Il fascino del rosso

di 1852
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** scuse e capitoletto ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** introduzione ***


Bella, emmet e jasper si stavano recando accompagnati dai loro genitori alla festa di compleanno di jacob, figlio di carissimi amici, insieme alle immancabili alice e rosalie. I ragazzini erano praticamente cresciuti insieme, visto che i loro genitori si frequentavano ed erano amici intimi dai tempi del liceo. Appena arrivarono al ristorante, cominciarono i guai. Come da copione erano stati invitati anche i cugini di James ed edward, acerrimi nemici dei fratelli di Bella, e di conseguenza, anche delle tre ragazzine. Appena entrati si salutarono con uno sguardo che sapeva di minaccia, visto che ormai si ritenevano cresciuti per lasciarsi andare a manifestazioni  più di carattere fisico e doloso, e poi erano stufi di essere messi in punizione dai genitori.
Jacob li raggiunse con un gran sorriso stampato in volto, accompagnato da Seth, il suo fratellino di un paio d’anni, ringraziando tutti per essere venuti, e facendo i  soliti complimenti a Bella che nemmeno arrossì dal momento che ormai si era abituata a tali lusinghe, evidentemente rivoltele solo perché jacob era un cascamorto e non poteva permettersi di comportarsi così anche con alice o rosalie che erano già fidanzate rispettivamente con jasper ed emmet. Ma anche il cuore di bella era impegnato, impegnato da anni,precisamente sin da quando per la prima volta, ancora bambina, aveva incontratolo sguardo dolce di un adorabile bimbetto dai capelli rossicci. Questo per lei era fonte di immensa vergogna, dal momento che col tempo era diventato quasi come un nemico da combattere per amore dei propri fratelli, ma proprio non poteva farci niente se ogni qual volta l’incontrava, e ciò accadeva solo una volta all’anno, il suo viso raggiungeva gradazioni sempre più accese ed il battito del cuore le doleva nel petto. Lui dal canto suo l’osservava, incuriosito da una ragazza così particolare. Già, talmente particolare da togliergli il sonno quasi ogni notte. Ma mentre lei aveva da anni riconosciuto e classificato tale sentimento, lui proprio non ci riusciva.
La festa proseguiva come al solito tra ringhi dei fratelli in risposta alle provocazioni di James, minacce di pestaggio,dolci e risate. A fine serata i ragazzi strinsero nuovamente in un caloroso abbracciò jacob, il quale trattene maggiormente bella, tanto da destare l’interesse del cugino edward, il quale si guadagnò in risposta uno sguardo intenso da parte di bella. E come accadeva ogni anno, quello fu il loro saluto, breve, ma abbastanza disarmante da far sentire le ginocchia crollare a tutti e due. Saluto che sapevano avrebbero custodito con cura fino all’anno successivo, quando si sarebbero incontrati di nuovo.
Ma l’anno successivo non ci fu nessuna festa di compleanno per jacob, poiché i suoi genitori decisero di divorziare. Allora i ragazzi per distrarlo lo portarono  al cinema e poi a mangiare una pizza. La loro amicizia infatti, nonostante le rispettive famiglie avessero cominciato  a vedersi di meno, non faceva altro che consolidarsi. Emmet e Rosalie così come jasper ed Alice erano sempre più uniti, e Bella combatteva per scacciare dalla mente quella dannata chioma ramata che ancora la perseguitava.
Così, tra scherzi, battute e giornate più o meno felici, passarono gli anni e  al problema di che guaio combinare durante i pigiama party si sostituì  quello della scelta del college.
Bella intanto aveva compiuto diciotto anni, e la vita cominciava davvero a sentirla scorrere nelle vene, mentre edward ormai era solo un lontana ricordo, assimilato ad un personaggio dei sogni, con ancora i lineamenti da dodicenne dell’ultima volta che l’aveva incontrato e che nel suo cuore non sarebbe mai cresciuto, nei suoi sogni infatti immaginava ancora loro due felici e sereni come Wendy e Peter nell’isola che non c’è. 
 

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Quel giorno bella tornando da scuola aveva un ottimo presentimento. Si sentiva carica ed euforica, e non sapeva nemmeno lei il perché. Probabilmente prendere per la prima volta in anni di liceo un tre, al contrario di quanto si potesse immaginare, le aveva fatto bene. I suoi amici infatti la prendevano continuamente in giro accusandola di essere una secchiona, priva di vita sociale, con la voglia di vivere solo avventure scritte da altri su pellicola. Ma loro non potevano capire che il suo fosse solo un modo di reagire all’essere circondata da coppie felici tutti i giorni, mentre lei non aveva mai provato emozioni amorose. Spesso si chiedeva se il problema fosse suo, a causa della timidezza che non riusciva a combattere e che la portava a scappare ogni qual volta un ragazzo l’avvicinasse, oppure se semplicemente fosse destino che incontrasse un ragazzo degno di nota solo più tardi, magari durante l’università. Rientrando trovò un post-it di sua madre che le ordinava di cucinare per sfamare i suoi fratelli, capaci di mangiare più di un esercito, non studiare troppo, e richiamare jacob. Incuriosita dall’ultimo punto prese il cellulare e chiamò l’amico: - pronto? -Jake,ciao, sono io! -hei bells, allora? Tua madre ti ha lascito il mio messaggio? - veramente mi ha chiesto di richiamarti, sai, non deve aver capito molto! - Lo immaginavo da quel suo “ti faccio richiamare, ora scappo”! - Già, sempre la solita svampita e sempre di corsa, allora, che succede? - Dunque, volevo invitare te e i tuoi fratelli e le sorelle hale stasera in spiaggia per una grigliata, ci state? - Oh, penso di si, che io sappia non avevano altri impegni - Perfetto! Allora ci vediamo giù verso le 8, a dopo! - A dopo, j! Bene, decisamente la serata si prospettava più interessante del solito. Salì al piano di sopra ed avvisò per la serata i fratelli, i quali come previsto esultarono e corsero a chiamare le loro dolci metà. Bella davanti a tante smancerie storse il naso un po’ per disgusto, un po’ per gelosia, così si decise a scendere e preparare il pranzo per quelli che lei reputava gli uomini della sua vita. Naturalmente quando finirono di mangiare si dileguarono come per magia, ognuno nella propria camera, ufficialmente per studiare, in realtà per ascoltare musica e perdere tempo al computer. La situazione che si trovò davanti Bella era veramente tra le peggiori che avesse mai visto, la cucina era un disastro e la lavastoviglie doveva ancora essere svuotata. Faccende casalinghe concluse, finalmente riuscì a ritagliarsi un momento per sé, guardando un film, sua grande passione. Un buon giorno non sarebbe stato tale, se lei non fosse riuscita a vedere un film, ma non uno qualunque, bensì del vero Cinema. La tabella di marcia prevedeva un classico strappalacrime: Casablanca. Bella, che si professava cinofila incallita, non l’aveva ancora mai visto, e se ne vergognava anche un po’. Allora, armata di pop-corn si sedette sul divano e si immerse nel mondo marocchino del ’41. Inizialmente non riuscì a comprendere la poesia della pellicola, le sembrava tutto troppo surreale, continuava a dirsi che una donna che ama il suo uomo non l’abbandona un attimo prima di salire su di un treno, o che un uomo che si trova davanti alla donna della sua vita dovrebbe fare di tutto per tenersela stretta, dovrebbe essere talmente egoista da non lasciarla mai andare via, perché l’uomo è tale per sua stessa natura. Ma poi le venne in mente di aver letto da qualche parte che sono gli adolescenti ad essere egoisti per natura. Questo avviene perché il processo di crescita è talmente doloroso, da rendere necessario che il soggetto in questione si concentri solo su di sé, escludendo i problemi altrui. E l’amore non è una cosa da ragazzini, l’amore è una cosa da adulti, ma adulti sul serio. Questo servì ad offrirle un po’ di speranza per il futuro, doveva esserci per forza anche per lei un Humphrey Bogart, nato solo per farla stare bene, e per ricevere tutto l’affetto di cui era capace in cambio. Certe cose non esistono solo nei film, e spesso le pellicole sono più vere della realtà. A fine film sentiva anche lei la pioggia sul viso, ma non si trovava come i protagonisti sotto una tempesta, erano solo le sue lacrime, inconveniente causato dalla sindrome premestruale, si disse autoconvincendosi, e l’unica tempesta in corso era quella ormonale. Alle 7 , dopo aver studiato qualcosa, poiché quel 3 cominciava a bruciarle, nonostante sul momento si fosse sentita più che euforica, decise di andare a fare una doccia e vestirsi in maniera comoda e semplice come nel suo stile. Insieme ai suoi fratelli uscì di casa, e dopo essere passati a prendere le ragazze, vestite di sicuro in maniera esagerata per una grigliata tra amici, arrivarono sul posto. C’era un piccola casa, circondata da un giardino lussureggiante e dopo una serie di bassi cespugli ci si trovavano di fronte pochi metri di spiaggia, seguiti dal mare piattissimo, ricco di riflessi donati dal sole all’ora del tramonto. Era una visione da togliere il fiato. A stonare con la calma ispirata dal luogo, Jake era intento a far comprendere al fratellino che se ne sarebbe dovuto andare via con il loro papà, perché quella non era una serata adatta ai più piccoli, ma lui proprio non voleva capirlo, continuando così a piangere e frignare, allora Bella, prima che il ragazzo usasse tutti i suoi muscoli per trascinare via di peso il bambino, intervenne e chiese a Jacob di far restare Seth, promettendo di occuparsene lei stessa per tutta la serata. La risposta fu, appena ebbe modo di girarsi verso la proprietaria di quella voce: “ Bells sei bellissima!”. A quella frase lei arrossì terribilmente e filò via arrancando prendendosi Seth in braccio, che ormai non era più nemmeno un peso leggero, visti i suoi otto anni di età, per di più scosso dai singhiozzi, questa volta però dovuti all’eccesso di risa e non al pianto. Emmet, Rosalie, Jasper ed Alice gli scoppiarono a ridere in faccia e cominciarono a sbeffeggiare il tono di voce che aveva usato. Emmet, rincarando la dose gli disse: “ J, amico, noi non te l’abbiamo detto fin’ora per non urtare i tuoi sentimenti, ma vedi…mia sorella è omosessuale!”. Jacob sbiancò e voltando loro le spalle si incamminò verso la piccola casa, gli altri intanto se la ridevano di gusto. Bella nel frattempo si era seduta in riva alla spiaggia, con i jeans bagnati e Seth in braccio, intento a raccontarle della sua fidanzatina, cosa che prendeva molto sul serio. Lei sospirò, non riuscendo a capacitarsi del fatto che persino uno scricciolo potesse avere qualcuno con cui condividere momenti magici. Certo poi il rumore delle onde sul bagnasciuga e lo scintillare del mare non aiutavano una povera adolescente con l’animo in pena. Due uomini anziani in riva al mare catturarono la sua attenzione, ma d’improvviso venne distratta dall’assenza di peso sulle sue gambe. Si girò e vide il bambino correre incontro ad un ragazzo alto, dal fisico scolpito e abbronzantissimo. La cosa più sorprendente fu che anziché saltargli sul collo, cosa che faceva sempre con quelli ai quali voleva particolarmente bene, gli si parò davanti e gli tirò un bel calcio sul femore. Emmet e Jasper scoppiarono a ridere in maniera eccessivamente fragorosa e plateale, mentre il ragazzo cercava di rimanere calmo stringendo i pugni e sorridendo forzatamente al piccolo, così Bella capì: era arrivato James. Il suo cervello in quel momento però, invocava un altro nome: Edward. Perché solo a lui poteva appartenere quella chioma resa quasi fluorescente dagli ultimi raggi di sole di quella serata. E lei rischiava un attacco cardiaco, perché il ragazzo che aveva segretamente sognato per anni era lì, davanti a lei e salutava calorosamente lo stesso Seth che poco prima era tra le sue di braccia. Per la prima volta fu gelosa di un bambino, ma subito dopo se ne vergognò, e la sua mente proiettò l’immagine ancora più preoccupante di un bambino,loro figlio però, tra le braccia del ragazzo, che poi si voltava a guardarla, sorridendole con amore. Quello che non aveva previsto era che Edward si sarebbe realmente voltato verso di lei,scoprendola a fissarlo, per poi riservarle uno sguardo che valse tutti gli anni di attesa. Bella imbarazzata si avvicinò ai suoi amici, i quali per l’ennesima volta non avevano prestato attenzione allo scambio di sguardi. La grigliata aveva inizio. Gli invitati, tutti amici di Jacob che erano abituati a vedere spesso il sabato sera, si divisero tra ragazze, addette alle insalate e alla preparazione del grande tavolo da giardino, e ragazzi, impegnati per di più a comprendere come far partire i barbecue. Emmet naturalmente non perse occasione di far cadere carbone sui jeans di James, apparentemente più maturo e meno arrogante, Jasper ed Edward invece conversavano amabilmente, cosa che stupì non poco coloro che li stavano osservando. Rosalie nel frattempo era più isterica di una donna incinta, preoccupata per il suo ragazzo e quello che avrebbe potuto combinare. Bella, finito di apparecchiare tornò a giocare con Seth, il quale ebbe la brillante idea di chiamare anche Edward. Lui si avvicinò e gli rivolse un sorriso caloroso, poi girandosi verso Bella le porse la mano. Lei, completamente in imbarazzo, non aveva idea di come far sparire il rossore sulle sue guance prima che lui lo notasse ed ebbe la tentazione di scappare, tuttavia decise di combattere finalmente per ciò che voleva e con sguardo fiero afferrò quella del ragazzo, a sua volta visibilmente agitato. I due dopo essersi stretti la mano si fissarono a lungo, poi Edward si allontanò perché chiamato da Jacob. Nessuno fece caso al fatto che in realtà non si erano né presentati, né salutati. Semplicemente avevano stretto l’uno la mano dell’altra.

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


 Una volta che i ragazzi riuscirono a cuocere qualcosa di commestibile si sedettero tutti intorno al tavolo.
Le ragazze distribuirono le porzioni ai propri fidanzati, mentre gli altri si servirono uno alla volta. Bella prese pochissime cose ed Emmet non perse l’occasione:
 
- cos’è, sei diventata vegetariana?
 
- Emmet, per favore pensa al tuo piatto- mentre cercava di abbassare il viso per coprirsi le guance con i capelli.
 
- oh, no. Adesso che mi ci fai pensare è dall’anno scorso che vai in giro dicendo che dovremmo diventarlo tutti blablabla, allora perché sei venuta stasera?- per poi sghignazzare come un immaturo guadagnarsi un colpo sul piede da rosalie.
 
- sono venuta perché avevo voglia di passare del tempo con i miei amici, e comunque non è vero che non mangio la carne, dico solo che sarebbe bene preoccuparsi anche di altro a volte e non solo della propria pancia-  detto questo Jacob tento di ristabilire pace, ma poi aprì bocca James:
 
-davvero sei vegetariana Bella? Ai ai ai, i genitori di edward fanno i macellai, lo sai?
 
Edward lo guardò sorpreso:
 
- James, cosa… veramente i miei- venne subito bloccato da una gomitata dell’amico.
 
La ragazza mortificata tentò di fare le proprie scuse ad edward, ma James non permetteva a questo di dirle la verità, finché non si arrabbiò dicendo all’amico che doveva smetterla. Bella, mortificata per la baraonda creatasi si alzò dal tavolo e andò verso la spiaggia. L’ultima cosa che vide fu emmet inveire contro James.
 
Qualche passo ancora e si sentì chiamare da Jacob:
 
- Bella lascia stare James, è solo un cretino, è ancora più immaturo di quando eravamo piccoli, non te la prendere!-
 
lei ormai prossima al pianto – Sono mortificata, sono veramente mortificata! Ti chiedo scusa, ho rovinato la serata e offeso i genitori di quel ragazzo– e gli diede le spalle. Poi sentì una voce nuova:
 
-ehi, guarda che i miei genitori non hanno davvero una macelleria, comunque anche se fosse cos’hai detto di male? E poi sai che per un periodo mia madre ci ha costretti ad una dieta vegetariana, finché mio padre non ha minacciato di andarsene a mangiare tutti i giorni al Mc?- questa cosa naturalmente non era vera, lui l’aveva detta solamente per farla ridere e ci era anche riuscito.
Adesso le sembrava più tranquilla e l’idea che fosse accaduto solo grazie a lui lo riempiva di orgoglio. Aveva consolato una ragazza, lui, quello che viveva solo nel suo mondo e non degnava mai d’uno sguardo nessuna, sentiva finalmente qualcosa di incredibile farsi strada nel petto.
 
-ti ringrazio- fu l’unica cosa che aggiunse la ragazza prima di affiancarlo continuando a fissarlo, per poi incamminarsi insieme verso il tavolo con gli altri. Lì però la situazione era disastrosa. Emmet e James si stavano gridando contro come non facevano da anni:
 
- io ti ammazzo, ti darò tutte le botte che non hai preso quando era tempo, lurido viziatello maleducato!-
 
- uh, parla lui, l’energumeno delle grotte, tornatene da dove sei venuto, qui nella società non c’è posto per gentaglia come te!-  Edward intanto era corso e l’aveva afferrato intimandogli di calmarsi, ma lui non voleva sentirne.
 
-cosa sarei io? I bimbi non devono giocare con i grandi, finisce che prima o poi si fanno male- Rosalie disperata supplicava il fidanzato di lasciar perdere un simile individuo. Ma l’orgoglio dei ragazzi non va toccato, a meno che non se ne vogliano subire le conseguenze. E questo era proprio lo scopo di quei due.
 
 
- oh credimi non vedo l’ora che le cose finiscano male, è da quando avevo 6 anni che te ne devo restituire un paio!-
 
 
- e cosa vorresti fare, distruggermi un’altra collezione di fossili?-
 
 
-ma…, tra i tanti giochini potrei anche decidere di divertirmi con la tua amica Barbie, mi sembra molto ben messa- a queste parole ci fu un attimo di silenzio generale. Jasper indignato lasciò la presa delle braccia del fratello, e questo subito si scagliò addosso al ragazzo pestandolo di botte finché non riuscirono a fermarlo. Edward sembrava vergognarsi al posto di James e non aveva il coraggio di fissare più nessuno in faccia, turbato dalla volgarità e cattiveria dell’amico. Rosalie era ferma in piedi piangendo lacrime silenziose, mentre Alice tentava di abbracciarla, ma lei la scansava, sembrava disgustata da se stessa.
 Appena emmet si fu calmato le andò incontro per farle capire che le parole di quel verme non avevano alcun significato e se ne andò per riaccompagnarla a casa.
Regnò  il silenzio. Jacob iniziò a mettere tutto a posto senza dire niente, o guardare nessuno. Il piccolo Seth veniva cullato da Bella, che cercava di calmarlo per lo spavento che si era preso. – L’avevo detto io che James è cattivo- continuava a ripetere mentre metteva su un broncio che riuscì a strappare un sorriso a Bella, nonostante la profonda indignazione che nutriva in quel momento.
Pensava al fatto che solo un vero maleducato, stupido ed immaturo avrebbe potuto lasciarsi andare a simili commenti,e sebbene fosse stato Emmet a minacciare di picchiarlo, non aveva nessun diritto di tirare in mezzo Rosalie, che tra le altre cose era una ragazza meravigliosa e dolcissima,con l’unico difetto di essere troppo bella e di attirare troppi sguardi. Questa cosa aveva da sempre infastidito suo fratello, ma col tempo aveva capito che la ragazza sul serio non aveva occhi che per lui, dunque non c’era alcun bisogno di essere gelosi o preoccuparsi. Quell’uscita più che infelice doveva aver tirato fuori il tormento più grande di Emmet, cioè che qualcuno osasse offendere la sua fidanzata e soprattutto minacciasse di metterle le mani addosso. Sono preoccupazioni con le quali un ragazzo di vent’anni non dovrebbe vivere, ma è normale averle se la propria fidanzata è in grado di attirare inconsapevolmente persino l’attenzione di uomini adulti.
D’improvviso riuscì dal bagno James, dopo essersi medicato labbro e naso. Non c’era niente di rotto, ma aveva dovuto sicuramente disinfettare le ferite che gli aveva causato Emmet. Edward con la faccia pallida da spiritato lo afferrò per un braccio e strattonandolo lo condusse nella parte posteriore del giardino. L’unica cosa che sentirono gli altri furono delle voci alzate che presumibilmente si inveivano contro. Bella si ritrovò a sperare che Edward non concludesse il lavoro iniziato dal fratello spaccandogli quella stramaledetta faccia.
Appena Jacob riapparve dalla cucina, aveva in mano un paio di bicchieroni stracolmi di gelato. Ne porse uno a Bella, che però prima dovette alzarsi e porgere a Jake suo fratello,ormai nel mondo dei sogni. Questi andò dentro per adagiare Seth su di un divano e riuscì.
-tuo fratello ed Alice?-
- in spiaggia a fare una passeggiata, Alice aveva bisogno di calmarsi, non deve essere facile sentirsi trattare così una sorella- con la mano intanto posava il bicchiere sul tavolo, lo stomaco le si era chiuso di nuovo.
 
