suo nome>>.

<<Gran bel ragionamento, non fa una grinza, ma io non muoio, mi distruggo. Io sono Akiko>>.

<< Vorrei tanto dirti incantato e farti un inchino, ma non credo che sia il caso, senti riesci ad avvicinarti a me>>.

<<Cosa vorresti fare>> chiese un po’ sospettosa.

<<Nulla di equivocabile, vorrei solo che mi salissi sulle spalle così sali e mi tiri su>>.

<<Ci provo>> e con poca fatica si spostò verso il ragazzo, che cercò di issarla sulle spalle, ma proprio stavano per farcela un'altra scossa li sbalzò sul ponte, l'uno sopra l'altro.

Il cyborg si trovava sotto Jack con la veste stracciata all'altezza del seno.

<<Potresti levarti da dosso? Sai non sei proprio un peso piuma>>.

<<Ma io sto tanto bene qui su… ma quello cos'è?>> chiese il giovane sbirciando dallo squarci del vestito, che rilevava un tatuaggio a forma di rombo sul seno sinistro.

<<Il mio seno>> disse lei rialzandosi e coprendosi facendo sparire il rombo sotto gli stracci.

<<No, non quello, quel tatuaggio>>.

<<Possiamo cambiare argomento?>>.

<<Va bene, verresti con me al ballo di questa sera?>>.

<<Cosa?!>>.

<<Mi hai chiesto di cambiare argomento ed io l'ho fatto, allora ci vieni?>>.

<<Ma… io… non so che risponderti>>.

<<Dì soltanto che ci sarai>> le prese la mano e la poggiò sul suo petto. Akiko avvertì il cuore di Jack che batteva all'impazzata<<Se rispondi di no probabilmente si fermerà…>>.

<<Ma tu sei della quinta classe ed io invece sono della prima>>.

<<Ma come fino a qualche istante fa difendevi la tua classe con tanto ardore e adesso invece ti fai intimidire da un semplice invito?>>.

<<Ma io sono un cyborg>>.

<<Nessuno se ne accorgerà, saranno tutti troppo intenti ad ammirare la tua bellezza>>.

<< Ma non ho il vestito adatto>>.

<<Metti la prima cosa che trovi nell'armadio, tanto sarai bella ugualmente>>.

<<E' questa la prima cosa che ho da mettermi nel mio armadio!>>.

<<Ah…Non preoccuparti per una cosa così banale, perché sono sicuro che anche con un tendone da circo staresti ugualmente bene>>.

Ancora una volta le guance di Akiko divennero due arance rosse.

<<Cosa ti costa dir di sì>>.

<<Ma non mi conosci neanche>>.

<<Appunto per questo ti invito>> le prese le mani e disse <<Per conoscerti meglio…>>.

La luna si stava facendo strada fra le nuvole e le stelle e illuminò i volti dei due, il vento accarezzava dolcemente le guance rosse di Akiko.

Jack si avvicinò sempre di più al viso della giovane, tanto che ad Akiko fu possibile specchiarsi nei suoi occhi neri. Le sue labbra erano morbide e sentiva il dolce profumo che aveva addosso. Le sue mani la stringevano e non volevano lasciarla, anche se lei non avrebbe mai voluto. Chiuse gli occhi, sentiva le sue labbra schiudersi di tanto in tanto e lei assecondava il suo gioco. Mentre la notte li cullava, dentro di se Akiko soffriva sapeva che non ci sarebbe stato futuro per un sentimento tanto puro in un mondo tanto offuscato dalle diversità. Odiava quel mondo che le stava strappando via la felicità.

Il Viso di Akiko era rigato dalle lacrime.

<<Non preoccuparti>> l'assicurò il giovane asciugandole le lacrime. <<Andrà tutto bene>> e si avviò verso l'interno della nave.

<<Jack!>>.

<<Sì…>>

<< Anche se si amano, dove possono vivere un'aquila e un pesciolino?>>.

<<Non preoccuparti sono un studiosi ricordi? Inventerò delle ali per te e delle branchie per me, ci vediamo questa sera, non mancare>>.

<<Non lo farò>> poi in un sussurro <<Amor mio>>.

 

 

Fine di questo capitolo: Ringrazio ancora una volta tutti voi per l'attenzione che avete prestato alla mia storia ormai manco un solo capitolo alla fine della storia spero che almeno questo vi sia piaciuto. E non stancherò mai di ringraziare tutti quelli che mi recensiscono… Per ora solo Sharkie, ma mi auguro che in futuro qualcun altro lo faccio per adesso però vi ringrazio comunque . Grazie mille Sharkie!

