Il colore che inseguivo

di l_s
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Danzatrice in blu ***
Capitolo 2: *** La casa del tuo dolore ***
Capitolo 3: *** Un ricordo ***
Capitolo 4: *** Epidermide di solitudine ***
Capitolo 5: *** Quella che taglia ***
Capitolo 6: *** La commozione fertile ***
Capitolo 7: *** Il paradiso degli sciocchi ***
Capitolo 8: *** Ma la scatola urlava ***
Capitolo 9: *** Delle penne pesanti ***
Capitolo 10: *** E. ***
Capitolo 11: *** ... ti veniamo a cercare. ***



Capitolo 1
*** Danzatrice in blu ***


Danzatrice in blu Danzatrice in blu


Hai della tristezza
la consistenza sottile.

                       Danza di lacrima blu
                     su gote di porcellana
                   scheggiate, candore
                 sporco, silenzio imperfetto: sublime
                marionetta dal fato
              tossico. Crine blu-veleno ti scorre
           sul volto; desolante
        è la tua posa di bambola tossica,
      e quale un'onda spastica,

    condotta, irreale, osservi con occhi
  ciechi -ed è elettrico
l'amor vacui.

Impulso irrefrenabile di

contatto, sguardi,
sfiorarti le forme deboli,
il pallore incrinato,
tra i fili elettrici
deliziare le dita e
gettarli via.

Sei tu forse il vuoto
che m'afferra lo stomaco,
l'orrore, il sublime, le ciglia
sfregiate, la lingua, il sangue
torbido:
la tua voce scura e densa,
segreto mai disvelato!






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Capitolo 2
*** La casa del tuo dolore ***



Per Scarlett666

La casa del tuo dolore

Lisci, lisci muri
e grigi, spalancati
su un vuoto
che non lascia spazio

Versi sospesi
parlole lanciate e

è quasi liquido
lungo la schiena
cola e

inghiotte


Avrei voluto coccolarti,
suscitarti le emozioni
tutte, ma mi s'incrina
il cuore monotono:

è un sasso,
pugno nel vuoto,
a cullarti tenero,
avrei voluto
coccolare la tua gioia, ma
n'è scevra la mia casa,
non trova spazio.

Vieni, vieni a dondolare
nella culla, infante affamato,
il tuo dolore.

Non è questo, infine?


Squallida la casa,

la mia casa
per il tuo dolore.




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Capitolo 3
*** Un ricordo ***


Un ricordo Oggi, m’ha toccato il freddo
L’anima.

                                  Con vapori fluttuosi,
                                  bolliva la pelle,
                                  fino a-
                                    putrefarsi?


Specchio nebbioso-austero
rigurgita-brandelli
(la mia b- la mia bocca
Chiazza bianca?)
vomiti indomito-
Non riesco a vedere
(i miei o- i miei occhi
Vuoto fradicio?)



                                  Barriera infrangibile-
                                  La testa, la testa!-
                                  non mi muovo non mi vedo-
                                  La testa, mi punge!-




Di me stessa solo-
Un ricordo

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Capitolo 4
*** Epidermide di solitudine ***


Epidermide di solitudine,
la mente in vacanza
scortata in carrozza
da cavalieri lontani.

La fatica delle palpebre
mi pare palese,
non vorrei che attuassero
bizzarre contese;
vorrei cantarmi
ninne nanne tutto il giorno:
vorrei ma non posso,
e mi stan sempre attorno.

Epidermide di solitudine,
la mente in vacanza
scortata in carrozza
da cavalieri lontani.

Perché così stanca?
me lo chiedo ansante,
turbata dal falso
benessere imperante;
perché così sola?
non c'è davvero nessuno?
-lì con te a supportarti,
a dirti che sei qualcuno-

Epidermide di solitudine,
la mente in vacanza
scortata in carrozza
da cavalieri lontani.

E forse, in questa notte,
ti adagerai nel sonno,
forse è giunta l'ora
e hai le palpebre cotte,
la pigrizia danzante
chiede d'esser esaudita
e tu, ancor vagante,
le baci le dita.

Epidermide di solitudine,
la mente in vacanza
scortata in carrozza
da cavalieri lontani.
Epidermide di solitudine,
questa notte sognerai?
Sognerai solo i sogni
che smembrarono la veglia.