- hei, sai che ti dico?- alzò in alto il gelato mimando un brindisi  - Alla faccia di James - e rise.
 
 
Lei ridendo a sua volta – Già, hai ragione, alla faccia sanguinante di James – e rise a sua volta, bloccata però dal suono di una voce ormai familiare:
 
-wow, non ti facevo così sadica, sembri tanto gentile!- e fece per finta una faccia sconvolta.
 
 
Bella era prima impallidita poi arrossita. Jacob notato l’imbarazzo intervenne – oh, hai detto bene, sembra gentile!…fino a che non le tocchi la famiglia, poi scappa!- e prese a sghignazzare.
 
 
- scusa Jake, non vorrei sembrare maleducato-
 
 
Bella lo bloccò – figurati, stasera abbiamo dato tutti il peggio- il suo tono era terribilmente malinconico.
 
- non è vero, ce n’è solo uno che lo ha fatto, e comunque volevo sapere se c’è un po’ di gelato anche per me.Sapete la famosa carne, dopo questo macello m’è rimasta sullo stomaco e io avrei bisogno di distrarmi- ora la sua espressione era imbarazzata.
Jacob si alzò subito per servire il cugino,ostentando una faccia scocciata alla quale l’altro rispose con un grazie ironico.
 
Bella non riuscì proprio a trattenersi, anche perché le veniva da ridere allora dovette assolutamente dire, rompendo la calma creatasi – sei consapevole di aver appena detto che la carne dopo il macello ti è rimasta sullo stomaco? – ed iniziò a ridere. Edward non capiva e la guardava interrogativo. Allora lei aggiunse – carne, macello, macellaio, ahaha, capito?- ormai aveva le lacrime agli occhi dal ridere più per il fatto che lui non capisse, che per la sua patetica battuta. A quel punto la bocca del ragazzo si spalancò disegnando una grande O muta. Poi scoppiò a ridere dicendo che come battuta faceva veramente schifo e che se non gliela avesse spiegata non l’avrebbe mai capita. Jacob riapparve e si chiese come mai quei due, dopo averli chiaramente sentiti ridere da dentro,fossero fermi in religioso silenzio a fissarsi. Le grandi rivelazioni arrivano sempre all’improvviso e in quel momento lui aveva capito che tra quei due qualcosa sarebbe sicuramente successo. Meglio non pensarci decise, in fin dei conti a lui cosa importava?
Per cambiare argomento chiese dove fosse andato James ed Edward gli rispose di averlo rimandato a casa, visto che di fare le sue scuse non voleva saperne. Bella non poté fare a meno di pensare che quel ragazzo fosse, al contrario di Edward, e a quella riflessione si diede della stupida da sola sbuffando sotto l’occhio curioso del ragazzo in questione,un gradissimo maleducato ma comunque coerente, al che le scappò un sorrisetto. Sorriso che Edward colse e non riuscì naturalmente a spiegarsi, lei in risposta gli fece segno di no con la testa, come a dire che non aveva alcuna importanza quello che la sua contorta mente aveva partorito.
Jacob nel frattempo alzava gli occhi al cielo e fremeva dalla voglia di gridare – ehi, guardatemi, ci sono anch’io,smettetela di fissarvi, siete da voltastomaco- tuttavia si trattenne,sospettando che nessuno dei due l’avrebbe ascoltato.
In suo soccorso tornarono Alice, ancora con gli occhi rossi, e jasper, stanco e con una postura particolarmente rigida.
Visto come si era evoluta la serata, il ragazzo porse le proprie scuse al padrone di casa e chiamò Emmet così da farsi venire a riprendere.
Edward a sua volta espresse il proprio dispiacere per come si era comportato quell’immaturo di James ai ragazzi e disse che se ne sarebbe andato anche lui.  Infine , all’arrivo di Emmet che non volle scendere e fermarsi, salutarono e salirono in macchina, non prima però che il ragazzino, ormai cresciuto, dai capelli rossi sussurrasse a Bella – buonanotte, ci vediamo tra meno di qualche anno , si spera - e le sorrise, lei automaticamente sorrise a sua volta,ma la voce per aggiungere qualcosa non le uscì. Salì scombussolata in macchina ed accese la radio. Emmet aveva una stranissima espressione sul volto ancora indurito dalla rabbia, già immaginava che lui quella notte non avrebbe chiuso occhio a causa dell’angoscia e del nervosismo. La sua ipotesi fu avvalorata quando disse – io e rose ci siamo lasciati-. Bella rimase come pietrificata, Alice si strinse a Jasper ed iniziò a piangere in silenzio, per paura di irritare ulteriormente il fratello del suo fidanzato. E meno male che Bella aveva avuto buoni presentimenti per la serata. Se fosse stato il contrario iniziava a credere che  magari avrebbe potuto abbattersi su di loro un enorme tsunami. Rabbrividì al sol pensiero e si consolò ripensando al fatto che l’ultima cosa vista in quel caso, sarebbero stati sicuramente gli occhi di Edward, lo stesso Edward che le aveva augurato la buona notte. Ecco che tornava a farsi largo l’odiato egoismo adolescenziale. Alla radio partì la canzone “barbie girl” ed Emmet, mandando al diavolo il mondo intero, stemperò l’imbarazzo venutosi a creare spegnendo la radio ed accelerando verso casa di Alice, pensando inoltre che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che percorreva tale strada con una delle sorelle Hale a bordo. Bella, mettendo una mano sul braccio del fratello, accennò al ritornello di Boys don ’t cry dei Cure, tentando inutilmente di dargli forza,mentre lui le rivolgeva uno sguardo addolorato e riconoscente, perché sapeva che quando un fratello soffre, una sorella lo fa a sua volta, è questione di amore incondizionato.
 

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


 Quella mattina emmet era distrutto. Parlava a monosillabi o più semplicemente proprio non rispondeva. Jasper poi, essendo il fidanzato di alice, non aveva idea di come comportarsi, o se sarebbe stato meglio evitare di mostrarsi davanti al fratello con lei al suo fianco. Cosa di preciso fosse successo non lo sapeva nessuno. La cosa chiara però, era che fosse stata Rosalie a prendere tale decisione per tutti e due. Era arrivata l’ora per Bella di prendere in mano la situazione. Da brava neopatentata,  si diresse in cucina per telefonare alla madre e chiederle il permesso di uscire con la macchina. Lei non rispose, così la figlia prese le chiavi e senza aggiungere altro uscì, con o senza permesso, certe cose vanno fatte. Cercando di restare entro i limiti di velocità consentiti, raggiunse casa Hale. Benché il termine casa fosse decisamente riduttivo, reggia era forse più appropriato. Parcheggiò davanti al cancello e citofonò:
 
- si, chi c’è?- una voce stanca e scocciata, bingo!
 
- Rose, lo so che sei tu, avanti apri- cercava di mantenere un tono pacato.
 
- mi spiace Bella,ma ora sono impegnata, tra poco devo uscire, ci risentiamo- scusa più che palese.
 
Lo sforzo di mantenere un tono pacato andò  a farsi benedire- Rosalie Hale apri questo stupido cancello e dimmi cos’è successo ieri sera-
 
- vattene Bella, vattene e fatti gli affari tuoi. Dì a Emmet di farsene una ragione- tono irritato e scortese.
 
 
-sai che ti dico? Che è proprio il caso che mi saluti tua sorella!- disgustata da quanto aveva appena sentito e detto, inviando delle scuse mentali ad Alice, ripartì e tornò a casa.
Le squillò il cellulare, era un messaggio:
 
ciao, sono fuori con alice, emmet ha espressamente chiarito di non gradire compagnia in casa oggi. Lascialo sbollire, vedrai che si sistemerà tutto, jasper.
 
 
Vedrai che si sistemerà tutto! Bella pensò che era proprio nello stile di Jasper essere ottimisti anche con due gambe infilate sotto le rotaie di un tram,o meglio un cuore inchiodato da un tacco a spillo vertiginoso, come in questo caso. Intanto non riusciva a crederci, quei due insieme, per lei, erano una certezza tanto quanto il giorno di Natale, erano una coppia seppur inconsapevolmente dai tempi dell’asilo. Passò il pomeriggio a cercare di capire cosa avesse potuto indurre Rosalie a prendere una simile decisione, ma più ci pensava, meno ne capiva. Fece i compiti e si preparò mentalmente alla nuova settimana che l’aspettava, domandandosi spesso cosa stesse facendo Edward e dove fosse, sciocca si diceva, cosa ci pensava a fare?
 Quando Jasper tornò, lo sottopose ad un lungo interrogatorio per capire se Alice avesse detto qualcosa di particolare riguardo la sorella, ma niente. Appuntò mentalmente di provvedere lei stessa a discutere della questione con la sua quasi cognata. Cenarono silenziosamente insieme ai genitori, mentre Emmet disse di non avere intenzione di unirsi a loro. Renèe stessa non riusciva a capacitarsi della novità ed innervosì ulteriormente il figlio tempestandolo di inutili domande. Per fortuna, come al solito, la sorella intervenne per rimettere loro madre al posto.
 
 
Il risveglio fu, tanto per cambiare, traumatico. Quegli occhi verdi non le avevano dato pace per tutta la notte e la voglia di andare a scuola toccava livelli minimi. Se non altro sua madre si era ricordata di comprarle le sue adorate merendine al cioccolato.
 Come c’era da immaginare, a scuola la interrogò il professore di filosofia, uomo particolarmente strambo, esigente e con una capacità unica di mettere le persone in difficoltà. Alla ricreazione partì alla ricerca di Alice, che si trovava al suo stesso anno, ma in un’altra classe. Non fu difficile intravederla tra la folla di studenti addossata nei corridoi, grazie ai suoi vestiti sempre dai colori sgargianti. Si domandò se Jasper l’avesse scelta proprio per quel motivo, la sua allegria,evidente persino nel modo di vestire. Ma poi ripensò che in realtà non era stato jasper a scegliere, ma il destino stesso, dunque era stupido chiedersi per cosa si fossero messi insieme. La chiamò finché riuscì ad attirarne l’attenzione.
 
- Bella, buongiorno!- sembrava allegra e pimpante,ma sapeva benissimo che dentro soffriva almeno quanto lei.
 
- Alice devi dirmi perché Rose ha lasciato Emmet, non ce la faccio a vederlo così-
 
- mi dispiace, ma rose non parla più neanche con me, è inutile, sembra un vegetale -
 
- ma alice, deve esserci un modo per-
 
-Bella stammi a sentire,non sono questioni che riguardano noi, anche se siamo amici e fratelli. Sono grandi, e non credo che se ci fosse stata la possibilità di fare una scelta meno dolorosa, loro avrebbero deciso di lasciarsi, dobbiamo lasciarli riflettere-
 
Non poteva crederci. Persino l’allegra e solare Alice, aveva accettato l’idea di arrendersi. Ma lei, immatura, non voleva farlo, non riusciva ad accettare la sofferenza del fratello, credeva di essere in dovere di fare qualcosa.
Ripensò a Scarface. Prima di morirei due fratelli ricordano la forza del legame che li lega. Lei è lui, lui è lei, senza eccezioni. Perché un fratello è quanto di più simile a noi ci sia dato d’avere su questa terra. Ma poi pensò che forse nella vita reale, non si può cercare di prendere decisioni e risolvere problemi al posto di qualcun altro, solo perché si ha la presunzione di conoscere cosa sia meglio, nonostante tutto il bene che possiamo volergli. Era arrivato il momento di crescere e darsi dei limiti. Si ripromise che da quel giorno avrebbe iniziato a farsi i fatti suoi, e soprattutto a vivere la sua di vita, e non quella di Emmet o Jasper.
Perché il problema era veramente quello. La sua vita era piatta e monotona, nonostante stesse attraversano un’età che dovrebbe essere ricordata come la più bella. Viveva avventure attraverso le storie dei film, e amore attraverso le storie di amici e fratelli. Ma la sua di vita? Chi se la stava godendo la sua? Nessuno. E soprattutto con chi? Nel magico mondo dei sogni ,con un ragazzo che magari non avrebbe più rivisto? Era patetica, ed era ora di cambiare.
 
Quel pomeriggio,come quasi tutti i lunedì, visto il poco numero di compiti che aveva per il giorno seguente, andò al cinema di una città vicina. Niente di meglio per evadere dalla realtà. Si era appena ripromessa di non scappare più dalla sua vita, ma già lo stava rifacendo. Le abitudini sono dure a morire si disse, quasi a volersi giustificare. Mise a tacere la sua coscienza che gridava – vigliacca!- ed acquistò un biglietto. La sala, come al solito era quasi vuota, così poté ignorare il posto che  le era stato assegnato, e sedersi al suo preferito, metà sala, al centro. In sala regnava il silenzio. Il film iniziò, ma aveva troppi pensieri per la testa, era irrequieta e si sentiva nervosa. Durante la pausa del primo tempo iniziò ad infilarsi la leggera giacca, pensando di andarsene, ma accadde qualcosa. Lui era lì, si stava sedendo accanto a lei e le sorrideva. Edward era lì e l’aveva salutata.
 
-Ciao- rispose, sorridendo di riflesso.
 
-qualcosa non va?- alludeva al giubbotto per metà indossato, o forse all’espressione di lei,tipica di chi è sul punto di vomitare. Iniziava a credere che avrebbe fatto meglio a non avvicinarsi,forse la stava infastidendo, forse era l’unico a sentirsi bene, quando loro due parlavano.
- nulla, tutto ok,solo che il film non mi piace molto e qui dentro fa freddo- maledicendosi mentalmente per la sua stupidità,  di sicuro la sua faccia era bordeaux, e lei cosa aveva pensato di dire? Fa freddo! Da ricovero...
 
 
- sicura? Eppure ti vedo..accaldata- lui sembrava poco convinto e questo le confermò  la sua scarsa intelligenza.
 
- lascia stare, io sono solo strana- il tono rassegnato di chi ha la consapevolezza di avere il ragazzo perfetto davanti e perde tempo a dire scemenze e fare la figura dell’idiota.
 
Lui rise, rimaneva sempre sorpreso da quella ragazza, non diceva mai cose che avessero una semplice spiegazione logica. Forse non c’era andata tanto lontana definendosi strana.
 
- allora te ne stai andando?- chiese tra il curioso e l’indifferente.
 
Lei moriva dalla voglia di restare affianco a lui, ma ormai si era pure infilata la giacca, cosa avrebbe potuto dirgli? – credo di sì-  il suo sguardo volò verso il basso.
 
-oh- anche lui sembrava triste all’idea di lasciarla andare, ma nemmeno si conoscevano, cosa avrebbe potuto proporle? – bè allora,posso accompagnarti? Alla macchina intendo, sai qui non è un posto sicuro per le ragazze sole- dopo 3 secondi si pentì di ciò che aveva detto, preparandosi all’arrivo di una borsettata: “ mai far capire ad una ragazza quanto sembra debole e bisognosa di una guardia del corpo” gli aveva detto una volta un suo amico, latin lover fino al midollo.Il suo esatto opposto quindi, e i risultati pensò che si notassero benissimo. Ma lei pensava ad altro.
 
-no, io non posso, tu, tu hai pagato il biglietto, devi vedere il film, non puoi accompagnare me!- si sentiva sul punto di esplodere, per gioia e per l’imbarazzo, e ancora una volta si era rifiutata di vivere sul serio.
 
 
Per fortuna però, lui aveva le idee più chiare- se è per il biglietto, ti assicuro che non fa nulla, tanto una metà del film non l’ho seguita ed il lunedì per i ragazzi c’è uno sconto, quindi!- e concluse la sua arringa con un sorriso che le fece perdere i colpi.
 
- da quando fanno uno sconto ai ragazzi il lunedì?-
 
Lui parve perplesso, era l’ultima domanda che si aspettava – non lo so veramente,è da un paio d’anni credo..-
 
- sul serio?-
 
-si, te l’ho detto, chiedilo alla ragazza che dà i biglietti all’ingresso-
 
- quindi te l’ha detto lei?-
 
- no, anzi si, credo di si… non me lo ricordo!-
 
Bella scoppiò a ridere. Edward era di nuovo perplesso.
 
-perché ridi?-
 
Avrebbe voluto spiegargli, ma non riusciva a smettere di ridere. Allora lui l’afferrò per un braccio, conducendola fuori perché il film stava ricominciando e non era il caso di dare spettacolo.
Una volta fuori dalla sala, parve essersi calmata.
-Edward- e lui sussultò sentendosi chiamare da lei – ti assicuro che per anni sono venuta al cinema con i miei fratelli e il prezzo l’hanno sempre pagato intero-
 
 
-ma ti giuro che io invece quando vengo il lunedì lo pago ridotto!-
 
- non c’è bisogno di giurare, lo so che stai dicendo la verità, dico solo che devi aver fatto particolarmente colpo sulla ragazza che fa i biglietti!-
 
Solo in quel momento parve capire tutto il senso di quella discussione- o mio dio, o mio dio, o mio dio! Quella ora vorrà di sicuro qualcosa in cambio! Ma a me non piace giuro, io bhaaa, mi fa schifo, è un’oca-  era terrorizzato e shoccato. Bella rideva divertita e anche un po’ compiaciuta.
 
- a quanto pare, mio caro edward preparati a qualche assalto, e vedi di non restare solo in sala, non si sa mai- e giù altre risate, non riusciva più a smetterla.
 
- Dio, come ho fatto ad essere così stupido, come? E non mi ero accorto nemmeno di un suo particolare interesse, tu dici che l’altra metà del biglietto ce la metteva lei? – ora era curioso e concentrato, probabilmente si stava facendo i calcoli di quanto poteva esserle costato offrirle il cinema per almeno due, tre anni. Finiti i suoi calcoli approssimativi, spalancò gli occhi…povera ragazza.
 
- forse fa gli straordinari per permettersi di pagare a te il cinema!- questa volta risero insieme e si incamminarono verso il parcheggio. Passando davanti alla biglietteria fecero ciao con la mano alla ragazza dietro il vetro, che gelosa li osservava. I suoi capelli biondo platino colorati sembravano aver preso la scossa, e gli occhi erano furenti. Mai scena risultò più divertente ai dei due, che avevano iniziato a comportarsi come bambini.
 
-         siamo arrivati- constatò lui fermandosi davanti alla sua macchina.
-         Già, siamo arrivati
-         Dov’è la tua macchina?
-         Dal lato opposto del parcheggio- e sorrise per la sua affermazione demolitrice, come a scusarsi.
-         Oh, scusa, ti accompagno
-         No, non fa nulla
-         Certo che fa, invece. Sono uscito apposta e  come minimo vengo con te
-         Già, scusami ancora
-         Prego, e tu non scusarti ancora!
 
Lo guardò riconoscente,pensando che sarebbe stato un perfetto fidanzato. Naturalmente arrossì per il suo stesso pensiero.
Iniziarono a camminare e lui la seguiva silenzioso,silenzioso e tormentato soprattutto.
 
-         sai io credo che potremmo scambiarci i numeri, se ti va-  scagliata la bomba sperava solo che lei la prendesse bene.
-         Oh…certo,si, si- era sicura di essere fuxia, cercava di mascherare il suo stato d’animo comportandosi in maniera disinvolta,peccato che il telefono le cadde dalle mani. Lui gentilmente si piegò e glielo raccolse. Se li scambiarono, scrivendo ognuno il proprio numero sul display dell’altro.
-         Spero che non ci scriverai cugino di jacob!- l’aveva buttata sul ridere, ma la cosa lo preoccupava sul serio.
-         No, credo che ci scriverò edward con una j accanto in modo da ricordarmi chi sei! Sai, conosco troppa gente con il tuo nome e temo di fare confusione- naturalmente scherzava, ma lui non colse la sottile ironia e parve rabbuiarsi.
-         Direi che fai davvero prima a scriverci cugino di jacob a questo punto – secco e tagliente.
-         Guarda che sto scherzando! Sei l’unico che conosco con questo nome ed ho scritto semplicemente quello, non credo di correre il rischio di dimenticarmi chi tu sia!
-         Sul serio?
-         Si, puoi starne certo- e gli sorrise.
 