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Capitolo 5
*** Un amore impossibile ***


5

5. UN AMORE IMPOSSIBLE.

 

Akiko rimase immobile, coccolata da quel cielo limpido e costellato di stelle col vento che le accarezzava il viso ancora umido per le vecchie lacrime piante.

I suoi occhi e le sue orecchie erano ancora distaccate dal mondo esterno che le girava intorno, poi una voce la chiamò, e con amarezza dovette tornare con i piedi a terra <<Akiko, eccoti qui>> Sarah le sorrideva con il viso sporco di cioccolato << dovresti essere in camera tue a disfare la valigia >> disse con fare scherzoso.

<< Quanto sei spiritosa, vieni torniamo dentro, piccolo pagliaccetto>>.

<<Ti è successo qualcosa? Sei così solare…>>

<<Sì, mi è accaduto qualcosa…>>

<<Cosa?>>.

<< Questo è un segreto>>.

<<Dai Akiko…>>.

Tornate dentro la nave, presero uno degli ascensore per il primo piano e dopo aver accompagnata Sarah in camera, Akiko si ritrovò di fronte alla stanza 260, girò la maniglia ed entrando i suoi occhi si bloccarono. Sotto la fioca luce della lampadina risplendeva un bel vestito da sera, adagiato sul letto con accanto un biglietto.

Le mani del cyborg tremavano al solo pensiero di quello che potesse contenere la lettera, e , senza esitare l’aprì e iniziò a leggere:

" Se prima il vestito poteva essere un motivo di rifiuto all’invito di questa sera, adesso non hai più alibi. Non lasciare che il tuo cavaliere peni tanto per un tuo tenero sguardo e soprattutto non farlo attendere molto per onorarlo della tua splendida figura.

Ti aspetto questa sera nella sala da ballo, sulla terrazza della nave, vedrai che anche le stelle ci invidieranno per il nostro profondo legame.

Conto già i minuti che ci separano… a più tardi…

Tuo Jack"

Un grosso sorriso si accese sulle labbra della giovane, che leggeva e rileggeva il biglietto, la sembrava di essere la protagonista di una delle fiabe che ogni sera raccontava la signora Molly a Sarah, prima di andare a letto.

Non poteva credere a quello che poche ore prima aveva vissuto, e di quante sorprese potesse riservarle la vita, si sentiva per la prima volta felice o almeno credeva di provare un sentimento tanto forte che la faceva sentire in pace con il mondo, e adesso che ci pensava, stava provando sentimenti…ma come era possibile?

Quella domanda riscosse poco interesse nei suoi confronti, c’erano fin troppi pensieri nella sua testa perché permettesse che altre domande le offuscassero il suo cervello già saturo. Si avvicinò al letto dove era poggiato il vestito candido e lo sfiorò con le dita, la soffice e leggera stoffa scivolava sotto le sue mani. Bianco come la neve e con un piccolo disegno tribale all’altezza del seno, il vestito si presentava lungo fino alle caviglie e con un provocante spacco sulla parte destra.

Lo indossò senza indugi e si guardò intorno per vedere se c’era qualcosa con cui si potesse specchiare. I suoi occhi intravidero sul fondo della stanza dei frammenti di specchio e una volta lì, il suo sguardo si perse nella sua immagine riflessa…

…Il rumore della pioggia risuonava nelle sue orecchie e i suoi occhi erano fissi su una grande villa bianca, da cui provenivano risate e musica.

Un lampo illuminò un folto numero di persone, ma non erano umane, no erano come lei… cyborg.

I robot si avviavano verso il palazzo, ed ecco Akiko, immobile davanti agli altri con le braccia in aria, come per ostacolare la loro marcia contro gli umani, ma il suo gesto non fu molto gradito dalle macchine, poiché pochi secondi dopo fu strattonata via da una ventina di loro. La marcia riprese, Akiko guardava attonita i suoi simili forzare le porte del palazzo e qualche secondo dopo le risate cessarono per poi essere rimpiazzate con delle strazianti grida di terrore e dolore.

Un lampo squarcio il cielo…

E la ragazza era ferma davanti ai frammenti di specchio con il respiro affannoso. Aveva più volte visto quella scena in sogno, ma questa era la prima volta che le si presentava così nitida.

Si sedette sul letto, prese la vecchia borsa e ne tirò fuori lo specchio d’argento e guardando il suo riflesso disse <<Ma cosa sono io? Perché il mio corpo è così? A quali scopi servivo? Perché non ricordo?>>.