***
Il tutto diventa sempre più indefinito.
Avevo davvero dei colori?

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Capitolo 5
*** Quella che taglia ***


Note preventive dell'autrice: Avevo ideato un ciclo di poesie (due o tre, in realtà), chiamate "Poesie del Rancore", nelle quali esprimere finalmente il mio rancore verso alcuni miei amici, che non mi hanno aiutata e, anzi, hanno spesso marciato sulle mie insicurezze. Ma io non sono fatta per il rancore, probabilmente, e questo è ciò che è rimasto di una di esse. Buona lettura...


Quella che taglia

Non mi guardare così:
non ti spiegherò
i tuoi errori. Non urlerò
benché m'insulti e
se non puoi sopportarmi
io indifferente illesa
ti ferirò l'anima.

Perché io sono quella che taglia,
non te ne accorgi, ma
io nascondo con pieghe di noia
il mio imperativo del non durerà.
Gioco con le mie regole, anche se
non lo vedi,
sono io quella che taglia
le tue parole infantine
e poiché "son goffa e tu bella"
alle tue battute ridi
e consolati, sola
nel tuo ego tronfio.

Davvero sei Donna?
Di quell'unità alla carne
altrui, cosa sai?
Davvero capisci?
Della complessità
del sentimento, cosa conosci?

In fondo -lo ostenti-
non ti dorrà il cuore
(lui non ti duole mai)...

Allora erigi monumenti
a te stessa, e parlati
nelle ore cadenti:
io non - ci sono -  più.


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Capitolo 6
*** La commozione fertile ***





La commozione fertile:

istinto paranoide
alla penna e al vuoto:
scrittrice mi connoto
per poter bramare.

E quando sono piatta
e quando sono cheta
e tutto mi disseta,
invidio per la fame

la commozione fertile
che richiama i morti all'ordine
di fiumi barcollanti
che languirono un giorno,
che languiranno un giorno.



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Capitolo 7
*** Il paradiso degli sciocchi ***


Una pulsione al nulla ed alle lacrime
è ciò che ho da quand'ero in culla,
e né fiumi, né coltelli, né trine
han mai reciso la tragica bolla

che m'opprime alla fuga,
che mi spinge nel vuoto
e la fronte mi ruga
di un nonsenso ormai noto.

Perché un groviglio parte dalla mente,
viaggia nello stomaco e negli occhi;
e non c'è capo, non c'è coda, non c'è niente:
è solo il paradiso degli sciocchi,

dei sentimenti fugaci nel ventre,
divorati dalla fame, ignari
di un cullare abissale e putrescente.






Note dell'autrice:
So che le ultime poesie che sto scrivendo sono più scadenti delle altre: questo è decisamente un periodo-prosa e in realtà non so perché io mi ostini a scrivere poesie. In ogni caso, questa qui mi è troppo simpatica (!) perché io mi astenga dal pubblicarla.
Inoltre, ho deciso di cancellare il capitolo precedente: non era realmente una poesia, e spero di restaurare qualche spunto interessante che conteneva quando mi sentirò pronta.
Grazie a coloro che leggono, grazie a coloro che commentano, che seguono la mia decadenza: quest'anno volevo cercare i colori, ma li sto perdendo inesorabilmente.
Mi riprenderò, statene certi, i fiumi scorreranno ancora. Ma, ecco, per ora vi racconto questa.

l_s

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Capitolo 8
*** Ma la scatola urlava ***


Ma la scatola urlava "Fragile"
A Ercolino (10/8/11-19/8/11),
che non ha potuto mai vedere il mondo.


Caldo e panciuto, l’aria squarci
con silenzi sofferti.
Di te è stanca
la fame. Il peso ti spinge
al niente.
Tre o quattro mamme
t’implorano, ma tu
sussulti inerte.

Ti sei visto mai camminare?
Cosa sognavi mugugnando?
Di che colore i tuoi occhi?
 

Sarai tra l’erbe
scolorite dal vento, come cenere
spargerò il tuo
latte in polvere, affonderò nel mare
di ovatta avanzata
e nelle orecchie col tuo miagolio
riemergerò




e mai nulla basterà a spiegare
quel tuo piccolo corpicino nella scatola,
quel tuo forte corpicino così debole
che meritava più di una farfalla.