Decisero che era meglio salutarsi, promettendo di organizzarsi per andare qualche volta a vedere un film insieme, questa volta guardandolo sul serio però. Lui le aprì la portiera e le sussurrò un a presto che quasi le causò un infarto. Mise in moto e partì alla volta di casa. Finalmente anche a lei stava accadendo qualcosa di sensazionale ed emozionante e ciò la rendeva completamente euforica. Sperava solo che emmet non lo venisse a scoprire perché probabilmente, dopo la grigliata, non avrebbe fatto i salti di gioia sapendola con un amico di quello lì.
Edward nel frattempo aveva fatto un giro su se stesso, cercando di reprimere un grido di felicità Presto l’avrebbe incontrata di nuovo e non l’avrebbe più persa di vista.

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


 -         Alice! Dove sei? Aliiice?
-          Bella ? come sei entrata?
-         Ah, già, scusa, mi ha aperto tua madre che stava uscendo
-         Vieni, sono in camera
 
Bella salì le scale e si ritrovò nel bel mezzo di un uragano. La stanza di alice era completamente in disordine, non c’era un lembo di letto che non fosse occupato da vestiti, borse o foulard. Era una babele.
-         ciao, bella!
-         Ciao- mormorò guardandosi cautamente attorno.
      -     alice potrei sapere cosa sta accadendo?
-         ma è evidente, faccio il cambio di stagione! Perché tu non lo fai?
-         Se lo faccio è perché mia madre non ha avuto tempo e mi ha obbligata- disse in imbarazzo
-         Stai scherzando? Lasci che tua madre metta apposto i tuoi vestiti? Ma è assurdo, sei grande ormai!
-         Si, lo so, ma a me annoia
-         Ah, bella, non so cosa devo fare con te- scuotendo la testa.
 
Dopo un paio di minuti di silenzio si decise a parlare.
 
-rose come sta?
 
Alice mutò espressione ed il suo volto si incupì – non bene,ma non possiamo farci niente, e poi da quanto ho capito la decisione l’ha presa lei, quindi…
 
-         magari potremmo farla uscire con noi sabato, una serata tra donne, e poi fare un pigiama party!
-         Si, potrebbe essere un’idea, possiamo provarci. Aiutami con questi per favore, posali lì a terra, grazie
-         Di nulla
 
Alice continuava a trafficare con i suoi vestiti, quasi come se bella non fosse lì. Quando si trattava di moda, sembrava estraniarsi completamente dal resto del mondo. L’altra continuava a torturarsi le mani, finché non trovò il coraggio di parlare.
 
-         alice, devo dirti una cosa…
-         si, dimmi, ti ascolto
-         bè, vedi l’altra sera, quando è successo quel casino alla grigliata?
-         Si?
-         Ecco io non ho riscoperto solo l’antipatia e la bassezza di James
-         Va avanti Bella, coraggio- il suo sguardo si era assottigliato e finalmente la stava degnando di reale attenzione.
-         A me, diciamo che mi..ecco si, cioè…- era sotto pressione al massimo e non sapeva come continuare. Alice, dopo aver deciso di averla torturata abbastanza entrò in suo soccorso.
-         A te piace edward e sei disperata perché non sai come fare per rivederlo!- ora era sorpresa.
-         Tu come?
-         Bella, credi davvero che un’amica non si accorga di queste cose?
-         No,tu non puoi aver capito,a me piace edward - e a queste parole fremette perché era la prima volta che lo diceva ad alta voce- da quando av-  Alice la interruppe.
-         Si si, lo so, più o meno a quando a me piace Jasper- quasi come se fosse la cosa più logica del mondo.
-         Wow, alice mi sorprendi! Io non pensavo che tu sapessi, perché non mi hai detto nulla?
-         Perché aspettavo che fossi tu a farlo. Non volevo metterti in imbarazzo credo
-         Grazie, ti voglio bene, lo sai?
-         Sì, ne ho una vaga idea!
 
L’amica a quel punto si alzò e le andò incontro abbracciandola e facendola cadere su quel mare di vestiti.
 
      -    e comunque, grazie a te che finalmente hai deciso di dirmelo, ormai non ci speravo più!
-         Hai ragione, scusa,magari però evita di fartelo scappare con Rosalie, perché non ho idea di come potrebbe prenderla..sai è pur sempre amico di James
-         ma è diverso da lui, giusto?
-         Molto diverso
-         Sì, l’ho notato anch’io quella sera, sembra un bravo ragazzo
-         Ora però viene la parte interessante. L’altro giorno ero al cinema, dopo la nostra semi-discussione e stavo per andarmene quando
-         No! Non dirmi che l’hai incontrato!?!
-         Si!- e da quel momento iniziò a raccontarle tutto fino alla fine, mentre l’amica eccitata rideva e batteva le mani.
 
 
Riassaporava  quasi le stesse emozioni di quando era una bambina, e non c’era niente di meglio. Si dimenticò persino della paura che i suoi fratelli le proibissero di vederlo. In ogni caso avere Alice dalla sua, poteva essere utile per tenere a freno almeno Jasper.
 
 
Due giorni dopo, il giovedì, Bella aveva l’umore a terra perché edward non ancora l’aveva chiamata, e sospettava che non l’avrebbe più fatto. La stima di sé non era esattamente il suo forte. Sua mamma poi, anziché tirarle su il morale, le aveva chiesto molto poco delicatamente perché non uscisse mai con dei ragazzi, visto che alla sua età sarebbe stato più che normale.
Alice era stata, logicamente, l’unica a capirla e consolarla, povera ragazza, non sapeva quali cocci incollare prima, tra l’amica e la sorella.
Emmet era leggermente migliorato ed iniziava a reagire, con grande gioia dei fratelli.
Purtroppo però per il sabato sera i programmi erano saltati, visto che Rose aveva declinato l’invito, adducendo come scusa il fatto che quella sera avrebbe fatto uno dei suoi film preferiti, e aveva intenzione di guardarlo sola. A quel punto Bella aveva persuaso Alice ad andare tranquillamente con il suo ragazzo, per paura che altrimenti sarebbe rimasto a casa a deprimersi insieme all’altro fratello. Morale della favola: lei non aveva nulla da fare.
 
Verso le 6 ricevette l’inaspettata telefonata di Jake. La ragazza della quale si era invaghito gli aveva dato buca, così aveva pensato di invitare l’amica per una pizza ed un gelato. Non avendo alternativa, e lì il suo pensiero volò ad edward, accettò volentieri. Si preparò velocemente, senza impegnarsi troppo e aspettò che l’amico la venisse a prendere.
Quando arrivò, salì subito in macchina e parlarono di sciocchezze per tutto il tragitto,ridendo come bambini. Al primo mc donald si fermarono ed ordinarono un mucchio di porcherie. Si sporcarono a vicenda con le salse, si appiccicarono con i panini troppo farciti e sbrodolarono con le bevande. Avevano bevuto nient’altro che coca-cola, ma ad occhi esterni sarebbero potuti sembrare benissimo mezzi ubriachi. naturalmente non se ne curarono, erano troppo impegnati a ridere accompagnati dal loro lato infantile aveva avuto la meglio, almeno per quella sera.
 
 
Quel lunedì Bella entrò nel parcheggio del cinema incrociando le dita, aspettandosi di vedere la macchina di edward, ma non ce n’era traccia.  In preda allo sconforto, cominciava a chiedersi perché le avesse chiesto il numero.
Tornando a casa incrociò l’amica sul vialetto ed iniziò a lagnarsi. Alice aveva seriamente valutato l’idea di scappare fingendo un attacco di colite.
 
-         Bella guarda che siamo nel 2010, puoi benissimo mandarglielo tu un messaggio
-         tu non capisci, non posso scrivergli io perché se poi non gli interesso, che faccio?
-         Un po’ di coraggio diamine, e poi puoi sempre far finta di essere gay, male che va!- iniziò a ridere, ripensando a ciò che aveva detto Emmet a Jake la sera della grigliata, certo probabilmente non ci aveva creduto, o almeno lo sperava. Cominciava a credere che fosse il caso che qualcuno gli spiegasse la verità, per precauzione.
 
Fu in quel momento che Bella ebbe l’illuminazione. L’amica ne approfittò per filare dentro,nella stanza del suo amato. Le avrebbe davvero scritto lei per prima, fregandosene delle conclusioni che lui avrebbe potuto trarre. Male che andasse, avrebbe pensato che lei fosse particolarmente interessata a lui,che peraltro era la verità, dunque non c’era motivo di preoccuparsi.
Invitandosi alla calma scrisse una frase:
 
"ciao cugino di jake, come va? Stavo pensando che potremmo incontrarci qualche pomeriggio, amichevolmente s’intende! Ci stai?fammi sapere
B."

 
Chiudendo gli occhi ed incrociando le dita inviò il messaggio. Dopo mezz’ora la risposta non era ancora arrivata. Di nuovo giù di morale decise di andare a pescare Alice dalla camera del fratello. Spalancò la porta senza bussare, e mentre la richiudeva vergognandosi come una ladra per l’atteggiamento fin troppo intimo nel quale li aveva colti, aggiunse l’ennesimo appunto mentale di bussare prima di entrare. In compenso però, ora le veniva da ridere e l’umore seppur di poco era risalito. Si decise a fare merenda, quella l’avrebbe di sicuro aiutata. Amava il cibo, nonostante fosse molto magra, con capelli castani ondulati ed occhi scuri da cerbiatta che avevano fatto penare non pochi cuori, ma a lei non era mai importato. Aspettava il suo principe.
Dopo cena sua madre, come al solito, la costrinse a sparecchiare e mettere tutto in ordine. Per le scale trovò una pila di panni puliti appartenenti a diversi proprietari, così dovette arrendersi a fare il giro delle camere dei fratelli. Questa volta bussò. Concluso il suo compito poté buttarsi sul letto. Tanto perché la speranza è l’ultima a morire, lanciò uno sguardo al cellulare. Nessuna bustina. Ora si chiedeva se gli fosse accaduto qualcosa. Si sentì ridicola: non erano nemmeno fidanzati, anzi, neanche reali amici, e lei già si preoccupava per la sua salute Per scacciare questi pensieri andò a fare una doccia. Terminata indossò il suo adorato pigiamino rosso, con uno dei sette nani sulla maglietta  e si infilò dritta a letto. Oltre al cibo aveva questa grande passione: dormire, avrebbe volentieri passato le giornate a non fare altro, ma ogni tanto si sa che bisogna alzarsi.
Mentre sprofondava nel sonno avvertì la vibrazione del suo cellulare. Afferrandolo lesse:
 
"ciao a te sorella di Jasper, a me va tutto alla grande, a te? L’idea di incontrarci mi piace parecchio, amichevolmente, s’intende ;) dimmi cos’hai in mente…buonanotte,
edward"

 
Si portò una mano prima tra i capelli e poi sul cuore. Lui le  aveva risposto.Non riusciva a fare altro che sorridere. L’idea di incontrarla gli piaceva parecchio, rilesse. Pensò di poter esplodere, ma si disse che non era il momento adatto, aveva un appuntamento da organizzare, dopotutto.
La mattina seguente naturalmente aveva l’umore alle stelle. Appena arrivati a scuola strappò Alice dall’abbraccio del proprio fidanzato e le raccontò tutto. La poverina non poteva che essere felice per l’amica, ma cominciava  a darle sui nervi questo suo interrompere nei momenti meno opportuni. Quando glielo fece notare si sentì rispondere:
 
-         ecco, ho finito, scusa. Ora puoi tornare da Jasper, io me ne vado in classe e non scoccio più
-         Bella non fare così, lo sai che non scocci mai, o quasi.. e in ogni caso adesso non posso andare dal mio Jazz, è suonata …comunque grazie per il permesso- specificò alzando gli occhi al cielo.
 
Bella se ne andò mortificata.
Poi venne interrogata in letteratura, guadagnandosi anche un ottimo voto. La giornata non avrebbe potuto essere migliore. Dopo pranzo decise di rispondere:
 
"buongiorno! Non ho idee particolari, ma potremmo fare una passeggiata lungo mare"
 
Attese la sua risposta che questa volta non tarò ad arrivare.
 
"Direi che  il lungomare andrà benissimo. Ci vediamo alla spiaggia vicino casa di jake?"
 
 
Con un altro paio di messaggi riuscirono ad accordarsi per l’appuntamento che ci sarebbe stato quel giorno stesso. Bella non aveva idea di cosa mettere, ma non aveva neanche intenzione di chiamare Alice che l’avrebbe di sicuro conciata come una bambola e per un primo appuntamento da amici non era il caso. Optò per il solito jeans e delle scarpe da tennis, infondo era un appuntamento pomeridiano e nemmeno nel week-end.
 
Una volta pronta uscì di casa non specificando con nessuno dove fosse diretta e partì alla volta della spiaggia. Appena arrivata, mentre parcheggiava Edward l’accolse con un sorriso. Le aprì la portiera:
 
-         i parcheggi tranquilli non sembrano il tuo forte!- e prese a sghignazzare
-         hei, guarda che la patente ce l’ho da pochissimo- rispose stizzita
-         in effetti ci speravo, altrimenti non credo che sarebbe stato normale
-         guarda che cominciamo proprio male- gli fece notare
-         e tu guarda che sto solo facendo quello che fanno gli amici, cioè prendersi in giro!  - mettendo le mani avanti con un sorriso furbo
-         simpatico- lo canzonò mentre arricciava le labbra.
 
Edward non poté evitare di pensare a quanto fosse deliziosa con quella espressione. Si ammonì mentalmente.
Presero a passeggiare ridendo e scherzando. Poi ci fu un attimo di serietà mentre Bella gli raccontava di Rose ed Emmet. Il ragazzo era visibilmente dispiaciuto e ci tenne a specificare di aver smesso di frequentare James. Non si sarebbe mai sognato un atteggiamento del genere da parte sua, ma ora che aveva conosciuto il soggetto nel suo aspetto peggiore non aveva intenzione di averci più nulla a che fare.
La ragazza non poteva che essere fiera di lui. Tutto stava proseguendo per il meglio quando un gruppetto non raggiunse di corsa Edward. Erano tutte ragazze, quattro per l’esattezza e sembravano conoscerlo bene. Tre non era proprio bellissime, ma una era l’immagine della sensualità e della perfezione ed in quel momento era arpionata al collo di un Edward in evidente stato di imbarazzo.
Bene si disse, magari ne è innamorato. L’umore fece un tuffo verso il basso di metri e metri. A tutto avrebbe pensato per il loro primo appuntamento, ma non di ritrovarsi già gelosa.
    
 
 
      -     ciao Eddy!- lui fece una smorfia
-         Bella queste sono alcune mie compagne di scuola
-         Oh, giusto,lei chi è eddy?
-         Lei Victoria è una mia cara amica
-         Bè piacere amica di Edward- disse lei con un sorriso amichevole, ma che sapeva di sfida, mentre le altre erano intente a scrutarla.
-         Bella- corresse lui
-         Piacere Victoria – aggiunse lei cordialmente.
-         A quanto vedo sei impegnato, comunque puoi sempre unirti a noi per il sabato sera, hai altri impegni?
-         Forse sì, probabilmente sarò impegnato sabato sera- il tono che aveva usato era asciutto e non sembrava dispiaciuto. Bella per un momento ne fu sollevata, poi però si chiese che genere di impegno avesse.
-         Ah- sembrava molto delusa, ma cercò di mascherarlo rimettendo su un sorriso tiratissimo
-         Non fa niente, ci sarà tempo per vederci- a quel punto gli si avvicinò con passo sinuoso e gli stampò un bacio sulla guancia. Lui si tirò indietro
-         Ciao, Victoria - nel frattempo posava la mano sul braccio di Bella, invitandola a proseguire la passeggiata
-         Ciao anche a te, Bella, e tienitelo stretto- il tutto concluso con un occhiolino.
 
Bella non riusciva a proferir parola. Quella tipa era veramente sfacciata. Mentre il gruppetto se ne andava si soffermò sul passo assolutamente ipnotico di quella Victoria, sul suo fisico da modella e su quell’abbigliamento tanto audace che metteva le sue forme in risalto. Perfetta, dolorosamente perfetta, senza problemi di timidezza o autostima. Aveva la faccia tipica di chi è abituato a prendersi ciò che desidera anche usando i denti, se necessario. Certo l’ intelligenza non doveva essere il suo punto forte e questo la consolò non poco.
Si riprese dallo stato di trance solo grazie al tocco della mano di Edward, che non aveva ancora abbandonato il suo braccio, anzi si muoveva leggermente su e giù, come a volerla chiamare.
 
-         tutto ok?
-         Si, certo
-         Senti, lasciala stare, è solo una viziata antipatica, ignora lei e i suoi toni come ho sempre fatto io
-         Ok, lo terrò a mente- e lo guardò accennando un tenue sorriso.
 
Per qualche minuto nessuno dei due parlò.
 
-         Bella, per favore ti decidi a dirmi cosa c’è che non va?
-         Nulla, è solo che ho appena concepito un pensiero, ma lascia stare, è meglio
-         No,sono curioso, insisto!
 
Nel frattempo si erano fermati ed erano di nuovo l’uno di fronte  all’altra.
 
-         è una cosa abbastanza cattiva, ti avviso
-         penso che sopravvivrò, o comunque correrò il rischio- e la guardò incoraggiandola a proseguire.
-         ho pensato che fossi particolarmente curiosa di sapere cosa direbbe James ad una come lei, visto il trattamento che ha riservato a Rosalie
 
Lui la guardò sorpreso da un’affermazione del genere e allo stesso tempo pensando che anche lui, se non l’avesse già saputo, sarebbe stato curioso di conoscere la risposta.
 
-         sai lei, ecco, sembrerà assurdo, ma lei è esattamente la storica ex ragazza di  James
-         cosa?
-         Già, o almeno credo..
-         Come credi? lo è o no?- sembrava confusa e molto, ma molto curiosa
-         No, lo è stata, la sua ragazza dico
-         Ah, ok
-         Si, solo che non so se in questo momento stiano insieme o no, la loro storia è molto travagliata
-         Uh, immagino- pesantemente sarcastica come sempre.
Almeno però aveva la certezza che non si sarebbe mai messo con lei, i ragazzi di solito non fanno cose simili agli amici, o ex amici si corresse.
-         no, davvero, pare che il problema fondamentale sia che entrambi non hanno il dono della fedeltà..- la faccia tesa in una smorfia come a dire ”che possiamo farci?”
 
Come non detto, era ufficialmente rovinata. Il suo Edward, c’avrebbe scommesso, era il prossimo sulla lista di quella megera dai finti capelli platino. Era ora di marcare il territorio. Si vergognò di questo pensiero immediatamente, cercando di ricordarsi che Edward  non era un oggetto e tanto meno di sua proprietà.
 
-         che hai fatto?- le chiese con un sopracciglio alzato
-         Io? Niente- cercava di fare la disinvolta
-         E perché sei così accaldata ?- assottigliò sospettoso lo sguardo
-         Non lo so, sarà il caldo- mise su un visino angelico, il quale però di quel rosso accesso sembrava più quello di un diavoletto.
-         Già, sarà il caldo..- sussurrò avvicinandosi.
 
Avvicinò il suo viso a quello della ragazza, mandandole il cuore a mille. Non aveva idea di cosa volesse fare, sapeva solo che avrebbe tanto voluto abbracciarla, e baciarla soprattutto. Cercò di recuperare un po’ di lucidità, ma non poté evitare di lasciarle un innocente bacio sulla guancia, forse premendo le sue labbra sulla morbida pelle di lei un po’ troppo a lungo. Quando si staccò erano tutti e sorpresi e con gli occhi lucidi, mentre guardavano ovunque, meno che negli occhi dell’altro.
 
-         si, fa decisamente caldo- aggiunse lui sperando di non essere stato sentito.
 
Ricominciarono a camminare, ma lei lo fermò con una domanda:
 
-         quale improrogabile impegno hai sabato?
-         Veramente speravo che avessi tu qualche idea, perché a me vengono in mente solo pizza e gelato- e si strinse nelle spalle toccandosi poi la nuca con una mano.
-         Cioè?
-         Cioè che se ne hai voglia possiamo fare qualcosa insieme
 
Bella non accennava a rispondere, sembrava paralizzata, con gli occhi spalancati.
 
-         hey, quanto entusiasmo… non sei costretta, era solo un’idea, puoi sempre inventarti di avere un impegno!- la mise sul ridere, ma dentro faceva male. Lei si riprese a quelle parole.
-         A me sembra un’ottima idea invece, e poi trovo che una pizza vada benissimo- l’aveva detto con tono serio ed emozionato,neanche stesse pronunciando le proprie promesse di matrimonio.
 