L’unica cosa che riusciva a rimembrare era lo scroscio d'acqua del fiume Lior, nelle vicinanze del palazzo nobiliare, prima di essere trovata da Todd Miller…

Un’altra scossa percosse la crociera e il cyborg si ritrovò a terra ancora frastornata dai suoi pensieri, aprì la porta e guardando in uno degli oblò notò che la luna era già alta e che era il momento di andare…

… Nel frattempo Jack aspettavo con impazienza l’incontro con la sua dama, guardando freneticamente il suo orologio.

<< Qualcosa ti turba figliolo?>> chiese un uomo al suo fianco.

<<No, non c’è niente che mi possa turbare, non preoccuparti papà>>.

<< Si tratta di una ragazza vero?>>.

Il ragazzo si voltò sbigottito <<Come hai fatto a capirlo?>>.

<<Non sono mica nato ieri sai, mio caro Jack>> poi si sedette e invitò il figlio a fare lo stesso << allora parlami di lei>>.

<<Ecco… lei…lei… è… una ragazza…>>.

<<Certo che una ragazza, perché hai anche altre tendenze?>>.

<<Oh no, no papà è solo che è… una ragazza… fuori dal comune ecco>>.

<<Deve esserlo per forza, visto che è riuscita a conquistarti>>.

Il ragazzo sorrise, ma subito dopo il suo volto assunse un’aria molto seria.

<<Papà cosa ne pensi delle relazioni fra cyborg e umani?>>.

<<Una grossa scemenza, sai benissimo che le macchine non possono provare sentimenti, quindi è totalmente inutile vivere con loro, non riesco a capire come facciano quegli idioti che affermano di amare dei cyborg, solo stupidi ecco cosa sono>>.

Jack deglutì, si sentiva molto a disagio e solo ora si pentiva di aver aperto quella questione.

<<Ma se loro provassero sentimenti?>> chiese senza scoraggiarsi.

<<Sai che è impossibile, dì un po’, ma in tutti questi anni non hai imparato niente?>>.

<<E’ proprio per questo che te ne parlo, dai miei nuovi studi sono riuscito a capire che anche loro possono provare sentimenti come l’amore, e poi papà, sono passati anni da quando hai costruito l’ultimo cyborg, le cose sono cambiate>>.

<<Attento Jack, saranno passati anche 17 anni dall’ultima volta in cui ho le mani fra i cip di un androide, ma so bene come sono fatti e non cambieranno la loro struttura per te o per qualsiasi altro scienziato>>.

<<Io non mi vanto di aver scoperto una nuova macchina, sostengo invece che anche se hanno un corpo metallico questo non vuol dire che non abbiano pensieri ed emozioni proprie>>.

<<Jack , se avessero avuto dei sentimenti a quest’ora la nostra casata starebbe ancora in piedi, ma visto che loro non hanno lo spirito di appartenenza, quindi non provano sentimenti, è logico che si possano ribellarsi contro il loro stesso creatore>>.

<<Papà tu vivi ancora nell’ombra del Rombo Rosso, non puoi sempre rimpiangere il passato>>.

Il padre sorrise << Stai crescendo, ed io sto diventando vecchio, come volano gli anni anche per chi ha visto distruggersi una vita perfetta da un cyborg, ma come hai detto tu non si può vivere sempre nell’ombra del passato…>>.

<<Ehi Alan, da quanto tempo>> altri uomini si erano avvicinati al tavolo dove sedevano Jack e il padre << Vecchio Rombo Rosso come stai, sono anni che non ti fai vedere… forza vieni a bere un bicchiere di vino al nostro tavolo>>.

<<Accetto volentieri il vostro invito, solo un attimo e sarò da voi>> poi si rivolse al ragazzo << Figliolo non pensarci, adesso hai ben altri pensieri a cui tenere testa… la tua dama dovrebbe essere qui a momenti giusto, pensa a lei e non alle macchine, che è sicuramente meglio… mi raccomando voglio conoscerla>> e si allontanò dirigendosi verso il tavolo con i vecchi amici.