 




Ti chiamammo Ercole,
ma la tua casa echeggiava: “Fragile”





















***
DOLORE

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Capitolo 9
*** Delle penne pesanti ***






La mattina ha le penne pesanti,
lente come i paesaggi appulo-lumachi*,
forzate come la puzza del treno
o le conversazioni comprensibili.

La mattina ha le penne pesanti,
a zampe di gallina scrive la giornata
in frasi sconnesse, vacue come
queste lande.

E (io) una casa diroccata
etichettata "Instabile"
in mezzo al nulla eterno
che dicono una stazione.










* Le Ferrovie Appulo-Lucane (FAL), dette "Appulo-lumache" per la loro proverbiale lentezza, sono quelle che che collegano la Basilicata con la Puglia. Nel mio caso, casa all'università.

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Capitolo 10
*** E. ***


Ad E. Note dell'autrice:
Questa poesia e la seguente sono state scritte un mucchio di tempo fa, ispirate a due persone molto importanti per me: i miei amici, miei fratelli, compagni... non so come chiamarli. Io li ho amati moltissimo (li amo tuttora) come persone condotte dal destino, che si abbracciano nella loro totalità, ai cui difetti si guarda con occhio indulgente.
Questa è per il mio (lo sarà forse sempre) cantante.

Per la tua voce, E.





Venire al mondo
come una cazzo di chitarra
perennemente scordata
solo per urlare
un'altra bestemmia
e sputare una parola
in faccia a questo inferno
e urlare urlare urlare
come unico piacere,
paradisi sporchi
per rimediare
o solo per sporcare
solo per fumare.

Ieri ho visto la mia anima straziarsi
rinchiusa nel suo abito di fuoco:
avrebbe voluto una pena maggiore,
oh, avrebbe davvero voluto una pena maggiore
del semplice respirare.
Forse voleva mangiare uomini,
vomitarli via di casa,
tanto non lo capirò mai
e masticherò solo stronzate.

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Capitolo 11
*** ... ti veniamo a cercare. ***


Testa di CazzoNote dell'autrice: Avevo programmato di inserire qui un altra vecchia poesia scritta per un'altra persona a me cara. L'averlo rivisto dopo secoli me l'ha impedito; così chiudo questa raccolta con la poesia ch'è scaturita dall'incontro, chiudo in negativo perché non potevo fare altrimenti.
Per te, Testa di Cazzo.



La maglietta dei Ramones

pigiata nella vecchia scatola,
e hai l'impressione di cambiare pelle,
di vederti tutta in retrospettiva
come in una mostra personale, ché,
da quando sei tu, tutta l'anima
attraverso il vestire è visibile,
e ti vengono le lacrime a pensare
alle corde che amavi e ora
non tocchi più, a quello che ti sorrideva e ora
è alle armi, all'altro che proteggevi e ora
è lontano, a lui che capivi e ora
è via dal corpo, alla famiglia che ora

Sei via, amato Testa di Cazzo,
in te parole sconosciute, sconnesse...
Sei via, Testa di Cazzo, dalla tua testa,
che barcolla nella facilità del non essere.
Testa di Cazzo, bruciata da droghe, o da paure, o forse da amori, o da tentazioni o contraddizioni o non lo so più,
dov'è la tua vita facile?
Testa di Cazzo, o amico o fratello,
dove sei andato a villeggiare?
Così fragile non eri mai stato, mai
sembrato, sei così
disgregato che
quasi io...
vorrei...
abbracciarti se
questo bastasse a tenerti insieme.
E le tue profezie d'Inferno
e Paradiso? Sei in Purgatorio, Testa
di Cazzo? Espii lì il tuo essere passato e lo nascondi
per dovere, per orgoglio?

Ci vedrai tutti sul limite
in riga a implorarti di tornare,
di tessere le tue cazzate con consueta vocazione
di dire "Ehi, cantiamo in Inglese perché  saremo famosi",
siamo tutti sul limite della tua veglia,
puoi vederci passeggiare
la Femmina-il Piccolo-il Criceto
e anche l'altro se ti pare:

ti veniamo a cercare.

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