Poi lui le afferrò una mano ed iniziò a condurla verso le loro auto.
Bella, fece alcuni passi rimanendo dietro di lui ad osservare le loro mani intrecciate, lui se ne accorse e pensò che le stesse dando fastidio così la lasciò, mentre proseguiva in avanti.
Non fece in tempo a fare un paio di passi, che Bella lo affiancò e strinse la sua mano con forza.
 
Scendendo dalla macchina, sul vialetto di casa, la ragazza sentì il cellulare nella borsa vibrare. Aprì il messaggio:
 
"fa freddo"
 
e lei sorrise dalla gioia, mentre incredula e con gli occhi quasi appannati dalla felicità rispondeva:
 
"sì, fa decisamente freddo"

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


 L’atmosfera che si respirava in casa Swan ad ora di cena era veramente pesante. Il padre, Charlie, era particolarmente nervoso quel giorno, dopo aver trascorso forse troppo tempo a lavoro. La madre continuava a sorridere facendo finta che non ci fossero problemi.
 
-         dove sei stata oggi pomeriggio Bella?- chiese sua madre probabilmente più per cortesia che per reale interesse. O quantomeno quella era stata la sensazione della figlia.
-         Giù in spiaggia con un amico
-         Ah, ma non è che tu e Jacob ci nascondete qualcosa, non è la prima volta che uscite soli..
-         Veramente non ero con Jake, ma con un altro ragazzo
 
A quel punto il resto della famiglia alzò la testa dal proprio piatto, prestando improvvisamente attenzione alla conversazione. Emmet già sentiva i muscoli tendersi, Jasper era sull’attenti, con il volto leggermente ruotato e lo sguardo assottigliato. La madre era letteralmente incredula.
 
-         e chi, un amico di scuola?- l’interrogatorio aveva inizio. Adesso Renèe appariva realmente interessata.
-         No, un amico e basta- Bella aveva paura di proseguire con la spiegazione. Era consapevolissima del fatto che se fosse venuto fuori il nome di Edward, Emmet l’avrebbe presa malissimo e provocarlo era l’ultima cosa che desiderava fare. Sua madre però non conosceva la parola discrezione ed era intenzionata a scoprire l’identità di quell’amico che faceva imporporare le guance della figlia senza nemmeno nominarlo precisamente.
-         Avrà un nome questo ragazzo, tesoro- il suo sguardo sembrava dire: “di me puoi fidarti”, peccato che la ragazza tendesse a fidarsi di pochissime persone, e sua madre, almeno per quanto riguardasse le confidenze, non era tra quelle. Non sapeva che fare così si alzò dal tavolo iniziando a sparecchiare il suo piatto, palese scusa per coprire il suo volto e fuggire al più presto da quegli sguardi indagatori.
-         Uffa mamma, basta, che te ne importa, sembra un interrogatorio!
-         Bella, calmati, nessuno ti sta interrogando, e siediti a tavola, tuo padre non ha ancora finito di mangiare- quando usava quel tono autoritario, la figlia le avrebbe volentieri urlato contro, ma sapeva che l’avrebbe solo insospettita di più, così si arrese.
-         Ero a spasso con Edward mamma
-         Edward? Edward chi?
-         Edward il cugino di Jake - il suo volto ormai era irrimediabilmente rosso. Emmet strinse i pugni, spostò la sedia con la gamba e saltò in piedi
-         Cosa?
-         Calmati Emmet- intervenne sua madre che ogni volta che lo vedeva così tremava alla sola idea di tutta la forza che possedeva e che avrebbe potuto tirare fuori.
-         Non puoi dire sul serio- ripeté sempre più furibondo
-         Emmet, lui non c’entra niente con James
-         Non c’entra niente? Ah giusto, è solo quello che gli parava il culo andando a piagnucolare dalla mamma, da quando avevamo 6 anni fino a due giorni fa, ma ti rendi conto?
-         Emmet non me ne frega niente delle vostre questioni, a me non ha mai fatto nulla di male
-         Bé certo, poco importa che abbia contribuito a rovinare la vita mia e della mia ragazza- lo sguardo gli si fece di colpo umido e vuoto mentre lo posava a terra.
-         Emmet mi dispiace-  ormai anche lei aveva le lacrime agli occhi –mi dispiace tanto-
-         Non fa niente, tanto se tu sei felice, il resto poco importa- aveva un tono talmente rassegnato che le fece male. Questa frase le fece molto male. Non era vero, era sempre la prima a preoccuparsi quando si trattava dei suoi familiari, e aveva sempre messo i suoi fratelli al primo posto.
-         Non ingrandire le cose, siamo solo amici- tentava inutilmente di giustificarsi, ma la sua scenetta di prima aveva chiarito l’interesse che lei aveva nei confronti del ragazzo.
-         Lui ti piace bella, lui ti piace- detto questo si girò e se ne andò.
 
Bella piangeva, non voleva che suo fratello fosse arrabbiato con lei, desiderava che lui capisse quanto Edward fosse diverso da James. Ma Emmet forse non l’avrebbe mai capito, c’era il suo maledetto orgoglio ferito di mezzo, inutile discuterne. Mentre la sua mente partoriva una dolorosa decisione intervenne sua madre.
 
-         Bella, lascialo sbollire. A te piace quel ragazzo ed è giusto che sia così, Emmet non può più prendere decisioni al posto tuo, sei una ragazza ormai
-         mamma, te lo ripeto, a me non piace, siamo solo amici  e poi il problema di Emmet non è la gelosia fraterna
-         tesoro, che dici? E poi non dire sciocchezze, hai una particolare simpatia per quel ragazzo da quando eri una bimba!- e rise sommessamente, nel frattempo il marito si alzava ed andava in salotto a guardare il telegiornale, lontano da voci che lo potessero disturbare. Le due donne, talmente ci erano abituate, neanche ci fecero caso.
-         Mamma, per favore, che assurdità!
-         Ma quali assurdità, io e sua madre ridevamo insieme osservandovi, lui ti fissava e tu arrossivi terribilmente ogni volta che lo guardavi,più chiaro di così!
-         Mamma basta, è la conversazione più imbarazzante di tutta la mia vita e non ho intenzione di farla proseguire!
 
Detto questo si alzò e fece per uscire dalla cucina quando sua madre la bloccò.
 
-         che intendevi prima riguardo Emmet, non ce l’avrà davvero per i litigi che avevano da bambini?
-         Niente mamma, non intendevo niente
-         Oh, ma certo, credete che io sia stupida? Qualcuno si degna di spiegarmi cosa diamine sta succedendo in questa casa? È da giorni che siete tutti intrattabili. Solo il mio Jazzy mi racconta qualcosa e mi sorride!
-         Se il tuo scopo era ricordarmi che Jasper è il tuo figlio preferito, ti ringrazio ma lo sapevo già – e si voltò stizzita. La madre era un fascio di nervi, sentiva la rabbia ribollirle nelle vene.
-         Quante volte te lo devo spiegare che per me siete tutti uguali? Adesso basta Bella, queste scenate di gelosia potevo accettarle quando avevi 6 anni, ora non più. Inizi a farmi pena!
-         Pena? Io ti faccio pena? Bè mi dispiace ma non posso farci niente – era la cosa peggiore che le avessero mai detto.
 
Faceva pena a sua madre. Si  disse che per fare pena a sua madre doveva essere davvero pessima. Se non ti accetta ed apprezza lei, chi può farlo. Le sembrava così assurdo. Faceva pena a sua madre. Con questi pensieri si avviò su per le scale. E si buttò sfinita a letto, ancora con i vestiti addosso. Pianse più quella notte che in tutta la sua vita messa insieme prima di quel momento. Cercava di dirsi che quella non era una madre definibile tale e di conseguenza non avrebbe dovuto curarsi del suo giudizio. Era cattiva e meschina. Ma bruciava lo stesso. Le faceva pena. Era un pensiero fisso che le girava per la testa senza darle tregua.
L’unica cosa sicura era che non le avrebbe raccontato più niente della sua vita. Era ora di tagliarla definitivamente fuori. Non era mai stata una di quelle troppo attaccate alla propria madre, ma le aveva sempre voluto un gran bene, nonostante i non pochi difetti. Ora però si sentiva tradita ed avrebbe fatto tutto il possibile per tenerla fuori dagli affari suoi. La rabbia crebbe quando realizzò che se lei si fosse fatta gli affari suoi, non avrebbe nemmeno litigato con suo fratello.
Non si accorse neanche di alcuni tocchi delicati alla porta, si era addormentata con le guance bagnate. L’indomani l’avrebbe ignorata.
 
Guardandosi allo specchio non notò altro che due occhi gonfi e con macchie violacee sotto. Non doveva aver dormito molto bene. Si fece una doccia e corse a scuola senza salutare nessuno se non Jasper.
 
-     come ti senti?
-         male
-         guarda che se è per Emmet, gli è già passata, ci ho parlato io ieri sera e l’ho fatto ragionare
-         ho anche gli ambasciatori adesso, bene…- in realtà era molto sollevata, ma non volendolo mostrare fece finta di essere infastidita. In cuor suo ringraziava il fratello.
-         E poi sai, quel ragazzo sta simpatico anche a me!- e le fece un occhiolino
-         Ma che avete tutti? Volete accasarmi? Cos’è a casa non c’è più posto per me?
-         Ops, da cosa l’hai scoperto, come mi sono tradito?- rise forte
-         Quanto sei scemo- gli tirò uno schiaffo sulla nuca, però alla fine l’attirò a sé e l’abbracciò.
-         Grazie J, ti voglio bene!
-         Jasper Swan, al suo servizio, ma ora se non le dispiace siamo in pubblico e vorrei mantenermi salva la reputazione
 
Mentre faceva i compiti le arrivò un messaggio di Edward:
 
“ciao! come prosegue la giornata?”
 
Si ravvivò all’istante. Ecco uno dei momenti per i quali valeva la pena vivere i propri 18.
 

“ciao a te, diciamo che va…”

 
Da lì nacque una conversazione abbastanza lunga in seguito alla quale lui, preoccupato per la sua tristezza decise di chiamarla. Passarono tantissimo tempo al cellulare e Bella si scordò persino di stare parlando ad altissimo volume mentre erano tutti in casa. In quel momento tanto, non contava nulla, solo la dolcissima voce di Edward ed il meraviglioso suono della sua risata.
Più tardi si salutarono accordandosi per la serata di sabato.
Chiusa la conversazione Bella corse in bagno per dedicarsi allo spinoso ed ingrato compito della depilazione. Guardò quel silk èpil come se fosse un’arma di distruzione di massa e prendendo coraggio si mise all’opera. Coraggio, si disse, in fin dei conti lo stava facendo per una giustissima causa, a meno che ad Edward non piacessero le ragazze con le gambe pelose, ma questa cosa le sembrava un po’ improbabile.
Mentre vittoriosa usciva dal bagno, incrociò suo fratello Emmet. Si guardarono per un po’ e quando lei decise di girarsi ed andarsene lui la bloccò, dicendole l’unica cosa adatta al momento:
 
-         scusami,sono un immaturo.
 
Detto questo si abbracciarono perché sapevano benissimo che l’uno lontano dall’altra non avrebbero resistito per più di due giorni.
In quel momento uscì anche jasper dalla propria camera e vedendoli abbracciati disse:
 
- hei, e a me niente?
 -No, tu sei il preferito della mamma, va da lei! – e gli cacciò anche la lingua. Notando poi però l’umore di Bella rattristarsi, emmet aggiunse:
 
- forse però, solo perché sei tu potremmo fare un’eccezione-
 
Fece un occhiolino alla sorella. Lei gli sorrise e corsero a buttarsi addosso al povero jasper, che intanto cercava di fuggire in camera sua. Finito lo show, rimasero per minuti  a cullarsi tra loro.
 
Sabato pomeriggio era già stato tutto fissato, l’appuntamento era alle 7 in un parcheggio in centro, vicino alla  libreria. Bella ne approfittò partendo un po’ prima in modo da fare un giro per acquistare delle cose. Mentre passeggiava si sentì chiamare ed impallidì.
 
-         ciao bella!
-         Oh…ciao Jacob – sembrava titubante e sorpresa, non piacevolmente sorpresa.
-         Che ci fai qui?
-         Passeggio?
-         Già, giusto!
-         Allora, come va? – il suo sorriso e la spensieratezza nei suoi occhi lasciavano intendere che avesse una gran voglia di chiacchierare.
-         Bene, abbastanza bene
-         Ho parlato con jazz ieri,mi ha detto che hai avuto una lite con tua mamma
-         Si,è vero, ma è acqua passata,non preoccuparti!
-         Ma no, guarda che se hai voglia riparlarne io ci sono, lo sai! Sono  solo le 7 e dieci, possiamo prenderci qualcosa se ti va!
-         7 e dieci? No no no, mi dispiace, ma sarà per un’altra volta, devo assolutamente andarmene!
-         Wow, cos’è ti stanno inseguendo?
-         No, è solo che devo andare
Jacob si mise a ridere forte – rilassati Bells, secondo me sei troppo stressata, sembri il coniglio bianco di alice nel paese delle meraviglie!
 
      -    cosa? Oh, sì, il bianconiglio. Scusami ma devo veramente andare!
-         ok, se insisti. Dov’è la tua macchina,ti accompagno almeno
-         no! Cioè, non disturbarti, non ce n’è bisogno- e cercò di fare un sorriso convincente, che lui naturalmente ignorò
-         dai andiamo
-          e va bene
 
Arrivarono al parcheggio e un ragazzo dai capelli  rossi li notò, mentre se ne stava comodamente seduto nella sua macchina ad ascoltare musica in attesa della sua bella. Bella in tutti i sensi, sua un po’ meno, rifletté ridendo, per poi tornare immediatamente serio dal momento che non aveva idea di come comportarsi, né del perché suo cugino fosse lì a provarci con la sua amica.
Decise di scendere dall’auto e comportarsi come se fosse lì per caso, certo del fatto che Bella non gli avesse raccontato di loro due.
 
-         edward?- la voce di jacob era sbalorditissima
-         jake?- fece lui imitandone il tono. Bella rideva sotto i baffi per la situazione nella quale si erano andati a cacciare
-         ah, e tu sei ..Bella,giusto?-finse di titubare sul nome
-         Giustissimo, ciao!
-         Ciao – rispose lui con voce calda, e per un po’ ignorarono il terzo incomodo incantandosi a guardarsi. Jacob tossì per finta.
-         Allora, che strano, non era mai capitato di incontrarci tutti e tre così!
-         Si, strano- Edward aveva usato un tono leggermente acido, al quale bella rispose con un’occhiata che significava : “edward,per piacere sforzati di sorridere”. Lui alzò gli occhi al cielo.
-         Allora, che programmi avete per la serata?
-         Sai, a questo punto non lo so, avrei dovuto vedermi con una ragazza, ma poi l’ho vista arrivare con un altro…- Bella si portò una mano sulla fronte in segno di disperazione, di quel passo jacob li avrebbe scoperti in 5 minuti.
-         E tu Bella? Dove andavi tanto di corsa?
-         Di corsa? No, non andavo di corsa!- arrossì come un pomodoro, Edward invece la guardava con la testa piegata verso sinistra, sorridendole dolce.
-         E comunque non andavo da nessuna parte
-         Sì, davvero molto convincente, in ogni caso fingerò di crederci!
 
Il cugino fece finta di ridere alla battuta, in realtà stava sognando che arrivasse una navicella aliena a prelevare suo cugino per lasciarlo libero di godersi quella serata. Quello però non accennava ad andarsene.
 
-         Allora visto che ci siamo, che ne dite andarci a prendere qualcosa tutti insieme?
 
Edward sgranò gli occhi, a Bella cadde una busta. La serata si prospettava lunga.
 
Mezz’ora più tardi erano tutti e tre a passeggio per il corso con Jacob nel mezzo a separarli. Bella si preoccupava si salvare le apparenze ridendo ogni tanto e tirando fuori qualche argomento che sapeva avrebbe apprezzato il suo amico, in modo da farlo parlare da solo per minuti e potersi crogiolare nel suo nervosismo. Edward era un cadavere.
 
-         Ed, sicuro che vada tutto bene?
-         Ma certo!
 
Peccato che avesse risposto Bella al posto suo, mentre il diretto interessato come risposta l’aveva fulminato con uno sguardo. Stavano quasi per sentire gli ingranaggi del cervello di jacob mettersi a girare,preparandosi ad una sua sfuriata, quando questo li sorprese entrambi:
 
-         Bella, sono contenta che a te vada tutto bene, ma io dicevo a mio cugino!- rise.
 
Le  braccia dei due picconcini caddero fino al centro della terra. Quel ragazzo aveva appena dato prova di avere qualcosa di sbagliato nel cervello,o comunque il prosciutto sugli occhi.
 
Inutile parlare dell’entusiasmo che avevano dimostrato i due mentre mangiavano la pizza che tanto avevano sognato, con jake nel mezzo s’intende. Quello aveva appena fatto una battuta quando Edward parlò con tutta la calma del mondo, facendo tremare Bella dalla sorpresa.
 
-         Jacob adesso basta
-         Scusa? Che ho detto, non credevo che ti stesse simpatica quella cretina,prometto che non l’offenderò più, perlomeno davanti a te!- e sghignazzò
-         No Jake, il problema è un altro
-         Edward sei sicuro di stare bene? Meno male che non hai bevuto alcolici!
-         Io sto benissimo, il problema qui sei tu
-         Io? Che ho fatto io?
-         Mi hai rovinato la serata
-         Edward adesso inizio ad incazzarmi, si può sapere quale diavolo è il tuo problema stasera?se la tua ragazza ti ha dato buca non è colpa mia, e tanto meno di Bella che è qui accanto a noi e non mi sembra molto educato il modo in cui ci stiamo comportando
-         La mia ragazza non mi ha dato buca, la mia ragazza è stata impegnata tutta la serata a cercare di darti retta, nonostante i piani fossero un tantino differenti
-         Che cazzo dici? Bella cosa sta dicendo?
-         Niente Jacob calmati- lui la fissò con rabbia intimandole di rispondere
-         Ok, va bene, sta solo dicendo che questa sera io e lui avremmo dovuto vederci, però tu hai leggermente stravolto i piani
-         State insieme?
-         No, non stiamo insieme,calmati sarebbe stata un’uscita tra amici
-         Allora mi spiegate qual è il problema? Volevate un’uscita tra amici e l’avete avuta
-         Già Bella, allora spiegami dov’è il problema, perché sai, io mi ero davvero illuso che ci fosse un piacevole problema, evidentemente mi sbagliavo
-         Edward che stai dicendo? Io non- la interruppe
-         No bella, lascia stare, vi lascio, così potete godervi questa stramaledetta serata
-         Ed, amico, dai su calmati!
-         No jacob, non mi calmo,me ne vado
 
Detto questo si alzò per uscire. Jacob porgeva le sue scuse a Bella, ma allo stesso tempo le diceva di lasciar  perdere il cugino, perché era solo un viziato. Bella rimase con la testa tra le mani per un po’, poi quando lo sentì offenderlo si alzò.
 
      -    ora è troppo,mi dispiace, sei un amico e ti voglio bene, ma ora è troppo
-         ma siete impazziti tutti stasera?
-         No,non sono impazzita, sono solo stupida e persa per  Edward da quando avevo sei anni
-         Che?
-         Che un corno, ora me ne vado, e non permetterti più di offenderlo davanti
 
Fuori l’aria era fresca, ma se ne accorse a malapena,perché iniziò a correre alla ricerca di Edward verso il parcheggio. Intravide la sua figura scura di spalle, mentre stava per raggiungere la macchina. Corse e gli si arpionò alle spalle.
Lui rimase senza fiato. Era lì con lui, non con jacob, aveva appena fatto la sua scelta.
 
-         Edward tu non immagini nemmeno quanto sia grande il mio problema - mentre lei arrossiva lui si girava stringendosela tra le braccia,ma distanziandola abbastanza da poterla guardare in faccia.
-         Davvero?
-         Sì, davvero, sciocco!
-         Scusami, è che ero davvero arrivato all’ultimo livello di sopportazione
-         Scuse accettate.Ora possiamo cominciare questa serata?
-         Con grandissimo piacere, sarebbe ora. Sai, sei arrivata giusto in tempo per il dolce!-
L
e rivolse un sorriso bellissimo e la prese per mano mentre si avviavano verso la prima gelateria. Camminando le mise un braccio attorno alle spalle e stringendola a sé le stampò un lungo e silenzioso bacio sulla guancia color porpora.