<< Sto già pensando a lei papà>> disse seguendo con gli occhi il padre ormai lontano << è per questo che ti ho parlato… ma nel tuo cuore c’è ancora il Rombo Rosso che ti offusca il cuore…>>

… Akiko si trovava nel corridoi che portava alla sala da ballo, più volte aveva fatto dietro front per tornare indietro, ma qualcos’altro dentro di lei la incitava a proseguire. Ormai mancavano pochi passi: si poteva già ascoltare la musica che risuonava nei pressi della sala…

… Si sentiva di nuovo piccola in quel luogo gremito di persone che le sorridevano. Le danze si erano già aperte e Akiko fu molto felice quando l’uomo della volta precedente, s’inchinò con grazia davanti a lei e prendendola fra le braccia la portò a ballare…

… La ragazza si trovava sullo scalone che affacciava sul salone, e, proprio alla sua estremità si trovava il suo cavaliere. Gli occhi di tutti era incollati su Akiko, che scendeva i gradini a testa china, per non permettere agli altri di vederle gli occhi e una volta scesa concesse la sua mano a Jack.

<<Madamuoselle, siete uno splendore questa sera>>.

<<Grazie>>.

<<A quanto pare non lo penso solo io>> disse indicando con lo sguardo il resto degli invitati.

<<Vediamo di non dare nell’occhio>>.

<<Mi sa che è impossibile con te accanto, vieni andiamo a sederci>>.

Il viso pulito di Jack risplendeva sotto la luce dei grandi lampadari di cristallo, e i suoi occhi così profondi non lasciavano scampo ad Akiko, che immediatamente si perdeva in quegli in quello sguardo nero come la pece.

<<Qualcosa non va?>>.

<<Oh no, sto benissimo>>.

<<Allora parlami di te >>.

<<Me? Bhe… non mi avevano mai fatto un domanda simile>>.

<<Ti dà fastidio parlare del tuo passato con uno sconosciuto?>>.

<<Tu non sei uno sconosciuto, è che non ho molti ricordi del mio passato>>.

<<Dimmi quello che sai>>.

<< Ecco… sono stata adottata 17 anni fa dai Miller, una famiglia appartenete alla prima classe, e quando è nata Sarah io sono diventata la loro bambinaia per non dare nell’occhio, ma in realtà siamo una vera e propria famiglia>>.

<<Quindi sei stata costruita 17 anni fa?>>.

<<Non lo so, è possibile>>.

<< Chi è il tuo creatore?>>.

<<Non lo so>>.

<<Gran bel mistero che sei>>.

<<Già, e tu?>>.

<<Io? Io sono il figlio di uno scienziato che apparteneva a una grande casata che costruiva armi, ma dopo la ribellione dei cyborg questa casata è decaduta completamente portandosi con sé anche l’anima dello scienziato…>>

<<Jack tu sei il figlio di Alan Rombo Rosso?>>.

<<Emm… sì>>.

La ragazza rimase a bocca aperta <<Ecco perché sei così informato sui cyborg>>.

<Guarda che quando ti ho detto di essere uno studioso, non era un pretesto per conoscerti>>.

La ragazza gli lanciò uno sguardo ironico.

<<Va bene, va bene, era anche un pretesto per conoscerti, ma devo dire che mi hai insegnato molte cose>>.

<<Sul serio?>>.

<<Sì, sei un cyborg con una tecnologia molto avanzata, hai un silenziatore militare a quanto ho visto e i tuoi gesti sono fluidi proprio come quelli di un vero essere umano…>> poi la guardò negli occhi e le prese le meni <<Ma soprattutto, provi sentimenti, tu riesci quasi ad emanare un calore umano, sei diversa da tutti gli altri ed è per questo che…>>

<<Che?>>.

<<Credo di essermi innamo…>> il ragazzo non riuscì a finire la frase perché una grossa scossa percosse l’intera nave, facendo andar via la luce e scattare una sirena.

Tutti i passeggeri si diressero sul ponte principale intimoriti e storditi dall’accaduto e solo quando il panico su fu un po’ assopito ecco che si ripristinò fra i presenti con un grosso grido:

<<Tu >> Alan era di fronte ad Akiko e le puntavo un dito minaccioso.

<< Io?>> chiese disorientata il cyborg.

<<Non può essere, non tu, non qui, dovresti essere un ammasso di lamiere>>.

<<Papà, ma cosa dici>> il ragazzo si era messo fra il padre e la giovane.

<<Spostati Jack, è lei>>.

<<No, papà lei è la ragazza che avrei voluto presentarti questa sera>>.

<<No, figlio mio non puoi farmi questo>>.

<<Papà non puoi detestarla solo perché è un cyborg>>

<<No, tu non capisci…>>

<<Papà per quanto tu possa opporti io sarò sempre della stessa idea, perché io…>>

<<No, non dirlo>>

<<L’amo>>.

Il corpo di Alan crollò sotto il peso di quelle parole e il cuore rischiò quasi un’infarto.