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Capitolo 7
*** scuse e capitoletto ***


 Non so come verrà accolto questo piccolo capitolo, chiedo scusa a chi aveva apprezzato la storia all’inizio, ma avevo bisogno di crescere, e come vedrete questi  personaggi insieme a me. Saluti a tutti!
 
 
Amicizia, una lunga e solida amicizia è tutto quello che instaurarono dopo quella sera. Erano due metà perfette, ma il loro amore era qualcosa di talmente puro ed a tratti infantile che nessuno dei due aveva sentito il bisogno di andare oltre. Si prendevano cura l’uno dell’altra come se ne andasse della propria vita stessa, ed era così probabilmente. L’idea di fidanzarsi non li sfiorava più perché sarebbe stato superfluo, si appartenevano già, senza schemi o regole socialmente riconosciute. La gelosia che alle volte li prendeva veniva prontamente scacciata via da una solida quanto calorosa stretta di mano, o da uno sguardo. Dormivano insieme a volte. Si stringevano e respiravano la stessa aria riempiendosene i polmoni, sospiravano, e si scambiavano teneri baci sulle guance. Forse no, non era amicizia ciò che avevano instaurato, era piuttosto dipendenza totale e destabilizzante. Nessuno aveva un rapporto simile. Si amavano nella maniera più unica e preziosa. I loro genitori erano spaventati da quello strano rapporto e , vedendoli sempre insieme e così affiatati, credevano che prima o poi sarebbe accaduto l’irreparabile, ignari dell’impossibilità di una simile supposizione: non potevano certo sapere che edward e Bella non avevano condiviso null’altro che caste carezze. E a loro non importava quello che dicevano genitori, fratelli, cugini, o il resto del mondo, non se avevano quello speciale modo di amarsi a confortarli e proteggerli da tutto.
 
 Adesso lei aveva 21 anni, mentre lui qualcosa in più ed insieme avevano deciso di andarsene, così l’affascinante e plumbea Londra sembrava fare proprio al caso loro ed un giorno partirono dal nuovo continente per approdare in Europa. Edward si era iscritto al corso di architettura della UCL, mentre Bella aveva iniziato a frequentare un’accademia di recitazione molto prestigiosa. Avevano preso in affitto una piccola casa con due stanze da letto, bagno, cucina e salotto. Si erano ambientati  molto in fretta, specialmente grazie al fatto che in quella palazzina vivevano soprattutto studenti delle varie università con i quali si incontravano nelle serate dei fine settimana. La vita non poteva apparirgli più perfetta di così.
 
Era domenica mattina, il giorno più bello dopo il sabato. Era ottobre, ma il cielo prometteva bene, forse sarebbero riusciti a fare una passeggiata al parco senza pioggia. Bella silenziosa e furtiva si aggirava per la casa, non vedeva l’ora di rivederlo, anche se si erano dati la buonanotte alle tre del mattino. Aprì la porta della sua stanza e si andò ad allungare di fianco al ragazzo, il quale non fece altro che stringerla leggermente e lasciarle un delicato bacio tra i capelli.
 < buongiorno, Ed >
 
<’giorno tesoro >. Per un po’ rimasero in silenzio.
 
< andiamo al parco oggi pomeriggio?> Lui rise, alle volte si comportava proprio come una bambina, nonostante fosse una ragazza sveglia, intelligente e responsabile come poche altre.
 
< si cucciola della mamma, certo che ti porto al parco a giocare!>
 

 
< sinceramente in questo momento vorrei solo lavarmi i denti, ti dispiace se parliamo dopo?> Lei gli diede un bacio sulla guancia e lo strinse ancora più forte. . Lui rispose con voce tanto perplessa che lei lo immaginò, essendo ancora al buio a causa della tenda, corrugare la fronte.
 
< perché il mio alito la mattina è terribile?>
 
< no, perché ti preoccupi sempre per tutto, perché ti preoccupi per me >. La sua voce era carica di emozione e gratitudine.
 
< anche tu lo fai, e credo che sia normale, semplicemente ci prendiamo cura di noi stessi piccola >
 
< già, ci prendiamo cura di noi stessi >.
 
Dopo un risvegliò così intenso si erano lavati e vestiti ed avevano preparato un pranzo a base di panini che si erano portati  dietro in una borsa per fare un picnic al parco.  Vista l’aria fresca avevano immaginato di essere gli unici, invece in giro era pieno di persone, tra ragazzi, anziani e famiglie impegnati nel passeggio. Era un’atmosfera meravigliosa. Avevano steso una coperta al sole e con due sorrisi luminosissimi avevano addentato il loro pranzo.  Poi lui aveva tirato fuori  un quadernino ed iniziato a leggerne alcune parti a Bella, che lo ascoltava ammaliata, osservandone rapita il volto incantevole e la voce così calda ed ammaliante.
 

In amicizia come in amore, i due, a fianco a fianco, sollevano le mani insieme > e qui l’aveva guardata intensamente e aveva congiunto le loro mani  stringendo forte

Bella gli sorrise perché aveva riconosciuto l’autore di quelle parole, così decise di rispondergli similmente, con uguale intensità ed emozione.

e così, troppo spesso,
nessuno è disposto a prendere.
Poniamo che io abbia una casa
e inviti gente.
Verranno e accetteranno la mia casa,
il mio cibo e perfino le mie idee,
ma non il mio amore.
E invece proprio l'amore
è ciò che la maggior parte di noi
desidera donare sopra ogni altra cosa.>

< Conosci anche tu Khalil Gibran allora?>

< sai ogni tanto capita anche a noi di architettura di leggere qualcosa!>

< non essere sciocco, non intendevo questo, e poi la metà dei libri che ho letto me li hai consigliati tu!>

< sono un uomo pieno di risorse modestamente >. L’unica risposta che aveva ottenuto era stato un’offesa velata. Poi mano nella mano si erano diretti a casa perché all’improvviso il cielo si era scurito ed aveva cominciato a piovere, seppur debolmente.

Qualche sera dopo si trovavano stesi sul divano del loro salotto, stremati tutti e due da una telefonata/interrogatorio delle rispettive famiglie. Alla fine Bella aveva riattaccato in malo modo ed era andata a fare dei popcorn per il microonde. Quando tornò Edward aveva liquidato i suoi un po’ più gentilmente. Si allungò da lato opposto, in modo da avere le gambe intrecciate a quelle di Edward e la ciotola dei popcorn nel mezzo. Ne prese un pugno e cominciò a lanciarli nella bocca che il ragazzo aveva prontamente spalancato.

< lo sai che la tua mira fa schifo?>

< e tu lo sai che hai una carie sul molare sinistro?>

< sì, in effetti lo sospettavo, ma preferivo sperare che non fosse vero, piuttosto che controllare >. La sua faccia da cucciolo bastonato preoccupò Bella.

< quando pensavi di dirmelo?>.  Edward perplesso rispose:

< cosa? Del dente?>

< scherzi? E poi non mi sembra il caso di farne un affare di stato, non è mica la fine del mondo!>

< comunque sia devi andare da un dentista al più presto, altrimenti ti farà male sempre di più >

< ok, ci andrò, adesso chiudiamo questa discussione, è durata fin troppo >

< scusa se mi preoccupo per te, tu mi hai strillato e hai piazzato un casino perché avevo forato con la macchina >

< mi spieghi che c’entra? Basta, fine della storia non voglio arrabbiarmi e non voglio ricacciare storie di diecimila anni fa, domani contatterò un dentista >.

Finita l’arringa Bella si era indispettita e , alzatasi, era scappata incamera sua. Edward, dispiaciuto l’aveva rincorsa e afferrata per i  fianchi.

< ho dimenticato di dirti la cosa più importante >

. A quelle parole lui la girò verso di sé e le prese il viso tra le mani.

< no, solo che vorrei che tu venissi con me!>. E le rivolse un sorriso incoraggiante e dolcissimo, dinanzi al quale non poté che sciogliersi.

< sai cosa credo? Che sia colpa mia, dovrei farti mangiare meno zuccheri > E lui rise di gusto per il modo unico e particolare con il quale funzionava il cervello della ragazza.

< tra le telefonate e questa pseudo lite è stata una giornata terribile, ce ne andiamo a dormire? > le propose.

< con molto piacere, signore, dopo di lei >.

Si erano lavati i denti insieme e poi si erano allungati tutti e due nel letto di lui al buio per poi parlare forse per ore prima che il sonno arrivasse a prenderli. Intanto, dalla finestra di fronte, una ragazza con la sigaretta in mano accesa li guardava gelosi così come accadeva ogni notte in cui dimenticavano di chiudere la tenda della camera di Edward.

 

 

 
 

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


Buonasera! Come va? Ho scritto quest’altro pezzetto, per dimostrarvi che ci sono davvero.  Vi chiedo per favore di farmi sapere che ne pensate (ogni consiglio/ insulto è ben accetto) e se vale la pena continuare. Buona lettura!
 

 
 
 
Tornando a casa da una estenuante giornata di prove, Bella trovò attaccato fuori dalla porta un post-it rosa. Immediatamente pensò ad Alice, la sua migliore amica, nonché cognata. Era da molto che non si sentivano, soprattutto perché lei aveva preso malissimo la notizia del trasferimento a Londra. Decise di accantonare per un po’, e per l’ennesima volta, questo triste argomento e staccò il foglietto, per poi rientrare.
 
< sono a casa!>. con il volto sorridente e in attesa aspettò che qualcuno, un meraviglioso qualcuno, le rispondesse, poi sbuffò, rendendosi conto di essere sola. Posò chiavi e borsa e lesse il biglietto:
 
stasera tutti e due a casa mia e non fate gli asociali come al solito, vi aspetto per le 9
ps. Avremo altri ospiti, perciò sarebbe carino se tu Bella non arrivassi con il solito muso lungo…baci, Lily
 
Non sapeva se sbuffare o ridere, così fece entrambe le cose, poi corse in salotto e si buttò sul divano, dove Edward la ritrovò, di rientro dall’università e un’ora più tardi, addormentata e infreddolita.
 
< Bella?>. la chiamò cauto. Lei ad occhi chiusi sorrise.
 
< non c’è, sta dormendo, ripassi più tardi, oppure lasci un messaggio alla porta, tanto ormai va di moda >. La sua faccia era scocciata, quella di Edward tra il preoccupato e divertito.
 
< credi di stare bene?>
 
< no, però tu sei un genio > gli sorrise calorosamente < Credo decisamente di stare male, malissimo anzi, ed ora alza il tuo sedere da statua greca e vai giù da Lily a dirle che sono malata e a letto > era evidente che stesse benissimo, ma la parte che aveva colpito e lusingato il ragazzo era un’altra.
 
< sedere da statua greca?>. Il suo sorriso era larghissimo, Bella invece si vergognava come una ladra.
 
< ma muoviti dove, Bella spiegati!>. lei non fece altro che indicare il post-it abbandonato sul tavolo da pranzo della stanza accanto. Lui non vedendo niente si alzò, sbirciò sul tavolo della stanza accanto, trovò il post-it, lo lesse, le si avvicinò e la prese in braccio.
 

 

 
. lei già sorrideva entusiasta, lui scosse la testa ridendo.
 

 
< antipatico >. E mentre lo diceva lui la posò molto poco lentamente sul letto della camera di lei.
 
e ridendo si chiuse la porta alle spalle in tempo per non sentirla gridare qualche offesa poco fine.
 
 Prima di cambiarsi, dopo la parentesi da bambina capricciosa, scese nel negozio sotto casa per comprare alcune cose da mangiare. Il negozietto era piccolo ed aveva uno strano, perenne odore di affettati andati a male. Però era l’ideale per comprare latte, biscotti, birra e patatine, Edward e Bella avrebbero potuto vivere di nient’altro.
Mentre era alla cassa e stava estraendo una banconota, trovò la commessa a fissarla intensamente, quasi come se la stesse studiando.distolse lo sguardo, domandandosi dove l’avesse potuta aver già vista. La tipa la salutò e Bella rispose educatamente chiedendosi se quella fosse definibile una bella ragazza per i criteri di Edward, visto che era così diversa da lei. Aveva dei capelli rossi, che probabilmente erano tinti e le mani curatissime e laccate dello stesso colore dei capelli, mentre gli occhi erano verdi. Non era mai riuscita a comprendere i gusti degli uomini, i quali spesso non degnavano nemmeno di uno sguardo donne a parer suo meravigliose, ma a giudicare dalla scollatura che esibiva sicura di sé, nessuno avrebbe fatto storie. Pagò e andò via con un arrivederci. Si sentiva seccata, nonostante la gentilezza della ragazza.
Chiusa in bagno a prepararsi impiegò più tempo del solito a studiare la sua espressione davanti allo specchio. La sua autostima aveva raggiunto i minimi storici, e quando Edward le aveva sussurrato quanto fosse bella, l’aveva allontanato con uno spintone, schioccando la lingua sul palato.
 A lui questo gesto aveva fatto male, l’aveva interpretato come un segnale che significava semplicemente il suo essere stanca dei suoi complimenti. Aprì di corsa la porta e si gettò sul pianerottolo, alla ricerca d’aria. Bella lo raggiunse guardandolo interrogativa, ma lui si girò dal lato opposto, scese le scale e suonò all’appartamento dei loro amici. Quando Mat, il fidanzato di Lily aprì la porta, si trovò davanti due automi con le facce scocciate. Alzò gli occhi al cielo.
 
< cominciamo bene > poi lasciando la porta aperta dietro di sé andò verso il corridoio urlando
 
< Lily amore qualcosa di forte, presto!>.
 
Il salone conteneva almeno una quindicina di persone, probabilmente quasi tutti compagni dell’università. Alcuni avevano facce conosciute, li avevano già incontrati ad altre cene. Altri erano volti nuovi per i due. Fecero un veloce giro di presentazione e Bella quasi si strozzò con un salatino quando le presentarono una sorridentissima Annette.
Capelli rossi. Occhi verdi. Unghie rosse. Si sentì precipitare molto in basso, molto molto in basso. Lei ed Edward si stavano stringendo la mano. Lei ed Edward. Ci pensò un attimo e arrivò alla conclusione che quei due insieme fossero perfetti. Erano praticamente uguali esteticamente, avevano gli stessi unici colori. Ragionava riguardo il fatto che sarebbe stata una colpa gravissima perdere quelle caratteristiche permettendo ai due di concepire figli con gente dai tratti somatici diversi, quando sentì un braccio scuoterla ed una scossa attraversarla. Era Edward. Poi capì, qualcuna le stava porgendo la mano.
 
. Le strinse la mano e rispose solo con il suo nome ed una smorfia che, forse, voleva essere un sorriso.
 
< sai credo di averti vista questa sera al negozio dove lavoro, ricordi?>.Si domandò perché diavolo volesse fare la simpatica.
 
< sì, mi ricordo > eccome se ricordava!
 
< sai lavoro lì da un paio di mesi, per aiutare i miei con le spese per l’università >. E da lì passò a raccontarle praticamente tutta la sua vita. Era forse uno scherzo? Parlava e la fissava, mentre gli altri tentavano inutilmente di inserirsi nella conversazione, ma lei non dava loro retta, ogni tanto guardava Edward, così Bella si convinse dell’evidenza. Quella sconosciuta voleva il suo Edward e la stava mettendo alla prova, forse per tastare il terreno e rendersi conto di chi fosse la sua bruna rivale. Si sentì minacciata e perdente. Non ascoltava quello che le stava dicendo e quando le rivolgeva qualche domanda era costretta a chiedere di ripeterla. Stava facendo la figura della cretina, mentre quella brillava per carisma, bellezza e spigliatezza.
Mezz’ora dopo, Annette stanca dei monosillabi di Bella le fece una domanda più diretta.
 
< invece tu cosa studi? >.
 
< frequento un’accademia di recitazione >. L’altra sembrò sorpresa.
 
< strano, non hai la faccia da bugiarda!>. Bella si stava scaldando fin troppo.
 
< e non lo sono infatti, fare gli attori non significa essere bugiardi, mi sembra!>
 
< ei, ei calma, non volevo offenderti! Immagino sia bello >
 
< già, non puoi capire quanto >. Con queste parole si allontanò per andare in bagno. Passando cercò Edward , che intanto si era allontanato perdendosi il suo ultimo spettacolino,con lo sguardo, e lo trovò impegnato in una conversazione apparentemente intensa con Mat.
 
< che serata > si disse davanti allo specchio, poi  fece una smorfia e provò a dire < è stata una bellissima serata >. Sbuffò, già, era una pessima bugiarda, però era una discreta attrice, dunque pensò che aveva ragione lei, mentre quella lì aveva torto marcio, non è la falsità a fare l’attore, ma quella non l’avrebbe mai capito, lei studiava giurisprudenza. Le tornarono i brividi: cosa se ne fa un futuro architetto di un’attrice, se può avere un’affascinante donna laureata ed attraente. Nulla. Di colpo si aprì la porta e lei sobbalzò.
Il futuro avvocato, di fronte a lei, aveva indossato una maschera di preoccupazione per chiederle se stesse bene. Era anche un’ottima attrice a quanto pare, le avrebbe strappato le sue ragioni di vita: Edward ed il palcoscenico. Soffocò un conato.
 
< mi dispiace per prima, davvero, non era mia intenzione offenderti. >
 
< me l’immagino > la sua faccia era quel che si dice tutto un programma.
 

 
< davvero? >. l’altra annuì.
 
< già, solo che quando si è trattato di scegliere, ho dovuto abbandonare questa passione perché la mia famiglia ha aperto uno studio legale generazioni fa, e io non posso sottrarmi ai miei doveri >.
A Bella fece pena e tenerezza. Decise di mettere da parte i suoi pregiudizi e cominciò a farle qualche domanda. Iniziava a starle simpatica, ma la cosa non andava proprio bene. Mai fare amicizia con il nemico, si disse. Nemico di cosa, poi, se lei ed Edward non erano nulla in fin dei conti davanti al resto del mondo. Quali diritti avrebbe potuto far valere su di lui? Davanti ad un avvocato per giunta! Per quella battuta le venne da ridere e piangere insieme. Alla fine passarono quasi un’ora in bagno, finché qualcuno non bussò. Era Edward. Fissò l’altra per una attimo, poi si rivolse a Bella.
 
< tutto ok? È da un po’ che siete qui >. Il plurale la incupì. Perfetto, pensò, adesso si preoccupa anche dei suoi spostamenti.
 
< sì, tranquillo, stiamo uscendo >. Detto questo lui si diresse verso il salotto, lei stava superando la porta quando Annette la glossò per il polso.
 
< allora, amiche?>. Adesso di sicuro era diventata verde. Prendendo aria rispose:
 
. E si allontanò molto velocemente, ma soprattutto estremamente turbata, perché lei in riposta le aveva scostato una ciocca di capelli dalla fronte sorridendole. Per lei quello era un gesto intimo, troppo intimo, uno di quelli che non la infastidivano solo se fatti da Edward, non di certo qualcosa da permettere ad una sconosciuta la quale le aveva appena strappato una promessa di amicizia. In un bagno poi. Sgattaiolò via da quella casa senza salutare nessuno.  Sconvolta si infilò un pigiama e si mise a letto. A tarda notte si svegliò dopo uno strano incubo e fece l’unica cosa passibile per calmarsi. Sicura che Edward stesse dormendo si infilò nel suo letto e lo abbracciò stretto appoggiandosi alla sua schiena e sussurrando:
 
< ‘notte amore mio >.
 
Ma il ragazzo non dormiva. Era sorpreso, meravigliato, eccitato, innamorato, ma non addormentato. E dire che era stato sicuro del fatto che in quel bagno si fosse consumato qualcosa di molto particolare, invece lei non era scappata da lui, ma da lei, dall’altra. Allora si girò e la strinse più forte al suo petto, troppo emozionato per parlare.
 
 
 
Nei giorni successivi non ci fu tempo per questo genere di sdolcinatezze. Entrambi erano molto occupati con i rispettivi corsi. Si incontravano a cena e crollavano abbracciati sul divano, mentre il film che avevano noleggiato passava inosservato. Un giorno però fu più strano degli altri.
 
< Ed, vado a fare la spesa, torno fra poco >. Senza aspettare una risposta aprì la porta, ma lui l’afferrò per i fianchi trattenendola.
 
nel frattempo l’abbracciava ed inspirava il suo profumo.
 
< ma se tu odi fare la spesa?>. Perfetto, Annette ora riusciva a fargli apprezzare persino la spesa. Era spacciata.
 
< va bene, però lasciami almeno venire con te, ti prego >
 
< ok, ma sbrigati, ti aspetto di sotto >. Il suo tono era stato tombale.
Edward invece era estremamente sollevato.
 
Quando entrarono nel negozietto, poiché era piccolo e non si vedeva, pensarono entrambi che la causa dei loro incubi non ci fosse, ma si sbagliavano.
 
< Edward, Bella, ciao!>
 
< buonasera > risposero in coro. Impossibile dire chi tra i due fosse più teso.
Bella ruppe il ghiaccio < pensavo che non ci fossi oggi, entrando non ti ho vista >. A lei luccicarono gli occhi.
 
< ma infatti non sono qui per lavoro, avevo solo bisogno di comprare alcune cose, oggi è il mio giorno libero!>. Bella si annotò mentalmente che d’ora in poi avrebbe sempre fatto la spesa quel giorno. Finirono insieme di prendere alcune cose, chiacchierando di stupidaggini, poi pagarono e uscirono.
 
< bè Annette, è stato un piacere, ti riaccompagneremmo a casa, ma siamo a piedi > disse Edward, in realtà per niente dispiaciuto.
 
< oh, ma non dovete preoccuparvi, sapete io abito qui vicino, a dire il vero abito proprio in quel palazzo lì >. Sgranarono gli occhi tutti e due.
 
< d-davvero?> chiese Bella.
 
< già, allora ci vediamo in giro!>
 

 

Lungo la breve strada del ritorno erano tutti e due perplessi.
 
< non ti sembra strano, Ed?>
 
< cosa, il fatto che abita vicino a noi, precisamente di fronte casa nostra e non ce ne siamo mai accorti, oppure che un persona che lavora in un negozio di alimentari va a farci la spesa proprio nel suo giorno libero?>
 
< entrambe le cose veramente, e poi scusa, ma tu l’avevi mai vista?>
 
< non credo, ma lo sai Bella che io vado sempre di corsa e di certo non perdo tempo mettendomi a guardare le ragazze che incontro per strada > lei  gli rivolse un’occhiata incredula, lui sbuffò
 
< sei libera di non credermi, ma lo sai benissimo come stanno le cose >.
 
Sul portone davanti casa, Edward, certo di essere osservato, si premurò di depositare sul collo di Bella un intenso bacio, che scosse violentemente entrambi, sperando che quella lì, ovunque si trovasse, li avesse visti.
E a dire la verità, sì li aveva visti, ma non si sarebbe arresa per quello che reputava uno stupido bacio.
 
  

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


Salve, sotto ho scritto una piccola nota e a fine capitolo vi pregherei di leggerla. Buona lettura!

 

Quella mattina Bella aveva sorpreso Edward al telefono con Jasper, suo fratello. La cosa l’aveva insospettita un po’ per il semplice fatto che non li aveva mai sentiti confabulare alle sue spalle. Sapeva che erano diventati amici, a seguito del loro avvicinamento, solo che non capiva il motivo di tanti segreti. Non se ne preoccupò più di tanto, di certo si sarebbe stupita di più se l’avesse sorpreso al telefono con l’altro suo fratello, Emmet. Era incredibile come i ragazzi potessero rimanere cristallizzati sulle loro idee, anche se queste risalivano ai tempi in cui avevano 8 anni. Semplicemente si erano trovati antipatici da bambini e, una volta cresciuti, avevano continuato a comportarsi di conseguenza. Alla fine si ignoravano semplicemente, Edward troppo preso da Bella ed Emmet impegnato a soffrire per Rose, grande amore della sua vita, che aveva ormai perso. Il pensiero tornò a volare sul tasto Alice. Si rifiutò ancora di pensarci.
 
< ok Jazz >
 
< sì, va bene, va bene ci proverò > nel frattempo si stava tirando una ciocca di capelli.
 
< ho capito! Non sono scemo! > nervosetto stamattina, pensò Bella guardandolo con affetto.
 
< sì, ciao  e a presto > riattaccò < forse..>
 
Bella capì subito di cosa si trattava: era da settimane che sua madre l’assillava per convincerla a tornare a casa a trovarli, con la speranza magari, che si innamorasse di nuovo del suo paese e tornasse a viverci, ma di certo  i piani di Bella non erano quelli. Inoltre un eventuale ritorno a casa comportava una spesa non trascurabile e considerando che nessuno dei due aveva cercato un lavoro, ma vergognosamente avevano continuato a pagarsi gli studi con i soldi dei genitori ed affrontare le altre spese con i risparmi accumulati negli anni precedenti, l’idea appariva ancora meno allettante.
Per fortuna nemmeno Edward desiderava tornare, così non c’erano mai stati problemi. Ed ora proprio a lui spettava l’ingrato compito di convincerla a godersi dieci fantastiche ore di viaggio per rivedere la sua mammina. Decisamente avrebbe dovuto essere molto convincente. Scacciò dalla mente un pensiero molto poco casto che aveva assunto vita propria, vergognandosene come una ladra.
 
< Bella, dobbiamo parlare >. Rise del tono grave che aveva assunto.
 
< cosa c’è Ed? >  si stava prendendo gioco di lui alle sue spalle e l’idea la divertiva molto.
 
< ecco vedi, ieri sera quando sono uscito è successa una cosa strana > la ragazza cambiò colore, non le sembrava assolutamente che avesse parlato di biglietti aerei.
 
< ero con Mat in un pub ed è entrata una persona > Bella per il nervoso e la curiosità saltò su in piedi e si avvicinò leggermente al ragazzo, che però aveva smesso di guardarla ed ora stava fissando un punto alle sue spalle.
 
< Edward ti spiace continuare, mi sto agitando, perché hai quella faccia, poi? >
 
Lui arrossì, fatto insolito e balbettando qualcosa le indicò il divano. Quando Bella si girò avrebbe voluto morire. Al posto di una meravigliosa fodera color sabbia, adesso l’unica cosa che saltava agli occhi era una macchia rosso sangue. L’unica cosa che le venne in mente di fare fu correre a risedercisi sopra urlando ad Edward di sparire. Lui ancora più in imbarazzo si era girato di spalle.
 
< devo darti una mano, non so, fare qualcosa? >
 
< per favore vattene da qui, stai forze scherzando? Esci immediatamente >
 

 
< Edward fuori da qui, ora!>
 
Dopo il piccolo incidente decise di andarsi prima a cambiare e poi smacchiare il divano con molta cura, intimando ad Edward di rimanere segregato in camera sua. Fece un po’ di storie, che a Bella sembrarono insensati capricci da bambino, poi alla fine si fece convincere a farlo restare in cucina. La cosa le era parsa assurda, cosa gli cambiava tra camera e cucina? Lasciò correre e decise di non indagare oltre, anche perché cominciava ad avvertire dolori ovunque ed essendo solo inizio settimana, con il sabato ancora lontano, non voleva stancarsi più del dovuto con discussioni superflue. La sera andò a dormire presto. Subito dopo Edward la raggiunse, nonostante sapesse che in quei giorni odiava dormire con lui, per via dell’imbarazzo nel caso in cui si fosse macchiata. Visto però che quello stesso imbarazzo era stato esorcizzato la mattina e anche a causa dell’insistenza di Edward (cominciava a chiedersi se si stesse forse divertendo ad esasperarla) lo lasciò dormire accanto a lei. Si addormentò mentre lui le massaggiava la pancia. Il giorno seguente le lenzuola era fortunatamente immacolate.
 
Venerdì sera Bella trovò un altro post-it  con un invito sulla porta, stava davvero diventando un’abitudine, pensò. Si accigliò non poco per quello che c’era scritto e rientrando dimenticò persino di staccarlo. Il biglietto recitava:
 
ciao B, mi piacerebbe fare quattro chiacchiere con te, ti aspetto alle 8 davanti al portone,sperando che ci sarai

Annette

 
Adesso era in uno stato di panico: come faceva a sapere dove abitava e soprattutto in quale appartamento del condominio?
 
< Edward!>
 
Non ricevette risposta. Poi si tranquillizzò, probabilmente aveva chiesto a Lily, non c’era da preoccuparsi. Inoltre  le probabilità che fosse una pazza omicida erano poche.
La domanda a quel punto era: accettare o meno l’invito, anzi, più che accettare, presentarsi o no?
Decise di mettere da parte i propri pregiudizi e passare una serata alternativa, d'altronde l’aveva persino trovata simpatica, magari un po’ troppo …aperta, ecco. Sì, quella era la decisione migliore ed era anche l’occasione perfetta per inquadrarla meglio. Nel caso in cui si fosse dimostrata una tipa invadente o fastidiosa, avrebbe potuto benissimo allontanarla definitivamente.
Mentre era persa in queste chiacchiere mentali, Edward rientrò a casa. Aveva l’aria strana. Bella provò ad avvicinarsi e a chiedergli cosa avesse, ma lui la liquidò bruscamente.
 
< stasera io esco > gli disse per provocare una reazione.
 
< l’ho letto > si riferiva al post-it dimenticato sulla porta.
 
< mi spieghi perché la cosa ti infastidisce tanto? Sei tu quello che esce sempre, ti ricordo!>
 
< io esco con degli amici fidati >
 
< questi amici fidati c’è stato un giorno in cui l’hai conosciuti e quei tempi di sicuro non erano così fidati, e poi non permetterti di dirmi chi posso o non posso frequentare!>
 
< certo certo, scusa, io sono solo un povero scemo che si preoccupa per te, come oso?!>
 
< non vedo perché dovresti preoccuparti, non sto andando ad uccidere qualcuno >
 
 

 

 

 

 
< no Bella, francamente sei fuori strada >
 

 
 
< già, hai ragione tu, esci e divertiti  >detto questo se ne andò in camera sua con in testa il pensiero che da quella sera le cose sarebbero cambiate. Non di certo in meglio.
 
Alle 8, come previsto,Bella scese e la trovò già lì, perfetta come sempre. Si salutarono con due baci sulle guance. Quale uomo accanto ad una come quella l’avrebbe degnata di attenzioni? Non c’era paragone secondo lei. Cercò di scacciare questo folle pensiero. Raggiunsero un locale che aveva aperto da poco e si sedettero ad un tavolino. L’atmosfera era accogliente e c’era della musica dal vivo al pianoforte. La aiutò a rilassarsi. Ordinarono le loro cene, poi Annette le chiese cosa ci facessero due americani a Londra.
 
< sai che non lo so di preciso? Voglio dire sì, siamo venuti qui per studiare, ma credo che la motivazione principale sia stata irrazionale, erano successe delle cose a casa e poi non lo so >
 
< spiegati meglio >sembrava veramente interessata.
 
< sai io ed Edward non ci conosciamo da sempre, o meglio > rise un po’< da bambini ci incontravamo un paio di volte all’anno ed io ero innamorata di lui, poi non ci siamo visti per un po’, siamo cresciuti ed un giorno ci siamo incontrati ad una cena. È stato incredibile, non so spiegarlo>
 
< vi siete messi subito insieme?>
 
Annette aveva sbarrato gli occhi.
 
< vuoi dire che voi due non state insieme?> a Bella si imporporarono le guance.
 
< no, sai tra noi c’è un amore profondo, solo che è un po’ complicato, non te lo so spiegare >
 
< cioè voi siete innamorati ma non state insieme? >
 
< già, credo che sia così >
 
< e mi spieghi cosa state aspettando?>
 
< nulla, non aspettiamo nulla, semplicemente lui..ecco >
 

 
< lui è perfetto. Voglio che abbia la sua vita e sia libero di fare le scelte migliori per il suo futuro. Sai ha grandi progetti e io non potrei mai bastargli anche se forse ancora non se n’è reso conto, così preferisco non illudermi, so che prova qualcosa di smisurato per me, ma non può essere per sempre. E poi a livello fisico lui non mi desidera, è così e basta >
 
< e questo te l’ha detto lui? >
 
< no, ma non c’è bisogno che lo dica, lo frequento tutti i giorni da quando avevo 18 anni, siamo cresciuti insieme, e anche se all’inizio c’era una forte attrazione, non so cosa sia successo. Probabilmente ci siamo piaciuti come amici, sostegni, spalle sulle quali piangere e l’idea di fidanzarci è passata in secondo piano, non proprio dimenticata, ma sopita sì. Ormai non so se avrebbe senso, avremmo dovuto farlo anni fa, ora è tutto così strano. Dovremmo parlarne, ma alla fine non lo facciamo mai. La verità è che non sappiamo nemmeno noi se siamo una coppia o meno perché viviamo come tale, ma ci ostiniamo a definirci amici di fronte al mondo >
 

 
< ma questo lo so, voglio dire, so come mi guarda, però non so se sarebbe giusto andare oltre >
 
< hai mai pensato di farci sesso?>
 
< o mio dio, scusami ma non ho intenzione di parlarne >
 
<  è un sì perché non hai negato e comunque perché scusa? Non c’è niente di male, sai?>
 
< non ci sarà nulla di male, ma non ne parlo con le persone che appena conosco >
 

 
< esatto, non mi interessa , argomento chiuso >
 
< sai, forse è questo il problema, forse dovresti tentare di sedurlo, però prima è necessario acquisire una certa sicurezza…prova a sedurmi >. Bella allibita strisciò con i piedi della sedia sul pavimento, si alzò e prese la borsa.
 
< tu sei pazza >. L’altra rise sguaiatamente.
 
< suvvia, che c’è di male? Se vuoi avere qualche opportunità di riuscita devi pur fare pratica, dai torna a sederti e parliamone, potrei insegnarti cose davvero interessanti , perché non vieni a casa mia stasera? Sono sicura che Edward non si offenderebbe, anzi, potremmo chiamare anche lui, vi aiuterei a rompere il ghiaccio >
 
< cosa? Stammi lontana e non farti più vedere >
 
< mamma mia come siamo pudiche!devo provare a parlarne con Edward. È davvero quello che vi manca, lasciatevi dare una mano >. Bella corse fuori, mentre un gruppo di persone in un tavolino a fianco si era girato per assistere alla scena.
 
Annette la seguì fuori dal locale e la strattonò per un braccio < adesso vediamo se riesci a rilassarti tre secondi > e spingendola contro un muro posò le sue labbra su quelle di Isabella. Lei gettò un urlo e la spinse via per poi iniziare a correre verso casa. Era sconvolta ed aveva paura di cosa avrebbe fatto Edward se fosse venuto a conoscenza dei progetti che in realtà aveva quella Annette. Era questo che voleva, che aveva voluto sin dall’inizio: loro.
Né lui, né lei bensì entrambi. Le si gelò il sangue alla sola idea. E anche all’idea che qualcuna avesse considerato Edward in quel modo. Sapeva che effetto aveva lui sulle donne, lo stesso che faceva a lei, ma sentirlo dire apertamente era qualcosa di ben diverso. Quando credette di essersi calmata aprì il portone, ma Edward non c’era.
 Andò a farsi una doccia per rilassarsi. Prima si soffermò davanti allo specchio ad osservare le sue labbra. Lei l’aveva baciata. Le aveva strappato un bacio con la forza. Ringraziò il cielo che si trattasse di una ragazza, per natura meno forte, altrimenti chissà in che condizione si sarebbe trovata a quell’ora. Rimase sotto la doccia per molo tempo. Quando uscì, constatando che Edward non ancora era tornato, decise di addormentarsi sul suo letto, per stare più tranquilla. Prima però andò a chiudere la tenda e quello che vide le fece salire i brividi.
 
 C’era Annette nella finestra di fronte che la fissava e la sua espressione non era certo quella di una persona tranquilla. La vide sorridere leggermente e malignamente, chiudere la finestra, uscire spegnendo la luce dalla stanza in cui si trovava ed aprire quella accanto, pensò immediatamente alla porta d’ingresso. Ebbe paura, molta paura, ripensò ad Hitchcock e alla sua “finestra sul cortile”. Questa era la scena finale, solo che non sarebbe arrivata la polizia. Nella sua mente partì tutto automaticamente, riusciva a vedere Annette che era in strada, stava attraversando e si dirigeva dritta verso l’ingresso del suo palazzo. Arretrò e corse a mettere la sicura alla porta, nel panico più totale si rannicchiò in un angolo e cominciò a piangere, piangeva e aspettava che arrivasse a  ucciderla. Passarono minuti interminabili.
Sentì la serratura girare e capì che era l’ora della vendetta, la porta scattò, venne forzata verso l’interno più volte, poi sentì una mano che cercava di togliere il catenaccio, finché venne chiamata:
 
< Bella! Mi apri la porta? Perché hai chiuso? >
 
Era Edward. Era Edward, non era Lei. Come una assetata nel deserto corse ad aprirgli e lo strinse forte. Lui era confuso per l’accoglienza e appena vide il volto segnato dalle lacrime si fece raccontare tutto. Man mano che parlava, si sentiva sempre più sciocca per aver immaginato di stare per morire solo perché aveva rifiutato quello che volgarmente veniva definito “rapporto a tre”. Edward la stringeva forte, quasi facendole male. Dopo averla consolata si decise a parlare.
 
< lo sapevo Bella, sapevo che vive nell’appartamento di fronte al nostro >
 

 

 
< cosa? Ci sta spiando da giorni ? >
 
< non lo so, a quanto pare sì, visto anche quello che ti ha detto immagino sia così. Poi l’ho vista altre volte affacciata a quella finestra, sembra che non abbia null’altro da fare. Non credo sia molto dritta. >
 
< mio dio, potevi dirmi qualcosa, sarei rimasta davvero a casa stasera e non ti avrei urlato contro prima! >
 
< c’è un’altra cosa che sapevo, vedi l’altra mattina quando ti stavo raccontando della serata con Mat? > Bella arrossì al ricordo dell’episodio, mentre lui intenerito le baciava una guancia.
 
< ecco lui mi aveva raccontato di alcune voci sul suo conto. Cose personali alle quali non si dovrebbe dare peso, riguardo il suo modo diciamo… particolare di vedere la sfera sessuale >. Se non fosse stato un argomento così delicato Bella era sicura che avrebbe riso per la difficoltà che Edward ci stava mettendo nel riferirle di quella conversazione.
 
< che ti ha detto? >
 
< prima solo che le piacciono le donne >
 
< non mi sembra affatto preoccupante questo >
 
. La abbracciò più stretta e Bella sorrise beata ed emozionata.
 
< va avanti >
 
< poi mi ha detto che le piacciono anche gli uomini >
 
< quello che ha aggiunto subito dopo è che gli piacciono insieme, mentre fanno quello che puoi ben immaginare, gli piace guardarli > Bella, già consapevole della questione, si ritrovò comunque a sgranare gli occhi. Era come se quel fatto raccontato da un altro, acquisisse più senso e soprattutto divenisse reale. La scena che si formò davanti ai suoi occhi la turbò molto.
 
< esattamente quello che ha proposto a noi >
 
< scusami, avrei dovuto dirti tutto, solo che un po’ avevo imbarazzo e un po’ non sapevo come l’avresti presa nel caso in cui si fossero dimostrati pettegolezzi infondati >
 
< premesso che d’ora in poi voglio che mi racconti ogni minima cosa, adesso che si fa? >
 
< semplice, domani mi presento a casa sua e le dico che se si azzarda ad avvicinarti o a farti ancora offerte di cattivissimo gusto, andremo dalla polizia >
 
< ah! come farei senza il mio eroe! > si sorrisero e rimasero a guardarsi in silenzio per un po’.
 
< Edward? > sussurrò
 
 < sì, Bella? > era ancora seduta in braccio a lui.
 
< posso provare a fare una cosa? > e intanto si avvicinava, lui ormai era in tilt.
 
< tutto quello che vuoi > ma mentre lo diceva era stato lui ad avvicinarsi e colmare la misera distanza che c’era tra le loro labbra con tutta la dolcezza che aveva accumulato negli anni passati ad amarla in silenzio. Dopo molto tempo la sollevò e la portò in camera (badando bene a non scegliere quella con vista voyeur) adagiandola tra le coperte. Poi le si allungò accanto trascinandola su di sé e stringendosela al petto tutta la notte.
 
 
 
Ok, non so da dove cominciare perché il capitolo tratta un tema molto delicato. Credo che nel 2011 non ci sia bisogno di dire che per me tra i criteri di giudizio di una persona non rientra il suo essere omo o eterosessuale. La cultura greca insegna quanto il mondo sia ricco e vario e soprattutto a non avere pregiudizi di nessun genere. Auspico che sia così per tutti voi.   Ringrazio le persone che sono state così gentili da recensire gli altri capitoli e chiedo a tutti di farmi sapere cosa ne pensate, per me è molto importante. Aggiungo che ogni critica è ben accetta, baci! 