<< TU STAI AMNDO L’IMPOSSIBILE! HAI SCELTO UN AMORE IMPOSSIBILE! LEI NON E’ COME NOI E’ UN’ASSASSINA!>>.

<<Papà ti stai sbagliando>>.

<<Jack ha ucciso Richard>>.

<<Non hai prove>>.

<<Oh si che ce le ho… se lei è il cyborg che costruito io, allora sul seno sinistro avrà un rombo rosso, il nostro marchio>>.

Jack fu spiazzato da quella risposta, non aveva dimenticato quel tatuaggio che aveva visto quel pomeriggio sul seno della ragazza e si voltò di scatto verso di lei << Perché non me lo hai detto?>>.

<<Perché non lo sapevo>> .

Fra la folla si diffuse un bisbiglio generale, Akiko si sentiva sottoterra, aveva la testa china per non guardare gli occhi che tanto amava, per non vedere la delusione che straziava il ragazzo e che stava squarciando quell’amore impossibile.

<<Ma che quadretto commuovente>> una voce proveniente dall’alto attirò lo sguardo di tutti.

Una flotta di cinque navi volanti circondava la crociera, e su ognuna di essa un grosso marchio recava una C e una N in neri.

<<Albert Warwuth >> disse Alan rialzandosi.

<<Quale onore, il caro e vecchio amico Alan Rombo Rosso ricorda la Cerchia Nera>>….

 

 

 

 

 

 

 

Fine di questo capitolo. N.d.A: Mi scuso sinceramente perché questo non è l’ultimo capitolo come invece avevo detto, ho dovuto dividerlo perché era troppo lungo e perché trattava di un’altra situazione… Grazie mille per la vostra pazienza nel leggere questo racconto, giuro che il prossimo è l’ultimo capitolo (il ritorno della cerchia nera- non esistono barriere per l’amore).

Come al solito ringrazio Sharkie e Gil per le loro belle recensioni. GRAZIE A TUTTI !!! CIAO!

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Capitolo 6
*** Il ritorno della Cerchia Nera- Non esistono barrirere per l'amore ***


6

6.IL RITORNO DELLA CERCHIA NERA

NON EISTONO BARRIERE PER L'AMORE.

 

Alan era sbigottito, il mondo gli si stava crollando addosso.<< Cosa diavolo vuoi?!>>.

<<Ma chi l'avrebbe mai detto, il creatore e la creatura che dopo anni si rincontrano, una scena veramente toccante>>.

<<Tu, sei tu l'artefice di tutto questo?!>>.

<<Ebbene sì, ho riunito te e l'Angelo della morte 525, non sei contento? Dovresti ringraziarmi ti ho fatto rivedere l'essere che ha distrutto la tua vita e quella di Richard>>.

<<Sta zitto, non parlare! Non hai neanche il diritto di nominare il suo nome, Richard era un gran scienziato, un uomo di cui mi sono sempre fidato>>.

<<Ed è sempre stato questo il tuo errore>>.

<<Che cosa vuoi dire?!>>.

<<Non hai ancora capito? Richard lavorava per me, spiava ogni tua singola mossa e poi veniva a spifferarla a me, forse hai ragione era un uomo di cui potersi fidare, ma con un gran difetto… era un gran vigliacco>>.

Alan crollò nuovamente, si sentì mancare l'aria.

<<Eh già, lo ricordo ancora quando gli ordinai di rubarti il progetto "Angelo della morte 525 " e di ucciderti, ma si tirò indietro più volte, alla fine però accettò perché vedersi in tasca un bel gruzzolo gli aveva fatto passare tutta la codardia>>.

<<Non posso crederci>>.

<<Bhe che tu lo voglia o no, devi la vita alla tua creazione, che ti salvò quel giorno>>.

Alan si girò di scatto verso Akiko << Tu lo sapevi… tu sapevi che stava per uccidermi quando era saltata la luce, quel corto circuito non l'avevi provocato tu…>>.

La ragazza si sentiva molto scossa, la sua banca dati stava ricevendo troppe informazioni alla volta provocandole una forte emicrania, chiuse gli occhi…

..E quando li riaprì si trovava rinchiusa in un cilindro di vetro sommersa da un'acqua giallastra, con un respiratore alla bocca.