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


Buonasera! Forse questi due ce l’hanno fatta… buona lettura e recensite in tanti (fatemi sapere tutto quello che non va) , grazie!
 
 
Imbarazzo. La parola del giorno era imbarazzo. Alle 7 e mezza Bella era scappata via per prepararsi, visto che aveva le prove per uno spettacolo. Aveva fatto tutto in gran fretta, e soprattutto in gran silenzio, per paura di svegliare Edward e di doverlo affrontare. Quella era la stessa situazione di tre anni prima, solo che adesso non avrebbero potuto fare finta di niente perché c’era stato un bacio di mezzo, qualcosa di estremamente tangibile. Ancora non riusciva a crederci. Vigliacca. Questo pensava di sé in quello momento e ne ebbe la certezza quando Edward fece il suo ingresso nel salotto esattamente nel momento in cui lei stava prendendo le chiavi per uscire. Arrossì. Lui non era per niente in imbarazzo, anzi, probabilmente si era alzato proprio per salutarla prima che se ne andasse.
 
< buongiorno! >
 
< ehm, buongiorno >
 
< sai Bella, credo che sia necessario fare una cosa > aveva assunto un tono molto serio
 

 
< uscire >
 
< ah, bè si io sto andando in accademia, vuoi accompagnarmi? > sembrava disorientata
 
< no, non oggi per lo meno, intendo uscire io e te, insieme, magari… a cena fuori > adesso guardava a terra, appoggiato contro il muro, con una mano su di un fianco ed una sulla nuca. Era il ritratto della bellezza e a Bella venne voglia di baciarlo di nuovo.
 
< sarebbe…appropriato, credo >
 
< io credo che dovresti rilassarti, sai mi sembra che siamo usciti insieme altre volte, non sarà mica una cosa sconvolgente! > cercava di sorridere, ma era evidentemente teso. Lei si era fatta riflessiva e lo fissava assorta nei suoi pensieri.
 
< sconvolgente > ripeté lei.
 
Era proprio quella la parola chiave, quando si trattava di Edward.Uscire con lui non poteva nemmeno immaginare quanto la sconvolgesse. In senso meraviglioso naturalmente. Come poteva credere che non fosse qualcosa di sconvolgente uscire insieme? Gli si avvicinò con urgenza, mettendogli una mano intorno al viso ed un’altra sul collo, per poi baciarlo con tutta la passione di cui era capace.
Lui non era rimasto per nulla sorpreso, anzi l’aveva subito stretta a sé, ricambiando quel bacio come se ne andasse della sua stessa vita. Si fissarono ansanti e ridendo Edward le disse < wow, questo sì che lo è stato! > lei gli rispose < già, anche se più che sconvolto mi sembri distrutto dal sonno >
 
< noto con piacere che la mia nuova posizione non mi ha portato nessun privilegio, se non questo >
e le diede un bacio a stampo, poi le lasciò una scia fino all’orecchio e giù sul collo. Bella era in stato di trance, ma si ridestò all’improvviso:
 
< quale nuova posizione?> lui parve stupito da quella domanda. Indico prima sé e poi lei
 
< bè mi pare logico, insomma noi… oddio Bella dai non farmelo dire! >. Lei sfoderò un visino angelico, con sorriso maligno
< cosa Edward? > poi, mentre lui per soffocare l’imbarazzo aveva preso a giocare con la sua tracolla, si ricordò della lezione e di essere in ritardo.
 
< oddio! >
 
< cosa? Guarda che non è necessario, insomma noi ci frequentiamo da anni, è sembra andato bene così, io posso farmelo bastare, non preoccuparti! >
 
< ma che diavolo stai dicendo? Sei fuori? Edward devo andare a lezione e sono in ritardo >
scappò via e mentre stava chiudendo la porta, urlò ad Edward che era rimasto fermo contro il muro.
 
< e poi io non vado in giro a baciare il primo che passa, scemo! >
 
Allora lui si risvegliò dall’imbarazzo e fermandola la baciò di nuovo aggiungendo < nemmeno io, Bella >. Lasciò un ultimo bacio a stampo sulle sue labbra per poi chiuderle la porta praticamente in faccia. Sorridendo al mondo si ributtò tra le coperte.
 
 
Alcune ore più tardi a Bella vibrò il cellulare:
 
stasera preparati perché andiamo a cena fuori, io torno verso le 7, a dopo
ps. mi manchi
Era emozionantissima e per evitare di scrivere qualcosa di inappropriato la buttò sul gioco:
 
tecnicamente mi hai chiuso la porta in faccia, quindi non credo che dovrei uscire con un maleducato del genere!
La risposta non si fece attendere:
 
l’ho fatto solo perché altrimenti non ci saremmo staccati a breve e non mi sembrava il caso, visto che eri in ritardo. poi  speravo che avessi smesso di fare la preziosa dopo avermi fatto penare per 3 anni. Preparati per le 8, oggi basta scappare
 
Scrisse solo:
hai ragione, a dopo
ps. anche tu mi manchi
 
 
 
A pranzo non aveva fame, sentiva lo stomaco contorcersi ed il movimento le ricordava più quello dei bruchi, di quello delle famigerate farfalle. Mandò giù a forza una mela. La curiosità la stava logorando, come si sarebbe comportato Edward? Non aveva nemmeno idea di cosa mettersi, dopotutto non avrebbe avuto senso agghindarsi per lui che la vedeva più in tuta e pigiama, che truccata ed acconciata. Poi rifletté che forse, proprio per quel motivo, sarebbe stato bello mettersi qualcosa di carino. Ma no, meglio di no, a lui non importavano queste cose. Decise che avrebbe messo un normale jeans con una camicia. Pensò ad Alice. Strano, si disse subito dopo, non ancora l’aveva fatto dal giorno prima. Stava migliorando. E ancora di più stava migliorando nell’evitare di continuare a pensare a lei nel momento in cui il cuore le gridava contro il suo nome. No, un ritorno a casa era assolutamente da escludere. Per impegnare la mente si mise a pulire casa da cima a fondo.
 
Alle sei e mezza ricevette un altro messaggio:
credi che sarebbe carino se ti comprassi dei fiori?
 Bella inorridì.
Credi che sarebbe scortese dirti di no e chiederti di passarmi a prendere lo shampoo?
 
Edward rise, felice di riuscire a prevedere le sue risposte. Significava che ormai la conosceva bene e pensò che non ci fosse al mondo nulla migliore di lei.
 

 

No, credo solo che sarebbe una cosa da Bella, e a  me piacciono molto le cose da Bella

 
Tum tum tum tum tum e fischi alle orecchie erano le uniche cose che percepiva in quel momento.
 
 
Andò ad infilarsi sotto la doccia. Si preparò, e quando Edward tornò a casa corse ad abbracciarlo e baciarlo.
 
< buongiorno! > era imbambolato e sorrideva
 
< buonasera, Ed, sai sono le sette! >
 
< bè è uguale, non importa >
 
< già, forse hai ragione >
 
< eccoti i tuoi fiori signorina > le stava porgendo una confezione di shampoo alla vaniglia.
 
< vaniglia? >
 
< sì, che c’è di male, non ti piace? >
 
< no, mi piace, solo che non l’ho mai usato, tutto qui >
 
< provalo, se non ti piace te ne comprerò un altro! A me è sembrato buono > le posò le labbra su una guancia, in una lunga carezza. < ok >, non era più tanto in sé.
 
< forse è il caso che vada a farmi una doccia >
 
< bravo, complimenti! > e sbuffò
 
< che c’è, che ho fatto adesso? >
 
< hai rovinato un momento perfetto >
 
< non sapevo ti piacessero le cose che puzzano,ma adesso capisco: ecco perché non vuoi lo shampoo alla vaniglia! >
 
< ma tu non puzzi, tu sai di Edward, di camicia pulita ed Edward >. Le aveva fatto un’incredibile tenerezza.
 
 
Quando  fu pronto anche lui uscirono ed entrarono in un pub piccolissimo ma proprio per questo molto accogliente ed intimo. Parlarono per molto tempo di stupidaggini e della loro giornata. Poi la conversazione prese una piega improvvisamente seria.
 
lei si nascose dietro le sue mani:
 
< non parli del cibo, vero? > lui alzò gli occhi al cielo e la tirò sulle sue ginocchia. Bella non si curò assolutamente della gente che avevano attorno.
 
< come siamo perspicaci stasera > aveva una voce roca ed intensa, tanto che quasi le girò la testa.
 
< lo sai che ti dico? Basta dubbi: siamo io e te Edward, sono stufa di mentire, siamo io e te che in realtà non siamo mai stati solo amici, ma sempre troppo codardi per ammetterlo. È ora di finirla, io ti voglio, voglio te come fidanzato e voglio poter urlare al mondo che stiamo insieme perché questo gioco inizia a diventare pesante > I loro occhi luccicavano.
 
< non avresti potuto esprimere meglio quello che anche io provo per te, Bella. Hai ragione tu, basta cazzate. Ci desideriamo e continueremo a farlo per il resto dei nostri giorni, perciò che stiamo aspettando? >
 
< niente > e il bacio che si scambiarono fu il risultato delle angosce e dei desideri che li avevano tormentati per anni. La cameriera li sorprese abbarbicati l’uno sull’altra. Domandò loro se avessero voluto qualcos’altro e, dopo aver ricevuto una risposta negativa, se ne andò. Pagarono e mano nella mano si diressero verso casa.
 
< Edward? >
 
< sì, tesoro? >
 
< credi che sarebbe stato carino inscenare una discussione su chi avrebbe dovuto pagare la cena? >
Lui rise, era così facile stare bene con lei
 
< no, credo che sarebbe stato stupido, visto che praticamente siamo già in comunione dei beni, e poi appena finiranno i soldi ad uno, finiranno anche all’altro, quindi! >. Le morse una guancia per scherzo e lei si arpionò ai suoi fianchi.
 
< giusto, hai ragione! >
 
< Edward? >
 
< sì? >
 
< credi che invece sarebbe carino se domani con i nostri soldi andassi a comprare qualche completo intimo minimamente seducente? > lui quasi si strozzò con la saliva era imbarazzata, ma anche curiosa. Pensò che fosse una sensazione assurda.
Lui l’afferrò e si fermarono. Le reggeva il viso tra le mani.
 
< Bella, se vuoi la verità sono sollevato che tu non ne abbia! > e la baciò con dolcezza.
Lei si staccò improvvisamente < sì, però non hai risposto >. Lui deglutì guardandosi intorno
< francamente sto cercando di non pensarci, ora ti spiace cambiare argomento? >
lei scoppiò a ridere e prendendogli la mano tornò a camminare.
Dopo poco:
< Edward? > aveva messo su lo sguardo da cerbiatta.
Alzando gli occhi al cielo le chiese di parlare.
 
< domani mi accompagni in centro? > era disorientato
 
< certo, se vuoi > non capiva dove volesse andare a parare
 
< bene, perché devo passare a comprare delle cose > e lo guardò con fare allusivo e malizioso.
A quel punto non resistette, e decise di vendicarsi.
 
< Bella? Posso fartela io una domanda? >
 
< ovvio che sì > la fermò di nuovo e con innocenza proseguì
 
< prendi la pillola? > lei sgranò gli occhi e arrossì
 
< n-no>
 
< mmm, allora credi che sarebbe il caso che io comprassi dei preservativi? Sai non si può mai sapere… > e le scoppiò a ridere in faccia.
 
< che stronzo > e gli tirò una pacca sulla spalla, falsamente offesa poi si divincolò dalla sua presa e scappò via, ridendo seppur ancora in imbarazzo.
 
Sotto il portone di casa misero in piedi una scenetta alquanto sciocca.
 
< bè Ed, è stata una bellissima serata > lui stando al gioco continuò
 
< anche per me, credi…credi che si potrebbe riprovare qualche sera? >lei finse di pensarci su
 
< penso, penso di sì! >
 
< e posso baciarti ora? >
 
< no, quello no, non puoi farlo al primo appuntamento, sei uno scostumato! >
 
< mi spieghi perché devi sempre sconvolgere i momenti di pace? Stavamo recitando così bene! >
 
< forse io stavo recitando bene, tu scusami ma proprio no, e poi la sceneggiatura lascia alquanto a desiderare, se proprio lo vuoi sapere >
< colpa dell’improvvisazione cara , e non vedo perché mi dovrei offendere visto che metà colpa è tua >
< ma stai zitto > e lo baciò.
 
Quando si staccarono Bella rimase incantata a guardare la luna, indicandola ad Edward.
 
< com’è inquietante > era arancione rossastro.
 
< non è inquietante > lo riprese < è affascinante > lui la guardò perplesso
 
< ma se è rossa! >sembrava indignato, come se la questione fosse seria, di vitale importanza.
 
E con altrettanta serietà gli rispose Bella, accarezzandogli dolcemente i capelli mentre lui la stringeva al suo fianco < appunto, proprio per questo è affascinante >. 

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Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


Buonasera e scusate l’ora! Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo questa storia, spero che il capitolo possa piacervi, a presto!
 

 
 
 
 
< Bella torniamo a casa >
 
< noi siamo a casa > e con un gesto eloquente indicò le pareti attorno a loro
 
< sai di che parlo >
 
< no Edward, francamente non lo so >
 
< a casa, dai nostri genitori >
 

 
< no, certo che no, dico solo che sarebbe bello rivedere tutti >
< tutti chi? >
 
< lo sai benissimo chi! >
 
< no, gli unici a saperlo siete tu e mio fratello, quel traditore! si può sapere cosa avevate da confabulare? >
 
< nulla, mi ha solo supplicato di convincerti a tornare >
 
< e il perché lo riesci ad immaginare? >
 
<è logico, manchi a tutti e soprattutto ai tuoi farebbe piacere vedere che stai bene e ...che non sei incinta >
 
< veramente si sono messi in testa una simile sciocchezza? >
 
< certo che stamattina sei più lenta del solito, ma secondo te può essere questo ciò che credono?!  Stavo solo scherzando! >
 
< uh, scusami tanto, come siamo suscettibili! >
 
< allora? >
 
< allora che? >
< adesso basta, vuoi o no fare contenti tutti e tornare a casa, così ci togliamo il pensiero e per un altro paio d’anni siamo a posto? > sembrava stanco ed esasperato
 
< mm >
 
< mm che? >
 
< mm va bene! >
 
< alleluia! Brava piccola, hai fatto la scelta migliore, adesso chiamo Jazz così la smette di rompermi la vita! >
Le diede un bacio lungo e passionale per poi chiudersi nella stanza accanto a parlare, vittorioso con Jasper.
 
Bella intanto ragionava da sola ad alta voce.
< certo, a lui cosa cambia? Nulla proprio nulla, si divertirà un mondo a casa, rivedrà i suoi parenti, casa sua, i suoi amici… > impallidì < Alice, Alice, Alice, e adesso? > crollò sul divano reggendosi il viso.
 
Edward prenotò i voli, sarebbero partiti a metà ottobre. A cena stavano mangiando una pizza seduti l’una sull’altro, alternando sorsi di bevande con baci. A metà cena si erano inconsapevolmente spostati sul divano baciandosi con forse eccessivo trasporto. Le mani di lui erano quasi conficcate nella pelle dei fianchi di Bella. Si fermarono per respirare.
 
< allora, mi dici cosa c’è che non va? È solo un viaggio a casa, non può essere così terribile >
 
< tu ad aspettarti hai solo baci e sorrisi, io ho lasciato un  deserto di lacrime >
 
< per i baci ci sono io apposta, e per il resto spogliati di questo tuo tono melodrammatico, sarai in vacanza, non sul palcoscenico >
 
< simpatico lui >
 
< dimmi qual è esattamente il centro della questione, perché se non c’è un motivo valido stiamo discutendo del colore dell’aria! >
 
< c’è una persona, una persona che non voleva che io partissi >
 
< continuo a non capire > si era irrigidito parecchio, soppesò con cura tutte le persone che si erano dimostrate contrarie alla loro partenza. Non poteva trattarsi ancora di suo cugino, si rifiutava di concepire una simile idea. La gelosia intanto lo rodeva. Lei dovette percepire la sua tensione perché si affrettò ad aggiungere:
 
< Alice, è di lei che parlo , c’è stata una brutta lite > e gli accarezzò il viso, rassicurandolo, mentre lui credeva di essere uno sciocco perché in quel momento quella che aveva bisogno di rassicurazioni era Bella. La stessa Bella che invece si era preoccupata più della sua reazione che dei propri problemi.
 
< ma non devi preoccuparti, vedrai che sarà tutto come prima, vi sentite anche per telefono, ormai la cosa è risolta e superata!  >
 
< no, non abbiamo risolto nulla, abbiamo solo temporeggiato e finto che andasse tutto bene. Poi il più delle volte nelle quali ci hai sentite parlare per telefono era stato mio fratello a passarmela dicendo a lei che volevo parlarle e a me che voleva parlare lei con me >
 
< e allora? Questa è l’occasione perfetta, so quanto vi volete bene, è ora di riconquistarti la sua amicizia! >
 
< non è così facile >
 
< ma non può essere impossibile, domani andiamo a comprarle un fantastico regalo > le baciò una guancia, poi la tirò su conducendola in cucina.
 
< hai il potere di minimizzare ogni cosa, non so se è un pregio alle volte, oppure se è sempre un difetto > finse di pensarci su. Lui cambiò argomento.
 
< perdona la mia brutalità, ma avrei una gran fame! >
 
< ecco perché passavamo metà della nostra vita a mangiare prima di metterci insieme >
 
< perché non potevo fare questo? > rispose lui baciandola.
 
< esattamente >
 
< direi che sei la miglior dieta mai creata! >
 
< ma quale dieta, se alla fine mangi più di prima nella metà del tempo! >
 
< insulsi dettagli, tesoro, insulsi dettagli! >
 
 
 
In giro tra le strade del centro, dopo aver concluso una estenuante quanto soddisfacente giornata di prove, Bella camminava tra le vetrine alla ricerca del regalo perfetto. Per Alice naturalmente. Edward le aveva proposto di aspettare che anche lui avesse finito la lezione per poi andare a comprarlo insieme, ma non se l’era sentita. Era una cosa che doveva fare da sola, glielo doveva. Non riusciva però a trovare nulla che l’ispirasse, nulla che le parlasse di lei ed il panico l’avvolse, perché c’era stato un tempo in cui tutto gridava la loro amicizia, ogni oggetto, parola, luogo. Ora era diverso. Erano cresciute, cambiate, si erano allontanate e non si conoscevano più, non si pensavano più. Tutto questo per colpa sua. Nessuno sapeva come erano andate le cose di preciso, nemmeno Edward, o Jasper. Tutti però sapevano quanto avevano sofferto a causa del loro allontanamento. Quando stava per lasciarsi prendere dallo sconfortò, le brillarono gli occhi, ma non per le lacrime. Davanti ai suoi occhi c’era il regalo perfetto per Alice.
 
Non appena Edward sentì armeggiare con la serratura scattò in piedi a stringere la sua Bella
 
< finalmente >
 
< Ed non respiro > lui sbuffò
 
< mamma mia, un po’ d’affetto ogni tanto non può mica farti male! >
 
Se ne andò in bagno sbattendo la porta. Lei lo seguì
< aprimi, dai, e scusa! >
 
< non c’è nulla di cui scusarsi e ora per favore allontanati perché non riesco a fare pipì se c’è qualcuno in ascolto >
 
< no, adesso tu apri questa stramaledettissima porta e mi permetti di dimostrarti quanto mi sei mancato oggi! > la porta fu spalancata
 
< sono tutto tuo > era fermo, appoggiato allo stipite. Lei gli si arrampicò addosso e cominciò a riempirgli il viso di baci, fino ad arrivare alla sua bocca. Non appena lui tentò di avvicinare di più il suo viso per baciarla, lei si ritrasse e salto giù, scappando in camera. In pochissimo fu raggiunta e intrappolata contro il muro.
Le attenzioni di Edward si concentrarono tutte in un preciso punto del suo collo. Bella sospirava persa, reggendosi aggrappata alle sue braccia. Finita l’opera, si incollarono febbrilmente l’uno alle labbra dell’altro, finché a Bella mancò davvero il pavimento sotto i piedi, perché  lui l’aveva presa in braccio per adagiarla comodamente sul letto, sotto di sé. Erano completamente fuori controllo, quando qualcosa bloccò Bella. Edward non ci mise molto a comprendere il motivo di tale disagio e si allontanò un po’. Avrebbe dovuto imparare a controllarsi di più.
 