Fuori dal cilindro due uomini discutevano e guardavano carte posate su di un tavolo, uno dei due era al settimo cielo per una sua creazione che nominava spesso, ma non era un'invenzione utile, tutt'altro sarebbe servita per scopi bellici. Qualche istante dopo lo scienziato euforico nominò il 525, la giovane abbassò gli occhi e riuscì a intravedere una targhetta sul suo collo che recava scritto 525, era lei l'invenzione tanto decantata, era lei che avrebbe dovuto distruggere altri esseri viventi, ma questo Akiko non voleva che accadesse, i suoi occhi guardarono nuovamente la scena fuori dal cilindro e poi ricordò…il suo nome non era Akiko, né tanto meno Angelo della morte, il suo vero nome era Alicya… pian piano i suoi ricordi riaffioravano uno ad uno… il suo piccolo viso nella grande sala da ballo mentre danzava col padre… la scuola e le amiche dispettose… un nuovo incarico per il padre che sarebbe entrato nel Rombo Rosso… un letto dalle lenzuola bianche bagnate dalle sue lacrime… il viso della madre sorridente che non avrebbe più rivisto… il trasferimento dalla vecchia villa nobiliare al laboratorio di Alan Rombo Rosso… la nascita di Jack… la malattia del padre che lo consumava giorno per giorno… l'addio dato ad un persona amata e infine i grandi fari di una macchina che la investivano…- le luci si spensero e l'altro uomo sfoderò un coltello dalla giacca che indossava pronto a colpire l'amico alle spalle. Alicya doveva intervenire, lo sentiva, doveva impedire quell'omicidio, con una forza che non ricordava di possedere ruppe il cilindro e ne uscì fuori, ma prima che potesse fare qualcosa per ostacolare quell'azione ignobile, la giovane perse il controllo del suo corpo che si avvicinò e stritolò il collo del presunto assassino, ma prima che potesse compiere un altro omicidio la sua ragione dominò l'istinto, e la indusse a scappare via…

… Akiko riaprì gli occhi trovandosi davanti l'equipaggio del R2CN e la flotta della Cerchia Nera.

Un sorriso beffardo ricopriva il volto di Albert che continuò a parlare << Sei uno stupido Alan, non hai mai sospettato di Richard quanto di me, io che ho fatto decadere per l'ennesima volta la tua casata, io che ho emanato il codice di ribellione a tutti i cyborg provocando il tuo seppellimento definitivonella società>>.

<<Perché lo gridi a gran voce questi tuoi reati?>> chiese Todd Miller tra la folla.

<<Semplice perché non sarete più un disturbo per me>>.

<<Cosa intende dire?>> replicò Jack.

<<Avrete certamente notato le scosse che dalla partenza, hanno percosso la nave, ebbene quelle erano bombe che esplodevano e intaccavano i motori>>.

La paura si dipinse sui volti di tutti i passeggeri.

<<E non è tutto signori e signore, il gran botto deve ancora avvenire c'è ancora una bomba "maestra" che vi distruggerà tutti se non la getterete subito nel vuoto>> e dopo una gran risata maligna riprese dicendo <<Vi auguro una buona permanenza… UCCIDETELI>>.

Alcuni uomini stavano scendendo dalle flotte per dirigersi sulla crociera.

Un grosso fulmine squarciò il cielo proprio come in quella notte.

Altre nozioni furono rimembrate da Akiko, le armi che componevano il suo corpo erano l'ideale per potersi difendere da quegl'intrusi, il problema però, era che non aveva abbastanza energia per poterle azionare. Gli occhi della giovane cercarono disperatamente quelli di Alan, che recepito il messaggio mise le mani nelle tasche interne del frac e ne estrasse fuori un piccolo rombo di ferro, quello sarebbe stato l'oggetto della loro salvezza…

Jack prese il rombo dalla mani del padre e lo gettò ad Akiko che lo prese e lo sollevò in aria.

Un secondo fulmine attraversò il cielo per poi finire dritto nel piccolo metallo fra le mani del cyborg, così facendo la macchina accumulò energia necessaria per poter utilizzare le sue armi…

…Ma c'era qualcosa che non andava, i suoi occhi violacei erano diventati di un rosso acceso e sul suo viso non c'era più quell'aria innocente che aveva incantato Jack, al suo posto c'era un'espressione maligna e un sorriso gelido.

I suoi passi si fecero più rapidi, la sua forza si moltiplicò e la sua resistenza aumentò. Diretta ormai sui primi tre scagnozzi della Cerchia Nera, si fiondò come una volpe sulla sua preda, e, con uno scatto diretto strappò il cuore dal primo malcapitato, che inerme cadde a terra senza vita inondando il pavimento di sangue.

Vista quella scena i rimanenti servitori iniziarono a temere per la propria incolumità e scapparono via, ma non furono più veloci del cyborg visto che li raggiunse in pochi secondi. Questa volta le vittime ebbero un trattamento diverso: uno fu attaccato dai raggi laser che uscivano dagli occhi del cyborg dividendo in due lo scagnozzo, l'altro invece fu fulminato da un bacio mortale.

Le flotte nemiche ormai temevano quella macchina dal potere devastante, ma allo stesso tempo la bramavano per mettere in atto i loro vili scopi.

Ma non ebbero più da pensare dopo che Akiko assaltò tutte le navi distruggendo ogni forma di vita.

<<Aspetta un attimo>> disse Albert ormai terrorizzato, ma sempre più allettato dall'idea di possedere quell'arma <<Potresti entrare nelle Cerchia Nera, saresti trattata come un nostro pari, saresti finalmente di nuovo a casa>>.

Quelle parole bloccarono la follia del cyborg che sembrava quasi riflettere sulla proposta.

<<L'unica cosa che devi fare per mostrarmi la tua fedeltà è quella di uccidere i passeggeri del R2CN>>.

La ragazza si girò, guardò i volti delle persone della crociera e poi decise… stava per assaltare l'imbarcazione quando con uno scatto fulmineo mozzò la testa di Albert, che rotolò giù dal parapetto.

<<Ora tocca a noi>> disse scoraggiato Alan.

<<Ma cosa dici papà, non hai visto si è ribellata alla Cerchia Nera, ci ha salvato>>.

<<No Jack, il fulmine le ha fatto andare in corto i circuiti, non è più padrona del suo corpo, non c'è più speranza>> e aveva ragione, il cyborg si avvicinava a gran passi verso di loro.

<<Fermati>> gridò Jack sbarrando la strada ad Akiko.<<Se dovrai ucciderci, allora voglio essere il primo>>.

<<Cosa fai figliolo, allontanati da lei>>.

<<Non lo farò papà, voglio ricordarla come il mio amore, no come un'assassina, quindi fallo se è questo quello che vuoi… Sappi però che anche se mi ucciderai io ti amerò sempre…>>.

La macchina non accennò nessun tipo d'emozione, era vicina alla sua prossima vittima, la persona a cui teneva tanto.

Jack, dal canto suo, non aveva paura e sentiva il respiro della ragazza vicinissimo, chiuse gli occhi e pensò che era felice perché sarebbe morto per mano di chi aveva amato…

Le braccia del cyborg si alzarono e…

…si lasciarono cadere con dolcezza sulle spalle del ragazzo, che aveva le labbra unite a quelle di Akiko.

<<Io mi chiamo Alicya>> disse poi.

<<Come?>>.

<<Il mio nome è Alicya>>.

<<Hai ricordato tutto?>> chiese Alan sbigottito.

<<Sì>>.

<<Sei tornata in vita>>.

<<Cosa?>> chiese la giovane.

<<Il tuo cuore è ripartito, sei umana adesso>>.

<<Akiko, cioè Alicya i tuoi occhi sono…>>

<<Sono?>> gli occhi della ragazza avevano preso un nuovo colore, erano di un marrone molto scuro con dei riflessi rossi.

<<…Bellissimi>>…

Quel dolce momento fu interrotto da un'altra scossa e tutti si ricordarono le parole di Albert, la nave era in avaria e un'altra bomba rischiava di farli saltare tutti in aria.

<<Signori, vi prego calmatevi>> gridò Jack <<Abbiamo bisogno del vostro aiuto, dobbiamo perlustrare l'R2CN da cima a fondo per trovare questa bomba, propongo di dividerci in gruppi, il primo gruppo perlustrerà i primi tre piani, il secondo invece cercherà nella sala macchine e nei restanti piani, il terzo invece avrà il compito d'ispezionare il ponte, la terrazza e la sala comandi, vi prego di ritrovarci tutti qui fra circa 40 minuti, buona fortuna e che Dio ce la mandi buona>>.

Tutti i passeggeri si diedero da fare.

<<Aki… Alicya>>.

<<Sì?>>.

<<Tu vieni con me, se usi i tuoi raggi X per sondare la zona faremo prima>>.

<<Va bene>> la giovane attivò i raggi e davanti ai suoi occhi uscirono mille grafici diversi.

Dopo 40 minuti l'intero equipaggio era senza più speranze, nessuno era riuscito ad individuare la bomba "maestra".

Ad un certo punto Alicya sobbalzò.

<<Cosa c'è tesoro, non ti senti bene?>> chiese preoccupato Jack.