< ok, fare la parte della vergognosa è inutile in questi casi, dunque tanto vale che io te lo dica Ed >
 
lui sospirò sollevato < oddio, meno male, pensavo che non mi avresti più lasciato avvicinare! >
 
< scemo > e gli si sedette in braccio. Mossa sbagliata, saltò su come scottata, emettendo un suono a metà tra un urlo di terrore ed un gemito di piacere. Edward ormai era disperato, ogni cosa che faceva lo eccitava ancora di più, sembrava non esserci modo di acquietare le acque.
< io non ho mai avuto a che fare con uno di quei cosi, sei libero di ridere quanto vuoi, ma veramente non saprei dove mettere mano, e francamente ho anche paura che possa farmi schifo >
lui era sconvolto, la parte finale l’aveva colpito moltissimo. Oddio le faccio schifo pensò.
 
< Bella l’ultima cosa che mi viene da fare è ridere, giuro > era sincero. La riportò sulle sue gambe e l’abbraccio per quanto possibile. < non riderei mai per una cosa che mi rende così felice e fiero di te, non hai idea di come sia emozionante tutto questo per me, non hai idea >
 
< forse un’idea ce l’ho >
 
< no, credimi, non puoi averla, per me è così..>
 
< Ed guarda che non stavo dicendo che io sento le tue stesse cose, ma solo che ho idea di quanto sei emozionato > lo guardò seria per un attimo alludendo al suo “coso” e poi gli rise in faccia. Lui si offese
 
< lo sai vero che tutto questo non è affatto carino? Io cerco di rassicurarti e tu mi offendi? Tra l’altro dopo avermi detto che quella cosa che o tra le gambe ti fa schifo? > lei rideva ancora più forte.
 
< piantala >
 
< ok, la smetto, però guarda il lato positivo, la tua baguette si è calmata! >
 
< bè certo non è eccitante l’idea della tua ragazza che vomita alla vista del motivo del famoso orgoglio maschile, non credi? >
 
< hai ragione, scusami > le baciò una tempia.
 
< sai cosa facciamo? Rimandiamo l’argomento a data da destinarsi. Abbiamo il resto dei nostri giorni a disposizione e per quanto mi riguarda possiamo persino aspettare il matrimonio, non ci sono problemi, basta che poi mi concederai un bambino! > lei mise su ad arte una faccia allibita e sconvolta
 
< Edward, abbiamo un altro problema, credo >
 
< cioè? >
 
< vedi, io non credo nel matrimonio, e non sono sicura di volere figli > lui a quel punto saltò in piedi e prese a camminare avanti e indietro. Lei aspettava un commento.
Si fermò di colpo e prendendo aria si inginocchio di fronte al letto, tra le gambe di lei
 
< ok, non fa niente, non fa niente, non è importante, ci basteremo > poi guardando per terra
 
< ci dobbiamo bastare > poi con sguardo da cucciolo < Piccola nemmeno uno? Uno solo, piccolo, profumato? > lei si sciolse a quelle parole e decise che era ora di mettere fine a quella messa in scena
 
< Ed era uno scherzo, uno stupido scherzo e mi sono resa conto di quanto fosse deficiente solo adesso, scusami! > più che offeso parve sollevato
 
< per l’amore del cielo, grazie! E comunque sei una grandissima stronza! Ti pare di prenderti gioco di me così? >
 
< aspetto una degna punizione >
 
< inizia a tremare, anzi no, senza che te lo dico, tanto lo farai lo stesso non appena ruggirà qualcuno lì sotto >
 
< Edward! >
 
< che c’è, adesso ti fa schifo anche nominarlo? >
 
< sta a vedere che alla fine ti avrebbe fatto bene fare qualche altra chiacchiera con quella Annette > e rise di gusto. Lei si alzò impettita e lo scansò quando tentò di avvicinarsi d nuovo
 
< dai che scherzavo, lo sai come la penso su quella pazza schizzata! >
< fanculo Edward, per quanto mi riguarda puoi arrangiarti da solo per altri dieci anni >
 
Inutile dire che poco tempo dopo si era allegramente infilata in un letto che non era il suo, aspettando l’arrivo del suo ragazzo, con le tende rigorosamente chiuse. Litigavano in continuazione, ma lo facevano con enorme affetto e mai, o quasi, per questioni realmente serie.
 
< ma guarda un po’ chi è tornata con la coda tra le gambe >
 

 
< brava, ignora le stupidaggini che dico e trova il modo per farmi stare zitto >
 
< con molto piacere >
Mentre si stavano baciando Bella si staccò all’improvviso coprendosi la bocca con una mano,
 
< che c’è? >
 
< Edward stiamo per tornare a casa >
 
< ancora, qual è il problema adesso? >
 
< cosa gli raccontiamo di noi due? >
 
< che stiamo bene e che finalmente ci siamo decisi a metterci insieme perciò ora il mondo gira meravigliosamente e perfettamente perché siamo felici ed innamorati? >
lei era rimasta senza parole
 
< credi che possa andare bene? >
 
< credo…credo che sia perfetto > lo strinse fortissimo e lui si beò dell’affetto che le stava donando.
 
< tuo fratello mi ucciderà? >
< no, Jazz ti adora >
 
< parlavo di Emmet, sai è sempre così nervoso … e poi mi odia >
 
< figurati, ormai è così preso da sé che non riesce più a pensare a nessun’altro >
 
< mi dispiace che la cosa ti renda così triste >
 
Quello di Emmet era un altro tasto dolente della vita di Bella. Fino a qualche anno prima era stato il suo fratellone preferito, quello del quale sapeva di potersi fidare ciecamente e che l’avrebbe protetta ed aiutata in qualsiasi momento. Ora era ridotto ad un antipatico, arrogante ragazzo pieno di sé, costantemente accompagnato da un’aria in stile solo io so cosa sia la sofferenza, voi non siete degni nemmeno di sapere perché mi sento così. Aveva tagliato fuori tutti, lei compresa. Lei, quella che era stata prima che una sorella un’amica con la quale condividere importanti momenti di vita. Per fortuna ci sarebbero state le braccia di Edward a tenerla intera, altrimenti davvero non riusciva ad immaginare come sarebbe potuta sopravvivere ad un ritorno a casa.  

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Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


Isabella era in estasi, mentre Edward si guardava attorno curioso, ma allo stesso tempo sentendosi fuori luogo. Quel giorno infatti lei aveva deciso di condividere con il suo ragazzo un’esperienza che chi vive a Londra deve compiere almeno una volta nella vita, mentre chi ama il teatro compirebbe anche tutti i giorni: l’aveva portato ad assistere ad uno spettacolo del globe theatre.

 
< vuoi dirmi che dove sto passeggiando io, nel ‘500 camminava Shakespeare? > era sbalordito
 

 
< wow, incredibile >
 
< possibile che non ti sia mai capitato di studiarlo? Voglio dire, escluso il fatto che non ti piaceva studiare certi argomenti, ma è una struttura interessante anche dal punto di vista architettonico, lo vedi meglio di me! >
 
< hai ragione, quello è sicuro >
 
Per un po’ rimasero a guardarsi intorno, lui con l’entusiasmo della prima volta, lei con la passione di sempre.
 
< perché solo il palco è coperto? Quelli della platea in caso di pioggia come diamine facevano? >
 
< Edward devi capire che i posti in platea, che poi comprendevano lo stare in piedi, costavano solo un penny, il palco invece ospitava attori che indossavano dei costumi dal valore altissimo, forse valevano più di tutta la struttura! > si fece pensieroso
 
< noi invece dove staremo seduti? >
 
L’aveva detto con aria sospettosa, l’idea di stare in piedi a lungo non lo entusiasmava molto dopo una giornata in giro, nonostante riuscisse ad apprezzare anche lui il buon teatro.
Bella rise a quella domanda e lo rassicurò:
 
< tranquillo,ho scelto i posti sulle poltroncine dei palchi,nonostante oggi rappresenteranno Macbeth, che è una delle sue opere più brevi… solo che sono in compagnia di un pivello >
 
< spiritosa! > la tirò per la coda, poi si lasciò condurre ai loro posti, dopo che lei gli aveva offerto un dolce bacio di scuse. Lui le sfiorò lentamente una guancia < adesso va meglio >.
 
Il sole stava calando e l’atmosfera che si veniva a creare, vista l’illuminazione tramite il soffitto aperto del Globe, era davvero suggestiva. Edward pensò, mentre gli attori entravano in scena ed il silenzio calava in sala insieme ad un’atmosfera di profonda solennità, che se si fosse concentrato ancora un po’, sarebbe riuscito addirittura ad avvertire il gorgogliare del Tamigi. Era tutto incredibilmente magico.
Alla fine del quinto atto, mentre Macbeth veniva colpito a morte dall’unico uomo in gradi di ucciderlo, perché strappato prima del tempo al ventre di sua madre, un’emozione profonda aveva invaso anche Edward, mentre Bella era completamente persa nel suo mondo, guardava il palco con occhi vivi, ma probabilmente stava immaginando di essere lei stessa su quel palco a recitare quei versi.
Quando la tragedia terminò, dopo un lungo e meritato applauso agli attori, i due rimasero ancora un po’ seduti, ognuno concentrato sui propri pensieri, l’unica cosa che li lasciava aggrappati alla realtà erano le loro mani strette ed unite dall’inizio del dramma. Quando si ridestarono raggiunsero l’uscita e lui le passò un braccio attorno alla vita. Per stemperare quello strano silenzio parlò.
 
< sai, credevo che durante la nostra prima rappresentazione insieme, mi avresti portato a vedere qualcosa di più romantico >
 
< e cosa c’è di più romantico se non streghe fantasmi e profezie maledette? >
 
< incubi, dimentichi gli incubi! >
 
< facciamo così, c’è di romantico quanto sottinteso, e cioè che io non ti avrei forzato a diventare re, non ti avrei indotto all’omicidio, per poi compierlo di mano e mia, e soprattutto non ti avrei mai lasciato solo al mondo suicidandomi dopo aver commesso simili colpe > lui era un mix di concentrazione e stupore.
 
< io invece avrei fatto di tutto per farti diventare la mia regina > Bella aveva sgranato gli occhi, per poi parlare senza riflettere.
 
< ed è per questo che ti amo >
 
Edward la strinse forte respirando l’odore della pelle del suo collo, lasciando che anche lei lo avvolgesse, perché non sembrava esserci cosa più bella. Poi, dopo averle preso il viso tra le mani, sorridendole commosso, le rivelò ciò che sapeva da sempre < ti amo anch’io, Bella > per poi baciarla prima con estenuante dolcezza, poi con sempre maggiore passione, fino a che non si staccarono e lei gli baciò le palpebre che nascondevano due occhi lucidi per l’emozione.
 
Il ritorno a casa fu lento e tranquillo. Camminavano mano nella mano, guardandosi attorno, senza però riuscire a vedere nient’altro che non fossero loro due. Ogni tanto, dopo essersi guardati negli occhi, si sussurravano parole dolcissime, mentre lei, sia che le pronunciasse, sia che le ascoltasse, arrossiva terribilmente. Il sole era calato da un pezzo, e quella notte erano sicuri fosse la migliore delle loro vite. A casa, mentre Edward era in bagno, prese un quadernino e vi scrisse sopra, nella prima pagina: Edward mi ama.
 
Allungati a letto l’uno sull’altra stavano parlando assonnati, ma ancora elettrizzati per il risvolto che aveva assunto la serata.
 
< credevo che non ci saremmo mai arrivati a questo punto > disse Edward, Bella stava per replicare, ma lui di sorpresa la baciò, quando a rompere il silenzio non ci furono più nemmeno gli umidi schiocchi delle loro labbra, Bella spiegò:
 
< io invece l’ho sempre saputo che ci saremmo, arrivati > poi continuò, attirando particolarmente l’attenzione di lui < forse è per questo che me la sono presa comoda, sapevo che sarebbe successo tutto questo e volevo godermi l’attesa. E anche la sofferenza >
 
< sofferenza? >
 
< sì, alle volte mi faceva male averti tanto vicino eppure così lontano. Oppure mi faceva male vederti sorridere a qualcuna che non fossi io. Ma allo stesso tempo era così eccitante sapere che in fin dei conti noi, senza nessun legame ufficiale, non ci saremmo mai traditi o fatti del male. Ci siamo amati così tanto in questi tre anni, in un modo che la maggior parte delle persone non possono nemmeno immaginare, e nonostante ciò, non stavamo insieme. >
lui la strinse di più e prima di parlare tornò a baciarla, incapace di resistere.
 
< anche io ho sofferto, sofferto nel vederti ridere, scherzare, o anche solo parlare con altri, e fino a poco fa mi davo del cretino per questo, perché se solo avessi racimolato un briciolo di coraggio… ma mi hai appena fatto capire una cosa fondamentale: è per questo che non c’è stato nulla di palesato fin’ora, per permetterci di costruire solidamente tutto quello che abbiamo. Sai, credo che il nostro amore sia la casa più incredibile e resistente che riuscirò mai a creare, e francamente lo   spero anche >.
 
Poco dopo lei sbadigliò, ancora stordita e felice per le parole che aveva appena sentito pronunciare.
 
< stai per crollare, buona notte amore mio > le diede un bacio sulla fronte e sistemò su di loro le coperte.
 
< hai dimenticato di dire meglio arredata… ‘notte Ed, ti amo > in altre circostanze avrebbe sorriso per la battuta, ora l’unica cosa che fece fu ringraziare la sua buona stella per avergli mandato quel miracolo che stringeva tra le braccia.
 
Alla partenza per il fatidico ritorno a casa mancavano solo due giorni. I preparativi erano stati ritardati al massimo, forse Bella stava cercando di far finta di non dover tornare davvero.
La faccenda l’aveva risolta Edward, tirando fuori le valigie di tutti e due ed iniziandole a riempire con alcuni cambi. Naturalmente Bella aveva dovuto rifare il lavoro dall’inizio e non solo per la sua di valigia. Pensò che per quanto si parli di uguaglianza dei sessi, ci sono cose che gli uomini proprio non riescono a fare. Una di queste è capire che al mese di ottobre è assolutamente inutile infilare un costume da bagno in valigia, a meno che non si stia andando in Australia oppure in California, che decisamente non era il loro caso.
 
< ma che fai? >
 
< quello che tu non sei stato in grado di fare, e per la cronaca, me ne accorgo se ogni giorno scompare un mio paio di slip! E santo dio Edward, i reggiseni si piegano così, non puoi mica buttarli dentro a caso!>
 
< scusa tanto se cercavo di non farti arrivare all’ultimo momento con le valigie ancora da fare! >
e mentre lo diceva ributtò un costume nella sua, che prontamente fu intercettato da Bella per poi finire sul pavimento.
 
< ma la smetti? È la mia roba, ci metto quello che voglio >
 
< e sentiamo, cosa avresti intenzione di farci? Un bagno nella vasca di casa? Anzi, no, aspetta, tu hai la doccia a casa, non la vasca da bagno, perciò il mio discorso è inutile >
 
< e dai, Jasper ha detto che vuole una gara di nuoto perché dobbiamo recuperare l’estate che abbiamo perso! >
 
< incredibile, sembra quasi che io debba essere gelosa di mio fratello, scusa se vi ho costretti a passare l’estate lontani! > lui la strinse per i fianchi da dietro
 
< non essere sciocca, un’estate con Jazz, per quanto gli voglia bene, non vale nemmeno un giorno con te! > concluse la sua arringa con un seducente bacio sul collo.
< in ogni caso non posso permettere che quel cerebroleso di mio fratello, che tra parentesi è famoso perché dopo uno dei suoi bagni fuori stagione si è preso la broncopolmonite, mandi all’ospedale l’uomo che amo >
 
< signorina Swan, dopo una simile dichiarazione non posso che tacere, sono senza parole >
 
< mmm, potremmo fare qualcosa che non ti distrarrebbe dal tuo silenzio, baciami! >
 
 
Bella aveva aspettato Edward per un sacco di tempo da quando le aveva detto che sarebbe andato a farsi una doccia. Si era stancata di stare sola, così si era diretta a passo di carica, stringendo uno dei suoi pupazzi preferiti, verso il bagno. Sentiva l’acqua scorrere e capì che avrebbe dovuto attendere ancora un po’. Si incantò per qualche istante ad immaginare come fosse Edward sotto la doccia. L’aveva visto in una situazione molto simile al mare, però lì c’era il dettaglio costume, mentre adesso di sicuro era completamente nudo. Allora le era apparso un dio bellissimo. L’idea la solleticò più del dovuto, poi però le tornò in mente il solito ingenuo ed inutile timore che potesse rimanere sconcertata dalla sua parte più intima. Per un attimo pensò che non le sarebbe dispiaciuto vederlo davvero, soprattutto sentirlo, anzi. Decise che non era saggio rimanere lì tutta la sera, visti i pensieri che stava partorendo e pensò di andarsene. Mentre si stava allontanando fissandosi i piedi coperti solo da un paio di simpatici calzettoni parecchio infantili, sentì un suono gutturale soffocato, tanto sconvolgente quanto inequivocabile. Naturalmente proveniva da Edward e fu in quel momento che Bella si diede della scema patentata, capendo a quali torture lo stava sottoponendo. Si avvicinava infatti fin troppo, per poi negargli ciò che desiderava, e soprattutto a quanto pareva, ciò di cui aveva bisogno. In quel momento realizzò tutto. Ciò che voleva Edward, non era esattamente quello che si era sorpresa a volere anche lei? Perché ormai da tempo i loro bisogni erano diventati interdipendenti. Pensò che non ci fosse nulla da temere perché stava parlando dell’uomo che amava, ma che soprattutto la rispettava in maniera totale ed incondizionata. Si scoprì anche ansiosa di avere un simile contatto con lui, ora che aveva fatto chiarezza. Era curiosa poi di sapere se tra di loro a livello fisico ci sarebbe stata la stessa identica intesa che c’era nelle altre situazioni. Nonostante però la decisione fosse presa, decise di ritardare ancora, codarda sino in fondo e perfettamente consapevole che non sarebbe riuscita ad offrirsi a lui quella sera stessa.
Così, non potendo fare di meglio, scelse tutti i suoi completi più carini, che aveva comprato davvero dopo la prima sera in cui si erano messi insieme, e li infilò in valigia.
 
< ei sei qui? >
 
< mm, già > era un po’ a disagio per quello che aveva sentito, così aveva paura di guardarlo in faccia.
 
< tutto ok? >sembrava dubbioso
 
< si certo, vieni qui >. Abbi ancora un po’ di pazienza, pensò, e forse finalmente riusciremo a trovare noi stessi, insieme.
 
 
Il viaggio era stato lunghissimo, come d’altronde già sapevano. Ad aspettarli all’aeroporto non avevano idea di chi avrebbero potuto trovare. Bella sperava che ci fosse suo fratello, ma dopo dieci minuti di guardarsi intorno, di Jasper neanche l’ombra.
 
< non è possibile >
 
< stai calma, per favore, vedrai che si farà vivo >
 
< non è possibile >
 
< Bella basta, zitta > e le prese il viso baciandola con passione, lei si staccò in cerca d’aria
 
< è un grandissimo stronzo! > Edward si finse sconvolto, portando platealmente una mano alla bocca
 
< cosa odono le mie orecchie, miss perfettina offende il suo amato fratello con una parolaccia addirittura! > lo spintonò
 
lui cominciò a baciarle dal collo al mento, sussurrandole
 
< mmm, mi fai impazzire quando mi chiami amore, anche se lo fai solo perché sei incazzata nera… la mia tigre > quel tono di voce basso l’aveva distratta, ed eccitata. Quando si riprese gli domandò
 
< ma è possibile che sei così tranquillo? Hai capito in che situazione ci troviamo per colpa loro? È sempre stata colpa loro, perché non mi lasciano vivere una buona volta in santa pace? >
 
< non lo so perché, ma so che dovresti prendere la cosa con ironia come sto facendo io, non è il caso di farsi saltare i nervi quando ancora non li hai incontrati, tra un paio di giorni che farai? Tenterai il suicidio? >
 
< no, ma potrei inscenare la mia morte per avere una giustificazione alla mia definitiva uscita di scena >
 
< cretina >
 
< scemo >
 
< ti amo >
 
< anch’io! >
 
Mentre si stavano baciando, prede della passione, furono sorpresi da un colpo di tosse. Due persone adulte dalle facce sconvolte e con le bocche spalancate erano arrivate a prenderli. La donna si era appoggiata al marito per sorreggersi, mentre l’uomo non accennava a muoversi: i genitori di Edward erano arrivati a prenderli. 

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