<<Alan il mio dispositivo di autodistruzione è ancora attivo?>>.

<<Per Bacco sì, tu credi che…?>>.

<<Tu credi cosa Akiko? Rispondi che cosa credi?>> gridò il giovane.

<<Jack sono io la bomba "maestra">>.

<<No, non è possibile>>.

<<Sì invece>> e mostrò il tatuaggio a forma di rombo che lampeggiava.

<<No, ma ci sarà un modo per salvarci>>.

<<Ma certo che c'è>> disse lei sorridendo.

<<Meno male, mi avevi fatto prendere un colpo, allora cosa si fa?>>.

<<Mi farò esplodere fuori dalla nave mentre voi terrete questo>> e prese dal tatuaggio la spilla con il dispositivo di respinzione << con questa non correrete pericoli>>.

<<Ma cosa dici? Tu non puoi farlo>>.

<<Io devo farlo Jack, guarda tutta questa gente, moriranno se non lo faccio>>.

<<Ma abbiamo superato le peggiori difficoltà possiamo farcela anche adesso>>.

<<Sì, sono sicura che ce la farai>>.

<<No, non puoi>> le lacrime rigavano il volto disperato del giovane.

<<Non piangere per me, ti prego… abbi pietà và con loro, mettiti in salvo ti supplico ascoltami>>.

<<Non posso>>.

<<Ti scongiuro non c'è più tempo>>.

<<Non lo farò, io ti amo>>.

<<Anch'io e per questo che spero che mi perdonerai>> e spinse con forza il ragazzo fra la folla e si gettò giù dal parapetto.

<<Nooooooo>> gridò Jack.

Pochi istanti dopo un'enorme esplosione illumino il cielo buoi, la spilla attivò la sua barriera che respinse la violenza dell'impatto.

<<Akiko, dove sei>> disse piangendo la piccola Sarah <<Non puoi abbandonarmi>>. Al suono di quelle parole Jack abbracciò la piccola asciugandole le lacrime.

30 minuti dopo l'R2CN attraccò al porto facendo sbarcare i passeggeri sani e salvi.

Al contrario Jack avrebbe preferito morire, non poteva credere che l'amore potesse ferire tanto, pensò ai momenti in cui era stato sulla nave con Akiko e non risparmiò le lacrime.

<<Cosa fai piangi?>>.

<<Per carità và via non sono in vena>>.

<<Un ragazzo non dovrebbe piangere sai?>>.

<<E tu cosa ne sai di quello che prova un raga…>>

Akiko era davanti a lui bella e sorridente come quando l'aveva vista per la prima volta.

<<Devo aver battuto la testa da qualche parte… tu sei un fantasma?>>.

Lei sorrise <<Secondo te sono un fantasma?>> e gli diede un bacio sulla bocca.

<<Io... tu… ma come… cosa… sono confuso…>>.

<<Mettiamola così>> disse ridendo << tuo padre ha fatto davvero le cose in grande, aveva installato in me un meccanismo, che se avessi riacquistato i ricordi, la coscienza e la mia razionalità, l'autodistruzione non mi avrebbe coinvolta, al contrario sarebbe uscita fuori dal mio corpo, restituendomi la mia libertà di vivere e così è stato>>.

<<Ma perché non me lo ha detto?>>.

<<Perché non era sicuro che il dispositivo funzionasse, o anche perché se ne era dimenticato>>.

<<Dovevo immaginarmelo da lui… Allora tu non sei più un cyborg?>>.

<<Errore, io sono un essere umano con organi meccanici più comunemente chiamato cyborg>>.

<<Quindi è ancora un amore impossibile il nostro?!>>.

<<No, non credo…>>

<<Prometti che non mi lascerai mai più>>.

<<Te lo prometto, staremo per sempre insieme>>.

<<Oh no, per molto di più… molto di più>>.

E con un dolce bacio illuminato dai caldi raggi dell'aurora mattutina venne suggellato la nascita di un amore impossibile e la fine di una storia d'amore in un futuro non molto lontano.

 

THE

END.

 

Ecco a voi la conclusione della mia storia, grazie ancora per averla letta tutta e per aver pazientato tanto per leggere gli ultimi capitoli… Grazie a chi mi ha recensito e grazie a chi mi recensirà… Perché so bene che siete voi il futuro della lettura, quindi vi ringrazio ancora una volta e vi lasci con questa frase:

Abbiate cura del vostro presente per far sì che risplenda il vostro futuro!

ARRIVEDERCI!

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